Gli Eletti non muoiono mai.

di Eic
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo. ***
Capitolo 2: *** Il Commissario DeNovi. ***
Capitolo 3: *** L'inizio delle indagini. ***



Capitolo 1
*** Prologo. ***


Prologo.

“Tetris” fu il primo pensiero che fece Edoardo entrando nella sua nuova stanza.
Questo era infatti il modo in cui aveva trascorso le prime 3 ore della sua nuova vita, cercando di incastrare scatoloni su scatoloni in uno spazio piuttosto ristretto.

Quando finalmente poté sedersi sul letto per prendere fiato uno strano, e sconosciuto fino ad allora, stato di grazia si impossessò di lui.
Ce l’aveva fatta. Se n’era andato. Via dai problemi, dai suoi genitori, da sua sorella e da una casa troppo stretta.

Si stava beando sdraiato sul letto, quando sentì dei passi davanti alla sua porta.
Non ci diede troppo peso, in fondo era il giorno d’arrivo di tanti nuovi studenti che come lui avrebbero vissuto nel Residence dell’università.

Pensandoci meglio, forse sarebbe dovuto uscire a fare un giro per cercare di conoscere qualcuno e fare amicizia.
Ma proprio prima che si alzasse dal letto, i passi si fermarono. Proprio davanti alla sua porta.

Un bigliettino fu fatto scivolare nella stanza e subito dopo il rumore dei passi continuò imperterrito nella direzione da cui aveva sentito lo sconosciuto avvicinarsi.
Raccolse il biglietto.

“Egregio Sig. Benati,
siamo lieti di invitarLa al primo incontro annuale della nostra organizzazione.
Per motivi di sicurezza, Le chiediamo di non farne parola con nessuno.
In seguito sono riportate le informazioni per luogo e ora.
00.00, Aula Magna.
La preghiamo inoltre, di non venire accompagnato.
Giacca e cravatta sono gradite.
E.”
Il primo pensiero che balenò nella mente di Edoardo fu che lui non possedeva una cravatta.
Il secondo fu un pensiero di sbigottimento verso se stesso, in quanto solo una persona mentalmente instabile come lui poteva pensare alla cravatta dopo aver ricevuto un biglietto enigmatico, fatto scivolare sotto alla sua porta da uno sconosciuto, la prima sera della sua nuova vita.
Il terzo non ebbe il tempo di formarsi nella sua mente.

Andò in bagno a radersi, si fece una doccia, si vestì con il migliore completo che aveva nell’armadio, prese il biglietto e uscì dalla sua stanza. 

Ciao a tutti! Grazie per aver letto questo primo capitolo di una storia che vi annuncio già,sarà piuttosto breve. Questo è un esperimento nato grazie ad un corso frequentato all'università e visto l'esito positivo che ho ricevuto ho voluto renderla pubblica qua sul sito! Spero che questo primo assaggio vi inciti a continuare e colgo l'occasione per rendervi noto che l'aggiornamento avverrà ogni lunedì! Sentitevi liberi di recensire, fa sempre piacere! Eic

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Capitolo 2
*** Il Commissario DeNovi. ***


Il Commissario DeNovi.

I neonati quando vengono al mondo hanno un colore degli occhi molto particolare, molto liquido.

Può essere ad esempio violetto, grigio o di un celeste chiarissimo.

Dopo un paio di giorni dalla nascita però acquisiscono il colore degli occhi definitivo.

È così che funziona per tutto.

O meglio, è cosi che funziona per la maggior parte delle persone.

 

Il commissario DeNovi era nato nel non troppo lontano 1975, in una piccola cittadina di periferia nell’entroterra della Francia e i suoi occhi erano di un verde chiarissimo il primo giorno in cui vide la luce del sole, così come lo sarebbero stati il giorno in cui li avrebbe chiusi definitivamente.

Figlio di italiani emigrati in Francia per motivi economici, aveva sempre sentito parlare con rammarico e nostalgia dell’Italia.

In Francia aveva vissuto la sua infanzia e la sua adolescenza, ma sentiva di non appartenere a quel luogo, tant’è che all’età di 17 anni, con la maturità in mano, una valigia e un indirizzo, partì alla volta di Milano.

Volle studiare Filosofia, ma non gli piacque, provò dunque Giurisprudenza, ma non gli piacque neppure quella.

Fu poi la volta di Psicologia e finalmente trovò la sua strada.

Era uno dei cosiddetti “uomini-vino”, di quelli che più il tempo passa e più diventano attraenti. La dimostrazione stava nel fatto che aveva avuto più donne nella sua vita adulta che nella sua adolescenza.

Alto, fisico tonico e capigliatura nera e folta gli conferivano un’aria imponente e autoritaria, che lo rendeva molto popolare anche in commissariato.

Le occhiate delle donne erano sempre rivolte a lui… e di conseguenza anche quelle dei mariti lo seguivano in ogni momento della giornata.

Era una persona riservata, taciturna, che nascondeva il suo animo impetuoso e impulsivo.

Aveva lasciato andare le innumerevoli passioni che aveva avuto da giovane per votarsi completamente al lavoro. Ma ultimamente una nuova passione era nata: il golf. Gli apriva mente e cuore. Gli piaceva esercitare il controllo sulle cose e il golf era controllo.

Probabilmente questa mania era stata il motivo predominante per il quale le sue relazioni erano state spesso un disastro.

Diciamo pure sempre.

Il suo motto era “Homo faber fortunae suae”, e “lupo solitario” probabilmente l’espressione che più gli si addiceva.

 

Quando il tenente Bassi entrò per affidargli il “caso Benati”, stava pensando se partecipare o meno ad un torneo di cui aveva sentito parlare il giorno prima al Golf Club.

I documenti parlavano chiaro.

Il cadavere di un ragazzo, appena trasferitosi nel Residence di un’università milanese, era stato ritrovato nelle docce comuni da un altro studente che poi aveva avvertito le forze dell’ordine.

Il ragazzo, anche lui inquilino del Residence, si stava andando a fare una doccia dopo una partita di calcio. Aveva raccontato che era solito andare sempre nell’ultimo box doccia per avere un po’ di privacy ed era proprio là che aveva visto il cadavere del ragazzo rannicchiato in posizione fetale. Un asciugamano gli copriva il volto. Per il resto il corpo era nudo. 

A primo acchito poteva sembrare che Benati fosse scivolato, sbattendo la testa.

Ma il medico legale aveva decretato la morte per avvelenamento. 

Nonostante questo, dopo anni di servizio e casi di ogni genere, DeNovi non era facilmente impressionabile e un omicidio di questo stampo, non solleticava poi così tanto la sua fantasia.

Probabilmente il ragazzo aveva assunto qualche droga tagliata male. 

Formulare però ipotesi senza trovarsi davanti alla scena del delitto non faceva per lui.

Così prese il cappotto e uscì dal suo ufficio.

 

 





 

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Capitolo 3
*** L'inizio delle indagini. ***


L’inizio delle indagini.

Arrivato all’università, fu scortato dal medico legale alla sezione dei bagni comuni, dove era stato ritrovato il cadavere.

Ebbero un breve dialogo, in cui il medico legale usava parole cliniche per dire ciò che il commissario già sapeva.

Quando avanzò l’ipotesi di assunzione di droghe, il medico lo fermò immediatamente dicendogli di aver avuto già i risultati dell’autopsia che confermavano la sua ipotesi di decesso per un’ingente quantità di arsenico. Sembrava che qualcuno si fosse introdotto nei bagni mentre Benati si stava facendo una doccia e una volta preso alla sprovvista, avesse stretto alla bocca della vittima un fazzoletto imbevuto dal veleno. Il fazzoletto non era stato ritrovato.

Questa informazione accese una lampadina nella sua testa e il seme della curiosità venne piantato nel suo cervello.

Lampadina che però fu spenta quasi immediatamente da un suo collaboratore, tale comandante Moldella, che DeNovi si divertiva a chiamare Lucia, per l’assonanza del cognome con il celebre personaggio di Manzoni.

Non correva esattamente buon sangue tra di loro da quando la moglie del comandante aveva cominciato a nutrire un interesse verso DeNovi. Interesse che DeNovi non si era sentito di scoraggiare e che aveva peggiorato un’antipatia già esistente tra i due.

“Benati, non si preoccupi e torni alle sue buche e alle sue mazze, che il suo lavoro lo abbiamo già svolto noi.” disse Moldella.

“Buongiorno comandante, le mie buche e le mie mazze possono aspettare. Non scappano, al contrario di sua moglie. Ho saputo che non vivete più insieme. Che peccato.” rispose DeNovi.

Vide gli occhi di Moldella assottigliarsi talmente tanto che se fosse stato possibile lo avrebbe incenerito con uno sguardo.

“Quello che mia moglie fa o non fa, non sono affari suoi.

Cercherò di spiegarle quanto è successo, usando parole elementari e comprensibili. Il ragazzo ucciso aveva una sorellastra, Elena, da cui aveva subito maltrattamenti durante l’infanzia, a causa della gelosia di quest’ultima. È un soggetto instabile con un passato di abuso di droghe e di alcol. Abbiamo inoltre scoperto che era a Milano il giorno dell’omicidio e non ha un alibi per il momento dell’uccisione. È dunque chiaro che abbiamo il nostro colpevole e il movente. Non mi ringrazi. Buona giornata.” E detto questo, girò i tacchi e se ne andò.

La rabbia montò dentro il commissario DeNovi, anche se nulla traspariva all’esterno.

Decise di andare a respirare dell’aria fresca per sbollire e quando ci riuscì, decise di dare comunque un’occhiata alla scena del crimine, più per fare vedere a Moldella che non si faceva certo dare ordini da lui.

Nel mentre della sua perlustrazione, vide che la scientifica aveva smontato una grata che dava accesso alle tubature.

Avvicinò il viso all’apertura. Era buio e usciva un odore sgradevole. Nonostante questo più per impulso che per ragionamento, decise di tastare le pareti della tubatura per sentire se ci fosse o meno qualcosa di anomalo.

Per minuti tutto ciò che sentiva era il metallo freddo e viscido, ma quando sentì sotto le sue dita della stoffa, l’eccitazione lo prese. Iniziò delicatamente a tirare, pensando che la cosa più professionale sarebbe stata quella di chiamare un tecnico, ma l’impulso aveva di nuovo preso il sopravvento sul cervello.

Tirò e tirò finchè una decina di minuti dopo si trovò in mano un fazzoletto di stoffa, che un tempo doveva essere stato bianco. A lato era stata ricamata una piccola E.

Ebbe per un momento l’istinto di sbatterlo in faccia quel supponente di Moldella, ma poi si rese conto che quel pezzo di stoffa poteva essere la risoluzione alternativa del caso come anche solo una prova effettiva della colpevolezza di Elena. Il fazzoletto ricamato riportava la lettera iniziale del suo nome dopotutto. Decise quindi di tenerselo per sé.


Benritrovati cari Visitatori! Chiedo scusa per la poca puntualità ma è un periodo denso e il tempo vola. Avevo detto che avrei pubblicato ogni lunedì e da lettrice non mi ero mai capacitata di come non si potessero rispettare i tempi in modo fiscale per un autore. Beh, ora ho capito. Con la formattazione e tutto non è semplice! Poi se si è pignoli come me...
Comunque passando oltre, per recuperare il mio sbaglio ho deciso di pubblicare in una botta due capitoli, nella speranza di attirarvi nel vivo della mia storia.
Avete dunque conosciuto un nuovo protagonista e spero ve lo siate goduto in tutto il suo menefreghismo e nel suo essere squisitamente pungente.
Ma questo è ancora niente! Aspettate di vedere quel che succederà...!
Eich

 

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