Cercando Alice

di Baileys
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo I: Cieli invernali ***
Capitolo 2: *** Capitolo II: Il tempo ***
Capitolo 3: *** Capitolo III: Il buio ***
Capitolo 4: *** Capitolo IV: L'albero ***



Capitolo 1
*** Capitolo I: Cieli invernali ***


___________________
Capitolo I: Cieli invernali
 
Quando la giovanissima Alice Paciock aveva ricevuto la sua lettera per Hogwarts non poteva essere più felice. “Vado a cercare il mio grande forse” diceva, saltellando per casa.
Quando era stata smistata fra i Tassorosso si era seduta al tavolo e aveva detto sono qui per cercare il mio grande forse.
Quando era stata mandata in punizione per la prima volta al primo anno nella foresta proibita con James Sirius Potter gli aveva detto in confidenza che cercava il suo grande forse.
Dopo sei anni ad Hogwarts, ancora però pareva non averlo trovato, e sotto il suo diciassettesimo compleanno, tutti sapevano che stava tramando qualcosa di grosso, era troppo tranquilla in quel periodo.
Alice non era certo una che perdeva tempo, anzi perdere tempo le dava fastidio. Quando non aveva da studiare si divertiva. Era esuberante Alice. Era sempre stata una ragazza intelligente, brillante, pareva non aver preso nulla da Neville Paciock, ma non tutti sapevano che era dotata di un incredibile coraggio, degno di qualsiasi Grifondoro.
James e Alice si conoscevano fin da piccoli, avevano poco meno di un anno di differenza e i loro genitori erano amici dai tempi di Hogwarts. Tuttavia, per qualche strana ragione, dovuta forse alla diversa casa di provenienza e dal diverso anno, non erano mai diventati davvero amici.  Si salutavano, ma avevano di meglio da fare che passare del tempo con il figlio o la figlia degli amici di papà.
James doveva essere uno di quelli che tutti volevano essere. Era figlio di uno dei maghi più famosi del loro tempo, Harry Potter. Colui che è sopravvissuto, colui  che ha sconfitto Voldemort. Una vera celebrità.
James era bello, intelligente, divertente, popolare. Era capitano e cercatore della squadra di Quidditch, Caposcuola, in perenne lotta coi Serpeverde e Malfoy, e impegnato con la ragazza più carina del suo anno: Emma Baston, dai lunghi capelli rossi e gli occhi verdi. Inoltre e non cosa da poco, appena conseguito il diploma sarebbe diventato Auror, come suo padre. Se solo avesse avuto gli occhi verdi, gli occhiali e la cicatrice sarebbe stato la copia di suo padre, e nel profondo James avrebbe davvero desiderato essere così.
 
James correva per le scale che portavano alla torre di astronomia, si era dimenticato il libro la mattina stessa e adesso, all’ora del tramonto, se n’era ricordato. Era il 28 febbraio 2021, l’inverno gelava ancora l’aria, tuttavia il cielo era colorato di un tiepido rosa, in quella particolare ora. Aveva il cuore in gola quando arrivò in cima alla torre, scoprendo, di sua grande sorpresa di non essere solo. Alice Paciock, dai capelli biondo cenere e il volto amichevole, smanettava col telescopio. Si era girata subito, appena aveva sentito arrivare qualcuno «oh, ciao James, il tuo libro è sul tavolo a destra» aveva detto con un sorriso, per poi abbandonare il telescopio. «Cerchi il tuo grande forse? » gli chiese James, avvicinandosi alla ragazza che nel frattempo si era affacciata alla ringhiera. «in realtà si» aveva risposto lei, senza perdere quel sorriso innocente. James si affacciò con lei e guardò il panorama.
«Almeno, alla fine ci sono dei bellissimi cieli invernali» disse lei.
Forse il problema di Alice, che gli aveva impedito di avere un vero e proprio ragazzo fino a quel momento, che gli aveva dato la reputazione di “strana” in tutta la scuola, era il suo vizio di parlar strano.
«Si c’è una bella vista da quassù» disse James, gli occhi socchiusi per il vento.
«Dalla cima della collina, ancora di più» disse, indicando l’unica collina a ridosso di Hogsmeade.
«Mai stato» rispose James. Alice sorrise, non distogliendo gli occhi dal cielo.
James guardò Alice, e pensò che se non avesse avuto quello strano vizio di parlar strano, e non fosse stata considerata così strana da tutti, e avesse avuto i capelli rossi, l’avrebbe sicuramente guardata con un altro occhio. Alice era sempre stata bella.
Rimasero un po’ in silenzio, finché il sole non scomparve dietro le montagne. James allora vedendo che Alice non accennava a muoversi, la salutò velocemente e avvicinandosi al tavolo prese il suo libro, qual era? Quello a sinistra. Pensò, e poi scese le scale.
 
Il giorno dopo, Alice non si fece vedere in Sala Grande per la colazione.
Neanche per la cena era presente.
Due giorni dopo, ancora non si faceva vedere.
Tre giorni dopo, la mattina, la preside Minerva McGrannitt fece un annuncio.
«Mi duole informarvi della sparizione di una vostra compagna, tutti i professori si sono già messi in moto, tuttavia non conosciamo le motivazioni della sparizione e chiediamo quindi da parte di tutti massima attenzione e chiediamo, a coloro che hanno informazioni e indizi, di non esitare a parlare con noi»
La gente iniziò a mormorare, a fare domande, a controllare chi fosse scomparso.
James di istinto guardò verso il tavolo Tassorosso, e vide Evie Finch–Fletchley, migliore amica di Alice, in lacrime.
Ora ne era certo: Alice era scomparsa.
 
Dopo giorni, Alice non era ancora stata trovata, i suoi genitori, Neville e Hannah Paciock, uno insegnante di Erbologia e l’altra infermiera della scuola, erano entrambi preoccupatissimi.
James stava salendo le scale che portavano alla torre di astronomia, dove si conduceva la lezione, al suo fianco Emma.
«Dovresti dire alla McGrannitt della tua conversazione con Paciock» lo rimproverava lei.
«Non so, era una conversazione da nulla» si limitò a giustificarsi James.
«Potresti essere l’ultimo che la ha vista! » ribatteva lei, ma a James non importava. Per qualche strano motivo, sentiva che doveva tenersi quella conversazione solo per lui.
Arrivarono alla torre e la lezione iniziò, ma quando James aprì il libro si accorse di scritte e formule che non aveva fatto lui. guardò la prima pagina e lesse “Alice Paciock Jr”
Aveva sbagliato libro! Aveva preso quello di Alice invece che il suo!
Ma lui aveva preso il libro che lei gli aveva indicato, no?
E allora, se lei gli aveva indicato quel libro, voleva dire che c’era una ragione.
James lo sapeva, Emma lo sapeva, tutta Hogwarts lo sapeva, perfino i professori: Alice era solita lasciare messaggi, indizi, indovinelli sparsi per Hogwarts, durante i suoi scherzi. Prendeva un libro dalla biblioteca, e lasciava alla bibliotecaria un biglietto con un indizio, e questa doveva cercare tutti gli indizi fino a ritrovare il suo libro. Per allenare la loro mente, diceva Alice, in realtà si divertiva da morire, Alice aveva sempre amato i misteri.
Fu una giornata pesante, quella, per James, e quando fu al caldo, nel suo letto, James aprì il libro. Notò che tutte quelle formule, quelle scritte andavano oltre perfino alle cose che avevano fatto loro al settimo anno, e non si spiegava come potessero essere così dettagliate, ma James lo aveva sempre saputo, che Alice doveva essere un genio. Stava per chiudere il libro quando in una pagina trovò un indovinello, che nulla c’entrava con le formule astronomiche:
Questa cosa ogni cosa divora,
ciò che ha vita, la fauna, la flora;
i re abbatte e così le città
rode il ferro, la calce già dura;
e dei monti pianure farà.

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Capitolo 2
*** Capitolo II: Il tempo ***


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Capitolo II: Il tempo
 
In seguito alla grande scoperta dell’indizio, James – il quale non aveva rivelato a nessuno del libro – non aveva fatto che rimuginarci sopra. Aveva pensato a qualsiasi terribile mago, Salazar Serpeverde, Voldemort, Grindelwald, ma nulla. Nessuno di loro pareva una plausibile risposta.
Aveva pensato di poter essere prigioniera di quel qualcuno, però un solo pensiero martellava nella testa di James: era tutto premeditato.
Lo avevano detto tutti d’altronde che Alice tendeva a lasciare indizi, che amava i misteri, la conosceva lui stesso. Alice aveva deciso di sua spontanea volontà di andare via, il perché ancora non gli era chiaro, ma sapeva che voleva che lui la trovasse, gli aveva lasciato degli indizi.
«Papà è preoccupato – disse Albus, il fratello di James, seduto comodamente sulla poltrona della sala comune Grifondoro – dice che presto anche le autorità del ministero partiranno alla ricerca di Alice» James ascoltò attentamente, stranamente, dubitava che le autorità riuscissero a trovarla, Alice era furba, sapeva come nascondersi.
«Perché il ministero deve entrare negli affari di Hogwarts? » si lamentò Rose, loro cugina.
«Perché qui nessuno di noi è al sicuro» disse Dominique. Lei era una ragazza strana, James doveva ammetterlo. Anche lei faceva parte della numerosa famiglia Weasley, sua madre era la bellissima Fleur Delacour, e sua sorella era Victoire, composta, bella, dolce.  Sarà stato per quello che lei, al contrario era scorbutica, annoiata e con una certa indifferenza delle regole. Era inquietante, nel suo trucco nero esagerato, il suo pallore e i capelli lunghi biondi che assomigliavano ad alghe. Doveva essere bella, Dominique se solo si fosse trattata bene.
«Con te dei paraggi, no di certo» rispose in malo modo Lily, la sorellina di James. Lily non aveva mai avuto problemi a dire quello che pensava, non se n’era mai fatti a sottolineare alla cugina Dominique quanto fosse inquietante.
«Lily stai buona» la sgridò James, con sguardo torvo.
«Non ho bisogno che qualcuno mi protegga da una bambina» rispose accigliata Dominique.
«Sei sempre più sgarbata» si lamentò Lysander Scamandro. Anche lui, come Alice, era figlio degli amici di Harry Potter, e quindi, conosceva la famiglia Weasley-Potter da tutta la vita.
«Potreste smetterla di litigare e dire per favore perché nessuno di noi è al sicuro? » si lamentò Rose, che non sopportava le litigate di famiglia.
«Andiamo Rose, davvero non ci arrivi? Pensavo avessi ereditato il cervello di tua madre» Dominique si beffò di lei, con un sorriso sghembo.
«Di sicuro ne ha più di te» rispose Lily, andando a difendere la sua cuginetta preferita.
«Smettetela di litigare! » si lamentò anche James, che era curioso di sentire il motivo di tale pericolo.
Dominique sospirò «Una ragazza non sparisce così di punto in bianco, nel bel mezzo dell’anno scolastico, perché ha voglia di farsi una vacanza»
«Stai dicendo che è stata rapita? » disse Albus, curioso.
«Forse sì, forse no» rispose, poi voltò i tacchi e salì le scale verso il dormitorio femminile Grifondoro.
Calò il silenzio fra tutti, effettivamente la teoria di Dominique non pareva fuori dal mondo, poteva benissimo risultare vera.
Quando mai un alunno come un altro spariva nel bel mezzo dell’anno scolastico?
James ci pensò, ma Alice non era un alunna come un'altra.
 
La sera, in camera con Lysander, James ritirò fuori l’argomento «non credo che Alice sia stata rapita»
Lysander lo guardò, alzando gli occhi dal libro di Storia della Magia «Perché? »
«Perché lo so»
«C’entri qualcosa tu? » chiese Lysander, curioso.
«Non direttamente – rispose James – diciamo che mi ci ha messo in mezzo lei»
«Che intendi dire? »
James tirò fuori il libro di astronomia, e aprì la pagina con l’indovinello «questo me lo ha fatto trovare lei, è un indizio! » spiegò James, mostrando la scritta all’amico. Lysander lesse l’indovinello, con le sopracciglia aggrottate, poi dopo innumerevoli secondi tirò su le spalle ed esclamò «Il tempo! »
James si diede dello stupido, era proprio il tempo la soluzione. Ringraziò di avere un amico come Lysander, così intelligente, così sveglio. «Sei un genio» disse sorridente.
«Non era facile, come indovinello» rise Lysander, soddisfatto di sé stesso.
James rise, poi un  idea, non troppo positiva «Ma questo dove ci porterà? »
 
Passarono un paio di giorni, Lysander e James cercavano una risposta, un collegamento fra l’indovinello e qualcosa di concreto.
James quel giorno si trovava nel giardino con la sua bellissima fidanzata: Emma.
Lei era perfetta, era dolce, simpatica, brava a Quidditch. Era la ragazza più bella del suo anno, ed era anche molto popolare. James aveva l’impressione che piacesse proprio a tutti, perché lei era il classico tipo che piace a tutti. E lei aveva proprio scelto lui, due anni prima, quando lo aveva baciato sotto il vischio, a Natale.
Si stavano baciando teneramente, abbracciati, quando Lysander corse verso di loro, entusiasta. «James, James l’ho trovato! » esclamava, felice. James, non ci pensò due volte, e lasciando Emma lì, sola nel giardino, seguì Lysander.
«Era davanti a noi tutto il tempo, insomma, ci passavamo davanti tre volte al giorno e non ce ne siamo mai accorti! – esclamava Lysander – le clessidre davanti a Sala Grande, James! Le clessidre sono un immagine del tempo, basterà guardare dietro alla clessidra Tassorosso! »
James appurò che la sua idea non era geniale.  Non persero tempo e arrivati alla Sala Grande, iniziarono a cercare un qualsiasi indizio.
Dominique, passava proprio di lì in quel momento, e rise di gusto nel vedere il cugino e Lysander, intenti a frugare dietro le clessidre.
«Continua pure a ridere, ma non capiresti, tu i sentimenti non ce li hai» sbuffò Lysander, guardandola male.
Dominique smise di ridere, quasi ferita andò via. Fu la prima volta per James, in 17 anni che si conoscevano che Dominique aveva vacillato. Non l’aveva mai vista così, quel commento di Lysander doveva averla colpita più profondamente di quanto credeva.
«James, un foglietto! » esclamò Lysander, tirando fuori un foglietto arrotolato, lo aprirono e James mise a confronto con la scrittura del libro di astronomia con quella del foglietto.
Sta sotto i colli, sta dietro le stelle
ed empie tutti i vuoti, tutte le celle.
Per primo viene, ultimo va
E vita e a riso termine dà.

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Capitolo 3
*** Capitolo III: Il buio ***


________________
Capitolo III: Il Buio

 
James e Lysander non avevano mai condiviso davvero qualcosa, erano compagni di stanza, sì. Ma non erano amici. Spesso, Lysander veniva evitato, dati i suoi modi stravaganti simili alla madre Luna. Tuttavia, in quel periodo condividevano davvero qualcosa.
Condividevano indizi, una scoperta. Condividevano il pensiero che Alice Paciock fosse sana e salva, da qualche parte e aspettasse solo di essere trovata. La sera stessa della scoperta dell’ultimo indizio, erano sdraiati nella loro camera, discutendo su quale potrebbe essere la risposta all’indovinello. Ci rifletterono a lungo, fino a notte tarda.
«Con questo buio non riesco neanche a rileggere l’indovinello» si lamentò James. I loro compagni di stanza si erano già addormentati da un paio d’ore, e loro erano costretti a guardare il libro di astronomia e l’ultimo indizio con la luce della bacchetta. James guardava fuori dalla finestra, pensando a qualsiasi plausibile risposta. Il vuoto? Nah, non ci stava. Sbuffò sonoramente: perché Alice era così complicata?
L’unico pensiero che lo tormentava, a quell’ora della notte, era lei. Era Alice. L’unica cosa che poteva fare era sperare che tornasse ad Hogwarts, poteva solo chiedersi: dove sei finita, Alice?
«Ma sì! » esclamò silenziosamente Lysander. James distrasse la mente dai suoi pensieri e guardò il ragazzo.
«Ne siamo circondati: è il buio! »
James si guardò intorno, guardò l’indovinello. Ancora una volta, Lysander aveva trovato la soluzione «Bel lavoro – si complimentò – ma adesso, qual è la parte più buia del castello? » chiese, i due si guardarono, pochi istanti e poi risposero all’unisono: «i sotterranei»
«Ma come ci arriviamo a quest’ora senza farci vedere? » chiese Lysander. James ci rifletté su «Tiriamo fuori il mantello di mio padre»
Sì perché il mantello di James non era un mantello come un altro. Era un Mantello dell’invisibilità, e non uno come un altro, era bensì l’unico Dono Della Morte rimasto.
E così, piano piano, uscirono dalla sala comune Grifondoro e si addentrarono nelle profondità del castello.
«Lorcan è un po’ giù – sussurrò Lysander, mentre avanzava con James coperti dal mantello – Sai, mio fratello e Alice erano amici» spiegò meglio.
«Presto la troveremo» disse fiducioso James.
«Credo avesse una cotta per lei – continuò Lysander – a casa non parlava d’altro, tutta l’estate a raccontare di quella volta che lui le ha prestato il libro di Artimanzia e lei gli ha lasciato una scia di indizi per farglielo ritrovare»
James rise «Beh, Alice è una bella ragazza»
«Pensa ad Emma tu» scherzò Lysander, tirandogli un colpetto.
Emma.
L’aveva totalmente ignorata negli ultimi giorni, e poteva solo sentirsi in colpa per questo. Emma era la ragazza che gli aveva rubato il cuore fin dal primo momento che l’aveva vista, a soli undici anni. Lei era sempre stata qualcosa di speciale, un diamante che brillava nella ruggine, era bella, educata, gentile, mai una parola fuori posto, mai un errore, la donna perfetta per chiunque, ma d’altronde tutti sognano gli angeli.
Emma era molto innamorata di lui, la famiglia di James l’adorava. Tutti meno che Dominique Weasley. Ma d’altronde a Dominique non stava simpatico nessuno.
«Dominique è una bella ragazza» disse a quel punto Lysander,
James guardò il ragazzo quasi stupito.
«Sì insomma – farfugliò Lysander imbarazzato – se solo fosse più gentile»
James rise, Dominique per sembrare bella avrebbe dovuto far molto di più che essere gentile, secondo lui.
Arrivarono ai sotterranei, li setacciarono da cima a fondo, ogni angolo, ogni muro ma niente. Nessun segno di indizi. Si stavano arrendendo e tornando alla Sala Comune, quando sentirono delle voci, provenire da un angolo buio.
«Non dovremmo essere qui a quest’ora» una voce leggera, di ragazza.
«Lo so ma non possiamo vederci durante il giorno» rispose una voce maschile che James pareva riconoscere.
«Già, mio fratello mi ucciderebbe» rise la ragazza, poi non si sentirono più suoni. James, curioso di assistere alla scena, si ritrovò davanti la raccapricciante, disgustosa, vomitevole, visione di sua sorella Lily che baciava nientedimeno che Scorpius Malfoy.
«LILY LUNA POTTER» sbraitò James, togliendosi il mantello e puntando la bacchetta contro Scorpius.
«James! » urlarono insieme Lily e Lysander, una per lo stupore, e l’altro per riprenderlo.
«Cosa ci fai qui? » chiese Lily, spaventata.
«TU COSA CI FAI QUI, NON DOVRESTI ESSERE A LETTO!? » sbraitava ancora James.
«James metti giù la bacchetta» lo ammonì Lysander.
Malfoy se la faceva sotto dalla paura, non riusciva neanche a parlare.  
«Guardalo che fifone Malfoy, mi disgusta che tu te lo stessi sbaciucchiando» disse James, con disprezzo.
«Non me lo stavo sbaciucchiando» rispose Lily, incrociando le braccia.
«Andiamo via James – si intromise ancora Lysander, prendendolo per una spalla – vieni anche tu Lily» le sussurrò poi dolcemente.
James abbassò la bacchetta e guardò torvo Scorpius «avvicinati ancora a mia sorella e non ti risparmierò» poi infilò il mantello e andò via con Lysander e Lily.
 
La sera dopo, nella Sala Comune Grifondoro, l’aria non era tranquilla fra i membri della famiglia Potter. «Lily mi passi l’inchiostro? » chiese James.
Lily sollevò gli occhi «Albus hai mica sentito una voce? Io non vedo nessuno che parla»
«Lily finiscila» la rimproverò Albus. La piccola Potter si rifiutava di parlare con James, dopo l’accaduto della sera prima.
«Digli di chiedermi scusa» si imbronciò lei.
«Lily puoi dirglielo tu è affianco a te» si lamentò Albus.
«Non vedo nessuno a fianco a me! » ribatté lei.
«Non ho intenzione di chiedere scusa a nessuno» affermò James.
«Siete insopportabili, lasciatemi studiare! » sbraitò Albus, per poi prendere i suoi libri e scomparire su per le scale.
Lily si imbronciò, e senza una parola salì anche lei le scale.
Emma vide la scena, per poi avvicinarsi a James «Lily è un po’ arrabbiata con te»
«Oh accipicchia, non me n’ero accorto! » rispose James, sarcastico. Emma si sedette a fianco al fidanzato, per poi farsi avvolgere le spalle con un braccio. «Ho visto che hai fatto amicizia con Lysander» affermò lei.
«Sì, lui è simpatico» disse James, con un mezzo sorriso.
Emma sorrise a sua volta «mi fa piacere, infondo i vostri genitori sono così amici»
James sorrise gentile, per poi baciare Emma.
«Mi spiace interrompere le vostre effusioni, ma ho bisogno di James» disse Lysander, comparendo alle loro spalle.
«Proprio adesso? » si lamentò James.
«Si tratta della questione.. ehm.. » balbettò Lysander, guardando Emma. Non sapeva se ne era al corrente o meno.
«Della questione..? » chiese James.
«Buio» disse solamente Lysander, sperando che James capisse.
«Che questione? » chiese Emma, curiosa.
«Oh nulla di che – rispose James – ma è urgente, scusami» poi si alzò dal divano, salutò Emma con un bacio e seguì Lysander.
I due ragazzi uscirono dalla Sala Comune Grifondoro.
«L’incontro di ieri sera con Scorpius mi ha fatto pensare che abbiamo guardato ovunque ma non nella Sala Comune Serpeverde» spiegò lui.
«Oh sì, certo, e come avrebbe fatto a lasciarci un indizio lì dentro, Alice? »
«Eveline Goyle – rispose prontamente – che pur sfacciatamente arrogante, ha una certa simpatia per Alice»
James pensò che per quanto assurdo potesse risultare plausibile.
«C’è solo un problema, come entriamo nella Sala Comune Serpeverde? » chiese James.
«Beh potremmo preparare la pozione polisucco e… »
«Ma ci metteremo una vita! – esclamò James – e nel frattempo Alice chissà dove sarà!»
In quel momento, svoltando l’angolo, non avrebbero mai immaginato di imbattersi in Dominique, che tetramente avanzava verso la Sala Comune.
I ragazzi si paralizzarono, sperando che non avesse sentito nulla.
«Perché mi guardate con quelle facce? »  chiese lei.
«Tu non hai sentito niente, vero? » chiese Lysander.
Dominique li guardò, e loro ebbero la strana sensazione che lei gli stesse leggendo la mente.
«State… Cercando Alice? »
Loro si guardarono negli occhi, pieni di panico.
Lei li guardò ancora affondo, e ancora loro ebbero la stessa strana sensazione.
«Sta dietro le stelle, Dio ma non siete proprio in grado di cercare? »
Loro non capirono, ma quando videro che Dominique avanzava, e che con un gesto elegante li invitava a seguirla capirono che Dominique era particolarmente brava a leggere i ricordi altrui.
La seguirono fino alla torre di Astronomia, stanchi e con il fiatone per aver percorso tutte le scale. « Sta sotto i colli, sta dietro le stelle, ed empie tutti i vuoti, tutte le celle. Per primo viene, ultimo va. E vita e a riso termine dà – recitò lei avvicinandosi al telescopio – non vi è mai venuto in mente di cercare dietro le stelle con il buio della notte? »
James serrò gli occhi. Dominique girò intorno al telescopio «Rivela i tuoi segreti » sussurra a questo, puntandogli la bacchetta. Il telescopio inizia a muoversi indicando un punto preciso «come credevo, è stato incantato – constatò lei – James, vuoi guardarci tu dentro? »
James si avvicinò cauto, per poi guardare dentro il telescopio. Questo, indicava una stella, e consultando il libro di astronomia di Alice, vide che si trattava della stella Sirius.
«Come facciamo a fidarci di te? » chiese Lysander a Dominique.
«Sono figlia della strega più brillante di Beauxbatons, ai tempi dei vostri genitori, so il fatto mio sugli incantesimi – disse, quasi vantandosene – inoltre, mi dispiace di aver riso ieri, davanti alle clessidre» e sembrava sincera.
«Indica la stella Sirius» interruppe James.
«E questo dove dovrebbe portarci? » chiese Lysander.
«A me – rispose lui – a James Sirius Potter»


 
.::.
Ciao!
è il primo Spazio autore che scrivo in questa FF
ommioddiocheemozione
Ma è bruttino lasciare tutto pluff, così finito
magari qualcuno lo salterà anche ma vabbé
buttiamo due minuti di tempo per parlare con voi
ALLORA
partiamo dal presupposto che non vedere recensioni mi deprime tantissimo
dico sul serio, cioè mi farebbe piacerissimo riceverne qualcuna
magari mi dite anche secondo voi quali sono le risposte agli indovinelli
così tanto per giocare con meee
Scherzi a parte
La storia non avrà più di quindici capito
li 
(anche perché visti i miei trascorsi,
ho capito che più di quindici capitoli per storia non posso fare,
non sono in grado)

E.. niente.
Spero vi piaccia quel che scrivo
Ciaao c:

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Capitolo 4
*** Capitolo IV: L'albero ***


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Capitolo IV: L'Albero
Nell’arco dei suoi quasi diciotto anni, James non aveva mai, mai, neanche nei suoi sogni più terribili, pensato di condividere qualcosa con sua cugina Dominique, la pecora nera della famiglia. Ma a differenza sua, Lysander era felice di collaborare con Dominique. Lysander si sapeva, era troppo buono, con tutti.
Nonostante il suo aspetto fosse ancora terrificante, Dominique si sforzava di trattare James e Lysander con gentilezza, e aiutarli nella ricerca di Alice.
Dopo un paio di giorni dalla scoperta dell’ultimo indizio, durante il pranzo, la preside era più ansiosa che mai, e anche i professori avevano tutte facce preoccupate.
«Secondo te cosa hanno tutti? » chiese James, a Lysander.
Dominque apparve dietro Lysander e si sedette vicino a lui «Hanno ispezionato tutta la foresta proibita, ogni angolo del castello, e come avevamo previsto il ministero ci si è messo di mezzo» spiegò lei.
«James, non dovremmo parlare con la McGrannitt di questi indizi? »
«No – rispose prontamente James – se li ha lasciati proprio a me, c’è un motivo»
«E quale? » chiese Lysander.
James respirò affondo «non lo so»
«James tu sei assolutamente sicuro che si riferisse a te, indicandoci la stella Sirius? » chiese Dominique, che dalla sera alla torre di astronomia esprimeva il suo dissenso nel credere che si riferisse  a lui.
«Assolutamente si, io sono James Sirius – rispose quasi vantandosene – porto il nome di Sirius Black, il padrino di mio padre, sapete era un grand uomo! »
«Sì, credo ci sia un suo quadro nell’aula di Difesa contro le arti oscure» disse Lysander.
«MA CERTO! » esclamò Dominique, alzandosi dal tavolo. I due non fecero domande e si alzarono, consapevoli che Dominique era un po’ fuori.
Mentre seguivano la bionda, James incontrò un contrattempo.
«James! – lo fermò Emma – dove stai andando? »
«Mi piacerebbe saperlo» rispose lui, tentando di mantenere il passo.
«James» lo richiamò lei. Lui fece un sospiro e si fermò.
«Non passi quasi più tempo con me» disse, triste. James provò dei rimorsi, e poi la abbracciò. «Quando questa storia sarà finita starò tutto il tempo con te, promesso» le sussurrò, accarezzandole i capelli.
«Che storia, James? » chiese lei.
«Io – balbettò, non sapeva se era il caso di rivelare o no il segreto di Alice, ma dopotutto, Emma era la sua ragazza, poteva fidarsi, no? – io, Lysander e Dominique stiamo cercando Alice»
Emma si allontanò e lo guardò negli occhi «in che senso? »
«Alice mi ha lasciato degli indizi, proprio a me» spiegò James, ma solo in quel momento si accorse che non era stata proprio una buona idea.
«Oh, e perché proprio a te» adesso Emma aveva gli occhi socchiusi, sospettosi.
James capì in un secondo, che Emma era gelosa «questo dobbiamo ancora scoprirlo, adesso devo andare, ci vediamo dopo in Sala Comune –  la baciò sulle labbra – ti amo» e poi andò via. Emma rimase lì, sola, guardando James che andava via «ti amo anche io» sussurrò, per poi girare i tacchi e andare verso la Sala Comune Grifondoro.
 

Dominique, Lysander e James erano nell’aula di Difesa contro le arti oscure, davanti al quadro di Sirius.
«Se ci vede qualcuno siamo morti» disse Lysander.
«Sei un po’ melodrammatico» rispose Dominique.
James guardò il quadro: Sirius era un uomo alto, di un eleganza e un fascino che aveva sempre caratterizzato la famiglia Black. E seppure portava il suo nome, non si sarebbe mai sentito all’altezza.
«Sai qualcosa di Alice? » gli chiese James. Sirius sorrise beffardo «Beh, non guardare avanti, o perderai la strada» James era confuso, cosa diavolo voleva dire?
Lysander invece aveva una luce negli occhi «mi perdoni» disse al quadro, per poi staccarlo dal muro e appoggiarlo per terra. E come Lysander aveva sospettato, un indizio.
 
A primavera ha un bel vestito,
in estate è tutto coperto,
quando inizia il freddo si spoglia
e d’inverno è senza vesti
 
«Uh, facile – disse Lysander – è un albero»
«Ma non può essere un albero qualunque – borbottò James – deve essere un albero importante come… »
«Un platano picchiatore! » esclamò Dominique.
Il quadro di Sirius gli sorrise e gli fece l’occhiolino.
«Su andiamo! » esclamò Lysander, iniziando ad andare verso il platano. James si intrattenne a rimettere al suo posto il quadro.
«Sai – iniziò Sirius – sei uguale a tuo padre e a tuo nonno»
James sorrise, era quello che aveva sempre voluto. Assomigliare almeno un po’ al grande Harry Potter.
«Tranne per gli occhi» continuò Sirius.
«Sì lo, so, sono quelli di mia madre» rispose.
«Lo dicevano anche a tuo padre» scherzò Sirius. James sorrise cordialmente, ma avrebbe preferito avere gli occhi verdi e gli occhiali rotondi, e magari una singolare cicatrice sulla fronte.
«è un piacere averti conosciuto, Sirius» disse allora il quadro. James rise «anche per me è stato un piacere, Sirius»
 

I ragazzi arrivarono davanti al platano e lo osservarono, quasi terrorizzati «bene, e adesso? » chiese Lysander.
«Se ci avviciniamo siamo morti» commentò Dominique.
James sospirò, poi si ricordò il modo che il padre gli aveva insegnato per bloccare il Platano.
Si avvicinò, cauto, e quando fu ad una certa distanza iniziò a correre, scaratando e saltando i rami del platano, cercando di non farsi del male, per poi arrivare dalla piccola radice, quasi invisibile che avrebbe bloccato l’albero. La premette con forza e l’albero smise di dimenarsi.
Lysander guardava James stupito, mentre Dominique piacevolmente sorpresa «però, allora non sei solo un bel faccino» commentò lei.
«Ma cosa c’è di tanto speciale qui? » chiese  Lysander.
«Un sottopassaggio – rispose James – me lo ha detto papà» per poi avvicinarsi alla tana ed entrarci dentro, seguito da Dominique e Lysander.
Il passaggio portava alla Stamberga Strillante, il luogo più infestato di fantasmi di tutta la Gran Bretagna, dicevano le leggende.
«Che posto» commentò Dominique.
«Da brivido» rispose Lysander.
«Il padre di Teddy, Remus Lupin, veniva qui nelle notti di luna piena: lui era un lupo mannaro» spiegò James.
«Teddy è un bravo ragazzo –  commentò Dominique – sono felice che Victoire abbia trovato uno come lui»
«Ma non ti stava antipatica, tua sorella? » chiese James.
«è quell’antipatia tipica dei fratelli, neanche a Lily gli vai a genio, ma ti vuole bene» spiegò lei.
«Dividiamoci, troveremo prima qualcosa» suggerì Lysander.
Cercarono in ogni angolo della casa. Fu James, quella volta a trovare l’indizio. Un armadio con inciso un albero sulle ante. «Dominique, Lysander» chiamò i suoi amici a gran voce.
Quando questi arrivarono aprirono le ante dell’armadio: una nuova scritta.

 
Non ha voce e grida fa,
non ha ali e a volo va,
non ha denti e morsi da,
non ha bocca e versi fa.
 
I tre si sentirono attraversare da un freddo gelido, un vento di ghiaccio.
«è il vento» disse James, poi iniziò a camminare, nella direzione in cui il vento tirava. Avanzavano per la casa fino a fuori dalla Stamberga, e poi ancora fino al villaggio di Hogsmeade.
«E da qui? » si chiede Lysander.
Ma non avevano risposta. 

 
.::.
Eccomi qui
pronta ad una settimana d'inferno a scuola
e quindi mi tocca aggiornare proprio ora
Forse è un po' tardino
E il capitolo è anche corto corto
Chiedo perdono
Ma mi farò perdonare lo giuro! 
Spero vi piaccia e
che mi lasciate magari qualche recensione
(Lo so il banner fa schifo)
Ciaao C:
 

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