La nostra storia in 30 spezzoni di tatsuei90 (/viewuser.php?uid=927180)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** It's just the story of how It all began ***
Capitolo 2: *** You shouldn't do it ***
Capitolo 3: *** I'm missing you so much... ***
Capitolo 1 *** It's just the story of how It all began ***
Se qualcuno avesse chiesto a Iwaizumi come avesse incontrato Oikawa, non aveva alcun dubbio: ricordava ancora benissimo la scena ed era stato letteralmente fulminato da quel coetaneo all'apparenza timido.
Era l'equinozio di primavera: il venti marzo e il piccolo Hajime, che a quell'epoca aveva cinque anni, si trovava in un giardino bello ampio, attraversato da un ruscello, assieme alla madre; era uno dei pochi giorni in cui aveva iniziato a fare seriamente caldo e la donna aveva acconsentito ad accompagnarlo lì, dopo molta insistenza da parte del piccolo: dopotutto non doveva lavorare e lui non doveva andare all'asilo, quindi non c'era nulla di male.
Si erano fermati in riva al fiume e mentre Iwaizumi giocava con dei sassolini che lanciava nell'acqua, la signora lo osservava felice, tenendo vicino a sé la bicicletta.
"Mamma! Guarda che bello! Mi specchio nell'acqua." l'entusiasmo del piccolo era contagioso, mentre, sdraiato nell'erba, osservava il riflesso sulla superficie calma: quale stregoneria era mai quella?
"Hajime, stai attento a non caderci dentro, okay? Non ti voglio di certo tutto bagnato, anche se ho il cambio e un asciugamano con me." Il tono della madre non era duro, però se lo evitava, era decisamente meglio.
"Sì mamma." Continuò a restarsene lì buono, fissandosi, fin quando non apparve qualcun altro sulla superficie liscia del fiume: un altro bambino per la precisione. Iwaizumi alzò il viso e lo spostò verso la propria destra, notando così la figura a cui apparteneva quel riflesso.
"Tooru, vieni qui!" Una voce femminile richiamò il bambino che, sospirando, fece un saluto con la manina e corse verso la madre... "Oh, ciao cara." Si era accorta solo in quel momento della presenza della signora Iwaizumi, con cui erano decisamente amiche di vecchia data.
"Che piacere vederti: non mi dire che quello è Tooru! È cresciuto così tanto." Disse la signora Iwaizumi con un sorriso. "Hajime, vieni qui: ti faccio conoscere il bimbo di una mia carissima amica. Sono certa che andrete d'accordo e potrete giocare molto assieme."
"Arrivo, mamma." Si alzò in pochissimo e raggiunse la madre, osservando meglio il ragazzino: fu come un colpo di fulmine, doveva ammetterlo... "Io sono Hajime Iwaizumi." Fece un lieve inchino.
"I-io sono Tooru Oikawa." Sembrava molto timido e quasi si nascondeva dietro le gambe della madre, pur sapendo che non doveva aver paura di lui. Sentendosi spingere in avanti dalla madre, fece un inchino a propria volta.
"Che ne dici se torniamo alla riva? Possiamo lanciare i sassolini, oppure giocare a nascondino o tante altre cose!" il piccolo Hajime era davvero felice di aver trovato qualcuno con cui poter giocare in quella giornata così assolata e calda.
Oikawa dapprima guardò la madre e, ricevendo un assenso, si lasciò andare ad un sorriso. "Va bene, Iwa-chan." Lo disse con spensieratezza, senza pensarci su troppo, per di più quel cognome era impossibile da pronunciare.
"Allora an..." Non finì la frase, perché rimase letteralmente spiazzato da quel nomignolo: nessuno lo aveva mai chiamato così e per di più nemmeno gli piaceva. "Se Iwaizumi ti è troppo difficile da dire, chiamami Hajime: Iwa-chan è orrendo!" Nonostante ciò, si avviò verso il fiume, rimproverato dalla madre.
"Non fare così, Hajime: è carino come soprannome, non c'è bisogno di prendersela tanto." La madre scosse lievemente la testa, tornando a parlare con l'amica, dopo avergli detto quelle parole.
"Iwa-chan è carino: perché non ti piace?" l'innocenza di Tooru era impareggiabile ed era alquanto palese, mentre lo seguiva.
"Non lo so di preciso: è solo che ha uno strano suono." Per fortuna camminava davanti al coetaneo, quindi non poteva notare quanto fosse arrossito a quelle parole. "Se proprio però vuoi chiamarmi così, fai come preferisci: dubito di riuscire a farti cambiare idea." Ci rinunciava già a prescindere e, a dirla tutta, non gli andava molto di litigare in quel momento.
"Va bene, Iwa-chan." Fu quasi come se non lo avesse ascoltato nemmeno per un secondo, ma a lui il soprannome piaceva, quindi non lo avrebbe cambiato per nulla al mondo. Arrivarono alla riva e si sedette vicino a lui, prendendo un sassolino, cercando di lanciarlo: cadde subito in acqua, mentre quello dell'altro fece due salti, prima che succedesse. "Wow! Come hai fatto, Iwa-chan? Io non ci riesco." Il suo tono di voce era profondamente deluso, mentre prendeva in mano un altro sassolino.
"Mh? è semplice: guardami attentamente." Ne prese un altro a propria volta e si concentrò, attendendo il momento giusto, lanciandolo infine: anche quello rimbalzò due volte sulla superficie, prima di affondare nell'acqua cristallina del fiumiciattolo.
"Non ho capito: la fai troppo facile tu, mentre in realtà non è affatto così." Gli mise un piccolo broncio, deluso: di quel passo non ce l'avrebbe mai fatta e la cosa lo buttava giù di morale.
"Non devi abbatterti: anch'io all'inizio non ne ero in grado e tutt'ora, come vedi, riesco a farlo rimbalzare solo due volte, ma mi piacerebbe che succedesse più volte." Gli posò una mano sulla spalla, sorridendo a trentadue denti. "In ogni caso dai, ti aiuto ora e vedrai che ci riuscirai, non preoccuparti, mi raccomando." Quello era solo un piccolo passatempo, eppure stava divertendo entrambi e la cosa faceva molto piacere al ragazzino.
"Va bene, sono pronto: imparerò in fretta, vedrai! Te lo assicuro, Iwa-chan." Di slancio lo abbracciò, riconoscente, lasciando di stucco l'altro.
"Ti ho detto di non chiamarmi così e... Perché mi hai abbracciato? Mi è sembrata solo una cosa carina da fare, tutto qui, anche per diventare più amici." Questa volta aveva evitato di arrossire, ma doveva ammettere che era stato ben difficile: Tooru era troppo espansivo per i propri gusti e non capiva cosa potesse passargli per la testa. "Iniziamo allora: poi proverai da solo e vedrai che ci riuscirai! Abbi solo un po' di fiducia in te."
Fu così che passarono ore lì a giocare con i sassolini, prendi scappa o vari altri giochi e fu proprio da quel giorno, che iniziarono ad essere migliori amici, fino ad arrivare ad oggi, in procinto di finire le stesse superiori, ma di separarsi per l'università. Si sarebbero visti ancora, anche in ricordo dei bei, tristi, felici momenti che avevano condiviso assieme: la gioia delle vittorie, la tristezza delle sconfitte... Ora tutto sarebbe stato diverso, ma non la loro amicizia: quella sarebbe rimasta invariata per sempre, anche con la conoscenza di nuove persone, quello non sarebbe mai cambiato.
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Capitolo 2 *** You shouldn't do it ***
Accusation IwaOi
Just another day in the city life
Just another day where we live or die
We're all prayin' through the smoke filled sky
Just another day in the city life, city life
(City Life - Redlight King)
Una
cosa che Iwaizumi non sopportava, da piccolo, ma anche da grande, erano
le ingiustizie: essere accusati di qualcosa di falso solo
perché si è il più piccolo della famiglia, anche
quando davvero non c'entri nulla in tutto ciò che è
successo. Certo, c'era da dire che, con il passare degli anni, un po'
aveva perso questa cosa: spesso e volentiri non voleva sentire ragioni
da parte di Oikawa, il quale spesso lo irritava con i suoi modi di
fare; non era sempre stato così e a quei tempi lo proteggeva
pure.
Era aprile del loro primo anno di scuole elementari: Oikawa aveva
già coltivato una certa passione per la pallavolo, mentre
Iwaizumi preferiva ancora cercare di prendere i coleotteri con il suo
retino: spesso si trovavano per giocare assieme, andando nei posti
più disparati o semplicemente restavano l'uno a casa dell'altro,
nel caso piovesse o comunque il tempo non prometteva nulla di buono.
La primavera si faceva sentire e si vedeva chiaramente nell'aria: nel
percorso verso casa I ciliegi erano già in fiore e lo spettacolo
che essi donavano a chiunque li osservasse, era sempre mozzafiato.
Mentre si passava si potevano distinguere correre felici sotto di essi,
in mezzo a tutto quel rosa che aveva un qualcosa di quasi romantico:
loro non lo potevano ancora capire, ma la cosa non valeva per I
genitori o gli anziani.
Il cielo quel giorno si presentava per lo più sereno, con
qualche nuvola di passaggio: le previsioni non prevedevano rovesci se
non in tarda serata e ovunque si poteva respirare il profumo dei vari
fiori.
"Iwa-chan sei libero dopo pranzo?" Oikawa non aveva ancora smesso di
chiamarlo in quel modo, nonostante fosse molto tempo che gli ripeteva
di non farlo. "Potresti venire a casa mia e potremmo giocare assieme!
Cosa ne dici, Iwa-chan ~?" Ora era detto in tono cantilenante, che al
compagno non piaceva affatto.
"Quante volte devo dirti di smetterla di chiamarmi così? Per di
più quel tono cantilenante mi irrita ancor di più,
Idiokawa!" Non c'era proprio nulla da fare: gli dava davvero fastidio
il tutto. "In ogni caso: sì, credo di poter venire; in caso
contrario ti chiamerò, altrimenti arriverò alle due e
mezza, va bene?" Un piccolo sospiro si levò dalle sue labbra,
mentre ad un incrocio aspettavano che il semaforo diventasse verde.
"Sì, Iwa-chan ~. Giocheremo a pallavolo e... Non so: magari
nascondino o qualcosa di simile! Ho intenzione di entrare a far parte
della squadra della nostra scuola e potresti farlo anche tu: sei bravo
in fin dei conti." Dal tono sembrava eccitato dal poter giocare con
lui: su quello non c'era alcun dubbio.
"Vedremo... Non so nemmeno le basi e nemmento tu sei messo meglio di me!" Si ricordò una volta in cui l'altro aveva cercato di
schiacciare e, avendo mancato la palla, questa gli era caduta in testa,
quindi si mise a ridacchiare di gusto.
"Sei sempre così cattivo Iwa-chaaan, non prenderti gioco di me."
Fu un tono bello lamentoso quello e gonfiò le guance,
attraversando finalmente.
"Non prendertela così tanto: ci vediamo tra un po'."
Passarono le ore e alla fine le due e mezza arrivarono: per fortuna la
madre gli aveva detto di sì senza doverla pregare, quindi si
fece trovare a casa dell'amico al secondo spaccato. Oikawa corse ad
aprirgli sorridente, facendolo entrare nella grande casa.
"Ciao Tooru, salve signora Oikawa." Per prima cosa si tolse le scarpe,
indossando le patine che il coetaneo gli porgeva: davanti a sua madre
non lo avrebbe mai chiamato con I nomignoli che era solito dargli; non
voleva essere sgridato per una cosa simile.
"Ciao Hajime-kun. Io ora esco per un'oretta circa: restate qui nelle
vicinanze e vedete di non farvi male, va bene? Al massimo andate al
parco giochi che c'è qui vicino." La donna posò una mano
tra I capelli del figlio, sorridendogli.
"Sììì mamma, non ti preoccupare. Resteremo qui a
giocare a pallavolo, non corriamo rischi particolari." Tooru
cercò di togliere la mano della madre dalla propria testa: non
gli piaceva molto che gli venissero scompigliati I capelli.
"A più tardi allora." Li salutò con la mano, andandosene via e lasciando entrambi da soli.
"Prima di iniziare a giocare vuoi qualcosa?" Si comportava come un vero uomo di casa, cosa che era in quel momento, no?
"No grazie Idiokawa: iniziamo a giocare piuttosto, che è meglio."
Mise nuovamente le scarpe, precedendolo fuori, per poi seguirlo nel
giardino grande sul retro. Iniziarono a provare qualche passaggio, fino
a che la palla ricevuta da Hajime non superò la siepe e
atterrò nel giardino dei vicini: gli Ushijima.
"Dannazione! Non ho alcuna intenzione di andare a riprenderla! Vacci
tu, dato che è colpa tua, se è finita da loro." Oikawa
non sopportava il figlio dei vicini, per quello non aveva alcuna
intenzione di riprendere la palla.
"Haaa? La palla è tua, quindi la riprendi tu, niente
discussioni." Iwaizumi non voleva per nulla al mondo, quindi non si
mosse nemmeno di un passo verso il cancello.
"Sei sempre più cattivo con me, Iwa-chan." Tooru mise un vero e
proprio broncio, sbuffando. "Vado." Aprì il cancello e
andò a suonare alla casa degli Ushijima, tutto nervoso. "Ehm...
Mi è caduta la palla nel vostro giardino: potrei riaverla?"
Chiese, appena sentì qualcuno rispondere.
"Arrivo subito." Fu la voce di un bambino quella che riuscì
chiaramente a sentire Oikawa, che deglutì lentamente,
attendendo. "Una palla da pallavolo: posso venire a giocare anch'io?
Oppure tu e il tuo amico potete giocare qui." Il coetaneo sembrava
avere una voce gentile, ma Tooru lo odiava da quando lo avevano
conosciuto.
"No grazie, stiamo benissimo anche se giochiamo da soli: posso avere la
mia palla? Grazie." l'ultima parola la biascicò solo
perché I genitori gli avevano sempre detto di essere gentile e
ringraziare.
"Beh, in tal caso vieni a prenderla: il cancello è aperto."
Wakatoshi la teneva in mano come se fosse un trofeo, del tutto
intenzionato ad impedirgli di prenderla.
"Dannato...!"
Tooru aprì il cancello e fu un attimo: Iwaizumi si era
avvicinato per vedere cosa stesse succedendo, nel momento stesso in cui
il moro cercava di riprendersi la palla. Non riuscendovi, decise di
compiere un azione un po' estrema: mordergli il braccio, nella speranza
che ne lasciasse la presa. Gli si attaccò al braccio, mentre
Iwaizumi li raggiungeva e cercava di staccarlo, prima che arrivassero I
genitori dell'altro bambino.
"Cosa sta succedendo? Oikawa-kun! Cosa stai facendo?" l'espressione
della madre di Wakatoshi era profondamente arrabbiata, mentre
allontanava il figlio dai due. "Sei un animale!" notando la madre
dell'incriminato arrivare, la fissò torva, sbuffando. "Senta,
forse dovrebbe andare a far controllare suo figlio: guardi che cos'ha
appena fatto!" alzò con delicatezza il braccio del figlio,
affinché l'altra lo vedesse.
"Cosa...? Tooru Oikawa: in casa, ora!" fece segno ai due ragazzini di
rientrare, tornando poi ad osservare la vicina. "Mi dispiace per
ciò che ha fatto: sono ragazzini purtroppo, ma non
succederà più." se ne andò a dir poco infuriata,
trovando i due seduti sul divano. "Cos'hai da dire in tua
discolpa? Non posso credere a ciò che hai fatto: si
può sapere cosa ti è saltato in mente?" non le importava
se stava facendo la ramanzina davanti a Hajime, avrebbe capito pure lui.
"I-io... Non sono stato io: non è colpa mia, te lo assicuro mamma." iniziò a piangere, mordendosi un labbro.
"Signora Oikawa: è la verità... Ha iniziato Ushijima-kun,
non consegnandogli la palla, che era caduta nel suo giardino e Oikawa
ha reagito solo d'istinto, dato che non cedeva." Iwaizumi tentò,
invano, di andare in soccorso dell'amico: era tutta colpa sua, non
poteva evitarlo.
"Iwaizumi-kun ti prego di farmi il favore di non difenderlo: ciò
che ha fatto è grave, a prescindere da chi o cosa ha scatenato
la lite." il tono della donna era duro e le dispiaceva parlare
così al ragazzino, ma era necessario.
"Mi dispiace, davvero: ammetto di aver esagerato un po', ma è
tutta colpa di quel dannato! Non lo sopporto e fa di tutto per farmi
irritare." disse Oikawa ancora in lacrime, tenendosi alla maglietta del
migliore amico.
"Pensi davvero che serva a qualcosa chiedere scusa in questo momento?
Dovresti andare da lui: hai ferito Wakatoshi-kun, non me." almeno stava
ragionando: sapeva quanto non ci andasse d'accordo, ma quello era
davvero troppo.
L'orgoglio del piccolo Tooru quella volta gli costò una
settimana di punizione, dato che si era rifiutato categoricamente di
andare a chiedergli scusa. Quello era sicuramente uno dei ricordi
indelebili per entrambi.
Just another day where we live or die.
*§§§§§§§§§§§*
N.d.A.: Fan fiction partecipante alla challenge Equinozio di
Primavera con il prompt: City Life - Redlight King
Partecipa alla 30
Days of Writing Challenge con il
prompt: 2. Accusation
Un ringraziamento a: Audrey_Ntray per aver recensito la prima one-shot.
MizaRose per averla messa tra le preferite
SaraLovex per averla messa tra le ricordate
Artemisia246 - Hillarity e Audrey_Ntray per averla messa tra le seguite
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Capitolo 3 *** I'm missing you so much... ***
Restless
Can't conceal what I feel
What I know is real
No mistaking the faking
I care
With a prayer in the air
I will leave it there
On a note full of hope
Not despair
A Pain I'm Used To - Depeche Mode
Le poche volte in cui
Iwaizumi non era stato in grado di dormire era stato a causa di febbre
alta o per l'ansia da prima apparizione in una partita ufficiale di
pallavolo. C'era stata una volta però, in cui l'insonnia non era
stata causata da quei fattori ed era successo quando sia lui che Oikawa
avevano 10 anni.
"Iwa-chan, sto per partire." Quel discorso era uscito fuori uno degli
ultimi giorni di primavera, appena usciti dalla palestra della scuola.
Quella notizia aveva sconvolto immediatamente il moro, che si era
fermato per vari minuti ad osservarlo, senza sapere cosa dire.
"Partire...? Dove andrai? Non ti trasferirai mica da qualche parte,
spero!" anche se così fosse stato, non avrebbe potuto farci
nulla purtroppo, lo sapeva benissimo.
"Mi è stata offerta una borsa di studio per andare a studiare e
giocare a pallavolo per 6 mesi in una squadra e scuola molto importante
americana: parto tra due settimane." abbassò lo sguardo: non
voleva incrociare quello del migliore amico; lo sentiva su di sè
e faceva davvero male, sperava solo che capisse: quella era
un'occasione più unica che rara per lui e non poteva farsela
scappare.
"Dannato Trashikawa...! Quando aspettavi a dirmelo? Il giorno in cui
saresti partito? Oppure me ne sarei reso conto solo perché non
ti avrei visto a scuola?" faceva l'arrabbiato solo per evitare di
mettersi a piangere davanti a lui o picchiarlo per non averglielo detto
prima.
"Eddai Iwa-chan ∼ non prendertela così tanto: capisci di
certo che gran opportunità sia per me. Per di più ci
potremo comunque sentire: non sto andando a morire." il setter
cercò di sdrammatizzare la situazione, senza riuscirci troppo...
Non immaginava che il suo migliore amico l'avrebbe presa così
male.
"Hai presente dove sono gli Stati Uniti e di quante ore di fusorario ci
sono di differenza? Saremo di sicuro costretti a fare a turno e restare
alzati tardi, Shittykawa." Oikawa dopotutto aveva ragione: era
un'ottima occasione per lui e chi era lui per volergli impedire di
andarsene? "Vedi di farti sentire appena puoi e di non fare casini o
farmi preoccupare." sarebbe rimasto in ansia in ogni caso, ma sentirlo
almeno due o tre volte alla settimana lo avrebbe fatto stare certamente
meglio.
"Ti preoccupi troppo Iwa-chan ∼ andrà tutto bene:
starò da cugini di mia madre, che abitano lì e mi
aiuteranno in tutto. Per quando sentirci vedremo: dipenderà
tutto anche dalla mia scuola e dagli orari degli allenamenti. In ogni
caso quando sarò arrivato avrai un mio messaggio che ti fa
sapere che è andato tutto bene. Grazie per il fatto che ti
preoccupi così tanto per me, Iwa-chan." a tradimento lo
abbracciò, anche se sapeva benissimo quanto l'altro odiasse quel
gesto.
"Idiokawa..." si limitò a sussurrare il moro, stringendolo a
sè: era la prima volta che accettava un suo abbraccio, ma ne
aveva davvero bisogno. "Mi mancheai e vedi di tenermi informato su come
va in quella squadra." era pesante dire simili parole: significavano
che per sei mesi non avrebbe avuto più le sue alzate e quello
era ciò che lo faceva stare peggio, oltre la distanza che li
avrebbe separati.
"Ti terrò aggiornato su tutto, Iwa-chan ~. Tu vedi di non
sentire troppo la mia mancanza e di non andare in depressione, eh." si
portò una mano alla nuca e ridacchiò, facendo una lieve
linguaccia.
"Haaa? Sarò più che felice di non dovermi sentire,
miliardi di volte nel corso della giornata, il tuo dannato Iwa-chan.
Sia ringraziato il cielo." ora poteva nascondere il fatto che gli
sarebbe mancato fin troppo e si sentiva un po' meglio, quasi in pace
con sé stesso.
"Sei sempre così cattivo con me, uff."
I giorni passarono fin troppo in fretta e quello della partenza alla
fine arrivò: Iwaizumi aveva costretto i genitori ad
accompagnarlo all'aeroporto; non poteva permettere che Oikawa se ne
andasse senza che gli avesse dato un saluto come si deve. Quando lo
lasciarono scendere davanti all'entrata, lui si fiondò a uno dei
banchi informazioni, per chiedere dove partiva l'aereo per la
California: sperava di arrivare in tempo... Corse a perdifiato,
arrivando di fronte al migliore amico che ormai rischiava un infarto,
dato quanto sentiva battere forte il cuore nel petto. Il sacchettino
con il regalo lo aveva ancora in mano per fortuna e gli
punzecchiò la spalla, affinché si girasse e lo notasse.
"I-Iwa-chan...! Che piacere vederti qui: grazie per essere venuto a
salutarmi." la felicità era ben palese sul volto del castano,
quanto la sorpresa nel vederlo lì.
"V-volevo salutarti e consegnarti questo... Devi aprirlo solo quando
sarai in America dai tuoi parenti! Promettilo: è una cosa a cui
tengo molto, quindi rispetta questa mia richiesta, per favore." disse,
mentre cercava di riprendere fiato e calmarsi. Alla fine gli
consegnò il pacchettino, abbracciandolo, anche se lievemente in
imbarazzo. "Allora ci sentiamo! Ricorda il messaggio per dirmi che sei
arrivato o appena tornerai ti picchierò così forte che
non ricorderai più niente."
"Grazie Iwa-chan e non mi dimenticherò di scriverti, promesso!"
Ne ricambiò l'abbraccio, finché non dovette fare il
check-in e tutto. Iwaizumi dal canto suo, rimase con i genitori ad
aspettare che l'aereo partisse, le lacrime che rischiavano di andare a
rigargli il volto: non lo avrebber rivisto per ben sei mesi e sarebbe
cambiato tutto in quel tempo. Per tutto il viaggio in macchina si
limitò a starsene in silenzio ad osservare fuori dal
finestrino... La partenza di Oikawa lo segnava molto ed i genitori ne
erano un po' preoccupati: sarebbe andato tutto bene? Hajime avrebbe
superato quel distacco? Probabilmente per qualche giorno no, in fondo
erano migliori amici e molto vicini l'uno all'altro.
Anche la cena passò nel silenzio, cosa strana, ma forse dovevano
farci l'abitudine per qualche giorno. Il piccolo diede il bacio della
buonanotte ad entrambi i genitori e salì nella propria camera,
prendendo il retino in mano: gli portava alla mente tanti di quei
ricordi passati con Tooru; si mise il pigiama e, con il retino stretto
al petto, si infilò sotto le coperte, cercando di chiudere
occhio.
You may be unsure, but I know
I'm always coming back.
You can bet on that,
You're the only place I call home.
"Only Place I Call Home" - Every Avenue
Le ore passavano
ma lui non riusciva a prendere sonno e aspettava con ansia il
messaggio, che arrivò nel momento esatto in cui suonò la
sveglia: sorrise lievemente leggendo che stava bene e gli rispose,
prima di alzarsi controvoglia... Voleva restare a casa dato che non
aveva dormito nemmeno un'ora, ma i suoi glielo avrebbero permesso?
Scese a fare colazione, salutando la madre e mangiò in silenzio,
sotto il suo sguardo preoccupato.
"Non ho dormito,
mamma... Posso restare a casa per oggi? Non riuscirei a restare
attento: per di più non ho fatto quasi mai assenze." disse
infine, appena finì di fare colazione: aveva rischiato
più volte di chiudere gli occhi mentre mangiava e a scuola
sarebbe stato peggio.
"Torna a letto:
non ti avrei fatto andare comunque... Mi sono accorta di come stai."
Gli si avvicinò e gli diede un bacio sulla fronte, sparecchiando
la tavola. "Tooru-kun è arrivato?"
"Grazie mille,
mamma." sorrise e si alzò, andando verso le scale. "Sì,
ho ricevuto il suo messaggio appena sveglio."
Dopo quella notte, nei giorni a seguire ne passò altre in
bianco, ma alla fine riuscì a tornare a dormire beatamente,
anche se con il suo continuo pensiero in mente.
*§§§§§§§*
N.d.A.: Fan fiction partecipante alla challenge Equinozio di
Primavera con il prompt: A Pain I'm Used To - Depeche Mode
Partecipa alla 30 Days of Writing Challenge con il prompt: 3. Restless
Un ringraziamento a: SaraLovex e valechan91 per aver recensito la prima one-shot
Bakagheiyama per averla messa tra le preferite
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