This is a Rebel Love Song di NeaFallenAngel (/viewuser.php?uid=461020)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1.I’m here,(my)Saviour ***
Capitolo 2: *** 2.Lost It All ***
Capitolo 3: *** 3.A simple shadow we can find together ***
Capitolo 4: *** 4.The last romantic ***
Capitolo 5: *** 5.No one can tell you who you are ***
Capitolo 6: *** 6.(Don't) Leave us alone ***
Capitolo 7: *** 7.Fear ***
Capitolo 8: *** 8.This love will set you free from toughts of yesterday ***
Capitolo 9: *** 9.wretched and divine ***
Capitolo 10: *** 10.It's ours tonight ***
Capitolo 11: *** So long time. ***
Capitolo 1 *** 1.I’m here,(my)Saviour ***
This
Is A Rebel Love Song
-1.I’m
here,(my)Saviour-
Si sentiva a pezzi, ed effettivamente
lo era.
Non ci sarebbe stato altro motivo che
fosse riuscito a
condurlo in un bar nel bel mezzo di Los Angeles, dopo un pomeriggio
passato a
provare in studio, da solo.
Da bravo romantico qual era aveva
detto di no al resto della
band, quella sera, quando gli avevano chiesto di unirsi a loro per
andare a
bere qualcosa.
Da bravo romantico qual era, non
aveva detto niente a Juliet
e si era presentato a casa prima, il giorno del suo compleanno,
trovandola a
casa con un altro.
Ed ecco di come Andy Biersack, da
bravo romantico, era
diventato anche un bravo cornuto.
Lui, lì per lì,
non aveva aperto bocca: aveva semplicemente guardato
negli occhi quella che era stata la sua ragazza e se ne era andato,
incurante
della voce di lei che lo chiamava.
Aveva camminato per ore senza meta,
fumandosi quasi tutto il
pacchetto di sigarette che aveva in tasca, finché non si era
fermato in un bar
con un’insegna al neon mal illuminata.
Si era seduto su uno degli sgabelli
di pelle consumata, vicino
al bancone.
Aveva ordinato whisky e
ciò gli aveva portato alla mente
ricordi di un tempo lontano, quando non era ancora un cantante.
Ora era lì, a fissare un
bicchiere mezzo vuoto, senza un
posto dove andare, senza la minima voglia di tornare in quella casa,
senza la
minima voglia di muoversi da dove era seduto e soprattutto senza la
minima
voglia di spiegare ai ragazzi cos’era successo.
Faceva male, fottutamente male.
Faceva male sapere che la persona a
cui aveva dato tutto, l’aveva
tradito.
Odiava il tradimento, che fosse per
amore o meno.
Si sentiva abbandonato, ferito,
confuso ,deluso, stanco e
stupido.
Ora che era lì solo, gli
passarono per la mente tante piccole
cose che avrebbero potuto fargli capire che qualcosa non andava, ma che
aveva
ignorato, cieco come chi è perdutamente
innamorato.
Eppure non riusciva ad odiarla, ora
la sentiva del tutto
indifferente.
In quel momento la porta del bar si
aprì, facendo sì che la
porta vecchia cigolasse.
Andy continuò a tener la
testa china verso il basso, cercando
di capire chi potesse essere.
Sperava che fosse Juliet, che lo
stesse cercando… ma si rese
conto che era del tutto improbabile, visto che nemmeno lui sapeva con
certezza
dov’era.
Ma nonostante questo sperò
fino all’ultimo di vedere la sua chioma
bionda avvicinarsi a lui.
Si senti deluso quando vide chi era
appena entrato: non che
la ragazza gli avesse fatto niente, ovviamente.
La barista, che fino a quel momento
era stata occupata a
pulire i bicchieri e che tra l’altro non l’aveva
riconosciuto, si alzò e salutò
la nuova arrivata.
-ciao Ashley….il solito?-
-Ciao tesoro…si-
Ebbe un attimo di terrore quando
sentì quel nome, prima di
ricordarsi che era una ragazza e non il suo bassista.
La ragazza si sedette di fianco a
lui, appoggiando la
tracolla nera, probabilmente stracolma di oggetti, al bancone.
Non riusciva a vederla in viso,
teneva lo sguardo basso e il
ciuffo nero le copriva quasi interamente la parte di volto dalla parte
sua
parte.
La sua teoria sul contenuto della
borsa venne presto
affermata quando la ragazza la aprì.
Prese un pacchetto di sigarette e ne
sfilò una, portandosela
alla bocca.
Si accorse che Andy la stava
guardando e si girò.
-Ne vuoi una….?- chiese
mentre si girava, per poi bloccarsi
e sgranare gli occhi.
-Andy…?- Disse. A
differenza della barista l’aveva riconosciuto.
Era una di quelle ragazze che erano
capaci di passare
inosservate oppure rimanerti impresse nell’anima. Forse, per
qualche strano
motivo lo sentiva, gli era affatto dispiaciuto essere riconosciuto da
lei.
Non era magrissima, ma non per questo
perdeva bellezza. Aveva
i capelli lunghi e sfilati, il che faceva sembrare che li avesse molto
corti ed
erano palesemente tinti. Gli occhi color nocciola erano contornati da
un trucco
scuro e pesante.
Aveva un piercing al naso e un altro
al labbro, entrambi neri,
che facevano contrasto con la pelle chiarissima.
Il suo secondo sguardo
andò sulla mano tesa in avanti, con
lo smalto nero sulle unghie cortissime.
-Si, sono io-disse infine lui.
Si aspettava una scenata in pieno
stile fangirl impazzita, come
era capitato spesso. Ma non successe niente.
-Bè ora che sono certa che
tu fumi, la vuoi?- disse alzando
il sopracciglio e rialzando il pacchetto che aveva abbassato per lo
stupore.
-Si….ehm, grazie-
-Di niente, figurati- rispose
sorridendogli e frugando nella
borsa, riemergendone solamente una volta trovato l’accendino.
Accendino con cui cercò di
accendersi la sigaretta, ma che
aveva deciso di non collaborare.
-Ma che diamine…-
-Lascia- affermò Andy,
ormai affascinato dalla persona che
aveva accanto, come se avesse appena iniziato a leggere un libro che si
stava
rivelando interessante già dal primo capitolo, frugandosi
nelle tasche e
prendendo il suo accendino.
Le fece segno di avvicinarsi e accese
entrambe le loro
sigarette.
Ashley aspirò e poi si
girò verso Andy
-Non sono affari miei
ma…..cosa ti porta qui?-
La domanda gli suonò
inaspettata: cosa le avrebbe detto? La
verità? A una fan che non sapeva nemmeno chi fosse e che
avrebbe potuto far
sapere al mondo intero quello che gli era appena successo nel giro di
mezz’ora?
Però non le sembrava una
persona che avrebbe potuto fare una
cosa del genere, gli ricordava se stesso in un certo senso.
“è
più facile dire la verità a uno sconosciuto che a
qualcuno che si conosce bene” dice un detto, che mai come in
quel momento gli
sembrò così vero.
-Se vuoi…puoi anche non
dirmelo, anzi fa come se non ti
avessi chiesto niente, ok?- le disse la ragazza che ora aveva un
bicchiere dal
contenuto scuro tra le mani, facendolo accorgere che era passato
qualche minuto
perso nei suoi pensieri.
-No…solo
che….bè…una persona a cui tenevo
parecchio ha fatto
in modo che io non la volessi più
nella
mia vita…-
Faceva male pronunciare quelle parole.
La ragazza si giro verso di lui,
ruotando lo sgabello e
guardandolo negli occhi.
Era sinceramente dispiaciuta, poteva
leggerglielo in faccia.
-E ora non posso tornarmene a casa
mia, o meglio, non
voglio- continuò.
-Bè….lo so che
non è la proposta migliore che una fan ti
possa fare ma….bè se ti va la mia coinquilina
è fuori casa
per il week end, abbiamo un divano
letto, non è il massimo, ma puoi stare lì fino a
quando vuoi- affermò lei accennando
un sorriso.
Non sapeva che fare, al momento gli
sembrava una proposta da
non lasciar perdere del tutto.
-Giuro che non ti molesto!- aggiunse
Ashley saltando sullo
sgabello e sgranando gli occhi, rendendosi conto di come sarebbe
sembrata a lui
quella proposta.
Il cantante rise sguaiatamente per
poi accettare,
sorridendole.
- Ok…beh allora finisco di
bere e andiamo, è qui vicino!-
-Grazie, Ashley- sussurrò,
quasi ad un volume
impercettibile.
-Chiamami Ashy- disse, finendo il suo
drink.
Andy annui, rendendosi conto che la
scelta forse era stata
affrettata.
Ma anche la scelta di diventare
musicista era stata
affrettata e finora non l’aveva deluso.
Angolo
dell’autrice:
Buonasera a tutti,popolo di questo
fandom!
Bene…spero di avervi
incuriosito abbastanza,vi prometto di
aggiornare spesso v_v
Un grazie gigante a Laura (Villina92)
per avermi corretto la
bozza!
Non dimenticatevi di recensire e far
felice un autrice –che sarei
io XD-
NeaFallenAngel
Ovviamente i fatti
narrati non rappresentano la realtà e Andy e I BVB non mi
appartengono(altrimenti
non sarei qui,ve lo assicuro v_v)
|
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Capitolo 2 *** 2.Lost It All ***
This
Is A
Rebel Love Song
-2.Lost It All-
Camminavano da mezz’ora
più o meno.
Andy sentiva il vento gelido che gli
remava contro, ma
non se ne curava più di tanto.
La prospettiva di morire assiderato, dopo quello che era
successo, lo
lasciava del tutto indifferente.
Non aveva aperto bocca,
si limitava a seguire le indicazioni che la ragazza che
era con lui gli
forniva poco prima che svoltasse o cambiasse strada.
Ashley camminava al suo fianco,
guardando verso il basso, a
passo svelto, tant’è che un paio di volte si era
fermata per aspettarlo,
alzando lo sguardo verso di lui, che
aveva risposto con un’alzata di spalle e un “devo
smettere di fumare” che aveva
provocato una risata alla ragazza.
-Sai, mi ricordi i miei compagni di
scuola qualche anno fa- attaccò
la mora, cercando di smettere di ridere.
-Perché scusa?- disse lui,
senza capire se era un fatto
positivo o negativo.
-Quando uscivamo di scuola caso vuole
che i fumatori in
questione fossero bellamente tranquilli a camminare e cominciassero a
correre
per non perdere l’autobus e se ne uscivano con
“devo smettere di fumare” detta
col fiatone- concluse, sorridendo.
-Questo mi fa dedurre che invece tu
non fumassi, all’epoca-
-No, lo facevo, meno di loro
certo…solo che diciamo, non
mettevo i manifesti- gli fece un occhiolino di risposta.
Per un momento Andy si chiese quante
cose avesse da
raccontare quella ragazza bassina e incredibilmente strana.
Lo stava portando ai suoi ricordi, di
quando andava a scuola,
di quando suonare era un hobby e non un lavoro, di quando si chiedeva
se un
giorno sarebbe diventato qualcuno.
-Andy?-
La ragazza si era fermata ed era
davanti ad un palazzo, probabilmente
scuro, nonostante la notte ne alterasse i colori.
Dalla faccia che aveva si poteva
dedurre che non fosse la
prima volta che lo chiamava.
-Bè, siamo arrivati- fece
un cenno lei, piegando la testa di
lato una volta capito di aver attenuto la sua attenzione.
Detto questo frugò nella
borsa e prese un enorme mazzo di
chiavi, per poi inserire una di queste nella toppa e far scattare la
serratura.
L’ingresso era illuminato a
giorno, alla sua sinistra una
rampa di scale proseguiva per 3 o 4 piani mentre alla sua destra
c’era un
ascensore dello stesso colore dei corrimani delle scale, nero opaco.
L’intero edificio era
segnato dal contrasto di questi due
colori, che facevano percepire che non fosse propriamente nuovo anche
se lo
sembrava.
-Ho pietà di te- disse
ridendo Ashley, per poi incamminarsi
verso l’ascensore e premere il tasto di chiamata.
Non passò molto che
l’ascensore emise un segnale sonoro per
indicare che era arrivato al piano terra.
Ashley si appresto ad entrare,
appoggiandosi allo specchio
sul fondo e aspettando che il suo ospite ci salisse, dopo di
ché premette il
tasto del secondo piano.
L’ascensore
cominciò a salire e mentre la ragazza fissava la
punta delle sue converse, Andy guardò il suo riflesso nello
specchio.
Ringraziò una qualsiasi
divinità esistente per non essersi
truccato, anche se l’effetto non era tanto da meno.
Gli occhi erano spenti, persi di
qualsiasi luce. Il volto
stanco, come se non dormisse da giorni, anche se quella mattina stessa
aveva
dormito fino a tardi.
Un leggero sobbalzo indicò
loro che avevano raggiunto il
piano desiderato e lo distrasse dei suoi pensieri, nel medesimo momento
in cui
Ashley si spostò da dove si era appoggiata
e si portò davanti alla porta aperta
Svoltò
a sinistra e
aprì la porta di casa.
Quello che Andy era convinto fosse un
mazzo di chiavi
gigante in realtà non era poi così grande: grande
era il peluche attaccato ad esso,
un pipistrello rosso, rovinato dal tempo probabilmente.
La casa era tremendamente calda, in
confronto al gelido
vento notturno, il che lo rassicurò di quel poco per
convincersi che accettare
di passare la notte a casa di una sconosciuta non era stata proprio una
pessima
idea.
L’ingresso era ampio e sul
fondo c’era la cucina, separata
dall’ingresso da un
muretto basso color
marmo a cui era accostato un divano di pelle rossa a due posti e dalla
parte
opposta ve ne era
uno da tre.
Alla sua destra c’era un
corridoio che portava a una rampa
di scale.
-E questo è il famoso
divano-letto- disse con enfasi
teatrale alludendo a ciò che gli aveva detto al bar,
cominciando ad aprire il
divano, che in meno di 5
minuti fu
pronto.
-Bè, io sto al piano di
sopra…se ti serve qualcosa… il bagno
è la prima porta a sinistra-disse indicando il corridoio
Fece per andarsene, ma Andy la
chiamò.
-Ashley- disse, ma si corresse subito
una volta ricordatosi
che la ragazza gli aveva chiesto di usare il suo sopranome -Ashy,
grazie….-
-Non c’è di che-
sorrise la mora di rimando, incamminandosi
verso il piano superiore.
------------------------------
Tre e venticinque del mattino.
Erano tre ore che fissava quel
dannato soffitto, quando
senti qualcosa di peloso sfiorargli il braccio.
Normalmente non sarebbe saltato via,
sapendo che poteva
tranquillamente essere uno dei suoi gatti.
Ma il punto sostanziale era
che non era a casa sua e quindi non poteva essere uno dei
suoi gatti.
Saltò via, per lo stupore
più che per lo spavento, poi
abbassò lo sguardo e vide una palla di pelo nera con gli
occhi azzurri, che
spiccavano nel buio della notte.
-E tu..?-
Di risposta
il gatto gli si sdraio vicino, incurante di averlo fatto saltare via in
quel modo,
come se stesse rivendicando il suo posto.
Continuava
a sentirsi stanco, ma era altrettanto stanco di stare li fermo a
fissare il
soffitto.
Si alzò e si
frugò nelle tasche, sperando di trovare ancora qualche
sigaretta in quel dannato pacchetto.
Mentre le cercava trovò
anche il suo cellulare.
Lo guardò con un certo
timore quando si accorse che aveva un
messaggio e si
chiese se non potesse
fingere di averlo perso.
Era combattuto, non sapeva se
leggerlo o meno.
Ma alla fine la parte più
infantile di lui cedette e si
avviò con l’unica sigaretta rimasta e il cellulare
verso il balcone, da cui si
accedeva dalla cucina che aveva visto appena entrato in quella casa.
La notte era stellata, il cielo
tremendamente limpido.
Odiosamente limpido.
Non doveva essere così.
Parte del suo mondo
era appena crollato, si aspettava
come minino una tempesta o un tornado.
Invece tutto il resto del pianeta
continuava la sua
esistenza come se fosse niente.
Si avvicinò al parapetto e
si accese la sigaretta, aspirando
profondamente per cercare di farsi coraggio.
Sblocco lo schermo, leggendo il nome
del mittente
Juliet.
Un tonfo al cuore.
Sollievo.
Paura.
Gioa.
Dolore.
Il messaggio era di due ore prima.
“Se
mi avessi lasciato
spiegare.
Che poi non
dovrei
spiegarti niente, te ne sarai accorto anche tu no?
Ormai le
cose stavano
andando a scatafascio…..Ormai era come se non stessimo
nemmeno più assieme, eravamo
diventati come fratello e sorella….
Ogni volta
che cercavo
di parlartene tu cambiavi discorso, quasi come se non ti accorgessi di
niente….
Io non so
che
fare….Non ti amo più ed è meglio per
entrambi se la chiudiamo qui.
Non
vediamoci più. È
la cosa migliore per entrambi.
Domani
parto. Vieniti
a prendere le tue cose.
Scusami per
non averti
obbligato a ascoltarmi prima.”
Si girò e
scivolò sul parapetto, cercando di non cadere a
peso morto.
Era finita. Finita.
Gli vennero alla mente tutti i
ricordi: la prima volta che
si erano incontrati, i baci, la prima volta che erano stati insieme.
Il declino. Si sentì
mancare il respiro.
La sigaretta bruciò fino a
scottargli le dita, ma non ci
fece caso.
Rimase così fino al
mattino, appoggiato al muro, in
un angolo del balcone, con il cellulare tra
le mani.
Il gatto che dopo un po’
gli si era avvicinato, come se
avesse sentito il suo disagio, gli si era acciambellato sulle gambe e
lui lo
accarezzava di tanto in tanto, cercando di confortare se stesso
più che
l’animale.
Aveva perso parte delle sue certezze
e delle sue sicurezze, ma
si sentiva come se avesse perso tutto.
“Cuz I lost it
all
Dead
and broken
My
back's against the wall
Cut
me open
I'm
just trying to breathe
Just
trying to figure it out
Because
I built this monster
Watching
crumbling down
I
said
Then
I lost it all “
[Lost It All-Black Veil Brides]
|
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Capitolo 3 *** 3.A simple shadow we can find together ***
-This
is a
Rebel Love Song-
-3.A
simple shadow we can find together-
-Ehi?tutto bene?-
Andy aveva aperto gli occhi e si era
ritrovato davanti
Ashley, accucciata,che gli sventolava una mano davanti al viso.
Indossava un pigiama nero largo per
lei ed i capelli scuri
,tenuti indietro da una fascia,avevano perso il volume della sera
predente.
-Buongiorno-
-Buong…..-ma dovette
fermarsi,quando si accorse chela voce
aveva preso una piega simile a quella di un gatto a cui stavano tirando
la coda.
Gli doleva la schiena e la gola gli
bruciava.
Evidentemente si era
addormentato,stremato, sul balcone.
Probabilmente anche per poco
poiché sentiva ancora la
stanchezza pesargli sulle palpebre,ma non gli pareva il caso di
riaddormentarsi
di nuovo lì.
La mora si tirò in piedi
ed entrò in
casa, lui cerco di seguirla, ma ci mise
dieci minuti buoni per ri-alzarsi in piedi,tra lo stordimento e il mal
di
schiena.
La ragazza lo vide con la coda
dell’occhio mentre varcava la
soglia della portafinestra,lei invece stava trafficando con la
macchinetta del
caffè che borbottava,segno che era in funzione.
-Caffè?-
-Si-
-Tanto tanto deduco-
-Deduci
perfettamente-
-Vuoi anche una sigaretta?-
-Un’altra deduzione
esatta,comincio a preoccuparmi- concluse
il cantante .
-Se fossi in te scapperei urlando da
quella porta- rispose
la mora piegando la
testa in direzione
dell’ingresso e appoggiando
sul tavolo
una tazza con un liquido scuro al suo interno,che il moro si
affrettò a bere.
–Bè……perché
ti sei
addormentato sul balcone stanotte?-
A Andy andò di traverso il
caffè,tant’è che ci mise cinque
minuti buoni a riprendersi.
Doveva spiegarglielo. Era stata ed
era ancora tremendamente
gentile con lui. Ed era anche tremendamente facile parlare con lei.
In quel momento si rese conto di
quando avrebbe potuto
raccontargli. E stranamente lo fece.
Dopo che si furono accesi entrambi
una sigaretta, rimasero
un’ ora e mezza a parlare e al cantante risultò
più facile di quanto avesse
pensato,più facile di dover parlare con uno dei ragazzi,che
tra l’altro si era
pure dimenticato di avvisare.
La mora era rimasta ad ascoltarlo
tutto il tempo,bevendo un
sorso di caffè di tanto in tanto, guardandolo negli occhi.
Si alzò,sentendo di nuovo
i postumi della dormita all’aperto
e camminò cercando di sgranchirsi le gambe.
-Ashy,dovrei dire qualcosa ai
ragazzi,per te è un problema
se gli dico di raggiungerci qui?-
La ragazza sbiancò.
-No,cioè a me va
bene..ma…-
-Ma?…se èun
problema figurati,faccio in modo di trovarci in
studio non preoccuparti,stai facendo fin troppo per me-
L’altra parve non sentirlo
e finì la frase -No,ma …se svengo
ti ritengo responsabile!-
-Anche tu partita per il mio
bassista?- rise.
-Assolutamente no,ma già
mi fai impressione
tu nel mio salotto,posso immaginarmi tutti e cinque!-
controbattè
ridendo.
Andy non potè fare altro
che unirsi alla sua risata,per poi
bloccarsi quando si ricordò di un’altra cosa.
-Ma tu hai un gatto?-
-Si… oh,ti avrà
disturbato Angel stanotte!Mi dispiace…-
Era sinceramente dispiaciuta.
Non riusciva a capire il
perché,ma la ragazza si stava
preoccupando per lui,come nessuno faceva da tempo immemore.
-No veramente io….mi ha
fatto compagnia….-
Come chiamata in causa,la micia
sbucò dal corridoio vicino
all’ingresso.
Ashley la chiamò,ma lei
andò dritta da Andy,sfregandosi
contro le sue caviglie e facendo le fusa.
-Bè gli stai simpatico!-
-Allora è reciproco-
rispose prendendo in braccio la gatta e
andò verso la sua giacca ,attaccata
all’appendiabiti dell’ingresso,per
recuperare il suo cellulare.
Si sedette sul divano a due posti
e,accarezzando la gatta -che
nel frattempo non aveva smesso di fare le fusa- chiamò uno a
uno i
ragazzi,indicandogli dove si trovava e di raggiungerlo alle tre.
Erano le 11 del mattino.
Aveva bisogno di farsi una
doccia,decisamente.
Lo avrebbe aiutato a riprendersi e
magari a farlo sentire meglio.
Oltre a togliergli un po’ di
stanchezza.
Non voleva pensare. Non farlo era
l’unico modo per alleviare
le sue sofferenze.
Chiese ad Ashy se
potesse usare il bagno, e lei lo liquido con un “ma ti sembra
che ci sia
bisogno di chiedere?”
Dopo aver mostrato al cantante dove
trovare gli asciugamani,la
ragazza si ricordò di avere una coinquilina.
O meglio,glielo ricordò il
suo cellulare.
“Credo
che tornerò
verso le cinque oggi….tu sei a casa a
quell’ora?”
Si era dimenticata di dire a Kirsten
non solo che aveva
incontrato uno dei suoi idoli,ma anche che lo avrebbero ospitato
finchè non
fosse stato lui di sua spontanea
volontà
a volersene andare.
Si era anche dimenticata che avrebbe
trovato tutti il resto
della compagnia nel salotto al suo ritorno.
Rispose al messaggio,cercando di
rimanere vaga:aveva tutta
l’intenzione di vedere la sua reazione quando
l’avrebbe scoperto.
“Si,sono
a
casa….Uhm,devo dirti una cosa quando torni ^^ “
Quando Andy tornò in
cucina,la ragazza stava ancora
sorridendo al cellulare.
-Il tuo ragazzo si sta chiedendo che
fine hai fatto?- chiese
il moro.
L’altra scoppio a ridere
rumorosamente –Ragazzo?
Io?-rispose,continuando a ridere,per poi darsi un contegno-Era la mia
coinquilina…mi sembrava carino
avvisarla
che non ero a casa da sola,ma voglio godermi la sua reazione quando
vedrà te
nel salotto di casa nostra e comincerà a chiedermi se ti
abbia rapito- concluse
continuando a ridere.
-Deduco che tu sia una nostra fan da
tempo ,se la tua
coinquilina pensa questo-
Andy era divertito da quella reazione
e incuriosito dalla
ragazza,nonostante ogni tanto gli tornassero in mente i ricordi di
quella notte
appena trascorsa.
-Bè….saranno
tre o quattro anni……ma mi sembra una vita- sospiro appoggiandosi al
bordo della cucina e
guardando fuori dalla finestra,ripensando a tempi lontani.
-Io non ti ho nemmeno
chiesto….quanti anni hai?-
-Quanti me ne dai?-gli disse
scherzosamente,guardandolo dritto,senza
aver l’aria però di chi vuole vantarsi della sua
età. Probabilmentre era il suo
modo per distrarlo dall’accaduto del giorno precedente.
-18?-
-19,ci sei andato vicino! Di solito
me ne danno 16,che
tristezza- disse,guardando il pavimento con l’aria schifata.
–Hai fame?-continuò-
è l’una….-
-Sinceramente no,ma se vuoi mangia
pure..-
-Ma figurati,nemmeno io ho tutta
‘sta fame….e non sono
sofferta di certo- gli fece l’occhiolino.
Per un attimo calò il
silenzio.
-Parlami di te- esordì il
cantante,ad un certo punto.
-Eh?!?- la mora,distratta fino a quel
momento a lavare le
tazze del caffe, scattò di colpo nel sentirsi porre quella
domanda.
-Bè,di me sai tutto,o
comunque te l’ho
detto…-aggiunse,alzando lo sguardo su di lei,che nel
medesimo momento lo
distolse.
-Non è che non ti voglia
rispondere e che…..è strano che
tu,Andy Biersack,voglia conoscere qualcosa della mia tremendamente
monotona
vita….. –aggiunse poi, accennando un
sorriso,continuando a guardare verso il
basso,per poi ripredere -Mi chiamo Ashley Bailey,ho 19 anni e studio
-con lo
stesso entusiamo di un gatto che viene lavato - al
college….uhm….vivo qui da
quando ne ho 17 con Kirsten,la mia coinquilina,nonché la mia
migliore amica e
l’unica che mi sopporti.. E questo è quanto. Vedi
che non è interessante?- concluse
alzando le spalle.
-Dipende- affermò il
cantante con l’aria pensierosa .
------------------------------------------------------------------
Mancava mezz’ora
all’arrivo dei ragazzi
Ashley era salita al piano superiore
e dopo poco si era
chiusa in camera,ben decisa a rendersi per lo meno presentabile.
Anche perché non poteva
stare in pigiama per il resto della
giornata.
Si era fiondata nella doccia del
bagno annesso alla sua
stanza,dopo aver raccattato le prime cose che le erano capitate in mano
–un
paio di pantaloni neri e una maglia anch’essa nera dei ricami
rossi- e ci era
riemersa dopo qualche minuto.
Andy in tanto era rimasto al piano di
sotto a girovagare per
casa,per poi uscire a fumare ,dopo che Ashy lo aveva convinto a fumare
le sue
sigarette senza farsi problemi,finchè ce ne fosse stato
bisogno.
La gatta nera ormai lo seguiva come
se fosse la sua ombra.
E a lui di certo non dispiaceva,era
abituato alla compagnia
dei gatti.
Si chiese se quando la ragazza gli
aveva parlato di sè
quella mattina gli avesse detto tutto.
Non che fosse in dovere di farlo,ma
sentiva che mancava
qualcosa in quello che aveva detto.
I suoi occhi nascondevano ben altro.
I suoi occhi
nascondevano qualcosa che non era facile decifrare.
Nei suoi occhi vedeva un misto di speranza e
disperazione ,ma non ne
era certo.
Se era veramente così era
veramente brava a nasconderlo.
Doveva essere una di quelle persone che sorridono sempre,anche se
stanno
morendo dentro.
Ripenso a quello che gli aveva
risposto quando gli chiese se
fosse fidanzata,capendo che non era così.
La invidiò per un momento.
Juliet non gli aveva scritto
più,chiaro segno che avrebbe
mantenuto la sua promessa e sarebbe sparita.
Non gli aveva nemmeno risposto a quel
messaggio. E non aveva
nemmeno voglia di farlo.
In quel momento sentì che
qualcuno stava scendendo le scale
e rientrò,trovando la ragazza che usciva dal corridoio al
lato opposto della
stanza.
Si era cambiata e i capelli aveva
ripreso il volume della
sera precendente,portava gli occhiali e il ciuffo era tirato indietro
da una
molletta,in modo di permetterle di vedere.
Lo sguardò della mora
cadde sulla gatta che era ai
piedi di Andy.
-TU!- disse indicandola
–Sei una venduta,sappilo!- concluse
seriamente.
Il campanello
suonò,facendo saltar via il cantante,non
abituato al suono stridulo e strano di esso.
-Dimenticavo che il campanello fa
schifo e… apri tu-
aggiunse come a voler sottolineare qualcosa di ovvio.
Sentì il
chiacchericcio e i passi risuonare nell’androne del palazzo e
per le scale.
Appena andò ad aprire non
passò molto che suonò un altro
campanello.
Stavolta quello dello porta.
La ragazza andò verso il
balcone e prese la gatta in
braccio,come se potesse rassicurarla.
Che poi non c’era niente da
temere.
Aveva passato 24 ore con Andy,che
problema ci poteva essere
a parlare con gli altri ragazzi?
Il ragazzo girò la toppa
nella chiave e in meno di 5 minuti
fu come se fosse entrato un tornado.
Tutti e quattro fecero una bella
ramanzina al cantante per
non averli chiamati la sera prima.
La cosa durò
finchè non si accorsero della mora,che era
rimasta appoggiata in un angolo della cucina,con il gatto ancora tra le
braccia
e lo sguardo basso.
Andy sorrise.
Avrebbe dovuto presentarla
lui,altrimenti sarebbe rimasta
nell’ombra tutto il tempo,ne era quasi certo.
-Ragazzi,Ashley…Ashley,ragazzi-
disse spostando lo sguardo
dagli uni all’altra alternativamente.
-Se non sono morto o disperso
ringraziate lei- aggiunse poi
piegando la testa in sua direzione.
-Tu sei la folle che ha deciso di
ospitarlo?- disse
Christian ridendo.
Lei fece cenno di si con la
testa,leggermente inquietata dal
fatto che aveva dieci occhi che la fissavano.
-Bel nome-fece Ash,non perdendosi
l’occasione di ricordare
che il nome della ragazza,per uno strano scherzo del destino, era anche
il suo.
-Lo so- controbattè lei
con fare ironicamente altezzoso,per
poi aggiungere –Chiamatemi Ashy-.
Si sedettero attorno al tavolo,
mentre la ragazza si
appollaiò a gambe incrociate sopra al muretto che divideva
la cucina
dall’ingresso/salotto.
Andy cominciò a raccontare
ai ragazzi l’accaduto del giorno
precedente da dopo che si erano lasciati allo studio
all’incontro di Ashley.
La ragazza in questione era stata in
silenzio per tutto il
tempo,quasi da sembrare una statua se non per una volta,a cui aveva
chiesto al
cantante di passarle le sigarette.
Le parve quasi che il moro avesse gli
occhi lucidi,ma non
seppe dire se per le lacrime trattenute o per la luce che filtrava
dalla finestra.
Il campanello suonò di
nuovo,facendo sobbalzare gli altri
quattro questa volta.
Andy scoppiò a ridere.
-Non ridere,sei saltato via anche tu
prima-lo ammonì la
ragazza,guardandolo di sottecchi con fare scherzoso scendendo dal
muretto.
-Tu mi stai già
simpatica,sappilo- affermò Christian
guardandola con
ammirazione.
Era Kirsten ad aver suonato,ma non
disse niente,si limitò a
guardare Andy che sorrideva in cambio,consapevole di quello che aveva
in mente
la ragazza.
Il secondo campanello
suonò e la mora aprì la porta,scostandosi
subito per fare in modo che la coinquilina avesse la piena visuale
della
cucina.
La ragazza,castana,alta
più o meno quanto l’amica si bloccò
di colpo sulla soglia di casa,sgranando gli occhi.
-Sai Ashy,quando dicevi che un giorno
avresti rapito i Black
Veil Brides…non credevo che l’avresti mai fatto
veramente.-
Angolo dell’autrice
di quella
che pensa di essere un’autrice:
Buon
pomeriggio!
Niente,questo
è il terzo capitolo. Che non mi convince affatto e penso sia
pieno di errori,ma
l’avrò riletto una quaranti di volte e non sono
più consapevole di cosa è
giusto o sbagliato XD
Comunque vi
ringrazio tutti,chi recensisce e non:siete tanti tanti v.v
E con questo
mi congedo….
A presto! :D
NeaFallenAngel
|
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Capitolo 4 *** 4.The last romantic ***
This Is A
Rebel Love Song
-4.The
last romantic-
-No giuro,non li ho rapiti- disse
Ashley ridendo da dietro
la porta,mentre il viso della coinquilina continuava a rimanere pallido
come un
fantasma.
-Bene,quindi….quindi…..perchè
sono in casa nostra,se non li
hai rapiti tu?- rispose Kirsten,spostando gli occhi verso
l’amica.
Intanto,dall’altro
capo della casa,i ragazzi non poterono non notare la scenetta
divertente,sganasciandosi dalle risate.
-è una storia lunga-
proferì epicamente la mora.
La coinquilina entrò nella
casa,avanzando lentamente.
-Salve…..- alzò
la mano e accennò un sorriso.
Una serie di
“Ciao” più o meno all’unisono
risposero al
saluto.
-un giorno,mi spiegherai tutto,vero?
E voglio che sia una
motivazione credibile.- proferì la nuova arrivata per poi
svoltare per il
corridoio, per lasciare lo zaino in camera sua.
Ashy si riavvicinò al
muretto da cui era scesa poco
prima,per poi giocherellare con la gatta.
-Cosa pensi di fare ora?-
esordì Jinxx rompendo il silenzio
che si era creato,puntando lo sguardo sul cantante,come di seguito
fecero tutti
gli altri.
-Bè….recuperare
la mia roba per primo,poi vedrò..-rispose
Andy,tenendo lo sguardo basso,pensieroso.
---------------------------------------------------------------
-Tu abitavi qui?!?-fece Ashley
contemplando a bocca aperta
il palazzo anonimo a cui si trovava davanti
-Dove pensavi abitassi?- rispose
l’altro,spegnendo la
sigaretta ormai finita con il tacco sul marciapiede.
-Non so,mi aspettavo una villa
gigante oppure la
bat-caverna!-
Andy la guardò alzando un
sopraciglio,indeciso se quello che
aveva appena detto lo pensava veramente o l’aveva
detto per tirargli su il
morale,palesemente caduto quando avevano messo piede fuori dal palazzo
della
mora.
I ragazzi erano rimasti con Kristen.
Aveva bisogno di stare da solo in
quel momento,loro lo
sapevano.
Ma il suo modo di porsi in una
situazione simile in passato,
in quel momento aveva preso una strana piega.
Voleva aver vicino Ashy,e lei lo
aveva seguito senza fare
domande.
Per la millesima volta in due
giorni,si era reso conto di
quanto fosse facile per lui stare con quella ragazza.
Era salito
velocemente su per le
scale,come suo solito.
Ashy era arrivata
dopo,annaspando
leggermente.
-Ecco,dovrei smettere
di fumare!-
fece all’altro mentre apriva la porta di quella che era la
ormai sua vecchia
abitazione.
L’altro
accennò un sorriso di
circostanza,ricordando le sue stesse parole,dopodiché
aprì la porta di casa.
Avanzò nel
buio,e per momento gli
sembrò di essere tornato alla normalità.
Quando accese la
luce,lo spazio
circostante gli ricordò che non era così.
Era quasi
asettico,come se non ci
fosse mai stato nessuno lì a vivere a lungo termine,come una
camera d’albergo.
Sentì
qualcosa sfioragli la
caviglia.
Uno dei suoi gatti.
Apri la bocca per
parlare ma non
emise nessun suono,si chinò e prese la micia tra le
braccia,com’era solito
fare.
Avanzò
verso la camera da
letto,accarezzando l’animale che
faceva le fusa,come per ringraziarlo.
Si fermò
al centro di essa,con
ancora la gatta in braccio,guardandosi intorno.
-Sai…..credevo
che almeno una
volta le cose sarebbero andate bene…….-
Si girò
verso Ashy,accennando uno
di quei sorrisi tristi, che si fanno per non piangere,per poi proseguire
-Sai, vedo la gente
osannarmi,e
non capisco il perché….vedo gente che mi
considera un Dio e vorrei solo poter
dire loro quanto si sbagliano….Non sono nessuno io,sono come
tutti gli altri….
Sono l’ennesimo romantico che spera solo di essere felice con
qualcuno, che
crede fermamente nell’amore anche se sa allo stesso tempo che
questo non esiste.-
concluse,abbassando la testa.
La ragazza gli si
avvicino,per poi
portargli un dito sotto al mento in modo da spingerlo a rialzare il
volto.
-Una volta ho letto
un
libro,quando ero piccola…diceva che non bisogna odiare tutte
le rose perché una
spina ti ha punto-
Il cantante
alzò gli
occhi,incrociando quelli della ragazzina minuta che gli stava davanti.
Erano lucidi.
-E poi non voglio
sentirti dire
che non sei nessuno. Altrimenti
mi
prenderò la briga di darti uno schiaffo.-
Il moro sorrise.
Ashy
continuò- Ora prendiamo le
tue cose e andiamocene,stare qui non ti aiuta di certo-
Andy uscì
di colpo dallo stato di
trans in cui si trovava,appoggiò la gatta sul letto per poi
cominciare ad
aprire l’armadio e svuotarlo.
La mora lo
aiutò a riempire due
borsoni neri,che alla fine risultarono stracolmi.
Ci misero
mezz’ora per svuotare
tutto l’appartamento.
Andy si sedette sul
bordo del
letto e si portò le mani al volto,aggrottando le sopraciglia
e stropicciandosi
gli occhi.
Si sporse per frugare
nel comodino,e una volta trovato quello che cercava si
auto ringraziò di
aver lasciato almeno un pacchetto di sigarette in quel cassetto.
Se ne accese
una,aspirando un paio
l’odore acre
-E i gatti?-
-Eh?- chiese la
ragazza mentre
cercava di chiudere disperatamente uno dei due borsoni,fallendo
miseramente.
-I gatti,non posso
lasciarli
qui….-
Bé,portiamoli
da me,gatto più
gatto meno- accennò una smorfia divertita,per poi continuare
–Però simpatica la
tipa,a lasciare qui i gatti senza sapere se tu saresti tornato presto-
-Già…-
Il mal di testa
cominciava a farsi
spazio prepotentemente,così come la stanchezza.
-Voglio andarmene da
qua.-
Così dicendo si alzò
di scatto,quasi rischiando di
cadere a causa di un capogiro,per poi prendere i borsoni di colpo.
Ashley prese i due
gatti –dopo
aver perso 10 minuti buoni per cercare l’altro- e se li mise
buffamente addosso
cercando di farli stare nella felpa per non fargli prendere freddo.
Ovviamente i gatti si
dibatterono,il che creò una scena tragi-comica anche per
Andy,che aspettava la
ragazza davanti alla porta di casa come un’aria da
funerale,scoppio a ridere.
Ashley lo
fulminò con lo sguardo e
un “non dire niente” ,chiaramente riferito a come
stesse tenendo i gatti,sperando
vivamente di non incontrare nessuno per i corridoi della palazzina.
Attese il moro
all’inizio della
scalinata mentre chiudeva la porta,lasciandogli il suo tempo, per dare
quello
che poteva essere un addio
alla sua
vecchia vita.
Non era in obbligo di
lasciare la
sua vecchia casa,ma voleva farlo,era l’unico modo per
dimenticare.
--------------------------------------------------------------------
Faceva freddo,come la
notte prima.
Non aveva mai fatto
così freddo a Los
Angeles come in quelle due notti,o almeno così gli parve.
La strada che portava
a casa della
ragazza che lo ospitava cominciava a essergli familiare,quindi non
doveva
mancare molto.
Aveva decisamente
bisogno di
dormire e possibilmente non su un balcone come aveva fatto quella
notte,non
c’era bisogno che si ammalasse,era già abbastanza
quello che era successo in
quei giorni.
Ashy
non fiatò,lo lasciò nei suoi
pensieri,che secondo lei era il modo migliore per risolvere un
problema, a
dispetto di quello che dicono : stare soli,riflettere
sull’accaduto,andare giù
di morale,quel poco che bastava per poi risalire vittoriosi.
O vittorioso ci
sarebbe tornato
lui o lo avrebbe trascinato lei.
Glielo doveva
più di quanto lui
credesse.
Angolo
dell’autrice:
Buonasera
a tutti!
Erano
tipo due settimane che non aggiornavo,oddio XD
Vabbè,ciance
a parte,spero che il capitolo vi piaccia!
A
presto,
NeaFallenAngel
|
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Capitolo 5 *** 5.No one can tell you who you are ***
This
Is A Rebel Love Song
-5.No
one can
tell you who you are-
I ragazzi se ne erano già
andati da un pezzo,quando
tornarono.
Avevano lasciato detto a Kirsten di
dire a Andy di farsi
sentire presto.
Quando erano tornati,la coinquilina
era intenta a cucinarsi
qualcosa di accampato.
Coinquilina che fu obbligata a
cucinare anche per l’amica,a
cui era stato categoricamente imposto di non usare altro che non fosse
il forno
a microonde,visto che aveva rischiato più volte di far
prendere fuoco all’appartamento
in passato.
Andy era rimasto in silenzio per la
maggior parte del tempo,
seduto sulla stessa sedia all’angolo del tavolo che aveva
usato quel
pomeriggio, dondolandosi su di essa e guardando il buio che calava
lentamente
sulla città.
Ora che aveva recuperato la sua roba
non aveva più niente da
fare ,se non aspettare che il mattino successivo gli portasse consiglio.
Non si era nemmeno accorto che le due
ragazze, dapprima
sedute al tavolo a cenare si erano alzate: Ashley era uscita sul
balconcino, a
fumare probabilmente, mentre Kirsten stava lavando i piatti.
Si alzò di colpo,facendo
scattare la ragazza al lavandino
che lo guardò con fare sospettoso e incuriosito,per poi
dirgli che se cercava
Ashy,era uscita.
-Secondo te,Perché fa
così?...nel senso,perché si preoccupa
così tanto per me?-
Kirsten smisse di fare quello che
stava facendo e si girò
verso di lui-Lei è così con tutti,peccato che le
persone che fanno lo stesso
con lei si contano sulle dita di una mano- gli rispose sospirando.
La mora era appoggiata alla
balaustra,stretta in un maglione
molto più grande di lei,che guardava verso
l’orizzonte,verso il caos delle
strade trafficate di Los Angeles la sera tardi.
-Ashy- la chiamò,facendola
sobbalzare.
Molto probabilmente era persa nei
suoi pensieri.
-Oh,hai bisogno?-disse sorridendo.
-Smettila di sorridere
così-
La ragazza spalancò gli
occhi.
-Così come?-
Sul
suo volto,il
sorriso scomparve.
-Come se dovessi far vedere che stai
bene,anche se,per
qualche strano motivo che non conosco,stai morendo dentro-
Ashley si appoggiò al
muro,per poi scivolare con la schiena lungo
di esso,fino a sedersi a terra,portandosi le ginocchia al petto.
-Ehi- Andy la richiamò,ma
lei continuò
a tenere il viso basso.
Lui si chinò, per poi
alzarle il viso delicamente,mentre lei
sussurrò un “no” poco convinto.
Stava evidentemente piangendo
silenziosamente,aveva il trucco
colato sulle guancie,che così sembravano ancora
più pallide del solito.
Andy continuò a mantenere
il contatto visivo,ma lei cercava
il più possibile di evitarlo.
-Che ti è successo?- le
chiese.
Passarono dieci minuti buoni,prima
che Ashley diede segni di
vita.
-Perché me lo
chiedi,Biersack?-
Lui riconobbe
quel
tono di voce,quel tono di voce infuso da una punta di cattiveria.
Era la voce di chi voleva stare solo
a combattere i suoi
demoni,una voce che Andy Biersack non aveva mai usato,ma una voce che
Andy
Sixx,chi era stato per gran parte della sua vita,conosceva bene.
-Tu hai aiutato me,ora io aiuto te-
-I miei demoni non vogliono essere
aiutati-
-Magari i tuoi e i miei si fanno
compagnia-
Un sorriso.
-Che frase
d’effetto,Biersack-
Andy le poso una mano sulla sua,che
stava ancora sulle
gambe,per stringerle sempre di più al petto,come se potesse
essere una difesa.
-Prima non ero
così….nel senso,prima ero così-
disse,allargando
pienamente la felpa che aveva indosso -Io non ho mai avuto una grande
autostima,come adesso,ho passato il liceo a voler…- si
fermò,per poi guardarlo
negli occhi e continuare -..morire. Il
peso non era il mio unico problema,ma il principale di
sicuro…io non ero bella
e nemmeno particolare,come ora del resto….ero un bersaglio
perfetto di chi era
qualcuno.-
Il moro gli strinse la mano,per fare
in modo che lei
tornasse a guardarlo.
-Ehi…primo,non dire
così,che non se bella lo dici tu,mentre
per il particolare,credimi lo sei,altrimenti sarei ancora in quel bar
dove mi
hai trovato.
Chi è qualcuno spesso
sbaglia,non dice sempre cose giuste….smettendo
così di essere “qualcuno”.
Sto vedendo chi sei,anche se da poco
e ti assicuro che ho
visto molte persone e quasi nessuno come te,vivi con il fantasma del
passato,dimenticando
chi sei adesso….Ashy,nessuno può dirti chi
sei,ricorda solo questo.-
La ragazza lo guardò,il
volto leggeremente meno contratto di
prima.
-Sarà meglio che vai
a dormire ora-disse,con la voce mogia,cercando di pulirsi le lacrime
dal
volto,per poi rialzarsi in piedi.
-Grazie.- Riprese,per poi sorridere a
Andy e fargli cenno di
andare in casa.
Lui si fermò sulla porta
della finestra.
-Ecco,questo è il sorriso
che volevo-.
Ashy arrossì,ma non disse
niente.
---------------------------------------------------------------------------------------
Erano le cinque e mezza del mattino.
Era inutile dire che non aveva chiuso
occhio un
minuto,motivo per cui a quell’ora insolita era seduta davanti
al pc a
controllare la posta e cose varie,che non faceva praticamente mai.
La porta scricchiolò e
Angel ne uscì di scatto.
Da quando i gatti di Andy erano in
casa,Ashy cercava di
tenere Angel in camera sua per non creare ulteriori danni.
Peccato che alla micia questa cosa
non piacesse affatto.
La ragazza uscì dalla
porta cercando di fare il minor rumore
possibile,visto che non era certo aggraziata come la gatta.
Scese gli scalini,e quando
uscì dal corridoio si ricordò
della presenza di Andy.
Erano passati due giorni e non le
sembrava ancora vero tutto
ciò che era accaduto.
Quando lui non era a portata
d’occhio,lei tornava a
raccontarsi che non era possibile che fosse lì.
La scena che aveva davanti in
quell’istante,era una delle
più surreali che avesse mai visto in vita sua.
Andy,coperto da un piumone blu fino
al collo,girato di lato,con
il volto scoperto.
Gli occhi erano
chiusi,così come le labbra.
Era il ritratto della
serenità in quel momento.
Le coperte seguivano il suo fisico
magro,e su di esse
spuntavano delle macchie,due scure e chiare
mentre l’altra era totalmente scura.
La ragazza socchiuse gli occhi quando
vide che la sagoma
scura era la sua gatta,ma non poteva spostarla da
lì,altrimenti avrebbe di
sicuro svegliato Andy.
Fece per uscire a fumare,quando
sposto di nuovo lo sguardo
sul volto del cantante.
Sentì le dita fremere
veloci come un tic,avuto da sempre,quando
aveva bisogno di disegnare.
Salì di nuovo in camera
sua,per poi prendere il suo blocco
da disegno e alcune matite dalla punta più o meno acuminata.
Scese le scale con ancora
più delicatezza di prima,per paura
che il suo soggetto si svegliasse,così da non poterlo
più ritrarre.
Si appoggiò al muro
dell’ingresso,sedendosi a terra a gambe
incrociate,poggiandosi il blocco su di esse.
Comiciò a tracciare
linee,inspessirle,cancellarle,sfumarle.
Passarono quasi due ore,quando Ashy
rialzò lo sguardo dal
foglio e si trovò davanti gli occhi color ghiaccio che la
fissavano curiosi.
“So listen closely,
And don’t stop working,
No one can tell you
who you are”
[Black Veil Brides-The
Legacy]
Nea’s
time
Io non ho le vie
di mezzo,o aggiorno subito o dopo due mesi,vabbè XD
Questo capitolo
è vittima della depressione post-concerto,vogliate
perdonarmi.
La depressione
post-concerto è anche il motivo per cui The Legacy da il titolo al capitolo: questa
canzone mi è sempre
stata quasi del tutto indifferente fino a lunedì.
*annega nelle
lacrime urlando che vuole tornare al concerto*
Ora è
meglio se la smetto e vi lascio,
Alla prossima,
NeaFallenAngel
P.S. Mi sono
accorta ora di non aver risposto alle
recensioni……perdonatemi!
P.S. La frase
dello scorso capitolo detta da Ashley “non bisogna odiare tutte le rose perché
una spina
ti ha punto” è tratta da “Il
piccolo principe”
|
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Capitolo 6 *** 6.(Don't) Leave us alone ***
This
Is A Rebel Love Song
-6.(Don’t)Leave
Us
Alone-
Ashy arrossì
violentemente,anche se non aveva motivo
per farlo.
-Buongiorno- sussurrò il
moro con la voce ancora rauca,ma
decisamente migliore di quella della mattina precedente.
Il mal di testa era
sparito,portandosi via anche un po’ di
stanchezza, fortunatamente.
Fece per tirarsi
su,ma si bloccò sentendosi
qualcosa addosso, e quando mise a
fuoco
e vide i gatti che cominciavano a svegliarsi di rimando.
Si girò
per poi vedere la
ragazza,che era rimasta in silenzio per tutto il tempo.
Gli saltò
all’occhio il blocco
poggiato sulle sue gambe,che con uno scatto lei aveva avvicinato al
petto per
nasconderlo di riflesso, e i colori buttati sul pavimento.
Capì al
volo quello che stava
facendo,anche se non immaginava fosse lui il soggetto.
-Posso vedere?-
chiese con la
voce ancora impastata dal sonno.
-Se ti dico di no,mi
torturerai
come fa Kirsten finché non ti dico di si?-
-Esattamente-
Ashy si
alzò,trattenendo uno
sbaglio,cominciava a sentire la stanchezza.
Si fermò
davanti al divano letto
e porse il blocco al moro,ancora intento a spostare i gatti.
Andy lo prese per poi
sgranare
gli occhi quando lo vide: non solo perché raffigurava lui
stesso,ma anche per
come era stato realizzato.
Sul bordi bianchi
partivano linee
scure che scolpivano il volto,toni chiari dove la luce lo colpiva,del
carboncino
era stato usato per
colorare i
capelli,dove qua e la si vedevano delle sfumature brune.
La ragazza stava
ancora al bordo
del letto,con lo sguardo basso.
Andy la fisso per un
po’,alternando lo sguardo da lei al disegno.
-Siediti,se vuoi-
La mora si sedette
sul letto,lanciando
uno sguardo odioso alla sua gatta , che la guardava indifferente,e
incrociando
le gambe.
-Da quanto tempo sei
li?-
-Due ore
credo…-
-E hai fatto questo?-
-Si….lo
so…fa schifo…-
-Ma che dici??
È meraviglioso, Ashy
te ne rendi conto???-
-eh….-
-Posso vedere gli
altri?-
-Si-
Andy riprese a
sfogliare
l’album,si trovò davanti innumerevoli soggetti.
Angel,più
e più volte e in
diverse posizioni.
Gli occhi di Kirsten.
Una sigaretta,che
bruciava,e il
fumo saliva per la stanza,salendo per il foglio e creandone ghirigori
complessi.
Una chitarra e un
basso,accostati
tra loro con le ombre che si univano.
Delle labbra,un bacio
tra due
persone non riconoscibili poiché oltre alle labbra non
c’erano dettagli,solo
una foschia di colore.
Una pagina lo
colpì fra tutte:delle
parole erano state scritte formando delle onde che si intrecciavano fra
loro.
Erano parole
sue,Perfet Weapon.
“We are
breathin’
While you’re
sleeping’,go,GO
And
leave us alone”
Andy passò
le dita sulle parole
come se si fosse dimenticato di loro.
Gli sembravano
lontane,anche se
erano passati poco più che un paio d’anni.
-è la
prima volta che qualcuno
vede quel blocco per intero- esordì Ashley.
Andy la
guardò per alcuni
minuti,mentre lei aveva spostato lo sguardo verso la finestra e
guardava il
sole sorgere.
Conosceva benissimo
cosa voleva
dire quella frase,quando era più giovane anche lui annotava
di tutto e di più
su un blocco,e un po’ cominciava a sentire la mancanza di
quella parte di se.
Cominciava a sentirsi
dispiaciuto
anche di aver accettato l’invito dell’altro Ashley
di stare da lui per un po’.
E soprattutto non
sapeva nemmeno
come dirlo alla mora,che in quel preciso istante stava cercando di
rimanere
sveglia,chiudendo gli occhi per poi riaprirli di scatto qualche minuto
dopo.
Gli
squillò il cellulare e si alzò,facendo
ben attenzione a non schiacciare i gatti, per poi recuperare il
cellulare e
fare cenno alla ragazza-che nel frattempo aveva ripreso il suo blocco-
che sarebbe
tornato subito.
---------------------------
Quando
tornò,dopo che il loro
manager l’aveva tenuto al telefono per la bellezza di
mezz’ora quando gli aveva
detto che non aveva la minima intenzione di rientrare prima di una
settimana se
non ce ne fosse stata assoluta necessità,Ashy si era
addormenta rannicchiata su
se stessa,con il blocco stretto al petto e con la gatta -tanto per
cambiare-appoggiata
alla sua testa.
Era presto e di certo
non voleva
svegliarla,dato che aveva l’aria di non aveva dormito tutta
la notte,e la cosa
di certo non lo stupiva,visto come l’aveva lasciata la sera
prima.
Si sdraio accanto a
lei e cominciò
a controllare il cellulare:messaggi vari,il mondo di twitter che si
faceva
tanto odioso in momenti come quello,le mail…..
Dopo poco si
stufò da solo e
cercò di riaddormentarsi,ma si rese conto di essere
tremendamente sveglio.
Si girò
verso Ashy.
Il ciuffo le copriva
interamente
il viso.
La tentazione di
vedere il volto
sotto,per un motivo a lui sconosciuto,era davvero forte.
Allungò
una mano e cercando di
fare il più delicatamente possibile gli spostò il
ciuffo dietro l’orecchio.
Il suo volto era
contratto in una
smorfia di dispiacere e dolore,e a Andy si spezzò il cuore.
Gli torno alla mente
una frase,di
quelle sue scritte nel blocco di lei.
“Leave us alone”
Quanto era stata
sola? Quanto
aveva sofferto e finto? E soprattutto perché,in mezzo a
quegli occhi castani e
a quelle espressioni non poteva smettere di vedere se stesso anni prima?
L’accarezzò,senza
un motivo
apparente,ma solo con l’istinto che gli diceva di
farlo,finché il volto della
mora ritornò pacifico e tranquillo.
“Tu ti stai
innamorando di lei”
gli disse una vocina nella sua testa.
Ritrasse la mano di
scatto.
Non poteva.
O forse non voleva?
Nel medesimo istante
Ashy aprì
gli occhi,rintronata dal sonno,come lo era sempre quando dormiva poco.
-Ri-buongiorno-
La mora
saltò via cadendo dal
letto,lasciando Andy ridere fragorosamente.
Quando si
rialzò in piedi lo
fulminò con lo sguardo.
-Non ridere!-
-Ti ho detto
buongiorno,non ti ho
lanciata in una vasca d’acqua ghiacciata!-
-Si,ma non mi ero
neanche accorta
di essermi addormentata!- concluse,finendo per ridere anche lei.
Si sentì
in colpa per quello che
stava per dirgli,ma probabilmente non c’era momento migliore
di quello.
-Vado da Ashley-
La mora si
fermò di colpo
–Quando?- chiese senza lasciar trasparire nessuna emozione.
-Oggi pomeriggio-
Andy la
osservò curioso.
Lei si
girò sorridendo.
Di nuovo il sorriso
della sera
prima,possibile che non capisse? Che non aveva bisogno di fingere?
-Va….va
bene-
Detto ciò
sparì sul balcone,non
voleva scoppiare a piangere di fronte a lui,per quanto stupido fosse.
Doveva aspettarsi che
se ne sarebbe
andato,non poteva stare lì con lei in eterno,ma allo stesso
tempo sperava che
non fosse così.
Per di più
quel pomeriggio doveva
tornare in università.
Quel che si dice
“lo schiaffo
della normalità”.
----------------------------------------
-Che hai?-
Andy smise di
osservare il punto
a vuoto che stava fissando da quando era arrivato a casa del suo
bassista.
-Nulla-
-Oh,su,non fare la
donna isterica
e dimmi che hai!-
Ash esitò
per qualche istante per
poi riprendere-Juliet?-
L’altro lo
guardò come se stesse
parlando la lingua della luna –Juliet?-
-Si,Juliet,la tua ex
ragazza,il
motivo per cui sei qui!....Tu….non mi dire che non era per
lei che sei così da
quando sei uscito dalla casa di quella ragazza-
Il cantante
continuò a guardarlo
senza spiccicare parola.
“Quella
ragazza”.
Ashy.
Al bassista gli si
illuminarono
gli occhi- Non dirmi che ti sei innamorato di lei?!-
-Io?-
Un attimo di silenzio
rimase tra
i due,rendendo la conversazione ancora più ridicola di
quello che già era.
-Si,tu ti sei
innamorato di lei!-
-Forse..-
-Andrew Dennis
Biersack,ti sei
dimentica persino che Juliet ti ha lasciato da quanto ho capito,non mi
dire
“Forse”,ma dimmi di “Si”
almeno!-
-Ma se non la conosco
nemmeno da
una settimana!-
-Ma sei sordo allora!
Quello che
ti ho detto lo hai sentito?! E poi lo sai meglio di me che
può capitare in poco
tempo!-
-Si,ma cosa dovrei
farci?
-Andare da lei?-
-Ma se è
in università?-
-Non ora! Stasera!-
concluse Ash sbuffando,come
se l’affermazione appena fatta fosse ovvia.
-------------------------
-Kri,vado!-
L’urlo di
Ashy riecheggiò per
tutta la casa.
-Che bisogno hai di
urlare se
sono a 10 metri da te?!?- gli rispose l’altra guardandola di
traverso.
-Era per dirtelo!-
-Si,ma ripeto,che non
c’era bisogno
di urlare!-
La mora
sbuffò rumorosamente per
poi prendere le chiavi di casa appoggiate alla mensola.
Quando
cercò di inserirle nella
toppa caddero a terra,tintinnando.
-Ma perché
non me ne va bene neanche
una,cazzo!?!-
-Eh che
è??-
-Kri,lasciami stare-
-Non mi piace quel
tono,lo sai-
-Lo so-
-Ti sei innamorata di
lui,vero?-
-E’ davvero
così ovvio?-
-Ti conosco bene,lo
sai….me lo
aspettavo-
Ashy si
girò lentamente,tenendo
lo sguardo basso.
Sapeva benissimo come
la stava
guardando l’amica.
Era un misto di
ammonimento e
comprensione.
-Lo sapevo fin da
prima di
incontrarlo,come sapevo che non sarebbe servito a nulla ma non potevo
fare a meno
di illudermi-
-Perché?-
-Lui è
sempre stato importante
per me,come tutti loro,Lo sai bene….soffrire in questo caso
ne valeva la pena-
concluse fissando il pavimento,per poi riprendere-sarà
meglio che vada ora,ho
faccio tardi a lezione-
Detto ciò
uscì di casa,accendendosi
una sigaretta sul tragitto,seppur breve che la distanziava
dall’università.
Aveva bisogno di non
pensare e
calmarsi un po’.
Sorrise tristemente
tra se,quando
vide di avere ancora l’accendino che Andy le aveva prestato
due sere prima.
“We are breathin’,
While you’re sleepin’,go,
And Leave us alone,
The liars cheatin’,
Our hearts beatin’,go’,
And now you’re on your own”
[Perfect Weapon-Black Veil Brides]
Nea’s
time
Buonasera,
Io
rinuncio
ufficialmente a scrivere qualcosa che mi piaccia,lo dico v.v
In
pratica solo il
primo capitolo mi soddisfa,vabbè…
Comunque
le vacanze
di natale sono iniziate e io avrò più tempo per
scrivere….e il settimo capitolo
è già in cantiere…
A presto,
NeaFallenAngel
|
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Capitolo 7 *** 7.Fear ***
Oggi è il 26
dicembre, quindi Buon Compleanno Saviour.
This Is A
Rebel Love Song
-7.Fear
-
L’aula
dell’università non era mai stata fredda come in
quel
momento.
La sua voglia
di
seguire la lezione ancora minore rispetto del solito.
Faceva freddo,dannatamente freddo e
nemmeno la felpa pesante
riusciva a scaldarla.
Mancava poco più di
mezz’ora alla fine della lezione, che
era passata in modo tremendamente lento.
L’ora e mezza precedente di
lezione l’aveva passata a ascoltare
passivamente il professore mentre
spiegava annoiatamente le
opere del
rinascimento italiano, scarabocchiando sul suo quaderno per lo
più frasi senza senso,
anche se ogni tanto la sua mano si perdeva in una A, ornandola, per poi
ricalcarci sopra altro, abbastanza nervosamente,per evitare che
qualcuno
vedesse quello che stava facendo.
La lezione finì,
ed
Ashy aspetto di essere sola prima di uscire dall’aula.
Essere l’ultima ad uscire
significava incontrare meno gente
possibile nei corridoi e incontrare meno gente possibile nei corridoio
significare avere meno gente che le dava fastidio.
Mentre si stava alzando, il telefono
le vibrò nella tasca
dei pantaloni.
Doveva ricordarsi di togliere il
silenzioso, decisamente.
Era Kirsten.
“Aspetta a
disperarti, hai pensato ai gatti?”
“Quali
gatti?”
Rispose velocemente al
messaggio, infilandosi il cappotto nero pesante e uscendo.
Camminò a testa bassa per
i corridoi, cercando nervosamente
nella sua borsa il suo mp3 e le sigarette.
Quando uscì
dall’università aveva già le cuffie
nelle
orecchie, nonostante l’mp3 fosse spento, mentre come sempre
non trovava
l’accendino.
Il cellulare vibrò di
nuovo, facendola innervosire
ulteriormente.
“Genio del
male…….ci sono tre gatti in casa…..e
fino a
prova contraria tu ne hai solo uno, Ashy”
“Eh
quindi?”
L’istinto di uccidere la
sua coinquilina era davvero forte
il quel momento, che bisogno c’era di scriverle dei gatti?
Le venne un flash e
si ricordò, oltre a capire cosa intendeva la coinquilina:
Femme e Crow.
I gatti.
Andy.
Un sorrisino stupido le comparve sul
volto, che lei si
appresto a mandar via subito prima che qualcuno potesse
vederla.
“e
quindi tornerà e
non credo lo farà fra molto”
“Io
e te dobbiamo
parlare quando arrivo a casa,sappilo,stai diventando
inquietante”
Mise il cellulare in borsa in modo da
non poterlo sentire e
finalmente trovò l’accendino,con cui si accese una
sigaretta.
Per un momento fu felice di sapere
che la coinquilina quella
sera l’avrebbe passata con il suo ragazzo: avrebbe avuto il
tempo di piangere
come se non ci fosse un domani senza che nessuno potesse vederla,
ascoltando
musica al massimo volume senza che nessuno la disturbasse.
----------------------------------------------------------
Si era addormentata sul letto,
sfiancata dal non aver
dormito la notte prima.
Suonò il citofono un paio
di volte prima che realizzò che
fosse quello e non il frastuono che proveniva dal suo stereo.
Scese di sotto esattamente
com’era, convinta che fosse
Kirsten: i capelli scompigliati e il segno del cuscino sulla guancia.
Mentre scendeva di sotto il
campanello suonò
di nuovo con insistenza e Ashy urlò un
“arrivo,un attimo” che più che altro
sembrò un lamento indefinito e abbastanza
infastidito.
Quando aprì la porta
rimase ferma dieci minuti a osservare
la persona davanti a lei.
Andy rimase a guardarla, serio in
principio, per poi
sorriderle.
-Ciao- disse solamente.
-Ciao, entra…ma che ci fai
qui? ah, giusto i gatti..- le
rispose mezza assonata la ragazza.
Il cantante si tolse la giacca e
l’appese all’attaccapanni
dell’ingresso, per poi sedersi sul divano letto che era stato
probabilmente richiuso
poco prima.
-Non dovevo andarmene così
prima, scusa-
-E di che?-
-Ma stavi dormendo?-
-Si- rispose mentre andava a
prepararsi un tazza piena di
caffè bollente.
-Scusa di nuovo-
-Non scusarti più, non ce
ne è bisogno, ok?- lo interruppe
la mora.
-Dicevo…non dovevo
lasciarti così oggi, dopo quello che hai
fatto per me in questi due giorni…più che altro
non posso-
-Non puoi?-
Andy non le rispose.
La ragazza posò la tazza
sul bancone della cucina di marmo
chiaro, per poi sorridere teneramente verso di lui.
-Vieni, ti faccio vedere una cosa-
E detto ciò, si
incamminò verso il corridoio.
Il cantante la seguì senza
proferire parola e incuriosito,
dato che durante la sua permanenza non era mai salito al piano
superiore.
La scala era a chiocciola, di legno
scuro ,in netto
contrasto con i muri chiari e di tanto in tanto scricchiolava
leggermente sotto
i loro passi.
Alla fine della scala si apriva un
corridoio stretto e corto,
che dava su quattro porte scure.
Ashy entrò nella prima,
lui la seguì.
Era buio, prima che lei
accese la luce, ma data l’ora non si vedeva
nulla nemmeno all’aperto,
probabilmente .
Lasciò che Andy andasse al
centro della stanza ,per poi
accendere la luce.
Andy si guardò attorno.
Davanti a lui c’era una
scrivania, su cui stava un computer di
vecchia generazione e una serie di cartacce con fogli più o
meno scritti.
Il muro alla sua destra era stato
totalmente ricoperto da
foto.
Loro, dei Black Veil Brides ,vecchie
e nuove ,ma la maggior
parte erano dell’epoca di We stich these wounds.
Al centro c’era la scritta
Fallen Angel, fatta a mano
,bianca, che spiccava in contrasto al muro probabilmente nero.
Un altro spazio vuoto dalle foto era
più in basso, dove
c’era la scritta “Saviour will be there,when you
feel alone” nello stesso carattere
di quella superiore.
Sparsi qua e la c’erano
altri spazi più piccoli, con testi
interi ,troppo piccoli e intricati da leggere da dove si trovava lui.
Lui la guardò a
metà tra il leggermente sconvolto e lo
stupito.
-io non credo, che poi ,tu mi debba
così tanto- proferì lei,tenendo
lo sguardo basso come suo solito.
-Ashy, io…-
-Lo so che te lo sei sentito dire
tante volte ed è banale,
ma se non fosse per te, per voi, io non sarei qui-
-Ashy…io-
-No, è troppo tardi per
scappare urlando- gli sorrise.
Il cantante rise gioiosamente, per
poi tornare serio ma continuando
a sorridere ,avviandosi verso di lei.
Ashy lo guardò, rimanendo
ferma mentre lui la abbracciava
teneramente.
La sentì tremare sotto le
sue braccia nonostante non facesse
per nulla freddo in casa.
-Che c’è?-
Ashy capì che si riferiva
al tremore che non riusciva a
controllare, ma soprattutto non le era mai capitato.
-Non lo so….credo
perché tu sia la prima persona che mi
abbraccia in 19 anni di vita dopo Kristen- lo disse abbassando lo
sguardo,
facendo in modo che lui non potesse guardarla negli occhi.
Lei rimase così, con la
testa contro il suo petto finché lui
non le alzò il mento in modo da avere contatto visivo.
Lui aveva capito da cosa poteva
essere causato quel tremore.
Qualcosa di passato ma inconsciamente
indelebile che lei non
poteva dimenticare: tutto il tempo passato, e probabilmente anche
quello presente,
ad avere paura degli altri.
-Non ti farò nulla, lo
giuro-
-Lo so-
Non le avrebbe fatto nulla, ne era
certa ,non l’avrebbe
fatta soffrire.
-Non me ne andrò-
Ashy non gli rispose, si
limitò a abbassare
la testa e stringersi a lui.
Di questo non era poi tanto sicura.
|
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Capitolo 8 *** 8.This love will set you free from toughts of yesterday ***
This
Is A
Rebel Love Song
-8.This
love will set you free from toughts of yesterday -
-Oh,ma dai,sei sempre il
solito!-sbuffò Andy,dopo aver letto
il messaggio ricevuto.
-Che?- fece Ashy,che dopo che il moro
aveva sciolto
l’abbraccio per leggere
il messaggio,si
era seduta a gambe incrociate sul suo letto scuro.
-Ash,ha avuto un
“contrattempo”- enfatizzò,mimando le
virgolette per poi riprendere –e non posso tornare a casa..-
-Il contrattempo era biondo?-
Il cantante scoppiò a
ridere – è davvero così palese?-
-Bè-la ragazza lo
guardò,alzando il sopraciglio-è Ashey
Purdy!-
-Giusto-
La conversazione fu interrotta dalla
porta d’ingresso,che si
aprì con un cigolio sordo.
-Ashy?- la voce di Kirsten
risuonò per l’appartamento.
-Sono di sopra!- urlò
l’interessata in risposta,per poi
riprendere a parlare con Andy
-puoi rimanere qui,sai che non
è un problema- concluse,alzandandosi
e uscendo dalla stanza,per raggiungere l’amica al piano
inferiore..
Il moro la seguì,ma poco
prima di uscire, gli balzo
all’occhio un angolo della stanza,dove stavano addossati un
basso e una
chitarra,entrambi neri con decorazioni bianche,sempre intricate,simili
a dei
rovi.
Al loro fianco vi era un
amplificatore e due scatole
argentee alte quanto la scrivania,dal contenuto ignoto,ma
dall’aria
professionale.
----------------------------------------------
-Perché te la ridi in quel
modo,Ash?-
Il bassista smise di ridere per un
momento,per fissare
CC che gli aveva posto quella domanda
e poi riprendere a ridere.
-Andy è da Ashy.-
-E quindi?-
-Ho detto a Andy che ero a casa di
una bionda-
-Ma se sei qui con me?!? E ti
assicuro,prima che ti vengano
strane idee,che non sono una bionda,nel caso non te ne fossi accorto.-
-Lo so- alzò un
sopraciglio,con aria di sufficienza-ma
pensaci,non può tornare a casa mia.-
Il batterista fissò il
pavimento pensieroso,per poi girare
di scatto il viso e guardare l’amico,sgranando gli occhi.
-…Ash sei un genio!-
-So anche questo!-
-----------------------------------------
-Allora,quando è che vai
in studio di nuovo?- chiese
Kirsten,dal nulla,mentre accarezzava uno dei gatti di Andy,che pareva
esserne
grato,visto che faceva le fusa da ormai cinque minuti buoni.
Ashy,che stava placidamente bevendo
il suo caffè,sputò nel
lavandino.
-Io ti torturo,uno di questi giorni-
fece,girando di scatto il
volto e guardando di traverso la coinquilina.
-Ma perché?-
Andy,che si stava interessando alla
piega che stava
prendendo quel discorso,si trovò a incrociare lo sguardo di
Ashy,che chiedeva
pietà.
-Tu suoni in un gruppo,ecco
perché della chitarra e tutta
quella roba tecnica in camera tua!-
-Non glielo hai detto?- si intromise
l’amica,sinceramente
dispiaciuta.
-Non ne ho avuta
l’occasione,poi lui è Andy-
-E tu sei Ashy…potevi
dirmelo! Quindi ora mi descrivi per
filo e per segno tutto ciò che fai,che avete registrato,e
ogni cosa riguardi te
come musicista!...tanto pare che a casa non possa tornare –
concluse il moro
alzando le sopraciglia,come per constatare la situazione.
-Perché?- chiese
ingenuamente la
coinquilina.
Prima che Andy aprisse bocca,Ashy
parlò –Ashley Purdy più
una bionda a random,devo spiegare?-
-No,ho capito il concetto,grazie-
proferì l’altra.
-Comunque andiamo in studio sabato.-
-Fammi capire,venerdì
concerto e sabato registrate?-
-Registriamo gli inediti,al concerto
suoniamo come cover
band-
A Andy brillarono gli occhi,mentre
quelli di Ashy lanciavano
scintille all’amica.
-Dov’è?-
-Non te lo dico-
-Non lo farà,Andy-
intervenne Kirsten.
Il telefono di di Ashy
squillò e lei uscì sul balcone
borbottando un “mia madre chiama sempre nei momenti meno
opportuni”.
Il moro stava per accendersi una
sigaretta quando Kirsten
gli sussurrò “Al the rock alle 9.00” per
poi andare in camera sua,al piano
superiore,lasciando giusto il tempo a lui di ringraziarla.
Quando Ashy
tornò,guardò Andy per un secondo,bloccandosi
sulla porta,per poi a
posare
il cellulare
sulla mensola e prendersi una sigaretta.
-Allora che suoni?-
-Uhm- rispose lei mentre armeggiava
con l’accendino per poi
aspirare e rispondere –il basso-.
-Stai scherzando,vero?-
-No,perché?-
-Ti chiami Ashley e suoni il
basso….per caso ti piacciono le
bionde?- terminò ridendo.
-No..-rise- mi piacciono i
mori,possibilmente che siano
dannati e misteriosi,lo giuro- finì continuando a ridere.
-Comunque che suonate?-
-In studio lavoriamo su materiale
nostro e,nei concerti
suoniamo cover,per
la maggior parte
delle volte-
-Chi?-
Ashy non rispose,tanto che Andy
dubitò che avesse sentito.
-Chi?-
-Ho deciso di non risponderti-
-Perché?-
-Perché….coveriamo
voi,tra le altre cose- aveva abbassato lo
sguardo e fissava il pavimento.
-Io…sarei curioso di
sentirti- le disse,sincero.
-Un giorno,lo prometto- gli sorrise
per poi guardare
l’orologio -Si sta facendo tardi,a nanna!- proferì
in fine, per troncare il
discorso.
Mentre lei si stava avvicinando al
divano –letto,il moro la
bloccò.
-Io….vuoi rimanere con
me…stanotte?-
Lei lo guardò,sgranando
gli occhi.
-No,cioè se dormivi con
me…senza che…accada nulla-
Ashy gli sorrise per poi rispondergli
–Si,dammi dieci minuti-
Quando la ragazza scese,si
portò dietro Angel,che pareva
ignorare spudoratamente Femme e Crow.
Rimase a fissare Andy che era di
schiena mentre si sistemava
il letto.
In canottiera.
A novembre.
-Dormi così???-
-Si,perché?-
Ashy guardò in basso
fissando il suo pigiama enorme di
quelli tanto caldi quanto brutti,che per di più
rappresentava orsetti,per poi
rispondergli –Ma non hai freddo?-
-No-
-Bè..ok- concluse la
mora,e aspetto che lui si fosse
sdraiato, per fare lo stesso.
Non tardo molto che la gatta nera
balzò sul letto con fare
indifferente,finendo per accucciarsi tra loro due.
-Ecco,siamo alle solite- rise
Ashy,leggermente imbarazzata.
Si era resa conto solo in quel
momento della situazione in
cui era:fino a una settimana prima tirava avanti come poteva cercando
di fare
quel poco che poteva per non essere bocciata agli esami,con qualche
picco di
gioia infinita alternato a depressione nera ogni tanto,arrancando nella
sua
vita. In quel momento invece si trovava a pochi centimetri da una delle
persone
più importanti della sua vita,senza che lui lo sapesse e
soprattutto senza che
lui sapesse della sue esistenza fino a quella famosa settimana prima.
-Ora ti sposto,mi dispiace ma tu non
stai qui- proferì Andy
con la sua voce bassa, distraendola dai suoi pensieri e facendola
arrossire.
Ci mise un minuto buono per capire
che si riferiva alla
gatta,e ne ebbe la conferma quando lo vide spostare la gatta,che
protestava
cercando di graffiarlo, fortunatamente senza riuscirci.
Il moro si avvicino a lei,che si
ritrovava a fissarlo con un
espressione che fosse stata punteggiatura poteva essere simile a un
punto
interrogativo.
Non voleva pensare a come sarebbe
andata a finire tutta
quella storia.
Aveva detto a Kirsten che non gli
sarebbe importato se fosse
finita male,che lei era abituata,ma quando Andy era presente si rendeva
conto
che non era come credeva.
Kirsten l’aveva avvertita
come sempre.
Lui
l’abbracciò,stringendola a se,affondando il viso
nei
capelli scuri e lisci di lei e scattò
quando senti le braccia di Ashy sui suoi fianchi.
La prima volta che l’aveva
abbracciata,poco tempo prima,non
aveva risposto all’abbraccio,si era limitata solamente ad
appoggiarsi a lui.
Era infinitamente fragile,lui poteva
sentirlo,e non solo per
il fatto che fosse decisamente più minuta di lui.
Dal canto suo invece Ashy si sentiva
protetta,come lo era
stato poche volte in vita sua e di certo mai con qualcuno che conosceva
da così
poco.
Andy spostò il viso ,per
baciarle la fronte mentre sentiva
rilassare i suoi nervi sotto
le sue
dita,saldamente posate sui fianchi,mentre chiudeva gli occhi.
-Non te ne andare,ti prego-
A quest’affermazione Ashy
spalanco gli occhi e si tirò
indietro di scatto,per guardarlo negli occhi,dello stesso colore del
ghiaccio,tremendamente
limpidi.
-Sono io che dico cose del genere,di
solito-
Andy le sorrise,appoggiando di nuovo
la sua fronte a quella
di lei,ma fu fermato da Angel,che cercava di mettersi in mezzo.
-Andrà avanti
così all’infinito,la conosco- disse cercando
di spostare la gatta e ridendo.
Era già successo che
quella palla di pelo si rivelasse
gelosa.
-Uhm..nemmeno io demordo.- concluse
lui,stringendosi lei e lasciandola
a cercare di capire che volesse dire quella frase.
Giurò anche di averla
sentita sussurrare “non potrei
lasciarti mai” ma forse,era stato solo uno scherzo della sua
mente.
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Capitolo 9 *** 9.wretched and divine ***
This Is A Rebel Love Song
-9.wretched
and divine -
Kirsten uscì dalla
stanza,ancora mezza assonnata,incuriosità
dal silenzio tombale in cui la casa era avvolta.
Di solito non era così
calmo, Ashy urlava imprecando contro qualcosa
che cambiava ogni volta: dalla macchinetta del caffè che non
collaborava ai
vicini di casa che decidevano di fare le grandi pulizie
all’alba,turbando il
sonno della mora.
Quella mattina il silenzio invece era
quasi
inquietante,tanto quanto il fatto che si fosse svegliata
così presto,visto che
come l’amica amava dormire.
Il telefono squillò tra le
sue mani e si affrettò a
rispondere,per non disturbare Ashy, accettando la chiamata,senza
nemmeno
controllare chi fosse.
Scese le scale,mentre parlava con il
suo ragazzo al
telefono,del fatto che fosse svegliata
così presto,ma si bloccò di colpo
lasciando la frase a mezz’aria .
Andy dormiva beato
abbracciato ad Ashy.
Luke,il suo ragazzo,dal telefono la
chiamò un paio di volte
prima che lei sentisse il suo nome.
Quando fu certo di aver attirato la
sua attenzione,le chiese
se andasse tutto bene dall’altra parte
della linea.
Lei rispose con un semplice
“Si certo,mi si era bloccato il
telefono” prima di tornare in camera sua cercando di fare il
minor rumore possibile.
-----------------------------------
-Un momento,ora mi alzo!-
borbottò Andy,sentendo le zampe di
uno dei suoi gatti che grattava sulla spalla.
Aprì gli occhi
lentamente,cercando di mettere a fuoco nel
buio,visto che le finestre erano chiuse,ed entravano solamente delle fini lame di luce
chiara.
Gli scappò un
sorrisetto,quando si accorse di essere ancora
a casa di Ashy e soprattutto che lei era ancora accanto a lui che
dormiva placidamente.
La zampa che aveva sentito non era
dei suoi gatti,ma di
Angel,che rivoleva la sua padrona,probabilmente .
La padrona,dal canto suo,si stava
svegliando,rigirandosi un
paio di volte e stiracchiandosi.
Guardò fissa il soffitto
per qualche secondo,per poi girarsi
verso di lui e fissarlo.
-Buondì….ma
perché mi guardi così?-
-Uhm…mi sto chiedendo se
sia sveglia o meno-
-Si lo sei,mi stai parlando-
-Posso abbracciarti?-
-E me lo chiedi pure- concluse
lui,per poi sporgersi in
avanti,in modo da essere più vicino a lei,così da
potersi far abbracciare.
Lei lo
abbracciò,aggrappandosi a lui come fosse un ancora in
mezzo al mare.
-Mi sento tanto una
bambinetta…-
-Ma perché?non lo
sei…-
Lei non rispose.
Anche perché quando stava
cercando si spiegarsi meglio,di dirgli
che effettivamente si sentiva così per via del fatto che si
stava
avvinghiando,come un koala all’albero, al suo cantante
preferito,nonostante non
era passata nemmeno una settimana da quando lui aveva rotto con la sua
ragazza.
Il telefono squillò.
Nella foga di rispondere velocemente
al cellulare,credendo
che fosse sua madre che quindi se non le avrebbe risposto subito
avrebbe
pensato a un rapimento,chiamando l’FBI
e
la polizia,cadde dal letto,inciampando nelle coperte,provocando un
tonfo sordo
che risuonò nella stanza.
Andy si sporse dal letto,per vedere
se si fosse fatta
male,ma la vide alzarsi come niente fosse e facendo spallucce,cercando
di
liberarsi delle coperte con i piedi,risultando goffa.
Mentre la ragazza rispondeva al
telefono,Andy si tirò su a
sedere,portandosi il gatto il braccio,stuzzicandolo qua e la per
giocare.
-Pronto?-
-Bassistaaaaa!-
-Clary….sono le otto del
mattino,da dove la trovi tutta
questa vivacità?- rispose la mora,una volta dedotto che
dall’altro capo della
linea si trovava la sua batterista.
-Oh…bè…..sono
sveglia
dalle sei,ed avrò bevuto una decina di caffè.
Comunque,oggi tu puoi venire a
provare? Perché domani Shey non può,e viene fuori
un casino…-
Ashy si girò per guardare
Andy,che sembrava non ascoltare la
telefonata,ma solamente cercava di non far si che la micia nera gli piantasse le unghie
nel petto.
-Bè…ok,non
credo di avere da fare, a casa tua o alla sala?-
-Casa
mia,non c’è
nessuno,e poi è più comodo,facciamo alle tre?-
-Ok,va bene,a dopo allora.-
-è
un impressione mia
o hai da fare,Ashy?-
La mora avampò,guardando
fuori dalla finestra,mentre tutti i
pensieri poco puri riferiti al cantante che avevano attraversato la sua
testolina negli anni le tornarono alla mente in un flash.
-No.- disse solamente,provocando la
risata dall’altro capo
del telefono,e soprattutto,lo sapeva,provocando anche
curiosità.
-Ho
capito,non mi dirai
nulla,per ora….- concluse,per
poi riattaccare.
Quando si girò,quasi le
prese un colpo quando vide Andy
dietro di lei che si preparava un caffè.
Non tanto perché fosse
lui,ma quanto per il fatto che non lo
aveva sentito muoversi,se fosse stata lei,come minimo sarebbe caduta un
paio di
volte,svegliando l’intero vicinato e rischiando di chiudersi
da sola in quel
divano-letto,cosa che per altro era già successa.
In meno di cinque minuti la
macchinetta aveva già prodotto
caffè caldo e fumante e Ashy la guardò di
sbieco,visto che lei a volte
impiegava il doppio del tempo,e non sempre le cose andavano a finire
bene.
-La odio- proferì dal
nulla.
-Chi?- fece Andy,mentre le porgeva la
tazza di caffè
fumante,che lei prese prima di sedersi.
-La macchinetta- sospirò
–io odio lei e lei odia me,non ci
sono spiegazioni- concluse,allungando la mano verso il pacchetto di
sigarette
appoggiate sul tavolo,per poi accendersene una.
Il moro non tardò a
seguirla.
-Quando hai cominciato?- chiese
lui,di punta in bianco.
-A far che?-
- A fumare.-
-Credo….intorno ai
diciasette anni….ogni tanto ne fumavo
una..-alzò lo sguardo,pensierosa-poi quando
ho iniziato l’università,ho rincarato
la dose….- finì,trattenendo una
risata.
-E tu?- gli chiese lei,rialzando lo
sguardo.
-Io….credo che
avrò avuto quattordici anni…si,sono un
idiota-rise anche lui.
-Non c’è nessuno
che non lo sia,credimi…..idiota dico. O al massimo
chi dice il contrario lo è..uhm,oggi pomeriggio io
devo,uscire,tu vai da Ash?-
Non voleva dirgli delle
prove…se ne vergognava.
Infondo era infantile che suonasse le
loro canzoni,o almeno
per lei lo era,trovandosi di fronte lui.
Il moro finì di bere,per
poi risponderle con calma –proverò
a andare da lui…al massimo tornerò qua ad
aspettarti seduto sullo zerbino-
-Bè,credo che lo zerbino
ne sarebbe contento- concluse
ridendo.
----------------------------------------------
-Come è andata ieri sera?-
chiese CC,dal nulla, per poi
proseguire –e soprattutto stanotte.- concluse,alzando le
sopracciglia e
accennando ad un sorrisino per nulla rassicurante.
-E tu che ne sai?!?-
Sbottò Andy,sapendo a cosa era riferita
quella domanda
-Bè,me lo ha detto ieri
sera Ash…-
-Tu ieri sera eri con Ash?!?!?-
-Si perché?? Oh cazzo,mi
sa che non dovevo dirlo…- fece il
batterista,coprendosi la bocca con la mano,dopo essersi accorto che
forse,sarebbe stato meglio stare zitto.
Ash entrò in cucina in
quel momento,come se nulla fosse,improvvisando
un motivetto anni ’90,ondeggiando leggermente.
-Allora,come è andata?-
chiese,non curante,come se fosse la
più normale del mondo.
-Tu lo hai fatto apposta per farmi
dormire con lei!-
-Bravo,ci sei arrivato,comuqnue come
è andata-
Andy senti il sangue ribollire nelle
vene dal nervoso ,prima
di lasciarsi scappare un
“ma sei scemo
?!?”
-Si,ma sono anche utile quindi voglio
i dettagli-
-Di dettagli non ce ne sono,non
abbiamo fatto nulla.-
disse,sperando che non cominciassero come loro solito.
-Nemmeno un bacetto casto
casto?-chiese CC ,sbattendo gli
occhi,cercando di risultare tenero.
-No CC,nemmeno un “bacetto
casto casto”-concluse Andy,con
tono che non invitava a discutere,mimando le virgolette con le dita.
------------------------------------------------
Prima di andare alla prove mancava
più o meno un'oretta,
quando Kirsten uscì dalla camera,all’alba delle
due del pomeriggio,cominciando
a mangiare le prime cose che le capitarono in mano.
-Quindi stanotte….voglio
dire è successo qualcosa?-
Ecco,la domanda che non voleva che le
fosse posta.
-Ma….succederà
qualcosa?-
-Ma nulla…anche volendo
non potrebbe esserci qualcosa.- finì
la frase,guardando fuori dalla finestra,aspirando una bocca di fumo.
-Ma perché…..?
Voglio dire,ha dormito con te senza nemmeno toccarti!A
meno che tu mi nasconda qualcosa…-
-No,non ti nascondo nulla,non ne
avrei il motivo…-
-Quindi,ha dormito con te,non avete
fatto nulla se non stare
abbracciati,e tu te ne esci “anche volendo non potrebbe
esserci
nulla”-controbatte,mimando le virgolette con le mani e
alzando la voce di
qualche ottava.
-Si,ma parliamoci
chiaro….lui è quasi una divinità per
me,tu
lo sai..e io sono come una sorta di disgraziata che nessuno vuole e che
non
riesce a raggiungere i suoi obbiettivi!- sbottò di
colpo,alzandosi dalla sedia
e salendo al piano di sopra.
Le dava fastidio la piega che il
discorso stava prendendo.
Era vero effettivamente,per quanto
non avesse esperienza in
materia,che raramente un uomo e una donna dormissero assieme senza che
accadesse nulla,ma comunque era ben lontana dal pensare che lui
potesse…volerla.
D’altronde lui era un
musicista e lei una studentessa nemmeno così brillante poi.
D’altronde nonostante una
parte di lei voleva sperare in un
avventura romantica con lui,l’altra aveva paura di stare
male. Aveva paura che
lui l’avrebbe piantata in asso in men che non si dica,se ce
ne fosse stata
l’occasione e gli avrebbe anche dato ragione: infondo lui
poteva avere chi
voleva,mentre lei…..lei non si amava nemmeno da sola.
D’altronde aveva paura di
amare,anche se non voleva
ammetterlo.
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Capitolo 10 *** 10.It's ours tonight ***
This Is A Rebel Love Song
-10.It’s
ours tonight -
Erano magistralmente entrati nel
locale senza farsi
vedere,abituati com’era a camuffarsi per non farsi
riconoscere.
Kirsten li aveva aspettati vicino a
una delle porte di
servizio,schiena al muro,giocando con il cellulare indifferente,mentre
la luce
dell’aggeggio elettronico illuminava il vicolo e il volto
della ragazza.
Appena entrati avevano svoltato a
destra,risalendo una rampa
di scale ferrate ,da cui si apriva una specie di soppalco di legno
quasi grezzo,che
dava piena visuale sul palco.
Andy si stava dondolando sulla sedia,
con il braccio teso a
sostenersi verso il parapetto. Osserva il palco,decisamente piccolo per
i suoi
canoni,percorrendo con lo sguardo i cavi scuri,che facevano contrasto
con le
assi chiare del palco.
Era strano,come un de
javù:un palco,una band emergente,la
staticità dell’aria...il pensiero del passato
tornò fulmineo e vivido nella sua
mente,insieme a quello di Ashy.
Aveva riso poco prima quando Kirsten
aveva accennato al
fatto che la mora
tendesse a farsi
prendere la mano quando saliva sul palco,gli faceva ridere il pensiero
di
vederla a briglia sciolte,visto l’autocontrollo che cercava
di tenere in sua
presenza.
-Non credevo che sareste venuti
tutti- proferì Kirsten
guardando nella direzione di Andy,l’unico con cui avesse un
minimo di
confidenza.
-Bè,non avevamo nulla da
fare-rispose Christian,appoggiando
i gomiti sul tavolo,attirando l’attenzione di Ash,che non perse l’occasione di lanciare una
frecciatina al
cantante,assorto nei suoi pensieri.
-Volevamo conoscere meglio Ashy,no?-
fece,richiamandolo per
attirare la sua attenzione,guadagnandosi
un occhiataccia dal cantante.
-----------------------------------------------------
Fissava l’asfalto reso
lucido dalla pioggia,seduta sul
secondo gradino di cemento di una delle porte di sicurezza. Spostava lo
sguardo
nervosamente dalla strada alla sigaretta accesa tra le sue dita e
viceversa.
Qualcosa non andava,non sapeva dire
se fosse un fatto
positivo o negativo:era abituata ad essere in ansia prima di un
concerto,ma
quella volta la pressione le pareva essere maggiore,ed era per quel
motivo,che
quasi sentendosi soffocare,si era ritrovata seduta lì.
Dietro di lei i membri del suo
gruppo,tre ragazze e un
ragazzo poco
più grandi di
lei,trafficavano avanti e indietro per quella specie di stanzino per le
scope
che era il loro camerino,accordando strumenti o sistemando quello che
ormai era
stato definito “look da palco” dalla sua
coinquilina,che non era altro che semplice
warpaint.
Stava smettendo di piovere,quando con
la coda dell’occhio
vide una figura sedersi vicino a lei:quandò si
girò completamente trovò lo
sguardo indagatore ed esasperato di Sarah a fissarla.
Sapeva benissimo cosa voleva dire se
la sua chitarrista ,
incredibilmente empatica nei suoi confronti la
guardava così: si stava,come minimo,comportando
ancora più stranamente del solito e sapeva che sarebbe
finita con il pentirsi
di tutto ciò che le avrebbe raccontato.
-Parla Donna- proferì la
bionda senza staccare lo sguardo
dal suo.
Ecco,era esattamente come pensava.
Cercò di alzarsi come se
nulla fosse,ma prontamente l’altra la tirò per un
braccio,facendola risedere.
-Aho!-sibilò protestando
leggermente infastidita.
-Tu hai qualcosa che non va,non
negarlo. E poi se continui
così qualcuno ti ucciderà.-
-Sono solo un po’
nervosa,tutto qua-
-è una settimana che sei
nervosa,Ashy. Se tanto mi da tanto
hai incontrato qualcuno.-
-Tu sei fottutamente inquietante!-
-No,tu sei tremendamente facile da
capire,a volte. Comunque dopo
il concerto voglio sapere che hai,ora andiamo,sennò uccidono
anche me- così
dicendo,si alzo dal gradino per rientrare,dirigendosi verso il suo
strumento.
--------------------------------------------------------
Prese un bel respiro
com’era solita fare,appoggiata alla
schiena di Lucas,che intanto faceva roteare le bacchette tra le sue
mani.
Dovette spostarsi poco prima,in modo
che lui potesse salire
sul palco,per poi attendere che toccasse il suo turno.
Si strinse le mani un paio di volte
per distendere i
nervi,per poi prende la tracolla del basso e salire sul palco.
Vedere era quasi impossibile,ogni
volta ringraziava le
persone che le avevano detto che non si vedeva sul palco a causa dei
riflettori
e in effetti era vero. Tranne forse per le prime file,ma una ventina di
persone
non erano ancora in grado di fermarla nonostante le sue fobie sociali.
In effetti le piaceva,anche se
qualche volta aveva avuto
l’ansia prima di salire sul palco –togliendo
qualche- ,le piaceva suonare
davanti alla gente. Le dava l’impressione di avercela
fatta,di essere riuscita
a realizzare in parte il sogno di una vita.
E si divertiva anche,a fingere di
essere chi aveva sempre
voluto essere,come fanno i bambini.
Era partito come un gioco,tra lei e
Clary,quello di una
tribute band per i Black Veil Brides,ed era finito per diventare un
progetto
che aveva portate anche a un percorso solista.
Continuava a sperare nel destino,in
cui credeva cecamente, e
che insieme ad un
po’ di fortuna le cose
sarebbero andate come aveva sempre sperato.
---------------------------------------------
Segui le indicazioni che gli aveva
dato Kirsten,trovandosi
esattamente dove erano entrati.
Il buio del vicolo era stato smorzato
dalla luce di
emergenza sopra alla porta,che illuminava la strada bagnata,facendola
luccicare
qua e la.
Si sporse dalla porta quel tanto che
bastava per scorgere l’esile
figura di Ashy seduta su un gradino,con una sigaretta tra le mani e la
schiena
appoggiata al muro,occhi chiusi.
-Ashy- la chiamò
flebilmente il moro,facendosi che la sua
voce si abbassasse ancora di più.
Nonostante la voce risultasse quasi
impercettibile,la mora
aprì gli occhi di scatto,sbiancando.
Ora capiva il perché di
quella sensazione di ansia di
qualche ora prima,era la prova che il suo sesto senso aveva vinto di
nuovo. E
molto probabilmente dopo avrebbe vinto anche l’ istinto
omicida nei confronti
della sua coinquilina.
Si alzò da dove era
seduta,quasi sicura di inciampare nelle
scarpe alte,tanto da stupirsi quando non lo fece.
-Che..ci fai qui?-
sussurrò debolmente.
-Bè..-fece spallucce il
cantante- Ti avevo detto che ti
avrei sentito suonare un giorno -rispose come se nulla fosse.
-E oggi doveva essere quel
giorno,vero?-
Il moro annui,avvicinandosi a lei.
Doveva ammettere che
quella situazione si stava facendo imbarazzante per lei,da come aveva
capito,non voleva che lui la sentisse a suonare. Ma doveva anche
ammettere che
era brava.
Ed affascinante. Ma forse quel
secondo pensiero gli aveva
attraversato la mente più volte,e lui lo aveva represso.
In effetti era stata affascinante
anche quella mattina al
cui risveglio l’aveva trovata accanto a lui che stringeva un
blocco da disegno.
Erano affascinante la delicatezza con
cui disegnava. Era
affascinante la faccia buffa che aveva fatto quando la prima volta che
l’aveva
incontrata l’aveva vista rovistare nella sua tracolla
disperatamente.
Era affascinante il modo in cui gli
sorrideva imbarazzata
quando si accorgeva che la stava guardando.
Era affascinante e innocente.
Era affascinante anche in quel
momento in cui fissava la
strada battuta,con lo sguardo basso.
Si sporse avanti per abbracciarla,in
un gesto involontario.
Ashy sentiva il suo respiro
vicino,troppo,era quasi una
tentazione a cui doveva cedere,non poteva essere altrimenti.
Sentiva il suo respiro caldo sul
collo fargli il
solletico,stuzzicandola dolcemente.
La stava abbracciando in un modo
strano,rispetto al
solito,come se non si decidesse a lasciarla andare.
Come se non potesse farlo,o almeno
così sperava lei,che
anche lui volesse che quell’abbraccio non finisse mai.
Sperava che ricambiasse quello che
provava per lui,ma ne
aveva seri dubbi.
In quel momento si
rese conto di cosa stava inconsciamente facendo:stava
alzando il
viso,per annullare la poca distanza che rimaneva tra loro,poca rispetto
al
solito visto che il ragazzo si era abbassato leggermente per arrivare
alle sue
spalle e lei dal canto suo indossava i tacchi.
Ci mise poco per sentire le sue
labbra posarsi sulle
sue,percependo il freddo metallo del suo piercing ,nello stesso momento
in cui
i rumori intorno a lei le parevano brusii lontani.
Quel bacio inaspettato e
contemporaneamente atteso fu
interrotto quando Andy sentì le lacrime sulle sue
guancie,essendo certo che non
fossero le sue.
Si scostò leggermente da
lei,per poterla vedere il viso.
Stava piangendo silenziosamente,con
le guance tinte di rosso.
Appena si accorse che la stava osservando lascio immediatamente la
presa per
coprirsi il volto con le mani,abbassandolo leggermente.
-Ehi- sussurrò
debolmente,cercando di spostarle le mani dal
viso,ma al suo contatto Ashy si staccò di colpo,lasciando
che le lacrime le
fluissero sulle
gote.
Aveva rovinato tutto,come suo solito.
Per una volta nella
sua vita qualcosa le andava bene e lei lo rovinava,baciando una delle
persone
che aveva vicino e che forse le voleva davvero bene.
Aveva rovinato quel rapporto agognato
da una vita,creato
inaspettatamente e
istintivamente.
E ora si ritrovava a piangere come
una stupida,peggiorando
ancora di più la situazione,rendendosi ridicola.
Sentì il moro chiamare a
voce bassa il suo nome,prima di
riuscire a mugugnare un misero “Io non avrei
dovuto”,ripetendolo più volte e
facendola somigliare a una malata
psichiatrica.
Incrociò di nuovo lo
sguardo del moro,confuso e
curioso,prima di cercare di andarsene.
Sarebbe andata a casa sua,si sarebbe
immersa nella vasca da
bagno piena d’acqua bollente e avrebbe annegato tutti i suoi
dilemmi finchè non
avrebbe trovato il modo in cui si sarebbe dovuta
comportare,probabilmente cercando
di non farsi più vedere dal moro.
Mentre la sua mente vagava su tutti i
metodi immaginabili
per dimenticarsi di lui,senti la mano di Andy che le prese ferramente
il
polso,bloccandola.
Appena si girò,la lascio
andare.
E fu un attimo: un sussurro
“dovevi farlo”,le loro labbra si
rincontravano,le mani di lui che scivolavano sui fianchi della
mora,ormai
arresi a quel sentimento,i loro corpi che premevano l’uno
sull’altro.
L’unico modo che aveva per
farle capire che la voleva
davvero era quello,per quanto poco la conoscesse,era quello:era
insicura e
incasinata,non le sarebbe bastato parlarle.
Quello era l’unico modo
davvero.
Le sue labbra si piegarono in un
sorriso,quando si accorse
che lei tremava come la prima volta che l’aveva
abbracciata,lasciando però che
la sua lingua giocasse con la sua,lentamente,come non gli capitava da
tempo.
Era un bacio dolce,di quelli
inesperti come lo era lei,ma gli
bastava totalmente,sapeva di lei in ogni millesimo di secondo.
Si staccò per riprendere
fiato,osservandola curioso,mentre
si ritrovò a sussurrare di nuovo che doveva farlo,cercando
di asciugarle gli
occhi con una mano in maniera forse goffa,ma strappandole un sorriso,di
quelli
che piacevano a lui.
Tornò a
baciarla,consapevole che avrebbe potuto farlo per il
resto della sua vita,mentre lasciò che le loro mani si
intrecciassero .
“So take your hand in mine
It’s ours tonight
This is a Rebel Love Song
Hearts will sacrifice
It’s do or die
This is a Rebel Love Song
Nea’s
Corner
Io
lo so,dovrei chiedere
umilmente perdono perché ormai non so quanti secoli sono che
non aggiorno,ma
spero di essermi fatta perdonare con l’ultima parte di questo
capitolo...*si
nasconde dietro al muro per evitare di essere presa a pomodori*
Comunque,non
so quando
aggiornerò,ma sappiate che non abbandonerò questa
storia,le voglio troppo bene
per farlo.
Un
Bacio
NeaFallenAngel
|
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Capitolo 11 *** So long time. ***
This Is A Rebel Love Song
-11.So
long time -
Si
stiracchiò lentamente, mentre aspettava che la
macchinetta del caffè finisse di preparare
quell’intruglio caldo che le serviva
per recuperare anche solo una parte di lucidità, giusto quel
poco per
ricordarsi come si chiamasse e in che paese vivesse.
Guardò
fuori della finestra, la tapparella non
completamente alzata creava dei fori di luce che tagliavano
l’aria, il sole
sorgeva sulla città degli angeli. Ogni volta che
ciò accadeva era un emozione
nuova: si sentiva tremendamente miserabile nella sua vita, ma
l’essere arrivata
li, essersi trasferita e essere in grado di vivere da sola, erano una
delle
poche cose che la rendevano viva e che la faceva ricredere sui suoi
pensieri
fissi di inadeguatezza verso il mondo.
La
suoneria del cellulare la risvegliò dai suoi
pensieri.
Avrebbe
dovuto cambiarla, la infastidiva così tanto
negli ultimi tempi che il suo smartphone viveva in modalità
silenziosa.
In
realtà erano anche fin troppe le cose che la
infastidivano negli ultimi tempi.
-Pronto-
affermò con una voce impastata che indicava
tutt’altro che il suono di qualcuno che fosse effettivamente
pronto, oltre al fatto
che aveva risposto senza neanche curarsi di chi fosse il soggetto che
aveva
emesso la chiamata.
-Ma
Buongiorno principessa- dall’altra linea una voce
roca e dal tocco ironico, rivelò prontamente chi fosse il
mittente di quella
telefonata.
-Oddio
scusami- esclamo Ashy-mi stavo facendo il caffè,
ma come al solito la macchinetta non vuole collaborare con me -
-Con
me collaborava invece- affermò Andy con tono
provocatorio.
-Allora
dovresti venire tu a farla funzionare- ammise,
con una vena di sensualità nella voce.
-Anche
se in profondo sonno, riesci comunque a
risultare tremendamente sexy-
-Biersack,
non ci credi nemmeno tu a quello che dici-
La
mora immaginò il cantante che, dall’altro capo del
telefono (e dell’America) stesse corrucciando il labbro in
quel sorrisetto
tanto fastidioso quanto emotivamente devastante
-Io
invece penso proprio di sì…- esitò-
…comunque non
pensavo che mi rispondessi, ma speravo vivamente che
l’avresti fatto, mi sto
annoiando tremendamente… quanto odio le procedure
aeroportuali –
Di
sottofondo, Ashy poté udire quelle voci metalliche
che richiamano i viaggiatori a avvicinarsi all’imbarco, suoni
che aveva sentito
forse un paio di volte nella sua vita.
-Lezione
al mattino- fece pensierosa- ma penso che
farò solo presenza, per il resto dormirò in piedi-
-Ieri
sera sei stata con il tuo amante? -
-Certamente.
In realtà ho passato la nottata
disegnando e cercando di studiare. –
-Lo
dici con un tono preoccupante, che hai? -
Il
cantante capiva che qualcosa non andava, ma la
mora, come da due mesi a quella parte, non parlava mai di se, se non
lasciando
trasparire il velo di tristezza che la accompagnava.
-Mi
manca l’ispirazione. Sono felice che oggi torni,
ne avevo bisogno- troncò il discorso
-Stasera
ne parliamo, davvero però…- una voce acuta in
sottofondo richiamò Andy – scusami principessa ti
devo lasciare, finalmente
partiamo-
-Non
mi chiamare principessa- un tono astioso e
amorevole allo stesso tempo uscì dalla bocca della ragazza.
-A
dopo principessa. -
Era
una guerra persa.
Erano cinque mesi che si frequentavano, e Ashy
ricordava ogni momento di quel lasso di tempo con estrema precisione.
Si
ricordava la prima sera che Andy l’aveva baciata
dopo il suo concerto, di come era tornata all’interno del
club dove avevano
suonato come se nulla fosse a chiacchierare con gli altri, ancora
stordita da
quell’esperienza idilliaca. Si ricordava di come lui, quando
l’aveva
riaccompagnata a casa la stessa sera, aveva aspettato pazientemente che
Kirsten
andasse a dormire per poi baciarla come poche ore prima.
A
quella sera erano seguiti due mesi che non si
sarebbe mai sognata di vivere: studiava, gli esiti degli esami avevano
picchi
che non avevano mai raggiunto, ogni sera Andy andava a trovarla, le
rallegrava
l’umore, la faceva sentire felice, davvero felice.
Felice
come era stata forse solo da piccola, quando
mamma Lauren le aveva regalato un micetto nero con gli occhietti
azzurri e
aveva scatenato l’amore per i gatti che la contraddistingueva
da una decina
d’anni.
Poi
di colpo era cambiato tutto, Andy era partito per
promuovere il nuovo album ed erano tre mesi oramai che non lo vedeva,
Kirsten
si era trasferita lentamente da Luke. Inizialmente
era stata qualche sera, quella che passava con il suo principe azzurro,
che si
era trasformato in qualche fine settimana e che infine era diventato un
trasferimento definitivo.
Ashy
non glielo aveva fatto pesare, l’amica aveva da
sempre espresso il desiderio di convivere con Luke e non
l’avrebbe fatta
sentire in colpa.
Ma
si era sentita abbandonata.
Di
colpo era di nuovo sola.
Il
suo ragazzo (anche se ancora faticava a definirlo
tale) era lontano, quella che era stata la sua migliore amica aveva
deciso di
vivere la sua vita e se ne era andata.
Era
tornata una ragazzina di sedici anni che non aveva
nessuno, vedeva tutto ciò come un abbandono da parte di
quella persona che era
stata l’unica che le volesse davvero bene. Era felice che
l’amica finalmente
aveva raggiunto ciò che voleva, dall’altra parte
si crogiolava nella
disperazione che la sua mente le portava: voci che le ripetevano quanto
fosse
inutile e che fosse colpa sua se l’unica persona che le
voleva bene se ne era
andata, che Andy sarebbe stato come chiunque e che forse non si sarebbe
mai
ripresentato a casa sua, se non per recuperare le cose che aveva
lasciato in
casa sua tre mesi prima.
Non
aveva detto nulla a Andy di Kirsten, non voleva
farlo preoccupare, ma il moro se ne era accorto che qualcosa non
andava: era
distante, quasi apatica, si lasciava andare a qualche manifestazione
affettuosa
solo dopo ore di telefonate e spesso quelle che si permetteva erano
frasi
simboliche.
Era
prosciugata da ogni emozione, non riusciva ad esprimersi
e aveva una paura immensa di lasciare intravvedere troppo, anche se,
analizzando ogni cosa, non aveva più nulla da perdere.
Lui
sarebbe tornato e l’avrebbe trovata in condizioni
considerevolmente pietose, le occhiaie le arrivavano a terra, non
dormiva
decentemente da settimane e non si ricordava quando era stata
l’ultima volta
che aveva messo qualcosa sotto i denti.
Lui
gli mancava tremendamente, e spesso, dopo ogni
chiamata, scoppiava in lacrime. Gli mancava anche dopo pochi secondi
che la
chiamata era stata chiusa.
E
piangeva per ore, ripetendosi che era una cretina
per quello che stava facendo. Alla fine lui sarebbe tornato, doveva
solo
aspettare.
Ma
la paura di perderlo era così forte che non poteva
zittirla, quello che aveva nella testa tornava prepotente a farsi
sentire,
insieme a tutti le emozioni legate al trasferimento di Kirsten.
Durante
le telefonate
cercava di carpire il più possibile della sua vita, sentiva
il forte bisogno di
ascoltare la sua voce e di farsi raccontare anche le cose
più inutili, e spesso
erano le uniche cose che la cullavano finché non crollava
per inerzia nel sonno
più profondo.
-Tornerai
da lei stasera? - chiese Chris, con fare
curioso e gli occhi di chi aveva bisogno decisamente di dormire nel
letto della
propria casa.
-Eh?
– mugugnò il cantante, in un dormiveglia non ben
definito a causa di un jet- lag fastidioso –Penso proprio di
sì, mi preoccupa,
la sento strana-
-Ashy?
- intervenne Ashley, dal posto dietro?
-Si,
lei-
-Ma
è successo qualcosa tra voi? - fece con fare
ammiccante il bassista.
-No,
Ash- rispose Andy con tono leggermente scocciato
–non è il caso, non ci ho mai pensato,
è tremendamente fragile…non la ho nemmeno
mai vista indossare qualcosa che non la coprisse dalla testa ai piedi-
-Davvero?
-
-Davvero
Ash, basta. -
-Io
credo che lei sia speciale, insomma è strana, nel
senso più positivo del termine- si intromettè
Chris -… e poi sai che piena di
tatuaggi? Una volta ne abbiamo parlato, quel giorno che stavamo
registrando-
-DAVVERO?
- esclamarono in coro Andy e Ash, stupiti.
Il
cantante non aveva idea che quella che poche ora
prima aveva chiamato “principessa” fosse tatuata.
Non che per lui fosse un
problema, ma la cosa lo attraeva.
Dopo
il breve intervento di Ash, la sua mente si
riempi di pensieri decisamente poco casti.
Lo
intrigava vedere le decorazioni d’inchiostro che i
tatuaggi aveva formato sulla pelle candida della giovane.
Sapere
in quali punti essi arrivavano.
Scacciò
immediatamente il pensiero. Era troppo fragile
per un pensiero come questo. Non aveva mai parlato con Ashy di qualcosa
di
concreto ed era sicuro di cosa avrebbe potuto pensare la ragazza in
merito.
Si
era decisa a interrompere il suo ozio emotivo per
farsi una doccia e ricomporsi.
Aveva
salito le scale pesantemente, percorso il
corridoio ancora più lentamente, curandosi bene di non
guardare la porta chiusa
dove qualche tempo prima dormiva la coinquilina.
Angel
l’aveva seguita zampettando qua e là,
aspettandola tranquillamente davanti la porta che la sua padrona dalla
dubbia
sanità emotiva arrivasse alla porta.
Ashy
aprì la porta e si svestì, perdendosi ad
osservarsi nello specchio mentre aspettava che l’acqua
raggiungesse una
temperatura decente: nonostante quello di essere così magra
era sempre stata uno
dei suoi sogni più lampanti, una luce nella sua testa le
sussurrava che stava
raggiungendo un punto di non ritorno e non nel senso positivo che aveva
sempre
sognato.
Osservava
come le ossa spuntavano violentemente da
sotto la pelle, cambiandone l’anatomia, modificando la forma
dei disegni che
portava sulla pelle da due anni. Le faceva senso tutto ciò.
Si
infilò nella doccia, lasciandosi crollare sul muro,
facendo sì che l’acqua bollente, nonostante la
temperatura esterna del mese di
agosto, le corresse sulla pelle pallida fino ad arrossarla. Chiuse gli
occhi,
sperando che i pensieri se ne andassero con quel gesto, come se
chiudendo la
sua finestra sul mondo potesse chiudere ogni collegamento ai suoi
ricordi.
Uscì
dalla doccia solo quando sentì Angel grattare con
le zampine sul vetro opaco, si raccolse i capelli e si
asciugò sommariamente.
Percorse
la distanza tra il bagno e la sua camera più
rinvigorita di prima, ma sempre con una lentezza innata.
Fisso
per dieci minuti buoni l’armadio, per poi
rinunciare e indossare i pantaloncini corti e la canottiera che aveva
buttato
alla rinfusa sul letto qualche giorno prima. Si lasciò
sfuggire un verso di
disapprovazione verso lo stato in cui era la sua camera, guardando
astiosamente
dagli abiti sui mobili fino ai fogli riguardanti qualche quadro di
Monet caduti
per terra.
Scese
le scale al buio, senza perdersi ad accendere la
luce come da sua consuetudine, e uscì sul balcone con un
pacchetto di sigarette
appena iniziato.
Era
appena riuscita ad accenderla, dopo dieci minuti
buoni grazie al vento immotivato per una giornata di giugno, quando il
rumore
odioso del campanello protestò per essere stato usato con
troppa enfasi.
Ashy
lanciò un veloce sguardo all’orologio.
23.59.
Il
pensiero di Andy le attraversò la mente tanto
velocemente quanto ci mise a attraversa la casa, per poter aprire la
porta
d’ingresso, mentre un sorriso da parte a parte gli
spuntò sul viso
fulmineamente.
Girò
velocemente la chiave, ritrovandosi davanti il
cantante moro che aveva sognato insistentemente negli ultimi mesi, nel
suo
metro e novanta di altezza, radioso come il sole e bello come una
divinità
greca.
-Bentornato-
asserì Ashy timidamente.
Lui
non rispose, entrò in casa lentamente, chiudendo
la porta dietro di sé e lasciando cadere la valigia con un
tonfo sordo al suolo
per poi avvicinarsi e stringendo istintivamente la ragazza che aveva
davanti a
se.
-Bentornata
a te- proferì.
"Fu
un attimo, ma
l’eternità."
L.
Pirandello, Uno, nessuno e
centomila
Angolo
dell’autrice:
Bene,
non scrivo, non pubblico e non
aggiorno dal maggio 2014.
Ultimamente
ho sentito urgentemente
il bisogno di concludere questa storia, anche se ne ho poca fiducia
perché ho
totalmente la mano con la scrittura, rispetto a un paio di anni.
Sarebbe
carino se mi faceste sapere
con una recensione cosa ne pensate c:
Knives.
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