Scacco matto al Re di Cuori

di Eristhestrange
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Gabbia dorata ***
Capitolo 2: *** Giornata a Dressrosa ***
Capitolo 3: *** Un libro per il mio regno! ***
Capitolo 4: *** Regina di cuori ***
Capitolo 5: *** Un brusco risveglio ***
Capitolo 6: *** Incubo in rosa ***
Capitolo 7: *** Il dono di nozze ***
Capitolo 8: *** Prigioniere! ***
Capitolo 9: *** Giudizio divino ***
Capitolo 10: *** La gemma di Ruthiel ***
Capitolo 11: *** La cosa più giusta da fare ***
Capitolo 12: *** L'altra faccia della medaglia ***
Capitolo 13: *** Segreti e bugie ***
Capitolo 14: *** Chi trova un nemico... ***
Capitolo 15: *** La cruda realtà ***
Capitolo 16: *** Verso l'obiettivo ***
Capitolo 17: *** Uno scontro fra demoni ***
Capitolo 18: *** Il ritorno ***
Capitolo 19: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Gabbia dorata ***


Prologo

La tensione era più forte che mai e nella sala si respirava un clima di guerra: una guerra silenziosa, scaturita dal bagliore di un paio di occhi verdi. Eris sollevò il bicchiere dal tavolo, un raffinato cristallo intarsiato d'argento, lo portò alle labbra sottili e sorseggiò lentamente il suo contenuto.
"Non gradisco essere osservata in maniera così insistente mentre mangio!"
disse con disprezzo, posando il bicchiere davanti a lei e rivolgendosi alla figura sgradevole ed ingombrante che si trovava all'altro capo del tavolo. Questa, da sotto i sottili occhialini, continuava a fissarla con un'espressione particolarmente divertita. La lunghissima tavola era stata imbandita delle più squisite pietanze, le migliori stoviglie, le tovaglie più belle, sontuosi centrotavola di fiori freschi: questa era diventata la quotidianità. Una routine di cui avrebbe volentieri fatto a meno.
"Che peccato! Un così bello spettacolo!"
Le rispose ridendo quella voce tanto fastidiosa, che la lunghezza del tavolo faceva arrivare alle sue orecchie di qualche tono più bassa rispetto a come sarebbe dovuta essere. L'affermazione contribuì ad infastidirla ulteriormente; fece una smorfia di disgusto increspando le labbra.
"Vostra Maestà" disse con una punta di sarcasmo nella voce mentre si alzava dalla sedia "col vostro permesso, mi ritiro nelle mie stanze!".
Il fruscio della sua gonna sul pavimento di legno pregiato venne accompagnato dalla risata del Re mentre la ragazza si affrettava ad uscire dalla stanza a passo spedito. Spalancò i portoni stizzita e all'esterno vi trovò le dame che erano state messe al suo servizio.
"Eris-sama, state bene? Avete già terminato di pranzare?" la giovane inserviente aveva l'aria un po' preoccupata "Non preoccuparti, non avevo molta fame, desidero ritirarmi nella torre per adesso!" .
Percorse i lunghi corridoi e le scale, inseguita dal suo crocchio di donne, e finalmente giunse negli appartamenti del palazzo che le erano stati assegnati.
"State qui, nel boudoir! Non voglio essere disturbata! Venitemi a chiamare solo in caso di vere emergenze,chiaro? Buon pomeriggio, signore!" in tono sbrigativo si congedò dalle sue cameriere e si chiuse nella stanza da letto. L'enorme baldacchino sopraelevato troneggiava nella stanza come una splendida reliquia rossa e dorata, tutta la stanza era tappezzata di meravigliosi arazzi raffiguranti paesaggi esotici, animali e piante sconosciuti, scene di amore e di caccia. L'enorme porta a vetri che dava sul terrazzo semicircolare era stata lasciata aperta e un flebile venticello muoveva lievemente le cortine del letto. Non appena la porta si fu chiusa dietro di sé tirò un sospiro di sollievo, poi corse sul balconcino per prendere una boccata di aria fresca. Da lassù la vista era magnifica, poteva vedere quasi tutta la metà dell'isola e scorgere in lontananza il mare.

"Il mare..."

La nostalgia che quotidianamente tentava di reprimere tornò più forte di prima; un piccolo uccellino azzurro si posò sul parapetto del terrazzo. La ragazza fissò il suo sguardo su quell'esserino, sorridendo amaramente.
"Tu che puoi volare via da qui sei davvero fortunato! Tieniti lontano dal crudele sparviero, quando meno te lo aspetti poserà il suo sguardo rapace su di te... e, se non sarai abbastanza svelto..."
Il piccolo uccellino riprese di nuovo il volo, allontanandosi dal palazzo e scendendo verso la città sottostante, mentre Eris, abbassando lo sguardo, tornò tristemente nella stanza da letto. Chiuse anche la porta che dava sul balcone, poi si gettò a faccia in giù sull'enorme letto a baldacchino. Con le mani bianche strinse forte le coperte di broccato, la sua rabbia e la sua tristezza non potevano essere represse ancora a lungo, sarebbe scoppiata. I suoi lunghi capelli rossi le coprivano il volto in maniera scomposta.

"Ho promesso! Ho promesso e resisterò!"

Ricominciò lentamente a controllare il suo respiro e il suo battito cardiaco si regolarizzò pian piano.
"Devo cercare di calmarmi, se perdo la pazienza così facilmente tutti a palazzo noteranno il mio comportamento...si sa che tutte le notizie qui arrivano al suo orecchio, non voglio essere costretta a vederlo più di quanto non debba già fare!"
Si girò a pancia in su, chiuse gli occhi e fece un profondo respiro, poi si alzò, si sistemò le pieghe dell'abito e i capelli. Prese coraggio e spalancò le porte della sua stanza, per tornare insieme al suo seguito di dame di compagnia.
"Dirò loro che ho avuto un terribile mal di testa e mi serviva solo una boccata d'aria, mi scuserò e..."
Non appena le porte si aprirono, si ritrovò col naso a pochi centimetri da una serie di addominali scolpiti; lo stupore la face indietreggiare di scatto, alzando lo sguardo verso quell'uomo che aveva assunto il suo consueto ghigno divertito.

"D..Doflamingo!"

Nota dell'autrice:
Ciao a tutti ragazzi! Questo primo capitolo è il prologo della storia che ho in mente, non ho voluto raccontare troppo, i vari perchè troveranno risposta lungo il corso della narrazione! Spero avrà un riscontro positivo e che l'idea sia di vostro gradimento!

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Capitolo 2
*** Giornata a Dressrosa ***


Capitolo I

 

Giornata a Dressrosa

"D...Doflamingo!"

Il tono tremolante della voce tradiva la sua preoccupazione nel vedere di nuovo quell'uomo coperto dalla sua inconfondibile giacca di piume. Tuttavia non perse coraggio, si riprese in un istante e si rivolse di nuovo al Re; prima che potesse aprire bocca però fu lui a parlare.
"Voi, uscite tutte fuori dalle stanze! Subito! Io ed Eris dobbiamo parlare!"
Quel tono imperativo non fece esitare un momento le donne, le quali raccattarono tutte le loro cose, salutarono con reverenza e si chiusero alle spalle i battenti che facevano da ingresso agli appartamenti.
"Che diavolo stai facendo si può sapere?"
Chiese Eris infastidita, entrando nel boudoir. L'uomo non perse la sua costante alterigia e il suo sorrisetto inquietante.
"Volevo solo scambiare due chiacchiere con te, in privato naturalmente"
"Nell'accordo non erano previste anche le chiacchiere da salottino e le confidenze intime! Sparisci dalle mie stanze, o penseranno che..." "Penseranno esattamente quello che voglio che pensino!" la interruppe bruscamente, guardandola divertito "Non abbiamo certamente incluso appassionanti discussioni, ma sono sicuro che ti annoi qui, in mezzo ai pettegolezzi e ai resoconti riguardanti sarti e parrucchieri!"
Eris, rossa in viso per la rabbia, lo guardò dritto negli occhi (per quanto poteva, vista l'enorme statura del Re) "Preferirei stare in una stanza vuota per il resto dei miei giorni, che farti da amichetta del cuore chiacchierando su uno dei tuoi stupidi canapè rosa!"
Rimase a fissarla per qualche secondo e all'improvviso scoppiò in una risata sguaiata che contribuì ad aumentare la rabbia della sua interlocutrice. Si chinò per portarsi all'altezza della ragazza e le prese il mento con la mano destra; a quel gesto inaspettato, Eris non potè far altro che ribattere digrignando i denti.
"Ti consiglierei di moderare il linguaggio in presenza di un Re, ragazzina. Tuttavia non ho nessuna intenzione di spedirti in un luogo isolato dal mondo, tu mi servi qui, a palazzo. La voce che ti trovi alla mia corte, con la protezione della Donquixote Family, deve diffondersi nel minor tempo possibile! Credimi se ti dico che quest'attesa mi sta uccidendo!"
Sorrise, lasciò la presa e si diresse verso una delle grandi finestre del boudoir, guardando all'esterno, con le mani in tasca.
"Non sono venuto qui per fare una semplice chiacchierata con te! Ormai è qualche giorno che sei arrivata e dato che non accenni minimamente ad abituarti alla vita di palazzo, nonostante i tuoi trascorsi, ho pensato bene di informarti che hai a tua disposizione una scorta adibita a portarti in giro per l'isola. Ovviamente sarai sempre accompagnata da uno dei miei ufficiali...non vorrei ti succedesse qualcosa di spiacevole!"
Eris, da dietro le spalle del Re, riuscì a percepire il suo ghigno: trovava quell'uomo sempre più rivoltante.
"Oh, ma quanta gentilezza da parte vostra, Maestà. O dovrei chiamarti Signorino, come uno di quei tuoi disgustosi sottoposti? Cosa c'è? Hai paura che sfugga dalle tue grinfie? Sai che non me ne andrò..."
"Certo, lo so che non puoi...ma potresti sempre tramare contro di me...vorrei evitare che tu riceva visite troppo informali, mi sono spiegato?"
Tornò a voltarsi verso la ragazza, che in quel momento teneva lo sguardo fisso a terra.
"Molto bene! Se vuoi uscire, sei libera di farlo. Vai dove ti pare e quando ti pare..."
Non si voltò nemmeno mentre Doflamingo apriva le porte alle sue spalle, bisbigliando qualcosa alla servitù e uscendo finalmente dalla stanza.
"Essere insopportabile!" pensò sospirando, mentre tutte le inservienti ripopolavano gli spazi attorno a lei.
"Eris-sama!" salutarono tutte con espressione raggiante "Vi prego di perdonarmi per il mio comportamento così scortese, non mi sentivo molto bene e così..."
Una di loro le sorrise scuotendo la testa "Non si preoccupi, Eris-sama! Eravamo in pensiero, ma ora che il Signorino si è accertato che state bene siamo tutte molto più sollevate!"
Eris fece un mezzo sorriso e, sospirando, si avvicinò alla finestra. La vegetazione rigogliosa dell'isola luccicava verdeggiante alla luce del sole, che si stagliava come un'enorme palla dorata nel cielo terso.
"Oggi sembra proprio una bella giornata..." pensò, perdendosi con malinconia in quella meravigliosa vista.

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"Signorino! Mi ha mandata a chiamare?"
"Si! Voglio che tu parta con lei, non lasciarla sola nemmeno per un momento! Quando farete ritorno a palazzo, vieni subito qui e raccontami ogni cosa..."
"Parto immediatamente, Signorino"

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Nel frattempo, a Punk Hazard...

"Quanto ancora dovremo aspettare?" Trafalgar Law era visibilmente irritato, il suo tono di impazienza trasmetteva la sua angoscia e la sua frustrazione.
"Adesso basta! Devi calmarti! Non puoi continuare a girare avanti e indietro per l'isola sbraitando! Cosa pensi di risolvere?" rispose la navigatrice della Thousand Sunny, ormai furiosa a causa del comportamento del pirata della Flotta dei Sette.
"Ehiiiiiii Franky! Quanto pensi che ci vorrà ancora?" chiese Luffy tranquillamente dal ponte della nave, dove si stava svolgendo la scena, smettendo per un secondo di addentare un enorme pezzo di carne rubato dalle cucine.
"Ti ci metti anche tu adesso???" "Non infastidite la dolce Nami! EHIII! Chi ti ha dato il permesso di prendere quello dalla MIA cucina??! A proposito Nami, desideri qualcosa da mangiare???" anche il cuoco di bordo aveva raggiunto il ponte, sentendo dall'interno le grida della sua amata compagna, la quale aveva deciso di ignorarlo totalmente.
"Non preoccuparti, Luffy! Non manca ancora molto, sto finendo le ultime riparazioni e poi finalmente potremo salpare!Entro domani la Sunny sarà come nuova!" la voce del cyborg giunse flebile, dall'alto dell'albero maestro.
"Sentito? Che razza di bisogno c'era di fare tanto baccano?" ancora una volta la navigatrice si rivolse allo scontroso pirata "DOMANI? Quanti altri giorni dovremo ancora perdere su questa stupida isola?" disse sbattendosi dietro le spalle la porta della cucina, lasciando tutto l'equipaggio perplesso sul ponte. Nami sospirò.
"E' inutile tentare di fargli cambiare quel suo pessimo umore..." "Lascialo stare un po' da solo Nami...non si metterà il cuore in pace finché non arriverà a Dressrosa!" Robin le pose una mano sulla spalla.
"Non vedo l'ora di mettere le mani su quell'uomo-uccello!!! Gliela farò pagare per quello che ha fatto!" sentenziò Luffy, finendo di divorare la sua mastodontica pietanza.
"Aspettate un momento! Dovremmo davvero andare a Dressrosa?? Insomma...avete visto...è un membro della Flotta dei Sette! M...magari...potremmo andare prima da qualche altra parte! Per farci un giretto!"  "Già, quell'uomo è davvero spaventosoooo" le congetture di Usopp e Chopper vennero prontamente stroncate dalla rabbiosa voce di Nami.
"Smettetela tutti! Anche voi due! Non ci tireremo indietro, ma non dobbiamo essere avventati! Caesar Clown è ancora nelle nostre mani  e, come sappiamo, Doflamingo non potrà certo fare a meno di lui, quindi verrà di nuovo a cercarci, anche se fuggiamo! Dobbiamo trovare una strategia vincente..." l'espressione della navigatrice si fece pensierosa e assorta "Uno scambio è fuori questione, purtroppo il piano originale di Law è fallito e dobbiamo rimediare prima di essere attaccati!Io dico che nonostante l'impedimento il progetto debba essere portato avanti! Ci infiltreremo a Dressrosa, distruggeremo la fabbrica e scopriremo dove si trova Eris, così riusciremo a liberarla!"
Zoro si alzò da terra, dove era stato seduto per tutto il tempo ad ascoltare, con braccia e mani incrociate "Sono d'accordo per quanto riguarda lo sbarco sull'isola e la distruzione della fabbrica, tuttavia...non possiamo riprenderci Eris tanto facilmente quanto pensi! Ha stretto con Doflamingo un Sacro Accordo e non può venire meno alla promessa, comprometterebbe il suo onore di pirata!" A quelle parole dal tono tanto greve, Nami sbuffò indispettita "Ma che razza di sciocchezze vai blaterando! Chi se ne importa dell'onore! Non possiamo permettere che..."
"Nami, calmati! Purtroppo Zoro ha ragione...non si può infrangere un Sacro Accordo!" lo sguardo della ragazza si fece molto più preoccupato non appena udì le parole della compagna di ciurma "Ma...Robin...".
"Eris non può infrangere l'accordo, ma Doflamingo lo farà. Che lo voglia o no."
Così sentenziò lapidario dall'uscio della cucina il Chirurgo della Morte.

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"Eris-sama, il Signorino mi ha pregato di augurarle buon divertimento in città!"

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Dopo qualche minuto di silenzio Violet aveva finalmente deciso di parlare. Da quando erano salite sulla carrozza reale i suoi occhi, scuri ed intensi, non avevano fatto altro che scrutarla durante il tragitto; la sua espressione assorta la faceva sentire a disagio.
"Non ho bisogno di tutta questa farsa".
Il tono deciso e altero di Eris, che dal finestrino aveva rivolto lo sguardo verso il membro della Family, fece trasalire Violet "Siete entrambi dei bugiardi, ma questo non mi riguarda e non mi interessa. Sono uscita solo per svagarmi un po', non avere il vostro rivoltante 'Signorino' sempre tra i piedi e per uscire da quel luogo opprimente. Non serve che mi parli, né che fingi compassione per me affinché io mi confidi. A tutto questo preferisco il silenzio!"
La ragazza dai capelli rossi tornò a guardare fuori; la sua interlocutrice abbassò tristemente lo sguardo, sussurrando un flebile "Capisco..".
"Quel fastidioso seguito di ragazze ha deciso di non venire in segno di rispetto per questa componente della Family. Nonostante mi stiano sempre alle costole, non c'entrano nulla coi piani di quell'essere...spero notino i miei tentativi di essere gentile..." Pensò; aveva lasciato infatti le sue donne a palazzo fra i saluti e gli auguri di buon divertimento nel grande cortile con piscina, mentre alcuni degli ufficiali erano intenti a divertirsi sorseggiando un drink o facendo un tuffo in piscina. "Quel vecchio disgustoso, quella grassa donna raccapricciante..." rabbrividì al pensiero "Beh...è proprio una famiglia che ben gli si adatta!"
Fuori dal finestrino del cocchio si stagliava davanti a lei la magnifica vista dei paesaggi dell'isola, abitati e non,  tutti caratterizzati da colori vivaci e da un'insolita aria di allegria, probabilmente dovuta alla bella giornata. In poco tempo giunsero nel centro cittadino: anche lì si respirava un'aria di gioia e serenità, gli abitanti avevano l'aria di essere molto felici e soddisfatti, tuttavia ad Eris non poté sfuggire un particolare, per far luce sul quale, suo malgrado, avrebbe dovuto rivolgersi a Violet. La ragazza, che era stata in silenzio tutto il tempo, assunse un'aria speranzosa non appena la giovane si rivolse a lei "Come mai in mezzo alle persone camminano anche questi strani giocattoli?" "Oh, beh...loro convivono con le persone...sono esseri senzienti che vivono nella nostra città e fanno parte di essa!" Di primo acchito le parve che tutti quei giocattoli colorati contribuissero a rendere la città un posto più carino e accogliente, tuttavia qualcosa non la convinceva..."Sarà perché è la prima volta che sento parlare di una situazione tanto singolare..." pensò, mentre percorrevano le strade della città. Non appena si trovarono vicini ad una delle grandi piazze, Eris ordinò di fermare la carrozza, in modo da poter passeggiare per la città. Non appena mise piede fuori dall'abitacolo, il profumo di agrumi e di fiori colpì subito le sue narici. Fece un giro su sé stessa, ammirando a bocca aperta i meravigliosi edifici dalle forme stravaganti e dai colori sgargianti. Dietro di lei una rotonda fontana zampillante mescolava il rumore cristallino dell'acqua con le voci felici dei bambini che giocavano per la piazza, correndo qua e là, inseguiti da scimmiette e cani di pezza. La sua presenza tuttavia non passò inosservata agli occhi degli abitanti, incuriositi dallo stemma regale della carrozza. Mentre procedeva attraverso le strade lastricate della città, accompagnata da Violet e da qualche guardia, la gente fissava e vociferava lasciando passare quell'inusuale seguito. "Mi sento già meno a mio agio...se solo potessi starmene per conto mio senza tutto questo teatrino! Ma ovviamente il Signorino non può nemmeno farmi avere una parvenza di libertà su quest'isola!"
"Ehi...quella deve essere Eris!" "Si! E' proprio lei! Ha deciso di fare un giro per la città!" "Com'è vestita bene! Sarà una moda esotica! Voglio un abito come quello!".
Dopo aver comprato un cappello a tesa larga appesantito da un paio di girasoli, tra la riverenze del bottegaio, decise di ristorarsi nel primo cafè che avrebbe incrociato sul suo cammino. "Violet, che cos'è quella costruzione circolare?" chiese indicando un edificio che svettava fra gli altri e che non si trovava molto distante da loro. "Quella è il Corrida Colosseum! Diamante ha indetto un torneo ufficiale che si svolgerà fra qualche giorno! Lì avvengono combattimenti all'ultimo sangue fra i gladiatori, uomini esperti nell'arte della guerra!" "E' davvero deplorevole!" esclamò indignata la ragazza per tutta risposta "Giochi degni di intrattenere un uomo squilibrato come il tuo sovrano! Sono disgustata, ora basta! Riportatemi alla carrozza, quest'isola non riserva altro che amare sorprese per me!"
Eris cambiò la sua direzione, ritornando indietro e lasciando Violet particolarmente scossa e affranta. Nell'impeto del suo discorso, la donna non aveva osato né assecondarla né contraddirla.

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"Vederla entrare così arrabbiata con quel ridicolo cappello in testa, lo confesso, è stato particolarmente divertente! Allora, che cosa hai scoperto?"
"Eris non si sente affatto a suo agio qui..."
"Su questo non c'è alcun dubbio...ha qualche piano per farmi fuori? Qualche contatto esterno?"
"E' completamente rassegnata al suo destino, non vuole mettere a rischio la vita di nessuno dei suoi compagni!"
"Tutto ciò mi rassicura molto, Violet! Ora puoi andare...aggiornami se ci sono dei cambiamenti!"
"Certamente, Signorino!"
La donna uscì dalla sala dei Quattro Troni, lasciando solo il Re. Seduto comodamente sul suo scranno, con gli ultimi raggi del sole al tramonto ad illuminare i suoi occhialini rosa, rifletteva tranquillamente sul da farsi.

"Non importa ciò che hai in mente, ragazzina. Troverò io il modo per potermi fidare totalmente di te!"

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Capitolo 3
*** Un libro per il mio regno! ***


Capitolo II

 

Un libro per il mio regno!

 

La debole luce lunare filtrava dalle finestre, creando un gioco di ombre sul pavimento della grande stanza.

Eris stava sotto le coperte, seduta in mezzo ad una montagna di cuscini.

Da quando era arrivata al castello non riusciva a dormire molto la notte, un po' per il timore che qualcuno facesse irruzione nella stanza, un po' perché non poteva smettere di pensare all'accaduto e alla sua attuale situazione.

"Ho segnato il mio destino! Sono spacciata..." pensò, guardando il bracciale dorato sul suo polso destro "Spero che mio padre non si preoccupi! Cosa penserà quando la notizia lo avrà raggiunto? Saprà che ho fallito, crederà che io abbia rinunciato al mio sogno e che abbia preferito starmene qui, circondata dalla comodità e dal lusso! Probabilmente non mi vorrà più vedere!"

Si coprì il viso con le mani "Perdonami papà, ma non potevo fare altrimenti! Sono bloccata qui, non vorrei ma ho dovuto! Ho dovuto!" Qualche lacrima calda fece capolino lungo le dita affusolate della ragazza, percorrendone la mano e l'avambraccio, per poi dissolversi.

Alzò il viso guardando il soffitto, si strofinò gli occhi e si alzò dal letto, dirigendosi verso la porta finestra che dava sul balcone.

Il vetro rifletté pallidamente l'immagine della giovane donna che si trovava in piedi di fronte ad esso.

La sua carnagione chiarissima saltava subito all'occhio di chi la guardava, in netto contrasto con i lunghi capelli scarlatti che le lambivano i fianchi.  Il suo corpo flessuoso era celato dalla lunga camicia da notte di chiffon bianco, che lasciava intravedere solo parte delle gambe. Il verde dei suoi occhi risaltava sul viso come uno smeraldo incastonato nell'elsa di un pugnale d'avorio. Quando li vide riflettersi in quel vetro, sorrise amaramente.

"Papà, mi hai sempre detto che ho gli stessi occhi di mia madre...e la sua stessa fierezza. Se solo mi vedessi ora..."

Posò una mano sul vetro, guardando fisso oltre quella porta, come un leone in gabbia.

Fece un lungo sospiro.

Il cielo sarebbe sembrato fuso col mare, se non fosse stato per la luce della luna che ne definiva gli spazi come un diligente agrimensore.

 Il suo sguardo si fece serio e sdegnato alla vista del suo triste riflesso.

"Che cosa mi viene in mente? Mio padre non mi biasimerebbe mai per il patto che ho stretto, ma per quello che sto facendo qui e adesso! Non ho la mia libertà, è vero, ma non posso nemmeno star qui a commiserarmi e a piangere come una bambina! In tutti questi anni e in queste avventure non ho mai perso la speranza, anche se mi sento come un topo in trappola, devo tirare fuori i miei assi nella manica! Ho stretto un Sacro Accordo, è vero, ma l'ho fatto per una nobile causa, non è ancora detta l'ultima parola! Chi ha fatto i suoi interessi è quell'essere senza scrupoli, il re di quest'isola! Sembrerò pure senza scampo ma sia Doflamingo, sia la Family, questo palazzo, quest'isola...hanno certamente tutti dei punti deboli, qualcosa di nascosto e che vogliono rimanga tale... Non ho piena libertà, ma posso uscire e scoprire qualcosa, ma soprattutto non c'è nulla che mi vieti di mettere i bastoni fra le ruote a quell'odioso re... e se proprio dovessi uscire di scena, lo farò in grande stile!"

Premette la mano sul vetro freddo, guardando in alto, verso il cielo nero, verso la luna bianca e rotonda.

Sorrise.

"Sono un pirata, non perderò il mio fegato davanti a nessuno, che sia un mendicante o un re! Doflamingo, non sai chi hai portato in casa tua!"

 

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"Perfetto! Sedetevi pure lì!"

Eris indicò ai due ufficiali uno dei tanti divanetti damascati presenti nella grande sala.

 

Quella mattina si era alzata presto, cercando per la prima volta di mantenere il suo morale alto, in qualche modo.

Aveva messo un lungo vestito azzurro molto semplice, si era acconciata i capelli sbrigativamente in una crocchia scomposta ed era uscita dalla stanza da letto, trovando, con suo sommo piacere, il boudoir ancora vuoto.

"E questo è già un ottimo modo per cominciare la giornata!" pensò soddisfatta, osservando le pesanti tende coprire ancora le grandi finestre della stanza.

Uscì in tutta fretta, incrociando una delle guardie di ronda quella mattina nella zona.

"Chiedo scusa, saprebbe indicarmi la biblioteca?"

L'uomo, che inizialmente non l'aveva vista, trasalì non appena sentì la voce della ragazza.

Eris ripeté la domanda e la guardia, visibilmente imbarazza per l'accaduto, le rispose con voce tremante e reverente.

"Scusi , Eris-sama...non credevo che lei...cioè, ecco...che fosse fuori dalle sue stanze...così presto!" l'uomo cercò di ricomporsi il più in fretta possibile "Ad ogni modo, non credo che nel palazzo esista una biblioteca! Sono spiacente!".

La giovane ragazza rimase un tantino perplessa e poco convinta da quella risposta, ma ringraziò comunque la guardia e tornò a vagabondare per i corridoi del palazzo, in cerca di qualcosa di interessante.

"Possibile che non ci sia nemmeno una biblioteca qui? Diciamocelo, Doflamingo non ha l'aria di essere un uomo che legge molto...però qualcuno prima di lui, qualcuno della sua famiglia, insomma..QUALCUNO dovrà avere la necessità di leggere un libro di tanto in tanto! La storia di quest'isola deve essere scritta da qualche parte! Forse i più vecchi ne sapranno qualcosa!"

Pensò mentre si dirigeva verso le scale che portavano al piano inferiore della torre.

"Qui non può sicuramente esserci, una cosa così importante come una biblioteca o un archivio dovrebbe trovarsi in uno dei piani principali, anche se a dire il vero ora ho qualche dubbio sull'esistenza di qualcosa di simile da queste parti!"

Decise quindi di non soffermarsi al primo piano della torre, ma piuttosto di uscire e dirigersi attraverso un camminamento esterno verso il corpo centrale, che era poi il secondo piano dell'intero palazzo, dove si trovava la sala dei Quattro Troni. Eris non era molto esperta riguardo la planimetria del castello, conosceva solo le stanze più importanti, ed era anche per questo che sperava di trovare una biblioteca al più presto. In qualche libro ci sarebbe dovuta essere una pianta di Dressrosa e del Palazzo, magari una vecchia mappa con passaggi dimenticati o nascosti!

Questi pensieri non fecero altro che farle accelerare il passo giù dai gradini della torre, tenendo sollevata leggermente la gonna dell'abito per non inciampare nella stoffa.

Quando fu finalmente sul piano, aprì il portone che dava verso l'esterno. Il camminamento era sprovvisto di una copertura, ma dall'alto delle merlature che fungevano da parapetto si poteva avere una visione d'insieme del lussureggiante cortile interno del castello.

Tutto era dominato da un'insolita tranquillità, dovuta a quella particolare ora del mattino, ma il silenzio che sovrastava quel luogo non le dispiaceva affatto.

L'acqua della piscina era immobile come uno specchio cristallino, i porticati erano vuoti, nessun chiacchiericcio stridulo, nessun personaggio inquietante a rendere poco gradevole lo scenario.

La vegetazione che circondava il patio era di tipo tropicale, con palme, cespugli ricchi di grossi fiori colorati e piante dalle forme insolite.

"E' un tipo un po' eccentrico...ma certe volte il suo gusto non mi dispiace troppo..."

Scosse la testa, come a voler scacciare dalla mente certi pensieri, tornando a camminare tranquillamente verso l'edificio che si trovava esattamente al centro tra le due torri.

Era certamente imponente, con due piani e alcune finestre, più simili a delle feritoie, che guardavano sul lato della piscina. In mezzo a queste era disegnato il suo Jolly Roger: una faccina con un sorriso a 34 denti, sbarrata.

"Quel sorriso ricorda proprio il suo. Un sorriso inquietante che preferirei non avere sotto gli occhi tutto il giorno..."

Arrivò davanti alla porta dai grossi battenti in ferro, la spinse con facilità ed entrò nel corridoio, alla prima svolta notò che la parete di destra era formata da una sequenza di finestre che lasciavano intravedere l'interno della sala dei Quattro troni.

Un terribile senso di inquietudine la assalì e la portò ad appiattirsi lungo uno dei muri che intervallavano la serie di vetri.

Respirò a fondo, poi, con cautela, si sporse verso la finestra alla sua destra, per controllare se ci fosse qualcuno nella sala. Per sua fortuna, notò che era vuota. La luce del sole al mattino illuminava gli scranni oblunghi, che proiettavano ombre ancora più allampanate ed inquietanti.

Tirò un sospiro di sollievo e procedette con più decisione verso le scale che portavano al terzo livello del palazzo, alla fine del corridoio.

Tuttavia, quando vide la porta che consentiva l'accesso alla grande sala, ebbe un attimo di esitazione.

"Potrebbe non capitarmi mai più di vederla vuota..." la sua mano si posò su una delle maniglie dorate "...solo un attimo, poi ritornerò alla mia ricerca, come da programma!".

Spinse la porta con estrema cautela, come se avesse paura di disturbare qualcuno, poi si avviò a grandi passi verso la zona dei troni.

La stanza non conteneva alcun mobile, eccetto per quegli enormi, stranissimi scranni.

Essi avevano infatti dei singolari schienali, foggiati ognuno come un seme delle carte da gioco che si usano nel poker.

Quando era arrivata a palazzo, le donne del suo seguito le avevano descritto per filo e per segno i membri della Family, soffermandosi con particolare riguardo sugli ufficiali d'elite.

I sottoposti di Doflamingo erano particolarmente numerosi, ma lui ne prediligeva tre per le loro capacità e la loro forza, tanto da elevarli di grado rispetto agli altri. Sembrava che questi avessero maggiore peso nelle decisioni e che, a quanto pare, trovassero posto in quella sala assieme al Re durante le discussioni di particolare rilevanza.

"I loro nomi parlano per loro: Trebol per lo scranno di fiori, Pica per lo scranno di picche, Diamante per lo scranno di quadri, per lo scranno di cuori...non ricordo, forse mi sono dimenticata di qualcuno..."

Pensò mentre percorreva lo spazio fra le alte finestre e i troni; quella parte presentava un pavimento particolarmente bello, decorato con un motivo romboidale dal colore scuro, il quale contrastava con l'arancione tenue del resto della sala. Le mura erano state lasciate con i mattoni scuri a vista, come in alcuni altri castelli che aveva visto durante i suoi viaggi. Per evitare la monotonia erano state inserite delle paraste bianche, che contribuivano a dare un aspetto più austero e vario alla stanza.

Eccetto qualche quadro qui e là, Eris non trovò nulla che potesse interessarle, come sospettava, così uscì più in fretta possibile dalla stanza. Non voleva trattenervisi troppo a lungo; l'ultima persona che voleva incontrare a quell'ora del mattino era sicuramente Doflamingo: probabilmente non avrebbe retto ad un suo ennesimo, opprimente interrogatorio.

"Potrei farlo fuori in un attimo, se solo non avessi...ah! Lasciamo perdere...al solo pensiero impazzisco!"

Percorse le scale, giungendo al piano superiore. Come al solito, davanti a lei si stagliava un lungo corridoio, con alte finestre su un lato e porte chiuse dall'altro.

Stava giusto pensando a quale aprire per prima, quando una pattuglia di ronda giunse rumoreggiando verso la sua direzione.

Sulle prime si spaventò, poi, ripensandoci, si accorse di non avere nulla di cui temere, aveva tutto il diritto di essere lì, d'altronde.

Non appena la videro in fondo al corridoio, accelerarono il passo per raggiungerla, fecero una frettolosa reverenza e il capitano delle guardie le si rivolse cortesemente.

"Eris-sama, speriamo di non averla spaventata! Siamo sorpresi di vederla qui a quest'ora del mattino! Cercava forse il Signorino?"

La ragazza sorrise.

 "Mmmm...forse lui ne sa qualcosa in più di quello sprovveduto di prima!"

"Oh, no Capitano" rispose con garbo e voce gentile "In realtà, stavo cercando la biblioteca! Sa, non conosco ancora bene il palazzo..."

L'uomo la guardò perplesso, mentre il resto delle guardie si scambiava occhiate confuse.

"Credo abbia sbagliato luogo in cui cercare!" si risolse alla fine il capitano "Ma non mi fraintenda! E' facilissimo confondersi essendo arrivata qui da poco...Vede, queste sono le sale di rappresentanza del palazzo, dove il Signorino e gli ufficiali intrattengono rapporti diplomatici, esattamente sopra la sala dei Troni!"

"Oh, capisco! Allora forse dovrei continuare a salire..." "Oh no no...subito sopra di noi ci sono le stanze degli Ufficiali e all'ultimo piano della torre ci sono gli appartamenti del Signorino...purtroppo in questa sezione del castello non c'è nulla che somigli ad una biblioteca!"

Lo sguardo costernato dell'uomo le fece intuire che sicuramente diceva il vero, così, a malincuore, si congedò dalle guardie e scese di nuovo le scale, stavolta intenzionata ad ispezionare il piano terra.

"Almeno non ho sprecato del tutto il mio tempo! Adesso so dove andare a cercare l'armadio del 'Signorino' per gettare finalmente alle fiamme quella disgustosa giacca di piume!"

Rise fra sé e sé mentre accelerava il passo; guardò in basso, i raggi del sole illuminavano a tratti le sue scarpette azzurre, facendosi largo fra le feritoie.

"Ormai il palazzo si sarà svegliato! Dato che non ho incrociato nessun membro della Family, direi che ho avuto una fortuna sfacciata! Ho fatto giusto in tempo ad andarmene! Se mi sbrigo, forse riesco a fare un giretto tranquillo sotto i portici prima che il patio si popoli di esseri irritanti!"

Finalmente al pian terreno, la ragazza si districò fra i corridoi (che le erano molto più familiari) fino a trovare la porta che conduceva al cortile interno.

"Meraviglioso, ancora nessuno! Come speravo!"

Assaporò l'aria profumata dai sapori esotici, prendendo un lungo respiro. L'ansia dovuta all'esplorazione di quegli ambienti a lei sconosciuti e ostili si allentava sempre di più ad ogni sospiro, ad ogni sguardo a quella meravigliosa vista.

Fece una passeggiata sotto il bianco colonnato che sorreggeva il portico ad arcate, osservando la bellezza degli intarsi dei pavimenti e dei soffitti a volta.

"Un vero peccato che qui non sia sempre così silenzioso...sarebbe il mio posto preferito in questo palazzo tanto pomposo e monotono! Ma ora devo ricominciare le mie ricerche, non posso perdere di vista il mio obiettivo! Le stanze degli ufficiali e di Doflamingo le perlustrerò quando sarà il momento! Sicuramente troverò qualcosa di utile!"

Decise quindi di tornare sui suoi passi, rientrando nello sfarzoso atrio che precedeva il patio, tuttavia qualcosa era cambiato da quando lo aveva lasciato qualche minuto prima per concedersi la sua passeggiatina.

Su uno dei canapè rosa stava seduta una donna in carne e dall'aspetto particolarmente stravagante.

I suoi capelli ricci erano metà rossi e metà biondi, portava un paio di occhialini allungati e un vestito blu con dei fiorellini dorati assolutamente eccentrico. Sembrava non averla notata, ma quando i suoi tacchetti calpestarono il raffinato parquet del pavimento la singolare signora sorrise.

"Siamo mattiniere oggi, eh? Non ti si vede molto spesso da queste parti, Eris-sama! Immagino che un tuffo in piscina non ti dispiacerà affatto!"

La giovane ragazza stava già per ribattere con la piena intenzione di declinare l'invito, quando intervenne una seconda donna, da lei già incontrata il giorno prima.

"Jora, non metterla in imbarazzo...non credo sia uscita per farsi una nuotata!"

Violet era arrivata in quel momento, indossando il suo particolare vestito a pois lilla. Con espressione preoccupata si rivolse poi alla ragazza "Eris-sama, cosa ci fa già fuori dalle sue stanze?"

Sulle prime Eris pensò di ribattere in maniera sbrigativa, congedandosi rapidamente per tornare al sicuro nei suoi appartamenti, ma decise di optare per un'altra soluzione.

"Buongiorno Violet-san! Jora-san!A dire il vero...mi sono svegliata presto con una gran voglia di leggere un libro, così mi sono messa a cercare la biblioteca, ma nessuno mi è stato d'aiuto nel trovarla, potresti indicarmi dove si trova?"

Il modo in cui si era rivolta alla donna era certamente molto più gentile e rispettoso se confrontato alle maniere brusche del giorno prima; Eris aveva infatti deciso di adottare una politica diversa nei confronti degli ufficiali. Sapeva che probabilmente non sarebbe mai riuscita ad accattivarsi le loro simpatie, tuttavia poteva fare in modo che fossero meno sospettosi nei suoi confronti, almeno per quanto riguardava quelli di rango minore.

Questa nuova politica parve piacere alle due donne, specialmente alla giovane Violet, che le rispose sorridendo.

"Mi spiace molto, ma qui nel castello non abbiamo nessuna biblioteca! Ce n'è una molto grande nel centro cittadino però, contiene tutta la storia e il patrimonio culturale di Dressrosa!"

" Risposte! Finalmente! Se non fosse stato per lei avrei girato a vuoto per tutto il giorno!"

I suoi pensieri vennero interrotti dalla risata di Jora "Vorresti andare in biblioteca? Sono luoghi pieni di polvere e mooooolto poco moderni!".

Eris avrebbe preferito non rispondere, eppure fu proprio quella frase impertinente a farle avere una buona intuizione.

"Sarà meglio che tu venga con me, Jora-san! Sono certa che saprai finalmente dare un tocco di classe ad una vecchia biblioteca!" la donna rimase un tantino perplessa a causa di quell'inaspettata affermazione.

"A dire il vero..." "Il Signorino ha ordinato che parta con me almeno un ufficiale, direi che non potresti che farci una bella figura...inoltre anche Violet verrà con noi, sempre che non abbia da fare!"

Le due donne rimasero entrambe basite dalla convinzione e dal comportamento alquanto inusuale della ragazza, ma non ebbero il coraggio di ribattere.

 

"Eris-sama, preferisce che venga con lei?" chiese Violet, mentre Jora si preparava ad appollaiarsi sul divanetto.

"Non cerco nulla in particolare, quindi credo proprio che me la caverò da sola!" rispose, inoltrandosi attraverso i corridoi zeppi di scaffali.

Con un sospiro, la giovane donna si sedette vicino all'eccentrica Jora, la quale la osservò divertita. Aspettò che Eris si fosse allontanata prima di chiedere con curiosità a Violet "Allora, che cosa le è passato per la testa per venire fino a qui?".

La ragazza dai grandi occhi nocciola si strinse nelle spalle "E' semplicemente annoiata di starsene a palazzo, a quanto pare ha la passione per la lettura e così ha deciso di cercare una biblioteca..."

Violet assunse un'espressione seria "Ho tentato di scrutare nella sua mente alla ricerca di qualche piano o congettura, ma sembra essersi arresa al suo destino...credo abbia deciso di passare i suoi giorni qui al meglio che può!" La donna la guardò con interesse "Mmm...questo spiegherebbe anche il suo comportamento di stamattina! A detta della servitù, da quando è qui non ha fatto altro che rinchiudersi nelle sue stanze e trattare tutti con sufficienza! Che razza di caratteraccio per una ragazzina! Ad ogni modo..."

La donna si alzò con qualche difficoltà dal divanetto, abbracciando con lo sguardo l'ampio ambiente. La biblioteca di Dressrosa consisteva in un alto edificio circolare, con antichi scaffali disposti su più piani lungo tutte le pareti del muro. L'ambiente era aperto, non c'erano veri e propri piani, ma piuttosto lunghi corridoi che percorrevano le mura circolari, accessibili mediante un sistema di scale a chiocciola. Al primo livello, corrispondente all'entrata della biblioteca, dove si trovavano gli ufficiali, erano stati disposti tavoli e divanetti per poter usufruire in loco dei libri.

L'unico punto di luce naturale era il grande soffitto a cupola realizzato in vetro, che conferiva a quel luogo un aspetto maestoso.

"...io mi dirigo in pinacoteca, non ne posso già più di stare in questo posto polveroso! Basta un ufficiale a badare alla ragazzina, no?"

Senza che Violet potesse replicare, la donna era già in direzione dell'uscita, da dove fece un cenno con la mano per salutarla prima di sparire tra le strade della città.

Rimasta sola, si appoggiò al divanetto, guardando in alto, verso il soffitto trasparente e luminoso.

Non esiste un libro che un vero topo di biblioteca non possa riuscire a trovare, il problema, nel caso di Eris, era che non c'era alcun libro in particolare da cercare. A tutto questo si aggiungeva il non dover dare troppo nell'occhio e non destare l'attenzione dei due ufficiali.

La ragazza si era nel frattempo portata al secondo livello della struttura. Dal parapetto in legno, guardando in basso, in direzione del divanetto dove aveva lasciato le due donne, notò che Jora sembrava aver lasciato Violet da sola.

"Ottimo, uno in meno a cui pensare!"

Ritornò sui suoi passi, provando per prima cosa ad orientarsi fra le sezioni della biblioteca, cercandone una che fosse dedicata alla geografia del luogo.

Mentre scorreva con le dita i dorsi ruvidi di quei vecchi libri, come a cercare di carpirne il contenuto solo con toccandoli, si imbatté in un titolo alquanto singolare.

" 'Genealogie di Dressrosa'? Beh...in effetti non avevo mai pensato di scavare nel passato della famiglia reale, né tantomeno in quello di Doflamingo. Do per scontato che si trovi qui per una questione ereditaria, non credo che qualcuno si prenderebbe mai la briga di eleggere un uomo simile. In realtà, anche se parla dei suoi sottoposti come di una famiglia, non l'ho mai sentito chiamare madre,padre o fratello qualcuno di loro. Forse la sua vera famiglia è da qualche altra parte...beh, non ci sarebbe nulla di cui stupirsi. O forse è stato davvero eletto; magari è diventato così disgustoso col tempo, chi lo sa!Ad ogni modo, sarà meglio dargli un'occhiata, potrei scoprire qualcosa di interessante!" Prese il libro sottobraccio, continuando nel frattempo a cercare fra i titoli, quando le si avvicinò un uomo anziano, uno dei bibliotecari.

"Posso esserle d'aiuto, signorina?" chiese con un sorriso "Oh, si...grazie! Stavo cercando un libro sulla geografia dell'isola, qualcosa sull'architettura e, magari, anche delle mappe!" Rivolse la richiesta in tono tanto speranzoso che quando l'uomo annuì non poté trattenere uno sgargiante sorriso "Certo certo! Capisco! Una studiosa? E' nuova del posto, vero? Salga fino al quarto livello, i numeri dal 2500 al 3200 sono quelli dedicati alla geografia, se cerca le mappe più precisamente, può consultare dal numero 2700 al 2850 circa! Spero di esserle stato d'aiuto signorina!". A quella notizia Eris non poté far altro che rispondere con un ennesimo, grande sorriso. La giornata stava finalmente assumendo un suo significato.

Salì. La gente in quella sezione non era molta, quindi ebbe modo di consultare agevolmente tutti i titoli e scegliere i tomi che più desiderava. Quando ne ebbe circa cinque o sei fra le braccia, decise di appostarsi su un divanetto che dava le spalle alla balaustra che percorreva tutto il livello.

"Non è il caso di tornare al piano terra per consultarli, Violet sicuramente vorrà sapere che cosa sto leggendo!"

Si sedette appoggiando alla sua destra i volumi, si rilassò sul divanetto e cominciò a sfogliare le vecchie pagine.

L'isola in sé non destò molto interesse nei suoi confronti, pochi villaggi, un'architettura stravagante e un'economia non molto sviluppata. Non era il genere di isola che sembrava spiccare per importanza in mezzo alle altre; a quanto dicevano i libri, pareva essere una nazione alquanto modesta.

"Eppure mi è sembrato un luogo molto ricco...durante il viaggio in carrozza ho creduto che tutto fosse così idilliaco...mmm...questi volumi risalgono a circa trent'anni fa, strano che le cose siano cambiate in così poco tempo!"

Decise, immersa nei dubbi, di dare un'occhiatina alle mappe.

"Eccolo qui! Il vecchio palazzo reale! Queste sono assolutamente indispensabili!"

Si accertò di non essere osservata e nascose velocemente le carte nel bustino dell'abito. Quando ebbe finito, si accasciò sul divanetto a peso morto.

"E anche questa è fatta! Ma...un momento!" la ragazza si rialzò in un istante, rimettendosi seduta "Ho dimenticato le genealogie! Posso pure raggirare il nemico, ma avrò certamente più speranze di successo se ne conosco la storia!"

Alla fine della pila di libri era rimasto proprio quel volumetto dalla copertina di pelle verde. Lo prese fra le mani e iniziò a sfogliarlo con tranquillità.

"Una vera e propria lettura di piacere rispetto a tutti quei libri sulla geografia! Sembra un testo molto scorrevole! E' stata una delle Venti isole che ha contribuito alla formazione del Governo Mondiale! Non l'avrei mai detto...prima dinastia...Donquixote...lo immaginavo...non poteva davvero essere stato eletto!" il suo sorrisetto venne soffocato da un'espressione atterrita.

Rilesse nuovamente il paragrafo, strabuzzando gli occhi.

" 'Ottocento anni fa, il re dell'isola si riunì assieme ad altri diciannove, creando la grandiosa istituzione che oggi conosciamo col nome di Governo Mondiale. Il re di Dressrosa apparteneva alla prima dinastia dei Donquixote. In seguito a questo avvenimento, la dinastia di re subì un'interruzione a causa del trasferimento della casata reale a'...a...MARIJOA! Non è possibile, ma, se fosse vero, allora Doflamingo dovrebbe essere un..un Drago Celeste!"

Un brivido le percorse la spina dorsale, i suoi occhi sbarrati fissarono il vuoto, aveva il cuore in gola.

"Non è possibile...devo tranquillizzarmi! Se lui fosse veramente un Drago Celeste allora non dovrebbe essere qui ma nella Terra Sacra!" si mise una mano sul petto, tenendo con l'altra il segno della pagina.

"Ci sarà sicuramente una spiegazione razionale a tutto questo!"

Cominciò velocemente a sfogliare le pagine: la dinastia della casata Riku, che era succeduta ai Donquixote, continuava il suo corso per tutti gli ottocento anni successivi.

Lo storico che aveva scritto l'opera circa 20 anni prima aveva terminato la genealogia con il sovrano regnante al suo tempo, un certo Riku Doldo III.

"Non c'è stato nessun ritorno della famiglia Donquixote sull'isola...o almeno, nessuno fino a 20 anni fa! Dubito che lui sia sceso fin qui da...lassù...per riprendersi quest'isola! Un regno simile sarebbe assolutamente insignificante rispetto a...non riesco nemmeno a pensarci! Devo risolvere questo mistero, in un modo o nell'altro, ma qualcosa mi dice che non lo scoprirò stando sui libri! Devo chiedere per forza a qualcuno, ma a chi?"

Ripose in fretta i libri al loro posto sugli scaffali.

Trasalì.

Qualcuno le aveva posato una mano sulla spalla.

Si voltò di scatto.

"Oh, sei tu Violet!" "Le chiedo scusa, sono venuta a cercarla, ormai sono ore che si trova qui, dobbiamo fare ritorno a palazzo!"

Eris, sollevata, annuì. Violet non parlò, aveva un'espressione piuttosto preoccupata, ciò la rese particolarmente ansiosa; temeva fosse successo qualcosa o che qualcosa di brutto stesse per accadere. Fortunatamente così non parve; per tutto il tragitto le cose filarono come da copione e in poco tempo la ragazza si ritrovò di nuovo chiusa nella sua stanza da letto.

Si accertò che i battenti fossero serrati a doppia mandata, poi si diresse verso la porta che stava accanto al suo baldacchino, la quale portava direttamente nella stanza dove si trovavano l'armadio e la specchiera da toletta. Sfilò le mappe dal bustino, aprì uno dei cassetti del mobiletto e vi nascose le carte con cura.

"In questa stanza nessuno può accedere senza che io lo noti!"

Uscì soddisfatta, chiudendosi la piccola porta alle spalle; riaprì anche le porte della sua camera, rimettendo piede nel boudoir.

"Desidererei farmi un bagno! E' stata una giornata piuttosto movimentata oggi e direi di averne particolarmente bisogno!"

La stanza da bagno si trovava esattamente in fondo al boudoir e consisteva in una grande vasca esagonale di marmo bianco con ampie colonne, una per ogni vertice, che dal terreno arrivavano fino all'alto soffitto.

Sui muri erano stati disposti specchi dalle cornici dorate con motivi ad arabeschi,  c'era poi una grossa sedia-conchiglia in marmo scuro che fungeva da supporto per appoggiare gli asciugamani e i sali da bagno.

Non appena le inservienti ebbero terminato di riempire la vasca e di portare la biancheria pulita all'interno, tutti, fuorché Eris, uscirono dalla stanza, chiudendo la porta a chiave.

Si spogliò e si gettò subito nella grande vasca, allettata dal calore e dall'essenza profumata che era stata messa nell'acqua.

Si immerse completamente, per poi riemergere e appoggiarsi con entrambi gli avambracci sulla vasca di marmo.

Fece dei respiri profondi.

Non le andava di ripensare a quello che aveva scoperto, non in un momento tanto rilassante.

La vasca era posizionata in modo da poter godere della vista dell'isola grazie ad un'enorme finestra termale, che occupava circa metà della parete.

Chiuse gli occhi, lasciando che il profumo e il vapore la avvolgessero in calde effusioni.

D'un tratto, percepì un elemento estraneo all'ambiente: qualcosa si muoveva molto, molto rapidamente nella stanza.

Riaprì gli occhi di scatto e iniziò a guardarsi attorno. Si alzò in piedi nella vasca, sporgendo di mezzo busto fuori dall'acqua. Il luogo era deserto, lì dentro c'era soltanto lei; gli specchi riflettevano il suo volto preoccupato e il suo corpo teso, dal quale grondava l'acqua che le era rimasta addosso dopo il movimento repentino. Eppure...

"C'e qualcuno qui dentro, lo sento, lo so! Devo usare l'ambizione, anche se vuol dire consumare gran parte dell'energia che ho".

La ragazza cercò di calmarsi e di concentrarsi su sé stessa. Si voltò verso l'interno della stanza dopo essersi nuovamente immersa nell'acqua, tenendo appoggiate le mani al bordo della vasca.

Chiuse gli occhi.

Ora riusciva a percepire gli spazi attorno a lei, gli oggetti, i corpi, le energie, i movimenti, i pensieri.

"Ti sento. Sei solo. Sei qui. Ma non sei abbastanza forte per sfuggirmi!"

All'improvviso la ragazza scattò fuori dalla vasca con un balzo felino, facendo leva sulle sue braccia. L'acqua si era sparsa sul pavimento bianco, mentre quella rimasta nella vasca si muoveva freneticamente creando piccole onde.

Aveva afferrato qualcosa a mezz'aria!

Strinse la mano più che poteva per non farsela sfuggire, nonostante fosse piuttosto scivolosa a causa dell'acqua, così come tutto il resto del suo corpo.

"Ahi! Ti prego, mettimi giù!"

Qualcosa aveva parlato; e ciò non fece altro che aumentare il suo sconcerto.

 Cercò di capire che cosa avesse effettivamente catturato, allentando leggermente la presa e avvicinando la preda al suo viso.

"Che cosa dovresti essere tu?"

Chiese circospetta; da una delle estremità del pugno chiuso fuoriusciva quella che sembrava la coda di un ghiro o di uno scoiattolo.

"Sono un nano! Ed ora lasciami subito andare!"

Eris rise: dall'altra estremità era sbucata una piccola testa, munita di un buffo cappello verde, un paio di occhialini e un cravattino rosso, era proprio un piccolo nano!

"Che strano esserino che sei! Hai una grande forza nonostante tu sia così piccolo!"

Anche se non sembrava, Eris stava facendo molta fatica per trattenere il nano che tentava di liberarsi, questo pareva avere la forza di un normale essere umano.

"Ti lascerò andare, ma prima dimmi che cosa stavi facendo! Non mi sembra che intrufolarsi qui dentro di nascosto sia una buona idea. Specialmente non avendo la sicurezza di uscirne vivo!"

Il piccolo essere smise di agitarsi.

"Mi dispiace, non avevo altra scelta purtroppo. Quelli come noi devono agire senza essere visti! Ad ogni modo non sono venuto per farti del male, anzi, sono qui per avvisarti, Eris-sama!"

La ragazza rimase perplessa da quella risposta, ma decise, anche se nel dubbio, di lasciar andare il piccolo nano.

"Possibile che sia tutta opera di Doflamingo?"

Non appena aprì la mano, l'indiscreto visitatore balzò a terra, risistemandosi il cappello in testa.

"Che cosa intendevi dire? Perché dovresti avvertirmi? Riguardo a cosa? Come fai a sapere che sono qui e chi sono?" chiese la ragazza, coprendosi con uno degli accappatoi lasciati sulla grande sedia-conchiglia.

Non appena si fu inginocchiata a terra per poter parlare meglio con il suo interlocutore, il nano fece un piccolo inchino e si presentò.

"Mi chiamo Leo e faccio parte della tribù Tontatta! Seguiamo gli spostamenti e le azioni della Donquixote Family da tempo! Ci dispiace, sappiamo perché Doflamingo ti ha portata qui, ma non posso spiegarti tutto! Ora non c'è tempo da perdere! Un nostro infiltrato nella Sala dei troni ci ha detto che il Re ha preso una decisione di cui devi essere messa al corrente!"

Il piccolo nano sembrava essere molto serio e preoccupato, e così era anche Eris.

"Un momento, ma che cosa c'entrate voi con Doflamingo?"

"E' una lunghissima storia, purtroppo ora non ho tempo per parlarne, qui rischiamo di essere scoperti! Spero che nessuno ti abbia sentita da lì fuori! Devo essere il più veloce e conciso possibile! Stanotte esci sul tuo terrazzo, ci incontreremo lì e ti spiegherò tutto ciò che vorrai, ma per ora fidati di me, è urgente!"

Il tono di voce tremolante e la sua gestualità tradivano la sua grande impazienza.

"Un momento, come faccio a sapere che non sei un emissario della Family e che non vuoi tendermi una trappola?"

La domanda colse il Tontatta totalmente impreparato "Ti assicuro che Doflamingo è un nostro nemico comune!" si risolse dopo qualche minuto, parlando con estrema schiettezza ma anche con un po' di imbarazzo.

Quella reazione suscitò tenerezza nella ragazza, la quale, parlando a bassa voce, si convinse a fidarsi di quel nuovo, curioso personaggio.

"Va bene va bene, ora calmati! Dimmi, che cos'è che ha in mente il Re? Cosa sta per succedere di tanto grave da venirmi a cercare così all'improvviso?"

L'espressione del nano si fece seria e greve.

"Eris-sama, Doflamingo stasera tenterà di avvelenarti!"

 

Angolo dell'autrice:

Ciao a tutti! Chiedo scusa per essere stata troppo descrittiva in questo capitolo, ma avevo l'assoluta necessità di farvi capire come si strutturi almeno per sommi capi il palazzo, dato che molte delle scene si svolgono al suo interno e senza una descrizione ci sarebbe qualche difficoltà nel comprendere gli spostamenti dei personaggi! Anticipo già che nel prossimo capitolo finalmente si scoprirà in cosa consiste il Sacro Accordo! Grazie a tutti coloro che leggeranno, spero che questo testo vi soddisfi o almeno desti la vostra curiosità!

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Capitolo 4
*** Regina di cuori ***


Capitolo III

 

Regina di Cuori

 

"Che COSA?"

La ragazza rimase visibilmente sbalordita da quell'affermazione, nonché estremamente perplessa.

"E' chiaro che voi Tonto...Tonti...Ton..quello che è! Non siete a conoscenza dei fatti, altrimenti sapresti che una cosa simile non è possibile, Doflamingo non può uccidermi. O meglio, potrebbe, ma non sarebbe una scelta molto saggia da parte sua. Ad ogni modo, se volesse davvero farmi fuori, lo farebbe sicuramente in un modo molto più divertente. Penso che la soddisfazione di vedermi agonizzante a causa sua sia uno dei suoi desideri più grandi in questo periodo!"

Il nano non fece altro che guardarla con un cipiglio ancora più severo.

"Eris-sama, non capisci...lui non vuole ucciderti! Lui vuole..."

Un brusio frenetico proveniente dall'esterno interruppe bruscamente il suo discorso.

"Eris-sama! Eris-sama! Risponda! E' successo qualcosa? Abbiamo sentito dei rumori sospetti!"

"Ehm...no! E' tutto apposto!" rispose Eris tempestivamente e a gran voce.

"Ne è sicura? Possiamo entrare?"

"Si! Cioè...no! Sto bene, sto bene!"

Sentì le donne allontanarsi dalla porta e si tranquillizzò, ma quando si rivolse di nuovo verso il nano, questo era sparito.

"Ehi! Dove ti sei cacciato?"

Chiese sottovoce; non poteva sprecare altra energia per usare l'ambizione e trovarlo, credeva che fosse meglio servirsene per prevedere le mosse di chi stava fuori dalla porta, nel caso avessero deciso comunque di entrare.

Una flebile voce le rispose da dietro le spalle.

"Eris, sono quiiii!"

Da uno degli asciugamani sopra la sedia a conchiglia era spuntato il cappello verde del piccolo Leo.

La ragazza si alzò e si avvicinò al Tontatta.

"Allora, mi vuoi dire che cosa sta succendo?"

"Non possiamo parlarne qui! Appena uscirai dalla stanza chiuditi in camera tua, non mangiare e non bere assolutamente nulla e aspetta! Io busserò al tuo balcone, devi avere pazienza e, soprattutto, tieniti lontana da Doflamingo! Ti prometto che avrai tutte le risposte che vorrai, stasera!"

Ad Eris non rimase altro che annuire.

"Sempre più misteri! E' da quando sono qui che non faccio che essere sommersa dai dubbi!"

Cosa avrebbe fatto?

Doveva dare ascolto alle parole del nano o comportarsi come se nulla fosse?

 

---

 

Da qualche parte, sulla rotta per Dressrosa...

 

Il sole splendeva nel cielo, facendo brillare la superficie dell'oceano blu che si estendeva a perdita d'occhio.

L'odore dell'aria salmastra era trasportato da un vento leggero ma sufficiente a gonfiare la grande vela con il teschio dal cappello di paglia.

I flutti marini lambivano la chiglia della nave che in quel momento, come un aratro, solcava lo specchio d'acqua, infrangendolo e lasciando dietro di sé una scia di schiuma bianca.

Il fruscio prodotto da quel movimento cadenzava il ritmo tranquillo della vita sulla nave, i cui occupanti sembravano essere molto più sereni avendo ormai levato l'ancora da Punk Hazard.

Seduta al suo tavolo da cartografa, Nami osservava con attenzione la mappa che aveva appena finito di disegnare.

"Mmmm...forse questa linea un pochino più a sinistra!"

Pensò, guardando controluce il foglio su cui aveva raffigurato l'isola che la sua ciurma aveva appena lasciato.

La ragazza non era l'unica a trovarsi negli ambienti interni della nave nonostante la bella giornata.

Usopp e Franky stavano infatti lavorando nel laboratorio di quest'ultimo per riparare la Mini-Merry e il sommergibile-squalo che erano stati danneggiati nei giorni precedenti.

"Avremmo sicuramente lavorato meglio a terra!" affermò Franky, andando a recuperare una chiave inglese sul suo tavolo da lavoro.

"Cosa vuoi farci! Luffy e Trafalgar hanno insistito per partire subito! Non è colpa tua, anzi, hai fatto del tuo meglio per riparare la nave! Ma ora concentriamoci!" rispose il compagno, assestandosi gli occhialini sul naso.

Più in alto, in cima all'albero maestro, nella coffa coperta, gli spadaccini presenti sulla nave erano intenti a prendersi cura delle proprie spade in religioso silenzio.

Solo Trafalgar Law aveva deciso di non partecipare a quel rito.

Il ragazzo infatti se ne stava in silenzio sul ponte, a gambe incrociate, in meditazione.

Di fianco a lui Ceasar Clown, immobilizzato dalle catene di agalmatolite, schiacciava un pisolino all'ombra di uno degli alberi della nave.

Momo e Chopper, che fino a quel momento avevano giocato a rincorrersi sul ponte, dopo aver superato Robin che leggeva tranquilla un libro sulla sua sdraio, si diressero in cucina per fare merenda con Sanji.

Sulla polena a forma di testa di leone, Luffy se ne stava sdraiato a fissare le nuvole nel cielo con le mani dietro alla testa.

Ad un certo punto qualcosa volò in alto sopra di lui, attirando la sua attenzione.

Era il gabbiano con il giornale!

Il suo braccio si allungò smisuratamente per afferrare il quotidiano direttamente dalle zampe dell'uccello marino che, spaventato, volò via nella direzione opposta con stupefacente velocità.

Il braccio di Cappello di paglia tornò di nuovo al suo posto; con un enorme sorriso il capitano lesse il titolo del giornale.

In prima pagina si parlava proprio della nuova alleanza pirata fra lui e il membro della Flotta dei Sette, stipulata su Punk Hazard.

"Ehi, Lawwwwww!" gridò, lanciandosi con un grande balzo sul ponte, proprio di fronte all'interessato, sbandierandogli davanti al volto il giornale.

Il ragazzo aprì gli occhi e prese il quotidiano dalle mani del compagno.

La prima pagina era proprio dedicata alla loro nuova alleanza; tirò un sospiro di sollievo nel constatare che non si parlava di nulla di quello che era effettivamente successo sull'isola.

"Hai visto, siamo finiti in prima pagina!! Ma...ehi! Perché stai facendo quella faccia?"

Trafalgar Law aveva iniziato a scorrere le pagine e la sua espressione era completamente cambiata.

Lanciò il quotidiano a terra, svegliando il povero Ceasar che gli lanciò un'occhiata torva, poi se ne andò sottocoperta, lasciando perplesso il giovane capitano. Nico Robin raccolse il giornale da terra e lo sfogliò.

"Ehi Robin! Sai che cos'ha Law? Ha deciso di ignorarmi e andarsene!"

"Credo sia per questo articolo..."

Rispose l'archeologa, sventolando davanti alla faccia del capitano il foglio con una foto che ritraeva Eris a Dressrosa, intenta a mettersi sul capo un grande cappello con dei fiori di girasole.

Il ragazzo strabuzzò gli occhi.

"A quanto pare qualcuno vuole che si sappia che Eris si trova a Dressrosa! L'articolo non è molto lungo, dice solo che è ospite presso la corte e che sembra trovarsi bene lì!"

"Che cosa??? Ma non è vero!!! Lei è lì contro la sua volontà, non può essere di certo felice! Questa è una stupidaggine! Non vedo l'ora di arrivare a Dressrosa!"

Rispose Luffy sbuffando, andando poi a raggiungere il suo alleato sottocoperta.

"Ragazzi! Che cosa sta succedendo?" chiese Nami, seguita a ruota dal fedele Sanji.

"E' per il giornale di oggi! Ci sono delle notizie su Eris!"

"Davvero? Fammi dare un'occhiatina...mmm...pare proprio che Doflamingo la voglia esporre come un trofeo! Tutta propaganda!"

Disse indignata, gettando in aria la pagina di giornale, che andò direttamente a sbattere contro il volto di Sanji.

"Eris-chan...nonostante tutto la prigionia non ti ha privata del tuo immenso fascino! Come si può essere tanto meschini da nuocere ad un tale, raffinato angelo!Doflamingo la pagherà!"

Gli occhi del cuoco si fecero di fuoco.

"Ah! Sei il solito! Ad ogni modo, non mi interessa cosa pensano gli altri! Io voglio andare a salvarla, costi quel che costi! Ci ha tirato fuori dai guai e ho intenzione di ricambiare il favore!"

Lo sguardo di Nico Robin si perse verso l'orizzonte.

"Lo vogliamo tutti..ma credo che lei stessa non lo accetterebbe..."

"Io proprio non capisco!"

Nami sbuffò e si sedette sull'erba morbida, con aria rammaricata e gli occhi bassi.

Qualche secondo dopo Momonosuke, uscito dalla cucina, si riversò fra le sue braccia come era solito fare.

"Perché sei così preoccupata? E' per Eris vero? Sono tutti preoccupati per lei...ma noi la salveremo!"

La ragazza dai capelli arancio sorrise mestamente, accarezzando la testa del bambino.

"A quanto pare sarà molto difficile, piccolo Momo...sembra che si sia cacciata in un bel guaio..."

Il bambino la guardò incuriosito "Ho sentito parlare di una specie di accordo che non si può rompere...ma che cosa vuol dire? I pirati non possono fare tutto quello che vogliono?"

Lo sguardo della ragazza si fece triste e sospirò; fu Robin a prendere la parola.

"Anche i pirati hanno un codice d'onore! Doflamingo non è uno sprovveduto e ha fatto ricorso ad una tradizione antichissima, sapendo che Eris non avrebbe mai potuto né rifiutarsi né venir meno alla parola data. Il Sacro Accordo è una pratica che affonda le sue radici in tempi remoti; inizialmente si trattava di una prerogativa dei capi delle tribù per garantire un equilibro fra i poteri in un territorio, nel tempo divenne anche una prassi dei pirati, anche se al giorno d'oggi è conosciuta solo per sentito dire. Consiste in un accordo a tempo determinato fra due parti, ognuna delle quali vuole ottenere un vantaggio dall'altra. Se un capitano avesse la necessità di servirsi delle abilità o di qualcosa in possesso di un altro capitano potrebbe chiedergli uno scambio...sempre che abbia qualcosa di altrettanto allettante da interessare l'altro, come un tesoro, un'isola, un'arma o un altro favore. Ovviamente c'è il rischio che uno dei due non rispetti le regole e tradisca l'altro, per questo motivo entrambi devono dare un pegno come garanzia per tutta la durata dell'accordo. Inoltre deve essere stipulato in presenza di almeno due testimoni che ne garantiscano la validità."

"Un pegno? In che senso?"

"E' qualcosa a cui la persona tiene molto e che lascia nelle mani dell'altro pirata. Può essere un oggetto, ma anche una persona. La ciurma stessa può essere una garanzia per gli accordi di breve durata. In questo caso Doflamingo ha lasciato Caesar come pegno. Se uno dei due viene meno all'accordo, la sua fama di capitano si macchia irrimediabilmente poiché, oltre a dare dimostrazione di non rispettare la parola data, è disposto a mettere in pericolo ciò che gli appartiene. La ciurma potrebbe essere data come pegno in futuro, quindi è difficile che gli uomini si fidino di un capitano che li lascerebbe nelle mani del nemico. E' detto Sacro Accordo perché si pensa che queste pratiche siano favorite dal dio del mare e che esso ne sia il garante! Al giorno d'oggi non è più molto utilizzato, ma proprio perché  molto antico ha carattere solenne e viene rispettato."

"Un momento...ma Eris non è un capo tribù, né il capitano di una ciurma..."

"Dato che viaggia da sola, è considerata come capitano di sé stessa..."

"Ma allora, dato che non vuole una ciurma, può fare benissimo a meno di rispettare i patti!"

Robin sorrise "Bhe...dovrebbe rinunciare per sempre ad essere un capitano e non credo le dispiacerebbe troppo. Tuttavia ciò che la spinge a rispettare l'accordo non è una questione che riguarda lei, ma suo padre. Non vuole macchiarne l'onore facendo una cosa così rischiosa come infrangere il patto!"

Per un attimo lo sguardo di Momonosuke si rabbuiò, ma ritornò subito a sorridere.

"Ma noi troveremo un modo per salvarla! Ci deve essere sicuramente, vero Nami?"

La giovane donna era rimasta pensierosa e in silenzio per tutta la durata del discorso.

"Robin, hai detto che si tratta di un patto a tempo determinato, cosa volevi dire?"

"Ogni Sacro Accordo ha una durata stabilita, altrimenti le due parti non potrebbero riavere indietro i loro pegni. Se questa non viene specificata, in genere se si tratta di favori, quando entrambi portano a termine ciò che hanno promesso l'accordo è ufficialmente sciolto..."

Nami si alzò da terra con gli occhi sfavillanti e un grande sorriso, rivolgendosi verso la compagna.

"Quindi...se Doflamingo non ha stabilito nessun limite temporale, ciò vuol dire che..."

Anche il volto di Robin si illuminò in un istante.

Momonosuke intervenne  guardando la donna dai capelli corvini "Che cosa vuol dire?"

"...Doflamingo ha già fatto la sua parte, non appena Eris avrà portato a termine ciò che lui le ha chiesto..."

"...sarà svincolata dall'accordo!"

 

----

 

"Grazie mille, ne avevo proprio bisogno!"

Disse Eris addentando una mela presa dal cestino che il Tontatta le aveva portato.

"Non c'è di che! Ero certo che avresti avuto fame!"

Rispose il Tontatta sorridente.

Era notte inoltrata, ma il tempo non era percepibile dalla stanza chiusa in cui si trovavano.

"Incredibile vero? Ho fatto bene a recuperare quelle mappe stamattina, altrimenti non avrei mai scoperto il passaggio segreto che porta a queste celle sotterranee. Credo siano vecchi luoghi di stoccaggio di armi da fuoco! Dovendo stare chiusa in camera mia per tutto quel tempo ho deciso di dare un'occhiata a quelle scartoffie e quando ho scoperto che nella stanza attigua ci doveva essere un passaggio nel muro ho scardinato un'asse del fondo dell'armadio per trovarlo!"

"E' stata proprio una buona intuizione! Ora che siamo al sicuro possiamo parlare! Mi dispiace di essere stato troppo sbrigativo prima, ma se fossi stato scoperto il piano sarebbe andato in fumo!"

"Non preoccuparti Leo! Ma ora ti chiedo per favore di rispondere alle mie domande; per prima cosa vorrei sapere che cosa sta succedendo su quest'isola! Chi siete voi Tontatta, come mai volete aiutarmi?"

"Siamo  una tribù che vive sull'isola di Green Bit, annessa a Dressrosa grazie ad un ponte. Doflamingo ha rapito parte dei nostri compagni, fra cui la nostra principessa, Manshelly, e noi abbiamo intenzione di riprenderceli! Stiamo organizzando una sommossa contro di lui e siamo già a buon punto! Quando abbiamo saputo che ti aveva portata qui sull'isola abbiamo iniziato a monitorare la situazione: all'inizio pensavamo fossi una sua alleata, poi abbiamo scoperto che sei stata costretta a suggellare un Sacro Accordo e che non sei qui di tua spontanea volontà. Per questo motivo abbiamo pensato che avresti accettato di esserci d'aiuto nella missione che stiamo organizzando per sconfiggerlo! "

"Quindi alcuni di voi sono qui ogni giorno in incognito?" chiese interessata, prendendo una pesca dal cestino.

"Non solo qui, anche in città! Seguiamo i movimenti della Family per accertarci che il nostro piano possa avere successo! Siamo abbastanza piccoli e veloci da non essere visti, per questo gli abitanti dell'isola ci chiamano 'fate'!"

"Oh beh, siete davvero molto efficienti, tuttavia ci sono ancora cose che non mi sono chiare...oggi in biblioteca ho letto un libro che parlava dei regnanti di Dressrosa, ma la famiglia di Doflamingo non compare nell'elenco dei sovrani degli ultimi anni! Questo vuol dire che è stato eletto re?"

"Esattamente, Eris-sama. Anche se sembra impossibile è proprio come dici!" rispose il piccolo Tontatta rammaricato.

"Ma perché? Come diavolo ha fatto?"

"Doflamingo è ricorso ad un inganno, come sempre...con il suo potere ha manovrato l'ex re del paese affinché lo devastasse. Agli occhi di tutti  era sembrato che re Riku, il precedente sovrano, fosse impazzito, così quando Doflamingo è arrivato e ha finto di fermarlo il popolo lo ha incoronato re"

"La solita canaglia. Sapevo che c'era qualcosa sotto!"

"I Tontatta, grazie alla famiglia di Riku, hanno vissuto serenamente per secoli. Dopo un lungo periodo di schiavitù sotto la famiglia dei Donquixote, la dinastia dei Riku ha imposto che noi nani potessimo prendere tutto ciò che ci serviva dall'isola come risarcimento per le nostre fatiche. Così è stato fino all'arrivo di Doflamingo, il quale ha intenzione di farci di nuovo suoi schiavi! Noi non possiamo permetterglielo!"

"Si, capisco! Vi assicuro che essere prigionieri di quell'uomo è tutt'altro che una passeggiata...vorrei tanto potervi aiutare, ma..."

"Non preoccuparti! Sei una perfetta infiltrata a palazzo, puoi cercare delle informazioni utili qui dentro!"

"D'accordo! Ma devi ancora spiegarmi questa storia del veleno! Che cosa ha in mente Doflamingo?"

"Come ti ho già detto non ha intenzione di ucciderti! Vedi...noi Tontatta sappiamo far crescere ogni tipo di pianta ed è proprio per questo  motivo che Doflamingo ha rapito parte della nostra tribù. Li tiene nella fabbrica del SAD per far coltivare loro gli Smiles!"

"E' davvero un essere ignobile! Tuttavia non capisco cosa c'entri col veleno..."

"Devi sapere che qui a Dressrosa cresce una pianta rarissima dalle proprietà straordinarie. Dalle spore dei suoi fiori si estrae un potente filtro d'amore che può soggiogare anche il più forte fra gli uomini! E' anche per questo che Dressrosa viene chiamata l'isola dell'amore e della passione!"

"Quindi stai cercando di dirmi che Doflamingo vorrebbe farmi bere un filtro d'amore? Ma è impossibile! Piccolo Tontatta, devi sapere che sono stata costretta a fare un accordo con il Re di quest'isola...un accordo infrangibile"

"Lo so, ed è proprio per questo motivo che ha intenzione di farti bere quel veleno!"

"Leo...ascoltami, che senso può avere?  Se sai già come stanno le cose, saprai anche che ho promesso di diventare la regina di Dressrosa!"

"E' per questo che Doflamingo vuole avvelenarti! Tu gli servi e se starai dalla sua parte spontaneamente allora non avrà più bisogno di controllarti di continuo! L'effetto del filtro è illimitato se non assumi l'antidoto!"

Eris sgranò gli occhi, sputando il morso che aveva appena addentato.

"E' inaudito!! Arrivare a farmi bere un filtro d'amore! No! E' una cosa assolutamente disgustosa! Non voglio nemmeno pensarci! Certo sarebbe l'unico modo per potersi innamorare di un essere spregevole come lui! Leo, tu e la tua tribù mi avete salvata da un gravissimo pericolo e ve ne sono grata, ma non posso più restare qui ormai, Doflamingo vorrà portare a termine il suo intento a tutti i costi! Devo almeno cercare di prendere tempo! Non voglio assolutamente essere sua schiava per sempre, voglio pensare con la mia testa!Non può permettersi di decidere riguardo ai miei sentimenti! Non gli basta avermi imprigionata e costretta a diventare futura regina? Ha preso tempo per far sapere al mondo che ero qui e adesso mi vuole mostrare al suo guinzaglio!"

"Eris, capisco come ti senti ma trovare un modo per scappare sarà davvero difficile..."
"Non con queste!" rispose con un sorriso malizioso, sventolando le mappe che teneva fra le mani.

"A quanto pare esiste un passaggio che da qui porta direttamente alla base dell'altopiano del re, non servirà nemmeno prendere l'ascensore! E' perfetto! Fingerò di essere malata domani e di non avere fame, nel frattempo mi preparerò e sgattaiolerò via durante la notte..."

"...e noi ti aspetteremo alla fine del passaggio per condurti a Green Bit! Lì sarai al sicuro per un po' e potrai pianificare l'attacco a Doflamingo con noi!"

"E' un piano perfetto Leo!Guarda!" disse indicando un luogo sulla mappa "Questo sarà il punto di incontro di domani, mi troverò lì verso la mezzanotte e poi a Green Bit penseremo al da farsi!"

I due si scambiarono un'occhiata d'intesa. Finalmente Eris aveva trovato un alleato.

 

----

 

La mattina dopo venne svegliata dai raggi del sole. Si stiracchiò e si mise a sedere sul letto. Era particolarmente di buonumore; il pensiero che in poche ore se ne sarebbe andata da quel luogo le faceva brillare gli occhi. Nessuno aveva ancora bussato alla sua porta, anche questo era il segno che la giornata avrebbe avuto un buon proseguimento.

Non arrivava nella stanza nemmeno il chiacchiericcio fastidioso delle sue dame di compagnia.

"Beh, avrebbero dovuto approfittarne per parlare ad alta voce dato che non le sentirò mai più!"

Si vestì e si spazzolò i capelli con calma, lo specchio della toletta rifletteva finalmente un volto che ben conosceva: quello della sua felicità.

Il leggero abito verde che le arrivava fino alle caviglie aveva lo stesso colore dei suoi occhi luminosi.

"Perfetto!" disse sistemandosi le spalline "Sarà il caso di dire a tutti che non ho voglia di mangiare oggi! Non direi nemmeno una bugia, non ho proprio fame, sono tanto agitata ed entusiasta che mi si è chiuso lo stomaco!"

Quando aprì le porte ed entrò raggiante nel boudoir rimase di stucco.

La sala era completamente vuota, nessuno seduto sui divanetti o sul tappeto, nessuno che la ricopriva di domande o che la salutasse.

Al posto del consueto crocchio di donne trovò solo uno stuolo di grossi fiori rosa. Erano stati messi ovunque, su qualsiasi superficie della stanza, sui tavoli, sui comodini, in grossi vasi vicino ai muri e alle finestre. L'ambiente ne era letteralmente tappezzato.

Ci mise qualche secondo per realizzare quanto stava accadendo.

Non appena capì, sgranò gli occhi terrorizzata.

"No! Doflamingo...non puoi..."

Le sue forze vennero meno, la sua vista si appannò lentamente mentre si accasciava a terra, scivolando sul muro stuccato al quale aveva tentato inutilmente di sorreggersi.

"Aiutatemi..."

Supplicò con un filo di voce.

Poi il buio.

 

Angolo dell'autrice:
Ciao a tutti! Finalmente parte dell'Accordo è stato svelato! Spero che non siate rimasti delusi! Ma adesso viene il bello, cosa succederà ad Eris? Nel prossimo capitolo lo scoprirete! A presto!

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Capitolo 5
*** Un brusco risveglio ***


Capitolo IV

 

Un brusco risveglio

 

"Mmmmm...ma che bella dormita! Mi sento davvero fresca come una rosa!"

La ragazza non fece nemmeno in tempo a stiracchiare le braccia che si rese conto subito di non essere nella sua camera da letto a palazzo.

"Ehi! Ma dove sono finita?"

Esclamò guardandosi intorno. Era seduta su un manto erboso in un ambiente circolare, appoggiata a quello che pareva essere il tronco di un albero.

"Ma che diavolo...? Oh, che mal di testa..." tentò di rialzarsi, ma un giramento la costrinse a rimanere seduta dov'era. D'un tratto sentì una voce familiare provenire dalle sue gambe.

"Eris, finalmente hai ripreso i sensi! Temevamo che ti saresti risvegliata molto più tardi!"

Eris sorrise stupita "Leo!!! Che bello vederti! Ma che è successo, dove mi trovo?"

"Siamo nel quartier generale dell'armata di Re Riku! Sotto al campo dei fiori!".

Subito accorse uno stuolo di piccoli nani, che le si avvicinò per salutarla.

"Benvenuta Eris-sama!"
"Oh così voi sareste la tribù Tontatta! Non vedevo l'ora di conoscervi!" era intenta ad osservare quelle singolari e simpatiche creature quando altre voci a lei familiari attirarono la sua attenzione.

"Finalmente ti sei svegliata, vuol dire che si dorme meglio sull'erba che su un materasso da principessa!" la canzonò una voce nasale "Eris! Che sollievo!" "Eriiiiiis!Sei stata SUPEEEER veloce a riprenderti!".

"Usopp!!! Robin!!! Franky!!! Ragazzi, quanto sono felice di rivedervi!" disse alzandosi e andando ad abbracciare gli amici, facendo attenzione a dove metteva i piedi per non calpestare i piccoli nani.

Da quella prospettiva ebbe modo di notare nell'altra parte della sala una lavagna con mappe e fogli, un lungo ceppo usato come tavolo e anche un grazioso mulino.

"Che cosa ci fate qui? Vi avevo detto di non venire!" la sua espressione si fece più seria.

 "Credi davvero che saremmo venuti qui solo per salutarti e poi levare le tende? Non se ne parla! Sei una nostra amica e noi ti tireremo fuori dai guai!" I nani guardarono il cecchino con sguardo ammirato "Usoland! Sei un vero eroeeee!" esclamarono in coro.

"Non potevamo certo lasciarti qui!" disse Robin sorridendo "E poi sembri SUPEEER contenta di rivederci!" concluse Franky, che a quanto pareva i Tontatta avevano particolarmente preso in simpatia poiché se ne stavano appollaiati sulle sue spalle robotiche.

Eris sorrise mestamente.

"Non ti devi più preoccupare, adesso che sono arrivati gli eroi leggendari!!"

Il piccolo Leo sembrava entusiasta; la ragazza dai capelli rossi rimase perplessa.

"Ma certo! Noi! Gli eroi leggendari, discendenti diretti di Montblanc Noland aiuteremo quest'isola!"

Il breve discorso di Usopp suscitò un grande scalpore fra i Tontatta visibilmente ammirati, che lo acclamarono col singolare nome di 'Usoland'.

Eris capì e rise.

"Eris-sama, piacere di fare la tua conoscenza!Io sono il comandante dell'armata di Re Riku!" un personaggio alquanto singolare era venuto a presentarsi davanti a lei.

"Molto piacere, Comandante. Sei uno di quei giocattoli che vivono qui a Dressrosa?" chiese con curiosità, osservando lo strano soldatino giocattolo.

"Esattamente. Sono un alleato dei Tontatta e abbiamo intenzione di sconfiggere Doflamingo. E' ormai un anno che pianifichiamo la nostra sommossa e oggi è arrivato il momento di mettere in atto il nostro piano!"

"Cosa? Oggi? Leo mi aveva parlato di un piano e che volevate attaccare Doflamingo, ma non pensavo che sarebbe accaduto così pres...un momento..." dopo qualche secondo in cui la sua espressione ebbe il tempo di cambiare da stupefatta ad assorta, ricominciò il discorso tra gli sguardi preoccupati degli amici "...perdonatemi tutti ma non riesco a ricordare una cosa...stasera io e Leo dovevamo incontrarci alla base dell'altopiano del re per andare verso Green Bit...cosa ci faccio qui?"

Calò il silenzio e tutti rivolsero lo sguardo altrove.

"Che cosa è successo ragazzi? Perché fate quelle facce?"

Fu Robin a parlare per prima davanti alla ragazza che aveva cominciato ad agitarsi.

"Eris...Doflamingo...è riuscito ad avvelenarti purtroppo! I Tontatta ci hanno raccontato di ciò che ti è successo in questi giorni e del piano di Doflamingo..."

"Un momento, come è possibile...io non ho mangiato nulla...stamattina mi sono svegliata e..."

Poche, sfocate immagini attraversarono la sua mente.

Fiori, profumo, pavimento freddo.

"...o, no..."

Sussurrò ad occhi sbarrati.

"Mi dispiace Eris...non abbiamo potuto fare niente, se non aspettare il momento opportuno!" tentò di scusarsi Leo in tono triste e rammaricato.

"Non fa niente, non è colpa vostra..." rispose riprendendo fiato "sembra che siate riusciti a somministrarmi l'antidoto ed ora sto bene, senza contare che sono arrivata da voi molto prima del previsto! Adesso abbiamo più tempo per pensare al da farsi!"

La ragazza pareva aver riacquistato il suo normale colorito dopo essere impallidita, ma i Tontatta e i suoi amici non sembravano per nulla sollevati.

"Quando le nostre spie in città ci hanno detto che eri in compagnia di Doflamingo abbiamo subito pensato che ci fosse qualcosa che non andava e quando ti hanno vista alla festa la sera abbiamo capito che non ti saresti presentata, così..."

"Io? Fuori con Doflamingo? Una festa? Ieri notte?Non ditemi che..." di nuovo i battiti del suo cuore ritornarono a farsi veloci e la sua espressione a inorridire.

"Esatto. Siamo riusciti a portarti via solo a notte inoltrata. Ti abbiamo somministrato l'antidoto nel sonno e insieme al nostro Comandante sei stata trasportata attraverso i passaggi segreti che ci hai mostrato. Sulle mappe abbiamo trovato anche un collegamento nascosto per arrivare fin qui che ci è stato molto d'aiuto! Purtroppo l'effetto dell'antidoto porta alla perdita dei sensi e della memoria per un periodo imprecisato di tempo, per questo ti sembra sia passata qualche ora da quando hai inalato le spore dei fiori, ma in realtà è passato un giorno!"

Venne assalita dallo sconforto, Robin le mise una mano sulla spalla per rassicurarla.

"Vi prego...ditemi che non ho fatto nulla di cui in questo momento potrei pentirmi amara..."

Eris era stata presa alla sprovvista quando si era svegliata, tanto da non aver fatto caso a ciò che aveva addosso.

Fece attenzione a non urtare i Tontatta mentre si spostava e girava su sé stessa con sconcerto. Scrollò la testa un paio di volte per essere certa di quello che stava vedendo, tuttavia la realtà era inequivocabile.

"Un vestito da flamenco. Rosa. Credo di non sentirmi bene."

"Mi dispiace Eris, ma il vostro fidanzamento è stato ufficializzato. Ora sei principessa di Dressrosa, nonché la prossima a succedere al trono come regina" disse mestamente il soldatino.

Tutti avevano lo sguardo basso e malinconico.

Eris no. Lei era furibonda.

"Oh perfetto! Oltre a sembrare un pacco regalo per una bambina di otto anni adesso sono anche fidanzata! Meraviglioso! Per caso anche la corona da regina è fatta di piume rosa?"

"Ti prego Eris, calmati...d'altronde avendo promesso di sposarlo, dovevi pur aspettarti che vi sareste prima fidanzati! Doflamingo vuole che sembri tutto ordinario, come se fosse il normale corso delle cose!" tentò di spiegare Usopp.

"Ma io non ero in me in quel momento! Se solo avessi potuto pensare con la mia testa..."

"Avresti dovuto fingere comunque di essere convinta della tua scelta davanti a tutti! E' inutile, ormai non puoi cambiare le cose!" intervenne Robin  "Tuttavia possiamo mettere alle strette Doflamingo! Abbiamo un piano!" concluse Leo.

Eris si sedette su un ceppo e venne circondata dai Tontatta preoccupati. Si mise le mani sul volto e fece dei lunghi, profondi respiri mentre tutti stavano in silenzio.

"Mi hai ingannata ancora...quante altre volte dovrò fare la figura della stupida? Non importa cos'altro hai intenzione di fare, io non ti lascerò mai vincere questa guerra Doflamingo!"

Si rialzò di scatto e si rivolse ai compagni con un'espressione tanto furiosa quanto determinata.

"Avete ragione...quel che è fatto è fatto...ma c'è ancora speranza! Se saremo uniti ce la faremo,  senza ombra di dubbio! Doflamingo la pagherà molto, molto cara per quello che ha fatto a tutti noi!"

"SUPEEEER ben detto Eris!" tutti sorrisero e annuirono soddisfatti.

"Molto bene! Ora, per prima cosa, dove sono gli altri?"

"Ehmm...ecco..." cominciò il cecchino, quando un rumore strano attirò la sua attenzione.

Una lumacamera stava proiettando su una delle pareti di assi di legno l'immagine di un piccolo ometto con la camicia a fiori, la barba e uno strano elmo.

"Ma quello non è il Corrida Colosseum?" chiese riconoscendo la forma dell'edificio, prima di sentire una voce squillante decretare che un certo 'Lucy' aveva vinto la gara. La ragazza osservò più attentamente quel singolare personaggio.

"Che...cosa...? Non ditemi che..."

"Luffy ha deciso di partecipare al torneo del Corrida Colosseum! E pare che abbia appena vinto questo match! E' stato davvero un SUPER scontro!" disse Franky con nonchalance mentre i Tontatta approvavano con cenni del capo e il colorito di Eris si faceva molto simile a quello dei suoi capelli.

"Voi state cercando di dirmi che il vostro capitano si trova nella città del nemico e invece che cercare una strategia, un punto debole, un qualcosa di utile, si è messo a giocare ai gladiatori???"

"No...non è come pensi...ecco lui...Diamante..cioè, Doflamingo..." Eris cominciò a stringere i pugni e a lanciare occhiate di fuoco in modo alquanto preoccupante, tanto da spaventare il povero Usopp.

"Doflamingo è riuscito a impossessarsi del frutto Mera Mera e l'ha messo in palio al torneo! Credo fosse impossibile dissuaderlo dall'andare a prenderlo..."

Alle parole di Robin Eris sbollì immediatamente.

"Oh...ora capisco! Anche se è evidente che si tratti di una trappola è ovvio che non potesse rinunciare...beh, che mi dite degli altri?" vedendola tranquillizzarsi così presto tirarono tutti un sospiro di sollievo. Si spostarono tutti vicino al proiettore mentre le due donne continuavano il loro discorso.

"Sanji e Kin'emon stanno andando alla fabbrica del SAD..." proseguì l'archeologa.

"Cosa? Hanno scoperto dove si trova?"
"Si per fortuna! Kin'emon pensa che il suo amico samurai sia tenuto prigioniero lì dentro!"

"Capisco...per quanto riguarda gli altri invece?"

"Beh...Nami, Chopper, Brook e Momo sono rimasti sulla nave e Zoro li sta raggiungendo!"

"D'accordo! Benissimo, dunque...che cosa avete intenzione di fa..."

Robin la interruppe per fare una domanda al soldatino.

"Perché quella ragazza viene tratta così male dal pubblico?"

Una gladiatrice dai lunghi capelli rosa aveva fatto il suo ingresso nell'arena e la folla aveva iniziato subito ad inveire contro di lei.

"Quella è Rebecca! La nipote di Re Riku!"

"La nipote???"

"Esattamente..."

"Beh, ora non ci sono più dubbi, è ovvio che si accaniscano così, anche se non lo condivido affatto!" concluse Eris.

"Che cosa?" tutti rimasero stupiti da quell'affermazione, ovviamente la ragazza sapeva qualcosa che gli altri non conoscevano.

"Già...dovete sapere che Doflamingo ha preso la nazione con l'inganno usando i suoi poteri per far devastare al re precedente l'isola, facendolo sembrare un pazzo sanguinario!"

"Eeeeeh?"

"Eris-sama ha ragione purtroppo! Doflamingo ha colpito tutto il paese, non solo i Tontatta..."

Il povero soldato senza una gamba cominciò a raccontare della tragica notte in cui Dressrosa venne devastata da Doflamingo e dai suoi generali. Era stato trasformato in un giocattolo da uno degli ufficiali, Sugar, nel tentativo di salvare il re innocente; successivamente anche sua moglie, la figlia maggiore di Riku, che ormai non si ricordava più di lui a causa della maledizione dei giocattoli, era stata uccisa davanti ai suoi occhi senza che lui potesse fare nulla. Ciò che gli rimaneva da proteggere era sua figlia...Rebecca!

Tutti erano rimasti ad ascoltare quella storia colpiti e commossi; specialmente Franky, il quale aveva preso a cuore i piccoli Tontatta e la storia infelice di quel luogo.

"Stai dicendo che tutti quei giocattoli là fuori prima erano persone? E che nemmeno i loro cari si ricordano di loro come se non fossero mai esistiti?" Eris era completamente scioccata da quelle parole.

Il soldatino annuì.

"Basta! E' assolutamente inaccettabile!"

"Hai ragione Eris, ma abbiamo ancora una speranza, Re Riku è vivo!"

"Vivo?"

"Esatto! Grazie al sacrificio della figlia, Viola, che ha deciso di mettersi al servizio di Doflamingo, ottenendone  in cambio la salvezza del padre!"
"Ma non conosco nessun ufficiale che si chiami Viola!"

"Ha cambiato il suo nome in Violet per non farsi riconoscere..."

"Cosa? Violet??? Ma se lei è la figlia di Riku allora...è lei la prossima in linea di successione, nonché la legittima erede al trono!"

La ragazza era rimasta sbigottita da tante e stupefacenti informazioni.

"Non è mai stata completamente dalla parte di Doflamingo, a lui faceva comodo per il potere che possiede perciò..."

"...potere?"

"Sì, Violet ha mangiato il frutto Giro Giro, che le consente la chiaroveggenza!"

"La chiaroveggenza? Questo vuol dire che lei non ha mai detto nulla e mi ha coperto le spalle per tutto questo tempo..."

Dopo qualche minuto di assorta riflessione, Eris si decise a riprendere parola.

"Capisco...a questo punto credo di dover aiutare questa nazione costi quel che costi! Devo molto ai suoi abitanti! Anche se non posso usare le mie abilità appieno farò il possibile per darvi una mano!"

"Proprio a questo proposito, devi sapere che..."

"Ehi ragazzi!" Usopp interruppe bruscamente Robin "Il lumacofono sta squillando! Ora rispondo!" tutti i membri della ciurma ed Eris accorsero al tavolino; il cecchino alzò la cornetta e gridò "Usopp a rapporto!"

"Ehi ragazzi, chiamo dalla Sunny! Sono Sanji!Qui con me ci sono Nami, Brook, Momonosuke, Chopper e Caesar, qual è la vostra situazione?"

"Qui parla Kin'emon! Siamo davanti al Colosseo con Luffy-dono e Zoro-dono!"

"Perfetto! Usopp, cosa succede da voi?"

"Sanji? Ma non dovevi essere alla fabbrica? Ad ogni modo...Non ci crederete mai ma abbiamo una sorpresa!"

"Ciao a tutti!" la ragazza dai capelli scarlatti salutò dalla cornetta con gioia.

"Eris?!" "Eris-chaaaaaaaaaaan, che cosa ci fai lì?"

"Sono stata salvata dai Tontatta e...ehi...Franky, ridammelooo..."

"Ragazzi, qui parla Franky! Siamo col gruppo anti-Doflamingo di quest'isola, l'esercito di Re Riku!"

"Tontatta, questa è una conversazione fra eroi! Non ascoltate!" intimò Usopp ai piccoli nani, che annuirono e se ne andarono di gran carriera.

"Ehi Luffy! Ti ricordi quel soldatino che abbiamo incontrato davanti al Colosseo? Lui è il comandante di questa armata che oggi si è radunata per detronizzare Doflamingo!"

"Oh si! Il soldatino! Rebecca voleva impedirgli di combattere! Franky, devi fermarli!"

"Volevo proprio dirti il contrario! Io non seguirò più il piano di Trafalgar..."

"Trafalgar...è qui? Perché nessuno me lo ha detto! Dove si trova adesso?" Eris si rivolse sbigottita verso gli altri due compagni che fissarono lo sguardo a terra.

"Eh? Cosa dici Franky?"

"Conosco il suo piano, dopo aver abbattuto la fabbrica terrà in vita Doflamingo per distruggere Kaidou, ma poi? Cosa ne sarà di questa gente e di questa terra? Non possiamo fermare questo esercito! !Questa nazione può sembrare felice, ma in realtà non è così! Sono tutti disposti a sacrificare la loro stessa vita pur di riappropriarsi del regno e cancellare questa oscurità! Non posso lasciarli soli...che ti piaccia o no, io combatterò con loro!"

" Franky..." il tono apprensivo di Luffy, assieme agli sguardi attoniti di tutti i suoi compagni, si trasformò subito in entusiasmo "Scatenati pure!Noi arriveremo il prima possibile!Eris, spero tu stia bene! Troveremo un modo per liberarti dall'accordo!"

"Grazie Cappello di Paglia..."

"Perfetto! E noi torneremo indietro con la Sunny per dare una mano!" aggiunse Sanji.

Improvvisamente dal lumacofono cominciarono a provenire dei forti rumori.

"Ehi Luffy, che sta succedendo?Cos'è questo baccano?" chiese Franky.

All'improvviso un grosso schianto e delle urla.

Tutti assunsero un'espressione nervosa.

"Che succede? Non vedo niente!" la voce di Luffy sembrava più distante.

"Ehi! Riuscite a sentirmi? Va tutto bene?" anche il cuoco tentava di mettersi in contatto  con i tre compagni presenti al Colosseo.

"Luffy, Zoro, Kin'emon, che succede?"

"Doflamingo! Trafalgar!" urlò Luffy dall'altro capo della cornetta.

Il terrore si fece strada sul viso di Eris e dei suoi amici.

"Ehi Trafalgar! Che ci fai con Doflamingo?" ancora una volta la voce di Cappello di Paglia.

"Luffy, che succede??" Eris si appropriò della cornetta prendendola dalle mani metalliche del cyborg.

Nessuna risposta.

Poi uno sparo.

Un altro ancora.

"Laaaaaaaaaw!" gridò Luffy con quanto fiato aveva in gola, seguita a ruota dall'urlo di Eris. La connessione si interruppe.

"Luffy! Zoro! Rispondete!" senza ottenere risposta gettò con rabbia la cornetta sul tavolino e si rivolse agli amici basiti.

"Devo andare al Colosseo! Devo sbrigarmi!"

Si tenne sollevati gli ampi lembi della gonna e si diresse verso le scale a chiocciola che portavano all'uscita.

"Ma che stai dicendo? Non puoi farlo!Hai preso il veleno e l'antidoto entrambi in meno di ventiquattro ore; sei più debole di quanto già sei! Al primo ostacolo verrai messa a terra!"

"Usopp ha ragione! Devi stare qui, se vai là fuori correrai solo il rischio di essere catturata dalla marina o uccisa! Rimani alla base!"

"Eris-sama! Eris-sama! Non partire!" gridarono i Tontatta saltellando di qua e di là per la sala.

Eris si fermò alla base delle scale e guardò tutti con espressione feroce e decisa.

"Non so perché la marina si trovi qui e in questo momento non mi interessa! Io devo raggiungere Luffy e gli altri! Dopo aver visto di cosa è capace Doflamingo, non sono più sicura che terrà fede all'Accordo!"

Posò uno dei tacchetti neri sul primo gradino, si diede lo slancio ed incominciò a correre lungo la scala a chiocciola inseguita dai Tontatta e dagli amici.

D'un tratto si sentì mancare il fiato. Si fermò e si mise una mano sul petto, sopra lo scollo a cuore dell'abito: provò a sostenersi al corrimano ma la sua vista venne meno e cadde sui gradini con un rumore sordo.

 

---

 

"No! No! No! Questo non va assolutamente bene!"

Eris, nella sua stanza del guardaroba, si trovava circondata da inservienti che mostravano, portandoli  di qua di là, abiti di qualsiasi tipo.

"Portatemi qualcosa di un pochino più...amabile! Si, amabile è la parola giusta! Eccoloooo! Questo è perfetto!"
Disse prendendo fra le mani un lungo abito rosa con dei raffinati ricami in pizzo a motivi floreali.

Dopo averlo indossato, si fece acconciare i capelli in una complicata serie di trecce raccolte, infine infilò un vistoso bolero di piume rosa, per poi rimirarsi allo specchio per un po'.

"La sorpresa del Signorino l'ha messa particolarmente di buonumore oggi! Deve aver proprio fatto centro!" "Si, hai proprio ragione! E' stato così romantico da parte sua! Dicono che dopo aver visto quel meraviglioso stuolo di fiori si sia sentita improvvisamente male e che sia stato lui ad aiutarla a riprendersi! E' davvero un gentiluomo!" si sussurrarono due inservienti, uscendo dalle stanze della ragazza.

Dopo essersi ritenuta pienamente soddisfatta della sua mise uscì seguita dalle sue dame fino alla piscina, dove trovò Lao-G, Jora e Señor Pink.

Salutò tutti con moltissimo riguardo e questi risposero stupiti. Era solita infatti ignorare chiunque e soprattutto non presentarsi mai in quel luogo.

Cominciò a passeggiare lungo il bordo della piscina, attorniata dalle ragazze che la ricoprivano di complimenti.

D'un tratto dall'atrio fece la sua comparsa Doflamingo che, con aria apparentemente distratta, si mise a passeggiare sotto il porticato.

Tutti lo salutarono a gran voce, tranne lei, che in tono sommesso e visibilmente in imbarazzo disse 'Doflamingo-sama',  per poi eclissarsi in mezzo al suo gruppo .

Il re sembrava averla tuttavia notata, tanto che dopo qualche secondo la chiamò per nome.

Il crocchio di donne si diradò, lasciandola in bella vista davanti alla piscina con la sua vistosa giacchetta di piume rosa. Con passo incerto andò incontro all'uomo sotto il porticato, che la guardava con un'espressione particolarmente benevola.

"Eris...Complimenti per il vestito! Che cosa ci fai qui alla piscina?Purtroppo non ti si vede molto spesso da queste parti..."

Istintivamente abbassò lo sguardo e le sue guance diventarono dello stesso colore dei suoi capelli.

"Oh...Doflamingo-sama...grazie...io, ecco, a dire il vero oggi volevo uscire in città! Ma credo di dover rimandare...mi dispiace disturbarli, sembrano divertirsi così tanto!"

Rispose in tono sommesso, indicando i due anziani che giocavano a dama e Pink che sguazzava in piscina acclamato dalle sue ragazze.

Il suo interlocutore sorrise maliziosamente "Non servirà scomodare nessuno...questa mattina non avevo proprio nulla da fare e pensavo di rimanere qui sotto il portico, ma a quanto pare ho trovato un modo migliore per passare la giornata!"

Eris piombò nel più grande imbarazzo. Cercò di rimanere calma mentre si rivolgeva al re.

"Ma...ma...non voglio disturbarla, non può perdere tempo per un capriccio tanto stupido come il mio..."

"Credo che i miei doveri di gentiluomo mi proibiscano di rifiutare una passeggiata in città ad una donna tanto affascinante!" l'uomo le porse il braccio ed Eris non esitò ad accettare l'offerta.

Durante tutto il viaggio la ragazza non fece altro che tenere lo sguardo basso.

"Chissà come mai si è offerto di accompagnarmi fuori...e poi, quel complimento..." scrollò la testa "No..non può essere davvero interessato ad una come me...un uomo simile non troverebbe mai niente di attraente in una ragazzina insignificante...ma cosa sto pensando!".

L'uomo sembrava aver notato il suo imbarazzo.

"Tutto bene? Se ti senti male posso far fermare la carrozza..." quella domanda la riscosse dai suoi pensieri come un fulmine a ciel sereno "Oh! No! No! Sto benissimo! Non si preoccupi..."

Il sole illuminò i suoi singolari occhialini mentre sfoderava il suo sorriso scaltro.

"Puoi anche darmi del tu, lo sai vero?"

Sorpresa, lo guardò per un istante, annuendo, prima di tornare con lo sguardo fisso sulle sue scarpette rosa.

"Del tu? Mi ha chiesto di dargli del tu? Questo significa...che...mi ritiene una confidente? Ma che sciocchezze! E' sicuramente perché siamo effettivamente di pari grado..."

La carrozza si fermò e interruppe i suoi pensieri "Beh, a quanto pare siamo arrivati!" disse l'uomo aprendo la portiera. Scese dall'abitacolo con un saltello, facendo svolazzare la sua giacca di piume, poi si voltò verso la piccola porta.

Le porse la mano per aiutarla a scendere: Eris esitò e infine mise la sua mano piccola e bianca sulla sua per aiutarsi a smontare.

"Ha una mano davvero enorme...beh...d'altronde è un uomo dalla statura alquanto singolare..."

Ora che era scesa e si era ritrovata di fronte al suo accompagnatore poteva rendersi ben conto della sua enorme statura. Anche se Eris era stata sempre considerata molto alta sia fra le donne che fra gli uomini (la sua altezza era  circa due metri!), non arrivava comunque a guardare in faccia il re dell'isola.

La gente che aveva visto la carrozza reale aveva creato una piccola folla attorno a loro, così, quando i due  posero entrambi i piedi a terra, furono accolti da grida esultanti.

"Sembrano esserti particolarmente affezionati!" ammise sorridendo Eris.

"A dire il vero..." rispose guardandola negli occhi da sotto i suoi occhialini "...non so se siano rivolti a me o a te!".

La ragazza non rispose, ma rimase visibilmente imbarazzata. A interromperli intervenne il capitano delle guardie.

"Vi facciamo strada, Signorino!" "Non sarà necessario!"

"Cosa?" chiesero in coro il capitano ed Eris.

"Non temo il mio popolo e credo di potermi difendere anche da solo!" ammise con solennità fra gli sguardi di ammirazione dei presenti, tra i quali era compreso anche quello della ragazza.

"D'accordo Doflamingo-sama! Vi aspetteremo qui allora! Buona passeggiata sire! Signorina!" si congedò il capitano con un inchino.

L'uomo dai capelli biondi si rivolse di nuovo a lei con un sorriso, porgendole il braccio coperto di piume "Allora, vogliamo andare?".

Eris si limitò a prendere il braccio del suo accompagnatore e a proseguire con lui. I cittadini lasciavano loro libero il passaggio, scostandosi e lasciandoli passare mettendosi ai lati della strada, lanciando occhiate di ammirazione.

"E' davvero un uomo coraggioso" sorrise guardando in alto il volto fiero di Doflamingo mentre incedeva "Non ha timore di subire attacchi, ha piena fiducia nel suo popolo e tutti lo trattano con rispetto e devozione!"

D'un tratto l'uomo lasciò la presa e procedette verso il lato della strada, dove in prima fila stava una venditrice di fiori. Una giovane ragazzina con un fazzoletto sulla testa dal quale sbucavano alcune ciocche di capelli azzurri, la quale teneva fra le mani un cestino pieno di rose.

Arrivato di fronte alla piccola venditrice stupita, si abbassò per raggiungere la sua altezza e prese due boccioli di rosa, lasciando al loro posto nel cestino una sacca di monete d'oro.

Quando si rialzò la folla acclamante inneggiò alla sua lunga vita, mentre Eris, che era rimasta sbalordita a guardare la scena, guardò con approvazione verso il re che tornava da lei.

Stava per prendere parola quando, inaspettatamente, gli pose le rose in mezzo ai capelli.

"Credo proprio che questo colore sia perfetto per te!"

La ragazza non riuscì a proferire parola ma gli rivolse un' occhiata stupita.

"Non posso crederci...da oggi in poi non esisterà per me altro colore!"

Quando, dopo aver passeggiato per il centro, decisero di prendere qualcosa da bere, venne loro riservato un posto privilegiato in un salottino privato del Caffè più lussuoso della città. Da lì si sentivano i musicisti della sala principale suonare la tipica musica del luogo; quel ritmo passionale e coinvolgente contribuiva a creare un'atmosfera quasi surreale attorno a loro.

Sul piccolo tavolino rotondo vennero servite ogni tipo di pietanze dolci e salate fra le riverenze e gli ossequi del gestore e dei camerieri, che li lasciarono poi soli chiudendosi la porta alle spalle.

"Grazie mille per la splendida giornata!" disse Eris sorseggiando il suo tè caldo da una raffinata tazzina di porcellana decorata.

"Grazie a te, Eris! Era da un po' che non facevo una passeggiata in città!" l'uomo si era messo particolarmente comodo sulla sua sedia, con un braccio appoggiato sullo schienale.

"Volevo parlarti di una cosa..." disse la ragazza dopo un po', riappoggiando la tazzina sul piattino. L'uomo la guardò con aria interrogativa a causa del suo tono particolarmente serio.

"...oggi ti sei comportato davvero in maniera straordinaria...come ti sei rapportato con la gente, con me..stamattina, se tu non fossi passato per caso vicino alle mie stanze, sarei sicuramente morta soffocata. Mi hai salvato la vita e..."

"Non c'è bisogno di tutto questo..." rispose sorridendo, ma la ragazza lo interruppe bruscamente.

"Si invece! Il fatto è che io ti ho sempre trattato con sufficienza e disprezzo solo perché non ti conoscevo veramente" abbassò il volto sospirando "Ho dimostrato solo di essere superficiale e sciocca, non volendo vedere quello che mi stava attorno. Mi sono sbagliata sul tuo conto! Sei un uomo generoso e coraggioso. Nonostante io ti abbia trattato tanto male, tu mi hai comunque salvato la vita! Non smetterò mai di essere in debito con te! Ti chiedo umilmente perdono per il mio comportamento... anche se so che non potrai mai dimenticare tutto ciò che ho fatto e detto, spero almeno che accetterai le scuse di una ragazzina sciocca!"

L'uomo restò pensieroso per qualche secondo, poi si alzò e aprì una delle finestre della stanza; il vento fece svolazzare la sua camicia bianca e la sua grossa giacca di piume.

Guardò per un attimo fuori e poi si rivolse di nuovo verso la ragazza, appoggiando la schiena contro il parapetto della finestra.

"Non ti biasimo affatto...credo che la tua sia stata una reazione del tutto normale! Sei arrivata in un posto a te sconosciuto e io non sono quel genere di uomo che ispira fiducia e sicurezza...se ti sei comportata in quel modo avevi le tue ragioni e non ho motivo di portarti rancore!Non è necessario che mi elogi in questo modo!".

Eris strinse le mani che aveva posto sulle ginocchia, bagnandole di lacrime.

"Io...io non mi merito tutto questo! Sei un uomo davvero troppo saggio e non sono all'altezza di starti affianco dopo quello che ho fatto!" si alzò e si diresse verso la porta coprendosi il viso con le mani.

Prima che potesse raggiungere l'uscita Doflamingo la fermò afferrandole un braccio, per poi farla voltare verso di lui.

Mentre le lacrime rigavano le sue guance bianche, con la mano libera si coprì metà del volto.

"Eris...non fare così, ti prego!Tu vali molto più di quanto credi!" ammise con un'espressione decisa.

"Io ti ho perdonata, ma tu devi perdonare te stessa! Hai sbagliato una volta, non commettere altri errori!"

Eris abbassò la mano e alzò istintivamente lo sguardo verso il suo interlocutore.

 Doflamingo lasciò finalmente la presa ma non smise di guardarla negli occhi attraverso i suoi occhialini rossi, nei quali si rifletteva il suo volto sconvolto, circondato dalle piume rosa del bolero.

"D...Doflamingo..."

Rivolse nuovamente gli occhi a terra, il suono deciso delle chitarre e delle nacchere riempì quel breve vuoto fra i due.

"Mi sta ancora aiutando, nonostante tutto..."

"Hai ragione!" disse decisa, lanciandogli uno sguardo pieno di fierezza, alzando il capo "Non posso abbattermi in questo modo, altrimenti non risolverò nulla! Ti ho offeso senza motivo e me ne vergogno, proprio per questo devo dimostrarti di non essere la persona superficiale ed irritante che hai visto fin'ora! Troverò il modo per farmi perdonare e per farti capire chi sono veramente!"

"A questo proposito..." intervenne "...non vorrei essere troppo avventato ma non voglio sprecare questa occasione! Sei libera di scegliere di fare ciò che preferisci ovviamente, non ti impongono nulla!"

Eris lo guardò con espressione interrogativa "Stasera ho organizzato una festa a palazzo, spero che vorrai farmi l'onore di partecipare...saresti un'ospite davvero gradita per me!"

Il cuore le rimbalzò nel petto, i suoi battiti aumentarono mentre cercava le parole giuste per rispondere dopo l'emozione dovuta a tutta quella situazione.

"Oh...beh...io..."

"Capisco..." disse sospirando  "Forse è troppo presto per..."

"No!" lo interruppe lei bruscamente "E' perfetto...dico davvero! Verrò!" sorridendo si asciugò le lacrime dal volto sotto lo sguardo compiaciuto del re.

"Sono felice che tu abbia accettato...vedrai...ti prometto che ti divertirai moltissimo stasera, Eris..."

 

----

 

"...Eris! Eris! "

"Che...che cosa...?"

Aprì gli occhi, era ancora a terra sui gradini delle scale. I suoi amici l'avevano accerchiata e Robin la stava chiamando, china sopra di lei. Tutti avevano un'espressione molto preoccupata e seria, ma nel vederla riprendersi tirarono un sospiro di sollievo.

"Sei svenuta...ti avevamo detto di non partire...sei ancora debole!"

"Il Colosseo!" disse con voce soffocata, mettendosi una mano sulla testa e portandosi a sedere con l'aiuto di Robin e Usopp.

Dopo qualche secondo le scene che le erano passate davanti mentre era priva di conoscenza le si riproposero non più come semplici sogni senza significato, ma come veri e propri ricordi. I colori, le immagini, i profumi, le musiche e le voci si riversarono di nuovo nella mente che li aveva rimossi, come un fiume in piena.

Stette ferma per qualche minuto ad occhi sgranati mentre i suoi amici tentavano di parlarle senza ricevere risposta.

D'un tratto un'espressione spaventosa comparve sul suo volto.

"Eris? Va tutto bene? Che ti succede?" chiese preoccupato Usopp.

La ragazza non riusciva a dare retta a nessuno; una rabbia indescrivibile aveva invaso la sua mente e il suo corpo e la pervadeva come un terribile ed impetuoso fuoco.

Si alzò di scatto fra lo sgomento dei presenti e gridò con occhi da furia "Doflamingoooooo!" .

Si rivolse agli amici attoniti con fermezza "Ragazzi! Voi procedete con il piano, non curatevi di me! Io ce la devo fare ad ogni costo, adesso è una questione di onore!".

Tutti erano sconcertati, ma nonostante ciò annuirono decisi. C'era qualche buona ragione per cui Eris aveva avuto quella reazione ed era riuscita a trasmetterglielo. Sapevano che qualsiasi sforzo per trattenerla sarebbe risultato vano.

"A presto amici! Confido in voi!" li salutò, ricominciando a salire.

"Me la pagherai per avermi umiliata in questo modo! Me la pagherai! Fosse l'ultima cosa che faccio!"

 

Angolo dell'autrice:

Ciao a tutti! Eris sembra leggermente su di giri, credo che Doflamingo le abbia giocato proprio un brutto tiro a giudicare dalla sua reazione! Chissà cosa avrà fatto per lei tanto da farle promettere di sposarlo...ad ogni modo cosa potrà mai combinare in giro per Dressrosa vestita di tutto punto? Ma soprattutto, cosa diamine ci fa con quella roba addosso? Serve qualcosa che le faccia ricordare quello che la sua mente ha deciso di farle dimenticare, forse per più di una buona ragione (ammettiamolo, Doflamingo che cerca di essere romantico è un tantino inquietante...)! Tutto nel prossimo episodio! Grazie per aver letto!

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Capitolo 6
*** Incubo in rosa ***


Capitolo V

 

Incubo in rosa


Si era appena lasciata alle spalle l'altopiano dei girasoli, quando vide nel cielo un'ombra sospetta dirigersi verso il palazzo reale.

"Qualcosa mi dice che lo scontro ha cambiato scenario!" disse fra sé e sé cominciando a correre verso la base del castello.

Quando rimise piede in città non sembrava che le cose fossero particolarmente in subbuglio. La gente aveva un'aria tranquilla; evidentemente in quella zona non avevano visto né sentito nulla, o forse Doflamingo era stato particolarmente discreto, ma di questo dubitava fortemente.

Cercò di passare inosservata in mezzo alla folla.

Fortunatamente gli abitanti di Dressrosa vestivano tutti di colori sgargianti, così non fu particolarmente difficile per lei non dare nell'occhio.

Mentre procedeva a passo sostenuto per le strade della città evitò ben tre gruppi di marines che si aggiravano nei dintorni.

Robin aveva accennato a qualcosa riguardo al farsi catturare dalla Marina ma in quel momento Eris non vi aveva prestato particolare attenzione.

A quanto pare stava accadendo qualcosa di cui era completamente all'oscuro e che riguardava anche i marines. Forse Doflamingo li aveva avvertiti della presenza dei pirati di Cappello di Paglia sull'isola e loro si erano precipitati lì.

"Tutto questo non è possibile..da quello che mi hanno detto sono sbarcati solamente oggi, come faceva Doflamingo a saperlo? E poi come avrebbe potuto avvertire la Marina oggi e far sì che questa arrivasse in un batter d'occhio a Dressrosa? Le loro navi sono veloci, ma non possono di certo metterci solo qualche ora per arrivare...no, ci dev'essere qualcos'altro sotto! Sarà meglio star loro alla larga...Per quanto riguarda Trafalgar invece...non credevo che fosse qui, non con loro almeno...non so cosa sia successo al Colosseo, ma lo scoprirò! Forse ora che sono più vicina alla zona dell'arena qualcuno mi saprà dire qualcosa!"

Entrò con circospezione in una bottega a lato della strada. A quanto pare apparteneva ad un commerciante di scarpe e per sua fortuna era vuota, salva eccezione per l'artigiano che vi lavorava.

Il vecchietto era tutto intento a svolgere le sue mansioni dietro il bancone, ma quando sentì qualcuno entrare si riscosse subito e si rivolse con garbo alla ragazza sistemandosi gli occhialini rotondi sul naso.

"Buongiorno signorina! Come posso esserle utile?" Eris finse un tono molto preoccupato.

"Le chiedo scusa, buonuomo! Ero nelle vicinanze del Colosseo poco fa, ho sentito degli spari e sono corsa via! Ero così spaventata!"

Vedendola ansimare l'uomo uscì da dietro il bancone per sorreggerla, facendosi cadere gli occhiali dal naso "Oh capisco signorina! Si calmi! E' tutto apposto! Non è successo nulla!".

La ragazza si pose una mano sul petto, sospirando.

Il vecchietto le porse una sedia e l'aiutò a sedersi. Fece dei respiri profondi mentre veniva rassicurata "Una mia affezionata cliente che è andata via poco fa mi ha messo al corrente dei fatti. Il nostro caro Re, Donquixote Doflamingo, ha avuto uno scontro acceso con un terribile pirata della Flotta dei Sette. Un certo Trafalgar Law!".

Eris sgranò gli occhi, questa volta presa da un serio timore.

"Oh no no! Non si deve preoccupare! Quel criminale non è più in grado di nuocere a nessuno! Gli spari che ha sentito non erano diretti al re, ma proprio a quel pirata!"

"Cosa? Gli ha sparato?" gridò Eris in preda al panico.

"Certamente! Io avrei fatto lo stesso! Il re ha detto che quel pirata era venuto sull'isola per cercare di rapire la Principessa e chiederne il riscatto! Tuttavia è stato fin troppo magnanimo, a quanto pare non l'ha ucciso, l'ha portato con sé fino a palazzo assieme all'Ammiraglio Fujitora, lì decideranno della sua sorte! "

La ragazza si alzò di scatto "Fujitora? E' qui?" l'uomo la guardò sempre più meravigliato, ripulendosi gli occhiali "Lei non è del posto signorina? Non ha letto il giornale? Alla festa di fidanzamento di ieri sera era presente anche lui!Era ovvio che ci fosse anche un rappresentante della Marina, sa...non sarà un matrimonio comune, è logico che tutti siano un po' preoccupati...come ben sa la principessa è l'unica figlia di..." il vecchio si era nel frattempo rimesso gli occhiali e aveva riconosciuto in un istante la persona che aveva di fronte.

Si inchinò subito fino a terra, facendo scivolare via di nuovo gli occhiali dal naso.

"Eris-sama! Chiedo perdono, io non vi avevo riconosciuta! Cosa ci fate in giro senza scorta, voi non dovreste essere qui..."

Nel frattempo la ragazza era già scappata fuori dal negozio correndo a perdifiato.

"Fujitora è qui! Doflamingo glielo consegnerà senza battere ciglio! Lo porteranno a Impel Down! Lo giustizieranno senza mezze misure con un'accusa simile da parte di Doflamingo! Devo correre, devo sbrigarmi prima che gli accada qualcosa!"

Mentre si concentrava sul tutt'altro che roseo futuro in serbo per l'amico, sbatté il naso dritta dritta contro il capitano di una pattuglia: non erano marines, bensì uomini di Doflamingo.

Dopo essersi ripresi entrambi dall'urto, Eris realizzò in che guaio era andata a cacciarsi.

"Non posso scappare, con questo coso riesco a malapena a correre! Non posso combattere, potrei stenderne al massimo due o tre con la forza che ho! Che diavolo, questo è veramente un bel guaio!"

A dissipare le sue preoccupazioni fu il comandante stesso che dopo averla squadrata e riconosciuta, fece una riverenza assieme al resto degli uomini.

"Principessa! Che ci fa qui fuori da sola? Non ha sentito? Un pirata è venuto qui per rapirla!"

"Che sciocca che sono! Ho ritenuto l'idea di essere la fidanzata di quell'essere troppo rivoltante per rendermi conto che sono effettivamente una principessa...in teoria, se l'intuito non mi inganna, ho un potere su questa nazione quasi pari al suo. Dovrei essere persino più importante degli ufficiali d'elite!Dunque..."

Il suo sguardo preoccupato si trasformò in un sorrisetto beffardo. Si schiarì la voce e assunse un'aria sprezzante e autoritaria.

"O la va o la spacca!"

Si avvicinò al capitano della pattuglia con alterigia e lo indicò con un dito.

"Tu! Come osi rivolgerti con quel tono ad una principessa! Io posso fare ciò che voglio!"

Le guardie impallidirono e si inchinarono nuovamente, bofonchiando scuse e chiedendo perdono.

"Eris-sama, chiedo scusa! Ero solo preoccupato per la vostra incolumità e..."

"...e fai bene! Dovreste essere voi a proteggermi da certi soggetti, invece se ne è dovuto occupare il re in persona! E alzatevi da terra! Che comportamento patetico per dei soldati!"

Con superiorità sventolò la mano facendo loro cenno di alzarsi.

"Se non volete essere scuoiati vivi per ordine del re, sarà meglio che mi scortiate subito da lui a palazzo! Ho necessità impellente di parlargli!"

"Vostra maestà, da quanto mi hanno riferito da palazzo il re si trova a colloquio con l'Ammiraglio Fujitora e..."

Ancora una volta il povero capitano venne zittito dal tono brusco e iracondo di Eris "Cosa diavolo stai insinuando? Che non sia all'altezza di tale incontro? Come osi reputarmi inferiore ad un inutile servo della Marina! Ti farò torturare, impiccare, giustiziare!"

"Eris-sama, la prego!" ancora una volta il pover'uomo si trovò in ginocchio davanti alla ragazza vestita di rosa, tremante e disperato "Mi perdoni! Non è colpa mia, mi è stato detto che il colloquio è riservato...ordini del re!"

Eris osservò il capitano ai suoi piedi con aria sprezzante "Allora le cose stanno così eh? Poco male...conducimi a palazzo! Ho un forte desiderio di vedere in faccia quel presuntuoso che ha avuto l'ardire anche solo di pensare di potermi rapire! Voglio fargliela pagare amaramente! Il mio caro Doflamingo non potrà negarmi una simile, giusta vendetta!Non ho ragione, Capitano?"

L'uomo si rialzò in un baleno e si rimise sugli attenti "Certo Vostra Maestà! Venga con noi, arriverà all'ascensore in un batter d'occhio!"

Eris sorrise in maniera alquanto inquietante  "Molto bene! Ti risparmierò la vita, mi sei stato molto utile tutto sommato...chi lo sa...magari potrei giusto farne un accenno al re!"

Gli occhi del capitano e del suo plotone si illuminarono mentre procedevano sempre più velocemente attraverso le strade della città, verso l'ascensore che portava a palazzo.

"Oh Principessa! Quale onore! Quale onore!"

Il suo piano aveva funzionato. A quanto pare Doflamingo non l'aveva affatto privata di onori e privilegi che erano propri di una principessa, contando sul fatto che sarebbe rimasta sotto l'influenza del suo filtro d'amore per lungo tempo.

Mentre procedeva davanti al drappello, affiancata dal capitano gongolante, il vento le fece arrivare vicino il quotidiano di quel giorno che afferrò istantaneamente, mostrando i suoi saldi riflessi.

La prima pagina parlava, come sospettava, proprio del fidanzamento reale.

Quando vide la foto stampata sul quotidiano provò a leggerne il titolo, ma la sua vista cominciò ad annebbiarsi. Si accasciò a terra, sorretta dalle guardie e dal povero capitano ancor più preoccupato "Vostra altezza Reale! Vostra Maestà! Vostra Grazia!"

 

----

 

In ogni stanza dei suoi appartamenti vi era un continuo vociare e brulicare di qualsiasi tipo di inservienti.

Dalle sua dame ai calzolai, ai parrucchieri, agli stilisti, chiunque quel pomeriggio sembrava aver messo piede dentro quelle sale.

Quando era tornata quel pomeriggio aveva trovato una gran sorpresa a palazzo. Tutta la nobiltà, giunta la notizia che si trovava alla corte reale, ma che soprattutto era diventata intima del re, si era mobilitata per far recapitare doni di ogni sorta nei suoi appartamenti, per ingraziarsi i favori della corona. Il boudoir era pieno di fiori freschi, scatole contenenti ogni sorta di oggetti preziosi: profumi, gioielli, oggetti curiosi. Dopo essersi meravigliata alla vista di tanta "gentilezza", si rivolse ad una delle sue dame "Fai in modo che sia tutto spacchettato e messo in bell'ordine, non dimenticarti nessun nome!".  Si fece preparare subito un bagno coi sali più preziosi;  aveva incaricato le sue donne di fare arrivare da lei seduta stante le maestranze più in voga coi loro lavori migliori ma soprattutto aveva dato l'ordine categorico di non fare entrare nulla di nuovo in quelle camere se non fosse stato rigorosamente rosa.

"Ah! Dimenticavo! Se ha le piume è ancora meglio!" aveva concluso prima di chiudere le porte e gettarsi a capofitto nella vasca da bagno.

Doveva far presto, c'era poco tempo per organizzare tutto!

Non appena si fu lavata e messa in accappatoio uscì andando verso la stanza dell'armadio per  poi sedersi sulla toletta, dove era stato posato un enorme vassoio con dolcetti e frutta.

Addentò una mela e la finì in un attimo mentre davanti a lei sfilavano i più rinomati stilisti dell'isola con le loro ultime novità.

"No! Troppo monotono!" "Ehi, ti sembro forse una suora con quello scollo fino al mento? ""Questo non è un insulto a me, è un insulto alla moda!"" Vuoi che faccia una pessima figura davanti al re?"" Ti paio forse cieca?" Uno per uno sparirono tutti, estremamente mortificati, dalle stanze, lasciando la ragazza incollerita.

D'un  tratto iniziò a singhiozzare e venne circondata dalle sue dame in apprensione, le quali sventolavano l'aria dai ventagli piumati e tentavano di rassicurarla.

"Qualcuno ha intenzione di rovinarmi la festa stasera! Ne sono certa...ce l'hanno con me...sarà di certo Violet! L'ho vista, è invidiosa che Doflamingo mi abbia chiesto di partecipare..." si mise una mano sulla fronte, assumendo una posa alquanto teatrale.

"Oh suvvia, Eris-sama! Non fate così, vedrete che non è nulla...sarà sicuramente l'emozione che vi gioca un brutto scherzo! Non vi preoccupate!"tentò di placarla una delle ragazze, quando d'un tratto fece il suo ingresso un tizio dall'aria alquanto singolare.

Era molto magro ma aveva un portamento signorile ed un'aria elegante.

"Mi è stato detto che un'eminentissima ospite del re ha richiesto i servigi dei migliori sarti della città e non ho potuto fare a meno di accorrere!"

Tutte le donne che accerchiavano la disperata Eris si rivolsero con sguardi di ammirazione verso quell'uomo.

Eris si strofinò gli occhi e lo squadrò dall'alto in basso "Sono stata io a chiamare i sarti...chi è lei?"

L'uomo si fece largo fra la folla di donne meravigliate, si portò davanti alla ragazza seduta sullo sgabello, accennò un inchino e le fece il baciamano.

"Molto piacere, io sono Éloi Masson, noto stilista di haute-couture! Mi trovavo a Dressrosa per farmi ispirare da questo luogo così pieno di arte e di passione ed in effetti credo proprio di avere qualcosa che fa al caso vostro!"

Mentre faceva segno ai suoi due sottoposti di portare dentro l'abito, tutte le donne osservavano estasiate scambiandosi occhiate di pura meraviglia.

"Incredibile! Éloi Masson è qui! Signorina, non siete contenta? Lui è veramente il migliore sulla piazza, i suoi abiti sono un vero sogno!"

Eris sembrava essersi rasserenata un poco, tuttavia attese con impazienza che le venisse mostrato l'abito.

Quando le venne presentato il manichino con indosso il vestito, le brillarono gli occhi; si alzò per poterne osservare da vicino i preziosi dettagli.

A prima vista sembrava proprio un tradizionale abito dell'isola.

Lo scollo a cuore, il busto stretto,  la linea a sirena e la gonna voluminosa e ampia lavorata a rouches, tuttavia era completamente rosa e tappezzato di piccole gemme su tutto il busto. Gli orli della gonna erano impreziositi da pizzo rosa e cristalli luccicanti mentre le scarpette, in netto contrasto col resto, erano semplici e nere.

"Beh! Che ci fa ancora sul manichino?" chiese lanciando un'occhiata d'intesa al sarto, che subito fece lasciar libera la stanza affinché Eris potesse indossare l'abito.

Quando ebbero finito di allacciarle il bustino quel tanto che bastava per lasciarla respirare (su suo stesso ordine ovviamente), lo stilista venne fatto subito rientrare per sistemare i particolari, scegliere trucco e acconciatura e altri noiosissimi dettagli che solitamente Eris era solita trascurare.

Quella non era affatto la ragazza che tutti conoscevano: nemmeno gli amici più cari, nemmeno suo padre l'avrebbe riconosciuta in quei momenti.

Il veleno aveva avuto un effetto devastante anche sulla sua personalità: sembrava che riuscisse ad essere affabile in ogni momento solo e soltanto con Doflamingo, mentre con tutto il resto del mondo assumeva un carattere spesso intrattabile e melodrammatico.

Questo singolare effetto era dovuto alla grande quantità di fiori (e quindi di spore), che Eris aveva inalato. La dose era tanto ingente da aver avuto un effetto particolarmente rovinoso.

Nonostante ciò tutta quella gente che la circondava sembrava essere abituata a sostenere i capricci e le stramberie dei loro superiori: certamente servire la Donquixote Family non doveva essere un compito semplice!

Si osservò compiaciuta allo specchio.

Dopo qualche ora di lavoro finalmente tutti avevano completato la loro opera. Lo stilista, le dame e il resto dei presenti la osservavano stupiti.

I capelli le erano stati raccolti in un vistoso chignon basso, delimitato da una treccia e coperto di rose su un lato, tra le quali svettavano per la tonalità più chiara rispetto alle altre, quelle che le aveva regalato il re quel giorno stesso.

Al suo collo scintillava un elaborato collier di diamanti, il quale, assieme agli orecchini che ne completavano la parure, faceva brillare il suo viso bianco.

"Un regalo dal visconte Montesiños, il quale vi augura buona permanenza a palazzo!" aveva annunciato la ragazza alla quale aveva commissionato la catalogazione dei doni, porgendole la scatola aperta con il preziosissimo regalo in bella vista.

L'abito sembrava calzarle a pennello, tuttavia il sarto aveva un'aria ancora poco convinta.

"Qualcosa non va Signor Masson?" chiese preoccupata, pensando ci fosse qualche difetto nel vestito e controllandosi di qua e di là.

"No Signorina! Ma credo che vi manchi ancora qualcosa..." disse, andando a prendere un piccolo baule che era stato trasportato nella stanza dagli inservienti.

Non appena lo aprì, Eris capì subito di cosa si trattasse e i suoi occhi verdi brillarono più di tutti i diamanti che portava al collo.

"Et voilà! Ora si che potete dirvi soddisfatta, Signorina!" concluse apponendo gli ultimi ritocchi con estrema soddisfazione.

A coprire parte delle spalle e delle braccia stava ora una voluminosa stola di piume rosa, accompagnata da un ventaglio della stessa foggia.

Tutti i presenti applaudirono felici.

"Oh, Signor Masson! E' perfetto! Meraviglioso! Lei è veramente il migliore! Spero si tratterrà a lungo qui sull'isola!" disse estasiata, inarcando le labbra rosa in un grande sorriso. L'uomo abbozzò un inchino "Per servirvi!".

" Spero che sarete presente alla festa di stasera!" "Ma certo! E' un evento assolutamente immancabile! Tutta la nobiltà di Dressrosa e delle isole vicine, nonché i personaggi di spicco del momento, si riuniscono stasera nei grandi giardini reali! Un vero galà! E voi, beh...siete la star del momento, inutile dire che tutti gli occhi saranno puntati su di voi!".

Mentre l'uomo si perdeva in vezzeggiamenti, i due sottoposti chiacchieravano fra loro a bassa voce.

"Con questo colpo grosso faremo una vera fortuna!" "Già! Da domani mattina tutte quelle donne con la puzza sotto il naso vorranno lo stesso sarto di questa insopportabile aristocratica! Tutta Dressrosa sarà sommersa dalle piume!" ridacchiarono, per essere poi interrotti bruscamente da un'occhiataccia lanciatagli direttamente dal loro capo.

"Servitori a me!" gridò sorridente battendo le mani, per ritrovarsi tempestivamente accerchiata da tre paggi in livrea "Voi due, aiutate il Signor Masson a riportare quei bauli fuori da palazzo!" impose con fare imperioso, poi, cambiando totalmente tono, si rivolse graziosamente al sarto "Dove ha messo la sua carrozza?" "Oh, sono solito noleggiarle quando sono in visita ad isole straniere!" "Capisco! Tu! Fai preparare una carrozza per il Signor Masson immediatamente per riaccompagnarlo alla sua dimora e per farlo ritornare a palazzo in tempo per la festa! Ricordatevi che egli è mio ospite graditissimo, che gli venga riservato un trattamento di favore!" "Vostra eccellenza, vi ringrazio!Vi sono debitore!" disse quello con un inchino, seguito a ruota dai suoi due subordinati.

"Non osi nemmeno ritenersi tale, senza di lei non ce l'avrei mai fatta!" disse strizzando l'occhio quando questi uscì dalla stanza.

Negli appartamenti il via vai non aveva accennato a diminuire. La festa di quella sera sarebbe stata sicuramente un evento memorabile.

Mentre percorreva nella carrozza reale le strade della città, l'eccentrico sarto non faceva altro che compiacersi del suo operato.

"Un colpo grosso! La fortuna della mia vita!" "Ma...capo, abbiamo servito tante aristocratiche come quella!" l'uomo lanciò al sottoposto un'occhiata furiosa "Sei proprio un imbecille! Quella non è una marchesina o una contessa! Sai di chi è figlia? E poi, quando si è sparsa la voce che lei e Doflamingo erano in giro per le strade a braccetto, si è mobilitata tutta la nobiltà! Hai visto cosa porta al collo? Sono diamanti da milioni di Berry! Avevamo tutti il presentimento che fosse arrivata qui per una buona ragione e il fatto che volesse il meglio per stasera ha completamente dissipato i miei dubbi!" "Non capisco capo..." rispose uno grattandosi la testa con aria interrogativa.

"Siete proprio due stolti! Il motivo principale per cui una donna si fa bella è sicuramente un uomo! Il fatto che le due parole d'ordine fossero 'rosa' e 'piume' è tutto un programma!"

I due continuarono a guardarlo inebetiti.

"Cretini! L'uomo per cui si sta facendo bella è Doflamingo! E' evidente che tra i due c'è qualcosa e quella di stasera potrebbe non essere una semplice festa! Se i due si fidanzassero quella ragazza diventerebbe la Regina di Dressrosa!"

Lo sguardo degli scagnozzi si fece subito di stupore "Cosa? Ma capo, se hai servito una regina, diventeremo famosissimi!" "Esattamente!" rispose strofinandosi le mani "Sento già il mio lumacofono squillare all'impazzata! Ed ora presto, muoviamoci, la sera è vicina, così come l'entrata in scena della mia meravigliosa creazione!"

----

Il profumo intenso della sera si propagava dall'enorme giardino del cortile interno fino alle grandi porte spalancate della grande sala da ballo che si trovava in fondo ad esso.

Il pavimento in marmo lucido a motivi romboidali era in buona parte coperto da scarpe, gonne, strascichi eleganti in continuo movimento per la sala. Gli invitati, tra i quali spiccavano la nobiltà e le teste coronate di parecchie isole, si ritrovavano circondati da pareti bianche con stucchi dorati, alternate a tondi e intere sezioni di affreschi raffiguranti putti e vasi di fiori.

Sopra le loro teste, dall'enorme soffitto a volta ritraente giovani fanciulle danzare insieme in un cielo notturno, pendevano grossi lampadari di cristallo ad illuminare a giorno la stanza.

A capo della sala stava un soppalco sul quale svettavano quattro troni del tutto uguali a quelli della Sala dei Semi; davanti a questi si ergeva uno scranno dorato molto più imponente, foderato di velluto rosa.

Di fronte al soppalco, in fondo alla sala, c'erano le maestose scale a due rampe, destinate all'ingresso degli ospiti di riguardo.

Il resto degli invitati accedeva tramite i portoni ai lati dello scalone, che servivano anche per spostarsi negli altri ambienti del palazzo con maggiore facilità.

Ma il pezzo forte era sicuramente il giardino esterno, accessibile direttamente dalla sala tramite le porte installate nelle enormi finestre che arrivavano quasi al soffitto.

La musica proveniente dalla sala da ballo si insinuava ovattata tra le fronde dei rigogliosi alberi da frutto e i cespugli profumati, fondendosi col suono cristallino degli zampilli d'acqua delle fontane.

Tutte le facciate, i portici, le panchine, erano decorate ad azulejos sui toni del bianco, del blu e del giallo.

Le siepi, gli alberi e i fiori, illuminati da lunghe lanterne poste ai lati dei camminamenti, mossi da un delicato vento caldo, proiettavano ombre danzanti sui sentierini lastricati, come se volessero partecipare alla festa.

Di giorno quello spettacolo avrebbe colpito sicuramente l'occhio del visitatore per i suoi splendidi colori vivaci, la notte tuttavia nascondeva le tinte variopinte per esaltarne i profumi, le sensazioni e i suoni.

Nessuno, a prima vista, avrebbe mai pensato che in un simile scenario si sarebbero potuti inserire personaggi dalla mente crudele e subdola.

Tutti i membri della Donquixote Family erano presenti quella sera.

Non mancava proprio nessuno ed erano tutti vestiti per l'occasione, eccetto il Señor Pink, che aveva deciso di mantenere la sua classica tenuta, sotto gli occhi ammirati delle sue seguaci.

Anche gli ufficiali d'elite, seduti comodamente sui loro troni, avevano deciso di mettersi in ghingheri. Certo, il loro concetto di eleganza consisteva apparentemente solo nel vestirsi di nero e nell'abbottonarsi la camicia, ma era pur sempre un gesto apprezzabile, almeno secondo la loro opinione.

Mentre i tre discutevano fra loro, il re se ne stava svogliatamente seduto sul suo trono appariscente. A quanto pare aveva anche lui sorprendentemente deciso di optare per qualcosa di più adatto all'occasione, essendosi presentato trionfalmente in sala indossando un raffinato completo gessato nero, con camicia e cravatta rigorosamente rosa e ricoperto dal suo immancabile cappotto di piume.

Per tutto il tempo non aveva fatto altro che ricevere omaggi e riverenze dai presenti, dei quali sembrava essersi stufato a morte.

La musica soffusa e lenta contribuiva a rendere quell'ambiente aristocratico ancora più monotono, tuttavia quell'evento era assolutamente irrinunciabile: tutti dovevano vedere e sapere. Scrutando tra la folla non aveva catturato con lo sguardo la persona, o chi per lui, che si aspettava di trovare.

"La lascerà veramente qui senza far nulla?" pensò sistemandosi il manto piumato che sbucava dalle sue spalle.

La sua attenzione, come quella di tutto il resto dei presenti, si rivolse verso le scale, da dove stava per essere finalmente annunciata l'ospite che tutti aspettavano di vedere in sala.

Il chiacchiericcio si fece sempre più fitto mentre le porte si aprivano.

Tutti gli ufficiali avevano gli occhi puntati in alto e Doflamingo non faceva eccezione.

"Sono lieto di annunciarvi sua altezza Eris" disse il banditore, lasciando passare con un inchino la ragazza.

Tutti ammutolirono per qualche secondo vedendola scendere le scale con grazia, poi il brusio si fece ancor più fitto di prima.

Alcuni ne elogiavano l'abito, alcuni la bellezza, altri il titolo, altri la fortuna.

In mezzo alla folla anche lo stilista Masson era intento a ricevere i complimenti di tutte le sue precedenti acquirenti , le quali lo circondavano cominciando ad avanzare nuove richieste.

Gli ufficiali la osservavano con un sorriso particolarmente ambiguo, tranne Violet, la quale sembrava particolarmente preoccupata e se ne stava in un angolo della sala a fissare i presenti.

L'unico che appariva con le idee piuttosto chiare era Doflamingo, il quale, vedendo la ragazza sommersa dalle presentazioni e dai complimenti dei presenti, credeva che l'avrebbe presto persa di vista nonostante il colore particolarmente vistoso dell'abito.

Quando cominciò ad alzarsi dal suo trono, anche Violet si mosse dal posto in cui era stata fino ad allora, per raggiungere l'orchestra.

Mentre il re si faceva largo tra la sala, venne fermato dal cambiamento repentino della musica.

 I suoni dolci e piani che avevano accompagnato l'inizio del ricevimento si fecero subito più decisi e caldi. Musica da flamenco.

La gente si stava spostando in massa per veder ballare Violet e così l'avanzata del re venne temporaneamente sospesa a causa dei molti, eccezionali presenti che, incrociando la sua traiettoria, non potevano fare a meno di fermarsi a discutere, con suo grande cruccio.

Dall'altro capo della sala, anche Eris era circondata da aristocratici intenti nelle presentazioni, ma quando sentì la musica capì che qualcosa stava cambiando.

"Oh Eris-sama, a quanto pare Violet, uno dei membri della Family, ha deciso di cominciare le danze con un bel flamenco, non lo trovate estremamente affascinante?" le disse una signora piuttosto in carne stretta in un vestito giallo "Uhm? Violet? Ah si...si! Davvero una cara ragazza, contessa!" "rispose Eris con garbo.

"Quella Violet! Una vera e propria esibizionista! Lo sapevo che avrebbe tentato di attirare tutta l'attenzione su di lei...brutta invidiosa! Scommetto che vuole acquistarsi i favori di Doflamingo a tutti i costi!"

"Perché non andiamo tutti a vedere? Sempre che ci facciano un po' di spazio ahahahah!" rise la donna gracchiando, rivolgendosi al suo piccolo gruppo di amici che aveva accerchiato la ragazza, alla quale non rimase che accettare controvoglia.

Al centro della sala Violet volteggiava di qua e di là, facendo svolazzare il suo abito rosso e nero mentre teneva il ritmo con un paio di nacchere scure.

Il rumore dei suoi tacchetti riempiva la sala seguendo la musica, sotto gli sguardi ammirati dei presenti.

Anche Eris e il suo drappello indesiderato si ritrovarono ad osservare la scena tra le prime file.

"Che sappia ballare bene non c'è dubbio, ma questo non le da il diritto di atteggiarsi a quel modo!" pensò incrociando le braccia, mentre il seguito di duchi e conti bisbigliava commenti di approvazione.

Mentre era assorta nei suoi pensieri, Jora le si avvicinò facendole distogliere lo sguardo dalla ballerina.

In un primo momento la ragazza rimase stupita dall'insolito abito della donna, tutto a chiazze colorate, tuttavia pensò che fosse una cosa normale data la sua eccentricità.

"Jora-sama, che piacere vederla qui!" rispose sorridendo "Il piacere è mio, non ci aspettavamo che saresti venuta, il Signorino ne è stato particolarmente felice!" disse sogghignando.

"Davvero? Felice? Che bella notizia" vedendole gli occhi brillare, la donna ne approfittò subito per avvisarla "A proposito del Signorino! Si trova più in là in fondo alla sala e desiderava parlarti, sarà meglio che tu lo raggiunga, sai come sono questi nobili..." la sua voce si fece un sussurro, mentre indicava con la coda dell'occhio le persone che aveva affianco "...quando vogliono sanno essere davvero noiosi! Credo che se arrivassi tu lo toglieresti da una incresciosa situazione!" "Vuole parlare con me? Oh...beh...d'accordo! Ci vado subito, grazie per avermi avvisata!" rispose con sguardo illuminato "Molto bene allora...divertitevi, mi raccomando!". La donna si immerse nella folla, lasciando Eris sola con i suoi pensieri.

"Cosa mai vorrà dirmi? Devo sbrigarmi a raggiungerlo!" con un piccolo inchino si congedò velocemente dal gruppo "Sono spiacente di dovervi lasciare, ma il re mi ha richiesta! Col vostro permesso!".

A quell'affermazione tutti risposero con una riverenza; quando la ragazza si voltò per dirigersi in mezzo alla folla iniziarono tutti a bisbigliare eccitati.

Mentre si barcamenava a passo di marcia per raggiungere l'altro capo della sala, sentì qualcuno afferrarla per un braccio.

"Violet?" il gesto così avventato l'aveva fatta balzare all'indietro.

La ragazza per tutta risposta le strizzò un occhio e la portò assieme a lei nel centro dello spiazzo che gli invitati avevano lasciato in sala per farla ballare.

La musica si fece più serrata.

Eris la guardò torva.

"E' una sfida? Che razza di sfrontata! Come se non sapessi ballare!"

Pur non conoscendo benissimo quella tipica danza, ballare le era sempre piaciuto, inoltre non poteva di certo dire 'No, grazie' ad un membro della Family davanti a tutti.

Nonostante la sua inesperienza, la ragazza pareva cavarsela piuttosto bene. In quel momento, usare l'Haki della percezione per prevedere le mosse della danzatrice e comportarsi di conseguenza le pareva una buona idea.

Sulle note di quelle chitarre dalle vibrazioni esotiche il loro ballo sembrava essere stato studiato ad arte e i presenti, guidati dalle loro movenze ispiratrici, seguirono la musica. Le due ragazze avevano inconsapevolmente dato il via alle danze quella sera.

Passare così il tempo non le dispiaceva affatto, la musica e la danza l'avevano sempre distratta dai pensieri e dalle preoccupazioni e, in quel momento, anche da invitati un po' troppo invadenti.

Attorno a lei lo spazio si ridusse a quella porzione di pavimento dove poteva muoversi, posando qualche volta lo sguardo sull'improvvisata compagna per osservarne i movimenti.

Era evidente che aveva passato gran parte della sua vita a ballare quel tipo di danza, si muoveva come se fosse tanto naturale come respirare. Talvolta le lanciava un'occhiatina o un sorriso che Eris ricambiava con fare altezzoso.

"Hai trovato pane per i tuoi denti cara!"

D'un tratto percepì che qualcosa non andava in Violet, si era deconcentrata ed esitava. Si fermò, così come tutto il resto dei presenti e i musicisti.

Si voltò e vide il re ergersi davanti a tutti con aria soddisfatta e col suo classico sorriso beffardo.

Il silenzio cadde nella sala.

Inaspettatamente il re applaudì, seguito da tutti i presenti sorridenti, poi si avvicinò ad Eris porgendole la mano.

La ragazza si ritrovò impietrita in mezzo alla sala.

"Non può essere...sta succedendo davvero? Ditemi che non è un sogno!"

Si riscosse e fece un mezzo sorriso mentre abbozzava un inchino tenendosi la gonna fra le mani.

E la musica ripartì.

---

"Non sapevo sapessi ballare !" disse lei ridendo mentre camminavano attraverso le stradine acciottolate del giardino.

"Sono quelle cose che devi saper fare se fai parte dell'alta società!"

"...e quindi, al posto che imparare il walzer hai scelto il Paso doble!" alzò la testa sorridendo.

"Dietro questo ballo c'è una storia davvero interessante...sembra che si riferisca ad alcune tipiche usanze del paese, i due ballerini dovrebbero fronteggiarsi come toro e matador!" le rispose sogghignando mentre si sistemava gli occhialini rossi.

"Oh...sembra affascinante! In ogni caso ti chiedo scusa per non essere arrivata subito, Jora mi aveva avvisata ma sono stata trattenuta..."

"Non preoccuparti, alla fine siamo qui no?"'

"Giusto! C'era qualcosa in particolare che volevi dirmi?" chiese con curiosità.

L'uomo si sedette sul ciglio di una grande fontana coperta di maioliche e le fece cenno di fare lo stesso.

Eris si alzò la gonna del vestito con aria preoccupata e si sedette accanto all'uomo.

La osservò per un po' con sguardo deciso, infine, dopo qualche minuto di silenzio, si risolse a parlare.

"Oggi ti sei scusata con me per come ti sei comportata ed io ti ho detto che ti avrei perdonata..." lo sguardo della ragazza si intristì "...hai cambiato idea?" "No. Tuttavia c'è una cosa che devo dirti anche io. Ti ho condotta qui con la forza, facendoti stipulare un..."

Eris lo interruppe subito "No! Non c'è bisogno che ti scusi! Ti sei comportato come farebbe un qualsiasi re per il benessere del proprio regno!" "Ti sbagli! Io non l'ho fatto per tuo padre, né per il denaro, né per la nazione, ma per te!" nonostante il tono placido che aveva assunto per tutta la conversazione, quelle parole colpirono il cuore della ragazza come frecce d'argento.

"Ma...cosa stai dicendo..."

"Ti potrà sembrare una scusa, ma è proprio così. Ti ho seguita a lungo da quando la tua taglia è stata esposta dalla Marina...quando Vergo mi ha avvisata che eri a Punk Hazard ho capito subito che quello era un segno del destino...Mi sei sembrata subito una ragazza coraggiosa e dalla grande bellezza, una persona che volevo a tutti i costi al mio fianco! Non ho mai trovato in questi anni una persona degna di prendere posto accanto a me sul trono, così mi sono precipitato da te... sicuramente ti sarò sembrato crudele ed egoista per quello che ho fatto. Non avevo altro modo per dimostrartelo in quel momento, ma avrei fatto qualsiasi cosa pur di averti!".

La ragazza era rimasta ad ascoltare ad occhi sbarrati, quelle parole parevano provenire da un mondo lontano, di sogno, dal quale aveva paura di risvegliarsi.

Tremando chiese incredula "Tu...l'avresti ucciso? Per me?"

Doflamingo inarcò le labbra nel suo consueto, inquietante sorriso, voltandosi verso la ragazza che lo stava fissando con stupore, per guardarla dritto negli occhi

"Gli avrei sparato ad un tempia senza rimpianto!"

Si lasciò avvinghiare i fianchi senza dire una parola, mentre si avvicinava sempre più alle sue labbra rosate.

"Non credo serva dire altro!" concluse lei in un sussurro, lasciandosi avvicinare sempre di più.

----

Un grido squarciò il rigoroso silenzio nell'atrio che dava sulla piscina del palazzo.

Eris era stata adagiata temporaneamente su uno dei canapè e quando rinvenne si ritrovò circondata dalle guardie che l'avevano portata fin lì. Al suo capezzale, in prima fila, trovò il capitano quasi in lacrime.

"Eris-sama! Tranquillizzatevi, siete svenuta! Avete fatto sicuramente un brutto sogno! Come sono felice di rivedervi sveglia!"

"Si...era sicuramente un incubo orribile!" rispose gridando mentre si rialzava. "No Vostra Altezza! Vi prego! Abbiamo chiamato i medici, stanno accorrendo per visitarvi, è assolutamente necessario che prestiate attenzione alla vostra salu.."

"Tacete! Tutti quanti!" urlò lasciando con un palmo di naso i presenti mentre si dirigeva ai piani superiori. Sentì un rumore sordo provenire da sopra, ma non se ne curò affatto.

"E' disgustoso! Quanto lo odio! Carogna! Me la pagherai!Come hai osato anche solo toccarmi! Viscido serpente!"

Mentre saliva le scale a chiocciola che portavano al piano superiore sentì qualcuno provenire nella sua direzione, dirigendosi invece ai piani inferiori.

"Sarà uno di quei suoi stupidi ufficiali!" pensò, proseguendo a grandi falcate per la sua strada, finché non incrociò l'ultima persona che si sarebbe aspettata.

L'Ammiraglio Fujitora stava scendendo lentamente i gradini e non sembrava avere un'espressione particolarmente soddisfatta.

Eris collegò in un lampo il rumore che aveva sentito con il fare stizzito del marine e capì che qualcosa nella Sala dei Troni non era andato esattamente per il verso giusto.

Salutò con un piccolo inchino. "Issho-san" non ottenne risposta e continuò noncurante fino alla grande sala.

"Qualcosa è andato storto!"

Dai vetri delle finestre si poteva intravedere l'interno della stanza: sulle finestre era stato appeso un proiettore sul quale una grande lumacamera stava trasmettendo in diretta gli avvenimenti del Colosseo. Ad osservare la scena con fare assorto, in piedi davanti allo schermo, stava Doflamingo.

I suoi pensieri vennero interrotti dall'aprirsi lento di una delle porte.

"Toc-toc!" Eris se ne stava appoggiata sullo stipite della porta, osservando la scena a braccia incrociate.

Il re si voltò verso di lei prima con sguardo preoccupato, poi sfoderando il suo consueto sorriso.

La ragazza procedette lentamente verso di lui.

"Ho notato che hai avuto problemi col tuo nuovo giocattolino della Marina!" disse in tono beffardo "Forse dovresti portarlo da Sugar, a meno che non sia troppo impegnata a vendere fiori all'angolo della strada! Oppure...potresti fargli bere un filtro d'amore, cosa ne dici?"

"Noto con sommo dispiacere che qualcuno ti ha svegliata dal tuo bel sogno d'amore, Principessa!"
"Sogno d'amore? Intendi il peggiore incubo della mia vita forse! Tu sei solo un..." i suoi occhi si posarono sul fondo della sala. Di fianco alle porte, seduto e incatenato, un uomo anziano stavo osservando la scena.

"...O cielo!" disse passando dietro ai quattro troni per andare di corsa a soccorrere l'uomo, sorreggendosi i lembi della gonna.

"Sta bene signore?" disse inginocchiandosi a terra "Non preoccuparti per me, ragazza..." rispose mestamente, mentre Eris si rivolgeva furibonda verso Doflamingo.

"Che cosa hai fatto a questo pover'uomo, razza di canaglia!"

Doflamingo rise divertito "Quel vecchio è Riku Doldo III! Ridicolo vero? Un re senza trono e senza dignità!"

Eris osservò quell'uomo con uno sguardo pieno di compassione "Mi dispiace, mi dispiace tanto!" L'uomo ricambiò il suo sguardo sofferente.

"In ogni caso, non penso sia lui quello di cui dovresti preoccuparti di più!"

La guardò sogghignando e sulle prime non comprese a cosa stesse facendo riferimento.

Usò il Kenbun-Shoku.

"No..." si alzò da terra, verso la flebile aura vitale che percepiva.

Quando arrivò di fronte ai troni lanciò un grido di orrore.

Sullo scranno di cuori stava seduto il corpo martoriato ed esanime di Trafalgar Law.

"Trafalgar! No!"

Eris corse verso il trono in preda alla disperazione, sollevando una delle mani del ragazzo per provare a sentirne il battito cardiaco.

Quella scena era stata per lei un colpo tremendo, il cuore le palpitava con foga, come se volesse uscirle dal petto.

Dovette suo malgrado lasciare in fretta la presa, la sua energia aveva cominciato a diminuire ancora, all'improvviso.

Si voltò iraconda contro Doflamingo, che osservava la scena divertito.

"Agalmatolite!"

" Ti è piaciuto il mio regalo di nozze?"

"Come hai osato fargli questo! Tu hai promesso di risparmiargli la vita!"

"Io ho promesso di risparmiargli la vita...per quell'occasione! E' soltanto colpa sua se ha deciso di venire qui! Suvvia, non fare quella faccia...non è ancora morto...ma sai che lo farei fuori, senza rimpianti!"

La sua risata investì l'intera sala, rimbombando come una sinistra cantilena.

Lo sguardo di Eris era annebbiato da un'ira implacabile, si rivolse con disprezzo verso il suo nemico.

"Tu sei solo una carogna! Se solo avessi i miei poteri ti rispedirei dall'inferno da dove provieni, Demone Celeste! O forse sarebbe meglio Insetto Celeste, dato che ti hanno spedito giù da Marijoa come un inutile parassita! Non ti vogliono nemmeno fra quegli imbecilli dei tuoi si..."

Il suo avambraccio si alzò e si tinse all'istante di un colore scuro e lucente per parare il colpo che il re aveva intenzione di infliggerle.

La sua mano enorme cozzò contro il braccio intriso di Haki della ragazza, frenandosi.

"Non ci provare neppure..." ringhiò Eris con disprezzo.

 

Angolo della scrittrice:

Non c'è dubbio che Eris sia in grado di difendersi! Anche se fortemente indebolita, credo abbia ancora la forza per tirare un bello schiaffo a quella serpe di Doflamingo! Sono dell'idea che se lo meriterebbe, ma sembra che abbia ancora qualche asso nella manica per tormentarla! Non vorrei essere nei suoi panni! Il personaggio della Eris intrattabile e'aristocratica' è ispirato a quello di Carlotta Giudicelli del "Fantasma dell'Opera" nel riadattamento cinematografico di Joel Schumacher (credo che la canzone 'Prima donna' sia del tutto esplicativa, anche perché il caso vuole che siano entrambe vestite di rosa!). Come avrete notato sono molto amante delle descrizioni e mi soffermerei su ogni singolo vaso, ovviamente cerco di evitarvi la noia il più possibile, ma quando si tratta di grandi palazzi faccio fatica a fermarmi! A questo proposito ho cercato di mantenere l'ambiente il più 'ispanico' possibile (per il cortile ed i giardini avevo in mente l'Alcazar di Siviglia), tuttavia nell'opera originale di One Piece è evidente che gli interni si rifanno ad uno stile più barocco/neoclassicheggiante (per la sala da ballo, come per le stanze di Eris, ho preso spunto da Schönbrunn e da Palazzo Peterhof).  Lo so, sono un po' troppo pignola, ma sono fatta così purtroppo! Giusto per chiudere in bellezza, il Paso doble che ballano Eris e Doflamingo è il famoso España Cañi; un po' di atmosfera era necessaria! La scelta non è stata casuale, questa è una danza aggressiva, che si rifà alle corride spagnole. Doflamingo crede di aver sottomesso il toro, ma in questo caso chi dei due è veramente la bestia e chi il matador? Credo che questa "danza" li accompagnerà dall'inizio alla fine di quest'avventura! Grazie mille per aver letto! Alla prossima!

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Capitolo 7
*** Il dono di nozze ***


VI capitolo

 

Il dono di nozze

 

 Due occhi di fuoco scandagliarono l'espressione contratta di Doflamingo da sotto il suo braccio, alzato a difesa del volto.

Lo aveva punzecchiato su un argomento troppo scottante e aveva previsto una reazione simile, ma a quel punto poco le importava di farlo arrabbiare.

Quella posizione statuaria sembrò durare un'eternità.

Ad Eris non rimaneva molta energia; se avesse attaccato probabilmente non avrebbe avuto più modo di difendersi.

Re Riku sgranò gli occhi per la sorpresa e per l'apprensione. Viola gli aveva riferito la storia della giovane e provava compassione per lei, nonostante fosse un pirata.

In fin dei conti, agli occhi del vecchio re, era solo una ragazza che, messa in trappola dalla stessa persona che aveva rovinato la sua vita e il suo regno, si era ritrovata a dover sposare un uomo orribile e più vecchio di lei di vent'anni. Lo sguardo misericordioso che gli aveva lanciato era espressione della sua nobiltà d'animo, ma Riku, come la ragazza stessa, non poteva fare nulla per contrastare quell'oscurità che li aveva assoggettati.

Un allarme suonò improvvisamente, facendo riscuotere tutti dai loro pensieri. Il re si diresse spedito verso il lumacofono davanti al proiettore mentre Eris tornò di corsa davanti al ragazzo svenuto.

"Rapporto dal bastione frontale! L'intruso è Cappello di Paglia!" la voce trafelata di una guardia colpì tutti come un fulmine a ciel sereno: le immagini proiettate sullo schermo mostravano chiaramente Luffy impegnato nel match finale dell'arena.

 "Luffy è qui?" pensò la ragazza rivolgendo lo sguardo preoccupato verso l'amico privo di sensi .

"Impossibile, ci dev'essere un errore! Cappello di Paglia sta combattendo al Colosseo!" Baby 5 aveva un tono del tutto spazientito "No! E' proprio lui! Ha anche distrutto il portone d'ingresso!".

Lo sguardo di Doflamingo si fece di fuoco mentre la sua fronte si corrugava in una miriade di solchi.

"Non ci sono dubbi! E' proprio Luffy Cappello di Paglia! Con lui ci sono anche il Cacciatore di taglie e un altro tizio! E anche Violet-sama!"

"Cappello di Paglia è qui? Ma allora chi è quello al Colosseo? Cosa diavolo sta succedendo?"

Il Demone Celeste era furibondo.

"Trafalgar! Finalmente ti sei svegliato! Avevo paura che non avresti più riaperto gli occhi!" la ragazza si rivolse felice all'amico che stava lentamente riprendendo i sensi.

"Eris...che cosa ci fai qui..." rispose Trafalgar con voce flebile e strozzata.

"No! Che cosa ci fai tu qui! Guarda come ti hanno ridotto! Cosa speravi di fare?" il tono della ragazza era ansioso e severo allo stesso tempo, ma il suo volto tradiva la sua contentezza nel vederlo di nuovo cosciente.
"Mi dispiace, ho reso vano il tuo sacrificio...Eris..."

"Non dire sciocchezze!Non è il momento per l'autocommiserazione!Siamo nei guai... "

Doflamingo osservò la scena, riacquistando il suo ghigno inquietante; prese la cornetta del lumacofono, mettendosi una mano in tasca.

"Baby 5 e Buffalo nella Sala dei Semi, subito! Tutti gli altri ufficiali vadano ad accogliere gli ospiti!"

A quelle parole i due ragazzi si voltarono simultaneamente verso il re che stava loro venendo in contro.

"Bene bene...vedo che ti sei svegliato, Trafalgar!"

"Non osare toccarlo!"

Eris si pose davanti al trono di cuori, fronteggiando il re con aria sprezzante.

Questi, per tutta risposta, le sorrise malignamente.

"Ti facevo più spiccata, mia cara Principessa"

"Eris, non metterti in mezzo..."

" Cosa pensi che ci faccia qui, Principessa? Credi davvero che sia venuto per salvarti? Che abbia eroicamente rischiato la vita per tirarti fuori dai guai? No...mi dispiace deluderti, ma conosco abbastanza bene Trafalgar per sapere che non si trova qui per ricambiare il favore!"

"Di che diavolo stai parlando?" chiese con rabbia, mentre il re si avvicinava allo scranno.

"Trafalgar ha architettato questo piano per danneggiarmi molto prima di Punk Hazard e questo ha da sempre previsto anche lo sbarco a Dressrosa! Dico bene?"

Il ragazzo indirizzò un'espressione ferina a Doflamingo, che ricambiò con uno sguardo divertito e compiaciuto.

"Pensi che sia qui per te? Questa non è una missione di salvataggio cara Principessa, ma semplicemente una spedizione punitiva nei miei confronti! Questo moccioso è qui solo per vendicarsi e nient'altro! Hai acconsentito a sposarmi per causa sua e tenti ancora di salvargli la vita, ma io e lui siamo fatti della stessa pasta. Lo stai solo difendendo da un suo simile, fra noi non c'è alcuna differenza!Non sei che una pedina in una scacchiera, una pedina che non gli serve a molto a quanto pare!"

Il ragazzo digrignò i denti, ma prima che potesse parlare fu Eris a spezzare il discorso del re.

"Non mi interessa!"

Ammise con decisione senza spostarsi dalla sua posizione, lasciando tutti colpiti.

"Eris..."

"Non mi interessa, Trafalgar! Non mi importa per che motivo sei qui e non ho bisogno di spiegazioni! Io non ho chiesto a nessuno di essere salvata o aiutata, quindi non è mai stata una delle mie aspettative. Non mi pento di ciò che ho fatto! Salvare la vita di un amico è un dovere a cui io certo non verrò meno! Non l'ho fatto per ottenere qualcosa in cambio!" sorrise beffarda "Doflamingo, quando verrò a sapere di una persona tanto subdola e senza scrupoli come te, prometto che te lo farò sapere, ma credo che quando la troverò sarà già tanto se sarai ancora in grado di respirare!"

Ad interromperli giunsero sul posto i due ufficiali richiesti da Doflamingo.

"Ci ha mandato a chiamare, Signorino?"

Il re assunse un'aria divertita, mentre Law era rimasto senza parole ad osservare la coraggiosa ragazza davanti a sé.

"Certo, venite qui voi due!"

Quando gli ufficiali videro il ragazzo accasciato sul trono si meravigliarono, subito dopo salutarono Eris con un inchino, credendola ancora sotto l'effetto del filtro.

"Law! Sei stato davvero uno sciocco a metterti contro il Signorino!" lo canzonò Buffalo "Già! Non la passerai liscia adesso!" rise Baby 5.

"Zitti!" intimò Eris con imponenza.

Lo sguardo demoniaco dipinto sul volto della ragazza li fece sussultare, ma vennero subito riscossi dalle parole del loro capo.

"La principessa è una donna molto saggia nonostante la sua età. Il coraggio non le manca...e nemmeno la sfacciataggine. Sembra sapere benissimo quale sia il suo posto nel mondo e quali i suoi doveri!" le disse sorridendo, per poi rivolgersi al ragazzo incatenato "Trafalgar...ho intenzione di ucciderti, ma non ora...sai, in questo momento ho un impegno che non posso assolutamente rimandare. Una cerimonia che sto programmando da molto tempo e che sono ansioso di celebrare. Eris cara, avevo pensato a qualcosa di più in grande per noi due, ma avremo tutto il tempo di festeggiare! Andate a chiamare l'officiante, ditegli che prepari subito le corone e che voglio una cerimonia breve ma efficace nella cappella del castello."

"Che cosa?" l'imponenza di Eris vacillò a quelle parole.

"Non puoi farlo, Doflamingo!"

"Oh, ma certo che posso! E' solo merito tuo se ho ottenuto una tale fortuna! Ah...a proposito..." guardò la ragazza sorridendo "...molto strano che tu abbia cambiato idea, ieri sera sembrava fremessi dalla voglia di sposarti!"

"Ieri volevo sposarti, oggi vorrei solo vedere la tua stupida testa bionda su un palo! Che ci vuoi fare, le persone cambiano!" rispose con schietto sarcasmo.

"Eris, cosa vuol dire tutto questo?" chiese lo sbigottito Trafalgar.

"Il Signorino mi ha fatto gentilmente recapitare una tonnellata di fiori in camera, senza lasciare nemmeno un bigliettino che avvertisse dell'effetto che provocavano. Una specie di filtro d'amore: un cliché. Penso che se dovessi scegliere la parte più disgustosa della mia vita opterei proprio per la giornata di ieri!" rispose visibilmente infastidita.

"Il fiore di Lafuente! Se l'hai anche solo sfiorata..." ringhiò il ragazzo incatenato, cercando di alzarsi in un impeto d'ira.

"...non l'ho solo sfiorata, effettivamente! Tuttavia non penso tu sia in grado di fare promesse e minacce dalla tua posizione. Fra voi due non so quale sia la principessa in pericolo!" ammise ridendo, mentre la fronte del Chirurgo della Morte si corrugava sempre di più.

"Sei semplicemente disgustoso!" Eris era ormai al limite della sopportazione.

"Un vero peccato, perché sei costretta a sposarmi! A meno che tu non voglia venir meno ad un Sacro Accordo...con tutti i rischi che comporta, naturalmente..."

Il suo sguardo si spense in pochi secondi, chiuse gli occhi mordendosi le labbra, inviperita.

"Non hai più nulla da dire, principessa? Che strano, sei sempre così loquace!"

"E' tutto pronto, Signorino! Il sacerdote sta raggiungendo l'altare in questo momento! Buffalo sta aspettando lì." disse Baby 5 sugli attenti, seguita da un plotone di guardie. Il re sorrise.

"Trafalgar, purtroppo sono costretto a lasciarti qui con i miei uomini, ma non preoccuparti, potrai goderti lo spettacolo dallo schermo in diretta! Tutto il popolo deve poter gioire del lieto evento! Mi farai sapere se preferisci questo o la morte quando tornerò per interrogarti!"

Doflamingo sogghignò, facendo cenno alla ragazza di seguirlo.

Eris si alzò da terra

"No! Non puoi farlo! Non puoi sposarlo!" il ragazzo strattonò le catene come un cane legato e rabbioso.

"Taci!" la collera che provava verso sé stessa e quella situazione umiliante si fecero vive. Trafalgar sgranò gli occhi e la ragazza ritornò in sé, rivolgendosi a lui tristemente, con lo sguardo a terra "Non mi sembra il caso di infierire oltre. Se ci fosse un altro modo lo avrei già scelto da tempo! Ho fatto una promessa, Trafalgar, una promessa sacra. Il mio onore di pirata e il valore che viene dato alla mia parola sono più importanti di qualsiasi corona!"

Il ragazzo la osservò fra l'incredulo e il disperato mentre Eris camminava mesta verso la porta, dove già la aspettava il sorridente Doflamingo.

"Anche più importanti della tua felicità?"

Non rispose.

I suoi occhi vitrei erano spenti, desiderava solo dimenticare tutto quello che stava accadendo e che le era accaduto.

Ciò che si trovava attorno a lei le giungeva ovattato, come se ogni cosa fosse impalpabile e priva di consistenza.

"Dei! Proteggeteci, vi supplico!"

 

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Quartier Generale dell'esercito di Re Riku, qualche ora prima...

 

"Ehi ragazzi! Ragazzi! Mi sentite?" Usopp gridava dalla cornetta del lumacofono. Il segnale aveva ripreso a funzionare da qualche minuto, sotto gli occhi increduli di tutti.

"Law-dono è stato ridotto in fin di vita! E' stato Doflamingo!" la voce trafelata di Kin'emon giunse come un fulmine a ciel sereno alle orecchie dei compagni di ciurma in linea.

"Ehhh?"

Non ebbero il tempo di riprendersi dalla sorpresa che dal lumacofono giunsero sinistri rumori di spade.

"Zoro-dono è sprofondato!" prima che potessero fare altre domande, sentirono il raccapricciante gemito del samurai colpito da qualcosa.

"Kin'emon!! Dimmi che stai bene!" stavolta era stato Brook a parlare.

"L'uomo che è qui insieme a Doflamingo...è un Ammiraglio della Marina!" rispose a spezzoni con voce roca.

Di nuovo tutti i presenti alla chiamata rimasero scioccati dalle notizie del samurai.

"Un Ammiraglio! Sull'isola!!" iniziò a gridare Usopp spaventato.

"Possibile che si sia alleato con la Marina?" si interrogò Robin, interrotta subito dal cecchino "Se è davvero qui siamo tutti spacciati!!"

"Qui parla Kin'emon! Law-dono è stato portato via!"

 A interrompere quella situazione già grave stavolta furono i presenti sulla Sunny , i quali gridavano a squarciagola.

Luffy prese la parola "Ehi Brook, che succede?" "Siamo nei guai! Grossi guai! La nave di Big Mom! E' qui, davanti a noi!!"

"Sul serio? Big Mom???"

"Siamo spacciati!" il povero Chopper pareva essere in preda alla più totale disperazione.
"C'è anche lei sulla nave?"

"Non lo so!" rispose Sanji "Ma ci sono quei due dell'isola degli uomini pesce!"

"BIG MOM? Luffy è tutta colpa tuaaaa!" gridò il cecchino spaventato.

"Sembra che il loro obiettivo sia Caesar!"

"Caesar? Cosa vogliono da lui?" chiese alterato Franky.

Nessuna risposta, solo grida e rumori di palle di cannone.

"Sanji va tutto bene? Non fate avvicinare Big Mom all'isola o il piano dei Nani salterà!"

"Ascoltatemi tutti!" stavolta fu Nami a parlare, prendendo le redini della faccenda "Per quanto desideri essere lì con voi per aiutarvi, sono certa che la cosa migliore da fare sia allontanarci dall'isola e non sbarcare a Dressrosa! Abbiamo con noi Caesar e Momonosuke e sappiamo che entrambi sono nel mirino di Doflamingo! Possiamo tenerlo sempre e comunque in scacco, mentre voi vi occupate di distruggere la fabbrica! A Law è stata tesa un'imboscata, ma ha allontanato lo scontro per permetterci di fuggire! Se non li porteremo in salvo, il suo sacrificio sarà stato vano!"

"Certo...hai ragione Nami! Ci riprenderemo Trafalgar! Eris, che cosa ne dici? Puoi dirci qualcosa di utile per entrare a palazzo?" chiese Luffy, ma a rispondergli fu la voce di Robin.

"Eris non è più con noi purtroppo!"

"Cosa?" gridarono tutti all'unisono.

"Ha sentito gli spari, la linea si è interrotta ed è voluta andare al Colosseo!"

"Come avete potuto lasciarla partire da sola? Sapete che la sua energia è ridotta al minimo!Verrà sicuramente catturata!"  gridò Nami.

"Non abbiamo potuto fare niente per fermarla, non ha dato retta a nessuno! E' davvero una SUPER testarda!" disse Franky corrucciato.

"Non preoccupatevi, la incontreremo sicuramente lungo la strada! Se la caverà! Sanji!Nami!Chopper!Brook!Momo! Dirigetevi a Zou!"

"Ricevuto, Capitano! Tuttavia chiedo il tuo permesso per fare una cosa!" rispose il cuoco.

"Il permesso per cosa?" "Per rispondere all'attacco!"

"D'accordo!" il capitano aveva acconsentito senza indugi, con la sua caratteristica noncuranza.

"EEEEEEEEH?"

"Ma è pericoloso! Non farlo!" Brook e Chopper sembravano tutt'altro che d'accordo, ma il cuoco pareva non voler sentire ragioni.

"Ragazzi, vi aspettiamo a Zou, tutti quanti!" gridò Nami.
"D'accordo! E noi distruggeremo la fabbrica!" dichiarò il cyborg.

"Ciurma, state in guardia! Andiamo a palazzo a riprenderci Trafalgar e Eris!"

"Ricevuto Capitano!"

"Ricevuto!"

Franky riagganciò il lumacofono.

"E' arrivata l'ora di mettere in atto il piano! Comandante! Siete pronti?" chiese Franky sorridente. Il soldatino giocattolo fece un cenno di approvazione con la testa, mentre i Tontatta si sistemavano sugli attenti attorno a lui.

"Soldati! Procederemo secondo i piani! Attraverseremo il tunnel sotterraneo per raggiungere il porto! Il nostro obbiettivo è l'Ufficiale Sugar!" Leo continuò il discorso "Le dobbiamo far perdere i sensi, così tutti i giocattoli dell'isola potranno ritornare umani! Andiamo! Riprendiamoci ciò che è nostro, restituiamo l'isola al suo legittimo re!"

I Tontatta gridarono in coro la loro soddisfazione, mentre gli squadroni dell'Ape Rosa e del Coleottero Giallo si prestavano a partire all'istante.

"Andiamo!" risposero tutti in coro, imboccando di gran carriera il passaggio sotterraneo per il porto commerciale.

Anche i tre compagni della ciurma di Cappello di Paglia avevano tutta l'intenzione di seguirli, ma si ritrovarono a fare i conti con lo stretto passaggio a misura di nano.

"Non abbiamo tenuto conto del fatto che anche degli umani sarebbero dovuti passare per di qua!" ammise Leo costernato.

"Voi due dovreste riuscire a procedere! Tu invece..." il soldatino indicò il cyborg "Dovrai passare per la Toy House, il posto dove tutti i giocattoli si riuniscono durante la notte!"

"Un momento, riuscirò ad arrivare alla Fabbrica?" chiese Franky perplesso.

"Si, ci sono quattro entrate, ma tutte sotto sorveglianza! Dovrai vedertela da solo purtroppo!"

"La cosa si fa SUPER interessante! Farò in modo di creare un gran disordine, cosicché possiate attaccare Sugar senza intralcio!"

Il cyborg strizzò l'occhio ai compagni per poi correre a perdifiato lungo le scale che portavano all'uscita del Quartier Generale.

I due pirati rimasti vennero trasportati attraverso lo stretto tunnel dai Tontatta stessi, che li fecero atterrare nel deposito sani e salvi.

Nascosti fra i grandi container, il soldatino e il suo gruppo organizzavano gli ultimi preparativi per la missione S.O.P. , mentre Robin e Usopp perlustravano la zona.

Il porto, nonostante fosse nascosto, aveva delle dimensioni enormi, ma ciò che più lasciò esterrefatti i due pirati fu la vista dei poveri giocattoli costretti alla schiavitù.

"Quella costruzione al centro è la Torre degli Ufficiali!" spiegò Leo  indicando una grossa torre rossa"Sugar si trova sicuramente lì dentro!Da quei tubi che confluiscono nell'edificio arrivano gli umani che devono essere trasformati!".

Il cecchino rabbrividì.

"Sugar va matta per l'uva: il nostro piano è rimpiazzare uno degli acini con uno finto, lo abbiamo creato apposta per lei ed è composto da una miscela di spezie fortissime che le farà perdere i sensi!"

"Capito! Quindi bisogna fare in modo che lei lo mangi...dobbiamo solo capire come entrare nella torre e poi..."

Uno strano rumore attirò l'attenzione di Robin e dei presenti. I due pirati e i Tontatta si sporsero da uno dei container per osservare ciò che stava accadendo.

In varie zone del porto alcune lumacamere stavano trasmettendo un messaggio in diretta su degli enormi schermi.

In primo piano videro il volto sorridente e compiaciuto di Doflamingo rivolgersi a tutta Dressrosa e capirono che qualcosa di terribile stava per accadere davanti ai loro occhi.

 

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"Oooooh! Un Nano!" gridò meravigliato Luffy da sotto il suo costume rosso da carpa.

"Mi chiamo Wicca! Membro dell'esercito di ricognizione di Re Riku!Vi guiderò fino al palazzo reale!" rispose la piccola nana vestita di blu, apparsa dal travestimento da gatto di Zoro.

"Sbrighiamoci! La nostra operazione è già cominciata!"
"Stento ancora a credere che esistano persone così piccole!" disse stupito il samurai, mentre Cappello di Paglia gli faceva eco "E' una cosa fantastica! Dovrai presentarmi tutti i tuoi compagni!"

"Di solito non ci mostriamo mai agli umani, tranne ai membri della famiglia reale! Ma con gli Usolanders le cose sono diverse!"

Mentre continuavano a correre, perplessi da quell'affermazione, il piccolo nano indicò loro una costruzione tubolare che percorreva in verticale le mura del palazzo.

"Guardate! Quello è l'ascensore che porta al palazzo reale!"

"Saliremo con quel coso? Evvivaaa" il capitano era già estasiato all'idea, tuttavia le sue aspettative vennero in breve tempo smorzate dalla piccola Wicca.

"Per accedere bisogna mostrare un lasciapassare alla guardia, temo che sarà difficile!"
"Possiamo sempre stenderla con un pugno!"

"No! Faresti solo una gran confusione e attireresti altri nemici sciocco!"

"E allora?"

"Stupido che non sei altro!! Alcuni Ufficiali sono davvero dei terribili avversari e non potresti raggiungere in tempo Doflamingo!!"

"Ragazzi, guardate! Sembra stia arrivando qualcuno!" Zoro indicò un grosso cavallo giocattolo che sbarrava loro il cammino.

"Sapevano del nostro arrivo?" la Nana assunse un'espressione accigliata mentre si avvicinavano sempre più al loro ostacolo.

"Ehi! Chi sei?" chiese Luffy alla figura incappucciata che svettava sopra al cavallo.

"Sei Cappello di Paglia?" chiese questa con fare misterioso.

"Si, sono io!"

"Stai zitto!!! Ti sei fatto scoprire!" gridarono all'unisono i due compagni.

"Ti stavo aspettando! Farò in modo di farvi entrare a palazzo!" enunciò togliendosi il cappuccio dal volto. Ai loro occhi comparve la bella Viola.

Poco dopo tutti si erano messi al riparo in una strettoia tra due edifici per discutere la situazione.

"Mi dispiace, ho fatto il possibile per ritardare il fidanzamento tra Doflamingo ed Eris, ma non ci sono riuscita...anche se lei non si è mai fidata di me, io potevo spiare nella sua mente e sapevo quanto fosse difficile la sua situazione. Ho sempre tentato di aiutarla e di comportarmi in maniera gentile, ma ero un Ufficiale della Family e lei non avrebbe mai collaborato con me. Quando l'ho vista sotto l'effetto del filtro d'amore ho provato una grande tristezza..."

"Non temere Viola! Non è colpa tua! Ora andremo a riprenderci sia Eris che Trafalgar, poi la farò pagare a Doflamingo!" Luffy rispose risoluto allo sguardo abbattuto della donna.

"Un momento...capisco che tu voglia aiutarci, ma per passare dall'ascensore ci serve un lasciapassare!" ammise Kin'emon.

"Io ne ho uno con me, ma non vi conviene prenderlo!"

"Come sarebbe?"

"L'ascensore ci farebbe raggiungere il Palazzo, ma se ci scoprissero saremmo spacciati!"

"Ve l'ho detto! Si va a prendere a calci qualcuno!"

"No! Non servirebbe a niente! Come te lo dobbiamo dire! Ci fermerebbero!" gridò Zoro palesemente irritato.

"Eh?! Ah. Già."
"Inoltre siete davvero troppo sospetti vestiti così!"

"Hai ragione, Viola-sama!" confermò Wicca.

I tre sembravano non essere della stessa idea.

"Il modo migliore per arrivare lassù in cima è usare il passaggio segreto! E' conosciuto solo ai membri della famiglia reale e consente di arrivare subito a palazzo senza usare l'ascensore!"

Tutti si guardarono annuendo, mentre seguivano la donna verso l'entrata nascosta.

In men che non si dica il piccolo gruppo giunse davanti al portone d'ingresso del castello, sorvegliato da una nutrita schiera di uomini.

Si appostarono dietro le mura degli edifici per osservare la situazione.

"Questa è l'entrata inferiore del palazzo! Noi prenderemo un altro passaggio segreto per entrare..." Viola iniziò a spostarsi attraverso il cortile, seguita dai due spadaccini "...non dobbiamo attirare l'attenzione, se venissimo raggiunti da Pica e dagli Ufficiali non riusciremo mai a raggiungere Doflamingo!"

La donna fece appena in tempo a terminare la frase prima di essere interrotta da uno schianto terribile.

Luffy era avanzato da solo e aveva deciso di scagliare il Gigant Pistol contro i soldati e il portone, distruggendolo in mille pezzi.

I compagni osservarono la scena atterriti.

"Cosa si è messo in testa di fare???"

"Ehi ragazzi, ho aperto il portone!"

"Che diavolo dici??? L'hai distrutto!" gridò Zoro.

"Ormai non possiamo tornare indietro, presto, saliamo le scale, non c'è un minuto da perdere!"

Quella di Viola era l'unica alternativa che era rimasta dopo l'avventato gesto del ragazzo di gomma, così il gruppo iniziò a correre a perdifiato salendo le grandi scale che portavano ai piani superiori .

"Viola! Usa i tuoi poteri per capire dove si trovano Law e Doflamingo, così potremo raggiungerli a colpo sicuro!" intimò lo spadaccino dai capelli verdi mentre tutti correvano lungo i gradini.

Viola fece un cenno di assenso con il capo e si fermò per qualche minuto, così come i suoi compagni.

"Allora? Dov'è??"

"Taci! Non vedi che sta cercando di concentrarsi!" la piccola nana zittì il giovane capitano, facendo cenno a tutti di fare silenzio portandosi l'indice alla bocca.

Dopo qualche istante in cui venne osservata intensamente da tutti, la ragazza riaprì di scatto gli occhi ambrati.

"Oh no! Non posso crederci!" il volto di Viola era sconvolto.

"Che cosa sta succedendo, Viola-sama?" chiese preoccupata Wicca.

"Sta..sta per sposarla!"

"COSA??" tutti i presenti rimasero a bocca aperta.

 

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"Popolo di Dressrosa! Sono estremamente spiacente di non aver reso a questa cerimonia tutta la solennità che essa richiedeva, tuttavia vi prometto che verranno indette a breve grandi feste per celebrarla! Come è noto ieri sera è stato ufficializzato il mio fidanzamento e di ciò non sarei potuto essere più felice. L'evento, come era prevedibile, ha suscitato scalpore in tutto il mondo e qualche essere ignobile ha ben pensato di ricorrere istantaneamente a subdoli mezzi per rovinare la felicità di questo bel regno! Trafalgar Law, colto in flagrante mentre tentava il rapimento della Principessa di Dressrosa, è stato oggi privato dall'Ammiraglio Fujitora del titolo di membro della Flotta dei Sette. La sua vita ora è in mano alla Marina, ma questo non è ciò che mi preme dirvi. Per quanto mi riguarda ho corso il terribile rischio di lasciarmi sfuggire dalle mani qualcosa di enormemente prezioso e insostituibile. Per questo motivo, di comune accordo fra me e la Principessa, abbiamo deciso di sposarci seduta stante, in modo che nessuno possa più dividerci! Il mio desiderio di veder indossare quella corona ad una donna tanto coraggiosa e tanto onesta, così adatta a governare quest'isola, finalmente potrà avverarsi!Procedete pure!"

La lumacamera inquadrò l'abside affrescato della cappella, dietro il cui altare dorato erano in attesa un vecchio sacerdote col suo attendente. Doflamingo raggiunse il suo posto davanti all'ara sacra.

L'organista di corte modulò la lenta marcia della principessa ancora vestita di rosa, alla quale era stato posto un velo bianco sul capo. I capelli raccolti mostravano il suo volto mesto e pallido rivolto verso terra, mentre raggiungeva l'altare.

A quella vista tutti i suoi compagni, ovunque essi si trovassero, assunsero un'espressione inorridita.

Non avevano mai visto quell'atteggiamento di desolazione e rassegnazione comparire sul volto dell'amica e la sua sofferenza arrivava dritta al cuore di ognuno di loro.

"Papà, mamma...gli dei vogliano che non siate costretti ad assistere a tutto questo! Trafalgar, Luffy, tutti voi amici, vi prego di perdonarmi!"

Una lacrima silenziosa fece capolino dai suoi occhi vitrei mentre raggiungeva la base dell'altare.

I due si inginocchiarono e l'anziano rivolse le braccia al cielo, iniziando a celebrare il rito con voce roca "Popolo di Dressrosa!Siamo qui riuniti oggi per celebrare il matrimonio fra Donquixote Doflamingo e la nostra Principessa, Eris. Mi è stato intimato che questa cerimonia sia breve e concisa, dunque..." il sacerdote si schiarì la voce.

"Molto bene. Siete venuti a contrarre questo matrimonio in piena libertà, senza vincoli o costrizioni, consapevoli della vostra scelta?"

Il re sorrise con un ghigno beffardo "Certamente"  seguito da un "Si" appena sussurrato.

Tutto il popolo di Dressrosa rimase col fiato sospeso.

"Se è vostra intenzione unirvi in matrimonio, datevi la mano destra"

Una mano bianca e tremante si fece avanti per stringere quella molto più grande e decisa che aveva di fronte.

"Io, Donquixote Doflamingo, prendo te Eris, come mia sposa!"

"Io,Eris, prendo te, Donquixote Doflamingo, come mio sposo..."

"I testimoni hanno sentito?"

"Si!" gridarono in coro sorridenti i due Ufficiali.

Il vecchio fece segno all'attendente di portare le due tazze di sakè, che gli sposi si scambiarono per tre volte.

Durante quei brevi momenti che le parvero durare un'eternità, Eris non aveva mai guardato in volto nessuno; era rimasta in ginocchio a fissare il pavimento di marmo senza fiatare.

Ad ogni parola il suo terribile destino si avvicinava sempre di più ed ormai era in procinto di compiersi completamente. Chiuse gli occhi mentre ascoltava le parole dell'officiante decretare la condanna che si era procurata con le sue stesse mani.

"In nome degli Dei e della Legge di Dressrosa, vi dichiaro marito e moglie!"

A quelle parole, tutti coloro che stavano osservando meravigliati e stupiti l'accaduto attraverso le lumacamere, esultarono di gioia gridando e cantando.

La ragazza si alzò in piedi per firmare la pergamena posta sull'altare con mano tremante. Terminò l'ultimo arabesco della sua siglatura, appena sotto quella del re: era fatta.

Doflamingo nel frattempo si era posto sul capo la corona e quando la ragazza ebbe terminato di apporre la sua firma le fece cenno di inginocchiarsi nuovamente, con il suo immancabile sorriso.

L'officiante prese in mano la tiara, che gli fu subito tolta dal re.

"Se permette, voglio essere io stesso ad incoronarla!"

Il vecchio si fece immediatamente da parte con un rispettoso inchino, mentre il re portava in alto la corona.

"Vuoi proprio farmi capire che hai vinto, Doflamingo?"

Si tolse il velo bianco, appoggiandolo a terra, si inginocchiò riluttante davanti a lui e tenne il capo chino.

"In qualità di Re di quest'isola e con il potere che da esso mi deriva io ti dichiaro, Eris, Regina di Dressrosa!"

Quando la corona le venne posta sul capo, da ogni parte dell'isola le grida e la gioia furono ancora maggiori. Il popolo aveva finalmente la sua regina e si preparava a grandiosi festeggiamenti.

Gli amici che potevano vedere dagli schermi l'accaduto non potevano credere ai loro occhi. Trafalgar era in preda alla più nera rabbia, seduto e incatenato sul trono, incapace di compiere qualsiasi azione. Viola appariva totalmente scioccata e teneva gli occhi sbarrati, mentre l'ira si faceva spazio nella mente degli amici che la circondavano.

La giovane sentì il peso di quella corona gravarle sul capo come un enorme macigno. Strizzò gli occhi, tremando, incapace di dire una sola parola.

Quando si rialzò non era più Eris, ma una sposa e una regina; si sentì vuota e incorporea come un fantasma. L'unica cosa che percepiva era quel carico pesantissimo che le pendeva sulla testa come la spada di Damocle: quella corona era il simbolo della sua eterna condanna.

Nessuna disgrazia le sarebbe sembrata a quel punto peggiore di ciò stava vivendo, ma si sbagliava.

In quel momento di totale buio, con lo sguardo perso nel vuoto e i sensi affievoliti, si sentì all'improvviso afferrare un fianco.

Quando realizzò ciò che stava per accadere era ormai troppo tardi.

Le sue mani enormi si strinsero attorno alla vita stretta senza lasciarle il tempo di agire. Sentì la sua gigantesca figura incombere minacciosa come un avvoltoio affamato. La sovrastava, tenendola in scacco, come aveva fatto fino a quel momento.

Un altro "bacio".

La prima volta la sua mente era annebbiata da una totale incoscienza ed incapacità di distinguere il bene dal male, ma stavolta era diverso.

Capiva, ragionava, sapeva.

Eppure la debolezza di quell'attimo era bastata a far sì che si ripetesse un avvenimento che lei trovava riprovevole e disgustoso.

Un bacio senza amore.

Le sue labbra vennero forzate a schiudersi come una rosa costretta a sbocciare troppo presto. Sentiva che quel gesto era mosso da una passione senza sentimento, messo in atto al solo scopo di sottometterla al suo dominio: quell'azione malvagia era il motore del suo desiderio.

Le piume rosa della sua vistosa giacca sembravano inglobarla in una sfera di orrore e desiderio che lui stesso aveva creato appositamente per lei.

Quella connessione terrificante la portò in un attimo a comprendere la natura del suo animo scellerato, tanto oscuro da sembrare inumano.

Il suo pensiero volò verso gli amici, verso Trafalgar che era costretto a vedere ciò che stava accadendo.

Si sentì umiliata.

Umiliata davanti a loro, davanti a tutti. L'incoronazione e il matrimonio potevano anche essere una condanna che era disposta ad accettare con mestizia, chinando il capo di fronte agli eventi, tutto per mantenere la parola data. Quello che le stava accadendo però non era né non era una parte della sua condanna né qualcosa che spettasse di diritto a Doflamingo: era un atto di sottomissione che si era preso la libertà di compiere.

L'aveva vista senza più difese, senza più speranza, pensava che si fosse arresa completamente a quel destino.

Aveva ragione: Eris aveva perso la speranza, non vedeva nient'altro che il buio davanti a sé, facendo così il gravissimo errore di dimenticare che c'era qualcuno su quell'isola che stava lottando per la propria libertà e anche per la sua.

Quell'orribile gesto con cui Doflamingo pensava di aver sancito la sua resa, aveva in realtà fatto ripartire il suo cuore.

Il braccio destro si tinse di nero, strinse la mano in un pugno e in quel punto incanalò tutta la rabbia e la frustrazione di quel momento.

Fu un attimo.

Si staccò da quella presa indesiderata e il colpo arrivò dritto dritto in mezzo agli addominali scolpiti di Doflamingo, scaraventandolo a qualche metro più in là, nel più totale sconcerto degli astanti.

Le lumacamere interruppero la connessione un secondo prima, lasciando tutti esterrefatti.

"Non osare toccarmi mai più! Schifoso verme!" gridò iraconda, col volto in fiamme.

Il re si pose una mano sul punto in cui aveva ricevuto il colpo, la osservò e dopo qualche istante rise sguaiatamente.

"Cosa pensi di fare? Sei davvero una sciocca! Credi di sconfiggermi con un pugno? Guardati! Un colpo e hai già terminato la tua energia, a stento ti reggi in piedi!"

Eris si era appoggiata all'altare a fianco a sé, il celebrante e il suo assistente erano fuggiti fuori dalla cappella terrorizzati, lasciandoli soli assieme agli Ufficiali.

Il suo respiro si faceva sempre più affannato, aveva usato troppa energia. Tuttavia, in quel momento di forte tensione, trovò la forza di rispondere sorridendo "Ne è valsa la pena!".

Doflamingo si avvicinò a grandi falcate a l'afferrò per un braccio, guardandola dritto negli occhi verdi.

"Sei una moglie troppo sfrontata, ma saprò come metterti al tuo posto!" con uno sforzo quasi minimo la lanciò a terra, ai piedi degli Ufficiali.

"Prendetela e fatela rinchiudere nei sotterranei, non vorrei mai che la mia cara sposa si facesse del male!" ordinò sogghignando.

Mentre Eris tentava di rialzarsi venne afferrata per le braccia da entrambi gli Ufficiali.

"Adesso devo andare a fare quattro chiacchiere col tuo amichetto incatenato di sopra, ma non temere, avrò tutto il tempo per divertirmi anche con te quando mi sarò sbarazzato di questi mocciosi!"

Eris alzò la testa: ancora una volta lo guardò sorridendo "Prima che arrivi quell'ora, caro marito, sarò già sepolta sotto la Terra Nera!"

"Le bestie più difficili da domare sono quelle che danno maggiore soddisfazione!Portatela via!"

La osservò da sotto gli occhialini: la ragazza, tenuta sollevata per le braccia dai due Ufficiali, continuava a guardarlo beffarda nonostante la sua visibile mancanza di forze.

"Un momento, caro re. Non hai notato lo splendido regalo di nozze di mia madre?"

Il ghigno di Doflamingo si attenuò "Cosa vuoi dire?"

La ragazza rise "Non dirmi che non hai notato il nome della tua sposa! I manifesti della Marina tendono ad essere molto sintetici, in effetti tutti mi chiamano Eris, ma pochi sanno che è solo un soprannome. Quando firmo, oltre a scriverlo per intero, uso il cognome di mia madre, per rendere onore alla sua memoria!"

A quel punto l'espressione di Doflamingo divenne di seria preoccupazione, afferrò con stizza la pergamena sull'altare e lesse in un baleno la segnatura appostavi dalla novella sposa.

Istantaneamente la preoccupazione del Demone si trasformò in ira, il suo volto si fece rosso come il sangue, sulla fronte le vene pulsarono a ritmo sostenuto e la sua bocca si contrasse in una smorfia di rabbia.

"Sorpreso?" chiese la ragazza sorridendo.

"Non è possibile..." le rispose a denti stretti, rimettendo con un pugno la pergamena accartocciata sull'altare.

In fondo alla pagina, a caratteri barocchi, il motivo dell'ira del Demone Celeste aveva preso forma in un nome che non avrebbe più scordato.

Merisger .D. Kahli.


Angolo dell'autrice:

 

Il matrimonio è stato portato a termine e a quanto pare Doflamingo ha avuto la sua vittoria! Anche se si è preso un relativamente debole ma ben assestato pugno, sembra che le cose stiano volgendo a suo favore! Ma non tutto è perduto! Il re è rimasto piuttosto contrariato dal vero nome di Eris, sarà forse per quella simpatica "D"? Cosa farà adesso? Chi è la madre da cui ha preso questo strano cognome, ma soprattutto, chi è suo padre? Troverete finalmente una risposta a queste domande nel prossimo capitolo! Grazie a tutti per aver letto e alla prossima!

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Capitolo 8
*** Prigioniere! ***


Capitolo VII

 

Prigioniere!

 

"Esatto! I Predatori degli dei! Credo che questa cosa del matrimonio ti stia sfuggendo di mano, Demone Celeste!"

La ragazza lo schernì sorridente, sapendo di averlo colpito nel segno per l'ennesima volta.

L a sua espressione incollerita si trasformò non appena sembrò venirgli in mente qualcosa che lo rese particolarmente sollevato "Ricordavo di aver già sentito quel cognome...l'ultima esponente di quella famiglia è morta senza fratelli né eredi! Pensavi che non mi sarei accorto che mi stavi prendendo in giro, ragazzina?"

"E' vero, mia madre è morta giovane e senza figli. Questo secondo i documenti ufficiali, ovviamente. Una piccola precauzione dei miei genitori per tenermi al sicuro, sai com'è, basta il nome di mio padre per attirare i pericoli come una calamita!" ammise lanciandogli uno sguardo più che eloquente. Il re tentò di nascondere la sua rinnovata preoccupazione dietro uno dei suoi ennesimi sorrisi.

"Questa firma ha segnato la tua sorte! Pensi che basti un cognome altisonante per spaventarmi? Mi sarai molto utile proprio per questo!A proposito, sarà meglio che avvisi il tuo caro padre del lieto evento! Prima mi occuperò dei tuoi fastidiosi amici e prima potrò constatare quanto è grande l'amore per sua figlia. Levatemela di torno! Ci rivedremo entro oggi cara Merisger, e fidati che questo tuo scherzo ti costerà molto caro!"

Mentre gli Ufficiali la trascinavano fuori dalla cappella Eris gridò le sue ultime parole, spostando con un calcio la corona che le era caduta dal capo quando Doflamingo l'aveva gettata a terra.

"Puoi anche aver vinto la battaglia, Demone Celeste! Ma la guerra, quella non la vincerai! Mai!"

Il re sogghignò da sotto i suoi occhialini "Preparati a perderne un'altra stanotte, mia regina!"

Mentre veniva trascinata lungo i corridoi, sfiancata e senza forze, sentì dei terribili rumori provenire dalla parte superiore del castello.

"A quanto pare Pica si sta occupando degli intrusi, Eris-sama!" disse ridendo Buffalo.

Aveva sentito parlare di quell'Ufficiale e del suo particolare potere che lo rendeva in grado di manipolare la pietra e il suo pensiero andò agli amici in pericolo.

Non sapeva come potesse essere possibile, ma Luffy era riuscito ad entrare a palazzo. Ciò appariva inspiegabile dal momento che lo aveva visto chiaramente combattere all'interno dell'arena; nonostante ciò credeva in lui e sapeva che avrebbe salvato Law senza ombra di dubbio.

Improvvisamente i due si fermarono davanti ad una porta, la aprirono e spinsero a forza la ragazza nella stanza.

"Ci occupiamo noi della faccenda! Voi state qui buona ad attendere il ritorno del Signorino!" sentì dire a Baby 5 dalla porta prima che i due lasciassero in tutta fretta il corridoio.

L'ambiente era piccolo e fatto di grossi blocchi di pietra scura, proprio come una prigione. L'unica fonte di luce erano due piccoli candelabri a muro.

Con le poche forze che le rimanevano appoggiò la schiena seminuda sulla roccia fredda ed umida e si accasciò a terra.

Alzò le ginocchia e vi pose in mezzo il viso, abbracciandole con le braccia scoperte.

Restò a meditare in quella posizione per un po', ripensando a tutto ciò che le era capitato da quando era andata in missione a Punk Hazard fino a quel momento.

Si era cacciata davvero in un bel guaio, ma confidava nelle capacità dei suoi amici e non avrebbe perso di nuovo la fiducia che riponeva in loro, quello era davvero il momento di credere e sperare.

"Se per qualche motivo non dovessero riuscire nell'impresa, non cadrò mai nelle mani di Doflamingo. Mai. Sono pronta a tutto, anche a togliermi la vita, piuttosto che passare la mia esistenza al fianco di un essere tanto vile e meschino! Non gli permetterò di disonorare me e la mia famiglia ulteriormente. Non rinuncerò ad essere chi sono veramente e se non posso esserlo, allora preferisco smettere di respirare!Ho visto il suo sguardo terribile quando ha saputo della D, quel ghigno orrendo...no! Preferirei essere uccisa subito! Se solo potessi togliermi questo coso di dosso!"

Colpì il muro col braccio destro per scaricare la sua frustrazione, facendo tintinnare il grosso bracciale dorato che portava al polso;  uno strano rumore attirò la sua attenzione. Le era parso di sentire dei singhiozzi. Osservò la porta per capire se qualcuno fosse in procinto di entrare. Si alzò da terra e tese l'orecchio per sentire meglio, ma da fuori non proveniva nessun rumore. Qualcuno doveva essere dentro quella stanza. Non potendo servirsi nemmeno della Percezione, fu costretta a ricorrere all'unico mezzo che aveva a disposizione.

"Chi c'è? C'è qualcuno qui dentro?"

La stanza era relativamente piccola e non vedeva proprio nessuno, quindi si sentì un po' fuori luogo a porre una domanda simile.

Pensò che la stanchezza fosse l'artefice di quell'illusione ma quando fece per sedersi di nuovo a terra, inaspettatamente qualcuno rispose alla sua domanda.

"Sono qui..." una vocina minuta e flebile provenne dal fondo della stanza.

"Non capisco...dove sei?" la ragazza era ancora perplessa.

"Qui...guarda attraverso le sbarre!"

Osservò attentamente i muri.  Le uniche sbarre che erano presenti lì dentro erano quelle poste a guardia di ciò che all'inizio le era sembrato una conduttura per l'aria.

Si abbassò un pochino per guardare dentro la fessura nel muro.

Non si trattava di un semplice canale, ma di una vera e propria prigione in miniatura, al cui interno stava accovacciata una piccola Tontatta dai capelli biondi.

"Chi sei? Cosa ci fai qui?" le chiese timidamente la piccola nana impaurita.

"Il mio nome è Eris! Doflamingo mi ha incarcerata qui dentro! Tu invece, come ti chiami?" la ragazza tentò di assumere un'espressione e un tono quanto più dolce possibile per non spaventare ulteriormente la Tontatta.

"Sono Manshelly. Anche io sono stata chiusa qui dentro da Doflamingo!" ammise con rassegnazione. Gli occhi di Eris si illuminarono.

"Tu sei la principessa dei Tontatta! Conosco i tuoi amici!" a quelle parole la piccola nana si alzò con sguardo speranzoso.

"Davvero li conosci?"

"Ma certo! Mi hanno aiutata durante la prigionia nel palazzo! Gli devo molto!"

" Ti prego, dimmi che stanno tutti bene!" la ragazza sorrise "Non preoccuparti! Stanno benissimo. Cercano te e i tuoi compagni per venire a salvarvi! Puoi stare tranquilla, non so quando ma arriveranno qui!"

I grandi occhi azzurri della principessa si inumidirono di calde lacrime "Oh grazie al cielo!"

La ragazza mise una mano sulle inferriate "Ti libererei volentieri da lì dentro, ma purtroppo sono rimasta senza energia e Doflamingo mi ha privata dei miei poteri..." ammise tristemente.

"Aspetta un momento!" le rispose Manshelly, avvicinandosi alla mano dell'umana.

Si asciugò una lacrima dalla guancia e pose la sua piccola manina umida su una delle dita di Eris.

Lentamente la ragazza sentì ritornare le sue forze come erano prima di attaccare Doflamingo.

"Come hai fatto?" le chiese stupita.

"Ho mangiato un frutto del mare grazie al quale posso curare i feriti, ma l'effetto dura solo qualche minuto purtroppo!"

"Sarà sufficiente! Spostati principessa!" le intimò con determinazione, afferrando saldamente una delle sbarre, scardinandola.

La Tontatta la osservò stupita e felice, passando attraverso il passaggio appena aperto per giungere alla mano di Eris che la aspettava per trasportarla fuori.

"Grazie mille! Pensavo che non sarei più uscita di lì...Doflamingo è un uomo crudele..."

Eris, con in mano la Tontatta, si sedette di nuovo a terra, sospirando.

"Lo so...ma i tuoi amici arriveranno presto! Non ti preoccupare, Doflamingo verrà sconfitto una volta per tutte e noi usciremo da qui!"

La piccola nana sorrise.

"Dimmi...come mai ti trovi qui Eris?"

"Oh...è una lunga, lunga storia..." rispose volgendo lo sguardo verso terra. La principessa si spostò dalle mani della ragazza per sedersi su una delle sue ginocchia.

"Ti va di raccontarmela? E' da molto che non parlo con qualcuno e tu mi sembri una ragazza simpatica.."
"Oh, beh, se proprio insisti!" le rispose sorridendo, guardando la graziosa principessa dai lunghi capelli biondi mettersi comoda a sedere per ascoltare.

Decise di farlo per distrarre la piccola Tontatta, nonostante il ricordo di ciò che era avvenuto le pesasse particolarmente.

"Poco più di due settimane fa sono partita per una missione...dovevo cercare una cosa molto, molto importante. Tramite le mie indagini ho scoperto che si trovava su un'isola sulla quale il Governo Mondiale aveva proibito di mettere piede. E' stato il luogo di una terribile esplosione che causò la morte di moltissime persone e modificò inevitabilmente le condizioni ambientali dell'isola, rendendola del tutto inospitale per l'uomo. Qualche anno fa lì ebbe luogo lo scontro fra due Ammiragli della Marina e le sue condizioni vennero ulteriormente modificate, tanto da farla diventare per metà di ghiaccio e per metà coperta di lava e fuoco!"

"Davvero?" chiese la piccola nana meravigliata.

Eris rise.

"Si, è proprio così! Tuttavia, all'insaputa di tutti, uno scienziato folle, un  ex collaboratore di Vegapunk, si era appropriato dell'isola costruendo in quel luogo il suo laboratorio. Lui lavorava per Doflamingo, fabbricando gli Smile da vendere a Kaidou. Nessuno lo sapeva, io compresa, e quando sono capitata lì sono stata colta alla sprovvista, tuttavia non avevo intenzione di abbandonare la mia missione!"

"E come si chiama quest'isola?"

La ragazza fece un lungo sospiro.

"Punk Hazard!"

 

-----

 

Punk Hazard, poco più di una settimana prima...

 

Giunse fino alla cima della montagna innevata: da lassù poteva ammirare tutta l'isola e vedere ciò che vi si stava svolgendo.

"Diavolo! Proprio oggi dovevano arrivare questi impiastri? La Marina e i Cappello di Paglia, nello stesso giorno! Cercherò di passare inosservata al meglio che posso, d'altronde devo solo prendere una cosa e andarmene! Prima di tutto devo capire perché questo dannato laboratorio sia ancora in attività, non dovrebbe essere legale e non mi pare un buon segno, ma non basta a distogliermi dal mio intento! Nessuno si accorgerà di nulla e se anche fosse necessario combattere...beh, almeno ci sarà da divertirsi! Mi ero già abituata all'idea di vagare da sola per un'isola deserta, un po' di azione non guasterà! "

Sorrise fra sé e sé camminando sulla neve morbida e bianca.

Quell'isola era sicuramente singolare. Dopo la battaglia fra Akainu e Aokiji aveva assunto una conformazione unica e ad Eris non dispiaceva, anzi, le ricordava qualcosa di vagamente familiare. Aveva scrupolosamente evitato di fare del male agli animali che erano lì presenti: quei draghetti le piacevano in fin dei conti, quindi si era limitata ad osservarli di nascosto.

" Vegapunk era proprio un folle! Guarda un po' che cosa è andato ad inventarsi...anche se sono piacevoli alla vista, ho sempre pensato che giocare con la vita andando oltre la natura non sia una cosa per niente positiva...mmm?"

La sua Percezione aveva captato una forte presenza vicino a lei.

"Spero non siano altri animaletti...non voglio far loro del male..."

L'aura era molto vicina e le sue intenzioni non le apparivano chiare.

"E' sicuramente una persona e il fatto che riesca a schermare i suoi propositi significa che dovrò stare particolarmente attenta..."

Sussultò.

Davanti a lei era comparso dal nulla un ragazzo dal lungo trench nero che portava una singolare katana al fianco.

"Eris." disse con disprezzo il suo inaspettato interlocutore, tenendo la mano sull'elsa.

I suoi occhi verdi lo scrutarono dall'alto al basso, penetranti come lame.

"Trafalgar."

"Sparisci da quest'isola, subito"

"Simpatico come al solito, eh? Togliti dalla mia strada, o ti ci dovrò togliere io."

"Vattene." le ringhiò contro il ragazzo, guardandola con occhi risoluti da sotto il suo cappello.

 "Fammi indovinare, dato che ora sei un membro dei Sette ti piace giocare a fare l'avventuriero assieme alle tue guardie del corpo?" disse ironicamente, indicando la nave della Marina attraccata al porto.

Il ragazzo la fissò incollerito "Chiudi quella bocca, mocciosa! La Marina non c'entra niente con me. Cosa diavolo vuoi, demonio?"

"Oh, tu si che sai come si tratta una signora!" rispose con un sorriso beffardo.
"Non vedo signore da queste parti!"

"Io invece vedo che l'ironia non ti manca!"

"Non te lo ripeterò ancora, dimmi cosa accidenti vuoi!"

"Rilassati. Sono solo venuta a prendere una cosa in quello che credevo sarebbe stato un laboratorio abbandonato, ma a quanto pare non è così...sapevo che c'era sotto qualcosa, ma non mi aspettavo il tuo zampino, Trafalgar!"

"Ti consiglio di andartene immediatamente." il suo tono era rimasto relativamente pacato, ma quella tranquillità nascondeva una malcelata rabbia.

"Altrimenti? Vuoi mettermi la testa al posto dei piedi?" chiese ridendo.

"Sai che i tuoi trucchetti da prestigiatore non funzionano con me, Chirurgo della Morte. Qualcosa mi dice che non ti va di riassaggiare il mio Haki un'altra volta!"

"Non costringermi a combattere adesso! Ho altro di meglio da fare in questo momento, ragazzina!" Law si faceva sempre più irritato, il vento faceva sollevare i lembi del suo impermeabile scuro.

"Sei sempre il solito borioso! Proprio come la prima volta che ci siamo incontrati!"

"Con l'eccezione che ora sono molto più forte, Eris! Ti consiglio di non sottovalutarmi!"

La ragazza sorrise ironica mentre Law la osservava stizzito "Cosa pensi? Che me ne sia rimasta a fare all'uncinetto aspettando che tu migliorassi? Il solito egocentrico! Anche io sono più forte e ti sconsiglio vivamente di provare a testare le tue abilità contro di me. Dimmi cosa sta succedendo qui e non fare il solito antipatico!"
"Te lo dirò solo se poi te ne andrai!" quelle parole gli costarono parecchio, ma oltre ad essere indispettito dalla presenza della ragazza sembrava non desiderasse avere ulteriori preoccupazioni in quel momento.

"Non faccio promesse a quelli come te. Me ne andrò quando avrò preso ciò che mi serve e questo è quanto!"

"Non ne uscirai viva..." sogghignò il ragazzo.

"E' una scommessa? Senti, sono qui per una missione e io la porterò a termine, che ti piaccia oppure no! Quindi lasciami passare subito e farò finta che questa conversazione non sia mai avvenuta."

"E se non lo facessi?"

"Ascoltami. Avrei una gran voglia di battermi con te e di toglierti quell'odiosa espressione di superiorità dalla faccia, ma visto che entrambi sembriamo avere modi migliori di spendere il nostro tempo, io andrò per la mia strada e tu per la tua. Semmai dovessi incrociare il mio cammino un'altra volta allora deciderai cosa fare! Va bene così, Dottore?"

Law stette in silenzio per un po', soppesando le parole della ragazza dai lunghi capelli rossi.

"Vai! Ma sappi che se interferirai anche solo in minima parte coi miei piani assaggerai la mia spada!" le consentì, spazientito ed irritato.

"Ed io sarò pronta ad affrontarla, quindi stammi alla larga Trafalgar! Come ti ho detto, devo solo recuperare una cosa e poi me ne andrò per la mia strada!Ma sta tranquillo, se per qualche motivo i nostri obbiettivi dovessero essere d'intralcio l'uno per l'altra non esiterò a toglierti di mezzo!" gli rispose sorridendo, voltandogli spalle col volto rivolto al panorama.

Con stupore dell'avversario, la ragazza spalancò le braccia e si lanciò giù dalla montagna, lasciando il pirata solo sulla cima innevata.

"Che diavolo ci fa qui? Ci mancava soltanto lei! In questi anni non è cambiata per niente, ma ho percepito subito il suo potere. Affrontarla da solo e adesso sarebbe stato un grave errore. Monet l'ha già avvistata e ha avvisato Vergo, credo che non dovrò alzare un dito contro di lei, la troveranno prima che la ritrovi io."

Pensò, dirigendosi verso il crinale con aria assorta.

 

La neve le sferzò il volto come una miriade di spilli pungenti.

Il vento gelido l'aveva pervasa fin dentro alle ossa, ma il freddo non le dispiaceva troppo. Sapeva che il clima non sarebbe stato dei migliori, per questo aveva portato con sé un pesante cappotto dagli orli di pelliccia che in quel momento svolazzava come una bandiera nera nell'aria.

Si lasciò cullare da quella sensazione di vuoto per qualche frazione di secondo, a braccia aperte.

"Andiamo al laboratorio e scopriamo cosa diavolo è successo qui!"

In un istante un paio di ali bianche si schiusero sulla sua schiena come quelle di un cigno che si appresta a prendere il volo. Le sbatté per un po', poi si lasciò guidare dalle correnti gelide facendosi trasportare in direzione della fabbrica.

Improvvisamente un brusco rumore, come di cannoni, attirò la sua attenzione.

Qualcosa stava accadendo nei pressi del laboratorio: nulla di buono naturalmente.

Continuò a proseguire dritta, doveva assolutamente recuperare quella pietra, a tutti i costi. Ormai era vicina alla soluzione e non poteva decidere di tornare un altro giorno su quell'isola, nemmeno se fossero tornati a combatterci i due Ammiragli.

"Non farò la figura della codarda davanti a quell'arrogante di Trafalgar! Deve avere davvero qualcosa di importante da fare se ha preferito non battersi!"

Mentre proseguiva, i rumori sembravano non avere intenzione di cessare e la curiosità le martellava in testa sempre più forte.

"Ah! Maledizione! Solo una sbirciatina e poi via!" pensò virando verso una gola vicina, dalla quale aveva sentito provenire i colpi.

Chiuse gli occhi.

"Due, tre, quattro, cinque! Ma quanti sono? Tre hanno delle dimensioni colossali...c'è anche una delle aure che avevo sentito prima, nella metà infuocata! E' molto potente...sono quasi sicura che sia..."

"Jet Stamp!"

Sentì gridare dall'ormai vicino precipizio, seguito subito da un forte colpo.

"Deve essere proprio Cappello di Paglia...quel ragazzino di Marineford! E sembra che non se la stia passando troppo bene!"

Arrivò proprio sopra la gola e la scena che le si presentò fu alquanto singolare.

Franky il cyborg era appeso ad una gru, incatenato, in fondo al dirupo uno strano, enorme essere di pelliccia stava sdraiato privo di sensi e affianco a lui c'era proprio Luffy che cercava di destreggiarsi contro due strani colossi.

"Sono davvero velocissimi oltre che enormi! Non è il caso che mi immischi in questa faccenda..." fece per andarsene, ma la sua coscienza la fermò.

"Al diavolo!!"

La ragazza si gettò a capofitto nella gola, stringendo le ali per arrivare più velocemente al suolo in picchiata.

Tutti si fermarono a guardare in alto con sguardo stupito.

"E' Monet, la segretaria del capo!" disse uno dei due Yeti.

"Cosa crede? Che abbiamo bisogno di una mano?" chiese l'altro spazientito.

Eris aprì le ali poco prima di giungere a terra per permettere l'atterraggio, ritrovandosi di fronte a Cappello di Paglia.

"Eh? E tu chi saresti?" le chiese con aria stupita il ragazzino che l'aveva vista arrivare dal cielo.

"Non credo abbia molta importanza ora, tu e il tuo amico lassù siete in grossi guai!"

"Un momento, quella non è Monet!" realizzò uno dei due Yeti.

"Già, ha i capelli rossi!"

I due mostri si guardarono l'un l'altro, per poi rivolgersi dall'alto alla ragazza.

"Chi diavolo sei tu? Ti manda Caesar?"

La ragazza rivolse il viso in alto, verso i colossi in quel momento invisibili.

"Chi è questo Caesar?"

I due risero sguaiatamente, osservando gli avversari dai loro nascondigli.

"Poco male, sistemeremo anche te in maniera molto COOL! Preparatevi a morire, come i vostri compagni!"

"Ehi, io non sono la compagna di nessuno!"

Non fece in tempo a rispondere  che i due esseri avevano cominciato a sparare coi loro enormi fucili verso di loro, costringendoli a fuggire per schivare i colpi.

"Ma cosa sono quei cosi?"

"Non lo so, sono usciti fuori dal nulla e hanno attaccato la mia ciurma!"

Si fermò improvvisamente, voltandosi in direzione degli avversari.

"Io mi occupo di quello a destra, tu vai a sinistra. Mi hanno detto che sei piuttosto in gamba ragazzino, quindi conto su di te!"

"Ricevuto, donna uccello!" le rispose con aria sorridente.

Aprì le ali e si concentrò.

Schivò ogni colpo di fucile con estrema agilità, prevedendoli grazie alla Percezione.

Cappello di Paglia invece aveva iniziato a gonfiarsi per attutire l'urto dei proiettili, ma cercò di non osservarlo troppo per non deconcentrarsi.

Quando arrivò abbastanza vicina da poter sferrare il colpo, capì che le intenzioni dello Yeti erano mutate e che questo aveva deciso di spostarsi.

Veloce come il fulmine uscì dalla traiettoria ritrovandosi in una delle grotte aperte sulla gola, faccia a faccia con uno di quegli inquietanti esseri.

Lo stivale di pelle nera non permetteva di vederlo, ma la gamba della ragazza si era intrisa in un istante di Ambizione.

"Prendi questo!" disse assestando un potente calcio in faccia allo Yeti, stupito di ritrovarsela davanti, il quale ricadde con un enorme tonfo a terra.

Proprio in quell'istante Cappello di Paglia aveva sferrato il suo attacco, rispedendo i proiettili al mittente grazie al suo corpo di gomma.

Eris raggiunse in una baleno Luffy, parlandogli sospesa a mezz'aria.

"Bel colpo, ragazzino! Adesso spiegami una cosa, che ci fate.." sospese il suo discorso per osservare a bocca aperta l'enorme massa di pelo che si stava risollevando da terra.

"Che diavolo...quella cosa si sta rialzando!" gridò con stupore"Fermati! Quello è un mio compagno! Non possiamo fargli del male!" le intimò il ragazzo vedendola preparare l'Armatura.

"Cosa? Un tuo compagno?"

Eris si soffermò ad osservare il grande essere che si era eretto in tutta la sua statura.

"Incredibile...come farà quel coso a starci sulla nave..."

Inaspettatamente l'animale si mise a rincorrere il ragazzino tentando di schiacciarlo con le sue enormi zampe.

"Ehi, ma non era un tuo compagno?" gli gridò volando nella sua direzione "E' una lunga storia!" gli rispose mentre evitava con agilità i colpi del bestione.

Uno sparo improvviso attirò la loro attenzione.

"Adesso metteremo fine a questa pagliacciata!"

Uno degli Yeti aveva sparato alla cima della montagna che sovrastava la gola e l'enorme pezzo di roccia coperto di ghiaccio incominciò a dirigersi a gran velocità verso di loro.

"Ci mancava solo questa, siamo nei guai Cappello di Paglia!"

I due diressero il loro sguardo verso l'alto ad occhi spalancati, mentre il cyborg si dimenava in preda al terrore.

Inaspettatamente anche l'animale si era voltato verso la minaccia incombente e sotto gli occhi sconcertati di tutti afferrò con le grosse mani la punta del macigno, scaraventandolo contro uno degli Yeti. Eris e i due compagni di ciurma tirarono un sospiro di sollievo, ma subito dopo il mostro tornò a prendersela con il ragazzino.

"Adesso basta! Mi hai stancato!"

Eris lo osservò incredula far aumentare le dimensioni del suo pugno a dismisura, per poi assestare un terribile colpo contro il mostro.

"Ecco perché si sente tanto parlare di te! Ehi!"

L'altro yeti, nel frattempo, aveva preso il cyborg e lo stava portando di corsa in cima alla montagna.

"Non te la caverai così facilmente!" con sguardo di sfida Eris si lanciò di corsa all'inseguimento dell'enorme mostro, seguita da Luffy il quale tentava di starle dietro correndo.

Il rapitore entrò in una grotta, sparando ad un gruppo di stalattiti sopra le loro teste e costringendoli ad arretrare.

"Non ci voleva! Tu, donna uccello, esci ed inseguilo! Io ti raggiungerò il prima possibile!"

La ragazza annuì e tornò indietro, non appena fu all'esterno notò che il mostro si stava arrampicando velocemente sopra le pareti della montagna.

Prese il volo rapidissima e vide Cappello di Paglia cercare di raggiungere lo Yeti allungando più che poteva le lunghe braccia di gomma per fare più in fretta.

Eris si gettò in picchiata e afferrò la catena a cui il cyborg era legato dalle mani del gigante poco prima che raggiungesse la vetta. Si allontanò dalla montagna sbattendo le ali controvento.

Dal basso, Franky si agitò mentre veniva tenuto sospeso in volo dalla ragazza ad un'altezza spropositata.

"E tu chi saresti? Mettimi giù! Luffyyyyyy!"

La sua voce non sembrava esattamente essere quella di un cyborg uomo, ma provò a non farci troppo caso.

"Non ti agitare, guarda che sei pesante! In ogni caso dovresti ringraziarmi, sto aiutando il tuo Capitano qui!"

Eris si voltò a guardare la montagna: lo Yeti era arrivato fino in cima per osservare dove fosse finita la sua preda, mentre Cappello di Paglia era rimasto indietro.

Si diresse in volo verso Luffy, quando improvvisamente lo strano essere venne diviso letteralmente in due davanti ai loro occhi.

Franky cominciò a gridare "Che è successo??"

"Calmati! Ti ho detto che faccio fatica a sorreggerti! In ogni caso so bene di chi è opera e vi consiglio di stargli alla larga se non volete passare dei guai!"

Eris si era messa a guardare il suo interlocutore abbassando lo sguardo, distogliendo nel frattempo l'attenzione dalla scena.

Uno strano rumore la attirò facendole alzare la testa di scatto: la parte superiore dello Yeti era stata abbattuta con violenza.

"Mmm...sembra proprio che si sia allenato davvero.."

"Ehi tu! Non so chi sei ma Luffy sta salendo là in cima!"

Il ragazzino era quasi giunto al limitare della vetta e faceva cenno alla ragazza di raggiungerlo là sopra.

"Dobbiamo avvisarlo prima che sia troppo tardi! Quella è opera di Trafalgar Law!"

"EHHHH?" gridò spaventato mentre Eris volava il più veloce possibile per raggiungere il pirata.

Purtroppo quest'ultimo sembrava essere già arrivato ed Eris assunse un'espressione preoccupata.

"Non ci voleva!"

"Quel tizio deve ridarmi il mio corpo!" urlò il cyborg tenuto sospeso in aria.

"Cosa?"

"Ha scambiato i corpi di alcuni della nostra ciurma, io non sono un vero cyborg!"

"Oh, ma davvero? Che razza di sfrontato, è sempre il solito spavaldo!"

Dall'alto Eris vide i due pirati dialogare, non sapeva cosa si stessero dicendo, ma non sembrava volessero scontrarsi e nemmeno la Percezione le trasmetteva segnali negativi.

"Ti chiedo scusa, chiunque tu sia, ma sembra che non corriate alcun pericolo quassù. Non ho idea di cos'abbia in mente quel tizio, ma io ho una missione da compiere. Ti lascio qui, ora ci penserà il tuo Capitano a difenderti, mettilo in guardia dagli intrighi di Law, mi raccomando! Buona fortuna!"

Il cyborg si ritrovò in men che non si dica sul manto innevato della cima della montagna, mentre Eris si allontanava trasportata dal vento in direzione del laboratorio.

Si avviò quindi timoroso in direzione dei due Capitani che si stavano fronteggiando.

"Luffy!" il ragazzo si voltò interrompendo la conversazione e raggiunse il cyborg sotto lo sguardo perplesso di Law.

"Nami! Stai bene?"

"Si...quella donna mi ha portata fino a qui ed è volata via!" poi si rivolse irata verso Trafalgar "Ehi tu! Ridammi il mio corpo!!!"

Luffy cercò di tranquillizzarla mentre spezzava le catene che la bloccavano.

"Cosa stavi dicendo, Law?" chiese voltandosi con un sorriso verso di lui.

"No, aspetta Luffy, non fidarti di lui!"

"Stavo dicendo che ci sono solo due modi per sopravvivere nel Nuovo Mondo: stare dalla parte di uno dei Quattro Imperatori oppure sfidarli di continuo. Nessuno di noi due vuole stare al servizio di qualcuno e qui su quest'isola si trova la chiave per creare un po' di scompiglio. Per questo motivo ti ho chiesto di raggiungermi...voglio proporti un'Alleanza!"

I due compagni si voltarono meravigliati "Un'Alleanza?"

"Esatto, ho un piano per far cadere uno dei Quattro Imperatori!"

 

Riunitisi con la parte rimanente della ciurma, fatta ritornare nei rispettivi corpi, i due Capitani annunciarono anche agli altri la notizia dell'Alleanza.

Fra le polemiche e le facce contrariate dei suoi compagni, tra cui spiccava l'imbronciata e riluttante Nami, Luffy fece con curiosità una domanda a Law.

"Ehi Trafalgar! Tu sai per caso chi era quella donna uccello?"
Il ragazzo assunse un'espressione cupa.

"Avete incontrato una donna-uccello? Anche io ne ho vista una quando siamo sbarcati! Te l'avevo detto che non mi ero sbagliato!" ammise Usopp  "Su quest'isola è pieno di strane creature!" sentenziò Chopper.

"No...lei non fa parte di quest'isola!" Law zittì i due compagni con un tono serio e preoccupato.

"Sai di chi si tratta? Sono curiosa anche io di sapere chi sia...non ha fatto in tempo a dirmi come si chiamava, ma mi ha salvata da quella specie di Yeti!"

Trafalgar si sedette incrociando le gambe davanti al fuoco, con lo sguardo assorto fra le fiamme danzanti.

"Non è una donna-uccello, né un'alleata di Caesar. Tuttavia non ho idea del perché si trovi qui..."

Tutti lo osservarono in silenzio, con estrema curiosità.

"Quella ragazza si chiama Eris..."
Robin assunse un'aria sorpresa "Eris? Non intenderai forse..."

"Proprio così. E' lei." sentenziò lapidario.

"Ma lei chi? Volete spiegarcelo?" chiese Nami spazientita assieme all'altrettanto imbronciato Capitano.

"La Marina la ricerca per una taglia molto elevata. Dopo Marineford si è distinta su un'isola del Nuovo Mondo in uno scontro acceso con i marines ed Eustass Kidd, venendo etichettata come una dei pirati della Generazione Peggiore. Non si sa molto di quell'avvenimento, la Marina preferisce insabbiare le sue sconfitte, ma girano delle voci terribili su quello che è accaduto. Sembra che Kidd si sia salvato per mera fortuna..." spiegò Robin.

Luffy assunse il suo consueto sorriso "Sembra simpatica! Spero che la ritroveremo, così potrò ringraziarla per averci dato una mano!"

"Io invece spero proprio che non ci capiti fra i piedi!" Law sembrava essere piuttosto indispettito.

Il resto della ciurma era rimasto alquanto sorpreso e spaventato.

"Kidd? Ma ha sulla testa 470 milioni di Berry...se lei è riuscita a sconfiggerlo significa che..." Usopp terrorizzato si voltò verso l'altrettanto impaurito Chopper.

"...è pericolosissimaaaa!" gridarono in coro.

"Beh...comunque sia sta dalla nostra parte, altrimenti non ci avrebbe aiutati, quindi possiamo stare tranquilli!" alle parole di Nami i due tirarono un sospiro di sollievo.

"Io non ne sarei così sicuro...quella ragazza è imprevedibile."

"Deve avere una taglia davvero alta se è così forte!" sostenne Luffy rivolgendosi a Law.

"La sua taglia è alta ma il perché non riguarda soltanto la sua forza...oltre a questo Eris è anche l'unica figlia di Shanks il Rosso!"

 

----

 

La battaglia tra quelle strane creature e la Marina imperversava davanti al laboratorio.

Eris aveva trovato ben presto una porta nascosta sul retro e aveva deciso di passare per di là. La mancanza di guardie a difenderla era facilmente comprensibile data la struttura massiccia della porta.

"Dovrò buttarla giù. Farà un po' di rumore ma vista la compagine di uomini a guardia di questo laboratorio non mi ci vorrà molto per stendere anche loro!" posò una mano su uno dei due battenti, mentre alzando l'altra stretta in un pugno, utilizzava l'Armatura preparandosi a colpire. Scagliò il colpo e i cardini saltarono via come chiodi arrugginiti su un'asse di legno: la grossa anta si riversò a terra con un tonfo sordo. Davanti a lei si presentava solo un inquietante corridoio vuoto.

Mentre percorreva quella strada sconosciuta, cominciò a riflettere su quanto aveva appreso e visto durante la giornata.

"La Marina è qui fuori a combattere contro quei cosi. Scartando con ogni probabilità l'ipotesi che siano degli indigeni, credo si tratti di una delle invenzioni di quel pazzo di Vegapunk o qualcosa di simile. I Cappello di Paglia sembrano personcine simpatiche e non credo avranno qualcosa da ridire, sempre che non siano qui per il mio stesso motivo. Poi c'è Trafalgar, quell' arrogante...di lui non mi importa un accidente, sa già a cosa va incontro se si mette ad infastidirmi!"

"Ehi tu!" un gruppo di strani uomini muniti di tute e maschere a gas si stava muovendo di gran carriera verso di lei.

"Chi sei? Cosa ci fai qui?" la ragazza sorrise e un'onda invisibile di energia travolse il drappello, facendo cadere tutti a terra privi di sensi.

"Dove ero rimasta...ah sì...Trafalgar! Chi se ne importa. Lo Yeti aveva parlato di un certo Caesar e se non mi inganno sarà di sicuro quello che dirige questo laboratorio o una parte dell'isola. Non so chi sia ma certamente non è dalla parte della Marina e di Cappello di Paglia. Probabilmente quei metà uomini e metà animali là fuori sono al suo servizio! Sicuramente riaprire il laboratorio non è nell'intenzione del Governo...a proposito di uomini..."

Nel frattempo la ragazza si era chinata su uno di quegli strani tizi per raccoglierne dalla cintura che portava alla vita una mappa.

La aprì e la rigirò più volte per tentare di capire cosa volesse dire.

"Un disastro, è tutto pieno di numeri e sigle! Mi sa che dovrò cavarmela da sola...Tutto quello che so è che sono nel terzo blocco di laboratori, qui è dove Vegapunk teneva molti dei suoi progetti per gli esperimenti. Non ha potuto portarsi via molto quando se n'è andato e la pietra è quasi sicuramente qui. Devo solo girare per le stanze di questo strano posto e rivoltarle come un calzino. Se fosse stato abbandonato come tutti mi avevano detto non ci sarebbero stati problemi!La mia solita fortuna!"

Ripose la mappa nella tasca del cappotto, sperando che riuscisse ad esserle utile in qualche modo prima o poi e continuò ad avanzare.

"Se il G5 della Marina è qui vuol dire che da qualche parte su quest'isola c'è anche Smoker. Se venisse a sapere della mia presenza avrei un'altra bella gatta da pelare. Possibile che non ci sia un posto dove la gente non voglia la mia testa? Ma soprattutto, cosa ci fanno tutti qui? Non sarà di certo Akainu o Fujitora, se fossero qui avrei sicuramente un buon motivo per preoccuparmi seriamente, ma so che anche lui è un osso duro. Sarà meglio muoversi adesso, prima inizio prima me ne andrò da questo laboratorio. "

Il rumore dei suoi tacchi sul pavimento rimbombava sinistro attraverso i corridoi vuoti.

"Credo proprio che comincerò da quella porta!"

 

----

 

Da qualche parte, nel Nuovo Mondo, il giorno dopo il fidanzamento reale...

 

"Non puoi tollerarlo Shanks!"

L'uomo dai capelli grigi sbatté il pugno sul tavolo in legno della grande sala, di fronte al suo Capitano.

"Dovevamo intervenire non appena abbiamo saputo che si trovava su Dressrosa! Sai che razza di uomo è Doflamingo!" gridò guardandolo negli occhi con decisione.

"Benn ha ragione! Dobbiamo agire! Se solo tutto questo dovesse essere portato a termine creerebbe un terribile scompiglio e tu prima di tutti ne risentiresti!"

Il Rosso rimase seduto sulla sua sedia, guardando negli occhi i presenti con il suo sguardo penetrante.

Abbozzò un sorriso.

" Voi conoscete bene mia figlia, sapete che razza di tipo è! Ormai non è più una bambina e voi lo sapete, non possiamo andare a riprenderla. Se intervenissimo se la prenderebbe a morte perché abbiamo interferito! In fin dei conti anche lei è un pirata, esattamente come lo siamo noi."

Gli uomini rimasero pensierosi per qualche secondo.

"Noi lo capiamo Capitano, ma un conto è cacciarsi nei guai come fa di solito, un altro è immischiarsi con un broker di livello mondiale,un membro della Flotta dei Sette! Questa non è una delle sue solite scorribande, è un vero e proprio guaio che coinvolge tutti noi!"

Il povero Lucky tentava di convincerlo a cambiare idea, ma il Capitano sembrava davvero irremovibile.

"Le spie ci hanno riferito che tra di loro c'è un Sacro Accordo e conoscendo mia figlia, so che non verrà meno alla sua parola!"

"E ti sembra una cosa positiva? Shanks, non mi importa chi sei o quello che pensi, sappi che se solo dovesse succederle qualcosa non esiterò a prendere a calci quel vigliacco dei Sette e anche te!"

Il Rosso rise di cuore alle parole minacciose pronunciate dall'anziana donna.

"Non preoccuparti Momoko! Non ce ne sarà bisogno, ci penserà lei a fargli passare le pene dell'Inferno!"

"Shanks, non ci trovo nulla di divertente. A momenti potrebbe chiamarti quel tizio ricoperto di piume e chiederti la luna!" Benn era il più assorto e preoccupato fra tutti. La situazione ai suoi occhi era davvero della massima urgenza e il suo capitano sembrava averla presa troppo sottogamba.

"Calmatevi!Sembra quasi che non conosciate affatto mia figlia! Non riceveremo proprio nessuna chiamata, perché in un modo o nell'altro riuscirà ad uscire dai guai come ha sempre fatto. Non devo star qui a ricordarvi come abbia sempre odiato fin da piccola l'essere costretta a fare qualcosa o stare rinchiusa in un posto troppo a lungo. Vista la situazione, ne uscirà ancor prima che si salpi da qui per raggiungere Dressrosa!"

"Sappiamo che tua figlia è in gamba ma devi renderti conto che è stata costretta a rinunciare ai suoi poteri a causa dell'Accordo!"

A quelle parole l'espressione tranquilla del Rosso si fece più seria.
"Cosa intendi dire, Fox? Che senza poteri non vale più niente? Ciò che l'ha tirata fuori dalle situazioni più spinose non è stata la forza, ma l'astuzia! Non dovrete preoccuparvi troppo ma credere in lei! Se la caverà! Voi le siete sempre stati vicino come una famiglia e dovreste capire; fidatevi di lei quanto io mi fido di lei!"

A quelle parole tutti i presenti ammutolirono, annuendo.
"Ti chiediamo scusa Capitano, ma non poter fare nulla conoscendo la situazione ci fa stare davvero in pena! Ma hai ragione! In lei scorre il tuo sangue, e in effetti...siete due teste calde allo stesso modo!"

Tutti i presenti scoppiarono in una grossa risata che smorzò la tensione di quei momenti angosciosi.

"Lo so! Ed è proprio per questo che conto su di lei! Non possiamo interferire con un Sacro Accordo, ma lei saprà cavarsela! E adesso tornate tutti a prepararvi, tra qualche giorno dobbiamo salpare e sarà meglio essere pronti! Vedrete, al momento della partenza sarà presente anche quella scavezzacollo di mia figlia!"

"Certo, capitano!" salutarono tutti in coro, dirigendosi verso l'uscita della lunga sala con la mente un po' più serena e rassicurata rispetto a quando erano entrati.

Appena il massiccio portone di legno si chiuse, l'uomo venne finalmente lasciato solo coi suoi pensieri.

Si alzò dalla sedia per camminare un po', facendo svolazzare il mantello nero rasoterra sulle assi di legno.

Raggiunse l'imponente camino acceso, perdendo il suo sguardo preoccupato fra le fiamme.

"Non posso farmi vedere vacillante nei confronti dei miei uomini, né interferire con un Sacro Accordo. Doflamingo ha scelto bene la sua preda, la sua malvagità e la sua astuzia sono noti a tutti...quello che vuole da me sono prestigio e potere. Vede le cose come se si trovasse fra i nobili di Marijoa; pensa che i titoli si trasmettano in maniera ereditaria fra i pirati come fra di loro e ai suoi occhi Eris vale effettivamente quanto una principessa imperiale!"

La luce del fuoco illuminò un mesto sorriso sul volto smunto del grande pirata "Altezza imperiale! Se solo uno dei miei uomini la chiamasse in quel modo penso non riuscirebbe più a camminare per un mese!" Sospirò "Doflamingo non sa che queste persone non sono semplici sottoposti al mio soldo, ma la mia famiglia...e la famiglia di Eris. Non siamo nobili, siamo pirati! Questa non è di certo una corte imperiale!"

Si allontanò dal camino per dirigersi verso una delle alte e strette finestre, guardando dall'alto la cittadina snodarsi fino all'oceano blu.

"Potrei distruggere quell'uomo con un colpo solo, ma non sarebbe la cosa giusta da fare. I pirati non hanno regole e proprio per questo il valore della parola data è di fondamentale importanza..Ti stai prendendo le tue responsabilità ora che hai scelto la vita da pirata e sono fiero di te. Dovrai cavartela da sola, ma so che troverai il modo! Io ho davvero fiducia in te, da quando hai iniziato a camminare fino al momento in cui hai preso il mare..."

Il suo sguardo si rivolse al cielo azzurro e terso, aldilà del vetro cristallino.

"...so che anche tu la pensi così da sempre, Nabyrie! Ti prego, veglia su nostra figlia, come hai sempre fatto!"

 

Angolo dell'autrice:

Incredibile vero? E chi se lo aspettava?  Beh...in effetti forse quei capelli rossi...Un mistero è svelato, ma ve ne sono altri mille da risolvere! Sembra che Doflamingo avesse avuto proprio un valido motivo per convolare a nozze con Eris! Sarà sufficiente quella D per tirarla fuori dai guai? Per ora deve essere paziente ma per fortuna ha trovato qualcuno con cui parlare! A questo proposito...cosa ci faceva Eris su quell'isola e come mai Law sembra avercela così tanto con lei?

Nel prossimo capitolo gli eventi di Punk Hazard verranno finalmente alla luce! Grazie per aver letto, spero che questo capitolo vi sia piaciuto, alla prossima!

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Capitolo 9
*** Giudizio divino ***


Capitolo VIII

 

Giudizio divino

 

"Questo Trafalgar mi sta già antipatico!" sbottò la piccola Tontatta seduta sulle ginocchia di Eris, che scoppiò in una sincera risata. "Beh...in effetti non hai tutti i torti! Sa essere davvero odioso quando ci si mette, ma non è cattivo..."

"Ma io credevo che fosse un tuo nemico..." la principessa la osservò stranita, ricevendo per tutta risposta un sorriso comprensivo "E lo era, in effetti...lo era davvero..."

 

Punk Hazard, più di una settimana prima...

 

"Ancora un diavolo di niente! Solo scartoffie e stupidi rottami!" gridò lanciando in aria l'ennesima scrivania.

Si guardò attorno: oltre allo stuolo di uomini tramortiti a terra c'erano soltanto monitor, attrezzi e tute da laboratorio, nient'altro.

"Odio questo posto! L'unica cosa che posso fare di veramente utile è cercare qualcuno qui che ne capisca qualcosa e farlo parlare, altrimenti girerò a vuoto per sempre. Ormai è la ventesima stanza che controllo e ho trovato soltanto questi stupidi idioti con le maschere a gas!"

Camminò con rabbia verso l'uscita, imboccando il corridoio per poi vagare senza meta per quelle strade labirintiche.

Ogni posto sembrava uguale: pareti laminate, tubi, cavi, spine, scale.

"Avessi trovato almeno un'altra mappa comprensibile, qualcosa di utile! Nulla di nulla! In più ora che sanno che qualcuno ha fatto irruzione mi staranno tutti alle costole. La Marina, la gente che sta qui, Trafalgar...gli unici amichevoli su quest'isola sembrano proprio i Cappello di Paglia!"

"Ehi!"

Svoltando un angolo si accorse che qualcosa era andato a sbattere sui suoi lunghi stivali.

Abbassò lo sguardo istintivamente e vide un curioso animaletto dal cappello rosa e azzurro, con un buffo zainetto sulle spalle.

"Oh! Ma che grazioso! Sei un altro di quegli animaletti di Vegapunk?" si abbassò per osservarlo meglio, ma questo si alzò e cominciò ad indietreggiare spaventato.

Con suo sommo sconcerto, dietro di lui comparve una bambina, se così si poteva definire date le sue dimensioni colossali.

Rimase più che mai perplessa.

"Tu...tu...sei Eris!" gridò l'animale impaurito e tremante, il quale si era messo a protezione della bambina che stava osservando la scena con timore.

"Cosa? Riesci anche a parlare? Quel Vegapunk è davvero in gamba!"

"Ehi! Guarda che io non sono una creatura di Vegapunk!" il tono stizzito dell'animaletto la fece sorridere.

"Oh...ti chiedo scusa! E' che sei così grazioso!" mentre lo strano essere, visibilmente in imbarazzo, tentava invano di scongiurare il complimento, la bambina indicò Eris.

"Chi è questa ragazza?" la giovane si avvicinò con cautela alla coppia.

"Mi chiamo Eris! Piacere di conoscerti!" la bambina rispose sorridente all'espressione dolce della ragazza.

"Io sono Mocha! Sei un'amica di Chopper?"

"Chopper?" ripeté la ragazza osservando l'animale che ancora girava di qua e di là per il corridoio in evidente imbarazzo "Tu sei uno dei membri della ciurma di Cappello di Paglia, non è così?".

La piccola renna assunse un atteggiamento più contenuto, rivolgendosi col muso in alto direttamente alla sua interlocutrice.

" Si, faccio parte della ciurma di Luffy. Ha detto che l'hai aiutato..."

"Proprio così! Il tuo capitano sembra un tipo simpatico! Ma che cosa ci fate qui da soli? Non mi sembra un posto sicuro dove aggirarsi con una bambina al seguito!"

" Eris-sama! I miei amici sono ancora qui dentro ed io non posso andare via senza di loro!" Mocha aveva un'aria decisa, tuttavia la ragazza non capì a cosa si stesse riferendo.

"Calma calma! Potreste spiegarmi cosa sta succedendo qui? Quando sono arrivata pensavo che l'isola fosse deserta! Cos'è tutta questa storia?" .La renna si avvicinò con più sicurezza: Eris sembrava non avere nessuna cattiva intenzione, a dispetto di ciò che aveva detto Law.

"Un ex compagno di Vegapunk, un certo Caesar Clown, ha stabilito qui il suo laboratorio e ha dei piani terribili! Questa bambina, assieme ad altri, è stata portata via dalla sua famiglia e narcotizzata giorno per giorno fino a diventare dipendente dalla droga che le hanno somministrato! Così facendo quello scienziato folle vorrebbe ottenere un esercito di combattenti giganti e inarrestabili, ma la realtà è che sono destinati a morte certa! Sono riuscito a trovare la composizione chimica della droga e ho iniettato un sedativo a Mocha! Prima io e i miei compagni eravamo riusciti a tirare fuori da qui i bambini, ma Caesar ci ha trovati e li ha portati nuovamente nel laboratorio, dove ha preparato dell'altra droga per loro! Ora sono in preda alla rabbia dettata dall'astinenza; dobbiamo assolutamente impedirgli di mangiare quella roba e curarli il più in fretta possibile!" la voce di Chopper tremava per il nervosismo e la tensione. Era evidente che quell'argomento gli stava particolarmente a cuore.

La bambina dai capelli neri interruppe il discorso "Lo sto conducendo alla Biscuit Room, così finalmente potremo aiutare i miei amici!"

"Cosa? Un ex collaboratore di Vegapunk è qui? Magnifico! Cioè, voglio dire...no, è terribile!!! Deve essere un pazzo per fare una cosa tanto spregevole a dei bambini! Che razza di mente malata potrebbe mai pensare ad un piano tanto orrendo? E' disgustoso!" Eris era inorridita da quel racconto e non riusciva nemmeno ad immaginare una cosa più terribile in quel momento.

"Eris! Ti senti bene?" Chopper e la bambina la osservavano con gli occhi sgranati.

"Come?"

"La tua pelle!"
La ragazza si guardò le mani e notò che la sua carnagione già molto pallida si stava via via schiarendo fino ad assumere un colorito innaturale, identico a quello della neve. Delle linee azzurrine simili a vene comparvero sulla pelle, ramificandosi come edera lungo tutto il corpo.

"Oh! No no! E' normale..." spiegò sorridendo ai due amici sbalorditi "ho mangiato un Frutto del mare e...beh...è davvero complicato da spiegare! In ogni caso anche io sono in missione qui e mi occuperò personalmente di questo Caesar! Assaggerà la mia furia!"

"In realtà se ne stanno già occupando Luffy e Law!" intervenne il piccolo Chopper.
"Luffy e Law?"

"Esatto...hanno stretto un'Alleanza e hanno un piano per catturarlo! Puoi stare tranquilla!"
"Un'Alleanza? Un'Alleanza pirata fra quei due? Quindi era per questo che si trovavano entrambi sull'isola!" il suo tono alterato spaventò la renna che subito si espresse per chiarire le cose "No, noi siamo arrivati qui per caso! Law era già qui...ha finto di stare dalla parte di Caesar e di lavorare per lui per attuare il suo piano!"

"Capisco...quindi è stata una decisione presa sul momento! Dove si trovano ora?"

"In realtà..." l'animaletto assunse un'espressione preoccupata "...quando li ho lasciati erano appena stati catturati! Ma sembra abbiano un piano per scappare!"
"Catturati? Come?"

"Non so come sia successo..tuttavia so che Law è quello più in difficoltà. A quanto pare ha consegnato come garanzia a Caesar il suo cuore ed ora è nelle mani di uno strano uomo, un certo Vergo..."

"Vergo? Ma non è della Marina?"

"Ha fatto finta di esserlo! In realtà è stato sempre un pirata al servizio di un certo Joker, anche Caesar lo è!"

"Joker??? Incredibile! Stento a credere alle tue parole Chopper..." l'espressione della ragazza si fece sempre più stupita e ancora più dubbi si insinuarono nella sua mente. Esisteva qualcosa che non fosse maledettamente fuori posto in quel momento?

"Eris-sama! I tuoi occhi!" gridò la bambina spaventata.

"Tranquilla! Non è niente! Anzi, ora dobbiamo proprio sbrigarci! E' davvero un bel guaio! Vi aiuterò ad arrivare fin dove vorrete sani e salvi, poi andrò a cercare questo Caesar! Non mi importa dell'Alleanza, non è affar mio, ma devo fare a questo tizio un paio di domande a cui sicuramente saprà dare risposta! Inoltre non posso permettere che venga fatto del male a dei bambini in questo modo! E' davvero disumano!" la ragazza si rivolse verso i due amici preoccupati con determinazione.

"Grazie mille, Eris!" rispose Chopper annuendo.

"Grazie Eris!" disse la bambina felice.

"Non preoccuparti! Vedrai che non avremo problemi, ed ora sistemiamo questa faccenda!" sorrise, cominciando a correre dietro ai due compagni diretti alla Biscuit Room.

Il corpo era coperto dal lungo cappotto nero, ma il suo volto appariva completamente stravolto. La pelle era bianchissima e solcata da venuzze azzurrine come le sue labbra, gli occhi parevano fatti di cristallo chiaro e quasi trasparenti. Il loro verde smeraldino era completamente svanito, lasciando posto ad un colore perlaceo e traslucido. Le grandi ali piumate erano tenute chiuse dietro le spalle per non ingombrare il corridoio.

Dopo qualche minuto udirono provenire delle grida da uno dei passaggi vicini: erano i bambini che stavano scalpitando per raggiungere la stanza.

I tre corsero verso la porta che conduceva nel loro corridoio e vi si gettarono addosso per tenerla chiusa. Il piccolo Chopper mutò forma, assumendo delle sembianze antropomorfe sotto gli occhi ammirati di Eris.

"Accidenti, questi bambini hanno la forza di una mandria di bufali! Come diavolo faremo? La porta cederà a breve!" la ragazza sembrava particolarmente inquieta, mentre la renna si allontanava per prendere un grosso tubo d'acciaio, che pose fra le due maniglie della porta.

"Fermi ragazzi, non potete passare!" gridò la bambina disperata, la quale si prodigava assieme ai compagni per tenere chiusi i battenti.

"Mocha!" gridò d'un tratto Chopper "accompagna Eris alla Biscuit Room, prendete le caramelle e sbarazzatevene!"

"Ma...Chopper! Non puoi rimanere qui da solo!" Eris, con le braccia tese a tenere la porta, lo osservava nervosa.

"Devo! Correte, presto! E' per il bene di tutti!" vedendolo così tenace e deciso, non poté far altro che annuire. Pensava prima di tutto al bene dei bambini rinchiusi nel laboratorio contro la loro volontà e destinati ad una fine certa. Come si poteva anche solo pensare ad un piano tanto crudele? Le loro vite lì dentro dovevano essere state davvero tremende e Chopper ne era più che consapevole. Era disposto a tutto pur di portarli in salvo e i suoi occhi trasmettevano la sua determinazione e il suo desiderio di curarli.

La bambina e la ragazza si scambiarono uno sguardo d'intesa "Piccola renna, abbi cura di te!" "Ti aspetteremo!" gridò Mocha tristemente, mentre iniziavano a correre a perdifiato alla ricerca della stanza.

"Muovetevi, presto! Trovate quella caramella e distruggetela!" sentirono urlare da dietro le spalle.

 

"E quindi sarebbe questa la famosa Biscuit Room?" chiese guardandosi intorno. Dopo qualche minuto avevano varcato la soglia di un ambiente circolare, colorato e pieno di giocattoli: aveva proprio l'aspetto di un asilo, se non fosse che si trovava in un laboratorio di uno scienziato pazzo.

"Esatto Eris! Questa è la nostra stanza dei giochi!"

"Guarda Mocha! Quella dovrebbe essere la caramella che stiamo cercando!" la ragazza le indicò in fondo alla stanza un grosso dolcetto rotondeggiante, avvolto in una carta colorata.

"Si! E' proprio lei!" annuì la bambina, mentre si avvicinavano alla caramella.

Rassicurò Mocha, che nel frattempo aveva raccolto il grosso involucro da terra "Sta tranquilla, tornerete a casa in men che non si dica!"

"Grazie, Eris! Speriamo solo che Chopper stia bene!" rispose preoccupata.

"Lo spero anche io! Ma sono certa che se la caverà! Adesso dobbiamo trovare il modo di sbarazzarci di questa cosa! Andiamo verso l'uscita!" intimò, voltandosi verso la porta che le stava alle spalle, quando improvvisamente furono attirate da un rumore assordante.

"Oh no! Stanno arrivando!" disse spaventata ad Eris.

Un gruppo di bambini enormi era entrato correndo da dove erano giunte e si stava scagliando nella loro direzione.

"Mocha! Dacci le caramelle!" gridavano con voci sinistre, mentre la bambina di contro aveva iniziato a stringere il dolcetto a sé.

Dietro di loro comparve un altro gruppo di persone, che Eris identificò immediatamente come i pirati di Cappello di Paglia.

Istantaneamente due enormi mani si frapposero fra loro e i bambini, i quali cominciarono ad attaccarle con violenza.

"Deve essere opera di Nico Robin...ha ingerito il frutto Hana Hana!"

"Mocha! Eris!" gridò una ragazza dai capelli arancio per richiamare la loro attenzione.

"Sorellona!" rispose felice la bambina.

"La gatta ladra!" la sua espressione interrogativa si mutò in stupore quando la ragazza precisò "Ero io il cyborg! Grazie per prima!"

"Oh...Di niente!" rispose sorridendo e alzando le braccia in segno di saluto.

"Ascoltatemi! Dovete scappare con la caramella! Noi cercheremo di tenere a bada i bambini!" gridò dall'ingresso.
"Ricevuto! Vieni Mocha, corriamo!"

Le due si voltarono in fuga, quando la porta alle loro spalle iniziò a coprirsi di un manto di neve e ghiaccio.

"Che diavolo succede?"

"Eris, cosa facciamo adesso?" gridò la bambina spaventata, stringendo la caramella al petto.

La ragazza rivolse lo sguardo in alto e si accorse che sul corrimano del livello superiore stava appollaiata una strana donna-uccello con ali enormi e zampe da rapace. Lentamente il pavimento della stanza cominciò a coprirsi di neve e la temperatura a scendere.

"Chi sei? Spostati da lì e lasciaci passare!" Eris si rivolse con durezza alla figura in alto sopra la sua testa.

"Mocha! Non è carino non condividere le caramelle con gli altri bambini!" la donna dai capelli verdi sembrò ignorarla completamente, indirizzandosi alla bambina affianco ad Eris. I Cappello di Paglia erano avanzati verso di loro per capire cosa stesse accadendo.

"Monet!" gridarono i bambini felici in coro.

"No! Queste caramelle ci fanno solo male!" rispose spaventata, eclissandosi dietro ad Eris.

"Sei davvero una bambina ostinata!" disse planando verso di lei, ma la ragazza rimase ferma immobile, frapponendosi fra la donna e il suo obbiettivo.

"Non osare toccarla, razza di arpia!" ringhiò; un vento gelido percorse tutta la stanza e la travolse assieme ad un'ondata di freschi fiocchi di neve.

"Oh...Eris-san!" le si rivolse come se l'avesse appena notata, mentre tutti rimanevano ad osservare atterriti, coinvolti in quella piccola bufera scatenatasi nella sala "Sapevamo del tuo arrivo! Ti stavamo aspettando!" ammise sorridendo, tenendosi sospesa a mezz'aria sopra di lei.

"Cosa diavolo stai dicendo?" l'umore di Eris era sempre più alterato "Ti ho vista quando eri nella metà infuocata e ho subito avvisato chi di dovere! Vergo era impaziente di fare la tua conoscenza! A quanto sembra desiderava discutere di affari, ma non ti vedo molto propensa ad ascoltare in questo momento!". I capelli della ragazza fluttuavano come rosse onde marine cullate dal vento gelido; in quell'ambiente ormai innevato, erano l'unica parte del corpo a risaltare sul resto della sua carnagione, identica al colore della neve depositatasi sul terreno.

La osservò con rabbia mentre rimaneva senza scomporsi davanti alla bambina, penetrandola con i suoi occhi (letteralmente) di ghiaccio.

"Vergo eh? Mi hanno detto che si trova qui e non ho idea di che cosa c'entri la Marina con tutta questa faccenda, ma vedrò di vederci chiaro una volta per tutte!"

"Ah...allora Law aveva ragione...non sai proprio nulla." disse sorridendo; la neve non sembrava voler cessare di cadere.

" Che c'entra Trafalgar?"

"Sapevamo che eri qui e l'abbiamo mandato a monitorare la situazione. Gli abbiamo detto di invitarti da noi ma ci ha informati che hai sdegnosamente rifiutato!"

"Cosa?" la ragazza rimase perplessa.

"Un vero peccato che fosse un traditore, ma ora Vergo si occuperà di lui come merita! A quanto pare anche Smoker sembra averlo raggiunto nella stanza del SAD, due piccioni con una fava!"

"Non mi interessano i tuoi discorsi. Ora dobbiamo proprio andare..."

"Vi lascerei andare, se solo non steste portando via i miei adorati bambini!"

"Non mi sembra di aver chiesto il permesso"

Sogghignò, mentre un'onda invisibile partiva dal suo corpo, irradiandosi e distruggendo il muro di neve a protezione della porta, sollevando il manto bianco e spazzandolo via.

Tutti i presenti rimasero a bocca aperta. Brook e Usopp si abbracciarono terrorizzati. Fu Eris stessa a riscuoterli.

"Mocha, tutti voi! Uscite di qui! Non mi sembra il caso che vi intratteniate con questa Rogia troppo a lungo!"

La bambina corse spedita verso l'uscita mentre i pirati tentavano di organizzarsi in tutta fretta.

"Usopp, Brook! Andate a cercare delle manette di agalmatolite! Me lo ha chiesto Luffy e credo sia importante!" il cecchino e lo scheletro tornarono immediatamente indietro senza troppi complimenti, seguiti da uno strano tizio che Eris non aveva mai visto.

Sentendo le parole di Robin, l'arpia si era scagliata su di lei ed Eris percepì le sue intenzioni. Spiegò le ali e la raggiunse in un batter d'occhio, colpendo con un calcio uno dei due enormi spilloni che si erano materializzati fra le sue zampe, facendolo cadere a terra e spingendo più in là l'avversaria.

"Grazie!" disse Robin, la quale si stava rialzando da terra dopo che aveva perso l'equilibrio, seguita da Nami che teneva in braccio il piccolo Chopper.

La donna nel frattempo si era sciolta in un nugolo di neve e la ragazza sapeva che avrebbe attaccato a breve.

"Voi  uscite da qui e raggiungete i bambini, dovete aiutare Mocha!" mentre le ragazze la stavano a sentire, una voce maschile richiamò la sua attenzione.

"Eris-san!"

"Roronoa Zoro! E' un vero piacere conoscerti, peccato che non sia una delle migliori situazioni!" rimase piacevolmente stupita nello scoprire che anche lo spadaccino di cui aveva tanto sentito parlare fosse lì.

"Esci insieme ai miei compagni! Di lei mi occupo io!"

Eris lo osservò, sembrava piuttosto determinato e non aveva dubbi sul fatto che se la sarebbe cavata egregiamente. Stando a tutto quello che le avevano raccontato, doveva essere davvero formidabile e le sarebbe piaciuto vederlo in azione, tuttavia la questione era della massima urgenza e non aveva tempo per questo.

"Vedi di non farmela ritrovare di nuovo fra i piedi!" disse sorridendo, indicando l'arpia che si era materializzata poco più in là. Zoro asserì col capo prima che riprendesse il volo seguita dalle due ragazze e da Chopper.

Fecero appena in tempo a raggiungere il corridoio che il muro di neve si ricompose bloccando la porta e serrando nella Biscuit Room lo spadaccino.

I compagni di Cappello di Paglia tirarono un sospiro di sollievo non appena furono fuori da quella stanza.

"E' un piacere sapere che stai bene e che Law ti ha ritrasformata!" ammise felice rivolgendosi a Nami.

"Ti ringrazio, ma adesso dobbiamo assolutamente raggiungere i bambini prima che sia troppo tardi!"

"Un momento! L'arpia ha detto che Vergo si trova in giro per il laboratorio e a quanto pare la sua collaborazione con la Marina è conclusa! Non posso permettere che vaghi a piede libero, la fama di quell'uomo è giunta fino alle mie orecchie! E' un tipo pericoloso!Inoltre potrebbe sapere dove si trova ciò che sto cercando!"

"Ma, Eris..." la ragazza coi capelli arancio la guardò preoccupata; le rispose con un sorriso "So che ve la caverete benissimo anche senza di me! Fidatevi, quando avrò terminato con lui saremo sicuramente più al sicuro!"
"Eris, Caesar ha liberato un'arma di distruzione di massa! E' un gas velenoso e letale per chi lo inala, se ti raggiunge morirai!" Chopper parlò dalle braccia di Nami, visibilmente in apprensione. La ragazza rimase nuovamente a bocca aperta.

"Cosa??? Un gas letale? Qui dentro?"

"Proprio così...è stato creato da Caesar Clown e si chiama Shinokuni! Lo ha liberato all'esterno e anche qui, nel laboratorio!Le stanze che non sono chiuse e sigillate ne sono pervase!"

"Non posso crederci..." Eris aveva gli occhi sbarrati e la mente confusa,ma decise comunque di tentare "Non so dove sia questa "sala del SAD" di cui ha parlato quella donna, ma qualcosa mi dice che Vergo non avrebbe mai deciso di andarci se poi non potesse più uscirne vivo! Nico Robin, sai per caso leggere questa cartina?" l'archeologa prese in mano il foglio che Eris le aveva consegnato e dopo qualche minuto cominciò a spiegare.

"Prendi questo corridoio, svolta a sinistra e procedi diritto, dovresti vedere delle grandi scale. Sali e ti troverai di fronte alla porta che conduce alla sala del SAD!"
"Grazie mille! Mi dovrai insegnare come capirci qualcosa di queste scartoffie una volta finita questa faccenda!" disse lasciandole la cartina in mano "Servirà più a voi che a me!".

Robin sorrise.

"Eris, vieni con noi...sono certa che gli altri sapranno occuparsi di Vergo anche da soli!" la navigatrice non aveva cambiato la sua espressione turbata, così come la piccola renna tra le sue braccia.

"Mi dispiace Nami...da quel che so quell'uomo ha un controllo enorme dell'Haki dell'Armatura, il che lo rende davvero un osso duro! Ho bisogno delle mie informazioni e lui sicuramente saprà rispondermi! Voi occupatevi dei bambini, vi ho già fatto perdere troppo tempo! Ci vediamo più tardi! Abbiate cura di voi!"

Eris salutò sbattendo le ali e volando il più velocemente possibile nella direzione che le era stata indicata sotto lo sguardo apprensivo degli amici, i quali si rimisero a correre verso i bambini.

"Law ha mentito...ma perché lo ha fatto? Ah! La situazione in questo posto è davvero delirante! Non riesco a capirci più nulla...adesso l'unica cosa che importa è Vergo! Una volta messo alle strette gli estorcerò il luogo dove si trova la pietra, poi salveremo quei bambini e me ne andrò per la mia strada. Papà sarà contento che finalmente io e Cappello di Paglia ci siamo conosciuti!" sorrise mentre volava in alto, sopra le scale che conducevano alla rinomata stanza del SAD.

 

Al suono ridondante dei tacchi nella sala, tutti volsero lo sguardo per vedere chi stesse entrando.

In mezzo ai due uomini che aveva sconfitto, stesi uno su un lato, uno sull'altro dell'ambiente in perfetta simmetria, stava il possente Vergo.

"Ho sentito parlare di te!" disse con calma, mentre i suoi capelli rossi ondeggiavano ad ogni passo dietro ai suoi fianchi.

"Eris-san! La cosa è reciproca!" le rispose sorridendo nella sua direzione.

Al suono di quel nome Smoker, disteso con il volto sul pavimento, sgranò gli occhi, mentre Law rimaneva imperturbabile ad osservarla, coperto di sangue. Entrambi erano ridotti in condizioni terribili. Lo scontro che avevano avuto con Vergo doveva essere stato piuttosto duro.

"Ho interrotto qualcosa?" chiese maliziosamente girandogli attorno con passo tranquillo, come un avvoltoio dalle ali bianche.

" Ho appena finito di occuparmi di queste due nullità." la sua voce greve risuonò attraverso le pareti metalliche.

"Credevo che facessi parte della Marina, tuttavia.." lanciò un'occhiata al Viceammiraglio a terra "...credo che quei tempi siano passati ormai!"

"Non ho mai appoggiato gli ideali della Marina, tuttavia farne parte mi permette di rendermi utile..." le rispose osservandola con circospezione.

"Oh...già, Joker!" si fermò ad esaminarlo coi suoi occhi vitrei, con la schiena rivolta verso l'ingresso della stanza "Sei un uomo molto forte, tuttavia il tuo non mi sembra un modo leale di combattere...non pensavo necessitassi di questi trucchetti subdoli per far fuori i tuoi avversari!" ridacchiò.

"Intendi il cuore di Law? Beh..ti assicuro che ne sarei stato capace anche senza averlo fra le mani!" il tono dell'uomo era sempre placido e uniforme, come una nota greve suonata ripetutamente.

"Allora non ti dispiacerà se lo prendo io!" ammise con voce suadente.
Law sgranò gli occhi, sgomento, mentre Vergo si accigliò, corrugando la fronte.

"Non credo che consegnartelo rientri nelle mie mansioni!"
"Chi ha detto che me lo devi consegnare?" l'uomo la guardò divertito da sotto i suoi occhiali "Non mi batto con le ragazzine!" .

Girandogli attorno aveva potuto notare che era piuttosto alto e imponente. La sua lunga giacca bianca nascondeva quasi interamente il suo corpo, ma la sua Percezione le aveva già permesso di intuire molto sulle sue capacità. Come sospettava, la sua Ambizione era particolarmente sviluppata. Avrebbe dovuto stare molto attenta a come agire, tuttavia non aveva molto tempo per pensare e preferì seguire l'istinto, come spesso faceva.

"Molto meglio, vorrà dire che non dovrò faticare a lungo!" sorrise "Trafalgar, se permetti prendo questa per un po', deve essere un duello ad armi pari!".

Si voltò verso il ragazzo e distese un braccio verso di lui, con il palmo rivolto verso l'alto.

"White stream" sussurrò mentre un raggio filamentoso dai colori cristallini si irradiava e attorcigliava su sé stesso come un grosso serpente, partendo dalla sua mano per snodarsi attraverso la stanza, giungendo a stringersi attorno all'elsa della nodachi di Law. Lo strano fascio luminoso si ritirò portando con sé anche la spada, prima che il ragazzo potesse trovare la forza per riappropriarsene.

"Che stai facendo?" rispose sfinito, con un filo di voce.

Eris strinse in pugno la lunga arma; chiuse gli occhi.

"Una lama corrotta. Kikoku. Grido del demone. Mi piace!" sussurrò sfoderandone la lama.

"Non ti permetto di usare la mia spada!" sibilò Law sdraiato con la schiena sull'inferriata; la ragazza si riscosse dai suoi pensieri  "Io starei zitto se fossi in te, non sei nelle condizioni di parlare!" rispose sprezzante, volgendo lo sguardo verso di lui.

"E tu non sei nelle condizioni di distrarti!" la voce di Vergo provenne inaspettatamente da dietro le sue spalle.

I suoi occhi di vetro si spalancarono.

Una fitta acutissima si propagò dal centro delle ali lungo tutta la schiena. Si piegò con le ginocchia a terra, facendo cadere sul pavimento la spada con un tintinnio metallico. L'uomo l'aveva colpita con la sua canna di bambù intrisa di Haki.

 Lanciò un grido di dolore.

"La sua Armatura è fortissima!"

Stava per ricevere un secondo colpo, ma impugnò la spada in un secondo per poi scattare in avanti e voltarsi.

"Colpire alle spalle un avversario! Che cosa subdola! Sai che hai davanti un osso duro non è vero?" gridò infastidita per il colpo subito, stringendo forte l'arma nella mano destra.

Era particolarmente grande per essere una nodachi, ma essendo Eris anche più alta di Law il problema era praticamente nullo.

Non appena la brandì, la potenza della spada riecheggiò dentro di lei come il suono ridondante e possente di una campana.

In un istante la lama divenne nera e scintillante come una pietra preziosa.

Vergo la osservò con aria di sfida, mentre avanzava verso la ragazza armata.

"Non sarai abbastanza veloce!" le gridò, lanciandosi su di lei con il bastone in mano.

In effetti l'uomo era velocissimo, tanto che Eris riusciva difficilmente ad usare la sua Percezione per indovinarne i movimenti.

Il bambù cozzò contro la spada e i due si fronteggiarono ringhiando. Con forza, Eris calcò sull'elsa per spingere Vergo lontano da lei, ma questo fu così veloce da sparire in un lampo per poi ricomparire alle sue spalle.

"La mia Percezione dovrà essere davvero infallibile!"

Pensò mentre si voltava per parare un nuovo attacco, gridando per lo sforzo.

Il duello si faceva sempre più serrato: l'uomo compariva e scompariva attorno a lei con la velocità del lampo, mentre Eris tentava di prevederne le mosse.

Parò i colpi della canna di bambù così tante volte da non riuscire nemmeno a contarle, tante volte quante si era specchiata nei suoi occhialini neri riuscendo a intravedere il suo viso pallido nel riflesso.

"Lo sta facendo apposta per stancarmi, sa che se continuerà così tra breve mi distrarrò e lui riuscirà a colpirmi! Devo fare qualcosa, ma cosa?"

Dopo l'ennesima parata, le venne finalmente in mente un'idea.

Vergo sparì e in quella frazione di secondo Eris si alzò in aria volando a qualche metro da terra, osservando così la situazione dall'alto.

L'uomo, che non si aspettava quella mossa, rimase interdetto.

"Cosa stai facendo? Scappi?" sbraitò osservando la ragazza dal volto bianco sorreggersi in aria sulle sue grandi ali, brandendo la lunga spada affilata.

"Prova a parare questa!" gli gridò dall'alto, per poi gettarsi in picchiata sull'avversario con la nodachi sguainata.

Questo preparò il bambù a difesa del volto, tenendolo con entrambe le mani, pronto a ricevere il colpo.

Qualche secondo prima di urtare contro l'avversario, la spada venne ulteriormente scossa da una seconda ondata di energia proveniente dalla spadaccina che la brandiva.

Quando Vergo se ne accorse era troppo tardi.

Il bastone si frantumò in due, mentre l'uomo venne ferito alla spalla destra che il bambù proteggeva. Eris lo aveva superato in volo, aspettandolo alle sue spalle. Si mise una mano sulla ferita sanguinante per poi voltarsi a guardarla.

"Ti piace il gioco duro eh, ragazzina?"

Sentiva che il respiro del suo avversario si faceva affannoso, ma anche lei era stata messa a dura prova.

La ragazza gettò a terra la spada: i suoi occhi trasudavano rabbia, le labbra azzurrine si contorsero in una smorfia crudele.

"Te ne sei accorto finalmente!"

Smoker aveva assistito al combattimento a bocca aperta, a terra, mentre Law era in estrema angoscia e apprensione. Non aveva idea di cosa sarebbe successo al suo cuore dopo quello scontro, ma sapeva che non sarebbe stato in nessun caso in buone mani.

Nel frattempo Vergo aveva tolto la sua giacca, mostrando l'enorme torace muscoloso ricoprirsi di Haki dell'Armatura, diventando completamente nero dalla testa ai piedi.

Sembrava visibilmente irritato, ed Eris cominciò a preoccuparsi.

"Un Haki formidabile, non c'è che dire!"

La ragazza si tenne pronta ad un altro round, mentre l'uomo le si avvicinava.

Per tutta risposta, fece la medesima cosa sotto gli occhi stupiti degli astanti. Tutte le parti visibili del suo corpo da bianche si macchiarono di nero lucido.

Parò i colpi con estrema agilità: le sue braccia sembravano molto più deboli a vedersi rispetto a quelle dell'avversario, tuttavia riuscivano a parare i duri colpi dell'uomo. Non era una questione fisica, quello scontro riguardava esclusivamente la potenza della loro Ambizione.

Usare l'Haki in quel modo richiedeva una grandissima concentrazione sul Busou-shoku a scapito delle altre tonalità ed Eris lo ricordò a sue spese.

Se non avesse usato l'Armatura, la mandibola le sarebbe saltata via in un attimo. Non ebbe il tempo di asciugare il sangue che le colava dagli angoli della bocca che Vergo si era di nuovo scagliato contro di lei.

Era davvero troppo veloce per poterne prevedere le mosse e si ritrovò in seria difficoltà.

"Ho voluto comportarmi come lui solo per far vedere che sono alla sua altezza! Sono davvero un'idiota!"

Decise che avrebbe usato l'Armatura solo sulle zone direttamente interessate e la pelle del suo volto ritornò bianca.

"Ci stai rinunciando?" la canzonò col suo tono tedioso.

"Ti piacerebbe!"

Si lanciarono con forza l'uno contro l'altro, continuando il loro terribile scontro corpo a corpo.

Riuscì a resistere ad ogni colpo senza cadere a terra e ciò la rassicurava, se l'Haki di Vergo fosse stato più potente del suo quei pugni l'avrebbero mandata al tappeto in un batter d'occhio.

Anche la concentrazione dell'avversario aveva qualche falla e non poté evitare un paio dei suoi colpi. Sembrava proprio che la sfida fosse tra pari.

Venne colpita ancora dietro la schiena, anche le sue ali ne stavano risentendo: alcune delle piume erano cadute a terra e svolazzavano per la stanza trascinate dalle correnti d'aria create dai movimenti collerici dei due lottatori.

Si erse in tutta la sua statura. Ormai era furiosa.

"Basta giocare!Rifugio sacro!" gridò, mentre il suo corpo si ricopriva di una strana scarica di energia bianca e azzurrina del tutto simile a quella usata precedentemente per prendere la spada. Ora la sua figura brillava come se fosse ricoperta da un fuoco cristallino e impenetrabile; da sotto quei fasci di luce lo sguardo di Eris si fece incandescente.

"Provaci adesso!"

L'uomo si scagliò nuovamente contro di lei. Era in procinto di colpirla nuovamente quando improvvisamente la ragazza si abbassò di scatto, colpendolo all'addome.

L'effetto fu quello sperato.

Con un grido, Vergo posò una mano sul suo ventre bruciato.

Eris non poteva esitare. Si rialzò fulminea e gli posò una mano sulla spalla ferita.

"Giudizio divino!" proferì con solennità.

Il corpo dell'uomo si ricoprì all'istante di quell'energia di cui anche Eris era rivestita.

 Non sembrò avere alcun apparente effetto.

Vergo stava fermo sul posto, senza muoversi.

Anche Law e Smoker stavano immobili, in silenzio, ad osservare la scena.

Avevano assistito a quel feroce combattimento, ma non si aspettavano nulla di simile.

Dopo quella che parve un'eternità l'aura di energia, risalendo lungo il braccio di Eris, sparì dal corpo dell'avversario,che si accasciò a terra in ginocchio, privo di forze.

"Che...cosa...mi hai fatto!" chiese con voce spezzata mentre l'Armatura si dissolveva. Sembrava che non fosse più in grado di agire.

Eris riprese in mano la spada che aveva lasciato qualche metro più in là, si tolse il sangue dalla bocca col dorso della mano e ritornò dall'avversario esaminandolo dall'alto, sprezzante.

"Dimmi dove si trova la Gemma di Ruthiel! Parla!" gli gridò, puntandogli la nodachi alla gola.

"Non...so di cosa...parli!"

"E' una pietra, avrai pur visto una pietra da qualche parte qui dentro!" il suo tono era sempre più spazientito e rabbioso.

"Io...è Caesar...conosce...il laboratorio..."

"Perfetto! Allora sei ancora più inutile di quello che sembri!" gli disse con sdegno per poi assestargli un colpo alla testa con l'elsa della spada, tramortendolo.

Silenzio.

Eris si voltò verso Smoker, il quale la guardò con gli occhi sgranati e il volto a terra.

"Non ho idea di cosa ci fai qui, Smoker-san, ma non sarò di certo io a metterti i bastoni fra le ruote. Anzi, ti ho tolto un ostacolo di mezzo, credo che la Marina mi debba un favore!" ammise ridendo "Non ti consiglio di metterti contro di me...non oggi!".

 La sua pelle stava lentamente ritornando normale e anche i suoi occhi acquisivano pian piano il loro caratteristico colore verde smeraldo.

"Ah...taci!" le rispose con rabbia, mentre cercava di rialzarsi.

Con passo lento, raggiunse Law, ponendosi davanti a lui e osservandolo con espressione beffarda.

Sorridendo tirò fuori dalla tasca un cuore pulsante, racchiuso in un gelatinoso involucro trasparente; con l'altra mano teneva impugnata la spada.

"Veniamo a noi!"

Con la schiena appoggiata sull'inferriata, il ragazzo la guardava con sgomento e rabbia.

Eris osservò per qualche minuto con curiosità l'organo vivo che teneva in mano.

Inaspettatamente gettò ai piedi del pirata la sua spada.

"Riprenditelo!" disse lanciandogli il cuore addosso con grande sorpresa di Law, il quale strinse per un momento l'organo fra le mani per poi rimetterlo al proprio posto.

"Non combatto contro un avversario che non è nel pieno delle sue facoltà!"

Il ragazzo impugnò l'arma e si rialzò, finalmente completo.

"Come ti sei permessa di usare la mia spada?" le gridò furioso.

"Cosa??? E mi ringrazi così? Sei davvero un cafone!"

"Perché non hai usato la tua? Ad ogni modo...voglio proporti una tregua finché non saremo usciti di qui!" ammise tutto d'un fiato mentre si sistemava il cappello in testa.

"Stavo per fare lo stesso! Ci sono cose più importanti a cui pensare in questo momento, per esempio salvare quei bambini, trovare la mia pietra, sfuggire alla morte..cose di questo genere!" rispose spazientita, mentre l'espressione di Law si faceva via via più torva.

"Che diavolo c'è? Hai cambiato idea?"

"Eris abbassati!" le gridò.

Fece appena in tempo a cadere sulle sue ginocchia che Law aveva lanciato un fendente estraendo la sua spada ad una velocità impressionante.

La ragazza si voltò e vide il corpo di Vergo tagliato a metà, ma presto si accorse che non era l'unica cosa ad aver fatto la stessa fine. Trafalgar aveva tagliato l'intera stanza, l'intero laboratorio!

"Ma che diavolo hai fatto!?" il soffitto cominciò a cedere mentre attorno a loro tutto tremava per il terribile colpo. Le cisterne riempite di SAD cominciarono a far sgorgare un inquietante liquido verde dai loro involucri rotti.

Eris si rialzò in tutta fretta mentre il ragazzo rinfoderò la spada con assoluta tranquillità, superandola e dirigendosi oltre Vergo, verso l'uscita.

"Guarda cos'hai combinato! Hai distrutto tutto! Sei un maldestro!" gli gridò rincorrendolo .

"Ti ho salvato la vita, quindi taci!" Law si voltò stizzito.

"Salvato la vita? Guarda che l'avevo sentito e stavo per colpirlo!"

"Ma non diciamo sciocchezze, saresti finita con la faccia a terra!"

"Come ti permetti, razza di sfacciato!"

"Sfacciato? Hai preso la MIA spada senza il mio permesso!"

"La TUA spada serviva più a me che a te!"

"Che razza di scusa è mai questa?"

"Una scusa? Se non fossi arrivata io qui quella nodachi ti avrebbe fatto compagnia nella tomba!"

"Ma sentitela!"

"Sei davvero infantile!"

"Non distraetevi!" da dietro di loro Vergo gridò lanciandosi in aria col bastone di bambù in mano; a quanto pareva riusciva ancora ad usare l'Armatura anche se tagliato a metà.

"...tu non immischiarti!" Eris sferrò un terribile pugno nero contro il busto dell'avversario. I due potenti Haki, scontratisi l'uno con l'altro, generarono dal loro punto d'incontro una spaventosa onda d'urto che fece sollevare la polvere e i massi caduti a terra.

Quando la nube di pulviscolo si dissolse la ragazza era ancora in piedi nella stessa posizione in cui aveva sferrato il colpo, coi muscoli tesi e la pelle bianchissima, come era prima.

Vergo, di contro, era finito dall'altro capo della stanza, sbattendo la schiena sull'inferriata.

"Vedi? So ancora prevedere le mosse dei miei avversari!" rispose abbassando il braccio e rivolgendosi con sdegno verso il ragazzo.

"Certo! Quando sono tagliati in due!"

"Certo, tagliati in due da qualcuno a cui ho restituito il cuore qualche minuto fa!"

"Me lo sarei ripreso!"
"Di sicuro non stando attaccato a quella ringhiera mezzo morto!"

"La volete smettere con queste scenate, mocciosi?" Smoker si stava alzando, sorreggendosi sulla sua arma.

Entrambi si voltarono ad osservarlo.

"Dobbiamo raggiungere gli altri, se non vogliamo morire qui dentro!"

"Il Cacciatore Bianco ha ragione! Prima sistema quel tizio una volta per tutte, Trafalgar!"

"Da quando in qua sei tu a dare gli ordini?" rispose seccato.

"Da quando sei in piedi soltanto perché l'ho deciso io!"

"Tu avresti deciso?"

"Proprio così!"

"Ma figuriamoci! Ti servo vivo solo perché non hai idea di dove andare a sbattere il naso in questo laboratorio!"

"Io so benissimo dove devo andare!"

"Ah sì? Allora dove si trova quella cosa che stai cercando?"

"Non sono affari che ti riguardano! Chiudi quella boccaccia!"

"Finitela!" tuonò nuovamente il Viceammiraglio "Siete proprio due mocciosi insolenti!"

"Nessuno ha chiesto il tuo parere!" gridarono all'unisono.

Un boato scosse il pavimento sotto di loro.

"Trafalgar santo cielo muoviti!"

 

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Dressrosa, Altopiano del Re


"Leo! Le ho trovate!" gridò entusiasta Viola dal suo lumacofono.

La donna stava in piedi sull'altopiano del Re, con lo sguardo rivolto verso la deformata Dressrosa.

Pica ne aveva modificato l'assetto morfologico tanto da renderla praticamente irriconoscibile; ciò era avvenuto durante il duro scontro coi pirati che tentavano di raggiungere il palazzo reale.

Sulla loro testa ora si stringeva minacciosa la temibile "Gabbia per Uccelli" di Doflamingo, ma ciò che spaventava più di tutto il resto era il terribile "gioco" che quest'ultimo aveva messo in atto. Tutti i giocattoli erano finalmente tornati umani e il re aveva approfittato della situazione per mettere sulla testa di alcuni degli intrusi sull'isola un'accattivante taglia. Questo gli avrebbe permesso di scampare temporaneamente all'ira di chi aveva reso schiavo, nonché di smettere di preoccuparsi dei suoi avversari.

Assieme a Viola si trovavano anche i due samurai che si erano finalmente ricongiunti, Kanjuro e Kin'emon, l'ex re Riku e Usopp il cecchino, che rappresentavano solo alcuni dei tanti ricercati del "gioco".

Questi avevano tentato di sfuggire alla folla inferocita scappando lassù, ma ormai stavano per essere raggiunti e non avevano più un posto dove rifugiarsi. I Tontatta, presso la Fabbrica di Smile, stavano cercando la principessa Manshelly senza successo, ma grazie alle abilità di Viola ora era nota a tutti la sua ubicazione, nonché quella dell'attuale Regina in carica, Eris, che per uno strano caso della sorte si trovava con lei. La donna aveva infatti usato la sua Chiaroveggenza per individuarle e dopo svariati tentativi infruttuosi aveva finalmente capito dove erano state portate.

"Ricordi la stanza delle punizioni?" chiese a Leo "Si! Quella dietro alla Cappella!".

"Esattamente! Sia Eris che Manshelly sono chiuse lì dentro! Purtroppo Eris ha addosso il bracciale di Agalmatolite, non potrà fare molto per aiutarvi!"

Nell'udire quelle parole, ad Usopp, che si trovava lì accanto a lei, tornarono in mente le parole di Robin e si affrettò a riferirle anche a Viola.

"Un momento! La nostra compagna ci ha detto che una volta contratto il matrimonio, Eris ha in effetti assolto all'impegno preso tramite il Sacro Accordo! Di conseguenza può avere indietro i suoi poteri senza venir meno ai patti!"

La donna stette ad ascoltare sbalordita per poi curvare le labbra in un grande sorriso "Leo, Kab! Avete sentito?".

Dall'altro capo della cornetta udì i piccoli Tontatta gioire "Eris è libera!".

Lo sguardo di Viola si fece di nuovo serio davanti agli occhi del cecchino "Tuttavia è necessario recuperare la chiave del bracciale! Per fortuna so dove Doflamingo la tiene nascosta, ma non sarà una cosa facile! Dirigetevi alla base del palazzo e liberate le due prigioniere, quando avrete finito ricontattatemi, passo e chiudo!"

"Sarà fatto, Viola-sama!"
I Tontatta riagganciarono, partendo seduta stante dalla Fabbrica, diretti al Palazzo Reale.

Il padre le si avvicinò appoggiandole una mano sulla spalla, mentre il cecchino e i samurai erano impegnati in una conversazione dietro di loro.

"Non preoccuparti, vedrai che ce la faranno!"

"Lo spero, padre. L'apporto di Eris potrebbe essere decisivo per questa battaglia!La sua forza..." il vecchio re la interruppe con voce greve "Quella ragazza ha sofferto molto durante la sua permanenza qui, potrebbe non essere in grado di agire come credi..."

Gli occhi ambrati della donna indagarono l'espressione preoccupata del padre "Sposarsi con Doflamingo le ha causato un grave trauma, ma so che il suo potere è enorme. Ho sentito la sua energia con la Chiaroveggenza! Non appena avrà l'occasione di farla pagare a Doflamingo sono sicura che quel mostro non avrà scampo!"

"Ed è proprio ciò che temo! Nei suoi occhi ho visto una grande afflizione. Se quella sofferenza si muterà totalmente in ira non sarà solo Doflamingo che dovremo temere, ma anche lei!"

"Ma...padre! Cosa stai dicendo, non capisco..."

"Poco più di un anno fa giravano delle voci...sulla Marina, sulla ragazza..."

Viola sgranò gli occhi incredula "Non crederai mica che..."

Il vecchio re rivolse lo sguardo preoccupato verso il castello "Non possiamo esserne totalmente sicuri, ma se quello che si dice è vero tutta l'isola sarebbe in pericolo! Non sappiamo ciò che potrebbe accadere!"

Padre e figlia si volsero pensierosi verso la nazione devastata e in subbuglio.

"Per salvarci servirà un miracolo!"

 

Angolo dell'autrice:

Scusate il "ritardo"! :D Sembra sia successo un po' di caos a Punk Hazard! Eris deve ancora trovare ciò che sta cercando nonostante abbia faticato molto per mettere Vergo al tappeto! Chissà che Frutto del Mare avrà mangiato per ottenere dei simili risultati...Nel prossimo episodio il finale di Punk Hazard e la missione dei Tontatta per recuperare le due prigioniere! Spero che il capitolo vi sia piaciuto! Alla prossima!

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Capitolo 10
*** La gemma di Ruthiel ***


Capitolo IX

 

La gemma di Ruthiel

 

Punk Hazard, una settimana prima...

 

"State tutti bene?" la giovane Tashigi stava controllando le condizioni dei bambini giunti trafelati nella sala. I suoi compagni si erano anch'essi riuniti lì dopo aver raggiunto i Cappello di Paglia, i quali tuttavia non erano ancora al completo.

Anche ai marines mancava qualcuno all'appello.

Il Viceammiraglio Smoker non era ancora tornato e l'apprensione della giovane spadaccina aumentava di minuto in minuto.

La ciurma di pirati aspettava con trepidazione i compagni mancanti. La giovane navigatrice, assieme a Robin, era intenta a fissare le porte che conducevano al settore R dove si trovavano.

"Spero che arrivino presto..." sospirò, ma Luffy, più che mai fiducioso nella sua ciurma, pareva essere parecchio ottimista "Non preoccuparti Nami! Arriveranno!".

Sanji e Zoro sembravano essere più coinvolti dai loro bisticci che da quello che succedeva loro intorno, ma vennero interrotti da un curioso rumore metallico proveniente da una delle grandi porte.

Più quel suono si avvicinava, più nitide si facevano le figure che lo stavano producendo. Due persone si trascinavano dietro qualcosa di molto pesante che occupava gran parte del passaggio.

L'enorme massa si rivelò presto essere un grosso carrello trascinato su un binario da due voluminose catene, tenute fra le mani da Trafalgar Law e dal Viceammiraglio.

"Smoker-san!" gridò Tashigi in estasi, seguita dai suoi uomini che ora si sentivano molto più sollevati alla vista del superiore.

"Trafalino!" gridò Luffy entusiasta.

Quando furono sulla soglia della porta i due lasciarono ricadere a terra le catene sul pavimento.

"Finitela!" intimò Smoker ai suoi sottoposti in lacrime, mentre Trafalgar si voltava verso il vagone.

Dall'alto una figura ben nota scese la scaletta per rimettere piede a terra.

"Eris!!!" gridarono in coro i Cappello di Paglia, mentre i marines sembravano piuttosto nervosi alla vista della giovane pirata dai capelli rossi.

Anche uno dei componenti della ciurma era rimasto turbato dalla ragazza, ma sicuramente non in modo negativo.

Sanji infatti era completamente su di giri e la osservava ammaliato.

"Avresti potuto darci una mano! Non mi pare che tu sia senza forze!" le disse Law sprezzante mentre la osservava rimettersi in ordine il cappotto.

"Credo di aver già fatto abbastanza per voi due e poi...un po' di allenamento non ti guasta Trafalgar!" rispose ridendo.

"Potevi benissimo renderti utile!"

Il cuoco biondo raggiunse tempestivamente la scena, inveendo contro l'irritato Law "Come ti permetti di rivolgerti così a Eris-san!" poi si voltò verso di lei assumendo un atteggiamento adorante "Non occorre che tu muova un solo muscolo splendido angelo alato! Chiedimi tutto quello che vuoi! Non fare complimenti!"

Eris assistette perplessa a quella sceneggiata quando Nami intervenne prontamente colpendolo in testa con un poco amichevole pugno.

"La pianti di fare sempre così?" gli gridò furibonda, per poi rivolgersi ad Eris costernata "Scusalo! Sanji si comporta in questo modo con tutte le donne! Ad ogni modo sono contenta che tu stia bene! Hai trovato quello che cercavi?". Nonostante fosse felice di rivedere la giovane navigatrice, Eris non poté fare a meno di puntare insistentemente gli occhi sul pavimento, sbuffando "Purtroppo no...nonostante abbia messo Vergo fuori gioco non mi ha saputo dire nulla! Mi servirà interrogare Caesar per scoprire qualcosa di più!". Nami la osservò preoccupata, mentre Robin si avvicinava alle due ragazze.

"Che cosa stai cercando esattamente?" chiese l'archeologa con interesse, sperando di poter aiutare in qualche modo la ragazza dai capelli rossi.

Tuttavia, non appena ebbe pronunciato il nome dello scienziato, lo sguardo di Trafalgar si illuminò.

"Dov'è finito Caesar?" chiese al giovane capitano, il quale gli rispose sorridente "L'ho colpito e l'ho fatto arrivare fino in fondo a quel tunnel laggiù! Ha fatto proprio un bel volo!".

Eris sgranò gli occhi e rimase a bocca aperta, lasciando la povera Robin senza risposta.

"Il nostro piano era quello di catturarlo! Chissà dove sarà finito adesso!" Law era su tutte le furie.

"Scusami ma mi aveva fatto davvero arrabbiare!"

"Cappello di Paglia!" la ragazza lo chiamò attirando la sua attenzione.

"Eris! Sono contento di rivederti! Dimmi, come sta Shanks?" "No, non è il momento per questi convenevoli! Dove hai lanciato Caesar?"

Il ragazzo si premette il cappello sulla testa e le indicò uno dei passaggi visibilmente danneggiato dal grande colpo inferto allo scienziato "Proprio lì!" ammise con noncuranza.

"Molto bene! Raggiungiamolo!" Eris si lanciò correndo verso la porta, sotto lo sguardo basito dei marines e dei pirati.

"No! Aspetta! Mancano ancora alcuni dei miei compagni e dobbiamo stare qui!" tentò di fermarla Luffy; quelle parole la fecero arrestare per qualche secondo. Si voltò verso il gruppo di persone che la guardava con fare interrogativo (Sanji, ripresosi dal colpo, fu la sola eccezione: il suo sguardo era infatti di completa estasi).

"Mmm...capisco! Non fa niente, vorrà dire che andrò da sola!" tutti rimasero con un palmo di naso, mentre la ragazza ricominciava a correre in direzione del passaggio.

"Non preoccupatevi, vi restituirò Caesar ma prima devo sapere da lui qualcosa di molto importante!" le sue ali si spalancarono e cominciò a volare nell'ampio corridoio, lasciandosi alle spalle il settore R.

Era una semplice galleria dritta, il che facilitò di molto il compito di trovare l'uscita.

Dopo qualche minuto infatti si ritrovò alla fine del binario che attraversava il passaggio, il quale terminava in una spiaggia coperta di neve.

Ciò che di certo non si aspettava era di trovare davanti a sé uno scontro in corso.

Non era sicuramente una cosa da poco: fragorosi colpi di armi da fuoco provenivano dalla nave adibita al trasporto del SAD che si trovava ormeggiata nella baia.

Si inginocchiò, facendosi scudo con le ali e le braccia.

Un'enorme esplosione era appena avvenuta davanti ai suoi occhi, facendole tremare la terra sotto ai piedi.

Si rialzò lentamente e si erse in volo per scoprire cosa stesse accadendo. Mentre sorvolava la spiaggia, le vennero in mente le parole di Chopper.

"Qui c'è qualcosa che non va...mi hanno detto che l'isola è circondata da gas letale...cosa sta succedendo?"

Non appena la fitta coltre di fumo si diradò dai pressi della nave, Eris poté notare tre figure distinte sul ponte.

Un tizio corpulento vestito di giallo, una ragazza slanciata dai capelli corvini e in ultimo Franky, il cyborg dei Cappello di Paglia. Questo sembrava aver avuto la peggio e stava riverso sulle assi della nave, contemplato dai due curiosi nemici.

Eris non aveva idea di chi si trattasse, probabilmente altri scagnozzi di Caesar che gli avrebbero dato del filo da torcere.

La Percezione non assegnava loro una dose di pericolosità tale da poterla mettere in difficoltà, eppure sembravano aver steso il grosso robot. Decise in ogni caso di affrontarli e si gettò in picchiata verso la nave. Prima che potesse raggiungere il ponte però, due dettagli la distrassero dal suo intento.

Il primo, nonché il più importante, era che a ridosso della chiglia si trovava un essere particolarmente strampalato, con lunghi capelli blu e due cornetti in testa. Indossava una tunica bianca da scienziato e l'espressione contratta sul suo viso era l'evidenza di una recente lotta finita male.

"E' lui! E' Caesar! Certo...lo facevo un po' più brutto!" pensò, quando venne improvvisamente riscossa dal secondo avvenimento.

Il robot si rialzò in piedi, a quanto pare non era stato abbattuto.

"Non capisco davvero più nulla! Sarà un miracolo se manterrò la mia sanità mentale quando me ne sarò andata da qui!" pensò tornando a scagliarsi sul nemico.

"Ehi! Si, tu, Franky il cyborg! Sono Eris!" tutti i presenti sul ponte si girarono ad osservarla.

"Ohi! Tu devi essere la ragazza che ha salvato Nami! Sei stata davvero SUPER gentile a mettere in salvo il mio corpo, ma adesso devo occuparmi di questi due tizi!"

Eris atterrò sul ponte sbattendo le ali bianche e poté finalmente guardare in faccia i suoi nemici sbigottiti.

"Chi diavolo siete?" chiese stizzita, scrutandoli dall'alto al basso.

L'uomo era particolarmente alto, con una dentatura piuttosto imponente sulla quale era disegnato un simbolo che non aveva mai visto: una faccina sorridente stilizzata, sbarrata da una striscia nera diagonale.

Anche i suoi capelli erano parecchio strani e sulle prime pareva essere proprio lui il bizzarro della "strana coppia" che si ritrovava di fronte. Tuttavia, quando la ragazza vestita da cameriera trasformò una delle sue braccia in un fucile, capì che forse la sua opinione era da riconsiderare.

"Ma che bella sorpresa! Eris-san, non pensavamo di trovarti già qui fuori!" le rispose sorridente, puntando l'arma nella sua direzione "Arrenditi e sarà tutto più facile!" concluse seguita dalla risata del compagno.

Eris si voltò verso il cyborg che si trovava di fianco a lei, gli lanciò un'occhiata piuttosto eloquente e poi tornò ad osservare i suoi avversari.

Veloce come un fulmine, si ritrovò alle spalle dei nemici senza che potessero avere il tempo di accorgersene. Li colpì entrambi con due potenti colpi alla schiena, facendoli vacillare per un attimo.

"Ora!" gridò spalancando le grandi ali e volando in alto, prima che il cyborg facesse fuoco.

L'esplosione fece saltare in aria i due rivali, tramortendoli definitivamente.

Quando i suoi stivali toccarono di nuovo le assi del ponte, si ritrovò di fronte a Franky.

"Ma che volevano quei due?" l'enorme massa di metallo le rispose senza indugi "Volevano mettere le mani su Caesar Clown e portarselo via, ma non so da dove siano usciti!"

"Un vero peccato..." sorrise, lanciando un'occhiata ai due corpi stesi a terra "Dovrai trovare un bel paio di manette di agalmatolite per loro!"

"Vado sottocoperta a controllare! Probabilmente ce ne sono alcune sulla nave! Ma tu che ci fai qui fuori?" "Devo fare due domande a Caesar! Il tuo capitano l'ha scaraventato in questo posto senza farsi troppi problemi ed io devo assolutamente recuperare qualcosa su quest'isola di cui lui solo è a conoscenza a quanto sembra! Quando mi avrà detto ciò che sa, sarà tutto tuo!"

"Sei qui per una SUPER missione eh?"
"Esatto! Quando l'avrò portata a termine sarò felice di discuterne con tutti voi! Ad ogni modo i tuoi compagni stanno arrivando, vedi di fargli trovare quei due e Caesar adeguatamente incatenati, altrimenti potreste avere dei problemi!"
"Non preoccuparti! Troverò le manette SUPER velocemente! Tu fai pure con comodo, qui ci penso io!"
"Grazie!" rispose sorridendo, gettandosi giù dalla nave per raggiungere il tramortito scienziato che stava ricominciando a riprendere i sensi.

Non appena si ritrovò davanti agli occhi la siluette flessuosa e alata in controluce, pensò per un attimo di essere in salvo.

"Monet! Sei arrivata! Andiamo via da Punk Hazard prima che arrivino quei guastafeste!" disse con voce roca mentre tentava di mettersi seduto; purtroppo per lui, la situazione non era così rosea come credeva.

"Che diavolo vai blaterando, stupido scienziato da quattro soldi?"
La sua vista si fece più nitida e subito impallidì. Davanti a lui troneggiava in tutta la sua imponenza Eris, la ragazza di cui aveva sentito parlare da Vergo.

Lanciò un grido di terrore, avvicinandosi sempre di più alla chiglia della nave.

"Eris-san!! Che...che cosa vuoi??"

"Dimmi immediatamente dove si trova la gemma di Ruthiel e non sarai costretto a soffrire più di quanto tu non stia già facendo!" il suo tono autoritario e sprezzante risuonò nelle orecchie di Caesar come una maledizione dal cielo.

Lo scienziato tremante la osservò impaurito per poi risponderle con voce spezzata "No no! Calmati calmati! Ti dirò tutto! Vegapunk... l'ha lasciata qui, nel laboratorio!"

"Dove?"

"Lassù, nel settore F! All'ultimo piano, nella sala dei comandi!" disse indicandogli per quanto potesse una delle torri dell'edificio.

"E' ancora nel laboratorio! Dovevo immaginarlo! Spero per te che tu non mi abbia mentito altrimenti quando tornerò te la dovrai vedere con me e la mia furia, cosa che ti consiglio vivamente di non sperimentare!" lo osservò con i suoi penetranti occhi verdi, incutendo ancor più terrore nello spaventatissimo scienziato.

"No! E' la pura verità, lo giuro! Lo giuro!" gracchiò con gli occhi sbarrati.

"Molto bene. Ti lascio in compagnia dei miei amici, ma se tornerò a mani vuote non mi importerà niente della loro opinione, non vedrai l'alba di domani!"

Gli voltò le spalle e aprì le ali. In un baleno si ritrovò a volare attraverso le correnti gelate per raggiungere la torre.

"Sempre che tu riesca ad uscire viva da lì, Eris-san! Shirororororo!"

 

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Il carrello si fermò appena prima della fine dei binari. Tutti erano riusciti ad uscire sani e salvi.

"Ehi, un momento! Ma qui fuori non doveva esserci del gas?" chiese Usopp perplesso.

Anche tutti gli altri si stavano ponendo la stessa domanda, quando dalla barca ormeggiata davanti a loro comparve ad attirare la loro attenzione la maestosa figura di Franky.

Gli astanti rimasero ad osservare ammirati la sua corazza robotica mentre questo si rivolgeva a loro.

"Ehi ragazzi! E' arrivata qui Eris poco fa e mi ha aiutato a catturare questi due! Erano venuti per prendersi Caesar Clown!" disse tenendo sollevati un uomo e una donna incatenati.

"Baby 5! Buffalo!" gridò con disprezzo Trafalgar.

"Ohi Franky! Ottimo lavoro!" rispose sorridente il giovane capitano, alzando il pollice verso il compagno.

"Li conosci?" chiese Zoro, indicando i due personaggi tenuti sollevati dal cyborg.

"Si! Fanno parte del seguito di Doflamingo!" ammise seccato "Qualcuno doveva essere in comunicazione con loro durante il combattimento nel laboratorio!".

Nel frattempo tutti stavano scendendo pian piano dal carrello, mettendo di nuovo piede sul suolo innevato.

Franky, sceso dalla nave, gettò davanti a loro i due nemici incatenati assieme allo scienziato.

"Vedi Trafalino? Non c'era motivo di preoccuparsi, Eris non l'ha portato via!" disse Luffy al pensieroso Law non appena scorse Caesar, ma subito il suo sorriso mutò in un'espressione interrogativa "Ehi ma...dov'è finita a proposito?".

In effetti la ragazza non si trovava da nessuna parte, non si era fatta viva quando erano arrivati e sulla spiaggia non c'era traccia di lei.

"Forse è sulla nave del SAD..." azzardò Nami, mentre Sanji correva qua e là per la spiaggia chiamandola a gran voce sotto lo sguardo rassegnato di Zoro e Usopp.

"Frankyyy! Hai visto Eris?"

Prima che il cyborg potesse rispondere al suo capitano, lo scienziato incatenato proruppe in un' inquietante risata.

"Shirororo! State cercando la figlia del Rosso, non è così?"

"Dov'è andata la bellissima Eris-chan, dimmelo!" Sanji gli assestò un terribile pugno in testa.

"Ahi! Non c'è bisogno di fare così! Mi ha chiesto un'informazione ed io gliel'ho data, tutto qui!" rispose Caesar piagnucolando.
"Ti vuoi decidere a parlare si o no?" domandò Luffy palesemente spazientito.

"D'accordo, d'accordo! Mi ha chiesto dove si trovasse la gemma di Ruthiel e così le ho detto dove viene custodita, ovvero sulla torre del settore F!"
"Come diavolo ti è venuto in mente di mandarla lassù! Sta crollando tutto lì dentro, sei forse pazzo?" Nami furibonda assestò un secondo pugno allo scienziato con l'approvazione del cuoco, altrettanto arrabbiato.

"Ahi! Non è colpa mia...ha insistito per saperlo..."
"Law! Io vado a riprendere Eris!" proruppe con decisione Cappello di Paglia, correndo nella direzione della torre "Zoro, Sanji, venite anche..."
"Luffy, aspetta!" Law lo fermò prima che si allontanasse troppo "Resta qui!"
"Ma...Trafalino, non posso lasciare Eris lassù da sola!"

"Andrò io infatti!"

"Tu?"

"Si, col mio potere è più facile per me spostarmi da un luogo all'altro!"
"Sappiamo che fra voi due non scorre buon sangue! Se hai intenzione di andare lassù per farle del male io ti..." Sanji venne immediatamente interrotto dal Chirurgo della Morte.

"Non è mia intenzione. Fidatevi di me." sentenziò lapidario.

Il giovane capitano fece un cenno di assenso col capo, ma i suoi compagni non sembravano essere per niente d'accordo.

"Luffy! Quei due sono nemici! Ne potrebbe approfittare per farla fuori e farlo sembrare un incidente!" Nami era sempre più preoccupata per la ragazza che l'aveva salvata.

"Trafalino ha detto che non le farà niente di male ed io gli credo! In caso contrario se la vedrà con me!" la ciurma dovette arrendersi alla volontà del capitano, mentre Law cominciava a correre verso il laboratorio, dal quale provenivano suoni tutt'altro che incoraggianti.

L'edificio stava iniziando a cedere e molte delle strutture erano crollate, sbarrando accessi e creandone di nuovi.

 

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Il suono dei suoi tacchi che sbattevano ritmicamente sul pavimento era impercettibile rispetto a quelli che provenivano tutt'intorno a lei. I corridoi stavano cedendo, alcune stanze erano pervase dal gas letale ed Eris non faceva altro che pensare a seguire le istruzioni dello scienziato.

"Ultimo piano, torre del settore F! Se solo non ci fossero tutte queste scale!"

Volare era molto rischioso, un calcinaccio avrebbe potuto urtarle le ali e crearle gravi danni, perciò aveva optato per la corsa sfrenata.

Evitando qua e là i pezzi di soffitto che crollavano, riuscì finalmente a raggiungere la porta d'ingresso dell'ultima stanza in cima alla torre.

Con suo sommo disappunto la porta era bloccata.

"No! Diamine, apriti!"

La ragazza tentò più volte di forzarla strattonando la maniglia in ogni modo, mentre attorno a lei tutto sembrava disgregarsi a grande velocità. Aveva il cuore in gola e poco tempo;  un'angoscia martellante iniziò a farsi strada nella sua mente.

"Ti prego, apriti, devo entrare o rimarrò travolta qui dentro!"

Non c'era verso di spalancare l'ingresso, quindi optò per un'azione un po' più decisa.

Con un pugno scardinò la porta, proprio come aveva fatto per entrare nel laboratorio.

"Crollo più, crollo meno! Chi se ne importa, sarebbe andata in malora lo stesso!"

Camminò sui battenti caduti a terra, accedendo finalmente alla sala.

L'ambiente circolare era proprio come il resto del laboratorio, coperto di lamiere, tubi, oggetti strampalati, se non fosse stato per una troneggiante colonna piena di leve e pulsanti posta al centro della stanza.

Avanzò e davanti a lei si presentò una scena raccapricciante.

A terra, vicino ai pannelli di comando, stava accasciata la donna-uccello che aveva incontrato nella Biscuit Room.

Era orrendamente deformata, il suo corpo era stato tagliato a metà ed Eris non aveva idea di come potesse essere giunta fino a lì con le sue zampe in quelle condizioni.

Si avvicinò con disgusto alla donna e si accovacciò vicino a lei, il suo volto era contratto in una smorfia di dolore spaventosa.

Usò la Percezione.

"E' morta."

Sospirò.

Un problema in meno, ma non era di certo piacevole starsene nella stessa stanza col cadavere di un'arpia. Temeva che si sarebbe ridestata da un momento all'altro e che i suoi inquietanti occhi gialli sbarrati potessero scrutarla ad ogni passo.

A quel punto cominciò una ricerca febbrile per tutta la stanza.

Si mise d'impegno nel controllare ogni cassetto, ogni teca, ogni scaffale con più attenzione possibile nel minor tempo possibile.

Svuotò interi archivi di mappe e carte, ruppe ampolle e strani contenitori di vetro nella fretta, eppure sembrava non esserci la minima traccia della gemma.

L'ansia cresceva sempre più forte dentro di lei, i suoi occhi di ghiaccio parevano penetrare le pareti alla ricerca dell'oggetto. Gridò di rabbia.

"Possibile che mi abbia mentito? No! Non è possibile, altrimenti sa che lo aspetta la morte! A meno che non sia stato lui a mandarmi a morire! Eris, basta, concentrati. Respira"

Inspirò a pieni polmoni, poi espirò chiudendo gli occhi.

"Ho avuto una pessima giornata. Tutta questa fretta e poi...Vergo...quell'uomo ha davanti a sé un destino orribile...Trafalgar sembrava avercela davvero a morte con lui per arrivare a tagliarlo a pezzetti in quel modo...in effetti sembra proprio un tizio disgustoso nonostante il suo Haki formidabile!"

Riaprì gli occhi con uno scatto.

"Ma certo! La Percezione! Forse, se la sfrutto, posso trovare la gemma!Concentrati!"

In Monet non c'era più traccia di vita, l'Ambizione glielo confermò, tuttavia non sembrava esserci nient'altro nemmeno nel resto dell'ambiente.

Quando ormai stava per rinunciarci, una flebile presenza di energia attirò la sua attenzione.

Provò a seguirla, pareva fosse proprio sopra uno degli scaffali lì presenti, tuttavia non vedeva nulla.

"Cosa diavolo vuol dire?"

Fuori dalla stanza il rumore dei crolli si faceva sempre più intenso, doveva sbrigarsi.

"Non uscirò fuori di qui senza quella gemma, costi quel costi!"

Osservò molto attentamente la mensola, aveva studiato la fisionomia della pietra e sapeva che non poteva essere invisibile.

Poi, finalmente, con un nodo alla gola, capì.

La pietra non era sopra la mensola, era oltre la mensola.

Il muro su cui poggiava aveva infatti un piccolo dettaglio fuori posto: rispetto agli altri pannelli di metallo di cui la stanza era rivestita, quello su cui poggiava la mensola non si trovava in asse con gli altri, creando una lieve disarmonia che solo un occhio attento avrebbe potuto notare.

Scardinò il ripiano e sotto vi trovò una toppa.

"Come immaginavo! Non ho tempo di cercare la chiave e fare le cose per bene!"

Appoggiò una mano sulla serratura.

Dal braccio candido scaturirono fasci azzurri e bianchi che andarono a lambire il metallo, formando un rettangolo luminoso attorno a quello che doveva essere il perimetro della nicchia nascosta dietro al muro.

"Forgia celeste" sussurrò, mentre i bordi delimitati da quelle linee di energia iniziavano ad annerirsi . In qualche secondo il quadrato di metallo si sfasciò con uno schianto, rivelando al suo interno un vano.

Gli occhi di Eris brillarono per la sorpresa. In fondo, su un cuscinetto coperto da una teca, poggiava una pietra di colore bianco, dalla forma ovale e leggermente schiacciata. Non aveva nessuna imperfezione, era perfettamente liscia e senza macchie.

"Non ci posso credere! Finalmente ce l'ho fatta! I miei problemi sono finiti per sempre!"

Prese la gemma con mano tremante e la ripose nella tasca del cappotto, sorridendo.

"Papà, mamma, ci sono riuscita!"

Come un fulmine si gettò verso l'uscita, riprendendo in discesa i gradini che l'avevano condotta fin lì.

Le scale erano coperte dalle macerie e il passaggio le risultò più difficoltoso del previsto.

D'un tratto, si ritrovò davanti ad un ostacolo ben più grave.

I gradini successivi erano crollati e l'unico modo che aveva per superare la voragine che si era da poco formata era volare.

"Salverò a tutti i costi la gemma! Ora che ce l'ho fatta non posso morire in uno stupido laboratorio! E' anni che cerco una soluzione a questo inferno! Non può finire così!"

Sempre più determinata, Eris spiccò il volo attraverso i detriti.

I suoi timori e la sua esitazione, misti al senso di inquietudine che aveva provato fino ad allora, non fecero che aggravare la sua situazione.

"Devo stare tranquilla, la pietra è al sicuro ora...i Cappello di Paglia staranno già aspettando fuori! I bambini sono in buone mani...ho fatto tutto quello che potevo...quando uscirò da qui potrò finalmente respirare. Sarò una persona nuova...tutto quello che ho sempre sperato per anni si è avverato, ci ho messo tutta me stessa e finalmente non dovrò temere più niente! Usciamo di qui, chiudiamo questo capitolo e ricominciamo!"

Proprio quando stava per riprendere fiducia in sé stessa e calmarsi, accadde l'inaspettato.

Sentì la sua energia estinguersi in pochi secondi.

Cercò di atterrare sui gradini ma si schiantò comunque sulla pietra dura del pavimento.

Si rialzò con difficoltà, le sue ali erano sparite, il colore della sua pelle di nuovo come prima.

"No! Non puoi abbandonarmi adesso! No!"

La ragazza gridò disperata, ricominciando a correre con gli occhi sgranati e il fiatone.

"Uno degli effetti temporanei della pietra! Non ho avuto il tempo di abituarmi al suo influsso ed ora la sua energia sta interferendo coi miei poteri! Non c'è altra spiegazione! Non posso lasciarla qui e scappare o tutto ciò che ho fatto non avrebbe avuto senso! Ce la posso fare! Ce la DEVO fare!"

Imboccò un corridoio correndo a perdifiato, sempre più stanca e spinta dal solo e unico desiderio di uscire da lì.

Tutto attorno a lei tremava e cedeva.

Il suo sguardo era fisso verso la fine del passaggio, sperava che conducesse direttamente ad una finestra o ad una porta.

Uno dei suoi stivali si incastrò fra i detriti ed Eris cadde a terra con uno schianto.

"Ahi!" tentò di rialzarsi, ma un pezzo di metallo si staccò dal soffitto, cadendo sulla sua testa.

Perse i sensi e rimase tramortita a terra.

L'ultima cosa che sentì prima di cadere nel buio fu il rumore assordante del soffitto che cedeva sopra di lei.

 

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Si risvegliò con un sussulto, alzando spontaneamente il busto e facendo così cadere le lenzuola che aveva addosso.

"Dove diavolo sono finita?"

Si mise una mano sulla fronte. Era piuttosto stordita e non sapeva dove si trovasse e perché.

Era stata adagiata su un letto, di fianco a lei c'era una scrivania coperta di tomi, erbe medicinali e strumenti da chirurgo. Sembrava proprio un piccolo studio medico.

"Questo non è sicuramente il laboratorio!" pensò osservando le pareti in legno, poi il suo sguardo si posò su una piccola porta con oblò.

"E' l'ora di alzarsi e scoprire dove sono e cosa ci faccio qui! E' evidente che non ci sono arrivata con le mie gambe, qualcuno deve essere venuto a prendermi! Un momento!"

Si osservò attentamente e notò che non aveva più addosso il cappotto, quest'ultimo si trovava infatti disteso sullo sgabello della scrivania.

Scattò fuori dal giaciglio per lanciarsi a capofitto sull'indumento, noncurante del dolore.

Frugò nelle tasche e con suo grande sollievo vi ritrovò la gemma di Ruthiel, la quale risplendette candida fra le sue dita.

"Grazie al cielo è ancora qui!" strinse l'oggetto fra le mani in contemplazione "Non mi sembra vero!".

Si rimise il cappotto addosso; i suoi pesanti stivali erano stati posti ai piedi del letto e il resto dei vestiti era ancora addosso a lei.

Si mosse svelta verso la porta e quando la aprì le si parò davanti qualcosa che non si aspettava di trovare: una cucina.

Si aggirò con cautela all'interno della stanza, controllando se per caso ci fosse qualcuno, ma pareva proprio essere deserta.

Superò il tavolo ed esaminò con curiosità gli elettrodomestici insolitamente grandi "Devono avere una fame smisurata" pensò sorridendo, dirigendosi verso la porta che si trovava proprio davanti a lei.

Una brezza gelida le scompigliò i lunghi capelli rossi.

Il suo sguardo si posò prima sul prato verde, poi, ancora oltre, sulla baia coperta di neve.

Era senza dubbio la nave dei Cappello di Paglia. Sorrise felice.

"Mi hanno salvato la vita! Devo ringraziare tutti quanti, soprattutto il piccolo Chopper! E' stato un lavoro magistrale, non sento quasi nessun dolore! Se non fosse stato per loro la pietra sarebbe andata perduta per sempre!"

Si affacciò al parapetto, cercando di non farsi vedere.

Erano ancora tutti lì, sull'isola. Nessuno aveva notato che si era svegliata, ma lei aveva potuto vedere ciò che stava accadendo sulla spiaggia innevata.

Tutti quanti, i pirati, la Marina, gli ex uomini di Caesar, sembravano essersi dati alla pazza gioia dopo essere sfuggiti al disastro. Lo scheletro della ciurma di Luffy si era messo a suonare la sua viola mentre Sanji era intento a preparare qualcosa in un enorme pentolone. Il capitano, Zoro e il cecchino stavano felicemente brindando in mezzo ad un folto gruppo di marines che seguiva il loro esempio. Franky controllava le condizioni dei suoi ingranaggi, osservato attentamente da alcuni degli uomini di Caesar, il quale si trovava in catene vicino a Smoker assieme ai due subordinati di Doflamingo. Robin e Chopper discutevano animatamente fra loro mentre Tashigi e Nami assistevano ai bambini. Stavano tutti bene.

Scese dalla nave senza dare nell'occhio e quando si ritrovò coi piedi a terra si schiarì la voce per attirare l'attenzione.

Per un momento tutti quanti smisero di badare a ciò che stavano facendo e si voltarono nella sua direzione.

"Nessuno ha pensato bene di chiamarmi per festeggiare eh?" chiese per poi scoppiare in una fragorosa risata.

I Cappello di Paglia sorrisero sollevati.

"Eris-chaaaaaan!" sentì gridare al cuoco in preda all'emozione, mentre Nami e Chopper le si avvicinavano correndo.

"Eris, ti sei ripresa! Siamo riusciti a portare in salvo i bambini, hai visto?"  disse indicando sorridente il gruppetto"E' davvero un gran sollievo vederli tutti sani e salvi!" il suo discorso venne interrotto dal piccolo Chopper "Eris! Non dovresti essere fuori dal letto...fa freddo e sei stata messa a dura prova oggi!" "Ti ringrazio dottore, ma non serve! La tua cura ha funzionato meravigliosamente, qualsiasi essa sia...non sento praticamente alcun dolore! A proposito!" disse sorridente, marciando verso il capitano che la osservava assieme ai compagni.

"Ma...in realtà..." le parole del piccolo medico non bastarono a trattenerla.

"Te la sei cavata alla grande contro quel tizio!" disse indicando Caesar Clown, Luffy le sorrise sorreggendo il cappello dietro alla testa "Grazie per avercelo fatto ritrovare qui sulla spiaggia! Allora, come sta tuo padre?" "Sta benone e non c'è bisogno di ringraziare! Se non fosse per voi sarei ancora sepolta sotto le macerie!".

Lo sguardo del capitano si fece interrogativo "Di cosa parli?" "Beh..di sicuro non sono uscita fuori da lì da sola! Il tuo medico è encomiabile! Davvero! Hai fatto un'ottima scelta..."

"TI sbagli, non siamo stati noi..."

"Cosa vuoi dire?" quella frase le risultò piuttosto enigmatica, ma Zoro si affrettò a chiarire la situazione.

"E' stato Law a tirarti fuori da lì e anche a curarti! Volevamo andare con lui a dire il vero, ma ha preferito fare di testa sua!" asserì per poi tornare a sorseggiare il suo sakè.

Eris strabuzzò gli occhi, sorpresa "Ma stai parlando di Trafalgar? Trafalgar Law?" il ragazzino rise "Ma certo! Se lo vuoi ringraziare è sulla nave del SAD!".

Eris non prestò più ascolto alle sue parole, era troppo occupata a pensare a ciò che le aveva detto qualche secondo prima lo spadaccino.

"Mi ha salvato la vita..."

D'un tratto afferrò una delle bottiglie di sakè che stavano lì vicino e iniziò a bere dalla bottiglia tutto d'un fiato sotto gli occhi meravigliati dei presenti, non lasciandone nemmeno una goccia.

"Ehi! Vacci piano!" disse Zoro spazientito, mentre la ragazza posava di nuovo a terra la bottiglia vuota "Non preoccuparti spadaccino, una bottiglia per me è come un bicchierino per voi!" rispose strizzando l'occhio davanti agli increduli presenti, mentre si avviava di corsa verso la nave.

Salì in un baleno le scalette e sul ponte vi trovò proprio l'uomo che stava cercando.

"Trafalgar!" lo chiamò seria.

"Eris! Vedo che ti sei ripresa!" il ragazzo era rivolto verso la baia e non si girò a guardarla quando la sentì salire.

Inspirò profondamente, alzò gli occhi al cielo e poi si rivolse di nuovo verso il ragazzo.

"Perché l'hai fatto?"

"Mi hai ridato il mio cuore, ora siamo pari"

"No, non lo siamo. Monet mi ha detto che sono stati loro a mandarti da me, eppure tu hai cercato di farmi andare via..."

"Ma non te ne sei andata"

La ragazza fissò il trench nero di Law che se ne stava davanti a lei dandole le spalle, tenendo le braccia incrociate.

"Ti senti in colpa per quella storia di Redfalls?" chiese sorridendo.

"Eh? Ma cosa stai dicendo?" il ragazzo si voltò imbronciato.

"Sai bene a cosa mi riferisco! Non pensavo ti sentissi in debito con me...anzi!"

"Ma io non mi sento in debito con te! E' solo un tuo vaneggiamento, mettitelo bene in testa!"

"Si...si, certo certo!" gli rispose con un sorrisino malizioso.

Law le lanciò un'occhiata torva, per poi voltarsi di nuovo.

Il silenzio che seguì venne riempito dal chiacchiericcio sulla spiaggia e dal rumore delle onde del mare poco distante.

"A Redfalls hai sbagliato a giudicarmi. Ma mi rendo conto di aver commesso lo stesso errore, mi dispiace." il suo tono si era fatto più serio, così come la sua espressione.

Prima che Law potesse rispondere, il colloquio fu interrotto dal cecchino che era salito sulla nave per venirli a chiamare "Ehi ragazzi! Venite! Sanji ha appena finito di cucinare, muovetevi se volete trovare ancora qualcosa da mangiare!" disse sorridendo per poi tornare di nuovo sulla spiaggia innevata.

Eris seguì il suo esempio, ma prima di scendere dalle scale si rivolse nuovamente a Law.

"Posso considerarla una tregua a lungo termine?"

Il ragazzo fece un cenno di assenso, per poi smaterializzarsi in mezzo alla folla.

 

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"Samurai della terra di Wa?" chiese Eris incuriosita mentre dialogava con Kin'emon e suo figlio. I pirati avevano creato una loro piccola cerchia e discutevano animatamente fra di loro. Tutti avevano almeno una domanda da fare ad Eris e lei si sentiva in dovere di rispondere, tuttavia anche la ragazza si era dimostrata particolarmente curiosa e il samurai e suo figlio avevano attirato la sua attenzione da subito, in quanto non li aveva visti comparire tra le taglie dei pirati.

"Proprio così, Eris-san! Come ti ho già detto, ero qui per recuperare mio figlio, ma ora sono diretto a Dressrosa, dove tengono prigioniero il mio compagno!" "Capisco! Tuttavia non temi per la salute di Momo? E' un bambino tanto carino, non vorrei gli capitasse qualcosa durante una missione così turbolenta!"

Momonosuke, seduto accanto al padre, arrossì e, inaspettatamente, si trasformò in un lampo in un grazioso draghetto cinese.

"Hai mangiato i Frutti del Mare?" chiese stupita.

"In realtà..." rispose timidamente il drago "si tratta di un frutto manipolato da Vegapunk! L'ho preso qui, su quest'isola!".

Eris impallidì. La sua pelle divenne di nuovo color della neve, i suoi occhi di vetro.

"No...non è possibile! Credevo che l'effetto fosse dovuto solo al fatto che sei un bambino...invece!" nel vederla così in apprensione, la cerchia di pirati cominciò a preoccuparsi a sua volta.

"Che c'è che non va, Eris?" chiese Luffy perplesso.

La ragazza tirò fuori dalla tasca la pietra bianca, mostrandola a tutti i presenti dal palmo della sua mano.

"Questa è la gemma di Ruthiel!"

"Ma...non è possibile! Allora era quella che stavi cercando!" ammise ammirata Robin, ma anche Zoro sembrava altrettanto meravigliato "Credevo fosse solo una leggenda..."

"E tu com'è che sai queste cose, eh?" gli chiese il cuoco imbronciato "Non sono affari tuoi!" la ragazza dai capelli rossi rise di cuore, interrompendoli "Lo sa perché probabilmente è stata la stessa persona a parlarcene!".

Lanciò allo spadaccino un'occhiata eloquente, mentre questi la fissava ancor più stupito.

"Qualcuno mi può spiegare di cosa si tratta?" "Già!" chiesero incuriositi Usopp e Chopper.

L'archeologa prese la parola mentre la ragazza riponeva con cura la sua preziosa pietra nella tasca del cappotto "E' una gemma dalle proprietà sconosciute, tuttavia è molto rinomata per l'oggetto su cui è incastonata. O meglio, su cui era incastonata..."

"Beh...sembra che ora sia SUPER fuori posto!"

"Per ora lo è...ma ho intenzione di rimetterla dove dovrebbe stare!" quell'affermazione, pronunciata con tanta decisione, colpì particolarmente lo spadaccino.

"Anche se tu lo volessi sarebbe impossibile! Hai trovato la gemma, ma dove potresti trovare la spada?" la risposta alla sua domanda fu quasi immediata "Non la devo  cercare, infatti l'ho già trovata!".

Zoro sgranò gli occhi "Ma..come..."

"Chiedo scusa gentile signorina, ti spiacerebbe illuminarci su questo argomento? " chiese con garbo lo scheletro, che stava seduto tranquillamente su una cassa sorseggiando una tazzina di tè.

Eris si schiarì la voce.

"Questa pietra un tempo era incastonata su una famosa spada...credo ne abbiate sentito parlare, il suo nome è Artiglio dell'Alba e..."

"...Artiglio del Crepuscolo." concluse Kin'emon sbalordito.

"E quindi, quale sarebbe il suo nome?" chiese Nami ancora più perplessa.

"Ha due nomi in effetti: uno per ogni forma che assume"

"E la pietra cosa c'entra con te?" domandò Luffy.

"Un'ottima domanda. Momo non è l'unico ad aver ingerito un Frutto manipolato da Vegapunk nel corso dei suoi esperimenti, altri hanno dovuto far fronte a questo problema e tra questi ci sono anche io..." ammise sospirando.

Tutti rimasero a bocca aperta, non si aspettavano certo che il suo potere derivasse da un Frutto alterato e quella notizia li scosse.

"Quando avevo quattordici anni feci l'errore fatale di addentarne uno..."

"Beh...non mi sembra che ti sia andata troppo male!" ammise sorridendo Luffy, ma Eris aveva un'espressione piuttosto turbata e affranta.

"Purtroppo non è tutto oro ciò che luccica. All'inizio tutti credevano che avessi ingerito un normale Frutto del Diavolo, ma si sbagliavano. Quel potere che mi era stato concesso agiva in maniera del tutto arbitraria rispetto alla mia volontà. E' per questo motivo che mio padre fece forgiare questo..." si mise una mano in tasca e ne tirò fuori un sacchetto di cuoio molto spesso dal quale estrasse un grosso bracciale dorato con una piccola serratura su un lato. Non appena lo toccò, la sua pelle e i suoi occhi tornarono alla normalità.

"Si tratta di oro e agalmatolite fusi assieme. Con anni ed anni di dura pratica, sono riuscita a sopportare una percentuale sempre più elevata di agalmatolite sul mio corpo, arrivando a mantenere un'energia totale pari a due decimi circa di quella effettiva. Mi basta per vivere, difendermi e scappare, inoltre mi permette di mantenere il controllo su me stessa poiché annulla gli effetti del Frutto. Tuttavia se voglio combattere non posso permettermi di rinunciare alla mia forza, così ho iniziato fin da subito a cercare una soluzione. Qualche anno fa Mihawk mi parlò di una spada in grado di trasformarsi regolando il suo aspetto e pensai di cercarla per analizzarla e capire quale fosse il motore che la rendeva in grado di stabilizzarsi, ma quando la trovai non mi si presentò che come un ferro vecchio. Fu una delusione, ma anche un'ottima notizia perché era evidente che ciò che le permetteva di cambiare forma era l'unica cosa che la mancava, ovvero la gemma di Ruthiel che si trovava originariamente incastonata sulla sua elsa!"

"Cosa??? Mihawk della Flotta dei Sette??" gridò Usopp terrorizzato.

"Quindi questa pietra avrebbe il potere di regolare la forma degli oggetti?" chiese con curiosità Robin.

"No, temo che sia una questione di equilibri fra energie! Tuttavia è ancora tutto da verificare...un momento? Ma dov'è Trafalgar? Non era qui fino ad un attimo fa?" chiese guardando verso la nave del SAD, dove il ragazzo si trovava seduto poco prima.

"E' andato a fare una camminata lungo la baia prima di ripartire!" rispose il giovane capitano.

"Capisco! Infatti stavo proprio dicendo che devo verificare gli effetti della pietra non appena tornerò a casa da mio padre!"

"Possiamo darti un passaggio fino a Dressrosa!"

"Oh no no, ti ringrazio Luffy, ma volando tornerò sulla mia isola in un batter d'occhio!"

"Ma non hai detto che non puoi controllare i tuoi poteri?" chiese Nami perplessa.
Mentre la ragazza riponeva con cautela il bracciale nella sua custodia per poi rinfilarselo in tasca, rispose a quella comprensibile domanda "Il mio frutto del Diavolo è classificabile come uno Zoo Zoo mitologico e la mia trasformazione è divisa in diversi stadi. Così come Chopper può diventare più simile ad un uomo o ad una renna, così anche il mio Frutto può presentarsi in diverse forme. Dopo anni di durissimo addestramento, l'unica cosa che sono stata in grado di far comparire a mio piacimento sono le ali. Riesco a gestire il mio aspetto una volta trasformata, ma non posso scegliere quando attuare la trasformazione. Quando sono in preda a forti emozioni queste risvegliano i miei poteri, ma non sempre accade. Alle volte posso essere molto arrabbiata o molto triste o molto felice, eppure non succede niente!"

"Deve essere davvero SUPER difficile convivere con un problema simile!" affermò Franky pensieroso.

"Già...proprio per questo quando so di essere completamente al sicuro o quando non posso rischiare di trasformarmi all'improvviso indosso il bracciale. Porto sempre con me la chiave così da disfarmene quando è il momento!"

"E' incredibile...non riesco ancora a credere che tu riesca a rimanere lucida a contatto con l'agalmatolite!" Robin sembrava particolarmente stupita e così anche Brook e Luffy.

"Eris-chan, sei davvero meravigliosaaaaa!" il cuoco non aveva fatto altro che osservarla con ammirazione per tutto il tempo.

"Non mi fa affatto piacere indossare quel coso, ma so che mi tiene al sicuro...c'è ancora una forma del mio potere che non riesco a gestire e non posso permettere che prenda il sopravvento di nuovo..."

"Aspetta...non intenderai mica..." Usopp sembrava oltremodo preoccupato e il suo balbettio venne interrotto dalla domanda di Robin.

"Quella storia su Redfalls...era vera?"

"Ora capite perché cercavo con tutte le mie forze questa pietra? E' forse la mia unica speranza per riuscire a controllarmi! Non voglio convivere con questo bracciale per sempre né rischiare di radere al suolo un'altra isola perché non riesco a controllarmi! Questo Frutto è una terribile maledizione!".

D'un tratto scattò in piedi, guardandosi attorno a destra e a sinistra, particolarmente tesa. Anche Zoro, Sanji e Luffy sembravano turbati.

"E' arrivato qualcuno su quest'isola...e qualcosa mi dice che non porterà nulla di buono".

 

Angolo dell'autrice:

Qualche mistero sta venendo alla luce finalmente. A quanto pare questa gemma sembra possa essere parecchio utile alla povera Eris: chi si aspettava che il suo frutto fosse stato oggetto delle attenzioni del famoso scienziato? Ci sono ancora alcune cose da chiarire...qual è la forma incontrollabile, cos'è Redfalls e perché quel nome desta tanta preoccupazione? Nel prossimo capitolo l'avventura di Punk Hazard volge al termine! Alla luce di questi fatti, cosa mai potrà accadere a Dressrosa? Grazie per aver letto! Alla prossima! :D

 

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Capitolo 11
*** La cosa più giusta da fare ***


Capitolo X

 

La cosa più giusta da fare

 

Punk Hazard, una settimana prima...

 

A quelle parole tutti scattarono sull'attenti.

Era evidente che Eris non era stata l'unica ad aver percepito quella forte presenza sull'isola: anche Cappello di Paglia e alcuni dei suoi compagni, indubbiamente in possesso della Percezione, l'avevano captata.

"Che vi succede ragazzi?" chiese Chopper impensierito dal repentino cambiamento di umore dei suoi amici.

"Eris ha ragione...c'è qualcuno sull'isola!" rispose Luffy in apprensione, seguito da Zoro "Deve essere piuttosto potente per poter essere percepito fino a qui!".

In effetti anche tra i ranghi dei marines accampati vicino a loro si poteva avvertire una certa tensione. Smoker e Tashigi avevano individuato quell'aura e fu proprio per questo motivo che decisero di avvicinarsi al gruppo di pirati per chiedere spiegazioni.

"Che significa tutto questo? Aspettate visite?" chiese con disprezzo il Viceammiraglio mentre teneva fra i denti uno dei suoi grossi sigari. Al suo fianco, la spadaccina osservava il gruppo da sotto i suoi occhialini da vista, esaminandone le reazioni.

I pirati sembravano altrettanto allarmati.

"Noi non stiamo aspettando nessuno, Fumoso!" rispose il capitano ingenuamente "A meno che questa non sia una trappola della Marina!" proruppe Franky, che stava cominciando a surriscaldarsi.

"Non siamo riusciti a contattare la base! Nessuno può essere venuto di sua iniziativa a soccorrerci!" rispose offesa Tashigi, le sue guance stavano diventando vermiglie mentre Sanji la osservava con estrema ammirazione.

"Chiunque sia, presto si farà vivo! Leviamo le tende! Magari è qualche alleato di quello scienziato pazzo! Scappiamo prima di finire nei guai!" gridò Usopp spaventato.

"E se Usopp avesse ragione? Magari hanno avvisato qualcuno e sono venuti a fermarci prima che lasciamo l'isola!" Nami sembrava appoggiare la teoria del compagno, altrettanto impaurita.

"State tranquilli..." Robin tentava di ristabilire l'ordine, vedendo che anche Chopper e Brook cominciavano a disperare. I due si erano infatti abbracciati lamentando la loro sorte possibilmente nefasta.

"...nessuno ci assicura che sia un nemico. Magari è solo una persona di passaggio, oppure..."

"Oppure si tratta del Rosso che torna a riprendersi sua figlia!" sentenziò Smoker "Lui non interferisce mai con le mie missioni! E poi si da il caso che sappia riconoscere l'aura di mio padre a miglia di distanza!" Eris si espresse indignata verso l'uomo, che alla parole della ragazza rispose sogghignando.

"Non c'è niente da ridere! Tu e quel rompiscatole di Trafalgar avreste dovuto..." si bloccò all'istante, stava per chiedere se qualcuno avesse avuto notizie da lui, quando uno schianto terribile fece tremare la terra.

Si creò subito una gran confusione, tutti cercavano di mettersi al riparo correndo di qua e di là per la spiaggia. Nami, Usopp, Chopper e Brook gridarono disperati; il resto del gruppo invece si stava voltando in tutte le direzioni cercando di capire da dove fosse scaturito il rumore.

Prima che potessero rendersene conto un nuovo, assordante boato risuonò attraverso la baia che si era in quegli istanti ricoperta di una densa coltre di fumo, impedendone una visuale completa.

Eris cominciò a tossire a causa della polvere che si era sollevata "Cosa diavolo sta succedendo?". Altri colpi molto vicini fecero tremare il suolo ma la loro vista era troppo compromessa perché potessero scorgerne l'origine.

Tashigi si era messa a correre in direzione dei marines che giravano gridando per la spiaggia, seguita da Smoker "Portate in salvo i bambini, presto!" ordinò allarmata, sperando che i suoi subordinati la sentissero in mezzo a tutto quel trambusto.

I Cappello di Paglia erano altrettanto confusi e il piccolo Momo si era trasformato in drago, nascondendosi dietro al padre. Nessuno ebbe il tempo di pensare ad una soluzione poiché la foschia iniziò velocemente a diradarsi a causa di un fortissimo e inusuale vento.

"La Sunny!" gridò Franky, accortosi che la nave era stata danneggiata. Finalmente la visione sul piccolo porto era quasi del tutto nitida. Non solo l'imbarcazione dei pirati era stata colpita, ma anche quella della Marina e ciò significava che molto probabilmente chi era arrivato fin lì non era alleato di nessuna delle due fazioni. La ciurma si mise a correre in direzione della Thousand Sunny, mentre i marines tentavano di ristabilire i ranghi.

Eris, che aveva preferito mantenere i nervi salvi e sfruttare l'Haki, capì ben presto che la situazione non avrebbe permesso a nessuno dei due gruppi di fare qualcosa per le rispettive navi.

"Capello di Paglia! Ehi! Fermatevi!" la ciurma si girò di scatto ad osservare la ragazza che correva verso di loro "Fate attenzione! Chiunque sia, è già sulla nave!"

La preoccupazione non servì tuttavia a fermare i giovani pirati, che ben presto si ritrovarono ai piedi della nave seguiti dal Viceammiraglio, il quale aveva udito le parole della ragazza.

Prima che potessero mettere piede a bordo una risata proruppe dal ponte della nave ed un'imponente figura in controluce spiccò un balzo dall'alto, seguita da altre due a loro note.

Si trattava infatti di Baby 5 e Buffalo, i due pirati che Eris e Franky avevano catturato poco prima e che erano stati liberati probabilmente durante il parapiglia generale. L'altra invece era una persona che Eris non tardò a riconoscere come il loro capitano.

"Joker!" ringhiò.

Quel nome gelò il sangue a molti dei presenti che si erano radunati per osservare la scena, sgomenti: l'imponente figura atterrò con un balzo sul suolo innevato. Smoker digrignò i denti.

"L'uomo-uccello di Marineford" sussurrò Luffy fra sé e sé.

Le figure in controluce non avevano permesso di distinguere un cruciale dettaglio che sicuramente avrebbe fatto la differenza da lì a pochi secondi.

Il trio non si era infatti presentato a mani vuote.

Mentre Doflamingo si ergeva divertito davanti agli occhi increduli degli astanti, coperto dalla sua voluminosa giacca di piume, i due scagnozzi si gettarono giù dal parapetto della Sunny atterrando di fianco al loro capitano.

Ora si poteva notare distintamente che Buffalo portava sulle spalle quella che sembrava essere una persona. Con noncuranza gettò la figura davanti a Doflamingo e tutti riconobbero all'istante Trafalgar Law in catene.

"Trafalino!" gridò Luffy, avventandosi contro l'uomo coperto di piume, il quale sfoderò una pistola dalla giacca, puntandola alla testa del ragazzo incatenato. La sua espressione si era contratta in una smorfia di dolore per il recente colpo subito.

"Non così in fretta, Cappello di Paglia!" il capitano si fermò all'istante non appena vide l'arma puntata contro il suo alleato.

"Lascialo andare subito!" "Avete interferito con le mie attività e tentato di privarmi del mio personale scienziato. Non è stata affatto una mossa saggia da parte vostra...Smoker, credevo che la Marina non dovesse ficcare il naso negli affari di un membro dei Sette, non è così?"

"Dopo questa tua bravata non la passerai liscia...non potrai più fregiarti di quel titolo una volta che me ne sarò andato da qui, sappilo." rispose deciso il Viceammiraglio con il suo immancabile sigaro in bocca.

"Sempre che tu riesca ad uscire vivo da tutta questa faccenda. Ad ogni modo, quando Vergo oggi mi ha informato del tradimento di Law ammetto che la cosa mi ha deluso profondamente; a questo proposito sono qui per sbarazzarmi di te una volta per tutte!" ammise sorridente, osservando il ragazzo disteso ai suoi piedi.

"D...Doflamingo..." Law tentò invano di parlare, poiché fu repentinamente interrotto dal suo alleato che era rimasto a guardare il nemico, furibondo "Non osare toccarlo!".

"Fai un passo e Law morirà all'istante. Non è un affare che ti riguarda, Cappello di Paglia." il ragazzo non poté fare altro che stare fermo sul posto, stringendo i pugni, mentre il resto della ciurma rimaneva ad osservare con dolore e rabbia. Anche Eris non poteva credere ai suoi occhi: Trafalgar era stato catturato. "Proprio di questo volevo parlare...Vergo mi ha dato anche una notizia assai piacevole stamattina. Eris, la tua presenza sull'isola è davvero una meravigliosa novità. Ammetto che non mi aspettavo una tua visita, ma speravo almeno fossi qui per affari..."

"Che diavolo vuoi?" chiese sbrigativa e sprezzante. La sua pelle era nuovamente bianca come la neve che copriva la baia.

Sentendola rivolgersi a quel modo ad un membro della Flotta dei Sette, Chopper e Usopp si lanciarono un'occhiata disperata, un brivido gelido li percorse lungo la spina dorsale "Siamo morti!" si sussurrarono.

"Non preoccuparti! Lasciami finire qui e poi verremo a noi!" rispose aggiustando la mira alla fronte del ragazzo che nel frattempo si era voltato verso di lui, osservandolo con aria di sfida.

"No! Fermo!" gridarono all'unisono lei e Luffy; l'uomo si voltò verso la ragazza, sogghignando, senza perdere la mira.

"Non ci provare, Demone Celeste!" tuonò furibonda.

"Ci avrei scommesso...Vergo mi aveva avvisato che questo traditore aveva tentato di farti andare via senza successo e ho immaginato che ti fossi trovata qualche alleato qui! A questo punto direi che entrambi siamo interessati a qualcosa che appartiene all'altro."

"Che cosa vuoi dire?"

"Tu vuoi che io gli risparmi la vita, giusto? Purtroppo Law ha ai polsi delle manette di agalmatolite, dunque un colpo con questa gli sarebbe fatale!" disse scuotendo la pistola davanti ai volti divertiti dei due Ufficiali. La rabbia di Luffy aumentava di secondo in secondo; Zoro e Kin'emon avevano messo mano alle spade, pronti ad intervenire.

"So a cosa ti riferisci e se è questo che vuoi, allora prenditelo!" gli amici della ciurma la osservarono impietriti estrarre dalla tasca l'oggetto che per tanto tempo aveva cercato, la sua unica possibilità di vivere in armonia col suo potere.

"No Eris! Non puoi farlo..." gridò Nami quando comprese ciò che la ragazza voleva fare.

Non appena Doflamingo vide la pietra scoppiò in una grossa risata "Una gemma? Ahahah no, non è esattamente quello a cui ambisco..."

Tutti rimasero interdetti, anche la stessa Eris, la quale ci mise un po' prima di infilare in tutta fretta la pietra in tasca e rispondere "Non porto nient'altro di valore con me!"

"Ti sbagli..."

"Parla chiaro!"

"Tu sei la cosa più preziosa che potresti mai portare con te!"

Il suo volto pallido si accigliò ancora di più e anche gli astanti sembravano essere altrettanto perplessi "Starai scherzando spero! Spiegati meglio, vuoi la mia testa?"         

L'uomo sfoderò uno dei suoi inquietanti sorrisi verso la ragazza indispettita dalle sue risposte enigmatiche "Una donna con un simile albero genealogico non si trova tutti i giorni. Non voglio di certo farmi sfuggire la possibilità di avere un suocero come Shanks! Credo che la cosa mi tornerebbe estremamente utile".

Tutti i presenti rimasero a bocca aperta; nessuno si sarebbe mai aspettato una richiesta simile da parte di Doflamingo, nemmeno la diretta interessata, la quale proruppe in una sprezzante risata "Sei completamente pazzo! Non ti sposerò, né ora né mai."
"Un vero peccato!" rispose stringendo la pistola.

"No!Aspetta! Non c'è nient'altro?" gridò ritornando subito seria. Quella situazione le appariva totalmente surreale, eppure il problema era molto, molto concreto.

"Oggi mi prenderò una soddisfazione Eris. Sta a te scegliere quale!" disse scrutandola da dietro i suoi occhialini. Era evidente che quella situazione così singolare lo divertiva, sapeva che avrebbe ottenuto ciò che voleva, in un modo o nell'altro.

"Eris! Ferma, non fare idiozie!" cercò di convincerla Law, mentre Sanji, infuriato, veniva trattenuto da Zoro e Franky "Sposare Eris-chan??? Nemmeno per sogno!" "Stai fermo! Vuoi farlo ammazzare stupido cuoco?" "Zoro ha ragione, sta fermo qui!" .

Eris era completamente frastornata, le cose stavano procedendo troppo in fretta e la decisione doveva essere presa alla svelta.

"Troverò sicuramente un modo per scamparla prima o poi! Non sarà difficile!Posso affrontare Doflamingo quando mi pare e piace non appena Trafalgar sarà in salvo! Gli devo la vita e non posso permettere che venga ucciso!Sarebbe un disonore."
Ruppe il silenzio, stupendo tutti "Accetto!".

"No!" gridarono in coro i membri della ciurma.

"Sapevo che saresti stata ragionevole, tuttavia sono costretto a ricorrere a delle precauzioni, non vorrei mai che qualcosa andasse storto, capisci cosa intendo vero? Propongo un Sacro Accordo fra me e te, una formalità, sono certo che sai di cosa sto parlando."

La ragazza sgranò gli occhi e rimase senza parlare per qualche secondo, mentre la maggior parte dei presenti osservava la scena tra il meravigliato e il perplesso: era una pratica molto antica e solenne, che non si utilizzava praticamente mai. Eris tentò di mantenere una calma apparente mentre la sua testa scoppiava.

Si morse il labbro inferiore mentre provava ad isolarsi dal mormorio e dalle voci attorno a lei.
"Se deciderò di stringere un patto simile non potrò più tirarmi indietro e dovrò accettarne le conseguenze. Un Sacro Accordo è una cosa fin troppo seria, non mi sarei mai aspettata che un tipo come lui ne conoscesse l'esistenza. Cosa diavolo devo fare? Cosa?"

"Allora, Eris-san. Sto aspettando."

In quell'istante, finalmente, ebbe un'idea "Un momento!Un momento! Dimentichi i pegni, Doflamingo. Non so che cosa tu possa darmi di tanto importante, ma io di certo non ho nulla con me che valga abbastanza!Temo dovrai accontentarti di una semplice stretta di mano".

L'espressione disorientata che sperava di vedere stampata sul volto di Doflamingo non arrivò mai.

"Non temere! I miei amici mi hanno parlato di una cosa molto interessante che fa proprio al caso nostro: si tratta di un grazioso bracciale dorato!Credo che i tuoi poteri ti siano solo d'intralcio alla mia corte, nonché assolutamente inutili! Qualcuno mi ha detto che non vedi l'ora di sbarazzartene...ti sto facendo un favore!" l'uomo sogghignava tenendo la pistola puntata verso Law, il quale nel frattempo era riuscito a mettersi seduto.

"Eris! Non lo fare!" le intimò "Non ti immischiare!"Doflamingo lo rigettò a terra con un calcio per poi rivolgersi di nuovo alla ragazza sconcertata.
"I tuoi poteri o la vita di Law! Quello che preferisci!"

"I miei poteri...non potrò più combattere! Dannazione! Mi ha braccata...non mi resta altra scelta!"

"Molto bene! Ma in cambio voglio Caesar!"

"Ti sei giocata bene l'ultima carta che ti è rimasta! Baby 5, vai a prenderlo!" la ragazza risalì agilmente sulla nave, per poi scendere trascinandosi dietro anche Caesar Clown ancora incatenato.

"Joker, non puoi farmi questo!" gridava senza ricevere la benché minima attenzione da nessuno. Gli sguardi di tutti erano infatti puntati su Eris e Doflamingo.

La ragazza deglutì e fece un passo avanti, osservando con disprezzo il suo avversario.

"Eris! Non so cosa sia un Sacro Accordo ma in ogni caso non puoi scendere a patti con questo tizio!" "Preferisci che qualcuno ci rimetta la pelle? Ti prego, non renderla ancora più difficile di quanto già non sia, Cappello di Paglia!" "Ma..." "Prendetevi Caesar, consideratelo un regalo da parte mia!".

L'uomo interruppe spazientito quel breve dialogo "Procediamo. A te gli onori di casa, Eris."

"Fermati, Demone Celeste! A me non interessa nulla se farai fuori o meno Law, non ti permetterò di creare un'alleanza con uno dei Quattro Imperatori sotto il mio naso!" proruppe irato Smoker.

"Non ho tempo per te adesso! Non vedi che sono impegnato?"

"Non sono affari che mi riguardano!" rispose dissolvendosi per metà in una bianca nube di fumo, per poi avanzare verso il nemico.

Non giunse mai a destinazione.

Un terribile colpo all'addome lo scaraventò contro la roccia all'altro capo della spiaggia.

Tutti si voltarono a guardare terrorizzati il braccio nero di Eris, che si era istantaneamente materializzata davanti al Viceammiraglio.

"Ti chiedo scusa, Smoker-san, ma non posso rischiare" disse fra sé e sé, per poi dare le spalle a Doflamingo e rivolgersi ai presenti che la osservavano esterrefatti. Scrutò ogni volto con i suoi occhi di ghiaccio. La grande folla che si era radunata per assistere a quel momento era rimasta di sasso. "Chi osa mettersi in mezzo farà la stessa fine!" tuonò.

Si voltò di nuovo verso l'avversario che la osservava soddisfatto.

"Ottimo lavoro. Credo che ora tu possa procedere".
La ragazza si schiarì la voce e pronunciò la formula con estrema solennità, con gli occhi puntati sull'uomo sorridente.

"Mi siano testimoni i presenti su quest'isola. Io, Eris, giuro sul mio onore di sposare Donquixote Doflamingo qualunque cosa accada. In segno della mia buona fede ti consegno questa chiave!" disse chiudendosi il bracciale attorno al polso con uno schiocco e gettando la chiave ai piedi di Doflamingo. Il pallore che aveva fino ad allora investito la sua figura si disciolse come neve al sole, scoprendo la sua reale natura.

"No! Eris!" sbottò Law, ancora con la pistola puntata alla testa.
"Possa l'ira degli dei abbattersi su di me se dovessi tradirti o venir meno a questo accordo sacro al mare. Possa il tuono bruciare la vela nera. Possa la tempesta imperversare violenta sulla mia rotta. Possa il dio del mare rovesciare la poderosa chiglia e la Morte condurmi attraverso i sentieri oscuri del suo oblio senza fine con la mia ciurma se non manterrò la mia parola.".

L'uomo sbuffò spazientito "Prolissa come mi aspettavo! Sotto lo sguardo di questi testimoni, ti offro la vita di Trafalgar Law per ottenerti in sposa e in segno della mia buona fede ti consegno quest'uomo!" Baby 5 lanciò Caesar incatenato verso i pirati. Questi si mise a sbraitare e a lamentarsi impaurito, mentre Doflamingo concludeva il suo giuramento con una solennità effettivamente molto minore di quanto non fosse stata quella di Eris.

"Se dovessi tradirti o venir meno a questo accordo, possa il dio del mare punire la mia superbia."

"Tutto qui?" chiese torva dopo aver udito quella conclusione tanto concisa "Che ti aspettavi?" "Avrei dovuto prevederlo, un giuramento proferito da una persona tanto disgustosa non poteva che suonare scarno".

"Sono rituali molto antichi e passati di moda, non avevo dubbi che tu li conoscessi tanto bene"

"Fammi indovinare...l'ironia è una di quelle tante qualità che ti mancano..." rispose con sarcasmo mentre l'uomo raccoglieva la chiave dorata da terra.

"Non preoccuparti, ho tutte quelle che mi servono".

 

Dressrosa, Stanza delle Punizioni

 

"...così mi ha caricata su quel tizio con la faccia da idiota e prima che qualcuno potesse aprire bocca siamo partiti per Dressrosa. Dopo una settimana il re ha fatto la sua mossa, avvelenandomi con il fiore di Lafuente il giorno in cui avevo programmato la fuga coi Tontatta. Ti assicuro che darei qualsiasi cosa per poter dimenticare quella giornata terribile e cancellare quei ricordi dalla mia mente! Oggi i miei amici sono sbarcati sull'isola e hanno iniziato a dargli del filo da torcere, quindi il bastardo ha pensato bene di sposarmi con il palese intento di scoraggiare loro ed umiliare me. Dovrei essere completamente inoffensiva a suo dire, ma se mi ha rinchiusa qui dentro c'è un buon motivo!".

La piccola principessa era rimasta in silenzio ad osservare la ragazza raccontare la sua incredibile storia a bocca aperta.

"Non posso credere che Doflamingo abbia potuto fare una cosa tanto spregevole! Due persone dovrebbero sposarsi perché si amano!"

La ragazza rispose con un mesto sorriso di fronte alla purezza d'animo della Tontatta "Hai proprio ragione...tuttavia credo che il matrimonio sia il minore dei nostri problemi al momento. Il re ha sguinzagliato i suoi Ufficiali e quando mi ha fatta rinchiudere si stava dirigendo verso la Sala dei Semi dove aveva lasciato Trafalgar in catene!"
"E' stato di nuovo catturato? Com'è possibile?"
"Non ne ho idea, so solo che io non posso più fare niente per lui. Devo affidarmi totalmente alla ciurma di Cappello di Paglia e pregare: non mi resta null'altro che questo. Nel caso dovessero fallire io..."

La principessa si alzò in piedi decisa sul ginocchio della ragazza, scrutandola con i suoi grandi occhi blu "Non lo faranno! Da come li hai descritti sembrano delle persone simpatiche e in gamba, non devi dubitare di loro e dei Tontatta! Usciremo da qui proprio come hai detto tu!".

Eris rimase stupita nel constatare che nonostante le sue dimensioni la principessa era assai coraggiosa e aveva una visione molto positiva del futuro, anche se era rinchiusa là dentro da molto più tempo di lei.

"Hai perfettamente ragione Manshelly, è solo che non posso non temere per le loro vite, per la mia sorte e per mio padre! Non potrei mai perdonarmi se succedesse qualcosa ai miei amici, figuriamoci al mio caro padre! Lui è l'unico membro della mia famiglia che mi resta e a causa di ciò che è successo rischio di non rivederlo mai più!"

"Mi dispiace Eris, posso capire come ti senti...anche io non vedo i miei amici e la mia famiglia da tanto tempo, eppure la speranza non mi ha mai abbandonata. Io credo in loro e anche tu dovresti!"

"Se il loro piano dovesse fallire, Doflamingo mi ucciderebbe dopo aver ottenuto da mio padre tutto ciò che vuole. Mi ha privata dei miei poteri e della mia libertà e so che quando la situazione lo richiederà non si farà scrupoli a togliermi anche la vita!"

"Non dire così! Nessuno permetterà che tu muoia! Hai salvato la vita ad un amico mettendo a rischio la tua: hai fatto del bene e ne riceverai altrettanto in cambio! Non temere!"

Eris sospirò, per poi rivolgere un sorriso riconoscente alla Tontatta "Grazie Manshelly!". Questa ricambiò il suo sguardo "Ti prego, non essere triste!" "No. Non lo sarò. Non è da me comportarmi in questo modo! Devo avere fiducia e aspettare!" "Esatto! A proposito, c'è una cosa che volevo domandarti da un po'..." "Dimmi pure!Tanto abbiamo tutto il tempo!" "Che cos'è Redfalls?"

Lo sguardo di Eris si fece pensieroso "Oh beh...da dove comincio..".

Proprio in quel momento un rumore proveniente dall'esterno allarmò le due compagne di prigionia.

"Oh no! Spero non siano gli Ufficiali!" disse la principessa per poi scivolare lungo la gamba della ragazza, rifugiandosi nelle sue mani.

"Tranquilla! Nessuno ti toccherà!" affermò alzandosi da terra con lo sguardo fisso sulla porta.

La chiave venne inserita nella toppa e cominciò a girare. Ad ogni scatto l'angoscia delle due prigioniere aumentava sempre di più; il timore di Eris era di non poter difendere sé stessa o la principessa nell'eventualità che si fossero presentati gli Ufficiali della Family.

La maniglia della porta venne spinta all'ingiù e l'uscio si aprì lentamente, cigolando.

"Oh! Siano benedetti gli dei! Leo!"  la ragazza gridò di gioia mentre i due Tontatta entravano nella stanza di corsa, seguita dalla principessa, la quale non riuscì a trattenere le lacrime "Leo!Kab!".

"Eris! Principessa!" salutarono gioiosi i due nani "Che bello vedervi entrambe sane e salve!"

"Come avete fatto a trovarci?" chiese sorpresa e felice Eris, mentre Manshelly, scesa dalle sue mani, abbracciava entusiasta gli amici.

"E' stata Viola-sama! Grazie alla sua chiaroveggenza è riuscita ad individuarvi, ma ora non c'è tempo per le spiegazioni, dobbiamo andare via alla svelta!" la esortò Leo dirigendosi verso l'uscita.

"Andate!" la ragazza chiuse gli occhi "Io devo restare qui!" "Ma che dici Eris?" i Tontatta rimasero spiazzati da quell'affermazione "Mi rendo conto di essere inutile per voi! Sapete correre veloci e non farvi notare, se venissi con voi le guardie mi catturerebbero subito e senza i miei poteri sarei solo d'intralcio!" "Non se ne parla! Tu vieni con noi!" Manshelly pareva non voler sentire ragioni e nemmeno i suoi amici.

"Eris, non ci sono più guardie a pattugliare il palazzo! Sono tutte a proteggere le zone chiave della città e quelle che erano in questo corridoio le abbiamo tramortite noi!" le rispose Kab con orgoglio "Eh? Non capisco..." "Oh giusto! Voi eravate chiuse qui dentro, non potete sapere ciò che è accaduto in città! Eris, quando uscirai di qui purtroppo Dressrosa non sarà più come l'hai lasciata! Pica ha cambiato completamente l'assetto geomorfologico dell'isola e tutti i punti cardine ora sono situati in luoghi diversi, il palazzo adesso si trova sopra il Campo dei girasoli!".

La ragazza ascoltò esterrefatta assieme alla piccola principessa "Cosa vuoi dire? Come stanno i Cappello di Paglia? Che fine hanno fatto tutti?" era estremamente allarmata, così come Manshelly, e purtroppo Leo non poté far altro che dire la verità "Doflamingo ha usato i suoi poteri per creare una gabbia indistruttibile di fili che si restringe sempre più attorno all'isola, distruggendola lentamente! Era davvero infuriato quando gli Usolanders hanno ritrasformato tutti i giocattoli dell'isola in umani e ha messo una taglia sulla testa di tutti gli intrusi sull'isola! Non devi preoccuparti per loro, stanno bene, sono degli eroi del resto! Sono riusciti a risalire il palazzo e Zoroland ha sconfitto Pica!".

" Sapevo che ce l'avrebbero fatta! Dov'è Luffy ora? E Trafalgar? Sapete qualcosa di lui?"

"Hanno risalito il palazzo insieme ai combattenti del Corrida Colosseum ed ora si trovano entrambi a fronteggiare Trebol e Doflamingo nella Sala dei Semi!"

"Cosa? Loro due da soli? Maledizione! Se solo potessi aiutarli in qualche modo!"
"Ma puoi! Per questo dobbiamo andare via alla svelta! Bisogna liberarti dal bracciale!"

"Ma che dici Leo? Lo sai che non posso toglierlo...il Sacro Accordo..."

"Robiland ci ha detto di dirti che Doflamingo ha dimenticato una cosa molto importante, ovvero di stabilire i limiti di tempo del vostro accordo. Dato che adesso avete entrambi assolto alle vostre promesse ora sei svincolata!"
Non sembrava essere vero. Quella notizia la sconvolse più di tutte, era libera!

"COSA? Non posso crederci...dici sul serio Leo?"

Il Tontatta le rispose sorridente con un accenno del capo.
"Tuttavia...serve la chiave per riaprire il bracciale e non credo che Doflamingo me la ridarà gentilmente!"

"Non serve che te la restituisca! Viola-sama sa già dove si trova!"

"Eris, hai sentito? E' meraviglioso!" esclamò Manshelly, i suoi occhi luccicavano. Era davvero felice di sapere che finalmente la sua nuova amica avrebbe potuto tornare ad usare i suoi poteri.

"Già...non riesco ancora a crederci..."

"Mi dispiace interromperti Eris ma dobbiamo sbrigarci! Viola-sama ha detto che non appena saremo nell'atrio davanti alla piscina dovremo contattarla tramite il lumacofono!" Kab la scosse dai suoi pensieri

"D'accordo! Molto bene, sbrighiamoci allora!".

I Tontatta salirono sulle spalle nude della ragazza, la quale attraversò la soglia uscendo finalmente da quell'angusta stanza.

Non appena mise piede nel corridoio tuttavia le venne in mente qualcosa di molto importante e si fermò.

"Un momento! Tontatta, devo fare una deviazione obbligatoria e sono costretta a chiedervi un ennesimo favore! Devo occuparmi di una qualcosa di molto importante, nel frattempo vi chiedo per favore di..."

 

Poco dopo, nell'atrio al primo piano del palazzo di Dressrosa...

 

"Ah! Non mi sembra vero! Finalmente! Grazie mille!"

Eris stava seduta su uno dei canapè rosa dell'atrio, il quale era stato danneggiato da Luffy durante la battaglia, e si stava sistemando con gioia i suoi stivali di pelle.

Si era tolta l'abito rosa stracciandolo furiosamente per poi indossare la sua consueta mise: un'ampia camicia rossa, un bustino nero, pantaloni di pelle e un grosso cinturone dalla fibbia dorata.

Aveva lasciato i suoi vestiti nella torre, sotto al letto, nell'attesa di poterli indossare di nuovo e finalmente quel momento era arrivato. Mentre Eris e Manshelly erano andate a sbrigare un'importante faccenda, Leo e Kab avevano corso a perdifiato lungo la torre del palazzo per andare a prendere gli abiti della regina.

"Vi ringrazio! Non mi sarei mai potuta battere con quell'affare addosso! Il tizio che me l'ha portato era uno snob e un vero incapace in fatto di moda! Come si può anche solo pensare di girare volontariamente con un simile obbrobrio addosso!".

I Tontatta la osservavano sorridenti e le risposero in coro "In realtà ti donava molto!"

"Eh no, non cominciate anche voi! Non mi vestirò più di rosa per i prossimi cento anni!" rispose ridendo mentre si disfaceva l'acconciatura raccolta. Lentamente lunghe ciocche di capelli rossi cominciarono a correre lungo la sua snella figura. Quando ebbe finito il pavimento era coperto da un fitto nugolo di forcine e mollette, ma la sua chioma era finalmente libera da quella gabbia indesiderata.

Nel frattempo Kab stava provando a contattare Viola dal suo lumacofono e quando finalmente rispose, tutti si misero in cerchio attorno al dispositivo posto sul divanetto.

"Viola-sama!" "Kab! Leo! State bene?" la voce della ragazza risuonò leggermente metallica a causa dell'apparecchio "Si! Con noi ci sono anche Manshelly ed Eris, siamo nell'atrio, come ci avevi detto!" " Oh, grazie al cielo! Posso parlare con Eris?" "Certamente! E' qui!".

La ragazza si sentiva profondamente a disagio nel rivolgere la parola a quella che per lei era sempre stata una nemica, ma sapeva che avrebbe dovuto fare i conti con lei prima o poi.

"Pronto? Eris?" "Eccomi, sono qui! Senti...volevo dirti che..." "Non fa niente! So perché hai agito in quel modo, ma ora non abbiamo proprio tempo per discuterne! Ti dirò dove si trova la chiave, ma prima devi rispondere a una domanda, devo sapere!" Viola sembrava piuttosto in apprensione e questo fece preoccupare Eris.

"Parla.." "Che legame hai con Redfalls? C'entri qualcosa con l'accaduto?".

Come immaginava le cose non stavano andando per niente bene, tuttavia sapeva che mentire non sarebbe servito a nulla. Sospirò.

"Si. E' proprio come pensi!" dopo qualche istante di silenzio, la voce di Viola tornò a farsi sentire "Allora non posso darti la chiave, mi dispiace tanto. Non voglio che succeda qualcosa a Dressrosa e ai suoi abitanti, non potrei perdonarmelo mai, cerca di capire..." questa volta fu Eris ad interromperla "No, lo capisco ed hai ragione. Tuttavia non posso rinunciare a battermi con Doflamingo, non posso proprio!" "A questo stanno già provvedendo Cappello di Paglia e Law! Ti ridarò la chiave quando tutto sarà finito!".

La ragazza cominciò ad agitarsi, la libertà che le sembrava tanto vicina pareva in realtà essere più difficile da raggiungere del previsto. Prese in mano la cornetta e supplicò la donna "Ti prego! Sai che hanno bisogno di aiuto!" " Non ho nulla contro di te ma non possiamo rischiare! " "Dovete!" "No! Se l'isola..." "L'isola sta per essere completamente distrutta da questa dannata gabbia! Dovete tentare! Ti scongiuro...ci sarà pure qualcosa che..." "Eris...che c'è?".

Si era fermata per un momento a pensare quando improvvisamente inarcò le labbra in un sorriso "Ho avuto una grande idea! L'isola non correrà alcun rischio, infatti userete l'agalmatolite su di me!" "Scusami ma temo di non capire cosa intendi dire!" Viola sembrava essere alquanto perplessa, così come i Tontatta che la stavano osservando. Eris non tardò a dare spiegazioni "Quando vedrete la situazione aggravarsi dovrete usare l'agalmatolite su di me ed eviterete qualsiasi tipo di pericolo! Fidatevi! Basterà che vi procuriate delle catene oppure potete usare il mio bracciale!" "Potrebbe funzionare! Ma chi ci assicura che ti farai avvicinare?" "Sarà sufficiente che io la tocchi! Potrete anche lanciarmela addosso se non vi fidate!" "Me ne occuperò io!" il piccolo Tontatta si era coraggiosamente fatto avanti prima di tutti e ciò fece sorridere benevolmente le due donne "No Leo! Tu hai ingerito un Frutto del mare e non riusciresti a portare l'agalmatolite con te senza risentirne!" "So che troverete un modo, ma ora come ora abbiamo molta, moltissima fretta!" ammise sbrigativa Eris, osservando all'esterno la gabbia di fili "Ditemi dove si trova la chiave! Presto!".

"C'è un vano in una delle pareti della piscina, all'interno è custodita la scatola con la chiave!" "Cosa? Nella piscina?" "E' acqua dolce, anche gli Ufficiali possono tuffarsi senza problemi!" "Diavolo! Mi ero appena cambiata! Non fa niente, quello che conta in questo momento è riprendermi i poteri alla svelta! Grazie Viola!" "Ti prego, presta attenzione! E anche voi Tontatta!Vi osserverò tramite la Chiaroveggenza! A presto!" la telefonata si concluse ed Eris e i nani si ritrovavano a dover agire per conto proprio.

"Aspettatemi qui! Torno subito!" disse alzandosi dal canapè e correndo verso la piscina per poi tuffarsi in acqua.

I Tontatta raggiunsero correndo il bordo della piscina, osservando apprensivi le onde e le increspature sulla superficie.

Sembravano passate delle ore quando, finalmente, una mano uscì dall'acqua sorreggendo una piccola scatola.

 

----

 

La città era in fiamme.

Il dolore, l'angoscia e la distruzione che Doflamingo aveva portato in quel luogo erano tali da trasparire in ogni cosa su cui l'occhio potesse cadere.

Trafalgar stava in piedi nella Sala dei Semi, ridotta ad una terrazza a cielo aperto e circondata dalle fiamme.

Davanti a lui, seduto comodamente sul vistoso trono di cuori, stava il re dell'isola, il quale lo fissava con il suo consueto sorriso sbeffeggiante.

Prima che potesse mettere mano alla spada, un rumore di passi dietro di lui lo fermò.

Si voltò.

Era Eris, comparsa sulla scena atterrando con le sue enormi ali spianate.  I suoi occhi brillavano, trasudando una rabbia ed un odio che avevano radici profonde e roventi fin dentro la sua anima. Law l'aveva percepito dal suo solo sguardo.

"Eris, ferma!" le gridò vedendola avanzare, ma quella non lo stava ad ascoltare e continuava a camminare con aria assassina.

"Brutta testarda! Si farà ammazzare!" provò ad andarle incontro ma si rese conto che i suoi piedi erano come incollati al terreno: non poteva muoversi di un passo. Provò ad usare i suoi poteri, ma non funzionò: qualcosa stava andando terribilmente storto.

"Quel bastardo mi ha fatto qualcosa, ma non so cosa! Non posso spostarmi, aiutami! Abbiamo più possibilità se agiamo insieme! Faresti una follia ad andargli incontro da sola!"

Gridò mentre Eris si avvicinava sempre di più al trono, incurante delle sue parole.

Law temette per la sua vita. Pensò che Doflamingo l'avrebbe colpita e che la ragazza avrebbe scatenato la sua collera e il suo potere.

Seguì con sgomento la figura flessuosa che si avvicinava sempre più al nemico, il quale ne osservava le movenze con la sua consueta espressione sogghignante.

Appoggiò le mani sui braccioli del trono, osservando il suo avversario negli occhi.

Vicina.

Sempre più vicina.

Con grande orrore di Law, la ragazza si spinse contro Doflamingo baciandolo appassionatamente, per poi sedersi sulle sue ginocchia sopra trono.

Teneva le braccia bianche attorno al suo collo come se non volesse in nessun modo staccarsi dal lui, facendo passare le mani affusolate fra i capelli biondi.

Le labbra vermiglie si schiudevano in veementi e selvaggi baci. Doflamingo rispondeva a quelle effusioni stringendola, accarezzandola con altrettanta passione; quel loro amplesso contorto trasudava una lussuria sfrenata.

Quella scena fece esplodere in Law un senso di nausea.

"Che diavolo fai Eris?" gridò con gli occhi sbarrati.

Con un lieve schiocco la ragazza staccò finalmente le sue labbra da quelle del re per poi, finalmente, rivolgersi a lui.

Lo osservò con sguardo crudele per un po', poi guardò Doflamingo e i due scoppiarono in una fragorosa, inquietante risata.

"Che cos'hai da guardare, Trafalgar?"

Il ragazzo, completamente incapace di muoversi, sentì montare dentro di sé una collera incontenibile.

"Cosa significa tutto questo? Ti ha avvelenato di nuovo, non è vero? La pagherai per questo Doflamingo, la pagherai cara!"

"Avvelenata?" la ragazza rise ancora "Ma quanto sei sciocco! Hai davvero creduto a quella stupida storia? Io amo Doflamingo. Con tutta me stessa."

"E' il veleno che ti fa dire certe follie! Ti prego, cerca di tornare in te! Ascoltami!"

"Trafalgar, dico sul serio. Non c'è nessun veleno."

Il suo tono lapidario mise un freno al frenetico tentativo di liberarsi di Law, che la osservò ancora più inorridito.

"E' stata tutta una messinscena! Una farsa per voi stupidi ingenui! Eppure dovresti intendertene per quanto riguarda queste cose...Doflamingo ha sempre avuto ragione, fin dall'inizio! Questo è uno dei tuoi ennesimi tentativi per sradicare uno dei Quattro Imperatori, ma nemmeno questa volta andrà a buon fine, sappilo!"

"No..."
"Lo so...lo so...non sei qui solo per rovinare Kaidou...stai anche cercando la vendetta! Una vendetta che progetti da troppo tempo!" il suo sguardo si fece di fuoco "Ho barattato la tua stupida vita in cambio della mia libertà e tu cosa hai fatto? Non solo sei venuto qui solo per vendicare un'altra persona, ma ti sei anche fatto catturare e sconfiggere! Sei davvero patetico!" gridò con disprezzo dalle braccia dell'amato.

"Doflamingo mi ha detto che secondo lui voi due siete fatti della stessa pasta, ma io gli ho assicurato che non è così...infatti lui porta una corona ed è nato per vincere! Tu invece sei solo una nullità e dovendo scegliere da che parte stare, ho preferito quella del migliore!"

"Eris..."

"Per te è Eris-sama!" una strana forza lo sbatté a terra.

Non poteva credere a ciò che stava succedendo. Quei discorsi, pronunciati da lei, lo colpirono come frecce intrise di veleno mortale.

Ogni parola, ogni gesto compiuto fra le braccia di Doflamingo gli aveva lentamente lacerato l'anima. Non poteva essere Eris. Non era possibile.

Tentò di rimettersi in piedi, ma sapeva di essere del tutto inerme. Si sentì improvvisamente colpevole di tutto quello che stava accadendo.           

"Perché?" riuscì solo a domandare con voce smorzata.

"Perché? Hai davvero un bel coraggio a chiedermelo, ma ti risponderò. Perché siete solo degli incapaci! Perché arrangiarsi è meglio che porre la fiducia in qualcuno che è destinato a deluderti! Perché avere degli alleati potenti è indispensabile per fare strada nella vita! Perché l'amore che nasce fra le avversità è senza dubbio il più forte e resistente di tutti!"

"Che stai dicendo? Non c'è nessun amore fra voi due! Lui non ti amerà mai, non sa nemmeno cosa voglia dire!" rispose sprezzante.

La ragazza rise di nuovo " Tu ne sai qualcosa? Non credo proprio. Io e Doflamingo abbiamo le stesse ambizioni, gli stessi interessi, gli stessi sogni. Insieme devasteremo questa inutile terra, conquisteremo i mari e distruggeremo il mondo, lentamente. Lo corroderemo dall'interno come vermi in una splendida mela rossa. Conquisteremo, abbatteremo, uccideremo. Arriveremo fino a Marijoa e la raderemo al suolo! Lì, su quella terra, stabiliremo la nostra sede divina!"

"Sei impazzita! Di che diavolo stai parlando? E' evidente che sei sotto l'effetto del veleno!"

Inaspettatamente anche il sorridente Doflamingo intervenne "Io ed Eris siamo due divinità predestinate. L'unica cosa che ci manca per poter ascendere è l'immortalità!"

"E sarai tu a darcela!" concluse Eris, accarezzando premurosamente una guancia all'amato. Il compagno le chiuse la bocca con un appassionato bacio che provocò ulteriore disgusto in Law.

"Non darò mai l'immortalità a due pazzi come voi!"

La ragazza si alzò in piedi con un sorriso; in un attimo la nodachi di Law fu nelle sue mani. La gettò ai piedi del trono con noncuranza e si diresse verso il ragazzo che la guardava furibondo.

"Farai esattamente ciò che ti diremo. Non preoccuparti, ti farò desiderare la morte più di qualsiasi altra cosa al mondo!"

"Anche se lo facessi, funzionerebbe per uno solo di voi!" sorrise beffardo "E sicuramente lui non permetterà che sia tu a trarne beneficio! Comunque sia non darò l'immortalità né a te né a quel pazzo!".

La ragazza sogghignò "Ti ringrazio per esserti premurato per me, Trafalgar, ma non devi temere. Io so come estrarre un frutto del diavolo dal suo possessore! Mi basterà farlo mangiare a qualcuno che posso controllare e sia io che Doflamingo avremo ciò che vogliamo!"

Tutto il disprezzo, l'angoscia e il timore di quegli interminabili minuti vennero a galla "Come fai ad essere così spregevole! Tu non sei Eris! Non sei mai stata così, non avresti nemmeno pensato una cosa simile!" gridò.

"E' tutta colpa tua, Trafalgar! Se non fosse stato per te non sarei mai dovuta ricorrere al Sacro Accordo, invece sei solo un essere meschino, a cui non importa nulla se non raggiungere il suo scopo.  E' arrivato il momento che anche io faccia lo stesso! Non penserò mai più alla cosa più giusta da fare, ma a quella che mi conviene!"

"Da me non otterrai mai l'immortalità!" ringhiò collerico.

"Va bene...mi accontento del frutto...e della tua testa! Doflamingo, te li consegnerò entrambi su un piatto d'argento!" al sorriso malefico del re, la ragazza si inginocchiò, avvicinando il viso a qualche centimetro dal furibondo Law.

"E' colpa tua, ed ora morirai per questo. Addio, Trafalgar."

 

 

Angolo dell'autrice:

Ciao a tutti! Scusate il ritardo! Ma cosa sta succedendo a Dressrosa? Possibile che Viola e suo padre avessero dei buoni motivi per non dare la chiave ad Eris? Chi lo sa...tutto dipende da ciò che succederà nel prossimo capitolo! Nel frattempo godetevi questa versione "ufficiale" (disegnata appositamente) di Eris nel suo caratteristico abbigliamento da pirata! Fatemi sapere se avete apprezzato! Grazie a tutti per aver letto, alla prossima!

 

 

 

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Capitolo 12
*** L'altra faccia della medaglia ***


Capitolo XI

 

L'altra faccia della medaglia

 

Sulla rotta per Dressrosa, qualche giorno prima...

 

Si svegliò di soprassalto.

Era uscito sul ponte della nave per prendere un po' d'aria e si era addormentato per qualche minuto ai piedi di uno degli alberi.

Si guardò attorno. Era solo.

Il vento fresco della notte portava con sé il profumo seducente del mare; un odore assai diverso da quello che aveva respirato in quei giorni a Punk Hazard.

Erano salpati da poco dall'isola, tuttavia la partenza non era bastata a placare il suo animo tormentato.

Era stato particolarmente irascibile per tutto il tempo in cui avevano dovuto accamparsi sulla spiaggia e nessuno aveva potuto rivolgergli la parola senza che si scaldasse.

Non si stupì nemmeno di essersi addormentato così improvvisamente: era da quel giorno che non riusciva a prendere sonno. Troppi pensieri affollavano la sua mente , rendendosi sempre più complicati e difficili da comprendere anche per sé stesso. Quel sogno ne era stata la prova inconfutabile.

Dopo l'attacco di Doflamingo le navi necessitavano di tempo per essere riparate: i danni erano stati ingenti e questo aveva rappresentato un bell'ostacolo al suo piano. Franky era senza dubbio un carpentiere provetto e aveva dato del suo meglio in quei giorni difficili, ma Law sentiva su di sé il peso del tempo che scorreva troppo veloce davanti ai suoi occhi senza che potesse fare nulla.

Sapeva che ogni momento era buono; ogni ora, ogni singolo minuto Doflamingo avrebbe potuto riscuotere da Eris il suo pagamento e il solo pensiero gli faceva accapponare la pelle.

Se lei era lì era solo per colpa sua.

Si alzò dal tappeto erboso e raggiunse il parapetto della nave.

Quando si era precipitato nel settore F l'aura della ragazza era ancora percepibile.

La torre non era crollata interamente, non ancora, tuttavia Eris era stata travolta da uno dei cedimenti iniziali bloccando il suo tentativo di fuga.

Aveva senza dubbio perso i sensi e se fosse rimasta lì dov'era sarebbe stata sepolta viva dai detriti che l'avrebbero soffocata viva.

Non fu difficile per lui estrarla da dove si trovava: grazie ai suoi poteri riuscì a farla materializzare davanti a sé al posto di uno dei massi caduti sul pavimento.

Si chinò per tirarla su da terra, tenendola fra le braccia.

I suoi lunghi capelli ricaddero come una cascata rossa fino a sfiorare il pavimento.

Dal colletto di pelliccia del cappotto, sporco di polvere, il collo bianco e teso della ragazza contrastava con quel colore tanto scuro.

La testa era rivolta verso l'alto, come se stesse guardando il soffitto, ma i suoi occhi verdi erano chiusi e le sue labbra increspate in un'espressione neutra.

La sua pelle così chiara e liscia sembrava essere fatta di gelido marmo e il suo corpo privo di sensi contribuiva a farla apparire agli occhi di chi la osservava molto più simile ad una statua che ad una ragazza in carne ed ossa.

La guardò per un po', distesa a peso morto fra le sue braccia.

Gli venne in mente il suo scontro con Vergo e si chiese come fosse possibile che fosse stata lei ad abbattere quell'uomo grosso come un toro e cento volte più forte.

Se non avesse visto ciò che Eris era in grado di fare, probabilmente non ci avrebbe mai creduto.

Sorrise, smaterializzandosi fuori dalla torre grazie all'ausilio della Room.

Quando tornò alla spiaggia i Cappello di Paglia erano davvero entusiasti, tanto da mettergli a disposizione lo studio medico di bordo per poter curare la ragazza.

L'aveva messa seduta sul letto per sbottonarle il cappotto.

Quella situazione era estremamente imbarazzante.

Non aveva problemi a curare i suoi pazienti, i quali erano perlopiù composti dai membri della sua ciurma, ma con lei era diverso.

Non era una semplice donna, ma la figlia del Rosso e la ragazza che aveva incontrato a Redfalls.

Le scostò i lembi del cappotto, scoprendo la camicia rossa e il suo corsetto steccato, che accentuava le linee curve del suo corpo flessuoso.

Le mise una mano dietro la schiena per sorreggerla mentre le sfilava l'indumento, poi la adagiò delicatamente sul letto, poggiandole la testa sul cuscino.

Posò il cappotto sulla scrivania dello studio e si sedette sulla sedia, rivolto verso di lei, scrutando la figura priva di sensi.

Sospirò.

Avrebbe voluto vedere solo una paziente sdraiata su quel letto, ma non ci riusciva.

Dopo Redfalls credeva che non avrebbe più incrociato la sua strada e invece il destino non solo gliel'aveva fatta incontrare ancora, ma lo aveva anche messo in quella complicata situazione.

"So che mi odierai. Già lo fai e ammetto che non hai tutti i torti, ma adesso...adesso quello che è successo fra di noi la prima volta ti sembrerà un'inezia, una stupidaggine. Non mi perdonerai mai più, ma non posso tornare indietro, mi dispiace..."

Le aveva rivolto la parola anche se sapeva che non avrebbe potuto sentirlo; in realtà l'aveva fatto proprio per questo motivo.

Immaginò la ragazza insultarlo, riempiendolo di domande incalzanti mentre si arrabbiava sempre di più. No, nulla di tutto questo avrebbe potuto fare in quel momento. Non stava certo per morire, anzi, qualche frattura qua e là, dei danni minimi rispetto a ciò che le era appena successo.

Dal parapetto osservò la chiglia fendere l'acqua scura del mare.

I flutti si muovevano con un ritmo cadenzato e lento, accompagnando l'imbarcazione che scivolava calma in direzione della meta.

Quando si era risvegliata l'aveva raggiunto sulla nave del SAD e anche in quel momento stava osservando giù dalla balaustra.

La visione era tuttavia molto diversa: la nave era ferma, la baia innevata e il freddo terribilmente pungente.

Non aveva avuto il coraggio di guardarla e le aveva dato le spalle praticamente per tutto il tempo in cui aveva parlato con lui.

Una tregua...e aveva anche ammesso di aver fatto un errore di valutazione.

Rise sommessamente fra sé e sé.

Pensava che se la sarebbe presa con lui per averla curata, invece era arrivata per ringraziarlo.

Non aveva nessun motivo di farlo, eppure...

E poi, quando si era chiusa il bracciale di agalmatolite, pronunciando quel giuramento così solenne e terribile, nei suoi occhi si leggeva l'audacia e la convinzione di quel gesto.  Aveva percepito chiaramente che per lei era quella la cosa giusta da fare.

Alzò lo sguardo al cielo.

La notte si era vestita di un manto di stelle che si rispecchiavano vanesie nell'acqua del mare, rischiarandolo.

"Non mi perdonerai, ed io non perdonerò me stesso. Mai."

 

Dressrosa, il giorno del ballo...

 

"Vostra Altezza! Che gioia!" "Oh! Finalmente! Sapevamo che sarebbe successo!" "Eris-sama, siamo così felici!".

Quella sera era stata davvero piena di sorprese ed emozioni per tutti quanti.

Eris e Doflamingo avevano annunciato il loro fidanzamento davanti a tutti gli invitati e subito in sala la notizia aveva suscitato uno scalpore senza precedenti.

Coloro che avevano inviato preziosi regali alla futura regina ora si vantavano con gli amici di aver avuto l'intuizione giusta, di aver puntato sul cavallo vincente.

Il gruppetto di nobili che inizialmente l'aveva accolta in sala si ritrovò in breve ad essere oggetto dell'attenzione dei più curiosi.

"Oh sì, una ragazza veramente meravigliosa! Siamo già grandi amiche, l'ho capito subito che aveva stoffa! Lo dico sempre io, il mio intuito non sbaglia mai!" la Contessa in carne col vestito giallo aveva iniziato a vantarsi di essere stata la prima ad aver rivolto la parola in sala alla principessa e per questo motivo le conoscenti e le amiche la stavano tempestando di domande.

Non appena erano scesi dal soppalco dove si trovavano i troni, gli invitati avevano circondato i fidanzati coprendoli di felicitazioni, così Eris aveva pensato bene di fuggire per un po' all'aperto, nel giardino, con il benestare di Doflamingo.

Lì aveva trovato le sue dame ad attenderla.

Mentre anche quest'ultime la vezzeggiavano con gioia, il suo pensiero stavano andando totalmente altrove, non le stava a sentire.

I momenti che aveva appena vissuto erano stati i più belli della sua intera vita e non c'erano parole per descrivere quanto fosse felice.

L'uomo che amava la ricambiava a sua volta e non solo, aveva anche deciso di sposarla!

Dopo quel bacio, Doflamingo le aveva offerto sé stesso, il suo regno e la corona; ciò non poteva che apparire ai suoi occhi come un segno di devozione imperitura da parte sua e non aveva fatto altro che accrescere il suo amore per lui.

Si era fidato di lei sin da subito, era andato a colpo sicuro nonostante quello che era successo fra loro e quel gesto non aveva prezzo.

"Grazie, grazie...vi ringrazio!" rispondeva raggiante alle donne che la circondavano.

Ad interrompere quel piacevole momento era giunta sul posto una nota conoscenza: il Signor Masson.

"Permettetemi di farvi i miei più sinceri complimenti, Principessa!" le disse facendole il baciamano, sotto gli sguardi estasiati delle dame.

"La ringrazio Signor Masson, senza di lei non ce l'avrei mai fatta!"

"E' stato un piacere servivi!" l'uomo si inchinò con un sorriso smagliante.

"A proposito di questo! Siete invitato a palazzo domattina alle dieci in punto, desidero discutere con voi privatamente riguardo al mio abito di nozze!".

Il volto dello stilista si fece più luminoso che mai; aveva già ottenuto numerose clienti grazie all'entrata in scena del suo abito rosa, ma il vestito da sposa della regina avrebbe rappresentato la coronazione della sua carriera.

"Oh, quale onore! Voi mi lusingate Vostra Altezza! Quale onore! Ci sarò, eccome se ci sarò! Con il vostro permesso mi ritiro subito, lavorerò tutta la notte e domani mattina avrete già delle bozze!" il suo tono estasiato fece ridere la principessa, che rispose benevolmente a quella richiesta.

"Andate, andate pure! A domani Signor Masson!".

Quello, con un frettoloso inchino, raggiunse a passo di marcia la sala da ballo.

"Anche voi, andate! Godetevi la festa! Voglio rimanere un po' da sola, questa giornata è stata piena di emozioni per me e voglio prendere una boccata d'aria!".

Le donne, eccitate per la notizia che riguardava l'abito da sposa, le lanciarono dei sorrisi di ammirazione, si inchinarono e si voltarono di nuovo verso la grande sala, chiacchierando felici fra loro.

Si voltò e sospirò.

Finalmente poteva respirare a pieni polmoni senza sentirsi circondata da presenze opprimenti.

L'unico che avrebbe accettato al suo fianco in quel momento era Doflamingo.

Si tenne un poco sollevata la gonna con le mani, per non farla sporcare a contatto con le stradine del grande giardino.

Quel luogo così magico era stato lo scenario perfetto della sua storia d'amore e sapeva che non lo avrebbe mai dimenticato.

"Mmmm...forse possiamo far approntare qui la cerimonia nuziale! Credo che anche lui lo apprezzerà! Faremo riempire tutte le siepi di fiori rosa! Magari un grande arco laggiù, davanti alla fontana!"

Sorrise fra sé e sé.

"Che sciocca che sono...Già non vedo l'ora di sposarmi! Immagino quanto sarà allegro papà! Dovrò scrivergli una lettera domattina presto, anche se sicuramente vedrà la notizia sul giornale! Sono certa che sarà contento di sapere che finalmente ho trovato la felicità".

Si sedette su una delle panchine di maioliche blu e bianche, in mezzo alle siepi di fiori d'arancio. Il loro profumo inebriante e dolce punzecchiò delicatamente le sue narici, facendola sorridere.

"Le mie nozze...e chi l'avrebbe mai detto? Non pensavo che avrei trovato l'uomo della mia vita...non così presto almeno, ma queste cose capitano quando meno ce lo aspettiamo...o almeno così dicono!"

Alzò lo sguardo al cielo.

Quella notte portava con sé qualcosa di terribilmente affascinante.

Le stelle brillavano come diamanti su un panno di velluto nero.

Il suo sorriso mutò in uno sguardo pensieroso.

"Chissà perché...sento come qualcosa...qualcosa che mi turba, ma non saprei spiegarmi bene che cosa...E' una sensazione particolare, come di inquietudine, che sembra aleggiare silenziosa fra i rami e le siepi di questo giardino tanto meraviglioso. Forse è solo suggestione...troppi eventi troppo in fretta, devo solo riordinare le idee..."

"Cosa ci fa Vostra Altezza reale seduta qui fuori da sola?"

Trasalì. La voce di un uomo aveva turbato i suoi pensieri notturni.

Si trattava di uno strano tizio vestito in maniera elegante, il quale portava una maschera nera sul volto che lasciava scoperta solo la sua bocca.

"Oh...mi scuso per avervi disturbata" disse sorridendo.

Stupita si rivolse al suo singolare interlocutore.

"Con chi ho il piacere di discutere?" chiese nascondendo la sua titubanza nei confronti dell'uomo.

"Un semplice visitatore di passaggio..."
"Un...visitatore?"

"Proprio così...sono in visita qui a Dressrosa, un'isola molto affascinante, ma anche piuttosto misteriosa, non trovate?"

"Beh...ecco..." quel personaggio la lasciava sempre più perplessa.

"Sembra tutto così meravigliosamente perfetto, tutto così...regolare. Eppure in questa perfezione non posso fare a meno di scorgere un'ombra inquietante ad ogni angolo..."

"Senta, non so chi lei sia..." la ragazza si alzò spazientita, quel chiacchierare così ambiguo stava iniziando a farla innervosire.

"Un amico, un vostro amico, Eris-sama"
"I miei amici non coprono il loro volto con una maschera, ma si mostrano per quello che sono!"

"Ne siete davvero sicura?"

"Come osa..." stava per andare su tutte le furie e quella sua indignazione fece sorridere il suo interlocutore.

"Lo dico per voi...non vorrei mai che un giorno una di quelle maschere si rompesse sotto i Vostri occhi senza che siate preparata a un tale dolore!"

"Adesso basta! Lei è un impudente!"

"Avete perfettamente ragione Vostra Altezza e non vi infastidirò oltre! Tuttavia vorrei che prendeste questa! Se mai vorrete fare un favore a un povero pazzo come me!"
L'uomo tese un foglietto di carta ripiegato verso di lei.

Eris esitò, ma alla fine la curiosità prevalse e decise di strapparlo via dalle mani di quel fastidioso damerino.

"Siete davvero bellissima, anche se sono certo che non vi rivedrò più vestita in questo modo così spesso. Leggete il contenuto della lettera non appena vi sarete risvegliata! Spero che vi farà piacere, col Vostro permesso!" abbozzò un inchino e se ne andò per la sua strada sorridendo, lasciandola impietrita con in mano il foglietto di carta.

 

Per tutto il tempo Eris cercò tra i presenti il suo pazzo interlocutore mascherato; voleva delucidazioni su quella faccenda e lui era l'unico a cui potesse chiedere.

Per quanto avesse esaminato dall'alto del soppalco, non vide nessuno che corrispondesse a chi cercava. Durante quella cerimonia così mondana non era riuscita parlare da sola con Doflamingo, né a leggere il biglietto, quindi aspettò il momento giusto per fare l'una e l'altra cosa.

Gli invitati avevano salutato la loro uscita di scena, applaudendoli mentre si dirigevano fuori dal salone a braccetto.

I nobili stranieri alloggiavano nei quartieri della torre opposta alla sua ed erano accompagnati dalla servitù, mentre quelli locali venivano scortati all'ascensore, affinché prendessero le loro carrozze per fare ritorno alle loro lussuose dimore.

Le danze erano terminate e pian piano tutto il palazzo si prestava ad addormentarsi.

I musicisti avevano chiuso i loro strumenti in rigide custodie di pelle scura, la servitù aveva cominciato a spazzare il pavimento pregiato, ormai libero dai suoi numerosi e ciarlieri occupanti.

Le luci che illuminavano il bel giardino si spegnevano lentamente, lasciandolo riposare quieto nell'ombra finché il sole non avesse illuminato le foglie verdi e i fiori colorati durante il giorno che presto sarebbe sorto.

Né durante il tragitto, né quando le strade dei promessi sposi dovettero dividersi i due poterono stare da soli per un attimo.

Doflamingo era accompagnato da quasi tutti i membri della Family, mentre Eris era scortata dal suo immancabile seguito di dame.

"Spero che la festa sia stata di tuo gradimento mia cara!" l'uomo le si era avvicinato, guardandola negli occhi.

Eris rispose sorridendo "Ma certo, era tutto perfetto!" "Ne sono felice...non preoccuparti, il giorno delle nostre nozze faremo tutto molto più in grande".

Al suono della parola 'nozze' pronunciata da lui, la ragazza riuscì difficilmente a contenere il suo grande entusiasmo "Non vedo l'ora! Davvero!".

"Discuteremo dei preparativi domani. Immagino tu sia molto stanca dopo una simile giornata..."

"Si...ma a dire il vero..."

"Molto bene. A domani cara principessa, buonanotte" la interruppe, baciandola sulla fronte.

Le sue guance divennero di fuoco e non riuscì a dire nulla di più che "Buonanotte".

Quando i battenti dei suoi appartamenti vennero finalmente chiusi si gettò di peso sopra il morbido letto senza nemmeno cambiarsi; quel bacio le aveva fatto dimenticare tutte le preoccupazioni che l'avevano tormentata.

Le bastò un istante. Chiuse gli occhi e si addormentò.

 

Dressrosa, tempo presente...

 

La ragazza uscì dall'acqua facendo leva con le braccia sui bordi della piscina.

Era completamente fradicia, dalla testa ai piedi.

I suoi capelli lunghissimi risultavano ancora più pesanti ora che si erano bagnati e la prima cosa che fece dopo aver appoggiato la scatola a terra fu strizzarli energicamente con le mani.

I Tontatta accorsero da lei in men che non si dica.

"Eris! Stai bene?" chiese Manshelly preoccupata, vedendo la ragazza ansimante.

"Si...tutto bene a parte il fatto che sono bagnata fradicia! Spero soltanto che ci sia qualcosa in quella stupida scatola!" rispose osservando il piccolo oggetto davanti a lei.

D'un tratto la ragazza si mise a pensare, cambiando totalmente espressione.

"Che c'è? Ti senti male?" chiese Leo preoccupato.

"Oh no...no...è solo che certe volte gli eventi di cui ho perso la memoria a causa del fiore di Lafuente mi tornano in mente e prima, quando ero immersa nella piscina, ho ricordato un fatto insolito...ero fuori nel grande giardino del palazzo e un tizio mascherato mi ha consegnato un biglietto, ma non so chi fosse né cosa ci fosse scritto! Dovrei averlo messo dentro il vestito rosa, ma sarà certamente caduto da qualche parte!".

"Oh, intendi dire questo?" chiese Kab porgendole un foglio di carta un po' sgualcito "L'ho trovato per terra durante la tua conversazione con Viola-sama!".

"Si, è proprio lui!" rispose meravigliata, prendendo il foglio dalle mani del piccolo nano.

"Dai, dicci cosa c'è scritto!" chiesero in coro i suoi piccoli amici, molto curiosi di sapere di cosa trattasse la lettera.

Anche Eris lo era, infatti aprì il foglio per intero a grande velocità.

Le tornarono in mente le parole dell'uomo e pensandoci su rimase ancora più perplessa "Quel tizio mi ha detto di leggero appena mi fossi risvegliata e non svegliata! Possibile che sapesse del veleno?"

"E' un mistero che risolverai soltanto leggendo quella lettera!"

"Hai ragione Leo!" si schiarì la voce e cominciò a leggere a voce alta, così che anche i suoi piccoli amici potessero sentirla.

 

"Cara Eris,

se stai leggendo questa lettera vuol dire che ti sei ripresa dall'effetto del veleno oppure che sei in compagnia del tuo carissimo sposo. Non appena ti ho rivista, a passeggio per le strade della città, ho notato subito che qualcosa in te era cambiato. Grazie alle intercettazioni radio ho scoperto che ti sei fatta dei buoni amici, i quali intendono somministrati l'antidoto al fiore di Lafuente entro domani mattina, è per questo motivo che mi sono fidato a lasciare fra le tua mani la lettera. Sto scrivendo ora dai giardini del palazzo; sono riuscito a mescolarmi fra gli invitati e non ho potuto fare a meno di notare che porti il bracciale di tuo padre al polso e la cosa non fa che aumentare la mia preoccupazione. Stasera sembri raggiante, ma sono consapevole che domattina non lo sarai affatto.  Non so di preciso che cosa voglia Doflamingo da te, cioè, lo so, ma non so come abbia fatto a somministrarti quel veleno, o quando, né tantomeno come ti abbia condotta a Dressrosa. Sono sbarcato qui da un po' per motivi che non posso riportare su questa lettera, ma che sarò felice di spiegarti quando ci incontreremo di persona. Quando ho scoperto che eri alla corte del re ho fatto fatica a credere che fosse vero e quando ne ho avuto la conferma sapevo sin dall'inizio che non lo stavi facendo perché era la tua volontà. Non so cosa stia succedendo, ma in nome dell'amicizia che ci lega non permetterò che faccia di te la sua regina-giocattolo. Domani parteciperò al torneo del Corrida Colosseum per vincere il premio che Diamante ha messo in palio, ti prego di fare quanto possibile per farti trovare lì così potremo chiarire questa situazione una volta per tutte. Spero che tutto vada per il verso il giusto e che non ci saranno impedimenti, è tanto tempo che non ci vediamo.

A presto,

Sabo

 

P.S. Con me ci sono anche due fidati compagni, Koala ed Hack. Se li incrocerai sul tuo cammino sappi che potrai fidarti di loro."

 

"COSA? Sabo? E' qui?" rilesse la firma apposta alla fine della breve lettera più e più volte, per esserne certa.

"Chi è Sabo?" chiesero in coro i Tontatta incuriositi, mentre la ragazza sorrideva fra sé e sé "Un amico...un vecchio amico..che a quanto pare non si è dimenticato di me! Non vedo l'ora di incontrarlo di nuovo, anche se temo che il nostro appuntamento al Colosseo sia saltato già da un pezzo..."

Leo si fece avanti "In effetti il torneo è terminato e i gladiatori sono riusciti ad evadere dall'arena, stavano per essere trasformati tutti in giocattoli se non fosse stato per l'intervento di Usoland!"

"Usopp? E' stato lui?" da quel che le era parso, il cecchino non sembrava essere uno dei più coraggiosi di quella ciurma, ma viste le espressioni di ammirazione dei Tontatta nei suoi confronti pensò che probabilmente avrebbe dovuto ricredersi.

Improvvisamente le venne in mente ciò che l'amico le aveva scritto "Il frutto Mera Mera! Chi lo ha vinto? Lo sapete Tontatta?" "L'ha vinto un certo Lucy, è stato lui a prendere il posto di Luffyland nella competizione cosicché potesse raggiungere inosservato il palazzo reale!Era davvero molto forte!" spiegò Kab.

"Ma certo! E' stato Sabo,non ci sono dubbi! Ora capisco come facesse Luffy ad essere in due posti contemporaneamente! Tuttavbia non so perché abbia accettato lo scambio, quel frutto apparteneva a suo fratello...magari si conoscono e Sabo ha deciso di prenderlo per lui, ma sarà il diretto interessato a far luce sui miei dubbi...a proposito di questo, dobbiamo organizzarci! E in fretta!"

Si sedette sul pavimento che circondava la piscina e i tre piccoli nani le si avvicinarono per parlarle faccia a faccia, mentre continuava a strizzarsi le ciocche di capelli rossi.

"Leo, Kab, dovete portare Manshelly al sicuro!" "Ma Eris...noi vogliamo aiutarti!" "Lo so Leo! E infatti guardate cosa avete fatto! Mi avete ridato la speranza, la libertà e i miei poteri, ora tocca a me ricambiare il favore! Questo combattimento si farà molto rischioso per tutti, non solo per voi, ed io non voglio in alcun modo che ci rimettiate!".

Lo sguardo e il tono di Eris erano autoritari, non voleva in alcun modo nuocere ai suoi piccoli amici.

"Ma sarai da sola!" la principessa era molto preoccupata, ma la ragazza le sorrise benevolmente "Non sarò sola, avrò i miei amici con me ad aiutarmi! Non devi temere, so badare a me stessa! Manshelly, il tuo potere può essere d'aiuto a tutti coloro che sono rimasti feriti sull'isola! Va' ad aiutarli, loro ne hanno più bisogno! Per quanto riguarda la storia dell'agalmatolite invece dovrete raggiungere l'altopiano del re e trovare qualcuno che sia disposto a intervenire se la situazione dovesse degenerare! Dovrete decidervi il prima possibile! Mi raccomando, se dovesse accadere quello che temo, ci vorrà qualcuno di abbastanza forte da fermarmi prima che sia troppo tardi, intesi?".

I tre la guardarono con decisione, annuendo.

"Molto bene. Ed ora torniamo a noi. Dove sono Luffy e Law?"  le rispose un forte schianto proveniente dalla torre principale del palazzo, quella dove si trovava la Sala dei Semi.

I nani si coprirono istintivamente le orecchie per il frastuono.

Eris non aveva avuto l'occasione di guardare in alto verso il castello, ma ora, con lo sguardo rivolto al cielo, notò che la costruzione centrale era stata recisa di netto, lasciando la Sala a cielo aperto.

Dalla terrazza si era sollevata una grossa nube di polvere: era evidente che lì c'era uno scontro in corso e che qualcosa o qualcuno stava facendo una brutta fine.

"Sono proprio sopra le nostre teste, non è vero?" Leo e Kab asserirono, mentre l'espressione della ragazza si faceva preoccupata.

"Meglio così, sarà più facile per me raggiungerli! E adesso..." disse prendendo fra le mani la scatolina di legno.

Non era nulla di speciale: un oggetto molto semplice che non richiedeva nemmeno una chiave per essere aperto. Probabilmente perché nessuno avrebbe mai pensato di andarlo a cercare dentro un piscina.

La aprì con uno scatto, osservando con somma gioia la chiave dorata riposta al suo interno.

"E' lei..." mormorò mentre sollevava il piccolo oggetto, tenendolo fra le mani tremanti.

Le sembrava passata un'eternità da quando si era privata dei suoi poteri. Li aveva sempre visti come una terribile condanna, tuttavia erano suo malgrado parte di lei e senza risultava maledettamente incompleta. Inoltre il contatto con l'agalmatolite non solo la privava di essi, ma anche di gran parte della sua energia, rendendole impossibile un vero e proprio scontro.

Anche i Tontatta erano molto emozionati e fissavano secondo dopo secondo la chiave avvicinarsi sempre più alla toppa del grosso bracciale.

Con un 'clic' il prezioso monile d'oro si aprì a metà, sfilandosi dal polso di colei che per lungo tempo lo aveva portato.

Chiuse istintivamente gli occhi.

Per qualche secondo le cose parvero non essere cambiate.

Improvvisamente sentì un'energia enorme esplodere dentro di sé, come se volesse farsi sentire ad ogni costo dopo la sua prolungata assenza.

Quella linfa vitale la percorse dalla testa ai piedi come un brivido incandescente, pervadendo ogni centimetro del suo corpo.

Sembrava che il sangue avesse ricominciato a scorrerle nelle vene dopo lungo tempo, così come il suo cuore a battere. Seduta lì, sul pavimento umido e con gli occhi chiusi, poteva sentirne i battiti come i rintocchi di un'enorme campana.

Respirò profondamente, riempiendosi di un'aria nuova.

Riaprì i suoi scintillanti occhi verdi, i quali, spenti fino a poco prima nella tenebra della prigione, ora brillavano come preziosi smeraldi.

Vedendola così silenziosa, Manshelly si preoccupò per la sua salute, temendo che quel brusco ritorno dei suoi poteri avesse potuto in qualche modo nuocerle "Eris, come ti senti?".

Tirò un sospiro di sollievo quando la ragazza sfoderò un sorriso del tutto inaspettato, raggiante "Mai stata meglio!".

Quell'energia che l'aveva investita da dentro l'aveva riscaldata a tal punto da far evaporare l'acqua che aveva addosso, così da ritrovarsi asciutta molto prima di quanto si aspettasse.

Prese la scatola di legno e vi mise dentro il suo bracciale.

"Leo! Ti affido questo! Se vi dovesse tornare utile più avanti non esitate in nessun modo ad utilizzarlo, mi sono spiegata?" "Certo Eris, lo farò!" rispose portandosi una mano alla fronte come un piccolo soldatino, per poi afferrare la scatola dalle mani bianche dell'amica.

La ragazza si alzò da terra e osservò i suoi amici nani con serietà "Cari Tontatta, non potrò mai ringraziarvi abbastanza per ciò che avete fatto per me! Mi raccomando, abbiate cura di voi, intesi? Ci rivedremo in men che non si dica! Raggiungete Viola il prima possibile, sull'altopiano sarete al sicuro e potrete decidere il da farsi. E' molto importante! Andate ed aiutate la vostra isola! Io vi prometto che vi libererò da quell'uomo orribile una volta per tutte!".

"A presto Eris, abbi cura di te!" risposero in coro Leo e Kab, mentre la principessa rivolgeva i suoi grandi occhi lucidi verso di lei.

"Su Manshelly! Non piangere, io starò bene, te lo prometto! Tu devi andare ad aiutare la tua gente! Vedrai che quando tutto questo sarà finito avrai tante cose da raccontarmi anche tu! Andrà tutto bene!Io mi fido di voi!" la piccola principessa si strofinò gli occhi "Grazie Eris, sono felice che ti fidi di me ed anche io lo farò! A presto e ti prego, sta attenta!" la ragazza le sorrise, rassicurandola "Lo farò, non aver paura!".

I Tontatta la salutarono con le loro piccole manine mentre correvano a perdifiato dentro il palazzo.

Eris li guardò allontanarsi velocemente e in pochi istanti sparirono dalla sua visuale.

Posò lo sguardo sulla torre monca e chiuse gli occhi.

"Uno, due...e altre tre, ma più deboli, molto più deboli...Quella che più mi interessa la riconosco bene. So che sei lì; il momento è finalmente arrivato. Preparati, Doflamingo!"

 

 

Era tutto inutile.

Il Counter Shock non sembrava aver avuto l'effetto che Law sperava.

Il Demone Celeste si era rialzato in piedi e ora osservava i due alleati dall'alto, col suo consueto sorriso beffardo.

"Il mio potere mi consente di riparare i miei organi interni, ma apprezzo il tuo sciocco tentativo di farmi fuori!".

Il Chirurgo della Morte se ne stava sdraiato sul pavimento. L'eccessivo sforzo gli aveva fatto perdere i sensi per un attimo ed era stato Luffy a farlo rinvenire.

Gli mancavano un braccio e l'energia per continuare uno scontro simile. Stavolta era quasi certo che non ce l'avrebbe fatta.

L'alleato stava in ginocchio accanto a lui, fissando preoccupato la minacciosa figura coperta di piume rialzarsi nonostante il tremendo colpo appena subito.

Era troppo concentrato sul nemico e sul compagno ferito per rendersi conto che Trebol stava per colpirlo con uno dei suoi disgustosi attacchi.

Per sua fortuna, qualcuno pensò a metterlo fuori gioco prima che potesse sferrare il colpo, attirando l'attenzione dei presenti.

Il massiccio essere viscido venne infatti preso in pieno stomaco da un potente calcio assestato a mezz'aria che lo scaraventò giù dalla torre senza lasciargli il tempo di difendersi.

Con un rumore sordo l'Ufficiale si ritrovò sfracellato sul pavimento attorno alla piscina.

Era stato preso alla sprovvista, ma non fu l'unico.

I tre erano riusciti a captare l'aura di energia estremamente forte e anche se inizialmente non sapevano a chi poterla attribuire, ben presto i loro dubbi vennero dissipati.

Eris atterrò sulla terrazza.

I tacchi degli stivali, a contatto col pavimento della Sala, produssero un lieve ticchettio.

Scrutò con sguardo austero la scena, i suoi lunghi capelli rossi vennero mossi dal vento che lei stessa aveva sollevato; ripiegò le ali dietro la schiena.

Tutti gli occhi erano rivolti verso di lei.

Non appena era arrivata, Law aveva provato un fortissimo senso di inquietudine. Quel sogno di qualche giorno prima lo aveva profondamente turbato e il solo pensiero che qualcosa del genere potesse accadere veramente lo agitava.

"Che cosa ci fai tu qui?" Doflamingo fu il primo a rivolgersi a lei, il suo tono era spazientito, la sua espressione corrucciata: era chiaro che le cose non fossero andate completamente a suo favore durante lo scontro.

Eris tuttavia sentiva che la sua energia non era affatto terminata e non aveva intenzione di sottovalutarlo.

"Pensi che me ne sarei stata tranquillamente imprigionata lì sotto ad aspettare? Beh, è evidente che non mi conosci abbastanza!" la ragazza sfoderò un sorrisino compiaciuto.

Nonostante Law non fosse dello stesso avviso, Luffy sembrava particolarmente felice dell'apparizione della ragazza. Si voltò verso di lei con il suo tono vivace, nonostante la situazione non fosse fra le più rosee "Eris, che bello rivederti!" "E' lo stesso per me Cappello di Paglia!".

Mentre rispondeva, notò che Law era invece steso a terra e guardava nella sua direzione. I suoi occhi grigi la scrutavano con apprensione, ma riflettevano anche il suo dolore.

Una delle auree deboli che aveva percepito all'inizio apparteneva a lui.

"Trafalgar!" gridò, correndo verso il ragazzo. Quando fu più vicina, si portò una mano alla bocca per lo stupore.

"Il tuo braccio..." sussurrò, per poi rivolgersi irata verso Doflamingo.

"Che cosa gli hai fatto, schifoso bastardo?!"

L'uomo la guardò divertito "Non dovresti essere preoccupata per me? Non ricordi che sono tuo marito?"

"A dire il vero sto proprio cercando di dimenticarmelo!"

"Dai su, non fare così...stavo solo cercando di difendere il nostro regno!" il suo tono palesemente ironico contribuì ad infastidire ancor di più la ragazza, la quale gli si parò davanti mettendosi fra lui e i suoi alleati.

"Il NOSTRO regno? Non esiste nessun 'NOI', ficcatelo bene in testa!"
"Io credo proprio che esista...cara Regina di Cuori!" disse sorridendo, indicando il trono alle sue spalle "Ti ricordo che oggi hai formalmente accettato di prendere quel posto!"

Le vene sulle tempie della ragazza iniziarono a gonfiarsi, il suo sguardo era sempre più torvo.

"Io ti assicuro che te la farò pagare per quello che hai fatto. Nessuna supplica mi convincerà a non farti a pezzi con le mie stesse mani!" la sua voce velenosa sembrò avere il solo effetto di divertirlo.

"Ma non mi dire...eppure ieri sera sembrava che l'idea del matrimonio ti piacesse, o almeno così mi hanno fatto intendere le tue labbra!"

Eris strinse i pugni, digrignando i denti come una tigre.

"Come hai osato..." lo guardò con una ferocia disumana; l'aria attorno a lei si fece densa e calda.

"Eris...ti prego, calmati..." cercò invano di dissuaderla Law, ancora sdraiato a terra, ma ormai era troppo tardi.

Quelle parole, unite al costante sorriso di sfida del Demone Celeste e ai ricordi orribili che le aveva procurato, avevano fatto crescere dentro di lei una furia che reprimeva ormai da una settimana e che non vedeva l'ora di scatenare.

I due compagni la osservarono a bocca aperta.

Le mani, chiuse a pugno, iniziarono a colorarsi di un'intensa tinta diaspro.

La macchia rossastra si estese velocemente lungo le braccia bianche, contaminando anche il collo, il busto, il volto; sembrava che un pittore invisibile la stesse lentamente coprendo di colore, come si fa con un quadro.

Sopra quella tinta vermiglia iniziarono a propagarsi delle inusuali linee nere, le quali, come radici, stavano percorrendo la sua pelle.

Le labbra divennero sempre più scure, fino ad assumere la stessa tonalità di quelle venuzze che si diramavano pian pian su tutto il suo corpo.

I suoi occhi, prima smeraldini, presero letteralmente fuoco, diventando dello stesso colore dei suoi lunghi capelli.

Sopra il suo capo si fecero largo due grosse corna scure e ricurve, simili a quelle di un grande ariete.

Al posto delle candide piume d'angelo, dietro la schiena spiegò un paio di scure ed ampie ali cartilaginee, più simili a quelle di un pipistrello notturno che a quelle di un candido cigno.

Sogghignò osservando Doflamingo, il quale apparve finalmente contrariato da quello spettacolo.

Due canini appuntiti fecero capolino fra le file ordinate di denti bianchissimi.

"Ma...cosa ti sta succedendo, Eris? Ti senti bene?"  Luffy aveva assisto ad occhi spalancati alla repentina trasformazione di Eris. L'aveva vista cambiare aspetto a Punk Hazard, ma non in quel modo.

"Il frutto che ho mangiato è stato creato da Vegapunk, tuttavia non è né come i vostri né come gli Smiles. Si tratta di un'unione di laboratorio fra due Frutti del Mare preesistenti. Non so come abbia fatto a procurarseli ma ha usato ben due Zoo-Zoo mitologici, l'Hito-hito modello Angelo e modello Demone. L'esperimento prevedeva che il futuro possessore potesse servirsi di entrambe le forme a suo piacimento, controllando un tipo di energia detta 'quantica'. Come per molte delle sue creazioni iniziali, la sperimentazione non è riuscita e il frutto derivato da questa unione è diventato instabile. E' un miracolo che non sia morta non appena l'ho addentato, ingerire due Frutti del Mare o più equivale al suicidio!".

"Ma su Punk Hazard non sei mai stata così!" il ragazzo che la stava ad ascoltare con curiosità era rimasto perplesso.

Eris rispose seria, sempre dandogli le spalle per tenere d'occhio Doflamingo.

"Il tipo di trasformazione non dipende da me, ma dai frutti stessi. Il fatto che sia comparso solo il modello Angelo a Punk Hazard è stato solo un caso!".

Il Demone Celeste, spazientito, decise di interrompere il loro discorso.

"Non pensavo avresti avuto il coraggio di infrangere un Sacro Accordo!"

La ragazza lo guardò sorridendo, mostrandogli le zanne "In effetti, non l'ho fatto! Vedi...c'è una piccola cosa che hai dimenticato nella fretta di stringere un patto con me, ovvero di specificarne la durata. Se non viene precisato un limite di tempo, non appena i due assolvono ai loro rispettivi compiti l'Accordo si scioglie e possono riavere indietro ciò che spetta loro di diritto! Per questo motivo ti ridarò volentieri Caesar, anche se non so a quanto ti servirà dopo che ti avrò fatto a brandelli!".

All'inizio il volto dell'uomo si incupì assumendo un'aria greve, ma quell'ultima frase sembrò risollevargli in fretta il morale.

La guardò nei suoi decisi occhi rossi, per poi scoppiare in un'inquietante risata.

"Caesar non mi appartiene più!"

Eris rimase spiazzata "Che diavolo vuoi dire?" chiese innervosita.

"Voglio dire che l'avevo già promesso a qualcun altro prima di te!".
"Ma che razza di sciocchezze vai dicendo? L'hai dato a me come pegno ed ora si trova sulla nave dei Cappello di Paglia!"

"Devi sapere, mia cara, che ho stretto un altro patto prima del nostro...non aveva la stessa solennità, certo,  ma è stato comunque di fondamentale importanza!".

Non riusciva a capire le parole enigmatiche dell'uomo e la cosa la stava facendo irritare sempre di più.
"Spiegati. Subito. Prima che ti faccia saltare quell'irritante testa bionda dal collo!".

L'uomo le lanciò un ennesimo sorriso divertito.

"Credo che la cosa non ti piacerà affatto, Diavolo di Redfalls!".

 

 

Angolo dell'autrice:

Ciao a tutti! :D finalmente sono riuscita a completare anche questo capitolo! L'entità del Frutto di Eris è stata svelata nelle sue due contrastanti realtà, ma in quanto alle sue forme? Che cos'è questa Redfalls di cui tutti parlano? A che cosa si sta riferendo Doflamingo? Questo ed altro nel capitolo XII! Spero che il testo vi sia piaciuto! Grazie a tutti e alla prossima!

 

 

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Capitolo 13
*** Segreti e bugie ***


Capitolo XII

Segreti e bugie

Isola di Redfalls, Nuovo Mondo, 2 anni prima...

Seduto a capotavola, il ragazzo scrutava da sotto il suo cappello i presenti nella locanda.

Aveva scostato la sedia, volgendola in direzione del bancone e del centro della sala, appoggiando comodamente le braccia sullo schienale.

I suoi compagni di ciurma avevano preso posto lungo il tavolo di legno scheggiato, ridendo e chiacchierando ad alta voce proprio come il resto degli avventori.

L'odore pungente dell'alcol e del fumo gravava sulla stanza come una densa nube, rendendo soffuse le luci della taverna.

I passi pesanti degli uomini che calcavano il pavimento facevano scricchiolare ripetutamente le assi di legno mentre si dirigevano verso il bancone o ai loro tavoli.

Il locandiere era un tipo piuttosto imponente, anche lui era un pirata all'occorrenza e per quel che ne sapeva nessuno aveva mai lasciato quella taverna senza pagare il proprio conto.

L'isola era piena di posti come quelli e non c'era da stupirsi.

Il luogo era infatti famoso per essere l'unico posto interamente frequentato da pirati; non esistevano veri e propri civili ma solo gestori e avventori ricercati dalla Marina che decidevano di fermarsi lì prima di riprendere il mare.

Non era esattamente un posto sicuro: furti, omicidi e rapimenti erano all'ordine del giorno, ma a nessuno interessava granché, si trattava solo di pirati in fondo!

Ufficialmente l'isola veniva segnalata nelle rotte come disabitata ma tutti sapevano che non era così. Le voci correvano in fretta e in qualsiasi porto il nome 'Redfalls' voleva dire solo una cosa per la gente comune: guai.

La Marina, a conoscenza dell'esistenza dei loschi traffici sull'isola, aveva da tempo preparato piani per liberarla da quelle fastidiose presenze, ma non c'era ancora stato modo di attuarli, o meglio, molti di essi erano stati già abilmente sventati e per quanto li riguardasse, poiché non c'erano civili in pericolo, la distruzione dell'isola poteva anche aspettare.

Dopo gli eventi di Marineford la ciurma dei pirati Heart aveva continuato per la sua strada, viaggiando attraverso il Nuovo Mondo.

Quella a Redfalls era solo una fermata occasionale, un piccolo svago che avevano deciso di prendersi. Non era la prima volta che capitavano lì, lo ritenevano un ottimo luogo di riunione lontano da occhi indiscreti.

Non era successo ancora nulla di strano, era passato poco tempo da quell'evento che sarebbe rimasto nella storia e nessuno dei grandi nomi aveva ancora fatto la sua mossa.

Quello era sicuramente il momento ideale per architettare un buon piano e farsi avanti: la calma prima della tempesta.

Trafalgar Law aveva in mente qualcosa, nulla di ancora ben definito, tuttavia sapeva benissimo chi avrebbe colpito.

Si trattava solo di indagare e mettere a punto una strategia vincente.

Tutto ciò che desiderava era realizzare la sua vendetta, ma in quel momento non voleva pensarci troppo. Erano venuti a godersi la terraferma nell'unico luogo del mondo dove erano certi di non poter incrociare nessun marine, inoltre il rum sembrava essere davvero di ottima qualità.

Qualcuno improvvisò una canzone e alcuni dei presenti la accompagnarono con versi sconci, suscitando le risa di tutti.

Non era ancora troppo assorto nei suoi pensieri da non sentire la porta della locanda aprirsi per l'ennesima volta.

Il sole che entrava dall'esterno proiettò l'ombra del nuovo avventore sul pavimento.

Si trattava di uno straniero ammantato di nero, niente di inusuale in un luogo frequentato da pirati, era ovvio che in molti non volessero dare nell'occhio o essere riconosciuti, tuttavia non poté che suscitare la curiosità di alcuni fra gli uomini presenti.

Avanzò lentamente attraverso il locale, chiudendosi la porta alle spalle.

Alcuni si erano voltati per un attimo a fissarlo, ma erano tornati subito alle proprie occupazioni come se nulla fosse e la musica era ripartita.

Si avvicinò al bancone ed ordinò un bottiglia di rum, che scolò tutta d'un fiato davanti al locandiere. Sia lui, sia coloro che stavano lì vicino osservarono sbalorditi la scena.

"Ehi, ma sei pazzo? Quella non è mica acqua!" disse uno dei pirati seduti lì vicino da sotto i suoi baffi unticci, sghignazzando.

Per tutta risposta lo straniero estrasse qualche moneta d'oro  davanti al naso del locandiere lanciandogliele fra le mani,poi si voltò ed uscì di nuovo senza dire una parola.

Durante quei pochi minuti in cui si era svolta l'inusuale scena, Law non aveva potuto fare a meno di notare un particolare che fece la differenza in quella giornata così tranquilla.

Rivolse di nuovo la sedia verso il tavolo e verso i compagni, i quali smisero di chiacchierare animatamente vista la sua espressione seria.

"Che hai capo?" chiese Pinguino, che lo guardava stranito come gli altri.

"Pare che ci sia un pesce grosso da queste parti e non ho intenzione di farmelo sfuggire!"

 

Dressrosa, tempo presente...

 

"Si, credo proprio che questa vi piacerà parecchio!"

Doflamingo stava in piedi davanti al trono di cuori, osservando divertito la ragazza che si frapponeva fra lui e i due pirati.

Luffy era chino su Law ma teneva lo sguardo rivolto verso il nemico, così come il suo alleato. Quest'ultimo, nell'udire le parole dell'uomo, stava cercando inutilmente di rialzarsi.

Il suo volto era sbiancato e il Demone Celeste lo aveva notato.

"Il tuo stupido piano non è andato come avevi previsto, Law?" chiese con la sua voce gutturale mentre lo osservava tentare di mettersi in ginocchio con l'aiuto di Luffy.

"Taci, bastardo!" ringhiò.

Eris, che si trovava fra i due, guardò prima l'uno e poi l'altro nella più totale confusione.

"Nemmeno tu sai niente, non è vero, Cappello di Paglia?"

"Che cosa stai dicendo? Di cosa parli?" chiese il pirata alzando la voce: l'atteggiamento di quell'uomo non gli piaceva affatto e nemmeno il suo sorriso fastidioso.

Da quando l'aveva visto per la prima volta a Marineford non aveva fatto altro che incutere in lui un senso di profondo disgusto: pareva che la sua intuizione fosse giusta in fin dei conti.

In ginocchio di fianco al suo alleato, lo aiutava a sorreggersi al meglio che poteva, ma non poteva fare a meno di notare che si stava agitando moltissimo.

I suoi muscoli erano tesi, i suoi occhi scintillavano di rabbia.

"Non ascoltatelo!" proruppe Law gridando, ma si fermò all'istante portandosi una mano al petto per il dolore.

Doflamingo rise ancora sotto gli sguardi confusi di Eris e Luffy, i quali continuavano a lanciarsi occhiate interrogative senza riuscire a capire.

"Law non è mai stato catturato a Punk Hazard!" proruppe sogghignando.

Quella frase non fece altro che aumentare lo smarrimento dei due pirati.

"Che cosa significa? Abbiamo visto tutti le manette di agalmatolite!" Luffy si era alzato da terra per scontrare il suo sguardo deciso contro quello divertito di Doflamingo, sostenuto dall'amica "Ti è dato di volta il cervello forse? Gli stavi puntando una pistola alla testa!".

L'uomo li osservò dall'alto, continuando a sorridere "E' stato catturato è vero, ma non contro la sua volontà! E' stata tutta una messinscena, quella non era nemmeno agalmatolite!".

Eris osservò Cappello di Paglia, atterrito quanto lei, scagliarsi di nuovo contro il nemico dopo un brevissimo silenzio "Stai mentendo! Perché mai avrebbe dovuto fare una cosa simile? Trafalino è un nostro compagno!".

"Il perché in effetti non è così immediato..."

Le espressioni stampate sui volti dei due pirati tradivano la loro perplessità, non riuscivano proprio a comprendere.

Law nel frattempo stava cercando di far leva sulla sua spada per alzarsi in piedi.

"Che tu sia dannato, Doflamingo! Chiudi quella maledetta bocca!" gridò, era completamente fuori di sé.

L'avvertimento non ebbe alcun effetto sull'uomo, se non quello di divertirlo ancora di più "Law mi ha aiutato ad ottenere ciò che più mi interessava tenere al sicuro nel mio palazzo...mia moglie!".

"Adesso basta! Questo è veramente troppo Demone Celeste! Non ti permetterò di dire una sola parola di più! Con chi pensi di avere a che fare? Credi di riuscire a metterci l'uno contro l'altro con queste storielle?" a quelle parole Eris era andata su tutte le furie, così come Luffy "Hai esagerato! Trafalino non farebbe mai una cosa simile! Stai mentendo, è ovvio!".

"Siete dei poveri illusi...Accettate la realtà! Law vuole solo attuare la sua vendetta e per farlo è disposto a tutto, anche a scambiare Caesar con la tua mano, Eris!".

Un nodo attanagliò la gola della ragazza-demone, la quale si girò insieme a Cappello di Paglia, per guardare nel volto pallido il compagno che ormai era riuscito ad alzarsi in piedi.

Nessuno dei due era disposto a credere ad una sola parola pronunciata da Doflamingo, tuttavia...

"Perché non ti difendi? Sta dicendo soltanto un mucchio di sciocchezze! Diglielo Trafalino!" gridò il suo alleato in preda alla furia.

"...dimmi che sta mentendo...ti prego..." chiese Eris con un filo di voce, quella richiesta aveva il sapore implorante di una supplica, ma gli occhi grigi del ragazzo non potevano fingere.

Guardò verso il basso, senza dire una parola.

Quel silenzio venne presto riempito dalla convulsa risata di Doflamingo.

"No...Trafalino..." Luffy sgranò gli occhi, incredulo, ma quella che era rimasta più scossa dalla notizia era stata sicuramente Eris.

I suoi occhi rossi continuavano a fissarlo in cerca di una risposta che non arrivò mai.

"Non posso crederci..." sussurrò, prima di essere interrotta dal re.

"Quando mi è stato notificato il tuo arrivo su Punk Hazard stavo già prendendo dei provvedimenti per portarti a Dressrosa. Volevo farti avvelenare col fiore di Lafuente proprio lì, ma avevo bisogno di tempo e di qualcuno che ti trattenesse fino al mio arrivo. Imparentarmi e succedere ad uno dei Quattro Imperatori era un'occasione irripetibile ed io non volevo farmela sfuggire dalle mani, così pensai di mandare Vergo sull'isola, tuttavia un imprevisto assai fastidioso scombussolò i miei piani. Law era in realtà un traditore e minacciò di far saltare in aria tutta Punk Hazard, te compresa, se non gli avessi consegnato Caesar e non avessi rinunciato al mio titolo di re di Dressrosa non appena ti avessi sposata. Essere imperatore, rispetto a governare questa stupida isola, mi è sembrato un vero e proprio affare e anche se non avevo nessuna intenzione di rinunciare al regno accettai il compromesso, anche a costo di perdere inevitabilmente due miei fidati sottoposti. Il patto era molto chiaro, Law doveva conquistare la tua fiducia, io avrei fatto finta di ucciderlo e tu avresti accettato l'Accordo, ed è andata proprio come doveva andare...In realtà non esattamente...avrei dovuto lasciare Caesar sulla nave dei Cappello di Paglia facendolo sembrare una mia dimenticanza nella fretta, ma tu sei stata così stupida da consegnarlo direttamente nelle mani di chi ti aveva appena venduta a me. L'ironia della sorte!"

"No..." Eris ascoltava con gli occhi sbarrati. Quelle parole pesavano più di una sentenza di morte. Era stata tradita; tradita e umiliata.

"E pensare che hai voluto salvargli la vita anche qui, a Dressrosa, quando era palese che fosse venuto solo per vendicarsi! Ti ha scambiata per ottenere quello che voleva!"

Era evidente che il Demone Celeste avesse aspettato il momento giusto per raccontarle l'accaduto e l'enfasi che traspariva dalla sua voce denotava il piacere immenso che stava provando nel veder soffrire i suoi nemici in quella maniera tanto subdola.

"No! Non è così! Non è come sembra!" finalmente il ragazzo si era deciso a controbattere, ma Eris aveva assunto un'aria del tutto sconvolta. Sembrava fosse totalmente incapace di ascoltare.

"Mi hai usata...tu mi hai salvata solo perché ti servivo viva..." sembrava che nemmeno la sua voce avesse la forza sufficiente ad uscirle dalla bocca.

"No Eris! Ti prego! Ascoltami!Doflamingo..."

"Ero una merce di scambio, una pedina per attuare il tuo piano..."

"Non è vero! Sono venuto a riprenderti, faceva parte del..."

"No!" fino a quel momento aveva soltanto biascicato le frasi, senza realizzare quanto stava proferendo, ma ora si era scagliata con rabbia contro il suo interlocutore, gridando"Che tu sia venuto qui solo per Doflamingo mi sta bene! Che di me non ti importasse nulla? Posso essere d'accordo, ma scambiarmi! Usarmi come un oggetto, vendermi per raggiungere i tuoi scopi!"

"Ascoltami!"

"No! No! Ho pensato fino ad ora che Doflamingo ti avesse catturato per colpa mia! Perché avevi usato le tue energie per salvarmi! Ho scambiato la mia libertà con la tua vita! Come hai potuto fare una cosa simile? Come?"

"Faceva parte del mio piano fin dall'inizio! Non sono mai stato dalla sua parte, sarei venuto subito a riprenderti se non avesse danneggiato le navi!" il ragazzo gridava disperato, sorreggendosi sulla sua nodachi, tentando invano di farla ragionare.

Di contro, la ragazza sembrava essersi completamente estraniata dall'ambiente che la circondava: non riusciva a pensare ad altro che al passato, a tutte quelle cose, quei gesti che fino ad allora aveva interpretato come segni di amicizia.

Gli aveva risparmiato la vita più di una volta e cosa aveva ottenuto in cambio?

Una pugnalata. Dritta in mezzo al cuore.

Ma non era solo una questione di sentimenti, in quella partita a scacchi fra Law e Doflamingo era stato messo in gioco anche il suo stesso onore.

Avrebbe accettato più volentieri di essere prigioniera in una segreta nelle viscere dell'isola che regina agli occhi del mondo intero, al fianco di quell'uomo subdolo e meschino.

Ed ora scopriva di non essere lì nemmeno per una buona causa.

Non si trovava in quella condizione per aver salvato una vita, ma perché era stata ingannata dalla stessa persona a cui aveva ridato il cuore.

Nella sua mente confusa si fecero largo i pensieri più disparati.

Se solo l'avesse ucciso quando ne aveva avuto l'occasione non avrebbe dovuto soffrire in quel modo. Nulla di tutta quella orribile situazione sarebbe mai accaduto.

Avrebbe dovuto lasciarlo nelle mani di Doflamingo, o ancora prima nelle mani di Vergo.

Si sarebbe vendicata vedendolo soffrire come era successo a lei e a causa dello stesso , spregevole uomo.

Il suo pensiero andò a suo padre, il quale era sicuramente al corrente del fidanzamento ormai.

Cosa avrebbe pensato di lei?

Si era fatta incastrare così, da uno della Flotta dei Sette. Da un traditore.

Aveva abbassato la guardia, non era stata abbastanza attenta, si era fidata di una persona che aveva portato alla Marina un centinaio di cuori di pirati.

Ma come aveva potuto essere tanto stupida? Come?

Suo padre no, no, lui non l'avrebbe nemmeno guardata nel volto dopo tutta quella faccenda.

"Doflamingo aveva ragione...tu e lui siete davvero uguali..." sussurrò, fissando con occhi svuotati un punto indefinito oltre la torre monca.

La gabbia del Demone Celeste si stava lentamente chiudendo su sé stessa, distruggendo tutto ciò che si lasciava dietro.

L'uomo la osservava a braccia conserte, soddisfatto "Che ti avevo detto Eris? Avresti dovuto darmi ascolto fin da subito!"

La ragazza si accasciò a terra sulle ginocchia, lentamente.

Il colore rosso che l'aveva coperta fino ad allora si dissolse in pochi secondi, così come le sue ali e le sue corna.

Una lacrima solitaria le solcò il volto, ricadendo lentamente sulla sua guancia.

Anche in quello stato così mesto, la sua figura non perse l'austerità che la caratterizzava.

"Non è possibile!Perché? Perché l'hai fatto?" anche Luffy, che era rimasto a bocca aperta per tutto il tempo, non poté più contenere il suo impeto furioso.

"Strano che tu non l'abbia fatto presente anche al tuo alleato, ma è evidente che non ti fidi di nessuno e che anche gli altri farebbero meglio a non farlo con te. Eris, tu sei mia moglie e saresti per me una valida alleata. Aiutami a togliere di mezzo questi intrusi; se lo farai non sarai più obbligata a stare su quest'isola e potrai andartene quando ti pare e piace! Cosa ne dici? Mi sembra un modo più che conveniente per vendicarti di quello che ti ha fatto! Law è un traditore! Ha mentito a me, a te...pensaci bene..."

Il Demone Celeste ancora una volta aveva pensato di agire in un momento di totale debolezza della ragazza, facendo la sua mossa.

Anche lui sapeva che se se la fosse trovata contro, di nuovo in possesso dei suoi poteri, sarebbe stata una vera e propria spina nel fianco, e non era disposto per nessuna ragione a perdere quella battaglia.

Non ora che era così vicino alla vittoria.

Anche se Eris se ne fosse andata, formalmente sarebbe rimasta sua moglie e questo faceva di lui un parente a tutti gli effetti di Shanks, nonché il successore legittimo del suo Impero; senza contare che aiutandola a distruggere il suo nemico poteva in qualche modo accattivarsi i suoi favori.

Le cose non erano poi così gravi come sembravano: bastava solo fomentare la scintilla dell'odio che cresceva sempre più forte nel cuore della giovane ragazza, e questo lui lo sapeva fare molto bene.

Anche Law sapeva di quanto la situazione sarebbe stata grave se fosse passata dalla parte di Doflamingo. Se avesse deciso di combattere contro di loro, non avrebbero avuto speranze, ma la sua vita in quel momento passò in secondo piano.

Luffy era su tutte le furie e lo osservava con sguardo severo, aspettando una risposta alla sua domanda, ma Eris aveva deciso di soffrire in silenzio nella confusione della sua mente.

L'unica cosa che desiderava in quel momento era farle capire perché.

Sapeva che non si trattava di una giustificazione a ciò che aveva fatto; giungere a patti con Doflamingo era stato un grave errore, ma doveva farle sapere la verità ad ogni costo.

"Ero solo un bambino quando la mia famiglia è morta a causa del morbo del piombo ambrato. Sono riuscito a fuggire da Flevance ma ero malato e sarei morto anche io se non avessi incontrato un uomo che mi salvò la vita dopo aver fatto l'impossibile! Ebbene, quella persona fu uccisa da Doflamingo davanti ai miei occhi quando avevo solo dodici anni! Lo freddò senza pietà mentre cercava di proteggermi, ma la cosa più terribile è che quell'uomo era suo fratello! A lui non importa nulla di nessuno, vuole solo distruggere! Ai suoi occhi siamo tutti pedine, non solo io, non solo tu, ma tutti quanti! Non valiamo niente per lui, assolutamente niente!"

"Ti puoi fidare di qualcuno che ti ha mentito per tutto questo tempo, consegnandoti spontaneamente nelle mani del nemico? Io e Law siamo uguali, vogliamo entrambi ottenere ciò che vogliamo, a qualsiasi prezzo. Non ti rimane che scegliere da che parte stare: quella del vincitore o quella dello sconfitto!"

Alle parole di Doflamingo, l'incubo di Law ritornò a farsi sentire più vivido di prima "Me ne sono pentito non appena ho accettato! Non avrei mai dovuto farlo! So che non mi perdonerai mai ma non fidarti di lui! Sarebbe uno sbaglio tanto grande quanto lo è stato fidarti di me!"

Quelle parole gli costarono caro, più di quanto non si aspettasse, ma non voleva che la scena evocata dalla sua mente si materializzasse davanti ai suoi occhi.

Non ne avrebbe mai retto il peso.
"E' facile recitare la parte di colui che si è pentito ora che hai ottenuto ciò che volevi! Eris, so che non avrai alcun problema a sbarazzarti di lui...pensa a ciò che ti ha fatto! Non ti saresti mai dovuta sposare se non fosse stato a causa sua!"

La ragazza aveva assistito in ginocchio alla diatriba fra i due pirati, tenendosi il volto coperto con una mano e respirando profondamente.

Non era intervenuta nella discussione; aveva lasciato che quelle parole le scivolassero addosso come pioggia, ma non ne aveva sottovalutata nessuna.

Come un preciso mercante aveva soppesato ogni frase, ogni congiunzione, al milligrammo; a fungere da bilancia erano stati i suoi principi, la sua morale, il suo cuore.

Si rialzò lentamente in piedi e si scoprì il volto.

Il suo sguardo era feroce e selvaggio quanto quello di una fiera.

"Doflamingo!" gridò con voce tonante.

In quegli istanti di tensione tutti pendevano dalle sue labbra.

Luffy, scosso dalla storia di Law, dal suo tradimento e dalle parole del nemico stava cercando di realizzare quanto stesse succedendo e aspettava con trepidazione la sentenza di Eris.

I presenti, davanti a quello sguardo fiero e furioso, sapevano che la ragazza aveva preso la sua decisione.

Si voltò verso il re, penetrandolo con i suoi occhi verdi.

"Hai perfettamente ragione!"

 

Isola di Redfalls, Nuovo Mondo, 2 anni prima...

 

Sul promontorio vicino al porto dell'isola, la figura solitaria osservava il mare mentre il vento faceva svolazzare il lungo mantello nero come una bandiera.

Si voltò lentamente, osservando i pirati Heart tenutisi a debita distanza, schierati dietro di lei.

Davanti a loro stava il capitano della ciurma, Trafalgar Law, a braccia conserte.

"Che diavolo volete?" chiese la sinistra figura: il cappuccio le teneva il volto coperto, rendendola ancora impossibile da identificare.

"Dovresti prestare più attenzione quando giri in incognito. Prima, dentro alla locanda, quando hai consegnato quel denaro, non ho potuto fare a meno di notare il tuo anello".

Il ragazzo si riferiva al prezioso gioiello che lo straniero portava all'indice della mano destra: si trattava infatti di un anello d'oro a fascia piuttosto grande raffigurante una testa di leone in rilievo. Gli occhi dell'animale erano stati realizzati con due piccoli rubini rossi scintillanti, conferendo al monile ulteriore pregio.

"Da quel che mi risulta dovresti essere un pirata, non un ladro, Trafalgar Law!" lo sbeffeggiò la figura distante e misteriosa.

"Non sono qui per l'anello, ma per te. Esiste una sola, ristretta categoria di persone che può indossare un gioiello del genere. Poiché non credo che tu sia lui in persona, devi essere per forza uno dei pezzi grossi della ciurma di Shanks il Rosso!"

La figura si mise a ridere, irritando particolarmente il suo interlocutore, il quale invece aveva un'aria piuttosto seria.

"Che c'è da ridere?" chiese spazientito, mentre lo straniero misterioso cercava di ricomporsi.

"Nulla...è solo che hai fatto un buco nell'acqua, caro ladro! Anche se...devo ammettere che sei piuttosto informato per essere solo un novellino!" disse levandosi il mantello.

Una cascata di lunghi capelli rossi fluttuò nell'aria, cullata dalla brezza del mare.

I pirati rimasero ad osservare sbalorditi la ragazza dalla pelle chiara, la quale rivolgeva loro uno sguardo divertito. I suoi occhi verdi brillavano sotto al sole.

"La figlia del Rosso!" anche Law era rimasto particolarmente colpito nel ritrovarsela davanti, si aspettava chiunque tranne che Eris.

La sua taglia era stata recentemente inserita nella lista della Marina e la cifra era da capogiro, non era difficile intuire il perché: si trattava della figlia di uno dei Quattro Imperatori, era naturale che la volessero a tutti i costi.

"Mi hai scoperta! Ed ora che sai chi sono puoi anche toglierti dai piedi, ho delle faccende da sbrigare qui e per il momento vorrei rimanere indisturbata..."

Sembrava che il ragazzo non fosse stato a sentirla "E noi che pensavamo fossi uno della ciurma, ci è andata meglio di quanto sperassimo!"
"Che vuoi dire?" chiese con falsa curiosità; probabilmente aveva già indovinato che cosa quello stupido pirata stesse pensando.

"Eravamo pronti a batterci, ma dato che si tratta di te non credo che sarà necessario!"
"No, non sarà necessario visto che ve ne state andando!"
"E chi lo avrebbe deciso?"

"Io! Esattamente qualche minuto fa!"

"Non ho nessuna intenzione di andarmene da qui"

"E sentiamo...che cosa vorresti fare?"

"Catturarti e fare impazzire un po' tuo padre, naturalmente! Riuscire a mettere fuori gioco un membro della ciurma sarebbe stato molto difficile, ma a quanto pare la sorte ci è particolarmente favorevole...".

Al sorriso compiaciuto del Chirurgo della Morte seguì un'espressione particolarmente accigliata della giovane donna, la quale sembrava non credere alle sue orecchie.

"Senti, Signor Lafortunamisorride" cominciò, visibilmente irritata "ti sei chiesto perché ho una taglia sulla testa o il particolare ti è sfuggito?"

"Perché sei la figlia del Rosso e la Marina ti vuole a tutti i costi, ecco perché!" era palese che il ragazzo la stesse sfidando, guardandola con aria di superiorità. O almeno, così sembrò ad Eris, che gli lanciava occhiate comprensive, come se stesse parlando con un povero idiota (e in effetti lo reputava tale) "Oh...capisco...quindi mi stai dicendo che quella cifra mi è stata conferita perché mio padre è un pezzo grosso! Non fa una piega!".
"Proprio così! Ho intenzione di dare battaglia ai Quattro Imperatori e farli cadere uno ad uno! Ammetto di non aver pensato che il primo sarebbe stato Shanks, ma devo approfittare di questa preziosa occasione!" la sua voce profonda e pacata non fece che aumentare lo stupore della ragazza, che lo trovava sempre più patetico.

"Un attimo...fammi capire bene...in poche parole mi stai dicendo che vuoi catturarmi?"

"Non ho idea di dove sia approdata la tua ciurma, ma quando verranno a cercarti non ti troveranno più!"

"Io non ho una ciurma"

"Scusa...Volevo dire la tua scorta!" sghignazzò fra sé e sé, mentre Eris tentava di mantenere la calma.
"Non mi è necessaria"

"Vorresti farci credere che Shanks lascia andare sua figlia in giro per il Nuovo Mondo completamente indifesa?"

"Parliamoci chiaro una volta per tutte: io viaggio DA SOLA, non ho bisogno di nessuna ciurma e nessuna scorta, in secondo luogo, non direi proprio di essere indifesa. Sono stufa delle tue chiacchiere insensate, finiscila di seccarmi e scostati, ho altro a cui pensare!" fece per avanzare, ma gli uomini davanti a lei non sembravano avere nessuna intenzione di lasciarla passare.

Law continuava ad osservarla con il suo sorriso compiaciuto, come se avesse già portato a termine l'opera.

Quella ragazza era il suo biglietto da visita per entrare a far parte dei grandi nomi del Nuovo Mondo e nessuno glielo avrebbe sottratto.

"Se c'è qualcuno qui a non aver capito come stanno le cose quella sei tu! Ti abbiamo circondata, smettila di lamentarti e arrenditi senza fare storie, sarà più facile per tutti!"

La ragazza scoppiò in una fragorosa risata, davanti agli sguardi decisi dei pirati che l'avevano accerchiata.

"Scusami ma forse non ho capito bene quello che hai detto. Dovrei arrendermi? Perché? Sono forse in pericolo?"

"Non credo sia il momento di fare la spiritosa nella situazione in cui ti trovi!"

"E allora non fare queste battute da idiota!"

"Non era una battuta! Una volta che ti avrò catturata potrò costringere Shanks a fare ciò che voglio! Non credo permetterebbe mai che la sua amata figlia venisse uccisa!"

La soglia di sopportazione della ragazza iniziava a raggiungere il limite. Gli occhi grigi del ragazzo erano puntati su di lei, sembrava davvero sicuro di sé stesso "La vuoi smettere di essere così impertinente? Deve ancora nascere l'uomo che costringerà mio padre a fare qualcosa e tu non potresti riuscirci neanche lontanamente, presuntuoso arrogante!"

"Se c'è qualcuno che deve moderare i termini qui sei tu, ragazzina!"
"Ragazzina a chi? Adesso basta, mi hai proprio stancata!"

"Ma sentitela! Ascolta, mocciosa..."

"No! Ascoltami tu e vedi di aprire bene quelle tue orecchie, razza di presuntuoso! Sparisci subito dalla mia vista o sarò costretta a battermi con te, anche se al momento non ne ho nessuna voglia!"

Stavolta fu lui a ridere di lei "Questa è buona! Io non mi batto con le ragazzine!"

"Molto bene. Allora lasciami passare e chiudiamo questo discorso una volta per tutte!"

"Non così in fretta. Tu verrai con noi, che ti piaccia o no!"

"Nessuno decide che cosa devo o non devo fare. Togliti di torno, sfrontato!"

"Non te ne andrai da quest'isola se non sulla mia nave, stanne certa!"

La ragazza fece un profondo respiro.

Law non sembrava proprio voler cambiare idea e si ostinava a rimanere fermo sul posto ad osservarla con decisione. La sua tracotanza era ciò che più le dava i nervi.

"Credi che io non riesca a batterti, non è vero?" chiese d'un tratto, sorridendo maliziosamente.

"Battermi?" la schernì "Non avresti nemmeno il tempo di estrarre la spada!"
"Figuriamoci se estraggo la spada per far fuori un tipo come te! Sono in grado di stenderti con un solo colpo!"
"Sei proprio una ragazzina altezzosa, come mi aspettavo!"

"Senti chi parla! Io sarei altezzosa? Ma non ti sei mai chiesto se mio padre potesse anche avermi insegnato qualcosa in tutti questi anni?"

"Insegnare qualcosa a te? Penso che Shanks sia un uomo abbastanza intelligente da non sprecare il suo tempo con una mocciosetta viziata!"
"Molto bene! E allora fatti sotto!" rispose ammiccando, fin troppo sicura di sé.

"Ragazzi! Avete sentito?" Law si era rivolto ai suoi compagni di ciurma, i quali lo osservarono sghignazzando fra loro e annuendo divertiti "Sembra proprio che questa ragazzina mi abbia sfidato. Ed io risponderò educatamente alla sua richiesta!".

"Oh! Per favore, falla finita! Chiudi la bocca e combatti, avanti!" Eris lo aveva interrotto, non aveva voglia di perdere più tempo di quanto non stesse già facendo.
"Che seccatura! Room!" gridò il ragazzo, portando avanti la mano per creare il suo personale campo di battaglia.

L'insistenza della ragazza ormai lo aveva stufato. Era ovvio che si stava dando delle arie per via dei suoi illustri natali, ma Law non se la sarebbe sicuramente fatta sfuggire.

Sapeva come erano fatti gli aristocratici: tutto fumo e niente arrosto. E quella ragazza doveva essere proprio così.

Prima che potesse sfoderare la spada tuttavia, un grido di stupore si levò fra i presenti.

Eris stava ridacchiando, osservando torva il suo avversario; fra i suoi denti si potevano scorgere un paio di zanne acuminate.

La sua pelle era diventata da bianca a rossa, così come i suoi occhi.

Fra i capelli si fecero largo due grosse corna nere.

"Ha i poteri dei frutti del mare!" gridò qualcuno fra i pirati, atterrito dal nuovo aspetto della ragazza.

Nonostante lo stupore iniziale, il loro capitano non aveva di certo perso la calma "Credi di spaventarmi solo perché ti sei trasformata in un mostro? Ti sbagli ragazzina!"

L'espressione della ragazza si fece di nuovo infastidita "Un mostro? Bada a come parli!"

"Si, un vero e proprio mostro...direi che hai trovato lo Zoo-Zoo giusto per te!"

Il fatto che l'avesse insultata in quel modo la fece innervosire più di quanto non fosse già e anche il ragazzo lo notò.

Il Frutto del Mare l'aveva preoccupato, ma sapeva che avrebbe potuto gestire la situazione lo stesso; in fondo non era che una ragazzina, no?

Dischiuse le ali nere, molto simili a quelle di un pipistrello ma con un'ossatura più pronunciata e ben visibile.

Il suo avversario sfoderò la spada, ma Eris era già partita all'attacco.

Non fu difficile per lei schivare i fendenti, la Percezione riusciva ad identificare facilmente le mosse del ragazzo.

La stava sottovalutando e da questo poteva trarre un enorme vantaggio.

Prendendo il volo si destreggiò con grazia nella Room, eludendo ogni attacco che le veniva sferrato contro.

Dal canto suo, Law stava cominciando a rivalutare le parole della ragazza che stava evitando tutti i suoi colpi con grande agilità.

"Sta usando l'Haki..."

Come era possibile?

Quella piccola smorfiosa era capace di intuire le sue mosse; molto probabilmente era riuscita ad esercitare l'Ambizione fino a quel punto, gli sarebbe stato sufficiente schermare le sue intenzioni per metterla in crisi.

Prima che potesse rendersene conto però, la ragazza era sparita dalla sua visuale.

"Pensavo fossi più intelligente, Trafalgar!" disse ricomparendo molto più vicina, accostandosi sempre di più a tutta velocità al suo nemico.

Law era stato colto di sorpresa un'altra volta; non si aspettava che fosse così agile.

"Cosa diavolo stai...?"

La ragazza sparì di nuovo dal suo campo visivo alla velocità del fulmine, prima che potesse sferrare un altro attacco.

La cercò con lo sguardo, preparandosi ad attaccarla usando la Percezione, ma prima che se ne rendesse conto si ritrovò col volto a terra.

Era stato colpito in pieno in mezzo alle scapole ed era caduto sulle ginocchia.

Un colpo del genere era sicuramente frutto dell'uso dell'Armatura, e non era stato di certo uno dei più deboli che avesse ricevuto.

Provò a rialzarsi velocemente, ma Eris ricomparve al volo davanti a lui.

"Black Chain!" un fascio di filamentosa energia nera, generatosi dalla mano della ragazza, raggiunse velocemente l'avversario, avviluppandosi attorno al suo busto come una catena scura.

La nodachi gli cadde dalle mani mentre la cupola spariva.

Quell'energia che lo stava avvinghiando sembrava togliergli le forze ogni secondo che passava e più si dimenava più la situazione sembrava peggiorare.

"Lasciami subito! Razza di demone!" gridò con disprezzo davanti al volto sorridente della nemica.

Questa per tutta risposta strattonò il fascio nero che teneva nella mano destra e il ragazzo cadde riverso a terra, mugolando per il dolore.

I membri della ciurma erano pietrificati dal terrore. L'espressione tremendamente sofferente del loro capitano li aveva paralizzati.

"Sembra che tu abbia perso! Guarda dove ti hanno condotto la superbia e la brama di potere! Io sono un pirata, proprio come te! Avresti dovuto ascoltarmi!"

"Sei la figlia di uno dei Quattro imperatori...non sarai mai una Nuova Leva come i noi. Sei solo una sottoposta di tuo padre, per quanto potente tu possa essere!" nonostante la situazione spinosa, aveva trovato il coraggio di risponderle a tono, facendola ringhiare di rabbia.

"Taci prima che ti tolga fino all'ultimo briciolo di forza che ti è rimasta!"

"Che diavolo è questa roba?"

"Energia quantica. Per essere più precisi, energia quantica nera, ma la cosa non ti riguarda."

"Spero che mi finirai con la tua spada e non con questa roba ripugnante!"

Alle parole biascicate con dolore dal suo capitano, Pinguino intervenne rabbioso"Lascia stare il nostro capitano, demone!".

Tutta la ciurma estrasse all'unisono le armi, pronta ad attaccare la ragazza.

"Non interferite..." li fermò Law; quello era uno scontro uno ad uno e se qualcuno fosse intervenuto sarebbe uscito sconfitto nell'onore più di quanto non lo fosse già.

Eris li osservò sorridente "Calmatevi...io non ho nessuna intenzione di fare fuori nessuno!"

Con un gesto della mano la catena si dissolse, liberando il prigioniero che provò debolmente ad alzarsi.

"Che cosa stai facendo?"

Tutti i presenti erano rimasti perplessi da quel gesto, che cosa aveva in mente quella donna?

"Come ti ho già detto, non voglio uccidere nessuno o, almeno, non voi. Sono qui per qualcun altro, tu non mi interessi!"

"Lo sapevo!" mormorò Law rialzandosi da terra, schernendola "Sei una ragazzina, non avresti mai avuto il coraggio di..."

"Demonic grip!"

La vide tendere il braccio destro verso di lui, mostrando le zanne, quando si sentì improvvisamente sollevare in aria.

Eris strinse le dita come a voler afferrare qualcosa. Si portò istintivamente le mani al collo: quella strana energia lo aveva pervaso e sembrava volesse strozzarlo, stringendosi sempre di più a livello della trachea.

Sempre in quella posizione, Eris si avvicinò al volto del ragazzo quanto bastava per guardarlo dritto negli occhi.

"Provare pietà è una di quelle tante cose che mi rendono una donna e non un mostro, come pensi tu! Non avrei nessun problema a spezzarti il collo e a fare fuori tutti i tuoi compagni seduta stante, ma il fatto è che non voglio. Risparmiarvi la vita è una mia scelta, non un obbligo morale, quindi ritenetevi fortunati!".

Con un movimento del braccio Law ricadde a terra, tossendo, mentre Eris gli dava le spalle, pronta ad andarsene.

"Ascolta le mie parole, Trafalgar Law, e segui il mio consiglio. Vattene da quest'isola immediatamente. Una terribile tempesta sta per arrivare e il freddo vento del nord potrebbe soffiare contro la vostra vela, inabissando la nave sui fondali del tetro mare del Nuovo Mondo! Addio!".

 

Dressrosa, tempo presente...

 

Luffy era rimasto basito tanto quanto l'alleato nell'udire le parole della ragazza; non poteva credere che sarebbe stata dalla sua parte, non dopo quello che Doflamingo le aveva fatto!

La situazione era in effetti piuttosto complicata e faceva fatica a raccapezzarsi.

Law aveva tradito Eris, tuttavia lui lo aveva visto durante la permanenza a Punk Hazard e il viaggio in nave; il suo compagno era in pensiero riguardo al fatto che la ragazza si trovasse a Dressrosa e alla luce di quei fatti non sapeva spiegarsi quel comportamento.

Il ragazzo gli era sembrato davvero preoccupato, tanto da diventare spesso scontroso e intrattabile con lui ed i compagni di ciurma: era possibile che l'avesse tradita sul serio? Che avesse mentito e inscenato tutto solo per fargli credere che era in pensiero? Non gli sembrava possibile.

Sapeva che non poteva essere da lui e nonostante fosse arrabbiato per quel che aveva fatto, non si sarebbe mai schierato contro di lui.

La colpa era tutta di Doflamingo.

Quest'ultimo, alle parole di Eris, aveva assunto un'espressione trionfale: aveva ottenuto ciò che voleva "Hai fatto la scelta giusta! Non credo che far piangere mia moglie sia stata una mossa saggia, Law. Il mio dovere di marito mi chiama a difendere la mia preziosissima sposa e credo che ora come ora non le dispiacerà affatto vederti morire!".

Il suo sorriso di giubilo si tramutò presto in stupore quando, prima che potesse muovere un solo passo verso i due alleati, Eris lo fermò con voce stentorea.

"Fermo, Doflamingo!"

Quell'affermazione fece rimanere di sasso tutti i presenti.

Che cosa aveva intenzione di fare?

Il timore di Law crebbe sempre di più: il suo incubo era vicinissimo al realizzarsi e anche stavolta non aveva la forza necessaria per agire. Luffy non avrebbe potuto farcela da solo contro di loro.

Ciò che aveva temuto più di ogni altra cosa stava per accadere proprio di fronte a lui.

Sapeva che non lo avrebbe mai perdonato, ma addirittura passare dalla parte del nemico! Era un'ipotesi che aveva già preso in considerazione, ma che certamente non si aspettava (o non voleva aspettarsi) da lei.

Eris si avvicinò al re accigliato, ondeggiando sui suoi lunghi stivali di pelle.

"E' finita."

Pensò, chiudendo gli occhi per non vedere la scena che di lì a qualche secondo si sarebbe svolta davanti a lui.

"Sei soltanto un illuso!" mormorò sorridendo davanti al re palesemente stizzito da quell'affermazione.

Law riaprì subito gli occhi.

"Non mi alleerò mai con te, mai!"

"Come sarebbe a dire?" tuonò Doflamingo, iracondo. Eris aveva rovinato il suo prezioso momento di gloria.

"Quell'idiota ti ha tradita, non te ne sei resa conto?"

"Trafalgar mi avrà anche tradita, è vero" asserì abbassando gli occhi, per poi tornare a fronteggiare l'avversario con occhi di fuoco "Ma Cappello di Paglia, i Tontatta e questo Paese non mi hanno fatto alcun male! L'unico responsabile delle loro sofferenze sei tu ed io non ti permetterò mai di portare avanti i tuoi disgustosi piani! Che ti piaccia o no!"
I due pirati presenti rimasero colpiti da quell'affermazione; finalmente Luffy riconobbe in lei la ragazza che aveva conosciuto, nonché la degna figlia del suo grande amico "Eris...".

"Sappi che stai facendo un grave errore! Stai scegliendo la parte sbagliata in cui schierarti!"

"Giusto e sbagliato sono relativi, Demone Celeste. Ricorda bene: tu e Trafalgar potrete anche essere simili, ma io...io con voi non ho nulla a che fare!".

 

Angolo dell'autrice:

 

Ciao a tutti! Eris ha fatto sentire la sua voce e ha scelto da che parte stare, ora dovrà prendersi carico di questa decisione e fronteggiare il nemico prima che sia lui ad avere la meglio! Tempo addietro, a Redfalls, un breve scontro era già avvenuto, ma è certo che la nostra protagonista non sarà ricordata da tutti solo per una scaramuccia. Aveva previsto a Law una tempesta in arrivo, chissà a che cosa si riferiva! Per quanto riguarda lui, penso che il suo tradimento sia stato proprio difficile da mandare giù! E voi che ne pensate? Grazie per aver letto e vi aspetto al prossimo capitolo :D

 

 

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Capitolo 14
*** Chi trova un nemico... ***


Capitolo XIII

 

Chi trova un nemico...

 

Isola di Redfalls, Nuovo Mondo, 2 anni prima...

 

"Salve a tutti! Disturbo?"
"Allora saresti tu il tizio del biglietto...ti facevo un po' più alto, sai?"

Eris aveva inarcato le sopracciglia, rivolgendosi verso il ragazzo che camminava nella sua direzione con tranquillità.

Era una personalità piuttosto eccentrica: capelli rossi a forma di fiamma, tenuti su da quelli che sembravano degli occhiali da aviatore, un grosso cappotto nero di pelliccia e dei ridicoli pantaloni maculati.

Ciò che la infastidiva maggiormente non era sicuramente il sorrisetto che solcava le sue labbra viola, ma bensì il fatto che si fosse portato al seguito la sua ciurma al gran completo.

"Eustass Kidd? Era lui che stavi aspettando?" Trafalgar Law la osservava nervoso, mentre i suoi uomini si schieravano contro quelli del capitano appena arrivato.

La ragazza si trovava ora fra due fuochi: da un lato i pirati di Kidd, dall'altro gli Heart.

I due capitani si fronteggiarono l'uno davanti all'altro, mentre in mezzo allo spazio lasciato fra le due fazioni passeggiava una Eris alquanto nervosa.

Prima che potesse rispondere a Trafalgar, Kidd la interruppe, rivolgendosi al rivale in tono assai sprezzante "In carne ed ossa, Law...mi dispiace aver dato appuntamento ad una donna ed essere io quello in ritardo, ma cercherò di farmi perdonare, Eris-san!"

Nel parlare con lei aveva fatto qualche passo avanti nella sua direzione ed ora che si trovava più vicino poteva notare delle cicatrici solcare il suo volto squadrato, attraversando anche il suo occhio sinistro.

"Finiscila con tutte queste moine!" rispose spazientita, per poi mutare il suo disappunto in un sorrisetto divertito "Dimmi, esci sempre con una donna accompagnato dai tuoi uomini oppure sono un'eccezione alla regola? Ti servono per caso da supporto morale?" chiese indicando il consistente numero di pirati schieratosi su un lato del promontorio.

Anche Kidd le rispose sorridendo, contemplandola attraverso i suoi occhi sottili "Sei una meravigliosa eccezione! Una precauzione nel caso avessi deciso di portarti dietro anche papà!".
Fra i due contendenti, qualcuno iniziò a sentirsi di troppo e decise di farsi avanti "Ma si può sapere che diavolo è questa storia?".

Quella domanda rivolta con impertinenza parve non essere di gradimento al nuovo venuto, che rispose con altrettanta arroganza, squadrandolo dall'alto in basso "Trafalgar Law...se fossi in te non mi impiccerei nella faccenda, è una cosa che riguarda me e lei...se mai ci venisse voglia di una cosa a tre sarai il primo ad essere informato, d'accordo?".

Ovviamente quella provocazione non fece altro che innervosire maggiormente il Chirurgo che lo fronteggiava, il quale digrignò i denti mettendo mano alla nodachi "Se fossi in te non farei tanto lo spiritoso..." "Provaci, Law...".

Anche lui si stava preparando ad attaccare, così come i membri di entrambe le ciurme, che avevano simultaneamente estratto le armi per puntarle contro la fazione avversaria, seguendo l'esempio dei capitani.

"Fermo, Kidd!" l'aspetto austero e la voce greve della ragazza fecero sì che tutti si voltassero nella sua direzione. I suoi occhi verdi scrutarono il nuovo arrivato intensamente, come a voler penetrare nei suoi pensieri "Trafalgar se ne stava giusto andando, non è vero? Inoltre non vedo proprio che cosa possa centrare lui coi nostri affari, quindi lascia che si tolga di torno. D'altronde è con me che ce l'hai, non è vero?".

Prima che potesse rispondere, fu Law stesso ad intervenire "Infatti! Ho cose molto più importanti da fare che stare qui ad ascoltare le vostre smancerie! Venite ragazzi, andiamo!".

Fece cenno ai suoi di seguirlo, mentre si voltava nella direzione opposta a Kidd e alla sua ciurma, mettendosi la nodachi sulle spalle senza salutare nessuno.

"Una saggia decisione!" commentò il capitano che era rimasto, mentre osservava soddisfatto i pirati Heart sparire oltre il promontorio.
Non appena si furono allontanati, si rivolse alla ragazza "Un vero peccato! Avrei tanto voluto dare una lezione a quel moccioso! Anche se devo ammettere che preferisco stare da solo con te..."

"Chissà perché ma non sento di ricambiare questo sentimento!" Eris gli si era parata davanti a qualche metro di distanza, osservandolo di sottecchi "Perché mi hai convocata qui? Che accidenti vuoi?".

"Io? Non cerco proprio niente! Soltanto una ragazza col mio stesso colore di capelli...credo che tu sappia quanto sono rare al giorno d'oggi!" il suo fare canzonatorio stava iniziando ad irritarla più di quanto già non avesse fatto "Piantala! Sei davvero disgustoso! Allora, cos'è questa storia dell'invito? Come hai fatto a trovarmi?".

"Un trucchetto di poco conto in realtà, ma non è ciò che mi preme di più dirti..." "E sentiamo..." chiese incrociando le braccia, senza distogliere i suoi occhi verdi da quell'uomo così singolare "...che cosa vorresti dirmi?".

Sorrise, iniziando a camminare lentamente verso di lei "Quando ho visto la tua taglia sul manifesto ho subito pensato che non poteva essere tutto merito del tuo caro padre, ci doveva essere qualcosa sotto...in effetti, facendo qualche indagine ho scoperto il perché di quella cifra e devo dire che se fosse la verità, te la saresti meritata tutta!"
"Finiscila e arriva al sodo, Kidd!" lo osservava a testa alta, ma il suo tono di voce tradiva la sua impazienza e il suo interlocutore non poté che compiacersene, mentre continuava il suo discorso.

"Come sai, in questo mondo se sei un pirata hai poche possibilità di riuscire a sopravvivere..." "...stare sotto uno dei Quattro imperatori o fargli guerra continuamente! Si, lo so...che noia, tutti con questa storia! Ora mi dirai anche che vuoi rapirmi immagino!" lo interruppe sbuffando, ricordando la spiacevole conversazione che aveva avuto poco prima. A quanto pare la sua fama nel Nuovo Mondo era peggiore di quanto si aspettasse, tuttavia rimase interdetta quando Kidd rispose in maniera del tutto inaspettata alla sua affermazione "Cosa? Oh no, no...voglio solo stringere un accordo con voi!" "Voi chi?" "Con i pirati del Rosso, naturalmente!".
La ragazza strabuzzò gli occhi, incredula. Quel ragazzo che la stava squadrando dall'alto in basso con aria di superiorità le stava veramente chiedendo una cosa simile? Fece di tutto per trattenersi dal non ridere, mentre si rivolgeva chiaramente a Kidd. La sua voce perentoria echeggiò fra i ranghi dei suoi uomini mentre esprimeva il suo pensiero "Innanzitutto io non sono la portavoce di mio padre e se tu avessi anche solo la metà della stoffa che serve per avanzare una proposta simile ne avresti parlato direttamente con lui! In secondo luogo, chi ti credi di essere per poter scendere a patti con uno dei Quattro Imperatori? Sei solo una delle tante leve del Nuovo Mondo, non montarti la testa!".

Anche se non aveva specificato di che tipo di accordo si trattasse, Eris sembrava non avere la minima intenzione di saperne di più, ma la tenacia del pirata non venne meno "Ma che caratterino! Io credo che ti converrebbe ascoltarmi! Ho un'offerta molto vantaggiosa da proporvi!".

Continuava ad osservarla con sicurezza: il ragazzo sembrava avere tutta l'aria di non cedere al primo avvertimento e questo Eris lo aveva intuito, tuttavia nemmeno lei aveva intenzione di cambiare idea.

"Quante volte te lo devo dire" attaccò, la sua voce profonda tremolava spazientita "io non sono una messaggera! Non centro nulla con gli affari di mio padre! Io viaggio da sola, ve lo volete ficcare in testa una volta per tutte?".

"E se invece avessi giusto qualche informazione per te?" lo sguardo interrogativo di Eris lo fece sorridere, sapeva di aver fatto breccia facendo leva sulla sua curiosità "Riguarda qualcosa che sicuramente ti interessa da vicino...una certa 'gemma'...ma evidentemente non sei la persona giusta a cui dire queste cose! Forse dovrei parlarne con tuo padre!".

Il suo tono velato di ironia le dava alla testa, tuttavia aveva capito perfettamente a cosa si riferisse e sapeva che non poteva perdere del tutto la pazienza se voleva quelle informazioni "La gemma di Ruthiel! Come diavolo fai a sapere che mi interessa?".

"Adesso credo proprio che sarai disposta a riconsiderare la mia offerta in cambio di queste preziose informazioni!" "Avanti, parla!" "Non prima che tu abbia accettato la mia proposta!".

Lo osservò attentamente. Quell'abbigliamento così ridicolo, quel rossetto che probabilmente non avrebbe messo nemmeno lei, ma con che razza di persona stava avendo a che fare? Sapeva che la taglia del pirata era alta e gli uomini della sua ciurma in effetti emanavano una singolare aura inquietante. Osservavano silenziosi lo svolgersi della scena, con i loro sguardi lugubri e il loro aspetto così macabro. Ciò che rendeva seria, tutto sommato, quella figura stravagante che stava di fronte a lei coi piedi piantati a terra erano i suoi occhi. Sottili e cupi, le ricordavano la roccia grigia e fredda dei fianchi di alcune montagne. E non le piaceva; per niente.

"E dimmi...che cosa vorresti in cambio?" chiese circospetta, mettendosi una mano sul fianco e aspettandosi qualsiasi cosa.
"Un'Alleanza pirata per sconfiggere Big Mom!"
Ancora una volta, nonostante i buoni propositi, Eris era stata presa alla sprovvista dalla proposta di quel pirata. Spalancò i suoi grandi occhi verdi, osservandolo con incredulità, senza dire una parola. Per qualche istante rimase a guardare come persa nel vuoto verso di lui e verso la sua ciurma. Sembravano essere passate delle ore in mezzo a quel silenzio tombale, finché la ragazza non venne scossa da ripetuti sussulti.

Si portò una mano alla bocca.

Gradualmente, quella quiete venne squarciata dalle progressive e sempre più sonore risate di Eris.

"Che cosa? Vorresti rovinare gli equilibri fra gli Imperatori? Ma tu devi essere pazzo!Non sai quanta fatica faccia mio padre per mantenere la tranquillità in queste acque, ma che diavolo ti salta in mente? Chi pensi di essere? Sei solo un novellino che non conosce nulla di politiche fra pirati!".

"Non si rovinerà nessun equilibrio, anzi! Non appena Big Mom sarà fuori gioco, io ne prenderò il posto e non dovrete preoccuparvi più di mantenere la pace!" il ragazzo sembrava aver mantenuto il proprio contegno davanti alla reazione spropositata di Eris. Il suo tono pacato e greve non era cambiato e questo non fece altro che alterare sempre di più l'umore della ragazza.
"Ma sentitelo! Questa è davvero buona! Avevo proprio ragione, tu devi aver perso la testa! Una lotta con Big Mom potrebbe essere devastante per tutti noi, ne usciremo più deboli e potresti approfittarne per attaccare anche mio padre! Senza contare che una volta raggiunto tutto quel potere, potresti metterti contro gli altri Imperatori, distruggendo definitivamente l'equilibrio fra di loro! Con chi pensi di parlare? Con una sprovveduta buona a niente? Non se ne parla!"

La reazione di Kidd a quelle parole fu molto pacata: si limitò ad incrociare le braccia, sorridendo e chinando leggermente il capo verso il basso, in un atteggiamento quasi pensieroso "Sei molto furba, Eris, ma questi discorsi non ti aiuteranno a sapere ciò che vuoi...dovrai venirmi incontro se desideri ottenere qualcosa da me!" "Te l'ho già detto, è fuori questione! Sei solo un ragazzino che gioca a fare il pirata, ma non sarai mai un imperatore, Eustass Kidd, mai!".
"Te l'ho detto che comportarsi così non è il modo migliore per ottenere ciò che ti serve. Non pensavo ti interessasse così poco della Gemma di Ruthiel!"

La ragazza, a causa del fervore provocatole da quella discussione, aveva iniziato a cambiare colore della pelle; le vene nere si facevano largo lungo la sua figura a clessidra, solcandole il corpo. Rendendosi conto del suo umore alterato, Eris cercò di calmarsi. Sospirò e lo osservò con un ghigno, mentre il suo tono ritornava ad essere quello spigliato e tranquillo di sempre.

"Non preoccuparti, qualcun'altro mi darà le informazioni che cerco. Con te ho chiuso Kidd. E pensare che ho addirittura perso del tempo per venire fino a qui! Ci penserò due volte prima di accettare l'invito misterioso di qualcuno d'ora in avanti!".

Si voltò dando le spalle alla ciurma, per poi spalancare le ali nere.

"Dove pensi di andare?" chiese divertito, osservando la ragazza pronta alla partenza voltare il viso color diaspro verso di lui.

"Me ne torno a casa mia, ho molto da fare! Non disturbarmi mai più con queste inutili storie. Solca i mari e non infastidirmi!" ritornò ad osservare la sommità del promontorio, sbatté le ali, preparandosi a prendere il volo, quando all'improvviso  si sentì alleggerire di un peso dal quale per nulla al mondo avrebbe voluto separarsi.

"Non finché non avrò ottenuto quell'accordo!" si voltò furibonda verso Kidd: la sua pazienza aveva raggiunto il limite "Ridammi subito la spada, bastardo!".

Il ragazzo la osservava con un sorriso sfidante, sembrava essere particolarmente soddisfatto della sua mossa e le mostrava la spada, prima appesa al suo fianco, come un trofeo.

La lama azzurrina scintillava sotto il sole, mentre l'elsa dorata era coperta dalla grossa mano di colui che l'aveva rubata ed ora la stringeva in pugno.

Quello era un regalo fattole da uno dei suoi più cari amici, proveniente dalla sua isola d'origine; significava molto più di una semplice spada. Inconsciamente, Kidd aveva fatto una mossa molto, molto pericolosa per la sua incolumità.

"Potrei farlo, ma solo se accetterai la mia proposta!"

"Non so se riesci a comprendermi..." Eris lo osservava torva, i suoi occhi erano rossi come il sangue "...ma tu non sei nella condizione di dettare le regole in questo momento. Ridammela e nessuno si farà male!"

Il ragazzo sogghignò "Credo che tu non abbia capito le mie intenzioni: o mi procuri un accordo o non lasci quest'isola, non sulle tue gambe, ovviamente!".

La ragazza strinse i pugni mentre le vene pulsavano sotto la cute rossa, avvolgendo i muscoli tesi del suo corpo. Tentò un'ultima volta di celare la sua rabbia sotto un tono di voce quanto più contenuto possibile "Ti avverto. Ridammi la spada o sarò costretta a prendermela da sola! Sei nettamente inferiore a me, quindi consegnamela e sparisci subito dalla mia vista!".

Kidd aprì le grosse braccia, mostrando il petto seminudo attraversato da una cinghia di cuoio, sulla quale erano statI fissati uno spadino e una pistola.

"Se proprio la vuoi, vienitela a prendere! Ho una gran voglia di giocare con te oggi!"

 

Dressrosa, tempo presente...

 

La decisione di Eris era stata totalmente imprevedibile per tutti.

Non solo non aveva scelto di schierarsi dalla parte del Demone Celeste, ma aveva anche deciso che avrebbe difeso l'isola. La gratitudine verso gli amici che l'avevano salvata, unita all'odio profondo che nutriva nei confronti del suo novello sposo erano riusciti a reprimere la frustrazione e la rabbia che provava per quel tradimento così inaspettato. Quello di passare oltre fu un enorme sforzo per lei, ma doveva pensare prima di tutto alle persone verso le quali era debitrice e che non voleva veder soccombere quel giorno, insieme a tanti altri innocenti.

Si ritrovava così, per l'ennesima volta, a fronteggiare con sguardo severo quell'uomo che tanto odiava, ma ora aveva i suoi poteri e i suoi assi nella manica.

Non era più una prigioniera costretta a contare sull'aiuto altrui, era di nuovo libera di agire e di prendere le sue decisioni in tutta autonomia, senza ricorrere a stratagemmi e senza appoggiarsi a nessuno.

Sapeva che aveva fatto la scelta giusta in fin dei conti: non voleva pensare al traditore, ma soltanto a come liberarsi del problema principale che in quel momento aveva in comune con molti: neutralizzare Doflamingo, una volta per tutte.

Per lei che se lo era ritrovata davanti tante volte, quell'uomo rappresentava parte di un incubo con il quale aveva dovuto convivere per molto tempo.

Non si era mai posta molte domande su di lui e non le interessava sapere chi fosse realmente, quale fosse il suo passato, ma ora, osservandolo in tutta la sua statura, avendo compreso le sue capacità e il fatto che potesse tenere testa a ben due pirati molto forti, capiva che forse era motivato da una questione di fondo che avrebbe dovuto prendersi la briga di scoprire molto prima.

Scrutandolo attentamente coi suoi occhi verdi, avrebbe desiderato poter indagare dietro quegli occhialini rossi, cercando i veri specchi della sua anima nera, per comprenderne i piani, carpirne gli orridi pensieri, i folli vaneggiamenti, i sogni di gloria che lo avevano mosso ad agire in quel modo.

Era consapevole che quello non fosse il momento buono per fare la sentimentale, per pensare a cosa provasse un simile soggetto.

Conosceva la sua crudeltà e ciò che le aveva fatto era assolutamente imperdonabile, per non parlare di come aveva trattato i suoi "sudditi" durante quei lunghi anni di regno!

Eppure, nonostante tutto il risentimento che covava nei suoi confronti, nonostante la rabbia per tutto quello che le era capitato, nella sua mente riaffiorò un ricordo molto particolare, legato alla sua infanzia. Legato a sua madre.

Era uno dei tanti discorsi che appartenevano ad un passato lontano ma mai dimenticato, quando ancora viveva con lei. Era solita pronunciare frasi enigmatiche, massime di saggezza che sembravano quasi discordare con la sua giovane età.

"Se colui che ascolta, ascolta completamente, comprende tutto"

La sua voce, così femminile e pacata, risuonò nella mente della ragazza come una musica soave, proveniente da un tempo remoto e inafferrabile.

Ma perché le era venuto in mente questo?

Proprio ora che si trovava di fronte ad un nemico così letale e temuto! Avrebbe dovuto ricordare i consigli degli addestramenti del padre, non i precetti, per quanto validi, della madre.

Non ebbe il tempo di fantasticare oltre sul perché di quell'improvviso ricordo, poiché Doflamingo, che non era rimasto particolarmente soddisfatto del suo scomodo rifiuto, aveva deciso di rivolgersi a lei con un fare particolarmente accigliato.

"Siete solo tre ragazzini sciocchi...devo dire che siete parecchio scoccianti, ma saprò come farvi tacere!" il suo tono era pacato nonostante la situazione così tesa, ma Eris non se ne stupì, lo aveva visto affrontare simili situazioni allo stesso modo. Con quella fredda tranquillità che lo caratterizzava.

Ma lei non era affatto come lui e rispose digrignando i denti come era solita fare con coloro che la sbeffeggiavano "Avanti! Che cosa aspetti? Vieni a farmi fuori!".

Il sorriso inquietante di Doflamingo ricomparve "Non se ne parla! Toglierò di mezzo solo quei due seccatori..." disse indicando con un cenno del capo Luffy e Law, i quali stavano dietro di lei, poco lontano. Anche se senza un braccio, il ragazzo era riuscito a rimettersi in piedi, ed ora assisteva al dialogo con un nodo alla gola, così come il suo alleato.

"Pensi davvero che ti ucciderei? No, non mi priverei di qualcosa che ho faticato così tanto ad ottenere! Tu tornerai in catene e farai esattamente quello che deciderò io!" a quelle lugubri parole un brivido gelato percorse la sua spina dorsale.

Quei giorni di prigionia le erano sembrati anni.

Non avrebbe potuto vivere così, non ancora! E se Doflamingo avesse voluto servirsi ancora del fiore di Lafuente? Sarebbe stato insostenibile e la sua mente si rifiutava di tollerarne l'idea.

"Scordatelo! Io ti sconfiggerò, fosse l'ultima cosa che faccio!" "Sei troppo sicura di te! Non hai nessuna possibilità!"

"Ah sì? E allora perché mi avresti messo il bracciale se non avessi paura di me? Tu sai benissimo di cosa sono capace, lo so che temi il mio potere...sapevi fin dall'inizio che le voci su Redfalls erano vere e hai sempre evitato lo scontro con me! Ma adesso basta! Ora ti costringerò a combattere e vincerò!".

"Come osi rivolgerti così al Signorino, brutta sfrontata!" non ebbe il tempo di voltarsi verso colui che aveva parlato che dietro di lei sentì provenire le grida di stupore di Luffy e Law.

Si girò e li vide entrambi attanagliati alla vita da una viscida sostanza azzurrina, mentre cercavano invano di divincolarsi.

Vennero trascinati verso uno dei lati della torre sotto lo sguardo soddisfatto di Doflamingo, mentre Eris si rivolgeva verso l'origine di quell'attacco: Trebol.

"Lasciami!!!" gridava Luffy esasperato mentre si dibatteva in quella morsa così spiacevole, mentre l'alleato, al quale non rimanevano ormai molte forze dopo i colpi subiti, si lasciava trascinare verso l'Ufficiale con sguardo disgustato.

"Che diavolo ci fai qui? Lasciali andare subito!" gridò la ragazza rivolgendosi all'Ufficiale, che la guardava divertito "Credevi di avermi messo fuori gioco, ragazzina? Servirà più di una brutta caduta per togliermi di mezzo!".

Alla vista di quell'enorme essere che usava quella disgustosa melma viscosa come arma, i suoi nervi già alterati cominciarono a cedere.

Mentre stringeva i pugni, la sua pelle si impallidiva sempre di più, fino a farle assumere un aspetto cadaverico.

Era ritornata la ragazza-angelo che Luffy aveva visto a Punk Hazard.

"E' inutile che mi fissi con quegli occhi di ghiaccio!" disse irriverente, riferendosi al nuovo aspetto di Eris, per poi rivolgersi al suo capo che stava tranquillamente osservando la scena "Non preoccuparti Doffy! Li toglierò di mezzo uno ad uno!".

La sua intenzione di colpirla si manifestò subito nella mente di Eris, che non ebbe nessuna difficoltà a schivare i tentacoli viscidi del nemico prima che questi potessero raggiungerla.

Si muoveva ad una velocità ammirevole senza nemmeno aver bisogno di volare: data la sua stazza e il peso della sostanza viscosa, Trebol e i suoi attacchi risultavano troppo lenti per poterla centrare.

Questo non impedì però alla ragazza di innervosirsi man mano che lo scontro continuava.

Aveva sempre odiato quell'Ufficiale, era davvero fastidioso e quando lo osservava trascinarsi in giro per il palazzo le ricordava una grossa lumaca senza il suo guscio.

"E' da quando sono qui che ti reputo uno degli esseri più ripugnanti che io abbia mai visto. Prova di nuovo a mettermi quella cosa schifosa addosso e ti giuro che sarà l'ultima cosa che farai!"

Il suo tono era calmo ma deciso e lasciava bene ad intendere le conseguenze se avesse ricevuto altri fastidi da quell'essere. Ma uno degli Ufficiali d'elite della Family non si sarebbe certo fermato grazie alle sue minacce e lei lo sapeva molto bene.

Si ritrovò infatti a schivare un altro colpo da parte sua, seguito da una risata poco contenuta "Sai che stai parlando con un Ufficiale, vero, ragazzina?"

"Non mi interessa nulla di te né del tuo patetico Re!  Per quanto mi riguarda potete marcire entrambi all'Inferno!" "Finiscila di rivolgerti a lui in quel modo!"
I suoi attacchi si fecero sempre più intensi e forti: Doflamingo sembrava essere assolutamente intoccabile per lui e rappresentava dunque un punto debole che Eris decise di usare a suo vantaggio.

Dopo l'ennesima schivata, la ragazza, sorridendo, cominciò a schernirlo mentre i due pirati intrappolati la osservavano basiti facendosi largo fra le spire appiccicose del nemico "Proprio così! Il tuo 'Signorino' fa veramente pena! Credo non sia nemmeno all'altezza di ricoprire la sua carica...anzi, sai che ti dico? Che bisogna essere davvero disperati per assoldare dei personaggi come voi come Ufficiali d'elite!".

Con un grido di rabbia Trebol cercò di agguantarla per l'ennesima volta con uno dei suoi disgustosi tentacoli viscidi.

I due alleati osservarono con sgomento la mano di Eris affondare attraverso quella protuberanza che sembrava aver schivato qualche istante prima.

"Ti ho presa, maledetta sciocca! Adesso te la farò pagare per quello che hai detto! Ti rimangerai ogni singola parola brutta ingrata!".

Eris non sembrava essere assolutamente alterata, anzi, appariva piuttosto sicura di sé.

E a buon diritto.

Dal punto in cui aveva affondato la mano iniziarono ad avvolgersi attorno al tentacolo delle spire di energia filamentosa che si estesero da quell'origine verso la figura dell'Ufficiale che la osservava sgomento.

In pochi secondi sia lui che il suo rivestimento melmoso vennero avvolti da quell'energia luminosa.

La sostanza iniziò ad afflosciarsi lentamente, mentre l'Ufficiale era rimasto come paralizzato, con la grossa bocca aperta.

Notando che non opponeva più alcuna resistenza, i due pirati iniziarono quanto prima a liberarsi dalla sostanza, mentre Eris si ripuliva la mano sui pantaloni, disgustata.

"Bleah! Che schifezza! Spero di non doverlo ripetere mai più!" "Eris! Si può sapere cosa sono quei raggi? Sembrano una vera forza! Che cosa fanno esattamente?" chiese Luffy entusiasta mentre estraeva i piedi dal liquido.

"Beh, a dire il vero ha un funzionamento molto particolare...si tratta di..."

"Eris!"

Al grido di Law, la ragazza si voltò appena in tempo per osservare atterrita Doflamingo.

Il suo dito era puntato contro di lei, la sua espressione era demoniaca.

Il re era su tutte le furie.

"Tamaito"

Fu l'ultima parola che gli sentì sussurrare.

Gli occhi vitrei si chiusero d'istinto mentre aspettava di essere colpita da un secondo all'altro.

Non accadde nulla.

Socchiuse gli occhi, pronta a rivedere davanti a sé l'inquietante sorriso del Demone Celeste.

Tutto ciò che aveva di fronte erano edifici bruciati o crollati.

Si trovava a Dressrosa, in una delle tante piazze della città: poteva scorgere nettamente la gabbia chiudersi attorno all'isola come un'inevitabile condanna, mentre alle sue spalle si ergeva il palazzo reale.

Ci volle qualche secondo perché potesse realizzare quanto era accaduto.

La vena sulla sua fronte iniziò a pulsare, strinse i pugni, si morse il labbro azzurrino per poi prorompere in un feroce urlo collerico.

"TRAFALGAAAAAAAAR!"

Iniziò a respirare rumorosamente, prendendo grandi boccate d'aria per cercare di calmarsi, quando alle sue spalle una voce familiare la fece voltare di scatto.

"Ehi! Ce l'hai con qualcuno?"

 

Angolo dell'autrice:

Ciao a tutti! Chiedo scusa per l'immane ritardo ma purtroppo ho avuto dei gravi problemi familiari che hanno rallentato di molto la realizzazione di questo capitolo! Ne approfitto per avvisarvi che alcuni dei capitoli che ho già scritto subiranno delle modifiche, dato che non sono più soddisfatta di alcuni punti (nulla di 'importante' dal punto di vista della storia, è più una questione di forma che di contenuto), di conseguenza volevo chiedervi se c'era qualche scena in particolare che volevate fosse rivisitata, oppure se avevate in mente qualche episodio da aggiungere a questa vicenda che vi sarebbe piaciuto leggere! Vi ringrazio per l'attenzione, spero che il capitolo vi sia piaciuto e aspetto i vostri suggerimenti! Grazie :D

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Capitolo 15
*** La cruda realtà ***


Capitolo XIV

La cruda realtà

Dressrosa, tempo presente...

 

Si voltò all'istante.

Aveva riconosciuto subito quella voce amica e finalmente, dopo tanto tempo, riuscì a sfoderare uno smagliante sorriso nella direzione del ragazzo.

Sembrava avere improvvisamente dimenticato tutto quello che le era successo e tutto quello che ancora stava accadendo, come se fosse tornata indietro nel tempo e non avesse vissuto un solo attimo di tutta quella storia.

Come in una bolla invisibile, i due erano stati repentinamente separati dal resto del mondo.

Si sentiva come in una sua personale dimensione atemporale; Dressrosa smise di esistere per alcuni brevi istanti.

Gli corse incontro, con gli occhi verdi sfavillanti di gioia.

"SABO!" gridò entusiasta, gettandogli le braccia al collo.

Il ragazzo barcollò all'indietro, tenendosi il cappello con una mano e tentando di mantenere l'equilibrio con l'altro braccio.

"Eris!" disse ridendo mentre si rimetteva in equilibrio sui suoi piedi. La ragazza, qualche centimetro più alta di lui, lo aveva letteralmente sovrastato non appena gli era arrivata addosso.

Gli staccò le braccia dal collo e fu finalmente in grado di parlare, mentre si risistemava il cappello sulla testa bionda "Ti aspettavo al Colosseo!" "Lo so...lo so! Perdonami, non hai idea di quanto mi dispiaccia non essere venuta!".

Si osservarono. I loro sguardi vennero finalmente a contatto diretto l'uno con l'altro, loro espressioni manifestarono l'apprensione di entrambi.

In quel momento, quella sfera di intimità che li aveva avvolti si infranse di colpo, facendoli ritornare alla realtà.

Divennero improvvisamente seri. Eris aveva distolto lo sguardo, guardando a terra; anche l'amico si era incupito e l'ombra dell'imponente cappello contribuiva a dargli un aspetto un po' più severo, celando i suoi occhi.

"Che cosa è successo?" chiese, lasciando trasparire la sua preoccupazione.

"E' davvero una lunga storia...non hai idea di cosa sia accaduto nelle ultime settimane! Oh, Sabo..." gli si avvicinò e notò da sotto la tesa del cappello i suoi occhi, come persi nel vuoto. La sua voce risuonò quasi metallica, atona, quando riaprì bocca "L'ultimo combattimento nell'arena è stato sospeso per un po' di tempo. Non capivo cosa stesse succedendo, ma  sapevo che c'era una sola persona con il potere di dare annunci in diretta in tutta l'isola, mettendo un freno anche ad una competizione così rinomata come quella che si disputa al Corrida Colosseum. Mi aspettavo qualsiasi cosa da quell'uomo, ma non questo...non che ti avrebbe sposata.".

Eris sgranò gli occhi. Il suo cuore si fermò per un secondo.

"Allora...lo hai visto anche tu..." sussurrò con un filo di voce, pallida come un fantasma.

"Avrei preferito cavarmi gli occhi che vedere quelle scene strazianti. Per chi non ti conosce, quel capo chino e quegli occhi spenti potevano essere tradotti come semplice emozione, ma per me..." sospirò chiudendo gli occhi, per poi guardarla di nuovo in volto "...per me il tuo dolore era come fosse il mio. Io ero lì e non ho potuto impedire ciò che ti stava facendo, ero completamente inutile...".

Lo fermò prima che potesse continuare, alzando lo sguardo e anche il tono della voce "Non dire così! Tu non potevi farci niente! Nessuno poteva farci niente!".

Si sentì oltremodo umiliata.

Anche lui aveva visto, anche lui sapeva. Il solo pensiero le dava il voltastomaco.

Quell'espressione e quella voce rassegnata risultavano invece piuttosto nuovi agli occhi del giovane rivoluzionario "Come sarebbe a dire che nessuno poteva farci niente?".

"Voglio dire che nessuno poteva impedire che ciò avvenisse!" "Si può sapere perché? Perché è successo tutto questo? Come hai fatto a finire qui a Dressrosa?"

Strinse i pugni e chiuse gli occhi per qualche secondo, rivolgendo la testa verso destra, dove stavano alcuni edifici distrutti.

"Ho fatto un Sacro Accordo con lui!" rispose tutto d'un fiato, come se avesse un enorme peso sullo stomaco, qualcosa che la infastidiva terribilmente. Il suo disagio era palese agli occhi dell'amico, che non fece altro che preoccuparsi ulteriormente, data anche la gravità della risposta che gli era stata data. Non pensava che una cosa simile sarebbe potuta accadere fra quella ragazza e il perfido re. "Un Sacro Accordo? Per quale motivo?" "Mi trovavo su Punk Hazard...cercavo la gemma di Ruthiel, ma quando l'ho trovata è arrivato anche Doflamingo..." "Non vedo cosa possa centrare con te! Ad ogni modo un Sacro Accordo si fa per ottenere dei vantaggi! Si può sapere che cosa aveva di tanto importante da scambiare addirittura con la tua stessa libertà? Con ciò a cui più tieni al mondo? Ti assicuro che non capisco più nulla di questa storia, tu non lo faresti mai per ottenere un'alleanza o qualcosa di materiale..." "Infatti...gli ho promesso che lo avrei sposato e gli ho consegnato i miei poteri in cambio..." ebbe un attimo di esitazione, mentre un rapidissimo flash di ciò che era successo qualche decina di minuti prima le passava fulmineo davanti agli occhi "...in cambio della vita di Trafalgar Law!".

"Trafalgar Law? Non credevo foste in buoni rapporti..." "..non lo siamo" troncò bruscamente lei, lasciando l'amico con un palmo di naso per l'ennesima volta.

Quella storia stava diventando via via sempre più complessa, facendo sorgere nella sua mente ancora più dubbi di quanti già non ne avesse da quando aveva scoperto della presenza di Eris sull'isola.  "E allora perché lo hai fatto?" "Pensavo che mi avesse salvato la vita a Punk Hazard...credevo di dovergli un favore...invece era solo una messinscena. Tutto questo è stato architettato da lui! E' tutta opera sua: il Sacro Accordo, il matrimonio...l'ha fatto per vendicarsi di Doflamingo! Se mi avesse consegnata a lui avrebbe ottenuto in cambio lo scienziato in grado di fabbricare il SAD e tu sai meglio di me quanto fosse importante per lui...".

"CHE COSA?!"

Non sembrava averla presa affatto bene: la sua fronte si corrugò, mentre i suoi occhi infuocati guardavano oltre le sue spalle, come a voler incenerire i detriti che ormai avevano cosparso l'isola. Come era solita fare di fronte ad un uomo su tutte le furie, Eris non si scompose, anzi, rispose con voce decisa e lapidaria, come se stesse pronunciando un'ineluttabile sentenza. Il suo mento rivolto all'insù e il suo cipiglio fiero contribuirono a dare ulteriore rilievo a quella affermazione.

"E' proprio come ho detto. Sono stata trascinata qui con l'inganno da Trafalgar Law. Ero una semplice pedina nei suoi piani di vendetta". Ricordò le parole di Doflamingo; aveva detto all'incirca la stessa cosa, aveva usato lo stesso nome per descriverla. Una 'pedina'.

Lo era davvero? Aveva davvero permesso di essere usata come in una partita a scacchi fra quei due uomini terribili?

I suoi pensieri vennero dissipati dalla voce stentorea di Sabo, ancora palesemente irato "Dove si trova ora?" "E' a palazzo con Luffy e Doflamingo, stanno combattendo. Ero lì anche io, prima che..." "Vado a raggiungerli!".

Impugnò con decisione il suo tubo di metallo, ma non ebbe modo di fare il secondo passo.

Eris si parò davanti a lui, a qualche centimetro dalla sua faccia, con un'espressione che non ammetteva obiezioni "Fermati! Doflamingo è mio!" "Spostati!Non voglio Doflamingo! Voglio la testa di Trafalgar Law!".

'La testa di Trafalgar Law...' quella frase rimbombò nella sua testa come una strana cantilena, mentre fronteggiava l'amico.

In effetti avrebbe dovuto reclamarla lei quella testa, ne aveva tutto il diritto, dopotutto. Così come aveva il diritto di togliere di mezzo Doflamingo.

Eppure...

Eppure lei era lì, nel bel mezzo della città, scampata all'ennesimo colpo basso di Doflamingo; e non era per merito suo.

 "Ma che dici?Fermati subito!" afferrò d'istinto il braccio di Sabo, che se ne stava andando. La guardò con il fuoco negli occhi "Come puoi perdonare un simile affronto!" "Non ho perdonato un bel niente!" "E allora perché mi stai fermando?".

La ragazza sciolse la presa dal polso, senza perdere il contatto visivo "Ora calmati...ti prego" usare un tono più pacato sembrò non avere l'effetto che Eris aveva sperato; il rivoluzionario infatti continuò imperterrito ad alzare la voce "Mi chiedi troppo Eris! Sei stata imprigionata, avvelenata e costretta a sposarti con l'inganno! Io sono tuo amico e non posso permettere che quel tizio la passi liscia, non posso! E' tutta colpa sua!".

Improvvisamente la ragazza fece un balzo indietro, portandosi una mano alla bocca per la sorpresa.

Le braccia dell'amico avevano preso fuoco ed ora ardevano davanti ai suoi occhi atterriti, ma Sabo non mostrava alcuna reazione preoccupante.

"Il frutto Mera Mera..." disse con un filo di voce, guardando stupefatta le braccia ardenti "...come hai fatto a..." "Ho vinto il torneo del Corrida Colosseum, naturalmente!" "Ma Luffy! Come ha potuto consegnarlo a te? Sai bene che quel ragazzo era il fratello di..." "Lo so. C'è una cosa che devo dirti! Più di una in realtà, ma ora il tempo stringe...".

Quel discorso sembrava averlo distratto dal suo intento. Da furioso divenne mesto, mentre raccontava alla ragazza ciò che gli era capitato durante gli avvenimenti di Marineford.

"Quindi tu saresti il fratello di Cappello di Paglia? Ma tutto questo è folle!" la piratessa era oltremodo scioccata da ciò che le era appena stato raccontato.

Sabo le aveva detto di non ricordare la sua infanzia e il pensiero che l'avesse passata in compagnia di due bambini che sarebbero diventati tanto famosi non fece che rafforzare in lei la convinzione che il cielo scegliesse sin dalla nascita coloro che erano destinati a grande fama.

Tre vite intrecciate di altrettante personalità così singolari, che si sarebbero distinte negli anni a venire e che avrebbero fatto la storia.

Quella non era certo una coincidenza e non vedeva l'ora di tornare a casa per poterne scoprire di più. Era necessario interrogare gli oracoli.

"Già...davvero incredibile! Ora capisci perché Luffy mi ha permesso di mangiare il frutto!" la ragazza gli rivolse un mesto sorriso "Certo...ora è tutto chiaro! Credo che sarà più che felice che l'abbia avuto tu...lui non se ne sarebbe fatto niente in effetti!".

I due si guardarono dritti negli occhi durante un breve ma intenso silenzio.

"Perché mi hai fermato?" chiese pensieroso il rivoluzionario; quella chiacchierata era riuscita a farlo sbollentare un poco.

 "Questa è una questione fra me e lui, ed io la risolverò come meglio credo! Spetta a me vendicarmi, non a te. Lo sai che non sono esattamente una ragazza indifesa..." anche lei era rimasta piuttosto tranquilla, ma era evidente per l'amico che il suo tono non lasciava spazio alle obiezioni.

Era sul punto di rispondere quando, dietro di loro, un forte schianto si propagò dalla torre dalla quale Eris era stata mandata via.

Quest'ultima si voltò di scatto e vide delle grosse nubi di polvere sollevarsi proprio da quel punto "Oh no! Viene dal palazzo reale! Dobbiamo raggiungerli in fretta, hanno sicuramente bisogno di noi!".

Sabo rispose con un cenno del capo, per poi tirare fuori dalla tasca della giacca nera una radio-snail "Devo sapere dove sono finiti i miei compagni e avvisarli che mi sto muovendo verso la torre, sarà questione di pochi secondi!" la rassicurò, azionando il dispositivo.

"A proposito, che ci fate voi qui, si può sapere?" chiese con curiosità, mentre la radio suonava a vuoto "Eravamo qui per indagare sui traffici segreti di Doflamingo, quando...oh, dannazione! Non risponde! Non fa niente, se ne accorgeranno da soli! Ad ogni modo, le cose sull'isola sono degenerate velocemente...prima tu, poi il frutto Mera Mera...".

"Sono contenta che l'abbia mangiato tu!" gli disse sorridendo "Ti ringrazio...la memoria di mio fratello rimarrà sempre con me, in questo modo..." "A proposito di fratelli! Sarà il caso di correre da quello che ancora ti è rimasto! Doflamingo è un osso duro pure per un tipo in gamba come lui!" "Hai ragione! Andiamo!".

Fecero per mettersi a correre, entrambi con un'idea diversa di quello che di lì a poco sarebbe accaduto.

Sabo non vedeva l'ora di poter essere di nuovo d'aiuto al fratello minore. Finalmente stava avendo qualche occasione per recuperare un po' del tempo perso e per vedere di cosa era diventato capace quel bambino che da ragazzino aveva spesso difeso.

Eris, dal canto suo, non pensava ad altro che a prendere a calci Doflamingo. Colpirla alle spalle era stato l'ennesimo colpo basso da parte sua, ma sicuramente non la goccia che aveva fatto traboccare il vaso. Quella era già scesa da un bel pezzo!

Nonostante i loro propositi e la loro determinazione, i due si arrestarono bruscamente senza aver potuto muovere più di un passo.

Si guardarono in volto, preoccupati "Hai sentito anche tu?" "Sì. Sta arrivando.".

Si voltarono e alle loro spalle videro avvicinarsi all'orizzonte proprio chi già sapevano di incontrare.

Lentamente, cadenzando il passo greve e pesante con il suo bastone, stava arrivando l'Ammiraglio Fujitora.

I due amici si affiancarono, mentre il rinomato marine procedeva verso di loro a testa china, con la pesante giacca bianca svolazzante sulle sue spalle.

Lo osservarono con serietà "Questa proprio non ci voleva!".

Si fermò a qualche metro da loro.

Non era solo, ovviamente: un nutrito gruppo di marines gli faceva da seguito.

Uno fra questi bisbigliò qualcosa all'orecchio dell'imponente uomo, mentre i due compagni rimasero imperterriti a fissare la scena con serietà, pronti a scattare a qualsiasi movimento brusco o comportamento sospetto.

"Sabo, il giovane braccio destro di Dragon..." cominciò, sollevando il capo nella loro direzione "ed Eris, la figlia del Rosso e attuale regina di Dressrosa. Questa sì che è proprio una strana coppia! Tuo marito ha preso delle decisioni alquanto discutibili, Vostra Maestà".

"Non voglio più sentirlo chiamare 'mio marito'! Mi ha costretta a sposarlo e io non ero per nulla d'accordo. Per quanto riguarda il mio essere regina, sono stata incoronata contro la mia volontà e non ho nessun motivo di reclamare il trono. Non voglio governare questo posto, anzi, prima me ne sarò andata da Dressrosa e meglio sarà!" "Temo proprio di non poterti lasciare andare. Non importa cosa vuoi o non vuoi, ho l'ordine di consegnarti viva nelle mani del Grandammiraglio e temo proprio di non poter fare un'eccezione".

La ragazza digrignò i denti. Akainu aveva dato ordine di catturarla? Suo padre l'aveva messa in guardia da quell'uomo e dopo i fatti di Marineford non aveva nessuna voglia di incontrarlo.

"Eris!" Sabo la riscosse dai suoi pensieri "Vai a raggiungere gli altri! Avranno bisogno di te!" "Ma..." "Niente ma! Di loro mi occuperò io, tu cerca mio fratello e falla pagare a Doflamingo anche a da parte mia!".

Lo guardò negli occhi. Era un ragazzo che emanava spensieratezza anche nelle situazioni più difficili. Le sorrise "Sta' attento, mi raccomando!" gli sussurrò mentre dalla sua schiena si snodarono un paio di candide ali piumate.

"Issho-san, arrivederci!" gridò, in procinto di prendere il volo.

"Fermatela subito!" non appena i marines cercarono di eseguire gli ordini, una lingua di fuoco li circondò, impedendo di arrivare fino ai due ragazzi.

Quando ebbe staccato i piedi da terra, rivolse un sorriso verso l'amico, prima di levarsi in alto nel cielo "Grazie!".

 

Isola di Redfalls, Nuovo Mondo, due anni prima...

 

Zattere, barche, navi.

Qualsiasi tipo di imbarcazione, anche di fortuna, era stata approntata nel giro di pochi minuti dagli abitanti dell'isola.

Il mare stava cominciando ad agitarsi e salpare non era solamente un'opzione, ma l'unica possibilità di sopravvivere.

Erano tutti pirati, la loro vita non era su quell'isola, ma in molti si stavano comunque lasciando alle spalle qualcosa. Non avevano avuto il tempo di prendere con loro tutto ciò che avevano e molti degli affari che stavano intrattenendo, legali o meno, erano andati irrimediabilmente in fumo, per non parlare di chi gestiva le locande.

Ma la vita, in quel preciso momento, era molto più importante di un pugno di monete d'oro. Anche per un pirata.

Non per tutti, ovviamente.

C'era chi aveva già perso la vita nel tentativo di portare con sé più di quanto poteva, rimanendo intrappolato sull'isola, schiacciato dalle macerie, bruciato tra le fiamme, o peggio...

Fra i flutti turbolenti, ormai lontani dalla costa, alcuni di coloro che erano partiti per primi stavano osservando a bocca aperta lo spettacolo.

L'isola di Redfalls, un tempo celebre ritrovo di pirati, stava venendo completamente rasa al suolo.

"Capitano? CAPITANO?"

Da sopra il sottomarino giallo, anche i pirati Heart osservavano la scena, impietriti.

Negli occhi grigi di Law si specchiavano le fiamme che avvolgevano l'isola. Era rimasto lì, con lo sguardo puntato, senza battere ciglio.

L'interruzione del suo compagno lo fece trasalire; si rivolse a Shachi innervosito "Che cosa c'è?".

"Mi chiedevo, capitano..." iniziò, con voce tremante, non aspettandosi una simile reazione da parte sua "Se dovessimo allontanarci dall'isola. Non è un bene stare qui, siamo ancora nel raggio d'azione di quella 'cosa'".

"Shachi ha ragione! E pensare che potevamo esserci noi al suo posto!" ammise Bepo preoccupato, guardando verso l'isola.

"Va bene! Andiamo! Non abbiamo più nulla da fare qui, su muovetevi!"

Non appena diede l'ordine, la ciurma cominciò a rientrare sotto coperta per prepararsi all'immersione.

Law si voltò ancora una volta ad osservare Redfalls. Sarebbe stata forse l'ultima occasione in cui avrebbe potuto vederla.

Il fuoco la avvolgeva come un manto luminoso e in mezzo a questo si poteva scorgere nettamente l'enorme figura nera avanzare nel suo impeto distruttore.

Varcò la soglia della porta e se la chiuse in silenzio dietro di sé, senza dire nulla.

 

Per chi era a Redfalls quel giorno, lo scontro fra i due pirati era apparso all'inizio come uno dei soliti duelli isolati sul promontorio.

Tuttavia ben presto la situazione era degenerata.

La lotta fra Kidd ed Eris si era fatta subito incandescente: la ragazza aveva cominciato ad attaccarlo con furia, mentre schivava con altrettanta foga i colpi del grosso braccio meccanico dell'avversario.

I raggi neri che scaturivano dalle sue mani colpivano la terra come saette, mentre il reale bersaglio si muoveva con agilità nonostante l'ingombrante braccio.

Eris si spostava volando sopra di lui, ritenendo che un attacco dall'alto potesse essere più efficace, tuttavia la metteva in bella vista di fronte al nemico, che continuava a sferrare colpi a destra e a manca senza dare l'impressione di stancarsi.

Aveva provato a colpire quella sua distruttiva arma di ferro, ma qualcosa aveva impedito che il suo potere si propagasse dal braccio verso il resto del corpo dell'avversario, e questo non era affatto un bene.

Non poteva continuare così all'infinito.

Doveva prenderlo alla sprovvista, ma come?

Una torre piuttosto alta presente nel centro città vicino attirò la sua attenzione; senza pensarci due volte, si diresse volando verso di essa, inseguita a ruota da Kidd e dai suoi uomini.

La battaglia si stava spostando.

Attraversarono in fretta le vie della città, sollevando la polvere delle strade semi deserte.

"Dove diavolo ti sei cacciata, Eris?" gridò furioso, mentre raggiungeva trafelato la piazza adiacente alla torre.

Tutti i presenti avevano lo sguardo puntato in alto: sulla sommità dell'edificio si era appollaiata la sua preda.

"Arrenditi, Kidd!" la sua voce rimbombò per tutta la piazza, facendo alzare lo sguardo non solo al diretto interessato, ma anche a tutti coloro che erano lì presenti. La cosa non li turbava. Gli scontri erano all'ordine del giorno a Redfalls.

"Guarda che sei tu quella in difficoltà!" ammise Kidd, puntando il dito nella sua direzione. In effetti, non sembrava avere tutti i torti.

"Quanto scommettiamo?"

All'improvviso la ragazza si lanciò giù dalla torre e si bloccò a metà, mantenendosi in aria sbattendo ogni tanto le sue ali nere.

Tese un braccio verso le mura e in un baleno un lazo di energia si legò  attorno alla struttura.

"Choke!" sibilò. In un istante, quella singolare corda si strinse attorno ai mattoni, recidendo di netto la torre a metà.

Con un rumore assordante, quest'ultima si schiantò sulla piazza senza lasciare scampo a chi si trovava poco sotto.

La ragazza si limitò ad osservare la terribile scena dall'alto, per poi planare tranquillamente sopra le macerie, posando gli occhi rossi qua e là alla ricerca del corpo che le interessava.

Si scostò appena in tempo per evitare di essere presa in pieno da un'esplosione di detriti sotto i suoi piedi, dalla quale spuntò l'indesiderato braccio meccanico del nemico.

Uno degli artigli le scalfì una guancia.

Il sangue che ne uscì era nero come la pece.

"E così, alla fine, sono riuscito a prenderti!"  sogghignò il ragazzo, un po' malconcio ma tutto sommato integro.

"Che diavolo stai dicendo Kidd? Sto per ucciderti, non lo senti?" era piuttosto spazientita ed impaziente di andarsene, ma l'avversario non sembrava dello stesso avviso.

"Sinceramente? Credo proprio che sia tu a non sentire!" rispose con molta sicurezza, puntando gli occhi oltre le sue spalle.

Si voltò.

Un nugolo di armi, spade, asce, coltelli, qualsiasi tipo di oggetto contundente, era puntato alla sua schiena e alle sua testa, sopra di lei.

Quando si voltò, ne aveva persino davanti a sé.

Era in trappola, e il suo nemico non poteva che esserne soddisfatto.

Ad ogni minimo cenno, una qualsiasi di quelle armi avrebbe potuto passarla da parte a parte.

Erano entrambi visibilmente provati. Il viso di diaspro di Eris era ricoperto di graffi, il suo braccio sinistro grondava sangue. Era stata colpita da uno degli artigli di Kidd, che si era infilato nella sua carne nella fase iniziale del combattimento.

Era stata presa e non c'era più nulla da fare, se non osservare il suo avversario, digrignando i denti come un animale rabbioso.

"Ora verrai con me...da morta non mi servi a nulla!" concluse con noncuranza, sistemandosi gli occhiali in testa  "Te lo puoi scordare, schifoso bastardo!" "Io non mi comporterei così se fossi in te...ti ricordo che hai centinaia di armi puntate addosso, e che se volessi..." "Fai pure quello che ti pare!" lo interruppe sprezzante. Nonostante la sua condizione, non aveva alcuna intenzione di moderare il suo linguaggio, né di persuaderlo e ancor meno di scendere a patti! "Non mi farò umiliare da te! Preferisco la morte!" "Ma davvero? Sei ridicola...Forza voi! Mettetele addosso queste!" ordinò con disprezzo a due dei suoi sottoposti sopravvissuti, lanciando loro un sacchetto contente un paio di manette di agalmatolite.

"Non osate avvicinarvi, maledetti cani!" gridò contro i due uomini, che vedendone le grosse corna e gli occhi rossi, esitarono a fare il loro dovere e ad entrare nella 'gabbia' con lei "Ti chiedo scusa, principessa, ma non vogliamo che capitino incidenti lungo la nostra rotta per Sabaody!" rispose con voce suadente Kidd, ancora fiero del suo bottino appena conquistato "Sabaody?" "Proprio così, aspetteremo lì il tuo caro papà e se qualcosa dovesse per caso andare storto...beh, possiamo sempre venderti come schiava all'asta! Credo che saresti il pezzo forte del giorno!".

Si guardò attorno, smarrita e furente di rabbia. Quell'uomo aveva intenzione di condannarla ad una vita di tremenda sofferenza e di far naufragare con lei anche suo padre. Non l'avrebbe permesso; non poteva permetterlo!

"Non ti darò questa soddisfazione Kidd! Non mi vedrai mai schiava, né vedrai realizzarsi il tuo folle sogno! Addio!".

Sotto gli sguardi increduli dei presenti, la ragazza si gettò sulle spade senza esitazione.

Tuttavia, finì miseramente in ginocchio, lanciando un acuto grido di dolore.

Un coltello le si era conficcata nel polpaccio, sotto l'ordine spietato di Kidd.

"Non ci provare! Ti ho detto che mi servi, tu non fuggirai. Non puoi scappare, sei in trappola!". Era evidente che quel gesto l'aveva preoccupato parecchio, stava per farsi sfuggire quell'occasione a dir poco unica e non avrebbe permesso che accadesse un'altra volta.

In quel momento, Eris si sentì completamente smarrita ed impotente.

Si tolse con foga la lama dalla carne, urlando e piangendo per il dolore provocatole.

"Prigioniera...in trappola..." sussurrò con filo di voce, per poi gridare in faccia, torva, all'avversario, in ginocchio "NO! MAI!".

Sentì tutto il suo corpo e la sua mente opporsi a quella situazione che non voleva vivere per nessun motivo al mondo. Avvertì che la sua disperazione stava cambiando qualcosa dentro di lei; qualcosa che partiva da dentro di sé, qualcosa di inarrestabile.

Il sorriso di Kidd si spense all'istante.

La terra sotto le mani di Eris stava diventando improvvisamente nera, così come la sua pelle.

La macchia si stava estendendo a tutta la sua figura e a tutto ciò che aveva intorno, sotto gli sguardi atterriti dei presenti.

I muscoli della ragazza si gonfiarono repentinamente: le sue dimensioni stavano aumentando a vista d'occhio.

Per lo stupore, Kidd lasciò cadere le spade, mentre l'essere si rialzava lentamente da terra.

Tutti i presenti si erano affacciati sulle strade, uscendo dalle case e dalle locande per vedere cosa stesse succedendo, ritrovandosi di fronte ad un orribile spettacolo.

Nel giro di pochi minuti, un essere enorme si era materializzato in mezzo alla città, sormontando persino gli edifici più alti.

Il suo corpo gigantesco e muscoloso si stagliava come una grossa ombra nera contro il cielo; l'imponente torso era avvolto dalle fiamme.

La testa, se tale si poteva definire, aveva una forma triangolare e acuminata. Gli occhi erano di fuoco e due enormi corna svettavano come torri snodandosi orizzontalmente dal mastodontico cranio.

La bestia lanciò un grido spaventoso, che fece tremare la terra, aprendo le enormi fauci che zampillavano fuoco.

Tutto attorno al mostro la terra e gli oggetti erano diventati neri, come se stessero appassendo a ritmi rapidissimi, mentre i materiali deperibili prendevano fuoco spontaneamente.

Nessuno capiva cosa stesse accadendo, ma una cosa era certa: Redfalls non era più un luogo sicuro.

Era un essere davvero spaventoso.

Chiunque, alla vista di una simile bestia, non avrebbe esitato un secondo a tagliare la corda.

Persino Kidd, impallidito di fronte al mostro, aveva iniziato a correre a perdifiato lungo le strade della città, seguito dalla sua ciurma.

Tuttavia, nonostante il terrore e la fretta, non poté non porsi una domanda fondamentale: cosa stava succedendo?

Come aveva fatto Eris, così all'improvviso, a trasformarsi in quell'orrido incubo? E perché tutto ciò che toccava sembrava sciuparsi come un fiore appassito?

Mentre scappavano, notarono come le strade e le piazze si stessero affollando di pirati urlanti. Tutti, alla vista del mostro, avevano deciso di levare le tende il prima possibile, e, a quel punto, anche Kidd era dello stesso avviso.

Ma la strada per il porto era ancora lontana ed incredibilmente affollata.

Se avesse potuto vederla in quel momento, avrebbe capito che sarebbe stato impossibile sperare di arrivare alla propria nave velocemente.

La ressa al porto era altrettanto spaventosa. Ognuno voleva salpare il prima possibile e levare l'ancora prima di essere travolti dalla furia distruttiva dell'essere, il quale, infatti, se la stava prendendo con qualsiasi cosa intralciasse il suo cammino.

Era talmente grande che fra le sue zampe nulla poteva salvarsi.

Stava distruggendo edifici e calpestando persone indiscriminatamente, e presto avrebbe raggiunto i pirati di Kidd.

Quest'ultimo si rese conto che, a quel punto, fuggire era totalmente inutile: avrebbe dovuto attaccare.

Si voltò all'improvviso, lasciando che una delle grosse zampe posteriori della bestia, che si teneva in piedi in posizione eretta, fosse abbastanza vicina.

Quando il bersaglio fu alla sua portata, vi scagliò contro il suo braccio metallico, affondando gli artigli nella carne nera.

Oggettivamente, la portata di quell'attacco su un animale simile era pari a quella di un graffio, tuttavia contribuì ad infastidirlo e a far sì che la sua attenzione si focalizzasse proprio sul pirata.

Provò a calpestarlo con la zampa munita di artigli grossi quanto il suo braccio, ma riuscì a scansare l'attacco.

Il fatto che fosse così grande e poderoso non rallentava i suoi movimenti, poco dopo infatti, Kidd, si ritrovò nuovamente a dover schivare una raffica di pugni che avevano reso in poltiglia tutti gli oggetti e gli edifici circostanti.

Approfittando della posizione leggermente chinata dell'essere, la sfruttò a suo vantaggio.

Quando una delle grosse zampe anteriori toccò il terreno, il pirata vi saltò sopra con agilità, percorrendo tutto il braccio muscoloso.

Durante la corsa, caricò l'attacco rivolto al muso dell'essere.

"Maledetta! Che cosa diamine sei diventata!"

Più si avvicinava, più l'orribile espressione di quel mostro si faceva definita. Quella che la ricopriva non sembrava nemmeno pelle, ma qualcosa di più spesso, come una specie di guaina di roccia. Gli occhi e le fauci aperte che sprigionavano fuoco avevano l'aspetto di una gigantesca forgia e il calore diventò ben presto insopportabile.

Tuttavia non poteva rinunciare a colpire quella bestia, non aveva altra scelta. Questa stava tentando di scrollarselo di dosso mentre se la vedeva coi compagni del Capitano, i quali avevano iniziato a colpirlo alle gambe con le loro armi.

Ormai era abbastanza vicino alla spalla: il suo obbiettivo era colpire lo zigomo e stordirlo. Era in procinto di farcela, quando si accorse di un insolito dettaglio: sul braccio del mostro stavano iniziando a snodarsi strani filamenti neri luminescenti, che il pirata non tardò a riconoscere.

"Energia quantica! No, non può essere! Anche in queste condizioni..."

Il demone non aveva perso la capacità di usare l'energia, la quale avvolse Kidd in un istante, senza dargli il tempo di difendersi o di sferrare l'attacco.

L'ultima cosa che ricordò fu il grido rabbioso del mostro, seguito da una violenta fiammata che usciva dalle sue fauci nella sua direzione. Poi, più nulla.

 

Dressrosa, tempo presente...

 

L'ennesimo schianto. Qualcosa, o meglio, qualcuno, era stato lanciato con un potentissimo colpo sul dorso della nuova collina sopra la quale stava il palazzo reale.

Si era appena alzata in volo quando aveva sentito il forte rombo provenire da uno dei fianchi della rupe ed ora si stava dirigendo in picchiata verso quella direzione.

Le aure energetiche di Doflamingo e di Luffy, molto chiare e distinte in mezzo a quelle più deboli del resto dell'isola, erano improvvisamente scemate e ciò non prometteva nulla di buono.

Mentre sorvolava la porzione di isola ancora all'interno della gabbia, poté rendersi effettivamente conto dei danni provocati dagli scontri e dal perfido re.

Tutti gli abitanti stavano iniziando a convergere verso il centro dell'isola, formando una ressa dalle dimensioni impressionanti.

Tutta quella gente sotto di lei era destinata a morte certa.

Si sentì sollevata dal fatto di non dover occupare spazio, potendo librarsi tranquillamente in cielo, tuttavia sapeva che se voleva davvero essere utile doveva distruggere l'origine di quello strumento infernale il prima possibile.

Decise di calarsi un po' più in basso. Il combattimento ormai si sarebbe dovuto giocare attraverso le strade di Dressrosa ed Eris era pronta a scorgere ogni singolo movimento sospetto che avrebbe potuto destare la sua attenzione.

Mentre sorvolava l'Altopiano del Re poté notare come l'Ufficiale d'elite di Doflamingo, Pica, avesse creato un'enorme riproduzione di sé stesso in pietra.

Quell'uomo dalla voce snervante aveva contribuito a modificare irrimediabilmente l'assetto dell'isola.

"Sapevo che sarebbe stato un avversario temibile ma non ero certa di cosa effettivamente fosse capace...non fino ad ora...mi domando chi sia stato a farlo fuori...".

Ma la ragazza non era l'unica persona a guardarsi attorno in quel momento.

Proprio dall'altopiano infatti, gran parte degli sguardi di coloro che erano lì presenti erano puntati verso l'alto.

Con le teste rivolte verso il cielo ed una mano a schermarsi gli occhi dal sole, Re Riku, Viola, Usopp, i Tontatta e parte dei cittadini contemplavano la figura alata che stava procedendo spedita verso il centro della gabbia.

"Quindi è riuscita a sfuggire all'attacco di Fujitora?" chiese il cecchino perplesso, mentre il lungo naso continuava a puntare verso l'alto.

"Sabo il rivoluzionario, sta combattendo contro di lui al posto suo e adesso ha intenzione di sfidare Doflamingo!" rispose preoccupata Viola, la quale era riuscita a vedere tutta la scena grazie al suo potere. Usopp fece un sospiro di sollievo, asciugandosi il sudore dalla fronte col dorso della mano "Giusto in tempo! Ora che Luffy è fuori gioco, i nostri avranno sicuramente bisogno di rinforzi!".
"Gats e i gladiatori ce la stanno mettendo tutta, ma non basteranno i loro sforzi, sono troppo deboli se paragonati al Demone Celeste!" ammise con mestizia la ragazza, chinando il capo verso terra e chiudendo gli occhi. Quello scontro era decisivo e avrebbe decretato la vita e la morte di tutti coloro che erano presenti sull'isola. Riku tentò di farle forza "Purtroppo hai ragione, figlia mia. Ma sono certo che la ragazza sarà all'altezza! L'ho vista solamente una volta, ma mi è sembrata una persona di buon cuore, nonostante sia figlia di..." "Ma certo padre! E' dotata di una grande potenza e abilità, non avrà nessun problema a fronteggiare Doflamingo!Tuttavia...".

Stavolta fu Usopp ad interromperla, con l'intento di distrarla da quei dolorosi pensieri"E gli altri? Dov'è Robin? E Trafalgar?".

Viola si riscosse e posò gli occhi sul cecchino "Un momento...un momento...fammi focalizzare la mia chiaroveggenza e ti risponderò in un attimo!".

L'affascinante donna chiuse gli occhi, attivando il suo strabiliante potere.

Attraversò con lo sguardo la città, andandosi a focalizzare su ciò che stava avvenendo nel Campo dei Girasoli, sopra il quale ora si trovava il palazzo reale.

Il Chirurgo della Morte, che nel frattempo aveva riacquistato il suo braccio prima amputato, se la stava prendendo con Robin e Cavendish.

"Per quale motivo le avete tolto il bracciale, si può sapere?" gridò furibondo.

Alla vista del compagno così profondamente turbato, Robin cercò di capire cosa gli stesse succedendo "Law, calmati! Non capisco che cos'hai!" "Il bracciale di Eris, quello fatto di agalmatolite! Le avete detto dove trovare la chiave! Siete impazziti?".

Anche Cavendish era rimasto spiazzato da quella reazione così plateale "Ma che stai dicendo? Se ora la bella figlia del Rosso non avesse i suoi poteri, Doflamingo l'avrebbe uccisa!" sentenziò, scostandosi i riccioli biondi dal volto.

L'archeologa non poté che concordare "Tutti noi volevamo che tornasse libera! Anche tu!" "Si, ma non ora! In questo momento è sotto fortissime pressioni! Non sapete che cos'è successo a Redfalls?".

Il medico sembrava non avere nessuna intenzione di calmarsi "Lo sappiamo, ma non è il caso di scaldarsi in questo modo! Lei ha un piano!" "Non mi interessa!" rispose seccamente all'archeologa, che rimase interdetta. "Ma si può sapere qual è il problema? Ora che è libera può darci una mano!" lo spadaccino stava iniziando ad innervosirsi, mentre Robin aveva deciso di rimanere in silenzio, squadrando il medico con fare sospettoso.

"Voi non capite! Io ero lì, ho visto cos'è successo su quell'isola due anni fa!" "Senti...lo so che non deve essere stato un bello spettacolo, tuttavia abbiamo bisogno di qualcuno forte quanto Doflamingo per poterlo abbattere, ed Eris lo è!" "Il problema non questo!" "E allora qual è?".

Law distolse per un attimo lo sguardo dal suo interlocutore, fissando in basso, nel vuoto "Dopo aver assistito alla caduta di Redfalls, ho deciso di compiere delle ricerche su quest'energia quantica, per sapere di cosa si trattasse e sventare un suo eventuale nuovo attacco. A quanto pare il raggio che riesce ad emanare, oltre che a poter colpire gli avversari come una scarica elettrica molto potente, serve principalmente ad assorbire l'energia di colui che viene attaccato, per permettere a lei stessa di immagazzinarla. Ogni suo attacco ha un costo in energia e la quantità varia in proporzione alla portata. Se non riesce, durante lo scontro, a colpire l'avversario e a carpirne l'energia, il livello della sua è destinato a calare sempre di più. La trasformazione in demone è involontaria, ma ha comunque un costo...ed è estremamente elevato. Qualsiasi attacco che compie sotto quella forma è di portata ancora superiore a quanto non lo sia normalmente...".

Finalmente l'archeologa decise di nuovo di partecipare alla discussione "Quindi il suo potere ha bisogno di essere alimentato costantemente, altrimenti non è possibile per lei farne uso, giusto?".

Il Chirurgo annuì. La ragazza tuttavia rimase dubbiosa "Un momento...una cosa non mi è chiara...la trasformazione in demone costa moltissima energia..." "E' proprio per questo che non volevo che Eris venisse liberata...".

"No, Law, non dirmi che..." gli occhi azzurri di Robin si spalancarono, mentre il medico rivolgeva lo sguardo verso il cielo e verso la gabbia che si stava stringendo attorno all'isola "...se Eris si trasformasse e non riuscisse ad avere la meglio su Doflamingo, le possibilità che sopravviva alla forza del suo Risveglio sono praticamente nulle".

 

Angolo dell'autrice:

Eccoci a questo nuovo capitolo, in cui il mistero di Redfalls viene finalmente svelato! A quanto pare Eris ha avuto dei 'piccoli' problemi per quanto riguarda il suo primo Risveglio (del tutto involontario). Il demone in cui si trasforma è ispirato alla figura del Balrog de'Il Signore degli Anelli': non proprio il genere di creatura che ci piacerebbe incontrare per strada! Cosa succederà con Doflamingo? Ci sarà uno scontro fra due 'Risvegli' oppure sopraggiungerà qualche complicazione? Tutto nel prossimo episodio :D Grazie per aver letto!

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Capitolo 16
*** Verso l'obiettivo ***


Capitolo XV

Verso l'obiettivo

Il contatto con una superficie liscia e fredda le fece aprire gli occhi all'istante.

Da quella posizione, sdraiata a pancia in giù, poteva solo vedere una limitata sezione di ciò che le stava attorno. Inoltre la vista annebbiata da una inspiegabile stanchezza non la aiutava certo a fare mente locale.

Un attimo prima era Redfalls, in trappola; ora si trovava distesa su un pavimento tanto bianco da ferire gli occhi.

"Che cosa...è successo..." sussurrò fra sé e sé mentre si rimetteva lentamente in piedi.

Era così concentrata nel focalizzare le poche forze che aveva sull'alzarsi, che non appena levò il capo per guardarsi intorno rimase sbalordita.

Si trovava in una lunga e stretta sala dalle dimensioni colossali.

Due file di mastodontiche colonne ne delimitavano l'area, mentre le pareti erano totalmente dorate.

Non c'era alcun ornamento, mobilia o altro supporto che interrompesse la limpidezza di quella particolare sala: la luce che entrava da una zona non ben definita bastava a lasciare attonito qualunque spettatore.

Tutto riluceva abbagliando la vista.

Eris era affascinata da quella visione tanto particolare, ma non poteva fare a meno di sentirsi turbata.

Oltre a non essere presente alcun oggetto non c'era traccia nemmeno di una qualsivoglia forma di vita, eccezion fatta per lei.

Inoltre non aveva idea di come era finita lì.

Decise che avrebbe trovato una risposta a tutti i costi: sicuramente stare lì a contemplare quella stanza non le dispiaceva, ma c'erano questioni molto più urgenti in quel momento.

Procedette lentamente, un passo dopo l'altro.

Il rumore dei tacchi degli stivali risuonava nella sala vuota, per poi disperdersi lentamente nell'aria.

Era un luogo davvero enorme: aveva visto soffitti così alti soltanto in rari monumenti della sua isola natale.

Mentre ammirava la sala, camminando verso un capo della stanza, con la coda dell'occhio le parve di scorgere un movimento dietro una delle colonne.

Si fermò all'istante, irrigidendosi.

"Ehi! C'è qualcuno?" gridò, ma l'unica risposta che ottenne fu l'eco della sua voce.

Si guardò freneticamente attorno per poi correre in direzione della colonna vicino alla quale le era parso di scorgere un'ombra.

Nonostante il rumore delle scarpe che risuonava fragorosamente attraverso la lunga, silenziosa navata centrale, e a dispetto della sua febbrile ansia di scoprire chi o che cosa avesse attirato la sua attenzione, Eris riuscì a percepire una nuova presenza.

Si fermò e si voltò di scatto.

Strabuzzò gli occhi, senza parole.

Proprio davanti a lei, a un passo, stava un vecchio ometto imbacuccato in una veste bianca lunga fino ai piedi nudi.

Sulle spalle portava una corta cappa dorata, munita di un lungo cappuccio a punta, quasi speculare alla lunga barba bianca che arrivava fino alla spessa cinta posta attorno alla vita del vecchio.

I suoi occhi infossati erano di un colore innaturale, come un grigio spento, vitreo.

La sua bocca raggrinzita, circondata da numerose rughe sparse qua e là per tutto il viso come solchi d'aratro, si piegò in un sorrisino che un po' la divertì.

Era qualche decina di centimetri più basso di lei, ma si sorreggeva su di un grosso bastone d'oro che di qualche centimetro la superava.

"Scusami, vecchio, sai per caso dirmi come si esce da questo posto? Te lo giuro, non so come ho fatto ad arrivare fin qui ma toglierò immediatamente il disturbo!" chiese imbarazzata "Sembra proprio  che tu abbia fretta..." "Ma io HO FRETTA. Stavo combattendo e non so come...aspetta...un momento! Come hai fatto a fare quella cosa?" era tanto presa dalla foga che per un istante aveva tralasciato un dettaglio a dir poco stupefacente.

Mentre le rivolgeva quelle parole l'enigmatico vecchietto non aveva aperto di un solo millimetro la bocca raggrinzita.

"Che cosa intendi?" chiese con un ambiguo sorriso, osservandola con i suoi inquietanti occhi grigiastri; stavolta aveva usato la bocca per parlare.

La ragazza lo squadrò da capo a piedi, stranita e dubbiosa "Prima...non hai aperto bocca ma io ti ho sentito chiaramente!".

L'uomo non perse nemmeno per un istante il sorriso "Mi sembri molto, molto stanca mia cara...".

Lo sguardo di Eris divenne accigliato e storse un poco il capo, guardando il vecchio dall'alto: la stava ignorando?

"Senti, come ti ho già detto stavo combattendo e non ho idea di come sia capitata qui! L'unica cosa che voglio fare è andarmene, quindi ti prego, indicami l'uscita!" la sua voce aveva assunto una cadenza quasi supplichevole, tutta quella situazione le stava facendo girare la testa, come se non fosse già stata abbastanza debole in quel momento.

Finalmente il vecchio cambiò espressione, diventando piuttosto pensieroso.

Stette ad aspettare una risposta, con le braccia distese lungo i fianchi, scrutandolo con attenzione in trepidante attesa.

Dopo alcuni interminabili minuti finalmente si pronunciò, scandendo ogni parola con una voce piuttosto tranquilla.

"Non credo di poterlo fare"

Davanti al volto incredulo della ragazza, rimasta ad occhi spalancati e bocca aperta, il vecchio si affrettò ad aggiungere con fare gioviale "Ma puoi sempre venire con me a prendere un tè se vuoi!".

Quella fu proprio l'ultima goccia.

"COME SAREBBE A DIRE? Non voglio nessun tè, voglio solo andarmene! Hai capito? Non voglio perdere un solo attimo di più in questo posto! Se non vuoi aiutarmi beh, vuol dire che mi arrangerò da sola! Tanti saluti nonno!" con fare stizzito superò il vecchio ometto, dirigendosi verso una delle estremità della sala e calcando pesantemente il passo.

Non passò nemmeno un minuto prima che, da dietro le sue spalle, lo strano uomo si rivolgesse nuovamente a lei, facendo rimbombare la sua voce attraverso la navata luminosa.

"Potrai camminare all'infinito, ma non riuscirai mai ad uscire se farai tutto di testa tua e di quell'umore!" si fermò, innervosita, per poi girarsi verso il suo interlocutore.

Trattenne a stento un grido di sorpresa, sobbalzando.

Il vecchio era proprio davanti a lei, ma non lo aveva sentito seguirla. Forse perché camminava a piedi nudi su quel pavimento così liscio.

Prese un profondo respiro, per ravvedersi, poi tornò ad inveire contro di lui, ancor più irritata di prima.

"Ma che diavolo! Vecchio, vuoi farmi prendere un infarto? Che vuoi dire con questo discorso? Allora sai dov'è l'uscita! Perché non vuoi dirmelo?".

"Troverai l'uscita, non preoccuparti...prima o poi la trovano tutti quanti, ma tu non sei nelle condizioni per farlo ora...non è ancora il momento che tu vada. Potrai anche vagare per giorni e settimane, ma non ce la faresti mai. L'unica cosa che posso fare per aiutarti è accompagnarti...questo luogo potrebbe risultare un po' noioso per una ragazza giovane come te!"  sembrava molto tranquillo e pacato nonostante fosse stato aggredito dall'impeto di Eris, la quale era rimasta profondamente turbata da quelle parole.

Sentiva l'agitazione e la pressione del combattimento mancato ancora forte nella sua mente, aveva un nodo allo stomaco e non riusciva a smettere di pensare a Kidd.

Voleva vendetta. Cosa avrà pensato il suo avversario della sua assenza? Forse che era una codarda, che se l'era data a gambe...

Lanciò un ringhio isterico, portandosi una mano alla fronte.

"C'è un tempo per ogni cosa, bisogna solo saper aspettare il momento giusto. Non preoccuparti, vedrai che non farà molta differenza passare qui un po' del tuo tempo! Seguimi, ti farò entrare all'interno..." nonostante si sentisse profondamente amareggiata, non poté che assumere un atteggiamento perplesso "All'interno? Interno di cosa? Credevo fossimo già dentro..ehi, ehi aspetta, dove vai?".

L'uomo si era incamminato verso un capo del lungo corridoio, trascinandosi sul suo bastone dorato. Eris fece una breve corsetta per raggiungerlo, mentre questi le rispondeva senza guardarla, con gli occhi puntati alla fine di quel colonnato.

"Dipende dai punti di vista..".

Mentre lo seguiva, la ragazza alzava lo sguardo a destra e a manca, tentando di scorgere qualche particolare in più in quella sala così immensa.

"Sai dirmi perlomeno dove siamo?" "Siamo in un androne" rispose pacato, continuando a camminare "Ehm...hai frainteso...io intendevo precisamente. Insomma, dove siamo? So che può sembrare una domanda sciocca ma io sono capitata qui per caso e non ho idea di dove...".

Volgendo lo sguardo davanti a sé, le parole le morirono in gola.

Era sicura che le luci e la stanchezza quando era capitata lì le avessero giocato un brutto scherzo all'inizio, non permettendole di vedere ciò che ora aveva davanti agli occhi.

Avevano camminato troppo poco perché non si potesse scorgere anche da dove si era risvegliata.

Una gigantesca porta d'oro risplendeva tronfia davanti a loro.

Era assolutamente degna dell'imponenza di quel grande corridoio.

Si chiese come avessero fatto a costruire una cosa simile: non solo le due ante erano di grandi dimensioni, ma erano anche finemente intarsiate.

Sembravano raccontare una storia divisa su più livelli, tutti legati assieme da strani elementi spiraliformi che percorrevano ogni scena.

Tentò di avvicinarsi di più, per riuscire a vedere meglio, ma sentì di nuovo quella grande stanchezza gravare su di lei.

Per poco non cadde a terra, sorreggendosi con una mano al grande portone.

"Te  l'avevo detto. In quelle condizioni non combinerai proprio un bel niente! Ora vieni qui vicino a me, è ora che tu entri..." sentenziò il vecchio, che si era fermato a quasi un metro dalla porta.

"Scusami...è solo che...non lo so, deve essere stato quel combattimento! Presto mi riprenderò..." rispose portandosi vicino a quella guida inusuale, arrancando.

"Su avanti, vieni qui, di fianco a me!" la ragazza annuì, fiancheggiando l'uomo che nel frattempo aveva portato davanti a sé il suo bastone, afferrandolo con entrambe le mani.

Improvvisamente sbatté lo scettro dorato contro il pavimento.

Il suono che Eris si aspettava era quello di un grande fracasso, invece quel colpo emise un fremito cristallino, che si propagò per tutta la navata, rimbombando e diventando sempre più forte.

Per due volte il vecchio compì quello strano gesto ed Eris stava giusto per aprire bocca e domandare quale fosse l'utilità di tutto ciò, ma ancora una volta venne messa a tacere da quello che le si parò davanti.

Improvvisamente l'immenso portone si schiuse con un rumore alquanto sommesso rispetto alla grossa mole della struttura.

I due astanti vennero travolti da una luce accecante.

Eris si portò istintivamente le mani agli occhi per schermirsi: la sensazione era quella di guardare il sole in una giornata tersa.

Non durò che pochi secondi, poi la luce iniziò a diradarsi e la vista della ragazza a farsi più nitida.

Il vecchio non si era mosso di un centimetro.

Non appena riuscì a vedere oltre la porta, la ragazza aprì la bocca stupita. I suoi occhi brillavano di meraviglia.

Fece qualche passo avanti, varcando la soglia.

"E'...è davvero stupendo..." mormorò con un filo di voce, con gli occhi fissi su quello spettacolare panorama.

Si trovava ora su una specie di alta balconata a semicerchio, dalla quale si snodavano due rampe di scale che procedevano una destra e l'altra a sinistra, verso il basso.

Sotto ai suoi piedi e davanti ai suoi occhi scorreva un largo fiume che si snodava in una serie di cascate molto alte.

Il corso d'acqua era totalmente immerso in una foresta di alberi altissimi, come non ne aveva mai visti prima. Le fronde sembravano fare quasi da soffitto a quel luogo surreale, ma la cosa ancor più spettacolare era che in quello splendido scenario convivevano con la natura anche strutture chiaramente create dall'uomo.

Ponti, corridoi soprelevati, edifici a cupola, torrette, porticati e statue creavano un percorso all'interno di quella foresta.

Ogni luogo sembrava essere raggiungibile e richiamava nell'architettura quella solennità che aveva potuto osservare nell'androne.

Le scale e tutte le altre strutture erano di quello stesso marmo bianchissimo ed ogni decorazione, dai dettagli delle statue alle guglie delle torrette, era dorata e scintillava come un gioiello.

"Ma...ma non hai detto che mi avresti accompagnata all'interno?" chiese voltandosi verso il vecchio dietro di lei "Dipende dai punti di vista..." "Mi sembra molto più una foresta che una stanza, non trovi?".

Il vecchio si lisciò la barba con la mano nodosa, per poi proseguire lentamente verso una rampa di scale. Eris gli corse dietro, senza staccare gli occhi da ciò che la circondava.

"Che cos'è questo posto?" "Oh...credo che anche questo dipenda dal tuo modo di vedere le cose..." "Ho capito, ma come lo chiama la gente? Ce l'avrà un nome, no?" "A dire il vero no...non ce l'ha...".

Il vecchio continuava a procedere lungo i gradini, rispondendo con noncuranza alla sempre più pensierosa Eris, la quale non desiderava altro che qualche risposta un po' più concreta.

"La cosa non mi sorprende..." rispose borbottando fra sé e sé, prima di riprendere con le domande "qui è tutto molto strano...a cosa serve? Che cos'é?" "Beh, si potrebbe definire un tempio...diciamo..." "Un tempio?" "Proprio così". Il bastone dorato del vecchio tintinnava ad ogni passo mentre sbatteva contro il marmo bianco dei gradini. Attorno a loro la fitta vegetazione era popolata da numerosi tipi di uccelli colorati, erano animali che la ragazza non aveva mai visto in tutta la sua vita. Si soffermò ad osservarne una coppia piuttosto bella: erano appollaiati su un ramo basso di uno di quegli alti alberi che facevano da soffitto al sacello. Avevano un collo allungato e un aspetto austero, una graziosa crestina dorata e piume blu come l'oceano. La loro coda di lunghe penne argentate scendeva dalla fronda quasi fino a terra. Si era incantata ad osservarli e non aveva notato che il vecchio era già andato avanti e si prestava a salire da un pianerottolo ad un altra rampa che correva a spirale lungo il grosso tronco di un albero. Si affrettò a raggiungerlo di corsa "Beh, non l'avrei mai detto...ne ho visti molti di templi, ma questo sembra più un palazzo o una città!".

Il vecchio aveva già incominciato a salire i gradini, tuttavia non stava dimostrando di fare particolare fatica, al contrario della ragazza che dopo qualche minuto iniziò ad usare il massiccio tronco come corrimano per sorreggersi. "Tu...vivi qui da molto tempo?" gli chiese ansimando, mentre quello proseguiva senza sosta "Sì, hai indovinato..." "E cosa ci fai qui? Sei uno dei sacerdoti del tempio?". Lo vide fermarsi per un attimo davanti a lei, ma solo per un breve istante, poi proseguì come aveva fatto fino ad allora "L'unico, a dire il vero...".

"L'unico?" fece eco, sorpresa "Oh...beh...avrai molti aiutanti allora!" "In realtà qui abito solo io.." "Cosa? Sei qui da solo? Ma questo posto è enorme, come fai a fare tutto? Insomma...è davvero gigantesco!" "Diciamo che ho molto tempo libero, ecco tutto!".

Alla fine della rampa, un pianerottolo consentiva l'accesso ad una galleria aperta che aveva visto quando era entrata dai portoni.

Il percorso conduceva direttamente all'altra sponda del fiume e si trovava in bilico sopra di esso. Su entrambi i lati la galleria era costellata da finestre aperte ad arco, dalle quali si poteva ammirare il panorama. La ragazza fece un profondo respiro non appena si ritrovò nuovamente sul piano: la scalata le era sembrata piuttosto difficoltosa, ma non pareva aver avuto lo stesso effetto sul vecchietto, che procedeva imperterrito. "E...non ricevi mai delle visite?" gli chiese mentre accedeva alla galleria, ancora una volta senza smettere mai di guardarsi intorno "Molto di rado...ecco perché tengo così tanto ai miei ospiti.." finalmente un accenno di divertimento comparve nel suo tono di voce, fino ad allora un po' piatto.

La ragazza si affacciò ad una delle finestre di marmo bianco per guardare verso il luogo dal quale erano giunti fin lì. Le massicce porte ora chiuse erano incastonate in un'alta parete rocciosa, della quale non riusciva a vedere la sommità. Accompagnata dal mormorio del fiume, si spostò alla finestra opposta sull'altro capo.

Alcuni edifici a cupola erano posti proprio sulla sommità delle cascate, dando a quella visione un aspetto surreale.

"A quanto pare sei una vera impicciona, eh?" trasalì, non si aspettava che quel vecchio le si piazzasse proprio affianco.

"Beh, non ho mai visto un posto così...strano che non abbia un nome..." "Credo tu dia un po' troppa importanza ai nomi..." "A dire il vero, se una cosa non ha un nome non la puoi chiamare o indicare, dunque è come se non esistesse, no?".

"Un ragionamento assai curioso...ma spesso i nomi che vengono dati alle cose non si addicono ad esse come dovrebbero..." "Che intendi dire con questo?" chiese piegando il capo insospettita, ma l'uomo riprese silenziosamente il suo percorso, arrivando fino alla fine della galleria e scendendo i gradini che portavano di nuovo vicino alle rive del fiume.

Eris lo seguì silenziosamente, aspettando una risposta da un momento all'altro, ma quella risposta non arrivò e ben presto si spazientì.

"Ehi? Mi hai sentito?" il vecchio continuava per la sua strada, senza darle corda "Ma non sei ancora stanco di tutta questa strada? Non vuoi fermarti a riposare?".

Con sua sorpresa l'uomo si fermò e con la mano destra alzò il suo bastone, per poi puntarlo verso un piccolo padiglione poco più in alto rispetto a dove si trovavano.

"Non ci è rimasta molta strada da fare, ancora qualche minuto e saremo giunti alla meta!" "Oh, per fortuna!" sbuffò la ragazza, ricominciando a salire "Non ne potevo davvero più! E pensare che avrei dovuto riposare eh?" "Avanti, smettila di lamentarti...certo che hai proprio un caratteraccio!" "EHI!" rispose stizzita all'uomo che era già una decina di gradini più avanti di lei.

Stavano salendo una specie di collinetta, sopra la quale era ubicato il padiglione.

"Senti chi parla! Non mi rispondi neppure e poi sarei io quella con un brutto carattere?" gli gridò mentre tentava di raggiungerlo "Vecchio eremita..." bofonchiò fra sé e sé.

Finalmente l'ultimo gradino venne oltrepassato e poté mettere piede su una superficie piana, il perimetro del tempietto era circondato da marmo bianco, per permettere di passeggiarvici attorno senza calpestare l'erba che invece ricopriva tutta la collinetta, eccezion fatta per gli scalini.

Da lì si poteva avere una vista più ravvicinata di alcune di quelle cascate che aveva visto in precedenza. Si voltò indietro. Il posto da dove era arrivata le sembrava ancora più lontano, quasi irraggiungibile.

Davanti a lei invece si presentava una struttura ottagonale di marmo bianco, con il tetto a pagoda sopra il quale svettava una grossa sfera dorata. Le otto colonne poste sui vertici erano riccamente decorate d'edera scolpita nel fusto, le cui foglie erano percorse da sottili venuzze dorate.

Le porte, anch'esse dorate, erano aperte, e davanti ad esse stava ad aspettarla il vecchio sacerdote.

"Alla fine sei arrivata, hai visto?" "Già, per fortuna! Stava quasi per venirmi un infarto! Devo ricordati che sono reduce da una battaglia?" "La meta di un percorso accidentato risulta sempre un grande traguardo al viaggiatore che la raggiunge. Vieni, entra..." le fece segno con il bastone di varcare la soglia, poi entrò, seguito dalla ragazza incuriosita.

Non appena  fu all'interno, venne investita da un forte profumo di incenso.

Ad ogni vertice era posto un supporto sul quale stavano una serie di candele di tutte le dimensioni. La stanza era piuttosto grande, ma conteneva soltanto un tavolino basso per il tè.

Le pareti erano bianche, come si aspettava, tuttavia il pavimento era, curiosamente, rosso.

Avanzò guardandosi attorno, fino ad arrivare al tavolino quadrato posto al centro della sala.

Il vecchio le fece cenno di accomodarsi e lei non si fece affatto pregare, si mise in ginocchio su uno dei quattro cuscinetti verdi e davanti a lei si sedette la sua guida.

Quando posò lo sguardo sul tavolo, notò che dall'elegante teiera nera usciva del vapore e non poté fare a meno di stupirsene.

"Vecchio, ma..." il sacerdote aveva già cominciato a versare il tè bollente nelle tazze e sembrava non prestarle la minima attenzione mentre gliene porgeva una.

La ragazza si affrettò a prendere in mano il suo tè e ad appoggiarlo davanti a sé sul tavolino, in attesa che si raffreddasse. Decise di evitare di chiedergli spiegazioni riguardo alla teiera, per passare ad altre domande di più urgente portata.

"Come faccio adesso ad andare via di qui? L'uscita è così lontana!" l'uomo la fissò per un po', poi bevve rumorosamente dalla sua tazza e infine le rivolse la parola alquanto perplesso "Non credo che dovrai tornare indietro...tuttavia credevo che sapessi volare!".

Che sciocca, se l'era completamente scordato! Poteva benissimo usare i suoi poteri per tornare da dove era venuta...ma c'era qualcosa che non tornava, in realtà molto più di una.

"Ehi, un momento! Come fai a sapere che posso volare? Come fai a sapere dei miei poteri?" "Credimi...non saranno più un gran segreto da oggi in poi..." "Che cosa vorresti dire?" ancora una volta non ottenne risposta, ormai era alquanto spazientita da quel comportamento così enigmatico e non vedeva l'ora di levare le tende.

"Chi sei tu? Si può sapere?" chiese con circospezione, mettendosi le mani sulle ginocchia "Sono colui che si occupa di questo posto...pensavo di avertelo detto..." "Uff...intendevo chiederti come ti chiami!" "Ancora con questa storia dei nomi eh?". La ragazza lo osservò con sguardo piuttosto feroce "Perché non mi parli un po' di te invece...credo che ci sia qualcosa che ti turba, o sbaglio?" "In realtà ci sono molte cose che mi turbano, a cominciare da questo posto" l'uomo ridacchiò sommessamente "In effetti non hai tutti i torti...ma non mi riferivo a questo. Molte cose ti impensieriscono, ma la prima fra tutte sei tu stessa, non è forse così?".

Ora era lui a fare le domande e diversamente dal vecchio, Eris si sentiva in dovere di rispondere, forse per dare il buon esempio "E chi non è turbato da sé stesso? Credo che sia un problema abbastanza comune..." l'uomo appoggiò la tazza sul tavolino per un po', osservandola con i suoi occhi grigi "Una giusta osservazione, ma sai  che nel tuo caso non è così" "Il mio caso?" "Non deve essere facile convivere con i segreti che stai nascondendo tu, la tua preoccupazione è del tutto fondata" "Non so proprio a cosa ti riferisci".

La sua voce si fece insicura, cosa voleva veramente da lei quello strano personaggio?  "Oh, io credo proprio che tu lo sappia. La tua famiglia, i tuoi poteri, il male che ti circonda...". Rabbrividì. Non aveva avuto modo di assaggiare il tè, ma nonostante ciò decise di alzarsi dal cuscinetto e porre fine a quella conversazione "Mi dispiace vecchio, ma questi discorsi non mi piacciono, non mi piacciono per niente...anche se nascondessi qualcosa non sarebbero affari tuoi; ti chiedo scusa, ma io ora devo proprio andare, non importa come ma troverò un modo, grazie per il tè".

"Anche tua madre è stata qui..."

La ragazza raggelò. Il vecchio non si era mosso dalla sua seduta e la guardava dal basso con un mezzo sorriso.  "Cosa? Mia madre?" "Non era certamente una donna che si potesse scordare facilmente...era una ragazza anche lei quando arrivò per la prima volta" "Come fai a sapere che era mia madre?" "Nabyrie, si chiamava...lunghi capelli neri, i tuoi stessi occhi verdi, non credo di avere molti dubbi a riguardo". Tremante, Eris si risedette al tavolo e con fare spazientito ma curioso ricominciò a fare domande al vecchio. Ora sì che sembrava avere qualcosa di interessante da dire. "Che cosa ci faceva qui? Quando è successo? Vecchio, parla, dimmelo!" "E hai anche la stessa impazienza oserei dire..." ridacchiò fra sé e sé, per poi ricominciare a parlare con il suo tono placido "...beh, lei aveva i suoi buoni motivi per essere qui, e come testimonia la tua esistenza, ha anche trovato il modo di uscire..." "Quali buoni motivi?" "Motivi validi quasi quanti i tuoi..." "Ma io non sono venuta qui per una mia scelta...ti ho detto che non sono arrivata qui per mia volontà!" "Non ho mai detto che fosse arrivata per sua scelta. Ad ogni modo aveva un gran bisogno di una mano ed io l'ho aiutata. Ma ora quella che ha bisogno di aiuto sei tu, se sceglierai di farti aiutare, ovviamente...è inutile che tenti di ignorare ciò che sei, non puoi toglierti di dosso questo peso. L'unico modo che hai per stare bene con te stessa è accettarti così come sei...ma è un lungo percorso, non ce la puoi fare da sola". Stette ad osservarlo per qualche minuto, in silenzio. Perché sua madre era arrivata fin lì? Lì dove, poi...e il vecchio sembrava sapere davvero troppe cose di lei. Sospirò e si rivolse a lui amareggiata "Come puoi dire questo? E' facile per te parlare, ma non sai cosa si prova...questa.. cosa, è orribile! E' ingestibile, non la si può controllare! Sono un mostro...davvero...ed è stata tutta colpa mia..." "Non ne sarei così sicuro..." nonostante Eris avesse iniziato ad alzare la voce e a dare segni sempre più evidenti di impazienza, il vecchio non smetteva di avere quell'aria pacifica e calma che aveva mantenuto per tutto il corso di quella strana avventura. "Ti prego, smettila di parlarne! So già come andrà a finire..." quelle parole le uscirono amare dalla bocca. Si era sentita dire cose simili molte volte e quell'uomo le stava sbattendo in faccia la realtà dei suoi fallimenti, dei suoi tentativi andati a vuoto di riconquistare quella normalità che tanto desiderava ma che sembrava essere perduta per sempre. "No, non lo sai...sei qui per un buon motivo...se fossi davvero un mostro non ti avrei fatto passare oltre quelle porte e portata nel cuore della mia casa. Devi essere tanto coraggiosa da riuscire a guardare dentro di te e non solo fuori...spesso ciò che gli altri vedono non è la realtà, ma solo un piccolo frammento di essa" la ragazza sospirò davanti al sacerdote immobile. Non aveva usato la voce per parlare, quelle parole erano dentro la sua testa, come all'inizio, quando l'aveva trovato. Ma non si sentì in vena di fare domande che non avrebbero avuto risposta, si limitò a continuare la conversazione in maniera più pacata possibile "Vecchio...le ho provate tutte, davvero, credimi...non c'è modo di combatterlo, non si può arrestare..." "Ho visto molte cose nella mia vita. Il destino è una forza mutevole. So riconoscere chi ha una sorte segnata e tu non sei fra questi...tuttavia...".

La tazza cadde sul tavolino, rovesciando tutto il tè sul legno chiaro. Eris l'aveva urtata con la mano mentre tentava di sorreggersi alla superficie: si era sentita improvvisamente mancare e il vecchio aveva interrotto il suo discorso a metà per osservarla in silenzio. Con voce roca tentò di rassicurarlo (e rassicurarsi) mentre si rimetteva seduta composta "Scusami ma non mi sento molto bene, mi gira la testa...deve essere stato il combattimento, forse la camminata...". Quando rialzò il capo per guardare davanti a sé il suo interlocutore non lo trovò più, ora l'uomo era proprio di fianco a lei, in piedi, e fu costretta ad alzare lo sguardo per poterlo osservare, attonita "Ascoltami bene adesso. Per riuscire a mostrare il meglio di te devi prima trovarlo...pochi saranno quelli che sapranno davvero guardare oltre l'aspetto fin dentro la tua anima, ma tu non devi abbatterti per questo. Troverai un modo per mostrare a tutti ciò che sei. Quando tornerai indietro la vita sarà ancor più difficile per te, ti si presenteranno molti ostacoli e ancor di più verrai giudicata solo per ciò che sembri..." "Ma...vecchio cosa stai..." "Tu non ascoltare chi non ha occhi per vedere oltre.  Non prendere decisioni avventate, ricorda che l'acqua caduta dal vassoio non torna indietro...". La ragazza si premette una mano sulla fronte e chiuse gli occhi, si sentiva girare la testa, la sua vista si stava offuscando. Fece fatica a pronunciare quelle poche parole strozzate "Che vuoi dire con questo? Non riesco...a capire...". Poggiò di nuovo la mano sul tavolo per riuscire a sorreggersi, tutto attorno a lei girava come in una giostra, non riusciva più a focalizzarsi sul vecchio che le stava davanti. Stava per perdere i sensi, ma riuscì ancora ad ascoltare le ultime parole dell'uomo "Cerca l'Artiglio dell'Alba...sarà il primo passo verso la tua libertà, ma ricorda: potrai anche viaggiare in lungo e in largo per il mondo, trovare qualsiasi espediente, ma nulla ti potrà aiutare se prima non scoprirai la vera causa del tuo male. Buona fortuna, Eris...".

 

Sbarrò gli occhi.

Era a terra, a pancia in giù, ma non si trovava su quel freddo marmo bianco di poco prima.

Quella che stava toccando con la guancia e con le mani era terra.

Terra rossa e bruciata.

Provò a far leva sulle braccia per alzarsi in piedi, ancora un po' stordita.

Aveva sognato? Forse, ma sicuramente avrebbe preferito il sogno alla realtà.

Si trovava su una piccola striscia di terra, una specie di isolotto arido come un deserto in mezzo al mare azzurro.

All'orizzonte e attorno a lei nulla, solo terra rossa ed acqua.

I suoi vestiti erano spariti: si trovava nuda in mezzo al nulla.

Sospirò.

Ancora una volta non capiva dove si trovasse, che cosa ne fosse stato del vecchio, ma ora sapeva di potersene andare quando voleva.

Tuttavia era molto, molto stanca, fin troppo.

Si sedette a terra con le braccia attorno alle ginocchia, faceva caldo, davvero troppo caldo, e non c'era nessun riparo dal sole.

Non seppe quantificare il tempo che intercorse dal suo risveglio al momento in cui vide finalmente qualcosa muoversi sulla linea dell'orizzonte.

Una nave.

Man mano che si avvicinava, riuscì a scorgerne il vessillo sulla bandiera nera.

"Papà"

 

---

 

"COSA? E quello l'avrebbe fatto Luffy?"

Chiese stupita, indicando col dito un enorme cratere sul fianco della rocca su cui ora poggiava il palazzo reale.

Non appena aveva avvertito nuovamente la presenza del Re in città aveva deciso di planare fra gli edifici semidistrutti. La sua idea iniziale era quella di affrontare il nemico senza troppi complimenti, ma a quanto pareva, nonostante il perimetro dell'isola fosse stato drasticamente ridotto dalla gabbia, sarebbe stato comunque difficile individuare il suo avversario a piedi.

Tuttavia, nonostante il suo piano iniziale non fosse stato esattamente quello, era riuscita comunque a rimediare delle informazioni interessanti. Si era per caso imbattuta in un gruppo di uomini, presumibilmente ex combattenti del Colosseum a giudicare dal loro vestiario, e ne aveva approfittato per fare loro qualche domanda. Erano un po' stupiti del fatto che non ne sapesse nulla visto che Gats, il banditore, aveva pedissequamente descritto tutto lo svolgimento dei fatti, tuttavia le avevano comunque fornito le informazioni che desiderava.

A loro detta Cappello di Paglia era stato messo fuori gioco e la cosa la sconvolse non poco, tanto che inizialmente fece davvero fatica a credere ad una cosa simile, ma le venne anche detto che presto si sarebbe ripreso se non fosse caduto nelle mani di Doflamingo, per questo motivo gran parte dei guerrieri si stava mobilitando per permettergli di riaversi.

Sembrava che lui fosse l'ultima speranza per Dressrosa ed in effetti non avevano tutti i torti.

"Proprio così! Lo ha scaraventato contro la roccia e abbiamo tutti pensato, per un momento, che fosse finita. Ma ci sbagliavamo di grosso! E' un osso duro, ma dobbiamo sconfiggerlo se vogliamo sopravvivere, non abbiamo altra scelta!" la ragazza era stata fino a quel momento ad ascoltare quel tizio coi calzari di pelle, quando un suo compagno si intromise nella discussione.

"Ehi! Un momento!" gridò il gladiatore smilzo, attirando l'attenzione dei suoi compagni "Guardatela bene! Non ha qualcosa di familiare?".

Decine di occhi le vennero puntati addosso come lame taglienti. Non ebbe il tempo di andarsene. Nel giro di poco tempo gli uomini, sebbene stanchi e provati, la riconobbero.

""Ma...che il cielo mi fulmini!" gridò il suo interlocutore, il capo del drappello "...è proprio lei! E' la regina!". Di nuovo il gladiatore smilzo si intromise, additandola "Non pensare che ti permetteremo di raggiungere tanto facilmente tuo marito! Voi due avevate intenzione di farci fuori tutti, fin dall'inizio! Non è così?". Gli uomini si fecero tutti piuttosto agguerriti e non esitarono a sguainare lance e spade nella sua direzione. Dal gruppo si levarono altre grida di sfida, mentre la ragazza veniva accerchiata su tutti i fronti "Vuole far fare a Dressrosa la stessa fine di quell'isola!" "Già! Questi sporchi pirati...si sono alleati per privare delle sue ricchezze tutta l'isola! Dannati parassiti!" "Non lasceremo che la nostra isola venga distrutta! Spediremo le vostre teste alla Marina, dannati mostri!" .

"FINITELA!"

Gridò scocciata. Fino a quel momento era rimasta ferma ad osservare le loro reazioni, senza alzare un dito, ma Eris era piuttosto suscettibile alla parola 'mostro'.

Una poderosa onda d'urto investì tutti i presenti, la maggior parte dei quali caddero a terra inermi.

"Il prossimo che mi assocerà ancora a quel viscido verme di Doflamingo..." disse con disprezzo, guardando verso terra quegli uomini che poco prima l'avevano insultata "non si ritroverà soltanto con la testa nel fango. Io non c'entro nulla con gli sporchi piani di quell'uomo! Nulla! Mi ha obbligata a sposarlo con l'inganno, io non voglio governare questa nazione, né tantomeno dividere il trono con lui! Sono stata chiara?".

Anche solo il pensiero di dover fare quel discorso per discolparsi le faceva venire la nausea, tuttavia si rese perfettamente conto che probabilmente la stragrande maggioranza della popolazione dell'isola era convinta che lei facesse parte dei piani folli del Re, e questo non fece che aumentare la sua rabbia a dismisura.

"Dove diavolo è Doflamingo?" chiese gridando, il suo tono era spaventoso, la sua voce greve, tanto da far impallidire quei pochi rimasti in piedi, i quali si misero a balbettare e bofonchiare cose senza senso. Una risposta non le era strettamente necessaria: il crollo di alcuni edifici e il rumore della lotta poco distanti furono un indizio più che preciso di ciò che stava accadendo nelle vicinanze.

Diede le spalle agli uomini mettendosi a correre verso l'origine di tutto quel rumore: ormai pochi passi la separavano dal suo nemico.

Si bloccò improvvisamente.

Chiuse gli occhi e si scostò leggermente, per far passare oltre il giavellotto che le era stato scagliato contro. Si voltò, fulminando con gli occhi i gladiatori ancora coscienti.

"Alle spalle? Che razza di vigliacchi!" avrebbe tanto voluto dargli una bella lezione, ma sapeva che per quanto fosse assurdo, ai loro occhi era un nemico e la colpa di tutto questo non era loro, ma del suo rivale. Inoltre non avrebbe potuto fare molto, i suoi poteri, nonostante le forti emozioni, non davano segno di volersi attivare.

Decise che non poteva perdere altro tempo con loro e riprese a correre nella direzione dalla quale sentiva provenire una grande energia.

"Dopo tutti questi scontri ha ancora così tanta forza...è davvero incredibile, quell'uomo è tanto disgustoso quanto potente!".

Non ebbe nemmeno il tempo di rendersene conto che improvvisamente il terreno sotto di lei iniziò cedere, o almeno, questo era ciò che credeva. In realtà, nonostante sotto di lei sentisse la terra muoversi, essa non stava franando. La stessa sorte stava toccando anche agli edifici circostanti. Prendendo una breve rincorsa spiccò il volo, mantenendosi bassa per osservare ciò che stava capitando attorno a lei. Poco più avanti riuscì a distinguere nettamente la figura alta e coperta di piume avanzare verso un nutrito gruppo di uomini.

Ai suoi piedi e alle sue spalle giaceva inerme una moltitudine di corpi, mentre il terreno sotto di lui e attorno a lui assumeva strane caratteristiche.

Si precipitò in quella direzione come una furia, trasportata dal vento.

Davanti all'uomo sorridente stavano altri gladiatori a fare da schermo a Gats, il quale si portava sulle spalle il povero Luffy impotente. Il gruppo si era ritrovato braccato dal Re e dai suoi poteri e sembrava essere proprio alle strette.

La voce di Doflamingo risuonò crudele verso gli uomini con le armi sguainate e gli sguardi agguerriti di chi voleva vender cara la pelle.

"Credevo sareste stati abbastanza furbi da consegnarmi Cappello di Paglia come vi avevo chiesto, ma a quanto pare mi sbagliavo...siete dei poveri sciocchi! Ora morirete tutti assieme a lui!" "Ah sì? Io non ne sarei così sicura, se fossi in te!" la sua agghiacciante risata venne bruscamente interrotta dalla voce tonante di Eris.

La ragazza planò dall'alto con le sue enormi ali bianche, le quali sparirono non appena mise piede a terra. Ora si trovava vicino al gruppo di gladiatori, a qualche metro di distanza del re.

"Eris, sei venuta a vedere coi tuoi occhi l'epilogo di questa snervante battaglia?" ad accompagnare la risata del Re intervennero i commenti dei gladiatori presenti, sbalorditi dall'arrivo della ragazza.

"Oh no! Ora siamo spacciati!" "Stramaledetta regina! Faremo fuori anche a te!"

Non stette troppo ad ascoltare, preferiva rispondere direttamente al suo avversario.

"A dire il vero, sono venuta a scrivere l'epilogo di questa battaglia io stessa. Un finale in cui tu perdi ed io mi porto a casa la tua testa!" .

 

Angolo dell'autrice:

Finalmente ho finito questo sedicesimo capitolo! Non manca molto alla fine, anzi, siamo davvero vicini alla conclusione dell'avventura! La prima parte può suonare un po' strana, ma ha un suo senso, ve lo assicuro! Nel prossimo capitolo finalmente lo scontro fra Eris e il suo grande nemico avrà luogo! E' ora di farli combattere! Alla prossima e grazie per aver letto!

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Capitolo 17
*** Uno scontro fra demoni ***


Capitolo XVI

 

Uno scontro fra demoni

 

Alla comparsa di Eris, il gruppo di gladiatori sembrò come pietrificarsi all'istante.

La ragazza girò lievemente il volto verso di loro e con un tono quasi militaresco gridò "Forza! Che aspettate! Portate via da qui Cappello di Paglia, muovetevi!".

Gli uomini stettero ad osservarla basiti, sussurrando parole incomprensibili. Era ovvio, nessuno si aspettava da lei una simile richiesta. La moglie del loro principale nemico stava cercando di aiutarli: cosa stava succedendo?

Anche Eris capì che quell'esitazione era dovuta alla sua presunta relazione con Doflamingo, per questo tentò di addolcire i toni, nonostante la fretta "Sono dalla vostra parte! Mi ha obbligata a sposarlo ma ora non c'è tempo per spiegare, portatelo via! Forza, io vi coprirò le spalle finché non si sarà ripreso, andate, coraggio!" alcuni tra le prime file deglutirono rumorosamente; era pur sempre la figlia del Rosso e la sua fama non era certo delle più rassicuranti. Tra il mettersi contro di lei o assecondarla era sicuramente più conveniente l'ultima opzione: infatti, dopo uno sguardo di comune intesa, il gruppo iniziò a darsela a gambe, primo fra tutti Gats, che si portava in spalla il povero Luffy. Eris lo aveva visto solo di striscio, ma le era sembrato davvero malconcio: chissà se ce l'avrebbe davvero fatta a riprendersi entro il tempo prestabilito. Ad ogni modo, non c'era bisogno che si riprendesse in poco tempo, sarebbe stata lei ad uccidere Doflamingo e a mettere un freno a quella storia, una volta per tutte.

La sua attenzione ritornò al nemico in un quarto di secondo.

Aveva avuto solo il tempo di voltarsi avanti e vederne il rapidissimo scatto verso il gruppo in fuga.

In un tempo altrettanto breve il suo braccio divenne nero lucido e la sua mano, chiusa a pugno, andò a scontrarsi contro l'enorme stomaco del re.

Era stata così rapida nel mettersi in mezzo alla traiettoria del nemico che nessuno avrebbe potuto vederla spostarsi, nemmeno il gruppo di gladiatori, che aveva interrotto la sua corsa per voltarsi a guardare la scena.

L'enorme mole di Doflamingo sovrastava la piccola figura dai capelli rossi, la quale teneva tutto il suo peso in avanti, come se si fosse completamente slanciata verso l'avversario per sferrare un colpo che per un uomo normale sarebbe risultato micidiale.

Anche il re era stato abbastanza veloce da servirsi dell'Armatura per difendersi e i loro due Haki erano a contatto fra di loro.

Gli uomini rimasero basiti di fronte a quella scena.

"Non ci provare neanche..." sussurrò la ragazza, alzando lo sguardo verso di lui.

Fece un  balzo all'indietro per distaccarsi dal suo avversario, il quale la osservava quasi compiaciuto.

Odiava quando le si parava davanti quel sorriso, quel ghigno insopportabile.

Alzò il mento, fiera: non doveva dimostrargli nient'altro che la sua superiorità, ora che era libera avrebbe dovuto temerla più di ogni altra cosa al mondo.

La sua natura indomita e ribelle l'aveva portata fin lì e quella fierezza e quell'audacia che la caratterizzavano erano ora palesi a tutti, anche al suo nemico.

"Sei veramente una spina nel fianco, ragazzina!" "Non è un complimento che mi è nuovo! Ora devi solo scegliere. Di chi hai più paura: me o Cappello di Paglia?" chiese beffarda, osservandolo coi suoi penetranti occhi verdi.

Sentì l'adrenalina nelle vene; voleva quello scontro, lo desiderava più di ogni altra cosa in quel momento. Il suo desiderio di dimostrare chi fosse e quanto valesse ottenebrava qualsiasi altro pensiero nella sua mente. Abbattere il nemico era il suo unico scopo.

Per nulla intimorito dalle sue minacce, Doflamingo stava ad osservarla sorridente, con le mani in tasca, parlandole col suo fare divertito "Che toni! Credo che tu abbia preso troppo alla lettera il 'finché morte non ci separi'" "Io non scherzerei troppo se fossi in te!" rispose in modo altrettanto audace, senza perderlo di vista. Sapeva che l'avrebbe presa in questo modo, ma non le importava troppo, conscia che presto le cose si sarebbero fatte serie anche per uno come lui. "Non ti chiedo di arrenderti..." continuò, avanzando verso di lui di qualche passo "...perché non voglio che tu lo faccia. Avrò il piacere io stessa di toglierti la vita con le mie mani!". Il suo tentativo di apparire minacciosa lo fece sogghignare "Sono sicuro che lo faresti senza pensarci due volte...purtroppo per te non avrai l'occasione di poter compiere una simile scelta! Sei solo una ragazzina..." "Se mi hai messo un bracciale di agalmatolite addosso ci sarà stato sicuramente un buon motivo!" lo interruppe con arroganza. La stava sottovalutando e il suo errore gli sarebbe costato caro.

Di nuovo un largo sorriso comparve sul volto di Doflamingo mentre la ragazza parlava. Aspettò qualche istante prima di terminare il suo discorso "...una ragazzina che non dovrebbe nemmeno essere qui!".

Eris non capì: lo squadrò da capo a piedi con fare interrogativo, come se si aspettasse di trovare sulla sua persona una spiegazione a quella strana affermazione. L'uomo si rese subito conto della sua perplessità, il che non fece che divertirlo maggiormente "Sai...la storia della firma mi ha riflettere...".

La sicurezza sul volto di Eris scomparve del tutto, il sangue le si raggelò. Aveva collegato quelle due frasi in pochi istanti e adesso era lì, impietrita, davanti a Doflamingo, senza sapere cosa dire.

"Non ti saresti mai dovuta trovare a Punk Hazard, non è vero? E neppure a Redfalls...in realtà, tu non dovresti essere in nessun altro luogo, se non a..." "Taci!" lo interruppe, furente di rabbia. Una rabbia che fece sogghignare l'avversario.

Si stava prendendo gioco di lei; lo faceva da quando l'aveva incontrata. Non aveva fatto altro fino ad allora. Il suo sorriso, quella risata lugubre, da fanatico.

Strinse i pugni, con lo sguardo vacuo, fissato in avanti a guardare un punto non ben definito oltre le spalle del nemico. I suoi occhi luccicavano per l'eccitazione e la rabbia.

In pochi secondi le sue braccia divennero nere e lucenti come lame e con altrettanta velocità si scagliò contro l'avversario, fermo davanti a lei.

Con un balzo felino diresse il colpo proprio verso il volto sorridente di Doflamingo, urlando di rabbia.

Nonostante la sua velocità, il re scansò il colpo senza troppa difficoltà ed Eris atterrò sul terreno in ginocchio.

Sorreggendosi su una mano, alzò di scatto la testa e si osservò attorno per cercare il suo avversario, apparentemente svanito nel nulla.

Usò la Percezione appena in tempo per scattare velocemente alla sua destra, rotolandosi a terra per evitare una raffica di proiettili provenienti da dietro la sua schiena.

"Sei patetica..." si sentì dire, mentre si rialzava di scatto in piedi. Nonostante ci fossero voluti ben pochi secondi perché compisse quell'azione, si ritrovò Doflamingo a qualche centimetro da lei, senza poter evitare, stavolta, il colpo che le stava per infliggere.

L'attacco che Eris si aspettava era tuttavia molto diverso da quello che era in procinto di subire. Credeva di essere colpita e scansata via, invece venne afferrata con un braccio attorno alla vita e, senza avere il tempo di fare nulla in quei brevissimi istanti, l'uomo premette per pochi secondi le labbra contro le sue.

Le bastò quell'attimo.

Davanti ai suoi occhi spalancati, per la sorpresa e per il disgusto, si proiettarono tutte le immagini di ciò che le aveva fatto vivere fino a quel momento.

Rivide Law a Punk Hazard, in ginocchio, con la pistola puntata alla testa, il viaggio verso Dressrosa, la scomoda permanenza al palazzo reale. Di nuovo sentì l'odore dei fiori di Lafuente sotto le sue narici e anche i ricordi del ballo di fidanzamento incominciarono a succedersi lenti ed inesorabili. La festa, il vestito, il bacio, di nuovo il bacio. Quell'atto di supremazia su di lei che proprio non riusciva a sopportare. La corsa per salvare Law a palazzo, la sua incapacità, la sua impossibilità di agire. Il matrimonio. Il matrimonio. Umiliata pubblicamente di fronte a tutta Dressrosa e poi di nuovo il bacio. Quel ritornello, quella cantilena lugubre. Poteva chiamarsi davvero bacio una cosa del genere? No, era più una presa di posizione, una dimostrazione di potere, un atto di forza. Lei era debole, lui no. Doveva apparire così, semplice e chiaro per tutti. Ma non per lei. Aveva messo a tacere il suo potere con l'inganno, quella che lui voleva far apparire come tale non era la verità e lei era l'unica a poterlo dimostrare.

Un potente pugno nero fu sufficiente a scagliare il nemico lontano di qualche metro, mentre, disgustata, sputava a terra in segno di disprezzo per quel gesto tanto inaspettato quanto orribile per lei.

Doflamingo proruppe in una sonora risata, mentre guardava nella sua direzione con aria sfidante "Eppure quella sera ero più che sicuro che ti piacesse..." non gli diede il tempo di continuare che si fiondò nella sua direzione, furiosa "Non ti azzardare mai più! Mai più!".

La sua rabbia cieca non la fece agire con lucidità, stava solamente caricando l'avversario senza un piano. Infatti, con una poderosa ginocchiata allo stomaco che non le diede nemmeno il tempo di proteggersi con l'Armatura, la scaraventò contro il rudere di un edificio, facendoglielo crollare addosso.

Non ci volle molto prima che dai detriti si cominciassero ad udire dei forti rumori.

Sapeva benissimo di non averla fatta fuori: la sentiva ancora con la sua Percezione, ma Doflamingo era sicuro di averla perlomeno sotto controllo.

Si mise ad osservare a braccia conserte il cumulo di laterizi, aspettando che la sua avversaria ne uscisse da un momento all'altro.

E così fu.

Pochi secondi e un forte colpo fece volare via gran parte delle macerie, sollevando una fitta nube di polvere.

Quando pian piano iniziò a diradarsi, l'uomo poté scorgere chiaramente una sagoma umana levarsi dalle macerie.

Lentamente i contorni si fecero più nitidi e il nuovo aspetto di Eris si mostrò in tutta la sua potenza.

Il suo corpo, completamente color diaspro e solcato da venuzze nere, sembrava essere diventato più allenato, più muscoloso, quasi più grande ed imponente.

Sopra la testa, fra i capelli rossi, erano spuntate grossa corna nere da ariete.

I suoi occhi rossi e lucenti sembravano vivi come fiamme, mentre le labbra nere come il carbone pian piano si incurvavano in un sorriso terrificante, lasciando scoperti due canini più lunghi del normale.

Poté vederla spianare le ali e alzarsi di quasi un metro da terra.

Quando la polvere si diradò completamente, si sarebbe potuta scorgere Eris guardare con tanto disprezzo e crudeltà l'avversario da far venire voglia a chiunque di scappare dai dintorni il prima possibile.

Dalle sue mani, fasci di energia nera si irradiavano fino all'avambraccio.

Corrugando la fronte e sfoderando le zanne, una voce crudele e furibonda risuonò per tutta l'isola "Doflamingo!".

Con veemenza e apparentemente senza controllo di sé stessa iniziò a scagliare contro il nemico i suoi fasci di energia, cercando di colpirlo.

Tutti i colpi andarono a vuoto, cozzando contro la terra che, più veniva colpita, più diventava nera, come se fosse stata bruciata da un incendio.

Il re sembrava non avere troppi problemi a scansare l'attacco ed Eris se ne rese conto quasi subito. La rabbia le aveva annebbiato la mente e non l'aveva fatta agire con troppa saggezza. Seguire l'istinto non era certo un buon metodo per fronteggiare uno come lui e la prova era stata Cappello di Paglia. Lui aveva terminato tutte le sue energie prima del tempo e, ripensandoci, si rese conto che se avesse continuato così, le avrebbe perse anche lei.

A risolvere il suo problema fu Doflamingo stesso che, grazie al suo potere, riuscì a salire fino a portarsi alla sua altezza.

Di nuovo incrociò lo sguardo del nemico, sempre coperto dagli immancabili occhialetti rossi.

"Se pensi di spaventarmi, ti assicuro che non ci sei riuscita, mia cara moglie!" la canzonò, sottolineando in particolar modo quell'ultima parola, come se volesse darle un'eccessiva importanza.

Per tutta risposta, Eris sorrise mostrando i canini "Oh, me ne ero quasi scordata!".

Infilò una mano nel corsetto che le cingeva il busto e vi estrasse un foglio stropicciato che dispiegò con un gesto del polso, mettendolo in bella vista davanti all'avversario "Non sono più tua moglie!" concluse con un tono assai compiaciuto e divertito.

La fronte del Demone si corrugò all'istante mentre fissava il certificato di matrimonio da loro firmato qualche ora prima "Che cosa stai insinuando?" "Quando sono uscita da quella cella ho fatto prima tappa dal sacerdote...nonostante fosse molto occupato a fare i bagagli, gli ho chiesto 'gentilmente' di annullare le nozze. Mi è bastata un po' di persuasione per riuscirci e temo che questo adesso non ci servirà più!" in pochi secondi il foglio venne avvolto dall'energia nera e si ridusse in cenere davanti al volto esterrefatto di Doflamingo. Quest'ultimo, in visibile tensione, sembrò finalmente essersi scocciato della situazione; Eris pensò che i suoi nervi stessero cedendo e che quella fosse stata un'ottima mossa per farlo andare su di giri e fargli prendere quello scontro più seriamente.

Quel nervosismo si tradusse, per l'ennesima volta, in un sorriso a 32 denti da parte dell'avversario, seguito da una sonora risata.

Si rivolse a lei con fare provocatorio "Vuoi proprio farmi arrabbiare, non è vero?" tese un braccio in avanti, senza smettere di fissarla.

Eris sentì improvvisamente il suo gomito alzarsi, senza che lei potesse controllarlo. Con una smorfia si sforzò di fermarlo, senza successo, mentre anche l'altro iniziava a fare la stessa cosa.

Sembrava non riuscire più a governare il suo stesso corpo!

Vederla sforzarsi così tanto per cercare di liberarsi non fece altro che divertire il re "Adesso sì che sei perfetta...una bambola nelle mie mani...come ci sente, Eris?" chiese, per poi prorompere in un'inquietante risata che echeggiò fra le macerie poco sotto di loro.

Anche le sue ali si stavano muovendo senza il suo consenso e la stavano portando dritta dritta da Doflamingo. La stava controllando con i suoi fili, facendole fare ciò che voleva. In quelle condizioni non avrebbe mai potuto sconfiggerlo. Smise di dimenarsi come una mosca in una ragnatela e chiuse gli occhi, mentre avanzava inesorabilmente verso il nemico.

All'improvviso, un'ondata di energia nera si propagò lungo tutto il suo corpo, per poi attecchire anche ai fili, prima invisibili all'occhio umano ed ora avvolti dalle scariche scure, che li disintegrarono in un istante.

Di nuovo libera, non si sprecò in troppe parole con il suo avversario, rimasto a bocca aperta "Con me non funziona!" ringhiò, scagliandosi contro di lui, decisa a colpirlo con un poderoso pugno intriso di Haki.

Questo andò a cozzare contro l'avambraccio di Doflamingo, sollevato all'altezza del volto. Si ritrovò lei stessa a dover parare una serie di colpi da parte del nemico, che sembrava preferire di gran lunga lo scontro corpo a corpo.

Non riuscì a tenere conto di quanti colpi avesse parato: lo scontro aveva assunto una velocità straordinaria. La forza e la resistenza dei due combattenti aveva reso il duello serrato e brutale. Doflamingo non risparmiava energie nel colpirla e nel cercare di atterrarla, usava la stessa identica forza che avrebbe usato contro un qualsiasi altro nemico e non si curava che quella che aveva davanti fosse una donna. In effetti era comunque un dettaglio trascurabile, dato l'aspetto ben poco rassicurante e femminile di Eris in quel momento. Ogni volta che parava un colpo o ne infliggeva uno i suoi muscoli si tendevano come corde di violino, la sua espressione concentrata nell'uso della Percezione, che le permetteva di prevedere i movimenti dell'avversario, era resa sinistra da quei penetranti e vividi occhi rossi.

Improvvisamente, intercettando un colpo di Doflamingo verso il suo stomaco, ne afferrò il polso con violenza e dalla sua mano scaturì un fascio di energia che si propagò attraverso il braccio del suo nemico.

Non riuscì a togliergli energia sufficiente, poiché un secondo dopo, dal palmo della mano libera, un raggio di filo incandescente si scagliò su di lei. Dovette mollare la presa e scattare in alto, volando più veloce che poteva per evitare di essere colpita.

L'avversario scagliò il raggio verso l'alto, nella sua direzione, cercando di raggiungerla salendo sempre più in alto.

Nonostante la sua capacità di 'volare', avere le ali di Eris era estremamente più comodo ed efficace. Doflamingo doveva necessariamente aggrapparsi a qualcosa per poter salire, lei invece era esattamente come un uccello e poteva librarsi nel cielo a suo piacimento.

Ed era proprio questo che il nemico le voleva impedire.

Usando il raggio infuocato come una frusta e approfittando della concentrazione della ragazza nel cercare di salire il più in alto possibile, scagliò il colpo verso la sua gamba destra, facendo sì che il filo le si attorcigliasse attorno alla caviglia.

Eris gridò di dolore sentendo come una morsa incandescente stringerla, mentre una forza la trascinava giù verso terra con un potente strattone. A nulla valsero i suoi tentativi di sbattere le ali per volare più in alto, stava inesorabilmente scendendo.  Guardò in direzione del suo piede e vide il laccio luminoso. Non fece in tempo ad usare l'energia per scioglierlo che dovette istantaneamente coprire il volto con il braccio. Parò solo quattro dei cinque fendenti di filo che Doflamingo aveva scagliato dal basso verso di lei, l'ultimo le rigò di striscio la guancia, facendo colare sullo zigomo e sul collo finissimi rivoli di sangue nero.

"Arrenditi, ragazzina!" le gridò beffardo, tenendo stretto il laccio incandescente. Per tutta risposta, Eris si chinò di scatto in avanti e afferrò, contro qualsiasi previsione, il filo che la teneva legata, strattonandolo e tirando verso di lei l'avversario.

Era ferita in più punti e l'ennesima bruciatura alle mani non avrebbe fatto troppa differenza: avrebbe compiuto qualsiasi sacrificio pur di vincere quello scontro.

Il nemico non si aspettava una simile reazione e venne colto alla sprovvista; mentre si avvicinava, si accorse di essere perfettamente nella traiettoria di Eris, la quale stava preparando il suo colpo.

Lasciando la presa sulla corda, avvicinò entrambe le mani, coi palmi rivolti verso il suo avversario. Fu in quella posizione, con un'espressione terribile, che rispose all'intimazione alla resa con un "MAI!", per poi far scaturire dagli avambracci fino alla punta delle dita una serie di fasci di energia, i quali, concentrandosi sui palmi, diedero vita ad un vero e proprio turbine di energia che investì la figura del nemico appena sotto di lei. Sembrava quasi come una grossa colonna fatta di fulmini neri e vividi che si agitavano come lunghissimi serpenti, attorcigliandosi gli uni con gli altri fino a formare quella potente scarica. Doflamingo venne spazzato via e gettato rovinosamente tra le macerie sottostanti, con un tonfo sordo.

Eris lo seguì in picchiata verso terra, pulendosi la guancia sporca di sangue col dorso della mano.

Dalla polvere alzatasi da terra come una fitta nube grigia uscirono grossi proiettili di filo, che andarono a colpire proprio la membrana sottile delle sue ali, bucandole.

Anche se erano parte del suo corpo, non sentì alcun dolore, forse a causa del fatto che era ancora ferita e le sue mani bruciavano come tizzoni ardenti.

Tuttavia non gliel'avrebbe fatta passare liscia così facilmente.

A tutta velocità Eris si lanciò verso il nemico, avvertendone la presenza e sapendo perfettamente dove lanciare il pugno che in quel momento stava caricando.

La pelle da rossa divenne nera e lucente fino al gomito. Le sue ali spazzarono via la polvere, mostrando appena sotto di lei Doflamingo, pronto a riceverla.

Con un gridò si avventò su di lui; le loro nocche cozzarono le une contro le altre, entrambe nere come il carbone.

Improvvisamente, dal suo braccio una nuova scarica di energia si espanse fino al punto di incontro fra i due contendenti e, quando arrivò alla mano del nemico, scoppiò in un'onda d'urto potentissima, che spazzò via tutto nel raggio di un chilometro, facendo tremare il terreno.

L'Haki del re non ebbe tuttavia l'effetto che lei aveva sperato.

Quella forza avrebbe dovuto togliere di mezzo anche Doflamingo, invece era ancora lì, in piedi, a tenerle testa, e in una frazione di secondo capì il perché.

Anche il braccio del nemico si era ricoperto di quell'energia.

"Anche lui ha l'Haki del re..." digrignando i denti, spinse il braccio con tutta la forza che aveva, cercando di scaraventarlo via. Se il suo Haki fosse risultato più forte di quello del nemico, avrebbe potuto farcela.

Chiuse gli occhi e si concentrò su quello che suo padre le aveva insegnato.

Era figlia del Maestro dell'Ambizione, si era addestra per anni ma sapeva anche che la differenza di età tra lei e Doflamingo poteva sicuramente permettere a quest'ultimo di avere un vantaggio su di lei.

Decise di non pensarci e concentrarsi solo sulla sua mente: doveva risvegliare la vera forza dell'Haki dentro di lei.

Nel frattempo l'onda d'urto continuava ad espandersi dal punto d'incontro delle loro Ambizioni, emettendo talvolta qualche scintilla, come se fosse in corso una violenta tempesta il cui centro era proprio il punto in cui i due nemici si toccavano.

Eris si era isolata nella sua mente e per lei nulla di quello che succedeva all'esterno stava accadendo, non sentiva nemmeno più il suo dolore. Stava cercando una sola cosa, qualcosa che evidentemente Doflamingo non conosceva.

Quando riaprì gli occhi, nel rosso della sua iride il nemico poté scorgere un piccolo cerchio di colore più scuro circondare la sua pupilla. Quella fu l'ultima cosa che vide prima di essere scaraventato di nuovo a metri e metri di distanza, contro un rudere di un edificio che, nell'impatto con il re, cadde rovinosamente su sé stesso.

Dal canto suo, Eris appoggiò di nuovo i piedi a terra, richiudendosi le ali a brandelli dietro le spalle. Il suo aspetto era austero e minaccioso, chiunque sarebbe rabbrividito all'istante nel vederla in quello stato. Le vene nere che le rigavano il corpo pulsavano come se avessero vita propria, il braccio destro, ancora tinto di nero, era avvolto da quello che sembrava essere un denso vapore, esito del grandissimo sforzo che aveva compiuto. Ansimava leggermente, tenendo i piedi piantati a terra e le gambe dritte come fosse una statua, mentre i suoi occhi rossi osservavano fissi il punto in cui il nemico era stato scagliato. Il vento che si era alzato a causa del potente colpo le scompigliava i capelli come una lunga bandiera o un mare agitato.

Percepiva ancora Doflamingo e stava in guardia, ad aspettarlo, come un'animale selvatico che non attende altro che la sua preda.

Dalla polvere, il nemico si scaraventò a grande velocità verso la ragazza, facendo svolazzare la sua grossa giacca di piume rosa. La sua espressione non era più divertita: la stava prendendo sul serio, finalmente.

Tentò di sferrarle un calcio all'altezza del volto, ma fu pronta a parare quella gamba così stranamente magra nonostante la mole complessiva dell'uomo.

Lo scontro si fece nuovamente serrato.

Ad una velocità impressionante si trovò più a parare che ad attaccare; aver scoperto che la ragazza possedeva l'Ambizione del re lo aveva fatto andare su di giri e ciò non faceva altro che farle piacere.

Sentiva la rabbia con la quale cercava di colpirla in ogni modo possibile e ciò non fece che aumentare il suo desiderio di batterlo ad ogni costo.

Capendo che si stava preparando ad usare il suo potere per sferrare un'altra serie di lame-filo, spiegò le ali per alzarsi in cielo, così da poter schivare più facilmente il prossimo attacco.

Non appena si staccò da terra notò che il terreno aveva qualcosa di strano, di cui non si era accorta prima, troppo impegnata nella lotta.

Il suolo, prima rossiccio, era diventato quasi bianco e sembrava essere fatto di uno strano materiale, quasi vivo, proprio come quando era arrivata per mettersi in mezzo al gruppo di gladiatori e Doflamingo.

Non ebbe troppo tempo per soffermarsi su quel particolare, doveva concentrarsi sull'attacco.

Più si alzava in aria però, più si accorgeva che le sue ali non funzionavano come avrebbero dovuto. Erano state lacerate in più punti e in quelle condizioni la membrana faticava a gonfiarsi per farla librare in aria.

Iniziò a preoccuparsi mentre, con una virata, schivava l'attacco di Doflamingo "Non posso più contare sulle ali, devo combattere a terra!".

Il suo avversario la stava raggiungendo in alto con il suo potere, mentre la sua fronte, prima corrugata in una miriade di rughe, iniziava a rilassarsi. Si leccò le labbra, mentre sul volto ricompariva il consueto sorriso "L'Ambizione del re non ti salverà questa volta!" le disse divertito, mentre Eris perdeva nuovamente le staffe.

Di nuove le sue braccia vennero avvolte da quelle spirali di energia nera "Risparmia il fiato Doflamingo, ormai sei spacciato!" gridò furente, mentre con forza si spingeva nella sua direzione.

Prima che il raggio potesse scaturire dalle sue mani, un grido squarciò l'aria di Dressrosa.

L'energia che l'avvolgeva sparì in un istante, le sue ali si chiusero istintivamente mentre il suo corpo si piegava all'indietro, in completa tensione.

Qualcosa le aveva squarciato la spalla.

Con gli occhi spalancati, cercò di guardarsi intorno e vide che, dal terreno, grosse punte bianche come spine stavano salendo alla loro altezza, a qualche metro da terra, come se fossero nate dal terreno.

La mano che aveva portato alla ferita gocciolava sangue nero ovunque: sulla schiena, sul suo torace, lungo le braccia, dove si confondeva con le vene nere.

Non poté fuggire, poiché subito altre di quelle strane punte si aggrovigliarono attorno alle sue gambe e alle sue braccia, immobilizzandola.

Alcune di queste si posizionarono attorno a lei, come a circondarla, pronte ad infilzarsi nella sua carne ad un cenno di Doflamingo, perché, era evidente, tutto ciò non poteva che essere opera sua.

Questi la osservava compiaciuto a qualche metro di distanza e, quando vide che non poteva più muoversi, si avvicinò alla ragazza con aria di superiorità.

"Ti è piaciuta la sorpresa?" le chiese sorridendole, mentre questa si dimenava e gridava per il dolore alla spalla "Cosa diavolo hai fatto?" urlò con rabbia; ritrovarsi di nuovo in trappola non faceva altro che farle ribollire il sangue.

"Ti dice niente il nome 'Risveglio'?" a quelle parole Eris rabbrividì: anche lui era riuscito ad attivarlo?

Per tutta risposta digrignò i denti nella sua direzione, mostrando le zanne bianche ora sporche di sangue nero.

Nemmeno lui era messo troppo bene, lo percepiva, ma in quel momento si trovava in una condizione di netta superiorità.

"A quanto pare sai di cosa sto parlando...sei piuttosto sveglia, anche se, devo ammetterlo, ti sei rivelata una bella spina nel fianco, moglie ribelle!" la canzonò, avvicinandosi ad Eris, ormai completamente inoffensiva, ma ancora capace di sputare veleno con le sue sole parole "Non osare chiamarmi moglie, maledetto esiliato di Marijoa!".

Uno laccio di filo le strinse la gola in pochi secondi, tanto da farla quasi soffocare, mentre il suo interlocutore le sorrideva divertito.

"Sei ancora troppo giovane, ci sono tante cose che devi imparare...per esempio, come si porta rispetto!" le disse con voce pacata, mentre i tentacoli che la stavano tenendo ferma, improvvisamente, la sbatterono a terra a grande velocità.

Quando la sua schiena si schiantò al suolo emise un acuto grido di dolore, che si propagò attraverso le macerie.

Aveva il volto livido; si era sforzata il più possibile di respirare ed ora che il laccio che aveva attorno al collo si era dissipato prendeva grandi boccate d'aria, affannosamente. Gli altri lacci che la tenevano ferma erano ancora ben saldi attorno alle gambe e alle braccia e ben presto la riportarono in posizione eretta, leggermente sollevata dal terreno.

Doflamingo scese dal cielo come un grosso avvoltoio affamato: si fermò a qualche passo da lei, osservandola compiaciuto da dietro gli occhialini rossi, con le mani in tasca "La figlia del Rosso, ridotta in questo stato...cosa direbbe tuo padre se ti vedesse ora, eh?". Al solo nome del padre, alzò lo sguardo fulminando con gli occhi rossi il nemico "Non nominare mio padre, bastardo!".

Un ennesimo fascio di fili la costrinse contro la sua volontà ad abbassare la testa, rivolgendole lo sguardo in basso, parzialmente coperto dalla folta chioma rossa.

"Non ti è bastato, non è così? Sei proprio una testarda!" da quella posizione così umiliante per lei, un nuovo ringhio, feroce e drammatico, proruppe dalle labbra nere di Eris "Uccidimi, avanti!Fallo, so che non vedi l'ora!".

L'uomo si avvicinò nuovamente a lei, sovrastandola coi suoi tre metri di altezza. Nonostante fosse sollevata da terra infatti, la mole enorme del nemico riusciva a superarla in ogni caso, oscurandola con la sua immensa ombra.

Le afferrò il mento con una delle sue possenti mani; la ragazza tentò invano di staccarsi da quella morsa, ma a nulla valsero i suoi sforzi.

Con un gesto alzò il volto stremato di Eris e la guardò dritta negli occhi iniettati di sangue "E' evidente che non mi conosci. Non potrei mai ucciderti..." ammise con aria quasi scherzosa "Finiscila..." gli rispose con voce strozzata "dacci un taglio e fammi fuori!".

"Dico sul serio, cara. Sarebbe davvero troppo semplice ucciderti..." un sorriso, uno fra i più inquietanti che Eris gli avesse visto fare da quando lo aveva conosciuto, comparve sul suo volto "Hai rovinato i miei piani. Tu e i tuoi amici vi siete immischiati in affari che non vi riguardavano affatto. Mi avete costretto ad abbandonare il trono e l'isola, per non parlare del ruolo che ho nella Flotta dei Sette. E' proprio per questo che dovrete pagare..." il modo in cui sottolineò quell'ultimo verbo la fece irrigidire da capo a piedi. Un brivido la percorse lungo la schiena. I suoi occhi spalancati esprimevano un timore che stava cercando di nascondere ad ogni costo. Ma Doflamingo se ne accorse fin troppo bene, in fondo era proprio ciò che voleva.

Stringendole il mento si avvicinò sempre di più al volto di lei, arrivando quasi a sfiorarla.

Di nuovo un brivido freddo la percorse.

Poteva rispecchiarsi nei suoi occhialini rossi e vedere il riflesso del suo volto disgustato e intimorito.

"Cappello di Paglia e tutti gli abitanti dell'isola moriranno..." le disse quasi con noncuranza. Aspettò qualche secondo, prima di scandire bene la frase successiva, quasi sussurrandola e provando un notevole piacere nel pronunciarla "...Law morirà.".

Qualche altro secondo passò, prima che Doflamingo riprendesse il discorso "Tu invece, verrai con me. Indosserai quel bracciale di agalmatolite per il resto della tua vita, getterò quella dannata chiave in mare e non te ne potrai andare mai più. Con la tua preziosa vita in scacco ricatterò tuo padre e tu sarai costretta a fare qualsiasi cosa che io ti chiederò, qualsiasi...".

Il suo tono di voce era spaventosamente lugubre, così come le parole che pronunciava, e man mano diventava sempre più forte, come a volerle imprimere quel discorso nella mente. Quelle parole dovevano suonare come un terribile monito, una condanna senza appello  "...sarai la mia marionetta. Non vedrai mai più la luce del sole. Finché io vivrò, tu non sarai mai libera, mai!".

Sentì la ragazza irrigidirsi, contrarre i muscoli, la sua espressione disgustata divenne un ringhio di rabbia, dolore, paura. In quell'attimo, all'apice dell'agitazione della sua nemica, esplose in una risata inquietante, per poi sussurrarle all'orecchio tre parole che mai e poi mai avrebbe accettato di sentirsi dire da nessuno al mondo "Sei mia, Eris".

Non appena ebbe finito di pronunciarle, si ritrasse improvvisamente, perplesso.

La ragazza aveva iniziato ad avere dei lievi singulti, come delle piccole scosse, le quali aumentarono di intensità e frequenza in pochi secondi, trasformandosi poi in una vera e propria risata.

Quell'atteggiamento non lasciava presagire nulla di buono.

Alzò la testa, sollevando i lunghi capelli che ricaddero dietro alla sua schiena.

I suoi temibili occhi rossi brillavano come due tizzoni ardenti.

"Scordatelo!" gridò, mentre il filo che la avvolgeva diventava lentamente nero e si sfaldava davanti allo sguardo corrucciato di Doflamingo, liberandola dalla presa.

Tutto il suo corpo fu scosso da un violentissimo spasmo, mentre le sue membra iniziavano ad aumentare la loro massa.

Il Demone stava per fare la sua comparsa a Dressrosa.

 

----

 

Il panico era notevolmente aumentato sull'isola.

Erano tutti in trappola, in una gabbia che lentamente si richiudeva su Dressrosa, devastandola lentamente. A piede libero uno spietato pirata era alla ricerca dell'unica speranza di salvezza per tutti coloro che si trovavano lì, a dover combattere per la loro vita, a cercare di sopravvivere con tutte le proprie forze.

Questo scenario era già di per sé inquietante e nessuno era preparato a ciò che si sarebbe verificato di lì a poco.

Mentre tutti tentavano disperatamente di salvarsi e invocavano speranzosi il ritorno di Luffy, una nuova minaccia si era levata sopra gli edifici in rovina della bella isola.

Un mostro, nero come la notte, si stagliava sopra tutto e tutti.

Una belva selvaggia nata dal nulla, che aveva fatto risuonare potentissima il suo ruggito per miglia e miglia. Uno suono gutturale, da incubo, che da solo bastava a portare il panico e la paura nei cuori già straziati degli abitanti.

Sotto alle sue zampe mostruose tutto sembrava perdere vita e sbiadire, come una malattia che si diffonde troppo velocemente per poter essere curata.

Alcune delle strutture disseminate lungo il percorso dell'abominio prendevano inspiegabilmente fuoco, come se dagli occhi dell'incubo, due grandi pozzi nei quali ribollivano due sfere rosse come lava, si sprigionassero le fiamme che stavano consumando la città.

Chiunque riuscisse ad usare la Percezione sentiva la belva alata in maniera chiara e lampante, era una forza troppo potente, quasi ancestrale, impossibile da ignorare. Tutti coloro che l'avevano percepita si bloccarono all'istante e anche nell'animo dei migliori fra loro iniziarono ad insinuarsi timore e trepidazione.

Dall'Altopiano del re la figura oscura, dalle sembianze antropomorfe ma senza nulla di umano nelle fattezze, appariva come un'ombra gigantesca che avanzava attraverso le vie.

Era evidente che l'essere fosse arrabbiato e quando iniziò a colpire qualcosa con le sue mastodontiche mani, sprigionando grossi fasci di energia nera, fu del tutto evidente che ce l'aveva con qualcuno.

Per Viola, che aveva seguito lo scontro di Eris, riferendone i dettagli agli amici, era chiaro che il 'qualcuno' in questione non poteva essere altri che Doflamingo, ma in quel momento non aveva tempo di approfondire la questione.

La donna era infatti occupata in un'accesa discussione con Trafalgar Law, mentre il padre, Re Riku, cercava di appellarsi alla popolazione per tranquillizzare gli animi e cercare di riportare tutto alla normalità.

Ad assistere a quell'acceso dibattito erano presenti la nipote Rebecca, Nico Robin e Usopp, il quale era totalmente terrorizzato dagli avvenimenti e correva di qua e di là senza riuscire a calmarsi.

"Non arriverete mai in tempo..." disse il ragazzo con voce greve, mentre osservava a braccia conserte e piedi piantati la furibonda Viola "Ti ho detto che non parteciperai a questo piano! Non ti permetterò di farle ulteriormente del male!".

Con la sua Chiaroveggenza aveva potuto assistere al discorso di Doflamingo e sentire la scioccante rivelazione sullo scambio di Eris con Caesar:  non poteva assolutamente fidarsi di lui sapendo che la vita della ragazza sarebbe potuta essere nuovamente in pericolo.

Il Chirurgo tuttavia non aveva alcuna intenzione di arrendersi "Non voglio farle dal male, anzi, forse sono l'unico che potrebbe salvarle la vita! Se non facciamo qualcosa, Eris potrebbe..." "E' tutta colpa tua! Se non l'avessi condotta in questa situazione non si sarebbe mai esasperata fino ad arrivare a questo!" gridò, indicando con l'indice il mostro che ad ogni passo faceva tremare la terra sotto ai loro piedi.

Il ragazzo sembrava pensieroso; capiva il punto di vista di Viola, ma sapeva anche che loro non avrebbero avuto i mezzi adeguati per fronteggiare l'evenienza "Mi dispiace che ti riesca difficile, Viola-san, ma devi fidarti di me".

A quelle parole, Viola andò su tutte le furie "Fidarmi? Fidarmi?? Come puoi parlare di fiducia, proprio tu! Hai una bella faccia tosta dopo quello che hai fatto! Non mi fiderò mai di te, accompagneremo il cecchino da sole!" Law sbuffò, innervosito "Certamente, e magari pensate anche di vedervela con Doflamingo dopo averla fatta tornare alla sua prima forma, non è vero?" "Non ti permettere di usare quei toni, io sono...".

Da poco più in là, una voce li zittì inaspettatamente "Basta.".

Si voltarono e videro che a rivolgersi a loro in tono imperioso era stata la nipote di Viola, Rebecca, ancora vestita da gladiatrice.

"Smettetela, vi prego.." continuò, alleggerendo tuttavia il suo tono "Zia, non abbiamo più tempo! Se Eris continua a combattere sarà la fine per lei e per l'isola. Stiamo sprecando minuti preziosi, dobbiamo servirci di tutto l'aiuto possibile!".

A darle manforte intervenne anche Robin, che si avvicinò ai tre con aria preoccupata "Purtroppo Rebecca ha ragione. Abbiamo già aspettato troppo e le forze di Eris si stanno esaurendo più velocemente di quanto pensiamo! Dobbiamo lasciare che sia Law ad andare con Usopp, i suoi poteri gli permettono di spostarsi più velocemente di chiunque altro!".

Viola aveva abbassato lo sguardo.

Era evidente che non si sentiva sicura a lasciare la missione in mano a Law, tuttavia le due ragazze avevano ragione e sentiva, in cuor suo, che avrebbe dovuto dar loro ascolto, oppure l'isola sarebbe sprofondata nel caos e nella distruzione.

Annuì mestamente, per poi rivolgere un'occhiata torva in direzione di Law "Ti osserverò sempre, per tutto il tempo. Se solo provi a torcerle un capello te la vedrai con me.".

Per tutta risposta il ragazzo si portò la nodachi in spalla e si voltò in direzione del mostro, guardando verso l'orizzonte.

Con un breve gesto della mano trasportò in un istante il cecchino e sé stesso su uno degli edifici vicini al raggio d'azione della bestia.

Usopp si portò le mani alla bocca per trattenere, a stento, un urlo di terrore.

Vedere l'incubo da vicino l'aveva reso ancor più spaventato e timoroso, ma la voce di Law gli fece ricordare subito il perché si trovasse lì "Prendi la mira e non sbagliare. Hai solo un colpo e se fallisci, siamo tutti destinati alla morte.".

Di nuovo gli si gelò il sangue nelle vene.

Deglutì rumorosamente mentre estraeva con mano tremante la sua fionda.

Nell'altra mano era già pronto il proiettile da lanciare contro la bestia: il bracciale dorato di agalmatolite.

I nani l'avevano lasciato nelle loro mani prima di correre in aiuto di Franky e gli altri, accollando il compito gravoso di colpire Eris sulle sue spalle. Era uno dei pochi che potesse toccare il bracciale senza subirne gli effetti, ed era sicuramente l'unico in grado di poterla colpire da così distante.

Sistemò nervosamente il proiettile; l'obiettivo non era difficile da raggiungere, era un bersaglio molto grande e si muoveva lentamente data la sua mole, ma la paura di quella bestia e le parole di Law non smettevano di assillarlo.

Tirò un lungo sospiro, mentre il Chirurgo lo osservava accigliato, a braccia conserte.

In un attimo il bracciale fendette l'aria come una scheggia, volando a grande velocità verso la massa nera. Quella piccola macchietta dorata rimbalzò sulla pelle del mostro, la quale sembrava essere fatta di pura tenebra.

Per un momento tutti coloro che avevano assistito alla scena, Viola compresa, pensarono che l'agalmatolite non avesse avuto effetto e stavano ad aspettare col cuore in gola.

Dopo qualche secondo tirarono tutti un sospiro di sollievo.

L'essere sembrò cominciare a rimpicciolirsi sempre di più; si agitava all'impazzata, scuotendo le ali, dimenandosi e gridando come la più terribile delle belve, ma ormai era fatta.

Senza nemmeno accorgersene, il cecchino si ritrovò di nuovo sull'Altopiano del re, dove venne accolto dalle ragazze festanti.

Dopo averlo abbracciato ed essersi complimentate, Robin chiese a Viola di ritornare ad osservare la situazione coi suoi poteri, e questa agì di conseguenza.

Si focalizzò sul punto in cui Eris era stata colpita e, con suo grande stupore, al posto dell'essere mostruoso, sulla terra nera e bruciata era comparso il corpo inerme di Eris.

Era completamente esanime, con gli occhi chiusi.

Al contrario, Doflamingo sembrava invece essersela cavata bene. Non aveva dovuto sopportare lo scontro col mostro troppo a lungo e si era limitato a schivarne i colpi fino a quel momento.

Quando lo vide estinguersi nella figura priva di sensi della ragazza si era nuovamente rallegrato, e, senza farsi troppi problemi, si era avvicinato a lei.

Da lontano vide luccicare qualcosa a terra e, superando il corpo, constatò che si trattava proprio di quel bracciale che lei aveva portato per tutto quel tempo.

Lo guardò per qualche secondo senza toccarlo, poi si voltò sorridente verso Eris "Sembra che qualcuno ti abbia tradita, di nuovo...".

A passo lento, con fare trionfante, si avvicinò a quel corpo che giaceva in mezzo alla polvere.

Si chinò verso di lei, stavolta completamente indifesa, la giacca di piume lo copriva quasi interamente, lasciando scoperto solo il volto.

Si sistemò gli occhiali e, infine, proruppe in una terribile e agghiacciante risata.

"Ti sei messa contro la persona sbagliata e ti sei condannata da sola ad un'esistenza misera. Saresti potuta essere una regina, vivere nel lusso fino alla fine dei tuoi giorni, e invece..." continuava a guardarla, sprezzante, come se lei sentisse tutto ciò che stava dicendo, come se si aspettasse una sua risposta da un momento all'altro "Hai deciso di finire i tuoi giorni come una serva. La tua testa calda e i tuoi sciocchi ideali ti hanno portata alla rovina!".

Di nuovo la sua risata si insinuò fra le macerie e i fuochi ancora accesi che erano divampati attraverso la città.

Aveva vinto, finalmente.

Tese una mano verso quel corpo bianco ed esanime: Eris era sua.

Con suo grande stupore, le dita cozzarono contro una trave di legno.

Il corpo era svanito nel nulla in pochi secondi, ma non aveva più tempo di preoccuparsene.

Una voce familiare lo chiamò da poco più avanti, facendolo alzare di scatto.

"Doflamingo!" gridò furioso, mentre si avvicinava a grandi falcate.

Cappello di Paglia si era ripreso, la ragazza era sparita e la battaglia era ancora aperta.

Ma per quanto ancora sarebbe durato quell'interminabile scontro?

 

----

 

"Che cosa è successo?" pensò, sbattendo le palpebre lentamente.

Il suo corpo e la sua mente erano intorpiditi, come se si fossero appena riscossi da un lungo e travagliato sonno.

Si trovava sdraiata a terra, con la schiena poggiata al muro. Non faticò a riconoscere il pavimento rosso della sala da tè del padiglione dove quello strano vecchio l'aveva condotta due anni prima.

Si guardò attorno indolenzita, senza alzarsi: ancora non se la sentiva di reggersi sulle sue gambe tanta era la sua stanchezza.

Il tavolino del tè era sparito e anche l'atmosfera all'interno era cambiata. Non c'erano più le lampade accese o i profumi dell'incenso ad allietare l'ambiente. L'unica luce era quella naturale che proveniva dalla porta aperta: anche se Eris non riusciva a vedere l'esterno dall'angolazione in cui si trovava, poteva capire che il tempo non sembrava essere particolarmente soleggiato quel giorno.

Ci volle qualche minuto per ricordarsi del motivo per cui era arrivata fin lì l'ultima volta e anche per farsi venire in mente dove si trovava prima.

Collegò i due avvenimenti, poi chiuse gli occhi, sospirò profondamente e, abbandonandosi completamente sul muro che la sosteneva sussurrò "Oh no...non un'altra volta...".

Si portò le mani davanti agli occhi per disperazione e per stanchezza. Non poteva credere di essersi trasformata di nuovo nel demone. Aveva fatto qualcosa di male ai suoi amici? Aveva distrutto anche Dressrosa? Era talmente stanca e affranta che quelle domande le scivolarono addosso come acqua.

Non aveva la forza per pensarci.

"Eris..." la ragazza tolse immediatamente le mani dagli occhi e con suo grande stupore si accorse che il vecchio era lì di fronte a lei.

Portandosi una mano al petto, sorpresa, si rivolse a lui stupita "Non apparire così dal nulla! Mi hai spaventata!" "Ti chiedo scusa, ma è urgente..." la voce dell'uomo risuonò strozzata e pesante.

"Voglio delle spiegazioni! Perché mi appari quando mi strasformo in quel mostro? Lo so che i due eventi sono collegati, non fare il furbo! Tu sapevi che potevo diventare quella 'cosa' ma non mi hai avvertita, perché?" nonostante fosse stanca, non si limitò a fargli tranquillamente delle domande, anzi, era piuttosto seccata.

Il vecchio le si avvicinò, sembrava davvero molto preoccupato "Mi dispiace, ma non c'è tempo...".

Dalla porta si sentì la pioggia scrosciare forte e un lampo, seguito da un tuono molto potente, fece sobbalzare Eris.

"Che vuol dire che non c'è..." "Devi cercare Sesokris" la interruppe, sempre con la voce smorzata, qualcosa in lui non andava.

La ragazza stava per ribattere quando un improvviso giramento di testa le fece perdere le forze.

Fuori imperversava la tempesta e il vento faceva sbattere le ante della porta con grande violenza.

"Vecchio..." sussurrò con un filo di voce, mentre l'uomo le stava davanti, agitato "E' l'unico che può riportare in vita la spada. Tu sai dove si trova Eris, devi andarci...sai dove si trova!".

Tentò di sorreggersi al muro, ma invano.

Lentamente si accasciò sul pavimento, lunga distesa; di nuovo, in un sussurro, quasi gemente, rispose al vecchio "Nekhrebu...".

L'ultima cosa che vide fu il sacerdote annuire.

 

 

Angolo della scrittrice:

 

Ciao a tutti! Finalmente ho completato anche questo capitolo a cui tenevo molto. Volevo che lo scontro fosse avvincente e spero di essere riuscita nel mio intento! Il prossimo capitolo sarà l'ultimo di questa fanfic e arriverà molto presto! Spero che il duello fra Eris e Doflamingo sia stato di vostro gradimento! Grazie per aver letto e alla prossima! :D

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Capitolo 18
*** Il ritorno ***


Capitolo XVII

Il ritorno

Quando riaprì gli occhi era ormai il tramonto.

Non le fu difficile riconoscere il luogo dove si trovava, proprio per questo alzò di scatto la testa dal cuscino per guardarsi attorno, disperata.

Era in quell'enorme letto a baldacchino, con la luce del sole morente che filtrava dalla grossa porta finestra che dava sul balcone a mezzaluna.

La testa le girava vorticosamente ed iniziava a sudare freddo.

Con gli occhi spalancati si tolse di dosso le coperte e si scaraventò giù dal letto affannosamente, aveva indosso solo una leggera camicia da notte lunga fino alle caviglie e nient'altro.

Nient'altro, già.

Si toccò istintivamente il polso destro, afferrandolo con la mano opposta.

Nessuna traccia del bracciale.

Ricadde sul letto con un sospiro di sollievo, rilassandosi completamente.

Allora non era stato un sogno, era successo tutto per davvero, ne era certa: Doflamingo non l'avrebbe mai lasciata girare per il palazzo senza quel bracciale.

Si portò una mano al petto, sorridendo.

Si rialzò con nuovo vigore, rassicurata da quella scoperta, e non esitò ad aprire le porte che davano sul boudoir.

Era sicura che non vi avrebbe trovato quelle insopportabili dame di compagnia, ma sicuramente non si aspettava di vedere, semi sdraiate e dormienti su un canapè rosa, Viola e Rebecca.

La stanza era stata rassettata alla buona, ma c'erano evidenti danni ovunque, a cominciare dai grossi portoni scardinati e dalle finestre parzialmente senza vetro.

Non appena sentirono le porte aprirsi, le ragazze si svegliarono di soprassalto, guardando nella sua direzione con aria trasognata.

"Viola-san!" gridò stupita Eris, con un gran sorriso sulle labbra.

Anche le due ragazze sorrisero, per poi avvicinarsi a lei con gioia "Eris!" dissero all'unisono.

"Mi spiace di avervi svegliate, non sapevo che vi avrei trovate qui!" si scusò la ragazza, subito interrotta da Viola "No! Non preoccuparti! Ci dispiace averti portata qui, so che probabilmente i ricordi che hai di queste stanze non sono positivi, ma era l'unico posto in cui potevamo nasconderti per evitare che la Marina ti trovasse!" "La Marina? Sono ancora qui?" Viola rispose annuendo e fu Rebecca a continuarne il discorso "Per oggi dubito che daranno la caccia a qualcuno, sono troppo occupati a dare una mano in città. Ma nei prossimi giorni verranno a cercare te e i Cappello di Paglia senza dubbio!".

"I Cappello di Paglia? Dove sono? E...a proposito! Che mi è successo? Anche se sono quasi sicura di saperlo..." ammise abbassando lo sguardo; l'iniziale fervore che aveva preso possesso di lei si stava affievolendo più andava indietro con la memoria.

Le due donne si guardarono preoccupate, poi Viola si rivolse a lei con un tono molto dolce e pacato, soppesando bene ogni parola del suo discorso per evitare di urtare i sentimenti della ragazza "Purtroppo ti sei trasformata nel Demone...ma non hai creato gravi danni! O almeno, non più di quanti ne avrebbe fatti la gabbia alla città!".

Eris se lo aspettava e non si lamentò affatto della cosa, tuttavia non poté che porre, esitando, una domanda a bruciapelo alla donna "...e...l'ho ucciso, vero?".

Non c'era nella sua voce alcuna nota di rimorso, solo una grande curiosità.

Voleva sapere in realtà ogni particolare di quello scontro, voleva sentirsi dire esattamente per quanto quell'essere avesse agonizzato per le vie di Dressrosa prima di spirare fra le atroci sofferenze che il Demone gli aveva inferto.

Viola chiuse gli occhi e fece un profondo respiro.

Osservandola, Eris iniziò ad innervosirsi. Qualcosa era andato storto, quel volto non prometteva nulla di buono, ma non sapeva cosa aspettarsi. Cosa poteva essere successo?

Non distolse lo sguardo da lei, ma percepì che anche Rebecca era del suo stesso stato d'animo.

"No, non lo hai ucciso." disse infine, quasi costernata.

Quasi come se qualcuno stesse per attaccarla, la ragazza scattò in allerta, con le pupille dilatate e i muscoli tesi come un animale selvatico.

Quella notizia l'aveva confusa e spaventata più di quanto non avesse pensato.

"Quando ti abbiamo riportata alla tua forma originaria Luffy è intervenuto, combattendo contro di lui...ma ormai l'avevi stremato!" la ragazza si morse il labbro inferiore, ricacciando in gola un urlo di rabbia che saliva prepotente dentro di lei, poi sospirò e cercò di controllare il suo respiro, diventato affannoso.

"Bene." concluse infine, sbuffando "Almeno è stato fatto fuori, di questo non mi posso lamentare, tuttavia ammetto che avrei voluto perlomeno assistere alla scena..." "Mi dispiace interromperti, Eris" Viola era ancora seria, con quell'aria che tanto preoccupava la ragazza dai capelli rossi "Doflamingo non è morto.".

I suoi occhi si spalancarono, le sue labbra tremarono come foglie, di nuovo la rabbia si impadronì del suo cuore e della sua lingua.

"Come sarebbe a dire? E' fuggito? Dov'è adesso? Ditemi dov'è, devo trovarlo!" sbottò camminando a grandi falcate e a passo pesante verso l'uscita del boudoir.

La voce di Rebecca la fermò "Aspetta, fermati! E' nelle mani della Marina, lo scorteranno ad Impel Down!" la ragazza si spaventò quando Eris si girò a guardarla: il suo volto era contratto dall'ira e i suoi occhi verdi lampeggiavano come saette. Era semplicemente furibonda.

"LA MARINA??? IMPEL DOWN??? Ma come avete potuto lasciarlo nelle mani di Fujitora??! Dovete essere impazziti!" "Eris...Fujitora si è..." "Non mi interessa! Bisogna ucciderlo, e subito!" Viola rimase spiazzata da quell'impeto furioso e non poté che stare a guardarla ad occhi sgranati "Quell'uomo ha dei poteri sulla CP0, ha delle influenze a Marijoa! Se non lo fermate in tempo potrebbe essere rilasciato dalla Marina stessa e tornare in circolazione!".

Sembrava proprio non voler sentir ragioni e mettersi contro la sua furia sarebbe stato davvero avventato. Le due donne temevano quasi si stesse per trasformare nel Demone un'altra volta: sprizzava scintille dagli occhi, la sua bocca era contratta in una smorfia rabbiosa mentre si agitava di qua e di là per il boudoir in preda all'ira.

Se ci fossero stati ancora vasi da scaraventare in pezzi probabilmente li avrebbe lanciati a terra urlando, ma si limitò a distruggere i rimanenti vetri alle finestre con una foga che spaventò zia e nipote, che si allontanarono da lei preoccupate.

"Basta così, Eris-san." la voce profonda di un uomo ormai anziano la riscosse dal suo stato d'animo, si voltò verso la porta e lì vide il vecchio Riku osservare la scena.

"Riku-sama..." disse riassestandosi e chinando leggermente il capo.

Di contro, il re si avvicinò alla ragazza con fare austero "Ti pare questo il modo di comportarti nel mio palazzo?".

Il rossore sul suo volto rimase, ma stavolta per la vergogna.

Aveva visto solo una volta quell'uomo, ma le aveva ispirato molta fiducia quando aveva incrociato il suo sguardo e si era preoccupata per lui vendendolo incatenato nella Sala dei Semi.

Pensare che dopo lunghi anni passati a nascondersi o in prigionia quel vecchio avesse dovuto anche sorbirsi i suoi attacchi isterici la fece vergognare di sé stessa e riprese in un attimo il suo contegno.

"Chiedo perdono, Riku-sama." disse col capo chinato e la voce rammaricata; si era comportata da stupida.

Le due ragazze avvertirono che finalmente Eris si era calmata e presero ad avvicinarsi cautamente a lei insieme al re.

 "Non hai da temere Eris" continuò quest'ultimo "I tuoi sospetti sono fondati, tuttavia devi anche sapere che l'Ammiraglio Fujitora ha posto le sue scuse riguardo a quanto accaduto di fronte a tutto il popolo quando la battaglia è finita, ripristinando la mia carica e il prestigio della mia famiglia.".

Quella voce profonda ed autorevole bastò a calmarla.

Cercò di scacciare i pensieri negativi che la assalivano per concentrarsi solo sul presente.

Fu proprio il presente a farle venire in mente che aveva alcune questioni da sbrigare, fra le quali la più impellente era certamente quella di tornare a casa.

Sospirò, alzando il volto verso il trio che la osservava preoccupato "Vi chiedo scusa, ero troppo presa dall'odio che provo per quell'uomo per poter parlare da persona lucida. Vi ringrazio moltissimo per la vostra gentilezza ed ospitalità, nonché per avermi salvata ovviamente. Partirò immediatamente da Dressrosa, evitandovi così inconvenienti con la Marina..." Viola interruppe il suo discorso con veemenza "No Eris! Non hai dormito che per poche ore! Devi stare a letto a riposare ancora per qualche giorno!".

La ragazza abbozzò un sorriso per poi rivolgersi alla donna "Non temere. Sto benissimo! E poi...non posso proprio far aspettare mio padre. Sicuramente sarà furioso con me per quello che ho fatto e gli devo delle spiegazioni al più presto!" "Devo dire che, in effetti, sembri piuttosto in forma..." constatò il vecchio re, fulminato da un'occhiataccia proveniente dalla figlia e dalla nipote, che non erano affatto contente all'idea che Eris partisse.

Nonostante la loro disapprovazione, Eris sembrava decisa ad andarsene e di conseguenza Riku non fece caso alle due donne quando aggiunse, punzecchiando Viola "Hai visto? Potevi fidarti del Chirurgo! Ha fatto un ottimo lavoro!".

Rebecca e Viola si guardarono negli occhi, preoccupate, mentre la ragazza, dapprima percorsa da un freddo tremito lungo la schiena, divenne paonazza in volto.

Il re sembrava non essersi accorto di nulla e fu proprio a questo che Eris, con voce strozzata, pose la domanda "Di quale chirurgo state parlando...?".

Con un sorriso ingenuo rispose tranquillamente "Beh, è stato Trafalgar Law a portarti in salvo e a curarti...credevo te l'avessero detto!".

Viola si affrettò a scusarsi, mentre Eris era diventata pallida come un fantasma "Non è come sembra. Non avrei mai lasciato che ti toccasse! E' un medico e..." la voce cupa e greve della ragazza risuonò per il boudoir, mentre il sole calava tingendo il cielo di rosso "Non fa niente." disse semplicemente, lasciando la donna a bocca aperta.

Si sedette su una poltroncina, appoggiando le braccia sui braccioli, sospirando.

"Un ultimo favore, prima di andare via..." aggiunse pacata, quasi atona "...posso riavere i miei vestiti?".

 

---

 

Non si voltò quando sentì quella presenza proprio dietro alle sue spalle, già sapeva di chi si trattasse.

Continuò a camminare avanti, come se nulla fosse.

Ormai la notte era calata sull'isola e il pendio erboso era illuminato dalla sola luce della luna;  all'orizzonte il mare scintillava quanto il cielo stellato.

Si fermò solo quando la figura solitaria le rivolse la parola con quell'inconfondibile cadenza.

"Te ne vai senza salutare?" chiese ironico.

Sghignazzò fra sé e sé, abbassandosi il cappuccio nero dalla testa e voltandosi verso l'amico.

Il suo volto pallido, illuminato da quella luce così tenue, sembrava fatto di madreperla.

"Ci stavo provando..." rispose scherzando, mentre si avvicinava a lui.

Nonostante la luce fioca, vide che l'espressione del ragazzo era leggermente turbata "Come mai sei già in piedi? Dovresti riposare, lo sai...non sono passate che poche ore..." il tono del ragazzo si fece serio e preoccupato, ma la ragazza, ormai a pochi passi di distanza, non smetteva di fissarlo con la sua consueta leggerezza "Sta tranquillo! Mi sono già ristabilita. Non credevo che avessi una così bassa considerazione di me, Sabo.".

Il tentativo di alleggerire l'apprensione dell'amico non sortì l'effetto desiderato; il rivoluzionario era rimasto turbato come lo era prima "Sai bene che non è questa la questione...non puoi riposare solo qualche ora e poi affrontare un lungo viaggio con le tue ali come se niente fosse!".

Eris affondò lo sguardo nel volto così serio del suo amico: era davvero preoccupato per lei e per la sua incolumità.

Gli sorrise in maniera placida e benevola, esternando tutta la gratitudine che provava per lui e per quel riguardo che aveva per lei "Ti ringrazio...ma non devi preoccuparti di nulla, te lo assicuro!".

Sabo stava per ribattere, quando qualcosa che lui stesso aveva detto precedentemente alla ragazza le fece ricordare dello scontro di poche ore prima "Le mie ali! Me ne ero scordata, chissà se si sono rimarginate!" la guardò con fare interrogativo, così si affrettò a spiegare "Doflamingo ha lacerato le mie ali da demone durante lo scontro...".

Diede le spalle all'amico, mentre apriva le sue grandi ali per far sì che le controllasse.

Quando si voltò, Sabo la guardò con un mezzo sorriso "E' tutto apposto".

Si portò una mano al petto, sospirando sollevata, per poi voltarsi di nuovo verso di lui con sguardo gioviale "Vorrà dire che il mio potere autorigenera le sue forme!" "O forse..." continuò il ragazzo con un tono amaro "...forse sei stata curata molto bene".

Eris si incupì all'istante.

"Non è stata una mia scelta" ammise sotto lo sguardo severo del suo interlocutore "Se fossi stata cosciente non l'avrei mai permesso, ma questa scelta non è toccata a me".

Dopo qualche secondo di intenso silenzio, interrotto solo dalla voce del vento, Sabo si risolse a parlare "Avrebbe potuto ucciderti".

"Anche Doflamingo avrebbe potuto uccidermi!" "Si, per colpa di Trafalgar!" "Mi sarei potuta uccidere coi miei stessi poteri! Si può sapere perché ti comporti in questo modo? " "E si può sapere perché tu non fai altrettanto?" sbottò, zittendola.

I suoi occhi verdi tremolarono davanti all'espressione incollerita di Sabo, le cui braccia iniziavano a prendere fuoco lentamente "Tu tieni al tuo onore quanto alla tua vita, io lo so come sei!  Quel tizio ti ha tradita, ti ha consegnata a Doflamingo e ha avuto il coraggio di curarti quando non era degno nemmeno di presentarsi al tuo cospetto! Si può sapere perché non stai facendo nulla contro di lui? Che diavolo ti prende Eris?".

Il suo tono sprezzante e inferocito la fece rabbrividire all'inizio, ma solo per un istante.

Mentre lo ascoltava, si dispose fieramente col mento sollevato e l'aria greve, quasi come se lo stesse sfidando.

Quando ebbe finito di gridare e sfogarsi, Eris piantò gli occhi in quelli azzurri ed irati di lui "Tu tieni alla mia vita, Sabo?".

La sua voce era tanto stentorea e decisa che il ragazzo fu costretto a riscuotersi dal suo fervore "Certo che ci tengo!".

Dopo una breve pausa, nella quale non smise di guardarlo con quel fare austero, rispose semplicemente "E allora ringrazia l'unico dottore disponibile sull'isola, perché solo lui poteva salvarmi.".

Il fuoco cessò di bruciare attorno alla figura slanciata del ragazzo, lasciando il posto ad una delle espressioni più dispiaciute e rassegnate che Eris avesse mai visto.

Abbassò il capo e chiuse gli occhi, mordendosi il labbro inferiore.

Restarono in silenzio per qualche minuto, poi gli si avvicinò con cautela e con le braccia bianche gli cinse il collo, lasciandolo di stucco.

"Lo so che lo hai detto perché vuoi proteggermi  e ti ringrazio per questo..." sussurrò mentre lo abbracciava, il ragazzo sembrava completamente pietrificato, incapace di ribattere, e ciò la fece sorridere

 "Sono ancora viva e vegeta e lo rimarrò a lungo nonostante tutti i Kidd e i Trafalgar e i Doflamingo che mi si presenteranno, perché io li sconfiggerò tutti e in un modo o nell'altro riuscirò sempre a cavarmela!".

Quando staccò le braccia da lui e tornò a stargli di fronte notò che il suo turbamento aveva lasciato posto ad un sollievo espresso da un lieve sorriso che gli si andava formando sul volto marcato dalla profonda cicatrice "Ci sarò sempre per te.".

"Ti ringrazio..." gli rispose sorridendo, prima di aggiungere ironica "Ma di certo non posso disturbare il lavoro di uno dei più importanti Rivoluzionari!".

Entrambi iniziarono a ridere di cuore, poi Eris chiese incuriosita "Te ne vai anche tu stanotte?" "Si, ma prima devo passare a trovare mio fratello...".

Lo scrutò con aria interrogativa, prima di ribattere "Tuo fratello sta dormendo" "Lo so..." "Oh, pensavo che il tuo Haki stesse iniziando a fare cilecca! Ma allora perché vuoi andare da lui?" "Voglio rivederlo un'ultima volta prima di lasciare l'isola...ci sono questioni urgenti da sistemare e non posso rimanere di più a Dressrosa, esattamente come te" "Capisco..." "Vuoi venire con me?" "No, no...ho già incontrato Nico Robin e le ho consegnato una lettera rivolta a tutti i Cappello di Paglia...avrei voluto avere più tempo per ringraziarli ma, come sai, sono di fretta!".

"Ho afferrato..." sorrise, sistemandosi il cappello in testa "allora spero che ci rivedremo presto!" "Lo spero anche io!" "Buon viaggio Eris!" "Buon viaggio, Sabo!".

Con un sorriso volse lo sguardo verso il cielo stellato e in un battito d'ali era già in volo verso casa.

 

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Le pesanti porte di quercia si spalancarono con un sordo e secco tonfo e il silenzio piombò nella sala.

Sopra la stanza lunga e stretta pendevano dal soffitto a volte in pietra grigia lunghe catene che sorreggevano grossi lampadari rotondi ad illuminare il corridoio.

Davanti ai muri coperti di arazzi, stendardi colorati e trofei stavano ritti in piedi gli uomini del Rosso, sugli attenti, con le braccia rigide lungo i fianchi e le espressioni severe ed imperscrutabili.

Di fronte a lei, alla fine della stanza, Shanks se ne stava seduto  comodamente sul suo freddo trono di pietra, con l'unico gomito appoggiato ad uno dei braccioli a sorreggergli la guancia, lo sguardo impenetrabile fisso davanti a sé.

Eris si irrigidì.

Nessuno le aveva parlato né si era rivolto a lei in alcun modo.

Era planata su una delle terrazze del castello e aveva raggiunto la sala del trono immediatamente. I pochi corridoi che aveva percorso erano deserti, senza guarnigioni, e vedere tutti lì, schierati in quella sala, le faceva intendere che gli uomini di suo padre erano riusciti ad avvistarla e a dare l'annuncio in breve tempo.

Sembravano tutti freddi come la pietra grigia delle mura del castello.

Prese coraggio e avanzò decisa verso lo scranno, mettendo piede sul lungo tappeto rosso che portava a suo padre.

Di fronte a tutti quegli sguardi funesti non poteva fare altro che sentirsi colpevole.

Voleva velocizzare il passo, mettersi a correre; davanti a sé o dietro di sé, non le importava.

Era stata terribilmente umiliata dalle azioni di Doflamingo e sapeva che tutte quelle occhiate, quelle espressioni così severe, erano dovute al fatto che chiunque fosse presente lì dentro sapeva e forse aveva addirittura visto tutto.

Più andava avanti, più procedeva verso suo padre, più sentiva crescere il timore per lui e per il suo giudizio e ad ogni passo anche un poco della sua forza se ne andava assieme alla sua sicurezza.

Quando fu finalmente vicina al trono ebbe l'impressione di non poter nemmeno più reggersi in piedi, schiacciata da quei pensieri e da quella consapevolezza.

Si inginocchiò davanti allo scranno, facendo ricadere i lunghi capelli rossi davanti al volto bianco.

"Eris".

Il tono lapidario di suo padre rimbombò attraverso le volte grigie fin dentro la sua testa.

Era rimasto nella sua posizione comoda e rilassata, ma il suo sguardo era severo e la sua voce stentorea proprio come quella dei più dignitosi re.

Il suo abbigliamento, una semplice camicia bianca dalle maniche larghe, un paio di pantaloni neri sormontati da una grossa fusciacca rossa e dorata e una mantella nera con un colletto alto, non avrebbero mai ricondotto la sua figura a quella di un sovrano. Tuttavia la sua sola presenza lasciava benissimo intendere che non era un uomo comune: emanava un fascino e una forza che nessuno di ordinario avrebbe potuto eguagliare.

"Hai sposato un uomo senza il mio consenso".

Inginocchiata, con la testa bassa e coperta, riusciva a nascondere il suo stato di turbamento e ansia che cresceva sempre di più.

Si sentiva immeritevole, impura, addirittura ingrata nei confronti di quel genitore così speciale per lei, e non solo perché era l'unico che le era rimasto.

Era stato sempre così premuroso, affettuoso, giusto con lei; era abituata a vederlo con un'espressione gioviale mentre le parlava delle sue future avventure o mentre festeggiava un bottino allegramente assieme ai suoi compagni, con un bel boccale di birra in mano.

E adesso era lì, su quel trono, con quel volto cupo e l'espressione greve; non più un padre benevolo, ma un re severo che constatava con sdegno l'infedeltà di uno dei suoi più amati sudditi.

Non poteva fare altro che odiarsi e sentire quel disgusto verso quello che aveva fatto, verso il Sacro Accordo che aveva stipulato soltanto per salvare la vita a un traditore: era stata incapace di capire l'inganno e aveva fallito.

Aveva distrutto le aspettative dell'unica persona al mondo che l'amava veramente.

"Ti sei fatta incoronare regina a mia insaputa" continuò il re, facendo arrivare la sua possente voce fino alla fine della sala "Hai messo in pericolo il mio potere, la mia isola, i miei uomini e la mia gente".

Non si sentiva in grado di rispondergli.

Era vero, aveva ragione su tutto.

Avrebbe voluto piangere, gettarsi ai suoi piedi e chiedere scusa a tutti, ma sapeva che ai suoi occhi sarebbe risultata ancora più meritevole di sdegno.

"Hai mantenuto fede ad un Sacro Accordo, rispettando la tua parola di pirata, e questo ti fa onore, ma questo non ti esonera dal prenderti le tue responsabilità. In questa sala tutti concordano:  è meglio che tu vada, Eris."

Quelle parole la colpirono come una freccia avvelenata nel petto, ma le capì.

Chiuse gli occhi e aspettò qualche secondo prima di dare la risposta, ancora inginocchiata "Mi dispiace tanto padre. Ti chiedo scusa, chiedo scusa a tutti".

Nonostante l'emozione, la paura e la tristezza, parlò e si rialzò con grande dignità, senza lasciare che i suoi sentimenti prendessero il sopravvento.

Il sangue dei re che scorreva nelle sue vene fu a tutti palese quando, col volto velato da una decorosa tristezza, si rivolse per l'ultima volta al padre, senza avere la presunzione di alzare gli occhi verdi ma con tutta l'imponenza di cui anche Shanks poteva vantarsi.

"Addio."

Fece un breve inchino col capo per poi volgersi di nuovo verso i portoni da cui era entrata, facendo svolazzare dietro di sé il mantello nero.

Sapeva che quella era una decisione giusta da parte loro.

Li aveva messi in pericolo.

Non solo suo padre, ma anche tutti quegli uomini che la circondavano erano la sua famiglia e lei aveva messo in gioco loro e il regno per un idiota.

Era normale che ora non si fidassero più di lei.

Questi e tanti altri tristi pensieri si susseguirono veloci come saette nella sua mente offuscata dal rimorso e dalla rabbia verso sé stessa, ma poco prima che potesse mettere piede oltre la soglia, la voce di suo padre la fermò, risuonando ancora una volta come una campana attraverso le volte di pietra, facendola sussultare.

"E' meglio che tu vada...nelle tue stanze, a cambiarti. A meno che tu non voglia andare alla festa conciata in quella maniera, anche se, a dire il vero, un po' ci sarebbe da aspettarselo da una rozza come te!"

Tremò e si voltò di scatto.

Gli uomini, prima rigidi e severi, rotti i ranghi, si erano tutti voltati verso di lei, sorridendo.

Si guardò attorno smarrita e senza parole, ma quando vide comparire sul volto del padre un abbozzo di sorriso attraverso le sue labbra sottili iniziò a correre a perdifiato verso di lui.

Non poteva crederci: era stata tutta una messinscena.

Ad ogni passo che guadagnava attraverso quella folla esultante per raggiungere il padre sentiva quell'enorme macigno, quel groppo alla gola, quella tensione terribile sgravarsi dalla sua coscienza e allontanarsi dal suo corpo dissolvendosi nell'aria dell'ampio salone.

Non appena lo raggiunse gli saltò al collo entusiasta mentre tutti gli uomini iniziavano a circondarli urlando di gioia ed applaudendo.

Shanks la strinse con il braccio attorno alla vita per poi rimetterla coi piedi a terra, ridendo di cuore "Sei sempre la solita, ogni volta che puoi ti devi cacciare in qualche guaio!".

Mentre faceva di tutto per non piangere davanti ai compagni, Eris continuava ad osservare il padre con occhi brillanti "Oh papà, non sai quanto sono felice di rivederti!".

Per un momento aveva pensato di arrabbiarsi con tutti loro per quel brutto scherzo, ma sentiva di esserselo meritato, anzi, il fatto che fosse tutta una messinscena l'aveva resa ancor più felice.

Quello era il loro modo di fare, difficilmente prendevano le cose troppo seriamente.

Se non erano cambiati in tutti quegli anni che aveva passato sull'isola con loro, non lo avrebbero fatto di certo in quel poco tempo durante la sua assenza!

"Ci hai fatto stare in pensiero, diavolo di una ragazzina!" "Non sei mai cambiata, sempre la solita selvaggia!" "Secondo te ti avremmo davvero sbattuto la porta in faccia per così poco? Sei una vera credulona!"

quando si voltò tutti si erano già stretti attorno a loro "Fox! Berrett! Rockstar! Amici!" abbracciò con fervore ognuno, mentre a turno si divertivano a canzonarla o a darle pacche sulla spalla.

Non appena ebbe salutato tutti, Shanks coprì con la sua voce lo schiamazzare allegro e concitato dei presenti "Compagni, uscite di qui e alla svelta! La festa comincerà fra poco! C'è bisogno che qualcuno inizi ad animare un po' l'ambiente giù in città! Ci sarà da divertirsi per tutta la notte, anzi, molto probabilmente per qualche giorno!" con un grido di approvazione generale gli uomini uscirono festanti dalla sala, sentendo già la sensazione dell'idromele avvolgere le loro gole nel mezzo della grande Sala del Banchetto, finché non rimasero soltanto padre e figlia.

Quando i pesanti portoni si chiusero, i due si fronteggiavano in mezzo al lungo corridoio, sopra il tappeto rosso, con espressione sollevata.

Non c'era bisogno di tante parole per esprimere i loro sentimenti.

Era stata perdonata, nonostante tutto; sempre che il 'perdonare' fosse mai passato attraverso la mente del padre e degli amici, i quali sembravano solamente sollevati e felici di rivederla dopo tutto quello che era successo.

"Sarei venuto a prenderti, ma so che avresti rifiutato ogni aiuto e te la saresti presa, razza di testarda!" fu lui a rompere il silenzio per primo, facendola sorridere "Hai fatto bene papà, o non ve l'avrei perdonato!".

Nonostante sorridesse,  si avvertiva una lieve preoccupazione nella voce dell'uomo "Anche se sei riuscita a farla franca, sarebbe stato un guaio molto grave se le cose fossero andate male stavolta...non solo per te, ma per tutti noi".

Eris chinò lievemente il capo, capiva perfettamente "Lo so, e vi chiedo scusa. Non mi sarei mai aspettata di trovare Doflamingo a Punk Hazard...in più quel Sacro Accordo è stata una vera sciocchezza, avrei dovuto analizzare meglio la situazione e..." "Senti" la interruppe,  serio "so che dirai di no come al solito, ma devi prendere in considerazione la mia richiesta alla luce di questi fatti. Prendi con te i miei uomini, ti farò costruire una delle navi migliori per solcare i mari! Smettila di viaggiare come una raminga solitaria. Trovare i Cappello di Paglia è stata la tua salvezza, ma potrebbe non ricapitarti una simile fortuna in futuro...".

Le aveva già fatto quella proposta molte volte prima di allora e lei aveva sempre rifiutato.

Non aveva mai voluto essere a capo di qualcuno, prendersi la responsabilità di una ciurma; le appariva tutto come un fardello troppo pesante da sopportare.

La sua idea non era cambiata da allora, tuttavia comprendeva la preoccupazione del padre e di tutti i suoi amici dopo ciò che era avvenuto a Dressrosa e scelse di procrastinare la risposta a quella domanda "Ho deciso di partire subito per Alabasta e non posso arrivare ad Alubarna scortata, ma prometto che ci penserò papà. Quando sarò di ritorno risponderò a questa tua richiesta, promesso.".

La risposta sembrò non stupirlo molto, specialmente per quanto riguardava il fatto di prendersi carico di una ciurma propria "Riguarda la Gemma di Ruthiel, vero?" chiese con interesse, mentre la figlia tirava fuori da una tasca nascosta un piccolo sacchetto, contenente la preziosa pietra.

"Proprio così. Ero certa che l'avresti avvertita..." rispose sorridendo mentre estraeva la gemma per porgerla nell'unica mano del padre.

L'uomo la soppesò osservando l'oggetto con profondo interesse, per poi spostare lo sguardo compiaciuto sulla figlia che stava davanti a sé "Ci sei riuscita...non avevo dubbi. Ora si tratta solo di scoprire come usarla..." "Ho pensato che potrei rimontarla sulla spada, ma credo che non sarà così semplice, per questo ho deciso di seguire la pista del vecchio...".

"Di che parli?" la voce dell'uomo si fece incuriosita "Sono sicura che hai saputo che mi sono ritrasformata a Dressrosa...so che avevi delle spie lì, ne sono certa...quando Doflamingo ha attivato la gabbia i collegamenti sono saltati, ma quando lo scontro è finito ti hanno riferito tutto, per questo sapevi che stavo per tornare e hai organizzato questa messinscena per terrorizzarmi!" disse ridacchiando.

"Ebbene sì" rispose sorridendo fra sé e sé, pensando alla scaltrezza della figlia "so che ti sei di nuovo trasformata nel Demone, ma cosa c'entra con la gemma?" "Ti ricordi cosa ti dissi la prima volta che era successo? Quando mi avete ritrovata?" "...il vecchio e il tempio.." "Proprio quelli! Beh, quando mi sono trasformata è successo di nuovo, ero lì, ma qualcosa era cambiato...c'era un'atmosfera cupa, qualcosa non stava andando per il verso giusto, lo sentivo! Il vecchio mi ha parlato, ma solo per pochi istanti...mi ha detto di andare a Nekhrebu...".

Entrambi erano diventati piuttosto pensierosi "Ed ecco perché vuoi andare ad Alabasta..." "Scommetto che se provassimo a rimettere la gemma sull'elsa non succederebbe nulla!" "Non ci resta che provare!".

Eris annuì con decisione "Giusto! Ad ogni modo andrò lo stesso a cercare quelle rovine, sono sicura che sia una cosa importante! Il perché delle visioni potrebbe essermi finalmente chiaro, così come la soluzione ai miei problemi...".

Shanks sapeva bene a che cosa stava per andare incontro la figlia, aveva sentito quel nome più volte quando era stato ad Alabasta, ma la fiducia in sua figlia non venne di certo meno a causa di quel nome così minaccioso.

 "Le rovine di Nekhrebu...nessuno le ha mai viste, né è mai andato a cercarle, le storie che si raccontano su quel luogo fanno rabbrividire...sembra che lì dentro abbiano rinchiuso i peggiori orrori di tempi passati affinché non potessero più affliggere la nazione e il mondo...una specie di vaso di Pandora..." "E' inutile che..." cercò di avvisarlo la ragazza, ma il padre la interruppe sospirando "...lo so, è inutile che ti dica di non andare, perché farai di testa tua come al solito! Non era quello che volevo dirti".

La giovane figlia rimase in silenzio ad ascoltare, rimproverandosi la sua impetuosità quando si trattava di andare all'avventura o di disobbedire agli ordini "Stammi a sentire: per prima cosa andiamo a prendere l'Artiglio dell'Alba e facciamo una prova, ok? Se dovesse funzionare andremo fuori di qui e festeggeremo il tuo ritorno assieme agli altri...".

 "...e se non funzionasse?" chiese con circospezione, mentre un nuovo sorriso illuminava il volto del pirata "Beh...usciremo di qui e festeggeremo il tuo ritorno assieme agli altri comunque! Non puoi deluderli non presentandoti, resta qui ancora per qualche giorno, poi parti pure per Alabasta e fai quel che vuoi, hai il mio permesso, ma a condizione che tu rimanga per la festa. Dopotutto, siamo curiosi di sentire cosa hai da raccontarci!".

La ragazza rispose con un sorriso, finalmente si sentiva davvero felice di essere a casa "Va bene papà, rimarrò ancora per qualche giorno!" .

Il padre rise, mettendole la mano sulla spalla "Così si parla! E adesso andiamo a prendere la spada..." disse incamminandosi fuori dalla sala, con la figlia sottobraccio "A proposito...dimmi, come ti è sembrata la ciurma di Cappello di Paglia?".

Sorridendo lo guardò in volto, nel riflesso dei suoi occhi poteva percepire tutto l'affetto che nutriva per lei e la sua gioia nell'averla lì con lui, a braccetto, e sperò che anche nel suo volto lui potesse leggere la stessa felicità che provava lei.

"Credo che siano proprio dei tipi in gamba, papà!".

 

Angolo dell'autrice:

Con l'Epilogo finirà ufficialmente questa mia fanfiction, tuttavia questo era l'ultimo capitolo e non posso che sentirmi un po' triste. Sono certa che scriverò ancora dato che ho lasciato alcuni interrogativi ancora senza risposta e vi ringrazio moltissimo per aver seguito questa storia. L'epilogo sarà cortissimo (lo giuro!), ma di cosa tratterà vorrei che rimanesse l'ultimo mistero di questa fanfic! Grazie ancora per aver letto e complimenti per essere arrivati alle battute finali :D A presto!

 

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Capitolo 19
*** Epilogo ***


Epilogo

Il bagliore delle fiamme dei falò incendiava con la sua luce tutta la città.

Il fuoco pareva voler raggiungere il cielo con le sue lunghe lingue incandescenti, fino a toccare le stelle che in quella notte scura brillavano come gemme argentee.

Dall'alto anche la luna sembrava essere stata invitata a partecipare a quella grande festa e sorrideva benevola dall'alto, rotonda, come se avesse presidiato al banchetto lei stessa.

Attorno alle fiamme tantissimi fra donne, uomini e persino bambini danzavano al suono dei liuti, dei flauti e dei tamburi che cadenzavano da ore ed ore melodie che trascinavano chiunque in balli festosi.

Alla musica si mescolavano le risa e il chiacchiericcio di tutto il popolo.

Le voci partivano dalla piazza principale e si snodavano ovunque in mezzo agli stretti vicoli grigi della città, entrando nei palazzi, nelle locande e nelle case, ma nessuno era all'interno quella notte.

Tutti erano accorsi in massa per i festeggiamenti e nessuno sognava nemmeno lontanamente di fare rientro alla propria abitazione.

La notizia del ritorno di Eris si era diffusa a macchia d'olio per tutta l'isola ad opera degli uomini del re.

Era bastata soltanto un'ora dopo l'arrivo della ragazza che le campane avevano già iniziato a suonare e l'aria della festa aveva iniziato subito a diffondersi ovunque.

Dalle città limitrofe un afflusso di gente aveva iniziato a spostarsi verso la capitale.

Chi a cavallo, chi sui carri, chi in carrozza, chi in calesse o persino a piedi, tutti percorrevano gioiosamente le strade battute e polverose per essere presenti alla festa.

Nelle città più lontane era stato dato l'annuncio che venissero indetti comunque banchetti affinché tutti potessero gioire dell'evento nonostante la distanza.

Quella notte dunque non solo la capitale era in festa, ma tutta l'isola, sicché dall'alto essa sarebbe apparsa come una macchia infuocata e brulicante in mezzo all'oceano nero.

Sulla rocca che troneggiava sopra la città, l'enorme castello illuminato sembrava il centro nevralgico di quell'inarrestabile frenesia che si dilagava attraverso tutto il regno.

Da lì la gente andava e veniva dalle enormi porte d'ingresso cantando, ballando, portando cibo e bevande senza sosta, ma sempre con un'espressione sollevata dipinta sul volto.

Un estraneo su quell'isola avrebbe facilmente pensato che il modo migliore di cercare il re fosse proprio lì, al castello, dove in un'imponente sala dal lungo tavolo sedesse insieme alla sua corte di fronte ad abbondanti manicaretti, ma chi era del luogo e ben conosceva la vita dell'isola non avrebbe mai varcato la soglia del palazzo sperando di trovarlo lì in una giornata di festa.

Il re e i suoi uomini sarebbero stati irriconoscibili in mezzo alla folla se non fosse stato per i loro volti noti a tutti.

Proprio nella piazza, nel cuore pulsante della capitale, stavano Shanks e la sua ciurma al gran completo.

Seduti, in piedi, con un boccale o un bel cosciotto tra le mani, ridevano, scherzavano e ballavano proprio come chiunque altro.

Gli uomini più fidati del re stavano banchettando assieme ai membri dei clan e a Shanks stesso, che in quel momento se ne stava seduto comodamente su una grossa sedia coperta di pelli e pellicce.

Nell'unica mano teneva un boccale ormai quasi vuoto ridendo e scherzando coi suoi compagni, alzandosi e ballando senza dare troppo peso alla sua posizione.

Anche se era il re e tutti nutrivano verso di lui un profondo rispetto, non davano troppa importanza a quel ruolo di rilievo.

Proprio come la figlia, anche lui era cresciuto lì e tutti lo consideravano come un membro di una grande famiglia che comprendeva tutti gli abitanti di quell'isola.

Era prima di tutto un uomo di Albion, poi un re e solo alla fine uno dei Quattro Imperatori: quell'isola era la sua casa.

"Ti ho sentita!" disse ad alta voce, ridendo, mentre due mani bianche si appoggiavano sulle sue spalle da dietro la sedia "E' impossibile farti una sorpresa! Ce la metto sempre tutta! Uffa, non è giusto!".

Nonostante fosse palesemente contrariata, la voce di Eris era leggera e scherzosa.

Accerchiò il trono improvvisato e si abbassò quel tanto che bastava per guardare in faccia suo padre e sfoderare uno dei suoi migliori sorrisi.

I suoi capelli ricadevano sul volto scompigliati, coprendole le spalle e superando la morbida camicia bianca dalle ampie maniche e la grossa cintola di seta rossa che le stringeva alla vita, per arrivare fin quasi a metà della lunga gonna nera che le lasciava scoperte le caviglie.

Ai piedi non portava più i pesanti stivali, bensì un paio di semplici scarpette nere.

Shanks ricambiò il suo sorriso "Sei brava e molto forte. Ma non ancora abbastanza da avere la presunzione di prendermi alla sprovvista. D'altronde..." sospirò mentre appoggiava il bicchiere su un tavolino vicino "..io ho l'esperienza dalla mia.".

Eris non poté che ridere di gusto davanti a quell'espressione rassegnata ma serena "E questo non può essere che un vantaggio papà!".

Da dietro le sue spalle qualcuno la chiamò con voce squillante "Eris! Pensavo che non saresti mai tornata, ed invece eccola qui, la figlia del Rosso, che balla come una qualsiasi donna del paese in mezzo alle strade!".

La ragazza sapeva già chi potesse aver pronunciato quelle parole, quindi si voltò infastidita rivolgendosi al suo nuovo interlocutore "Perché non ti fai un po' gli affari tuoi, Tristan?".

Un ragazzo dai capelli biondi, con il viso coperto di lentiggini e gli occhi scuri, la guardava beffardo sorreggendosi sulle sue gambe esili "E' così che saluti uno dei membri più illustri del clan del Martello Nero? E' evidente che nonostante le possibilità che hai avuto di imparare le buone maniere tu sia sempre stata una testa calda!".

Non ebbe il tempo di rispondere che una voce cavernosa insorse dietro di lui, scaraventandolo in avanti con una poderosa manata sulla schiena, riversandolo quasi a terra.

Le pellicce che portava sulle sue palle gli ricaddero tutte sulla testa, mettendo in mostra il fisico asciutto

"Taci ragazzo! Sei sempre il solito invadente! Non la lasci mai respirare!".

Shanks, che fino a quel momento se l'era risa sotto ai baffi senza dire nulla, si voltò a guardare l'uomo che era comparso al posto del ragazzino e dopo qualche secondo scoppiò in una grande risata, seguito dalla figlia.

Un uomo molto imponente, di mezz'età e completamente calvo fissava con sdegno da sotto la sua folta barba bionda il ragazzo che si risistemava addosso le pellicce con fare stizzito.

"Non essere troppo duro con tuo figlio, Vorsh! Tristan ha ragione, la mia Eris è sempre stata una testa calda e non posso affatto dargli torto!" disse senza smettere un attimo di ridere, mentre la ragazza raggelò, fulminandolo con lo sguardo.

Per qualche secondo tutti e tre si guardarono seriosi, per poi scoppiare in una sonora risata. Tutti tranne il ragazzo, che li osservava contrariato.

"Papà ha ragione!" asserì divertita "Ma questo non vuol dire che mio figlio debba sempre comportarsi così con te! Bentornata Eris, è un piacere rivederti!" gli rispose l'uomo gioviale, avvicinandosi seguito dal ragazzo imbronciato.

"Grazie Yaarl Vorsh! E' un piacere vedervi qui nonostante veniate da parecchio lontano! Non ditemi che avete preso le navi!" gli chiese sorridente e sorpresa "Proprio così! Non potevamo proprio perderci i festeggiamenti! Si sa che quando il vecchio Shanks organizza una festa non partecipare è un reato vero e proprio!".

A quel punto il re si alzò dal suo scranno sorridendo, per poi andare incontro al mastodontico uomo e assestargli un'amichevole manata sulla spalla che lo fece leggermente barcollare "Vecchio mio! Senza te e i tuoi uomini festeggiare non sarebbe la stessa cosa!".

"Hai fatto le cose in grande, razza di canaglia! Lo sai che si vocifera che tutto questo baccano durerà una settimana intera?" "Cosa? Una settimana intera? Ed io che pensavo di aver detto espressamente 'un mese'!" i due forti uomini si misero a ridere mentre Eris li guardava soddisfatta.

"Hai visto quanto tiene a te tuo padre?" subito dopo il grosso uomo cambiò espressione, accigliandosi ed usando un tono minaccioso, mostrando il pugno con rabbia "Se non avessi già schiacciato quel maledetto verme infido di Dressrosa avremmo indetto un consiglio di guerra e saremmo salpati con quattrocento navi. L'avremmo rasa noi al suolo quella maledetta isola pur di trovarti. Il damerino non aveva la minima idea di chi ha osato sfidare!".

"Su su...calmati Vorsh, adesso la nostra Eris sta bene e quindi dobbiamo festeggiare! Venite! Andiamo a dar fondo alle nuove botti di idromele che ci hanno portato direttamente da Northfield! Giovane Tristan, sarai dei nostri ovviamente!" Shanks iniziò a spingere il grosso uomo sorridente verso il lato della piazza dove erano state stipate tutte le enormi botti di liquore per saziare i presenti ai festeggiamenti.

"Ah ah! Verremo con molto piacere Rosso! Eris, sei pronta a ballare e a bere per un mese intero?" "A dire il vero, Yaarl, partirò domani stesso!" "Capisco...non puoi stare lontana dal mare eh? Piccola peste! Tutta suo padre, vero Shanks? Beh, sento che la mia gola non resisterà ancora a lungo senza idromele, andiamo prima che siano i tuoi uomini ad inaugurare le botti!" il ragazzino lo guardò quasi sconcertato "Una peste? E' il demonio! Per fortuna te ne andrai presto, così non sarò costretto a sopportare la tua presenza troppo a lungo!" "E' stato un piacere anche per me Tristan! Prego Yaarl Vorsh, siete libero di servivi a piacimento! Finché sarò in vita i membri del Martello Nero saranno sempre liberi di estinguere le nostre riserve di idromele!". L'uomo le rivolse un'occhiata perplessa  "Che cosa significa tutta questa formalità?" Eris rispose con un sorriso malizioso "A parere del Burggraaf di Angarth" e in quell'istante rivolse lo sguardo verso Tristan " io non sono abbastanza 'educata' , a dispetto del mio rango, per questo non oso rivolgermi a voi che con il dovuto rispetto, Yaarl!" disse abbozzando un inchino verso il suo interlocutore, il quale parve piuttosto contrariato da quella situazione.

"A quanto pare non sei del tutto estranea alle buone maniere allora..." Tristan teneva le mani incrociate sul petto, osservandola con alterigia "A quanto pare..." lo rimbeccò, sorridendo, la ragazza "...no, Burggraaf Tristan".

"Sei sempre il solito imbecille!" concluse il padre guardandolo torvo. A quel punto Shanks decise di intromettersi nella discussione "Perché non vieni ad assaggiare un po' di idromele Tristan?" "Sono spiacente Maestà, ma io non bevo!" "C'è da ringraziare che sappia almeno combattere questo benedetto ragazzo!! Su vieni!" disse il padre spingendolo con forza verso le botti.

 "E' stato un piacere, Yaarl!" l'uomo, che stava trascinando il figlio, si fermò stupito a guardarla "Ma come? Non vieni con noi?" "Vi raggiungerò più tardi. Se desiderate perdonarmi, ho un paio di affari che richiedono la mia presenza!" rispose abbozzando un inchino. L'uomo lasciò le spalle del ragazzo minuto per avvicinarsi ad Eris "Dai su! Smettila di parlare a questo modo, faccio persino fatica a capirti! Comunque non è un problema, ci tratterremo qui qualche giorno, quindi è certo che ci rivedremo, sempre che tu non voglia evitarci a causa di questo idiota!". La ragazza ridacchiò vedendo l'espressione stizzita sul volto di Tristan "No! Affatto! Anzi, ti prometto che sarò di nuovo qui fra breve...zio Vorsh!". Sentendola pronunciare quelle parole, l'uomo si illuminò e sorrise, sollevandola per la vita e facendole fare un giro completo prima di rimetterla a terra "Oh, eccola qui la mia Eris! Non dare retta a questo spocchioso, vuole solo darsi delle arie!" "Non preoccuparti, lo so già da un pezzo come è fatto!" rispose ridendo, per poi dare un bacio sulla guancia all'uomo.

"Ci vediamo più tardi allora! Divertitevi!" concluse, abbozzando un piccolo inchino e sparendo fra la folla, dando loro le spalle e lasciandoli con un palmo di naso.

Mentre i lembi della sua gonna strusciavano contro altrettante sottane, ventagli, borsette, boccali, braccia e gambe, la sua mente, completamente svuotata, era fissata su un pensiero soltanto.

Intorno a lei la musica iniziava a farsi più alta ed intensa, tutti cominciavano a prendere a braccetto il proprio partner dirigendosi nella piazza centrale per ballare attorno ai falò.

Chi la incrociava la salutava sorridendo, chiamandola per nome, facendo qualche riverenza, ma lei rispondeva con brevi cenni, senza accorciare il suo passo affrettato.

Percorse le vie della città in festa, salendo e scendendo per le strade sterrate e polverose colme di gente proveniente da tutta l'isola; pian piano le case si fecero più rade, gli spazi più aperti e le persone sempre meno, finché non arrivò ai piedi di una collina erbosa, lontana da tutto.

Salì senza alcuna fatica, ritrovandosi in pochi minuti sulla cima.

Da lassù poteva vedere da un lato la città in festa, dall'altro la costa che si estendeva ai margini dell'isola e davanti a sé il mare nero, illuminato da una luna enorme ed argentea.

Si avvicinò al bordo del promontorio roccioso e si sedette sul ciglio della rupe, contemplando l'orizzonte davanti a sé.

Quando appoggiò le mani sul prato notò che erano diventate bianche come la neve.

Se si fosse potuta specchiare nell'acqua, che ora era qualche decina di metri sotto i suoi piedi, avrebbe visto nel riflesso un viso pallidissimo, solcato da vene azzurre, e un paio di occhi color ghiaccio.

Rimettere la gemma semplicemente nell'elsa della spada non aveva funzionato, come aveva previsto.

La sua unica speranza ora rimaneva il viaggio ad Alabasta, ma quanti dubbi ancora rimanevano irrisolti nella sua mente...

Non aveva idea di chi fosse quel vecchio, prima di tutto. Come sapeva di potersi fidare? Era il frutto della sua immaginazione e stava per fare l'ennesima sciocchezza partendo per una missione così pericolosa? Era certa che ci fosse sicuramente del vero in tutto quello che il Sacerdote le aveva detto fino ad allora, altrimenti non si sarebbe potuta spiegare il ritrovamento dell'Artiglio dell'Alba, ma non era certa di nient'altro.

Inoltre cosa ne sarebbe stato di Doflamingo? L'avrebbero condannato a morte? E i Cappello di Paglia? Erano ancora sull'isola?

Guardò il cielo con un'espressione supplichevole, come a chiedere una risposta nelle stelle che inevitabilmente non trovò.

Ricordò l'ultima sera a Dressrosa, dove, prima di vedere Sabo, aveva incontrato Nico Robin.

Era stata lei a tenere custodita la Gemma per tutto quel tempo.

Quando era partita da Punk Hazard le aveva lasciato il suo cappotto contenente il prezioso cimelio, sicura che le sarebbe stato restituito, e così fu.

Si erano salutate in fretta, ma Eris aveva avuto modo di consegnarle una lettera destinata a tutta la ciurma.

Sospirò, intrecciando le mani l'una con l'altra, per poi rivolgersi al cielo nuovamente.

La brezza marina e fresca le scompigliò i capelli rossi, facendoli svolazzare dietro le sue spalle.

"Ce la farò, lo giuro. Sto venendo a trovarti, ti prego, dammi la forza di continuare, mamma".

 

 

"Cari amici,

mi dispiace non essermi potuta fermare più a lungo ma il mio rientro a casa non poteva più aspettare. Non so da dove cominciare a scrivere questa lettera, ci sono moltissime cose che vorrei dirvi.

Ho avuto modo di ringraziare i Tontatta di persona a palazzo e sono stata davvero felice di constatare che Manshelly è sana e salva e che si sta occupando dei feriti con uno spirito così gioviale ed ottimistico.

Mi sono congedata anche dalla famiglia reale, quella vera, che adesso regnerà in pace su Dressrosa, anche se ci sarà un lungo lavoro da fare per ricostruire l'isola e riportarla al suo antico equilibrio.

A questo proposito, credo che io e mio padre potremmo fare qualcosa per accelerare il processo, ma questo è tutto da decidersi quando sarò finalmente a casa.

Non conosco molto bene né Riku né Rebecca, tuttavia mi sembrano fatti della stessa pasta di Viola e mi è dispiaciuto non poter parlare con loro più a lungo.

Viola non voleva che io partissi visto ciò che è successo, ma le ho assicurato (e vi assicuro) che sono in perfetta forma e che non ci saranno intoppi durante il mio viaggio.

L'unica cosa che mi agita è che Doflamingo sia ancora in vita, non lo posso negare.

Avrei preferito vedere il suo cadavere che sapere che è vivo  e in mano alla Marina per giunta! Ho timore di quello che potrebbe ancora fare quell'uomo. Forse è stata la mia prigionia e ciò che è avvenuto negli ultimi giorni a suggestionarmi così, tuttavia credo che non saremo al sicuro da lui totalmente finché non verrà ucciso.

Vorrei poter dire che aspetto con ansia la sua sentenza di morte, ma purtroppo so che sarebbe una vana speranza.

So che non accadrà ed io ho molte altre cose per la testa al momento.

Probabilmente ho  trovato qualcuno che mi aiuterà ad utilizzare la Gemma e non vedo l'ora di incontrarlo.

So che non sarà facile e che incapperò sicuramente in qualche guaio, ma mi assumerò tutti i rischi necessari pur di mettere fine ai miei problemi.

La cosa positiva è che finalmente potrò tornare nella mia terra natale.

Riguardo a questo, mi spiace non aver avuto l'occasione di ringraziarvi per aver aiutato mia cugina e mio zio.

Sarei intervenuta io stessa ma in quegli anni non avevo nessuna occasione di mettermi in contatto con il resto del mondo, inoltre sono certa che loro non mi avrebbero mai coinvolta nei loro piani per evitarmi un'ulteriore sofferenza.

Come voi ben sapete, sono due persone davvero meravigliose e se possono ancora vivere sereni è tutto per merito vostro.

Grazie per aver salvato la mia terra e quel poco di famiglia che mi resta, nonché me.

Porterò i vostri saluti a mio padre, sarà felice che finalmente abbiamo avuto l'opportunità di conoscerci! Ovviamente mi ha parlato di te, Luffy Cappello di Paglia. Era da tanto tempo che desideravo incontrarti.

Spero che quando ci rivedremo sarà in circostanze migliori.

Non dimenticherò che vi devo più di un favore; se avrete bisogno di me contattate mia cugina, lei è l'unica che possa avere un diretto contatto con me.

Avrei lasciato la mia vivre card se l'avessi avuta con me, ma sono certa che avrò modo di consegnarvela un giorno o l'altro.

Vi faccio i miei auguri e spero che la Marina non vi metterà troppo i bastoni fra le ruote quando ve ne andrete di qui.

Buona fortuna ragazzi, è stato un piacere.

Eris

 

Angolo dell'autrice:

Ciao a tutti! Sono giunta infine alla conclusione di questa storia. Come avete potuto comprendere è un finale sospeso in realtà e ho tutta l'intenzione di continuare a scrivere delle vicende di Eris. Non ho molto da dire se non grazie! Veramente grazie a tutti quelli che hanno seguito questa storia, a chi ha letto, a chi ha recensito,a chi mi ha supportata (e sopportata) durante la stesura dei capitoli. Spero di aver catturato in qualche modo la vostra attenzione e la vostra curiosità e che leggerete anche il seguito! Ancora grazie di cuore e a presto!

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