Restoring our broken souls

di _ Arya _
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Daily life's challenges ***
Capitolo 3: *** Once upon a time, there was an incredibly strong little girl ***
Capitolo 4: *** Beyyond the surface ***
Capitolo 5: *** Heart Racing ***
Capitolo 6: *** Normal can be good ***
Capitolo 7: *** Fun, laughter, feelings and consciousness ***
Capitolo 8: *** Deep crack within her walls ***
Capitolo 9: *** You've invaded my thoughts ***
Capitolo 10: *** Mixed drinks and mixed emotions ***
Capitolo 11: *** Motherly advice ***
Capitolo 12: *** A great leap forward ***
Capitolo 13: *** Fear of change ***
Capitolo 14: *** Coming clean ***
Capitolo 15: *** Haunted by the past ***
Capitolo 16: *** Clear the mind ***
Capitolo 17: *** A light at the end of the tunnel ***
Capitolo 18: *** Sometimes, moving on can be easy ***
Capitolo 19: *** A perfect first half-date ***
Capitolo 20: *** Self awareness ***
Capitolo 21: *** A ghost from the past ***
Capitolo 22: *** Surprise ***
Capitolo 23: *** Feeling good ***
Capitolo 24: *** Ready ***
Capitolo 25: *** Certainties and Uncertainties ***
Capitolo 26: *** Can happiness last forever? ***
Capitolo 27: *** Back to everyday life ***
Capitolo 28: *** Unexpected news ***
Capitolo 29: *** Life choices ***
Capitolo 30: *** Thinking about the future ***
Capitolo 31: *** Life can change when you least expect it ***
Capitolo 32: *** Life's challenges ***
Capitolo 33: *** Broken Heart ***
Capitolo 34: *** Decisions ***
Capitolo 35: *** Fight for your destiny ***
Capitolo 36: *** I'm coming for you ***
Capitolo 37: *** Being back feels good ***
Capitolo 38: *** A good, a strange and a delicate news ***
Capitolo 39: *** The toughest call ***
Capitolo 40: *** Conflicted ***
Capitolo 41: *** A Happy Beginning ***
Capitolo 42: *** EPILOGO (part 1): 6 mesi dopo ***
Capitolo 43: *** A Happy Beginning ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Prologo







KILLIAN POV

Non avevo la minima idea del perché avessi accettato il suggerimento di Liam, ma era troppo tardi per tornare indietro: dovevo solo attraversare la strada per raggiungere il numero 8 di Wild Street.
Era quasi buffo che il gruppo di sostegno si trovasse proprio in un vecchio bar chiuso nel cuore della città... e probabilmente era anche pieno di gente patetica e ubriaca che utilizzava quell'ora per parlare dei problemi più stupidi. Io non avevo bisogno di una cosa del genere, ero sicuro che sarebbe solo stato un'inutile spreco di tempo. Tempo prezioso, per di più: gestendo un bar nel centro di Londra, difficilmente riuscivo a prendermi più di una serata di riposo a settimana e avrei di gran lunga preferito passarla a bere rum con gli amici e conoscere belle ragazze in giro per i locali.
Avevo deciso di farlo soltanto perché avevo promesso a mio fratello che avrei provato, e glielo dovevo: dopotutto potevo anche rimanere mezz'ora e poi andarmene con qualche scusa per non offenderli. No, parlare delle mie cose con degli estranei, decisamente non fa per me, pensai mentre varcavo la porta d'ingresso, sopra la quale c'era ancora la vecchia insegna del posto.
Una volta dentro mi guardai subito intorno: c'era un'unica sala, in mezzo alla quale un gruppo di circa quindici persone sedeva in cerchio su delle sedie di plastica. Sul bancone del vecchio bar c'erano invece piatti, bicchieri, del cibo e alcune bevande – purtroppo analcoliche.
Sbuffai, un a bella birra sarebbe stata l'ideale, invece avrei dovuto accontentarmi di Coca Cola, aranciata o acqua. Fantastico. Sarei impazzito, me lo sentivo.
In più, per mia sfortuna nessuno stava mangiando e per non apparire come un morto di fame decisi di evitare anch'io e mi avvicinai al gruppo, tirando una sedia leggermente indietro e sedendomi: mi sembrava troppo stupido restare in quello stramaledetto cerchio. Mi limitai quindi a evitare tutti gli sguardi e incrociare le braccia per poi analizzare le persone che stavano chiacchierando tra loro: spiccavano una coppia di ragazzi molto giovani, una donna con una sciarpa, una ragazza dai capelli rossi che stava scrivendo qualcosa sul cellulare e altre due giovani molto carine. Tuttavia notai subito un dettaglio che li accomunava: tutti stavano sorridendo, nessuno escluso, come se fossero davvero a loro agio. Lo trovai strano: in una situazione del genere non avrei mai potuto sentirmi così in mezzo a tanti sconosciuti.
Fu un movimento a un paio di metri di me a distogliere la mia attenzione da quell'assurdo gruppetto: una giovane bionda era appena arrivata, e la osservai prendere con disinvoltura un pezzo di torta, poi senza dire niente si accomodò sulla sedia accanto alla mia tirandola leggermente indietro esattamente come avevo fatto io.
Era piuttosto carina con quei riccioli dorati che le ricadevano sulle spalle, gli occhi verdi e la pelle chiara coperta da un paio di jeans e una giacca di pelle rossa.
-Salve dolcezza. Sei qui per il cibo gratis?- tentai di approcciarmi.
Tuttavia, lei si limitò ad alzare lo sguardo su di me, e senza neanche rispondere tornò alla sua torta.
-Non essere maleducata tesoro, non voglio mica mangiarti, sai?
La bionda ovviamente continuò ad ignorarmi, e prima che potessi aggiungere altro una sveglia segnò le 21.
-Ciao!- esclamò l'anziano di fronte a me che neanche avevo notato -Sono contento che oggi ci siate tutti...- notò lanciando uno sguardo alla giovane accanto a me, e lei sorrise leggermente.
-E abbiamo anche un volto nuovo...- continuò, spostandosi su di me -Felice di conoscerti...?
-Killian. Killian Jones. Piacere.- borbottai, leggermente imbarazzato.
Mi salutarono con calore anche tutti gli altri, dicendomi i loro nomi che chiaramente dimenticai all'istante: tutti tranne la bionda, che neanche si degnò di guardarmi. Cosa le avevo fatto? Aveva messo il muso solo per la mia battuta innocente?
-Allora, cosa ti porta qui, Killian?- domandò gentilmente la donna con la sciarpa – Mary, o Susan, o qualcosa del genere.
-Oh... beh, in realtà sono venuto solo per fare un piacere a mio fratello. Posso... ascoltare e basta?
-Certo, non obblighiamo nessuno a parlare, non ti preoccupare!- sorrise rassicurante.
-Mary, come va con tuo marito?- domandò la ragazza accanto a me, dandomi modo di ascoltare per la prima volta la sua voce: era molto bella, proprio come lei... melodiosa.
-Sì, beh...- sospirò, abbassando lo sguardo e sfilandosi la sciarpa: sul suo collo aveva tre enormi lividi viola, oltre a qualche brutto graffio. Strinsi automaticamente i pugni: avevo sempre odiato gli uomini che alzavano le mani sulle donne fin da quanto ero bambino. Ancora ricordavo le lacrime di mia madre, i suoi lividi, e il suo sguardo impotente.
-Ho provato a parlargli... con calma. Ma non vuole ascoltarmi, si è arrabbiato quando gli ho detto di voler divorziare... mi ha minacciato dicendo che avrebbe portato via i bambini... e... non ho potuto fare altro che scusarmi, ma... insomma, mi ha... punita lo stesso.
Già odiavo quell'uomo, e neanche conoscevo Mary; tuttavia non ero mai riuscito a capire le donne che non sembravano voler denunciare i loro mariti violenti. Non ero mai riuscito a capire neanche mia madre, e quando la polizia ci aveva annunciato la morte di mio padre avevo provato un inquietante moto di gioia. Non ero riuscito a contenerla, e lo stesso valeva per Liam: era la mamma l'unica che per assurdo aveva pianto.
-Pensi di... beh, denunciarlo, magari?- le domandò l'anziano, sfiorandole delicatamente la mano.
-Non lo so. Eravamo felici una volta, lui mi amava. E ama i nostri figli, loro lo adorano... non posso rovinargli la vita, sono ancora piccoli...
In quel momento mi accorsi che anche la bionda stava stringendo i pugni, pur senza dire niente: nel suo sguardo riuscii a leggere una grande rabbia, la stessa che avevo provato in passato.
-Lo capisco, ma anche tu meriti di essere felici. Capiranno, sai, i bambini sono più intelligenti di quanto pensiamo...
-Lo so, ci penserò davvero. Grazie ragazzi, è bello poter parlare con voi...
Forse, dopotutto, mi ero sbagliato a proposito di quelle persone: forse non erano solo una banda di ubriaconi, ma gente con problemi reali, gente che non poteva neanche vivere felicemente la propria vita a causa della paura e dei sentimenti contrastanti.
Non sapevo dire cosa fosse, ma qualcosa mi convince a restare, restare e ascoltare le loro storie. Neanche mi accorsi che il tempo stavo scorrendo, tanto ero assorto nelle loro viste, i loro problemi e le paura; solo una volta ogni tanto lanciavo un'occhiata alla “ragazza senza nome”, l'unica che non parlava a parte me.
Per qualche motivo mi incuriosiva genuinamente, forse perché conoscevo quello sguardo: era il mio sguardo. Lo sguardo di una persona che apparentemente stava benissimo, ma i cui incubi bussavano alla porta per rimanere lì per ore. Giorni. La maggior parte del tempo stavo bene, la mia mano mancante non era più un problema, utilizzavo la mia protesi alla perfezione. Il mio problema erano i fantasmi di Milah e della nostra bambina non ancora nata, e spesso, di giorno o di notte, rivivevo la loro morte tra le mie braccia. Ricordavo ancora il suo sguardo colmo di dolore che mi supplicava di lasciarla andare, promettendo che non mi avrebbe mai lasciato e che lei e Sarah – il nome che avevamo voluto dare alla piccola – avrebbero sempre vegliato su di me.
Deglutii e sbattei le palpebre per non permettere alle mie lacrime di uscire, quindi mi concentrai sulle due dicassettenni che parlavano del loro capo che continuava a toccarle e non potevano farci nulla perché avevano bisogno di quel lavoro. Quello era un altro genere di uomini che non riuscivo a sopportare: amavo flirtare e sedurre le donne, ma mai e poi mai ne avrei sfiorata una senza il suo consenso. Ero dell'opinione che una donna non dovesse essere sfiorata neanche con un fiore.
Poi ascoltai l'anziano signore, la cui pensione non era sufficiente a sostenere le spese per le cure di sua moglie; da ciò che avevo capito erano fuggiti insieme quando erano molto giovani, e ora non avevano nessuno a prendersi cura di loro, neanche dei figli.
Poi c'era il ragazzino appena 18enne costretto a crescere da solo la sorellina dopo la perdita dei loro genitori, la donna che non poteva vedere i propri bambini e l'uomo che era da poco sopravvissuto all'attentato di Parigi e non riusciva ad addormentarsi senza tranquillanti, tanto che aveva dovuto lasciare il lavoro in quanto incapace di concentrarsi.
Queste e le altre storie erano semplicemente terribili, e mi sentii davvero un idiota: anch'io ne avevo passate tante, ma oggi la mia vita non era così terribile. Stavo andando avanti, e per addormentarmi mi bastava qualche bicchiere di vino – non usavo medicinali.
-Beh, si è fatto tardi ma... ma c'è qualcun altro a cui piacerebbe parlare?- domandò in fine Mary, passando lo sguardo da me, a Lucy e poi alla bionda. Nessuno disse niente, quindi di comune accordo si alzarono tutti e raggiunsero il bancone con le vivande.
Quando lessi l'ora sul mio cellulare non riuscii a crederci: erano quasi le 11 di sera ormai. Come poteva il tempo passare tanto velocemente?
Salutai quindi tutti ad accezione della bionda che sembrava essersi volatilizzata, ed uscii: probabilmente sarei rimasto, ma preferivo qualcosa di forte ad un bicchiere di aranciata.
Non appena misi piede fuori fui colpito dal freddo e mi pentii di non aver indossato qualcosa di più caldo: in quello stesso momento intravidi la ragazza dalla giacca rossa. Era a qualche passo di distanza da me e stava riponendo il telefono in tasca.
-Hey. Non sei di molte parole...
La giovane sussultò e si voltò, esaminandomi un paio di volte da capo a piedi.
-Neanche tu.
-Lo so. Come ho detto, sono venuto per far piacere a mio fratello.- “e mia madre” aggiunsi mentalmente, per non fare la figura del ragazzino -Tu?
-A volte mi piace stare ad ascoltare persone che non giudicano...- fece scuotendo le spalle -Scusa, devo andare ora. Ci vediamo.
Prima che potesse voltarsi la afferrai per un braccio: sentii i suoi muscoli tendersi all'istante, quindi lasciai immediatamente la presa, un po' confuso.
-Scusa dolcezza, non volevo spaventarti. Volevo solo offrirti un drink...- spiegai mentre si calmava.
-Non... non mi hai spaventata, solo... per favore, devo andare...- mi pregò, con uno sguardo strano: c'era qualcosa in quegli occhi che non riuscivo a decifrare. Paura? Preoccupazione?
-D'accordo...- decisi di non insistere, perché a giudicare dalla sua faccia doveva essere successo qualcosa e magari aveva davvero fretta; -Posso sapere il tuo nome, almeno? E il tuo numero, magari.
-Emma. Ma per quanto riguarda il mio numero... beh, scordatelo.
-Perché?- la provocai con un sorriso divertito. Non ero abituato a essere rifiutato, e non capivo davvero che tipo di problema avesse con me: poteva almeno darmi una chance.
-Conosco i tipi come te... probabilmente sei solo interessato a bere un paio di drink, un po' di pomiciate e magari una notte di sesso... per poi tornare alla tua vita come se niente fosse successo. Mi sbaglio?- domandò, incrociando le braccia e continuando a guardarmi.
-Ok mi hai scoperto, a volte lo faccio. Ma non dirmi che a te non piace divertirti, dai... con un bel faccino come il tuo sono certo che gli uomini ti cadono ai piedi.
-Beh, sbagli. E mi piace divertirmi, ma non in questo modo. Mi lasci andare, adesso?
-Certo, tesoro. Non ti forzerò a bere con me, anche se lo adoreresti...
-Se fossi in te non ne sarei così sicura. Ora devo proprio andare. Ciao.- concluse, guardandomi incerta: che problema c'era? Puzzavo, forse? Avevo la zip dei pantaloni slacciata?
-Ciao Emma. Ci vediamo la prossima settimana.- mi arresi sorridendole.
-Quindi tornerai? Non eri venuto solo per accontentare tuo fratello?
-Forse ora ho una ragione per tornare- dissi allusivo. Era una davvero, davvero bella giovane donna, ancor più di quanto non avessi notato inizialmente.
-Mh... Ci si vede. Forse.- disse e questa volta si voltò definitivamente, sparendo nella stazione della metro.
Forse avrei dovuto ringraziare Liam, se non fosse stato per lui non avrei mai incontrato Emma: ora, offrirle un drink sarebbe diventato il mio obiettivo personale. Non volevo sedurla, solo avere l'occasione di conoscerla, chiacchierare... aveva un certo fascino che in qualche modo la rendeva molto attraente. Doveva di sicuro essere una donna molto interessante.

***

EMMA POV

-Sono a casa!- esordii non appena rientrai; ero piuttosto certa che mia madre fosse a casa dato che quella sera mio padre sarebbe tornato tardi da una cena di lavoro.
-Ciao tesoro. Com'è andata?- mi domandò dal divano, proprio come avevo immaginato: mise quindi in pausa il film che stava guardando su Netlix e mi incitò a raggiungerla.
-Tutto bene...- risposi semplicemente, prendendo posto accanto a lei.
-Hai parlato?
-No. E non ho intenzione di farlo, lo sai.- risposi afferrando la ciotola dei pop corn: erano salati e imburrati proprio al punti giusto.
-Ma perché, Emma... a che serve andarci, a questo punto?
-Infatti ci vado solo un paio di volte al mese. E non mi va di tornare sull'argomento. Henry dorme, vero?
-Sì, come un angioletto...- sospirò rassegnata, per poi cingermi le spalle. Ne avevo parlato a lungo con lei e papà, spiegando loro che non me la sentivo di raccontare i miei fatti alle persone del gruppo, ma sembravano non riuscire proprio a capire che stavo perfettamente bene così. Da quando avevo partorito, la depressione era notevolmente diminuita: mio figlio aveva quasi 2 anni, ed era pi bimbo più bello e tenero del mondo. Non mi importava di non avere al mio fianco un padre per Henry, stavamo benissimo così.
-Bene... vado a dargli un bacio, mi metto il pigiama e ti raggiungo.
Senza aggiungere altro mi alzai e raggiunsi velocemente la mia camera: Henry stava davvero dormendo come un angioletto, nella sua culla e con la boccuccia semiaperta. Lo baciai leggermente per non svegliarlo, poi indossai il mio comodo e caldo pigiama. Dopo un'ultima rapida occhiata al mio piccolo tornai in salotto, abbracciando la mamma non appena notai le tazze di cioccolata calda sul tavolino.
-Sapevo avresti apprezzato! Oggi fa piuttosto freddo, perché non indossi il piumino che ti ho comprato?
-Sto bene così, dico davvero. Grazie per la cioccolata, ti adoro.
-Lo so. Senti, ho invitato Neal domani sera a cena, per te va bene?
-Oh... beh, sì, certo. È... mi piace Neal.
-Anche tu gli piaci.
-Non in quel senso, mamma!- esclamai infastidita: adoravo avere un rapporto di amicizia con mia madre, dato che aveva soltanto 20 anni più di me, ma quando si metteva in testa certe idee era insopportabile. L'ultima era di farmi uscire con Neal.
-Ok, scusa, se ancora non te la senti...
-Smettila. Non si tratta di sentirmela- replicai, nonostante in parte avesse ragione -E' solo che vedo Neal come un amico. Gli voglio bene, ma questo è quanto. Non voglio uomini, un nuovo tipo oggi mi ha ricordato quanto possono essere irritanti.
-Oh, hai conosciuto un ragazzo allora...
-Sta' calma. È... fastidioso. Sai, no tipo uno di quelli stronzi. Insomma, super sicuro di sé, flirta... e...- borbottai, non sapendo bene cosa aggiungere. Era uno stronzo e basta.
-Ehi...- fece preoccupata, tornando al suo lato materno -Stai bene? Ti ha infastidita? Devi dirmelo...
-Sto bene... e no, certo che no, non mi ha fatto niente. Mi ha solo... sai, rotto le palle. So come gestire quelli come lui- le assicurai, ed era vero. Anche se non lo sapeva, col mio nuovo lavoro avevo già incontrato numerosi uomini come Killian Jones o come cavolo si chiamava, e sapevo come gestire la situazione, anche se in un primo momento mi aveva colta alla sprovvista.
-Torniamo a Netflix e basta, dai...
La donna annuì apprensiva ma non obiettò più e premette play: stava guardando “Ritorno al Futuro 2”, e sembrava mi fossi persa soltanto i primi cinque minuti. Era così che volevo concludere la serata, non a pensare a quell'uomo che probabilmente la prossima volta non si sarebbe neanche presentato. Ero certa che non avesse bisogno di me, poteva sicuramente avere tutte le donne che voleva. Era bello... ma era anche il tipo d'uomo che ero abituata ad evitare. Mi ricordava Ryan, in qualche modo, e a uomini del genere non doveva neanche essere permesso di avvicinarsi alle donne. Ero felice di essere riuscita ad evitare che quest'ultimo scoprisse di nostro – mio figlio, e non l'avrebbe mai scoperto.
Avevo un solo, unico dubbio: perché Killian Jones si era trovato lì? Per quale motivo un uomo come lui aveva bisogno di un gruppo di supporto? Gli avevo lanciato qualche occhiata fugace, certo, e più di una volta l'avevo visto davvero turbato nell'ascoltare le storie delle altre persone. Forse c'era davvero qualcosa in lui, ma non riuscivo a capire cosa.
In quel momento decisi che la prossima settimana sarei tornata: ero curiosa di sapere se fosse stato serio quando aveva detto che sarebbe tornato, o era stata solo una mossa per sedurmi.
Mi sarei messa nei guai, ne ero certa. Eppure volevo tornare. Sarei tornata.











 

Angolo dell'autrice;
Ciao! Allora, siccome ho finito il nuovo capitolo dell'altra fanfiction ma non lo posterò prima di Sabato... di notte non riesco a stare senza scrivere. Tra le varie idee che ho avuto per quando finirò quella storia, ha vinto questa... stavolta è completamente AU, non un misto con altre serie TV. (Ovviamente, quando inizierò a postare questa, continuerò anche "On adventure with the pirate 2"... ho tante idee e non ho intenzione di abbandonarla). Questo è il prologo, e insieme alla descrizione da un'idea generale su quelli che saranno i temi e la trama, che man mano andranno ad approfondirsi... Fatemi sapere cosa ne pensate, se l'idea vi piace e vi incoriosisce e perché no, anche se avete suggerimenti e consigli.
A sabato col capitolo di Two Unusual eccecc xD
Un abbraccio :*

PS1: Mi sono accorta di avere un paio di FF arretrate, ma in questi giorni non ho avuto un attimo... a parte stanotte xD entro domenica recupero tutto! :)
PS2: Ora proverò ad andare a dormire... è praticamente l'alba ._.

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Capitolo 2
*** Daily life's challenges ***


Daily life's challenges











KILLIAN POV

-Allora? Com'è andata ieri?
-Lasciami in pace Liam- biascicai coprendomi la faccia col lenzuolo -E' appena l'alba, sei impazzito?
-Veramente è mezzogiorno passato, dormiglione!
-Oh... beh, sai com'è. Sono tornato alle 4 del mattino, lasciami dormire in pace. Stasera lavoro!- lo pregai, ovviamente senza alcun risultato: invece di ascoltarmi aprì le tende e mi tirò via le coperte, tanto che mi domandai cosa lo portasse ad avere istinti suicidi del genere. In quel momento, ucciderlo mi sembrava davvero una grande idea. Dopo il gruppo di supporto avevo incontrato August, Victor e Graham per un paio di birre – che erano diventate molte di più – e ora avevo un gran bisogno di dormire.
-Non fare il bambino e trascina il culo in cucina, il pranzo è pronto.
-Bene!- feci tra i denti -Arrivo. Devo davvero iniziare a cercarmi un posto tutto per me- mi lamentai tirandomi su, sapendo che ormai non mi avrebbe lasciato in pace.
Mi trascinai quindi in bagno per sciacquarmi il viso con l'acqua gelata nella speranza che mi aiutasse a svegliarmi, poi indossai i soliti jeans e una t-shirt nera.
Tuttavia dalla cucina proveniva un ottimo profumino, e quando mi accorsi delle tue grandi pizze sul tavolo il mio umore migliorò all'istante: Liam aveva ragione, non potevo lasciare che si raffreddasse.
-Ce l'hai ancora con me, fratellino?
-Se smetti di chiamarmi fratellino no- promisi, per afferrare un trancio e dargli un morso ancor prima di mettermi a sedere. Era deliziosa: peperoni, salsicce e mozzarella, la mia preferita!
-Bene, adesso mi devi un favore. Raccontami di ieri sera, forza!- insistette, al che sospirai. Ancora una volta, se non avessi parlato non mi avrebbe lasciato stare, quindi non avevo scelta. Certe volte era proprio estenuante vivere con mio fratello, dopotutto avevo quasi 30 anni! Non ero più un bambino.
-Beh, non è stato così male...- ammisi -Ho conosciuto una ragazza piuttosto carina.
-Oh, ecco perché hai fatto così tardi...
-Sfortunatamente ti sbagli. Probabilmente non era dell'umore, ci riproverò... sono certo che alla fine cederà, lo fanno tutte.
-Non posso crederci! Vai all'incontro di un gruppo d'ascolto e riesci solo a pensare a convincere una ragazza ad uscire con te!
-Mi conosci- sorrisi pungente. Però non riuscivo proprio a togliermi quella tipa dalla testa, e non sapevo dire se fosse perché mi aveva respinto o per un altro motivo. In ogni caso, non mi sarei arreso prima di averle almeno offerto un drink.
-Sei senza speranze...- sospirò Liam, guardandomi con rassegnazione -Però deve far male essere rifiutato, eh?
-Non mi ha rifiutato. Diciamo che... ha solo bisogno di una spintarella, è tutto sotto controllo.- gli assicurai per poi tornare al mio pranzo. Emma sarebbe stata la mia accompagnatrice per il viaggio di compleanno che avevo organizzato, solo che ancora non lo sapeva; il tempo era decisamente a mio favore, dopotutto avevo più di un mese per conquistarla. Probabilmente non sarebbe durata a lungo, ma poco mi importava, non era la mia prima donna e non sarebbe stata neanche l'ultima. Dopo aver perso Milah avevo anche perso ogni interesse nell'amore, e ora non volevo altro che vivere la mia vita giorno per giorno, divertendomi senza coinvolgimenti seri.
-Ok, quindi vuol dire che tornerai.
-Certo, ma non guardarmi così. Lo faccio solo per la biondina, sai che non mi piace perdere.
Quello annuì senza aggiungere altro, quindi decisi di concentrarmi sulla pizza e il boccale di birra che l'accompagnava. Forse un po' di resistenza da parte della giovane non era poi così male: a pensarci bene, riuscire ad avere tutte le donne senza alcuno sforzo era piuttosto noioso a volte.
Emma era la mia nuova scommessa, nonostante non sapessi ancora nulla di lei. Il suo cognome, la sua età, il suo lavoro, e perfino se aveva un ragazzo. In ogni caso, non avrebbe potuto di certo essere più affascinante di me, di quello potevo esser certo.
Sapevo solo di avere un'insana e insensata voglia di rivederla.
 

***

EMMA POV

Odiavo vestirmi elegante, ma le giornate in cui aiutavo Regina alla boutique, non avevo alternative. Il primo giorno di lavoro – quasi un anno fa – mi ero presentata in jeans e camicia e la mia amica mi aveva fatto una scenata decisamente esagerata, per poi costringermi ad indossare uno dei suoi abiti. Erano bellissimi, ovviamente, ma non nel mio stile. Ricordavo ancora quell'abito verde col corsetto di seta aperto sulla schiena e la leggera gonna in tulle che mi scivolava lungo le gambe quasi fino a terra: splendido ma scomodo per camminare.
Certo, dovevo ammettere che la volta in cui le avevo fatto da modella per la sua collezione insieme ad altre ragazze mi ero divertita molto, ma portare un abito cortissimo e leggerissimo per tutto il giorno era un'altra faccenda.
Per non ripetere l'esperienza avevo comprato un paio di completi eleganti con camicette a maniche corte leggermente a palloncino e dei pantaloni di cotone in vari colori.
-Swan! Adoro quando vieni in bianco, stai benissimo!- mi accolse la 24enne mora per poi salutarmi con un abbraccio e due baci sulle guance.
-Ciao Regina. Anche tu stai benissimo... come sempre- sorrisi, squadrandola da capo a piedi: sapeva essere perfetta senza il minimo sforzo. Quel giorno indossava una larga camicetta di seta beige e una semplice gonna nera fino al ginocchio... e ovviamente era perfetta, la donna più bella e di classe che conoscessi.
-Oggi quindi full time con me? Nessun cattivo da rintracciare?
-No, oggi no... sono tutta tua. E poi mi sento in colpa, ultimamente ti aiuto meno del solito...
-Tranquilla Emma, so che fare la commessa non è la tua ambizione. Mi chiedo solo se fare la cacciatrice di taglie lo sia davvero o lo fai solo per dispetto ai tuoi... è pericoloso, lo sai.
Sospirai alzando gli occhi al cielo: da quando – un paio di mesi prima – ero tornata con dei punti sulla fronte, era già la terza volta che mi faceva quel discorso. La prima volta avrei anche potuto capirla, il fatto che i miei continuassero a preoccuparsi eccessivamente mi irritava, ma non ero così sciocca da imparare un mestiere come quello soltanto per dispetto. In più, mi ero già ribellata abbastanza decidendo di non frequentare l'università. Mia madre era laureata in ginecologia e scienze infermieristiche, mio padre era avvocato, quindi avevano dato per scontato che avrei condiviso le loro ambizioni. Ci avevo provato a dare un'occhiata a qualche università, probabilmente coi miei voti sarei anche riuscita ad entrare in alcune piuttosto buone, ma prima che fosse troppo tardi avevo capito che quella vita non avrebbe fatto per me. A me piaceva l'azione, e per un po' di tempo avevo valutato di iscrivermi ad un concorso per entrare in polizia, poi però avevo conosciuto Cleo e dopo varie insistenza da parte mia aveva deciso di accettarmi come sua apprendista.
Cleo aveva 39 anni, ed era intraprendente e sicura di sé. Amava correre il rischio, rimanere sul filo del rasoio anche nelle situazioni più complicate, e questo mi piaceva molto. Ovviamente sapeva tutto ciò che mi riguardava, perché potesse prendermi sotto la sua ala avevo dovuto raccontarle ogni cosa nei minimi dettagli, ma alla fine non aveva battuto ciglio. Aveva deciso di credere in me.
-Non so più che dirti. Senti, a questo punto puoi anche non credermi... ma ti assicuro che è davvero ciò che voglio. Il mio scopo non è quello di farmi ammazzare.
-Lo so, lo so... scusa- sospirò, alzando le mani -A volte dimentico quanto tempo è passato e quanto tu sia cresciuta. Non che ti abbia mai vista come una bambina... però dai, avevi 16 anni rotti!
-Sì, me lo ricordo...- sorrisi, dandole una pacca sulla spalla.
Io e Regina ci eravamo conosciute in un modo strano, quando io ero rimasta da poco incinta di Henry. Era la figlia della psicologa da cui avevano deciso di mandarmi i miei genitori e un giorno, quando avevano parlato con lei circa la mia riluttanza ad aprirmi, mi ero ritrovata a chiacchierare con Regina. Pur conoscendo la mia situazione, era la prima persona che mi aveva trattata senza guanti. Mi aveva provocata con battutine acide oltre a darmi della ragazzina ingrata perché facevo perdere tempo a sua madre e soldi ai miei, tanto che avevo finito per apprezzarla. Quella sera stessa ero uscita con lei e non mi aveva trattata da ragazzina; alla fine, in qualche modo, eravamo diventate amiche. Era stato merito suo se avevo iniziato a risollevarmi già da prima della nascita del mio Henry.
-Ok, prometto di smetterla, non sono tua madre. Ma Neal, tipo? Come va con lui?
-Ti ci metti anche tu?! Sembri davvero mia madre. Anche lei è fissata, e per stasera l'ha invitato a cena.
-Oh avanti Swan, non far finta di non capire che quello è cotto di te. E poi non è tanto male.
-Siamo solo amici. Io lo vedo come un amico. Ok?- insistetti, incrociando le braccia al petto.
Mi ero accorta che ultimamente Neal si comportava in maniera più amichevole del solito? Certo. Avevo pensato che potesse avere una cotta per me? Anche. Ma io lo adoravo come amico, non sarei mai riuscita a vederlo come qualcosa di più. E non perché, come dicevano i miei e Regina ero ancora bloccata, semplicemente perché le cose stavano così e basta.
-Vabbé, come ti pare. Henry come sta? Ancora fa i capricci per gli omogenizzati alla verdura?
-Sta alla grande... e ieri l'ho ricattato! Gli ho detto che se l'avesse mangiato, poi gli avrei dato il budino al cioccolato. Ovviamente l'ha fatto per il budino, però gli è piaciuto!
-Astuta! Vedi solo di non farlo diventare un golosone come te!- mi punzecchiò, e in risposta le diedi una giocosa spinta – un attimo prima che entrassero le prime due clienti della giornata, obbligandoci a ricomporci.
Nonostante amassi lavorare con Cleo, non mi dispiacevano neanche le giornate a lavoro con Regina. Non perché fare la commessa mi piacesse particolarmente, ma con lei non ci si annoiava mai. Aveva sempre la battuta pronta e una soluzione a qualsiasi momento di noia; in più, i pranzi erano sempre fantastici. Ogni volta per dessert portava un dolce fatto in casa, e nonostante la sua specialità fossero le torte alle mele, preparava sempre qualcosa di diverso.


Era la pausa pranzo più pigra che ricordassi, ma né io né la mia amica avevamo avuto la forza anche solo di attraversare la strada e prendere un pranzo pronto da Tesco. Così, Regina aveva fatto una telefonata e avevamo ordinato del sushi per viziarci un po'. A mezzogiorno erano venute sei ragazze tutte insieme a cercare dei vestiti per un matrimonio, ed erano state le clienti più difficili da accontentare che avessi mai incontrato. Erano rimaste fino all'una a farsi prendere le misure per degli abiti che avevano trovato su un vecchio catalogo del negozio: essendo fuori produzione, avevano pagato il doppio per ordinarli e riceverli da lì a una settimana. Così, mentre Regina chiamava le sarte e prendeva le misure alle giovani, io avevo attraversato la città per trovare le stoffe giuste – in quanto non avremmo avuto il tempo per ordinarle. Era valsa la pena, alla fine, ma era stata una fatica immensa.
-Sei venuta proprio il giorno giusto, Emma. Se non ci fossi stata tu sarei andata fuori di testa! C'erano decine di altri modelli che potevano scegliere! Ragazzine viziate del cavolo!- sbottò, aprendo anche la scatola del sushi fritto.
-Perché non assumi qualcuno? Pensa se non ci fossi stata...- le feci notare, nonostante fosse anche quello un discorso affrontato più volte. Non le piacevano le persone e non si fidava di nessun altro a gestire con lei la boutique, ma doveva pur ammettere che quei ritmi fossero disumani! Anche se dovevo definirmi fortunata, a quel punto. Persone molto più preparate di me avevano portato dei curriculum ma, una volta uscite, la donna si era limitata a gettarli. Capivo non volesse fidarsi dopo che la sua apprendista, un anno prima, le aveva svuotato la cassa, ma non tutte le persone erano così.
-Fidarsi è bene, non fidarsi è meglio. Sono giovane e in forma, posso gestirlo da sola il mio negozio.
-Mi sa che sei tu a dover fare qualche seduta con tua madre.
-Mi stai dicendo che ho problemi?- fece alzando un sopracciglio minacciosa, al che mi limitai ad alzare gli occhi al cielo. Era davvero inutile discutere con lei.
-A proposito di problemi, prendi ancora gli antidepressivi? Se me ne allungassi due, credo non mi farebbero male.
-Sempre molto delicata. Non me li porto in giro, comunque. Arrangiati col sushi.- feci secca, per poi tornare al mio. Ovviamente non me la presi per il suo modo “simpatico” di ricordarmi i miei problemi, me la presi con me stessa. Negli ultimi mesi stavo molto meglio, eppure, soprattutto di notte da sola nel letto, mi capitava ancora di sentirmi oppressa. Erano eventi rari, ma erano abbastanza perché continuassi la terapia. Cora era stata chiara, potevo provare a farne a meno, ma secondo lei sarebbe stato meglio continuare ancora per un po'. Erano 8 mesi ormai che li prendevo, non avendolo potuto fare durante l'allattamento di Henry, e per quanto volessi smettere, ancora non trovavo il coraggio.
-Ehi, Emma... tutto a posto? Non te la sarai presa? Mi dispiace...
-No!- esclamai a bocca piena, per ingoiare il boccone solo dopo -No, certo che no. Lo sai che non me la prendo per queste cose!
-Ok...- borbottò, squadrandomi attentamente -A proposito... riguardo a quegli incontri? Ci sei andata di recente?
-In realtà sì, ieri sera. Però non so se continuerò... sembra che ora quel posto lo frequenti gente di tutti i tipi.- borbottai, corrugando la fronte al ricordo di quel fastidioso di Killian Jones. Perché diavolo ricordavo il suo nome, poi? La sua presenza lì era stata del tutto inappropriata, ed io avevo reagito come una stupida ragazzina. Col senno di poi, mi sentivo davvero idiota a voler tornare. Per lui. Perché avrei dovuto? Avrei dovuto semplicemente mettergli in chiaro che se fosse tornato o no, non me ne importava un fico secco.
-Swan, cosa c'è che non mi stai dicendo? Hai fatto qualche conoscenza?
-Ma che conoscenza! Ha rotto le palle, voleva solo flirtare...
-COSA?! Hai uno spasimante, a parte Neal, e non mi dici niente?! E io che credevo di essere la tua migliore amica, ragazzina!
-Regina!- esclamai esasperata, mentre quella mi si piazzava davanti con le mani sui fianchi -Non fare la melodrammatica! Non ho nessuno spasimante, era un tipo che secondo me è finito lì per caso e continuava ad attaccare bottone...
-Ah vabbé, se è brutto e sfigato lascia perdere...
-Non ho detto che è brutto, solo che è fastidioso.- replicai, per poi pentirmene subito. Ma le parole mi erano uscite da sole. Dopotutto non ero cieca. Solo, sarebbe stato opportuno evitare di farlo sapere alla mia amica impicciona.
-Allora è bello. Avanti Emma, comportati da ragazza della tua età una volta ogni tanto...
-Ma perché siete tutti fissati che devo avere un ragazzo... io sto da dio così!- esclamai, sempre più infastidita. Mi aspettavo che almeno Regina avrebbe potuto capirmi, noi donne non vivevamo in certo in funzione degli uomini!
-Non si tratta dell'avere un ragazzo... ma di te che ti lasci andare, per una volta. Cosa vuoi che succeda, alla tua età perfino io ho fatto delle pazzie!
-Beh, sai una cosa, Regina?!- biascicai, stringendo i pugni e alzandomi in piedi -A te non ti ha messa incinta nessuno quando eri una ragazzina! Nessuno ti ha violentata! Quindi permettimi di pensarla diversamente!
Poi non seppi più cosa disse o cosa fece nel tentativo di richiamarmi; afferrai giacca e borsa e uscii dal suo negozio senza più voltarmi indietro.
Apprezzavo che fosse l'unica a trattarmi come qualsiasi altra persona, però sapeva cosa avevo passato! Lo sapeva, quindi poteva quantomeno evitare di uscirsene con quei discorsi assurdi.
Mi ero lasciata andare, in passato. Avevo ceduto a due bellissimi occhioni azzurri e dei pettorali scolpiti, e cosa ne avevo ricavato?! Di essere rinchiusa in una stanza col mio ragazzo ubriaco e il suo migliore amico, di essere spogliata per poi venire brutalmente violentata. Non una volta, non due, e neanche tre. Ma ore intere. Le ore più dolorose della mia vita, che non avrei potuto dimenticare neanche tra 20 anni. Quell'esperienza sarebbe stata sempre una parte di me.
Solo grazie ad Henry ero riuscita ad andare avanti, perché per qualche ragione, nonostante sapessi come fosse stato concepito, quando l'avevo preso tra le braccia avevo capito che sarebbe stato l'uomo della mia vita. L'unico uomo della mia vita, a parte mio padre. Più passavano i giorni, più quel piccolino dagli occhi grandi mi riempiva la vita di gioia.
Stavamo bene così, io e lui, non avevamo bisogno di un uomo.
 

***
 

-Ehi, grazie per aver fatto divertire Henry... ti adora!
-Come sempre!- sorrise compiaciuto, facendo sorridere anche me.
Henry adorava Neal. Ogni volta che ci trovavamo insieme lo obbligava a giocare con lui, e questa sera avevo guardato i due giocare per un'ora con le nuove macchinine che il ragazzo gli aveva regalato. Dato che quello era il suo giorno libero, dopo una cena allegra e leggera i miei l'avevano invitato a rimanere un po', per poi scusarsi e andare a letto. Sapevo benissimo qual'era il loro intento, ma non avevo detto niente perché in fondo non mi era dispiaciuto passare un paio d'ore con lui. Era un ragazzo molto dolce e l'avevo conosciuto all'ospedale dove lavorava mia madre. Ero andata a prenderla per andare a pranzo insieme, ma delle risate di bambini avevano attirato la mia attenzione e le avevo seguite. Mi ero ritrovata in una stanza con maschietti e femminucce di tutte le età seduti su piccole sedie e tappetini, e un ragazzo vestito da clown. Dopo pochi minuti mi ero ritrovata a ridere col resto del gruppo, ed era stata la mamma a dover venire a recuperare me. Poi mi aveva fatto conoscere quel giovane volontario, che si era rivelato essere anche un ragazzo simpatico e molto dolce. Nonostante in quel periodo non fossi ancora molto in forma, lui si era dimostrato paziente e alla fine eravamo diventati ottimi amici.
Così mi ero ritrovata a rispondere subito di sì quando mi aveva chiesto di fare una passeggiata, dato che erano ancora le dieci e nessuno dei due aveva sonno. Abitando a Notting Hill, a due passi dal Kensington Palace, avevamo deciso di passeggiare fino al palazzo e poi tornare indietro. Non che non fossi solita fare le ore piccole, ma Henry mi avrebbe svegliata alle 7 per mangiare e dopo averlo accompagnato al nido sarei dovuta andare direttamente in ufficio da Cleo – aveva un nuovo caso tra le mani.
-Ehi... è questo il bar dove fanno le crepes che mi dicevi?- fece poi, indicandomi il locale dritto di fronte a noi.
-Sì! Vuoi che prendiamo una? Vedrai, sono buonissime.
-Ok! Però offro io, tu hai preparato la cena!
-Sì, dai, va bene. Però potrei farti finire in bancarotta, lo sai no?
-Certo che lo so... pensi non abbia notato quanto ti abbuffi di dolci?
-Ehi! Io non mi abbuffo!- scoppiai a ridere, per poi afferrargli la mano e trascinarlo verso la pasticceria. Il dolce e caldo profumo di cioccolata calda mi invase le narici come tutte le volte, e Neal rise della mia espressione deliziata. In fin dei conti, capivo i miei genitori: era davvero il ragazzo perfetto.
-Ok tesoro, quante ne vuoi?
-Prima scherzavo, una mi basta... con la Nutella.
-Ok, credo seguirò il tuo esempio... due crepes alla Nutella, per favore!- si rivolse quindi al simpatico omone dietro il banco, che si mise subito all'opera.
Mentre aspettavo, non potei fare a meno notare il braccio del ragazzo che mi aveva avvolto le spalle con calore, e con la coda dell'occhio gli lanciai un'occhiata – che purtroppo non passò inosservata.
-Oh... scusa, Emma, mi dispiace, non ci avevo pensato...- borbottò dispiaciuto, ritirandosi prima di darmi il tempo di replicare. Fino a poco tempo prima quel gesto mi avrebbe messa a disagio, era vero, ma a dire il vero ora non mi era dispiaciuto.
-Va tutto bene...- borbottai quindi, stringendogli la mano con un sorriso -Stavo solo... niente...
-Ammirando il panorama?- fece quindi scherzoso riportando il braccio dietro la mia schiena -Sono bello, lo so, mi è stato detto...
-Sei un cretino!- risi di cuore, abbracciandolo quando si finse offeso. Forse la giornata non era iniziata alla grande, ma stava finendo piuttosto bene. Dovevo assolutamente scusarmi con Regina, come sempre aveva ragione lei. Dovevo smetterla di lamentarmi ed iniziare a lasciarmi andare, a quanto pare mi faceva bene.
Smettemmo di punzecchiarci soltanto quando l'uomo ci porse le crepes, e dopo che Neal ebbe pagato uscimmo dal locale per gustarci il nostro dolce di fronte ai cancelli del palazzo reale. Faceva molto freddo, ma a scaldare l'ambiente c'erano le luci e le risate dei turisti che chiacchieravano e si facevano foto.
-Grazie Neal.
-Per la crepe?- alzò un sopracciglio, divertito.
-No... cioè, anche. Ma sai, per la serata. Mi sono divertita molto, ci voleva...
-Mi fa piacere. Sono stato bene anch'io... dovremmo farlo più spesso.
-Hai ragione. Fammi sapere quand'è la tua prossima serata libera e vedremo di organizzarci, ok?- proposi, dopo aver ingoiato l'ultimo pezzo del mia dessert – che avevo praticamente divorato in due minuti. Forse aveva ragione, ero troppo golosa!
-Assolutamente! Sperando non coincida con una tua serata di lavoro... non mi piace che tu faccia la cacciatrice di taglie. E che i tuoi non lo sappiano.
-Sono affari miei- replicai storcendo il naso -Ho 18 anni e posso fare quel che voglio. Lo nascondo ai miei solo per non farli preoccupare, sai come sono apprensivi!
Mio padre, forse, avrebbe anche potuto capire... ma a mia madre sarebbe venuto un infarto, poi mi avrebbe rinchiusa in camera per gettare la chiave nel Tamigi. E non avevo alcuna voglia di litigare: gli avrei detto la verità più avanti, magari quando avrei smesso di prendere medicinali e mi fossi trasferita in una casa tutta mia.
-Scusa, dai, lo so... è solo che questa faccenda mi preoccupa, non voglio che finisca per farti male...- si addolcì, accarezzandomi una guancia. Fu in quel momento che il mio cuore iniziò a battere, ma non di emozione. Di paura. Non paura di lui, sapevo che non mi avrebbe mai fatto del male... fu piuttosto la paura di sapere che non mi stavo sentendo come avrei dovuto. Come avrei voluto.
-Non... non ti preoccupare. Non mi succederà niente, sono brava...
-Questo lo so...- asserì, avvicinando il viso al mio sempre di più -Non lo metterei mai in dubbio, sei la ragazza più in gamba che conosca...
Il suo respiro sulle labbra mi rese impossibile rispondere, e mi limitai a continuare a guardarlo negli occhi, poi abbassarli sulla sua bocca, col cuore pronto a saltarmi fuori dal petto.
Era sbagliato.
Adoravo Neal, gli volevo un bene dell'anima, eppure sentivo quella situazione sbagliata per me.
-Neal. Si è fatto tardi, dovremmo andare...- dissi quindi, prima che fosse troppo tardi e il mio rifiuto rovinasse tutto. Era molto egoista da parte mia, me ne rendevo conto, ma tenevo troppo a quell'amicizia per perderla a causa di sentimenti che sembrava non provassi. Avrei voluto provarli. Avrei davvero voluto che, in quel momento, il mio unico desiderio fosse quello di avventarmi sulle labbra del ragazzo più dolce che conoscessi, ma non era così e non potevo farci niente.
-Oh, sì... sono già le undici passate. Hai ragione. Andiamo.
Annuii, e dopo aver accennato un sorriso gli cinsi le spalle, nella speranza che il mio comportamento non lo facesse star male. Forse avrei dovuto mettere le cose in chiaro per non lasciare che lo alimentassero false speranze, ma non sapevo come fare.
Ci limitammo quindi a camminare di nuovo verso casa mia; sapevo che per il mio amico sarebbe stato molto più comodo prendere la metro lì vicino, ma sapevo anche che non mi avrebbe mai rimandata a casa da sola.
Perché dovevo essere così complicata?
Perché non potevo lasciarmi andare ed innamorarmi di Neal?
Dovevo avere qualcosa di seriamente guasto se non ero in grado di amare quel ragazzo, ma al tempo stesso non vedevo l'ora che arrivasse la settimana prossima per rivedere – forse – il misterioso sbruffone che aveva promesso di tornare per me. Sì, ero guasta.
 

***

Certo che ne hai mandati di messaggi di scuse.
Mi spiace per averti ignorata tutto il giorno. Mi
sono comportata da ragazzina.

No, a me dispiace. A volte esagero, credo tu
abbia ragione. Dovrei essere un po' più sensibile

A me piaci così come sei. Sono seria
Regina, e avevi ragione tu. Come sempre.

Wow. Aspetta che lo segno sul calendario!
E come mai avrei ragione?

Devo lasciarmi andare. Sono passati più di
due anni, basta autocommiserazione. Sono
una mamma e ho perfino un lavoro con cui
posso mantenermi... è ora.

Ah Emma... certe volte dimentico che hai solo
18 anni.

So che muori dalla voglia di chiedermi
com'è andata con Neal.

E va bene! Però dicevo sul serio, sembri una
28enne, altro che 18enne! Di carattere, intendo.

Tranquilla non mi sarei offesa. Beh, comunque è
andata bene. È stato divertente e Henry adora Neal.

Anche tu adori Neal. Posso chiamarti per parlare meglio?

Dormono tutti e rischierei di svegliarli... comunque sì,
adoro Neal, ma non come credi tu. Non come vorrei.
Credo stesse per baciarmi, prima.

COSA?! E ME LO DICI SOLO ORA!

Siamo usciti a fare una passeggiata
e c'è stato un momento... però mi sono tirata
indietro prima che rendesse ovvie le sue intenzioni.

E perché? Hai avuto paura o non te la sei sentita,
pensi sia presto o... cosa? Neal è perfetto per te.

Lo so, senti, tu hai ragione. Mi sentivo bene. Da tanto non
ero così a mio agio con un ragazzo, ma... credimi,
vorrei amare Neal. È perfetto, è sempre
dolcissimo, mi capisce... però non c'era quella scintilla
da parte mia. Non ho sentito le famose farfalle nello stomaco.
Non volevo baciarlo, mi sembrava sbagliato. Credo che a
questo punto sia chiaro che lo vedo come un amico.

Avrei preferito questa chiacchierata al telefono
o a quattr'occhi, ma mi farò andare bene whatsapp.
Non sbagli, se è così. Se ti sei sentita davvero come
mi hai detto, allora ci hai visto chiaro... non provi ciò
che lui prova per te. È un peccato ma...

Lo so :\ secondo te cosa devo fare? Dovrei dirglielo
o è meglio se me ne sto zitta?

Conosci la risposta. Ma questo non vuol dire che
non puoi prenderti i tuoi tempi... so che sarà
difficile, quindi devi sentirti pronta. Certo, se fa
qualche avance più esplicita...

Non lo farebbe mai. Capisci quanto è adorabile?!
Sarebbe tutto più facile se potessi innamorarmi
di lui, lo adora pure mio figlio.

Già, ma tu sei Emma Swan, nulla che ti riguardi
è mai facile. Beh, spero di sentirti domani... è tardi
e devo alzarmi presto. Notte! E tienimi aggiornata
sugli sviluppi con lo sbruffone sexy :P

Ma smettila! E poi il prossimo incontro è solo la
settimana prossima. Notte Regina!

Già il fatto che tu abbia deciso di tornare la dice
moooolto lunga ;) Ciao ciao, a domani!


Dopo quell'ultimo messaggio sbuffai e riposi il telefono sul comodino, senza più rispondere. Cosa potevo farci se quel tipo mi intrigava? Era uno sbruffone, ma c'era qualcosa in lui... qualcosa che non riuscivo a decifrare. Ero brava a leggere le persone, ed ero piuttosto certa che ci fosse qualcosa oltre quel velo di sicurezza che mostrava.
Oppure ero diventata una superficiale, e ora due begli occhi azzurri bastavano ad incantarmi.
In ogni caso, Regina aveva ragione. Di nuovo.














 

Angolo dell'autrice;
Ciao! Uhm, non so perché sto pubblicando ora il capitolo... probabilmente perché ce l'ho pronto da una vita... beh, a breve inizierò a postare questa storia, quindi ci sta dai (?). Ovviamente anche On adventure with the pirate 2 continuerà, non me ne sono dimenticata :)
In questo capitolo si scopre qualcosina in più sulle vita di Killian ed Emma... soprattutto Emma. Non ha concepito Henry come nella serie, ma è frutto di una violenza che lei non ha ancora del tutto superato. Il rating rosso l'ho messo principalmente per via del tema, in effetti... molto attuale, purtroppo.
Tuttavia sono passati due anni, e ora Emma inizia a sentirsi più sicura di sé... un po' grazie a Henry, un po' grazie a Regina, al suo lavoro ecc... Ho la trama in testa almeno fino a metà della storia, quindi quando finirò l'altra, posterò regolarmente (probabilmente una volta a settimana o una volta ogni 2... dipende quanto tempo avrò per scrivere per poter alternare le due ff che ho da postare).
Spero che questo capitolo non sia tanto brutto, anche se i due non si sono incontrati... però, si sono decisamente lasciati il segno a vicenda.
Un abbraccio e a domenica, quando posterò l'altra storia! :*


PS: visti i nuovi spoiler dal set? L'ansia già da ora... andiamo bene ç_ç

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Capitolo 3
*** Once upon a time, there was an incredibly strong little girl ***


Sorpresa! (ok magari non me ne frega niente xD) Ma siccome non sono riuscita a finire l'altro capitolo e avevo questo pronto... quindi ho deciso di postarlo.
 

Once upon a time, there was an incredibly strong little girl










 

8 anni prima
Emma piangeva inconsolabile tra le braccia della sua mamma, stufa di quella vita che, nonostante la sua giovanissima età, avrebbe preferito non vivere.
Non era colpa sua se la maestra l'aveva mandata dal preside e aveva chiamato i suoi genitori: Max non aveva smesso di prenderla in giro dal giorno in cui era arrivata, mesi prima, nella nuova scuola. Cosa doveva fare? Doveva lasciarsi trattare in quel modo per sempre e stringere i denti? Questa volta non era riuscita a resistere e aveva sferrato un pugno a quel bambino arrogante e prepotente. Solo che era stata più forte di quanto avrebbe mai immaginato di poter essere, quindi gli aveva spaccato il labbro e fatto uscire il sangue dal naso.
-Tesoro avanti, non piangere...- sussurrò la donna, stringendo a sé la piccola.
-Ma mi odiano tutti! Nessuno vuole giocare e parlare con me... Max è sempre cattivo! Non è colpa mia se sembro più piccola degli altri! E poi io non voglio stare sempre male, non voglio che le maestre mi mettano voti alti se non me lo merito... non è colpa mia!- gridò, dando un calcio ad un sasso non appena furono fuori dai cancelli della scuola.
La bambina era molto intelligente e sapeva di essere fortunata. Sapeva che, quando era nata, i medici le avevano dato due anni di vita, tre al massimo. Invece adesso ne aveva 10 e sia i suoi genitori che i dottori le parlavano di come avrebbero risolto il problema una volta per tutte.
Ma nel frattempo, la sua vita era triste. Ogni anno cambiava scuola, perché non voleva essere diversa e studiare a casa, ma puntualmente veniva derisa e messa da parte. I bambini erano cattivi. “Nanetta”, la chiamavano. “Cocca della maestra”, “mostro”, “vampiro” e tanti altri nomignoli che era stufa di ascoltare. Se era nata con l'anemia aplastica, che colpa ne aveva lei? Cosa poteva farci se si ammalava facilmente? Cosa poteva farci se le usciva il sangue dal naso senza preavviso? E cosa poteva farci, se all'ora di educazione fisica non poteva fare altro che segnare i punti perché uno sforzo minimo, per lei avrebbe potuto essere fatale? Doveva addirittura portare lo zaino con le rotelle, perché non le pesasse sulle spalle. Non era mai stata ad una gita, neanche quando un anno prima la sua classe era stata a Dover e lei aveva tanto voluto andare. Gli unici viaggi che i suoi genitori le avevano fatto fare erano quelli in America, quando la portavano da un ospedale all'altro. Da un paio d'anni, invece, si erano stabiliti definitivamente a Londra, la città di sua madre. Avevano trovato un ottimo medico che si stava prendendo cura di lei nel migliore dei modi, e da quel che sentiva quando loro pensavano che dormisse, era stato trovato un donatore di midollo, qualunque cosa significasse. Aveva fatto delle ricerche, ma non ci aveva capito molto.
-Infatti non ce l'abbiamo con te, tesoro... capisco quel pugno. Sei una bambina forte!
-Non sono forte...- singhiozzò -Non posso fare niente! E sono la più bassa della classe... sono alta quanto i bambini di 8 anni!
-Amore...- borbottò la donna, cercando di trattenere le lacrime -Tu sei perfetta, ma se questo conta così tanto per te... ho delle buone notizie. Avremmo voluto dirtelo domani, con calma, ma... abbiamo il donatore. Abbiamo aspettato una settimana a dirtelo perché dovevamo essere certi di aver formalizzato tutto...
-Mi devono operare? Io non voglio...- sussurrò, guardando sua madre con un velo di paura che le offuscava gli occhi. Odiava quando veniva punta per le trasfusioni, e un'operazione doveva essere 100 volte più spaventosa.
-Non sentirai niente!- cercò di sorridere l'altra -Ti faranno dormire. Tesoro, devi solo essere forte per un'ultima volta... dopo tutte le cure sarai completamente guarita. Crescerai come tutti gli altri bambini, e dovrai smetterla di dare pugni altrimenti potresti rischiare di rompere qualche naso!
Emma scoppiò a ridere e Mary Margaret rise con lei, felice come non era mai stata dalla nascita di Emma. Finalmente la sua piccola avrebbe avuto la vita che meritava, e neanche per un secondo dubitava della riuscita del trattamento. Era infermiera, quindi di bambini malati ne aveva conosciuti tanti, ma nessuno forte come sua figlia. Se era fiera del fatto che avesse preso a pugni un bambino? Assolutamente sì! Non gliel'avrebbe detto per non darle un messaggio sbagliato, ma ne era totalmente contenta.
-Mamma, perderò i capelli?
-E... Emma... non è detto- borbottò impreparata, e la sua gioia morì in gola.
-No... se succede, va bene. Però voglio una parrucca rossa. Mi piacciono i capelli rossi... lunghi e coi boccoli. Quando sarò grande mi tingerò i capelli di rosso, con la parrucca posso vedere se mi stanno bene.
La donna non poté far altro che stringere di nuovo, con forza, la sua splendida figlia. Si sarebbe aspettata altri pianti, altra disperazione, e invece? Invece, a soli 10 anni, era riuscita a trovare qualcosa di divertente in tutta quella situazione. Era fiera di Emma, era davvero la gioia della sua vita.


 

EMMA POV

Non riuscivo a credere di stare di nuovo andando all'incontro del gruppo di ascolto: era la prima volta che lo facevo per due settimane di fila. E perché? Semplicemente per scoprire se un uomo di cui non mi importava un fico secco avrebbe mantenuto la sua promessa. Ovviamente Regina mi aveva tormentata con quella storia, ma molto meno rispetto a come avrebbe fatto prima della discussione che avevamo avuto la settimana precedente. Non ce l'avevo con lei, e come le avevo detto la amavo esattamente com'era, senza peli sulla lingua: non per questo, però, non avevo apprezzato lo sforzo. Quelli a cui non avevo detto nulla erano i miei genitori, non volevo si preoccupassero o si facessero idee sbagliate. Già avevano trovato strano che dopo la cena a casa non mi fossi più vista con Neal, e non volevo si mettessero ad indagare. Comunque, non avevo neanche avuto il tempo materiale per parlare con lui: il caso a cui avevo lavorato con Zelena mi aveva preso giornate intere, tanto che mi ero sentita in colpa nei confronti di Henry, che per tre giorni di fila avevo visto solo la mattina e la sera tardi. Per i miei genitori, invece, stavo semplicemente aiutando Regina con la lunga lista di ordini che aveva ricevuto.
Cercai di non pensarci e salii le scale guardandomi intorno: Covent Garden era sempre stata una delle mie zone preferite, animata e illuminata da mille colori. Nonostante le strade fossero decisamente affollate, mi infondeva uno strano senso di gioia e di pace. Anche col braccio fasciato fui contenta di poter fare una passeggiata e decisi che avrei fatto un salto al Mercato una volta finito col gruppo. Mi piaceva studiare gli stand alla ricerca di qualcosa di interessante o particolare.
Entrai nel bar col sorriso ancora stampato in faccia, e persa com'ero nel mio mondo non mi accorsi neanche che Killian Jones stesse arrivando proprio dietro di me.
-Ciao Emma!
-Cazzo!- imprecai, facendo un salto sul posto per lo spavento -Mi hai fatto prendere un colpo! Sei impazzito?!
-Scusa tesoro- fece con un sorriso compiaciuto, per poi soffermarsi sul tutore al mio braccio -Stai bene? Mi dispiace, non mi ero reso conto...
-Sto benissimo. Beh, a parte l'essere stata vicina ad avere un infarto.- aggiunsi fulminandolo con lo sguardo.
-Scusa. Ma il tuo braccio...?
-E' solo una spalla lussata. Starò alla grande già domani.
Quando mi voltai, non riuscii a trattenere un piccolo sorriso: aveva mantenuto la promessa. Ma perché mi importava tanto? Dopotutto non era altro che un rompipalle presuntuoso e pieno di sé. E dio, neanche lo conoscevo! Non potevo permettermi di comportarmi da stupida adolescente con una cotta, non era da me. E poi non avevo nessuna cotta per lui, anzi.
Per non pensarci portai l'attenzione alle sedie, notando immediatamente che tra i molti posti vuoti erano compresi anche quelli di Susan, Mary e Luke. Mi dispiacque molto, avevo davvero sperato di chiedergli di venire con me a fare un giro al mercato.
-Emma, ciao! Cosa ti è successo?- mi domandò Lucy, la mia coetanea che di solito veniva sempre con la sua amica.
-Ciao! Non è niente, sul serio...- le assicurai, chiedendomi come mai Kate non fosse lì: era strano vederle separate.
-Come te lo sei fatto?- si intromise Killian, alzando un sopracciglio.
-Beh, diciamo che... il mio lavoro non è roba per bambini o per tipi come te.
-Oh, e il tuo lavoro sarebbe?
-Non sono affari tuoi.- sorrisi vittoriosa: provocarlo era piuttosto divertente, a essere sincera. Uno come lui aveva davvero bisogno di una bella lezione. Ero certa fosse abituato ad ottenere tutto quello che voleva, ma doveva capire che con me era diverso. Il suo bel faccino, il sorriso smagliante e i grandi occhi azzurri non sarebbero bastati a sedurmi.
Quello sembrò non avere intenzione di ribattere per il momento, ma mi squadrò divertito. Decisi comunque di considerarla una piccola vittoria personale.
Essendo solo in sette, le conversazioni questa volta furono molto più leggera, e la trovai una cosa positiva. Voleva dire che tutti si sentivano abbastanza bene, stavolta.
Mi dispiacque solo il fatto che, ancora una volta, non scoprii come mai anche Jones fosse lì. Anche se stava accontentando il fratello doveva avere un motivo di fondo, ma non sembrava intenzionato a parlarne. Non potevo neanche provare a chiederglielo, o avrebbe fatto lo stesso con me ed io non avevo la minima intenzione di aprir bocca.
Nonostante quanto avessi detto a mia madre e a Regina, non ero certa del perché non volessi raccontare la mia storia a quelle persone. Mi fidavo di loro, in qualche modo erano diventate come una famiglia, eppure non me la sentivo. Forse era semplicemente perché ultimamente stavo alla grande e non volevo rischiare di aprire vecchie ferite. Volevo soltanto guardare avanti.
Alla fine, passammo a parlare anche del Carnevale: sarebbe stato la settimana successiva, e decidemmo che festeggiarlo insieme, anche se qualche giorno prima, sarebbe stato divertente. Avevamo in mente una cosa abbastanza tranquilla, ma musica, cibo e maschere non sarebbero mancate – in più, saremmo stati liberi di portare chi volevamo. Ovviamente avrei dovuto chiederglielo, ma ero piuttosto certa che Regina e Neal non avrebbero avuto problemi a venire. Sarebbe stata anche un'occasione per rivedere il ragazzo in circostanze un po' più tranquille e soprattutto in mezzo ad altra gente. Era passata quasi una settimana dagli sms scambiati con Regina a quel proposito, ma ancora non me la sentivo di andare da lui ed essere diretta riguardo i miei sentimenti.
-Killian, sarai dei nostri?- domandò Lucy ad un certo punto.
-Probabilmente lo considera noioso- risposi io per lui -O sbaglio?
-In realtà sbagli, dolcezza. Però credo di dover lavorare al venerdì sera, ma... questa sera sono libero, posso offrirti qualcosa?
-No.
-Allora sono dei vostri! Non mi arrendo così facilmente, tesoro. Ci sarà da bere, però? Intendo alcol, insomma... beh, non so quanti anni tu abbia, certo...- aggiunse incerto, ma capii immediatamente a che gioco stesse giocando.
-Bel tentativo Jones, ma non ti dirò la mia età, sai benissimo che non sono minorenne.
L'uomo sembrò colpito, il che mi lasciò piuttosto soddisfatta: prima o poi, avrebbe capito che con me non poteva funzionare.
-Un giorno scoprirò chi sei, Emma...
-Swan. Emma Swan. Ma fattelo bastare, perché non ho intenzione di dirti nient'altro.
-Oooh ragazzi, siete così teneri!- intervenne la giovane, con un sorrisone stampato in faccia.
-Già- concordò Sean -Scommetto che finirete insieme!
-E' quello che dico anch'io!- fece Killian -Ora fa la preziosa, ma cederà al mio fascino... fortuna anche mia, insomma, non è uno splendido bocconcino?
-Ragazzi!- esclamai invece io, scandalizzata da quell'affermazione e dalle parole dell'idiota -Non potete essere seri. Non potrei mai finire con questo qua. Conosco gli uomini come lui, e posso assicurarvi che non rientrano nei miei gusti, mi dispiace. Non so neanche perché è qui, a parte che per cercare ragazze da sedurre... beh Jones, noi non siamo qui perché non abbiamo nient'altro da fare. Siamo persone reali, con problemi reali. Quindi se continui a venire solo per provarci, lascia perdere, non sono interessata. E ora mi dispiace, ma devo andare. Ci vediamo Venerdì!
Non appena uscii di lì, mi maledissi per essere venuta: forse ero stata un po' troppo dura col semi-sconosciuto, ma avevo previsto ancor prima di uscire di casa che andare si sarebbe rivelato un grosso errore. Perché ero stata tanto stupida? Cosa mi ero aspettata? Killian Jones sembrava davvero essere come me l'ero immaginato la prima volta: un uomo viscido e superficiale. Il suo “splendido bocconcino” gliel'avrei dato io, direttamente sulle gengive o sui denti.
Avevo davvero bisogno di darmi una calmata e rilassarmi, quindi decisi di entrare al Mercato nonostante fossi sola; avrei potuto comprare dei dolci per me ed Henry, quindi mi diressi dritta verso gli stand del cibo. Forse non sarei stata eletta madre dell'anno, riempire il mio bambino di poco più di un anno e mezzo di cibo spazzatura non era il massimo, ma almeno l'avrei fatto felice. Volevo viziarlo un po' per farmi perdonare l'assenza di quei giorni. Essere madre era una delle poche cose che in quegli ultimi anni mi stavano riuscendo bene, e anche col nuovo lavoro volevo continuare ad esserlo. Henry meritava questo e molto di più per avermi riportato alla vita quando avevo creduto che tutto fosse ormai inutile. Regalargli dolcetti era poco, ma pur sempre un inizio.
Riempii quindi una bustina di cioccolatini di vario genere e di praline, mentre in un'altra misi qualche marshmellow e degli orsetti di gomma: tutti i suoi preferiti, in poche parole. Quando feci per tirare fuori il portafoglio, però, ovviamente non poté andare tutto liscio e lo feci cadere per terra. Sbuffai infastidita, quel tutore era una vera seccatura! Forse avrei semplicemente dovuto toglierlo, un po' di dolore potevo anche sopportarlo – sicuramente più dei problemi che mi stava causando.
Prima di potermi anche solo chinare a raccogliere l'oggetto, tuttavia, vidi qualcuno afferrarlo e porgermelo subito.
-Graz... tu! Cosa ci fai qui?! Cosa vuoi da me?! Vuoi tentare di rimorchiarmi per una scopata? Bene, facciamolo, così poi mi lascerai in pace!- non potevo crederci, mi aveva seguita! Nonostante fossi stata chiara! Era uno stalker!
-Calmati, Swan... sembri esaurita. Un semplice “grazie” può bastare- sorrise lasciandomi il portafoglio, che gli tirai di mano senza la minima grazia. Perché insisteva tanto nel perseguitarmi? Non aveva davvero nessun'altra a cui fare il filo? Mi veniva piuttosto difficile crederlo, perché per quanto lo disprezzassi, non potevo negare che fosse molto bello. E a molte, la bellezza bastava.
-Grazie. E ora sparisci, per favore.- feci per poi ignorarlo, e pagai l'uomo dello stand dei dolci. Giunsi alla conclusione che quello non fosse decisamente il mio giorno fortunato: prima mi facevo male inseguendo un uomo, poi un altro si trasformava nel mio stalker personale. Cos'altro poteva andare storto?
-Hai bisogno di una mano?- domandò, quando afferrai goffamente la busta di plastica con quella infortunata, dato che l'altra era già occupata dalla mia borsa.
-No. Ho solo bisogno che tu mi lasci in pace. Ma questo te l'ho già detto, o sbaglio?
-Emma, puoi spiegarmi cosa diavolo ti ho fatto? Ti comporti come se mi conoscessi, ma non è così. Se te la sei presa per la battuta di prima, ti chiedo scusa... ma non puoi giudicarmi senza prima conoscermi. Non sono l'uomo che dipingi!
-Non sono interessata. Non ho voglia di conoscerti, ok? Forse sei diverso da come ti dipingo, te lo concedo, ma non sei una persona che può piacermi. Sei fastidioso, irritante e te la credi troppo. Quindi cambia obiettivo, sono certa che Londra è piena di donne a cui può piacere un tipo come te. Io però non sono una di loro. E, se tu mi conoscessi, mi capiresti e mi lasceresti stare. Non ce la faccio più, voglio solo tornare a casa!
Sentii gli occhi bruciare, e se solo mi fossi lasciata andare ancora un po', sarei scoppiata direttamente in lacrime. Se per esaurimento o per altro non sapevo dirlo nemmeno io, ma quella faccenda mi stava sfinendo. Lui mi stava sfinendo. Volevo soltanto tornare a casa senza intoppi.
-Io... mi... mi dispiace. Mi dispiace se ho fatto qualcosa che ti ha... infastidita... non l'ho fatto apposta, Emma- borbottò con sguardo perso e confuso, per la prima volta: sembrò addirittura sincero.
Decisi quindi di limitarmi ad annuire e prendere un grosso respiro per calmarmi. Dopotutto mi rendevo conto che il mio stato d'animo non era soltanto colpa sua, quasi mi dispiacque aver esagerato in quel modo. Quella battuta, alla fine, era stata solo una battuta... ma lui non poteva capire. Non poteva sapere che quel tono e quelle parole avrebbero potuto infastidirmi così, anche se le aveva usate per scherzare.
-Ok. Va bene, sei scusato. Ci si vede...- dissi infine, e mi voltai per andar via senza dargli il tempo di aggiungere altro.
Se non mi piaceva, la colpa era più mia che sua, ma ora che stavo meglio preferivo tenermi lontana da un uomo del genere. Un uomo che mi ricordava ciò che mi ero lasciata alle spalle. Un uomo che mi ricordava perché non riuscissi ancora a buttare tranquillanti e antidepressivi nel water e dirgli addio una volta per tutte.
In più, su una cosa avevo ragione: doveva essersi unito al gruppo solo come hobby, e non poteva realmente capire me e gli altri. Sapevo di essere complicata, forse perfino troppo complicata per essere amata – o anche solo per piacere – quindi, dopotutto, gli stavo facendo un favore. Avrebbe fatto meglio a scordarsi di me e andare a rimorchiare da qualche altra parte. Ero piuttosto certa che a quel punto non si sarebbe più presentato, né alla festa né agli incontri successivi, quindi sarebbe tornato il solito clima rilassante e pacifico a cui ero abituata. Forse era meglio così. Non avevo bisogno di cambiamenti.
Sospirai, e prima di scendere in metro tirai fuori una pastiglia dalla borsa per mandarla giù con un sorso d'acqua. Prima o poi sarei riuscita a farne a meno... ma quel giorno non era ancora arrivato.

 

***


KILLIAN POV

Che Emma avesse problemi con me era ormai chiaro, ma di certo non lo era il motivo. Mi avevano dato fastidio le parole che aveva usato nei miei confronti all'incontro, eppure non ero riuscito ad arrabbiarmi. In quella ragazza misteriosa c'era qualcosa di dannatamente sbagliato, qualcosa di spezzato. Si mostrava forte e determinata, ma ciò serviva solo a coprire quella paura che cercava in tutti i modi di nascondere. E ora, più che mai ne ero convinto. Per mandarmi via era quasi scoppiata in lacrime, fatto che mi aveva destabilizzato non poco. Davvero facevo un effetto del genere? Davo l'impressione di essere così spregevole e prepotente, da farle sentire il bisogno di piangere?
Avrei voluto gridarle in faccia che si sbagliava, che io non avrei mai fatto del male né a lei né a nessun'altra ragazza. Non avevo mai fatto del male a nessuno, io. Eppure, quello stesso motivo mi aveva costretto a fermarmi e fare un passo indietro.
Non volevo si spaventasse ancora. Non volevo somigliare a mio padre, di cui ricordavo poco – ma abbastanza da sapere di non voler essere come lui.
E poi, pur volendo, a quella reazione non sarei riuscito a rispondere in nessun altro modo. Forse solo abbracciandola, ma ovviamente non avrebbe gradito.
Ci sarei andato, a quella festa. Sarei andato e avrei tentato un approccio diverso, perché flirtare non serviva a niente. A quel punto, flirtare con lei non era neanche la mia massima priorità.
Perché una biondina appena conosciuta, per quanto bella, doveva avere su di me un effetto simile? Se i miei amici l'avessero saputo mi avrebbero preso in giro a vita, io non ero più il tipo che si fissava con una donna. Volevo l'avventura: ogni sera fuori, una ragazza diversa nel mio letto. Una volta sola mi era capitato di portare a casa la stessa per due volte di fila, ma solo perché era molto brava a letto. Tuttavia la terza volta avevo evitato: il numero 3 non mi piaceva. Il numero 3 mi dava l'impressione di segnare l'inizio di qualcosa di stabile e non era affatto ciò che desideravo. Con nessuna. Mai più.
Però punzecchiare Emma rimaneva divertente, e se l'avessi conquistata avrebbe potuto essere una buona amica di bevute. Certo, ad una notte con lei non avrei mai potuto dire di no, alla fine... se a letto aveva quel temperamento, non avrebbe potuto che essere un'esperienza molto piacevole.
Segretamente speravo che alla festa di Carnevale si sarebbe presentata con qualcosa di più sexy, o che perlomeno lasciasse intravedere qualche centimetro in più della sua pelle.


 

8 anni prima

Era il quinto giorno di chemioterapia per Emma, e per fortuna l'ultimo. Aveva cercato di essere forte il primo giorno, ma dopo il trattamento era stata devastata e non aveva avuto neanche la forza di mangiare. Avevo dormito per ore, svegliandosi soltanto alla sera e ancora stanca. In più, la camera sterile non le piaceva: nonostante i suoi genitori facessero a turno per stare con lei. L'aveva sfiorata anche il pensiero che, forse, la morte sarebbe stata più dolce e meno dolorosa. Voleva piangere, ma non ne aveva neanche la forza. Era stanca, ma dopo il primo giorno era diventato faticoso anche dormire, ma non poteva prendere medicinali per il sonno. La maggior parte del tempo non era neanche abbastanza lucida da riuscire ad ascoltare sua madre che le leggeva i libri. Mangiava, ma aveva la forza di mandare giù soltanto minestre o budini: era un incubo.
Eppure, un piccolo barlume di speranza non l'aveva mai abbandonata. In fondo, pensava, cosa sono cinque giorni di sofferenza e qualche mese di recupero, davanti alla possibilità di una vita lunga e sana? In più, i capelli non le erano caduti. Le era stato detto che a volte purtroppo poteva succedere nel giro di pochi giorni e lei era a rischio, viste le sue condizioni, ma non era successo. I capelli biondissimi erano rimasti lucenti e forti: forse era l'unica cosa che le piaceva di lei. I capelli erano la sola cosa che non le davano l'aspetto di una bambina molto più piccola; anzi, se si pettinava in un certo modo, fissandoli con un mollettone, si sentiva un po' più alta.
Stretta, per quanto poteva, alla mano della madre, osservò l'infermiera che le toglieva la flebo per l'ultima volta.
-Sei stata bravissima, Emma.- le sussurrò dolcemente, al che rispose con un flebile sorriso vuoto? Era stata brava? Forse. Non si era mai lamentata, era vero... ma era abbastanza certa che se ne avesse avuto le forze lo avrebbe fatto. Ma questo, non c'era bisogno di dirlo a voce alta.
-Ti portiamo in camera, tesoro. Domani puoi riposarti in pace e dopodomani faremo il trapianto. Va bene?
-Ok.- che altro poteva dire? Non voleva deludere i suoi, che con tanta forza e costanza si erano presi cura di lei. Era anche per loro che cercava di essere forte.
Si alzò quindi in piedi, rifiutando l'offerta di essere portata in braccio, e seguì semplicemente la madre, mano nella mano, fino alla sua stanza, dove si mise subito a letto.
-E' finita, Emma. La parte peggiore è finita...- sussurrò Mary Margaret, rimboccandole le coperte.
-Davvero? Avete detto che dovrò rimanere in ospedale per almeno tre mesi.
-Lo so. Ma in questa stanza starai solo 15 giorni e... e non sarai sempre stanca. Portai guardare la tv, disegnare, scrivere, anche studiare se ti va. E io e papà staremo con te a chiacchierare e giocare... e fare quello che vuoi!- sorrise raggiante, infondendole forza come solo lei sapeva fare.
-Ma dopo potrò conoscere qualcuno?
-Certo! Ci sono altri bambini, qui, potrai fare amicizia.
Avrebbe potuto? Forse, essendo come lei, non l'avrebbero trattata male e sarebbero stati simpatici. Forse sarebbe riuscita ad avere qualche amica, per la prima volta nella vita. E giocare. O chissà...
-E il sangue per la trasfusione me lo darete voi.
-Sì... papà è AB positivo come te.- sorrise la donna, nascondendo un velo di malinconia. Non era giusto che la sua bambina, così piccola, conoscesse concretamente il significato di trasfusioni, operazioni, chemioterapia e tutto il resto. Aveva però notato che era molto intelligente, però. Ricordava ogni cosa che i medici le dicevano e quando stava abbastanza bene poneva domande, era curiosa.
Avrebbe superato anche questa prova e lei, tra qualche anno, si sarebbe solamente dovuta preoccupare degli orari della figlia e delle sue prime cotte. Ne era certa. Tutto questo, non sarebbe stato altro che un lontano ricordo.










 
Angolo dell'autrice;
Ciao! Come ho detto all'inizio, non avevo intenzione di postare prima di finire l'altra storia... ma non essendo riuscita a concludere il capitolo, volevo comunque postare qualcosina. Avevo il capitolo pronto (in realtà ne ho una decina, anche se sono un po' da sistemare) e quindi ho detto, perché no...
Questo capitolo è dedicato principalmente ad Emma e alla parte forse più difficile del suo passato. Nell'introduzione della storia credo di aver accennato che ha avuto un'infanzia poco felice, ma ora si scopre il perché... Non era semplicemente una bambina che prende i raffreddori più facilmente degli altri, ma fino a 10 anni ha sofferto di una brutta malattia. (Avevano parlato dell'anemia aplastica in Grey's Anatomy e ho cercato di informarmi bene per non scrivere cavolate) Fin da piccola però era una ragazzina forte ed è riuscita ad arrivare all'intervento stanca ma determinata...
E poi c'è il secondo incontro (scontro). La Emma di oggi è molto testarda e non riesce proprio a dare a Killian il beneficio del dubbio, anche se se la cerca anche lui con le sue battutine xD Non può sapere perché la mettano così a disagio, certo, ma non la aiuta a essere carina con lui... Però ne è sinceramente affascinato e ha capito che in lei c'è qualcosa che non va... e a costo di sembrare uno stalker tenta in tutti i modi di avvicinarsi. Diciamo che chiedendole scusa ha fatto un grosso passo avanti e lei lo apprezza, anche se non lo dimostra molto. Però crede di averlo allontanato una volta per tutte, facendogli capire che non è interessata. Ovviamente ha fatto l'esatto contrario ed ora è sempre più determinato, nonostante non riesca a capire perché gli importi tanto di lei.
Alla prossima.... che sarà tra 2 settimane più o meno (o 3 xD insomma, ho l'ultimo capitolo della scorsa, l'epilogo... e poi posso iniziare).
A presto, grazie mille per le vostre opinioni! :*

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Capitolo 4
*** Beyyond the surface ***


Ho letto che EFP sta risolvendo e ora ha solo un server funzionante. A quelli che hanno pubblicato tra domenica e stamattina consiglio di ripubblicare come sto facendo io... (le recensioni e i capitoli "fantasma" verranno recuperati a problema risolto... quindi per qualsiasi storia di chiunque, chi ha già recensito non serve che lo rifaccia)



 

Beyond the surface









EMMA POV

-Beh, allora... come sto?- domandai a Regina nervosamente. La mia amica si era vestita da Regina Cattiva di Biancaneve, e stava divinamente, mentre io ero Alice nel Paese delle Meraviglie. Il vestito mi arrivava al ginocchio e sotto avevo dei leggins bianchi, eppure non mi sentivo molto a mio agio. L'ultima volta che avevo portato qualcosa di diverso da dei pantaloni, era stato più di due anni fa.
-Stai d'incanto, Swan. Avevo ragione io! E con la tua testolina tra le nuvole sei proprio Alice... ma hai delle gambe decisamente più belle delle sue- constatò infine, squadrandomi. Inevitabilmente arrossi: mettermi in mostra era l'ultima cosa che volevo. Non mi importava.
-Smettila di fare la timida, Emma! Sei una bella ragazza, non vedo perché negarlo.
-Grazie- borbottai, nonostante iniziassi a pentirmi di aver scelto quel costume.
-Peccato che Neal non riesca a venire, anche a lui saresti piaciuta!
-Veramente ci vediamo dopo la festa... per un saluto. Non lo vedo da giorni. Andrò a bere qualcosa al suo pub, mi ha assicurato che stasera non sarò l'unica stramba in costume.- le spiegai, e come immaginato si aprì in un gran sorriso. Alla fine il discorso che le avevo fatto su Neal era servito a poco, quindi avevo deciso di lasciar perdere. Volevo soltanto fare il possibile per non distruggere la nostra amicizia... forse, dopo un paio di drink, sarei finalmente riuscita a parlargli.
-Smettila di guardarmi così. Lui sarà al lavoro e io sarò sola a bere in un bar...
-Non sarai sola, sarai con lui. Non voglio dire niente, tesoro, ma pensaci bene...
-Ho detto che lavora, quindi smettila!- esclamai frustrata, dando un pugno sul cuscino del mio letto. Non riuscivo davvero a capire perché dovesse essere tanto insistente, odiavo quel comportamento. Era stato molto più facile parlarne per sms, quando ci eravamo riviste di persona aveva insistito che nel mio sguardo ci fosse qualcosa, e che forse avevo davvero semplicemente paura. Era stata schietta e l'avevo apprezzato, non aveva neanche insistito troppo sull'argomento, però si sbagliava. Anche per questo non le avevo detto raccontato dell'ultimo incontro con Jones, quando me l'aveva chiesto mi ero limitata a dire che avevamo scambiato sì e no due parole. Speravo davvero di aver chiuso definitivamente con lui, e che quella sera non si sarebbe presentato. Forse mi odiava per come l'avevo trattato, ed in fin dei conti era meglio così. Non avevo bisogno di lui, così come lui non aveva bisogno di me. Non sapevo neanche perché gli davo tutto quel peso: dopotutto era semplicemente un uomo che avevo incontrato un paio di volte. Nulla di più.
-D'accordo, basta che stai calma...- fece infine -Mettiti le scarpe e andiamo. Ho la macchina parcheggiata sotto...
-Va bene, vado a salutare Henry. Mi dispiace tanto lasciarlo solo di nuovo.
-Non sarà solo... lui adora Aurora! Questa settimana l'hai viziato un sacco, non hai avuto molto da lavorare... E poi sei giovane Emma, non puoi semplicemente chiuderti in casa!
-Lo so, ma sono una mamma.- le ricordai; quella si limitò ad ignorarmi ed uscì dalla stanza sbuffando. Dopo aver lanciato un'altra nervosa occhiata allo specchio uscii anch'io per raggiungere la stanza di Henry. Stava giocando con Aurora, la giovane baby sitter che avevo scelto coi miei genitori, e sembravano divertirsi da matti con le costruzioni. Sapevo che Regina aveva ragione, se non per il lavoro non uscivo molto, eppure mi sentivo in colpa: stavo andando ad una festa, lasciando mio figlio a casa con un'altra ragazza.
-Ehi Emma, sei bellissima!- esclamò la giovane quando si accorse di me, poi prese in braccio Henry per porgermelo e lasciare che lo abbracciassi e baciassi a dovere.
-Ciaaaa mamma!
-Grazie- sorrisi -Ciao tesoro, prometto che non farò tardi! Un paio d'ore e sarò di ritorno- gli assicurai.
-Non preoccuparti e divertiti, starò con lui finché non torni... non ho problemi di orari.
-Grazie, sei davvero un angelo. Ma penso comunque di tornare per le 10-11...
-Ok, ma non avere fretta...
-Ci proverò. Grazie ancora. Ciao, divertitevi anche voi due, mi raccomando!
-Lo faremo senz'altro!- esclamò riprendendo Henry in braccio -A più tardi!
Annuii e baciai nuovamente mio figlio, e quando ricambiò baciandomi la guancia, lo salutai con un cenno della mano e lasciai la stanza.
Neanche due secondi e rivolsi mentalmente a Regina con tutte le parolacce che conoscevo: mi aveva lasciato le sue scarpe col tacco! Sapeva che odiavo i tacchi, ma dato che non volevo litigare, fui costretta ad indossarle, non senza maledirle in tutte le lingue del mondo.
Sospirai e indossai anche la giacca di pelle, bianca per abbinarla al costume e scesi le scale, cercando di non ammazzarmi. Regina era di fronte alla sua auto e nel frattempo era arrivato anche il nostro amico.
-Sei fantastica! Oh. Mio. Dio. Emma Swan con un vestito... dovrei segnarlo sul calendario!- esclamò Will, il simpatico fotografo gay che si occupava di fotografare gli abiti di Regina. L'avevo conosciuto quando le avevo fatto da modella.
-Ah. Ah. Grazie comunque. Anche tu stai bene, sai?- sorrisi: si era vestito da Elvis Presley, ed era veramente favoloso. Avevo sempre pensato che gli uomini gay avessero un grande stile!
-Solo “bene”? Così ferisci i miei sentimenti...
Alzai gli occhi al cielo per poi ammettere che fosse stupendo, quindi entrammo in macchina e Regina mise in moto. Chiacchierammo del più e del meno – e ovviamente anche Will dovette citare Neal, Regina l'aveva messo al corrente di molte cose – poi ammisi che non avevo idea di come sarebbe stata la festa. Ad occuparsene erano stati Susan, Mary ed Alan: la prima era una wedding planner, dunque ero certa avesse fatto un ottimo lavoro. Non vedevo l'ora di scoprire come aveva trasformato il locale. Amavo gli inglesi, che consideravano le feste in maschera per tutti, e non solo per bambini. L'anno passato ero stata a vedere diverse sfilate per strada, ma essendo ancora minorenne non avevo potuto partecipare ai party in giro per i locali. Ovviamente quelli per ragazzi non mi interessavano, quindi ero rimasta a casa con Henry.
Altro fattore che mi rendeva felice, era la spalla finalmente guarita del tutto. Avevo tolto il tutore la prima sera stessa, ma i giorni successivi aveva continuato a darmi un po' fastidio. Secondo i miei ero caduta per le scale mentre andavo a recuperare delle cose dal magazzino del negozio di Regina. Non sapevo quando avrei smesso di mentirgli, ma per ora era meglio così.
-Oh, Emma! Volevo chiederti... pensi che il tipo che ti infastidiva ci sarà?- domandò improvvisamente Regina, cogliendomi alla sprovvista. E io che avevo sperato che ormai se ne fosse dimenticata. Che illusa.
-Non credo...- dissi soltanto, cercando di suonare tranquilla.
-Un tipo ti infastidiva, tesoro? Cosa?
-Oh, no, tranquillo Will. Flirtava solo in maniera... irritante. Ma credo di aver messo le cose in chiaro e gli ho fatto capire che non sono interessata.- spiegai. Non era andata propriamente così, ma volevo rischiare che Regina mi facesse una testa grossa quanto una casa. Se Killian non si fosse presentato, l'argomento sarebbe finalmente stato chiuso una volta per tutte.

 

***


Stranamente per strada trovammo traffico, ma in 20 minuti riuscimmo comunque a giungere a destinazione. La festa era iniziata già da qualche minuto, ma poco importava. La musica si sentiva fin da fuori, quindi dopo aver parcheggiato in un posto abbastanza comodo raggiungemmo subito l'entrata del locale. Una volta dentro rimasi piacevolmente sorpresa, sembrava tutto diverso! Molto colorato, e c'era un piacevole odore di cibo: avevano optato per il messicano, alla fine, ed era decisamente un'ottima scelta! Non vedevo l'ora di andarmi a prendere un taco, magari con un po' di birra o michelada.
-Ho una fame...- espressi il mio pensiero ad alta voce, guardandomi intorno e sorridendo alle persone che conoscevo. Gli altri dovevano essere tutti accompagnatori, il posto era diventato affollato come non l'avevo mai visto!
-Che festa. Sarò di gusti difficili, ma devo dire che chi ha organizzato è stato molto bravo- fece Regina con un cipiglio di approvazione, e Will annuì entusiasta.
-Già, beh... l'ultima volta che sono stata a una festa di carnevale, era quella della scuola! Senza cerveza però!
-Ciao Emma!
Mi voltai per ritrovarmi davanti Susan, in uno splendido costume da Pocahontas che risaltava la sua pelle leggermente olivastra.
-Ciao Susan! Sei bellissima... e hai organizzato una festa fantastica!
-Ciao tesoro, grazie! Spero vi piaccia il messicano... E avete dei costumi fantastici anche voi!
-Grazie!- sorrisi, e gli altri due fecero altrettanto, aggiungendo anch'essi complimenti e assicurandole che il messicano fosse perfetto.
-D'accordo, ora vi lascio, divertitevi! Oh e, Emma, il tuo amico è qui.
-Il mio a... oh.- prima ancora di finire la frase, realizzai, gelando sul posto: Jones era proprio lì, a qualche passo da me, intento a riempire il proprio piatto – vestito da Capitan Uncino. Perché diavolo continuava a venire? Pensavo di essere stata piuttosto chiara l'ultima volta, quando gli avevo spiegato che con me non sarebbe mai potuto funzionare e che quello non era decisamente un posto adatto a lui.
-E' lui?!- domandò Regina, alzando le sopracciglia -Non avevi detto che fosse così affascinante.
-Ma non è... Beh, è tutto tuo, te lo regalo.
-Non c'è possibilità che sia gay, vero?- domandò Will, che lo squadrò ripetutamente da capo a piedi.
-No, ma credimi, è meglio così. E non ho detto niente perché oltre ad essere un rompipalle non è niente di speciale...- mentii. Ovviamente mi ero accorta di quanto fosse attraente, non ero cieca, ma era l'ultima cosa che mi interessava: in realtà, forse era proprio il suo aspetto il problema. L'essere così bello lo rendeva troppo sicuro di sé. Certo, era una versione di Uncino piuttosto sexy, ma sempre un Capitan Uncino era. Il cattivo.
-Peccato... ma va bene tesoro, se ti infastidisce fammi un fischio e lo prendo a calci in quel suo bel culetto sodo...
-Will!- esclamai sconcertata, anche se avrei dovuto aspettarmi una reazione del genere -Non osare dirlo davanti a lui. Comunque grazie ma non c'è bisogno. So badare a me stessa, lo mando via a calci io. Adesso.- dissi, e prima di lasciare che replicassero mi diressi verso di lui. Stava parlando con le altre due 18enni – o conoscendolo, stava flirtando – ma ciò non mi avrebbe fermata. Doveva smettere di vedere quegli incontri come un passatempo, avevo sperato che ascoltando le storie si sarebbe fatto un esame di coscienza e avrebbe lasciato perdere, ma ero stata troppo ottimista a quanto pare. Una coscienza, probabilmente, neanche l'aveva.
-Hey.
-Oh, dolcezza, wow! Dovresti indossare vestiti più spesso, credimi, sei uno splendore! Certo, potresti scoprirti un po' di più, ma comunque...
-Dacci un taglio Jones, non ho bisogno dei tuoi complimenti.- mugugnai, infastidita da quel saluto insensato -Ciao ragazze! Come va? Siete stupende!
-Anche tu, Killian ha ragione! Vi lasciamo soli ora, tranquilla!- sorrisero, per poi allontanarsi verso il banco degli alcolici – dove a breve sarei finita anch'io. Avevo comunque intenzione di restituirglielo entro massimo due minuti, non volevo perderci troppo tempo e rovinarmi la serata.
L'uomo, nel frattempo, mi scrutò da capo a piedi diverse volte, poi posò la mano su un fianco e mi guardò negli occhi.
-A cosa devo l'onore, principessa?
-Principessa? Seriamente? Non mi risulta che Alice sia una principessa...- alzai un sopracciglio, deridendolo. Era anche stupido.
-Non per il tuo costume. Tu. A tutte le donne piace essere chiamate principesse...
-Tutte tranne me- tagliai corto -Allora, come mai sei qui? Non mi hai ascoltata la settimana scorsa?
-Certo che l'ho fatto- mi assicurò con un cipiglio provocatorio -Ma come ho detto, non mi conosci. Senti, perché non ricominciamo da capo? Il mio intento non è mai stato quello di darti fastidio...- propose, offrendomi la mano in attesa che la stringessi.
Per un solo breve istante valutai l'offerta, guardando prima la sua mano e poi i suoi occhi. Tuttavia sembrava troppo sicuro di sé. Era certo che avrei accettato.
-No, grazie. Dovresti andartene, non è posto per gente come te.
-Bene- fece ritirandosi, per la prima volta con tono freddo. Senza degnarmi di un altro sguardo fece dietrofront e si diresse verso il centro della sala, guardandosi intorno. Io tornai un po' scossa da Regina e Will perché nonostante tutto, non mi ero aspettata quella reazione. Dopo quanto era stato insistente, non pensavo avrebbe lasciato perdere tanto in fretta. Ma che diritto avevo di rimanerci male? Me l'ero cercata, e alla fine avevo ottenuto quello che volevo... o no?
-Cosa gli hai detto di tanto tremendo per farlo scappare via così?- mi domandò la mia amica, accigliata.
-Niente...- mormorai, prendendo subito il bicchiere di birra che mi porse per berne un sorso -Gli ho... solo ripetuto che non mi va di conoscerlo.
-Povero ragazzo. Avrebbe meritato almeno il beneficio del dubbio...
-Avanti Regina, con le persone non sei più gentile di me!- obiettai, sapendo di avere ragione. Perché mi sentivo così in colpa allora? Ero davvero stata così stronza, o aveva solo fatto scena nella speranza che reagissi? Neanche sotto tortura sarei andata a chiedergli scusa, non potevo rischiare di dargliela vinta.
Fu quando feci per mandare giù un secondo generoso sorso di ottima cerveza, che la musica cessò: mi guardai quindi intorno, e gelai quando al centro della stanza vidi Jones.
-Buonasera a tutti. Volevo solo ringraziare gli organizzatori di questa festa, e tutti quelli che mi hanno accolto in questo gruppo. So che è tempo di festa, ma... questo è sempre un gruppo di ascolto, vero? Anche oggi?
-Ma certo- intervenne Mary, e molti altri le andarono dietro. Io mi limitai a incrociare le braccia e guardarlo: cosa diavolo aveva intenzione di fare?
-Bene... grazie. Beh, alcuni di voi...- fece, per posare un attimo lo sguardo su di me prima di distoglierlo -Non riescono a capire perché io sia qui, lo so. Posso capirlo, tendo a sembrare... insomma, una persona con una vita perfetta e cose del genere. Ma posso assicurarvi che non sono qui per prendervi in giro. Rispetto tutti voi, so che questo è un luogo di supporto... dove tanti si sentono a casa, liberi di sfogarsi...- disse, per poi guardarmi di nuovo. Mi aveva davvero colta alla sprovvista, mai avrei immaginato che avrebbe reagito così.
-Killian, non sei obbligato a dire niente...- intervenne Susan con dolcezza, avvicinandosi a lui e posando la mano sul suo braccio.
-Non ti preoccupare tesoro, tutto ok- sorrise facendole l'occhiolino, tornando poi su di me senza neanche cercare di nasconderlo. -Lo so, ho detto di essere qui perché ha insistito mio fratello, e così è. La prima volta. Ma se mi ha mandato qui non è solo per liberarsi di me anche quando ho la serata libera... anche se lo capirei- sorrise, facendo ridere gli altri: anch'io dovetti trattenermi molto duramente per non farmi scappare una risata. -Non ho intenzione di annoiarvi con tutta la mia storia... Ma sono qui per un motivo, neanche la mia vita è rose e fiori.
-In seguito ad una serie di fattori, io e mio fratello ci trasferimmo a Londra, mentre nostra madre vive ancora in Irlanda. Quando feci 18 anni, mi presero a lavorare per una nave che trasportava merci tra Europa e Africa. Conobbi così Milah, in Spagna... era una giovane che cercò di infiltrarsi nello staff... Io decisi di accoglierla. Imparò il mestiere molto in fretta, era forte, era brillante e... finimmo per innamorarci. Due anni dopo lei rimase incinta, e ovviamente non esitai a farle la proposta di matrimonio. Poi... ci fu una grande tempesta, durante l'ultimo viaggio prima di fermarci e pensare a noi. Ordinai a Milah di scendere sottocoperta per mettersi al sicuro, ma ovviamente si rifiutò di lasciarmi da solo. Era con me e... un momento dopo non la vidi più. Delle travi si erano spazzate e lei era caduta di sotto, e io non mi feci problemi a saltare. Eravamo finiti in una cassa vuota che dopo una botta si chiuse e noi restammo lì dentro, con lei che si era fatta male. Ho usato tutte le mie forze per tentare di aprirla, Milah aveva bisogno di aria... di aiuto. Ricordo solo il suo ultimo “Ti amo”. Poi mi sono svegliato in ospedale. Milah non c'era più, e non erano riusciti a salvare neanche Helena... la nostra piccola. Mi portarono il suo corpicino ancora piccolo ma già perfetto, avvolto in una copertina... me la lasciarono tra le braccia, anche se feci fatica dato che – ovviamente – fu nella stessa occasione che persi la mano...- fece accennando all'uncino.
Solo durante quella pausa mi resi conto di stare piangendo: una lacrima aveva raggiunto l'angolo della mia bocca e potevo sentirne il sapore salato. In più, non mi ero neanche accorta della sua mano mancante: doveva avere una buona protesi, ma non era certo quello che lo turbava. E per colpa mia, si era sentito in obbligo di spiegare come mai fosse lì. Ero orribile, la persona peggiore del mondo e mi sentivo malissimo. Eravamo in un luogo dove le persone dovevano poter trovare conforto, e non il contrario. Di solito ero brava a leggere la gente, perché con lui avevo totalmente sbagliato?
Guardai Susan avvicinarsi e abbracciarlo e nonostante il sorriso, riuscivo a percepire perfettamente il suo stato d'animo. Non volevo credere di esserne io la responsabile. Come avevo potuto? Mi sarei presa a pugni da sola. E poi a calci.
-Beh, è tutto più o meno- disse infine -Volevo solo chiarire che non sono qui per... prendervi in giro. Ho i miei fantasmi anch'io. Ok, torniamo alla festa, mi dispiace di aver portato questa depressione!
-Scusate, ho bisogno di alcol. Qualcosa di più forte di questa birra.- dissi invece io ai miei amici, correndo al tavolo degli alcolici, dove riempii un bicchiere di whisky. Per affrontare la terribile persona che ero diventata, forse non sarebbe stato sufficiente neanche quello, ma era meglio di niente. Non avevo scuse per giustificare il mio comportamento. Avevo spinto un uomo a rivivere il momento più doloroso della sua vita quando ero la prima a non averne mai parlato. Ero imperdonabile.
Dopo aver svuotato il primo bicchiere lo riempii nuovamente, quindi uscii a prendere aria e schiarirmi le idee. Era difficile capacitarmi di quanto fossi stata crudele, non era da me.
-Ehi, tesoro. Fa freddo, rischi di ammalarti... oltre che ubriacarti.
-Killian!- mi voltai sorpresa: perché ogni diavolo di volta doveva saltare fuori all'improvviso e spaventarmi? E poi, soprattutto, perché continuava a perdere tempo con me dopo il trattamento che gli avevo riservato?
-Oh, quindi ora sono Killian...- fece con un sorrisetto, ma non sembrava né arrabbiato né nulla del genere.
-Mi dispiace. Mi dispiace davvero tanto. Insultami pure quanto vuoi, me lo merito. Scusa.
-Non voglio insultarti, accetto le tue scuse...
Feci una pausa, guardandolo negli occhi.
-Non me lo merito neanche un po', ma grazie...- sussurrai mortificata e, incapace di sostenere il suo sguardo, mi voltai a guardare la strada animata, piena di colori e bambini che giravano in costume coi genitori che cercavano di stargli dietro.
-Torniamo dentro, stai tremando... fa freddo stasera.- mi fece notare, poggiando la mano sulla mia. Automaticamente spostai gli occhi su di essa, sussultando, ma non cercai di spostarmi. Poi passai a studiargli l'uncino.
-Non mi ero accorta che ti mancasse una mano.
-Tecnologia moderna.- scosse le spalle -È come una mano vera, alla fine. Non quella di stasera.
Annuii, mordendomi il labbro inferiore. Anche l'uncino gli donava, a dir la verità. E il fatto che scherzasse così con sé stesso, non mi dispiaceva.
-E... quando la usi puoi... sentire le cose?
-Nah, ma non è un problema... Posso muoverla e questo mi basta, tanto ho l'altra. Esistono protesi sensibili, ma per quanto sia affascinante, dubito mi darebbero gratis un oggetto che costa milioni di dollari!- ammiccò, facendomi ridere. Ora che lo vedevo da una nuova prospettiva, non sembrava poi così male... un po' tanto narcisista, forse. Ciò non cambiava, però, il fatto che non avessi intenzione di cedere alle sue avance. Tuttavia, dovevo farmi perdonare, era giusto così.
-Senti...- esitai, prendendo un grosso respiro per farmi coraggio -Ti va... ti va ancora di offrirmi da bere? No, lascia stare. Io... vorrei offrirti da bere io, dopo la festa. Se vuoi. Per... per chiederti scusa propriamente.
-Wow, una bella ragazza vuole portarmi a bere... di solito è il contrario! Credo che accetterò... anche se non hai ragione di continuare a chiedermi scusa.
-Bene...- sorrisi leggermente -Torniamo dentro allora. Hai ragione, sto congelando. E scusa ancora.
Parlare con lui tranquillamente era molto più facile di quanto avrei mai potuto immaginare, e quando non cercava di flirtare, era abbastanza simpatico.
-Quindi.. sei venuto da solo?- domandai una volta di nuovo al caldo, per rompere il silenzio.
-Sì, solo mio fratello sa che vengo qui. Lui però aveva un appuntamento.
-E tu avresti dovuto lavorare...
-Vero. Ma sono anche il co-proprietario, quindi posso scegliere da solo i miei turni!
-Oooh, allora non è perché hai una tresca con la proprietaria!- scherzai, facendolo sghignazzare.
-No, e siamo entrambi uomini. Ma capisco i tuoi dubbi, visto il mio fascino...
-Idiota...- borbottai, e stavolta ridemmo insieme. La mia mente sembrava essersi svuotata da tutte le preoccupazioni e i sensi di colpa, tanto che passare del tempo con Killian sembrava essere addirittura piacevole. O forse stavo risentendo degli effetti del whisky.
-Beh, allora... Vuoi da bere? Da mangiare? Dimmi tu...- propose.
-Oh... veramente dovrei tornare dai miei amici.- dissi, cercando di ignorare il leggero senso di amarezza e dispiacere che provai -Però dai, dopo usciamo per quel drink.
-Ok, scusa, hai ragione... Tra un'ora? Due?
-Un'ora andrà benissimo. Ci si vede in giro, non ubriacarti da adesso!- lo ammonii, e dopo averlo salutato con la mano iniziai a guardarmi intorno, alla ricerca di Regina e Will. Avrei potuto rimanere con Jones, avevo anche valutato l'idea per un attimo, ma avevo davvero bisogno di due parole con la mia migliore amica prima di uscire con lui. Cosa cavolo stavo combinando? Come diavolo mi era saltato in mente di chiedergli di uscire per offrirgli da bere?! Regina non ci avrebbe creduto, e neanche la me stessa di un quarto d'ora fa ci sarebbe riuscita. D'accordo, mi ero comportata male, ma aveva accettato subito le mie scuse e sarebbe potuta finire lì. Dovevo decisamente fare più attenzione con l'alcol, soprattutto in sua presenza.
Cercai di riscuotermi, tanto il danno era fatto, e quando individuai i miei amici seduti a mangiare in un angolo. Andai a riempire anche il mio piatto e li raggiunsi.
-Emma! Va meglio? Stavo iniziando a preoccuparmi...- fece subito Regina, interrogativa.
-Sto bene. Abbiamo parlato e ora è tutto a posto. Dio, sono così stupida...
-Ma no.- mi tranquillizzò immediatamente, poggiandomi una mano sulla spalla -Non è colpa tua se hai bisogno di tempo per fidarti delle persone.
-Già, ma è colpa mia se le giudico senza saperne nulla- la fermai subito: in fondo sapeva anche lei che era così. Era ovvio che stesse cercando di farmi sentire meglio, ma ero un'adulta ormai. Ero una madre, dovevo iniziare a cambiare: era ora di diventare migliore e smettere di vedere le persone come dei mostri.
-Ok, forse. Ma...
-”Ma” niente. Gli ho chiesto di uscire a bere dopo la festa- vuotai il sacco senza neanche respirare, dato che non esisteva un modo giusto per confessare quella cazzata.
-Tu cosa?!- esclamo sconvolta, e anche Will rimase a guardarmi a bocca aperta. Non potevo biasimarli. Chi avrebbe mai potuto immaginare che la piccola, cauta e malfidata Emma Swan, avrebbe invitato un uomo a bere?
-Tesoro, posso dirti una cosa?- intervenne il ragazzo -So che è molto attraente, sono il primo a dirlo, ma... non credi sia un po' troppo grande per te?
-Ma ti pare! Non so quanti anni abbia, ma io non ne ho 15. Apprezzo la preoccupazione, però rilassati... andremo al pub di Neal. Così quando avremo finito rimarrò un po' con lui. Sto solo cercando di rimediare al mio errore.
-Cavolo, al bar da Neal con un bell'uomo... andrà a finire molto bene- ironizzò Regina, e Will rispose con un'alzata di sopracciglio per darle ragione. Certo che la facevano proprio lunga! D'accordo, con Neal non avevo ancora chiarito le cose, ma non avrebbe avuto alcun motivo di credere che tra me e uno strano tipo vestito da pirata potesse esserci qualcosa.
-Andrà bene, infatti.- puntualizzai quindi, scoccando a entrambi un'occhiataccia.
-Ok, ok, poi voglio il resoconto. Però stai attenta, d'accordo?
-Uuh, proprio tu che mi fai la paternale?
-Senti, è sexy e forse è una brava persona... ma potrebbe comunque volere solo divertirsi con una giovane bella ragazza...
-Regina, sei preoccupata per me!- esclamai divertita e posai il mio piatto per poterla stritolare per bene. La donna non mostrava spesso il suo lato tenero, ma quando lo faceva era adorabile. Dopotutto, per me era come una sorella maggiore. Forse nella maggior parte dei casi ero io la più responsabile tra le due, ma quando si trattava di proteggermi era la prima a fare un passo avanti.
-D'accordo, d'accordo, smettila che mi sgualcisci il vestito...- fece secca, ma in fondo sapevo che non le dispiaceva ricevere un po' d'affetto. Ci volevamo bene a modo nostro noi due.
-Comunque non c'è di che preoccuparsi, non è un appuntamento. Intendo davvero farlo per scusarmi come si deve e basta... e se vuole altro gli farò semplicemente capire che io non voglio, non sono una bambina. So gestirlo un uomo.- le assicurai. Ignorai quindi il suo modo di annuire sarcastico e ripresi il piatto per poter finalmente riempire lo stomaco. Regina conosceva bene il mio passato e aveva ottime ragioni per preoccuparsi, ma era ora di dimostrarle quanto effettivamente fossi cresciuta. Col mio nuovo lavoro avevo a che fare con persone di ogni genere, cosa che mi aveva aiutato a farmi le ossa. Ryan ci aveva messo pochi minuti a spezzare la mia corazza, ma avrei vinto io e l'avrei ricostruita ancora meglio. Ora dovevo iniziare a metterla alla prova, capire quanto fosse resistente e migliorarla.
Uscire con Killian Jones, era un ottimo modo per iniziare. Anche se non era un appuntamento.









 

Angolo dell'autrice;
Ciao! Finita l'altra storia, continua questa. Avrei voluto postare prima On adventure with the pirate 2, ma avendo qui vari capitoli già pronti è stato più facile. Sto lavorando anche a quello, però, quindi posterò :) Devo ancora decidere la frequenza... o una settimana una storia e una l'altra, oppure ogni 5 giorni, in modo che non passino secoli tra le pubblicazioni di ogni storia. O direttamente due a settimana se riesco (e forse è fattibile almeno per un po', di questa ne ho altri 8 pronti). Vedrò.
Comunque... come ho anticipato, la festa ha portato qualche svolta. Emma ha continuato a trattare male Killian, così lui ha deciso di aprirsi... soltanto per farle cambiare idea su di sé. Penso sia una cosa abbastanza da lui. E la cosa ha funzionato, dato che lei ha finito per scusarsi ed invitarlo perfino a bere... anche se nella sua testa, per ora, sarà finita lì. Vuole solo chiedere scusa per averlo trattato in quel modo, dato che è la prima a non amare chi giudica all'apparenza. Beh, non so quando posterò il prossimo anche se è pronto xD Forse tra una settimana, forse tra dieci giorni... voi cosa suggerireste come ritmo per gestire le due storie?
Intanto spero possa piacervi anche questa storia, un po' diversa dalle altre che ho scritto per vari motivi... grazie a quelli che già stanno seguendo :)
A presto, un abbraccio! :*

P.S.: Qualcuno andrà a Parigi ad incontrare Jen e Colin? Quando li hanno annunciato avevo gli occhi a cuore!
P.P.S.: Manca sempre meno al ritorno di Once, non vedo l'ora!

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Capitolo 5
*** Heart Racing ***


Heart Racing








KILLIAN POV

Erano quasi le 11 ormai, ma non c'era traccia di Emma. La stavo ormai aspettando da quasi mezz'ora, seduto accanto all'entrata. Di questo passo avrei finito per prendere 10 chili con tutte le tortillas che stavo divorando. Probabilmente avrei dovuto aspettarmi che sarebbe andata così, ma era sembrata così dispiaciuta per avermi trattato male che ero stato certo si sarebbe presentata.
Sospirai e mi allungai per riempire un bicchiere di vino prima di andarmene; dato che nessuno mi avrebbe offerto da bere, potevo approfittare ancora un po'. Dopotutto era stata una serata piacevole e non mi ero pentito di essere venuto. Avevo conosciuto meglio un po' di persone, e avevo già pianificato di andare a una partita con Simon e James: eravamo tutti e tre tifosi dell'Arsenal. Anche le ragazze erano simpatiche e le due diciottenni avevano chiaramente mostrato dell'interesse per me. Erano molto carine, certo, ma troppo giovani. Erano delle studentesse del college, sarebbe stato un po' come uscire con delle ragazzine. Divertente, certo, ma ingiusto nei loro confronti. In più sembravo piacere a entrambe, quindi se ne avessi scelta una avrei potuto causare problemi alla loro amicizia e non era ciò che volevo.
-Ehi, Jones... Ti sei addormentato? Mi sa che quel drink che voglio offrirti dovrebbe essere un caffè...
-Emma?- mi girai sorpreso, e mi ritrovai la bionda proprio di fronte a me, esitante; -Pensavo avessi cambiato idea...
-Scusa. Stavo mangiando e ho perso la cognizione del tempo... ma adesso sono qui.
-Sì, sei qui.- sorrisi e mi alzai, non senza studiarla per l'ennesima volta: era una delle ragazze più belle che avessi mai conosciuto.
-Dai, andiamo- mi incitò, abbassando lo sguardo imbarazzata. Dio, non c'era davvero nulla di più genuinamente attraente di una ragazza che arrossiva invece rispondere ai flirt. Senza dire niente mi limitai a seguirla per recuperare le nostre giacche, ma non appena mettemmo piede fuori, non riuscii a non imprecare per il freddo: dovevano esserci massimo 2 gradi.
-Dio, come fa a essere così freddo?!- si lamentò anche la ragazza, battendo i denti e stringendo le braccia al petto.
-Sì, beh, non è esattamente il periodo migliore per le giacche di pelle...- le feci notare, ricavandone un'occhiataccia piuttosto seccata.
-Senti chi parla.
-Ok, giusta osservazione. Allora... dove andiamo?
-Se non ti dispiace, andando verso Leicester Square c'è un pub... un mio amico lavora lì. Gli avevo promesso di passare...
-Un... fidanzato?- domandai sorpreso; quella svolta non me l'ero proprio aspettata. Perché non ci avevo pensato? Una ragazza bella come lei non poteva essere single.
-Un amico. Rilassati, nessuno ti prenderà a pugni. A meno che non sia io, se devo...- mi rassicurò divertita, e per qualche motivo mi sentii più leggero. -Berremo qualcosa insieme... quando vai io rimarrò un po' come gli avevo promesso. Ti andrebbe bene?
-Certo- mi affrettai a dire, vedendola tesa. Ero quasi sicuro che non si fidasse completamente di me, non ancora, almeno. Ma non potevo biasimarla, sembrava una ragazza piuttosto seria e decisamente disinteressata ad una relazione casuale. Io ormai ero l'esatto opposto e fin dal nostro primo incontro non avevo fatto nulla per nasconderlo.
Vederla così infreddolita mi fece desiderare di avvolgerle le spalle, ma sapevo non avrebbe apprezzato. Mi limitai quindi a camminare accanto a lei, silenziosamente, cercando di studiarne i movimenti con la coda dell'occhio. Si stava sistemando una ciocca di capelli dietro l'orecchio, ma avrei quasi potuto scommettere che ci fosse qualcosa che la innervosiva. Cercava di sembrare tranquilla, eppure vedevo la stessa ombra che avevo notato in lei la prima volta.
-Va tutto bene, Emma?- tentai quindi, e si voltò a guardarmi confusa. Ovviamente.
-Certo... perché?
-No, niente... chiedevo- tagliai corto. Forse mi ero sbagliato. Oppure no, ma lei non voleva parlarne.
-Ok...- borbottò, ancora leggermente perplessa -Ci siamo, comunque- aggiunse poi indicando il pub di fronte a noi, il “Lamb&Flag”.
-Wow, conosco questo posto! Ci lavorano alcuni miei amici!
-Oh! Sì, mi piace molto... servono dei cocktail fantastici.
-Vero. Ma dovresti venire al Buckingham Arms... ti preparerò il miglior cocktail che tu abbia mai assaggiato!
-Quel posto è tuo?!- esclamò sorpresa, strabuzzando gli occhi: io, ovviamente, sorrisi compiaciuto.
-Esatto, dolcezza. Qualche anno fa il proprietario l'ha messo in vendita... io e un mio amico abbiamo deciso di approfittarne. Era un ottimo affare.
-Wow... beh, comunque stai calmo- fece, cercando di ricomporsi -Non ho mai detto che uscirò di nuovo con te.- aggiunse, prima di entrare nel bar. Ogni secondo che passavo con quella ragazza, lei appariva sempre più enigmatica. Mi piaceva.
La seguii e decidemmo di sederci al bancone: essendo venerdì sera, i tavoli erano occupati.
-Ciao Emma!- la salutò uno dei baristi, avvicinandosi a noi. Neal! Non riuscivo a credere che il suo amico fosse proprio quel Neal, il mio ex apprendista.
-Ehi Hook! Che bella sorpresa, non lavori stasera?
-Beh... lunga storia...
-Hook?- intervenne Emma, piuttosto perplessa.
-Cosa?- anche Neal si mostrò confuso, era davvero una situazione assurda. -Vi conoscete?
-Sì, in realtà siamo insieme...
-Ma non insieme in quel senso- chiarì subito la bionda -Gli voglio offrire da bere perché ho fatto un casino... lunga storia. Ma voi come vi conoscete? E cos'è questa storia di “Hook”?
-Sì, ero un suo dipendente qualche anno fa... è il primo che mi ha assunto. E lo chiamiamo Hook perché una sera si è presentato con l'uncino che ha adesso invece della protesi. Ma come fate voi a conoscervi?!
-Ti ricordi il tipo fastidioso di cui ti parlavo? È lui...- spiegò con una risata, guardandomi divertita e dispiaciuta allo stesso tempo; avrei dovuto immaginare che mi avesse definito con un aggettivo simile!
-Oh. Ora mi è tutto chiaro. Sì, può essere piuttosto fastidioso con le belle ragazze... solo giù le mani da Emma, eh?- fece poi rivolto a me, puntandomi un dito contro.
-Cassidy, torna a lavoro!- gridò un uomo, probabilmente il suo capo, costringendolo a interrompere il discorso. Ora tutto tornava: ci eravamo visti qualche settimana prima e mi aveva rivelato di essere molto preso da una ragazza. Era stato vago sui dettagli, ma adesso era ovvio si trattasse di lei, ci avrei scommesso la mano buona. Ed Emma, che diceva fossero solo amici, era davvero così ingenua da non aver notato le sue attenzioni? A me risultavano piuttosto chiare.
-Beh... uhm, allora, cosa vi porto?
-Io prenderò un Mojito...- fece la ragazza dopo una pausa di riflessione -Tu?
-Per me un Cuba Libre. E non preoccuparti amico, non la sfiorerò... a meno che non sia lei a chiedermelo- ammiccai, e la ragazza alzò gli occhi al cielo. Neanche a Neal piacque il mio commento, ma non disse niente e ci lasciò soli.
-Non succederà, se te lo stavi chiedendo- ci tenne a precisare quindi lei, incrociando le braccia al petto.
-Se fossi in te, Swan, non ne sarei così convinto.
-Io però lo sono. Completamente. Quindi basta flirtare. Perché non parliamo di... qualcos'altro?
-Va bene... di cosa ad esempio?
-Uhm, beh... tipo... che hai un uncino che non usi solo a carnevale?- sollevò un sopracciglio, ed io scoppiai a ridere.
-Ti sorprenderebbe sapere a quante donne piace quest'affare. Peccato non sia molto comodo da usare al bar...
-Già. Sei un barista... non hai l'aria da barista.
-Ah no? Sono affascinante, bello, attraente, sexy... Oooh, parli della mia mano? Credimi tesoro, so fare cose incredibili anche con una mano sola...- le assicurai con un sorrisetto, ma lei scosse la testa.
-Ti credo- disse subito -Cioé non nel...senso... oh, beh, non parlavo della tua mano, Mr. Presunzione, solo... mmh... non so...
-No, hai ragione. Ma ho lasciato la marina dopo... l'incidente con Milah. E dato che ero bravo a fare cocktail, ho pensato potesse essere una buona attività.
-Mi... Mi dispiace- balbettò, abbassando lo sguardo colpevole -Non volevo... io...
-Non preoccuparti, dolcezza. È tutto ok.- la rassicurai, posando una mano sulla sua. L'ultima cosa che volevo era farle tornare i sensi di colpa, e a riguardo sembrava piuttosto sensibile.
-Tu piuttosto, cosa fai per vivere?
-Aiuto la mia amica alla sua boutique... e faccio la cacciatrice di taglie.- aggiunse sollevando lo sguardo e ritirando lentamente la mano, imbarazzata.
-Whooa! Coosa?!- esclamai, decisamente colpito. Forse io non avevo l'aspetto di un barista, ma lei non aveva assolutamente l'aspetto di una cacciatrice di taglie! Una ragazza così carina, giovane e fragile, con un lavoro pericoloso come quello? Mi stava prendendo in giro.
-Mi sembri sconvolto...- rise forte; era la prima volta che la vedevo ridere così genuinamente, e non potei che perdermi a guardarla. Era ancora più bella, splendente come il sole. Meravigliosa.
-Ecco i vostri cocktail ragazzi!
-Grazie Neal!- fece smettendo di ridere, ma col sorriso ancora sulle labbra -Ed ecco qua, puoi tenere il resto- concluse, porgendogli una banconota da 20 sterline.
-Beh, grazie Swan. Il prossimo lo offro io. Ne avrò bisogno per assimilare questa notizia...
La bionda rise ancora, e stavolta la seguii a ruota: aveva una risata contagiosa. Sembrava quasi un'altra persona adesso, era molto più rilassata – e non aveva neanche ancora bevuto.
-Ehm... ok, ma vacci piano con lei, Killian...- si intromise Neal -Sono cocktail forti questi e lei ha solo 18 anni...
-Lei... cosa?!- quasi gridai, senza riuscire a fare a meno di contenere lo stupore: 18 anni?! Certo, era evidente fosse piuttosto giovane, ma non così tanto. Non poco più di una bambina. Mi era sembrata una giovane donna intelligente, bella, affascinante e con un bel carattere deciso nonostante l'evidente fragilità che celava. Le avrei dato circa 22-23 anni... ma 18?! Mio dio. E io che non avevo fatto altro che flirtare. Dio. Ero un pedofilo, quasi.
Lei cercò di sostenere il mio sguardo sconvolto mordendosi il labbro inferiore, poi si voltò abbastanza incavolata verso Neal. Dal canto mio, non sapevo interpretare il suo silenzio riguardo all'età. Se me l'avesse detto prima, probabilmente l'avrei lasciata in pace fin da subito.
-Mi... mi dispiace Em. Credevo lui lo sapesse, io...
-Torna a lavorare e basta.- disse, con un tono che non ammetteva repliche. Il ragazzo la guardò rammaricato un'ultima volta, ma non osò obiettare e si spostò sul lato opposto del bancone per servire dei clienti. Come poteva una ragazza con un tale temperamento essere tanto giovane?
-E quindi... hai 18 anni.
-Già.
-Io... io non me l'aspettavo.
-Non sono una bambina.- rispose con tono tranquillo, sostenendo il mio sguardo con più sicurezza.
-So che non lo sei. È per questo che credevo fossi un po' più grande... Ma Emma, io ho quasi 30 anni! Porca miseria, sono un pedofilo, io...
Prima che riuscissi ad assemblare una frase più sensata, mi arrivò uno schiaffo dritto sulla guancia: non fu molto forte, ma neanche indolore.
-Ti ho detto che non sono una bambina, Jones! Non sono minorenne. Non provare a guardarmi dall'alto in basso o ti becchi un pugno. Non mi importa se hai 30 anni, questo non è neanche un appuntamento. E se ti fa sentire meglio, anche tu sembravi più giovane.
-Beh, grazie. Comunque non... non importa neanche a me. Credo. Non lo so, lascia perdere. Va bene così- dissi infine, senza sapere neanch'io cosa pensare. Un paio di anni prima ero uscito con due diciottenni, ma dopo quell'esperienza avevo smesso di frequentare ragazze tanto giovani. Si erano dimostrate un po' troppo emotive e, pur dichiarando di volere solo una botta e via, alla fine era stato chiaro che volessero di più. Erano giovani e ingenue. Amavo la compagnia delle belle donne, sì, ma ormai non andavo più a letto con nessuna sotto i 21 anni. Ultimamente anche 24-25. Tuttavia, guardandola mi resi conto di sentirmi molto a mio agio con lei, nonostante quella scoperta. Non era come se avessi a che fare con una ragazzina, la sua compagnia era davvero piacevole ed era quasi un peccato, dopotutto, che quello non fosse un appuntamento. Quest'ultimo pensiero però lo tenni per me.

 

EMMA POV

Non sapevo bene definire il perché, ma ero davvero molto arrabbiata con Neal. Non c'era un motivo particolare per il quale non avessi rivelato la mia età a Jones, ma erano comunque affari miei. Magari mi disturbava essere vista come un bambina, perché non era così che mi sentivo. Non avevo la vita della tipica diciottenne in procinto di dare gli esami finali al college e iscriversi all'università. O forse, semplicemente, non avevo dato peso alla questione. A lui avrei dato qualche anno in meno a dire la verità, ma non ero poi così sconvolta che ne avesse quasi 30: era evidente che fosse un uomo e non un ragazzino. Un uomo molto attraente, tra l'altro.
Dio, Emma, cosa ti prende? Pensai, reprimendo sul nascere quel pensiero assurdo. Da quando in qua mi interessava l'aspetto fisico di un uomo? C'era ben altro, oltre alla bellezza.
-Bene- dissi infine, liberando la mente -Ma mi tocca declinare ugualmente la tua offerta. Oggi non posso tornare a casa ubriaca, ho delle cose da fare. La prossima volta magari...
-Oooh, quindi ci sarà una prossima volta? Interessante.
-Oh! Non... non intendevo questo. Cioé. Non lo so. Forse.- balbettai, probabilmente arrossendo come un pomodoro. Perché quella mia boccaccia sapeva rimanere chiusa? Cos'avevo che non andava, oggi?! Non avevo neanche finito la mia bibita e gli avevo praticamente chiesto di uscire. Forse stavo reggendo male l'alcol, nonostante mi ci volesse di più ad ubriacarmi, di solito.
-E' comunque un gran passo avanti per qualcuno che, tipo, mi odiava...- non si fece demotivare l'uomo, e sorridendo mandò giù un sorso del suo cocktail.
Io rimasi in silenzio a guardarlo, e pensai che dopotutto non fosse un'idea così pessima: mi stavo divertendo, stavo trascorrendo una serata piacevole, e quando non faceva il Don Giovanni era simpatico. Magari avrebbe potuto essere un buon amico.
-Ehi... ragazzi. Mi dispiace tanto per prima.
La voce di Neal interruppe improvvisamente i miei malsani pensieri, e quando alzai lo sguardo lo trovai di fronte a noi. Dalla sua espressione potevo dire che fosse sinceramente dispiaciuto per il suo comportamento e probabilmente l'avrei perdonato. Sapevo che l'aveva fatto perché teneva a me, ma doveva capire che ero in grado di badare a me stessa. Avrei declinato da sola le proposte di Killian se le avessi trovate inappropriate. E in quel caso, non lo erano. Se non avessi avuto un bambino piccolo da cui tornare, un secondo giro l'avrei accettato.
-Tranquillo amico, in realtà dovrei ringraziarti. Non sono sicuro che lei me l'avrebbe mai detto...
-Mmh, hai ragione. Emma non si apre molto facilmente con le persone, anzi...
-L'ho notato...
-Ragazzi! Vi sento, non potete parlare come se non fossi qui.
-Scusa tesoro, hai ragione- disse il più grande -Ma probabilmente posso scoprire qualcosa in più su di te più dai tuoi amici...
Alzai gli occhi al cielo, ma alla fine non potevo biasimarlo, non aveva tutti i torti. E anche Neal aveva ragione, ma le sue parole mi ferirono: lui mi conosceva perfettamente, sapeva perché mi comportavo in un certo modo... perché doveva sottolinearlo? Prima la mia età, ora questo... qual era il suo problema? Si stava vendicando per il bacio mancato e la mia mancanza di spiegazioni? Eppure quando avevamo messaggiato era sembrato tranquillo.
-Beh, sai... se volesse ti direbbe di più. Non voglio buttarti giù amico, ma lei non è come le tue altre conquiste... lei è diversa. Perché non lasci perdere? Sono piuttosto certo che tu non sia il suo tipo...
Più lo ascoltavo e più la rabbia in me ribolliva, portando qualche lacrima in superficie. Non sapevo dire cosa mi turbasse esattamente, ma non mi stava piacendo affatto quel lato di Neal.
-Wow, ehi, tranquillo... Neal, non sono mica un mostro...
-Non sto dicendo questo- si difese l'altro -Ma sai, i tuoi modi... lei è... è più fragile.
-Neal!- esclamai spazientita, fermandolo prima che fosse troppo tardi. Si stava spingendo troppo oltre. In più mi stava rovinando una bella serata e sembrava non rendersene neanche conto. Killian si stava comportando da gentiluomo, non c'era ragione di aggredirlo.
-E perché dovrebbe?- chiese l'altro, per poi voltarsi verso di me con un sorriso -Non mi sembra una a cui piaccia essere definita fragile... ehi, Emma...- si bloccò d'improvviso -stai bene?
-Sì... sì...- mormorai, facendo il possibile per ricacciare indietro le lacrime.
-Vedi?! Non capisci Killian, Emma è più delicata... lei...
-Sono madre, ok?!- gridai infine, non riuscendo più a trattenere le lacrime di frustrazione. Neal non era mai stato così crudele nei miei confronti, aveva sempre rispettato il fatto che non andassi a raccontare i miei fatti a destra e a manca, e adesso aveva quasi rivelato qualcosa che avevo condiviso con lui in confidenza, ignorando le mie proteste. Ignorandomi.
I due uomini rimasero a fissarmi a bocca aperta. Killian sembrava scioccato, ovviamente, e non potevo neanche biasimarlo. Non era colpa sua, ma del mio cosiddetto “amico”.
-E...Emma, io non intendevo...
-Chiudi quella cazzo di bocca!- gridai ancora -Non hai alcun diritto di sparlare della mia vita privata! Killian puoi anche correre via, ti capisco. E grazie tante Neal!
Dopo aver dato un violento pugno sul bancone salta giù dalla sedia e mi diressi velocemente verso l'uscita: volevo solo andare a casa. Quella che era diventata una serata estremamente piacevole era stata rovinata da una delle persone a cui tenevo di più. E pensare che neanche ricordavo quando era stata l'ultima volta in cui mi ero sentita così a mio agio con un quasi sconosciuto. Per la prima volta, dopo quelli che mi sembravano secoli, mi ero sentita normale, come una qualsiasi altra ragazza che si divertiva in compagnia.
Solo quando fui già fuori mi accorsi di aver dimenticato la borsa, e dopo aver imprecato spaventando un paio di bambini, fui costretta a rientrare. Le mamme mi lanciarono degli sguardi indignati, ma erano loro che portavano in giro i figli ad orari assurdi!
Tra la rabbia e le lacrime non mi accorsi neanche di avere qualcuno vicino, così finii per scontrarmi, sussurrando “Scusa” rassegnata. Quella non era la mia serata.
-Ehi, Emma, sono io...
Alzai lo sguardo confusa cercando di asciugare gli occhi, per trovare di fronte a me un preoccupatissimo Killian con la mia borsa in mano. Dopo averla afferrata mi voltai di nuovo ma lasciai che mi seguisse fuori in silenzio... anche se non capivo perché lo stesse facendo. Non era obbligato a comportarsi da gentiluomo.
-Emma, fermati, per favore...- mi pregò, poggiando una mano sulla mia spalla un attimo prima che iniziassi a scendere in metro.
-Perché- domandai secca, voltandomi a guardarlo negli occhi -Perché non stai scappando via? Ti ho mentito, hai il diritto di essere spaventato, disgustato... di chiamarmi zoccola, sgualdrina, o quel che è. Probabilmente è la prima volta che esci con una ragazza madre.
-Sì, lo è. Ma non mi hai mentito, non ti ho mai chiesto se avessi bambini. E non sei una sgualdrina.
-Come fai a esserne sicuro? Ho un figlio di quasi due anni, ho partorito quando ne avevo 16. Per quel che ne sai potrei essere una troia che voleva solo scopare senza preoccuparsi delle conseguenze!- gridai, piangendo ormai a diritto, incapace di smettere.
-Emma! Sai che non è così, mi dispiace...
-TU! Tu cosa cazzo vuoi ancora!
Neal si era avvicinato a noi, ma fui più veloce e lo raggiunsi io per prima, puntandogli un dito contro. Non volevo neanche vederlo, non me ne fregava un accidenti delle sue stupide scusa, non più. Era stato fastidioso tutto il tempo, avrebbe dovuto pensarci prima.
-Emma, io...
-Sparisci, Neal!- feci, iniziando a prenderlo a pugni sul petto -Dico davvero! Se non lo fai potrei farti del male e credimi se ti dico che non ti piacerebbe!
-Emma, avanti, lascialo perdere e vieni con me... ti porto a casa io, la mia macchina è qui...- intervenne Killian cercando di separarmi dal malcapitato a cui avrei volentieri spaccato la faccia.
-No, non puoi...
-Sì che può! Non sta a te decidere cosa posso fare e cosa no, non sei nessuno! Sai una cosa? Va bene Killian, andiamo. Grazie...- mi rivolsi finalmente all'altro, ignorando le proteste e le scuse del più giovane. Lo seguii di corsa fino ad una splendente Audi nera e aprii lo sportello per sedermi ad aspettarlo senza dire una parola.
Col senno di poi non avrei capito come mai avessi accettato un passaggio da uno sconosciuto, ma al momento non mi importava: mi bastava poter tornare a casa.
Prima che me ne rendessi conto, l'auto era già partita insieme al volume basso della radio, che stava trasmettendo My Heart is Open dei Maroon 5.
-Swan... per quel che vale non credo che tu sia una puttana e nulla del genere. So che non lo sei.
-Grazie...- dissi piano, cercando di asciugare le lacrime, ma con la manica di pelle era piuttosto complicato. Quando ci fermammo al semaforo, lui tirò fuori un pacchetto di fazzoletti per poi porgermene uno che accettai volentieri, con un leggero sorriso.
-Grazie... di nuovo.
-Quando vuoi, tesoro.
Si stava rivelando un tipo davvero gentile, più di quanto avrei mai potuto immaginare... a parte quando faceva il cretino.
-Oh, senti, solo una domanda stupida... dov'è che vivi?- domandò, e un istante dopo iniziai a ridere forte, seguita da lui. Aveva ragione, era partito per riaccompagnarmi a casa e non sapeva neanche dove stessimo andando! E se non me l'avesse fatto notare, chissà quando me ne sarei accorta. Ero una completa idiota!
-Scusa...- dissi, senza riuscire a smettere di ridere -Bedford Gardens, vicino al Kensington Palace...
-Grande! Io sto a Paddington, non sarà neanche difficile tornare a casa.
-Ma scusa, allora puoi lasciarmi anche alla fermata... prenderò la metro per un paio di fermate.
-Non se ne parla, ho detto che ti porto a casa ed è quel che farò- mi bloccò, in un tono che non ammetteva repliche. Per la prima volta, quindi, decisi di lasciar perdere ed affidarmi a lui.

 

***


Il breve viaggio fu silenzioso, ma decisamente pacifico e rilassante. Era proprio ciò di cui avevo bisogno e supposi che l'avesse capito: ciò lo rendeva ancora più gentile ai miei occhi.
Quando gli accennai che poteva fermarsi, parcheggiò proprio davanti al mio cancello, per poi scendere dalla macchina e aprirmi lo sportello, da vero gentleman.
-Grazie infinite Killian, davvero...- dissi con un sorriso, una volta giù.
-E' stato un piacere. Che bella casa, io sto in appartamento... è dei tuoi o vivi sola?
-No, vivo coi miei... per ora.
-Non c'è niente di male. Insomma, hai pure un giardino con la piscina!
-Sì beh, tu hai un Audi! E mi sembra piuttosto nuova!- replicai, accennando alla macchina.
-Lo so- fece con una risata -Ma è un regalo di mio fratello.
-Deve proprio volerti bene, eh?
-Sì, certo. Solo che, beh, a volte è piuttosto soffocante e sento di aver bisogno di un posto tutto mio.
-Sì, lo capisco...
Poi ci guardammo negli occhi e la situazione si fece imbarazzante, dato che sembrava che nessuno dei due sapesse cosa dire. Tuttavia mi concessi di studiare meglio i suoi, nonostante fosse buio. Erano così azzurri... gli occhi più azzurri che avessi mai visto, aveva sicuramente rubato il primato a mio padre. Ed erano grandi. Due grandi e penetranti occhi azzurri.
-Direi... direi che è meglio che vada ora, è tardi...- balbettai, abbassando leggermente lo sguardo.
-Oh, sì, è mezzanotte passata... dovrei andare anch'io. Domani mattina lavoro.
Annuii, senza sapere cos'altro dire: di nuovo. Nonostante l'incidente con Neal, era riuscito nuovamente a farmi tornare il buon umore e salvare la serata.
Decisi quindi di esprimere quel pensiero ad alta voce, se lo meritava.
-Grazie per stasera Killian, sono stata bene...
-Anch'io. Solo... non essere arrabbiata con Neal, si è comportato così perché gli piaci, è geloso...
-Ah, non mi importa. È stato immaturo e irrispettoso. Bene, buonanotte allora...
-Uh... grazie. Buonanotte dolcezza, sogni d'oro...- disse lievemente, e prima che me ne rendessi conto si avvicinò e mi baciò sulla guancia, stringendomi piano con un braccio.
Sentii il viso andarmi subito a fuoco e il corpo mi gelò all'istante. Tuttavia scelsi di trattenere il fiato senza respingerlo, per lasciare che si allontanasse da solo.
-Ciao, ci vediamo la settimana prossima.
Non riuscii ad articolare neanche una singola parola, quindi annuii e mi voltai ad aprire il portone con mani tremanti. Ci riuscii soltanto al terzo tentativo, ma prima di poter mettere piede in giardino mi sentii afferrare per il braccio e fui costretta a voltarmi di nuovo.
-Scusa. Senti... Lunedì ad Hyde Park ci sono dei mercatini e ci vado con mio fratello e un amico. Pensavo... non è che ti andrebbe di venire? Puoi portare anche i tuoi amici e tuo figlio... o figlia...
-Oh...- borbottai, ancora confusa -Figlio. Sì, ok. Perché no...
Cosa? Stavo dicendo di sì, così su due piedi? Quella non ero io, non ero decisamente io a parlare.
-Fantastico. Ci vediamo all'entrata alle 11? Possiamo anche pranzare lì poi.
-Sì, ok. Alle 11... perfetto. Ti farò sapere se cambia qualcosa, ma dovrebbe andar bene.
-Come? Sembra proprio che avrò bisogno del tuo numero... o tu del mio.- ammiccò, ed io scossi la testa divertita, nonostante lo sconcerto verso me stessa.
-Giusto...- ammisi comunque, ed entrambi tirammo fuori i nostri cellulari.
Gli stavo davvero dando il mio numero. A un tipo che conoscevo a malapena. Potevo già immaginare la faccia di Regina, sarebbe impazzita e probabilmente mi avrebbe perfino portata fuori a bere per “celebrare” l'occasione.
Dopo aver segnato il mio, mi fece uno squillo in modo che anch'io potessi salvare il suo. Non riuscivo a crederci, forse quel drink era stato più forte del solito. Doveva essere quello il motivo. Per forza. Non c'era altra spiegazione.
-Beh, stavolta buonanotte sul serio!- disse il ragazzo sorridente, rimettendo il telefono in tasca.
-Buonanotte! Ci vediamo lunedì!- confermai ricambiando, e finalmente riuscii ad entrare in giardino, agitando un'ultima volta la mano per salutarlo prima che rientrassi in macchina.
Non riuscivo proprio a spiegarmelo, ma mi sentivo davvero contenta. Felice. Raggiante. Non sapevo neanche definirlo bene. Non riuscivo a fare a meno di sorridere, però, tanto che la mandibola iniziava a farmi male.
Diedi ancora una volta un'occhiata al numero di telefono appena salvato, poi, senza smettere di sorridere, rientrai a casa.












 

Angolo dell'autrice;
Ciao! Ok, dovevo postare l'altra storia ma sembra destino che debba ancora aspettare, anche se avevo il capitolo pronto (giuro! xD). Con questa storia dei server, quando posto mi viene fuori come se fosse il 9, invece è il 10... voglio evitare casini, quindi riproverò in settimana.
Il non-appuntamento di Emma e Killian è stato più corto del previsto, a causa di Neal, ma non poi così male. Preso dalla gelosia ha esagerato e ha rivelato cose di Emma di cui lei non aveva ancora parlato con l'altro... ma nonostante lo shock iniziale (sia per l'età che per il figlio), si è mostrato comprensivo e l'ha presa con filosofia, senza perdere interesse per lei. Intanto anche Emma ha iniziato a sentire qualcosina... soprattutto quando le ha baciato la guancia. Gli ha perfino dato il suo numero ed ha accettato di uscire per un secondo non-appuntamento lol Diciamo, quindi, che le cose tra loro adesso stanno cambiando... e migliorando.
Spero vi sia piaciuto anche questo capitolo... e che l'"evoluzione" tra loro sia abbastanza naturale e non troppo veloce, fatemi sapere, accetto critiche xD
Alla prossima, un abbraccio e grazie mille a chi ha deciso di seguirmi anche in questa nuova storia! :)

P.S.: smemorina89, la tua recensione era sull'altro server ma l'avevo letta... (spero la facciano tornare in breve) quindi grazie anche a te! Ricordo vagamente ciò che c'era scritto... e beh, diciamo che Emma per il momento non sembra molto incline a raccontare la sua di storia, ma vedremo :)

P.P.S: qualcun altro va a Parigi a incontrare Colin e Jen? Ci saranno le foto duo con loro e non vedo l'ora *_*

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Capitolo 6
*** Normal can be good ***



Ho cambiato il rating da rosso ad arancione perché nonostante alcuni temi trattati, non penso utilizzerò un linguaggio troppo "forte"... quindi credo sia più adatto. Mal che vada cambierò di nuovo, ma per ora va bene così.

Normal can be good










EMMA POV

Dire che mi fossi svegliata di buon umore era riduttivo, ed in più era una splendida giornata. Né io né i miei genitori dovevamo lavorare, quindi avremmo trascorso tutto il giorno in famiglia.
Scesi piano le scale ancora in pigiama e con Henry in braccio, lasciandomi andare in un grande sbadiglio che fece ridere mio figlio. Era raro che un bambino piccolo potesse dormire fino alle 10 del mattino, eppure lui ci riusciva: aveva proprio preso da me!
-Ehi, buongiorno dormiglioni!
-Buongiorno mamma... cosa c'è per colazione? Stiamo morendo di fame!
-Henny pappa!- confermò il piccolo, protendendo le braccia verso la cucina.
-Tuo padre sì e appena svegliato come voi, ma io ho fatto le crepes!
-Cheepp nona, pappa!
A quel punto non riuscii più a tenere il piccolo tra le braccia e fui costretta a lasciarlo andare prima che si divincolasse e si facesse male. Ormai stava diventando proprio grande, era alto quasi 90 centimetri e pesava 11 chili e mezzo, un vero ometto.
Mi concessi quindi un altro sbadiglio mentre guardavo il mio bambino iniziare a tirare per la gamba mio padre e farsi rincorrere da lui.
-E' proprio una peste, eh?
-Già...- annuii con un sorriso -Da quando ha preso a correre sono sempre preoccupata, ma sono anche contenta. Contenta che non abbia preso da me, voglio dire. È... sano.
-Oh tesoro, non dire così... Eri una bambina fantastica, forte...- sussurrò mia madre per poi abbracciarmi, e un po' mi sentii in colpa per aver tirato fuori l'argomento. Era sempre poco piacevole ricordare quel periodo, sia per me che per i miei genitori. Ma non avevo potuto fare a meno di pensarci: la malattia che avevo avuto era genetica, e nonostante la percentuale di possibilità che anche mio figlio potesse nascere malato fosse bassa, era comunque stata reale. Ricordavo ancora quando la dottoressa mi aveva assicurato che fosse sano al 100%: era stato uno dei primi veri momenti di gioia che avevo avuto in quel periodo.
-Senti, ieri a che ora sei tornata? Io e papà siamo rientrati alle 23 passate, ma c'era ancora Aurora...
-Tardi- mi limitai a dire sciogliendo definitivamente l'abbraccio, e per evitare di dare altre spiegazioni entrai in cucina, per sollevare Henry e riempirlo di baci. Lui iniziò subito a ridere, e fu così dolce che riuscì a contagiare tutta la famiglia. Sembrava proprio domenica, una delle rare domeniche in cui riuscivamo ad essere a casa tutti insieme. Per mia madre in particolare era difficile; fare l'infermiera era pesante e per questo aveva richiesto di passare a ginecologia, dato che una delle dottoresse attuali sarebbe andata in pensione tra un mese.
-Ehi, nel pomeriggio andiamo tutti insieme al centro commerciale? I vestiti di Henry iniziano a stargli piccoli...- proposi, guardandolo fiera prima di sistemarlo nel seggiolone.
-Certo! E magari potresti prenderti qualcosa anche tu... non sei stanca dei soliti pantaloni lunghi?
-No, e poi siamo ancora in inverno, fa freddo.- la troncai, sperando che non avrebbe insistito ulteriormente. Se anche avessi voluto indossare delle gonne, non l'avrei fatto a Febbraio con 5 gradi al sole. E poi preferivo di gran lunga stare comoda, piuttosto che apparire.
Mi misi nel piatto un po' di crepes e vi spalmai marmellate diverse e Nutella, prima di iniziare a mangiare. Dato che non mi ci volle molto a divorarle, ne presi un altro paio che mi ripromisi di gustare con più calma. Anche Henry si stava dando da fare, ultimamente gli erano cresciuti dei dentini ed era diventato un gran mangione, tanto che ero stata costretta a nascondere i dolci in alto.
-Com'è andata la festa ieri?- intervenne poi mio padre -Non che mi lamenti, ma non è da te tornare così tardi!
Pulendo la bocca a mio figlio, sospirai impercettibilmente: a quanto pare non c'era proprio modo di evitare il discorso. Non che avessi qualcosa da nascondere, ma sapevano essere dei veri ficcanaso! E io non ero una persona da scenate per concludere col rinchiudermi in camera, quindi finivo ogni volta per farmi psicanalizzare da loro. Regina aveva ragione, spesso dimostravo 30 anni, non 18.
-E' stata divertente...- borbottai -anche se accanto a Regina sfiguravo decisamente.
-Ma dai! Potevi farti una foto, sono certa che eri bellissima col costume da Alice!
-Vabbé, dai, non parliamo di costumi, non ho 12 anni...- tagliai corto, passando ad assaggiare la bevanda e lasciandomi inebriare dal sapore intenso della cannella. Un po' era colpa mia, ero stata io a tirare fuori il discorso ma a volte avevo l'impressione che mi trattassero come una bambina. Non fosse una novità, certo, lo facevano spesso: nonostante lo negassero, ero certa che a volte mi vedessero ancora come la povera, piccola Emma, sempre bisognosa d'aiuto.
-Ti ha riaccompagnata lei? La tua macchina era qui.
-Sì... cioé, no.- feci a bocca piena, per poi pentirmene immediatamente. Ma cosa diavolo mi saltava in mente? Perché ero così stupida? Certo, mi ero appena svegliata, ma sarebbe bastato dire un semplice “sì” per evitare tutte le domande fastidiose che sarebbero ovviamente seguite.
-Neal?
-No... dai, devo per forza raccontarvi tutto?
-Non per forza, ma... sei la nostra unica bambina, ora che inizi a uscire... insomma, sarebbe bello.
Bel colpo basso mamma, complimenti! Pensai, anche se di certo non lo aveva detto per ferirmi. Non sapevano che, ogni tanto, mi sentissi colpevole del fatto che non avessero avuto altri figli. Avevano passato la loro giovinezza ad occuparsi della figlia malata, e quando ero completamente guarita, probabilmente non se l'erano più sentita.
-Vabbé, non Neal. Ci siamo visti in realtà, dopo la festa io e un amico siamo passati al bar da lui ma... è stato uno stronzo.- spiegai. Certo, anch'io avevo esagerato e prima o poi l'avrei perdonato, ma magari in questo modo mia madre avrebbe smesso di provare a convincermi di quanto fosse il ragazzo ideale per me.
-Neal? Stronzo? Che ti ha fatto?- si accigliò infatti la donna, ma anche mio padre sembrò abbastanza confuso. Comprensibile, considerato che Neal fosse sempre stato dolce e gentile... però aveva i suoi difetti, come qualsiasi essere umano.
-Delle scenate piuttosto... pesanti.
-Oh, Emma...- mi interruppe la mamma, prendendomi entrambe le mani -Neal è geloso, tesoro.
-Lo so.- borbottai ritirandole, sorprendendo i due così tanto che tutti piombammo in silenzio: perfino Henry smise di masticare, neanche l'avesse fatto apposta.
-Non sono una bimba ingenua. L'altra sera quando siamo usciti è stato piuttosto chiaro, anche se ho finto di ignorarlo. Ma... è un amico. Non riesco a vederlo in nessun altro modo, d'accordo?
I due mi guardarono, come per cercare di capire se fossi seria o se stessi semplicemente cercando una scappatoia. Perché doveva sempre andare così?
-Capisco che tua madre si faccia prendere un po' troppo da queste cose...- iniziò mio padre per primo, posando la mano sul mio braccio -Ma lei e io vogliamo solo che tu sia felice. So che può farti paura lasciarti andare, lo capisco, ma...
-Oh papà, non si tratta di questo...- cercai di spiegare senza arrabbiarmi -Non ho paura, almeno non di Neal e ci ho pensato seriamente... ma non può andare. È più un fratello per me. E poi...- esitai, cercando di decidere cosa dirgli e cose no. Non avevo voglia di parlargli di Killian, ciò che sembrava stesse nascendo tra noi non era che amicizia, probabilmente... ma volevo che smettessero di preoccuparsi. Non solo perché mi desse fastidio, ma anche per far stare sereni loro. Dopo tutti questi anni era giusto che iniziassero a rilassarsi e volevo che lo capissero.
-Ero con un... ragazzo. Da Neal. Quello che ho conosciuto al... gruppo. Quello che mi sembrava fastidioso, si è rivelato simpatico. Mi ha accompagnata a casa lui e lunedì usciamo. Voglio dire- continuai subito, prima che mi tempestassero di domande -Coi suoi amici, Regina ed Henry. Non da soli. Ma lo stesso.
Lasciai finalmente andare il respiro che avevo trattenuto, ormai era fatta. Mi confidavo spesso coi miei, soprattutto con mia madre, ma mai di ragazzi, a parte Neal – giusto perché era lei a tirare fuori l'argomento. Tuttavia mi sentivo meglio, era stato molto meno complicato di quanto avevo creduto. Forse perché non si trattava di un fidanzato, ma loro sapevano bene quanto trovassi difficile farmi degli amici, soprattutto se maschi. E se mia madre voleva farsi qualche film mentale, beh, non poteva nuocermi.
-Stavo per chiederti se sei sicura che sia davvero un bravo ragazzo. Ma dal tuo sorriso mi sembra proprio di sì. Sono contenta tesoro, scusa se insisto tanto...
-Non... non ti preoccupare. E poi non sto sorridendo, non è vero.
Ovviamente era vero, anche se stavo facendo il possibile per reprimerlo. Non riuscivo farne a meno, mi bastava solo pensare a Killian per iniziare irrimediabilmente a sorridere. Ma era semplicemente perché mi aveva fatta star bene, mi aveva fatta sentire come non mi ero mai sentita. Lui non lo sapeva, ma dopo Ryan era stato il primo ragazzo con cui ero uscita la sera a bere. Con propositi diversi ovviamente, ma per me voleva dire tanto perché adesso ero un'adulta, non una stupida quindicenne cotta del capitano della squadra di Rugby della scuola.
-Pensi di... non so, presentarcelo, magari?
-Papà! Bene io e Henry andiamo a... giocare. Gli ho promesso che avremmo costruito la nave dei pirati. A più tardi!

 

***


KILLIAN POV

-Ehi bello, non ti sei accorto che quella bambola dal culo fantastico ti sta fissando da un quarto d'ora? Ti sei fatto desiderare abbastanza!- esclamò Graham, circondandomi le spalle e alitandomi in faccia. Se mi ero accorto della rossa con gli shorts di pelle che risaltavano il suo fondoschiena da paura e la maglia scollata che lasciava poco all'immaginazione? Certo, e mi ero già maledetto mentalmente per non essere corso a offrirle da bere. Eppure, semplicemente, non ne avevo voglia. Qualcosa mi bloccava, o meglio, qualcuno. Dopo la sera precedente, la bionda dagli occhi color smeraldo si era insinuata nella mia testa ancora più prepotentemente. La sua forza, la sua fragilità, il profumo e la morbidezza della sua pelle, la bellezza della sua risata, la dolcezza del suo sorriso. Maledizione, Swan! Pensai nel mandare giù ciò che era rimasto del mio secondo Long Island. Quel sabato sera di lavoro l'aveva preso Robin, e io gli avevo promesso che mi sarei occupato del successivo. Robin Locksley, per gli amici Robin Hood, era un bravo ragazzo ed io ero l'esatto opposto, eppure la nostra cogestione funzionava alla grande, tanto quanto la nostra amicizia. Ovviamente, proprio come Liam, aveva già accettato l'uscita di lunedì con Emma e chiunque avrebbe portato. Era chiaro che noi tre non avevamo in programma di andare per i mercatini, ma era stato l'unico modo che mi era venuto in mente per convincere Emma a uscire.
-Ohi, sei diventato sordo? Guarda che se me la prendo io non puoi lamentarti, eh!
-Prenditela- dissi automaticamente, per poi rivolgermi alla barista ed ordinare un cuba libre. Anche lei era una gran bella ragazza, e il mio livello di disinteresse era piuttosto preoccupante.
-Non è che ti sei preso una cotta per qualcuna?- suggerì August, accomodandosi rumorosamente accanto a me ed ordinando un vodka lemon: neanche lui ci stava andando leggero quella sera. Eppure, anche dopo quei drink continuava ad essere un inguaribile romantico. Da un lato somigliava a me e Graham, amava uscire con le belle ragazze, ma dall'altro affermava di voler trovare l'amore della sua vita o qualcosa del genere. Di solito tendevamo a non ascoltarlo quando esagerava coi suoi discorsi da diabete. Forse, ora, era così ubriaco da avermi confuso con sé stesso... io una cotta. Come no.
-Non dire idiozie e bevi...- tagliai corto, alzando gli occhi al cielo.
-Vabbé, mettiamola così allora... conservi il tuo corpo per qualcuna in particolare?
-Ma la vuoi smettere?
-Mammamia, certo che sei acidello stasera... ma che ti prende? Stai male?
-Silenzio- borbottai infastidito, voltandomi a guardarlo storto. A parte Robin era l'unico che conosceva dettagliatamente il mio passato e i danni che aveva riportato nel presente. Odiavo che la gente si preoccupasse per me o facesse supposizioni del genere.
-Ma non volevo dire...
-C'è una ragazza- ammisi, per farlo stare zitto -Passa ogni tanto al mio locale, dopo il lavoro...-. Ovviamente era una bugia, ma del gruppo d'ascolto non l'avrei mai detto a nessuno: era già tanto se lo sapevano Liam e mia madre, e solo perché erano stati loro a spingermi ad andare. Anzi, lei mi aveva suggerito uno psicologo, ma avevo categoricamente rifiutato.
-Uhm e come mai stasera non è qui con te?
-Non è... la solita. È diversa.
-Ovvero non te la vuole dare?
Probabilmente la mia faccia bastò come risposta, perché il mio amico si mise a ridere rumorosamente. Ci aveva preso in pieno, anche se non mi sentivo di utilizzare termini come “non me la da” per parlare di Emma. Era troppo pura e innocente per queste cose. Beh, non così tanto dato che aveva un bambino, ma in confronto alle donne con cui uscivo di solito, era un angelo.
-Dev'essere proprio una gnocca se ti impegni tanto... voglio dire, non lo saprebbe mai se andassi a letto con qualcun'altra, nel frattempo.
-Sì, è gnocca- ammisi, mandando giù un sorso abbondante del mio cocktail -E ha 18 anni, quindi lasciatemi concentrare sulla mia conquista senza rompere le palle, eh?
-Ooooh, ora capisco!- esclamò colpito, battendomi la mano sulla spalla -Hai il mio pieno appoggio. Le 18enni saranno pure piccole e sceme, ma a letto hanno energia da vendere!
Mi unii alla sua risata, senza sentire il bisogno di dirgli che Emma fosse tutto fuorché piccola e scema. Era molto più intelligente di lui e di tutti i miei amici messi insieme, ma decisi di tenermelo per me, almeno per il momento. Così come l'imminente uscita. Forse era l'alcol che mi stava mandando in tilt in cervello, ma dubitavo di riuscire ad accontentarmi della sua amicizia come aveva pensato. Con una tipa del genere, non avere qualcosa di più sarebbe stato un grande spreco.


EMMA POV

Non mi connettevo spesso su Facebook o social network vari, ma dopo aver messo a letto Henry avevo deciso di essere troppo stanca per fare qualsiasi cosa che non fosse una partita a Candy Crush. Regina stava invece lavorando con photoshop agli ultimi ritocchi della sua collezione estiva, quindi in camera regnava il silenzio. Non che mi desse fastidio, eravamo abituate a passare il tempo in tranquillità. Nel pomeriggio era venuta a fare shopping insieme a noi, poi l'avevo invitata a cena e a rimanere dormire da noi, dato che il giorno dopo non avrebbe dovuto lavorare.
Quando pochi minuti prima mi era comparsa una richiesta di amicizia, tuttavia, l'ultima cosa che mi sarei aspettata era che fosse proprio da parte di Killian Jones. Cosa diavolo ci faceva su Facebook alle tre di notte? Per qualche assurdo motivo il mio cuore aveva perso un battito, e adesso erano 10 minuti che avevo la pagina aperta a fissare la sua foto profilo. Quell'uomo era decisamente conscio del suo fascino e non tentava di nasconderlo.
Mi sentivo stupida a rifletterci tanto, quindi decisi di cliccare su Accetta. Non era nulla di che, in fin dei conti, e dato che sapeva di mio figlio non avevo niente da nascondere.
“Non dormi tesoro?”
Il suono della notifica mi fece fare un piccolo salto e per poco non sputai le patatine alla paprika che avevo appena messo in bocca.
-Che succede Emma? Hai visto un fantasma?- fece Regina, riemergendo dal suo lavoro.
-Peggio- borbottai -E' Jones che mi scrive.
-Uuuh, credo che per oggi lascerò perdere e finirò domani!- sentenziò, e prima di darmi il tempo di replicare venne a buttarsi sul letto accanto a me.
-”Tesoro”, uh... ti chiama sempre così?
-Anche “dolcezza” e roba del genere... ma credo chiami tutti così...- le spiegai, avendo notato che raramente chiamava la gente per nome. E stranamente, non mi dava fastidio che mi si rivolgesse così: non lo faceva con malizia come certi cretini che si incontravano per strada.
-Ok, ok, non gli rispondi?
Alzai gli occhi al cielo, e mio malgrado decisi di rispondere, anche se avrei preferito farlo tranquillamente e in solitudine, senza la mia amica a sbirciare.
“Non ho sonno e domani è domenica. Tu non sei da qualche parte a ubriacarti?”
“Sono tornato presto, oggi. Non c'era nessuna con cui valesse la pena sprecare il mio tempo... i miei amici hanno rimorchiato e non mi piace bere da solo. Ti va di uscire?”
“Sei decisamente ubriaco” scrissi, scuotendo la testa con una risata. Mi metteva allegria il fatto che fosse a casa e non con qualche oca a scopare nei bagni di un locale o nel suo stesso letto... ma perché? Cosa diavolo mi prendeva? Quelli erano affari suoi.
“Vabbé io ci ho provato ;) Ma perché, sei già in pigiama?”
“No, perché con te alle 3 di notte quando sei ubriaco non ci esco. Vai a dormire”.

-Tu lo sai, vero, che era un modo per estorcerti informazioni su cosa indossi?- domandò Regina divertita, cingendomi le spalle con un sorrisone. Si stava proprio divertendo a mie spese! Tuttavia non seppi che rispondere, perché era una cosa a cui non avevo pensato. Conoscendolo, però, probabilmente era così... chiedere alle ragazze cosa indossassero era nel suo stile.
“Uff... vabbé, allora mi spoglio e mi metto a dormire” rispose, al che Regina mi guardò come per dire 'Te l'avevo detto'. L'immagine di lui che si spogliava cercò di entrarmi nella testa, ma fortunatamente riuscii a reprimerla in tempo. Non era proprio il caso. Non che quelle camicie aderenti e mezze sbottonate lasciassero molto all'immaginazione.
“Ma non hai qualche foto più... giovanile? Stavo sbirciando e sei sempre troppo vestita”.
“Killian, sul serio, vai a dormire. E in ogni caso io non mi faccio foto con le tette di fuori e la bocca a culo di gallina!”.

-Bella risposta!
-Grazie!- risi, restando con lo sguardo sullo schermo. Alla fine mi stavo divertendo, nonostante fosse chiaro che avesse bevuto qualche bicchiere di troppo. Però era abbastanza lucido per leggere e scrivere, quindi era già qualcosa.
“Non sei divertente, Emma... dovresti permettere alla gente di godersi tanta bellezza almeno in foto! Notte splendore, ci vediamo lunedì! :*”.
“Buonanotte... preparati al mal di testa post sbronza domani :P ti scrivo per confermare per lunedì. Sogni d'oro!”.

Fui piuttosto certa di essere arrossita, e Regina me lo confermò quando mi tirò una guancia. Non ero solita provare certi sentimenti, ma trovavo i suoi complimenti piuttosto lusinghieri. Alla fine, essere considerata bella da un uomo che di ragazze ne vedeva a bizzeffe, non era poi tanto male.
-Emma ha una cotta... Emma ha una cotta...- canticchiò la ragazza al mio fianco, e dopo aver lasciato il computer sul comodino, presi il cuscino per colpirla.
-Non ho una cotta! Sei te che insisti con questa storia!- protestai, incrociando le braccia al petto.
-Certo che insisto, non ti ho mai vista sorridere tanto! Attenta che ti si sloga la mandibola...
-Ti caccio a dormire in giardino se non la smetti- feci stizzita -Te l'ho detto, è simpatico e gentile... possiamo essere amici. Non è che solo perché è un uomo devo volere qualcos'altro...
-Non perché è un uomo... ma perché neanche Neal riesce a renderti così raggiante. Sul serio piccoletta, perché non ti lasci andare un po'? Non voglio insistere, ma sembra un bravo ragazzo... nonostante i suoi modi.
-Lo so... lo è- ammisi, ripensando senza volere al tenero bacio sulla guancia della sera prima. Altri uomini, al posto suo, avrebbero tentato qualcosa di più, almeno un bacio sulle labbra. A lui, invece, sembrava che l'idea non l'avesse neanche sfiorato. Era stato tenero e naturale. Un dettaglio che avevo deciso di tenere soltanto per me, però. Regina sapeva tutto il resto, ma il bacio era soltanto mio. Era una cosa piccola, ma non volevo condividerla con nessuno.
-Allora?
-Allora niente, Regina, non so che dirti. Non lo so. Lunedì usciamo e... e niente. Quel che sarà, sarà. Non escludo niente, contenta? Solo non ci voglio pensare, non voglio pensare a... relazioni.
La donna sembrò colpita da quella confessione, e io stessa lo ero. Davvero stavo prendendo in considerazione anche solo la remota possibilità di frequentare un uomo? Per di più un trentenne affascinante ai cui occhi sarei probabilmente apparsa totalmente inesperta. Certo, non che mi importasse. Le possibilità che tra di noi nascesse qualcosa erano quasi pari a zero.
-Me lo faccio bastare- disse infine -Detto da te è pure troppo. Ora direi che è il caso di metterci a dormire... io rimango qui a meno che per te non sia un problema dormire con una donna.
Con una risata la colpii sulla spalla e dopo aver spento il computer mi misi sotto le coperte per farle spazio. Avrei dovuto seriamente prendere in considerazione l'offerta di trasferirmi da lei, essere coinquiline avrebbe potuto essere molto divertente. Voleva anche bene a mio figlio e la cosa era reciproca, quindi saremmo stati alla grande. L'unico motivo per cui non mi decidevo, era che non volevo far rimanere male i miei. Erano abituati a doversi occupare di me e anche se le cose erano cambiate, sarebbe stato strano non vivere più insieme... avrebbero sofferto, ne ero certa.
Mi sarebbe piaciuto molto, però, iniziare a vivere una vita completamente normale... senza dover rendere conto a nessuno ed essere tenuta sotto controllo.

 

8 anni prima

-Emma, tesoro! Allora, com'è andato il primo giorno con gli altri bambini?- esordì allegra Mary Margaret, quando la figlia corse ad abbracciarla non appena entrò nella sua cameretta. La sua bambina era stata debole per i primi cinque giorni dopo l'intervento, ma dopo, giorno dopo giorno, l'aveva vista sempre più piena di energie. Ora, per la prima volta nella vita, aveva la guance rosee e sprizzava energia da tutti i pori. Finalmente i giorni di reclusione per stare lontana dalle infezioni erano finiti, e le avevano dato la possibilità di passare del tempo con i bambini ricoverati in una sala tutta per loro.
-Bene! Ho due nuovi amici, Jane e Mark. Abbiamo giocate con le carte di Harry Potter... e piace leggere anche a loro. Questa sera ci lasciano vedere insieme un film.
-Sono contenta per te piccola! Me li farai conoscere questi amici?
-Non sono più piccola, mamma, ho 10 anni, ti prego. Ma ok, forse domani...
La donna annuì, e andò a sedersi sul letto insieme alla giovanissima Emma, tirando fuori dalla borsa una busta piena di patatine, dolci e tre cupcake. I medici le avevano assicurato che sarebbe stata in grado di mangiare di tutto, così, aveva deciso di lasciare che si abbuffasse. Non aveva mai avuto molto appetito, anche perché era stata costretta a nutrirsi in maniera salutare. Qualche dolce ogni tanti gliel'avevano comprato, ma non quanto avrebbe meritato una bambina. Ora ci pensava l'ospedale a riempirla di pasti sani.
-Wow! Grazie mamma! Posso... posso davvero mangiare tutto?- esclamò con stupore, studiando il contenuto del sacchetto di plastica, incredula.
-Certo, solo non fare indigestione... quella fa male a tutti!
-No, li dividerò con i miei amici. Stasera possiamo mangiare le patatine e i cupcake.
-Perché no? Domani papà può portarti cornetto e cioccolata calda per colazione invece... che dici?
-Sì! Qui ci danno la cioccolata qualche volta ma non è buona... Mark dice che la comprano nei negozi dove costa poco per poterla dare a tutti.
-E' intelligente questo Mark.
-Sì, ha 11 anni e mezzo- disse fiera, come per intendere “ho un amico più grande e non si annoia con me”. Il suo cuore, intanto, si riempiva di gioia ogni minuto che passava. Ancora due mesi, se tutto fosse andato per il meglio, ed Emma sarebbe tornata a casa. I medici erano positivi a riguardo, il midollo stava attecchendo alla perfezione ed escludevano quasi ogni possibilità di rigetto. In più, avevano assicurato a Mary e David che la loro piccola fosse tra i bambini più obbedienti ed educati che avevano in cura: per ogni cosa diceva “grazie”, “prego” e “per favore”, e prendeva le medicine senza mai lamentarsi. Erano fieri di lei.
-Mamma... puoi farmi le trecce? Per farmi venire i capelli ricci?- fece poi incerta, alzando gli occhi verso di lei.
-Certo amore... come mai? Vanno di moda?
-Non lo so. Però Mark ha detto che somiglio a Hermione... dice che sono carina. E...- e poi arrossì, non riuscendo a finire la frase. In sala giochi, il bambino era stato il primo ad avvicinarsi e chiederle se voleva giocare con lui e Jane. Lei non ci aveva quasi creduto, abituata com'era a subire prese in giro o – nel migliore dei casi – indifferenza. Poi, quando aveva annuito e si era alzata le aveva detto “Lo sai che sei molto carina? Somigli a Hermione.” Lei aveva ringraziato ed era arrossita e, inspiegabilmente, aveva nutrito il desiderio di somigliare a Hermione ancora di più. A Mark sarebbe piaciuta, forse.
Mary Margaret non riuscì a trattenersi, e strinse la figlia forte a sé, nonostante le sue proteste.
La sua prima cotta. Tutto stava iniziando a diventare meravigliosamente normale.













 

Angolo dell'autrice;
Ciao :) Avendo il capitolo pronto da un pezzo, ho deciso di non aspettare fino a sabato... quindi eccomi qui, reduce dal primo sneak peek di OUAT (ne vogliamo parlare? Cioé... avete visto? *-*). Ok, la smetto con gli scleri, anche se è dura xD
Questo capitolo è di passaggio per il rapporto tra Emma e Killian, ma mostra un po' il rapporto tra Emma e la sua famiglia... Ovviamente i suoi sono felici che stia iniziando a fare tardi (lol, normalmente i genitori non sono felici di queste cose ma in questo caso... xD), ma sono molto curiosi di sapere cosa succede... e di conoscere questo fantomatico ragazzo. Lei ha deciso di "accontentarli" almeno un pochino, rimanendo vaga su di lui e lasciandoli fare supposizioni per conto loro...
Killian invece è uscito per i locali coi suoi amici, ma non è molto in vena di divertirsi... August l'ha notato e lui ha provato a negare, ma ovviamente senza successo xD Anche se è stato vago sui dettagli e ha minimizzato la cosa... ma in fondo sa che è qualcosa di più profondo. Ora ha occhi solo per Emma e non ha voglia di andare con altre donne, per quanto attraenti possano essere.
Poi diciamo che ho voluto aggiungere una scenetta normale e divertente allo stesso tempo... così ho pensato ad una breve chat tra Emma e un Killian un po' ubriaco xD E Regina, da brava migliore amica, si è accorta alla grande che Emma ha preso una bella cotta...
Per questo il parallelismo col passato. Il primo giorno "normale" di Emma, in cui si è fatta degli amici e un ragazzo (anche se in questo caso sarebbe ragazzino/bambino), l'ha fatta sentire carina... e si è presa una piccola cotta, sì xD
Anche il prossimo è già scritto da tempo e vedrò quando postarlo... c'è l'uscita, quindi non vi farò attendere oltre xD
Intanto, per chi seguisse anche On Adventure With The Pirate e non se ne fosse accorto, ho pubblicato un paio di giorni fa il nuovo capitolo :) 
Un abbraccio, grazie mille a tutti per letture/inserimenti/recensioni e a presto! Finalmente manca pochissimo alla nuova puntata di OUAT, non sto nella pelle!

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Capitolo 7
*** Fun, laughter, feelings and consciousness ***


Fun, laughter, feelings and consciousness









KILLIAN POV

Fortunatamente, il lunedì mattina era iniziato alla grande. C'erano ben 7 gradi, davvero tanti per il periodo, e un sole che una volta tanto non era nascosto tra le nuvole. Emma il giorno prima mi aveva mandato un sms per confermare l'uscita ed io le avevo risposto brevemente. Dopo le cazzate che le avevo scritto il sabato sera da ubriaco, avevo preferito non assillarla troppo: era già tanto che non avesse cambiato idea sull'uscire insieme. Rileggendo i messaggi, però, avevo tirato un sospiro di sollievo quando mi ero reso conto che l'avesse presa sul ridere... e aveva proprio ragione!
-Voglio vedere cos'ha di speciale questa ragazza tanto da tirarti su prima di mezzogiorno il lunedì mattina...- commentò Liam divertito, mentre percorrevamo Park Lane, diretti vero l'ingresso principale del parco.
-Se continui a prendermi in giro ti rispedisco a casa- lo minacciai, ma solo perché non sapevo cosa rispondere. Non aveva tutti i torti: il lunedì era il giorno di chiusura del bar, e mi piaceva rimanere a dormire fino a tardi. Non che lavorassi sempre di mattina, ma avere tutto il giorno per riposare e magari leggere un libro, era tutta un'altra storia.
-Dai Killian, non è da te e lo sai anche tu!- intervenne Robin, a sostegno di mio fratello.
-Certo che siete noiosi. È una bella ragazza e sono riuscito a divertirmi con lei anche senza portarmela a letto... converrete che vale la pena mantenere i rapporti.
-Certo, certo... se vuoi solo esserle amico...
Alzai gli occhi al cielo con una risata, era chiaro che nessuno di noi tre ci credesse. Anche se a dirla tutta, non sapevo cosa volessi esattamente da lei. Non era il genere di ragazze che frequentavo di solito ed ero piuttosto certo che non avrebbe mai accettato del sesso occasionale. Ad ogni modo, il segreto era non pensarci e vivere al minuto, quindi chiusi la mente e continuai a camminare. Mancavano 10 minuti alle 11 e mezza, tanto per cambiare ero in anticipo e dato che sarebbe arrivata in metro, ci appostammo accanto all'uscita.
-Ma una cosa... la sua amica è carina?- fece Robin, sorprendendomi. Non mi era sembrato molto incline a voler conoscere donne, ultimamente. Da quando aveva rotto con la sua fidanzata storica con cui era stato insieme 10 anni, Marian, sembrava aver perso ogni interesse.
-Dai, non guardarmi così. È solo una semplice domanda.
-Sì, anche Regina è assolutamente da urlo. Ma forse sei troppo un bravo ragazzo per lei.
-Non ho mica detto che... ah, lascia perdere!
Io e Liam ridemmo sotto i baffi, Robin era davvero un così bravo ragazzo che a volte mi faceva tenerezza. Anche per questo mi piaceva, però: se con Graham, August e Arthur potevo andare a bere e divertirmi fino all'alba, con lui potevo avere discorsi seri e soprattutto personali.
-Ehi, sono loro per caso?
-Oh... sì!- esclamai, notando immediatamente la bionda nella sua solita giacca rossa salire l'ultimo gradino, con un tenero bimbo tra le braccia. L'altra, invece, portava il passeggino che lasciò andare a terra una volta in cima.
-Ah, già, non ve l'ho detto. Emma ha un figlio...- spiegai ai due e, prima che avessero tempo di riempirmi di domande, mi affrettai a raggiungere le ragazze.
-Ciao!
-Oh, Killian!- esclamò la più giovane, voltandosi con un sorriso. Se possibile, alla luce del giorno era ancora più incantevole del solito. Sotto la giacca indossava un leggero maglioncino bianco, un paio di jeans e degli stivaletti neri con un po' di tacco. In viso aveva solo un po' di mascara e del lucidalabbra, ed era perfetta così.
Ci guardammo negli occhi, indecisi se baciarci sulle guance o meno, ma a salvare la situazione – più o meno – intervenne Regina.
-Allora cucciolo innamorato, ci presenti i tuoi amici sì o no?
-Regina!- protestò la giovane, ma io risposi con una risata e le porsi la mano: dopotutto, neanche noi ci eravamo ancora presentati a dovere. Lei la strinse ed intanto Emma sistemò il suo assonnato figlioletto nel passeggino.
-Beh, lui è mio fratello Liam e lui è Robin, il poveretto che lavora con me!
Liam strinse la mano alla mora per primo, poi fu il turno di Robin. Emma, intanto, mi lanciò uno sguardo d'intesa: quella stretta di mano si stava rivelando decisamente lunga.
-Piacere, Emma- fece poi, quando i due si decisero a staccarsi -Mi dispiace ti tocchi subire questo qua tutti i giorni...
-Pensa a me che devo sorbirmelo a casa!- protestò Liam, afferrandole la mano anche lui -Finalmente ti conosco, mio fratello non fa che parlare di te!
Gli altri, lui compreso, risero, mentre Emma arrossì. Io invece mi limitai a lanciargli un'occhiataccia, per ricordargli che se avessero fatto i coglioni se la sarebbero vista con me. Non volevo che mettessero in imbarazzo la giovane.
-Piuttosto presentaci questo bel giovanotto!- intervenni, chinandomi sul al passeggino; -Ciao ometto, io sono Killian! Tu come ti chiami?
-Henny!- esclamò, afferrandomi un dito con curiosità. Ci giocò un po' muovendomelo avanti e indietro, poi mi lasciò andare e si stese indietro per coprire la testa con una manina. Era timido come la mamma, davvero un amore! Aveva i capelli scuri e gli occhi di un misto tra il marrone e il verde, ma i lineamenti del viso erano decisamente quelli di Emma. Un bimbo bellissimo, e io non ero tra i più grandi amanti dei bambini.
-Fa un po' il prezioso perché ce l'ha con me... stamattina voleva i pancake ma io mi sono alzata tardi e non c'era tempo...- spiegò la bionda, guardandolo e scuotendo il capo.
-Pakkek!- gridò battendo le manine ed inevitabilmente scoppiammo tutti in una risata. Un po' mi era dispiaciuto non aver tentato di invitare solo lei, ma avevo già cambiato idea. Ero certo che ci saremmo divertiti un sacco!
Era presto per mangiare, quindi decidemmo di entrare e passeggiare tra le bancarelle. Io costrinsi la giovane a lasciarmi spingere il passeggino e quando capì che per me non sarebbe stato un disturbo, accettò. Sì, volevo fare il galantuomo, ma non mi dispiaceva davvero: se volevo essere amico, o qualsiasi altra cosa, di Emma, dovevo fare amicizia anche col piccolo Henry.
Camminando ci immergemmo in uno strano gioco di sguardi: quando sentivo i suoi occhi puntati su di me mi voltavo a guardarla, ma lei arrossiva e faceva finta di niente. Era davvero dolce.
Tuttavia l'avevo inquadrata, più o meno. Dopo giorni passati a chiedermi chi fosse veramente, ero giunto alla conclusione che il suo lato tenero prevalesse su quello glaciale, solo che non voleva lasciarlo trasparire. Era forte, senza dubbio, ma indossava anche un'armatura per proteggersi. Forse aveva sofferto in passato, forse qualcuno le aveva fatto del male... di certo col padre di Henry non doveva essere rimasta in buoni rapporti, non l'aveva mai citato. Avevo deciso di non fare supposizioni, comunque: prima o poi l'avrei chiesto direttamente a lei o avrei semplicemente aspettato che decidesse di parlarmene da sola.
-Ma guardateli... non sembrano una tenera famigliola?- commentò a un certo punto Regina, che camminava dietro di noi insieme agli altri. Sia io che la bionda ci fermammo, per scambiarci un'occhiata prima di voltarci verso quelli scemi che se la ridevano.
-Dai, non ve la prendete, scherzavo!- esclamò quindi alzando le mani in segno di resa.
-Non ti prendo a schiaffi solo perché stiamo intralciando il traffico!- replicò l'altra acida, spostandosi verso una bancarella per far spazio alle persone di passaggio. La seguimmo a ruota, per poi fermarci a curiosare tra gli oggetti esposti.
C'erano un sacco di accessori, sia da uomo che da donna, ma la mia attenzione cadde su una catenina con un ciondolo circolare ed un cigno inciso all'interno. Era argentato con una parte laccata in nero, e molto grazioso: pensai subito che al collo di Emma sarebbe stato d'incanto.
-Prendo questo- decisi infine, indicando l'oggetto alla ragazza dietro al banco e porgendole 20 dollari. Lei li afferrò ringraziandomi e preparò un pacchettino per poi porgermelo.
Emma era distratta, quindi decisi che gliel'avrei dato più tardi con calma. Solo Regina sembrò accorgersi del mio regalo, ma sorprendentemente si limitò a sorridere e darmi una pacca sulla spalla. Ovviamente doveva aver capito che fosse per Emma e non mi dispiaceva che approvasse, o che almeno non mi rifiutasse come possibile partner per la sua amica.
-Andiamo?- intervenne Emma -Lì c'è il banco dei dolci e Henry ovviamente l'ha già adocchiato...
-Solo Henry?- scherzai, guadagnandomi un'occhiata torva ma divertita. Poi, senza pensarci, con una mano spinsi il passeggino verso lo stand dei dolci, e col braccio opposto le cinsi le spalle. Quella vicinanza da cui non si sottrasse, purtroppo, terminò quasi subito, quando suo figlio per si alzò in piedi eccitato e fummo costretti a trattenerlo perché non si cadesse.
-Henry, fermo! Ti prendo quello che vuoi, però seduto!
-Dai tu tienilo... offro io! A entrambi.
-Ma no, non devi...
-Infatti no, però voglio. Allora... cosa prendete?
-E va bene! Grazie...- si arrese con un sorriso, per poi studiare le leccornie a cui probabilmente non avrei rinunciato neanch'io. Ancor prima che lei e il piccolo decidessero, riempii una busta di caramelle di vario genere e un'altra con delle paste colorate dall'aspetto decisamente appetitoso.
-Per Henry un po' di praline al cioccolato e cocco e i marshmellow... va bene?
-Certo! E tu?
-Mi giudichi se prendo lo zucchero filato?
-Assolutamente no! Lo prendo anch'io, anche se ci sporcheremo un casino...
-Pazienza, ho le salviette!
Quando ci allontanammo pieni di buste e con gli zuccheri filati in mano, furono gli altri tre a giudicarci. Regina si offrì di occuparsi di Henry, per lasciare che noi “bambini” – come ci definì – mangiassimo con calma. Alla fine non avevo resistito e avevo preso anche i popcorn al caramello e al cioccolato: in qualche modo avremmo mangiato tutto, dopotutto eravamo in 5.
Passeggiare facendo slalom tra la gente chiacchierando in allegria del più e del meno fu molto piacevole e io e Robin promettemmo a Regina di fare un salto alla sua boutique per comprare qualcosa da indossare per le serate eleganti al locale. Adesso mi era chiaro come mai il suo costume di Carnevale fosse così bello... l'aveva fatto lei! Lo stesso valeva per il trench beige che indossava ora: aveva indubbiamente un gran talento.
Così come me, anche gli altri uomini rimasero sorpresi nell'apprendere di cosa si occupasse Emma – oltre che aiutare Regina al negozio. Spiegò che da poco la sua mentore aveva iniziato ad affidarle compiti individuali e, nonostante si trattasse più che altro di seguire le persone e scattare fotografie, si divertiva molto. Sembrava un mestiere davvero interessante, ma ero curioso di sapere perché avesse scelto questo, piuttosto che cercare di entrare, magari, in polizia. E in tutto ciò riusciva anche ad essere un'ottima madre e prendersi cura del suo bambino: quella piccola donna era una forza della natura e a me piaceva ogni secondo di più.

 

***


Essendo una bellissima giornata le panchine erano tutte occupate, e l'idea di Liam di portare due teli si era rivelata geniale. Come postazione scegliemmo un tratto di prato soleggiato a pochi metri dal lago, per poter godere di quel raro calore degli ultimi di Febbraio. Io, Emma ed Henry occupammo un telo, gli altri tre il secondo, ma tutti eravamo intenti a tirare fuori le vaschette col pranzo cercando di non rovesciarne il contenuto. Avevamo comprato degli enormi panini ripieni di qualsiasi cosa e delle patatine fritte, mentre per Henry avevamo preso purè di patate e un hamburger di carne morbido che Emma era intenta a fare a pezzetti.
-Swan, può farti comodo una mano?
-Sì, così tu resti senza...- borbottò ironica, ed io scoppiai a ridere. Non aveva tutti i torti, me l'ero proprio andata a cercare una risposta del genere.
-Non ti ho offeso, vero?- aggiunse poi preoccupata, alzando lo sguardo.
-Certo che no, tesoro. Lasciami tenere Henry però, non puoi fare due milioni di cose insieme... vieni qui, piccoletto?
Il bambino non se lo fece neanche ripetere due volte e, sfuggendo alla presa della madre, mi raggiunse allegro. Io non resistetti e lo presi in braccio, per poi alzarmi e fare l'aeroplanino come la mia, di madre, mi aveva abituato quando ero piccolo. A pensarci bene avrei dovuto chiamarla, tra l'altro, era da un po' che non la sentivo.
Il piccolo rise felice e mi venne spontaneo stringerlo in un abbraccio e stampargli un bacio sulla guancia morbida e paffuta. Quel contatto mi provocò un'ondata di calore mai provata prima, mi fece sentire così bene che mi sembrò che tutti i problemi del mondo fossero spariti.
Solo quando abbassai lo sguardo notai che tutti mi stavano guardando sorpresi... sorridenti e sorpresi. Soprattutto Emma, rimasta a bocca aperta.
-Beh? Mi piacciono i bambini... e io piaccio a loro.- borbottai, incapace di ricompormi completamente dato che il piccolo mi si era stretto al collo.
-Da quando, fratellino?
-Sta zitto.- lo fulminai, per poi tornare cautamente seduto. Tuttavia aveva ragione, non avevo mai avuto un gran feeling coi bambini, questa era la prima volta. Forse perché Henry non era uno di quei fagottini piagnucolosi: era dolce e allegro e, evidentemente, io gli piacevo.
-Grazie, Killian.
-Per così poco?- sorrisi, cercando di non apparire imbarazzato -Se vuoi mangiare, a lui penso io...
-No, no, tranquillo. Tu mangia, faccio io. Voi uomini col cibo siete più impazienti...- scherzò, allungando le braccia per riprendere suo figlio. Ridendo lo lasciai andare, e quello si affrettò ad accomodarsi tra le gambe della mamma per immergere subito le dita tra i pezzetti di hamburger.
Nel frattempo Emma si tolse la giacca, rivelandola maglia leggere dalle le maniche svolazzanti che tirò su prima di addentare una delle sue patatine, dopo averla immersa nella maionese. Com'era possibile che una ragazza potesse essere così bella anche mentre mangiava? O forse ero io che stavo completamente impazzendo a causa di una 18enne.
-Non fissarmi così... mi sono sporcata?- domandò la giovane alzando lo sguardo su di me, leggermente rossa in viso.
-No. No, no, no, no, scusa mi ero... distratto.- farfugliai, afferrando subito il mio panino e, inevitabilmente, un cetriolino mi finì sui pantaloni. Ero peggio del bambino di meno di due anni che aveva tra le braccia, e probabilmente fu soprattutto per questo che rise di gusto.
A lei risultò semplice riuscire a mangiare senza sporcarsi e allo stesso tempo controllare Henry e pulirlo ogni tanto col bavaglino. Ne avevo conosciute di ragazze madre, anche se non ci ero mai uscito, ma mai una così matura, capace e responsabile. Mi piaceva questa sua indipendenza: nonostante vivesse coi suoi genitori, aveva l'aria di una che sapeva cavarsela da sola.
-Ehi Jones, posso farti una domanda?- intervenne Regina, distogliendomi dai miei pensieri.
-Spara.
-In realtà riporto la richiesta di un mio amico, mi ero scordata... è il tipo che era con noi alla festa sai, è un fotografo. Vorrebbe facessi da modello maschile per la mia collezione estiva e siccome io non avrei nulla in contrario...
Non seppi dire se tossimmo prima io o Emma, ma per poco non sputai il mio boccone di carne. Guardai la mora in attesa che scoppiasse a ridere, ma rimase più che seria.
-Ha una cotta per te.- si giustificò con una scrollata di spalle.
-Sono lusingato, ma... sa che a me piacciono le donne, vero? Anche se una cosa a tre potrebbe anche andarmi bene...- nel dirlo mi voltai verso Emma, e la sua reazione non mi deluse. Se avesse aperto di più la bocca, la mandibola le sarebbe quasi sicuramente scivolata a terra. Sorrisi quindi compiaciuto, e tornai a volgere lo sguardo verso Regina.
-Lo sa, tranquillo. Ma posso proporgli la cosa a tre. Che ne dici, allora? Non sei obbligato.
-Non so... non ho mai fatto il modello.
-Oh, avanti, fai il timido?- mi punzecchiò Robin, per poi ridacchiare con mio fratello.
-Nemmeno Emma l'aveva mai fatto, eppure è stata fantastica!
-Emma ha fatto la modella?!- esclamai, e questa volta, fortunatamente, non avevo nulla in bocca. Avrei pagato oro per vedere delle foto in cui Emma posava in abiti eleganti.
-Placa gli ormoni, era per la collezione invernale. Però era molto bella, potrei mostrarti le foto...
-Regina!- protestò la bionda, ed ebbi l'impressione che se non avesse avuto suo figlio tra le gambe sarebbe saltata addosso all'amica per riempirla di schiaffi. E chi l'avrebbe mai detto? Coperta o scoperta, la dolce piccola Emma si era lasciata fotografare per un catalogo di moda. Proprio in quel momento, mi venne un'idea.
-Va bene, lo faccio. Ma solo se Emma fa la modella femminile.
Mi voltai verso la diretta interessata con un sorriso a 32 denti, ma riuscii a capire se volesse darmi un pugno, scoppiarmi a ridere in faccia, oppure entrambe le cose.
-Puoi scordartelo.- disse solamente, con una nota d'acidità.
-Avanti, non vuoi aiutare il tuo amico a provare a rimorchiarmi? Sei gelosa?- la punzecchiai, pizzicandole leggermente la guancia.
-Non mi fanno effetto i tuoi giochetti da quattro soldi.
-Dai, Emma! In realtà avrei voluto proportelo anch'io!- intervenne Regina in mio soccorso, mentre gli altri due assistevano allo spettacolo.
-No Regina, mi spiace.- ripeté Emma convinta, incrociando le braccia al petto.
-Hai le gambe storte? Hai i peli? Guarda che basta una ceretta, dolcezza...
-Smettila.
-Mamma fottoo!- gridò d'un tratto Henry, battendo le manine e lasciando basita Emma. Io invece scoppiai a ridere di gusto e gli stampai un bacio in fronte.
-Bravo il mio ometto! Dillo alla mamma, è bella e verrà bene in foto!
-Bela mamma!- ripeté quindi voltandosi verso di lei e nonostante sapessi che non avesse idea di cosa stessimo parlando, fu una scena molto comica. Perfino il suo stesso figlio era dalla mia parte! Dal canto mio, quella era di certo una proposta che non mi sarei aspettato, ma perché no? Non ci vedevo nulla di male e probabilmente avrei anche finito per divertirmi.
-Se mi lasciate tutti in pace ci penserò, ok? Sul serio.
-Ok! Basta che me lo fai sapere entro un mese, le foto le facciamo i primi di Aprile.
La ragazza annuì sospirando, non mancando di fulminarmi quando sorrisi vittorioso. Un mese... un mese era un lungo periodo di tempo, dopo Milah non avevo mai frequentato ragazze per così tanto ma, stranamente, la cosa non mi mise a disagio. Era come se dessi per scontato che tra un mese io e lei saremmo ancora stati amici... oppure qualcosa di più.

 

***


-Dorme come un angioletto, eh?
-Già...- sorrise la ragazza, affacciandosi per osservare suo figlio addormentato nel passeggino. Dopo pranzo avevamo giocato con lui, che sembrava non si stancasse mai di correre, e gli avevamo fatto vedere come dar da mangiare agli scoiattoli. Ne avevamo incontrati ben 3 e Regina ci aveva lasciato usare ciò che era rimasto del suo panino. Emma aveva anche tentato di dar da mangiare ad un cigno e nonostante io l'avessi avvertita, si era fatta mordere. Non avevo neanche avuto il tempo di chiederle se si fosse fatta male, che Henry aveva urlato “No bua mamma!” ed era corso dietro il cigno: la scena era stata comica quanto dolce e adorabile. Per fortuna, però, ero riuscito a fermarlo prima che facesse un tuffo nel lago.
A fine passeggiata eravamo tornati agli stand a rifornirci anche per cena, in modo da non dover cucinare. Io, Emma e i ragazzi ci eravamo buttati sulla cucina tedesca aggiungendo anche qualche bottiglia di birra, mentre Regina aveva fatto scelte più salutari. Quelle due ragazze erano diverse in tutto, praticamente, eppure la sintonia tra loro era evidente.
Mezz'oretta fa avevamo deciso che fosse ora di andare, dato che iniziava a far freschetto. Robin si era offerto di accompagnare a casa Regina, mentre Liam aveva avuto il buon senso di inventarsi una scusa per lasciarmi solo con Emma. Inizialmente, la giovane aveva cercato di convincermi che non ce ne fosse bisogno, ma alla fine le avevo fatto capire che per me non fosse un disturbo.
-Comunque, Swan, mangi parecchio per essere una ragazza...
-Beh? Ho un buon metabolismo- replicò, fingendosi offesa -E poi smaltirò domani mattina quando vado a correre.
-Vai a correre la mattina? Anche tu?
-Perché, anche tu?- fece sorpresa, fermandosi per un istante a guardarmi -Non mi sembri uno che si sveglia presto per andare a correre...- aggiunse poi per punzecchiarmi, al che risposi con una risata.
-Infatti vado verso le 9, a parte d'estate che corro di sera... sarà per questo che non ti ho mai incontrata.
-Oh, ora capisco. Sì, è probabile, io vado verso le 6 e mezza... non tutti i giorni ovviamente. Anche a me piace dormire, però mi rilassa correre al parco quando è tranquillo...
-Sì, hai ragione- ammisi, infilando le mani in tasca e riflessi lo sguardo direttamente nel suo -Però avere un po' di compagnia non mi dispiacerebbe, sai.
-A me piace correre da sol... oh! Oh, volevi dire...- balbettò, arrossendo all'istante. Quando era imbarazzata era incredibilmente dolce e irresistibile, e le avrei dato un bacio se non fossi certo che avrebbe ricambiato con un pugno.
-Tranquilla tesoro, non ti costringo mica...- le feci l'occhiolino, vedendola in difficoltà.
-No, no, lo so. No... cioè, sì. Per me... andrebbe bene. Non... non mi dispiacerebbe, ecco. Se vuoi...
-Sul serio?
-Sì...- sorrise, morendosi un labbro che le avrei volentieri morso anch'io -Però non alle 9, magari.
-Ok... facciamo una via di mezzo? 7 e mezza? O devi portare Henry a scuola?
-No... non mi piacciono gli asili nidi. Quando lavoriamo tutti ho una babysitter, una studentessa. È molto brava e poco cara.
-Oh! Capisco, fai bene... di questi tempi non si sa mai. Meglio così.
-Già... ok, dai, allora te la abbono e facciamo per le 8! Va bene?
-Perfetto, Swan! Io vado di Martedì, Giovedì e Venerdì per via dei turni... e domenica sera.
-Io mi regolo in base al lavoro ma... intanto va bene. Col buio non vado, però.
-Se vuoi provare, con me sei al sicuro! In fondo hai tempo fino a domenica per decidere.
-Ok, ok, vediamo!- rise, dandomi per la prima volta una pacca sulla spalla. Avevo notato che non fosse una persona molto fisica, quando parlava con gli altri non si avvicinava troppo e non li toccava, quindi, per il momento decisi di considerarlo un buon traguardo. Quell'uscita di gruppo si era rivelata una buonissima idea, Emma si era lasciata andare più del solito e l'imbarazzo iniziale era sparito. Era un peccato che fossimo quasi a casa sua; se non fosse stata con suo figlio, forse avrei osato di più e le avrei proposto di andare a prendere un tè o un caffè. Ormai però avevamo svoltato l'angolo e comunque non le avrei mai chiesto di andare in giro col piccolo che doveva sicuramente essere messo a letto.
-Beh, eccoci qua...- borbottai un po' dispiaciuto, una volta davanti al portone.
-Già. Io... io ti offrirei un caffè ma mio padre è a casa probabilmente e...
-Oh, no, figurati, capisco... non ti preoccupare. Mi sono divertito molto, comunque.
-Anch'io- fece, tornando a sorridere -Quindi... grazie ancora per l'invito. E per tutta la roba che mi hai comprato, la prossima volta offro io!
Ci sarebbe stata una prossima volta, quindi. Stavolta decisi di non blaterare battute idiote per non farla irritare e fu in quel momento che ricordai del pensierino che le avevo fatto.
-Aspetta! Non andare ancora, ho una cosa per te...- borbottai, frugando nelle tasche fino a che non trovai il pacchettino rosa scuro. Glielo porsi e lei lo afferrò sorpresa, rigirandoselo tra le dita.
-Devi guardarci dentro...- scherzai, e quella mi fulminò divertita.
-Non lo sapevo, guarda. Comunque non... non dovevi prendermi niente. Hai già fatto tanto, mi hai offerto dolci, pranzo... tutto...
Io scrollai le spalle facendole semplicemente cenno di aprirlo, e stavolta mi diede retta. Osservai ogni minimo dettaglio del suo sguardo, prima inquisitorio e poi meravigliato. Studiò attentamente il ciondolo, tastandone delicatamente la superficie liscia col pollice, poi si voltò verso di me.
-Grazie. È... è bellissimo.
-Ti piace? Lo so che non è un gioiello o... insomma, chissà cosa, ma ho pensato...
-No, è perfetto.- mi blocco, aprendo il viso in un bellissimo sorriso. Poi, a sorpresa, si avvicinò e si alzò sulle punte dei piedi, per darmi un tenero bacio sulla guancia. Fu un gesto timido, sembrò quasi intimorita, ma fu il bacio più dolce che avessi mai ricevuto da una ragazza.
-Grazie.
-Non c'è di che, tesoro. Vuoi che te lo metta?
-Oh, no... quando metto a letto Henry penso di farmi una doccia, si rovinerebbe... ma lo porterò, mi piace tantissimo. Mi dispiace non averti preso niente.
-Swan- la fermai divertito, prendendole una mano; a quel contatto improvvisò la sentii irrigidirsi, come più volte aveva fatto quando ci eravamo sfiorati. Tuttavia fu diverso dal solito e ci mise un attimo a rilassarsi ed alzare lo sguardo. Io dovetti fare ricorso a tutta la mia forza di volontà per non gettarmi sulle sue labbra, perché a quella distanza quasi inesistente, era un tormento. Gli occhi grandi, le ciglia folte, le labbra che respiravano all'altezza del mio collo, solleticandolo.
-Lascia ce ti faccia la corte senza sentirti in dovere di ricambiare... ok?
-Co... cosa...- balbettò, avvampando e allontanandosi di qualche centimetro. Io sorrisi.
-Non far finta di non averlo capito, avanti. Ma non ti preoccupare, io non ho alcuna fretta...
-O... ok. Cioé... dio, non so cosa risponderti Killian, io non... tu non...
-Tranquilla, non devi rispondere proprio nulla. Allora, domani mattina alle 8?
-Cosa? Ah, sì. Sì...- fece, dopo un respiro profondo -Ci vediamo all'entrata vicino alla fermata di Queensway? Così è comodo per entrambi.
-Ok, direi che è perfetto. Non farò tardi, promesso!
-Bene, perché non ho intenzione di aspettarti un'ora! Ti mollo lì se non arrivi in tempo- esclamò, di nuovo rilassata.
-Ci sarò, vedrai. Ciao Emma, a domani... e dai un bacio a Henry da parte mia!
-Certo, lo farò. A domani!
Mi sorrise un'ultima volta dopo aver aperto il cancello, poi spinse la carrozzina e sparì, mentre il vento soffiava tra la sua folta chioma dorata.
Sembrava incredibile, quasi inverosimile, eppure Emma Swan mi stava facendo perdere sempre più il lume della ragione. Era come se dopo anni, in me si fosse risvegliato qualcosa. Come se il mio cuore avesse di nuovo imparato a battere.








 

Angolo dell'autrice;
Ciao! Come promesso, la giornata al parco è arrivata in fretta. Non è stato un appuntamento, più un'uscita tra amici, ma si sono divertiti tutti. Regina e Robin hanno avuto modo di legare un po', mentre Killian ed Emma si sono avvicinati ancora di più... hanno mangiato, chiacchierato, e lui ha fatto amicizia con Henry. Pur non essendo un grande fan dei bambini, il piccolo gli è piaciuto subito e il "colpo di fulmine" sembra essere stato reciproco :) Diciamo che questi "piccoli" dettagli, spingono Emma a provare emozioni sempre più forti... E gli altri concordano sul fatto che sembrano già una famiglia, mentre Regina li shippa e vuole che siano i suoi modelli per la nuova collezione xD Se la cosa andrà in porto, si vedrà tra un bel po', prima ci sono altre cose.
Alla fine un breve momento da soli l'hanno avuto, ed è stato molto utile. Hanno praticamente programmato di vedersi abbastanza spesso per andare a correre insieme... e Killian le ha dato il regalo. Piccolo, ma molto apprezzato... tanto che Emma non ha resistito e gli ha stampato un bacino, senza farsi tanti problemi. E' ancora poco, certo... ma lui ha capito che da parte sua è davvero tantissimo, anche se non sa il motivo. E per finire questo capitolo tutto dal punto di vista di lui... non potevo non farlo giungere almeno ad una mezza consapevolezza. Emma gli fa battere il cuore come non succedeva da tanto. In più, ha più o meno messo in chiaro le cose con lei... che col silenzio, gli ha fatto capire che qualche speranza, forse, c'è.
Sabato posterò On Adventure With The Pirate, mentre martedì o mercoledì prossimo di nuovo questa, cerco di alternare il più possibile :) Grazie davvero tanto a tutti quelli che stanno leggendo, seguendo e recensendo, spero la storia continui a piacervi.
E ora... la puntata? Ho amato tutto, si prospetta una grande stagione... per i CS sono abbastanza positiva, nonostante i sogni di Emma. Quello di morire penso sia più una sua paura, e credo che il destino dei salvatori dipenda dalla loro psicologia... Vedremo come affronterà le cose! Interessante anche tutto il resto e non vedo l'ora di conoscere i nuovi personaggi!
Un abbraccio, buonanotte :*

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Capitolo 8
*** Deep crack within her walls ***


Deep crack within her walls











EMMA POV

Non riuscivo a credere che Cleo mi avesse chiamata in ufficio alle 10 di sera, e solo per spiegarmi il mio prossimo compito. Ovviamente non avevo obiettato, ma cosa le sarebbe costato aspettare il mattino seguente? I miei mi avevano già riempita di domande ed avevo dovuto ripetere almeno una dozzina di volte che non ero stata assolutamente ad un appuntamento, ma ad un'uscita tra amici. In più, mi ero categoricamente rifiutata di parlargli di Killian, anche se forse avrei spento un po' la loro curiosità. Per non subire un altro terzo grado mi ero inventata un'emergenza da Regina, assicurandogli però che stesse bene dato che erano stati subito pronti ad accompagnarmi. Ciò che era certo, era che la voglia di andare a vivere da sola si faceva di giorno in giorno più forte.
-Ciao Emma, scusami per l'ora!- mi salutò la donna non appena entrai nel suo ufficio.
-Non ti preoccupare...- borbottai, pur tradendomi con uno sbadiglio -Ti ho dato disponibilità completa, quindi...
-Anche questo è vero. Vieni a sederti, sembri stanca...- notò, scrutandomi mentre andavo ad accomodarmi sulla poltrona di fronte a lei.
-Sono uscita stamattina... e sono stata in giro per ore, ma non importa, è successo qualcosa?
-Con un ragazzo?
Con quell'uscita riuscì a spiazzarmi a dovere: dai miei genitori me l'ero aspettato, ma lei? Non mi aveva mai fatto questo genere di domande, non si era mai impicciata.
-Scusa piccola, deformazione professionale... sembri diversa dal solito, e poi hai una nuova collana...- spiegò, indicando il ciondolo col cigno che avevo al collo. Sperai di non essere arrossita, ma a giudicare dalla sua espressione, avevo fallito.
-Non... cioè, ero con amici. E un amico.- borbottai le prime parole che riuscii a formulare, pur consapevole di quanto suonassero stupide.
-Tranquilla, non sono tua madre e non ho intenzione di farti il terzo grado!- commentò divertita -No, voglio mostrarti il tuo prossimo caso. Inizierai a lavorarci da domani se accetterai.
La guardai interrogativa, chiedendomi perché mai non avrei dovuto accettare, ma lei si limitò semplicemente a porgermi una busta. La afferrai, per poi estrarvi una serie di foto raffiguranti una donna giovane e di bell'aspetto. Il primo scatto era un primo piano: capelli neri raccolti elegantemente e mascara che metteva in risalto un paio di grandi occhi azzurri. La seconda e la terza, invece, raffiguravano momenti di quotidianità. Nelle ultime due, tuttavia, il suo sorriso era spento, soprattutto nell'ultima. Era un'immagine rubata di lei davanti ai fornelli, vestita con una tuta e i capelli disordinatamente raccolti in una coda. Ciò che notai subito furono l'occhio nero e il livido sulla guancia.
-Non capisco... cosa... che dovrei fare?
-Queste le ha portate suo marito, per darmi modo di riconoscerla. Crede che lei lo stia tradendo, ma non ne ha le prove. Ha bisogno di foto che la colgano in flagrante per poter chiedere il divorzio e ottenere la custodia delle figlie, oltre che metà del patrimonio di lei.- spiegò, con voce calma e grave allo stesso tempo. Riflettei un attimo sulle sue parole, poi le dita mi scivolarono quasi involontariamente sul visto livido della donna.
-La maltratta lui? Perché crede lo stia tradendo?
-Non lo so, Emma. Forse. Dice che la vede tornare a casa così. Non l'ha mai denunciato e lui è venuto a chiedere il nostro aiuto.
-Ma è una cosa orribile! Se la tratta così mi sorprende solo che sia ancora sua moglie!
-Il nostro cliente è lui, piccola, e io ho bisogno che tu segua la donna per scattare queste foto, se è vero che ha una relazione.
Le mani mi tremarono, e alzai lo sguardo verso di lei, supplichevole. Come poteva chiedermi una cosa del genere? Come poteva, lei stessa, prendere in considerazione una cosa simile? Non potevo farlo. Se era vero che lo stesse tradendo, avrei rovinato la vita ad una giovane, probabilmente innocente e spaventata. Era così ovvio chi fosse l'artefice di quelle violenze.
-Non posso...
-Emma. In questo lavoro, quelli che dobbiamo soddisfare sono i nostri clienti. Ovviamente si può rifiutare l'incarico... passi una volta. Ma se dovesse succedere più volte, le voci girano. Chi si fiderebbe di un cacciatore di taglie che rifiuta di fare il proprio lavoro? Spesso siamo costretti a fare cose che non ci piacciono, semplicemente perché è così che ci guadagniamo da vivere.
-Perché mi fai questo discorso? Perché adesso?- domandai quasi in un sussurro, rimettendo le foto nella cartellina per poi posarla sulla scrivania.
-Perché ti ho osservata. Sei brava e su questo non ci sono dubbi, e sei anche molto forte. Però sei una persona molto sensibile... è una buona cosa- aggiunse subito -ma non sono sicura che questo lavoro faccia per te. Io non ti manderò via e se vorrai continuerò ad insegnarti fino a renderti una professionista... ma devi esserne convinta.
Deglutii, incapace di rispondere. Cleo mi aveva colpita come un fulmine a ciel sereno, del tutto inaspettatamente... proprio ora che avevo iniziato a lavorare anche da sola. Se le avessi detto no, avrei distrutto tutte le mie certezze, tutto ciò a cui avevo lavorato per mesi. Se le avessi detto sì, però, avrei anche dovuto accettare tutte le conseguenze... Potevo farlo? Potevo guadagnarmi da vivere distruggendo la vita a persone innocenti? Gli occhi iniziarono a pizzicarmi, ma li strinsi forte per non piangere, non volevo farlo. Volevo essere forte.
-Non sei costretta a rispondermi adesso. E non sei costretta ad accettare questo incarico, te ne affiderò un altro. Ma pensaci seriamente, è davvero questo il mestiere che vuoi fare nella vita?
-E cosa dovrei fare, se me ne andassi? Dovrei... diventare una commessa? Una barista? Lo so che non c'è niente di male, ma non fa per me. Non ho fatto il college e niente, io non so...
-C'è un modo per continuare a fare quello che fai, ma scegliendo di seguire solo la giustizia. Hai tutti i requisiti per diventare un'ottima agente di polizia, lo sai?
Restai nuovamente a bocca aperta. Ci avevo pensato, era ovvio... ma il fatto che lei mi trovasse adatta, in qualche modo cambiava le cose. Avevo davvero qualche possibilità? Data la mia ex condizione fisica e quella psicologica ancora attuale, avevo quasi dato per scontato che non avrei mai potuto venire accettata.
-Tu pensaci. Io posso solo prometterti che se deciderai di cambiare strada, ti terrò un altro anno o due con me e farò in modo che arrivi al concorso preparata alla perfezione.
-Tu perché non sei entrata in polizia?- domandai a bruciapelo. Stava spingendo me in quella direzione, era evidente... ma perché, se lei stessa aveva preferito un'altra strada?
-Fedina penale sporca. A 18 anni ho mandato in ospedale un ragazzo che infastidiva una mia amica e sono stata denunciata dalla famiglia di lui.- spiegò, sorridendo della mia espressione scioccata. Ma perché mi sorprendevo tanto? Cleo era sempre stata criptica fin da quando l'avevo conosciuta e molto raramente faceva accenni riguardanti il suo passato, se non per raccontarmi alcuni compiti che aveva svolto. Non conoscevo neanche il suo vero cognome.
-Posso... posso pensarci?
-Certo tesoro, tutto il tempo che vuoi.
-E non... non devo seguire questo caso... vero?
-No, anche perché ho rifiutato e domani stesso proporrò alla donna la mia assistenza. Ma io posso permettermi di dire di no una volta ogni tanto, ho anni di esperienza alle spalle.
Ci sorridemmo, ma la più felice fui probabilmente io. Qualsiasi strada avessi scelto, una cosa era certa: a guidarmi avevo una grande donna, una donna che non mi etichettava per via del mio passato. Non aveva mai cercato di proteggermi, aveva sempre voluto che mi facessi le ossa... e se ero arrivata a questo punto, era anche merito suo. Ovviamente anche i miei genitori avevano svolto la loro parte, ma essendo appunto miei genitori non potevano fare a meno di preoccuparsi. Con Cleo era diverso, così com'era diverso con Regina.
-Va' pure a casa, ora, stai morendo di sonno. Ci vediamo domani alle 11, ho ricevuto anche un altro incarico che posso sicuramente affidarti... si sale di livello!
-Grazie- sorrisi ancora, poi la abbracciai. Non ero una persona da abbracci e non lo era neanche lei, ma in quel momento mi sembrò la cosa giusta da fare. Inaspettatamente ricambiò, accarezzandomi dolcemente i capelli fino a che non ci separammo.
-Buonanotte piccola, a domani. Riposa bene perché mi servi in forma...
-Lo farò. Buonanotte!- le augurai anch'io, prima di uscire dal suo ufficio completamente rinata. Quell'incontro che avevo inizialmente considerato un fastidio mi aveva dato una nuova carica carica. Non ero ancora certa di voler tentare l'impresa di entrare in polizia, era una decisione piuttosto grande e importante, ma l'avrei valutata seriamente. In ogni caso, avrei avuto lei a guidarmi e mi fidavo ciecamente.

 

***


KILLIAN POV

Entrai nel locale allegro, con la consapevolezza che il giorno seguente avrei rivisto Emma. Dopo pranzo avevamo chattato su Facebook chiacchierando del più e del meno, ed avevamo scoperto di avere molte passioni in comune: i viaggi, i libri, il cinema e le serie tv. Senza pensarci tanto me n'ero anche uscito con un “una sera vieni da me a mangiare schifezze e finire il catalogo di Netflix”; lei non aveva risposto, ma non aveva neanche detto di no. Infine, avevamo confermato l'orario per l'indomani. Poco mi importava che avrei lavorato fino a mezzanotte, nulla mi avrebbe fatto rinunciare a quella mattinata insieme a lei.
Poi, avevo anche parlato mia madre: sarebbe venuta a trovarci a metà di aprile. Spesso mi mancava ma potevo capirla, tra il lavoro alla scuola elementare e il volontariato all'orfanotrofio, non poteva muoversi a suo piacimento. Tuttavia riuscivamo a trascorrere insieme tutte le feste, a volte a Drogheda, altre a Londra.
Durante la chiacchierata era successa una cosa strana: avevo nominato Emma. Ed io non nominavo mai le ragazze dei miei flirt a mia madre. La campanella della pausa pranzo mi aveva salvato la vita, in quanto era stata costretta a tornare dai bambini prima di riempirmi di domande.
-Ciao Hook! Sei in ritardo!- esordì Robin, non appena lo raggiunsi dietro al bancone.
-Scusa, scusa, lo so... dai che non sei solo, hai Ruby e Trilli stasera! Ciao ragazze!
-Ciao boss!
-Smettila di chiamarmi Trilli o ti rompo una bottiglia in testa! “Rose” è tanto difficile, cazzo?!
Ridacchiai sotto i baffi e le diedi una pacca sul sedere quando le passai accanto. Nonostante fosse una mia dipendente ci ero stato a letto, ma non avevamo avuto problemi a mantenere il nostro rapporto di amicizia. Anche con Ruby ero stato a letto e valeva la stessa cosa. A dir la verità, l'unica dipendente con cui non avevo mai fatto sesso era Belle: lei felicemente fidanzata da anni col signor Gold, il proprietario del negozio d'antiquariato più famoso di New York. Aveva il doppio della sua età ed era piuttosto burbero, ma sembrava che alla ragazza non importasse.
-Allora, com'è finita ieri con Regina quando l'hai accompagnata?- domandai al mio amico dopo aver servito due affascinanti giovani che avevano subito iniziato a flirtare. Fino a poche settimane prima non ci avrei pensato due volte prima di segnarmi i loro numeri, ma ora avevo in mente solo Emma. Avrei dovuto odiarla per questo, probabilmente.
-Mi ha offerto il tè e poi ci sono andato a letto.
-Cosa?!- esclamai incredulo, se non addirittura scioccato. Mister “io non sono come te che te le fai tutte” era stato a letto con Regina Mills il giorno stesso in cui l'aveva conosciuta?!
-Non urlare. È successo e basta...- borbottò, mentre preparava un Long Island per un cliente. Se il locale non si stesse affollando, non gliel'avrei lasciata passare liscia e l'avrei costretto a sputare immediatamente il rospo.
-E?- mi limitai invece a domandare.
-E niente, l'ho invitata a uscire. Quindi sabato sera con te c'è August.
-Ma guardalo. Io per vedere Emma devo alzarmi alle 7 e mezza, tu hai avuto una notte di fuoco e hai rimediato un appuntamento... sono orgoglioso di te!- esclamai infine, battendogli una pacca sulla spalla prima di tornare a lavoro. Per essere martedì sera c'era davvero tanta gente!
-Scusa, Killian... puoi portarci altre due birre?- tornarono alla carica le due ragazzine, che avevano tolto le giacche per mettere in mostra delle profonde scollature provocanti.
-Arrivano subito, splendori- sorrisi loro con un occhiolino, poi le servii velocemente.
-Ma... stasera a che ora finisci?- domandò la rossa, allusiva -Dopo tutto il lavoro sarai stanco, pensavamo di offrire un bicchierino noi a te...
-Mi spiace tesoro, ma sono costretto a rifiutare... purtroppo domani mi tocca alzarmi presto- mentii, anche se non era del tutto una bugia. Mi sarei davvero alzato presto, anche se non era quello il motivo per cui, per la prima volta, stavo rifiutando una notte di fuoco non con una, ma con ben due tipe estremamente sexy.
Sembrarono dispiaciute, ma non poterono fare altro che ringraziarmi di nuovo e andarsi a sedere con le loro birre. Notai subito l'espressione colpita di Robin, tuttavia non disse niente. Quello era uno dei suoi maggiori pregi, Arthur, August e Graham non ci avrebbero pensato due volte prima di prendermi in giro. Ma cosa potevo farci io, se nessuna era all'altezza di Emma Swan?

 

***


EMMA POV

Era ormai da un anno e mezzo che i miei erano abituati a vedermi alzare all'alba per andare a correre, e mio padre aveva fatto fatica a credere che la sveglia non fosse suonata. Per le volte successive avrei decisamente dovuto iniziare a trovare una scusa migliore. Certo, ero stata fino alle 2 a fare ricerche per il caso affidatomi da Cleo, ma non potevo raccontare neanche quello.
Pur facendo le cose con calma, ero arrivata in anticipo di 15 minuti. Sarei volentieri passata da Starbucks per un caffè, ma correre a stomaco pieno non sarebbe stato il massimo. Mi poggiai quindi contro il cancello, strofinando le mani per riuscire a sentire di nuovo le dita, approfittando dei raggi del sole che illuminavano quell'unico punto.
-Swan? Già qui?
-Killian!- esclamai, voltandomi sorpresa. Che io arrivassi presto era un conto, ma lui?
Salutarlo con un bacio sulla guancia mi venne istintivo, tanto che me ne resi conto soltanto quando la sua barbetta mi pizzicò piacevolmente il viso. Per nascondere l'imbarazzo sorrisi e lo squadrai: indossava una tuta rigorosamente nera e nessuna giacca. Sopra i pantaloni aveva semplicemente una maglia con le maniche lunghe arrotolate fino al gomito.
-Non hai freddo?- gli domandai, cercando di non soffermarmi troppo con lo sguardo sul petto e le braccia muscolose che l'indumento metteva in mostra.
-Naah. E tu non hai freddo coi leggins? Ti fanno un bel culetto quindi non mi lamento, ma...
-Coglione- risi, dandogli uno scherzoso pugno sul braccio -Sei pronto?
-Certo. Oh! Vedo che porti la mia collana...- notò, indicando la catenina che partiva dal collo e scivolava all'interno della giacca della tuta. Istintivamente portai la mano al petto, all'altezza del ciondolo, per poi sorridere.
-Sì... te l'ho detto, mi piace davvero tanto.
-Mi fa piacere, tesoro. Hai orari, comunque?
-In realtà no, mi basta tornare a casa entro l'ora di pranzo...
-Bene, dopo ti offro la colazione!- esclamò, per poi partire di corsa prima di darmi modo di replicare. Decisi tuttavia di non controbattere e mi limitai a seguirlo: avrei accettato volentieri.
Per i primi dieci minuti corremmo fianco a fianco completamente in silenzio, ma stranamente non fu affatto imbarazzante. Poi, quando arrivammo in prossimità dei giardini all'italiana, Killian imboccò la stradina che si snodava verso la loro direzione.
-Non facciamo il giro completo del perimetro?
-No Swan, è molto più piacevole correre sulla Serpentine. A meno che tu non abbia paura che qualche cigno di morda di nuovo...- mi prese in giro, per poi schivare agilmente un pugno che provai a tirargli sulla spalla.
-Attento, se diventassi poliziotto potrei decidere di abusare dei miei poteri.
-Vuoi ammanettarmi vestita da poliziotta? I giochi di ruolo e il bondage non mi dispiacciono...
Stavolta il mio calcio andò a segno e il ragazzo iniziò a fare scena e saltellare su una gamba; io non riuscii a fare a meno di ridere. Fino a poche settimane prima, un'affermazione del genere mi avrebbe indubbiamente turbata e me ne sarei andata via indignata, ma con lui, ora, era tutto diverso. Ci conoscevamo da poco, eppure deteneva già il record come colui che era riuscito a farmi ridere più volte nell'arco di mezz'ora. A pensarci bene, da quando avevo deciso di dargli la possibilità di avvicinarsi, non c'era stato un giorno in cui non mi avesse fatta sentire bene. Poteva anche essere uno sfacciato sciupafemmine, ma era una bella persona. E poi, dovevo ammettere che anche quando mi faceva la corte, lo faceva in maniera elegante e da vero gentiluomo.
-Parlavo sul serio, sai. Non sull'ammanettarti- aggiunsi, notando il suo sorriso ammiccante -Sul... diventare poliziotto. Forse. Non lo so...
-Che? Ti va di fermarti a parlarne?
-No. Possiamo continuare a correre, a meno che tu non sia capace di fare due cose insieme...- lo provocai io, questa volta. Lui rispose con una risata, ma non obiettò e girò a destra insieme a me per imboccare la Serpentine.
-Cleo... la mia mentore... l'altro giorno mi ha chiamata in ufficio per una chiacchierata interessante.
-E... ti ha proposto di entrare in polizia?
-Sì. Non l'avevo mai preso in considerazione perché ero certa di non avere i requisiti, ma...
-Ma va!- esclamò subito -Sei in forma, sei sana e allenata, non vedo perché no!
-Ora sono in forma, ma fino a... praticamente 6 anni fa ero malata. Soffrivo di anemia aplastica, e non so neanche perché te lo sto dicendo...- borbottai pensierosa, per poi voltarmi verso di lui. Lo trovai fermo in mezzo alla vietta, sconvolto. Forse avevo parlato troppo: non sapevo neanch'io perché avessi rivelato un dettaglio tanto intimo e personale a un ragazzo appena conosciuto.
-Dici sul serio Swan?
-Sì, ma non farmi pentire di avertene parlato e muovi il culo...- borbottai infastidita, al che mi raggiunse subito. Continuammo a correre in silenzio, e seppi dire per certo che questa volta l'aria fosse decisamente tesa. Molto tesa. Nessuno dei due sapeva cosa dire.
-Sei guarita completamente, vero?- ruppe il silenzio lui, infine.
Annuii.
-Quando avevo 10 anni hanno trovato un donatore di midollo e... beh, è andato tutto bene. Sono tornata a scuola a 13 anni. Sarei potuta tornare un po' prima ma... insomma, sembrerà stupido ma volevo... essere come gli altri bambini.
-Non è stupido. Io... non lo sapevo, Emma... io...
-Non mi piace parlarne molto, odio farmi compatire.
-Non è il mio caso, tranquilla. Ora stai bene, sei diventata molto più forte di ragazzine cresciute completamente sane... ti ammiro. Saresti un'ottima poliziotta.
Non dissi niente, ma mi voltai verso di lui con un grande sorriso. Quel Jones mi aveva sorpresa per l'ennesima volta, dimostrandosi maturo e completamente privo di pregiudizi. Perfino Neal, la prima volta, non era riuscito a nascondere il dispiacere e aveva creduto di dovermi trattare coi guanti.
Lui no.
-Devo cercare di farti sorridere più spesso, Swan. Diventi ancora più bella.
-Smettila...- borbottai, tornando a guardare avanti imbarazzata, ma quel complimento mi lusingò. Dovevo aver preso una botta in testa senza accorgermene, ma il fatto che mi facesse il filo iniziava a non dispiacermi. Era... piacevole. Era bello che fosse ancora interessato a me anche dopo aver scoperto parte dei problemi che avevano caratterizzato la mia vita, ero certa che molti sarebbero fuggiti a gambe levate.
Con la coda dell'occhio lo sorpresi a fissarmi e, quando la sua scarsa attenzione lo fece inciampare su un sasso, non trattenni un'ennesima risata, mentre aspettavo che riprendesse fiato.
-Che c'è da ridere, potevo cadere e farmi male...- si lamentò, fingendosi offeso.
-Poverino, una sbucciatura al ginocchio ti avrebbe ucciso...- lo presi in giro, lasciando che mi guardasse storto quanto voleva.
-Se mi dessi un bacino potrei perdonarti quest'insolenza.
-Ti piacerebbe! Forza Jones, muovi il culo perché abbiamo altri due giri da fare!- gli ricordai, per poi riprendere a correre senza guardarmi indietro: sapevo che mi avrebbe seguita.
Avevo sempre amato correre in solitudine, cuffie alle orecchie o semplicemente ascoltando il silenzio del mattino, il cinguettio degli uccellini e il fruscio degli alberi quando soffiava il vento. Tuttavia la presenza di Killian non mi infastidiva, anzi. Forse, dopotutto, correre in buona compagnia era più piacevole. Anche se non ero certa di volere una relazione, il solo pensiero mi terrorizzava. Non volevo legarmi sentimentalmente a nessuno, avrebbe comportato troppe conseguenze a cui non ero pronta: le uscite, le chiamate e i messaggi più frequenti del solito, il dover tenere conto dell'altra persona... il rapporto fisico. Troppa ansia. Era tutto troppo impegnativo per i miei gusti, ma la colpa non era di Killian. Lui era fantastico con me, non aveva mai mostrato segni di superiorità e mai aveva cercato di farmi fare cose che non volevo, neanche all'inizio, quando mi aveva dato fastidio ed avevo cercato di allontanarlo. Dietro la sua maschera da Don Giovanni, c'era un vero gentiluomo.
Però, qualcosa mi frenava dal chiedergli di lasciar perdere e accettare la mia amicizia senza aspettarsi altro. Non volevo che perdesse interesse nei miei confronti. Non sapevo bene il perché, ma non volevo.


-Devo ammetterlo Swan, nessuna ragazza che voleva fare colpo su di me ha mai preso cioccolata calda grande e muffin gigante... dopo aver corso, poi!
-Forse perché io non voglio assolutamente fare colpo su di te, Mr Presunzione.- biascicai andando ad accomodarmi a un tavolino libero, nello Starbucks vicino al punto in cui ci eravamo incontrati un paio d'ore prima. Il mio piano era stato quello di prendere un piccolo caffè, ma il mio stomaco aveva deciso altro. Avevo anche tirato fuori i soldi per pagare il dolce da sola, ma Killian non aveva voluto sentir ragioni. Lui aveva preso solo un tè, spiegandomi che il giorno precedente aveva avuto un gran mal di pancia e non voleva rischiare che gli tornasse.
-Io non so davvero dove lo metti tutto il cibo che ingerisci, Swan...
-Non lo so e non mi interessa. Finché per non ingrassare mi basta fare attività fisica, mi sta più che bene.- scrollai le spalle, dopo aver mandato giù un boccone.
-A proposito di attività fisica... lo sai che la tua migliore amica è andata a letto con Robin?
Se il suo fu un tentativo di farmi strozzare, ci riuscì alla grande. Il boccone mi andò di traverso, e solo dopo aver tossito una decina di volte ed essermi scolata un terzo del mio bicchiere riuscii a riprendermi. Ebbi anche bisogno dell'aiuto di Killian, che si alzò per potermi dare dei colpetti sulla schiena.
-Scusa, tesoro, non volevo...- fece dispiaciuto, accarezzandomi i capelli. Io ignorai l'ondata di calore che mi pervase da capo a piedi e scossi la testa, facendogli cenno di tornare a sedersi.
-Dici sul serio? Regina e Robin?
-Regina e Robin.
-In effetti mi ha invitata a pranzo perché doveva dirmi qualcosa...- mormorai, per poi bere un altro sorso della mia bevanda calda. Quando la sera precedente Regina mi aveva scritto “Ti devo raccontare una cosa”, non avrei mai creduto che quel qualcosa fosse lei che andava a letto con un uomo conosciuto poche ore prima. Non era decisamente come me e aveva avuto un paio di relazioni da quando l'avevo conosciuta... ma non faceva neanche sesso col primo che capita.
-Ok, forse dovevo stare zitto. Lascerò il discorso a lei... fingiti sorpresa o probabilmente mi ucciderà. Non la conosco bene ma certi suoi sguardi mi fanno paura...
-Ci hai visto bene- ridacchiai, immaginando la scenata che avrebbe potuto fargli -Tranquillo, so fingere. Mi basterà farmi andare qualcosa di traverso...
-Sì, ecco, quello potresti evitarlo.
Mi lasciai andare in un'altra leggera risata, poi tornai a dedicarmi alla mia colazione. E così, Regina si era trovata uno spasimante... Non conoscevo Robin, ma da ciò che avevo visto sembrava il tipico bravo ragazzo. Era molto diverso da Killian, non flirtava apertamente come se non ci fosse un domani. Eppure, per qualche motivo, quei due erano finiti a letto insieme.
-Swan...
-Mh?
-Mi chiedevo... domani sera avevi intenzione di andare all'incontro?
-Sì... credo di sì. Tu vieni?- gli domandai, per poi pentirmene subito. Era come se gli stessi chiedendo se sarebbe andato per decidere io stessa cosa fare. Dovevo smetterla.
-Senti- interruppe i miei pensieri -Non è che ti va di fare qualcos'altro? Non un appuntamento- si affrettò ad aggiungere quando mi vide trattenere il respiro. Probabilmente ero anche sbiancata, perché la testa mi si fece pesante. Non ero pronta a un invito a cena o qualcosa del genere. Era troppo. Gli avrei detto di no.
-Voglio solo dire... hai mai fatto la cameriera?
-No... perché?- borbottai, più rilassata ma abbastanza perplessa.
-Beh, io domani non posso venire perché un giovedì al mese al locale facciamo una specie di offerta 2x1 e abbiamo bisogno di tutto il personale... mi chiedevo se magari volessi venire a dare una mano... sai, per fare qualcosa di diverso. Ovviamente ti pagherei!
-Oh...- borbottai, non sapendo bene cosa dire. Era difficile ammetterlo a me stessa, ma ora che sapevo non sarebbe stato all'incontro, anche la mia voglia di andarci era diminuita notevolmente. E la sua proposta era piuttosto allettante. Non avevo mai fatto la cameriera, ma poteva essere divertente provare, soprattutto in un bel locale come quello. Perché no?
-Ti vado bene lo stesso se ho fatto la cameriera solo a casa mia?
-Ma certo! Quindi verrai?
-Verrò- confermai, finalmente convinta -A che ora? E come devo vestirmi?
-18-23, se puoi. Vestiti come preferisci, il grembiule te lo do' io.
-Ok... sì, l'orario va bene.- annuii, ripromettendomi di risolvere il caso entro l'indomani mattina. Non volevo dare buca a Killian, inoltre avevo fatto le dovute ricerche. Ero piuttosto certa di sapere dove trovare il ragazzo che non si era presentato in tribunale. Era la prima volta che Cleo mi affidava qualcosa del genere: certo, si trattava di un 18enne che aveva commesso un furto in un negozio, niente di pericoloso, ma si trattava pur sempre un fuggitivo. Ero felice che avesse deciso di fidarsi e lasciarmi fare dell'altro, oltre che scattare foto.
Dopo aver lasciato il locale, Killian insistette per accompagnarmi almeno fino al punto in cui ci eravamo incontrati, anche se mise in chiaro che non sarebbe stato un problema arrivare fino a casa mia. Tuttavia rifiutai, sia perché non volevo che mio padre lo vedesse, sia perché avevo bisogno di fare una passeggiata e allontanarmi un po' da lui. Killian Jones mi stava provocando strane sensazioni, dovevo cercare di controllarle. Forse il motivo era semplice, forse ero solamente contenta che, nonostante lo stupore, non avesse battuto ciglio quando gli avevo raccontato del mio passato. Era rimasto sé stesso e l'avevo apprezzato più di quanto avrebbe mai potuto immaginare.
Tuttavia, quando si era leccato via le gocce di caffè dalle labbra, si era insinuata dentro di me una voglia assurda ed estremamente malsana ed irrazionale: quella di baciarlo. Baciarlo e leccargliele via io, quelle gocce.
E no, era decisamente un'immagine che dovevo togliermi dalla testa. E anche in fretta.













 

Angolo dell'autrice;
Ciao :) Sì, ormai non ho proprio un giorno fisso per postare avendo due storie da gestire (ma in ogni caso penso sarano sempre mercoledì o sabato notte)... ma il capitolo era pronto e non vedo perché aspettare.
La prima parte l'ho dedicata interamente ad Emma... sta crescendo e Cleo è una figura importante. Se ne rende perfettamente conto, quindi ha iniziato a cercare di far riflettere la ragazza su cosa vuole davvero dal suo futuro. Vuole continuare come lei o vuole entrare in polizia? O magari vuole fare altro. Per il momento non lo sa neanche Emma, ma ha apprezzato il gesto e adesso ci rifletterà seriamente.
Poi c'è Killian... molto di buon umore dopo aver chattato con Emma e lasciarsi sfuggire qualche parole sulla sua esistenza con la madre xD Ha ancora una volta ignorato delle belle ragazze e... ha scoperto cosa ha fatto quell'innocentino del suo amico LOL
E poi c'è stato il momento della prima corsa insieme... e ha portato grandi traguardi xD Beh grandi insomma, ma per Emma decisamente. Non solo l'ha salutato istintivamente con un bacetto sulla guancia, ma è stata molto più sciolta con lui, non ha rifiutato l'invito a colazione... e gli ha svelato un tassello del suo passato, uno piuttosto importante. Quasi non si aspettava la reazione tranquilla di Killian e la cosa l'ha sorpresa molto piacevolmente. Lui non ha motivi per vederla sotto una luce diversa... anzi, la vede sotto una luce migliore perché capisce sempre di più quanto questa strana ragazza sia forte. Così hanno riso e scherzato e per poco non l'ha fatta strozzare con la colazione, dandole quella notizia... è meglio che Regina non lo venga a sapere o sono guai xD
E infine, per quanto le piaccia la compagnia di Killian, Emma ha preferito passeggiare un po' da sola... per cercare di schiarirsi le idee. E non è facile, dato che per lei è una cosa abbastanza schockante ritrovarsi a fare pensieri poco casti su un uomo... Ma si rivedranno molto presto, dato che la sera dopo ha accettato di andare al locale a dargli una mano, piuttosto che alla riunione settimanale del gruppo... e succederà quel che succederà.
Alla prossima! Non so quale storia posterò per prima, perché qui ho già capitoli pronti, ma vorrei fare uno e uno. Vedremo xD
Buonanotte, grazie a tutti come sempre :*

PS. Ma la puntata? Io mi sono sciolta. Hook coi bambini è qualcosa di adorabile e Emma lo guardava con gli occhi a cuore (come me lol). E dopo tanti momenti CS bellissimi e teneri, finalmente gli ha chiesto di convivere! Poi ho amato la storia di Cenerentola e la ninna nanna di Rumple... per non parlare di Hyde e la Evil Queen. Ad inquietarmi ora c'è David però... farà casini, me lo sento :S Ma vedremo!

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Capitolo 9
*** You've invaded my thoughts ***


You've invaded my thoughts











EMMA POV

-Pensi sia saggio bere prima di andare sotto copertura, Emma?
-Sì. Devo andare a una festa. Ma basta parlare di me, sputa il rospo!
Non solo Regina aveva rimandato il pranzo per un aperitivo, ma dopo mezz'ora che ci eravamo incontrate non aveva ancora iniziato a parlare. E io non potevo dire niente, dovevo fingere di non avere la minima idea di cosa volesse condividere. Ero impaziente di sapere tutto – beh, ovviamente non proprio tutto – e lei continuava a tirare fuori altri argomenti.
-Quanta impazienza... sembri proprio una bimba, sei così tenera!- mi prese in giro, pizzicandomi una guancia. Avrei volentieri ricambiato il favore, ma mi limitai a fulminarla con lo sguardo e allontanarle la mano. Che volesse solo provocarmi, era fin troppo evidente. Però non avevo tutto il tempo del mondo, tra due ore dovevo essere alla festa di compleanno della fidanzata del ragazzino che dovevo rimettere al suo posto.
-Smettila. Sei tu che dicevi di volermi dire qualcosa! Allora?
-Va bene, quanto sei noiosa... l'attesa accresce il desiderio, non lo sai? Comunque sono stata con Robin. A letto, voglio dire.
La donna studiò attentamente la mia espressione e io non dovetti neanche impegnarmi troppo per fingermi sorpresa. Uscito dalla diretta interessata, fu quasi come sentirlo per la prima volta. Certo, non sputai il mio aperitivo, ma fui piuttosto certa di avere un'espressione sgomenta.
-Ma... quando?
-Quando mi ha accompagnata a casa. Non giudicarmi. La tua faccia mi dice che mi stai giudicando.
-Non... non è questo. Cioè, un po' sì- ammisi -Robin è un bravo ragazzo, si vede, e...
-Stai dando della cattiva a me?
-No! Voglio solo dire... così? Senza neanche conoscervi? La prima sera?
-Tecnicamente era tardo pomeriggio. Ma sì, tesoro, funziona così a volte...- concluse, alzando gli occhi al cielo divertita. Non seppi se considerarmi offesa o no, il fatto che non facessi certe cose non voleva dire che non sapessi nulla. Il punto non era quello, era che non avrei mai immaginato potesse piacerle un tipo come Robin. I suoi uomini erano sempre stati più sullo stile di Killian, tranne il suo primo ragazzo che non avevo mai conosciuto, Daniel. Me ne aveva parlato una sola volta e non era mai stata troppo esplicita a riguardo. Ero certa che l'avesse amato molto e, anche se non l'avrebbe mai ammesso, molti dei suoi atteggiamenti derivavano da quella perdita. Daniel si era ammalato di cancro e per curarsi si era trasferito in America coi suoi genitori all'età di 17 anni. Mentre il ragazzo guariva, i due avevano continuato a sentirsi per quasi un anno, ma quando era stato chiaro che lui non sarebbe tornato a Londra, avevano iniziato ad allontanarsi. Regina mi aveva raccontato tutto molto tranquillamente, ma avevo percepito la sua sofferenza. Però, al contrario di me, non si era chiusa in sé stessa. Non aveva avuto altre relazioni serie, ma non aveva neanche escluso di poterne avere in futuro.
-Robin... ti piace?
-Non lo so. Fisicamente, decisamente sì...- sorrise, facendomi scappare una risata -Ma immagino lo scoprirò, mi ha invitata a cena sabato sera...
-Woo... ok. Cosa? Sul serio?- e lì fui sinceramente stupita. Killian mi aveva accennato della loro avventura, ma non degli altri sviluppi. Una cosa era passare qualche ora a fare sesso, un'altra era una cena galante. Era troppo presto per dirlo, ma forse... forse avrebbe davvero potuto essere la persona giusta per lei. Aveva bisogno di un tipo come lui.
-Sei più sorpresa di un appuntamento che del sesso? Non è da te...- mi punzecchiò, ma era ovvio che lo facesse per nascondere un filo d'imbarazzo, seppur molto sottile.
-Una cena è una cosa molto più seria di una notte di passione, sei stata tu ad insegnarmelo.
-Impari in fretta, allora. Comunque ho detto di sì, perché c'è qualcosa di lui che mi intriga... è un bravo ragazzo al contrario del tuo spasimante e questo è assodato... però è anche un uomo deciso e con la testa sulle spalle. È un mix molto interessante, insomma... nella vita non so, ma a letto abbiamo molta sintonia...- concluse con un sorriso privo di timidezza.
Io lo ricambiai, non avevo nulla da ridire. Regina era giovane, aveva ancora 23 anni e tutta la vita davanti... se voleva provare a vivere quella relazione, chi ero io per giudicare? E poi, non potevo proprio dire di essere un'esperta... anzi. L'unica cosa buona uscita dalla mia prima e unica relazione era Henry, il resto faceva decisamente pena.
-E tu non mi dici niente? Com'è correre con Jones? Trovo gli uomini sudati piuttosto sexy... se poi si lavano prima di avvicinarsi a me, certo.
-Regina...- borbottai, alzando gli occhi al cielo -Non so te, ma con 4 gradi lui non suda.
-Okok, ma non evitare la mia domanda... come va tra voi?
-Bene.- dissi semplicemente, tornando al mio spritz: certo che Regina aveva scelto un buon bar italiano, ma non ero neanche stupita. In quanto a gusti, i suoi erano sempre i migliori.
Quando alzai lo sguardo tuttavia la trovai a fissarmi, in attesa.
-Lo sai che non te la cavi con un “bene”, vero?
Sbuffai. Certo che lo sapevo, ma avevo sperato che mi lasciasse in pace, almeno per il momento. Ero già abbastanza confusa di mio, ci mancava solo l'interrogatorio. Ovviamente era davvero andata bene e il problema era proprio quello: era andata troppo bene.
-Ah, Emma Emma... perché devi rendere tutto così difficile? Tu gli piaci, lui ti piace...
-Io non lo so...
-Shh, sta zitta piuttosto che dire cavolate. Avanti, va d'accordo pure con Henry e la cosa è reciproca. Di che hai paura? Si comporta da gentiluomo e vedo che hai anche addosso il suo regalo...
A quell'annotazione arrossii, abbassando lo sguardo. Come faceva a sapere che era stato lui a regalarmi la collana? Anzi, come faceva a sapere sempre tutto? Non aveva tutti i torti neanche su Henry... mio figlio ci aveva messo un po' per fare amicizia con Neal, mentre sembrava che Killian gli fosse piaciuto subito.
-E non hai nemmeno fatto pace con Neal... per una piccola discussione. È passata quasi una settimana ormai...
Colpita e affondata di nuovo. Avevo ripensato a Neal la sera prima, solo per rendermi conto che avevo continuato ad ignorare completamente i suoi messaggi. La realtà era che in quei giorni non avevo badato a lui, mi ero concentrata completamente su Killian e sulla sensazione di leggerezza che era in grado di regalarmi ogni volta.
-E' uscito anche il discorso su... sui miei problemi da piccola- ammisi -E non ha battuto ciglio. Voglio dire, è stato sorpreso... ma solo quello. Non ha cambiato atteggiamento.
-E scusa, non è un bene?
-Appunto!- esclamai frustrata -Regina, ho 18 cazzo di anni, vorrei concentrarmi su altre cose adesso... ma lui me lo rende così dannatamente complicato!
-Allora ti piace!
-Certo che mi piace!- esclamai, per poi portarmi subito una mano alla bocca.
L'avevo ammesso.
Più che a Regina, l'avevo ammesso a me stessa.
Killian Jones mi piaceva. E mi piaceva davvero tanto.
E per questo lo odiavo. Lo odiavo, perché non solo aveva spazzato via le mie certezze, ma ci aveva impiegato un mese e pochi incontri. Neal non ci era riuscito in due anni.
-Non dire niente- la pregai, quando la vidi aprire bocca -Non è così facile. So che a te lo sembra, ma tu non sai come mi sento... ti prego Regina, non dire niente.
-Ok... hai ragione, non so come ti senti e come la vivi. Ma se sei felice... pensaci, ok?
Annuii, tornando a guardarla negli occhi per qualche istante, poi mandai giù il rimanente della mia bibita sentendo all'improvviso la necessità di ingerire qualcosa di più forte.
Non avevo la minima idea di come sarebbe andata da lì in poi, ma sapevo di non vedere l'ora di rivederlo. Mi entusiasmava perfino l'idea di lavorare insieme, con l'intenzione di chiudere la serata con una bevuta. E magari anche una passeggiata, in fondo perché no... ok, Regina ci aveva visto giusto. Non sapevo se definirmi addirittura felice, ma stavo decisamente bene.
-Ci vediamo giovedì sera, gli do' una mano al locale. Ti racconterò... tu poi però dovrai dirmi della cena con Robin, ok?
-Se mi prometti di smettere di fargli perdere tutte le speranze, ok?
-Ma io non...
Non servì neanche che mi interrompesse, mi fermai da sola perché mi resi conto della cavolata che ero sul punto di dire. Non lo stavo proprio respingendo, ma sotto un certo punto di vista sì. Non lasciavo mai che si avvicinasse più del dovuto: c'erano stati un paio di momenti, ma non avevo mai permesso che durassero più di qualche secondo. Mi ero sempre allontanata prima che fosse tardi.
-Ok- decisi infine -Affare fatto.

 

***


KILLIAN POV

-Pronto...
-Killian! Ti ho svegliato per caso?
-Emma... no, no...- borbottai confuso, mentre scorrevano i titoli di coda di “Ultimo tango a Parigi”. Tornato da lavoro mi ero seduto davanti alla tv con birra e pop-corn, ma avevo finito per appisolarmi... ok, mi aveva svegliato. Per un attimo non fui neanche certo che quella telefonata fosse reale, Emma era l'ultima persona che mi sarei aspettato di sentire alle 3 del mattino.
-Tutto... bene?
-Sìsi! Volevo solo confermare per domani sera. Ho finito con quel caso di cui ti parlavo e... quindi...
-Oh! È andata bene allora? L'hai preso il tipo?
-Sì, sono appena tornata a casa! L'ho convinto a costituirsi... è stato divertente. Sono dovuta andare alla festa della sua ragazza e io odio le feste, ma... scusa, ti sto assillando.
-No, raccontami. Sono curioso!- la rassicurai, sincero. Nonostante il sonno, non potei fare a meno di essere contento: era appena rientrata, e invece di pensare a farsi una doccia e andare a dormire, aveva chiamato me. Non la sua migliore amica, ma proprio me.
La ascoltai attentamente, facendo qualche commento ogni tanto ma senza mai interromperla. Mi piaceva ascoltarla parlare, percepivo il suo entusiasmo contagioso. Ad un certo punto spensi la tv e mi spostai in camera, sdraiandomi per continuare a chiacchierare più comodamente. Quel giorno era stato tutto una sorpresa: la mattina aveva condiviso con me quella che era probabilmente la parte più difficile del suo passato, ora mi regalava uno dei suoi momenti più elettrizzanti. Emma Swan era indubbiamente diversa da tutte le altre donne che avevo conosciuto, e la cosa mi piaceva. Molto.
-Tu? Scommetto che stamattina dopo essere tornato a casa hai dormito.
-Puoi biasimarmi? Per correre con te mi sono alzato quasi due ore prima del solito.
-Ti dispiace?
-No, per niente- ammisi, piacevolmente sorpreso da quel velo di sfacciataggine. La dolce e timida Emma, diventava un tipo decisamente sicuro di sé quando era felice, dovevo assolutamente prenderne nota.
-Domani dopo il lavoro potremmo bere qualcosa- aggiunse poi a bruciapelo, e fui certo di averla sentita deglutire: probabilmente si era appena resa conto di essersi spinta piuttosto oltre per i suoi standard, quindi decisi di non farglielo pesare.
-Ti avevo promesso uno dei miei cocktail. A fine serata caccio lo staff e restiamo noi due a bere in pace, va bene?
-Oh... sì, certo. Perché no.- balbettò: rieccola, la ragazza tenera e insicura. Anche così mi piaceva, però, mi intrigava in tutte le sue sfaccettature. Amavo ridere e scherzare con lei, amavo provocarla e farmi prendere a botte, così come amavo vederla arrossire e abbassare lo sguardo con un filo di imbarazzo.
-Adesso allora ti lascio in pace...
-Beh, sono io che ti ho rotto le palle alle 3 del mattino, scusa... non so che mi è preso...
-Ma figurati, mi ha fatto piacere! Almeno so che prima di andare a letto pensi a me! Ci vediamo domani dolcezza, buonanotte.
-Sei un coglione- commentò ridendo -Buonanotte... E grazie.
Non risposi, ma lasciai che fossero i nostri respiri a comunicare ancora per qualche istante, prima che la ragazza riagganciasse. Lei non lo sapeva, ma una buonanotte così bella non l'avevo avuta da anni, da quando, da piccolo, mia madre mi cantava la ninna nanna per farmi addormentare.

 

-Problemi di linguaggio?
-No.
-Problemi di memoria?
-No.
-E le funzioni motorie risultano ottime, così come la tac... bene. Sembra che non abbia riportato alcun danno a lungo termine, escludendo le emicranie.
Annuii, non sapendo bene cosa aggiungere: stavo bene. Avevo ovviamente dimenticato di avere la visita di controllo annuale. Era stato Liam a ricordarmelo e a buttarmi malamente giù dal letto per costringermi a lavarmi e vestirmi in fretta perché mi accompagnasse in ospedale. Ormai erano passati cinque anni dall'incidente ed era più che altro una formalità, ma ancora per un po' avrei dovuto sopportare. I primi due anni avevano continuato a ripetermi quanto fossi fortunato ad essere sopravvissuto ad un edema celebrale senza riportare alcun danno, ma quando avevo chiesto di finirla lì coi controlli, mi avevano caldamente consigliato di continuare. Per sicurezza, e per accertarsi che le emicranie che raramente si presentavano fossero davvero solo emicranie.
-Dall'anno prossimo possiamo evitare la tac, che dici?- fece la dottoressa con un gran sorriso. Le mie teorie erano due: o era cotta di me, o mi stava scambiando per un bambino di 8 anni.
-Devo proprio tornare?- domandai -Sono passati cinque anni e non ho mai avuto niente.
-Ovviamente non è obbligatorio, ma almeno l'anno prossimo... ultimo controllo e niente tac. Per essere certi. Non voglio suonare ripetitiva ma sei un uomo fortunato, Killian...
-Lo so, lo so. Però, dottoressa... se ti piaccio così tanto da costringermi a venire qui, perché non hai mai pensato semplicemente ad invitarmi fuori?
-Killian!- esclamò la donna, arrossendo -Sono il tuo medico!
Io mi limitai a sorridere alzando un sopracciglio, per poi saltare giù dal lettino sul quale mi aveva fatto accomodare. Quando ero stato per la prima volta paziente della dottoressa Wilson, lei era ancora una specializzanda, mentre da un anno era diventata medico a tutti gli effetti.
-Beh, comunque...
-Mi dispiace tesoro, ma dovrò rifiutare...- la fermai, prima che completasse la frase -Un anno fa non avrei esitato, ma adesso ho qualcosa in ballo.
-Non stavo per invitarti a uscire, cretino! Stavo per dirti che puoi andare. E se vuoi ci vediamo l'anno prossimo, stavolta non ti fisso un appuntamento. Ti do' semplicemente un consiglio.
-Insomma, un “se sarai single io sono qui”... ok, si può fare.
La donna sbuffò irritata, ma non rispose. Ovviamente mi permettevo di comportarmi in un certo modo solo perché avevamo confidenza: il periodo in cui ero rimasto ricoverato avevamo legato molto, dato che il tempo per parlare non era mancato. Probabilmente era l'unico bel ricordo risalente a quei mesi, oltre che l'unica ragione per cui continuavo a tornare: rivedere una vecchia amica. Altrimenti, non avrei neanche messo piede lì... troppi ricordi.
-Un'ultima cosa... come stai? A parte fisicamente...
-Sto bene- risposi in fretta. Troppo in fretta per suonare credibile. Quando ero solo, negli ultimi giorni avevo pensato spesso a ciò che avevo perso cinque anni prima. Fra quattro giorni sarebbero stati cinque anni esatti dalla morte di Milah e della nostra bambina. In questo periodo mi faceva sempre male il braccio con la mano mancante, ma non l'avevo mai fatto controllare perché sapevo si trattasse di una questione psicologica e non fisica. Il fatto che durante la visita non fosse risultato nulla di anomalo, comunque, me l'aveva confermato ulteriormente.
-Lo sai che puoi ancora richiedere un... supporto psicologico, vero?
-Non ne ho bisogno. Diciamo che quando sono giù preferisco distrarmi in altri modi...
-Dovresti diminuire l'alcol finché ancora non ti ha causato danni. Te l'ho già detto, dopo un edema devi sempre stare attento con certe cose...
-Tesoro, so badare a me stesso, non preoccuparti. Ora devo proprio andare, stasera si lavora molto quindi vorrei schiacciare un pisolino prima.
-Va bene, va bene... non insisto. Allora ci vediamo... forse. Buon lavoro, e vedi di starmi bene!
-Grazie! Avanti, se non ci becchiamo prima tornerò per il controllo l'anno prossimo tanto per passarti a salutare, ok?- decisi infine, facendo un occhiolino alla ragazza, che rise di gusto.
Tanto per infrangere l'ultima barriera medico-paziente le stampai un bacio in fronte ed uscii allegramente dalla sala. Dopotutto ero fortunato ad averla conosciuta, era stata l'unica sempre presente durante il periodo più buio della mia vita.

 

***


EMMA POV

-Esci anche stasera? Ieri non ti abbiamo neanche sentita tornare...
-Lo so, ho fatto un po' tardi...- tagliai corto, non potendo chiaramente andare nei dettagli -Ma devo proprio andare.
-Almeno una cena in famiglia? È da parecchio che non siamo tutti insieme a casa la sera...- insistette mia madre, prendendo Henry in braccio.
Sospirai, in fondo non aveva tutti i torti. Passavo molto tempo con mio figlio, mi impegnavo ad avere una vita ed essere una buona madre allo stesso tempo, ma raramente trovavo i miei genitori entrambi a casa. Mia madre, soprattutto, continuava ad avere orari folli.
-Mi dispiace, ma non posso proprio tardare. Ho promesso ad un amico di aiutarlo al bar...
-Tu non hai mai fatto la barista...- intervenne mio padre perplesso -Questo amico è... il solito? Quello con cui vai a correre e tutto il resto... oggi hai l'incontro del gruppo.
-E allora? Mica sono obbligata ad andarci. Non posso voler fare qualcosa di diverso?
-Certo tesoro- ribatté l'altra, scoccando un'occhiataccia al marito -Solo... sai, ho incontrato Neal in ospedale. Dice che non gli rispondi a messaggi e chiamate...
Ed ora, poteva stare pur certo che avrei continuato a non rispondergli: mettere in mezzo i miei genitori era decisamente una delle scelte più sbagliate che potesse fare. Se avesse aspettato ancora un po', mi sarebbe passata e mi sarei fatta sentire. Mi rendevo conto che fosse trascorso un po' di tempo e neanche ce l'avevo più con lui, ma continuava ad infastidirmi il modo in cui si era comportato. Se non l'avessi fermato, avrebbe spifferato a Killian praticamente tutto e la cosa non mi andava a genio neanche un po'. Nonostante tutto, non ero certa di volere che l'uomo conoscesse anche quel dettaglio della mia vita, non sapevo come l'avrebbe presa. Non volevo correre il rischio che fuggisse. Non gli avevo rivelato a cuor leggero neanche della mia infanzia e, nonostante la sua reazione mi avesse stupita piacevolmente... questo era diverso. Se puntava a qualcosa di più di una semplice amicizia, avrebbe potuto spaventarsi e cambiare idea. Forse non ero ancora in grado di ammetterlo completamente neanche a me stessa, ma non volevo che mi lasciasse perdere.
-Ma che ti ha fatto? Non ci hai più detto niente...
-E' una questione personale. Perché era in ospedale?
-Potresti chiederlo a lui se ti preoccupi...
A quel punto alzai gli occhi al cielo e presi la borsa, non avevo la minima intenzione di stare al suo gioco. Molto probabilmente era andato per qualche analisi o, al massimo, per riprendere col volontariato dato che non molto tempo fa mi aveva accennato di voler ripetere l'esperienza.
-Ora vado. E sì, l'amico è il solito. Ciao!- esclamai, limitandomi a dare un bacio ai due e a Henry, per poi dirigermi dritta alla porta.
-Bene, perché sei molto carina! Apprezzerà!- furono le ultime parole che sentii pronunciare a mia madre prima di chiudermi la porta dietro.
Una volta all'aperto fui costretta a chiudere la giacca a causa dell'aria fredda che colpì immediatamente quei pochi centimetri di pancia scoperta che avevo. Stavolta non potevo negarlo neanche a me stessa, avevo voluto vestirmi in maniera decente anche per lui. Mi aveva fatto capire che non ci sarebbero stati problemi se mi fossi presentata in jeans e felpa, ma non volevo sfigurare troppo. Ero certa che avesse delle splendide cameriere tutte in tiro e, nonostante non avrei di certo potuto competere, non mi andava di sembrare una stracciona.
Avevo indossato un paio di pantaloni di pelle e una canotta a strisce verticali bianche e nere, più lunga sui lati e leggermente più corta all'altezza della pancia. Era uno dei tanti regali che avevo ricevuto al mio diciottesimo compleanno e che fino ad ora non avevo mai indossato. Per completare avevo messo la collana che mi aveva regalato, degli stivaletti – comodi – col tacco e un leggero filo di trucco: rossetto color corallo, matita nera e un po' di blush per sembrare meno cadaverica.
“Sto arrivando Jones. Me lo prepari uno shottino prima di iniziare oppure non lasci bere il personale?”













 

Angolo dell'autrice;
Ciao! Penso per un po' mi verrà più semplice postare questa storia due volte di seguito (a distanza di 4-5 giorni) e poi l'altra... giusto perché qui ho capitoli pronti.
Spero non vi siate annoiati, è stato un po' un capitolo di passaggio questo e non è successo niente di che.
Emma si è fatta una bella chiacchierata con Regina riguardo ai suoi nuovi spasimanti e ha saputo fingere bene di non sapere nulla di lei e Robin xD e Regina è riuscita a farle ammettere che Killian le piace, e le ha strappato la promessa di smettere di fargli credere che non ci siano speranze oltre all'amicizia. Per ora la sta mantenendo anche se non l'ha fatto di proposito, chiamandolo in piena notte per "festeggiare" il suo successo con lui... e lui non ha potuto che esserne contento, ovviamente. Poi si è scoperto un altro piccolo dettaglio del suo passato... dopo l'incidente con Milah non solo ha perso la mano, ma ha subito un danno ben più grave, anche se col tempo è riuscito a guarire e riprendersi completamente. L'unico problema sono le emicranie, ma gli capita raramente.
Emma ha avuto la prima discussione coi genitori riguardo ai suoi orari, ma dato che è già maggiorenne e indipendente non possono metterle il coprifuoco ahahaha e ovviamente sono anche curiosi di queste continue uscite col "misterioso" nuovo amico... e adesso è pronta ad andare ad aiutarlo al lavoro.
Ok, la prossima volta è il turno dell'altra storia (sabato o domenica notte, dipende quanto tempo ho nei prossimi giorni)... come sempre grazie per le letture, gli inserimenti e le recensioni!
Un abbraccio a tutti e buonanotte! (non ce la faccio proprio a postare ad orari decenti xD)

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Capitolo 10
*** Mixed drinks and mixed emotions ***


Mixed drinks and mixed emotions










KILLIAN POV

-Killian, sei sicuro che sia una buona idea?- fece Robin, dopo aver ingoiato un boccone di pollo fritto. A breve avremmo dovuto aprire il locale, così stavamo facendo uno spuntino prima per metterci in forze.
-Di che diavolo stai parlando?
-Di Emma. Regina mi ha detto che non ha mai fatto la cameriera prima...
-Le faccio servire i tavoli, non squartare gente. E tu e la tua ragazza smettetela di spettegolare.
Neanche badai al suo “Non è la mia ragazza”. Ad ogni modo, se ancora non lo era, lo sarebbe diventata a breve e non avevo alcun dubbio a riguardo. Con ogni probabilità sarebbero stati molto più veloci di me ed Emma, che ogni volta che tentavo di avvicinarmi trovava una scusa per tirarsi indietro. Eppure avevo il sospetto di non esserle del tutto indifferente... era davvero un mistero.
-Stai attento con quella ragazzina. Se la sua amica dice che è più sensibile di quanto possa sembrare, un fondo di verità ci sarà...
Sospirai, non avendo le forze per arrabbiarmi o ribattere. Perché dovevano intromettersi negli affari nostri? Avevo capito da solo che Emma non fosse la persona dura e sicura di sé per la quale voleva passare, ma ciò non voleva dire che fosse fatta di vetro. Era un tipetto tosto e perfettamente in grado di tenermi testa: ero certo che se avessi allungato troppo la presa, un bel pugno in faccia o un calcio nei gioielli di famiglia non me l'avrebbe tolto nessuno.
-Non la sto prendendo in giro, rassicura la tua amante- mi limitai invece a dire, alzando gli occhi al cielo. Potevano anche non credermi, ma ciò che mi attraeva maggiormente di Emma non erano la sua bellezza e la giovane età. Dopo tutto questo tempo non le avevo rubato ancora neanche un bacio, nonostante avessi avuto più di un'occasione in cui avrei potuto almeno tentare.
-Effettivamente per te è un record- convenne il mio amico, come se mi avesse letto nel pensiero -L'hai incontrata oltre un mese fa e non ci hai ancora fatto niente. Non hai neanche ripiegato su altre.
Dal canto mio scrollai le spalle a minimizzare la cosa, ma era indubbio che Emma Swan avesse avuto su di me uno strano effetto. Al momento, però, non avevo né la voglia di parlarne,né il tempo.
Proprio in quel momento, la diretta interessata arrivò. Mi ci volle un attimo a tirarmi in piedi e raggiungerla alla porta, per non lasciarla a guardarsi intorno disorientata. Non era bella: di più. Ed era veramente sexy, con quei pantaloni di pelle che risaltavano il fondoschiena perfetto.
-Swan.
-Jones.
-Sei bellissima. E alta.
-Grazie. Ma non ti raggiungo lo stesso...- constatò, alzando leggermente lo sguardo per farmi notare che, nonostante i tacchi, la superavo ancora in altezza. Nel guardarla, mi resi conto che si era anche leggermente truccata, e stava benissimo con la matita nera: metteva ancora più in risalto i suoi occhioni verdi. Il rossetto, invece, evidenziava le labbra dall'aspetto delizioso.
-Seguimi tesoro, ti faccio posare la roba e ti preparo lo shottino. Vuoi qualcosa da mangiare?
-No, grazie, ho fatto merenda con Henry un'ora fa.
Annuii e la presi per mano per condurla in cucina, così che potesse riporre la borsa e la giacca. Se si era messa così in tiro quando le avevo assicurato che non ce ne fosse bisogno, chissà come si sarebbe vestita se le avessi chiesto di venire elegante.
Dopo averla aiutata a sfilare il giacchetto, rimasi piacevolmente sorpreso: aveva una canottiera svolazzante che lasciava scoperte le braccia e perfino qualche centimetro di pancia. Ora che ci pensavo, era più svestita di quanto non l'avessi mai vista.
-Quasi mi dispiace doverti far indossare il grembiule, dolcezza.
-Preferisco quello a una divisa che mi lascerebbe praticamente nuda. È rassicurante sapere che non te ne approfitti per far spogliare le tue cameriere...
-Sono un gentiluomo, io, dovresti averlo già capito.
-Lo so...- sorrise, lasciandosi andare -Andiamo, voglio quello shottino prima di iniziare.
-Certo. Cosa vuoi?
-Vodka e pesca, magari? Non troppo forte...
-Ottima scelta. Posso chiederti una cosa?
-Sì...- fece perplessa, incrociando le braccia al petto.
-Niente filosofie di vita, tranquilla. Ne sai abbastanza di alcolici... a che età hai iniziato a bere? Non dirmi per il tuo diciottesimo, non me la bevo!
Per mia grande gioia la giovane scoppiò in una sonora risata, che mi fece prevedere la sua risposta. Poteva anche avere un figlio, ma non era una santarellina, ci avrei messo la mano sul fuoco.
-A 14 la mia prima birra... a 15 mi sono ubriacata per la prima volta- spiegò divertita -ovviamente non ho... potuto bere durante la gravidanza, ma poi...
-E i tuoi te lo lasciavano fare.
-Tu andavi a chiedere il permesso ai tuoi?- commentò sarcastica, per poi uscire a sedersi poggiata col gomito sul bancone, in attesa. Non avendo intenzione di far aspettare la mia cliente più sexy, mi sbrigai e la raggiunsi per prepararle il bicchierino di vodka. Speravo davvero che a fine turno non sarebbe stata troppo stanca, avevo una gran voglia di potermi sedere a chiacchierare in tranquillità per quel “semi appuntamento” che ero riuscito a strapparle.
-Ecco a te, Swan- sorrisi porgendole il bicchiere. Invece di consumare la bevanda d'un fiato ne mandò giù circa la metà, neanche molto velocemente. Era intelligente la ragazza, sapeva cosa e come poteva permettersi di bere prima di dover lavorare.
-E' buona. La compri pronta o la preparate voi?
-La prepariamo noi... uso vodka liscia di qualità e i liquori di solito li faccio io.
Emma annuì impressionata, tornando a sorseggiare il resto della sua bibita a piccoli sorsi. Forse non ero un medico, un avvocato o chissà cosa... però mi piaceva dare il massimo nel mio lavoro, ero bravo in ciò che facevo e la cosa mi soddisfaceva.
Intanto decisi di curare l'ennesima fitta al polso con un po' di vodka, ma optai per un bicchiere più grande di quello di Emma: ero in grado di reggere l'alcol, non sarebbe stato un problema.
-Wow, Killian... non è troppo?- commentò sorpresa la ragazza, lanciandomi un'occhiata incerta.
-Posso berne fino a tre e rimanere completamente lucido. Al quarto inizio a fare battute porche... Oh, ciao Ruby! Tu che arrivi in anticipo? E che è successo?


EMMA POV

Mi voltai nella direzione in cui Killian stava guardando, per ritrovarmi davanti una splendida ragazza alta e mora in shorts neri, camicetta bianca molto scollata e tacchi a spillo. Se per qualche minuto avevo creduto di essere abbastanza carina, la mia già poca autostima calò completamente a picco. Probabilmente avrei dovuto immaginare che le cameriere di Killian fossero così. E poi c'ero io, il brutto anatroccolo. Perché diavolo avevo accettato?
-Ciao Boss!- fece allegramente, avvicinandosi a dargli un bacio sulla guancia, un po' troppo amichevolmente a mio parere -Ero già in giro e non sono tornata a casa. È lei Emma?
-Eh? Oh sì, sono io... piacere- borbottai spaesata, porgendo la mano alla ragazza. Lei la strinse con calore, ma la cosa più imbarazzante fu lo sguardo d'intesa che riservò a Killian.
-Finalmente conosco la famosa Emma che ha fatto perdere la testa al nostro capitano...
-Ruby!
-Zitto! Da quando ti ha conosciuta non l'ho mai visto flirtare con le clienti- continuò, tornando a rivolgersi a me. La mia faccia probabilmente stava andando in fiamme, lo sapevo perché all'improvviso la temperatura mi sembrò essere salita di 20 gradi. E fu anche perché non mi dispiacque sentire quelle parole, cosa che mi fece vergognare ancora di più.
-E' stato molto riservato su di te, ma ieri ha dovuto sputare il rospo dato che ci ha spiegato che avresti dato una mano... non hai mai fatto la cameriera, giusto?
-Giusto...- borbottai, estremamente a disagio – ancora di più quando iniziò a studiarmi da capo a piedi. Tuttavia la sua espressione mi sembrò piuttosto compiaciuta: non ero abituata ad una reazione del genere, non da parte di una ragazza tremendamente bella come lei.
-Mostrati sicura e sorridi molto. Gli uomini non ci faranno neanche caso se rovesci un bicchiere o tardi nel portare le ordinazioni, credimi.
Sentii Killian soffocare una risata in sottofondo, io invece mi limitai a sorridere e annuire come una perfetta idiota. Non avevo mai usato il mio corpo per nascondere le mie pecche, e sinceramente non ero neanche certa di potermelo permettere. E neanche di volerlo fare: non era una cosa per me.
-Non darle retta, tesoro...- intervenne l'altro, poggiando una mano sulla mia -Se sai catturare i criminali sai sicuramente portare in giro un paio di piatti, non serve che sculetti. Non che mi dispiacerebbe, certo, ma...
Lo fulminai con un'occhiataccia, mentre Ruby lo colpì sul braccio nel passare dietro di lui per andare a prepararsi. Lo notai, però, quando cercò di massaggiarsi il polso all'altezza dell'attaccatura della protesi. Possibile che gli facesse ancora male dopo tanti anni?
-Ehi. Tutto a posto?
-Certo, grazie.- borbottò, scuotendo la testa e lasciando perdere ciò che stava facendo. Io mi morsi un labbro, scrutandolo per cercare di capire se fosse il caso di preoccuparmi o meno. Ora aveva senso anche l'abbondante bicchiere di vodka che aveva mandato giù d'un fiato.
-Sto bene, Emma...- ripeté, con voce più mite -Andiamo, ti do' il grembiule... stanno arrivando anche gli altri- accennò al trio che stava entrando, probabilmente il resto dello staff. C'erano due ragazze, una bionda e una mora – fortunatamente per me non alte quanto Ruby. Poi c'era un altro ragazzo, affascinante quanto i due proprietari e dall'aria simpatica. Poco prima che mi voltassi per seguire il mio “capo”, vidi varcare la soglia anche una donna più anziana. Forse la cuoca.
La mia attenzione, tuttavia, tornò totalmente all'uomo quando mi sfiorò delicatamente il braccio, per poi mostrarmi il grembiule che aveva appena tirato fuori.
-Carino. Nero mi piace, bianco è troppo classico.
-Già, piace anche a me.- strizzò l'occhio -Ti aiuto a metterlo?
-Ok- risposi senza pensarci. Ovviamente avrei potuto pensarci da sola senza problemi, dato che l'unico laccio da legare era quello dietro la schiena... eppure accettai.
Sperai con tutta me stessa cuore che non riuscisse a sentire i battiti veloci del mio cuore, quando si avvicinò per farmi passare il laccio sopra la testa. Per quanto volessi staccare lo sguardo dal suo, i suoi occhi erano troppo magnetici... e ancora più vicini ai miei, dato che non lo raggiungevo in altezza solo per pochi centimetri. Non si allontanò neanche quando dovette chinarsi leggermente a legarmi il grembiule, così i nostri volti si trovarono probabilmente a tre centimetri di distanza.
E allora, non potei più negare.
Regina, ancora una volta, aveva non ragione, di più.
Killian Jones mi attraeva più di quanto potessi immaginare, e in quel momento l'unica cosa che desideravo fare era baciarlo. Baciarlo e assaggiare quelle labbra dall'aspetto così dannatamente invitante.
-Sbagliavo, sul grembiule. Sei perfetta anche così...- sussurrò, accarezzandomi una ciocca di capelli fino a lisciarmela sulla spalla. La sua pelle sulla mia era troppo, e se non avessi notato le sue ciglia che si aggrottarono per una frazione di secondo, probabilmente l'avrei baciato davvero.
-Killian...- sussurrai, allontanando il viso per prendergli la mano artificiale -Vuoi un antidolorifico? Non puoi lavorare così.
-Ah, Emma, non è niente... succede nella mia testa, quando si avvicina l'anniversario del... funerale della mia mano, diciamo.
Tornò al suo solito sorriso sghembo, ma tutto mi fu finalmente chiaro. Non era per il “funerale” della sua mano, ma per quello della sua fidanzata e di sua figlia. Il non poter fare nulla per farlo stare un po' meglio mi distruggeva, perché lui con me ci riusciva sempre. Non sapevo neanche cosa dire, essendo la prima a sapere che le frasi di circostanza fossero solamente fastidiose.
-Andiamo, ti presento agli altri e ti spiego velocemente... tra meno di 10 minuti apriamo.
Poi, invece di rispondere, feci l'unica cosa che in quel momento mi sembrò sensata: lo abbracciai. Lo abbracciai forte, e dopo un attimo di esitazione ricambiò, avvolgendomi tra le sue braccia forti e delicate contemporaneamente. Se fosse stato possibile ci sarei rimasta per sempre, ma come aveva detto lui mancavano dieci minuti all'apertura, quindi, a malincuore, sciolsi la stretta.
-Ok. La proposta per il post serata è ancora valida? Voglio proprio assaggiarlo uno di questi tuoi speciali drink. E Killian, se hai bisogno di parlare... di qualsiasi cosa, io ci sono.
L'uomo non disse niente, ma si aprì in un ampio e bellissimo sorriso, accentuato da quei pezzi di oceano che aveva al posto degli occhi.


-Dolcezza, ce le porti altre due birre e il conto?
-Arrivano subito!- sorrisi, dirigendomi velocemente verso il bancone.
Mi concessi cinque secondi per lanciare un'occhiata all'orologio: erano le 10. Mancava ancora un'ora ed io ero davvero stanca. Se la situazione era quella anche tutti i week-end, non doveva davvero essere facile... a parte per i guadagni, sicuramente ottimi. Avevo già raccolto 80 dollari solo di mance e nella prossima ora avrei anche potuto arrivare a 100. Inizialmente mi ero sentita un po' a disagio quando gli uomini mi rivolgevano occhiolini e attenzioni eccessive, un ragazzo mi aveva perfino invitato a bere qualcosa dopo. Killian se n'era accorto e mi aveva proposto di lasciar perdere se non me la sentivo, ma ovviamente non avevo neanche preso in considerazione l'idea. Non ero una bambina, e a un certo punto avevo iniziato a rispondere alle gentilezze con grandi sorrisi. Dopotutto, oltre ad una parola di troppo, cos'altro avrebbero potuto farmi? Nonostante la fatica mi stavo anche divertendo, e rendermi conto di non essere poi così incapace non era male.
-Killian, dammi due birre... no, aspetta. Due birre e il conto del tavolo 8, un menù 2x1 e preparami un Cuba Libre e un Bloody Mary.
-Arrivano tesoro. Come va? Te la stai cavando alla grande secondo Belle.
-Ce la sto mettendo tutta- sorrisi, poggiandomi mentre l'uomo riempiva il mio vassoio con le ordinazioni.
-Lo vedo. Grazie per l'aiuto, come vedi abbiamo il pieno stasera... senza di te avrei dovuto lasciare Granny in cucina da sola.
-Figurati... mi sto divertendo- gli assicurai, afferrando il vassoio pieno -Beh, vado prima di far incazzare i clienti!
-Nessuno potrebbe incazzarsi con te, splendore!
Fortunatamente a quell'affermazione mi ero già voltata, perché sentivo che sul mio volto si era dipinto un sorriso ebete che lui non avrebbe mancato di notare. Non riuscivo neanche ad avercela con me stessa, perché Killian era davvero gentile. Non c'era nulla che non andasse in lui e di conseguenza non avevo alcuna ragione di mantenere le distanze.
Allegra, tornai prima al tavolo della coppia che aveva chiesto i cocktail e il menù, poi tornai dai due tipi che erano al terzo giro di birre e avevano già mandato giù anche degli shot alla tequila. Era probabile che entro la chiusura avrei dovuto chiamare un taxi che li portasse a casa.
-Ecco qua- sorrisi, posando i bicchieri sul tavolo, insieme ad una ciotola con della frutta secca e lo scontrino.
-Grazie bellissima!- esclamò il biondo, che ogni volta che passavo mi lanciava occhiate che poco lasciavano all'immaginazione. Poi, quando mi porse due banconote da 50 nonostante il conto di 48 dollari, gli occhi per poco non mi uscirono dalle orbite.
-Ehm... sono 48...
-Lo so. Il resto è per te, te lo sei meritato.- disse con un occhiolino, per poi fare l'ultima cosa che avrei potuto aspettarmi. Mi diede una pacca sul sedere lasciando la mano lì ed io, stupida, invece di sferrargli uno schiaffo rimasi paralizzata sul posto. Il cuore iniziò a battere a mille, e i muscoli si contrassero incapaci di decidere: potevo trattare male i clienti del mio “capo”? Forse era normale. Forse dovevo semplicemente continuare a sorridere, prendere i soldi e andarmene.
-A che ora finisci di lavorare, tesoro?
-Oh... Veramente, io...
-Togli subito le mani di dosso dalla mia ragazza. E non farmelo ripetere un'altra volta.
Mi voltai di scatto per ritrovarmi davanti un Killian molto arrabbiato, che strattonò con violenza la mano all'uomo, per poi cingermi i fianchi e stringermi forte a sé. Avrei voluto dirgli di lasciar perdere, che non ne valeva la pena, ma le parole semplicemente non volevano uscire.
-Lei non ha obiettato. Forse preferisce la mia compagnia alla tua, non credi? Che dici tesoro?
-No.- riuscii a sussurrare, scuotendo la testa.
-Fuori dal mio locale. Gente che tratta così la mia ragazza o una qualunque delle mie dipendenti e clienti non è ben accetta. Trovati un bordello.
Killian fece paura perfino a me, tanto che non mi stupii affatto quando i due si alzarono senza fiatare e si diressero in silenzio verso l'uscita. Li seguii con lo sguardo fino a che la porta non si richiuse dietro di loro, poi mi lasciai andare in un sospiro. Quanto ero stata stupida? Perché non avevo detto una parola? Non potevo comportarmi così... non era da me.
-Tutto bene, Emma?
Annuii, sperando ardentemente che non ci stessero guardando in troppi: non potevo aver fatto la figura della pappamolle in pubblico!
-Ti ha fatto qualcosa? Perché non hai reagito?
-Era un cliente e...
-Emma- mi bloccò serio, obbligandomi a guardarlo -Se qualcuno osa trattarti così prendilo pure a calci nelle palle. Di clienti del genere ne faccio a meno più che volentieri.
-Ok... grazie. Scusa, è solo che non volevo crearti problemi.- borbottai, lasciando che mi conducesse per meno verso il bancone, per allontanarci da sguardi indiscreti. Chissà cosa stava pensando di me, dato che le prime volte con lui mi ero comportata molto più sfacciatamente, e non mi aveva neanche sfiorata. Le immagini nella mia testa erano state fin troppo limpide, però, non avevo potuto fare nulla per combatterle. Solo quando Killian mi aveva stretta erano scomparse.
-Vai a cambiarti, per oggi basta così. Tanto manca un'oretta...
-Cosa? No... no.- ripetei, cercando di tornare completamente in me -Ho promesso di dare una mano. Non scappo solo perché un coglione mi ha colta alla sprovvista.
-Sei sicura?
-Certo...- sorrisi, felice che il mio cuore avesse ripreso a battere normalmente -Ma da quando in qua sono la tua ragazza?
-Da ora fino alla fine del turno... almeno- sorrise di ricambio, spostandomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio -Nessuno oserà sfiorare la ragazza del capo.
E per rafforzare le sue parole, si avvicinò così tanto che fui totalmente certa mi avrebbe baciata. Invece non lo fece. Mi lasciò un lieve bacetto sulla punta del naso, poi sorrise ancora e mi diede una pacca sul sedere facendomi cenno di tornare al lavoro.
Mi aveva dato il permesso di prenderli a calci nelle palle, quelli che mi infastidivano. Il problema era che il suo tocco non mi infastidì neanche un po'. Senza dire una parola, quindi, mi voltai diretta verso il tavolo che era appena stato occupato da due ragazze.

 

***


KILLIAN POV

La reazione di Emma mi aveva sorpreso e non poco. Non perché non fosse naturale, anzi, per una ragazza della sua età lo era decisamente. Ma in situazioni del genere si era sempre mostrata sicura di sé e l'avevo vissuto io stesso sulla mia pelle. Quando avevo visto l'uomo poggiare la mano viscida sul suo fondoschiena mi ero aspettato che gli desse come minimo uno schiaffo... invece si era immobilizzata, come se tutta la sua sicurezza fosse stata risucchiata via in un attimo. Vedendola in difficoltà, non avevo potuto fare altro che mollare tutto e correre in suo soccorso, e se non l'avessi stretta a me probabilmente avrei ucciso di botte quel verme schifoso. Si era ripresa quasi subito e il resto della serata era andato alla grande, eppure era stato strano.
Non era il momento di pensarci, comunque. Quando avevamo chiuso il locale e salutato tutti avevo proposto di accompagnarla a casa, ma lei aveva insistito per rimanere come mi aveva promesso. Adesso dovevo mantenerla io la mia promessa e prepararle il miglior cocktail di sempre. Premetti il tasto di accensione per frullare il rum col ghiaccio, il latte di cocco e i pezzetti d'ananas fresco, alzando di poco gli occhi per trovare Emma a studiare le mie mosse con curiosità.
-Usi ananas fresco...
-Già- annuii fiero, fermando il frullatore -E' tutta un'altra cosa, vedrai! D'estate vogliono tutti questo, il Cuba Libre o il Rum Punch...
-Sembra buono...- sorrise, osservando il liquido con cui le riempivo il bicchiere. Presi poi uno spicchio d'ananas, una ciliegia e una fettina di lime per decorarlo, e spruzzai un po' di polvere di cocco.
-Ecco qua Swan. La miglior Pina Colada che potrai mai assaggiare!
La giovane mi regalò uno dei suoi sorrisi più belli e prese il bicchiere, per poi portarlo subito alla bocca. La guardai con attenzione, e quando chiuse gli occhi deliziata non potei fare altro che gioire interiormente.
-Che ci hai messo dentro?- commentò con voce piena di meraviglia quando poggiò il bicchiere sul bancone -E' diverso... non solo per l'ananas.
-Un pizzico di liquore all'ananas fatto in casa, dolcezza.
-Mi piace... rende il sapore meno dolce, è... va bene, lo ammetto. Avevi ragione, è la miglior Pina Colada che abbia mai assaggiato in vita mia, Jones!
-Te l'avevo detto, ma mi fa piacere sentirtelo dire...- ammiccai, versandomi un abbondante bicchiere anch'io. D'accordo, Emma era un po' troppo giovane per me e ci avevo pensato più volte... ma cosa potevo farci se mi piaceva? Non riuscivo a vederla come una ragazzina: non solo era intelligente e matura, ma si stava dimostrando anche un'ottima compagna di bevute! Ne conoscevo poche di giovani in grado di reggere l'alcol così bene, forse solo Ruby. In più, questa sera era ancora più bella del solito e sembrava anche molto più tranquilla e sicura, in qualche modo. Aveva qualcosa di diverso, in poche parole, anche se non sapevo bene dire cosa.
-Mi dispiace, sai... per quel tipo. Di solito ho clienti decenti.
-Non ti preoccupare. Le teste di cazzo esistono ovunque... se ricapita mi limiterò a rovesciargli qualcosa addosso, se per te non è un problema.
-Assolutamente no! Anzi, sarebbe divertente.
-Quindi posso tornare a darvi una mano, qualche volta?- mi stupì, dopo aver mandato giù un altro sorso. Per un attimo la squadrai sorpreso, quasi certo che mi stesse prendendo in giro. Voleva seriamente tornare a fare la cameriera? Azione non ce n'era di certo, visti i suoi gusti.
-Quindi?
-Ma certo, Emma...- borbottai, alzando un sopracciglio -Semplicemente non mi aspettavo che avessi ancora voglia di servire ai tavoli... Miss aspirante poliziotta.
-Ma va...- scrollò le spalle in risposta -Quando ho detto che mi divertivo ero seria!
-Oppure lo fai perché non vedi l'ora di interpretare nuovamente il ruolo della mia fidanzata...- la provocai, per poi fare il giro del bancone e sedermi accanto a lei. Ero davvero stato tentato di baciarla, quando l'avevo stretta per difenderla dall'uomo. E l'avrei fatto: solo all'ultimo momento, per qualche ragione, avevo deviato sul naso. Forse per non spaventarla. Forse sarebbe stato osare troppo... o forse perché avevo avuto paura io. Perché non era normale che una diciottenne mi provocasse certi brividi solo con la sua vicinanza, non era possibile che mi facesse venire voglia di stringerla a me e proteggerla dal resto del mondo. Eppure mi ero sentito così: troppo preso, così preso da esserne stato, per un attimo, spaventato.
-Se volessi essere la tua ragazza, non userei il lavoro...
-E cosa useresti?- sussurrai, avvicinando il viso al suo, pochi millimetri alla volta.
-Non lo so. Non... non è che abbia avuto molte relazioni...- borbottò anche lei, senza muoversi o staccare lo sguardo. Da vicino, quegli occhioni verdi erano ancora più belli. E io ero decisamente ancora più stupido. Perché non mi limitavo a prenderla e baciarla? Era una delle ragazze più belle che avessi mai conosciuto! O stavo perdendo colpi, o era lei a mandarmi in tilt.
La guardai come incantato tirare il cellulare fuori da una tasca, poi vi lesse un messaggio. Tuttavia, ciò che avrei voluto vederle dipinto in volto, non era quella maschera di preoccupazione.
-Emma... tutto ok?
-No. È mia madre... Henry ha la febbre alta... e dice che se non migliora sarà il caso di portarlo al pronto soccorso. Mi dispiace, Killian, scusa, ma devo proprio andare a casa.- disse tutto d'un fiato, saltando giù dallo sgabello e correndo verso la cucina per recuperare le sue cose. Io la seguii velocemente, deciso a non lasciarla andare da sola.
-Ti accompagno in macchina Swan, vieni.
-No grazie, non voglio disturbarti... posso prendere la metro, davvero. Grazie per la serata, sono stata benissimo. Per il drink, per tutto... ti prometto che recupereremo un'altra volta, mi dispiace sia andata a finire così ma...
-Emma!- esclamai, afferrandola per le braccia -Tuo figlio sta male, non hai assolutamente di che scusarti. Lascia che ti porti a casa, per me non è un disturbo. E ultima cosa... tesoro, sta' tranquilla. Andrà tutto bene, ai bambini capita di ammalarsi.- tentai di confortarla, sciogliendo la presa per stringerle forte le mani nella mia. Vederla così preoccupata e spaventata faceva male a me, e per lei doveva essere dieci volte peggio.
-Lo so ma tu... tu non capisci. Ogni volta che Henry ha qualcosa... io... io ho sempre paura che sia come me. Che abbia qualcosa di più grave... e...
Allora la abbracciai. Le parole non sarebbero servite a rassicurarla, ma forse una stretta le avrebbe fatto bene... almeno abbastanza da non farla tornare a casa in lacrime e sull'orlo dello svenimento.
Per un attimo rimase rigida e immobile, poi iniziò a rilassarsi, e ricambiò la stretta circondandomi con le sue braccia forti ed esili allo stesso tempo, poggiando la testa sul mio petto. Ora ne ero certo: non ero io che stavo perdendo colpi, era decisamente lei che mi stava facendo perdere la testa. Sarei rimasto in quell'abbraccio per sempre, se fosse stato possibile.
Invece lo sciogliemmo lentamente insieme e, dopo averle asciugato una lacrima solitaria, la presi per mano per condurla verso la mia auto. Lei non si oppose più e mi seguì in silenzio.
-Grazie Killian. Se penso a come ti ho trattato i primi tempi mi sento orribile... non lo meritavi.
-No, non è vero...- feci con una risata, dandole una pacca sul sedere, così, giusto per ricordarle del mio altro lato e farla sentire meno in colpa. In risposta si voltò di scatto e mi diede un pizzico molto doloroso sulla mano, quasi da farmi pentire di avere osato tanto.
-Ok, non è vero. Hai ragione. Porco.
-Lo so...- risi, e quando smise di fingersi scandalizzata si unì a me.
Ed io, dal canto mio, non mi sarei mai abituato alla purezza e alla perfezione del suo splendido sorriso e della sua risata melodiosa.
Il dolore alla mano era sparito, mentre il mio cuore era pieno di gioia.
C'era anche paura, però. Paura di non essere all'altezza.

Outfit di Emma: http://i.imgur.com/QgSkZpu.png











 

Angolo dell'autrice;
Ciao :) Come promesso, ecco la serata al locale... che direi è andata piuttosto bene. Diciamo che Robin cerca di mettere in guardia Killian, perché lo conosce e vede che Emma non è il solito tipo di ragazza che frequenta. Ma lui non la sta prendendo in giro, ormai si sta rendendo conto che la ragazza sta mettendo radici nel suo cuore sempre di più. Sì è fatta carina e l'ha notato subito, anche se apprezza che sia naturale e che non esageri col trucco e tutto il resto. Anche Emma si è subito accorta che c'era qualcosa di strano in lui, ma Ruby li ha interrotti... e diciamo che le ha dato un pizzico di confidenza in più, cosa che non guasta xD
Alla fine Emma gli ha fatto sputare il rospo, e anche se non ne hanno parlato proprio a cuore aperto perché lui vuole minimizzare la cosa, gli ha fatto capire che se ha bisogno, lei c'è. 
Come qualcuno aveva previsto, c'è stato un cliente "fastidioso"... Emma si è odiata per non aver reagito, ma Killian è intervenuto in suo soccorso e l'ha tirata su ancora una volta. Alla fine sono rimasti soli e dopo quei due baci per poco evitati, se non ci fosse stato l' "allarme Henry", forse la serata avrebbe confermato che non c'è due senza tre e avrebbe potuto finire in modo molto piacevole... ma hanno entrambi abbastanza in chiaro ciò che provano, e si rivedranno comunque presto... sperando che Killian riesca a lasciare da parte le sue paure...
Comunque, mainagioia anche per lo show... ne vedremo delle belle nelle prossime puntate, ne sono sicura! Intanto adoro Aladdin e Jasmine invece *-*
Alla prossima, che sarà di nuovo questa (sabato o domenica notte), un abbraccio e grazie sempre a tutti! :* 

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Capitolo 11
*** Motherly advice ***


Motherly advice










EMMA POV

-Mamma! Henry? Come sta Henry?- gridai precipitandomi dentro di corsa, preoccupata da morire per il mio piccolo. Killian era riuscito a rassicurarmi durante il nostro breve viaggio in auto, ma non appena l'avevo salutato, l'ansia era tornata ad assalirmi.
-La febbre è scesa, è sotto i 39 ora. Un'ora fa l'aveva quasi a 40, ci siamo spaventati da morire... l'avremmo portato al pronto soccorso ma non volevamo prendesse freddo. Papà è di là con lui, vai pure. Mi aspettavo tornassi prima...
-Lo so. Mi sono fermata a bere con Killian ma se mi avessi chiamata sarei corsa subito...
-Killian? Quindi è così che si chiama. Ma bevete a ogni uscita? Non mi piace molto questa cosa.
-Mamma! Ti prego, smettila, non è il momento. Se permetti vado a vedere come sta mio figlio.- tagliai corto, e senza degnarla di un altro sguardo corsi velocemente su per le scale. Perché diavolo doveva farmi il terzo grado, ora? Proprio lei aveva sempre cercato di spingermi a uscire di più, a non chiudermi in casa e cercare di avere una vita sociale come ogni ragazza della mia età.
-Emma, tesoro...
-Henry?
-Si è appena addormentato...- sorrise, accennando alla culla. Mi avvicinai a tentoni per non fare rumore, e tirai un grande sospiro di sollievo quando lo vidi addormentato sereno, con una pezza umida sulla fronte che, a quanto pare, stava facendo effetto.
-La mamma mi ha spaventata con quel messaggio.
-Lo so... stava veramente male, ha anche vomitato due volte. Riusciva a respirare bene però, quindi abbiamo deciso di aspettare un po' prima di portarlo in ospedale... poteva prendere altri germi.
Annuii ancora, ed allungai una mano per sfiorargli delicatamente il viso. Era caldo, ma non bollente: speravo solo continuasse a migliorare. Per non disturbarlo, mi lasciai andare nella poltrona accanto a mio padre, chiudendo gli occhi esausta. Gambe e braccia mi facevano male, un po' anche la schiena, ma sospettavo fosse l'ansia appena sciolta a farmi pesare tutto. Prima di quel messaggio preoccupante ero stata piuttosto bene, solo un pochino stanca.
-Non avevo notato la maglietta corta prima.
-Papà. Non è corta, è solo una maglietta.
-Hai fatto tardi. Sei uscita con quel ragazzo dopo aver finito di lavorare?
-Non siamo usciti. Siamo rimasti un po' al suo locale a bere qualcosa...
-Sbaglio o bevi spesso ultimamente? Non voglio controllarti, solo...
-Anche tu!- biascicai infastidita tentando di non alzare troppo la voce -Non sto diventando un'alcolizzata. E comunque ho bevuto solo un cocktail, non ti preoccupare.
Anche lui con la paternale, ora? Ero quasi pronta a scommettere che lui e mia madre avessero trascorso la cena a discutere di me, dei miei nuovi orari e delle mie nuove amicizie.
-So che sei una persona intelligente, tesoro. Dimmi... almeno sei sicura che quello con cui stai uscendo è un bravo ragazzo?
-Non ci sto uscendo. Siamo solo amici, te lo assicuro...- ci tenni a precisare: ecco, avevano anche iniziato a farsi strane idee. -E comunque è una brava persona, o non lo frequenterei. È piaciuto anche a Henry quando siamo usciti domenica scorsa.
-Bene...- annuì -Non è che non mi fidi di te, solo... stai attenta, ti prego. Non si sa mai che persone si possono incontrare. All'inizio sembrano carine e poi...
-Papà.
-Non voglio che finisca per farti del male, Em. Tutto qui.
-Lo so.
Lo sapevo fin troppo bene, purtroppo. Non che non apprezzassi il loro amore nei miei confronti, volevo solo che smettessero di preoccuparsi eccessivamente. Ero madre anch'io e sapevo che non preoccuparsi era impossibile. Tuttavia, desideravo che si limitassero a farlo semplicemente come gli altri genitori facevano coi loro figli sani e normali. Non mi piaceva essere trattata coi guanti, come se avessi bisogno di essere rinchiusa in una campana di vetro.
-Puoi stare tranquillo, so badare a me stessa. È tardi... vai a dormire, papà. Rimarrò io qui con Henry.- conclusi, sia perché non avevo voglia di discutere, sia perché era effettivamente giusto che andasse a riposarsi. Con mia madre si erano occupati di Henry mentre io ero stata a divertirmi, alla fine. A lavorare, certo, ma non solo.
-Sei stanca tesoro, vai tu. Se cambia qualcosa ti sveglio.
-Domani devi alzarti e io posso dormire fino a mezzogiorno... dai, sul serio, vai.- insistetti, cercando di fargli capire che in nessun modo sarebbe riuscito a convincermi.
-Va bene... però se poi non riesci a tenere gli occhi aperti vieni a svegliarmi e facciamo cambio.
-Ok.- annuii, dato che era una soluzione ragionevole.
Annuì anche lui, e dopo aver cambiato la pezza di Henry, mi baciò sulla fronte e ci augurò la buonanotte per poi lasciare la stanza con uno sbadiglio.
Quando rimasi da sola col mio bello addormentato mi liberai velocemente di scarpe, vestiti e reggiseno per indossare il pigiama che avevo lasciato lì. Era bello essere finalmente con la mia maglia enorme e i morbidissimi pantaloni di cotone: non esisteva nulla di più comodo al mondo. Infine legai i capelli in una coda e misi un paio di calzini, per poi lasciarmi nuovamente affondare nella poltrona, non senza lanciare un'occhiata ad Henry.
Quando recuperai il cellulare dalla borsa, con mia grande sorpresa trovai un messaggio di Killian già ad aspettarmi. Sorrisi solo leggendo l'anteprima: “Scusa se già ti importuno dolcezza ma...”. Non riuscii a vedere il resto, perché il cigolio improvviso della porta che si apriva me lo fece scivolare via dalle mani.
-Emma, ciao.
-Mamma. Ciao di nuovo...- borbottai, cercando di ricompormi.
-Sorridevi. È lui?
-Per favore.
-Emma... Mi dicevi sempre tutto, fino a qualche anno fa, ti confidavi e... era bello. Avevamo un rapporto bellissimo. Non che ora non lo sia ma... io so che tante cose sono cambiate, ma mi manca quello che avevamo. Perché non ci provi?
La guardai in silenzio, non sapendo bene cosa dire. Aveva ragione, fin da piccola avevo sempre condiviso con lei tutto ciò che mi passava per la testa... e anche se non avevo voluto ammetterlo, quel maledetto giorno era cambiato tutto. Mi ero chiusa in me stessa così tanto che non ero mai tornata quella di una volta. Ero migliorata, col tempo, io e la mamma parlavamo ancora tanto ma non più come prima. Lei e mio padre non conoscevano un intero lato della mia vita, quindi... perché non provarci? Perché non provare a condividere ciò che potevo permettermi?
-Siediti.- decisi, accennando all'altra poltrona. Oltretutto, avevo le idee molto confuse su ciò che provavo e volevo... approfittare di qualche consiglio materno dopo tanto tempo, avrebbe potuto farmi davvero bene. Almeno lei non mi avrebbe mai giudicata.
Potevo farlo... potevo e volevo farlo.
-Quando ci siamo conosciuti... beh lo sai, quella sera all'incontro... ti ho raccontato com'è andata, non mi piaceva affatto.- iniziai.
La donna annuì, allungando una mano per prendere la mia, in attesa. Sapeva anche lei quanto fosse difficile per me, glielo leggevo negli occhi e sapevo che sarebbe stata anche ore ad aspettare. Ore che non avevo intenzione di farle sprecare perché non era giusto. Ripresi quindi fiato.
-Era colpa mia, sai.- proseguii -Lui è... è solo... sicuro di sé. Ho dato per scontato che fosse uno sbruffone. Beh un po' lo è ma... abbiamo iniziato a conoscerci veramente, dopo la festa dell'altra settimana. Quando ho litigato con Neal ero con lui. Ero turbata per l'accaduto e... Killian è stato molto tenero. Mi ha accompagnata a casa con la sua auto... no, aspetta- la interruppi, dato che stava già aprendo la bocca per ribattere -Non sarei mai andata in macchina con uno sconosciuto, ma ero davvero molto arrabbiata e turbata e... non so cosa avrei fatto se non ci fosse stato lui a darmi una mano e tirarmi su di morale. Avrei potuto commettere un grande errore fidandomi, il punto è che... è stato tutto il contrario.
Mi fermai per cercare di riprendere fiato e controllare Henry, dato che mi era sembrato di averlo sentito brontolare. Allo stesso tempo, avrei dato modo a mia madre di metabolizzare ciò che avevo appena tentato di spiegarle. Dopo l'inizio, le parole erano scivolate lisce e libere: io stessa mi ero stupita di essere stata in grado di parlare con tanta facilità.
Fortunatamente mio figlio stava ancora dormendo sereno, dunque mi limitai ad inumidire nuovamente la pezza e riporla cautamente sulla sua fronte: ra decisamente più fresco, ora. Dopo avergli rimboccato meglio le coperte tornai a sedermi, voltandomi di nuovo verso la donna.
-E' passata una settimana dalla festa... e quanto vi siete visti da allora?
-Un paio di volte. Ci siamo visti lunedì, poi l'altro giorno a correre e... uhm, oggi è la terza...- feci pensierosa, perfino stupita. Non era passata che una settimana, eppure mi sembrava di conoscerlo da mesi. Assurdo.
-Non è pochino per essere così certa riguardo a lui?
-Ma è questo il punto. Non sono certa. Non di lui, lui è davvero un bravo ragazzo, è dolce, pur sapendo certe cose continua a trattarmi normalmente...
-Cosa gli hai detto?- fece sorpresa, strabuzzando gli occhi – e con tutte le ragioni del mondo. Poche persone al mondo conoscevano i miei trascorsi e si contavano sulle dita della mia mano.
-Non tutto. Gli ho detto di quando ero piccola e... e niente. Non è cambiato di una virgola nei miei confronti, è stata una sensazione... bella. Semplicemente bella. A fine corsa mi ha fatto questa proposta... di dargli una mano invece di andare all'incontro, stasera. Solo se mi andava, non ha insistito. Il fatto è che non ho neanche dovuto pensarci...
Un po' mi infastidì il suo sorriso troppo dolce e la sua espressione ebete. Volevo dicesse qualcosa. Avevo un gran bisogno che dicesse qualcosa e mi aiutasse a chiarire i miei dubbi. Forse la risposta la conoscevo, ma avevo bisogno di qualcuno che mi desse una spinta a capirlo.
-Ti ha chiesto di uscire? Sai... per un vero appuntamento, voglio dire.
-Non ancora, ma è colpa mia. Sono io che credo di avergli fatto pensare di non volere niente che vada oltre l'amicizia. Non vuole farmi... scappare, credo.- ammisi infine, anche perché a riguardo era stato piuttosto chiaro, pur senza dirlo esplicitamente. Quando mi aveva vista andare nel panico nel momento in cui avevo creduto mi avrebbe chiesto di uscire, mi aveva subito tranquillizzata spiegandomi che non sarebbe stato nulla del genere. Mi aveva capita. Ero io, però, a non riuscire a capire me stessa.
-Beh... perché non gli chiedi tu di uscire, allora?
-Cosa?- esclamai stupita.
Di tutte le cose che ero pronta a sentire, a questa non avevo neanche pensato. Chiara e diretta.
-Non mi serve che tu sia più esplicita di così per capire che questo ragazzo ti piace. Sono pur sempre tua madre, tesoro...
Colpita e affondata.
Ma dopotutto, era proprio per questo che avevo deciso di parlare con lei. Solo che doveva anche ricordarsi che non avevo mai fatto il primo passo con nessuno. Neanche sapevo come iniziare.
-Non lo so, io... io non so se voglio una relazione, mamma. Mi fa... paura.
-Hai paura di... di non essere ancora pronta?- fece, abbassando il tono della voce e scrutandomi attentamente, proprio con l'unico sguardo che volevo evitare mi rivolgesse. Era per questo che il nostro rapporto, al momento, non poteva essere totalmente sincero: ancora non riusciva a guardarmi senza star male per me, e mio padre lo stesso.
-No, non è questo. Non ho paura di lui. Ho semplicemente paura di non... di non volere una relazione, di trovare la cosa pesante, di... di...
Mi accorsi solo in quel momento di aver iniziato a piangere e capii che, al contrario di quanto pensassi, mia madre aveva ragione. Sì, aveva ragione, avevo paura di ritrovarmi ancora una volta intrappolata e senza uscita. Di sbagliare di nuovo e farmi del male, provocarmi un'altra cicatrice indelebile. Di desiderare di morire.
Avevo smesso di avere incubi, avevo smesso di avere paura delle persone... eppure, la ferita era ancora lì. E cazzo, non sapevo neanche se sarei mai riuscita a fare sesso con un uomo, se sarei mai riuscita a lasciarmi toccare senza rivivere quei momenti d'inferno. Io lo volevo, volevo che Killian mi baciasse, mi toccasse e mi baciasse ancora. Ma sarei stata in grado di sopportarlo?
Mi lasciai andare tra le braccia della persona che aveva capito tutto di me prima che lo facessi io e piansi come una bambina. Piansi stretta a lei come non avevo fatto da anni, come non ero riuscita a fare neanche nel periodo più buio e doloroso della mia vita, due anni e mezzo prima. Non mi ero mai sfogata pienamente, se non di notte, da sola nel mio cuscino e nella coperta calda con la quale avevo imparato a coprirmi fino al collo, per paura che parte del mio corpo rimanesse scoperta.
-Tesoro, piangi. Piangi quanto vuoi, io sono qui.
-Non posso...- singhiozzai, cercando di controllarmi -Sveglierò Henry...
-Andiamo di là. Se rimane da solo qualche minuto non succederà niente, tranquilla.
Non mi opposi e la seguii in camera mia, dove ci sedemmo sul letto ancora abbracciate, ed io continuai a piangere. Non avrei pianto tutte le lacrime non versate perché, nonostante tutto, ero cambiata. Ero più forte e il trauma che avevo vissuto era solo un'ombra rispetto a com'era stato all'inizio... ma avevo ugualmente sfogarmi di piangere un po'.
-Hai preso le medicine, tesoro?
-Sono settimane che non tocco gli antidepressivi...- sussurrai, tra le lacrime -E non li voglio. Voglio essere normale, mamma, voglio... voglio uscire con lui perché mi fa star bene come nessun altro. Voglio smettere di avere paura e voglio che voi smettiate di guardarmi con pena...
Le ultime parole scivolarono dalle mie labbra involontariamente, e nell'abbraccio sentii la donna irrigidirsi.
-Non... non sapevo ti sentissi così. Tesoro, io...- balbettò, sciogliendo la stretta in modo da potermi scostare e guardarmi negli occhi, dispiaciuta.
-No mamma, lascia stare quel che ho detto.- farla sentire in colpa era l'ultima cosa che volevo.
-No invece. Io e papà... è così che ti senti, quando ti guardiamo? Compatita?
-Sì...- ammisi a bassa voce, dopo una pausa.
Mi venne voglia di abbracciarla di nuovo quando mi guardò sconvolta e dispiaciuta allo stesso tempo, ma non lo feci. Il discorso era uscito, tanto voleva chiarirlo ora, almeno con lei.
-Emma, tesoro, mi... ci dispiace. Mi dispiace. Io non... non mi sono mai resa conto. O forse sì, ma... sei la mia bambina. Hai sofferto tanto nella vita e hai solo 18 anni e hai vissuto cose troppo grandi per te, ho sempre il terrore che...
-E' finita. Ho vinto quando ero piccola, e ho vinto di nuovo adesso. Sono... sono felice. Sono felice della vita che ho e gran parte del merito è tua e di papà. Non voglio che stiate male per me.
-Non hai mai voluto fare il college. Non hai... voglio dire, hai perso la voglia di... di fare tante cose e noi credevamo che tu...
-No- la interruppi con un sorriso, ora più sincero -Lo so che è colpa mia se non sono stata chiara, ma questo non c'entra nulla. Voglio fare altro nella vita, non ho perso la voglia. Mi dispiace se non sarò mai qualificata come te e papà, mi dispiace se così facendo vi deludo ma...
-No- fu lei a bloccare me, stavolta -Tu non potresti mai deluderci, Emma. Mai. Tu sei il nostro orgoglio. Sappi che quando vorrai ci saremo. Quando sarai pronta a confidarti, io e tuo padre saremo qui e ti sosterremo qualunque cosa tu voglia fare. Ok?
-Ok.- sorrisi ancora, tirando su col naso e lasciandomi accarezzare.
-Bene. E per quanto riguarda questo Killian... io non posso dirti cosa fare, ma posso darti un consiglio. Ascolta il tuo cuore... se ti dice che lui potrebbe essere la persona giusta, allora buttati. Almeno provaci. Non rischiare di vivere col rimpianto di non esserti data una possibilità, non è piacevole continuare a chiedersi “come sarebbe andata se...”. Certo, penso anche che dovresti dirgli tutto se vuoi che la cosa funzioni, ma non sei costretta a farlo subito. Ti verrà naturale se ti renderai conto che merita un tentativo. Capisci cosa voglio dire?
Annuii, abbassando lo sguardo per pensare. Per l'ennesima volta aveva ragione: Killian mi piaceva ed ero certa che se non ci fossimo mai avvicinati, avrei continuato a tormentarmi e fantasticare su come sarebbe potuta andare.
-Ci vedremo domenica nel tardo pomeriggio, se Henry starà bene... a correre.
-Gli chiederai di uscire, quindi?
-Sì. Ci proverò almeno, potrei balbettare. Non sono brava in queste cose... lui è un uomo, io sono una ragazzina, odierei fare brutta figura.
-Un... uomo? Perché, quanti anni ha?
-'Notte mamma... torno da Henry.
-Emma! Non starai uscendo con un cinquantenne?
-Ma no, ti pare?! Però ti impicci troppo, quindi per oggi fatti bastare quel che sai!
Ridemmo insieme, e alla fine decise di non insistere. Era bello che avesse fiducia in me, anche se la cosa mi faceva sentire un po' in colpa. Killian era giovane, avevamo una decina di anni di differenza, il che non era troppo. Però, in fondo, avevo un po' paura di rivelare ai miei che stessi uscendo con un uomo che avrebbe a breve compiuto 30 anni. Ma prima o poi, avrei dovuto.
Essendo molto tardi, decisi di prendere cuscino e coperta ed andare a dormire in camera di Henry. Facendo il meno rumore possibile allungai la poltrona – che fungeva anche da letto ed avevo scovato all'Ikea – e mi sistemai accanto alla culla, in modo da essere in grado di sentirlo se si fosse svegliato. Non l'avevo mai testata se non per un sonnellino pomeridiano ma, al massimo, mi sarei procurata un bel mal di schiena, nulla di ingestibile.
“Scusa se rispondo solo ora, Henry sta meglio, grazie! E grazie per il passaggio e per il supporto :) ora cerco di dormire che sono esausta... ci sentiamo domani! Buonanotte! :*”
“Buonanotte splendore :* sono davvero contento che il piccoletto stia bene... Ora riposati anche tu e domani mi aggiornerai :)”
La sua tempestività nel rispondere, un po' mi lusingò. Invece di andare a letto dopo quella serata faticosa, era rimasto più di mezz'ora al telefono in attesa che gli rispondessi? Se non gli avessi dato una possibilità, sarei stata una grandissima idiota.
“Ti farò sapere :) e dobbiamo metterci d'accordo per domenica. Vorrei anche prima ma preferisco rimanere con Henry questi due giorni... ri-buonanotte!”
“Certo tesoro, capisco assolutamente! È giusto così, ha bisogno della sua bellissima mamma per stare meglio ;) sogni d'oro e un bacio a entrambi”.
Era buffo. Era davvero buffo che, nonostante fossi cresciuta, provassi sensazioni che da tanto tempo si erano assopite. Il cuore che batteva all'impazzata, lo stomaco che faceva le capriole.
La prima volta in cui le avevo assecondate, l'epilogo non era stato dei migliori... ma non mi sarei fatta influenzare. Killian non era lui. Era una bella persona che, in poco tempo, mi aveva dimostrato di avere un gran cuore, e Ryan non poteva competere. Lui non mi aveva mai fatta sentire speciale come riusciva a fare Killian: non sapevo come spiegarlo, ma per quanto le situazioni fossero simili, erano completamente diverse. Il mio primo amore era stato il ragazzo più bello e popolare della scuola, e per questo mi ero lasciata fregare. Ero stata una stupida, come tante altre ragazzine.
Killian, d'altro canto, era l'uomo più affascinante che avessi mai conosciuto, certo, ma non era solo la sua bellezza ad attrarmi. Era il suo spirito... i suoi modi. Il suo sapermi far ridere. Tutto.

 

***


20 anni prima

-Liam... ho paura.
Il sedicenne non esitò un attimo ad alzarsi e raggiungere il suo fratellino alla porta, per prenderlo per mano e portarlo nel suo lettone. Anche lui aveva paura, ma non aveva voglia di mostrarlo a Killian, doveva essere forte per lui.
Le urla soffocate di loro madre erano inequivocabili, ma loro non potevano farci niente. Il padre era di nuovo tornato ubriaco, nonostante le promesse fatte ormai sei mesi prima. Brennan, dopo aver perso il lavoro da ormai cinque anni, aveva iniziato a frequentare cattive compagnie. “Devo farvi mangiare, no?” si era giustificato all'inizio. Lui e Killian non sapevano bene cosa facesse di preciso, ma di certo nulla di buono o legale. Tuttavia, all'inizio l'avevano accettato tutti. Dopotutto riuscivano a pagare tutte le bollette e si erano anche spostati a vivere in centro città, in una bellissima villa col giardino.
Non era passato neanche un anno, però, prima che Brennan iniziasse a tornare a casa ubriaco e da lì alla violenza, il passo era stato breve. Il più piccolo dei Jones ricordava ancora quando, una sera, il papà aveva urlato a sua mamma e lui l'aveva pregato di calmarsi. L'uomo aveva riversato la sua rabbia su di lui, prima colpendolo forte in viso, poi spingendolo contro la parete e facendogli perdere i sensi. In ospedale, però, sua madre aveva spiegato che si fosse trattato di un incidente... e in quel momento era iniziato il vero incubo. Ogni attacco di violenza del padre si trasformava in un “incidente”, e quando Liam aveva cercato di parlare con la donna, lei gli aveva fatto capire di non avere intenzione di fare nulla a riguardo. Così, Cynthia aveva continuato a subire i maltrattamenti di suo marito, e quando Liam era diventato un po' più grande, aveva capito che il trattamento a lei riservato fosse ben peggiore degli schiaffi e i pugni che ogni tanto toccavano a loro. Aveva capito che, ogni notte, Brennan tornava a casa e la violentava.
Sei mesi prima, però, la donna non ce l'aveva più fatta. Dopo aver sopportato tutte le violenze, aveva visto Brennan dirigersi verso la camera di Killian, semplicemente perché aveva la luce accesa. Non si era limitato a urlare e colpire il piccolo, gli aveva rotto il braccio. Quel giorno aveva trovato il coraggio di prendere il telefono e minacciare di chiamare la polizia, mentre Liam portava il bambino in ospedale.
Quest'ultimo non si sarebbe mai aspettato, una volta tornato, di vedere i genitori mano nella mano, con sua madre che diceva “Da oggi cambierà tutto. Papà è dispiaciuto da morire e ha detto che cambierà lavoro e non lascerà che lo stress distrugga la nostra famiglia. Staremo bene.”
Ed erano stati bene. Per un mese. Poi, le cose erano tornate quasi come prima.
-Tranquillo Killian, ci sono qui io...
-Perché non aiutiamo la mamma?
-Perché la mamma non vuole. Ascolta, Killian, ti piacerebbe andare via di qui? Io e te?
-E la mamma?
-Te l'ho già detto, lei non vuole. Io però adesso ho fatto 16 anni... e ho trovato un lavoro. È a Dublino, sai, in città. Dici sempre che ti piace molto lì...
-E possiamo andare?
-Certo! Un mio amico ha una casa molto grande lì e per i primi mesi può ospitarci... che dici?
E se ne sarebbero andati davvero, i fratelli Jones, se non fosse stato che il giorno dopo, al posto di un padre ubriaco, alle 3 del mattino aveva bussato alla loro porta un agente di polizia. Aveva annunciato il decesso di Brennan, morto in un incidente d'auto per guida in stato di ebrezza.

 

KILLIAN POV

-Sì, mamma! Qui ce la caviamo alla grande... mi spiace solo che non riesci a venire per Pasqua...
“Lo so tesoro, dispiace anche a me... ma la buona notizia è che verso metà Aprile potrò fermarmi per quasi tre settimane! Così tu e Liam potrete aggiornarmi di persona su tutte le novità...”
-Questa è una notizia fantastica!- esclamai, senza contenere la mia gioia. Il fatto che non vivessimo più con la mamma, non voleva dire che non le volessimo un gran bene. L'avevo odiata, in passato, ma quando aveva capito che ciò che aveva fatto lo aveva fatto per paura e amore verso me e mio fratello, l'avevo perdonata.
“Già! Non vi starò sempre tra i piedi, tranquillo. Così puoi uscire con la tua ragazza, e a proposito... novità?”
-Non è la mia ragazza, non sono certo sia interessata...
“E tu lo sei? È da... anni, che non mi racconti nulla.”
-Perché non c'era niente da raccontare.
“E ora c'è?”
-Io... non lo so.- ammisi. C'era? Non potevo essermi immaginato la forte chimica tra noi, o forse si? No, decisamente no. Io ed Emma eravamo stati sul punto di baciarci più volte e forse, se la sera precedente fosse finita diversamente, almeno un bacio gliel'avrei rubato. Quella splendida e complicata ragazza era come una droga, per me: più ci passavo del tempo insieme, e più ne volevo. Ci avevo provato a resisterle, a fingere che fosse una come tante, una bella ragazza con cui volevo semplicemente divertirmi, ma in cuor mio, avevo capito fin dal primo momento che stavolta era diverso. In caso contrario l'avrei lasciata andare, perché mai e poi mai mi sarei sognato di prendere in giro una giovane mamma single, già apparentemente ferita in passato.
“Sembrerò scontata, ma perché non cerchi di scoprirlo?”
-Non lo so, ok? Emma è... diversa. Ha 18 anni e un figlio, non posso e non voglio incasinarla.
“Aspetta... cosa? 18 anni? Un figlio? Killian...”
-Lo so, lo so, ok? Senti, non ho voglia di parlarne. Lo sai come la penso, dopo Milah... io... non sono neanche sicuro di volere una relazione seria. Ma non le farò del male, non sono lui.
“Killian! Cosa dici? Lo so benissimo che non sei come lui, non devi neanche pensarle cose del genere! Volevo solo dire che anche tu dovresti stare attento. È giovanissima, potrebbe non volere nulla di serio... non ci hai pensato?”
-Beh... diciamo che vale la pena correre il rischio. È una ragazza in gamba, davvero. Dimmi piuttosto come va lì. L'ultima volta che siamo venuti a trovarti, il professor Hawkins ti aveva mandato delle rose o sbaglio?- cambiai discorso, puntandolo su di lei. Non essendo abituato a discorsi simili, trovavo abbastanza imbarazzante parlare con mia madre delle mie vicende amorose, pur inesistenti per il momento. E poi ero davvero curioso di saperne di più, lei era ancora una bellissima donna e poteva concedersi di innamorarsi di nuovo. Ci aveva messo tanto a riprendersi fisicamente e psicologicamente dopo la morte di mio padre, ma adesso stava bene.
“Oh, e poi la ficcanaso sarei io, eh?”
-Ricordati che sei mia madre, ho preso da te probabilmente!


***


EMMA POV

-Neal, che cosa ci fai qui... sono le 3!
-Mi dispiace, Emma, ma non ce la facevo più a sopportare questa situazione! Ok? È passata una settimana e tu non mi rispondi ancora al telefono! Io ti amo, Emma, non ce la faccio più...
Fui pronta a ribattere, colpita con forza da quelle due paroline, ma in quel momento un forte odore di whisky mi colpì in pieno.
Era ubriaco, completamente ubriaco.
Accesi la luce per poterlo guardare meglio, e i suoi occhi rossi e l'espressione devastata me lo confermarono. Ringraziai il cielo che fosse arrivato a casa mia incolume, perché a giudicare dalla sua auto malamente parcheggiata davanti all'ingresso, doveva aver guidato in quello stato.
-Vieni Neal, ti porto dentro... quanto cavolo hai bevuto?!
-Solo qualche bicchierino- sorrise, mentre gli cingevo le spalle -Sei bellissima stasera...
-Sì grazie, muoviti però che non posso trascinarti con la forza, pesi...- borbottai, cercando di non ridere. Ero certa di essere tutto fuorché bellissima col pigiamone azzurro con le stelline e i capelli raccolti in una treccia estremamente sfatta. Anche la mia faccia non doveva essere delle migliori.
-Profumi di fiori... scusa Emma, non volevo comportarmi in quel modo...
-Va bene, Neal, ne parliamo domani.
-No, dico davvero, sono stato uno stronzo... ma ero geloso.
-Senti...
-Ero geloso perché tu sembravi presa da lui e... e io sono innamorato di te...
E poi, accadde tutto velocemente, senza che avessi anche solo il tempo di rendermi conto cosa stesse succedendo.
Neal mi strinse a sé con un braccio, poi si fiondò sulle mie labbra.
E mi baciò.












 

Angolo dell'autrice;
Ciao! Innanzitutto spero stiate tutti bene... ho visto com'è la situazione post terremoto nelle zone più colpite, non ci sono davvero parole...
Per quanto riguarda il capitolo, è stato un po' più tranquillo e con meno sviluppi... ma era necessario.
Henry sembra stare abbastanza bene, è solo febbre a quanto pare... per ora l'ho risparmiato, sì. Entrambi i genitori di Emma provano a farle la paternale, ma lei non li ha lasciati finire... diciamo che non era il momento, anche se non hanno proprio tutti i torti xD Non sono abituati al fatto che esca quasi tutti i giorni e torni tardi, ed è anche vero che beve quasi tutte le volte che è con lui... ma dettagli lol
Alla fine è riuscita a confidarsi con sua madre, a sfogarsi e ammettere le sue paura... e diciamo che questo l'ha un po' liberata, e pensa di seguire il consiglio e invitare Killian ad uscire. Ce la farà? Vedremo nel prossimo capitolo lol Intanto lui invece di dormire ha aspettato che gli rispondesse e hanno scambiato qualche sms... e lei si è accorta di sentirsi come una ragazzina... e dopotutto lo è, anche se non più tanto piccola.
Poi abbiamo avuto un frammento dell'infanzia di Killian... anche lui ha avuto problemi, anche se non di salute. Ha avuto un padre alcolizzato e violento, e una madre che non è stata in grado di ribellarsi... quindi la morte del padre è stato un sollievo per lui. Ora i fratelli hanno un bel rapporto con loro madre, che è riuscita ad andare avanti anche se è rimasta nella loro vecchia città... e ha uno spasimante. Cosa più importante, però, anche lei ha dato un buon consiglio al figlio, anche se è preoccupata possa soffrire di nuovo dopo che ci ha messo tanto tempo a superare la perdita del suo primo amore - e neanche del tutto, forse. Quindi... chi sarà il primo a prendere coraggio e chiedere all'altro di uscire? xD
Unico colpo di scena del capitolo: il finale. Neal che si ubriaca, va a casa di Emma per dichiararle il suo amore... e la bacia.
E niente, sabato o domenica posterò l'altra storia, quindi per il seguito di questo ci vorrà almeno una settimana o poco più... spero vi sia piaciuto, anche se è un capitolo più tranquillo.
La puntata l'ho amata a parte la scena finale (sì, Gold e la Evil Queen... bleh. Cioé... ami Belle e ti baci lei? Io boh, non so più che pensare). Il passato di Hook e Nemo... e Liam Jr, che non pensavo avremmo rivisto tanto presto! E' bello si siano riappacificati... e c'è una nuova intesa anche tra Killian ed Henry, che mi sono piaciuti tanto, anche se sono partiti col piede sbagliato in questa puntata. E finalmente niente segreti tra Emma e Hook... durerà? xD
La smetto o sta cosa diventa più lunga del capitolo. A presto, grazie a tutti come sempre! Anche perché con le vostre recensioni mi date sempre qualche idea! :*

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Capitolo 12
*** A great leap forward ***


A great leap forward











EMMA POV

-Emma.
-Neal.
Non sapevo bene cosa dire. Quando Neal mi aveva baciata, io l'avevo steso con un pugno. Lui aveva gridato e i miei genitori si erano svegliati, accorrendo in cucina in fretta e furia.
Non era stata mia intenzione fargli del male, ma quando le sue labbra si erano posate sulle mie, riempiendomi i polmoni di quel forte odore di alcol, l'istinto aveva preso il sopravvento. Gli avevo chiesto scusa mortificata milioni di volte, poi i miei mi avevano mandata a letto da Henry ,assicurandomi che ci avrebbero pensato loro a medicarlo e assicurarsi che rimanesse a dormire a casa nostra.
-Mi dispiace... per quello- borbottai, indicando il suo occhio nero: dovevo averlo colpito piuttosto forte a giudicare dal viola intenso del livido.
-No, non hai di che scusarti. Ricordo vagamente quel che è successo ma... non mi sono scordato di essere stato un totale idiota. Io devo scusarmi.
-Ho esagerato anch'io...- insistetti, raggiungendolo sul divano per porgergli un'aspirina: ero certa che una sbornia come quella gli aveva provocato un gran mal di testa. Accettò con un sorriso incerto e mandò giù le due pastiglie, per poi massaggiarsi le tempie e tornare a guardarmi.
-Ce l'ho solo con me stesso, Emma. Ho bevuto... parecchio, ma questo non mi giustifica. Ti ho... ti ho baciata in quello stato, ho detto delle... cose, in quello stato...
Era così dispiaciuto che sembrava che da un momento all'altro avrebbe potuto scoppiare in lacrime.
-Hai detto che sono bella così... in pigiama. E spettinata. Hai ragione, sei stato idiota...- sussurrai, decidendo di prenderla sul ridere.
In fin dei conti non avevo ragione di tenergli il muso o farlo sentire in colpa: sì, si era comportato da stupido, ma chi non l'aveva mai fatto? E poi ero stata stronza anch'io a non rispondergli mai ai messaggi durante quella settimana.
Era stato un bacio. Solo un bacio.
-Quel che ho detto però è vero. Tu sei bella anche così... e mi piaci, Emma. Mi piaci tanto.
E in un attimo, il mio cuore iniziò a battere all'impazzata, mentre respiro mi venne a mancare.
Perché? Perché, dannazione? Dopotutto, sapevo ormai da tempo di piacergli. Sapevo che aspirava ad essere più di un amico per me, eppure...
Eppure, non l'aveva mai detto apertamente. Questo cambiava tutto: avrebbe cambiato totalmente il rapporto che avevamo, e in quell'istante capii che era quello il vero motivo per cui l'avevo evitato. In fondo sapevo che fosse vicino a confessare i suoi sentimenti esplicitamente, perché io avevo fatto la finta tonta invece di agire da persona matura prima che fosse tardi.
-Neal...- sussurrai, in un filo di voce.
-Aspetta- mi bloccò, portando una mano sulla mia -Lo so che dopo quel che ho combinato, se anche avevo una piccola possibilità l'ho persa... ma non riuscivo più a tenermelo dentro. Non so se posso dire di essere innamorato, ma... provo qualcosa di molto forte per te. Sei una ragazza meravigliosa, la migliore che abbia mai conosciuto in effetti. Mi odio per essermi comportato in quella maniera, sei speciale e non avrei mai voluto...
-Neal...- singhiozzai, per fermarlo io, questa volta -Neal, basta ti prego. Io... avevo cercato di convincere me stessa di avere paura. Sai, paura di una relazione. Ci ho provato tanto, perché... perché avevo capito che ci fosse qualcosa e volevo ardentemente ricambiare quei sentimenti. Volevo vederti come tu vedi me, perché anche tu sei un ragazzo fantastico. So... so che con te sarei felice, lo so. Ma... io non... tu per me... per me sei un amico. E ti voglio bene, ti voglio davvero tanto tanto bene... ma come amico. Come un fratello. Mi dispiace tantissimo.
Poi. calò quel silenzio imbarazzante che in tutti i modi avrei voluto evitare. Restammo fermi a guardarci negli occhi, ed io non riuscii più a trattenere le lacrime: non volevo perderlo. Non volevo perdere uno dei migliori amici che potessi desiderare, e per un attimo mi chiesi se non avessi sbagliato. Perché non mi ero semplicemente limitata a baciarlo, e almeno provare a dargli una possibilità? Forse avrebbe potuto funzionare...
Ma la mia mente fu occupata dall'immagine di Killian. Dal suo sorriso, la sua dolcezza, la gentilezza e perfino quel pizzico di malizia che non tentava di nascondere. Dai suoi bellissimi occhi, che ogni volta mi rendevano difficile sostenere il suo sguardo, la sua mano che spesso andava a posarsi sulla mia. Dal modo in cui, senza sforzo, mi faceva stare bene.
No, non era stato un errore quello di non buttarmi. Era un altro, l'uomo con cui volevo farlo.
-Io... vado a controllare Henry.- sussurrai con sguardo basso, e le lacrime che continuavano a scendere.
-Ok. Sta meglio?
-Sì. La febbre è scesa.
-Mi fa piacere... e, Emma.- aggiunse proprio quando mi voltai, pronta a fuggire da quella situazione.
-Cosa...
-Possiamo... possiamo rimanere amici? Insomma, se tu vuoi. Sai, sospettavo di non piacerti, ma un po' ci speravo lo stesso. Però non voglio perderti.
Allora mi fermai, felice e triste allo stesso tempo, per voltarmi nuovamente a guardarlo. Come poteva essere così, semplicemente, perfetto? E come poteva essere sempre così buono nei miei confronti, anche dopo che l'avevo rifiutato? Non me lo meritavo un amico del genere, eppure era ancora lì e avevo il sospetto che per me ci sarebbe stato sempre.
-Perderti è l'ultima cosa che voglio, Neal. Amici, allora?
-Amici!- esclamò, alzandosi per venirmi ad abbracciare, ed io ricambiai calorosamente.
-Em, prima che tu vada. Dimmi solo... facevo bene a essere geloso di Killian? Lui ti piace?
A questo punto, che motivo avevo di mentirgli? Avevamo messo le cose in chiaro e, sorprendentemente, sembrava che ogni cosa sarebbe tornata al suo posto col tempo.
-Sì...- mormorai quindi, con sguardo probabilmente colpevole -Non lo so. Credo di sì.
-Ok. È un bravo ragazzo, solo stai attenta. Può essere... sai, complicato. Un po' come te.
-Grazie del consiglio- sorrisi sincera, alzando gli occhi al cielo. Io non ero poi così complicata!
-Figurati. Vai da Henry, io vi preparo la colazione per ringraziarvi!

 

***


Ora che Henry era guarito, a me era venuto un gran mal di pancia, quello che ogni mese mi faceva desiderare di essere nata uomo. Neanche Regina se la stava passando bene, le era salita la febbre alta e aveva dovuto rimandare l'appuntamento con Robin. Perfino Killian, la sera prima dopo il lavoro, mi aveva scritto lamentandosi di essere tornato a casa con un grande mal di testa. Questo però non l'aveva fermato dal rimanere a messaggiare con me fino a tardi, avevamo discusso sull'elenco dei film al cinema che avremmo voluto vedere entro l'anno e, alla fine, si era anche rivelato simile.
Così mi era venuta l'illuminazione: nessuno dei due aveva ancora visto Deadpool, e all'Odeon in centro era ancora in programmazione. Avevo pensato molto a ciò che mi aveva detto mia madre e avevo deciso di provarci: l'avrei invitato ad uscire per andare insieme al cinema. Anche per questo, quando mi aveva confermato la corsa serale assicurandomi di stare meglio, non me l'ero sentita di rifiutare per un mal di pancia. Mio padre sarebbe rimasto a casa con Henry, anche se non era molto felice che uscissi di nuovo col “misterioso ragazzino”, come l'aveva definito, che mi faceva bere di continuo. Mia madre era a lavoro, ma dopo la chiacchierata di giovedì ero certa che non avrebbe avuto nulla in contrario.
Dopo aver mandato giù un Oki, chiusi la felpa e mi preparai ad uscire. Proprio in quel momento il mio cellulare vibrò per un messaggio, così fui costretta a tirarlo fuori dalla tasca: magari Killian si era tirato indietro. Da una parte fu un sollievo, il solo pensiero di dover trovare il coraggio di chiedergli un appuntamento mi faceva venire voglia di vomitare, ma dall'altra mi dispiacque. Avevo voglia di vederlo.
“Apri la porta :)”
Cosa? Perché diavolo avrei dovuto aprire la porta? Che avesse sbagliato numero? Fui pronta a rispondere con una battutina, quando sentii bussare. Allora, totalmente sconcertata, mi diressi verso la porta d'ingresso equando la aprii mi ritrovai Killian Jones davanti, sorridente.
In più, in mano aveva una bustina colorata. Senza riuscire a proferire parola, lo spinsi leggermente per seguirlo fuori. Era pazzo.
-Killian! Cosa ci fai qui, c'è mio padre a casa.!
-Sarebbe così terribile se mi vedesse?
-Killian.- lo ammonii. Non volevo litigare e se mi avesse contestata sarebbe successo.
-Scusa. Volevo portare un regalino a te ed Henry... tieni...- fece porgendomi la busta, che si rivelò essere quella dei cupcake di Lola's che tanto amavo. E pesava anche, dovevano essercene almeno una decina. Era pazzo, pazzo ma bravissimo a farsi perdonare per le sue bravate.
Senza pensarci più di tanto gli buttai le braccia al collo, stringendolo felice e stampandogli un bacio sulla guancia che pungeva leggermente per la sua barbetta.
-Wow. Devo davvero portarti dei dolci più spesso...- scherzò, facendomi arrossire quando mi staccai da lui. Dopo l'abbraccio, un bello schiaffo ci sarebbe stato alla perfezione!
-Scemo. Grazie, comunque! Piacciono anche a Henry, sarà felice!
-Sono 10, magari puoi dividerli coi tuoi genitori...
-Vedremo, se non li finisco prima io- risi -Senti, ti dispiace rimanere qui mentre porto i dolci in casa? Non è che non voglio farti entrare, anche Henry sarebbe contento di vederti ma...
-C'è tuo padre, lo so. Tranquilla, Swan... non ho intenzione di muovermi.
-Grazie.- sussurrai rivolgendogli un altro sorriso, poi rientrai allegra, cercando di essere veloce. Posai la busta sul tavolo in cucina e scarabocchiai velocemente un bigliettino per avvertire gli altri di non provare a finire tutto. Poi, quando sentii i passi di mio padre, uscii a passo svelto afferrando velocemente due cupcake per non rischiare di essere sommersa dalle domande, non era davvero il momento adatto.
-Wow, preferisci ammazzarti piuttosto che farti scoprire?
-Zitto- borbottai, infilandogli direttamente uno dei dolcetti in bocca e tirandolo per mano in modo che uscissimo il prima possibile anche dal cortile. Se mai fosse arrivato il giorno in cui avrei ritenuto opportuno che i miei lo conoscessero, sarei stata io a deciderlo.
Quando fummo fuori lo lasciai andare, osservandolo mentre prendeva il dolce e mandava giù un boccone che per poco non gli avevo fatto ingoiare.
-Uhm, volevi uccidermi con un cupcake al tiramisù?
-Forse.- stetti al gioco. Per un attimo cercò di farsi serio e offeso, poi però scoppiò in una risata a cui mi unii anch'io. Era così facile ridere con lui.
-Perché hai i jeans?
-Sono comodi, non ti preoccupare.
-Ok, ma la domanda era un'altra.
-Perché avevo mal di pancia e avrei proposto una passeggiata al posto della corsa.
-...quando potevi semplicemente dirmelo. Non ti avrei costretta a venire.
-Io volevo venire.- dissi semplicemente, lasciandolo sorpreso. Non che avesse tutti i torti, per questo non avevo voluto parlargliene. Non ero brava ad ammettere certe cose.
-Ok. Passeggiata sia. Stai meglio, comunque?
-Sto bene ora, va bene anche correre, non ti preoccupare.- gli assicurai. O l'Oki aveva fatto effetto, o ne avevano fatto lui e il cupcake alla fragola che avevo divorato. Ad ogni modo il mal di pancia era sparito e se non fosse uscito fuori l'argomento, me ne sarei totalmente dimenticata. Dopo avermi scrutata un paio di volte decise di non ribattere a annuì, poi mi cinse le spalle per continuare a camminare.
Sperai ardentemente che non percepisse i miei brividi. Se solo Regina non si fosse ammalata... avevo un gran bisogno di parlarne con lei di persona, anche se per telefono mi aveva fatto capire chiaramente di pensarla come mia madre.


Se qualcuno mi avesse detto che passeggiare al parco al buio e con 5 gradi un giorno mi sarebbe piaciuto, non gli avrei mai creduto. Eppure si stava rivelando un'esperienza molto piacevole, nonostante il vento freddo che ogni tanto si alzava. Alla fine avevamo accantonato l'idea di correre, sostituendola con una lunga camminata di due giri del parco. Nessuno dei due l'aveva detto apertamente, ma l'avevamo fatto per avere modo di parlare di più e conoscerci meglio. Avevamo iniziato scherzando su Robin e Regina e la loro sfortuna, sui libri che stavamo leggendo e su cosa avevamo mangiato a pranzo. Poi, eravamo passati a discutere di Henry, Liam e i nostri rispettivi genitori. A dire la verità, su quest'ultimo argomento era stato molto evasivo, soprattutto nei confronti del padre, morto quando lui era ancora un bambino. La madre invece viveva a Drogheda e faceva da maestra a bambini con difficoltà ad apprendere. Si vedevano diverse volte l'anno, e da ciò che avevo percepito sembrava le fosse molto legato. Sul padre non avevo indagato, dopotutto avevo anch'io i miei segreti, soprattutto riguardo il padre di mio figlio.
Ero stata lì lì per dirgli tutto, in realtà, sentivo che mi avrebbe capita anche questa volta, senza avere pietà di me. Eppure non ce l'avevo fatta. Non me l'ero sentita, forse per non rovinare quell'atmosfera piacevole che si era creata.
-Swan... sei ancora tra noi?
-Che?
-Alice nel Paese delle Meraviglie ti fa un baffo, tesoro- mi prese in giro, con una risata -Ti stavo chiedendo se ti va di fare un altro giro o preferisci andare a casa!
-Scusa, ero sovrappensiero!- feci incrociando le braccia al petto -No dai, ancora un po'... anzi, facciamo così. Si corre. L'ultimo che arriva alla fontana paga una cioccolata calda all'altro!


KILLIAN POV

Neanche il tempo di finire la frase, che la ragazza si mise a correre. Io però avevo i riflessi pronti, e nonostante fosse piuttosto veloce non ci misi molto a raggiungerla e sorpassarla – anche se non senza averle dato una pacca sul sedere. La sentii lamentarsi e giurare di farmela pagare, ma furono il gran tonfo successivo e l'urlo a costringermi a fermarmi e voltarmi: era caduta.
La raggiunsi immediatamente, rischiando seriamente di rompermi le gambe per chinarmi a controllare come stesse.
-Swan, tutto ok?
-Mhm, credo di sì- borbottò, lasciando che la aiutassi ad alzarsi per accompagnarla alla panchina più vicina. Essendo caduta in avanti aveva i palmi delle mani graffiati, e si lamentò leggermente non appena glieli sfiorai.
Poi si mise a ridere, così d'un tratto, ed io non seppi come interpretarlo. Aveva battuto anche la testa e non me n'ero accorto? Rideva per il dolore? O... le andava di ridere e basta?
-Emma...
-Scusa!- esclamò tra le risate -Che figura di merda! Sto bene Killian, tranquillo!
Continuò a ridere così forte che alla fine contagiò anche me, anche se ancora non del tutto convinto che la sua testa fosse a posto.
Ci impiegammo un bel po' per riuscire a smettere, ma quando mi ricomposi notai che anche i jeans erano strappati sul ginocchio destro, e c'era un po' di sangue.
-Wow. Emma... sei proprio sicura che sia tutto a posto? Ce la fai ad alzarti?
-Non ho nulla di rotto, se è questo che vuoi dire. Avanti, sono caduta e mi sono sbucciate le ginocchia... e le mani. Come i bambini.
Probabilmente qualcosa nel mio sguardo non la convinse e, a sostegno della sua tesi, si alzò in piedi per fare qualche passo e mostrarmi che le sue ossa fossero totalmente intatte.
-Hai vinto, ok!- alzai le mani con un sorriso, lieto che non si fosse fatta nulla -Ma torna qua e fammi dare un'occhiata al ginocchio... mh?
-Avanti, non serve! Ci penserò poi a casa, non è niente.
-Sì ma potrebbe infettarsi. Andiamo a casa mia, da qui ci vogliono 10 minuti.- proposi, pentendomene non appena mi rivolse un'occhiata decisamente sconvolta.
-Wow. Non hai una scusa migliore per... beh, invitarmi a casa tua?- borbottò perplessa, incrociando le braccia al petto. Riuscii a sentire il disagio nella voce, nonostante stesse tentando di celarlo. Da una parte aveva ragione, ero stato avventato, ma dall'altra ero convinto che ormai si fidasse di me. Quella proposta, per quanto potesse essere strana, gliel'avevo rivolta con tutte le migliori intenzioni: ormai avevo ben chiaro che lei non fosse come le altre donne che avevo frequentato.
-Mi è venuta in mente solo questa- decisi di sdrammatizzare con un sorriso, e sembrò funzionare.
-Ok.
-Ok?
O avevo sentito male, o l'ok era semplicemente per dire “ok, sei poco creativo”. Non poteva esserci altra spiegazione, a questo punto.
-Ok. L'invito è ancora valido oppure no?
-Sì, ma...
-Non posso tornare a casa così. Ogni volta che mi faccio un graffio, mia madre si preoccupa che possa beccarmi infezioni o cose del genere. È fastidiosa.
-E... c'è davvero la possibilità che ti venga qualcosa di serio?- domandai strabuzzando gli occhi: a quello non avevo pensato, mi ero informato sulla sua malattia e avevo capito che le infezioni potessero creare problemi soltanto durante il primo anno dall'intervento.
-Ovviamente no, è troppo apprensiva. So che mi vuole bene, ma mi da' sui nervi. Andiamo.
In quel momento mi resi conto di non essere affatto preparato ad una risposta positiva: anche quando avevo buttato lì la proposta, in fondo in fondo, ero certo che avrebbe detto di no. A quanto pare non l'avevo ancora inquadrata bene, continuava a essere tutta una sorpresa.
A quel punto mi alzai anch'io e le feci cenno di seguirmi, mentre cercavo di ricordare se avevo lavato i piatti dopo pranzo e messo in lavatrice i vestiti sparsi sul divano fino a quella mattina. Che figura ci avrei fatto se avesse trovato la casa sottosopra?
-Grazie, comunque...- borbottò dopo qualche minuto di silenzio.
-Non c'è di che, splendore. Ma non hai paura che ti rapisca?
-Nah... credo potrei sopraffare facilmente se ci provassi.
-Certo, una che inciampa nei suoi stessi piedi crede di potermi stendere.- sogghignai, incassando un meritatissimo pugno sulla spalla.
Anche il mio mal di testa era diminuito intanto e, nonostante credessi poco a queste cose, ero quasi certo che parte del merito fosse sua. Avevo fatto bene a non rimandare, quella serata stava andando di bene in meglio.


Volevo bene a mio fratello, ma mai come in quel momento avevo desiderato avere una casa tutta per me. Liam mi aveva detto che sarebbe uscito fuori a cena, invece era in cucina a trafficare tra i fornelli e fischiettare.
-Scusa la mancanza di delicatezza ma... cosa diavolo ci fai tu qui?- gli domandai cercando di non mostrarmi troppo frustrato, dopo qualche secondo che passammo a guardarci confusi tutti e tre.
-E io non pensavo avessimo ospiti. Ciao Emma! Come stai?
-Ciao Liam- sorrise lei -Tutto bene, tu?
-Non c'è male, a parte che mi hanno dato buca.- scosse le spalle.
-Elsa ti ha dato buca?
-Sì fratellino, stava male. Sta girando un'epidemia! Robin mi ha detto che anche il suo appuntamento è saltato.
-Esatto, sta male anche Regina ed è stato male Henry- confermò la ragazza -Immagino di essere stata fortunata a non essermi fatta contagiare da nessuno dei due...
-Mi sa di sì. Beh, vuoi che cucini per tre? Ti fermi a cena o avevate altri programmi? Mi dispiace fare il terzo incomodo...
-Ma no!- esclamò con un tono di voce un po' più acuto del normale, che fece ridere l'altro e un po' meno me. E se anche fosse stato? Liam sarebbe rimasto lì a mettere i bastoni tra le ruote?
-Le ho proposto di venire per aiutarla a disinfettarsi. È caduta e non eravamo lontani... ma se vuoi puoi rimanere a cena- confermai, tornando a rivolgermi a lei. Non mi sarebbe di certo dispiaciuto.
-Grazie ragazzi, ma ho già cenato e ho promesso a Henry che sarei tornata presto... un'altra volta, magari.
-Ok... allora diamoci una mossa così non lo fai aspettare troppo.- conclusi, conducendola in salotto per farla accomodare sul divano. Poi corsi in bagno per recuperare la cassetta del pronto soccorso: quando Liam l'aveva portata a casa l'avevo deriso, ora avrei dovuto ringraziarlo. Certo, dell'acqua ossigenata e un cerotto sarebbero bastati, ma a casa non ne avevamo mai, di solito.
-Devi toglierti i pantaloni... o arrotolarli sulla gamba destra.
-Ti piacerebbe, vero?- rise, alzando gli occhi al cielo -Credo opterò per la seconda, scusa!
Risi anch'io, alzando le spalle come per dire “io ci ho provato”.
L'operazione si dimostrò più difficile del previsto, dato che il sangue coagulato si era attaccato ai pantaloni. Fummo quindi costretti a tirare un po', ed Emma mi affondò dita e unghie nel braccio per trattenere i lamenti.
Quando infine riuscii ad arrotolarle il pantalone fin sopra il ginocchio, mi fermai un attimo ad esaminare la ferita. Era stata fortunata, in fin dei conti, non era una sbucciatura troppo grande.
-Ok... ora tieniti da qualche parte perché farà male- la ammonii mentre imbevevo il batuffolo di cotone nell'acqua ossigenata.
-Non sono una bambina.
-Non fare l'eroina tesoro, non voglio che mi spacchi un timpan... ahia!- protestai, quando mi colpì sul braccio: quel giorno si stava mostrando più violenta del solito. Alla fine, però, decise di seguire il mio consiglio e affondò entrambe le mani nel mio braccio.
Quando passai l'ovatta sul ginocchio, fui totalmente certo che fece meno male a lei di quanto lei non ne fece a me: l'indomani mi sarei svegliato col braccio livido, poco ma sicuro. Per non fare la figura dell'idiota, tuttavia, sopportai in silenzio e continuai a tamponarla fino a che la ferita non fu completamente pulita.
-Vuoi lasciare che si asciughi o mettiamo un cerotto?
-Cerotto. Odio le croste...- sospirò, rilassandosi finalmente tra i cuscini del divano e liberandomi della morsa in cui mi aveva stretto.
Scelsi un piccolo cerotto quadrato e glielo sistemai in modo che non si staccasse, concedendomi qualche attimo a contemplare la sua pelle. Era un vero peccato che nascondesse sempre nei pantaloni quelle gambe lisce, magre al punto giusto, sode e decisamente sexy.
-Puoi anche tirarti su adesso...- sussurrò, riportandomi alla realtà.
Tornai quindi a sedermi accanto a lei e le ritirai giù il pantalone, con attenzione. Purtroppo non avevo indumenti femminili con cui potesse sostituirlo, quindi sarebbe dovuta tornare così.
-Beh, i pantaloni strappati vanno di moda in questo periodo- scherzai, riuscendo nell'intento di farla sorridere di nuovo.
-Quanto sei idiota.- alzò gli occhi al cielo divertita -Però grazie.
-Figurati, dolcezza. Ho avuto un'ottima scusa per toccarti le gambe!
-Cretino.
Poi ci limitammo semplicemente a guardarci negli occhi, prima semplicemente divertiti, poi in maniera... non seppi dirlo neanch'io. Intensa, forse. In quel momento mi sembrò il termine più adatto. Il battito del mio cuore si fece più forte, e non riuscii a fare niente per evitarlo. Era sbagliato... dannatamente sbagliato, perché avrei dovuto stare male come gli anni precedenti. Avrei dovuto soffrire per la perdita di due delle persone più importanti della mia vita, invece stavo... bene. Semplicemente bene. Quella ragazzina mi faceva stare bene e non capivo come fosse possibile.
-Beh ora... è meglio che vada, si sta facendo tardi.
-Sì, ok. Giusto.- borbottai, alzandomi velocemente per poi prenderle la mano ed aiutarla a tirarsi su.
Passammo prima in cucina perché potesse salutare Liam, poi raggiungemmo la porta, alla quale si poggiò con braccia incrociate e un sorriso incerto. Era bellissima.
-Grazie ancora, Killian. Sei stato carino, non serviva ti preoccupassi...
-Come ho detto, tesoro, era una scusa per portarti a casa...- scherzai: la sua risata era la musica più dolce del mondo, per le mie orecchie.
-Andiamo, ti accompagno in auto.
-No dai, non lasciare Liam a cenare da solo, povero! Stavolta prenderò la metro, sono tre fermate!
-E' buio e fa freddo.
-Non ho paura del buio. O del freddo. Killian, stavolta andrò da sola. Ok?
-Ok. Ma scrivimi quando arrivi a casa.
-Va bene. Allora... ci vediamo presto.
-Sì, presto.- confermai.
Ci salutammo col solito abbraccio, anche se stavolta, per qualche motivo, ci fu più tensione del solito. E fu nel momento in cui mise piede fuori casa, che mi decisi.
Al diavolo. Perché sentirmi in colpa se mi piaceva una ragazza bella e brillante? Non c'era nulla di male, anche se avevo perso delle persone non voleva dire che dovessi negarmi ogni altra possibilità di essere felice che si presentava. Certo, mi preoccupava un po' anche un eventuale rifiuto, ma non potevo essere tanto ingenuo, non potevo aver notato solo io la chimica che c'era tra noi.
-Emma, aspetta.
-Killian. Aspetta.
Al che, rimanemmo entrambi di stucco. Ci eravamo richiamati nello stesso istante.
-Prima tu.- offrì nervosamente.
-No, Swan... prima le donne.
-Killian.
-Ok, ok.- mi arresi subito, dato che discutere era l'ultima cosa che volevo in quel momento -Senti... mi chiedevo se domani sera ti andrebbe di uscire. Al cinema. Fanno Deadpool alle 21.
-È ... un... appuntamento?
-È un appuntamento.- confermai. La ragazza aprì la bocca sorpresa, e non riuscì neanche a rispondermi. A quanto pare avevo calcolato male i tempi: forse per lei era ancora troppo presto, ed io stavo rischiando di rovinare il bellissimo rapporto che stavamo costruendo.
-Ok- disse, quando già avevo aperto bocca per riparare al danno. E questa volta, quello meravigliato fui io. Ok? Aveva detto ok?
-In realtà è buffo...- ridacchiò nervosamente -Ti volevo proporre la stessa cosa.
-Volevi invitarmi a uscire?- esclamai, ancora più sconvolto. Era seria?
In risposta si limitò ad annuire, sorridendo lievemente. Avevo mille domande da farle, volevo anche chiederle se mi stesse prendendo in giro, invece rimasi zitto. Aveva detto di sì, aveva deciso di uscire con me, e per nulla al mondo avrei rischiato di farle cambiare idea.
-Ci sentiamo domani per decidere... tutto. Ok?- dissi invece.
-Sì, ok. Sono contenta che tu me l'abbia chiesto. Io avevo il terrore, non so se ci sarei riuscita.
-Tranquilla tesoro, lo sai che non mordo.
Sorrise ancora, poi fece l'ultima cosa che avrei potuto aspettarmi.
Forse lo fece per farmi stare zitto, o forse per ragioni che mi erano totalmente ignote.
Mi baciò.
Si avvicinò lentamente, alzandosi sulle punte dei piedi, e mi baciò. Sulle labbra. Fu un bacio leggero e non indugiò che per poche frazioni di secondo, ma fu abbastanza per farmi perdere il lume della ragione. E io avevo baciate molte ragazze, ma mai nessuna era riuscita a scuotermi un decimo di quanto aveva fatto lei in maniera tanto dolce quanto casta.
-Ciao, Killian...- sussurrò poi, e non ricordai se riuscii a farfugliare un “ciao” anch'io, prima che sparisse dalla mia vista.
Emma Swan mi aveva baciato.










 

Angolo dell'autrice;
Lo so che dovevo postare l'altra, scusate lol Ma due sere ho avuto il mal di testa e non sono riuscita a scrivere niente, così sono rimasta un po' indietro col capitolo... (avete mai provato a scrivere col mal di testa? cioé, mi stava venendo un'oscenità... quindi ho deciso di evitare di fare casini xD) In ogni caso sono a buon punto, quindi posterò in settimana. Questo ovviamente era pronto, solo da sistemare.
Passando al capitolo, alla fine Emma ha reagito in maniera matura. Beh, sì, sul momento gli ha fatto un'occhio nero, ma se l'è cercata. Hanno però avuto modo di chiacchierare e chiarire, e lei finalmente gli ha fatto capire chiaramente che non ricambia i suoi stessi sentimenti. E lui quindi ha capito anche che lei prova qualcosa per Killian... e diciamo che se non fa altre sciocchezze, potrà essere un buon amico.
C'è stato poi un piccolo salto di un paio di giorni, Henry è guarito ed è arrivata la domenica che sia Emma che Killian aspettavano con impazienza. Senza preavviso si è presentato davanti casa sua con dei cupcake... e nonostante si sia preoccupata che David potesse vederlo, non ha potuto non trovarlo adorabile. Io penso che un uomo che ti porta i dolci a casa sia da sposare LOL i residui di malessere sono passati ed era anche pronta a correre... ma alla fine hanno preferito fare una passeggiata e chiacchierare. E poi sì, hanno fatto i bambini e si sono sfidati, ed Emma ha rischiato di rompersi una gamba ahahaha Alla fine non era nulla di grave e lei stessa è scoppiata a ridere per la figuraccia, ma Killian ha voluto ugualmente portarla a casa perché potesse disinfettarsi (ok, un po' era anche perché voleva invitarla... ma dettagli :P). Liam è stato un guastafeste, ma non poi troppo... alla fine Killian dietro all'invito di Killian non c'erano secondi fini. L'ha medicata e si sono un po' divertiti... e poi hanno trovato entrambi il coraggio di fare il prossimo passo, anche se all'ultimo momento.
E Emma l'ha baciato.
Mi dispiace ma dovrò lasciarvi così per qualche giorno, perché il prossimo che posterò sarà dell'altra storia per davvero ahahahaha
Intanto sono riuscita a spoilerarmi cose dal set (yee) e un pezzo di una scena dell'episodio di stasera e sono già con gli occhi a cuore. Spero che domani la puntata esca presto perché non vedo l'ora!
Un abbraccio a tutti, alla prossima :*

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Capitolo 13
*** Fear of change ***


Mi è saltata la corrente mentre correggevo degli errori di battitura, quindi ho fatto un casino e ho dovuto rimetterlo xD


 

Fear of change











EMMA POV

Non seppi dire con quali forze riuscii ad arrivare fino a casa, dato le gambe avevano iniziato a tremare non appena ero uscita da quello di Killian. E l'avrebbero fatto anche prima, se non avessi impiegato tutte le mie energie per riuscire a fare quel passo.
L'avevo baciato. L'avevo baciato e avevo provato qualcosa di così intenso che, per un attimo, avevo creduto stessi per avere un attacco di cuore. Non solo aveva iniziato a battere all'impazzata, ma anche lo stomaco mi si era capovolto... come se si fosse riempito di farfalle. Ora il detto “farfalle nello stomaco” aveva un senso anche per me. E mi ero sentita euforica. Non sapevo davvero dire cosa mi avesse trattenuta dal gettarmi sulle sue labbra e non staccarmi più.
Erano ciò che di più dolce, morbido e perfetto potesse esserci al mondo, e volevo già voltarmi, riprendere la metro, tornare da lui e baciarlo ancora. Questa volta per davvero.
Tuttavia avevo un figlio e non potevo deluderlo e pensare solo a me stessa. In più, stargli lontana era la cosa migliore, al momento. Avevo bisogno di schiarirmi le idee, perché era una situazione quasi del tutto nuova ed era il caso di cercare di calmarmi. Non potevo comportarmi come una stupida ragazzina... dovevo darmi un contegno, soprattutto davanti ai miei genitori. Dopo il dessert e la fiaba della buonanotte con Henry, avrei chiamato Regina per sfogarmi con lei.
Feci quindi un gran respiro nella speranza di riuscire ad apparire normale ed entrai in casa.
-Emma! Finalmente! Avevi lasciato il telefono qui... tutto bene? Oddio, che hai fatto alla gamba?
-Emma, devi portare il cellulare con te, ci siamo preoccupati!
-Wow... cosa mi sono persa?- feci confusa. I miei genitori erano subito accorsi ad accogliermi, neanche fossi stata via tutta la notte. Erano appena le 21.30, ed io avevo avvertito mio padre che c'era la possibilità concreta che tornassi verso quell'ora. Avrebbe potuto dirlo alla mamma... o era successo qualcosa?
-Henry? Sta bene?- domandai subito, solo per rendermi conto un secondo dopo che fosse tranquillamente seduto sul divano a guardare i cartoni animati.
-Henry sta bene. Tu stai bene?
-Perché non dovrei?
-La gamba.
-Non è niente... correvo, sono caduta.- borbottai incerta, e soprattutto desiderosa di capire cosa diavolo stesse succedendo. Perché avevano deciso di preoccuparsi ancora più del solito? Non potevano esserci state stragi in giro per la città, o mia madre sarebbe stata a lavoro.
-Dobbiamo disinfettare, vieni.
-Già fatto.
-Non basta un po' d'acqua, Emma, potresti prenderti qualche infezione...
-Datti una calmata mamma, ti prego. Sto bene! E ci ha pensato Killian, sono passata a casa sua.- spiegai. Non avrei voluto condividere quel dettaglio coi miei, non in quel momento, ma mi sembrò la cosa migliore da fare per farli smettere di preoccuparsi senza alcun motivo. Non ero più una bambina, e ancora non sembravano capirlo nonostante tutto.
-Sei stata a casa di quello là?! Ti ha fatto qualcosa? Ecco perché sembri strana!- esclamò mio padre prendendomi per le spalle e scrutandomi a fondo, come se fosse in cerca di qualcosa.
-Avete esagerato col vino stasera a cena?- ironizzai, liberandomi da quella presa fastidiosa per andare a salutare Henry, che si allungò subito per farsi prendere in braccio. Forse era stato anche lui vittima dei suoi nonni in crisi d'apprensione, poverino.
-David... lascia parlare me.
Detto questo, mia madre venne ad accomodarsi sul divano accanto a me e mio figlio, e mi poggiò una mano sulla spalla, con una strana espressione preoccupata.
-Piccola, scusa i modi bruschi di tuo padre, vuole solo proteggerti. Killian... ti ha fatto qualcosa?
-Ma... certo che no! Perché avrebbe dovuto?- come poteva chiedermelo? Era stata lei stessa a spingermi a fare il primo passo con lui. Perché questo improvviso cambio di idea?
-Ha 30 anni, tesoro... non me l'avevi detto.
-Non era importante. Ma poi che ne sai tu, scusa?- ero sempre più confusa e sembrava che il mio unico alleato in quel momento fosse Henry, che mi stringeva forte.
-Papà l'ha visto dalla finestra.
-E l'ho riconosciuto.- aggiunse lui, venendo a sedersi di fronte a noi -Quattro anni fa, in corte ho difeso un ragazzo che era stato picchiato da questo Killian Jones. Sono sicuro fosse lui, mi ricordo la faccia. C'era stata una rissa in un locale, Jones era ubriaco fradicio. Gli ha rotto il naso, e anche due costole.
-Beh, avrà avuto le sue ragioni!- cercai di controbattere, fingendo che quella notizia non mi avesse colpita. O forse non stavo fingendo. Cosa mi importava? Era stata una rissa e probabilmente la “vittima” doveva aver fatto qualcosa per meritarsi le botte.
-Non è questo il punto, tesoro- tornò a parlare mia madre -Un uomo violento non va bene per te. Finirai per soffrire ancora una volta e se mai dovesse farti del male, non so cosa faremmo io e papà. Ne hai già passate tante e...
-Ok, basta così- sentenziai, alzandomi dal divano con Henry in braccio -Non ho intenzione di stare qui ad ascoltarvi, voi non lo conoscete. Killian non mi farebbe mai del male. E tu, mamma, sei un'ipocrita! Prima vuoi che sia felice, poi vieni a dirmi che non ti piace il ragazzo con cui esco! Beh, sapete una cosa?! L'ho baciato e mi sono sentita bene come non mai! E domani usciamo per un appuntamento vero. Quindi scusate, ma non vi permetterò di rovinarmi la serata. Notte!
Detto questo, senza dire un'altra parola recuperai i miei cupcake dal tavolo della cucina e salii per andarmi a chiudere con Henry nella sua cameretta. Quei due erano dei grandissimi ipocriti: prima volevano che vivessi una vita normale, e quando iniziavo a farlo mi contestavano e giudicavano le mie scelte. Se pensavano che avrei lasciato stare Killian per un motivo stupido come quello, sbagliavano di grosso. Aveva picchiato qualcuno in una rissa: e allora? Doveva avere avuto le sue ragioni ed io sapevo che non mi avrebbe mai fatto del male... tutto il contrario. Era dolce e premuroso e, nonostante la battutine sconce a cui ormai mi ero affezionata, si comportava sempre da vero gentiluomo. L'aveva detto anche Ruby: da quando ci eravamo conosciuti, aveva perfino smesso di interessarsi ad altre... doveva pur voler dire qualcosa!
Decisi di mandare tutti a quel paese, e concentrarmi sui dolci che mi aveva lasciato: li avremmo mangiati solo io e il mio ometto.
-Cioccolato o caramello, piccoletto? O banana? Li ha portati Killian!
-Killia! Cioccolao, mmmh!
Fortuna che avevo lui a farmi ridere! Ultimamente aveva iniziato a parlare di più e ripetere tantissime delle paroline che sentiva, ed era davvero dolce. Quando l'avevamo portato dal pediatra due giorno prima, quello aveva detto che il bambino godeva di ottima salute e si stava sviluppando in maniera perfetta. La febbre era stata solo un piccolo virus da cui si era ormai ripreso alla grande, ed io ero la mamma più felice del mondo. Senza indugiare, quindi, gli porsi il cupcake al cioccolato e io presi quello al caramello, il mio preferito. Non era una buona idea lasciargli mangiare dei pasticcini prima di andare a letto, ma per una volta non sarebbe successo nulla. Al massimo gli avrei letto tre storie invece di una, ma alla fine si sarebbe addormentato come un angioletto, ne ero certa.
-Mamma, Killia?
-Killian cosa, tesoro?
-Quagno Killia?
-Vuoi che venga a trovarti? Lui ti è simpatico, vero?
-Sii!
-Verrà uno di questi giorni, vedrai. Oppure andiamo di nuovo al parco con lui, così vi divertite!
-Nave piati! Pomescio!
-Va bene, se te l'ha promesso giocherete ai pirati!- risi. Da quando avevo letto a Henry la favola di Peter Pan, si era fissato coi pirati ed avevo dovuto cercare qualche altra storia da leggergli. Avevo trovato un librone con le figure e molti racconti di cui si era innamorato, poi gli avevo letto anche L'isola del Tesoro in una versione per bambini. Meno di due settimane fa, invece, gli avevo comprato una nave pirata con tutto l'equipaggio. Henry non era un bambino capriccioso, aveva tanti giocattoli ma in quantità giusta, così avevo deciso di fargli quel regalo. Guardarlo giocarci insieme a Killian, in effetti, sarebbe sicuramente stato un bello spettacolo! E Killian avrebbe potuto imitare alla grande Capitan Uncino, in fondo era il suo soprannome.

 

***


KILLIAN POV

-L'ho invitata ad uscire. E ha detto di sì.
-Cosa? Sul serio?
Per un attimo mi chiesi se considerarmi offeso dallo stupore di Liam, ma aveva perfettamente ragione. Io stesso ero sorpreso che avesse accettato, e ancora di più del fatto che anche lei avrebbe voluto chiedermi di uscire. Però ero felice, leggero e felice come non ero stato da tempo. Nessuna delle mie conquiste aveva suscitato in me particolari emozioni, era sempre stato solo sesso. Con Emma, non sapevo neanche se ci sarei arrivato al sesso, eppure ero contento.
-Sul serio. La porto al cinema domani sera.
-Bene! Vuoi che ti lasci casa libera?
Lo volevo? Certo. O forse no. Lei non avrebbe mai voluto venire a letto con me dopo solo un appuntamento, ma anch'io volevo fare le cose per bene. Volevo cercare di capire se potesse nascere qualcosa di reale tra di noi, e per riuscirci era meglio andarci cauto.
-Non serve... magari berremo qualcosa fuori. Se Elsa si sente meglio invitala te, anche se non so a che punto state... non ho contato i tuoi appuntamenti.
-Beh, sarebbe il quinto ormai... vedremo, non ho fretta. È una brava ragazza, diciamo un po' una versione più adulta di Emma. Ti farò sapere se devi andare a dormire da Robin. Cerca di comportarti bene con Emma, ok?
-Potrà suonare strano da parte mia... ma lo farò. C'è qualcosa in lei... qualcosa che la rende... sai, un po' chiusa. Forse è per il padre di Henry, finora non ha voluto raccontarmi niente di lui.
-Il ragazzo delle superiori che la abbandona dopo aver scoperto che è incinta, dici? Può essere. Ma immagino che neanche lei sappia tutto di te...
Scossi la testa. Non lo sapeva, e per il momento non avevo ragione di raccontarglielo. Sapeva già di Milah e di Helena, perché raccontarle di mio padre? Non avrebbe di certo influito sulla nostra relazione, quindi non c'era motivo di renderla partecipe dei dolori che avevo ormai superato da tantissimo tempo. Se non fosse stato per la piccola cicatrice sul mio viso, non mi sarei mai trovato neanche a ripensare a Brennan Jones.
-Forza, mettiamoci a tavola che domani ho il turno di mattina e voglio dormire bene- tagliai corto, dirigendomi verso la cucina. Mio fratello somigliava un po' troppo a mia madre, si faceva più problemi per me di quanti non me ne facessi io e stavolta volevo evitare di dargliene la possibilità. Avevo già abbastanza dubbi senza che lui me ne insinuasse altri.
Cosa voleva, esattamente, Emma? Sapeva che non c'era alcune certezza in quella “relazione”, oppure si aspettava una storia d'amore come nelle favole, con tanto di lieto fine? Non volevo prenderla in giro, ovviamente... ma neanch'io sapevo bene cosa volessi. Non sapevo come mi sarei sentito in un tipo di rapporto a cui non ero più abituato e di certo non ero in grado di darle certezze.
D'altra parte, era intelligente e con la testa sulle spalle. Non sembrava una ragazzina che sognava il principe azzurro, quindi, forse, mi stavo ponendo problemi inesistenti. L'unico dubbio, rimaneva quella strana ombra che ogni tanto leggevo nei suoi occhi... avevo paura di chiederglielo, però. Se qualcosa la tormentava davvero e non l'aveva condiviso con me, voleva dire che non aveva voglia di farlo... avrebbe potuto tirarsi indietro se gliel'avessi fatto presente.
Ecco perché preferivo i rapporti occasionali e il sesso. Le donne erano dannatamente complicate, e lei lo sembrava ancora di più. Di questo passo rischiavo di impazzire.
-Aspetta!- esclamò Liam, quando si sedette a tavola dopo aver servito la cena -Quindi... quindi domani sera non vai al cimitero.
-Se la portassi al cimitero per il primo appuntamento, avrebbe ragione a scappare.
-Killian.- insistette, non volendo stare al gioco.
Doveva proprio essere così pesante? Se non dall'indomani, dal giorno seguente avrei seriamente iniziato a cercarmi un appartamento tutto per me. Un monolocale sarebbe bastato.
-Non ci vado. Esco con Emma, quindi è chiaro che non ci vado. Contento? Voglio provare a vivere nel presente, per una volta.
Una cosa del genere non poteva semplicemente passarmi di mente, quando avevo chiesto di uscire ad Emma proprio quel giorno, l'avevo fatto per un motivo. Ero stanco di passare quell'8 Marzo a soffrire. Non avrei mai dimenticato quelle che erano state due delle tre donne più importanti della mia vita, ma sentivo il bisogno di andare avanti. Erano passati cinque anni, ormai.
Fortunatamente Liam la smise con le domande a cui non volevo rispondere, dandomi finalmente la possibilità di gustarmi l'ottimo fish&chips che aveva preparato.
Pensare troppo mi faceva venire fame, e mi aveva anche fatto tornare il mal di testa. Speravo solo che sarebbe passato di nuovo, non avevo voglia che rovinasse il mio appuntamento. La mia emicrania aveva cause psicologiche, dopotutto... ora dovevo semplicemente cercare di farlo capire anche al mio cervello. Magari dopo cena le avrei scritto, parlare con lei mi divertiva e rilassava... avevamo molto in comune. Ci piacevano gli stessi film e libri e ad entrambi piaceva viaggiare. Chattando mi aveva rivelato di avere una gran voglia di fare un viaggio per svago, dato che non ne aveva mai avuto l'occasione. Da piccola aveva viaggiato spesso ma solo per essere sbattuta da un ospedale all'altro. Poi era arrivato Henry e, ovviamente, le aveva complicato le cose. Anche se amava visibilmente suo figlio, aveva avuto una vita davvero complicata per una ragazza così giovane. Avrebbe dovuto divertirsi, i suoi maggiori problemi sarebbero dovuti essere i primi esami dell'università, le bevute con gli amici e cose del genere. Non che mi dispiacesse che fosse più matura e adulta, certo... non mi sarei mai interessato a lei – a parte fisicamente – se fosse stata una diciottenne qualsiasi. Però mi dispiaceva per lei, portava sulle spalle un macigno troppo pesante.
Mi ripromisi, quindi, di fare il possibile per esserle d'aiuto e supporto, nel bene e nel male. Per divertirci, così come per parlare... parlare di tutto.
Forse non sapevo ancora chi fosse Emma Swan, non del tutto, ma era speciale, e su questo non avevo alcun dubbio.

 

***


EMMA POV

-L'hai baciato!!! Tu!!! Sul serio, Swan?!
-Non urlare, Henry dorme nella camera accanto! Beh è stato un bacino, ma...
-L'hai baciato tu. Tu hai baciato lui. Emma Swan ha baciato un uomo.
-Smettila. Volevo baciarlo e l'ho fatto. E mi è piaciuto. Tanto.- ammisi d'un fiato, ad una Regina sempre più sorpresa che mi fissava dallo schermo del mio computer. Le avevo mandato un sms in cui dicevo di aver bisogno di parlarle l'indomani, invece cinque minuti dopo mi aveva chiamata su Skype. Stava molto meglio per fortuna, la febbre le era passata così come il raffreddore. Curiosa com'era, dopo i convenevoli, mi aveva fatto subito sputare il rospo ed aveva reagito proprio come avevo previsto. Mi conosceva troppo bene.
-Mi farai tornare la febbre per lo shock... tu hai baciato lui.
-Vuoi smetterla di ripeterlo?!
-Scusa, ma per capacitarmene devo ripetermelo ad alta voce almeno un centinaio di volte...- fece ironica, ed io risposi sbuffando. Ok, aveva ragione, ma ormai il concetto era chiaro.
Incrociai quindi le braccia, in attesa che si decidesse a dirmi qualcosa di sensato. L'avevo chiamata perché avevo bisogno di qualche consiglio da parte sua, uno qualsiasi. Non sapevo cosa fare, come comportarmi. Il giorno dopo avrei dovuto far finta di nulla, o salutarlo con un altro bacio? Sarebbe stato strano se non gli avessi mandato un messaggio per la buonanotte, o andava bene così? Ovviamente avevo anche migliaia di altre domande, a cui solo lei poteva rispondere in quel momento: era molto più esperta di me nelle relazioni, anche se era andata a letto con Robin senza praticamente averlo conosciuto prima. Tuttavia, mi fidavo del suo giudizio.
Anche se certo, non avevo ancora fatto in tempo a dirle che avevamo un appuntamento.
-Domani sera andiamo al cinema. Mi ha chiesto di uscire... prima che lo baciassi. Ho detto di sì.- rettificai quindi, lasciandola basita per l'ennesima volta. Lei ci scherzava su, ma temevo di farla ammalare nuovamente sul serio.
-Devo misurarmi la febbre... questa chiamata potrebbe essere frutto della mia immaginazione.
-Dai, basta. Ho bisogno di te.
-E di cosa avresti bisogno, Emma? Credo tu sia in grado di cavartela da sola. Hai passato del tempo con lui, hai accettato un appuntamento, l'hai perfino baciato... ti stai lasciando andare come non avevi mai fatto. Io posso solo consigliarti di continuare così... coi tuoi tempi. Mi sembra non ti stia dando alcuna fretta.
-No, lui è fantastico- ammisi, arrossendo non appena mi resi conto di aver usato un po' troppa enfasi -Voglio dire... è... una brava persona. E mi piace. Ma Regina, sono io il problema! Questa è stata la parte facile e io sono quasi morta d'ansia. Che faccio una volta lì?- domandai quasi disperata, lasciandomi affondare nei cuscini: per fortuna avevo poggiato il computer di fianco, se l'avessi tenuto sulle gambe sarebbe sicuramente caduto. Non riuscivo a stare ferma. L'ansia mi stava davvero divorando e la mia amica sembrava non volerlo capire! Non era neanche paura, questa volta, era pura e semplice ansia.
-Ok, ok, non dare di matto ragazzina! Chiedimi quel che vuoi.
-Devo scrivergli? Per la buonanotte?- domandai quindi, partendo dalla domanda a cui avevo bisogno di una risposta più immediata.
-No, non state insieme mi pare... quindi solo se vuoi.
-Come devo salutarlo domani? Devo baciarlo di nuovo?
-Ah, Emma...- sospirò scoppiando a ridere, lasciandomi in disappunto -Ti fai problemi assurdi! No, non lo devi baciare per forza. Magari lo farà lui, o magari vi bacerete a fine serata... dev'essere una cosa spontanea, come quella di oggi. Non preoccupartene assolutamente, va bene? I baci... i baci sono qualcosa di bello proprio per questo. Credimi.
Annuii, leggermente più sollevata, riflettendo sulle sue parole. Quel ragionamento, in effetti, non faceva una piega. Baciare Killian mi era venuto spontaneo, non ci avevo riflettuto. Così come mi sarebbe piaciuto se lui avesse baciato me all'improvviso. Gli avevo dato l'imput, speravo che il mio bacino fosse bastato a fargli capire che ora poteva permetterselo... poteva cogliermi di sorpresa.
-Immagino che la spontaneità sia anche la risposta a... se dobbiamo tenerci la mano al cinema.
-Esatto, impari in fretta. Tutta la serata deve essere spontanea, in realtà... sii semplicemente te stessa, comportati come hai fatto finora. Evidentemente gli piaci per quella che sei, altrimenti non ti avrebbe chiesto di uscire.
Annuii ancora, con un sorriso. Mi stava facendo davvero bene parlarne con lei, stavo già molto meglio ed era stata capace di placare buona parte delle mie preoccupazioni.
Sarebbe andata bene. Lui mi piaceva e io piacevo a lui. In più, sapevo che non si sarebbe spinto troppo oltre, in qualche modo mi aveva capita... e questo, mi portava alla domanda più importante di tutte. Quella che non avevo il coraggio di fare.
-Devo... dirglielo?- borbottai solamente, a bassa voce, sperando che mi avesse sentita e capisse a cosa mi riferissi. Ancora non ero stata in grado di aprirmi sull'argomento, ma allo stesso tempo mi sembrava troppo importante per nasconderlo all'uomo con cui avrei potuto avere una vera relazione.
-Questo... questo sta a te, Emma. Sembrerà una domanda stupida ma... credi che la cosa possa influire nel tuo rapporto con lui?
Annuii. Poi scossi la testa. Poi annuii di nuovo. Non lo sapevo nemmeno io.
Da una parte, ero certa che avrebbe influito... ma dall'altra mi chiedevo se fosse effettivamente così o se stavo semplicemente ingrandendo la faccenda. Killian non aveva niente a che fare coi fantasmi del mio passato: era un uomo bello e affascinante quanto dolce e premuroso, ed ero certa che non avrebbe alzato un solo dito se non gli avessi dato il permesso. I miei avevano torto. Ero sicura.
Forse, i problemi sarebbero arrivati quando – e se – fossimo mai arrivati al sesso. Un altro tasto dolente a cui non avevo voglia di pensare, anche se, immaginarmi stretta tra le sue braccia sotto le lenzuola, mi suscitava strane vibrazioni. Vibrazioni positive.
-Non per ora- optai per la sincerità, abbassando lo sguardo.
-Ok. Vuoi sapere cosa ne penso?
Annuii, ma ancora senza guardarla. Prevedevo la sua risposta, e qualcosa mi diceva che avrebbe avuto ragione ancora una volta.
-Non sei costretta a dirgli niente ora, ma se pensi che in futuro possa influenzare... la vostra intimità, dovrai farlo. E io trovo sia meglio farlo subito. Toglierti subito questo sassolino. Ti farà male, ma dopo starai subito meglio... e le cose saranno molto più facili, sarai più serena.
Ovviamente. Quando mai Regina poteva dire qualcosa di sbagliato? Non era molto più grande di me, ma era molto, molto intelligente. E saggia. Forse anch'io sarei potuta arrivare a quella risposta, ma la differenza era che lei aveva il coraggio di dire la verità ed io, a volte, no.
-Non voglio dirglielo... ora. Non voglio spaventarlo, non mi va di rovinare le cose. Voglio solo una bella serata...- sussurrai, facendo il possibile per trattenere le lacrime causate dallo stress e dalla consapevolezza. Se fosse stata qui mi sarei anche lasciata andare, ma non volevo finire per piangere da sola al buio, come avevo fatto per lunghi mesi.
-Vuoi che venga da te, tesoro?
-No, no, grazie... è tardi- sussurrai, deglutendo e cercando di sorridere, cosa che però non mi riuscì.
-Ok, lascia perdere quel che ho detto. Se senti di non volergliene ancora parlare, non farlo e pensa solo a divertirti. Non è una scelta sbagliata... anzi. Forse è meglio così. È qualcosa di molto personale, non serve che lo condivida con lui prima di capire se effettivamente le cose tra voi possono funzionare. Deve essere una bella serata... capito? Conta solo questo ora.
-Sei sicura?
-Sicura. Senti, è solo il primo appuntamento... quindi asciuga quelle lacrime e vai a dormire che domani mattina si fa shopping. Non posso permetterti di uscire in jeans e maglioncino!
Lì, con le nostre risate, la tensione si sciolse definitivamente. Fui quasi felice che avrei passato la mattinata successiva a litigare con lei riguardo vestitini striminziti che non avrei indossato neanche sotto tortura; quindi annuii, per farle capire che accettavo volentieri la proposta. Per salvarmi e non trascorrere otto ore al centro commerciale, avrei portato Henry.
-Ok... facciamo alle 10 e mezza?
-Avrei suggerito un po' prima ma... 10 e mezzo sia. Possiamo passare anche dal parrucchiere...
-Non se ne parla, non esageriamo...
-Emma?
Mi voltai di scatto, e nello stesso istante sentii anche bussare alla porta. Che diavolo voleva mio padre, ancora? Avevo davvero sperato che per quella sera lui e la mamma mi avrebbero lasciata in pace, dato che voglia di litigare non ne avevo affatto.
-Devo lasciarti Regina... domani ci vediamo dove?
-Passo a prenderti alle 10 e mezza. Buonanotte!
-Notte. Grazie ancora!- le sorrisi, per poi chiudere la chiamata. Speravo solo che qualunque cosa volesse mio padre non ci avrebbe messo più di 5 minuti, perché avevo davvero sonno. Era stata una serata ricca di emozioni, dalla goffa caduta al bacio.
Sospirai e mi alzai, andando ad aprire per rimanere ancora più seccata quando mi trovai davanti entrambi i miei genitori, che irruppero nella mia camera senza tante cerimonie.
-Che c'è ora! Stavo per mettermi a letto, quindi fate in fretta.
-Bene, allora te la facciamo breve- fece brusco mio padre -Tre anni fa avremmo dovuto proteggerti e non l'abbiamo fatto. Quindi odiaci pure, ma devi smettere di vedere quell'uomo.
-Che cosa?!- esclamai incredula, sbarrando gli occhi: erano seri? Pensavano davvero di potermi vietare di vedere Killian?
-Vi ricordo che ho 18 anni.
-E io ti ricordo che dipendi ancora da noi!- esclamò mio madre, afferrandomi con forza per un braccio ignorando sia la mia maschera di terrore che le proteste di mia madre.
-Lasciami... mi fai male.
-Ora ti lascio!- gridò ancora, mentre i miei occhi si riempivano di lacrime.
-David...
-Silenzio Mary! Col nostro fare accondiscendente e le maniere dolci, abbiamo solo permesso che si facesse del male! Quindi, Emma- tornò a rivolgersi a me -Finché vivrai sotto questo tetto e dipenderai da noi, scordati di vedere quell'uomo. Te lo proibisco. Fino a che non ce lo prometterai, considerati in punizione: non uscirai da questa casa.
















 

Angolo dell'autrice;
Ciao! Ok, devo iniziare con questo... avete visto Animali Fantastici al cinema? Io l'ho adorato! Ero già ottimista a riguardo - da brava fan di Harry Potter ahaha - però è stato ancora più bello di quanto immaginassi! E due... Perché devono fare sti American Music Awards proprio la sera di Once? Che palle, la prossima puntata dev'essere interessante... anche se credo Rumple cadrà ancora più in basso. Chi ce la fa ad aspettare una settimana in più >.<
Ok, passando al capitolo... Liam quasi non ci crede che dopo un mese e passa, il suo fratellino sia finalmente riuscito ad ottenere un appuntamento da Emma ahahaha ed è ancora più incredulo del fatto che usciranno proprio il giorno dell'anniversario della morte di Milah e la bambina, giornata che da allora passava al cimitero. Ma Killian vuole andare avanti e pensa di esserne in grado, con Emma...
Per quanto riguarda Emma, è stato più complicato per lei questo capitolo xD Dopo la parte facile, non sa come muoversi... non sa se dirgli subito tutto o aspettare di vedere come va. Per fortuna c'è Regina a consigliarla.
I genitori, invece, hanno scoperto chi è il suo misterioso ragazzo... e non sono contenti per niente, soprattutto David. Lo crede un uomo violento, dato come l'ha conosciuto, e non vuole che si avvicini a sua figlia. Anche l'età incide su questo. Quindi lui e Mary hanno deciso addirittura di proibirle di vederlo... e nel prossimo capitolo vedremo come affronterà Emma la cosa.
Grazie a tutti come sempre, un abbraccio e a presto! :*

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Capitolo 14
*** Coming clean ***


Coming clean










EMMA POV

-Grazie Regina... per ora va bene così, nei prossimi giorni porterò il resto. Io non so davvero come ringraziarti per l'ospitalità.
-Emma, mi fa piacere averti come coinquilina. Solo, sei sicura?
-Completamente.
Ed era inevitabile che lo fossi. Così com'ero certa di non voler avere niente a che fare coi miei genitori, almeno fino a che non mi avessero chiesto scusa per il loro assurdo comportamento.
Volevano proteggermi, e questo potevo capirlo, ma non era questo il modo. Non potevano vietarmi di vedere l'unico uomo che dopo tante sofferenze era riuscito a farmi battere il cuore, aprendo una breccia nelle mie barriere ormai quasi impenetrabili.
Non ci avevo pensato due volte prima di far loro presente di non essere costretta ad abitare in quella casa. Se anche Regina non mi avesse potuta ospitare, avevo da parte abbastanza soldi per potermi permettere l'affitto e tutte le spese indispensabili per me e mio figlio.
Avevamo urlato tanto mai prima d'allora, ed era stato davvero orribile. Avevo insultato i miei genitori, e ci eravamo detti tante cose non pensavamo. Avevamo concluso quando mi avevano minacciata dichiarando che se fossi uscita da quella casa non avrei dovuto disturbarmi a tornare, perché da loro non avrei avuto più nulla. Ed io, con rabbia e un senso di gioia crudele, avevo gridato loro che non me ne importava proprio niente, perché fare la cacciatrice di taglie era un lavoro molto ben retribuito. Come avevo sperato li avevo spiazzati, così ero andata in camera di Henry a vestire lui e me, poi avevo buttato in borsa i beni di prima necessità e avevo chiamato Regina, che si era subito offerta di venirmi a prendere.
Mi ero scusata un milione di volte per il disturbo, ma lei mi aveva assicurato che non fosse un problema e che piuttosto era felice, perché avrebbe potuto essere divertente vivere insieme. Così ero scoppiata in lacrime, senza riuscire a farne a meno, e la mia migliore amica mi aveva tenuta stretta a sé per oltre un'ora, come una sorella maggiore. Ed ero stata meglio, alla fine. Avevo preso una tazza di cioccolata calda per poi andare a dormire nel lettone insieme ad Henry.
Nonostante tutto mi ero alzata di buon umore, così eravamo andate dritte a casa mia. I miei avevano tentato di rivolgermi la parola, ma io li avevo semplicemente ignorati come avevo fatto con le chiamate e i messaggi, e mi ero concentrata a riempire le borse fino a che non eravamo andate via.
Con l'aiuto di Regina non era stato difficile sistemare tutte le mie cose e quelle di Henry negli armadi della sua grande casa. Sia io che mio figlio avremmo avuto una stanza e, nonostante il disorientamento iniziale, sembrava che la sua gli piacesse.
Anch'io ero disorientata, a dire la verità. Era successo tutto così in fretta che facevo fatica a realizzare che ora, la mia casa era quella.
-Ok. In questo caso spero vi troverete bene qui. Dovrai fare a meno del giardino, però.
-Ma scherzi? Hai una casa che adoro, ha due piani e siamo in pieno centro!
-Benvenuta, allora!- sorrise rasserenata -Stai meglio? Chiarirete, sai. Lo fanno per te, ma capiranno che non era questo il modo giusto.
-Non voglio parlare dei miei genitori, Regina. Ma sto meglio, grazie. Molto meglio. Andiamo a recuperare Henry e usciamo a fare shopping. Stasera non voglio essere impresentabile dato che ho praticamente traslocato nell'arco di 12 ore solo per lui.
-Deve piacerti proprio tanto.
-Tanto... non esageriamo, non lo so- borbottai imbarazzata -C'è tempo, ma mi piace, sì.
Trovavo difficile ammettere ad alta voce che mi piacesse, che volessi con lui qualcosa di più che un'amicizia. Inoltre provavo nei suoi confronti una forte attrazione che quasi mi spaventava, perché non era affatto da me. Forse i miei avevano ragione a dire che fossi una “ragazzina in preda agli ormoni”, ma non ero certa fosse un male. Avevo 18 anni, non 60, e se un uomo attraente come lui non mi avesse fatto alcun effetto, probabilmente avrei dovuto preoccuparmi. Non volevo ammetterlo neanche a me stessa, in parte, ma volevo davvero che l'appuntamento avesse successo. Volevo concludere la serata con un bacio vero, come nei film.
-Mi basta, Swan. Fino a un paio di settimane fa non volevi neanche ammettere di non odiarlo. Comunque se vuoi fare un po' di pratica di baci possiamo comprare delle fragole...
-Regina!
-Scusa, lo dicevo per te! Preferisci far pratica con me? Non mi schifo, giuro.
-Andiamo prima che continui a sparare cazzate- sentenziai, sicuramente rossa in viso, correndo su per le scale per andare a recuperare Henry.
Non baciavo un ragazzo da secoli, era vero, ma ero piuttosto certa di ricordarmi come si facesse. E poi sarebbe venuto spontaneo. Non che avesse proprio tutti i torti, certo: Killian doveva essere un gran baciatore e io gli sarei apparsa come una novellina... ma non avevo alcuna intenzione di mettermi a baciare la frutta come un'idiota!
 


-Regina, basta, non ne posso più! Andiamo direttamente da Primark, troverò sicuramente qualcosa!
-Primark per il primo appuntamento?! Non farmi sanguinare le orecchie, ragazzina.- mi minacciò teatrale la mia amica, mentre uscivamo dal – letteralmente – decimo negozio di Oxford Street. Avevo comprato solo un paio di leggins di pelle, pur non essendo certa mi sarebbero serviti per quella sera, ma in quanto a vestiti non riuscivo a trovare nulla che mi piacesse. Non avrei comprato i soliti jeans, ma non c'era neanche un pantalone decente, o una gonna che fosse nel mio stile. Erano tutte o troppo strette, o troppo corte, o troppo scomode per altri motivi. Me ne era piaciuta soltanto una, ma a detta di Regina era troppo da vecchia.
-Entriamo qua.
-Urban Outfitters? Sei seria? Costa troppo!
-Se non hai soldi te li presto io.
-Non è che non li ho, ma non voglio spendere così tanto per un appuntamento!
Ignorandomi di nuovo, si limitò a prendermi il braccio e portarmi dentro. Era un bel negozio giovanile, gliene davo atto, ma il costo medio di una maglietta era di 50 sterline.
-Giallo e nero.
-Cosa?
-Ti piace il giallo, ti piace il nero. Giusto?
-Sì, ma...- borbottai confusa, guardandomi intorno. Poi capii: in fondo al negozio si intravedeva un grande scaffale pieno di indumenti gialli di ogni genere, ed era tutto in saldo. Allora aveva ascoltato qualcosa di quello che avevo detto, per fortuna.
Spinsi dunque la carrozzina in quella direzione, ed Henry rise: almeno lui si stava divertendo! Io ero stanca morta e volevo solo fermarmi a mangiare un hamburger gigante e poi tornare a casa a dormire un paio d'ore.
-Questa!- esclamò la ragazza, dopo aver rovistato un po'. Tirò fuori una canotta color giallo pallido davvero carina: aveva un sobrio strato di pizzo con delle forme di foglioline o qualcosa del genere. Era sicuramente nel mio stile.
-Wow, ok... mi piace!
-E' perfetta. Si abbina con un paio di stivaletti che ho visto all'inizio del negozio e ci puoi mettere sotto i leggins. Una gonna nera, ed è fatta! Di giubbotti di pelle ne hai.
Non c'era nulla da dire, in fatto di moda Regina la sapeva lunga. Se fossi stata in cerca di qualcosa di più elegante, avrei decisamente optato per il suo negozio, qualcosa di carino l'avrei sicuramente trovato. Tuttavia non volevo ingigantire troppo quella serata, era solo un primo appuntamento. Certo, non uscivo con un ragazzo da quasi tre anni, ma rimaneva una semplice uscita.
-Va bene, dai. Troviamo una gonna, così possiamo andare a mangiare. E dormire.
-Quanto sei noiosa! Tuo figlio di neanche due anni non è stanco e tu sì!
-Lui sta in un passeggino e si è mangiato una merendina- le feci notare, incrociando le braccia al petto. Se qualcuno avesse spinto me e mi avesse dato dei dolci, sarei stata bene anch'io!
Quella si limitò ad alzare gli occhi al cielo e proseguire oltre, costringendomi a seguirla. Volevo essere presentabile, certo, ma anche riposata: avere sonno in un cinema non mi avrebbe di certo aiutato; con le luci spente, avrei rischiato seriamente di addormentarmi lì, e quello sì che avrebbe trasformato l'appuntamento in un totale fallimento.
-Emma, vieni! Ho trovato qualcosa che sono sicura ti piacerà!

 

***


Forse i nuovi vestiti e la piega dei capelli mi avevano infuso, in qualche modo, una nuova sicurezza. Oppure era stato semplicemente il buon umore ad annebbiare tutte le mie paure ed insicurezze.
In ogni caso, avevo deciso di dirglielo. Avevo pranzato, avevo dormito, e mi ero alzata con la voglia di raccontargli tutto, essere sincera da subito. Così, senza pensarci più di tanto, gli avevo mandato un messaggio chiedendogli di vederci un'oretta prima, per mangiare qualcosina e parlare. Come tutti gli uomini, alla parola “parlare” si era spaventato, ma gli avevo assicurato di non avere nulla da temere: non mi sarei tirata indietro. Ci saremmo visti in piazza davanti al cinema alle 7 e mezza, e dopo aver comprato i biglietti saremmo andati a trovarci un ristorantino tranquillo e a Soho. Ero elettrizzata, e nonostante sapessi che quando sarebbe arrivato il momento di raccontargli del mio passato sarebbe stato meno semplice, ero ottimista. Non pretendevo che reagisse come se nulla fosse, ma ero certa che sarebbe stato comprensivo come sempre, senza provare pietà. In fondo ora stavo bene e poteva vederlo anche lui.
-Jones ti fa bene...- sorrise Regina, passandomi accanto con Henry in braccio. Mi ero offerta di chiamare Aurora, ma aveva giurato che le avrebbe fatto piacere giocare con lui. Era buffo, non era una fan dei bambini, ma con Henry si trovava bene. Forse perché per la sua età era un bambino maturo: era sveglio e non faceva i capricci, se non alcune rare volte.
-Dici?
-Dico. Non ti ho mai vista sorridere così tanto, nonostante il casino coi tuoi. Sicura di essere sobria?
-Tranquilla, non ho bevuto neanche la birra. Sto... bene. Forse è merito suo o forse... boh. Ma al momento dei miei non me ne importa nulla. Secondo te devo mettere la matita o no?
-Tu vatti a mettere le scarpe- replicò -A truccarti ci penso io, non vorrei che combinassi qualche casino. Sicura di non volere un paio di calze al posto dei leggins?
-Un passo alla volta. È già tanto che abbia accettato di mettere una gonna- le ricordai. Urban Outfitters era stata una grande idea, in fin dei conti, avevo trovato tutto ciò che mi serviva. Certo, avevo speso 80 sterline, il doppio rispetto al budget che mi ero fissata, ma in fin dei conti ero soddisfatta. Il parrucchiere aveva deciso di pagarmelo Regina come regalo per il fatto che “stessi crescendo; si era beccata qualche parola poco simpatica per quella specie di battuta, ma alla fine avevo accettato. Io avevo chiesto semplicemente una piega mossa, ma lei mi aveva convinta ad aggiungere dei colpi di sole. Avendo già dei capelli di un biondo abbastanza chiaro, l'effetto finale era stato molto sobrio: semplicemente, avevo qualche ciocca leggermente più chiara e lucida.
-Sei davvero bella, comunque... e non lo dico solo perché sei la mia migliore amica.
-Mamma, beeellla!- fece anche Henry, accarezzandomi i capelli con una manina -Mobbido!
-Vero, sono morbidi per adesso- risi -Mamma non ha mai avuto pazienza per farli così!
-Bellla!- ripeté, guadagnandosi un sonoro bacio sulla guancia. Non ci sarebbe mai stato nulla di più bello e dolce di mio figlio che mi faceva i complimenti, soprattutto ora che aveva imparato davvero il significato della parola “bello”.
-Grazie Regina... e grazie tesoro, sei bello anche tu. Tanto tanto bello, lo sai?
-Henny bello- ripeté, facendo ridere entrambe.
D'accordo, avevo avuto una bruttissima discussione con i miei genitori e avevo sconvolto la mia vita nel giro 24 ore... ma non riuscivo a non essere felice. Avevo un figlio dolce e meraviglioso, l'amica migliore che potessi desiderare, e perfino un uomo che non vedevo l'ora di vedere. Forse, quella discussione mi aveva spinta a fare ciò che avrei voluto fare da tempo, ma non ne avevo mai avuto il coraggio.
-Ok,ora basta chiacchiere, dobbiamo truccare la mamma. Facciamo in camera mia che ho tutto.
-Va bene, niente trucco pesante però, ti prego...
-Ma ti pare? Sei già uno schianto così, solo l'essenziale. Ti fidi?
-Ok. Però non esageriamo ora, “uno schianto” non credo proprio.
-Un giorno la smetterai di sottovalutarti...- commentò soltanto, trascinandomi per un braccio verso la sua stanza.
Ero conscia di essere più carina del solito, ma ciò non toglieva che Londra fosse piena di ragazze più belle e soprattutto più attraenti di me. Forse Regina aveva ragione, avevo poca autostima... ma cosa potevo farci? Ero fatta così.
Mi sedetti quindi davanti al suo specchio, mentre Henry si diresse verso il letto per salirci. La ragazza lo lasciò fare, poi si mise a trafficare nel cassetto dei suoi cosmetici. Ovviamente neanche presi in considerazione di proporle di usare i miei, mi avrebbe solamente riso in faccia.
-Ok. Fondotinta non ti serve... ma possiamo dare invece colore alle guance. Rosa chiaro?
-Mi fido di te. Basta che ti tieni sul leggero fai quel che vuoi...
-Fantastico! Tranquilla, non ci vorrà molto, promesso!
Annuii, sapendo di poterle credere. Era molto più brava di me col trucco, quindi avrebbe fatto senz'altro un lavoro migliore. E poi, non avrebbe voluto che arrivassi tardi.
Cercai quindi di rilassarmi il più possibile, eseguendo tutto ciò che mi chiedeva. Chiudevo gli occhi, li riaprivo, poi mi voltavo a destra, a sinistra – tutto a comando. Solo ogni tanto riuscivo ad intravedere Henry in ginocchio sul letto che continuava a fissarci.
-Ora sei pronta! Puoi guardare!- esultò infine la mia amica, dopo avermi dato un ultimo tocco di blush sulle guance. Per un attimo mi concessi di avere paura, ma quando vidi la mia immagine riflessa nello specchio, non potei fare a meno di sorridere. Mi piacevo. Mi piacevo davvero, ed era una cosa che capitava molto raramente. Regina aveva mantenuto la sua promessa, limitandosi a un blush leggero e un rossetto chiaro e delicato. Agli occhi, invece, un po' di matita e mascara.
-Grazie...
-Ma di cosa. Lo farai impazzire, ne sono sicura! Già è tantissimo che abbia voluto un vero appuntamento, Robin mi ha raccontato cose...
-Sì, che è... o era, non lo so, un donnaiolo. Beh... non posso dire di non capirlo dopo ciò che gli è successo. Spero solo che sia cambiato...
-Chiunque cambierebbe per te, tesoro. Guardati come sei bella e tenera!
Per fortuna riuscii a sgattaiolare via prima che mi tirasse per le guance, dato che a volte le piaceva farlo... così come io odiavo subirlo.
-Non sono tenera!- protestai, una volta a distanza di sicurezza -Però lo spero. Cioè, che cambi davvero. Non voglio essere una... una delle tante.
-Non ti preoccupare, dai. L'hai detto tu che è una brava persona... non credo ti farebbe qualcosa del genere. Soprattutto dopo che saprà tutto- concluse, stringendo le labbra. Non era certa della mia decisione. Non che non approvasse, anzi, solo non era sicura che fosse ciò che volevo... temeva fosse una scelta affrettata dovuta all'euforia, e forse lo era. Ma non per questo era sbagliata.
-Ok, ora puoi andare... ah no! Un'ultima cosa!- esclamò facendomi quasi saltare sul posto, mentre frugava in uno dei suoi cassetti accanto al comodino. Quando tornò da me, non seppi davvero come reagire. Non seppi se scoppiare a riderle in faccia o sotterrarmi per la vergogna. O entrambe le cose, in quest'ordine.
-Cosa dovrei farmene di questo- borbottai, guardandola malissimo.
-Sono certa che lui sappia come si usa.- replicò sarcastica -Senti, lo so che probabilmente oggi non ci farai niente. Ma... per ogni evenienza. Perché no?
-Perché no, Regina. Non mi porto un preservativo al primo appuntamento.
-Lo so- continuò seria -Volevo solo vedere la tua faccia!
Poi scoppiò a ridere, ed io la seguii a ruota, nonostante fosse uno scherzo di pessimo gusto. Il vero motivo per cui decisi di non pensarci, tuttavia, era un altro: l'idea di andare a letto con lui, in fin dei conti, non era poi così male. Non oggi, non l'indomani, ma chissà...
-Ciao Henry... e ciao Regina. Grazie ancora!

 

***


Non appena mi trovai davanti Killian, lui non riuscì a dirmi neanche “ciao”.
Si limitò a spalancare gli occhi e squadrarmi da capo a piedi, per poi fermarsi a guardarmi in viso. E io sorridevo, sorridevo come una cretina e non riuscivo proprio a controllare i muscoli facciali. Mi sentivo lusingata e, per la prima volta, bella. Mai, mai nessun uomo aveva perso le parole di fronte a me, mai nessuno mi aveva guardata così, facendomi sentire speciale.
Anche Killian era elegante, con un paio di pantaloni neri e una camicia grigio scuro, e la sua immancabile giacca di pelle. Ed era bello, molto bello... forse più del solito. Tutto quel nero faceva da contrasto al bellissimo azzurro dei suoi occhi, mettendoli in risalto come non mai. Se fossi stata nel pieno delle mie facoltà mentali, non sarei mai riuscita a sostenere il suo sguardo penetrante.
-Sei... sei davvero incantevole, Emma. Sei bellissima.
-Grazie...- borbottai, sentendomi avvampare -Anche tu sei... stai bene.
-Lo so.
Non capii se fosse il suo ego smisurato o semplicemente la voglia di smorzare la tensione, ma l'effetto fu immediato. Dopo aver alzato gli occhi al cielo, mi lasciai andare insieme a lui in una risata leggera. Era un grande idiota, ma un idiota davvero adorabile.
-Oh, quasi dimenticavo- aggiunse, una volta smesso di ridere -Questa è per te.
Mi porse una bellissima rosa rossa ed io la presi, per poi annusarla piano : il suo profumo inebriante era ancora intenso. Ne aspirai l'odore per qualche secondo chiudendo gli occhi, poi li aprii per ritrovarmi il suo sguardo tenero addosso.
-E' davvero bellissima. Grazie...
-Non c'è di che, splendore. Che dici, andiamo a cercare un posto in cui mangiare? Avrei prenotato qualcosa di carino se avessi saputo prima, mi spiace...
-Ma no!- lo tranquillizzai -Non mi aspettavo nulla, so che è stata una cosa all'ultimo momento ma... devo parlarti.
-Già... questa frase mi fa sempre paura.
Risi leggermente, ma anche un po' nervosamente. Adesso che era arrivato il momento, iniziavo davvero ad avere paura anch'io. Ero stata così impegnata ad essere allegra e prepararmi, che non avevo neanche pensato a come avrei iniziato il discorso. Era complicato, delicato e doloroso. E se avessi rovinato l'atmosfera? Se avessi rovinato quella serata che si stava preannunciando la migliore della mia vita dopo soli cinque minuti? Forse Regina aveva ragione, forse non era ancora il momento... però era troppo tardi. Non potevo e non volevo tirarmi indietro.
-Tranquillo. Non riguarda te. Beh, non direttamente almeno. Cioè, voglio dire, non è niente di che. Non lo è più, insomma. Solo che penso dovresti saperlo se... sai, se... se dovesse funzionare. Se... ci frequentassimo. Riguarda me – il mio passato. Lo sanno in pochi e non sapevo neanche se dirtelo, perché ti prometto che non influenzerà un nostro eventuale rapporto, solo che... credo sia abbastanza importante e... Senti, è complicato. Io non so come... come dirlo, è...
Fui costretta a fermarmi perché sentii gli occhi pizzicare, e mettermi a piangere come una cretina era l'ultima cosa che volevo fare, quella sera.
Killian, in silenzio, si avvicinò e poggiò la mano sulla mia guancia, accarezzandola piano col pollice. Al contatto mi rilassai subito, e chiusi gli occhi per godere al massimo di quella sensazione di pace che riuscì a regalarmi.
-Emma, non sei costretta a dirmi niente, se non vuoi...- sussurrò -Possiamo andare da KFC a riempirci lo stomaco di pollo fritto e patatine finché non arriva l'ora del film.
-Sarebbe fantastico...- replicai, specchiandomi nelle sue meravigliose pozze blu -Però... ho paura che se non te lo dico ora, non troverò mai più il coraggio di farlo.
-E' così terribile, Emma? Hai il seno rifatto? Guarda che non giudico... Ah no, lo so! Hai fatto un sogno erotico su di me e te ne vergogni...
Apprezzai i suoi sforzi per farmi ridere, tanto che mi lasciai andare contro il suo petto in una leggera risata, e lui mi cinse con un braccio. Non riuscii a sciogliermi completamente, ma in compenso la sua dolcezza mi restituì il coraggio. Era davvero un uomo meraviglioso, un uomo a cui avrei potuto dire qualsiasi cosa senza essere giudicata... un uomo che avrebbe fatto il possibile per farmi sentire meglio e farmi tornare il sorriso, meritava di sapere la verità.
-Non ho avuto Henry volontariamente. Voglio dire... non ho... no, ok. Allora. Il... rapporto che ho avuto col padre di Henry non è stato volontario, da parte mia. Erano lui e un suo amico, mi hanno costretta. Mi hanno... violentata. Due anni e mezzo fa. Credo sia per questo che fatico a fidarmi delle persone. È per questo che non mi sono fidata di te, e mi dispiace. Mi dispiace davvero tanto.- sussurrai d'un fiato, rimanendo nella sua stretta.
Poi chiusi di nuovo gli occhi, mentre la tensione che si scioglieva fece tremare le mie gambe: ringraziai mentalmente di avere lui come supporto, o non sarei riuscita a reggermi in piedi.
Respirai quindi a fondo, concedendogli tutto il tempo necessario per assorbire la notizia. Avrei aspettato che fosse lui a dire qualcosa, non gli avrei fatto pressione. Ero così comoda, che sarei potuta rimanere in quella posizione, tra le sue braccia, anche per sempre.
Ciò che non mi aspettai, fu di sentire il suo braccio scivolare lentamente via, costringendomi ad alzare lo sguardo. Era cupo... strano... vuoto, anche se mi guardava. A quel punto deglutii, tirandomi leggermente indietro e provando a stringergli la mano. Me lo lasciò fare, ma non ricambiò.
-Killian...
-Hai detto che non era niente di che.
-Infatti. È passato tanto tempo, l'ho superato.
-È per questo che vai agli incontri.
-Sì, ma... non credo ci tornerò. Da quando ti ho conosciuto sono cambiate tante cose...
-Hai detto che non avrebbe influenzato il nostro rapporto- continuò, come se non mi avesse neanche sentita -Ma è una promessa che non puoi fare.
-Killian, ti prego...- quasi singhiozzai, iniziando ad essere spaventata. Dove voleva arrivare con quel discorso? Con quella durezza?
-Ogni volta che ti bacio, che ti sfioro... dimmi, Emma, come posso ignorare il fatto che l'unico uomo che ti abbia mai toccata oltre a me, ti abbia violentata? Traumatizzata? Come faccio a esser certo di... di non stare sbagliando qualcosa. Di non starti facendo male?
-Ma non... non c'entri niente con lui. Era il mio ragazzo, era solo uno stupido ragazzino... tu... tu sei un uomo. Un uomo vero, un gentiluomo...- balbettai, mentre trattenere le lacrime diventava ogni secondo più difficile. Perché stava reagendo così? Perché stava cercando di allontanarmi? Di cosa aveva paura, lui?
-Temi non vorrò mai fare sesso con te? È questo?- domandai ferita.
-No! Dio, Emma, tu non capisci... tu non sei il problema! Io sono il problema. Non credo di essere la persona più adatta a te, non so se sono in grado di gestire tutto questo.
-Che... che cosa? Cosa stai cercando di dirmi?- domandai lasciando andare le lacrime, ormai incapace di trattenerle, incurante di stare piangendo nel bel mezzo della piazza.
-Che... è meglio che vada. Ho... ho bisogno di tempo. Ho bisogno di riflettere...
-Che cosa?! Non ti crea problemi il fatto che sia viva per puro miracolo. Non ti crea problemi il fatto che abbia avuto un figlio a 16 anni... ma non riesci ad accettare questo?!- gridai, fregandomene degli sguardi che avrei inevitabilmente attirato.
-Questo è diverso, Swan! È diverso perché, come ti ho detto, non sei tu il problema! Tu sei una ragazza forte, meravigliosa... ma anche ferita! E io non sono... giusto!
-Non pensi che questo dovrei deciderlo io?!
-Non so che dirti, Emma. Per favore...- sussurrò tirandomi in disparte, per allontanarci dagli sguardi indiscreti -Vai a casa, ora. E non piangere...
Cercò di asciugarmi le lacrime, ma questa volta fui io a scostarmi.
-Ho bisogno di tempo per... capire, ti prego.
-Va bene.
-Dico sul serio. Solo... qualche giorno. Io non ho dato peso alla differenza d'età e ad altre cose, ma ora... tutto questo, io non so...
-Va bene, ho detto. Vai.
-Starai bene?
-Vai ho detto!

Il vestito di Emma: http://i.imgur.com/dRV9Gzw.png















 

Angolo dell'autrice;
Ciao, spero non mi stiate odiando troppo in questo momento ^^"
All'inizio... Emma non è né scappata, né ha fatto scenate e tanto meno ha parlato a Killian del problema. Non ci ha pensato due volte e se n'è andata da Regina, perché non ha intenzione di farsi mettere i piedi in testa dai suoi genitori. Killian le piace davvero e le è venuto istintivo scegliere lui, questa volta... e in fondo è da un po' che voleva fare questo passo.
Regina ovviamente è felice di ospitarla, sa che si troverebbero sicuramente bene come coinquiline. Spero non sia sembrato tutto troppo affrettato, ma ho voluto rendere l'impulsività di Emma, diciamo. Quindi hanno fatto shopping, e Regina l'ha convinta a cambiare stile, una volta tanto... almeno un pochino. E a lei non è affatto dispiaciuto mettersi in tiro alla fine, teneva a questo appuntamento più di quanto riuscisse ad ammettere.
Killian è rimasto a bocca aperta a trovarsela davanti così, e forse la serata sarebbe andata benissimo... se Emma non avesse deciso di rivelargli tutto. Sono curiosa di sapere se riuscite a capire la reazione di Killian o pensate sia uno stronzo (e che sia stronza e crudele io LOL).
Lunedì mattina parto e sarò via per una settimana, quindi fino ad allora sarò ferma con entrambe le storie :) Quando torno potrei aggiornare questa, avendo un capitolo semi-pronto... ma vedremo.
Un abbraccio e grazie a tutti come sempre. E buon OUAT day, finalmente!

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Capitolo 15
*** Haunted by the past ***


Haunted by the past











2 anni e mezzo prima

-Ryan, ti ho detto di lasciarmi dormire! Se non la smetti torno a casa.- si lamentò Emma, tirando via la mano del ragazzo da sotto la sua maglietta per l'ennesima volta. Entrambi avevano bevuto parecchio alla festa dei 18 anni di lui, così la giovane aveva mentito ai suoi genitori dicendo che sarebbe andata a dormire da un'amica. Invece era rimasta con Ryan, solo che non aveva previsto che sarebbe stato tanto incontenibile. Anche lei lo voleva, stavano insieme da 9 mesi ormai, ma non così. Non quando avevano litri di alcol in corpo.
-Dai, amore... avevi promesso che sarebbe stato il mio regalo di compleanno... e oggi sei così bella!
-Sono le 5 del mattino... sarà il tuo compleanno per altre 19 ore, ti prego. E poi di là sta dormendo Simon, è imbarazzante.
-Ha bevuto così tanto che dormirà almeno 10 ore...- ribatté, avvicinandosi per l'ennesima volta alla bionda per lasciarle un bacio sulle labbra. Quella ricambiò controvoglia, poi si girò dalla parte opposta nella speranza che il ragazzo avrebbe smesso di infastidirla. Se non avesse avuto paura di far scoprire la bugia ai genitori, sarebbe tornata volentieri a casa. Ryan da ubriaco non le piaceva per niente, era decisamente intrattabile.
-Ok... mi va bene anche questo lato.
-Ehi!- esclamò sorpresa, quando le palpò il fondoschiena senza tanti complimenti, alzandole addirittura la maglia che le aveva prestato come pigiama. -Ma la smetti? Cosa ti costa aspettare quando ci saremo svegliati... è domenica, saremo tutto il giorno da soli.
-Certo che sei proprio noiosa... l'avevi promesso!
-Sì, ma non pensavo che ti saresti ubriacato così tanto! Puzzi. Non mi va ora, dai. Domani.
-Certo, prima ti metti quel vestitino da zoccola e poi pretendi che non ti tocchi!
-Farò finta di non aver sentito.- biascicò mantenendo la calma, nonostante la rabbia le stesse ribollendo dentro -Sei ubriaco fradicio e non sai quel che dici. Dormi, ne parliamo domani.
-No...
-No? Bene, vado a dormire in un'altra stanza!- esclamò decisa, alzandosi dal letto. Non avrebbe potuto prevedere che il giovane l'avrebbe tirata per un braccio, per poi sistemarsi a cavalcioni su di lei in modo da bloccarla nel letto.
-Sei impazzito?! Toglimi subito le mani di dosso!
Lui non sentì oppure fece solo finta, e si gettò sulle sue labbra esalando uno spiacevole odore di alcol, tanto forte da farle salire la nausea.
-Ryan, basta!- gridò esasperata e furiosa tirandogli uno schiaffo, ma ottenne l'effetto opposto rispetto a quello desiderato. Il neo diciottenne le bloccò i polsi con le mani e il bacino col suo. La sua espressione furiosa le fece paura: gli occhi arrossati la guardavano con ferocia.
-Non devi neanche permetterti di colpirmi, puttana.
-Ryan... levati. Te lo sei meritato. Lasciami.
In risposta la colpì sulla guancia, facendole cacciare un urlo per il dolore, che dopo un istante silenziò con un bacio.
Emma cercava di divincolarsi, ma più provava ad allontanarlo, più la sua stretta su di lei si rafforzava. Percepiva perfino la sua erezione contro il basso ventre, e questo le fece venire le lacrime agli occhi. Non poteva andare così... doveva convincerlo a fermarsi in tempo, in fondo era solo ubriaco, non cattivo. Forse sarebbe stato più facile se avesse ricambiato e accettato di fare sesso, ma non ne aveva alcuna voglia. In quel momento, aveva solo voglia di vomitare e fuggire via, a casa sua, per dormire nel suo letto caldo e sicuro.
-Ryan...
-Fa' silenzio- ordinò, poi le sollevò la maglia fino a scoprirle il seno, che strinse con forza. Ancora una volta le tappò la bocca con un bacio violento, mentre lei non riusciva più a trattenere le prime lacrime di dolore. Le stava facendo male e non se ne rendeva conto. Dov'era il ragazzo romantico che ogni giorno andava a prenderla per andare a scuola con un mazzo di fiori e un cornetto? Era la prima volta che vedeva quel lato di lui, sembrava quasi fosse un'altra persona.
-E' quasi un anno che ti aspetto pazientemente, ragazzina. Sono romantico, faccio di tutto per te... e tu ancora mi chiedi di aspettare! Adesso basta.
-Vuoi... vuoi costringermi?
-Non è costrizione. In fondo lo vuoi anche tu, ma sei una codarda. La mia prima ragazza aveva due anni meno di te e non si è fatta problemi a darmela!
-Ma non parlare così...- singhiozzò, mentre la lacrime continuavano a sgorgare. Tentò di spingerlo per l'ennesima volta, ma senza risultato: le mancavano le forze. E aveva paura, tanta paura. Neanche quando era stata operata aveva avuto così paura.
-Prova solo a darmi un altro schiaffo e ti farò male sul serio. E non sarà piacevole.
Detto questo, infilò la mano nelle sue mutandine e le dita direttamente nella sua intimità, lasciandola urlare quanto voleva. Non li avrebbe sentiti nessuno, a parte il suo amico erano soli in casa... e in fondo, non stava facendo nulla di male: era la sua ragazza e glielo doveva.
Emma, dal canto suo, gridava e piangeva sempre più forte, accecata dal dolore ma, soprattutto, dal terrore. Sapeva cosa sarebbe successo, e non aveva le forze per fare nulla.
Ritrovò un piccolo spiraglio di speranza quando la porta si aprì, e nonostante la vista annebbiata riuscì a distinguere Simon davanti ad essa.
-Cosa succede qui?
-Simon... digli di smetterla...- singhiozzò, cercando di divincolarsi con le poche forze che aveva.
-Ehi, aiutami a tenerla che non vuole stare ferma.
-Ah no? Ma scusa, avevi detto che ti aveva promesso avreste fatto sesso stanotte.
-Esatto. Invece vuole tirarsi indietro... mi prendo solo ciò che mi spetta! Cioé dai, una così gnocca è ancora vergine! Mi ringrazierà, le insegnerò a smetterla di fare la santarellina.
-Simon... ti prego...
-Zitta, tesoro. Avanti amico, aiutami e ce ne sarà un po' anche per te.
A quella promessa, gli occhi del ragazzo si illuminarono, e sbatté forte la porta per raggiungere il letto, afferrando subito le caviglie di Emma: lei riprese a piangere ancora più disperatamente. Sapeva di non avere davvero scampo, adesso.
La mente le si annebbiò, e successivamente ricordò solo di essere stata spogliata, toccata in malo modo... poi ricordò di aver sentito un dolore lancinante in mezzo alle gambe. Sapeva di avere gridato, di avere gridato forte, ma quel dolore invece di cessare era aumentato.
Da lì in poi non aveva quasi più memoria. Solo dolore. Un dolore ancora più forte dietro, tanto che per un attimo aveva temuto di essere stata spezzata in due, poi di nuovo davanti. E poi insieme, coi due possenti corpi a dominarla senza lasciarsi sfuggire nemmeno un angolo del suo corpo giovane. Si sentiva soffocare, non riusciva neanche a respirare a causa della loro pesantezza.
Non aveva idea di quando avesse perso i sensi, ricordava solo di essere stata svegliata di nuovo, per subire lo stesso trattamento. Poi si era addormentata ancora, e poi di nuovo era stata svegliata.
Non avrebbe mai saputo dire quante volte si era ripetuto il tutto, ma ad un certo punto si era sentita estraniata dal suo corpo, come se avesse smesso di appartenerle. Aveva continuato a sentire dolore, ma da lontano... come se avesse assistito alla scena dall'alto.
Poi si era svegliata un'ultima volta, aveva indossato velocemente i suoi vestiti ed era corsa via da quella casa senza guardarsi indietro, inciampando e cadendo più volte a causa della debolezza.
Da quel giorno non era stata mai più la stessa. A parte suo padre, non aveva mai lasciato che un uomo si avvicinasse a lei, almeno non senza timore e, spesso, disgusto.
Fino al giorno in cui Killian Jones l'aveva stretta dolcemente e le aveva posato sulla guancia un bacio che aveva scaldato il suo cuore, rimettendone a posto il primo tassello del suo cuore spezzato.


 

KILLIAN POV

Probabilmente non avevo mai avuto un mal di testa così potente, non riuscivo neanche a tenere gli occhi aperti, figurarsi alzarmi in piedi.
Quella di allontanarmi da Emma era stata la decisione più sofferta di sempre, eppure, allo stesso tempo, era stata automatica. A quel “mi hanno violentata” appena sussurrato, mi era mancato il fiato.
Avevo ascoltato le parole successive in apnea e la testa, pian piano, aveva iniziato a pulsare sempre più forte. Mi era salita la nausea, tanto che era un miracolo non avessi ancora vomitato. Il solo pensiero che qualcuno l'avesse ferita in quel modo, mi spezzava il cuore. La mia mente non riusciva a concepire che qualcuno avesse osato sfiorare contro la sua volontà quella ragazza così dolce, che nella vita aveva già sofferto fin troppo. Se avessi scoperto l'identità di quel mostro, poco mi importava che fossero passati anni: sarei andato a cercarlo e gli avrei rotto la testa.
Per quanto riguarda Emma, avevo sentito l'impulso di allontanarmi prima di poterle chiedere qualsiasi cosa, addirittura prima di chiederle come si sentisse ora. Prima di chiederle scusa per la maniera in cui mi ero posto inizialmente con lei. Ovviamente era stato tutto un gioco, un divertente flirt per attaccare bottone, ma se avessi saputo dei suoi trascorsi, non l'avrei mai fatto. Probabilmente, non mi sarei neanche avvicinato a lei... per il suo stesso bene.
Quando i suoi occhi si erano riempiti di lacrime mi ero sentito mancare, ma non aveva idea di quanto potessi essere sbagliato per lei. L'unico uomo che l'aveva toccata prima di me, l'aveva violentata e l'aveva messa incinta, inferendole una ferita la cui cicatrice non sarebbe mai guarita del tutto. Non ero la persona giusta con cui ricominciare, riprendere ad avere fiducia nelle persone e lasciarsi andare. Aveva bisogno di un ragazzo dolce, più giovane... uno che, come lei, avrebbe iniziato una relazione genuinamente: aveva bisogno di una storia d'amore adatta ad una ragazza della sua età. Quella violenza le aveva rubato l'adolescenza, si era presa un'intera fase della sua vita, ed era giusto che la recuperasse. Era passata dall'essere una bambina all'essere adulta, un'adulta fragile – checché potesse dire a riguardo. Io ero un uomo imprevedibile, un uomo che non sapeva cosa voleva dalla vita, e non potevo permettermi di fare esperimenti con lei.
Avevo accettato la sua malattia, era vero. Avevo accettato perfino che avesse avuto un figlio a 16 anni, perché in fondo di ragazze madre ce n'erano molte... ragazze che non avevano fatto attenzione e che erano state mollate dal fidanzato codardo, incapace di assumersi le proprie responsabilità. Avevo interpretato la sua decisione di tenere il bambino come forza... ma ora non potevo fare finta di nulla. Che fosse una ragazza forte era indubbio, ma il suo lato fragile era più spesso di quanto avrei mai potuto immaginare.
Non ero l'uomo per lei.
Aveva pianto, lacerandomi dentro, ma avevo preferito farle un po' male adesso che rischiare di ferirla molto peggio in futuro. Cosa sarebbe successo se ci fossimo messi insieme e un giorno avessi capito di non volere una relazione seria? Non l'avrei mai violata fisicamente, ma ciò non voleva dire che non l'avrei fatto psicologicamente, a modo mio. Le donne più grandi erano in grado di concepire il fatto di voler semplicemente provare, ma lei? Lei aveva bisogno di stabilità. Era giovane, certo, e probabilmente avrebbe avuto altre delusioni amorose... ma se a mollarla fosse stato un ventenne, l'avrebbe presa in maniera diversa. Oppure, sarebbe stata lei a mollarlo. Avrebbe vissuto le sue esperienze, com'era giusto che fosse, fino a che non si fosse sentita pronta.
Ovviamente esisteva la possibilità che sarebbe stata lei a stancarsi di me e lasciarmi, e magari a soffrire sarei stato io. Tuttavia era solo una possibilità. Com'era una possibilità il fatto che la lasciassi dopo averle fatto credere di volere una vera relazione. E da parte mia, non potevo permettere che delle “possibilità” e dei “se” guidassero il nostro rapporto. Non volevo essere io quello che avrebbe potuto farle ancora una volta del male.
Quando mi ero allontanato, ero rimasto nei paraggi per potermi assicurare che stesse bene, e avevo scritto a Robin di chiedere a Regina di andarla a prendere. Non mi ero mosso fino a che la ragazza non era arrivata, poi mi ero diretto a piedi verso il parco, vagando fino a che lo sfinimento non mi aveva costretto a sedermi sulla prima panchina lungo la strada.
Ero un vigliacco.
Non potevo negare di avere paura di ferire anche me stesso, oltre a lei. Ovviamente non era il sesso il problema, non era lei il problema... come le avevo spiegato, ero io. Temevo di affezionarmi, innamorarmi, e poi perderla.
Principalmente, tuttavia, temevo di non riuscire a gestire una ragazza così, un fiore delicato che aveva bisogno di scoprire che alcune mani si limitavano a sfiorare, non a strappare i petali con la forza. Aveva bisogno di qualcuno che sapesse dimostrarle cosa fosse l'affetto, quello vero, e anche l'amore. E quel qualcuno, non potevo essere io.
La vita mi aveva fatto troppi torti, torti che mi avevano reso l'uomo che ero. Un uomo imperfetto, pieno di insicurezze nascoste dietro alla sfacciataggine; un uomo guasto, danneggiato.
Per fortuna, Emma mi piaceva. Mi piaceva così tanto che per il momento preferivo rinunciare a lei piuttosto che farla soffrire a causa delle mie stesse ferite, ancora piene di spine. Sarebbe stato così, almeno fino a che non fossi riuscito a schiarirmi le idee e capire se avrei potuto farcela.
Con una fatica immensa estrassi il cellulare dalla tasca e toccai lo schermo per leggere l'ora: l'1.29. E faceva freddo, così freddo che il mio corpo stava tremando senza che neanche me ne accorgessi. Dovevo trovare un modo per tornare a casa, evitando ovviamente di chiamare Liam. Stavo troppo male per parlare con lui, per riuscire a spiegargli l'accaduto... stavo troppo male per essere giudicato, in quel momento. Me lo meritavo, certo, avevo ferito una ragazza meravigliosa, l'unica che fosse riuscita a farmi battere il cuore dopo che avevo deciso di spegnerlo.
Mi alzai quindi barcollante, imboccando la prima stradina e sperando che fosse quella giusta. Non appena mi fossi trovato in strada, avrei chiamato un taxi.
Quando le gocce di pioggia iniziarono a bagnarmi il viso, mi limitai a sospirare, troppo stanco per riuscire ad arrabbiarmi anche per quello. In fondo, era solo la ciliegina sulla torta del terzo peggiore giorno della mia vita.
Non volevo neanche pensare al fatto che, se le cose fossero andate diversamente, sarebbe stato perfetto.

 

***


EMMA POV

Non solo non ero riuscita a chiudere occhio, ma avevo negato il riposo anche a Regina, e mi sentivo terribilmente in colpa per questo. Era venuta a prendermi a mia insaputa, dato che quell'idiota aveva contattato Robin . Con quale coraggio osava preoccuparsi per me dopo il modo in cui mi aveva trattata, non riuscivo davvero a concepirlo. Non ne aveva il diritto.
Lei, invece, si era rivelata come sempre la migliore amica che potessi desiderare. Mi aveva abbracciata e riportata a casa, lasciandomi piangere sulla sua spalla e sopportando il mio sfogo fino alle 5 del mattino. Aveva concordato sul fatto che Killian Jones fosse una grande testa di cazzo e mi aveva aiutata ad insultarlo a dovere, tra una tazza di tè e una di cioccolata calda. Fortunatamente Henry aveva il sonno pesante ed ormai dormiva tutta la notte, avrei odiato disturbare anche lui per colpa di quello stronzo.
Dopo le 5 mi ero messa a letto per sfinimento ma, nonostante la stanchezza, non ero riuscita a dormire. Mi ero appisolata almeno una decina di volte, per poi svegliarmi dopo non più di 10 minuti. Alle 8, quindi, avevo convenuto che fosse inutile perdere tempo, e mi ero alzata a preparare una torta al cioccolato per potermi sdebitare.
Tuttavia, nulla aveva potuto distrarmi dal controllare il cellulare ogni 5 minuti, anche se sapevo bene che quel “mi farò sentire io” non voleva dire “ti chiamerò domani mattina”. Avrebbe potuto impiegarci giorni. Una settimana. O forse due. Oppure avrebbe potuto non richiamarmi mai più, perché esisteva chiaramente anche quella possibilità. Avrei dovuto fregarmene di lui e mandarlo a quel paese, ma ero troppo stupida per riuscirci.
Idiota. Ero stata una grande idiota a fidarmi e credere che avrebbe potuto accettare una persona tanto danneggiata. Avevo fatto il possibile per andare avanti, per non essere etichettata come “la povera ragazzina violentata”, eppure avevo fallito proprio con l'uomo che avevo creduto mi avrebbe capita meglio di chiunque altro.
-Emma! Non dirmi che hai passato qui tutta la notte, ti prego.
-Regina, buongiorno... No, mi sono alzata un'ora fa. Diciamo. Torta? Caffè?
-O... ok. Grazie. Hai una cera orribile. Non ne vale la pena per quello stronzo.
-Si vede che ho qualcosa che non va, mi piacciono sempre gli stronzi.- scrollai le spalle, correndo ad inserire la capsula nella macchinetta del caffè. Se non altro, questa volta mi ero scelta uno stronzo non violento... in compenso, però, era un codardo. Oppure un superficiale. Non ero tanto convinta di quel suo “il problema non sei tu”. Forse la spiegazione era la più semplice del mondo, nonostante avesse negato: forse temeva che non avrei mai voluto andare a letto con lui.
-Ecco qua.- esordii infine, posando la tazzina e la fetta di torta davanti a lei, che non aveva smesso di seguirmi con lo sguardo neanche per un secondo. Forse pensava che da un momento all'altro avrei sciolto la maschera di freddezza che avevo indossato e sarei scoppiata di nuovo. Non l'avrei fatto, per il semplice motivo che non ne avevo più le forze.
-Tu vuoi che ti scriva.
-Cosa?- borbottai, sedendomi a tavola con la mia colazione, con un doppio caffè forte. Non mi piaceva particolarmente berlo, ma stavolta ne avevo un gran bisogno.
-Oh, avanti... tieni il cellulare sempre sul tavolo, mentre hai fatto avanti e indietro per portare la colazione l'avrai guardato almeno una decina di volte.
Preferii ignorarla, e in risposta afferrai il telefono e lo lanciai sul divano, per dimostrarle che potevo perfettamente farne a meno... nonostante avesse ragione, come suo solito. Ma aveva ragione anche il mio istinto che mi diceva che quel giorno non avrebbe sicuramente chiamato, quindi era inutile stare lì ad ossessionarmi.
La mora si limitò quindi ad alzare gli occhi al cielo, e senza aggiungere altro si concentrò sul suo dolce. Non ero stata scontrosa con lei di proposito: dopo tutto ciò che aveva fatto per me, il minimo che meritava era la mia gentilezza, ma proprio non riuscivo a essere carina. Per quanto cercassi di non pensarci, mi tornavano in mente tutti i migliori momenti spesi con Killian, durante quelle poche settimane in cui mi aveva fatta sentire speciale... e normale. Mi aveva fatto credere che forse, avere una relazione non sarebbe stato poi così male. Mi aveva fatto battere il cuore come nessun altro, ed era arrivato a convincermi ad uscire con lui per un vero appuntamento. L'avevo baciato, e volevo baciarlo ancora... e per questo mi odiavo. Mi odiavo tantissimo.
-Emma... vuoi venire a lavoro con me stamattina? Per distrarti? Possiamo portare Henry...
-Ok. Grazie... penso sia meglio...- sospirai, cercando di ricacciare indietro le lacrime: ne avevo già lasciate uscire abbastanza la sera precedente.
-Senti, se provi a ricominciare a piangere ti do' una sberla. Se vuoi ancora avere a che fare con lui... abbi pazienza. Non dico in eterno, ma puoi aspettare qualche giorno. Magari dopo che avrà assimilato la cosa si farà sentire. Ieri non volevo dirtelo perché avevi bisogno di sostegno... e no, non voglio difenderlo, ha sbagliato e su questo non ci piove. Ma hai lanciato una pietra piuttosto pesante... e lui non era perfetto come credevi, non è stato capace di andare oltre fin da subito. Da una parte credo possa capirlo anche tu...
Così, Regina diede voce a ciò che non avevo avuto il coraggio di ammettere da sola. Ovvero, che in fin dei conti, la reazione di Killian non era poi così strana. La colpa era anche un po' mia, che mi ero fatta aspettative troppo alte nei suoi confronti. Ma lui era un uomo. Era solo un uomo e non poteva essere perfetto, nessuno lo era. Io di certo non lo ero.
Questa consapevolezza, però, non riusciva a farmi sentire meglio. Se solo avesse aspettato ancora un po', se solo mi avesse lasciato finire il discorso... forse sarei riuscita a fargli capire che quell'esperienza devastante non era che un ricordo, ormai. Anche grazie a lui.
-Vado a cambiarmi... e a preparare Henry. Ti dispiacerebbe scaldargli il latte con un po' di cacao?
-Lo faccio subito, tranquilla. Ma se tra 10 minuti non torni vengo a controllarti, e se ti becco a piangere...
-Ho capito! Non vado a chiudermi a piangere in bagno, non ti preoccupare.- borbottai, lasciandomi scappare un lieve sorriso. Meno male che c'era lei, con me. Odiavo aver litigato coi miei genitori per quello stronzo, ma loro non sarebbero stati in grado di consolarmi come sapeva fare lei. Per andare avanti a testa alta avevo bisogno di una spinta, e Regina era l'unica in grado di darmela.
Entrai quindi in camera di Henry leggermente più sollevata e lo trovai sveglio, in piedi nella sua culla a guardarmi coi suoi bellissimi occhioni scuri.
-Mamma pappa!
-Buongiorno anche a te, eh?- risi -Sei proprio come la tua mamma, pensi sempre alla pappa! Vieni qui... ti prepariamo e andiamo a mangiare!
Sollevandolo, mi resi conto di quanto peso avesse preso, e di quanto alto stesse diventando. Era proprio vero che i bambini crescevano a vista d'occhio, ogni giorno mi sembrava sempre più grande.

 

-Arrivederci signora, buona giornata!- salutai, per poi lasciarmi andare sfinita nella poltrona, vicino alla carrozzina di Henry. Era stata una mattinata pesante, i clienti erano stati molti, ma mi aveva fatto bene. Ogni volta che la mia mente cercava di spostarsi su di lui, qualcuno si avvicinava a farmi domande o chiedere consigli. In più dovevo anche tenere d'occhio Henry, nonostante si fosse divertito a scarabocchiare su dei fogli dietro alla cassa finché non si era addormentato. Come avesse fatto con tutto il baccano, era un mistero.
-Stanca, Swan? Ho appena ordinato hamburger e patatine, 15 minuti e ce li portano.
-Fantastico! Birre? Anche se i miei dicono che bevo un po' troppo ultimamente...
-Anche birre. Ti sei mai ubriacata “ultimamente”?
-No...
-Sei finita al bagno per vomitare per l'alcol?
-No...
-Allora non hai problemi di alcolismo, tranquilla. I tuoi sono solo... iperprotettivi. Un po' come tutti i genitori, d'altronde...
-Non puoi capire, Regina... tu sei sempre stata una ragazza... sai, normale. Io ho passato cose che... che hanno reso i miei... esagerati. Gli voglio bene, non mi lamento. È solo che mi ero stancata. Chiariremo, prima o poi... ma per il momento non ne ho voglia. Se mi facessi sfuggire qualcosa sull'accaduto, odierei i loro “te l'avevo detto”. Ho bisogno di tempo.- la guardai, per cercare di capire se stesse riuscendo a seguire il mio discorso contorto. Quella annuì seria, poi mi diede una pacca sulla schiena, con un leggero sorriso.
-Oh, senti. Ho invitato Neal a cena, ti dispiace?
-Neal? Oh... ok. No, non mi dispiace, certo, anzi.
Non mi dispiaceva, ma ero abbastanza sorpresa. I due si conoscevano bene ma non erano grandi amici, avevano davvero poche cose in comune per frequentarsi. Quindi, ovviamente, l'aveva fatto per me: avrei potuto parlare a Neal di Killian. Certo, ora che i suoi sentimenti erano chiari, forse non sarebbe stato il massimo... ma ci eravamo lasciati allegri, entrambi certi di voler rimanere amici. Forse sarebbe stato in grado di farmi capire qualcosa della mentalità del suo vecchio amico dato che, a quanto pare, lo conosceva da anni. E a giudicare da come la prima volta aveva cercato di mettermi in guardia da lui, conosceva molto bene almeno qualche lato della sua personalità.
-Mi sa che stanno arrivando i panini. Vai tu?
-Vado io, hai faticato abbastanza per stamattina...
-Già. Spero di riuscire a dormire stanotte che domani mi vedo con Cleo. Ha un caso...
Quella annuì arricciando le labbra, poi prese dei soldi dal portafoglio e si diresse verso il ragazzo delle consegne. Ovviamente non aveva ancora accettato il mio lavoro da cacciatrice di taglie, ma forse si sarebbe ricreduta quando le avrei esposto le mie intenzioni. Certo che ero proprio stupida... avevo parlato a Killian dei miei piani per entrare in polizia, e non alla mia migliore amica. Se almeno se lo fosse meritato, mi sarei sentita meno in colpa. Quella sera, però, non l'avrei annoiata coi miei discorsi... piuttosto, avrei cercato di strapparle qualche informazione sulla sua relazione con Robin e per quando avevano previsto di recuperare l'appuntamento saltato.

 

***


KILLIAN POV

-Senti Killian, è da ieri quando sei tornato che stai così. È davvero ora di portarti al pronto soccorso.
-Shhh...- mi lamentai, affondando la testa nel cuscino -Non urlare o mi scoppia la testa. E al pronto soccorso non ci vado, passerà da solo.
-Non sei mai stato così male da riuscire a stento ad alzarti per andare al bagno. E non mangi niente.
-Senti, non rompere. Lasciami dormire in pace, per favore.
-Bene. Ma se domani mattina stai ancora così, ti ci porto con la forza. Se questa Emma ti fa stare così, magari non avresti dovuto mollarla in quel modo.
Non risposi più, e mi girai su un lato chiudendo nuovamente gli occhi: lui non poteva capire. Avevo provato a spiegargli come mai fossi andato via, ma non avendogli rivelato il “problema” di Emma, non era così facile. E ovviamente non potevo parlargliene, perché faceva parte di un passato che la ragazza cercava di nascondere e aveva deciso di rivelare a me. Sapevo di essere stato orribile, ma ormai era andata così e non c'era nulla che potessi fare per rimediare almeno un po'. Non potevo chiamarla e dirle “Ehi, lo so che ieri sera sono stato uno stronzo, ma ti va di rimanere amici mentre penso a cosa fare?”. Oppure “Scusami per essere stato una merda, ma possiamo chiacchierare ogni tanto, scriverci...”. Non esistevano alternative, dovevo cercare di fare mente locale e provare a capire se esistesse una minima possibilità che sarei stato in grado di gestire una relazione del genere. Con la testa che mi scoppiava ogni secondo, però, mi risultava piuttosto difficile pensare. Ma non avevo alcuna intenzione di andare a perdere tempo in ospedale: non solo odiavo quel luogo, ma sapevo cosa avevo e sapevo di non aver bisogno di essere ricoverato per quello.
-Va bene, per ora vado. Inutile chiederti se vuoi cenare, vero?
-Già. Buonanotte.
-'Notte...- borbottò, per poi lasciarmi finalmente solo.
Se Emma non avesse passato quel che aveva passato, o almeno non me ne avesse parlato, probabilmente saremmo stati insieme anche in questo momento. Io avrei appena finito di lavorare e, se avesse accettato, avremmo fatto una passeggiata in centro... magari fermandoci ogni tanto a scambiarci dei baci. Dio, avevo assaggiato le sue labbra solamente per pochi istanti , eppure avevo una gran voglia di tuffarmi su di esse. E volevo accarezzarla, stringerla per sentire di nuovo quel calore che mi infondeva quando era tra le mie braccia.
Poi, però, per l'ennesima volta mi tornarono in mente i suoi grandi occhi verdi, tristi e colmi di lacrime per colpa mia. Era un tormento. Avevo una dannata voglia di gridare tutta la mia frustrazione e di spaccare qualcosa... invece non avevo neanche le forze per tenere gli occhi aperti.
Forse mia madre aveva ragione, dopotutto. Non per le ragioni che pensava lei, ma comunque sarebbe stato meglio non avvicinarmi a una ragazza così giovane. Non a lei. Avrei reso la vita più semplice ad entrambi, ma ormai era chiaramente troppo tardi. Mi ero preso per Emma qualcosa che andava oltre una semplice cotta, e sembrava che il sentimento fosse reciproco. Sarebbe stato tutto più facile se io fossi stato un uomo migliore, più stabile e con abbastanza certezze da poter essere sicuro di poter rendere felice una donna forte e fragile come lei.
Allungai esausto una mano verso il comodino per prendere l'ennesimo antidolorifico, nella speranza che facesse effetto almeno un po'. Mandando giù la pastiglia con un po' d'acqua, pensai che un mal di testa, in fin dei conti, non poteva durare per sempre. Prima o poi sarei stato abbastanza bene da avere la lucidità per riflettere seriamente sul da farsi con Emma.
E poi sentii bussare alla porta. Certo che Liam aveva proprio rotto: perché non si limitava a lasciarmi in pace e basta?! Ci voleva poi così tanto? Se avesse continuato mi sarei spostato in un hotel, mi sembrava l'unica soluzione adeguata.
-Che vuoi!
-Cosa voglio? Penso tu possa arrivarci da solo!
-Neal?- esclamai incredulo, scattando perfino a sedere quando mi ritrovai il ragazzo alla soglia- Poi si avvicinò a passo svelto senza tante cerimonie.
-Io mi sono fidato, Killian. Io sono innamorato di Emma ma le sono stato di supporto quando mi ha detto di essere interessata a te. Ho pensato che, in fondo, sei un bravo ragazzo, anche se sei un po' complicato... ad aver saputo che l'avresti trattata così, vi avrei allontanati a costo di farmi odiare! Sei un grande idiota, Jones! Emma non merita di soffrire così!
Poi, prima che potessi fare qualsiasi cosa per schivarlo, lo guardai colpirmi in viso con un pugno. Feci appena in tempo a sentirmi accecato dal dolore, prima che tutto diventasse nero.










 

Angolo dell'autrice;
Ciao, I'm back xD Siccome sono tornata da poco, ho postato qui perché avevo il capitolo pronto... solo da revisionare, diciamo. Nei prossimi giorni recupero le storie con cui sono rimasta indietro e vado avanti a scrivere il capitolo dell'altra ff, che posterò sabato o domenica.
La prima parte penso sia stata abbastanza "dura", ma non ho cambiato rating perché non ho voluto renderla più esplicita di così. Ma penso fosse questo il momento giusto di scoprire cosa ha passato Emma, ma soprattutto che genere di trauma è finalmente riuscita a superare... o quasi. Spero non sia stato "troppo", ho cercato principalmente di descrivere ciò che lei provava, più che l'accaduto di per sé...
Poi c'è Killian, che dopo averla lasciata lì si tormenta per come si è comportato. Sa di farla soffrire e questo lo fa stare malissimo, ma pensa anche che per il momento è meglio così... per evitare danni peggiori in futuro. Deve capire cosa fare, come comportarsi.
Emma, come credo sia normale, ha praticamente pianto tutta la notte... con Regina che le è stata accanto a consolarla. E' riuscita a tirarsi un po' su, ma non riesce a odiare Killian... sa che Regina ha ragione in fin dei conti, perché non è facile accettare su due piedi una cosa del genere. 
E poi... beh, Neal è arrabbiato per come Killian ha trattato la ragazza di cui è innamorato ma con la quale ha fatto un passo indietro perché vuole possa essere felice con l'uomo che davvero le piace. So che l'avete prima amato, poi odiato, poi "accettato"... sono curiosa di vedere cosa ne pensate ora ^^"
A presto, un abbraccio! :*

PS: Ovviamente recuperare OUAT è stata una delle prime cose che ho fatto. Ora come si aspetta fino a Marzo? ç_ç

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Capitolo 16
*** Clear the mind ***


NON è il capitolo nuovo, scusate <.< è che ultimamente posto dal cellulare, quindi poi appena provo a fare una modifica si incasina tutto... la buona notizia è che dal prossimo torno a postare dal pc. Per oscure ragioni l'antivirus non mi faceva entrare in EFP ma ho trovato la soluzione lol



 

Clear the mind









EMMA POV

Avevo provato ad andare avanti come se niente fosse: a fingere che non mi importasse poi così tanto. Dopo aver saputo da Liam ciò che aveva fatto Neal, avevo avuto l'impulso di correre da Killian e assicurarmi che fosse tutto a posto. Invece non avevo fatto nulla. Mi ero scusata in nome del mio amico e avevo riattaccato, non senza ricordare al fratello maggiore che non c'era nulla che potessi fare fino a che il suo fratellino non avesse preso la sua maledetta decisione.
E avevo sperato che quella decisione l'avrebbe presa, alla fine. Che mi avrebbe chiamata per chiedermi di vederci per parlare a quattr'occhi e cercare di trovare una soluzione insieme. Credevo fermamente che fosse abbastanza adulto da essere in grado di arrivare a quella conclusione... o, perlomeno, da farsi sentire. Forse era come dicevano i miei ed ero cresciuta troppo in fretta, ma avrei preferito un rifiuto chiaro piuttosto che continuare ad aggrapparmi alla speranza che che cambiasse idea da un giorno all'altro.
Volevo una risposta. Un chiarimento.
Se fosse stata diversa da quella che speravo, ci sarei stata male e lo sapevo. Però preferivo sapere.
Invece erano trascorsi già dieci dannatissimi giorni: dieci giorni e neanche un piccolo messaggio, o uno stupido mi piace su Facebook. Nessun segno.
Ero stata fortemente tentata di essere io a scrivergli, ma Regina era riuscita a dissuadermi, perché era giusto che fosse lui a fare il primo passo stavolta - e aveva ragione.
Lei, nel frattempo, era uscita due volte con Robin ed era stata molto bene, mentre le mie giornate andavano di male in peggio. Ero talmente distratta che alla boutique mi era capitato più volte di sbagliare a lasciare il resto.... per non parlare del mio lavoro come cacciatrice di taglie. Con Cleo avevamo lavorato a due casi in quei giorni, ed il primo era andato discretamente bene... più o meno. Avevo ottenuto i risultati desiderati, alla fine, ma solo un terzo delle foto che avevo scattato all'uomo con la sua amante erano venute bene. E quello era il più facile dei compiti che Cleo mi assegnava, ormai avrei dovuto essere capace di farlo con gli occhi chiusi.
Poi avevamo lavorato ad un'operazione un po' più complicata, che aveva richiesto lunghe ricerche e di conseguenza una buona dose di concentrazione. La donna era stata incaricata da un membro della Camera dei Lord in persona di rintracciare la figlia e riportarla a casa. La ragazza aveva 18 anni ed era fuggita di casa insieme al fidanzato, che a detta del padre spacciava droga. Il nostro compito era stato di trovarla e sistemare la faccenda senza far trapelare alcuna notizia, dato che l'uomo avrebbe potuto rimetterci la carriera. Avevo rivelato alla mia mentore di trovarlo ipocrita, dato che era più interessato alla sua immagine, ma in fin dei conti desiderava comunque il bene della ragazza.
Quando avevo interrogato un suo amico che avrebbe potuto condurmi ad una pista, però, mi ero lasciata sfuggire una parola di troppo ed era saltato tutto. Grazie al cielo si era rifatto vivo lasciando un bigliettino davanti allo studio di Cleo, ma entrambe sapevamo che sarebbe potuta finire male.
-No- decisi quindi, quando la donna mi allungò una busta con parte del compenso -Io non ho fatto praticamente niente. Anzi, per poco non mandavo tutto a quel paese...
Quella scosse la testa, e ignorando la mia richiesta me la lasciò davanti.
-Sei stata distratta in questi giorni ma mi hai aiutata, Emma. Tremila sterline possono farti comodo, non capita spesso di lavorare con un Lord. Ti ho dato un terzo del compenso, non la metà... quindi accettalo.
-Non credo di meritare neanche cento sterline, figuriamoci tremila- sbiancai, aprendo la busta di carta certa che mi stesse prendendo in giro. Non le contai, ma c'erano davvero tante banconote da 100 ed io ero così stralunata che neanche fui scossa come lo sarei stata in una situazione normale. Tremila sterline, cavolo. Non avevo mai preso così tanti soldi in un mese intero con lei! Era già tanto quando riuscivo ad arrivare alla metà. Perché non ero in procinto di svenire, avere un attacco di panico o qualcosa del genere?
-Emma... sono stata discreta perché so che non ti piace aprirti. Ma... c'è qualcosa che non va? Ti andrebbe di parlarmene?
-C'è qualcosa- sbuffai -C'è che ho detto a quel coglione di Jones al nostro primo appuntamento di essere stata violentata, e lui è praticamente scappato promettendo di farsi sentire. Invece niente! E io sono così stupida che me ne sono andata di casa e vivo con Regina perché i miei non volevano che lo frequentassi. Va tutto bene, decisamente. Meglio di così non potrebbe andare!- mi sfogai, prendendomi la testa tra le mani dopo aver dato un pugno sulla scrivania.
Non ero solita straparlare in quel modo, ma stavo davvero scoppiando ormai. Forse, in cuor mio, speravo che Cleo mi desse qualche dritta diversa da quelle di Regina. Ma ovviamente non l'avrebbe fatto, perché erano tutti buoni consigli.
-Oh. Magari... gli serve più tempo?
-Gliene ho dato abbastanza, cazzo! Vuole un anno?! Io sono stata violentata e non lui! Dovrebbe essere un mio problema invece non lo è! Ci andrei pure a letto!
Ok, quelle ultime parole non avevo decisamente programmato di pronunciarle. Mi morsi il labbro nervosa e abbassai lo sguardo, a riflettere se fosse effettivamente così. Ci sarei andata a letto? Forse così su due piedi no. O meglio, non sapevo dirlo; dopo l'accaduto non avevo avuto veri e propri momenti intimi con un ragazzo, non sapevo quale sarebbe stata la mia reazione. Ma ero certa, invece, che se avesse avuto un po' di pazienza mi sarei lasciata andare, alla fine. Erano ormoni come dicevano i miei? Forse. Pazienza. Era un uomo attraente e non c'era nulla di male in questo.
-Io non so come stanno le cose tra voi, ma posso consigliarti di aspettare ancora un po'. Poi, se ancora non si fa sentire, potresti fare il primo passo e andare a chiedergli spiegazioni.
-E' la soluzione più razionale... vero?
-Vero- sorrise -Non ho figli, Emma, ma riesco ugualmente a vedere che sei una ragazza molto matura per la tua età. Sono certa che si risolverà tutto... soprattutto se questo ragazzo ti piace davvero.
-Hai ragione... e sì, mi piace- ammisi a voce bassa -E' per questo che sto andando fuori di testa ma so anche che non serve a niente. Non sarai madre ma... saresti brava.- sorrisi infine, alzando lo sguardo. Ed era totalmente vero, per me lei era molto più di una mentore. Era una donna che sapeva farsi gli affari suoi ed essere discreta, ma nei momenti del bisogno c'era sempre stata per me. A modo suo, in punta di piedi, non mi aveva mai abbandonata. Ed ora lo stava dimostrando per l'ennesima volta. Non mi riempiva di domande, non mi giudicava... mi aveva dato il consiglio più giusto per me. E sì, era lo stesso di Regina, ma ciò non voleva dire che avesse meno valore.
-Grazie. Metterò i soldi da parte per l'addestramento, magari. Ora credo... credo passerò a casa a cercare di risolvere almeno uno dei miei problemi...
-I tuoi genitori.
Annuii, per poi dare una distratta occhiata al cellulare, il cui schermo si illuminò con un messaggio.
E il mio cuore perse un battito.

 

***


KILLIAN POV

Il terzo giorno senza iniezioni, era decisamente il giorno giusto. Mi sentivo molto meglio fisicamente e l'emicrania ora non era che un lieve mal di testa. Lo stesso non poteva dirsi dei miei altri problemi, dato che non sentivo Emma da dieci giorni. Per colpa mia, ovviamente... e non avevo affatto biasimato Neal per quel pugno. Anzi, avrei voluto colpirmi anche da solo, perché era stata la conferma che la ragazza ci fosse rimasta molto male. Liam era stato contento che avessi perso conoscenza, così aveva trovato una scusa per portarmi in ospedale, dove mi avevano tenuto 24 ore sotto flebo. Poi mi avevano lasciato tornare a casa, ma per cinque giorni avevano mandato un'infermiera a farmi iniezioni di non-so-cosa, perché l'emicrania era stata più forte del solito. Nonostante tutto, però, secondo le molte analisi non avevo nulla che non andasse, si era trattato semplicemente di un caso sfortunato.
Avevo provato a riflettere sul da farsi con Emma, ma era stato impossibile... così avevo deciso di dare retta a Liam, una volta tanto, e aspettare che la mia testa stesse meglio prima di prendere qualsiasi decisione. E aveva ragione, anche se era stato difficile. Il tempo trascorso lontano da lei mi era servito a capire quanto effettivamente quello passato insieme fosse speciale. Mi ero reso conto che erano anni che non stavo bene come quando ero con quella ragazza... e questo pensiero, per la prima volta, mi dava speranza. La speranza di poter essere un uomo migliore... un uomo migliore per lei. Per questo motivo, avevo deciso di fare una cosa che avevo fatto una sola volta nella vita, quando avevo chiesto a Milah di sposarmi: chiedere consiglio a mia madre. Così le avevo mandato un messaggio perché mi chiamasse su skype, in modo tale da poter parlare più tranquillamente. Ero troppo confuso per riuscire a prendere una decisione da solo - o almeno per convincermi che ciò che avevo in testa fosse la scelta giusta.
Non appena il desktop si illuminò, neanche aspettai che partisse la suoneria: risposi immediatamente, impaziente com'ero.
-Ciao tesoro, come ti senti?
-Ciao mamma, io sto bene.- tagliai corto -Tu?
-Io sto benissimo ma... non era una domanda di circostanza. Sei stato male per oltre una settimana... sarei dovuta venire, mi dispiace tanto...
-Tranquilla, non ce n'era motivo e adesso è tutto ok. Senti. Non è di me che vorrei parlare ora... Lo so che me lo rinfaccerai per sempre, ma voglio... vorrei parlarti di una ragazza. Per... un consiglio.- ammisi. Tanto valeva sputare subito il rospo, aspettare non mi avrebbe di certo aiutato a vergognarmi meno: parlare della mia salute avrebbe solo rubato tempo prezioso.
Come mi aspettai il suo volto si allargò in un gran sorriso, e ringraziai di non aver acceso la luce perché ero piuttosto certo di essere arrossito. Non ero uno che andava a parlare di ragazze con la propria madre, e lei non me lo faceva più pesare da anni. Si era abituata, sapeva che ero semplicemente fatto così e che preferivo gestirle da solo certe cose. Ma non ora.
-Si tratta sempre della stessa, vero? Emma, se ricordo bene.
-Sì, Emma...- borbottai, al limite dell'imbarazzo. Iniziai a credere di avere avuto una brutta idea, non sapevo neanche dove cominciare. Di lei conosceva solo il nome, l'età, e il fatto che avesse un figlio. Praticamente nulla, non le avevo mai raccontato delle nostre uscite.
Dovevo dirle che Emma mi piaceva, o raccontarle tutto fin dall'inizio? L'intera faccenda mi faceva tanto sentire un ragazzino in piena cotta adolescenziale, e la cosa mi imbarazzava da morire.
-Questa Emma ti piace e non ci vuole un genio per capirlo- iniziò lei, rompendo il silenzio -Perché non mi dici semplicemente qual è il tuo dubbio...
-Fosse solo uno- feci con una risata nervosa -Senti è complicato, forse dovrei pensarci da solo.
-Sono tua madre, Killian. Né ti giudicherei, né ti prenderei in giro, né niente... al massimo potrei esserti d'aiuto. Tanto vale “rischiare” a questo punto, non credi?
Non aveva tutti i torti. Cosa avevo da perdere?


-E' stata violentata...
-Cosa? Io non ho detto questo.
-Killian, ho oltre 20 anni più di te... “ha subito un orribile trauma”, in queste circostanze...
-Ok, ok. È così. È questo il problema.
Alla fine le avevo raccontato tutto, fin dal principio. Avevo deciso che fosse la cosa migliore da fare, dato che avevo disperatamente bisogno di un consiglio il più obiettivo possibile. Certo, avevo sorvolato su qualche dettaglio “irrilevante”, ma sapeva quanto bastava. Anzi, molto più del dovuto, dato che aveva intuito anche quel dettaglio che avevo deciso di sorvolare per rispetto verso la ragazza, che si era aperta con me su una questione tanto delicata.
-E esattamente... sarebbe? Pensi non possa farcela a gestire una relazione, nonostante tutto ciò che ha detto?
-No mamma, il problema non è Emma. Il problema sono io. Non so se io sono in grado di gestire una relazione con una ragazza... così. Voglio dire, lei è meravigliosa ma temo di farla soffrire, di farle del male involontariamente... e mi odierei, se dovesse succedere.
-Il solo fatto che ti preoccupi così tanto per lei la dice lunga.
-Tu... hai superato la faccenda con... papà?- le domandai a bruciapelo, trattenendo il respiro. Da anni non l'avevamo più nominato, neanche una sola volta, ma lei era l'esempio più simile ad Emma su cui potessi basarmi. Non era la stessa cosa ovviamente, non del tutto, ma magari mi avrebbe aiutato a capirci qualcosa. Era effettivamente possibile superare un trauma del genere e ricominciare con un'altra persona? Oppure non c'era modo di ricucire totalmente quella ferita?
-Stasera esco col professor Hawkins. È il terzo appuntamento, ormai.
Silenzio. Rimanemmo a guardarci attraverso lo schermo del computer, fino a che non resistetti più e sorrisi. Mi piaceva il professor Hawkins, era davvero un brav'uomo e molto galante. L'ultima volta che ero stato a Drogheda, da parte sua aveva ricevuto un bellissimo mazzo di rose rosse per il compleanno. Ma quando avevo provato a farne parola, non mi aveva detto nulla.
-Quindi... tra voi...
-Si può andare avanti, Killian, se è questo che vuoi sapere. Ho smesso di soffrire tanti anni fa per tuo padre. Non sono uscita con altri uomini semplicemente perché non avevo mai incontrato qualcuno che mi piacesse.
-E lui ti piace. Pensi... pensi possa renderti felice? Liam sa di tutto ciò?
-Non lo sa. Io volevo aspettare di vedere come va prima di parlarvene, ma a questo punto... sì, penso possa rendermi felice. Lo conosci più o meno, sai com'è... ma non parliamo di me.
-No, cosa dici! Sono davvero contento che tu abbia trovato qualcuno, sono certo che potrà funzionare tra di voi! Magari la prossima volta che veniamo a trovarti lo inviti a cena.
-Sì... va bene. E tu magari porti Emma. Tesoro, tu ti sottovaluti, sei cresciuto e sei diventato un uomo fantastico, non potrei desiderare di più! Già mi piace questa ragazza, ci ha visto lungo... non fartela scappare, io so che te la caverai alla grande. Parlale, esponile le tue paure e vedrai che andrà tutto bene. Penso che per lei non sia facile, ma sarà fortunata ad avere accanto qualcuno che ci tiene così tanto, che la apprezza per com'è. Voi uomini spesso non capite che ci basta poco...
E improvvisamente mi sentii più leggero, come se fossi appena riemerso da una vasca piena d'acqua in cui ero stato in apnea per giorni. Aveva ragione, potevo farcela. Emma mi aveva confidato quella parte del suo passato perché si fidava di me. Era voluta uscire con me, perché si fidava. E io le avrei dimostrato che aveva fatto bene, a costo di doverle chiedere scusa un milione di volte.
-Grazie mamma, ti voglio bene!
-Anch'io ti voglio bene, tesoro. Ora devo mettermi a correggere dei compiti in classe... ricordati che chiedere scusa con una scatola di cioccolatini aiuta sempre!
-Lo terrò a mente. Ci sentiamo!
Chiusa la chiamata, decisi che quella di chiedere aiuto a mia madre era stata la migliore idea di sempre. Se avessi deciso di fare di testa mia, probabilmente avrei finito per rovinare tutto ancora una volta: non mi sarei fidato di me stesso. Invece lei era riuscita, come sempre, a far leva su quel lato forte e determinato di me che mi aveva convinto di poterci riuscire. Avrei lottato per quella piccola donna che mi aveva fatto battere il cuore senza neanche rendersene conto. In cambio, avrei scacciato i fantasmi del suo passato e avrei fatto il possibile per cercare di renderla ogni giorno sempre più felice.
Sarebbe durata? Nessuno potevo saperlo, non c'era nulla di più imprevedibile del futuro. Quel che era certo, però, era che ce l'avrei messa tutta. Non avevo più paura del futuro.
Con un nuovo entusiasmo, presi il cellulare ed iniziai a digitare un messaggio.


***


EMMA POV

“Ciao Emma, come stai? Voglio assicurarti che so di essere stato un coglione, non ho scusanti per il modo in cui mi sono comportato con te. Mi dispiace davvero, davvero tantissimo, anche se tutte le scuse del mondo non basterebbero a farti capire quanto sono dispiaciuto. Non mi sto discolpando ma in questi giorni sono stato male, ho fatto anche un salto all'ospedale... e non avevo la mente lucida per riflettere. Non volevo rischiare di peggiorare ulteriormente la situazione. Se non mi odi troppo, che ne dici di vederci domani pomeriggio per parlare? Alle 17.30 davanti al London Eye. Non devi rispondermi subito, se non vuoi. Sarò lì ad aspettarti. Killian”
Con la consapevolezza che forse, finalmente, le cose sarebbero andate per il verso giusto, ero arrivata a casa dei miei genitori a cuor leggero e piena di ottimismo. Se avesse voluto dirmi che aveva deciso di lasciar perdere, non mi avrebbe mai dato appuntamento davanti al London Eye, ne ero certa. Tuttavia, avevo deciso di non rispondere: meritava di rimanere almeno un po' in attesa, io l'avevo fatto per ben 10 giorni! Una piccola vendetta personale non avrebbe fatto male a nessuno, in fin dei conti.
-Emma!
-Ciao mamma. Non ero sicura ci fosse qualcuno a casa...- borbottai con un sorrisetto, alla sua espressione stupita. Conoscevo gli orari dei miei e sapevo bene che anche alle 8 di sera c'era la concreta possibilità di non trovarli a causa del lavoro. Ma non avevo voluto lasciare messaggi.
-C'è anche papà. Entra tesoro... lo sai quanto ci hai fatti preoccupare?!
-So che Regina vi ha tenuti aggiornati...- alzai gli occhi al cielo, entrando in casa. La mia amica ovviamente non mi aveva detto nulla, ma ero certa che se i miei non avessero avuto notizie, già molti giorni fa me li sarei ritrovati alla soglia della mia nuova casa. Loro o la polizia.
-Emma, tesoro!- sentii esclamare mio padre, un attimo prima che venisse ad abbracciarmi. Io ricambiai la stretta, anche se non ero certa che avremmo saputo risolvere i problemi pacificamente.
-Sono venuta a chiedervi scusa. Per il modo in cui mi sono comportata con voi.- dissi quindi, rimanendo concentrata a studiare le loro reazioni. Sembravano combattuti come me.
-Volevamo darti tempo, per questo ci siamo accontentati di sapere da Regina che stavi bene...
-Lo apprezzo... davvero- annuii. Poi, silenziosamente, ci dirigemmo in salotto per poterci mettere comodi. Non avevo pensato bene a cosa dire, ma mi sentivo così bene che ero certa di riuscire ad improvvisare in qualche modo.
-Io volevo parlarvi del mio lavoro... è solo che non volevo vi preoccupaste, perché... lo fate già troppo. E sì, avete tutte le ragioni del mondo ma... non volevo pesarvi ulteriormente.
-Pensavi ti avremmo costretta a smettere?
-Non avreste potuto, sono maggiorenne- ricordai a mio padre, al che arricciò le labbra. A nessuno dei due andava a genio il fatto che ora fossi libera di prendere le mie decisioni da sola, ma era così e non vedevo alcun motivo di fare finta che non lo fosse. Era meglio mettere subito le carte in tavola, perché il fatto che volessi scusarmi non voleva dire che avrei accettato di fare a modo loro.
-Ma... perché? Hai voglia di... di correre rischi come reazione alla nostra iperprotettività?
-Ma no... ok all'inizio forse un po'- ammisi -ma mi piace davvero, e poi non è così pericoloso. Perlopiù scatto fotografie, faccio ricerche e parlo con le persone. La mia mentore non mi manda in azioni pericolose. E ha accettato di addestrarmi perché possa provare ad entrare in polizia.
-Polizia?!- esclamò turbata mia madre, scambiandosi un'occhiata col marito. Preoccupazione. Ancora una volta preoccupazione. E pensare che avevo creduto avessero capito che non ce ne fosse bisogno, ormai. Non ero più una bambina.
-Sì. Ho un anno per decidere se è davvero ciò che voglio ma... penso di sì. Avete sempre voluto che trovassi una vocazione... beh, credo di averla trovata.
-Proprio non... non ti ispira niente di più tranquillo? Voglio dire...
-No papà, mi dispiace.
-D'accordo- intervenne a sorpresa mia madre -C'è un anno. Un anno in cui tu potrai cambiare idea o... in cui noi dovremo abituarci a convivere con la tua scelta.
-Ma Mary Margaret...
-No, David, ha ragione Emma. Anch'io vorrei che la sua aspirazione fosse di... andare al college a studiare, che so, economia... qualcosa che la tenga al sicuro. Ma non è ciò che vuole lei.
Osservai i due guardarsi intensamente, fino a che mio padre non cedette e annuì. E il mio cuore si riempì ulteriormente di gioia, perché nonostante tutto, consideravo importante il sostegno dei miei genitori. Li amavo, li avevo sempre amati, e nulla mi avrebbe fatto stare peggio che vivere la mia vita senza averli a fianco. Un loro rifiuto non mi avrebbe fatto cambiare idea, certo, ma non sarei mai stata totalmente felice, se avessi perso il loro sostegno.
-Grazie. E non vi dovete preoccupare, io... io so badare a me stessa anche grazie a voi. So che non ve ne rendete ancora conto ma... sono cresciuta. E sì, mi ha aiutata anche questo lavoro, mi ha “costretta” a combattere alcune mie paure, mi ha spinta ad essere coraggiosa...- cercai di spiegare, anche se non sapevo bene come farlo perché capissero pienamente. Non andavo a sparare alle persone e tanto meno le rincorrevo – di solito – ma il contatto con così tanti sconosciuti, tutti diversi tra loro, era stato fondamentale per la mia crescita.
-Quindi tornerai a casa.
-Non ho detto questo, ma... nel caso, voi la smettereste con questa storia di voler mettere parola su chi voglio frequentare?
-Non... avete rotto?
-Cosa? Che vi ha detto Regina?
-Regina? Niente. Ma allora... allora avete rotto...- constatò mia madre, e io mi maledissi per aver parlato. Era chiaro che Regina non poteva avergli detto nulla, che cosa andavo a pensare? Loro, invece, perché erano tanto convinti che io e Killian avessimo rotto? Pensavano fossi tornata con la coda tra le gambe perché loro avevano ragione e io torto?
-No. Abbiamo avuto una piccola complicazione, ma penso risolveremo.- biascicai, incrociando le braccia al petto -Anzi, ne sono sicura.
-Ha osato metterti le mani addosso?!
-Tutto il contrario! Lui è... è meraviglioso, con me. Non potete capire. Voi vedete solo quello che volete vedere, giudicate un ragazzo senza neanche conoscerlo.
-Un uomo di 30 anni con una ragazzina di 18. Sono fatti...
-Bene. Ho fatto male a venire. Tolgo il disturbo.
Il sangue mi ribolliva nelle vene, e non sapevo se odiare più loro o me stessa per aver creduto che qualche giorno di lontananza avrebbe potuto fargli cambiare idea. Come avevo potuto essere tanto ingenua?
-Emma, aspetta!- esclamò mio padre, rincorrendomi e afferrandomi per un braccio, prima che potessi uscire di casa.
-No! Che genitori siete?! Vorreste che l'unico ragazzo che mi piace davvero mi lasciasse, solo perché non piace a voi! Vi rendete conto?! Non tornerò più in questa casa fino a che continuerete a ragionare così.- conclusi, liberandomi dalla presa e uscendo di corsa, seguita dai due. -Ovviamente potrete vedere Henry, ci sentiremo o ci scriveremo per organizzarci. Buonanotte!
Detto questo, approfittai del semaforo arancione per attraversare alla svelta e raggiungere il mio maggiolino, così da poter tornare a casa e concentrarmi sulle cose belle che avevo. Volevo abbracciare Henry, giocare con lui, e poi condividere con Regina la lieta notizia che avevo ricevuto. Mi avrebbe indubbiamente dato della stupida per una felicità dovuta ad un semplice messaggio, dato che ero certa che secondo lei avrei dovuto farla pagare all'uomo in qualche modo, tenerlo sulle spine per un po' e solo dopo tornare, a testa alta. Ma sarebbe ugualmente stata felice per me, non come i miei carissimi genitori.
-Emma, torna indietro. Parliamone. Proviamo a parlarne, d'accordo? Ti prego!- tentò mia madre, al che mi voltai: stava piangendo. Forse ero insensibile, o semplicemente ero una stronza, ma non mi fece pena. Quando io avevo tentato di parlarne, non avevano voluto.
-Non oggi. Mi dispiace. È inutile parlare se voi non volete provare a capire, non servirebbe.- affermai fredda, voltandomi di nuovo per tornare sulla mia strada.
-Per favore!
-NO! Basta, cazzo!
-EMMA!
Accadde tutto in pochi istanti. Fu quella piccola, apparentemente innocente, distrazione a essermi fatale. Avevo semplicemente voltato la testa per una frazione di secondo, ma tanto bastò perché non mi accorgessi del rosso che divenne verde per le auto che venivano dall'incrocio, le quali non avevano avuto tempo e modo di accorgersi di me.
Urla. Urla disperate.
Un dolore atroce.
E poi nulla.












 

Angolo dell'autrice;
Ciao, so che dovevo postare l'altra ma non ho avuto tempo per finire il capitolo, questo era pronto... entro oggi dovevo finire un racconto per un concorso in scadenza, quindi mi sono concentrata su quello xD Ho deciso di farlo all'ultimo e ho avuto solo 5 giorni per scrivere, ma vabbé lol era gratis con premio in denaro, quindi tentar non nuoce xD
Spero non mi odiate per aver fatto passare 10 giorni senza che Killian desse segni di vita ad Emma lol Però è stato male, e non era abbastanza lucido per pensare. Probabilmente avrebbe solo fatto altre cavolate, ora invece è stato intelligente e ha deciso di chiedere consiglio a sua madre. Hanno fatto una lunga chiacchierata e alla fine gli è stata d'aiuto per schiarirsi le idee... ha mandato un messaggio ad Emma, ma cosa avrà deciso? Lo vedremo.
Emma non è stata molto meglio di lui in fin dei conti... ci tiene più di quanto avrebbe immaginato, e quella lunga lontananza le ha fatto male, con lui che non si è fatto mai sentire. Ha parlato brevemente con Liam, ma poi non ha più voluto sapere niente. Quindi dopo 10 giorni si è sfogata con Cleo, che le è stata di grande aiuto... inoltre ha ricevuto 3000 sterline e un sms da Killian, il che le ha restituito un po' di vitalità.
Per quanto riguarda il chiarimento coi genitori, era davvero convinta che sarebbe andata bene... ed erano partiti per il verso giusto. Tuttavia non riescono ancora ad accettare pienamente il fatto che frequenti un uomo di 30 anni. Essendo lei molto impulsiva, quando si sono convinti ad accettare di parlarne era tardi... e a rimetterci è stata Emma. Per sapere cosa sarà successo, stavolta dovrete aspettare, mi dispiace xD Però ora nulla mi impedisce di andare avanti con l'altra storia, quindi sarà questione di 10 giorni/2 settimane per questa LOL
Grazie come sempre a tutti e... siccome voglio farmi gli affari vostri (sono impicciona, lo so), che serie avete intenzione di recuperare durante questo lungo hiatus? Io ho intenzione di vedere Sherlock, Black Sails, i nuovi 4 episodi di Gilmore Girls e voglio iniziare House of Cards... magari lo finirò anche, chissà.
Un abbraccio, e a presto :*

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Capitolo 17
*** A light at the end of the tunnel ***



 

A light at the end of the tunnel








KILLIAN POV

Non avevo idea di come fosse successo, Robin non me l'aveva saputo dire, ma non riuscivo a non pensare che fosse colpa mia. Forse, se le cose fossero andate diversamente, in questo momento saremmo stati insieme, con lei al sicuro tra le mie braccia. Non in ospedale.
Un incidente stradale: non riuscivo a crederci. Non poteva essere vero che la mia dolce, piccola Emma, stesse di nuovo soffrendo.
Con quale forza stessi guidando rispettando i semafori non sapevo dirlo, dato che avevo voglia di correre e raggiungere il prima possibile il St. Mary's Hospital – fortunatamente a pochi minuti da casa mia. Altrimenti, un incidente avrei potuto causarlo io.
Forse era stato un malinteso, forse l'avrei trovata lì a litigare con qualche dottore al quale giurava di stare bene, ripetendogli milioni di volte di essere stata presa di striscio.
O forse, stava lottando tra la vita e la morte e a causa delle mie maledette paure non avrei mai più potuto godere del suo bellissimo sorriso.
Strizzai gli occhi e scossi la testa per cercare di scacciare via quelle orribili immagini dalla mente e ripartii non appena il semaforo tornò verde. Dovevo essere razionale e lucido. Dovevo arrivare, parcheggiare e poi chiamare Regina al numero che mi aveva lasciato Robin.
Dopotutto, Emma Swan era la ragazza più forte che avessi mai conosciuto, ero certo che se la sarebbe cavata anche questa volta. Se avrebbe voluto o no vedermi, era un'altra storia. Ma non m'importava: al momento mi interessava solamente che stesse bene.
Fortunatamente riuscii a trovare subito parcheggio, e quando mi fermai mi resi conto di avere bisogno di fare una piccola pausa per respirare. Quindi mi poggiai contro lo schienale, chiusi gli occhi ed inspirai a fondo, per poi lasciar uscire l'aria lentamente. Il mal di testa era completamente sparito: la paura per Emma era così tanta che mente e corpo si erano concentrati esclusivamente su di lei.
Quando decisi di essere più o meno nel possesso delle mie facoltà mentali, estrassi il telefono dalla tasca e aprii la rubrica, per chiamare subito Regina.
“Pronto?”
-Regina, sono io. Sono arrivato, sono nel parcheggio.
“Jones... d'accordo, vieni all'ingresso e ti raggiungo tra un minuto. Intanto non andare nel panico, sembra che non sia nulla di grave.”
-Bene- sospirai -Arrivo e mi spieghi tutto.
“Sì, a tra poco” concluse e attaccò, senza darmi modo di aggiungere altro. Per non perdere ulteriore tempo saltai subito fuori dall'auto e mi diressi verso l'ingresso, ignorando il freddo pungente della tarda serata. Non avevo fatto neanche in tempo a procurarmi una giacca; chiusa la telefonata con Robin ero saltato giù dal letto e avevo indossato il maglione e il paio di jeans che avevo trovato sulla sedia, poi ero corso direttamente alla macchina. Nonostante quel vago “sembra che non sia nulla di grave”, non riuscivo ancora a stare tranquillo. Era stata investita? La stavano operando? Oppure si era semplicemente spaventata per un urto appena evitato?
-Jones! Robin mi ha detto che stavi arrivando ma non pensavo avresti fatto tanto presto!
-Abito qua dietro Regina, grazie per avergli chiesto di chiamarmi anche se mi sono comportato come un gran pezzo di merda...
-Sì, lo sei stato, ma nella tua mente contorta l'hai fatto perché pensavi fosse la cosa migliore.
-Sì, è così. Ma avevo scritto ad Emma e credo ci saremmo visti domani... come sta? Dimmi che sta bene, ti prego, è tutta colpa mia...
-Non è colpa tua. Beh, non direttamente...- spiegò, incrociando le braccia -Emma sta vivendo da me perché ha litigato per te coi suoi genitori. E tu la sera stessa la molli, cretino!- esclamò, colpendomi sul braccio. Tutto ciò che io riuscii a fare, invece, fu spalancare la bocca. Aveva litigato coi suoi genitori per me? Il giorno della nostra uscita? Perché non me l'aveva detto?
-Beh era tornata a cercare di chiarire ma le cose sono finite male, se ne stava andando e... ma sta bene- aggiunse subito, in risposta alla mia espressione impaziente -Non è stata investita.
Dopo aver tirato un grande sospiro di sollievo, le parole successive mi giunsero molto più leggere.
Suo padre si era gettato in tempo e l'aveva spinta via, prima che l'auto la colpisse. Lui stava bene, se l'era cavata con solo qualche ammaccatura e sbucciatura.
Ad Emma, tuttavia, era andata un po' peggio. Il padre non aveva potuto fare nulla per evitare che la figlia battesse la testa, anche se a detta dei medici non aveva subito traumi gravi: secondo le prime analisi si trattava di una commozione celebrale. Non aveva ancora ripreso i sensi, ma sembrava che nulla le impedisse di farlo a breve. L'unico problema permanente era una brutta distorsione del polso causata dalla caduta; secondo i dottori era stata molto fortunata a non essersi rotta nulla, ma la slogatura era stata abbastanza brutta e avevano dovuto immobilizzare la mano per bene.
-Grazie al cielo... temevo... temevo che... dio, non riesco neanche a dirlo
-Lo so, ma Emma è forte e lo sai. Come mai volevi vederla, comunque? Hai preso la tua grande decisione?- fece leggermente seccata, e non potei biasimarla. Poteva sembrare piuttosto presuntuoso da parte mia, aveva ragione.
-Sì, io...
-Bene. La prima a sapere cos'hai deciso dev'essere lei, non io. Ma Jones, prova solo a farle del male in qualsiasi modo e ti taglierò personalmente anche la mano destra. Chiaro?
-Chiarissimo- annuii, con una leggera risata -Non le voglio fare del male Regina, era l'ultima cosa che volevo e mi sento una merda. È una ragazza meravigliosa e non merita di soffrire.
-Bravo- fece compiaciuta, dandomi una pacca sulla spalla -Allora posso lasciarti andare da lei. I suoi sono andati a casa per recuperare delle cose e io potrei aver detto che a breve sarebbe passato a vederla suo fratello. Quarto piano stanza 236.
-Suo fratello?
-Sì, ora vai, mi ringrazierai un'altra volta!
Ma non avrei aspettato un'altra volta, visto il regalo che mi stava facendo: senza pensarci più di tanto la abbracciai e le stampai un bacio sulla guancia... in seguito le avrei offerto da bere, magari!
Quella sbuffò fingendosi schifata ma la vidi sorridere, mentre mi guardava correre verso l'ascensore. Non avevo ancora idea di cosa dire a Emma se l'avessi trovata sveglia, ma ero certo che avrei trovato le parole, in qualche modo. Per il momento mi bastava poter finalmente godere di nuovo della vista del viso angelico che tanto mi era mancato. Come avevo fatto a passare tanto tempo lontano da lei? Forse, se non avessi avuto quella micidiale emicrania a distrarmi, sarei corso a chiederle perdono in ginocchio il giorno successivo al mancato appuntamento.
-Sono suo fratello- mentii prontamente all'infermiera che mi bloccò con lo sguardo quando feci per afferrare la maniglia.
-Oh sì, entri pure allora, la signorina poco fa me l'ha accennato. Solo non la disturbi, non si è ancora svegliata.
-Certo, grazie mille.
Fu solo per non destare sospetti che entrai disinvolto, ma non appena mi chiusi la porta alle spalle mi poggiai contro di essa, incapace di muovere un muscolo. Le pareti della stanza erano color crema, mentre i pochi mobili presenti erano completamente bianchi, compresa la poltrona davanti al letto. Quel letto in cui la mia splendida Emma era stesa inerme, coperta fino all'altezza del petto, con le braccia lasciate fuori – di cui uno attaccato a una flebo. Il volto era ancora più bello di come lo ricordassi, nonostante i graffi sul lato destro della fronte che stonavano con la pelle candida come la neve. I capelli dorati erano sciolti, sparsi disordinatamente su tutto il cuscino, mentre sembrava semplicemente che la ragazza dormisse pacificamente. Si notava molto di più quanto effettivamente fosse giovane, in questo momento non le avrei mai dato più di 19 anni. Ma ciò non toglieva che fosse una splendida piccola donna.
Spinto da chissà quale forza, riuscii a fare qualche passo avanti fino a raggiungere il letto. Più la guardavo, e più il cuore mi batteva forte, incontrollato. E al tempo stesso mi faceva male. Faceva male vederla lì stesa, indifesa, nonostante oltre alla flebo avesse solo un polso fasciato e qualche graffio. Nonostante le parole di Regina, non avevo smesso di sentirmi in colpa: se non fosse stato per me, non avrebbe avuto nulla da chiarire coi suoi genitori.
Un bacio, però, glielo potevo dare. Un piccolo e casto bacino su quelle labbra socchiuse, che emettevano dolci respiri regolari. Avevo un disperato bisogno di capire come avrebbero reagito il mio corpo e la mia anima a quel contatto. La forte sensazione, quasi spaventosa, che avevo provato la scorsa volta, era stata reale oppure dovuta solo alla sorpresa? Ero davvero in grado di provare emozioni tanto intense a causa di una ragazza?
In più, sarei stato un ipocrita a non ammettere anche di avere semplicemente voglia di assaggiare quella bocca invitante, di cui ricordavo perfettamente la morbidezza e il sapore.
E allora, senza pensarci troppo per non riempirmi la testa di sensi di colpa, lo feci. Mi sedetti sul bordo del letto e mi chinai su di lei, fino a che le mie labbra non sfiorarono le sue.
In quel preciso istante il cuore sembrò uscirmi dal petto, perfino più prepotentemente della prima volta. Il respirò mi mancò, e le gambe divennero molli. Perfino i miei muscoli si immobilizzarono, e l'unica cosa che riuscii a fare fu continuare a baciarla, per quanto fosse sbagliato.
Mi sarei odiato. Mi avrebbe odiato. Eppure, in quel momento, sembrava la cosa più giusta da fare.
Fu così piacevole e intenso, che ad un certo punto mi sembrò quasi che stesse ricambiando. Come se la dolci labbra sotto le mie avessero iniziato ad assecondare i miei movimenti e baciarmi. Questo, fino a che una mano dietro la schiena mi fece capire di non stare sognando. Le dita affondarono sicure nella mia pelle, anche attraverso il maglione, e le labbra divennero sempre più affamate, desiderose di essere baciate, di baciare con forza.
Ancora una volta, la soluzione più semplice fu quella di ricambiare. Senza aprire gli occhi, senza dire nulla, semplicemente continuare a baciarla. Baciarla e sfiorarle il viso morbido. Fu così appagante, che ogni residuo di malessere fisico e mentale sparì, lasciando spazio al piacere.
-Era ora, Jones...- sussurrò lievemente, solleticandomi con quelle dolci parole.
-Baci bene per essere una novellina, Swan. Anzi... baci bene e basta- sussurrai sulle sue labbra, incapace di staccarmi. Che razza di strano incantesimo mi aveva lanciato?
-Anche tu non sei niente male...
-Lo so... anche se devo scusarmi. Non dovevo baciarti così di soppiatto, mi dispiace...
-Non dispiacerti, è stato un bel risveglio... almeno quando dormo hai coraggio di fare ciò che davvero desideri.
-Già. Mi dispiace da morire, tesoro, sono stato una vera merda...- ammisi, sollevandomi per poterla guardare in viso. Aveva gli occhi aperti e scrutava con curiosità i miei, come se stesse tentando di leggermi dentro. A questo punto, tanto valeva semplificarle le cose.
-Ho sbagliato, Emma. Mi sono comportato da ragazzino... da codardo. Mi hai aperto il tuo cuore, ti sei fidata e io sono scappato. La verità è che ho il terrore di farti soffrire, di non essere in grado di... di renderti felice.
-Credi che sia un'ingenua? Io lo so che non ci stiamo mettendo degli anelli al dito. Non so tu che idea ti sei fatto di me, ma... a me sta bene provare. Provare a vedere come va. Se va.
Con quell'affermazione mi spiazzò, ma neanche troppo. Tra i due, la più matura era lei e scoprii di non esserne sorpreso. In poche parole, avevo fatto un casino senza che ce ne fosse bisogno.
-Ora, vuoi dirmi in che stato sto? Sono stata investita? Mi fa male praticamente tutto ma non riesco a capire quanto è grave...
-Tranquilla splendore, nulla di rotto. So da Regina che tuo padre ti ha salvata in tempo... e tranquilla, ha detto che si è solo fatto qualche graffio- aggiunsi, per spegnere sul nascere il terrore nel suo sguardo. Poi le presi delicatamente la mano infortunata, che lei guardò sorpresa.
-Non è rotto, è slogato. A parte questo hai un paio di graffi... e sicuramente qualche botta. Dovrei chiamare un dottore ora, non so come funziona con la commozione celebrale...
-Non è grave- sospirò rilassata, stringendo piano le dita intorno alla mia mano -Ma ok, vai...
Annuii e mi chinai ancora a baciarle la fronte, ricambiando la stretta cercando di non farle male. Ovviamente non avrei voluto muovermi da lì, ma se non avessi chiamato un medico e i suoi genitori fossero arrivati, probabilmente mi avrebbero ucciso. Per parlare avremmo avuto tutto il tempo del mondo, ora, ne ero certo.


-Perfetto! È tutto a posto, Emma, ti è andata davvero molto bene. Al momento sembra che il trauma non abbia riportato alcun danno... è stato leggero. Se al controllo di domani mattina sarà tutto a posto, posso mandarti a casa; al massimo ti prescriverò qualche antidolorifico. Il polso però ha avuto un bello strappo... quindi ti consiglio di tenere la fasciatura rigida per almeno tre giorni. Poi dovresti passare per un controllo e se tutto va bene te la sostituirò con una più leggera da tenere una settimana. La fisioterapia non credo servirà, a meno che tu non abbia iniziato a praticare sport a livello agonistico...
-No, niente sport. Però... mmh, lavoro e... serve precisione. Pensa che serva... fare qualcosa?
-Vedremo, ma penso che al massimo ti darò una palla di gomma da stringere a casa. Ora, mi presenti questo “fratello”?
A quella domanda piena di allusioni, gelai sul posto: aveva capito che ero tutto meno che suo fratello? Se non altro, se fossi finito nei guai, almeno era valsa la pena.
-Oh... quindi lei sa che... beh, sì, certo che lo sa. Sono un'idiota. Killian, mia madre lavora qui e... beh non è che conosce bene tutti ma...- spiegò, rivolgendosi a me piuttosto imbarazzata -Mi dispiace, non è colpa sua o di Regina. Avrei mentito anch'io per farlo entrare. Lui... è... beh... è...
-Il fidanzato?
-No!
Se quel “no” così terrorizzato fosse uscito dalla bocca di qualcun altro, probabilmente mi sarei offeso. Da lei, tuttavia, fu adorabile, soprattutto unito all'intenso rossore di cui le si dipinsero le guance. La dottoressa sorrise, ma quando incrociò il mio sguardo io lo abbassai. A dirla tutta, non sapevo bene neanch'io cosa fossimo ora. Era la mia ragazza? O eravamo amici che volevano capire se potesse nascere qualcos'altro? Oppure... cosa?
-Tranquilla, cara. Normalmente potrebbero entrare solo familiari ma... sei maggiorenne. E poi mi sembra che questo ragazzo tenga parecchio a te, quindi eviterò di dirlo ai tuoi genitori.
-Grazie.
-Figurati. Adesso vi lascio soli... se hai bisogno di qualsiasi cosa, sai come fare.
-Certo, grazie ancora.
La donna sorrise ancora una volta, poi aspettammo in silenzio che uscisse e si chiudesse la porta alle spalle. Già, i genitori di Emma. Quelli con cui aveva litigato tanto da andarsene di casa, per colpa mia.
-Beh, allora io...
-Scusa, io...
Imbarazzante.
Ci bloccammo entrambi, guardandoci negli occhi. Lei arrossì, io mi limitai a mordermi il labbro.
Dalle parole della dottoressa e dalla sua risposta, avevo presunto che sarebbe stato meglio se avessi tolto il disturbo prima del ritorno dei suoi genitori. Non era il caso che causassi altri guai.
-Vai tu...- offrì.
-No, prima le signore.
Che poteva dirmi? Al massimo mi avrebbe chiesto di andar via, e nonostante non fosse ciò che volevo, sarebbe comunque stato ciò che avevo intenzione di fare.
-Scusa se ho... detto di no, in quel modo. È che...
-Che? Ma no... non... non ti preoccupare.
-No, è solo che io... io non lo so cosa siamo. Cosa siamo, Killian?
-Fidanzati non siamo, non ti preoccupare, non ti ho infilato un anello mentre dormivi- la rassicurai, riuscendo a strapparle una leggera risata.
-Ma non lo so. Dovremo prima parlare, credo. Seriamente, voglio dire. Di quello che è successo e di... quello che potrebbe succedere. Voglio dire, io sono sicuro- mi corressi subito -So a cosa vado incontro. Ma se tu cambiassi idea...
-Così mi offendi- intervenne, prima di darmi modo di aggiungere qualche altra stupidaggine -E poi potresti essere tu a tirarti indietro. Ci piacciamo e questo mi sembra evidente, a questo punto. Però, Killian... io non so che tipo di relazione potremmo avere. Io non sono un... un tipo fisico, diciamo. Non sto dicendo che non vorrei mai fare nulla, sia chiaro. È solo che...
-Di questo non ti preoccupare- la fermai, con un sorriso sghembo -Non sei un tipo fisico semplicemente perché non hai ancora avuto il piacere di toccare me!
Quella strabuzzò gli occhi e scoppiò a ridere, dandomi una botta sul braccio con la mano infortunata, solo per poi ritirarla con una smorfia ed un “Ahia!”, per continuare a ridere. Io, inevitabilmente, fui contagiato dalla sua risata e mi unii a lei. Ero un coglione, era vero, ma finché questo serviva a farla ridere non poteva che essere un punto a mio favore.
-Ok, senti- borbottò, cercando di ricomporsi -Lo so che dobbiamo parlare, ma ti dispiacerebbe se lo facessimo domani? Ora non ne ho voglia. E ho una fame...
-Ogni suo desiderio è un'ordine, principessa. Ora chiamo un'infermiera...
-No!- mi bloccò, prima che potessi premere il tasto di chiamata -Voglio fare un giro... mi accompagneresti di sotto? Ci sono i distributori coi tramezzini che mi piacciono.
-Sei... sicura di sentirtela? Non so se è il caso, sei dolorante, e poi la testa...
-Sto bene, ho bisogno di sgranchirmi un po'. Hai delle monete? Poi te le restituisco...
-Non dire sciocchezze, non devi restituirmi niente. Comunque se sei sicura, ok...- feci incerto, avvicinandole al letto le pantofole che probabilmente aveva portato Regina, insieme ad una busta con dei vestiti in modo che potesse cambiarsi l'indomani. Anche di quella questione, volevo parlare con lei. Del fatto che avesse lasciato casa dei suoi per me. Mi sentivo terribilmente in colpa a riguardo.
Dato che avevamo rimandato le chiacchiere all'indomani, tuttavia, mi limitai ad aiutarla. Fece quasi tutto da sola, io le diedi solo una mano ad infilare le scarpe e poi l'afferrai per un braccio fino a che non fui certo che fosse in grado di tenersi in piedi senza problemi.
-Peccato il pigiama... se avessi avuto il camice avrei finalmente avuto modo di ammirare quelle gambe da urlo che continui a nascondere...- constatai beccandomi un'altra botta, ma stavolta dalla mano sana. Punzecchiarla era sempre divertente.
Uscimmo dalla stanza in silenzio e quando istintivamente le cinsi la cinsi con un braccio, prima che mi potessi ritirare, lei poggiò la testa sulla mia spalla senza dire niente. Non fiatai nemmeno io e mi limitai a stringerle leggermente il fianco, camminando verso l'ascensore. Il suo corpo caldo contro il mio fu in grado di provocarmi i brividi perfino attraverso i vestiti, in un semplice abbraccio che di malizioso non aveva proprio nulla.


EMMA POV

-Come ti senti?- sussurrò tra i miei capelli provocandomi forti brividi, non appena le porte dell'ascensore si chiusero dietro di noi.
-Sto bene...- gli assicurai, alzando lo sguardo per pentirmene subito: qual era il segreto per sostenere quei grandi, penetranti, occhi azzurri? Non potevo neanche abbassare i miei, non volevo mostrarmi intimidita da lui.
-Bene. Mi hai fatto prendere un colpo, sai...
-Scusa. E scusa per... sai, volevo farti penare un po'. Sarei venuta, domani.
-Davvero?
Annuii con un sorriso, decidendo finalmente di ricambiare quella calda stretta che mi stava regalando. Dovevo lasciarmi andare, se volevo dimostrargli che una relazione con me non sarebbe stata poi tanto diversa rispetto a quella con una qualsiasi ragazza normale. In più, per quanto mi costasse ammetterlo, le sue braccia erano un luogo molto accogliente.
-Piuttosto... come mai sei stato in ospedale? Mica per il pugno di Neal? Non volevo dirgli niente, sai, è che Regina l'ha invitato a cena e io... mi spiace.
-Swan, rilassati!- mi fermò ridendo -Non finisco in ospedale per un pugno. Era... l'emicrania. Mi viene ogni tanto da quando ho avuto l'incidente... di solito è sopportabile e passa in un paio di giorni, ma stavolta è stato diverso. Probabilmente per lo stress... ma nulla di grave, è passata. Per quanto riguarda il pugno, invece, me lo sono meritato.
-Sì, non posso negarlo- risi insieme a lui, finalmente più tranquilla -Ma non sapevo soffrissi di emicranie, so che sono spiacevoli.
-Mi vengono molto raramente, non ti preoccupare. Tra spalle lussate e incidenti vari, la più sfortunata tra i due sei sicuramente tu!
-Non è mica colpa mia!
-Rilassati splendore, non ho mica detto questo. Ma ehi... sbaglio o siamo fermi?
-Ma che di... oh- borbottai, rendendomene conto solo in quel momento. L'ascensore era effettivamente fermo, e le porte ancora chiuse. Provai a premere il tasto d'apertura, poi provai nuovamente quello del piano terra, ma nulla da fare. Killian premette quelli degli altri piani per cercare di far muovere l'ascensore, ma non ci fu verso.
-Maledetta scatola di metallo!- si lamentò -Va bene. Tranquilla Swan, immagino che tra poco ci tireranno fuori di qui- aggiunse irritato, premendo il tasto d'emergenza.
-Sono tranquilla, perché non dovrei esserlo?- o forse non lo ero del tutto: essere rinchiusa in uno spazio tanto piccolo soltanto insieme a lui, mi stava creando scompensi emotivi e soprattutto fisici che non avevo previsto. Solo l'arrivo della dottoressa era riuscito a distrarmi da quel bacio tanto desiderato che finalmente ci eravamo scambiati, ma da quando era uscita non avevo fatto altro che desiderare di baciarlo ancora. Per questo gli avevo chiesto di rimandare la chiacchierata. Per potermi alzare e occupare la mente col cibo, in modo da smettere di sentirmi una ragazzina in preda agli ormoni. Avrei sicuramente preso le scale, però, se avessi immaginato che sarebbe andata a finire così. Neanche i dolori erano in grado di distrarmi!
-Beh, dopo la botta in testa e... il polso... forse... lascia perdere, sto dicendo idiozie. Sono stupido.
Forse non era stupido, ma c'era decisamente qualcosa che non andava. Lo guardai, per accorgermi che si era fatto nervoso senza un motivo apparente, e aveva incrociato le braccia tormentando la manica del povero maglione con la mano.
Ed allora la lampadina si accese.
-Sei claustrofobico.
-No- borbottò, per nulla convincente.
-Guarda che non c'è niente di male.
-Non ho paura degli spazi chiusi.
-Che c'entra la paura. So che non è paura, è...
-Non sono claustrofobico- insistette -E' solo che non amo molto gli spazi piccoli e chiusi. Tutto qui.
-Beh, a me pare la definizione di claustrofobia, più o meno...- gli feci notare, al che abbassò lo sguardo prendendo un gran respiro.
Ed io ero una grande idiota, invece. Era ovvio che soffrisse di claustrofobia! Era passato un po' di tempo, ma ricordavo di quando aveva raccontato di come aveva perso la sua fidanzata e la loro bambina. Erano venuti i brividi a me solo ad ascoltarlo, immaginandolo chiuso nella cassa della nave, durante la bufera, con la ragazza che gridava per il panico e per il dolore.
-Perché non me l'hai detto subito, Killian...
-Andiamo, Swan. Non è una delle prime cose che uno va a raccontare alla ragazza che gli piace. Non ho voglia che tu mi compati...
E poi lo baciai. Mi gettai al suo collo quasi con furia, eppure con consapevolezza: non c'era soltanto l'istinto a guidarmi, la mia mente era completamente accesa e, ogni secondo che passava, mi diceva che stavo facendo la cosa giusta. La cosa giusta più piacevole della mia vita.
-L'idea non era quella di compatirti- sussurrai sulle sue labbra, capace di allontanarmi di soli pochi millimetri -ma di distrarti. Posso?
-Distraimi quanto vuoi...- sussurrò con affanno -Sei una sorpresa continua, Emma Swan, e non hai idea di quanto la cosa mi piaccia.
Ne avevo idea, ne avevo eccome, perché il sentimento era reciproco, ma invece di rispondere lasciai che fosse lui a tornare all'attacco.
E quando capovolse la situazione, per la prima volta dopo anni mi sentii sicura e protetta anche con le spalle al muro. Anche con la sua bocca che premeva con forza contro la mia, la lingua che rincorreva la mia, le forti braccia che mi stringevano. Senza pensarci due volte, quindi, feci altrettanto e affondai le mani nella sua schiena, perfino incurante del dolore al polso sinistro. Ero piuttosto certa di non essere mai stata meglio in tutta la mia vita.
-Cosa diavolo sta succedendo qui! Emma! Jones, toglile le mani di dosso.








 

Angolo dell'autrice;
Ciao! Ebbene sì, posto in pieno pomeriggio u.u E' che ieri notte credevo di aver postato il capitolo invece no o.O si vede che all'ultimo non si è inviato... non lo so, o ci sono i fantasmi xD Vabbé.
Intanto buon anno, anche se con un po' di ritardo :) Ho lasciato da parte le ff per un paio di settimane, per recuperare serie tv... ma ora mi ci sono messa d'impegno e tornerò a pubblicare regolarmente!
Vedete che in fin dei conti non sono stata troppo cattiva? Killian ha saputo subito ed è corso in ospedale... e Regina l'ha aiutato ad entrare da Emma. E finalmente c'è stato un vero bacio, durante il quale si è svegliata... (beata lei xD) E' un po' ammaccata ma sta abbastanza bene, nulla di rotto e riesce pure a tenersi in piedi senza tanti problemi xD E soprattutto, questo casino li ha riavvicinati ancora più di prima.
Entrambi sanno di avere ancora molto da dirsi, da chiarire... ma sarà in un altro momento, magari tranquilli a casa...
Si è scoperto un altro piccolo retroscena su Killian, ma credo non fosse poi imprevedibile data la sua esperienza... però d'ora in poi potrebbe iniziare ad apprezzare gli spazi piccoli e chiusi :P
Lo stesso non si può dire per il poveretto che li ha beccato in pieno a sbaciucchiarsi senza ritegno in ascensore xD
Intanto credo di aver recuperato e recensito tutte le ff con cui ero indietro... ma ditemelo se mi sono persa qualcosa!
Buon inizio 2017, e alla prossima! Un abbraccio :*

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Capitolo 18
*** Sometimes, moving on can be easy ***


Sometimes, moving on can be easy






 


EMMA POV

-NO! Papà, fermo!
Feci appena in tempo a pararmi davanti a Killian, prima che mio padre gli tirasse un pugno o un calcio. O forse l'avrebbe spinto o direttamente riempito di botte, non ne avevo idea. Il suo sguardo assassino, in ogni caso, lasciava poco all'immaginazione.
Dal canto mio ero ancora scossa e speravo di non essere rossa in viso, dato che sentivo molto caldo: non avevo idea di come riuscissi a reggermi in piedi senza tenermi da nessuna parte. Non mi ero aspettata che quei baci andassero a finire in effusioni di un'intensità del genere... e ancor meno mi ero aspettata che mi sarebbero potute piacere così tanto. Ma non era il momento di pensarci.
I miei genitori rimasero qualche istante a guardarmi in silenzio, e io feci lo stesso. Dire che fossi in imbarazzo, non rendeva neanche lontanamente idea di come mi sentissi in quel momento. Essere beccata a sbaciucchiarmi come una ragazzina in calore era l'ultima cosa che volevo, e fino ad ora ero sempre riuscita ad evitarlo. Era assurdo che capitasse proprio adesso, con un ragazzo col quale non avevo neanche definito il tipo di relazione. Tutto era stato puro istinto.
-Come... come stai? Siamo venuti a portare i tuoi documenti...- farfugliò mia madre, mentre mio padre continuava a rimanere fermo con la mascella serrata. Aveva un cerotto sul lato destro della fronte, ma a parte quello sembrava in forma, per fortuna.
-Henry?
-Regina ha chiamato Will, se ne sta occupando lui...
-Ok. Bene. Grazie. Sto bene. Io... avevo fame. Solo che si era bloccato l'ascensore e...
-... e non vi siete accorti che era ripartito.
-Già- borbottai, voltandomi verso l'uomo ancora alle mie spalle -Beh... mamma, lui è Killian. Killian lei è mia madre, Mary Margaret...
-Piacere di conoscerla signora- fece leggermente imbarazzato, porgendole la mano. A mia sorpresa lei l'afferrò, e sorrise anche.
-Il piacere è mio, Killian.
Se fosse sincera non riuscii a capirlo, ma difficilmente riusciva a mentire, dunque supposi che il suo largo sorriso fosse un buon segno.
-E lui è mio padre...David- aggiunsi giusto per formalità, dato che lui non sembrava per nulla intenzionato a stringergli la mano – e tanto meno di volerlo conoscere. Stava resistendo dal colpirlo, però, e per il momento poteva bastarmi.
-Piacere...- borbottò Killian con un cenno del capo, consapevole di non essere ben visto. Se si ricordava di lui non seppi dirlo, ma a me di tutta quella storia non importava nulla. Forse gliel'avrei chiesto, prima o poi, per pura curiosità... ma era un'informazione non di vitale importanza.
-Bene... se... se pensate di rimanere, ci vediamo in camera tra 5 minuti. Prendiamo solo delle cose ai distributori. Volete qualcosa?
-No grazie, andate pure... a tra poco.
Annuii, e senza perdere altro tempo tirai Killian per una mano, trascinandolo il più lontano possibile da quella situazione imbarazzante. Mio padre era un bambino, ma non potevo far nulla a riguardo, erano affari suoi.
-Tuo padre mi odia- constatò, quando fummo a distanza di sicurezza.
-Non è che ti odia. È che non gli piaci.
-Ho fatto qualcosa?
-Non lo so. Cioé... sei stato in tribunale, qualche anno fa.- borbottai, odiandomi per dover tirare fuori quell'argomento che per il momento avrei decisamente preferito evitare.
L'uomo si pietrificò all'istante, facendo sì che mi detestassi ancora di più: ero certa che aveva fatto il possibile per lasciarsi quella storia alle spalle, si vedeva chiaramente che non era né un alcolizzato e tanto meno una persona violenta.
-A me non importa...- lo tranquillizzai quindi, sfiorandogli la guancia e facendo sì che mi guardasse negli occhi. Avrei mai imparato a rimanere impassibile a quello sguardo?
-Davvero, non mi importa e non voglio saperne nulla...- ripetei, cercando di sorridere -Solo che lui era l'avvocato del tipo che ti ha portato in tribunale e... beh, non gli piaci per questo. Pensa che tu non sia adatto a me e cose del genere.
-Oh... capisco. Beh, non ha tutti i torti. C'è un motivo se qualche giorno fa volevo allontanarmi.
-Vuoi uno schiaffo adesso o più tardi? Comunque te l'ho detto, parleremo di cose serie in un altro momento, non ora. Non oggi. Ora tira fuori gli spicci!- aggiunsi allegra, facendolo scoppiare a ridere. Com'era possibile che si vedesse come una brutta persona? Era così tenero con me, nonostante le battutine che avevo quasi iniziato ad apprezzare, ed ero certa che quella dolcezza non fosse una maschera che indossava per nascondere chissà quale oscurità. Sì, probabilmente ero una ragazzina che aveva perso la testa per un bell'uomo, e questo non potevo negarlo completamente... ma non era solo il suo aspetto ad attrarmi. Erano i suoi modi di fare e il suo carattere ad avermi colpita in primo luogo. Il suo modo genuino di porsi, nonostante tutto ciò che sapeva di me.
-Ecco qua, splendore. 10 sterline bastano?- fece infine, porgendomi le monete che afferrai per infilare subito nella macchinetta.
-Bastano e avanzano- gli assicurai. Scelsi quindi dei tramezzini con maionese e tonno ed un waffle, per poi passare al distributore delle bibite di Starbucks. Senza chiedergli nulla, presi due Frappuccini al caramello per poi porgergliene uno insieme ai centesimi di resto.
-Grazie, è il mio preferito!
-Grazie a te, i soldi sono tuoi. Andiamo?
-Andiamo. Oh e tra gli argomenti da trattare quando parleremo di cose serie, c'è il tuo discutibile non essere una persona fisica. Poco fa non mi è sembrato affatto!
-Cretino!- esclamai dandogli una botta con la mano fasciata. Un po' mi fece male, ma grazie alle sue lamentele fui certa di essere riuscita a farne di più a lui.
Poi ridemmo insieme. Mi sentivo viva come non ero mai stata, viva e felice. I miei genitori si sbagliavano, e anche lui si sbagliava: non c'era persona più giusta per me. Avevo ancora molto di cui liberarmi, mi serviva ancora un po' di tempo per riuscire a lasciarmi andare completamente, ma adesso avevo la certezza di essere sulla giusta strada.
Tutto questo, grazie all'antipatico e fastidioso Don Giovanni che quasi sei settimane prima aveva deciso di rompermi le scatole.


KILLIAN POV

Nonostante avessimo quattro piani da fare, Emma si rifiutò categoricamente di salire in ascensore, cosa che mi dispiacque molto. Gli spazi piccoli e chiusi erano decisamente piacevoli se c'era lei con me e, nonostante fossimo stati beccati in flagrante dai suoi genitori, erano stati dei minuti intensi ed estremamente piacevoli. La ragazza però se ne vergognava ancora, lo leggevo in ogni suo gesto, quindi decisi di non fare pressioni. Probabilmente era stato addirittura qualcosa di più inaspettato per lei che per me, dopotutto ero il primo ragazzo con cui iniziava a lasciarsi andare dopo ciò che quella merda le aveva fatto pochi anni prima. Ero felice, però, che accettasse volentieri le carezze con cui amavo sfiorarla ogni tanto... così com'ero felice del fatto che la mia vicinanza le piacesse e non la mettesse a disagio.
-Emma...- la fermai tuttavia, a pochi passi dalla sua stanza -Forse sarà meglio che io vada... non voglio farti litigare coi tuoi. So già che sei andata via di casa a causa mia, me l'ha accennato Regina.
-Oh... è... una storia complicata. Non è colpa tua, l'ho fatto per me. Non voglio che siano loro a decidere per me. Ma se vuoi vai, hai ragione, devi dormire...- sussurrò, con un velo di disappunto.
-Tesoro, io sarei più che felice di rimanere tutta la notte... sulla poltrona s'intende.- le assicurai, sfiorandole la guancia col palmo della mano. Non avevo né sonno, né voglia di andarmene: sarei più che volentieri rimasto seduto per tutta la notte ad ammirarla, senza stancarmi mai.
-Allora... ti andrebbe di rimanere? So che suona egoistico da parte mia, ma...
-Ehi- la bloccai subito -Non lo è. Certo che mi va di rimanere!
-Grazie- fece con un sorriso raggiante che non riuscì a contenere e col quale mi rese l'uomo più felice del mondo. Era in momenti come quello che ricordavo quanto fosse giovane e inesperta, e proprio per questo completamente naturale in ogni suo gesto.
Prima di rientrare in camera le rubai un piccolo bacio che ricambiò subito, che pur essendo molto più innocente dei precedenti fu ugualmente piacevole.
-Ce l'avete fatta!- esordì Regina non appena mettemmo piede in stanza, e saltò su per aiutarci a posare tutto sul comodino -Come stai, Swan?
-Sto bene, grazie, ma... non mi aspettavo di trovarti qui!
-I tuoi mi hanno scritto che stavi bene, ma prima di andare volevo passare ugualmente. Non fare mai più cavolate del genere, ragazzina, mi hai fatto prendere un colpo!
-Scusa, scusa!- rise la giovane, abbracciando di slancio l'altra che ricambiò. Non le avevo mai viste abbracciarsi e fu davvero la scena più tenera del mondo. Se non ci fossero stati anche i genitori, probabilmente mi sarei unito nell'abbraccio, a costo di rimediare qualche schiaffo.
-Tesoro, ora mettiti a letto però, hai preso un bel colpo in testa. Devi riposare almeno stanotte...- intervenne la madre, sollevando le coperte per farla accomodare. Lei alzò gli occhi al cielo infastidita – e non farmi sfuggire un ghigno fu estremamente difficile – ma eseguì e si sedette, con la schiena poggiata contro i cuscini. Io recuperai la confezione dei suoi tramezzini e dopo averla aperta gliela porsi, sedendomi ai suoi piedi mentre ci scambiavamo un sorriso.
-Ma il Frappuccino?- fece suo padre -Non è il caso di bere bibite fredde ora. E tua madre potrebbe portarti un brodino al posto dei panini...
-Papà, non cominciare...
-Scusa tesoro, hai ragione.- sospirò, avvicinandosi a darle un bacio sulla fronte -È che hai rischiato grosso e quando hai perso i sensi ci siamo spaventati tanto...
Io e Regina lasciammo che si abbracciassero e ci guardammo, chiedendoci silenziosamente se fosse il caso di togliere il disturbo e lasciare che parlassero in pace. Emma però mi voleva lì, quindi forse sarei dovuto rimanere proprio per evitarle conversazioni che in quel momento non aveva voglia di sostenere. Non avevo fatto però i conti con ciò che ne avrebbero pensato i suoi genitori: era maggiorenne, ma le regole dell'ospedale erano piuttosto severe delle volte e sua madre lavorava lì.
-Va bene, come ci organizziamo per la notte? Posso rimanere di turno, così se hai bisogno di qualcosa sono qui...
-Mamma... veramente... ho chiesto a Killian di rimanere. E a lui va bene...
E i due, per la prima volta da quando eravamo rientrati stanza, si voltarono a guardarmi. Sarei sprofondato più che volentieri in questo momento, ma per Emma dovevo comportarmi bene.
-Lui. Tutta la notte qui? Con te?
-Signor Swan, le assicuro che la lascerò dormire tranquilla, non la disturberò. Mi ha chiesto di rimanere a farle compagnia e lo faccio più che volentieri.
-Nolan. Emma ha preso il mio secondo cognome. E credimi, so bene che rimarresti più che volentieri, l'ho visto poco fa.
-Papà! Per favore, smettila!
-David, Emma ha ragione- intervenne anche Mary Margaret, prima che riuscissi a dire qualcosa per far capire all'uomo che avevo tutte le migliori intenzioni con sua figlia -Sono ragazzi. Se vogliono rimanere insieme, perché no?
-Avrei un sacco di buone ragioni. A partire dal fatto che non è un ragazzo, ma un uomo...
-Basta. Sul serio. Ora basta. Non ho voglia di litigare. Per fortuna Killian deve piacere a me e non a te. Ti ringrazio per avermi salvata e sono contenta che tu stia bene, ma devi smetterla. Mamma... grazie.- aggiunse -Non c'è bisogno che rimanga anche tu, vai pure a riposarti... io starò bene.
Mi sentivo tremendamente in colpa, in quel momento. Molto in colpa, perché se da una parte mi dispiaceva che stesse litigando a causa mia, dall'altra non riuscivo a non trovare affascinante la sua forza d'animo. Così giovane eppure tanto decisa e determinata ad avere le cose a modo suo, da saper zittire perfino i suoi genitori. Amavo il suo spirito, era davvero unica.
-Ok. Il cellulare ce l'hai. Killian, perché non ti segni anche tu il mio numero? Sai, per ogni evenienza... sarei più tranquilla.
-Va bene signora, me lo faccio dare poi da Emma. Prometto che mi assicurerò che abbia tutto ciò di cui ha bisogno, davvero.
-Lo so, caro, non ti preoccupare. Lo sa anche mio marito, ma i padri gelosi sono difficili da gestire... dagli tempo. Puoi pure chiamarmi Mary Margaret, comunque, o solo Mary... come preferisci.
-Grazie...- sorrisi, nonostante il brontolio di disappunto di David. Speravo che la donna avesse ragione e che anche lui prima o poi mi avrebbe accettato: da parte mia, avrei fatto il possibile per far loro capire che di me potevano fidarsi, che non avrei mai fatto del male alla loro splendida figlia. Nel frattempo non potevo biasimarlo... dopo tutto ciò che Emma aveva dovuto passare, era abbastanza ovvio che volesse qualche certezza, al suo posto mi sarei comportato allo stesso modo. Anzi, a dire il vero ero molto sorpreso che la madre si fosse posta in maniera così gentile nei miei confronti, perché dopotutto era vero: non ero un ragazzo. Probabilmente avevo la stessa differenza d'età con loro che con lei, e dovevo abituarmi io stesso all'idea.


EMMA POV

-Levo le tende anch'io.- decise Regina, rompendo il silenzio imbarazzante che si era creato- Will mi ha fatto sapere che se la sta cavando alla grande con Henry, quindi non hai di che preoccuparti. Ci vediamo domani? Mi fai sapere a che ora devo venirti a prendere?
-Ti scrivo... penso sarà per le 10 comunque, non lo so. Fai fare tu colazione a Henry? O lo porti qui?
-Veramente... pensavo che magari fino a che non ti sarai rimessa, potresti tornare a casa. Sai... un paio di giorni.- intervenne mia madre.
Forse avrei anche potuto prendere in considerazione la proposta, perché con lei le cose sembravano chiarite e mi sentivo molto più leggera. Killian sembrava piacerle, nonostante quella scena in ascensore, e avrei volentieri fatto una chiacchierata con lei a riguardo. C'era mio padre, però, e non mi andava di trascorrere due giorni a vederlo col muso ogni volta che Killian veniva a trovarmi – dato che immaginavo l'avrebbe fatto. Mi avrebbe messa in imbarazzo e non volevo.
-Grazie, mamma... ma sto bene. Tornerò da Regina per ora... discuteremo della questione più avanti, magari.- sorrisi e ricambiai la stretta che mi diede.
Sapevo che entrambi mi volevano bene allo stesso modo, mio padre si era gettato davanti ad una macchina per salvarmi, senza curarsi delle conseguenze. E gli volevo bene anch'io, solo avrei voluto che riuscisse a capirmi come la mamma... avrei voluto che parlare con lui fosse più semplice. Dopo ciò che era successo con Ryan, il nostro rapporto era in qualche modo cambiato. Inizialmente era stato a causa mia, per mesi non ero riuscita ad accettare un suo braccio soltanto perché era un uomo e ricordavo di essermi sentita tremendamente in colpa. Poi le cose erano tornate alla normalità, più o meno, ma era diventato troppo protettivo nei miei confronti. Così protettivo da allontanarsi emotivamente e mettere in discussione ogni mia scelta. Se fosse stato per lui, probabilmente avrei dato Henry in adozione. Non sapevo ben dire neanch'io cosa fosse cambiato, ma semplicemente non mi sentivo più a mio agio a confidarmi. Non mi capiva. Mi mancava tanto il nostro rapporto, mi mancavano le chiacchierate notturne con la tazza di cioccolata davanti, per la quale mi ricordava di “non dirlo alla mamma”. E mi mancavano le battaglie col bastone, in giardino, con le quali avevamo iniziato a divertirci dal giorno in cui ero tornata a casa una volta guarita. Mi aveva promesso che quando fossi diventata più grande avrebbe comprato delle spade da scherma e forse mi avrebbe iscritta ad un corso, se l'avessi desiderato. Quel giorno, però, non era mai arrivato ed io ancora lo aspettavo. Forse avrei trovato il coraggio di dirglielo, prima o poi.
Dato che non era quello il momento giusto, però, mi limitai a salutare tutti con baci e abbracci, lasciando che il cuore mi si riempisse di gioia nel momento in cui mia madre ringraziò Killian e salutò anche lui con una stretta. Quando restammo soli lo trovai ancora un po' imbarazzato, e pensai che non esistesse niente di più adorabile al mondo.
-A lei piaci!- sorrisi, come a riprendere il discorso che avevamo interrotto.
-Non so come mai ma... sembra di sì...
-E' diversa da papà. È più... sai, comprensiva. Vede subito il buono nelle persone... anche lei aveva avuto da ridire, prima di conoscerti però.
-Spero di convincere anche tuo padre che sono un bravo ragazzo, prima o poi...
Cogliendo il leggero filo di ironia, scoppiai a ridere. “Bravo ragazzo” non erano decisamente le parole migliori per definirlo, nonostante tutto! E lui lo sapeva bene. I bravi ragazzi non mi avevano mai attratta, e forse anche per questo motivo non avevo mai visto Neal come qualcosa di più di un amico. Se non altro, avevo imparato a riconoscere quelli giusti.
-Vuoi un tramezzino?
-Mangia Swan, io ho cenato...- mi rassicurò, sorseggiando un po' del suo Frappuccino per poi sistemarsi sulla poltrona che si era liberata.
-Tu sei sicuro di voler rimanere qui per la notte? È scomodo, non voglio stia male di nuovo.
Checché ne dicesse, sapevo che era stato egoistico da parte mia chiedergli di restare. Io avevo un letto comodo, lui una poltrona che non poteva neanche essere inclinata. E forse stavo anche correndo troppo: non avevamo neanche parlato per decidere come comportarci da qui in avanti, ed io gli chiedevo già di passare la notte con me? Non in quel senso, ma comunque...
-Starò da dio, vuoi provare?
-Magari domani...- borbottai arricciando il naso, anche se le sue braccia aperte mi tentarono molto. Sarebbe stato tanto spiacevole, dopotutto, addormentarmi stretta in un suo abbraccio? Non l'avevo mai fatto. Non avevo mai dormito con un ragazzo per mia scelta... e sperai ardentemente di non essere arrossita per colpa di quel pensiero che mi aveva appena sfiorata.
Passammo i successivi quindici minuti a mangiare e bere in silenzio, con la televisione accesa su Grey's Anatomy. Erano repliche, ma passando anni in ospedale mi ero affezionata alla serie fin dai primi tempi, ed ora era decisamente un buon modo per evitare che si creasse un clima d'imbarazzo.
-Senti, Swan. Domani sera sei a casa, vero?
-Credo di sì. Immagino che almeno un giorno di riposo me lo prenderò...
-Ok... beh, so che non è il caso di uscire, anche se ti prometto che rimedierò all'appuntamento che ho rovinato. Ma ti andrebbe di passare la serata a mangiare la pizza e vedere Harry Potter?
In un primo momento quella proposta un po' mi spiazzò, dato che la prima immagine che mi venne in mente fu di noi due al buio sul divano, da soli. Mi ci volle solo un attimo, tuttavia, a realizzare che la cosa non mi dispiacesse. Anzi, mi allettava molto.
-Ok. A casa tua?
-No, da te, così non devi uscire. Regina potrebbe approfittarne per recuperare l'appuntamento con Robin... so che gliel'ha chiesto.
-Davvero? Non mi ha detto niente...
-Beh, sai com'è... sei quasi stata investita...- mi prese in giro, roteando gli occhi. Invece di offendermi risi, non aveva proprio tutti i torti, anche se mi interessava comunque sapere come andavano le cose tra la mia amica e Robin: l'indomani le avrei fatto l'interrogatorio, anche se dubitavo sarebbe tornata a dormire a casa.
-Facciamo alle 17, così prima possiamo parlare... poi voglio giocare un po' col piccoletto.
-Oh, sì dai! Mi chiede sempre di te... gli sei rimasto impresso!
-Beh, che posso dire? Faccio questo effetto, di solito. E poi, insomma... tale madre, tale figlio!
E quando per poco non si rivoltò dalla poltrona per parare il mio colpo, rischiai anch'io di cadere dal letto per le risate. Per la prima volta, un incidente che sarebbe potuto finire male, aveva migliorato la mia giornata alla grande. Un polso slogato non era un prezzo poi così alto da pagare, avevo avuto momento molto peggiori.
-Va bene, tesoro, è tardi... è quasi l'una. Che ne dici di provare a dormire?
-Ok. Effettivamente sono un po' stanca... sarà l'effetto del colpo in testa.
-Sì, la tua bella testolina deve riposare...
-D'accordo, ma smettila di parlarmi come a una bambina!- protestai, non riuscendo a stare zitta pur sapendo che lo stesse facendo solo per provocarmi. Invece di rispondere si limitò a chinarsi su di me sghignazzando, e mi diede un bacio sulla fronte. Da lì fu facile trasformarlo in un tenero quanto passionale bacio della buonanotte; chiusi gli occhi per gustare appieno le sue labbra, che bacio dopo bacio iniziavo a conoscere sempre meglio. Erano morbide, calde ed esperte, e sapevano muoversi guidando le mie in una sintonia che non avevo mai provato prima.
Solo quando ci staccammo mi resi conto di avere il fiatone e le braccia avvolte intorno a lui, con le mani a stringergli i fianchi. Dovevo decisamente iniziare a contenermi.
-Visto che rimani qui prenditi almeno un cuscino...- borbottai, porgendogliene uno -Magari starai un po' più comodo...
-Grazie. Sicura di non averne bisogno?
-Ma sì, ne ho altri due. Vuoi che chieda a un'infermiera una coperta?
-No, fa caldo qui dentro, starò bene così.
Annuii e rimasi a guardarlo mentre si sistemava il cuscino dietro la schiena e cercava di trovare una postazione comoda. Per un brevissimo attimo mi balenò l'idea di proporgli di dormire insieme a me, ma lasciai perdere.
-Buonanotte splendore... a domani- sussurrò, dopo aver spento la luce e afferrato la mano che avevo allungato sul letto. Lo strinsi e sorrisi, nonostante non potesse vedermi.
Avrei dormito benissimo, ne ero certa.


2 anni e mezzo prima

-Emma, avanti, è ora di alzarsi! Devi andare a scuola!- insistette Mary Margaret. Non sapeva a che ora fosse tornata Emma il sabato sera, ma la domenica sia lei che suo marito avevano dovuto lavorare ed erano stati con la figlia soltanto per cena. Sapendo che fosse una ragazza responsabile, avevano deciso che fosse abbastanza grande da non aver bisogno della baby sitter. Aveva voluto cenare nella sua stanza affermando di avere un forte mal di testa, e avevano fatto a modo suo. Era stata alla festa di compleanno del suo ragazzo e immaginavano avesse bevuto; non che approvassero, ma di comune accordo avevano deciso che un'ubriacatura poteva anche starci, alla sua età. In fondo erano stati ragazzi anche loro, e volevano che ora che Emma stava bene, vivesse una normale vita come tutti i suoi coetanei.
Non gli piaceva, Ryan. Non solo perché aveva due anni più della figlia, e a quell'età non erano poi così pochi, ma semplicemente a pelle. Era il ragazzo più popolare della scuola, poco interessato allo studio e troppo concentrato nello sport. Tuttavia avevano deciso di accettarlo, perché a Emma sembrava piacere e quella relazione non aveva danneggiato il suo rendimento scolastico. In più, erano abbastanza certi che una volta che lui avesse terminato gli studi, non avrebbe continuato a vedersi con la loro bambina: forse era crudele, da parte loro, se ne rendevano conto... ma Emma meritava molto di più. Per ora, comunque, non le avrebbero fatto pressioni, era giovane e voleva divertirsi: era giusto così. Non era una sconsiderata, sapeva darsi i giusti limiti
-Emma!
-Posso rimanere a casa oggi?
-Ma...- borbottò la donna, decidendosi ad entrare. Sua figlia meritava tutta la privacy di cui aveva bisogno, ma se stava male era suo compito occuparsene. In più voleva chiacchierare, in fin dei conti era emozionata che la giovane fosse stata alla sua prima vera festa, a parte i pigiama party con le sue amiche.
-Mamma! Non ti ho detto di entrare...- mormorò quella, tirando le lenzuola abbastanza da coprirsi fino all'altezza del naso.
Forse, dopotutto, non si trattava di un semplice post sbornia. Erano passate oltre 24 ore, avrebbe dovuto sentirsi bene ormai... invece aveva gli occhi arrossati, la voce rauca e sembrava anche piuttosto pallida.
-Tesoro, ti senti bene?- le domandò, sedendosi accanto a lei e posandole una mano sulla fronte. Effettivamente era un po' calda, ma non poté accertarsene perché la giovane si ritirò subito, voltandosi dalla parte opposta.
-Emma... che succede. Hai litigato con Ryan?
Silenzio. Doveva iniziare a preoccuparsi o lasciarla in pace con le sue scenate adolescenziali?
-Va bene tesoro, facciamo così... oggi rimani pure a casa. Vado a prenderti un'aspirina... e magari ti preparo una tazza di tè.
Fece per alzarsi, ma prima che potesse farlo si senti afferrare per un braccio, e quando si voltò rimase senza parole. Il polso della figlia era completamente livido: com'era possibile? A quel puntò iniziò davvero a spaventarsi, ma fu nulla in confronto a quello che vide quando le tirò via, lentamente, le lenzuola. Degli orribili segni violacei le segnavano anche le braccia, le spalle, perfino al collo.
E poi iniziò a capire.
-Emma... tesoro... cosa...- sussurrò con voce rotta, mentre gli occhi della ragazza si riempivano di lacrime. E alla fine scoppiò insieme a lei, pur essendo ancora piena di domande. Chi le aveva fatto tutto ciò? E soprattutto, cosa le avevano fatto?
Tuttavia decise che tutto ciò poteva aspettare e ricambiò la forte stretta della sua piccola, lasciandola sfogare in un pianto disperato. Non urlò solamente per non spaventarla, ma il panico si era già impossessato di lei e cresceva ogni minuto che passava.
-Mi dispiace, mamma, io non volevo! Non volevo mentirti, solo che Ryan mi ha chiesto di rimanere a dormire e io... sono stata stupida, scusami! Ma volevo solo dormire, te lo giuro, era ubriaco e io gli ho detto di no! Gliel'ho detto tante volte e ho provato a spingerlo ma era ubriaco... e anch'io ero un po' ubriaca, era più forte di me... poi è arrivato Simon... scusa...- singhiozzò, per riprendere a piangere ancora più forte. E Mary Margaret un po' si sentì morire dentro.
Era stato Ryan. Era stato il suo ragazzo.
E non solo l'aveva picchiata... aveva fatto molto, molto peggio.
Ma non era il momento di disperarsi, doveva fare la madre ed essere forte per la sua dolcissima piccola. Doveva stringere i denti e contenere la rabbia, quella rabbia che l'avrebbe fatta correre da quel maledetto fino a ucciderlo. Lui e il suo amico. Perché, si chiedeva. Perché?! Sua figlia non aveva già sofferto abbastanza? Perché anche questo? Non aveva fatto nulla per meritarselo.
-Tesoro, dovremmo andare dal dottore...
-Sono... sono andata, ieri mattina...- balbettò -Mi sono fatta visitare perché volevo denunciarlo. Poi però... sono corsa via. Mi ha chiesto se volevo chiamare voi e la polizia e mi sono fatta prendere dal panico e sono scappata. Ho pensato che in fondo è il mio ragazzo e che forse non è stato così... brutto. Solo che non mi ha neanche scritto per chiedermi come mi sento!
-Mi dispiace tanto, amore mio, e dio... non pensare che sia colpa tua, hai capito?
-Ma è colpa mia! Dovevo andarmene subito. Oppure se non avessi bevuto troppo avrei avuto le forze per oppormi. Quindi sì, è colpa mia... lui non era in sé...
-No, Emma, non è così. Tu non potevi saperlo, non importa quanto fosse ubriaco... un vero uomo non sfiorerebbe una donna in qualsiasi stato possa trovarsi.
La bionda si limitò a tirare su col naso e abbassare lo sguardo. Sua madre aveva ragione, ma non poteva fare a meno di sentirsi in colpa, piena di “e se...”. E si sentiva sporca, oltre che ancora dolorante, nonostante le decine di docce che si era fatta il giorno precedente. Ciò che temeva di più, tuttavia, erano le chiacchiere, che sarebbero tornate a perseguitarla. In quella scuola aveva iniziato da zero, era stata una ragazza come altre, ottima studentessa e perfino abbastanza brava negli sport da diventare capitano della squadra di pallavolo. Si era fatta degli amici. Nessuno l'avrebbe mai definita debole, malata o quant'altro... e ora? Ora sarebbe tornata ad essere la “povera piccola Emma”. Per questo era scappata senza sporgere denuncia contro Ryan e Simon. Aveva creduto che con una bella dormita e qualche cioccolata calda si sarebbe rimessa in sesto, ma era stata ancora più dura del previsto e lei stava peggio di quanto credesse.
-Sono stata al Princess Grace... vicino scuola.- disse infine, tornando a guardare la madre negli occhi. Sapeva di dover andare fino in fondo, non sarebbe stato da lei lasciare le cose come stavano, senza che lui avesse ciò che meritava. Conosceva la legge e dato che non aveva ancora compiuto 16 anni e lui ne aveva 18, non sarebbe stato troppo complicato incriminarlo.
-Ti va di andare? Te la senti di parlare con la polizia, quando la chiameranno?
-Sì...andiamo. Papà?
-Al lavoro, ma adesso lo chiamo.
-No, lascia stare. Puoi dirglielo stasera?
La donna annuì, abbracciando nuovamente la sua coraggiosissima figlia. Sapeva che in questo momento si sentiva uno straccio, ma era forte e lei avrebbe fatto anche l'impossibile per aiutarla a superare anche questa faccenda, per quanto difficile potesse essere.
-Adesso mi vesto e andiamo.















 

Angolo dell'autrice;
Ciao, sono in ritardo lo so... solo che è un periodo un po' pieno col lavoro, e oltre a scrivere devo tenermi in pari con le 1000 serie tv che seguo xD A proposito, qualcuno ha visto Una serie di sfortunati eventi? Io ho letto i primi libri e visto il film, e devo dire che anche la serie mi sembra davvero ben fatta! Altra curiosità... qualcuno segue Shadowhunters? xD Lo so che è abbastanza scadente (e io amo i libri), però mi diverte ed è leggero, quindi vado avanti.. e devo dire che i ragazzi del cast hanno studiato un po' di recitazione, credo. Stanno migliorando xD Poi ovviamente c'è Sherlock. e devo vedere l'ultima puntata... per poi aspettare altri due anni per la nuova stagione. O tre.
Per quanto riguarda il capitolo, è più leggero e non succede chissà cosa. Killian ha conosciuto i genitori di Emma, e Mary Margaret sembra averlo rivalutato... mentre David è ancora molto riluttante. Se lei non avesse agito prontamente, probabilmente l'avrebbe steso con un bel pugno xD
Se mi tocca lavorare anche questa settimana (da un lato spero di sì... mi servono soldi per le convention xD), posterò di nuovo questa storia dato che il prossimo capitolo è solo da revisionare. Altrimenti l'altra, vedremo :)
Sono tornata a postare ai miei orari poco sensati... quindi buonanotte! Un abbraccio, e grazie mille come sempre a tutti i lettori! :*

P.S.: ah, accetto volentieri consigli... a volte non sono sicura di alcune parti della storia, quindi se aveste idee o suggerimenti io li accetto volentieri :)

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Capitolo 19
*** A perfect first half-date ***


A perfect first half-date







EMMA POV

Sapevo bene di dover stare a letto e riposare, ma ero talmente di buon umore che semplicemente non ce la facevo a stare ferma a non fare niente. Così, mentre Regina era andata a preparare la sua deliziosa lasagna, io avevo raggiunto in salotto Henry e Will che giocavano con le macchinine seduti sul tappeto. Dopo averlo abbracciato e riempito di baci, mi aveva mostrato come causava incidenti tra il camioncino e la moto: secondo lui, era quest'ultima ad avere la meglio, facendo un salto per poi atterrare direttamente sul grande veicolo.
-Swan! Non ti avevo detto di metterti a letto?! Will, non le dici niente?!
Ci voltammo tutti e tre sorpresi verso la porta della cucina, per trovare una Regina con espressione severa che stava ferma a braccia incrociate a guardarci come se fossimo tutti dei bambini che avevano appena combinato qualche guaio.
-Non sei mia madre- la stuzzicai -E poi sto alla grande, non ho intenzione di starmene a letto!
-Siamo seduti tesoro, non è faticoso!- intervenne Will in mio soccorso, mentre Henry si rifugiava tra le mie braccia fissando la donna confuso.
-Bene, ragazzina. Quando ti ritroverai con nausea e mal di testa ne riparleremo. Sarà proprio un appuntamento memorabile quello di stasera.
-Appuntamento? Non mi avevi detto di avere un appuntamento!- la interruppe Will, sgranando gli occhi. Giocando con mio figlio l'avevo più o meno aggiornato sugli ultimi sviluppi ed era quasi più emozionato di me – più o meno – che stessi con Killian. Ancora non gli avevo menzionato il semi appuntamento di quella sera, però, nonostante mi si dipingesse in viso un sorriso ebete ogni volta che ci pensavo.
Quella mattina mi ero svegliata alle 7, con lui addormentato sulla poltrona e le nostre mani ancora intrecciate; era stato così tenero che avevo finito per riaddormentarmi anch'io. Poi mi ero svegliata un'ora e mezza dopo, con l'odore di cornetto caldo e cioccolata. L'uomo aveva messo da parte il vassoio portato dall'infermiera e mi aveva procurato una colazione ben migliore, deliziata ulteriormente da un dolce bacio per darmi il buongiorno. Era rimasto con me fino all'arrivo dei miei e di Regina, poi ci eravamo salutati rimanendo d'accordo per le 5 del pomeriggio. Lui avrebbe portato i dvd e io avrei pensato ad ordinare le pizze. Non vedevo l'ora.
-Non è proprio un appuntamento... vuole giocare con Henry, poi dovremo chiarire un po' di cose. Poi mangeremo la pizza guardando Harry Potter.
-Visto che pure Regina esce con Robin, io potrei tenere Henry! Così voi...
-No no, no. Henry rimane. Io... mi chiedeva di Killian da tempo...- sorrisi, cercando di nascondere il fatto che Henry mi servisse. Avendo un bambino in casa, le cose tra me e Killian non avrebbero potuto farsi troppo imbarazzanti.
-Va bene, va bene... ma pizza e film è un appuntamento. Tuo figlio di sera dorme.
-Lo so, lo so!- ammisi, alzando le mani -E' un mezzo appuntamento. Ok?
-Potrei non tornare a casa stanotte- disse Regina -Così, giusto perché lo sappia. Se decidi di... sai, invitarlo a rimanere. Non che sia il momento, ma chi lo sa...
-Regina!
Io arrossii, Henry emise uno strano versetto e Will si mise a sghignazzare. Per chi mi aveva presa?! Con o senza i miei traumi, non avrei passato la notte con un uomo dopo solo il primo appuntamento! Solo dopo, quando la vidi ridere, mi resi conto che mi stava prendendo in giro. Se non avessi avuto mio figlio in braccio, mi sarei messa a tirargli addosso le macchinine.
-Non ti aspetterò sveglia, tranquilla.
-E io aspetto aggiornamenti da entrambe, ragazzine! Entrambe con un uomo e io ancora tristemente single... ma se con Killian non dovesse andare fammelo sapere, tesoro!
-Non ti piacerebbe, non è uno molto raffinato. Ma se cerchi l'avventura di una notte, se va male ti faccio sapere...- scherzai, per poi lasciar andare Henry e alzarmi. Fu un bel passo falso, dato che ebbi un giracapo e fu solo grazie al sostegno di Will che non feci un volo di nuovo a terra. Ok, forse era decisamente il caso di riposare un paio d'ore per poter essere al mio massimo, quella sera.
-Mamma bua?- domandò Henry, smorzando sul nascere la strigliata di Regina con la sua tenerezza. Era davvero il mio salvatore!
-No amore, mamma sta bene! Ma adesso ti da' la pappa e poi tutti e due a nanna, va bene?
-Pappa e nanna.
-Esatto, bravo! Stasera viene Killian, così giocate con la nave dei pirati!
-Killia!!- esclamò entusiasta, e nonostante la leggera instabilità non riuscii a resistere dal prenderlo in braccio per sbaciucchiarmelo per bene. Sembrava quasi più entusiasta di me! Con quel “tale madre, tale figlio”, Killian ci aveva davvero preso, ma non l'avrei ammesso nemmeno sotto tortura!
-Forza Swan, prima che ti ammazzi vai... ho preparato le verdurine tritate per lui. Per quando avrà finito sarà pronta anche la lasagna...
-Ne porti un po' anche a Robin, stasera?
-No... mangiamo fuori questa volta. Non ho idea di dove voglia portarmi... immagino che ci aggiorneremo domani. Ora venite a tavola, forza!

 

***


KILLIAN POV

Non era elegante come al primo appuntamento, indossava semplicemente un paio di jeans scuri e un morbido maglioncino bianco con delle stelline nere, eppure la sua bellezza era intoccata. Quella ragazza avrebbe potuto indossare un sacco della spazzatura e sarebbe stata ugualmente bellissima. Coi cappelli legati in una coda, poi, i teneri tratti del suo viso erano ancora più evidenti.
-Ciao... beh, non stare sul ciglio della porta, entra. Fa freddo.- mi invitò con un sorriso timido, ed io eseguii. Effettivamente quella sera faceva più freddo del solito, o io non ero propriamente guarito.
-Ciao. Come ti senti, tesoro?
-Benissimo!- mi assicurò, allargando il sorriso -Grazie. La giacca puoi appenderla qui... o lasciarla dove ti pare- continuò, prendendomi la busta di mano e sbirciando dentro. Quando spalancò gli occhi sorpresa fui certo che non fu per i dvd, ma per le lattine di coca cola che avevo portato al posto della birra. Avevo pensato che dopo la sua commozione celebrale, seppur leggera, sarebbe stato meglio evitare di farle bere alcol.
-Non mi incaricherai mai più di occuparmi delle bibite, vero?
-Già. Fai sul serio, Jones? Coca cola?
-Serissimo! Per una volta va bene così. Ma questo profumino? È già arrivata la pizza?
-No, si sta cuocendo...
-Cosa?- domandai confuso. Avevo immaginato che le pizze le avrebbe ordinate, non che le avrebbe preparate lei. Non poteva neanche averle prese surgelate, altrimenti non avrebbe avuto senso averle infornate di già.
-Ci ho provato...- borbottò nervosa, mettendo le mani in tasca -Con una mano mezza fuori uso non so se sono riuscita a fare una base decente... però... prosciutto, funghi e mozzarella va bene?
-Va benissimo, e sono sicuro che sarà deliziosa- la tranquillizzai -Solo non era il caso che ti sforzassi, tutto qui...
-Sto bene, te l'ho detto...- ripeté, scuotendo le spalle. Per fortuna a salvarci da una situazione alquanto imbarazzante arrivò Henry, che corse goffamente verso di me e mi saltò direttamente in braccio. Avrei giurato che in quelle due settimane fosse cresciuto ancora!
-Killia!
-Ciao ometto! Come va? Mi sei mancato, sai!
-Tao Killia!- ripeté stringendosi a me e scaldandomi ancora di più del camino acceso. Istintivamente gli stampai un bacio sulla testa e lo strinsi, chiedendomi come fosse possibile sentirmi tanto bene con un bambino tra le braccia. Non che non mi piacessero i bambini, ma non ero mai stato molto bravo... quando Milah era rimasta incinta ovviamente avevo abbracciato l'idea di diventare padre ed ero stato felice, ma non avevo mai smesso di avere paura. Paura, o meglio preoccupazione di non essere all'altezza di una responsabilità del genere.
Eppure, in questo momento, non avevo paura di niente. Ero sereno come poche volte, e stranamente era quel piccoletto morbido e profumato ad infondermi tanta serenità.
-Siete davvero carini...- sussurrò Emma, la quale trovai sorridente e forse anche un po' commossa. Non potei esserne certo, ma per un attimo mi sembrò di intravedere un luccichio nei suoi occhi.
-Sai... Henry ha preparato la nave dei pirati per giocare con te. Dice che io non posso perché sono la mamma... vallo a capire...
-I pirati sono cose da uomini, vero Henry? Certo che la mamma non capisce!
-Mamma pimpessa.- aggiunse il piccolo, per poi mettersi a correre verso le scale. Fortunatamente le donne avevano ben pensato di mettere un cancelletto di sicurezza, o sarebbe stato un bel guaio. Quel ragazzino era proprio una furia, tutto sua madre!
-Proprio non si riesce a stargli dietro, vero? Henry, aspetta qui con Killian. Io vado a prendere la tua nave pirata. Non combinate guai!- ci ammonì, poi mi fece l'occhiolino e iniziò a salire.
Aveva un lato materno davvero meraviglioso: me n'ero già accorto quel giorno al parco, ma ora sembrava quasi trasparisse ancora di più. Era una mamma amorevole che a tratti mi ricordava la mia... ma era perfino migliore. Non che non avessi avuto una buona madre, ma la mia aveva commesso errori che Emma sembrava aver evitato. Aveva avuto la forza per tenere il piccolo quando lei stessa era poco più di una bambina, e lo stava crescendo lontano da un padre che sicuramente non lo meritava. Era tenera e amorevole ma anche severa al punto giusto, ed io ero certo che Henry sarebbe diventato un uomo fantastico, un giorno. Per merito suo.
In attesa che la ragazza tornasse, lasciai che Henry mi portasse a sederci sul tappeto in salotto: si mise a quasi un metro da me, indicando lo spazio vuoto e borbottando “nave piati”. Mi ritrovai a pensare che se avessi avuto un figlio così, non mi sarebbe dispiaciuto affatto.
-Ehi voi due! Non preferireste mettervi sul divano?
-Nah Swan, tranquilla. Stiamo bene così! Vieni...
La bionda scosse le spalle e dopo avermi lasciato la nave si sedette accanto a me, lasciando sfuggire una piccola smorfia di dolore dato che, ovviamente, fece pressione proprio sulla mano infortunata. Mi dispiacque, ovviamente, ma mi venne anche da sorridere: non era affatto brava a fare l'ammalata.
-Tesoro, finirai per romperlo questo polso e... hai tolto la stecca! Ma Emma...
-Era scomodissima non riuscivo a fare un cavolo... avrai notato che ho un bambino piccolo in casa.
-Sono certo che Regina ti avrebbe dato una mano. O io. Bastava chiamare...
Ovviamente le mie parole volarono al vento, dato che si limitò ad alzare gli occhi al cielo e prendermi di mano la nave, per poi tirarne fuori alcune figure di pirati stilizzate e posare il tutto davanti a Henry. Doveva essere della Disney, dato che riconobbi subito Capitan Uncino.
Fu quando mi accorsi di una Wendy legata all'albero maestro, tuttavia, che scoppiai in una risata irrefrenabile: non riuscivo a crederci! Sapevo che c'era lo zampino di Emma, ma l'idea doveva senz'altro essere stata del ragazzino!
-Ora ti farà fare il cattivo. Peter Pan. E Capitan Uncino secondo la sua testolina è quello che deve salvare Wendy...- mi spiegò Emma, lasciandomi ancora più perplesso e divertito.
-E' colpa tua. Da quando ti ha conosciuto ha deciso che Uncino è il buono.- aggiunse contrariata, guardandomi negli occhi con un broncio davvero adorabile. Se non ci fosse stato suo figlio lì, l'avrei baciata in quello stesso istante; purtroppo, però, avrei dovuto aspettare ancora un po'.
-Killiaaaa!- esclamò Henry, richiamando di nuovo la mia attenzione.
Io ed Emma ci guardammo lasciandoci andare in una leggera risata, per tornare a dedicare tutte le nostre attenzioni al piccolo di casa.


Passammo ben dieci minuti seduti sul divano a scambiarci un'occhiata ogni tanto. Non avrei mai creduto che giocare quasi un'ora ai pirati avrebbe potuto essere tanto faticoso! Ancor più lo era stato convincerlo a mangiare la passata di verdure e metterlo a letto, ma Emma se la cavava alla grande. Io mi ero offerto di aiutarla, ma alla fine mi ero ritrovato semplicemente a guardare: praticamente, avevo soltanto buttato un pannolino sporco.
Non era solo la stanchezza a farci rimanere il silenzio, però. Sapevamo entrambi che prima di passare alla seconda parte piacevole della serata, avremmo dovuto chiarire diverse questioni. Il problema era che non potevamo neanche decidere di saltarle, se volevamo che il nostro rapporto potesse ingranare. C'erano cose da discutere, da spiegare... e per un buon 70% io avrei dovuto essere l'ascoltatore. Non sapevo se voleva darmi qualche dettaglio in più sull'accaduto, ma ero abbastanza certo che volesse parlarmi del padre di Henry... di cosa era successo dopo. Io avrei dovuto spiegarle di essermi dimenticato come funzionasse una relazione seria, perché dopo l'accaduto con Milah avevo semplicemente cancellato tutto. E ora temevo di sbagliare ogni volta che aprivo bocca, ogni volta che la sfioravo o semplicemente allungavo una mano verso di lei.
-Beh...
-Quindi...
Ci guardammo imbarazzati, mentre io mi maledicevo mentalmente: odiavo quando finiva così. Quando iniziavamo a parlare insieme. La volta precedente non era andata a finire molto bene.
-Vai prima tu, Swan...- le concessi tuttavia, perché era giusto. Più di 10 giorni prima ero quasi letteralmente scappato senza finire di ascoltarla, ed era giunto il momento di rimediare.
-Ok... senti. Ti evito volentieri i dettagli di quel che è successo. È successo e basta. - iniziò allora, prendendo un gran respiro. Già, era successo... non l'avrebbe mai dimenticato, ma io neanche. Non riuscivo proprio a fare a meno di star male per lei, sapendo che per quanto ci provasse, non avrebbe mai potuto far rimarginare completamente quella cicatrice.
-Li ho denunciati, però, e sono finiti in prigione. Tre anni per uno. Non è tanto, ma... è pur sempre qualcosa. Non sto dicendo che... che sono stata sempre lucida e forte, ero una ragazzina e... sì, sono crollata anch'io. Li ho denunciati, ma sono stata male a lungo... a due mesi dall'accaduto, stavo ancora così male che ho cercato di... beh, suicidarmi. Più o meno.- borbottò nervosamente, evitando accuratamente il mio sguardo mentre io, invece, trattenevo il fiato.
-Ho fatto una cosa stupida, ho preso i sonniferi che mi avevano prescritto, ne ho presi tanti. Ma non credo di aver voluto davvero morire. Dopo neanche un minuto sono corsa dai miei per pregarli di portarmi in ospedale, spiegandogli quello che avevo fatto... non volevo morire. Poi... in quell'occasione ho scoperto di essere incinta di Henry. Da quel momento, molto lentamente, ho iniziato a stare meglio. A vedere una psicologa, la madre di Regina... ed è così che ci siamo conosciute. Mi ha aiutato più lei della madre, ma dettagli. E poi quando è arrivato Henry ho avuto sempre meno tempo per stare male... l'ho amato dal primo momento in cui l'ho tenuto in braccio, e ho promesso a me stessa che non avrei mai permesso a quel verme di avvicinarsi a lui. Non mi interessava chiedergli gli alimenti, ovviamente. I miei mi hanno aiutata, ma già dall'estate scorsa ho iniziato a lavorare con Regina. E quando ho fatto 18 anni, con Cleo... ora sto bene. E non montarti la testa... ma fino a un paio di mesi fa prendevo degli antidepressivi, ogni tanto... e ho smesso di prenderli poco dopo averti incontrato. Non so perché, dato che mi stavi sul cavolo, eppure... non ne ho più sentito la necessità.
Non era facile spiazzarmi, ma lei ci riuscì. Aveva smesso di prendere i medicinali... semplicemente dopo aver incontrato me? Così, senza che io avessi fatto niente? Perfino prima che avessimo iniziato ad avvicinarci: quasi stentavo a crederci. Probabilmente notò la mia espressione scioccata e mi prese una mano, ammorbidendosi in un tenero sorriso.
-E' anche per questo che non voglio che mi tratti diversamente. Quando hai saputo certe cose di me... hai continuato a trattarmi come una ragazza normale. E a provarci. È stato... piacevole. Bello, addirittura. Mi sono sentita normale... e speciale, ma in maniera positiva. Quindi sii te stesso e basta, Killian... non voglio che mi tratti coi guanti o cose del genere. Le tue battutine idiote e porche non mi infastidiscono, puoi stare tranquillo.- concluse, facendomi scappare una risata alla quale si unì, mentre le stringevo la mano. Forse io facevo stare meglio lei, ma non aveva idea di quanto lei faceva stare bene me. Mi bastava guardarla sorridere per dimenticarmi di tutti i problemi del mondo. Chiacchierare. Scherzare. Perfino correre insieme in silenzio.
-Allora va bene, Swan... morivo dalla voglia di dirtelo da quando sono entrato. Questi jeans ti fanno un culo da favola!
Mi aspettai la sua reazione divertita e violenta, ma non feci ugualmente in tempo a parare il colpo e incassai una bella cuscinata in testa. Poi presi un cuscino anch'io e per qualche minuto ci limitammo a rincorrerci per la stanza e colpirci come dei bambini idioti. Alla fine buttai il mio in disparte e disarmai anche lei, afferrandola per i fianchi e rubandole un lunghissimo bacio.
Godetti appieno delle sue labbra, della sua lingua calda che rincorreva la mia, e perfino dei suoi morbidi capelli dorati, nei quali avevo affondato la mano.
-Non puoi fare così, però...- si lamentò, scostandosi leggermente -Non abbiamo ancora finito. Di parlare, intendo.
-Hai ragione dolcezza, scusami... ma proprio non sono riuscito a resistere. Non mi pare ti dispiaccia, però...- aggiunsi per provocarla, e lei mi guardò male. Sarei tornato volentieri sulle sue labbra, ma aveva ragione: non avevamo finito di parlare. Così ci ricomponemmo e tornammo a sederci sul divano, senza più il timore di guardarci negli occhi.
-E' il tuo turno, pirata.
-Pirata?
-Sì. Penso ti chiamerò Hook anch'io, d'ora in poi. Insegnerò a Henry a fare lo stesso.
-Sei una stronza.
-Sì, lo so. E adesso parla pure... ti ascolto.
Anche se a questo punto, non ero più tanto sicuro di avere molto da dire. Inconsapevolmente aveva placato buona parte delle mie paure, facendomi capire che le bastavo così com'ero per farla stare bene. Non voleva che cambiassi.
-Ecco Swan... la verità è che è passato molto tempo dalla mia ultima vera relazione. L'unica, tra l'altro, quindi... in questo campo, non sono poi così esperto- ammisi, ritrovandomi sorpreso delle mie stesse parole. Avevo avuto così tante donne, eppure ero ancora inesperto... ironia della sorte. Era quasi buffo pensarci, a dire la verità. Avevo poca più esperienza di una ragazza di 18 anni!
-Tu mi piaci davvero...- continuai, cercando di riscuotermi -E vorrei essere la versione migliore di me, sul serio. Solo che... non so proprio da dove cominciare.
-Stai cominciando piuttosto bene, per quel poco che ne so. Sei stato bravo a farmi la corte...- riconobbe poi, inclinando la testa con un sorriso. Era davvero bella.
-Sì, in quello sono bravo. Ma adesso?
-E adesso... che ne so, non mi interessa una relazione da manuale, Jones! Anzi, il fatto stesso che io la voglia, una relazione, vuol dire che stai facendo qualcosa di buono. Fino a poco tempo fa ero convinta di stare benissimo da sola con Henry. E invece...
Le sue guance rosee tradivano il suo tono confidente, ma la cosa non mi dispiacque affatto. Nelle questioni di cuore era ancora timida e sapevo che sarebbe servito altro tempo perché riuscisse a lasciarsi andare completamente. In più, il suo carattere era diverso dal mio e forse sarebbe sempre stata un pochino impacciata. La cosa tuttavia non mi dispiaceva, perché le dava un tocco di dolcezza in più che poche donne avevano. Le mie avventure di una notte non le somigliavano neanche molto lontanamente, ma anche Milah era stata un altro genere di donna. Forte e determinata come Emma, ma con una confidenza che non era un'armatura: faceva semplicemente parte di lei.
-Ok... andiamo a finire di cuocere pizza? Devo solo infornarla altri 5 minuti con la mozzarella. Anzi, vado io, tu metti il dvd... solo un'ultima cosa.
-Mh?
Deglutì e prese un gran respiro, ed io iniziai quasi a chiedermi se non fosse il caso di preoccuparmi.
-Io lo so che in una relazione vera... è importante anche il contatto fisico. Il sesso.
-No, Emma, è tutto ok...- cercai di interromperla subito, vedendola d'un tratto quasi crollare in un totale stato di disagio e insicurezza. L'avrei aspettata anche anni interi, se fosse stato necessario.
-No, ascoltami. È così, non siamo bambini. E... e io... volevo solo dirti che non è che non lo faremo mai...- borbottò sempre più a disagio, incerta delle parole che stava usando -Ma... passato o no, non sono una che va a letto con uno appena dopo averlo conosciuto. Giusto per chiarire.
-Swan, è tutto ok...
-No!- aggiunse frustrata -Tu pensi che c'entri anche quel che ho passato, lo so che lo pensi.
-Ma io non ho detto niente...
-Lo pensi. Non sono stupida. Ma posso assicurarti che non c'entra proprio niente, a questo punto. Non l'ho mai fatto, in pratica. Ma anche se l'avessi fatto, io...
-Emma!- la bloccai, quasi divertito di quel casino che stava creando da sola, posandole un dito davanti alle labbra -Va bene, ho capito. Mi piacciono le donne che si fanno desiderare, comunque... non è che mi aspetto un invito dopo cena. Però... alla fine, quando sarà, sarai tu a saltarmi addosso, di questo sono convinto!
E tutta la tensione scomparve, come per magia. Incassai un paio di colpi e insulti e poi risi con lei, rubandole un ultimo bacio a stampo prima che corresse in cucina ed io iniziassi a preparare la nostra maratona di Harry Potter. Erano appena le 19, avevamo almeno altre tre-quattro ore... forse anche di più se non si fosse stancata. Certo, dopo due film non avrei avuto nulla in contrario se avessimo dedicato un po' di tempo a baci e coccole... ma forse era troppo presto: in fin dei conti, quello era il nostro primo appuntamento. Potevo sperare in un bacio della buonanotte ben approfondito, però.
E forse... qualcosa di più. Con tutto quel che era successo, me ne ero completamente dimenticato.
-Emma?- richiamai la sua attenzione, dopo aver sistemato il dvd. Lei era alle prese col forno, ma lasciò tutto per voltarsi a guardarmi.
-Probabilmente è un po' tardi e capirò se non puoi o non vuoi... ma la prossima settimana è il mio compleanno...
-Oh...
-Sì, e ho organizzato una cosa diversa. Con qualche amico e le loro ragazze, chi ce l'ha. Insomma, facciamo un piccolo viaggetto, un week-end. E pensavo... sai, se magari ti va di venire. Se per allora starai bene, certo...
-Oh...- farfugliò confusa -Io non lo so... mi cogli impreparata. Viaggetto dove?
-Sarà una sorpresa, se vieni. In realtà pensavo di invitarti già da un po' ma poi è successo quel che è successo e mi è totalmente passato di mente. Che ne dici?
-Posso pensarci? Magari te lo dico entro due giorni? È difficile senza sapere dove andiamo...
-Tranquilla, all'organizzazione ci penso io, mi serve solo la conferma. Ho già prenotato per una persona in più... lo so che è stupido ma abbiamo fatto una scommessa... che avremmo tutti avuto una ragazza per questo viaggio. E...
-Sì, siete stupidi...- fece alzando gli occhi al cielo -Ma vediamo. Se non vengo io che fai?
-Perdo la scommessa e mi tocca offrire da bere per un mese.
-Cavolo... ok, ti farò sapere presto. Intanto vai ad accomodarti, tra poco arrivo con le pizze.
-Ti aiuto.
-Non serve. Vai...- mi liquidò, e a quel punto fui costretto ad eseguire.
Speravo vivamente che quella non fosse stata una proposta troppo azzardata: invitarla ad un viaggio con me dopo un solo appuntamento era sicuramente un po' strano. Ma in fin dei conti sarebbero state due giornate di divertimento con gli amici, e probabilmente, se Robin l'avesse invitata e lei avesse accettato, sarebbe venuta anche Regina. Magari ne avremmo parlato meglio l'indomani, ora avevo solo voglia di concludere la serata in maniera serena e tranquilla. Era iniziata alla grande, e desideravo ardentemente che finisse allo stesso modo, questa volta.

Ciao Emma. Lo so che è passato tanto tempo e sono successe tante cose. Mi rendo conto di aver fatto una cosa imperdonabile e ne ho pagato le spese, anche se non mi sono ancora perdonato. Possiamo incontrarci da qualche parte e parlare? Ryan”
Ma quella sera, Emma era troppo occupata a essere felice per fare caso a quel messaggio ricevuto.













 

Angolo dell'autrice;
Ciao, scusate se l'attesa è stata più lunga... ma niente, gennaio è stato un mese pieno, febbraio dovrebbe calmarsi. Ovviamente posto questa perché dovevo solamente rivedere il capitolo e sistemare delle cose. Se tutto va bene, la settimana prossima dovrei riuscire a scrivere per l'altra.
Tutto è andato bene, Emma è tornata a casa a farsi bacchettare da Regina... e a prepararsi per il suo mezzo-appuntamento. Ha anche preparato le pizze con le sue mani xD Killian invece ha portato la coca cola... mi sembrava un gesto carino, diciamo xD Sapendo che per ora Emma non dovrebbe bere alcol. E si sono divertiti anche con Henry, il piccoletto ormai è affezionato a lui!
Alla fine sono riusciti a parlare, e Emma gli ha confidato praticamente tutto. Ha denunciato i due tizi, e loro sono finiti in prigione. Anche se per poco, ma più o meno i tempi sono questi purtroppo. Credo che il colpo più duro per lui sia stato sentire che ha anche tentato il suicidio... anche se per fortuna, non è stata una cosa "seria". Ha realizzato immediatamente di aver fatto una cavolata e si è fatta subito aiutare... così ha saputo di essere incinta di Henry, ed è iniziata la sua lenta rinascita, diciamo.
Credo che dopo quelle confessioni, un po' di cuscinate, baci e tenerezze fossero d'obbligo... non è dispiaciuto a nessuno dei due, anche se hanno preferito interrompere per finire il discorso. Killian finalmente le ha rivelato le sue incertezze, ma lei gli ha fatto capire che non le importa... che le va bene vivere giorno per giorno e non si aspetta che sia sempre perfetto in tutto... perché è umano. E poi beh, gli ha anche fatto capire che non ha intenzione di mettere una cintura di castità... però vuole andarci piano, e non per via del trauma che ormai sta superando, ma perché lei è così. E lui ovviamente non ha problemi.
Come ciliegina sulla torta, l'ha invitata a un imminente viaggio per il suo compleanno... magari accetterà, magari no.
Lo so... sono una guasta feste, però era tutto troppo allegro... quindi il messaggio di Ryan lo dovevo inserire. Scusate!
Ora vado a dormire che è meglio, domani vedo se ho qualche vostra storia arretrata e recupero :) GRAZIE mille come sempre, e a presto! :*

PS: ok per OUAT c'è ancora da aspettare parecchio, ma finalmente domani riprendono le serie di Shonda... quanto le aspettavo! *_* Riguardo a quelle ricominciate questa settimana (tante per me), lasciamo perdere che sto già indietrissimo dopo 4 giorni xD

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Capitolo 20
*** Self awareness ***


Self awareness







EMMA POV

In un primo momento non avevo potuto che rimanere sorpresa. O meglio, scossa.
Poi avevo fatto due conti: erano passati solo 2 anni e 5 mesi da quando avevo fatto sbattere Ryan in galera. Dunque, era stato rilasciato con 7 mesi d'anticipo.
Per un attimo, un solo attimo, ero andata nel panico. Prima ancora di iniziare a tremare, tuttavia, avevo realizzato una cosa: non avevo paura. Era ingiusto, certo, ingiusto che io avrei dovuto portare per sempre le cicatrici di quella notte e lui, dopo aver trascorso neanche tre anni in prigione, sarebbe tornato alla sua vita.
Nel frattempo, però, tante cose erano cambiate... io ero cambiata. Ed ero cambiata più di quanto potessi immaginare, perché pensandoci lucidamente mi ero resa conto di non provare proprio niente. Né dolore, né risentimento... niente. Forse non avevo ancora superato il trauma in maniera definitiva, ma ero ad un ottimo punto. Uno stupido messaggio su Facebook non poteva fare niente né a me né a Henry. Così, mi ero limitata a chiudere la pagina per seguire il programma della giornata, che iniziava con l'andare a parlare coi miei genitori: forse questa sarebbe stata finalmente la volta buona.
Ero serena e felice, soprattutto grazie alla bellissima serata passata con Killian, che si stava facendo sempre più spazio nella mia vita... e nel mio cuore. Dopo aver chiarito la situazione era diventato tutto ancora più facile e leggero, ed eravamo rimasti sul divano a mangiare la pizza e guardare Harry Potter fino a mezzanotte e mezza. E poi c'erano stati i baci, gli abbracci, le tenerezze... era stato tutto così naturale, perfino il rifugiarmi contro il suo petto per tutta la durata del secondo film, leggermente stanca ma ancora incapace di chiedergli di andar via. La ciliegina sulla torta era stato il bacio della buonanotte, così intenso da accompagnarmi fino al risveglio, col sapore delle sue labbra ancora impresso sulle mie.
-Aurora io vado, ci vediamo più tardi! Ciao Henry!- esclamai, correndo giù per le scale ormai completamente in forma. L'unico problema era il polso ancora un po' dolorante e qualche graffio visibile che avrei dovuto continuare a coprire col fondotinta, ma la mia testa stava benissimo. Erano spariti anche i leggeri dolori per tutto il corpo dovuti all'impatto col terreno, e mi consideravo davvero molto fortunata ad essermela cavata con così poco. Avevo anche cancellato la visita di controllo, avrei chiesto a mia madre di cambiarmi la fasciatura: dopotutto era una cosa che faceva tutti i giorni.
Uscita di casa inspirai l'aria fresca del mattino lasciandomi colpire il viso dai raggi solari, poi raggiunsi il mio fidato maggiolino giallo.
Era una bella giornata e io non ero mai stata così positiva in tutta la mia vita.

 

-Mamma, piano! Sembra che non ci vediamo da una vita!- esclamai cercando di ricambiare quell'abbraccio stritolante in cui mi avvolse mia madre non appena misi piede in casa.
-Oddio, scusa, ti ho fatto male tesoro? Stai bene?
-Sto benissimo, rilassati. Sono solo... sorpresa.
-Hai ragione. È che mi manca averti intorno, tesoro. È... tutto diverso senza te ed Henry... pensi di riconsiderare l'idea di tornare a casa?
-Per ora no...- confermai, seppur un po' dispiaciuta -Ho bisogno di libertà. Non che con voi non sia libera ma sai... ecco, indipendenza è la parola giusta. Avrò solo 18 anni ma sono stata fin troppo dipendente da voi tra malattie e tutto... e voglio imparare a cavarmela da sola.
-D'accordo...- sospirò con un sorriso triste -Vorrei non fosse così, ma immagino tu abbia ragione. Vieni, entra, papà sta preparando i pancake... spero non li abbia bruciati.
Quello sì che mi sorprese, invece. Da quando in qua mio padre aveva imparato a fare i pancake? Non che non avesse mai cucinato per noi, anzi, ma non era un esperto di dolci, a quelli ci avevamo sempre pensato io e la mamma. La seguii dentro curiosa, stupendomi del buonissimo odore proveniente dalla cucina: strano ma vero, non aveva bruciato niente!
-Ciao papà...
-Emma! Scusa, arrivo... non voglio rovinare la colazione...
Annuii e seguii mia madre a tavola, scambiandomi un'occhiata fugace con lei. Due sere prima in ospedale non ci eravamo salutati in maniera molto pacifica, dato che si ostinava a non voler accettare che frequentassi Killian. Se il giorno successivo ne avessero discusso non lo sapevo, ma speravo davvero che riuscisse almeno a rispettare le mie scelte.
-Ecco qua... come mai non hai portato Henry?
-Io... magari ve lo porto più tardi ma ora volevo avere un paio d'ore da sola con voi. Vi dispiace?- domandai, mentre l'uomo posava il piatto pieno di pancake a centro tavola, per poi finalmente accomodarsi di fronte a me, squadrandomi.
-No, certo che non ci dispiace. Come stai? Il polso? La testa?
-I capogiri sono spariti... il polso va meglio. Ho pure fatto la pizza senza tanti problemi.- gli assicurai sollevando il braccio per confermargli le mie parole. Per un attimo restammo tutti in silenzio, ma avevo deciso che quel giorno doveva andare tutto per il verso giusto, così decisi di romperlo per prima.
-Ok, sappiamo che non sono venuta solo per fare colazione... anche se ovviamente non rinuncerò a divorare almeno due o tre pancake- iniziai, strappando un sorriso a entrambi -Sono venuta per parlare. Di nuovo. Dato che l'altra sera non abbiamo avuto modo di concludere...
-Per colpa nostra- concluse mia madre. Mio padre strinse le labbra, ma tanto per cambiare non negò. Quell'incidente si stava dimostrando sempre più una cosa positiva, su tutti i fronti. Ad averlo saputo, quasi quasi mi sarei gettata sotto una macchina oltre una settimana prima. O forse no, ma il concetto era comunque quello.
-Ci dispiace, Emma. Io sono la prima a condannare chi giudica senza conoscere, è solo che sei la mia bambina e... ero spaventata. Temevo potessi soffrire di nuovo, ma quando vi ho visti l'altro giorno... eri così... sai, piena di gioia. Eri imbarazzata, è vero, ma eri felice. E lui mi è sembrato un ragazzo molto tenero e premuroso... quindi voglio chiederti scusa, tesoro.
E dispiaciuta lo sembrava davvero, molto. Forse in un'altra occasione non sarei stata tanto incline al perdono, ma proprio perché, come lei stessa aveva detto, ero felice, non avevo alcuna voglia di tenere il muso. Aveva riconosciuto il suo errore e si era scusata: mi bastava.
-Papà?- feci quindi, volendo ascoltare anche la sua opinione prima di chiudere la questione una volta per tutte.
-Beh, io... immagino... immagino che non sia poi così male- borbottò -Si ricordava di me?
-Non subito... ma abbiamo parlato di quella cosa e ci è arrivato. E mi ha spiegato anche i motivi di ciò che ha fatto. Tu sapevi tutto, non vedo perché lo odi tanto.- sputai il rospo, cercando di non suonare acida. Aveva da poco perso quella che sarebbe stata la sua famiglia, aveva bevuto e aveva picchiato quell'uomo solamente perché l'aveva trovato ad importunare una povera ragazza. Cosa c'era di tanto sbagliato in tutto ciò?
-Il fatto è, Emma... che in qualsiasi circostanza ci si trovi, la violenza non è la soluzione.
-Certo, perché se la mamma non ti avesse fermato tu non avresti picchiato Ryan!- gli feci notare, ricordando perfettamente la scena del giorno in cui avevamo incrociato il ragazzo davanti all'ingresso del tribunale. Se non fosse stato per la mamma – io ero troppo scossa per riuscire ad intervenire – non solo non avrebbe potuto essere il mi avvocato, ma si sarebbe beccato anche una bella denuncia per aggressione, probabilmente.
-E' diverso. Sei mia figlia e lui ti aveva fatto del male...
-Ma non lo è! L'unica differenza sta nel fatto che Killian non conosceva quella ragazza e il tipo non le aveva ancora fatto del male. Doveva aspettare che gliene facesse?!
-Va bene! Hai ragione.- esclamò infine, battendo i pugni sul tavolo.
-Che?
-Hai ragione! Ok? Non è che non mi piace perché penso sia una persona cattiva... ma temo non sia giusto per te. Che non sia in grado di controllare la rabbia. E l'età...
-Lascia stare l'età! Preferiresti davvero che frequentassi uno stupido moccioso? Perché la maggior parte dei ragazzi della mia età lo sono e non puoi negarlo. E posso assicurarti che Killian non ha nulla di violento.
Beh, non proprio nulla nulla, sapeva diventare molto passionale e sospettavo di non aver neanche visto la metà di quanto potesse esserlo, per ora... ma era un dettaglio su cui potevo sorvolare.
-Sei felice?
-Sì. Sono felice.
-Va bene. Allora mi basta. Mi dispiace...
-Dovresti prenderti qualche lezione dalla mamma, non sei bravo a scusarti... ma va bene...- sorrisi infine, per alzarmi da tavola ed andare ad abbracciare entrambi. Tutto sembrava ancora più bello coi miei genitori a sostenermi – o almeno ad accettare le mie scelte. Avrei sicuramente avuto bisogno della loro vicinanza, e probabilmente di qualche consiglio, e ora sapevo di potergliene parlare senza problemi. E a questo punto, tanto valeva provare subito: non volevo porgergli una domanda troppo diretta, ma avevo bisogno di una piccola spinta per capire quale fosse la scelta giusta in merito alla proposta di Killian. Certo, non saremmo stati soli, ma avremmo comunque viaggiato tutti in coppie e non avevo proprio idea di cosa aspettarmi. Se da un lato volevo dirgli di sì, dall'altro non riuscivo a fare a meno di pensare che fosse troppo presto.
-Il prossimo week-end è il compleanno di Killian e parte con gli amici. Mi ha chiesto se voglio andare anch'io- sputai d'un fiato, per poi liberare l'aria dai polmoni. Un po' più difficile fu trovare la forza di alzare lo sguardo per leggere le loro reazioni.
Mio padre aveva la mascella serrata, mentre la mamma aveva inclinato la testa di lato, e sembrava leggermente dubbiosa.
-Sì insomma... forse viene anche Regina. Ma non vuole dirmi dove... sarà una sorpresa.
Ancora silenzio: forse, dopotutto, non era stata proprio un'ottima idea lanciare una bomba del genere. Fino a poche settimane prima ero stata completamente disinteressata ad avere una relazione, e adesso volevo addirittura partire col mio ragazzo.
-Tu... pensi sia una buona idea?
-Io... non lo so...- ammisi, abbassando lo sguardo -Non che non mi fidi di lui, sia chiaro. È solo che... è un viaggio e stiamo insieme solo da due giorni. Non è come uscire fuori a cena.
-Se non sei convinta lascia perdere- intervenne mio padre -Se è un bravo ragazzo come dici tu, spiegagli i tuoi dubbi e capirà senza problemi.
-Non è che non sono convinta. Io... la verità è che voglio andare, ma non so se... se sono pronta.
-Pensi abbia... un certo tipo di aspettative?
-No! Assolutamente no!- esclamai, sperando di non essere arrossita. Dopo il discorso che avevamo fatto, però, ero convinta al 100% che non si aspettasse proprio nulla. Mi aveva fatto capire che, se fosse stato necessario, avrebbe pazientato per anni interi ed era una cosa dolcissima.
-Allora cos'è che ti ferma, tesoro?- fece mia madre dolcemente, aprendosi in un sorriso.
-Io... niente. La ragione immagino. Ma...in realtà niente.- realizzai. A fermarmi era solo l'idea che fosse presto, il senso comune in poche parole... ma da quando in qua mi interessava ciò che era giusto per principio?
-Sapete cosa? Vi va di tenere Henry per il fine settimana?
-Quindi andrai?
-Penso di sì. Ve lo confermerò domani.
-Basta che tu sia sicura. Poi se alza le mani devi solo dirmelo e vede cosa gli combino...
-Papà, tranquillo, non lo farà!- risi della sua espressione minacciosa, e quello incrociò le braccia offeso guardandomi come per dire “io sono serissimo”. E lo era sicuramente, ma sapevo anche che non ce ne sarebbe stato alcun bisogno. Prima o poi avrebbe capito che Killian era davvero un bravissimo ragazzo, nonostante le apparenze potessero ingannare.
-Non dare retta a tuo padre... e ovviamente terremo Henry con piacere! Vero David?
-Quello è ovvio!- assicurò -Ho il fine settimana libero tra l'altro, se ci sono scartoffie me le porterò a casa... però se parti fatti sentire ogni tanto. Una chiamata, un messaggio...
-Ok, ok! Ma sarebbero soltanto tre giorni, non un mese!- gli feci notare, continuando a ridere.

 

***


KILLIAN POV

-Lo sai che manca poco e hai perso la scommessa, vero amico?
-Cosa?- alzai lo sguardo confuso su August, mollando il secondo bicchiere di birra appena svuotato. Quella era una giornata un po' morta a causa della pioggia e del freddo intenso, ma gli altri avevano insistito per uscire dato che ero stato male per un bel po' e non mi ero mosso da casa. Alla fine avevo deciso che un'uscita a bere con gli amici non mi avrebbe fatto male, anzi.
-Tra meno di una settimana si parte. E tu ignori qualsiasi ragazza ti guardi.
-A meno che non abbia ottenuto qualcosa con la diciottenne...- intervenne August.
Mentre gli altri rizzavano le orecchie curiosi, io fui indeciso se maledirlo o ringraziarlo. Forse avrei optato per la seconda, però, dato che mi aveva semplificato le cose; ancor prima di uscire avevo deciso che quella sera avrei raccontato ai ragazzi della storia con Emma. Il punto era che non sapevo da dove iniziare, e August mi aveva dato l'input.
-Sì, in realtà è così.
-Te la fai con una diciottenne e non ci dici niente?! A parte a lui?
-Scusate, avete ragione. Ma è... è diverso.- borbottai, rendendomi conto di essere imbarazzato. Vantarmi delle mie conquiste era semplice, ma parlare di Emma era tutto il contrario... provavo sentimenti così forti per lei, che io stesso ne avevo paura.
-Diverso in che senso?
-Diverso nel senso che non è che me la faccio con lei. La sto frequentando. Seriamente, voglio dire. Ci conosciamo da oltre un mese ormai, quasi due ma...
-Ma non voleva dartela?
-Graham, basta!- alzai la voce, battendo sul tavolo e facendo sì che un po' di gente si voltasse a guardarci. Anche August, Graham e Arthur rimasero a bocca aperta, così abbassai lo sguardo.
Avevo esagerato? Forse. Ma il fatto che si parlasse così di lei, mi aveva fatto ribollire di rabbia, più di quanto avrei potuto aspettarmi.
-Scusate. Non ci sono ancora andato a letto, ok? È una storia seria, ragazzi. Quello che c'è tra me ed Emma non è un gioco. Stiamo insieme. È molto giovane e ha anche un figlio, ma è una ragazza meravigliosa e... mi fa stare bene.- ammisi, studiando attentamente i loro sguardi. Eravamo un bel gruppo e ci conoscevamo da anni, ma nessuno di noi aveva mai avuto una storia seria da allora, ed eravamo abituati così. Essere l'uno la spalla dell'altro, divertirci e conquistare bellissime donne con cui trascorrere delle notti di fuoco. O semplicemente passare le serate al bar a bere e chiacchierare, ma non così profondamente... non come riuscivo a fare con Liam e Robin.
-Scusa tu. L'avevo capito, sai. Più o meno.
-Cosa?
-Era da tanto che non guardavi più nessuna, amico, l'ho notato. E sono sicuro che l'abbiano notato anche loro- accennò ad August e Arthur, e loro annuirono -Così come mi sono accorto che Arthur è uscito con la stessa ragazza per ben sette volte.
Il diretto interessato arrossì, e a dire il vero fui sorpreso anch'io: Graham aveva proprio occhio, io non ci avevo davvero fatto caso! Era un buon osservatore, ma in fondo da un detective della polizia avrei dovuto aspettarmelo.
-Come si chiama la tua fiamma?
-Guinevere... Gwen.
-Bene!- concluse August -Brindiamo a Emma e Gwen, e a questi due che potrebbero essere i primi tra noi a mettere la testa a posto!
Lieto che il discorso si fosse alleggerito tanto facilmente, sollevai il bicchiere insieme agli altri e accettai il brindisi. Parlare con loro si era rivelato più facile di quanto avevo creduto, e in quel momento realizzai che in fondo eravamo tutti sulla stessa barca. Le nostre avventure avevano semplicemente colmato il vuoto che avevamo dentro, chi per un motivo e chi per un altro. Ma alla fine, trovare la persona giusta con cui riuscire ad essere felici ogni giorno, era il desiderio di tutti.
-Killian, una cosa...
-Spara, Humbert.
-Tu ti stai innamorando di questa ragazza?
E rimasi in silenzio... anche se la risposta era già sulle mie labbra.
Oh mio dio.
Fino a quel momento non ci avevo davvero pensato, non avevo riflettuto sulla natura dei sentimenti per Emma che ogni giorno crescevano sempre di più.
-Sì... credo di sì.- ammisi, a lui e a me stesso.
E forse le cose erano ancora più gravi del previsto: forse non mi stavo innamorando di Emma, forse ne ero già innamorato.

 

***


EMMA POV

-Grazie Cora. Per non aver detto niente a Regina.
-Emma, figurati. Sarò anche la madre della tua migliore amica, ma mi sembra di capire che tu sia qui per motivi professionali.
-Sì. Sì è così.- ammisi, trovando improvvisamente interessantissimi i libri sullo scaffale dello studio di Cora Mills. L'avevo contattata il pomeriggio del giorno prima, dopo il discorso coi miei, sperando avesse un'ora libera da dedicarmi e avevo avuto fortuna. Avevo deciso di avere bisogno di un'ultima opinione, ma da parte di qualcuno che sarebbe stato capace di essere completamente oggettivo. E chi meglio di una persona che lo faceva per lavoro?
Quando più di due anni prima i miei mi avevano mandata da Cora, non ero pronta ad aprirmi con una persona sconosciuta, mentre ora era proprio ciò di cui avevo bisogno.
-Accomodati pure, dai. Vuoi una tazza di tè?
-No, no, grazie...- borbottai, prendendo posto sul divano, così mi seguì e si sedette sulla poltrona di fronte a me. Il problema è che non sapevo proprio da dove iniziare, non avevo tempo di raccontarle tutta la storia, e certi dettagli non volevo comunque condividerli.
-Emma, lo sai che puoi dirmi tutto, vero? Non sono qui per giudicarti, così come ti ho detto un paio di anni fa. E ammetto di essere stata piacevolmente colpita dalla tua chiamata, non me l'aspettavo.
-Già neanch'io...- confermai, ed entrambe ci lasciammo sfuggire una piccola risata -Il fatto è che non sono mai stata una persona incline a chiedere aiuto. Anzi, in realtà non è che sono venuta perché mi serve aiuto... un consiglio, più che altro. Sai, uno oggettivo... che non venga dalla mia migliore amica o dai miei genitori.- ammisi.
Ormai ero quasi certa di accettare, ma qualche piccolo dubbio non mi aveva ancora abbandonata del tutto.
-Dimmi pure, ti ascolto.
-Ok...- decisi, chiudendo gli occhi e poggiandomi sullo schienale del divano -Ho un ragazzo. Un uomo in realtà, ha quasi 30 anni. Ci conosciamo da quasi due mesi, l'ho conosciuto al gruppo di supporto... e ci piacciamo, credo dal primo momento. Beh, non proprio, almeno per quanto mi riguarda. Ora stiamo insieme, credo... ok, no, stiamo insieme. Il fatto è che abbiamo avuto un solo vero appuntamento, e neanche in grande dato che siamo stati a casa a mangiare la pizza e vedere la tv, eppure stiamo insieme. Credo che il problema sia proprio questo... le cose tra noi stanno crescendo in fretta, credo troppo in fretta. Sembra tutto naturale, non è forzato... eppure non può essere normale che una relazione nasca tanto velocemente. Cosa devo fare?
Solo allora respirai, riaprendo gli occhi per guardare la donna, che sembrava confusa e anche abbastanza colpita. Ovviamente mi rendevo conto di aver parlato un po' troppo, ma il bisogno di liberarmi di quelle parole era stato troppo grande. Avevo necessità di capire.
Perché in fin dei conti, avevo realizzato che il problema in sé non era il viaggio: era quella relazione che stava andando a gonfie vele, con un vento molto più forte del previsto.
-Va bene... lascia che ti faccia solo una domanda. Il fatto che le cose stiano andando così velocemente, ti crea qualche disagio?
-Mi spaventa.
-Ti spaventa perché dovrebbe spaventarti, o perché hai qualche paura concreta?
-Beh, no...
Quali problemi concreti potevano esserci? Killian era meraviglioso, paziente, sapeva farmi star bene e gli piacevo così com'ero, con tutti i miei difetti. Adorava perfino mio figlio, e mi aveva fatto capire che il fatto che fossi madre non lo spaventava. Ma non era proprio questo, il punto? Perché potesse nascere qualcosa di così forte, serviva tempo. Noi avevamo bruciato decine di tappe.
-E allora, io credo che tu abbia già la risposta... non pensi? Voglio dire, ti fa la corte da oltre un mese alla fine, no? Non mi pare poi così poco.
-No, certo, ma io all'inizio... l'ho trattato male, diciamo. Poi per un po' ci siamo frequentati in amicizia, anche se ci piacevamo...
-E allora? Vi siete frequentati. Avete imparato a conoscervi, ad apprezzarvi... e alla fine avete capito che valeva la pena tentare di avere qualcosa in più. A me questa sempre una cosa più che naturale, non importa se non avete avuto decine di appuntamenti galanti... ogni storia è diversa. Magari ora le cose si stanno muovendo più velocemente, semplicemente perché già conoscete cose di voi che altri scoprono durante gli appuntamenti...
Tanta ovvietà mi lasciò spiazzata: la sua spiegazione era tanto semplice, eppure quadrava perfettamente. Come avevo fatto a non arrivarci da sola? Era ovvio che io e Killian non avessimo trascorso la serata a parlare di cosa ci piaceva, perché già lo sapevamo. Conoscevamo già così tante cose l'uno della vita dell'altra.
-Grazie. Grazie Cora, davvero! Io mi stavo facendo problemi inutili e... ti ringrazio.
-Non c'è di che, cara. Io non ho fatto niente se non condurti a realizzare ciò che già sapevi!
-Sì beh, ammettere di conoscere già la risposta non è facile. Senti io... io vado. Ma ti pago l'ora intera ovviamente.
-No, lascia stare, offre la casa. A patto che mi risponda a una domanda.
-Oh... d'accordo. Cosa?
-Te lo chiedo da mamma della tua migliore amica, non da psicologa. Quest'uomo con cui ti vedi... è un bravo ragazzo?
-Lo è...- sorrisi, rilassando i muscoli -Lo è davvero. In realtà è il migliore amico dell'uomo con cui esce Regina.
-Oh!
-Oddio, sapevi che esce con qualcuno, vero? Mi ucciderà...
-Tranquilla!- mi rassicurò la donna con una risata -Lo sapevo, solo non ho avuto modo di conoscerlo. E lui è un bravo ragazzo? Non le dirò che ne abbiamo parlato... non voglio pettegolezzi, sono solo una mamma preoccupata...- fece scuotendo le spalle.
-Sì, non hai di che preoccuparti. Robin è un bravissimo ragazzo, anche più di quello con cui esco io. Cioé, sono entrambi fantastici ma sono diversi...
-Bene, questo mi basta. Grazie, Emma!
-Grazie a te! Allora ciao, ci vediamo presto! I miei pensavano di invitare te e Regina a cena, qualche volta...
-Volentieri! Ciao cara, è stato davvero un piacere.
-Anche per me- sorrisi, prima di chiudermi la porta dietro e scendere le scale allegra. Cora era riuscita a togliermi ogni dubbio: sarei andata con Killian e avrei smesso di chiedermi cosa fosse giusto e cosa no. Sarebbe stato il mio istinto a dirmelo, e in questo momento mi gridava di fare i bagagli e prepararmi al viaggio; sarebbe sicuramente stata una bella avventura, ovunque saremmo andati... e nel frattempo, avremmo continuato a conoscerci sempre meglio.
Una volta fuori presi il cellulare e guardai l'orologio, erano le 18.30: mancava ancora mezz'ora all'orario dell'appuntamento che io e Killian ci eravamo dati, per prenderci un hamburger e perché io gli comunicassi ciò che avevo deciso. Niente cena galante stavolta, dato che alle 20.30 avrebbe raggiunto Robin e gli altri per dare una mano al locale. Anch'io mi ero offerta di aiutare, ma avevamo convenuto che con un polso fuori uso avrei rischiato di combinare danni.
Così mi diressi verso la piazza, decisa a sedermi ad aspettarlo al Burger King, dato che faceva freddo e stava anche ricominciando a piovere.
-Emma.
E in un attimo, un masso mi colpì in pieno stomaco.
No, non un masso... una roccia. O meglio, una montagna intera.
L'ultima persona che desideravo e che mi sarei aspettata di vedere, era di fronte a me. Era cambiato, ma non abbastanza perché non mi creasse lo stesso disgusto che avevo provato nei suoi confronti dopo quella sera. I miei muscoli si pietrificarono, impedendomi di correre via o perfino di urlare, e un senso di malessere mi invase tutto il corpo. Avevo la testa così pesante che sarei potuta svenire da un momento all'altro.
-Emma, ti senti bene?
-Non avvicinarti, Ryan.










 

Angolo dell'autrice;
Ciao! A quanto pare avevo il capitolo quasi pronto da pubblicare, perfino revisionato... quindi gli ho datto solo una letta veloce per sistemare qualche dettaglio.
Emma alla fine ha notato il messaggio di Ryan solo al mattino, e ovviamente non poteva non esserne scossa... ma è rimasta lucida e si è resa conto che nonostante l'ingiustizia, non prova più niente per lui. Paura, odio... nulla. Solo indifferenza. Quindi ha deciso di ignorarlo, ed è andata a casa sua per sistemare finalmente le cose coi suoi genitori. E questa volta è andata molto meglio, anche con David... che ha accettato che finché lei è felice, si farà andare bene qualsiasi sua scelta. E ha anche ammesso che non è che ce l'ha con Killian perché pensa sia una cattiva persona...
Così, i genitori hanno saputo come aiutarla riguardo la sua scelta per il viaggio... e per essere certa, ha contattato anche Cora, che le ha fatto capire che in fondo non ci sarebbe nulla di strano se accettasse, e la relazione non sta correndo così tanto... si è solo sviluppata in maniera diversa.
Anche Killian ne ha parlato coi suoi amici, e sono tutti contenti per lui... diciamo che ad entrambi sta andando molto bene ultimamente.
Ma ovviamente, siccome io sono cattiva, e non va bene che tutto vada così bene... è arrivato Ryan.

Anyway. Avete visto il panel con Jen e Colin? Meravigliosi, li adoro tanto insieme! E sono tanto curiosa per l'episodio musical!
E poi ho visto LaLaLand. Non dico nulla... (Gio, ora capisco cosa volevi dire... il finale.)
Un abbraccio e a presto! :*

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Capitolo 21
*** A ghost from the past ***


A ghost from the past








-Emma. Mi dispiace se... se sono piombato così, senza averti detto nulla. È solo che ti ho scritto e tu non hai mai risposto e io...
-Non credi che magari non ti ho risposto perché non voglio avere niente a che fare con te?!
Lo guardavo, e sentivo le lacrime scivolare lungo le mie guance senza che potessi fare nulla per fermarle. Non volevo piangere, non meritava una reazione del genere da parte mia, ma non avevo più il controllo del mio corpo. E della mente. In una frazione di secondo riaffiorarono immagini dolorose che avevo faticato a dimenticare, e solo da pochi mesi avevo smesso di rivedere ogni notte. Adesso, invece, erano più nitide che mai, e bloccarle sembrava impossibile.
Avevo sempre creduto di essere forte. Avevo creduto di poter superare qualsiasi cosa a testa alta, ormai, invece mi sbagliavo. Non ero forte, non quanto avrei voluto. Mi era capitato di immaginare questo momento, e nella mia testa mi ero limitata a guardarlo, voltarmi ed ignorarlo. Poi, avevo immaginato che se avesse cercato di fermarmi, mi sarei voltata e gli avrei dato un pugno, per fargli capire che non ero più la ragazzina spaventata e incapace di difendersi di una volta.
Ma forse... forse lo ero ancora, dopotutto.
-Emma, per favore... io vorrei solo...
-Perché sei qui?- singhiozzai, cercando di recuperare le mie facoltà fisiche e mentali -Ti avevano dato tre anni. Ti mancano almeno sei mesi. Perché diavolo sei qui?!
-Mi hanno fatto uscire prima per buona condotta.
E dalle lacrime, passai a una forte risata incontrollata. Buona condotta? Dopo quel che mi aveva fatto avevano anche avuto il coraggio di ridurgli la pena per “buona condotta”? E cosa mai poteva aver fatto per meritarselo? A mio avviso erano già pochi quei tre anni, perché il dolore che aveva inflitto a me, sarebbe durato tutta la mia vita. Forse l'avevo superato, fino ad un certo punto, forse un giorno l'avrei fatto del tutto. Ma non avrei mai dimenticato.
-Possiamo parlare come due persone civili? Per favore.
-Se solo fossimo entrambi due persone civili, lo farei. Ma tu...
-Avanti, basta fare la bambina, per favore! Sono passati più di due anni...
-E quindi?! Questo cambia ciò che mi hai fatto, Ryan?! Davvero? Pensi che il tempo possa cambiare il fatto che tu mi abbia violentata? Perché è questo che hai fatto!- gridai, riuscendo finalmente a prendere coraggio e sputargli in faccia ciò che non ero riuscita a dirgli in tribunale, due anni e mezzo prima. Eravamo soli in un vicolo, certo, ma a due passi dalla piazza, e se solo avesse provato ad avvicinarsi mi sarei messa a gridare. O forse non ne avrei avuto bisogno, forse questa volta sarei stata in grado di difendermi, se avessi mantenuto il sangue freddo.
-Lo so e mi dispiace, dico davvero. Ma io non ero in me e... ero ubriaco... e...
-Non posso crederci- sussurrai, ora allibita -Non sei nemmeno in grado di prenderti le tue responsabilità. Ti ricordo che ero ubriaca anch'io. Forse non quanto te, ma un vero uomo non avrebbe mai certe idee, neanche se si fosse scolato dieci bottiglie di vodka!
Restammo in silenzio a guardarci e quando mi squadrò mi venne da vomitare, anche se cercai di reprimere il più possibile il ricordo delle sue luride mani addosso. Tutte le scuse del mondo non sarebbero bastate perché lo perdonassi, ma se almeno avesse ammesso le sue colpe, chiedendo perdono, forse avrei almeno iniziato a considerarlo una persona.
-Mi dispiace. Che altro posso fare, Emma? Tu mi piacevi davvero e vorrei tanto avere la possibilità di mettere le cose a posto e magari... magari, di uscire con te, una volta.
Non seppi se ridere o meno, quindi rimasi a fissarlo dubbiosa. Se quella era una barzelletta, allora era davvero molto divertente; se era serio... no, non potevo neanche pensarci, non poteva essere serio, o allora era più stupido di quanto pensassi. Molto più stupido.
-Invece di prendermi in giro, perché non te ne vai? Senti, non ho tempo da perdere, ho un appuntamento quindi ciao, a mai più rivederci.- tagliai corto. Dato che i miei muscoli si erano risvegliati dal loro stato di trance, decisi di lasciar perdere e andarmene, così mi voltai senza il minimo ripensamento.
Fu quando mi sentii afferrare per il polso che il mio cuore iniziò a battere subito all'impazzata, e sentii che da un momento all'altro avrebbe potuto perforarmi il petto e balzare fuori.
-Ryan, toglimi subito le mani di dossi o mi metto a gridare- dissi, con un fil di voce -Hai un'ordinanza restrittiva.
-Piccola, non voglio farti nulla...- sussurrò, senza sciogliere la presa -Cos'hai fatto alla mano?
-Niente che ti riguardi.
-Swan? Mi sembrava di aver sentito la tua voce. Che sta succedendo qui?!
-Killian!
Bastò la sua voce perché il mio cuore tornasse a farsi più leggero, tanto che trovai perfino la forza di strapparmi via da quella stretta infernale. In men che non si dica mi rifugiai tra quelle braccia forti che mi restituirono tutto il calore in una frazione di secondo.
-Swan, che succede qui?
-Questo è il tuo fidanzato?
-Problemi?- mi voltai verso quel verme, ora finalmente in forze -Preferisco un uomo ad un ragazzino viscido, Ryan.
-Ryan?- mi interruppe Killian, lasciando scivolare la presa su di me sorpreso -Quel Ryan?
Annuii, per poi vedere la rabbia e l'odio crescere nei suoi occhi, tanto da diventare scuri come non li avevo mai visti. Poi fece un passo avanti fino a ritrovarsi davanti al ragazzo, che lo squadrava con aria insolente. Per un solo attimo trovai la scena quasi comica, dato che il più grande superava l'altro di parecchi centimetri.
-Come osi avvicinarti a lei? So cos'hai fatto alla mia Emma, quindi se vuoi che mi comporti da persona civile ti conviene sparire e non farti vedere mai più.- lo minacciò poi, e io fui indecisa se intervenire per chiedergli di lasciar perdere, o lasciarlo continuare.
Tuttavia quel “la mia Emma” detto con tanto orgoglio e perfino una nota di gelosia, fece risvegliare le farfalle nel mio stomaco, che si misero a battere freneticamente con le loro ali. Nessuno si era mai riferito a me in quel modo, a parte i miei genitori.
-Fatti gli affari tuoi, non mi fai paura. Voglio solo parlare con Emma.
-A me sembra che lei non abbia alcuna voglia di parlare con te. Sparisci.
-Senti, tu non sei nessuno per dirmi cos... AHIA!
Neanche me ne resi conto quando Killian lo colpì con un pugno, così forte da farlo finire per terra dopo un solo colpo. Quello sarebbe stato sicuramente il momento giusto per intervenire, ma non lo feci: il mio uomo gli aveva fatto ciò che io avrei dovuto fare dal primo momento e non provai la minima pena per quel topo di fogna.
-Tu sei pazzo! Io ti denuncio e poi vediamo!- esclamò, per poi gridare di nuovo di dolore quando venne colpito da un calcio al ginocchio.
-Ah sì?!
-Emma, stanne fuori, ci penso io...
-No, lasciami fare- insistetti, parandomi davanti a lui mentre il verme tentava di rialzarsi -Tu provaci a denunciarlo. Secondo la legge non dovresti essere qui, mi stai importunando.
-Ma io non ho...
-Silenzio! Dovresti starmi ad almeno 200 metri di distanza! Mi importuna anche solo la tua presenza, ti ho chiesto di andartene non appena ti ho visto! E in ogni caso, a chi pensi che crederebbero? A te oppure a me?
Quando riuscì a tirarsi su decisi di togliermi lo sfizio e colpirlo anch'io, facendolo scivolare di nuovo a terra, esattamente dove doveva stare uno come lui. Non ebbe neanche il coraggio di rispondermi, così si limitò a borbottare delle stupide scuse prima di correre via con la coda tra le gambe. E quando sparì dalla mia vista, finalmente mi concessi di perdermi di nuovo tra le braccia del mio meraviglioso uomo e lasciar sfogare tutte quelle lacrime che avevo trattenuto fino a quel momento. E lui, senza dire niente, mi strinse ancora più forte a sé, posandomi tanti piccoli e teneri baci sulla nuca.
-Ti ha fatto qualcosa, tesoro?
-No...- singhiozzai, senza neanche tentare di sottrarmi da quella presa -Sto piangendo perché mi vergogno. Prima che tu arrivassi... sono stata una debole. Avrei dovuto prenderlo subito a pugni invece sono rimasta... paralizzata! Come una stupida! E se... se fossi stata con Henry!- gridai, prima di riprendere a piangere frustrata nell'incavo del suo collo. Dovevo darmi una maledetta svegliata, dovevo essere in grado di reagire anche da sola, anche quando non c'era nessuno a sostenermi. Chi mi garantiva che non l'avrei mai incontrato, mentre passeggiavo con Henry? Se non avessi avuto la prontezza adeguata, avrebbe potuto scoprire che quel bambino meraviglioso, in qualche modo, era anche suo figlio... e temevo le conseguenze in maniera inspiegabile.
-Non permetterò che si avvicini a tuo figlio, Emma. E non si avvicinerà mai più neanche a te.
-Me lo prometti?
-Te lo prometto. Te lo giuro.- mi assicurò, e per qualche ragione gli credetti. Non sapevo come avrebbe fatto, non sapevo neanche se esisteva un modo per evitare che succedesse – a parte cambiare città – ma suonò così serio che fu impossibile non credergli. In più, avevo capito che fosse un uomo che teneva fede alle sue promesse.
-Vuoi che ti accompagni a casa?
-No...- borbottai, dopo una breve pausa -Voglio un hamburger.
Così, entrambi scoppiammo in una grande risata, e Killian mi strinse ancora più forte di prima, facendomi sentire ulteriormente meglio, come solo lui riusciva a fare da qualche tempo.
-Ti prenderò l'hamburger più gigante che fanno, va bene?
-Va bene! E... Killian?
-Mh?
-Partiamo. Voglio dire, per il tuo compleanno. Voglio venire, ho deciso che voglio venire...
-Questa è la notizia migliore che tu potessi darmi, Swan! Ti sei appena guadagnata anche una grande razione di patatine fritte!
-Bene!- risi ancora e mi alzai sulle punte per baciarlo sulle labbra: sentivo l'esigenza fisica di farlo. Quell'uomo creava dipendenza, ormai ne ero certa. Dopo aver ricambiato, mi cinse le spalle perché potessimo finalmente dirigerci verso l'uscita del vicolo per rintanarci al Burger King, dato che il tuono che aveva appena squarciato l'aria non suonò affatto rassicurante.
Io feci lo stesso, ma calcolai male le distanze e mancai la sua schiena. O meglio, toccai un punto un po' troppo basso della sua schiena. A nulla servì il fatto che corresi subito il tiro sollevando velocemente la mano, dato che Killian si fermò subito per guardarmi con un sorriso malizioso.
-Wow, Swan, trovato qualcosa che ti piace?
-Sta zitto.
-Guarda che puoi toccare se vuoi, non mordo.
-Smettila.- insistetti, guardandolo male e sferrandogli una bella ginocchiata sulla gamba. Al suo lamento sorrisi trionfante. Tuttavia il mio momento di gloria durò ben poco, dato che un istante dopo, inaspettatamente, mi sentii afferrare per il fondoschiena.
-Ora siamo pari.
-Porco! Siamo in pubblico!
-Oh, vuoi dire che se fossimo stati soli avresti apprezzato?
Invece di rispondere gli allontanai la mano e lo schiaffeggiai, e continuammo così per gli ultimi metri che ci separavano dalla nostra cena, per poi ricomporci una volta dentro.
E ancora una volta, era riuscito non solo a rassicurarmi, ma a farmi tornare il sorriso senza neanche impegnarsi. Avrei evitato di raccontare l'accaduto ai miei, sicuramente sarebbe stata una ragione per mio padre per ribadire che fosse violento, ma a me aveva fatto piacere, a dire il vero. Potevo anche sostenere il fatto che la violenza fosse sbagliata, ma a mio parere a volte ci voleva.

 

***

 

KILLIAN POV

-Mamma, quando vieni vorrei farti conoscere Emma.- feci a bruciapelo, dopo aver mandato giù un abbondante sorso di rum.
Ci avevo pensato fin dalla sera precedente, dal momento in cui avevo salutato Emma. Nonostante le mie insistenze, mi aveva accompagnato al locale ed era rimasta dietro al bancone per quasi due ore. Non potendo far altro per via del polso non ancora guarito, aveva dato una mano a me e Robin a servire i clienti che chiedevano birra, whisky e altre bevande che non richiedevano miscele. Ci era stata molto utile a dire il vero, ed era andata via soltanto quando la situazione si era calmata.
Ci eravamo salutati con un lungo bacio, e guardandola andar via avevo preso quella decisione. Era un grande passo per me, perché voleva dire ammettere ulteriormente che si trattasse di una relazione seria, nonostante fosse ancora tutto nuovo.
Non solo lei rimase di sasso, ma anche Liam, accanto a me, che per poco non fece cadere il suo bicchiere d'acqua.
-Killian... certo! Assolutamente, mi farebbe davvero molto piacere. Quindi hai seguito il mio consiglio, alla fine.
-Già. In realtà volevo prenderle dei cioccolatini come mi hai consigliato, ma poi le cose sono andate diversamente... ma insomma, è andata comunque bene.
-Più che bene, sembra un ragazzino innamorato!- mi prese in giro Liam, per poi ridere insieme a mia madre. Io mi finsi offeso quanto possibile, ma in cuor mio sapevo che aveva ragione. Con Emma stavo bene, ero felice e mi sentivo proprio così: un ragazzino innamorato.
-Dai, non prendere in giro tuo fratello! È una cosa positiva!
-Non ho mica detto il contrario!- si difese, alzando le mani -Ma penso che lo prenderò in giro fino a che non mi stancherò, lui non mi ha di certo risparmiato!
-Non è colpa mia se la tua ragazza si chiama Elsa ed è identica a quella del film...- gli feci notare con una mezza risata -Ma puoi dire quello che ti pare, non mi fa né caldo né freddo.
-Lo vedremo fratellino!
-Ragazzi, insomma! Non avete più 15 anni!
-Scusa mamma- borbottammo all'unisono, per poi scambiarci un'occhiata in cagnesco. Forse, dopotutto, sarebbe stata davvero una buona idea iniziare a cercarmi un posto tutto mio. A giorni avrei compiuto 30 anni, non potevo continuare a vivere con mio fratello ancora a lungo.
-Comunque... le ragazze vengono in viaggio con voi?
-Sì... Emma me l'ha confermato ieri, anche se non ha idea di dove andiamo. Diciamo che sarà una sorpresa, ma le piace viaggiare, quindi...
-Che idea romantica!
-Non è un'idea romantica- farfugliai, e la risatina divertita di Liam mise a dura prova la mia pazienza -E' un'idea originale. Divertente. Diciamo che ha bisogno di svagarsi un po'...
-Bene. Quando verrò organizziamo una cena e invitate le vostre ragazze! Sono davvero molto curiosa di conoscerle, dato che probabilmente diventeranno mie nuore...
-Mamma!
Se non altro, in questo momento fu chiaro come mai fossimo così bravi a punzecchiarci a vicenda: era una dote di famiglia. Speravo solo non avrebbe detto una cosa del genere davanti ad Emma, o non l'avrei biasimata se fosse scappata a gambe levate. Per quanto la ragazza mi piacesse, avevo deciso di non pensare al futuro, per ora, e godermi il presente. Avremmo costruito la nostra storia giorno per giorno, senza troppe ansie e preoccupazioni. Era meglio così per entrambi.
-Va bene, ora vi lascio. Ci sentiamo prima che partiate magari... comunque ho già preso il biglietto aereo, ci vediamo tra due settimane. Fate i bravi, mi raccomando!
-Siamo sempre bravi, almeno io!- la rassicurai con un gran sorriso a trentadue denti -Ciao mamma!
-Lo terrò d'occhio io, tranquilla. Ciao mamma!
-Ciao ragazzi!
Dopo aver spento skype, chiusi direttamente il computer per sdraiarmi comodamente sul divano. Ero un romantico? Forse un po'. Ma non volevo farle una sorpresa per essere romantico, semplicemente per il gusto di sorprenderla. Ero convinto che sarebbe stata contenta, ma non volevo perdermi la sua espressione di meraviglia per nulla al mondo.
-Liam... se in questi giorni Emma dovesse passare a casa, non farti sfuggire dove andiamo, per favore.
-Non ti preoccupare fratellino, il tuo segreto è al sicuro. Quindi fai sul serio con lei, eh?
-Sì. Sì, è così. Ci sto provando, almeno... sto facendo del mio meglio. Senti, Emma... Emma ha avuto un passato difficile alle spalle, e ieri ha rivisto il suo ex, il padre di Henry... che non sa di esserlo. Io non so come comportarmi. So che voglio proteggerla, perché quel ragazzo non è una brava persona... ma non so se tenerla lontana dal passato è la cosa giusta per lei. D'altro canto, però... l'ho vista così spaventata, che... io non lo so...
Mi presi la testa tra le mani, cercando di schiarire la mente. Avevo imparato sulla mia pelle che il modo migliore per lasciarsi alle spalle i fantasmi del passato era affrontarli. Ma sarebbe stato così anche per lei? Non l'avevo quasi riconosciuta, davanti a lui. Il terrore nei suoi occhi, il dolore... era stato tutto così intenso anche solo visto da fuori, che avevo avuto l'impulso di ucciderlo. Ero davvero felice di non averla spaventata con quegli scatti di violenza che non ero stato in grado di controllare davanti al verme.
No, forse dopotutto sarebbe stato meglio aiutarla a dimenticarlo, e sperare che non si sarebbe mai più ripresentato davanti a lei. Se non altro, col viaggio avrebbe potuto distrarsi e pensare solo a divertirsi, lontano da tutti i problemi.
-Senti... io non posso dirti cosa fare, perché la conosci meglio di me. Se non ne hai idea, però, parlale esplicitamente... è sempre la soluzione migliore. Non tenerti le cose dentro. Ok?
-Sì, hai ragione. Grazie. Beh, ora vedo di mettere il suo nominativo sul biglietto aereo.


***


EMMA POV

-Allora! Dimmi tutto!- esclamai, buttandomi sul divano insieme a Regina.
Tra una cosa e l'altra, il giorno precedente eravamo entrambe tornate a casa tardi e non avevo avuto modo di chiedere alla mia amica come fosse andato il suo appuntamento. Ero curiosissima, speravo vivamente che si fossero trovati bene anche a trascorrere una serata tranquilla.
-Sempre molto paziente, eh?
-Oh, dai, smettila. È andata bene?
-Sì...- sospirò infine, sistemandosi contro lo schienale -Sai, temevo non avessimo molte cose in comune, siamo diversi... e invece è uscito fuori che non lo siamo poi così tanto. Mi sono trovata bene con lui, abbiamo parlato tanto...
-Quindi non avete passato la serata solo a baciarvi, bene!
-Scema!- esclamò, dandomi una cuscinata -So essere una persona seria!
-Lo so, lo so! Quindi pensi possa funzionare?
-Per ora sì, sono ottimista. È un uomo maturo, ma sa come divertirsi... e questa combinazione mi piace molto. È stato anche sincero... è un po' bloccato e non frequenta donne da tempo, dopo che ha chiuso una relazione lunga dieci anni.
-Dieci anni? Wow. E tu sei la prima con cui esce dopo questa relazione?
-No. L'anno scorso è uscito un paio di volte con una ragazza ma non si è trovato bene... lo ha spaventato coi suoi discorsi sull'avere figli e tutto il resto, e non era pronto.- spiegò.
Era davvero l'uomo ideale per lei. Sapevo che Regina avrebbe voluto avere un bambino, prima o poi, ma non nell'immediato futuro... e sembrava che per Robin valesse lo stesso.
-Gli piacciono gli animali. La sua famiglia ha una tenuta nel Kent con una fattoria. Ha proposto di andare un week-end per portarmi a cavalcare...
-Lui lo sa che sei bravissima?
-No, ed è questo il punto. Se andremo, penso gli farò una bella sorpresa...- disse allegra, poi entrambe scoppiammo a ridere. Avrei voluto potermi trasformare in una mosca per poterli vedere, già immaginavo la sorpresa sul volto di Robin! Regina mi aveva raccontato di essere stata una campionessa di equitazione junior, ma aveva smesso di gareggiare a causa di un incidente a cavallo poco prima dei 17 anni. Si era rotta il braccio e aveva avuto problemi alla schiena, così aveva deciso di lasciar perdere con l'agonistica; non per questo, però, aveva smesso di andare a cavallo. L'anno scorso mi aveva portata nel centro che aveva frequentato, Cirencester, e avevamo fatto una lunga passeggiata a cavallo tra i boschi. Poi avevo fatto il tifo per lei quando aveva accettato la sfida di un vecchio amico per una gara a ostacoli, e non solo se l'era cavata alla grande, l'aveva perfino battuto. Era stato bello conoscere quel lato quasi selvaggio di Regina, tutto il contrario dell'elegante stilista di una boutique di lusso. Aveva mille sfaccettature, e questo la rendeva ancora più affascinante.
-Oh, senti, Jones ti ha invitata al viaggio per il suo compleanno, vero?
-Sì. Sì, sì, e ho deciso di andare. Ci siete anche tu e Robin?
-Esatto! Bene, allora domani o dopodomani, shopping e estetista.
-Che? Addirittura!
-Ovviamente sì, Swan, non ti lascio andare così a...
-Shh! Non so dove andiamo. Vuole farmi una sorpresa.
-Oh! Bene, bene. Allora ci penso io a farti portare le cose giuste. Non ammetto proteste, comunque. Domani chiamo e ci fisso un appuntamento dalla mia estetista.
-Hai anche una ginecologa, per caso?
L'espressione scioccata che si dipinse sul suo volto fu prevedibile, e proprio per questo avevo deciso di buttarla lì senza tanti giri di parole.
Ci avevo riflettuto a lungo, quel giorno, ed ero giunta alla conclusione che forse avrei dovuto prepararmi, perché non potevo sapere come si sarebbero evolute le cose tra me e Killian. Ultimamente si stavano muovendo piuttosto in fretta a dire il vero, quindi non escludevo che saremmo arrivati a fare anche quel passo prima del previsto.
-Non guardarmi così. Voglio... credo... credo vorrei iniziare a prendere la pillola.- confessai infine, arrossendo probabilmente come un pomodoro. Se fosse successo volevo che stavolta fosse sicuro, non era decisamente il momento ideale per gravidanze indesiderate. E in più, dopo il parto, non avevo mai fatto un vero e proprio controllo per assicurarmi che fosse tutto a posto, dato che il sesso era l'ultima cosa a cui avevo pensato. Adesso, però, era diverso. E ovviamente non potevo chiedere alla mia vecchia ginecologa, lavorava con mia madre e questa era decisamente una questione che per il momento i miei potevano fare a meno di conoscere.
-Wow. Non credo alle mie orecchie. Ma sì, posso chiamarla domani mattina stesso, va bene?
-Va bene. Grazie. Ora ti prego, cambiamo argomento. Che c'è per cena?
-Sempre a mangiare pensi! Comunque ho fatto le lasagne, le metto in forno e tra mezz'ora sono pronte! E stasera c'è CSI, spero che Henry non usurpi la televisione a vedere Peppa Pig.
-No, non ti preoccupare! Quando mangia di più si addormenta presto, e lui ama le tue lasagne!

 

-Mary Margaret...
-No, David. Non dire niente, ti prego. Non ho ancora deciso nulla...- sussurrò la donna, rileggendo il foglio per l'ennesima volta, sperando vivamente di aver capito male. Non era davvero il momento per una cosa del genere, e non aveva alcuna idea di come avrebbero fatto a gestire tutto ciò.
-Dovremmo dirlo ad Emma?
-Io... io credo sia meglio aspettare.- fece David pensieroso, senza lasciarle la mano neanche per un istante.
Già, forse era meglio. Entro pochi giorni sarebbe partita in viaggio col suo ragazzo e non era il caso di caricarla di una notizia del genere, al momento. Sia lei che suo marito volevano che si divertisse e vivesse come una ragazza normale, e finalmente ci stava riuscendo.
Però, più prima che poi avrebbero dovuto dirglielo. E sarebbe stato un gran cambiamento.
Come l'avrebbe presa, proprio ora che sembrava così serena?











 

Angolo dell'autrice;
Ciao! Come state? Finita la settimana di sanremo siete tornati in pari con le serie tv? Io sì, meno male! E ho iniziato anche Santa Clarita Diet (e quasi finito), su Netflix... è una comedy un po' strana, ma carina e leggera (se avete lo stomaco di ferro ^^" diciamo che ci sono diverse cose che non fanno per tutti lol).
Spero la storia continui a piacere, anche se sono un po' calate le recensioni... ma basta piaccia, che non stia diventando noioso ecc... fatemi sapere in caso, non mi offendo xD
Alla fine Emma e Ryan hanno avuto un confronto, e inizialmente lei non se l'è cavata molto bene... ma neanche lui, dato che non voleva neanche assumersi pienamente le sue colpe e cercava scuse. L'arrivo di Killian le è stato molto d'aiuto, e come vedete non c'era nulla di cui preoccuparsi. Sì, ovviamente l'ha picchiato un po' ma Emma non si è spaventata e neanche è stata contraria... tanto che gli ha dato il colpo di grazie. Magari lo rivedremo, magari no.
Intanto ha dato l'ok a Killian per il viaggio e hanno passato tutta la sera insieme... e lui ha deciso di voler far conoscere Emma alla madre, quando verrà. Per lui è importante dato che l'unica che le abbia mai presentato è Milah...
Anche a Regina è andato molto bene l'appuntamento e le due amiche si sono divertite a confidarsi... e faranno questo viaggio insieme coi loro uomini! E con quell'ultima uscita, sembra che Emma voglia fare un grande passo avanti. Molto grande per lei. Vuole iniziare a prendere la pillola, perché anche se non è ancora pronta, sa di non voler aspettare in eterno... e ovviamente questo ha stupito anche Regina.
I genitori hanno una novità... che ancora non sanno come rivelare ad Emma. Cosa sarà, lo vedremo!
Buona domenica, e volevo chiedere... qualcuno per caso va a una delle due convention di maggio con Colin e Jennifer? :)
Buonanotte! Un abbraccio :*

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Capitolo 22
*** Surprise ***


Surprise




EMMA POV

Grazie al cielo era arrivato il momento dello shopping, perché la visita dalla ginecologa era stata piuttosto imbarazzante. E non per la visita in sé, ma per le domande di routine a cui non mi ero preparata. Regina l'aveva chiamata il giorno precedente ed era riuscita a fissarmi un appuntamento per quella mattina, ma quando mi aveva chiesto se avevo voglia di parlarne, avevo categoricamente rifiutato. E forse era stato un errore, avrebbe potuto prepararmi a discorsi che non ero abituata a fare con lei, figurarsi con una sconosciuta.
Aveva fatto il possibile per mettermi a mio agio, una volta capito il mio problema, ma quell'argomento continuava ad essere tabù per me. Tuttavia non era andata poi così male, ero riuscita ad esprimermi senza entrare nel panico o fare scenate.
In ogni caso, avrei ricevuto i risultati e la prescrizione già dopo pranzo – essendo quella di Regina una clinica privata, con un laboratorio in loco – così nel pomeriggio sarei potuta passare in farmacia. Avevo pagato molto più di quanto avrei fatto altrimenti, ma per velocizzare i tempi era stata la soluzione migliore e non ero pentita.
L'altra novità, era che per quella oltre mezza giornata il baby sitter di Henry sarebbe stato Killian. La sera precedente gli avevo accennato che sarei stata fuori con Regina a fare shopping, e senza che gli chiedessi nulla si era proposto per il compito.
Così, era venuto a fare colazione a casa nostra e poi l'avevamo lasciato a giocare con Henry: il momento imbarazzante, erano stati i fischi di approvazione di Regina quando ci eravamo scambiati un bacio al momento di salutarci. Per me era ancora una novità, e non ero neanche convinta di essere brava a baciare, ma adoravo sentire le sue labbra sulle mie, era la cosa più piacevole del mondo, perfino più dei cupcake al caramello.
-Allora! Non sei contenta? Ora potrai fartelo senza problemi!- esclamò la mia amica, non appena fummo fuori dalla clinica.
-Smettila! Non ho mai detto che faremo qualcosa a breve. E non urlare!- borbottai infastidita, guardandomi attorno preoccupata che potessimo avere attirato l'attenzione.
-Smettila tu di fare la santarellina, Emma! Se vuoi la pillola è chiaro che non hai intenzione di chiuderti in convento.
-E' per sicurezza, ok?! Potremmo non durare finché... hai capito. E se anche durassimo non è detto che non passi un anno prima che ci vada a letto.
-Poveraccio... spero proprio di no- commentò con le sopracciglia inarcate, ed io alzai gli occhi al cielo. A dire la verità non sapevo neanch'io cosa volevo, ma non c'era nulla di male nell'essere preparati per ogni evenienza: l'avevo scoperto a mie spese, in fin dei conti.
-Smettiamola di parlarne e pensiamo allo shopping. Va bene?
-Come vuoi ragazzina. Ma è perfettamente normale parlare di sesso tra amiche, sai? Se vuoi potrei insegnarti un paio di cosine, così quando arriverà il momento...
-Regina!
-Ok, ok! Come non detto!- alzò le mani, per poi imboccare finalmente Oxford Street. Solo lo shopping sarebbe stato in grado di chiuderle la bocca, e preferivo sopportare tre ore di giri per i negozi piuttosto che quei discorsi imbarazzanti.
Dato che non avevo la minima idea di dove saremmo andati, avevamo deciso che sarebbe stata lei ad indirizzarmi sull'abbigliamento più adeguato, anche se ero certa sarebbe stata capace di farmi comprare sia un maglione che una canottiera solo per confondermi. Ma andava bene così, mi piaceva l'idea di quel viaggio a sorpresa: e soprattutto, dovevo trovare qualcosa di adeguato a Killian, anche se mi aveva detto chiaramente che il fatto che andassi con lui sarebbe stato il regalo migliore in assoluto.
-Ok, io direi di iniziare con un bel vestito... ovunque andremo, devi farti bella per il compleanno del tuo ragazzo.
-Mhm.- borbottai, senza però ribattere. Mi ero aspettata una proposta del genere e non potevo neanche darle tutti i torti: io stessa volevo essere carina per il suo compleanno. Avrei preso coraggio e avrei indossato un bel vestito, magari anche con un paio di scarpe coi tacchi.
-Passiamo alla mia boutique, così almeno questo è gratis.
-Non posso non pagarti! E poi la tua boutique è chiusa.
-Uno: è chiusa ma io sono la proprietaria, scema, ho le chiavi! E due: puoi eccome. Sono la tua migliore amica e voglio farti un regalo, semplice.- concluse.
Ancora una volta non seppi come obiettare, e la seguii verso il suo negozio, appena dopo H&M.
A volte mi capitava di invidiarla un po', ovviamente in positivo: a soli 23 anni aveva una casa tutta sua in pieno centro, una boutique nella principale via dello shopping, e frequentava perfino costose cliniche private a due passi da dove abitava. Sarei mai riuscita a raggiungere almeno la metà del suo successo, nei successivi cinque anni?
Una volta entrate, la donna accese la luce e chiuse la porta, in modo che nessuno pensasse che avessimo appena aperto. Ed io, provai uno strano moto di allegria: per qualche ragione, ero contenta all'idea di trovarmi un bel vestito nuovo. I suoi erano così belli, che non potevo non considerarmi fortunata di poterne avere uno in regalo. Anche quando ero stata totalmente contraria ad indossare abiti che non mi coprivano il più possibile, avevo sempre trovato splendidi quei vestiti per cui le ragazze facevano la fila, e un po' le avevo invidiate. Avevo invidiato la loro sicurezza nel permettersi di essere belle, eleganti, e di mostrare senza vergogna il proprio corpo, avvolgendolo in capi meravigliosi.
Rendermi conto di non avere più quella riluttanza che mi aveva sempre bloccata fino ad un paio di mesi prima, mi rese ancora più felice. Stavo cambiando. Finalmente, stavo cambiando davvero.
-Emma, ti sei incantata?
-Che? Scusa...- borbottai, tornando alla realtà.
-Stavo dicendo... te la senti di provare qualcosa di corto? Con corto intendo che non arrivi a terra.
-Sì.
-Sì?- fece sorpresa, e io risi leggermente, annuendo. Anche se, ovviamente, non avrei mai scelto un mini abito che a malapena mi copriva il sedere.
-Mi piace l'effetto che ti fa questo Jones!- fece allegra -Allora... io opterei per qualche colore primaverile, dato il periodo. Che ne dici del verde? Non sta bene a tutti, ma penso sarebbe perfetto per te! Ed esalterebbe i tuoi occhi.
-Ok... io pensavo al rosso o nero, ma ok. Si può provare...
-Rosso o verde allora. Nero è troppo formale e tu hai 18 anni, non 30.
-Non mi pare di aver obiettato, no?

 

Lo riconobbi subito il vestito giusto, perché in tutta la mia vita non mi ero mai sentita così bella. Carina, forse, quando ero stata un po' più piccola, ma non bella. Ora, invece, avvolta in quell'elegante e morbido velluto verde, qualcosa cambiò.
L'avevo provato su insistenza di Regina, convinta che non avrei mai e poi mai scelto qualcosa del genere. Mi ero data il limite di una gonna lunga almeno fino al ginocchio e una parte superiore che mi coprisse le spalle... ma ovviamente, la mia amica aveva avuto ragione per l'ennesima volta. Avevo smesso ormai di contarle, praticamente.
Era un bell'abito verde scuro dal colore non troppo intenso, che mi fasciava con una leggerissima scollatura a forma di cuore, e con la gonna che scivolava morbida fino a poco oltre metà coscia. Era semplice, eppure bellissimo, e faceva sentire bella anche me. (** sotto c'è il link del vestito)
-Direi che sei perfetta, Emma. Avanti, non puoi non essertene accorta...
-No, io... va bene...- borbottai, voltandomi per riguardarmi da tutti i lati -Prendo questo. Ma non posso accettare di non pagartelo, è così... bello.
-Te lo ripeto per l'ennesima volta: è un regalo. E poi ti sta così bene che non posso non regalartelo, sembra fatto apposta per te! Sei bellissima, e dico sul serio.
-Grazie...- farfugliai, senza il coraggio di controllare allo specchio quanto fossi arrossita. Anche le scarpe che mi aveva fatto provare erano perfette, solo un po' scomode per via del tacco a spillo, ma almeno non avrei dovuto perdere tempo a cercarne altre. Fosse stato per me, avrei finito lì con lo shopping, ma Regina aveva bocciato praticamente tutto ciò che avevo nell'armadio e aveva giurato che non mi avrebbe lasciata andare da nessuna parte se non mi fossi comprata qualcosa di decente.
-Dobbiamo trovarti qualcosa di sexy da mettere sotto. Anche perché non hai reggiseni senza spalline in ogni caso.
-Sexy?! Regina, sei impazzita! Guarda che non è che mi spoglierò davanti a lui!
-Dici?
-Dico! È decisamente troppo presto ora!
-E va bene, che noia! Ma ne hai bisogno comunque, non puoi mettere un reggiseno con le spalline con questo vestito. Quindi prendiamo qualcosa di sexy, così quando sarai pronta ce l'hai già. Ora cambiati e muoviamoci, che alle 15 abbiamo appuntamento dall'estetista.
-Ti odio. Non so perché mi sono fatta convincere a fare tutte queste cose... e poi devi smetterla di chiamarmi ragazzina, hai 23 anni, non 40!
-Lo so, ma ti innervosisce e quindi mi diverto! Comunque non mi odi, mi ami!- esclamò divertita, dandomi una pacca sulla spalla quando diedi l'ultima occhiata allo specchio, prima di correre in camerino a cambiarmi.
Una nuova ventata al mio solito look, in fin dei conti, non mi avrebbe fatto male. A patto che mi sentissi me stessa, perché non avevo intenzione di cambiare la mia personalità per un uomo a cui, tra l'altro, piacevo così com'ero. Era davvero una bellissima sensazione.

 

***

 

Non mi sarei mai aspettata di sciogliermi in quel modo, entrata in casa. Perfino Regina e i miei genitori trattennero il fiato.
Ci eravamo incontrati a casa loro dopo le spese e l'estetista, e ovviamente dopo essere passata in farmacia. La dottoressa aveva deciso di prescrivermi la mini pillola, dato che era più leggera e con meno controindicazioni, e anche se avrei dovuto essere abbastanza puntuale, non sarebbe successo nulla se qualche volta mi fosse capitato di ritardare di un paio d'ore per causa di forza maggiore. I miei, ovviamente, non ne sapevano nulla.
Ed ora, Killian era steso sul divano in salotto, addormentato, e sul suo petto stretto in un abbraccio, dormiva Henry. La nave dei pirati era a terra ai loro piedi, probabilmente l'uomo aveva giocato per ore con mio figlio, finché non si erano addormentati. Sul tavolo c'erano anche due biberon, uno con l'acqua e l'altro con un po' di succo di frutta rimasto sul fondo. Accanto ad essi c'era poi la buccia di una banana, ma ciò che mi sorprese di più fu vedere Henry con una tutina diversa rispetto a quella con cui l'avevo lasciato. In quel momento, pensai che Killian fosse un uomo da sposare. Non aveva mai avuto figli, eppure se l'era cavata alla perfezione: avrei dovuto chiedergli se gli fosse mai capitato di dover badare a qualche bambino, perché non era possibile. Perfino io avevo avuto bisogno di tempo per capire come fare a cambiare i pannolini.
Non avevo neanche voglia di svegliarli ora, dolci com'erano. L'uomo aveva la testa poggiata contro il cuscino e le gambe che sporgevano dal lato opposto del divano, mentre Henry aveva la testa nell'incavo del suo collo e sembrava tranquillo e sereno.
-Noi andiamo di là...- sussurrò mia madre vicino al mio orecchio -Qui pensaci tu. Se vuoi lasciarli dormire ancora un po', io preparo la cena intanto...
-Io... ok, ora lo sento. Ma non credo possa rimanere a cena, mi ha detto che lui e suo fratello devono finire di fare i bagagli. Rimanete voi.
-Non la scamperà per sempre, lo sai, vero?- intervenne mio padre, anche se il suo tono non fu freddo come al solito, quando parlava di lui -Prima o poi dovremo farci una chiacchierata.
-Lo so. E lo sa, credo. Ma andate...
Per fortuna ci pensarono Regina e mia madre a trascinare mio padre in cucina, e chiusero la porta per lasciarci un po' di privacy.
Io rimasi ancora un po' ferma ad ammirare quello splendido quadretto che mi fece anche scappare una lacrima di commozione. Sapevo che la nostra storia era appena cominciata e che avrebbero potuto esserci milioni di epiloghi diversi... ma come poteva, qualcosa del genere, essere destinato a trasformarsi in una breve avventura giovanile? Mi rifiutavo di crederlo, anche se non avevo mai riflettuto seriamente sul futuro che mi aspettavo. Dopotutto Killian aveva 30 anni, e per lui forse sarebbe stato più che normale voler formare una famiglia... ma io, cosa volevo? Avrei dovuto volermi divertire, probabilmente. Eppure non riuscivo a fare a meno di pensare che sarei stata una folle a farmi sfuggire un uomo del genere.
Per fortuna quei pensieri inopportuni furono interrotti dai miei due uomini che sospirarono all'unisono. Allora, evitando di fare il minimo rumore, tirai fuori il cellulare dalla tasca e scattai un paio di foto. Avrei assolutamente dovuto mostrargliele, ma io stessa volevo tenermele per ricordo, perché erano semplicemente adorabili.
Purtroppo, però, era giunto il momento di svegliarli: erano le 6 del pomeriggio ormai, e se Killian aveva davvero tutto ancora da sistemare, non potevo fargli perdere tempo. Lui e Robin sarebbero passati a prenderci alle 5 del mattino, il che voleva dire che avremmo dovuto andare tutti a letto presto per poterci riposare prima del viaggio. Quell'orario mi aveva fatto pensare ad un lungo viaggio in macchina, forse saremmo andati in Scozia... ma ovviamente potevano esserci mille altre spiegazioni.
Molto leggermente, mi chinai e sfiorai le labbra del mio uomo con le mie, accarezzandogli al contempo i capelli. Profumava di buono.
-Mh...
-Killian...- sussurrai, per poi stampargli un altro bacio -Sono io. Sveglia, dormiglione...
-Swan?- borbottò con voce impastata dal sonno, socchiudendo gli occhi per accogliermi con sguardo confuso. Io non dissi niente e lasciai che si guardasse intorno, e quando si rese conto di avere Henry addormentato sul petto, rimase a bocca aperta.
-Siete bellissimi.
-Lo so- sorrise sghembo, anche se ancora assonnato.
-Scusa- aggiunse poi, cambiando espressione -Non volevo addormentarmi. Aveva sonno e volevo far dormire lui, l'avrei lasciato nella culla, ma poi...
-No- sussurrai, accarezzando la testa al piccolo mentre apriva gli occhietti anche lui -Non importa, anzi. A lui piace dormire abbracciato... ma non con tutti. Devi piacergli proprio tanto, sai?
-Beh, la cosa è reciproca. È un nanetto adorabile e non fa neanche i capricci! Abbiamo giocato, mangiato, gli ho raccontato un paio di storie di pirati e...
-E poi vi siete addormentati!- risi, prendendo in braccio Henry per dare modo all'altro di alzarsi.
Quando si tirò su a sedere e stiracchiò, mi accomodai accanto a lui e lasciai che il piccolo allungasse le manine per toccargli il viso, e lui lo lasciò fare divertito.
-Ciao ometto. Ci siamo divertiti, vero?
-Si! Mamma, Killia piata uccino buono!
-Cosa? Killian, che gli hai raccontato?
-Mammaaaa! Killia piata!
-No tesoro, Killian è uno scemo.- borbottai, guardando male l'uomo.
-Semo?
-Bravo!
-Swan! Ti sembrano parole da insegnare ad un bambino? Mi meraviglio di te!- protestò quello, ed io scoppiai a ridere. Ovviamente non insegnavo le parolacce a Henry, ma mi sarei divertita un sacco se avesse iniziato a chiamarlo “semo” d'ora in poi.
-Gli ho raccontato una versione alternativa di Peter Pan e Capitan Uncino, comunque- mi spiegò -Dove Peter Pan è il bambino brutto e cattivo e io sono il pirata bello e buono. Gli è piaciuta!
-Eh, lo vedo... vabbé, in questi giorni me la dovrai raccontare perché sono sicura che mi chiederà di ripetergliela fino allo sfinimento.
-Va bene dolcezza, vedrai che la adorerai anche tu. E possiamo inventarci anche qualche variante, per cambiare ogni tanto.
-Mi sembra un'ottima idea.
E poi, per qualche istante, restammo a guardarci negli occhi e sorriderci. Non aveva idea di quanto mi avesse resa felice, con quello che aveva fatto. Non avrei mai e poi mai potuto accettare di avere una relazione con un uomo che non andava d'accordo con mio figlio, e lui mi aveva dato conferma – per l'ennesima volta – di essere una persona fantastica.
-Vuoi rimanere a cena?
-Oh... Signora Swan? Cioé, Nolan. Cioé... Mary Margaret...- balbettò, poi mi lanciò un'occhiata come per dire “perché diavolo non mi hai detto che c'è anche la tua famiglia?”. Io finsi di ignorarlo, anche se avrei potuto accennarglielo un po' prima.
-Ciao Killian- ridacchiò -Tranquillo, non mordo. Vuoi rimanere a cena, allora?
-No, no, grazie mille. Ma devo proprio andare, faccio le cose all'ultimo minuto e ovviamente ho ancora la valigia da sistemare...
-Va bene, sarà per un'altra volta. Ovunque andiate prenditi cura di Emma, mi raccomando!
-Mamma!- esclamai, indignata. Forse era quasi meglio quando non aveva voluto avere niente a che fare con lui. Non ero una bambina di cui doversi prendere cura!
-Non si preoccupi, è in buone mani. Beh, in buona mano almeno...- si corresse, alleggerendo la tensione con la risata che seguì da parte di tutti e tre.
-Mi raccomando, Jones.
Quando diavolo era comparso pure mio padre? Feci un salto perfino io, al suo tono minaccioso, mentre lo guardava di sottecchi poggiato contro lo stipite della porta, a braccia incrociate. Regina era poco dietro di lui, e sembrava si stesse godendo la scena piuttosto divertita: invece di starsene impalata avrebbe potuto correre in mio soccorso, piuttosto!
-Va bene, basta così! Lui deve andare!
-Arrivederci signor Nolan, Mary Margaret... ciao Regina!- esclamò, mentre già lo stavo spingendo verso l'uscita per salvarlo da quella situazione. Forse avrei dovuto immaginare che sarebbe andata così, e chiedere ai miei genitori di raggiungerci direttamente a casa dopo che fosse andato via.
Quando ci trovammo fuori dalla porta tirò un sospiro di sollievo, facendomi sorridere. Dopotutto, era divertente che lo spavaldo e sicuro di sé Killian Jones si facesse intimidire dai miei genitori!
-Non ridere, Swan. È stato imbarazzante.
-Nah, poteva andare peggio. Grazie per oggi, comunque...
-Non c'è di che, dolcezza. Non mi è dispiaciuto passare la giornata col ragazzino... vero piccoletto?
Fu così paterno il modo in cui diede un buffetto alla guancia di Henry, che rischiai di sciogliermi sul momento. Mai nessuno aveva avuto un tale feeling con mio figlio, oltre a me.
-Tao Killia!
-Ciao Henry, ci vediamo presto, te lo prometto!
-Ciao Killian...
-Ciao splendore, a tra qualche ora. Va' a letto presto, quella di domani sarà una lunga giornata...- si raccomandò, per poi lasciarmi un leggero quanto piacevole bacio sulle labbra. Non lo approfondii solamente perché avevo mio figlio in braccio, altrimenti non mi sarei accontentata.
-Non vedo l'ora.- sorrisi, e non resistetti alla tentazione di dargli un altro piccolo bacio prima di lasciarlo andare.
Guardandolo allontanarsi, pensai che fosse fantastico avere un week-end intero da trascorrere insieme a lui. Certo, c'erano anche gli altri, ma sarebbero stati tutti in coppia... dunque non sarebbe stato imbarazzante se mi fossi lasciata andare un po' più del solito.
-Ah mamma, di che volevate parlarmi?- esordii allegra, rientrando in casa e chiudendo gli occhi per godermi il buon profumino che aveva invaso la cucina.
-Oh... no, non era nulla di che. Le solite raccomandazioni... ma ci fidiamo di te. Solo fatti sentire ogni tanto, va bene?
-Ah, ma sì, non ti preoccupare.

 

***

 

KILLIAN POV

-No, Swan, non ci provare!
Per l'ennesima volta fui costretto a fermare Emma prima che leggesse le insegne stradali, o avrebbe capito subito dove eravamo diretti. Per distrarla, stavolta decisi di osare un po' di più e le presi delicatamente il volto, per unire le labbra alle sue. Ancora non ero certo di sapere come comportarmi, ma aveva promesso che me l'avrebbe detto se mi fossi spinto troppo oltre. Per mia gioia, invece di fermarmi ricambiò, quindi mi presi la libertà di approfondire un po'.
-Robin, muoviti perché se continuano così credo mi verrà il diabete prima che arriviamo.- si lamentò Regina, al che il mio amico si aprì in una risata.
A quel punto Emma si fermò, allontanandosi leggermente per voltarsi a guardar male la sua amica. Era rossa in volto, però, era chiaro che fosse abbastanza imbarazzata: non era ancora abituata a tutto questo, ma ciò la rendeva dannatamente tenera. Era la prima volta che avevo una relazione con una ragazza tanto giovane quanto inesperta, ma si stava rivelando più piacevole e semplice del previsto. Perfino sul lato romantico Emma si era mostrata matura, e le cose tra noi stavano procedendo a meraviglia. Né troppo veloci né troppo lente: tutto era così normale da essere semplicemente perfetto, ed io ne ero felice. La mia paura di non essere in grado di gestire una nuova vera relazione si stava dimostrando infondata: sembrava che con Emma stessi recuperando la serenità di un tempo. E per fortuna sembrava serena anche lei, sembrava si fosse lasciata alle spalle lo spiacevole episodio col suo ex.
-Non manca ancora tanto. E se fossi io alla guida, voi due qua dietro non vi limitereste a scambiarvi qualche bacetto innocente.- feci notare alla mora, che mi rispose con un'occhiataccia dallo specchietto retrovisore. In ogni caso, ad occhio e croce mancavano una decina di minuti all'arrivo all'aeroporto, ed ero davvero curioso di vedere come Emma avrebbe reagito. A quanto ne sapevo, non aveva mai preso un aereo per un viaggio di piacere: fino agli 11 anni era stata costretta a spostarsi spesso per curarsi, poi c'era stato il recupero, la ripresa di una vita normale... e poi Henry. Preferii non pensarci, perché era davvero triste che in 18 anni non si fosse mai divertita come avrebbe meritato.
-E comunque la macchina è tua. Non vedo perché devi far guidare Robin.
-Perché tu tesoro sai già dove andiamo, mentre Emma no... e voglia assicurarmi che le cose rimangano così fino all'ultimo!
-Basta litigare bambini, siamo arrivati!- esclamò Robin, e senza pensarci un attimo portai la mano davanti agli occhi di Emma: ancora non era il momento.
-Ma che fai, sei impazzito?!
-Sh, sh... se tolgo la mano prometti di tenere gli occhi chiusi?
-E come faccio a scendere dalla macchina e camminare con gli occhi chiusi, secondo te?!
-Beh, hai me come guida. Non permetterò di certo che ti faccia male di nuovo proprio ora che sei guarita! Tra l'altro non ti ho chiesto del polso... perché hai tolto la fasciatura?
-Perché non voglio viaggiare scomoda e perché sto benissimo. Ok, prometto di tenere gli occhi chiusi, ma se mi fai cadere ti ammazzo!
-Oh mammamia, sembrate una vecchia coppia sposata!- ci fece notare Robin, quando finalmente spense il motore nel parcheggio. Avevamo preso un posto a pagamento nel garage coperto, così da ritrovare l'auto pronta ad aspettarci al nostro ritorno. Regina rise, mentre io decisi di ignorarli e tolsi le dita dagli occhi della ragazza, ma solo dopo essermi assicurato che non stesse sbirciando.
Scesi dall'auto per primo, così potei fare il giro e aprirle lo sportello per portarla fuori quasi di peso.
-Siete due ragazzini, ma devo dire che siete carini. Avanti, la valigia di Emma la porto io, così voi potete muovervi senza ammazzarvi!- si offrì Regina, mentre Robin tirava fuori le borse dal bagagliaio. Con Liam, Elsa e gli altri ci saremmo visti davanti all'ingresso, avevamo deciso che quella sarebbe stata la soluzione migliore dato che qualcuno sarebbe arrivato coi mezzi.
Quando fummo tutti pronti presi la mia valigia e cinsi le spalle alla mia ragazza col braccio libero, in modo che potesse tenersi saldamente a me.
-Cammina pure tranquillamente, tesoro, non ci sono sassi o altra roba dove puoi inciampare.
-Ok...- borbottò un po' perplessa, ma non si oppose e rimase ad occhi chiusi. Forse stavo un po' esagerando col mio teatrino, ma mi stavo divertendo e non facevo male a nessuno.
Mentre procedevamo, con calma, le stampai un bacio sulla fronte, e lei si accoccolò contro la mia spalla cingendomi la schiena. Quello sarebbe stato il migliore dei compleanni degli ultimi anni, ne ero convinto. A dire la verità avevamo organizzato tutto quasi per gioco. Tra un bicchiere e l'altro avevo spiegato ai miei amici che per il mio compleanno avrei voluto fare qualcosa di diverso dal solito, un bel viaggio per cambiare aria – dato che era da tempo che mi spostavo solamente tra l'Inghilterra e l'Irlanda. Mi avevano preso in giro – giustamente – perché allora mancava ancora molto tempo, ma non mi ero lasciato scoraggiare e avevo proposto di fare una scommessa. L'indomani stesso avremmo prenotato i biglietti per una destinazione che avrei scelto io: ne avremmo acquistati il doppio di quanti eravamo noi. Chi fosse arrivato alla partenza senza avere una ragazza, avrebbe offerto da bere per un mese.
Allora non avrei mai immaginato che una sciocchezza simile si sarebbe rivelata una soluzione perfetta per staccare la spina. E ancor meno, avevo potuto immaginare che avrei potuto condividere l'esperienza con una persona tanto speciale, una splendida ragazza che era riuscita a far breccia nel mio cuore prima che me ne accorgessi. Tutti saremmo stati accompagnati e nessuno avrebbe perso la scommessa, ma a quel punto non me ne importava assolutamente niente.
-Ok- dissi, non appena ci fermammo davanti all'ingresso -Adesso puoi aprire gli occhi, splendore.
La sentii deglutire, e allora lasciai la presa per poterla guardare.
Aprì prima un occhio, poi l'altro, ed infine sbatté le palpebre per poi guardarsi intorno. Sembrò spaesata, e non riuscii a trattenere un piccolo sorriso vittorioso: non aveva davvero capito dove stavamo andando, il mio piano aveva funzionato alla grande.
Quando puntò gli occhi in direzione della porta d'ingresso, li spalancò insieme alla bocca. La sua sorpresa traspariva da tutti i pori, e anche gli altri due si erano fermati a guardarla curiosi.
-Ma... siamo... questo... è l'aeroporto...- balbettò voltandosi nuovamente verso di me, sconvolta.
-Sì, esatto. Siamo a Stansted.
-Ma... cosa... Vuoi... vuoi dirmi che... Killian.
Io continuai a sorridere, ma decisi di darle un ulteriore aiuto ed estrassi il suo biglietto aereo per poi porgerglielo. Se possibile la sua bocca si spalancò ancora di più, ed emise uno strano verso di sorpresa e shock contemporaneamente.
-Roma. Stiamo andando in Italia? Mi stai portando in Italia? Killian, stai scherzando.


Vestito di Emma: http://i.imgur.com/W8ndYIS.png








 

Angolo dell'autrice;
Ciao :) Ok, intanto... dal momento che in settimana ho avuto poco tempo per scrivere (tra lavoro e serie tv con cui devo stare al passo o rimarrò indietro e non recupererò mai xD), pubblico qui anche questa settimana. E' un periodo abbastanza pieno e sto a casa poco, quindi per non scrivere sciocchezze preferisco limitarmi a sistemare i capitoli pronti che ho qui xD (per la cronaca li ho fino al 32, ma la prossima volta o quella dopo cercherò comunque di aggiornare l'altra ff).
Allora, Emma si è fatta coraggio e adesso è preparata per il passo successivo con Killian, quando arriverà il momento. Forse succederà in vacanza o forse no, dato che per lei potrebbe essere un po' troppo presto... ma intanto è pronta. E Regina le ha regalato un bel vestito da indossare al compleanno del suo uomo.
Killian intanto si è rivelato un ottimo baby sitter... si è addormentato, ma con Henry stretto stretto a sé, dopo che hanno giocato, mangiato e tutto il resto. Emma inizia sempre più a rendersi conto di quanto sia perfetto per lei! Perfino i genitori l'hanno trovato adorabile, anche se David non lo ammetterebbe mai xD
E infine... la sorpresa è stata finalmente rivelata. Andranno a Roma tutti insieme, e Emma è rimasta... sorpresa. Nel bene o nel male, lo scopriremo presto lol
Intanto è l'ultima domenica senza Once, yeeee! Non vedo l'ora che ricominci! e poi.... SPOILERONE, NON PROSEGUITE SE NON VOLETE SAPERE NULLA...
avete visto le foto dal set in cui Emma indossa l'anello? A questo punto direi che è ufficiale *___*
Grazie mille a tutti per letture e recensioni come sempre :) Alla prossima buonanotte e un abbraccio!

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Capitolo 23
*** Feeling good ***


Feeling good





EMMA POV

Più guardavo il biglietto aereo col mio nome sopra, e più non riuscivo a crederci. Stavamo per partire per un week-end in Italia. A Roma.
Quando mi aveva detto che avremmo fatto un viaggio, mi ero aspettata che andassimo da qualche parte in Inghilterra, o al massimo in Galles o Scozia. Mai e poi mai avrei potuto immaginare che mi avrebbe portata a Roma senza dirmi nulla, come se niente fosse.
-Swan... non... non sei contenta?
-Eh?- riuscii soltanto a dire, nell'alzare nuovamente lo sguardo verso di lui. Non riuscivo a credere alla sua espressione preoccupata, come poteva credere che non fossi contenta? Mi aveva fatto un regalo dieci volte più grande di quello che io avevo fatto a lui per il suo stesso compleanno.
Tuttavia ero ancora troppo sconvolta per riuscire a dire qualcosa, così gli gettai le braccia al collo e lo strinsi forte iniziando a ridere. Dopo un attimo esitazione ricambiò anche lui l'abbraccio, e mi sollevò da terra facendomi ruotare attorno a sé.
-Sei pazzo!- esclamai, quando mi lasciò andare divertito -Mettimi giù, scemo!
-Lo so, però vedo che è valsa la pena!
-Beh... certo! Pensavi potesse farmi schifo? Killian, è... grazie. Io non so che dire.
-Non devi dire niente. Voglio solo che ti diverta e che ti goda il viaggio. Se non mi mollerai, ti prometto che sarà il primo di una lunga serie...- mi assicurò, e fu così tenero che non potei negargli un lungo bacio sulle labbra. La vita fino a quel momento non era mai stata molto generosa con me, era riuscita a togliermi più di quanto mi avesse dato... ma sembrava che stesse facendo di tutto per farsi perdonare. Mi aveva portato un figlio che amavo da morire, degli amici perfetti, ed ora un uomo meraviglioso che ancora faticavo a credere di avere al mio fianco.
Un rumore improvviso mi riscosse dai miei pensieri e dalle labbra morbide del mio uomo, ed entrambi ci voltammo di scatto, solo per trovare Regina col cellulare puntato verso di noi, mentre rideva sotto i baffi insieme a Robin.
-Scusate, era un quadretto così tenero che andava immortalato. E poi voi due non avete ancora foto insieme!
-Cavolo, è vero!- esclamai meravigliata. Avevo fotografato Killian ed Henry, ma in tutte le occasioni che avevamo avuto, non ci eravamo mai scattati una foto insieme.
-Questo non vuol dire che devi paparazzarci, tesoro.- intervenne Killian guardandola torvo, e lei aprì le braccia come a dire “ormai è fatta”. Nonostante concordassi con lui, più tardi avrei chiesto alla mia amica di inviarmi l'immagine, mi sarebbe piaciuto tenere un ricordo di quel momento tanto bello e felice. E mi piaceva pensare che sarebbe stato il primo di tanti.
-Ragazzi, mi dispiace interrompervi ma sarà meglio andare... August mi ha scritto che lui e Graham sono già lì.
-D'accordo, muoviamoci. Penso che anche Liam e Arthur con le ragazze arriveranno a momenti.
-Non pensavo che fossimo così tanti...- notai. Saremmo stati dodici in totale: non avevo mai frequentato un gruppo così grande. Avevo creduto che saremmo stati noi quattro, più Liam con Elsa e August con Ruby.
-Tranquilla, dolcezza. Ti assicuro che sarò tutto tuo!
-Cretino!
Dopo avergli dato una scherzosa botta sulla spalla, recuperai la mia valigia da Regina e seguii gli altri dentro l'aeroporto. Speravo avremmo avuto tempo per fermarci a bere un caffè da Costa, perché nonostante fossi andata a letto presto, a causa dell'emozione non ero quasi riuscita a chiudere occhio. Questo, comunque, non mi avrebbe fermata: stavamo partendo per Roma e non vedevo l'ora di esplorare una delle città che avevo sempre sognato di visitare. Decisi che ai miei avrei fatto una sorpresa e gli avrei mandato una foto una volta arrivati a destinazione.
Non vedevo l'ora.
Quando vidi gli altri fermarsi lo feci anch'io, ma non appena alzai lo sguardo non riuscii a credere ai miei occhi: non poteva essere!
-Elsa?
-Oh mio dio... Emma!
Era incredibile quanto piccolo potesse essere il mondo. Quando Killian aveva nominato la ragazza di suo fratello, mai avrei potuto immaginare che si trattasse della stessa Elsa che conoscevo io: la sorella maggiore della mia migliore amica delle superiori, Anna.
Ancora sconvolta mi lasciai abbracciare dalla ragazza, e ricambiai Erano passati quasi quattro anni dall'ultima volta che l'avevo vista, eppure non era cambiata di una virgola. Fatalità, quella volta l'avevo salutata proprio in un aeroporto, quando si era imbarcata per partire alla volta dell'America, per studiare all'università di Harvard. Solo un anno dopo erano partiti anche i suoi genitori, che avevano trovato lavoro lì, ed Anna.
-Voi due vi conoscete?- intervenne sorpreso Liam, e anche Killian sembrò molto confuso.
-Sì, io... Elsa era... cioè, è la sorella della mia migliore amica delle superiori. Come sta Anna?
-Bene! Si è diplomata a giugno e ha lavorato qualche mese... ma tra un mesetto torna! È stata accettata all'Imperial College, da ottobre studierà medicina.
-Wow! È sempre stata la sua aspirazione...- riflettei, perdendomi nei ricordi. Anna era stata una grande amica, io tutto il contrario. Dopo l'accaduto con Ryan era venuta a trovarmi una volta prima di partire, promettendomi che ci sarebbe sempre stata per me, nonostante fosse costretta ad andar via. E l'aveva fatto. Mi mandava messaggi tutti i giorni ed io le rispondevo ogni sera... fino a che non avevo smesso. Lei aveva continuato ancora, e dopo un mese avevo addirittura ricevuto una lettera perché si era preoccupata che fosse successo qualcosa. Non le avevo mai risposto. Mi ero convinta che allontanarmi da tutto ciò che mi ricordasse quell'orribile notte fosse la scelta migliore, e ciò comprendeva la mia migliore amica. Forse se non fosse partita sarebbe stato diverso, ma non era colpa sua, ovviamente, era mia: ero stata una stupida ingrata, ma quando me ne ero resa conto non mi ero sentita di tornare nella sua vita come se niente fosse.
-Non ce l'ha con te, sai. Era triste ma... ha capito. Insomma, dopo tutto ciò che avevi passato...
Mi limitai a sorridere e annuire, lasciando cadere il discorso prima che finisse sul personale. Regina e Killian erano gli unici a sapere a cosa si riferisse, e preferivo rimanesse così.
-Beh... passiamo alle presentazioni, allora!- intervenne Killian, e solo allora notai tutte le altre persone davanti a noi. Trilli, Ruby e August erano gli unici che conoscevo, gli altri tre non li avevo mai visti. Ad accompagnare la bionda c'era un ragazzo alto quasi una ventina di centimetri più di lei, davvero affascinante, e doveva avere circa l'età di Killian.
-Piacere, Graham!- esclamò allegro e mi porse la mano, io mi affrettai ad afferrarla.
-Piacere mio, Emma!
-Lo so, lo so! Non vedevo l'ora di conoscere la fiamma del nostro caro Killian... e ora capisco tutto!
-Graham!- lo rimproverò, quest'ultimo, ma io mi limitai ad una risata. In fondo non c'era da stupirsi che i suoi amici fossero espliciti come lui!
-Io invece sono Arthur, e lei è Gwen- mi salutò anche l'altro, così porsi la mano anche a lui e alla sua ragazza. Non lo dissi ad alta voce, ma mi scambiai un'occhiata con Regina e fui certa che stessimo pensando la stessa cosa: in quel gruppetto, non c'era nessuno che fosse brutto, anche se ai miei occhi nessuno era ai livelli del mio uomo.
-Dai, ci sbrighiamo così riusciamo a prendere un caffè?- propose Elsa, e dato che tutti sembrammo d'accordo la seguimmo dentro.
Sarebbe stata decisamente una bella avventura.

 

-Ehi, tutto bene? Se vuoi facciamo cambio e ci sto io al finestrino...
-Cosa? Va tutto benissimo. Perché non dovrebbe?
-Perché sei pallida. E mi sembri nervosa. Non avrai paura di volare?
-Ma no... no. Non è che ho paura. È che... non ho bellissimi ricordi, lo sai...- ammisi con un sospiro, poggiandomi contro lo schienale e chiudendo gli occhi.
Avevo sempre viaggiato in aereo da malata, a volte anche con flebo attaccata o maschera dell'ossigeno dalla partenza all'arrivo. Non avevo mai avuto modo di godermi un volo, avevo sempre cercato di dormire perché non appena eravamo in aria mi veniva da vomitare. Le rare volte in cui ero stata abbastanza in forma, avevo comunque avuto paura che potesse succedere qualcosa, quindi mi ero limitata a guardare i cartoni, in caso di viaggi lunghi. C'erano stati alti e bassi, ma mai un volo totalmente piacevole e rilassante. Questa era la prima volta.
Quando sentii la sua mano calda sulla mia riaprii gli occhi, e lo trovai a guardarmi con un bellissimo sorriso rassicurante.
-Sei una ragazza forte e sana ora, Emma. Vedilo come se fosse il tuo primo viaggio in aereo... se hai un po' d'ansia non importa, è normale. Io la prima volta, mente prendevamo velocità ho pianto...
-Pianto? Sul serio? Ma... quanti anni avevi?
-Dieci, non ero molto piccolo. Mi sono messo a piangere e tutti si sono voltati a guardarmi, la hostess pensava che stessi male... una figura di merda!- rise, ed io con lui. Non sapevo dire come mai, ma nella mia testa era sempre stato un duro fin da bambino, quindi era un'immagine buffa.
-Ehi, non te l'ho detto perché mi prendessi in giro!- esclamò incrociando le braccia al petto, fingendosi offeso.
-Non ti sto prendendo in giro... è solo che nella mia testa ho un mini-Killian in giacca di pelle che piange disperato tra le braccia della mamma e...- continuai a ridere, ma mi sporsi per baciargli la guancia: era così adorabile! Per farmi stare meglio non si era fatto problemi ad uscirsene con una rivelazione così imbarazzante. Era così facile volergli bene.
Solo in quel momento mi accorsi che l'aereo si stava muovendo, e prima che avessi modo di realizzare iniziò a prendere velocità.
-Swan, se hai paura sei libera di stringerti a me quanto ti pare... ma ti consiglio di guardare fuori, ti piacerà. È così che mi sono calmato, sai... guardando la città che si faceva piccola piccola... come un modellino in miniatura. E le nuvole vicinissime...
Sorrisi, poi mi chinai di lato e poggiai la testa contro la sua spalla, ad occhi chiusi. Lui mi prese la mano e la baciò, per poi circondarmi le spalle e lasciare che lo usassi come supporto.
Per guardare fuori avrei avuto più di due ore: per il momento, stringermi a lui mi sembrava la cosa più ovvia e piacevole da fare. E la paura, nel frattempo, era sparita.
Era così sbagliato desiderare che durasse per sempre?

 

***

 

KILLIAN POV

-Beh, ora posso dirlo ufficialmente... benvenuta a Roma, splendore!- esclamai, non appena fummo tutti giù dal treno. Io e Liam avevamo proposto di prendere dei taxi, ma tutte le ragazze si erano coalizzate convincendoci a scegliere il treno, per poter fare una passeggiata tra la stazione e l'hotel. Vedere gli occhi di Emma brillare mentre si guardava attorno entusiasta, mi fecero capire che quella sorpresa era stata decisamente un'ottima idea.
Il viaggio era stato piacevole, fortunatamente ero riuscito a tranquillizzarla e ci eravamo goduti il panorama, fino a che non si era addormentata sulla mia spalla. Alla fine avevo ceduto al sonno anch'io, e ci eravamo svegliati entrambi quando l'aereo aveva toccato terra.
Tuttavia, con lo sguardo perso tra le nuvole avevamo avuto anche il tempo di chiacchierare, così avevo scoperto qualcosa in più sul suo rapporto con la ragazza di mio fratello. Era incredibile quanto il mondo potesse essere piccolo, ma la più sorpresa ovviamente era lei. Mi aveva raccontato della sua amicizia con Anna e mi aveva confessato i suoi sensi di colpa per il modo in cui si era allontanata da lei, senza dire nulla.
Ma come biasimarla? Non riuscivo neanche ad immaginare quanto potesse essere stato buio e doloroso quel periodo, anche se non eravamo tornati sull'argomento. Tuttavia sapevo che prima o poi l'avremmo fatto, ero certo che ci fosse ancora molto da dire... ma non le avrei fatto pressioni. Quando se la sarebbe sentita, avrebbe parlato. Neanch'io avevo ancora trovato il coraggio di raccontarle la verità su mio padre, ma l'avrei fatto. Solo non ora, non in un week end che sarebbe dovuto essere completamente all'insegna del relax e del divertimento. Avremmo passeggiato per la città fino a stancarci e magari avrei offerto la cena ai miei amici: non avevo voglia di festeggiare in grande.
La prima cosa che notai tra i passanti furono le giacche leggere, ed effettivamente un termometro in alto vicino all'orario segnava 20 gradi. Era quasi buffo vedere gli altri coi loro cappotti pesanti, solo io ed Emma indossavamo le nostre solite giacche di pelle, io nera e lei rossa.
-Che ne dite di metterci in disparte e sistemarci? Sto morendo di caldo!- esordì Elsa, riportando l'ordine nel gruppo.
-Togli la giacca, te la tengo io- offrì Liam premuroso, passando una mano tra i capelli della bionda. Erano proprio carini e sembravano avere una grande intesa, ma dato che lui si divertiva a prendermi in giro l'avrei ripagato con la stessa moneta.
-Avanti piccioncini, una mossa prima che qualcuno inciampi tra i cuoricini che spargete!
-Ti avevo già detto che non so ancora se mi piaci, Jones Junior?- replicò la ragazza stizzita.
-Ci vuole tempo, chiedilo alla tua amica- accennai ad Emma con un sorriso a trentadue denti -Ma alla fine mi adorerai, tendo a fare questo effetto!
-Ho i miei dubbi. Farò uno sforzo, ma tu me lo rendi complicato...
-Elsa, ti prego, ignoralo e basta...- intervenne Liam -Ora spostiamoci da qualche parte, magari in un bar. Poi vediamo di capire come arrivare in hotel... è vicino?
-E' vicino- confermai. Secondo Google Maps distava circa 15 minuti dalla stazione, quindi non ci avremmo messo molto a trovarlo. Era un bell'albergo a quattro stelle per cui avevo trovato un'ottima offerta, e proprio di fronte avrebbe dovuto esserci una pizzeria. Probabilmente sarebbe stato meglio andare prima a sistemarci, poi avremmo pensato a mettere qualcosa sotto i denti.
Non appena uscimmo dalla stazione fummo colpiti dai raggi del sole che illuminavano la calda mattinata primaverile di Roma, e nonostante ci fosse ben poco da vedere, restammo ammaliati a guardarci intorno. Con la coda dell'occhio mi concessi di scrutare per un'istante Emma, che aveva un'espressione ammaliata e raggiante: a quanto pare non aveva sbagliato a pensare che fosse proprio ciò di cui aveva bisogno.
-Allora splendore, che ne dici?
-Io... dico che non riuscirò mai a ringraziarti abbastanza. È tutto così... perfetto. Grazie.
-Non ringraziarmi, l'ho fatto anche per me. Vuoi mettere un fine settimana con la più bella ragazza inglese che conosca?
-Anglo-americana.
-Cosa?
-Beh, mio padre è americano. Sono cittadina americana e inglese. Vabbé lasciamo perdere, chi se ne frega.- tagliò corto con un sorriso, lasciandomi guidare il gruppo. In teoria avevo studiato bene la strada, nel peggiore dei casi ci saremmo persi... pazienza.
-Ok, di là. Non credo di sbagliarmi, dobbiamo arrivare in una piazza e da lì c'è tipo una via grande.
-Proviamo a fidarci- ridacchiò Graham, meritandosi un'occhiataccia da parte mia, ma per non perdere altro tempo iniziammo ad incamminarci tra la folla. C'erano davvero tante persone, ma considerato che fosse sabato mattina era sicuramente più che normale. Certo, la strada era più piccola di quelle attorno alle stazioni di Londra, ma anche questo faceva parte del fascino della città eterna. La grandezza l'avremmo sicuramente vista nei monumenti.

 

La passeggiata si rivelò più lunga del previsto dato che da bravo idiota optai per il lato sbagliato della piazza, il che ci costrinse a fare l'intero giro; se non altro quei 20 minuti ci servirono per definire il programma della giornata. Ci saremmo fermati un'oretta in albergo in modo da sistemarci come si deve e cambiarci, poi saremmo usciti alla volta del Colosseo: sicuramente avremmo trovato un ristorante per pranzare lì in zona, e nel pomeriggio ci saremmo spostati a Via del Corso per un po' di shopping. Mi piaceva che il centro fosse contenuto e percorribile a piedi, a Londra senza la metro era probabile che in una giornata si potesse perdere l'uso delle gambe.
-Wow. Questo è lusso, sei pazzo. Quanto diavolo hai speso?- esclamò Emma, non appena entrammo nella hall. Effettivamente la reception sembrava l'ingresso di un palazzo inglese del 19° secolo.
-Meno di quanto tu pensi, credimi. Sono meno di 300 sterline.
-Ma come- intervenne Liam -Io ne ho spese 200...
-Diciamo che... potrei aver preso una suite.
-Confermo quello che dice la tua ragazza- intervenne Graham -Tu sei pazzo. Ma almeno sarà contenta, suppongo! Io non ho mai dormito in una suite.
In quel momento io ed Emma ci guardammo, e realizzai una cosa a cui avrei dovuto pensare prima: non avevamo parlato di come avremmo dormito. Come avevo potuto essere tanto stupido? Al momento della prenotazione per me era stato ovvio che avrei passato le due notti con la ragazza che avrei portato con me, ma allora non avrei potuto sapere che sarebbe stata lei.
Praticamente la prima e unica volta che avevamo dormito insieme era stato un paio d'ore prima, in aereo, poggiati l'uno contro l'altra. Ma nello stesso letto? Era chiaro che per il momento fosse troppo, per lei; nonostante il discorso che mi aveva fatto un paio di giorni prima, era stata chiara sul fatto che avrei dovuto essere paziente. Ovviamente era giusto così, e non solo per quello che le era successo in passato: in fin dei conti era giovanissima, aveva appena 18 e probabilmente, se non fosse stato per quel mostro, sarebbe stata anche vergine. Ed in un certo senso lo era.
-Io ed Emma ci prendiamo la suite, tu e Robin l'altra stanza- fece tranquilla Regina, quando gli altri si allontanarono a fare il check in alla reception.
-Sì, va bene. Si può fare.- annuii, trovandola una soluzione accettabile -Altrimenti posso provare a vedere se ci sono camere libere...
-Non dire sciocchezze! Io ed Emma staremo bene, in quanto a voi due non credo proprio vi vergognate a dormire nello stesso letto, no? O c'è qualcosa che non sappiamo?- ci punzecchiò.
-Veramente io non ho detto che non dormo con lui...
-Non ora Emma... aspetta. Cosa?!
Se lei era scioccata, io lo ero il doppio. Possibile che avessimo sentito male? Ci voltammo tutti a guardarla, anche se Robin era un po' più confuso non conoscendo tutti i fatti.
-Dai, non è mica un problema...- borbottò -Smettetela di guardarmi così. Non sono una bambina. A meno che qualcun altro abbia problemi con la sistemazione, io non ho problemi.- concluse, rivolgendosi direttamente a me. Era ovvio che io non avessi problemi a riguardo, non potevo che esserne felice a dire il vero. Ma non volevo neanche che si sentisse forzata, non mi andava che si creasse imbarazzo.
-Emma, guarda che non sei costretta. Sono io che non ci ho pensato, sono stato stupido...
-No, no. È meglio così, e poi non possiamo mica rovinare il week end a Regina e Robin!
-Emma, guarda che...
-Regina, basta, non c'è niente da dire. Giuro, va bene così, per me non è assolutamente un problema. Allora, andiamo a fare questo check in prima che si faccia notte?
Detto questo superò tutti e tre e si mise in fila dietro a Graham e Rose, gli ultimi che aspettavano di riavere i propri documenti insieme alle chiavi. Dal canto mio non potei far altro che seguirla senza aggiungere nulla, se a lei stava bene, ovviamente stava bene anche a me. Sapevo che non avremmo fatto nulla, ma ero felice che si fidasse.
Quando fu il nostro turno consegnammo i documenti in silenzio, poi raggiungemmo gli altri per aspettare anche Robin e Regina.
-Beh, io ed Emma siamo al quarto piano... qualcuno è con noi? O i comuni mortali stanno sotto?
-Ora non te la tirare solo perché hai speso neanche 100 sterline in più, cocco.- fece Arthur, colpendomi sulla spalla -Noi primo piano, meno scale da fare.
-Chi se ne importa, abbiamo l'ascensore- dissi tranquillo, stringendo la mano a Emma per far capire solo a lei a cosa mi riferissi. Per fortuna la vidi arrossire soltanto io, perché se fossero partite le domande ero certo che me l'avrebbe fatta pagare.
Intanto non vedevo l'ora di buttarmi sul letto: un'oretta di riposo non me l'avrebbe tolta nessuno, tanto a cambiarmi e darmi una lavata non ci avrei impiegato tanto.
Iniziammo quindi a salire, chi in ascensore e chi a piedi, ma purtroppo anche Regina e Robin sarebbero stati all'ultimo piano, così non avrei avuto modo di ripetere l'esperienza dell'ospedale insieme ad Emma. Non mi ero mai considerato claustrofobico, o almeno non del tutto dato che non davo completamente di matto... ma essere calmato dai baci della ragazza mi era piaciuto eccome.
-Beh, eccoci. Veniamo a bussarvi tra un'ora e mezza, quindi fatevi trovare vestiti- presi in giro i nostri amici, e mi scansai appena in tempo per evitare che Regina mi pestasse il piede coi suoi tacchi. Non riuscivo a capirla quella ragazza, come faceva a viaggiare con delle scarpe così scomode?
-Tu invece cerca di tenere le mani a posto o ti sistemo io.
-Regina! Basta, smettetela di fare i bambini. Andiamo.
Detto questo, Emma mi prese le chiavi di mano e andò dritta verso la porta della nostra stanza, ed io non potei fare altro che seguirla. Non volevo darlo a vedere, ma ero piuttosto euforico all'idea che avremmo passato due notti insieme, anche se solo a dormire. Avremmo comunque avuto tempo per stare soli, chiacchierare, e magari anche berci un bicchiere di champagne con due belle pizze davanti alla tv. Ecco, forse come regalo di compleanno volevo solo quello.
Feci appena in tempo ad entrare e chiudere la porta, che per poco non feci un salto a causa dell'esclamazione di sorpresa di Emma. E a dire la verità, non aveva tutti i torti.
Non era una suite enorme come negli alberghi a cinque stelle, ma era ugualmente più grande di casa mia. Non solo la camera da letto era enorme, ma c'era perfino un salottino da cui si poteva accedere ad un terrazzo che non aveva nulla da invidiare ad un giardino.
Non mancava proprio nulla.
-Wow. Beh, io direi che se vuoi tenerti il letto, quel divano non mi sembra affatto male.
-Ma non dire sciocchezze!
Mollò la valigia nel centro della stanza e senza pensarci due volte andò a buttarsi sul letto. Era davvero tenera, sembrava una bambina. O almeno, una ragazza della sua età, e questo mi piaceva.
-Comoda, Swan?
-Puoi dirlo forte. Vieni a provare.
Si scostò sul lato destro ma non diede segno di volersi alzare, quindi la raggiunsi cercando di non fare troppe domande, e mi lasciai scivolare sul materasso ad occhi chiusi. Era davvero morbido.
Tuttavia, c'era qualcosa che mi tormentava, e se non avessi chiarito le cose sarei impazzito.
-Perché, Swan?
-Perché cosa?
-Lo sai. Non sei costretta a stare in camera con me solo per non essere... diversa. Prima ti ho vista un po' a disagio e capisco. Ma è anche vero che le altre sono tutte più grandi, hanno più esperienza. Io praticamente sono il tuo primo vero uomo e...
-Non esageriamo, ora. A dieci anni ce l'avevo un... fidanzatino. Beh, non proprio, però ci siamo dati un bacio...- disse allegra, voltandosi su un fianco e poggiando la mano sotto la testa per guardarmi. Io feci lo stesso, ma allungai la mano per prendere la sua libera, e la strinsi.
-Sai cosa voglio dire, Emma...
Per un attimo rimase semplicemente a guardarmi negli occhi, fino a che non sospirò ed infine annuì. Non avevo la minima intenzione di rovinarle l'umore, ma volevo mettere le cose in chiaro e soprattutto assicurarmi che per lei fosse davvero tutto a posto. Alla sua età mi ero sentito anch'io fuori posto e diverso, anche se per altri motivi, ma conoscevo la sensazione e non volevo si forzasse a fare cose che in realtà non voleva.
-Senti, Killian. Io... ok, ero a disagio perché gli altri si sbaciucchiano tranquillamente e tutto il resto. Ma non è assolutamente per questo che voglio stare con te.
-No?
-No- ribadì seria, guardando le nostre mani intrecciate. Aspettai quindi in silenzio che fosse pronta a continuare a spiegarmi cosa stava succedendo.
-Io voglio... voltare pagina. Del tutto, intendo. Iniziando col superare le mie paure e... forse non sarà neanche così difficile. Per me è strano trovarmi su un letto con un uomo? Sì.
Ovvio che lo era. La prima e unica volta che le era successo, era stata trattata in una maniera che non avrei mai potuto immaginare completamente.
-Ma il fatto è... è l'idea a farmi paura. Ma tu... tu non mi fai paura, io mi fido di te.- continuò, accennando un sorriso -E' per questo che... quando si è posta la questione ho pensato... perché no? Che c'è di male. Cioè, non è che dobbiamo per forza fare qualcosa...
-No, no, certo!- mi affrettai ad assicurarle -Certo che no, figurati. Non ci avevo neanche pensato.
Non era proprio vero, ovviamente. Ci avevo pensato, perché per quanto cercassi di reprimere i miei istinti, non riuscivo a non desiderarla. Aveva milioni di qualità, ma era anche una bellissima ragazza con cui avevo una grande chimica, quindi era piuttosto naturale. Ma no, non avevo preso in considerazione che sarebbe potuto succedere in viaggio, e quella era la verità.
-Allora io non vedo problemi. Ci divertiremo, non è vero?
-Puoi giurarci.- confermai, e a quel punto il suo sorriso si accese completamente; -Ok, ora vieni qui e fatti baciare perché non resisto più! 










 

Angolo dell'autrice;
Ciao! Inizio con BUON OUAT DAY! Non posso credere che il giorno sia già arrivato, l'attesa sembrava interminabile! Non vedo l'ora di rivederli tutti, e ovviamente i nostri CaptainSwan!
Per quanto riguarda il capitolo... sì, Emma è stata molto felice e gliel'ha mostrato esplicitamente senza vergognarsi! La sorpresa invece è stata Elsa... che altri non è che la sorella della sua migliore amica al tempo delle superiori. Il mondo è piccolo, sì xD E potrebbe essere l'occasione per riallacciare i rapporti sia con lei che con Anna, adesso che è cresciuta...
Poi sono partiti, e Killian ha fatto in modo che il viaggio in aereo di Emma fosse il più piacevole possibile... e lo è stato! Sono arrivati a Roma e sono impazienti di divertirsi... solo, ingenuamente, nessuno dei due aveva pensato al problema della sistemazione xD Che alla fine non è stato un problema, dato che Emma è più che contenta di dividere la stanza con lui, e non ha intenzione di farlo dormire sul divano. Anche se non faranno niente, si divertiranno comunque.
Ringraziatemi, stavolta ho finito il capitolo senza nessun colpo di scena ansioso ahahahaha ma non abituatevi troppo LOL 
Detto questo vado a dormire, perché mi sembra davvero il caso... (ah, ho speso un occhio della testa ma ho comprato la foto duo con Jennifer e Colin alla convention *_* sarà il formaggio in un panino CaptainSwan! Oppure sto da una parte e lascio loro vicini :') vedremo ahahaha).
Grazie mille come sempre per letture e recensioni! Un abbraccio e a presto! :*

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Capitolo 24
*** Ready ***


Ready





EMMA POV

-Insomma. Come... come stai, Emma?
Fu Elsa la prima a rompere il silenzio imbarazzante che si era creato. I ragazzi si erano andati a preparare tutti insieme, mentre noi ci eravamo divise a gruppi di 3 – perché un solo bagno per 6 donne non sarebbe mai bastato.
Avevamo trascorso tutto il pomeriggio in giro per Roma, prima a fare shopping a Via del Corso, poi a passeggiare a Villa Borghese facendo sosta a Fontana di Trevi sulla via del ritorno in hotel. O almeno io e Killian, dato che gli altri avevano voluto continuare il giro per i negozi, cosa che non faceva assolutamente per me. Avevo comprato qualche vestito per me e per Henry, ma ad un certo punto io e il mio uomo avevamo deciso di essere stanchi.
-Bene... sto bene, grazie.
-Mi fa piacere... è passato un bel po' dall'ultima volta, vero? Ma non poi così tanto, e...
-Lo so.- annuii, alzando finalmente lo sguardo. Fortunatamente entrambe le ragazze sapevano dell'accaduto, così non dovevo dare spiegazioni imbarazzanti che sicuramente avrebbero congelato il clima. Un clima già abbastanza gelido, considerato che in venti minuti ci eravamo scambiate solo pochi convenevoli.
-Ho un figlio, Elsa. Non so se lo sapevi, non sento Anna da... beh. Ok, a meno che Liam non...
-No, non... non lo sapevo. Un figlio? Da...?
-Sì. Da Ryan...- confermai.
-Oh dio... non avrei mai immaginato. Quindi ora ha...
-Già, quasi due anni... si chiama Henry- sorrisi -È stata l'unica cosa positiva uscita da quella brutta faccenda, ma è davvero un bambino adorabile.
-Me lo devi far conoscere. Ci sono così tante cose da recuperare! Sembra ieri che ascoltavo te e Anna “no, noi saremo donne indipendenti, non vogliamo matrimoni e bambini e blabla”...
Con quel siparietto Elsa riuscì a smorzare il clima, e perfino Regina si unì alle nostre risate. Non aveva tutti i torti, un paio di anni prima solo l'idea di avere un bambino in futuro mi terrorizzava. La cosa buffa era che avevo sempre esposto il mio punto di vista con grande convinzione eppure, quando avevo scoperto di essere incinta, non avevo mai preso in considerazione l'idea di abortire.
-Sul matrimonio non ho cambiato idea! Mi sembra comunque inutile indossare un abito bianco e un velo per andare in chiesa a pronunciare dei voti... neanche vado a messa!
-Certo, certo... fino a un paio di mesi fa non volevi neanche frequentare uomini, e adesso stai sempre a fare gli occhi dolci al tuo ragazzo!- mi provocò Regina: non le tirai una cuscinata solamente per non rovinarle trucco e capelli.
-Io non faccio gli occhi dolci!
-Li fai- intervenne Elsa divertita, -E anche lui. Lo so che lo prendo in giro perché fa il cretino, però siete davvero molto carini!
-Beh... grazie. È ancora una cosa abbastanza nuova...- ammisi un po' imbarazzata, afferrando incerta il completino intimo che Regina mi aveva costretto a comprare, per spostarmi nell'area soggiorno.
Per quanto non amassi indugiare sulla mia figura, dovetti ammettere che il reggiseno valorizzava decisamente la mia seconda non troppo abbondante. Per un attimo mi ritrovai a chiedermi se a Killian sarei piaciuta, se fossi tornata abbastanza in forma dopo il parto o era rimasta qualche imperfezione che avrebbe potuto non gradire. Per fortuna ci misi pochi secondi a vergognarmi di quei pensieri, ed indossai velocemente il mio vestito nuovo. Oltre ad essere davvero bello era anche molto morbido, forse sarei stata comoda pur essendo abituata ai pantaloni. Lo stesso non potevo dire dei tacchi, e proprio per questo avevo già messo un comodo paio di ballerine in borsa.
-Wow Emma, stai benissimo!- esclamò Elsa, non appena tornai da loro. Anche Regina mi regalò un gran sorriso di approvazione, e non potei che sentirmi lusingata. Io stessa mi sentivo bella, ma soprattutto diversa: più sicura, molto più sicura di quanto non fossi mai stata in vita mia. Era una sensazione piacevole e leggera.
-Grazie mille, ragazze. Regina, appena hai finito mi fai tu trucco e capelli?
-I capelli posso farteli io, tanto sono già pronta- propose l'altra -Sono brava, ricordi? Vuoi solo i boccoli o qualche acconciatura?
-No, niente acconciature. I boccoli andranno bene, abbiamo la piastra... grazie comunque.
-Non c'è di che! Vieni, siediti comoda e ci penso io.
Passai i successivi venti minuti a farmi acconciare e truccare, e fui davvero contenta del risultato. Anche Regina rispettò il mio volere e mi fece un trucco leggero e molto naturale. Infine riuscii ad ammettere che non sfiguravo affatto accanto a loro, le quali erano davvero bellissime.
-Direi che è ora di andare a mostrarci anche ai nostri cavalieri! Già mi immagino le loro facce annoiate, avranno finito di prepararsi in 5 minuti!- fece Regina, e ci concedemmo un'altra breve risata. Poverini, probabilmente stavano facendo la muffa ad aspettarci nella hall.
Presi quindi la mia borsa, dopo essermi assicurata che il regalo per Killian fosse dentro, e seguii le ragazze fuori. Ero un po' nervosa a dire il vero, e non era un bene dato che dovevo scendere quattro piani a piedi con dei tacchi assassini alti 10 centimetri.
Cercai di fare attenzione concentrandomi sugli scalini e tenendomi saldamente al corrimano, per non fare un volo prima ancora dell'inizio della serata.
Non riuscii a vedere nient'altro, tuttavia, quando i meravigliosi occhi azzurri che ogni giorno amavo sempre di più si posarono su di me, quasi incantati.
-Emma...
-Killian. Scusa se ci abbiamo messo ta...- non feci in tempo a finire la frase, che salì i pochi scalini che ci dividevano e mi posò un leggero bacio sulle labbra, prendendomi saldamente la mano.
-Sei davvero... bellissima. Sei in anticipo per il regalo, sai?
-Grazie... ma non fare lo scemo.- sorrisi, prima di stampargli un altro piccolo bacio a fior di labbra -Andiamo, dai, stanno aspettando solo noi...

 

KILLIAN POV

Dire che fosse bella, era estremamente riduttivo. Lo era sempre stata, dal primo momento in cui il mio sguardo si era posato su di lei, ma non si era mai messa così in tiro. Non che mi dispiacesse il suo solito look, non aveva di certo bisogno di abiti sontuosi per essere splendida, ma ora la sua bellezza era esaltata al massimo.
L'abito era davvero perfetto per lei, valorizzava il suo corpo giovane e bello, la pelle candida e gli occhi verdi. Era affascinante e sexy senza essere volgare, ed ero piuttosto certo che ci fosse lo zampino di Regina per quel look: sapeva trasformare gli anatroccoli – anche quelli belli – in meravigliosi cigni.
-Potresti smetterla di guardarmi?- borbottò, abbassando lo sguardo leggermente imbarazzata. Stava bene con il lieve rosa che dipinse le sue guance, era davvero dolce.
-Non è facile, Swan, ma ci proverò. Hai freddo?
-No, sto bene... a parte per queste trappole che ho ai piedi- sorrise con disappunto, strappandomi una risata. Ebbene sì, Regina era riuscita a convincerla perfino a mettere i tacchi a spillo! Non che fosse un problema, se si fosse stancata l'avrei volentieri portata in braccio. Così come l'avrei scaldata, se il leggero gilet che a malapena le copriva spalle e braccia non le fosse più stato sufficiente.
Per festeggiare non avremmo fatto nulla di esagerato. Avevamo prenotato un tavolo in un ristorante nel quartiere di Trastevere, e avremmo passato la serata a chiacchierare in compagnia, mangiare e bere. Ruby e Trilli avevano suggerito di andare in discoteca dopo la mezzanotte, ma avevo declinato sia perché l'idea non mi faceva impazzire, sia perché sapevo che Emma avrebbe gradito ancora meno. Avevo messo in chiaro che chi avesse voluto, tuttavia, sarebbe potuto andare senza problemi: io non avevo piani per dopo, il ristorante avrebbe chiuso a mezzanotte e mezza e sarei volentieri tornato in albergo con la mia bellissima ragazza. Al massimo avremmo fatto una passeggiata lungo il fiume, prima di cercare un taxi o un autobus notturno.
Era un vero peccato che fosse passato il tramonto, ma le luci della sera che illuminavano strade, case e ponti, davano al quartiere un aspetto molto affascinante.
Controllai velocemente il cellulare per assicurarmi che non stessimo sbagliando strada, ma fortunatamente girato l'angolo ci ritrovammo proprio davanti al nostro ristorante. I tavolini fuori erano già pieni, tranne uno lungo che doveva essere il nostro.
Per fortuna ci individuò subito un cameriere, dato che con tutte quelle persone mi sembrò un'impresa trovarne uno. Ci fece accomodare, confermandoci che quello fosse il nostro tavolo, e lasciò dei menù perché potessimo decidere con calma.
Prima di passare a leggere, mi guardai intorno: l'atmosfera mi piaceva molto, c'erano dei strani fuocherelli accesi in delle campane di vetro che scaldavano l'ambiente circostante. Eravamo stati io ed Emma a scovare il posto un paio di sere prima, ci era sembrato l'ideale... sia per i prezzi che per il menù vario, oltre che l'atmosfera tipicamente romana.
-Per non perdere tempo prendiamo antipasti misti con un paio di bottiglie di vino, birra e acqua... va bene?- proposi, scorrendo la lunga lista che indicava bruschette, supplì e tanto altro.
-Sì, dai, ci sta- fece Rose -Sarà già abbastanza traumatico prendere un'ordinazione di 12 pizze diverse!
Come previsto fu un'impresa ordinare e il cameriere fu costretto ad appuntarsi tutto, ma alla fine riuscimmo nell'impresa. Essendo molto indecisi, io ed Emma optammo per una Capricciosa e una Diavoletta che poi ci saremmo divisi. Col profumo che si sentiva tutto intorno, non vedevo davvero l'ora di riempirmi lo stomaco: una volta tornati a casa, avremmo ripreso col nostro programma di corse mattutine, che per cause di forza maggiore eravamo stati costretti a interrompere.
Non mi sfuggì, tuttavia, l'intento di Emma di massaggiarsi il polso sinistro, prima di distendere la mano per poi stringerla in un pugno e viceversa.
-Ehi... tutto ok? Fa male il polso?
-No. Stavo solo controllando, sto bene. Era giusto un po' teso...
-Non dovevi togliere la fasciatura. So che avrebbe stonato col vestito, ma...
-Sei scemo- rise -Ma no, va davvero tutto bene, Killian! Una volta tanto, va tutto a meraviglia... ti ringrazio davvero tanto.
-Smettila di ringraziarmi, Emma. Senza di te sarebbe stato meno piacevole e divertente, quindi dovrei ringraziarti io piuttosto...
Mi accorsi troppo tardi di aver posato automaticamente la mano sul suo ginocchio, ma dopo una fugace occhiata non disse nulla e mi regalò un grande, bellissimo sorriso. Era davvero cambiata: se avessi osato tanto quando ci eravamo conosciuti, mi sarei quasi sicuramente beccato un bel calcio. Il cameriere arrivò con le prime bevande e gli antipasti, così fui costretto a mettere da parte la piacevole sensazione dello sfiorare la sua pelle morbida, liscia e calda. Aiutai l'uomo a fare in modo che tutto potesse entrare senza problemi, e quando si allontanò iniziammo a dividerci il tutto.
Per un attimo esitai, ricordando il minaccioso “non farla ubriacare” di suo padre, ma fu ugualmente la prima a cui riempii il bicchiere. Era una sera di festa, non gliel'avrei rovinata. Già avevo capito che si sentisse un po' a disagio, essendo la più giovane ed inesperta tra tutti, non volevo umiliarla. Avrei cercato di essere io a non ubriacarmi, così avrei potuto essere abbastanza lucido da metterla a letto prima che potesse fare danni.
-Emma, allora! Che ci dici... hai preparato un completino sexy per far felice il festeggiato?- domandò Ruby non appena fummo tutti con piatti e bicchieri pieni, facendomi andare di traverso la birra. Mi voltai subito verso la mia ragazza, che era ovviamente arrossita come un pomodoro.
-Ruby...
-Avanti Killy, vuoi saperlo anche tu! Emma sa che siamo tra amici, non c'è niente di cui vergognarsi! In fondo lo so che neanche lei è una santa...- sorrise, facendomi venire voglia di prenderla a schiaffi. Ma non potevo dire e fare niente, se non volevo che Emma fosse a disagio. Per quanto la adorassi per com'era, dovevo rispettare il suo non voler “sfigurare” di fronte a ragazze più adulte di lei.
-Non è che mi vergogno- si schiarì la voce -Ma non posso dire niente, mi dispiace. Devo pur poterlo sorprendere, no?
E con quell'affermazione, ruppe definitivamente quel ghiaccio che avrebbe potuto rovinare tutto, se la situazione fosse degenerata.
Era cambiata. Era cresciuta, in quei due mesi. Era una piccola donna capace di stare in piedi da sola, e io ne ero estremamente fiero. Cercai di reprimere con la birra la mia voglia di lei che cresceva ogni minuto di più.

 

***

 

EMMA POV

Tra chiacchiere, buon cibo e risate, la mezzanotte arrivò in fretta. Scoprii che gli amici di Killian mi piacevano davvero; dietro le facciate estroverse – che invidiavo da morire – erano anche delle persone molto tenere e simpatiche. Mi ero allontanata una volta per andare in bagno, e Ruby mi aveva perfino raggiunta per scusarsi di avermi messa in imbarazzo. Ovviamente le avevo assicurato che fosse tutto a posto, perché col senno di poi mi ero resa conto che aprirmi un po' non mi avrebbe fatto male. Anche Gwen mi era piaciuta molto, era un po' chiusa come me, anche se non fino a certi livelli, e lo stesso valeva per Arthur. Era davvero un ragazzo adorabile! Graham e August erano i più festaioli, perfino più di Killian, e avevano animato la serata alla grande, ideando una specie di gioco alcolico con aneddoti divertenti e imbarazzanti che avevamo dovuto rivelare.
Forse fu l'atmosfera di leggerezza che mi aveva rapita, con l'aiuto dell'alcol ingerito, ma allo scatto della mezzanotte mi gettai senza vergogna tra le braccia del mio bellissimo festeggiato. Dopo avergli fatto gli auguri lo baciai così intensamente da rimanere senza fiato. Tanto che, quando ci staccammo, il resto del gruppo ci acclamò con un sonoro applauso.
Poi mi feci da parte perché anche gli altri potessero fargli gli auguri, e non potei fare a meno di osservarli. Con tutti quegli amici che tenevano a lui, era chiaro come avesse fatto a sconfiggere i fantasmi del suo passato... e mi piaceva pensare che un piccolo merito l'avessi anch'io, nonostante fossi arrivata nella sua vita da poco tempo. Da quando ci eravamo conosciuti era cambiato, era diventato più bravo a esternare ciò che provava. Almeno con me, aveva tolto quella maschera di sfacciataggine che inizialmente aveva utilizzato per mascherare chi era veramente.
Fu quando si voltò a sorridermi che fui costretta ad ammettere a me stessa di desiderarlo. Per tutta la sera avevo cercato di ignorare i brividi che mi avevano invasa ogni volta che mi sfiorava, ma in fondo ero ben consapevole di avere solo mentito a me stessa.
Avevo voglia di sapere cosa si provasse a fare l'amore per davvero. Ad essere amata in tutti i sensi, da una persona che invece di farmi del male, mi avrebbe trattata come una donna. Killian aveva sempre fatto il possibile per farmi star bene, farmi tornare il sorriso anche nei momenti difficili, e sapevo che sarebbe stato così anche quando avessimo fatto quello che per me era un grande passo. Di lui, ormai, mi fidavo ciecamente.
-Allora fratellino, come ci si sente ad essere ufficialmente entrato nei 30?- gli domandò Liam, interrompendo – fortunatamente – i miei pensieri.
-Beh... per fortuna ho una splendida ragazza diciottenne che mi aiuta a mantenermi giovane! Voglio dire... se diventassi un vecchietto col pancione e la barba lunga, chi la biasimerebbe se mi mollasse?- scherzò, stringendomi a sé con un braccio e facendomi ridere insieme agli altri. Era un gran coglione, ma era il mio coglione.
-Tranquillo, per ora non c'è pericolo- gli assicurai, porgendogli il coltello per tagliare la bellissima torta – senza candeline come aveva voluto – che avevamo ordinato ancor prima di partire. In realtà l'avevo ordinata io, aveva voluto far scegliere a me e a quanto pare avevo scelto bene! Aveva un aspetto davvero fantastico, e sicuramente sarebbe stata deliziosa.
Fu tenero a darmi la più grande delle 12 fette, anche se con tutto quello che stavo mangiando quel giorno avrei avuto seriamente bisogno di una settimana di digiuno, una volta a casa. E mancava ancora un'intera giornata, resistere alle delizie romane sarebbe stato piuttosto complicato.
-Adesso i regali, però!- intervenne Liam -Non ce li siamo portati dietro per appesantirci.
-Seriamente? Ma ero stato chiaro, niente regali...
-Certo, perché qualcuno è mai stato ascoltato quando ha detto “niente regali”- fece Regina ironica. Anche a me aveva detto di non volere nulla, ma ovviamente non gli avevo dato retta, anche se sapevo sarebbe stato ugualmente contento.
I primi a porgergli una busta furono Robin e Regina. Sapevo già cosa gli aveva regalato lei, dato che l'avevo aiutata a scegliere la maglia più adatta a lui. Era un leggero maglioncino di cotone, molto morbido e ovviamente nero, grigio scuro ai gomiti e due bottoni che proseguivano in uno scollo a V. Era elegante ma al contempo casual, così avrebbe potuto portarlo tranquillamente.
-Grazie Regina, è davvero bellissimo! Immagino sia di tua produzione!
-Sì, ovviamente!
-L'altra cosa è da parte mia, di Liam ed Elsa invece- aggiunse Robin, mentre Killian estraeva incuriosito la seconda scatola dalla busta.
Non riuscii a credere ai miei occhi, gli avevano davvero regalato un drone. Fu davvero difficile non scoppiare a ridere quando lo vidi fissarlo contento, come un bambino il giorno di Natale!
-Wow, grazie ragazzi! Non vedo l'ora di metterlo all'opera, ci sarà da divertirsi!
-Avevo proposto di allegare anche una casa nuova ma non avevamo abbastanza fondi... sappi che se mi fai impazzire con quel coso te lo sequestro- lo minacciò Liam, al che ridemmo tutti. In fin dei conti, però, avrebbe potuto essere divertente... speravo vivamente mi avrebbe invitata perché lo montassimo insieme!
-Beh, wow... noi ci siamo tenuti sul classico, speriamo ti piaccia ugualmente!- intervenne Gwen, porgendogli una busta più piccola. Ovviamente non potei che curiosare ancora una volta, e dovetti ammettere che anche la loro idea era stata fantastica!
-Wow, cena con delitto! Mi hanno sempre ispirato queste cose, grazie! E all'hotel di Sherlock Holmes, fantastico!
-E' per due. Ora che hai una ragazza abbiamo pensato che potreste divertirvi insieme... io e Gwen ci siamo stati, approviamo!- ci assicurò Arthur con un occhiolino. Io e Killian ci guardammo e – cavolo – ci saremmo divertiti eccome! Non ero mai stata ad una cena con delitto, ma era decisamente qualcosa che mi aveva sempre intrigata, dati i miei gusti!
Ruby e Rose gli regalarono un orologio da polso di Star Wars e due biglietti per il concerto dei Queen, mentre Graham e August un set per giocare a freccette – che ovviamente adorò – due giochi per la Play, e un abbonamento di 6 mesi in palestra. Lo trovai davvero utile, dato che più volte mi aveva accennato di volersi iscrivere ma di non trovare mai il tempo e, soprattutto, la voglia.
-Ora tocca a me! Ti conosco un po' meno rispetto a loro ma spero di aver scelto bene...
-Pure tu, Swan? Ma dai, ti avevo detto che...
-Non ti ho ascoltato, ovviamente- lo interruppi, porgendogli la mia bustina. Fortunatamente la seconda parte del regalo mi era arrivata giusto il pomeriggio prima di partire, dato che l'avevo ordinato su internet.
Quello scosse la testa divertito e l'afferrò, e quando si ritrovò in mano con la scatola del cannocchiale strabuzzò gli occhi. Ero riuscita a scovarne uno buono ad un prezzo niente male, e dato che mi aveva parlato di come aveva imparato a riconoscere le costellazioni e altri astri, non avevo resistito. Era una passione che aveva messo da parte da quando aveva lasciato la marina, ma mi aveva anche confessato che gli mancava.
-Ovviamente sta a casa, non potevo rischiare di portarmelo dietro...- spiegai.
-Emma, sei incredibile, grazie. Non ci posso credere! È davvero un regalo stupendo!
-Non è professionale. Ma credo sia buono... dovrai sperimentarlo!- sorrisi, porgendogli la bustina di carta più piccola.
Avevo fatto un po' di ricerche, ma alla fine avevo trovato la soluzione perfetta: un weekend al Parco di Galloway, in Scozia, il luogo ideale per osservare le stelle. Inclusa c'era anche una visita all'Osservatorio, che sarebbe sicuramente stata interessante.
Stavolta non disse niente, ma si voltò verso di me e mi baciò, circondandomi con un braccio. Da parte mia ricambiai, felice che il regalo gli fosse piaciuto. In fin dei conti il weekend era un regalo anche per me, dato che ero ottimista riguardo al fatto che ci saremmo andati insieme.
-Grazie, Emma.
-Non c'è di che. Il fine settimana vale fino a settembre, quindi avremo tempo di scegliere le date.
-Già. Ci pensiamo poi a casa, quando mi aiuto a montare il drone e a provare il cannocchiale...
Non ebbi bisogno di nient'altro per essere felice. Mi stava totalmente includendo nella sua vita, e per quanto la mente mi dicesse di non correre troppo perché ero ancora giovane, il cuore mi diceva che non avrei mai trovato nessuno come lui. Me lo sarei tenuto stretto a qualsiasi costo.
-Beh, ora che i piccioncini hanno smesso di fondersi facciamo qualche foto... e poi vediamo di mangiare e bere che tra un quarto d'ora chiude tutto!- ci riportò all'ordine Regina, e ovviamente non potemmo che darle ragione. Eravamo tanti, ma avevamo comunque una torta da finire e un'ultima bottiglia di buon vino da svuotare!
-Ok, ma prima delle foto... un brindisi alla salute del festeggiato!

 

***

 

KILLIAN POV

Emanava una magia unica, poggiata contro il parapetto ad ammirare l'orizzonte, coi capelli resi puro oro dai riflessi della luna piena. Avrei passato ore intere a guardarla senza stancarmi mai, ma fu impossibile non notare la pelle d'oca sul suo collo.
Così, senza pensarci due volte, mi sfilai la giacca e la posai sulle sue spalle. E lei sussultò.
-Stai gelando...- sussurrai, poggiando i gomiti accanto ai suoi, per poterla guardare in quelle bellissime pozze verdi, illuminate da un meraviglioso sorriso.
-Gelando no, dai... ma fa più fresco ora. Grazie.
-Non c'è di che, splendore. E poi tuo padre mi ucciderebbe se osassi farti tornare a casa raffreddata!
La bionda rise, ma entrambi sapevamo che un fondo di verità c'era. A suo padre continuavo a non piacere, per qualche ragione, e volevo fare il possibile perché questo cambiasse.
-Ti dispiace non essere andato con gli altri? È il tuo compleanno, non eri obbligato a rimanere...
-In discoteca? Tesoro, io ci andavo solamente per conoscere belle ragazze... ma adesso non ne ho più bisogno- aggiunsi subito, leggermente spaventato dalla sua espressione accusatoria.
-Ti sei salvato in corner. Ad ogni modo, se vuoi che andiamo a bere da qualche parte...
-No, io propongo di farci una passeggiata e trovare un taxi per tornare in hotel...
-Bene.
E prima che avessi modo di realizzare, le sue labbra furono sulle mie, e le mani sulle mie spalle. Non tardai a ricambiare quel bacio piacevole ed inaspettato, e strinsi la ragazza forte a me, come per assicurarmi che non sparisse da un momento all'altro. Sempre più inebriato dalla dolcezza del suo profumo e la morbidezza della sua pelle, mi spostai lentamente a baciarle il collo, e sentii il suo fiato farsi sempre più corto. Le mani istintivamente scesero lungo i suoi fianchi, ma fu nel momento in cui giunsero al suo fondo schiena che si irrigidì. Fui pronto a lasciarla andare e maledirmi mentalmente, ma a sorpresa si rilassò subito, e affondò le unghie nella mia schiena.
-Emma...
-Killian...- ansimò, aprendo gli occhi per rifletterli nei miei -E se... se io mi sentissi pronta?
-Cosa?
A quel punto abbassò lo sguardo, ma lasciò le mani dov'erano.
-Lo so che ti ho chiesto di... di avere pazienza. Però, io... io credo di essere pronta. Credo di volerlo davvero- aggiunse sollevando nuovamente gli occhi, in risposta alla mia silenziosa domanda.
Dal canto mio, non sapevo cosa dire. Ovviamente la desideravo, la desideravo fin dal primo momento... ma come facevo a essere certo che anche lei ne fosse sicura? Magari i due bicchieri di vino che aveva bevuto le avevano annebbiato la mente, e l'indomani avrebbe potuto pentirsene. E in quel caso, sarebbe stata malissimo. Entrambi saremmo stati malissimo.
-Non è solo perché è il mio compleanno? Tesoro, lo sai che non mi stancherò di aspettare...
-No, lo so. E per quanto tu mi piaccia, non arriverei a tanto solo per farti un regalo... mi conosci. Non sono una bambina, Killian, sai che non lo sono...
-Lo so. Sei tante cose, ma non di certo una bambina. Oh Emma, mi rendi le cose così difficili...
-Non devono esserlo per forza- sussurrò, avvicinandosi tanto che ogni parola corrispondeva a un soffio sulle mie labbra. Mai, mai una donna mi aveva tentato in maniera tanto intensa, soprattutto senza rendersene conto. Aveva un fascino innato, un'inconsapevole sensualità che la rendeva ancora più desiderabile ai miei occhi. Era una vera donna, e su quello non avevo dubbi.
Era come se quella passione che ci aveva uniti fin dal primo istante, aveva finalmente deciso di uscire completamente allo scoperto e lasciare che la sfogassimo. E se avessi ceduto? Perché doveva essere sbagliato, se lo volevamo entrambi?
-Chiamo un taxi?
-Ci penso io, Swan.









 

Angolo dell'autrice;
Ciao! Lo so, sono in ritardo di un giorno ma eccomi qui xD Diciamo che avevo scritto due capitolo, ma mi sono resa conto che allungavano solo il brodo, sarebbe diventato noioso alle lunghe... quindi l'ho unito e così mi piace di più, ho tenuto l'essenziale e riassunto il resto.
Emma ed Elsa si sono fatte una chiacchierata dopo tanto tempo, e si sono un po' aggiornate sulle loro vite... e Elsa ovviamente è stata abbastanza shockata nello scoprire che l'altra ha un figlio. Sicusamente ci saranno altre chiacchierate, magari anche con Anna... ma al momento dovevano prepararsi per uscire. Killian non ha voluto feste, solo una bella serata al ristorante in compagnia... e diciamo che vedere Emma con quel vestito, è stato già un gran regalone per lui ahaha ovviamente non poteva non apprezzare :) Ha ricevuto tanti regali utili, buona parte dei quali può utilizzare insieme alla sua ragazza... come quello che gli ha regalato lei. Mi sembrava una scelta carina, dato che sapeva della sua passione per le stelle. E hanno un weekend da usare quando vogliono.
Poi sono rimasti soli, mentre gli altri se ne sono andati in discoteca... e penso che lui non possa essere più felice di aver preferito così. Hanno avuto un momento molto passionale e Emma finalmente ha apertamente ammesso di essere pronta, e di voler fare quel passo. E sì, sono stata un po' stronza ad aver chiuso proprio qui... però non potevo mica scrivere 20 pagine u_u cosa succederà ora, lo scopriremo nel prossimo capitolo!
Siccome si è fatta una certa, vi saluto e vado a dormire... e domani mattina abbiamo la nuova puntata, non vedo l'ora *-*
Un abbraccio e a presto! :*

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Capitolo 25
*** Certainties and Uncertainties ***


Certainties and Uncertainties





EMMA POV

Mi voltai a leggere l'ora, sperando fossero almeno le 7, in quel caso avrei potuto iniziare a prepararmi per scendere a fare colazione. Invece non erano passati che 10 minuti dall'ultima volta che avevo controllato, nonostante mi sembrassero ore.
Le 6.10.
Dormire con Killian era stato più piacevole di quanto avrei mai potuto immaginare, eppure mi ero svegliata tormentata dalle vicende della sera precedente.
Gli avevo detto di essere pronta, e così mi ero sentita fino al momento in cui avevamo varcato la porta della nostra camera. Era stata una serata perfetta e piena di brividi, tanto che ad un certo punto avevo temuto che il mio corpo andasse in fiamme. Ci eravamo scambiati baci intensi e carezze, fermandoci soltanto perché in un luogo pubblico.
Ma in quel momento, avevo capito di essere finalmente pronta a fare il passo successivo. E non solo ero pronta, lo avevo voluto davvero. Lo volevo davvero. Avevamo chiamato un taxi perché sentivo che avrei potuto strappargli i vestiti di dosso da un momento all'altro, e sembrava che per lui fosse lo stesso. Avevo lasciato prevalere l'istinto, pur non sapendo cosa fosse davvero il sesso; forse ero stata un po' aiutata dai due bicchieri di vino che mi ero scolata, ma non avevo perso la lucidità.
Ricordavo perfettamente di essere stata fermamente convinta.
E lo ero rimasta fino a che, entrati in camera, tutte le mie incertezze mi avevano investita come delle onde anomale. Avevo iniziato a piangere. Avevo pianto mentre lo baciavo, con le mani tremanti che cercavano di sbottonare la sua camicia. Se ci ripensavo, continuavo a volermi scavare una fossa in cui nascondermi per il resto della mia vita.
Era stato un pianto isterico di cui io stessa non riuscivo ancora a capacitarmi, e quando avevo riacquistato le mie facoltà fisiche e mentali, mi ero ritrovata sul divano tra le sue braccia.
Mi aveva asciugato le lacrime, per poi portare in silenzio una bottiglia di champagne che avevamo svuotato per metà.
E poi mi aveva rassicurata, dimostrandosi per l'ennesima volta l'uomo più dolce sulla faccia della Terra. Mi aveva assicurato che non era successo nulla di grave, perché ero giovane e inesperta ed era normale che potessi avere un crollo. Mi aveva raccontato della sua prima volta mancata, a 15 anni, con la sua prima ragazza. Avevo riso, immaginandomelo mentre correva a casa dopo aver strappato il reggiseno della giovane per il nervosismo, invece di slacciarlo. Lui aveva riso con me, fino a che non mi ero sentita molto più leggera. Non ero stata di molte parole, ma con la mandibola ancora dolorante per le risate, ero andata a struccarmi e cambiarmi, per poi ritrovarlo già nel letto con un pigiama grigio scuro. Non era stato difficile stendermi accanto a lui e lasciarmi stringere nel suo caldo abbraccio; ci eravamo anche scambiati qualche bacio, fino a che non eravamo crollati per la stanchezza.
Eppure, per quanto avessi dormito bene, una volta sveglia a nulla erano serviti i miei sforzi per riaddormentarmi. Ero ormai in piedi da mezz'ora, seduta sul balcone a guardare la strada ancora illuminata dai lampioni, e i primi lavoratori che la percorrevano di corsa. Un bar aveva appena aperto, ma non me la sentivo di sgattaiolare via in quel modo. Killian non lo meritava.
Aveva fatto l'impossibile per farmi star bene e ci era anche riuscito. Il problema era la mia stupida mente, che dopo essersi riposata aveva deciso di riprendere a stressarmi.
-Emma, così rischi di congelare...
Sussultai, voltandomi di scatto per ritrovarmi davanti un adorabile Killian Jones in piedi davanti a me, mentre si stropicciava gli occhi. Era avvolto nel suo pigiama e indossava solo un paio di calzini scuri; i capelli invece erano in disordine, con ciuffi che andavano in ogni direzione.
-Killian...
-Swan, ti giuro che...- e fu costretto a fermarsi per sbadigliare, strappandomi una leggera risata.
-Ti giuro che se ti stai ancora facendo problemi per quel che è successo ieri sera... io... ti lascio senza colazione.
-E come faresti?- gli domandai alzando un sopracciglio, lasciando che venisse ad accomodarsi accanto a me.
-Ti lego, e ti lascio andare a fine colazione. Emma, sul serio...
-E' la prima volta che hai una ragazza si mette a piangere quando stai per andarci a letto, vero?
-E se anche fosse? Non è una tragedia. Sei molto più giovane delle donne che ho avuto.
-Questo non c'entra nulla...
-Lo so. Però la tua prima esperienza è stata... traumatica. Odio pensarci e odio dirlo ad alta voce- continuò -ma nessuno può biasimarti, tanto meno io.
Sospirai, quasi leggera. Un lato positivo tutta quella faccenda l'aveva.
Killian sbagliava: non mi ero tirata indietro a causa di ciò che era successo più di due anni e mezzo prima. Baciandolo, stringendolo, neanche per un istante avevo pensato a Ryan o al suo amico. Non c'era stato nessun flashback a tormentarmi, il dolore di quella notte me l'ero lasciato alle spalle.
-Il fatto è... che mi sono spaventata, perché non avevo la minima idea di cosa fare.- ammisi quindi, trovando il coraggio di alzare lo sguardo e rifletterlo nel suo. Sul suo volto si dipinse un'espressione piuttosto sorpresa, quasi comica a dirla tutta.
-Voglio dire... letteralmente. Ci baciavamo, cercavo di... di sbottonarti la camicia, e improvvisamente mi sono resa conto di non avere la minima idea di cosa stessi facendo. Più che paura... era vergogna, ecco.
-Cosa?
-Andiamo, mi sembra chiaro! Tu sei stato con donne... donne. Vere donne, intendo. Donne che sapevano come fare, cosa fare, come comportarsi. Io in confronto sono una ragazzina inesperta e...- deglutii, sperando di non arrossire per la vergogna -E temevo di non essere all'altezza delle tue aspettative. Anzi, sicuramente non lo sarei stata. E non... non lo sarò, quando succederà.
Mi costò molto pronunciare quelle parole, perché forse non ero poi così cresciuta come mi sentivo. Non ero affatto un'adulta, ero una bambina incapace di soddisfare il proprio uomo e sé stessa, e temevo che una volta che l'avesse capito, mi avrebbe lasciata.
-Vieni a letto, Swan.
-Cosa?
-Non sono nemmeno le sei e mezza, non è l'ora giusta per fare conversazione. Senza offesa, ma stai sparando un mucchio di scemenze.
-Che vuoi dire.- dovevo offendermi? Non sapevo neanch'io come prendere quella constatazione.
-Voglio dire, che io non mi faccio mai aspettative. Io non ti paragonerei mai a nessun'altra donna, perché tu sei tu. Tu mi piace per quella che sei, Emma... e sono perfettamente consapevole della tua giovane età, della tua inesperienza. Perfino delle tue incertezze. A volte non ti capisco, altre invece sei come un libro aperto... credo di conoscerti abbastanza, a questo punto. E vuoi sapere una cosa? Più ti conosco e più mi piaci. Sarai pronta quando sarai pronta, come ti ho detto non ho alcun problema ad aspettare. E sai cosa? Mi eccita il fatto che sarò il primo, per te... e lo sarò, perché ho intenzione di impegnarmi in questa relazione, non ti libererai facilmente di me. D'altro canto, è impossibile che mi stanchi di te, questo posso assicurartelo- disse, spostandomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio, con un sorriso sghembo; -Quindi smettila di farti problemi che non esistono e vieni a letto... hai sonno, e ho sonno anch'io. E sinceramente insieme a te stavo dormendo molto bene.
-Sì, anch'io.
Con un sorriso a trentadue denti che non riuscii a contenere, e il cuore carico di gioia, lasciai che mi tirasse su e lo seguii di nuovo dentro.
Era l'uomo perfetto, ed io me ne stavo innamorando.

 

***

 

-Allora! Adesso che siamo sole...
-No, Regina. Non ci sono stata a letto. Cioé, a parte per dormire.
Non ebbi neanche bisogno di lasciare che la mia amica facesse la sua domanda: le si leggeva in faccia cosa voleva sapere: quasi mi dispiacque deluderla.
Se non altro potevamo parlare apertamente, però. Nonostante con Killian fosse tutto chiarito e ci fossimo svegliati alle 8 passate stretti l'uno all'altro e felici, un consiglio della mia migliore amica poteva tornarmi utile. Avevamo lasciato i ragazzi a pranzare e bere in una taverna e, mentre le altre avevano deciso di fare un giro nella zona del Pantheon, noi due avevamo preferito bere una cioccolata calda prima di entrare a San Pietro.
-Dai, non ci posso credere.
-Volevo farlo. Solo che all'ultimo sono andata nel panico...
-Ci è rimasto male?
-No, o almeno non l'ha dato a vedere. A dire la verità, ci sono rimasta più male io.- ammisi, guardandola negli occhi. Come immaginai rimase colpita dalle mie parole, e per un po' restò in silenzio a osservarmi.
-Come mai ti sei tirata indietro?
-Per paura di non essere all'altezza- scossi le spalle; -Poi ne abbiamo parlato... e va tutto benissimo. È solo che... se facessi una figura di merda?
-Ti svelerò un segreto, Emma.- mi interruppe -La mia prima volta è stata davvero imbarazzante. Era vergine anche Daniel, e nessuno dei due aveva idea di cosa fare.
Non seppi dire se mi stupì più quella rivelazione, o che per la prima volta da quando la conoscevo aveva citato Daniel con un sorriso.
-Ci abbiamo messo un sacco di tempo per... sai, capire come fare esattamente. E abbiamo rovinato anche due preservativi prima di riuscire a metterne uno.
-Non ci posso credere.
-Credici, neanch'io sono nata esperta. Ma prova a raccontarlo a qualcuno e...- mi minacciò, puntandomi un dito contro. Io risi, era ovvio che non avrei raccontato i suoi segreti a nessuno, eppure mi sembrava incredibile che proprio a lei fosse andata così male.
-E' stato bello almeno?
-Sì, ma non all'inizio. All'inizio faceva un male cane e non vedevo l'ora che finisse. Dopo una pausa abbiamo riprovato una seconda volta e... quella è andata molto bene.
A quel punto non seppi se essere terrorizzata o sollevata. Poi, però, ricordai che in fondo io non ero più vergine, e forse non avrei provato dolore. O magari un po' sì, ma probabilmente sarebbe stato più che sopportabile.
-Non ti ho spaventata, vero?
-No- mentii, ma dalla sua faccia capii che neanche provò a credermi.
-Emma, io te l'ho raccontato solo per farti capire che... non è sempre come ce l'aspettiamo. Io pensavo sarebbe stato perfetto, invece no. A te potrebbe andare molto meglio. Credo che il tuo Jones sia piuttosto esperto, saprà metterti a tuo agio. E poi tu...
-Non sono vergine- conclusi con un sorriso amaro, ma neanche tanto.
-Scusa...
-No, è così. Non ho mai fatto... l'amore. O... sesso. Non davvero. Però non sono vergine fisicamente e ne sono consapevole, sai che non hai bisogno di essere delicata con me.
Quella annuì senza più ribattere, poi sorseggiammo entrambe le nostre bevande calde. Io avevo preso una cioccolata Lindt al cocco, ed era davvero deliziosa. Probabilmente prima di uscire da lì mi sarei comprata delle bustine per potermelo preparare anche a casa, magari l'avrei fatto assaggiare a Henry. Mi mancava il mio piccoletto, anche se quella mattina a colazione io e Killian l'avevamo salutato su Skype. Mia madre mi aveva chiamata per sapere come stesse andando, così le avevo raccontato in breve la giornata precedente – sorvolando sugli sviluppi della notte, ovviamente. Aveva scambiato due parole anche con Killian, ed io ero estremamente lieta del fatto che mio padre non fosse a casa: sicuramente quella chiacchierata sarebbe stata molto più imbarazzante, con lui!
-Quando finiamo col nostro giro, ti va di aiutarmi a scegliere qualcosa di carino da mettere stasera?
-Cooosa? Me lo stai chiedendo davvero?
-Mhm.- annuii, leggermente imbarazzata -Se stanotte dovesse andare meglio, vorrei... almeno apparire decente.
-Lo sai che col mio aiuto non sarai solo decente. Ovvio che mi va, non c'è neanche da chiedere!
-Grazie! E con Robin?
-Robin cosa?
-Come sta andando con lui... voglio dire, da quando ti conosco non hai mai frequentato un uomo così a lungo...
Sapevo di aver toccato un tasto forse un po' dolente, ma non era giusto che parlassimo solo di me. Anche lei era cambiata da quando aveva conosciuto Robin, aveva una nuova luce negli occhi ed ero piuttosto certa che non fosse solo merito dell'ottimo sesso. Il suo silenzio mi confermò che avevo ragione, e il loro non era puro e semplice divertimento.
-Sta andando bene. E per questo, non so quanto ancora potrà durare...
-Aspetta... cosa?
-Non sono pronta ad impegnarmi, Emma.
-Ma avevi detto...
-So cosa avevo detto- sorrise amaramente -Ma ho 23 anni. Ho altre priorità. Non voglio... non voglio innamorarmi di lui.
-Hai intenzione di lasciarlo? Regina... parliamone, se hai bisogno. Ma siete così carini e...
-Tranquilla, non ho ancora deciso niente. Apprezzo il tuo sostegno, ma per il momento ho bisogno di chiarire con me stessa, capire cosa voglio. E quando avrò le idee un po' più chiare ne parleremo, te lo prometto. Per il momento godiamoci questa vacanza, non voglio rovinarla a nessuno. Non sto per lasciare nessuno, anche perché non so se riuscirei a farlo.
Quell'ultima affermazione mi tranquillizzò un po', ma temevo ugualmente la sua scelta. Regina era una ragazza più forte e sicura di sé di quanto non lo fossi io. Eppure, poteva prendere decisioni azzardate come chiunque altro, e temevo che la paura l'avrebbe spinta a farlo. Nelle relazioni sentimentali era molto particolare: quando si trattava di sesso, per lei era tutto semplice, ma quando rischiava di aggiungersi l'amore... si chiudeva. Così tanto, che una sola volta avevamo toccato l'argomento in maniera approfondita, e lei mi aveva detto chiaramente che per il momento voleva concentrarsi sulla carriera, sui suoi obiettivi e sulla crescita personale. Il momento per la famiglia sarebbe arrivato più avanti, se fosse stato destino; in caso contrario, sarebbe stata felice ugualmente.
Ero d'accordo sul fatto che non era un uomo il lieto fine di una ragazza, e tanto meno fare famiglia solo per sistemarsi. Eppure, ero convinta che quando c'era amore, non poteva che esserci anche felicità. Mai e poi mai mi sarei sognata di diventare mamma tanto giovane, ma quando Henry era nato non avevo potuto evitare di innamorarmi incondizionatamente di lui. Aveva portato tanti cambiamenti, tanto emozioni e tante gioie... e se ci pensavo ora, non avrei cambiato nulla della mia vita. Tutte le mie esperienze mi avevano portata a diventare ciò che ero adesso, coi miei pregi e i miei difetti. E sarei cambiata ancora, ovviamente: sarei cresciuta e maturata e, a dire la verità, la cosa non mi spaventava più. Il futuro non mi faceva paura.
-Dai, andiamo o si fa tardi!
-Ok...
-Emma, togli quel muso lungo! Forse non dovevo dirti niente... ma ti assicuro che non ho ancora deciso nulla, ho solo condiviso i miei dubbi! Potrei facilmente cambiare idea, andiamo! E promemoria per stanotte... anche se prendi la pillola, poi compriamo un profilattico. È meglio.

 

***

 

KILLIAN POV

-Posso abituarmi a questo tuo nuovo look o è meglio che me lo goda finché posso?
-Non lo so. Devo ancora decidere se sto comoda... ma i tacchi a spillo li ho bocciati.
-Meglio, non ti servono quelli per essere sexy- le assicurai, squadrandola decisamente compiaciuto. Non era elegante come la sera precedente, indossava una camicetta bianca e una gonna scozzese: un look che era più nel suo stile. Semplice e casual, ma allo stesso tempo elegante. Nonostante stesse bene coi pantaloni, non potevo negare di apprezzare le sue gambe scoperte, con la gonna che scendeva poco oltre metà coscia. Dovevo assolutamente darmi un contegno, e soprattutto trovare un modo per resisterle quando saremmo andati a letto. Non volevo che il mio desiderio rendesse le cose imbarazzanti, non volevo un'altra svolta come l'ultima.
-Emma, sei crudele però! Prima lo istighi e poi lo fai penare, questo poveretto!- intervenne August, squadrandola un po' troppo a fondo per i miei gusti. Se non fosse stato mio amico, era probabile che gli avrei dato un pugno. Tuttavia non ebbi modo di pensarci, dato che Emma si voltò a guardarmi sorpresa quanto imbarazzata.
Sì, per non mettermi in imbarazzo coi miei amici mi aveva dato il permesso di far loro credere che avessimo fatto sesso, ma alla fine non avevo voluto. Chiaramente me l'avevano chiesto con le loro solite battutine, e nonostante in un primo momento avessi pensato di mentire, alla fine non ce l'avevo fatta. Dopotutto, trovavo che non ci fosse niente di più sexy di una ragazza in grado di farsi desiderare, di farmi perdere la testa pur tenendo addosso tutti i vestiti.
-Ero stanca- borbottò continuando a guardarmi, al che non resistetti più e la attirai a me, per poi baciarla con trasporto. Conoscevo bene il sapore e la morbidezza delle sue labbra, ormai, ma ero convinto che non avrei mai potuto stancarmi di baciarle.
-Ciò non vuol dire che non mi abbia fatto impazzire in altri modi...- sussurrai, strappandole un leggero sorriso. Ed era la pura verità. Avevamo dormito insieme, abbracciati, ed era più di quanto avrei creduto potesse succedere così presto.
Tuttavia, attraverso il suo sorriso notai un'ombra di preoccupazione che ormai avevo imparato a riconoscere fin troppo bene. Cosa stava succedendo?
-Emma accompagnami in camera, mi sono scordato il cellulare.
-Cosa? Non puoi andare da solo?
-No- tagliai corto, tirandola verso le scale per una mano. Per non far insospettire gli altri, avrei cercato di farmi bastare cinque minuti per capire quale fosse il problema.
-Allora?
-Allora cosa! Mi hai praticamente trascinata!
-Mi dispiace, era una scusa per allontanarci. Cos'hai?
-Non ho niente, che dici...
-Avanti Swan, so dire quando sei turbata. È per ieri notte ancora?
-No...
Allora aprii la nostra stanza e la lasciai entrare, per poi pararmi davanti a lei a braccia incrociate. Qualunque cosa fosse successa, non avrei permesso che si rovinasse la fine di quel week-end tra tormenti e preoccupazioni. Mi sedetti quindi sul divano, per farle capire che non avevo alcuna fretta. Se fosse servito avrei inventato una scusa con gli altri e li avremmo raggiunti dopo.
-Killian, non è niente di improrogabile. Perché devi sempre insistere...
-Perché io ti... non voglio vederti nervosa. Sono qui per te.
La guardai sospirare, ma alla fine mi raggiunse sul divano e tirò fuori il cellulare. Trafficò un po' aprendo la sua pagina facebook, e quando me lo porse e lessi quel nome, il sangue iniziò a ribollirmi nelle vene. Ryan. Aveva continuato a mandarle messaggi, e l'ultimo risaliva alla sera precedente. Come osava, quel vigliacco?
“Ciao Emma, scusami se insisto, davvero. Ma ti prego, per favore... dammi solo un'occasione. Un'occasione per parlare, per farti capire quanto sia dispiaciuto. Puoi rispondermi anche sul cellulare, se vuoi, il mio è 079382291248.”
E quello era solo l'ultimo, ma sembrava che prima ce ne fossero almeno altri tre.
-E non è tutto. Ruby e Rose mi hanno taggata in un paio di foto che pare siano pubbliche e lui ha messo dei Mi piace.
-Oddio Emma, mi spiace, glielo dirò io di...
-No, no, non è per la privacy- mi bloccò, posandomi una mano sul ginocchio -Non me ne importa niente se vede le mie foto, finché non c'è Henry. Solo... vedere notifiche col suo nome, è...
Invece di concludere la frase mi abbracciò, e a quel punto feci lo stesso. La strinsi forte contro il mio petto accarezzandole lentamente la schiena, nella speranza che riuscisse a rilassarsi almeno un pochino. Qualunque cosa fosse successa, non avrei permesso che quel pezzo di merda le facesse ancora del male... non l'avrei neanche lasciato avvicinare a lei.
-Tesoro, perché non l'hai bloccato?- la domanda mi uscì spontanea, e lei trattenne il fiato.
-Io... io...
-Non... non stai pensando di incontrarlo, vero?
-No. Sì. Forse. Non lo so...
-Ma Emma.
-Non lo so, ok? Stavo solo pensando che magari, se ci parlo, riesco a dare una specie di conclusione definitiva a tutta questa faccenda. Forse riuscirò ad andare avanti una volta per tutte.
-Non ti lascerò incontrarti da sola con lui.
-Non puoi legarmi. Se decido di farlo, non mi puoi fermare.
Mi guardava negli occhi, ma non sembrava affatto convinta di ciò che stava dicendo. Se davvero questo incontro avrebbe potuto aiutarla, non le avrei impedito di fare a modo suo... ma sembrava quasi che volesse lo facessi. Per me sarebbe stata la cosa più semplice del mondo, perché ovviamente desideravo che stesse il più lontano possibile dal mostro che le aveva causato tutto quel male... ma era davvero la cosa giusta da fare?
-Scusa. Non volevo essere scontrosa con te, è solo...
-Non mi sono offeso, Swan, ti capisco. Rispetterò la tua decisione qualunque essa sia, anche se non voglio che quell'essere ti stia vicino. Ok?
-Grazie... ora andiamo, dai. Ne riparleremo ma non ora, oggi è il tuo compleanno, siamo a Roma e voglio godermi la nostra ultima sera qui! Andiamo prima che ci diano per dispersi!
-Al massimo potrebbero pensare che ci stiamo intrattenendo in modi... piacevoli- scherzai, senza riuscire a parare il colpo sul braccio che seguì. Per meritarmelo completamente, tuttavia, le diedi una pacca sul sedere non appena si alzò. Incassai un secondo colpo senza lamentarmi, e semplicemente le cinsi le spalle per darle un altro bacio prima che lasciassimo la stanza.
Adesso il suo cuore era più leggero, in qualche modo riuscivo a sentirlo, ed ero felice che il merito fosse stato anche mio. Avremmo lasciato tutti i problemi in stallo, almeno per un altro giorno.
Lo stesso avrei fatto con le mie preoccupazioni. Quando mia madre mi aveva chiamato per farmi gli auguri, mi aveva anche rivelato di aver ricevuto un mio regalo per i 30 anni a casa sua. Da parte della famiglia di mio padre. Mi odiavo per questo, ma ero davvero curioso di sapere di cosa si trattasse.
-Ehi, ti sei incantato? Se non volevi prendere l'ascensore bastava dirlo...
-Che? No, figurati...- borbottai, lasciando che mi trascinasse per mano nell'ascensore.  






 

Angolo dell'autrice;
Ciao! Sì, lo so che mi odiate. Magari qualcuno si aspettava che andasse a finire così (?), ma so che mi odiate tutti lo stesso xD 
Emma era pronta davvero, e come abbiamo visto non è stata la paura a fermarla... ma la vergogna. Temeva di fare una figura di merda, di non riuscire a soddisfarlo e rovinare completamente la loro prima volta. Ci è rimasta più male lei che lui, che ha fatto di tutto per riuscire a consolarla e farle capire che non era un problema per lui. E che la desidera così com'è, con tutti i suoi timori e le sue incertezze... Diciamo che è riuscito a restituirle il buon umore, alla fine.
Mezza giornata l'hanno lasciata agli ometti, perché potessero divertirsi da soli, e Emma e Regina sono andate a farsi un giro da sole... E anche lei è riuscita a tirare su Emma, raccontandole della sua disastrosa prima volta xD Poi non mi odiate (pt. 2)... ma sì, Regina sta avendo dei ripensamenti. Sta bene con Robin, ma un po' troppo bene, più del previsto e la cosa la spaventa... per il momento, comunque, non sa come comportarsi. Vedremo cosa deciderà, forse riuscirà a calmarsi...
Infine, la sera, Killian ha capito che qualcosa non andava... e ha scoperto che Emma riceve ancora messaggi da Ryan. Inoltre lui stesso ha ricevuto un regalo inaspettato, di cui è piuttosto curioso, anche se non vorrebbe...
Quindi niente, in questo capitolo niente intrattenimento a letto xD Magari la prossima volta saranno più fortunati, Emma l'intenzione di riprovare ce l'ha!
Buon OUAT day! Sperando non ci facciano penare troppo con questo segreto di Hook... spero lo sveli presto e che le chieda finalmente di sposarlo *-*
Un abbraccio, a presto! :*

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Capitolo 26
*** Can happiness last forever? ***


Can happiness last forever?






KILLIAN POV

-Quanto pensi ci voglia? È in bagno da... almeno mezz'ora.
-Ma se sono passati appena due minuti!
-Davvero? A me sembra molto di più. Ma quanto ci vuole?
-Che ne so! Non lo so!
-Tu hai un figlio! Devi saperlo!
-Beh, l'ho scoperto per caso in ospedale! Non ho mai fatto il test!
-Liam... perché non ti calmi un pochino?- intervenne Killian in mio soccorso. Ma ovviamente capivo perfettamente come si sentisse suo fratello, dopotutto la ragazza con cui usciva da appena tre mesi era chiusa in bagno a fare un test di gravidanza.
Durante la fila per il nostro secondo museo gratuito, Elsa si era sentita male e nonostante le avessimo proposto di tornare in hotel, aveva deciso di non dare peso alla cosa. Aveva resistito fino alla fine, ma una volta usciti aveva vomitato assumendo un colorito così pallido che Liam era corso a chiedere delle bustine di zucchero in un bar ancora aperto.
Avevamo passato mezz'ora seduti lì mentre lei cercava di riprendersi, e Killian non aveva mancato di farmi notare che fosse testarda proprio come me. Dal canto mio, non avevo avuto nulla da ridire... non aveva proprio tutti i torti.
Non era stato facile riuscire a convincerla a tornare in albergo, ci eravamo riusciti solo quando si era resa conto di essere troppo debole per continuare. Avevamo quindi lasciato che gli altri proseguissero la loro visita notturna, mentre io e Killian li avevamo accompagnati.
Poi, pochi metri prima che arrivassimo a destinazione, Elsa si era improvvisamente immobilizzata, sbiancando ancora più di prima Ci eravamo spaventati tutti, tanto che Liam aveva preso il telefono per chiamare il pronto soccorso. In quel momento stesso, la ragazza aveva pronunciato con voce tremante “Ho un ritardo”.
Ovviamente solo io avevo colto al volo, i due ragazzi erano caduti dalle nuvole, in un primo momento. Per fortuna avevamo individuato una farmacia aperta 24 ore lì vicino, e a guardare Killian avrei giurato fosse pentito di non aver comprato anche dei tranquillanti per suo fratello.
-Calmarmi. Calmarmi? Vorrei vedere te al mio posto.
-Beh... tecnicamente la mia ragazza ha già un bambino. Anche se il padre non sono io...- gli fece notare, voltandosi verso di me con un sorriso. A me scappò una risata, ma sapevamo entrambi che quella era molto più di una battuta. Io avevo un figlio e Killian neanche per un istante aveva cercato di tirarsi indietro. Era in quel momento che avevo capito che fosse più maturo di quanto credessi, perché aveva capito che un futuro con me includeva anche Henry... e non gli pesava.
-Avanti, Liam... qualunque cosa accada, l'importante è che tu sia con lei.- decisi di intervenire in suo soccorso, alzandomi per poterlo raggiungere sul letto. Io e il mio ragazzo ci scambiammo uno sguardo d'intesa, sapevamo entrambi che in fin dei conti ero la persona più indicata per parlargli. Ero stata nei suoi panni, più o meno, e per me era stato ancora più difficile. In fondo sembrava che lui ed Elsa stessero molto bene insieme, ed erano entrambi adulti.
-L'importante è che tu le stia vicino. È più facile, se si è in due...
-Per te dev'essere stato difficile. Con un ragazzo che magari non voleva saperne di suo figlio...
-Questo non lo so, non gli ho mai detto che ha un figlio. Non potrei mai lasciare che la persona che mi ha violentata si avvicini ad Henry e questo è certo.
Quando mi resi conto di ciò che avevo detto, fu ormai troppo tardi. Entrambi i ragazzi piombarono in un silenzio di tomba, e potei percepire lo sguardo intenso di Killian pur senza vederlo.
Io stessa non riuscii a capacitarmi del perché mi fossi lasciata sfuggire una cosa del genere. Mi ero fatta così tanti problemi prima di raccontarlo a Killian, e adesso lo infilavo in un discorso come se nulla fosse? Eppure avevo bevuto poco quella sera.
-Swan...
-Emma, io... non sapevo. Mi dispiace... non volevo, pensavo solo che... Scusa, sono un idiota.
Presi un respiro profondo, solo per rendermi conto di non essere turbata come avrei dovuto. Ovviamente milioni di domande mi riempirono la mente in men che non si dica, ma a tutte riuscii a dare una sola, semplice risposta. La più semplice: ero andata avanti. Ce l'avevo davvero fatta.
-Non importa- dissi quindi, schiarendomi la voce e alzando di nuovo lo sguardo -In fondo eri l'unico a non saperne niente. Killian lo sa, Elsa lo sa... Sono la ragazza di tuo fratello, credo sia normale che ti sia chiesto da dove spunta mio figlio...
-Forse. Ma sono affari tuoi, io non volevo... perdonami.
-Non c'è niente da perdonare, Liam! Non ti preoccupare. In realtà ti ringrazio, mi hai fatto realizzare che... è acqua passata. Il punto è che tu puoi dare a Elsa quel che io non ho avuto. Siete una coppia davvero adorabile!
Sorrisi, poi mi alzai per tornare da Killian che mi accolse tra le sue braccia. Non disse niente, ma dal suo sguardo intuii che fosse fiero di me, e non potei negare di esserne lieta. Feci appena in tempo a sfiorare le sue labbra, che Elsa uscì finalmente dal bagno.
-Scusate. Non riuscivo a... capire cosa fare. Ora...c'è scritto che bisogna aspettare 5 minuti.
Liam si alzò prontamente per sorreggerla e portarla a letto, dato che bianca e tremante com'era sarebbe potuta cadere da un momento all'altro. Col senno del poi, ero quasi felice di aver saltato tutta quella parte: al posto di Elsa, sarei stata anche peggio.
-Ok, ora noi togliamo il disturbo...- suggerii; era ovvio che fossimo entrambi curiosi, soprattutto Killian dato che si trattava di suo fratello, ma per il momento meritavano un po' di privacy.
-No. Rimanete.
-Elsa, non ci offendiamo... è una cosa...
-No, dico sul serio. Siete tornati con noi, è il minimo. Se vi va.
-Va bene- intervenne Killian -In realtà mi piacerebbe sapere se sto per diventare zio...
Riuscì a strappare una risata a tutti, perfino a Elsa. Sarebbe stato sicuramente uno zio fantastico, l'aveva già dimostrato con Henry.
Restammo tutti in silenzio, fino a che un “bip” non ci fece sussultare. Il mio sguardo si posò automaticamente su Elsa, e mi venne da chiedermi cosa avrei potuto provare io al suo posto. A 25 anni, con un buon lavoro e un ragazzo che teneva a me. Forse sarebbe stato più facile? Forse dopo lo shock iniziale avrei potuto essere... contenta? Durante tutta la mia gravidanza ero sempre stata confusa; se da un lato mi ero sentita possessiva nei confronti del piccolo che cresceva dentro di me, dall'altro non avevo potuto fare a meno di continuare a chiedermi se sarei mai stata capace di fare la mamma. Solo quando l'avevo visto, i miei dubbi erano spariti.
-Io... io credo di essere incinta.
-Co... sei... sei sicura?
-Sono due linee.
Anche Liam studiò attentamente il test, e alla fine assunse un colorito quasi al pari di quello della sua ragazza. Ma non ci fu nulla di più bello dei sorrisi, involontari, che si dipinsero sui loro volti nel momento in cui i loro occhi si incontrarono.
Anche a me e Killian bastò uno sguardo per decidere che era arrivato il momento di togliere il disturbo. Ci saremmo congratulati il giorno dopo, per il momento avremmo lasciato che si godessero il momento da soli. Ce l'avrebbero fatta, i loro sorrisi erano la prova che non avevano bisogno di aiuto.
Ci alzammo silenziosamente, e solo una frazione di secondo prima di chiudermi la porta alle spalle incrociai lo sguardo di Elsa, che mi sorrise.


Raggiungemmo la nostra camera in silenzio, e una volta dentro mi buttai sul letto sgraziatamente. Era stata una giornata lunga e ricca di emozioni, probabilmente avrei dormito fino alle 9 e mezza, il tempo di sistemarmi prima del check out.
-Che sorpresa, eh? Elsa incinta...- borbottò Killian, stendendosi accanto a me.
-Già. Posso immaginare lo shock, poverina. Anche se penso se la caveranno... voglio dire, alla fine non mi sono sembrati troppo turbati.
-No, infatti. E comunque Liam ha 35 anni, credo sia pronto a fare il padre.
-Spero lo sia anche Elsa. Voglio dire, si frequentano da poco... dubito abbiano già affrontato l'argomento figli...
-Forse. È fortunato comunque, anche a me piacerebbe avere dei bambini in un futuro non molto lontano...
-Beh, io sono a posto. Non intendo dire che non voglio altri figli, ma non ora. Tra dieci anni, tipo.
-Ma tra dieci anni io ne avrò quaranta! Pensavo più a una cosa come 2-3 anni... non voglio essere un padre vecchio.
-Non perderai il tuo fascino a 40 anni, tranquillo.
-Questo lo so- ammiccò, voltandosi a guardarmi -Ma non voglio aspettare così tanto tempo per diventare papà... è troppo.
Non avevo idea di dove sarebbe sfociato quel discorso, ma non mi piaceva la piega che stava assumendo. Due o tre anni... era forse impazzito?
-Beh, allora trovati qualcuna che voglia fare bambini ora.- borbottai, leggermente infastidita.
-Ma io non voglio altre Swan, io voglio te.
-Io non voglio bambini adesso. Ho 18 anni e un figlio di quasi due. Potrei pensarci tra 5-6 anni, ma 2-3 non di certo. Voglio costruirmi una vita, una carriera...
-5 anni potrebbero essere un compromesso accettabile.
A quel punto restammo entrambi in silenzio. Forse solo in quel momento realizzammo di stare davvero discutendo su un possibile futuro da genitori. Come avevamo fatto ad iniziare? E soprattutto, perché ne stavamo parlando?
-Perché parliamo di questo?- decisi di dar voce ai miei pensieri, anche se con un tono quasi impercettibile. Killian mi guardò per un istante, poi si sistemò su un fianco per accarezzarmi i capelli con una mano.
-Forse... forse perché, in questo momento, io ti vedo nel mio futuro... e tu nel mio.
-Forse. Ma... possiamo non parlare di bambini?
-Assolutamente, dolcezza. Non so come ci è saltato in mente!
-Già...- borbottai, poi scoppiammo a ridere all'unisono. Era buffo, eravamo quasi stati sul punto di litigare a causa di un argomento che per il momento non ci toccava. Eravamo agli inizi della nostra relazione, avevamo ancora tanto da scoprire l'uno dell'altra, dovevamo ancora capire se fossimo abbastanza in sintonia da riuscire a durare. Eppure, una cosa che aveva detto era vera. Al momento, riuscivo a vederlo perfettamente nel mio futuro. Un futuro sfuocato, lontano e incerto... ma in quell'immagine, lui c'era. E chissà, forse non l'avrei mai cancellato.
-Con Henry ciò che mi terrorizzava di più era il parto. Sembra assurdo, lo so, a 16 anni... il pensiero delle responsabilità e tutto il resto... sì mi mettevano ansia, ma non quanto i dolori del parto!
-Non fatico a crederlo. Proprio perché eri una ragazzina... il dolore fa paura! E com'è andata?
-Guarda tu stesso- sussurrai, e senza rifletterci più di tanto sollevai leggermente la camicetta. Tra i movimenti anche la gonna era scivolata un po' e la lieve cicatrice sul mio basso ventre era perfettamente visibile. Non seppi spiegarmi come mai gliela stessi mostrando con tanta naturalezza, si trattava di qualcosa che per mesi mi aveva messa a disagio. Avevo scelto il parto cesareo di mia spontanea volontà, troppo spaventata dei dolori che avrei potuto provare con un parto naturale. Non aveva fatto per niente male, era stato solo un po' strano... ma la sera, quando avevo trovato il coraggio di guardarmi allo specchio, mi era venuto da chiedermi se non fosse stato uno sbaglio. Vedere il mio addome cucito, snaturato, mi aveva terrorizzata, nonostante si trattasse di un taglietto lungo dieci centimetri. Avevo anche pianto davanti a mia madre, che poverina non aveva saputo come consolarmi. Poi, comunque, mi aveva rassicurata e quando avevo rimosso i punti avevo utilizzato un cerotto particolare per alleviare i segni. Ora non era che una piccola striscetta quasi invisibile, leggermente più chiara della mia pelle.
Sussultai nel momento in cui Killian sfiorò quel delicato punto del mio corpo, ma solo per la sorpresa. Il suo tocco leggero fu piacevole... fu capace di far pervadere tutto il mio corpo da brividi che di spiacevole non avevano nulla.
-Non ti da' più fastidio, vero?
-No. Ormai dimentico di averla, è sempre nascosta... beh, quasi sempre.
Deglutii nervosa, quando spostò il dito per schiudere la mano e accarezzarmi la pancia, ma non ebbi le forze per chiedergli di fermarsi. Al contrario, chiusi gli occhi e le mie labbra andarono automaticamente a cercare le sue; una mano trovò posto tra i suoi capelli, l'altra sulla schiena.
Fu un bacio diverso dal solito: intenso, impellente e urgente, ma allo stesso tempo sereno. Lo stesso non potei dire del mio cuore, che ogni secondo che passava aumentava il ritmo dei suoi battiti. Era come se fosse pronto a uscirmi fuori dal petto, eppure non volevo fermarmi. Volevo che quella sensazione continuasse... perfino che si intensificasse ancora.
-Emma...
-Lo so- feci in un filo di voce, aggrappata a lui. Lo sapevo bene. Sapevo cosa sarebbe successo se non ci fossimo fermati in quel momento, sapevo che poi non avremmo più potuto tornare indietro. Ma io non volevo tornare indietro, volevo andare avanti. Desideravo disperatamente esplorare quelle nuove sensazioni che corpo, mente e anima mi stavano lasciando assaporare.
Tremavo un po' per il nervosismo, un po' per la paura, ma soprattutto per l'emozione. Ero tutta un brivido, percepivo perfino la pelle d'oca sulle gambe mentre le calde mani di lui le accarezzavano esperte. Per un momento smise, e non appena capii cosa aveva intenzione di fare lo baciai con più foga per costringerlo a fermarsi. Non volevo che si togliesse la protesi, la quale né mi infastidiva né mi creava problemi. Era parte di lui, e io lo desideravo così com'era.
Fortunatamente sembrò capire e tornò a quella piacevole tortura, mentre le mie mani corsero alla sua camicia. Stavolta non lasciai che fosse l'ansia ad avere il sopravvento, e con movimenti decisi slacciai i primi due bottoni. Era vero, ero inesperta e quasi del tutto inconsapevole di ciò che stavo facendo, ma lui era lì con me e sapevo che mi avrebbe guidata. Sapevo che avrebbe fatto il possibile perché mi sentissi a mio agio, mi fidavo completamente. Mi fidavo abbastanza da chiudere gli occhi, e lasciare che la sua bocca scivolasse verso la mia clavicola e la mano sui bottoni della camicetta. E quando aprì anche l'ultimo bottone, io feci lo stesso con quelli della sua.
-Hai paura?
-Pensavo sarei stata terrorizzata. Invece no...
Sorrise, e io di rimando. Quello era il momento giusto, lo sentivo perfino nelle vene e non mi sarei tirata indietro. Ero pronta davvero, questa volta senza ripensamenti.
Lasciammo quindi che fossero di nuovo soltanto i nostri corpi a parlare, e ci spogliammo a vicenda senza fretta. Non riuscii a rimanere completamente impassibile alla vista del suo fisico perfetto,coi pettorali scolpiti e gli addominali ben delineati, l stesso valeva per i muscoli delle braccia. Ma non potevo dire di esserne sorpresa. Fin dal primo momento l'avevo trovato un uomo attraente, in forma, e forse anche per questo un po' troppo sicuro di sé. Ma andava bene così.
Solo in quel momento mi resi conto che anche lui si stava perdendo a guardarmi, e invece che imbarazzata ne fui lusingata. I suoi meravigliosi occhi blu erano carichi di dolcezza, passione... e forse anche amore. Lo strinsi forte per baciarlo ancora, ma anche per sentire cosa si provasse ad essere pelle contro pelle. E non rimasi delusa, fu una sensazione estremamente gradevole, più di quanto avrei creduto potesse essere possibile. Il suo calore mi avvolse completamente, e non passò molto prima che tornasse a scivolare con le labbra lungo il mio collo, verso la clavicola, e poi ancora un po' più in basso. Lasciai scappare un leggero gemito quando sentii le sue labbra posarsi proprio sul bordo del reggiseno, e ne percorsero l'intero perimetro mentre con le dita faceva scivolare le spalline.
-Quasi mi dispiace togliertelo... è molto sexy.
-Ci hai fatto caso...
-Era impossibile non farlo.
Non dissi una parola, ma non potei fare altro che sorridere compiaciuta. Se n'era accorto. Si era accorto che mi ero impegnata, e speravo sapesse anche che l'avevo fatto per lui. Mi sentivo bella, desiderata, così neanche battei ciglio quando sentii il gancetto dietro la mia schiena venire sciolto.
Fu solo il respiro pesante a tradire il mio desiderio misto ad ansia, che si bloccò d'un tratto nel momento in cui l'indumento scivolò lungo il mio corpo, fino a che non fu totalmente sfilato. Ero completamente esposta a lui, e totalmente ignara di cosa provare a riguardo. Terrore? Eccitazione?
Furono le sue dolci carezze tra i capelli a tranquillizzarmi, e quando mi sfiorò la guancia trovai il coraggio di aprire gli occhi per guardarlo. Sorrideva, e allo stesso tempo aveva gli occhi carichi di passione, una brama così ardente che fece andare a fuoco anche me. Quello sguardo provocò pulsazioni ancora più intense al mio basso ventre, sentivo il desiderio aumentare attimo dopo attimo. Neanche la paura riusciva più a contrastare la mia sete di lui, la voglia che finalmente mi completasse e mi facesse sentire un tutt'uno con lui.
Così, mentre inarcavo la schiena per i forti brividi che i baci sul seno mi provocarono, trovai la forza per slacciargli la cintura dei pantaloni e il primo bottone.
-Splendore, se qualcosa non va... dimmelo. È la tua prima volta, devi ancora imparare a conoscerti... Io devo imparare a conoscerti. E se vuoi che smetta, dimmi anche quello.
-Ok... va bene... sì... ma... vai.
Dio, com'era possibile che neanche riuscissi a parlare? Sensazioni come quelle non le avevo mai provate, neanche durante i mesi più felici col mio ex ragazzo. Eravamo spesso andati vicino allo spingerci oltre, ma qualcosa mi aveva sempre frenata... e ora sapevo cosa. Era così che dovevo sentirmi per potermi donare ad un uomo, ero felice di aver aspettato. Ciò che avevo subito non aveva nulla a che vedere con l'amore, e neanche col sesso. Era stato puro dolore, mentre questo era piacere. Gioia, addirittura. Perfezione.
E mentre la sua lingua circondava lenta i miei capezzoli, le mani corsero alla gonna che fece scivolare lentamente. Con uno sguardo cercò il mio consenso, ma troppo scossa perfino per riuscire ad annuire, gemetti e basta. E più la gonna scendeva, più il mio corpo diveniva incontrollabile: la schiena continuava a curvarsi, le braccia a tremare insieme alle gambe. Sentivo che da un momento all'altro avrei perso il lume della ragione... Per quanto ci avessi pensato, non ero affatto preparata a tutto ciò. Era troppo. Era qualcosa che la mente non sarebbe mai riuscita a concepire, era puro istinto. Fuoco.
Poi gemetti così forte che quasi mi venne a mancare il respiro.
La sua mano era lì, sotto l'ultimo strato di tessuto che separava il mio centro pulsante da colui che mi aveva ridotta così. Ero emozionata. Ero ansiosa. Ma soprattutto, non ero più spaventata.
-Killian, io ti voglio...- dissi in un sussurro. Lo volevo dentro di me, non volevo che si contenesse solo perché era la mia prima volta.
-Sarà più facile, se iniziamo con calma... ti fidi di me?
Annuii, socchiudendo gli occhi quanto potei per riuscire a guardarlo. In quel momento avrebbe potuto farmi qualsiasi cosa desiderasse, e io mi sarei fidata. Sapevo di poterlo fare.
Gli ansimi e i tremori bloccarono i miei pensieri, quando il suo dito andò a posarsi proprio lì, in mezzo, muovendosi avanti e indietro, lentamente, abbastanza lentamente da contenere quello che sentivo avrebbe potuto trasformarsi in un orgasmo, in caso contrario.
Poi, quando meno me l'aspettai, quel dito scivolò dentro di me. Fu così intenso che oltre a gemere dovetti stringermi forte al mio uomo per non impazzire. Era una sensazione così strana, e allo stesso tempo così piacevole che non avrei mai potuto descriverla a parole.
-Ok?
-Mhm...- borbottai, trovando rifugio per le mie labbra sul suo collo. Le mie gambe si allargarono istintivamente per fargli spazio e permettere che continuasse quella tortura che speravo non finisse mai, e tornai a sfogarmi sul suo collo. Lo baciai, lo succhiai, lo morsi perfino, per poi tornare alle labbra, e poi scendere ancora. Tra i brividi riuscii a provare un moto di soddisfazione, quando i suoi gemiti si unirono ai miei. Così continuai, continuai a torturare anche lui fino a che non ci trovammo ad ansimare quasi all'unisono.
Quando credetti che non potesse esserci al mondo nulla di più intenso, sentii gli slip iniziare a scivolare lungo le mie gambe. E il mio cuore iniziò a battere all'impazzata, rimanendo nel mio petto per puro miracolo.
Mi concesse quindi una breve tregua per sfilare i suoi pantaloni, rimanendo solo in boxer col suo desiderio perfettamente evidente.
-Vado un attimo a prendere... nel cassetto...
-Cosa?
-Una protezione, Swan... un...
-Prendo la pillola.
-Eh?
-Sì, beh... Da qualche giorno.
-Emma Swan, sei una donna piena di sorprese.
-Volevo essere pronta. Per te. Anche se non sapevo quando...
-Lo sai che la semplicità con cui lo dici mi fa impazzire?
-Bene.
E quelle furono le ultime parole che riuscimmo a pronunciare, prima che le nostre labbra tornassero a unirsi e i corpi a fondersi. Lo strinsi con forza a me dimenticando totalmente il suo peso, e gli circondai istintivamente il bacino con le gambe. Nonostante non ci fossimo ancora liberati di quell'ultimo lembo di stoffa che ci separava, avvertivo chiaramente la sua eccitazione pulsante tra le gambe. Invece di averne paura fui felice di sapere che ero in grado di provocare a lui gli stessi effetti che lui provocava a me... era così gratificante.
Così, trovai il coraggio di abbassare i suoi boxer neri e lasciarlo libero a provare piacere come me. Senza più barriere.
Aprimmo gli occhi nello stesso momento, e ci bastò un solo sguardo. Non mi chiese nulla, e io non dissi nulla. Capì che ero pronta, e senza staccare per un solo attimo lo sguardo dal mio, entrò dentro di me lentamente quanto intensamente.
Gridai. Tremai. Gemetti e ansimai. Tutto insieme, confusamente.
-Ti... ti ho fatto male?- la sua dolce voce mi giunse come un eco, ma riuscii ugualmente a scuotere la testa. No, non era dolore. Non lo era neanche un po', per quanto incredibile potesse essere. Era piacere allo stato più puro, primordiale, e decisi di farglielo capire prendendo l'iniziativa.
Iniziai a muovermi, ansimando mentre lasciavo che entrasse ancora più a fondo e poi tornasse al punto di partenza. Ci volle poco perché i nostri bacini iniziassero a muoversi in totale sincronia, aumentando il ritmo spinta dopo spinta.
Avevo le mani strette nelle sue spalle, le sue nel materasso accanto alla mia testa e le labbra sulle mie. Era un concerto di gemiti e baci che si davano il cambio ogni frazione di secondo. Finalmente eravamo una cosa sola, ed era ciò che di più bello avessi mai provato in tutta la mia vita.
Fu colto da un moto di sorpresa quando con una spinta di anche rivoltai le posizioni per ritrovarmi sopra di lui, ma non durò che un attimo. Poi mi strinse i fianchi e io affondai gli avambracci nel materasso, per riprendere a baciarlo e muovermi velocemente con lui dentro. Più le spinte erano veloci, più il fiato ci mancava: eravamo entrambi vicino al piacere massimo, ci stavamo solo trattenendo perché durasse il più a lungo possibile. Ma il tempo per contenersi era finito: il corpo, la mente e il cuore mi gridavano di lasciarmi andare.
Sperai che un bacio intenso potesse farglielo capire... e funzionò.
Esplodemmo in totale sincronia, i corpi che tremavano come impazziti e i gemiti ormai incontenibili. Il suo calore mi invase in pieno, prolungando quella sensazione celestiale di altri lunghi, preziosi secondi. Forse addirittura minuti.
Quello era fare l'amore. Ed io ero tanto fortunata da averlo fatto per la prima volta con l'uomo che amavo. Perché a questo punto, ero quasi convinta che ciò che provavo per lui fosse amore. Nient'altro poteva spiegare i miei sentimenti verso Killian Jones, nulla che conoscessi.
Quando tutto finì, scivolai al suo fianco e lasciai che mi avvolgesse nell'abbraccio più bello del mondo. Gli baciai la guancia, poi tirai su il lenzuolo e mi rilassai sul suo petto, con la sua mano che iniziò ad accarezzarmi ritmicamente la schiena.
-Non esiste, un momento giusto...
-Cosa?
-Ieri. Ieri doveva esserlo. Avevo indossato un bel vestito, dei tacchi a spillo e un completino intimo sexy. Era tutto... programmato, quasi. Invece è finita in modo assurdo. Ora è stato...
-Perfetto.- concluse per me, e trovai le forze per scambiarmi un sorriso con lui. “Perfetto”, aveva ragione: non esisteva termine più adatto a definire ciò che era stato.
-Già...
-Eri bellissima ieri, e lo sei anche oggi. Ma sappi che per me sei bellissima tutti i giorni, lo sei sempre stata. Non sono i vestiti a farti bella... lo sei e basta, Swan.
Arrossii, e deglutii per evitare di lasciar fuggire una lacrima. Ma com'era possibile non commuoversi dopo quelle semplici quanto splendide, dolci parole? Cosa poteva essere più bello, della consapevolezza di essere sempre bellissima per lui? Semplicemente così com'ero?
-Lo sai che non sei da meno, vero?
-Lo so- ammiccò -Ma sono davvero felice che la pensi allo stesso modo. Ora... vuoi farti una doccia, magari?
-No- scossi la testa, non sentivo il bisogno di lavarmi proprio adesso -Però... c'è quella vasca idromassaggio, e sarebbe davvero un peccato non usarla neanche una volta. So che è tardi...
-No- mi bloccò -In realtà è un'ottima idea. Un bel bagno caldo aiuta a conciliare il sonno.
In risposta risi, dato che dormire era l'ultima cosa a cui pensavo in quel momento, e quando si alzò per andare a preparare il bagno gli lanciai un cuscino perché si coprisse. Dovevo ancora abituarmi a considerare normalità tutto ciò, nonostante potesse sembrare stupido. Ci eravamo concessi l'uno all'altro totalmente, solo fino a pochi minuti fa, eppure mi vergognavo ancora di vederlo così esposto e di espormi io stessa. Ma sapevo che ci sarei arrivata, ero totalmente ottimista a riguardo. Forse, svegliarmi nuda nel suo letto, prima o poi sarebbe diventata abitudine.
Forse era ora di lasciarmi andare e accettare di aver ricevuto anch'io la meritata felicità... era così sbagliato smettere di temere il futuro?
E la felicità, poteva durare?







 

Angolo dell'autrice;
Ciao! Ringraziate che ho scritto il capitolo parecchio tempo fa, perché ora sono così depressa che potrei far succedere solo disgrazie! (e non è detto che non ce ne saranno, se mi metto a scrivere ora...). Jen farà degli spettacoli a Broadway, e sono davvero felice per lei... ma alcune date delle anteprime coincidono con quelle delle convention... quindi è possibile che annulli e non venga più ç__ç quasi sicuro, in realtà.
Passando al capitolo... eh già, Elsa è incinta... Liam sarà papà e Killian zio! Cosa comporterà questo lo vedremo... intanto ha fatto discutere Emma e Killian sull'avere bambini, e per fortuna si sono resi conto delle assurdità (ma neanche tanto) che stavano dicendo, prima di mettersi a litigare seriamente xD 
E tra una cosa e l'altra, Emma gli ha mostrato il taglio del parto cesareo. Per lei è stata una cosa molto intima, lui l'ha capito ed è stato il più delicato possibile. E man mano, tra una carezza e l'altra si sono lasciati andare... Spero sia credibile come prima volta, nonostante Emma abbia sofferto in passato. Affidarsi a lui le è venuto spontaneo ed è stata molto felice... potrà godersi la tanto agoniata felicità? Chissà :')
SPOILER oltre ad essere nervosa e depressa per la convention, ho visto spoiler sulla puntata di stanotte... e mi sono depressa il doppio. Dovrei proprio chiudere la pagina di word prima di combinare casini :')
Un abbraccio e a presto! :*

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Capitolo 27
*** Back to everyday life ***


Back to everyday life





EMMA POV

-Hai saltato la colazione.
-E allora? Avevo sonno.
-Sembri diversa. Hai qualcosa di diverso.
La mia migliore amica mi si parò davanti a braccia incrociate, squadrandomi da capo a piedi. Eppure non avevo nulla di strano, fisicamente, ero anche tornata ai miei comodissimi pantaloni: avevo deciso che non avrei eliminato gonne e vestiti del tutto, ma avrei continuato a prediligere il mio solito stile. Era molto più comodo e a me piaceva.
Però mi sentivo diversa, e su questo Regina aveva ragione. Sarebbe stato impossibile spiegare in che senso, ma in qualche modo mi sentivo più donna, non ragazzina cresciuta troppo in fretta.
La nottata era stata davvero magica, avevo provato sensazioni che non pensavo potessero esistere, e mi ero sentita più amata che mai. Ci eravamo scambiati alcune tenerezze anche nella vasca, senza andare fino in fondo: avevamo preferito rilassarci e godere appieno di quel piccolo lusso che Killian aveva deciso di concedersi. Adesso potevo dire anche di aver alloggiato in una suite, ma forse non era proprio un bene: sentivo la necessità di comprare una vasca idromassaggio.
Così come sentivo la necessità di svegliarmi più spesso tra le sue braccia, calde e confortevoli. Dalle 8 e mezza alle 9.15 eravamo rimasti a letto a coccolarci, scambiarci teneri baci e semplicemente stare stretti l'uno all'altra. Era stato così piacevole che avevo odiato il momento in cui ci eravamo resi conto di doverci alzare per sistemare le valigie. Non erano grandi, ma con lo shopping che avevamo fatto avevamo dovuto forzare un po' la mano per far entrare tutto.
Pensai che se Henry fosse stato lì con noi, avrei fatto la pazzia di chiedere a Killian di rimanere ancora per qualche giorno: avrei pagato io i biglietti aerei. Tuttavia il mio piccolo mi mancava e aveva bisogno di me, era l'unico motivo per cui ero felice di tornare alla quotidianità.
Quando l'avevo lasciato scendere con le valigie perché potesse chiedere che le tenessero da parte per qualche ora, in modo che potessimo goderci un'ultima passeggiata, Regina si era infilata in camera senza tante cerimonie.
E continuava a guardarmi.
-L'avete fatto.
-Non so di cosa parli.
-Oh lo sai benissimo.. non ci posso credere!- esclamò, e mentre arrossivo come un peperone ringraziai il cielo che fossimo sole e con la porta chiusa.
Quando mi abbracciò entusiasta, tuttavia, non riuscii a contenere un sorriso e ricambiai la stretta. Sapeva bene quanto un passo del genere significasse per me, e da buona migliore amica era contenta che fossi riuscita ad abbattere uno dei miei muri più resistenti. Mi ero fidata di un uomo al punto da donargli tutta me stessa... e soprattutto, ero stata felice nel farlo. Era come se io e Killian fossimo ancora più legati, ora, ancora più vicini. E probabilmente era così, perché per quanto si potesse dire, il contatto fisico era ovviamente importante per una coppia. Dopotutto eravamo esseri umani, con le nostre passioni, i nostri desideri e le nostre necessità... e ora mi sembrava naturale. Non c'era niente di cui vergognarsi.
-Non ti chiederò i dettagli perché non credo di volerli sapere- scherzò, lasciandomi andare -Ma devi dirmi come stai. Sincera.
-Sto... bene. Davvero bene.- sorrisi, cercando di non arrossire nuovamente: era con Regina che stavo parlando, la mia migliore amica da oltre due anni ormai. Mi conosceva meglio di chiunque altro, addirittura meglio dei miei genitori.
-Ti è...
-Piaciuto? Sì. È stato... beh, non so neanche come spiegarlo. È stato strano. Diverso. Ma credo di non essermi mai sentita tanto bene...- ammisi, lasciandomi cadere sul comodo divano che mi sarei volentieri portata a casa. Tuttavia ciò che davvero desideravo portare con me era Killian, perché ero certa che anche a casa nostra le cose non sarebbero cambiate. O forse sì, ma sarebbe stato tutto in salita ed ero molto positiva a riguardo.
-Sono davvero contenta per te, Emma. Non solo perché ti sei divertita- ridacchiò, prima di tornare seria -Ma perché... ti sei lasciata il trauma alle spalle. Ora sarà più facile, vedrai...
-Sì, lo so. Mi sento più leggera, più libera... come se finalmente fosse spuntato il sole dopo la tempesta. Voglio dire, non stavo male ormai ma... insomma, ora è davvero finita. Ora posso davvero andare avanti, e lasciare il passato nel passato.
E lo avrei fatto, avrei lasciato nel passato anche Ryan. Non sentivo la necessità di incontrarlo per chiudere la faccenda, e ancora meno quella di rivelargli di avere un figlio da lui. Né io né Henry avevamo bisogno di una persona così nelle nostre vite, e se un giorno il mio piccolo avrebbe chiamato qualcuno “papà”... desideravo che quel qualcuno fosse Killian. Un uomo vero. Una persona meravigliosa che inconsapevolmente mi aveva teso la mano per aiutarmi a percorrere gli ultimi scalini fuori dal baratro. Lui, era qualcuno che volevo nella vita di mio figlio.
-Avete già saputo di Elsa e Liam, vero?
-Oh, sì! Sì ce l'hanno detto prima a colazione... mi sembrano piuttosto felici.
-Già, sono contenta per loro! Voglio dire, se stanno bene insieme, perché no?
-Ma sì. E poi Liam ha 36 anni, lei 25... è l'età giusta. Per chi lo vuole.
Quel “per chi lo vuole” fu un po' cupo, e ovviamente intuii il motivo. Non aveva ancora deciso cosa fare con Robin e sembrava che la cosa la turbasse non poco. Ma mi aveva detto che prima di riparlarne voleva schiarirsi le idee, ed era giusto che rispettassi la sua decisione. Al momento giusto le sarei stata vicino, e le avrei detto quanto fosse stupida l'idea di lasciarlo. E lo era davvero tanto: solo perché aveva un uomo, non voleva dire che avrebbe dovuto rinunciare ai suoi sogni.
-Dai, direi che è il caso di scendere... sono quasi le 10!
-Sì, giusto- concordò, alzando lo sguardo verso l'orologio -Me la voglio godere l'ultima passeggiata qui. Fortuna ho finito con gli acquisti, non mi entra più nulla in valigia!
-Neanche a me! Con tutti i souvenir che ho preso...
-Dai forza! Certo, sempre che tu riesca a tenerti in piedi dopo una notte di sesso sfrenato!- mi prese in giro, accennando al letto in disordine. Ovviamente era in quello stato solo perché avevamo fatto casino per sistemare la nostra roba, ma invece di spiegarglielo preferii darle una bella cuscinata in faccia.
E poi, ci eravamo divertiti molto, ma era stato ben lontano dall'essere sesso sfrenato. Per quello ci sarebbe stato tempo... anche se solo a pensarci mi vergognavo di me stessa.
-Andiamo prima che mi rovini i capelli con queste bambinate.
-E tu smettila di sparare cazzate allora!

 

***

 

KILLIAN POV

Mi lasciai sfuggire l'ennesimo sorriso, nel guardare la mia Emma addormentata con la testa inclinata e poggiata contro il sedile, quando mi fermai al semaforo. Era dolce e sempre bellissima, e non potevo fare a meno di pensare quanto fossi fortunato ad averla nella mia vita.
Ero stato a letto con tante donne, ma con una sola in tutta la mia vita avevo fatto l'amore. Poi c'era stato solo sesso, divertente quanto insignificante.
Con lei era stato molto di più, e me ne ero reso conto fin dal momento in cui mi aveva tacitamente dato il permesso di renderla mia. Il mio cuore aveva battuto forte per tutto il tempo, mentre le labbra e le mani l'avevano esplorata insaziabili, ma allo stesso tempo lente e delicate. Mi ero goduto ogni singolo istante, sperando quasi che potesse durare per sempre. Non erano stati solo i nostri corpi a fondersi e diventare un tutt'uno, l'avevano fatto anche i nostri cuori e le nostre anime.
Era stato bello, poi, guardarla sorridere tra le mie braccia, mentre entrambi recuperavamo le energie impiegate ad amarci. Non c'era stata neanche un'ombra di inquietudine nel suo sguardo, neanche un'ombra di insicurezza o paura, e ciò mi aveva reso ancora più felice.
Quella splendida ragazza, che era arrivata come un uragano a sconvolgere piacevolmente la mia vita, si fidava di me. Mi aveva donato tutta sé stessa, in ogni senso, e finalmente iniziavo a credere di meritarmelo. Ma non avrei mai lasciato che diventasse una convinzione, giorno dopo giorno mi sarei impegnato per riuscire a fare sempre meglio.
Allo scatto del verde fui costretto a riscuotermi e ripartii, in direzione di casa sua. All'aeroporto avevamo ripreso tutti le nostre auto, così avevo accompagnato Robin e Regina a casa della ragazza. Henry era invece a casa dei genitori di Emma, così aveva deciso che avrebbe passato un paio di giorni con loro prima di tornare a vivere dalla sua amica. Avevo provato a parlarci, ma quando avevo capito che aveva preso quella decisione anche per bisogno di indipendenza, avevo lasciato cadere il discorso. Era giusto così.
Speravo solo che non si ammalasse, perché nonostante avessi acceso il riscaldamento in macchina, mi sembrava fosse piuttosto freddo. Certo, l'avevo coperta con la mia giacca e il mio fisico si era abituato alle temperature quasi estive di Roma, ma 11 gradi erano decisamente molto meno di 22. E ovviamente pioveva, con un cielo così grigio, quasi nero, che preannunciava un gran temporale.
-Siamo arrivati?
-Oh, sei sveglia dolcezza...- sorrisi alla sua voce impastata dal sonno, e con la coda dell'occhio la vidi sbadigliare e stiracchiarsi. Beata lei, anch'io ero piuttosto distrutto e avevo un gran sonno: tornato a casa mi sarei messo a dormire senza cena, non mi importava.
-Ci siamo quasi. Dormito bene?
-Sì... e come un sasso, direi. Non mi sono neanche accorta di quando hai lasciato Robin e Regina...
-Non volevamo svegliarti, sembravi un angioletto! Regina mi ha detto di dirti che ti chiama domani.
-Ok... oh ma piove. Che schifo.
-Eh già. Bentornata a casa. Per fortuna siamo quasi arrivati, credo che nell'arco di mezz'ora scoppierà una tempesta coi fiocchi...
-Hai fatto un corso di meteorologia mentre dormivo?
-Sono solo bravo ad interpretare il vento e il cielo. Ma in cosa non lo sono?
-Nell'essere modesto evidentemente.
Ridemmo insieme, e nel frattempo mi guardai intorno per cercare dove parcheggiare in modo che ci bagnassimo il meno possibile. Ovviamente avevamo entrambi gli ombrelli sepolti in fondo alle valigie, quindi non era il caso di cercare di tirarli fuori. Ad ogni modo dovetti comunque arrendermi all'idea che ci saremmo bagnati, perché nel suo giardino non c'erano neanche alberi che potessero ripararci un minimo. Mi sarei fatto una doccia bollente prima di dormire, anche se avrei preferito quella splendida vasca idromassaggio.
-Vabbé dai... andiamo, non smetterà presto. Tieniti la mia giacca per coprirti.
-Ma no, rimettitela che sembri infreddolito. Anche se non è da te... non ti starai ammalando?
-Ma va, io non mi ammalo. Forza!
Non le diedi modo di insistere e uscii dall'auto, sbattendo la porta per poi correre avanti seguito da lei. Ai bagagli ci avremmo pensato in un secondo momento.
Fortunatamente non appena citofonò il portone venne aperto, così potemmo correre dentro dove ci aspettavano i suoi genitori, all'ingresso. Prima di dire qualsiasi cosa ci fecero entrare, ed io constatai che quei dieci secondi erano bastati perché mi infradiciassi da capo a piedi. Di solito mi piaceva la pioggia, quella leggera, ma gli acquazzoni non mi erano affatto mancati.
Mentre cercavo di asciugarmi – inutilmente – la faccia con la manica, guardai la mia ragazza abbracciare il padre e la madre, e il piccolo Henry le si aggrappò direttamente al ginocchio gridando “mamma mamma tonnata” estremamente gioioso.
I saluti terminarono nel momento in cui il bambino gridò il mio nome, sbracciandosi dalla stretta di sua madre per cercare di raggiungermi. Io scoppiai a ridere e gli stampai un gran bacione sulla fronte.
-Scusa ometto, ti abbraccio dopo perché sono tutto bagnato...
-Killia, naufagio co nnave piata?
-Eh no, ci ha presi la tempesta. C'è tanta pioggia! La vedi dalla finestra?
Allora si voltò verso quella più vicina, e a bocca aperta ripeté “taaata poggia”.
-Beh, come stai Killian? Adesso ti porto qualcosa per asciugarti... e vi diamo una mano a recuperare le valigie, così puoi cambiarti.
-Grazie Mary Margaret, ma non c'è bisogno, davvero... io adesso porto la roba di Emma e vado.
-Scherzi? Lascia che smetta di piovere almeno, rimani per cena... vero David?- si rivolse a suo marito, che mi stava squadrando come per decidere se prendermi a pugni o a calci. Non lo biasimavo, ancora non avevo avuto modo di dimostrargli che poteva fidarsi di me.
-Certo, rimani- borbottò a sorpresa -Almeno avremo finalmente l'occasione di fare una chiacchierata... da uomo a uomo. E da padre a ragazzo della figlia ancora in prova.
Fu dura trattenere una risata all'alzata degli occhi al cielo di Emma, ma per il bene di tutti mi impegnai al massimo: non era il caso di inimicarmi David ancora di più. E ovviamente non potevo neanche rifiutare l'invito, o avrebbe pensato che volessi sfuggire alla chiacchierata.
-Va bene, grazie, se non è un disturbo...
-Oh, certo che no!- mi assicurò la donna con un gran sorriso -Emma, fagli vedere dov'è il bagno, ora porto degli asciugamani e dei vestiti di tuo padre. A occhio e croce direi che gli staranno bene.
-E poi esci dal bagno, Emma- aggiunse l'uomo, prima che la ragazza mi prendesse per mano e mi trascinasse verso il piano superiore. Non mi diede neanche il tempo di ribattere e lasciare che andassi a recuperare i miei, di vestiti.
Certo era stato un invito inaspettato, ma non mi dispiaceva rimanere ancora un po' con lei e con Henry. In più avrei avuto modo di conoscere meglio la sua famiglia.
-Rimarrei in bagno solo per fargli dispetto. Solo che poi se la prenderebbe con te...
-Lascia stare Swan, è solo un padre preoccupato per la sua bellissima figliola... lo capisco!
-Beh, deve farsene una ragione. Anche perché ormai il danno è fatto...- sussurrò suadente, prima di darmi un bacio. Poi mi spinse in bagno senza tante cerimonie, e con un sorriso si allontanò.

 

-E' davvero tutto buonissimo Mary Margaret, grazie mille.
-Figurati, sono contenta che ti piaccia! Sei capitato in un giorno fortunato, di solito non ho tempo per cucinare più di tanto...
-Immagino, Emma mi ha detto che fa l'infermiera...
-Già... e a meno che non stia perdendo colpi, mi sembra che tu non ti senta tanto bene.
-Cosa? No... sono solo stanco. Sto benissimo.- borbottai, lanciando un'occhiata fugace ad Emma. Anche lei sembrava stanca, non aveva un aspetto orribile quanto il mio semplicemente perché era bella in qualunque stato si trovasse. Certo, mi sentivo uno straccio, ma non avevo nulla che una bella dormita non potesse sistemare.
La donna sembrò non ascoltarmi neanche e si avvicinò, posandomi una mano sulla fronte. Mi era sembrata dal primo momento una persona molto dolce e alla mano, ma non per questo riuscii a trovare la situazione meno imbarazzante.
-Hai decisamente la febbre... almeno a 38 e mezzo. Emma si è trovata un uomo niente male, mio marito con 37 e 5 inizia a scrivere il testamento.
-Non sei divertente Mary.- borbottò quello fulminandomi con lo sguardo, mentre la bionda rise sotto i baffi. Poi allungò una mano sotto il tavolo per prendere la mia e stringerla, guardandomi quasi con disappunto.
-Perché non mi hai detto che non stavi bene?
-Perché è solo stanchezza... non ti preoccupare.
Continuò a guardarmi poco convinta, ma non dissi nulla perché non avevo voglia di discutere davanti ai suoi genitori. Se avessi ribattuto lei l'avrebbe fatto ancora, ed io anche: saremmo sembrati una coppia di adolescenti.
-Ti porto una tachipirina... e vado a vedere in che stato è la camera degli ospiti. Puoi dormire qui.- intervenne sua madre, spiazzandomi completamente. Un conto era invitare a cena il nuovo ragazzo della propria figlia, ma addirittura offrirmi di dormire lì?
O forse non era poi così strano ma io non ero abituato a quelle attenzioni, se non da parte di mia madre. L'unica persona adulta che si era mai preoccupata per me.
-La ringrazio, però davvero, non voglio disturbare. Abito a dieci minuti di auto da qui, non è assolutamente un problema...
-Rimani- fece anche Emma -Non posso mica averti sulla coscienza...
Avevo seriamente bisogno che qualcuno mi insegnasse a dire di no a quel faccino dolce, e a quei grandi e bellissimi occhioni verdi. Ma come potevo? Sembrava così entusiasta del fatto che sua madre mi avesse invitato a restare... e probabilmente anche del fatto che il padre fosse rimasto in silenzio, in un tacito assenso. Anche se fingeva che non le importasse, avevo capito che per lei fosse importante l'approvazione della sua famiglia, e ovviamente la capivo: avevano sacrificato tanto per il suo bene, era ovvio volesse renderli felici.
-D'accordo, io... ma potrei dormire anche qui sul divano, starei bene.
-Non dire sciocchezze, sei troppo alto per il divano. E poi si è fatto tardi, coi vostri racconti del viaggio il tempo è voltato!
-E il temporale è troppo forte. Avanti, possiamo vedere un film con la cioccolata calda...
Sembrava che madre e figlia si fossero coalizzate per invitarmi a rimanere, ci mancava solo che si svegliasse anche Henry per chiedermi di giocare. Erano davvero una bellissima famiglia, ora riuscivo a capire come la giovane avesse trovato le forze per andare avanti nonostante tutto. Noi non eravamo mai stati così. Tutti insieme a tavola, a mangiare e chiacchierare amabilmente... ridere insieme. Era davvero bello.
-Avanti Jones, in questa casa comandano le donne. Rimani senza fare tante storie. Io e te parleremo un'altra volta davanti ad una birra, d'accordo?
Ed io, da perfetto idiota, non riuscii a nascondere la mia sorpresa. Il padre di Emma, lo stesso che con tutte le sue forze mi aveva rifiutato come potenziale fidanzato di sua figlia, mi stava chiedendo di rimanere. E addirittura era disposto a rimandare la sua predica paterna.
-Va bene. Grazie... a questo punto lasciate che vada almeno a recuperare i bagagli.
-Vengo con te, prendiamo gli ombrelli- concluse Emma contenta, prendendomi per mano e tirandomi su quasi di peso – tanto che per poco non rovesciai la sedia.

 

***

 

EMMA POV

-Hai davvero una splendida famiglia, lo sai?
-Lo so... almeno in questo sono sempre stata fortunata. Ritorno al Futuro o Harry Potter?
-Harry Potter. Siamo arrivati al secondo l'altra volta, no? Direi di continuare...
Annuii, e dopo avergli stampato un bacio sulla punta del naso mi alzai per preparare il dvd. Fortunatamente, nonostante la febbre di Killian, avevamo trascorso davvero una bella serata. In più ero davvero felice del fatto che mio padre fosse disposto a dargli una possibilità. Un po' mi faceva paura lasciare che andassero a bere insieme, l'alcol poteva giocare brutti scherzi... ma erano uomini adulti, confidavo che sarebbero riusciti a non farsi a pezzi a vicenda.
Dopo cena avevamo indossato i pigiami e avevo mostrato a Killian la stanza in cui avrebbe dormito, poi eravamo tornati a dare la buonanotte ai miei. Avevamo deciso di distribuire i regali il giorno successivo dopo colazione, quando sarebbe stato sveglio anche Henry. Ora desideravo semplicemente guardarmi un film sul divano, stretta al mio splendido uomo, e con due belle tazze di cioccolata calda all'arancia con un pizzico di cannella.
-Se poi sei stanco e vuoi dormire me lo dici, d'accordo?
-Sto bene tesoro, è febbre da stanchezza... te l'ho detto.
-Lo so, ma vuoi uomini tendete a minimizzare...- gli feci notare, e in risposta si limitò ad alzare gli occhi al cielo e stringermi a sé. Era una così bella sensazione...
-Non è questo il caso. Ora però dovrei lasciarti andare, non ti voglio contagiare.
-Preferisco correre il rischio... non ho intenzione di muovermi da qui!- borbottai, sistemandomi meglio tra le sue braccia e premendo play. Se si aspettava che dopo l'avrei lasciato dormire da solo, si sbagliava di grosso: anche se non avremmo fatto niente, avevo voglia di allungare il nostro weekend il più possibile, prima di provare a tornare alla normalità. Una normalità in cui probabilmente avremmo dovuto fare un po' marcia indietro, per non rischiare di fare un passo più lungo della gamba. Quei giorni insieme erano chiaramente stati meravigliosi, ma non potevo fingere che per me fosse normale trascorrere intere giornate con un uomo, dormirci insieme e addirittura farci l'amore: la nostra relazione era iniziata praticamente da poco più di una settimana. No, dovevo fare un piccolo passo indietro, cercare di capire me stessa, e vivere alla giornata. La cosa non mi faceva paura, perché ciò non voleva dire che ci saremmo allontanati: anzi, avremmo solo reso più solido quel meraviglioso rapporto che si stava creando. In più, se gli fosse capitato di avere casa libera una volta ogni tanto, non avrei rifiutato un invito a rimanere dopo cena.
-Venerdì o Sabato sera, Swan.
-Cosa?
-Mi dirai quando Cleo ti lascia libera. Ti devo un appuntamento, ricordi?
-Oh. Sì. Sì, va bene... la vedo domani. Quindi saprò dirti... va bene- sorrisi, voltandomi a guardarlo. Come poteva esistere un uomo tanto meraviglioso? Era come se mi avesse letto nel pensiero, io non avevo dovuto dire una parola.
-Oh, solo niente ristoranti di lusso.
-Sei pazza? Le porzioni sono troppo piccole.
-Esatto. 50 sterline per due bocconi... aspetta, fammi alzare un attimo che ho qualcosa sotto al sedere. E niente battute porche, grazie.- lo ammonii, non appena aprì bocca col suo sorriso sghembo già dipinto in volto.
Mi alzai quanto bastò per recuperare quella che sembrava una strana scatola schiacciata, ma fu quando realizzai di cosa si trattasse che rimasi impietrita.
Era impossibile. Oppure no?
-Emma... stai bene? Cos'è questa cosa?
-Una scatola.
-Sì, lo vedo, ma...
-Di un test di gravidanza... no, niente, sarà di qualche paziente della mamma.








 

Angolo dell'autrice;
Aaaallora, ciao! Io sono in lutto, con Jen che non viene più a nessuna delle due convention europee. L'avrò mai una gioia? Avrò mai i nostri CS insieme per una convention? ç_ç Vabbé, meglio che non ci penso o mi deprimo di più. La puntata non è stata affatto d'aiuto... speriamo bene stanotte! >.<
Regina ha capito praticamente subito che Emma ha fatto un bel passone avanti nella sua relazione ed è decisamente contenta per lei xD Ma non si sono potute trattenere più di tanto, dato che era l'ora di tornare a casa...
Sono rientrati a Londra stanchi e con una bella tempesta ad accoglierli, ma direi che alla fine è stato un bene :') Killian è rimasto a cena e David è stato perfino amichevole per i suoi standard... no? xD Mary invece ormai lo adora, ci ha messo poco a capire quanto lui tenga ad Emma. E anche Henry è stato felice di rivedere la mamma e il suo "pirata" preferito xD
Complice un po' febbre, Killian si è lasciato convincere a rimanere a dormire lì... Mary Margaret non ha voluto sentire storie e l'ha praticamente costretto, e David gli ha praticamente fatto capire che deve dare retta alle donne senza fiatare xD Quindi i due piccioncini ne hanno approfittato per una serata di coccole sul divano, davanti alla tv... e Emma non importa neanche un po' il fatto che rischia di prendersi la febbre, ma come biasimarla!
E infine... hanno trovato un test di gravidanza. Cosa succederà, lo vedremo nel prossimo capitolo xD 
Ora torno nel mio angolino a deprimermi e sperare che almeno Colin mi tiri su di morale, in mancanza di Jen xD Non posso neanche avercela con lei, Broadway è Broadway... è una grande opportunità. Solo che il tempismo, e il modo in cui il tutto è stato gestito mi hanno fatto arrabbiare..
Buon OUAT day, sperando in qualche gioia! Un abbraccio :*

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Capitolo 28
*** Unexpected news ***


Unexpected news





KILLIAN POV

-Mamma, egali?
-Henry, prima finisci di fare colazione. I regali stanno sul divano, ma sono solo per i bravi bambini!
-Henny bavo!- esclamò il piccolo, e l'espressione indignata che seguì ci fece scoppiare tutti a ridere.
Era davvero un ragazzino adorabile e sentivo il cuore leggero ogni volta che c'era anche lui. Non riuscii a fare a meno di pensare quanto sarebbe stato bello e perfino semplice, fare da padre ad un bimbo così. Non faceva quasi mai i capricci, era dolce, divertente, ma anche molto sveglio e intelligente. Emma aveva fatto davvero un ottimo lavoro con lui... ma se avesse avuto bisogno del mio aiuto, di certo non mi sarei rifiutato. Sarebbe stato divertente fargli da baby sitter ancora qualche volta, l'ultima ci eravamo divertiti entrambi moltissimo ed io avevo scoperto di essere piuttosto bravo nel cambiare pannolini senza fare danni.
Una volta finito di servire gli ultimi caffé e i pancake, si accomodarono a tavola anche i genitori di Emma. Mary Margaret aveva il giorno libero, David invece avrebbe dovuto incontrare un cliente soltanto nel pomeriggio.
-Vuoi un'aspirina Killian? Come ti senti?
-Oh no grazie, sto bene....
-La febbre gli è passata, ho già controllato- aggiunse Emma, rubando un paio di chicchi d'uva dal mio piatto, guardandomi come per dire “la cesta della frutta è troppo lontana”.
-Quando, scusa? Sei appena scesa...- borbottò David, guardandoci con sospetto.
Io e lei evitammo accuratamente di guardarci negli occhi, altrimenti ci saremmo sicuramente traditi. Mi aveva convinto a lasciarla dormire con me – non che fosse stato molto difficile – ma prima che i suoi si alzassero era tornata in camera sua. Avevamo convenuto che non fosse il caso di dare ulteriori ragioni a suo padre di odiarmi.
-Non è che l'ho misurata. Gli ho solo controllato la fronte... ci vuole un secondo.
-Già- confermai, sperando di non suonare nervoso -Grazie ancora per l'ospitalità comunque, il temporale è continuato fino a molto tardi...
-Infatti, sono fortunata a non essere di turno- convenne Mary Margaret -Sarà stato un bel caos in ospedale stanotte...
E il sorriso quasi celato che mi rivolse poi, mi fece rimanere di sasso: che sapesse? Ci aveva visti... o aveva solo tirato a indovinare? Per fortuna non sembrava arrabbiata o altro, non me lo sarei mai perdonato; erano stati così gentili a lasciarmi dormire a casa loro. Dopotutto ero il ragazzo di loro figlia da due settimane soltanto e di me non sapevano quasi nulla.
Per fortuna il discorso sembrò chiuso lì, e continuammo a mangiare in tranquillità accedendo anche la televisione. Emma optò per MTV, dato che nessuno aveva voglia di seguire le tragedie al telegiornale, così potemmo allietare la mattinata con un po' di musica. Non solo la febbre mi era passata, ma mi sentivo davvero molto bene. Sicuramente era stato anche merito di Emma, che fortunatamente non avevo fatto ammalare. Era l'unico motivo per cui avevo insistito un po' perché dormisse da sola, ma avevo deciso di fidarmi del suo “Ho degli anticorpi infallibili ormai”. Di certo non era un'irresponsabile, non avrebbe rischiato di ammalarsi sapendo di avere un bambino a cui badare.

Henry aveva già trovato la t-shirt e la felpa con le immagini di Roma, le scarpe della Geox e alcuni giocattoli che Emma gli aveva comprato, ma a quanto pare fu il mio regalo quello che gli piacque di più. Nonostante la mia ragazza avesse tentato di farmi cambiare idea, dato che il Disney Store lo avevamo anche a Londra, alla fine avevo comprato un costume di Capitan Uncino, con tanto di spada e uncino. Avevo già deciso che ad Halloween io e il piccoletto ci saremmo vestiti da pirati, mentre Emma avrebbe fatto Trilli. Non ero certo fosse molto d'accordo, ma sembrava che ad entrambi fosse piaciuta l'idea di quel progetto così a lungo termine.
-Killia, metti?
-Henry, non puoi provarlo adesso!- intervenne la bionda, scoppiando a ridere mentre il figlio metteva il broncio e si rifugiava tra le mie braccia. Non volevo che se la prendesse con me, ma non potevo neanche deludere il povero Henry!
-Dai, glielo faccio mettere per 10 minuti e poi lo cambiamo...
-Nono, non puoi cedere così ai suoi capricci. Una sera vieni a giocare con la nave pirata con lui e si può fare, va bene?
-Non sono sicuro mi piaccia che lo inviti a casa di sera quando non ci siamo noi...- intervenne il padre della ragazza, scoccandomi un'occhiata abbastanza agghiacciante. Emma sembrò invece scocciata, e decise di ignorarlo completamente.
-Ok?
-Sì, certo... ok. Hai ragione, non è neanche lavato. Scusa ometto, tua mamma ha ragione! In cambio la prossima volta ti insegno ad usare la spada, d'accordo?
-Siiiiii! Pada! Quanno?
A quel punto mi voltai verso Emma, spettava a lei decidere. Se fosse servito avrei cambiato turno al locale con qualcuno, non sarebbe stato un problema.
-Domenica? Se sabato sera usciamo, magari sei già...
Si rese conto un po' troppo tardi, però, che quello non era un discorso da tenere davanti ai suoi genitori. Questa volta David mi avrebbe ucciso, ne ero certo, e perfino Mary Margaret aveva un'espressione piuttosto incerta.
Io e la giovane ci scambiammo un'occhiata colpevole, poi lei sospirò e si alzò in piedi.
-Avanti, possiamo non farne un dramma? Abbiamo dormito due giorni insieme a Roma, ricordate?
-Cosa? Avevi detto che avresti dormito con Regina!
-Io... ah.
E calò un silenzio imbarazzante, tanto che perfino Henry rimase a bocca aperta ad osservare il resto della sua famiglia. Ovviamente io non sapevo nulla di tutto ciò, anche se avrei dovuto immaginarlo, ma non sapevo davvero cosa fare per salvare la situazione. Era maggiorenne, poteva fare quel che voleva, ma era normale che i suoi genitori fossero preoccupati che dormisse con un uomo. La sua prima e unica volta, non era finita bene.
-Sono adulta. Ok? So prendere le mie decisioni da sola. E non vi preoccupate, abbiamo solo dormito.
-Davvero sai prenderle, Emma? Non sono passati neanche tre anni dall'ultima volta, sei ancora una bambina! E tu!- tuonò poi, puntandomi il dito contro arrabbiato come non l'avevo mai visto -Come puoi essere così irresponsabile?! È una ragazzina! Lo sai che vuole entrare in polizia? Cosa ne sarà della sua carriera se dovesse rimanere di nuovo incinta?!
-Ah, no, non provare a prendertela con lui!- intervenne lei in mia difesa, mentre lasciavo che un Henry piuttosto confuso mi scivolasse dalle braccia per andare a nascondersi dietro il divano. Cosa dovevo fare? Non volevo spaventare il bambino, ma non volevo neanche sembrare un codardo incapace di prendersi le proprie responsabilità.
-Killian non c'entra niente, ok?
-Ah no? Ok, forse ora avete solo dormito, ma chi mi assicura che...
-Signor Nolan!- quasi gridai, stufo di quelle accuse e stanco del fatto che Emma dovesse litigare coi suoi genitori a causa mia.
-Mi perdoni- continuai, quando tutti rimasero in silenzio -ma non credo che Emma sia una bambina, Emma è una giovane donna. E non farei nulla contro la sua volontà, questo posso assicurarglielo. Lei si è fatto di me un'idea sbagliata, perché mi ha incontrato nel peggior periodo della mai vita. Non voglio giustificare la mia violenza, ma avevo appena perso la mia fidanzata e mia figlia in un incidente, e quando ho visto quella ragazza venire trattata in quel modo... sì, ho dato un pugno in più del dovuto a quell'uomo. Più di un pugno in più, ok. Non è il modo giusto di reagire e ne sono consapevole, ma tutti possiamo sbagliare!
Poi calò un silenzio di tomba. Solo Emma, con le lacrime agli occhi, si avvicinò e mi abbracciò forte, regalandomi un piccolo sorriso prima di stamparmi un lieve bacio sulle labbra. Io, dal canto mio, mi sentivo meglio. Non andavo fiero di aver perso le staffe di fronte alla famiglia della mia ragazza, ma finalmente avevo messo le cose in chiaro.
Avevo commesso degli errori? Ovviamente. Come qualsiasi essere umano.
Ma nulla di ciò che avevo fatto con Emma era stato un errore, forse solo il mio modo di pormi con lei inizialmente. Però ero contento di aver insistito, e averle dato modo di conoscere e apprezzare il vero me.
Erano loro, forse, che non riuscivano a capirla. Lei voleva essere trattata come quello che era, ovvero una giovane donna con le idee chiare. Se mai avessi avuto un solo dubbio, mi sarei fermato prima di fare qualsiasi cosa. Prima di baciarla, prima di invitarla a partire con me, prima di lasciarla dormire nel mio letto, prima di fare l'amore con lei. Ma erano state tutte decisioni che avevamo preso insieme, come una coppia. Perché quello eravamo, e io non ci vedevo nulla di sbagliato: Emma era molto più matura di moltissime trentenni, e non potevano non rendersene conto.
-Non abbiamo fatto altro che dormire, stanotte. Aspetterò fino al matrimonio, tranquillo. E comunque noi le precauzioni le useremmo, se servisse- fece fredda, rompendo il silenzio -La scatola di quel test di gravidanza non era di certo mia! Alle prime ho pensato fosse di qualche paziente della mamma, ma ora che ci penso meglio... non ha mai ricevuto nessuno a casa.
E se possibile, la coppia gelò sul posto. Ancora di più. Forse era ora che levassi le tende, non erano affari miei, ma Emma mi teneva ancora stretto come a non volermi lasciar andare.
-Allora ho ragione...
-Volevamo dirtelo- sussurrò Mary Margaret -Solo ci sembrava il caso di farlo in privato...
-Io ora vado...
-No, non vai da nessuna parte tu.- mi fulminò la giovane, e fu piuttosto convincente.
Avevo imparato che quando faceva la dura c'era sempre qualcosa di più profondo, sotto, e se aveva bisogno di me non l'avrei di certo abbandonata. A costo di sembrare inopportuno per gli altri.
-Avrai un fratellino- confermò David, anche lui a bassa voce.
Io la guardai attentamente, vidi il suo volto contorcersi nel tentativo di rimanere impassibile. Ma alla fine cedette, e si aprì in un grandissimo sorriso. Uno dei suoi sorrisi più belli, tanto che riuscì a contagiare anche me, David e Mary Margaret.
-Da quando lo sapete?
-Da prima che partissi...
-Wow. E perché non me l'avete detto?
-Non lo so. Non volevamo darti pensieri... non sapevamo come l'avresti presa.
-E come dovrei prenderla? Dovrei essere delusa? Arrabbiata? Per quale motivo?
-Noi...- borbottò David, trovando finalmente il coraggio di guardarla negli occhi -Noi non volevamo che ti sentissi abbandonata. Non volevamo che sembrasse che, ora che stai bene, ti stiamo lasciando da parte per un altro figlio. Perché non è così, Emma...
-Lo so! Mamma, papà, lo volete capire che non sono più una bambina? Non sono gelosa, e a dirla tutta credo non lo sarei stata neanche quando ero piccola... un fratellino!- esclamò infine, andando a gettarsi tra le braccia della mamma e del papà. E fu una scena dolce, bellissima e toccante. Quello che avrebbe potuto trasformarsi in un brutto litigio era diventato un momento meraviglioso per tutta la famiglia, una famiglia che invidiavo davvero tanto.
-Henry! Avrai un... ehm, uno zio più piccolo di te! Ok, questo è strano, lo ammetto- rise, prendendo in braccio suo figlio; -Forse è lui quello che avreste dovuto preparare! Uno zio più piccolo di quasi 3 anni e mezzo! Per il loro bene dovremmo considerarli cuginetti, magari... dio, non lo so!
Probabilmente Henry non capì quasi nulla di quello strano monologo di sua madre, ma anche lui si fece trascinare dalle risate. Ed io ero felice così, semplicemente a guardarli.
Cosa avevo fatto per entrare nella vita di una ragazza come Emma Swan?
-Scusa Jones, ho sbagliato ad attaccarti.
-Oh. No, non si preoccupi signor Nolan...
-David. Ma questo non vuol dire che hai passato l'esame, la strada è ancora lunga ragazzo. E non scampi neanche alla serata da padre-fidanzato. Domani sera alle 10 al tuo locale.
-Certo. Domani sera va bene.- confermai. Il martedì sera non era mai troppo pieno, quindi non avrei avuto problemi a prendere una pausa. Non avrei potuto garantire che sarei tornato tutto intero, ma quello era un altro discorso. Sapevo bene che l'uomo si era scusato principalmente per far contenta sua figlia, e di certo non potevo iniziare a piacergli da un momento all'altro. Ci avrei lavorato su, però.


-Ora devo proprio andare, Emma... Liam voleva parlare. Ma grazie del regalo... è fantastico.- sorrisi, prima di stamparle un ennesimo bacio sulle labbra.
Mi aveva proposto di accompagnarla a casa di Regina perché potesse darmi il cannocchiale, ma alla fine tra una cosa e l'altra avevamo finito per stenderci sul divano a coccolarci. C'erano stati baci, carezze, dolcezza e passione, e solo nel momento in cui ci eravamo ritrovati mezzi nudi l'uno sull'altra ci eravamo interrotti. Avevamo concordato che non fosse il caso di fare sesso sul divano della padrona di casa, e poi non ero neanche certo che fosse la cosa giusta da fare. Era giusto che concedessi ad Emma una pausa, dopo la sua prima volta... il momento giusto sarebbe arrivato, e sarebbe stato naturale esattamente come la sera precedente. Non ero preoccupato che la vacanza fosse finita, ero certo che la nostra relazione non avrebbe subito intoppi.
-Figurati. Salutami Liam... e fammi sapere come va.
-Va bene. Anche se non sono certo abbiano già le idee chiare su cosa fare.
-Certo, non sono passate neanche 48 ore da quando hanno saputo... beh spero se la cavino!
-Anch'io, ma sono piuttosto fiducioso. Comunque sicura che non vuoi che ti riaccompagni dai tuoi?
-Sicura, vado col maggiolino... mi serve. Cleo mi ha chiesto di passare da lei stasera...
-Va bene. Stai attenta, mi raccomando.
-Sono sempre attenta...- rise alzando gli occhi al cielo, per poi lasciarsi abbracciare. Sapevamo entrambi che non era sempre vero, e la cosa mi preoccupava, ma non gliel'avrei fatto pesare. Amava il suo lavoro e non le avrei mai chiesto di smettere. Dopotutto era una giovane donna intelligente e giudiziosa, non avrebbe corso rischi seri.
-Ci sentiamo più tardi allora.
-Sì, scrivimi quando finisci il turno. E da dopodomani si riprende a correre, eh!
-Assolutamente sì, splendore!- confermai con un largo sorriso.
Poi ci scambiammo un ultimo bacio, e finalmente riuscii a staccarmi da lei e uscire dall'adorabile casetta in centro in cui si era trasferita. Non volevo fare i conti in tasca a nessuno, ma se Regina poteva permettersi tutto ciò, gli affari dovevano andarle proprio di lusso!
Appena entrato in auto, il cellulare mi vibrò in tasca. Lo estrassi, e non potei fare a meno di sorridere: Emma aveva appena accettato la mia richiesta di relazione su Facebook. E come se non bastasse, come immagine del profilo aveva impostato la bellissima foto che Regina ci aveva scattato davanti al Colosseo.

 

***


EMMA POV

-Allora! Dimmi, stai bene ora? Com'è stato questo viaggio? Ti sei divertita?- mi riempì di domande Cleo, subito dopo esserci salutate con un grande abbraccio. Era da un po' che non la vedevo, praticamente da prima dell'incidente, quando mi aveva dato il suo consiglio su Killian. Sembrava fosse passata una vita, invece era poco più che una settimana.
-Sto benissimo... grazie! E il viaggio è stato fantastico, credo fosse proprio ciò di cui avevo bisogno.
-Quindi i tuoi... problemi di cuore, sono ufficialmente finiti.
-Sì- borbottai con un sorriso imbarazzato; ancora mi vergognavo del modo in cui ero scoppiata davanti a lei. Nonostante il nostro rapporto stretto, avere un esaurimento nervoso da ragazzina in crisi davanti al proprio capo non era proprio il massimo.
-Sono contenta Emma, dico davvero. Meriti di voltare pagina una volta per tutte ed essere felice...
-Grazie. Anche se... insomma, Ryan è uscito di prigione. In anticipo. E ci siamo anche visti... ma non importa, ho deciso che la faccenda è chiusa.
-Mi spiace, la burocrazia è ingiusta a volte.
-Già. Ma questo mi ha spinta ancora di più a... prendere una decisione. Voglio diventare poliziotto Cleo. Mi preparerai?
-Sono contenta che la pensi così. In realtà ti ho fatta venire proprio per questo... siediti!
Estremamente confusa eseguii, accomodandomi sul divano insieme a lei. Che cosa aveva in mente? Mi ero presentata lì convinta che mi avrebbe assegnato un caso, dato che a causa dell'incidente non ero stata in grado di lavorare per un po'. La guardai attentamente mentre estraeva dei fogli da una busta gialla, all'apparenza sembravano dei moduli.
-Ho un amico che lavora a Scotland Yard. È il mio ex marito, in effetti- spiegò tranquilla, spiazzandomi completamente. Non avevo la minima idea che fosse stata sposata, non me ne aveva mai parlato... e per di più, con un agente di Scotland Yard.
-Siamo rimasti in buoni rapporti, siamo amici. Ci siamo visti un paio di giorni fa e abbiamo discusso di una questione... Quest'anno è stato promosso Capo della squadra omicidi, e come prima cosa vuole formare lui stesso due giovani agenti. E io gli ho fatto il tuo nome.
-Wo... wow. Cosa? Scotland Yard? Io? Ma come... cosa... oddio.
Decisi di stare zitta, dato che non ero in grado di mettere due parole di senso compiuto in fila. Ma come avrei potuto? Mi stava aprendo la possibilità di lavorare a Scotland Yard! Per un attimo mi chiesi se mi stesse prendendo in giro, ma mi ci volle una frazione di secondo per rendermi conto che non avrebbe mai scherzato su una questione del genere.
-Ovviamente gli ho detto che devo parlarne con te. E dovrà conoscerti, certo.
-Quando?
La donna scoppiò a ridere, e io desiderai seppellirmi per l'imbarazzo. Mi era sfuggito, non ero davvero riuscita a trattenermi. Scotland Yard! Stentavo davvero a crederci! Aveva fatto il mio nome al capo della squadra omicidi in persona!
-Facciamo così, ti do' un bicchiere d'acqua così ti calmi... e possiamo discuterne seriamente, ok?
-Grazie. Scusa, non volevo sembrare così... beh così. Però...
-Non ti preoccupare, in realtà dei giovani entusiasti sono proprio ciò che James cerca!
Annuii, ma accettai volentieri il bicchiere d'acqua che mi porse, cercando di non mandarlo giù tutto d'un fiato. Dovevo seriamente placare i nervi, se volevo cercare di capire cosa avrebbe comportato accettare quell'opportunità.
-Come avrai capito anche tu, non avrai un anno intero per decidere se entrare in polizia o meno, in questo caso...
Annuii. Quello mi era chiaro, un Capo della omicidi non avrebbe di certo potuto aspettare i miei comodi. Dopotutto, però, avrebbe poi fatto così tanta differenza? Ormai avevo preso la mia decisione, quindi perché aspettare un anno? Certo, c'era Henry, c'era Killian, però... la mia carriera non avrebbe rovinato la mia vita privata.
-Il test di ammissione è ad inizio settembre e il corso inizia a metà mese. Ovviamente se dirai di sì, ti verrà fatto un esame fisico prima... e il test sarà solo una formalità. Poi dovresti fare 150 ore di corso invece delle 300 previste, suddivise in un mese e mezzo. Questo perché è importante che venga istruita sulle basi, mentre a tutto il resto penserà direttamente con James. Da dicembre. Avresti un mese di pausa, prima.
Annuii ancora una volta, pesando attentamente ogni parola. Dunque, anche se non un anno, qualche mese per prepararmi psicologicamente lo avrei avuto. Magari avrei potuto iscrivermi in palestra per prepararmi meglio alla prova fisica. Poi, un mese e mezzo di corso non era poi così tanto: se anche fosse stato necessario vivere nel campus dell'accademia, avrei comunque avuto del tempo libero, facendo due conti. Certo, dovevo considerare una serie di fattori, avendo un figlio piccolo a cui volevo un mondo di bene... ma non sembrava infattibile. Sicuramente sarebbe stato impegnativo, e ancor più lo sarebbe stato il lavoro vero e proprio... ma perché no? Era ciò che desideravo, e difficilmente si sarebbe ripresentata un'opportunità del genere.
-Quanto tempo ho per darti una risposta?
-Oh, non ti preoccupare. Se vuoi valutare l'offerta, tra una decina di giorni posso organizzare un incontro con James. Sono certa che ti concederebbe poi qualche altra settimana, è una decisione da non prendere alla leggera e lui lo sa meglio di chiunque altro.
-Bene... ok. Tu pensi davvero che possa farcela?
-Io? Certo, o non avrei fatto il tuo nome. Sei una ragazza molto capace ed intelligente Emma, anche se molto giovane. Io credo in te. Il punto è... è ciò che desideri? Perché poi non si torna indietro.
Quello era ovvio. Se avessi accettato e poi mi fossi tirata indietro, chi mi avrebbe mai presa sul serio? A quel punto mi sarebbe rimasta la scelta tra il fare la cacciatrice di taglie per tutta la vita, la commessa da Regina o al massimo la barista da Killian. Non avevo frequentato l'università, non c'era nient'altro a cui avrei potuto aspirare con la mia istruzione. Ovviamente non mi dispiaceva lavorare con la mia amica o col mio ragazzo, ma non erano quelle le mie vocazioni. Sentivo di avere il grande desiderio di poter fare la differenza, di poter aiutare le persone che ne avevano bisogno a ricevere giustizia.
-Parlane con la tua famiglia, il tuo ragazzo... i tuoi amici, magari. Potrebbe aiutarti a decidere. So che è una grandissima opportunità, ma credo tu debba fare qualcosa che ti renda felice e soddisfatta. Sei ancora tanto giovane, quindi hai letteralmente la possibilità di fare qualsiasi cosa... tornare a studiare, se hai altre aspirazioni...
-Non credo di avere dubbi su ciò che voglio fare. Voglio dire, da piccola volevo fare la dottoressa, la poliziotta o l'astronauta...- feci, lasciandomi sfuggire una risata. Ricordavo ancora il periodo in cui ero fissata col voler andare nello spazio, e mi ero mascherata perfino da astronauta ad Halloween.
-Il punto è, che è un sogno che ho da sempre, e adesso questo desiderio è cresciuto. Devo valutare altri fattori, però. Mio figlio, il mio... beh, Killian, insomma.
-Certo. Certo Emma, lo capisco ed è giusto così. Ma visto che l'hai menzionato... per pura curiosità, fai sul serio con questo ragazzo?
-Cosa?
-Insomma- borbottò, schiarendosi la voce -Lo sai che sei come una figlia per me. Quindi...
Ci guardammo negli occhi per un po', fino a che non sorridemmo entrambe. Avevamo uno strano rapporto io e lei, ma non avevo alcun dubbio sull'affermare che anch'io la consideravo come una seconda mamma. Da una parte, era più simile lei a me di quanto non lo fosse mia madre.
-Sì. Cioè, è tutto nuovo ancora ma... non sono interessata a quelle storie insignificanti. Frequentare una persona con la consapevolezza che tanto, prima o poi finirà... non mi piace.
-Non avevo dubbi. Anche se a volte mi fa un po' paura quanto tu sia matura... più di tanti adulti che conosco- rise, coinvolgendo anche me. Aveva ragione, probabilmente non sarebbe stato sbagliato volermi divertire, alla mia età, voler fare delle esperienze. Ma l'idea non mi allettava per niente, soprattutto considerato il fatto che avevo un uomo davvero meraviglioso.
-Dovrai farmelo conoscere, prima o poi...
-Certo. E ora che i miei sanno tutto, se per te va bene vorrei farti conoscere anche a loro.
-Certo, assolutamente. Mi farebbe piacere.
-Oh e... Cleo? Grazie. Ti ringrazio per tutto ciò che fai per me, per questa grande opportunità che mi stai offrendo... e per tutto. Ti voglio bene, mi mancherà molto non lavorare più con te se entrassi a Scotland Yard...
Mentre la donna sorrideva ancora una volta, il cellulare mi vibrò in tasca.







 

Angolo dell'autrice;
Ciao! Stavolta riesco a postare sabato, non ci credo! Ho finito di sistemare il capitolo nonostante abbia passato 6 ore (6!!) a vedere le prime puntate della nuova serie di Netflix, 13 reasons why. Qualcuno la sta vedendo/l'ha vista? Se no, fatelo! Tratta temi importanti, ma non è molto pesante... attenti solo a non iniziarla di sera, perché poi rischiate di passare la notte in bianco!
Passando al capitolo, dopo una bella dormita anche Killian si è ripreso... e tutti insieme hanno aperto i regali che Emma ha portato! E ovviamente anche Killian non poteva non regalare nulla ad Henry, che ha apprezzato molto xD
Poi Emma si è fatta sfuggire una parola di troppo... che ha innescato la bomba in David, povero ^^" Per fortuna non era lì da solo con Killian, o probabilmente lo avrebbe ammazzato xD Lui però si è fatto valere, e Emma ha detto che non avrebbe fatto nulla fino al matrimonio... (sì come no lol). E durante la litigata è uscita la sorpresa... ebbene sì, c'è un piccoletto in arrivo! La ragazza ovviamente è contenta, e loro si sono preoccupati per nulla!
E Emma ha anche altre novità... ha la possibilità di entrare a Scotland Yard grazie a Cleo. Accetterà? Cosa comporterebbe questo? Lo vedremo...
Buon OUAT day! (sperando che finalmente i nostri due si riuniscano) A presto! :*

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Capitolo 29
*** Life choices ***


Life choices




EMMA POV

-Scusami Emma, lo so che avevi altri programmi, è che...
Invece di lasciarla concludere, la abbracciai. Stava piangendo, Regina Mills stava piangendo per la prima volta davanti a me.
Da quando ci eravamo conosciute era sempre stata lei la mia roccia, un'amica forte che non aveva mai mostrato segni di debolezza, almeno non apertamente. Non aveva mai perso le staffe, pianto... mai. Sempre determinata, libera da incertezze... forte.
Forse per questo mi fece così male vederla a pezzi: non avevo mai creduto potesse succedere. Avevo vissuto con la convinzione che niente potesse spezzarla, che qualunque cosa accadesse, la sua forza avrebbe vinto su tutto. Forse avevo dimenticato che, in fin dei conti, era un essere umano.
Lasciai quindi che ricambiasse la stretta e chiusi la porta d'ingresso con un calcio, per non sciogliere l'abbraccio neanche per un istante. Aveva bisogno di me e il minimo che potessi fare era lasciarla sfogare fino a che non sarebbe stata pronta a parlare.
-Non devi assolutamente scusarti, Regina. Sono qui. Non mi importa dei miei piani. La mia migliore amica è molto più importante di qualsiasi cosa, hai capito?- la rassicurai, mentre singhiozzi e lacrime iniziavano a mischiarsi. Forse sussurrò un “grazie”, ma non ne fui certa dato che non riuscì a smettere di piangere neanche per un secondo.
Così rimanemmo strette, in piedi in mezzo all'ingresso, per un periodo di tempo indeterminato. Forse cinque minuti, forse un quarto d'ora... forse perfino un'ora. Non seppi dirlo.
Solo quando lentamente riuscì a riprendere il controllo di sé stessa, ci spostammo sul divano con le mani ancora intrecciate.
Nonostante avessi milioni di domande da farle, lasciai che fosse lei la prima a parlare.
-Mi dispiace. Per questa scenata...- sussurrò, schiarendosi la voce -Non è da me.
-Anche tu sei umana... chi l'avrebbe detto?- cercai di sdrammatizzare, e anche se solo per una frazione di secondo, funzionò. Accennò un piccolo, lieve sorriso.
-A quanto pare.
-Sai cosa? Vado a prepararti una cioccolata. Aiuta sempre.

 

-Eravamo insieme a bere. Sai, al locale... era in pausa. Così ci siamo seduti e... stavamo ridendo, scherzando. Poi si è fatto serio. E... mi ha detto che a fine mese sarebbe stato il periodo ideale per andare nel Kent. Così io... io gli ho detto che ci avrei pensato. Non avevo ancora deciso di lasciarlo... stavo ancora valutando cosa sarebbe stato meglio. Poi... mi ha detto che non mi avrebbe fatto pressioni e che non si sarebbe offeso in caso avessi rifiutato. E ha ammesso che in realtà forse faceva ancora un po' freddo, ma non vedeva l'ora di passare del tempo insieme, da soli. Ha... ha detto che era da tantissimo tempo che non si sentiva così bene, che quando siamo andati a letto la prima volta non sapeva che... che sarei diventata così speciale, per lui. Che... si sarebbe innamorato di me, e in così poco tempo.- concluse in un sussurro, e io trattenni il fiato.
-Ti ha detto che... che...
-Che mi ama.- confermò, voltandosi a guardarmi con le lacrime agli occhi; -E io... sai cosa ho fatto? Gli ho detto che... che dovevo andare. Mi sono alzata, mi ha presa per mano e... si è scusato. Mi ha chiesto se aveva rovinato tutto. Gli ho detto di no, che non aveva rovinato nulla... che mi aveva solo riportato alla realtà... e che mi dispiaceva averlo fatto innamorare. Gli ho detto che mi piace molto ma che non lo amo, e che quindi sarebbe stato meglio finirla lì. Che non era il caso di continuare quella relazione, perché io non sarei mai stata la donna che lui merita. Poi sono corsa via... senza aggiungere altro.
Non seppi cosa dire. Non aveva senso che le chiedessi perché aveva fatto una cosa del genere: lo sapevo. Mi aveva confidato che al momento una relazione seria non era ciò che cercava, perché era ancora giovane e aveva altre priorità. Era come me, non era una ragazza che guardando al futuro pensava “quando sarò sposata e avrò figli”. Lei voleva realizzare i suoi sogni e aveva sempre sostenuto che non sarebbe stato un uomo a definire la sua felicità.
Robin l'aveva involontariamente spaventata. Le aveva fatto capire che un uomo avrebbe potuto effettivamente far parte della sua felicità... perché anche lei lo amava. Non me l'aveva detto, ma così come lei conosceva me, io conoscevo lei. Era innamorata di Robin, e questo la terrorizzava.
-Oh Regina...
-Ti prego, non dirmi che ho sbagliato. Ho bisogno che mi dica che ho fatto la cosa giusta. Ho 23 anni! Non voglio legarmi così presto a qualcuno, non voglio che tutto ciò in cui ho sempre creduto passi in secondo piano...
-Non posso dirti che hai fatto la cosa giusta. Non sarei una buona amica se ti mentissi...- sussurrai, prendendole la mano; -Ma l'importante è ciò che tu vuoi. E se tu vuoi lasciarlo, allora...
-Non lo so cosa voglio- singhiozzò -Ma ormai l'ho fatto. È... è la cosa migliore, credo. So anche che non voglio più piangere... ti prego, dimmi qualcosa tu. Per favore.
Sospirai, sapendo che farle pressione avrebbe solo peggiorato la situazione, quindi le avrei dato tutto il tempo di cui aveva bisogno. Ora aveva bisogno di essere distratta, e quello potevo farlo.
-Domani sera mio padre va a bere con Killian. Avrò un fratello. E forse entrerò a Scotland Yard... da dove vuoi che cominci?
-Cosa?!- esclamò, spalancando gli occhi con sincera sorpresa.
Io risi, felice di aver ottenuto l'effetto desiderato. Per pensare alla sua relazione finita – o momentaneamente interrotta – ci sarebbero stati altri momenti. Ci avrebbe impiegato i suoi tempi.
-Allora?
-Emma! Co... un fratello? Scotland Yard... E quei due da soli?
-Ok, ti rispondo in quest'ordine. Anzi, Scotland Yard lo tengo per ultimo, perché ho bisogno anche di un tuo parere...
-Non ci vediamo per un giorno e... hai tutte queste novità.
Sorrisi, e decisi di cominciare dal principio.
Le raccontai di Killian rimasto a cena coi miei e poi a dormire. Ridemmo come pazze quando le raccontai di aver detto ai miei che avrei aspettato fino al matrimonio, prima di fare qualcosa. Poi, ovviamente, le spiegai di come avevo ribaltato la situazione per scoprire infine che mia madre era incinta. Ovviamente ero felicissima e ancora non riuscivo a credere che me l'avessero tenuto nascosto per evitare di ferirmi. Perché avrebbero dovuto? Per colpa mia non avevano potuto avere un altro bambino anni prima, ma adesso ero indipendente e loro ancora giovani. Avevano ancora 42 anni, e non era di certo tardi per crescere un altro bambino, soprattutto ora che la mamma avrebbe avuto il posto in ginecologia e ciò le avrebbe garantito più stabilità oraria. Da parte mia, sarei stata più che lieta di dare una mano col mio fratellino o sorellina, che sarebbe probabilmente diventato un gran compagno di giochi per Henry, quando entrambi fossero cresciuti un po'. Segretamente speravo che fosse una femminuccia, così un giorno sarei diventata la sua confidente numero uno, ma sarei stata contenta in ogni caso. Se ci pensavo, non riuscivo a non sprizzare gioia da tutti i pori.
Regina era rimasta piuttosto sorpresa, ovviamente, ma aveva ammesso di trovare i 40 anni perfetti per la gravidanza. Anche per una prima gravidanza, a sua detta, e chissà perché non ne fui sorpresa.
Quando le spiegai dell'appuntamento dei miei due uomini, non riuscimmo a non immaginare ogni genere di tragico epilogo in cui finivano per tornare entrambi a casa con almeno un occhio nero. Ovviamente sapevo stessimo scherzando, ma una piccola parte di me pensava che non fosse poi così assurdo. L'iperprotettività di mio padre giocava brutti scherzi a volte, ma speravo davvero che tutto sarebbe andato per il meglio e che Killian gli sarebbe piaciuto. Se così fosse stato, magari avrei anche trovato il coraggio di parlargli a cuore aperto del rapporto che desideravo ardentemente ricucire con lui: sarebbe stato bello tornare uniti come una volta.
-Va bene, adesso devi dirmi cos'è questa storia di Scotland Yard.
-L'ex marito di Cleo ci lavora, e ha bisogno di due apprendisti... lei ha fatto il mio nome- spiegai in breve, lasciandola di stucco. Come biasimarla? Io stessa non avrei mai osato aspirare a tanto.
-D'accordo... spiegami.
Annuii, e iniziai a raccontarle ciò che mi aveva detto Cleo. Partii fin dall'inizio senza tralasciare nessun particolare, e rimarcando più volte il fatto che avrei iniziato l'addestramento a settembre, se avessi accettato e tutto fosse andato a buon fine. Era ciò che più mi preoccupava, a dire la verità, perché nonostante avessi tempo, non ero certa fosse abbastanza per una decisione così grande e importante, che avrebbe influito su tutto il resto della mia vita.
-Wow.
-Già, wow. Regina... se solo ci penso mi tremano le gambe e mi sento... entusiasta. Ma poi mi fermo e mi chiedo se è il momento per una cosa del genere. Ho solo 18 anni, forse potrei iniziare con qualcosa di meno ambizioso, fare esperienza... e poi riprovarci. Anche se sarà più complicato...
-Io non so cosa consigliarti. Ma se è ciò che vuoi...
-Tu cosa faresti al posto mio?
-Lo sai. Coglierei l'opportunità al volo, soprattutto in questo momento... seguirei le mie ambizioni senza pensarci due volte. Ma io sono io, tu sei tu.
Sospirai, anche su questo aveva ragione. Aveva lasciato Robin per mettere la carriera e le sue ambizioni al primo posto, ma io non avrei mai lasciato Killian, neanche se avessi accettato l'offerta di Cleo. Ero certa che unire lavoro e vita privata non fosse impossibile.
-Forse devo prendermi tutto il tempo che ho. E parlarne coi miei... e Killian.
-Già. A proposito... sono contenta che stiate bene. Formate una coppia davvero molto bella, siete in sintonia... al contrario di me e Robin.
-Magari arriverà il momento giusto anche per voi due...
-Non credo proprio che mi aspetterà a tempo indeterminato. Ma va bene così.
-Mi dispiace tanto...
-Non parliamone, ti prego. Non mi va più di deprimermi. Abbiamo entrambe provato qualcosa che non credevamo di volere... a me è andata male, a te bene. E di questo sono felice. Perché va tutto bene, vero? Niente ripensamenti? Si comporta bene? Non è che ora che l'avete fatto inizia ad avere troppe pretese nei tuoi confronti, spero...
-No, no...- borbottai, probabilmente rossa in viso -E' un vero gentiluomo, e non ho ripensamenti... stiamo bene, molto bene a dire la verità. È come se tutto stesse finalmente andando nel verso giusto anche per me...
-Mi fa piacere, davvero. Dopo tutto ciò che hai passato... meriti di essere felice e in pace con te stessa. Ammetto di non essere sempre stata ottimista, ma sono contenta di essermi sbagliata.
-Grazie...- sorrisi, davvero grata alla mia amica: poi mi si accese una lampadina.
-Ma senti... per caso cerchi ancora dei modelli per la tua nuova collezione?
Regina sbiancò, e non fu di certo quello l'effetto che avevo desiderato ottenere con quella domanda. La guardai interrogativa, incapace di capire quale potesse essere il problema.
-Lo vedi?! Avrei dovuto lasciare Robin già tempo fa... mi sono così concentrata su di lui che mi sono dimenticata di cercare dei modelli! E le foto sono tra meno di una settimana! Maledizione, adesso mi segno qualche numero e domani inizio con le telefonate...
-Regina...
-No, no, no. Non posso scegliere delle persone a caso... la pubblicità è tutto, nel mio lavoro!- gridò in preda all'ansia, e quando scattò su in piedi fui costretta di tirarla per un braccio e farla riatterrare brutalmente sul divano.
-Regina- ripetei, prima che iniziasse a protestare ed insultarmi -Credi ancora che io e Killian potremmo andar bene?
-Cosa?
-Se vuoi, per me va bene. Per noi va bene. Glielo dirò domani, ma sono certa che non avrà da ridire.
-Emma, non sei costretta a farlo solo per farmi stare meglio, io...
-Ma non è per quello... cioè, non solo. Voglio farlo, sarà divertente! E poi non mi vergogno, voglio dire, mi ha già vista nuda, quindi tanto vale...
E questa volta, finalmente, riuscii nel mio intento di farla ridere. Sapevo che uno shot fotografico non le avrebbe fatto dimenticare Robin, ma sicuramente l'avrebbe potuta distrarre: io, Killian e Will avremmo fatto il possibile perché si divertisse. Ovviamente non era finita tra lei e l'uomo, ci avrei quasi messo la mano sul fuoco... ma per il momento era giusto che si concentrasse su qualcos'altro, e che avesse modo di schiarire le idee.
-Grazie Emma, ti adoro.
-Lo so! A cosa servono le amiche, altrimenti?

 

***


KILLIAN POV


-Liam... è meraviglioso!
-Davvero?- domandammo all'unisono, fissando nostra madre attraverso lo schermo del computer piuttosto increduli.
Liam aveva deciso di darle la notizia prima del suo arrivo, per non coglierla alla sprovvista. Non sapeva come avrebbe reagito e l'ultima cosa che voleva era mettere a disagio Elsa.
Ovviamente nostra madre ci amava, ma ricordavamo perfettamente il discorso che ci aveva fatto tanto tempo fa, dopo il funerale di nostro padre. “Liam, Killian, probabilmente siete ancora troppo giovani per capire, ma ascoltate bene... potrebbe esservi d'aiuto in futuro”, aveva iniziato. “Formare una famiglia non è semplice... a dire il vero, è la cosa più difficile che ci possa essere. Vostro padre non era una cattiva persona, quando l'ho conosciuto... però non era pronto. Non eravamo preparati, ma lui ancor meno. Ci ha provato, lo sapete che ci ha provato... quando eravate piccoli... è... io, voglio solo dirvi che... dovete sempre usare la testa, ragazzi. A volte il cuore non basta, non sempre sa cosa vogliamo. Ricordatevi che una famiglia è una cosa seria, non sottovalutatelo mai. Io so che sarete, e già siete, uomini migliori di lui... ma anche i migliori possono commettere errori. Se lo terrete a mente... un giorno sarete degli ottimi mariti e padri.”
Non era stato un discorso del tutto chiaro, ce l'aveva fatto ancora scossa e in lacrime: per lei era stato difficile accettare di aver perso suo marito così, senza nemmeno l'occasione di capire se sotto quello strato di marcio, c'era ancora l'uomo di cui si era innamorata.
Nonostante ci avesse lasciato con tanti punti interrogativi e mezze parole, crescendo avevamo entrambi capito cosa aveva voluto dirci, a modo suo. L'avevo capito appieno per la prima volta quando avevo scoperto della gravidanza di Milah, e proprio per questo avevo preso la decisione di tornare a casa con lei e dedicare tutto me stesso a diventare l'uomo che volevo essere.
Liam aveva chiesto il mio appoggio con la mamma. Entrambi avevamo creduto che la notizia l'avrebbe non turbata, ma preoccupata. E invece, sembrava davvero felice.
-Liam, tu sei innamorato di Elsa?
-Certo. Non ci frequentiamo da tantissimo tempo, ma in fondo ci siamo amati dalla prima volta che ci siamo guardati negli occhi...
-Come l'hai presa quando ti ha detto di aspettare un bambino?- gli domandò, ma con un largo sorriso. Per un attimo incrociai il suo sguardo, perché neanch'io avevo mai sentito parlare mio fratello in questo modo. Non era mai stato bravo ad esternare i suoi sentimenti, proprio come me: anzi, da un certo punto di vista, forse era ancora più chiuso.
-Io... ero sconvolto, mentre aspettavamo conferma... non spaventato, però. Poi... poi sono stato felice. Nel momento stesso in cui mi ha fatto vedere il risultato del test. E...
-Sai cosa ha fatto tuo padre, quando sono rimasta incinta di te? È andato a bere, ed è rientrato solo la mattina dopo. L'ho perdonato perché è rientrato con una tutina davvero tenera... ma... col senno di poi, capisco che quello non è stato un comportamento da futuro padre. Sparire tutta la notte... Ok, era sconvolto ma lo ero anch'io. Per ore mi sono chiesta se sarebbe tornato...
Non ci aveva mai raccontato quella storia, prima di oggi, ma riuscii anche a capirne il motivo. Liam aveva passato tutta la notte con Elsa, neanche per un secondo aveva pensato di fuggire, nonostante fosse confuso. E così avrei reagito anch'io, se al posto di Elsa ci fosse stata Emma. Non mi sarebbe mai saltato in mente neanche per un solo momento, di lasciarla sola. Tuttavia non potevo biasimarla, l'amore a volte rendeva ciechi, e quella volta le aveva impedito di cogliere quel segno.
-Io non fuggirei mai. Non volevo fuggire. Anzi...
-Sarai un padre meraviglioso, Liam. Non ci poso credere... sto per diventare nonna!- esclamò felice, con le lacrime agli occhi. Senza poterlo prevedere aveva scelto il momento perfetto per venirci a trovare e ormai mancava meno di una settimana. Conoscendola, si sarebbe innamorata anche lei di Elsa, una ragazza con la testa sulle spalle, amorevole, ma anche forte e determinata.
Speravo avrebbe amato anche Emma, e ovviamente i miei dubbi non venivano dalla mia sfiducia nei confronti della mia ragazza meravigliosa. Tuttavia era una giovane donna molto particolare, e spesso la sua giovane età poteva trarre in inganno... solo io sentivo che in fondo, nonostante i suoi 18 anni, sapesse bene cosa voleva dalla vita. Le sarebbe piaciuta? Sicuramente, Emma non poteva non piacere... ma l'avrebbe considerata come potenziale membro della famiglia? Come donna della mia vita? Ad ogni modo non era questo il momento di pensarci, o avrei fatto tardi.
-Beh, dato che voi siete a posto scusatemi... vado a prepararmi per il lavoro... e per la serata col padre di Emma.
-Oh giusto! Ti preparo del ghiaccio, non si sa mai...- mi prese in giro Liam, e la mamma rise con lui. Io li guardai entrambi male, nonostante quella fosse decisamente un'opzione.
-Ti adorerà, vedrai! È solo un padre protettivo, sarebbe strano il contrario!- tentò di rassicurarmi mia madre, con un largo sorriso. Ovviamente era così, soprattutto considerati i trascorsi della figlia, ma non per questo mi spaventava meno. Ci tenevo a fare bella figura, o almeno a farmi accettare.
-Vi farò sapere... ciao mamma, ci risentiamo per organizzarci per quando arrivi!

 

-David, scusa l'attesa.- borbottai, sedendomi finalmente di fronte al padre della mia ragazza, col locale finalmente vuoto. Erano le undici passate, l'uomo mi aveva fatto sapere nel pomeriggio, tramite sua figlia, che avrebbe dovuto lavorare e gli sarebbe venuto più comodo incontrarci dopo la chiusura. Era stato un sollievo, sarebbe stato più semplice parlare senza una marea di persone intorno, anche se non ci sarebbero stati testimoni in caso avesse deciso di uccidermi.
-Sciocchezze Jones, stavi lavorando. E ho avuto due birre gratis, non è iniziata così male.
-Meno male. Non voglio incasinare le cose ancora di più... già mi odi così, e capisco, ma...
-Frena, frena. Non è che ti odio. Ma stai uscendo con la mia... poco più che bambina, credo che mi verrebbe accettare chiunque fosse il suo ragazzo. Un giorno capirai...
-No, lo capisco anche adesso. Voglio dire... io e te non abbiamo iniziato col piede giusto, qualche anno fa... e la colpa è mia.- ammisi, facendo il possibile per sostenere il suo sguardo. Da una parte non mi sarei mai pentito di aver dato una lezione all'idiota che aveva importunato quella povera ragazza, ma dall'altra capivo perfettamente le preoccupazioni di David. Gli avevo dato l'impressione di essere un ubriacone violento, e quello non era certo il prototipo di ragazzo che un padre potesse desiderare per la propria figlia.
-Non è completamente colpa tua. È stata sbagliata la tua reazione ma... posso capirla. Mi dispiace per la tua perdita e non riesco neanche ad immaginare come ci si possa sentire. Già solo l'idea di perdere la mia Emma mi ha ucciso ogni giorno, per dieci anni. Ovviamente sapevo cosa era accaduto, a quell'epoca, ma solo da dei documenti e... mi spiace. Davvero.
-Non... non si preoccupi- borbottai, abbastanza confuso -Non posso negare di aver sbagliato. Ero ubriaco, sono stato violento... sono dati di fatto. E giustamente, soprattutto dopo ciò che Emma ha dovuto passare... diciamo che il me di quel periodo non sarebbe stato giusto per lei. Non voglio mentirle... neanche il me di prima di conoscerla, sarebbe stato l'ideale per Emma.
E come avrebbe potuto? Non avevo più commesso crimini di alcun genere dopo quell'unico incidente di percorso, ma dopo la perdita di Milah avevo smesso di brillare in quanto a serietà. Anche Emma, all'inizio, l'avevo vista come quella che avrebbe potuto essere la conquista perfetta, magari per un paio di settimane di divertimento. Non ne andavo fiero.
-Dimmi solo una cosa... che cos'è per te Emma ora?
-E'... è la donna che vedo accanto a me se penso al futuro- dissi senza neanche pensarci, stupendo perfino me stesso per la naturalezza con cui pronunciai quelle parole. Poi presi un respiro profondo.
-Emma è una ragazza meravigliosa, dentro e fuori. Mi ha cambiato in positivo in così poco tempo... nessuno ci era mai riuscito. È speciale.
-Sembri sincero. Non è solo un gioco per te. Vero?
-Un gioco? No, glielo assicuro, Emma non potrebbe mai essere un gioco per me. So che la perfezione non esiste, ma lei si avvicina al mio ideale del concetto e... ogni giorno che passa io la amo sempre di più, e...- e poi mi bloccai, rendendomi conto di ciò che avevo appena detto. Ma non fu l'espressione di suo padre ciò che più mi sorprese, fu il fatto che non avrei mai ritirato quella confessione per nulla al mondo. Se prima avevo avuto dubbi sui miei sentimenti per la ragazza, ora mi era perfettamente chiaro: la amavo.
-Lei non lo sa, immagino.
-N... no. Cioè non... non gliel'ho mai detto. Voglio dire, è...
-No, no, capisco. Sono stato giovane anch'io. Non è facile pronunciare quelle due parole...
-Già. Ma... arriverà il momento giusto. E David, io non ho paura ad impegnarmi con Emma. Adoro lei, adoro Henry... e voglio davvero costruire qualcosa con loro, senza fretta ovviamente. Come ho già detto ieri, non le metterei pressione... su nulla. La rispetto davvero tanto, puoi credermi.
-Ti credo.
-Co... davvero?
Poteva davvero essere così semplice? Mi credeva seriamente?
-Non ci vuole un genio a capire che non stai mentendo, d'accordo? Ma ciò non vuol dire che non ti terrò d'occhio... probabilmente per sempre, ma nulla di personale eh.
Finalmente la pesantezza si dissolse, e scoppiammo a ridere nonostante fossi comunque certo che non stesse scherzando. Ma andava bene, era più che giusto.
Potemmo finalmente goderci i boccali di birra che avevo portato per entrambi, ma che non avevamo toccato dall'inizio della conversazione. Da parte mia avevo evitato perché ero stato così teso, che probabilmente avrei vomitato se avessi bevuto anche solo un sorso.
-Però non sto scherzando, eh?
-Lo so, lo so... ma va bene.
-E ovviamente se dovessi mai farle del male, anche involontariamente, potrei farti rimanere senza l'altra mano... senza denti... senza un occhio...
-Ok ok, il concetto mi è chiaro! Per quel che vale, non le farei mai del male.
-Vale, credimi.- annuì, tornando serio -Voglio solo che sia felice. Che stia bene e che possa realizzarsi in tutto ciò che desidera. Quindi prenditi cura di lei, perché a quanto pare non ha intenzione di tornare a casa nostra... ha spiccato il volo, ormai.
-Lo farò, non ti preoccupare. Comunque vi vuole molto bene, stava davvero male quando avete litigato...
-Per fortuna abbiamo chiarito. Anche se sento che dovremo ancora lavorarci su... io dovrò lavorarci su. Non sono stato il padre che avrebbe voluto, da quel giorno... ma rimedierò anche a questo.
-Ne sarà più che felice, ne sono certo. E comunque... proporrei un brindisi. Brindiamo al fatto che alla fine ti piaccio! Non sono così male, no?
-Non esageriamo ora, Jones- rise -Brindiamo al fatto che... inizi a piacermi, ma ne hai di strada da fare per convincermi del tutto.
-Vabbé, per il momento posso accontentarmi! Potrebbe farmi comodo un consiglio però...
-Spara, forza.
-Venerdì porto Emma a cena fuori. E... insomma, ha per caso un ristorante preferito? Un posto preferito? Qualcosa che io non so... mi piacerebbe sorprenderla.








 

Angolo dell'autrice;
Ciao! Allora, sopravvissuti alle vacanze di Pasqua? Io sono stata poco al pc questi giorni (a parte per vedere film e serie tv) e ho mangiato tanta cioccolata... avrò preso 50kg, ma sono ancora viva xD 
E l'episodio? Visto? L'ho adorato tantissimo! Finalmente Killian è tornato e le ha anche rifatto la proposta *-* Anche Snow e David sono di nuovo insieme, e le cose sembrano andare un po' troppo bene... ho quasi paura LOL ma non ci voglio pensare, tra 3 settimane ci aspetta il matrimonio *-* Visto il poster ufficiale?
Passando invece al capitolo... perdonatemi se non ci sono stati momento CS, ma avevo bisogno di queste scene per andare avanti...
Regina alla fine ha agito d'impulso e ha lasciato Robin... Emma cerca di consolarla come può, ma neanche Regina stessa è convinta di aver fatto bene. Poi per non pensarci si è fatta aggiornare sugli ultimi avvenimenti... e chiaramente è contenta per la sua amica e le consiglia di non farsi sfuggire l'occasione!
Anche Liam è emozionato per quel che è successo ed è stato felice di constatare che la madre è più che contenta per lui. Stanno arrivando un bel po' di pargoli ora che ci penso, mancano solo Emma e Killian xD
E finalmente c'è stato anche l'incontro tra uomini! Sembra che David abbia finalmente capito che Emma è in buone mani col suo nuovo ragazzo... e non gli ha dato neanche un piccolo pugno xD Ha solo voluto sapere quali fossero le sue intenzioni... e sembra soddisfatto. Sì, il capitolo è finito in modo tranquillo... durerà o è la quiete prima della tempesta? La prossima volta vi farò una domanda riguardo la storia... ma ora come ora, direi che mancano una decina di capitoli al finale.
Domani corro a vedere se mi sono persa aggiornamenti in questi giorni! Un abbraccio e a presto :*

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Capitolo 30
*** Thinking about the future ***


Thinking about the future




-Siete sicure che sto bene? Forse dovrei legarmi i capelli... o mettere le calze. Non lo so...- borbottai, squadrandomi allo specchio per l'ennesima volta.
Non sapevo dire come mai fossi così agitata per quell'appuntamento, ormai io e Killian ne avevamo passate davvero tante, anche se in poco tempo. Un appuntamento a casa mia, un viaggio insieme, ed avevamo anche già fatto l'amore. Allora perché mi sentivo così nervosa? Forse era colpa dei capelli, che non volevano stare al loro posto. Sì, doveva essere quello.
-Emma, smettila, stai benissimo.
-Regina ha ragione, sei bellissima ed è ciò che penserà anche Killian.
-Lo dite solo perché siete mia madre e la mia migliore amica. Forse dovevo scegliere proprio un altro vestito, questo ha troppo... pizzo. Ed è troppo blu, uno nero normale era meglio.
Fu il campanello ad interrompere il mio sfogo di nervi, e non seppi dire se purtroppo o per fortuna. Forse avrei dovuto chiedergli cinque minuti per cambiarmi. O forse dovevo semplicemente correre di sotto e concentrarmi sulla serata che aveva organizzato per noi, senza pormi tutti quei problemi inutili: non mi riconoscevo più.
-Dai, è meglio andare... non vorrai lasciare Killian e tuo padre da soli troppo a lungo...
-Mh... sì, no, hai rai ragione. Papà è stato troppo vago sulla loro serata... cercherò di cavare informazioni da Killian. Ok, andiamo. Vado. Cioé, non lo so, è brutto se vi presentate con me?
Non sapendo bene come comportarmi, afferrai la borsa e corsi giù per le scale, nella speranza di non inciampare e rompermi l'osso del collo.
Tutta l'ansia che avevo accumulato, scomparve nel momento stesso in cui vidi Killian, bello come il sole. Indossava un paio di jeans, una camicia blu scuro e una giacca – stranamente non di pelle – dello stesso colore. Era elegante al punto giusto, tanto che fui di nuovo pervasa dai dubbi sul mio look.
-Swan...- sorrise, quando trovai il coraggio di raggiungerlo -Sei bellissima.
-Sei sorpreso?
-Cosa? No, certo che no... era un... doveva essere un complimento... scusa, forse ho... non so...- balbettò imbarazzato, ed io mi diedi immediatamente della stupida. L'ultima cosa che volevo, era mortificarlo a causa dei miei dubbi idioti.
-Scusa- feci quindi immediatamente, lasciando che mi prendesse la mano -Non so quello che dico, sono nervosa. Grazie e... neanche tu sei niente male.
-Lo so- ammiccò, facendomi scoppiare a ridere: aveva risposto allo stesso modo al nostro primo appuntamento, me lo ricordavo bene. Ma non aveva tutti i torti, era davvero molto affascinante.
Senza smettere di sorridere, si chinò leggermente e mi baciò la mano, il che rischiò di mandarmi in iperventilazione.
Non riuscivo a credere che fosse ancora in grado di farmi un effetto del genere, eppure era una sensazione bellissima. Continuava a farmi sentire speciale senza neanche accorgersene.
I miei pensieri furono interrotti da mio padre che si schiarì la voce, al che Killian mi lasciò andare gentilmente e si voltò verso l'uomo, con un sorriso sghembo.
-Non ti preoccupare David, Emma è in ottime mani.
-Lo spero... ma ho deciso di fidarmi, quindi...- fece sollevando un sopracciglio, poi si voltò verso di me -Potremmo aspettarti svegli.
-Cosa? No... non credo tornerò a casa- borbottai, prima di rendermi conto di come quella frase potesse suonare -Voglio dire... adesso abito da Regina. E sono due giorni che sono tornata a stare da lei. Ricordate? E non posso lasciare Henry a lei e Will tutta la notte...- spiegai, sperando di aver chiarito. A dir la verità non sapevo in che modo si sarebbe sviluppata la serata, ma era di certo qualcosa che non avevo intenzione di condividere coi miei genitori.
-Hai ragione tesoro- intervenne mia madre, con un sorriso -Però non puoi negarci di farvi una foto prima del tuo primo vero appuntamento galante! Forza Killian, in posa!
Io e l'uomo ci guardammo confusi per un secondo, poi lui scosse le spalle con un sorriso e cinse le mie, così ci voltammo a guardare verso l'obiettivo. Era imbarazzante, ma anche bello che finalmente i miei fossero felici di essere partecipi di questa parte della mia vita.
-Siete bellissimi! Ora andate, andate, non vogliamo farvi fare tardi a cena!
-Sicuri di non volere un passaggio?
-Tranquillo David, ho la macchina.
-Andiamo in macchina?
-Sì... è meglio, non andiamo proprio dietro l'angolo diciamo... e per una volta voglio fare le cose come si deve ed evitarti i mezzi pubblici!
-Che galante, Jones- lo prese in giro Regina, dandogli una pacca sulla spalla -Forza, andate prima che Emma muoia di fame!
Risero tutti, me compresa, e dopo aver salutato ci ritrovammo finalmente soli, a precorrere il vialetto del giardino dei miei. Alla fine avevo fatto bene ad accettare la proposta di mia madre e andarmi a preparare da loro, era stato divertente renderla partecipe.
-Allora Swan...
-Mio padre ti ha concesso una tregua.
-Già! Non mi sono divulgato troppo perché una buona notizia come questa va data di persona, non trovi?
-Assolutamente! E scusa se in questi giorni non ho mai avuto tempo... è che ho avuto molto lavoro e diverse cose a cui pensare... di cui poi ti parlerò, in effetti.
-Non ti preoccupare! Ti vedrei volentieri tutti i giorni, ma hai la tua vita... non hai di che scusarti.
-Grazie. Ma mi scuso lo stesso, perché mi sei mancato- ammisi, sporgendomi per baciarlo finalmente sulle labbra. Anche quelle mi erano mancate molto. Ero felice che il venerdì fosse arrivato in fretta; i due giorni precedenti ero stata immersa nel nuovo caso che Cleo mi aveva affidato, e la sera ero stata sempre troppo stanca per avere le forze di passare al bar.
-Anche tu, dolcezza. Ma anch'io ho dovuto recuperare i giorni di lavoro persi... l'importante è che adesso siamo insieme.
-Sì! Assolutamente! Dove mi porti?
-Monta in macchina e lo scoprirai presto!
-Oh, ultimamente sei un fan delle sorprese. Va bene!- accettai, per poi aprire lo sportello ed accomodarmi nella sua auto. Anche il riscaldamento era acceso, aveva proprio pensato a tutto.



KILLIAN POV


-No... no. Non ci posso credere! Oh mio dio!
-Quindi è il posto giusto? Io e tuo padre avevamo qualche dubbio... perché è cambiato un po'.
-Cosa? Mio padre...
-Beh, è andato piuttosto bene con lui... così gli ho chiesto un consiglio. Volevo portarti in un posto speciale Swan, per rimediare alla prima volta...
-Killian, hai già rimediato quando hai portato Harry Potter e la coca cola a casa...
Forse era così, ma io difficilmente sarei riuscito a perdonarmi per come l'avevo trattata quel giorno. Prima o poi l'avrei fatto, al momento mi bastava ammirare il suo sorriso felice e incredulo: non esisteva niente di più bello al mondo.
Quando avevo chiesto a David un posto speciale che piaceva a sua figlia, aveva subito pensato a Lupita, un ristorante messicano vicino Trafalgar Square. L'avevano portata lì per la prima volta a festeggiare la sua guarigione, quando era finalmente uscita dall'ospedale dopo il lungo ricovero post intervento. Così erano tornati lì per i successivi quattro anni, ogni volta lo stesso giorno... fino a due anni fa, quando la sua vita era di nuovo stata sconvolta. Gli era sembrata una buona idea riprendere la tradizione, anche se con me piuttosto che con lui e la moglie... e io le avrei suggerito di tornarci presto anche con loro, ero certo che ne sarebbero stati tutti felici.
-E' esattamente come me lo ricordavo, almeno da fuori... sembrerà stupido, ma mi era capitato di ripensarci un paio di settimane fa. Era diventata come una tradizione, per noi. Avevo appena capito che avrei avuto tutta la vita da passare coi miei genitori e... era un giorno felice per tutti. Il pomeriggio del mio ritorno a casa siamo usciti a fare una passeggiata tutti insieme, e la sera ci siamo ritrovati qui davanti. Stavano suonando dei mariachi, così siamo entrati e... è stato bellissimo. Ci siamo divertiti, abbiamo mangiato tanto... non avevo mai mangiato così tanto, credo. Quando stavo male anche se avevo appetito, non riuscivo a mangiare più di tanto. Poi all'ospedale... beh, non potevo ingozzarmi troppo. Siamo tornati a casa a pancia strapiena ma contenti e abbiamo dormito tutti nel lettone... Poi l'anno successivo papà ha portato me e la mamma a sorpresa, e lì abbiamo deciso di tornarci ogni anno. L'ultima volta ne avevo quindici. Poi... beh... scusa, ti sto annoiando, entriamo.
-Swan...- sussurrai, prendendole le mani in modo da guardarla negli occhi -Non mi annoi, e non la trovo una cosa stupida. La trovo una cosa tenera... bella. E sono contento di avere l'onore di riportartici io. Magari l'anno prossimo saremo noi due, Henry e i tuoi... è una bella idea, no?- suggerii, e se possibile si aprì in un sorriso ancora più largo. Poi, prima ancora che me ne rendessi conto, mi saltò al collo stringendomi forte, al che non potei che ricambiare.
Ogni volta continuavo a sorprendermi della sua dolcezza e genuinità, e mi ritenevo sempre più fortunato ad averla nella mia vita. Speravo ci rimanesse per sempre, perché dopo aver avuto lei non sarei stato in grado di accontentarmi.
-Ti adoro Killian! Grazie!- esclamò, prima di regalarmi un bacio intenso, in cui immediatamente mi persi. Ci separammo solo quando la porta si aprì, lasciando che il piacevole profumo di cibo messicano ci invadesse le narici.
-Entriamo, sto morendo di fame. Devi assaggiare il mio taco preferito, e dato che è la prima volta che ci vengo da maggiorenne ci prendiamo dei cuba libre.
-Puoi prendere tutto quello che vuoi, tesoro! E accetto suggerimenti!- le assicurai, poi la presi per mano e la portai finalmente dentro.
Ci accolse un cameriere con un grosso cappello, ed Emma si sorprese nuovamente quando scoprì che avevo prenotato lo stesso tavolo accanto alla finestra del secondo piano, proprio dove mi aveva suggerito David. Era un dettaglio importante, avevo deciso di fare le cose per bene e rendere quel secondo primo appuntamento una serata speciale di cui ci saremmo ricordati per anni.


-Oddio, penso che dovrai portarmi alla macchina in braccio. Non credo di essere in grado di alzarmi...- sospirò Emma con una mezza risata, dopo aver mandato giù il suo ultimo sorso di mojito alla fragola. Io non avevo avuto dubbi fin dall'inizio, quando aveva ordinato due tacos e la zuppa di tortilla. La ciliegina sulla torta era stato il secondo cocktail dopo il cuba libre, insieme ai churros alla cannella che avevamo preso per dessert. Aveva mangiato più o meno il doppio di me, quando probabilmente il suo stomaco era la metà del mio. Come facesse sempre a smaltire tutto quanto, rimaneva un mistero.
-Restiamo altri 15 minuti, che dici? C'è buona musica... io mi prendo un caffè.
-Poi facciamo una passeggiata per smaltire? Già che siamo in centro... potremmo fare un giro lungo le rive del fiume... e poi tornare indietro a recuperare l'auto.
-Ok, ci sto! Potevo prenotare un giro al London Eye, ora che ci penso...
-Uno te l'ho fatto sprecare, già. Scusa.
-Scusa? Hai avuto un incidente Emma, non hai di che scusarti. Faremo un'altra volta!
-Va bene. E prendo un caffè anch'io, inizio ad avere sonno e non mi va...
-D'accordo! E poi passeggiata...- sorrisi accarezzandole una mano, poi mi alzai da tavola per scendere a chiedere i due caffè.
La serata era stata davvero fantastica: avevamo mangiato bene, ci eravamo divertiti molto e avevamo parlato di tutto. Di Henry, di mio fratello e di Elsa, che probabilmente sarebbero andati a vivere insieme e della mia idea di trovarmi una sistemazione per lasciare la casa a loro. Poi avevamo discusso di Robin e Regina ovviamente, ed eravamo entrambi dispiaciuti di come fossero andate le cose. Robin non era stato lo stesso le ultime due sere al bar, e non aveva neanche voluto sedersi a parlarne davanti a una birra. Aveva cercato di lavorare e comportarsi come se nulla fosse, ma non era stato molto bravo a nascondere la delusione e la tristezza. Era diventato impossibile anche strappargli una risata, probabilmente teneva a Regina più di quanto non avesse mai ammesso. Non era molto bravo ad esternare i suoi sentimenti, ma avevo ugualmente capito che l'amasse: dopo la delusione con Marian si era finalmente lasciato di nuovo andare, si era affezionato alla mora in pochissimo tempo, ed infine era stato lasciato quasi senza spiegazione. Era ferito, e mi dispiaceva moltissimo per lui. Non meritava tutta quella sofferenza.
Passando a discussioni più leggere, per dare una mano a Regina avremmo fatto i modelli tra un paio di giorni, ed io non vedevo l'ora: sarebbe stato divertente! Poi avevamo riorganizzato il nostro calendario per andare a correre, e l'indomani saremmo passati in una palestra poco distante da casa sua per la quale avevo il coupon dei miei amici. Lei avrebbe fatto una settimana di prova e probabilmente si sarebbe iscritta con me, per iniziare a prepararsi e mettersi in forma per il suo futuro da poliziotta.
Consumammo i nostri caffè senza fretta, ad ascoltare il concerto con cui un gruppo di mariachi stava ancora rallegrando la sala e scambiandoci qualche bacio di tanto in tanto. Era questa, più o meno, la mia idea di serata ideale.
Quando finalmente trovammo il coraggio di alzarci da tavola, pagai il conto ed uscimmo nell'aria pungente della tarda sera, che si rivelò immediatamente più efficace del caffè.
-Swan, hai freddo? Vuoi la mia giacca?
-Sto bene- sorrise, lasciando che le prendessi la mano -Mi piace il freddo, lo sai. Ed è il miglior digestivo che ci sia, secondo me!
-Non hai tutti i torti, tesoro. Mi sorprendo ogni volta di quanto tu riesca a mangiare...
-E io che volevo mettermi a dieta ora che siamo tornati da Roma... fortuna torniamo a correre.
-Dieta? Non ne hai bisogno, credimi! Stai benissimo, non la voglio una ragazza pelle e ossa... cosa tocco io poi?- le feci notare, cingendola per i fianchi e stringendogliene leggermente uno. Era assolutamente perfetta, con quegli 1-2 chiletti in più che la rendevano donna, piuttosto che un manichino senza nulla di femminile.
-Pervertito. Vuoi dire che ho la ciccia?- mi provocò, pizzicandomi la mano e voltandosi a guardarmi con una finta aria offesa.
-No, voglio dire che sei bellissima- risi, dandole un piccolo bacio a stampo e facendola sorridere -Ma ciò non vuol dire che mi dispiaccia correre con te, è una scusa per vederti più spesso.
-Sono contenta che la pensi così, perché tu hai messo su un po' di pancetta e...- non concluse neanche la frase, che le ripresi i fianchi per vendicarmi con un po' di solletico, che sapevo bene quanto detestasse! Infatti non fu una buona idea, dato che mi beccai una bella gomitata tra le costole mentre si dimenava per liberarsi. E fu anche abbastanza dolorosa.
-Oddio Killian, scusa! Ti ho fatto male?- si fermò, al che cercai di riprendermi immediatamente per non farla preoccupare. Ci voleva ben altro per mettermi K.O.!
-Sarebbe stato peggio se mi avessi colpito allo stomaco. Rischiavo di vomitarti addosso!
-L'ho scampata bella... però è colpa tua! Sai che non sopporto il solletico!
-Lo so- sorrisi compiaciuto, per farmi subito perdonare con un bacio. Inizialmente cercò di fare la preziosa, ma bastò qualche istante perché si decidesse a ricambiare. Però c'era ancora una questione di cui discutere, quella di cui mi aveva accennato prima che uscissimo. Mi aveva raccontato dell'ultimo caso a cui aveva lavorato, ma ero certo che ci fosse dell'altro.
-Emma... dovevi parlarmi di una cosa...- tentai quindi, al che si fermò. Sperai di non averle messo pressione, così mi voltai per guardarla in viso e assicurarmi che fosse tutto a posto.
-Se non vuoi parlarne, Emma...
-No, no scusa.- sospirò, riprendendo a camminare e tirandomi per la mano perché la seguissi -Mi è passato di mente e... no, però voglio parlartene. È importante il tuo parere, in realtà.
-Davvero?
-Sì.- confermò -Potrei avere la possibilità di entrare a Scotland Yard.
-Che cosa? Emma... wow. Come...
-L'ex marito di Cleo ci lavora e vuole due apprendisti. Così lei gli ha parlato di me e... non lo so- sospirò, fermandosi nuovamente e abbassando lo sguardo -E' ciò che ho sempre sognato, credo. Ma è tutto così improvviso, e io non so se è il momento... non so se sono pronta.
-Dovresti farlo... presto?
-Dovrei dargli conferma entro qualche settimana. Poi...
Vedendola in difficoltà, la condussi verso una panchina libera perché potessimo sederci a parlarne con calma. Mi aveva colto alla sprovvista con quella notizia, che mi era sembrata meravigliosa in un primo momento, ma era chiaro che avesse dei dubbi. Già il fatto che avesse poche settimane per prendere una decisione, iniziava a farmi capire quale potesse essere parte del problema.
-Dimmi tutto, ti ascolto. E se posso aiutare... lo faccio volentieri.
-Ok. In poche parole, entro un mese dovrei dare l'ok. Se dicessi di sì, dovrei sottopormi ad alcune prove fisiche e psicologiche perché possa assicurarsi che sia all'altezza. E fin qui va bene. Per formalità, dovrei sostenere il test a settembre... e frequentare i corsi di preparazione teorica per un mese e mezzo, insieme a tutti gli altri ammessi. A quanto ho capito, a novembre e dicembre dovrei allenarmi e svolgere lavoro d'ufficio per farmi un'idea di qual è il genere di casi a cui lavora un agente di Scotland Yard, e da gennaio inizierei a seguirlo sul campo.
Annuii, e le strinsi forte una mano per cercare di farle capire che sarei stato sempre con lei, in qualsiasi caso. Qualunque cosa avesse deciso di fare.
-Killian, tu cosa ne pensi?
-Io? Swan...
-Lo so, lo so che è una decisione che spetta a me. Però mi conosci bene, quindi un tuo parere mi farebbe davvero molto comodo. Voglio dire... pensavo di avere un anno e passa, invece ho molto meno tempo. In accademia non potrei portare Henry e dovrò vivere lì dal lunedì al venerdì. Poi... ok, fino a dicembre sarà abbastanza semplice, con un lavoro part-time. Ma dopo? 36 ore di lavoro a settimana, esclusi gli straordinari... lo so che non è tantissimo, ma ho un figlio piccolo. E poi te...
-Emma. Aspetta. Cosa? Me?
-Te. Sarebbe tutto diverso, ora sono molto più libera. Ma ho paura che se iniziassi a fare questo lavoro così presto, ci allontaneremo e...
-No- la bloccai sul nascere. Non potevo permettere che questa paura infondata la fermasse dal seguire i suoi sogni. Mi spaventava il fatto che avrebbe avuto un lavoro a tempo pieno? Un po' sì, certo, ma era anche qualcosa di assolutamente normale. Eravamo due persone adulte, e mai e poi mai avrei preteso che lei stesse a casa a limitarsi a fare la mamma e la casalinga. Era una giovane donna piena di energie e talento, e il mio desiderio era che si realizzasse.
-Emma... dimmi una cosa. I tuoi genitori hanno dei mestieri pesanti, che li tengono occupati molte ore al giorno. Questo lì ha allontanati? Da quanto mi hai raccontato, hanno iniziato che erano poco più grandi di te...
-Sì... sì, ma...
-Ed erano giovani quando sei nata.
Annuì.
-Hanno trovato il modo di lavorare, di occuparsi di te e di amarsi... e a vederli sembrano una di quelle coppie da film, solide e felici.
Annuì ancora una volta, accennando un sorriso. Nonostante fossero un avvocato e un'infermiera, la prima volta che li avevo visti li avrei descritti come Biancaneve e il Principe Azzurro. Forse la loro situazione era un po' diversa, ma io credevo fortemente anche nella nostra relazione. Era cresciuta molto in un tempo relativamente breve, e avevamo ancora diversi mesi per consolidarla ulteriormente.
-Ora ascoltami Swan. Non voglio una donna che sia sempre a mia disposizione. Ciò che più mi piace di te è la tua forza, la tua indipendenza... perché nonostante questo, mi sembra che insieme ci troviamo bene. Non è così anche per te?
-Sì! Sì, certo che lo è. È solo che io...
-Se pensi di rifiutare perché ancora non ti senti pronta, perché vuoi goderti la tua giovinezza per un altro paio d'anni, allora sono assolutamente d'accordo. Devi aspettare. Ma se hai paura che io mi allontani solo perché non sarai libera 24 ore su 24, ti sbagli. E per quanto riguarda Henry non temere. Ci penserò io. E più avanti... beh, prima che inizi ad andare all'asilo ci gestiremo tra di noi, non sarà poi così difficile.
I suoi occhi già un po' lucidi si riempirono di lacrime, così la strinsi forte perché potesse sfogarsi e piangere tra le mie braccia tutto il tempo che desiderava. Non mi sarei mosso. Per lei ci sarei stato sempre: ora, tra 6 mesi, tra un anno... sempre. Sarei stato onorato di essere il compagno di vita di una ragazza tanto speciale, e volevo davvero che riuscisse a vedersi come la vedevo io almeno per cinque minuti, per rendersi conto di quanto fosse unica e meravigliosa.
-Killian... tu faresti tutto questo per me...- singhiozzò, stretta al mio petto.
-Questo e molto altro! Splendore, io non ho paura del futuro... non ora che ho te.
-Grazie, grazie, grazie. Cosa ho fatto per meritarti?
-Mi hai mandato a quel paese più o meno, ricordi? È stato un inizio divertente... mi hai dato del filo da torcere come nessun'altra, questo ti da' credito!- esclamai, riuscendo nel mio intento di farla ridere tra le lacrime. Vedendo com'eravamo ora, avrei rivissuto tutto fin dall'inizio, senza cambiare proprio nulla. La amavo, la amavo più di quanto pensassi di essere in grado di amare: era un sentimento così travolgente e potente che quasi faceva male dalla felicità.
-Quindi che dici? Vuoi accettare di diventare la più sexy agente di Scotland Yard?
-Cretino! Io... senti, ovviamente devo ancora pensarci. Ma non ci sarebbe nulla di male nell'accettare di organizzare un colloquio col marito di Cleo... vero?
-Verissimo. Ascoltalo, valuta tutto... e decidi in base a ciò che il tuo cuore desidera. Il resto non sarà assolutamente un problema, ci sarà io a darti man forte.
Ci guardammo negli occhi per alcuni interminabili secondi, poi senza dirci niente ci avvicinammo fino ad unirci in un bacio carico di passione, dolcezza, amore e promesse. Un bacio che in qualche modo ci avrebbe uniti ancora di più, ne ero certo.
-Ok... si sta facendo tardi...- sussurrò, quando ci staccammo -Forse è il caso di incamminarci verso l'auto... che dici?
-Sì. Sì. E senti... casa mia è libera, ti va di passare a prendere un caffè?
-L'abbiamo preso mezz'ora fa.
-Lo so- annuii, guardandola negli occhi. Se avessi letto un minimo di esitazione mi sarei tirato indietro, ma mi era sembrato naturale chiederle di concludere la serata insieme.
-Ok. Andiamo a prendere questo caffè.- annuì infine, con un largo sorriso. -Scriverò a Regina... che si era già offerta di badare a Henry per stanotte.
-Perspicace la mora- le feci con un occhiolino, stampandole un altro bacio. Se il primo appuntamento era stato un fiasco, questo era stato perfetto e non era ancora finito.

 

***


Quando aprii gli occhi e mi resi conto di dove mi trovassi e con chi fossi, mi ci volle un po' per realizzare di non stare sognando. Emma era stretta tra le mie braccia e dormiva come un angioletto, e a coprirci non c'era che un lenzuolo. Avevamo fatto l'amore fino a tarda notte, ed era stato bello vedere come ormai si fidasse ciecamente di me anche nell'intimità: per lei era stato un passo più difficile di quanto avrebbe mai ammesso. Mi aveva permesso di aiutarla a capire cosa le piacesse, per rendere la nostra relazione fisica perfetta per entrambi. Non erano mancate poi le coccole, che con lei erano sempre estremamente piacevoli.
Non avevo trovato la forza di parlarle del regalo che avevo ricevuto da parte della famiglia di mio padre, ma a quel punto poco importava: in ogni caso sapevo già cosa farne. Un tempo sarebbe stata un'opportunità che non avrei mai perso, ma adesso il mio sogno era un altro.
-Mhh...- borbottò assonnata riportandomi alla realtà, e accoccolandosi più comodamente tra le mie braccia. Lei, era il mio sogno.
-Dormi amore mio...- sussurrai, sapendo che non si sarebbe ricordata di quelle parole, al risveglio.
Mi addormentai prima di accorgermi del suo cellulare che vibrava, per l'ennesimo messaggio ricevuto dal suo ex carnefice. Sempre più insistente.




Il vestito dell'appuntamento di Emmahttp://imgur.com/9SXGEtj








Angolo dell'autrice;
Ciao! Finalmente sono riuscita a mettere a punto il capitolo, non ci posso credere! Questi capitoli più tranquilli sono anche i più complicati, a mio parere... è più facile far scorrere gli eventi quando succede qualcosa di più... movimentato.
Finalmente Killian ed Emma hanno avuto un appuntamento come si deve. L'ha portata al suo ristorante preferito, hanno mangiato, bevuto e chiacchierato allegramente... come una normale coppia che si sta conoscendo. Penso ci volesse. Poi hanno anche parlato di cose importanti, e Killian non è affatto turbato per l'offerta che ha ricevuto Emma... anzi! Sarebbe contento se lei realizzasse il suo sogno e rimarrebbe al suo fianco qualsiasi cosa succeda. Infine, lui ha osato chiederle un "caffè" (ci saranno anche pancakes? chissà xD), sapendo potesse essere un passo azzardato... ma è andata più che bene. Emma ormai è sempre più a suo agio e le piace vivere anche questa nuova intimità che ha scoperto con lui. L'unico piccolo problemino, al momento, è il suo ex che non si vuole proprio arrendere...
Domani ho una giornata completamente libera dopo una settimana abbastanza piena, quindi mi porterò avanti con la storia e recupererò qualche capitolo che mi sono persa per strada!
Se vi va, date un'occhiata al primo capitolo della nuova long che ho in mente di postare una volta finita questa. E' un cross-over tra Once e Harry Potter, che io adoro... e se l'idea piace la continuerò :) (http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3661260&i=1)
Intanto, domani ultima puntata prima del musical... non vedo l'ora! Il matrimonio! Anche se sono triste perché ci avviciniamo alla fine e non sappiano ancora se OUAT verrà rinnovato... ma vedremo. 
Ok, sto zitta prima che questa nota diventi più lunga del capitolo. Grazie sempre a tutti quelli che continuano a seguire! :*

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Capitolo 31
*** Life can change when you least expect it ***


Life can change when you least expect it


2 anni e mezzo prima

-Emma... tesoro. Ti ho portato un tè. Bevilo, poi possiamo andare a casa, la dottoressa ha detto che non c'è bisogno di ricovero.
Emma non rispose e neanche si voltò verso i suoi genitori. Secondo la dottoressa era stata fortunata e anche molto intelligente a chiedere subito aiuto, così la lavanda gastrica era stata efficace al 100%. Non era stata contenta del fatto che avrebbe dovuto ricevere supporto psicologico, ma non era stata una sorpresa: era una ragazza sveglia, sapeva bene che dopo un tentato suicidio – anche se non del tutto reale – quello era il minimo.
Il vero shock era stata la scoperta della gravidanza. Sette settimane. Non ci aveva mai pensato, anche se aveva avuto diversi malori nel corso del mese precedente. Tuttavia non erano stati numerosi e neanche troppo intensi, così aveva dato la colpa al malessere mentale, che era convinta si fosse riflesso sul suo fisico. E invece no, invece era incinta del suo aguzzino. Portava in grembo il figlio di quel ragazzo che aveva distrutto la sua vita per sempre... allora, perché quando le avevano suggerito “soluzioni alternative” aveva detto di no? La dottoressa le aveva fatto capire che aveva ancora un po' di tempo per pensarci, fino alla dodicesima settimana. Ma no, lei aveva ribadito di non voler abortire, senza dare alcuna spiegazione. Anche i suoi genitori l'avevano guardata senza capire, e lei aveva semplicemente detto di non voler uccidere una creatura innocente, tutta sua, che di colpe ne aveva ancor meno di lei. Non sapeva come mai, eppure nel momento stesso in cui aveva saputo di aspettare un bambino, un senso di protezione l'aveva pervasa insieme allo shock. Poi si era rigirata nel letto per voltarsi verso la finestra, e non aveva più detto una parola. Da un'ora. I suoi genitori erano rimasti con lei, in silenzio, fino a che Mary Margaret non aveva annunciato che sarebbe andata a parlare con la dottoressa.
-Emma... se non lo vuoi, va bene.- intervenne anche suo padre -Andiamo a casa e ti preparo una bella cioccolata calda... con cannella e doppia panna.
Ma la ragazza non diede di nuovo segno di aver sentito.
Mary e David si guardarono negli occhi: riuscivano a immaginare come si sentisse la loro bambina in quel momento, non era il caso di forzare la mano. E si sentivano impotenti, perché non c'era proprio nulla che avrebbero potuto fare per tirarle su il morale.
-Se non te la senti di alzarti... puoi dormire qui. Parlerò con un'infermiera...
Fu a quel punto che si alzò a sedere di scatto, quasi spaventando l'uomo e la donna seduti accanto al letto.
-Non voglio andare da uno strizzacervelli- disse, ancora senza voltarsi -Per favore...
-Emma... tesoro- sospirò la madre, con gli occhi ancora umidi -Finora abbiamo accettato la tua decisione perché ci è sembrata la cosa giusta da fare, ma dopo oggi...
-Non volevo morire davvero, ve l'ho detto. Perché pensate sia venuta subito da voi?
-Certo, lo sappiamo. Però... hai bisogno di aiuto, tesoro. E noi non siamo stati in grado di dartelo finora, quindi è meglio provare a cambiare strategia.
-Pensate davvero che uno sconosciuto potrà fare meglio di voi?- biascicò allora, infilando le scarpe per poi fare il giro e raggiungerli, parandosi davanti a loro con un'espressione gelida come il ghiaccio e le braccia incrociate.
-Non costa nulla provare.
-Posso farcela da sola. Mi riprenderò, ho solo bisogno di più tempo.
-Mi dispiace, Em- fece David, alzandosi anche lui e prendendo la figlia delicatamente per le spalle. Quella si fece sfuggire un lieve sussulto, ma non disse niente. Si stava riabituando al contatto fisico, due sere prima si era perfino lasciata abbracciare da suo padre. Non avrebbe regredito. Voleva dimostrare ai suoi genitori di poter gestire tutto ciò, e che quell'avvenimento era stato un incidente di percorso che non si sarebbe più ripetuto.
-Mi dispiace, ma dovrai almeno darci un'opportunità. La dottoressa ci ha lasciato il numero di una psicologa molto brava... la chiameremo domani mattina.
-Non voglio- sussurrò, stavolta con voce rotta e le lacrime che lentamente iniziavano a sciogliere il ghiaccio che aveva messo su come una barriera protettiva.
-Tre sedute, Emma. Solo tre. Se poi davvero non servisse a nulla e decidessi di non averne voglia, allora non dovrai più andarci.- le assicurò Mary Margaret, e quella scosse la testa con un singhiozzo che fece di tutto per trattenere.
-Ho forse scelta?! Andiamo a casa, forza.
-Emma, piccola...
-Non sono piccola! Ho detto andiamo a casa, non ne voglio più parlare.
-Tesoro, è per il tuo bene... vogliamo solo aiutarti...
-Sì, ok, certo. Andiamo ho detto, voglio andare a casa e dormire nel mio letto. E iniziare a studiare qualcosa, magari, tra 8 mesi ho gli esami.
Detto questo, la bionda infilò la giacca e uscì a passo svelto dalla stanza. I genitori reagirono tempestivamente e la seguirono senza aggiungere altro, sapevano che non sarebbe servito a nulla. Forse era giusto darle un po' di tempo, non capitava tutti i giorni scoprire di essere incinta a 16 anni. Una cosa solo teneva ancora la speranza accesa in loro: la voglia di vivere della loro bambina. Avevano avuto paura come non mai, quando aveva ammesso ciò che aveva fatto... eppure, dalla disperazione con cui aveva chiesto loro di accompagnarla in ospedale, avevano capito che non era la morte ciò che desiderava. Emma era una ragazza molto forte, era la loro principessa pronta ad affrontare il drago a testa alta, e sapevano che in qualche modo sarebbe andata bene, alla fine. Loro le sarebbero stati vicino nel modo in cui avrebbe desiderato, pronti a guardarla in punta di piedi da un angolino o ad abbracciarla forte e giurarle che sarebbe ancora stata felice.

 

KILLIAN POV

Non avrei mai immaginato che un giorno avrei finito per fare il modello, eppure eccomi qui, con una camicia blu dalle maniche a tre quarti e i dettagli color azzurro chiaro, insieme ad un paio di jeans davvero comodi, oltre che belli. Speravo davvero che Regina me li avrebbe fatti tenere dopo il servizio fotografico. Emma indossava un top azzurro con dei fiori in pizzo e un paio di jeans che fasciavano perfettamente le sue gambe lunghe, e i capelli erano legati in una treccia che pendeva sulla sua spalla. Quelli erano i primi pezzi della collezione casual e, nonostante ne sapessi poco, mi sembrava che la mora avesse fatto davvero un bel lavoro. Niente esagerazioni ma neanche banalità, erano decisamente abiti che dei giovani tra i 17 e i 35 anni avrebbero indossato.
-Ok, sistematevi al centro del palchetto, siete bellissimi!- esclamò Will, il fotografo che avevo conosciuto alla festa di carnevale. Emma mi aveva confessato che il giovane aveva una cotta per me e se gli uomini fossero stati il mio genere, probabilmente avrei ricambiato. Era un ragazzo di classe ma anche simpatico e alla mano, mi piaceva.
-In che posa ci vuoi?- domandò Emma, tirandomi per un braccio verso il punto indicato. Nei giorni precedenti le cose erano andate davvero a gonfie vele, tra noi: ci eravamo iscritti in palestra, eravamo andati a correre tutte le mattine ed Emma aveva passato le serate a darmi una mano al locale. Le avevo insegnato anche a preparare alcuni cocktail più semplici e si era rivelata un'ottima allieva: perfino David era venuto ad assaggiare le specialità di sua figlia.
-Killian braccia incrociate, Emma tu poggiata col braccio alla sua spalla. Una cosa naturale!
Io e la mia ragazza ci guardammo, cercando di eseguire gli ordini al meglio. In un paio di scatti guardammo verso la fotocamera, in un altro paio ci guardammo negli occhi. Considerati gli apprezzamenti di Regina, avevamo iniziato col piede giusto!
-Ok, andatevi a cambiare!- esclamò la ragazza -Siete davvero bravi! Emma, tu vestitino giallo e ballerine... tu Jones pantaloni crema e t-shirt bianca... scegli tra quelle con le stampe. Il trucco va bene così, solo sciogli i capelli Emma... voglio un look da passeggiata al parco, diciamo.
-Sissignora!- esclamai, diretto con Emma verso l'unico camerino che avevamo a disposizione. Con la storia di Robin, Regina era stata distratta e aveva dovuto organizzare tutto in poco più di una settimana, così aveva dovuto accontentarsi anche per la location. A me piaceva, era una sala molto carina nei pressi del Globe Theatre... lei però avrebbe voluto qualcosa di più elegante, probabilmente il teatro in sé se avesse potuto. Comunque avevamo palco, schermo verde e tutto lo spazio necessario per fare le foto. C'era perfino una scalinata finta che avremmo usato per gli outfit più eleganti. L'unico problema, a sua detta, erano i camerini: ne avevamo solo uno, dato che l'altro serviva per il trucco. A me andava più che bene però, e anche Emma era stata d'accordo: ormai non si sentiva in imbarazzo. Il nostro livello di intimità era davvero ad un ottimo punto, anche se non avevamo più fatto l'amore dopo la sera dell'appuntamento.
-Bel culo Jones, te l'avevo mai detto?- mi sorprese dandomi una pacca sul sedere, prima che potessi indossare i pantaloni. Piacevolmente colpito, mi voltai con un sorriso sghembo per ritrovarmela davanti con solo un completino intimo chiaro e i capelli che le scivolavano voluminosi lungo la schiena. Se Regina e Will non ci stessero aspettando, le sarei sicuramente saltato addosso.
-No, ancora no. Mi fa piacere sentirtelo dire, Swan. Ed è tutto tuo...
Quella alzò gli occhi al cielo ma lasciò che le stampassi un lieve bacio sul collo, lentamente.
-Adesso ti porto di là così e facciamo qualche foto vietata ai minori di 18...- proposi con un ghigno, prendendola per i fianchi. Lei inarcò un sopracciglio, rimanendo a guardarmi.
-Chi tace acconsente, di solito. È forse un sì?
-Mettiti quei pantaloni e lasciami vestire... per oggi niente foto porno.
-Per oggi, hai detto...
-Smettila- fece, spingendomi leggermente indietro e recuperando il vestito giallo pallido che Regina le aveva chiesto di indossare. Pensai che quel colore le donasse parecchio, e nonostante la scollatura abbastanza profonda non risultava affatto volgare. Anzi, sembrava quasi una ragazzina...
Fu nel momento in cui la aiutai a sistemarlo dietro che notai una piccola cicatrice sulla sua schiena, non l'avevo mai notata. La sfiorai leggermente con un dito, e lei rabbrividì.
-Avevo un neo, lì. Era più o meno grande e in previsione del trapianto di midollo me l'hanno dovuto togliere...- spiegò, rimanendo ferma. Io annuii, pur sapendo che non poteva vedermi, e finii di sistemarle il vestito senza aggiungere altro. Mi risultava ancora difficile pensare che da piccola avesse dovuto soffrire tanto.
-Anche tu hai varie cicatrici...- mi fece notare, voltandosi a guardarmi sorridente. Per fortuna non sembrava turbata.
-Sì... ma nulla di eroico per me. Sai come sono i maschi, sempre incidenti mentre cercano di fare gli sbruffoni... purtroppo devo ammettere che rientro nella categoria.
La giovane rise ed io mi unii a lei. Avevo un'unica cicatrice che risaliva invece all'incidente con la nave, al fianco sinistro: era quasi invisibile ma avevo continuato a percepirla per anni... mi aveva quasi fatto male, al ricordo di come me l'ero procurata.
-Mi piacciono i tuoi nei Swan.
-Mh... i nei? Suona un po'... inquietante. È tipico delle persone con la pelle chiara comunque. L'unica volta che sono stata al mare, da bambina, mi hanno messo un triplo strato di crema protettiva e sono dovuta stare all'ombra... ero malata e non era il caso di rischiare. Non è stato molto divertente.
-Immagino... cavolo, una sola volta al mare?
-Ebbene sì! Dopo che sono guarita non c'è stata occasione, diciamo... non è che qui vicino ci siano molte spiagge, insomma.
-Bene, rimedieremo quest'estate!- decisi allegro, già pensando a dove avrei potuto portarla. Probabilmente avrei optato per qualche isola irlandese, dato che aveva già accettato di trascorrere parte delle vacanze estive dalle mie parti, ovviamente insieme ad Henry. Oppure vicino Galway, a Coral Strand, la mia spiaggia preferita in assoluto... o Achill Island. Oppure entrambe.
Era stata la mamma stessa a propormi di invitare la mia ragazza e suo figlio, assicurandomi che ne sarebbe stata più che felice: non vedeva l'ora di conoscerli. Sarebbe arrivata l'indomani pomeriggio e per l'occasione avevamo organizzato una cena a casa mia, con Liam ed Elsa.
-Non lo so... non credo di essere il tipo a cui piace starsene sdraiato sotto il sole a non fare niente.
-Nemmeno io, ma c'è molto da fare. Possiamo stare a sbaciucchiarci, fare qualche nuotata, giocare con la sabbia con Henry... passeggiare. Ci sono posti stupendi in Irlanda.
-Va bene... ci penseremo più in là però, adesso è davvero il caso di tornare di là prima che ci diano per dispersi!
-Ma no, al massimo penseranno che stiamo facendo... cose.
-Appunto.- mi fulminò con lo sguardo, e senza aggiungere altro sgattaiolò fuori dal camerino costringendomi a seguirla. Il lavoro sarebbe durato ancora un paio d'ore, probabilmente, ma in fin dei conti non era pesante e ci stavamo divertendo. E poi ero curioso di vedere le nostre foto online e sul catalogo. Se Regina avesse deciso di fare anche dei cartelloni ne avrei preso uno per appenderlo come poster, un giorno. Quando avremmo avuto una casa tutta per noi, magari... ma nel frattempo avrei dovuto preoccuparmi di cercarne una per me. Avevo già adocchiato dei posti carini ma con costi di affitto troppo alti: magari per il momento mi sarei accontentato di un monolocale, pur di non dover condividere casa con sconosciuti. Dovevo pur essere in grado di ospitare a mio piacimento la mia ragazza e suo figlio, e garantirci un po' di privacy. Comunque Elsa non sembrava avere fretta di trasferirsi da Liam, essendo appena all'inizio della gravidanza, quindi un po' di tempo l'avevo.

 

2 anni e mezzo prima

-Buongiorno, Emma.
-Buongiorno Cora- salutò la giovane facendo un cenno del capo, e senza aggiungere altro andò a sedersi per la terza volta sulla poltrona di fronte a quella della donna.
Se non altro, quella era l'ultima volta che sarebbe entrata in quell'ufficio, che sembrava tanto un salotto anni '40, coi mobili di mogano scuro che avevano l'aria di essere piuttosto costosi.
-Sei contenta di non dovermi rivedere più dopo oggi, non è vero?
-Nulla di personale, ma è così. Gliel'ho detto il primo giorno, i miei genitori hanno voluto costringermi a provare... li accontento. Ma non va. Non ho dubbi in merito alla sua professionalità, ma è evidente che la psicoterapia non fa per me.
-Può essere. Tu però non hai voluto darmi un'opportunità... e ti ho detto che puoi darmi del tu.
-Non mi sembra il caso.- replicò Emma, decisa a trascorrere l'ora in silenzio come le due volte precedenti. Non se la sentiva di parlare dei fatti suoi con una donna che neanche conosceva, nonostante apprezzasse i suoi sforzi per cercare di farla sentire a suo agio. Sicuramente con le altre persone ci riusciva, ma lei era diversa, anche se un paio di volte aveva quasi ceduto. Cora era brava a far conversazione e a farla sentire come un'ospite desiderata, ma per testardaggine non aveva comunque voluto concederle l'opportunità di fare un tentativo.
-Mi dispiace davvero molto non essere in grado di aiutarti, Emma. Sono certa che se avessimo più tempo, potremmo fare dei progressi... sono disposta a non prendere soldi dai tuoi genitori finché starai qui in silenzio... e avrò pazienza.
-Lo apprezzo. Davvero. Ma io non voglio continuare, e non si tratta dei soldi. Ho sempre avuto una vita incasinata e ho sempre affrontato tutto senza... psicologi. Lo farò anche adesso.
-Non dev'essere stato facile per te... ma devo ammetterlo. Se sei arrivata fin qui con le tue forze, sei sicuramente una ragazza molto forte. Il fatto è che non bisogna vergognarsi di chiedere aiuto, a un certo punto... non c'è niente di male.
-Bel tentativo- ammise la bionda, inclinando leggermente la testa di lato -E forse ha anche ragione. Il fatto è che io non voglio aiuto. Voglio farcela da sola. Dirò ai miei genitori che ha fatto tutto il possibile, e che è colpa mia se le cose non sono andate, non si preoccupi...
-Ah, Emma, ma io non mi preoccupo di questo. In più, parte della colpa è mia... è difficile entrare in sintonia con te, ma è il mio lavoro...- sospirò la donna, sinceramente dispiaciuta. Negli occhi di quella giovanissima ragazza aveva letto tanto dolore, e anche se sapeva cosa le fosse successo fin dalla nascita, in grandi linee, era certa che parlarne a cuore aperto con lei sarebbe stato diverso, avrebbe visto tutto sotto una diversa prospettiva, più reale. E desiderava davvero tanto aiutarla, ma raramente aveva avuto pazienti con dei muri così spessi. E quando era capitato, aveva avuto più tempo, tempo prezioso che le aveva permesso di svolgere il suo lavoro.
-Non è colpa tua se io non voglio parlare, tranquilla...- le assicurò la ragazza, con una scrollata di spalle.
Proprio in quel momento la porta si aprì bruscamente, ed una giovane mora entro nella stanza piuttosto irritata. Emma la guardò, non doveva essere molto più grande di lei, ma era elegante, in tiro, portava i tacchi ed era anche molto bella.
-Regina! Non vedi che sono con una paziente?
-Scusa- fece, rivolgendosi per un istante alla bionda -Ero venuto per prendere delle cose che ho lasciato da te, ma qui fuori c'è un tizio che sta dando di matto. Dice che se non parla subito con te, probabilmente si andrà ad ubriacare e drogare... parole sue.
-Ah. Beh, puoi dirgli di aspettare?
-Pensi non l'abbia fatto?! Mamma, è pazzo, non sono io la strizzacervelli qui e non so come farlo ragionare. Vai o... lo mando a drogarsi, altro non posso fare.
-Vada- intervenne Emma -Almeno può usare la mia ora con qualcuno che ne ha veramente bisogno. Posso aspettare qui.
-Emma... d'accordo, scusami. Cinque minuti e torno da te- cedette Cora, e lanciando uno sguardo di scuse sia a lei che alla figlia lasciò la stanza, chiudendosi la porta alle spalle.
Le due ragazze rimaste dentro si limitarono a guardarsi per un po', poi Regina si sedette al posto della madre e prese un cioccolatino dalla scatola ancora piena posta sul tavolo.
-Dovresti provarli, sono i miei preferiti- fece rivolta alla bionda, dopo averne mandato giù uno; -Cioccolato fondente con ripieno di liquore e ciliegia, li adorerai.
-Grazie, non ho fame. E non sono pazza.
-Va... bene?- fece quella confusa, alzando un sopracciglio -Dovresti esserlo?
-Hai appena chiamato pazzo quell'altro tipo che è venuto per parlare con tua madre.
-Beh, come lo vuoi chiamare uno che sta davanti al portone a sbraitare come un idiota e tirarsi i capelli per la disperazione?
A quel punto Emma si lasciò sfuggire una risata, immaginando la scena: l'elegante figlia della psicologa non aveva proprio tutti i torti. Senza pensarci, poi, allungò una mano e prese uno dei cioccolatini. Era davvero molto buono e, se avesse saputo prima che fossero ripieni di liquore, avrebbe provato a mangiarli tutti nel tentativo di ubriacarsi per far passare quell'inutile ora più in fretta.
-Puoi andare, se vuoi. Vedo che non hai una gran voglia di essere qui e non ti biasimo...
-Già. Ma non posso, tra mezz'ora i miei genitori passano a prendermi e non ho voglia di discuterci... Rimarrò qui in silenzio, così anche tua madre potrà rilassarsi un po' dopo aver discusso col tipo... e fine della storia. È la mia ultima seduta, per fortuna.
La mora annuì squadrando con curiosità quella ragazzina, aveva qualcosa di curioso... qualcosa di simile a lei, in un certo senso. Doveva avere i suoi casini, se era lì, ma lesse in lei la sua stessa testardaggine, la stessa forza. Le piaceva. Non la conosceva neanche, ma le piaceva.
Per Emma era lo stesso: in un primo momento aveva pensato che quella ragazza fosse snob e con la puzza sotto il naso, invece sembrava abbastanza simpatica.
-Allora... Emma, giusto?
-Sì.
-Come mai i tuoi ti mandano qui? Fumo? Droga? Sei rimasta incinta?
-In realtà sì. L'ultima.- confermò, non riuscendo a spiegarsi perché stesse condividendo quell'informazione -Due mesi fa il mio ex fidanzato e il suo amico mi hanno violentata, e sono rimasta incinta. L'altro ieri ho provato a suicidarmi, più o meno, ed eccomi qui...
Regina era rimasta a bocca aperta, anche se non poté fare a meno di chiedersi se la ragazzina la stesse prendendo in giro. Possibile fosse così incasinata?
-Mi dispiace.- disse soltanto, continuando a guardarla -Non dovevi dirmelo per forza.
-Tranquilla. Comunque saresti brava come strizzacervelli, sai? Tua madre ha passato con me già due ore e mezza... tu mi hai cavato fuori le informazioni in qualche minuto.
L'altra non seppe cosa dire, non riusciva a capire come comportarsi con quella ragazza così tremendamente simile a lei, che sembrava cercare di nascondere il dolore sotto un velo di noncuranza. Così optò per agire nello stesso modo in cui avrebbe voluto che si comportassero con lei, se fosse stata al suo posto.
-La psicologia non fa per me... credo sarei io ad impazzire. Comunque ti serve proprio un cambio di look, i jeans a zampa di elefante non vanno più di moda da un pezzo.
-Non mi interessa la moda.
-Dovresti passare al mio negozio, uno di questi giorni. Ancora non l'ho aperto, ma penso di avere un po' di cose che potrebbero piacerti...
-Negozio?
-Una boutique. Sono stilista, quello che ho addosso è opera mia.
-Wow... sei brava. Cioè, non è il mio stile, ma pensavo fosse qualcosa di marca... wow.
-Grazie! Allora, che dici? È a Oxford Street, sono lì praticamente tutte le mattine a sbrigare del lavoro prima dell'apertura... ma aspetta, quanti anni hai?
-Sedici. Ma non vado a scuola, sono libera la mattina.
Regina rimase perplessa solo per un istante, non aveva mai avuto amiche molto più giovani di lei. Quelle poche che aveva avuto, erano sempre stati più grandi. Ma in fin dei conti, cosa le importava? Quella Emma sembrava molto più in gamba di moltissime sue coetanee, non avrebbe di certo fatto la snob solo per via dei numeri. L'età era quello: un numero.
-Ok. L'insegna c'è già, “The Evil Queen Wardrobe”. È tra i primi venendo dalla metro. Ti lascio il mio numero, va bene?
Emma annuì e tirò fuori il cellulare porgendolo alla mora. Mentre digitava il suo numero, la bionda pensò che quella situazione fosse davvero strana e inaspettata. Non avrebbe mai pensato che una visita dalla psicologa l'avrebbe portata a conoscere quella che sarebbe potuta diventare un'amica, se tutto fosse andato bene. Era molto strano, ma si era sentita a suo agio nel rivelare quei dettagli della sua vita a Regina, e ancor più aveva apprezzato il modo in cui aveva reagito la mora. Invece di compatirla con le solite parole di circostanza, le aveva consigliato di migliorare il suo look senza tante cerimonie: non sapeva se l'avrebbe fatto, ma quella tipa le piaceva.
-Fatto! Poi mandami un messaggio così posso memorizzare il tuo. Ai tuoi genitori non dispiacerà, vero? Non voglio causare danni.
-Saranno contenti di vedermi uscire di casa, in realtà- fece Emma con una risata, ed era davvero così. Nei due mesi precedenti era uscita soltanto un paio di volte per andare dal medico, in tribunale, e con sua madre a fare la spesa. Oltre ad una sera al ristorante coi suoi.
-Grazie Regina.
-E di cosa? Almeno potrò chiederti qualche parere oggettivo sulla disposizione del negozio, dato che sto facendo praticamente tutto da sola.
-Oh... va bene, sì, certo. Posso rimanere a darti una mano, se vuoi. Non sarebbe un problema.
-Grazie... ne avrei davvero bisogno.- sorrise, e l'altra fece lo stesso.
Anche se le due ragazze ancora non lo sapevano, quello era l'inizio di una grande amicizia che si sarebbe consolidata sempre di più, fino a trasformarle in due sorelle.


EMMA POV

Eravamo tutti stanchi ma soddisfatti del nostro lavoro, le foto erano venute davvero bene e Will era stato in grado di rendermi più bella di quel che ero. Killian invece era molto fotogenico, tanto che il ragazzo gli aveva chiesto se avesse mai provato a far carriera come modello: e non aveva tutti i torti! Era perfetto in foto così come dal vivo, solo che mi veniva da ridere ad immaginarmelo a sfilare su una passerella, fare giravolte, magari indossando abiti stravaganti che mai nessuno avrebbe comprato. O forse sì, dato che molti stilisti continuavano a creare quei capi d'abbigliamento assurdi. La collezione di Regina era invece molto bella, sia la linea casual che quella più elegante. Mi era piaciuto particolarmente un vestito rosso scuro che ricordava vagamente i kimono giapponesi, ma a maniche corte. Fortuna aveva voluto che avesse un piccolo difetto, quasi invisibile ma che non avrebbe consentito alla mia amica di metterlo in vendita, così me l'aveva regalato. Avevo anche pensato di indossarlo subito per la cena da Gaucho, dove avremmo festeggiato, ma mi aveva fatto notare che non era una grande idea mostrarlo in pubblico per adesso. E non aveva proprio tutti i torti, dato che in un ristorante elegante di fronte alla Tower of London avrebbero potuto esserci altri stilisti pronti a rubarle l'idea. In ogni caso ero molto fiera di lei, l'avevo seguita fin dall'apertura del negozio e tra un mese coi suoi abiti avrebbe partecipato a due sfilate importanti per stilisti emergenti. Ovviamente eravamo tutti invitati e io non vedevo l'ora.
-Swan, vieni? Stiamo andando...
-Killian. Sì, scusa, ero sovrappensiero! Andiamo!- esclamai, riponendo in tasca il cellulare col messaggio del St Mary's Hospital che avevo ricevuto un paio d'ore prima – insieme ai due di Ryan, che sembrava non voler smettere.
Mi chiedevano di passare appena possibile, ma sarei andata l'indomani mattina: probabilmente mi avrebbero semplicemente consegnato i risultati delle analisi fatte dopo l'incidente d'auto. 











 

Angolo dell'autrice;
Ciao! Ok, scusate il ritardo.. ma avevo così tante serie tv arretrate che ho dovuto recuperare xD E poi è uscita la S2 di Sense8! E oggi Anna dai Capelli Rossi, che sicuramente inizierò.
Allora... cosa ne pensate di una S7 senza Emma? E senza Charmings, Belle, Henry, Zelena... ? A me non piace per nulla. A meno che non sia qualcosa di alternativo, completamente staccato dalla trama originale (così da non rovinarla), non ho intenzione di guardare. Non riesco davvero trovare un senso a questo rinnovo (se non soldi.), chiudere con l'episodio musical era il degno finale di uno show ispirato alle favole...
Passando al capitolo, come molti hanno pensato... sì, era sul servizio fotografico :P Si sono divertiti molto alla fine e sono stati bravi! Ma la parte più importante qui era il passato di Emma... sentivo fosse necessario raccontare quei momenti. Per lei è stata molto dura, tanto da tentare il suicidio... ma questo l'ha portata a scoprire di essere incinta. E nonostante lo shock, ha subito amato suo figlio. Poi, ovviamente, il supporto psicologico era d'obbligo... ed è stata la cosa migliore, dato che è così che ha conosciuto la sua migliore amica!
Per quanto riguarda il finale... vi avevo abituati troppo bene alle cose tranquille u.u Magari non sarà nulla neanche adesso... oppure... boh. LOL
Beh, prossima settimana parto per le convention, quindi posterò giovedì sera... e poi nulla fino al 30, perché torno direttamente dopo Parigi! Quindi ci sentiamo presto! :) Un abbraccio a tutti :*

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Capitolo 32
*** Life's challenges ***


Life's challenges





EMMA POV

-Emma! Emma, continua a respirare... va bene così. Va bene, brava...
Ora la voce della dottoressa mi giungeva molto più chiara, ma avevo la vista ancora sfuocata. Non riuscivo a credere di avere avuto un attacco di panico: dopo tanto tempo ero ormai convinta che fosse un lontano ricordo. Ma quando avevo realizzato che ci fosse la possibilità che l'incubo si ripetesse di di nuovo, mi ero sentita morire dentro e tutti i miei sensi erano impazziti, bloccandomi il respiro.
Perché? Perché doveva succedere proprio a me, cosa avevo fatto di male nella mia vita precedente per meritare tutto questo? Proprio adesso che avevo finalmente iniziato a godermi una stabilità che mi rendeva felice... ora che ero pronta a prendermi il futuro che desideravo.
Quando avevo ricevuto quel messaggio la sera prima, non avrei mai immaginato che qualcosa nelle mie analisi suggerisse che potessi avere un tumore.
-Ti senti meglio?- domandò Ashley, la collega di mia madre che mi aveva dato la notizia.
-Sì?- suonò più come una domanda, e in fondo lo era -Non so neanche cosa rispondere. Non sto meglio se ho il cancro, direi.
-Ehi, ehi, non è una cosa certa, Emma. Ascoltami...
Annuii, prendendo un respiro profondo per cercare di riprendere il controllo del mio corpo: non volevo passare per una bambina. Ashley mi aveva chiesto se volessi chiamare i miei, nonostante fossi maggiorenne, ma io avevo detto di no. Dovevo dimostrare a lei, ma soprattutto a me stessa, di essere abbastanza matura per sopportarlo.
-Un tumore all'utero si può curare, e nei primi stadi la riuscita è del 90%. Tuo figlio non ha neanche due anni, ed esaminando la tua cartella clinica, nell'ultimo controllo non c'era davvero nulla che non andasse. Quindi, se anche fossi malata, non può essere avanzato. Ok?
Annuii ancora, torturandomi le mani per restare concentrata. Potevo farcela.
-Voglio farti qualche domanda, adesso.
-Ok.
-Hai notato di avere perdite di peso, per caso?
Scossi la testa. Poi però ci ripensai meglio. No, non avevo avuto perdite di peso, ma con quello che mangiavo forse era un po' strano che non mettessi su neanche mezzo chilo.
-Peso 53 kg da un anno, anche se mangio molto. Però faccio attività fisica. Quindi...
-Allora tranquilla. Con attività fisica e un metabolismo veloce, è del tutto normale. Hai per caso avuto dolori anomali dal basso ventre in giù? O eventuali perdite.
-Dolori solo col ciclo. Perdite... insomma, qualcosa in questi giorni ma è perché si sta avvicinando il periodo e...
La guardai annuire, e se fosse preoccupata o meno non riuscii a capirlo. Era una persona professionale, però, cosa avrei dovuto aspettarmi? Che mi guardasse col terrore negli occhi?
-Ti dirò la verità, Emma. Potrebbe essere qualcosa, ma è più che possibile che siano semplici coincidenze e non sintomi. Trovo però che sia il caso di accertarsene, per sicurezza. Così potrai essere tranquilla.
-Sì, io... credo di sì- borbottai pensierosa, chiudendo gli occhi. Dovevo calmarmi, l'aveva detto lei stessa: se anche fosse stato cancro, era in uno stadio precoce e quindi perfettamente curabile. Certo, a meno che non me l'avesse detto per farmi stare calma. Ma no, non ero una bambina e una professionista aveva il dovere di essere sincera.
-Posso fissarti una biopsia per domani alle... 11 e mezza- fece, controllando il calendario degli appuntamenti sul suo tablet. -Dura pochi minuti ed è poco invasiva. Solo, potresti avere piccole perdite per un paio di giorni e... meglio evitare eventuali rapporti.
Annuii, quello non sarebbe stato un problema. Per anni avevo subito trattamenti e interventi molto più fastidiosi, quindi non sarebbe di certo stato un problema. Per quanto riguardava i rapporti sessuali, al momento erano l'ultimo dei miei problemi: avevo iniziato ad averne, certo, e dovevo anche ammettere che entrambe le volte era andata alla grande. Ma non avevo fretta e Killian nemmeno.
-D'accordo, nessun problema. Domani, quindi.
-Ok. Potresti parlarne coi tuoi genitori, comunque... è solo un consiglio.
Scossi ancora la testa: non ero intenzionata a dire proprio nulla ai miei per il momento, non era il caso di preoccuparli inutilmente. Mia madre, inoltre, era incinta e lo stress non le avrebbe fatto bene.
-Lo farò- mentii cercando di sorridere, anche se non fui certa di esserci riuscita. Ciò che volevo fare al momento era piangere dondolandomi in un angolino, come una bambina. Forse sarebbe stato un comportamento infantile, ma non avevo davvero le forze di affrontare un'altra malattia, poco importava che fosse alle fasi iniziali. C'era pur sempre un 10% di non riuscita, e con la fortuna che mi ritrovavo non si poteva mai sapere.
-Vuoi che chiami Mary Margaret perché venga a prenderti?
-No, no grazie... vado da sola. Sto meglio adesso. È solo che mi sono sentita colta alla sprovvista e... quanti giorni servono per i risultati?
-Tra 7 e 10, proprio al massimo. Andrà tutto bene, Emma, ok?
Annuii per l'ennesima volta, riuscendo finalmente ad alzarmi senza traballare. Volevo davvero credere alle sue parole e avrei fatto il possibile per farlo. Solo, non ero sicura di riuscire a sostenere la cena con la mamma di Killian, quella sera.
Lui ci teneva moltissimo e io stessa ero curiosa di conoscere la donna, per cui avevo capito nutrisse un grande affetto, ma non ero dell'umore. Se fossi riuscita a calmarmi, però, non me la sarei persa per nulla al mondo perché odiavo doverlo deludere. Avevo ancora qualche ora a disposizione e l'avrei passata con Henry. Lui aveva un effetto calmante enorme su di me, magari avrebbe funzionato anche questa volta. In fondo, non stavo rischiando la vita. Non era come quando ero piccola. Inoltre, non era escluso che quelle cellule anomale fossero un errore, o magari si trattava di un piccolo tumore benigno che non sarebbe neanche servito rimuovere.
Salutai quindi la dottoressa e uscii dall'ospedale, decisa a passare in pasticceria per attutire le mie sofferenze coi dolci. Me li meritavo, la dieta poteva aspettare ancora una decina di giorni.

 

***


KILLIAN POV

Diedi un ennesimo sguardo al cellulare e iniziai a chiedermi seriamente se non fosse il caso di provare a chiamare Regina. La cena era pronta, ce ne eravamo occupati personalmente io e la mamma e l'odore prometteva molto bene. Avevamo preparato un arrosto di tacchino con patate e insalata, ed ovviamente c'erano affettati di formaggi e salumi che avevo portato dall'Italia. Tuttavia erano già le 18.30 e Liam sarebbe arrivato a momenti con Elsa, mentre di Emma non c'era neanche l'ombra. Quella mattina mi aveva promesso che sarebbe passata verso le 18 per dare una mano, e nonostante non avessi intenzione di farle fare nulla, mi sembrava piuttosto strano che non si fosse più fatta sentire... neanche per avvertire che avrebbe fatto tardi. Le avevo mandato un messaggio e provato a chiamarla due volte, ma c'era sempre la segreteria telefonica. Probabilmente ero paranoico, aveva un bambino piccolo e questo poteva sempre comportare qualche imprevisto: probabilmente me la sarei ritrovata alla porta a momenti, non era il caso di preoccuparsi.
-Killian, non ti vai a cambiare?
-Cosa? Cambiarmi?- borbottai confuso, dando una veloce occhiata ai miei vestiti per accertarmi di non essermi macchiato cucinando. Eppure non c'era nulla, cosa voleva dire mia madre?
-Sei in tuta... non pensi di doverti sforzare un pochino per la tua ragazza?
-Ma Emma non si fa problemi su queste cose... figurati!
-Questo non vuol dire che non apprezzi un ragazzo elegante! Fila a cambiarti, finisco di apparecchiare io. Se suona la faccio entrare!
-Vabbé...- annuii, decidendo di non discutere. In realtà ci avevo pensato, ovviamente, ma mi ero convinto che vestirmi da casa avrebbe reso le cose più sciolte e tranquille, non volevo che quella fosse una cena di gala. Non volevo che Emma si spaventasse, in qualche modo. Chiacchierando un pochino avevamo deciso che era meglio andarci darci un freno e andarci piano, quindi metterla sotto pressione era l'ultima cosa che desideravo. Ma mia madre aveva ragione, presentarmi in tuta non era una grande idea.
Mi infilai velocemente i miei soliti pantaloni neri e una camicia scura, per poi afferrare di nuovo il cellulare: 18.42, nessun messaggio, nessuna chiamata persa. Era strano. O forse non lo era, ma non riuscivo a non pensare che lo fosse. La mia ragazza non era come le altre, amava la puntualità e non arrivava in ritardo solo per farsi desiderare: quello riusciva a farlo senza il minimo sforzo.
Decisi quindi di riprovare a chiamarla, magari avrei avuto più fortuna stavolta.
Uno squillo, due squilli, tre squilli... speravo vivamente di non sentire di nuovo la voce della segreteria telefonica o avrei lanciato il cellulare da qualche parte.
“Pronto”
-Emma!
“Killian” mi interruppe, prima che potessi dire altro “Scusami, scusami tanto... stavo giusto per chiamarti anch'io. Mi dispiace, so che è tardissimo e...”
-Va tutto bene, tesoro?
“Sì. No. Cioé... sto bene ma ho un tremendo mal di pancia. La nausea. Mal di testa... è quel periodo del mese, insomma.” borbottò “Mi ero messa a dormire sperando di stare meglio per stasera ma mi sento davvero uno straccio e non ce la faccio a venire. Mi dispiace, mi spiace tantissimo... scusati con tua madre da parte mia, ti prego.”
-Ehi, non ti preoccupare! È una donna anche lei, capirà.
La sentii ridere debolmente e nonostante fossi deluso di quella svolta, decisi di non farglielo pesare. Non era colpa sua se stava male, e conoscendo la sua cocciutaggine doveva sentirsi davvero uno straccio per annullare un impegno.
-Senti... ti va se dopo cena passo a vedere come ti senti? Potrei portarti un paio di fette di dolce, abbiamo preso una torta alla frutta che non sembra affatto male.
“Grazie, sei davvero un tesoro... ma è meglio di no. Solo il pensiero del cibo mi fa vomitare al momento. Sei fortunato a non essere una donna...”
Fu il mio turno di ridere, anche se un po' forzatamente. Aveva qualcosa nella voce, qualcosa che mi fece desiderare di correre da lei e abbracciarla, massaggiarle la pancia fino a farla stare meglio e lasciare che si addormentasse tra le mie braccia.
-Potrei passare lo stesso, sai?
“No, sta' con tua madre. Cenate, vedetevi un film insieme e... tanto io do' da mangiare a Henry e mi rimetto a dormire. Riorganizzeremo un'altra volta!”
-Ok... come preferisci. Domani? O forse no, meglio che ti riprenda per bene...
“Ti faccio sapere, ok? Domani devo lavorare con Cleo, sarà una lunga giornata. Se dopodomani sera non ho imprevisti di lavoro va benissimo.”
-D'accordo Swan, riposati. Ti chiamo domani in giornata per sentire come stai.
“Grazie, sei un angelo. E scusami ancora, lo so che ci tenevi a stasera...”
-Non scusarti. Capita a chiunque di star male, perfino a Wonder Swan!
La ragazza rise ancora, e io mi unii a lei. Pazienza, una cena rimandata non era la fine del mondo e l'importante era che stesse meglio e si prendesse cura di sé. Non ero esperto in crampi mestruali, ma quando mi colpiva l'emicrania non avevo neanche le forze per parlare.
“Buonanotte Killian, a domani...”
-Prenditi un tè col limone, almeno per la nausea ti aiuterà. Buonanotte splendore.
Dopo aver sussurrato un grazie, terminò la chiamata. Se non altro potevo smettere di preoccuparmi, così che la cena si rivelasse un successo dato che era un grande momento anche per Liam. Dopotutto, avrebbe fatto conoscere alla mamma la ragazza che le avrebbe dato un nipotino, e che probabilmente avrebbe sposato più prima che poi.
Tornai quindi di sotto a dare la notizia e, invece, mi ritrovai mio fratello e la sua ragazza, con mia madre che abbracciava entrambi. Mi venne da sorridere, non era proprio riuscita a contenere la sua gioia neanche il tempo di farli mettere comodi.
-Ehi, siete in anticipo!- esclamai allegro, quando finalmente sciolsero l'abbraccio. -Come stai Elsa?
-Ciao Jones Jr! Grazie, sto bene... miracolosamente niente nausee, oggi! Te tutto bene?
-Eh sì dai... solo che Emma non viene, non si sente bene. Problemi da donne...- spiegai, beccandomi un'occhiataccia da mia madre. Ma cosa avevo fatto di male, adesso? In che altro modo pretendeva che lo dicessi?
-Mi spiace... sarà per un'altra volta.
-Certo, ha detto anche dopodomani sera se non deve lavorare. Comunque vi saluta e le dispiace...
-Oh dille di non preoccuparsi, Killian! Non è certo un problema, era solo un'occasione per conoscerla... non una festa di fidanzamento- fece con una risata, ma proprio in quel momento Liam si schiarì la voce. Allora, sia io che la donna guardammo dubbiosi la coppia, entrambi avevano un sorrisetto strano... e poi il mio sguardo cadde sull'anello al dito della giovane. Era decisamente un anello di fidanzamento, con tanto di diamante. Come avevo fatto a non accorgermene subito?
-Oh mio dio, congratulazioni ragazzi! Perché non l'avete detto immediatamente?!
Ovviamente seguì un altro abbraccio, questa volta ancora più grande. Io aspettai il mio turno, ma non mi feci riguardi e abbracciai forte la mia futura cognata. Nonostante ci piacesse battibeccare, mi era stata subito simpatica ed era chiaro che fosse una ragazza meravigliosa. Non avevo dubbi sul fatto che avrebbe reso felice Liam.
-Ma sul serio, dirlo prima?- feci infine -Vi avremmo preso una torta apposta! Magari con una scritta smielata o che so io... avrebbe scelto la mamma, è brava in queste cose.
-Prima quando, fratellino? Le ho letteralmente chiesto di sposarmi un'ora fa!
-E non hai pensato di dirlo a tuo fratello, per fare un giro dei negozi insieme a trovare l'anello?- incrociai le braccia al petto, fingendomi offeso. Certo, mi avrebbe fatto piacere partecipare alla ricerca dell'anello, ma ovviamente era libero di fare a modo suo!
-Mio fratello era troppo occupato a fare il modello con la sua ragazza...- spiegò alzando il sopracciglio. Bene, decisamente 1 a 0 per lui.
-Va bene, non importa- intervenne mia madre -Andiamo a tavola e voi due ci raccontate tutto!
I due la seguirono in cucina, ed io subito dopo di loro. Certo, era davvero un gran peccato che Emma non fosse presente, date le circostanze. Sarebbe sicuramente stata felice per loro, ma l'avrei aggiornata quando ci saremmo visti, non era qualcosa da comunicarle per sms. Mi dispiaceva dover aspettare fino a domenica, ma lei aveva il suo lavoro e non mi sarei trasformato nel fidanzato stressante che pretendeva di vederla tutti i giorni. Elsa e Liam erano a quel punto, noi ancora no. Eravamo ben lontani dal matrimonio e dall'avere figli, e andava benissimo così per entrambi. La nostra relazione cresceva di giorno in giorno, com'era giusto che fosse. Tuttavia, guardando le case sugli opuscoli delle agenzie, avevo ormai deciso di prendere in considerazione solo quelle con almeno tre stanze. Era un bell'azzardo, lo sapevo, e di certo non avevo intenzione di chiederle di trasferirsi da me a breve. Ma prima o poi sarebbe successo, e di questo ero più che certo: lei stessa mi aveva fatto capire, a modo suo, che non aveva intenzione di trasformare la nostra relazione in una semplice esperienza. Sarebbe stato molto di più, ed in fondo già lo era. L'amavo, e se non avessi avuto paura di spaventarla glielo avrei già confessato. Morivo dalla voglia di farlo.

 

***


EMMA POV

-Emma ti prego, calmati... tesoro, vedrai che non è niente. Vedrai che è stato un errore. Faremo causa all'ospedale per danni morali, eccome!
Ma io non la ascoltavo. Piangevo, piangevo come non avevo più fatto da tanto tempo stretta alla mia migliore amica, l'unica a cui avevo confessato l'accaduto. L'unica a cui avevo chiesto di accompagnarmi in ospedale, per non essere sola. Ma quando ero arrivata davanti, un altro attacco di panico mi aveva pervasa, e per brevi quanto terrificanti attimi avevo davvero creduto che sarei morta, soffocata dalla paura.
Regina si era rivelata come sempre la persona migliore del mondo, e non ci aveva messo molto per riuscire a farmela passare... peccato che poi ero scoppiata in un pianto disperato, e sembrava non riuscissi a smettere.
Forse stavo esagerando, la dottoressa mi aveva detto che probabilmente non ci sarebbe stato niente di grave, ma solo l'idea di tornare nell'inferno che avevo attraversato... risucchiava tutta la mia voglia di vivere. E in tutto ciò non solo avevo dato buca a Killian, gli avevo anche mentito, e non avevo la minima idea di come avrei fatto a rimediare. Dio, non sapevo con quale coraggio sarei riuscita a dirgli la verità! E se fosse stato più grave del previsto? Avrei dovuto spiegargli che sarei morta anch'io, proprio come la sua prima fidanzata? Oppure, se fosse andata meglio, avrei dovuto spiegargli che non sarei mai stata in grado di dargli un figlio. Lui che aveva perso la sua bambina non ancora nata, lui che con Henry era così dolce... paterno. Quante possibilità c'erano che andasse tutto bene e che quindi non gli rovinassi la vita, trascinandolo nel baratro insieme a me? Forse avrei dovuto lasciarlo, ma non ero certa di riuscire a fare neanche questo.
Quindi, piangere era l'unica cosa che mi rimaneva, poco mi importava che alla visita tra cinque minuti sarei arrivata con la faccia di una appena investita da un camion.
-Emma... ti sentirai male di nuovo...
-E quindi?!- gridai tra i singhiozzi -Tanto potrei morire!
-Dio Swan, odio quando fai così! Devi smetterla di fare la melodrammatica! La dottoressa ha detto che non puoi essere in uno stadio avanzato, se anche fossi malata! Al massimo dovrai fare un piccolo intervento e poi sarai fuori in men che non si dica.
-Non sono mai stata fortunata in queste cose! E poi ok, se anche guarissi... chi dice che tra un paio d'anni non avrò qualche altro problema? E poi ancora? Fino a che non muoio? Cinque anni fa ho creduto davvero di essermi lasciata tutto questo schifo alle spalle per sempre... e invece guardami! Sono di nuovo al punto di partenza! Potrei avere il cancro!
E prima che me ne accorgessi, mi sentii colpire forte sulla guancia, tanto che un grido di dolore interruppe tutto quello che ancora volevo sputare fuori.
Portandomi una mano alla guancia, guardai Regina furibonda, ma lei non batté ciglio. Si limitò a incrociare le braccia e sostenere lo sguardo, come a dire “te lo sei meritato”.
-Sei impazzita?!
-No. Stai facendo la bambina, non ne potevo più delle tue lamentele.
-Vorrei vedere te al posto mio!
-Il mondo non gira intorno a te Swan, non sei l'unica persona che ha avuto difficoltà da superare! Quando sono caduta da cavallo ho rischiato la paralisi! Sì, non sarei morta, ma pensi mi facesse piacere l'idea di dover passare il resto della mia vita su una sedia a rotelle, senza essere neanche in grado di andare al bagno da sola? E le mie possibilità sai quant'erano? 50 e 50! Ma invece di fare la stupida non mi sono data per vinta e tutto è andato per il meglio! Tu hai il 90% di possibilità di stare bene, Emma Swan, come osi stare qui a lamentarti?! Ti credevo un po' più matura di così.
Rimasi senza parole. Regina mi aveva raccontato praticamente tutto dell'incidente, ma mi aveva detto che quella di rimanere paralizzata era stata solo una sua paura, nel momento in cui aveva toccato terra alla caduta. Non avevo idea che avesse davvero corso quel rischio.
-Regina... perché non...
-Perché non te l'ho mai detto? Non lo so. Non ne ho mai voluto parlare a nessuno, per dimenticarmene io stessa. Ma con questo, voglio dirti che non hai motivo di temere... un 90%, per te è come se fosse un 100%. Sei una combattente da quando sei nata...- aggiunse, ammorbidendo il tono della voce e accennando un sorriso. Ma proprio non riuscii a ricambiare, per quanto lo volessi.
-Ok. Ma se non potessi più avere figli? Come farei a dirglielo? Lui ci tiene, lo so che ci tiene anche se non me l'ha mai detto esplicitamente...
-Essere più ottimista proprio no, eh?- si lamentò, alzando gli occhi al cielo -Se dovesse succedere, sarà dura ma non sarà la fine del mondo. Potrà anche volere un bambino, ma perfino un cieco si renderebbe conto che quell'uomo è innamorato di te...
-Innamorato mi sembra un po' troppo. E se anche fosse...
-Non devi pensarci adesso. Devi pensare che tutto andrà bene... magari è stato un errore! Non è neanche detto che tu abbia il cancro, quindi smettila di preoccuparti e andiamo perché tra due minuti devi entrare... fossi in te mi preoccuperei più di dover passare una settimana d'astinenza!
Finalmente riuscì a farmi ridere, anche se non ero ancora del tutto convinta di riuscire a essere positiva. Ma forse sarebbe semplicemente bastato trovare il modo di evitare Killian per una settimana, e tornare da lui dopo aver ricevuto i risultati – sperando si trattasse di buone notizie.
-Andiamo?
-Sì, ok. Sono pronta.




 

Angolo dell'autrice;
Ciao! Come promesso, un ultimo capitolo prima di partire... poi se ne riparla il 30 o 31. Ok, forse potevo evitare dato che non è esattamente un capitolo allegro...
Ebbene sì, Emma potrebbe avere il cancro... che non dovrebbe essere in stadio avanzato. Ma nonostante questo, se fosse malata, probabilmente non potrà avere figli... Ovviamente tutto ciò l'ha turbata non poco. Adesso aveva davvero superato i drammi del suo passato, era convinta di poter avere una vita felice... e invece si è presentato questo problema. O magari non è nulla come dice la dottoressa, ma chi lo sa?
Non odiatemi per aver cancellato la cena LOL ma di certo Emma non era dell'umore... non è stata contenta di mentire a Killian ma era l'unica cosa da fare. Lui non sa nulla, anche se ha un piccolo presentimento strano che cerca di ignorare... ma è felice per Liam ed Elsa che a quanto pare si sposeranno presto!
Emma, invece, ha trovato il coraggio di confessare tutto a Regina, sua confidente di sempre, e le ha chiesto di accompagnarla per la visita... è sicuramente riuscita a farla stare un pochino meglio, ma ciò non toglie che sia terrorizzata. Consciamente sa che le possibilità di morire sono quasi nulle, ma non riesce a capacitarsene del tutto... e poi, sa che Killian vorrebbe una famiglia e questo la distrugge, pensando che forse non potrà dargliela.
Cosa succederà, lo sapremo quando torno LOL
Allora, season finale.
Mi è piaciuto, è stato perfetto... doveva essere un series finale! Anche con quella scena della figlia di Henry... un incipit di nuove avventure, ma il resto potevano lasciarcelo all'immaginazione. Non so... non mi convince affatto l'idea di un seguito, soprattutto col fatto che mancheranno 3/4 del main cast (tra cui Jen ç_ç). Non mi pronuncio.
Ok, vado a dormire un paio d'ore che poi devo andare in aeroporto xD Sappiate che leggerò eventuali aggiornamenti delle vostre ff alla sera, ma potrò recensire al ritorno!
Un abbraccio e a presto :* 
(Quando posterò il capitolo post ritorno, magari vi allego qualche foto di Colin alla convention, se escono bene...)

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Capitolo 33
*** Broken Heart ***


Broken Heart

 

5 ANNI PRIMA

-Killian, caro, non hai toccato lo stufato... è il tuo preferito. Non stai bene? Vuoi che andiamo in ospedale?- domandò cauta Cynthia, sedendosi sul letto accanto al figlio.
Finalmente la sera prima era stato dimesso, anche se con la raccomandazione riposare il più possibile almeno per un altro paio di settimane. Oltre a perdere una mano era sopravvissuto ad un grave edema celebrale, e per riprendersi completamente ci sarebbe voluto tempo. La cicatrice dell'intervento era ormai completamente coperta dai capelli folti e neri, ma la cura farmacologica sarebbe dovuta continuare per altri tre mesi. A Cynthia, tuttavia, tutto ciò non importava ed era più che felice di riavere suo figlio minore di nuovo a casa e potersi prendere cura di lui. Sapeva che era un ragazzo molto forte, e non aveva dubbi: sarebbe guarito.
-Basta ospedali, per carità.- borbottò quello, con sguardo basso -Sto bene, solo non ho fame. Non capisco perché non posso avere un po' di rum, potrebbe restituirmi la fame.
-Lo sai. Il dottore ha detto assolutamente niente alcolici finché sei sotto medicinali! E io non ho la minima intenzione di ucciderti... vuoi un succo di frutta?
-Non voglio niente. Potresti uscire? Voglio rimanere solo.- tagliò corto il ragazzo.
Sapeva di essere ingiusto nei confronti della donna, la quale faceva il possibile perché stesse meglio, ma tutto ciò che desiderava era essere lasciato in pace. Erano passati cinque mesi da quel maledetto incidente, e nonostante il suo corpo stesse guarendo, lo stesso non si poteva dire del suo cuore. Sentiva che mai, mai sarebbe riuscito a superare la perdita di Milah ed Helena. Con quell'intraprendente ragazza aveva trovato la felicità, l'amore, ed entrambi erano scoppiati di gioia alla notizia che avrebbero avuto un bambino. Avrebbe lasciato la vita di mare per prendersi cura della sua nuova famiglia, e ancora non riusciva a credere di aver perso tutto proprio quando si era trovato ad un passo dall'averlo. 10 ore. 10 stramaledette ore, e lui e Milah sarebbero stati a casa. Ad organizzare il loro futuro, a cercare un nuovo lavoro, a scegliere la loro casa.
E invece no, il destino aveva avuto ben altro in mente, e aveva letteralmente spazzato via la sua gioia di vivere con quell'orribile tempesta. Avrebbe dato anche l'altra mano, pur di riaverle.
Come facevano sua madre e Liam a pretendere che si riprendesse? Che dimenticasse? Milah ed Helena erano morte. Morte. Nulla avrebbe potuto cambiarlo.
-Tesoro, devi nutrirti...
-Non ho fame, ho detto.
-Ma se vuoi guarire...
-CHI ha detto che voglio guarire?!- tuonò a quel punto, spaventando la donna al punto che si alzò dal letto, mentre i suoi occhi si riempivano di lacrime. Non ce la faceva a vedere il suo bambino in quello stato. Aveva fallito come madre quando lui era bambino, e stava male al pensiero di non poter fare nulla per lui neanche adesso.
-Maledizione- borbottò tra sé e sé il giovane, tirandosi su a sedere -Mi dispiace, mamma.
-No, Killian, tu non hai di che scusarti... sei devastato, e io lo capisco... spero tanto che con la terapista riuscirà a darti l'aiuto che io non sono in grado di...
-No.
-Cosa?
-Ci ho pensato. Non ti arrabbiare, ma ho deciso che non voglio nessun terapista. Quindi se annullassi l'appuntamento di domani, e in generale... te ne sarei grato.
-Ma Killian...- sussurrò, cercando di contenere la disperazione. Come doveva comportarsi? Doveva assecondarlo oppure fare ciò che credeva fosse meglio per lui? Ma poi, lo era davvero? Cosa ne poteva sapere lei, che non aveva mai cercato aiuto. Ma proprio per questo...
-Ti prego.- insistette lui -Io non voglio parlare di loro con una perfetta sconosciuta. Anzi, a dire il vero, non ne voglio proprio parlare...
-Ma potrebbe farti bene. So che non cambierà ciò che è successo, ma se ti sfogassi...
-Non mi farà bene. Per favore. Non voglio urlare, non voglio litigare e dover cacciare via quella povera ragazza... quindi ti prego, annulla questo appuntamento e basta. Mangerò lo stufato.
-D'accordo- si arrese quella, chiudendo gli occhi per un istante. Neanche lei voleva litigare, inoltre farlo arrabbiare gli avrebbe solo fatto male. Sperava di non stare sbagliando per l'ennesima volta, ma non lo avrebbe mai lasciato solo e di questo era certa. Felice del sorriso appena accennato di Killian, afferrò il vassoio che egli aveva lasciato sul comodino e glielo poggiò sulle gambe. Si sarebbe offerta di aiutarlo, dato che ancora non era abituato a dover utilizzare solo una mano, ma ferire il suo orgoglio era l'ultima cosa che desiderava. La carne era tagliata a pezzi abbastanza piccoli, perché non avesse bisogno di usare il coltello.
-Sai- la bloccò, prima che si voltasse -Non credo sarò più in grado di amare. Non come ho amato lei.
-Tesoro...
-No. Va bene così. Anche se è durata troppo poco, sono felice di aver potuto provare tutto ciò... è stato bello. Ora è finita, ma forse è meglio così... almeno eviterò di soffrire altre perdite.


KILLIAN POV

Era strano che Emma fosse di nuovo in ritardo, cosa che intensificò ulteriormente la strana ed inspiegabile inquietudine che mi aveva assalito fin da quando, la sera prima, mi aveva telefonato.
Per tutto il giorno non si era fatta sentire, se non per rispondere al mio messaggio in cui le chiedevo se si sentisse meglio. Tuttavia non avevo voluto tormentarla, perché lei stessa mi aveva spiegato che avrebbe dovuto lavorare tutto il giorno insieme a Cleo. Nonostante non fossi molto felice del suo lavoro, che la esponeva costantemente a rischio, ormai avevo accettato che lei fosse così: nata per l'azione. Sarei stato il suo primo sostenitore, se avesse deciso di entrare a Scotland Yard. No, non era il suo lavoro la ragione che mi aveva messo inquietudine.
Quando mi aveva chiamato dopo cena, ero stato contento di sentire la sua voce, ma fin dal suo “ciao Killian” avevo percepito che qualcosa non andava. Gliel'avevo domandato e lei mi aveva semplicemente spiegato di essere molto stanca, ma di stare bene. Non le avevo creduto, ma neanche avevo insistito. Le avevo invece domandato se poteva già confermare la cena per l'indomani, e invece di rispondere mi aveva chiesto se fossi libero la mattina. Per andare a correre, aveva spiegato, ma sentivo anche che aveva bisogno di parlarmi. Ci eravamo salutati come sempre, calorosamente, e proprio per questo non riuscivo a spiegarmi quella sensazione spiacevole che sembrava non volermi lasciare in pace. Speravo ardentemente che si sarebbe rivelata semplice paranoia, che avremo corso chiacchierando e fermandoci per qualche bacio ogni tanto, per poi pianificare il programma della serata. Ero disposto a cucinare nuovamente, se avesse deciso di venire, dovevo ancora ripagarla dell'ottima pizza con cui mi aveva accolto ormai due settimane prima. O forse un po' di più... certo che correva, il tempo.
Quando la vidi finalmente arrivare, decisi di interrompere quei pensieri insensati e le andai incontro per stringerla e darle un bacio. Mi era mancata, nonostante non ci vedessimo soltanto da due giorni! E non potevo neanche dirglielo, perché non mi prendesse per pazzo.
-Come stai, tesoro? Spero ti sia ripresa ormai...
-Oh, sì, sì... è solo che non sono abituata! Non sempre ho mal di pancia forti, e di solito mi passano al volo con un Oki... ma adesso sto bene. Già da ieri, per fortuna...
-Potevamo anche vederci più tardi, sai? Mi sembravi esausta dalla voce, ieri sera...
-Lo ero. Ma subito dopo averti salutato sono andata a letto... ho dormito dieci ore consecutive.
Annuii, non sapendo bene cosa dire. Nonostante fosse qui, mi avesse baciato e abbracciato, continuavo a sentirmi strano. Cosa diavolo mi stava succedendo? Da quando in qua ero diventato così paranoico? Forse avevo mangiato e bevuto un po' troppo la sera prima coi ragazzi.
-Possiamo fare una passeggiata, invece di correre. Ti va?
-Sì, ok- sorrise lievemente -In realtà è anche meglio, vorrei parlarti di una cosa...
-Odio quando una donna dice così- commentai, e il suo silenzio fu piuttosto preoccupante. Cosa voleva dirmi di così terribile?
-Puoi dirmi tutto, lo sai.- le assicurai, quando imbeccammo il nostro solito percorso.
Quella continuò a non parlare, ma dato che non accennava a volersi fermare non lo feci neanch'io. Le avrei dato tutto il tempo di cui aveva bisogno, non le avevo mai fatto pressioni di alcun genere e non l'avrei fatto neanche adesso.
-Ho letto un giornale, ieri sera...- iniziò, dopo cinque minuti buoni.
-Ok...
-Era un giornale che ho trovato da Cleo, era vecchio... ma mi ha incuriosita il titolo in copertina, così l'ho preso. “Mare di lacrime in seguito al temporale che ieri sera ha distrutto la Jolly Roger”. Ne parlavano perché c'era un carico importante, ma poi ho letto la data e...
Deglutii, per cercare di schiarire la gola che mi si era improvvisamente seccata. Mi voltai a guardarla, ed aveva un'espressione dispiaciuta a dipingerle il volto. Come se le fosse costato molto rivelarmi tutto ciò, per paura di ferirmi. Ma quella ferita era già guarita da tempo, nonostante la cicatrice fosse rimasta... era la sorpresa, ad avermi scombussolato.
-Ho letto l'articolo e... tra le varie cose... insomma, c'era scritto il giorno del funerale.
Deglutii di nuovo, stringendo le labbra.
-Perché non me lo hai detto, quella sera?
-Emma...
-Non ti avrei appesantito ulteriormente coi miei problemi. Forse avremmo evitato tutto il casino che c'è stato all'inizio... il nostro primo appuntamento era alla vigilia di...
Non concluse la frase, ma era chiaro dove volesse andare a parare. Sospirai, maledicendomi mentalmente per non avergliene parlato prima. A dire la verità avevo pensato di farlo, ma erano successe così tante cose che alla fine mi era passato di mente. Non che fosse una scusa adeguata, dato che lei mi aveva ormai raccontato tutto di sé e dei fantasmi del suo passato, mentre io non avevo ancora avuto il coraggio di parlarle di diverse cose. Non perché non l'amassi o non mi fidassi, ma perché non avevo trovato il coraggio di sconvolgerla... Dopo ciò che aveva dovuto passare, non sapevo davvero come dirle che tipo d'uomo fosse stato mio padre... cosa aveva fatto a mia madre e a tutta la nostra famiglia. E per quanto riguarda Milah... non volevo si sentisse un rimpiazzo. Mosse stupide da parte mia, dato che era di Emma che si trattava, non di una ragazzina immatura.
-Perché sei voluto uscire con me invece di... dedicare quel giorno a... ricordarle?
-Cosa?- domandai spiazzato -Io credevo... credevo ti sentissi offesa...
-Offesa?- fu lei quella sorpresa, adesso -Perché dovrei? So che Milah è stata parte fondamentale della tua vita, e probabilmente lo sarà per sempre. È giusto. Non sono offesa, sono... confusa.
Proprio quando ero ormai convinto che non potesse sorprendermi più di quanto avesse fatto finora, ecco che succedeva. Si preoccupava del mio stato psicologico, piuttosto che del suo!
-Hai ragione, tesoro, mi spiace non avertelo detto. Il fatto è che ho scelto quel giorno perché... perché desideravo dargli un nuovo significato. Non più di perdita, ma di... gioia. Di un nuovo inizio... poi ovviamente ho rovinato tutto, quindi non è che ha funzionato più di tanto...- accennai un sorriso, ma lei invece di ricambiare rimase seria a guardarmi negli occhi.
-Swan, tu sei il mio nuovo inizio. Un inizio felice... mi dispiace non averlo capito quel giorno, ma ora lo so e...
-No- mi fermò.
-No?
-No, non posso permettertelo. Non posso permetterti di... di vedermi come la fine del dolore, delle perdite, non sarebbe giusto.
Iniziavo davvero a non capire... che cosa intendeva? Mi limitai a guardarla confuso, sperando si sarebbe spiegata un po' meglio.
-Anche tu sei il mio nuovo inizio, Killian.
-Swan...
-Lasciami finire- mi interruppe, e con la coda dell'occhio la vidi stringere i pugni.
-Lo sei, ma non nel modo in cui io lo sono per te. L'altra sera sono davvero stata male ed è per questo che non sono venuta ma... ho avuto modo di riflettere.
Guardarci negli occhi iniziò a diventare più difficile ogni secondo che passava, e i suoi stavano diventando rossi e lucidi. Iniziai a capire dove stava andando a parare, e mi mancò il respiro.
-Ho il terrore di conoscere tua madre. Voglio dire, tu conosci i miei... ora io avrei dovuto conoscere lei. Abbiamo fatto un viaggio insieme, siamo stati a letto, e... stiamo correndo troppo. E questo mi terrorizza... no, ti prego, devi lasciarmi finire- mi bloccò ancora, quando provai ad aprir bocca per spiegarle che non dovevamo correre per forza, e che quegli incontri per me non erano delle feste di fidanzamento.
-Ho pensato a quello che Regina ha detto a Robin, e mi sono resa conto che per me vale lo stesso. Io sto benissimo con te, te lo giuro, tu non hai fatto nulla di sbagliato... mai. Il problema sono io. Sei il mio nuovo inizio, ma... nel senso che... l'inizio di una nuova fase della mia vita. Una fase migliore, più felice, senza tutti i problemi che hanno caratterizzato il mio passato. Ma non sono pronta a legarmi a te, non sono pronta a fare un passo così grande. Ho 18 anni Killian, spero tu capisca... che ho bisogno di viverla come dovrei. Senza pensare a... a un futuro vero e proprio. Voglio vivere il presente, giorno per giorno, iniziare a costruirmi una carriera... e man mano capire ciò che voglio davvero dalla vita. Tu mi vedi come il tuo futuro, ma io non riesco a vederti come il mio... semplicemente perché io non ci penso ancora, al futuro.
-Emma, con questo vuoi dire...
-Voglio dire che è meglio che la chiudiamo qui. Perché non durerebbe per sempre, ma più passa il tempo e più il distacco sarebbe doloroso. Hai già sofferto tanto, non voglio che succeda ancora. È giusto che trovi una donna che guardando al futuro ti veda accanto a sé, senza se e senza ma. E quella persona non posso essere io. Quindi è inutile andare avanti e fingere che vada bene così, perché per te è tutto più serio di quanto non lo sia per me.
-Emma...
Riuscii solo a sussurrare il suo nome, mentre il mio cuore si spezzava a metà. Avrei voluto piangere, ma un briciolo d'orgoglio ancora rimasto mi impedì di farlo davanti a lei. Mi impedì di urlarle che ormai era troppo tardi, perché la amavo come non avevo mai amato nessuno. Che sarei stato disposto ad aspettarla anche per dieci anni, perché ciò che cercavo io non era una donna e basta. Era lei, lei era la persona che volevo accanto e l'avrei aspettata anche per sempre. Avrei sopportato vederla frequentare altri uomini, ma sarei rimasto in attesa fino a che non avrei ricevuto un “no” definitivo.
-Mi dispiace Killian, lo so che ora mi odi ma vedrai che è meglio così... te lo prometto.
Si tradì, lasciando sfuggire un singhiozzo, ma continuò a guardarmi fermamente per farmi capire che non avevo modo di farle cambiare idea. Aveva preso la sua decisione.
-Ti porterò sempre nel mio cuore, perché per me sei stato... la luce in fondo al tunnel. Mi hai salvata, mi hai riportata alla vita e di questo ti sarò grata fino al mio ultimo respiro. Non lo dimenticherò mai. Ma è proprio per questo che non voglio rischiare di farti soffrire ancora di più... quindi non dire niente. Non tornerò sui miei passi.
Detto questo, si avvicinò lentamente a me e mi strinse forte tra le sue braccia, per poi darmi quello che aveva il sapore di uno straziante bacio d'addio. Nonostante tutto ricambiai, per provare un'ultima volta quella meravigliosa sensazione che mai e poi mai sarei riuscito a dimenticare.
Dopo aver sciolto l'abbraccio mi guardò un'ultima volta, con le lacrime che le rigavano le guance, e si voltò senza aggiungere altro.
Non le gridai “Ti amo” solo perché la amavo troppo per renderle le cose ancora più complicate. Per farla sentire ancora più in colpa.
Mi ero ripromesso di non innamorarmi mai più, quel giorno di cinque anni fa, proprio perché sapevo che non avrei retto un'altra perdita. Invece ero stato uno stupido e avevo deciso di lasciarmi avvolgere nella speranza.
Di una cosa, adesso ero certo. Non avrei mai smesso di amare, perché il mio amore per Emma non si sarebbe spento neanche dopo la morte. Avrebbe fatto parte di me per sempre.
 

***
 

EMMA POV

Non appena varcai la soglia di casa, fu come premere il tasto d'accensione.
Le lacrime che per venti interminabili minuti avevo fatto il possibile per trattenere traboccarono come un fiume violento che aveva accumulato così tanta acqua, da riuscire a distruggere la diga.
Piansi, urlai, presi a pugni il muro sperando che il dolore riuscisse ad attutire quello del mio cuore lacerato. Lasciare Killian era la cosa più difficile che avessi mai fatto, nonostante mi fossi ripetuta milioni di volte le ragioni che mi avevano spinta verso quella decisione.
Sarei potuta morire.
Avrei potuto non dargli mai un figlio.
Questo mi avrebbe portata alla depressione e, anche se lui l'avesse accettato, avrebbe avuto accanto a sé una persona danneggiata irrimediabilmente.
Aveva sofferto già troppo e non potevo assolutamente permettergli che si rovinasse la vita solo perché lo amavo. Tenerlo vicino sarebbe stato egoistico da parte mia.
Inconsciamente me l'aveva confermato quando aveva detto che io ero il suo nuovo inizio, l'inizio di una vita senza più perdite. E questo, era qualcosa che non potevo promettergli.
L'avevo fatto per lui... era giusto così.
Eppure mi sentivo così male, che mi chiesi se fosse possibile morire di dolore.
Urlai ancora. Piansi ancora, e mi sfogai fisicamente fino a che le nocche delle mie mani non iniziarono a sanguinare. E facevano male, così male che avrebbero potuto essere rotte, eppure era nulla in confronto a ciò che avevo dentro.
Poi mi accasciai per terra in un angolo, continuando a piangere, gridare e singhiozzare nella speranza di svegliarmi e rendermi conto che tutto ciò fosse stato solo un incubo.
Neanche mi accorsi quando Regina rientrò in casa, e avevo la vista così annebbiata che riuscii a distinguere la sua sagoma solamente quando la trovai china davanti a me.
-Emma... Emma, che cosa è successo? Stai bene? Parlami...
In risposta riuscii solo a singhiozzare, far uscire le parole in quel momento mi sembrava impossibile.
-L'ho... l'ho... la... lascia... to...- balbettai tra un singhiozzo e l'altro, con la testa che ormai mi scoppiava.
-Cosa?!
-Gli ho... gli ho mentito. Gli ho detto che... che... e così l'ho...
Non riuscii a dire nient'altro, ma lei mi strinse forte a sé lasciando che continuassi a piangere senza chiedermi più nessuna spiegazione.
Avevo sbagliato? Forse avrei dovuto aspettare i risultati?
No. In fondo, a che pro? Se non ora, l'avrei lasciato una settimana dopo perché ero ormai convinta che se anche fosse andato tutto bene, prima o poi sarebbe accaduto qualcos'altro. Questa era la mia vita e, che mi piacesse o no, non avevo il potere di cambiarla.
Forse stavo espiando i peccati di una vita passata, ed ero destinata a soffrire e continuare e perdere la felicità fino al giorno della mia morte.
E in fondo, un po' ero già morta.
In quel momento, quindi, presi una decisione drastica che non potevo più rimandare: non era giusto che rovinassi la vita anche al mio meraviglioso bambino. Al mio piccolo Henry, quello che per primo mi aveva indicato il sentiero verso la luce.
Nessun altro avrebbe più sofferto a causa mia, me ne sarei assicurata personalmente.
Per quanto potesse far male.







 

Angolo dell'autrice;
Ciao! Sono viva, sì ahahahah da domani inizio a recuperare tutto quello che mi sono persa... devo farlo prima dell'altra convention che è tra meno di due settimane ormai! (sì, quest'anno sono diventata povera con tutte queste convention... neanche a dire che guadagno tanto. magari! xD) Ho visto che ci sono un po' di capitoli di un paio di fanfic... prometto che mi sentirete presto nelle recensioni lol
La convention è stata fantastica, Colin un amore! Ma anche Rose, Jamie, Elliot, Sam e Rachel! Tutti ospiti fantastici, sono contenta di aver potuto incontrare tutti! Allora, siccome stavo un po' dietro, le mie foto non sono un granché... quindi per ora ve ne posto giusto un paio ^^"
Per quanto riguarda il capitolo... se ancora ricordate quello precedente, lol, c'è stato un salto di due giorni. Emma ha fatto la sua visita, poi ha lavorato con Cleo... e infine si è decisa a incontrare Killian. Per lasciarlo. Ha fatto una sciocchezza, lo so, ma al momento lei pensa sia la cosa migliore per lui... non vuole trascinarlo nel baratro insieme a lei, nonostante non sappia ancora effettivamente se sia malata o meno. Tuttavia ha capito che ci sarà sempre qualcosa, e il modo migliore per proteggerlo è... allontanarlo finché ancora è in tempo. Non sa, però, che è ormai troppo tardi... perché lui la ama, anche se non gliel'ha detto. Se gliel'avesse gridato, sarebbe cambiato qualcosa? Forse... o forse no. Ma in quel momento era troppo shockato e distrutto per riuscire a fare qualcosa.
Vi mancava la mia cattiveria, ammettetelo u.u però mancano circa una decina di capitoli alla fine e... chissà. Si vedrà.
Poi c'è stato un pezzetto di passato di Killian... piccolo, ma penso significativo per capire meglio come si sente adesso.
Intanto non odiatemi troppo.

Ecco un paio di foto... magari riesco a sistemarne altre e ve le posto col prossimo :) 
http://i.imgur.com/I8Is6sr.jpg
http://i.imgur.com/mY5t9rO.jpg
http://i.imgur.com/GZX6OZF.jpg

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Capitolo 34
*** Decisions ***


Decisions






EMMA POV

-Regina... sei sicura che stia bene? Cosa è successo?
-Io... mi spiace, dev'essere lei a parlarvene...
L'ultima cosa che volevo era mettere in difficoltà Regina, ma proprio non riuscivo a parlare. Da quando il giorno precedente ero tornata a casa, non avevo fatto che piangere e dormire. E poi di nuovo piangere. Avevo mangiato una mela, ma dopo aver vomitato perfino quella ci avevo rinunciato ed ero tornata a letto. E una volta sveglia, avevo pianto ancora. Avevo perso il conto di quante volte si fosse ripetuto quel ciclo, sapevo soltanto di sentirmi malissimo e di non avere neanche la forza di aprir bocca. Avevo anche ricevuto un messaggio di Killian, nel quale mi chiedeva se avessi voglia di parlare, ma non gli avevo risposto. Se l'avessi rivisto mi sarei gettata tra le sue braccia e non sarei più riuscita a mantenere i miei propositi.
Ad ogni modo i miei genitori dovevano sapere, quindi ero riuscita a mandargli un sms chiedendogli di venire insieme ad Henry. Avevo scelto il momento perfetto per fargli trascorrere un po' di tempo coi nonni, ma mi mancava... e dovevo assicurarmi che avesse un futuro, con o senza di me.
Il problema era che da quando erano entrati non ero nemmeno riuscita a dire “ciao”, e ovviamente le mie occhiaie e gli occhi rossi erano state le prime cose che avevano notato.
-Hai litigato con Killian? Ti ha fatto del male?
Scossi la testa. Nonostante tutto, non riuscivo a credere che mio padre pensasse ancora che Killian avrebbe potuto farmi qualcosa. Io avevo fatto male a lui, piuttosto.
-Emma... tesoro, vuoi una camomilla? Adesso vado a prepararla, poi parliamo...- propose mia madre, lasciando che Regina portasse Henry nell'altra stanza dato che al momento stava dormendo.
Scossi ancora la testa. Se avessi ingerito qualcosa che fosse diverso dall'acqua, avrei vomitato ancora una volta.
-Allora cosa...
-Potrei avere il cancro- sputai d'un fiato, senza avere il coraggio di alzare lo sguardo.
E d'improvviso, smisi di essere l'unica incapace di parlare. Nella stanza piombò un silenzio di tomba, squarciato solo da un verso acuto di mia madre. Se fosse esistito un modo delicato per dirlo, l'avrei usato, dato che era incinta ed era meglio evitarle lo stress.
-Che cosa stai dicendo, Emma?- fu mio padre il primo a parlare, inginocchiandosi di fronte a me e prendendomi le mani, costringendomi a guardarlo negli occhi. Inevitabilmente, mi si riempirono nuovamente di lacrime.
-L'altro giorno ho ricevuto un messaggio da Ashley. La tua collega...- borbottai, rivolta a mia madre -Mi chiedeva di passare in ospedale, io credevo fosse per ritirare i risultati delle analisi post incidente e basta. Invece... mi ha detto che aveva notato qualcosa di strano che... che potrebbe essere un cancro all'utero.
-No...- singhiozzò mia madre, raggiungendomi sul divano -Ci dev'essere un errore.
-Non lo so. Ho fatto ieri mattina le analisi...
-E allora...
-Ma allora cosa!- esclamai, voltandomi a guardarla -Quante probabilità ci sono che si sia trattato di un errore? Eh? Non credo mi avrebbe parlato di cancro se non fosse stata abbastanza certa si trattasse di quello, tu più di tutti dovresti saperlo!
Gridarle contro non mi fece star meglio neanche un po', ma non riuscii proprio a trattenermi. Come poteva essere così ingenua? Ero nata malata, non era poi così difficile immaginare che avrei potuto ammalarmi di nuovo, probabilmente il mio fisico non era forte come mi avevano assicurato anche meno di un anno fa, durante quella che avrebbe dovuto essere la mia ultima visita.
-Cosa ti ha detto?
-Ha detto che se è un tumore, quasi sicuramente è ancora al primo o massimo secondo stadio, ma...
-Emma, primo o secondo stadio si può curare!
-Cosa non ti è chiaro di quel “quasi sicuramente”?! E se fosse più avanzato? E se anche fosse ai primi stadi, ho letto cosa cosa comportano i vari trattamenti. Non avrei più la possibilità di avere figli. Lo sai anche tu. E tutto il resto... io... non credo di potercela fare, non voglio, è per questo che l'ho lasciato...- singhiozzai, per scoppiare infine in un ennesimo pianto. Per quanto volessi negarlo, temevo anche per me stessa: avevo il terrore di non riuscire a sopportare l'idea di non poter avere un bambino, prima o poi, e di andare in menopausa già a 18 anni! Come ci sarei arrivata ai 50, ammesso che fossi sopravvissuta?
-L'hai lasciato? Killian?
-Ho dovuto farlo. Non posso permettere che soffra ancora, non per colpa mia... merita più di quanto io potrò mai dargli. Io lo amo, mamma... non posso fargli questo...
A quel punto anche lei si lasciò andare completamente alle lacrime, e ci stringemmo forte a vicenda nel tentativo di farci forza. Dopo poco, mio padre si unì a quel grande abbraccio e mi baciò i capelli, sussurrando che tutto sarebbe andato bene.
-E ti ha davvero lasciata andare?
-Ho dovuto mentirgli, era l'unico modo per convincerlo...- sussurrai, per poi sciogliere l'abbraccio e prendere entrambi per mano.
-E così deve rimanere. Lui non sa niente, promettetemi che non gli direte nulla...
-Ma tesoro...
-No- insistetti, tentando di mantenere la voce ferma -Me lo dovete promettere.
Si scambiarono un'occhiata incerta, poi annuirono entrambi. Era giusto così. Era meglio così per tutti, anche per me in fin dei conti. Sarei stata molto peggio se gli avessi rovinato la vita.
Chiaramente c'era la piccola eventualità che stessi bene, ma ormai sarebbe stato troppo tardi per tornare sui miei passi... ad ogni modo, non ero adatta a lui neanche psicologicamente. Ero debole.
-Mi spiace davvero, Emma. Avevo imparato ad apprezzarlo, ho capito che tiene molto a te. Io penso che se gli dessi la possibilità di...
-No, papà. Sono stata chiara, mi pare. C'è un'altra cosa di cui vorrei parlarvi- aggiunsi poi, rivolgendomi automaticamente vero le scale che portavano al piano superiore: -Henry.
-Henry?
-Stasera rimarrà qui ma... vorrei stia da voi, per i prossimi giorni... finché non avrò ricevuto i risultati delle analisi. Non sono psicologicamente e fisicamente capace di essere una buona madre, in questo momento...
-Oh ma certo tesoro, lo terremo volentieri. Capiamo che hai bisogno di tempo... ma perché non vieni a casa anche tu? Lo sai che io e tuo padre ti sosterremo come abbiamo sempre fatto.
-Grazie, ma no. Starò bene, c'è Regina qui... e ho bisogno di passare un po' di tempo da sola.
Mia madre annuì, anche se non riuscì a nascondere un gran dolore nello sguardo. Forse soffriva perfino più di me, ma sapevo come sarebbero andate le cose. Uno dei due avrebbe preso dei giorni di ferie per prendersi cura di me, non mi avrebbero fatto mancare niente e mi avrebbero supportata fino allo stremo. E non era ciò che volevo, questa volta. Non ero più una bambina, ed era giusto che me la cavassi da sola... non ero ancora così malata da non poter muovere un dito. Inoltre speravo di distrarmi un po' lavorando con Cleo, sempre che non avesse deciso di mandarmi via quando le avessi spiegato la mia situazione. Di mentirle non se ne parlava neanche, era troppo brava a leggere le persone e avrebbe capito in una frazione di secondo che c'era qualcosa che non andava. Già il giorno precedente aveva intuito qualcosa, ne ero convinta. E ovviamente, se fossi stata malata, avrei dovuto dire addio anche a Scotland Yard.
-Verrai a trovarci tutti i giorni, vero?
-Cercherò di venire sempre a pranzo. Non ho intenzione di abbandonare Henry...- gli assicurai. Mi ero già allontanata da Killian, non ero pronta a fare lo stesso anche con mio figlio e per il momento non era necessario che lo facessi. Gli avrei chiesto di adottarlo ufficialmente se e quando fosse arrivato il momento...
-Prendimi per stupida, ingenua, ma... io sono ancora convinta che andrà tutto bene, piccola mia. Vedrai che non sei malata, e allora potrai andare da Killian e spiegargli tutto... Si arrabbierà, perché è ovvio, ma ti perdonerà. Fin dal primo momento che vi ho visti insieme, ho letto nei suoi occhi un grandissimo affetto per te.
-Il lieto fine esiste solo nelle favole- conclusi, sperando capissero che non volevo sentire altro. Forse mia madre non era un'ingenua, ma era una sognatrice... al contrario di me. Io, invece, sapevo bene che ormai la frittata era fatta e non c'era verso di cambiare le cose. Qualunque cosa fosse successa avrei dovuto convivere con la mia decisione.
Dato che non dissero più nulla, mi alzai per andare a prendere dei biscotti e portarli a tavola, insieme ad un paio di tazze e il bollitore con l'acqua calda già pronta.
-Tè verde o ai frutti di bosco?
-Verde- dissero all'unisono, il che per qualche motivo creò un clima un po' imbarazzante. Tuttavia non aggiunsi altro e dopo aver riempito le tazze di acqua calda vi infilai le bustine del tè.
-Non ti chiuderai in te stessa tesoro, non è vero? Ci cercherai se hai bisogno di sfogarti... o semplicemente parlare...- fece mio padre, dopo una lunga pausa. Nel frattempo rientrò anche la mia amica, che annunciò di aver sistemato Henry a letto.
-Grazie Regina. Sì, vi cercherò...- aggiunsi poi, rivolta ai miei. Non ero sicura che l'avrei fatto, perché probabilmente non ne avrei avuto le forze, ma al momento mi sembrò la cosa giusta da fare. Non volevo preoccuparli ulteriormente.
Quando il cellulare si illuminò per una notifica e sullo schermo apparve a tradimento la foto che ritraeva me e Killian davanti al Colosseo, mi salì di nuovo il magone.
Dovevo iniziare a metter via tutto ciò che mi faceva pensare a lui, forse sarebbe stato meno doloroso.

 

***


KILLIAN POV

Quando mia madre bussò alla porta per annunciarmi che il pranzo era pronto, capii che non avrei potuto evitare tutti a lungo. Quando ero rientrato in casa mi ero limitato a dire “Tra me ed Emma è finita, voglio stare solo quindi nessuno provi a venirmi a disturbare”, e mi ero chiuso in camera.
Avevo trascorso lì tutto il giorno, tutta la notte e tutta la mattina, uscendo soltanto per andare in bagno. Sembrava che Liam e la mamma avessero deciso di rispettare i miei tempi, così non mi avevano infastidito. Era solo passata la sera prima a chiedermi se volessi cenare, ma quando avevo detto di non avere fame non avevo insistito.
Un po' avevo pianto, ma neanche troppo... non era il pianto il mio modo di sfogare il dolore. Forse sarebbe stato meglio, avrebbe allentato il magone alla gola che continuava ad accompagnarmi, ma non ci ero riuscito. Ero stato steso a letto, a occhi chiusi a rivivere decine di volte tutti i più bei momenti con la mia Emma, fino a quell'ultimo, maledetto istante in cui si era voltata.
Perché diavolo non le ero corso dietro? Me l'ero chiesto più volte, ma infine avevo anche realizzato che non sarebbe servito a nulla. Non solo lei non era come le altre, ma aveva anche messo in chiaro il motivo per cui aveva preso quella decisione. Avrei potuto mentirle, certo, dirle che per me andava bene mantenere una relazione occasionale, finché fosse durata, ma non sarebbe stato giusto nei suoi confronti. Il pensiero che non ci fosse davvero nulla da fare per riaverla con me mi logorava a tal punto che percepivo dolore fisico. Al petto, alla testa... ogni fibra del mio corpo doleva. E c'era una pesante pietra tra petto e stomaco che mi lasciava solo lo spazio per respirare.
Tuttavia, non potevo comportarmi così con mia madre, dato che era venuta apposta per me e Liam, quindi mi tirai su e mi costrinsi ad andare ad aprire la porta.
-Tesoro...- sussurrò, quasi sorpresa di avermi davvero davanti.
-Adesso scendo. Non prometto di riuscire a mangiare, però.
-Ti va di parlarne? Liam è al lavoro con Elsa... siamo solo io e te.
-Non lo so. Forse. Adesso voglio provare a mangiare perché ho la nausea, mi sento male e... prenderò qualcosa di forte per la testa, voglio prevenire un'altra emicrania.
La donna annuì, così ci dirigemmo in silenzio verso la cucina, dove aleggiava un buon odore di zuppa speziata. Fui contento che avesse preparato qualcosa di liquido, almeno ingoiare non sarebbe stato troppo complicato. Dovevo soltanto riuscire a capire come diavolo avrei fatto ad andare a lavoro, quella sera... quella precedente Robin mi aveva assicurato che se la sarebbero cavata senza di me, ma non potevo chiederglielo di nuovo. Anche lui, dopotutto, era stato lasciato... e nonostante ciò lo facesse star male, non si era preso un mese di ferie.
Quindi mi sedetti a tavola in silenzio e permisi a mia madre di servirmi; con un cenno del capo le proposi di darle una mano, ma quando rifiutò non ebbi le forze per controbattere.
-Vuoi del prosciutto? O formaggio... qualcos'altro?
-No, grazie. Va bene così.
-D'accordo. Birra immagino di sì- accennò alle due lattine che aveva già messo sul tavolo, ed io cercai di sorridere lievemente. Sì, birra sì. E sarebbe stato solo l'inizio, dato che la sera contavo di ubriacarmi, una volta finito il turno. Emma non aveva neanche risposto all'unico messaggio che le avevo inviato, nella speranza che potessimo provare a parlarne. Non riuscivo a credere che per lei fosse così facile allontanarsi da me. Dopo tutti i discorsi che avevamo fatto, avevo creduto che anche lei provasse gli stessi miei sentimenti, lo stesso desiderio di condividere la vita.
-Avevi ragione.- borbottai, dopo aver ingoiato quasi a forza un cucchiaio di zuppa alle cipolle; -Quando hai detto che avrei dovuto stare attento, avevi ragione. Mi ha lasciato perché non è pronta a qualcosa di serio, al contrario di me...
-Mi dispiace, Killian... Vorrei tanto non aver avuto ragione.
-E sai qual è la cosa buffa? Non ci riesco proprio, ad odiarla! Mi ha illuso, in un certo senso, e dovrei avercela con lei... ma non ce la faccio! Perché in fondo non ha nessuna colpa, nonostante tutto ha 18 anni ed era ovvio che non potesse sapere cosa vuole dalla vita. E io sono stato cieco... ho voluto convincermi che le sue esperienze l'avessero resa diversa. E in effetti lo è. Era così convinta quando mi ha spiegato perché era meglio così... non ha fatto scenate con pianti e singhiozzi... nulla. È stata adulta. Quindi in effetti non posso neanche consolarmi dandole dell'immatura.
Quando ebbi finito di parlare, la donna allungò le mani per prendervi la mia, e fui costretto a guardarla negli occhi. Erano lucidi. Per colpa mia.
-Le hai detto ciò che provi per lei? Ciò che provi davvero?
-No.
-Immaginavo. Avresti dovuto, forse. Se le avessi detto cosa provi... avresti potuto farle capire che lei prova lo stesso per te. Come hai detto tu, ti ha lasciato perché non sa ancora cosa vuole dalla vita, ma a volte ci vuole una spinta...
-Lo so, lo so. Ma credimi, io conosco Emma e... sarebbe stato solo peggio. Mi avrebbe lasciato ugualmente, con la differenza che si sarebbe sentita ancora più in colpa. Io la amo davvero troppo per farle del male, e devo ammettere che non ho insistito perché in fondo non ha tutti i torti. Ha 18 anni, ha il pieno diritto di vivere la sua vita, fare esperienze, crescere... finora l'ha sempre bloccata qualcosa, e non ho intenzione di essere un ostacolo anch'io.
-Lo sai che qualsiasi ragazza o donna sarebbe fortunata ad averti al suo fianco, non è vero?- domandò, asciugando una lacrima che le era scivolata lungo la guancia. -Ho commesso tanti errori in vita mia, ma ho anche fatto due capolavori. Tu e Liam siete due ragazzi meravigliosi, siete cresciuti come uomini veri anche senza un genitore a farvi da guida. Sono così fiera...
A quel punto trattenere le lacrime divenne piuttosto complicato, e per nasconderle mi alzai da tavola per poter abbracciare mia madre, quella meravigliosa donna che aveva fatto per me più di quanto riuscisse a rendersi conto. Aveva commesso errori come qualunque essere umano, ma non mi sentivo più di incolparla del dolore che l'aveva indebolita per anni. Mio padre era stato in grado di lacerarla dentro, e lei aveva comunque fatto del suo meglio perché io e Liam soffrissimo il meno possibile. Poi, quando se n'era andato, si era tirata su per recuperare gli anni persi ed essere la meravigliosa madre che in fondo era sempre stata. Odiavo che ancora si incolpasse.
-Lo sai che non sono di molte parole, mamma, quindi non te lo disco spesso ma... sappi che ti voglio davvero bene. E anch'io sono fiero di avere una madre come te.
-Oh tesoro, così mi fai piangere però...- sussurrò, e quando tirò su col naso mi lasciai scappare una piccola risata e la strinsi ancora una volta.
Poi tornai a tavola, per cercare di finire la zuppa prima che si raffreddasse. Mangiammo in silenzio, un pochino più leggeri rispetto a qualche minuto prima, ma sapevo che sarebbe stato solo temporaneo per me. Poche ore, al massimo, e sarei tornato a soffrire come un cane, perché per quanto potesse sembrare stupido e infantile, era difficile accettare di aver perso la donna perfetta. E lo era, maledizione, perfino il modo delicato in cui mi aveva lasciato, facendo in modo che non potessi sentirmi colpevole neanche un po' della sua decisione.
-Una cosa puoi farla- ruppe il silenzio mia madre, dopo quelli che furono almeno 15 minuti; -Probabilmente hai ragione, con una ragazza così fragile non puoi insistere, potrebbe sentirsi sotto pressione o spaventarsi. Però puoi mandarle un messaggio. Potrebbe averti lasciato per i motivi che ti ha detto, oppure per altri... credimi, una donna non sempre dice ciò che pensa, in certi casi. E voi maschietti non potete farci niente comunque, se siamo decise. Però puoi farle sapere che tu sei qui per lei, che la aspetterai se dovesse tornare sui suoi passi e che non la abbandonerai. Falle capire ci sei. Tutto qui. Forse non ti dirà niente, ma credimi... è qualcosa che qualsiasi donna o ragazza non può che apprezzare.
-Sai una cosa?- feci, dopo essermi preso un attimo di pausa per pensarci -Farò così. Finito di mangiare faccio un salto a casa sua.

 

***


REGINA POV

-Hai preso una botta in testa, Swan. Tu in discoteca. Da quando in qua?
-Non rompere! Ci andiamo solo per il concerto e poi ci beviamo qualcosa!- tagliò corto, infilando un paio di tacchi a spillo che avevo pensato non avrebbe indossato mai più. Non sembrava la solita Emma, e nonostante fosse comprensibile era anche piuttosto shockante. Aveva addosso un mio vestito nero molto corto, un trucco più pesante del solito e almeno un litro di profumo. Era quasi impossibile riconoscerla.
Quando aveva scoperto di essere probabilmente malata aveva avuto un crollo emotivo terribile, mi si era stretto il cuore vederla piangere in quello stato. Ancora più straziante era stato il suo sfogo dopo che aveva lasciato Killian, cosa di cui non riuscivo a capacitarmi. Aveva sicuramente oltre il 90% di possibilità di sopravvivenza, perché diavolo doveva vedere il bicchiere mezzo vuoto? Se davvero avesse avuto il cancro, l'unico effetto collaterale sarebbe stata la probabile perdita della fertilità, ma per quanto potesse essere brutto trovavo non fosse la fine del mondo. Se proprio avesse voluto altri figli, avrebbe potuto ricorrere all'utero in affitto o all'adozione... ovviamente le avevo ricordato di queste alternative, ma non ne aveva voluto sapere. Quasi mi dispiaceva aver risposto al messaggio di Jones, in cui mi chiedeva come stava Emma, con un “Scusa, non credo sia giusto che lo chieda a me”. Erano passate quasi due settimane da quando avevo chiuso la mia relazione con Robin e mi mancava ancora come il primo giorno, quindi non riuscivo neanche ad immaginare quale inferno stesse passando lei, dato che al contrario di me il suo rapporto con l'uomo era davvero ciò che desiderava. E come darle torto, dopotutto? Lui l'aveva aiutata a liberarsi del peso che portava sulle spalle da oltre due anni, le aveva fatto riacquistare fiducia in sé stessa... e anche se all'inizio non ero stata del tutto certa che fosse la persona più adatta a lei, era riuscito a farmi cambiare idea.
Tuttavia, per quanto desiderassi aiutarla, non potevo far nulla. Era la mia migliore amica e non potevo tradire così la sua fiducia, andando a raccontare la verità al suo ex ragazzo. Aveva preso una decisione e dovevo rispettarla, come lei aveva rispettato la mia di lasciare Robin.
Peccato che un atroce dubbio continuava ad assalirmi: avevo davvero fatto la cosa giusta? Nonostante continuassi a rispondermi di sì, continuavo a ripensare ai nostri più bei momenti insieme. E no, non il sesso... ma gli abbracci, le confidenze scambiate sul divano, stretti l'uno all'altra a condividere una coperta e guardare la tv. Era proprio ciò che mi aveva spaventata, era troppo reale, ma allo stesso tempo così bello... piacevole... Dio, quanto mi mancava. E non potevo neanche parlarne ad Emma e chiederle consiglio, perché non si trovava nelle condizioni psicologiche di affrontare un discorso del genere.
-Beh, io sono pronta, ora vado. Non aspettarmi sveglia.
-Non lo farò. Ma sappi che non vengo con te solo perché mi fido di Neal come tuo accompagnatore.
-Tranquilla- sorrise -Una sera possiamo uscire a far baldoria io e te. È meglio che mi goda la vita finché posso, e a quanto ho capito è questo il modo migliore!
-Certo, se lo dici tu...- borbottai, assecondandola soltanto perché non avevo voglia di litigare. Aveva ragione, per un buon 80% dei giovani andare in discoteca a bere e ballare era il modo perfetto per godersi la vita... anch'io avevo passato la mia fase, tra i 17 e i 19 anni, nonostante non ne andassi molto fiera. Ma lei era Emma Swan, ed ero convinta che non le sarebbe piaciuto quel genere di vita. E il miglior modo per capirlo era sperimentarlo sulla sua pelle, quindi in fin dei conti era una buona idea: l'importante era che Neal la riportasse a casa sana e salva, ma con lui avevo già parlato. Nonostante i loro trascorsi, non si poteva dire che non fosse un ragazzo affidabile.
-Avanti Regina, togli quel muso lungo. Per una dannata sera voglio riuscire a non pensare...
-D'accordo- sospirai -E lo so. Spero ti aiuti a schiarirti le idee, poi...
-Già...- sospirò anche lei, e proprio quando aprì la bocca per chiedermi qualcos'altro, il citofono suonò. Maledetto Neal, aveva un tempismo tremendo.
-Eccolo. E tranquilla, non mi metterò nei guai!- esclamò tornando al suo poco credibile tono confidente, per poi correre ad aprire al suo accompagnatore.
Solo che non andò come previsto.
Neal era lì, in giacca di pelle e anch'egli pronto per la serata... ma non era solo.
-Robin...






 

Angolo dell'autrice;
Ciao! Lo so, un altro capitolo di angst... ma non poteva sistemarsi tutto subito, no? E in fondo c'è un barlume di speranza... Killian ha parlato con sua madre, e ha capito che qualcosina può provare a fare, pur senza risultare oprrimente.
Emma invece ha voluto dire la verità ai genitori, ovviamente increduli e distrutti come lei. Hanno passato 10 anni a vederla star male, senza avere la certezza che sarebbe guarita... e ora potrebbe di nuovo essere malata. Però, soprattutto Mary Margaret, non vuole ad abbandonare la speranza... vuole credere che alla fine tutto si sistemerà, anche se adesso sua figlia vede solo nero. Cosa pensavate di Henry? Che l'avrebbe affidato a Ryan? u.u So che di sciocchezze ne ha fatte, ma di sicuro per suo figlio vuole il meglio... quindi lo farà adottare ai suoi genitori se scoprisse di non avere speranze.
E intanto, continua a collezionare cazzate... Non che andare in discoteca con un amico sia strano, ma non è di certo da lei. Sta mettendo una maschera e sta provando esperienze per la prima volta, sperando di potersi sentire "normale", almeno per un po'... Finirà per fare qualcosa con Neal? Lo vedremo.
Intanto, gli sviluppi arrivano per Regina... con Robin che è andato a trovarla.
Nel prossimo capitolo ci saranno varie svolte e un piccolo salto temporale...
Ok, vado a leggere i nuovi capitoli che avete pubblicato e domani recensisco, data l'ora xD
Il prossimo aggiornamento potrebbe arrivare giovedì o quando torno dalla prossima convention, quindi dopo il week-end. Non ci sarà Colin, ma sono comunque contenta degli ospiti... per chi non sapesse, ci sono Lana, Rebecca, Sean, Robert, Emilie, Michael Raymond James e poi gli attori che fanno Malefica, Gideon, Peter Pan e Granny! (degli ultimi ho scritto direttamente il nome dei personaggi perché magari qualcuno non sa i nomi, essendo minori lol)
A presto e non odiatemi troppo! Potrei farmi perdonare xD Un abbraccio :*

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Capitolo 35
*** Fight for your destiny ***


Fight for your destiny



 

REGINA POV

-Robin, cosa ci fai tu qui...
-Sono venuto a portarti questi.- accennò un sorriso, porgendomi un meraviglioso mazzo di rose bianche e rosse -E a parlare.
Meravigliata e confusa, afferrai i fiori freschissimi che mi inondarono le narici del loro intenso profumo ma non riuscii a spiccicare parola. Sentivo che se avessi anche solo provato ad aprir bocca, sarei scoppiata in lacrime. Volevo gettarmi al suo collo e baciarlo, mi era mancato così tanto... non l'avevo più visto da quando l'avevo lasciato, non avevo neanche osato avvicinarmi al suo bar.
-Vabbé, noi... noi andiamo. Vi lasciamo... soli.
La voce di Neal mi riscosse, e mi costrinsi a spostare lo sguardo su lui ed Emma. Sembrava che neanche il ragazzo riuscisse a credere ai propri occhi, vedendola conciata in quel modo. Non che stesse male, ma chiunque la conoscesse bene avrebbe potuto pensare che un alieno si fosse impossessato del suo corpo.
-Prenditi cura di lei, Neal. Mi raccomando. Riportala a casa sana e salva.
-Sta' tranquilla, Regina. Mi assicurerò che torni tutta intera- promise, lanciandomi uno sguardo d'intesa. Era chiaro che fosse preoccupato anche lui, quindi potei star certa che non l'avrebbe persa di vista. Speravo inoltre l'avrebbe spinta a confidarsi, spiegandogli il motivo di un invito tanto insolito... Neal aveva sicuramente commesso degli errori, ma era sempre stato un buon amico e sapevo l'avrebbe consigliata nel migliore dei modi. Come già avevamo fatto io e i suoi genitori: doveva davvero parlare con Killian e spiegargli il problema. Non poteva comportarsi in questo modo ancora per molto e, se fosse stata davvero malata, sarebbe stato ancora peggio. Quando il giorno prima aveva annunciato che sarebbe stata da Cleo avevo sperato che almeno la donna riuscisse a farla ragionare, invece niente. Era testarda proprio come quando l'avevo conosciuta. In questo momento, comunque, non potei fare altro che salutare i due e lasciare che si chiudessero la porta dietro, lasciando soli me e Robin.
Era davvero difficile sostenere quello sguardo, coi penetranti occhi di un colore che mischiava l'azzurro, il verde e il grigio. Mi fecero ricordare perché non li avessi cercati neanche una volta: non avrei saputo resistergli.
-Beh... se vuoi parlare... accomodati sul divano. O dove vuoi. Io... io vado a mettere i fiori nell'acqua e ti preparo un tè.
-Grazie Regina, ma non ti devi disturbare, non voglio nulla...
-Non è un disturbo- insistetti e senza aggiungere altro andai a chiudermi in cucina, dove finalmente mi concessi un piccolo crollo. Lasciai il mazzo sul tavolo e mi presi la testa tra le mani, in preda alla disperazione: cosa diavolo avrei fatto? E soprattutto, cosa dovevo fare? Non potevo tornare sui miei passi, ora che il lavoro stava andando bene; non potevo permettermi distrazioni. Eppure mi mancava così tanto, maledizione... ogni giorno era stato vuoto, nonostante avessi avuto la mia amica a sostenermi. Avevo cercato di negarlo, convincendomi che quando mi fosse passata, tutto sarebbe tornato alla normalità... eppure non ero riuscita a disegnare neanche la bozza di un abito nuovo. Le idee mancavano, ma per qualche ragione mancava soprattutto la passione che mi aveva sempre caratterizzata in tutto ciò che facevo. Da giovane, nell'equitazione. Poi nella moda. Ma anche nelle cose più semplici, come nella preparazione di una torta di mele.
Fu troppo tardi quando mi accorsi di aver iniziato a piangere, e ancora di più quando sentii la porta aprirsi. Non riuscii a dire nulla e lasciai che l'uomo mi afferrasse per le spalle, per poi girarmi gentilmente verso di sé e abbracciarmi, senza dire niente.
E fu in quel momento che, insieme alle lacrime che iniziarono a sgorgare come un fiume in piena, la gioia, il dolore, la tristezza e tutte le emozioni del mondo mi colpirono allo stomaco con una forza inaudita. Piansi più forte, stringendomi a quell'uomo che ormai, inevitabilmente, era parte di me. Troppo tardi mi ero accorta che, a differenza degli altri con cui ero stata, aveva acquisito un potere più forte sul mio animo che sul corpo. Avevo provato ad allontanarlo, ma ero stata una stupida a credere che strappando una parte del mio cuore, quella sarebbe ricresciuta.
-Regina...
-Possiamo non parlare?- singhiozzai -Non voglio parlare, voglio solo che tu rimanga qui con me.
-Ma certo. Certo che non me ne vado, non sono venuto qui per andarmene. Anche se pensavo sarebbe stato molto più complicato... avevo preparato un discorso lungo, con termini difficili che piacciono a te... mi sono perfino esercitato a ripeterlo!
Allora scoppiai a ridere tra le lacrime e lui mi seguì a ruota, stringendomi ancora più forte. Quindi fui io a prendere l'iniziativa, e senza sciogliere quella stretta mi alzai sulle punte per fiondarmi finalmente sulle sue labbra: mi erano mancate come ossigeno. Fui colpita ancora una volta da un turbine di emozioni, così prepotentemente che prima di rendermene conto mi ritrovai a terra, stesa su di lui.
E ridemmo ancora, ancora più forte, fino a che non mi resi conto che forse era il caso di assicurarmi che stesse bene.
-Ti ho fatto male?- domandai, cercando di tornare seria -Scusami, non pensavo di...
-Tranquilla, Regina! Adoro quando ti lasci andare... se per riaverti devo finire in ospedale, beh, lo faccio più che volentieri!
-Idiota!- alzai gli occhi al cielo divertita, prima di alzarmi e porgergli una mano per aiutarlo a tirarsi su.
Andavo contro ogni logica, contro tutte le mie convinzioni, contro tutto ciò che avevo costruito... eppure ero felice, felice come una bambina. Era una felicità genuina e leggera che avevo dimenticato si potesse provare.
-Promettimi solo che ci andremo piano.- lo supplicai, prendendogli le mani -Ti prometto che ci lavorerò su, perché tu sei stato sempre meraviglioso con me e io... beh, sono stata pessima. Ma ho problemi ad impegnarmi, sono fatta così... mi serve tempo. E non posso essere una donna di casa, per quanto io ti ami, amo anche il mio lavoro, quindi io...
Che stessi tirando fuori quel lato di me che avevo chiuso a chiave per anni, era ormai chiaro... ma non avevo programmato di farlo fino a quel punto, tanto che non seppi dire chi dei due fosse più scioccato. Fantastico. Ci eravamo frequentati per due mesi, poi lo lasciavo, e non appena tornava da me andavo a dirgli che lo amavo. Cosa che fu piuttosto sconvolgente, perché solo quando avevo pronunciato quelle parole avevo capito quanto fossero vere.
-Robin... io, volevo dire...
-Ti amo anch'io Regina.
-Cosa?
-Ti amo. E ti conosco, credo tu mi abbia sottovalutato... io so che tipo di donna sei, so che non sei tra quelle che dedicano tutte le proprie energie ad una relazione. Sei una donna intraprendente, indipendente, con tante passioni, aspirazioni... E io non ho di intenzione di sbarrarti la strada, a dire la verità non ho nessuna pretesa. È di questa donna che mi sono innamorato e ti assicuro che tutto ciò che voglio è vederti felice.
-Dicevi di volere una famiglia...
-Dimentica ciò che ho detto! Era tanto per dire! Io voglio te. Te e basta. Nessun progetto per il futuro, solo il presente, e ciò che verrà... lo accoglierò con piacere.
Il mio viso si rigò di nuovo di lacrime, ma stavolta di commozione. Mai nessuno mi aveva rivolto parole del genere, nessuno mi aveva mai fatta sentire tanto importante, unica... e libera di essere me stessa. Libera, con lui accanto.
-Non so cosa ho fatto per meritarti, Robin Hood, ma ti amo.- trovai il coraggio di dire, finalmente, guardandolo negli occhi. I suoi si accesero per illuminare un largo sorriso, e ci baciammo con così tanta passione che entrambi sapevamo che la mattina successiva ci saremmo svegliati insieme.

 

***


10 giorni più tardi...

KILLIAN POV

Avevo dimenticato quanto lunghe potessero essere due settimane. Da quando Emma era uscita dalla mia vita, un giorno era diventato lungo un anno.
Mi ero impegnato, avevo seguito il consiglio di mia madre e per tre giorni consecutivi avevo provato ad andarla a trovare, nella speranza di poter scambiare due parole. Ma puntualmente, lei non era mai a casa, oppure Regina la copriva. Ad ogni modo, non voleva vedermi. Al terzo “Mi dispiace, le dirò che sei passato” avevo capito di essere un ospite indesiderato... così avevo lasciato perdere, per non peggiorare ulteriormente la situazione. Non volevo che mi vedesse come uno stalker, ma era così dannatamente difficile starle lontano...
Avevo ripreso a correre, la mattina presto. Nella speranza che un giorno sarebbe comparsa, con la sua solita tuta nera, i lunghi capelli biondi legati in una coda e quel sorriso più luminoso del sole. Invece, dopo dieci giorni in cui mi ero alzato all'alba, ancora nulla.
Forse po' mi incolpavo di com'erano andate le cose. Quel giorno avevo lasciato che si voltasse e andasse via, senza correrle dietro. Non sapevo dire se parlarle avrebbe potuto servire a qualcosa, ma non avevo neanche la certezza che sarebbe stato inutile. Avevo sbagliato a non pretendere di dire la mia, e forse adesso ne stavo pagando le conseguenze.
Un po' invidiavo Robin, che era tornato insieme a Regina. Ovviamente ero contento per lui perché meritava tutta la felicità del mondo, ma era impossibile non invidiare il suo buon umore. Aveva riconquistato la donna che amava, mentre io non avevo neanche avuto occasione di dire alla mia quanto l'amassi. Quanto significasse per me.
Grazie a lui, tuttavia, avevo scoperto che Emma aveva mantenuto la parola e stava godendo della sua gioventù... o almeno ci stava provando. La sera in cui era andato a sistemare le cose con Regina l'aveva vista, vestita e truccata a puntino per uscire con Neal in discoteca o chissà dove. Da come l'aveva descritta, era una Emma completamente diversa da quella che conoscevo io: neanche riuscivo ad immaginarla. E sì, mi faceva rabbia che un altro uomo stesse al suo fianco... ma da una parte ero sollevato. Geloso marcio, ma sollevato. Neal era un bravo ragazzo e sapevo l'avrebbe tenuta fuori dai guai, in quella nuova quanto strana fase della sua vita. Così, una sera mi ero recato al suo locale e gli avevo chiesto di prendersi cura di lei... semplicemente di assicurarsi che stesse bene. Non mi aveva risposto, ma andava bene così.
Mi era dispiaciuto non riuscire a godermi come avrei voluto le giornate con la mamma, e non ero riuscito a distrarmi neanche quando insieme a Liam ed Elsa l'avevamo portata in gita a Canterbury. Avevo ardentemente sperato che cambiare aria avrebbe potuto allentare, almeno temporaneamente, il nodo che dalla gola si protraeva fino allo stomaco. E invece no. Emma mi mancava da morire, ed era come se tutta la mia gioia fosse stata risucchiata via. Fatalità, ciò mi fece pensare ai dissennatori, di Harry Potter... proprio al terzo film, proprio dove io e lei avevamo interrotto le nostre serate cinema. Nonostante fosse assente, continuava a essere più presente che mai e iniziavo a credere che non avrebbe mai lasciato né il mio cuore, né la mia testa.
Avrebbe potuto sembrare sciocco visto dall'esterno, ma nessuno avrebbe potuto capire come mi sentissi... perché la nostra storia era durata troppo poco. E nessuno sapeva quanto quelle poche settimane fossero state intense, tanto da convincermi che Emma fosse l'unica donna della mia vita. In quei due mesi ci eravamo messi a nudo letteralmente e metaforicamente, avevamo confessato l'un l'altro tutto ciò che non avevamo mai avuto il coraggio di esternare con altre persone. Era stato così facile... naturale. E mi ero convinto che non sarebbe mai finita, mi ero convinto che fossimo anime gemelle, fatte per stare insieme.
Vedere fatta a pezzi quella certezza, era ciò che aveva reso interminabili quelle ultime due settimane. Solo quella mattina era arrivata una svolta, un messaggio da parte di David. Non avevo perso tempo a chiedergli come avesse fatto ad avere il mio numero, troppo curioso di sapere cosa volesse. Gliel'avevo domandato, ma non aveva voluto dirmi nulla... aveva solo insistito perché ci vedessimo quella sera, alla fine del mio turno. Per questo motivo tirai un grande sospiro di sollievo quando gli ultimi clienti lasciarono il locale: era stato impossibile concentrarsi, tanto che avevo sbagliato ben tre ordinazioni.
-Spero proprio che il tuo appuntamento galante con David vada bene- mi prese in giro Robin, battendomi una pacca sulla spalla -Così domani sera ti deciderai a prenderti la serata libera. Sono quasi due settimane che non riposi!
-Non me ne faccio nulla del riposo.
-Certo... vabbé, ora vado. È arrivato il padre della tua ragazza.
-Ex- precisai amaramente, per poi salutare il mio amico e rivolgere l'attenzione a David. Fece un cenno a Robin prima di chiudersi la porta dietro, poi mi raggiunse per stringermi la mano. Ricambiai, cercando di capire se fosse venuto per rimproverarmi di qualcosa, qualunque cosa fosse, o per altri motivi. Non ne avevo davvero la minima idea.
-Ciao Jones, sarebbe un problema chiederti di versare qualcosa di forte per entrambi? Ne avremo bisogno.
-Devo avere paura?
-Paura no ma... è una cosa... delicata, possiamo dire.
-Ho un rum abbastanza forte, iniziamo con quello.
-Vada per il rum- annuì, per poi prendere posto al tavolo più vicino al bancone. Mentre riempivo i bicchieri mi consolai, al pensiero che se fosse successo qualcosa di brutto ad Emma sarebbe stato indubbiamente molto meno tranquillo. Tuttavia non riuscivo a immaginare un altro motivo per cui potesse volermi vedere: nonostante avessimo chiarito le nostre divergenze, non eravamo certo amiconi. Era ovvio che c'entrasse Emma, in qualche modo, e io dovevo mantenere i nervi saldi per non afferrarlo al collo e chiedergli cosa stesse succedendo.
Quindi, portai i bicchieri a tavola e bevvi subito un generoso sorso del mio, sperando riuscisse a calmarmi un po' come solo il rum sapeva fare.
-Allora, come te la passi?
-Alla grande, non si vede?- feci ironico, ma quando invece di sorridere rimase serio mi pentii di aver risposto in quel modo. Non eravamo ancora a quel punto.
-Avrei fatto meglio a chiederlo alle tue occhiaie...
-Già. Senti...
-Non hai iniziato a ubriacarti e fare a pugni, vero?
-No, certo che no!- esclamai sorpreso e leggermente indignato, prima di cambiare espressione. No, non ero diventato né un violento né un ubriacone, perché nonostante tutto volevo ancora essere la versione migliore di me. Certo, una serata a bere fino a vomitare me l'ero concessa.
-E' successo solo una volta- rettificai, decidendo che la verità fosse la strada migliore -Cioé, non ho preso a pugni nessuno ma...
-Non ti biasimo- mi interruppe -Quando eravamo ragazzi Mary Margaret mi lasciò per un periodo, e quella sera stessa andai ad ubriacarmi coi miei amici... le pene d'amore esistono da sempre.
Lo guardai, sforzandomi il più possibile per non mettermi a ridere. Non che non apprezzassi la solidarietà, ma non riuscivo ad immaginare un tipo come lui che perdeva il controllo. Aveva l'aria così pacata, nonostante fossi certo che per sua figlia sarebbe anche arrivato ad uccidere.
-David- dissi quindi -Non voglio metterti fretta, sul serio. Ma sono... curioso. Voglio dire, un tuo messaggio era l'ultima cosa che mi aspettavo, e...
-Tu ami Emma?- mi interruppe, facendomi andare di traverso il rum. Dovetti tossire più volte prima di riuscire a riprendermi e guardarlo negli occhi. Non batté ciglio.
-Jones, sei innamorato di mia figlia?- ripeté.
-Sì.
Fu strano confessarlo prima al padre che alla figlia, ma sentii che in quel momento fosse la cosa giusta da fare. Volevo che si fidasse di me, qualunque fosse il motivo per il quale aveva voluto vedermi... e se mi aveva posto quella domanda, doveva essere importante per lui.
In più, per me non era assolutamente un problema ammettere di essere innamorato di Emma, nonostante tutto. La amavo più di ogni altra cosa al mondo e non avevo ragione di mentire.
-Bene. È quello che immaginavo, e speravo. Sinceramente, non saresti stato la prima scelta per mia figlia, se dipendesse da me...
-Lo so e non ti biasimo.
-Però- continuò, senza neanche ascoltarmi -Non posso negare di aver visto che effetto hai avuto su di lei. È diventata molto più aperta, più allegra, più sicura di sé. È tornata a vivere davvero, e di questo non potrò mai ringraziarti abbastanza, Jones.
Se il suo intento era quello di mettermi in imbarazzo, ci riuscì. Non sapevo cosa dirgli, soprattutto perché non ero certo di essere io la ragione per cui Emma fosse cresciuta. Forse le avevo dato una piccola spinta, ma quando l'avevo conosciuta avevo subito visto un gran potenziale dentro di lei. Se era diventata la donna che era, era soprattutto merito suo.
-Ha bisogno di te.- aggiunse a bruciapelo, guardandomi negli occhi.
Cosa? Non lo dissi ad alta voce, ma l'uomo riuscì a cogliere ugualmente la mia perplessità.
-Da quando ti ha lasciato è... un'altra persona. Non è più lei. Vuoi sapere cosa fa la sera? Va per i locali a bere.
-Con Neal...
-Che cosa? Neal? No, macché, con Neal sarà uscita un paio di volte... a quanto pare non l'ha trovato abbastanza divertente. Non so molto, se non che spesso la accompagna Regina per tenerla d'occhio... poi... io non lo so. So solo che da allora teniamo noi Henry, lei viene ogni giorno all'ora di pranzo per stare un po' con lui e... ha sempre due occhiaie che fanno paura. Dice di stare bene, che ha solo bisogno di tempo, ma...
Ero senza parole. Cosa poteva averla spinta a diventare così? Possibile che mi avesse lasciato per provare a condurre una vita di quel tipo senza alcuna ragione? Iniziai a capire che dovesse esserci qualcosa sotto, qualcosa che non mi aveva detto, e speravo David avrebbe sputato il rospo.
-Ora, Emma mi ucciderebbe se sapesse che sono venuto da te, ma... non sarei un buon padre se non facessi ciò che è meglio per la mia bambina.
-David, cosa...
-Emma potrebbe essere malata.
-Che cosa?
-Il motivo per cui ti ha lasciato è che potrebbe avere un cancro all'utero.
Fui quasi certo di essere sbiancato come un lenzuolo, perché quella era l'ultima cosa che mi sarei aspettato di sentire. Malata? Cancro? Era un incubo?
Automaticamente la mia mano corse al bicchiere, e svuotai quello che ne rimaneva tutto d'un fiato. Non bastò, ovviamente.
-Te l'ho detto che serve qualcosa di forte- fece cupo, imitandomi e andando lui stesso a recuperare la bottiglia che avevo lasciato sul bancone.
-Quanto è grave?
-Non sta morendo- disse,come leggendomi nel pensiero -Voglio dire, se anche fosse malata non sarebbe così grave perché è impossibile che sia oltre il secondo stadio...
Eppure nessuno dei due sembrò molto rincuorato da ciò, perché entrambi sapevamo cosa aveva dovuto sopportare Emma per tutta la sua infanzia. Se fosse davvero stata malata, anche se ad uno stadio iniziale, Dio solo sapeva quale inferno avrebbe dovuto percorrere ancora una volta. Era così ingiusto, maledizione! Perché la vita l'aveva presa di mira così crudelmente?! Era una ragazza meravigliosa, non meritava tutto questo dolore... se solo ci fosse stato un modo, mi sarei preso io il suo fardello.
Solo nel momento in cui il bicchiere mi si spezzò in mano, mi resi conto di stare stringendo con troppa forza. Nonostante potessi percepire i vetri che mi tagliavano la pelle, non sentii dolore e mi limitai a tirarli via e metterli da parte, mentre David mi guardava senza osare fiatare.
-Scusa...- borbottai, sperando di non essere preso per pazzo.
-Non hai di che scusarti. Non l'ho presa molto meglio di te, Jones. È mia figlia, e solo l'idea che possa essere di nuovo costretta a trascorrere mesi in ospedale, tra cure ed interventi, io...
-Già. E mi ha lasciato perché non vuole che la veda soffrire? Perché non vuole che mi distrugga la vita per starle appresso e cose del genere, suppongo?
-Già. E perché probabilmente non potrà avere figli, e dice che tu ci tieni...
-Che cosa?!- esclamai, dando un pugno sul tavolo. Stavo facendo uscire il lato peggiore di me e me ne rendevo conto ma, maledizione, davvero pensava che l'avrei amata meno se non avesse potuto darmi un figlio? E dopo tutto quello che avevamo condiviso, pensava davvero che mi sarebbe pesato supportarla in una nuova buia fase della sua vita?
-Beh, dice che ne avete parlato così... per caso, e...
-David, credimi se ti dico che a me non importa. Assolutamente. Io amo da morire tua figlia e l'unica cosa che desidero è che lei sia felice e stia bene. Sarei felice e onorato di avere accanto una donna come lei, insieme a Henry ovviamente. Tutto il resto viene dopo...
-Bene. Sono contento di essermi sbagliato su di te, Jones, e ancora di più per aver infranto la promessa che ho fatto ad Emma. Ci ha chiesto di non farne parola con nessuno, ma io non ce la faccio a vederla così... sei l'unico che può aiutarla in questo momento.
Aveva gli occhi lucidi, e dal pizzicore che sentivo ero certo di non essere da meno. In un certo senso eravamo i due uomini di Emma, anche se lei aveva preferito allontanare me per delle nobili, quanto assurde, ragioni. Mi uccideva pensare che un tremendo male come il cancro forse la stava consumando, ma avrei trovato il modo per convincerla a lasciare che le stessi a fianco. Avrebbe superato anche questa, e io non avrei lasciato che affrontasse il percorso da sola. Avrei fatto il possibile per alleviarlo, per farglielo pesare meno, fin quasi a dimenticarlo.
-Posso contare su di te, quindi...
-Certo.- dissi subito -Non c'è neanche da chiederlo.
-Lo sai che non sarà facile, Emma è testarda...
-Lo so, ma non importa. Farò anche l'impossibile, lo giuro.
L'uomo annuì, dandomi una pacca sulla spalla. Era un momento doloroso per me come per tutta la sua famiglia, ma ero convinto che se avessimo fatto fronte comune per aiutarla, tutto sarebbe stato un po' più semplice. Avremmo riavuto la nostra Emma, a qualunque costo.
-Un'altra cosa, Killian. Ha detto che è stanca di lottare. E che... se fosse malata...- non servì che concludesse la frase, capii ugualmente cosa intendesse dire. E chiaramente non le avrei permesso di arrendersi, per nessuna ragione al mondo.
-Mary Margaret aveva ragione- aggiunse, dopo che ebbi annuito -Sei davvero ciò che di meglio potesse capitare alla mia bambina. Ti ringrazio.
-Se sono il meglio per lei non so dirlo...- borbottai, con le orecchie che andavano a fuoco -Ma ci sto provando. Emma vale la pena... e ringrazio te per esserti fidato di me, non ti deluderò.
-Lo so. Senti, ora... non è che hai della vodka? Forte? Credo che uno shot ce lo meritiamo...

 


EMMA POV

Varcata la soglia di casa mi buttai direttamente sul divano, mi sentivo uno straccio. Forse le nottate passate fuori avevano influito, ma il mio ultimo incarico mi aveva distrutta.
Quando avevo annunciato a Cleo che dai risultati dei miei esami non era uscito fuori proprio niente, se non delle cellule anomale che non erano riusciti ad identificare, la donna aveva deciso di tenermi occupata fino alla visita successiva. Avevo dovuto semplicemente scattare foto, ma dato che si trattava di seguire il fidanzato della figlia di un amico stretto del presidente, avevo dovuto impegnarmi al massimo. Non era stato facile seguire tutti i suoi spostamenti, il giovane sapeva il fatto suo, ma proprio questo mi aveva fatto capire che ci fosse qualcosa che non andava. Poi mi erano bastate altre due giornate – e serate – per scoprire il “piccolo” segreto del ragazzo. Avevo cambiato quattro auto a noleggio in totale perché non si accorgesse di me, ma alla fine l'avevo beccato in flagrante: aveva un'altra ragazza ed un figlio. I due abitavano in un malfamato quartiere nel Bronx, dove lui li aveva raggiunti con delle grosse buste della spesa. Il mio dispiacere per la strana famigliola era durato poco, però, dato che grazie allo stetoscopio che mi aveva procurato Cleo era stato facile ascoltare i loro discorsi attraverso la parete. “Tranquilla tesoro, presto sarò solo vostro. Appena riuscirò a procurarmi i soldi necessari per sostenere la nostra famiglia la lascerò. Lo sai che la ragazzina ricca è la miglior soluzione ai nostri problemi”. Quel discorso mi aveva fatto ribollire di rabbia, e per un attimo avevo ripensato a quanta fortuna avessi avuto nel trovare un uomo leale ed onorevole come Killian. Quando una lacrima aveva rigato il mio viso, però, mi ero costretta a scacciare quel pensiero e mettermi all'opera per ottenere tutte le prove necessarie. Cleo era stata soddisfatta sia delle foto che dell'audio, ma non aveva potuto fare a meno di notare che avessi un aspetto orribile. Se non altro aveva deciso di rispettare le mie scelte senza dispensare consigli o ostacolarmi: mi aveva solamente suggerito di evitare i locali per una sera, e scolarmi un bel bicchiere di aspirina invece che di birra. A malincuore avevo deciso di darle retta: anche se l'alcol era l'unica cosa che mi aiutava a dimenticare i miei problemi abbastanza a lungo da riuscire a dormire la notte, sentivo che anche un sorso di birra mi avrebbe fatto vomitare. La febbre a 39 era solo la ciliegina sulla torta di quel periodo di merda.
Sapevo bene che tutti mi giudicavano e che Regina uscisse con me soltanto per tenermi d'occhio, ma loro non potevano capire. Non potevano sapere cosa significasse perdere tutto proprio nel momento in cui finalmente l'avevo trovato. Che volessero credermi o no, comportarmi da ragazzina immatura, una volta tanto, mi aiutava. Perché raramente una comune ragazza della mia età aveva problemi seri, ed ogni volta che mi ritrovavo al bar a flirtare con un ragazzo, era così che mi sentivo. Comune. Normale. Perfino irresponsabile. Quando mi chiedevano di me, raccontavo di essere una studentessa d'arte con la passione per la musica ed il cinema. Nella storia che avevo creato, condividevo l'appartamento con altre studentesse e ci divertivamo ad organizzare pigiama party che si concludevano con noi che finivamo per fare sesso, pur essendo tutte e quattro interessate agli uomini. Questi discorsi eccitavano i ragazzi, ed io mi divertivo a scherzare col fuoco fino a che le loro intenzioni non si facevano ovvie, e allora li respingevo. O almeno era ciò che avevo fatto finora.
Due giorni prima mi ero iscritta a Tinder dove avevo conosciuto Tom, proprio poche ore dopo aver scoperto di aver bisogno di un'altra stramaledetta visita per sapere cosa diavolo c'era che non andava in me. Stranamente era stato piacevole e chiacchierare con lui mi aveva tirato su di morale. Per questo, quando mi aveva chiesto di incontrarci, gli avevo risposto di sì senza esitare. Sarebbe stato un appuntamento al buio dato che entrambi avevamo come avatar delle caricature di noi create con un'applicazione. Sembrava che il sesso rappresentasse per tanti la cura ad ogni male: volevo sperimentarlo. Solo sesso, con un ragazzo simpatico e, speravo, carino. Senza coinvolgere sentimenti di alcun genere.
Sapevo che prima o poi sarebbe arrivato il momento di smetterla, ma almeno per un altro giorno volevo concedermi di essere una semplice, immatura e sciocca ragazzina che ancora non aveva idea di cosa fare con la propria vita.
Cosa avevo da perderci, in fondo?








 
Angolo dell'autrice;
Ciao! Ebbene sì, sono tornata dalla mia ultima convention di quest'anno e la depressione si fa sentire :( è stata bellissima anche questa, ma col cast che c'era non avevo dubbi! Più povera che mai, mi inizio a preparare per quella dell'anno prossimo, dato che sicuramente ci sarà xD
Comunque, avevo il capitolo solo da sistemare, quindi ce l'ho fatta. Alla fine, la prima a fare la scelta giusta è stata Regina... ha avuto quel piccolo crollo, il quale le ha fatto capire che fosse ora di smetterla di negarsi ciò che la rende felice... e Robin è stato tenero e comprensivo con lei.
Killian, invece, ha saputo tutto finalmente. Alla fine non aveva incontrato Emma con Neal ma aveva saputo... e pur essendoci rimasto malissimo, in qualche modo ha continuato ad aspettarla... e la svolta è arrivata col messaggio di David, che ha deciso di rompere la promessa per il bene di sua figlia. Ovviamente Killian è rimasto sconvolto e turbato... ma è pronto a lottare per lei, e adesso difficilmente si arrenderà. Anche se la ragazza sicuramente non rende le cose facili... ora che ha deciso di "sperimentare" qualcosa di nuovo, con un completo sconosciuto trovato online. Nel prossimo capitolo ci saranno parecchie svolte! 
Un abbraccio e grazie come sempre a chi recensice e legge questa storia che, pian piano, sta giungendo alla fine. (dovrebbero mancare 8 capitoli, epilogo compreso).
A presto! :* (domani finisco di leggere le storie arretrate che ho!)

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Capitolo 36
*** I'm coming for you ***


I'm coming for you




KILLIAN POV

Inutile dire che per tutta la notte non ero riuscito a chiudere occhio, nonostante io e David ci fossimo andati giù pesantemente con l'alcol. Assimilare la notizia che avevo ricevuto risultava estremamente difficile, nonostante avessi capito che non correva pericolo di vita. Ma un tumore rimaneva comunque qualcosa di traumatico, e un eventuale trattamento non sarebbe stato piacevole. Dio, perché proprio lei? Non riuscivo davvero a capacitarmene, era così maledettamente ingiusto... volevo ardentemente aggrapparmi alla speranza che alla fine sarebbe andato tutto bene. Come aveva detto David, dal primo esame non avevano ricevuto risultati chiari, quindi ne avrebbe avuto un altro domani. Se volevo starle accanto dovevo agire in fretta, ma anche solo riuscire a trovarla sarebbe stata un'impresa. Innanzitutto dovevo sperare che fosse a casa e, in quel caso, riuscire a convincere Regina a dirmi la verità e farmi entrare. Non sapevo bene cosa dirle, ci avevo riflettuto tutta la notte, ma ero giunto alla conclusione che le parole giuste sarebbero uscite quando me la fossi trovata davanti. Volevo sapesse che desideravo starle accanto, qualunque cosa fosse successa. Avrei sofferto con lei? Forse, ma sarebbe stato più semplice affrontarlo insieme... ci saremmo aggrappati l'uno all'altra, ed io sarei stato la sua roccia. E soprattutto, doveva capire che era il caso di smettere di fare la stupida e allontanare le persone per non farle star male... almeno per quanto riguardava me. Quando avevamo parlato di bambini ero stato serio, ma si era trattato solo di un discorso casuale... pensava davvero che l'avrei amata meno se non avesse potuto darmi un figlio? Che sarei rimasto triste per tutta la vita, solo perché non avremmo avuto un bambino?
Non era poi così importante, non ero uno di quelli che vedevano la famiglia tradizionale come realizzazione dei propri obiettivi. E poi, c'era Henry. Era ancora così piccolo e sarebbe stato bellissimo poterlo crescere insieme... mi sarebbe piaciuto davvero tanto che mi vedesse come un padre, prima o poi.
-Killian, già in piedi? Ieri mi sono addormentata prima che tornassi...
-Oh. Buongiorno mamma...- borbottai, voltandomi per vederla entrare in cucina. Non mi ero accorto che fossero già le 8 passate, a quanto pare perdermi nei pensieri aveva fatto volare il tempo.
-Vuoi un caffè?
-Sì, grazie. Com'è andata ieri?
Deglutii. Dovevo dirglielo? Dopotutto era una cosa molto privata, Emma non aveva detto niente neanche a me... ma ora che ci pensavo, probabilmente ero l'unico a non saperlo. I suoi, ovviamente, ne erano a conoscenza, e sicuramente anche Regina. Ero quasi certo che perfino Neal sapesse, dato che quando ero stato da lui si era comportato in maniera piuttosto strana, invece di dirmi che in realtà non stesse frequentando la mia ragazza.
-Bene. Male. Voglio dire... bene, con David, ma... Emma. Potrebbe essere malata.
-Come?
-Cancro all'utero- borbottai cupo, odiavo pronunciare quelle parole; -Non è certo. Ma... è il motivo per cui mi ha lasciato. Perché temeva di far soffrire me. Capisci?! E io, come un cretino ho creduto alle sue scuse... se solo le avessi parlato subito, forse non sarebbe andata così! Forse mi avrebbe detto la verità e... maledizione!- gridai, stringendo i pugni per non rischiare di colpire il tavolo o il muro. Rompermi una mano non sarebbe stato d'aiuto a nessuno.
Mia madre non disse nulla e mi abbracciò, stringendomi tanto forte da farmi sentire quasi un bambino. Tuttavia decisi di mantenere un minimo di contegno ed evitare di scoppiare in lacrime. Invece di piangere, mi sarei rimboccato le maniche e avrei fatto tutto il necessario per risolvere la questione e tornare al suo fianco, per supportarla in questo momento difficile.
-Ti dispiace se dopo colazione provo ad andare da Regina? Magari è lì...
-Certo che non mi dispiace. Quel che mi dispiace è aver pensato male di quella povera ragazza... credevo semplicemente fosse troppo giovane e immatura e... e invece voleva proteggerti. Nel modo sbagliato, certo, ma sono l'ultima persona al mondo a poter giudicare...- fece amaramente.
Se a lei dispiaceva, io mi vergognavo. Come avevo potuto credere ad una bugia tanto stupida? Certo, avrebbe avuto senso se si fosse trattato di qualsiasi altra ragazza della sua età... ma io conoscevo Emma, e sembravo averlo dimenticato. Se solo avessi lasciato libero il mio istinto, avrei capito subito che qualcosa non andava... dopotutto anche lei mi aveva confessato di volere un futuro con me. Se fossi stato più sveglio, avrei realizzato subito che non si poteva dimenticare qualcosa del genere a cuor leggero.
-Già. Ora che ci penso mi sento così stupido...
-Guarda il lato positivo, non è troppo tardi. Finisci il caffè e vai, sono certa che ce la farai Killian. Quando ti metti in testa qualcosa non ti arrendi mai, soprattutto quando ci sono di mezzo le persone che ami.


-Senti, mi dispiace... ma Emma non c'è.
Sbuffai infastidito. Chissà come mai mi aspettavo quella risposta? E Regina era una ragazza troppo intelligente, come poteva pensare che sarei stato così stupido da crederle ancora una volta?
-Risparmiatela e fammi entrare.
-Cosa vuoi fare? Rimanere qui fino a che non torna? Non ho idea di quando sarà a casa, è a lavoro.
-Davvero, Regina? Pensi davvero che non abbia capito che mi sta evitando?
-No- sospirò, incrociando le braccia al petto -Ma tu, pensi davvero che continuerebbe a non farsi sentire se ti volesse vedere? Per favore, vai a casa.
Nel suo sguardo lessi una nota d'incertezza, e decisi di puntare su quella nonostante fosse subdolo. Era chiaro come il sole che anche lei stesse male per la sua amica, e probabilmente riteneva sbagliato il suo modo di reagire... nonostante avesse fatto lo stesso, tempo prima. Anche se per un motivo diverso. Però era fedele alla sua amica pur non essendo d'accordo con lei, e dovevo dargliene atto.
-So tutto.- dissi con voce ferma, guardandola dritto negli occhi.
-Cosa?
-Ieri sera suo padre è venuto a parlarmi. So tutto, Regina, so perché mi ha lasciato.
Quella si morse un labbro indugiando un attimo, poi si fece da parte per lasciarmi finalmente passare. Un po' mi stupii per la facilità con cui sembrava l'avessi convinta.
-Non ti ho mentito, comunque. Emma è davvero a lavoro, adesso. Vuoi una tazza di tè?
-No, grazie. Tutto ciò che voglio è un modo per parlare con Emma... sono veramente esausto. Ti prego, lo so che vuoi essere una buona amica, ma...
Sembrava non sapesse cosa dire, e quasi mi dispiacque averla messa in difficoltà. Ma che altro potevo fare? Setacciare Londra alla ricerca della mia ragazza era fuori questione, ovviamente, dato che non avevo la benché minima idea di dove diavolo potesse essersi cacciata. Avevo già provato i soliti posti nei giorni precedenti, ma sembrava non stesse neanche andando in palestra, nonostante si fosse iscritta. Senza l'aiuto della sua migliore amica non ce l'avrei mai fatta probabilmente. Anche piazzarmi lì sarebbe stato inutile, se mi avesse visto sarebbe corsa via immediatamente.
-Non so dov'è adesso, ma posso farti sapere dove andrà stasera.- disse infine, guardandomi negli occhi seria -Mi odierà, ma credo che... stia oltrepassando il limite.
Aggrottai semplicemente le sopracciglia: cosa voleva dire?
-Stasera si vede con un tipo conosciuto su Tinder.
-Che cosa?!
-Non urlare! O mi farai pentire di avertelo detto!
-Scusa- borbottai cercando di ricompormi, ma non fu facile. Quando pensavo che frequentasse Neal ero rimasto un po' sorpreso, perché non era da lei... ma in fondo era suo amico da secoli. Il fatto che avesse intenzione di uscire con uno sconosciuto, però, era tutta un'altra faccenda! Poteva essere pericoloso, dannazione, possibile che non ci avesse pensato?
-Non guardarmi così! Non la lascerei andare senza assicurarmi che non si metta nei pasticci...
-Quindi?
-Quindi... facciamo così. Ora non posso aiutarti, perché non so nulla di come si sono organizzati. Prima che esca, però, posso farmi dire dove andrà... Lo sa che sono “paranoica”, o almeno è quel che dice, quindi non sospetterà nulla. Ti farei venire quando torna, ma finiremmo tutti per litigare, e non mi sembra davvero il caso...
-No, hai ragione... va bene.
-Bene. E vedi di farla ragionare. Difficilmente mi perdonerà per essere in combutta con te... quindi fa' che ne valga la pena, ti prego. Tutti rivogliamo la nostra Emma.
-Farò anche l'impossibile, Regina. Giuro.

 

***


EMMA POV

Sorseggiai tranquilla il mio mojito, ormai vuoto a metà. Ero arrivata allo Zoo Bar in anticipo di oltre mezz'ora per riuscire a calmare i nervi con qualcosa di più o meno forte, ne avevo bisogno. Era la prima volta che uscivo con qualcuno, consapevole che ciò a cui avremmo parato sarebbe stato del sesso disinteressato. E non avevo la minima intenzione di sembrare una povera ragazzina spaventata, perché desideravo concludere nella speranza che quell'esperienza mi avrebbe fatta sentire meglio, in qualche modo.
Tom aveva proposto il Ruby Blue, ma avevo dovuto convincerlo a cambiare dato che non avevo alcuna voglia di farmi giudicare e controllare da Neal, se fosse stato di turno. Tuttavia Regina era contenta che avessi scelto qualcosa di abbastanza vicino, così avrei potuto chiamarlo se avessi avuto bisogno di aiuto. Non avevo obiettato soltanto perché una parte di me era sollevata, e in più apprezzavo che la mia amica si preoccupasse per me. Tuttavia ero convinta che dopo un bel mojito, e magari un altro paio di drink in compagnia del ragazzo, tutto sarebbe andato per il meglio. Non c'era nulla di male in ciò che stavo facendo. Attorno a me c'erano tante altre ragazze vestite in miniabiti aderenti, che scrutavano l'ambiente alla ricerca di una preda. Era una cosa normale. Sarebbe stata normale anche per me. Io, mi sarei sentita normale.
Il fatto che il ragazzo mi avesse chiesto di vederci in un luogo pubblico mi rassicurava, non poteva avere brutte intenzioni... anche se tutto ciò che sapevo di lui era l'età. Mi aveva detto di avere 21 anni e di frequentare la facoltà di giurisprudenza all'università. Gli piaceva giocare a calcio, con i videogiochi, amava i Queen e Agatha Christie. Una persona con queste passioni non poteva essere poi tanto male. Il diritto e il calcio mi interessavano poco, ma i videogiochi, i Queen e i gialli rientravano sicuramente tra le cose che apprezzavo di più. Ci saremmo divertiti un po', avremmo chiacchierato e forse ci sarebbe scappato un bacio, prima che ci dirigessimo verso il suo appartamento per concludere la serata. O almeno il piano era questo. Ero stata chiara circa le mie intenzioni, forse era l'unica cosa su cui ero stata sincera... quindi speravo davvero lo fosse stato anche lui, e che non si sarebbe presentato un romanticone con la voglia di portarmi a passeggiare.
Dato che le 9 si avvicinavano iniziai a guardarmi intorno, nella speranza di riuscire a riconoscerlo. Mi aveva soltanto detto che avrebbe indossato una t-shirt dei Queen nera, ma con tutta la confusione risultava un po' complicato riuscire ad indugiare per più di mezzo secondo sulle magliette della gente. Ad ogni modo era probabile che lui avrebbe riconosciuto me, dato che gli avevo descritto dettagliatamente come mi sarei vestita.
-Emma.
Proprio dopo aver mandato giù l'ultimo sorso di mojito mi sentii toccare la spalla. Il sorriso mi si spense immediatamente quando, invece di Tom, mi ritrovai davanti il volto di Ryan. Non riuscii né a muovermi né a parlare per la sorpresa, così non fui in grado di dirgli di andarsene prima che si accomodasse sulla sedia di fronte a me.
-Ho un appuntamento.- borbottai soltanto, guardandolo mentre mi squadrava tranquillo.
-Con Tom. Sono io Tom.
-Che... cosa?
-Non arrabbiarti, neanche tu sei stata tanto sincera! 20 anni, studentessa di letteratura eccetera...
Fui contenta di constatare che il groppo che avevo in gola si era già sciolto, probabilmente merito dell'alcohol che stava già cominciando a dare i suoi frutti.
-Sono affari miei. Come facevi a sapere chi ero?
-Non è stato così difficile... tra i suggerimenti su Facebook mi è apparso il tuo profilo falso e da lì...
-Dovevo immaginarlo. Sei uno stalker. Di cosa mi sorprendo?
-Avanti, Em... anche se non mi chiamo Tom, tutto il resto è vero.
-Vai all'università?
Annuì con un largo sorriso, al che rimasi piuttosto sorpresa. Me lo ricordavo come un patito di sport, e quando entrambi eravamo più giovani mi aveva detto che non avrebbe frequentato l'università, bensì un centro sportivo dove si sarebbe allenato per entrare in una squadra importante.
-Sì, lo so... diciamo che... dopo che sono uscito, i miei hanno voluto che facessi qualcosa di... buono, con la mia vita. Costruttivo.
Né risposi né annuii, invece scoppiai a ridere. Mi veniva difficile credere che sarebbe riuscito a superare anche solo un esame all'università, figurarsi prendere una laurea in giurisprudenza.
-Vediamo se stai studiando. Quanti anni di galera daresti a un neo diciottenne ubriaco che stupra la sua ragazza minore di 16 anni?- lo provocai, e lui inclinò la testa un un sorriso amaro.
-Mi dispiace, Emma. So che probabilmente non mi perdonerai mai, solo... senti, qui non posso farti niente. No? Ci sono tante persone. Mi concederesti almeno un'oretta per... parlare?
Lo guardai negli occhi intensamente, per cercare di decidere lucidamente cosa fosse giusto. Non avevo molta voglia di parlare con lui, dato che avevo ormai deciso che per me la questione fosse chiusa. Ma era davvero così? Una parte di me era ancora la ragazzina spaventata e traumatizzata che aveva perso la sua innocenza e la sua infanzia a causa di quella violenza. Altrimenti, perché quando l'avevo visto un brivido aveva percorso tutto il mio corpo?
-Ok.
-Davvero?
-Sì. Ma rimarremo qui, scordati che io venga a casa tua per fare sesso... quelle erano le mie intenzioni con Tom.
-Lo so- si affrettò a dire -Non ho creduto il contrario neanche per un secondo. Ma a parte questo... Emma, io sono Tom. Mi chiamo Ryan ma quando abbiamo chiacchierato... ero io, non stavo fingendo. Te lo giuro. E abbiamo chiacchierato bene, no? Ti sei trovata bene, o non mi avresti chiesto di uscire...
A malincuore, quello non riuscii a negarlo. Avevo chattato anche con un altro paio di ragazzi, ma avevo abbandonato la conversazione quasi subito. Certo, ero in cerca di avventure, ma non avevo apprezzato quello che mi aveva mandato la sua foto nudo, chiedendone una anche a me. Tom, o meglio Ryan, era stato carino e rispettoso... simpatico.
Poi ricordai il motivo per cui mi ero messa con Ryan, anni prima. Certo, era l'affascinante capitano della squadra di football... ma prima che rovinasse tutto, ci eravamo divertiti insieme. Non aveva mai spiccato per intelligenza, ma gli piaceva la musica e sapeva come farmi divertire. Non era mai piaciuto ai miei, ma non era mai stato una brutta persona... forse anche per questo mi ero fidata ed ero rimasta a dormire con lui. Mai avrei potuto immaginare che avrebbe potuto fare una cosa del genere.
-Offrimi da bere. Un cuba libre.- dissi infine, rilassandomi nella sedia. In fondo perché no? Sarebbe stata solo quella sera e poi avrei messo in chiaro che non avrei voluto rivederlo mai più... ma chiacchierare cercando di non vederlo solo come un mostro, non mi avrebbe uccisa.
Il ragazzo si affrettò quindi ad ordinare due cuba libre e un po' di patatine fritte, poi tornò a rivolgersi a me con un gran sorriso.
-Grazie. È davvero più di ciò che merito...
-Già. Ma ormai sono qui, non ho voglia di andare a casa e quindi... dove studi?
-Al King's College. I miei vogliono che faccia le cose per bene. E lasciami rispondere alla tua domanda di prima... mi sarei dato 10 anni, credo. Io ero maggiorenne, tu avevi ancora 15 anni... Il mio avvocato è stato bravo a trovare le attenuanti. Mi dispiace.
Annuii, e per la prima volta da quando tutto era successo, mi sembrò sincero. Gli si leggeva in volto il disgusto per sé stesso, tanto che iniziai a chiedermi se non fossi stata troppo dura. Non riguardo il passato, su quello non c'era niente da dire, era stata solo colpa sua e rimanevo convinta del fatto che non sarei riuscita a perdonarlo. Ma adesso sembrava conscio dei suoi errori, e forse tutto ciò che desiderava era un nuovo inizio... perché non concedergli il beneficio del dubbio?
-Ci siamo scambiati i ruoli, a quanto vedo. Io niente college, niente università...- ammisi.
-Non... non l'avrei mai detto. Eri molto brava a scuola... è colpa mia...
-Lo è- dissi, guardandolo dritto negli occhi -Ma ho trovato altre cose. Voglio entrare in polizia.
Probabilmente non ci sarei mai riuscita, dato il mio stato di salute, ma non stavo mentendo. Volevo davvero entrare in polizia, che ciò potesse o no accadere davvero.
-Guarda te... io sui libri, tu all'azione!- esclamò, mentre il cameriere ci portava le nostre ordinazioni. Dopo averlo ringraziato afferrammo entrambi i nostri bicchieri, mandando giù un bel po' del liquido marroncino, arricchito da ghiaccio e fettine di lime.
Quando mi resi conto che la bevanda mi tirò ulteriormente su di morale, mi concessi un secondo abbondante sorso, prima di tuffarmi sulle patatine con salsa barbecue.
-Mangi ancora tanto come una volta?
-Oh sì. E continuo a non ingrassare. La novità è che adesso reggo meglio l'alcol.
-Wow. Certo che sei cambiata davvero tanto.- sussurrò, sorridendo leggermente -Tranne che per la bellezza. Continui ad essere la più bella ragazza che conosca...
Fu sicuramente colpa o merito del mojito e del cuba libre – a seconda dei punti di vista – ma invece che darmi fastidio, quel complimento sul mio aspetto mi lusingò un po'. Ero però ancora abbastanza lucida da rendermi conto che non fosse il caso di rispondergli o ringraziarlo, perché non c'era modo di cancellare il passato. Non vedevo come potesse farsi perdonare per ciò che mi aveva fatto, neanche tra un milione di anni.
-E tu, a parte studiare che fai?- gli domandai per cambiare discorso, il che mi sembrò la miglior cosa da fare. Avremmo chiacchierato del più e del meno, avremmo riso cercando di non pensare al passato e, infine, ci saremmo salutati senza rancore una volta per tutte. Forse avevo sbagliato a non fare in questo modo fin dall'inizio, se avessi accettato mi sarei messa tutto alle spalle parecchio tempo prima.
Così la serata proseguì tranquilla e si aggiunsero molti altri drink ai primi due. Ad un certo punto iniziai a ridere ad ogni cosa che diceva, anche alle battute più stupide. La mia mente era così annebbiata che avrei riso anche se mi avesse detto che gli era morto il cane, ma mi sentivo così bene! O no? Sì, doveva essere così... insomma, passare una serata senza pensieri era così rilassante! Quella strana sensazione di annebbiamento doveva essere pace interiore, non c'era altra spiegazione.


E fu quella stessa sensazione a convincere Emma ad avanzare quella proposta, che dopo cinque cocktail diversi le sembrò assolutamente giusta, perfino normale.
-Andiamo in qualche altro posto? Più appartato?- domandò al ragazzo, per poi ridere alla sua espressione sconvolta, con tanto di occhi sgranati.
-Sul serio?
-Io non scherzo mai! No, ok non è vero! Ma sul serio!
-A casa ci sono i miei.
-E io abito con una mia amica! Non fare lo squattrinato a paga una camera d'albergo! Me lo devi per avermi violentata! È il minimo!
-Ah Emma, pensavo non mi avresti mai chiesto una cosa del genere! Per te anche un hotel cinque stelle... avrai il meglio. Sarà diverso, questa volta...- sussurrò, poggiando una mano sulla sua coscia, quasi all'altezza dell'inguine. Anch'egli era piuttosto ubriaco, e nonostante una parte di lui gli dicesse di fermarsi, l'altra lo spingeva ad andare avanti. Stava pensando che, in fondo, se avesse regalato ad Emma una notte di pura passione da favola, sarebbe stato quello il ricordo che avrebbe conservato di lui. Non la violenza.
Ed era lo stesso motivo per cui lei aveva deciso di volerci fare sesso. L'alcool l'aveva convinta che l'unico modo per superare definitivamente il trauma, era sparargli contro. Fare del vero sesso col ragazzo che le aveva fatto del male, sesso totalmente consenziente. E in quel momento era davvero convinta di quella scelta, tanto che ignorò completamente il sussulto che il suo corpo ebbe al suo tocco. Decise di prenderlo per un sussulto di piacere.
Così come ignorò le lacrime che piano le rigarono il viso quando si alzò in piedi, mano nella mano con Ryan, dirigendosi con lui verso l'uscita. Sentiva di nuovo quell'odore, lo stesso di quando le aveva fatto del male... odore di vodka e redbull. Forte e intenso. Quello che da quasi tre anni le faceva venire la nausea, e non aveva più usato berne neanche un sorso.
Un singhiozzo, e il ragazzo si voltò verso di lei, tentennando.
-Emma. Stai bene? Io non... non voglio farti... male.
-Lo so. Sto bene, ora mi passa.- gli assicurò, tirando su col naso -Voglio farlo, voglio andare a letto con te. Non voglio più vivere nel passato... e so che solo così riuscirò a smettere.


KILLIAN POV

Dimenticai tutti i discorsi che mi ero preparato. Tutto l'autocontrollo che avevo immagazzinato, sapendo che avrei trovato Emma con un altro ragazzo, evaporò nel momento in cui la vidi uscire in lacrime, mano nella mano con Ryan. E non ci vidi più.
Avanzai veloce e, prima che uno dei due se ne rendesse conto, afferrai il verme per il colletto, strattonandolo con forza. Quello gridò ed Emma fece lo stesso.
Poi improvvisamente la sua espressione cambiò, e quel pianto che fino a quel momento sembrava stesse trattenendo, esplose.
-Lascialo stare, Killian!
-Ma Emma... lui è...
-E' colpa mia, lascialo! Io... oh, dio!- esclamò portandosi le mani davanti alla bocca, come se stesse realizzando solo in quel momento, -Io non so... non ho la minima idea di cosa stessi pensando... sono una cretina! Voglio te! Voglio solo te, perdonami!- esclamò, e dovetti spingere l'altro via con forza per liberare le mani e prenderla in vita, dato che la maniera in cui barcollava mi fece pensare che sarebbe caduta da un momento all'altro. Come immaginai, non appena fummo abbastanza vicini le mie narici si riempirono di un forte odore di rum, e mi chiesi quanto avesse bevuto per essersi ridotta così. Di solito era brava a reggere l'alcol, anche se non quanto me.
-Ecco, è colpa sua. Lei mi ha detto di portarla da qualche parte e...
-TU ZITTO!- gridai, e poco mi importò della folla di curiosi che aveva iniziato ad avvicinarsi. Accecato dalla rabbia e dall'odio gli sferrai un pugno così forte che lo spedii per terra, bocca e naso coperti di sangue. Il sangue mi ribolliva nelle vene così rumorosamente che le urla vicine mi giunsero come un eco lontano. Come osava provare a giustificarsi?! Come osava dire che era Emma, a volerlo? Che fosse colpa sua?! Poteva anche essere ubriaco fradicio, ma neanche un barile di rum mi avrebbe spinto ad approfittarmi di una ragazza inconscia. E in questo caso si trattava della mia Emma: avrei ucciso pur di tenerla al sicuro. Non era sola.
Iniziai a riprendere coscienza quando la bionda si gettò tra le mie braccia stringendomi con lacrime incessanti, e mi strinse tanto forte da farmi quasi male.
-Ci sono qui io, amore mio...- le sussurrai all'orecchio, senza neanche pensare a cosa stessi dicendo.
Non mi separai da lei nonostante fossi ormai abbastanza lucido da sentire una donna gridare istericamente “Oh dio, quel ragazzo non si muove! L'ha ammazzato? Qualcuno controlli! Chiamo la polizia!”






 

Angolo dell'autrice;
Con qualche giorno di ritardo ma ci sono! 
Killian ovviamente non è riuscito a dormire, dopo la rivelazione di David... ma ciò non lo ferma dall'alzarsi dal letto, per prepararsi a cercare di risolvere la questione una volta per tutte. Sua madre fa il tifo per lui, lo conosce bene e sa che non si arrende facilmente... infatti stavolta ha insistito, anche se alla fine Emma non era davvero in casa! Regina però è sollevata che lui sappia... non voleva tradire la sua amica, ma ora che lui sa è tutto più facile e ovviamente gli può dare una mano perché riesca ad avvicinarla.
Emma nel frattempo va avanti con le sue cavolate e... ciò l'ha portata a trovarsi davanti Ryan. Ovviamente non se lo aspettava ed in un primo momento è rimasta sconvolta. L'alcol che già aveva in corpo, però, l'ha aiutata a sciogliersi e ha deciso di chiacchierare con lui. Il ragazzo sembra stia cambiando davvero ed è dispiaciuto per ciò che le ha fatto... anche se ovviamente sa anche lei che non riuscirà mai a perdonarlo. Alla fine, però, le cose sono degenerate... entrambi hanno bevuto parecchio e lei ha avanzato una proposta che da sobria non si sarebbe mai sognata di fare. Fortunatamente Killian è arrivato giusto in tempo per fermarli. Ryan ha dimostrato di essere ancora un cretino... non sappiamo come sarebbe andata se fossero arrivati in hotel, però non avrebbe dovuto accettare. Emma anche se ubriaca ha realizzato la cavolata che stava per fare e si è gettata tra le braccia di Killian, che non vorrebbe più lasciarla andare. Peccato che forse ha dato sfogo alla rabbia un po' troppo e... adesso potrebbero essere guai. Oppure no. Lo si vedrà nel prossimo capitolo.
Un abbraccio e alla prossima! Grazie come sempre a tutti :)

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Capitolo 37
*** Being back feels good ***


Being back feels good




KILLIAN POV

Incredibile ma vero, Ryan era la ragione per cui non mi trovavo in manette con l'accusa di aggressione. Prima che qualcuno avesse avuto modo di chiamare la polizia, si era tirato su a fatica e aveva chiesto ai curiosi attorno a noi di lasciar perdere, assumendosi la colpa. All'insistenza di una donna, la cui voce fastidiosa e squillante mi risuonava ancora nelle orecchie, aveva dichiarato che io non avevo fatto nulla di male. Che era lui ad avere sbagliato e io avevo fatto ciò che qualunque uomo avrebbe fatto: avevo protetto la mia ragazza.
Ci eravamo scambiati un'unica veloce occhiata, prima che circondassi le spalle ad una Emma ancora in lacrime per portarla nella mia auto. Ovviamente ciò non era bastato a fargli guadagnare il mio rispetto, probabilmente non sarebbe mai successo, ma avevo apprezzato che alla fine si fosse assunto le proprie responsabilità. Forse c'era speranza anche per un verme come lui.
In macchina né io né Emma avevamo fiatato, mi ero limitato a guidare verso casa mia quando, tra le lacrime, mi aveva supplicato di non portarla dai suoi o da Regina. Nonostante non fosse la migliore delle idee non avevo voluto obiettare: capivo bene che non avesse alcuna voglia di farsi vedere in quello stato pietoso da altre persone.
Dopotutto, ero convinto che se anche mia madre o Liam si fossero svegliati a causa dei rumori, avrebbero avuto il buon senso di far finta di niente e continuare a dormire.
-Tesoro, siamo arrivati. Come ti senti?
-Male.- sussurrò con voce roca. Aveva smesso di piangere da pochi minuti, ma gli occhi erano rossissimi e il trucco quasi completamente colato. A dire il vero, con l'odore di rum che aleggiava in auto, ero stupito che fosse riuscita a non vomitare. Fino ad ora.
-D'accordo... adesso parcheggio e ti do' una mano ad uscire di qui.
Annuì, quindi mi affrettai a parcheggiare e prima di aprire lo sportello la aiutai ad infilare la mia giacca di pelle che le avevo poggiato sulle spalle. Nonostante fosse ormai primavera, a quell'ora tarda faceva piuttosto freddo e la ragazza aveva addosso soltanto un misero cardigan, oltre ad un vestitino striminzito. Ora capivo cosa intendeva suo padre quando mi aveva detto che non sembrava più lei.
Certo, sapevo che sotto la spessa maschera di trucco e l'abbigliamento provocate si nascondeva la mia dolce e splendida Emma, ma mi aveva fatto un effetto strano trovarmela davanti così. Così diversa, così non lei. Adesso che sapevo la verità, realizzavo che non ero l'unico ad essere stato male per quella rottura... anzi. Doveva aver sofferto più di me, se era arrivata a ridursi così. E sicuramente stava ancora soffrendo, non sapendo cosa l'aspettasse.
Saltai quindi giù dall'auto e mi affrettai a fare il giro per aiutare anche lei. A stento riuscì a reggersi in piedi, così la strinsi attorno alla vita e lasciai che adagiasse tutto il suo peso su di me. Con un po' di fatica riuscimmo finalmente ad entrare in casa, e facendo il minimo rumore la condussi direttamente nella mia stanza, adagiandola piano sul letto.
Rimase seduta in silenzio ed io accanto a lei. C'era tanto dire, e allo stesso tempo nulla. In quel momento aveva solo bisogno di tranquillità. Di lavarsi, cambiarsi e mettersi a dormire. Il resto poteva tranquillamente essere rimandato al giorno dopo.
Poi, senza preavviso, sbiancò e scattò in piedi portandosi una mano davanti alla bocca.
-Il bagno- sussurrò tra i denti, e allora non persi altro tempo e la tirai per la mano libera. Ebbe giusto il tempo di chinarsi sul water che vomitò, ed io le afferrai i capelli appena un istante prima che si sporcasse.
Vomitò ancora una volta e a giudicare dalla sua espressione non avrebbe finito tanto presto. Mi faceva male vederla in quello stato, ma sapevo che l'unica cosa che potevo fare al momento era rimanere accanto a lei, aiutarla e sciacquarla di tanto in tanto. Quante volte mi ero ritrovato così, quando ero più giovane? Così tante che non sapevo neanche dirlo, e anche se avevo avuto la mia dose di problemi, di certo non potevo competere con Emma. Aveva dovuto soffrire dal giorno in cui era nata, e sembrava che dopo quasi 19 anni non fosse ancora finita. Aveva avuto fin troppo autocontrollo, a dire la verità, e non riuscivo più ad avercela con lei per avermi lasciato. Non riuscivo neanche a biasimarla per quel comportamento stupido e infantile che aveva assunto, tanto che per poco non aveva finito per farla cacciare in guai seri.
-Grazie...- sussurrò la bionda, prima che un conato di vomito la costringesse a chinarsi nuovamente. Le avrei detto più tardi che non aveva alcun motivo per ringraziarmi.
Io dovevo ringraziare lei, per essersi affidata a me in quel momento terribile. Per essere quasi letteralmente saltata tra le mie braccia tra le lacrime, quando un lampo di lucidità le aveva permesso di rendersi conto dell'idiozia che era stata sul punto di commettere. Non volevo neanche immaginare cosa sarebbe potuto accadere, se fossi arrivato solo cinque minuti più tardi.
 

Passò un'ora, o forse anche un po' di più, ed Emma finalmente apparve sulla soglia della mia stanza struccata, i capelli legati in una treccia e una mia t-shirt grigia che la copriva fino a metà coscia. Sembrava avesse finalmente smesso del tutto di piangere, ma aveva ugualmente due grandi occhiaie, gli occhi arrossati e gonfi e il viso pallido in maniera innaturale.
-Killian, io non ti ho detto una cosa...- borbottò, guardandomi senza neanche osare avvicinarsi. Così fui io ad alzarmi in piedi, raggiungerla ed accarezzarle i soffici capelli disordinatamente intrecciati.
-Lo so. Tuo padre me l'ha detto.
A quell'affermazione sgranò gli occhi, ed io mi limitai a stringerla forte a me, baciandole la fronte e sussurrando che tutto sarebbe andato bene. Per il momento c'era un altro problema che avevamo bisogno di risolvere.
-Swan, scotti.
-Non mi importa. Killian, io...
-No, non ne parleremo ora. Non ne sei in grado e devi avere la febbre altissima... Dio Emma, ti senti bene?- le domandai preoccupato, scrutandola bene in volto. Bruciava, doveva avere la febbre a 40 o poco meno, tanto che mi chiesi se non fosse il caso di portarla al pronto soccorso. Non c'era da scherzare con una temperatura così alta, soprattutto se fosse salita ancora.
-Sto di merda, ma non... non così male, rilassati. Passerà.
-Vado a prenderti una tachipirina e del ghiaccio... dobbiamo assolutamente far abbassare questa febbre, può essere pericoloso...
-Pazienza...- sospirò incrociando le braccia, mentre i suoi occhi si inumidivano per l'ennesima volta. Avrei voluto urlarle di smetterla di comportarsi come una stupida ragazzina, come se non le importasse, ma non ne avevo le forze. Trattarla con durezza era qualcosa che probabilmente non sarei mai riuscito a fare, nonostante in alcuni casi fosse la soluzione giusta.
-Siediti e aspettami, ci penso io- dissi solamente, ignorandola. Che lo volesse o no, non avrei permesso che peggiorasse ulteriormente. Poteva fare la dura, perfino continuare a respingermi se ciò l'avrebbe fatta star meglio, ma io le sarei stato vicino anche se avesse deciso di prendermi a pugni.
Così lasciai le sue spalle e aprii di nuovo la porta, sapendo che avrei rimediato ghiaccio e medicinali in cucina. Ancora una volta ringraziai mentalmente Liam per la cassetta del pronto soccorso che aveva comprato: anche se soffrivo di emicranie ero solito non comprare medicinali praticamente mai, e a quell'ora sarebbe stato un grosso problema trovare una farmacia aperta nei dintorni.
Recuperai un termometro, tachipirina e novalgina, poi riempii una bacinella d'acqua fredda e vi gettai dentro tutto il ghiaccio che trovai nel freezer. Infine mi misi in spalla un panno che avrei potuto utilizzare e tornai velocemente in camera.
Emma aveva raggiunto il letto ma si era semplicemente seduta a guardare il vuoto con espressione persa. Capii che fosse cosciente soltanto perché al mio ingresso mi lanciò una fugace occhiata, altrimenti avrei chiamato l'ambulanza senza pensarci due volte.
Lasciai sciogliere una compressa di tachipirina in un bicchiere d'acqua, poi costrinsi la ragazza a sollevare il braccio perché potessi metterle il termometro. Nonostante non sembrasse troppo delirante era il caso di controllare, per evitare problemi seri.
-Ti rendi conto che non posso prendere medicine, vero?
-Cosa?
-Ho bevuto un mojito, dei cuba libre, uno shot di vodka con pesca... e poi non ricordo...
-Che cosa?!- strabuzzai gli occhi incredulo, e la ragazza si lasciò sfuggire una lieve risata priva di gioia. Sapevo ovviamente che medicinali e alcool non andavano mischiati, ma erano passate quasi due ore da quando l'avevo portata via dal locale; non avevo previsto avesse bevuto così tanto.
-Perché pensi che fossi pronta ad andarmene via con Tom? Cioé... Ryan?
-Tom?
-Lascia perdere, è... è una lunga storia... voglio dire...
-Emma, sei fortunata a non essere andata in coma etilico! Ti rendi conto?! È troppo per te tutto quell'alcol, peserai 50 chili se tutto va bene!
-52, veramente...
-Fa lo stesso! Ma davvero ti importa così poco della tua vita?! Di tutti quelli a cui spezzeresti il cuore se dovesse succederti qualcosa?!
-Credi che non mi importi?!- tuonò, saltando in piedi così velocemente che mi spaventò non poco. Si piazzò di fronte a me coi pugni stretti e mi guardò con occhi colmi di lacrime e fiamme. Il termometro cadde a terra, e non si ruppe per puro miracolo.
-Non osare giudicarmi, tu non hai la minima idea! Mio padre ha fatto il traditore e ti ha detto tutto, no?! Sono quasi due settimane che ho saputo, e non c'è ancora uno straccio di novità! La mia vita è appesa ad un filo per l'ennesima volta e ho capito che se anche tutto dovesse andar bene, prima o poi succederà qualcos'altro! Certo che mi importa degli altri! Ti ho lasciato perché non volevo soffrissi per me! Ho lasciato Henry ai miei perché non sono in condizioni di fare la madre, adesso! E se provo a fare una cosa per me, giustamente sono un mostro! Sì, sono uscita tutte le sere. Sì, ho fatto cose di cui non vado affatto fiera, nella speranza di sentirmi un po' meglio! Di riuscire a non pensare almeno per qualche ora al giorno! E sai una cosa?! Non è servito assolutamente a niente! Mi sono autoconvinta che ciò che provavo fosse serenità, pace... ma in fondo, fin dal primo giorno sapevo che con me non avrebbe funzionato! Non riesco ad essere normale neanche nelle cose più semplici stupide! E tutto ciò che provo da più di dieci giorni è rabbia, frustrazione, dolore! Sono stanca, Killian! Sono stufa da star male! Mi sto comportando come una bambina? Forse sì, ok! Ma non hai la minima idea di quanto io sia stanca di tutto ciò!
Era di nuovo in lacrime ed io ero lì, immobile come un babbeo, a guardarla senza avere la minima idea di cosa fare per aiutarla. La verità era che stavo male anch'io, sentirla pronunciare quelle parole era stata una pugnalata al petto. Continuai a ripetermi che dovevo essere forte per lei, perché ci mancava davvero poco che scoppiassi in lacrime anch'io. Non era giusto che soffrisse così tanto, così profondamente, mi sarei volentieri addossato tutto il peso pur di vederla finalmente sorridere.
-Tesoro mio...- sussurrai, ma nel momento in cui tentai di alzarmi dal letto per poterla stringere a me, con uno spintone violento mi fece sdraiare, poi mi si gettò addosso strappandomi letteralmente i bottoni della camicia.
-Tu puoi aiutarmi, Killian. Puoi aiutarmi a provare qualcosa di diverso, qualcosa di bello...- sussurrò, mentre senza remore si sfilava la t-shirt.
-Swan, ferma, che cosa stai...
-Shh...- sussurrò prima di tapparmi la bocca con un bacio. Nel frattempo si liberò anche di reggiseno e slip, e senza che potessi far nulla tirò giù anche i miei pantaloni. Maledizione, dovevo fermarla prima che fosse troppo tardi, nonostante il rigonfiamento nei miei boxer gridasse il contrario. Forse Emma pensava di volerlo, ma se non mi fossi fermato non sarei stato migliore di Ryan. L'alcol non aveva ancora lasciato del tutto il suo organismo, la mattina successiva si sarebbe odiata e mi avrebbe odiato, una volta resasi conto dell'accaduto.
-Emma, no.- dissi quindi fermamente, afferrandola per le spalle e spingendola indietro -Devi fermarti. Sei ancora mezza ubriaca. Non posso approfittarmi di te così, non voglio.
Quella rise. Forse, dopotutto, c'era ancora un bel po' di alcol in circolazione nelle sue vene.
-Tu, usarmi? Io ti sto usando, Jones!
-No...
-Sì! Lo so che ho bevuto tanto, ma so anche cosa sto facendo! Devi smetterla di vedermi come un agnellino ferito, non lo sono! E sinceramente- aggiunse, addolcendo la voce -Sono felice di essere qui con te invece che con uno sconosciuto che mi vede solo come un pezzo di carne. Per favore...- mi supplicò, e a quel punto non seppi più come dirle di no. Forse era sbagliato, anzi, sicuramente lo era, ma ancora di più lo sarebbe stato respingerla e lasciare che la febbre la facesse sentire peggio. In più ero sicuro al cento per cento che fosse abbastanza lucida da rendersi conto di ciò che stava facendo e, in fin dei conti, aveva ragione. Forse l'avevo messa su un piedistallo, in fondo neanche lei era perfetta. Io non ero perfetto. Ora ci desideravamo a vicenda, questo era chiaro, e per quanto il tempismo fosse sbagliato... era in qualche modo giusto. Non sarebbe mai stato solo sesso, tra noi... sarebbe stato amore, come sempre. E l'amore era la soluzione.
Risposi quindi con un cenno del capo e lei, senza perdere tempo, mi liberò anche degli ultimi indumenti e si gettò su di me quasi con ferocia. Mi baciò le labbra, le morse e le succhiò, mentre le sue gambe andarono a serrarsi strette attorno al mio bacino. Un nuovo movimento brusco e fui dentro di lei, in maniera così improvvisa che per non gridare dovetti nuovamente trovare rifugio sulle sue labbra. Lei fece lo stesso e ad un certo punto, nella foga, sentii un sapore metallico in bocca... sicuramente non il suo. Non fu difficile, tuttavia, lasciarmi avvolgere dalla passione travolgente con cui avevamo deciso di migliorare la serata, perché amavo Emma e non c'era nulla che me l'avrebbe fatta desiderare meno. Con un movimento d'anche ribaltai velocemente la situazione, ritrovandomi a guardarla dall'alto. Aveva gli occhi chiusi, ma il suo volto era finalmente rilassato, aperto in un sorriso mentre in sincronia ci avvicinavamo al culmine del piacere. E fu così bello vedere la mia Emma sorridere, con quel sorriso tenero e sincero che tanto amavo. Mentre soffocavamo le grida l'uno sulla bocca dell'altro, l'apice dell'appagamento ci travolse come un treno ad alta velocità, facendoci contorcere per lunghi, lunghissimi istanti.
Tutto ciò che sarei riuscito a ricordare di ciò che accadde dopo, fu lei che sussurrava “Voglio restare con te. Non voglio morire”, mentre si lasciava avvolgere nel mio abbraccio.

 

***


EMMA POV

Fu un fastidioso raggio di sole a destarmi completamente da un piacevole stato di dormiveglia, durante il quale la mia mente aveva vagato in piacevoli ricordi e sogni. E nonostante tutto, aprire gli occhi risultò molto più semplice rispetto ai giorni passati.
O forse, dopotutto, stavo ancora sognando. Le pareti color crema non erano decisamente quelle della mia stanza, e neanche la finestra proprio di fronte a letto. A meno che...
No.
Non poteva essere.
La gola improvvisamente mi si seccò e gli occhi per poco non uscirono dalle orbite, quando trovai il coraggio di voltarmi a destra, da dove proveniva un respiro che non era il mio.
Poi fu semplice collegare tutto: l'appuntamento, Tom, Ryan, l'alcool, Killian... Killian. Quello che avevo creduto fosse un sogno, di lui che mi veniva a salvare dal baratro oscuro nel quale ero imprigionata, non era stato solo un sogno.
E allora perché, perché non ero terrorizzata come avrei dovuto? Dopotutto, in una notte avevo distrutto tutti i miei buoni propositi. Ma lui sapeva.
Lui sapeva. Sapeva davvero, o quella parte era stata davvero un sogno?
Ero così confusa, ma un giracapo mi costrinse a riaffondare la testa nel cuscino non appena cercai di sollevarla. Maledizione... adesso ricordavo il motivo per cui, nonostante amassi bere, cercassi sempre di regolarmi prima di superare i miei limiti. Una sola volta nella mia vita mi ero ubriacata così tanto, ed era finita nel peggiore dei modi. Fatalità, avrei commesso lo stesso identico errore se non ci fosse stato Killian Jones a salvarmi da me stessa.
-Oh Killian...- sussurrai, voltandomi piano per accarezzargli i capelli, ed inevitabilmente una piccola lacrima mi scivolò lungo la guancia. Mi era mancato così tanto averlo vicino, mi era mancato sentire il suo respiro e sorridere dei suoi capelli in disordine di prima mattina.
L'avevo usato per sentirmi meglio, e lui si era lasciato usare. E aveva funzionato. Dio, se aveva funzionato... nonostante fossi sveglia e totalmente conscia, non percepivo più il tremendo peso tra stomaco e petto che per due settimane si era insinuato senza mai darmi tregua. Ed ora si era dissolto. Non avrebbe dovuto, perché i problemi erano tutto fuorché risolti, eppure era così.
-Swan, ti senti meglio?
Sì. La risposta sarebbe stata sì, se l'uomo che avevo a fianco non mi avesse provocato un infarto. Era impazzito?! Grazie a dio riuscii a portarmi una mano sulla bocca, altrimenti avrei gridato.
Quello ignorò la mia espressione sbigottita e sollevò la mano per posarmela sulla fronte, poi sorrise soddisfatto.
-Non è passata, ma è scesa parecchio. Credo di essere una migliore medicina della tachipirina...
Riuscì a strapparmela una risata, maledetto, e non ci fu verso di mascherarla.
-Buongiorno dolcezza.
-Buongiorno. Abbiamo fatto sesso da ubriachi per la prima volta...
-Io non ero ubriaco. Tu... oddio, Emma, io, mi...- sbiancò così tanto quasi da confondersi col lenzuolo, ma prima che balzasse in piedi trovai le forze per afferrarlo per un braccio e stringerlo.
-Va tutto bene. Non ero così sbronza, ormai, solo frastornata. Lo volevo davvero e tu l'hai capito.- gli assicurai, accennando un sorriso.
Ma dovevo riscuotermi, dovevo tornare in me... non potevamo chiacchierare e sorriderci come se niente fosse! E soprattutto, non potevamo cancellare ciò che era accaduto nelle due settimane precedenti. L'avevo lasciato senza dargli alcuna spiegazione e, ogni volta che aveva provato a cercarmi, per telefono o presentandosi a casa, io l'avevo ignorato. L'avevo trattato di merda, eppure la sera prima si era presentato in quel locale, picchiando Ryan col rischio di essere arrestato. Per me. Non me lo meritavo, decisamente non me lo meritavo un uomo del genere.
-Killian, dobbiamo vestirci. Tutto questo non... non è giusto. Nei tuoi confronti. Mi odierai...
-Non dire sciocchezze.
-Tu non fare il gentiluomo, invece. Sì che mi odi. Anch'io mi odierei!
-Io non sono te- disse calmo -Non ti odio. E non ti biasimo- aggiunse, ora più serio. Allora non avevo sognato quel dettaglio... sapeva davvero. Mio padre gli aveva detto tutto.
Cosa potevo dirgli, adesso? Che ero pentita della mia scelta? Non lo ero. Non potevo essere pentita, perché ciò che avevo fatto l'avevo fatto per cercare di garantirgli una vita senza complicazioni. Meritava certamente molto più di quanto io avrei mai potuto dargli, se fossi sopravvissuta, e non avevo cambiato idea. Ma lui sapeva... lui sapeva, ed era qui con me. Cosa dovevo fare?
-Ascoltami, non dobbiamo parlarne adesso. Non è mai una buona idea tenere discorsi seri da appena svegli, non credi?
-Già. Però dobbiamo farlo, perché oggi pomeriggio ho la seconda visita.
-E io ti starò accanto.
-No, non se ne parla.
-E invece sì. Smettila di respingermi, Emma... fai solo male a entrambi. Che ore sono?
-Le... 9 e mezza- borbottai, incrociando le braccia al petto. Non poteva cambiare argomento così!
-Ok. Laviamoci e andiamo a fare colazione, ne abbiamo bisogno entrambi ma tu più di me. E stavolta la medicina non te la leva nessuno...
Sbuffai, incredula di quanto irritantemente tranquillo riuscisse ad essere in un momento del genere. Come poteva comportarsi come se non fosse successo niente? Feci per balzare giù stizzita, ma poi ricordai di essere completamente nuda. E di non avere nulla da mettermi, letteralmente nulla. La mia biancheria aveva passato tutta la notte sul pavimento e il vestito che Regina mi aveva prestato era sicuramente ancora bagnato, dato che avevo dovuto lavarlo dopo averlo involontariamente sporcato di vomito. E ad ogni modo, un tubino nero che non copriva neanche un terzo della mia pelle non era l'indumento ideale per fare colazione.
-Non ti preoccupare, ti restituisco la t-shirt che hai tenuto per cinque minuti...
Arrossii, ma a dire il vero aveva probabilmente abbondato, ero piuttosto certa di averci messo molto meno a di spogliarmi. Non volevo neanche pensare a come mi ero comportata, altrimenti mi sarei scavata una fossa.
-Fantastico. Ma devi comunque chiamare Regina, non ho nemmeno le mutande.
-Mh... per il momento pensi di poterti accontentare di un paio di boxer? Ne ho uno con un laccetto, così puoi stringerlo quanto serve.
-Sei serio?- inarcai un sopracciglio: non era uno scherzo molto divertente.
-Serissimo. Guarda che sono puliti e lavati! Certo, se preferisci girare senza mutande... non avrei nulla in contrario, sia chiaro. Ad ogni modo, prendere o lasciare.
Rimasi a guardarlo incerta, quasi aspettandomi di vederlo scoppiare a ridere da un momento all'altro. Ma non lo fece e, mio malgrado, mi resi conto di non avere alternative per il momento.
-E va bene.- accettai, pur senza alcuna intenzione di cedere ai suoi occhi dolci. Non avrei finto che tutto andasse bene.
Aspettai quindi che mi consegnasse dei vestiti, tentando di avere la decenza di guardare altrove quando si alzò dal letto completamente nudo, senza minimamente preoccuparsi di coprirsi: ovviamente non ebbi successo, era innegabilmente un bello spettacolo.
Quando mi porse gli indumenti mi voltai sussurrando un misero grazie e mi infilai sotto il lenzuolo per cercare di usarlo come scudo. Ricordavo vagamente le dinamiche della notte, ma abbastanza da vergognarmi tremendamente: l'avevo praticamente violentato! Non contro la sua volontà, certo, ma mi ero avventata su di lui come una furia.
Cercai di lavar via quei pensieri con l'acqua gelata del bagno, e quello mi aiutò quando mi spruzzò in faccia come un bambino di tre anni. Perché doveva fare così? La situazione era già abbastanza complicata di suo, come poteva prenderla tanto alla leggera!
-Sei un cretino, smettila!
-Sappiamo entrambi che con cretino intendi adorabile!- esclamò allegro schizzandomi nuovamente, e questa volta riuscì a farmi seriamente arrabbiare.
-Ma la smetti?! Cazzo Jones, non è un gioco! Non è tutto come prima! Vuoi capirlo una dannata volta o devo sbatterti la testa al muro per accenderti il cervello, sempre che tu lo abbia?!
Rimasi un attimo perplessa quando serrò le labbra senza ribattere, ma lo sconcerto non durò che pochi attimi. Il suo sguardo si spostò verso la porta aperta della cucina e, quando mi voltai per capire cosa diavolo stesse guardando, restai paralizzata.
A tavola erano seduti Liam e una donna molto bella coi lunghi capelli neri: mi ci volle poco a realizzare chi fosse. E io avevo fatto una gran prima impressione di merda.
-Buongiorno- sorrise la donna, e pensai che il mio viso avrebbe potuto fondersi con la sua maglietta rossa senza problemi. Gran bel modo per conoscere la madre dell'uomo che amavo. Perché così era, anche se gli stavo rendendo le cose ancora più complicate di quanto non fossero già.
-Buon... giorno.- borbottai, mentre Killian ridacchiava dietro di me. Ma fui costretta a desistere dal colpirlo, se non volevo peggiorare la situazione. E in quel momento sperai vivamente che la maglia di Killian fosse abbastanza lunga da non rivelare cosa indossassi sotto, altrimenti avrei potuto correre via per la vergogna.
-Ehi, sta tranquilla... sono certa che abbia fatto qualcosa per meritarsi questa... strigliata!
-Difendere me mai, vero? Sono tuo figlio e lei è violenta!- protestò quello, e mio malgrado mi lasciai sfuggire una risata insieme agli altri due.
-Appunto per quello, ti conosco. Comunque è un vero piacere poterti finalmente conoscere, cara- fece poi, alzandosi in piedi per venirmi a stringere la mano. Io ricambiai, non potendo fare a meno di notare quanto somigliasse a Killian. Era poco più bassa di lui, i capelli folti e leggermente mossi le scivolavano lungo le spalle fin quasi alla schiena, e gli occhi erano dello stesso azzurro intenso.
-Piacere mio, signora Jones. Mi scusi per... insomma, non era così che volevo... presentarmi. E mi dispiace per l'altro giorno, la cena insomma, io...
-Ehi, ehi, non hai di che scusarti, davvero. E chiamami pure Cynthia!
Sorrisi, ma quasi mi venne da piangere per aver rimandato quel momento. Cynthia sembrava una persona meravigliosa e io avevo probabilmente rovinato in parte la sua vacanza dato che era piuttosto chiaro che Killian se la fosse passata abbastanza male. Per colpa mia. Avevo ottenuto l'effetto contrario rispetto a quello desiderato, il che mi fece sentire una persona davvero orribile. E lei era lì, sorridente, ad accogliermi come se niente fosse.
-Scusate se mi impiccio... ma quindi avete chiarito? Va tutto bene, ora?
-Oh sì!- intervenne Liam, che fino a quel momento era rimasto in silenzio a guardare -Hanno decisamente fatto pace, si è sentito abbastanza bene...
-LIAM!- esclamammo tutti e tre all'unisono, e mentre arrossivo dalla punta dei piedi a quella delle orecchie, pensai che non era ancora troppo tardi per colpire qualcuno di prima mattina. Gli sembrava il caso di infierire su una situazione già più che imbarazzante di suo?!
Tuttavia fui abbastanza lucida per trattenere Killian per un braccio, dato che era già partito con fare minaccioso verso suo fratello.
-Lasciami Swan, non gli permetterò di parlare così...
-Lascia perdere. Ok?- insistetti, guardandolo negli occhi e continuando a tenere saldamente la presa. Ci mancava solo che per colpa mia sua madre li vedesse prendersi a pugni: uomini!
-D'accordo, basta litigare bambini. Ma tuo fratello ha ragione Liam, hai esagerato.
-Cercavo solo di sdrammatizzare. Scusatemi.
Io annuii e con un'occhiataccia feci capire al fratello minore di fare lo stesso. Volevo fare colazione, chiamare Regina perché mi portasse da vestire, e poi io e Killian avremmo finalmente potuto parlare. Ci eravamo scambiati pochissime parole da quando mi aveva trovata in quel locale, e le cose da dire erano così tante... Il fatto che sapesse non cambiava la realtà dei fatti, e io non sapevo come comportarmi. Era una cosa che, a questo punto, avremmo dovuto decidere insieme. Anche se dubitavo di riuscire ad avere le forze per separarmi da lui un altra volta... Come si faceva a voltare le spalle ad un ragazzo tanto meraviglioso? L'avevo trattato in maniera orribile e nonostante ciò non si era arreso e mi aveva tirata fuori da una situazione orribile che, al solo pensiero che sarebbe potuta finire diversamente, mi dava la nausea. E sì, mi irritava che si comportasse come se niente fosse... ma come riusciva a farlo? Davvero non serbava neanche un briciolo di rancore nei miei confronti? Io mi sarei sinceramente odiata.
-Allora... Emma. Un caffè? Un tè?
-Un... caffè grazie. Abbastanza forte...
-Non sarebbe meglio un tè o una cioccolata? Caffè e febbre non vanno molto d'accordo...
-Oh, hai la febbre?
-No- borbottai imbarazzata rivolta alla donna -Cioè, non lo so, ma... il caffè va bene.
Killian fu pronto a ribattere, ma con un'occhiataccia riuscii a farlo tacere. Non mi importava un accidenti se avevo la febbre, un caffè forte era ciò di cui avevo bisogno in quel momento. Non era la mia bevanda preferita ma avrebbe sicuramente alleviato quel leggero ma fastidioso dolore alla testa causato dal dopo sbronza. Ero stata una stupida a bere così tanto, non l'avrei fatto mai più in vita mia. Ed era stato stupido credere che quel comportamento idiota mi avrebbe fatto stare meglio: ci erano volute due settimane, ma alla fine avevo capito di aver commesso un grosso errore.
Io e l'uomo ci sedemmo a tavola in silenzio e quando Cynthia mi porse la tazzina di caffè fumante la ringraziai. Forse avevamo fatto bene a rimandare la chiacchierata a più tardi, ero così... esausta. Esaurita. Avevo solo voglia di farmi piccola piccola e piangere sotto le coperte fino ad esaurire tutte le lacrime, per poi mangiare dolci, patatine e ogni genere di schifezze. Forse era quello che avrei dovuto fare fin dall'inizio, invece di sprecare il mio tempo ad essere quella che non ero. Probabilmente mi avrebbe aiutata e avrei realizzato molto prima che sciocchezza avevo fatto. Decisi quindi di farlo capire a Killian, allungando una mano sotto il tavolo per stringere forte la sua. Mi era mancato... mi era mancato tantissimo, e non ero ancora riuscita a dirglielo. In realtà non gli avevo detto neanche una parola carina. Nemmeno un “grazie”.
Quando ricambiò la stretta, un piacevole calore si propagò dentro di me da capo a piedi... peccato che quella pace interiore che tanto avevo atteso fu bruscamente interrotta da un attacco di nausea inaspettato. Poi le voci iniziarono a giungermi lontane, fino a che non sparirono del tutto mentre il nero mi annebbiava prima la vista, poi tutti gli altri sensi.






 

Angolo dell'autrice;
Ciao! Giustamente è sempre nei weekend che ho più lavoro... quando arrivano capitoli da leggere e da postare xD Ho quasi pensato di rimandare a domani, poi però ho cambiato idea essendo il capitolo solo da revisionare. (ci ho comunque messo un'ora, ma dettagli).
Come vedete, sono stata buona e Killian non ha passato nessun guaio... alla fine Ryan si è riscattato, in qualche modo. Magari Emma riuscirà finalmente a considerare la questione con lui chiusa. Non saprebbe mai di Henry, ma in fondo è meglio così.
Ovviamente dopo aver ingerito tutti quei cocktail è stata male e come ha detto Killian è stata fortunata, poteva andare molto peggio. Ha avuto modo di sfogarsi, gridare le sue ragioni ammettendo di non essere fiera di ciò che ha fatto... ma aveva bisogno di provare. Che poi l'abbia fatto nel modo sbagliato, che si sia comportata come una bambina... è innegabile, e lo sa anche lei. E alla fine, tutto ciò che desiderava era che Killian la aiutasse a sentirsi meglio... cosa che probabilmente avrebbe dovuto capire fin dall'inizio. Sono stata molto indecisa su come farlo agire... ma alla fine ho pensato che ne hanno passate tante, e non hanno bisogno di momenti "perfetti" per fare l'amore. Hanno superato quella prima fase del corteggiamento e adesso possono permettersi di sfogarsi... per Emma il sesso non è più un tabù o qualcosa di cui avere paura. E infatti gliel'ha confermato la mattina seguente, quando ormai era completamente lucida. Ha finalmente conosciuto la mamma di Killian e nonostante tutto... non è andata poi cos' male xD Sta anche tornando in sé... peccato che quel malore finale sia arrivato nel momento meno adatto. Saranno ancora i postumi della serata... sarà altro? Si vedrà.
Spero di aver descritto bene le emozioni e azioni di questo capitolo, spero risulti tutto credibile e sensato.
Un abbraccio e a presto! :* (vado a letto così domani posso recuperare anche i capitoli da leggere. Lara! Vedo che ne hai pubblicati due... non vedo l'ora!)

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Capitolo 38
*** A good, a strange and a delicate news ***


A good, a strange and a delicate news





EMMA POV

-Forse è meglio chiamare l'ambulanza...
-No, non ancora. Meglio di no. È solo... svenuta. Aspettiamo qualche minuto...
-Se provi a svegliarla?
-No, non lo so... non dovrei, credo. No?
-Potresti provare piano...
-Ma cos'ha fatto ieri? Magari ha bevuto troppo e sta ancora male?
-Sì, è probabile sia quello.
-Ed è calda... la febbre non dev'essere d'aiuto. Le hai dato qualcosa stamattina?
Pian piano le voci divennero sempre più chiare, fino a che non tornai a riuscire a distinguerle completamente.
-Sto bene...- cercai di dire, senza troppo successo. La voce mi uscì spaventosamente roca e bassa, tanto che ebbi la necessità di schiarire la gola. Cosa diavolo era successo? Ero svenuta? Ricordavo di aver sentito la testa molto pesante, e di essere stata pervasa da una sensazione d'ansia spiacevole.
-Swan! Vuoi che chiami aiuto?
-Non dire sciocchezze...
La voce mi stava tornando e anche le forze per tirarmi su a sedere. A quanto pare mi avevano fatta sdraiare sul divano e mi scrutavano tutti e tre preoccupatissimi: ovviamente non avevo proprio potuto evitare quell'ennesima figura di merda.
-Scusatemi. Ieri sera non ho proprio dato il meglio di me, e... sono ancora provata, a quanto pare.
-Ti riaccompagno in camera, puoi dormire ancora un paio d'ore. Chiamo io Regina e i tuoi per rassicurarli, che dici?- propose Killian, sedendosi più vicino a me e cingendomi dolcemente le spalle. Mi sarebbe bastato rimanere in quell'abbraccio, non avevo bisogno di nient'altro. Il calore che emanava mi faceva sentire così bene...
-No, sto meglio. Ma un'aspirina la prendo, magari... mi dispiace per tutto il casino.
-Non dirlo neanche, piccola. Adesso di porto l'aspirina... e una coperta.
-Grazie- sorrisi, per poi stringermi tra le braccia di Killian. Ormai era inutile cercare di tenere le distanze; ero abbastanza convinta che, alla fine, avremmo trovato una soluzione. Era pressoché impossibile che trovassi di nuovo le forze per lasciarlo.
Rimasi in quel caldo abbraccio fino a che non fui costretta a prendere il bicchiere per scolarmi la medicina, sciolta in acqua fresca. Alla mia espressione disgustata Killian rise e io mi vendicai con una leggera gomitata tra le costole.
-Pensi di riuscire a mangiare un paio di biscotti? Non dovresti rimanere a stomaco vuoto...- fece Cynthia, mentre mi aiutava a sistemare una copertina sulle ginocchia. Il calore mi fece sentire ulteriormente meglio, così annuii. Era un buon segno che l'appetito mi stesse tornando. Speravo solo che la febbre non sarebbe stata un problema per la visita pomeridiana, perché avevo seriamente bisogno di risposte una volta per tutte. Sia in caso positivo che negativo.
-Vieni con me oggi pomeriggio?- domandai d'un tratto, dopo aver ingoiato il terzo biscotto alle gocce di cioccolato.
-Davvero?
-Sì. Scusami per le scenate di stamattina, ero nervosa e... arrabbiata con me stessa. Non che ora non lo sia, ma va un po' meglio.
-Non ti preoccupare, tesoro. Non mi mica offeso... e ovviamente verrò con te.
-Grazie.

 

***


KILLIAN POV

Riuscii a separarmi da Emma soltanto perché l'avrei rivista tra un paio d'ore. Non avevamo parlato molto, eravamo rimasti sul divano a guardare la tv, alcune repliche di Desperate Housewives. Gli altri ci avevano lasciati in pace e ne ero stato davvero lieto. C'era tanto di cui discutere, ma nulla che non potesse attendere quella sera, dopo la visita, nella speranza che tutto sarebbe andato per il meglio. Più tardi avevamo pranzato tutti insieme con una calda zuppa di pollo preparata da mia madre e qualche fettina panata. Avevo insistito io, sapendo che dopo oltre 12 ore di quasi digiuno a Emma non sarebbe bastata la minestra.
Quando Regina era venuta a recuperarla l'aveva trovata in condizioni notevolmente migliori: la febbre era scesa a 37 e mezzo e il suo volto aveva ripreso un bel colorito roseo.
Ci eravamo lasciati con un piccolo bacio a stampo, ma il suo dolce sorriso stanco era valso più di mille parole. Era così bello riaverla di nuovo con me che non mi importava dell'esito degli esami, qualunque cosa fosse successa l'avremmo affrontata insieme.
-Mi piace Emma. È molto dolce...- esordì mia madre quando rientrai in salotto, gettandomi direttamente sul divano. La coperta con cui la ragazza si era scaldata era ancora lì.
-Già. E non è solo questo, Emma è... è una forza. Credo ti piacerà ancora di più quando avrai modo di conoscerla meglio. Mi spiace debba già ripartire domani...
-Beh, in realtà posso permettermi di prendere ancora una settimana. Sono due anni che non chiedo ferie extra... date le circostanze vorrei restare a darvi una mano.
-Sul serio?
-Ma certo. Potrò conoscere meglio le mie future nuore! E posso dare una mano col trasloco...
-Grazie, sarebbe fantastico!- esclamai, ignorando appositamente l'insinuazione.
Riguardo al trasloco, con Liam ed Elsa avevamo discusso di una soluzione temporanea che per un po' avrebbe funzionato benissimo. La ragazza si sarebbe trasferita nel nostro appartamento, anche se aveva cercato di convincerci che non ce ne fosse bisogno: ma anch'io avrei voluto avere Emma accanto, se fosse stata lei quella incinta. Era la cosa più giusta da fare e, nonostante ci fosse una stanza in più, avevo pensato che i due meritassero un po' di privacy. Io avrei occupato il monolocale di Elsa, il cui affitto era già stato pagato per i prossimi sei mesi, e nel frattempo avrei iniziato a cercare una nuova casa. Era da un bel po' che io e mio fratello progettavamo di separarci, dopotutto eravamo uomini adulti, e ora si era presentata l'occasione ideale. Negli ultimi anni avevo messo da parte abbastanza soldi per potermi permettere una bella casetta, magari come quella dei genitori di Emma. Avrei potuto cercarne una nella stessa zona, oppure un po' più a nord... amavo la calma della periferia. E forse, un giorno, non sarei stato il solo occupante... proprio per questo avrei chiesto consiglio alla mia ragazza. Senza fare pressioni o insinuazioni, avrei solamente voluto il suo parere in modo da scegliere qualcosa che piacesse a entrambi.
-Facciamo così, domani mattina chiamerò il preside... tornerò domenica prossima.
-Va bene... è fantastico!
-Davvero? Voglio dire, sarete stufi di avermi in mezzo...- rise la donna, ed io con lei.
-No, tranquilla. Tutto il contrario. Siamo trentenni, non più ragazzini ribelli! Siamo felici di averti!
-Allora d'accordo, facciamolo. E quando Emma starà meglio, riorganizziamo una cena tutti insieme... anche coi suoi genitori, magari.
-Se lei è d'accordo ok, assolutamente! Soprattutto ora che suo padre non mi odia più...
-Odiare, che parola grossa... piuttosto inizia a pensare a cosa le dirai. Voglio dire, se davvero è malata avrà bisogno di tutto il sostegno necessario... è una cosa molto delicata.
-Lo so...- annuii cupo. Non volevo neanche pensare a quell'eventualità, in realtà, però dovevo. Per il mio e soprattutto il suo bene era il caso che mi preparassi al peggio, dovevo essere pronto a confortarla e rassicurarla. Già il fatto che la sua malattia non potesse essere ad uno stadio avanzato mi faceva sentire meglio, ma la perdita della fertilità l'avrebbe fatta soffrire molto. Avrei fatto tutto il possibile per alleviare quel dolore, se fosse stato necessario.
-L'unico consiglio che ti posso dare è di non contraddirla. Molto meglio un “ci sono qui io” oppure “lo affronteremo insieme”, piuttosto che un “andrà tutto bene”. Perché è chiaro che non andrà tutto bene se sta male, e questo lei lo sa. Falle solo capire che non hai paura di rimanerle accanto...
Annuii ancora una volta, pensieroso. Aveva ragione, ad un “andrà tutto bene”, una come Emma avrebbe potuto rispondermi con un bel pugno in faccia. Inoltre non avevo dubbi sul volerle rimanere accanto, e questo gliel'avrei fatto capire a tutti i costi.
E poi, c'era anche la possibilità che si fosse trattato di un falso positivo. Forse non aveva proprio nulla che non andasse, e avremmo potuto continuare a vivere le nostre vite tranquillamente.
-Ok. Grazie. Adesso vado a farmi una doccia, poi voglio riposare un'oretta prima di andare...
-Va bene, penso riposerò anch'io. Cerca solo di stare tranquillo, va bene?
-Va bene. Grazie davvero, sono felice che tu sia qui proprio adesso...- sussurrai, abbracciandola stretta. Era davvero la mamma migliore del mondo e speravo tanto che fosse riuscita a perdonarsi, ormai, per gli errori commessi in passato.

 

***


Non appena vidi Emma sbucare dall'uscita della metro le andai incontro, circondandola con una forte stretta per cercare di infonderle tutto il coraggio possibile. Ricambiò anche lei, poi si alzò sulle punte dei piedi per darmi un tenero bacio sulle labbra, al quale risposi senza esitare.
-Wow, almeno con te ha qualche reazione. A casa non ha fatto altro che starsene rannicchiata a letto.
Solo in quel momento mi accorsi di Regina, che giustamente aveva accompagnato la sua amica. E meno male, perché nonostante la bionda sembrasse stare un po' meglio, era ancora molto tesa.
-Non siete voi quelli a cui stanno per diagnosticare il cancro.- ribatté acida lei.
-Oh, non hai perso la lingua allora.
-No, credimi, ce l'ha... ho appena controllato- sorrisi, ottenendo proprio l'effetto desiderato. Emma mi diede una bella botta, ma per la sua bellissima risata ne valse la pena.
-Non siete divertenti.
-A me sembra di sì! Volete fare merenda prima che andiamo? Offro io.
-No. Puoi offrirci qualcosa quando avremo finito. Sento che vomiterei qualsiasi cosa metta in bocca, adesso. Andiamo e basta.
-I tuoi non vengono?
-Sono già lì. Mia madre è di turno.
Annuii e, capendo che al momento non ci fosse nulla da dire per tirarla su, mi limitai a prenderla per mano. Ci incamminammo quindi verso il St Mary's Hospital, che avremmo raggiunto con una breve passeggiata di una decina di minuti. L'ultima volta che ero stato lì era stato più di un mese prima, quando avevo saputo dell'incidente della giovane. Ero corso aspettandomi il peggio, invece avevo finito per trovare la ragazza in perfetta forma... poi avevamo finalmente deciso di darci un'opportunità. Volevo credere che anche questa volta si sarebbe risolta allo stesso modo: nel migliore dei modi. Non era escluso che ciò che avevano trovato potesse essere una piccola cisti benigna o qualcosa del genere.
Quando sentii la ragazza stringermi più forte la mano, man mano che ci avvicinavamo, feci lo stesso. Le cose erano ancora un po' strane ed incerte tra noi perché non avevamo avuto modo di fare una conversazione seria... tuttavia la capivo bene, col suo umore sotto i piedi avremmo probabilmente finito per litigare. E nessuno dei due lo voleva.
-Tua madre crede che sia... strana, pazza o qualcosa del genere... vero?
-Cosa?- feci sorpreso, voltandomi a guardarla -No, certo che no. A dire il vero le sei piaciuta molto.
-In quello stato pietoso? Ti avrà detto una cazzata per farti sentire meglio.
-No, Swan. Pensa che tu sia dolce... e ha capito benissimo che se stai così è perché qualcosa non va.
-Se lo dici tu...- sospirò incerta -Comunque anche a me è piaciuta molto. È molto simpatica, tenera... e anche molto bella. Le somigli molto...
-Era un modo per farmi un complimento?- inarcai un sopracciglio guardandola, e quella sorrise lievemente scuotendo la testa. Avrei fatto di tutto per continuare a farla ridere e sorridere.
Peccato che quel barlume di buon umore si spense nel momento in cui svoltammo l'angolo per ritrovarci di fronte all'ospedale. La sentii deglutire sonoramente, e si bloccò stringendomi la mano così forte che mi fece male. Avevo quasi dimenticato quanta forza avesse!
-Mi viene da vomitare.
-Basta che non lo fai addosso a me- ironizzò Regina, spostandosi di un passo verso destra. Io invece speravo sarebbe riuscita a trattenersi, aveva già rimesso troppo quella notte. Probabilmente aveva espulso tutto ciò che aveva in corpo e, adesso che era riuscita a recuperare un po' di energie, non era il caso che si sentisse male nuovamente.
-Emma, ci sono io con te...- cercai di confortarla, circondandole le spalle e stringendola delicatamente. -Ricordati che qualunque cosa succeda, non sei sola.
-Lo dici ora... ma se...
-No, smettila. Emma so a cosa andresti incontro, ok? David me l'ha detto e poi ho fatto qualche ricerca e io... non mi importa. So che non ne abbiamo ancora parlato seriamente, ma dico davvero...
Lei non disse niente, ma feci in tempo a vedere una piccola lacrima rigarle il bel viso, prima che si stringesse a me. La strinsi anch'io, ancora più forte, poi andammo avanti cercando di non inciampare uno nei piedi dell'altro. Mia madre aveva ragione... la prima cosa che si coglieva di questa splendida ragazza era la sua dolcezza.
-Ehi, voi due. Siete teneri e coccolosi, ma potreste scollarvi? C'è un semaforo... vi ammazzerete.
Alzai gli occhi al cielo, Regina sapeva proprio come rovinare i momenti romantici... ma aveva ragione, quindi cercammo di ricomporci un po' prima di attraversare.
Continuammo a camminare in silenzio finché non giungemmo all'ingresso e, una volta dentro, riconoscemmo subito i genitori di Emma. Non appena ci videro arrivare si accesero in larghi sorrisi e corsero subito ad abbracciare la figlia.
Fu una scenetta davvero molto tenera, ed io e Regina ci scambiammo un sorriso. Quei due dovevano essere stati davvero molto in pensiero negli ultimi giorni.
Quando sciolsero la stretta David si voltò verso di me, e il cenno che mi fece con un sorriso appena accennato valse più di mille grazie. Avremmo parlato, ma non davanti a sua figlia.
-D'accordo, Ashley ti aspetta tra una decina di minuti al terzo piano- intervenne Mary Margaret -Vuoi che venga dentro con te? Sai per... farti forza. Qualunque cosa succeda.
-Mamma, ti ringrazio davvero. È solo che io... io vorrei lui...- borbottò, voltandosi a guardarmi. Non fu una sorpresa, dato che mi aveva già fatto capire di volermi vicino, quindi annuii. Speravo che sua madre avrebbe capito e non ci sarebbe rimasta male, quella era l'ultima cosa che desideravo. Se Emma avesse preferito entrare con lei non sarebbe assolutamente stato un problema.
-Tesoro- intervenne suo padre, schiarendo la voce -Io non ho assolutamente niente contro Killian, lo sa anche lui. È solo che penso sia meglio ci sia tua madre. È una visita, uhm...
-So che tipo di visita è- lo interruppe Emma, un po' rossa in viso -Ma papà, è il mio... ragazzo. Non farmi dire altro, cogli al volo.
Fu ben chiaro ciò che intendeva ed io ebbi l'improvvisa voglia di sotterrarmi o fuggire via, prima che suo padre decidesse di uccidermi. Aveva sepolto l'ascia di guerra, certo, e forse avevo anche iniziato ad essergli simpatico... ma questo prima di sapere che andassi a letto con sua figlia.
Quando ebbi il coraggio di guardarlo lo trovai con le labbra serrate a fissarmi. Poi si voltò verso sua moglie, che sembrava molto meno sorpresa... e poi di nuovo verso Emma.
-Sono adulta. Non fare scenate.
-Lo so. È solo che pensavo... volessi aspettare fino al...
-Matrimonio?- domandò, spalancando gli occhi incredula -Papà, oddio, siamo il 2017! Te l'avevo detto per farti stare zitto, non immaginavo mi avresti creduto! Anzi, sai cosa? Finiamola qui, non voglio parlare di queste cose con te.
Io li guardavo incerto, lo stesso faceva Mary Margaret. Regina invece se la rideva dietro di noi e non potei proprio biasimarla. Da fuori doveva apparire come uno spettacolo estremamente comico.
-Nemmeno io. Solo... state attenti- concluse piuttosto imbarazzato, prima di dirigersi verso le scale.
Emma mi guardò come per dire “poteva andare peggio”, poi lo seguimmo tutti e quattro. Sì, sarebbe potuta andare molto peggio... ma a mio parere il pericolo non era ancora passato. Per i prossimi giorni sarebbe stato un po' rischioso ritrovarmi da solo con David, ma potevo capirlo. Dopotutto Emma era la sua bambina... e in fondo, non era poi così adulta.
Salimmo sei rampe di scale fino ad arrivare al terzo piano, dove seguimmo Mary Margaret che conosceva l'ospedale meglio di noi.
Proprio in quel momento, da dietro una porta apparve una giovane dottoressa bionda, dal viso molto rassicurante: era indubbiamente un gran dono per un medico!
-Ciao cara! Sono contenta sia venuta in compagnia, stavolta.
-Salve dottoressa- salutò la ragazza, accennando un sorriso -Sì, stavolta sì. Manca solo mio figlio, ma non era il caso...
-Vedrai che sarai da lui in men che non si dica. Te l'ho già detto, se anche dovessimo trovare qualcosa... non sarà nulla di irrisolvibile. Ok?
-Ok- fece, anche se non troppo convinta.
-Bene, possiamo andare. Mary vieni tu insieme a lei?
-No, entra col suo ragazzo. Noi aspetteremo fuori, Ashley...
-Oh, d'accordo. Ad ogni modo, non ci vorrà più di mezz'oretta.
Non sentii cos'altro si dissero, perché seguii subito Emma nella sala dalle pareti bianche, stringendole forte la mano, nonostante la mia fosse ormai intorpidita. Quando si sedette sul lettino posizionato accanto alla parete in fondo le presi entrambe le mani e ci guardammo a lungo negli occhi, senza dire niente. Nel suo sguardo leggevo ansia, preoccupazione, paura... ed era ovvio che fosse così. Proprio per questo tentai di nascondere al meglio le mie, di paure, sarei stato forte per lei. La sua roccia. Così, se qualcosa fosse andato storto, avrebbe potuto affidarsi a me senza timore.
-Allora!- ci interruppe la dottoressa, dopo essersi chiusa la porta alle spalle -Stenditi tesoro, mettiti comoda. Sai come funziona quest'ecografia, no? Dovrò inserire la sonda, ma non è molto grande... non essendo vergine non ti farà male. Potresti provare solo un piccolo fastidio.
La guardai annuire e, mentre assumeva una posizione comoda aiutata dalla dottoressa, continuai a stringerle le mani senza distogliere lo sguardo dal suo.
Per un attimo pensai di sdrammatizzare con una battuta sul fatto che non fosse vergine, ma infine decisi di tacere. La nostra vita sessuale era stata già stata troppo esposta, a mio parere: non c'era bisogno che ne venisse a conoscenza l'intero ospedale. Mi spostai solo un po' quando si mise in posizione supina e venne coperta da un leggero lenzuolo dalla vita in giù, poi entrambi i nostri sguardi si spostarono sullo schermo appena acceso.
-Adesso preparo la sonda- spiegò la dottoressa -Sarà molto più semplice vedere cosa c'è nell'utero ed intorno... e sapremo qual è il problema. Hai avvertito dolori in questi giorni, Emma? Di qualsiasi genere.
-No... nulla.- disse, dopo averci riflettuto un attimo -Fisicamente sono stata benissimo, a parte la febbre. Ma quella è stata colpa mia, mi sono affaticata un po' troppo.
-Ok, perfetto. È una buona cosa. Adesso preparati, sentirai un po' freddo.
Annuì, poi oltre a rafforzare la presa sulla mia mano e stringere le labbra, non emise neanche un piccolo gemito. Sullo schermo del computer iniziarono a comparire delle immagini, ed improvvisamente mi si seccò la gola. L'ultima volta che mi ero trovato in quella situazione, era stato per la visita di Milah... quando avevamo scoperto che avremmo avuto una femminuccia. Impiegai tutte le mie forze per reprimere quel pensiero, perché Emma avrebbe subito colto il mio nervosismo.
Non potevo dire di essere esperto di ginecologia, neanche un po'... ma quando la dottoressa arrivò al suo utero, non riuscii a vedere nulla che potesse somigliare ad una massa cancerogena.
-Mmh... ok...- fece la giovane donna pensierosa, studiando attentamente le immagini. Io ed Emma ci scambiammo un'occhiata veloce, poi tornammo a guardare.
-Posso spostare un po' la sonda tesoro? Solo se non ti faccio male...
-No, sto bene, faccia. Quindi non c'è nulla?
-Nulla di grande, questo posso affermarlo con certezza. Te l'avevo detto, no?
La bionda sospirò, in apparenza un po' più sollevata, e lo stesso feci anch'io. Certo, la possibilità che si fosse formato un tumore grande era molto bassa, lo sapevamo già... ma averne conferma era ugualmente rassicurante. Le accarezzai i capelli profumati, che probabilmente aveva lavato una volta tornata a casa, e li trovai morbidi come sempre. Mi era mancato proprio tutto, di lei, anche i più piccoli dettagli.
Poi, le immagini iniziarono molto lentamente a cambiare, o almeno le angolazioni. Io rinunciai a cercare di capirci qualcosa e mi concentrai invece sui suoi occhi, che seguirono attentamente fino a che l'immagine non si fermò.
-Emma, posso chiederti se per caso hai avuto rapporti non protetti?
-No... prendo la pillola da quando ne ho. Prima di allora, negli ultimi due anni e mezzo niente...
-L'ultima volta quando è stata?
Avvampò all'istante, e anche io. Non erano passate neanche 24 ore, dall'ultima volta.
-Beh... mmh...- balbettò, schiarendosi leggermente la voce -Ieri.
Per fortuna la dottoressa si rivelò abbastanza professionale da rimanere impassibile, poi continuò a guardare lo schermo.
-La penultima?
-La... la penultima un paio di settimane fa. Ma perché? Questo cosa c'entra?
-Dammi solo un minuto e ti spiego tutto. Sta tranquilla, cara, voglio solo essere sicura prima di dirti cosa c'è... va bene? Tutto qui.
Quindi aveva capito cosa c'era che non andasse. C'era davvero qualcosa... però non sembrava preoccupata. Oppure non lo dava a vedere? Dopotutto era una professionista, era chiaro che non avrebbe mai voluto spaventare una paziente.
Aspettammo il più pazientemente possibile per un altro paio di minuti, fino a che non estrasse finalmente la sonda per posarla in un recipiente sul tavolino accanto.
-Allora- iniziò, togliendo i guanti -Ho un'ottima notizia, una... definiamola strana, e un'altra più delicata.
Io ed Emma ci guardammo ansiosi, poi tornammo a puntare gli sguardi sulla dottoressa, che era in attesa decidessimo dove iniziare.
-Ci dica in quest'ordine- fece Emma -Prima l'ottima.
-Non hai tumori! Sei perfettamente sana, Emma... davvero!
-Che... cosa? Ma allora?- domandò incredula, senza riuscire a nascondere un largo sorriso che le illuminò il volto. Erano due settimane che non avevo più visto quella luce, e se possibile fui ancora più felice di lei. Non era malata! Stava bene!
-Ecco, allora- iniziò l'altra, ma anche lei sorrideva -Questo ci porta alla notizia strana. Quelle cellule strane appartenevano effettivamente a qualcosa. Hai avuto tuo figlio due anni fa, vero?
-Sì...
-Ecco. Allora, sembra che inizialmente fossero due. Due gemelli, diciamo. È una cosa naturale, a volte capita... ci sono due embrioni, ma se ne sviluppa solo uno e così è stato. Il fatto è che probabilmente questo era posizionato dietro l'altro, quindi nessuno se n'è accorto... poi hai avuto un parto cesareo ed è stato estratto soltanto tuo figlio. Questo piccolo embrione, con ancora il sacco amniotico perforato, è rimasto lì. Non ha fatto alcun danno, è così piccolo che è normale non sia stato notato nelle successive analisi. Io ho avuto fortuna, diciamo.
-O... ok. Quindi?
-Sarà sufficiente rimuoverlo. Così da solo è innocuo, ma in gravidanza potrebbe creare problemi.
Scrutai bene Emma, la quale mi sembrò abbastanza tranquilla. Sì, era una notizia strana, come aveva anticipato la dottoressa... era pur sempre qualcosa che sarebbe potuto svilupparsi e diventare il gemello di Henry. Ma in fondo, non era stato così... non si era sviluppato per un semplice processo naturale, quindi non era come se avesse avuto un aborto. Non era grave.
-E a questo... si ricollega all'ultima notizia.- aggiunse l'altra, rompendo il silenzio. La guardammo entrambi, era tornata piuttosto seria... ma non poteva essere tanto terribile, no? Lei stessa aveva detto che la ragazza era perfettamente sana, che non aveva nulla. Non era malata.
-Cosa...
-Sei incinta di tre settimane, Emma.





 

Angolo dell'autrice;
Ciao! Eccomi, ce l'ho fatta... in realtà il capitolo era più o meno pronto, ma era importante quindi c'era parecchio da migliorare. Sono arrivate parecchie risposte... Intanto lo svenimento di Emma non è stato nulla di grave. Era provata, e dopo una nottata come quella... era più che normale. Si è ripresa passando la mattinata a guardare la tv avvinghiata a Killian, e come darle torto? xD Cynthia l'ha trovata molto dolce, e non l'ha giudicata affatto per lo stato in cui era... anzi! Ha dato qualche piccolo ma utile suggerimento al figlio su come comportarsi... e spera di poterla conoscere meglio. Quindi rimarrà un'altra settimana a dare una mano ai suoi figli.
Poi è arrivato il momento della visita e lei è terrorizzata... ma il suo ragazzo e la sua amica sono comunque riusciti a strapparla una risata. Il momento imbarazzante è stato con David... che a quanto pare, aveva davvero creduto che Emma avrebbe aspettato il matrimonio xD un pochino tonto, ma in fondo la vede ancora come la sua bambina...
Alla fine non è malata. Ha solo quel piccolo problema dovuto alla precedente gravidanza, ma non è grave ed è facilmente risolvibile... il problema è l'altro. A quanto pare è incinta. E dato che mi diverte lasciare suspence, le reazioni e cosa succederà lo vedrete nel prossimo capitolo xD Dopo questo ne mancano 5 esatti, compreso l'epilogo... poi mi dedicherò alla nuova, al "crossover" con Harry Potter. Ho tante idee e temo anche quella diventerà lunga quanto un libro della Rowling xD
Un abbraccio e a presto :)

PS. Che ne pensate dei nuovi spoiler su OUAT? Io sono sempre più confusa. Però... se anche i nostri "soliti", pur avendo lo stesso aspetto, siano altre versioni dello stesso personaggio... potrebbe non dispiacermi. Boh. Almeno vorrebbe dire che gli originali sono stati lasciati in pace... anche se tutta questa roba della nuova Cenerentola e nuovi tutti, non mi convince. Vedremo!
 

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Capitolo 39
*** The toughest call ***


The taughest call





EMMA POV

Volevo chiederle se stesse scherzando, ma dalla mia bocca sembrava non voler uscire alcun suono. Cosa voleva dire “sei incinta di tre settimane”? Non era possibile... non avevo mai saltato la pillola e avevo iniziato a prenderla diversi giorni prima del primo rapporto con Killian. No. Doveva essere un errore. Dovevo aver sentito male. Forse, in fin dei conti, era davvero cancro... Di quello avrei potuto liberarmi e le conseguenze, al momento, sembravano meno spaventose.
-Cosa vuol dire, dottoressa- intervenne Killian con voce calma, rompendo in silenzio. Lo guardai e nonostante fosse apparentemente tranquillo, stringeva il pugno così forte che le nocche erano diventate bianche. Allora aveva sentito anche lui. Non mi stavo immaginando le cose.
-Faremo un test di gravidanza, per sicurezza. Però è... solo formalità, a questo punto. Sembrerebbe che le precauzioni siano state poco efficaci.- spiegò, per poi voltarsi verso di me -Puoi dirmi quali pillole prendi, tesoro? E spiegarmi quando hai iniziato esattamente?
Annuii, sperando capisse che l'avrei fatto in un secondo momento. Se solo avessi aperto la bocca adesso, avrei sicuramente vomitato.
Incinta. No, doveva essere un incubo.
Però... però se davvero lo ero, il padre era Killian. L'uomo che amavo. Oh, dio...
-Vorrei davvero lasciarvi un po' soli, è giusto, ma prima di parlarne... c'è una cosa che dovete sapere.
-Ancora?!- esclamò Killian nervoso, ormai incapace di trattenersi. In altre circostanze gli avrei stretto la mano per tranquillizzarlo, ma ora tutti i miei muscoli sembravano atrofizzati.
-Mi spiace, davvero. Volete che vi dia un minuto per calmarvi?
-No- riuscii a borbottare, con una voce che neanche sembrò la mia. Non lo volevo un minuto, volevo sapere tutto immediatamente: sarei scoppiata in una crisi isterica altrimenti.
Quella annuì e si sedette alla scrivania, con la sedia rivolta verso di noi. Quell'apparente calma con un misto di apprensione intensificava notevolmente la mia nausea.
-Come ho detto... ciò che è rimasto dell'embrione che non si è sviluppato, potrebbe creare problemi in gravidanza. Ora, rimuoverlo richiede un'operazione semplice che non ti arrecherà alcun danno fisico permanente, Emma. Per essere sicuri di rimuoverlo interamente, bisognerebbe effettuare aspirazione e raschiamento... come nell'aborto. Il fatto è che se decidessi di procedere, anche il feto sano, ne risentirebbe. Sarebbe un aborto in piena regola.
-Non ci sono alternative?
-Una sarebbe monitorare attentamente la gravidanza ed intervenire solo in caso di problemi, vi seguirei io stessa. Altrimenti è possibile operare per tentare di rimuovere soltanto il vecchio embrione, ma bisognerebbe incidere. Sarebbe un intervento chirurgico piuttosto invasivo che potrebbe funzionare oppure no, quindi non mi sento di raccomandarlo.
Non riuscii neanche ad annuire, non sapevo proprio cosa pensare: l'unica cosa che fui in grado di fare fu scoppiare in lacrime. Un pianto frustrato, straziante, liberatorio... che spaventò sia Killian che la dottoressa. Ma non era giusto, maledizione, non era possibile che ogni cosa dovesse sempre andare per il verso sbagliato!
-Ho bisogno di prendere aria!- singhiozzai, scattando in piedi, -si può?!
-Certo... tutto il tempo che vuoi. Non c'è nessuna fretta, Emma...
-Grazie.-. Senza darle il tempo di dire altro saltai in piedi e mi diressi velocemente verso la porta, non guardando in faccia nessuno. Superai i miei genitori e Regina senza dire una parola e corsi velocemente giù per le scale, diretta verso il cortile. Avevo voglia di piangere e urlare all'aria aperta, e magari prendere a calci un muro.
Una volta fuori corsi a zig zag tra diverse persone in sedia a rotelle accompagnate dai medici e mi fermai soltanto una volta arrivata in fondo al giardino, fortunatamente deserto.
Fui pronta a scagliare un violento pugno contro il muro, quando improvvisamente mi sentii afferrare per il braccio. Mi voltai.
Killian.
-Voglio stare sola.
-Se davvero fosse quel che vuoi non sarei qui- disse tranquillo -Non vuoi stare sola.
-Oh e invece sì, e lo dico anche per il tuo bene! Potrei diventare violenta Killian, vattene!
-Colpisci me invece del muro, se proprio vuoi sfogarti. Almeno non ti rompi la mano.
-Cosa diavolo vuoi che mi importi della mano, Jones?!- tuonai, iniziando seriamente a valutare di prenderlo a botte -Come fai a essere così tranquillo! Me lo vuoi spiegare?!
-Non sei malata. Ti pare poco?
-Sono incinta cazzo! SONO INCINTA DI TUO FIGLIO!
Era tardo?! Non riusciva forse a capire in che diavolo di situazione ci eravamo cacciati?! Nella mia pancia stava crescendo il nostro bambino, quello che avrei dovuto scegliere se uccidere io stessa o aspettare di vedere se sarebbe morto da solo. Belle alternative. Meravigliose davvero.
-Emma, lo so...- sussurrò, addolcendo il tono della voce -Ma tu... a quanto ho capito non hai voglia di avere un altro figlio adesso.
Strabuzzai gli occhi, incredula. Non riusciva davvero a capire. Eppure lui avrebbe dovuto essere ancora più scombussolato di me, dato che un figlio lo aveva già perso in passato.
-Secondo te io volevo un figlio quando è arrivato Henry?- cercai di domandargli tranquilla, sapendo che se mi fossi lasciata ancora sopraffare dalle emozioni lo avrei colpito così forte da rompergli il naso e tutti i denti; -No. Certo che no. Ma non ho mai... mai pensato all'eventualità di abortire. Nonostante i miei genitori e i medici me l'avessero suggerito, ovviamente... e comunque, non è neanche questo il punto. Il punto è che questa volta ho fatto tutto come si deve. Ero pronta. Ero preparata, prendo la pillola. Ero preparata psicologicamente, ero felice di farlo per la prima volta con te. E invece, di nuovo, va tutto storto. Perché? Perché continua a succedermi?!
Finalmente sembrò comprendere e rimase in silenzio a guardarmi. Dal canto mio, invece, non sapevo come sentirmi. Come aveva detto lui, non volevo decisamente avere altri figli in questo momento... e questo era più che certo. Però... dio, sapere di avere nella pancia una piccola creaturina che stava crescendo, frutto del nostro amore... come potevo far finta di niente? Come avrei fatto a lasciare che la raschiassero via, come se fosse spazzatura? Mi faceva male il cuore solo a pensarci.
-Emma, tesoro mio...- ruppe il silenzio dolcemente, afferrandomi per i fianchi -Io lo so che è dura, non voglio far finta che non lo sia. Il fatto è che qualunque cosa succeda, io sono qui. Qualunque cosa tu decida di fare, io sono qui. Non vado da nessuna parte, non ho intenzione di lasciarti affrontare da sola tutto questo... va bene?
-Come fai?
-Cosa?
-Come fai... a non schifarmi. Tu vuoi un bambino, Killian. Tu mi hai detto di volerlo e non ti biasimo. Hai perso la tua bambina e io ora ucciderei... ucciderei tuo figlio. O figlia. O quel che è. È una cosa orribile, non credi?
-No! No, Emma no.
Lo disse con un'intensità tale che strabuzzai gli occhi incredula: sembrava sincero, per quanto fosse incredibile. Io stessa lo trovavo un gesto terribile, pur senza aver mai perso un figlio.
-Anzi, ti dirò di più. Credo tu preferisca abortire e forse è la cosa migliore da fare, in questo caso. Sarebbe ancora più doloroso se decidessimo di tenerlo e poi qualcosa andasse storto... oppure se nascesse con problemi. E se per miracolo dovesse andare tutto bene, non siamo ancora pronti per questo passo, non sono stupido. Certo che voglio un figlio, ma più di tutto io voglio te e non metterlo mai in dubbio,. Forse arriverà il momento, un giorno. Che sia fra 3 anni, tra 5, o 10... non mi importa. Ma adesso non lo è. Faremmo solo del male a noi e a lui.
Così scoppiai per l'ennesima volta a piangere, ma stavolta tra le sue braccia. Non avrei dovuto più sorprendermi, ormai, ma come diavolo poteva essere tanto meraviglioso? Come poteva un uomo come lui aver scelto proprio me, una stupida ragazzina con tutti i problemi del mondo? Una ragazzina dal carattere orribile, complicato... l'avevo ferito in tutti i modi possibili ed immaginabili, eppure lui era ancora qui, a stringermi tra le sue braccia forti e calde. Così confortevoli, che mi facevano sentire a casa.
-Ti amo, Emma. Lo sai, vero?
E il mio cuore perse un battito. O forse centinaia.
-Killian...
-Lo so che può sembrare prematuro, ma...
-No...- lo interruppi, per poi soffocare un singhiozzo e sollevare il viso per guardarlo negli occhi lucidi ma sempre bellissimi -Ti amo anch'io, Killian.
Questa volta fu lui quello sorpreso. Spalancò gli occhi, e quell'espressione incredula con la bocca leggermente socchiusa fu la cosa più dolce del mondo.
-E' perché ti amo, che desideravo fare ciò che... che pensavo fosse meglio per te. Ma...
-Swan, il meglio per me è averti accanto. I problemi nella vita ci sono sempre, ma affrontarli in due è più facile! Non è bello pensare che qualunque cosa succeda, ci saremo sempre l'uno per l'altra? Anche in situazioni dolorose come questa...
-E' bello, sì...- sorrisi tra le lacrime, prendendogli le mani -Grazie Killian. Grazie per avermi sopportata e supportata così tanto, io stessa non ci sarei riuscita! Sono tremenda!
-No, sei adorabile! È anche per questo che ti amo... sei così... complicata!
E per qualche strano e assurdo motivo ci ritrovammo a ridere insieme, le mani strette e gli sguardi riflessi l'uno nell'altro. Non ero sola. Non ero più spaventata di ciò che avrei dovuto affrontare, perché Killian aveva ragione: condividere le esperienze era molto più semplice che affrontare la vita da soli. Io avevo la fortuna di poterla condividere con lui.
-E ora... che cosa ne diresti di tornare dentro?
-Ok. Quindi... abbiamo deciso cosa fare?
-Sì, Emma. Ma il corpo è tuo, quindi l'ultima parola spetta a te.
-Non mi odieresti se abortissi?
-No, assolutamente no. Non ti potrei mai odiare.
-Ok, allora... allora faremo così.
-Va bene. La parte più complicata sarà dire ai tuoi la verità. Non so tuo padre come la prenderebbe... a parte il fatto che vorrà uccidermi, ovvio.
-Adesso che sa che non sono più una suora sarà un po' più semplice, suppongo. Cioè, non è che devono sapere per forza, ma... sarà dannatamente dura. Vorrei poter fare affidamento anche su di loro... se sei d'accordo.
-Ma certo! Non ti preoccupare, porterò un'armatura per un paio di settimane...- ironizzò, per poi cingermi le spalle nel momento in cui scoppiammo a ridere di nuovo.
A cuore molto più leggero rientrammo nell'edificio, dirigendoci senza pensare verso l'ascensore aperto. E una volta entrati, quando le porte si chiusero, mi tuffai sulle sue labbra senza esitazione.
Il destino sapeva essere davvero buffo... in quello stesso ascensore avevamo condiviso il nostro primo, vero bacio... ed ora quel bacio stava sigillando una nuova promessa. L'inizio di una nuova avventura che non vedevo l'ora di vivere. Era incredibile come l'amore che ci legava avesse appena trasformato uno dei momenti più difficili delle nostre vite in un attimo così magico.
-Sempre la stessa storia, eh?
Solo in quel momento ci accorgemmo di essere arrivati a destinazione e che la porta si fosse aperta. Mia madre era davanti, sorrideva, mentre mio padre era proprio dietro di lei, con un cipiglio contrariato. Regina era accanto a loro, insieme alla dottoressa, e ci guardava compiaciuta.
-Lascia stare tuo padre... piccola, ci siamo così preoccupati! Poi Ashley ci ha detto che non sei malata ma... possiamo sapere cosa succede?
-Va bene- annuii, scambiando una veloce occhiata con Killian -Però magari sediamoci di là. Ok?


KILLIAN POV

-Ok. Però... come puoi essere incinta? Ok, lo so, però... non usate...?
-Papà basta, ti prego! E certo che le usiamo, ma si vede che non hanno funzionato. Discorso chiuso.
Proprio come avevo immaginato, subito dopo aver distolto uno sguardo incredulo e confuso da sua figlia, David si rivolse a me. Era indecifrabile. Voleva picchiarmi? Non l'avrei biasimato. Forse avrei anche lasciato che mi desse un pugno... anche se la mia ragazza l'avrebbe fermato prima, probabilmente, perché si spostò ancora di qualche centimetro più vicino a me.
-Quindi, voi due...
-Non parlerò di questo con te, papà. Te lo puoi scordare. Sentite, volevate sapere cosa non va, no? Ecco, ora lo sapete. Non sono malata, non è nulla di terribile. È solo un aborto.
In quel momento si rese conto anche lei di aver appena comunicato ai suoi, come se nulla fosse, la decisione che avevamo preso. I due si guardarono confusi, disorientati... e anch'io e Regina ci guardammo, chiedendoci se non fosse il caso di lasciarli un po' soli.
-Quindi hai... hai deciso di...- sussurrò Mary Margaret; lei, semplicemente, annuì. Per farle forza le cinsi le spalle, lasciando che si poggiasse esausta contro il mio petto.
-Se è davvero ciò che vuoi...
-Lo è, ne abbiamo parlato- disse senza esitazione. -Sto bene- aggiunse, allo sguardo incerto di sua madre.
-Va bene, tesoro...
-Sono seria, sto bene. Henry è ancora piccolo, e io sono troppo giovane per un secondo figlio. In più, io e Killian non siamo di certo pronti a fare i genitori. Ed ora che è tutto chiarito, vorrei andare parlare con la dottoressa per capire quando posso fare l'intervento.
-Vengo con te?
-Sì, va bene.
Decisi di non dire ad Emma del breve ma intenso moto di euforia che avevo provato quando la dottoressa le aveva detto che aspettava un bambino: la amavo troppo e risparmiarle altro dolore era la cosa più giusta da fare. Anche se una parte del mio cuore non riusciva a capacitarsi che avrebbe di nuovo perso un figlio, l'altra, quella più grande, lo stava già accettando. Sarebbe stato diverso, stavolta... insieme avevamo preso la decisione più giusta per noi e per il piccolino, proprio perché lo amavamo già. Ci saremmo sostenuti a vicenda e tutto sarebbe stato più semplice, proprio come avevo detto a lei. 
 

***


Cleo viveva e lavorava in un appartamento di un palazzo residenziale di cinque piani a Chalk Farm, nei pressi di Camden Town; era una vietta interna, isolata dal caos che caratterizzava il quartiere. Finalmente Emma aveva deciso di portarmi con sé, anche se con poco preavviso, ed io ero davvero felice che finalmente mi stesse includendo anche in quella parte della sua vita.
Dopo aver parlato un po' con la dottoressa aveva deciso di fissare il suo intervento già per l'indomani, dato c'era un ora libera in tarda mattinata. Sembrava abbastanza tranquilla a riguardo, e forse lo era davvero, ma le sarei rimato ugualmente vicino.
Poi eravamo andati a fare una merenda tutti insieme in una sala da tè li vicino e, una volta finito, Emma aveva avanzato quella proposta. Voleva aggiornare Cleo e finalmente chiederle di organizzarle un incontro con suo marito. Sembrava desiderasse riprendere le redini della sua vita il prima possibile e io non potevo che essere orgogliosissimo della mia piccola Wonder Woman.
-Dio Swan, ma un ascensore?- domandai, quando ci fermammo al primo piano. Di solito non mi pesava fare le scale, ma negli ultimi giorni mi ero affaticato parecchio.
-E' quasi sempre rotto. E di che ti lamenti, tu odi gli ascensori.
-Non è vero. Non più.- le ricordai, con un cipiglio malizioso. Non ci avevo pensato molto, neanche ci avevo fatto molto caso in realtà... ma ero piuttosto certo che la mia semi-claustrofobia fosse spaventosamente migliorata, se non addirittura sparita. Ed il merito era suo.
-Dai, andiamo avanti- mi liquidò senza commentare -abbiamo solo altri due piani!
Sbuffai senza più ribattere, nonostante avessi le mie buone ragioni non avevo voglia di passare per un rammollito davanti alla mia ragazza. La quale, nonostante tutto ciò che aveva dovuto sopportare, non sembrava aver perso la forma.
Forse ero un inguaribile romantico, ma non riuscivo a far altro che pensare quanto fossi felice di essere di nuovo al suo fianco. Mi sentivo come rinato e tutto sembrava più bello... nonostante i problemi ero più positivo che mai, perché stavolta non li avrei affrontati da solo.
Quando finalmente arrivammo si limitò a bussare alla porta e quasi subito udimmo dei passi veloci avvicinarsi. Un attimo dopo ci si presentò davanti una donna di bell'aspetto, forse sulla quarantina, un po' più alta di Emma. Aveva dei bei occhi verdi, capelli rossicci e leggermente mossi che scivolavano fin poco sotto le spalle. Vestiva con un paio di pantaloni neri, maglietta grigia, giacca di pelle bordeaux e stivali al ginocchio. Era chiaro da dove Emma avesse preso ispirazione.
-Ciao ragazzi, entrate! Sono contenta di conoscere il famoso Killian Jones, finalmente. Piacere, Cleo.- si presentò con un sorriso, porgendomi la mano che immediatamente afferrai. Aveva una stretta davvero forte. Lei sembrava forte. Non mi stupiva il fatto che per Emma fosse diventata una vera e propria guida, un esempio.
Si fece poi da parte per lasciarci entrare e mentre richiudeva la porta, la mia ragazza mi tirò per mano per farmi accomodare sul divano insieme a lei.
-Sono davvero lieta che abbiate risolto i vostri problemi, Emma. E che finalmente me l'abbia portato a conoscerlo!
-Scusami per il poco preavviso, più che altro...
-Non c'è problema, serata libera oggi. Va tutto bene, vero?
-Sisi!- esclamò subito la ragazza, allo sguardo interrogativo della donna. Effettivamente con Emma non si poteva mai sapere... e forse Cleo la conosceva meglio di me, per certi versi. Ad esempio non avevo mai avuto modo di vederla in azione, cosa di cui ero piuttosto curioso.
Non sembrò molto convinta della risposta, infatti.
-Avevi un'altra visita oggi. Ancora nulla?
-Sì in realtà sì. Te l'avrei detto... dopo. Comunque sto bene, non sono malata. Più che altro è una cosa... diciamo un po' spiacevole. O forse la definizione più adatta è assurda.
Per i successivi dieci minuti raccontò a Cleo del problema e proprio come immaginai, quando nominò la gravidanza e l'aborto, l'altra rimase di stucco. A me fece sorridere la naturalezza con cui la ragazza lo disse, invece, come se stesse parlando dell'influenza.
-Emma... lo sai che non sei brava a dare le notizie?- disse infine, visibilmente spiazzata. Non la conoscevo, ma mi dava l'impressione di essere una persona difficilmente impressionabile.
-Ma sto bene. Non è un... problema, per me. È la cosa migliore... no?
Io e Cleo ci guardammo, lei invece sembrò abbastanza confusa e si rivolse a me, come per chiedere “ho detto qualcosa di così strano?”. Era così teneramente ingenua...
-Jones, ci hai parlato con la tua ragazza?
-Ma sì, certo. È...
-Non va bene reprimere i sentimenti. Alle lunghe fa stare peggio, te l'ho sempre detto Emma.
-Ma non sto reprimendo nulla! È un piccolo intervento di routine... andiamo, praticamente mi faranno tornare a casa domani pomeriggio stesso. Poi dovrò riposare un paio di giorni, ma...
-Emma- la fermò quella -Intendo dal punto di vista psicologico. So che in questo caso è un po' diverso, ma è pur sempre un aborto...
Quasi mi sentii a disagio a trovarmi lì in mezzo, mentre le due si guardavano confuse e incerte. Probabilmente avrei dovuto spostarmi in un'altra stanza e lasciar loro qualche minuto da sole... ma proprio non ci riuscivo. Non riuscivo a capire perché Cleo le stesse parlando con durezza e per questo preferivo rimanere a darle man forte, se ne avesse avuto bisogno.
-Ma proprio tu mi dici così? Dai, lo sai che per il momento è...
-Ho avuto un aborto. Quasi una ventina di anni fa, abortii per scelta. Io e mio marito ci eravamo sposati da poco, eravamo giovanissimi ed entrambi avevamo una carriera promettente appena avviata. Quindi mi sembrò la cosa più ovvia da fare. Non ero spaventata, neanche dubbiosa... non volevo assolutamente il peso di un figlio in quel momento. Mio marito mi ha supportata, non avevamo problemi di nessun genere. Fino a che non è successo. Mi sono sentita vuota e...
-Cleo, mi dispiace, io non pensavo...
-Non importa, non è un problema. È acqua passata. Te lo sto dicendo per aiutarti a evitare di fare il mio stesso errore. È una tua scelta, questo è ovvio, però... non prenderla troppo sottogamba, d'accordo?- finalmente si addolcì, accarezzando i capelli alla più giovane, -Magari starai bene... ma se hai bisogno di supporto non nasconderlo. Mi sembra che tu abbia una bella famiglia, un ragazzo che ti ama... e anch'io ci sono per te, questo lo sai.
Fu sorprendente scoprire come sotto quella scorza dura, Cleo fosse una donna dolce e premurosa, attenta nei confronti di Emma quasi come se fosse sua madre. Se non fosse per il fatto che la ragazza fosse tale e quale ai suoi genitori, mi sarebbe davvero potuto sorgere il dubbio: erano così simili! Caratterialmente mi sembrava di stare guardando la mia ragazza discutere con una versione più adulta di sé.
-Va bene. Io... grazie. Io non ci avevo...
-Lo so che non ci avevi pensato troppo, va bene così. È più che normale, piccola. E tu- fece poi rivolta a me, -Vedi di comportarti bene con lei. Sono affezionata a questa ragazza, quindi...
-Wow. Non bastavano le minacce di suo padre...
E a quel punto scoppiammo tutti e tre a ridere, più rilassati. Avevo capito da tempo che Cleo fosse speciale per Emma e che fosse una donna meravigliosa, visto come ne parlava... solo non mi ero aspettato di trovare una persona così simpatica e alla mano. Dovevo dire che mi piaceva a pelle e ispirava molta fiducia.
-Comunque! Sei venuta anche per altro, oltre che per aggiornarmi e farmi conoscere il tuo ragazzo – che tra l'altro approvo a pieni voti. Non è così?
-Esatto. Volevo chiederti se puoi organizzarmi quell'incontro. Voglio entrare a Scotland Yard.
-Emma...
-Sono sicura, davvero, non cambierò idea.
-Emma, ascoltami. Posso farlo. Ma qualche giorno fa mi sono sentita con James perché aveva bisogno di una conferma. Tu avevi detto di voler lasciar perdere, anche se ovviamente non gliel'ho riferito... gli ho solo detto che avevi bisogno di ancora un po' di tempo. Purtroppo, però, sta già prendendo in considerazione un'altra ragazza. Mi dispiace...







 

Angolo dell'autrice;
Ciao! So che alcuni di voi mi odieranno... sono contenta che non sappiate dove abito ^^" Ad ogni modo, Emma è ovviamente rimasta sconvolta della notizia... Vista la situazione strana e delicata, però, non aveva scelte sicure... ci ha pensato Killian a rassicurarla. Lui è stato felice della notizia ma la ama abbastanza da metterla davanti a qualsiasi altra cosa, tanto che ha preferito nasconderle la gioia. D'altra parte, però, è convinto come lei che quella sia la scelta giusta... affezionarsi e perdere il bambino sarebbe stato peggio, oppure vederlo nascere con problemi gravi che non potrebbero mai garantirgli una vita normale. E d'altra parte, si amano ma non sono pronti ad essere genitori... Però hanno l'un l'altra e si sosterranno a vicenda fino alla fine e supereranno il dolore insieme. Hanno finalmente confessato a cuore aperto di amarsi ed ora si sentono meglio, più forti.
Sono giovani e hanno ancora tutta la vita davanti... anche se Cleo ha ragione, di sicuro sarà ancora più difficile di quanto credono. Lei vuole molto bene ad Emma e vorrebbe evitare che soffra, ma d'altra parte si fida delle sue scelte... e ovviamente approva anche Killian, ha capito quanto tiene a lei. E la giovane intanto ha deciso di buttarsi e tentare quella carriera che sogna da tanto... c'è solo un piccolo intoppo ora. Manca molto poco alla fine di questa storia, ma nei prossimi capitoli arriveranno risposte a tutto e una conclusione - spero - soddisfacente. Mi mancherà, è più di un anno che scrivo... ma prima o poi deve finire come tutto!
Un abbraccio e grazie sempre a tutti! A presto :*

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Capitolo 40
*** Conflicted ***


Conflicted




EMMA POV

-Emma.
-Sto bene. L'ho detto a Cleo un minuto fa. Sei sordo?
-Ok. Scusa.
Non seppi con quali forze riuscii a percorrere quei tre piani senza rotolare giù per la rabbia e la frustrazione. E ancor meno, non sapevo spiegarmi come fossi riuscita a mantenere il sangue freddo davanti a Cleo.
Suo marito stava valutando come sua apprendista una ventitreenne di Leeds, agente di polizia locale da già due anni. Una ragazza forte, in gamba e molto capace, che aveva già ricevuto una medaglia d'onore per avere sventato il rapimento di una bambina. Che speranze avevo io? Sì, Cleo sarebbe riuscita ad organizzarmi un incontro ed io avevo accettato, ma a che pro? Avevo 18 anni, una lunghissima esperienza di 7 mesi come cacciatrice di taglie e neanche un compito che avesse mai avuto a che fare con rapimenti o veri e propri criminali.
E l'unica colpevole ero io. Se non avessi fatto l'idiota, l'uomo non sarebbe andato a cercare altre ragazze e avrebbe accettato il suggerimento della mia mentore. Avevo così tanta voglia di spaccare qualcosa, che quando mi sentii afferrare bruscamente per il braccio mi girai e tirai un pugno.
Mi ci volle un attimo a realizzare che il malcapitato fosse Killian, che mi aveva trattenuta per un braccio un attimo prima che finissi sotto una macchina attraversando col rosso. Ed ora era davanti a me, una mano sul naso ed un'espressione dolorante.
-Oh mio dio, Killian! Scusami! Ti ho fatto molto male? Fammi vedere...
-No, no...- cercò di dire, per poi attraversare velocemente appena scattò il verde e raggiungere la macchina. Io gli corsi dietro e aprii lo sportello perché potesse entrare, poi lo raggiunsi in fretta dall'altro lato. Ancora non aveva spostato la mano e sembrava quasi si stesse trattenendo per nascondere il dolore quanto possibile.
-Killian, mi dispiace, sono una stupida idiota...
-Sto bene, non è niente.
-Allora lasciami vedere...
Non sembrò molto convinto, ma quando mi allungai per scostargli la mano destra dal viso non si oppose. Mi sentii orribile nel vedere il suo naso sanguinante, il labbro superiore destro graffiato e gonfio così come la guancia.
-Sono messo molto male?
Prima di rispondere gli tastai piano il naso e quello non riuscì a trattenere un piccolo lamento, ma per fortuna non sembrava rotto. E a quanto pare non gli avevo neanche rotto denti.
-Non troppo... almeno non ti ho spaccato nulla, ma... oh Killian, mi dispiace tanto! Non so cosa mi è preso, ti giuro che non avrei mai voluto...
-Swan. Emma. Respira.- sussurrò, accarezzandomi la guancia mentre le prime lacrime si facevano spazio nei miei occhi. Sorrideva, e anche con tutto quel sangue era sempre bellissimo.
-Calmati, non è successo niente... non ce l'ho con te!
-Ma guarda come ti ho ridotto...
-Ci vuole molto più di un pugno in faccia a stendermi. Anche se cavolo, che forza che hai per essere una ragazzina di un metro e sessantacinque di 50 chili!
-E potevo fare di peggio- ricambiai il sorriso nonostante tutto, lasciando che mi asciugasse le lacrime. Se non avessi avuto paura di fargli male l'avrei baciato.
-Spero di non scoprire mai quanto peggio! Facciamo così, ti porto a casa e mi lasci entrare dieci minuti a darmi una sistemata... va bene?
-Oppure andiamo da te, e da lì prendo la metro.
-Ah no, non se ne parla. Non ti lascio a piedi, chissà cosa combineresti!
-Simpatico. Va bene, ok. Però guido io e su questo non si discute!
L'uomo alzò gli occhi al cielo ma annuì, così uscimmo dall'auto per scambiarci i posti. Mi sentivo davvero in colpa ad ammetterlo, ma quel pugno mi era servito a sfogarmi un po' e adesso mi sentivo molto meglio. Sì, ero ancora arrabbiata con me stessa per aver perso un'occasione tanto grande e difficilmente sarei riuscita a perdonarmelo. Ma ormai era fatta, a cosa serviva prendersela col mondo intero? Magari avrei fatto domanda tra un paio d'anni e nel frattempo avrei continuato a lavorare con Cleo... e con Killian. Una cameriera in più poteva sempre fargli comodo.
Sarei stata bene, in fondo: non era il mio sogno, ma neanche mi sarebbe dispiaciuto.
Guidai verso casa senza fretta, facendo il possibile per assicurarmi ogni volta che mi fermavo ad un semaforo che Killian fosse a posto. Con un fazzoletto si tamponava ancora il naso, ma sembrava che il sangue avesse finalmente smesso di colare. Chissà cosa avrebbe detto Regina...


-La smettete?! È mezz'ora che rompete le palle!- esclamai esausta, quando Regina e Robin scoppiarono a ridere per l'ennesima volta, nel momento in cui tolsi il ghiaccio dalla guancia di Killian. Il gonfiore era decisamente diminuito, ma un livido abbastanza blu era ben visibile. Io avevo solo paura di sapere come l'avrebbe spiegato a sua madre! Quella povera donna mi aveva già vista in uno stato orribile, adesso avrebbe creduto che fossi pazza. E violenta.
-Papà bua?
Silenzio. Tutti e quattro trattenemmo il fiato all'uniscono. Avevo sentito bene? Henry aveva chiamato Killian... papà?
-No, piccoletto... sto... sto bene.- borbottò, guardando prima il piccolo accovacciato sulla poltrona e poi me. Non che avessi più parole di lui, comunque. Ci limitammo soltanto a guardarci.
Com'era possibile che lo avesse chiamato papà? Non andava ancora a scuola, quindi non poteva essere stato condizionato da altri bambini che parlavano dei loro padri. E non avevo mai detto nulla che collegasse Killian al concetto o alla parola “papà”. Con Neal non era mai successo, nonostante i due avessero passato molto tempo insieme fin da quando il piccolo era nato.
Essendo ancora tutti sconvolti, l'unico a muoversi fu Henry. Scivolò giù dalla poltrona e coi suoi passetti da bimbo ci raggiunse sul divano, parandosi dritto di fronte a Killian. Quest'ultimo lo sollevò e se lo mise in braccio, così l'altro si accoccolò e con due dita gli sfiorò la guancia, continuando a guardarlo curioso.
-Sai Henry, forse dovremmo lasciare che ad Halloween anche mamma faccia il pirata. Sai che è stata lei a fare questo? Si è sbagliata, voleva colpire un pirata brutto e cattivo e io ero in mezzo...
-Mamma bua blu a papà?
Sussultai ancora, non avevo la minima idea di cosa dire o come comportarmi, ma mi avvicinai a Killian per baciargli la guancia infortunata.
-Sì, e a mamma dispiace tanto. Ma ora gli ha dato un bacino e sta meglio!
Poi fu lui ad alzarsi in piedi sulle gambe di Killian, e gli stampò un tenero bacio nello stesso punto in cui l'avevo fatto io. Mi venne da piangere per quanto fu dolce quella scena... e l'intero contesto, a dire il vero. Mi trattenni solo per non turbare mio figlio.
-Grazie ometto, adesso è passato tutto!
Quello sorrise radioso e si spostò per mettersi comodo proprio in mezzo a noi.
-D'accordo gente, io devo proprio andare. Ho promesso a mia madre che sarei tornato per cena per... farle sapere. Se non ti dispiace, ovviamente- aggiunse rivoltò a me.
-No, certo, puoi dirglielo. Solo... vedi la cena? Meglio rimandare, non so come starò domani sera. Sarebbe un problema spostare a lunedì?
-Ah certo, l'avrei proposto anch'io. Ma mia madre si ferma un'altra settimana. Sì, tu parla coi tuoi e vediamo quando organizzare.
-Wow, state già pianificando una cena di famiglia?- intervenne Robin accigliato, e anche Regina non riuscì a nascondere un po' di sorpresa.
-Guardate che non è nulla di che- ci tenni a precisare -Solo per far conoscere tutti. E ora Henry saluta Killian, che deve andare dalla sua di mamma. Ma tornerà domani!
Per fortuna sembrò accontentarsi di quella promessa e lo strinse di nuovo per salutarlo. Gli altri due non riuscirono a trattenere qualche risata fino a che, finalmente, lo lasciarono in pace e potei accompagnarlo alla porta. Gli avrei chiesto di restare, ma se aveva promesso di tornare a casa per cena non era il caso di trattenerlo.
-Beh, Swan...
-Mi passi a prendere alle 8?
-D'accordo.
-E quando dicevo a Henry che saresti venuto... volevo invitarti a rimanere qui, se puoi. La sera. Potremmo starcene stravaccati sul divano con film, pizza e birra... se non ho la nausea.
-Pizza o no va bene, Swan. Certo che rimarrò. In queste due settimane non mi sono fermato un attimo, a lavoro, quindi mi sono meritato un paio di sere libere.
-Grazie. E senti, riguardo a Henry io ti giuro che non so perché... insomma. Non gli ho mai detto nulla, non pensavo che... dovremmo parlargli, vero?
-Non ti preoccupare, non mi ha... dato fastidio. Dovremmo, immagino... ma prima dovremo parlare noi per capire cosa dirgli... perché io non lo so.
Annuii, aveva ragione. Era così sbagliato che lo chiamasse papà? Era stranissimo e non sarebbe stato facile abituarmi, ma in fondo io e Killian eravamo una coppia. Se anche a lui andava bene, in fondo perché no... era davvero il padre che avrei voluto per mio figlio. Inoltre, avrebbe potuto far bene anche a lui... per quanto non volesse ammetterlo, io stavo per negare a suo figlio la possibilità di nascere e il senso di colpa mi avrebbe accompagnata a lungo. L'unica ragione per cui non avevo chiesto al mio uomo di riparlarne, era che in cuor mio sapevo avessimo preso la decisione giusta. Non la più facile e sicuramente non la migliore... ma la più giusta. C'erano mille motivi per cui non era il caso di provare a mandare avanti quella gravidanza ed ero certa che se avesse avuto obiezioni me ne avrebbe parlato. Aveva dubbi inespressi, questo lo notavo chiaramente... ma li avevo anch'io. Ero sempre stata contro l'aborto ed estirpare il frutto del nostro amore sarebbe stato ciò che di più difficile avessi mai fatto... ma non era il momento. Sarebbe arrivato, solo non oggi.
-Buonanotte, Emma- concluse, attirandomi a sé per salutarmi con un dolce bacio sulle labbra. Ovviamente non persi tempo e ricambiai, facendo attenzione a non premere sul naso.
Quella era stata una giornata davvero pesante, stressante e frustrante per tutti, dal canto mio mi sentivo davvero esausta. Ma d'altra parte, il fatto che Killian fosse con me, in qualche modo rendeva il tutto più semplice e meno buio di quanto non fosse.
Era così bello riaverlo di nuovo nella mia vita.

 

***


Così come la sera precedente era volata, quella mattina si stava rivelando eterna. Mi ero svegliata alle 7 per prepararmi e fare la borsa, dato che mia madre mi aveva consigliato di portare un pigiama, delle ciabatte, sapone e un asciugamano. Poi mi ero fatta una doccia veloce ed infine avevo dato da mangiare a Henry, a cui Regina avrebbe fatto da baby sitter per la giornata.
Il vero problema era che morivo di fame ma per l'intervento era necessario che restassi a digiuno, così la mia colazione era stata un bicchiere d'acqua. Killian era arrivato puntualissimo cinque minuti prima delle 8, ed era stato dolce a decidere di farmi compagnia e aspettare di mangiare fino a che non avessi potuto farlo anch'io. Ovviamente non c'era bisogno e non avrei mai preteso da lui una cosa del genere, ma si era rivelato irremovibile. Così eravamo arrivati in ospedale poco prima delle 8 e mezza e la mamma era intervenuta in modo che potessi immediatamente sistemare le faccende burocratiche. Un po' mi sentivo in colpa verso le altre tre ragazze che erano lì per lo stesso motivo, più o meno, ma in un momento del genere non mi dispiaceva avere qualche aggancio. Avevo perfino potuto scegliere l'ostetrica e ovviamente la prima ed unica a cui avevo pensato era stata Ingrid. La stessa che aveva seguito tutta la mia gravidanza e aveva fatto nascere Henry.
-Emma, cosa vuoi per pranzo?
-Ti sembra il momento?
-Sì. Sei tesa come una corda di violino... quindi dimmi cosa vuoi mangiare dopo, così posso procurartelo.
-Ma non lo so... mamma dice che dopo avrò quasi sicuramente la nausea per colpa dell'anestesia...
-Totale?
-Sì... e non capisco perché. Per un intervento di neanche mezz'ora! Un po' di dolore lo sopporto!
-Secondo me è meglio non sentire nulla. Voglio dire... ti sveglieranno solo quando tutto sarà finito... è la cosa migliore.
-Mah. Sì. Non lo so. Ho sempre odiate le anestesia totali, mi rimbambivano. È anche vero che ero parecchio sottopeso, spero che ora vada meglio... per cena pizza con patate, cipolle e salsiccia. Forse birra meglio di no, ma una limonata...
-Oh, ora ti va di parlare di cibo!
Gli feci una linguaccia e risi insieme a lui, ignorando le altre due coppie che mi scoccarono delle occhiate piuttosto indignate. Sinceramente, preferivo vedere il lato positivo e ridere col mio uomo invece che pensare alle cose brutte: la negatività aveva fatto parte della mia vita troppo a lungo.
-Sì, mi va. E ordiniamo da qualche pizzeria italiana. Magari anche qualche antipasto... perché qui non fanno quei buonissimi supplì che abbiamo mangiato a Roma?
-Lo so, è un peccato... ma ci torneremo! Mentre ti aspetto mi metto su internet e cerco la miglior pizzeria italiana, d'accordo? Se non fa consegne ci andrò io stesso o mando qualcuno.
-D'accordo! Comunque, per pranzo... tu eventualmente portami i biscotti alle gocce di cioccolato. Poi se riesco a mangiare qualcos'altro mi arrangerò alle macchinette.
E per un qualche minuto mi sentii davvero rilassata, quasi dimenticai perché fossi lì. Peccato che un attimo dopo arrivò un'infermiera che chiamò me e le altre due donne per portarci in reparto. E purtroppo lì sarei rimasta sola, i nostri compagni non potevano accompagnarci.
Io e Killian non avemmo bisogno di parole. Mi abbracciò forte, sussurrando “ci vediamo tra un paio d'ore”, poi ci lasciammo andare in un dolce bacio che interrompemmo soltanto per non creare spettacolo. E adesso sì che l'ansia iniziò a divamparmi fin dalle viscere.
Mentre camminavamo e l'infermiera esponeva alle altre due la procedura nel dettaglio, cercai di concentrarmi sulla cena di quella sera, quando sarei stata a casa. Sapevo già tutto, la mamma mi aveva spiegato di aver già parlato con Ingrid e prima dell'intervento avrei dovuto aspettare circa un'ora, perché il collo dell'utero si dilatasse adeguatamente per facilitare l'operazione. Fortunatamente sembrava potessi farlo per via farmacologica, così non sarebbe neanche stato doloroso. Inoltre avevo portato l'mp3 e Il ritratto di Dorian Grey, il tempo sarebbe volato.
Poi mi avrebbero portata in sala operatoria per applicarmi un'anestesia totale ed infine mi sarei svegliata circa mezz'ora più tardi. In fondo potevo, dovevo considerarmi fortunata; certo, un aborto non avrebbe mai e poi mai potuto essere qualcosa di piacevole, ma almeno non era cancro. Figli ne avremmo avuti tra qualche anno e di questo ero ormai convinta: desideravo ardentemente essere la madre dei suoi figli e al momento giusto sarebbe stato tutto più semplice.
-Signorina... Emma Swan, giusto?
-Cosa? Sì, sono io... scusi.
-Non si preoccupi, cara. Mi segua, lei è la prima. La accompagno nella sua stanza, l'ostetrica è già arrivata.
Annuii e seguii la ragazza, sembrava molto giovane... non dovevo avere più di 22-23 anni.
-Andrà tutto bene, è un intervento molto semplice- spiegò con un sorriso, mentre percorrevamo il corridoio.
-Lo so, ne ho passate di peggio... Come si chiama?
-Belle. Mi dia del tu...
-Altrettanto allora! È davvero un bel nome comunque... lavori qui da poco? Non ti ho mai vista...
-Sì, in realtà sì. Mi sono laureata un paio di mesi fa a Oxford in medicina e chirurgia. Però non mi dispiace iniziare come infermiera, soprattutto in quest'ospedale...
-Capisco. Anche mia madre è infermiera, per adesso... forse la conosci. Mary Margaret Blanchard.
-Oh! Sei la figlia di Mary! Sì, certo che la conosco! È davvero molto gentile, mi ha fatto subito sentire a mio agio quando sono arrivata... beh, eccoci, non voglio trattenerti.
-Oh sì. Grazie Belle, mi ha fatto davvero piacere conoscerti... ci vediamo!
Ci sorridemmo un'ultima volta, poi entrai in sala dove trovai Ingrid seduta davanti al computer, con la mia cartella clinica aperta davanti.
-Emma, tesoro! Scusami, stavo controllando la tua cartella un'ultima volta, per sicurezza...
-Ciao Ingrid, tranquilla. Quindi tutto bene? Posso fare l'intervento?
-Assolutamente sì. Sei in ottima salute, non ci sarà alcun problema. Ti do' subito le istruzione, dopo vorrai soltanto tornare a casa...- mi spiegò con un sorriso, facendomi cenno di accomodarmi sul letto. Per il momento decisi semplicemente di sedermi, mi sarei cambiata dopo.
-Tua mamma mi ha detto che sai già come funziona. Per quanto riguarda l'anestesia, gli effetti diminuiranno gradualmente e se tutto va bene potrai uscire per le 5 al massimo. Nessuna restrizione per l'alimentazione, dipende da te... se te la senti puoi mangiarti anche una bistecca, se hai la nausea limitati a qualcosa di secco e leggero. Domani mattina puoi riprendere normalmente.
Annuii, quello l'avevo immaginato. D'altro canto, conoscendomi, ero certa che per cena avrei avuto una fame da lupi e dei cracker non sarebbero bastati a riempirmi lo stomaco.
-L'antibiotico te lo faccio avere direttamente io, dovrai prenderlo per una settimana. Poi se tutto va come previsto, è finita. Per il resto, tesoro... ovviamente tua mamma mi ha spiegato tutto. Ma c'è qualcosa che vorresti dirmi? Rimarrebbe tra medico e paziente.
Quanto avrei voluto che non mi ponesse quella domanda. Per tutto il tempo, pur convinta della mia scelta, non avevo fatto che chiedermi se fosse effettivamente ciò che desideravo... aldilà della logica. Anche le parole di Cleo avevano influito: cosa sarebbe successo se me ne fossi pentita a cose fatte? Avrei davvero sofferto così tanto?
Ma no, non potevo permettermi di dubitare proprio ora: io e Killian avevamo preso quella decisione insieme, ne avevamo riparlato ed eravamo stati nuovamente d'accordo. Inoltre non ero fisicamente e mentalmente pronta per avere un secondo figlio, non in questo momento... non me la sentivo.
-Grazie, ma sto bene. Va bene così, ho già deciso.
-Va bene, era solo per dirti che puoi fermarti in qualsiasi momento. Ma se sei sicura, d'accordo.
-Lo sono... ti ringrazio.
-Ok. Un'ultima cosa... se lo desideri puoi tornare ad avere rapporti completi già tra una settimana, magari dopo la visita di controllo per sicurezza. Per un mese solo rapporti completamente protetti però, anche se ricominci a prendere la pillola. Te lo dico perché molte ragazze vogliono saperlo ma si vergognano a chiederlo...
Immaginai di essere arrossita violentemente, ma le feci un cenno del capo per ringraziarla. Effettivamente avrei voluto domandarglielo, tuttavia era probabile che non avrei trovato il coraggio. Non sapevo cosa sarebbe successo, come mi sarei sentita dopo un aborto, ma fare l'amore con Killian mi piaceva... mi appagava non solo fisicamente, anche mentalmente. Quindi immaginavo non sarebbe passato molto tempo prima che fossi di nuovo pronta, magari da lucida, stavolta.
Dopo aver preso un respiro d'incoraggiamento ingoiai la pastiglia che la donna mi porse e la mandai giù con due sorsi d'acqua: non potevo bere di più. A quanto pare avrei dovuto evitare anche a colazione, ma ormai era fatta: dubitavo mi sarebbe venuta la nausea per un bicchiere d'acqua.

 

***

KILLIAN POV

-Emma! Tesoro scusami, tua madre mi hai scritto che sei già sveglia... e... Emma?
La ragazza non si voltò neanche a guardarmi: era stesa nel letto, le mani poste sul ventre e lo sguardo puntato verso la finestra. Sembrava così impassibile... quasi da far paura. La preoccupazione iniziò a divorarmi, come se per quelle brevi ore non fossi stato già abbastanza in ansia. Avrei tanto voluto poterle rimanere accanto per tutto il tempo...
Sua madre mi scoccò un'occhiata preoccupata, facendomi intuire che effettivamente ci fosse qualcosa che non andava. Ma cosa? A quanto ne sapevo l'operazione era stata molto semplice ed Emma era stata abbastanza tranquilla fino al momento di salutarci.
-Cosa succede?
-Non lo so. Non vuole parlare...
-Sta male?
-Fisicamente no. È andato tutto bene e ha scosso la testa quando le ho chiesto se ha mal di pancia, nausea o altro... però è così da un quarto d'ora. Non mi lascia avvicinare...
Senza dire niente provai ad allungare una mano verso la sua, ma non appena la sfiorai si ritirò come se avesse preso la scossa. Maledizione, forse era colpa mia. Se fossi stato lì al risveglio, a sostenerla dal momento in cui aveva ripreso conoscenza... Ma non potevo permettermi di lasciar stare, vederla così era ancora peggio che sapere di aver perso un figlio. Dopotutto era principalmente per il suo bene che l'avevo spinta ad agire come preferiva: l'amore comportava dei sacrifici, a volte, ed io ero stato pronto a compierlo. Addirittura, ne ero stato lieto. A meno che non fosse stata lei ad insistere, non avrei mai lasciato che si facesse operare nella speranza di poter salvare soltanto l'embrione sano: solo due anni fa era stata sottoposta ad un parto cesareo e sapevo quanto tempo una ferita all'addome impiegasse a guarire. Monitorare la gravidanza sarebbe stata una possibilità, ma a che prezzo? Cosa sarebbe accaduto se ci fossimo affezionati al nostro piccolo per poi scoprire, un paio di mesi dopo, di dover rinunciare a lui? Ed infine non potevo ignorare il fatto che avesse solo 18 anni, sogni ed aspirazioni. Il nostro amore era forte e se avessimo voluto un figlio lo avremmo fatto quando sarebbe stato il momento. Quindi... non era stato poi così difficile rinunciare.
-Emma, tesoro, va tutto bene. Ci sono io con te, ti ho promesso che l'avremmo affrontato insieme e così sarà. Sfogati se vuoi, lascia che ti aiuti...
-Vattene.
Sgranai gli occhi, e lo stesso fece sua madre.
-Amore, se ho fatto qualcosa di sbagliato...
-No, tu no. Vai via. Andate via.
Scossi la testa cercando di non far trasparire il dolore: faceva così male vederla in quelle condizioni! Cento coltellate sarebbero state più sopportabili, ma non me ne sarei andato, se pensava mi sarei arreso si sbagliava di grosso. Avrei mantenuto la mia promessa, le sarei rimasto accanto... nonostante mi spiazzasse e destabilizzasse un po' che stesse così male. Aveva fatto una scelta consapevole, l'avevamo fatta insieme... e ora? E se avessi sbagliato tutto? Forse avrei dovuto cogliere qualche segno, forse non era stata poi così convinta dell'aborto. Maledizione...
Feci quindi un cenno a Mary Margaret, sperando cogliesse al volo, e per fortuna così fu. La donna si alzò salutando la figlia e promettendo di tornare tra poco, poi si diresse verso la porta fino ad uscire dalla stanza e chiudersela alle spalle.
Così, io e la mia bellissima e coraggiosissima ragazza restammo finalmente soli.
-Vuoi... vuoi la limonata? Te ne ho presa una, sai... è utile contro la nausea.
Continuò ad ignorarmi, lo sguardo perso verso la parete bianca di fronte a sé.
-Ti fa male qualcosa?
Nulla.
-Emma, splendore, ascoltami. Era la cosa giusta da fare. Facile? No. Ma giusta. Per te, per me, per il bambino. Avrebbe potuto avere problemi gravi e allora sarebbe stato più doloroso. Io ti amo, ti amo e ti ammiro per la forza che continui a dimostrare ogni giorno che passa...
Afferrai saldamente la sua mano e stavolta non le permisi di spingermi via. Ci provò, ma la mia stretta era delicata quanto salda; se fossi riuscito a convincerla ad affidarsi a me, sarebbe stato più semplice. Forse avrebbe pianto, urlato... ma alla fine si sarebbe sentita meglio.
-Sei arrabbiata perché non ero qui?
E finalmente ebbe una piccola reazione: scosse la testa.
-Dimmi... dimmi solo cos'hai, ti prego. Voglio aiutarti. Puoi picchiarmi se vuoi, sai? Dare qualche pugno a caso aiuta a sfogarsi...
-Smettila.
-Dico sul serio! Picchiami, tanto stavolta siamo già in ospedale... solo ti prego, non rompermi il naso perché mi piace così com'è...
Neanche un piccolo sorriso, nemmeno un accenno... niente di niente, ma dovevo mantenere la calma. Dovevo ricordarmi che una situazione del genere non si poteva risolvere in cinque minuti. Se anche fosse rimasta in silenzio per ore, avrei continuato a rimanerle vicino.
-Emma, dimmi soltanto cosa posso fare per farti stare meglio. Letteralmente qualsiasi cosa...
-Vattene.
-Non lo vuoi davvero.
-Ma tu sì.
-E invece no.
-Sì.
-No, Emma. Puoi trattarmi come vuoi, puoi non parlarmi... ma non me ne andrò di qui.
-Dovresti, maledizione. Ti prego, vattene!- esclamò, voltandosi a guardarmi coi suoi bei occhi verdi colmi di lacrime. Fu un ennesimo colpo al cuore...
-Se pensassi che è la cosa migliore me ne andrei, te lo giuro. Però...
-E va bene! Va bene!- gridò ancora più forte, saltando in piedi così velocemente che quasi mi spaventai nel ritrovarmela di fronte.
-Te ne devi andare, perché io non provo niente. Cleo ha detto che quasi sicuramente sarei stata male... invece no! Non ho provato né tristezza, né dolore... proprio nulla! Ed era nostro figlio. So quali erano le circostanza ma era comunque il nostro bambino e io non provo assolutamente nulla! Ci ho provato, Killian! Ci ho provato ad essere la ragazza giusta per te, la ragazza che meriti. Ma è ora di guardare in faccia la realtà! Non vado bene. Ti amo, ti amo da impazzire e ci ho provato davvero ad essere migliore... Ma ti scongiuro di lasciarmi fare la cosa giusta. Non possiamo continuare così, siamo troppo diversi! Dobbiamo farcene una ragione e tirare avanti!
-Swan...
-Sei sordo?! Smettila. E VATTENE!






 

Angolo dell'autrice;
Ciao! Sì, sono ancora viva ahahah scusate se sono sparita. Immagino molti di voi si sono goduti le vacanze... io invece ho lavorato no stop, più o meno. Diciamo che tornavo abbastanza stanca da non avere le forze per scrivere, ma adesso è finito il periodaccio, quindi mi sono rimessa all'opera! Mi mancano anche poche letture da recuperare!
Passando al capitolo, Emma non ha preso molto bene il fatto che potrebbe perdere il lavoro che desiderava... e a farci le spese è stato il povero Killian, che nonostante tutto l'ha presa sul ridere. Regina e Robin hanno sfruttato l'occasione per divertirsi a prenderlo in giro, ovviamente... e poi c'è Henry. Per la prima volta ha chiamato Killian "papà"... e ovviamente sono tutti shockati. Però, in fondo, né ad Emma né a Killian dispiace... lui sarebbe un papà perfetto. Come ha detto Emma, forse succede proprio al momento giusto... Killian avrà modo di pensare a quello che ha, piuttosto che a ciò che si perde. Lui e Henry si vogliono molto bene, sono già molto legati... e tutti e tre potrebbero iniziare una bella famiglia. Se è destino, un altro bambino arriverà...
Emma nonostante i mille dubbi ha voluto andare fino in fondo, col sostegno di tutti. Ha valutato i pro e i contro, e anche se non è per niente facile... ha fatto la sua scelta, insieme al suo uomo. Qualcuno di voi mi odierà, lo so... ma non uccidetemi, please! Anche se me la cerco, dato anche il finale un po'... burrascoso.
Ora tornerò ad aggiornare settimanalmente, mancano solo 2 capitoli e l'epilogo. Dopo più di un anno mi mancherà scrivere per questa storia... ma ho diversi capitoli pronti per il cross over con Harry Potter, saga che amo moltissimo e che ho voluto provare ad inserire a modo mio in una ff!
Grazie a chi leggerà e/o recensirà, anche dopo secoli che non posto xD Un abbraccio a tutti :*

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Capitolo 41
*** A Happy Beginning ***


A Happy Beginning
 




KILLIAN POV

-No.
-COSA?!
-Non me ne vado. Torna a letto, devi riposare. Al risveglio mi troverai qui e quando torneremo a casa potremo parlarne con calma.
-Ma tu... tu non hai sentito nulla di quello che ti ho detto?! Cazzo, Jones...
-Senza offesa, ma hai sparato un mucchio di idiozie. Ma lo capisco, sei provata... è normale. E ora a letto o chiamo un'infermiera.
Emma era così rossa in viso e stringeva i pugni con tanta forza che mi aspettai mi saltasse addosso – e non per qualcosa di piacevole – da un momento all'altro. Invece le gambe le tremarono, così forte che cedettero lasciandola ricadere nel suo letto. L'effetto dell'anestesia non era ancora svanito del tutto e, esaurita l'adrenalina, le forze sembravano esserle venute meno.
Dato che non fiatò più, la aiutai a rimettersi sotto le coperte e le baciai la fronte. Era un po' calda, ma si trattava probabilmente degli effetti dello stress... un po' di riposo e sarebbe stata meglio. Ai sentimenti contrastanti avremmo pensato più tardi: era giusto parlarne insieme, ma con calma.
Cleo era stata male, certo, ma Emma non doveva per forza sentirsi allo stesso modo: le somigliava ma non era lei. Non c'era nulla di sbagliato nell'essere sollevati del poter vivere gli anni della gioventù senza altre complicazioni... ne aveva già avute fin troppe. Non avrei mai potuto odiarla.
-Dormi, va bene?
-Non voglio. Voglio che tu capisca che... sono orribile. Non mi trovi un mostro senza cuore?
-Neanche un po'. Emma... pensi di sapere ciò che voglio, ma ti ho ripetuto un milione di volte che voglio te e basta. Anzi, sai cosa? Se anche non dovessimo mai avere figli... tu mi basti.
-Ne avremo... io voglio avere bambini con te. Sarai il papà migliore del mondo. Ti amo Killian.
-Anch'io ti amo, più di quanto tu possa immaginare.
E mentre il mio cuore si scioglieva e i miei occhi si riempivano di lacrime, la mia splendida ragazza chiuse gli occhi, cadendo in un sonno profondo quasi immediatamente: proprio come una bambina.
Senza saperlo mi aveva appena fatto un regalo meraviglioso: mi aveva fatto capire di volere una famiglia insieme, un giorno. Ed io avrei lottato attimo dopo attimo per continuare a farle desiderare di avermi nel suo futuro, di essere l'uomo che meritava... e per non deluderla mai.

 

***


EMMA POV

-Tesoro, ad un certo punto cerca di andare a dormire però, ok? Da sola, se possibile.
Non riuscii a trattenere un sorriso, mio padre era davvero tremendo. Sotto sotto gli piaceva Killian, ma ancora non riusciva a mandare giù il fatto che mi avesse messa incinta. Prima che fossi dimessa avevamo avuto una chiacchierata soltanto io, lui e la mamma: ne avevamo avuto un gran bisogno. Mi ero svegliata un po' più positiva grazie al discorso che mi aveva fatto Killian. Ero stata sciocca a reagire in quel modo, soprattutto perché avevo scoperto che senza essere annebbiata dall'anestesia, qualcosa provavo: col senno di poi mi vergognavo per la scenata che avevo fatto. Certo, non mi ero pentita della mia scelta, ma era stato triste realizzare che quella fosse la migliore alternativa per tutti. Ad ogni modo non potevo permettermi di deprimermi e perdere tempo a pensare a come sarebbe potuta andare se avessi agito diversamente. Ero una persona sana, anche se il mio utero avrebbe avuto bisogno di un po' di tempo prima di tornare a posto, e pensavo davvero ciò che avevo detto a Killian: un giorno avremmo avuto dei bambini nostri. Lo desideravo moltissimo.
I miei erano felici che avessi reagito in maniera tanto positiva e, forse, anche questo aveva aiutato mio padre ad aprire un discorso che avrei molto volentieri evitato. Era stato imbarazzante, ma alla fine avevo assicurato loro di aver sempre fatto tutto in completa coscienza e libertà. Non mi ero mai sentita costretta ed avevo avuto delle gran belle esperienze a letto – anche se questo avevo evitato di dirlo, ovviamente. Non rimpiangevo neanche l'ultima volta, durante il mio post sbornia. Non lo ricordavo perfettamente, solo qualche flash... ma era stato tutto molto passionale. Diverso. Quasi selvaggio, soprattutto da parte mia, eppure non per questo spiacevole... anzi. Non c'era nulla di sbagliato a lasciarsi andare un po', ogni tanto, soprattutto adesso che il sesso aveva cessato di essere un tabù per me. Dopotutto, era un'espressione fisica dell'amore.
I miei genitori se n'erano fatti una ragione, perché avevo tutto il diritto di prendere le mie decisioni da sola... anche se sospettavo mio padre ci avrebbe impiegato un po' di più a digerire la questione.
-David, non dire sciocchezze. È meglio che non sia da sola, stanotte...
-Beh, può venire a dormire da noi...
-Vi ricordo che non ho cinque anni.- intervenni, voltandomi a guardarli mentre Killian si tratteneva duramente dallo scoppiare a ridere. Come biasimarlo?
-Tranquilla, tuo padre sta scherzando. Ricordati che se il dolore è troppo forte puoi prendere altro antidolorifico. Cerca di far passare almeno 3-4 ore tra una pastiglia e l'altra, però.
-Mamma, non ti preoccupare- sospirai, stringendo contro il ventre la borsa dell'acqua calda, -Sai che ho una soglia del dolore molto alta. Starò benissimo.
-Va bene, hai ragione. Se hai bisogno d'altro...
-Ci penserò io- concluse Killian, lasciando che mi accoccolassi comodamente contro il suo petto. Era così bello starcene abbracciati sul divano, con una coperta calda a scaldarci. Avevo perfino smesso di fare caso alla fitte che ogni tanto tentavano di infastidirmi.
-Giusto. Buonanotte ragazzi... non fate troppo tardi.
-Ci vediamo il film e poi andiamo a dormire.- le assicurai, anche se non avevo affatto sonno: avevo già dormito troppo per i miei standard, quel giorno. Killian però era stanco, dalla mattina alle 6 non aveva mai chiuso occhio per potermi stare accanto... e anche se sapevo avrebbe volentieri passato la notte in bianco con me, quando avessimo finito di guardare Harry Potter e il Calice di Fuoco l'avrei convinto ad andarcene a letto. Non sarebbe stato troppo difficile addormentarmi con lui vicino.
-Va bene. Buonanotte...- ci augurò anche mio padre, e finalmente i due si diressero verso il piano superiore. Anche Henry dormiva da un pezzo e avevo deciso che non sarebbe stato necessario raccontargli cos'era accaduto: non ce n'era bisogno.
-Mi passi i popcorn?
-Certo tesoro- fece subito il mio uomo, allungandosi per prendere la ciotola e posarmela sulle gambe.
Mia madre aveva avuto ragione, per un po' di tempo avevo avuto la nausea e nessuna voglia di mangiare. Ero uscita alle 5 del pomeriggio senza aver toccato cibo, solo una tazza di tè alla menta. Una volta a casa mi avevano riempito il divano di cuscini e procurato una borsa dell'acqua calda con una coperta. Avevamo quindi lasciato che fosse Killian a dare da mangiare a Henry, spiegandogli che la mamma aveva la “bua al pancino”, e se l'era cavata egregiamente. Poi avevamo giocato un po' con la sua nave pirata, anche se io avevo mantenuto la mia comoda posizione, e infine mia madre l'aveva messo a letto. La dottoressa mi aveva consigliato di riposare almeno fino all'indomani, mentre lunedì sarei potuta tornare a lavoro se me la fossi sentita. Erano meno di 48 ore di fermo, forse sarei riuscita a resistere; tuttavia speravo di sentirmi meglio già il mattino seguente, perché era previsto un bel sole e una passeggiata al parco non con Henry non mi sarebbe dispiaciuta. Magari si sarebbero potuti unire anche Killian e sua madre, così avrei colto l'occasione di dirle che il lunedì sera sarebbe stato perfetto per la tanto attesa cena. I miei sarebbero stati entrambi liberi e si erano detti contenti di conoscere la donna, estendendo ovviamente l'invito anche a Liam ed Elsa.
Avrei chiesto ai miei di preparare qualsiasi cosa che non fosse pizza, però: non ne potevo più. Dopo i giochi con Henry la nausea mi era passata e alle 8 e mezza mi ero ritrovata a morire di fame. Così avevamo deciso di ordinare pizza al taglio per tutti ed io ne avevo mangiata un po' più del dovuto. Tuttavia non ero pentita, lo stomaco pieno aveva ridotto i dolori dell'intervento.
-Attenta a non esagerare, Emma. Non voglio svegliarmi nel mezzo della notte con te che hai bisogno di vomitare... di nuovo.- scherzò, dandomi un buffetto sulla guancia.
-Non starò male! Alla fine sommando tutto è come se avessi mangiato una normale pizza tonda.
-Bella grande però. E nel tuo stato...
-Sto bene, sto bene... mi ci voleva! E nella cioccolata hai messo la cannella?
-Mi hai contagiato quindi sì, in entrambe le tazze.
-Ti amo, Jones...- sussurrai, facendo leva su una mano per tirarmi su quanto bastò per riuscire a baciarlo. Lui ricambiò, lasciandomi un piacevole sapore di cioccolata all'arancia sulla lingua e sulle labbra.
-Ti amo anch'io, splendore. E mi piace dirtelo senza avere paura di spaventarti...
Sogghignai stampandogli un altro bacetto, poi tornai comoda per cercare di seguire il film senza distrarmi. Certo, non che mi dispiacesse quel genere di distrazione... non potevo desiderare una convalescenza migliore: qualcosa mi diceva che era anche la sua presenza costante a tenermi di buon umore. Mia madre non ci aveva pensato due volte prima di invitarlo a restare, dato che mi sarei fermata lì un paio di notti. Avevano invitato anche Regina, ma a quanto pare lei avrebbe dovuto lavorare con Will al catalogo per il suo negozio. Aveva promesso a me e Killian di portarci le foto pronte il prima possibile, eravamo curiosissimi di vedere il risultato. Ci eravamo divertiti molto quel giorno e se la mia amica ci avesse voluti ancora, avremmo volentieri posato anche per la stagione successiva.
-Quindi stasera dormo con te?
-Certo. Tranquillo, mio padre se che per un paio di giorni non possiamo fare nulla...- gli spiegai divertita, dopo aver mandato giù un paio di popcorn.
-Quanti sarebbero questi paio di giorni? Cioé- si corresse subito, visibilmente imbarazzato -Non sto dicendo che... lo so che forse ti ci vorrà un po', è solo per... Oddio, scusa, mi è uscita malissimo. Pare non pensi ad altro.
-Tranquillo!- lo rassicurai con una sonora risata, vedendolo andare nel panico -Una settimana, poi ho la visita. E poi, probabilmente, quando ci pare. Non voglio aspettare troppo nemmeno io.
-Oh. Ma guarda, non ci sarebbe alcun...
-Killian, la vuoi smettere? Pensi di essere l'unico a cui piace? Non sarò ancora esperta ma credimi... non sarei venuta a letto con te tre volte se non mi fosse piaciuto.
-Oh, semplicemente “ti piace”, eh? Aspetta... allora forse ho sognato che l'altra notte mi saltavi addosso e mi facevi un sacco di cose...- ammiccò, beccandosi un più che meritato pugno sul petto. Per fortuna la luce era spenta, perché col caldo che sentivo dovevo avere il viso in fiamme!
-Non mi metterò a tessere lodi sulle tue doti a letto, Jones.
-No? Perché sono certo le hai trovate piuttosto soddisfacenti... e non solo...
-Smettila o ti svuoto addosso questa borsa! Credo che l'acqua sia ancora bollente...
-Ok ok, non c'è bisogno di minacciare!
-A me pare di sì sì. Ora sta' zitto e guardiamoci questo film.- conclusi, voltandomi nuovamente verso la tv, senza ammettere repliche.
-Va bene capo.

 

***

 

-Vado io...
-Aspetta, papà! Vado io!- esclamai, saltando giù dal divano e rischiando di inciampare nei miei stessi piedi. Corsi fino alla porta, ma una volta in giardino cercai di darmi un contegno: faceva piuttosto freddo, ma non tanto da avere bisogno di rientrare a prendere la giacca.
Aprii quindi il portone e mi trovai davanti Killian e sua madre: lui aveva in mano un mazzo di rose rosse, lei una grossa busta.
-Buonasera! Spero tutto bene...- sorrisi a Cynthia, che mi salutò con un caldo abbraccio.
-Sì cara, grazie. Tu piuttosto, ti senti meglio? Killian mi ha detto che non sei stata molto bene... potevamo rimandare la cena, sai.
-Oh... ma no. Cioè, è tutto a posto adesso, va molto meglio.
-Mi fa piacere, tesoro. Dev'essere stata... dura.
-Mamma!
-Killian, sta calmo...- lo tranquillizzai, scuotendo la testa. Dopotutto era molto tenera a preoccuparsi per me, non c'era nulla di male.
-Sto bene, Cynthia. Non è stata una decisione semplice, ma era la cosa giusta da fare.
-Ma certo. Scusami se ti ho messa a disagio...
-No, non ti preoccupare. È tutto ok! Beh, venite... entrate, fa freddo qui.
-Infatti. Sei davvero incantevole, ma non ti fa bene uscire al freddo con questo vestitino leggero...- mi fece notare Killian, per poi avvicinarsi con un sorriso e baciarmi leggermente sulle labbra. Nonostante mi imbarazzasse un po' il fatto che sua madre fosse lì, non riuscii a non ricambiare.
Tuttavia, io avevo addosso un semplicissimo vestitino rosso a fiori preso a meno di 10 sterline da H&M: quello davvero bello era lui. Mi era sempre piaciuto il suo look total black, ma la camicia bianca e la giacca blu gli davano un tocco di classe.
-Prima che mi scordi... queste sono per te, ovviamente- fece quando ci separammo, porgendomi il mazzo di rose. Il loro profumo era intenso ed erano bellissime.
-Grazie...
Lo baciai ancora una volta, arrossendo al sorriso di Cynthia, poi condussi entrambi dentro. La vampata di calore che mi accolse fu davvero piacevole, ma cercai di non farlo notare a Killian.
Ero entusiasta ed ottimista per quella serata, complice anche il mio mal di pancia finalmente passato. Nonostante tornata a casa fossi stata piuttosto bene, la notte si era trasformata un incubo. Le fitte erano iniziate poco prima della fine del film, così mi ero affrettata a prendere un antidolorifico, che per un po' aveva aiutato. Eravamo andati a dormire in camera mia, non avendo motivo di nasconderci dai miei, e dopo qualche coccola ci eravamo addormentati. L'incubo era cominciato verso le quattro del mattino, quando mi ero svegliata in preda a dolori allucinanti. Per un po' avevo cercato di rimanere lucida e avevo mandato giù un oki, cercando di fare piano per non svegliare Killian, ma alla fine era stato impossibile. Il dolore non aveva nemmeno accennato a diminuire e lui si era spaventato così tanto che aveva subito proposto di portarmi al pronto soccorso. Tuttavia, troppo stanca per alzarmi dal letto, avevo rifiutato pregandolo semplicemente di stringermi e starmi vicino.
Ero stata male per ore e ad un certo punto mi ero addormentata per sfinimento, svegliandomi poi, di nuovo, a causa delle fitte. Avevo nuovamente rifiutato di andare all'ospedale, certa che fosse tutto normale e che sarebbe passato presto. E fortunatamente, avevo avuto ragione. La sera, dopo aver mangiato un po' e bevuto l'ennesimo oki, avevo iniziato a sentirmi meglio... così avevo rimandato Killian a casa. Era stato difficile convincerlo, ma dopotutto non era carino che trascurasse sua madre senza ragione: lei si sarebbe fermate solo un'altra settimana, io sarei stata lì.
Così quella mattina – o meglio, all'ora di pranzo – mi ero alzata con dei piccolissimi crampi, eliminati subito con l'antidolorifico. Secondo la mamma ero stata fortunata, perché il dolore in alcune donne durava anche per 2-3 giorni, se non di più. Felice di essere di nuovo in piedi, avevo chiamato Killian per confermargli la cena.
-Beh, mamma, papà... lei è Cynthia, la mamma di Killian. Cynthia... Mary Margaret e David.- borbottai, sentendomi un pochino stupida dato che era chiaro chi fossero. Fortunatamente sembrarono non farci caso e si strinsero la mano allegramente; Henry apparve invece dal nulla e si aggrappò alla gamba di Killian, il quale si affrettò a prenderlo in braccio.
-Papà!- esclamò il piccolo, facendo gelare tutti sul posto.
Ancora.
Con tutto quello che era successo non avevo ancora avuto occasione di parlargli – non che sapessi davvero cosa dirgli – riguardo a quella faccenda, ma non l'avevo più sentito chiamarlo papà.
La più sorpresa di tutti sembrò Cynthia, che guardò a turno il bambino, poi suo figlio e poi me.
-Lui... lui è... Henry. È mio figlio. E... non lo so. Ha iniziato a chiamare Killian papà... non so...
Ma come facevo a spiegarlo a lei, se neanch'io riuscivo ancora a capire come fosse possibile? Tuttavia il suo sguardo era così dolce e confuso, sembrava davvero non capisse quale fosse il problema: come potevo contraddirlo?
-Se vuole chiamarmi papà, non sarò io a impedirglielo. Vero piccoletto?
-Killian...
-Dai, non siamo qua per imbarazzarci o discutere...
-Ha ragione Killian- intervenne mia madre, salvando la situazione; -La cena è pronta, potete venire a tavola! Spero le piaccia il salmone speziato, Cynthia. È il piatto preferito di Emma...
-Certo, assolutamente. Adoro il pesce. Grazie ancora per l'ospitalità, signori Swan.
E quella volta mio padre evitò di precisare che fosse “Nolan” e non “Swan”. Io e Killian ci scambiammo un'occhiata divertita, ripensando alla volta in cui l'uomo, molto acidamente, aveva ribattuto. Col senno del poi, come biasimarlo? Trovarci intenti a baciarci per nulla castamente e senza preavviso doveva essere stato abbastanza traumatico per lui. Sembravano passati secoli, eppure era poco più di un mese.
Con la scusa di prendere da bere ci dirigemmo verso la cucina per riuscire a ritagliarci cinque minuti da soli. Non appena mi chiusi la porta alle spalle lo spinsi contro il tavolo e mi gettai sulle sue labbra, così da potermele godere a dovere.
-Wow, Swan... non che non mi faccia piacere ma... a cosa devo tale ardore?
-Mi sei mancato. Lo so che non sono neanche 24 ore, ma...
-Shh- sussurrò, portando un dito sulle mie labbra -Mi sei mancata anche tu, dolcezza. E sono felice di vederti così in forma.
-Grazie. Sto molto meglio, credo entro domani il mal di pancia sarà svanito del tutto. Anche perché dopodomani ho l'incontro col marito di Cleo e vorrei fare bella figura...
-Swan, tu non potresti mai fare brutta figura, credimi! Ti adorerà e sceglierà te.
-Questo non lo so. Ma ti va di accompagnarmi?
-Cosa?
-Sarà una cena informale. Cleo mi ha detto che posso portarti, se voglio... e io vorrei ci fossi...
-Non c'è neanche da chiedere. Certo che verrò con te.
Sorrisi, godendomi per qualche istante la perfezione del suo viso prima di riprendere da dove mi ero fermata. Mentre ci baciavamo con trasporto mi spinsi ancor più contro di lui, fino a che i nostri corpi non aderirono completamente. Dio, come lo desideravo: come avrei fatto ad aspettare altri quattro giorni? Ora mi sembrava assurdo ripensare che fino a poche settimane fa mi ero domandata se mai sarei riuscita ad arrivare all'intimità fisica con lui. E invece le sue braccia, il suo corpo, il suo sorriso, erano diventati il mio porto sicuro... il luogo in cui mi sentivo al meglio, protetta e amata. Fu quando gli cinsi il collo che mi sentii scivolare, e prima che potessimo rendercene conto ci ritrovammo a terra, l'una sull'altro, col tavolo che si era spostato di almeno un metro.
Ci guardammo per un solo breve istante, poi scoppiammo a ridere. Se dopo meno un giorno di lontananza finivamo così, cosa sarebbe successo durante quel mese in cui ci saremmo potuti vedere solo nei week-end? Certo, sempre se fossi stata scelta, il che non era scontato.
-Ragazzi che succede! Abbiamo sentito un rumore e... oh!
-Mamma!- esclamai con voce stridula, cercando di rimettermi in piedi con uno scatto: inutile dire che finii solo per ricadere sulle gambe del povero Killian.
-Io... scusate, pensavo che... ma, ehm. Emma, non so cosa... ma tu... ecco, se vuoi... dovresti aspettare un po', insomma...
-No!- esclamai ancora, questa volta aggrappandomi bene ad una gamba del tavolo per riuscire a tirarmi su con più grazia. -Non stavamo facendo... niente. È solo che il tavolo è scivolato e...
-Ok. Beh. Torno di là, voi sbrigatevi perché la cena si raffredda.
Senza aggiungere altro si voltò e uscì velocemente dalla cucina, richiudendosi la porta alle spalle. Rossa come un pomodoro porsi una mano a Killian per aiutarlo ad alzarsi, poi ci scambiammo uno sguardo divertito e allo stesso tempo imbarazzato. Effettivamente era un bel po' che non facevamo figure imbarazzanti davanti a qualcuno dei nostri genitori.
-Non ti ho fatto male comunque, vero?
-No. Ma se anche fosse, ne sarebbe valsa la pena...- ammiccò, poi aprì il frigo e afferrò un paio di lattine di birra, una bottiglia di coca cola e una d'acqua, così potemmo tornare dagli altri prima di combinare altri danni.
Finalmente tutto andava come doveva andare, ed io non potevo esserne più felice.




 

Angolo dell'autrice;
Ciao! Perdonate la lunga attesa, ma questo era l'ultimo capitolo e volevo venisse bene... adesso mancano solo i due epiloghi, poi questa storia è finita. Dopo più di un anno ç_ç
Allora, i due hanno fatto pace facilmente... Emma ha reagito esageratamente perché era - giustamente - ancora provata e sopraffatta dalle emozioni. Ma Killian è riuscito a calmarla e dopo un po' di riposto è tornata in sé...
Ho voluto concludere il tutto con la famosa cena tanto rimandata, il momento in cui le due famiglie si "uniscono"... mi è sembrato il modo migliore. Con tanto di momento divertente ed imbarazzante tra i due.. in fondo è più o meno così che è iniziata la loro storia! Adesso lei è felice e sente di avere tutto e anche se tiene al lavoro, sa che se anche dovesse andar male, non è la fine del mondo...
Il primo epilogo sarà un futuro molto prossimo, il secondo sarà ambientato un po' più avanti invece (ma non troppo!). Nel frattempo sono andata avanti anche col Cross Over con Harry Potter, quindi finita questa inizierò a postare quasi subito l'altra.
Grazie a tutti quelli che sono rimasti per oltre un anno a seguire questa storia, recensendo e/o leggendo! Spero che questa storia vi sia piaciuta e che vi siate divertiti a leggerla!
Un abbraccio e a presto! Il primo epilogo è quasi pronto, quindi penso posterò normalmente tra una settimana!

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Capitolo 42
*** EPILOGO (part 1): 6 mesi dopo ***


EPILOGO (part 1): 6 mesi dopo




EMMA POV

-Eccoci qua splendore! Aspetta, eh? Ci penso io!
Detto questo, Killian saltò giù dall'auto e fece il giro per venire ad aprirmi lo sportello, da vero gentleman. Mi prese anche la mano per aiutarmi a scendere, poi mi diede un ennesimo bacio sulle labbra.
Da quando era venuto a prendermi in accademia, non aveva smesso di riempirmi d'attenzioni. E nonostante durante quel mese e mezzo avessimo trascorso insieme praticamente tutti i weekend, era mancato anche a me. Durante l'estate mi ero così abituata a vederlo quasi tutti i giorni che il distacco si era sentito, anche se non avevo voluto ammetterlo davanti a lui.
Prima di iniziare il mio addestramento, avevo potuto godermi l'estate più bella della mia vita. Prima eravamo stati quattro giorni in Scozia, da soli, a guardare le stelle nel parco di Galloway... e lui aveva deciso che quello era stato il regalo di compleanno più bello che avesse ricevuto. A fine luglio, poi, eravamo partiti per l'Irlanda dove eravamo rimasti per un mese, portando ovviamente con noi anche Henry. La prima settimana l'avevamo passata a casa di sua madre, nella cittadina di Drogheda, da dove avevamo potuto spostarci facilmente a Dublino. Mi aveva portata anche a giocare a golf in un campo vicino al mare, a pochi chilometri dalla città, ed ero risultata abbastanza brava.
Successivamente eravamo partiti in macchina per Galway, al mare. Lì ci avevano raggiungi Robin e Regina e ci eravamo divertiti un mondo tutti insieme. Per la prima volta nella mia vita ero riuscita ad abbronzarmi, anche se Killian mi aveva presa in giro perché i primi giorni ero stata rossa come un pomodoro. Per fortuna non mi ero scottata troppo, dato che avevo usato una buona protezione solare, così il rossore si era lentamente trasformato in una bella abbronzatura. Ancora non l'avevo persa del tutto, anche se sapevo che per la fine dell'autunno sarei stata bianca come sempre.
Dopo i dieci giorni a Galway, Killian ci aveva portati in altri posti stupendi, tra cittadine di mare, parchi e antichi castelli che sembravano usciti dalle fiabe. Infine, gli ultimi giorni eravamo di nuovo tornati a casa di sua madre, stavolta incrociando anche Liam ed Elsa.
Non avrei mai dimenticato quell'estate, neanche dopo tutte le avventure che sicuramente ci attendevano ancora. Avevamo perfino già programmato di andare a Parigi per capodanno.
Dopo quell'esperienza, poterlo vedere un giorno e mezzo a settimana era stato davvero poco per i miei gusti... ma dopotutto era valsa la pena. Contro ogni mia aspettativa il marito di Cleo aveva scelto proprio me ed io avevo fatto il possibile per essere all'altezza fin da subito: ero stata promossa col massimo dei voti. Non vedevo l'ora di iniziare l'esperienza sul campo come agente di Scotland Yard, ma prima mi sarei goduta il meritato riposo. L'indomani avrei avuto un incontro col capo, poi due settimane di pausa prima di iniziare il lavoro d'ufficio per imparare il più possibile sul mio nuovo mestiere.
Se da un lato ero emozionata, dall'altro volevo soltanto pensare al presente. Così ripresi quel bacio che avevamo interrotto per riuscire a riprendere fiato, e strinsi forte il mio uomo.
-Wow, Swan, non mi aspettavo tanto calore. Ci siamo visti tre giorni fa, sai?
-Senti chi parla! Quando sei venuto a prendermi pareva non mi vedessi da un anno!- lo punzecchiai di rimando, scoppiando a ridere insieme a lui. Era così bello essere a casa... mancava solo Henry, di cui si era preso cura magnificamente! Il piccolo ormai lo chiamava sempre papà e di comune accordo avevamo deciso di non correggerlo. Se c'era qualcuno che desideravo potesse considerare come un padre, quello era Killian... e fin da subito aveva dimostrato di essere perfetto per quel ruolo. Aveva accolto il piccolo in casa sua, occupandosi di lui come se fosse il suo stesso figlio. Eravamo una famiglia, ormai, e non avevo paura di ammetterlo.
Era una bella sensazione.
-Forza dolcezza, rimarrei qui a baciarti per sempre... e non solo... ma non facciamo aspettare Henry!
-Hai ragione, andiamo! Avremo stanotte per recuperare...
-Audace... non vedo l'ora, Swan- sorrise, poi lo tirai per mano ridendo e quasi corsi verso il portone d'ingresso, rischiando di farlo inciampare sul marciapiede. Tuttavia non si lamentò e dopo aver tirato fuori le chiavi dalla tasca si affrettò ad aprire, per poi condurmi verso l'ascensore.
-Aspetta. Mi sono resa conto solo adesso...- feci perplessa, mentre la scatola di metallo saliva -Perché qui? Ti eri trasferito nell'appartamento di Elsa, no?
-Certo, ma è piccolo per fare una cena coi tuoi. Qui è più spazioso!
-Giusto...
-Tranquilla tesoro, l'appartamento è qua dietro, no? Possiamo tranquillamente andare a dormire lì dopo cena, per goderci la nostra meritata privacy...- fece malizioso passando la mano sulla mia schiena, dall'alto in basso. Sarebbe stato così sbagliato gettarmi su di lui appena entrati in casa e approfittare del tempo da soli? I miei con Henry e Liam ed Elsa sarebbero arrivati tra almeno un'ora, a detta di Killian, dunque avevamo tutto il tempo del mondo per divertirci un po' e poi renderci presentabili.
Di certo non mi sarei aspettata che, appena aperta la porta mi sarei ritrovata la sala illuminata con tutti che gridavano “Sorpresa!”. C'erano i miei genitori con Henry, Regina, Robin, Liam, Elsa, Neal e... Anna!
Mi accorsi di essere rimasta pietrificata a bocca aperta solo quando tutti mi vennero incontro, e mio figlio mi saltò direttamente in braccio.
-Papà etto tai qui!
-Sì... sì è vero. Non vado più via tesoro, la mamma ha finito e torna a casa!- gli spiegai riempiendolo di baci, mentre le lacrime mi scivolavano incontrollate lungo le guance. Erano tutti meravigliosi, non mi ero aspettata quell'accoglienza... e Killian era stato bravissimo a non far trapelare nulla!
-Adesso abbiamo un agente di Scotland Yard in famiglia!- esclamò la mamma eccitata, poi lei e papà mi strinsero. Abbracciai tutti a turno, con la vista tanto annebbiata da non distinguere neanche chi... ma non importava. Erano la mia famiglia e i miei migliori amici.
Solo l'abbraccio con Anna durò molto più a lungo. Per tre lunghi anni non avevo visto la mia migliore amica del liceo, che aveva tardato il suo ritorno a Londra per passare alcuni mesi come volontaria in Ecuador. Piansi ancora più forte, e lo stesso fece lei. Ero stata così crudele in passato, quando aveva fatto il possibile per restarmi vicino nonostante la lontananza, che mi sarei aspettata uno schiaffo. Non un abbraccio così stretto.
-Anna, mi dispiace tanto! Sono stata una stupida! No, un'idiota, cretina...
-Smettila Emma, non ce l'ho con te... non ce l'ho mai avuta con te! Ti voglio bene, scema!
-Ti voglio bene anch'io! Cavolo come sei cresciuta, nanetta! Sei più alta di me!- esclamai quando ci separammo, squadrandola da capo a piedi. Aveva ancora quel visino dolce e gli occhi sorridenti che l'avevano sempre caratterizzata... ma adesso portava i capelli rossicci sciolti invece che in due trecce, ed era alta almeno quanto me, se non di più. L'ultima volta che ci eravamo viste la superavo di cinque centimetri, come minimo!
-Quando sei tornata? Nessuno mi ha detto niente!
-Ieri in realtà. Sarei dovuta tornare a inizio mese prossimo ma ho anticipato e non ho detto nulla a nessuno. Neanche ad Elsa, volevo farle una sorpresa! Solo quando me la sono ritrovata davanti col pancione mi sono ricordata che forse era il caso di avvertirla, ma per fortuna non ha partorito per lo shock!
Logorroica come sempre la “piccola” Anna, neanche in quello era cambiata! E aveva anche ragione... Elsa ormai aveva un bel pancione, dopotutto era all'ottavo mese. Mia madre invece avrebbe dovuto partorire a giorni, e io non vedevo l'ora di conoscere il mio fratellino!
-Alla fine sono stata più sorpresa io però! Voglio dire, mia sorella con un anello al dito e un bambino in arrivo... la mia migliore amica con un ragazzo sexy e un bambino già cresciuto! E agente di Scotland Yard, come ciliegina sulla torta!
-Grazie per il “sexy”, tesoro!- esclamò Killian, e lei arrossì all'istante rispondendo con una risatina. La abbracciai ancora una volta: era incredibile che tutto sembrava come ai vecchi tempi, come se non fossero passati tre anni, ma al massimo tre settimane!
-Giù le mani ragazzina, adesso è anche la mia migliore amica!- intervenne scherzosamente Regina, ed io scoppiai a ridere.
-Grazie ragazze, ma non dovete litigare per me! Ce n'è per tutti!
-Sei sempre più desiderata, Swan. Devo cominciare a essere geloso?- intervenne il mio ragazzo, cingendomi la schiena e attirandomi dolcemente a sé.
-Puoi stare tranquillo. Nessuno ruberà il tuo posto.
-Meno male. Però sono contento che Neal si sia trovato la ragazza, almeno posso star certo che non se ne starà nell'ombra a sperare che ci lasciamo!
-Ma smettila, Jones!
-Woow, quante novità. Perché non mi raccontate mai le cose? Sono tornata tutti i weekend alla fine! Quindi ora Wendy è ufficialmente la tua ragazza... sono contenta!
-Ebbene sì... e grazie!
Ero contenta che Neal avesse trovato qualcuno. Avevo conosciuto Wendy di persona durante il loro primo appuntamento, il primo weekend in cui ero tornata a casa dopo l'inizio dell'addestramento. Ci eravamo incontrati per caso nel parco e la ragazza mi era subito sembrata molto dolce e carina. Speravo sapesse anche di essere molto fortunata ad avere accanto un ragazzo del genere. Era dolce, premuroso, attento e sapeva ascoltare..per questo, tanti mesi prima, mi era dispiaciuto rendermi conto di non ricambiare i suoi sentimenti.
Col senno di poi, però, era meglio così. Io e lui eravamo come fratelli, mentre Killian era l'uomo ideale per me. Le parole non mi sarebbero mai bastate per descrivere tutte le sue sfumature, ed io amavo ognuna di esse. Era semplicemente... perfetto.
Il perfetto fidanzato.
Il perfetto padre per Henry.
Dopo tanta sofferenza, la vita aveva finalmente deciso di ricompensarmi... e l'aveva fatto davvero in grande. Avevo ricevuto più di quanto pensavo fosse possibile.
-Un attimo.- mi trattenne Killian, quando feci per seguire gli altri verso la sala da pranzo. Mio padre si voltò, ma lui gli fece un cenno col capo, spiegando velocemente che li avremmo raggiunti tra un minuto. Cosa stava succedendo?
-Killian? Che c'è?
-A mezzanotte è il tuo compleanno...
-Lo so.
-Volevo darti il mio regalo in anticipo. In privato. Così, se non dovesse piacerti...- e mentre lo diceva portò una mano in tasca nervoso, io invece iniziai a sbiancare ed avere i sudori freddi.
No, era pazzo. Cosa diavolo stava facendo? Non poteva essere, no...
-Wo, Killian, aspetta... non vorrai...
-Cosa?- borbottò, alzando lo sguardo per poi strabuzzare gli occhi; -No! No, non sto per... farti la proposta. Anche se effettivamente, non è una cosa da meno... anzi...
Mentre lo guardavo tra il preoccupato e il curioso, aprì la mano e mi mostrò una chiave. Non sapevo dire chi dei due fosse più teso, ma l'ansia si poteva tagliare col coltello.
-Non voglio allungare il brodo, so che non ti piace. In poche parole, Swan... vorresti venire a vivere con me?
-Co... cosa...
-Quella casa che ti ho portato a vedere due settimane fa. Alla fine l'ho comprata.
-Ma dicevi che costava un po' troppo...
-Ah Emma, è la casa in cui passerò il resto della mia vita, ne vale la pena. Ho venduto il porticciolo che mi ha lasciato mio padre in Grecia e ci ho fatto parecchi soldi. È quella è mia ora. Nostra, se decidi di accettare...
-Ok.
-Cosa? Ok? Davvero?
-Si!- esclamai raggiante e divertita della sua perplessità -Ma certo che sì, Killian! Voglio venire a vivere con te!
Prima che potessi dire o fare altro mi sollevò da terra stringendomi forte a sé e mi baciò con foga, bacio che non tardai a ricambiare neanche di mezzo secondo.
-Dio, credevo sarebbe stato più difficile!
-Sono stufa delle difficoltà!- spiegai, ridendo contro le sue labbra -Ti amo, voglio svegliarmi accanto a te tutti i giorni... ed Henry ti considera suo padre! Non vedo perché complicare tutto quando... beh, quando vogliamo la stessa cosa. Adesso baciami testone, poi raggiungiamo gli altri prima che ci diano per dispersi! Solo una cosa... quando ci trasferiamo?
-Il prima possibile!

 

***


KILLIAN POV

-Tanti auguri Emma...- le sussurrai all'orecchio, avvolgendola tra le braccia quando finalmente gli altri ebbero finito di augurarle un buon compleanno. Ero contento fosse tornata in tempo per festeggiare insieme, perché meritava un giorno speciale tanto quanto lo era stato il mio, grazie a lei. La prima parte della sua vita poteva essere stata complicata, tanto da trasformare i 18 anni in 40... ma ce l'aveva fatta. Aveva vinto. Ed ora, guardando al presente, era una giovanissima, splendida ragazza, che ad appena 19 anni era diventata agente di Scotland Yard: un record che pochissimi potevano vantare. Ed io ero estremamente fiero di avere accanto una donna così. Sarei sempre stato preoccupato del suo lavoro, non potevo far finta che non l'avrebbe esposta a rischi quasi costanti, ma allo stesso tempo ero contento che avesse trovato la sua strada. Ce l'aveva messa tutta, e finalmente poteva dire di avercela fatta. Nei suoi occhi leggevo solo felicità.
La baciai senza badare agli altri presenti, godendomi a fondo le sue labbra morbide e calde, che ormai conoscevo perfettamente. Lei non fu da meno, fino a che un leggero colpo di tosse – ovviamente di David – non ci fece tornare alla realtà.
-Potreste rimandare a quando siete soli, magari?
-Certo Dave, scusa.- sogghignai, mentre le guance della mia Emma si dipingevano di un rosa intenso. Era davvero tenera quando si vergognava. A parte suo padre, tuttavia, nessuno sembrava disturbato dalla nostra piccola dimostrazione d'affetto... anzi! La sua amica d'infanzia aveva un sorrisetto che andava da un orecchio all'altro.
-Siamo carini, lo sappiamo! È per questo che diamo spettacolo!
-La vuoi smettere?- mi rimproverò la festeggiata, colpendomi sulla spalla. Ovviamente fallì nell'intento di farmi anche solo un po' male, ma allo stesso tempo mi convinse a star zitto. Avevo un'altra battuta pronta, ma non era di certo il caso di condividerla coi suoi genitori lì...
-Allora, cosa ne dite di farle scartare i regali?- propose Regina, cingendo le spalle alla sua amica per accompagnarla sul divano. I pacchetti li avevamo lasciati lì davanti, sul tavolino.
Mi accomodai anch'io sul divano, gli altri si sistemarono di fronte a noi su sedie e poltrone. Emma guardava i pacchi allegra e sorpresa, ed io non resistetti all'impulso di darle un piccolo bacio sulla guancia.
-Non dovevate! E non è per dire... Insomma, ho già tutto. È già tanto avere tutti voi qui... vieni, Henry!
Il piccolo non se lo fece ripetere due volte e scese dal grembo della nonna per sistemarsi tra le braccia della madre.
-Pima immio, mamma!
-Cosa? Mi hai fatto un regalo anche tu, amore?
-Sì!- esclamò, e prima che saltasse giù per recuperare il suo pacchetto glielo porsi io, così che potesse darlo a Emma. La ragazza guardò dentro curiosa, per poi tirare fuori un disegno che conoscevo molto bene: due giorni prima il piccolo mi aveva chiesto di aiutarlo, così ci eravamo seduti per terra tirando fuori tutte le matite ed i pennarelli che aveva. Aveva disegnato una nave, sulla quale c'eravamo io, lui ed Emma vestiti da pirati. Era stato molto divertente e, a mio avviso, era un artista nato! Chissà, magari un giorno avremmo avuto un pittore in famiglia.
-Tesoro, ma è bellissimo! Davvero l'hai fatto da solo? È stupendo!
-Papà autato!
-Nah, non è vero... l'ho solo guardato e guidato un po', ma ha fatto tutte con le sue manine!- spiegai sorridendo, col cuore colmo di gioia. Ormai avrei dovuto essere abituato al fatto che mi chiamasse “papà”, eppure continuavo ad intenerirmi ogni volta. Forse non mi sarei mai abituato all'idea di aver trovato una famiglia così bella, neanche tra dieci anni quando, forse, sarebbe stata ancora più grande...
Guardammo Emma riempire Henry di baci, fino a che il piccolo non si sottrasse alla sua presa facendoci scoppiare a ridere. Potevo capirlo, ma capivo anche Emma: era così morbido che faceva venire voglia di stritolarlo tutte le volte!
-Grazie Henry, lo appenderò in camera! Dai, torna a sederti qui e giuro che non ti stresso più!- alzò le mani. Anche se un po' dubbioso venne a sedersi sulle mie gambe, accanto a Emma.
La ragazza ricevette poi alcuni meravigliosi abiti da parte di Regina, profumi, libri, una smartbox per un week-end in Europa e una bottiglia di vino francese molto pregiato insieme a dei cioccolatini.
-Manca il nostro...- sorrise infine Mary Margaret, porgendo alla figlia una bustina che aveva tenuto da parte -E' opera mia, di tuo papà e Killian.
-Grazie...- fece curiosa, lanciandomi uno sguardo confuso -Tu però mi hai già regalato una casa!
-Oh...- intervenne suo padre, quando avevo già aperto bocca per replicare -Quindi gliel'hai davvero chiesto prima. Perché non avete detto niente...
-Non era il momento, ma sì. Insomma... ho pensato che... ecco, fosse meglio farlo in privato. No?
Ovviamente avevo parlato coi suoi genitori della proposta che le avrei fatto, e si erano mostrati entrambi lieti, anche se suo padre mi aveva riempito di raccomandazioni. Avevano pensato fosse una bella idea perché, in fondo, la casa l'avevamo scelta insieme e la nostra relazione era abbastanza stabile perché potessimo permetterci un passo del genere. Inoltre, negli ultimi mesi avevamo passato più tempo insieme che separati e questa, in fin dei conti, era soltanto una formalità... certo, una piacevolissima formalità. Tuttavia non avevamo discusso delle modalità, quindi forse si erano aspettati che glielo chiedessi in un altro momento, magari dopo i regali.
-Di cosa state parlando? Le hai regalato una casa? Come si regala una casa?- domandò Anna curiosa, rompendo l'imbarazzante silenzio che si era creato.
-Non è che le ho regalato una casa...- borbottai -E' che ne ho comprata una. Per noi. Insomma, a me serviva comunque un nuovo posto e...
-Andiamo a vivere insieme- concluse Emma, guardandomi con un sorriso tenero. Ero piuttosto certo la divertisse vedermi imbarazzato... ma fortunatamente era accorsa in mio aiuto, prima che raccontassi l'intera storia di come avevo trovato la casa su una rivista specializzata!
Seguirono baci e abbracci per entrambi, tante congratulazioni ed affetto da parte dei presenti, che chiaramente sembravano eccitati quasi quanto noi! Solo Regina mi accusò scherzosamente di aver rubato la sua coinquilina, ma sapevamo entrambi non sarebbe rimasta sola a lungo: durante l'assenza di Emma, lei e Robin avevano praticamente vissuto insieme, anche se non ufficialmente. A volte a casa dell'uno a volte dell'altro, ma erano state poche le volte in cui erano rimasti separati. Elsa invece si lamentò, dicendo che se avesse saputo ci avrebbe regalato qualcosa per la casa.
-Avanti avanti, lasciatele scartare l'ultimo regalo!- esclamai infine, cercando di calmare le acque -E' stata una giornata lunga e ha bisogno di dormire!
-Sì, non mi dispiacerebbe... voglio dire, vi ringrazio per la festa, è stata fantastica! Ma si è fatto tardi e penso sia ora di andare a letto per tutti... e c'è Henry che sta praticamente dormendo!
Mentre apriva l'ultima bustina diedi un'occhiata ad Henry, che effettivamente si era addormentato sulla poltrona che sua nonna gli aveva lasciato libera. In un'altra occasione l'avrei portato a letto prima, ma in fondo era festa anche per lui!
-Oh. Mio. Dio. Ma sono dei biglietti per New York! Oddio ma sono per... tra cinque giorni!
-Sì...- iniziò Mary Margaret, mentre gli occhi della giovane si stavano già riempiendo di lacrime -In fondo è casa tua anche quella e non hai mai avuto modo di godertela a fondo... quindi una decina di giorni a New York prima di iniziare il nuovo lavoro ci sono sembrati una buona idea.
-Ci andremo io, te ed Henry- intervenni -Mi farai conoscere il luogo in cui sei nata... e poi puoi votare per la presidentessa, no?
Per la seconda volta quella sera la ragazza non riuscì a trattenere le lacrime e abbracciò a turno me e i suoi genitori... segno che avevamo scelto bene. Sarebbe stata una bella avventura esplorare insieme la Grande Mela e avrei avuto modo di conoscere le sue origini, la sua vecchia casa, i suoi parenti americani... E poi, volevamo tutti che si costruisse bei ricordi legati al suo Paese, così che riponesse definitivamente in un cassetto quelli più difficili.
-Grazie. E grazie a tutti, siete meravigliosi!- fece infine, ancora commossa -Non potevo desiderare un compleanno migliore... è praticamente il migliore che abbia mai avuto!
-Te lo meritavi, Emma. E non è finita, c'è ancora tutto domani!- fece allegra sua madre. Avevamo prenotato un pranzo su un bel rooftop, con tanto di successiva merenda... mentre erano stati tutti d'accordo che la sera l'avrebbero lasciata a noi. Probabilmente l'avrei portata nella nuova casa, dato che era già arredata e proprio il giorno prima avevo finito di portare gran parte delle mie cose. Non mi ero permesso di portare le sue perché non potevo esser certo avrebbe accettato, ma l'avremmo fatto insieme nei prossimi giorni. L'avremmo personalizzata fino a sentirla davvero nostra.
-Killian- mi sussurrò all'orecchio, mentre gli altri sparecchiavano -Metti una mano nella mia borsa.
-Eh?
-Fidati. È qui appesa alla sedia. Muoviti, mentre gli altri sono distratti.
Molto interdetto feci come mi dice, e la mia mano si andò a posare su qualcosa di freddo e metallico. Incuriosito abbassai lo sguardo e tirai l'oggetto leggermente su, per capire cosa fosse: non riuscii a credere ai miei occhi.
-Era nel kit che mi hanno dato col diploma...- sussurrò ancora -Ho pensato potessi apprezzare. Tempo fa mi hai detto che ti piacciono i giochi di ruolo... Ho già anche la divisa.
Feci del mio meglio per rimanere impassibile perché se David avesse capito di cosa stessimo parlando, avrebbe usato quelle manette per incatenarmi da qualche parte – lontano da sua figlia. E comunque non riuscivo a crederci... da quando il mio dolce cigno era diventato così malizioso tanto da superare – quasi – il maestro?
-Tranquillo, lascerò fare la parte del poliziotto anche a te... ogni tanto.- sorrise, poggiando la mano con finto fare innocente sulla mia coscia. Dannazione, se sapeva provocare...
-Ehi voi due! Che combinate?
-Niente, papà! Stavamo dicendo che è meglio lasciare Henry qui per stanotte, visto che sta già dormendo... sarebbe un peccato svegliarlo.
-Oh. Certo. Voi quindi andate?
-Sì, salutiamo tutti e andiamo... muoio di sonno!- concluse, rivolgendomi un sorrisino e fingendo uno sbadiglio. Sonno, certo! E pensare che non avevo creduto possibile che potesse sorprendermi più di quanto avessi fatto io, “regalandole” una casa!
Col senno di poi, non rimpiangevo nulla della mia vita. Tutto ciò che avevo passato mi aveva condotto a questo momento, alla donna che avrei amato per il resto dei miei giorni. Una donna che sapeva rendermi felice anche solo con un sorriso e speravo davvero di essere altrettanto bravo. Ma finalmente, avevo smesso di dubitare di me stesso: sarei stato all'altezza del suo amore, ne ero certo. Lo sapevo, perché vederla felice rendeva felice anche me.






 

Angolo dell'autrice;
Ciao! Finalmente ce l'ho fatta a finire la prima parte dell'epilogo che, come vedete, è ambientato 6 mesi dopo l'ultimo capitolo. Emma contro ogni aspettativa ha ottenuto il lavoro ed ora ha anche finito la prima parte di addestramento. Killian ovviamente sa che un lavoro del genere la metterà sempre a rischio ma non può che essere orgoglioso di lei... dopotutto la sua ragazza è un'agente di Scotland Yard neo diciannovenne! Prima di questo hanno anche avuto tanto tempo per farsi una bella vacanza insieme, e lui le ha fatto conoscere le sue origini, la sua terra. 
Ora che lei è tornata, il passo successivo era andare a vivere insieme... e per grande sorpresa di lui non è stato difficile convincerla! Ormai lei ha capito che è inutile complicare le cose quando in realtà sono semplici e chiaramente è più che contenta di andare a convivere... ormai si conoscono a fondo, hanno passato così tanto tempo insieme, che è quasi una semplice formalità. 
Hanno festeggiato tutti insieme il suo compleanno, con Anna come bonus che è finalmente tornata e le due si sono riunite! Prima di iniziare il lavoro la aspetta un'altra avventura con Killian, stavolta nella sua New York... dove finalmente potrà costruirsi bei ricordi.
Per concludere, almeno questa prima parte di epilogo, non volevo una cosa strappalacrime... ma divertente. Spero di esserci riuscita xD In uno dei primissimi capitoli Killian aveva scherzato sul gioco di ruolo e adesso direi che Emma è pronta ad accontentarlo LOL anche se per poco non moriva di infarto!
Alla prossima, che sarà davvero l'ultimissima... e non riesco a crederci ç_ç 
A prestissimo, un abbraccio! :*

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Capitolo 43
*** A Happy Beginning ***


A Happy Beginning



Le mie gambe correvano da sole, sapevo che se mi fossi fermata avrei ceduto. Volevo solo vederlo, stringerlo, accertarmi che stesse bene: non poteva lasciarmi sola proprio adesso, lo avrei ammazzato se avesse osato! Le lacrime mi offuscavano la vista e più volte rischiai di scivolare giù per le scale, ma finalmente la stanza numero 178 era lì davanti a me.
Solo due ore prima, col cuore stracolmo di gioia, avevo chiuso la porta del mio ufficio con l'intento di correre a casa e dare a Killian la bella notizia. Ero spaventata ed eccitata allo stesso tempo, ma nulla avrebbe potuto oscurare la mia gioia - non in quel momento. Per una volta tutto era giusto, tutto ciò che avevamo lo avevamo desiderato entrambi, con la stessa intensità.
Erano ormai quattro anni che vivevamo insieme ed uno da quando portavo l'anello al dito, simbolo della promessa che quella magnifica vita che avevamo costruito sarebbe durata per sempre.
Non avevamo fretta di sposarci, non sapevamo neanche se l'avremmo fatto. Poco ci importava di mettere su carta un'amore già indistruttibile. Inoltre, non avevo bisogno di indossare l'abito bianco per ricordarmi che fossimo una famiglia.
Avevamo una casa fantastica, un bimbo bellissimo che amavamo con tutto il cuore e che continuava a considerare Killian Jones il suo papà, nonostante pochi mesi prima gli avessimo raccontato la verità. Ero stata così felice e sollevata quando il mio dolcissimo Henry aveva semplicemente detto "Ti voglio tanto bene papà, non fa niente se non hai mandato tu la cicogna alla mamma! Sei il papà e più bravo e bello del mondo! E mi racconti le più stupendissime storie sui pirati!".
Era stato così tenero che sia io che Killian avevamo pianto, e il piccolo aveva iniziato una grande battaglia di solletico per farci smettere. Un giorno, quando sarebbe stato più grande, gli avrei raccontato tutto – perché ero dell'idea che fosse importante sapere certe cose – ma al momento era più che sufficiente.
In più avevamo un cane ed un gatto, entrambi adottati un anno fa. Non ci mancava proprio nulla per definirci una vera famiglia.
Io e Killian non avevamo alcun problema a conciliare vita e lavoro, il tempo insieme non mancava mai, soprattutto adesso che ero stata promossa a Commissario Aggiunto. Lavoravo 7 ore al giorno dal lunedì al venerdì, tranne che in casi di emergenza ovviamente, e Killian aveva trasformato ed ingrandito il suo business: adesso il bar era aperto tutto il giorno e lui organizzava i suoi orari al meglio. Le poche sere in cui lavorava, tuttavia, andavo a dargli una mano per il semplice fatto che mi piaceva: ero diventata bravissima a fare cocktail!
In poche parole avevamo una vita perfetta, non potevo davvero desiderare di più, soprattutto dopo l'ultima novità. Se le difficoltà che avevo attraversato erano state una prova per giungere fino a qui, non rimpiangevo proprio nulla. Ero fiera di chi ero diventata, fiera di come avevo lottato contro i miei mostri, sconfiggendoli uno ad uno.
Solo l'idea di poter perdere tutto mi uccideva, tanto che anche respirare era diventato difficile.
Non avevo fatto in tempo ad uscire dall'edificio che ero stata convocata con urgenza a London Bridge; io e il mio collega avevamo ricevuto i dettagli mentre già eravamo in auto, a sfrecciare armati e protetti fino ai denti verso il famoso ponte. C'era stato un attacco terroristico molto grave che - nonostante il nostro pronto e rapido intervento - aveva fatto 13 vittime. Altre 62 persone erano invece ricoverate in ospedale, alcune in gravi condizioni. Non era stata la mia prima azione contro il terrorismo, ma non mi sarei mai abituata a quelle scene di terrore pure. D'altra parte, era quello il motivo per cui avevo scelto ed amavo il mio lavoro: il desiderio di fare la differenza.
Quando la calma era tornata e gli attentatori erano stati neutralizzati avevo potuto rispondere alla chiamata di mia madre: più terrificante degli spari e del sangue che avevano dipinto le strade del ponte.
Con voce tremante mi aveva chiesto come stessi, ed inizialmente l'avevo rassicurata pensando che fosse quella la ragione del suo terrore: poi, in un sussurro, mi aveva spiegato di aver ricevuto una chiamata di emergenza dal telefono di Killian.Sapevo avesse trascorso delle ore in centro, si era offerto di far fare un giro turistico ai miei cugini venuti dall'America. Ma mai avrei pensato che potesse trovarsi proprio lì, proprio in quel momento.
Mi ero sentita così male che il cellulare mi era scivolato di mano e, dato che l'emergenza era fortunatamente stata domata, il mio collega mi aveva intimato di correre, assicurandomi che se la sarebbe cavata da solo.
In un'altra occasione non avrei mai lasciato la mia postazione, ma ora non ci avevo pensato due volte. Avevo perfino preso la volante per riuscire ad evitare traffico e semafori, e per puro miracolo ero arrivata fino all'ospedale incolume. Quel minimo di buon senso che avevo conservato, mi aveva tenuta lucida alla guida: schiantarmi da qualche parte non sarebbe servito a nulla.
Ero corsa dentro ancora in divisa, non in cattiva fede in quanto ero totalmente contraria all'abuso di potere... ma la perdita di lucidità non mi aveva permesso di riflettere. Si trattava di Killian. Era già tanto che ancora mi ricordassi come respirare.

Non avendo voluto perdere tempo non avevo lasciato agli infermieri neanche il tempo di darmi qualche informazione, ero corsa verso la stanza senza pensarci due volte.
Varcata la soglia, scoppiai in lacrime. Di sfogo, gioia, sollievo, tutto insieme.
Il mio fidanzato era seduto su un letto vicino alla finestra, vivo e cosciente, e non appena mi vide sgranò gli occhi. Ignorando completamente le proteste di un'infermiera che cercò di trattenerlo, saltò in piedi e corse ad abbracciarmi. Crollai completamente nella sua stretta, stringendolo a mia volta quanto più forte potessi.
-Sei qui...- singhiozzai, stampandogli baci su baci -Stai bene...
-Sto bene tesoro, sto bene! Mi dispiace, non volevo farti preoccupare... ho provato a richiamarti ma c'era la segreteria e... ero preoccupato anche per te... eri lì?
-Mi si è rotto il telefono, brutto idiota!- esclamai, tra un bacio e l'altro -Non hai idea... non sapevo cosa... come... quando mia madre mi ha chiamata... ti odio! Ho visto quelle scene, io... ero lì... e ad immaginarti... non hai idea...
Non avevo la minima idea di cosa stessi dicendo, le parole mi uscivano di bocca da sole. Pur sapendo di essere totalmente irrazionale ce l'avevo con lui per avermi spaventata tanto. Non poteva semplicemente tornarsene a casa insieme ai miei cugini?! Perché diavolo se ne era andato a a zonzo da solo, neanche fosse un turista!
-Mi dispiace tesoro... mi dispiace... è per questo che ho cercato di chiamarti... e...
-Non fa niente. Basta che tu stia bene.- sussurrai infine, guardandolo negli occhi. Ormai ero abbastanza lucida da rendermi conto che avrebbe potuto “colpirmi” con la stessa moneta, se avesse voluto: col lavoro che facevo, era preoccupato per me quasi tutti i giorni. Ma non lo fece. Non lo faceva mai, perché era il fidanzato migliore del mondo. Non mi faceva mai pesare nulla, invece amava ripetere ogni volta quanto fosse fiero di me.
Fu allora che notai la sua fronte ferita, quattro piccoli punti poco sotto l'attaccatura dei capelli. Anche altri piccoli graffi segnavano il suo bellissimo sorriso, così decisi di lasciarlo andare per non rischiare di fargli male ulteriormente. Lo squadrai e, a parte il polso destro fasciato, sembrava fosse tutto intero.
-Non è rotto- sorrise, avvicinandosi nuovamente per accarezzarmi la guancia ed allo stesso tempo asciugarla da una lacrima impertinente.
-Ok...- sussurrai, guardando prima lui poi l'infermiera, rimasta in disparte. Certo che la divisa faceva davvero uno strano effetto alle persone... se mi fossi presentata in borghese ero piuttosto certa che avrebbero chiamato la sicurezza prima di lasciarmi anche solo avvicinare a lui.
-Suo marito sta bene, signora- sorrise quella -E' soltanto una distorsione. Cerchi di tenerlo fermo per una settimana, poi faremo una radiografia e se tutto va bene la fasciatura si può togliere.
-Scusi dottoressa, ma avrà notato che ho solo una mano vera a disposizione... come pensa che possa stare una settimana senza muoverla?
-Sono certa che sua moglie le darà una mano. Se volete posso andare ad occuparmi di qualche altro paziente, così posso lasciarvi qualche minuto di privacy.
Annuii.
Sua moglie... suonava proprio bene: così bene che non sentii il bisogno di correggerla, e probabilmente fu lo stesso anche per Killian perché non disse una parola. Mi venne però da ridere, si lamentava di una stupida distorsione quando gli era andata fin troppo bene! L'avrei volentieri imboccato a colazione, pranzo e cena per una settimana, e anche due se fosse stato necessario!
Solo una cosa non mi era chiara: com'era successo?
-Cosa hai fatto Killian? Eri lì? Come hai fatto a...
-Prima siediti, perché stai peggio di me...- mi fece notare con un sorriso accompagnandomi al suo letto, dove ci sedemmo finalmente soli.
Avrei volentieri pianto ancora un po', ma cercai di trattenermi e mi limitai a stringergli il braccio.
-Intanto non sono stato colpito, né investito, né niente... ero già al limite opposto del ponte, in realtà. È successo tutto in fretta, la gente correva e urlava... una bambina mi è caduta davanti e mi sono buttato per farle da scudo. Ma non è successo niente, è stata solo la caduta... qualche graffio.
E la paura. Ma non lo dissi. Gli si leggeva in faccia che avesse avuto paura ma non lo avrei costretto a parlarne, lo avrebbe fatto da solo quando se la fosse sentita. E poi, preferivo dargli un motivo per dimenticarla, quella paura. Un motivo per essere felice. Forse non era il momento migliore, avevo pianificato una serata più romantica per dargli la notizia. Però... perché aspettare?
-Sei uno stramaledetto eroe, Killian Jones.
-Senti chi parla... tu eri lì ad inseguirli...
-Non serve avere la divisa per essere un eroe. Adesso però abbiamo bisogno che il nostro eroe si rimetta in sesto perché nei prossimi mesi avrò bisogno della tua mano- sorrisi, prendendola delicatamente tra le mie. Se gli feci male non lo disse, ma speravo vivamente di no perché avevo un gran bisogno del suo tocco: avevo bisogno che il piccolo sentisse il suo papà fin da subito.
Così, molto lentamente, posai le sue dita sulla mia pancia... e nulla fu più bello al mondo della sua espressione sconvolta ed estasiata, le pozze azzurre che istantaneamente si riempirono di lacrime di gioia.
-Cosa... quando...
-Oggi. Stavo venendo a dirtelo quando è... successo tutto.
-Quindi sei... sicura.
-Ho solo fatto un test. Avevo il dubbio da un paio di giorni. Però... sì, sì.- feci eccitata, anch'io nuovamente in lacrime. Le sue dita, intanto, avevano iniziato a massaggiarmi ed accarezzarmi dolcemente la pancia.
-Sono sicura. Avremo un bambino!
Allora scoppiammo entrambi, stringendoci nuovamente in un forte abbraccio bagnato dalle lacrime di entrambi. Ancora una volta il terrorismo aveva perso, e avrebbe perso fino a che avremmo avuto un motivo per alzarci dal letto la mattina e uscire a fare la spesa senza che la paura ci bloccasse. Fino a che avremmo avuto più di una ragione per vivere, e non solo sopravvivere. Ed ora l'avevamo più che mai... ora che la nostra famiglia si sarebbe allargata ancora di più. Invece che avere paura, avrei lavorato sodo perché potessimo crescere la nostra creatura in un mondo migliore.
Per una volta nella mia vita era tutto così giusto, tutto così perfetto. Sarebbe stata un'esperienza meravigliosa vivere la gravidanza con accanto l'uomo che amavo. Ovviamente amavo Henry con tutta me stessa e non avrei cambiato proprio nulla, ma per una volta tutto sarebbe stato più facile.
Inoltre, non vedevo l'ora di dirlo anche a mio figlio. Era da quasi un anno che aveva iniziato a chiedermi quando avrebbe avuto un fratellino ed era anche per quella ragione che io e Killian avevamo deciso di iniziare a provarci un po' prima del previsto. Non era stato neanche difficile, non erano passati che tre mesi da quando avevo smesso di prendere la pillola... e la vita aveva deciso di non tardare a farci quello splendido regalo.
-Mi hai reso l'uomo più felice del mondo, Swan. Non so se te ne rendi conto. È per questo che voglio ricordare questo giorno. Quindi adesso ti porto a casa, ci facciamo un lungo bagno caldo, ordiniamo da mangiare perché siamo stanchi... e festeggiamo. Domani mattina andiamo a prendere Henry e gli diciamo tutto. Che cosa ne dici?
Annuii tirando su col naso: era tutto ciò che volevo. Tutto ciò di cui avevo bisogno in quel momento. Lasciarmi alle spalle quelle ultime ore di orrore e festeggiare la vita, l'amore. Sarebbe stata la migliore risposta al terrorismo, la più tagliente. Reagire senza timore, ma con gioia. Nulla avrebbe mai potuto ripagare le vite perse, ma era anche per loro che tutti dovevamo continuare a vivere, lottare giorno dopo giorno.
-Ok...- sussurrai, incantata dalle sue dita sulla mia pancia -Tu stai bene, vero? Posso andare a chiamare l'infermiera... chiederle di dimetterti.
-Assolutamente sì, Emma. Sempre che riesca a lasciarti andare... non riesco a crederci. Siamo in tre in questa stanza. Quando possiamo vederlo? So che probabilmente sarà poco più che un fagiolino ma...
-Calmo!- esclamai con una risata, nonostante fossi felice della sua eccitazione; -Domani stesso chiamerò per prenotare un'ecografia il prima possibile. Intanto che vado a chiamare la dottoressa tu vedi di telefonare ai miei, sono preoccupatissimi. Tra poco torno e ce ne andiamo...
-Va bene, Swan. Però una camomilla a casa non te la toglie nessuno, hai un aspetto...
-Prova a dire terribile e niente festeggiamenti notturni.- lo minacciai, ottenendo l'effetto desiderato. Spalancò gli occhi e rimase a bocca aperta: ad avere il telefono a portata di mano lo avrei fotografato per avere materiale per ricattarlo in futuro!
-Certo, sempre che tu te la senta. Se vuoi riposare...
-Non scherzare col fuoco, ragazzina...- fece con tono ammaliante, alzandosi anche lui e prendendomi le mano; -Per te non potrei mai essere stanco... E ora vai. Oppure potrei non rispondere delle mie azioni... sai quanto ti trovo sexy in divisa.
Annuii divertita, lo sapevo fin troppo bene...ma beccarci una denuncia per atti osceni in luogo pubblico non avrebbe fatto bene a nessuno dei due: valeva la pena aspettare di arrivare a casa. Una vasca di acqua calda e bollicine, essenza di lavanda e tante candele ad illuminare il bagno erano un'ottima prospettiva per fare l'amore e celebrare ciò che aveva generato. Ciò che avrebbe stravolto, in positivo, le nostre vite. Anche mezzo bicchiere di champagne me lo sarei concesso, pur consapevole del fatto che avremmo litigato per via della sua eccessiva apprensione.
Nulla era andato come avevo programmato. Ma non osavo lamentarmi perché, alla fine della giornata, ero tornata tra le braccia dell'uomo della mia vita. Anzi, eravamo tornati.
-Aspetta, un'ultima cosa e ti lascio andare. Se lo desideri anche tu, scegliamo la data stasera. Voglio sposarti Swan.
 


***


9 mesi dopo, 13 Febbraio.

-Killian...
-Mh... no dai, dopo...
-Killian. Muovi il culo.
-Swan, dai...
-Nooo, ti butto giù dal letto se non ti alzi!
Detto, fatto. O quasi. Non lo buttai giù dal letto, ma gli tirai ugualmente via la coperta – per suo sommo dispiacere. Se si fosse degnato di alzarsi per scoprire cosa avessi in serbo, non sarebbe stato così disperato per il suo sonnellino pomeridiano mancato! 
-Oddio... oddio. Che ore sono? Era il mio turno? È sveglia? Aspetta. Perché sei vestita... così?
-Che c'è, non ti piaccio?- sorrisi, mentre l'uomo – finalmente – si alzava dal letto, sorpreso. Non aveva tutti i torti povero, da un bel po' di tempo era raro che indossassi qualcosa di diverso dal pigiama o dalla tuta. Per l'occasione, invece, avevo scelto un vestito blu scuro che esaltava il mio seno e rimaneva leggermente largo sulla pancia, ancora non del tutto piatta. Mi era mancato sentirmi sexy, così avevo deciso di rimediare.
Non che rinunciare fosse stato così difficile.
Da due lunghe ma meravigliose settimane, Margaret aveva allargato la nostra splendida famiglia e tutto era diventato più difficile ma anche molto più bello. Mi ero trattenuta fino alla fine, dato che il parto era stato facile, ed ero rimasta lucida tutto il tempo. Il tutto era stato quasi indolore, nonostante avessi deciso di vivere un parto naturale, ma Killian non si era mosso dal mio fianco neanche per un secondo dal momento in cui ero finalmente stata ricoverata, e mi aveva tenuto la mano fino all'ultimo.
L'oceano di lacrime era esploso quando, finalmente, avevo visto la mia bambina. La bambina più bella del mondo, che fortunatamente avevo potuto abbracciare fin da subito, mentre il suo primo pianto di vita si era trasformato in musica. Avevamo coinvolto nel pianto non solo Killian, ma anche la nostra giovane ginecologa che ci aveva seguiti fin dal primo momento.
Margaret, la nostra principessa di 49 centimetri e 3,4 kg, era nata sana e meravigliosa. La sua pelle era candida come la neve, i tratti perfetti e delicati erano incorniciati da pochi riccioli dorati... ma gli occhi li aveva presi completamente dal suo papà. Due grandi, bellissimi occhioni azzurri mi avevano scrutata in una breve pausa dal pianto, e non avevamo potuto che innamorarcene a prima vista.
Margaret aveva conquistato fin da subito tutta la nostra famiglia, a partire dal fratellone. Henry la adorava, tanto che aveva preso ormai l'abitudine di fare il riposino pomeridiano nella cameretta della sorellina.
E lei non lo rendeva difficile, era la neonata più dolce e tranquilla che avessi mai visto. Dormiva sedici ore al giorno e mangiava otto volte, ormai avevamo ingranato con quel ritmo e funzionava alla perfezione per tutti. Era la luce dei nostri occhi, ed esprimeva il suo affetto verso di noi stringendoci le dita e sorridendo. Sorrideva tantissimo.
Ed era sana. Completamente sana. La lieve - grazie a Killian - preoccupazione di averle trasmesso la malattia, si era dimostrata completamente infondata ed ero felice che la sua infanzia sarebbe stata migliore della mia. Normale. Così come quella di Henry, che giorno dopo giorno cresceva e diventava un ometto forte ed intelligente. Aveva già promesso di proteggere la sua sorellina da tutti, ed era davvero adorabile! “Sarò il suo Superman!” ripeteva ogni tanto.
-Non piacermi? Tu non puoi non piacermi. Così però attenti alla mia vita...
-Bene- sorrisi -I miei sono venuti a prendere i bambini, stasera e stanotte sono solo per noi...
-Cosa?- si stropicciò gli occhi ancora assonnato e un po' confuso. Sorrisi: era adorabile.
-Ho lasciato a mia madre quattro biberon col mio latte. Basteranno fino a domani mattina.- iniziai a spiegargli.
Al momento allattavo Margaret quasi sempre, tuttavia io e il mio fidanzato avevamo deciso di comune accordo di abituarla fin da subito anche al biberon. Questo mi consentiva non solo di dormire quasi sei ore la notte, ma avrebbe facilitato le cose alla piccola quando fossi tornata a lavoro. Avevo scelto di estendere il congedo obbligatorio di un mese solo per un totale di 7, e ne avevo ancora 5 e mezzo. Killian era stato tenero e comprensivo quando gli avevo spiegato le ragioni della mia decisione, non me lo aveva fatto pesare. Era una mia scelta, volevo essere madre e lavoratrice allo stesso tempo: non per questo sarei stata assente per i miei figli. A lavoro avevo già parlato e, una volta tornata, mi avrebbero dato la possibilità di fare un orario part time per un anno. L'avevo trovata una soluzione adeguata, dato che i soldi per fortuna non ci mancavano.
-E quindi, per stasera ho prenotato una cena al “nostro” messicano e un giro sul Tamigi con dessert e champagne.
La sua espressione incredula fu davvero tenerissima, ma anche molto divertente, quindi non riuscii a trattenere una grossa risata! Non mi sentivo una cattiva madre ad avere bisogno di una serata col mio uomo: ce l'eravamo meritata! Anche per questo avevo scelto il 13 febbraio, così che a San Valentino potessimo celebrare l'amore della nostra famiglia... ma oggi saremmo stati io e lui.
Di solito era lui ad organizzare gli appuntamenti romantici, ma avevo bisogno di dirgli grazie. Grazie per tutto ciò che mi aveva dato, per la donna che mi aveva aiutato a diventare. Solo pochi anni fa ero stata sì una ragazzina determinata, ma anche impaurita e con pochissima fiducia verso il prossimo. Avevo pensato che le mie cicatrici fossero troppo profonde per potersi rimarginare completamente... e invece! Ovviamente il mio passato avrebbe sempre fatto parte di me, ma ormai erano tutti lontani ricordi. Non mi spaventavano più.
-Sei incredibile, Emma. Io... avrei organizzato qualcosa ma...
-Shh...- sorrisi, sedendomi sulle sue gambe -Sono felice di averti sorpreso io, una volta tanto!
Lo baciai appassionatamente, appena sveglio e coi capelli spettinati era dannatamente sexy! Ed ora che ero in astinenza da quasi due mesi, sembrava lo fosse ancora di più... Per questa ragione, la mattina ero stata dalla mia ginecologa. Mi aveva confermato che aspettare 40 giorni sarebbe stato meglio, ma secondo lei se me la sentivo e non avevo dolori non c'era nulla che mi impedisse di riprendere i rapporti. Ed io non aspettavo altro. Amavo l'intimità col mio uomo, non era mai stato solo sesso ma qualcosa di molto più profondo e intimo. Potevo quasi paragonarlo alla droga perché non ricordavo una sola volta che non fossi stata felice ed euforica dopo averlo fatto. Era decisamente una droga positiva per il mio animo, oltre che per il corpo.
-Emma, se fai così te lo tolgo subito questo vestito... per quanto mi piaccia...
-Non mi dispiacerebbe, Jones, credimi... ma dovremo rimandare a dopo. Alle otto e mezza abbiamo il traghetto, quindi è il caso di andare a cena. Ho fame.
-E io ho fame di te.- mi provocò, stampandomi dei piccoli bacetti sul collo. Risi e per quanto mi costasse mi alzai in piedi, tirando su anche lui. Doveva ancora lavarsi la faccia e vestirsi, quindi non era il caso di perdere altro tempo! Quella notte ne avremmo avuto più che abbastanza per assecondare i nostri rispettivi desideri, e magari ben più di una volta.
In più, forse sarebbe stato il nostro ultimo appuntamento appuntamento da fidanzati. Ancora un mese e sarei diventata Emma Swan-Jones ed avrei potuto chiamarlo “mio marito”. Per il viaggio di nozze avremmo aspettato le ultime settimane del mio congedo, in modo che Margaret potesse rimanere una settimana senza di noi. Non era stato facile decidere, ma le nostre mamme ci avevano convinti, assicurandoci che ce lo meritassimo e che si sarebbero prese volentieri cura dei nostri bambini. Così avevamo optato per una via di mezzo: 10 giorni a zonzo per la Thailandia, da soli. Poi saremmo volati a Tenerife dove Regina e Robin ci avrebbero raggiunti con loro figlio e i nostri per trascorrere una settimana a divertirci tutti insieme.
Il mondo poteva avere tanti difetti, ma ero giunta ad una conclusione. Lottando con tutte le nostre forze, eravamo in grado convincere la vita a concederci la felicità meritata.
Per questo, il nome di nostra figlia: Margaret Hope.
Hope, perché avevamo scoperto della sua esistenza in un giorno in cui la speranza era stata fondamentale.
Ma come primo nome, avevamo preferito Margaret. "Perla". "Luce". La luce che in quel giorno buio aveva scacciato le tenebre, e ci aveva ulteriormente convinto che valesse la pena lottare per la felicità.
E lo avevamo fatto. Lo avremmo continuato a fare ogni giorno.



 

Angolo dell'autrice;
Ed eccomi qua, dopo aver trovato il coraggio di postare l'ultimo capitolo di questa fanfiction. Ci sono tante altre cose che avrei voluto aggiungere, ma poi ho pensato che non aveva senso... La storia che ho voluto raccontare si conclude qui, con loro due finalmente felici e sereni e con un lieto inizio appena cominciato!
Siccome ho trattato vari temi, ho voluto aggiungere a modo mio anche quello del terrorismo. Penso che non servano ulteriori spiegazioni, nel testo il messaggio è chiaro! Si rifà un po' alla canzone di Meta e Moro ma giuro che lo avevo scritto prima! Tra l'altro, so che molti l'hanno criticata perché ci hanno trovato ipocrisia... secondo me non è così. Non hanno voluto sminuire l'accaduto, trovo che abbiano solo voluto rimarcare sul fatto che finché c'è amore nel mondo e finché le persone continueranno a rialzarsi dalle ceneri, il terrore non potrà vincere. Lo trovo un messaggio molto bello!
E la seconda parte dell'epilogo è più leggera, perché penso ci volesse! Ora sono finalmente in quattro e più felici che mai! Molto velatamente, ho voluto accennare anche il tema delle "mamme"... ultimamente molto chiacchierato! Non so se seguite la pagina che parla delle "pancine"...
Ad ogni modo, ho voluto finire qua. Accennando al futuro che li aspetta ma senza andare troppo a fondo. Mi mancherà davvero scrivere questa storia, ma non era giusto continuare all'infinito!
Adesso mi dedicherò all'altra e anche se è molto diversa, in un certo senso sarà simile alle altre... perché proprio non ce la faccio a non inserire temi sociali e attuali, anche magari con leggerezza! 
Un abbraccio e grazie a tutti quelli che hanno voluto seguire fino alla fine! A presto :*

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