Mancavano delle note alla mia vita

di nikki_13
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** capitolo 16 ***
Capitolo 17: *** capitolo 17 ***
Capitolo 18: *** capitolo 18 ***



Capitolo 1
*** capitolo 1 ***


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New York era davvero affollata nel periodo estivo. Tutti correvano qua e la per rinfrescarsi o ripararsi dall’afa. Le macchine come ogni ora di punta erano in coda ai semafori e i pedoni in attesa che il semaforo diventasse verde per poter passare. La grande mela aveva la sua magia, ma per chi ci abitava tutti i giorni poteva diventare anche la città della tortura. Quel pomeriggio era veramente frenetico, i marciapiedi pieni di gente…segno che erano iniziate le vacanze. Davanti ad un bar…il Winston Caffè , c’era una bambina dai capelli rosso-dorati con gli occhi pieni di lacrime e le sue manine reggevano con forza un piccolo coniglietto di peluche. –Gina!- chiamava, con la voce smorzata dai singhiozzi. Iniziò a camminare per il marciapiede, nessuno badava alla sua presenza e nessuno si era accorto che era da sola. Camminò per un intero isolato in cerca della persona che continuava a chiamare. Quando alzò lo sguardo verso il marciapiede opposto, le parse di vedere una donna bionda di spalla e iniziò a chiamarla…sperando che era la persona che da tanto stava cercando. Si apprestò a raggiungere le strisce pedonali e senza neanche pensarci iniziò ad attraversare la strada. La piccola però non aveva guardato il semaforo che nel momento stesso in cui arrivò neanche a metà strada si fece rosso e le macchine iniziarono a sfrecciare, senza badare alla sua presenza. –Oh…papà…-iniziò a guardarsi in torno. Come si muoveva sentiva clacson suonare o persone insultarla. –papà- continuò con un filo di voce, voltandosi e vedendo una macchina andarle in contro senza dare segno di fermarsi. –Papà!- urlò, accovacciandosi a terra per la paura. Neanche una frazione di secondo e due braccia esili la presero in braccio con forza e rapidamente si ritrovò dalla parte del marciapiede che voleva raggiungere in precedenza. –Sono morta…sono morta- continuava a ripetere la bambina con gli occhi chiusi dallo spavento. –No…piccola non sei morta!- una voce dolce e rassicurante le stava parlando –ma ci è mancato davvero poco…dai…fammi vedere i tuoi occhietti- le stava accarezzando il viso. La piccola, titubante, aprì prima un occhio e poi l’altro, ritrovandosi davanti una ragazza accovacciata vicino a lei. La bambina cedette ad una crisi di pianto e si lanciò tra le braccia della sua salvatrice con il volto rigato dalle lacrime che non cessavano di bagnarle il volto. –Tranquilla…no…non piangere!- la cullò la donna, prendendola in braccio per allontanarla da occhi indiscreti. Senza mai staccarla da se, si diressero a Central Park, poco lontano da li e si misero a sedere su di una panchina. –Ora basta di piangere…non fa bene ad una principessa come te- le portò una ciocca di capelli rossi dietro l’orecchio con una mano, mentre con l’altra le asciugò le guance rosee. –sono una principessa?!- chiese, riflettendo alle sue parole. –ma come non lo sapevi?! Guardati…hai due bellissimi occhi azzurri- le asciugò gli zigomi –capelli quasi dorati…e un nasino così carino- le asciugò il muco –come puoi non essere una principessa?- la fece sorridere. –Oh…brava, sorridi un po’ di più che non si è vista la luce?- fece per allargarle le labbra, ma la piccola scoppiò in una risata così dolce che la luce di cui parlava venne furi a mostrarsi in tutto il suo splendore. –Adesso si che sei una principessa completa- anche lei sfoggiò un sorriso che la piccola ne rimase affascinata. –Ora…con calma mi spieghi cos’è successo…senza piangere però…-la avvertì sfiorandole il nasino con un dito. –Gina mi ha lasciata sola per la strada- tornò ad essere triste, ma non pianse, lo aveva promesso. –Gina è la tua mamma?- le chiese la donna. –No, la mia mamma è a Parigi…Gina è la fidanzata di papà- le spiegò –si…mi ha portata con lei ha fare shopping e mi ha detto di non muovermi da dove mi aveva lasciata e che sarebbe tornata subito- poi le mostrò l’orologio rosa che aveva al polso –ma mi ha fatto aspettare un’ora…così sono andata a cercarla e mi hai trovato tu- concluse con un grosso sospiro. –E il tuo papà?- chiese ancora la bella ragazza. –Il mio papà è al suo pomeriggio con gli amici…tornerà questa sera, per questo ero con Gina…e anche mia nonna non c’è è a teatro e quindi non risponderà nessuno al cellulare- si toccò la fronte per pensare. –Quindi se ti riportassi a casa non ci sarebbe nessuno- affermò lei. –Già…che faccio ora- disse mettendo il broncio, quasi a voler tornare a piangere. –Non fare così principessa…se vuoi puoi restare con me fino all’ora di cena e poi ti riporto a casa se sai l’indirizzo- la rassicurò lei sorridendo. –Sul serio?! Lo faresti? Perché non mi conosci neanche!- la piccola rossa era sorpresa. –Perché no…ti porto in un posto speciale e poi andiamo a casa mia così ti togli il rossore agli occhi e poi ti riporto a casa- le spiegò l’itinerario. Erano le cinque…mancava poco all’ora di cena. –Va bene- le sorrise, ancora un po’ dubbiosa. –Comunque io sono Kate- le porse la mano come se stesse parlando ad un adulto. –Alexis…ma puoi chiamarmi Lex se vuoi lo fanno tutti- alzò le spalle, anche se non le piaceva il diminutivo. –Alexis…lo sai che hai anche il nome da principessa?- le porse la mano per farla seguire. –Dove mi porti Kate?- la seguì sorridente. –Qui dietro c’è un locale in cui fanno delle crepes con nutella da leccarsi i baffi, che dici ti aiuteranno a migliorare la giornata?- le chiese, sapendo già la risposta. –E lo chiedi? Io vado matta per le crepes…con la nutella poi…- stava girando il dito sulla guancia per farle capire quanto le piacessero. Dieci minuti dopo erano sedute in un locale un po’ all’antica…banconi e tavoli erano tutti di legno, ma l’odore delle crepes appena preparate innalzava una dolce essenza nell’aria. –Katy…principessa…ecco i vostri piatti- un cameriere portò loro due belle crepes fumanti. –Hai sentito? Anche lui mi ha chiamato principessa!- si entusiasmò Alexis. –Perché anche lui sa che lo sei- Kate fece l’occhiolino al suo amico cameriere, avvertito poco prima. –Sei pronta?- entrambe guardarono i loro piatti gustosi. Alexis non rispose, si limitò ad annuire dopo aver preso il primo morso. A quella vista Kate sorrise, si era fatta dei bei baffi marroni con la nutella. –Vedo che ti è piaciuta?!- Kate le pulì delicatamente la bocca. –Si...era veramente buona- rispose la piccola con una faccia compiaciuta. –Adesso dove andiamo?- domandò curiosa Alexis. –Se vuoi possiamo andare al parco, altrimenti possiamo andare a casa mia- le propose. –Casa tua…voglio vedere dove vivi- si alzò rapida per raggiungere l’uscita del locale.
 
-L’hai persa? Come è potuto succedere?- chiese incredulo Rick. –Non ci ho fatto apposta…l’ho persa di vista qualche secondo e lei è sparita- mentì, era passato più di un minuto, ma voleva limitare i danni. –Non mi importa quanto tempo, so solo che hai portato mia figlia con te e l’hai persa di vista…come è possibile? E ora dov’è? L’hai cercata?- le domandò sconvolto. –No…non l’ho trovata è per questo che te lo sto dicendo!- la donna non voleva essere accusata da lui. –Caro…ti avevo detto che lascarla con questa donna non era una buona idea- una donna sulla sessantina comparve dalla cucina del loft. La bionda la fulminò con lo sguardo, ma la madre di Richard era superiore a quella donna e non si abbassò a lei. –Vado a cercarla…tu resta qui, potrebbe tornare a momenti…- si rivolse alla madre -…tu…non voglio trovarti qui al mio ritorno,  ne riparleremo domani- avvertì Gina, la sua fidanzata. Si lasciò chiudere la porta alle spalle con Gina arrabbiata e sua madre preoccupata per la nipotina.
 
-Siamo arrivati! Che dici ti piace casa mia?- Kate posò le chiavi su un mobiletto vicino alla porta di ingresso. –Si…è bellissima- la piccola rossa stava scrutando ogni angolo. Alcune pareti erano ricoperte di mattoni con diverse sfumature di grigio su uno sfondo tra il grigio e il verde. –Oh…guarda che bello!- la bambina si illuminò nel vedere un grande pianoforte occupare gran parte del soggiorno. –Tu suoni?!- si voltò verso Kate. –Si…io sono una pianista- si sedette sullo sgabello, scoprendo la tastiera. –Vuoi provare con me?- la invitò a sedersi vicino a lei. –Ma io non so suonare- arrossì timidamente. –Non preoccuparti, ti guido io…vieni- le sorrise in una maniera tale che Alexis ne fu contagiata. Quando si fu posizionata al suo fianco, Alexis aspettò indicazioni. Kate le prese semplicemente la manina, la destra, e la poggiò delicatamente sui tasti. Aiutata dalla mano della ragazza, Alexis capì come doveva fare e concentrandosi si concentrò per non sbagliare ne tempo ne note. Dopo aver ripetuto quel movimenti e aver preso la mano, sentì Kate avvicinarsi con le sue mani e iniziare a suonare insieme a lei. La melodia prese forma e Alexis iniziò a cantare, riconoscendo il motivo.
‘ Des yeux qui font baisser les miens,
Un rire qui se perd sur sa bouche,
Voilà le portrait sans retouche
De l'homme auquel j'appartiens’

Kate ne fu colpita ed emozionata allo stesso tempo, tanto che iniziò a cantare con lei.
‘Quand il me prend dans ses bras
Il me parle tout bas,
Je vois la vie en rose.’

-La conosci?- guardò, alla fine, gli occhi della bella Alexis, che sorrideva con lo sguardo. –Mia nonna me la canta spesso…dice che è una melodia immortale, ma non ho capito cosa significa- scrollò le spalle, felice di aver sorpreso la sua nuova amica. –Tua nonna ha ragione…quando sarai più grande capirai- le accarezzò la guancia morbida. –Sarà meglio andare, tuo padre e la tua famiglia inizieranno a preoccuparsi e noi non vogliamo che succeda, vero?- le sfiorò il nasino con un dito, facendola ridere. Entrambe si mossero verso la porta di casa.
 
-L’hai trovata?- Martha, la madre di Castle corse verso il figlio appena rientrato. –No, niente…se non torna subito a casa mi farà venire un infarto- si sedette su uno sgabello, con l’ansia a fior di pelle. –Oh…povera piccola! Chissà come sarà spaventata e sola! La mia piccolina!- la rossa si portò le mani alla testa. –E’ colpa di quella squilibrata della tua futura moglie!- aveva gli occhi lucidi, era furiosa. –Mamma, smettila! Può succedere, ma non sai neanche che è successo!- la riprese lui, consapevole dell’errore commesso da Gina, ma non voleva fomentare il divario tra le due donne. In quel preciso momento sentirono bussare alla porta. Castle si precipitò alla porta. –Papà!!- una bambina dai capelli rossi si gettò tra le sue braccia. –Oh…amore mio!- la riempì di baci –dove sei stata? Che ti è successo? Perché non hai aspettato Gina dove ti aveva detto?- la rimise a terra. –Io l’ho aspettata un’ora!- le mostrò l’orologio che le aveva regalato lui –e la sono andata a cercare, mi ha lasciata come una stupida in mezzo al marciapiede e se non fosse stato per la mia nuova amica Kate, sarei morta investita!- era arrabbiata con la fidanzata di suo padre. Martha e Rick alzarono lo sguardo verso la donna rimasta fuori della porta un po’ imbarazzata. –Salve!- salutò cordiale, rimanendo ancora impalata davanti a loro e fuori dal loft. –Salve…mi scusi…prego, si accomodi- Castle guardò la donna davanti a loro. Era davvero bella, slanciata…con i capelli castani leggermente mossi che cadevano sulle spalle e quello sguardo…ave gli occhi che sembravano due pietre preziose. –Katherine…Beckett- porse la mano al padrone di casa, per essere il più cortese possibile. –Richard…Castle, il padre di Alexis- ricambiò lui, stringendole la mano come per accarezzarla. –E lei è mia nonna…- sorrise Alexis avvicinandosi alla rossa dietro a Rick. –L’amante della ‘vie en rose’- sorrise, ricordando il duetto di poco prima. Martha si illuminò a quella rivelazione inaspettata, ma le guardò anche interrogativa. –Che ne dici di raccontarci tutto dall’inizio piccola?- chiese Martha invitando Kate a sedersi sul divano. –Allora…Gina mi ha portato a fare shopping con lei e poi di punto in bianco mi ha detto di aspettarla davanti ad un bar e che tornava subito- sbuffò arrabbiata –ma sono rimasta un’ora ad aspettarla li davanti e avevo deciso di andare a cercarla- iniziò a spiegare, notando sua nonna lanciare un’occhiataccia a suo padre. –Mentre la cercavo, pensavo di averla vista per la strada e ho deciso di attraversare per raggiungerla, ma non ho guardato il semaforo- abbassò lo sguardo, consapevole del suo errore. –Non hai guardato? Ma te l’ho insegnato tante volte!- la guardò Castle sempre più in ansia per la storia. –Mi sono ritrovata in strada con le macchine che non si fermavano neanche e prima che una di quelle mi investisse è arrivata Kate e mi ha salvata!- guardò contenta la sua amica, che le regalò un sorriso sincero. –Io ero brutta, mi ero messa a piangere e non la smettevo più…ero proprio un disastro…ma Kate mi ha calmata- questa volta furono Richard e Martha a guardare grati la donna. –Lo sai dove mi ha portata papà!- guardò suo padre leccandosi le labbra –mi ha portato a mangiare la migliore Crepes che io abbia mai assaggiato- si portò il ditino alla guancia, facendogli capire quanto era buona. –E poi siamo andati a casa sua, lo sai che è una pianista? Ma anche una cantante…abbiamo fatto la vie en rose al pianoforte e mi sono divertita un sacco- si alzò per abbracciare calorosamente Kate. Lascando sorpresi suo padre e sua nonna, che si guardarono divertiti da quel gesto d’affetto per quella persona conosciuta da qualche ora.

 
Salve a tutti. Sono Nikki e questa è la mia prima ff. Spero di non deludervi a riguardo e spero possiate apprezzare la mia storia. Ringrazio chi leggerà semplicemente, spero che qualcuno lasci qualche commento alla mia storia. Grazie ancora e a presto...baci...Nikki.  

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Capitolo 2
*** capitolo 2 ***


Era un venerdì sera ed era la serata di lancio del nuovo best seller di Richard Castle. C’erano donne bellissime, uomini facoltosi e fotografi che ogni volta che potevano scaricavano una raffica di flash sullo scrittore e la sua famiglia. La povera Alexis era seduta su un divano un po’ più appartato, non le piacevano quelle feste, soprattutto perché vedeva suo padre al centro dell’attenzione e dei suoi atteggiamenti con delle ragazza presenti alla festa. –Ti annoi piccola mia?- sua nonna le aveva portato una fetta di dolce. –Si…non mi piace questo posto- rispose, tornando a disegnare nel suo quaderno. –Vuoi tornare a casa?- chiese ancora Martha, sempre disponibile per quella splendida creatura. –No…papà è contento se resto- tirò un sorriso, voleva sempre essere li per il suo papà. –Cara…- si sedette vicino a lei –non credo che tuo padre si arrabbi se vuoi tornare a casa- la abbracciò, avvolgendole le spalle con un braccio. In quel momento, l’attenzione era su Richard e Gina, abbracciati e fieri davanti agli obbiettivi. –Signor Castle…quando sarà il grande giorno?- chiese uno dei giornalisti presenti quella sera. –Si…signor Castle, quando vi sposerete?- il coro delle voci risuonò nella stanza. Alexis alzò il viso, ascoltando ciò che veniva detto. –Rick e io…ci sposeremo tra qualche mese- rispose la donna compiaciuta. Alexis lo sapeva già, ma sentito in pubblico e dichiarato da quella donna, iniziò ad essere turbata e non volva più restare in quel posto a sentire. Castle stava guardando la sala, cercava la persona con la quale provava empatia, sentiva che aveva bisogno di lui. Raggiunse con lo sguardo il tavolo e quello che vide era una piccola rossa che lo guardava. I lacrimoni pronti a fare capolino sul suo volto. Istintivamente Castle si avviò verso di lei, ma venne travolto da giornalisti e fotografi che lo bloccarono all’istante. Alexis sentendo di non resistere oltre si mise a correre per la stanza, uscendo dalla sala e dall’edificio. Continuava a correre e correre, le lacrime che continuavano a cadere sulle sue guance delicate e i pugni stretti per la rabbia e il dolore. Castle spostò bruscamente chi gli bloccava il passo e seguito da sua madre corse dietro alla faglia per la strada. Giunti all’ingresso dell’edificio, la bambina era svanita nel nulla. –Maledizione!- si maledì all’istante per quello che era successo.
 
Kate era appena rientrata in casa dopo ore di prove per un concerto e ora desiderava solo rilassarsi sul divano con un bicchiere di vino. Riuscì a sentire l’intero corpo rilassarsi, dopo essersi seduta. Chiuse gli occhi per godersi il silenzio della stanza, voleva rilassare ogni parte di se…mente e corpo. Purtroppo, come ogni momento di tranquillità, venne interrotta dal bussare incessante alla sua porta. Automaticamente lei guardò l’orologio sulla parete 22.30 –chi sarà- si avviò verso l’ingresso. Quando aprì un tornado con i capelli rossi entrò nell’appartamento abbracciandola. –K…Ka…Kate!!- Alexis, con le lacrime in viso, la stava abbracciando senza accennare a staccarsi. –Che succede piccola?!- chiuse la porta e la prese tra le braccia, dirigendosi al divano. Era sorpresa di vederla li, erano passati diversi giorni da quando si erano conosciute. –Calmati…calmati…shh…-la cullava dolcemente, baciandole la fronte. Non aveva fatto in tempo a calmarla che la povera piccola si era addormentata, esausta, tra le sue braccia. Fortunatamente il telefono era li vicino e compose svelta il numero che Castle le aveva gentilmente dato al loro incontro. –Signor Castle- parlava sotto voce.
 
Nel momento in cui Richard stava parlando con l’ennesimo passante per sapere se avesse visto sua figlia, sentì il cellulare suonargli nella tasca. –Castle?!- rispose un po’ contrariato da quell’interruzione. –Sono Katherine Beckett…sua figlia è a casa mia- lo informò subito. –Arrivo!- riattaccò lui, dirigendosi verso la madre che era già salita in macchina. –L’hai trovata?- lo guadò Martha preoccupata. –Si…è a casa di Katherine Beckett- la informò, mettendo in moto la vettura. Neanche dieci minuti ed era arrivato all’indirizzo della ragazza.
 
Kate era vincolata dalla presa della bambina, che nonostante stesse dormendo le stringeva forte le manine alla camicetta che aveva. Aprì la porta, lasciando entrare Richard e Martha, che guardarono sollevati che la bambina stava bene. –La ringrazio Kate…- lo scrittore si avvicinò per prendere la bambina tra le braccia, ma la piccola si svegliò e contrariata si avvinghiò alla povera Kate ancora più forte. –Ok…ok…- disse Martha chiudendo la porta dell’appartamento –prima di far cadere questa povera ragazza, possiamo sederci sul divano- Kate le fu molto grata. –Me la sono ritrovata alla porta che piangeva disperata- spiegò la ragazza, sedendosi insieme ai suoi ospiti. –Povera piccola!- Martha le accarezzò la testolina –Ma che vi è saltato in mente?- riprese severa il figlio. Katherine guardò confusa i due, fondamentalmente non sapeva cos era successo. –Papà si sposa…- la povera Alexis scoppiò nuovamente a piangere, ricordando l’annuncio fatto quella sera. –Oh…piccola- la strinse per darle conforto. –Ci scusi per il disturbo signorina, ora la riporto a casa…- Castle provò nuovamente a prendere la figlia tra le braccia, ma la piccola piangendo ancora più forte si avvinghiò alla povera Kate. –Ok...calmati piccola…calma!- anche la ragazza la strinse a se per farla sentire al sicuro. Martha e Rick le guadavano tra il sorpreso e il frustrato. Kate vedendo che Alexis non la finiva di piangere, le tirò su il viso, per guardarla negli occhi. –Che ti ho detto l’altra volta? Non si piange perché?- la guardò con un sorriso. –non fa bene ad una principessa- Alexis si perse negli occhi di Kate. –mmm…allora, che ne dici…le facciamo scomparire queste lacrime?- Kate si alzò, sempre con la piccola tra le braccia, e si sedette al pianoforte. Iniziò a suonare la melodia de la vie en rose, che avevano suonato qualche giorno prima. Alexis, riconoscendola si voltò anche lei verso la tastiera, prendendo il tempo e poggiando la sua manina sulla tastiera, eseguendo gli stessi movimenti che le aveva insegnato. Martha e Richard rimasero a guardare sorpresi positivamente, guardando la scena dal divano. –Stai meglio?- le chiese, spostando lo sguardo di lato per guardarla negli occhi. La bambina acconsentì con la testa, regalandole un sorriso bellissimo. –Non voglio tornare a casa con papà- disse poi, scendendo dallo sgabello, quasi supplicandola. La povera Kate non sapeva bene come reagire a quelle parole, cercando quindi il supporto dei due dietro a loro. –Se vuoi…per questa sera, puoi restare qui a dormire, così ti tranquillizzi un po’…- tornò a parlare con la bambina che si illuminò in viso. –Si…resto con te- annuì felice. –Ma domani…tornerai a casa dal tuo papà- le porse la mano per fare un accordo. –Va bene…ma tornerò domani sera  e passiamo tutta la giornata insieme- accettò lei furba. –Come vuole lei principessa- sorrise Kate, avvolgendo con la sua energia tutti i presenti. –Ok…aspettami qui, io parlo con il tuo papà e la tu nonna- si alzò verso i due. –Senta…per me va bene, può restare qui con lei, ma io resto qui e non mi schiodo da questo divano fino a quando lei non tornerà a casa- la anticipò Richard, ricevendo un’occhiataccia da sua madre. –Per me non ci sono problemi signor Castle…solo…che io ho solo due letti…quello- indicò la camera – e questo- indicò il divano. –Dormirò anche per terra se necessario, io non lascio mia figlia da sola, dopotutto devo farmi perdonare- sorrise lui, irremovibile dalla sua decisione. –OK…allora va bene- Kate si rivolse nuovamente alla piccola che sbadigliava stanca.

Alcuni minuti dopo, Martha era tornata a casa e Castle era nel soggiorno di Kate, studiandone ogni singolo angolo. Mentre camminava per la stanza, la curiosità era troppa, quindi si avvicinò alla porta della camera, rimasta leggermente aperta ed osservò l’intera scena. –Non essere arrabbiata con il tuo papà- Kate era stesa su un fianco che guardava la piccola rossa. –Ma lui si sposa con Gina! A me non piace quella signora!-protestò Alexis. –Senti piccola…non importa con chi tuo padre voglia sposarsi…lo sai che nessuna potrà mai prendere il tuo posto…tu sei la sua bambina, la sua piccolina…la sua principessina- la fece sorridere. –Forse ho esagerato, spero non si arrabbi con me- si preoccupò subito, ragionando alle parole di Kate. –Sai che puoi fare?- attirò la sua attenzione –Puoi andare di la e dare la buonanotte al tuo papà con un bel bacio…- le disse, incitandola ad alzarsi. A quell’affermazione Castle si affrettò a raggiungere il divano, sedendosi e facendo finta di niente. La piccola Castle si avvicinò timida a suo padre –scusa- sussurrò, lasciandogli un bacio sulla guancia. –Scusami tu zucca!- la avvolse tra le sue braccia, coprendola di baci. Kate era rimasta appoggiata allo stipite della porta ad osservare quella scena così dolce. –Dormi con me papà?- gli tese la manina, per portarlo in camera. –Con molto piacere cucciola- si alzò per raggiungere la bambina, fermandosi prima davanti a Kate. –Grazie- le sorrise lui grato. –E’ stato un piacere signor Castle- gli sfoderò un sorriso talmente accecante che Castle pensò di aver bisogno di un paio di occhiali da sole. –Kate tu non vieni?- la guardò Alexis preoccupata, vedendo che era rimasta ferma sulla porta. –Certo che vengo- era un po’ sorpresa, ma anche imbarazzata…avrebbe dormito con Richard Castle. I tre si stesero sul letto morbido, Alexis al centro e i due ai lati. A quanto pare solo la piccola sembrava rilassata in quella condizione, tanto che bastarono pochi minuti per addormentarsi. Senza sapere quando, anche i due si erano lasciati travolgere dalle braccia di morfeo.
A metà nottata Castle si svegliò all’improvviso, chiedendosi dove fosse. Studiò la camera nel buio della notte, voltandosi verso le due sagome al suo fianco. Quello che vide era da mozzare il fiato. La sua piccola Alexis era avvinghiata al corpo di una ragazza, che dolcemente l’aveva avvolta in un abbraccio, come se con quel gesto volesse proteggerla dai mostri cattivi. Nel vederle si ricordò degli avvenimenti della sera prima e dell’intervento d’eccellenza della bella Kate. Voltandosi su un lato, appoggiò un braccio sul corpicino della sua piccolina e nel farlo sfiorò la mano della ragazza e a quel contatto venne travolto da un’emozione stranissima, che lo accompagnò per tutta la sua nottata.
 
Il mattino seguente la luce del sole iniziò ad illuminare l’intera stanza, raggiungendo delicatamente il volto dello scrittore, che alla sensazioni di quel calore iniziò ad aprire gli occhi e mettere a fuoco quello che aveva intorno. Il suo sguardò cadde subito sulla piccola Alexis, ancora beatamente avvolta nel sonno. La sua attenzione si spostò poi sulla parte vuota del letto, sorpreso…data l’ora che la padrona di casa fosse già alzata. Il suo olfatto gradì molto l’essenza del caffè appena preparato e di qualcosa di zuccherato. Si alzò delicatamente per non disturbare sua figlia e si diresse verso il soggiorno. –Buongiorno signor Castle- lo salutò con un sorriso angelico sulle labbra. –Buongiorno, Kate- ricambiò lui. –E per favore chiamami Richard o Rick…signor Castle sa tanto di persona vecchia e io ho solo 29 anni- la guardò ancora assonnato. –Come vuoi…Rick- stava preparando la colazione. –Come mai già sveglia a quest’ora?- chiese Castle, guardando l’orologio al polso. –Sono una persona mattiniera- sorrise –ha bussato tua madre, mi ha lasciato un cambio sia per te che per Alexis- rispose tranquilla. –Mia madre? Quella donna mi farà venire l’ulcera- roteò gli occhi, non sorpreso del comportamento della madre. –Spero che tu possa perdonarla- si scusò. –Non preoccuparti…non è successo niente- lo tranquillizzò lei. –Mi farò perdonare, lo giuro- incrociò le dita, facendola ridere. –In cosa posso aiutarti Kate?- chiese, arrotolando le maniche della camicia. –Ho finito…se vuoi ho preparato il caffè- gli porse una tazza fumante. –Oh…Grazie- accettò gentilmente lui, sorseggiando la bevanda. –E’ davvero buono!- si sorprese lui. –E’ una miscela italiana…ne ho riportate alcune confezioni dal mio ultimo viaggio- spiegò, lieta che sia di suo gradimento. –Alexis ha detto che sei una pianista- si diresse al pianoforte in sala. –Si…esatto- lo seguì lei appoggiandosi allo strumento. In quel momento Castle guardò la parete davanti a loro e notò le numerose targhe e un attestato di diploma. –Diplomata con il massimo alla Julliard? Guarda quanti premi!!- la guardò sorpreso, avrà avuto qualche anno in meno di lui. –Si…sono stata una studentessa della Julliard, adoro quel periodo- ricordò i bei momenti passati all’accademia. –Mi complimento- le sorrise, quasi orgoglioso di lei. –grazie Rick- arrossì lei. –Papà?- la piccola Alexis si presentò davanti a loro, strofinandosi gli occhi –ho fame- disse. –Oh, se è per questo la nostra Kate, ci ha preparato una colazione con i fiocchi- Richard la accompagnò alla tavola apparecchiata. –Pancake…omelette…uova…bacon…- alla piccola brillarono gli occhi. –mentre voi fate colazione, io ne approfitto per fare una doccia- si allontanò verso la camera. –Va bene…dopo se possiamo, vorremmo farne una anche noi, visto che il patto che avete fatto stabilisce che torneremo a casa questa sera tardi- guardò la figlia che rideva compiaciuta. –Certo, non preoccuparti, vi preparo degli asciugamani puliti in bagno. Dopo Kate, fu il turno di Alexis e poi quello dello scrittore, che quando uscì dal bagno già cambiato entrò nella camera di Kate. –Hey…che fate?- guardò Alexis seduta davanti ad uno specchio, con Kate che le spazzolava i capelli. –Kate mi farà una treccia come la sua- sorrise, indicando i capelli raccolti della ragazza. –Allora, quali sono i programmi per la giornata?- chiese lui. –Prima devo andare a teatro, ho le prove generali per il concerto di domani…mi spiace, ma non posso mancare- li guardò colpevole. –Non preoccuparti, se non è un problema, possiamo assistere alle prove e aspettarti- la rassicurò lui –dopo tutto non era in programma per te averci tra i piedi- spiegò. –Non sarà un problema, durerà un paio d’ore se va bene, poi pensavo che Alexis potesse apprezzare una giornata al luna park- sorrise, facendo contenta non solo la piccola ma anche lo scrittore. –Già mi piace, zucchero filato…montagne russe…caramelle gommose…- fantasticò lui, ricevendo un’occhiata divertita dalle due. –Allora tra quanto partiamo?- chiese entusiasta Rick, sentendosi a suo agio.
 
Eccomi, vedrò di pubblicare un capitolo ogni giorno e spero di mantenere questo ritmo, in caso vi avverto se ci fossero problemi. Ringrazio molto chi ha recensito il primo capitolo e spero di continuare a leggere i vostri commenti. Per rispondere ad alcune richieste: Richard ha 29 anni e la nostra Kate ne ha 21. Ci troviamo nel 2000, ho usato la data di nascita degli attori per stabilire la loro età, compresa quella di Alexis.
Cosa succederà? Castle entusiasta per la gita al luna park, Alexis allegra e contenta, senza la presenza della strega cattiva. Martha che inizierà ad interferire nel rapporto tra Castle e Gina, ma sarà solo lei a mettere in dubbio il legame tra i futuri sposi? Non vi resta che leggere il prossimo episodio. Baci. Nikki. 

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Capitolo 3
*** capitolo 3 ***


-Professoressa McBrian!- Kate avanzò verso una donna in tailleur. –Katherine! Ecco ragazzi…una ragazza con talento, eleganza e responsabile…prendete spunto da lei!- guardò alcuni giovani sul palco, intenti a provare insieme. Kate abbassò la testa un po’ imbarazzata –Volevo chiederle se potevano assistere alle prove due miei amici?…naturalmente verranno al concerto di sabato sera- domandò insicura, quella professoressa era una delle più severe. –Non c’è problema, falli entrare, ma non dovranno fare il minimo rumore…intesi?- acconsentì lei, dirigendosi sul palco. Kate sollevata si girò verso l’entrata dell’auditorium e fece cenno ai suoi accompagnatori di avvicinarsi. –Possiamo restare?- chiese sottovoce Alexis sorridente. –Si…potete mettervi li davanti, ma non fate un fiato ok?- ricambiò il sorriso. –Che cosa proverete?- si interessò Castle. –Tchaikovsky…Piano Concerto 1- rispose contenta di avere un pubblico alla sua performance. –Kate, noi siamo pronti!- la invitò la McBrian a salire sul palco. –Ok…Arrivo!- si apprestò a raggiungere la sua postazione –buon ascolto- sorrise ai due, che si erano accomodati su delle poltroncine rosse sotto il palco.
 
-E’ davvero brava!- si stupì Castle, nel guardarla sfiorare i tasti del pianoforte con una tale naturalezza che sembrava in simbiosi con lo strumento. –Katherine Beckett è stata la nostra allieva di pianoforte migliore, è un piacere accoglierla ogni volta che possiamo in un nostro concerto- la professoressa presente alle prove era seduta vicino a loro ad ascoltare i suoi allievi. –So che ha vinto molti premi, nonostante sia così giovane- continuò lui, sussurrando per non disturbare. –Si…ha vinto tutti i concorsi all’interno del nostro istituto, per non parlare di quelli all’estero…è una vera artista, lo sa perché?- lo guardò orgogliosa della sua studentessa –perché oltre al talento ha l’umiltà di dire che ha ancora molto da imparare, nonostante gli obbiettivi raggiunti- spiegò. Castle a quelle parole sorrise anche lui orgoglioso. Un po’ se lo aspettava. –E poi è una ragazza che ha lottato molto per diventare quello che è…i suoi volevano che diventasse un avvocato come lor, ma poi si sono ricreduti, ascoltandola in un nostro concerto- continuò la McBrian. Passarono non più di un’ora e mezza a provare, Kate era stata impeccabile e l’orchestra le andava dietro con grande naturalezza. –Sei stata bravissima Kate!- Alexis si gettò tra le sue braccia, alla fine della prova. –Ti ringrazio, detto da te, il complimento vale doppio principessa- la abbracciò felice. -Andiamo?- chiese, mettendo la bambina a terra e prendendola per la mano. –Si…non vedo l’ora!- sorrise la piccola. Castle era rimasto a guardarle a distanza, erano un bel quadretto quelle due! Il suo sguardò si concentrò poi su Kate che aveva alzato lo sguardo verso di lui, regalandogli il sorriso più bello e avvolgente che avesse mai visto e ricevuto. –Sei proprio bellissima Kate Beckett! Lo sapevi che hai degli occhi che sembrano pietre preziose?- pensò –ma che vado a pensare! Io mi sto per sposare!- tolse quei pensieri dalla mente, raggiungendo le due davanti a se.
 
-Questo zucchero filato è squisito- disse Rick, prendendone un pezzetto con le mani. –Si, concordo!- Kate ne aveva preso uno insieme ad Alexis. –Che gioco facciamo adesso?- chiese la piccola rossa guardando i suoi accompagnatori. –Che ne dici di quello? E’ caldo e un po’ d’acqua non guasta!- Kate indicò la rampa davanti a loro. Era un canotto che scendeva veloce in una grande piscina. –Si…si…andiamo papà- lo strattonò Alexis, facendolo quasi strozzare con l’ultimo pezzo di dolce. –Certo...andiamo- tossì lui, preso alla sprovvista. Rimasero tre ore in quel parco giochi, provandoli tutti quanti. Ora stavano giocando al tiro a segno, Alexis e Kate contro Richard. –Vediamo che sai fare papà!- lo sfidò lei con sguardo vispo. –Credete di battermi?! Sono il re del tiro a segno!- rise lui, posizionandosi davanti alle lattine a cui sparare. -Vediamo se riuscite a battere il mio record- aveva abbattuto quasi tutte le lattine, ne mancavano solo cinque. –Che dici Alexis si offenderà?- Kate guardò la bambina, suscitandole una risata. Si posizionò al posto di Castle, e dopo averlo guardato si concentrò sull’obbiettivo. Una dopo l’altra le lattine caddero tutte e sul suo volto comparve un sorriso compiaciuto. Castle guardò prima lei e poi le lattine a terra. –Ho perso?!- chiese quasi sconvolto. –Abbiamo vinto!- Alexis batté il cinque a Kate ridendo di gusto. –Siamo forti vero?- lo guardarono insieme soddisfatte. –Intanto scegli il tuo premio principessa…deciderai dopo cosa chiedere a tuo padre!- si abbassò per sapere cosa le piacesse. –Mi piace quello!- disse all’addetto. –Un Panda gigante! Scelta giusta piccola…piaceva anche a me- le sorrise, prendendo il grande peluche dalle mani dell’uomo. –La ringrazio- lo guardò, allontanandosi tutti e tre. –Dai papà…non essere triste!- lo abbracciò sua figlia. –Non sono triste…piccola…sono indignato! Sono stato battuto!- disse con sguardo da cucciolo. –Non preoccuparti…avrai la tua rivincita!- sorrise Kate, travolgendolo con la sua speciale energia. -Papà, posso andare su quello?- indicò la casa stregata. –Si, ma temo che dovrai andare da sola…è solo per i bambini- lesse il cartello li vicino. –Va bene…basta che voi aspettate qui- si entusiasmò. –Certo, guarda noi ci sediamo su quella panchina, quando hai finito vieni da noi, ok?- le indicò il punto di ritrovo. –Va bene…ora vado- corse gioiosa verso l’ingresso. Avevano fatto un biglietto valido per tutte le attrazioni. –Uhh…tranquillità- si sedettero insieme in attesa. –E’ una bambina davvero ingamba devi esserne molto orgoglioso!- lo guardò Kate, incatenando i loro sguardi. –Si…è il mio piccolo angelo- disse orgoglioso –ma anche tu non scherzi! La tua insegnante mi ha illuminato sulla tua brillante carriera artistica!- le sorrise, era interessato a scoprire qualcosa di più su di lei. –Non mi piace vantarmi dei miei titoli…so solo che voglio continuare a migliorarmi, perché è sempre così…c’è sempre qualcosa in più che puoi fare, se ti limiti a guardare te stesso allo specchio, verrai intrappolato dall’orgoglio e dalla presunzione- spiegò semplicemente. –Accidenti! Sembri quasi un filosofo!- la fece ridere e quella risata suscitò in lui qualcosa di inaspettato e piacevole. –Sai…- la guardò poi, tornando serio –sono contento che mia figlia ti abbia incontrata, la vedo più raggiante e felice…e a dirla tutta, sei la prima donna, escludendo mia madre, ad essere entrata nel suo piccolo cuoricino- si toccò il petto, consapevole di quello che aveva appena detto. –Come la prima? Ci sarà sua madre…no? Io ho solo cercato di essere gentile con lei- era una persona troppo modesta secondo Rick. –Sua madre l’ha abbandonata al suo primo anno di età…ora è a Parigi a godersi la bella vita e i soldi del suo nuovo marito- disse disgustato –sto cercando di crescerla nel modo migliore possibile, ma a volte è difficile…per questo sono felice che abbia incontrato te- sospirò –questa mattina, mentre la pettinavi…ho visto come ti guardava…e non sono geloso, ma sento che hai cambiato la sua vita in maniera molto positiva- la ringraziò. –Se la metti così allora ne sono molto felice- le si illuminò il volto a quelle parole. I suoi occhi mostrarono tutto il loro splendore e le loro sfumature, che quasi lasciarono senza parole il povero scrittore. –Hai degli occhi stupendi!- si lasciò sfuggire, diventando tutto rosso per l’imbarazzo, ma facendo arrossire anche la povera Kate. –Grazie- cercò di tranquillizzarsi –Anche i tuoi non sono male- come erano finiti a farsi i complimenti in quel modo? Castle era attirato da quel volto come mai era successo con nessuna, ma il momento magico fu interrotto dall’arrivo della bella Alexis che si posizionò in mezzo a loro. –Ciao…ti sei divertita?- chiese, riprendendosi da quel momento d’incanto. –Si…ma ora non ho più voglia di stare qui, che facciamo?- chiese la piccola guardando prima lui e poi la ragazza. –Io un’idea ce l’avrei!- sorrise Kate, lasciando un leggero bacio sulla sua guancia delicata.
-Si è fatto tardi, sarà meglio tornare a casa- constatò Rick, guardando il sole tramontare. –Papà?- Alexis gli fece abbassare il viso per parlargli all’orecchio. –Oh…si può chiedere!- sorrise lui, tornando comodo –Alexis, voleva sapere se ti andava di venire a cena a casa nostra e io penso sia un’ottima dea, d’altronde dobbiamo ringraziarti in qualche modo!- le propose lui, alzandosi dalla panchina. –Volentieri, ma solo se non disturbo…non vorrei dare alcun fastidio- accettò lei timida. –Nessun disturbo, a mia madre piacerà avere ospiti- si avviarono verso il parcheggio. –Allora va bene!- sorrise lei, prendendo Alexis per mano. Qualche minuto dopo erano arrivate al parcheggio sotterraneo dell’edificio in cui abitava la famiglia Castle. –Oh…questa è tua?- Kate si voltò versò un’auto rosso fuoco con gli occhi che le brillavano dell’emozione. –Ti piace?- la guardò divertita. –Se mi piace? 400 CV, velocità oltre i 295 Km/h…ha un’accelerazione che va da 0 a 100 km/h in 4 secondi! È un gioiellino!- si era fermata davanti a quella macchina come un bambino davanti al regalo più bello mai ricevuto. –Abbiamo trovato un’amante dei motori a quanto pare!- la guardava sempre più sorpreso e compiaciuto, finalmente qualcuno che capiva perché aveva quell’auto. –Andiamo?- la invitò a seguirli in ascensore. –Si…si, scusami- si riprese lei, raggiungendoli.
Ci misero pochi minuti ad entrare in casa e ci volle ancora meno perché Martha non arrivasse a stritolare la sua nipotina. –Oh…amore della nonna! Come sei stata oggi?- la sbaciucchiò, facendola ridere –oh…ma abbiamo ospiti!- si avvicinò a Kate per salutarla come si deve. –Salve Martha- la salutò cordiale la ragazza. –Richard?! Sei tornato?- Gina era rimasto ad aspettarla tutto quel tempo. –Si, ciao tesoro- le lasciò un lieve bacio a stampo sulle labbra. L’unica cosa incomprensibile che sfiorò la sua mente era che si sentiva imbarazzato nel farlo davanti alla sua ospite. –Chi è questa ragazza…caro?- squadrò poi la povera Kate, che si sentì puntare lo sguardo addosso. –Oh…mi scusi, Katherine Beckett…sono la nuova amica di Alexis- rispose, guardando raggiante la bambina. –Si, Kate è la mia nuova amica- ripeté ad eco la piccola –Vieni? Ti faccio vedere la mia camera- la tirò a se, per portarla al piano superiore. –Chi è?- si rivolse a Rick. –Te l’ha appena detto Gina! Katherine è la nuova amica di Alexis- rispose Martha al posto di suo figlio, sapendo dove voleva andare a parare. –Che dite, prepariamo la cena? Kate resta qui da noi per oggi, vorrei preparare qualcosa di decente per lei- Castle si precipitò in cucina, sapendo che le due donne avrebbero iniziato a lanciarsi coltelli. –In realtà io e Alexis avevamo pensato di prepararla noi…la cena!- Kate, tornò al loro piano con la bambina sulle spalle. Sembrava una scimmietta. –Oh…beh, allora mi propongo come lavapiatti- sorrise Rick. –Cosa abbiamo nel menu?- chiese, guardando la ragazza armeggiare in cucina. –Pasta…vi piace la carbonara?- chiese ai presenti. –E lo chiedi? Pancetta…uova…c’è da leccarsi i baffi!- si avvicinò al bancone. –No…papà…tu vai sul divano!- lo spinse via Alexis, volendo restare sola con Kate. –Mi stai veramente cacciando?- la guardò, facendo finta di essere offeso. –Si- rispose, mettendo le mani sui fianchi minacciosa. A quello sguardo, Castle, non trattenne una risata, ma fece come richiesto e si sedette al fianco di sua madre sul divano in soggiorno, continuando a guardare in direzione della cucina. –Allora Rick?- Gina voleva spiegazioni. –Allora cosa?- si voltò verso di lei. –Chi è? Che ci fa in casa nostra?- chiese lei insistente. –Intanto casa nostra- Martha indicò se stessa e Rick. –Perché ti comporti così? Non c’è niente tra noi due…è solo la ragazza che ha aiutato mia figlia, non vedo perché lei non possa venire qui- alzò le spalle, non gli piaceva quel comportamento. –Non sono gelosa di lei…se è questo che pensi, figurati! Vuoi mettere me è quella sullo stesso piano? E’ solo una provincialotta!- fece una risata sarcastica. –Vi ho portato un bicchiere di vino…- Kate era arrivata qualche minuto prima e naturalmente aveva sentito l’etichetta che le era stata assegnata. Rick si voleva sotterrare e insieme a lui anche Martha, guardandola con la coda tra le gambe. –Mi sono permessa di scegliere un vino bianco, con il piatto che stiamo preparando ci sta meglio- si allontanò, senza replicare, anzi…rivolse un sorriso al suo giudice e mostrò la sua superiorità d’animo. –Vieni Alexis…mentre taglio la cipolla tu prepari le uova- le sorrise, anche la bambina era rimasta male per quel commento.
-Katherine, cara cosa fai nella vita? Oltre naturalmente suonare il pianoforte- si informò Martha, spezzando il silenzio imbarazzante –Sai cucinare…ti piacciono i motori…- iniziò Rick, accogliendo positivamente l’intervento di sua madre –la tua professoressa ha detto che i tuoi non volevano che diventassi una pianista, è vero?- le chiese ancora. –Si, loro volevano diventassi un avvocato come loro…poi senza dirglielo mi sono iscritta alla Julliard, ho vinto una borsa di studio, li ho invitati al mio primo concerto e gli ho dimostrato che per seguire il mio sogno ero disposta a fare molti sacrifici- sorrise compiaciuta per i suoi traguardi. –Devono essere orgogliosi di te!- le sorrise Martha, sapendo cosa si prova quando un figlio raggiunge certi traguardi. -Kate, mi insegni a suonare?- la guardò Alexis, dopo aver finito il suo piatto. –Si…ho visto che avete un pianoforte, ma se vuoi puoi venire a provare da me quando vuoi- le rispose felice di quella richiesta. -Sei fidanzata Kate?- Gina iniziò a tastare il terreno. –No…ho appena chiuso una relazione e non ho intenzione di iniziarne un’altra a breve- la guardò tranquilla. –Sai…io e Rick ci sposeremo tra qualche mese- sottolineò come se non fosse già chiaro. –Si…me lo ha detto- quella conversazione iniziando ad essere pesante. –E per la luna di miele andremo a Parigi, sei mai stata in Francia? Mi mette un po’ paura perché non conosco la lingua, ma so che andrà tutto bene, perché ci sarà lui- si agganciò al braccio di Rick, che la guardava storto come sua madre. Kate si era stufata e decise di reagire alle provocazioni. Non le piaceva mostrarsi superiore, ma quando ci vuole ci vuole. –Si, sono stata a Parigi…ho viaggiato molto per il mio mestiere…e non ho avuto problemi con la lingua. Io parlo correttamente sette lingue…Inglese, Francese, Tedesco, Italiano, Russo, Spagnolo e Olandese- la smontò. Martha se la rise sotto i baffi, mentre la cara Gina non riusciva a trovare le parole per replicare.
Dopo cena, Castle stava sparecchiando insieme a sua madre, Gina stava aggiustando lo smalto e Kate era al pianoforte insieme ad Alexis. –E’ accordato bene- suonò una scala, per testare lo strumento –Suoni con me?- chiese alla sua piccola amica. –La vie en rose…così cantiamo insieme, anche con nonna- si sedette al suo fianco. –Sei pronta?- Kate aspettò che la piccola rossa posizionasse la sua manina sulla tastiera. –Si- si concentrò lei sul movimento che le aveva insegnato. Alexis iniziò lentamente, prendendo sempre più sicurezza e aggiunte alle sue note impacciate si aggiunsero quelle di Kate, dando vita alla bellissima melodia.

-Des yeux qui font baisser les miens
Un rire qui se perd sur sa bouche,
Voilà le portrait sans retouche
De l'homme auquel j'appartiens
- iniziò Martha raggiungendole con il sorriso negli occhi.
 
-Quand il me prend dans ses bras
Il me parle tout bas,

Je vois la vie en rose- cantarono tutte e tre insieme in coro, ridendo e gustandosi il momento.
 
-Il me dit des mots d'amour,
Des mots de tous les jours,

Et ça me fait quelque chose- la voce di Kate riempì la stanza, era soave e melodiosa, Martha la guardò con gli occhi lucidi, sentendo emozioni passate fare capolino nel suo cure.
… … …
-Quand il me prend dans ses bras
Il me parle tout bas,
Je vois la vie en rose-  
Castle le guardava cantare estasiato sia dalla voce di Kate, che dagli occhi della madre, avevano un luccichio particolare, poteva vedere tutte le emozioni che provava ascoltando la loro performance.
… … …
-C'est toi pour moi. Moi pour toi
Dans la vie,
Il me l'a dit, l'a juré pour la vie

 
Et des que je l'apercois
Alors je sens en moi

Mon coeur qui bat-  concluse Kate, sorridendo gioiosa a Martha che nel frattempo si era fatta sfuggire una lacrima per l’emozione di quella canzone. –Oh…Martha!- si alzò lei d’istinto, avvolgendola in un abbraccio d’affetto. Castle guardava sua madre commosso per il momento e sorpreso del comportamento di Kate. –Tesoro! Mi hai fatto provare emozioni che non sentivo più da tempo!- si lasciò avvolgere dal suo abbraccio. Gina le guardava indifferente, ma non le sfuggì lo sguardo di Rick. Aveva gli occhi lucidi e brillanti al vedere quella scena.
 
 
Eccomi, con il mio nuovo capitolo. Ho apportato alcune modifiche alla versione precedente, non mi era piaciuto cosa avevo scritto e ho deciso di prolungare il tempo di attesa. Kate ha visibilmente conquistato il cuore delle due rosse e non sono indifferenti le sue qualità a Castle, che non sa come reagire, per non far arrabbiare la sua futura consorte…che succederà?

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Capitolo 4
*** capitolo 4 ***


Salve a tutti lettori. Vi scrivo qui perché volevo avvertirvi che il capitolo precedente è stato modificato, in quanto non mi piaceva l’idea di fare avvicinare così velocemente Rick e Kate. Spero possiate perdonarmi per questo e che possiate apprezzare questa variante. Grazie per l’attenzione e al prossimo capitolo.
 

 
Una settimana dopo
Castle era vestito con il suo nuovo smoking, stava andando ad una serata di beneficenza insieme alla sua fidanzata. –Cara, io vado a prendere la macchina, ti aspetto disotto- si apprestò ad avvertire Gina, intenta a truccarsi. –Si, vai pure…ti raggiungo subito- rispose, senza distogliere lo sguardo dalla sua opera. Come aveva detto, cinque minuti e si era già avviata alla porta, ma si era dimenticata di prendere il cellulare, quindi tornò in camera per recuperare l’oggetto. Nel farlo, però, si imbatté in Alexis, che approfittando della sua partenza, si era messa a giocare con i suoi trucchi. –Che stai facendo!- le gridò Gina. La piccola intimidita era rimasta immobile, con il rossetto ancora in mano, mostrando il suo bel faccino. –Chi ti a dato il permesso? Vai a giocare con le tue bambole e lascia stare le mie cos!- le afferrò la mano, togliendole l’oggetto. Alexis spaventata, ancora con il rossetto in faccia, corse via piangendo. –Tesoro…che succede?- chiese sua nonna, vedendola correrle addosso. Alexis la guardò con gli occhi lucidi e con lo sguardo spaventato, per poi correre nuovamente in direzione della sua camera. –Piccola mia…-cercò di tranquillizzarla, ma senza alcun risultato. In quel momento arrivò Gina, tutta impettita e fiera di se stessa. –Che è successo?- chiese alla bionda. –Si è messa a giocare con i miei trucchi! Dovete insegnare a quella bambina un po’ di educazione!- si dileguò dal loft prima che l’altra potesse controbattere. –Che donna…- strinse i pugni, dirigendosi verso la camera della nipote tentando di aprire la porta. –Alexis…tesoro, apri!- si accorse che era stata chiusa a chiave. Da dentro la stanza non si sentì una parola, solo singhiozzi e lamenti. –Che faccio?- prese il cellulare che le era stato regalato, per chiamare il figlio. Questa è la segreteria telefonica di Rick Castle, lasciare un messaggio dopo il bip…BIP. –A che servono questi aggeggi se dopo non servono a niente-! Riprovò a contattare Richard, ma con lo stesso risultato. Si rivolse quindi, nuovamente alla porta della camera. –Alexis, fammi entrare, sono la nonna!- provò a girare la maniglia, ma anche in quel caso senza successo. –Ci sono!- prese nuovamente il cellullare in mano, cercando un numero nella rubrica. –Kate Beckett!- rispose una voce allegra. –Katherine! Sono Martha…avrei bisogno di un aiuto- le disse, spiegando poi la situazione. –Arrivo subito, dammi qualche minuto- chiusero la comunicazione. Martha tentò nuovamente a bussare alla porta, ma non ricevendo risposta, si diresse in cucina, sedendosi al bancone in attesa della ragazza. Dieci minuti dopo si sentì bussare e la rossa si fiondò alla porta, aprendo e buttandosi tra le braccia della nuova arrivata. –Oh…tesoro, grazie per essere venuta!- la baciò la rossa. –E’ ancora in camera sua?- si informò Kate, apprensiva. –Si e non vuole uscire, sento che piange e mi sento male nel non fare niente per lei- la accompagnò al piano superiore. –Ora ci provo, ma non ti garantisco che funzionerà- si avvicinò alla porta, lasciando Martha che si era fermata qualche metro più indietro per lasciarle lo sazio per interagire con la piccola. –Alexis…principessa!- disse con tono pacato –sono Kate!- si appoggiò con l’orecchio alla porta. –C’è…Gina c…on te?- chiese la piccola tra i singhiozzi. –No piccola, tranquilla…ci sono solo io- la tranquillizzò, sentendo dei passi avvicinarsi alla porta. Kate sentì solo girare la chiave, in segno che poteva entrare. La ragazza aprì lentamente la porta, entrando a piccoli passi nella stanza. Nel letto un po’ scomposto c’era la piccola rossa, raggomitolata su un lato. –Piccola!- si sedette al suo fianco, accarezzandole la schiena –Guardami…- le accarezzava il visino. Gli occhi azzurri di Alexis, si aprirono, per permettere a Kate di entrare nella sua anima. –Gina si è arrabbiata!- disse tremando al ricordo. –Dai…non è successo niente piccola…a volte i grandi sbagliano- si stese accanto a lei, con il viso rivolto verso quello di lei. –Volevo solo giocare…- iniziò a singhiozzare lei, nascondendo il viso sul petto di Kate. –Lo so…shh…non piangere, non è successo niente- le sussurrava all’orecchio, stringendola forte a se. Rimasero avvinghiate l’una all’altra per molto tempo, tanto che Kate iniziò a sentire un formicolio al braccio, ma non le importò. Dalla porta, ad osservare la scena c’era Martha, con lo sguardo ricco di amore per la nipote che si era espanso anche alla bella ragazza che era entrata nel suo cuore. –C’è una cosa che mi piace tanto fare quando sono triste!- si scostò leggermente Kate. Alexis la guardò curiosa. –Mangiare il gelato!- la fece illuminare. –A me piace il gelato!- affermò la piccola sorridendo debolmente. –Allora che dici…tuo padre ne avrà qualche scorta?- le fece una faccia talmente buffa, che la piccola si lasciò sfuggire una risata. –Dai andiamo- si alzò lei, facendo cenno alla bambina di salirle sulle spalle –scimmietta- la fece ridere ancora. Kate si fermò a guardare un istante Martha, che le lanciava uno sguardo pieno di gratitudine. –Che dici Alexis, la nonna ci può fare compagnia?- chiese alla piccola sulle spalle. –Si…vieni nonna- la invitò lei, senza staccarsi dalle spalle di Kate per paura di cadere.
-Vediamo un po’ che gusti ci sono…- aprirono insieme il congelatore –Liquirizia?!- chiese con la faccia schifata. –E’ di papà- sorrise anche lei disgustata. –Oh…cioccolato e…fragola- prese le scatole, raggiungendo il bancone. –Tieni cara- Martha le porse tre ciotoline. –Grazie- sorrise Kate, vedendo che la donna si stava tranquillizzando insieme ad Alexis. –Grazie a te…sei un angelo, non so come avrei fatto senza di te!- si limitò a dire. Mangiarono il gelato con gusto, Kate aveva condiviso la sua porzione con Alexis e insieme si imboccavano a vicenda. –Che ti piacerebbe fare Alexis?- chiese Kate, alla bambina. Lei sbadigliò, erano le undici passate –Voglio essere bella come te!- la indicò, facendola sorridere. –Ma sei già bellissima- le accarezzò i capelli setosi. –Io voglio essere come te- sorrise lei, sbadigliando ancora. Kate guardò Martha, capendo entrambe che era il momento di andare  a letto. –Ho una proposta…adesso andiamo a dormire e domani mattina ti porto a fare Shopping, che ne dici?- la guardò con il sorrise sulle labbra. –Si…si…- si entusiasmò la piccola, saltandole tra le braccia. Kate era ancora seduta sullo sgabello e riuscì a restare n equilibrio per un pelo. Istintivamente iniziò a cullare la piccola che nel giro di pochi minuti si addormentò tra le sue braccia. –Portiamola in camera sua- le fece strada Martha, sorridendo a quella vista. Kate la seguì, cercando di fare il più piano possibile per non svegliarla. La stesero sul letto e iniziarono a toglierle i vestiti per metterle il pigiamino rosa. Alexis si svegliò subito a quei movimenti, facilitando il loro lavoro. –Aspetta!- tese una mano a Kate che era pronta per tornare a casa. –Vuoi che resti finché non ti addormenti?- le tornò vicino. –Si- annuì la piccola rossa. Kate allora le rimboccò le coperte e si stese vicino a lei, che inaspettatamente si strinse al suo corpo avvolgendola in una stretta dolcissima. Kate le passò un braccio dietro le spalle, per avvicinarla ancora più a se, poteva sentire il suo respiro sulla pelle. Le sue mani accarezzarono i lunghi capelli rossi della piccola e le sue labbra le lasciarono un bacio sulla fronte. –Credo si sia addormentata- le guardò Martha. A quell’affermazione, Kate fece per alzarsi, ma la piccola iniziò a sbuffare e stringere la presa sulla sua maglietta. –Aspettiamo che si sia addormentata per bene…non voglio vederla piangere un’altra volta- la ragazza guardò Martha, concorde con lei. –Vado a cambiarmi anche io, torno subito- le sussurrò l’attrice, uscendo dalla stanza, abbassando l’intensità delle luci. Kate si concentrò sulla piccola, era così bello vederla dormire tranquilla e pensare al terrore che aveva negli occhi poco prima. –Che diavolo di persona è quella Gina da far spaventare una bambina così piccola!- pensò Kate tra se, ripensando anche al giudizio che quella donna aveva esternato su di lei.
 

-Kate…cara…- Martha tornò in camera della nipote, per aiutare Kate, ma la povera ragazza si era addormentata al fianco di Alexis. –Oh…povera ragazza! Doveva essere esausta anche lei- sussurrò, cercando qualcosa con cui coprirla, ma non trovò niente, così si diresse in soggiorno per prendere uno dei plaid dal divano. Mentre scendeva le scale sentì il rumore della porta che si apriva e vide entrare suo figlio e la sua compagna. –Oh…guarda chi si vede!- li guardò arrabbiata e delusa dal comportamento di entrambi. –E’ un piacere anche per me vederti mamma- sorrise lui ignaro di ciò che era successo. –Se ci fosse stata un’emergenza più grave…come facevo a contattarti?- gli chiese, raggiungendo finalmente il divano. –Un’emergenza?- la guardò allarmato –che è successo ad Alexis?- domandò, raggiugendo la madre. –Potresti chiederlo alla tua fidanzata, ma so che modificherà ciò che è accaduto…- guardò la donna al suo seguito. –E’ stata solo un’incomprensione- si giustificò la bionda, alzando le mani. –Ecco- confermò quello che aveva appena detto. –Vado da lei…- si affrettò verso le scale. –Non serve…ci ha pensato qualcuno che tiene veramente a quella bambina- lo fermò Martha, salendo finalmente verso la camera. –Chi?- chiese Gina curiosa. –Katherine…lei al contrario di te è una donna con dei forti valori e anche se la ritieni una provincialotta ha qualcosa che ha te manca cara- li informò. –Resta qui a dormire?- la guardò scioccata Gina. –Si…si è addormentata, mentre vegliava sul sonno di tua figlia- parlò con il figlio, aveva sprecato anche troppe energie per quella donna. –Noi parliamo dopo- Rick si rivolse alla fidanzata –ti accompagno disopra, voglio darle il bacio della buona notte- accompagnò sua madre. Quando furono lontani dagli occhi della fidanzata, Martha non resistette più. –Mi domando cosa ci trovi in lei? Da quando è qui non ha fatto altro che puntare gli occhi al tuo portafoglio, fregandosene di te e della tua famiglia- sputò quella sensazione amara che portava con se. –Mi spieghi che è successo?- la fermò Rick. Martha gli spiegò tutto e anche lui rimase turbato dal comportamento delle donna. –Ci sarà stato un malinteso…- sperò lui. –Richard…o sei la persona più ottusa del mondo o sei solo un imbecille- lo rimproverò Martha tornando a camminare. Aprirono lentamente la porta della camera di Alexis. Richard rimase colpito da come Alexis era avvinghiata al corpo della ragazza che era con lei. L’abbraccio di Kate…sembrava volesse proteggere sua figlia da qualsiasi pericolo. Martha coprì delicatamente il corpo di Kate, cercando di non svegliarla. –Cerca almeno di non svegliarle- lo ammonì, uscendo dalla stanza. Rick si portò dalla parte libera del letto, chinandosi per baciare la figlia sulla fronte. Lei a quel contatto si mosse leggermente, stringendosi ancora di più al corpo di Kate, che di riflesso, le strinse il braccio che le avvolgeva le spalle. –Mamma…- si lasciò sfuggire Alexis nel sonno. Quella esternazione lasciò Castle basito e pietrificato, non era mai riuscito a far chiamare Meredith, la sua prima moglie non che madre biologica di Alexis, MAMMA. Nessuna donna che aveva portato a casa era riuscita ad entrare nel cuore della sua piccolina. Che cosa aveva di così speciale quella ragazza spuntata dal nulla? Rimase a fissare il volto di Kate, illuminato dal chiarore delle luci provenienti dalla finestra. Era bellissima, non poteva negarlo, ma sentiva di non poter fare niente per lei se non deluderla e ferirla…era come il frutto proibito…ma ogni volta che si trovava nella stessa stanza con lei provava emozioni stranissime e straordinarie. Qualcosa che lo colpiva nel profondo. Notò che aveva un braccio scoperto e si precipitò a riporlo sotto la coperta. Lo prese delicatamente, lasciandoci una piccola carezza dolce, che fece più effetto a lui che a Kate.
 
-Ricky…finalmente- Gina lo vide entrare in camera, silenzioso e dubbioso. –Devo chiederti perché? Perché ti comporti così con mia figlia?- la guardò serio. –Scusami?- lo guardò sorpresa –Quella ragazzina si è messa a giocare con i miei trucchi e le mie cose…deve imparare che non può fare sempre quello che vuole!- si arrabbiò, voleva che prendesse le sue difese non quelle di quella ragazzina. –E’ una bambina, voleva solo giocare! Ma non parlo solo di adesso…parlo di sempre, ogni volta che sei con lei…finisce che mia figlia piange- la rimproverò. –Che ci posso fare se è una bambina capricciosa?- si limitò a dire. –Senti…cerca di non farla più piangere…non mi piace!- si rilassò visibilmente. I due si misero a letto, ma solo Gina, con la sua mascherina per gli occhi, riuscì ad addormentarsi. Richard si limitava a fissare il soffitto e riflettere su ciò che stava facendo…aveva un migliaio di domande che passavano per la sua mente, ma la più frequente era: Che devo fare?
Il mattino seguente Alexis iniziò ad aprire gli occhi molto lentamente, si doveva abituare alla luce della stanza. Quando mise a fuoco la figura che era al suo fianco si ritrovò a fissare due pietre preziose, gli occhi di Kate le stavano sorridendo. –Kate?- disse con la bocca ancora impastata. –Buongiorno principessa- le accarezzò la fronte. –Kate!!- si emozionò…rendendosi conto della reale presenza della ragazza. –Hey…piccola!- le fece il solletico sul pancino, facendola ridere. Alexis fece per scappare da quella tortura, ma Kate fu più rapida di lei, che la afferrò per i piedini. –Dove credi di scappare!- la riportò sul materasso, facendola ridere sempre più forte. La piccola si armò di due cuscini e iniziò a contrattaccare. Kate iniziò a correre per la stanza evitando i colpi. Si stavano divertendo moltissimo. In quel momento entrò nella stanza Rick che si beccò una cuscinata in pieno viso. Kate e Alexis si nascosero dietro al letto, sbirciando il voltò corrucciato del nuovo arrivato. –Sbaglio o qualcuno sta facendo una battaglia senza avermi consultato?- guardò sua figlia, facendo finta di essere offeso. –Papà…- lo guardò lei severa –stavamo giocando- lo rimproverò, facendogli notare che lui non era contemplato. –Oh…scusa, allora vado via- si diresse alla porta. –No…no, resta- gli corse incontro, afferrandolo per un braccio e trascinandolo dentro. Kate si alzò, guardando divertita quel momento. Rick alzò lo sguardo su di lei e ne rimase talmente affascinato che non riusciva a chiudere la bocca. Aveva i capelli arruffati e le guance un po’ rosse per la corsa.  –Siete sveglie da tanto?- cambiò sguardo, per non farsi cogliere in flagrante. –No…qualche minuto- Kate rispose, sedendosi sul letto –Mi dispiace…io non volevo addormentarmi qui- si scusò lei, tornando seria. –Tranquilla non è un problema, qui abbiamo molto spazio e non credo tu abbia dato fastidio a nessuno anzi…-indicò la figlia sorridente. –E poi…devi mantenere la promessa di ieri- la guardò Alexis. –Non me ne sono dimenticata, tranquilla!- le fece l’occhiolino –allora sarebbe meglio se ci prepariamo- le sorrise. –Ok…facciamo colazione prima? Ho fame- passò la mano su suo pancino. –Certo…mentre fai colazione, vado a prendere il ambio che ho in macchina e se posso vorrei farmi una doccia- guardò Rick. –Ma certo…certo, ti procuro degli asciugamani puliti- acconsentì lui.
Dieci minuti dopo Kate stava aiutando Alexis a fare il bagno. –Vieni- le disse, facendola alzare per coprirla con il suo accappatoio viola. Poi facendola ridere la prese in braccio per evitare che si sporcasse i piedini bagnati e la portò sul letto. –Ecco- le struffò il cappuccio sui capelli bagnati –mentre tu ti asciughi, vediamo cosa farti indossare…- aprì il suo armadio. La sua scelta cadde su un vestitino semplice celeste che sfumava dal bianco, del corpetto, all’azzurro, nella parte più bassa. Una cinta della stessa sfumatura del bordo finale. Dopo averla vestita, si portò a spazzolarle e asciugarle i capelli. Alexis non si era ancora guardata allo specchio aveva voluto vedere solo il risultato finale. L’acconciatura che Kate scelse per lei fu una treccia alla francese che a parere suo le stava d’incanto. –Abbiamo finito!- la fece alzare, portandola davanti allo specchio a muro della sua stanza. Alexis si fece portare davanti allo specchio con gli occhi chiusi e quando li aprì si illuminò in un sorriso speciale. Iniziò a guardarsi e ad ammirare il lavoro che aveva fatto con lei. –Sei bellissima!- sorrise Kate, ammirando la piccola rossa. –Grazie…grazie…- Alexis abbracciò la sua amica e le lasciò un sonoro bacio sulla guancia. –Che dici…ci facciamo ammirare dal tuo papà e da tua nonna?- la invitò a seguirla.
-Signori…signore!- Kate attirò l’attenzione dei tre che erano in cucina –Vi presento la bellissima principessa di New York…Alexis Castle!- pronunciò, facendo apparire da dietro a lei la piccola rossa. Castle e Martha si fermarono alla fine delle scale in attesa di vedere la bambina. Alexis fece capolino dal corridoio, iniziando a scendere le scale molto lentamente, tenendo il bordo destro del vestito con la manina. Castle rimase sorpreso da come Kate era riuscita a risaltare il corpicino e il volto di sua figlia, era bellissima. –Mia principessa- si inchinò, porgendole la mano per aiutarla a scendere l’ultimo scalino. –Sei stupenda Alexis…fatti vedere!- le girò intorno sua nonna. Alexis sorrise gioiosa a vedere i loro sguardi compiaciuti e sorpresi. –Che dici Alexis, mi aspetti qui con tuo padre mentre mi faccio una doccia veloce anche io?- li raggiunse lei, prendendo la borsa con un ambio che aveva sempre con se. –Si, ma fai in fretta!- ripose la bambina, sedendosi sul divano con sua nonna. -Adesso fa anche la doccia in casa nostra!- obbiettò Gina, rimasta in silenzio fino ad allora. –Non credevo ti desse fastidio una cosa così…casta…quando Richard firma il seno delle sue fan o flirta con loro, non mi sembra ti dia molto fastidio- la zittì Martha, scocciata dal suo comportamento. –Credo andrò al piano superiore, mi sono dimenticato di darle gli asciugamani puliti- si apprestò a lasciare la stanza. –Kate?- bussò alla porta del bagno –ti ho portato gli asciugamani- spiegò. –Puoi entrare, non mi sono ancora spogliata- lo rassicura lei, aprendo la porta. –Dov’è che andate?- chiese curioso. –Alexis mi ha detto di non dirtelo…spero tu possa fidarti di me, non le accadrà niente- gli sorrise, prendendo l’asciugamano che aveva in mano. –Certo che mi fido…e la mia piccolina sembra molto felice di passare una giornata con te quindi non posso obbiettare- ricambiò il sorriso. –Spero di soddisfare le sue aspettative- si appoggiò alla porta. Non credo avrai problemi a riguardo- si girò per lasciarle la sua privacy. –Kate?!- si voltò –Grazie…grazie per voler bene a mia figlia e farla felice- sorrise grato. –E’ un piacere e…è lei che rende felice me- sorrise, vedendolo chiudere la porta.
Qualche minuto dopo Kate scese le scale, indossava un paio di Jeans e una blusa bordeaux. Era elegante anche in quella sua semplicità. –Sei pronta Alexis?- le prese la manina. –Pronta- si voltò verso suo padre e sua nonna, salutandoli con la manina. –Ciao tesoro, divertiti!- sorrise Martha, imitando il suo gesto. –Non volete proprio dirmi dove andate?- tentò nuovamente Castle. –NO- scandì bene sua figlia, non voleva ritrovarselo tra i piedi. –Ve la riporto prima di cena- sorrise Kate, facendo l’occhiolino a Martha e regalando un sorriso a Castle. –Io vado a farmi un bagno- si congedò Gina, dileguandosi in camera. –Si…meglio- sussurrò Martha, facendosi sentire da suo figlio. Lui dal canto suo era rimasto a fissare la porta chiusa pensieroso, tenendo nella sua mente l’immagine di sua figlia che sorride a Kate. –Che hai ragazzo?- chiese sua madre preoccupata. –Niente…stavo solo riflettendo- la guardò, sapeva che non avrebbe potuto tenere nascosto il suo pensiero a sua madre. –i tuoi pensieri sono occupati dalla bella Kate?- sperò lei. –Anche…stavo riflettendo su come l’ha chiamata ieri sera- sospirò. –Come l’ha chiamata? Amica? Kate? Sorella?- pensò lei sorridendo al rapporto delle due. –L’ha chiamata MAMMA-la guardò dritta negli occhi, lasciandola a bocca aperta, con lui che la guardava con uno sguardo nuovo e insicuro. 

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Capitolo 5
*** capitolo 5 ***


-Rick! Hanno bussato!- Martha avvertì il figlio dalla cucina. Lo scrittore si avviò alla porta del loft, lasciando spazio a Kate di rientrare dopo la giornata con Alexis. La vide con Alexis attaccata al suo collo, sorretta dal suo braccio destro, la bambina stava dormento…nell’altra aveva numerose buste di negozi diversi. –Cisao…si è addormentata in macchina- sussurrò Kate per non svegliarla. –Ha mangiato?- chiese, erano solo le otto di sera. –Si…ha mangiato un hot dog nel pomeriggio, ma non so se avrà più fame dopo- rispose lei, lasciando la bambina tra le braccia del padre, sgranchendosi il braccio. –Mi dai una mano?- la portarono in camera sua. La svestirono senza svegliarla e la cambiarono con il pigiamino rosa. Le accostarono la porta della camera e scesero in soggiorno. –Si deve essere divertita parecchio- sorrise Rick, finalmente tornando a parlare normalmente. –Abbiamo girato tutti i negozi immaginabili…dovevi vederla mentre provava tutti quei vestitini…- sorrise Kate, ricordando la giornata appena passata. –Un momento- Rick pensò –io non ho dato neanche un dollaro a mia figlia, come ha fatto a prendere tutta quella roba?- si voltò verso le numerose buste. Kate non rispose, sapeva ci fosse già arrivato. –Dimmi quanto hai speso- si apprestò a prendere il suo portafoglio. –Non serve…non rivoglio indietro niente- si sedette al bancone vicino a Martha che la guardava sorridendo. –Vuoi che ti torturi? Dai…non scherzare, quanto ti devo?- insisté lui. –Non mi ricordo e ho perso tutti gli scontrini- sorrise divertita. –Lo chiederò ad Alexis- si avviò in camera della bambina. –Lei non sa il prezzo di niente, non ho voluto dirglielo…proprio per questo- continuò lei, fermandolo. –Stai scherzando? Perché devi spendere i tuoi soldi per mia figlia, quando io ne ho anche troppi- ritornò da lei. –Ti da così fastidio che qualcuno ha fatto un regalo a tua figlia?- lo guardò interrogativa. –No…ma quello non è un regalo…sono venti- indicò i pacchetti. –Senti…io non sono attaccata ai soldi- attirò l’attenzione di Martha e soprattutto quella di Rick –so che i soldi semplificano la vita, ma se non si ha qualcosa di più importante che ti faccia vivere cosa ci fai?- lo guardò seria. Rick scosse il capo, non riusciva a trovare un modo per replicare. Martha era rimasta sorpresa, nessuna donna, che era passata per quella casa, aveva un’idea così dei soldi. –Ok…allora, per ringraziarti, permettimi almeno di offrirti la cena- si arrese. –Ho fame, quindi non posso rifiutare…ma patti chiari- gli puntò contro il dito –niente di costoso- lo avvertì. –Afferrato…ma non mi sembri adatta a dire una cosa del genere- scherzò lui –andiamo?- si avviò all’uscita. –Si, ma non dovresti passare la serata con la tua fidanzata?- si preoccupò. –No, tranquilla, è ad una cena di famiglia- spiegò –ci pensi tu ad Alexis?- si voltò verso sua madre. –Si, tranquillo…voi divertitevi- li salutò con un sorriso che diceva la sua.
 
Al ristorante
-Ah….- iniziò a parlare Rick. –No…non insistere! Non ti dirò mai quanto ho speso, neanche sotto tortura!- rammentò quello che le aveva detto prima. –Ma…- venne fulminato da uno sguardo che secondo lui oltre ad essere minaccioso, la rendeva molto sexy. –Cambiamo discorso…- lo guardò, prendendo una forchettata della sua pasta. –Ok…di che parliamo? Sei fidanzata?- si informò. –No…ma è di questo che vuoi parlare?- si meravigliò. –Si…insomma, tu conosci la mia famiglia, conosci me e Alexis…- spiegò –vorrei conoscere qualcosa in più sulla donna che ha conquistato il cuore di mia figlia- le sorrise. –Se la metti così…chiedi quello che vuoi- acconsentì. –Ok…come fa una giovane e bella ragazza come te ad essere ancora single?- era curioso. –Mi sono concentrata sulla mia carriera di pianista, avevo un fidanzato…James, ma lui voleva che lo seguissi in Europa e abbandonassi i miei sogni, ho capito che era eccessivo e l’ho lasciato partire molto volentieri- rispose orgogliosa della sua decisione. –Credo di capire che per te la musica sia molto importante- bevve un po’ di vino. –La musica per me è tutto e non parlo solo di quella che suono, parlo della vita…ogni singolo momento è accompagnato da una melodia anche se le persone non se ne accorgono- gli rivelò. –Hai composto mai qualcosa?- continuò meravigliato. –Si…ho composto e promosso alcuni miei pezzi, ma non ho ancora trovato la melodia giusta, manca qualcosa- rispose. –I tuoi genitori come sono? La tua professoressa mi ha detto che all’inizio erano poco felici della tua decisione- mangiò un boccone. –Jim Beckett e Johanna Beckett, loro sono i miei genitori…sono degli avvocati e speravano che io li affiancassi nel loro studio- iniziò –ricordo che suonavo ogni volta che potevo e volevo dimostrare ai miei genitori che io volevo fare musica e non sentenze o cose simili…proprio no!! Quando ho finito il liceo, ho fatto gli esami di ammissioni alla Julliard e quando sono passata, ho pensato di dimostrargli chi volevo essere sul palco e così è stato…ho ancora in mente la faccia di mio padre quando ha sentito il mio nome pronunciato dal maestro d’orchestra- rise, ricordando quei momenti. Castle era rimasta ad ascoltarla rapito dalla naturalezza e dalla forza d’animo di quella ragazza. -Però- si lasciò sfuggire lui. –Posso farti io una domanda adesso?- chiese un po’ timida, lui annuì. –Perché Meredith, credo sia la mamma di Alexis da quello che mi ha detto, non è qui con lei? Si, perché non è al fianco di sua figlia, ormai sono settimane che vi conosco e non l’ho mai vista in città- a quella domanda Rick si incupì un po’, non era piacevole pesare alla ex moglie. –Io e Meredith eravamo molto giovani, quando lei è rimasta incinta…solo che il suo sogno è diventare una grande attrice e questo non comprende quello di diventare madre- sospirò –Non è mai venuta a salutarla, a portarle un regalo…non ha fatto niente per la mia bambina…ha pensato che i soldi e la fama fossero più importanti della sua bambina- concluse con una nota amara in bocca. Quando alzò lo sguardo verso Kate la vide rabbuiarsi, china sul suo piatto con la fronte aggrottata. –Tutto bene?- si preoccupò. –Si…tranquillo, stavo solo pensando- tornò a sorridergli. –Vuoi rendere partecipe anche me ai tuoi pensieri?- voleva sapere cosa pensava. –Penso che Meredith abbia fatto lo sbaglio più grande della sua vita, niente e dico niente…può sostituire l’amore e soprattutto, l’amore per un figlio! Se io avessi un bambino, mi impegnerei a renderlo felice ad ogni costo, senza pensare che potrei prendere qualche chilo o che non posso più permettermi la vita di prima o…che non si ha abbastanza tempo per se…o che i soldi sono più importanti…- stava per continuare, ma Rick la fermo, prendendole la mano. –Credo di aver capito…e personalmente la penso come te, io sto facendo di tutto per mantenere il sorriso sul volto di mia figlia- sorrise, sentendo il calore di quel contatto fisico. –Scusa…a volte tendo a parlare troppo- arrossì imbarazzata. –Sei bellissima quando arrossisci!- si perse nel suo sguardo, facendola arrossire ancora di più. –Credo sia giunto il momento di andare!- si ritrasse lei, sempre più imbarazzata. –Si, si è fatto tardi, ti accompagno a casa- si alzò lei. Rimasero tutto il viaggio in silenzio, ancora imbarazzati per la situazione che si era venuta a creare. –Siamo arrivati!- si fermò lui, al parcheggio sotto la casa di Kate. –Grazie…per la cena, ci vediamo…salutami Alexis- sorrise, uscendo dalla macchina. –Si…ci vediamo- sussurrò lui, seguendola con lo sguardo. Quando si voltò per fare marcia indietro notò che Kate aveva lasciato la sua felpa in macchina, così spense il motore e raggiunse l’edificio. Kate si affacciò per guardare chi fosse. –Hai dimenticato questo!- le mostrò l’indumento. –Sali- gli aprì il portone. Rick fermò l’ascensore al terzo piano, raggiungendo l’appartamento di Kate. Lo stava aspettando davanti alla porta. –Hey…tieni- le passò la felpa, sfiorandole la mano, provocando a se e a lei un brivido indescrivibile. –Grazie…hem…- non sapeva che dire. Si fissarono per qualche secondo, incatenando i loro sguardi e le loro anime. –Ci vediamo Rick- iniziò a chiudere la porta, fermata da un Richard nuovo e istintivo che bloccò la porta con la mano, fiondandosi contro di lei. Le sue labbra si incatenarono a quelle della ragazza, senza volersi minimamente fermare. Kate venne spinta all’interno dell’appartamento, chiudendosi la porta alle spalle. Le sue braccia si aggrapparono al collo di Rick, che la alzò da terra, tenendola attaccata a se, con la schiena appoggiata al muro. Rick si spostò veloce sul suo collo, con le labbra che assaporavano avide la sua pelle morbida. Sia lui che lei avevano perso il controllo della situazione, lasciandosi trasportare dalla passione. Le sue mani accarezzavano i capelli dello scrittore che continuava a baciarla, assaporarla ed esplorarla. Tornarono a baciarsi, labbra contro labbra, lingua contro lingua. Le mani di Kate si insinuarono sotto la sua camicia, iniziando a sbottonarla. Rick sentiva che quel tocco lo stava mandando in visibilio e dopo essersi liberato dell’indumento, si avviò verso la camera da letto con movimenti impacciati. Si lasciarono cadere sul letto, con Kate che ansimò sentendo il peso dello scrittore cadergli addosso. Rick si impossessò del suo collo, scendendo sempre di più, sfilandole anche la maglietta che la lasciò solo con il reggiseno…era bellissima. Non resistette molto che iniziò a baciarle il petto, disegnando dei piccoli cerchi con la lingua. Con le mani intanto accarezzava i suoi seni, facendola gemere e reagire a quel contatto così intenso. Ci volle un attimo per sfilarle il reggiseno e riprendere quella tortura senza alcun ostacolo. Mentre con una mano accarezzava uno dei suoi seni, con la bocca iniziò ad assaporare l’altro, leccandolo e gustandoselo con lussuria. Kate sentiva il bisogno di averlo, che voleva sentirlo e riportando la sua bocca sul suo viso ribaltò atletica le posizioni, prendendo alla sprovvista lo scrittore. –Iniziò a baciarlo, con le mani che si avvicinavano sempre di più alla parte più sensibile del suo corpo. Quel contatto così lento provocò un formicolio inedito al povero Rick, che iniziò a sentire i jeans troppo stretti. Impiegarono pochi minuti per ritrovarsi completamente privi di inutili vestiti, pelle contro pelle. Richard si era portato sopra di lei e voglioso, come la sua partner entrò nella sua intimità con un gesto deciso. Si strinsero l’uno contro l’altra, con gli occhi chiusi. Cominciarono a muoversi insieme, accompagnati da sospiri…gemiti e battiti. Le loro mani su unirono, per dare una maggiore stabilità allo scrittore che iniziò pian piano ad aumentare il ritmo delle loro spinte. Continuarono così per molti minuti, lui tentò di riappropriarsi delle labbra di Kate, ma senza risultato. Con l’aumentare della velocità erano incapaci di trattenere qualsiasi gemito. Bastarono altre poche spinte ed entrambi si lasciarono sfuggire l’ultimo potente gemito che segnava il culmine di quel momento di vera passione. Rick si accasciò, ancora dentro di lei, sopra il suo corpo, riprendendo a baciarle il collo e il petto, ansimante.
 
Il mattino seguente.
 Kate venne travolta dai raggi del sole appena sorto, il volto riscaldato da quella flebile luce. I suoi occhi erano socchiusi, aspettava di adattarsi alla forte luce presente nella stanza. Attorno al suo corpo, c’era solo il lenzuolo a coprirla, sentendo che non aveva altri indumenti addosso. Dalla parte opposta del letto, Rick iniziò a svegliarsi, con gli occhi ancora chiusi sentì un’essenza di ciliegie provenire dall’altra parte del letto. Realizzò che non era in camera sua…non era nel suo loft…non era nella casa negli Hampton…i suoi occhi si spalancarono di colpo, facendolo alzare di scatto da quel letto morbido. Nello stesso momento anche Kate realizzò cosa fosse successo e si portò a sedere anche lei, con lo sguardo visibilmente scioccato. –No…non può essere successo!!- esclamarono in coro, guardandosi poi negli occhi, rendendo reale quella condizione. –Che cosa è successo?- chiese Castle, ricevendo un’occhiataccia dalla povera Kate, che tentò di coprirsi il più possibile. –Secondo te cos’è successo?!- lo guardò accigliata. –Ok…riformulo la domanda, come ci siamo finiti nel tuo letto?- iniziò a ricostruire la serata passata. Anche Kate si concentrò e pezzo dopo pezzo si ricordarono di ogni singolo istante. Nessuno dei due però osò fare commenti, sapevano che quello che era successo era stato sensazionale, un vero tornado pensò Rick. –Che ore sono?- Rick guardò l’orologio digitale sul comodino, seguendo lo sguardo di Kate. –Le nove e mezza!!- si preoccupò Kate, alzandosi dal letto, dimenticandosi completamente di essere nuda. –Santo cielo!- si coprì il volto, disperata. Rick dal canto suo si infilò rapido i Boxer, notando che anche solo quella semplice vista aveva stuzzicato il suo amico. –Tieni- si precipitò a coprirla con il plaid che era caduto dal letto. –Grazie…sono in ritardo!- iniziò a vestirsi rapida –le prove del concerto!! Maledizione!! Si apprestò a guardare il suo cellulare, nessuna chiamata, per fortuna. Anche Richard guardò il cellulare, ma al contrario trovò dieci chiamate perse…Gina…Gina…Gina…-Oh…merda! GINA!!- esclamò il nome della sua futura sposa. –Che diavolo avevano fatto? Non erano ragazzini del liceo!! Non sapevano minimamente cosa dire o fare, erano talmente imbarazzati che il solo fatto di sfiorarsi li faceva irrigidire. –E’ meglio che me ne vada!!- si rivestì veloce anche lui. –Si…lo credo anche io e…Rick- lo fermò –faremo finta che niente di tutto ciò sia mai successo, intesi?- lo guardò, sapendo che era la cosa giusta da fare. –Si, lo credo anche io…sia per te che per me! Non oso immaginare cosa farebbe Gina se lo scoprisse- rispose, chiudendosi la porta alle spalle. Kate si appoggiò al pianoforte, respirando per la prima volta dopo il risveglio e così Castle, dopo essere entrato in machina. –E’ successo veramente?- si chiesero entrambi.
 
Eccomi con questo nuovo capitolo. Qui i nostri ragazzi si conoscono un po’ di più. Rick è affascinato dalla naturalezza di Kate e lei…è affascinata da lui. Si sono dimenticati di tutto e si sono abbandonati completamente alla magia dei loro sguardi. Cosa succederà? Riusciranno a dimenticare cos’è successo e continuare per la loro strada senza problemi? Vi ringrazio per aver seguito questo capitolo, ci vediamo domani con il seguito della storia. Baci. Nikki.

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Capitolo 6
*** capitolo 6 ***


Due settimane dopo
 

Rick era appoggiato al muro guardando le macchine passare sotto il suo edificio, il cielo rabbuiarsi e piccole goccioline iniziare a scendere. I suoi pensieri erano rivolti alla serata che aveva passato con Kate. –Sono stato un’idiota!- pensava scrollando il capo. Non aveva accettato quel momento non tanto perché aveva tradito la sua fidanzata, ma perché aveva sentito qualcosa che non sapeva descrivere e quella era la prima volta che succedeva. Non si erano più parlati, toccati o guardati. –Rick! Rick! RICK!- lo chiamò insistente Gina, facendo allarmare anche Martha. –Che succede?- si voltò verso la donna. –Oh…finalmente!- sbuffò la bionda, avendo ottenuto finalmente la sua attenzione. Martha scrutò suo figlio, notando l’intrusione da parte loro nei suoi pensieri confusi. –Volevo chiederti se andavamo a vedere il concerto al Metropolitan Opera, so che saranno presenti persone molto facoltose ed importanti- Gina si entusiasmò all’idea. –Per un attimo avevo pensato che saresti stata affascinata dalla musica classica… mi sono subito ricreduta- sorrise sarcastica Martha. –Quando sarà?- si informò Rick, ancora con la testa tra i suoi pensieri. –Questa sera, ho chiamato il sindaco e ha prenotato già quattro posti per noi- Rick la guardò aveva organizzato una serata senza nemmeno avvertirlo? –Io vengo volentieri…musica…Metropolitan…vado subito a cambiarmi- si affrettò a dire Martha, non negando l’interesse per la serata. –Allora va bene, vado a vestire Alexis e partiamo- lasciò la stanza, nascondendo l’indifferenza per quella serata.

Neanche le otto ed erano già tutti pronti ed eleganti per la serata a teatro. Rick prese sua figlia per mano e raggiunse le altre due donna alla macchina che li era passati a prendere. Le luci del teatro illuminavano la strada. Un lungo tappeto rosso posto all’entrata dell’edificio, con numerose persone che entravano altezzose. Come si vedeva che era un evento per ricchi. In realtà era un concerto di beneficenza. Dopo un aperitivo in una sala liberata per l’occasione, si ritrovarono tutti seduti ad aspettare l’arrivo del presentatore e dell’orchestra. Richard si era ritrovato proprio sotto il palco, con la vista diretta e senza ostacoli per godersi a pieno l’esperienza. Le luci si spensero sopra la platea, lasciando i riflettori accesi sul palco. –Signori…Signore…benvenuti a questa serata organizzata in collaborazione con l’accademia della musica di New York e il sindaco della nostra splendida città- iniziò, raggiungendo il centro del palcoscenico. –Accogliamo i giovani musicisti della Julliard che questa sera hanno reso possibile questa splendida serata- si voltò applaudendo i giovani che dopo un piccolo inchino presero posizione nelle rispettive posizioni. –Questa sera ci aggraderanno con la splendide composizioni di Fryderyk Chopin, facciamo entrare quindi il maestro Robert Lane, accompagnato dalla giovane e talentuosa pianista Katherine Beckett!!- accolse i due, che si presentarono sorridenti al pubblico. Rick alzò subito lo sguardo nel vedere la ragazza, era bellissima, indossava un lungo vestito nero e aveva quel sorriso tra le labbra che gli fece provare un formicolio nello stomaco. –Papà!- lo chiamò Alexis –C’è Kate!- sussurrò indicando il palco.

Kate non li aveva visti, era impegnata a guardare davanti a se il suo pubblico. Solo quando si diresse al pianoforte e abbassando lo sguardo notò la loro presenza. La prima che vide fu Alexis alla quale regalò un bellissimo sorriso e lo stesso fece con Martha. Quando incrociò lo sguardo con Rick invece sentì come un lieve formicolio, emozioni sovrapporsi e farla tremare. Entrambi distolsero lo sguardo come scottati  e questo non lasciò indifferente Martha, iniziando a capire il comportamento del figlio di quegli ultimi giorni.
La prima melodia che venne proposta fu Spring Waltz, per mostrare a tutti il talento di Kate come solo. Non si guardarono, ma potevano sentire l’uno le emozioni dell’altro come se provassero empatia, cosa che i spaventò molto. Non sapevano come reagire  quelle emozioni. Quando giunse l’ultima composizione del grande musicista, Kate decise di trasmettere tutte le emozioni che l’avvolgevano e trasmetterle si al pubblico, ma soprattutto a quella persona che aveva sconvolto la sua vita. Prima di risedersi al pianoforte si volse con lo sguardo allo scrittore, che subito si perse nei suoi occhi verdi e splendidi. Iniziò a suonare con una tale eleganza, naturalezza, che dettero al pezzo un tocco di eleganza, bellezza ed emotività che avvolse tutti i presenti. Nocturno di Chopin, questo stava suonando. La sua emotività avvolse le note che stava suonando, dette loro vita, le fece sue e questo non passò inosservato neanche al maestro d’orchestra che apprezzò la sensibilità con cui stava suonando quel pezzo. Aveva una nota di tristezza e di nostalgia, ma anche di amore e dolcezza che spiegavano a pieno le emozioni che avvolgevano i due ragazzi.
Quando ebbe finito di suonare in sala si alzarono tutti, applaudendo calorosamente per la splendida performance. Kate raggiunse il maestro d’orchestra, che le porse la mano con un sorriso ed entrambi si inchinarono davanti al loro pubblico, volgendosi poi verso l’orchestra che aveva accompagnato le note del pianoforte.

-E’ stata un’esecuzione impeccabile!- Martha era davanti alla bella Kate, che la ringraziò di cuore. –Non sapevo sareste venuti- guardò tutti e quattro. –Sei bellissima- si complimentò Alexis, guardandola dal basso. –Sei bellissima anche tu- la prese tra le braccia per stringerla in un abbraccio. Rick  non seppe dire niente, era fermo a guardarla e ammirarla. –Caro…-Gina aveva avvistato uomini facoltosi all’orizzonte –io vado di la…ci vediamo dopo- si dileguò. Kate si spostò per guardare Richard, i suoi occhi verdi trovarono quelli azzurri di lui. Lo scrittore si sentì avvampare, pensò che a breve sarebbero spuntate delle fiamme dal suo corpo. –Ciao- lo salutò con voce flebile. –Ciao- replicò lui, senza distogliere lo sguardo. –E’ un po’ che non ci si vede eh?- si intromise Martha, facendoli voltare verso di lei. –Si…sono stata molto impegnata ultimamente che non ho neanche il tempo per tornare a casa e rilassarmi- si sedettero in un divanetto li vicino. –Sei un’artista di classe e di talento, posso solo immaginare quanto lavoro ti aspetti- le fece capire che sapeva com’era la vita di un’artista. –Quando vieni a trovarci?- chiese Alexis, seduta sulle gambe della ragazza. –Non presto temo…nei prossimi mesi ho un concorsi a San Pietroburgo e non ho molto tempo per fare altro- pensò ai giorni che avrebbe passato fuori casa. La bambina si rabbuiò nel sentire quelle parole. –Ma quando torno, faremo tante belle cose insieme! Ti devo portare in tanti di quei posti che nemmeno immagini…- le disse, facendola sorridere nuovamente. –Veramente?- si incuriosì Alexis. –Certo, che credi che un po’ di shopping basti? Ti porterò dai cavalli…ti insegnerò a suonare e tante altre cose- le spiegò dolce. –Cavalli!- si entusiasmò. –Ma solo ad una condizione- la guardò seria. –Quale?- si preoccupò la piccola. –Che quando torno avrai una bellissima pagella!- la avvertì. –Andata!- le strinse la mano sollevata da quella richiesta. –Che ne dici Alexis, andiamo a mangiare qualche cosa?- si intromise Martha, vedendo il figlio perso tra i suoi pensieri e che quei pensieri riguardavano la bella Kate, visto il modo in cui la guardava.

-Facciamo due passi?- chiese Kate, per rompere il silenzio tra di loro. –Si…volentieri- uscirono dal teatro per parlare in tranquillità. Era tardi, avevano camminato qualche minuto, raggiungendo un piccolo parco. –Credo  dobbiamo parlare- iniziò lei, sedendosi su un’altalena con Rick su quella vicina. –Si…credo anche io- la guardò. Rimasero in silenzio per un tempo che sembrava infinito. –E’ stato un errore- iniziò lui, sorprendendo se stesso. –Non sarebbe dovuto succedere…io mi sto per sposare- affermò serio, distogliendo lo sguardo da lei. Quelle parole arrivarono a Kate come una coltellata, ma sapeva bene anche lei che aveva ragione. –Si…l’ho pensato anche io, io sono solo una ragazza e tu…tu sei Rick Castle, famoso scrittore di best seller – iniziò voltandosi verso il teatro –è successo e non posso farci niente, ma tu hai una famiglia…hai una fidanzata e soprattutto hai la tua vita ed io la mia- concluse, mandando una coltellata anche al suo interlocutore. Si stavano facendo male a vicenda, non volevano parlare di quello che provavano l’uno per l’altra perché avevano paura dei loro sentimenti. –E’ stato un piacere Rick…ma non penso sia giusto continuare a frequentare la tua famiglia, non è giusto per me e non lo è per te- si alzò, aveva gli occhi lucidi, ma non si fece guardare in viso. –E Alexis?- chiese, sapendo che quella decisione l’avrebbe fatta soffrire. –Capirà…starò via tre o quattro mesi, imparerà a fare a meno della mia presenza- rispose, con un nodo alla gola…voleva molto bene a quella bambina. -E’ stato un piacere conoscerla signor Castle!- si voltò finalmente nella sua direzione. Lui si avvicinò a lei, stringendole la mano. –E’ stato un piacere conoscerti Kate- la guardò insicuro. Si stavano dicendo addio veramente? –Mi devi promettere una cosa- si apprestò a guardarlo negli occhi –promettimi che ti prenderai cura di Alexis, che continuerai a renderla felice e che non permetterai a nessuno neanche alla tua fidanzata…ti intromettersi nel vostro rapporto. E’ una bambina speciale…non dimenticarlo mai- sospirò, sentendo il cuore battere all’impazzata. –Te lo prometto- disse Rick, con lo sguardo malinconico. –Spero di rivederti un giorno Kate- si congedò. Lei presa dalle emozioni si spostò in avanti, chiudendo gli occhi e poggiando un leggero e semplice bacio sulle labbra dello scrittore che ricambiò il gesto. –Ciao Rick- si staccò, guardandolo negli occhi. Kate si girò e iniziò a correre, con lui che era rimasto immobile, pietrificato…fulminato. Le lacrime iniziarono a scorrere sul viso della povera Kate, non capiva…non sapeva perché provasse tutto quel dolore. Anche Rick fu travolto dallo stesso sentimento, il vuoto nello stomaco, la testa che girava…il buio. Non sapevano che l’emozione che stavano provando non era solo la loro, ma quella di entrambi…ognuno aggiungeva al suo dolore quello dell’altro aumentando il peso di quel distacco .
 
Rick era tornato a casa con la sua famiglia, non aveva aperto bocca per tutto il viaggio. Era rimasto bloccato in quel parco, gli occhi che rivedevano continuamente quella scena, il cuore che batteva talmente forte che voleva uscirgli dal petto. Gina era andata a dormire, esausta dopo aver inseguito i ricchi di New York. Alexis pure, si era addormentata in macchina. La sua mente era invasa da sensazioni e pensieri che non gli permettevano di dormire o respirare. –Sono stupido o cosa? E’ una ragazza come un’altra…non esiste che io stia in questo modo per lei- si disse. I suoi occhi erano lucidi. Li chiuse per non far trapelare il suo dolore, ma nel farlo iniziò a sentirla. La sua essenza di ciliegie, il suo sorriso caldo e i suoi occhi lucenti. Tutto di lei era rimasto nella sua mente. La vedeva abbassarsi e prendere al volo sua figlia, sorridere e giocare con lei, amarla come fosse sua madre…come avrebbe detto ad Alexis che pure Kate l’aveva abbandonata? No non poteva crederlo, avrebbe aspettato quei mesi per capire se veramente Kate aveva tagliato i ponti con sua figlia. Era colpa sua se non si sarebbero più viste. Colpa sua se Alexis non avrebbe più avuto la sua amica vicino. Colpa sua se quel legame che si era creato tra le due stava spezzando. La frustrazione di quei pensieri lo riscosse, facendogli spalancare gli occhi e avvolgerlo in una sensazione di collera verso se stesso. Il bicchiere che aveva tra le mani, lo prese e con violenza lo scagliò contro il muro che aveva davanti. –Oh…santo cielo!- si apprestò a raggiungerlo Martha allarmata –Che succede?- lo guardò sorpresa per quel comportamento. –Niente mamma…tranquilla, non è successo niente- si scusò per l’avvenuto. –Che ti succede caro?- si avvicinò a lui premurosa –In macchia non hai aperto bocca e ora questa reazione…dimmi cosa ti turba figliolo?- chiese. –Niente mamma…è stato solo un momento- sapeva cosa avrebbe detto a riguardo e ora non aveva proprio bisogno di una delle sue prediche.
 
Il mattino seguente Kate erra all’aeroporto accompagnata dalla sua famiglia e dalla sua migliore amica. –Tesoro! Vedi di vincere quel premio! Intesi?- l’abbracciò Lanie. –Speriamo- sorrise lei, ancora scossa per l’avvenuto della sera precedente. –Ci sentiamo appena arrivo in albergo- li informò. –Fai vedere a tutti quanto sei brava piccola mia, dimostragli chi sei- l’abbracciarono sua madre e suo padre. –Ora devo andare, è ora di imbarcarsi- si affrettò a raccogliere le sue cose e la sua valigia. –Torna presto piccola!- la salutarono loro. All’interno dell’aereo Kate si appoggiò al finestrino, con gli occhi pieni di malinconia. Forse era un bene che stesse partendo, si sarebbe concentrata sul concorso e non avrebbe pensato a lui o ad Alexis. Non avrebbe deluso quella bambina, sperava che al suo ritorno il padre le lasciasse del tempo da passare con lei. Non aveva parlato dell’accaduto con nessuno e forse era un bene, non si sarebbero messi ad assillarla con domande e discorsi. Voleva ritrovare se stessa. Il solo problema era che sentiva dentro una musica così inedita e particolare che non l’aveva più abbandonata da quella sera in casa sua. 

Eccomi con questo nuovo capitolo. Spero vi sia piaciuto. Vi ringrazio per aver letto anche questa parte della storia, vi aspetto al prossimo capitolo che pubblicherò domani. Fatemi sapere cosa ne pensate. Baci. Nikki.

 

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Capitolo 7
*** capitolo 7 ***


Cinque mesi dopo


Kate stava guardando fuori dal finestrino del suo taxi, era finalmente tornata a casa, dopo mesi di estenuante lavoro. Dopo il concerto infatti era stata ingaggiata da una compagnia musicale per fare il tour dei teatri più famosi d’Europa. Voleva vedere come se la cavava la piccola Alexis, come era cresciuta e se si ricordava della sua promessa. Sapeva di aver detto a Castle che non voleva avere più contatti con la sua famiglia, ma sapeva che non poteva punire Alexis per un errore di due adulti. Salì veloce in ascensore e si apprestò a raggiungere il loft numero uno. Bussò timidamente, aveva paura di cosa avrebbe trovato. Sicuramente lo scrittore si era sposato, dopo tutti quei mesi. Ad aprire arrivò una piccola testolina rossa, che non appena alzò lo sguardo verso di lei le regalò un sorriso pieno di gioia. –Kate!!- urlò, saltandole addosso. –Ciao principessa!- sorrise, abbracciandola forte. –Sono passati più di tre mesi, lo sai?- la guardò di rimprovero, dopo essere scesa dalle sue braccia. –Si, lo so…ho avuto un periodo molto difficile- si abbassò per scusarsi. –Alexis, piccola…fai entrare la nostra ospite- Martha richiamò la nipote, sorridendo alla bella Kate. –Ciao Martha, è bello vederti…prove costume?- chiese, guardandola vestita da suora e con un baule aperto vicino al divano. –Si cara…non sai quanto è difficile scegliere il vestito giusto- le disse, togliendosi il velo dalla testa. –Richard! Vieni abbiamo ospiti- la rossa chiamò il figlio che era rinchiuso nel suo studio. Kate nel sentire il suo nome si irrigidì involontariamente, sapeva di aver infranto il loro accordo, ma era stato più forte di lei. Lo scrittore uscì dallo studio aspettandosi di vedere chi unque, tranne lei. Quando alzò gli occhi ed incontrò lo sguardo luminoso della ragazza perse un battito. –Ka…Kate!- la guardò sorpreso. –Ciao…Rick!- lo salutò imbarazzata. –Non sapevo fossi tornata- continuava a fissarla come se fosse un miraggio. –Proprio ora…ho pensato di fare un salto a salutare la mia bellissima amica- si voltò verso Alexis che rise di gusto a quel complimento. –Spero di non disturbare- aggiunse, tornando a guardarlo. –Certo che no…cara! Tu che disturbi! Siediti, dicci cos’hai combinato in questi mesi- la invitò Martha, rispondendo al posto del figlio. –Allora…hai vinto il premio del concorso?- si informò la rossa. Kate sfoggiò un sorriso compiaciuto che rispose alla domanda. –Deduco di si- le versò una tazza di te. –Ho vinto un’esperienza magnifica…per i tre mesi successivi ho suonato nelle migliori orchestre Europee e sono salita sui palcoscenici dei più prestigiosi teatri, non poteva esserci un premio migliore- sorrise, ricordando la straordinaria esperienza. –Sbaglio o sei un po’ pallida ragazza? Non è che durante questi mesi ti sei un po’ trascurata?- la riprese Martha studiandola da capo a piedi. –Forse è il fuso orario- pensò Kate. –Ti è piaciuta l’Europa?- chiese Alexis, attirando la sua attenzione. –Certo che mi è piaciuta, ogni paese…città…ha la sua magia- le rispose con un luccichio negli occhi. –A proposito, credo di aver lasciato un pacco per te fuori dalla porta, perché non vai prenderlo?- le indicò la porta del loft. –Un regalo?- balzò in piedi –Per me?- continuò. Kate annuì e rise nel vederla correre alla porta. –Come stai?- Kate spostò la sua attenzione su Rick, che fino ad allora non aveva aperto bocca. –Bene, grazie. Tu?- la guardò, sapeva di doversi comportare nella maniera più naturale possibile con lei. –Tutto bene anche io…grazie- sorrise lei, abbassando lo sguardo. –La sai l’ultima Kate?- si intromise Martha –Mio figlio si è finalmente lasciato con quell’oca di Gina! Era ora…non credi?- esultò come una bambina. Kate a quella notizia però si incupì, guardando preoccupata lo scrittore. –E’ colpa mia?- pensò studiando il suo sguardo. –Ho scoperto che da mesi aveva una relazione con il pasticcere qui sotto- la tranquillizzò Castle, capendo a cosa stava pensando. Kate si rilassò, ma non ne era del tutto sicura. –Quanto è grande- Alexis tornò con una scatola che era più grande di lei, distraendoli dal discorso. –Avanti apri…sono curioso- si avvicinò Rick, vedendo il fiocco rosso. Tolto il nastro e il coperchio Alexis spalancò gli occhi, guardava prima Kate e poi il contenuto del pacco. Ava gli occhi che  brillavano. –Mi è giunta voce che hai iniziato il corso di danza e che avevi bisogno di un vestito per saggio finale- si abbassò vicino a lei –che dici li proviamo?- sorrise. –Si…proviamo! Proviamo!- esultò. Il regalo erano due tutù. Uno bianco e uno verde acqua, ma entrambi con rifiniture in oro e argento. –Ti saranno costati una fortuna!- Castle guardò il nome del negozio da cui li aveva comprati. –Ti ho già detto come la penso- si alzò da terra velocemente. Un lieve capogiro colpì Kate, che d’istinto chiuse gli occhi e si appoggiò al divano. –Stai bene Kate?- la guardò preoccupata la bambina, attirando l’attenzione degli altri due che si accorsero della situazione. –Sto bene, tranquilla è stato solo un capogiro- si apprestò a rispondere con un sorriso –andiamo a provare questi vestiti- entrarono nello studio per permettere ad Alexis di cambiarsi. Martha guardò suo figlio un po’ preoccupata. Cinque minuti e qualcuno iniziò a bussare alla porta del loft. –Chi sarà?- chiese Martha, andando ad aprire. Neanche il tempo di afferrare la maniglia che un tornado entrò senza badare alla presenza della rossa. –Gina?!- la guardò sorpreso Rick –che ci fai qui?- si alzò. –Sono venuta a chiederti scusa…che domande?! Non voglio che finisca la nostra storia Rick…ti prego, perdonami!- si avvicinò per accarezzargli il petto, ma venne respinta dallo scrittore. –Non si tratta solo di questo…devi lasciarmi tempo per pensare- indietreggiò per sfuggire alla sua presa. –Dimmi Gina…ti manca veramente mio figlio o solo i suoi soldi?- si intromise brusca la rossa. –Martha non impicciarti- la trattò con sgarbo. –Oh…- venne fermata dal figlio. –Gina, per favore, puoi uscire? Non voglio rovinare questo momento a mia figlia- la accompagnò alla porta. –Mi stai cacciando? Ricky…andiamo!!- protestò la donna. –Io…- continuò, sorprendendosi di veder uscire dallo studio Kate. –Ecco…ecco perché volevi cacciarmi! Il momento felice di tua figlia? Il tuo momento con questa provincialotta!- si infuriò andando contro la povera Kate. Spinse via Alexis che cadde a terra, trovandosi faccia a faccia con la sua rivale. –Sei venuta per portarmelo via? Non sfidarmi! Potresti pentirtene!!-l’avvertì. –Lasciala stare…brutta strega!- Alexis si era messa a tirare Gina per il braccio. -Non toccarmi mocciosa!- la tirò davanti a se pronta a darle uno schiaffo. Kate con i riflessi allenati fermò il braccio della donna spingendola via. –Non azzardarti a toccarla!- la minacciò Kate, parandosi davanti ad Alexis, sicura che avrebbe ricevuto quello schiaffo se non fosse stato per la ragazza. Gli occhi di Kate la guardavano minacciosi, era diventata una tigre che protegge il cucciolo. –Adesso basta Gina! Vattene da casa mia- finalmente Rick si sbloccò, era successo tutto così in frette che non era riuscito a reagire. –Me ne vado! Ma non finisce qui mi hai capita? Non sai chi ti sei messa contro!- le puntò il dito contro, uscendo dall’appartamento. –Stai bene piccola?- Kate si abbassò per guardare la piccola Alexis. Lei annuì cingendole il collo con le sue braccia. –Mi dispiace Kate, non so che cosa le sia preso…- si avvicinò Castle mortificato. –Non preoccuparti…non hai fatto niente, Gina si è sentita minacciata e ha reagito- si alzò per parlare con lui. –Non sarebbe dovuto succedere…stai bene piccola?- si abbassò verso sua figlia. –Si, papà…quella strega voleva darmi uno schiaffo!- lo guardò ancora spaventata. –Vieni Katherine, prendi un bicchiere d’acqua- Martha la chiamò dalla cucina, vedendola un po’ sconvolta. –Grazie- si avviò verso di lei, fermandosi a metà strada, appoggiandosi alla parete. Sentiva la testa girare vorticosamente, le gambe farsi pesanti e il corpo cedere. –Kate!- urlò Castle fiondandosi su di lei terrorizzato. Martha si avvicinò preoccupata, abbassandosi sul suo corpo. La vista si annebbiò e poi il buio la avvolse.

 
Eccomi con il mio nuovo capitolo. Kate è tornata a New York e ha deciso di ignorare l’accordo fatto con Rick. Gina reagisce alla vista della povera ragazza e se la prende con Alexis. Cosa succederà a Kate?  Ci vediamo al prossimo capitolo. Grazie per aver letto anche questo capitolo. Baci. Nikki.

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Capitolo 8
*** capitolo 8 ***


Kate aprì gli occhi, era distesa su un letto molto…molto comodo e questo significava non essere il suo. –Che è successo?- borbottò, portandosi a sedere. I suoi occhi si guardarono attorno per studiare il luogo in cui si era svegliata. Lontano da lei, addormentato su di una poltroncina rossa c’era Rick, immerso nel sonno. Guardò la piccola sveglia sul comodino, le sette? Che era successo in quelle ore?- cercò di ricordare cosa fosse successo. Cercò di alzarsi senza far rumore, cercò le sue scarpe nella stanza e le trovò, erano proprio vicino allo scrittore. In punta di piedi lo raggiunse, ma nel prenderle urtò contro le gambe di lui. A quel contatto improvviso Rick aprì gli occhi e si alzò di scatto, facendo cadere all’indietro Kate. –Accidenti…- Kate si toccò il punto in cui aveva preso una ginocchiata. –Kate? Che ci fai alzata?- si preoccupò. –Volevo prendere solo le mie scarpe- indicò le sue ballerine, si rialzò. –Stai bene?- la fece sedere sul letto, preoccupato per quello che era successo la sera prima. –Si…ho solo un po’ di mal di testa- si toccò la tempia. –Mi hai fatto prendere un bello spavento, sai? Ti pare di svenire in quel modo?- la rimproverò, sedendosi al suo fianco. –Non mi avete svegliata, perché?- lo guardò, perdendosi nei suoi occhi blu. –Il medico che ti ha visitata ha detto che probabilmente il tuo corpo ha ceduto per la stanchezza e che era meglio lasciarti riposare- rispose, perdendosi anche lui nel suo sguardo. –Forse ho esagerato un po’ in questi giorni- sorrise –mi sono un po’ trascurata in questo periodo- confessò. –Me ne sono accorto, non dovresti affaticarti così o almeno cerca di non svenire più in quel modo, mi hai fatto venire un infarto- si toccò il petto –e non voglio morire d’infarto ancora giovane- la fece ridere. –Mi perdoni signor Castle…- sorrise –le prometto che non succederà mai più una cosa del genere- incrociò le dita per confermare quello che aveva detto. –Lo spero- borbottò lo scrittore. I loro sguardi si erano fusi in una magia che cancellò il mondo attorno a loro. Rick le scostò una ciocca di capelli dietro l’orecchio e le lasciò una carezza sulla guancia. Kate prese la mano dell’uomo per non fermare il contatto. –Non avevi detto che era meglio non vedersi più?- le chiese in un sussurro Rick. –Potrei averlo detto…ma anche tu avevi detto che era stato un errore- ribatté lei, senza distogliere i suoi occhi da lui. –Potrei averlo detto…ma…- Rick si avvicinò lentamente al suo volto –c’è qualcosa…una magia…un sortilegio…che non mi permette di mantenere la promessa- sussurrò ormai vicino al volto della ragazza. Potevano sentire ognuno l’essenza dell’altro. –Sono un’amante della magia…- mormorò Kate, poggiandogli la mano sul petto. La mano di Rick si spostò sul suo collo morbido, per avvicinare di più i loro volti. Le sue labbra catturarono dolcemente quelle di Kate, che rispose a quel bacio. Kate accarezzò i capelli morbidi dello scrittore, mentre Rick iniziò ad accarezzarle la schiena da sopra il maglioncino che aveva. –Ri…Rick…sei sicuro?- lo guardò preoccupata, pensando che si sarebbe potuto pentire. –Non sono più fidanzato…non ho più vincoli e sento il bisogno di baciarti- tornò a baciarla più intensamente, facendo scontrare le loro lingue ed esplorare la bocca della bella Kate. –Tu sei sicura?- si staccò per sapere se anche lei lo voleva. Kate non rispose. Leccò delicatamente la bocca di Rick, disegnandone il contorno ed immergendosi nuovamente nel bacio appena interrotto. Rick non se lo fece ripetere due volte. Si portò sopra di lei ed iniziò a torturarle il collo era così morbido. Le sue mani le sfilarono il maglioncino che aveva e non appena fu liberata da quell’inutile indumento, si precipitò a baciarle ogni singolo lembo di pelle. Kate sembrava apprezzare quelle attenzioni, producendo dei versi con la bocca. Arrivò a baciarle l’addome, iniziando a giocare con il contorno dell’ombelico. –Oddio…Rick!- si lasciò sfuggire lei. Rick con un sorrisetto compiaciuto continuò a baciare, leccare e mordere in quel punto, fino a rimpossessarsi delle sue labbra e attutire uno dei suoi gemiti. Con movimento esperto le sfilò il reggiseno, lasciandola con i seni scoperti e si fermò a guardarla…era bellissima. Iniziò a succhiare avidamente i capezzoli ormai turgidi. –Rick!- ansimò Kate, riportandolo sul suo viso, avvolgendolo in un bacio tutt’altro che casto. Le sue mani iniziarono a sbottonare la camicia di lui, facendola finire a terra. Seduta e con Rick davanti a se, iniziò a baciargli il collo, leccando e mordendo i pettorali non eccessivamente scolpiti. Kate iniziò a slacciargli la cinta dei pantaloni,  era decisamente vogliosa in quel momento. –Mmm…- Rick si fece sfuggire un gemito, sentendo la mano della ragazza accarezzarlo nel punto più sensibile. La spinse contro il materasso, sbottonandole avido i pantaloni e gettarli via. Le baciò le ginocchia, cosce e poi raggiunse l’interno coscia, facendola gemere e eccitare ad ogni contatto della sua bocca con la sua pelle. Iniziò a baciarle e leccarle la sua femminilità, ancora coperta dagli slip. –Riick!- ansimò, stringendo le coperte con le mani. –Rick! Prendimi!- lo supplicò con il petto ansante per il respiro accelerato.  Lui non se lo fece ripetere due volte, le sfilò gli slip e poi si sfilò pantaloni e boxer insieme. La sua bocca si impossessò delle sue labbra stuzzicandole e provocandole con la lingua. Senza interrompere il contatto, si posizionò sopra di lei e con un movimento deciso entrò dentro di lei. Le loro bocche si aprirono, arrendendosi all’effetto che quell’azione provocò ad entrambi. Rimasero in quella posizione per qualche secondo, permettendo ad entrambi di adattarsi a quella condizione. Poi i fianchi di Kate iniziarono a muoversi e Rick la seguì, avvinghiandosi al suo corpo. In una frazione di secondo Rick si ritrovò sorpreso nel vederla sopra di lui, muoversi sinuosamente. Kate si aggrappò alla testata del letto per spingere più forte e aumentare la loro velocità. –Oddio…Kate!- ansimò, mentre le accarezzava i seni. Le prese con forza i glutei e ribaltò nuovamente le loro posizioni. –Più…più veloce Rick!- sussurrò al suo orecchio, eccitandolo ancora di più. Rick esaudì il suo desiderio. La penetrava sempre più violentemente, baciando e mordendole il collo. Con i movimenti che aumentavano sempre di più nessuno dei due fu capace di continuare il bacio che si stavano scambiando. Ansimavano. Kate leccò una goccia di sudore che gli solcava il collo. –Oddio Kate…- lui era quasi arrivato. Kate inarcò la schiena, mentre i muscoli della sua vagina si stringevano attorno al membro di lui, che subito la seguì pronunciando il suo nome. Rick cadde peso morto su di lei, che lo accolse tra le sue braccia senza staccarsi dalla loro unione. –E’…stato…- prese a stuzzicarle il collo. –Epico!- concluse per lui, accarezzandogli la schiena nuda. Si sorrisero, staccandosi malvolentieri e trovandosi fianco a fianco sul letto. –Non dovevi riposare?- scoppiarono in una risata. –Dobbiamo rivestirci…fra un po’ si sveglierà Alexis- si stava calmando Rick. –Credo anche io, ma prima vorrei fare una doccia- indicò il bagno. -Non ti dispiace se ti faccio compagnia, vero?- la guardò negli occhi. –No…mi farebbe piacere se mi insaponassi- sorrise maliziosamente. Rick si tirò in piedi, prendendo in collo la ragazza e conducendola nel suo bagno spazioso.

 
-Kate!- Alexis corse tra le braccia della ragazza, non appena la vide al bancone della cucina. –Buongiorno principessa- la lanciò in aria con un sorriso. –Stai bene?- chiese la piccola, abbracciandola forte …forte. –Sto bene piccola, non preoccuparti…guarda, ti ho preparato la colazione- le mostrò le leccornie appena preparate. –Quanta roba!- si fece lasciare su uno sgabello, prendendo subito un pezzetto di pancake ancora caldo. –Che profumino delizioso!- Castle fece capolino dallo studio, baciando sulla fronte la figlia e raggiungendo la bella Kate. –Caffè! Caffè!- Martha raggiunse la cucina. –Kate!- la studiò attenta – splendida creatura!- la fece arrossire –come stai?- l’abbracciò. –Bene Martha, scusami se ti ho fatta spaventare- si scusò, sorridendo gioiosa. –Siamo in ritardo papà…devo andare a scuola!- Alexis prese il suo zaino e si avviò alla porta. –Accidenti- controllò l’orologio e guardandosi, aveva indossato il pigiama invece che vestirsi. –Se vuoi l’accompagno io…tanto devo andare da mia madre, non mi costa niente accompagnarla- alzò le spalle Kate, sperando che accettasse. –Si…Kate, mi accompagna Kate!- esultò la bambina. –Se non ti crea problemi!- sorrise, nessuna ragazza con cui era stato avrebbe pensato ad una cosa del genere. –Certo che no…ansi…non può che farmi piacere- si alzò dallo sgabello –vado a prendere le mie cose- sparì nello studio. –Che ragazza straordinaria- sorrise Martha a quella scena. Rick corse dietro a Kate. La vide controllare il cellulare. –Hey!- le accarezzò le braccia. –Hey!- si voltò verso di lui, portandogli le mani attorno al collo. –Sei sicura?- si assicurò ancora. –Mi sembra di aver già risposto a questa domanda- spostò la testa su un lato, facendolo sorridere. –Sei bellissima- le poggiò un bacio sulle labbra –sei straordinaria- la baciò ancora. –Continua, potresti aver fortuna…- sussurrò, questa volta baciandolo lei. –Ci vediamo oggi pomeriggio?- chiese Rick, incatenando i loro sguardi. –Ci devo pensare…- fece la vaga. –Cosa?- iniziò a farle il solletico. –Ok…ok…ci vediamo oggi- rise a quel contatto. –Promesso?- la fissò. –Promesso- si sporse per baciarlo ancora una volta. L’ultimo bacio fu il più lungo e profondo. –Papà e Rick stanno insieme?- Alexis li fece voltare imbarazzati verso di lei. Non sapevano che dire, non sapevano cosa stesse pensando. Martha era dietro a lei, che guardava la nipote preoccupata. –Kate e papà sono fidanzati!- esultò poi, lanciandosi verso i due che la guardarono sorpresi. –Papà ha lasciato la strega e ha trovato la principessa!- si lasciò sfuggire, mentre veniva tirata su dal padre. -Non sei arrabbiata?- si preoccupò suo padre, quella era la prima volta che esultava per la nuova relazione del padre. –Arrabbiata? Sono stra…stra…strafelice !- allargò le braccia accompagnando il commento. –Non posso che concordare- intervenne Martha ridendo davanti alle loro facce meravigliate.
-Ciao papà, ci vediamo dopo- lo salutò con un bacio sulla guancia, uscendo dalla porta. –Ciao piccola, fai la brava con Kate!- ricambiò il gesto, lasciandole un dolce bacio sulla fronte. –A dopo Kate!- sorrise alla ragazza, che uscì con un sorriso angelico sulle labbra. -Andiamo Alexis- guardò la bambina immobile davanti a loro con le braccia incrociate. –Che succede?- si preoccupò Kate. –Devi salutare anche tu papà con un bacio!- brontolò la piccola. –Oh…- si voltò verso la porta appena chiusa, alla quale dette qualche colpetto con la mano. Rick aprì sorpreso –avete dimenticato qualcosa?- sorrise nel rivederle. –Si…hai dimenticato di baciare Kate!- lo sgridò sua figlia. Lui guardò prima la figlia e poi Kate, che lo guardava divertita. Kate si sentì spingere da dietro e senza farsi pregare si avvicinò al volto dello scrittore. –Ciao- sussurrò lei. –Ciao- mormorò anche lui, lasciando un soave bacio sulle labbra di Kate. –Così va bene?- si voltarono verso la piccola rossa. –Meglio!- sorrise compiaciuta la piccola.
Rick si diresse verso la cucina sorridendo a ciò che era appena successo. –Lo sapevo…- si lasciò andare Martha in assenza della nipote. –Cosa?- si preoccupò lui, sorpreso del suo sguardo. –Che il motivo per cui hai lasciato Gina non c’entrava con il fatto che ti abbia tradita o meglio, non solo quello…- rispose. –C’è…- iniziò a parlare. –Una magia…quella magia che ti fa toccare il cielo- lo precedette sua madre. –Non sai quanto sia felice per te…per voi, oh…adoro quella ragazza- abbracciò suo figlio lieta che abbia aperto gli occhi. 


Eccomi!! Scusate per il giorno di ritardo. 
Un capitolo interessante. Rick e Kate si lasciano andare, ma cosa succederà con Gina gelosa? Vi aspetto al prossimo capitolo. Baci. Nikki. 

P.S.: grazie per le recensioni, spero di leggerne delle altre. Grazie per aver seguito la mia storia fino a questo punto. 

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Capitolo 9
*** capitolo 9 ***


Una settimana dopo
 
-Come sto?- chiese Kate, uscendo dalla camera vestita da sera. –Sei stupenda Katherine- Martha era seduta con Alexis sulla poltrona allo studio. –Dici sul serio?- arrossì al suo commento. –Siete bellissime tutte e due…due principesse- guardò prima la  nipote e poi la ragazza. –Che dici Alexis, facciamo entrambi una mezza coda con i boccoli?- Kate guardò la piccola sorridere. –Si…si…- si posizionò sulla solita sedia che usava per farsi pettinare da Kate.

-Sono pronte?- chiese Rick in soggiorno. –Tranquillo, manca ancora mezz’ora all’evento caro! Una ragazza…in questo caso due, ha bisogno di tutto il tempo necessario…- sorrise Martha, guardando il figlio sedersi e rialzarsi in continuazione. La porta dello studio si aprì, Finalmente pensò Castle. –Allora? Come stiamo?- chiese Alexis, facendo un giro su se stessa per farsi ammirare dal padre. Rick rimase ammaliato dalla bellezza della figlia, ma soprattutto da quella della sua nuova fidanzata. –A giudicare dal movimento che fa con la bocca…direi di si- le fece ridere la rossa. –Sembri un pesce…- rise Alexis, seguita dalle altre due donne. –Siete bellissime- disse, finalmente, uscendo dal suo vortice –vogliamo andare?-

-Certo…- Kate, prese il braccio del suo accompagnatore e Alexis la sua mano. –Sei stupenda- sussurrò Rick all’orecchio della sua Kate, che arrossì evidentemente al complimento.

Qualche minuto dopo, la limousine si fermò davanti ad un maestoso palazzo, illuminato da fari e preceduto da un lungo tappeto rosso che giungeva alla porta d’ingresso. Nel momento stesso in cui scesero dalla vettura, centinaia di flash e paparazzi si avventarono su di loro. Rick sfoggiò il suo solito sorriso, ormai era abituato, e Kate fece lo stesso, cercando di essere più naturale possibile. –Che schianto!- urlò uno dei paparazzi –Chi è?- tutti avevano l’attenzione su di loro.
-Kate!- la tirò Alexis, lei a differenza del padre odiava vivamente quelle persone invadenti. Senza neanche pensarci la ragazza si abbassò e la prese tra le braccia, nascondendole il viso sul suo petto. Sfortunatamente quel gesto così travolgente aumentò ulteriormente la pressione dei fotografi.

Quando furono lontani dai flash, Alexis tornò a stingere la mano di suo padre, che lasciò un lieve bacio sulle labbra di Kate. –Sei stata straordinaria…spero non sia stato un peso per te- si assicurò. –No…sto bene, non è successo niente…forse Alexis è un po’ infastidita- rispose lei, lasciandogli un secondo bacio, per poi raggiungere insieme la sala della cerimonia.
 
-Eccolo lo scrittori di gialli più importante della città!- il sindaco si precipitò a salutare il suo amico scrittore. –Rudolph! Eccolo il primo cittadino di New York- si strinsero la mano. –Ciao piccola- il sindaco si abbassò per salutare la piccola rossa. –Salve signor sindaco- sorrise lei timidamente, nascondendosi dietro a Kate. –E questa deve essere la ragazza di cui mi hai parlato- si voltò verso la donna.

-Si…lei è…- Rick voleva presentarla, ma l’uomo lo precedette. –Katherine Beckett…la figlia di Johanna- sorrise cordiale –sei diventata proprio una bella ragazza…mi ricordo ancora quando giravi per l’ufficio correndo-
-E’ un piacere- non era sorpresa che l’avesse riconosciuta. –Voi vi conoscete?- li guardò interrogativo Richard. –Si…sua madre è il mio avvocato- spiegò Rudolph. –Però…com’è piccolo il mondo- scherzò Rick, facendoli ridere.

Alexis venne portata nella sala dedicata ai bambini, permettendo agli adulti di godersi l’intera serata.

Kate era seduta elegantemente su di uno sgabello, con lo sguardo che studiava ogni angolo della sala. –Signorina- una voce molto familiare alle sue spalle, la fece sorridere –Perché è qui tutta sola?- le accarezzò le spalle. –Il mio accompagnatore è occupato a parlare con le persone più prestigiose della città- stette al gioco. -Deve essere proprio uno sciocco se non si concentra di più su una ragazza splendida- la voltò verso di lui.

-Balliamo?- la portò al centro della sala. –Sai ballare?- chiese divertita, guardandolo negli occhi. –Io so fare un sacco di cose mia bellissima Kate…lascia che te lo mostri…- le poggiò una mano sul fianco. I loro corpi erano coordinati alla perfezione. Ognuno seguiva il movimenti dell’altro.
-Ci stanno guardando tutti- sussurrò Kate. –Gli uomini di questa sala vorrebbero essere al mio posto, mentre le loro mogli e le altre donne muoiono di invidia per la tua bellezza- le accarezzò le spalle scoperte. –Dai sempre questa risposta alle ragazze che hai frequentato?- chiese curiosa. –Questa è la prima volta…le donne con cui sono uscite dalla stessa fabbrica- la fece ridere. –Lo prenderò per un complimento- nascose il volto sul suo petto.
 
-Rudolph…che succede?- Rick era al banco delle bibite. –C’è un problema con il pianista che abbiamo ingaggiato, a quanto pare ha avuto un incidente e non potrà suonare per noi questa sera- spiegò, strofinandosi la fronte. –Non avete trovato nessuno che possa sostituirlo?- Rick guardò involontariamente Kate, seduta nella sala accanto con Alexis. –Dove lo trovo un pianista a quest’ora? Non ho la bacchetta magica!- rispose, non gli piacevano quelle situazioni.

-Tu non avrai la bacchetta magica, ma forse io ho un asso nella manica- sorrise, ottenendo tutta l’attenzione dell’amico. Entrambi si mossero verso la zona bambino.
-Che cosa succede?- Kate conosceva bene quello sguardo. –Abbiamo bisogno del tuo talento pianistico- rispose rapido lo scrittore. –No…sono appena tornata da un tour e il medico ha detto che devo riposare- si alzò. –Andiamo…solo due pezzi…niente di più…uno come solo e uno con l’orchestra che ha suonato fino ad ora- la seguì lui insistente.

-Solo due?- guardò i due uomini acconsentire con la testa. –Il pianista che avevamo ingaggiato ha avuto un incidente…non te lo chiederei se non fosse un’emergenza- la supplicò il sindaco. Kate ci pensò un po’ poi mostrò loro un sorriso che aveva risposto silenziosamente alla richiesta. –Vorrei parlare con l’orchestra- si avviarono nella zono dei musicisti. –Tutto quello che vuoi- la seguirono come scolaretti diligenti.
-Salve ragazzi- il sindaco salutò l’orchestra che aveva smesso di suonare da un po’ –lei è Katherine Beckett sostituirà…Brooks al pianoforte- spiegò. –Ma non abbiamo mai provato con lei- disse uno dei presenti. –Si…è un po’ difficile anche per me…soprattutto perché non so neanche cosa doveva suonare l’altro pianista- intervenne Kate. –Vi lasciamo tranquilli, così avrete tutto lo spazio per decidere…qualcosa di allegro e di classe, mi raccomando- Rudolph si allontanò con lo scrittore.
-Allora, cosa suoniamo?- chiese Kate alle persone davanti a lei. –Non so…con Brooks avevamo provato un pezzo molto difficile da accompagnare e non so se riusciremo a farlo anche con te- sospirò quello che sembrava il leader di quella compagnia.

Kate pensò…li guardò un attimo –che ne dite di Mozart?- propose lei, conoscendo a memoria ogni suo pezzo. –E’ delicato…elegante e pieno di emozioni- commentò l’uomo –penso sia perfetto, a cosa pensavi esattamente?- chiese lui.
- Vorrei fare entrambi i pezzi accompagnati dall’orchestra, se siete d’accordo- li vide acconsentire in silenzio – Come brano di apertura pensavo al Piano concerto N°21 mentre per il secondo pensavo al Piano Concerto n°23- sicura che sarebbe stato di gradimento al pubblico. –Posso permettermi?- si alzò il violinista. –Certo- sorrise lei. –Le tue scelte sono molto meglio di quelle del signor Brooks- la fece arrossire, vedendo che anche gli altri la appoggiavano.

La sala fu organizzata in pochi minuti per assistere alla performance musicale. Sedie vennero disposte in fila e le luci abbassate per creare la giusta atmosfera. –Signori…signore…- Il sindaco raggiunse il microfono davanti all’orchestra –grazie per aver preso parte anche a questa splendida serata. Come avrete visto dalla locandina all’esterno la serata si sarebbe conclusa con il pianista John Brooks, purtroppo c’è stato un impedimento e non è potuto essere qui con noi questa sera- sentì il pubblico demoralizzarsi. –Sono lieto di informarvi che abbiamo trovato una pianista all’altezza della situazione che gentilmente ci delizierà della musica che andremo ad ascoltare – fece segno a Kate, che lo raggiunse al microfono.

-Buonasera a tutti- disse un po’ timida –spero che la musica che vi offriremo sarà gradita da tutti- sorrise. –Con l’orchestra abbiamo deciso di proporre due brani del grande compositore Wolfgang Amadeus Mozart…grazie e buon ascolto- si allontanò dal microfono per raggiungere il suo strumento. Quando le luci in sala si abbassarono, Kate fece un cenno al maestro d’orchestra ed iniziarono la loro performance.
Il tutto durò quasi una mezz’ora e quando l’ultima nota fu suonata, il pubblico, entusiasta, si alzò in piedi per dedicare all’artista un caloroso applauso. –Oh….Katherine…- il sindaco le si avvicinò subito –Sei stata eccezionale, anche il l’orchestra…certo, ma tu…oh che splendida serata ci hai regalato- le stava stringendo la mano. –E’ stato bello Rudolph…grazie per la bellissima serata- lui rimase sorpreso da quella affermazione e anche lo scrittore, che li aveva raggiunti in quel momento.
-Kate…sei stata tu a suonare per noi, non il contrario…- disse con tono ovvio Rick. –Lo so…ma, la musica mi rilassa e mi diverte, quindi anche io vi sono grata- Kate si spostò, per ricevere un dolce bacio sulla guancia dal suo scrittore.
-Sei stupenda…- le lasciò un lieve bacio sulle labbra. –Dobbiamo parlare del tuo compenso…- li interruppe il sindaco. –Non ce n’è bisogno…per me è stato un onore suonare per voi e non serve che mi paghiate…se volete il compenso che doveva andare a Brooks e che penso stia proponendo a me, può essere dato come extra all’orchestra- sorrise tranquilla.

-Sei sicuro che sia la tua fidanzata?- il sindaco sempre più sorpreso del comportamento della ragazza, guardava lo scrittore –te lo chiedo perché le ultime che sono state al tuo fianco…primo non avrebbero mai accettato e secondo non avrebbero mai rifiutato un ingente bottino- gli fece notare.
-Sono sicuro…e credimi, è la migliore che si possa mai trovare e per fortuna l’ho incontrata! Immagina se mi fossi sposato con Gina!- entrambi scoppiarono in una risata, pensando ai soldi da sborsare per l’eventuale divorzio. –Lo sapete che sono qui vero?- li guardò Kate divertita.
 
-Nonna…nonna- Alexis era esausta, ma non negò il bacio della buona notte a Martha. –Piccolina mia!- la riempì di attenzioni. –Credo che qualcuno debba andare a dormire- affermò Rick, vedendo la figlia sbadigliare. –Mi racconti la favola della buona notte?- chiese Alexis.
-Ma certo piccola…- la seguì Rick, fermata però dalle sue manine. –Non tu…Kate…- indicò la sua fidanzata –tu mi racconti degli zombie…lei di principesse e principi- spiegò semplicemente, sbadigliando ancora. –Oh…- fece finta di essere offeso –vorrà dire che la storia sugli zombie la racconterò a Kate- le fece ridere.
-Andiamo a dormire?- si avvicinò Kate, si era tolta i tacchi ed era scalza. –Solo se mi prendi!- rise Alexis, iniziando a correre verso le scale, raggiunta subito dalla bella Kate che la prese in collo e continuando a correre raggiunse il piano superiore.
Rick sentì le risate delle due echeggiare ancora per l’intera casa, non negava di essere un po’ geloso del loro legame, ma soprattutto era orgoglioso di entrambe per averlo costruito.

-Se continui a tenere la bocca aperta dovrò comprarti una zanzariera- lo distolse dai suoi pensieri Martha. –Stavo solo riflettendo- la raggiunse al bancone della cucina per prendere un bicchiere di vino con lei.
-So già a cosa…- gli fece un sorrisetto -…è una ragazza adorabile, ha un’leganza…una classe che poche donne hanno- annuì, sorseggiando il suo pinot.
-E tu sei tra queste?- la punzecchio Rick. –Ma che domande!- lo guardò divertita –tienila stretta…ogni giorno con lei è prezioso…nel vedervi insieme e la luce che avete negli occhi mi ricorda tanto…tuo padre e me alla tua età- lo avvertì. –Kate non morirà come papà…non ora che l’ho trovata! Non permetterò a niente e a nessuno di portarmela via- strinse i pugni. –A tuo padre sarebbe piaciuta sai? Una donna determinata e con un anima così grande…lo diceva sempre…una persona per essere grande non ha bisogno di cose grandi, ma di un grande cuore-
 
Kate si era alzata presto e aveva preparato come sempre la colazione. Pancake. Uno a forma di coniglietto e uno a forma di cuore. Per Martha aveva cucinato la solita omelette.
-Buongiorno!- Rick si avvicinò e le cinse da dietro il corpo con le sue braccia. –Ciao- sussurrò a fior di labbra, regalandogli il solito bacio mattutino. –Mmmm- si lasciò sfuggire lui. La spinse contro il bacone e prese a baciarla più intensamente del previsto. –Qui qualcuno ha fame!- scherzò Kate, godendosi quelle dolci attenzioni. –Posso dire di non essere mai sazio allora...- le lasciò un ultimo bacio, consapevole che a breve sarebbe scesa Alexis. –Inizia con il mangiare questo allora…non vorrei che in una delle nostre…attività di coppia, svenissi- disse maliziosamente, porgendogli il suo piatto e il caffè. –Sei nata per tormentarmi Kate? Non puoi provocarmi così di prima mattina!- obbiettò lui, fiondandosi nuovamente su di lei. Baciandole avidamente il collo e le spalle.

Kate gli accarezzò la pelle da sotto la maglietta che usava per dormire e la cosa lo eccitò sempre di più. Lei si attaccò al suo corpo e iniziò a strusciarsi sensualmente su di lui, alzando e abbassando le punte dei piedi…tanto che ad un certo punto sentì la sua virilità iniziare a pigiare sulla sua coscia.

-Mi vuoi uccidere…dillo che mi vuoi uccidere- lui tratteneva i gemiti in gola. Sentendo la sua prominenza che necessitava di più attenzioni. –Se volessi ucciderti non lo farei così… ma così – mormorò al suo orecchio. –Arg…- ringhiò lui nel sentire la sua mano entrare nei pantaloni e muoversi su tutta la sua lunghezza.
-Ti piace?- gli stava baciando il collo. –Se vuoi smetto!- gli lanciò un sorrisetto. Lui scosse la testa. Poi la vide guardarsi attorno e contemplare il silenzio della stanza.
Sorprendendolo, si inginocchiò a terra ed iniziò un lavoro meticoloso con la bocca e con la lingua…senza mai distogliere lo sguardo da lui. –Cerca di non fare troppo rumore signor scrittore!- mormorò continuando il suo lavoro. –Oddio…non ce la faccio...- sentiva il suo culmine avvicinarsi ogni volta che sentiva il calore della sua bocca avvolgerlo in quel punto ormai troppo sensibile. Kate aumentò sempre di più la velocità e lui si portò una mano alla bocca per non rompere il silenzio.
Il momento in cui Rick si abbandonò al piacere fu talmente travolgente, che per non urlare si morse la mano fino a lasciarci i segni dei denti.

Kate compiaciuta dell’ottimo risultato, coprì l’intimità del suo uomo con i pantaloni del pigiama, sfiorandolo involontariamente. –Kate…- si irrigidì ancora lui. –Scusa- ridacchiò, baciandogli prima la mano che si era morso e poi avvolgerlo in un dolce bacio. –Forse sarebbe meglio andare a calmare i bollori in camera tua…non vorrai farti vedere così dalle tue rosse!- indicò ancora l’evidente prominenza sotto il tessuto. –No…ora vado, altrimenti divento rosso io- abbassò lo sguardo per vedere il suo piccolo amico ancora alzato.

 
Nel giro di qualche ora erano tutti vestiti e lavati…era sabato, ma avevano deciso di andare tutti al parco per un picnic di famiglia. –Pronte?- chiese Rick alle sue donne. –Certo…per chi ci hai prese? E poi eri tu quello in ritardo- Kate gli lanciò un’occhiata maliziosa, alludendo al tempo che aveva aspettato per far calmare i bollori del suo corpo.
-Allora andiamo- aprì la porta, per evitare che quel semplice sorriso causi altri danni al suo delicato sistema nervoso. Neanche il tempo di girare la maniglia che una bionda furiosa entrò nel loft. –E’ per questo che mi hai lasciato?!- Gina, l’ex fidanzata dello scrittore, stava guardando sia lui che Kate con occhi infuocati.

-Una semplice provincialotta? Dillo che è solo per fare bella figura davanti ai tuoi amici!- urlava. –Ma che diavolo ti prende Gina? Ti pare il modo di piombare in casa mia questo?- cercò di spingerla fuori dalla porta. –Non toccarmi- ringhiò –non ti permetterò di rovinare il nostro rapporto a causa sua- continuava a sbraitare.

-Cara…senza offesa, ma sei stata tu a rovinare il vostro rapporto…tradendolo con quel Philip- obbiettò Martha, irritata dal comportamento inadatto di quella donna. –Non intrometterti vecchia!- cercò di darle uno spintone, ma si ritrovò la piccola Alexis che le morse la mano che aveva teso per l’azione. –Sta lontana dalla mia nonna!- disse, parandosi davanti a lei. –Come osi…brutta mocciosa?!- si avvicinò sempre più in collera con lei. –Non ci provare neanche! Tu prova a torcerle un capello…tu provaci…- Kate fece da scudo alle due rosse infuocando anche i suoi occhi.

-Vuoi la guerra ?- si stavano guardando negli occhi. –Richard fa qualcosa!- intervenne Martha, guardando il figlio immobile davanti alla porta. –Chiamo la polizia!- annuì…esasperato. –Bastardo! Non osare nemmeno!- si voltò la bionda, urtando contro una statua che era li. –O te ne vai con le tue gambe…o chiamo la polizia- l’avvertì Rick avviandosi al telefono vicino al divano. Gina si apprestò a seguirlo,  lo afferrò per un bracciò e lo spinse a terra, facilitata dal fatto che aveva una gamba alzata.
-Che diavolo fai- si aggrappò al pavimento con le mani. –Voglio riprendermi ciò che è mio- ringhiò, voltandosi nuovamente verso Kate. La raggiunse con passo svelto e la spinse all’indietro.

Kate si difese, facendo cadere Gina al posto suo, con una mossa di Karate. –Brutta stronza!- imprecò la donna, rialzandosi da terra –Mi hai rotto un unghia!-
-O beh…tu hai rotto qualcos’altro- obbiettò Martha, ricevendo un’occhiataccia dal figli che nel frattempo aveva chiamato il 911.
Gina afferrò uno degli strumenti del camino ed iniziò a sventolarlo in aria. Kate per evitare i colpi inciampò sul tappeto alle sue spalle e cadde a terra. –Te l’ho detto!- la spinse con la schiena sul pavimento, con un calcio –Non puoi competere con me- mosse violentemente il ferro che aveva in mano e colpì lo zigomo di Kate, che iniziò a sanguinare. 

-Lasciala stare!!- Rick alla vista del sangue si fiondò su Gina, fregandosene che sia una donna e la sbatté contro la colonna. –Tratti così la donna che ti ama?- lo guardò sorpresa la bionda. –Io non ti amo! Il tuo non è amore! Lasciami in pace e lascia stare la mia famiglia!- la minacciò.
-Va bene…va bene, me ne vado!- ansimò per l’urto. Rick lasciò la presa su di lei, vedendola allontanarsi. In una frazione di secondo però Gina era tornata vicino a Kate e senza pensarci pestò con tutta la forza della sua gamba la mano di Kate, che urlò dal dolore e dalla paura nel sentire l’arto andare in frantumi.

 
Eccomi qui con questo nuovo capitolo, scusatemi per il netto ritardo, ma ho avuto dei problemi di connessione. Allora, che ne dite? La strega cattiva ha lanciato il suo sortilegio. Cosa succederà a Kate? La mano è sicuramente rotta e sappiamo che Kate non è un poliziotto, ma una pianista agli esordi…cosa serberà il futuro? Vi aspetto al prossimo capitolo per scoprirlo insieme…grazie per i commenti (fa sempre piacere riceverli) e per avermi seguito fin qui. Baci. Nikki.

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Capitolo 10
*** capitolo 10 ***


-Come stai piccola mia- Kate era avvolta dall’abbraccio caloroso della madre. –Meglio…ma inizio ad annoiarmi senza fare niente- sorrise lei, lasciandosi cullare da lei. –Gli hai già parlato?- chiese Johanna. –No…non mi risponde al telefono, non capisco perché…e sono passati tre giorni- rispose, un po’ preoccupata.

-Credo si senta in colpa per quello che è successo…dovresti andare a parlargli- le disse sua madre. –Ma io sto bene, il medico ha detto che la mia mano non ha subito un danno così grave, è solo una lieve frattura…qualche mese e tornerò a suonare- rifletté, guardando la sua mano ingessata. –Cara…te lo dico io…Rick si sente in colpa per ciò che è successo- la guardò –mi ricordo che tuo padre si era sentito come lui quando abbiamo avuto l’incidente in auto al nostro secondo appuntamento-

-Ok…credo tu abbia ragione e poi…ho voglia di vedere la piccola Alexis- sorrise, prendendo il giacchetto di pelle ed uscendo dalla casa dei suo genitori.

 
 
-Richard caro…perché continui ad evitarla? Ti ha chiamato talmente tante volte che non riesco più a contarle-
–Non mi va di sentirla…chissà che le avrà detto il medico…e se non dovesse più suonare per colpa mia?- Rick era seduto sul divano con un bicchiere di scotch in mano. –Come devo dirtelo?- si arrabbiò Martha – non sei stato tu a schiacciarle la mano con il piede, non l’hai scaraventata tu a terra…se fosse arrabbiata, avrebbe tagliato i ponti e non telefonare ad ogni ora- si sedette al suo fianco.

-Se proprio non vuoi incontrarla per te stesso…fallo per lei- indicò la piccola Alexis seduta al bancone della cucina che disegnava. Rick guardò la sua bambina, aveva un faccino triste, sapeva che le mancava la presenza di Kate. –Le parlerò…ma non adesso…non sono pronto- sospirò, appoggiando la schiena allo schienale. Martha non fece in tempo a roteare gli occhi che sentirono bussare alla porta.

-Vado io caro…non preoccuparti…tu…continua a crogiolarti su quel divano, invece di essere un uomo- lo punzecchiò sua madre, sapendo che la stava guardando con sguardo assassino. –Oh…ciao- Martha rimase sorpresa di trovare la ragazza alla loro porta. –Ciao Martha…- sorrise –Posso entrare?- chiese cordiale.

Rick nel sentire la sua voce sentiva di volersi nascondere, ma il suo corpo reagiva in maniera completamente diversa, facendolo alzare e voltare verso di lei.
-Certo…ragazza…come stai?- si preoccupò la rossa, indicando il gesso alla mano. –Meglio, ti ringrazio- l’abbracciò, era piacevole rivederla. Poi senza neanche il tempo di voltarsi che una piccolina dai capelli rossi si era gettata sulle sue braccia. –Katee…!!- si avvinghiò al suo collo, nascondendo il viso tra i suoi capelli. –Ciao principessa!- la sorresse lei, con la mano sana. –Pensavo non saresti tornata più…- parlava, senza mai staccarsi da quel gesto. –E dimenticarmi di questa scimmietta? Non sarebbe mai successo!- le accarezzò i capelli.

Quando si staccarono, lo sguardo di Kate cadde subito su quello azzurro mare dello scrittore, che la stava studiando ancora vicino al divano. –Che ne dici piccola, andiamo a prendere un gelato?- Martha prese la nipote per mano e la portò fuori dal loft, nonostante non volesse farlo.
Quando la porta si chiuse, rimasero per un tempo infinito a fissarsi.

-Non mi hai mai risposto…- si avvicinò Kate, sedendosi insieme a lui. –Ho avuto molto da fare- mormorò, maledicendosi subito dopo. –Mm…- annuì Kate -mia madre pensa che tu ti senta in colpa per ciò che è successo…e da quello che vedo, ora lo penso anche io- lo sorprese con quella affermazione.

-Hai mai pensato che io non ti incolpassi per le azioni di Gina? Io sto bene…solo qualche punto su questo taglio- indicò la sua fronte –e una lieve frattura alla mano…tornerò come nuova tra qualche mese e riprenderò a suonare- gli accarezzò la mano.

-Non è grave?- Rick sembrava respirare per la prima volta dal giorno in cui era andata in ospedale. –No…e se tu fossi rimasto lo avresti saputo e magari avresti evitato di fare il solito tontolone- scherzò lei. –Tontolone? Mi sono preoccupato per te…che sarebbe successo se fosse stato più grave- si difese.

-Non lo so e non voglio saperlo, ma sicuramente sarei andata avanti e me ne sarei fatta una ragione- gli regalò il sorriso travolgente che solo lei  aveva. –Che posso fare per farmi perdonare?- si erano avvicinato ulteriormente. –Potresti abbracciarmi…mi manca la tua musica- sorrise. Rick l’accontentò subito e la travolse con le sue braccia, facendo appoggiare il volto sul suo petto. –Quale musica?- chiese poi, riflettendo su ciò che aveva detto.

-Questa…- Kate appoggiò l’orecchiò sul suo petto, appoggiandoci anche la mano sana. Il cuore di Rick iniziò a battere più velocemente. –E’ la melodia più bella che abbia mai sentito- sussurrò, accoccolandosi su di lui. Rick era steso sul divano e Kate era stesa sopra di lui. Si rilassarono a tal punto che entrambi si abbandonarono alle braccia di morfeo, cullati dai loro respiri e dal calore dei loro corpi.
 
Martha stava rientrando nel palazzo di casa insieme ad Alexis. Vide una donna che parlava con il portiere. –Salve…- Martha non si faceva mai sfuggire l’occasione di fare nuove conoscenze. –Salve…Martha Rodger, giusto?- la sorprese lei. –Si…e lei è…?-

-Johanna Beckett, sono la madre di Kate- si presentò, porgendole la mano. –Oh…che meraviglioso piacere!! Adesso che ci penso, siete due gocce d’acqua, a parte gli occhi verdi- la squadrò da capo a piedi, era davvero una bella donna.

-E tu devi essere la principessina Alexis di cui mi ha parlato tanto…- si abbassò, facendo arrossire la piccola. –Cosa la porta qui Johanna?- si informò. –La stessa ragione per cui lei è uscita di casa quando è arrivata mia figlia- sorrise, tornando a guardare la rossa.

-Vorrei chiederle come lo sa…ma a giudicare dal carattere di Kate, non mi sorprende molto- sorrise Martha –vuole salire?- la invitò. –Volentieri, mia figlia mi ha parlato molto di Richard e della vostra famiglia…mi sono incuriosita- rise, Martha la capiva benissimo era madre anche lei.
 
Entrarono piano nel loft per non disturbare in caso i due ragazzi stessero ancora parlando. –Nonna?!- Alexis era davanti al divano –Guarda!- sussurrò, intimando anche a loro di fare silenzio. –Oh…dormono? E io che credevo…non importa!- si trattenne Martha per il bene di Alexis.

-Che ne dici piccola…andiamo a disegnare in cucina e lasciamoli riposare- Martha prese per mano la piccola. –Si…ma prima faccio i compiti- annuì seguendo sua nonna.

Johanna stava guardando il loft spazioso in cui risiedeva la famiglia Castle. Quando vide la figlia, beatamente avvolta dall’abbraccio dello scrittore, le venne istintivo un dolce sorriso. -La mia piccolina…e dire che una volta la tenevo io così-pensò. Li coprì con un plaid li vicino e raggiunse le due rosse in cucina.

-Perché non rimani? Così facciamo due chiacchiere tra donne- propose Martha, porgendole un bicchiere di vino bianco. –Volentieri- Johanna si sedette su uno degli sgabelli vicino ad Alexis e davanti a Martha.

-Allora che ne pensi della relazione tra il mio Richard e la tua Katherine?- iniziò il suo interrogatorio. –Mia figlia è felice e questa felicità è dovuta molto a lui, quindi penso che sia la cosa più bella che possa essere capitata a mia figlia- rispose, bevendo un po’ di vino. –Raccontaci di Kate, lei non ci ha detto molto del suo passato o della sua famiglia…sappiamo che voi siete degli avvocati e che volevate lo diventasse anche lei…- continuò ad indagare.

-Mia figlia è la persona più testarda che io abbia mai conosciuto, si io e mio marito Jim volevamo diventasse un avvocato, ma sono orgogliosa e fiera per la decisione che ha preso- sorrise, aveva il suo stesso sorriso.  –La sua infanzia non è stata facile…abbiamo avuto delle difficoltà in famiglia e sicuramente hanno segnato fortemente la sua anima, ma ha una forza e una volontà d’animo da invidiare-

-Si…questo lo abbiamo notato!- Martha ascoltava attentamente.
-Mamma?- Una voce un po’ impastata fece voltare tutte e due le donne. –Mamma?- Rick guardò sorpreso prima sua madre poi l’altra donna. Da dove erano sbucate fuori? –Vi siete chiariti?- chiesero in coro le due donne, che scoppiarono in una risata.
-Si…si…- annuirono ancora più sorpresi.

-E’ un piacere conoscerti Richard! Sono Johanna Beckett…la madre di Katherine- si alzò per porgergli la mano. –E’ un vero piacere…signora Beckett…- si riprese subito, sorridendo lieto di fare la sua conoscenza. –Oh…ragazzo chiamami Johanna, non sono mica così vecchia!- lo riproverò lei. –Hai rubato una frase di mia madre per caso?- scoppiarono tutti a ridere.
-Sono venuta a vedere se era tutto ok e poi ho incontrato Martha…abbiamo fatto due chiacchiere- indicò la rossa al suo fianco. –Mi stava raccontando di quanto la nostra Katherine sia testarda- intervenne Martha.

-Oh…se è per questo allora mi aggrego anche io…perché non andiamo sul divano?- Richard era su di giri. –Tranquilla Katherine non dirò niente di preoccupante- scherzò Johanna.
-Sarà meglio- la fulminò Kate.
 
-Se volete ho anche delle foto da mostrarvi- aprì la sua borsa –ne ho moltissime, le porto sempre con me…sono delle copie, mi piace pensare di avere la mia famiglia sempre con me- spiegò, facendo sorridere tutti.


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-In questa foto, eravamo in ospedale…io avevo appena partorito e mio marito non ha resistito, ha voluto farmi una foto con la nostra bambina tra le braccia- sorrise, ricordando quel momento magico –ricordo che non pianse, la cosa naturalmente mi fece preoccupare, ma quando me la misero tra le braccia…sfoggiò il sorriso più bello che io abbia mai visto…- guardò la figlia –e questo mi fece già capire che persona straordinaria sarebbe diventata- spiegò.

-Era davvero una bambina bellissima!- constatò Martha guardando la foto da più vicino. -Vi somigliate moltissimo…sa?- anche Rick guardò la foto, passandola poi ad Alexis, che si era gentilmente seduta sulle gambe di Kate. –Sei tu?- chiese la piccola indicando la foto. Kate annuì. –Eri piccola…piccola-  guardò la foto rapita.


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-E qui aveva cinque anni- gli porse un’altra foto –ha voluto scattarla a tutti i costi…dopo ore i cadute dalla sua biciclettina era riuscita ad andarci senza ruotine e ha voluto ricordare il momento con questo sorrisetto divertito-

-Ho già visto questo sorrisetto- commentò Rick, guardando la ragazza. Johanna alzò gli occhi sulla figlia, era bellissima…stava ridendo con la piccola Alexis. –Mi sa che bisogna aggiungere qualche foto al repertorio eh?- sorrise, ricambiata dalla figlia.


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-E questo bambino chi è? Questi bambini?- Alexis aveva girato la foto che stava passando. C’erano due foto attaccate insieme. Una con due bambini neonati e un’altra in cui avranno avuto sei o sette anni. Kate si rabbuiò alla vista della foto e lo stesso accadde a sua madre.
-Lui…- Kate prese la foto dalle manine della piccola –Lui è mio fratello…Taylor- rispose, passando il dito sulla foto, nostalgicamente, come ad accarezzare quel volto.
Rick e Martha compresero al volo che quello era un tasto dolente nella loro vita, ma la piccola Alexis  era troppo piccola per capire. –E quando lo conoscerò?- chiese la piccola rossa.
-Temo non succederà mai…mio fratello è diventato un angelo- spiegò Kate alla bambina, che spalancò gli occhi capendo cosa significava. Anche il resto della famiglia Castle fu colpita, soprattutto Martha che si mise nei panni della povera Johanna.

Eccomi. Come andiamo? Spero che il capitolo vi sia piaciuto, spero di leggere altri vostri commenti. Grazie per avermi seguito fino a qui, ci vediamo al prossimo capito. Baci. Nikki.
 

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Capitolo 11
*** capitolo 11 ***


Kate era stesa sul letto in camera di Castle. Guardava i giochi di luce proveniente dall’esterno. –Hey?- Rick si stese vicino a lei. –Si è addormentata?- gli sorrise lei. –Si…era proprio esausta- rispose –tu come stai? Mi dispiace…per tuo fratello, non me ne hai mai parlato-
-Non ho mai detto niente perché è qualcosa che mi fa stare male- spiegò –vuoi sapere cos’è successo?- lo guardò.
-Non devi dirmelo per forza…ma sappi che se vuoi, io sono qui per te- la rassicurò, stringendole la mano. Kate sorrise al comportamento che stava avendo con lei, non era semplice parlare di suo fratello.

-E’ successo quando avevo…avevamo sette anni, era tardi e ricordo che pioveva- iniziò, attirando la completa attenzione di Richard. –Mio padre e mia madre erano andati a cena fuori, con noi c’era la babysitter ed eravamo appena andati a dormire. Io nella mia cameretta e Taylor nella sua, mentre Cindy, la babysitter, si era appisolata sul divano in soggiorno- continuò, chiudendo gli occhi per ricordare meglio. –Ricordo uno strano rumore che veniva dall’esterno, l’urlo smorzato di mio fratello e una macchina che poco dopo sgommava nella strada bagnata- riaprì gli occhi –quello che successe dopo è molto confuso…Cindy che urlava, le volanti della polizia fuori casa e i miei genitori seduti sul divano…ricordo soprattutto le lacrime e il dolore che stava provano mia madre…mio fratello era stato rapito- concluse.
-Pensavo…- Rick scosse la testa. –Dopo mesi di ricerche interminabili, la polizia ha detto che dovevamo prepararci al peggio, che probabilmente non lo avremmo più rivisto…così i miei genitori si convinsero della sua morte e continuarono a crederci sempre di più ogni giorno che passava-
-Perché dici i tuoi genitori?- chiese –Tu non sei d’accordo?-

-Vuoi la verità?- lo guardò –Non riesco a pensarlo…sai quel legame che si dice essere unico dei gemelli…avere quell’empatia tale da restare sempre uniti? Ogni volta che gli succedeva qualcosa, come cadere dalla bicicletta o altro…quando non eravamo insieme? Io lo sentivo…sentivo che era successo qualcosa…e allo stesso modo, so che non è morto- rispose sincera, vedendo che cercava di capirla.
-Hai mai provato a cercarlo?- domandò ancora, era una donna straordinaria, anche nella più difficile delle situazioni, riusciva a controllare le sue emozioni.
-Si…quando avevo dieci/dodici anni…ho iniziato allora, ma i miei si sono arrabbiati quando l’hanno scoperto, sapevo di aver riaperto una ferita che fa fatica a rimarginarsi- spiegò.

-Non credevo ti saresti fermata…da quello che conosco di te, sei una combattente e un’amante delle sfide…- affermò, ricevendo un sorriso di rimando.
-Infatti non ho detto di essermi fermata, ho solo detto che non ho intenzione di rivelare niente alla mia famiglia finché non ho una traccia sicura- lo informò –la mia migliore amica, Lanie è una specializzanda in medicina all’ospedale, ha fatto delle ricerche per me e non è stata rivelata in nessun ospedale del paese la presenza del cadavere di mio fratello…nel frattempo il suo fidanzato, non che mio caro amico, lavora in polizia e quando può fa qualche ricerca a riguardo- spiegò, ringraziando mentalmente i suoi amici.

-Ti sei organizzata bene…perché un giorno non me li presenti?- sorrise Rick, nel vedere quanto quella faccenda le stesse a cuore.
-Posso fare qualcosa per aiutarti?- chiese poi lo scrittore. –Si…c’è una cosa…abbracciami…ho bisogno del tuo calore e del tuo cuore- rispose lei, infilandosi insieme sotto le coperte ed addormentandosi abbracciati l’uno all’altra. 
 

Il mattino seguente Rick fu svegliato dai raggi caldi del sole. I suoi occhi iniziarono ad aprirsi e focalizzare la stanza e la persona che era avvinghiata al suo corpo. Il suo sguardò si abbassò e vide il volto dorato di Kate che dormiva beata. La sua guancia appoggiata sul suo petto nudo, poteva sentire il suo respiro pesante solleticargli la pelle s i capelli morbidi cadergli sul braccio con la quale la stava stringendo a se. La mano ingessata era appoggiata delicatamente sul suo bacino e lui d’istinto andò ad accarezzarla, nonostante quello che gli aveva detto il giorno prima, si sentiva ancora un po’ in colpa per non essere riuscito a proteggerla ulteriormente. I suoi pensieri poi si accavallarono alla storia che lei gli aveva raccontato la sera prima, suo fratello e la sua scomparsa…doveva essere molto doloroso per lei.
-A che pensi?- Kate non dormiva più, ansi aveva lo sguardo fisso sul suo volto.

-Niente in particolare…spero di non averti svegliata io- rispose subito, accarezzandole il braccio, coperto dalla camicia che le aveva prestato per dormire. –Non mentire…hai una strana espressione sul viso quando lo fai- gli accarezzò la fronte con un dito.

-Non faccio nessuna espressione- le prese la mano sana e la baciò dolcemente –ma se insisti…stavo pensando a quanto tu sia forte…-
Lei lo guardò sorpresa –Forte?- chiese, voleva capire cosa pensava.

-Si…per la scomparsa di tuo fratello e quello che ti è successo alla mano, mi sembra di non aver mai conosciuto nessuno con un simile autocontrollo- le spiegò rapido, baciandole anche la fronte.

-Oh…- sorrise –e grazie- sussurrò, iniziando ad accarezzargli il petto con movimenti circolari.
-Per cosa? Per aver sottolineato l’evidenza?- ricambiò il sorriso.

-No…per aver detto che mio fratello è scomparso e non…morto- disse l’ultima parola con disprezzo. –Io credo in te e non so cosa pensare a riguardo- sospirò lui –ho letto molte riviste a riguardo e sono consapevole del forte legame che si instaura tra gemelli…tu dici che non è morto e io ti credo, non solo per questo, ma anche perché penso che è meglio tenere accesa la luce della speranza, piuttosto che arrendersi- le alzò il mento sorridendo –e tu, Kate Beckett, non sei una che molla- le lasciò un bacio a stampo sulle labbra.

Kate si alzò sui gomiti per guardarlo meglio negli occhi e incatenare i loro sguardi. –Ti amo- disse dopo qualche minuto di silenzio, lasciando Rick con la bocca aperta. –Spero di non aver rovinato qualcosa nel dirlo- si preoccupò, vedendolo ancora sorpreso.

-Rovinato? No…ni…- si riprese, maledicendosi –solo…non sono abituato a sentirlo…- sussurrò, rapito dai suoi occhi smeraldini. -Ma come e le donne che mi hanno preceduta?- sorrise sollevata. –Nessuna ha mai detto queste parole, hanno detto ‘sei mio’ sei l’uomo perfetto’ ‘sei straordinario’ e così via, ma mai nessuna ha mai pronunciato queste parole.

-Allora…- Kate gli lasciò un bacio sulla fronte –Richard Castle- gli baciò una guancia e poi l’altra –sono onorata di dirle che ha rapito il mio cuore e se fosse possibile te lo affiderei senza pensarci- posò le sue labbra sul suo mento –Io Ti Amo…ti amo…ti amo- ripete ad eco, unendo le loro labbra in un dolce…lungo…sensibile bacio.
Gli occhi di Richard si illuminarono di una luce nuova erano di un blu intenso che nel perdersi Kate pensò di guardare l’oceano. –E tu hai conquistato il mio di cuore…perché…IO AMO TE KATE e non so neanche descriverti quello che provo…so solo che da quando ti ho vista quel giorno alla mia porta…ho capito che avresti colmato l’altra metà del mio cuore- sussurrò, appropriandosi delle sue labbra.

-Richard…Caro!!! Ho sentito che siete svegli…non è che potresti riparare la macchinetta del caffè?- Martha Rodger, la donna che avrebbe potuto aggiudicarsi il premio per la miglior rovina momenti di tutto il continente, stava bussando incessantemente alla loro porta.

-Accidenti!- disse Rick imbarazzato –mi dispiace per…- le sue parole vennero subito fermate dal dito di Kate che si posizionò tra le sue labbra. –Va bene…non preoccuparti…andiamo da lei, non succederà niente se aspettiamo un po’- sorrise, posandogli un ultimo bacio sulle labbra, per poi infilarsi svelta i jeans.
Rick la studiò rapito…è così perfetta. –Andiamo?- lo invitò ad uscire dalla stanza con lei. Rick senza farselo ripetere, afferrò la sua mano e la seguì in cucina.
-Buongiorno Mertha- la salutò Kate con un sorriso, per poi lasciare la mano di Rick e avvolgere in un abbraccio la piccola Alexis seduta al bancone. –Buongiorno principessa- le lasciò un bacio sulla guancia che la fece ridere di gusto.

Rick nel frattempo era rimasto a con lo sguardo fisso sulla donna che neanche qualche minuto prima aveva detto di amarlo, la stessa che stava stravolgendo la sua vita e le sue emozioni. I suoi occhi avevano ancora quel luccichio come se avessero preso vita solo pochi minuti prima.

Kate alzò lo sguardo verso di lui e nel vedere che era ancora concentrato su di lei, gli regalò un sorriso luminoso che lo fece avanzare nella sua direzione. Su due piedi senza badare alla presenza della madre o della figlia, avvolse Kate nel bacio più emozionante che entrambi avessero mai provato. Lei rispose subito a quel contatto e senza andare oltre gli regalò subito un altro. La sua mano si poggiò sul suo petto e lo scostò da se, appoggiando la sua fronte sulla sua e scoppiando entrambi in una risata silenziosa. Entrambi i loro sguardi si erano accesi e se ci fosse stato un esperto avrebbe garantito che al posto degli occhi avevano entrambi delle pietre molto…molto preziose.

-Wow- si lasciò sfuggire Martha dopo aver assistito alla scena –questo si che è un bacio!- disse, causando una forte risata da parte dei presenti. –Papà ha trovato la sua principessa- intervenne Alexis sorridendo felice. –Direi proprio di si piccola- affermò lui, baciandola sulla guancia.
Qualche minuto dopo Rick era alle prese con la loro costosa macchina del caffè. Kate lo guardava divertita –sai cosa stai facendo?- gli chiese per l’ennesima volta. –Certo…per chi mi hai preso?- la guardò un po’ offeso –Basta fare così e…- una forte spruzzata d’acqua calda arrivò dritta in faccia al povero scrittore. Le sue donne iniziarono a ridere di gusto, nel vederlo in quello stato.

-Macchina del caffè uno e Rick Castle zero- Kate lo spostò da davanti al bancone. –Lascia fare a me…- guardò dentro alla cassetta degli attrezzi. Lui si asciugò il viso con uno straccio e si posizionò alle sue spalle. –Ci ho provato anch’io…ma…-
-Ma?- chiese Kate divertita, mentre l’apparecchiò tornò a funzionare. –Come hai fatto?- si avvicinò sorpreso per quanto fosse stata veloce. –Ho fatto pratica…- scherzò Kate -…qual è il mio premio?- chiese con un sorrisetto compiaciuto.
-Un’idea l’avrei- pensò Rick. –Allora illuminami!- lo spronò lei. –Ti andrebbe un appuntamento? Questa sera, tipo per le otto?- propose con un sorrisetto.
-Dico che sarà perfetto- pensò Kate, una serata tutta per loro.
-Tu puoi occuparti di Alexis?- chiese poi a sua madre. –E lo chiedi? Certo che si…ma poi voglio tutti i dettagli- lo avvertì contenta.
 
Le otto arrivarono veloci e Rick era in camera sua intento nell’allacciare il nodo della cravatta. –Stai benissimo così figliolo…ma senza offesa, la tua Kate è molto più bella di te- sorrise, pensando alla ragazza che si era cambiata in camera di Alexis. –Sono pronto- disse fiero davanti allo specchio.
-Anche io…- disse una voce che proveniva dal soggiorno. Rick si apprestò a raggiungerla, ma come ogni volta rimase colpito ed estasiato dalla sua bellezza. Non indossava un vestito complicato come avrebbe fatto qualsiasi altra donna. No…era un semplice vestito bianco che le lasciava le spalle scoperte e arrivava poco sotto al ginocchio.

-Sei bellissima- disse, facendola arrossire. –Su forza…siete in ritardo…avrete tutto il tempo di farvi i complimenti- li incitò Martha, facendoli ridere divertiti. –Ti ricordo che l’appuntamento è il nostro...- era divertito dal comportamento della madre. –E allora? Avrete comunque tempo per farvi i complimenti più tardi…ora decidete semplicemente dove andare che è meglio- lo riprese sua madre.
-Non preoccuparti per questo…ho già organizzato tutto- sorrise Rick, prendendo la sua ragazza sotto braccio e accompagnandola all’uscita.
 
Neanche mezz’ora dopo erano seduti nel più lussuoso e rinomato ristorante della città, l’Eleven Madison Park.
-Ti piace?- Rick la guardava gustarsi ogni singola portata. –Si, è molto buono, ma dovrà esserti costato una fortuna!- pensò lei, guardandosi attorno. –Se non ti fosse chiaro…io sono ricco- rise lui, pulendosi la bocca.

-Facciamo un brindisi- disse alla fine della cena, alzando il calice di champagne che gli avevano portato –A noi due…che abbiamo trovato il tesoro più prezioso che si possa mai cercare e a te…che hai riempito il mio cuore…e so di averlo già detto questa mattina, ma Ti Amo Kate- concluse il suo discorso.
-A noi due…e al sentimento che da mesi arde dentro ai nostri cuori…perché io Ti Amo Rick- fece scontrare i bicchieri, per poi portarseli alla bocca. Subito dopo non si risparmiarono un tenero bacio che mischiò i loro sapori con quelli del liquido con le bollicine. –Sei straordinaria- sorrise, tornando composto sulla sedia.

Usciti dal costoso ristorante Rick parcheggiò la sua macchina vicino alla costa di Coney Island. –Vieni?- invitò Kate, allungando la sua mano verso di lei. –Mi hai portata a vedere le stelle?- sorrise, raggiungendolo…togliendosi entrambi le scarpe e sedendosi sulla sabbia morbida.

-Sono stupende da qui- disse Kate alzando lo sguardo al cielo –e dire che possiamo ammirarle solo da lontano- sospirò, lasciandosi cullare dall’abbraccio dello scrittore. Rick era appoggiato con la schiena ad uno scoglio, mentre Kate era accoccolata sul suo petto seduta tra le sue gambe.
-Io ho la fortuna di averne una sempre vicino a me- la guardò, il suo volto era illuminato dalla romantica luce della luna, sembrava veramente una stella. –Baciami- Kate si voltò verso di lui, prendendogli il volto tra le mani e accarezzando le sue guance.

Rick non se lo fece ripetere e unì le loro bocche in un bacio più profondo di quelli che si erano scambiati durante la giornata. Era quasi mezza notte e la spiaggia era vuota, quel momento era solo loro…unico, indimenticabile…speciale.

-Kate?!- la guardò interrogativo, vedendola alzarsi e staccarsi da quel contatto. Lei non disse nulla…fece solo qualcosa di molto nuovo per lo scrittore.
Dopo aver appurato che realmente non ci fosse nessuno, Kate slacciò la cerniera del vestito e lo lasciò scivolare via dal suo corpo, lasciandola solo con la biancheria. Camminando all’indietro verso l’acqua del mare, teneva lo sguardo fisso sul suo uomo che la guardava rapito. –Vieni?- lo risvegliò, invitandolo in acqua, mentre si bagnava anche i capelli.

Rick si riprese subito a quell’invito. Si tolse rapido la giacca e la camicia insieme…come se avesse fretta e lo stesso fece con i pantaloni che raggiusero il resto dei vestiti.

Rimasto solo in boxer iniziò a raggiungere la sua Kate che nel frattempo era uscita dall’acqua per raggiungerlo. –Mi farai morire- mormorò Rick, facendola ridere. –Zitto e baciami- gli intimò, avvicinandosi a lui pericolosamente. Lei si appropriò delle sue labbra, mentre faceva aderire il suo corpi a quello dello scrittore che sussultò nel sentire le goccioline d’acqua fredda bagnare anche il so corpo.

Senza neanche accorgersene Rick venne condotto in acqua, lasciando solo la parte superiore dei loro corpi all’esterno. –Mi ami?- Kate si staccò dalle sue labbra, guardandolo così intensamente che sembrava –Più di qualsiasi altra cosa al mondo- rispose, poggiandole le mani sui fianchi. –Allora amami- lo invitò, avvicinando il suo viso al suo e allacciando le sue braccia attorno al suo collo.

Rick sentì un mormorio all’altezza dello stomaco nel sentire quella richiesta. –Amami come non hai amato nessun’altra- sussurrò, facendo scivolare la sua bocca nella sua. In un attimo avevano iniziato una danza delicata, permettendo ad entrambi quel contatto all’interno delle loro bocche che li lasciava senza fiato.
-Aspetta…aspetta- Rick si fermò di colpo, preoccupandola –puoi stare in acqua con quello?- chiese indicando il gesso alla mano. Kate si rasserenò con un sorriso –è impermeabile, non succederà niente- lo rassicurò –ti da fastidio?-

-Certo che no…era solo per rassicurarmi- sorrise lui, sfiorando il suo volto –Posso farti una domanda?- la guardò tranquillo. Lei annuì silenziosa.  –Puoi dirlo ancora?- chiese, facendole capire cosa voleva ripetesse.

-Amami Rick…amami…voglio sentire il tuo amore- sussurrò vicino al suo orecchio. A Richard bastò quello per riaccendere la scintilla che lui aveva spento. Iniziò a baciarla ovunque, lungo il collo…lungo i seni e accarezzandole dolce i capelli bagnati. Le sue mani le accarezzarono la schiena, slacciando velocemente il reggiseno e lanciandoli sulla spiaggia.

Si stesero sulla sabbia, sempre bagnati dalle piccole onde del mare che seguivano il loro ritmo. Rick le stava lasciando dolci baci sulla pelle, assaporandone il sapore di ciliegia misto a quello del mare. Senza rovinare il momento, Rick iniziò a torturarle dolcemente i seni, lasciando una scia di baci che ne segnavano le forme perfette.
Iniziarono a sentire le loro intimità sfiorarsi e senza troppe parole si guardarono per qualche secondo per godersi quel momento. –Rick- sussurrò, avvicinando la bocca al suo orecchio –amami adesso- lo invitò, muovendo il bacino sotto di lui.

-Non ci credo…sto facendo l’amore per la prima volta e sta succedendo in una spiaggia pubblica?- pensò Rick ammirando il volto della sua donna. –Sei bellissima…- le lasciò un bacio sulle labbra, per poi sfilarle gli slip.

Kate fece lo stesso con i suoi boxer che sfortunatamente vennero portati via dalla corrente. Lui si voltò a cercarli, ma non vedendoli scrollò la testa. –Che mi importa-
I loro sguardi si incatenarono di nuovo, i loro volto illuminati dalla luna rendeva tutto così speciale che entrambi si impressero nella mente quel momento. Rick senza staccarsi dal contatto con le sue labbra entrò dentro di lei, sentendo le loro intimità combaciare alla perfezione. I loro movimenti sincronizzati con le onde del mare e i loro respiri accompagnati dalle stesse che si infrangevano sulla costa.

Rick continuava a baciare, senza mai smettere di guardarla e lei di guardare lui. Si sentivano così liberi…pieni di desiderio di vivere e di amare che nessuno si sarebbe potuto intromettere. Le spinte si fecero sempre più veloci e forti, ma senza mai rompere quella sensazione che si era creata…i loro gemiti iniziarono ad essere più forti e i loro cuori battere sempre più velocemente, creando il sottofondo di una danza tribale.

Il culmine arrivò dolce e travolgente, entrambi attutirono il loro grido di piacere in un bacio, per non attirare attenzioni indesiderate. –Ti amo Rick- sospirò lei a fior di labbra. –Ti amo Kate- le sussurrò, baciandole la fronte.
 
Rick la prese tra le braccia e la riportò a riva, non era freddo, ma lui si rimise i pantaloni e lei si rinfilò il vestito. Si stesero sopra la giacca di lui e restando abbracciati l’uno all’altra lasciandosi trasportare dal ritmo dei loro battiti e dal calore dei loro corpi. –Restiamo qui- sussurrò Kate, accoccolandosi sul suo petto nudo. –Per sempre- mormorò Rick, accarezzandole i capelli e guardando una stella cadente solcare il cielo scuro.



ECCOMI ANCORA, SCUSATE IL NETTO RITARDO MA HO AVUTO QUALCHE PROBLEMA. CHE NE DITE? I NOSTRI RAGAZZI CONTINUANO A SORPRENDERCI E GIORNO DOPO GIORNO OLTRE AD ESSERE LORO AD AMARSI SIAMO NOI AD AMARE LORO. KATE E RICK SI AMANO E QUESTO CONTIUANO A DIMOSTRARLO. SPERO CHE LA NOVITA’ SUL FRATELLO DI KATE VI ABBIA INCURIOSITO, NEGLI EPISODI A VENIRE RIPRENDERO’ LA QUESTIONE. NEL FRATTEMPO VI RINNGRAZIO PER AVER LETTO LA MIA STORIA FINO A QUESTO PUNTO E VI RINGRAZIO PER I COMMENTI, MI FA SEMPRE PIACERE SAPERE COSA NE PENSATE. A PRESTO. BACI. NIKKI. 

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Capitolo 12
*** capitolo 12 ***


-Finalmente…- Kate si posizionò davanti al pianoforte ed iniziò a fare qualche scala per allenare le dita e la mano da qualche giorno priva del gesso. Stava allenando la mano da quando aveva tolto l’impedimento e ora si sentiva pronta per suonare un brano intero. La sua scelta cadde su Mozart. Le sue dita sfioravano delicate i tasti e facevano uscire dallo strumento una melodia straordinaria.

In quel momento era sola in casa Castle, Rick era andato a prendere sua madre e sua figlia, ritornate dalla breve vacanza negli Hampton. Kate ne approfittò e si rilassò con la musica che stava suonando.

 
La porta di casa venne aperta lentamente e tre persone curiose si affacciarono in silenzio. Tutti sorridevano nel vedere la bella Kate concentrata e persa nel suo mondo musicale. Rick si era appoggiato ad una colonna per ammirarla in silenzio e Alexis lo imitò, guardando nella sua stessa direzione sorridendo. –Che meraviglia…- sussurrò Martha, riconoscendo la melodia e il compositore. Kate sentì la presenza dei tre e soprattutto la voce della rossa. Senza togliere le mani dai tasti, regalò loro uno splendido sorriso e li invitò a raggiungerla al pianoforte.

Alexis si apprestò a raggiungerla e Kate le fece posto vicino a lei. La bambina rimase rapita dai movimenti fluidi e naturali delle mani di lei e rimase incantata. Kate se ne accorse e fece una cosa che sorprese i presenti. Prese Alexis e se la mise sulle gambe, scostando di poco lo sgabello. Le sue mani guidarono quelle della piccola rossa ed iniziarono a suonare alcune note. Alexis si impresse nella mente quei movimenti e provò da sola, riuscendo nell’intento. Dopo poco Kate si aggiunse ai suoi movimenti e riprese la melodia precedente, facendo nascere nel volto della bambina un sorriso straordinario.

Rick era rimasto tutto il tempo appoggiato alla colonna ad ammirare le sue ragazze. Era rapito dalla naturalezza con cui si erano mosse e dalla semplicità con cui Kate si comportava con sua figlia. La sua mente fissò quell’immagine tra i suoi ricordi più belli. Si riprese quando sentì alle sue spalle qualcuno che bussava alla porta.
-Johanna…- sorrise, riconoscendo la donna, accompagnata da un uomo, probabilmente il padre di Kate che non aveva ancora conosciuto. Si salutarono cordiali e tutti si fermarono nuovamente a guardare il quadro che Kate e Alexis stavano provando. La pianista non si era neanche accorta dell’arrivo dei loro ospiti, era concentrata a ridere con la bambina ed emanare una luce coinvolgente. Rick si voltò verso la madre di Kate e la vide commuoversi.

-Sono stupende- disse Johanna –Oh…la mia bambina…- sorrise, con gli occhi lucidi. –Bellissime…- annuì lui, facendo ridere la donna.

-Mamma…siete in anticipo- Kate aveva finito di suonare e si era alzata insieme alla piccola. –Lo so…stai contenta che sono riuscita a portare qui tuo padre e distoglierlo dal suo lavoro…- sorrise la donna, abbracciando la figlia. –Lo sai cara che ti sento, vero?- la guardò storto il marito.

-Ciao papà…- lo abbracciò Kate, scostandosi per fare le presentazioni. –Papà…lui è Rick, Martha e Alexis- indicò tutti i presenti.

-Jim Beckett, il padre di Kate…molto lieto- si strinsero la mano.

Si erano seduti tutti in soggiorno, mentre Kate stava facendo il bagno ad Alexis. –E’ una bambina bellissima Alexis…ha un’energia che mi ricorda Katy quando era piccola- disse Jim, guardando Rick e sua moglie.

-Veramente?- si sorprese Rick. –Si…ricordo che era talmente energica che faceva fatica a stare ferma- annuì Johanna, incuriosendo di più il ragazzo. -Com’era da bambina, le piaceva giocare con le barbie? O ha sempre preferito la musica?- chiese curioso Rick.

-Le barbie non facevano per lei…ricordo che le piaceva molto giocare a pallone con suo fratello ed era anche forte- rispose Jim, nominando l’altro figlio con un po’ di tristezza, ma cercando di nasconderla…i ricordi erano la cosa più bella che era rimasta.

-Ricordo che quando i suoi zii le hanno regalato una bicicletta per i suoi sei anni, non aveva le ruotine e io volevo mettercele…ma lei no…si era impuntata, voleva imparare ad andarci senza, come i grandi diceva- sorrise ai ricordi di quel periodo –ha passato un’intera giornata a provarci. Aveva le ginocchia che sanguinavano, ma non ha fatto un lamento…non ha mostrato lacrime e alla fine della giornata l’abbiamo vista tornare in casa in perfetto equilibrio e con un sorrisetto compiaciuto per la riuscita del suo obbiettivo-

Rick sorrise all’immagine della piccola Kate in quel momento. –Quando si è innamorata della musica?- chiese ancora. –Oh…è stato quando aveva sette anni, io avevo un cliente da incontrare sul suo posto di lavoro che era una scuola musicale…ricordo che Kate era venuta con me perché la babysitter aveva avuto un impegno. Di quel giorno ricordo lei che era scomparsa ed io che finito il colloquio, avevo il cuore in gola per averla persa di vista- Johanna spiegava la spiacevole avventura e Rick riusciva a capirla alla perfezione –ricordo di averla trovata in una stanza in compagnia di un ragazzo che l’aveva messa vicino a se la faceva suonare con lui…quando ho visto il sorriso nei suoi occhi avevo capito che le piaceva e da allora non ha più smesso- sorrise.

-Siamo pronte…- Kate e Alexis scesero dal piano superiore, erano entrambe vestite con un paio di Jeans e una camicetta. I capelli erano sciolti e leggermente mossi, che cadevano sulle loro spalle.

Passarono la serata in un ristorantino molto carino, a parlare del più e del meno, a ridere, a ricordare momenti passati. Quando rientrarono in casa Alexis era tra le braccia di Kate, come sempre da quando l’aveva conosciuta, e venne portata in camera sua, cambiata e messa sotto le coperte. –Buonanotte piccola- le sussurrò, lasciandole un bacio sulla fronte. Poi raggiunse Rick in camera loro.

–E’ stata una bella serata- sorrise Kate, mettendosi sotto le coperte con lui –mi sono divertita- disse sincera. –Anche io sono stato bene, i tuoi genitori sono delle belle persone e sono riuscite ad andare d’accordo con mia madre…cosa del tutto anomala per lei- la fece ridere.

Kate si appoggiò in un fianco, per guardarlo meglio. La sua mano che accarezzava il suo petto coperto dalla maglietta. –Sai…- le disse, catturando il suo sguardo -…quando oggi suonavi con mia figlia, è stato come vedere un miraggio…nessuna ha mai avuto un atteggiamento così spontaneo con lei- le rivelò.

-Semplice…perché prima di innamorarmi di te…mi sono innamorata di lei, e invece di innamorarmi dei tuoi soldi mi sono innamorata della tua famiglia- gli regalò un sorriso angelico.

Lui la cinse con un braccio e lei si adagiò dolcemente sul suo petto, facendosi cullare dal suo battito e dai suoi respiri. Si addormentarono così, cullati da quel pensiero dolce e delicato. La mattina seguente Rick si svegliò lentamente e si accorse della parte del letto vuota e fredda. Si alza e raggiunse il soggiorno, dove trovò la ragazza seduta su una poltrona e lo sguardo perso nel vuoto.

-Kate…- le si avvicinò sorridendo. –Hey…- lo guardò dolcemente –mi sono svegliata presto, ho fatto jogging e mi sono fatta una doccia…- gli rispose alla domanda silenziosa che le aveva posto. –Tutto questo? Ma sono appena le sette!- si sorprese Rick.

-Oh…figliolo, non tutti sono pigroni come te caro…- Martha era uscita dalla cucina ancora in vestaglia. –Buongiorno madre- la salutò lui ridendo. Kate non poté trattenere una risata, quelle scenette tra madre e figlio erano fantastiche.

Il cellulare di Kate vibrò da sopra il pianoforte e lei lo guardò con aria titubante, tanto da far avvicinare Rick. –Che succede?- chiese, vedendo il suo volto preoccupato. –Oh…niente, tranquillo, il maestro d’orchestra della Julliard vorrebbe che salissi sul palco con lui al concerto di Central Park- rispose, guardandolo negli occhi.

-E cosa c’è di male? È molto che ti stai esercitando e anche se non sono un esperto, sono sicuro che sei tornata esattamente come prima- le cinse le spalle, abbassandosi per darle un bacio sul collo. –Dici…ho paura di non essere ancora abbastanza pronta per il palco…forse ho bisogno di più tempo per prepararmi- sorrise, spostando la testa di lato per guardarlo.

-Sarai straordinaria- si chinò per darle un leggero e soave bacio sulle labbra. –Sarà meglio andare a svegliare Alexis…è quasi ora di accompagnarla a scuola- disse Kate, alzandosi dallo sgabello e dirigendosi verso le scale con un sorriso dolce tra le labbra.

Rick, la vide sparire al piano superiore e come faceva ormai da giorni la seguì di nascosto, gli piaceva molto guardare le sue ragazze insieme.

-Lex…- Kate si abbassò per svegliare la piccola –Lex…è ora di svegliarsi, principessa- si sedette sul letto, scostando leggermente le coperte. –Accidenti…- sussurrò Kate, poggiandole una mano sulla fronte, per poi poggiare le sue labbra su di essa.

-Chiama il pediatra…ha la febbre alta- si voltò verso lo scrittore, che si apprestò a fare quanto detto.

Kate andò in bagno e ritornò con un termometro elettronico. –Kate…- sussurrò la piccola, svegliandosi e cercando di alzarsi. –No…no…piccola, sta giù- la fermò la donna. Kate posizionò il termometro sulla sua tempia e in qualche minuto vide che aveva quaranta di febbre. –E’ troppo alta...- disse Kate, scoprendo la bambina.

-Che fai? Il pediatra ha detto che arriverà in tarda mattinata…che medico…uno ha bisogno di lui e si presenta dopo ore…- iniziò a sproloquiare Rick. –Dobbiamo abbassarle la temperatura…- lo riportò con la testa concentrata sulla figlia malata.

-Non ha mai avuto la febbre così alta prima…e ho sempre aspettato il pediatra per curarla…non so che fare…- si avvicinò lo scrittore, abbassandosi sulla figlia. –Ok…ho bisogno che tu vada in bagno e riempi la vasca con dell’acqua tiepida…vai…- lo incitò. –Subito- obbedì lui, preoccupato per la piccola.

Kate scoprì la piccola e la prese in braccio, raggiungendo Rick in bagno. La vasca era quasi piena e Kate iniziò a spogliare Alexis. -Può bastare- disse Kate, facendo chiudere i rubinetti e cercando di immergere Alexis. La piccola però si agitava. –E’ fredda- diceva.

-Ok…Piccola, ti aiuterà a stare meglio…- cercava di tranquillizzarla, ma senza successo –Tienila- guardò Rick, che obbedì ad ogni sua indicazione. Kate iniziò a spogliarsi velocemente, entrando dentro la vasca e facendo vedere alla piccola che andava tutto bene. Fece un segno a Rick che le ripassò la bambina ed insieme si immersero nell’acqua.

Kate la cullò dolcemente, mentre attendeva che la febbre scendesse. Alexis era attaccata a lei e con gli occhi lucidi la guardava intensamente. –Come lo sapevi?- la guardò Castle, poggiando la mano sulla fronte della figlia. –Istinto…- lo guardò lei, ancora leggermente preoccupata –Prendile un pigiama pulito e un plaid, la portiamo disotto, è più caldo…- gli disse.

Rick fece come gli era stato detto, aveva portato il pigiamo pulito in bagno, poi aveva cambiato le coperte del lettino ed era sceso per prendere un plaid. –Che succede caro? Ho sentito molti movimenti disopra- si preoccupò Martha. –Alexis ha la febbre alta…Kate si sta occupando di lei- rispose rapido.

-Oh…la mia piccola…- si diresse anche lei al piano superiore, accompagnando suo figlio. Kate si era messa un asciugamano per coprirsi e lo aveva fermato con una pinza. Stava asciugando Alexis molto velocemente e le aveva fatto indossare il novo pigiama e l’aveva coperta con il plaid per non farle prendere freddo. La prese in braccio e seguita dagli occhi vigili dei padre e nonna, la portò al piano inferiore.

L’adagiò sul divano, facendola stendere completamente e le rimboccò accuratamente la coperta. Si rialzò per raggiungere la cucina, ma la manina di Alexis si aggrappò all’asciugamano che aveva in dosso. –Solo due minuti piccola, ti preparo qualcosa di fresco e ti porto la medicina- la rassicurò, vedendo che scioglieva la presa.

-Che facciamo?- chiese Rick, continuando a seguirla in ogni movimento. –Ci serve una tachipirina da cinquecento e il termometro che ho lasciato disopra- rispose, sentendo gli occhi dei due puntati su di lei.

Kate era diretta in cucina, fermandosi davanti al mixer e iniziando a sbucciare la frutta per creare un frullato per la piccola. –Ottimo- disse, versando il composto in una tazza alta e mettendoci una cannuccia colorata. Tornò da Alexis e le porse quello che aveva preparato –bevi piccola, ti farà bene…- le disse con un tono dolcissimo.

-Katherine cara…vai a metterti qualcosa, non vorrai ammalarti anche tu…- le fece notare Martha, era ancora in asciugamano. –Si…sarà meglio- annuì lei con un sorriso –torno subito piccola, finisci tutto…- le lasciò un bacio sulla guancia.

-Kate…- mugolò Alexis, vedendola scomparire nell’altra stanza. –Tranquilla angelo mio…tornerà subito…non vogliamo che si prenda la febbre anche lei no?- sua nonna si sedette al suo fianco. Finito il frullato Alexis iniziò a muoversi, voleva alzarsi per raggiungere Kate in camera. –No…piccola, aspetta…prenderai freddo- la fermò suo padre, cercando di ricoprirla come aveva fatto Kate.

-Voglio…Kate…Kate…- piagnucolò lei, cercando di spostare il peso del padre. –Eccomi…piccola, non piangere…- si avvicinò subito la ragazza, prendendo il posto di Martha. Kate si sedette sul divano e appoggiò i piedi sul pouf difronte a lei. Prese Alexis tra le braccia con tutta la coperta e se la portò sopra, per cullarla e tranquillizzarla. –Misurale la temperatura…- guardò Rick.

Lui fece come richiesto e poggiò il termometro sulla fronte della piccola. –Trentasette…- la guardò, capendo che si era veramente abbassata la febbre. –Visto piccola…stai meglio…ora riposati, io resto qui con te…- le sussurrava all’orecchio, mentre il suo corpo la cullava e la faceva addormentare.

-La metto sul divano- si avvicinò Rick, vedendo che si era addormentata e ricordando i progetti per la giornata di Kate. –No…no…- si lamentò Alexis -MAMMA!- strinse la maglietta di Kate, per non lasciarla –MAMMA!-

Kate alzò lo sguardo su Richard sorpresa e imbarazzata. Aveva sentito bene? Era stato solo un mugolio, non aveva detto quella parola.

Anche Rick e Martha avevano smesso di fare quello che stavano facendo alle parole rivelatorie della piccola. –Non l’ha detto vero?- chiese con timore Kate.

-E invece l’ha detto…- sussurrò Rick –e non è la prima volta che lo fa- disse sorpreso. –Ok…ok…è stata la febbre…Meredith è sua madre, non io…è stata la febbre…- borbottava incredula.

Rick provò nuovamente a togliere la piccola dalle braccia di Kate, ma non c’era verso di staccarla. –Va bene così…tranquillo, sposterò il colloqui a domani…- lo rassicurò lei, cercando di stendersi su un fianco e poggiare la piccola tra lei e la testiera del divano.

 
 
Kate stava camminando per le strade di New York, sentiva ancora quella strana parola tormentare i suoi pensieri e la sua anima. Era talmente concentrata che non si accorse di un passante che camminava distratto quanto lei, tanto che si scontrarono. Kate cadde a terra di peso e lo stesso accade al ragazzo. –Stai attento/a!- dissero insieme.

-Ma che…- Kate alzò lo sguardo verso la persona che l’aveva fatta cadere a terra e i suoi occhi si illuminarono, sentendo una strana sensazione invadere i suoi sentimenti. –Tutto bene?- le chiese lui, facendo combaciare i loro sguardi e fermandosi anche lei a guardarla. –Kate…- mormorò lui.

Poco lontano da quella scena c’era qualcuno che stava scattando foto a raffica di quel momento. La persona che stava seguendo, ormai da settimane, la bella Kate pensava di aver raggiunto il suo obbiettivo. Scattò altre foto, in cui si vedeva il sorriso incerto e poi felice della ragazza, l’abbraccio caloroso con l’uomo che l’aveva fatta cadere ed il luccichio nei suoi occhi. La persona continuò a seguire i due ragazzi, fino ad una caffetteria e scattò altre foto a quello che pensava essere la prova dell’infedeltà di Kate Beckett.

-Ti ho in pugno provincialotta!!- Gina da dietro l’obbiettivo, mostrò un sorrisetto perfido e pieno di odio nei confronti della ragazza. –Ti facci vedere io che succede a chi si mette in mezzo hai miei piani!!-

 
SCUSATE…SCUSATE PER IL NETTO RITARDO. SPERO POSSIATE PERDONARMI. COMUNQUE ECCOCI A QUESTA NUOVA SVOLTA DELLA STORIA. KATE MOSTRA NUOVAMENTE LA SUA PERSONALITA’ ALLO SCRITTORE, CHE COMPRENDE SICURAMENTE CHE LEI E’ LA DONNA PERFETTA CON CUI REALIZZARE E CREARE IL SOGNO PIU’ GRANDE: LA FAMIGLIA. ALEXIS SORPRENDE TUTTI CHIAMANDO KATE, MAMMA. COSA SUCCEDERA’ PERO’ ALLA NOSTRA COPPIA, QUANDO GINA METTERA’ IN ATTO IL SUO PIANO? VI ASPETTO AL PROSSIMO CAPITOLO CHE PUBBLICHERO’ ENTRO LA SETTIMANA…A PRESTO. NIKKI.

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Capitolo 13
*** capitolo 13 ***


-Che fate ragazzi?- Martha entrò in casa con il suo solito atteggiamento scenico e li raggiunse in soggiorno. Rick al computer e la piccola Alexis disegnava. –Scrivo…- rispose il figlio..

-Oh…che bello, una famiglia di artisti…- sorrise Martha, avvicinandosi alla nipote –Dov’è Katherine? Volevo chiederle un grande favore- la rossa scrutò la stanza in cerca della ragazza. –Il che detto da te mamma potrebbe essere qualsiasi cosa…- scherzò Rick, ricevendo un’occhiataccia –è in camera…non so che sta facendo-
-Katherine…Cara…- Martha si avviò verso la stanza dello scrittore, cercando la persona desiderata. La trovò distesa sul letto, con gli occhi chiusi e una mano che si toccava la tempia. –Cara…stai bene?- si preoccupò la rossa. –Martha- si voltò verso di lei con un sorriso tra le labbra –si tutto bene- rispose.

Castle si era fiondato in camera nel sentire la preoccupazione nella voce della madre. –Che succede?- chiese, guardando la sua ragazza distesa sul letto che li guardava. –Ho solo un po’ di mal di testa…niente di che- li rassicurò, sedendosi sul materasso morbido. –Vuoi che chiami il medico? Che ti porti una medicina? Che vada in farmacia…-

-Rick…così non aiuti- lo fermò dal suo balbettare. –Si…scusa- la guardò imbarazzato per il suo comportamento. –Volevi chiedermi qualcosa…giusto?- chiese alla rossa, spostando lo sguardo su di lei. –Si tratta dello spettacolo che sto organizzando, quello che deve andare in scena sabato…e il nostro pianista ha dato buca…non ci sarà e non so a chi altro chiedere…- la guardò speranzosa.

-Sabato è dopodomani…e non conosco i brani che state suonando- si alzò per capire meglio –non so se riesco ad imparare tutto in così poco tempo- disse.
-Sei la mia unica speranza…ti prego, non te lo chiederei se non fosse importante- si affrettò a prenderle le mani. –Procurami gli spartiti, vedrò cosa posso fare- annuì con un sorriso tra le labbra. –Li ho già tutti con me di là- la accompagnò al pianoforte del soggiorno con un sorriso tra le labbra.

Kate prima di raggiungerla, andò in cucina per prendere un bicchiere d’acqua e qualcosa per il mal di testa. Si sedette al piano, con ancora la testa che girava ed iniziò a leggere le note dello spartito che le era stato dato. Le sue mani iniziarono a sfiorare i tasti in pochissimo tempo, tanto che sia Martha che Rick rimasero sorpresi dalla velocità che ci aveva messo a guardare quelle note. Non si erano neanche resi conto che aveva guardato l’intero spartito.
-Come hai fatto?- chiese Rick sbalordito. –A fare cosa?- sorrise Kate, continuando a sfiorare i tasti e seguire il pentagramma. –A leggere tutto così velocemente- si sedette vicino a lei. –Come fai tu nel leggere le parole dei tuoi libri, io leggo le note- sorrise.
-Si, ma io non leggo così veloce…- le guardò le dita muoversi lungo tutta la tastiera.
 

Kate rimase a provare per tutta la mattinata e qualche ora dopo il pomeriggio. Rick aveva scritto e Alexis aveva disegnato talmente tanto che era pieno il tavolino davanti al divano.

-Io esco…- Kate era uscita dalla camera, vestita con un paio di Jeans e una felpa grigia, i capelli raccolti in una coda composta. –Dove vai?- Rick alzò lo sguardo dal portatile. –Ho un incontro con i musicisti della Julliard- rispose lei, posandogli una mano sul petto e un lieve bacio sulle labbra, prima di avviarsi alla porta. –Ti preparò una cenetta deliziosa- sorrise a quei gesti di affetto così semplici che mai nessuna gli aveva rivolto. –Lo spero, dopo che mi avete fatto provare tutto il giorno e lo stesso accadrà domani- sorrise, scomparendo dietro la porta.

-Anche noi usciamo…- Martha aveva la nipotina tra le braccia. –Perché uscite tutti?- sbuffò lui. –Perché non tutti riescono a stare ore rinchiusi in casa a scrivere su un computer- replicò la rossa, ridendo nel vedere la sua faccia da cucciolo bastonato. –Torneremo per la cena, promesso- uscirono anche loro dal loft.
Rick rimasto solo si avviò in cucina per vedere se c’era il necessario per cucinare, ma sentì qualcuno bussare alla sua porta. –Madre hai dimenticato la carta di credito?- urlò alla porta, mentre si avvicinava per aprire. Purtroppo, non si trovò davanti sua madre, ma la persona meno desiderata…Gina.
-Gina…cosa posso fare per te?- chiese seccato dalla sua presenza. –Sono qui per aprirti gli occhi- entrò senza neanche essere invitata –sulla tua nuova fiamma…perché è questo che è…non illuderti di poter trovare l’amore in questo mondo di squali…- si appoggiò al bancone della cucina.
-Cosa stai farneticando? E perché sei qui? Abbiamo chiuso mi pare…e dopo quello che è successo speravo avessi un po’ di buon senso da non avvicinarti più- la raggiunse.

-Ti ho detto perché sono qui…ti voglio aprire gli occhi sulla tua nuova fiamma. Katherine Beckett non è la ragazza angelica che credi…è esattamente come tutte le altre e mira solo ai tuoi soldi…- iniziò. –Ma che diavolo…esci da qui- iniziò ad arrabbiarsi.
-mira ai tuoi soldi perché non ti ama…lo so perché ho la prova del suo tradimento- lo fece sorprendere a quelle parole –ho delle foto che la ritraggono con il suo amante…un ragazzo che non sono riuscita a riconoscere…ma guarda- gli porse le foto che aveva portato.
La prima era un semplice abbraccio tra Kate e un ragazzo biondo. La secondo di lei che gli lascia un bacio sulla guancia e poi…una dei due nudi…
-Che scherzo è questo? Non ti credo!!- si infuriò. –Se non mi credi…puoi vedere tutto con i tuoi occhi…non ti sei chiesto dove va tutte le sere a quest’ora?-
-Ha un incontro con i musicisti della Julliard- le rispose lui sempre più arrabbiato. –Se è così…perché l’ho vista andare ad un bar a qualche isolato da qui, accompagnata da questo ragazzo?- indicò le foto. –Menti!- le urlò contro. –No…non mento, vai a vedere tu stesso!!- gli porse un biglietto con il nome del bar.

 
Richard non ci mise molto ad uscire di casa, raggiunse il bar indicatogli e entrò. Era vero. Kate era con il ragazzo delle foto e sembravano molto intimi. Lei sorrideva alle sue battute e lui faceva lo stesso. La rabbia iniziò a salire nelle sue vene e l’unica cosa che si sentì di fare fu tornare di corsa al suo loft. Li trovò Gina che era rimasta ad aspettarlo. –Allora?- lo guardò con un sorriso malefico –Avevo ragione su di lei…-
Lui non rispose, raggiungendo il piano su cui teneva i liquori e si versò un bicchiere di qualcosa. Aveva la testa che andava a fuoco per la rabbia. –Oh…mi dispiace Rick, ma dovevo avvertirti…- gli poggiò una mano sulla sua spalla. Lui con il fuoco negli occhi la scostò bruscamente, guardandola poi negli occhi.
La sua rabbia fece scattare qualcosa nella sua testa che lo fece avvicinare bruscamente alla donna ed iniziare a baciarla con furia.


 
-Kate…non sai quanto sia felice di recuperare il tempo con te, sentivo che mi stavi chiamando e sono corso qui- sorrise il ragazzo davanti a lei. –Sai…dovresti andare da nostra madre…- sorrise -…hanno entrambi bisogno di sapere, non sai quanti gli manchi-
I loro occhi erano luminosi e pieni di vitalità. –E se si arrabbiassero?- chiese lui. –Arrabbiarsi? Perché sei sopravvissuto? Io ti ho perdonato, lo faranno anche loro…sarebbe bello riunire tutta la famiglia-

-Suppongo che mi farai conoscere anche il tuo fidanzato…- le fece l’occhiolino, facendola arrossire. –Ti piacerà un sacco…è una persona straordinaria…- annuì lei –e ora…sarà meglio tornare a casa…- si alzarono dal tavolino del bar, lasciando i soldi e la mancia. –Ci sentiamo domani?- le lasciò un dolce bacio sulla guancia. –Si, ci vediamo domani Tyler…e magari ti presento anche il mio Rick…-

-Non vedo l’ora di conoscere la persona che ti rende così felice…Kate- si salutarono e ognuno prese strade diverse. Kate non vedeva l’ora di parlare a Rick di suo fratello e di come una settimana fa si erano incontrati.  

-Ciao Martha!- Kate salutò le due rosse della famiglia Castle che stavano rientrando nel palazzo –Kate!!- Alexis si gettò tra le sue braccia. –Principessa!- la baciò, entrando insieme in ascensore. -Chissà che avrà preparato tuo padre per cena…ho una fame- sorrise alla piccola rossa. –Senti Kate, ti ringrazio molto per aver accettato la mia proposta con così poco preavviso- la ringraziò Martha. –Non c’è problema, solo la prossima volta…avvertimi qualche giorno prima- annuì cortese.
-Contaci- scoppiarono in una risata. Si avvicinarono alla porta del loft e aprendola sentirono che qualcosa non andava. Kate guardò lo scrittore seduto sul bancone della cucina, le mani attorno ad un bicchiere di scotch e lo sguardo perso nel vuoto.

-Credevo di aver trovato la persona giusta, ti ho fatta entrare nella mia vita, nella mia famiglia…nel mio cuore e non mi sono reso conto che eri come tutte le altre donne che sono state al mio fianco…interessate solo ai soldi e alla mia fama- mormorò, facendo preoccupare Kate e Martha.

-Che stai dicendo?- lo guardò Kate. –Che mi sono fidato di te e ora ne pago le conseguenze, solo che questa volte fa più male…- la guardò con lo sguardo ancora arrabbiato.

-Sei ubriaco? Che diavolo stai farneticando?- si avvicinò per capire cosa stesse guardando. –Che mi stai tradendo…che ti vedi con un ragazzo tutti i giorni e che mi hai raggirato molto…molto bene- si alzò dallo sgabello e si parò davanti a lei –Perché?- le chiese.

Kate guardò Martha che aveva la sua stessa espressione sul volto. –Perché cosa? Io non ti ho tradito, mi spieghi cosa te lo fa pensare?- chiese lei sempre più confusa.
-Non…- alzò la voce lui –non mentirmi!! Ho le prove!- le gettò addosso le foto. Kate rapida si abbassò con Martha ed osservo le prove che l’accusavano. Si portò una ciocca di capelli dietro l’orecchio e vide lei con suo fratello raffigurati in quelle foto.

-Non dici niente adesso?- urlò Rick. –Come le hai avute?- sussurrò Kate. –Non ha importanza…so solo che mi stai tradendo con quest’uomo…perché?- si avvicinò pericolosamente a lei. –Richard fermati!!- Martha lo fermò, capendo che Kate non aveva fatto niente.

-Non intrometterti mamma…- si voltò verso di lei con gli occhi infuocati. –Io sono innamorata di te, mi sembra di avertelo detto e avertelo fatto capire in ogni modo possibile. Non so chi ti abbia fornito queste foto e non so se ho voglia di saperlo, ma adesso lo chiedo a te…perché? Perché credi a queste foto e non a me? Perché pensi che sia come le altre donne?-

-Se mi ami perché sei stata a letto con un altro uomo?- indicò la foto che li ritraeva nudi. –Questa…foto- strinse il foglio –è falsa…se proprio dovevo tradirti, pensi che lo farei con la persona che ha i miei stessi geni?- questa volta era lei ad essere arrabbiata.

-Scusa?- si tranquillizzò lui. –Questo ragazzo e Tyler…è mio fratello e questa foto è falsa- gli gettò addosso l’immagine. –T…tu…tuo fratello?- la guardò imbarazzato a morte e anche colpevole.

-Richard…so che Kate non vuole sapere chi ti ha dato queste foto- Martha intervenne con un sospiro di sollievo –ma io si…chi ti ha portato queste?- gli chiese.
-Caro!! Non eri a letto…mi sono preoccupata- in quel momento, entrò nella stanza con solo una camicia che la copriva, la bionda malefica. Kate si voltò verso di lei con lo sguardo vuoto, il volto che sbiancava. Non riusciva a parlare, era come se le avessero dato una pugnalata alla schiena.

-Kat…- Martha si preoccupò solo della povera ragazza vicino a lei. Alexis si strinse ai suoi pantaloni e Rick non riuscì a guardare le sue donne sugli occhi.
-Oh…la traditrice…- borbottò Gina. Kate aveva lo sguardo spento, il dolore era chiaro nel suo volto. I suoi occhi spenti si posarono sullo scrittore. –Perché?- disse con un sibilo appena percettibile –Non ti sei fidato di me e questo fa già male, ma…- indicò debolmente la donna davanti a loro.

-Mi dispiace…Kate…- non sapeva come dirglielo. Anche Alexis aveva capito cosa stava succedendo e guardava suo padre arrabbiata. Lei invece si inginocchiò vicino a lei per lasciarle un bacio sulla fronte. –Qualsiasi cosa succederà ricordati che ti voglio bene come fossi mia figlia…- sussurrò sul suo orecchio, abbracciandola.
-Kate…- cercò di fermarla, ma lei non lo guardò nemmeno. Era già voltata verso la porta, pronta ad uscire. Lui cercò di fermarla, ma trovò Martha che si parò davanti a lei e sua figlia che imitò i movimenti della nonna. –Ti saresti dovuto fidare…io non mento sui miei sentimenti- sussurrò, prima di chiudersi la porta alle spalle.
-Povera ragazza…si è resa conto che non è all’altezza!- sogghignò Gina, appoggiata ad una colonna. –Cosa aspetti?- Martha guardò suo figlio –devo farlo io o sei abbastanza uomo da sbatterla fuori di casa- gli disse, prima di accompagnare sua nipote in camera sua.

 
 
Kate si chiuse la porta del suo appartamento alle spalle. Il suo corpo si sedette sul parquet, le ginocchia che si appoggiavano al suo petto e le mani che coprivano il dolore del suo volto. Stava piangendo da quando era salita in macchina. Il sapore salato del suo dolore la faceva soffrire sempre di più. Voleva urlare, sfogarsi prendere a pugni qualcuno…ma sentì solo le forze abbandonare il suo corpo e farla cadere di lato.


 
Richard aveva riordinato tutto e bruciato le foto che gli erano state date. Erano passate due ore da quando Kate era uscita da casa sua. Martha e Alexis stavano cenando con una pizza che avevano ordinato e non lo avevano degnato di un sorriso o di una parola.

-Mi dispiace…- si avvicinò a loro, ricevendo uno sguardo freddo da entrambe. –Non è a noi che devi dirlo Richard…come hai fatto a fidarti di Gina e non della ragazza più seria, più straordinaria che sia vissuta qui con noi?- lo rimproverò sua madre.

-Ho sbagliato, lo so…ma che posso fare?- gesticolò. –Non lo so Rick, posso solo dirti che come donna…non riuscirei a perdonarti…tu non solo non ti sei fidato di lei, ma l’hai anche tradita…hai tradito il suo cuore…- continuava a rimproverarlo -…io proprio non ti capisco!-

-Ho sonno nonna…mi racconti una storia?- Alexis guardò la rossa con gli occhi rossi. Non voleva piangere, ma l’assenza di Kate la faceva soffrire molto. –Te la racconto io…se vuoi- si propose Rick, sperando che lo perdonasse. –No…voglio la nonna…- scosse la testa.

Rick si era seduto dietro la porta della camera della figlia. Non si stavano raccontando una storia, no Alexis stava piangendo per l’assenza della donna. Rick si sentì sprofondare nel vuoto per quello che ava fatto anche a lei, con il suo comportamento.

-Nonna…Kate non tornerà più?- le sentì chiedere tra i singhiozzi. –Hai sentito Kate, ti vuole bene e non penso che ti lascerà sola…lasciale qualche giorno e vedrai che tornerà a leggerti le favole della buona notte, giocare alle bambole e tutte le altre belle cose che facevate insieme…- la rassicurò Martha. –Perché papà le ha fatto male?- chiese ancora la piccola, questa volta ferendo il profondo del cuore dello scrittore. –Non ti so rispondere piccola, ma ora smetti di piangere- le disse sua nonna –cosa ti dice sempre Kate a proposito del piangere?-

-Che non è bello per una principessa- sorrise la piccola. –Appunto…dai ora dormi, vedrai che domani andrà meglio- la cullò, finché non sentì il suo respiro farsi più pesante.

-Cerca di risolvere questa cosa figliolo, non voglio vedere il tuo rapporto con lei rompersi per qualcosa di così stupido e avventato- lo guardò seria, rifugiandosi in camera sua.
 


Il mattino seguente arrivò molto lentamente, a parte Alexis, nessuno era riuscito a dormire molto bene. –Nonna…nonna…possiamo andare a trovare Kate?- la supplicò per l’ennesima volta. –Non so se è una buona idea piccola, ma possiamo tentare…al massimo prendiamo un gelato…- le sorrise debolmente, guardando Richard seduto sul divano che pensava ad un modo per farsi perdonare. la porta del loft richiamò la loro attenzione, qualcuno stava suonando. Rick andò ad aprire e si ritrovò davanti il ragazzo che la sera prima aveva accusato essere il fidanzato segreto di Kate.

-Salve…sono Tyler…cercavo Kate…- disse con tono pacato. –Non è qui temo…- gli rispose Richard studiandolo attentamente, mentre entrava nel loft. –Lei deve essere Rick…Martha e la principessa Alexis…- sorrise –Kate mi ha parlato molto di voi- disse ignaro di ciò che era accaduto.
-Posso fare qualcosa per lei Tyler?- chiese Rick alla fine. –In realtà si…mi sto preoccupando. Kate e io dovevamo incontrarci circa un’ora fa in un bar qui vicino e non si è presentata…ho provato a casa sua e non ha risposto, e poi mi sono ricordato che spesso rimaneva qui per la notte- rispose.

-Non risponde al telefono?- si preoccupò Rick. –No, e anche questo mi è sembrato strano…quindi mi chiedevo se sapevate dove fosse- concluse.
-Mi dispiace ragazzo, non abbiamo la minima idea di dove sia…l’abbiamo vista ieri sera e poi niente...hanno avuto un diverbio…- spiegò svelta Martha. –Oh…spero niente di serio, so che Kate tiene molto a lei signor Castle, non ho visto mai nessuno parlare di una persona con un luccichio negli occhi e poi quado parlava della piccola Alexis…- spostò lo sguardo sulla bambina.

-Hai detto di aver provato a casa, ma sei sicuro che non fosse li dentro?- chiese Rick, cambiando discorso e togliendo quell’enorme coltello che gli aveva piantato al cuore. –Si…ma non ho la chiava, forse voi ne avete una di scorta- si informò.
-Io non credo…- Rick ci pensò. –Ce l’ho io la chiave- Alexis sorprese tutti, correndo in camera sua e ritornando con un portachiavi rosa. –Kate me l’ha data perché così potevo andare da lei quando volevo- gliela porse –ha detto che ero una bambina grande e che potevo tenerla-
-Beh…allora grazie, vado a cercarla…volete venire con me?- chiese guardando la famiglia Castle. –Si…voglio vedere Kate- esultò la piccola rossa. –Allora andiamo principessa- la invitò a prendere la sua mano. -Veniamo anche noi- annuì Martha, dando un colpetto sulle spalle al figlio.
 
Raggiunsero l’appartamento di Kate in pochi minuti. La chiave era veramente quella dell’appartamento e aprirono in silenzio la porta. Madre e figlio erano rimasti indietro, mentre Alexis continuava a guardare i movimenti di Tyler.
-Kate?!- la chiamò entrando nell’appartamento. Notò lo specchiò dell’ingresso rotto e una scia di sangue andare verso il divano. –Kate?!- urlò con voce più preoccupata e poi la vide, era distesa in bagno a terra e sembrava priva di sensi.
-ODDIO!!!- si precipitò da lei preoccupato. -911 qual è l’emergenza?-
-Ho bisogno di un’ambulanza…presto!! Mia sorella sta perdendo sangue ed è svenuta…presto…- urlava al cellulare. Con i vestiti che si sporcavano del suo sangue.
-Che succede?- Martha e Richard entrarono finalmente nell’appartamento e rimasero impietriti nel vedere Kate a terra e Tyler sopra di lei che cercava di risvegliarla. Il cuore di Rick s fermò, il respiro impercettibile e gli occhi pieni di paura.

E’ colpa mia…è colpa mia…



ECCOMI CON QUESTO NUOVO CAPITOLO. IN RITARDO PAZZESCO, LO SO, SCUSATEMI MA HO AVUTO DEI PROBLEMI IN FAMIGLIA. COMUNQUE…ECCOCI QUI, TYLER FA LA SUA COMPARSA E RICK COMPIRA’ L’ERRORE PIU’ GRANDE DELLA SUA VITA. COSA SUCCEDERA’ A KATE, LO PERDONERA’ O PRENDERA’ LE DISTANZE?

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Capitolo 14
*** capitolo 14 ***


-Mamma…posso spiegare…- Richard cercava di scusarsi almeno con lei. –Non è a me che devi fare le tue scuse Richard!- sospirò la donna –ma a quella povera ragazza-

-Come ti è saltato in mente di andare a letto con la tua ex? Non ti rendi conto che l’hai ferita ben due volte?- lo sgridò, gesticolando arrabbiata.
-L’ho ferita, lo so…ma due volte?- chiese non capendo.

-Richard caro, per quanto tu sia intelligente in questo momento stai facendo veramente la figura dell’idiota- lo guardò storto –primo…hai ferito la sua fiducia, credendo a quelle foto che una certa persona ti ha dato, e poi hai tradito completamente i suoi sentimenti andando con quella-
-Credi che riuscirò a farmi perdonare da lei?- chiese sconsolato.



-Ti dico solo che avrai bisogno di tutte le carte vincenti possibili se vuoi riconquistare quella ragazza, hai fatto un gran bel disastro ragazzo e ora…- fece un cenno con la mano per indicare la situazione.

-Ok…come sta Alexis?- domandò ancora, da quando erano tornati dall’ospedale, non gli aveva più rivolto la parola.
-Piange…e non so come farla smettere…- disse affranta la rossa, portando un bicchiere di latte al piano superiore –ah…ti ricordi del mio spettacolo di questa sera?- si fermò.

-Si, ma che centra adesso?-

-Katherine doveva suonare come sostituta, credi che lo farà lo stesso adesso?- gli chiese, ricevendo solo un’occhiata triste dello scrittore.

-Ho capito, il mio musical sarà un disastro…- si riavviò verso le scale.

 
 
-Kate, stai meglio?- chiese Tyler, porgendole un bicchiere d’acqua. Lei annuì semplicemente.

- Se può farti stare meglio, vado a casa dello scrittore e lo prendo a pugni- la fece ridere.

-No, non ce ne sarà bisogno…ma dovrai prepararti…- gli disse, con un debole sorriso tra le labbra.

-Prepararmi a cosa?- la guardò confuso. –All’incontro con i nostri genitori…ho mandato loro un messaggio dicendo che ero tornata a casa e hanno insistito per venire a vedere come stavo- lo informò.

-Beh…prima o poi sarebbe dovuto succedere- alzò le spalle contento per quello che stava succedendo.

Passarono diverse ore, Kate stava suonando il piano, non c’era niente di meglio per rilassarla. Le sue note vennero interrotte dal rumore proveniente dalla porta. Kate si alzò per andare ad aprire.

-Mamma…papà…- li salutò, invitandoli ad entrare. –Che è successo? Perché non sei rimasta in ospedale? Perché non ci hai chiamati prima? Mi spieghi che cosa sta succedendo? Che ti ha fatto quel…- sua madre iniziò a tartassarla di domande, fermandosi solo quando vide la seconda presenza nell’appartamento.

Le mancava il fiato e suo marito aveva la stessa espressione nel volto. –Tu…T…Ty..lor- disse a mezza voce.

-Ciao mamma- la salutò –ciao papà- li vide commuoversi e mettersi a piangere.

-Tylor?- si avvicinarono a lui, dimenticando i problemi della figlia. –Si…sono io…- tutti e tre si avvicinarono veloci per un dolce abbraccio.
-Se..sei vivo?- guardarono poi Kate. –Come?-

-Forse è meglio che vi sediate…- li invitò il ragazzo.

Iniziarono a raccontare del passato e di ciò che era accaduto al Tyler dopo il rapimento. Lui che era fuggito dal suo rapitore, il modo in cui si era nascosto tutti quegli anni per paura che la famiglia non lo accettasse. Lacrime, ricordi e altro ancora, fecero passare di mente a Kate il motivo per cui era triste.
 


-Siete pronti?- chiese Martha –Non voglio fare tardi al mio Musical disastrato- invitò suo figlio e sua nipote a seguirla rapidi per raggiungere il teatro. –Eccoci…- Richard era sceso dalla camera con sua figlia che lo seguiva, l’aveva aiutata a vestirsi per la serata, ma non avevano scambiato neanche una parola.

-Va così male?- sussurrò al figlio, notando il distacco della piccola. –Hai una domanda di riserva?- la guardò triste lui.

Raggiunsero in breve tempo il teatro in cui sarebbe stata messa in scena lo sceneggiato di Martha.

-Abbiamo provato così tanto- uno degli allievi di Martha si lamentava dell’assenza del pianista. –Lo so ragazzi, ma vediamo di dare comunque il massimo, certe cose possono accadere…non facciamoci scoraggiare dal cattivo Karma- cercava di consolarli o consolare anche se stessa.  

-Dai che a minuti si va in scena…- li invitò a raggiungere il dietro le quinte.

Alexis si stava guardando intorno alla ricerca di quegli occhi così familiari che l’avevano colpita qualche mese prima. Sentiva che il volto iniziava ad essere rigato dalle lacrime nel sentire la sua mancanza, era sicura che quella sera l’avrebbe rivista. Si allontanò su un angolo del grande ingresso del teatro, le gambe che si appoggiavano al petto e il viso coperto dalle manine morbide. Nessuno si stava preoccupando di lei, Richard aveva raggiunto le postazioni e non poteva più uscire, ma non si era accorto della sua assenza, pensava che era in compagnia di sua madre.

-Mi sembra qui ci sia una principessa che sta piangendo- una voce dolce e familiare fece alzare il volto di Alexis –hey…vieni qui…-

Alexis allacciò le sue piccole braccia al collo della donna che l’aveva soccorsa. –Che ne dici…andiamo in bagno a darci una rinfrescata? Si…- la vide annuire, nascondendo il viso sul suo petto.
 


-Sai che cosa è successo?- chiese Johanna a Tyler. –No…non me ne ha voluto parlare, ma sono sicuro che riguardi quello scrittore, quando siamo andati all’ospedale lo ha cacciato immediatamente- rispose lui, seguendo la sorella con lo sguardo.

-Speriamo non l’abbia ferita- sospirò sua madre –altrimenti che tiene fermo Jim?- guardò suo marito, che si era fermato a parlare con alcuni conoscenti.
-Rick…ciao tesoro!- Gina si presentò vestita da sera, davanti a loro c’erano dei fotografi che non esitarono a scattare qualche foto dei due.
-Che ci fai qui?- la trattò freddamente. –Che domande…sono venuta a vedere lo spettacolo di tua madre…so che ci tiene molto e che per colpa di quella ragazza andrà a rotoli- non esitò a lanciare la solita frecciatina.

-Se non ti dispiace…posso sedermi qui?- gli chiese. –Mi dispiace…è il posto di mia figlia…hai prenotato un biglietto, avrai sicuramente il posto riservato- si sbrigò a dire.

-Andiamo Riky…non sarai arrabbiato con me? To ho liberato di un grosso peso…dovresti essermi grata…e poi…hai visto? Ha dato buca a tua madre? Io non lo avrei mai fatto- continuò, sedendosi vicino a lui, ignorando quanto detto prima.

-Come ti pare…vuoi restare qui? Non c’è problema, ma evita di rivolgermi la parola…io e te…abbiamo chiuso definitivamente, non ho tempo di parlare con te, a differenza tua io sono qui per dare supporto a mia madre-

Lei fece per ribattere, ma le luci che si spengevano e l’entrata in scena di Martha Rodgers le impedirono ogni cosa. I vicini le intimarono di fare silenzio e Rick non poté che sorridere lieto del supporto dei suoi vicini di posto. Loro erano proprio sotto al palco. Riuscivano a vedere la parte adibita all’orchestra e il palco dove sarebbero state messe in atto le scene dello spettacolo.

-Signori e signore buona sera…vi ringrazio per la magnifica presenza che avete regalato a questo spettacolo…- iniziò la rossa –ma non voglio dilungarmi troppo…iniziamo con il presentare la magnifica orchestra che accompagnerà le nostre scene…- iniziò ad applaudire, seguita dal pubblico.
In quel momento entrarono tutti i musicisti che presero ordinatamente posto nelle rispettive sedie. Rick si sentì in colpa nel vedere l’assenza di Kate, aveva fallito anche nell’aiutare sua madre.

Anche Martha da sopra al palco mostrò un velo di tristezza. –Ci scusiamo per…- la rossa iniziò a parlare, ma venne fermata dalla presenza inaspettata di una donna molto familiare pronta a prendere il suo posto tra i musicisti. –Sono lieta di invitare tra i nostri straordinari musicisti una giovane promessa della musica…Katherine Beckett!- Martha sorrise come non aveva mai fatto prima.

Richard nel sentire quel nome iniziò a cercare la donna in questione ovunque, ma dalla sua posizione non riusciva ancora a vederla.
Kate entrò in scena tenendo Alexis per mano e la cosa fece commuovere tutta la platea, compresi Martha e Richard. Si fermò davanti al pianoforte e si inchinò davanti al pubblico. –La mia giovane assistente!- presentò Alexis, facendo ridere tutti.

Lo spettacolo durò un paio d’ore e nessuno era più contento di Martha Rodgers in quel momento. Kate e Alexis erano rimasti ancora sedute al pianoforte, perché la piccola aveva trattenuto il suo vestito per paura che dopo quella sera non l’avrebbe più rivista.

-Non tornerai più con noi vero?- piangeva disperata sul suo vestito.

-Hey…hey…guardami!- le tirò su il visino bagnato –tu non hai nessuna colpa di ciò che è successo ok? Io ti voglio bene più di qualsiasi cosa al mondo…è come se fossi mia figlia- le asciugò le lacrima con una mano.

-Mi vuoi bene?- mormorò tra i singhiozzi la piccola rossa. –Se ti voglio bene?…io ti voglio un mondo di bene piccola e questo non cambierà perché io e il tuo papà abbiamo litigato…- la fece salire sulle sue gambe.

-Me lo prometti?- si assicurò la piccola smettendo di piangere. –Te lo prometto-

-Ti voglio bene…non dimenticarlo mai piccola- si alzarono dalla loro postazione. Alexis la fermò una seconda volta. –Questo significa che posso chiamarti sempre mamma?- la folgorò sul posto.

-Alexis, tu ce l’hai una mamma- si abbassò per guardarla negli occhi. –No…lei è solo Meredith…tu sei la mia mamma, perché io ti voglio più bene di lei- sorrise, con gli occhi che brillavano con quell’affermazione. Ci credeva veramente a quello che diceva. Kate si lasciò fuggire una lacrima, avvolgendo la piccola in un intenso abbraccio.

Iniziò a cullarla, iniziando a suonare qualcosa al pianoforte. ‘Can you feel the love tonight?’ del Re Leone.  Tutto durò il tempo necessario per far smettere completamente i singhiozzi e le lacrime della piccola Alexis e le sue.
 

Senza neanche accorgersene nella platea erano rimaste diverse persone, tra cui fotografi e giornalisti che avevano ripreso ogni singolo istante. Richard era rimasto in piedi ad osservare la straordinaria personalità di Kate e maledicendosi per aver rovinato ogni cosa. –Signor Castle, forse non sono affari miei…ma quella ragazza è qualcosa di straordinario- gli sussurrò una vecchietta prima di scomparire nella sala accanto.

Richard si sedette su una delle poltroncine ad ammirare le due ragazze più importanti della sua vita, le lacrime copiose che scendevano sul suo viso. Gli occhi di Kate si voltarono verso di lui ed entrambi si scambiarono uno sguardo pieno di dolore, gli occhi di entrambi macchiati dalle lacrime e dal tormento di spiacevoli emozioni.
 

La settimana passò molto in fretta, la scena che si era presentata a teatro tra Kate e la piccola Castle venne mostrata ad ogni telegiornale, rivista e giornale. Tutti si chiedevano cosa fosse successo tra la bella pianista e lo scrittore, tutta la città era commossa per la scena.
Ogni volta che Kate o Rick giravano un angolo si sollevavano mormorii e bisbigli, ma nessuno gli dava troppo importanza, erano troppo presi dal dolore che stavano provando.

Era venerdì sera e Kate stava facendo una passeggiata a Central Park con suo fratello, l’aveva convinta che si sarebbe sentita meglio.
-Non mi piace vederti così sorellina…ho bisogno di un tuo sorriso- cercava di sollevarle il morale. –Mi spiace…ma non riesco proprio a stare meglio- si strinse sulle spalle, cercando di non piangere.

-Cosa posso fare per aiutarti?- chiese Tyler. –Mi basta averti vicino- gli rispose, alzando lo sguardo davanti a se e si paralizzò nel momento.
-Che succede Kate?- chiese Tyler.


 
Rick camminava con sua figlia e con sua madre per Central Park, era riuscito a convincere sua figlia ad andare con lui…ma solo perché glielo aveva chiesto sua nonna. Non riusciva a perdonarsi per il clamoroso errore.

-Hai provato a chiamarla?- chiese Martha, rompendo il silenzio. –Si, ma non risponde…o fa rispondere a suo fratello- rispose con voce flebile.
-Cosa posso fare per aiutarti?- lo guardò triste, non gli piaceva vederlo così. –A meno che tu non abbia il potere di mandare indietro il tempo…temo niente- sospirò sconfitto, alzando lo sguardo davanti a se e rimanendo bloccato sul posto.

-Che succede Richard?- alzò anche lei lo sguardo nella stessa direzione.

 
-Guardate chi c’è?-  si sentì mormorare da alcuni passanti.

 
-Kate!!- Alexis si avviò per corre incontro alla donna, ma venne fermata da una persona che si parò davanti a lei. Una donna bionda, con una bottiglia tra le mai e gli occhi confusi.

-Com’è possibile?- iniziò a parlare la  bionda –come è possibile che una semplice provincialotta come te…sia riuscita a rubarmi la fortuna di una vita?- chiese con voce rotta dall’alcol.

-Gina…- sussurrò Kate, senza che nessuno sentisse.

-ALLORA!! TI HO FATTO UNA DOMANDA!!-  urlò contro la ragazza.

-Sei ubriaca, sarà meglio che ti chiami un taxi- obbiettò tranquilla Kate, prendendo il cellulare.

-Tu…non chiamerai nessuno- si avvicinò e gli buttò il cellulare a terra – ti ho fatto…una…domanda…come? Io ci ho messo più di un anno a convincerlo di stare con me...poi arrivi tu e in un paio di mesi lo accalappi…come è possibile?-

-Io…- sospirò Kate –Non ACCALAPPIO nessuno, mi sembra che ci siamo lasciati…hai raggiunto il tuo obbiettivo…complimenti, cosa vuoi ancora?- chiese, mantenendo la calma.

-Voglio sapere perché? E’ per via di questa adorabile bambina? E’ per lei che ti sei innamorata di lui? O per il bel conto in banca che ha?- continuò insistente la ragazza, indietreggiando verso Alexis che iniziava ad essere spaventata.

-NON AZZARDARTI A TOCCARLA!!- Kate tirò fuori la rabbia, nel vedere che si era avvicinata pericolosamente alla bambina e alzò lo sguardo verso lo scrittore.

-Ah…ahah…NON MUOVERTI CARO…o questo bel faccino diventerà rosso per il sangue e non per i capelli…- sogghigno, rompendo la bottiglia su un secchio e puntando la punta più affilata al collo della piccola che subito iniziava a piangere.

-E dire che vi ho fatte incontrare io…- continuò, guardando Kate. –Incontrare? Se fosse stato per te sarebbe potuta morire investita o chissà cos’altro!- ribatté l’altra.

-NON AVVICINARTI…SCIRTTORE, QUI NON SIAMO IN UNO DEI TUOI LIBRI…LA GENTE MUORE VERAMENTE!!- aumentò la pressione sul collo della piccola che iniziava ad arrossire.

-Cerco di distrarla…quando si sarà allontanata predi Alexis- mormorò impercettibilmente al fratello che annuì preoccupato.

-SMETTETELA DI CONFABULARE VOI DUE!! A proposito…perché non dici a tutti chi è il tuo accompagnatore…magari la gente capirà perché vi siete lasciati- rise malignamente un’altra vota.

-oh…Tyler ti presento la strega…Strega ti presento mio fratello Tyler…contenta?- la guardò fare una smorfia di rabbia. –Ora…perché non risolviamo questa cosa tra noi? Non è questo che vuoi? Eliminare la concorrenza?- la guardò con aria di sfida.

Kate nel frattempo abbassò lo sguardo su Alexis che smise di piangere qualche secondo. La ragazza le indicò il terreno e la piccola capì subito.
-Allora…vuoi sapere che cos’ho di così diverso da te?- tornò a guardare la bionda, che annuì grata che ci fosse arrivata. –Iniziamo con il dire che non sono attaccata ai soldi come qualcuno…ho il mio stipendio…sudato e guadagnato con sacrifici- iniziò –non ho secondi fini, quando mi impegno con qualcuno al primo posto ci metto i miei sentimenti e non l’interesse economico…amo la semplicità…adoro vedere sorridere la persona che amo…ricordarle che il suo cuore ha la musica più straordinaria che esista…che altro?- la guardò, vedendo che si era allontanata a sufficienza.
Kate spostò rapida lo sguardo su Alexis, che fece come ordinato e si abbasso veloce. A quel cambiamento la ragazza atterrò la bionda come un giocatore di rugby e suo fratello allontanava la piccola Alexis dalle due donne.

-ADESSO TI AVVERTO IO STRONZA!!- Kate le tolse la bottiglia dalle mani e la gettò su un bidone vicino –Non avvicinarti più alla mia famiglia!! Non avvicinarti ad Alexis…NON OSARE AVVICINARTI A MIA FIGLIA!!- le urlò contro, rialzandosi di scatto.

Gina scappò dal posto con la coda tra le gambe, intimidita dal tono usato da Kate. Sembrava il ruggito di una leonessa pronta a difendere il suo cucciolo.
-Alexis…piccola…- si voltò in direzione della piccola, che scoppiando in un sonoro pianto si rifugiò tra le sue braccia. –Shh…ci sono io qui…tranquilla, non piangere piccola!- le accarezzò la schiena con gesti circolari.

-State bene!!- si avvicinò Richard, sbloccato da una gomitata della madre. –Si…credo che non si sia fatta niente, non preoccuparti…forse dovresti parlare con la polizia e mettere a quella donna un ordine restrittivo- gli disse, senza guardarlo.

Le braccia di Kate stavano cullando la piccola Alexis, mentre cercava di rialzarsi dal marciapiede. –Prendila…Rick…prendila!!- gli ordinò, sentendo la testa iniziare a girare e le gambe diventare gelatina. Lo scrittore riuscì a malapena a fare in tempo ad abbassarsi che Kate era caduta a terra priva di conoscenza, davanti agli occhi preoccupati dei presenti.


 
ECCOMI. CON UN NUOVO CAPITOLO, SPERO DI NON AVERVI FATTO ASPETTARE TROPPO QUESTA VOLTA. DOPO IL FINALE DI STAGIONE SENTO DI ESSERE FELICE PER AVER SALVATO I CASKETT, MA SONO ANCHE TRISTE PERCHE’ NON LI RIVEDREMO PIU’ NELLE PROSSIME STAGIONI COME AVREI VOLUTO. POSSIAMO SOLO CONTINUARE AD IMMAGINARE POSSIBILI MOEMNENTI CHE I NOSTRI RAGAZZI HANNO PASSATO INSIEME, ANCHE IN QUESTA MIA AU. FATEMI SAPERE CHE NE PENSATE. ALLA PROSSIMA.NIKKI.

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Capitolo 15
*** capitolo 15 ***


-Kate…dove credi di andare? Il dottore ha detto che devi rimanere a riposo…- Tyler, il fratello ritrovato, correva dietro ad una testarda sorella che voleva uscire dall’ospedale.

-Ha anche detto che stavo bene e che potevo andare se volvo- la ragazza camminava rapida dopo aver firmato i moduli di dimissione.

-Andiamo…sei svenuta…non è stare bene!!- la rimproverò lui, cercando di mantenere il suo passo.

-Come stai?- avevano raggiunto le poltroncine in cui era seduta la famiglia Castle.

-Bene…grazie- rispose fredda, senza fermare il passo veloce verso l’uscita.

-L’hanno già dimessa? Pensavo che dopo l’accaduto l’avrebbero tenuta in osservazione almeno fino a domani mattina- affermò Castle, mettendosi vicino a Tyler.

-Non l’hanno dimessa…è stata lei a farsi dimettere!- borbottò il ragazzo, portando nuovamente l’attenzione su sua sorella.

-Sentite…sono adulta e vaccinata, il medico mi ha detto che è stato solo un calo di pressione, probabilmente dovuto allo stress…ha raccomandato di rilassarmi e riposare, cosa che con voi tra i piedi non è fattibile…- era arrabbiata?

-Potrei concordare se solo mi avessi fatto partecipe del consulto con il dottore- Tyler era veramente stanco e quella conversazione era un po’ pesante per tutti.

-Andiamo Kate fermati, vogliamo sapere solo come stai…- Rick le afferrò il braccio, facendola voltare verso di lui, lo sguardo pieno di rabbia.

-Come sto? La tua ex per poco non mi rovina la carriera- alzò la mano che qualche tempo prima era rotta –poi ti porta delle foto e mi accusi di tradirti, quando sei tu quello che ha tradito…ci siamo lasciati e tanto continua a perseguitarmi…come sto? Ti rispondi da solo-  si liberò bruscamente dalla presa e riprese il suo tragitto.

-Ti ho detto che mi dispiace…come faccio a farmi perdonare!! Non ero in me…ero arrabbiato…- cercò di giustificarsi.

Si fermarono tutti al bordo di un marciapiede. –Tu non solo mi hai tradito…potevo anche giustificarlo sei ricco e famoso…ma non hai avuto fiducia in me…hai preferito credere alle parole di quella stronza invece che a me…pensavo mi conoscessi…non ti avrei mai tradito, se pensavo che la nostra storia fosse finita te lo avrei detto in faccia come sto facendo ora- fermò un Taxi –è finita…sta lontano da me…-

Kate salì nella vettura, chiudendo lo sportello immediatamente, senza far salire neanche Tyler.

-E’ uno scherzo!!- il ragazzo biondo guardava la vettura gialla allontanarsi a grande velocità.

-Maledizione…- Richard pensava al male che stava provando e che probabilmente era cento volte più grande nel cuore di Kate. Aveva appoggiato la mano in un vecchio bidone della spazzatura. –MALEDIZIONE!- l’urlo dentro la sua testa fu più violento di quanto pensasse, tanto che la sua mente lanciò l’impulso di colpire quel povero bidone dei rifiuti. Fortunatamente era vuoto, ma il suono sordo della caduta era riecheggiato per l’intero isolato. Era buio…erano a malapena le una di notte. Erano rimasti soli.

Tutti e quattro decisero di accertarsi delle condizioni della povera Kate, raggiungendo tutti il suo appartamento in Taxi.

Dalle finestre dell’appartamento di Kate usciva la melodia del suo pianoforte a coda. Sembrava regalare musica alla serata fredda e grigia che stavano passando tutti.

-Chopin- mormorò Tyler, sedendosi sui gradini del palazzo, senza entrare, sapendo che quando suonava in quel modo voleva restare da sola. –Finché suona sapremo che sta bene- guardò gli ospiti e la bambina che dormiva tra le braccia del padre.

-Aspettiamo qui con te…- Richard si sedette al suo fianco insieme a sua madre.

-Non credo ci sia bisogno e non fa bene a sua figlia restare fuori così a lungo, ha bisogno di riposare in un letto- guardò la rossa tra le sue braccia.

-Se vuoi posso portarla a casa- propose Martha al figlio.

-Ok…forse avete ragione, ma non mi muovo da qui, finché non sarò sicuro che non ha niente di grave- annuì lo scrittore, passando la figlia a sua madre.
Le due rosse trovarono subito un taxi libero e ritornarono al loft dello scrittore, mentre i due ragazzi erano seduti sugli scalini freddi di quel palazzo.

-Questo sarebbe il momento giusto per prenderti a pugni…non c’è nessuno in giro e in pochi sanno chi sono- Tyler guardò il volto preoccupato dello scrittore –ma stai tranquillo…non ti succederà niente, so per certo che se mia sorella avesse voluto ci avrebbe pensato da sola…lo sapevi che cintura nera di karate…-

-Mi dispiace…solo che…-

-Noi siamo uomini…come dice mia madre, a volte non usiamo sempre il cervello per pensare…- indicò il cavallo dei pantaloni, facendogli capire.

-Tua madre ha perfettamente ragione…- sorrisero entrambi –sta bene? Come ti è sembrata?- si preoccupò Rick.

-Da quel poco che sono riuscito a sentire dal medico non ha niente di grave, solo qualche livido per la caduta…probabilmente è vero che è stato per lo stress…solo che poi mi ha fatto uscire, non capisco cosa ci sia di così speciale da non potermelo confidare…- borbottò il biondino.

-Chissà perché non voleva dirtelo…- iniziarono a ragionare entrambi su i possibili motivi.

-Forse perché siete due uomini…- una donna alta e molto bella, nonostante l’età si era piazzata davanti a loro.

-Mmma- -Johanna- alzarono lo sguardo su di lei.

-Con te ci chiariremo più tardi e se vedi Jim nelle vicinanze, inizia a correre veloce- spostò lo sguardo sullo scrittore.

-Ti ha chiamato Kate?- si sorprese Tyler.

-No…un medico del turno di notte mi conosceva e mi ha messa al corrente di ciò che è successo- spiegò –voglio vedere se mia figlia sta realmente bene- si avviò per suonare al citofono.

-Non vuole parlare con nessuno…ha cacciato anche me…- la guardarono i due ragazzi.

-Tu sei suo fratello e tu…- si fermò guardando lo scrittore –Io Sono sua madre…vedrete che parlerà con me- suonò finalmente il campanello, alzando lo sguardo verso la finestra aperta.

-Forse si è addormentata- tutti e tre avevano il mento alzato verso il punto da cui si sarebbe dovuta affacciare Kate.

-No…la conosco, sta pensando…vedrai che adesso apre- Johanna suonò nuovamente.

-Non sta suonando più da qualche minuto- Rick fece notare a tutti il silenzio provenire da dentro.

Il suono di una moto provenne dal garage del palazzo e attirò la loro attenzione. Si avvicinò lentamente a loro e li guardò da dietro il casco scuro. Un’Harley nera con in sella Kate, che in un momento abbassò la visiera del casco e sparì dalla loro vista in un secondo.

-Non…ci credo…ci ha liquidato così?- erano tutti in piedi sul marciapiede che osservavano spaesati la strada vuota.

 
Kate stava osservando il sole fare capolino tra le onde del mare. Le guance erano bagnate della copiose lacrime scese sul suo volto e le gambe penzoloni sul legno del molo. Erano passate ore dal momento in cui aveva abbandonato sua madre, suo fratello e Richard davanti casa sua. La serata era stata movimentata e le emozioni che provava erano molto contrastanti.
La notizia che le era stata data, il motivo per cui era svenuta…quello vero, la vita che sarebbe cambiata. Cos’avrebbe fatto? La vita era molto strana a volte e Kate si trovava davanti ad una realtà dolorosa e gioiosa allo stesso tempo.
Le su mani andarono istintivamente sulla sua pancia, alzarono delicate la maglietta e si posarono sul suo addome piatto. Doveva dirglielo? Avrebbe fatto tutto da sola? Era suo…e l’idea era spaventosa, ma era sempre suo.
Salì in sella della sua moto e percorse tutta la città senza una meta precisa. Quello era il modo più adatto a lei per pensare. Il vento tra i suoi capelli…il sound della moto che le riempiva le orecchie e il mondo intorno che si muoveva rapido intorno a lei.

 
-Richard caro…hai dormito un po’?- Martha vide il figlio rientrare in casa con un volto distrutto.

-No…sono rimasto con il fratello e la madre di Kate seduti sugli scalini del suo palazzo- si strofinò gli occhi, lasciandosi cadere sul divano morbido e confortevole.

-Non vi ha fatto entrare? Neanche sua madre?- si sorprese Martha, prendendo posto vicino al figlio.

-Non è che non ci ha fatto entrare è che se ne è andata in sella alla sua moto e non è tornata più…anche se lo speravamo- rispose, chiudendo gli occhi e appoggiando la testa sulla testata del divano.

-Nelle sue condizioni? Una moto? Che ragazza…-

-Sciocca?- la precedette suo figlio.

-Sciocca? No…no, straordinaria...è straordinaria…non ti so spiegare perché, ma andiamo…ti sei fatto sfuggire una donna con la d maiuscola- gesticolò sua madre, per poi bloccarsi all’ultima battuta.

-Grazie madre…sei di grande aiuto per il mio senso di colpa- borbottò lui, guardandola stanco e triste.

-Scusami caro…non volevo, ma non significa che non sia vero- gli lasciò una live carezza sul braccio coperto dalla camicia. Avanzò verso la cucina per un caffè, ma si bloccò sentendo il campanello della porta.

-Aspetti qualcuno?- Richard guardò sua madre e poi l’orologio sul muro. 7:00

-No…a quest’ora? Le mie visite sono tutte oltre le nove di sera- si guardarono sorpresi.

Richard aspettò qualche minuto, ma l’ospite inaspettato tornò a battere alla porta così si avviò ad aprire.

-Ciao…- sussurrò Kate, cercando di non guardarlo negli occhi.

-Kate…stai bene?- la guardò sorpreso di vederla li –perché non hai aperto a tua madre o a tuo fratello?-

-Posso entrare?- lui la lasciò passare in silenzio, non sapendo cosa dire per non farla arrabbiare.

Si ritrovarono seduti sul divano, a debita distanza e con la tensione che iniziava a salire.

-Devo dirti una cosa…e sappi che è molto difficile per me, ma cerca di non interrompermi finché non ho finito- iniziò, aveva la voce tremolante.

-Ok…ma prima dimmi come stai…ieri sei scappata così e ci hai fatto preoccupare molto- annuì lui.

-Sto bene…avevo bisogno di pensare e stare da sola, sono finita in una situazione molto…ma molto complicata- rispose.
Rimasero in silenzio per qualche minuto, poi Kate prese un grosso respiro ed iniziò a parlare. -Quello che sto per dirti non cambierà assolutamente la nostra situazione, tu hai tradito la mia fiducia e io non riesco a passarci sopra come niente fosse…- sospirarono insieme, comprendendo l’intera situazione –ma…da oggi in poi dovremmo comportarci come persone adulte e mettere da parte le nostre priorità e concentrarle in un punto…-

-siamo parlando di Alexis? Sono perfettamente d’accordo…è colpa mia quello che è successo, ma sono contento che tu voglia mantenere il rapporto con lei- sospirò sollevato.

-Certo uno dei punti è Alexis…io non voglio che soffra a causa nostra…ma…- Richard la guardò interrogativo. Uno dei punti? Anche Martha stava ascoltando dalla cucina, senza essere scoperta dai due.

-Ti ricordi la serata a Coney Island?- cercò di fargli capre cosa cercava di dirgli. Lui annuì incerto. –Ti ricordi anche che non abbiamo usato precauzioni…allora- Martha fece una faccia storta, non capendo del tutto. Richard muto annuì nuovamente.

-Cosa cerchi di dirmi Kate…- lui stava ragionando sui fatti accaduti in passato…Serata a Coney Island, niente precauzioni…momento in spiaggia…Il suo sguardò venne fulminato da un’idea che passò veloce nella sua mente. –Oh…cielo…-

-Gia…Oh…- annuì lei, con un sorriso sarcastico.

-Sei…sei…tu sei…- iniziò a balbettare.

-Sono incinta Rick…aspetto un bambino…- lo disse tutto d’un fiato, facendo perdere un battito sia a Richard che a Martha, che lasciò cadere il bicchiere tra le sue mani.
 


Eccomi, scusate tanto il ritardo. Siamo arrivati…Richard di nuovo padre, Kate una futura mamma. Cosa succederà tra i nostri protagonisti? Un bambino cambia la vita, servirà a far riavvicinare i nostri ragazzi? Vi aspetto al prossimo capitolo. (Spero di pubblicare il prima possibile) Grazie per le recensioni e per la lettura. Nikki. 

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Capitolo 16
*** capitolo 16 ***


-Sbrigati Katherine sarà qui a momenti!- Martha Rodger entrò di soppiattò nella camera del figlio, che era intento a vestirsi.
-Si…si, ho quasi finito, mancano le scarpe…e poi quale donna è puntuale?- si allacciò le scarpe scamosciate.

Il citofono emise due suoni. –Questa ragazza a quanto pare è diversa…ora sbrigati, io la intratterrò come posso. La rossa
si avviò alla porta d’ingresso.

-Katherine tesoro!- l’abbracciò calorosamente, erano passati due giorni da quando aveva informato lo scrittore e il resto della sua famiglia sulla novità –come stai cara?-

-Bene, Martha…grazie- ricambiò l’abbraccio –Richard?- chiese guardandosi attorno.  

-Sta finendo di vestirsi…arriverà subito- rispose, invitandola ad accomodarsi.

-Alexis?- chiese, la piccola era l’unica che non sconosceva la situazione. Non sapevano come dirglielo.

-Dorme ancora, oggi non aveva scuola…- spiegò l’attrice, guardandola avvicinarsi alle scale.

-Posso andare a salutarla? Prometto di non svegliarla- aveva già fatto i primi scalini.

-Ma certo cara…vai pure, le farà piacere sapere che sei venuta per darle un bacio- fece un gesto con la mano, in modo da dirle di stare tranquilla.

Martha vide l’ospite scomparire al piano disopra. Il suo sguardo era pieno di orgoglio e amore per quella ragazza che era entrata nelle loro vite all’improvviso. Pensò che se ci fosse stata qualsiasi altra donna al suo posto non si sarebbe curata più di quella bambina con l’arrivo di uno proprio, ma Katherine era diversa…sotto molti punti di vista e come donna non poteva che essere più orgogliosa.

Richard entrò nel soggiorno e guardò lo sguardo luminoso di sua madre perso tra i suoi pensieri. –A che pensi mamma?
Non credo di averti mai vista così- constatò.

-Puoi dirlo forte…ragazzo- la rossa si avviò nella sua direzione –cerca di non rovinare tutto con lei…non ce ne sono molte di ragazze con questo carattere, tienila stretta…e cerca di non ferirla- i suoi occhi divennero seri –altrimenti ti troverai contro una coalizione di persone…e non ti piacerà sapere che io sono il loro capo- lo minacciò con un dito.

-O…Ok…mamma, è solo un’ecografia…ne ho già fatte altre, con Meredith, ricordi?- spostò il dito accusatore.

-Non scherzare…giuro sulla mia carriera di attrice che l’esperienza con Katherine sarà completamente diversa da quella che hai vissuto con la tua ex moglie, perché se tu non lo avessi notato…a differenza di lei, Kate vuole tenere ed amare questo bambino- concluse, raggiungendo il piano della cucina.

-Io…- voleva dire qualcosa, ma sua madre lo aveva spiazzato con quelle rivelazioni.

-Possiamo andare…Alexis dorme come un angioletto- Kate scese quella scala come se non se ne fosse mai andata da quella casa. Il suo sorriso contagioso riempì l’ara di gioia e felicità e di dolce attesa.

-Non dobbiamo prendere nient’altro?- Richard si controllò intorno.

-No…nient’altro…- la ragazza scrollò il capo.

Mezz’ora dopo il ginecologo che avevano scelto li stava ricevendo nel suo ufficio. –Salve…Ms. Beckett, signor Castle…vediamo un po’ questo piccolino come se la passa- una donna sulla sessantina li stava accogliendo con un caloroso
sorriso.

Kate si slacciò la camicetta e si stese sul lettino in attesa che la dottoressa applicasse il gel sul suo addome e iniziasse la procedura dell’ecografia.

Castle ricordò la prima ecografia della sua ex moglie. La donna si rifiutava di vedere il piccolino, cioè la piccolina sullo schermo. Era stato veramente difficile il periodo della sua gravidanza, perché lei non voleva quel bambino.

Ora guardava Kate, era stesa su quel lettino, sembrava rilassata, ma non lo era. Era in attesa…voleva vedere il piccolino che stava crescendo dentro di se. Mentre Rick continuava a pensare la ragazza gli prese inavvertitamente la mano, sorprendendolo. I loro occhi si incontrarono per una frazione di secondo, poi tornarono a guardare la dottoressa che maneggiava con la macchina dell’ecografia.

-Allora siete pronti?- girò il monitore nella loro direzione, notando quello speciale luccichio negli occhi di entrambi –eccolo…il vostro bambino…guardate quanto è bello…- indicò il piccolo embrione sullo schermo.

I due ragazzi guardarono senza parole quel piccolissimo puntino, poi iniziarono a sentire qualcosa. Bulup…bulup…il rumore meccanico che indicava che quell’esserino nella sua pancia era vivo. Il suo cuoricino batteva vivace.

-E’ un ragazzo forte…sentite come batte forte il suo cuoricino- la voce della dottoressa confermò quello che avevano sentito.

-Accidenti…- Kate sussurrò qualcosa di impercettibile e Rick pensò che forse si era spaventata. Invece no. Non era spaventata. I suoi occhi si spostarono su quelli dello scrittore, erano lucidi. La sua bocca formò un sorriso molto più luminoso di quelli che solitamente regalava alla gente. –E’…la cosa più bella che io abbia mai visto e il suo cuoricino…senti che musica…- si lasciò sfuggire una lacrima, commossa dal momento.

Rick sentì mancarsi la terra da sotto i piedi per quella scena così dolce. Kate che lo guardava con gli occhi pieni di gioia. Il suo istinto lo costrinse ad abbassarsi e a baciarla sulle labbra. Era un bacio lieve, dolce…ma conteneva tutta l’emozione dei due futuri genitori. Kate si lasciò travolgere in un primo momento, ma poi gli strinse la mano e lui capì di doversi
staccare.

-Scusami…- sussurrò al suo orecchio, rendendosi conto dell’errore.

-Non importa…è un momento travolgente…- lo giustificò lei, stringendogli delicatamente la mano.

-Cosa ci può dire del bambino? Ste bene?- Kate si voltò verso la dottoressa che aveva assistito alla scena commossa anche lei per la dolcezza di quei momenti.

-Oh…è sanissimo, è lungo esattamente due millimetri e mezzo. Visto che sei alla quinta settimana di gravidanza, ma è ancora presto per determinarne il sesso…forse possiamo provare con la prossima visita- spiegò.

-Certo…posso chiederle se si può stampare una foto…lo so è ancora piccolo per vedere le forme del bambino, ma per me è…- non sapeva descriverlo.

-Certo…e se lo lasci dire, sarà una madre straordinaria…- sorrise la dottoressa, prendendo la foto appena stampata e la porse a Kate.

-Lo dice a tutte, vero?- sorrise grata.

-No…non dovrei dare giudizi personali, ma non sono riuscita a trattenermi…mi è bastato vedere la luce nei tuoi occhi quando hai visto il tuo bambino-

-Grazie- sorrise grata, mentre si puliva dal gel.

-Ci vediamo tra cinque settimane per il nuovo controllo…ma per qualsiasi problema, non esitate a chiamare...- gli porse un foglietto con l’appuntamento.

 
Usciti dall’ufficio del ginecologo Kate non riusciva a togliere gli occhi dall’ecografia e Rick non smetteva di guardare la ragazza che amava stringere la prima foto del loro bambino.

-Senti…- si ricordò di doverle delle scuse -…mi dispiace per essermi lasciato andare…prima…prometto che non accadrà più-

-Non scusarti…in quel momento ci stava…era così travolgente e dolce e straordinario che il tuo bacio lo ha reso ancora più speciale. Lo so che ho detto di essere ancora arrabbiata, ma questo non significa che non provi ancora quei sentimenti che ti ho rivelato così tante volte- lo aveva spiazzato, pietrificato su quel marciapiede. Lo amava? Ancora? Dopo tutto quello che le aveva fatto? Dopo il discorso di qualche giorno prima? Forse erano gli ormoni che parlavano…lo aveva sentito da qualche parte…

-Che fai, non vieni?- lo richiamò, con un sorriso che diceva ti ho colpito…e ho vinto!

-Certo…ma, la macchina è qui, dove vuoi andare?- le chiese curioso.

-Qui vicino c’è un negozio interessante- lo invitò a seguirla. Fermandosi a qualche metro dalla macchina. Kate si era
fermata davanti alla vetrina di un negozio per bambini. Gli occhi che scrutavano ogni singolo oggettino.

Entrarono insieme, catturando inevitabilmente lo sguardo delle donne che erano all’interno del negozio. Iniziarono a vagare all’interno del locale, ispezionando ogni scaffale, mensola e altro.

-Che dici li prendiamo?- Rick sbucò da dietro uno scaffale con in mano due completini. Uno rosa con delle farfalle e uno blu con dei dinosauri. Kate sorrise nel vedere lo sguardo preso e desideroso dello scrittore nel comprare qualcosa.

-Si…prendili, tanto fino a quando non sapremo il sesso del bambino, vanno bene entrambi i colori- annuì lei, avendo preso anche lei qualcosa tra le mani.

-Quella maglietta è troppo grande per il bambino- Rick indicò la magliettina che aveva in mano.

-Lo so…ma non è per il bambino che deve nascere…è per quello che già c’è- rispose, mostrandogli la scritta che era davanti. The Best sister in the world. Rick si commosse a quel pensiero, guardando negli occhi la donna che continuava a sorprenderlo ogni volta.

-Pensi che dovremo dirglielo adesso?- si preoccupò dell’eventuale reazione della figlia.

-Non possiamo continuare a rimandare fino a quando il bambino non sarà nato- rispose –non voglio lo scopra all’improvviso, voglio coinvolgerla e renderla partecipe-

Lui la guardò grato e compiaciuto per il suo carattere così straordinario. –Allora, penso che dovremmo comprare quella maglietta e parlare con Alexis- sorrise, dirigendosi entrambi alla cassa.
 
Passarono la giornata a passeggiare per il parco. Alexis era andata con sua nonna a teatro e non sarebbe tornata fino all’ora di cena. Solo quando iniziò a rimbrunire, i due futuri genitori decisero di riavviarsi verso casa, per parlare con la piccola Alexis.

Si trovarono tutti seduti sul divano. Avevano cenato, parlato e sorriso. Arrivato il fatidico momento però, calò un silenzio imbarazzante. Richard non sapeva esattamente come dire alla figlia del futuro fratellino o sorellina. Fortunatamente per tutti fu Kate a prendere la parola e attirare l’attenzione della bambina.

-Senti Alexis…tu sai come arrivano i bambini?- iniziò Kate, sedendosi con la bambina sulle ginocchia. Lei annuì –la cicogna porta i bambini nel pancino delle mamme e poi inizia a crescere e crescere- fece il mimo con le manine.

-Esatto…proprio così- sorrise dolce la donna –lo sai…una cicogna ha portato un bambino qui- poggiò le mani sulla sua pancia, facendo capire alla bambina cosa voleva dire.

-Sei incinta…- il suo volto si rabbuiò subito -…significa che non mi vorrai più bene come prima? Si…che non mi vorrai bene perché avrai un bambino tutto tuo?- chiese triste.

-Oh…piccola- le accarezzò il visino, portandole una ciocca di capelli rossi dietro l’orecchio –tu sarai sempre nel mio cuore, il mio amore per te non può scomparire, in caso può solo aumentare- la vide sorridere.

-E come fai a volere bene a tutti come prima o di più- allargò le braccia come aveva fatto lei. Il cuore inizia ad essere piccolo-

-Alexis…- sorrise Kate -…quando si ama…il cuore non sarà mai piccolo, ma più grande, così il mio amore sarà uguale per tutti…- spiegò semplicemente.

-Quindi potrò essere sempre la tua bambina?- sorrise Alexis, commovendo tutti.

-Si…sarai sempre la mia bambina…anzi…non sarai più solo la mia bambina…- prese la bustina con la magliettina –sarai qualcosa di più…-

Alexis prese in mano il regalo e guardò la magliettina, le sue capacità di lettura erano molto alte per la sua età e quando ebbe letto quello che c’era scritto, alzò lo sguardo sulla ragazza. Non disse niente, le sue braccia avvolsero Kate in un forte abbraccio affettuoso.

-Sarai la sorella maggiore migliore del mondo- sorrise, accarezzandole i capelli e la schiena.

-Questo bambino significa che tu e papà siete nuovamente innamorati?- si entusiasmò.

-Oh…beh…- erano stati presi in contropiede -…ci stiamo lavorando- disse Rick al posto suo. Era vero avrebbe fatto qualsiasi cosa per stare con lei e farsi perdonare. Kate annuì silenziosa.

-Che fa il bambino?- chiese Alexis guardando nuovamente la futura mamma. –Credo stia dormendo, è tardi- rispose lei sicura, poggiando le mani sulla sua pancia scoperta.

Alexis commosse nuovamente tutti. Imitò Kate e poggiò le sue manine su quelle di Kate, che si spostarono e le poggiarono sulla sua pancia.

-Accidenti…questo…è…- Rick aveva gli occhi lucidi.

-Non fare così caro…è Katherine ad avere uno sconvolgimento ormonale, non tu…- scoppiarono tutti a ridere per la battuta di Martha, anche lei visibilmente commossa.

 
ECCOMI CON IL NUOVO CAPITOLO. SPERO VI PIACCIA. IL BACIO RUBATO. L’EMOZIONE. IL FUTURO CASCKET. GRAZIE PER LE RECENSIONI BELLISSIME E PER AVER LETTO QUESTO NUOVO CAPITOLO. L’APPUNTAMENTO VA ALLA PROSSIMA VOLTA. CON I NOSTRI FUTURI GENITORI ALLE PRESE CON UNA CENA DI FAMIGLIA…COSA SUCCEDERA’? ALLA PROSSIMA. NIKKI. 

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Capitolo 17
*** capitolo 17 ***


-Alexis, che fai qui? Non stavi giocando alle principesse con Kate?- Rick vide entrare sua figlia nello studio.
-Si…ma Kate si è addormentata…uffi…- sbuffò, facendo una smorfia adorabile.

-Oh…beh…sono due ore che giocate- pensò Rick –che ne dici se mentre aspettiamo che si risvegli ti preparo un frullato al cioccolato?- le propose, chiudendo il PC su cui stava lavorando per portare la figlia in cucina.

-Dico che mi piace…ci voglio anche una spolverata di cannella…e la panna montata- Alexis prese contenta la mano dello scrittore.

Erano passate diverse settimane dalla grande notizia. Kate e Rick avevano cercato in tutti i modi di far sentire Alexis partecipe e soprattutto di non farle provare la sensazione di essere messa da parte.
Richard posò subito lo sguardo sulla ragazza che dormiva beatamente sul divano. Prima di raggiungere la figlia in cucina si apprestò a mettere la futura mamma in una posizione più comoda. Le poggiò le gambe sul comodo pouf e la coprì con un plaid, sfiorando il ventre, già visibile per la gravidanza. Kate si mosse leggermente e pronunciò qualche parola senza senso, ma non si svegliò, con grande sollievo per lo scrittore.
All’improvviso, mentre il loft era tranquillo e silenzioso, si sentì suonare incessantemente al campanello. –Chi diavolo è?- domandò ad alta voce Richard, arrabbiato perché Kate si era svegliata di soprassalto.

La porta si aprì e mostrò la presenza di una donna alta, con lunghi capelli rossi e gli occhi maliziosi. –Ciao…Gattino…- gli accarezzò il mento, entrando in casa.

-Meredith?!- Martha e Richard la guardarono entrambi preoccupati.

Anche Alexis lo era e la prima cosa che fece fu nascondersi al fianco di Kate, che nel frattempo si era seduta. Kate la avvolse con un braccio, notando la visibile somiglianza tra le due e capendo subito chi fosse la donna che aveva davanti.

-Che ci fai qui?- chiese secca Martha.

-Ti trovo bene anche io…Martha…- disse con tono sprezzante la nuova arrivata –Ricky…ti sembra questo il modo di accogliermi? E Alexis…che fai? Non vieni a salutare la tua mamma?- gli occhi della donna passavano rapidi da un volto all’altro senza difficoltà.

-Meredith…che succede?- intervenne subito Richard, infastidito dalla sua presenza.

-Niente…deve esserci un motivo particolare per fare visita al mio scrittore preferito e alla mia piccolina?- lo guardò, lasciando la giacca tra le mani di Martha che per tutta risposta fece cadere il cappotto a terra.

-Ti sembro un facchino? L’appendiabiti è li…- indicò l’oggetto all’angolo della porta.
Meredith lasciò correre, avvicinandosi maggiormente alla figlia, nascosta dietro le gambe di Kate, che si era alzata.

-Salve…tu devi essere la nuova fiamma del nostro Riky…molto lieta, Meredith…- le porse la mano.

-Katherine Beckett…molto lieta e non sono la fiamma di Richard…solo un’amica- precisò lei, stringendo la mano della donna, facendo capire che stava al gioco.

-Uh…come no…tutte sono affascinate da questo splendore…- si avvicinò a Castle, indicandolo –E dal contenuto del suo portafogli…- aggiunse.

-Mi dispiace deluderla Meredith, ma a me non interessano ne il suo splendore ne i suoi soldi…ho i miei e credo mi bastino- un punto per la pianista. Meredith era visibilmente sorpresa per la risposta.

-Allora mi spieghi…com’è possibile che tu sia incinta di lui se siete solo amici? Hai fatto il mio stesso errore?- Errore? Aveva appena detto che rimanere incinta era stato un errore?

-Di come io sia rimasta incinta…credo non siano affari suoi, Meredith e no…non dirò mai che rimanere incinta sia stato l’errore più grave della mia vita…un bambino è l’esperienza più straordinaria che una donna possa vivere- un sorriso pieno di rispetto e ammirazione comparve nel volto di Richard e Martha, che assistevano silenziosi allo scontro.

-Alexis cara…perché non vieni a salutarmi…- Meredith non si abbassò neanche, fece solo un segno con la mano alla bambina che d’istinto si attaccò più insistentemente alle gambe di Kate, quasi facendola cadere. –Vedo che ha deciso di prendere il mio posto…Katherine…perché la bambina non si avvicina a me?- guardò sia la ragazza che lo scrittore.

-Non sorprenderti troppo Meredith…non ti vede da quando aveva due anni…- intervenne Martha seccata per il comportamento sprezzante della donna.

-Ah…e questa ragazza comparsa dal nulla ha preso volentieri il mio posto? Sei stata brava…hai raggirato Alexis per arrivare a Rick…ingegnoso…molto ingegnoso, ora per cortesia Alexis vieni qui…- guardò severa la figlia.

-Una fidanzata o moglie normali non le potevi trovare eh?- Kate guardò Richard severamente, sperando che faccia qualcosa per difendere la figlia.

-Voglio solo passare del tempo con mia figlia, nient’altro…- questa volta gli occhi di Meredith erano sinceri e Kate riuscì a vedere le buone intenzioni della donna.

Annuendo, Kate si abbassò per guardare la piccola. –E’ la tua mamma…non ti farà niente di male…va da lei, abbracciala…lo so che le vuoi bene- le sussurrò all’orecchio.

-Ma io no voglio…tu sei la mia mamma…- la piccola aveva il faccino triste.

-Allora ne hai due…guarda che bambina fortunata che sei…con due mamme straordinarie e un papà…un po’ particolare…una nonna ingamba e tutti ti vogliamo bene principessa- sorrise, portandole una ciocca di capelli rossi dietro all’orecchia. –Vai…falle vedere quanto sei diventata bella e intelligente…falle vedere come si comporta una vera principessa- la invitò ad avvicinarsi alla madre.

Alexis faceva dei passi lenti e incerti, gli occhi che guardavano prima Meredith e poi si spostavano alla figura alle sue spalle.

-Grazie…- sussurrò Meredith, guardando Kate e poi abbassandosi per accogliere la bambina.

La ragazza dal canto suo fece un cenno con la testa e si allontanò per andare in cucina, dando la privacy che le due meritavano.

-Se non la smetti di guardarmi giuro che ti infilzo con lo spiedino…- Kate sentiva gli occhi Rick puntati sulla sua schiena.

-Scusami ma…sei così straordinaria, così bella e …non smetti mai di stupirmi...solo uno stupido come me poteva perderti…- la raggiunse, sedendosi al suo fianco sul bancone, guardando madre e figlia parlare.

-In questo non posso darti torto Richard…- anche Martha li raggiunse, ricevendo un’occhiata fulminea da parte del figlio. –Come stai cara? È un po’ che non ci si vede…questo piccolino cresce bene?- chiese, indicando la sua pancia.

-Si…credo di si…sono solo più stanca del previsto, ma il periodo delle nausee per fortuna si è concluso…a momenti passavo più tempo in bagno che fuori…- fece ridere la rossa.

-Oh…beh…avete già deciso un nome?- era troppo curiosa quella donna.

-Non ancora…non sappiamo neanche se sarà maschio o femmina…- rispose Kate –ma tuo figlio ha in mente di chiamare nostro figlio Cosmo se è un maschio…se vuole he suo figlio venga deriso e preso in giro…è nella buona strada- commentò Kate.

-Cosmo è un bel nome…- brontolò Richard.

-Oh…certo…per un cartone animato forse…ma non per il bambino che porto qui dentro…se questa è la tua scelta, preferisco che sia femmina- ribatté Kate, facendo ridere Martha, che appoggiava perfettamente le idee della ragazza.

-Quando sapremo se è un fiocco rosa o blu?- domandò la rossa, mentre beveva un sorso di vino.

-Se tutto va bene domani…la scorsa volta era un po’ timido e non si faceva vedere…ma ora credo che si trovi a suo agio…lo sento muoversi ogni tanto…- sorrise, poggiando una mano sulla sua pancia.

-Veramente? Posso sentirlo anch’io?- si emozionò Richard.

-Certo…vieni con me…- Kate si sedette al pianoforte e Rick al suo fianco. Gli prese delicatamente la mano e l’appoggiò sul suo ventre, dove poco prima aveva percepito la sua presenza. La maglietta era arrotolata, permettendo una maggiore possibilità allo scrittore di sentire il bambino.

-Ascoltalo…- lo guardò sorridendo, portando le mani al pianoforte. Iniziò a suonare una melodia vivace e leggera…le note uscivano allegre dal pianoforte, regalando a tutti i presenti una melodia delicata. Dopo qualche minuto che suonava, Rick sentì un piccolo movimento provenire dalla pancia di Kate e solo incontrando il suo sguardo capì che aveva appena sentito suo figlio scalciare.

-Oh…accidenti…questo è…- non aveva parole per descriverlo.

-Magico…- concluse per lui Kate, sfoggiando un meraviglioso sorriso.

-Anch’io…anch’io…- Alexis corse da loro –anch’io voglio sentire il bambino…- era entusiasta.

-Vieni…- Kate la prese e la mise a cavalcioni sopra le sue gambe, rivolta verso di se. Le fece appoggiare le manine vicino a quelle di Richard e tornò a suonare.

-L’ho sentito…papà…l’ho sentito…- Alexis rideva gioiosa, guardando Kate e Richard allo stesso tempo.

Tutti si fermarono quando si resero conto che una persona li stava fissando da qualche minuto.

-Meredith…- si ricordò Richard.

-Possiamo parlare?- chiese la donna.

-Certo…- lo scrittore fece per alzarsi, ma venne fermato dalla rossa che gli fece cenno di sedersi.

-Non con te…con lei…- indicò Kate, che timidamente si alzò dallo sgabello. Le andò dietro, chiudendosi la porta dello studio alle spalle. Subito Rick si appoggiò con l’orecchio alla porta, per sentire cosa dovevano dirsi e Alexis la imitò.

 
-Scusami per prima…ho saputo dai giornali che Rick e mia figlia avevano trovato la persona giusta e volevo verificare di persona- iniziò, sedendosi entrambe sulle poltroncine –volevo vedere quale persona così straordinaria era entrata nel cuore di Alexis…e devo dire di essere rimasta piacevolmente sorpresa…- confessò.

-Non capisco…- Kate stava cercando una posizione comoda.

-Rick è un padre straordinario, ma le ragazze con cui si intrattiene…compresa la sottoscritta…non sono molto adatte al ruolo di madre…basta guardare la donna che ti ha preceduto…- le fece capire perfettamente –io non sono mai stata alla sua altezza, lui voleva qualcosa che io non avrei saputo dargli…la famiglia che tanto desidera…- spiegò.

-Noi non stiamo insieme…- le ricordò Kate.

-Lo so e so anche che è per colpa di quella biondina che voleva sposare…cerca di non perderlo…ho visto il modo in cui ti guarda…quel luccichio negli occhi che ha provato solo per una persona a questo mondo…Alexis…noi ci siamo sposati perché è nata lei…scommetto che avrebbe sposato quella stronzetta solo per avere una figura femminile per la bambina…- precisò –so di non essere un modello di donna…ma devo chiederti una cosa…tu lo ami? Che vuoi bene a mia figlia l’ho già appurato…voglio solo sapere se quel luccichio che ho visto negli occhi di Ricky è anche nei tuoi…- la scrutò.

-Io…- Kate era rimasta spiazzata dalla richiesta –E’ difficile…io…non so se…-

-Kate…lo so che ha fatto un errore, ma è un uomo…se lo ami veramente…saprai perdonarlo…- la interruppe
–allora che cosa provi per lui?-

-Io lo amo…sono innamorata di Richard Castle e ci ho provato…ci ho provato ad allontanarlo dal mio cuore, ma…oltre a questo piccolino- si toccò la pancia –il cuore mi batte forte ogni volta che si avvicina, che mi sfiora…le mani tremano e io…ho così tanta voglia di baciarlo che neanche immagini, ma la parte razionale di me mi dice che devo stare attenta…che se succedesse un’altra volta, non saprei perdonarmelo- confessò tutto d’un fiato.

-Questa si che è una dichiarazione d’amore…adesso ti chiederò un’ultima cosa- la guardò…in quel momento poteva vedere in lei il luccichio che aveva visto nello sguardo di Richard –prenditi cura di loro…prenditi cura di Alexis, della tua principessina…io non ne sono in grado…lei ha trovato la sua mamma che come ero sicura da tempo non sono io…io ho preferito la mia carriera a lei e so che non posso cambiare…quindi ti chiedo di essere la mamma e la persona che io non sono stata capace di essere- concluse, le due donne erano visibilmente commosse.

-Te lo prometto…- annuì, alzandosi e scambiandosi un abbraccio.

-Non permettere a quella strega di distruggere ancora il vostro rapporto…ricordati che nessuno può portarvi via quello che siete…perdonalo…torna da lui…dormi tra le sue braccia…fatti accarezzare…fagli vivere quest’esperienza con il sorriso tra le labbra, io non ci sono riuscita ma tu…l’ho visto prima…tu sei l’anello che chiude la catena…e da quello che ho visto anche quello più resistente…- si sorrisero, asciugandosi le lacrime e aprendo la porta per raggiungere gli altri.

Richard subito si sedette sul divano. Alexis si era stancata di ascoltare i discorsi degli adulti e stava disegnando con sua nonna.

-Ci vediamo fiorellino…- Meredith lasciò un bacio tra i capelli della bambina, poi guardò lo scrittore che cercava di fare l’indifferente –mi accompagni alla porta?- chiese subito.
Richard si alzò e da gentleman la accompagnò. –Ricky…è quella giusta- lo sorprese subito –Non solo per te, ma anche per lei…- indicò la figlia –Non rovinare tutto…non adesso che hai la tua grade occasione…non sprecarla…o te ne pentirai per il resto della tua vita- lo ammonì.

-Come sai che è quella giusta? Ci hai parlato per qualche minuto…e poi pensavo volessi metterti in mezzo anche tu…- le disse Richard.

-L’intento era quello, ma poi ho visto il legame che si è creato tra lei e Alexis…legame madre e figlia, indissolubile…e poi quello che ha con te…riconquistala…falle capire che l’ami…che è con lei che vuoi stare…tenta…buttati…sorprendila…- si apprestò ad uscire dal loft.

-Sei sulla strada giusta per costruire la famiglia che tanto desideri…rientra in pista…rientra in pista Ricky…- gli disse, chiudendosi la porta alle spalle.

-Sei sicuro che quella sia la stessa donna che ha lasciato questa casa cinque anni fa?- Martha aveva origliato l’intera conversazione –ma posso dirti che ha perfettamente ragione…-

-Non sei mai andata d’accordo con lei e adesso vuoi darle ragione?- la scrutò attentamente.

-Che c’è credi che le persone intorno a voi siano cieche? Lo hanno visto tutti quello che provate l’uno per l’altra…e sono sicura che siamo tutti seduti sugli spalti a fare il tifo per voi due…- sorrise, lasciandolo in piedi davanti alla porta.


ECCOMI. SCUSATE L’ENORME RITARDO. SONO STATA FUORI SEDE PER UN PO’. COMUNQUE ECCOCI…RICK RIUSCIRA’ A RICONQUISTARE LA BELLA KATE? SOPRATTUTTO ORA CHE TUTTI FACEVANO IL TIFO PER LORO? VI ASPETTO AL PROSSIMO CAPITOLO. GRAZIE A TUTTI PER AVER LETTO ANCHE QUESTO CAPITOLO. NIKKi.

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Capitolo 18
*** capitolo 18 ***



-Alexis…guarda ti sono venuti a prendere- gli fece vedere la maestra. La piccola alzò lo sguardo verso la persona che si stava avvicinando.

-KATE!!- le corse incontro con il sorriso in faccia.

-Scusa il ritardo principessa…tuo padre ha avuto un contrattempo per lavoro e non è potuto venire- si abbassò per baciarla ed abbracciarla.

-Non importa…ora ci sei tu…- sorrise la piccola –vieni…- la tirò, voleva presentarla alla maestra.

-Salve…lei deve essere la signora di cui parla tanto…- si strinsero la mano.

-Kate Beckett…e lei deve essere la maestra di inglese…- sorrise Kate cordiale.

-Kate, posso giocare con loro altri cinque minuti?- chiese Alexis, vedendo le sue amiche che la chiamavano.

-Si…vai…- annuì Kate, seguendola con lo sguardo.

-Sono Jennifer Morrison è un piacere conoscerla…la bambina parla molto di lei e sembra proprio che stiate molto bene insieme- la maestra invitò Kate a sedersi su una panchina.

-Si…beh, è una bambina speciale- sorrise Kate, guardando la piccola rossa giocare con gli altri bambini.

-Lo sa che è la prima donna che viene a prenderla a scuola? Dopo sua nonna…ovviamente- risero –deve essere importante per la famiglia Castle- commentò.

La maestra si congedò qualche minuto dopo e Kate rimase ad osservare la piccola correre felice.

-Andiamo piccola? Che ne dici del nostro locale preferito?- la richiamò Kate, dopo qualche minuto.

-Crepes?!- la bambina si illuminò nel vedere Kate annuire.

Il pomeriggio lo passarono in giro per la città. Si erano fermate anche in qualche negozio e Kate aveva comprato qualche vestitino alla bambina. La serata continuò tranquilla e si concluse con Kate che riaccompagnava Alexis a casa. In una mano teneva alcune buste di negozi e nell’altra degli scatoloni di pizza.

-Siete tornate finalmente, pensavo di dover mandare una squadra di ricerca- scherzò Castle, aprendo la porta…trovandosi davanti una Kate esausta e che a fatica reggeva le pizze.

-Mi aiuti…credo mi si sia addormentato il braccio- confessò, vedendolo subito pronto a soccorrerla.

-Non dovresti portare pesi nelle tue condizioni, lo sai vero?- la ammonì lo scrittore, portando le pizze in cucina, seguendo le due con lo sguardo.

-Lo so, ma che posso farci…sono un po’ testarda- sorrise lei, sedendosi al bancone con Alexis.

-Solo un pochino?- Rick ricevette un’occhiataccia –Ok…è meglio tacere…- capì subito.

-Sarà meglio, anche perché queste due ragazze hanno fame e sono sicura che anche la persona qui dentro- si toccò la pancia divertita.

-Non credo che per il cibo ci sia problema…avete comprato pizze per un esercito intero- constatò lui, guardando gli scatoloni.

-Appunto…che dici Alexis, mangiamo?- la invitò Kate.

Cenarono tutti insieme, tra risate e chiacchiere. Richard seppe di tutto quello che avevano fatto nel pomeriggio e ne rimase sorpreso. Erano veramente tante attività.

Richard era seduto sul divano, con lo sguardo verso un punto indefinito, finché Kate non ricomparve sulle scale.

-Si è addormentata subito…era molto stanca- sorrise Kate, incantando lo sguardo dello scrittore che la guardava da quando era tornata sotto il suo raggio visivo.

-Sembra che anche tu sia stanca Kate…non dovresti affaticarti tanto…- venne fermato.

-Nella mia condizione…lo so, non fai altro che ripetermelo…ma io e questa persona stiamo bene, non preoccuparti…ci stiamo divertendo- lo raggiunse sul divano. Erano seduti l’uno vicina all’atra, anche se a distanza, gli occhi si
guardavano.

-Scusa è che…non posso farci niente se mi preoccupo per voi due- sorrise lo scrittore –Con Meredith è stata una vero incubo…- le disse Rick.

-Lo so…ma io non sono Meredith e sono consapevole di dove arrivano le mie possibilità e le mie forze…tranquillo- gli prese la mano per rassicurarlo –stiamo bene…- le sue labbra si aprirono in un sorriso maestoso.

-Sei bellissima quando sorridi in questo modo- si fece sfuggire, facendola arrossire.
Kate pensò per qualche secondo, sembrava di aver già vissuto una situazione simile. Poi qualcosa le passò per la testa.

-Ti va di fare due passi?- propose senza preavviso e cogliendo lo scrittore alla sprovvista.

-Certo…si- rispose, dopo giorni che provava a convincerla a passare del tempo insieme e continui rifiuti si era quasi arreso.

Kate sorrise –andiamo allora- lo prese per mano e lo portò fuori da quel palazzo.
Con Alexis c’era Martha, rinchiusa in camera sua a studiare un copione.

I due stavano passeggiando al chiarore di luna da un po’, ma nessuno dei due voleva rompere l’atmosfera, dicendo di tornare a casa.

-Ti porto in un posto…- le disse Kate, prendendolo per mano e tirandolo per la strada. Richard nuovamente sorpreso la seguì silenzioso e con un sorriso sulle labbra.

Lo trascinò per qualche isolato, raggiungendo un piccolo parco nascosto tra gli edifici. Era molto appartato e intimo, c’erano un’altalena e uno scivolo. Davanti a lor una fontana e delle panchine in marmo. Percorsero tutto il parco, per raggiungere un punto affacciato ad un laghetto. Punto illuminato dalla semplice luce della luna e delle stelle. Era un posto perfetto. Kate si era seduta sul prato, accarezzando l’erba leggermente umida, doveva essere stata annaffiata da poco. Richard l’ammirò da lontano, il volto era così bello davanti alla luce della luna…sembrava la stella più bella che avesse mai visto.

-Pensi di raggiungermi o di rimanere impalato li dietro?- lo richiamò Kate, sorridendogli.

Richard si riprese da quella visione e si sedette al suo fianco, a guardare le stelle. –Come conosci questo posto?- chiese alla donna.

-Ci sono finita per caso con Alexis qualche giorno fa e ogni tanto ci torno…è tranquillo, mi piace- rispose spostando lo sguardo su di lui.

Richard sentì qualcosa allo stomaco nel vederla guardarlo in quel modo. Avrebbe voluto baciarla e amarla e abbracciarla e accarezzarla…ma non poteva fare niente di tutto ciò, perché era stato un vero idiota. Ripensandoci abbassò lo sguardo sul prato, colpevole.

-E’ un buon posto per pensare…e ultimamente non faccio altro che farlo…- gli rivelò, spostando lo sguardo da lui –penso al futuro a quello che sarà e a quello che è stato- disse. Richard la stava guardando nuovamente, non voleva interromperla, non sapeva neanche cosa gli avrebbe rivelato. –Ultimamente ho pensato molto alla nostra situazione, a come siamo finiti così…e la mia mente torna a quel giorno…nel tuo loft- gli ricordò anche a lui quel maledetto momento.

–Mi sono resa contro di quanto faccia male quando ami una persona- continuò –ma mi sono resa conto anche di un’altra cosa…- sospirò.

-Cosa?- chiese Richard preoccupato.

-Che adesso sono io a farmi male…tutto quello che è successo è passato e ora…vorrei provare ad andare avanti, a voltare pagina…non so se mi spiego…- lo guardò, notando il suo sguardo attento e interrogativo.

-Credo di capire…- cosa voleva dirgli? Che cambiava vita e che l’avrebbe lasciato? Che sarebbe finita per sempre tra loro?

-Non avevo mai capito veramente cosa volesse dirmi mia madre o cosa significassero veramente le parole delle canzoni…- si alzò raggiungendo il bordo del laghetto, facendo alzare lo scrittore a sua volta –la musica…la magia…quelle sensazioni di benessere…il cuore che scalpita…le mani che tremano…gli occhi che brillano…io non posso farci niente è più forte di me- aveva gli occhi lucidi.

-Cosa stai cercando di dirmi Kate?- non riusciva a ragionare sulle sue parole, voleva solo sapere cosa voleva fare del loro rapporto.

-Ti sto dicendo che ti perdono…- lo colse alla sprovvista, ancora quella sera –ti perdono perché sei un ragazzo fantastico…sei un padre fantastico…sei un amico fantastico e…- lo guardò dritto negli occhi –perché ti amo in un modo che non credevo possibile e non voglio perderti…non voglio passare il resto della mia vita con il rimpianto di essere stata così orgogliosa da non perdonarti…- disse tutto d’un fiato.

-Tu…tu…- Richard non aveva le parole per dire nulla.

-Io Ti amo Richard Castle…e ti sto chiedendo se puoi perdonarmi e se…- venne travolta dallo scrittore che la avvolse in un abbraccio pieno d’amore.

-Io Ti amo Kate…e non hai niente da farti perdonare…è stata tutta colpa mia…se è successo tutto questo è solo colpa mia, non avrei mai dovuto fare quello che ho fatto…ti prego…dimmelo ancora…- la supplicò, assaporando l’essenza dei suoi capelli.

-Io ti perdono Rick…ti perdono…perché ti amo…e ho bisogno di te- lo strinse di più a se, godendosi quell’abbraccio.
Richard si scostò. Aveva gli occhi lucidi, era commosso. –Posso…- indicò le sue labbra –posso baciarti?- chiese alla fine.

-Se non lo fai ti butto in acqua con le rane…- disse Kate, perdendosi nel blu dei suoi occhi.
Richard si abbassò piano sul suo volto, ancora insicuro e sorpreso. Si fissavano negli occhi. I loro volti si sfiorarono e un brivido attraverso i due corpi come corrente. Poi le labbra di Richard si posarono dolci su quelle di Kate, per poi staccarsi. Era come se avesse fatto una prova, per poi tuffarsi in un nuovo bacio. Questo molto più intenso e profondo del precedente.

Tornarono a casa mano nella mano, vicini come non lo erano mai stati prima. Richard la accompagnò in camera e la stese sul letto, baciandola ovunque.

-Mi sei mancata- sussurrò al suo orecchio prima di baciarlo.

-Vieni qui…- lo avvicinò alle sue labbra, baciandolo con tutta se stessa. Le loro labbra si schiusero ed iniziarono ad assaporarsi .

Continuarono a baciarsi tutta la notte. Avvinghiati l’uno all’altra per evitare che nessuno dei due scappi. Non erano andati oltre…per via del bambino che Kate stava aspettando, del loro bambino. Kate si lasciò tra le braccia di Castle. Aveva indossato la sua camicia, mentre lui si era messo solo i pantaloni della tuta. Entrambi si rifugiarono all’interno del letto, abbracciati e contenti.

Kate si era appoggiata con il viso sul suo petto nudo, lasciandoci prima un dolce bacio e continuando ad accarezzarlo con la sua mano. Richard invece la teneva stretta con un braccio che le accarezzava la schiena coperta dalla sua camicia. L’altra mano le accarezzava il braccio appoggiato sul suo corpo. Si addormentarono in quel vento di emozioni positive che aveva spazzato via quelle più brutte e malinconiche.
 

Il mattino seguente Kate stava osservando i lineamenti rilassai di Richard. Aveva la testa appoggiata sulla sua mano, mentre gli accarezzava il petto e gli addominali con una mano. Lo sguardo finì sulla sveglia dietro la testa dello scrittore. Era ora di svegliarlo. Kate si sporse verso il suo viso, lasciandogli un bacio sulla tempia.

-Rick…è ora di alzarsi…- lo incitò lei, lasciandogli un secondo bacio sul lobo dell’orecchio –hey…- continuò, lasciandogliene un terso sulla guancia. –Amore…è ora di svegliarsi- gli appoggiò una mano sul petto, raggiungendo le sue labbra con un bacio delicato.

Lo scrittore nel sentire quella leggera pressione sul suo petto e le labbra che lo baciavano, si mosse leggermente. Rispose dolcemente al bacio, schiudendo leggermente le sue labbra e quelle di lei.

-Buongiorno- sussurrò Rick, dopo essersi staccati da quel contatto.

-Buongiorno…- sorrise Kate, tornando a baciarlo, mentre lui le avvolgeva la schiena in una abbraccio.

-Mi sono risvegliato in paradiso?- chiese Richard, aprendo finalmente gli occhi, incontrando lo sguardo luminoso della ragazza.

-No…ci siamo risvegliati a casa- lo sorprese Kate, prendendogli la mano e appoggiandola sul suo grembo –a casa nostra…che ne dici…prepariamo la colazione a questa famiglia speciale?- lo invitò ad alzarsi.

-Molto volentieri…- si diressero in cucina sorridenti.

Martha scese con la nipotina per mano. Si fermarono a guardare sorprese la scena che si prospettava davanti a loro. Richard stava accarezzando Kate e le lasciava dei baci sul collo, mentre lei cucinava. Nel percepire la loro presenza alzarono entrambi lo sguardo e regalarono alle due rosse un sorriso felice e sincero.

-Kate…Papà…- corse loro incontro Alexis su di giri.

-Piccola!- la prese in braccio Richard e baciandola.

-Siamo di nuovo una famiglia?- chiese ingenua la piccola, baciando Kate sulla guancia e la pancina che stava crescendo.

-Siete splendidi ragazzi…e devo dirvelo…era proprio ora…- li fece scoppiare tutti in una risata.
 

ECCOMI TORNATA RAGAZZI. SCUSATEMI PER IL RITARDO, MA TRA TUTTI GLI IMPEGNI…NON IMPORTA. SPERO CHE QUESTO CAPITOLO VI SIA PIACIUTO, DA ORA IN POI LE COSE DOVREBBERO ANDARE MEGLIO…SE NON MIGLIORARE ANCORA DI PIU’. GRAZIE PER AVER LETTO E RECENSITO LA MIA STORIA. BACI. NIKKI.

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