Family don't end with blood

di LucyWinchester
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Ciao a tutti. Ecco una nuova ff. Spero che vi piacerà. Grazie in anticipo a chiunque leggerà.
Baci Baci
Lucy

 
Capitolo 1

 
 
Qualcuno bussò alla porta, e lui, indaffarato con i bagagli, andò ad aprire quasi subito. Layla era sulla soglia.
“Ciao Dean”
“Hey” le rispose lui, un po’ a disagio.
“Entra” aggiunse dopo, spostandosi per farla entrare.
“Ellen mi ha detto che stavi per partire e…sono passata a salutarti” disse Layla, un po’ in imbarazzo, mentre si sedevano sul divano.
“Io…si…sto preparando le mie cose…domani parto”
“Oh, ok. Scusa se te lo chiedo, ma…se Ellen non mi avesse detto nulla, me l’avresti detto che stavi per andartene?” gli chiese lei.
“Si…certo” replicò lui, cercando di essere convincente.
“Mmh, si certo…Se c’è una cosa che non sai fare, è mentire, Dean” gli disse.
“Senti, ascolta…io…non posso darti quello che vuoi, la sicurezza che cerchi, quello che c’è stato, è stato uno sbaglio” fece lui, anche se con tono insicuro.
Si sentiva uno stronzo, teneva a quella ragazza, ma la vita che faceva, anzi che facevano (anche lei la faceva), non gli permetteva di avere certezze, niente era sicuro, niente era stabile e duraturo. Si conoscevano molto bene e da molti anni, spesso gli era capitato di aiutarsi, visto che facevano entrambi i cacciatori. Lei gli fece un sorriso triste e gli disse:
“Me lo immaginavo”
Si alzò e gli diede un leggero bacio sulla guancia, con le labbra tremanti:
“Stammi bene Dean” e senza aggiungere altro se ne andò.
 
 
Dean si svegliò di soprassalto nel cuore della notte. Era nella sua stanza, al bunker. Si mise a sedere, passandosi una mano tra i capelli. Quel ricordo aveva sempre il potere di scuoterlo. Nonostante fossero passati mesi, anzi, un anno, due mesi e dieci giorni, per essere precisi, non riusciva a lavare via quell’emozione dolorosa che lo accompagnava. Ogni volta, aveva la costante sensazione che quel giorno Layla volesse dirgli qualcosa, ma non l’aveva fatto. La sua espressione triste era una ferita aperta che gli faceva sanguinare il cuore. Si alzò e andò in cucina, tanto non sarebbe riuscito più a prendere sonno. Si versò un po’ di whiskey e si mise seduto sulla poltrona in salotto. Dopo diverse ore, per sfinimento probabilmente, si addormentò.
 
 
La mattina dopo Sam lo trovò accucciato sulla poltrona, con il bicchiere vuoto ancora tra le dita.
“Dean…Dean…” gli disse scuotendolo un po’.
Quest’ultimo aprì gli occhi, stropicciandoli un po’, e con la voce ancora arrochita e impastata dal sonno gli disse:
“Hey Sammy…che c’è?”
“Va tutto bene?” gli chiese il minore, facendogli notare con lo sguardo dove si trovasse.
“Si, si, non riuscivo a prendere sonno, allora ho pensato di farmi una bevuta e sono crollato qui” spiegò al fratello che lo guardava attentamente. Non era la prima volta che accadeva, una volta la poltrona, un’altra il divano, a volte persino sulla sedia, con la testa appoggiata al tavolo, e sempre con un bicchiere vuoto accanto. Sam cominciava a preoccuparsi, da qualche mese la cosa si era fatta più frequente. Di solito suo fratello si rifugiava nell’alcool quando aveva casini da risolvere o emozioni che non riusciva a gestire. Quindi, vista la vita che facevano, cedeva all’alcool un po’ spesso.
“Sei sicuro di stare bene? Se c’è qualcosa che non va, puoi parlarne, non sarò io a giudicarti, questo lo sai” gli disse Sam con un po’ di apprensione.
“Lo so Sammy, ma sta tranquillo, non ce n’è bisogno” detto questo, si alzò per sgranchirsi un po’, vista la posizione scomoda in cui si era addormentato.
Sam sospirò rassegnato.
Fecero colazione in silenzio, poi Sam si concentrò sulle ricerche. Dovevano trovare qualcosa per sconfiggere Amara e in fretta. Chissà quante altre persone sarebbero morte altrimenti. Decise di chiedere aiuto ad una sua amica. Lei ci capiva sicuramente più di loro con gli incantesimi.
Prese il telefono e digitò:
[Ciao. Avrei bisogno del tuo aiuto. In quale città ti trovi?]
[Ciao Sam. Sono a Wichita. Alloggio al Sunflower, vieni quando vuoi]
[Dammi tre ore e sono lì]
[Ok. Ti aspetto]
Mentre preparava l’occorrente, Dean che era uscito dal bagno in quel momento, dopo essersi fatto la doccia, gli chiese:
“Dove stai andando?”
“A Wichita. Ti ricordi il libro di incantesimi che abbiamo trovato qualche giorno fa?”
“Si, ma che c’entra con il viaggio a Wichita?”
“Voglio farlo vedere a Layla, lei ne sa più di noi. Un parere in più non guasta mai”
Sam dava ancora le spalle al fratello, quindi non potè vedere Dean irrigidirsi. Cercò di ricomporsi, mentre il fratello si girava e gli disse, cercando di mascherare il disagio:
“Hai ragione. Un altro paio d’occhi possono essere utili. Buon viaggio allora”
“Dean…devo prendere l’Impala”
“Che cosa? Perché proprio Baby? Che è successo alla tua auto?” chiese Dean, già preoccupato per il suo gioiellino.
“Ce l’ha Cass. Non poteva certo volare da una parte all’altra del paese senza essere notato, perciò gli ho dato l’auto, visto che tu non gli avresti mai permesso di guidare Baby” spiegò Sam logicamente.
“E va bene…MA trattala bene. E se torni anche solo con un graffio, giuro che ti uccido” gli disse Dean minaccioso.
“Sissignore!” replicò l’altro, scattando sull’attenti.
“Bitch”
“Jerk”
Dopo quello scambio fraterno di battute, se ne andò.
 
 
Dopo poco più di tre ore, era arrivato al “Sunflower”.
Chiese al responsabile del motel di Layla Morrison, e dopo averla avvisata della visita, gli indicò la stanza. Si diresse alla camera 241 e dopo aver bussato, Layla gli aprì facendogli un gesto di saluto e lasciandolo entrare.
“Scusa il disturbo” le disse lui, ricambiando il saluto.
“Tranquillo, tu non disturbi mai. Come va, tutto bene?” gli chiese lei.
“Più o meno. Stiamo dando la caccia all’Oscurità, ma non sappiamo come fermarla. Mi sono portato un libro di incantesimi che ho trovato qualche giorno fa e speravo potessi darmi una mano. Tu come stai?” le domandò lui.
“Bene. Sono un po’ stanca, ma niente di grave” rispose lei dolcemente. Sam era davvero un caro ragazzo, le faceva piacere che fosse lì e che avesse pensato a lei per avere aiuto. Almeno uno dei Winchester si ricordava della sua esistenza, peccato fosse quello sbagliato.
“Dean come sta?” chiese dopo un po’.
Per quanto ci fosse rimasta male l’ultima volta che si erano visti, teneva ancora a lui.
“Diciamo bene. Ad essere sincero sono un po’ preoccupato. Qualche volta mi capita di trovarlo fuori dal letto, magari sulla poltrona o sul divano, mezzo addormentato con un bicchiere vuoto tra le mani, da qualche mese succede frequentemente, quindi…” lasciò la frase in sospeso, ma Layla capì lo stesso. Conosceva abbastanza bene Dean, da sapere che nei momenti di difficoltà si rifugiava nell’alcool.
“Mi dispiace” disse sincera.
Un pianto interruppe la conversazione.
Layla si alzò, andò vicino al letto, dove c’era una specie di culla, che Sam notò solo in quel momento. Prese un piccolo fagottino tra le braccia e iniziò a cullarla per farla calmare.
“Tranquilla tesoro” disse Layla a bassa voce con tono dolcissimo.
Sam rimase incantato da quella scena e la ragazza vedendo la sua espressione, sorrise. Si avvicinò per fargli vedere la creaturina che portava in braccio. Un visetto rotondo, con due grandi e bellissimi occhi verdi, un po’ lucidi di pianto, che ora lo fissavano, un nasino piccolo e la bocca carnosa, ma non troppo, il tutto incorniciato da capelli scuri, piuttosto lunghi. Aveva lo sguardo ancora puntato su Sam quando alzò i pugnetti, agitandoli, facendogli una mezza specie di sorriso.
“Gli sei simpatico” disse Layla con una lieve risata.
“E’ bellissima. Come si chiama?”
“Maya”
“Non sapevo che avessi una figlia” le disse Sam.
“Le cose cambiano, e poi è passato un po’ di tempo dall’ultima volta che ci siamo visti” disse lei facendogli un sorriso, ma il giovane notò che era triste.
“Hai ragione, è più di un anno che non ci vediamo” le rispose, senza fare altre domande, probabilmente quello era un tasto dolente.
“Già. Allora che volevi farmi vedere?” gli chiese cambiando argomento e sedendosi vicino a lui sul divano.
“Oh…si. Questo” replicò porgendole un libro enorme.
“Accidenti! E’ gigantesco! Dove l’hai trovato?”
“Al bunker”
Sam si fidava di lei e le aveva confidato dove abitavano e cosa c’era in quel luogo.
“Roba che scotta allora!” esclamò divertita.
Il giovane rise.
“Credo di sì, anche se l’unica cosa che ho capito è che è un libro di incantesimi, ma non sono riuscito a tradurne neanche uno, almeno per sapere di che genere di incantesimi si tratti”
“Vedrò cosa possa fare. Mi metterò subito a lavoro, tanto con la bambina non posso andare a caccia, perciò, impiegherò il mio tempo libero a vedere di capirci qualcosa. Spero di darti buone notizie il prima possibile. Puoi lasciarmelo vero?” gli disse.
“Si certo. Grazie, Layla”
“Ti faccio sapere appena scopro qualcosa”
“Ok. Vado, che ho delle ricerche da riprendere…e devo riportare la macchina intatta a Dean, prima che mi uccida” disse scherzando.
“Ti ha lasciato prendere l’Impala??? E’ terribilmente geloso di quella macchina, che hai fatto per meritare un privilegio simile???” domandò Layla ridendo.
“Probabilmente oggi si sentiva buono…” replicò Sam ridendo anche lui.
“Allora vai. Fammi sapere quando arrivi, almeno sono tranquilla” disse Layla dandogli una pacca sulla spalla.
“Ok. Ci vediamo presto o ci sentiamo”
Sam l’abbracciò poi uscì.
 
 
Dopo altre tre ore di viaggio, ritornò al bunker. Mandò un messaggio a Layla dicendogli che era arrivato tutto intero. Dean era al computer, ma sembrava avesse la testa altrove.
“Hey - gli disse il minore – trovato qualcosa?”
“No, solo qualche documento sulla “Mano di Dio”, che noi sappiamo già essere una fregatura usa e getta, nient’altro. A te com’è andata?” rispose il maggiore.
“Layla si metterà a lavoro prima possibile, e cercherà di farci sapere presto. Da quanto non la vedi?” chiese Sam.
Dean cercò di apparire normale e rilassato quando gli disse:
“Da quanto non la vedi tu. Più di un anno credo”
“Adesso ha una bambina. E’ bellissima. Si chiama Maya” fece Sam entusiasta. Quella bimba gli aveva trasmesso emozioni molto positive e si trovava a sorridere come un ebete quando ripensava a quel fagottino.
Il maggiore invece rimase pietrificato. Sentì il suo cuore andare in frantumi in pochi secondi. Layla si era rifatta una vita. Nonostante fosse stato lui a troncare quella specie di rapporto strano che avevano avuto, quella consapevolezza gli faceva davvero male. Si sforzò parecchio nel dire al fratello con un tono apparentemente vivace:
“Sono contento” quando in realtà avrebbe voluto gridare, perché era stato un perfetto idiota, e solo adesso se ne stava rendendo conto.
“Hai mangiato?” aggiunse in seguito, cercando di cambiare argomento.
“Veramente no, e vorrei tanto mettere qualcosa sotto ai denti, anche se questa è più merenda che pranzo”
“Ti preparo qualcosa”
Detto questo si alzò e approfittò della momentanea distrazione per dileguarsi in cucina. Come un automa iniziò a cucinare, non sapeva neanche lui cosa, sperava solo fosse uscito qualcosa di commestibile. La sua mente era lontana anni luce. Pensava a quanto gli sarebbe piaciuto avere una bambina e poterla chiamare Maya; adorava quel nome e forse l’aveva anche detto a Layla una volta, non ricordava. Non si accorse delle lacrime che con prepotenza uscivano mentre era ai fornelli. Si sentiva svuotato in quel momento, di qualsiasi emozione, anche quella poca speranza che aveva si era sciolta come neve al sole. Cercò di darsi un contegno e quando ebbe finito, mise il piatto sul tavolo e chiamò Sam. Dopo aver messo le stoviglie sporche nel lavello, disse al fratello che andava in camera perché aveva mal di testa e voleva riposare.
“Dean…hai bevuto?” gli chiese il minore prima che uscisse dalla stanza.
“No. Sam, ascolta, sto bene tranquillo, ieri sera non riuscivo a dormire per questo mi sono fatto una bevuta, non ti preoccupare”
“Veramente te l’ho chiesto perché di solito non hai mai mal di testa, se non quando hai bevuto”
“Non ho bevuto, sono solo stanco”
Detto questo il maggiore si diresse verso la propria camera. Voleva stare da solo con i suoi pensieri. Il minore lo guardò perplesso mentre spariva dalla sua vista. Il suo fratellone, da un po’ di tempo, sembrava particolarmente affranto. Lui, che non si era mai arreso di fronte a nulla, ora sembrava non avere più la voglia di combattere e questo preoccupava Sam più di ogni altra cosa, non sapeva cosa fare.
Cass fece il suo ingresso in cucina mentre Sam stava ancora mangiando. Si avvicinò e gli diede un bacio in fronte.
“Tutto bene?” volle sapere l’angelo.
“Si” rispose il cacciatore con un sorriso e un lieve rossore sulle guance. Non riusciva ancora a comprendere la situazione che si era creata con l’uomo dagli occhi blu, ma probabilmente, tramite una tacita promessa condivisa da entrambi, si erano avvicinati, aumentando il contatto fisico.
“C’è qualcosa che ti rende pensieroso, o sbaglio?” continuò Cass.
“Si…beh…Dean…Credo abbia qualcosa che non va, mi sembra triste…magari sono io che sono paranoico, ma ho una strana sensazione”
“Tuo fratello è sempre stato un tipo piuttosto malinconico e si scarica addosso colpe che in realtà non ha, quindi…magari è una cosa passeggera” gli disse dolcemente l’angelo.
“Forse hai ragione” replicò Sam alzandosi per sparecchiare.
“Oggi sono stato da Layla, ti ricordi di lei?” aggiunse dopo un po’.
“E’ la cacciatrice che abbiamo conosciuto a Lawrence, giusto?” chiese Cass, poi aggiunse con un po’ di apprensione:
“Che ci sei stato a fare?”
“Hey tranquillo, non è come pensi - sorrise - le ho portato a far vedere quel libro di incantesimi che abbiamo trovato con Dean qualche giorno fa”
L’angelo arrossì. Il cacciatore si avvicinò e gli diede un leggero bacio sulla guancia e gli disse a bassa voce vicino al suo orecchio: “Lo sai che sei tu il mio preferito”
Detto questo si dileguò in bagno. Aveva bisogno di una doccia.
 
 
 
Layla era molto indaffarata con le ricerche, ormai erano giorni che cercava di decifrare quei simboli, aveva passato al setaccio tutti i tipi di geroglifico esistenti, ma ancora niente. Qualcosa le diceva che era sulla strada sbagliata e che avrebbe dovuto guardare altrove. Ora però era davvero stanca e voleva riposare. Maya dormiva tranquilla nella culla. Si soffermò ad osservarla e notò quanto somigliasse a suo padre. Sorrise. Almeno le era rimasto qualcosa di lui. L’aveva chiamata Maya, perché Dean adorava quel nome. Era patetica, lo riconosceva anche da sola ma era innamorata e non poteva farci nulla. Dopo averle dato un bacio sulla fronte e auguratole la buonanotte, andò a letto anche lei.
Sognò Dean. Era bello come lo ricordava e la guardava, anche se aveva l’espressione triste. Si svegliò e rimase a pensare a lui. Avrebbe tanto voluto dirgli che Maya in realtà era sua figlia, ma probabilmente, se pensava che la loro ‘relazione’ era stata uno sbaglio, chissà cosa avrebbe pensato di una figlia. Era estremamente combattuta. Da una parte voleva che lui sapesse, gli aveva anche scritto una lettera, che però non aveva mai inviato, dall’altra no, non sarebbe stata in grado di accettare un altro rifiuto, e poi, anche in caso contrario, non sarebbe riuscita a vederlo solo come il padre di sua figlia, sapendo che per lui, lei, era stata solo una semplice distrazione, una delle tante che si era portato a letto e nulla di più. Forse era da egoisti e avrebbe dovuto pensare cosa fosse meglio per Maya, ma le si lacerava il cuore al solo pensiero.
La mattina seguente, si concentrò nuovamente sulle ricerche. Tra i tanti geroglifici che aveva visto, evidentemente le era sfuggito qualcosa la sera prima, forse per la stanchezza e la scarsa lucidità. Notò infatti che alcuni simboli erano simili. Li confrontò e anche se non erano perfettamente uguali, la somiglianza era abbastanza significativa. Era già qualcosa. Voleva approfondire, ma con il pc le restava impossibile, le tracce da seguire erano finite. L’unica parola che era riuscita a decifrare era ninfe. Si armò di santa pazienza e iniziò a cercare tra i libri che aveva a disposizione in casa, magari avrebbe scoperto qualcosa di più. Prese spunto dall’unica parola che aveva trovato a passò al vaglio le possibili alternative e finalmente dopo ore di ricerche riuscì a trovare l’origine di quella lingua e a decifrare gran parte dei simboli. Afferrò il telefono e digitò:
[Ho buone notizie]

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Capitolo 2






Sam lesse il messaggio ed esultò brevemente. Chiamò il fratello per chiedergli se poteva andare lui da Layla, visto che lui era fuori per un piccolo caso insieme a Cass. Il maggiore sembrava un po’ incerto, ma alla fine gli disse che sarebbe andato. Si fece dire dove alloggiava Layla e partì quasi subito. Nel frattempo il minore le rispose:
[Sapevo che saresti riuscita a trovare qualcosa. Solo che non posso venire, perché sono fuori per un caso. Sta venendo Dean. Ci sentiamo presto e grazie mille.]
Layla si rigirava nervosamente il telefono tra le dita. Aveva risposto a Sam con un semplice ok, ancora scossa dalle parole che aveva letto. E così dopo più di un anno l’avrebbe rivisto. Non era sicura di sentirsi pronta, ma non poteva fare altrimenti. Cercò di tenere la mente occupata cercando di trovare più parole possibili e iniziando a tradurre qualche incantesimo. Quando sentì suonare alla porta, sobbalzò. Guardò l’ora e il suo cuore iniziò a battere furiosamente. Si costrinse ad alzarsi per andare ad aprire.
“Emh…ciao” le disse Dean sulla soglia. Era pallido e sembrava stanco, forse era per il viaggio.
“Ciao” replicò, facendolo entrare.
“Tutto bene?” gli chiese lei, cercando di sembrare il più naturale possibile.
“Casini e brutti pensieri a parte, per il resto si…tu?” le fece un lieve sorriso, ma era triste, come quello del sogno. Forse Sam aveva ragione.
“Diciamo bene” disse con un sorriso un po’ tirato.
Restarono in un imbarazzante silenzio a fissarsi per un po’, poi Layla disse:
“Ho notizie sul Libro che Sam mi ha lasciato, se vuoi seguirmi…”
Si diresse verso la piccola cucina, al cui centro c’era il tavolino, ingombro di libri, fogli e un computer.
“Che hai trovato? Pensi possa esserci utile per contrastare l’Oscurità?” le chiese Dean, con la voce spenta e quasi rassegnata, come se non gli importasse poi molto eliminarla.
Lei si voltò a quel tono.
“Che hai Dean?” gli chiese. Era più forte di lei, non riusciva a vederlo in quello stato. L’avrebbe anche fatto incazzare se fosse servito ad avere una reazione da parte sua.
“Niente, sono stanco” replicò con voce piatta.
“Si certo come no, il Dean che ho conosciuto tempo fa non era affatto così. Era testardo, orgoglioso e uno che non arrendeva al primo ostacolo. Questo che ho davanti è una brutta copia, anzi direi pessima”
Dean accusò il colpo, e l’unica cosa che le disse fu:
“Se avessi qualcosa per cui lottare lo farei, ma non mi è rimasto nulla, ho cercato di risolvere un sacco di casini, ma l’unica cosa che ci ho guadagnato è stata quella di perdere le persone a cui tenevo di più. Tutto questo è solo una gran fregatura”
Lei era senza parole, quello non poteva essere Dean.
“Non so cosa sia successo in questo periodo, ma cerca di reagire. Tutti abbiamo i nostri casini e le nostre battaglie, piccole o grandi da risolvere e molto spesso ci ritroviamo da soli ad affrontarle, ma gettare la spugna è da codardi” gli disse guardandolo negli occhi, sfidandolo.
Un lampo d’ira passò nelle sue iridi verdi, e i tratti del suo viso si irrigidirono.
“Non credo sia un problema tuo!” replicò acido.
Eccola là, la secchiata di acqua gelata che, da brava masochista qual era, si era andata a cercare. Non poteva lamentarsi, voleva una reazione e l’aveva ottenuta. Con strafottenza gli rispose:
“Questo è il Dean che ricordo”
Poi gli diede le spalle e ritornò al suo lavoro, ma ormai era riuscita a far crollare il muro eretto da Dean che non ci mise molto ad aggiungere:
“Se ce l’hai ancora con me per quello che è successo, dimmelo senza girarci troppo intorno, è una cosa che non sopporto”
Si girò di scatto e gli rispose furiosa:
“Non ho niente da dirti a riguardo. Hai fatto la tua scelta quella sera. Quello che ti ho detto poco fa era solo per farti reagire, perché ti sei presentato come uno che stesse per affrontare il patibolo. Non serve trincerarsi dietro la brutta copia di se stessi, bisogna combattere. Sempre”
Dean era rimasto a hai fatto la tua scelta quella sera, e di nuovo quella consapevolezza gli diede la nausea. Impallidì vistosamente, tanto che Layla gli chiese preoccupata, nonostante l’ira di poco prima:
“Sei sicuro di sentirti bene?”
Si alzò immediatamente per andargli vicino e gli toccò una spalla.
“Siediti qui” aggiunse poi, spingendolo verso il divano.
Dean sembrava caduto in un mutismo assoluto e la cosa stava realmente cominciando a metterle ansia, non l’aveva mai visto così.
“Mi dispiace” disse lui con voce flebile e la testa bassa, forse per non farsi vedere in volto.
“Non fa niente, in fondo ti ho provocato, me lo sono meritato”
“Non…non è per quello che mi dispiace, ma per quello che ti ho detto quella sera” spiegò lui, un po’ scosso.
“E’ acqua passata, non ti preoccupare” cercò di tranquillizzarlo lei, anche se era ben lontana dal provare tranquillità, quella era ancora una ferita aperta.
“Ti sei rifatta una vita e…ne sono felice” le disse, le ultime parole un sussurro appena udibile, ben lontane dall’essere vere.
“Che????” disse lei incredula.
Lui si voltò, fissandola e non capendo quella reazione.
“Sam mi ha detto che hai una bambina” tentò di spiegarle perché era arrivato a quelle conclusioni.
“Solo perché ho una figlia non significa che mi sono rifatta una vita!” gli rispose lei tristemente, a bassa voce ed evitando di guardarlo.
Il tono era così diverso da quello che aveva usato qualche istante prima che non sembrava neanche di parlare con la stessa persona. Quelle parole avevano aperto una profonda lacerazione, Dean l’avvertiva distintamente. Il cacciatore stava per replicare quando il pianto di Maya inondò la stanza, facendoli sobbalzare entrambi. Layla si mosse immediatamente, e dopo aver controllato l’ora, notò che probabilmente la bimba aveva fame.
“Scusa, devo prepararle la pappa, torno tra un po’” gli disse lasciandolo da solo per andare dalla piccola.
Non poteva cullarla e preparare la pappa insieme, perciò dovette lasciare la bimba che piangeva disperata nella carrozzina. La muoveva di tanto in tanto ma non si calmava.
Dean osservò la scena e istintivamente le disse:
“Se vuoi posso tenerla, finchè non hai finito, magari si tranquillizza un po’”
Lei si irrigidì un attimo ma alla fine annuì. Lo guardò avvicinarsi alla carrozzina e prendere con estrema delicatezza quel fagottino piangente. La piccola si agitò un po’ a sentire quelle braccia nuove, ma poco dopo iniziò a tranquillizzarsi, smettendo di piangere.
“Si dispera sempre così quando ha fame?” le chiese Dean. Quella creatura aveva fatto sparire per un po’ ogni brutto pensiero e un’ondata di speranza tornò a scorrergli dentro. Si sentiva in pace con quel fagottino tra le mani.
“Si” disse lei quasi ridendo, perché stava pensando a quanto fosse simile al padre anche in questo, ma la tristezza prevalse subito dopo. Doveva smetterla di fare quei paragoni.
Dean si era accorto di quel repentino cambio di umore e la osservò. Dopo qualche istante posò gli occhi sul qual visetto paffuto che teneva tra le mani e lo stava fissando. Il cacciatore sgranò gli occhi. La bimba aveva due meravigliose iridi smeraldine, molto simili alle sue. Quella consapevolezza smosse qualcosa dentro di lui. E se fosse stata sua figlia? Quel pensiero lo turbò e lo elettrizzò al tempo stesso.
Layla avvicinò il seggiolino per poter mettere la bimba. La prese dalle mani di Dean e le diede da mangiare. Una volta terminato, la piccola, si addormentò poco dopo tra le braccia della mamma, che la tenne ancora un po’, guardandola con un’espressione di pura adorazione, pensando di non essere vista da Dean.
La mise nella culla, lasciando la porta socchiusa, così nel caso avesse pianto, l’avrebbe sentita.
Il cacciatore avrebbe tanto voluto porle quella domanda, ma un sacco di altre domande si affacciarono alla sua mente. Se fosse stata davvero figlia sua perché Layla non gli aveva detto nulla? Quella sensazione che aveva sul fatto che quella sera Layla non gli avesse detto tutto, poteva essere legata a quello? Quanti mesi poteva avere la bambina? Era stata con qualcun altro? L’ultima specialmente lo mandava in paranoia e neanche poco, non riusciva ad immaginare altre mani che la toccavano.
“Hey” la giovane era davanti a lui e gli sventolava una mano davanti agli occhi per farlo tornare alla realtà.
Dean si riscosse, anche se aveva la testa altrove.
“Riprendiamo?” disse Layla guardandolo.
Lui annuì e le chiese:
“Che hai scoperto?”
La sua testa era ancora concentrata su altro, ma cercò di prestare attenzione a quanto lei gli stava dicendo.
“Dopo più di una settimana, sono riuscita a decifrare la lingua: è Driadiano
“Dria-che?” disse lui improvvisamente attento. Lei sorrise.
“Driadiano, la lingua delle Driadi. Sono delle divinità boschive, meglio note come Ninfe o Fate della Terra. Non sono riuscita a trovarla subito perché ci sono molti geroglifici simili, ma che appartengono ad altre lingue. Chiunque abbia scritto quel libro, non era umano. Ho tradotto qualche incantesimo e ho scoperto che sono perlopiù anatemi di protezione. Magari riesco a tradurli tutti e vedere se c’è qualcosa che fa al caso vostro” spiegò lei.
“Può darsi ci sia qualcosa di utile. Ogni possibilità non è da scartare” replicò Dean, sinceramente colpito.
“Quella delle Driadi è un tipo di magia molto potente. Generalmente sono buone, la loro indole di cacciatrici ha protetto, non solo le foreste di cui sono guardiane, ma tutto ciò che secondo loro andava salvaguardato dal male. Lottano contro le forze oscure da millenni e solitamente non si mescolano con gli umani. Non riesco a spiegarmi come questo tomo sia giunto fin qui” disse lei concludendo.
“Molto interessante. Non so se questo tipo di magia può eliminare o almeno contrastare l’Oscurità, ma è già qualcosa. Se puoi continuare a lavorarci, te ne sarei grato” fece Dean osservandola.
“Non c’è problema. Come ho detto a Sam, tanto con la bimba non posso cacciare, mi farebbe piacere potermi rendere utile” sorrise lievemente.
“Dean devo…” iniziò, ma fu fermata da Maya che aveva cominciato a piangere. Perciò si alzò un momento per andare a controllare la bimba.
Il cacciatore era vicino ad un tavolinetto piccolo, vicino all’entrata, pieno di carte e buste. Probabilmente Layla ci appoggiava le chiavi e la posta che le veniva recapitata lì. Sobbalzò allo squillo del proprio telefono, urtandone un piede, capovolgendo diversi fogli. Era una messaggio di Sam, che gli diceva che erano tornati e gli chiedeva se quanto scoperto da Layla poteva considerarsi una buona notizia. Gli rispose di sì distrattamente, perché la sua attenzione fu catturata da un foglio su cui era scritto il proprio nome. Lo prese con cautela e lo aprì. Era una lettera, destinata a lui.
 
 
Caro Dean,
è passato molto tempo da quando ci siamo visti e spero sinceramente che tu stia bene. Ti chiedo scusa se affido i miei pensieri ad una lettera. L’ultima volta ero venuta per dirti una cosa, ma dopo quello che ci siamo detti non ne ho avuto il coraggio. So che ho sbagliato. Immaginavo che avresti preso male la notizia della mia gravidanza, perciò non ti ho detto nulla. Avresti potuto rispondermi cose che non sarei stata in grado di metabolizzare. Vorrei dirti che sono diventata mamma di una splendida bambina e ogni giorno che passa ti somiglia sempre di più. E’ tua figlia. Non mi aspetto niente da te, volevo solo che lo sapessi. Avrei tanto voluto dirtelo quel giorno, ma se non l’ho fatto ho avuto le mie ragioni. Spero potrai perdonarmi.
Layla
 
Dean ancora fissava il foglio che teneva tra le mani tremanti. La data della lettera risaliva a circa due settimane prima e probabilmente non sarebbe mai stata inviata. E così tutti i suoi dubbi avevano appena trovato una risposta. Non dubitava affatto che Maya fosse sua figlia, gli somigliava troppo e quei due bellissimi occhi verdi lo avevano trafitto all’istante. Erano del suo stesso colore, ma aveva l’intensità di quelli della mamma. Layla uscì poco dopo dalla stanza, sempre lasciando la porta socchiusa. Quando si girò, notò che Dean teneva un foglio tra le mani tremanti, con lo sguardo sconvolto. Si pietrificò. Si era decisa a dirglielo, visto che si trovava lì, ma l’espressione dell’altro, le fece capire che qualcosa l’aveva anticipata. Solo in quel momento si ricordò della lettera che voleva inviargli, ma che aveva sempre rimandato, per paura della reazione di Dean. Reazione che stava per palesarsi da un momento all’altro e che lei non poteva fermare. Sentiva il cuore battere furiosamente, e quando il cacciatore si voltò verso di lei, il suo sguardo perso si trasformò in adirato in pochi secondi.
“Come hai potuto tenermi nascosta una cosa del genere?” l’aggredì verbalmente.
Lei per quanto avesse una paura fottuta, non si sarebbe fatta mettere i piedi in testa e avrebbe esposto le sue ragioni con coraggio.
“Quel giorno ero venuta per dirtelo, ma se non l’ho fatto ho avuto i miei buoni motivi”
“Motivi? E quali sarebbero?” disse l’altro ancora adirato.
“Secondo te, dopo essermi sentita dire che quello che c’era stato era uno sbaglio, cosa dovevo fare? Come avresti accolto il frutto di uno sbaglio? Ho pensato a tante cose in quel momento, come pensavi sarei riuscita a dirti una cosa simile? Avresti anche potuto rispondermi che quel figlio poteva anche non essere tuo, come pensi che mi sarei sentita se mi avessi risposto così? Non volevi neanche dirmi che stavi partendo, che considerazione avevo per te! Probabilmente ero una della tante che ti sei portato a letto una sera e di cui avresti dimenticato il nome il giorno dopo. E’ questo che ho pensato quando mi hai detto quella frase. Come potevi pretendere che ti dicessi della gravidanza? Mi sono alzata in fretta e me ne sono andata perché non volevo che vedessi le lacrime che mi scorrevano sul viso. Volevo rispettare la tua scelta anche se mi faceva male. Lo so che ho sbagliato” disse, mentre la pena che provava si riversava in quelle parole e lacrime di dolore e delusione facevano capolino dai suoi occhi che non si erano scollati neanche un secondo da quelli verdi dell’altro.
Dean cambiò espressione immediatamente. Quello sfogo aveva riaperto con prepotenza una ferita che non si era mai rimarginata con tutto il dolore che portava con sé. Il senso di colpa lo stava divorando. Lei gli aveva detto di aver sbagliato, ma non era stata l’unica a farlo. Quella di lei era stata una conseguenza di una sua scelta e ora non poteva arrabbiarsi perché non l’aveva messo al corrente della gravidanza.
“Mi dispiace” disse Layla con gli occhi ancora lucidi.
“Non sei tu a doverti scusare” replicò Dean, che iniziava ad avere la vista appannata.
“Io…” non riuscì a continuare perché la voce gli si spezzò.
“Io…non mi sono mai perdonato quelle parole. E’…è stato un enorme sforzo dirti una cosa simile, soprattutto perché ci tenevo in modo speciale a te, non eri una delle tante, non lo sei mai stata e non lo sei tuttora. Quel giorno avevo l’impressione che volessi dirmi qualcosa, ma non te ne ho dato il tempo. Ho sognato quel momento centinaia di volte e mi svegliavo con gli occhi pieni di te, del tuo sorriso triste che mi lacerava l’anima, senza riuscire a darmi pace. Mi alzavo e bevevo e mi addormentavo sfinito, ovunque capitasse - ormai singhiozzava e piangeva - Quando Sam è tornato dopo essere stato qui e mi ha detto che avevi una bambina, mi è crollato il mondo addosso. Eri riuscita ad andare avanti, dimenticandomi magari, cosa che invece non ero riuscito a fare io, rimasto fermo a quella sera. Covavo una piccola speranza che forse un giorno, non troppo lontano, le cose si sarebbero risolte. Vorrei chiederti scusa per tutto quello che è successo, lo so che è tardi, ma spero che sarai tu a perdonarmi” le disse sfogandosi e crollando sul divano, le spalle ancora scosse dai singhiozzi e le mani sul viso.
 
Layla stava metabolizzando quello che le aveva appena detto Dean e vedendolo in quel momento capì che non era stata l’unica a soffrire per quella situazione. Le sembrava sincero. Il cacciatore nel frattempo stava aspettando una replica, che forse non sarebbe mai arrivata. Layla s’inginocchiò davanti a lui e gli tolse delicatamente le mani dal viso, guardandolo. Gli regalò un sorriso radioso. Lui sorrise di riflesso tra le lacrime che si stavano placando, intrecciando le loro dita e stringendole le mani. Posò la fronte sulla sua e si fissarono a lungo. Nel cuore di entrambi qualcosa era tornato al proprio posto.
“Sono stato un vero idiota. Perdonami” le disse Dean in un sussurro.
“Perdonami tu per non averti detto di Maya” replicò lei abbracciandolo.
“Io…ecco…vorrei…vorrei recuperare il tempo perduto, se me lo permetterai” fece Dean titubante.
“Dipende da cosa vuoi recuperare…” disse lei, con una nota di angoscia, pensando che volesse stare con Maya e nient’altro. Cercò di fargli un sorriso, anche se un po’ traballante.
“Tutto. Il tempo con te e con nostra figlia” confessò lui.
Quel nostra le aveva scaldato il cuore. Si lasciò guidare dall’istinto e si sporse per baciarlo. Un bacio leggero, ma deciso. Dean ricambiò all’istante, stuzzicandole le labbra con la lingua. Lei gli morse il labbro inferiore e lo sentì emettere un verso di piacere che non riuscì a trattenere. Layla sorrise sulla sua bocca e lo incoraggiò a prendere il controllo del bacio. Lui non se lo fece ripetere due volte, le dischiuse le labbra per dar vita ad una danza di lingue spettacolare. Quanto le era mancata! Si sistemò meglio sul divano, e fece salire Layla a cavalcioni su di lui. Ripresero a baciarsi immediatamente, sembravano due adolescenti. Dean la tirò a se per sentirla più vicina, le mani sulla sua schiena che si spostavano freneticamente su e giù. Quando si staccarono le disse a fior di labbra: “Mi sei mancata da morire”. Lei sorrise e gli rispose: “Anche tu”
Restarono a coccolarsi sul divano per diverso tempo, poi lui le chiese:
“Perché l’hai chiamata Maya?”
“Perché ricordavo che adoravi quel nome, così avrei avuto sempre un pezzettino di te accanto a lei” gli rispose lei sorridendogli felice.
Lui la strinse a sé, forte, come se potesse volatilizzarsi da un momento all’altro.
“Chiamiamo Sam, almeno lo mettiamo al corrente di quanto scoperto?” disse Dean, guardandola negli occhi. Lei annuì. Si staccarono di malavoglia, ma lo fecero. 

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Capitolo 3
*** Epilogo ***


Ciao a tutti. Eccoci arrivati alla fine. Ho notato che la storia non ha riscosso molto successo. Vabbè capita.:-P Grazie comunque a chi ha letto, a chi leggerà e a chi arrivarà a fine capitolo. 
Baci Baci 
Lucy




Capitolo 3
 
Non fecero in tempo a chiamare Sam, perché Castiel li anticipò. Il cellulare di Dean squillò e quando lo estrasse e lesse il nome dell’angelo, si affrettò a rispondere.
“Cass”
“Dean, ho delle novità, ma non credo siano buone”
“Che c’è?” disse preoccupato.
“Crediamo che Amara stia dando la caccia a qualcosa…o a qualcuno. Forse sei tu. Si sta avvicinando al luogo dove sei ora - si sentì un po’ di trambusto, poi la voce di Sam disse – Dovete tornare al bunker, tutti e tre, immediatamente”
“Ok” disse Dean e riagganciò.
“Amara sta arrivando, non possiamo restare qui” aggiunse rivolto a Layla.
“Ma…” iniziò lei.
“Niente ma. Io non sono in grado di affrontarla, vi metterei in pericolo e non potrei proteggervi. Non posso permetterlo” disse in tono asciutto.
“Ok”
Prepararono il necessario, presero la bambina e partirono subito.
 
Dopo poco più di tre ore arrivarono al bunker, dove trovarono gli altri ad attenderli.
“Come fate a sapere che Amara sta cercando qualcosa?” chiese Layla.
Sam e Cass si scambiarono un’occhiata, poi il cacciatore le rispose dolcemente:
“Non ne siamo certi al cento per cento, ma da come si sta spostando, dalle vittime che ha fatto e dai messaggi che ha lasciato, sembra sia alla ricerca di qualcosa”
“Dobbiamo sapere di cosa si tratta ed arrivarci prima di lei. Hai detto che ha lasciato messaggi. Che genere di messaggi?” disse Dean, sistemandosi su una sedia, accanto a Layla.
“Questi” voltò il laptop per far leggere loro.
Diverse immagini, diverse scritte. Io ti troverò; non puoi sfuggirmi; non puoi nasconderti per sempre e così via.
“Potrebbero essere destinate al fratello, Dio, che l’ha rinchiusa, o…a te, Dean” disse il minore con un’inflessione preoccupata, guardando il maggiore.
“E’ strano però…non credo si rivolga a me. Lei vuole che mi unisca a lei, e…in quelle due occasioni che ha avuto…non mi ha mai fatto del male, anzi mi ha lasciato andare. Mi ha detto che siamo legati perchè l’ho liberata, avrebbe potuto uccidermi e non l’ha fatto. Non credo che sia buona di cuore, intendiamoci, ma non credo che quelle frasi siano rivolte a me” spiegò Dean.
“Se ha iniziato a dare una caccia così serrata a questo qualcosa o questo qualcuno, forse ne è spaventata, magari, può rinchiuderla di nuovo” disse Layla, facendo voltare tutti, con lo sguardo attonito.
Sam fu il primo a riscuotersi dicendo:
“Forse non è così strana come teoria. In fondo potrebbe essere vero, ma per confermarlo, dobbiamo riuscire a scoprire di cosa si tratti”
Si misero tutti all’opera, Cass, stava facendo dei sopralluoghi nelle città già colpite, per vedere se riusciva ad avere qualche informazione in più, Layla, aiutata da Dean, continuò con la traduzione del libro di incantesimi e Sam si dedicava ad approfondire le ricerche, sui libri degli Uomini di lettere, nel caso parlassero, anche vagamente, di qualcosa riguardo all’Oscurità.
Cass si presentò in serata. Era passato qualche giorno dall’arrivo di Dean, Layla e Maya, al bunker, e la faccia dell’angelo non prometteva niente di buono. Sam gli andò incontro, non appena mise piede in cucina.
“Hey! Cos’è quell’espressione? Tutto bene?” gli chiese apprensivo, mettendogli una mano sulla spalla. il minore si sentiva un po’ a disagio a mostrare le sue emozioni in pubblico, perciò si limitò a quel tocco fugace, ma Cass capì lo stesso la sua preoccupazione e sorrise lievemente.
“Amara sta dando la caccia a qualcuno, non a qualcosa, ne sono certo” esordì con espressione contrita.
“Sembri molto preoccupato” notò Layla.
“In effetti sì, perchè sta cercando la Figlia della Luce. Io…io non credevo esistesse davvero, in tutti i millenni passati tra il Paradiso e la Terra, non c’è mai stato niente di concreto. Ne avevo sentito molto parlare, soprattutto tra gli angeli, dicevano che la Figlia della Luce avrebbe battuto le tenebre e l’Oscurità, ma l’Apocalisse, Lucifero e tutte le altre guerre tra Inferno e Paradiso, sono state fermate in altri modi, quindi ero restio a credere realmente nella sua esistenza. Inoltre dicevano anche che gli angeli potevano avvertire la sua presenza, e non è mai successo, …f-fino ad ora” spiegò, sempre più sconvolto.
Gli altri lo guardavano, quasi senza capire. Insomma, sembrava una buona cosa, sembrava quel qualcosa che avevano cercato per mesi e mesi, per poter battere Amara e ristabilire la normalità nel mondo.
“Come mai sei così scioccato e preoccupato? Sembra una buona cosa, anche se dobbiamo trovarla…” disse Dean, un po’ incerto, guardando l’espressione dell’angelo.
“Perché…perché…” non riuscì a continuare. Guardò Layla addolorato.
“Ok. Non ci sto capendo nulla, ti dispiacerebbe essere più chiaro?” disse Dean agitandosi, e sentendo un brutto presentimento montare dentro di lui e una terribile sensazione alla bocca dello stomaco.
“Percepisco la sua presenza qui…” disse Cass, lasciando trasparire tutto il suo tormento da quelle magnifiche iridi blu.
“Che significa?” chiese Sam, agitandosi a sua volta.
“La bambina…” non finì la frase, ma si mise una mano sul viso, incapace di dire altro, troppo scosso dalla rivelazione.
Dean e Layla, sbiancarono contemporaneamente.
“S-stai…scherzando vero?” disse il cacciatore alzandosi di scatto, angosciato. Sam e Cass si guardarono, non riuscendo a capire quella reazione così esagerata. Ok, era una bambina, una creatura innocente che si trovava coinvolta in qualcosa più grande di lei, e dispiaceva terribilmente anche a loro, ma l’ansia, il tormento ed il tremore di Dean, forse erano un po’ eccessivi.
Il maggiore si voltò verso la compagna e lesse la sua stessa angoscia nelle iridi nocciola di lei.
“Dean… - disse sicura - non permetterò ad Amara di fare del male a Maya, anche a costo di morire”
Sapeva della debolezza di Dean, di quel legame che lo faceva sentire inutile per la missione, e da una parte era quasi un bene che lui non si potesse avvicinare all’Oscurità, almeno sarebbe stato al sicuro, e lei non poteva che esserne felice. Lo amava e non voleva che gli accadesse nulla di male.
Si sforzò di fargli un sorriso. Dean però era di tutt’altro parere.
“NO!” gridò, e poi in tono più dolce “Non posso permetterlo” disse guardandola teneramente, ma anche in maniera decisa. L’aveva ritrovata e avrebbe fatto qualsiasi cosa per proteggerla, anzi per proteggere entrambe.
Il minore e l’angelo ora erano decisamente confusi.
“C’è un modo per proteggerle? Qualche sigillo, qualche incantesimo, qualunque cosa…” chiese Dean disperato a Cass.
“Di incantesimi e sigilli ce ne sono molti, ma l’Oscurità è potente, non posso garantirti che funzionerà” replicò lui, dispiaciuto.
Dean sentiva il cuore rimbombargli furiosamente, lo avvertiva in gola, come se volesse schizzargli fuori da un momento all’altro. Per l’ennesima volta, si trovava impossibilitato a proteggere la sua famiglia. Il rischio di perdere le persone che amava era altissimo, quasi certo, e non avevano nulla tra le mani per contrastare una tale forza biblica. Si sentiva morire dentro. Quei pensieri lo portarono a mettersi una mano sul viso, in un gesto inconscio e disperato.
Vedendo gli sguardi confusi degli altri, Layla disse:
“Maya è nostra figlia”
Le loro espressioni mutarono radicalmente, quella di Sam specialmente. Sembrava…scosso.
Nel frattempo Dean li guardava ancora con lo sguardo vacuo, alla ricerca disperata di una soluzione.
“Dean…p-perché non me l’hai detto?” chiese Sam ferito.
“L’ha scoperto ieri, Sam, è…è una storia lunga…” intervenne Layla.
“Cosa??? Ma…come…” replicò il minore, guardandola duramente.
“Ho fatto un errore Sam, e…lei ha agito di conseguenza…ma, ora ci siamo chiariti” disse Dean, voltandosi poi verso di lei, come per avere la sua approvazione. Lei annuì, sorridendogli lievemente.
“Il punto è che…le proteggerò…costi quel che costi” aggiunse poi deciso, anche se non sapeva minimamente come fare.
Per quanto fosse scossa Layla, era abbastanza positiva.
“Cerchiamo di guardare la cosa da un’altra angolazione. Se Amara sta cercando Maya, così disperatamente, forse teme veramente che in qualche modo possa farle del male. E’ già un buon punto di partenza, non trovate? Forse non è tutto perduto” disse lei.
Gli altri annuirono e si misero subito all’opera. Layla prese da parte Dean, dicendogli:
“Dean…sul libro di incantesimi che abbiamo tradotto, c’è un incantesimo che i genitori possono fare per i propri figli. Potremmo provarci. E’ comunque una protezione, ed essendo fatta con un legame di sangue è anche molto forte, che ne dici?”
“Ok” replicò lui. Lei fece per voltarsi, per andare a prendere il materiale, visto che non avevano tempo da perdere. Dean la fermò per un braccio e la fece voltare, fino a trovarsela di fronte, a pochi centimetri dal suo viso. La baciò con passione e trasporto, stringendola a sé. Lei ricambiò e cercando di infondergli coraggio gli disse:
“Andrà tutto bene. Non è la prima volta che affrontiamo situazioni di merda. Ce la faremo. Insieme”
“Non voglio perdervi di nuovo” mormorò lui tra i suoi capelli, aumentando la stretta.
“Non succederà”
L’incantesimo andò a buon fine, anche Castiel, aveva detto loro che Maya era protetta in modo indelebile, grazie a loro.
Un paio di giorni dopo, qualcosa scosse profondamente il bunker. Nonostante tutti i sigilli e protezione, posti sul luogo, furono spazzati via dall’arrivo di Amara, che piombò all’interno, avvolta dal fumo nero. Istintivamente sia Dean che Layla, si misero tra lei e la bambina, anche se potevano fare ben poco, specialmente il cacciatore, che già risentiva di quell’assurdo legame con lei e non riusciva a fare nulla.
Amara rise difronte a quella presa di posizione.
“Come siete sciocchi. Non potete fermarmi” detto questo, con un semplice gesto della mano, li scaraventò a terra, lontani dalla bambina. Castiel cercò di bloccarla con i suoi poteri ma fu inutile. Sam provò a trattenerla in un cerchio d’olio santo, ma la rallentò solamente di qualche secondo. Ormai si era avvicinata alla bambina, che tranquilla se ne stava nella carrozzina, senza il minimo pensiero. Dean e Layla, ancora frastornati, si rialzarono a fatica, solo per vedere Amara tendere le braccia verso Maya.
Dopo aver visto quegli occhioni verdi, qualcosa nell’espressione dell’Oscurità mutò. Si girò verso il maggiore dei cacciatori con sguardo attonito e gli disse:
“E’ tua figlia!”
“Si, è mia figlia, e tu non le farai del male!” urlò Dean, buttandosi contro di lei, improvvisamente. Per qualche motivo Amara, non riuscì a schivarlo, così il cacciatore la allontanò da sua figlia.
Dalla posizione in cui era, dopo aver sbattuto Dean contro un muro, che ora era a terra, dolorante, l’Oscurità lanciò un lampo di luce accecante, che avrebbe colpito sicuramente Maya, ma Layla corse, per fare da scudo alla figlia. Continuò a stringere la piccola, nonostante, non riuscisse quasi a muoversi per niente. Amara si avvicinò, guardandola con odio, dicendole:
“Come hai osato!”
Stava per colpirla di nuovo, ma qualcosa, le impedì di proseguire nel suo intento. Gli altri erano tutti a terra e faticavano a rialzarsi, Dean fece uno sforzo non indifferente, per mettersi seduto. Avrebbe dovuto alzarsi, ma non ne aveva la forza. Sentiva che la fine era vicina. Erano in quattro, e non riuscivano a contrastarla. Lacrime di rabbia e amarezza, gli pungevano gli occhi. Non doveva finire così. Non poteva permettere che quel mostro facesse del male a sua figlia.
Con estrema fatica si mise in piedi, e tremò nel vedere Amara, strappare la bambina dalle mani di Layla e scaraventare lei per la stanza, facendola crollare a terra priva di sensi. La piccola voltò lo sguardo in direzione della mamma. Improvvisamente sentirono un urlo atroce. Videro l’Oscurità, lasciare immediatamente la bambina (presa per miracolo da Castiel) e riempirsi lentamente di una luce azzurra accecante, incapace di muoversi o reagire. Con una specie di esplosione, nuvole di denso fumo nero, iniziarono ad alzarsi nella stanza, fino a scomparire, lasciando posto al nulla. Amara era sparita.
Si guardarono intorno incerti, poi Castiel, si avvicinò a Dean, porgendogli la bambina, andando subito da Layla. Era ancora viva, anche se il polso era debole. La curò immediatamente, nonostante gli costasse un’immane fatica, viste le condizioni in cui era, ma non poteva lasciarla morire. Dopo un po’ la ragazza si mosse, aprendo gli occhi. Vide l’angelo di fianco a lei e subito si guardò intorno alla ricerca di Maya, trovandola tra le braccia di Dean. Si alzò, traballando un po’, e li raggiunse. Il cacciatore si accorse di lei solo quando fu vicina. Le fece un sorriso dolcissimo e carico d’amore, nonostante gli dolesse ogni singolo muscolo e lei ricambiò. Erano vivi, tutti. Non riusciva a capire cosa fosse successo, ma in quel momento non aveva importanza. Strinse entrambe al petto.
 
Cass ripresosi, si avvicinò a Sam, che si era rialzato, anche se un po’ ammaccato.
“Stai bene?” gli chiese l’angelo preoccupato. Il minore annuì. Si guardarono un momento, poi come se una forza li avesse spinti uno contro l’altro, si baciarono. Incuranti dello sguardo allibito del maggiore, proseguirono la loro reciproca esplorazione, in maniera languida e tenera.
“Ehm…Ehm” fece Dean, come per schiarirsi la voce.
I due si staccarono, per guardarlo.
“C’è qualcosa che non so?” aggiunse il maggiore, quasi ridendo, per l’assurdità della domanda. Era talmente immerso nel suo dolore che non si era accorto di come Sam e Cass si fossero avvicinati, anche se, pensandoci bene, qualche segnale, l’aveva avvertito.
“Credo di sì” disse Sam, arrossendo.
Nonostante fossero tutti ancora un po’ conciatini, risero di gusto, insieme, come una famiglia.
 
Erano passate due settimane da quando Amara era stata sconfitta e il mondo aveva ripreso a girare per il verso giusto. C’erano altri cacciatori là fuori, quindi potevano prendersi una pausa. Ed era più che meritata. Sam e Cass stavano ufficialmente insieme, e Dean si stava godendo un po’ di tranquillità con i suoi due amori. In quel momento si trovavano sul letto e stavano giocando con la piccola. Maya era una gran chiacchierona, e sebbene ancora non dicesse parole concrete, emetteva un sacco di suoni. Ormai si era abituata alla presenza di Dean, e lo cercava. Adorava stare tra le sue braccia e amava il contatto fisico. Layla spendeva ore intere a guardarli, felice come non lo era stata mai. Erano la sua gioia.
La bambina aveva sonno, lo si capiva dal modo in cui si metteva una manina sugli occhi. Il papà riuscì a farla addormentare e poi la mise nella culla, di fianco al loro letto, dandole un bacio sulla fronte. Si voltò, verso la donna meravigliosa che era stesa a letto e lo guardava con gli occhi pieni d’amore. Si mise lungo accanto a lei e l’attirò a sé. I loro corpi si incastrarono perfettamente. Si amarono in maniera dolcissima, e rimasero nudi e abbracciati per tutta la notte. Prima di cadere in un sonno profondo, si scambiarono un bacio carico di promesse.
“Ti amo” le disse Dean.
“Ti amo anch’io” gli disse lei a fior di labbra, baciandolo di nuovo e accucciandosi poi contro il suo petto.

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