Non avrai altro Dio
all’infuori di me
Second Mass
Clara giocava sulla sabbia, in riva ad un laghetto, con gli
alberi che le facevano da pubblico e la melodia del vento da guida. Danzava e
rideva di gusto , tuttavia all’improvviso cadde. Così
fu costretta a fissare la propria immagine nello specchio d’acqua. I capelli
che solitamente erano lunghi, chiari e fluenti, erano diventati secchi e
bianchi, mentre i lineamenti del volto erano scomparsi, facendo posto a una macchia rosa. Il volto era scomparso. Clara era
scomparsa. Avrebbe voluto gridare, ma non aveva più la
bocca per farlo. Si limitò a guardare la propria orribile immagine riflessa
nell’acqua fin quando non sparì.
Clara si alzò di scatto e si guardò intorno, era nel suo
nuovo appartamento. Aveva avuto un terribile incubo: il volto grondava di
sudore e lacrime. Cominciò ad asciugarsi, quando venne
distratta da alcuni suoni in lontananza.
Le note cominciarono ad addentrarsi
nella mente di Clara senza alcuna difficoltà. Una dopo l’altra.
“Che Moonlight
Sonata triste…”
Pensò Clara.
Moonlight Sonata era stata
composta da Beethoven per la
sua giovane pupilla, invece quella non sembrava nemmeno la stessa melodia,
l’adagio sostenuto iniziale faceva posto ad un pianissimo, un tono così grave e
pesante, che fece nuovamente scendere a Clara le lacrime.
“Che musicista eccezionale”pensò
Clara”Chiunque sia, ha ricevuto un dono dal mio Signore”.
Poi si asciugò velocemente le lacrime e si riaddormentò con
la luce della luna che le illuminava il volto, come a riscaldarla con il suo
chiarore.
Clara stava preparando la colazione, quando Rouge entrò nella stanza. Inizialmente ebbe l’impulso di
chiederle chi fosse, ma guardandola meglio, con
fatica, la riconobbe. Eppure a prima vista non sembrava
affatto la bella e provocante donna che il giorno prima si era
comportata da tiranna: senza il trucco a farle da maschera, le occhiaie, le
rendevano gli occhi gonfi e piccoli, inoltre i capelli sembravano la parodia di
una parrucca afro. Clara non seppe che dire,ma per sua
fortuna, le parole uscirono dalla bocca di Rouge.
-Lo so, so benissimo che di mattina
faccio schifo, ma tu prepara la colazione e non angustiarti per cose inutili.
Dopo aver parlato a mezza bocca, infilò il naso tra le
pagine di un libro scritto in francese.
Clara alzò entrambe le sopracciglia, fece spallucce e
continuò a preparare il latte.
Rouge lo bevve tutto d’un fiato e di corsa tornò nella sua camera.
Clara rimaneva sempre più sorpresa dai comportamenti di Rouge.
Proprio in quel momento un’altra porta si aprì. Alessandro
entrò in cucina.
Emise dei piccoli suoni e degli sbadigli con voce rauca.
Probabilmente si era svegliato da poco.
Clara ebbe un improvviso tuffo al cuore, che cacciò
immediatamente scuotendo la testa.
Si risistemò e lo accolse con un amichevole:
-Buongiorno.
Alessandro attraversò la cucina con passo veloce, tanto che
Clara temette che le sarebbe venuto addosso. Invece il ragazzo non la notò
neppure e si sedette davanti al tavolo della cucina con gli occhi ancora semi
chiusi.
-Ti preparo qualcosa?
Chiese timidamente Clara.
Alessandro si mosse solo per sbadigliare.
Temendo che non avesse sentito la
domanda, Clara alzò la voce e chiese nuovamente:
-Ti preparo qualcosa?
Alessandro si limitò ad aprire il giornale piegato sul
tavolo.
Clara allora prese una tazza bianca dalla credenza, la
sciacquò e versò un po’ di latte caldo al suo interno. Poi delicatamente la
posò davanti ad Alessandro. Il ragazzo
guardò la tazza perplesso e poi si rivolse a Clara.
-Io non bevo latte.
-Bè, ma io ti ho chiesto cosa
volevi e tu non mi hai risposto!
-Infatti, non ti ho risposto perché
non voglio niente.
-Ah, e non potevi semplicemente rispondermi “niente”?
-Se non ho motivo di parlare io non
parlo.
-Ma…
Clara, che era certa di avere delle ottime motivazioni per
controbattere, improvvisamente non ricordò più quali fossero.
-Bè – disse Alessandro
mentre si alzava – io vado a fare colazione al lavoro.
-Aspetta!- lo ammonì Clara – A
questo punto bevi il latte che ti ho preparato, non voglio che vada sprecato!
Alessandro sorrise.
-Io bevo solo caffé amaro. Tienilo bene a mente piccola
suora.
Detto ciò, uscì dalla porta.
Il volto di Clara era rosso e avvampato, tanto che dovette sciacquarlo con forza per farlo ritornare normale.
Rouge riuscì dalla stanza solo a
metà e chiese a bassa voce a Clara:
-Se n’è andato?
Clara rimase nuovamente sorpresa dalla reazione di Rouge:
-Se ti riferisci ad Alessandro è
appena andato al lavoro.
-Ah, per fortuna!
A Clara parve che l’accento francese di Rouge
fosse scomparso.
-Cosa?
Chiese istintivamente.
-Oh, niente trèsor, grazie mille
per la colazione! Io vado a fare un po’ di jogging!
-D’accordo.
Sembrava tornata la solita Rouge.
Clara aspettò che Rouge fosse
uscita e cominciò a pulire. Prima di tutto si fermò a
consultare la lista delle cose da fare dalla quale scorse una calligrafia
esageratamente elegante. Recitava così:
Cara Trèsor, è il caso che ci mettiamo all’ opera (d’accordo?)
Ecco la lista delle cose da fare:
-
Pulire la mia camera;
-
Pulire la cuisine;
-
Pulire la stanza hobbies;
-
Pulire il salone di sotto,
-
Stirare i vestiti che trovi in camera mia;
-
Pulire il salotto di sotto;
-
Pulire i bagni sia sopra che
sotto;
-
Pulire il salotto di sopra (con particolare attenzione
al camino);
-
Lavare le tende;
-
Sbattere i tappeti;
-
Spolverare i mobili antichi con i prodotti speciali (li
trovi in cucina accanto al secchio!)
Questo è tutto! Divertiti trèsor!
Clara sospirò, dopo aver letto quella
lista infinita, le pareva addirittura di poter sentire le risa acute di Rouge. Era già esausta prima di cominciare, ma in un attimo
le comparvero davanti agli occhi tutti i miracoli che Dio miracordiosamente
aveva compiuto per lei, così si fece forza. Tuttavia, proprio quando stava
ripiegando la lista, si accorse che molto distante dallo scritto principale,
era incisa una postilla con una calligrafia del tutto differente.
Pulisci anche la mia
camera e il mio studio.
Clara non dubitò nemmeno un attimo sull’ identità
del misterioso scrittore. Mentre leggeva, le sembrò
che la voce calda e suadente di Alessandro le trapanasse nuovamente l’animo.
-Dannazione.
Bisbigliò con la faccia paonazza.
Subito chiese perdono a Dio per la sua imprecazione e si
diresse in camera di Rouge con l’intenzione di finire
il prima possibile. La stanza rispecchiava perfettamente la personalità della
ragazza: aveva le pareti beige, il letto in ferro
battuto coperto da una trapunta leopardata e uno
stereo Sony. Ma ciò che colpì maggiormente Clara fu
l’immagine di un’ enorme farfalla rossa che si
espandeva lungo tutta la parete. Clara ebbe un attimo di esitazione
poiché temeva che la farfalla avesse potuto spiccare il volo da un momento
all’altro. Fissò la farfalla, la immaginò in volo e improvvisamente i
fotogrammi opachi del sogno di quella notte le comparvero davanti. Subito li
scacciò e chiese nuovamente protezione al suo Signore. Una volta allontanati quei
pensieri dalla mente, continuò a pulire le stanze sulla lista, finchè non arrivò la sera. Erano le sette e nessuno si era
ancora fatto vedere. Allora Clara pensò che era arrivato
il momento di salire ai piani superiori, ma proprio in quel momento la
serratura della porta principale venne aperta. Clara vide Rouge
entrare con dei vestiti diversi rispetto a quelli coi
quali era uscita, inoltre portava con sé svariate buste e pacchetti. Clara le
sorrise:
-Buonasera Madame.
Rouge le rispose con un cenno.
-Hai finito?
-No. Mancano ancora i piani
superiori.
-Beh, sbrigati.
A Clara parve nuovamente che l’accento francese fosse
sparito.
-Cosa madame?
-Oh, peu de chose,
ti chiedevo solo di sbrigarti.
-Sarà fatto.
Concluse.
Clara era davvero stanca. Era felice di potersi rendere
utile, ma capiva che non era sano venire sfruttata
così palesemente. L’indomani, ne era sicura, avrebbe
parlato con Don Albino e il suo piano di lavoro sarebbe diminuito. Confidò in
questi pensieri per mettere tutta sé stessa anche
nelle ultime stanze. Pulì i bagni superiori e il salotto, facendo particolare
attenzione nel rendere il marmo del camino lucente. Poi si accorse che
mancavano solo le stanze di Alessandro, sospirò ed
entrò nella sua camera da letto. Inaspettatamente, rispetto al resto
dell’arredo, era una stanza minimalista: letto, comodino e armadio. Clara ci mise
pochissimo a pulirla. Si chiedeva come mai, nonostante fossero praticamente sposati, Rouge e
Alessandro non volessero dormire insieme. Sarebbe rimasta indifferente se
questa scelta l’avesse effettuata un’ altra coppia, ma
Rouge, non le dava proprio l’impressione della
ragazza “pudica”.
- Dopotutto, non sono affari miei.- si disse, così continuò
a pulire.
Era arrivata all’ultima stanza finalmente, erano le undici e mezzo. Aprì la porta di ciliegio ed entrò nello
studio di Alessandro. C’era una grande scrivania di
legno, dietro alla quale era sita un’ imponente sedia
foderata con velluto rosso. Clara vide inoltre una porticina sulla parete
destra e provò ad aprirla più volte, ma tutti i suoi tentativi furono inutili.
Fu anche tentata di chiamare Rouge, ma non voleva
proprio disturbarla mentre dormiva. Così continuò a
pulire lo studio. Notò un mobile coperto da un grande
lenzuolo, così lo scoprì per poterlo pulire. Rimase molto stupita dal fatto che
nello studio di Alessandro ci fosse un piano. Senza ulteriori indugi Clara lo provò. Pensò che “La toccata e
fuga” in re minore di Bach sarebbe stato un buon
allenamento. Così cominciò,
ma poco dopo fu costretta a
smettere di suonare perché qualcuno le aveva toccato una spalla.
- Potresti suonare una nenia meno lugubre?
Nonostante fosse nuova per le sue
orecchie, avrebbe riconosciuto quella voce tra mille.
Clara pensò che il movimento più sbagliato che avrebbe
potuto fare era quello di girarsi ed incrociare il suo sguardo, tuttavia, fu
proprio ciò che fece.
-Al-Alessandro…
Gli occhi di Alessandro, velati di
quella tristezza recondita, accennarono un’ espressione sorridente.
-Non te l’hanno detto che non si
toccano le cose degli altri senza permesso, piccola suora?
Clara si sentì mancare la terra sotto i piedi, nonostante ci
fosse un bellissimo puff nero a sorreggerla.
Vedendo l’espressione sgomenta di Clara, Alessandro sorrise.
-Ehi, stavo scherzando, devi fare
attenzione a ciò che dicono gli adulti ragazzina.
Detto ciò, prese uno sgabello e si mise accanto a Clara. Poi
le sorrise e le sue dita lunghe e affusolate cominciarono a comporre Moonlight Sonata. La stessa versione le
che aveva fatto da ninna-nanna la notte precedente. Clara sentiva ogni
cellula del proprio corpo fremere al tal punto che temeva di sciogliersi in un
liquido di piacere denso di quelle misteriose emozioni che solo la musica sa
offrire. Si fermò ad osservare lo sguardo attento di Alessandro
che creava quella melodia insostituibile e la sua mente riuscì ad elaborare una
sola ed inequivocabile parola: Perfetto.
L’ultima nota risuonò coprendo il rumore di una lacrima di che cadeva,
dolcemente sorretta da un tasto del piano.