Volo di libertà

di Ruchan
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Antefatto ***
Capitolo 2: *** L'incontro con il re ***



Capitolo 1
*** Antefatto ***


Ciao a tutti.

Prima di iniziare volevo fare una piccola premessa.

Essendo una rivisitazione di Eragon ci saranno dei dialoghi presi dal libro e volevo avvertire che non me ne prendo nessuno diritto, ma i diritti e il copyright sono di Christopher Paolini, così come sono suoi i personaggi e i luoghi.

Detto questo spero che vi piaccia.

Ciao.

 

VOLO DI LIBERTA’

 

Capitolo 1- Antefatto

 

Ci fu un tempo, dove la pace prosperava su tutti i popoli.

Ci fu un tempo dove tutti gli uomini erano liberi e non c’erano tiranni a derubare le nostre terre.

Ci fu un tempo dove valorosi guerrieri cavalcavano magnifiche bestie alate.

Ci fu il tempo dei Cavalieri dei Draghi!

La loro abilità in battaglia era ineguagliabile, poiché ciascuno possedeva la forza di dieci uomini.

Erano immortali, pur essendo vulnerabili alla spada o al veleno.

Usavano i loro poteri solo a fin di bene e, sotto la loro tutela, vennero costruite grandi città e innalzate torri di roccia viva.

Grazie alla pace che essi mantenevano, la terra prosperava.

Fu un’epoca d’oro.

Gli uomini erano alleati degli elfi e amici dei nani.

Le città traboccavano di opulenza e gli uomini godevano di grande prosperità.

Per migliaia di anni svolsero con successo la loro nobile missione, poiché nessun nemico poteva distruggerli.

Tuttavia, al culmine della loro potenza, nella provincia di Inzibeth, nacque un bambino di nome Galbatorix 

All’età di dieci anni venne messo alla prova, com’era usanza, e si scoprì che possedeva un grande potere.

I Cavalieri lo accolsero come uno di loro.

Lo istruirono e lo addestrarono, e il giovane si dimostrò superiore a tutti gli altri allievi.

Di mente acuta e fisico gagliardo, in breve tempo conquistò il suo posto fra i ranghi dei Cavalieri.

Poco dopo aver completato l’addestramento, Galbatorix intraprese un viaggio insieme a due amici.

Volarono a nord, notte e giorno, ed entrarono nel territorio degli Urgali poiché pensavano di essere invincibili.

Tuttavia, su una spessa coltre di ghiaccio, furono colti nel sonno da un’imboscata.

I suoi amici e i loro draghi vennero massacrati e anche Galbatorix subì gravi ferite, ma riuscì lo stesso ad uccidere i suoi aggressori.

Purtroppo, durante la battaglia, una freccia vagante colpì il cuore del suo drago.

Egli non conosceva le arti per salvarla e la povera creatura spirò tra le sue braccia.

Ecco come venne piantato il seme della follia.

Solo, fiaccato nel corpo e nello spirito, impazzito di dolore, Galbatorix vagò disperato in quella landa desolata, invocando la morte.

Ma la morte non rispose, malgrado egli si avventasse impavido contro ogni forma vivente.

Nel frattempo Galabatorix cominciò a credere che i Cavalieri gli avrebbero assegnato un altro drago.

Spinto da questo pensiero, intraprese l’ardua via del ritorno, a piedi, attraverso la Grande Dorsale.

Gli ci vollero mesi per valicare il territorio e, quando giunse ai piedi delle montagne, era prossimo alla morte.

Un contadino lo trovò svenuto nel fango e convocò i Cavalieri.

Dopo che il suo corpo fu sanato venne condotto davanti al consiglio, riunitosi per giudicarlo, ed egli chiese un nuovo drago.

La disperazione della sua richiesta rivelò la sua follia e il consiglio lo riconobbe per quello che era.

Di fronte a tale diniego, Galbatorix, attraverso la lente distorta della sua mente malata, cominciò a credere che fosse colpa loro se il suo drago era morto.

E da allora escogitò vendetta, riuscendo ad uccidere uno degli anziani.

Dopodichè si nascose e fu dimenticato.

Tuttavia, per un infausto capriccio della sorte, Galbatorix incontrò un giovane Cavaliere, Morzan…”

A quel nome il ragazzino che stava leggendo il libro sussultò.

-Eccolo! Forse in questo libro proibito troverò delle risposte o delle informazioni.-

Il ragazzino riccioluto prese una penna e si mise a sottolineare le parti che parlavano di Morzan, suo padre.

I suoi genitori erano morti quando lui era molto piccolo, di sua madre non serbava nessun ricordo, in quanto l’aveva vista pochissimo prima della sua morte, mentre per suo padre provava un forte rancore che cresceva sempre di più ogni volta che vedeva la cicatrice che gli aveva lasciato sulla schiena.

L’odio veniva anche alimentato ogni qualvolta il bambino veniva riconosciuto come “figlio di Morzan” e non come “Murtagh”.

Nessuno si soffermava a capire chi era lui come persona, veniva o idolatrato come il figlio del grande alleato di Galbatorix, colui che lo aiutò a compiere la grande opera, o denigrato in quando figlio di uno dei tredici rinnegati.

Non si era mai posto il problema delle sue origini, si era sempre limitato a seguire le lezioni e a fare ciò che gli veniva chiesto.

Gli piaceva la sua vita scandita da lezioni di scherma e letteratura.

Aveva un animo guerriero e gli piaceva tenersi in forma con gli allenamenti, tuttavia non denigrava i piacevoli momenti di pausa passati a leggere racconti di epoche perdute.

Dopo la morte dei suoi genitori fu preso sotto la tutela del re in persona, che, nonostante non si presentasse a lui di persona, non gli faceva mancare nulla e lo aveva anche accolto in un’ala del suo palazzo ad Uru’baen, la capitale dell’Impero.

Tuttavia, compiuti i quattordici anni, sentì l’impulso di conoscere meglio il suo passato e la storia dei suoi genitori.

Fu così che chiese il permesso di poter entrare nella rifornita biblioteca privata del re che conteneva anche i libri proibiti.

Non era mai stato nell’ala del castello ove vi erano gli alloggi privati di Galbatorix, non tanto per rispetto, ma perchè, i ragazzi che vi si erano avventurati per scommessa, narravano della presenza di un fantasma.

Dicevano che avesse le sembianze di una bambina, dalla pelle candida e i capelli color del fuoco.

Su questo fantasma furono ricamate molte storie, ma quasi tutti erano convinti che si trattasse della figlia del re scomparsa dodici anni prima.

Un grande mistero, infatti, avvolgeva la famiglia di Galbatorix.

La moglie era scappata portandosi via il figlio di quattro anni, ma delle sorti della piccola neonata non ci sono notizie.

C’è chi dice che la madre sia riuscita a salvare anche lei dalla follia del padre, altri che lei sia tenuta come ostaggio dal re perché la moglie ritorni con il suo erede, mentre i più dicono che lei sia morta durante la fuga.

Ma a Murtagh non interessavano queste storie, o almeno, non gli interessavano fino a quel momento.

Era ancora immerso nella lettura del libro, sottolineando tutto ciò che riguardava suo padre, quando un vociare lo fece sobbalzare.

Riconobbe la voce burbera del custode della biblioteca, ma la seconda voce non l’aveva mia sentita.

-Ma perché non posso entrare?- chiese una vocina sottile.

-Mi dispiace, Vostra Altezza, ma la biblioteca attualmente è gia occupata, ritorni più tardi.- taglio corto il vecchio bibliotecario.

-Ma…ma…non capisco perché io non possa entrare, non credo di creare grande disturbo, è una stanza talmente grande ed è piena di libri, penso che le probabilità di prendere lo stesso libro dell’altra persona siano molte poche…Dai, la prego, mi faccia entrare, scelgo un libro da leggere e poi mi ritiro nella mia stanza!- continuò la voce sottile, la voce inconfondibile di una bambina.

“Che sia il fantasma di cui tutti parlano?” si chiese Murtagh mentre silenziosamente si avvicinava all’ingresso per guardare cosa stava succedendo.

-No, mi dispiace, principessa, ma gli ordini sono ordini e mi è stato ordinato di non farvi passare mentre questa persona sta utilizzando la biblioteca.-

La principessa mise il broncio e disse con le lacrime agli occhi: -Qual è il problema? La persona all’interno o io? Perché a me non è permesso di incontrare nessuno né di seguire le lezioni insieme agli altri figli dei nobili? Cosa c’è che non va in me?-

Urlando l’ultima frase la bambina corse via, Murtagh arrivò in tempo per vedere una ragazzina minuta con una massa di boccoli rossi svoltare l’angolo.

Non sapeva chi fosse, ma di una cosa era sicuro, non era un fantasma, era reale!

Aspettò qualche minuto, poi prese le sue robe e ritornò in camera sua, l’immagine della bambina non lo abbandonava e non lo avrebbe mai abbandonato.

 

Erano passati quasi quattro anni da quell’evento, eppure Murtagh non aveva mai smesso di pensare a quei boccoli infuocati e neppure ora, mentre stava annaspando nella neve per tornare il più in fretta possibile dal suo lungo viaggio, quell’immagine aveva lasciato un secondo la sua mente.

 

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Capitolo 2
*** L'incontro con il re ***


Capitolo 2- L’incontro con il re

 

La neve scendeva silenziosamente, coprendo tutto quanto con il suo freddo manto candido.

L’aria invernale sferzava sui volti di quelle poche persone che ancora si attardavano sulla strada poco prima della chiusura dei cancelli della città.

Un ragazzo a cavallo correva velocemente per le vie della città, avvolto in un mantello nero per proteggersi dal freddo.

Quando raggiunge il centro rallentò e si avvicinò alle mura di  un possente castello.

Smontò da cavallo e rimase sovvrapensiero ad osservare l’imponente edificio che si stagliava davanti a lui.

Finalmente era tornato a casa dopo il suo lungo viaggio di addestramento.

-Ehi tu, cosa ci fai qui? Non lo sai che è proibito sostare vicino al palazzo del nostro re? Per di più è appena scattato il coprifuoco! Ti ordino di dirmi immediatamente quali sono le tue intenzioni e spera per te di trovare una scusa decente se non vuoi finire male!- urlò una guardia al ragazzo puntandogli una spada alla gola.

Il ragazzo sospirò per essere stato riportato così bruscamente alla realtà e si tolse il cappuccio, rivelando una folta chioma scura e due occhi duri, ma pieni di tristezza.

-Murtagh Morzansson?!- disse stupito la guardia, rinfoderando la spada: -Mi dispiace molto, non l’avevo riconosciuta….lasci che l’accompagni dentro, il nostro re Galbatorix l’attende con impazienza.-

Murtagh seguì il soldato imbarazzato con un sorriso compiaciuto, il suo nome portava terrore ovunque e gli conferiva parecchi privilegi.

Entrati nel castello la guardia lo condusse dall’altra parte rispetto a dove ci trovava la sua stanza.

-Scusi, dove mi sta portando? Se il re mi desidera vedere o qualcosa del genere, preferirei prima darmi una sistemata…-

-Sì, il re ha chiesto un colloquio con te tra una mezz’oretta, ma ti ha anche assegnato una nuova camera dall’altro lato del castello, vicino ai suoi alloggi privati.-

Murtagh trasalì stupito da quella notizia, e represse le mille domande che voleva porre alla guardia, di certo lui non avrebbe saputo rispondere.

Dopo aver percorso un lungo corridoio pieno di ritratti, il soldato aprì una porta, si congedò e lasciò il ragazzo in una spaziosa camera da letto arredata lussuosamente.

Murtagh si tolse il mantello e lo lasciò cadere sul pavimento, poi si buttò sul letto pesantemente.

Dopo qualche minuto si alzò e si diresse verso una porta posta dall’altra parte rispetto a quella da cui era entrato.

L’aprì e vide un enorme bagno bianco ed oro.

-Un bagno degno di un re!- esclamò appoggiando una mano sul rubinetto d’oro puro della vasca da bagno.

Alzò lo sguardo verso la meridiana appesa su una parete del bagno e ne rimase incantato.

Su ogni numero era incastonata una pietra preziosa di colore diverso, le lancette brillavano di luce rossa, dando a tutta la parete il colore del fuoco.

Rosso fuoco, odiava quel colore, gli ricordava suo padre.

Mentre l’acqua scendeva, il ragazzo si guardò intorno per ammirare tutto il lusso in cui era immerso.

Quando l’acqua raggiunse metà vasca si tolse l’arco e la spada e li appoggiò sul letto, poi si levò la  maglietta mostrando un bel fisico scolpito da anni di duri allenamenti.

Si chinò per slacciarsi le scarpe e vide riflessa sullo specchio una grossa cicatrice che gli percorreva tutta la schiena.

-Ma certo, tutto questo lusso non è per me, ma per la persona che mi ha fatto questa!- disse con rabbia lanciando una scarpa contro lo specchio che però non si ruppe.

-Magia!- esclamò con rabbia mentre finiva di svestirsi e si immergeva nell’acqua calda.

Rilassò i muscoli doloranti per il lungo viaggio e chiuse gli occhi lasciandosi cullare dal tepore dell’acqua…ci voleva proprio dopo un lungo viaggio in mezzo alla neve!

Dopo una decina di minuti si costrinse ad uscire dall’acqua, non poteva certo far aspettare il grande re Galbatorix!

Si avvolse in un morbido accappatoio bianco ed uscì dal bagno.

Scrutò la camera da letto e aprì un grosso armadio di legno con accurati intagli che rappresentavano la schiusa di un uovo di drago…un drago rosso!

Evidentemente quella stanza era stata pensata per lui, non sapeva se sentirsi lusingato o spaventato da ciò che si aspettavano da lui.

Aprì l’armadio, scacciando via tutti i pensieri che gli affollavano la mente, ci avrebbe pensato a tempo debito, era inutile angustiarsi per niente.

Dentro trovò molti abiti di lusso, rimase qualche minuto ad osservarli chiedendosi quale fosse il migliore per un incontro ufficiale con il re.

Si mise dei pantaloni di pelle nera e una camicia di lino bianca.

Per completare l’opera di mise un mantello da cerimonia rosso, fermato davanti alle spalle da due bottoni d’oro.

Guardò l’ora su un orologio da taschino appoggiato sulla scrivania e si accorse di avere ancora un quarto d’ora di tempo prima dell’appuntamento con il re.

Viveva a corte da quando i suoi genitori erano morti e Galbatorix si era incaricato della sua educazione, ma era sempre stato confinato in una spoglia ala del castello e non aveva mai avuto contatti con il re.

Si sdraiò sul letto guardando distrattamente fuori dalla finestra la neve che cadeva nel giardino del palazzo

Ad un certo punto una grossa cosa bianca sfrecciò accanto alla finestra ed atterrò nel giardino.

Spaventato il ragazzo si diresse alla finestra, la spalancò e si affacciò dal balcone.

Lo spettacolo che vide lo lasciò senza fiato.

Un cucciolo di drago alto due metri si rotolava nella neve allegramente.

Aveva le squame bianche che riflettevano la luce del sole mandando bagliori ovunque.

I colori di ciò che lo circondavano producevano mille sfumature dell’arcobaleno sul dorso della bestia.

Il drago ad un certo punto calciò una montagnetta di neve con una zampa anteriore e colpì una ragazza che rispose prontamente con una palla di neve e con una grande risata.

Murtagh rimase incantato ad osservare la scena, mentre un dolce sorriso gli nasceva sul viso, un sorriso che non apparteneva a lui.

-Ehi Seishin, prendi questa!- urlò la ragazza al drago lanciando una piccola palla di neve in alto.

La dragonessa dispiegò le ali e spiccò un grande salto in direzione della pallina.

Lo spostamento d’aria fece cadere la ragazza che rise sdraiandosi in mezzo alla neve.

Il ragazzo la osservò attentamente.

Era una ragazza minuta e pallida, ma i boccoli rosso fuoco che le incorniciavano il viso le davano un’energia ed una forza sorprendente.

Appena la mise a fuoco il suo cuore smise di battere per un secondo e poi accelerò incontrollatamente.

Non poteva essere lei! La persona che aveva ossessionato i suoi sogni per quattro anni!

Si sporse ancora di più per osservarla meglio quando un ruggito lo fece trasalire.

Il drago bianco era appollaiato sul cornicione del balcone e gli mostrava i denti con rabbia.

Murtagh indietreggiò spaventato: -Scusi, scusi, signor drago, ho sentito le vostra risa e ti ho visto passare accanto alla mia finestra e così mi sono incuriosito e volevo vedere che cosa stava succedendo, non ho intenzioni malvagie… Sono Murtagh, figlio di Morzan, sono qui perché il re Galbatorix ha chiesto di vedermi, tra pochi minuti ho un colloquio con lui…-

Il drago annuì e osservò il ragazzo con i suoi grandi occhi azzurri cielo, poi spiccò il volo e raggiunge la ragazza.

Rimasero fermi per un po’ e Murtagh immaginò che stessero parlando con la mente di lui perché la ragazza alzò lo sguardo per osservarlo.

Il cuore del ragazzo ebbe un tuffo quando si ritrovò ad osservare due occhi uguali a quelli del giovane drago, due zaffiri lucenti che emanavano gioia e voglia di vivere, particolare che quattro anni fa non aveva notato.

Senza distogliere lo sguardo dalle due Murtagh indietreggiò lentamente e richiuse la finestra, sospirando….avrebbe tanto voluto continuare a guardare le due divertirsi con la neve.

A malincuore si allontanò dalla finestra e si avviò verso la stanza del trono, dove lo aspettava Galbatorix.

Stava percorrendo il corridoio esterno quando una palla di neve lo colpì in piena faccia.

-Questo è per avermi sbirciato di nascosto, Murtagh figlio di Morzan.- scherzò la ragazza prendendo altra neve e preparandosi ad un altro attacco.

Il ragazzo sorrise e le disse: -Chiedo pietà, ma non posso permettermi né di rovinarmi il vestito né di fare tardi, sai il re ha chiesto un incontro con me.-

-So, so, me l’ha detto Seishin…sei preoccupato?- chiese la ragazza appoggiandosi ad una colonna.

Murtagh la osservò per qualche secondo e poi rispose: -Beh, sì, un po’ sono nervoso, non so bene come comportarmi con lui…in fondo è il re di tutta Alagaesia e non vorrei mancargli di rispetto in qualche modo…e non sono nemmeno sicuro di stare andando nella direzione giusta…-

La ragazza sorrise, e Murtagh rimase incantato dalla luce gioiosa dei suoi splendidi occhi azzurri.

-Ti accompagno io.- gli disse infine facendogli segno con la mano la direzione.

Rimasero in silenzio mentre si avviavano verso la stanza del trono.

Il ragazzo continuava ad osservarla con la coda dell’occhio, era più che sicuro che si trattasse della bambina che aveva visto in biblioteca.

Ma chi era? Non era come tutte le altre ragazze che giravano a corte..

Il suo modo di camminare e di muoversi era talmente elegante e raffinato che faceva intravedere le sue origini nobili, ma era vestita in modo eccentrico e di certo al limite della decenza.

Indossava un maglione lilla con dei disegni bianchi, una minigonna viola con alla fine un merletto bianco e degli stivali da neve lilla con il pelo bianco.

In netto contrasto con i boccoli rossi un cerchietto di brillantini bianchi mandava piccolissimi bagliori di luce sui muri.

-Dov’è il tuo drago?- chiese Murtagh cercando di instaurare una conversazione per scoprire di più su quella ragazza.

-A caccia- rispose lei con un’alzata di spalle.

-A caccia?!- chiese il ragazzo stupito: -E dove?-

La ragazza alzò di nuovo le spalle: -Non lo so, ovunque le dica di andare il suo fiuto-

Avrebbe tanto voluto chiederle chi era, ma lei si fermò davanti ad una porta e con un sorriso si congedò e corse via.

Murtagh bussò e fu accompagnato all’interno da alcune guardie.

Davanti al re s’inchinò e disse una breve frase di saluto.

-Murtagh, figlio di Morzan, è un vero piacere averti qui davanti a me.- disse Galbatorix con voce suadente.

-Anche per me è un vero piacere…e un onore.- rispose il ragazzo con lo sguardo basso.

-Su, sediamoci e parliamo del motivo del nostro incontro.-

Murtagh obbedì e si sedette davanti al re, non osando guardarlo nei suoi penetranti occhi neri.

-Morzan.- cominciò il re: -Morzan, tuo padre, mio alleato e grande amico, sono passati quindici anni dalla sua scomparsa e guarda come sei cresciuto, ormai sei un uomo, un guerriero degno di lui…tuo padre sarebbe stato orgoglioso di te.-

Il ragazzo annuì tenendo lo sguardo fisso sul vetro colorato che ricopriva il tavolo di legno pregiato, non gli piaceva essere paragonato a suo padre, lo odiava, l’unico ricordo che aveva di lui era la cicatrice che gli aveva procurato con la spada sulla schiena.

-Tuttavia tu non sei Morzan- continuò il re come leggendogli nel pensiero: -Sei Murtagh, già, Murtagh, ed è arrivato il momento di toglierti l’appellativo “figlio di Morzan” e dimostrare chi sei veramente.-

Il ragazzo alzò lo sguardo e lo puntò negli occhi neri del possente re, la sua voce gli risuonava nelle orecchie.

Galbatorix sorrise compiaciuto sapendo di aver premuto il tasto giusto: -Per tutti questi anni ho fatto in modo che tu venissi educato sia nelle arti guerriere sia in quelle filosofiche, ho fatto in modo che ti venisse insegnato a leggere e a scrivere sia nella nostra lingua sia in quella antica, che ti fosse insegnato a tirare con l’arco e ad affrontare un duello con la spada…e…e hai ottenuto ottimi risultati in tutte le discipline.

Ogni mese ricevevo rapporto sui tuoi progressi che sono andati ben oltre a ciò che immaginavo e speravo, sono molto orgoglioso di te.-

Murtagh sorrise compiaciuto.

Il re ricambiò il sorriso e continuò con la sua voce affabile: -Tu hai perso un padre ed io un figlio, forse per questo motivo ti ho sempre considerato come un figlio ed  ho provveduto a farti avere i migliori maestri e le migliori cure, senza esagerare, naturalmente, un vero guerriero si dimostra tale quando sa cavarsela nelle situazioni impossibili, farti crescere nel lusso più sfrenato non ti avrebbe di certo giovato.-

Il ragazzo continuò a fissare il re con aria affascinata e orgoglioso delle sue parole.

-Ora che ormai sei un giovane adulto…diciott’anni, giusto?- chiese a Murtagh che fece cenno di sì con la testa.

Galbatorix annuì a sua volta compiaciuto: -Bene, diciotto…ora che sei diventato adulto ed hai compiuto il tuo viaggio per mettere in pratica ciò che hai imparati, ti chiedo se vuoi rimanere qui a palazzo per perfezionarti…e se ti terrò idoneo a cominciare le tue missioni.-

Murtagh guardò il re stupito: -Ma…ma signore dice davvero? È un grande onore per me servirla e…e…le sue parole mi lusingano molto e…e..-

-L’onore è mio, Murtagh, mi fa piacere avere sotto la mia protezione un ragazzo promettente come te.-

Il ragazzo chinò il capo in una specie di piccolo inchino.

-Ora dimmi, è di tuo gradimento l’alloggio che ti ho riservato?-

Murtagh si alzò si scatto e si affrettò ad inchinarsi: -Oh certo, mio re, è più di quanto io mi aspettassi, la ringrazio molto.-

Il re sorrise e si alzò per congedare il ragazzo, quando fu alla porta disse: -Per qualsiasi cosa non esitare a rivolerti ai servitori e se non ti servono a dovere vieni da me immediatamente.-

Murtagh annuì inchinandosi e aprendo una porta, ma poi ci ripensò e si girò verso Galbatorix: -In realtà c’è una cosa che vorrei chiederle…quattro anni fa, quando mi concesse l’utilizzo della sua biblioteca privata, intravidi una bambina e poco fa ho visto una ragazza che le somiglia molto…ha più o meno la mia età, forse qualche anno in meno, capelli rossi, occhi azzurri…era in giardino a giocare con un drago ed era vestita in modo strano…chi è?-

 Galbatorix fece un mezzo soriso indecifrabile: -è mia figlia.-

Il ragazzo lo fissò stupito, voleva dire qualcosa, ma non aveva parole per esprimere lo stupore

Però fu il re a parlare: -Tra qualche mese compirà sedici anni e darò un ballo in suo onore e poi provvederò a maritarla…Lo so è parecchio infantile e ha questa mania di tagliare le gonne per essere più libera di muoversi, ma sa anche come ci si comporta nelle occasioni ufficiali e in mezzo ai nobili…ha una buona educazione ed è una maga potentissima.-

Murtagh ancora colpito dalla scoperta uscì piano dalla stanza e si avviò verso la tua stanza.

Per tutto il tragitto si guardò intorno nella speranza di rivedere la ragazza, ma doveva essersi ritirata nei suoi alloggi privati.

Arrivato in camera sua, si sfilò i vestiti e mise una tunica bianca come pigiama per poi infilarsi sotto le coperte.

Guardò la finestra dove aveva visto la dragonessa per la prima volta e sospirò: -E così è una principessa… a pensarci bene chi altri poteva essere? Allora non è sparita con la madre e il fratello... Chissà perché la tiene nascosta, però ha detto che darà un ballo in suo onore…forse non ha detto niente prima per paura di perderla com’è successo con il figlio…che poi chissà cosa gli è successo…il re è proprio una persona misteriosa.-

Con questi pensieri per la testa il ragazzo si addormentò.

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