Amour chassé-croisé

di Midnight Writer
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Derriére la masque ***
Capitolo 2: *** Qu'est-ce que tu fais ici tout seul? ***



Capitolo 1
*** Derriére la masque ***


Chapitre 1: Derriére le masque


Ancora una volta si ripeteva la loro avventurosa routine: sconfitto il cattivo di turno i miraculous iniziavano a scaricarsi. C'era però qualcosa di diverso dal solito: la lotta era durata così tanto che si era ormai fatta notte, e i due eroi non si erano resi conto del consumo di energia che avevano operato. 
Ignaro dell'imminenza delle loro detrasformazioni, Chat Noir ruppe speranzoso il silenzio che era calato tra i due adolescenti bisognosi di riprendere fiato
“My Lady, c'è una cosa che voglio chiederti” esordì con voce flebile, per poi continuare con più sicurezza, forte di quanto desiderava un sì dalla ragazza “lottiamo contro le forze del male insieme quasi ogni giorno, ma non abbiamo mai avuto un attimo per conoscerci. Adesso è notte e tutto è molto tranquillo, non ci sono giornalisti oppure folle ansiose di stringerci la mano... Siamo solo io e te, e io vorrei conoscerti meglio.” Detto questo si girò per nascondere l'imbarazzo crescente, che pareva possedere un fortissimo coefficiente di contagio, data la velocità che impiegò nel manifestarsi anche nella ragazza, che non si profuse in grandi risposte, ma si limitò solo a lanciare uno svelto sguardo alla piazza del Trocadéro, dove si trovavano, e ad afferrare il biondo per un braccio e portarlo subito con sé sulla cima di quella maestosissima e illuminati sisma struttura ferrea che ormai dal lontano 1889 fungeva da simbolo della città di Parigi, e con essa di tutta la Francia. Il puntare delle luci verso l'esterno regalava all'interno una meravigliosa illuminazione soffusa decorata qui e lì da contorte ombre che le barre di ferro illuminate dai fari interni e dalle luci della piazza proiettavano sul vetro della riproduzione dell'ufficio dove statue di Eiffel, la figlia e Thomas Edison giacevano silenti. L'orario delle visita era già concluso da molto tempo, quindi ormai più nemmeno un solingo custode si aggirava per il terzo livello della Torre Eiffel, rendendo possibile la conservazione della solitudine alla quale Chat Noir pareva tenere molto, e che nemmeno a Marinette in fondo dispiaceva.  Il felino prese delicatamente il volto della ragazza in una mano, accarezzandolo con una dolcezza che pareva quasi impossibile potesse provenire da quei guanti artigliati. Si scrutarono per secondi che parvero anni, non si erano mai guardati così da vicino e per così tanto, non così bene da poter notare quanto i loro visi gli paressero reciprocamente familiari. 
“Stavolta ho davvero avuto paura di perderti, My Lady.” Furono queste parole dette con voce suadente che fecero rendere conto alla ragazza quanto i loro volti si fossero avvicinati, poteva sentire il suo respiro caldo sulle sue labbra, e lui poteva sentire quello di lei; in una situazione normale si sarebbero subito separati per l'imbarazzo, ma quella volta si sentivano come pietrificati, come se avessero perso il controllo dei loro corpi, o come se solo adesso l'avessero acquisito completamente 
“Anch'io ne ho avuta.” Furono le uniche parole che Ladybug poté pronunciare prima che i loro respiri si unissero assieme alle loro labbra. Durante quegli attimi la ragazza si sentiva come nel paradiso del peccato: lei era innamorata di Adrien, non di Chat Noir, eppure quel bacio la faceva sentire così bene che si domandò se fosse davvero possibile che un essere umano provasse così tanta felicità. 
Dopo poco però i sensi di colpa l'ebbero vinta, quindi la mora sfuggì da quel dolce contatto e si girò di scatto 
“Perdonami...” Disse con voce rotta mentre calde lacrime salate le rigavano le guance “è stato solo uno sbaglio, mi sono lasciata prendere dal momento e... Insomma, non sei tu la persona che amo.” 
Quelle parole trafissero crudelmente il cuore del ragazzo trapassandolo da parte a parte, rimase impietrito.
“In più non guardarmi, non sono più Ladybug, non sono più la ragazza che ami, la mia trasformazione è finita, sono tornata la solita ragazza goffa. Non è me che ami, tu ami soltanto la parte perfetta di me, soltanto la parte coraggiosa ed eroica, soltanto l'eroina che salva Parogi-” 
Il suo fiume di parole venne interrotto dalla voce del ragazzo, che tutt'a un tratto s'era fatta seria e malinconica.
“Sai, Marinette... Sospettavo che fossi tu. Anzi, in realtà ne ero certo.”
Solo a quel punto la ragazza si girò e vide che anche la trasformazione dell'altro si era esaurita. Finalmente le fu noto chi si celava sotto la maschera di Chat Noir, e quella persona era Adrien Agreste. Rimase sconvolta, ma delle parole parvero scivolare fuori dalla sua bocca indipendentemente dalla sua volontà 
“E allora perché non ti sei mostrato?” Gridò con rabbia, certa che se l'avesse fatto tutto ciò non sarebbe mai successo
“Aspettavo.” Le rispose lui
“Aspettavi cosa?” 
“Che ci amassimo completamente.” 
Ed era vero, entrambi erano innamorati soltanto della parte migliore dell'altro, ciò che provavano era così soltanto un sentimento vuoto e privo di senso; lei era innamorata soltanto di Adrien: il bellissimo modello perfetto sotto ogni aspetto, non di Chat Noir: il supereroe strambo e che amava i giochi di parole stupidi; e lui era innamorato soltanto di Ladybug: la splendida eroina dedita alla salvezza di Parigi, non di Marinette: la ragazza maldestra è sempre in ritardo che aveva una cotta per lui così evidente da riuscire a stento a parlare. Si amavano soltanto nella loro perfezione, senza riuscire ad apprezzare i loro difetti, eppure entrambi facevano uno sforzo sovrumano per fare innamorare l'altro di sé completamente, anche se inconsapevolmente, senza però preoccuparsi per primi di innamorarsi a propria volta dei difetti altrui. 
In quel momento le strade di Adrien e Marinette tentarono forzatamente di dividersi, così come quelle di Ladybug e Chat Noir: con o senza maschera erano costretti a star vicini ogni giorno, ma ciò non impediva solo di farlo senza parlarsi e guardandosi a stento. 
Ma il loro era un amore nato sotto la pesante e insieme dolce croce delle stelle, quindi ci sarebbe solo voluto del tempo prima di divenire completo.



~~ Note dell'Autrice ~~

Salve a tutti, mi chiamo Laura ed erano secoli che non mi riservavo uno spazio personale nelle storie. 
Vabbè, in fondo non ho molto da dire se non che ringrazio tantissimo il mio ragazzo che mi incoraggia sempre e che mi ha fatto tornare la voglia di scrivere quando credevo mi fosse passata totalmente.
Detto questo, questa è la mia prima storia su Miraculous Ladybug, quindi vi prego di essere clementi e di lasciarmi magari un commento se vi va, facendomi sapere se vi è piaciuta e cosa vi è o non vi è piaciuto. 
Spero di leggere qualche recensione da parte vostra. 
Grazie di aver letto. 
Vi voglio bene, 
Laura 

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Capitolo 2
*** Qu'est-ce que tu fais ici tout seul? ***


Chapitre 2: Qu'est-ce que tu fais ici tout seul?

Il giorno dopo l'inevitabile realtà colpì i due ragazzi come un pugno in pieno viso, o forse in pieno cuore: scoprire quanto i loro sentimenti fossero superficiali li aveva entrambi fatti sentire come se la terra sotto i loro piedi venisse meno; quel sentimento che aveva per entrambi sempre funzionato come strumento per farsi forza era venuto a mancare e il peggio era che sarebbero comunque stati costretti a passare insieme la maggior parte delle loro giornate. 

Marinette lanciò uno sguardo al calendario e rimase pietrificata nel vedere che i giorni appartenenti alla settimana seguente erano allegramente colorati a formare la bandiera del Regno Unito, e quindi nel ricordarsi che la settimana seguente sarebbe andata insieme a tutta la sua classe in gita a Londra. In un attimo una pesante coltre di malinconia le si gettò addosso, consapevole di quanta trepidazione prima accompagnasse l'attesa di quei giorni nei quali avrebbe in tutti i modi cercato di avere la compagnia del suo amato Adrien; e invece ora tutte le aspettative, tutti gli scenari che aveva immaginato, tutte le volte che aveva immaginato di scambiarsi il primo bacio con Adrien al tramonto davanti al palazzo di Westminster, o sul London Eye, o tutte le volte che aveva immaginato di camminare per le strade di Camden Town mano nella mano con il biondo ed ammirare quali strambe meraviglie si potessero trovare nel quartiere alternativo di Londra, oppure sentirlo parlare cinese per le strade di China Town, oppure vagare per delle graziosissime cittadine relativamente vicine come Greenwich o quella dove si trovava il castello di Windsor, oppure sedersi su un prato di Green Park ad ascoltare la musica del cambio della guardia; tutte aspettative ormai distrutte, dato che lei e Adrien si parlavano a stento, e tutti lo avevano notato; così come tutti i parigini avevano notato quanta sterilità e quanto distacco caratterizzassero il nuovo rapporto di Ladybug e Chat Noir.
Persino salvare Parigi era diventato noioso senza le divertenti provocazioni del biondo. La vita senza quello strano sentimento incrociato che legava indissolubilmente i due era vuota, anche se quel vuoto veniva irrimediabilmente riempito dalle fitte lancinanti del turbine di emozioni causato dal dover fingere: fino ad ora, nonostante avesse sempre nascosto il suo volto, Marinette non aveva mai nascosto la sua personalità, rimanendo sempre semplice e spontanea; ma adesso tutto era cambiato. 
Ogni volta che si sedeva e aveva un secondo libero non poteva fare a meno di pensare che in realtà i due si stessero soltanto aspettando a vicenda, pensava che entrambi stessero aspettando che l'altro tornasse ad essere protagonista di quel singolare intreccio d'amore, così da trascinare nella colorata foga delle emozioni anche il suo partner, ma purtroppo erano entrambi troppo orgogliosi o troppo paranoici per farlo.
Poi però ad un certo punto Marinette si rese conto di quanto la sua vita le mancasse, e di quanto disperato bisogno avesse di riprenderla in mano; si rese conto che se lui non era disposto a farlo, allora sarebbe stata lei il trait d'union che avrebbe riportato tutto a quella rassicurante e insieme rocambolesca normalità che rendeva entrambi felici; dopotutto, era sempre stata lei a risolvere le cose. 

Arrivò il giorno della partenza, ed evidentemente Adrien non era mai stato in viaggio in vita sua: la sua valigia era alta quasi quanto lei e sembrava davvero stracolma, tant'è che dovette pagare un profumato supplemento al check-in. Subito dopo si avviarono ai terminal ad attendere l'imbarco, che non sarebbe però avvenuto prima di un paio d'ore. Un sorriso amaro le si dipinse sul volto nel vedere Alya affettuosamente attaccata al braccio del suo fidanzato Nino, mentre vagavano allegramente tra i negozi che si trovavano all'aeroporto; sorriso che svanì non appena vide Adrien allontanare piuttosto malamente Chloè. Persino la musica che risuonava dagli auricolari che stava indossando l'aveva stancata, pertanto decise di toglierli e continuare ad osservare dalla sua sediolina e con sguardo vuoto tutti i passanti felici.
Non si accorgeva del tempo che scorreva lento, perciò non seppe quanto era effettivamente passato prima che il ragazzo che stava in precedenza guardando si sedesse accanto a lei. Non lo stava guardando direttamente, bensì solo con la coda dell'occhio, ma si girò comunque verso di lui e notò di nuovo quel sorriso velato di tristezza che solitamente le riservava soltanto quando lei lo rifiutava scherzosamente nella sua forma felina.
“Che ci fai qui tutta sola, My Lady?” 
Ebbe un colpo al cuore: forse per la prima volta  vide in quella persona davvero la commistione di Adrien e Chat Noir, ma soprattutto fu colpita da una malinconia impetuosa nel sentisi chiamare con quel dolce nomignolo che quel tenero gattaccio le aveva dato. Sentì delle lacrime bruciarle gli occhi, ma non voleva che lui lo notasse, pertanto si girò di scatto e disse
“Potrei farti la medesima domanda”.

~~ Note dell'Autrice ~~
Salve!
Come ormai chi mi segue da tempo (se c'è qualche mio lettore di più vecchia data che segue questa storia) sa, io sono un animale notturno: scrivo praticamente solo di notte (il mio nick è "scrittrice di mezzanotte" per un motivo XD).
Adesso infatti è l'una di notte e io penso a pubblicare su EFP. 
BOH.
Comunque, ringrazio sempre chi decide di seguirmi, clero che questo capitoletto vi sia piaciuto e spero soprattutto di trovare qualche recensione.
Vi voglio bene <3
Laura

P.s. Notare il fatto che ho pochissime reminiscenze di Parigi (sì ci sono stata), quindi ho deciso di farli andare in gita in una città che mi ricordo meglio: Londra (sì, sono stata anche lì).
P.p.s. È un problema grave che io mi orienti e mi ricordi meglio le strade di Londra che non quelle della città in cui sono nata e cresciuta?

BOH. (Parte II)

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