Not Anymore

di La_Figlia_Delle_Maschere
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Not Anymore ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***



Capitolo 1
*** Not Anymore ***



Merida non vuole sposarsi.
Non a diciannove anni almeno.
Ed è per questo che si trova a osservare pensierosa fuori da un finestrino su un treno diretto dall'altro capo del paese, insieme ad una bizzarra compagnia.
Poi si volta a guardare Jack, Elsa e Punzie seduti davanti a lei, i primi due addormentati uno appoggiato all'altro e la terza intenta a disegnare finalmente tranquilla, con Pascal dormiente sul bracciolo sgangherato del suo sedile.
Poi guarda Hiccup, seduto accanto a lei intento a lavorare su qualche nuovo e geniale marchingegno tascabile con Sdentato appollaiato sulle sue gambe.
E pensa che alla fin fine non se ne sta più andando per evitare un destino orribile e per cercarne uno decente, ma per seguire quello vero, di destino, che i fuochi fa
tui un anno prima le avevano promesso.

*

Jack non vuole essere più solo. L'ha capito anni e anni prima quando la sua intera famiglia è morta per ipotermia e lui è stato l'unico sopravvissuto.
Jack ha sempre voluto essere una leggenda che aiuta le persone a sorridere, a non sentirsi più sole come lui, e per un momento nella sua vita ha creduto che non ce l'avrebbe mai fatta e che la luna gli avesse mentito.
Ma dopo, nel dormiveglia del momento, pensa a Punzie che sorride accanto a lui mentre si dedica al suo nuovo disegno, che probabilmente non vede l'ora di mostrare ad Eugene quando saranno arrivati, a Hiccup che rilassato si dedica alla sua nuova invenzione e a Merida che fissa quest'ultimo in silenzio e tranquillità.
Poi pensa ad Elsa, la sua regina di ghiaccio, addormentata sulla sua spalla, vedendola finalmente serena per una volta.
E si rende conto che alla fine non c'è bisogno di essere una leggenda per aiutare le persone adulte o bambine, ma solo di lottare per sentire quelle risate e vedere quei sorrisi perché in un modo o nell'altro la luna mantiene sempre le sue promesse.

*

Rapunzel non vuole rimanere tutta la vita rinchiusa da qualche parte.
Lo sa perché dalla prima volta che ha immerso i piedi nudi nell'erba e respirato l'aria intrisa del sapore della terra ha sentito che il mondo è più grande e allettante di qualsiasi torre. È per questo che è fuggita con un ladro semi sconosciuto mettendo in dubbio qualsiasi cosa nella sua vita consapevole che questo l'avrebbe cambiata per sempre, non sapendo se in bene o in male.
Ma intanto Punzie disegna sul suo blocco, un disegno raffigurante sulla sinistra Jack ed Elsa, sulla destra Merida e Hiccup ed in mezzo lei e Eugene, tutti insieme come una grande famiglia... certo una famiglia disastrata, pazza e poco raccomandabile sotto certo aspetti, ma sempre la sua famiglia.
E mentre disegna non può fare a meno di pensare che per quanto le carezze di sua madre fossero dolci (e false), la sua torre sicura e i suoi capelli lunghi, non cambierebbe nulla per tutto l'oro del mondo perché Rapunzel voleva essere libera e ora lo è più che mai.

*

Elsa non vuole più avere paura.
Lo sogna da quando a dieci anni ha avuto un incidente sullo slittino con sua sorella, che ci ha quasi rimesso la vita, e per la prima volta si è sentita un mostro, un fallimento, una pessima regina.
"Sarai una regina Elsa, DEVI essere perfetta."
Il giorno dopo Elsa ha compiuto undici anni e da lì è iniziato il suo periodo di reclusione, preparatorio alla sua futura ascesa al trono ma con esso è iniziato anche il periodo più brutto della sua vita.
Elsa non è perfetta, e nemmeno una regina.
Ne è certa perché da molto tempo ha smesso di avere incubi e al loro posto vede sempre il sorriso radioso di Punzie con i suoi disegni colorati, lo sguardo limpido e sicuro di Merida tipico dell'amico più onesto e sincero, la voce felice di Hiccup mentre parla di una nuova invenzione oppure dei progressi di Sdentato e la risata cristallina di Jack che assomiglia a quella del più puro dei bambini.
Elsa non è un mostro né un fallimento se ha paura, se è arrabbiata, se è scappata da una vita infelice, pur salvando sua sorella e il suo popolo, e se sta cercando di costruirsi un futuro migliore.

*

Hiccup non vuole più sentirsi un estraneo.
Sa di aver passato tutta la vita come tale fin da bambino, quando preferiva i libri alla lotta e la fucina al campo di battaglia e sa che suo padre quasi si vergognava di ammettere che quel ragazzo mingherlino e fin troppo intelligente fosse suo figlio.
Poi ha incontrato Sdentato, un grosso gatto che per qualche sorta di incidente radioattivo (il villaggio dove viveva ne era pieno dopo la guerra) aveva sviluppato delle grandi ali nere e lì era cambiato tutto: non gli importava più di appartenere a qualcosa voleva solo andarsene con le sue invenzioni e vivere tranquillamente con solo Sdentato al suo fianco, pensava non gli servisse nient'altro.
Ma ancora una volta il destino gli ha tirato un brutto scherzo (come se averlo messo al mondo in un posto totalmente sbagliato per lui non fosse abbastanza) e così aveva salvato il suo intero villaggio rimettendoci una gamba. Già, fantastico, la gente comincia a considerarti solo quando la salvi da un esplosione radioattiva che stava per scatenare un esercito di mostri-mutanti... e così se ne era andato comunque. Poi finalmente aveva incontrato Jack, che pur abbandonato dal mondo continuava a far ridere la gente , Elsa, che aveva provato ad essere perfetta e non ci era riuscita ma si era rialzata comunque in piedi , Punzie, che era riuscita a fuggire stravolgendo se stessa e i suoi sogni e infine Merida, che per quanto le persone avessero provato ad incatenarla e zittirla non si era mai arresa e alla fine aveva avuto lei l'ultima parola.
E Hiccup ora sa che non si sentirà mai più un estraneo e che il destino non è dettato dal sangue o dal luogo di provenienza, ma dalla scelta, che ognuno di noi compie, di vivere la propria vita esattamente come noi l'abbiamo scritta.

*

Intanto il treno fischia, attraversando valli distrutte da una antica guerra, fiumi prosciugati da esplosioni nucleari, città ricostruite sulla base di una nuova società dove il cielo è sempre nero, portando via con se cinque ragazzi che stanno scappando tutti insieme, sicuri di poter finalmente oltrepassare quel oceano verdastro e riniziare una nuova vita mentre dietro di loro vengono raccontate piccole o grandi storie dei grandi cinque che sfidarono le tradizioni, distrussero le certezze, vinsero i pregiudizi e seguirono il loro destino.




Angolo (no, non prendiamoci in giro non sono una vera scrittrice) Autrice:

Ma salve!
Sono La Figlia Delle Maschere, ma per fare più veloce potete chiamarmi Virginia o Viokia, come preferite voi. Ti ringrazio chiunque tu sia per essere arrivato a leggere fino a qui! Questa è la primissima fanfiction che pubblico su questa sezione (anche se è stata tra le primissime che abbia mai frequentato qui su EFP) e nonostante questo insieme di parole che avete appena letto sia stato scritto durante un mio sclero alle tre di mattina (grazie insonnia), la mia idea sarebbe di iniziare una long basata su questo mondo alternativo che mi sono inventata di sana pianta mentre scrivevo (ecco perché alcuni punti potrebbero risultarvi poco chiari, non siete voi stupidi, ma c'è solo tutta una storia dietro nella mia testa) e di raccontare le tante vicissitudini nominate nell'introduzione. Solo, non sono troppamente convinta dell'idea e quindi per ora la lascio come One Shot, se qualcuno vuole che la continui mi lasci una recensione (e anche se qualcuno non vuole che continui lasci comunque una recensione spiegando perché), in ogni caso grazie ancora per aver letto, spero che questa storia non vi abbia schifato troppo ^^
Saluti,
La_Figlia_Delle_Maschere




PS: Scusate gli eventuali errori grammaticali o di punteggiatura, ho fatto del mio meglio per evitarli, perfavore siate clementi ^^'

PPS: Ah, la nota OOC è messa per sicurezza, giusto per chiarire ;)

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


~ 7 mesi prima ~

Merida si lasciò penzolare della finestra tenendosi aggrappata alla corda di lenzuola che aveva fabbricato con cura, sentiva il cuore battere a mille ma sapeva che doveva rimanere calma, non avrebbe rovinato tutto non quando era così vicina alla libertà... Per un attimo prima pensò ai suoi fratellini più piccoli e a suo padre, gli sarebbe mancata? cosa succederà dopo che se ne sarà andata? la odieranno? Altre mille domande le affollavano la mentre ma non aveva tempo per i ripensamenti, poteva sentire le risate dei suoi pretendenti mentre discutevano di quello che le avrebbero fatto la prima notte di nozze una volta che sarebbero diventati i prossimi eredi dell'enorme azienda di suo padre (primo produttore e fornitore di qualsiasi arma in tutta la nazione specialmente nella loro regione), a Merida veniva da vomitare ogni volta che pensava a quegli uomini presuntuosi e con quasi il triplo degli anni di lei che le mettevano le mani addosso in quel senso. Ma per quanto i sensi di colpa fossero forti eccola lì con le belle (e scomode) vesti della sera prima, quando era stata presentata ufficialmente, sostituite da una felpa scura, un paio di jeans neri e due pesanti scarponi insieme ad uno zaino scuro sulle spalle con i suoi indomabili ricci rossi costretti in un comodo ma stretto chignon disordinato, probabilmente sua madre sarebbe inorridita davanti a quella vista.... Bene, questa era solo una cosa positiva. Mosse qualche passo calandosi giù, or mai non aveva molto tempo, nonostante fosse notte fonda, la paura che sua madre spuntasse fuori da un momento all'altro si faceva sempre più intensa; un passo, due passi, tre passi, quattro passi, Merida fece per guardare giù ma solo la vista della terra così lontana dai piedi la fece inorridire, voltò il viso imponendosi di rimanere concentrata. Era ormai a svariati passi sotto la finestra (quasi alla fine) quando una voce le fece sobbalzare -MERIDA! - Sua madre. Merda. Non si fermò a chiedersi nemmeno perché sua madre fosse sveglia a quell'ora, accelerò la discesa freneticamente e basta quasi non sentendo più lo stacco tra i battiti del suo cuore, non poteva farsi beccare o sarebbe stata semplicemente la fine -MERIDA DOVE SEI? - urlò di nuovo sua madre, mentre lei era praticamente a quasi meno di 50 centimetri da terra, in quel momento prese un respiro profondo e spingendosi con le gambe si lasciò andare, e, per puro miracolo atterrò sul praticello del cortile senza rompersi l'osso del collo emettendo solo un piccolo tonfo che si perse nella notte, Merida incominciò a correre il più silenziosamente possibile verso l'alta parete di pietra che delimitava il giardino ignorando i richiami sempre più isterici della madre, pensando che forse c'è la stava facendo, che forse sarebbe realmente riuscita ad uscire da lì silenziosamente, ma caso volle che non fu così.

Angus, Merida amava quel cane davvero, sempre allegro ed iperattivo come lei ed inoltre era stato il suo unico compagno di giochi durante la sua lunga infanzia solitaria, quando era ancora abbastanza piccola da poter cavalcare l'enorme alano grigio come se fosse un cavallo con in mano un arco di plastica regalatole dal padre nonostante i "Ma non è uno strumento per bambine!" stupefatto di sua madre contro il padre ma nulla aveva potuto staccare la piccola se stessa da quel prezioso giocattolo. Ma in quel momento Merida avrebbe volentieri tagliato la lingua a quel cane, che brutto traditore insonne, dopo averla vista aveva incominciato ad abbaiare freneticamente facendo saltare la sua copertura -MERIDA? MERIDA COSA STAI FACENDO?!- prese a correre automaticamente, in quel momento pensava solo a correre, quasi travolse il suo cane ignorandolo completamente mentre la sua mente veniva offuscata da quello che sarebbe successo se non fosse stata abbastanza veloce: la madre adirata che le riversava addosso qualsiasi insulto concepibile per una signora come lei (non molti ma efficaci se usati bene), lo sguardo deluso di suo padre, le risate dei pretendenti che scherzavano su come non sarebbe scappata una volta che si sarebbe trovata nelle loro braccia ma soprattutto vedeva se stessa, infelice, costretta in abiti assurdi, senza poter praticare il tiro con l'arco e a condividere il letto con un uomo che non ama e probabilmente brutto; a quel pensiero accelerò così tanto il passo che le sembrò di volare finché alla distanza giusta commise una della più grandi pazzie della sua vita: saltò verso il muro e tese il più possibile le braccia per afferrare il bordo.
Gli dei quella notte probabilmente avevano avuto compassione di lei, perché incredibilmente Merida c'è la fece, sbatte dolorosamente l'intero corpo (faccia inclusa) contro il freddo muro ma riuscì, ignorando le urla di sua madre e le luci che incominciavano ad accendersi nella casa si spinse con uno sforzo enorme fino al bordo, dove si accasciò ansimante con il cuore che pompava a mille e i muscoli che urlavano pietà rimettendosi in piedi poco dopo. Merida si guardò intorno velocemente, se tutto andava come aveva calcolato sulla destra ci sarebbe stata la strada principale con qualche bancarella incustodita da poter sfruttare come atterraggio morbido; corse a controllare e infatti una fantastica bancarella dal telo blu era giusto sotto di lei - MERIDA! MERIDA TORNA QUI! - sentì le urla di sua madre che si avvicinava rabbiosa al muro e incredibilmente mentre Merida, spiccava un salto verso il telone sotto di lei ,sorrise orgogliosa di se stessa, pensando a tutti quei rimproveri, ai divieti e soprattutto ai "sei una donna dei Dun Broch e come tale ti sposerai, manderai avanti e amplierai l'azienda e la nostra ricchezza con un matrimonio tra i pretendenti degni del tuo ceto sociale!" E fuggendo lungo la strada oscura del mercato pensò che si, lei era una Dun Broch ma prima di tutto era Merida e lei sarebbe stata libera.

Angolo (della sempre presunta) Autrice

Ma salve! Ri-eccomi qua a rompere le scatole con i miei aborti ^^
Ebbene sì dopo una lunga riflessione, numerosi dubbi e un altro paio di notti insonni ho deciso di continuare questa FF! :D
Per quanto riguarda il capitolo, spero vi sia piaciuto, in realtà è solo l'incipit di tutta la questione legata alla nostra Merida che vedrò di spiegare meglio più avanti ^^ (perché credo che si sia capito or mai che io, le cose non le spiego mai subito per bene XD)
Per quanto riguarda la storia in generale, NON prometto aggiornamenti regolari, né capitoli sempre lunghi o sempre corti per via di scuola, pigrizia ed eventualmente mancanza (o eccesso) di ispirazione ma, in ogni caso, spero che qualche povera anima decida di seguire questa mia piccola storia e lasci un commento. :) Saluti,
La_Figlia_Delle_Maschere

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


~ 7 mesi prima ~

Rapunzel sospirò nervosa, teneva stretta tra le mani la sua fedele padella e fissava incerta sul da farsi lo sconosciuto che aveva appena legato alla sedia, non voleva fargli del male davvero! Dopo tutto l'aveva salvato quando si era messo ad urlare sotto la sua torre, eppure appena l'aveva visto un'ansia mai provata prima l'aveva colta e presa dal panico aveva stordito lo sconosciuto con una padella; cioè, una padella, rediamoci conto! Doveva essere veramente impazzita...

- Hey! -

La ragazza sobbalzò spaventata girandosi verso lo sconosciuto che evidentemente si era svegliato. Aveva uno sguardo confuso e la fissava come se avesse appena visto un fantasma.

- Tu chi sei? E come hai fatto a trovarmi? -

Rapunzel gli puntò contro la padella cercando di sembrare il più possibile spaventosa o intimidatoria, ben consapevole di ottenere probabilmente tutt'altro effetto.

- Woa Woa Woa! Sono Flynn Rider, e non ho la più pallida idea di come ho fatto a trovarti, è stato un puro caso! -

Esclamò il castano senza staccare gli occhi da lei e la padella che teneva in mano.

- Piuttosto, hai visto la mia cor... Borsa, hai preso la mia borsa? -

La ragazza si impose di non guardare nella direzione in cui aveva nascosto l'oggetto ma il ragazzo sembrò comunque notare il suo tentennamento.

- Questo non ti riguarda, sono io che faccio le domande qui! Da dove vieni? Perché il contenuto di quella borsa è così importante? -

Disse decisa, gioendo dentro di sé davanti al suo improvviso scatto di coraggio, forse Madre aveva torto lei sapeva cavarsela da sola!

- Senti piccola, sei veramente molto carina e hai tutte le ragioni per essere arrabbiata con me, ma -

Rapunzel ignorò irritata quel "piccola" e quel sorrisino irritante che si era dipinto sul volto del ragazzo, trattenendosi dal dargli un'altra padellata in testa.

- Ma ti giuro che se mi sleghi e mi ridai la mia borsa non tornerò mai più qui e ti lascerò vivere in pace in questa tua graziosissima torre -

Il tono del moro aveva assunto un tuono suadente e leggero che invitava a fidarsi di lui, ma la ragazza si premurò di non rimanerne troppo colpita.

- Perché dovrei fidarmi di te? E in più quella corona è fin troppo preziosa per uno come te quindi probabilmente l'hai rubata! -

Ora fu il turno del ragazzo di sobbalzare spaventato, colto con le mani nel sacco, alle parole di Rapunzel.

- Non l'ho rubata! L'ho solo... Presa in prestito! Senti perché non facciamo un patto? Vedo che ti piacciono le lanterne, no?-

Rapunzel si girò verso il suo murales che il ragazzo aveva appena indicato con il mento; era quello delle stelle che ogni notte del suo compleanno splendevano in cielo.

- Lanterne? Sono stelle! E comunque perché mi dovrebbe interessare un patto che le riguarda? -

La bionda aggrottò le sopracciglia, questa era nuova, più quello strano tipo parlava più scopriva cose sorprendenti

- Piccola fidati quelle sono le lanterne che ogni anno vengono lanciate in cielo in onore della figlia scomparsa dei governatori di questa parte della regione, e se ti piacciono così tanto io potrei portarti a vederle, che ne dici? Tra pochi giorni sarà il compleanno della principessa e la sera stessa ci sarà il lancio delle lanterne, conveniente no? Tu vedi le tue bellissime lanterne poi torni qui e in cambio della mia scorta e compagnia tu mi ridai la mia borsa  -

Quel sorriso svenevole e gli occhi dolci non lo avevano abbandonato nemmeno per un secondo mentre parlava e quell'irritante piccola era pure rispuntato fuori, eppure appena metabolizzò la sua proposta Rapunzel abbassò leggermente la padella e con essa la guardia. Vedere finalmente le sue amate stelle (lanterne in realtà) dal vivo sarebbe stato meraviglioso e se fosse riuscita a gestire quel ragazzo e poi a tornare a casa in tempo avrebbe finalmente dimostrato a sua madre di sapersela cavare da sola...

- Va bene, verrò con te -

Il moro sgranò gli occhi alle sue parole, non lo biasimava anche lei era parecchio sorpresa da se stessa in quel momento.

- Perfetto! Allora slegami, dammi la borsa e partiamo! -

Rapunzel alzò un sopracciglio lanciando prima un'occhiata prima a Pascal, unico spettatore di tutto quel battibecco, che la guardava scettico e poi alla sua padella.

- Certo che partiamo, ma ti darò la borsa solo quando saremo arrivati e soprattuto dopo che avrò controllato che tu non abbia armi con te -

E subito dopo quelle parole il povero Flynn Rider ricevette l'ennesima padellata della giornata.

*

~ 6 mesi prima ~

- Pensate che si rimetterà presto? -

Elsa guardava gelida il dottore dai capelli bianchi sparati un po' ovunque chino sul corpo della ragazza bionda, ma dentro di lei era parecchio preoccupata, insomma non capitava tutti i giorni di trovare una ragazza svenuta intenta a galleggiare per il golfo della sua città. Non sapeva nemmeno perché aveva acconsentito a prenderla a palazzo, ma Anna aveva insistito così tanto...

- Penso di sì mia signora, pur essendo magrolina è una ragazza di buona salute e ben nutrita quindi non penso corra rischi... Mi chiedo solo come abbia fatto a finire dove l'abbiamo trovata, dalle ferite sembra che abbia affrontato una colluttazione prima di svenire... -

La voce del medico lasciava intendere che probabilmente la sconosciuta si era difesa da qualche malintenzionato, Elsa rabbrividì al pensiero di quello che poteva essere successo o essere stato fatto a quella povera ragazzina, non mostrava più di 17 o forse 18 anni con quel viso piccolo e infantile e i capelli biondi tagliati malamente sembrava ancora più piccola e indifesa, ad Elsa ricordava leggermente Anna quando l'aveva colpita per sbaglio da bambine... Basta! Non doveva pensare al passato ora, doveva concentrarsi sulla ragazza.

- Capisco, credete... credete che le sia stato fatto del male? -

Misurò bene la voce mentre parlava facendola suonare calma e tranquilla ma facendo intendere perfettamente di cosa parlava; fortunatamente il medico scosse la testa allungata e scura tranquillizzando Elsa.

Dopodiché congedò il medico di corte, che raccolse subito la borsa e lo strano bastone con cui camminava, ordinandogli di tenersi sempre pronto in caso la ragazza peggiorasse, ma solo una volta che se ne fu andato la governatrice poté lasciarsi cadere sulla sedia posizionata vicino al letto; si sentiva assolutamente stravolta.

Erano passati due anni dalla sua "incoronazione", con Anna le cose si stavano lentamente rimettendo a posto ma la gestione del regno e del popolo era estenuante.

Pur assistita da un ottimo consiglio cittadino Elsa era in continua difficoltà sia con i regni aldilà delle montagne che circondavano Arendelle, che cercavano in ogni modo di impadronirsi della florida città famosa per produrre, oltre al ghiaccio, cibo e vestiti pesanti (cioè beni indispensabili per praticamente tutta la regione), sia il popolo che continuava ad aumentare e a chiedere cibo.

Elsa aveva studiato mille volte la storia di come era ridotto il mondo dopo la guerra: mezzo distrutto, contaminato da bombe e armi nucleari con più della metà della popolazione morta e tutto per una stupida guerra che non aveva portato a nulla se non alla distruzione totale; ora come ora, a distanza di un secolo, il mondo si era rimesso più o meno in piedi ma la povertà e l'ingiustizia dilagavano un po' ovunque ed ora l'unico obbiettivo di tutti era riuscire ad avere qualcosa da mangiare e sopravvivere.

La federazione delle tre regioni, quello che restava della Florida e dei suoi dintorni, era stata uno dei territori più ricchi rimasti in America ma solo perché ognuna delle tre regioni produceva armi e materie di primo bisogno e in ogni caso anche lì la povertà dilagava nelle periferie dove qualsiasi governante di qualsiasi città faceva fatica a intervenire (non che molti si interessassero effettivamente).

- Eu... Eug...Eugene! -

Elsa sobbalzò spaventata sentendo la voce tremante della ragazza, si girò immediatamente a guardarla: tremava, balbettava e quando la bionda platinata controllò sentì che la fronte era bollente.

- Ehi... Resisti ora chiamò il dottore ok? -

Sussurrò cercando di calmare la ragazza che continuava ad agitarsi con i grandi occhioni verdi spalancati e luccicanti dalla febbre e dalla paura.

- T-ti p-prego, devo t-trovarlo! M-madre mi ha... E l-la c-corona io l'ho... I-il t-treno... -

La ragazza incominciò a balbettare senza sosta non riuscendo più a scandire bene le parole, Elsa la fissò disperata, non aveva idea di come calmarla, insomma non aveva idea di come comportarsi in quei casi.

- Ehi calmati, ti giuro che ti aiuteremo a trovare... tua madre magari, ok? Come si chiama? Te lo ricordi? -

Ma la bionda scosse la testa come una forsennata nel sentire quel nome, scattò improvvisamente a sedere e cercò di alzarsi, ma Elsa la bloccò immediatamente.

- EHI! Calmati! Giuro che farò qualsiasi cosa per riportarti dalla tua famiglia ma hai bisogno di RIPOSARE ok? -

Al suono fermo e deciso della sua voce la mora smise di agitarsi rivolgendole uno sguardo a metà tra il dispiaciuto e il sospettoso, lasciandosi poi sdraiare sul letto prendendo respiri profondi per calmarsi.

- Tu sta qui, ok? Io torno tra pochissimo -

Ed Elsa lasciò completamente perdere la sua rigida compostezza e corse il più velocemente possibile fuori da quella stanza in cerca di aiuto.





Angolo di un Autrice insonne

Zalve!
Eccomi tornata dopo due settimane di assenza (chiedo veniaaaaaaaaa) e spero veramente che il capitolo vi sia piaciuto, anche se probabilmente mi starete odiando per l’enorme cliffhanger che ho lasciato tra la parte in cui la nostra Punzie incontra Eugene (abbastanza simile alla scena del film lo ammetto) e quando di base la ritroviamo svenuta e in stato di shock sotto la cura di Elsa… quindi ragazzi mettetevi a pregare che abbia un nuovo attacco di insonnia così che scriva il capitolo al più presto XD
Ah prima che io vada, vorrei tenerci a precisare che in questa storia non ci sarà nessun fattore “magico” quindi né Elsa né Punzie avranno poteri ma adatterò le loro storie in modo leggermente diverso così come avrete capito dal prologo non ci saranno draghi ma solo animali (o animali geniticamente modificati visto che in questo universo alternativo alcuni posti saranno “contaminati” da resti di armi chimiche e blablablabla)
Ci tenevo solo a precisarlo per evitare eventuali equivoci o robe del genere, per il resto ricordate di lasciare commento se vi va per dirmi se il capitolo vi è piaciuto o se vi ha fatto schifo e perché, mentre io direi che tornerò alla mia maratona di Supernatural (voi seguite qualche serie TV comunque?) ^^
Saluti,
La_Figlia_Delle_Maschere

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


~ 2 anni prima ~

- Hiccup! -
- Astrid! Che ci fai qui? -
- Cosa diavolo credi di fare? Per gli dei, non stai scappando vero?! -
- Astrid... -
- Non ci posso credere! Perché?! Tuo padre finalmente ti rispetta, hai degli amici, una casa... Me, hai anche me -
- Tu non capisci, io... -
- IO?! Io non capisco?! Stai abbandonato tutto ciò che conosci e ami, nel cuore della notte con una barca sgangherata e il tuo stupido gatto mutante! -
- Astrid io non riesco più a vivere così! Sono passati due interi anni dal incidente del nido radioattivo eppure non sono ancora felice, sono un egoista e anche un grandissimo stronzo, ma tu non hai mai visto com'è il mondo là fuori! -
- Là fuori?! Cosa c'è di così speciale? Cos'è che qui non c'è? Hiccup so che in questo ultimo periodo hai girato spesso con tuo padre per i commerci, ma questa non è una scusa! Sei appena tornato da un viaggio di tre mesi e ora te ne vuoi andare di nuovo via! Cos'è che là fuori ti affascina tanto? Perché non ti accontenti mai? -
- Tu... Tu non hai idea! Fuori è tutto diverso, ci sono un sacco di cose da fare, da risolvere e da... da inventare... ma non armi! Sai che le odio... Le ho sempre odiate... Voglio inventare cose utili, che non aiutino a mandare avanti questa stupida guerra!
Questa vita... Non c'è la faccio! È sempre la stessa monotona Berk e per quanto sia nato e cresciuto in questo posto non ci sono mai appartenuto! Nemmeno ora, cioè la gente mi rivolge gran sorrisoni perché sa che ho risolto il problema del "infestazione" e perché si sentono in colpa perché per farlo ho perso un cacchio di PIEDE! -
- Sai che non è così! Ora sei accettato per quello che sei e -
- NO! Ammettilo Astrid, ora nessuno mi ride più in faccia ma sono consapevole che mi considerano ancora tutti lo strambo del villaggio, mi sopportano ecco tutto, ma non mi conoscono né mi capiscono, so che il mio compito sarebbe rimanere qui, diventare il capo dopo mio padre e mandare avanti la fabbrica ma... Non è semplicemente quello che voglio -
- Come puoi dire una cosa simile?! Queste sono solo cavolate! Torna indietro con me... Ne parleremo con tuo padre insieme e vedrai che capirai cosa intendo -
- Astrid ti prego, voltati e vattene via, torna da tempestosa, i ragazzi, il villaggio... E dimenticati di me -
- No. Tu ora vieni con me. -
- Astrid ho detto di no! -
- E a me non interessa! -
- Astrid mollami per favore! - 
- No! -
-  MOLLAMI ORA -
- ... -
- Astrid... N-non volevo -
- Cosa? Non volevi letteralmente buttarmi a terra? Non ti riconosco più Hiccup non ho più la più pallida idea di chi tu sia! -
Il moro fissò triste la ragazza che si alzava e correva via da lui, nella foresta, il dolore quasi gli toglieva il respiro, ma doveva sbrigarsi o non sarebbe mai arrivato in tempo a riva e non avrebbe mai preso in tempo quella metro.
Si tirò su il cappuccio della felpa nera che indossava e fece segno a Sdentato di entrare nell'imbarcazione lì vicino, l'animale lo guardò preoccupato per qualche secondo ma alla fine obbedì.
Hiccup gettò un ultima occhiata alle luci lontane di Berk e poi si voltò.

                                                          
~ 7 mesi prima ~

Jack sbuffò infastidito mentre guardava la rossa distesa nel lettino d'ospedale davanti a lui.
Per gli dei, non sapeva nemmeno perché era rimasto!
Okay, aveva trovato una ragazza svenuta in un angolino della strada e l'aveva soccorsa, fin qui nulla di negativo, ma non capiva perché si fosse sentito così in dovere di restarle accanto.
Si passò una mano tra i capelli bianchi, in quel momento sarebbe dovuto essere nel cortile del istituto a fare allenamenti extra, dopotutto mancavano pochissime settimane all'esame di ammissione nell'accademia militare ed era da quando aveva visto le 5 leggende in azione (cioè il gruppo di generale più famoso di tutta la regione) che sognava di entrarci e diventare uno di loro...
Gettò un altra occhiata alla rossa che incominciava finalmente a svegliarsi, quando spalancò gli occhi l'azzurro chiarissimo delle iridi si riempì di panico, si tirò su di scatto facendo sobbalzare Jack.
- Oi! Calmati riccia! -
La ragazza si girò a guardarlo sorpresa, come se si aspettasse che di fianco a lei ci fosse qualcun'altro invece che lui.
- Chi sei? -
- Jack Frost al tuo servizio baby! -
Si presentò allargando le labbra in un sorriso mentre la ragazza prima tentò di guardarlo male e poi ridacchiò divertita.
- Mer... Merissa Scott, piacere idiota -
Disse esitante la ricca per poi stendere la mano pallida verso di lui che, senza esitazione, la prese scuotendola animatamente facendo ridere quella che dal marcato accento sembrava avere lontane origini scozzesi.
- Oi! Come ti permetti di darmi dell'idiota? -
E quando Jack vide un sorriso malandrino dipingersi sul volto della ragazza si disse che forse non era stato questo grande sbaglio restare accanto a lei ancora per un po'.
 
 
Angolo Autrice
Uhm...
...
NON AMMAZZATEMI PLEASE!
Lo so, lo so, sono 3 settimane che non mi faccio viva ma eccomi di nuovo qui, a scuola finalmente finita!
*si mette a fare un balletto stupido dalla felicità*

E quindi, grazie a questo felice evento, avrò mooooolto più tempo libero per scrivere e per la mia carriera da fangirl, ergo siate felici che magari ora vi toccherà aspettare qualche decade in meno per i nuovi capitoli U-U

Anyway finalmente mi sono decisa a far apparire i nostri due ragazzi, a svelare un po dei loro passati e a reintrodurre Merida, visto che sembravate tutti ansiosi di sapere che fine aveva fatto! ^^
Ci tengo a precisare però che questo non sarà l'inizio di una Jarida visto che come avete capito tutti in questa FF sarà presente la Jelsa, però ammetto di adorare Jack e Merida come BROTP insomma quei due insieme sono una forza della natura a mio parere! XD

Inoltre volevo dirvi che Astrid non apparirà molto in questa FF, infatti Hic finirà più avanti con un altra persona e sinceramente non c'ho voglia di farla apparire come una rompiscatole solo per motivare la ship, è un personaggio che mi è sempre piaciuto e mi dà fastidio rovinarla.

Per ultima cosa volevo segnalarvi che ho aperto una storia interattiva tutta al fandomiano chiamata "The Fandom Class" che, se siete interessati a partecipare, potete trovare ovviamente nella pagina del mio account ;)
Detto ciò ora scappo ^^
Saluti,
La_Figlia_Delle_Maschere​

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***



~ 6 mesi prima ~

Rapunzel si guardò allo specchio, i suoi capelli corti e biondi stavano incominciando a ricrescere velocemente e lei avrebbe voluto davvero tagliarli.

Volendo li avrebbe anche rasati ma quello era un cambiamento fin troppo drastico per ora, doveva ancora andarci piano con i cambiamenti se voleva staccarsi dalla sua vecchia vita per bene.

Un passo alla volta, aveva detto Eugenie quando aveva visto per la prima volta la sua espressione terrificata davanti ad una canottiera un po' scollata.

Ma dopotutto quando passi tutta la vita ad indossare vestiti con gonne lunghe e corsetti è già difficile anche solo considerare di mettersi un paio di jeans e una felpa.

Ma comunque i capelli lunghi lei non li voleva mai più, l'avrebbero costantemente tormentata con troppi ricordi.

- Come ti senti?-

Aveva sentito la ragazza, Elsa, entrare poco prima eppure fino a quel momento erano entrambe rimaste in silenzio.

- Meglio, grazie davvero per esserti presa cura di me...-

Poté quasi percepire Elsa sorridere dietro di lei e finalmente si decise a voltarsi e guardarla in faccia.

- Ringrazia mia sorella Anna piuttosto, è stata lei a implorarmi di aiutarti. -

Rapunzel annuì a quelle parole per poi osservare la sua interlocutrice: indossava una semplice camicetta azzurra, dei pantaloni di lino bianchi e delle ballerine nere ma le spalle dritte, gli occhi seri e la posa rigida le davano l'aria di una regina nonostante fosse vestita così semplicemente e con i capelli chiarissimi raccolti in una semplice treccia.

- Già ma tu le hai detto di sì. -

Rispose sorridendo e la ragazza davanti a lei ridacchiò scuotendo la testa.

- Forse sei una simile ad Anna: fin troppo buona... Forse è una caratteristica delle reali della vostra generazione. -

Rapunzel si irrigidì a quelle parole, faceva ancora fatica a chiamarsi lei stessa "reale" figuriamoci a sentirselo dire da quella che avrebbe appena scoperto essere sua... cugina di quarto grado magari?

- Mi sembra ancora così strano realizzare che sei... beh che sei viva, ricordo che quando scomparisti Anna era ancora più piccola di te e la guerra... quella non aveva nemmeno iniziato a trasformarsi in quella che è ora... -

Elsa parlò con gli occhi bassi quasi sussurrando come se fosse lei stessa troppo immersa nei ricordi.

La bionda aveva voglia di urlare dalla frustazione in quel momento, Elsa ed Anna erano la cosa più vicina alla sua famiglia, la sua vera famiglia, che aveva incontrato finora e davvero, lei avrebbe voluto così tanto potersi alzare e abbracciare la ragazza davanti a lei ma non poteva.

Non poteva perché alla fine erano due complete sconosciute sangue o non sangue.

Elsa chiaramente non si fidava di lei e Rapunzel stessa era restia a lasciarsi andare.

Non avranno mai il rapporto che avrebbero avuto se lei fosse rimasta con i suoi genitori, in una vita diversa, venendo cresciuta in maniera diversa da persone diverse.

Questo è una delle tante cose di cui Madre Gothel l'ha derubata e non potrà  mai riavere.

- In ogni caso -

Riprese Elsa risvegliandola dai suoi pensieri.

- Tu hai molte spiegazioni da dare e so che devi riprenderti da molto così ho preferito aspettare, ma... ora ho veramente bisogno che tu mi racconti tutto quanto, dall'inizio alla fine, senza tralasciare nulla, capisci? -

La bionda platino la guardava seria, puntando gli occhi color ghiaccio nei suoi, e Rapunzel strinse le labbra improvvisamente nervosa.

Sapeva che quel momento sarebbe arrivato, e chiuse gli occhi per un momento cercando di calmare il casino che le era scoppiato in testa.

Doveva stare calma, doveva rilassarsi, doveva raccontare come se tutto fosse stato un sogno, come se non la riguardasse. Se no, non c'è l'avrebbe fatta.

- Va bene, ma ti avverto, non sarà una storia breve.-

*

- Jaaaaaaaack! -

Esclamò Merida afferrando l'amico per il cappuccio della felpa blu; per tutta risposta il bastardo rise come al solito, aiutandola ad alzarsi.

- Dai Mer! Non è così difficile! -

La ragazza lo guardò come fosse pazzo, certo PER LUI era facile stare in piedi su due minuscole lame di metallo sul ghiaccio scivoloso, visto che lo faceva da praticamente tutta la vita!

- Non così difficile?! Frost, giuro che quando metto le mani su un arco e delle frecce ti riempirò di buchi! -

Sibilò e l'albino rise ancora più forte, quel dannato idiota! Se non le avesse salvato la vita probabilmente l'avrebbe già strangolato più che volentieri!

- Su su Scott, vediamo di riportarti su un terreno sicuro che se no il tuo culo finirà per diventare viola in modo permanente da tutte le cadute...-

Merida sbuffò a quella provocazione, in più odiava quel falso nome ma, come aveva previsto, i suoi genitori erano sulle sue tracce e muoversi così era la cosa più sicura per ora.

Avrebbe voluto partire subito dopo aver recuperato le energie ma una causa di una forza maggiore (conosciuta comunemente come Jackson Frost) glielo aveva impedito.

Ma presto avrebbe dovuto sloggiare o l'avrebbero trovata e, per quanto odiasse abbandonare il suo primo vero amico, non avrebbe mai rinunciato alla sua libertà.

- Ehi! Terra chiama Merissa! Ci sei rossa? -

Merida ritornò bruscamente alla realtà ritrovandosi seduta a gambe tese sulla neve, intenta a fissare i suoi pattini, era per lei ancora strano perdersi così facilmente nei suoi pensieri.

Non era mai stata una tipa da pensieri profondi, lei aveva sempre preferito agire forse per la sua indole agitata e impulsiva, ma fatto stava che aveva dovuto scoprire che scappare, oltre a correre il più lontano possibile, richiedeva anche molto pensare e pianificare.

- Sì sì! Ci sono, tranquillo Frost! -

Forzò una risata e Jack le scoccò un occhiata confusa ma la rossa preferì distogliere lo sguardo e concentrare la sua attenzione sui pattini.


- Quindi questa è la tua accademia, eh?-

Merida osservò l'alto e massiccio edificio davanti a lei, l'unica cosa che separava il grande cortile in mattoni, con in centro la grossa statua in marmo del comandante e protettore della regione, e la strada era un grosso cancello in ferro battuto.

- Già ma oggi dovrebbe essere quasi tutto vuoto visto che è domenica, ci saranno giusto i cadetti che abitano qui  e.... beh le leggende-

Disse Jack osservando anche lui l'Accademia, spiegandole più o meno chi fossero ma la rossa ancora non riusciva a capire questa sua grande ammirazione per quei tizi.

- Sono davvero così importanti? -

L' albino si voltò verso di lei ghignando, come se fosse in possesso di chissà quale grande verità universale, e Merida si chiese per l'ennesima volta perché, tra tutti gli idioti al mondo, proprio Jack Frost avesse dovuto salvarla dall'ipotermia.
- Importanti? Sono tra i generali più famosi e rispettati di tutta la regione! Hanno affrontato e vinto molte battaglie per proteggere le persone comuni e portare la pace, sono molto potenti e sono grandissimi soldati! Ed è per questo che ho sempre voluto diventare uno di loro, per proteggere e portare finalmente la pace anche se se è dura, ma chi può farcela più di loro? E io voglio aiutarli! -

La rossa osservò gli occhi dell'amico illuminarsi mentre parlava e non poté che ammirarlo per la sua determinazione anche se non lo avrebbe mai ammesso.

Jack poteva essere anche un gigantesco idiota ma era un bravo ragazzo oltre che un buon amico e Merida si sentì male ad immaginarlo su un campo di battaglia, pronto a uccidere e ad essere ucciso, per salvare quel poco che era rimasto dopo questa stupida guerra.
Pensò a tutte quelle armi che suo padre fabbricava per il governo e improvvisamente si sentì sporca, un'assassina, perché, anche se indirettamente, era colpa della sua famiglia e del suo commercio bellico, se molti ragazzi come Jack morivano nei campi di battaglia. Loro fornivano i materiali primari dopotutto, quelli per uccidere.

- Sai, quando la mia famiglia è morta nell'incidente del lago e io sono quasi morto congelato, ho capito cosa volesse dire essere completamente soli al mondo e ho odiato, ho odiato ogni singolo secondo passato nell' orfanotrofio dove tutti mi ignoravano per il mio aspetto strambo, e quando a dieci anni mi hanno proposto l'addestramento... è stato come un nuovo inizio, una nuova vita, anche se non mi sono trovato subito bene perché c'erano e ci sono tutt'ora fin troppe regole e restrizioni ma... ormai questa era diventata la mia vita e il mio futuro così ho semplicemente pensato che se tirarci fuori qualcosa di buono allora valeva la pena provarci. -

Merida stette in silenzio mentre Jack parlava, lui teneva lo sguardo fisso sul edifico davanti a loro, sentiva un groppone in gola e gli occhi leggermente lucidi, già quell'idiota di Frost non si meritava davvero di finire su un campo di battaglia.

- Jack -

Iniziò cercando di nascondere la voce incrinata.

- Ti ho detto che sono scappata di casa per fuggire da una vita che odiavo, ma non ti ho mai spiegato PERCHÉ la odiavo. Mia madre è sempre stata molto severa con me, non mi ha mai permesso di fare nulla che mi piacesse e ha sempre cercato di trasformarmi nella perfetta sposina casalinga, anch'io sono sempre stata sola in un certo senso: i miei fratelli e mio padre mi volevano bene ma non mi capivano e mia madre per quanto mi amasse non faceva che intrappolarmi in una vita che non volevo, e quando... beh quando mi hanno detto che sarei stata promessa ad un uomo che nemmeno conoscevo, ho capito che non potevo andare avanti così, non potevo permettere che la mia vita diventasse quella -

Prese un respiro profondo prima di continuare cercando di ignorare gli occhi color ghiaccio di Jack puntati su di lei.

- E così sono scappata, ho voltato le spalle alla mia famiglia per essere libera e vivere finalmente la mia vita secondo le mie regole, e mi sento una persona orribile perché sto amando ogni secondo di libertà... Ho abbandonato tutto per arrivare a questo punto e voglio anch'io fare qualcosa di buono, voglio viaggiare e conoscere il mondo ma soprattutto voglio aiutarlo a ricostruirlo dalle fondamenta, sono fin troppo testarda e fin troppo iperattiva per stare seduta a non fare niente, e farò di tutto per dare del mio meglio. Quindi, cerca di capire, che non siamo poi così diversi e voglio davvero augurarti di farcela Jack, perché sei una persona sola che sorride e vuole dare una mano nonostante sia in un mondo che sta crollando davanti ai nostri occhi, e gente come te non si trova tutti i giorni -

Concluse la rossa sorridendo, si sentiva come svuotata e pacifica in quel momento, come se avesse buttato fuori tutto quello che si era tenuta dentro dal momento in cui era scappata. Non le importava se Jack l'avrebbe presa in giro per quel discorso sdolcinato, era semplicemente quello che pensava e non si sarebbe vergognata di niente.

Ma invece la risata canzonatoria dell'amico non arrivò mai, bensì Merida sentì una mano pallida posarsi leggermente sulla sua spalla facendola voltare.

Si ritrovò davanti il sorriso sincero di Jack, di quelli che non gli aveva mai visto fare, di solito lui ghignava divertito ma non sorrideva mai veramente.

- Anche tu sei una persona buona Merissa e, quando sarò un importantissimo generale spaccaculi, prometto che dedicherò a te ed ad ogni persona buona rimasta le mie vittorie! Che OVVIAMENTE saranno un sacco eh! -

Merida scoppiò a ridere davanti all'espressione fintamente decisa di Jack seguita subito da quest'ultimo.
- Certo, certo Frost intanto vedi di arrivarci veramente su un campo di battaglia! -

Il ragazzo fece per ribattere ma una terrificante esplosione lo zittì facendo sobbalzare entrambi.

Merida ci mise poco a registrare la colonna di fuoco nero che saliva dal centro dell'Accademia in modo spaventoso, e improvvisamente riuscì pure a distinguere delle fiamme spuntare voraci sul tetto.

- Cosa cazzo...-

Fece per dire ma una seconda esplosione, questa volta più potente la interruppe, veniva sempre dall'interno dell'edificio e questa volta era stata così potente da appiccare il fuoco a tutto il tetto.

Entrambi fecero un salto all'indietro allontanandosi dal cancello e osservando quello spettacolo spaventoso.

- Le leggende! -

Esclamò Jack spalancando gli occhi terrorizzato, e lei si voltò a guardarlo confusa.

- Loro vivono in accademia insieme ad altri cadetti! Probabilmente sono ancora dentro! -

La rossa sgranò gli occhi spaventata, guardando ancora una volta il disastro davanti a lei.

- Oh mio dio! Dobbiamo aiutarli e subito! -

Quasi urlò ma Jack sembrava essersi improvvisamente congelato sul posto, guardava le fiamme divorare la sua unica casa come in trance e Merida ne aveva sinceramente le scatole piene di parole e lunghi sguardi nel vuoto.

Era il momento di agire ora e non si potevano tirare indietro, nossignore!
Scosse Jack per un braccio più forte che poté facendolo quasi cadere per lo spavento.

- Muoviti idiota! Dobbiamo fare qualcosa! -

Lui la guardava con gli occhi sgranati ma qualcosa sembrava essersi acceso in lui e Merida ringraziò gli dei.

- Io...  cioè... sì! Certo! C'è un entrata dall'altra parte, direttamente dal lato delle esplosioni, possiamo provare ad entrare da lì! -

La rossa annuì e, proprio in quel momento, una terza esplosione scosse l'aria, ed entrambi si guardarono terrorizzati.

Merida afferrò Jack per un braccio e incominciò a correre trascinandoselo dietro, costeggiando il lato delle mura che li avrebbe portati più vicino alle esplosioni.

Dovevano muoversi, e subito.



Angolo dell'autrice ritardataria:

Salveeeee!
Che bello rivedervi!
*non c'è un anima viva intorno*
Lo so lo so, sono una bruttissima persona che non aggiorna letteralmente DA MESI e mi dispiace tantissimissimissimo!
Sorprendentemente in questo periodo sto dormendo bene quindi niente insonnia.... e di giorno i miei livelli di procrastinazione raggiungono vette mai viste così, quando riesco a decidermi a fare qualcosa, devo sempre concentrarmi sui compiti visto che SIAMO AD AGOSTO E A ME MANCA ANCORA TUTTO SPAGNOLO E SCIENZE! Quindi sono leggermente nel panico ma ok.
Anyway! Finalmente sono riuscita a buttare giù due righe e a rimettermi in pista con la programmazione dei capitoli (ho già in mente il prossimo e probabilmente lo starò già scrivendo quando pubblico questo).
Non garantisco nulla ma spero davvero tanto che quelle due mie amatissime anime in croce che leggono la storia non si siano totalmente dimenticate di me! ^^'
Inoltre prego davvero tanto che il capitolo vi sia piaciuto perché ho fatto davvero del mio meglio per farlo un po' più lungo ed interessante dell'ultimo, visto che si comincia a vedere l'integrazione di certi personaggi (spero davvero di non essere stata troppo smielata con Merida e Jack, ho paura di essere sfociata troppo nell'OOC).
In ogni caso sono contenta di essere tornata e se volete raccontarmi un po' come va la vita e come avete trovato il capitolo (oltre che insultarmi pesantemente per i miei ritardi), fatelo pure nei commenti! Giuro non danno mai fastidio quelli! Anzi!
Saluti e ancora mille richieste di venia,
La_Figlia_Delle_Maschere

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