How To Fall (In Love) di Arkytior (/viewuser.php?uid=913464)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Parte 1 - Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Parte 1 - Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Parte 1 - Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Parte 1 - Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Parte 2 - Capitolo 1 ***
Capitolo 7: *** Parte 2 - Capitolo 2 ***
Capitolo 8: *** Parte 2 - Capitolo 3 ***
Capitolo 9: *** Parte 2 - Capitolo 4 ***
Capitolo 10: *** Parte 3 - Capitolo 1 ***
Capitolo 11: *** Parte 3 - Capitolo 2 ***
Capitolo 12: *** Parte 3 - Capitolo 3 ***
Capitolo 13: *** Parte 3 - Capitolo 4 ***
Capitolo 14: *** Epilogo ***
Capitolo 1 *** Prologo ***
How
To Fall (In Love)
ovvero
Come
innamorarsi della persona sbagliata
Prologo
Un altro trasloco. Non ricordava di essersi mai fermata nella stessa
città per più di un anno. Sapeva che anche
stavolta
sarebbe andata come sempre: qualche mese, e si sarebbe trasferita di
nuovo. Forse sua madre si sarebbe stancata di avere sempre i soliti
clienti, o forse lei avrebbe di nuovo fatto la cosa sbagliata al
momento sbagliato, o forse suo fratello minore non si sarebbe
ambientato bene nella nuova città…
L’ultima ipotesi
era piuttosto assurda, dato che stavano tornando nella stessa
città in cui erano già stati un anno prima.
Stavano
tornando a Lima, in Ohio, e a Charlie questa cosa non piaceva per
niente. Pensava che sicuramente avrebbe incontrato qualcuno che
l’avrebbe riconosciuta e si sarebbe ricordato di
ciò che
era successo l’anno prima. Come le era venuto in mente di
iscriversi di nascosto in una scuola per soli ragazzi? Travestendosi da
ragazzo, per di più! Sperava che sua madre non lo avrebbe
mai
scoperto, ma invece le cose andarono diversamente.
Dopo
svariati mesi a Seattle, un nuovo trasloco. Ormai non ci faceva quasi
più caso: ogni volta che arrivavano in un posto nuovo, non
si
faceva in tempo ad abituarsi alla nuova città, che si doveva
partire di nuovo. Non si ricordava neanche più quante volte
aveva cambiato casa, da quando era nata. Aveva fatto bene suo fratello
maggiore a scappare! Ora era chissà dove, in giro per il
mondo,
con la sua nuova fidanzata che a lei non stava simpatica per niente:
doveva essere per questo che a lei non piaceva ricevere telefonate da
lui.
Arrivati davanti alla nuova casa, Charlie fu sollevata, quando
scoprì che era abbastanza lontana dalla casa in cui aveva
vissuto l’anno prima. Forse nessuno l’avrebbe
riconosciuta,
in quel nuovo quartiere!
L'angolo
dell'autrice:
Ho
iniziato a pensare a questa storia durante la seconda stagione, ma poi,
dato
che all'inizio non volevo scriverla, è andata avanti da sola
e
il "nuovo personaggio" che ho inserito è un po' cambiato...
Nel caso ci fossero dubbi, il nuovo personaggio che ho introdotto non
sono io, anche se in parte mi somiglia. Diciamo solo che non
è
uno
dei personaggi più simpatici che mi siano mai venuti in
mente, ed è già tanto se le ho destinato un
quasi-lieto fine.
Comunque, vi dico da subito che questa storia si dividerà in
tre parti
(ambientate rispettivamente durante la seconda, la terza e la quarta
stagione), e si concluderà con un epilogo (che potrebbe
anche essere omesso, in realtà, ma deciderò io se
pubblicarlo o no, alla fine della storia).
Nel frattempo, fatemi sapere cosa ne pensate: sarei
felicissima se mi lasciaste una vostra recensione, anche se mi sembra
un po' impossibile capire molte cose di una storia soltanto dalle poche
righe di questo prologo...
A presto!
Arkytior
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Capitolo 2 *** Parte 1 - Capitolo 1 ***
Parte 1: The New Boy
In Town
Capitolo 1
Un nuovo anno scolastico era appena
iniziato al liceo McKinley. Era passata una settimana
dall’inizio della scuola, e già gli studenti
avevano cominciato a contare i giorni che mancavano alle vacanze di
Natale. Era il primo giorno di Charlie nella nuova scuola, e sperava di
restarci per più di qualche mese. Sperava di fare amicizia
con qualcuno, anche perché era settembre, l’anno
scolastico era appena cominciato, ed era normale per gli studenti
vedere intorno a loro tante facce nuove. Le era capitato di trasferirsi
in una nuova scuola a metà dell’anno scolastico,
oppure alla fine, ed era davvero difficile integrarsi. E poi, sperava
di riuscire finalmente a trovare l’amore della sua vita, dato
che l’ultima volta che aveva pensato di averlo trovato, non
era andata esattamente come sperava...
La lezione di spagnolo sembrava non finire più. Finn Hudson
guardò l’orologio: possibile che fossero passati
soltanto dieci minuti dall’inizio della lezione? Sperava che
succedesse qualcosa, magari qualcosa che potesse interrompere la
lezione, tipo un incendio, un terremoto, un’assemblea
straordinaria, o anche un bidello...
Cercava di capire di cosa stesse parlando il professore, quando la
porta si aprì. Entrò un ragazzo, che aveva
l’aria spaesata di un nuovo studente. Portava i jeans, una
felpa sportiva blu elettrico e un cappellino da baseball nero. Portava
uno zaino grigio scuro, a tinta unita, senza scritte o disegni sopra.
Sembrava più piccolo e magro di come in realtà
doveva essere, forse perché i vestiti che portava erano
molto più grandi della sua taglia: forse la sua famiglia non
poteva permettersi vestiti nuovi, e aveva dovuto indossare quelli di
suo fratello maggiore, o di suo padre...
Doveva essere per forza un nuovo studente: portò un foglio
al professore, forse l’orario che gli era appena stato
consegnato, e il professore gli confermò che si trovava
nella classe giusta, dopodiché lo fece sedere in una delle
prime file di banchi.
"È un problema per lei se preferisco tenere il cappello in
classe?" disse poi, con una voce strana. Forse la sua voce non era
ancora cambiata, pensarono gli altri della classe.
"No, puoi tenerlo, se vuoi!" rispose il professore.
Tutta la classe guardò il nuovo arrivato, come se fossero
allo zoo e stessero ammirando un animale raro che non avevano mai visto.
"Tu hai già studiato spagnolo in passato, Charlie?" chiese
il professore al nuovo arrivato.
L'angolo
dell'autrice:
Quando
ho pubblicato questo capitolo la prima volta ho ricevuto commenti di
lettori che non avevano capito bene chi fosse il protagonista della
storia... Per chiarezza: la protagonista è una ragazza,
Charlotte detta Charlie, che però si veste da ragazzo. In
questa storia ho sperimentato la descrizione di un personaggio visto
con gli occhi degli altri personaggi, perciò già
vi preannuncio che potrebbero esserci momenti di confusione
(specialmente derivanti dai pronomi usati) quando si parla di Charlie.
Per
il resto, questo capitolo non è molto lungo,
perché getta le basi della storia, ma spero che vi abbia un
po' incuriosito lo stesso.
Nel
frattempo, vi invito a commentare e recensire: le vostre opinioni sono
sempre molto gradite!
A
presto!
Arkytior
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Capitolo 3 *** Parte 1 - Capitolo 2 ***
Capitolo 2
Charlie era in piedi, davanti alla bacheca degli annunci. Forse un club
scolastico sarebbe stata una buona occasione per fare amicizia con
qualcuno, e forse non si sarebbe dovuta trasferire tanto presto!
C’erano club di ogni tipo: club degli amanti del latino, dei
campioni di scacchi, di teatro, di cucina, squadra di basket o di
football... Ma come avrebbe fatto ad essere accettata da qualcuno, se
si stava nascondendo ancora? Si era travestita di nuovo da ragazzo, ma
stavolta non era stato affatto semplice: l’ultima volta,
almeno, la scuola le aveva dato un’uniforme da indossare, e
aveva i capelli più corti, che non doveva nascondere sotto
un cappello. Stavolta, aveva ‘preso in prestito’ i
vestiti di suo fratello maggiore, che le stavano anche troppo grandi!
Sicuramente qualcuno l’avrebbe scoperta, e chissà
cosa sarebbe successo! Sua madre si sarebbe infuriata ancora di
più, e si sarebbero trasferiti di nuovo, chissà
dove, e lei avrebbe continuato la sua vita trasferendosi da un posto
all’altro, senza legarsi mai a nessuno.
"Ehi, ciao!"
Una voce la distolse dai suoi pensieri. Si voltò, e vide che
la voce apparteneva ad un ragazzo alto ― molto
alto! ― che aveva notato
a lezione di spagnolo. E se avesse scoperto qual era la sua vera
identità? O peggio, e se l’avesse riconosciuta
perché era stato un suo compagno di scuola, un anno prima?
"Sei nuovo, vero?" continuò il ragazzo.
Bene, forse era salva, e il suo giro del mondo non sarebbe dovuto
ricominciare il giorno successivo.
"Ehm... sì, mi sono appena trasferito qui da Seattle,"
rispose Charlie, camuffando la voce per farla assomigliare a quella di
un ragazzo.
"E... non conosci nessuno qui?"
Charlie ripensò ai ragazzi che aveva conosciuto un anno
prima: era sicuramente impossibile incontrarne qualcuno in quella
scuola!
"No, non conosco nessuno!" rispose.
"Io sono Finn Hudson!" le disse il ragazzo, porgendole la mano.
"Charlie St. Claire!" disse lei, stringendogli la mano.
"Stavi cercando qualche attività extrascolastica da fare?"
"Sì, pensavo che sarebbe un’occasione per
conoscere qualcuno!"
"Ehi... ti piace cantare?"
"Come, scusa?"
Non cantava più da mesi. Di solito lo faceva
perché a suo fratello minore piaceva molto, ma da dopo il
suo ultimo quasi-fidanzato non aveva più cantato.
"Mai sentito parlare di Glee Club?" le chiese Finn.
"Sì, ci sono stato, in un’altra scuola, ma non
sapevo che ci fosse anche qui!" rispose Charlie.
"Non hai mai fatto campionati provinciali o regionali?"
"No, sono rimasto troppo poco in quella scuola..."
"Perché non ti unisci al nostro, allora? Il professor
Schuester sta cercando nuovi membri! Agli altri farà
sicuramente piacere conoscerti!"
La portò nell’aula canto, come la chiamavano tutti
i membri del club. Era un’aula enorme, con vari strumenti
musicali, una band, e tante sedie, occupate da persone con cui forse
lei non avrebbe mai fatto amicizia.
"Ragazzi, lui è Charlie!" esordì Finn.
"È nuovo, ed è interessato ad unirsi al Glee
Club!"
"Che bella notizia!" disse il professore. Anche gli altri membri del
club furono felici che un altro ragazzo si unisse a loro.
"Sai cantare, vero, Charlie?" chiese poi.
"Sì, anche se non canto da tempo..." rispose Charlie.
"Perché non ci fai sentire qualcosa, allora?"
continuò il professore.
Charlie andò a dire alla band il titolo della prima canzone
che le era venuta in mente. Non sapeva perché avesse scelto
proprio quella canzone, ma, ripensando alle sue parole, le sembrava che
descrivesse alla perfezione la sua vita in quel momento.
I'm
not surprised not everything lasts:
I've
broken my heart so many times I've stopped keepin' track.
Talk
myself in, I talk myself out,
I get all worked up than I let
myself down.
(Non mi sorprende che non tutto
duri: / il mio cuore si è spezzato così tante
volte che ho perso il conto. / provo a convincermi, mi dissuado, / mi
agito tanto, ma poi resto deluso.)
Era sempre difficile per lei cantare camuffando la sua voce. Un anno
prima, era riuscita a cantare sempre con quella voce per vari mesi,
senza essere scoperta da nessuno.
Mentre cantava, guardava gli altri ragazzi che la fissavano cercando
di capire che tipo era: un ragazzo con gli occhiali sulla sedia a
rotelle (che le ricordava terribilmente suo fratello minore), una
ragazza di colore che con ogni probabilità era la reginetta
della scuola (dato che sembrava impossibile che qualcuno riuscisse a
metterle i piedi in testa), alcune cheerleaders, un ragazzo con la
cresta che le aveva dato del filo da torcere quella mattina stessa...
And
I know someday that it'll all turn up
You'll
make me work so we can work to work it out
And
I promise you kid that I'll give so much more than I get
I
just haven't met you yet.
(E
so che un
giorno si scoprirà tutto / mi farai lavorare così
insieme riusciremo a trovare una soluzione / e ti prometto che
darò molto più di quello che ricevo, / solo che
non ti ho ancora incontrato.)
Stava cantando una canzone sul fatto che era ancora convinta che presto
avrebbe trovato l’amore della sua vita, e, continuando a
‘studiare’ le persone che aveva davanti, sperava di
vederlo comparire all’improvviso.
I
might have to wait
I'll
never give up
I
guess it's half timing and the other half's luck
Wherever
you are, whenever it's right
You'll
come out of nowhere and into my life
And
I know that we can be so amazing
And
baby your love is gonna change me
And
now I can see every possibility…
(Forse
dovrò aspettare / non mi arrenderò mai / penso di
essere arrivato a metà del tempo, e che l'altra
metà sia fortuna. / Dovunque tu sia, quando sarà
il momento giusto, / verrai fuori dal nulla, nella mia vita. / E so che
possiamo essere meravigliosi, / e il tuo amore mi cambierà,
/ e ora riesco a vedere ogni possibilità...)
Si era sempre chiesta quanto dovesse aspettare ancora, prima di
incontrare la persona giusta per lei. All’improvviso,
pensò di averlo trovato. Era convinta di averlo incontrato
varie volte, in passato, ma stavolta non aveva la sensazione di essersi
sbagliata: era la persona giusta per lei, e ne era assolutamente
sicura. Occhi azzurri, capelli castani, e lo sguardo di chi non la
stava assolutamente giudicando: e se fosse stato lui il primo, dopo una
lunga serie di cretini, che l’avrebbe trattata come meritava
di essere trattata?
Oh
you know that will all turn out
And
you'll make me work so we can work to work it out
And
I promise you kid... to give so much more than I get
Yeah
I just haven't met you yet!
(Oh, tu sai
che succederà / e mi farai lavorare
così insieme riusciremo a trovare una soluzione / e ti
prometto... che darò molto di più di quello che
ricevo, / sì, solo che non ti ho ancora incontrato!)
Cercò di non dimenticare che tutti pensavano che lei fosse
un ragazzo. E se l’avessero vista fissare quel ragazzo, come
se fosse stata innamorata persa di lui?
Terminò la canzone pensando che aveva finalmente trovato
quello che cercava. Finita la musica, tutti corsero ad abbracciarla, e
a farle i complimenti per la bellissima canzone che aveva cantato, e
per la sua stupenda voce (che, camuffata in quel modo, a lei non
piaceva per niente).
Anche altri ragazzi ebbero l’occasione di cantare davanti a
tutti, fino al suono della campanella del cambio dell’ora.
Charlie stava riponendo i libri nel suo armadietto. Non aveva ancora
fatto niente per personalizzarlo: aveva smesso di farlo,
perché aveva capito che era inutile, sapendo che di
lì a qualche settimana si sarebbe trasferita di nuovo,
chissà dove. Sperava sempre di non dover cambiare
città tanto presto, quella volta.
Era ancora immersa nei suoi pensieri, quando si accorse del ragazzo
accanto a lei.
"Ciao!" le disse.
Era il ragazzo che aveva notato, mentre stava cantando. Per quanto
tempo l’aveva fissato? Forse qualcuno aveva cominciato a
sospettare che lei non fosse quello che diceva di essere?
"Ciao..." rispose lei.
"Sai, non sono riuscito a dirtelo prima..." continuò il
ragazzo. "ma la canzone che hai cantato era fantastica!"
"Beh... grazie! Non ho mai incontrato nessun altro a cui piacesse, o
che la conoscesse!"
"In realtà, io ho sentito soltanto la versione di Nyaga
(*): è stupenda!"
"Sei un suo fan?" chiese Charlie, sorpresa. "Non ho mai conosciuto
altri fan di Nyaga, forse perché mi trasferivo spesso..."
"Sì, lei è fortissima... Sono Kurt Hummel, a
proposito."
"E io Charlie, ma credo che tu lo sappia già..."
Il ragazzo rise.
"Senti, ti andrebbe di uscire a prendere un caffè...
facciamo... mercoledì pomeriggio?" le chiese Kurt. "Conosco
un posto dove lo fanno buonissimo!"
"Intendi... uscire come amici, vero?" chiese Charlie.
"Ma certo! Ho pensato che, visto che sei appena arrivato, tu volessi
vedere la città!"
"D’accordo, allora!"
"Bene, ci vediamo in giro, Charlie!" la salutò Kurt,
dopodiché andò in classe.
Note:
(*) Immaginaria cantante che userò come scusa per
l'introduzione di testi di canzoni originali all'interno della storia.
La canzone che compare in questo capitolo è "Haven't Met You Yet"
di Michael Bublé. Se non la conoscete, ascoltatela!
L'angolo
dell'autrice:
A
pensarci bene, credo che, in parte, il mio 'odio' per Charlie sia
derivato dal fatto che mi ricorda un po' me stessa qualche anno fa,
quando ero ancora convinta che prima o poi avrei incontrato il principe
azzurro... Per il resto, io adoro i Klaine, e questa storia di Charlie
è derivata tutta da un grande "What if?".
Per quanto riguarda questo capitolo, volevo farvi notare alcune cose.
Prima di tutto, spero che l'introduzione di testi musicali all'interno
della storia non vi crei alcun fastidio. Inoltre, spero apprezzerete
l'inserimento di miei testi originali accanto a testi di altri cantanti
(poteva passare per megalomania quando ancora avevo l'altro username,
ma vi giuro che non è questo il caso!). Infine, come vi
avevo preannunciato, spero che i pronomi usati quando si parla di
Charlie travestita da ragazzo non vi creino problemi.
Se questa storia vi piace (o non vi piace, o volete darmi qualche
consiglio per migliorare), e volete farmelo sapere, mi piacerebbe molto
ricevere vostre recensioni. Lo apprezzerei davvero tanto!
A presto!
Arkytior
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Capitolo 4 *** Parte 1 - Capitolo 3 ***
Capitolo
3
Ogni volta era sempre la stessa storia: Charlie cambiava scuola,
conosceva qualcuno, passava i pochi giorni successivi a conoscere i
suoi nuovi amici e ad imparare i loro nomi, e poi doveva trasferirsi di
nuovo, all’improvviso, e la storia ricominciava. Stavolta,
sperava che le cose andassero diversamente. Forse sarebbe rimasta in
quella città un po’ più a lungo...
Passò,
quindi, i due giorni successivi a cercare di conoscere meglio i suoi
nuovi amici del Glee club, sperando di non doverli dimenticare e
sostituire tanto presto, finché arrivò il
pomeriggio del mercoledì.
Charlie era sempre puntuale. Sperava soltanto di non aver sbagliato
l’indirizzo del bar...
Camminava tranquilla: sapeva già che sarebbe arrivata in
orario all’appuntamento, e che avrebbe dovuto aspettare Kurt,
che sarebbe arrivato in ritardo, come fanno tutti i ragazzi. Si
sorprese, però, quando lo vide già davanti al
bar, che la aspettava: quel ragazzo era diverso da tutti gli altri che
aveva conosciuto, ne era sicura!
Presero entrambi un caffè macchiato, e si sedettero ad un
tavolino per parlare. Charlie si sforzava di sembrare un ragazzo, come
al solito, ma la presenza di Kurt la distraeva continuamente.
"E così sei già stato a Lima?" chiese Kurt.
"Sì, ma ci sono rimasto soltanto per qualche mese..."
rispose Charlie.
"Perché? Che è successo?"
"Non lo so... forse mia madre si era stancata di vedere sempre i soliti
clienti... oppure non approvava il fatto che cercavo sempre di farmi
notare da... una persona..."
Non voleva dire che si trattava di un ragazzo, perciò
preferì usare un termine più ambiguo...
"Davvero?" le chiese Kurt.
"Sì, ma era soltanto tempo perso... Quella era una persona
davvero stupida: quattro mesi nella stessa scuola, e non ha mai capito
che mi piaceva! Le persone sono davvero stupide, a volte..."
Kurt rise. Charlie non aveva mai incontrato nessun ragazzo che pensasse
che lei fosse divertente, in qualche modo. In quel momento, quella
risata le sembrò la musica più bella del mondo...
Ma che stava facendo? Non poteva innamorarsi ancora, specialmente dopo
tutti i cretini che aveva incontrato... Ma anche se stavolta era
diverso, e aveva incontrato un ragazzo diverso dagli altri, non poteva
innamorarsi di lui: ormai aveva fatto credere a tutti di essere un
ragazzo, e mettersi con Kurt sarebbe sembrato troppo strano!
"Sai, capisco benissimo come ti senti..." le disse Kurt. "Forse
è per questo che ho cominciato ad ascoltare Nyaga!"
"Non credevo che avesse altri fan maschi! Pensavo di essere
l’unico!"
"Lei è fortissima, e non penso che si rivolga soltanto alle
ragazze, nelle sue canzoni..."
Passarono il resto del pomeriggio a parlare del più e del
meno, dai loro film preferiti al cibo che più detestavano,
finché Kurt riaccompagnò Charlie a casa.
Il giorno seguente, a scuola, Kurt era più felice del
solito, perché pensava di aver finalmente trovato la sua
anima gemella. Charlie pensava la stessa cosa, ed era felice di aver
conosciuto finalmente un ragazzo a cui importava qualcosa di lei.
Charlie non parlò con nessuno di quello che era successo il
pomeriggio precedente, mentre Kurt raccontò ogni cosa alla
sua amica Rachel. La ragazza, però, era preoccupata per il
suo amico: e se Charlie non avesse ricambiato i suoi sentimenti? Non
voleva che Kurt fosse deluso da Charlie, e nemmeno che Charlie fosse
costretto a rifiutare Kurt. Ne parlò con Finn, il suo
ragazzo: era convinta che, se qualche giorno prima era riuscito a
convincere Charlie ad unirsi al Glee club, sarebbe riuscito
senz’altro a spiegargli la situazione!
All’ora di pranzo, quando tutti erano a mensa, Finn
trovò Charlie seduto da solo ad un tavolo. Decise che quella
era una situazione ottima per parlargli, dato che all’ora di
pranzo erano tutti impegnati a chiacchierare con i loro amici, e
nessuno avrebbe ascoltato la loro conversazione. Si avvicinò
al tavolo e si sedette di fronte al ragazzo.
"Ciao!" esordì.
"Ciao..." rispose Charlie.
Quel ragazzo l’aveva soltanto salutata e già
Charlie aveva la sensazione che presto si sarebbe dovuta trasferire di
nuovo, chissà per quale nuovo e assurdo motivo...
"Ho saputo che ieri Kurt ti ha portato a fare un giro per la
città..." continuò Finn.
Charlie
aveva l’impressione che in quella scuola le voci circolassero
molto velocemente...
"Beh, dato che sono qui soltanto da qualche giorno, ha pensato che
sarebbe stato carino farmi fare un giro..." rispose Charlie. "In fondo,
non c’è niente di male in due amici che escono a
fare una passeggiata..."
"Era proprio di questo che volevo parlarti... Ho paura che Kurt non la
pensi nel tuo stesso modo..."
"Che vuoi dire?"
In realtà
Charlie aveva già capito quello che il ragazzo voleva dirle,
ma sperava che avesse intenzione di dirle qualcos’altro.
"Forse lui non ti vede come un semplice amico, ma come... un possibile
fidanzato!" le disse Finn.
"Vuoi dire che è..."
Charlie non riuscì a finire la frase. La sua
felicità era durata soltanto qualche giorno, prima che il
mondo crollasse di nuovo davanti ai suoi occhi.
'Un’altra
volta no!' pensò la ragazza.
Suonò la campanella che annunciava la fine
dell’ora di pranzo, e Charlie andò subito in aula
canto, dato che aveva un’ora libera. Gli altri membri del
Glee club le avevano detto che per loro cantare era come sfogarsi, e
Charlie non vedeva l’ora di farlo.
L’aula
canto era deserta. Era completamente sola con i suoi pensieri. Voleva
pensare ad un modo per rimanere lì, invece di scappare, come
al solito, ma sarebbe finita che sua madre avrebbe scoperto tutto.
E poi, se fosse rimasta lì, cosa sarebbe successo? Tutti la
credevano un ragazzo, e lei non aveva il coraggio di far sapere a tutti
chi era veramente. Se avesse rivelato a tutti che era una ragazza, i
suoi nuovi amici si sarebbero resi conto che li aveva presi in giro per
tutto quel tempo, e sicuramente l’avrebbero emarginata.
E Kurt? Ci mancava solo questa! Dopo aver passato anni a cercare invano
il ragazzo giusto per lei, finalmente l’aveva trovato...
Peccato che aveva soltanto il brutto difetto di non poterla ricambiare!
O meglio, la ricambiava, ma pensava che fosse davvero un ragazzo!
Charlie cominciò a pensare a quale fosse la cosa giusta da
fare, in quel momento. Si tolse il cappello e sciolse i capelli. Si
ritrovò una canzone in testa, e cominciò a
cantarla. La conosceva da quando era uscita, e aveva sempre pensato che
descrivesse perfettamente la sua vita.
N°1 was my
first love, but I was only 5!
N°2 was
from Asia, and soon he said 'Goodbye!'.
N°3 was
nothing special, but I liked boys with glasses!
N°4 was my
best friend, but now I wanna kick him in the a**! Oh!
(Il
n°1
è stato il mio primo amore, ma avevo solo 5 anni! / Il
n°2 veniva dall'Asia, e presto ha detto 'Addio!'. / Il
n°3 non aveva niente di speciale, ma mi piacevano i ragazzi con
gli occhiali! / Il n°4 era il mio migliore amico, ma adesso
voglio prenderlo a calci in c**o! Oh!)
Non cantava da tanto con la sua vera voce. Ovviamente pensava che la
versione della sua cantante preferita fosse infinitamente
superiore a ciò che stava cantando in quel momento, ma
almeno stava esprimendo sé stessa, si stava sfogando, stava
finalmente dicendo al mondo ciò che provava.
I didn't really
know N°5, cause soon he went away.
I hoped something
by N°6, but he had a girlfriend, and now we're in
separate ways...
N°7 swam
with me, but I was invisible to him!
N°8 was
from far away, and now he's gone and left me right here!
I guess something's
telling me: 'No more guys, you gotta be free!'
(Non ho
conosciuto bene
il n°5, perché se n'è andato via presto.
/ Mi aspettavo qualcosa dal n°6, ma aveva una ragazza, e ora le
nostre strade si sono divise... / Il n°7 nuotava con me, ma io
per lui ero invisibile! / Il n°8 veniva da molto lontano, ma
ora se n'è andato e mi ha lasciata qui! / Penso che qualcosa
mi stia dicendo: 'Basta ragazzi, devi essere libera!')
Le era sempre piaciuta la sensazione che si prova quando si presta
attenzione alle parole di una canzone e si ha l’impressione
che fossero state scritte sulla propria vita: è come se
creasse una specie di “connessione” tra un cantante
e un fan.
Charlie continuava a cantare, pensando alla sua vita, e non si accorse
di ciò che succedeva fuori dall’aula. La canzone
era quasi finita, quando Tina, Artie e Mercedes, altri tre membri del
Glee Club, videro Charlie, o meglio, la vera Charlie!
‘You
gotta forget every guy who made you suffer,
you gotta forget
every guy that didn't notice you!’
Please don't be
just a jerk like all the other ones,
please, don't be
another one who will make me feel blue!
I just don't
deserve someone who will treat me like this,
so promise you
won't be another number in my list...
No, no... Another
number in my list...
('Devi
dimenticare ogni
ragazzo che ti ha fatto soffrire, / devi dimenticare ogni ragazzo che
non ti ha notata!' / Ti prego, non essere soltanto un cretino come
tutti gli altri, / ti prego, non essere un altro che mi farà
sentire triste! / Non merito qualcuno che mi tratterà
così, / quindi promettimi che non sarai un altro numero
nella mia lista... / No, no... Un altro numero nella mia lista...)
Finita la canzone, Charlie si voltò, e con sua grande
sorpresa vide i tre ragazzi che la stavano osservando, stupiti quanto
lei.
"Charlie?" chiese Artie, un ragazzo con cui Charlie non aveva quasi mai
parlato.
'La
mia vita è ufficialmente finita!' pensò Charlie.
"Tu... sei una ragazza?" chiese Tina.
"E perché ci avresti mentito per tutto questo tempo?" chiese
Mercedes, sospettosa.
"Non vi ho mentito su tutto..." provò a spiegare Charlie.
"E’ stata soltanto una piccola bugia... E avevo un buon
motivo per farlo..."
"Ma chi sei veramente?" continuò Mercedes. "Forse ci hai
mentito anche sul tuo nome..."
"No, mi chiamo veramente Charlie!" rispose la ragazza. "Il mio vero
nome è Charlotte, ma è da quando mio fratello
maggiore è scappato di casa che mi faccio chiamare
Charlie..."
"E perché ti sei travestita da ragazzo?" chiese Tina.
"Non è la prima volta che lo faccio, e neanche
l’altra volta si è rivelata una delle mie idee
migliori..." rispose Charlie. "Ho sempre vissuto con mia madre e con i
miei due fratelli. Non ho idea di chi sia mio padre, e non so nemmeno
se sia lo stesso dei miei fratelli, dato che non ci assomigliamo per
niente!"
"Scusa, ma che lavoro fa tua madre?" chiese Artie.
"Non me l’ha mai detto, ma penso di averlo intuito tempo
fa..." rispose Charlie. "Comunque, mio fratello maggiore è
sempre stato considerato Dio sceso in terra, e io non sono mai stata
importante per nessuno, eccetto per i miei fratelli..."
"E questo cosa c’entra con il travestirsi?" chiese Mercedes.
"Pensavo che, se mi fossi travestita da ragazzo, sarei sembrata
più forte..." rispose Charlie. "Mio fratello maggiore
è sempre stato popolare a scuola, e anche adesso che
è scappato di casa e ha cominciato a fare il giro del mondo
con una poco di buono che non ho mai sopportato!"
"Non so se ti è chiaro, ma qui saresti stata accettata anche
essendo te stessa!" continuò Mercedes. "Forse sei stata in
troppe scuole dove la prima impressione è quella che
conta..."
"Già..." confermò Charlie. "E adesso che faccio?
Come lo dico a tutti? E... a Kurt?"
"Potresti provare cantando..." suggerì Artie.
L'angolo
dell'autrice:
Devo dire che mi piace
molto la prima parte di questo capitolo: finalmente Charlie ha
l'occasione di essere se stessa, per quanto le sia possibile, e sente
di aver trovato un amico, una persona che non la giudica fermandosi
alle apparenze. Nonostante ciò, come sappiamo, Charlie non
è quello che sembra, e nel prossimo capitolo si
ritroverà infatti ad affrontare le conseguenze dell'essere
stata smascherata...
La canzone che avete visto in questo capitolo è mia, si
chiama "Another Number In My List", l'ho scritta parecchi anni fa e ho
scelto di non pubblicarla su EFP perché mi è
sempre sembrata un po' ridicola... Si vede che era uno dei miei primi
tentativi... Spero che l'abbiate apprezzata comunque!
Se questa storia vi sta piacendo, o se semplicemente volete lasciarmi
un qualche commento, vi invito a recensire, o anche a contattarmi in
privato: ne sarei davvero molto felice!
A presto!
Arkytior
|
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Capitolo 5 *** Parte 1 - Capitolo 4 ***
Capitolo
4
Quello stesso giorno, infatti, alla riunione del Glee Club, Charlie
decise di rivelare a tutti la verità. Era in piedi, al
centro dell’aula, e tutti la fissavano.
"Ho mentito a tutti voi," cominciò. "E mi dispiace
tantissimo! Cercavo di sembrare forte, ma credo che ci riuscirei meglio
evitando di prendere in giro tutti quanti!"
Stava parlando con la sua vera voce, ma era ancora travestita da
ragazzo. Tutti si scambiarono sguardi confusi.
"Ma... che significa?" chiese Kurt.
"Significa che ho fatto uno sbaglio enorme, e sto cercando di farmi
perdonare!" rispose Charlie.
"Di che sbaglio parli?" continuò Kurt. "E perché
hai quella voce?"
"Questa è la mia vera voce..." rispose Charlie. "E questa
è la vera Charlie St. Claire!"
Charlie si tolse il cappello e si sciolse i capelli, poi
aprì la felpa della tuta che indossava.
"Avrei dovuto capirlo subito che stavo sbagliando..."
continuò. "Ma quando ci ho
pensato, non mi sembrava un’idea così sbagliata..."
"Perché l’hai fatto?" chiese Kurt.
Charlie sapeva che il ragazzo avrebbe reagito così. Lei era
stata lasciata così tante volte che ormai era abituata alle
sensazioni provocate da qualcuno che la lasciava, a volte anche con
modi non molto gentili, ma non avrebbe mai augurato la stessa cosa a
nessuno.
"Volevo sentirmi forte, per una volta..." rispose Charlie. "Non pensavo
che facendo così avrei ferito qualcuno... Sono stata ferita
troppe volte, ma non avrei mai voluto che qualcuno soffrisse a causa
mia... Mi dispiace, Kurt..."
Charlie voltò le spalle al ragazzo, in piedi vicino a lei.
Stava cercando di trattenere le lacrime.
"Ma forse potrebbe funzionare comunque tra di noi..."
continuò Kurt. "Tu potresti continuare a travestirti da
ragazzo, e... "
"Non capisci che non funzionerebbe mai?" lo interruppe Charlie,
voltandosi. "Io rimarrei sempre una ragazza, e tu... non hai bisogno di
questo!"
"Ma potremmo comunque provare..."
Senza pensarci, la ragazza lo interruppe baciandolo. Tutti furono
sorpresi dal suo gesto, ma a lei non interessava se qualcuno la stava
guardando.
"Mi dispiace..." disse Charlie, che stava per scoppiare a piangere. "Un
giorno troverai la tua anima gemella, lo so... ma quella persona non
sono io!"
Charlie, in lacrime, corse fuori dall’aula. Di lì
a qualche ora sua madre avrebbe scoperto tutto, ne era sicura!
Il giorno seguente, come aveva previsto, Charlie stava svuotando il suo
armadietto. L’indomani sarebbe partita per chissà
dove, come al solito. Quella volta, stranamente, era vestita da
ragazza. Kurt la vide, e decise di parlarle.
"Ti trasferisci di nuovo?" le chiese.
"Mia madre ha deciso che si è già stancata di
questa città..." rispose lei. "Io credo che si sia stancata
di ritrovarsi sempre i soliti clienti noiosi..."
"Quindi non ci rivedremo mai più?"
"Non lo so... potrei tornare per salutare, qualche volta, ma non credo
che mia madre approverebbe..."
"E’ per lei che hai deciso che tra noi non avrebbe
funzionato?"
"Senza offesa, ma non pensi che sarebbe stato leggermente... ridicolo?
Voglio dire, immagina la scena: torno a casa dicendo tipo 'Ehi, mamma,
finalmente mi sono fidanzata, e il mio ragazzo è gay!'.
Probabilmente mi ucciderebbe!"
"E non approverebbe neanche se restassimo amici?"
"Questo si può fare... Ma lei non saprà mai della
tua esistenza!"
I due ragazzi si scambiarono i numeri di cellulare, promettendo di
telefonarsi a vicenda quasi ogni giorno.
"Non preoccuparti: dicevo sul serio, quando ti ho detto che la tua
anima gemella è lì fuori, da qualche parte, e che
tu la troverai presto!" disse Charlie. "Non so esattamente dove sia la
mia, ma almeno tu sarai felice!"
"Io vorrei che lo fossi anche tu..."
"Magari la incontrerò nel posto in cui sto per traslocare...
Chissà... Prima di andare via, però, devo fare
un’ultima cosa!"
Charlie portò Kurt in auditorium, dove c’erano
già gli altri membri del Glee club. Alcune ragazze erano sul
palco, pronte per cantare. Charlie le raggiunse.
"Non potevo andarmene, prima di avervi detto chi sono veramente!" disse
Charlie. "Le ragazze hanno accettato di aiutarmi a farlo! Ecco a voi
Charlie St. Claire!"
La musica partì, e Charlie e le ragazze cominciarono a
cantare.
I'm
a laid back
T-shirt,
blue jeans, mood ring kind of girl.
Hey
yeah what's the word on you?
Lay
low I'm a mission rebel angel devil
Little
left of the middle,
Sometimes
I get temper mental.
(Sono
il
tipo di ragazza rilassata / con una T-shirt, blue jeans e un anello
dell'umore. / Hey, sì, cosa dici di te? / Nascosta, sono una
ribelle in missione, un angelo, un diavolo, / mi distacco un po' dalla
massa, / a volte sono lunatica.)
Non era una canzone di Nyaga, ma a Charlie piaceva molto. A dire la
verità, era di una delle migliori amiche di Nyaga, che
scriveva in modo molto simile al suo.
Can't
you see I want you by the way I push you away, yeah!
Don't
judge me tomorrow by the way I'm acting today!
Mix
the words up with the actions do it all for your reaction, yeah!
Hey!
Hey! Get tangled up in me!
(Non vedi che ti voglio dal modo
in cui ti mando via? / Non giudicarmi domani per il modo in cui mi
comporto oggi! / Mescola le parole con le azioni, fallo per la tua
reazione! / Aggrovigliati con me!)
Ai ragazzi del Glee club piaceva molto “mescolare”
tra di loro le canzoni, così anche Charlie fece un
tentativo. Aveva messo insieme due canzoni di due cantanti diverse, ma
dal ritmo molto simile, cosicché chi non conosceva nessuna
di quelle due canzoni avrebbe potuto giurare che si trattava di una
canzone sola.
It's
raining on Sunday,
There's
nothing on TV,
Yesterday
was lonely,
You're
the only one who gets me.
My
mind is like an island
Drifting
through the ocean.
I
can't stop thinking about you,
I
bet you're thinking of me too…
(Piove
di
domenica, / non c'è niente in TV, / ieri ero sola, / tu sei
l'unico che mi capisce. / La mia mente è come un'isola /
alla deriva sull'oceano. / Non riesco a smettere di pensare a te, /
scommetto che anche tu stai pensando a me...)
Charlie stava per partire, e non sapeva ancora in quale parte del mondo
sarebbe finita. Avrebbe dovuto lasciare Kurt, dimenticarlo, ma la sua
mente le impediva di farlo. Non riusciva a smettere di pensare a lui, e
probabilmente non avrebbe mai smesso. Cercava di accettare
l’idea che non lo avrebbe rivisto mai più, ma non
riusciva ad immaginare la sua vita senza di lui.
You
wanna know more, more, more about me:
I'm
the girl that's sweeping you off your feet!
Can't
you see I want you by the way I push you away, yeah!
Don't
judge me tomorrow by the way I'm acting today!
Mix
the words up with the actions do it all for your reaction yeah!
Hey!
Hey! Get tangled up in me!
(Vuoi
sapere di più, di più, di più su di
me: / sono la ragazza che ti fa perdere la testa! / Non vedi che ti voglio dal modo
in
cui ti mando via? / Non giudicarmi domani per il modo in cui mi
comporto oggi! / Mescola le parole con le azioni, fallo per la tua
reazione! / Aggrovigliati con me!)
Guardò
per l’ultima volta i suoi occhi azzurri in cui le era tanto
piaciuto perdersi. Forse non li avrebbe mai più rivisti.
Certo, avrebbe sentito la sua voce quasi tutti i giorni, ma non era la
stessa cosa dell’avere il suo nuovo amico accanto a lei.
Cercò di farsene una ragione, ma non riusciva a togliersi
dalla mente il pensiero che lui potesse amarla, in qualche modo, anche
se sembrava del tutto impossibile. Pensava che non avrebbe mai
incontrato nessun altro come lui. Si risollevò, pensando che
prima o poi si sarebbe presentata l’occasione perfetta per
fuggire da dovunque si trovasse, e rivederlo, anche se per poco tempo.
L'angolo
dell'autrice:
Con questo
capitolo si conclude la prima parte (che, ricordo, è
ambientata all'inizio della seconda stagione), e dal prossimo capitolo
comincerà la seconda parte (ambientata all'inizio della
terza). Quasi un anno è tanto tempo... molte cose
cambiano, e altre no... Vedremo come continuerà la nostra
storia!
Piccola nota:
le due canzoni "mescolate" che appaiono in questo capitolo sono "The
Diary Of Me" di Taylor Swift e "Tangled Up In Me" di Skye Sweetnam.
A presto!
Arkytior
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Capitolo 6 *** Parte 2 - Capitolo 1 ***
Parte
2 - Not Enough
Capitolo
1
Era passato quasi un anno da quando Charlie era partita per Portland.
Chiamava Kurt quasi ogni giorno, e non vedeva l’ora di avere
un po’ di tempo per andare a trovarlo. Aveva saputo che si
era fidanzato, mentre lei aveva passato mesi a cercare di innamorarsi
di qualcuno, sperando di trovare finalmente la sua anima gemella.
Nel frattempo, la scuola era
ricominciata, al liceo McKinley, e l’argomento della prima
riunione del Glee club era: “Quest’anno riusciremo
ad arrivare ai campionati nazionali e vincere, invece di tornare a casa
umiliati come l’anno scorso?”. L’anno
precedente non erano riusciti a qualificarsi per un soffio, ma quella
volta erano decisi a vincere.
"Io spero soltanto che al ballo di fine
anno non succeda quello che è successo l’ultima
volta!" commentò Kurt.
"Peccato!" disse una voce proveniente
dall’entrata dell’aula, che Kurt riconobbe subito.
"Avrei tanto voluto vederti incoronato 'Reginetta del ballo'!"
La ragazza che aveva parlato
entrò nell’aula, e tutti riconobbero Charlie. Non
la vedevano da quasi un anno, ma non era cambiata quasi per niente.
Sembrava ancora che avesse rubato i vestiti a suo fratello maggiore, ma
stavolta, stranamente, i vestiti che indossava erano della sua taglia.
Indossava una maglietta bianca a maniche corte, un gilet grigio, dei
jeans scuri e un cappello dello stesso colore del gilet. Non aveva
più bisogno di nascondere i capelli, che aveva raccolto in
una coda di cavallo. Non appena tutti la ebbero riconosciuta, si
alzarono dalle loro sedie e corsero ad abbracciarla, primo tra tutti,
Kurt.
Tra i ragazzi del Glee club, Charlie
riconobbe molti di quelli che aveva conosciuto un anno prima, ma
c’erano anche molte facce nuove...
"Oh mio dio, Blaine Anderson!"
esclamò, ad un tratto.
Ma tra tutti i cretini che sperava di
non dover incontrare in quella città, proprio lui doveva
cambiare scuola e costringere Charlie a sopportare tutti i ricordi che
le faceva venire in mente?
Non appena udirono il nome del ragazzo,
tutti si allontanarono da Charlie.
"Una leggenda, alla Dalton Academy!"
continuò la ragazza, con un piccolo inchino.
"Scusa... ci conosciamo?" le chiese
Blaine.
"Direi di sì..." rispose
Charlie. "Sono un’ex-alunna, anche se sono stata
lì soltanto per qualche mese..."
"Mi dispiace, non credo proprio di ricordarmi di te..." riprese il
ragazzo.
"Ah già..." rispose Charlie,
provando a nascondere i capelli per farsi riconoscere meglio. "Mi sono
fatta passare per un ragazzo... E’ stato facile,
perché avevo i capelli corti e non avevo bisogno di
nasconderli... Ora ti ricordi? Ero l’amico di Joe..."
Joe era stata la prima persona con cui
Charlie aveva parlato, alla Dalton Academy. Erano subito diventati
amici. Dopo aver scoperto che Charlie era una ragazza, Joe si
innamorò di lei, ma Charlie non l'aveva mai saputo, dato che
era impegnata a cercare di attirare l'attenzione di Blaine.
"Ah, sì, ora ricordo!" disse
Blaine. "Eri quel ragazzino basso con la voce strana..."
'Ha parlato quello alto!'
pensò Charlie.
Un paio di anni prima, ci
aveva messo settimane ad accorgersi che Charlie tentava di attirare la
sua attenzione. La trattava come un conoscente, neanche un amico, anche
se avevano cantato decine di canzoni assieme. Lei era cotta di lui, e
lui non se n’era mai accorto, nonostante i messaggi che
Charlie tentava di mandargli: cantava canzoni apposta per lui, gli
ronzava intorno come una mosca, provava a stargli vicina in qualsiasi
occasione... La ragazza pensava che non doveva essere un tipo molto
sveglio, dato che Kurt le aveva raccontato che ci erano voluti mesi
prima che si accorgesse di quello che provava...
"Sei riuscita a scappare, finalmente?"
chiese Kurt.
"Sì, mia madre è
in Grecia con quello che dovrebbe essere il suo nuovo fidanzato,
così ho lasciato mio fratello a Jacksonville con una
babysitter e sono venuta qui!" rispose Charlie.
"Jacksonville?" le chiese Mercedes. "Ma
non eri partita per Portland?"
"Sì, sono stata lì
per un po’, poi ho passato un paio di mesi a Memphis, poi
sono stata a Dallas, un mesetto a Baltimora e la settimana scorsa ci
siamo trasferiti a Jacksonville!" spiegò Charlie.
"All’inizio mia madre voleva andare a Washington, ma poi ha
pensato che lì si sarebbe ritrovata i peggiori clienti
dell’intero universo, così ha deciso che la
Florida era più adatta..."
"E... alla fine l’hai trovato
il tuo 'principe azzurro'?" le chiese Kurt.
"Meglio!" rispose la ragazza. "Sto
cercando di disintossicarmi! Mi sono stufata dei cretini che non fanno
altro che trattarmi come un passatempo! È stato fantastico,
quando sono 'scappata', l’ultima volta, quindi
perché continuare a farmi trattare male?"
L’anno prima aveva imparato
che a volte le canzoni riescono a spiegare meglio le cose: la musica
partì, e lei cominciò a cantare.
You know fairytales don't come
true,
Not when it comes to you,
Open up for the first
time,
And you can get that
it's the last time.
And I'm cool with laying
low,
Saturday night and I'm
staying home.
I'm feeling good for the
first time,
It's been a while since
the last time!
(Sai che le
fiabe non si
avverano, / non quando si tratta di te, / aperto per la prima volta, /
e capisci che questa è l'ultima volta. / E mi sta bene non
essere in vista, / è sabato sera e io resto a casa. / Mi
sento bene per la prima volta, / è passato un po'
dall'ultima volta!)
Aveva deciso che quella sarebbe stata
l’ultima volta che avrebbe provato a cercare qualcuno di cui
innamorarsi. Aveva provato la meravigliosa sensazione di essere libera,
di non dover pensare al suo ipotetico 'principe azzurro', e le era
piaciuta.
I'll wave goodbye when you say
hello, woah!
I'm sick of the
sleepless, never ending nights,
I just don't care if
it’s wrong or right.
I'm sick of the rumors
and the alibis,
You turn me up, I'll cut
you down the side!
S-s-s-so sick of it,
So sick of it,
Sick of all of that
little lies.
S-s-s-so sick of it,
So sick of it,
Sick of feeling bad by
your side.
What you don't know
Is how great it feels
To let you go!
(Ti
dirò
'addio' quando mi dirai 'ciao'! / Sono stanca delle infinite notti
insonni, / non mi interessa se è giusto o sbagliato. / Sono
stanca delle voci e delle scuse, / se torni da me, non avrai speranze!
/ Sono stanca di questo, / così stanca di questo, / stanca
di tutte quelle piccole bugie. / Così stanca di questo, /
stanca di stare male al tuo fianco. / Quello che non sai / è
quanto mi senta bene / a lasciarti andare!)
Si era stancata di mentire, di
travestirsi da ragazzo, di sbagliare. Ora aveva deciso di cambiare
vita, di voltare pagina.
Mentre cantava, alcuni ragazzi si
alzarono dalle loro sedie e si misero a ballare insieme a lei.
I’m happy
you’re alone!
Take down your pictures
and now throw
those memories out the
door!
I'm sick of it,
So sick of it,
Sick of all of that
little lies...
(Sono
felice che tu sia
solo! / Metti via le tue foto e ora lancia / quei ricordi fuori dalla
porta! / Sono stanca di questo, / così stanca di questo, /
stanca di tutte quelle piccole bugie...)
Sapeva che non era solo. Era felice per
il suo amico, certo, ma chi sarebbe felice di vedere un
ex-quasi-fidanzato insieme ad un altro ex-quasi-fidanzato?
I'm sick of the sleepless, never
ending nights
I just don't care if
it’s wrong or right.
I'm sick of the rumors
and the alibis
You turn me up, I'll cut
you down the side!
S-s-s-so sick of it,
So sick of it,
Sick of all of that
little lies.
S-s-s-so sick of it,
So sick of it,
Sick of feeling bad by
your side!
What you don't know
Is how great it feels
To let you go!
L’aveva lasciato andare, è vero, ma una parte di
lei cercava di non dimenticarlo. Di non dimenticare che lui avrebbe
potuto amarla, in qualche modo. Ma ora era troppo tardi.
Nel frattempo, vicino al campo da football, Quinn pensava alla stessa
canzone, credendo che abbandonare il Glee club fosse stata la scelta
giusta per lei, in quel momento.
Finita la canzone, tutti applaudirono Charlie, che andò a
sedersi in una delle sedie rimaste vuote.
"Bene, ragazzi, dopo questa fantastica esibizione della nostra amica
Charlie, dobbiamo trovare un’idea per la canzone che
canteremo all’assemblea d’inizio
dell’anno scolastico!" disse il professore. "Ricordate:
dobbiamo cercare di convincere altri ragazzi ad unirsi al nostro club,
quindi dovremmo scegliere un pezzo forte, conosciuto, e coinvolgente!"
Kurt e Charlie si guardarono, sapendo che avevano avuto la stessa idea.
"Potremmo fare una canzone di Justin Bieber!" propose qualcuno.
"Perché non un pezzo di Lady Gaga?" disse un’altra
voce. "Piace a tutti!"
"Professore, io e Charlie abbiamo trovato la canzone perfetta!" disse
Kurt.
Tutti fecero silenzio per ascoltare la proposta.
"Nyaga!" esordì Charlie. "Ha scritto una canzone su quando
si è sentita messa in ombra da una secchiona: tutti si
sentono messi in ombra da quelli più popolari, ma in questo
club scopriranno sicuramente che hanno delle belle qualità,
come Nyaga!"
"Idea interessante..." commentò il professore. "Chi
è d’accordo?"
Tutti
alzarono la mano in favore dell’idea di Charlie e Kurt. I
preparativi per l’esibizione cominciarono immediatamente.
"Come hai fatto ad iscriverti ad una scuola facendoti passare per un
ragazzo, senza che nessuno se ne accorgesse?" chiese Blaine.
Dato che Kurt e Blaine avevano un’ora libera, avevano deciso
di passare un po’ di tempo con Charlie, vicino al campo da
football.
"Semplice!" rispose Charlie. "A mia madre non è mai
interessato molto della mia istruzione, anzi, penso che abbia
intenzione di farmi finire come lei! Comunque, è bastato
presentarmi come Charlie, tagliarmi i capelli, camuffare la voce e
tutti mi hanno scambiata per un ragazzino basso! Ovviamente, ha
funzionato finché non mi hanno scoperta..."
"Ma ti scoprono sempre?" chiese Kurt, ironico.
"Per fortuna sono stata scoperta da un mio amico..." rispose Charlie.
"Se mi avesse scoperto qualcun altro, forse non sarei sopravvissuta..."
"Era Joe, vero?" chiese Blaine. "Ma che fine ha fatto, piuttosto?"
"Non lo so..." rispose Charlie. "Non lo sento da mesi..."
Charlie non aveva notizie di Joe dall’anno precedente.
Durante l’estate doveva essere successo qualcosa di cui lei
non era a conoscenza, e all’improvviso non aveva
più ricevuto sue notizie.
"E così, tu sei la ‘famosa’ Charlie..."
disse Blaine, cambiando discorso. "Kurt mi ha parlato tanto di te..."
"Oh, davvero?" disse Charlie. "Spero abbia detto cose positive sul mio
conto..."
"Sì, ha detto che sei una ragazza fantastica..."
continuò il ragazzo. "Hai qualche problema di autostima, ma
sei lo stesso una buona amica!"
"E ti piace Nyaga!" aggiunse Kurt.
"Per quanto hai detto che resterai qui?" chiese Blaine.
"Una settimana!" rispose Charlie. "Poi dovrò scappare di
nuovo, dato che ho pagato la babysitter soltanto per questa
settimana..."
"E dove starai, per questa settimana?" chiese Kurt.
"A questo non ho pensato..." rispose la ragazza. "Ho preso una borsa,
ci ho infilato un paio di cose e sono saltata sul primo aereo diretto
qui..."
"Puoi stare da me, se ti va!" propose Kurt. "Dov’è
che hai messo la tua borsa?"
"Oh, l’ho infilata nel tuo armadietto!" rispose Charlie. "Non
so la combinazione, ma sono anni che apro gli armadietti a pugni: ho
cambiato scuola e armadietto così tante volte che non mi
ricordo mai la combinazione giusta!"
L'angolo
dell'autrice:
Con
questo capitolo comincia
la seconda partedella storia! Dopo un mini-tour degli Stati Uniti,
Charlie torna
a Lima per vedere Kurt, ma sembra proprio che Blaine sia un nuovo
ostacolo nel loro rapporto... Come affronterà questa nuova
situazione la nostra Charlie?
La
canzone che compare in questo capitolo è "Sick Of
You" di Selena Gomez, ma il testo è stato leggermente
modificato
perché altrimenti sarebbe sembrato che la nostra Charlie
stesse
insultando il suo grande amore impossibile, mentre in realtà
era soltanto stanca di correre dietro a cretini che non l'avrebbero
ricambiata neanche pagati.
Come sempre, se vi piace questa storia, o se semplicemente volete
lasciarmi un vostro parere o un vostro consiglio, vi invito a
recensire: mi farebbe davvero molto felice!
A presto!
Arkytior
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Capitolo 7 *** Parte 2 - Capitolo 2 ***
Capitolo
2
Quella stessa sera, Charlie stava sistemando le sue poche cose nella
camera degli ospiti, quando arrivò Kurt, con un album da
disegno in mano.
"Tutto bene?" chiese alla ragazza.
Quella mattina, gli era sembrato che Charlie volesse dirgli qualcosa,
ma non sapeva esattamente di cosa si trattasse.
"Sì, certo, va tutto bene..." rispose Charlie.
"Perché?"
"Mi sei sembrata un po’ strana, stamattina... Come se fossi
costretta ad accettare qualcosa che non ti piace..."
Charlie si sedette sul letto e ripensò a quella mattina.
"Non mi dà fastidio il fatto che tu esca con un tipo che ha
lo stesso nome dell’amante di Barbie e l’intuito di
un bradipo morto..." spiegò la ragazza. "È solo
che
rivedere una persona per cui avevo quasi la stessa importanza della
carta da parati, non è proprio una bella sensazione..."
Kurt si sedette sul letto, davanti a lei.
"Quindi non sei... gelosa?" chiese.
In realtà era come divisa in due: una parte di lei era
decisa a riprendersi Kurt, ad ogni costo, mentre l’altra
voleva soltanto dimenticare tutto, ricominciare da capo e non pensare
più ad innamorarsi di qualcuno.
"Gelosa? Assolutamente no!" disse la ragazza, in parte mentendo. "Te
l’ho detto: voglio smetterla di innamorarmi continuamente di
persone sbagliate!"
"È questo il motivo dei fogli strappati?"
Kurt posò davanti a Charlie l’album da disegno. La
ragazza lo riconobbe.
"L’ho trovato qualche giorno dopo la tua partenza,
l’anno scorso!" spiegò il ragazzo. "So che non
avrei dovuto, ma ho visto i tuoi disegni!"
A Charlie non dispiaceva. Non sapeva perché, ma il fatto che
Kurt avesse visto i suoi disegni non la disturbava per niente.
"Disegni davvero bene, sai?" continuò Kurt. "Non ho mai
incontrato nessuno che avesse disegnato un mio ritratto così
tante volte! Devi averlo fatto con tutti gli altri ragazzi di cui ti
sei innamorata, vero?"
"Sì, e tutte le volte strappavo i loro ritratti e li
bruciavo..." rispose Charlie.
"E il bambino sulla sedia a rotelle è tuo fratello, giusto?
Ci sono tanti disegni di lui..."
"Sì, è mio fratello... Mi dispiace tanto averlo
lasciato solo..."
"Ma sa che tu tornerai sempre da lui, no?"
"Sì, io ci sarò sempre per lui..."
Era l’unico membro della sua famiglia per cui Charlie avrebbe
fatto di tutto. Avrebbe persino venduto l’anima al diavolo
per riuscire a tornare indietro nel tempo ed impedire
l’incidente che aveva fatto sì che suo fratello
non potesse mai più camminare.
Arrivò il giorno dell’assemblea d’inizio
dell’anno scolastico. La palestra era strapiena di studenti e
di insegnanti. Al centro della palestra era stato allestito una specie
di palco, dove i ragazzi del Glee club si sarebbero dovuti esibire.
Davanti al sipario chiuso, il preside stava tenendo il suo solito
discorso a cui nessuno aveva mai prestato molta attenzione. Charlie era
tesa come gli altri membri del club, dato che le avevano chiesto
gentilmente di esibirsi con loro. Dopo alcuni interminabili istanti, il
sipario si aprì, e partì la musica.
Rachel Berry interpretava la parte di
una studentessa modello, mentre Charlie e gli altri ragazzi del Glee
cantavano la canzone.
Hey,
look at her:
perfect
schoolgirl with enormous brain.
Tell
me what you see:
a
girl getting the best mark again!
Hey,
look at me:
unpretty
girl that's living in a dream.
What
can you see?
That
perfect girl is far better than me!
(Hey,
guardala: / scolaretta perfetta con un cervello enorme. / Dimmi cosa
vedi: / una ragazza che prende ancora una volta il voto più
alto! / Hey, guardami: / ragazza bruttina che vive in un sogno. / Che
cosa vedi? / Quella ragazza perfetta è molto meglio di me!)
Sembrava che quella canzone fosse stata scritta apposta per lei. Capiva
perfettamente quello che doveva aver passato la sua cantante preferita
in quella particolare situazione.
You've
been complaining all the time about me,
telling
me what I have to be!
(Ti sei
lamentato tutto il tempo di me, / dicendomi cosa dovevo essere!)
Quella canzone era stata scritta apposta per tutti gli studenti stufi
di essere paragonati sempre a qualcuno più bravo, o
più perfetto di loro. Era esattamente quello che provava
Charlie: non si sentiva mai perfetta abbastanza.
Do
you really want a robot instead of a jerk?
Cause
it's not a stupid princess that you deserve.
You
try to turn her into a robot, don't you want?
You
hope she'll change, but she won't...
You've
been complaining all the time about me,
telling
me what I have to be!
(Vuoi
veramente un robot, invece di una cretina? / Perché non
meriti una stupida principessa. / Cerchi di trasformarla in un robot,
non è vero? / Speri che cambierà, ma lei non lo
farà... / Ti
sei lamentato tutto il tempo di me, / dicendomi cosa dovevo essere!)
Forse veniva sempre paragonata a gente perfetta perché
qualcuno sperava di cambiarla, un giorno… Ma qualcosa era
andato storto: invece di cambiare in positivo, aveva preso
tutt’altra piega...
I'm
not that girl with curly hair,
not
that 'Einstein' sitting there.
Sorry,
I'm not that perfect girl,
not
that genius, not at all!
(Non
sono
quella ragazza con i capelli ricci, / non quella 'Einstein' seduta
lì. / Mi dispiace, non sono quella ragazza perfetta, / non
quel genio, proprio per niente!)
Era inutile spiegare che lei era totalmente diversa da qualsiasi altra
persona. Non sarebbe mai diventata come quell’altra, e
sembrava che nessuno volesse accettarlo.
L’applauso che seguì fece capire ai ragazzi che si
erano appena esibiti che avevano avuto molto successo. Tutti guardarono
Charlie: durante la canzone era strana, come se non stesse
semplicemente cantando una canzone qualsiasi, ma che stesse cercando di
dire qualcosa, utilizzando quella canzone.
L'angolo
dell'autrice:
La prima
scena di questo capitolo in realtà è stata
inserita in un momento successivo, perché mi ero
resa conto che anche le persone come Charlie meritano di avere un
talento particolare: lei, infatti, disegna.
Anche in
questo capitolo abbiamo un altro 'assaggio' del passato di Charlie.
Prima veniamo a conoscenza del fatto che era stata compagna di scuola
di Blaine e che aveva avuto una cotta per lui, e adesso scopriamo che
in passato aveva avuto rapporti difficili con una persona a cui veniva
costantemente paragonata... A questo proposito, la canzone che compare
in questo capitolo, come avrete già intuito, è
mia, si chiama "I'm Not", e potete trovarla in versione integrale e
tradotta in italiano sulla mia pagina.
Spero che
questa storia vi stia piacendo! In ogni caso, mi farebbe molto piacere
ricevere un vostro commento, una recensione, un semplice messaggio!
A presto!
Arkytior
|
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Capitolo 8 *** Parte 2 - Capitolo 3 ***
Capitolo
3
Il giorno seguente, Charlie era in aula canto, intenta a guardare
alcuni spartiti. Il professor Schuester le aveva chiesto di aiutarlo a
scegliere qualche canzone per l’esibizione del suo Glee club
ai campionati provinciali. Cinque o sei diversi spartiti erano
appoggiati sul pianoforte, e Charlie, in piedi, cercava di immaginare
quali sarebbero state le canzoni più adatte da cantare. Era
così concentrata sul suo compito, che non si accorse
dell’arrivo di Kurt e Blaine.
"Io sceglierei questa!" disse Kurt, indicando uno spartito.
"È una delle mie canzoni preferite!"
"Che state facendo qui?" chiese Charlie. "Non avete qualche lezione?"
"Veramente volevamo parlarti..." le disse Blaine.
"Ieri, mentre cantavi all’assemblea, non sembrava che stessi
semplicemente cantando una canzone della tua cantante preferita..."
disse Kurt. "Sembrava piuttosto che quelle fossero parole tue, non di
Nyaga..."
Qualcuno se n’era accorto, pensò Charlie. In quel
momento, non sapeva se negare tutto e fare finta di niente, o spiegare
come stavano effettivamente le cose. In fondo, Kurt era suo amico, e
sapeva quasi tutto di lei! Non sapeva, però, se fidarsi di
Blaine o meno...
Decise comunque di vuotare il sacco. Guardò in faccia i due
ragazzi, e sperò che non decidessero di lapidarla, o di
chiuderla dentro il pianoforte, per poi scappare dall’altra
parte dell’universo.
"Tu... sai che ho due fratelli, vero?" cominciò,
rivolgendosi a Kurt.
Non sapeva da dove cominciare per spiegare il suo comportamento. Non ne
aveva mai parlato con nessuno, se non con il suo fratellino, che sapeva
tutto di lei.
Il ragazzo annuì, e Charlie continuò.
"Ti ho raccontato che mi faccio chiamare Charlie da quando mio fratello
maggiore se n’è andato di casa, e non è
strano che il suo nome sia proprio Charlie? È sempre stato
il figlio preferito di mia madre, e anche se i genitori non dovrebbero
avere preferenze, lei adorava mio fratello! Si vantava di lui in ogni
occasione possibile: con i parenti, con le sue amiche, persino con i
clienti! Io non sono mai stata importante per lei: è
già tanto se sa che io esisto! Guardate che razza di nome mi
ha dato: Charlotte, che fa rima con harlot,
'prostituta', e Piper, cioè suonatore di flauto, o qualcosa
del genere... Un ovvio riferimento a ciò che mia madre
vorrebbe che diventassi, un giorno...
"Ho
sempre sentito mia madre
parlare di mio fratello come se fosse una specie di dio sceso in terra,
ed è arrivata al punto di dirmi: 'Perché non
provi ad essere come lui? ' "
"Quindi sei sempre stata messa in ombra da un fratello perfetto?" le
chiese Blaine. "Capisco benissimo quello che provi..."
"Aspetta: tuo fratello è il tipo della
pubblicità? Ora capisco perché la tua faccia e il
tuo cognome mi sembravano tanto familiari..." disse Charlie. "E
comunque, mio fratello non è mai stato perfetto! Almeno, per
me! Ho sempre pensato di essere l’unica a vedere come stavano
le cose in realtà: mio fratello non era affatto speciale!
Avevo cominciato a sospettarlo quando avevo cominciato a scoprire che
faceva troppe cose di nascosto a nostra madre, ma
c’è stata una volta che ha confermato i miei
sospetti!"
I due ragazzi continuarono ad ascoltare Charlie, incuriositi.
"È successo cinque o sei anni fa..." cominciò la
ragazza. "Abitavamo a Boston. Mio fratello maggiore non aveva ancora la
patente, ma decise di rubare la macchina di nostra madre per portare
nostro fratello minore a fare un giro. Io non andai con loro
perché non mi fidavo, e ho fatto bene! Erano stati fuori
tutto il giorno, e ovviamente nostra madre non sapeva niente. Stavano
tornando a casa, quando sono stati colpiti da un camion guidato da un
ubriaco! Quel deficiente di mio fratello maggiore se
l’è cavata con un paio di cicatrici, mentre il mio
fratellino ha perso per sempre l’uso delle gambe... E
nonostante quest’incidente, mia madre continua a pensare che
quel salame di Charlie sia ancora Dio sceso in terra..."
"Ma... è orribile!" commentò Kurt.
"Sì, ma poi se n’è andato di casa e ha
deciso di fare il giro del mondo in barca insieme ad una tipa che non
mi è mai piaciuta..." riprese Charlie. "Ma dopo che se
n’è andato, le cose non sono migliorate quasi per
niente!"
"Che vuoi dire?" chiese Blaine.
"Il motivo per cui ho cantato la canzone in quel modo, ieri... non
è soltanto mio fratello!" disse Charlie.
"C’è anche un’altra persona..."
Kurt e Blaine si guardarono, chiedendosi se Charlie si riferisse ad uno
di loro.
"Si chiamava Laura..." disse, invece, la ragazza. "Era nella mia
classe, ed è stata la mia migliore amica per i due mesi in
cui sono stata a San Francisco. O, almeno, lo è stata per
due o tre settimane... Questa ragazza aveva il massimo dei voti in
tutte le materie, e, dato che quel genio di mio fratello aveva tagliato
la corda, mia madre non sapeva più a chi paragonarmi!
Perché, allora, non paragonarmi proprio all’unica
persona sulla terra non appartenente alla mia famiglia a cui importasse
qualcosa di me?"
"E poi, com’è finita?" chiese Kurt.
"Mi lasciai influenzare da mia madre," rispose Charlie. "Iniziai a non
sopportare più quella ragazza, ad invidiarla, a non
sopportare neanche più di guardarla! Alla fine, ero quasi
felice di andarmene da lì! Un po’,
però, mi dispiaceva: avrei voluto che tornasse mia amica, ma
sarebbe stato impossibile..."
Erano ricordi che Charlie non sopportava. Stava per scoppiare a
piangere, ma riuscì a trattenere le lacrime.
"È per questo che hai preferito che tua madre non sapesse
niente di me?" chiese Kurt.
"No, è perché, se lei sapesse della tua
esistenza, ti verrebbe a cercare, ti ucciderebbe, ti farebbe a pezzi e
ci giocherebbe a bowling!" rispose Charlie. "Non ha mai detto niente di
positivo su nessuno dei miei ex-fidanzati, e nemmeno sui miei
ex-amici... Non le piaceresti a prescindere, e sicuramente tu non vuoi
finire come la povera Laura..."
Charlie pensava che forse non sarebbe mai successo, ma dato che aveva
pensato la stessa cosa di Laura, aveva paura che avrebbe finito per
odiare anche Kurt. Andò a sedersi in una delle sedie
presenti nell’aula, seguita dai due ragazzi.
"Sono stata paragonata agli altri per così tanto tempo che
non ho mai scoperto di avere talenti particolari o qualità
apprezzate dagli altri!" disse Charlie.
"Ma tu hai talento!" le disse Kurt. "Hai una voce fantastica!"
"E sei particolarmente brava a travestirti!" aggiunse Blaine.
"E i tuoi disegni sono stupendi!" concluse Kurt. "Questi non sono
talenti, per te? Forse nessuno li ha mai notati o apprezzati,
così sei sempre stata convinta di non essere speciale!"
Charlie pensò che il ragazzo avesse ragione. Nessuno,
eccetto suo fratello, l’aveva mai vista cantare o disegnare:
se nessuno aveva mai avuto l’occasione di sapere che Charlie
aveva un qualche talento, non avrebbe mai potuto apprezzarlo!
"E se invece fossi semplicemente una brava ad innamorarsi del primo
idiota che passa?" disse Charlie. "E se vi steste sbagliando su di me?"
"Non dimenticarti che ho visto i tuoi disegni!" disse Kurt. "Disegni
benissimo, te l’ho detto!"
"Che sarà mai un album da disegno, in confronto a tutti i
miei difetti?" replicò Charlie. "Ho una sfortuna
incredibile, i miei contatti umani hanno una durata praticamente
inesistente, sono sempre vissuta all’ombra di un fratello
apparentemente perfetto, e ci sono varie ragioni per cui riesco
facilmente ad essere scambiata per un ragazzo! Senza contare la mia
infinita lista di ex-fidanzati..."
"Non essere così cattiva con te stessa..." le disse Blaine.
"Perché non cerchi di dimenticare i tuoi difetti e non ti
concentri di più sui pregi?" le suggerì Kurt.
"Sei così accecata dai tuoi lati negativi, che non riesci a
vedere quelli positivi!"
Charlie sembrava rassegnata, come se sapesse che era inutile provare a
cercare qualcosa di positivo in lei.
"Faresti di tutto per tuo fratello, e gli dai più attenzioni
di quante gliene darebbe tua madre," cominciò Kurt. "Quando
i tuoi fratelli hanno rubato la macchina di tua madre, non ti sei
lasciata tentare e non sei andata con loro; cerchi sempre di non far
soffrire le persone a cui vuoi bene; quando l’anno scorso te
ne sei andata, mi hai detto che presto avrei trovato la mia anima
gemella, ma so che in quel momento hai pensato prima a me, e poi a te
stessa! Questi non sono pregi, secondo te?"
Charlie ci pensò per qualche istante.
"Davvero sono così?" disse poi, quasi incredula. "Faccio
così tante cose per le altre persone?"
"Certo che sì!" rispose Blaine. "Solo che nessuno te lo fa
notare!"
"Se solo non fossi così... sbagliata!" disse Charlie.
"Tu sei perfetta, Charlie!" le disse Kurt. "Potrai anche essere piena
di difetti, ma, agli occhi dei tuoi veri amici, sarai sempre perfetta!"
Charlie stava cominciando a credere a quelle parole. In fondo, voleva
cambiare, no? E allora perché non cominciare ad apprezzarsi?
Se due persone che aveva preso in giro in uno dei modi più
orribili erano passate sopra a quelli che chiamavano 'piccoli
difetti', forse ci sarebbe riuscita anche lei... Forse il suo
costante bisogno di innamorarsi di qualcuno, anche della persona
sbagliata, era dovuto al fatto che non si era mai sentita apprezzata da
nessuno, si era sempre sentita un mucchio di difetti e basta, ed era
arrivata al punto di odiarsi.
Charlie abbracciò i due ragazzi. Nessuno era mai stato in
grado di dirle che era perfetta, prima di quel momento. Per la prima
volta nella sua vita, era contenta di avere due amici che non le
avrebbero voltato le spalle, quando avrebbe avuto bisogno di loro. E,
dopo oltre un anno passato a pensare che non fosse altro che un cretino
senza cuore e senza cervello, cominciò a pensare che non
sarebbe stato affatto male avere Blaine come amico.
"Grazie, ragazzi!" disse Charlie. "Sapete, mi avete fatto venire
un’idea fantastica su quale canzone potreste cantare alle
provinciali..."
L'angolo
dell'autrice:
Devo dire la
verità: man mano che scrivevo questa storia, Charlie
è diventata sempre più un personaggio negativo.
Questo capitolo è una delle occasioni che ho avuto per
riabilitarla, non solo agli occhi dei lettori, ma anche ai miei. In
fondo, sembrerà irrecuperabile, ma tutti abbiamo qualche
lato positivo, nascosto molto bene!
Per quanto riguarda la storia di Charlie, per metà
è ispirata a ciò che ho provato scrivendo la mia
poesia/canzone "Non sono (I'm Not)", mentre per l'altra metà
si rifà ad una serie di discussioni avute con mia sorella
riguardo qualche "plot-twist" che secondo lei sarebbe stato bene nel
film "Segui il tuo cuore", con Zac Efron. Chi ha visto il film,
avrà potuto notare la storia leggermente reinterpretata, chi
invece non l'ha visto, non dovrebbe aver riscontrato seri problemi di
comprensione.
Se vi piace questa storia, o anche se non vi piace, e vorreste darmi
qualche consiglio per migliorare, vi invito a recensire o a inviarmi un
messaggio: qualsiasi tipo di commento è sempre ben accetto!
A presto!
Arkytior
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Capitolo 9 *** Parte 2 - Capitolo 4 ***
Capitolo
4
L’auditorium era completamente al buio. Lentamente, alcune
luci azzurre si accesero sul palco, illuminando i ragazzi del Glee
club. In mezzo a loro, Charlie. Prima che andasse via, i ragazzi
l’avevano convinta a cantare con loro la canzone che aveva
scelto per le provinciali.
Once upon a time there was a
starry night,
while I was partying at
the beach.
I was having fun with
all my friends,
when she came and said
'Leave this beach!'.
She made me run away:
I went somewhere dark,
then I sat on the sand
and looked at the
stars...
There were some big stars
that hid the rest,
but I saw a tiny shy star
in all that mess...
(C'era
una volta una note stellata, / mentre io ero ad una festa, sulla
spiaggia. / Mi stavo divertendo con tutti i miei amici, / quando
arrivò questa ragazza, e mi disse 'Vattene da qui!' / Mi ha
fatto scappare via: / sono andata in un posto buio, / poi mi sono
seduta sulla sabbia / e ho guardato le stelle... / C'erano alcune
stelle grandi / che nascondevano il resto, / ma io ho visto una piccola
stella timida / in tutta quella confusione...)
Sembrava quasi una favola. A Charlie piacevano le canzoni che
raccontavano una storia.
Non appena
arrivò il ritornello, gli altri ragazzi cominciarono a
cantare insieme a lei.
Shine,
little star,
let
me see who you are.
Let
me see you being the brightest star!
Shine,
little star,
let
me see all your light.
Make
me see that pale moon becoming dark!
Little
star...
(Brilla,
piccola stella, / fammi vedere chi sei. / Fammi vedere che sei la
stella più luminosa! / Brilla, piccola stella, / fammi
vedere tutta la tua luce. / Fammi vedere la pallida luna oscurarsi! /
Piccola stella...)
Nyaga l’aveva dedicata a tutte le ‘piccole stelle
che hanno dimenticato come brillare’. In qualche modo,
Charlie sentiva che era dedicata anche a lei.
Once
upon a time in another starry night,
I
was with my friend, sitting by the sea.
I
tried to make her see my tiny shy star,
but
she looked at the sky and asked me 'Where is it? '.
She
made me feel sad:
she
didn't see a thing.
No
one could see it, except for me.
The
star made me strong:
now
I like who I am,
and
now that I trust her,
I
know I found a friend!
Shine,
little star,
let
me see who you are.
Let
me see you being the brightest star!
Shine,
little star,
let
me see all your light.
Make
me see that pale moon becoming dark!
Little
star...
(C'era
una
volta un'altra notte stellata, / io ero con una mia amica, sedute
vicino al mare. / Ho provato a farle vedere la mia piccola stella
timida, / ma lei ha guardato il cielo e mi ha detto: 'Ma
dov'è?' / Mi ha fatto sentire triste: / non ha visto niente-
/ Nessuno poteva vederla, tranne me. / La stella mi ha fatto diventare
forte: /
ora mi piace quello che sono, / e ora che mi fido di lei, / so di aver
trovato un'amica! / Brilla,
piccola stella, / fammi
vedere chi sei. / Fammi vedere che sei la stella più
luminosa! /
Brilla, piccola stella, / fammi vedere tutta la tua luce. / Fammi
vedere la pallida luna oscurarsi! / Piccola stella...)
Ora aveva scoperto di avere dei lati positivi. Non tutti potevano
vederli, inclusa lei stessa, fino al giorno precedente. Erano stati i
suoi due nuovi migliori amici a scoprire quanto fosse speciale.
Hey,
over there,
put
your noses up in the air!
Hey,
listen to me:
That
star's just wanting to be free!
Hey,
'Guess Purse',
can't
you see what she's worth?
Hey,
'Talk-a-lot',
can't
you see what she's got?
Hey, other
guys,
let
me see you open your eyes!
Hey,
look at the sky:
I
say from now she's gonna shine!
Shine,
little star,
let
me see who you are.
Let
me see you being the brightest star!
Shine,
little star,
let
me see all your light.
Make
me see that pale moon becoming dark! Little star...
(Ehi,
laggiù, / guardate in alto! / Ehi, ascoltatemi: / quella
stella vuole solo essere libera! / Ehi, tu con la borsetta di Guess, /
non vedi quanto vale? / Ehi, tu che parli tanto, / non vedi cosa
può fare? / Ehi, altra gente, / fatemi vedere che aprite gli
occhi! / Ehi, guardate il cielo: / vi dico che da ora
brillerà! / Brilla, piccola stella, / fammi
vedere chi sei. / Fammi vedere che sei la stella più
luminosa! /
Brilla, piccola stella, / fammi vedere tutta la tua luce. / Fammi
vedere la pallida luna oscurarsi! / Piccola stella...)
Ora che aveva scoperto di essere speciale, toccava a lei farlo vedere
al mondo. Doveva brillare, essere fiera di essere sé stessa,
proprio come la stella della canzone, così anche il mondo
avrebbe visto quanto valeva!
"Bravissimi, ragazzi!" si complimentò il professor Schuester
dalla platea.
Il giorno dopo, Charlie sarebbe partita. Preparò le sue
cose, poi andò al McKinley per gli ultimi saluti.
Trovò Kurt e Blaine davanti agli armadietti.
"Parti?" le chiese Blaine.
"La settimana è finita..." rispose Charlie. "Torno a casa da
mio fratello... e spero che mia madre non me ne porti un altro!"
"Ma vai da sola in aeroporto?" le chiese Kurt. "Posso chiedere a mio
padre di accompagnarti!"
"Grazie del pensiero, ma preferisco andare da sola!" rispose Charlie.
"Pensi che tornerai qui, qualche volta?" le chiese Blaine.
"Chi può dirlo..." rispose la ragazza. "Lo sapete che il mio
futuro è sempre imprevedibile..."
"Al mio diploma ci sarai, vero?" le chiese Kurt.
"Cercherò di essere presente..." rispose Charlie.
"Ma tu non dovresti diplomarti quest’anno?" le chiese Blaine.
"No, l’anno prossimo!" rispose Charlie. 'Forse...'
pensò.
"Ho la tua stessa età, ricordi?" aggiunse poi.
"Allora, presto ci rivedremo ancora!" le disse Kurt.
"Lo spero!" disse Charlie.
I due ragazzi abbracciarono Charlie, dopodiché la guardarono
andare via. Nessuno di loro tre sapeva quando si sarebbero incontrati
di nuovo, ma speravano che quel giorno sarebbe arrivato presto.
L'angolo
dell'autrice:
Qui finisce
la seconda parte della storia! Volevo finirla bene, perciò
ho scelto di inserire in questo capitolo una delle poesie/canzoni
scritte da me che più preferisco. Si chiama "Piccola stella
(Little Star)", e potete trovarla in versione completa e tradotta tra
le storie che ho pubblicato qui. Mi è sembrata adatta per
questa parte della storia, perché è un invito,
per le persone un po' "invisibili", a emergere, farsi vedere e
apprezzare dagli altri.
Dal prossimo capitolo avrà inizio la terza e ultima parte
della storia, che, vi ricordo, sarà ambientata all'inizio
della quarta stagione.
Nel frattempo, vi invito a commentare e recensire questa storia, se vi
piace (ma anche se non vi piace), o se semplicemente volete darmi
qualche consiglio su come migliorare. Mi farebbe davvero molto piacere!
A presto!
Arkytior
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Capitolo 10 *** Parte 3 - Capitolo 1 ***
Parte 3 –
Love And Theft
Capitolo 1
Settembre. Di nuovo. La scuola era ricominciata da qualche settimana,
al liceo McKinley, e molte cose erano cambiate, rispetto
all’anno
precedente.
La
campanella che indicava la fine della lezione suonò, e Sam e
Blaine uscirono dalla classe, diretti verso i propri armadietti.
"Allora, sei pentito di aver convinto Kurt a trasferirsi a New York?"
chiese Sam all’amico.
"Assolutamente no!" rispose Blaine. "È sempre stato il suo
sogno, e io l’ho aiutato a realizzarlo!"
"E... come sta?"
"Alla
grande! Ci sentiamo quasi tutti i giorni, e mi tiene sempre aggiornato
su come se la passano lui e Rachel... Solo che mi ha raccontato che
ultimamente sta succedendo qualcosa di strano..."
"Cioè?"
"Ti
ricordi di Charlie, la ragazza che è venuta qui un anno fa,
vero? Beh, Kurt mi ha detto che è da un po’ che,
quando
prova a chiamarla, lei non risponde al cellulare, o chiude subito la
chiamata, non appena vede il suo numero! Oppure, a volte lei chiama
Kurt, ma non appena lui risponde e lei sente la sua voce, riattacca
immediatamente!"
"Questo è strano! Ma perché lo fa?"
"Se sapessi dove si trova, glielo chiederei..."
I due
ragazzi si separarono. Diretto al suo armadietto, Blaine
passò
davanti all’auditorium. Sentì della musica
provenire dal
suo interno, e, spinto dalla curiosità, decise di andare a
vedere di cosa si trattava.
Tina
era sola, al centro del palco, illuminata da una luce fioca. La musica
cominciò, e la luce aumentò. Dopo pochissimi
secondi di
musica, cominciò a cantare.
Loving
him is like driving a new Maserati down a dead end street,
faster
than the wind, passionate as sin, ending so suddenly…
(Amarlo
è come guidare una
Maserati nuova lungo una strada senza uscita, / più veloce
del
vento, passionale come il peccato, che finisce così
improvvisamente...)
Stava ripensando a Mike, il ragazzo che aveva lasciato proprio
quell’estate.
Si voltò verso una delle quinte, da dove sbucò
Charlie, che si
mise a cantare insieme a lei.
Loving
him is like trying to change your mind
once
you’re already flying through the free fall,
like
the colors in autumn,
so
bright just before they lose it all…
(Amarlo
è come provare a
cambiare idea / quando sei già in caduta libera, / come i
colori
in autunno, / così luminosi, proprio prima di scomparire del
tutto...)
Losing
him was blue like I’d never known,
missing
him was dark gray, all alone,
forgetting
him was like trying to know somebody you never met…
But
loving him was red…
Loving
him was red…
(Perderlo
era blu, come non mi ero
mai sentita prima, / sentire la sua mancanza era grigio scuro, ed ero
tutta sola, / dimenticarlo era come provare a conoscere qualcuno che
non hai mai incontrato... / Ma amarlo era rosso... / Amarlo era rosso...)
Entrambe ripensavano a qualcuno di cui si erano follemente innamorate,
e che stavano cercando di dimenticare.
Touching
him was like realizing all you ever wanted was right there in front of
you,
memorizing
him was as easy as knowing all the words to your old favorite
song…
(Toccarlo
era come capire che tutto
quello che hai sempre voluto era proprio lì, di fronte a te,
/
memorizzarlo era facile come sapere a memoria tutte le parole della tua
canzone preferita...)
Fighting
with him was like trying to solve a crossword
and
realizing there’s no right answer,
regretting
him was like wishing you never found out love could be that strong!
(Litigare
con lui era come provare a
risolvere un cruciverba / e capire che non c'era nessuna risposta
giusta, / rimpiangerlo era come desiderare di non aver mai scoperto che
l'amore potesse essere così forte!)
Losing
him was blue like I’d never known,
missing
him was dark gray, all alone,
forgetting
him was like trying to know somebody you've never met…
But
loving him was red…
(Perderlo
era blu, come non mi ero
mai sentita prima, / sentire la sua mancanza era grigio scuro, ed ero
tutta sola, / dimenticarlo era come provare a conoscere qualcuno che
non hai mai incontrato... / Ma amarlo era rosso...)
Oh
red…,
Burning
red…
(Oh,
rosso... / Rosso profondo...)
Nel frattempo, Blaine guardava le due ragazze dalla platea. Non
riuscivano a vederlo, perché la platea era quasi
completamente
al buio, e loro erano troppo concentrate sulla canzone che stavano
cantando, per notarlo.
Remembering
him comes in flashbacks and echoes…
(I
suoi
ricordi ritornano in echi e flashback...)
Tell
myself it’s time now, gotta let go,
but
moving on from him is impossible…
(Mi
dico
che è ora, devo lasciar perdere, / ma andare avanti
è impossibile...)
...when
I still see it all in my head…
in
burning red!
(...quando
ancora vedo tutto nella mia mente... / in rosso profondo!)
Burning,
it was red!
(Bruciare,
era rosso!)
Entrambe volevano dimenticare qualcuno che per loro era stato troppo
importante, ma era quasi impossibile!
Oh,
losing him was blue like I’d never known,
Missing
him was dark gray, all alone,
Forgetting
him was like trying to know somebody you've never met…
Cause
loving him was red…
(Oh,
perderlo era blu, come non mi ero
mai sentita prima, / sentire la sua mancanza era grigio scuro, ed ero
tutta sola, / dimenticarlo era come provare a conoscere qualcuno che
non hai mai incontrato... / Perché amarlo era rosso...)
Yeah,
yeah, red…
Burning
red!
And
that's why he's spinning around in my head…
Comes
back to me in burning red…
Yeah,
yeah…
Loving
him is like driving a new Maserati down a dead end street…
(Sì,
sì, rosso... / Rosso profondo! / Ed ecco
perché ancora gira nella mia testa... / E
ritorna, in rosso
profondo... / Sì, sì... / Amarlo è come guidare
una Maserati nuova lungo una strada senza uscita...)
Le due ragazze sorrisero e si abbracciarono. Erano felici di essere
finalmente riuscite a cantare insieme.
"Bravissima, ‘Usignola’!" disse una voce
proveniente dalla platea.
Charlie si voltò nella direzione da cui proveniva la voce.
Dopo
qualche secondo riconobbe Blaine, che stava venendo verso il palco,
applaudendola.
Quando, qualche anno prima, Charlie aveva frequentato la Dalton
Academy, faceva parte degli ‘Usignoli’, il Glee
Club della
scuola, insieme a Blaine e Joe. Era nota per essere stata la prima e
l’unica ragazza a farne parte, ma nessuno si era mai rivolto
a
lei chiamandola con il soprannome che le aveva appena dato Blaine.
"Ma
perché, ogni volta che canto, c’è
sempre qualcuno
che mi spia di nascosto, e salta fuori soltanto a fine canzone,
rischiando di farmi prendere un infarto?" disse Charlie, ironica.
Aveva
ragione, però: diverse volte era stata sorpresa da altri a
cantare, rivelando qualche segreto. Era successo due anni prima, quando
Tina, Artie e Mercedes avevano scoperto per primi che Charlie in
realtà era una ragazza; un’altra volta, invece,
quando
Charlie era ancora alla Dalton Academy, fu sorpresa dal suo amico Joe
a cantare con la sua vera voce una canzone che parlava di un ragazzo di
cui era follemente innamorata, di cui non poteva parlare a nessuno.
"Cosa ci fai di nuovo qui?" chiese Blaine. "Di nuovo in fuga?"
Prima che Charlie potesse rispondere, Tina richiamò la sua
attenzione.
"Devo andare a lezione!" le disse. "Ci vediamo, Charlie!"
La ragazza ricambiò il saluto, per poi scendere dal palco,
avvicinandosi a Blaine.
"Lo sai che Kurt non è qui, vero?" le chiese il ragazzo.
"Lo so!" rispose Charlie. "L’ho letto su Facebook!"
L’attenzione di Blaine fu catturata da una valigia di colore
blu
scuro, lasciata davanti alla prima fila di sedili.
"Non dirmi che fai sul serio..." disse. "Vuoi davvero mollare tutto e
andartene?"
"Perché, ho altre opzioni?" chiese Charlie. "Era da tanto
tempo
che volevo girare il mondo, ma non traslocando continuamente!"
"Ma sei matta? E come pensi di viaggiare? A piedi?"
"No, con qualche mezzo di fortuna... e con i soldi che ho... preso..."
"Non dirmi che li hai rubati..."
"Ho soltanto preso in prestito alcuni dei soldi di mia madre... Lei
tanto non ci fa niente!"
"Ma perché hai così tanta fretta di partire?"
"Casa
mia è un inferno... Io lì non ci torno! E poi, se
tornassi, dovrei trasferirmi continuamente, cambiare città,
casa, amici, persone che mi tollerano..."
"Hai
resistito per diciotto anni... Sarebbe così difficile
sopportare
tutto questo, fino al diploma? Un diploma potrebbe servirti, in
futuro..."
Charlie ci pensò per qualche secondo.
"Hai
ragione," disse. "Non sarà così difficile
sopravvivere
ancora per qualche mese! E poi, ripensandoci, avrei potuto rubare
ancora più soldi!"
"Che hai intenzione di fare, allora?"
"Resterò qui, per qualche giorno! Andrò a stare a
casa di
Kurt, tanto i suoi genitori mi conoscono... Sarà bello
respirare
un po’, prima di tornare all’inferno..."
Più tardi, Blaine portò Charlie in aula canto,
alla
riunione del Glee Club. Proprio come l’anno precedente, la
ragazza notò tante facce nuove nell’aula. Ogni
settimana,
il professor Schuester assegnava agli alunni un tema per le canzoni che
avrebbero dovuto cantare per tutta la settimana. Quella volta, il tema
era ‘canzoni d’amore’.
L'angolo
dell'autrice:
In questo
capitolo abbiamo visto la nostra Charlie tornare a
far danni ancora una volta... Era partita con l'intento di fare un giro
del mondo, ma a quanto pare, per adesso, dovrà accontentarsi
di una mini-vacanza per rilassarsi un po', prima di tornare a casa.
Secondo voi, come reagirà alla settimana sulle
canzoni
d'amore?
Spero, tra l'altro, che abbiate apprezzato la resa del duetto, "Red",
originariamente di Taylor Swift.
Come sempre, vi invito a recensire e commentare questa storia: mi
farebbe molto piacere ricevere i vostri pareri, e anche i vostri
consigli, se ne avete!
A presto!
Arkytior
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Capitolo 11 *** Parte 3 - Capitolo 2 ***
Capitolo
2
Charlie era sola, in aula canto. Stava leggendo un libro che aveva
iniziato qualche giorno prima, quando, all’improvviso,
sentì il suo telefono vibrare. Lo tirò fuori
dalla tasca, per sapere chi la stesse chiamando, ma, non appena lesse
il nome sullo schermo, chiuse la chiamata e si rimise il cellulare in
tasca. Non se la sentiva di rispondere. Era da settimane che faceva
così: pensava che ignorando qualcuno avrebbe finito per
dimenticarlo definitivamente, ma non stava funzionando. Riprese a
leggere il suo libro, cercando di non pensare alla persona che aveva
provato a chiamarla, qualche secondo prima.
Qualche minuto dopo, Brittany, una cheerleader che faceva parte del
Glee Club e che avrebbe dovuto diplomarsi l’anno precedente,
entrò in aula canto, e andò a sedersi vicino a
Charlie. Vide che la ragazza stava leggendo, e cercò di
capire di quale libro si trattasse, abbassandosi per tentare di vedere
la copertina.
"‘Useless’?"
disse. "Ma non è
triste?"
Charlie la guardò, chiedendosi che cosa volesse. La
conosceva di vista, ma non aveva mai parlato con lei.
"Voglio dire, non penso che sia adatto ad una come te!"
continuò Brittany.
"In che senso?" chiese Charlie.
"Se stai leggendo quel libro, probabilmente ti senti inutile, e ti
capisco, dato che mi hanno raccontato la tua storia... Penso solo che
leggere quel libro ti faccia sentire peggio!"
"Davvero?"
"Sì, anche se io non l’ho mai letto..."
Charlie rise e chiuse il suo libro.
"Forse hai ragione..." disse. "Avevo detto che sarei cambiata, che
avrei smesso di pensare ad innamorarmi, o a concentrarmi troppo sui
miei difetti... Stavo considerando la possibilità di
innamorarmi di una ragazza, invece dei soliti ragazzi sbagliati e
impossibili, ma non penso che funzionerebbe... In ogni caso, vorrei
davvero essere felice di avere dei pregi e degli amici... Forse
è arrivato il momento di smettere di fare la stupida e
cominciare a cambiare!"
Forse quella piccola spinta morale era proprio quello che ci voleva per
cambiare, e per smettere di pensare al passato, pensò
Charlie.
"Radunami le ragazze del Glee Club!" disse poi a Brittany. "Ho in mente
una canzone, e voi dovrete aiutarmi a cantarla!"
Poche luci cominciarono ad illuminare il palcoscenico
dell’auditorium. Il professor Schuester e i ragazzi del Glee
Club erano seduti in platea, mentre le ragazze e Charlie erano sul
palco, in attesa che cominciasse la musica. Indossavano mini abiti neri
e leggings e scarpe basse dello stesso colore.
Bang,
Boom, The beat…
My
baby is the bang, the boom, the beat…
My
boyfriend is music,
my
boyfriend is music,
yeah, music
is my boyfriend.
He
never takes the pressure off…
Hello,
the
beat says hello.
He
knows I'm gonna follow,
my
headphones are on-a.
His
low wind is thumpin',
just
me and him bumpin',
the
walls they are watchin',
I'm
turning red blushin'.
You
know that…
I
don't need no silly boys:
I
just need my boyfriend!
I
don't need no silly boys:
I
just need my boyfriend!
Don't
you know,
don't
you know that…
My
boyfriend is bang, the boom, the beat,
he's
beatin' down the door to get to me!
Yeah,
music is the shock, the shake, the shake,
the
needle in the groove, the grind, the grit!
My
boyfriend is music!
Finita la canzone, tutti applaudirono le ragazze. Il professore si
avvicinò al palco.
"Esibizione interessante, Charlie..." disse. "Perché hai
scelto questa canzone?"
"Ho avuto troppi ragazzi cretini..." spiegò Charlie. "E
vorrei tanto dimenticare l’ultimo quasi-fidanzato che ho
avuto... La musica, almeno, non dà tanti problemi!"
"Idea molto originale, non c’è che dire..."
riprese il professore. "Ma se, nei prossimi giorni, ci facessi sentire
una canzone che parla dell’amore vero? Hai appena detto che
sei stata innamorata tante volte..."
Charlie non seppe cosa rispondere. Era stata innamorata troppe volte, e
di troppe persone... Sarebbe stato così difficile ricordarsi
di un momento in cui aveva pensato di aver veramente trovato
l’amore della sua vita? Sì, se aveva assolutamente
intenzione di dimenticarlo!
L'angolo
dell'autrice:
In
questo mini-capitolo cominciamo a vedere che il nuovo arrivo di Charlie
comporta non pochi problemi: dal suo bisogno di amicizia al voler
cambiare completamente, e dimenticare l'amore. Per l'appunto, il testo
della canzone che compare in questo capitolo si chiama "Music Is My
Boyfriend", di Skye Sweetnam; è stato lievemente censurato
(ho semplicemente cambiato una parola, ma poco importa), e non
è stato tradotto perché ho ritenuto la traduzione
poco importante ai fini della trama, in quanto Charlie stessa la spiega
subito dopo: secondo la cantante, è meglio essere fidanzata
con la musica, perché non dà gli stessi problemi
di un ragazzo in carne e ossa.
Un'altra cosa da notare è il libro che Charlie legge
all'inizio: si chiama "Useless", proprio come una storia che ho scritto
anni fa e che ho ripubblicato da poco su questo sito. Avevo pensato di
impostarla come romanzo, ma è venuta troppo breve.
Se volete, mi fareste un grande piacere se voleste recensire questa
storia, o anche mandarmi un messaggio per commentare quello che scrivo,
o darmi consigli. Voi non sapete quanto un autore/autrice apprezzi
questo semplice gesto!
A presto!
Arkytior
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Capitolo 12 *** Parte 3 - Capitolo 3 ***
Capitolo
3
Charlie ci aveva messo pochissimo a trovare la canzone perfetta. Doveva
trovare una canzone che parlasse esattamente di quello che aveva
provato quando credeva di aver trovato il suo ‘principe
azzurro’, e sapeva esattamente dove cercarla. Nyaga era brava
a
scrivere canzoni, ma nessuna riusciva a descrivere esattamente quello
che aveva provato. C’era una buona amica di Nyaga, invece,
che
scriveva quasi sempre canzoni d’amore. A Charlie piaceva
molto
anche quest’altra cantante, infatti, proprio tra le sue
canzoni
ne aveva trovata una che sembrava parlare di lei.
Prese una chitarra, a disposizione degli
studenti in aula canto, e,
mentre tutti i ragazzi del Glee Club la fissavano, cominciò
a
cantare.
Took a deep breath in the mirror:
he didn't like it when I
wore high heels, but I do.
Turn the lock and put my
headphones on:
he always said he didn't
get this song, but I do, I do.
(Ho fatto
un respiro
profondo davanti
allo specchio: / a lui non piaceva quando mi mettevo i tacchi alti, ma
a me sì. / sblocco i tasti e mi metto le cuffie: / mi diceva
sempre che non capiva questa canzone, ma io sì, io
sì.)
Mentre cantava, le tornarono in mente
tutti i
ragazzi che aveva avuto. A nessuno di loro era mai piaciuta, per motivi
sempre diversi.
Walked in expecting you'd be
late,
but you got here early
and you stand and wave. I walk to you.
You pull my chair out
and help me in,
and you don't know how
nice that is, but I do.
And you throw your head
back laughing,
like a little kid.
I think it's strange
that you think I’m funny cause
they never did.
I've been spending the
last eight months
thinking all love ever
does
is break and burn and
end,
but on a Wednesday, in a
café,
I watched it begin again.
(Sono
entrata,
aspettandomi che tu
arrivassi in ritardo, / ma tu sei arrivato in anticipo, e mi saluti.
Cammino verso di te. / Mi aiuti a sedermi spostando la mia sedia, / e
non sai quanto questo gesto sia carino, ma io sì. / E getti
la
testa indietro, ridendo, / come un ragazzino. / Penso che sia strano
che pensi che io sia divertente, perché / loro non l'hanno
mai
fatto. / Ho passato gli ultimi otto mesi / a pensare che tutto quello
che l'amore fa / è rompere, e
bruciare, e finire, / ma un
mercoledì, in un caffè, / l'ho visto ricominciare
da capo.)
Si ricordò del primo e unico
ragazzo che
l’aveva trattata come un essere umano. Si ricordò
di quel
pomeriggio, al bar, di come si fosse sforzata di fare bella figura, di
come le fosse sembrato strano incontrare un ragazzo come Kurt, e di
come si fosse perdutamente innamorata di lui.
You said you never met one girl
who
had as many Nyaga Roxas
records as you,
but I do.
We tell stories and you
don't know why
I'm coming off a little
shy,
but I do.
And you throw your head
back laughing,
like a little kid.
I think it's strange
that you think I’m funny cause
they never did.
I've been spending the
last eight months
thinking all love ever
does
is break and burn and
end,
but on a Wednesday, in a
café,
I watched it begin again.
(Hai detto
che non hai
mai conosciuto
nessuna ragazza che / avesse così tanti CD di Nyaga Roxas
quanti
ne hai tu, / ma io sì. / Ci raccontiamo storie e tu non sai
perché / sono un po' timida, / ma io sì. / E getti la testa indietro,
ridendo, /
come un ragazzino. / Penso che sia strano che pensi che i osia
divertente, perché / loro non l'hanno mai fatto. / Ho
passato gli
ultimi otto mesi / a pensare che tutto quello che l'amore fa /
è
rompere, e bruciare, e finire, / ma un mercoledì, in un
caffè, / l'ho
visto ricominciare da capo.)
Sarebbero stati benissimo insieme, dato
che avevano
molte cose in comune. La passione per Nyaga era soltanto una di queste.
Per la prima volta, Charlie non aveva
avuto paura di
parlare di sé, forse perché aveva la sensazione
di aver
trovato qualcuno di cui fidarsi.
And we walked down the block, to
the car,
and I almost brought 'em
up,
but you start to talk
about the movies
that your family watches
every single Christmas,
and I want to talk about
that.
And for the first time
what's past is past
(Abbiamo
attraversato
l'isolato, fino
alla macchina, / e io stavo quasi per parlare di loro, / ma tu hai
cominciato a parlare dei film / che la tua famiglia vede ogni Natale, /
e mi è venuta voglia di parlare di questo. / E per la prima
volta / il passato è passato.)
Quel ragazzo le aveva fatto dimenticare
tutte le
delusioni passate. Finalmente, quello che contava era il presente, e
non un mucchio di stupidi che ormai vivevano soltanto nel suo passato.
Mentre cantava, Charlie guardava uno ad
uno i
ragazzi del Glee Club. C’era chi conosceva la canzone, chi la
ascoltava per la prima volta, chi si chiedeva che senso avesse
quell’esibizione, e chi pensava che quella fosse una canzone
stupenda, anche se non l’aveva mai sentita prima.
Istintivamente,
il suo sguardo andò a posarsi su Blaine. Non appena se ne
accorse, abbassò lo sguardo: in un certo senso, era come se
quella canzone fosse dedicata un po’ anche a lui. Non poteva
guardarlo proprio mentre stava cantando una canzone in cui diceva che
lui era solo un altro della lunga serie di cretini che aveva incontrato!
Gli occhi di Charlie si riempirono di
lacrime, sia
per i ricordi che la canzone le faceva venire in mente, sia
perché pensava di star facendo una figuraccia enorme.
And you throw your head back
laughing,
like a little kid.
I think it's strange
that you think I’m funny cause
they never did.
I've been spending the
last eight months
thinking all love ever
does
is break and burn and
end,
but on a Wednesday, in a
café,
I watched it begin again.
But on a Wednesday, in a
café,
I watched it begin again.
(E getti la
testa
indietro, ridendo, /
come un ragazzino. / Penso che sia strano che pensi che i osia
divertente, perché / loro non l'hanno mai fatto. / Ho
passato gli
ultimi otto mesi / a pensare che tutto quello che l'amore fa /
è
rompere, e bruciare, e finire, / ma un mercoledì, in un
caffè, / l'ho
visto ricominciare da capo. / Ma un mercoledì, in un
caffè, / l'ho visto ricominciare da capo.)
Finita la canzone, mentre tutti la
applaudivano,
Charlie appoggiò la chitarra ad una parete e uscì
dall’aula correndo, per impedire agli altri di vederla
piangere.
Mentre tutti si chiedevano il motivo di quel gesto, Blaine la
seguì.
La trovò in auditorium,
rannicchiata in uno dei sedili della prima fila. Si avvicinò
a lei.
"Perché mi hai seguita?"
chiese la ragazza,
quasi offesa, senza nemmeno guardarlo. "Non dovresti essere qui."
"Perché?" chiese il ragazzo.
"Perché sono una persona
orribile." disse Charlie.
"Perché? Che hai fatto?"
"Cavolo, sapevo che eri scemo, ma non
credevo fino a
questo punto!" disse la ragazza, voltandosi finalmente verso Blaine.
"Non hai capito una parola della canzone che ho cantato poco fa?"
"Sì, parlava della prima
volta che ti sei innamorata veramente..."
"... e della persona che mi ha fatto
dimenticare
tutti i deficienti di cui mi ero innamorata prima! E questo include
anche te!"
"Davvero?"
"È praticamente impossibile
che tu non
l’abbia capito! Ho passato mesi a cercare di farmi notare da
te,
e l’unica cosa che ho ottenuto è stata... un altro
trasloco! La lontananza da te è stata un sollievo: ero
riuscita
quasi a dimenticarti del tutto, ma poi sono tornata in questa
città un’altra volta, ed ero terrorizzata al
pensiero di
incontrare qualcuno che mi avesse fatto ricordare quei mesi passati
alla Dalton Academy! Poi ho conosciuto Kurt, che è stato il
primo a trattarmi come merito, e da quel momento, tutti i ragazzi
sbagliati di cui mi ero innamorata non contavano più."
Blaine si sedette accanto a lei.
"Ti ho trattata davvero così
male?" chiese.
"Ho sempre cercato di farmi notare da
te," rispose
Charlie. "Ti ronzavo intorno come una zanzara, ti stavo più
incollata del gel sui tuoi capelli, cercavo di passare con te
più tempo possibile, ho persino cantato una canzone
natalizia
con te, e ho rischiato di farmi buttare fuori dalla scuola, quando Joe
mi ha beccata a cantare, con la mia vera voce, una canzone in cui
dicevo che ero segretamente innamorata di te. All’inizio
pensavo
che fosse solo cattiveria, o stupidità, ma poi ci ho
pensato, e
sono arrivata alla conclusione che eri soltanto un ragazzino confuso
che non mi notava, perché forse aveva paura di innamorarsi
di
qualcuno..."
Il ragazzo rise.
"Quindi non sei arrabbiata?" chiese.
"Diciamo che me ne sono fatta una
ragione!" rispose
Charlie. "Quello che dovrebbe essere arrabbiato, sei tu, dato che ora
ti ho spiegato perché ho cantato quella canzone..."
"E perché?"
"Otto mesi dopo aver lasciato la Dalton,
ho
incontrato il tuo ragazzo... E sono ancora ossessionata da lui...
Questo non ti fa arrabbiare?"
"No."
"Una ragazza che conosci, e che era
perdutamente
innamorata di te, è stracotta del tuo ragazzo, e potrebbe
volerti morto, solo per il piacere di averlo tutto per sé...
E
la cosa non ti dà assolutamente fastidio?"
"Perché dovrebbe? Io lo so
che Kurt non mi lascerebbe mai per te..."
"Anche se, quando gli ho detto che sono
una ragazza,
mi ha detto che tra noi due avrebbe potuto funzionare comunque?"
"Charlie, lui ti vede come
un’amica!"
"Allora, penso che per me non sia la
stessa cosa!
Sono due anni che tento di non pensare a lui come ‘Il
principe
azzurro’, o ‘Il ragazzo perfetto’, ma
è
impossibile!"
"E tu pensi che stare lontana da lui o
evitarlo ti
aiuterà? Lui ha cambiato idea su di te, ma vi telefonavate
quasi
ogni giorno!"
"E se parlare con lui mi facesse stare
ancora peggio?"
"Parlare con gli amici non ha mai fatto
star male nessuno!"
Charlie abbracciò Blaine.
Forse non era così stupido come le sembrava.
"Credo che tu abbia trovato la conferma
ad una teoria di molte ragazze..." disse Blaine.
"Che teoria?"
"Che il principe azzurro è
gay!"
Charlie rise. Erano veramente poche le
persone che riuscivano a farla ridere.
"Sai, forse non
riuscivo a dimenticare Kurt perché è impossibile
dimenticare i veri amici..." disse. "E, a proposito di amici,
è
bello averne qualcuno, anche se abita in un’altra
città e
lo vedo praticamente una volta l’anno..."
"Andrai a trovare
Kurt a New York, quindi?"
"Non lo so ancora... Per adesso mi
accontento di
essere tornata qui, e di aver trovato un nuovo migliore amico!"
Blaine sorrise.
"Non so perché
all’inizio quasi non ti
sopportavo..." disse Charlie. "Non è piacevole per nessuno
rivedere un ex-fidanzato, e neanche un ex-quasi-fidanzato! Poi ho
scoperto che stavi con Kurt, ed ero... non tanto gelosa... ero
invidiosa! Mi sentivo felice e triste allo stesso tempo... Era come se
sapessi che non avrei mai trovato la mia anima gemella, che non sarei
mai stata felice... come voi due!"
"Lo pensi davvero?"
Charlie non rispose. Portò il
ragazzo in aula
canto, ormai vuota, e chiese al pianista di suonare una canzone.
Cominciò a cantare, mentre Blaine la guardava.
So let go all of these mixed
emotions,
forget all your
hesitations.
Together entwined inside
this feeling,
feet off the ground,
head hits ceiling.
Then he whispered in
your ear
he's absolutely falling:
the words he said are
clear,
so don't insist on
stalling,
because he's tailor made
for you,
with stunning golden
hues,
and one sweet tone to
soothe.
Your persistent beating
heart it's just a start,
and I have seen you
everyday:
you've never been like
this before.
He's tailor made,
tailor, tailor made…
(Lascia
andare tutte
quelle emozioni
confuse, / dimentica le tue esitazioni. / Insieme, intrecciati
all'interno di questo sentimento, / a metri da terra, finché
la
testa non colpisce il soffitto. / Poi lui ti sussurra all'orecchio /
che è assolutamente innamorato: / le parole che ha detto
sono
chiare, / quindi non continuare a resistere, / perché
è
fatto apposta per te, / con splendidi riflessi dorati, / e un dolce
tonalità rilassante. / Il tuo batticuore costante
è solo
l'inizio, / e io ti ho visto ogni giorno: / non sei mai stato
così, prima d'ora. / Lui è fatto su misura, su
misura per
te...)
Charlie sentiva che ogni parola della
canzone che
stava cantando era vera. Finalmente, la sua ossessione per Kurt era
svanita nel nulla. Stava lasciando andare una persona molto speciale
per lei, e non sembrava rimpiangerlo: la felicità di qualcun
altro era più importante della sua, per una volta.
Finita la canzone, Blaine
abbracciò Charlie.
A molti chilometri di distanza, intanto,
Kurt
rassicurava un’indecisa Rachel che Finn era fatto apposta per
lei.
Quella stessa sera, dopo che ebbe finito
di
preparare le sue cose per la partenza dell’indomani, Charlie
decise di seguire il consiglio di Blaine, pensando che era
sopravvissuta a cose peggiori. Chiamò Kurt, decisa a non
riattaccare, non appena avrebbe sentito la sua voce.
"Ciao, sono io, Charlie..."
cominciò, non
appena Kurt ebbe risposto. "Scusa per come mi sono comportata...
Cioè, quando non rispondevo alle tue chiamate, o ti chiamavo
per
poi riattaccare subito... lo facevo perché cercavo di
dimenticarti, ma non ci riuscivo! Poi ho scoperto che stavo cercando di
fare una cosa impossibile... Voglio dire, sei il primo vero amico che
io abbia mai avuto... ed è impossibile dimenticare i veri
amici,
no? Ho capito che ero soltanto invidiosa della tua
felicità... e
che non sarei mai stata felice come te e Blaine... Mi ricordo quando mi
hai detto che presto anch’io avrei trovato la mia anima
gemella:
spero di incontrarla presto, anche se ho deciso che per un
po’
non penserò più ad innamorarmi per forza di
qualcun
altro... Tu, piuttosto, come stai? Non ho più tue notizie da
mesi, ormai..."
L'angolo
dell'autrice:
In
questo capitolo finalmente vediamo Charlie affrontare il suo problema
principale: la sua ossessione verso Kurt. Pare proprio che l'abbia
lasciato andare, e che sia contenta della sua felicità,
anche se è una felicità che non comprende lei,
bensì una persona che a Charlie non è mai andata
molto a genio... fino a questo capitolo! Ebbene sì: dopo il
confronto tra Blaine e Charlie, non solo Charlie ha fatto grandi passi
avanti, ma è anche riuscita a trovare un nuovo amico!
Per quanto riguarda i testi di canzoni citati in questo capitolo,
troviamo nell'ordine "Begin Again" di Taylor Swift (leggermente
modificato per esigenze di trama), e "Tailor Made" di Colbie Caillat.
Siamo quasi arrivati alla conclusione della storia. Spero vi stia
piacendo, e allo stesso tempo vi invito a recensire, o inviarmi un
messaggio per commentare la storia e darmi consigli, se vi va. Mi
farebbe davvero molto piacere!
A presto!
Arkytior
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Capitolo 13 *** Parte 3 - Capitolo 4 ***
Capitolo
4
Era l’ultimo giorno di ‘vacanza’ di
Charlie. Quello
stesso pomeriggio sarebbe partita per tornare a casa. Aveva deciso che
avrebbe mantenuto la promessa fatta a Blaine: sarebbe tornata a scuola,
si sarebbe diplomata, e poi sarebbe scappata.
Era
andata al McKinley con la sua valigia, per salutare i ragazzi del Glee
club appena prima di partire. Improvvisamente, il suo cellulare
vibrò. Lo prese, credendo che le fosse arrivato un messaggio
da
suo fratello, o da uno dei suoi pochissimi amici, ma invece era un
messaggio anonimo, in cui il mittente le chiedeva di recarsi in
auditorium.
Andò all’appuntamento, e fu veramente sorpresa,
quando
vide il ragazzo che la stava aspettando, sul palco
dell’auditorium. Era un ragazzo che l’aveva presa
in giro,
due anni prima, durante il suo primo giorno in quella scuola, e a cui
lei aveva tirato un pugno. Era uno che si faceva rispettare da tutta la
scuola, ma a Charlie era sempre sembrato che in fondo avesse un
po’ paura di lei. Non avevano mai parlato, infatti, ma lei
era
abbastanza sicura che il ragazzo si chiamasse Noah Puckerman, detto
‘Puck’, dato che la sua fama lo precedeva. Sapeva
anche che
si era diplomato l’anno precedente.
Lasciò la valigia vicino all’entrata, e si
avvicinò
al palco. Il ragazzo, che aveva in mano una chitarra, iniziò
a
cantare.
I
remember when I realized
the
depth of your beauty for the first time.
A
million ears had heard you,
but
none had listened quite like mine.
Every
phrase that leaves your lips
makes
me feel as if I'm paralyzed.
Talking
is trivial, sing another crazy note,
and
I will be there below…
The
troubles that we knew before
disappear
and all I know is that…
It
makes no difference where you come from,
I
don't care if you need my love,
you
know I'll be there!
I
swear I want to sing to the world,
no
need to keep it a secret:
you
are the one, the only,
my
musical soulmate.
(Mi ricordo
di quando ho realizzato /
la profondità della tu bellezza per la prima volta. /
Milioni di
orecchie ti avevano sentito, / ma nessuna ti aveva ascoltato come me. /
Ogni frase che lascia le tue labbra / mi fa sentire come paralizzato. /
Parlare è banale, canta un'altra folle nota, / e io
sarò
là sotto... / I problemi che conoscevamo prima / spariscono,
e
tutto quello che so è che / non fa differenza da dove tu
venga,
/ non mi interessa se hai visogno del mio amore, / sai che
sarò
lì! / Giuro che vorrei cantarlo al mondo, / non
c'è
bisogno di mantenerlo segreto: / tu sei la sola, l'unica, / la mia
anima gemella musicale.)
Era
incredibile: non sapeva né come, né
perché, ma
qualcuno si era innamorato di lei. Credeva che fosse impossibile, per
lei, attirare così tanto l’attenzione di qualcuno,
ma era
successo comunque.
Restò lì, ad ascoltare il ragazzo che le stava
dedicando una canzone.
Darling,
listen:
the
audience is calling you.
(They're
calling you)
There's
no way in hell that
they
will ever feel you like I do…
It
makes no difference where you come from,
I
don't care if you need my love,
you
know I'll be there!
I
swear I want to sing to the world,
no
need to keep it a secret:
you
are the one, the only,
my
musical soulmate.
(Tesoro,
ascolta: / il pubblico ti
chiama. / (Ti stanno chiamando!) / Non c'è proprio nessun
modo
per cui / loro possano mai sentirsi come mi sto sentendo io... / Non fa differenza da dove tu
venga, /
non mi interessa se hai visogno del mio amore, / sai che
sarò lì! /
Giuro che vorrei cantarlo al mondo, / non c'è bisogno di
mantenerlo
segreto: / tu sei la sola, l'unica, / la mia anima gemella musicale.)
Finita la canzone, Charlie non seppe come reagire. Non le era mai
capitato che qualcuno si innamorasse di lei, tanto da dedicarle una
canzone. O forse era successo, in passato, dato che lei non aveva mai
scoperto che il suo amico Joe era innamorato di lei.
"Wow..." provò a dire. "Una canzone
stupenda..."
"Già..." disse il ragazzo. "Ho deciso di dedicarla a te,
perché mi sono sentito proprio così, quando mi
sono reso
conto che mi piacevi."
Charlie arrossì. Non sapeva davvero come comportarsi, in una
situazione del genere.
"Sai,
se me l’avessi dedicata qualche tempo fa, forse mi sarei
messa
con te, saremmo scappati insieme, e la nostra storia sarebbe finita nel
giro di poche settimane," disse. "L’ultima cosa che voglio
è ferire qualcuno, quindi... No, grazie: ho smesso."
"Hai paura della mia reputazione da cattivo ragazzo?"
"No, è che sembra che io porti una sfortuna incredibile...
Tutte
le mie precedenti relazioni sono finite male, e anche tutti i miei
rapporti umani... escluso quello con il mio fratellino, si intende...
Avevo preso in considerazione l’idea di passare alle ragazze,
ma
penso che non avrei molta fortuna neanche in quel caso!"
"Ma non costa niente darmi una possibilità..."
"Mi
dispiace, e non sai quanto... Ma adesso voglio cambiare! Voglio
smettere di cercare il ragazzo perfetto, e cominciare ad aspettarlo,
vivendo la mia vita, perché se esiste, so che prima o poi lo
incontrerò comunque!"
"Cioè, vuoi smetterla di baciare ranocchi, in attesa del
principe azzurro?"
"Esatto! Non metto in dubbio che tu sia un bravo ragazzo, ora, ma per
me è meglio smettere di innamorarmi di chiunque!"
La ragazza lasciò l’auditorium. Riprese la sua
valigia, e si diresse in aula canto.
"Come
sapete, oggi è il mio ultimo giorno qui,"
cominciò.
"Tornerò a casa, dove mi aspettano lunghi mesi di inferno e
di
continui traslochi, e cercherò di resistere fino al diploma!
Dopo, ho in programma di partire per un lungo viaggio: voglio vedere il
mondo, ma non traslocando continuamente! Affronterò questo
viaggio da sola, come ho sempre sognato di fare!"
Avrebbe tanto voluto partire subito, ma volle mantenere la promessa
fatta al suo nuovo amico.
"Volevo anche ringraziare tutti voi," continuò.
"innanzitutto per essere gli unici amici che ho (e spero soprattutto
che
rimaniate miei amici), e poi, per avermi aiutata a migliorare! Non
credo che ce l’avrei fatta senza di voi... Prima di
salutarvi,
però, vorrei dedicarvi una canzone."
Fece segno ai musicisti di cominciare a suonare la canzone,
dopodiché lei cominciò a cantare.
Sometimes
you think you'll be fine by yourself,
cause
a dream is a wish you make all alone.
It's
easy to feel like you don’t need help,
but
it’s harder to walk on your own.
(A volte
pensi che starai bene da
solo, / perché un sogno è un desiderio che
esprimi da
solo. / E' facile sentirsi come se non avessi bisogno di alcun aiuto, /
ma è più difficile camminare da solo.)
Anche molti ragazzi del Glee Club conoscevano quella canzone,
così si misero a cantare insieme a lei.
You'll
change inside,
when
you realize…
The
world comes to life,
and
everything’s alright,
from
beginning to end,
when
you have a friend by your side,
that
helps you to find
the
beauty you are,
when
you open your heart and believe in
the
gift of a friend,
the
gift of a friend.
(Cambierai
dentro, / quando scoprirai
che... / Il mondo prende vita, / e tutto va bene, / dall'inizio alla
fine, / quando hai un amico accanto, / che ti aiuta a trovare / la
bellezza che sei, / quando apri il tuo cuore e credi / nel dono di un
amico, / il dono di un amico.)
Dato
che i suoi rapporti sociali non duravano mai molto, non aveva mai
capito quanto fosse bello avere degli amici. Aveva infatti scoperto
l’importanza dell’amicizia proprio in quei giorni.
Someone
who knows when you’re lost and you’re scared,
there
through the highs and the lows.
Someone
to count on, someone who cares,
beside
you wherever you go.
You'll
change inside,
when
you realize…
The
world comes to life,
and
everything’s alright,
from
beginning to end,
when
you have a friend by your side,
that
helps you to find
the
beauty you are,
when
you open your heart and believe in
the
gift of a friend.
(Qualcuno
che sa quando sei perso e
hai paura, / là, nei momenti belli e in quelli brutti. /
Qualcuno su cui puoi contare, qualcuno a cui importa, / accanto a te,
ovunque tu vada. / Cambierai
dentro, / quando scoprirai
che... / Il mondo prende vita, / e tutto va bene, / dall'inizio alla
fine, / quando hai un amico accanto, / che ti aiuta a trovare / la
bellezza che sei, / quando apri il tuo cuore e credi / nel dono di un
amico.)
Non aveva mai avuto dei veri amici,
prima di quel
momento. E i primi veri amici che aveva mai avuto, erano le prime
persone che erano state in grado di farle scoprire la sua bellezza
interiore.
And
when your hope crashes down,
shattering
to the ground,
you,
you feel all alone.
When
you don’t know which way to go,
and
there's no such leading you on,
you're
not alone…
The
world comes to life,
and
everything’s alright,
from
beginning to end,
when
you have a friend by your side,
that
helps you to find
the
beauty you are,
when
you open your heart and believe in…
When
you believe in…
When
you believe in… the gift of a friend.
(E quando
la tua speranza crolla, / e
si schianta a terra andando in frantumi, / tu, tu ti senti solo. /
Quando non sai da che parte andare, / e non c'è nessuno che
ti
possa guidare, / tu non sei solo... / Il mondo prende vita, / e tutto
va bene, / dall'inizio alla
fine, / quando hai un amico accanto, / che ti aiuta a trovare / la
bellezza che sei, / quando apri il tuo cuore e credi... / Quando
credi... / Quando credi... / nel dono di un
amico.)
Tutti
abbracciarono Charlie, per salutarla. Charlie era felice di poter
contare sui nuovi veri amici che aveva trovato. Ora sapeva di non
essere sola.
Blaine fu l’ultimo ad abbracciare la ragazza.
"Non fare stupidaggini!" le disse.
"Cercherò di fare la brava!" rispose Charlie.
La
presenza di amici con cui parlare e sfogarsi, anche soltanto attraverso
Internet o una telefonata, aiutò molto Charlie, che
riuscì a sopportare la sua vita fino al giorno del suo
diploma.
Il giorno successivo, come aveva programmato, sarebbe scappata, e
nessuno avrebbe saputo dove era diretta.
L'angolo
dell'autrice:
Piccola
confessione: ho sempre sperato
che Mark cantasse 'Musical Soulmate' in una puntata, e siccome in
questa storia comando io, gliela faccio cantare! Mi dispiace soltanto
di aver deluso le aspettative di chiunque avesse sperato che la povera
Charlie si mettesse con Puck...
In questo capitolo finale, le canzoni citate sono, nell'ordine,
"Musical Soulmate" di Mark Salling e "Gift Of A Friend" di Demi Lovato.
Il prossimo capitolo sarà l'epilogo, che avevo scritto molto
tempo prima del vero finale della serie, e che, più o meno,
fa finire la storia nello stesso modo (con l'eccezione di Charlie,
naturalmente!).
Come sempre, se vi piace questa storia (o anche se non vi piace, o
volete darmi qualche consiglio per migliorare), sarei molto felice se
mi voleste lasciare una recensione o un messaggio. Ne sarei davvero
molto felice!
A presto!
Arkytior
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Capitolo 14 *** Epilogo ***
Epilogo
La stanza era quasi buia. Charlie guardò la creaturina
profondamente addormentata che aveva di fronte a sé. Era
possibile che, in quella creatura così perfetta, ci fosse
una parte di lei?
Cercò di ricordare come fosse
successo. Più o meno, cinque anni prima, il giorno dopo il
suo diploma, aveva rubato tutti i soldi di sua madre (sapeva dove li
teneva, e sapeva persino come accedere al suo conto in banca e alle sue
carte di credito), in modo che gli unici soldi rimasti in casa fossero
quelli di suo fratello minore. Aveva messo in valigia soltanto
l’essenziale (vestiti, documenti, soldi e cellulare) e si era
diretta in aeroporto, pronta per salire sul primo volo in partenza per
qualsiasi destinazione. Non aveva una meta precisa: voleva andare via,
il più lontano possibile dalla sua famiglia, anche se le
dispiaceva un po’ lasciare suo fratello solo con sua madre.
Dopo quattro anni passati in giro per il mondo, era tornata negli Stati
Uniti. Li aveva girati in tutti i modi, dato che cambiava
città molto spesso, ma, per una volta, volle visitarli come
una turista. Il suo viaggio, però, finì con un
evento che cambiò la sua vita.
Era spaventata, aveva la sensazione di aver fatto qualcosa di
così sbagliato che decise di tornare sui propri passi. Aveva
disperatamente bisogno di qualcuno. Come aveva potuto fare una cosa del
genere? Aveva paura di aver ferito qualcuno, con quel suo gesto quasi
disperato. Aveva deciso di non rivelare a nessuno dove si trovava, ma
era così bisognosa di aiuto che volle farsi trovare da
qualcuno. Scrisse su Facebook che si trovava a Lima, in Ohio,
aspettando che qualcuno decidesse di cercarla.
Non passarono neanche ventiquattr’ore, che la ragazza
ricevette un’inaspettata chiamata da Blaine. Non si erano
sentiti molto, durante l’ultimo periodo, perciò
Charlie non si aspettava proprio che il ragazzo la chiamasse. Durante
quella chiamata, però, il ragazzo non sembrò far
caso al fatto che non si erano sentiti per mesi: le disse soltanto di
recarsi a New York, a casa sua.
Charlie partì immediatamente. Aveva bisogno di amici,
dovunque questi si trovassero.
Arrivata all’indirizzo che le aveva comunicato
l’amico, un po’ si aspettò di vedere sul
citofono il cognome di questi, accanto a quello di Kurt.
Suonò, e quando il portone si aprì,
salì le scale, diretta all’appartamento dei suoi
amici.
"Hai chiamato?" disse a Blaine, non appena quest’ultimo
aprì la porta dell’appartamento.
"Charlie, come stai?" le chiese Blaine, felice di vederla.
"Ho avuto momenti peggiori..." rispose la ragazza, entrando. "Tu,
piuttosto, che combini qui?"
Non appena udì la voce della ragazza, Kurt corse a salutarla.
"Charlie!" gridò, andando ad abbracciarla.
"Com’è andato il tuo viaggio?"
"Meglio di quanto mi aspettassi!" rispose Charlie. "Parlando di
questioni più serie, comunque, perché sono qui?
Quando mi avete chiamata, non mi avete detto quasi niente..."
I due ragazzi si guardarono, poi fecero sedere Charlie sul grande
divano bianco a forma di ‘L’, in soggiorno. Loro,
invece, si sedettero sull’altro lato della
‘L’, in modo da poter guardare in faccia la
ragazza, mentre le parlavano.
"Da dove possiamo cominciare..." cominciò Blaine.
"Sicuramente tu non tornerai a casa, vero?"
"No, neanche per vedere se il mio fratellino è
sopravvissuto!" rispose Charlie. "Povero ragazzino..."
"Quindi, dove andrai a stare?" continuò il ragazzo.
"Non ne ho la minima idea..." rispose Charlie.
"E se ti trasferissi qui?" le disse Kurt. "Potresti stare nella nostra
camera degli ospiti!"
"Davvero?" disse la ragazza, incredula.
"E c’è di più!" disse Blaine, porgendo
alla ragazza alcuni fogli.
"Annunci di lavoro?" disse Charlie, leggendo velocemente i fogli che le
erano appena stati dati. "Ma... perché? Perché
state facendo tutto questo? Non è che volete corrompermi per
ottenere qualcosa?"
I due ragazzi si guardarono. Sembrava che Charlie avesse scoperto le
loro vere intenzioni.
"Vogliamo un bambino, Charlie..." le disse Blaine, stringendo le mani
di Kurt. "E... abbiamo bisogno del tuo aiuto!"
La ragazza non seppe cosa rispondere.
"Ma vi siete bevuti il cervello?" disse. "Cioè... Rispetto
la vostra decisione, ma... perché proprio io?"
"Perché per noi sei perfetta!" le rispose Kurt.
"Oh, andiamo!" replicò Charlie. "Posso elencarti almeno un
miliardo di persone molto più perfette di me: Taylor Swift,
Dianna Agron, Ashley Tisdale, Heather Morris, Luisana Lopilato..."
"...Nyaga Roxas..." aggiunse Kurt.
"Non so se l’hai notato, ma a noi sei sembrata molto
più reperibile delle ‘Barbie’ che hai
nominato..." disse Blaine.
"Ma abitate a New York, cavolo!" disse Charlie. "Ad ogni angolo della
strada c’è almeno una ragazza che sarebbe disposta
a fare qualsiasi cosa per voi, e anche molto meglio di me!"
"Ma noi non vogliamo una ragazza qualsiasi..." disse Kurt. "Noi
vogliamo te!"
"Dovete essere proprio disperati, allora..." replicò
Charlie. "Avreste potuto scegliere qualsiasi persona, e, invece, avete
scelto di affidare un incarico così importante alla persona
più orribile dell’universo..."
"Pensavo che avessi voltato pagina, che avessi dimenticato quella
storia!" disse Blaine.
"Non mi riferisco al fatto di essere stata follemente innamorata di
entrambi..." spiegò Charlie. "E neanche
all’ossessione di cui sono riuscita finalmente a liberarmi...
Sto parlando del motivo per cui mi avete trovata!"
I due ragazzi si chiesero cosa volesse dire. Ma perché non
dava mai subito risposte chiare?
"È successo circa un paio di mesi fa," cominciò
Charlie. "Avevo quasi finito il mio giro degli Stati Uniti in veste di
turista, quando è successo qualcosa che difficilmente
dimenticherò. Non so cosa mi è preso,
né perché l’ho fatto, esattamente, ma
è stato come se sapessi di star facendo qualcosa di
sbagliato. C’era un ragazzo, un cretino che mi aveva aggiunta
su Facebook, che mi aveva chiesto di incontrarci. Ci siamo incontrati,
infatti, ma fin dal primo istante in cui l’ho visto, avevo un
brutto presentimento. E’ finita nel modo che potete
chiaramente immaginare, ma non penso che quella sia stata la cosa
peggiore..."
"Perché, che altro ha fatto?" chiese Kurt, quasi spaventato.
Charlie quasi non poteva sopportare quei ricordi.
"Mi ha chiamata ‘Blaine Anderson’!" disse la
ragazza, lapidaria.
Blaine trasalì.
"È già orribile chiamare una persona con un nome
diverso..." continuò la ragazza. "Ma sentirsi chiamare con
il nome di una persona che si conosce, da un cretino come quello,
è veramente terribile!"
"È per questo che volevi essere rintracciata da qualcuno,
allora..." disse Blaine.
"Sentire il tuo nome da un tipo del genere, mi ha come riportata alla
realtà, e mi ha fatto rendere conto che stavo facendo uno
sbaglio veramente enorme... Ma ormai era troppo tardi..." disse
Charlie. "Adesso che ci penso, però, come mai quel cretino
ti conosceva? Non avrai mica tradito Kurt con quello lì..."
"Non ti ricordi, per caso, qual era la sua foto del profilo?" chiese
Blaine.
"Sicuramente non era la sua faccia..." rispose la ragazza. "Ho guardato
l’album delle sue foto del profilo, e non ce n’era
neanche una sua! C’erano tutti edifici alti, tipo
l’Empire State Building, il grattacielo Chrysler, la Tour
Eiffel, il grattacielo più alto del mondo, un faro..."
"Wow! Non pensavo che fosse ancora a piede libero..."
commentò Blaine.
"Sarà pure un cretino, ma devi avergli fatto proprio una
bella impressione..." disse Charlie. "E confermo quello che ti ho detto
qualche anno fa: se hai avuto il coraggio di tradire Kurt con
quell’affare, sei proprio un grandissimo..."
"Tornando al motivo per cui ti abbiamo chiamata, Charlie," la
interruppe Kurt. "Accetti o no?"
"Non vogliamo obbligarti a fare qualcosa che non vuoi fare, ma ci
terremmo molto che tu accettassi!" aggiunse Blaine.
"Non avete ascoltato una singola parola di quello che ho detto?" disse
Charlie. "Sono una persona orribile, sono stata così debole
da fare una cosa del genere, e... vi ho tradito, e voi non dovreste
più riuscire a guardarmi in faccia!"
Charlie voleva soltanto tornare indietro nel tempo, e cambiare il suo
passato, anche sapendo che era impossibile. Abbassò lo
sguardo, cercando di non pensare al suo folle gesto.
"Non hai tradito proprio nessuno, Charlie..." la rassicurò
Blaine. "Eri sola, forse non hai pensato bene a quello che stavi
facendo, ma adesso è passato, ti sei pentita di quello che
hai fatto, e non importa più!"
"Tutti commettono degli errori, Charlie..." aggiunse Kurt. "Ma devi
smettere di colpevolizzarti, andare avanti, e pensare che si
è trattato soltanto di uno sbaglio! Anche se non
è stato proprio un piccolo sbaglio innocente, e non potrai
far finta che non sia mai accaduto..."
"Noi ti stiamo dando l’occasione di ricominciare, di far
parte della nostra famiglia..." disse Blaine. "Sei, dei nostri, allora?"
"Voi non vi rendete conto di quello che succederebbe, se io
accettassi..." disse Charlie. "Sono stata cresciuta da
un’incapace, non ho mai sopportato la mia famiglia, sono
stata ossessionata per anni dall’idea che la mia vita sarebbe
diventata soddisfacente dal momento in cui avrei incontrato il ragazzo
perfetto, e credo di essere un portasfortuna ambulante! Davvero volete
affidare un incarico così importante ad una come me? Senza
contare che potrei anche impazzire, o peggio..."
"Chi ti ha detto che succederà?" le disse Blaine, per
rassicurarla. "E poi, nel caso tu impazzissi improvvisamente, ci saremo
io e Kurt a tenerti buona... Vedrai, non sarai sola..."
Charlie era quasi convinta.
"Forse questa è la tua buona occasione per fare qualcosa di
veramente bello per qualcun altro!" le disse Kurt. "Potrai dimostrare a
te stessa che puoi fare anche del bene, e che non sei solo un
portasfortuna camminante, o carta da parati!"
Charlie sorrise.
"Ok, d’accordo!" disse. "Lo farò: mi avete
convinta!"
I due ragazzi erano felicissimi.
"Non sapremo mai come ringraziarti, Charlie!" le disse Kurt.
"Farmi stare qui, non farmi pagare l’affitto e trovarmi
decine di annunci di lavoro, è già abbastanza!"
rispose la ragazza.
"Niente sarà mai abbastanza per ripagarti, Charlie!" le
disse Blaine. "Ti va, se domani ti porto a conoscere la dottoressa?"
"Oh mio Dio, non sarà mica quella tua amica pazza che si
rivolge a tutti chiamandoli con il secondo nome!" disse Kurt.
"Perché, non ti piace Tori?" chiese Blaine. "È un
po’ strana, ma è forte!"
Charlie continuò a guardare la bambina. Era incredibile come
in un essere così perfetto ci fosse anche una parte di lei.
I ragazzi avevano avuto ragione: quella creaturina era davvero qualcosa
di perfetto, qualcosa che aveva reso felice qualcun altro.
I mesi precedenti erano passati così in fretta. Aveva
trovato un lavoro, una nuova famiglia, e, per la prima volta nella sua
vita, poteva considerarsi felice.
Era immersa nei suoi pensieri, quando la raggiunse Kurt.
"È bellissima, vero?" le disse, riferendosi alla bambina
ancora addormentata.
"Già, è stupenda..." rispose la ragazza. "Solo,
non capisco come vi sia venuto in mente di chiamarla May Charlotte!"
"Forse tu non te ne rendi conto, ma hai fatto una cosa bellissima per
noi, Charlie... Dovevamo pur ringraziarti, in qualche modo!"
"E non era già abbastanza trovarmi un lavoro e farmi stare
qui con voi? Senza contare il fatto che ormai mi avete praticamente
‘adottata’..."
"Beh, Charlie Anderson, abbiamo fatto di meglio..." disse Kurt,
riferendosi esplicitamente al fatto che Charlie aveva davvero cambiato
il suo cognome perché non si sentiva parte della sua
famiglia, e che ora si presentava a tutti dicendo di essere la sorella
di Blaine.
Kurt tirò fuori dalla tasca un mazzo di chiavi. Charlie
già intuiva cosa fossero.
"Non dirmi che mi avete regalato una casa!" esclamò Charlie,
incredula, stando attenta a non svegliare la bambina.
"Ti abbiamo regalato l’appartamento di fronte al nostro!" le
rispose Kurt, dandole le chiavi. "E non preoccuparti, perché
non starai lì da sola ancora per molto..."
"Che vuoi dire?"
"Tuo fratello è già su un aereo diretto qui. Tra
poco andrò a prenderlo all’aeroporto: vieni anche
tu?"
Charlie non riusciva a credere alle parole del ragazzo. Le sembrava un
sogno, ed aveva paura di potersi svegliare da un momento
all’altro. Era certa di non aver mai fatto un sogno
così bello: forse non stava sognando! Non riusciva ancora ad
immaginare il suo adorato fratellino lì, con lei, in un
sogno che era diventato realtà. Forse, in un futuro non
troppo lontano, sarebbe anche riuscito a camminare con le sue proprie
gambe!
Charlie seguì Kurt fuori dalla stanza. Prima di varcare la
soglia, diede un’ultima occhiata alla bambina addormentata:
stava sorridendo, segno che stava sognando qualcosa di molto bello. Nel
sorriso della piccola, Charlie non poté fare a meno di
riconoscere quello di Kurt.
L'angolo
dell'autrice:
E siamo arrivati
all'epilogo della storia! Devo dire la verità: mi
è risultato abbastanza difficile trovare un finale per
questa storia che non comprendesse una fine tragica per Charlie... Solo
perché è un personaggio inventato da me, non vuol
dire che mi stia simpatica, anzi, via via che la storia procedeva, mi
stava sempre più antipatica... In questo finale lei sembra
ottenere ciò che vuole (si allontana da sua madre, trova una
casa, un lavoro, va a vivere con il suo fratellino, vicino ai suoi
nuovi amici...), ma in realtà non è pienamente
soddisfatta di ciò che ha ottenuto...
Questa storia finisce qui. Come sempre, vi ricordo che un vostro
commento o messaggio è sempre molto gradito: è
bello ricevere pareri positivi, ma anche critiche costruttive che
aiutano a migliorare sempre più!
A presto!
Arkytior
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