Dictator di Ika19 (/viewuser.php?uid=540255)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Primo ***
Capitolo 2: *** Secondo ***
Capitolo 1 *** Primo ***
Capitolo
primo.
UNA
VITA CONTRO UN MILIONE
Alzò la
cornetta. La voce
dall'altro capo del filo cominciò a parlare. Mano a mano che
proseguiva, le sue pupille si riducevano a due fessure e le sue
unghie affondavano nella carne dei palmi, facendo colare il sangue
sul pavimento e scricchiolare le dita. Tuttavia il suo respiro rimase
calmo. Nessun ansito di troppo, nessun'inspirazione spezzata fecero
trasparire anche la minima traccia di inquietitudine al suo
interlocutore. Rimase calmo e impassibile, mentre dentro di lui
infuriava una tormenta maggiore di qualsiasi uragano del nuovo mondo.
Alzò lo sguardo sul proprio compagno più fidato,
appoggiato alla
parete con fare apparentemente rilassato, gli occhi chiusi, in
ascolto.
- Qual'è la tua scelta... Cappello di Paglia?- lo
raggiunse la voce.
Alzò
nuovamente lo sguardo sul suo
migliore amico che ora lo fissava con l'unico occhio ancora
utilizzabile e prese la sua decisione.
-Loro no. Solo io.-
E chiuse la
chiamata.
Lentamente
rilassò le spalle larghe e aprì i pugni. Si
studiò i palmi coperti
di sangue e sorrise triste. Il limite era stato superato e lui come
persona e come responsabile di milioni di vite umane, non poteva
permettersi la scelta sbagliata. Guardò ancora il suo
vicecapitano
negli occhi e annuì breve.
-Vado a
costituirmi.-
-Forza re
degli
straccioni!-
-Crepa una buona volta, feccia!-
-Affonda
insieme alla tua nave!-
-Tornatene al buco del culo da dove sei
venuto!-
L'ennesima sfilza di insulti venne attutita dall'acqua di
mare, che gli entrò rombando nella cavità nasale
e nei polmoni
sottraendogli contemporaneamente anche le forze. Il re dei pirati non
si ribellò; dopo quattro anni di torture, quella era una
delle più
magnanime. Evitò di muoversi più del necessario
per non peggiorare
la situazione, fino a quando sentì un doloroso strattone e
le sue
spalle larghe e muscolose, legate con grosse catene di algalmatolite
a una trave di legno, vennero tirate verso l'alto. Emerse dall' acqua
con tutta la parte superiore del corpo tossendo e sputando alla
disperata ricerca di un po' di aria. “Ne è valsa
la pena”,
pensò. Si ripeteva le stesse identiche parole ogni giorno
per non
impazzire. Perchè per quanto onore un uomo come lui potesse
possedere, per quanto potesse essere altruista e orgoglioso, per
quanto potesse costringersi a restare come prima, quella prigione lo
aveva reso egoista.
Nei
quattro anni in
cui era stato rinchiuso in quell'inferno, aveva subito ogni giorno
torture e violenze, e indebolito dall'algalmatolite non aveva saputo
reagire in alcun modo. Nonostante ciò, nei primi tempi si
era
ribellato, aveva scalciato, urlato insulti, si era dibattuto, aveva
combattuto. Ma man mano che passava il tempo aveva cominciato a
lasciarsi scivolare addosso i soprusi, e ora dopo quattro anni si
lasciava scivolare in uno stato di semi incoscienza sopportando il
dolore ogni volta che subiva. Era arrivato al punto da sorprendere se
stesso a pensare che se quel giorno in cui il grand'ammiraglio della
marina Akainu l'aveva chiamato non avesse assecondato la richiesta di
quest'ultimo, ora sarebbe libero. In quei momenti dava uno strattone
alle proprie catene che gli incidevano i polsi nelle ferite sempre
aperte, e il dolore lo faceva tornare lucido. In quei momenti si
ripeteva che la sua era stata la scelta giusta, che la sua esistenza
non valeva quanto quella delle migliaia di persone della cui vita era
responsabile.
Nonostante ciò però, Impel Down era riuscita nel
suo intento: spezzarlo. Aveva istillato in lui quel pensiero fisso,
quel pensiero per il quale avrebbe voluto uccidersi per quanto si
sentiva egoista, quel pensiero che gli diceva in continuazione che
avrebbe fatto meglio a salvarsi, che avrebbe dovuto sacrificare
migliaia di vite per sè stesso. La prigione l'aveva diviso
tra due
consapevolezze: il puro istinto di sopravvivenza e il pensiero
razionale del bene comune. Rufy sapeva sin dall'inizio della sua
prigionia, che Impel Down non avrebbe lasciato invariato il suo
essere, ma sapeva anche che non si sarebbe in alcun modo sottomesso
nè piegato. No, la prigione non era riuscita a piegarlo e
non ci
sarebbe mai riuscito nessuno. Ma era riuscita a spezzare quella parte
di lui che bramava la libertà, i mari aperti e il vento tra
i
capelli, quella piccola parte che se fosse stata intera, gli avrebbe
permesso di combattere contro quel nemico invisibile, annidato negli
angoli bui delle celle, nell'aria che odorava di stantio e sotto gli
alti soffitti ricoperti di muffa della prigione.
I suoi
pensieri
vennero interrotti dal rude tocco del suo carceriere, un omaccione
colossale con una pancia assai prominente e il capo coperto, che gli
staccò le spalle dalla trave e rimessegli le catene, lo
trascinò in
malo modo verso la sua cella e ce lo buttò dentro
incatenandogli la
caviglia al muro, chiudendo poi a chiave la porta, il tutto sotto una
pioggia di insulti provenienti dagli altri prigionieri.
Rufy si
trascinò
verso il muro e ci si appoggiò contro respirando
pesantemente. Con
mano tremante si scostò i capelli fradici dal viso
raschiando con le
dita le proprie guancie ricoperte da una leggera barba e tremando per
il freddo. Fece un paio di respiri profondi per diminuire i tremori,
ma il suo possente corpo continuava a essere scosso da spasmi
incontrollabili, in preda alla febbre. Scivolò lentamente
lungo la
parete fino a restare sdraiato raggomitolato e tremante. Ogni
settimana la stessa storia: lunedì la frusta,
martedì le braci,
mercoledì l'acqua, giovedì di nuovo la frusta e
venerdì di nuovo
l'acqua. Una settimana per recuperare. Triste ma vero, quello era
l'unico modo che Rufy aveva per scandire il tempo. Contava le
settimane, i mesi e gli anni sulla sua pelle, senza mai perdere il
conto, perdendo però, piano piano, qualsiasi speranza di
uscirne
vivo.
-Vado a
costituirmi.-
Zoro lo
guardò impassibile per lunghi istanti.
-Così anch'io.-
Rufy
lo guardò agrottando la fronte aggiungendo al suo cipiglio
serio uno
leggermente arrabbiato.
-Non se ne parla Zoro. Ci vado da solo. Ti
lascio il mio compito come capitano di questa nave. Nasconditi con
gli altri e prenditi cura della mia Robin, avete tutta la vita
davanti, non permetterò che per causa mia questa finisca
troppo
presto.-
Il pugno di Zoro colpì il tavolo.
-Ho detto che vengo
con te! Non credere di sentirmelo dire mai più, ma la mia
vita
appartiene a te! Come tuo vicecapitano e primo compagno, non posso
vivere senza la tua guida, anche se a volte fa schifo!- Zoro
abbassò
il capo.-...Come tuo migliore amico non posso farlo. E oltretutto
dubito che gli altri ti lasceranno andare così facilmente.-
Rufy
gli lanciò un'occhiata di fuoco.
-Se credi che approverò questa
pazzia, ti sbagli di grosso, Zoro! Non permetterò
né a te, né a
Robin né a nessun altro della nostra ciurma di seguirmi!-
-Cosa
credi, eh?! Che io voglia mandare Nami in quell'inferno di merda?!-
Zoro scosse violentemente la testa.-Ma so già che nonostante
tutti i
miei tentativi, lei non si smuoverà... così come
non desisteranno i
nostri amici. Quindi abbandona l'idea di liberarti di me e, per
quanto io odi questo pensiero, abbandona l'idea di liberarti dei tuoi
compagni perchè ti assicuro che nessuno di loro ti
lascerà
andare.-
Rufy strinse le labbra fino a farle diventare una riga
sottile e storse il naso, conscio che non sarebbe mai riuscito a far
cambiare idea a Zoro.
-Allora andiamo a scoprirlo.-
-Ehi
Rufy...- gli
giunse alle orecchie una voce attraverso il velo febbricante che lo
avvolgeva.
-Zoro...- chiamò il suo compagno di cella. -Questa
volta ci metterò un po' di più a guarire,
direi...- disse con voce
gracchiante. Il suo migliore amico lo fissò dalla sua
posizione
dall'altra parte della cella. Le sue braccia muscolose erano
incatenate alla parete sopra la sua testa, e la maglia strappata
lasciava intravvedere il torace allenato con la lunga cicatrice a
segnarlo. Lo spadaccino si limitò a guardare il proprio
capitano.
Sapeva fin troppo bene che Rufy non amava essere compatito, preferiva
sopportare in silenzio che farsi consolare, tralasciando il fatto che
Zoro non era affatto uno di tante parole. Oltretutto quella scena si
era ripetuta già così tanto, che ogni volta che
succedeva i due
compagni rispettavano il tacito accordo di non commentare.
Parecchie
ore più
tardi Rufy dormiva sul pavimento freddo della cella, mentre Zoro
vegliava su di lui. Nonostante il fatto che in quel luogo
più che
mai i due pirati non fossero al sicuro, nessuno dei due aveva perso
l'istinto di protezione verso l'altro. Nonostante tutto,
sembra
sempre un bambino, pensò Zoro guardando il proprio
capitano
dormire.
Da
quando era
cominciato il loro viaggio insieme, a quando era diventato il re dei
pirati, dieci anni prima, Rufy era cambiato moltissimo,
ricordò
Zoro. Aveva raggiunto non solo la stazza di un uomo, a partire dalle
spalle larghe e dall'altezza, ma anche una certa maturità e
serietà.
Parte del bambino che era molti anni prima continuava a vivere in
lui, ma aveva imparato a mettere da parte i suoi sentimenti infantili
quando ce n'era bisogno, e la sua carica lo richiedeva spesso. Era
diventato sempre più abile nelle trattazioni e mano a mano
che
proseguiva con gli anni, la sua parte spensierata emergeva sempre
meno, fino ad apparire solamente nelle poche occasioni di relax che
gli erano concesse.
Zoro
osservò a
lungo il suo migliore amico steso per terra, sudato e scosso dagli
spasmi della febbre. Vedere la figura imponente del proprio capitano
in quelle condizioni senza poter fare nulla per migliorare la sua
condizione, lo faceva impazzire tanto che strattonò
involonatriamente le catene. Sibilò più per la
rabbia che per il
dolore quando le grosse manette gli incisero i polsi facendogli
tendere impotente le grosse spalle. Fu così che cullato
dalla
frustrazione scivolò lentamente in un sonno agitato.
-Zoro!-
sentì la sua voce -Zoro!
Ehi dico a te dormiglione!-
Aprì gli occhi e nel suo campo visivo
scorse la testa rossa di Nami, a pochi centimetri dalla sua, la cui
proprietaria lo guardava sorridente.
-Che ore sono?- mugugnò Zoro
affondando la faccia nel cuscino.-Anzi no... non dirmelo. Non voglio
sapere...- un vistoso sbadiglio attutì la fine della frase.
-Ma
come...- si lamentò Nami e lo spadaccino potè
quasi vedere il
caratteristico broncio che la navigatrice metteva quando era
scontenta.-Non ti ricordi che giorno è oggi?-
-No... e ora
lasciami dormire.-
Il calore della sua compagna lo abbandonò di
colpo quando lei si alzò dal letto senza una parola, offesa.
Allora
Zoro si costrinse a scacciare gli ultimi residui del sonno e ad
afferrarla per la vita, prima che avesse il tempo di allontanarsi
troppo. La tirò accanto a sè e
l'abbracciò stretta.
-Certo che
non mi sono dimenticato che giorno è oggi...- Zoro le
baciò il
collo da dietro e piano la voltò verso di sè.-E
ho anche un regalo
per te...-
Guardandola negli occhi si sfilò uno dei suoi pendagli
e glielo mise all'orecchio.
-Ho riflettuto a lungo su cosa
regalarti oggi, e alla fine mi sono deciso per questo.- Le
sfiorò la
guancia.-In modo che tu abbia sempre qualcosa di mio.-
Nami lo
guardò con occhi lucidi.-È perfetto...-
sussurrò abbracciandolo
stretto e affondando il viso nell'incavo del suo collo.
-Buon
quinto anniversario Nami...-
Freddo.
Freddo.
Freddo.
Nella
mente di Robin non c'era nessun'altra parola. Il suo corpo non
percepiva nulla. La sua mente non formulava nessun pensiero coerente.
I suoi occhi fissavano un punto indefinito oltre le sbarre della
cella, senza tuttavia vedere niente.
Una volta, tanti anni fa,
quando la sua prigionia era ancora all'inizio, quando ancora si
sforzava a fare dei movimenti per riscaldarsi, a saltellare sul posto
o semplicemente a tenere occupata la mente, si era chiesta il
perchè
di quelle sbarre. Solo quando il freddo le aveva intaccato le ossa, e
l'aveva resa quasi incapace di muoversi, aveva formulato il suo
ultimo pensiero articolato: Le sbarre servivano a non permettere ai
lupi di porre fine alla sofferenza dei prigionieri.
Ora, quattro
anni più tardi, i suoi pensieri non avevano più
un senso preciso,
vagavano, facendo le associazioni più casuali, ma che in
qualche
modo portavano sempre alla stessa destinazione.
“Quanto è
bianca la neve...” le balenò nella testa
“Come la spuma di
mare.”
Robin continuò a guardare fuori con occhi vitrei, le
palpebre semichiuse per un periodo che sembrava lungo mille anni. Non
seppe se erano passati minuti, ore o addirittura giorni, quando
un'altro pensiero le attraversò la mente impigliandosi nei
meandri
del suo intelletto fino a radicarsi nella sua memoria. Ancora una
volta era giunta a destinazione.
“Come
il suo
sorriso”
Baltigo
-Capo!-
La
porta dell'ufficio si spalancò e un giovane entrò
trafelato e
agitato.
L'uomo dietro la scrivania alzò gli occhi da un plico di
carte che stava leggendo e puntò i propri occhi neri in
quelli del
suo direttosottoposto.
-Dimmi, Tofu.- lo apostrofò l'uomo con
voce profonda e calma.
Il giovane, il cui vero nome era
Dakuohteifu ma veniva affettuosamente chiamato
“Tofu”, sia per
via del suo incondizionato amore verso il formaggio di soia, sia per
le difficoltà di pronuncia del suo nome completo, riprese
fiato e
posò una pagina del giornale, la prima per la precisione,
sul tavolo
del suo capo.
-Guardi qui, capo.- disse Tofu puntando il dito su
uno dei vari sottotitoli e leggendo ad alta voce.-”Il
grand'ammiraglio ripulisce un'altra isola: La pirateria è
stata
sconfitta anche a Keishin” e guardi qua.- mostrò
l'immagine, posta
subito sotto la scritta, che mostrava il presunto panorama dell'isola
di Keishin con i suoi abitanti in festa.-E ora... si becchi questi.-
continuò Tofu, non facendo caso all'occhiata stranita del
suo capo a
quel linguaggio giovanile. Posò sul tavolo un plico di foto
che
mostravano gli stessi paesaggi ma completamente diversi. L'uomo
dietro la scrivania prese le immagini e dopo aver osservato per
qualche tempo la distruzione più totale e i cadaveri sparsi
per le
strade, con le mani che stringevano sempre di più la carta,
con un
movimento del braccio spazzò tutta la superficie del tavolo,
scaraventando per terra tutto ciò che vi era sopra.
Sbattè
violentemente il pugno sulla scrivania facendo incrinare il legno e
ignorando il giovane che mugugnava “e anche questa
è
andata...”.
-Dannazione!- esclamò alzandosi dalla sedia e
cominciando un nervoso avanti e indietro nella stanza.-Akainu
continua ad esagerare! La marina protegge i civili, uccide solo i
pirati...cazzate!- esclamò arrabbiato.-Se continua a
“liberare”
le isole in questo modo, l'intero mondo andrà a rotoli...-
si
massaggiò l'attaccatura del naso con una mano.-Se solo
potessi
impedirglielo in qualche modo...-
-Mi scusi, ma non aveva già
mandato le nostre navi a proteggere le isole e i civili?- si
intromise Tofu.
-Certo che l'ho fatto, Tofu, ma i nostri uomini
non sono abbastanza per fronteggiare una potenza come la marina da
soli, e le ciurme maggiori sotto i quattro imperatori non vogliono
saperne di immischiarsi nelle faccende che non li riguardano. Ho
contattato personalmente Law e Bonney ma mi hanno negato il loro
aiuto senza esitazioni. Daltronde posso capirli... il codice dei
pirati dice chiaramente “ciò che è sul
territorio del re dei
pirati, è del re dei pirati”... Compresi i casini.-
Si sedette stancamente nella
poltrona con le mani a nascondere l'espressione esausta.
-E le
ciurme sottoposte al re dei pirati?-
-Loro mantengono un profilo
basso. Aiutano un po' qua e là ma da quando Rufy...- si
schiarì la
voce- è fuori dalla circolazione, preferiscono non mettersi
troppo
in mostra. Akainu sa che per eliminare anche solo una di quelle
ciurme dovrebbe sacrificare una forza militare enorme, però
non vuol
dire che se loro creassero problemi lui non lo farebbe. Quindi loro
non si comportano eccessivamente male, nel limite del possibile
ovviamente, e lui fa finta di non vedere. Anche questo accordo
ovviamente è provvisorio, conoscendo Akainu li
attaccherà non
appena avrà eliminato i pirati minori. Questa situazione
quindi non
può che peggiorare.- L'uomo si passò una mano
sulla faccia
sospirando pesantemente.-A questo punto...-
Il capo dei
rivoluzionari scosse la testa e si appoggiò allo schienale
della
poltrona con lo sguardo vuoto, perso nei suoi pensieri. Per alcuni
minuti regnò il silenzio nella stanza, che veniva interrotto
soltanto dei lievi respiri dei due uomini uno di fronte all'altro.
Alla fine Tofu non ce la fece.
-”A questo punto” cosa?!-
Il
suo superiore alzò gli occhi e lo guardò con uno
sguardo che
raccoglieva un misto di eccitazione, ferocia e impazienza, che
mostrò
a Tofu la tanto decantata parte birichina del suo capo, che
però lui
non aveva mai scorto.
-Allora a questo punto attuiamo il piano B:
Andiamo a liberare il mio caro fratellino!-
Impel
Down - Una
settimana dopo
Era
venuta una carceriera donna a tagliargli la barba e a lavarlo alla
bell'e meglio per renderlo presentabile. Era una nuova, non era mai
venuta prima, ma come tutte le altre non aveva sprecato neanche un
minuto prima di strusciarglisi addosso mentre gli rasava le guance, e
lavandogli il corpo aveva fatto ben altro oltre a quello.
-Donna-
l'aveva apostrofata Rufy con un sottotono minaccioso quando la sua
mano si era spinta ben più in là dei suoi
addominali e mugugnando
contrariata, in un modo che doveva risultare sexy, aveva messo il
broncio ritirando la mano dai suoi pantaloni. Rufy continuò
a
guardarla torvo. Nonostante le sue forme potessero risultare
invitanti per qualsiasi occhio esterno, a lui non facevano
né caldo
né freddo e al suo ennesimo tentativo di sedurlo Rufy
ringhiò e le
disse chiaro e tondo:
-Sei come un uomo per me.-
Quella si era
allontanata di scatto come scottata e dopo avergli lanciato in faccia
lo straccio bagnato, se ne era andata urlando improperi.
Dall'angolo
della cella più lontano da Rufy, provenì il rauco
ridacchiare di
Zoro che attaccò anche il re dei pirati, che dopo qualche
secondo si
fece sfuggire un ghigno.
-Ah se la rasassero anche a me la barba
una volta al mese... sei proprio fortunato amico-
-Se anche a te
mandassero queste puttane, preferiresti anche tu di sembrare un
vichingo.- gli rispose Rufy.
-Si ma quella dell'uomo era
veramente cattiva...- ghignò Zoro.
Il bianco del sorriso che
balenò sul viso di Rufy raggiunse il suo vice capitano che
continuò
a ridacchiare.
Quel raro momento di semi-allegria venne
interrotto da un rumoroso cigolio proveniente da qualche parte della
prigione che fece tornare seri i visi dei due pirati.
-Eccolo che
arriva...- mugugnò Zoro, il buon umore sostituito da una
nota
rassegnata, mentre Rufy raddrizzava la schiena e serrava la mascella,
le spalle tese. C'era sempre una notizia che aspettava con
più
impazienza, il resto poteva aspettare. Un rumore di passi che si
avvicinavano sempre di più alla cella, provenne da oltre le
sbarre,
annunciando il visitatore abituale, l'unico che fosse mai venuto, di
cui entrambi conoscevano già l'identità. Rufy
puntò i suoi occhi
in quelli dell'uomo davanti a lui e alzò il mento in cenno
di
saluto.
-Smoker.-
-Preferirei “Ammiraglio”, Cappello di
Paglia.- rispose l'uomo soffiando una nuvola di fumo dalle narici.-Ma
ripetendotelo una volta al mese dovrebbe già esserti entrato
in
testa, o sbaglio?-
-Ammiraglio...
qui dentro tendo a dimenticare le cose.- ribattè Rufy
guardandolo
negli occhi.
Smoker lo fissò dall'alto della sua statura
imponente.
-Non sono qui per scambiare convenevoli.- con un cenno
della mano fece segno alle due guardie armate che lo sguivano di
lasciarlo solo.-Anche se quasi quasi preferisco stare qui a parlare
con te che tornare la fuori, il che ti dà una chiara visione
di
quanto le cose vadano male al momento.- Smoker si grattò il
naso e
il silenzio regnò sovrano per un po'.
-Sono ancora vivi.- esordì
poi dal nulla l'ammiraglio.
Le spalle di Rufy si rilassarono
notevolmente, così come quelle di Zoro.
-Grazie- sospirò
sollevato.
-Non ringraziarmi troppo presto, re dei pirati, c'è
una cosa che devi vedere prima.
Detto ciò Smoker tirò fuori
dalla tasca del suo mantello la prima pagina di un giornale.
-I
rivoluzionari si stavano già muovendo da un paio d'anni per
opporsi
alle flotte sterminatrici di Akainu, ma di recente c'è stato
un
fermento e alla fine...- gli buttò il giornale davanti ai
piedi
-questo.-
Rufy allungò la mano per prendere il foglio, raschiando
il pavimento con le catene.
Si portò la pagina sotto gli occhi.
Mano a mano che leggeva, aggrottava sempre pù la fronte,
esprimendo
tutta la sua confusione.
Alzò lo sguardo su Smoker.
-Ma che
diavolo...-
In prima pagina c'era una foto con l'obiettivo per tre
quarti coperto da una mano dove risaltava chiara e grande la scritta
5D.
In secondo piano lo guardava, con un sorriso di sfida, Sabo.
Buonasera
Ragassuoli che avete letto questo capitolo!
Sono Ika e ora vi darò
alcune informazioni:
Questa è la mia prima storia su One Piece,
ma non la mia prima in assoluto. Ho già scritto
precedentemente (tre
anni fa) una piccola long fiction che però trovo un po'
scadente.
Ora dopo tre anni, spero che il mio modo di scrivere sia migliorato
almeno un po' e per questo me ne esco con questa storia.
Ho
sempre voluto scrivere un racconto con una trama un po' più
avvincente della solita solfa tra innamorati, ma essendo una ragazza,
non posso farci nulla se ogni tanto (poi quanto spesso, sarà
da
vedere) mi scappa un po' il romanticismo ;)
Detto
ciò, spero di aver incuriosito almeno qualcuno/a di voi con
questo
primo capitolo.
Un
altro aspetto importante: i miei aggiornamenti non saranno veloci e
men che meno regolari. Mi scuso in partenza perchè so
già che anche
con tutta la buona volontà, dovrò schiacciare i
miei momenti di
scrittura tra i miei molti impegni.
Inoltre
chiunque voglia darmi il suo parere, farmi domande o criticare (in
modo intelligente) la storia, è il benvenuto nelle
recensioni!
Alla
prossima (che potrebbe essere quando l'essere umano si sarà
estinto)
e ciao!
Ika
|
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Capitolo 2 *** Secondo ***
Capitolo
secondo
UN
PASSO VERSO IL MARE
Rufy alzògli
occhi su Smoker
squadrandolo con le sopracciglia aggrottate.
-Cosa vorrebbe dire
questo?- sputò confuso -Perchè me lo mostri?-
L'ammiraglio prese
due sigari dalla tasca e dopo averli guardati per un momento se li
mise in bocca accendendoli. Pensoso fece un tiro. Mostrando la
notizia a Rufy Cappello di Paglia aveva sperato di ricevere qualche
risposta proprio da quest'ultimo, ma a meno che non avesse imparato a
fingere molto bene, la sua espressione esprimeva proprio la
più pura
sorpresa e anche una buona dose di preoccupazione. Smoker
soffiò il
fumo dalla bocca infastidito.
-Speravo di saperlo proprio da te
Cappello di Paglia... ma a quanto pare ne sai ancora meno di
me.-
Rufy guardò l'ufficiale della marina davanti a sè
dritto
negli occhi con uno strano fastidio che gli montava dentro. Il suo
orgoglio quasi lo obbligava a mettere in chiaro che era completamente
indipendente, che non avrebbe mai svelato informazioni alla marina se
non per interessi personali. Per un attimo gli venne in mente che
Nami l'avrebbe chiamata “sindrome macho”, ma
scacciò il pensiero
fissando Smoker con sguardo cupo.
-Anche SE sapessi cosa trama mio
fratello, mai, MAI, verrei a dirlo proprio a te.- ringhiò
Rufy in
faccia all'ammiraglio.-Per quanto io apprezzi ciò che fai
per me da
quando sono qui dentro, che non ti venga in mente che io possa
lavorare insieme a te o ancora peggio, insieme alla marina! Questo
non accadrà mai!-
Senza scomporsi minimamente, Smoker di
rimando lo squadrò freddamente dall'alto della sua statura e
con
altrettanto gelo nella voce disse:
-Io provo rispetto per te
cappello di paglia. Tu mi irriti in una maniera impossibile da
concepire, ma la scelta che hai compiuto, la stessa scelta che ti ha
fatto finire in questo buco, è quella di un uomo onorevole.
Sono più
che certo che chiunque al tuo posto non avrebbe agito in modo simile
e per questo ti tratto come ti tratto, ma non credere che ti possa
perdonare per tutte le tue malefatte, perchè questo, come
hai detto
tu, non accadrà mai.-
Rufy emise un sibilo feroce e
osservò l'ammiraglio con gli occhi ridotti a due fessure,
respirando
l'aria carica di tensione.
-Siamo d'accordo allora.- esordì
quindi dopo qualche istante rilassando i muscoli contratti del viso e
lanciando uno sguardo a Zoro che sembrava dormire contro la parete
della cella.-E che mi dici di Akainu?-
Smoker fece un altro tiro
dai suoi sigari e cominciò ad andare avanti e indietro lungo
la
cella.
-La sua opera progredisce. Nei tuoi territori continua ad
eliminare i pirati, un'isola dopo l'altra. Le tue flotte si tengono
ancora in disparte, così come i quattro imperatori. L'unico
che si
muove per adesso è Sabo dei rivoluzionari che continua a
mandare i
suoi eserciti contro i nostri. Al quartier generale si discute tanto
del suo operato e da un po' di tempo a questa parte, la marina si
è
divisa in due... da una parte quelli che sostengono Akainu,
dall'altra quelli che dubitano dei suoi metodi. Mi chiedo quanto
durerà ancora questa situazione, prima che Akainu decida di
sbarazzarsi di coloro che sono contro di lui.-
Rufy scambiò uno
sguardo con il suo vicecapitano che aveva aperto l'unico occhio
rimastogli. Entrambi sapevano che se la marina era divisa in due, la
più grande potenza in opposizione a quella pirata era
instabile e a
lungo andare le conseguenze non potevano che essere catastrofiche.
Rufy si cancellò dalla faccia l'espressione preoccupata e
guardò
Smoker.
-Mi stai dicendo che Akainu non sa che c'è una parte dei
suoi uomini che non approva ciò che fa? Per quanto Akainu
possa
essere un pezzo di merda, dubito che sia così stupido da non
accorgersi di nulla.-
Smoker fece un sorriso amaro.
-Il
grand'ammiraglio è talmente impegnato con la sua crociata da
non
rendersi nemmeno conto di quello che gli succede intorno.- Smoker
abbassò lo sguardo e il Re dei Pirati ebbe l'impressione che
l'ammiraglio non gli stesse dicendo tutto.-E in più non
siamo così
stupidi da farci scoprire.-
La dichiarazione dell'ammiraglio
accese un campanello d'allarme nella testa di Rufy.
-E dimmi...-
cominciò circospetto, conscio del rischio che Smoker aveva
corso
dandogli quell'informazione.-...Coloro che sono in
conflitto
con le decisioni di Akainu cosa hanno intenzione di
fare?-
L'ammiraglio sembrò scegliere con cura le sue parole prima
di parlare a sproposito.
-Loro sono in netta minoranza.
Quella di Akainu è una dittatura, la sua parola è
legge e gli unici
al di sopra del suo potere, ovvero i cinque astri di saggezza,
approvano pienamente ogni decisione che prende. La stragrande
maggioranza della marina crede ciecamente nelle sue parole e farebbe
di tutto per compiacerlo. Quindi loro non faranno
assolutamente nulla.-
Dopo questa affermazione carica di
significato, Smoker diede le spalle a Rufy e uscì dalla
cella.
Richiamò le due guardie che prima aveva mandato via e chiuse
la
cella consegnando poi le chiavi al più grosso dei due. Si
girò
ancora verso i due prigionieri e disse soltanto:
-Ho le facoltà e
il potere per uccidervi entrambi.-
Dopodiché si voltò sui tacchi
e se ne andò lasciando i due pirati silenziosi a guardare la
sua
schiena che si allontanava, la sua minaccia ancora nell'aria.
Solo
quando il cigolio infernale dell'ascensore che si metteva in
movimento annunciò la dipartita definitiva dell'ammiraglio,
Rufy
fece uscire il respiro, tremante, e il suo corpo si
afflosciò contro
il muro. Quando aveva visto quell'immagine, aveva capito all'istante
ciò che Sabo intendeva. Era riuscito a mascherare la sua
consapevolezza del significato di quella foto, ma la sorpresa che gli
era rimasta sul volto e che aveva ingannato Smoker era del tutto
reale. In qualche modo era riuscito a concentrarsi sul discorso che
conduceva con l'ammiraglio, ma ora che quest ultimo aveva lasciato la
cella, tutta la tensione che aveva accumulato nel tempo della visita
era evaporata e lui si sentiva come svuotato, senza forze per la
sconcertante verità che aveva appreso. Improvvisamente gli
mancò il
respiro e sentì un bisogno morboso di condividere la notizia
con il
suo migliore amico.
-Zoro- richiamò il proprio compagno con una
nota isterica nella voce, di solito così controllata.-Lo sai
cosa
vuol dire quella foto? Lo sai cosa ci sta dicendo Sabo?-
Zoro
scosse la testa, turbato nel vedere l'espressione sconvolta del suo
capitano e lo strano luccichio nei suoi occhi.
-Vuol dire...- Rufy
prese fiato e scosse la testa, quasi a dissipare ogni dubbio nella
sua mente. Se si fosse sbagliato, se quello che pensava non stava per
accadere, avrebbe definitivamente demolito la propria
volontà e
quella di Zoro. Nonostante ciò, se lo sentiva dentro, fin
nel
profondo delle viscere, che il messaggio che consegnava quella foto,
era diretto proprio a lui.
-Vuol dire... Zoro!- ansimò in preda
all'emozione.-Vuol dire che torniamo a casa!
Due
giorni
prima, Keishin
Sabo osservava la
distruzione
dell'isola di Keishin attraverso il canocchiale, in piedi sulla prua
della Nureonna, letteralmente “donna bagnata”, il
suo galeone da
cinquecento persone. Dopo aver posato gli occhi sul porto devastato e
sulle case fumanti accostate alle strade deserte, i sopravvissuti
barricati all'interno delle poche abitazioni ancora in piedi,
richiuse il canocchiale con un gesto secco, producendo uno schiocco
che fece sussultare le spalle di Tofu, che al suo fianco aspettava
con impazienza ordini dal suo capo.
Sabo sorrise vedendo quel
ragazzo moro di ventidue anni, alto e longilineo, con la faccia
abbronzata e piena di lentiggini, che lo aspettava trepidante e pieno
di buone intenzioni. In qualche modo gli ricordava lui, tanti anni
prima, al cospetto di Dragon. Anche lui aveva perso tutto, compresa
la memoria, e aveva trovato nei rivoluzionari una nuova famiglia.
Certo, Dragon era stato come un padre per lui, più di quanto
il suo
vero genitore biologico sarebbe mai potuto essere, ma Sabo non se la
sentiva di paragonarsi a un padre per Tofu. Quando Tofu era arrivato
dai rivoluzionari, a sei anni, Sabo ne aveva già venti e
occupava
già una delle cariche più alte nella gerarchia
dei rivoluzionari.
Nei dodici anni successivi all'arrivo del ragazzo a Baltigo, Sabo lo
aveva incrociato solo poche volte, e sempre per caso. Solo quattro
anni prima, nel periodo immediatamente dopo la cattura di suo
fratello, quando Sabo cercava un tipo affidabile come proprio
compagno di lavoro, Tofu si era fatto notare. Dimostrando una
serietà
e una tenacia notevoli, con una tecnica e una forza incredibili era
sempre stato in prima linea durante le battaglie, salvando la vita a
molti suoi compagni e a molti civili. Sabo da lì aveva
deciso che
voleva lui come partner di fiducia. Il suo aspetto fisico non
mostrava affatto le capacità di Tofu, ma Sabo le conosceva e
sapeva
molto bene che l'abito non faceva il monaco.
-Ehi Tofu!- richiamò
il giovane che si era perso a osservare le nuvole, facendolo scattare
sull'attenti.-Avverti tutti gli uomini che stiamo per
approdare!-
-Signorsì! Ma posso chiederle una cosa capo? Cosa ci
facciamo qui esattamente?- chiese il ragazzo senza aspettare il
consenso del suo superiore.
Sabo sorrise con fare malandrino prima
di rispondergli. Si sentiva troppo eccitato e di buon umore per
l'imminente riunione con il suo fratellino, che poi tanto piccolo non
era, per fare caso alla leggera impertinenza di Tofu.
-Mio caro
ragazzo...- cantilenò su di giri -Siamo qui per far fuori i
marine
che occupano questo posto meraviglioso e riportare il panorama a
com'era prima che loro lo rovinassero con le loro brutte facce, e
–
si sistemò meglio il cilindro sulla testa – per
mandare un
messaggio al mio fratellino.-
Tofu osservò il suo capo così di
buon umore, sentendosi leggermente a disagio, abituato com'era alla
sua perenne serietà. Aveva sentito da alcuni suoi compagni
che una
volta Ryusoken no Sabo era una persona estremamente vivace e incline
a infrangere le regole, ma da come lo aveva conosciuto Tofu, queste
caratteristiche non erano mai emerse sino a quel momento. Mentre
scendeva le scalette per raggiungere il ponte della nave, Tofu giunse
alla conclusione che doveva essere il prossimo ricongiungimento con
il fratello a rendere il suo capo così di buon umore, e
mentre
urlava alla ciurma che dovevano approdare, provò
l'improvviso
desiderio di avere un fratello che lo colpì come un masso,
costringendolo a reggersi alla balaustra della nave per non cadere.
Scosse la testa per scacciare il pensiero e si rimise dritto.
L'argomento famiglia per lui era un capitolo chiuso.
Quando una mezz'ora dopo
Sabo scese
dalla nave seguito a ruota da Tofu e dai suoi uomini, l'odore di
bruciato e di cadaveri in decomposizione lo raggiunse prepotente
facendogli storcere il naso, sia per il disgusto verso la scena che
gli si presentava davanti sia per l'indole disumana dei marine che
avevano attaccato quel posto, e che non avevano permesso alla gente
di lì nemmeno di seppellire i loro morti. Sabo si
voltò verso i
suoi uomini e alzò il proprio bastone di metallo al cielo.
-Lo
vedete questo massacro?- urlò indicando con un ampio gesto
del
braccio la devastazione dietro di lui. Un rumoroso grido si
levò dal
suo esercito e Sabo ghignò di rimando.
-E allora andiamo e
facciamo quello che sappiamo fare meglio! Attacchiamo il covo di
questi stronzi e facciamo casino!-
Con un potente grido di
battaglia,
Sabo, seguito dalla massa urlante dei suoi uomini, si lanciò
verso
il grande edificio in fondo alla via principale, che una volta doveva
essere il municipio dell'isola, ma sopra il quale in quel momento
svettava la bandiera con il simbolo blu della marina.
Mentre
abbattevano a forza il portone d'ingresso dell'edificio, Sabo si
meravigliò ancora una volta di quanto potevano essere
stupidi i
marine ad abbassare la guardia in quel modo, non mettendo di guardia
neanche un soldato.
“Stolti” pensò Sabo mentre il portone
cadeva con un fragore tremendo e le forze rivoluzionarie si
riversavano all'interno dove c'era già un centinaio di
marine armati
ad aspettarli davanti alla porta. Lasciò avanzare i suoi
uomini e
prima di gettarsi nella mischia si guardò intorno per
individuare il
proprio obiettivo. Quando ebbe trovato il giornalista, seminascosto
su una specie di balconcino, che documentava la scena con la sua
macchina fotografica, prese un pennarello che si era portato dalla
nave e si scribacchiò velocemente il messaggio da consegnare
sulla
mano. Dopodiché impugnò meglio il suo bastone,
pronto ad aprirsi la
strada verso l'uomo.
Abbattè con un colpo secco il primo marine
che gli si parò davanti, abbassandosi subito dopo per
evitare una
lama che gli passò sibilando sopra la testa. Si
girò e con lo
slancio del movimento colpì sulla tempia il soldato, che
stramazzò
a terra. Non appena si voltò, trovò
già altri dieci uomini che gli
correvano incontro con i fucili e le spade sollevati.
“Magnifico”
pensò sospirando frustrato preparandosi ad affrontarli
“andrà per
le lunghe...”. Sollevò la sbarra di metallo per
sferrare un
fendente al petto dell'uomo davanti a lui, quando questo e i due
compagni affianco a lui vennero sbalzati di lato da una forza enorme
e nel suo campo visivo entrò Tofu, due tirapugni di
algalmatolite
marina sulle mani.
-Lei vada pure, capo! Qua finisco io!- esclamò
Tofu su di giri.
Sabo gli fece segno di aver capito e corse verso
la grande scalinata in fondo all'ingresso, abbattendo i pochi marine
che gli si paravano davanti, ed evitando gli scontri tra loro e i
suoi uomini. Giunse alla lunga scalinata e salì saltando
quattro
gradini alla volta e senza rallentare prese la rincorsa attaccandosi
alle colonnine di marmo della balconata sopra di lui. Facendo forza
sulle braccia si issò sul balcone e si mise a cavallo della
balaustra osservando lo spazio sottostante.
I suoi uomini stavano
finendo gli ultimi marine, che completamente presi di sorpresa e
disorientati com'erano, non avevano avuto nessuna
possibilità contro
i rivoluzionari. Sorrise, scuotendo la testa e si voltò
verso il
giornalista rannicchiato in un angolo.
-Senti, mi servi, reporter.
Come noti – si indicò – sono molto
fotogenico e vorrei che sul
giornale pubblicata ci fosse una foto con la mia bellissima faccia.
Quindi adesso, io mi metto in posa e tu fai il tuo lavoro e scatti
una foto dove si veda bene sia i miei magnifici lineamenti che la mia
mano, intesi?-
Il reporter pallido come un fantasma e con
un'espressione terrorizzata fissava il capo dell'armata
rivoluzionaria come se fosse completamente pazzo, ma annuì
frettolosamente alla sua richiesta.
Sabo sorrise all'obiettivo e
mise in avanti una mano con il palmo ben disteso. Il cronista
scattò
la foto con le mani ben salde, nonostante la paura, sicuro nel suo
lavoro. Mostrò la foto a Sabo che annuì
soddisfatto e con voce
scherzosa, ma con un sottotono serio si raccomandò con il
giornalista:
-Mi raccomando, sarebbero guai se tu non pubblicassi
la foto in prima pagina!-
Quella stessa sera in
copertina apparve
la foto di Sabo con sotto il titolo a caratteri cubitali:
“RYUSOKEN
NO SABO PERDE LA TESTA. CHE I GIORNI DELLA SANITÀ MENTALE
DEL
LEGGENDARIO ARTIGLIO DI DRAGO SIANO CONTATI?-
Cinque giorni
dopo, al largo di
Impel Down
-Lo so che è
rischioso, ma è l'unico
modo per liberarlo, Sabo, non ce n'è nessuno più
discreto, almeno
non per noi.- stava dicendo Koala al suo compagno e agli altri membri
dell'armata presenti in quella sala. Emporio Ivankov si era subito
mostrato disponibile a partecipare al “prelevamento di
Rufy”,
così come Koala e Hack e alcuni altri membri, tra i quali
ovviamente
Tofu.
Sabo stava camminando nervosamente in giro per la stanza
torturandosi le mani.
-Se l'unica opzione è un'operazione lampo,
allora non dobbiamo dar loro il tempo né di rendersi conto
di cosa
stia succedendo né di organizzare le forze armate, quindi
dal
momento in cui scatterà l'allarme al momento in cui dovremo
scappare, avremo più o meno quanto?- chiese Sabo a
Koala.
-Mezz'ora.- disse quest'ultima scostandosi la frangia dagli
occhi con un gesto abituale.
Sabo sbuffò stizzito e nervoso. Era
quasi sicuro che Koala gli stesse nascondendo
un'informazione.
-Quindi ricapitolando, noi dovremmo fare
irruzione nella prigione più protetta del mondo, non mi hai
ancora
detto come, da sottolinere che dobbiamo farlo senza farci notare
subito, andare al sesto livello, liberare i tre dei pirati
più
potenti del mondo e liberare altri sei pirati super-ricercati che tra
l'altro sono distribuiti su due livelli ancora diversi. Poi dovremmo
risalire in superficie con i suddetti pirati che potrebbero non
essere in grado nemmeno di camminare, tutto questo senza farci
prendere e senza liberare altri prigionieri distruggendo la prigione
ovviamente, e poi salire sulla nostra nave e navigare via cercando di
seminare le decine di navi da guerra della marina che ci inseguiranno
come si fa con il diavolo. Ora dimmi, per favore, che hai
qualcos'altro, qualsiasi cosa, che renda questo
piano un po'
meno suicida! Una qualsiasi certezza! Non so nemmeno da dove vengano
le tue informazioni maledizione!- sbottò Sabo con una faccia
che
esprimeva il massimo disappunto. Aveva passato la mattinata a
prepararsi fisicamente e mentalmente all'assalo che si sarebbe tenuto
nel pomeriggio, ma era da quando si era svegliato accanto a Koala
come d'abitudine, che gli sembrava che lei evitasse un dettaglio del
loro piano.
Koala si infiammò.
-Ma ti ascolti quando parli?
Questa operazione verrà portata a termine, punto! Non ci
sono
opzioni alternative!- scrollando la testa, Koala addolcì la
voce -In
fondo si tratta di liberare Rufy, dico bene? Inoltre non dovremo fare
tutto da soli.- la donna sospirò guardando il suo uomo negli
occhi.-
Ho piazzato una talpa nella prigione, è da lui che ho queste
informazioni precise; ha svolto un ottimo lavoro.-
-Si può
sapere perchè diavolo non l'hai detto subito?-
quasi urlò Sabo,
per niente calmato da quella risposta. Koala d'altro canto
alzò gli
occhi al cielo si preparò ad una scenata di gelosia
colossalmente
infantile.
-Non te l'ho detto,- cominciò spazientita -perchè
questo infiltrato è il mio ex.-
-Che cosa!? Hai ingaggiato
quel figlio di puttana senza dirmi niente? Cos'è ora te la
fai con
lui? Eh? Sei una bugiarda! Mi tradisci...!- Koala scuotendo la testa
esasperata assestò un colpo sulla nuca del suo fidanzato
fermando il
suo attacco di panico ricominciando a spiegare il suo piano mentre
Sabo riprendeva il controllo di sé stesso.
-Comunque, ora
ascoltatemi attentamente. La mia talpa può portarci
direttamente,
attraverso una serie di cunicoli, al livello cinque e mezzo, quello
di Iva. Da lì riuscirete ad orientarvi con il suo aiuto -
indicò la
regina Kamabakka che chinò la testa in segno di affermazione
– e
vi dividerete in tre gruppi che andranno a liberare rispettivamente
Sanji, Zoro e Rufy al sesto livello, Nami, Robin e Usopp al quinto e
Franky, Chopper e Brook al quarto.- Koala pronunciò tutti i
loro
nomi con una nota di affetto in fondo alla voce. Si schiarì
la
gola.-La disposizione è la seguente: Zoro e Rufy sono in una
cella
di fondo del sesto livello, tre corridoi a destra di quella di Sanji.
Al quarto livello abbiamo Franky e Chopper nella stessa cella e Brook
in una direttamente accanto alla loro. Al quinto livello Nami, Robin
e Usopp sono tutti in celle singole separate ma abbastanza vicine fra
di loro, quindi più facili da liberare. Il quinto
è inoltre il
livello dove non ci sono telecamere né guardie, quindi lo
useremo
come punto di ritrovo dal quale cercheremo di uscire all'aperto
attraverso il livello cinque e mezzo e attraverso i cunicoli. Prima
che tu dica qualcosa – Koala alzò la mano fermando
Sabo che stava
già aprendo la bocca - andrò io stessa a
recuperare tutti gli
oggetti personali dei ragazzi. E prima che tu possa obiettare
–
fermò di nuovo Sabo che mise un leggero broncio –
lo sai benissimo
che sono io quella qui dentro che è capace di rendersi
praticamente
invisibile meglio di chiunque altro.-
Koala inspirò
profondamente.
-Ovviamente, non c'è bisogno di dirlo, questa è
la situazione ideale. Ma le telecamere ci rileveranno non appena
usciremo dal livello cinque e mezzo, ammesso che ci arriveremo senza
intoppi, per non parlare del fatto che possiamo infiltrarci al
massimo in dieci per poterci muovere in modo più o meno
libero, nel
limite del possibile ovviamente.-
Sabo si sistemò meglio il
cilindro in testa, l'aria isterica sparita, sostituita da
un'attitudine di fredda diligenza.-Quindi, quando ci scopriranno cosa
facciamo?-
-Prima di tutto non entreremo lì dentro vestiti
normalmente, ma vestiti da marine. Ho rimediato delle uniformi per
noi, avremo perciò un margine di circa dieci minuti prima
che si
accorgano che c'è qualcosa che non va. Quindi l'ordine di
azione
sarà il seguente: Io uscirò per prima e mi
dirigerò al ripostiglio
dove tengono gli effetti personali dei prigionieri. Grazie alla mia
abilità di muovermi nell'ombra non mi noterà
nessuno fin quando non
starò tornando con il carico. Quindi voi aspetterete dieci
minuti
prima di entrare in azione, è il tempo che mi serve per
arrivare al
secondo livello dove è situato il ripostiglio. Quindi dopo
dieci
minuti esatti usciremo tutti allo scoperto e da lì avremo
altri
dieci minuti prima che capiscano che siamo intrusi e che facciano
scattare l'allarme. Quando scatterà la sirena dovremo tutti
per
forza tornare al livello cinque e mezzo e uscire il più in
fretta
possibile. A quel punto raggiungiamo la nave e navighiamo al massimo
della velocità verso Baltigo. In tutto l'operazione non
dovrà
durare più di un'ora, precisamente da quando usciremo dal
livello
cinque e mezzo avremo quaranta minuti per scappare, altrimenti ci
ritroveremo ad affrontare uno degli eserciti della marina
più
organizzati e ben armati del mondo e verremmo irrimediabilmente
catturati, e non c'è bisogno di dire cosa ci succederebbe in
quel
caso. Tutta l'operazione è basata sul fattore sorpresa: i
marine non
sanno che esiste un modo per entrare nella prigione che non sia il
cancello principale, quindi non si aspettano degli intrusi in nessun
caso. Ho piazzato la mia talpa in questa prigione un anno dopo la
cattura di Rufy, e solo sei mesi fa è riusita a trovare
l'ingresso
del sistema di gallerie segrete che attraversa i muri della prigione.
È solo grazie al suo lavoro, e alla mia previdenza, se oggi
abbiamo
la possibilità di entrare nella prigione. Ci sono domande?-
chiese
infine Koala agli uomini nella stanza che era diventata
silenziosa.
-Come faremo ad arrivare al muro esterno senza farci
notare?- chiese Sabo che stava rielaborando il piano nella propria
testa.
-Ti ricordi quel favore che mi doveva Law? Beh, mi sono
fatta regalare un sottomarino.-
Hack fischiò ammirato alzando il
sopracciglio.
-Altre domande?-
Tofu che era rimasto in silenzio
fino a quel momento alzò la mano.
-Che percentuale di riuscita ha
questo piano?-
L'intera stanza sembrò trattenere il fiato e Koala
sorrise con una luce pericolosa negli occhi.
-Per una persona
normale diciamo... il tre percento.- Tofu impallidì.-Ma dato
che
siamo noi... direi un buon venti percento.-
Il silenzio sembrò
farsi ancora più pesante, fino a quando Sabo non
ghignò e si calcò
il cilindro bene sulla testa guardando i suoi uomini uno per uno.
-Io
dico che ce lo faremo bastare con gli interessi.-
Impel Down, sesto
livello, cella di
fondo, un'ora dopo.
Quando risuonò
forte e chiara la
sirena d'allarme Rufy e Zoro alzarono di scatto lo sguardo
lanciandosi un'occhiata significativa. Dai loro occhi strabordava
speranza e nostalgia, ma anche una fredda consapevolezza della
situazione: non erano assolutamente in grado di contribuire in modo
attivo alla fuga in quanto non facevano del vero esercizio fisico da
quattro anni. La loro muscolatura era rimasta la stessa, ma le gambe
non avrebbero retto il loro peso comunque, rendendoli inoffensivi e
incapaci di muoversi come avrebbero voluto.
Rufy reclinò la
testa all'indietro
respirando dal naso e cercando di calmare i battiti del proprio cuore
troppo eccitato ed euforico per non sfarfallare come le ali di un
colibrì. Con un sospiro spezzato Rufy chiuse gli occhi
permettendo a
sè stesso di vedere un'immagine che aveva cercato di tenere
lontana
per la maggior parte del tempo della sua prigionia. Quando chiudeva
gli occhi e pensava al viso della sua regina, la
sua mente si
distendeva e la pace dilagava nel suo cuore, ma subito dopo
riaprendoli tornava alla cruda e violenta realtà che rendeva
quella
visione, per lui paradisiaca, un inferno. Il viso di Robin gli
balenò
davanti agli occhi e il contrasto tra i capelli neri ebano e gli
occhi celesti come il mare più vasto del nuovo mondo gli
sembrava
ancora più accentuato di come lo ricordava. Rivide il suo
sorriso e
lo sguardo fiero nei suoi occhi, rivide l'acuta intelligenza che si
celava dietro a quell'espressione benevola e neutra e sorrise
concedendosi per la prima volta in quattro anni di sperare. Sperare
di poter stringere di nuovo tra le braccia la sua regina,
di
poter assaporare di nuovo la libertà con la sua famiglia, di
poter
solcare i mari osservando la gioia e i dolori dei suoi compagni.
Il rumore di grida e
distruzione e un
suono acuto interruppero improvvisamente i suoi pensieri e gli fecero
riaprire di scatto gli occhi. La scena che vide era talmente carica
di elementi inaspettati, che la sua mente fece fatica ad elaborare
tutti i dati che si trovava davanti, cogliendo solo immagini veloci
di tutto quanto.
Le sbarre della cella giacevano divelte davanti a
questa e a pochi metri da lui c'era il volto serio di Sabo che gli
toglieva in fretta e furia le catene. Confuso spostò lo
sguardo a
destra e vide che anche Zoro veniva liberato con lo sguardo puntato
davanti a lui, con gli occhi ricolmi di incredulità e shock.
Di
scatto Rufy gettò un'occhiata nella direzione in cui
guardava Zoro e
per poco non lanciò un grido: Dalle possenti spalle di
Emporio
Ivankov pendeva il corpo immobile e afflosciato di Sanji, i capelli
più lunghi delle spalle che si arricciavano leggermente
verso la
fine, lo smoking, nei suoi ricordi sempre tirato a lucido,
completamente stropicciato e sporco. Tuttavia non erano quei
dettagli a ferirlo così nel profondo, anche se vedere il
cuoco in
uno stato così poco curato era già un evento
più unico che raro.
No, erano le gambe di Sanji che pendevano inerti come il suo corpo,
ma al contrario di questo, non erano piegate dalla parte giusta e
formavano un angolo strano tra coscia e polpacci. Il sangue che
imbrattava entrambe le gambe dei pantaloni era un'ulteriore prova
dell'evidenza, che la più potente arma di uno degli uomini
più
forti del mondo era inutilizzabile, che lo colpì come una
stilettata
al petto.
Rufy ebbe un conato di vomito, e poi un altro. Non era
stato in grado di proteggere la sua famiglia, erano stati feriti, ne
aveva la prova davanti e questo lo faceva provae così tanto
disgusto
verso sè stesso che il suo stomaco sembrò
rivoltarsi.
Improvvisamente la consapevolezza di essere in
movimento lo raggiunse con la velocità di un proiettile e di
colpo
realizzò che non solo non si trovava più nella
sua cella, ma che il
freddo continuava ad aumentare e l'aria si faceva più secca,
lasciandosi dietro quella umida e marcia del sesto livello. Sentiva
qualcosa di duro premuto contro lo stomaco e vagamente si rese conto
che doveva trattarsi della spalla di Sabo, in quanto vedeva gli
stivali lucidi che usava portare pestare il pavimento durante la
corsa. In quel momento non seppe come avevano fatto ad arrivare fino
a lì e non capì come sarebbero riusciti a
scappare. Semplicemente
si arrese all'oscurità che lo raggiunse chiudendolo in un
luogo di
silenzio e pace, dove tutti i pensieri erano offuscati e muti.
-Questo
è assolutamente fuori
questione.- mugugnò Sanji attraverso la sigaretta.-Non ti
permetterò
mai di andarci da solo, dovessi fermarti con la forza.-
Sanji non
scherzava, Rufy lo vedeva dai suoi occhi. Vedeva anche la sua
volontàdi ferro, vedeva che non l'avrebbe lasciato andare
veramente,
che non avrebbe mai cambiato idea.
Sanji fece un passo avanti
uscendo dal semicerchio formato dai suoi compagni e aspirò
una
boccata di fumo spegnendo poi elegantemente la sigaretta sul tacco
della scarpa. Poi infilando le mani in tasca con grazia
affiancò il
suo capitano, mettendosi senza una parola nella posizione opposta di
Zoro.
Il silenzio era calato a bordo della nave e solo lo
sciabordio delle onde interrompeva quella calma quasi surreale.Il re
dei pirati sentì il respiro del suo vice spezzarsi
impercettibilmente e stringendo gli occhi aspettò il
prossimo colpo,
che non tardò ad arrivare: la figura alta e formosa di Nami
si mosse
con lo sguardo posato su di lui, mettendosi di fianco aa Zoro.
Quest'ultimo voltò la testa e affondò il proprio
sguardo in quello
nocciola di lei e fece scivolare la mano nella sua, stringendo come
se ne andasse della sua vita.
Mano a mano Rufy guardava i suoi
compagni venire verso di lui, tutti con una fredda determinazione
nello sguardo maturo e pieno di sentimenti inespressi, tutti con il
passo sicuro e le mani ferme.
Il re alzò la testa osservando
l'unica persona rimasta ancora di fronde a lui. Gli occhi cerulei di
Robin lo fissavano, incapaci di contenere le emozioni, comunicandogli
tutto quello che lei provava. In quel momento Rufy seppe che anche
lei lo leggeva come un libro aperto. Lacrime sottili fuoriuscirono
dagli occhi di Robin e Rufy tese una mano mentre lei gli si
avvicinava. La strinse a sè condividendo con lei e con i
suoi
compagni la desolazione di quel momento e la consapevolezza che
quello era un passo su una strada che si allontanava dal mare.
Buonasera
ragassuoli che avete letto questo capitolo!
Eccomi
qui con il
secondo capitolo della storia. Non è passatoun tempo
esageratamente
lungo, ma non sono stata nemmeno speedy gonzales (se qualcuno se lo
ricora xD)...
In questo capitolo abbiamo una presenza dominante
dei rivoluzionari, che a mio avviso meritano più attenzione
di
quella che viene loro data di solito.
Allora ci vediamo al
prossimo capitolo, che potrebbe essere quando i gatti voleranno
(l'evoluzione rende tutto possibile, non preoccupatevi)e ciao!
Ika
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