This is a Rebel Love Song

di NeaFallenAngel
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1.I’m here,(my)Saviour ***
Capitolo 2: *** 2.Lost It All ***
Capitolo 3: *** 3.A simple shadow we can find together ***
Capitolo 4: *** 4.The last romantic ***
Capitolo 5: *** 5.No one can tell you who you are ***
Capitolo 6: *** 6.(Don't) Leave us alone ***
Capitolo 7: *** 7.Fear ***
Capitolo 8: *** 8.This love will set you free from toughts of yesterday ***
Capitolo 9: *** 9.wretched and divine ***
Capitolo 10: *** 10.It's ours tonight ***
Capitolo 11: *** So long time. ***



Capitolo 1
*** 1.I’m here,(my)Saviour ***


This Is A Rebel Love Song

-1.I’m here,(my)Saviour-

 

Si sentiva a pezzi, ed effettivamente lo era.

Non ci sarebbe stato altro motivo che fosse riuscito a condurlo in un bar nel bel mezzo di Los Angeles, dopo un pomeriggio passato a provare in studio, da solo.

Da bravo romantico qual era aveva detto di no al resto della band, quella sera, quando gli avevano chiesto di unirsi a loro per andare a bere qualcosa.

Da bravo romantico qual era, non aveva detto niente a Juliet e si era presentato a casa prima, il giorno del suo compleanno, trovandola a casa con un altro.

Ed ecco di come Andy Biersack, da bravo romantico, era diventato anche un bravo cornuto.

Lui, lì per lì, non aveva aperto bocca: aveva semplicemente guardato negli occhi quella che era stata la sua ragazza e se ne era andato, incurante della voce di lei che lo chiamava.

Aveva camminato per ore senza meta, fumandosi quasi tutto il pacchetto di sigarette che aveva in tasca, finché non si era fermato in un bar con un’insegna al neon mal illuminata.

Si era seduto su uno degli sgabelli di pelle consumata, vicino al bancone.

Aveva ordinato whisky e ciò gli aveva portato alla mente ricordi di un tempo lontano, quando non era ancora un cantante.

Ora era lì, a fissare un bicchiere mezzo vuoto, senza un posto dove andare, senza la minima voglia di tornare in quella casa, senza la minima voglia di muoversi da dove era seduto e soprattutto senza la minima voglia di spiegare ai ragazzi cos’era successo.

Faceva male, fottutamente male.

Faceva male sapere che la persona a cui aveva dato tutto, l’aveva tradito.

Odiava il tradimento, che fosse per amore o meno.

Si sentiva abbandonato, ferito, confuso ,deluso, stanco e stupido.

Ora che era lì solo, gli passarono per la mente tante piccole cose che avrebbero potuto fargli capire che qualcosa non andava, ma che aveva ignorato, cieco come chi è  perdutamente innamorato.

Eppure non riusciva ad odiarla, ora la sentiva del tutto indifferente.

In quel momento la porta del bar si aprì, facendo sì che la porta vecchia cigolasse.

Andy continuò a tener la testa china verso il basso, cercando di capire chi potesse essere.

Sperava che fosse Juliet, che lo stesse cercando… ma si rese conto che era del tutto improbabile, visto che nemmeno lui sapeva con certezza dov’era.

Ma nonostante questo sperò fino all’ultimo di vedere la sua chioma bionda avvicinarsi a lui.

Si senti deluso quando vide chi era appena entrato: non che la ragazza gli avesse fatto niente, ovviamente.

La barista, che fino a quel momento era stata occupata a pulire i bicchieri e che tra l’altro non l’aveva riconosciuto, si alzò e salutò la nuova arrivata.

-ciao Ashley….il solito?-

-Ciao tesoro…si-

Ebbe un attimo di terrore quando sentì quel nome, prima di ricordarsi che era una ragazza e non il suo bassista.

La ragazza si sedette di fianco a lui, appoggiando la tracolla nera, probabilmente stracolma di oggetti, al bancone.

Non riusciva a vederla in viso, teneva lo sguardo basso e il ciuffo nero le copriva quasi interamente la parte di volto dalla parte sua parte.

La sua teoria sul contenuto della borsa venne presto affermata quando la ragazza la aprì.

Prese un pacchetto di sigarette e ne sfilò una, portandosela alla bocca.

Si accorse che Andy la stava guardando e si girò.

-Ne vuoi una….?- chiese mentre si girava, per poi bloccarsi e sgranare gli occhi.

-Andy…?- Disse.  A differenza della barista l’aveva riconosciuto.

Era una di quelle ragazze che erano capaci di passare inosservate oppure rimanerti impresse nell’anima. Forse, per qualche strano motivo lo sentiva, gli era affatto dispiaciuto essere riconosciuto da lei.

Non era magrissima, ma non per questo perdeva bellezza. Aveva i capelli lunghi e sfilati, il che faceva sembrare che li avesse molto corti ed erano palesemente tinti. Gli occhi color nocciola erano contornati da un trucco scuro e pesante.

Aveva un piercing al naso e un altro al labbro, entrambi neri, che facevano contrasto con la pelle chiarissima.

Il suo secondo sguardo andò sulla mano tesa in avanti, con lo smalto nero sulle unghie cortissime.

-Si, sono io-disse infine lui.

Si aspettava una scenata in pieno stile fangirl impazzita, come era capitato spesso. Ma non successe niente.

-Bè ora che sono certa che tu fumi, la vuoi?- disse alzando il sopracciglio e rialzando il pacchetto che aveva abbassato per lo stupore.

-Si….ehm, grazie-

-Di niente, figurati- rispose sorridendogli e frugando nella borsa, riemergendone solamente una volta trovato l’accendino.

Accendino con cui cercò di accendersi la sigaretta, ma che aveva deciso di non collaborare.

-Ma che diamine…-

-Lascia- affermò Andy, ormai affascinato dalla persona che aveva accanto, come se avesse appena iniziato a leggere un libro che si stava rivelando interessante già dal primo capitolo, frugandosi nelle tasche e prendendo il suo accendino.

Le fece segno di avvicinarsi e accese entrambe le loro sigarette.

Ashley aspirò e poi si girò verso Andy

-Non sono affari miei ma…..cosa ti porta qui?-

La domanda gli suonò inaspettata: cosa le avrebbe detto? La verità? A una fan che non sapeva nemmeno chi fosse e che avrebbe potuto far sapere al mondo intero quello che gli era appena successo nel giro di mezz’ora?

Però non le sembrava una persona che avrebbe potuto fare una cosa del genere, gli ricordava se stesso in un certo senso.

“è più facile dire la verità a uno sconosciuto che a qualcuno che si conosce bene” dice un detto, che mai come in quel momento gli sembrò così vero.

-Se vuoi…puoi anche non dirmelo, anzi fa come se non ti avessi chiesto niente, ok?- le disse la ragazza che ora aveva un bicchiere dal contenuto scuro tra le mani, facendolo accorgere che era passato qualche minuto perso nei suoi pensieri.

-No…solo che….bè…una persona a cui tenevo parecchio ha fatto in modo che io non la volessi  più nella mia vita…-

Faceva male pronunciare quelle parole.

La ragazza si giro verso di lui, ruotando lo sgabello e guardandolo negli occhi.

Era sinceramente dispiaciuta, poteva leggerglielo in faccia.

-E ora non posso tornarmene a casa mia, o meglio, non voglio- continuò.

-Bè….lo so che non è la proposta migliore che una fan ti possa fare ma….bè se ti va la mia coinquilina è fuori  casa per il week end, abbiamo un divano letto, non è il massimo, ma puoi stare lì fino a quando vuoi- affermò lei accennando un sorriso.

Non sapeva che fare, al momento gli sembrava una proposta da non lasciar perdere del tutto.

-Giuro che non ti molesto!- aggiunse Ashley saltando sullo sgabello e sgranando gli occhi, rendendosi conto di come sarebbe sembrata a lui quella proposta.

Il cantante rise sguaiatamente per poi accettare, sorridendole.

- Ok…beh allora finisco di bere e andiamo, è qui vicino!-

-Grazie, Ashley- sussurrò, quasi ad un volume impercettibile.

-Chiamami Ashy- disse, finendo il suo drink.

Andy annui, rendendosi conto che la scelta forse era stata affrettata.

Ma anche la scelta di diventare musicista era stata affrettata e finora non l’aveva deluso.

 

 

Angolo dell’autrice:

Buonasera a tutti,popolo di questo fandom!

Bene…spero di avervi incuriosito abbastanza,vi prometto di aggiornare spesso v_v

Un grazie gigante a Laura (Villina92) per avermi corretto la bozza!

Non dimenticatevi di recensire e far felice un autrice –che sarei io XD-

 

                                                                                                                               NeaFallenAngel

 

Ovviamente i fatti narrati non rappresentano la realtà e Andy e I BVB non mi appartengono(altrimenti non sarei qui,ve lo assicuro v_v)

 

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Capitolo 2
*** 2.Lost It All ***


This Is A Rebel Love Song

-2.Lost It All-

 

Camminavano da mezz’ora  più o meno.

Andy sentiva il vento gelido che gli remava contro,  ma non se ne curava più di tanto.

La prospettiva di morire assiderato,  dopo quello che era successo,  lo lasciava del tutto indifferente.

Non aveva aperto bocca,  si limitava a seguire le indicazioni che la ragazza che era con lui gli forniva poco prima che svoltasse o cambiasse strada.

Ashley camminava al suo fianco, guardando verso il basso, a passo svelto, tant’è che un paio di volte si era fermata per  aspettarlo, alzando lo sguardo verso di lui, che aveva risposto con un’alzata di spalle e un “devo smettere di fumare” che aveva provocato una risata alla ragazza.

-Sai, mi ricordi i miei compagni di scuola qualche anno fa- attaccò la mora, cercando di smettere di ridere.

-Perché scusa?- disse lui, senza capire se era un fatto positivo o negativo.

-Quando uscivamo di scuola caso vuole che i fumatori in questione fossero bellamente tranquilli a camminare e cominciassero a correre per non perdere l’autobus e se ne uscivano con “devo smettere di fumare” detta col fiatone- concluse, sorridendo.

-Questo mi fa dedurre che invece tu non fumassi, all’epoca-

-No, lo facevo, meno di loro certo…solo che diciamo, non mettevo i manifesti- gli fece un occhiolino di risposta.

Per un momento Andy si chiese quante cose avesse da raccontare quella ragazza bassina e incredibilmente strana.

Lo stava portando ai suoi ricordi, di quando andava a scuola, di quando suonare era un hobby e non un lavoro, di quando si chiedeva se un giorno sarebbe diventato qualcuno.

-Andy?-

La ragazza si era fermata ed era davanti ad un palazzo, probabilmente scuro, nonostante la notte ne alterasse i colori.

Dalla faccia che aveva si poteva dedurre che non fosse la prima volta che lo chiamava.

-Bè, siamo arrivati- fece un cenno lei, piegando la testa di lato una volta capito di aver attenuto la sua attenzione.

Detto questo frugò nella borsa e prese un enorme mazzo di chiavi, per poi inserire una di queste nella toppa e far scattare la serratura.

L’ingresso era illuminato a giorno, alla sua sinistra una rampa di scale proseguiva per 3 o 4 piani mentre alla sua destra c’era un ascensore dello stesso colore dei corrimani delle scale, nero opaco.

L’intero edificio era segnato dal contrasto di questi due colori, che facevano percepire che non fosse propriamente nuovo anche se lo sembrava.

-Ho pietà di te- disse ridendo Ashley, per poi incamminarsi verso l’ascensore e premere il tasto di chiamata.

Non passò molto che l’ascensore emise un segnale sonoro per indicare che era arrivato al piano terra.

Ashley si appresto ad entrare, appoggiandosi allo specchio sul fondo e aspettando che il suo ospite ci salisse, dopo di ché premette il tasto del secondo piano.

L’ascensore cominciò a salire e mentre la ragazza fissava la punta delle sue converse, Andy guardò il suo riflesso nello specchio.

Ringraziò una qualsiasi divinità esistente per non essersi truccato, anche se l’effetto non era tanto da meno.

Gli occhi erano spenti, persi di qualsiasi luce. Il volto stanco, come se non dormisse da giorni, anche se quella mattina stessa aveva dormito fino a tardi.

Un leggero sobbalzo indicò loro che avevano raggiunto il piano desiderato e lo distrasse dei suoi pensieri, nel medesimo momento in cui Ashley si spostò da dove si era appoggiata  e si portò davanti alla porta aperta

Svoltò  a sinistra e aprì la porta di casa.

Quello che Andy era convinto fosse un mazzo di chiavi gigante in realtà non era poi così grande: grande era il peluche attaccato ad esso, un pipistrello rosso, rovinato dal tempo probabilmente.

La casa era tremendamente calda, in confronto al gelido vento notturno, il che lo rassicurò di quel poco per convincersi che accettare di passare la notte a casa di una sconosciuta non era stata proprio una pessima idea.

L’ingresso era ampio e sul fondo c’era la cucina, separata dall’ingresso da  un muretto basso color marmo a cui era accostato un divano di pelle rossa a due posti e dalla parte opposta  ve ne era uno da tre.

Alla sua destra c’era un corridoio che portava a una rampa di scale.

-E questo è il famoso divano-letto- disse con enfasi teatrale alludendo a ciò che gli aveva detto al bar, cominciando ad aprire il divano, che in meno di  5 minuti fu pronto.

-Bè, io sto al piano di sopra…se ti serve qualcosa… il bagno è la prima porta a sinistra-disse indicando il corridoio

Fece per andarsene, ma Andy la chiamò.

-Ashley- disse, ma si corresse subito una volta ricordatosi che la ragazza gli aveva chiesto di usare il suo sopranome -Ashy, grazie….-

-Non c’è di che- sorrise la mora di rimando, incamminandosi verso il piano superiore.

                                                  ------------------------------

Tre e venticinque del mattino.

Erano tre ore che fissava quel dannato soffitto, quando senti qualcosa di peloso sfiorargli il braccio.

Normalmente non sarebbe saltato via, sapendo che poteva tranquillamente essere uno dei suoi gatti.

Ma il punto sostanziale era  che non era a casa sua e quindi non poteva essere uno dei suoi gatti.

Saltò via, per lo stupore più che per lo spavento, poi abbassò lo sguardo e vide una palla di pelo nera con gli occhi azzurri, che spiccavano nel buio della notte.

-E tu..?-

Di risposta il gatto gli si sdraio vicino, incurante di averlo fatto saltare via in quel modo, come se stesse rivendicando il suo posto.

Continuava a sentirsi stanco, ma era altrettanto stanco di stare li fermo a fissare il soffitto.

Si alzò e si frugò nelle tasche, sperando di trovare ancora qualche sigaretta in quel dannato pacchetto.

Mentre le cercava trovò anche il suo cellulare.

Lo guardò con un certo timore quando si accorse che aveva un messaggio  e si chiese se non potesse fingere di averlo perso.

Era combattuto, non sapeva se leggerlo o meno.

Ma alla fine la parte più infantile di lui cedette e si avviò con l’unica sigaretta rimasta e il cellulare verso il balcone, da cui si accedeva dalla cucina che aveva visto appena entrato in quella casa.

La notte era stellata, il cielo tremendamente limpido. Odiosamente  limpido.

Non doveva essere così. Parte del  suo mondo era appena crollato, si aspettava come minino una tempesta o un tornado.

Invece tutto il resto del pianeta continuava la sua esistenza come se fosse niente.

Si avvicinò al parapetto e si accese la sigaretta, aspirando profondamente per cercare di farsi coraggio.

Sblocco lo schermo, leggendo il nome del mittente

Juliet.

Un tonfo al cuore.

Sollievo.

Paura.

Gioa.

Dolore.

Il messaggio era di due ore prima.

“Se mi avessi lasciato spiegare.

Che poi non dovrei spiegarti niente, te ne sarai accorto anche tu no?

Ormai le cose stavano andando a scatafascio…..Ormai era come se non stessimo nemmeno più assieme, eravamo diventati come fratello e sorella….

Ogni volta che cercavo di parlartene tu cambiavi discorso, quasi come se non ti accorgessi di niente….

Io non so che fare….Non ti amo più ed è meglio per entrambi se la chiudiamo qui.

Non vediamoci più. È la cosa migliore per entrambi.

Domani parto. Vieniti a prendere le tue cose.

Scusami per non averti obbligato a ascoltarmi prima.”

Si girò e scivolò sul parapetto, cercando di non cadere a peso morto.

Era finita. Finita.

Gli vennero alla mente tutti i ricordi: la prima volta che si erano incontrati, i baci, la prima volta che erano stati insieme.

Il declino. Si sentì mancare il respiro.

La sigaretta bruciò fino a scottargli le dita, ma non ci fece caso.

Rimase così fino al mattino, appoggiato al muro,  in un angolo del balcone, con il cellulare tra le mani.

Il gatto che dopo un po’ gli si era avvicinato, come se avesse sentito il suo disagio, gli si era acciambellato sulle gambe e lui lo accarezzava di tanto in tanto, cercando di confortare se stesso più che l’animale.

Aveva perso parte delle sue certezze e delle sue sicurezze, ma si sentiva come se avesse perso tutto.

 

Cuz I lost it all 
Dead and broken 
My back's against the wall 
Cut me open 
I'm just trying to breathe 
Just trying to figure it out 
Because I built this monster 
Watching crumbling down 
I said 
Then I lost it all “
[Lost It All-Black Veil Brides]

 

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Capitolo 3
*** 3.A simple shadow we can find together ***


-This is a Rebel Love Song-

-3.A simple shadow we can find together-

 

-Ehi?tutto bene?-

Andy aveva aperto gli occhi e si era ritrovato davanti Ashley, accucciata,che gli sventolava una mano davanti al viso.

Indossava un pigiama nero largo per lei ed i capelli scuri ,tenuti indietro da una fascia,avevano perso il volume della sera predente.

-Buongiorno-

-Buong…..-ma dovette fermarsi,quando si accorse chela voce aveva preso una piega simile a quella di un gatto a cui stavano tirando la coda.

Gli doleva la schiena e la gola gli bruciava.

Evidentemente si era addormentato,stremato, sul balcone.

Probabilmente anche per poco poiché sentiva ancora la stanchezza pesargli sulle palpebre,ma non gli pareva il caso di riaddormentarsi di nuovo lì.

La mora si tirò in piedi ed entrò  in casa, lui cerco di seguirla, ma ci mise dieci minuti buoni per ri-alzarsi in piedi,tra lo stordimento e il mal di schiena.

La ragazza lo vide con la coda dell’occhio mentre varcava la soglia della portafinestra,lei invece stava trafficando con la macchinetta del caffè che borbottava,segno che era in funzione.

-Caffè?-

-Si-

-Tanto tanto deduco-

-Deduci  perfettamente-

-Vuoi anche una sigaretta?-

-Un’altra deduzione esatta,comincio a preoccuparmi- concluse il cantante .

-Se fossi in te scapperei urlando da quella porta- rispose la mora  piegando la testa in direzione dell’ingresso e appoggiando  sul tavolo una tazza con un liquido scuro al suo interno,che il moro si affrettò a bere.

 –Bè……perché ti sei addormentato sul balcone stanotte?-

A Andy andò di traverso il caffè,tant’è che ci mise cinque minuti buoni a riprendersi.

Doveva spiegarglielo. Era stata ed era ancora tremendamente gentile con lui. Ed era anche tremendamente facile parlare con lei.

In quel momento si rese conto di quando avrebbe potuto raccontargli. E stranamente lo fece.

Dopo che si furono accesi entrambi una sigaretta, rimasero un’ ora e mezza a parlare e al cantante risultò più facile di quanto avesse pensato,più facile di dover parlare con uno dei ragazzi,che tra l’altro si era pure dimenticato di avvisare.

La mora era rimasta ad ascoltarlo tutto il tempo,bevendo un sorso di caffè di tanto in tanto, guardandolo negli occhi.

Si alzò,sentendo di nuovo i postumi della dormita all’aperto e camminò cercando di sgranchirsi le gambe.

-Ashy,dovrei dire qualcosa ai ragazzi,per te è un  problema se gli dico di raggiungerci qui?-

La ragazza sbiancò.

-No,cioè a me va bene..ma…-

-Ma?…se èun problema figurati,faccio in modo di trovarci in studio non preoccuparti,stai facendo fin troppo per me-

L’altra parve non sentirlo e finì la frase -No,ma …se svengo ti ritengo responsabile!-

-Anche tu partita per il mio bassista?- rise.

-Assolutamente no,ma già mi fai  impressione  tu nel mio salotto,posso immaginarmi tutti e cinque!- controbattè ridendo.

Andy non potè fare altro che unirsi alla sua risata,per poi bloccarsi quando si ricordò di un’altra cosa.

-Ma tu hai un gatto?-

-Si… oh,ti avrà disturbato Angel stanotte!Mi dispiace…-

Era sinceramente dispiaciuta.

Non riusciva a capire il perché,ma la ragazza si stava preoccupando per lui,come nessuno faceva da tempo immemore.

-No veramente io….mi ha fatto compagnia….-

Come chiamata in causa,la micia sbucò dal corridoio vicino all’ingresso.

Ashley la chiamò,ma lei andò dritta da Andy,sfregandosi contro le sue caviglie e facendo le fusa.

-Bè gli stai simpatico!-

-Allora è reciproco- rispose prendendo in braccio la gatta e andò verso la sua giacca ,attaccata all’appendiabiti dell’ingresso,per recuperare il suo cellulare.

Si sedette sul divano a due posti e,accarezzando la gatta -che nel frattempo non aveva smesso di fare le fusa- chiamò uno a uno i ragazzi,indicandogli dove si trovava e di raggiungerlo alle tre.

Erano le 11 del mattino.

Aveva bisogno di farsi una doccia,decisamente.

Lo avrebbe aiutato a riprendersi e magari a farlo sentire  meglio. Oltre a togliergli un po’ di stanchezza.

Non voleva pensare. Non farlo era l’unico modo per alleviare le sue sofferenze.

Chiese ad Ashy  se potesse usare il bagno, e lei lo liquido con un “ma ti sembra che ci sia bisogno di chiedere?”

Dopo aver mostrato al cantante dove trovare gli asciugamani,la ragazza si ricordò di avere una coinquilina.

O meglio,glielo ricordò il suo cellulare.

“Credo che tornerò verso le cinque oggi….tu sei a casa a quell’ora?”

Si era dimenticata di dire a Kirsten non solo che aveva incontrato uno dei suoi idoli,ma anche che lo avrebbero ospitato finchè non fosse stato lui di sua  spontanea volontà a volersene andare.

Si era anche dimenticata che avrebbe trovato tutti il resto della compagnia nel salotto al suo ritorno.

Rispose al messaggio,cercando di rimanere vaga:aveva tutta l’intenzione di vedere la sua reazione quando l’avrebbe scoperto.

“Si,sono a casa….Uhm,devo dirti una cosa quando torni ^^ “

Quando Andy tornò in cucina,la ragazza stava ancora sorridendo al cellulare.

-Il tuo ragazzo si sta chiedendo che fine hai fatto?- chiese il moro.

L’altra scoppio a ridere rumorosamente –Ragazzo? Io?-rispose,continuando a ridere,per poi darsi un contegno-Era la mia coinquilina…mi sembrava  carino avvisarla che non ero a casa da sola,ma voglio godermi la sua reazione quando vedrà te nel salotto di casa nostra e comincerà a chiedermi se ti abbia rapito- concluse continuando a ridere.

-Deduco che tu sia una nostra fan da tempo ,se la tua coinquilina pensa questo-

Andy era divertito da quella reazione e incuriosito dalla ragazza,nonostante ogni tanto gli tornassero in mente i ricordi di quella notte appena trascorsa.

-Bè….saranno tre o quattro anni……ma mi sembra una vita-  sospiro appoggiandosi al bordo della cucina e guardando fuori dalla finestra,ripensando a tempi lontani.

-Io non ti ho nemmeno chiesto….quanti anni hai?-

-Quanti me ne dai?-gli  disse scherzosamente,guardandolo dritto,senza aver l’aria però di chi vuole vantarsi della sua età. Probabilmentre era il suo modo per distrarlo dall’accaduto del giorno precedente.

-18?-

-19,ci sei andato vicino! Di solito me ne danno 16,che tristezza- disse,guardando il pavimento con l’aria schifata. –Hai fame?-continuò- è l’una….-

-Sinceramente no,ma se vuoi mangia pure..-

-Ma figurati,nemmeno io ho tutta ‘sta fame….e non sono sofferta di certo- gli fece l’occhiolino.

Per un attimo calò il silenzio.

-Parlami di te- esordì il cantante,ad un certo punto.

-Eh?!?- la mora,distratta fino a quel momento a lavare le tazze del caffe, scattò di colpo nel sentirsi porre quella domanda.

-Bè,di me sai tutto,o comunque te l’ho detto…-aggiunse,alzando lo sguardo su di lei,che nel medesimo momento lo distolse.

-Non è che non ti voglia rispondere e che…..è strano che tu,Andy Biersack,voglia conoscere qualcosa della mia tremendamente monotona vita….. –aggiunse poi, accennando un sorriso,continuando a guardare verso il basso,per poi ripredere -Mi chiamo Ashley Bailey,ho 19 anni e studio -con lo stesso entusiamo di un gatto che viene lavato - al college….uhm….vivo qui da quando ne ho 17 con Kirsten,la mia coinquilina,nonché la mia migliore amica e l’unica che mi sopporti.. E questo è quanto. Vedi che non è interessante?- concluse alzando le spalle.

-Dipende- affermò il cantante con l’aria pensierosa .

 

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Mancava mezz’ora all’arrivo dei ragazzi

Ashley era salita al piano superiore e dopo poco si era chiusa in camera,ben decisa a rendersi per lo meno presentabile.

Anche perché non poteva stare in pigiama per il resto della giornata.

Si era fiondata nella doccia del bagno annesso alla sua stanza,dopo aver raccattato le prime cose che le erano capitate in mano –un paio di pantaloni neri e una maglia anch’essa nera dei ricami rossi-  e ci era riemersa dopo qualche minuto.

Andy in tanto era rimasto al piano di sotto a girovagare per casa,per poi uscire a fumare ,dopo che Ashy lo aveva convinto a fumare le sue sigarette senza farsi problemi,finchè ce ne fosse stato bisogno.

La gatta nera ormai lo seguiva come se fosse la sua ombra.

E a lui di certo non dispiaceva,era abituato alla compagnia dei gatti.

Si chiese se quando la ragazza gli aveva parlato di sè quella mattina gli avesse detto tutto.

Non che fosse in dovere di farlo,ma sentiva che mancava qualcosa in quello che aveva detto.

I suoi occhi nascondevano ben altro. I suoi occhi nascondevano qualcosa che non era facile decifrare.

Nei suoi occhi vedeva  un misto di speranza e disperazione ,ma non ne era certo.

Se era veramente così era veramente brava a nasconderlo. Doveva essere una di quelle persone che sorridono sempre,anche se stanno morendo dentro.

Ripenso a quello che gli aveva risposto quando gli chiese se fosse fidanzata,capendo che non era così.

La invidiò per un momento.

Juliet non gli aveva scritto più,chiaro segno che avrebbe mantenuto la sua promessa e sarebbe sparita.

Non gli aveva nemmeno risposto a quel messaggio. E non aveva nemmeno voglia di farlo.

In quel momento sentì che qualcuno stava scendendo le scale e rientrò,trovando la ragazza che usciva dal corridoio al lato opposto della stanza.

Si era cambiata e i capelli aveva ripreso il volume della sera precendente,portava gli occhiali e il ciuffo era tirato indietro da una molletta,in modo di permetterle di vedere.

Lo sguardò della mora cadde sulla gatta che era  ai piedi di Andy.

-TU!- disse indicandola –Sei una venduta,sappilo!- concluse seriamente.

Il campanello suonò,facendo saltar via il cantante,non abituato al suono stridulo e strano di esso.

-Dimenticavo che il campanello fa schifo e… apri tu- aggiunse come a voler sottolineare qualcosa di ovvio.

Sentì  il chiacchericcio e i passi risuonare nell’androne del palazzo e per le scale.

Appena andò ad aprire non passò molto che suonò un altro campanello.

Stavolta quello dello porta.

La ragazza andò verso il balcone e prese la gatta in braccio,come se potesse rassicurarla.

Che poi non c’era niente da temere.

Aveva passato 24 ore con Andy,che problema ci poteva essere a parlare con gli altri ragazzi?

Il ragazzo girò la toppa nella chiave e in meno di 5 minuti fu come se fosse entrato un tornado.

Tutti e quattro fecero una bella ramanzina al cantante per non averli chiamati la sera prima.

La cosa durò finchè non si accorsero della mora,che era rimasta appoggiata in un angolo della cucina,con il gatto ancora tra le braccia e  lo sguardo basso.

Andy sorrise.

Avrebbe dovuto presentarla lui,altrimenti sarebbe rimasta nell’ombra tutto il tempo,ne era quasi certo.

-Ragazzi,Ashley…Ashley,ragazzi- disse spostando lo sguardo dagli uni all’altra alternativamente.

-Se non sono morto o disperso ringraziate lei- aggiunse poi piegando la testa in sua direzione.

-Tu sei la folle che ha deciso di ospitarlo?- disse Christian ridendo.

Lei fece cenno di si con la testa,leggermente inquietata dal fatto che aveva dieci occhi che la fissavano.

-Bel nome-fece Ash,non perdendosi l’occasione di ricordare che il nome della ragazza,per uno strano scherzo del destino, era anche il suo.

-Lo so- controbattè lei con fare ironicamente altezzoso,per poi aggiungere –Chiamatemi Ashy-.

Si sedettero attorno al tavolo, mentre la ragazza si appollaiò a gambe incrociate sopra al muretto che divideva la cucina dall’ingresso/salotto.

Andy cominciò a raccontare ai ragazzi l’accaduto del giorno precedente da dopo che si erano lasciati allo studio all’incontro di Ashley.

La ragazza in questione era stata in silenzio per tutto il tempo,quasi da sembrare una statua se non per una volta,a cui aveva chiesto al cantante di passarle le sigarette.

Le parve quasi che il moro avesse gli occhi lucidi,ma non seppe dire se per le lacrime trattenute o per la luce che filtrava dalla finestra.

Il campanello suonò di nuovo,facendo sobbalzare gli altri quattro questa volta.

Andy scoppiò a ridere.

-Non ridere,sei saltato via anche tu prima-lo ammonì la ragazza,guardandolo di sottecchi con fare scherzoso scendendo dal muretto.

-Tu mi stai già simpatica,sappilo- affermò Christian guardandola  con ammirazione.

Era Kirsten ad aver suonato,ma non disse niente,si limitò a guardare Andy che sorrideva in cambio,consapevole di quello che aveva in mente la ragazza.

Il secondo campanello suonò e la mora aprì la porta,scostandosi subito per fare in modo che la coinquilina avesse la piena visuale della cucina.

La ragazza,castana,alta più o meno quanto l’amica si bloccò di colpo sulla soglia di casa,sgranando gli occhi.

-Sai Ashy,quando dicevi che un giorno avresti rapito i Black Veil Brides…non credevo che l’avresti mai fatto veramente.-

 

 

 

Angolo dell’autrice di quella che pensa di essere un’autrice:

Buon pomeriggio!

Niente,questo è il terzo capitolo. Che non mi convince affatto e penso sia pieno di errori,ma l’avrò riletto una quaranti di volte e non sono più consapevole di cosa è giusto o sbagliato XD

Comunque vi ringrazio tutti,chi recensisce e non:siete tanti tanti v.v

E con questo mi congedo….

A presto! :D

NeaFallenAngel

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Capitolo 4
*** 4.The last romantic ***


This Is A Rebel Love Song

-4.The last romantic-

 

 

 

-No giuro,non li ho rapiti- disse Ashley ridendo da dietro la porta,mentre il viso della coinquilina continuava a rimanere pallido come un fantasma.

-Bene,quindi….quindi…..perchè sono in casa nostra,se non li hai rapiti tu?- rispose Kirsten,spostando gli occhi verso l’amica.

 Intanto,dall’altro capo della casa,i ragazzi non poterono non notare la scenetta divertente,sganasciandosi dalle risate.

-è una storia lunga- proferì epicamente la mora.

La coinquilina entrò nella casa,avanzando lentamente.

-Salve…..- alzò la mano e accennò un sorriso.

Una serie di “Ciao” più o meno all’unisono risposero al saluto.

-un giorno,mi spiegherai tutto,vero? E voglio che sia una motivazione credibile.- proferì la nuova arrivata per poi svoltare per il corridoio, per lasciare lo zaino in camera sua.

Ashy si riavvicinò al muretto da cui era scesa poco prima,per poi giocherellare con la gatta.

-Cosa pensi di fare ora?- esordì Jinxx rompendo il silenzio che si era creato,puntando lo sguardo sul cantante,come di seguito fecero tutti gli altri.

-Bè….recuperare la mia roba per primo,poi vedrò..-rispose Andy,tenendo lo sguardo basso,pensieroso.

 

                                       ---------------------------------------------------------------

 

-Tu abitavi qui?!?-fece Ashley contemplando a bocca aperta il palazzo anonimo a cui si trovava davanti

-Dove pensavi abitassi?- rispose l’altro,spegnendo la sigaretta ormai finita con il tacco sul marciapiede.

-Non so,mi aspettavo una villa gigante oppure la bat-caverna!-

Andy la guardò alzando un sopraciglio,indeciso se quello che aveva appena detto lo pensava veramente o  l’aveva detto per tirargli su il morale,palesemente caduto quando avevano messo piede fuori dal palazzo della mora.

I ragazzi erano rimasti con Kristen.

Aveva bisogno di stare da solo in quel momento,loro lo sapevano.

Ma il suo modo di porsi in una situazione simile in passato, in quel momento aveva preso una strana piega.

Voleva aver vicino Ashy,e lei lo aveva seguito senza fare domande.

Per la millesima volta in due giorni,si era reso conto di quanto fosse facile per lui stare con quella ragazza.

 

Era salito velocemente su per le scale,come suo solito.

Ashy era arrivata dopo,annaspando leggermente.

-Ecco,dovrei smettere di fumare!- fece all’altro mentre apriva la porta di quella che era la ormai sua vecchia abitazione.

L’altro accennò un sorriso di circostanza,ricordando le sue stesse parole,dopodiché aprì la porta di casa.

Avanzò nel buio,e per momento gli sembrò di essere tornato alla normalità.

Quando accese la luce,lo spazio circostante gli ricordò che non era così.

Era quasi asettico,come se non ci fosse mai stato nessuno lì a vivere a lungo termine,come una camera d’albergo.

Sentì qualcosa sfioragli la caviglia.

Uno dei suoi gatti.

Apri la bocca per parlare ma non emise nessun suono,si chinò e prese la micia tra le braccia,com’era solito fare.

Avanzò verso  la camera da letto,accarezzando l’animale che faceva le fusa,come per ringraziarlo.

Si fermò al centro di essa,con ancora la gatta in braccio,guardandosi intorno.

-Sai…..credevo che almeno una volta le cose sarebbero andate bene…….-

Si girò verso Ashy,accennando uno di quei sorrisi tristi, che si fanno per non piangere,per poi proseguire

-Sai, vedo la gente osannarmi,e non capisco il perché….vedo gente che mi considera un Dio e vorrei solo poter dire loro quanto si sbagliano….Non sono nessuno io,sono come tutti gli altri…. Sono l’ennesimo romantico che spera solo di essere felice con qualcuno, che crede fermamente nell’amore anche se sa allo stesso tempo che questo non esiste.- concluse,abbassando la testa.

La ragazza gli si avvicino,per poi portargli un dito sotto al mento in modo da spingerlo a rialzare il volto.

-Una volta ho letto un libro,quando ero piccola…diceva che non bisogna odiare tutte le rose perché una spina ti ha punto-

Il cantante alzò gli occhi,incrociando quelli della ragazzina minuta che gli stava davanti.

Erano lucidi.

-E poi non voglio sentirti dire che non sei nessuno.  Altrimenti mi prenderò la briga di darti uno schiaffo.-

Il moro sorrise.

Ashy continuò- Ora prendiamo le tue cose e andiamocene,stare qui non ti aiuta di certo-

Andy uscì di colpo dallo stato di trans in cui si trovava,appoggiò la gatta sul letto per poi cominciare ad aprire l’armadio e svuotarlo.

La mora lo aiutò a riempire due borsoni neri,che alla fine risultarono stracolmi.

Ci misero mezz’ora per svuotare tutto l’appartamento.

Andy si sedette sul bordo del letto e si portò le mani al volto,aggrottando le sopraciglia e stropicciandosi gli occhi.

Si sporse per  frugare  nel comodino,e una volta trovato quello che cercava si auto ringraziò di aver lasciato almeno un pacchetto di sigarette in quel cassetto.

Se ne accese una,aspirando un paio l’odore acre

-E i gatti?-

-Eh?- chiese la ragazza mentre cercava di chiudere disperatamente uno dei due borsoni,fallendo miseramente.

-I gatti,non posso lasciarli qui….-

Bé,portiamoli da me,gatto più gatto meno- accennò una smorfia divertita,per poi continuare –Però simpatica la tipa,a lasciare qui i gatti senza sapere se tu saresti tornato presto-

-Già…-

Il mal di testa cominciava a farsi spazio prepotentemente,così come la stanchezza.

-Voglio andarmene da qua.-

Così  dicendo si alzò di scatto,quasi rischiando di cadere a causa di un capogiro,per poi prendere i borsoni di colpo.

Ashley prese i due gatti –dopo aver perso 10 minuti buoni per cercare l’altro- e se li mise buffamente addosso cercando di farli stare nella felpa per non fargli prendere freddo.

Ovviamente i gatti si dibatterono,il che creò una scena tragi-comica anche per Andy,che aspettava la ragazza davanti alla porta di casa come un’aria da funerale,scoppio a ridere.

Ashley lo fulminò con lo sguardo e un “non dire niente” ,chiaramente riferito a come stesse tenendo i gatti,sperando vivamente di non incontrare nessuno per i corridoi della palazzina.

Attese il moro all’inizio della scalinata mentre chiudeva la porta,lasciandogli il suo tempo, per dare quello che poteva essere un  addio alla sua vecchia vita.

Non era in obbligo di lasciare la sua vecchia casa,ma voleva farlo,era l’unico modo per dimenticare.

 

                              --------------------------------------------------------------------

 

 

Faceva freddo,come la notte prima.

Non aveva mai fatto così freddo a Los Angeles come in quelle due notti,o almeno così gli parve.

La strada che portava a casa della ragazza che lo ospitava cominciava a essergli familiare,quindi non doveva mancare molto.

Aveva decisamente bisogno di dormire e possibilmente non su un balcone come aveva fatto quella notte,non c’era bisogno che si ammalasse,era già abbastanza quello che era successo in quei giorni.

 Ashy non fiatò,lo lasciò nei suoi pensieri,che secondo lei era il modo migliore per risolvere un problema, a dispetto di quello che dicono : stare soli,riflettere sull’accaduto,andare giù di morale,quel poco che bastava per poi risalire vittoriosi.

O vittorioso ci sarebbe tornato lui o lo avrebbe trascinato lei.

Glielo doveva più di quanto lui credesse.

 

 

Angolo dell’autrice:

Buonasera a tutti!

Erano tipo due settimane che non aggiornavo,oddio XD

Vabbè,ciance a parte,spero che il capitolo vi piaccia!

A presto,

NeaFallenAngel

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Capitolo 5
*** 5.No one can tell you who you are ***


This Is A Rebel Love Song

-5.No one can tell you who you are-

 

 

I ragazzi se ne erano già andati da un pezzo,quando tornarono.

Avevano lasciato detto a Kirsten di dire a Andy di farsi sentire presto.

Quando erano tornati,la coinquilina era intenta a cucinarsi qualcosa di accampato.

Coinquilina che fu obbligata a cucinare anche per l’amica,a cui era stato categoricamente imposto di non usare altro che non fosse il forno a microonde,visto che aveva rischiato più volte di far prendere fuoco all’appartamento in passato.

Andy era rimasto in silenzio per la maggior parte del tempo, seduto sulla stessa sedia all’angolo del tavolo che aveva usato quel pomeriggio, dondolandosi su di essa e guardando il buio che calava lentamente sulla città.

Ora che aveva recuperato la sua roba non aveva più niente da fare ,se non aspettare che il mattino successivo gli portasse consiglio.

Non si era nemmeno accorto che le due ragazze, dapprima sedute al tavolo a cenare si erano alzate: Ashley era uscita sul balconcino, a fumare probabilmente, mentre Kirsten stava lavando i piatti.

Si alzò di colpo,facendo scattare la ragazza al lavandino che lo guardò con fare sospettoso e incuriosito,per poi dirgli che se cercava Ashy,era uscita.

-Secondo te,Perché fa così?...nel senso,perché si preoccupa così tanto per me?-

Kirsten smisse di fare quello che stava facendo e si girò verso di lui-Lei è così con tutti,peccato che le persone che fanno lo stesso con lei si contano sulle dita di una mano- gli rispose sospirando.

La mora era appoggiata alla balaustra,stretta in un maglione molto più grande di lei,che guardava verso l’orizzonte,verso il caos delle strade trafficate di Los Angeles la sera tardi.

-Ashy- la chiamò,facendola sobbalzare.

Molto probabilmente era persa nei suoi pensieri.

-Oh,hai bisogno?-disse sorridendo.

-Smettila di sorridere così-

La ragazza spalancò gli occhi.

-Così come?-

 Sul suo volto,il sorriso scomparve.

-Come se dovessi far vedere che stai bene,anche se,per qualche strano motivo che non conosco,stai morendo dentro-

Ashley si appoggiò al muro,per poi scivolare con la schiena lungo di esso,fino a sedersi a terra,portandosi le ginocchia al petto.

-Ehi- Andy la richiamò,ma lei  continuò a tenere il viso basso.

Lui si chinò, per poi alzarle il viso delicamente,mentre lei sussurrò un “no” poco convinto.

Stava evidentemente piangendo silenziosamente,aveva il trucco colato sulle guancie,che così sembravano ancora più pallide del solito.

Andy continuò a mantenere il contatto visivo,ma lei cercava il più possibile di evitarlo.

-Che ti è successo?- le chiese.

Passarono dieci minuti buoni,prima che Ashley diede segni di vita.

-Perché me lo chiedi,Biersack?-

Lui riconobbe  quel tono di voce,quel tono di voce infuso da una punta di cattiveria.

Era la voce di chi voleva stare solo a combattere i suoi demoni,una voce che Andy Biersack non aveva mai usato,ma una voce che Andy Sixx,chi era stato per gran parte della sua vita,conosceva bene.

-Tu hai aiutato me,ora io aiuto te-

-I miei demoni non vogliono essere aiutati-

-Magari i tuoi e i miei si fanno compagnia-

Un sorriso.

-Che frase d’effetto,Biersack-

Andy le poso una mano sulla sua,che stava ancora sulle gambe,per stringerle sempre di più al petto,come se potesse essere una difesa.

-Prima non ero così….nel senso,prima ero così- disse,allargando pienamente la felpa che aveva indosso -Io non ho mai avuto una grande autostima,come adesso,ho passato il liceo a voler…- si fermò,per poi guardarlo negli occhi e continuare -..morire.  Il peso non era il mio unico problema,ma il principale di sicuro…io non ero bella e nemmeno particolare,come ora del resto….ero un bersaglio perfetto di chi era qualcuno.-

Il moro gli strinse la mano,per fare in modo che lei tornasse a guardarlo.

-Ehi…primo,non dire così,che non se bella lo dici tu,mentre per il particolare,credimi lo sei,altrimenti sarei ancora in quel bar dove mi hai trovato.

Chi è qualcuno spesso sbaglia,non dice sempre cose giuste….smettendo così di essere “qualcuno”.

Sto vedendo chi sei,anche se da poco e ti assicuro che ho visto molte persone e quasi nessuno come te,vivi con il fantasma del passato,dimenticando chi sei adesso….Ashy,nessuno può dirti chi sei,ricorda solo questo.-

La ragazza lo guardò,il volto leggeremente meno contratto di prima.

  -Sarà meglio che vai a dormire ora-disse,con la voce mogia,cercando di pulirsi le lacrime dal volto,per poi rialzarsi in piedi.

-Grazie.- Riprese,per poi sorridere a Andy e fargli cenno di andare in casa.

Lui si fermò sulla porta della finestra.

-Ecco,questo è il sorriso che volevo-.

Ashy arrossì,ma non disse niente.

 

                             ---------------------------------------------------------------------------------------

Erano le cinque e mezza del mattino.

Era inutile dire che non aveva chiuso occhio un minuto,motivo per cui a quell’ora insolita era seduta davanti al pc a controllare la posta e cose varie,che non faceva praticamente mai.

La porta scricchiolò e Angel ne uscì di scatto.

Da quando i gatti di Andy erano in casa,Ashy cercava di tenere Angel in camera sua per non creare ulteriori danni.

Peccato che alla micia questa cosa non piacesse affatto.

La ragazza uscì dalla porta cercando di fare il minor rumore possibile,visto che non era certo aggraziata come la gatta.

Scese gli scalini,e quando uscì dal corridoio si ricordò della presenza di Andy.

Erano passati due giorni e non le sembrava ancora vero tutto ciò che era accaduto.

Quando lui non era a portata d’occhio,lei tornava a raccontarsi che non era possibile che fosse lì.

La scena che aveva davanti in quell’istante,era una delle più surreali che avesse mai visto in vita sua.

Andy,coperto da un piumone blu fino al collo,girato di lato,con il volto scoperto.

Gli occhi erano chiusi,così come le labbra.

Era il ritratto della serenità in quel momento.

Le coperte seguivano il suo fisico magro,e su di esse spuntavano delle macchie,due scure e chiare  mentre l’altra era totalmente scura.

La ragazza socchiuse gli occhi quando vide che la sagoma scura era la sua gatta,ma non poteva spostarla da lì,altrimenti avrebbe di sicuro svegliato Andy.

Fece per uscire a fumare,quando sposto di nuovo lo sguardo sul volto del cantante.

Sentì le dita fremere veloci come un tic,avuto da sempre,quando aveva bisogno di disegnare.

Salì di nuovo in camera sua,per poi prendere il suo blocco da disegno e alcune matite dalla punta più o meno acuminata.

Scese le scale con ancora più delicatezza di prima,per paura che il suo soggetto si svegliasse,così da non poterlo più ritrarre.

Si appoggiò al muro dell’ingresso,sedendosi a terra a gambe incrociate,poggiandosi il blocco su di esse.

Comiciò a tracciare linee,inspessirle,cancellarle,sfumarle.

Passarono quasi due ore,quando Ashy rialzò lo sguardo dal foglio e si trovò davanti gli occhi color ghiaccio che la fissavano curiosi.

 

 

“So listen closely,

And don’t stop working,

No one can tell you who you are”

[Black Veil Brides-The Legacy]

 

 

 

Nea’s time

Io non ho le vie di mezzo,o aggiorno subito o dopo due mesi,vabbè XD

Questo capitolo è vittima della depressione post-concerto,vogliate perdonarmi.

La depressione post-concerto è anche il motivo per cui The Legacy da il  titolo al capitolo: questa canzone mi è sempre stata quasi del tutto indifferente fino a lunedì.

*annega nelle lacrime urlando che vuole tornare al concerto*

Ora è meglio se la smetto e vi lascio,

Alla prossima,

NeaFallenAngel

P.S. Mi sono accorta ora di non aver risposto alle recensioni……perdonatemi!

P.S. La frase dello scorso capitolo detta da Ashley non bisogna odiare tutte le rose perché una spina ti ha punto” è tratta da “Il piccolo principe”

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Capitolo 6
*** 6.(Don't) Leave us alone ***


 This Is A Rebel Love Song

-6.(Don’t)Leave Us Alone-

 

Ashy arrossì violentemente,anche se non aveva  motivo per farlo.

-Buongiorno- sussurrò il moro con la voce ancora rauca,ma decisamente migliore di quella della mattina precedente.

Il mal di testa era sparito,portandosi via anche un po’ di stanchezza, fortunatamente.

Fece per tirarsi su,ma si bloccò sentendosi qualcosa addosso, e quando mise  a fuoco e vide i gatti che cominciavano a svegliarsi di rimando.

Si girò per poi vedere la ragazza,che era rimasta in silenzio per tutto il tempo.

Gli saltò all’occhio il blocco poggiato sulle sue gambe,che con uno scatto lei aveva avvicinato al petto per nasconderlo di riflesso, e i colori buttati sul pavimento.

Capì al volo quello che stava facendo,anche se non immaginava fosse lui il soggetto.

-Posso vedere?- chiese con la voce ancora impastata dal sonno.

-Se ti dico di no,mi torturerai come fa Kirsten finché non ti dico di si?-

-Esattamente-

Ashy si alzò,trattenendo uno sbaglio,cominciava a sentire la stanchezza.

Si fermò davanti al divano letto e porse il blocco al moro,ancora intento a spostare i gatti.

Andy lo prese per poi sgranare gli occhi quando lo vide: non solo perché raffigurava lui stesso,ma anche per come era stato realizzato.

Sul bordi bianchi partivano linee scure che scolpivano il volto,toni chiari dove la luce lo colpiva,del carboncino  era stato usato per colorare i capelli,dove qua e la si vedevano delle sfumature brune.

La ragazza stava ancora al bordo del letto,con lo sguardo basso.

Andy la fisso per un po’,alternando lo sguardo da lei al disegno.

-Siediti,se vuoi-

La mora si sedette sul letto,lanciando uno sguardo odioso alla sua gatta , che la guardava indifferente,e incrociando le gambe.

-Da quanto tempo sei li?-

-Due ore credo…-

-E hai fatto questo?-

-Si….lo so…fa schifo…-

-Ma che dici?? È meraviglioso, Ashy te ne rendi conto???-

-eh….-

-Posso vedere gli altri?-

-Si-

Andy riprese a sfogliare l’album,si trovò davanti innumerevoli soggetti.

Angel,più e più volte e in diverse posizioni.

Gli occhi di Kirsten.

Una sigaretta,che bruciava,e il fumo saliva per la stanza,salendo per il foglio e creandone ghirigori complessi.

Una chitarra e un basso,accostati tra loro con le ombre che si univano.

Delle labbra,un bacio tra due persone non riconoscibili poiché oltre alle labbra non c’erano dettagli,solo una foschia di colore.

Una pagina lo colpì fra tutte:delle parole erano state scritte formando delle onde che si intrecciavano fra loro.

Erano parole sue,Perfet Weapon.

 

“We are breathin’

While you’re sleeping’,go,GO

And leave us alone”

Andy passò le dita sulle parole come se si fosse dimenticato di loro.

Gli sembravano lontane,anche se erano passati poco più che un paio d’anni.

 

-è la prima volta che qualcuno vede quel blocco per intero- esordì Ashley.

Andy la guardò per alcuni minuti,mentre lei aveva spostato lo sguardo verso la finestra e guardava il sole sorgere.

Conosceva benissimo cosa voleva dire quella frase,quando era più giovane anche lui annotava di tutto e di più su un blocco,e un po’ cominciava a sentire la mancanza di quella parte di se.

Cominciava a sentirsi dispiaciuto anche di aver accettato l’invito dell’altro Ashley di stare da lui per un po’.

E soprattutto non sapeva nemmeno come dirlo alla mora,che in quel preciso istante stava cercando di rimanere sveglia,chiudendo gli occhi per poi riaprirli di scatto qualche minuto dopo.

Gli squillò il cellulare e si alzò,facendo ben attenzione a non schiacciare i gatti, per poi recuperare il cellulare e fare cenno alla ragazza-che nel frattempo aveva ripreso il suo blocco- che sarebbe tornato subito.

 

 

---------------------------

 

Quando tornò,dopo che il loro manager l’aveva tenuto al telefono per la bellezza di mezz’ora quando gli aveva detto che non aveva la minima intenzione di rientrare prima di una settimana se non ce ne fosse stata assoluta necessità,Ashy si era addormenta rannicchiata su se stessa,con il blocco stretto al petto e con la gatta -tanto per cambiare-appoggiata alla sua testa.

Era presto e di certo non voleva svegliarla,dato che aveva l’aria di non aveva dormito tutta la notte,e la cosa di certo non lo stupiva,visto come l’aveva lasciata la sera prima.

Si sdraio accanto a lei e cominciò a controllare il cellulare:messaggi vari,il mondo di twitter che si faceva tanto odioso in momenti come quello,le mail…..

Dopo poco si stufò da solo e cercò di riaddormentarsi,ma si rese conto di essere tremendamente sveglio.

Si girò verso Ashy.

Il ciuffo le copriva interamente il viso.

La tentazione di vedere il volto sotto,per un motivo a lui sconosciuto,era davvero forte.

Allungò una mano e cercando di fare il più delicatamente possibile gli spostò il ciuffo dietro l’orecchio.

Il suo volto era contratto in una smorfia di dispiacere e dolore,e a Andy si spezzò il cuore.

Gli torno alla mente una frase,di quelle sue scritte nel blocco di lei.

Leave us alone”

Quanto era stata sola? Quanto aveva sofferto e finto? E soprattutto perché,in mezzo a quegli occhi castani e a quelle espressioni non poteva smettere di vedere se stesso anni prima?

L’accarezzò,senza un motivo apparente,ma solo con l’istinto che gli diceva di farlo,finché il volto della mora ritornò pacifico e tranquillo.

“Tu ti stai innamorando di lei” gli disse una vocina nella sua testa.

Ritrasse la mano di scatto.

Non poteva.

O forse non voleva?

Nel medesimo istante Ashy aprì gli occhi,rintronata dal sonno,come lo era sempre quando dormiva poco.

-Ri-buongiorno-

La mora saltò via cadendo dal letto,lasciando Andy ridere fragorosamente.

Quando si rialzò in piedi lo fulminò con lo sguardo.

-Non ridere!-

-Ti ho detto buongiorno,non ti ho lanciata in una vasca d’acqua ghiacciata!-

-Si,ma non mi ero neanche accorta di essermi addormentata!- concluse,finendo per ridere anche lei.

Si sentì in colpa per quello che stava per dirgli,ma probabilmente non c’era momento migliore di quello.

-Vado da Ashley-

La mora si fermò di colpo –Quando?- chiese senza lasciar trasparire nessuna emozione.

-Oggi pomeriggio-

Andy la osservò curioso.

Lei si girò sorridendo.

Di nuovo il sorriso della sera prima,possibile che non capisse? Che non aveva bisogno di fingere?

-Va….va bene-

Detto ciò sparì sul balcone,non voleva scoppiare a piangere di fronte a lui,per quanto stupido fosse.

Doveva aspettarsi che se ne sarebbe andato,non poteva stare lì con lei in eterno,ma allo stesso tempo sperava che non fosse così.

Per di più quel pomeriggio doveva tornare in università.

Quel che si dice “lo schiaffo della normalità”.

 

                                           ----------------------------------------

 

-Che hai?-

Andy smise di osservare il punto a vuoto che stava fissando da quando era arrivato a casa del suo bassista.

-Nulla-

-Oh,su,non fare la donna isterica e dimmi che hai!-

Ash esitò per qualche istante per poi riprendere-Juliet?-

L’altro lo guardò come se stesse parlando la lingua della luna –Juliet?-

-Si,Juliet,la tua ex ragazza,il motivo per cui sei qui!....Tu….non mi dire che non era per lei che sei così da quando sei uscito dalla casa di quella ragazza-

Il cantante continuò a guardarlo senza spiccicare parola.

“Quella ragazza”.

Ashy.

Al bassista gli si illuminarono gli occhi- Non dirmi che ti sei innamorato di lei?!-

-Io?-

Un attimo di silenzio rimase tra i due,rendendo la conversazione ancora più ridicola di quello che già era.

-Si,tu ti sei innamorato di lei!-

-Forse..-

-Andrew Dennis Biersack,ti sei dimentica persino che Juliet ti ha lasciato da quanto ho capito,non mi dire “Forse”,ma dimmi di “Si” almeno!-

-Ma se non la conosco nemmeno da una settimana!-

-Ma sei sordo allora! Quello che ti ho detto lo hai sentito?! E poi lo sai meglio di me che può capitare in poco tempo!-

-Si,ma cosa dovrei farci?

-Andare da lei?-

-Ma se è in università?-

-Non ora! Stasera!- concluse Ash sbuffando,come se l’affermazione appena fatta fosse ovvia.

 

                                                           -------------------------

-Kri,vado!-

L’urlo di Ashy riecheggiò per tutta la casa.

-Che bisogno hai di urlare se sono a 10 metri da te?!?- gli rispose l’altra guardandola di traverso.

-Era per dirtelo!-

-Si,ma ripeto,che non c’era bisogno di urlare!-

La mora sbuffò rumorosamente per poi prendere le chiavi di casa appoggiate alla mensola.

Quando cercò di inserirle nella toppa caddero a terra,tintinnando.

-Ma perché non me ne va bene neanche una,cazzo!?!-

-Eh che è??-

-Kri,lasciami stare-

-Non mi piace quel tono,lo sai-

-Lo so-

-Ti sei innamorata di lui,vero?-

-E’ davvero così ovvio?-

-Ti conosco bene,lo sai….me lo aspettavo-

Ashy si girò lentamente,tenendo lo sguardo basso.

Sapeva benissimo come la stava guardando l’amica.

Era un misto di ammonimento e comprensione.

-Lo sapevo fin da prima di incontrarlo,come sapevo che non sarebbe servito a nulla ma non potevo fare a meno di illudermi-

-Perché?-

-Lui è sempre stato importante per me,come tutti loro,Lo sai bene….soffrire in questo caso ne valeva la pena- concluse fissando il pavimento,per poi riprendere-sarà meglio che vada ora,ho faccio tardi a lezione-

 

Detto ciò uscì di casa,accendendosi una sigaretta sul tragitto,seppur breve che la distanziava dall’università.

Aveva bisogno di non pensare e calmarsi un po’.

Sorrise tristemente tra se,quando vide di avere ancora l’accendino che Andy le aveva prestato due sere prima.

 

“We are breathin’,

While you’re sleepin’,go,

And Leave us alone,

The liars cheatin’,

Our hearts beatin’,go’,

And now you’re on your own”

[Perfect Weapon-Black Veil Brides]

 

Nea’s time

Buonasera,

Io rinuncio ufficialmente a scrivere qualcosa che mi piaccia,lo dico v.v

In pratica solo il primo capitolo mi soddisfa,vabbè…

Comunque le vacanze di natale sono iniziate e io avrò più tempo per scrivere….e il settimo capitolo è già in cantiere…

A presto,

NeaFallenAngel

 

 

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Capitolo 7
*** 7.Fear ***


Oggi è il 26 dicembre, quindi Buon Compleanno Saviour.

This Is A Rebel Love Song

-7.Fear -

 

L’aula dell’università non era mai stata fredda come in quel momento.

La sua  voglia di seguire la lezione ancora minore rispetto del solito.

Faceva freddo,dannatamente freddo e nemmeno la felpa pesante riusciva a scaldarla.

Mancava poco più di mezz’ora alla fine della lezione, che era passata in modo tremendamente lento.

L’ora e mezza precedente di lezione l’aveva passata a  ascoltare passivamente il professore mentre spiegava annoiatamente  le opere del rinascimento italiano, scarabocchiando sul suo quaderno per lo più frasi senza senso, anche se ogni tanto la sua mano si perdeva in una A, ornandola, per poi ricalcarci sopra altro, abbastanza nervosamente,per evitare che qualcuno vedesse quello che stava facendo.

 

La lezione  finì, ed Ashy aspetto di essere sola prima di uscire dall’aula.

Essere l’ultima ad uscire significava incontrare meno gente possibile nei corridoi e incontrare meno gente possibile nei corridoio significare avere meno gente che le dava fastidio.

Mentre si stava alzando, il telefono le vibrò nella tasca dei pantaloni.

Doveva ricordarsi di togliere il silenzioso, decisamente.

Era Kirsten.

Aspetta a disperarti, hai pensato ai gatti?”

Quali gatti?”

Rispose velocemente al  messaggio, infilandosi il cappotto nero pesante e uscendo.

Camminò a testa bassa per i corridoi, cercando nervosamente nella sua borsa il suo mp3 e le sigarette.

Quando uscì dall’università aveva già le cuffie nelle orecchie, nonostante l’mp3 fosse spento, mentre come sempre non trovava l’accendino.

Il cellulare vibrò di nuovo, facendola  innervosire ulteriormente.

Genio del male…….ci sono tre gatti in casa…..e fino a prova contraria tu ne hai solo uno, Ashy”

“Eh quindi?”

L’istinto di uccidere la sua coinquilina era davvero forte il quel momento, che bisogno c’era di scriverle dei gatti?

Le venne un flash  e si ricordò, oltre a capire cosa intendeva la coinquilina:

Femme e Crow.

I gatti.

Andy.

Un sorrisino stupido le comparve sul volto, che lei si appresto a mandar via subito prima che qualcuno potesse vederla.

e quindi tornerà e non credo lo farà fra molto”

“Io e te dobbiamo parlare quando arrivo a casa,sappilo,stai diventando inquietante”

Mise il cellulare in borsa in modo da non poterlo sentire e finalmente trovò l’accendino,con cui si accese una sigaretta.

Per un momento fu felice di sapere che la coinquilina quella sera l’avrebbe passata con il suo ragazzo: avrebbe avuto il tempo di piangere come se non ci fosse un domani senza che nessuno potesse vederla, ascoltando musica al massimo volume senza che nessuno la disturbasse.

                                             ----------------------------------------------------------

 

 

Si era addormentata sul letto, sfiancata dal non aver dormito la notte prima.

Suonò il citofono un paio di volte prima che realizzò che fosse quello e non il frastuono che proveniva dal suo stereo.

Scese di sotto esattamente com’era, convinta che fosse Kirsten: i capelli scompigliati e il segno del cuscino sulla guancia.

Mentre scendeva di sotto il campanello  suonò di nuovo con insistenza e Ashy urlò un “arrivo,un attimo” che più che altro sembrò un lamento indefinito e abbastanza infastidito.

Quando aprì la porta rimase ferma dieci minuti a osservare la persona davanti a lei.

Andy rimase a guardarla, serio in principio, per poi sorriderle.

-Ciao- disse solamente.

-Ciao, entra…ma che ci fai qui? ah, giusto i gatti..- le rispose mezza assonata la ragazza.

Il cantante si tolse la giacca e l’appese all’attaccapanni dell’ingresso, per poi sedersi sul divano letto che era stato probabilmente richiuso poco prima.

-Non dovevo andarmene così prima, scusa-

-E di che?-

-Ma stavi dormendo?-

-Si- rispose mentre andava a prepararsi un tazza piena di caffè bollente.

-Scusa di nuovo-

-Non scusarti più, non ce ne è bisogno, ok?- lo interruppe la mora.

-Dicevo…non dovevo lasciarti così oggi, dopo quello che hai fatto per me in questi due giorni…più che altro non posso-

-Non puoi?-

Andy non le rispose.

La ragazza posò la tazza sul bancone della cucina di marmo chiaro, per poi sorridere teneramente verso di lui.

-Vieni, ti faccio vedere una cosa-

E detto ciò, si incamminò verso il corridoio.

Il cantante la seguì senza proferire parola e incuriosito, dato che durante la sua permanenza non era mai salito al piano superiore.

La scala era a chiocciola, di legno scuro ,in netto contrasto con i muri chiari e di tanto in tanto scricchiolava leggermente sotto i loro passi.

Alla fine della scala si apriva un corridoio stretto e corto, che dava su quattro porte scure.

Ashy entrò nella prima, lui la seguì.

Era buio, prima che lei  accese la luce, ma data l’ora non si vedeva nulla nemmeno all’aperto, probabilmente .

Lasciò che Andy andasse al centro della stanza ,per poi accendere la luce.

Andy si guardò attorno.

Davanti a lui c’era una scrivania, su cui stava un computer di vecchia generazione e una serie di cartacce con fogli più o meno scritti.

Il muro alla sua destra era stato totalmente ricoperto da foto.

Loro, dei Black Veil Brides ,vecchie e nuove ,ma la maggior parte erano dell’epoca di We stich these wounds.

Al centro c’era la scritta Fallen Angel, fatta a mano ,bianca, che spiccava in contrasto al muro probabilmente nero.

Un altro spazio vuoto dalle foto era più in basso, dove c’era la scritta “Saviour will be there,when you feel alone” nello stesso carattere di quella  superiore.

Sparsi qua e la c’erano altri spazi più piccoli, con testi interi ,troppo piccoli e intricati da leggere da dove si trovava lui.

Lui la guardò a metà tra il leggermente sconvolto e lo stupito.

-io non credo, che poi ,tu mi debba così tanto- proferì lei,tenendo lo sguardo basso come suo solito.

-Ashy, io…-

-Lo so che te lo sei sentito dire tante volte ed è banale, ma se non fosse per te, per voi, io non sarei qui-

-Ashy…io-

-No, è troppo tardi per scappare urlando- gli sorrise.

Il cantante rise gioiosamente, per poi tornare serio ma continuando a sorridere ,avviandosi verso di lei.

Ashy lo guardò, rimanendo ferma mentre lui la abbracciava teneramente.

La sentì tremare sotto le sue braccia nonostante non facesse per nulla freddo in casa.

-Che c’è?-

Ashy capì che si riferiva al tremore che non riusciva a controllare, ma soprattutto non le era mai capitato.

-Non lo so….credo perché tu sia la prima persona che mi abbraccia in 19 anni di vita dopo Kristen- lo disse abbassando lo sguardo, facendo in modo che lui non potesse guardarla negli occhi.

Lei rimase così, con la testa contro il suo petto finché lui non le alzò il mento in modo da avere contatto visivo.

Lui aveva capito da cosa poteva essere causato quel tremore.

Qualcosa di passato ma inconsciamente indelebile che lei non poteva dimenticare: tutto il tempo passato, e probabilmente anche quello presente, ad avere paura degli altri.

-Non ti farò nulla, lo giuro-

-Lo so-

Non le avrebbe fatto nulla, ne era certa ,non l’avrebbe fatta soffrire.

-Non me ne andrò-

Ashy non gli rispose, si limitò a  abbassare la testa e stringersi a lui.

Di questo non era poi tanto sicura.

 

 

 

 

 

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Capitolo 8
*** 8.This love will set you free from toughts of yesterday ***


This Is A Rebel Love Song

-8.This love will set you free from toughts of yesterday -

 

-Oh,ma dai,sei sempre il solito!-sbuffò Andy,dopo aver letto il messaggio ricevuto.

-Che?- fece Ashy,che dopo che il moro aveva sciolto l’abbraccio per  leggere il messaggio,si era seduta a gambe incrociate sul suo letto scuro.

-Ash,ha avuto un “contrattempo”- enfatizzò,mimando le virgolette per poi riprendere –e non posso tornare a casa..-

-Il contrattempo era biondo?-

Il cantante scoppiò a ridere – è davvero così palese?-

-Bè-la ragazza lo guardò,alzando il sopraciglio-è Ashey Purdy!-

-Giusto-

La conversazione fu interrotta dalla porta d’ingresso,che si aprì con un cigolio sordo.

-Ashy?- la voce di Kirsten risuonò per l’appartamento.

-Sono di sopra!- urlò l’interessata in risposta,per poi riprendere a parlare con Andy

-puoi rimanere qui,sai che non è un problema- concluse,alzandandosi e uscendo dalla stanza,per raggiungere l’amica al piano inferiore..

Il moro la seguì,ma poco prima di uscire, gli balzo all’occhio un angolo della stanza,dove stavano addossati un basso e una chitarra,entrambi neri con decorazioni bianche,sempre intricate,simili a dei rovi.

Al loro fianco vi era un amplificatore e due scatole argentee alte quanto la scrivania,dal contenuto ignoto,ma dall’aria professionale.

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-Perché te la ridi in quel modo,Ash?-

Il bassista smise di ridere per un momento,per  fissare CC che gli aveva posto quella domanda e poi riprendere a ridere.

-Andy è da Ashy.-

-E quindi?-

-Ho detto a Andy che ero a casa di una bionda-

-Ma se sei qui con me?!? E ti assicuro,prima che ti vengano strane idee,che non sono una bionda,nel caso non te ne fossi accorto.-

-Lo so- alzò un sopraciglio,con aria di sufficienza-ma pensaci,non può tornare a casa mia.-

Il batterista fissò il pavimento pensieroso,per poi girare di scatto il viso e guardare l’amico,sgranando gli occhi.

-…Ash sei un genio!-

-So anche questo!-

 

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-Allora,quando è che vai in studio di nuovo?- chiese Kirsten,dal nulla,mentre accarezzava uno dei gatti di Andy,che pareva esserne grato,visto che faceva le fusa da ormai cinque minuti buoni.

Ashy,che stava placidamente bevendo il suo caffè,sputò nel lavandino.

-Io ti torturo,uno di questi giorni- fece,girando di scatto il volto e guardando di traverso la coinquilina.

-Ma perché?-

Andy,che si stava interessando alla piega che stava prendendo quel discorso,si trovò a incrociare lo sguardo di Ashy,che  chiedeva pietà.

-Tu suoni in un gruppo,ecco perché della chitarra e tutta quella roba tecnica in camera tua!-

-Non glielo hai detto?- si intromise l’amica,sinceramente dispiaciuta.

-Non ne ho avuta l’occasione,poi lui è Andy-

-E tu sei Ashy…potevi dirmelo! Quindi ora mi descrivi per filo e per segno tutto ciò che fai,che avete registrato,e ogni cosa riguardi te come musicista!...tanto pare che a casa non possa tornare – concluse il moro alzando le sopraciglia,come per constatare la situazione.

-Perché?- chiese ingenuamente  la coinquilina.

Prima che Andy aprisse bocca,Ashy parlò –Ashley Purdy più una bionda a random,devo spiegare?-

-No,ho capito il concetto,grazie- proferì l’altra.

-Comunque andiamo in studio sabato.-

-Fammi capire,venerdì concerto e sabato registrate?-

-Registriamo gli inediti,al concerto suoniamo come cover band-

A Andy brillarono gli occhi,mentre quelli di Ashy lanciavano scintille all’amica.

-Dov’è?-

-Non te lo dico-

-Non lo farà,Andy- intervenne  Kirsten.

Il telefono di di Ashy squillò e lei uscì sul balcone borbottando un “mia madre chiama sempre nei momenti meno opportuni”.

Il moro stava per accendersi una sigaretta quando Kirsten gli sussurrò “Al the rock alle 9.00” per poi andare in camera sua,al piano superiore,lasciando giusto il tempo a lui di ringraziarla.

Quando Ashy tornò,guardò Andy per un secondo,bloccandosi sulla porta,per poi a

 posare il cellulare sulla mensola e prendersi una sigaretta.

-Allora che suoni?-

-Uhm- rispose lei mentre armeggiava con l’accendino per poi aspirare e rispondere –il basso-.

-Stai scherzando,vero?-

-No,perché?-

-Ti chiami Ashley e suoni il basso….per caso ti piacciono le bionde?- terminò ridendo.

-No..-rise- mi piacciono i mori,possibilmente che siano dannati e misteriosi,lo giuro- finì continuando  a ridere.

-Comunque che suonate?-

-In studio lavoriamo su materiale nostro e,nei concerti suoniamo  cover,per la maggior parte delle volte-

-Chi?-

Ashy non rispose,tanto che Andy dubitò che avesse sentito.

-Chi?-

-Ho deciso di non risponderti-

-Perché?-

-Perché….coveriamo voi,tra le altre cose- aveva abbassato lo sguardo e fissava il pavimento.

-Io…sarei curioso di sentirti- le disse,sincero.

-Un giorno,lo prometto- gli sorrise per poi guardare l’orologio -Si sta facendo tardi,a nanna!- proferì in fine, per troncare il discorso.

Mentre lei si stava avvicinando al divano –letto,il moro la bloccò.

-Io….vuoi rimanere con me…stanotte?-

Lei lo guardò,sgranando gli occhi.

-No,cioè se dormivi con me…senza che…accada nulla-

Ashy gli sorrise per poi rispondergli –Si,dammi dieci  minuti-

Quando la ragazza scese,si portò dietro Angel,che pareva ignorare spudoratamente Femme e Crow.

Rimase a fissare Andy che era di schiena mentre si sistemava il letto.

In canottiera.

A novembre.

-Dormi così???-

-Si,perché?-

Ashy guardò in basso fissando il suo pigiama enorme di quelli tanto caldi quanto brutti,che per di più rappresentava orsetti,per poi rispondergli –Ma non hai freddo?-

-No-

-Bè..ok- concluse la mora,e aspetto che lui si fosse sdraiato, per fare lo stesso.

Non tardo molto che la gatta nera balzò sul letto con fare indifferente,finendo per accucciarsi tra loro due.

-Ecco,siamo alle solite- rise Ashy,leggermente imbarazzata.

Si era resa conto solo in quel momento della situazione in cui era:fino a una settimana prima tirava avanti come poteva cercando di fare quel poco che poteva per non essere bocciata agli esami,con qualche picco di gioia infinita alternato a depressione nera ogni tanto,arrancando nella sua vita. In quel momento invece si trovava a pochi centimetri da una delle persone più importanti della sua vita,senza che lui lo sapesse e soprattutto senza che lui sapesse della sue esistenza fino a quella famosa settimana prima.

-Ora ti sposto,mi dispiace ma tu non stai qui- proferì Andy con la sua voce bassa, distraendola dai suoi pensieri e facendola arrossire.

Ci mise un minuto buono per capire che si riferiva alla gatta,e ne ebbe la conferma quando lo vide spostare la gatta,che protestava cercando di graffiarlo, fortunatamente senza riuscirci.

Il moro si avvicino a lei,che si ritrovava a fissarlo con un espressione che fosse stata punteggiatura poteva essere simile a un punto interrogativo.

Non voleva pensare a come sarebbe andata a finire tutta quella storia.

Aveva detto a Kirsten che non gli sarebbe importato se fosse finita male,che lei era abituata,ma quando Andy era presente si rendeva conto che non era come credeva.

Kirsten l’aveva avvertita come sempre.

Lui l’abbracciò,stringendola a se,affondando il viso nei capelli scuri e lisci di lei e  scattò quando senti le braccia di Ashy sui suoi fianchi.

La prima volta che l’aveva abbracciata,poco tempo prima,non aveva risposto all’abbraccio,si era limitata solamente ad appoggiarsi a lui.

Era infinitamente fragile,lui poteva sentirlo,e non solo per il fatto che fosse decisamente più minuta di lui.

Dal canto suo invece Ashy si sentiva protetta,come lo era stato poche volte in vita sua e di certo mai con qualcuno che conosceva da così poco.

Andy spostò il viso ,per baciarle la fronte mentre sentiva rilassare i suoi nervi  sotto le sue dita,saldamente posate sui fianchi,mentre chiudeva gli occhi.

-Non te ne andare,ti prego-

A quest’affermazione Ashy spalanco gli occhi e si tirò indietro di scatto,per guardarlo negli occhi,dello stesso colore del ghiaccio,tremendamente limpidi.

-Sono io che dico cose del genere,di solito-

Andy le sorrise,appoggiando di nuovo la sua fronte a quella di lei,ma fu fermato da Angel,che cercava di mettersi in mezzo.

-Andrà avanti così all’infinito,la conosco- disse cercando di spostare la gatta e ridendo.

Era già successo che quella palla di pelo si rivelasse gelosa.

-Uhm..nemmeno io demordo.- concluse lui,stringendosi lei e lasciandola a cercare di capire che volesse dire quella frase.

Giurò anche di averla sentita sussurrare “non potrei lasciarti mai” ma forse,era stato solo uno scherzo della sua mente.

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Capitolo 9
*** 9.wretched and divine ***


This Is A Rebel Love Song

-9.wretched and divine -

 

 

Kirsten uscì dalla stanza,ancora mezza assonnata,incuriosità dal silenzio tombale in cui la casa era avvolta.

Di solito non era così calmo, Ashy urlava imprecando contro qualcosa che cambiava ogni volta: dalla macchinetta del caffè che non collaborava ai vicini di casa che decidevano di fare le grandi pulizie all’alba,turbando il sonno della mora.

Quella mattina il silenzio invece era quasi inquietante,tanto quanto il fatto che si fosse svegliata così presto,visto che come l’amica amava dormire.

Il telefono squillò tra le sue mani e si affrettò a rispondere,per non disturbare Ashy, accettando la chiamata,senza nemmeno controllare chi fosse.

Scese le scale,mentre parlava con il suo ragazzo al telefono,del fatto che fosse svegliata  così presto,ma si bloccò di colpo lasciando la frase a mezz’aria .

Andy dormiva beato  abbracciato ad Ashy.

Luke,il suo ragazzo,dal telefono la chiamò un paio di volte prima che lei sentisse il suo nome.

Quando fu certo di aver attirato la sua attenzione,le  chiese se andasse tutto bene dall’altra parte della linea.

Lei rispose con un semplice “Si certo,mi si era bloccato il telefono” prima di tornare in camera sua cercando di fare il minor rumore possibile.

 

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-Un momento,ora mi alzo!- borbottò Andy,sentendo le zampe di uno dei suoi gatti che grattava sulla spalla.

Aprì gli occhi lentamente,cercando di mettere a fuoco nel buio,visto che le finestre erano chiuse,ed entravano solamente  delle fini lame di luce chiara.

Gli scappò un sorrisetto,quando si accorse di essere ancora a casa di Ashy e soprattutto che lei era ancora accanto a lui che dormiva placidamente.

La zampa che aveva sentito non era dei suoi gatti,ma di Angel,che rivoleva la sua padrona,probabilmente .

La padrona,dal canto suo,si stava svegliando,rigirandosi un paio di volte e stiracchiandosi.

Guardò fissa il soffitto per qualche secondo,per poi girarsi verso di lui e fissarlo.

-Buondì….ma perché mi guardi così?-

-Uhm…mi sto chiedendo se sia sveglia o meno-

-Si lo sei,mi stai parlando-

-Posso abbracciarti?-

-E me lo chiedi pure- concluse lui,per poi sporgersi in avanti,in modo da essere più vicino a lei,così da potersi far abbracciare.

Lei lo abbracciò,aggrappandosi a lui come fosse un ancora in mezzo al mare.

-Mi sento tanto una bambinetta…-

-Ma perché?non lo sei…-

Lei non rispose.

Anche perché quando stava cercando si spiegarsi meglio,di dirgli che effettivamente si sentiva così per via del fatto che si stava avvinghiando,come un koala all’albero, al suo cantante preferito,nonostante non era passata nemmeno una settimana da quando lui aveva rotto con la sua ragazza.

Il telefono squillò.

Nella foga di rispondere velocemente al cellulare,credendo che fosse sua madre che quindi se non le avrebbe risposto subito avrebbe pensato a un rapimento,chiamando l’FBI  e la polizia,cadde dal letto,inciampando nelle coperte,provocando un tonfo sordo che risuonò nella stanza.

Andy si sporse dal letto,per vedere se si fosse fatta male,ma la vide alzarsi come niente fosse e facendo spallucce,cercando di liberarsi delle coperte con i piedi,risultando goffa.

Mentre la ragazza rispondeva al telefono,Andy si tirò su a sedere,portandosi il gatto il braccio,stuzzicandolo qua e la per giocare.

-Pronto?-

-Bassistaaaaa!-

-Clary….sono le otto del mattino,da dove la trovi tutta questa vivacità?- rispose la mora,una volta dedotto che dall’altro capo della linea si trovava la sua batterista.

-Oh…bè…..sono sveglia dalle sei,ed avrò bevuto una decina di caffè. Comunque,oggi tu puoi venire a provare? Perché domani Shey non può,e viene fuori un casino…-

Ashy si girò per guardare Andy,che sembrava non ascoltare la telefonata,ma solamente cercava di non far si che la micia nera  gli piantasse le unghie nel petto.

-Bè…ok,non credo di avere da fare, a casa tua o alla sala?-

-Casa mia,non c’è nessuno,e poi è più comodo,facciamo alle tre?-

-Ok,va bene,a dopo allora.-

-è un impressione mia o hai da fare,Ashy?-

La mora avampò,guardando fuori dalla finestra,mentre tutti i pensieri poco puri riferiti al cantante che avevano attraversato la sua testolina negli anni le tornarono alla mente in un flash.

-No.- disse solamente,provocando la risata dall’altro capo del telefono,e soprattutto,lo sapeva,provocando anche curiosità.

-Ho capito,non  mi dirai nulla,per ora….- concluse,per poi riattaccare.

Quando si girò,quasi le prese un colpo quando vide Andy dietro di lei che si preparava un caffè.

Non tanto perché fosse lui,ma quanto per il fatto che non lo aveva sentito muoversi,se fosse stata lei,come minimo sarebbe caduta un paio di volte,svegliando l’intero vicinato e rischiando di chiudersi da sola in quel divano-letto,cosa che per altro era già successa.

In meno di cinque minuti la macchinetta aveva già prodotto caffè caldo e fumante e Ashy la guardò di sbieco,visto che lei a volte impiegava il doppio del tempo,e non sempre le cose andavano a finire bene.

-La odio- proferì dal nulla.

-Chi?- fece Andy,mentre le porgeva la tazza di caffè fumante,che lei prese prima di sedersi.

-La macchinetta- sospirò –io odio lei e lei odia me,non ci sono spiegazioni- concluse,allungando la mano verso il pacchetto di sigarette appoggiate sul tavolo,per poi accendersene una.

Il moro non tardò a seguirla.

-Quando hai cominciato?- chiese lui,di punta in bianco.

-A far che?-

- A fumare.-

-Credo….intorno ai diciasette anni….ogni tanto ne fumavo una..-alzò lo sguardo,pensierosa-poi quando  ho iniziato l’università,ho rincarato la dose….- finì,trattenendo una risata.

-E tu?- gli chiese lei,rialzando lo sguardo.

-Io….credo che avrò avuto quattordici anni…si,sono un idiota-rise anche lui.

-Non c’è nessuno che non lo sia,credimi…..idiota dico. O al massimo chi dice il contrario lo è..uhm,oggi pomeriggio io devo,uscire,tu vai da Ash?-

Non voleva dirgli delle prove…se ne vergognava.

Infondo era infantile che suonasse le loro canzoni,o almeno per lei lo era,trovandosi di fronte lui.

Il moro finì di bere,per poi risponderle con calma –proverò a andare da lui…al massimo tornerò qua ad aspettarti seduto sullo zerbino-

-Bè,credo che lo zerbino ne sarebbe contento- concluse ridendo.

 

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-Come è andata ieri sera?- chiese CC,dal nulla, per poi proseguire –e soprattutto stanotte.- concluse,alzando le sopracciglia e accennando ad un sorrisino per nulla rassicurante.

-E tu che ne sai?!?- Sbottò Andy,sapendo a cosa era riferita quella domanda

-Bè,me lo ha detto ieri sera Ash…-

-Tu ieri sera eri con Ash?!?!?-

-Si perché?? Oh cazzo,mi sa che non dovevo dirlo…- fece il batterista,coprendosi la bocca con la mano,dopo essersi accorto che forse,sarebbe stato meglio stare zitto.

Ash entrò in cucina in quel momento,come se nulla fosse,improvvisando un motivetto anni ’90,ondeggiando leggermente.

-Allora,come è andata?- chiese,non curante,come se fosse la più normale del mondo.

-Tu lo hai fatto apposta per farmi dormire con lei!-

-Bravo,ci sei arrivato,comuqnue come è andata-

Andy senti il sangue ribollire nelle vene dal nervoso ,prima di lasciarsi scappare  un “ma sei scemo ?!?”

-Si,ma sono anche utile quindi voglio i dettagli-

-Di dettagli non ce ne sono,non abbiamo fatto nulla.- disse,sperando che non cominciassero come loro solito.

-Nemmeno un bacetto casto casto?-chiese CC ,sbattendo gli occhi,cercando di risultare tenero.

-No CC,nemmeno un “bacetto casto casto”-concluse Andy,con tono che non invitava a discutere,mimando le virgolette con le dita.

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Prima di andare alla prove mancava più o meno un'oretta, quando Kirsten uscì dalla camera,all’alba delle due del pomeriggio,cominciando a mangiare le prime cose che le capitarono in mano.

-Quindi stanotte….voglio dire è successo qualcosa?-

Ecco,la domanda che non voleva che le fosse posta.

-Ma….succederà qualcosa?-

-Ma nulla…anche volendo non potrebbe esserci qualcosa.- finì la frase,guardando fuori dalla finestra,aspirando una bocca di fumo.

-Ma perché…..? Voglio dire,ha dormito con te senza nemmeno toccarti!A meno che tu mi nasconda qualcosa…-

-No,non ti nascondo nulla,non ne avrei il motivo…-

-Quindi,ha dormito con te,non avete fatto nulla se non stare abbracciati,e tu te ne esci “anche volendo non potrebbe esserci nulla”-controbatte,mimando le virgolette con le mani e alzando la voce di qualche ottava.

-Si,ma parliamoci chiaro….lui è quasi una divinità per me,tu lo sai..e io sono come una sorta di disgraziata che nessuno vuole e che non riesce a raggiungere i suoi obbiettivi!- sbottò di colpo,alzandosi dalla sedia e salendo al piano di sopra.

Le dava fastidio la piega che il discorso stava prendendo.

Era vero effettivamente,per quanto non avesse esperienza in materia,che raramente un uomo e una donna dormissero assieme senza che accadesse nulla,ma comunque era ben lontana dal pensare che lui potesse…volerla.

D’altronde lui  era un musicista e lei una studentessa nemmeno così brillante poi.

D’altronde nonostante una parte di lei voleva sperare in un avventura romantica con lui,l’altra aveva paura di stare male. Aveva paura che lui l’avrebbe piantata in asso in men che non si dica,se ce ne fosse stata l’occasione e gli avrebbe anche dato ragione: infondo lui poteva avere chi voleva,mentre lei…..lei non si amava nemmeno da sola.

 

D’altronde aveva paura di amare,anche se non voleva ammetterlo.

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Capitolo 10
*** 10.It's ours tonight ***


This Is A Rebel Love Song

-10.It’s ours tonight -

 

 

Erano magistralmente entrati nel locale senza farsi vedere,abituati com’era a camuffarsi per non farsi riconoscere.

Kirsten li aveva aspettati vicino a una delle porte di servizio,schiena al muro,giocando con il cellulare indifferente,mentre la luce dell’aggeggio elettronico illuminava il vicolo e il volto della ragazza.

Appena entrati avevano svoltato a destra,risalendo una rampa di scale ferrate ,da cui si apriva una specie di soppalco di legno quasi grezzo,che dava piena visuale sul palco.

Andy si stava dondolando sulla sedia, con il braccio teso a sostenersi verso il parapetto. Osserva il palco,decisamente piccolo per i suoi canoni,percorrendo con lo sguardo i cavi scuri,che facevano contrasto con le assi chiare del palco.

Era strano,come un de javù:un palco,una band emergente,la staticità dell’aria...il pensiero del passato tornò fulmineo e vivido nella sua mente,insieme a quello di Ashy.

Aveva riso poco prima quando Kirsten aveva accennato al fatto che  la mora tendesse a farsi prendere la mano quando saliva sul palco,gli faceva ridere il pensiero di vederla a briglia sciolte,visto l’autocontrollo che cercava di tenere in sua presenza.

-Non credevo che sareste venuti tutti- proferì Kirsten guardando nella direzione di Andy,l’unico con cui avesse un minimo di confidenza.

-Bè,non avevamo nulla da fare-rispose Christian,appoggiando i gomiti sul tavolo,attirando l’attenzione di Ash,che non  perse l’occasione  di lanciare una frecciatina al cantante,assorto nei suoi pensieri.

-Volevamo conoscere meglio Ashy,no?- fece,richiamandolo per attirare la sua attenzione,guadagnandosi  un occhiataccia dal cantante.

 

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Fissava l’asfalto reso lucido dalla pioggia,seduta sul secondo gradino di cemento di una delle porte di sicurezza. Spostava lo sguardo nervosamente dalla strada alla sigaretta accesa tra le sue dita e viceversa.

Qualcosa non andava,non sapeva dire se fosse un fatto positivo o negativo:era abituata ad essere in ansia prima di un concerto,ma quella volta la pressione le pareva essere maggiore,ed era per quel motivo,che quasi sentendosi soffocare,si era ritrovata seduta lì.

Dietro di lei i membri del suo gruppo,tre ragazze e un ragazzo  poco più grandi di lei,trafficavano avanti e indietro per quella specie di stanzino per le scope che era il loro camerino,accordando strumenti o sistemando quello che ormai era stato definito “look da palco” dalla sua coinquilina,che non era altro che semplice warpaint.

Stava smettendo di piovere,quando con la coda dell’occhio vide una figura sedersi vicino a lei:quandò si girò completamente trovò lo sguardo indagatore ed esasperato di Sarah a fissarla.

Sapeva benissimo cosa voleva dire se la sua chitarrista , incredibilmente empatica nei suoi confronti  la guardava così: si stava,come minimo,comportando ancora più stranamente del solito e sapeva che sarebbe finita con il pentirsi di tutto ciò che le avrebbe raccontato.

-Parla Donna- proferì la bionda senza staccare lo sguardo dal suo.

Ecco,era esattamente come pensava. Cercò di alzarsi come se nulla fosse,ma prontamente l’altra la tirò per un braccio,facendola risedere.

-Aho!-sibilò protestando leggermente infastidita.

-Tu hai qualcosa che non va,non negarlo. E poi se continui così qualcuno ti ucciderà.-

-Sono solo un po’ nervosa,tutto qua-

-è una settimana che sei nervosa,Ashy. Se tanto mi da tanto hai incontrato qualcuno.-

-Tu sei fottutamente inquietante!-

-No,tu sei tremendamente facile da capire,a volte. Comunque dopo il concerto voglio sapere che hai,ora andiamo,sennò uccidono anche me- così dicendo,si alzo dal gradino per rientrare,dirigendosi verso il suo strumento.

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Prese un bel respiro com’era solita fare,appoggiata alla schiena di Lucas,che intanto faceva roteare le bacchette tra le sue mani.

Dovette spostarsi poco prima,in modo che lui potesse salire sul palco,per poi attendere che toccasse il suo turno.

Si strinse le mani un paio di volte per distendere i nervi,per poi prende la tracolla del basso e salire sul palco.

Vedere era quasi impossibile,ogni volta ringraziava le persone che le avevano detto che non si vedeva sul palco a causa dei riflettori e in effetti era vero. Tranne forse per le prime file,ma una ventina di persone non erano ancora in grado di fermarla nonostante le sue fobie sociali.

In effetti le piaceva,anche se qualche volta aveva avuto l’ansia prima di salire sul palco –togliendo qualche- ,le piaceva suonare davanti alla gente. Le dava l’impressione di avercela fatta,di essere riuscita a realizzare in parte il sogno di una vita.

E si divertiva anche,a fingere di essere chi aveva sempre voluto essere,come fanno i bambini.

Era partito come un gioco,tra lei e Clary,quello di una tribute band per i Black Veil Brides,ed era finito per diventare un progetto che aveva portate anche a un percorso solista.

Continuava a sperare nel destino,in cui credeva cecamente, e  che insieme ad un po’ di fortuna le cose sarebbero andate come aveva sempre sperato.

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Segui le indicazioni che gli aveva dato Kirsten,trovandosi esattamente dove erano entrati.

Il buio del vicolo era stato smorzato dalla luce di emergenza sopra alla porta,che illuminava la strada bagnata,facendola luccicare qua e la.

Si sporse dalla porta quel tanto che bastava per scorgere l’esile figura di Ashy seduta su un gradino,con una sigaretta tra le mani e la schiena appoggiata al muro,occhi chiusi.

-Ashy- la chiamò flebilmente il moro,facendosi che la sua voce si abbassasse ancora di più.

Nonostante la voce risultasse quasi impercettibile,la mora aprì gli occhi di scatto,sbiancando.

Ora capiva il perché di quella sensazione di ansia di qualche ora prima,era la prova che il suo sesto senso aveva vinto di nuovo. E molto probabilmente dopo avrebbe vinto anche l’ istinto omicida nei confronti della sua coinquilina.

Si alzò da dove era seduta,quasi sicura di inciampare nelle scarpe alte,tanto da stupirsi quando non lo fece.

-Che..ci fai qui?- sussurrò debolmente.

-Bè..-fece spallucce il cantante- Ti avevo detto che ti avrei sentito suonare un giorno -rispose come se nulla fosse.

-E oggi doveva essere quel giorno,vero?-

Il moro annui,avvicinandosi a lei. Doveva ammettere che quella situazione si stava facendo imbarazzante per lei,da come aveva capito,non voleva che lui la sentisse a suonare. Ma doveva anche ammettere che era brava.

Ed affascinante. Ma forse quel secondo pensiero gli aveva attraversato la mente più volte,e lui lo aveva represso.

In effetti era stata affascinante anche quella mattina al cui risveglio l’aveva trovata accanto a lui che stringeva un blocco da disegno.

Erano affascinante la delicatezza con cui disegnava. Era affascinante la faccia buffa che aveva fatto quando la prima volta che l’aveva incontrata l’aveva vista rovistare nella sua tracolla disperatamente.

Era affascinante il modo in cui gli sorrideva imbarazzata quando si accorgeva che la stava guardando.

Era affascinante e innocente.

Era affascinante anche in quel momento in cui fissava la strada battuta,con lo sguardo basso.

Si sporse avanti per abbracciarla,in un gesto involontario.

 

Ashy sentiva il suo respiro vicino,troppo,era quasi una tentazione a cui doveva cedere,non poteva essere altrimenti.

Sentiva il suo respiro caldo sul collo fargli il solletico,stuzzicandola dolcemente.

La stava abbracciando in un modo strano,rispetto al solito,come se non si decidesse a lasciarla andare.

Come se non potesse farlo,o almeno così sperava lei,che anche lui volesse che quell’abbraccio non finisse mai.

Sperava che ricambiasse quello che provava per lui,ma ne aveva seri dubbi.

In quel momento si  rese conto di cosa stava inconsciamente facendo:stava alzando il viso,per annullare la poca distanza che rimaneva tra loro,poca rispetto al solito visto che il ragazzo si era abbassato leggermente per arrivare alle sue spalle e lei dal canto suo indossava i tacchi.

Ci mise poco per sentire le sue labbra posarsi sulle sue,percependo il freddo metallo del suo piercing ,nello stesso momento in cui i rumori intorno a lei le parevano brusii lontani.

Quel bacio inaspettato e contemporaneamente atteso fu interrotto quando Andy sentì le lacrime sulle sue guancie,essendo certo che non fossero le sue.

Si scostò leggermente da lei,per poterla vedere il viso.

Stava piangendo silenziosamente,con le guance tinte di rosso. Appena si accorse che la stava osservando lascio immediatamente la presa per coprirsi il volto con le mani,abbassandolo leggermente.

-Ehi- sussurrò debolmente,cercando di spostarle le mani dal viso,ma al suo contatto Ashy si staccò di colpo,lasciando che le lacrime le fluissero  sulle gote.

Aveva rovinato tutto,come suo solito. Per una volta nella sua vita qualcosa le andava bene e lei lo rovinava,baciando una delle persone che aveva vicino e che forse le voleva davvero bene.

Aveva rovinato quel rapporto agognato da una vita,creato inaspettatamente  e istintivamente.

E ora si ritrovava a piangere come una stupida,peggiorando ancora di più la situazione,rendendosi ridicola.

Sentì il moro chiamare a voce bassa il suo nome,prima di riuscire a mugugnare un misero “Io non avrei dovuto”,ripetendolo più volte e facendola somigliare a una  malata psichiatrica.

Incrociò di nuovo lo sguardo del moro,confuso e curioso,prima di cercare di andarsene.

Sarebbe andata a casa sua,si sarebbe immersa nella vasca da bagno piena d’acqua bollente e avrebbe annegato tutti i suoi dilemmi finchè non avrebbe trovato il modo in cui si sarebbe dovuta comportare,probabilmente  cercando di non farsi più vedere dal moro.

Mentre la sua mente vagava su tutti i metodi immaginabili per dimenticarsi di lui,senti la mano di Andy che le prese ferramente il polso,bloccandola.

Appena si girò,la lascio andare.

E fu un attimo: un sussurro “dovevi farlo”,le loro labbra si rincontravano,le mani di lui che scivolavano sui fianchi della mora,ormai arresi a quel sentimento,i loro corpi che premevano l’uno sull’altro.

L’unico modo che aveva per farle capire che la voleva davvero era quello,per quanto poco la conoscesse,era quello:era insicura e incasinata,non le sarebbe bastato parlarle.

Quello era l’unico modo davvero.

Le sue labbra si piegarono in un sorriso,quando si accorse che lei tremava come la prima volta che l’aveva abbracciata,lasciando però che la sua lingua giocasse con la sua,lentamente,come non gli capitava da tempo.

Era un bacio dolce,di quelli inesperti come lo era lei,ma gli bastava totalmente,sapeva di lei in ogni millesimo di secondo.

Si staccò per riprendere fiato,osservandola curioso,mentre si ritrovò a sussurrare di nuovo che doveva farlo,cercando di asciugarle gli occhi con una mano in maniera forse goffa,ma strappandole un sorriso,di quelli che piacevano a lui.

Tornò a baciarla,consapevole che avrebbe potuto farlo per il resto della sua vita,mentre lasciò che le loro mani si intrecciassero .

 

“So take your hand in mine
It’s ours tonight
This is a Rebel Love Song

Hearts will sacrifice
It’s do or die
This is a Rebel Love Song

 

 

 

Nea’s Corner

Io lo so,dovrei chiedere umilmente perdono perché ormai non so quanti secoli sono che non aggiorno,ma spero di essermi fatta perdonare con l’ultima parte di questo capitolo...*si nasconde dietro al muro per evitare di essere presa a pomodori*

Comunque,non so quando aggiornerò,ma sappiate che non abbandonerò questa storia,le voglio troppo bene per farlo.

Un Bacio

NeaFallenAngel

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Capitolo 11
*** So long time. ***


This Is A Rebel Love Song

-11.So long time -

 

Si stiracchiò lentamente, mentre aspettava che la macchinetta del caffè finisse di preparare quell’intruglio caldo che le serviva per recuperare anche solo una parte di lucidità, giusto quel poco per ricordarsi come si chiamasse e in che paese vivesse.

Guardò fuori della finestra, la tapparella non completamente alzata creava dei fori di luce che tagliavano l’aria, il sole sorgeva sulla città degli angeli. Ogni volta che ciò accadeva era un emozione nuova: si sentiva tremendamente miserabile nella sua vita, ma l’essere arrivata li, essersi trasferita e essere in grado di vivere da sola, erano una delle poche cose che la rendevano viva e che la faceva ricredere sui suoi pensieri fissi di inadeguatezza verso il mondo.

La suoneria del cellulare la risvegliò dai suoi pensieri.

Avrebbe dovuto cambiarla, la infastidiva così tanto negli ultimi tempi che il suo smartphone viveva in modalità silenziosa.

In realtà erano anche fin troppe le cose che la infastidivano negli ultimi tempi.

-Pronto- affermò con una voce impastata che indicava tutt’altro che il suono di qualcuno che fosse effettivamente pronto, oltre al fatto che aveva risposto senza neanche curarsi di chi fosse il soggetto che aveva emesso la chiamata.

-Ma Buongiorno principessa- dall’altra linea una voce roca e dal tocco ironico, rivelò prontamente chi fosse il mittente di quella telefonata.

-Oddio scusami- esclamo Ashy-mi stavo facendo il caffè, ma come al solito la macchinetta non vuole collaborare con me -

-Con me collaborava invece- affermò Andy con tono provocatorio.

-Allora dovresti venire tu a farla funzionare- ammise, con una vena di sensualità nella voce.

-Anche se in profondo sonno, riesci comunque a risultare tremendamente sexy-

-Biersack, non ci credi nemmeno tu a quello che dici-

La mora immaginò il cantante che, dall’altro capo del telefono (e dell’America) stesse corrucciando il labbro in quel sorrisetto tanto fastidioso quanto emotivamente devastante

-Io invece penso proprio di sì…- esitò- …comunque non pensavo che mi rispondessi, ma speravo vivamente che l’avresti fatto, mi sto annoiando tremendamente… quanto odio le procedure aeroportuali –

Di sottofondo, Ashy poté udire quelle voci metalliche che richiamano i viaggiatori a avvicinarsi all’imbarco, suoni che aveva sentito forse un paio di volte nella sua vita.

-Lezione al mattino- fece pensierosa- ma penso che farò solo presenza, per il resto dormirò in piedi-

-Ieri sera sei stata con il tuo amante? -

-Certamente. In realtà ho passato la nottata disegnando e cercando di studiare. –

-Lo dici con un tono preoccupante, che hai? -

Il cantante capiva che qualcosa non andava, ma la mora, come da due mesi a quella parte, non parlava mai di se, se non lasciando trasparire il velo di tristezza che la accompagnava.

-Mi manca l’ispirazione. Sono felice che oggi torni, ne avevo bisogno- troncò il discorso

-Stasera ne parliamo, davvero però…- una voce acuta in sottofondo richiamò Andy – scusami principessa ti devo lasciare, finalmente partiamo-

-Non mi chiamare principessa- un tono astioso e amorevole allo stesso tempo uscì dalla bocca della ragazza.

-A dopo principessa. -

Era una guerra persa.

 

Erano cinque mesi che si frequentavano, e Ashy ricordava ogni momento di quel lasso di tempo con estrema precisione.

Si ricordava la prima sera che Andy l’aveva baciata dopo il suo concerto, di come era tornata all’interno del club dove avevano suonato come se nulla fosse a chiacchierare con gli altri, ancora stordita da quell’esperienza idilliaca. Si ricordava di come lui, quando l’aveva riaccompagnata a casa la stessa sera, aveva aspettato pazientemente che Kirsten andasse a dormire per poi baciarla come poche ore prima.

A quella sera erano seguiti due mesi che non si sarebbe mai sognata di vivere: studiava, gli esiti degli esami avevano picchi che non avevano mai raggiunto, ogni sera Andy andava a trovarla, le rallegrava l’umore, la faceva sentire felice, davvero felice.

Felice come era stata forse solo da piccola, quando mamma Lauren le aveva regalato un micetto nero con gli occhietti azzurri e aveva scatenato l’amore per i gatti che la contraddistingueva da una decina d’anni.

Poi di colpo era cambiato tutto, Andy era partito per promuovere il nuovo album ed erano tre mesi oramai che non lo vedeva, Kirsten si era trasferita lentamente da Luke.  Inizialmente era stata qualche sera, quella che passava con il suo principe azzurro, che si era trasformato in qualche fine settimana e che infine era diventato un trasferimento definitivo.

Ashy non glielo aveva fatto pesare, l’amica aveva da sempre espresso il desiderio di convivere con Luke e non l’avrebbe fatta sentire in colpa.

Ma si era sentita abbandonata.

Di colpo era di nuovo sola.

Il suo ragazzo (anche se ancora faticava a definirlo tale) era lontano, quella che era stata la sua migliore amica aveva deciso di vivere la sua vita e se ne era andata.

Era tornata una ragazzina di sedici anni che non aveva nessuno, vedeva tutto ciò come un abbandono da parte di quella persona che era stata l’unica che le volesse davvero bene. Era felice che l’amica finalmente aveva raggiunto ciò che voleva, dall’altra parte si crogiolava nella disperazione che la sua mente le portava: voci che le ripetevano quanto fosse inutile e che fosse colpa sua se l’unica persona che le voleva bene se ne era andata, che Andy sarebbe stato come chiunque e che forse non si sarebbe mai ripresentato a casa sua, se non per recuperare le cose che aveva lasciato in casa sua tre mesi prima.

Non aveva detto nulla a Andy di Kirsten, non voleva farlo preoccupare, ma il moro se ne era accorto che qualcosa non andava: era distante, quasi apatica, si lasciava andare a qualche manifestazione affettuosa solo dopo ore di telefonate e spesso quelle che si permetteva erano frasi simboliche.

Era prosciugata da ogni emozione, non riusciva ad esprimersi e aveva una paura immensa di lasciare intravvedere troppo, anche se, analizzando ogni cosa, non aveva più nulla da perdere.

Lui sarebbe tornato e l’avrebbe trovata in condizioni considerevolmente pietose, le occhiaie le arrivavano a terra, non dormiva decentemente da settimane e non si ricordava quando era stata l’ultima volta che aveva messo qualcosa sotto i denti.

Lui gli mancava tremendamente, e spesso, dopo ogni chiamata, scoppiava in lacrime. Gli mancava anche dopo pochi secondi che la chiamata era stata chiusa.

E piangeva per ore, ripetendosi che era una cretina per quello che stava facendo. Alla fine lui sarebbe tornato, doveva solo aspettare.

Ma la paura di perderlo era così forte che non poteva zittirla, quello che aveva nella testa tornava prepotente a farsi sentire, insieme a tutti le emozioni legate al trasferimento di Kirsten.

Durante le telefonate cercava di carpire il più possibile della sua vita, sentiva il forte bisogno di ascoltare la sua voce e di farsi raccontare anche le cose più inutili, e spesso erano le uniche cose che la cullavano finché non crollava per inerzia nel sonno più profondo.

 

 

 

-Tornerai da lei stasera? - chiese Chris, con fare curioso e gli occhi di chi aveva bisogno decisamente di dormire nel letto della propria casa.

-Eh? – mugugnò il cantante, in un dormiveglia non ben definito a causa di un jet- lag fastidioso –Penso proprio di sì, mi preoccupa, la sento strana-

-Ashy? - intervenne Ashley, dal posto dietro?

-Si, lei-

-Ma è successo qualcosa tra voi? - fece con fare ammiccante il bassista.

-No, Ash- rispose Andy con tono leggermente scocciato –non è il caso, non ci ho mai pensato, è tremendamente fragile…non la ho nemmeno mai vista indossare qualcosa che non la coprisse dalla testa ai piedi-

-Davvero? -

-Davvero Ash, basta. -

-Io credo che lei sia speciale, insomma è strana, nel senso più positivo del termine- si intromettè Chris -… e poi sai che piena di tatuaggi? Una volta ne abbiamo parlato, quel giorno che stavamo registrando-

-DAVVERO? - esclamarono in coro Andy e Ash, stupiti.

Il cantante non aveva idea che quella che poche ora prima aveva chiamato “principessa” fosse tatuata. Non che per lui fosse un problema, ma la cosa lo attraeva.

Dopo il breve intervento di Ash, la sua mente si riempi di pensieri decisamente poco casti.

Lo intrigava vedere le decorazioni d’inchiostro che i tatuaggi aveva formato sulla pelle candida della giovane.

Sapere in quali punti essi arrivavano.

Scacciò immediatamente il pensiero. Era troppo fragile per un pensiero come questo. Non aveva mai parlato con Ashy di qualcosa di concreto ed era sicuro di cosa avrebbe potuto pensare la ragazza in merito.

 

 

Si era decisa a interrompere il suo ozio emotivo per farsi una doccia e ricomporsi.

Aveva salito le scale pesantemente, percorso il corridoio ancora più lentamente, curandosi bene di non guardare la porta chiusa dove qualche tempo prima dormiva la coinquilina.

Angel l’aveva seguita zampettando qua e là, aspettandola tranquillamente davanti la porta che la sua padrona dalla dubbia sanità emotiva arrivasse alla porta.

Ashy aprì la porta e si svestì, perdendosi ad osservarsi nello specchio mentre aspettava che l’acqua raggiungesse una temperatura decente: nonostante quello di essere così magra era sempre stata uno dei suoi sogni più lampanti, una luce nella sua testa le sussurrava che stava raggiungendo un punto di non ritorno e non nel senso positivo che aveva sempre sognato.

Osservava come le ossa spuntavano violentemente da sotto la pelle, cambiandone l’anatomia, modificando la forma dei disegni che portava sulla pelle da due anni. Le faceva senso tutto ciò.

Si infilò nella doccia, lasciandosi crollare sul muro, facendo sì che l’acqua bollente, nonostante la temperatura esterna del mese di agosto, le corresse sulla pelle pallida fino ad arrossarla. Chiuse gli occhi, sperando che i pensieri se ne andassero con quel gesto, come se chiudendo la sua finestra sul mondo potesse chiudere ogni collegamento ai suoi ricordi.

Uscì dalla doccia solo quando sentì Angel grattare con le zampine sul vetro opaco, si raccolse i capelli e si asciugò sommariamente.

Percorse la distanza tra il bagno e la sua camera più rinvigorita di prima, ma sempre con una lentezza innata.

Fisso per dieci minuti buoni l’armadio, per poi rinunciare e indossare i pantaloncini corti e la canottiera che aveva buttato alla rinfusa sul letto qualche giorno prima. Si lasciò sfuggire un verso di disapprovazione verso lo stato in cui era la sua camera, guardando astiosamente dagli abiti sui mobili fino ai fogli riguardanti qualche quadro di Monet caduti per terra.

Scese le scale al buio, senza perdersi ad accendere la luce come da sua consuetudine, e uscì sul balcone con un pacchetto di sigarette appena iniziato.

Era appena riuscita ad accenderla, dopo dieci minuti buoni grazie al vento immotivato per una giornata di giugno, quando il rumore odioso del campanello protestò per essere stato usato con troppa enfasi.

Ashy lanciò un veloce sguardo all’orologio.

23.59.

Il pensiero di Andy le attraversò la mente tanto velocemente quanto ci mise a attraversa la casa, per poter aprire la porta d’ingresso, mentre un sorriso da parte a parte gli spuntò sul viso fulmineamente.

Girò velocemente la chiave, ritrovandosi davanti il cantante moro che aveva sognato insistentemente negli ultimi mesi, nel suo metro e novanta di altezza, radioso come il sole e bello come una divinità greca.

-Bentornato- asserì Ashy timidamente.

Lui non rispose, entrò in casa lentamente, chiudendo la porta dietro di sé e lasciando cadere la valigia con un tonfo sordo al suolo per poi avvicinarsi e stringendo istintivamente la ragazza che aveva davanti a se.

-Bentornata a te- proferì.

 

 

"Fu un attimo, ma l’eternità."

L. Pirandello, Uno, nessuno e centomila

 

 

 

Angolo dell’autrice:

Bene, non scrivo, non pubblico e non aggiorno dal maggio 2014.

Ultimamente ho sentito urgentemente il bisogno di concludere questa storia, anche se ne ho poca fiducia perché ho totalmente la mano con la scrittura, rispetto a un paio di anni.

Sarebbe carino se mi faceste sapere con una recensione cosa ne pensate c:

Knives.

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