quidditch, patronus e....finzione

di L1107
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Oltre ogni previsione ***
Capitolo 2: *** quidditch ***
Capitolo 3: *** fiducia ***
Capitolo 4: *** sopravvivenza ***
Capitolo 5: *** inganni ***
Capitolo 6: *** finzione ***
Capitolo 7: *** astuzia ***
Capitolo 8: *** notte d'amore ***
Capitolo 9: *** addio ***
Capitolo 10: *** amore e onore ***
Capitolo 11: *** ragni e uccelli ***
Capitolo 12: *** apri la porta del tuo cuore ***
Capitolo 13: *** non posso dimenticarla ***
Capitolo 14: *** consapevolezze ***
Capitolo 15: *** la guerra ***
Capitolo 16: *** bacchette gemelle ***
Capitolo 17: *** Lo odio più che mai e lo amo come non mai. ***
Capitolo 18: *** Narcissa ***
Capitolo 19: *** sacrificio ***
Capitolo 20: *** anime gemelle ***
Capitolo 21: *** EXTRA ***
Capitolo 22: *** Extra 2: Narcissa ***



Capitolo 1
*** Oltre ogni previsione ***



PIU’ PER MENO
 
CAPITOLO 1 : OLTRE OGNI PREVISIONE

Hermione si era accorta che ormai da tempo qualcosa non andava, aveva cercato di illudersi che non fosse così, ma adesso davanti a quell’Oltre ogni previsione scritto in rosso sul saggio della pozione polisucco che il professore Severus Piton aveva loro chiesto di fare (sempre se potesse essere considerata una richiesta la sua, dato che aveva minacciato di togliere venti punti a chi non lo avrebbe fatto, e qui aveva guardato malignamente Harry e Ron, i quali erano perfettamente consapevoli che avrebbero fatto perdere comunque dei punti alla loro Casa), non poteva più far finta di nulla, c’era davvero qualcosa che non andava. Hermione fissava quasi disgustata quel voto così in contrasto con i soliti eccezionali che era solita prendere in tutte le materie, di questo se ne accorse ovviamente il Professor Piton, che non perse l’occasione per deriderla davanti a tutta la classe.

“Che succede, signorina Granger, sorpresa di non aver preso il suo solito Eccezionale? Venti punti in meno per la presunzione a Grifondoro”

Hermione riprese il controllo di sé stessa, mettendo su un’espressione neutrale che nascondeva la rabbia e la delusione che stava provando in quel momento. Si morse profondamente la lingua, fino a sentire il sapore del sangue in bocca, per non rispondere al professore che tanto odiava. Sapeva bene che se avesse risposto Piton avrebbe tolto molti più punti, ma questo non sembravano saperlo Ron e Harry che protestarono difendendola. Il ghigno sul volto del professor Piton si allargò ancora di più, tanto da sembrare una smorfia su quel volto dalla pelle olivastra, ma Hermione sapeva bene quanto in realtà fosse contento di togliere altri dieci punti ciascuno ai suoi due più cari amici. Hermione con un’occhiata riuscì a zittire entrambi che stavano nuovamente per protestare, poi tornò ad analizzare quel maledetto saggio per capire dove diavolo avesse sbagliato. Non si accorse della campanella che suonò avvisando tutti che quella terribile lezione era finalmente giunta al termine, né Ron né Harry si presero la briga di avvisarla ben sapendo che avrebbero potuto scatenare l’ira della Grifondoro che stava cercando faticosamente di tenere a bada. Non sentì quei passi che si stavano avvicinando lentamente a lei, tuttavia riconobbe il profumo, lo stesso profumo che non aveva saputo riconoscere quando lo aveva sentito sotto l’effetto dell’amortentia.

“Un’oltre ogni previsione eh? Davvero deludente”

Hermione strinse i pugni mentre si alzava per fronteggiare il più viscido tra i serpenti, Draco Malfoy. Non poteva credere che l’odore che le era così tanto piaciuto potesse appartenere a lui, il ragazzo che aveva odiato più di tutti.

“Che cosa vuoi, furetto?” ovviamente non poteva permettergli di mostrargli la minima traccia di debolezza. Draco sorrise facendosi più vicino, con studiata lentezza, e il suo odore le invase le narici.

Odore di pericolo, odore di seduzione, odore di lui.

Draco si limitò a tirare fuori dalla tasca una pergamena, aprendola davanti a lei per poi mostrargliela. Hermione la prese con attenzione, sapeva bene che trattandosi di un Malfoy, non poteva essere nulla d’innocuo. Era il compito del ragazzo, su cui spiccava a lettere la scritta “eccezionale” in rosso. Hermione serrò la mascella decidendo di fingere che quel dannato compito non le avesse fatto di nuovo male, una sola parola circolava sul suo cervello: inferiore.

“Bene, bravo, ma alla fine il mio voto non è così male, posso sempre recuperarlo” ovviamente essendo una Grifondoro  aveva optato per una mezza bugia. Per lei quel voto era terribilmente grave, ma sapeva anche di poterlo recuperare facilmente.
“Io non ne sarei così sicuro” replicò Malfoy, un lampo di vittoria gli attraversò gli occhi di ghiaccio.

“Che cosa vuoi dire, Malfoy?”

“Voglio dire, mia cara Grifondoro, che ci sono molte cose in cui non sei così eccezionale” allungò quindi una mano per prenderle una ciocca di capelli fra le dita lunghe e affusolate, si chinò dunque per poterle annusare.

“Spiegati meglio Malfoy, non ho tutto il tempo” aveva sperato che la voce le uscisse ferma e autoritaria, ma dal sorriso di lui ne dedusse che si era accorto dell’effetto che le faceva.

“Voglio dire, mia cara e stupida strega, quello che ho detto” ovviamente il Serpeverde sapeva bene quanto le sarebbe costato chiederglielo, quanto sarebbe costato al suo orgoglio, e di certo non le avrebbe reso le cose più semplici.

“In che cosa non sarei brava, Malfoy?” stavolta la voce le uscì ferma e adirata, il disprezzo per quel Serpeverde le aveva dato la forza necessaria.

“Non sei brava nel Quidditch, non sei brava nell’evocare un Patronus, e non sei brava…” e qui si avvicinò lentamente a lei, costringendola ad indietreggiare contro il muro, bloccandola con il proprio corpo.

“… a fingere” concluse.

Hermione si divincolò quando sentì le mani di lui posarsi delicatamente sui suoi fianchi. Le sue guance si tinsero di rosso mentre i suoi occhi si chiudevano involontariamente quando il ragazzo si avvicinò alle sue labbra. Il contatto però non avvenne, e ciò la spinse ad aprire gli occhi per vedere un Draco con le braccia conserte e un sorriso vittorioso sul volto, mentre la osservava. Non ebbe il tempo di chiedergli nulla, di chiedergli a cosa si riferiva con quell’ultima frase, che lui si era già dileguato. Sbattè indispettita i piedi per terra come una bambina, Draco era diventato più insopportabile di prima, e lei era meno infastidita da lui, meno di quanto poteva sperare.
 

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Capitolo 2
*** quidditch ***


CAPITOLO 2: QUIDDITCH

Se c’era una cosa che Hermione non sopportava era che qualcuno osasse dirle che non era brava nel fare qualcosa, soprattutto se quel qualcuno rispondeva al nome di Draco Malfoy. Non era un caso che studiasse così tanto per eccellere in tutte le materie, era stato lui, era stato per colpa sua, che aveva deciso di diventare la migliore in ogni materia, per dimostrargli che anche una sporca Mezzosangue, figlia di babbani, potesse essere considerata uguale a un Purosangue come lui.
Non era il sangue a fare la differenza, ma il cuore che si possedeva, un cuore che di certo Malfoy non aveva, a differenza della Granger che, turbata dalle parole di Malfoy, si era alzata all’alba, con in mano la sua scopa, disposta a tutto pur di dimostrare che Malfoy si sbagliava sul suo conto. Uscì furtiva fuori dal castello, attenta a non farsi scoprire da Gazza o dalla sua fedele gatta, Misterpur. Si muoveva con destrezza tra i vari corridoi segreti e le scorciatoie che aveva avuto modo di conoscere durante le numerose avventure con Ron e Harry. Giunse quindi con facilità nel campo di Quidditch e, dopo esserci issata a cavalcioni sulla sua scopa, si librò libera in aria.  Con il vento umido che le lambiva la pelle si ricordò perché odiava tanto quello sport, oltre a ritenerlo assolutamente inutile era estremamente pericoloso e spesso si svolgeva in condizioni di tempo sfavorevoli, infatti sebbene le piacesse la pioggia odiava il freddo. Ma c’era anche un altro motivo, che di certo non avrebbe mai ammesso nemmeno sotto la maledizione Cruciatus, per il quale odiava il Quidditch. La verità era che Hermione non si sentiva a proprio agio a cavalcioni di una scopa, sospesa a mezz’aria, così distante dalla terra ferma. Non soffriva di vertigini, le mancava solo la sicurezza di non poter contare sulle proprie abilità, ma di doversi affidare a uno strumento magico che non poteva controllare del tutto. Mentre volava in aria, evitando le nuvole, scorse il sole che stava per sorgere, per annunciare l’inizio di un nuovo giorno. Si arrestò a mezz’aria per poter godere di quel magico spettacolo, ma la luce del sole le colpì gli occhi costringendola a chiuderli, e quell’attimo di distrazione bastò per farla scivolare giù dalla scopa. La bacchetta le scivolò fra le dita mentre cercava di prenderla dalla tasca, togliendole ogni possibilità di salvezza.

“Arresto momentum”

Il suo corpo si ritrovò improvvisamente a rallentare a causa dell’incantesimo che qualcuno le aveva lanciato, per evitare il peggio. Atterrò su delle braccia già pronte per lei, braccia forti che la sorressero senza nessuno sforzo. Riconobbe il suo odore, di nuovo, prima di guardarlo in viso, il suo salvatore era Draco Malfoy.

“Stai bene?” le chiede dolcemente, scrutandola attentamente in volto.
“S-Si” rispose lei balbettando, probabilmente ancora scossa per la caduta, o magari era lui, con la sua vicinanza, a scuoterle il cuore.

Che era successo al solito Malfoy che non avrebbe mai e poi mai mosso un dito per aiutarla? Possibile che fosse diventato più umano?

“Mi spieghi come diavolo fai ad essere così stupida da cadere da una scopa, con un così bel tempo?"

No appunto, non poteva, era pur sempre un Malfoy.

“Mi sono distratta” rispose lei sulla difensiva per poi voltarsi verso il sole che era ormai sorto.
“Capisco” replicò a bassa voce, forse per non turbare l’atmosfera che si stava venendo a creare. Anche a lui piaceva l’alba anche se preferiva di gran lunga il tramonto.
“Posso metterti giù ora?” le chiese il ragazzo con il solo intento d’imbarazzarla, infatti la Granger arrossì furiosamente, per poi allontanarsi rapidamente da lui non appena i suoi piedi toccarono terra.

Erano sempre loro, Granger e Malfoy
Grifondoro e Serpeverde,
Luce e oscurità,
Lealtà e bugie,
Bene e male.

Tuttavia Hermione sapeva bene che avrebbe dovuto ringraziarlo, anche se di sicuro non lo aveva fatto per un’azione benevola, ma solo per deriderla.

“Grazie per avermi salvata” disse rapidamente, per non prolungare l’agonia che le provocava ammetterlo.
“Perché non mi mostri la gratitudine dandomi qualcosa in cambio?”

Avrebbe dovuto saperlo, avrebbe dovuto immaginarselo, lui era una Serpe e come tale non faceva mai niente senza ottenere qualcosa in cambio, e dal sorrisetto malefico che si stava dipingendo sul volto del Serpeverde, non sarebbe stato nulla di piacevole per lei.

“Cosa vuoi in cambio, Malfoy?”

Lui si picchiettò le labbra, ancora sorridenti, con un dito, ma quando lei aggrottò le sopracciglia confusa sbuffò infastidito, domandandosi se davvero fosse la strega più intelligente della scuola.

“Un bacio”

Hermione, che si era aspettata di peggio, rimase piacevolmente sorpresa, tuttavia un dubbio s’insinuò prepotentemente sulla sua testa.

“Sei sicuro? Non ti disgusto?”

Lui si avvicinò rapidamente a lei, afferrandole strettamente un polso, il suo sguardo sembrava offeso. Dovette accorgersi di quello che aveva fatto perché quando i suoi occhi su posarono sulla sua mano che stringeva il polso della Grifondoro, si allontanò con uno scatto, come se si fosse scottato. Respirò profondamente prima di parlare di nuovo.

“Non c’è nulla che mi disgusti di te” ammise, prima di riavvicinarsi a lei e calare sulle sue labbra.

Il bacio, da prima casto, si fece più urgente, più passionale. Le braccia di Draco le cinsero la vita per avvicinarla maggiormente a lui, la sua lingua le chiese l’accesso che lei non esitò a dargli, schiudendo le labbra per lui, solo per lui. Nessuno dei due seppe quanto durò quel contatto, si staccarono malvolentieri solo quando furono entrambi a corto di fiato. Hermione lo fissò sconvolta, i capelli scompigliati dal vento e dalle mani di lui che si erano intrufolate fra di essi, per inclinarle la testa e permettergli di esplorarle la bocca e il palato. Mai aveva ricevuto un bacio del genere, e mai aveva provato qualcosa del genere. Il cuore le batteva fortissimo, quasi volesse uscire dalla gabbia toracica.

“Buonanotte”

Lui non le diede il tempo di dire nulla, forse temendo che qualcosa avrebbe potuto rovinare quel momento, in cui non erano stati più Grifondoro e Serpeverde, bene e male,mezzosangue e purosangue, ma solo e semplicemente Hermione Granger e Draco Malfoy, niente di più e niente di meno. Le lasciò un bacio a stampo su quelle labbra ancora gonfie, prima di voltarsi e rientrare velocemente nel castello, lasciandola sola in mezzo al campo. Lentamente Hermione recuperò la bacchetta e la scopa, per poi dirigersi, ancora sotto shock, verso i propri dormitori.

Ringrazio di cuore Lalla_04p e Mione Malfoy che hanno messo questa storia tra le seguite, ringrazio anche cissy1303 e Giselle_ebbasta che hanno messo questa storia fra le preferite. Infine ringrazio coloro che la seguono silenziosamente, o che hanno messo un po' del loro tempo per leggere questa mia storia. Di solito nessuna delle storie che scrivo mi convince, spesso infatti le ho eliminate senza completarle e se devo essere sincera neanche questa mi soddisfa, ma magari mi sbaglio, chissà....voglio provare e vedere come va. Fatemi sapere se sia il caso di continuarla o meno, ovviamente accetto anche critiche costruttive.
Un bacione
L1107

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Capitolo 3
*** fiducia ***


CAPITOLO 3: FIDUCIA

Hermione si era risvegliata con un forte mal di testa senza sapere a cosa era dovuto, forse perché si era risvegliata prima, forse perché aveva preso freddo o forse perché non aveva più chiuso occhio per quello che era successo in quel maledettissimo campo di Quidditch.
Nessuno l’aveva mai toccata con così tanta dolcezza, nessuno l’aveva mai stretta in quel modo, nessuno l’aveva mai fatta sentire così. Bella, al sicuro, amata.
Hermione decise di alzarsi, dato che comunque mancava poco all’inizio della lezione. Si vestì in fretta per poi scendere in Sala Comune, dove vi trovò Ginny Weasley. Si sedette accanto a lei dopo averla salutata.
“Dove sei stata stamattina?”
La rossa la guardò mentre Hermione tossiva per mandare giù quella caramella, che le era andata di traverso alla domanda di Ginevra.
“Io mmm…sono stata a fare una passeggiata”
Non era del tutto una bugia, era davvero uscita a fare una passeggiata, aveva solo omesso un piccolo particolare che la piccola Weasley scovò immediatamente.
“Con la scopa?” le chiese infatti, inarcando le sopracciglia nell’usuale espressione che assumeva quando sapeva che qualcuno le stava mentendo.
Hermione arrossì violentemente ripensando a quel dannato bacio, no, non era uscita solo per una passeggiata.
“Volevo volare” sapeva bene che quella bugia non avrebbe retto, Ginny la conosceva troppo bene.
“O magari volevi cavalcare una Serpe invece di una scopa?”
Ginevra Weasley non era di certo famosa per la sua delicatezza nel parlare, era sempre molto schietta e diventava pericolosa se qualcuno di cui si fidava la feriva. E Hermione seppe di essere lei quel qualcuno quando vide negli occhi della sua migliore amica la delusione, ma  l’orgoglio non le permise di scusarsi per non averle detto nulla. A sua discolpa poteva dire che non ne aveva avuto il tempo, ma sapeva bene anche lei che non le avrebbe detto comunque niente, per paura.
“Mi stai dando della sgualdrina?”
La rossa di certo non intendeva offenderla, Hermione lo sapeva bene, ma sapeva altrettanto bene che non sopportava il disgusto che vedeva sul sul volto, tutto per un semplice bacio.
“Sveglia Herm, è un Malfoy! Lui ci prova con tutte!”
Le parole della rossa la ferirono profondamente, perché sapeva che erano parole vere, tuttavia era consapevole che non poteva sopportare quella verità.
“Almeno io mi divertirò anziché aspettare in eterno un ragazzo che non mi amerà mai!”
Se ne pentì immediatamente di aver detto quelle parole così crudeli alla sua migliore amica. Sapeva bene quanto Ginny avesse sofferto e continuasse a soffrire per Harry, e pur sapendola aveva avuto il coraggio di dirle una cosa del genere. Aveva usato la sua debolezza per ferirla. Gli occhi di Ginny divennero lucidi, senza tuttavia versare neppure una lacrima, Ginny era una ragazza forte che preferiva agire piuttosto che piangere. Quando Hermione tentò di fare un passo verso di lei, con delle scuse proprio sulla punta della lingua, la rossa si voltò rapidamente e dopo averla giustamente mandata a quel paese uscì dalla Sala Comune. Hermione la seguì ma si era già dileguata, il mal di testa le aumentava a ogni passo che faceva. La cercò vagabondando senza una meta per il castello, senza pensare che avrebbe già dovuto essere nella classe di Astronomia. Assorta nei suoi pensieri, andò a sbattere contro qualcuno.
“Vedi di stare più att…… Mezzosangue?”
La Grifondoro alzò gli occhi e il suo cuore ebbe un sussulto non appena riconobbe quei capelli così biondi quasi bianchi e i lineamenti del suo volto. Draco la fissava sbalordito, probabilmente domandandosi perché diavolo fosse lì e non in classe. Accortosi poi del pallore del volto della ragazza, le afferrò un braccio conducendola in una stanza vuota, che probabilmente conosceva solo lui.
“Mezzosangue, stai bene?” le chiese allora, dato che lei non aveva ancora aperto bocca.
Fece per avvicinarsi ma istintivamente lei indietreggiò, aveva paura di quello che lui avrebbe potuto capire leggendola solo dagli occhi, aveva paura che solo con uno sguardo avrebbe potuto capire ciò che si ostinava a nascondere con così tanto ardore. Ma Draco fraintese, sembrava ferito mentre si allontanava da lei per dirigersi verso la porta, senza dire una sola parola. Prima che potesse rendersi conto di quello che stava facendo, Hermione lo aveva già afferrato per un lembo della candida camicia che il ragazzo stava indossando. Draco si voltò rapidamente verso di lei, sorpreso, mentre lei ritirava la mano arrossendo furiosamente, non voleva che lui se ne andasse.
“N-Non te ne andare” balbettò infatti in stato confusionale, gli occhi del ragazzo la stavano ancora osservando attentamente mandandola ancora di più in agitazione.
Draco allungò una mano, sfidandola silenziosamente a ritrarsi come poco prima, e quando lei non lo fece, la poggiò delicatamente sul suo volto. Non la baciò, anche se avrebbe voluto farlo, perché aveva capito che qualcosa la turbava profondamente. Si limitò ad abbracciarla, a tenerla stretta fra le sue braccia forti dire una parola mentre la ragazza si abbandonava al torpore di quell’abbraccio e al calore di quel corpo, nascondendo la testa sul suo petto. Le lacrime le solcarono le gote ma lui non disse nulla, limitandosi a stringerla più forte e ad accarezzarle dolcemente i capelli, lasciando che versasse tutte le sue lacrime, sfogando il suo dolore. Lei lo ricambiò fidandosi per la prima volta di lui, raccontandogli cosa era successo con Ginny, il corpo del ragazzo si tese quando comprese che l’argomento della loro discussione era stato lui, ma continuò comunque ad accarezzarle la testa. Non cercò di consolarla con false parole, con false speranze, le disse solo che se la loro era vera amicizia tutto sarebbe tornato come prima. Hermione staccò il viso che aveva affondato nel petto del ragazzo, bagnandolo di lacrime.
“Scusa, ti ho bagnato tutta la camicia” farfugliò un po’ imbarazzata, ma lui scosse la testa alzandole il mento per poterla guardare dritta negli occhi.
“Non ha importanza, l’unica cosa che m’importa è che tu stia bene” le sussurrò e lei gli credette senza nessuna esitazione.
Si alzò sulle punta dei piedi e fece scontrare le loro labbra. Il loro secondo bacio fu’ privo di passione e di malizia, era solo dolcezza, un bacio così casto e così puro, così sincero che difficilmente sarebbe stato facile dimenticarlo. Fu’ un bacio lento, morbido, fatto di corpi che s’incastravano e respiri che si fondevano, un bacio al quale entrambi cedettero la propria anima, pieno di promesse non ancora espresse. E quando si staccarono ed Hermione guardò dentro gli occhi di Malfoy, comprese che non avrebbe mai potuto dimenticarlo, perché si era fidata di lui.

Salve a tutti, devo dire che questo capitolo mi piace da una parte e dall'altra parte no. Ho voluto mostrare un altro lato del carattere di Malfoy, sempre visto come il duro della situazione, anche se qualche parola nello scorso capitolo aveva fatto presupporre che anche lui fosse in grado di amare, o almeno di essere umano. E' ancora presto per parlare di amore tra i due protagonisti probabilmente. Mi sono concentrata più sulla figura di Draco in questo capitolo, introducendo anche Ginny Weasley, per far capire che Draco prova anch'esso qualcosa per Hermione. Non sopporta di vederla soffrire ma è ancora con le mani legate, non può fare niente finchè non sarà lei a permetterglielo, e un piccolo traguardo l'ha ottenuto dato che è stata Hermione stessa a baciarlo per prima. Bene, detto questo ringrazio di cuore le lettrici silenziose, coloro che hanno recensito lo scorso capitolo riempiendomi di gioia e chi l'ha aggiunta tra le seguite o le preferite.
Fatemi sapere cosa ne pensate,
Un bacione
L1107

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Capitolo 4
*** sopravvivenza ***


CAPITOLO 4: SOPRAVVIVENZA

Draco sapeva benissimo che lei lo stava cercando, la conosceva bene per sapere che voleva ringraziarlo per quello che ieri avevano condiviso ma lui non era pronto per affrontarla. E’ difficile cambiare le proprie abitudini, soprattutto se si erano sempre conservate fin dalla nascita e da vigliacco qual’era sapeva fare bene solo una cosa: scappare. Oh si, la stava evitando, sebbene si ripetesse che non era così, eppure allo stesso tempo desiderava vederla, desiderava parlarle, desiderava unire le sue labbra con quelle di lei, ma sapeva bene che non lo avrebbe mai fatto, lui era una Serpe e perciò tendeva ad evitare qualunque cosa potesse ferirlo. Era il re della finzione, fin da piccolo gli era stato insegnato che le emozioni rendono deboli e tutt’ora lui ne rimaneva fermamente convinto. Ignorava che quella era solo una scusa per fingere di non essere un vigliacco, per fingere di non avere paura, perché il coraggio era una caratteristica dei Grifondoro e non certo dei Serpeverde. Le serpe tendevano sempre a strisciare, fuggivano non appena avvertivano che la situazione stava degenerando, sfuggendo loro di mano. Erano dei grandi calcolatori, dei grandi osservatori, e di certo avevano sviluppato l’arte dell’inganno e della finzione con estrema precisione rispetto alle altre casate. Draco era ben consapevole di non essere coraggioso, non ne aveva mai avuto bisogno, bastava solo il suo cognome per incutere terrore e rispetto a chiunque lo incrociasse. Non aveva mai avuto bisogno di chiedere nulla che tutto gli era stato dato, era ricco, poteva permetterselo. Eppure Draco,con il passare degli anni, aveva assunto sempre quella dannata maschera, per non far straripare nessuna emozione, cercando di essere come suo padre, ammirandolo come solo un figlio potrebbe fare nei confronti del padre. Ma gli adulti sbagliano, non riescono mai a comprendere che i figli sono diversi da loro, che hanno un altro destino, che sbaglieranno certamente anche loro, conoscendo i rimpianti, rischieranno tutto per avere qualcosa, qualcosa che gli adulti considereranno inutile ma che per loro sarà di fondamentale importanza. Nessuno insegna ai genitori come essere dei buoni esempi per i figli, e Lucius Malfoy aveva cercato solo di inculcare al proprio figlio ciò che anche suo padre gli aveva sempre insegnato. La madre, sottomessa al padre, ma con un insegnamento diverso aveva cercato di salvare Draco da una vita povera come quella che conduceva Lucius, perché anche se possedevano così tante ricchezze erano privi del calore e dell’affetto che rendeva una famiglia degna di tale appellativo . Narcissa Malfoy amava il proprio marito, forse proprio per quello aveva finito per annullarsi quasi completamente, forse era per questo amore così infinito che non era riuscito a salvarlo, forse per paura di litigarci, forse per paura di ferirlo, per paura aveva permesso che il cuore di suo marito cessasse di battere. E Draco? Draco era cresciuto tra menzogne e paura, come unico fine aveva quello di sopravvivere, non conosceva sentimenti, non conosceva emozioni, per lui erano nascosti sotto una sola parola “debolezza”. Era questo stesso istinto, l’istinto di sopravvivenza, che gli diceva che quella Mezzosangue sarebbe potuta essere molto pericolosa per lui, se non fatale. Per questo si trovava con le orecchie all’erta, pronto a sentire la sua voce, pronto a fuggire da essa. Quello che avevano condiviso, quello che lui aveva provato sentendola così debole, così fragile, stretta al suo petto in cerca di un po’ di conforto, gli aveva spezzato il cuore, un cuore che non sapeva nemmeno di possedere. Eppure commise un errore, aveva pensato che lei fosse debole, che fosse fragile, ed era ancora più convinto che le emozioni non portavano mai a nulla di buono.
Quanto si sbagliava
Era lui quello debole, era lui quello che solo per paura si stava sottraendo, togliendosi la sua stessa vita, nel tentativo di preservarla si era scordato una cosa fondamentale: vivere.
Hermione, dall’altra parte, aveva rinunciato dopo ore a cercare il Serpeverde, il castello era troppo grande e potevano esserci mille posti dove poteva essere lui. Decise quindi di rinunciare e di allenarsi con quell’incanto Patronus, l’unico che non le riusciva perfettamente. Era come se la sua bacchetta non avesse abbastanza energia, e si limitava a far comparire solo qualche sbuffo argenteo che si dileguava rapidamente, ben lontano da quello che sarebbe potuto essere. Decise di allenarsi nella stanza dove Malfoy l’aveva stretta a sé, quasi amandola. Non sapeva il motivo, forse sperava di incontrarlo o forse sperava che in quella stanza, con quei ricordi preziosi racchiusi dentro il suo giovane cuore, sarebbe riuscita finalmente a fare quell’incantesimo. Aprì la porta ed entrò, guardandosi rapidamente intorno, di lui nessuna traccia. Non potè evitare che quel sospiro le sfuggisse dalle labbra, ci aveva veramente sperato, di trovarlo là. Sospirò scrollando le spalle, i Grifondoro non erano di certo persone che si facevano sconsolare per così poco, anche se forse per lei Draco non era così poco. Impugnò la bacchetta concentrandosi prima di evocare un pensiero felice.
“Expecto patronum”
La punta della sua bacchetta s’illuminò appena, evidentemente quel pensiero non era quello giusto. Si concentrò ancora, scavando nei propri ricordi, pensò a Ginny, alla sua migliore amica con il quale era riuscita a scusarsi e a farsi perdonare, per lei era stato importante, voleva bene alla rossa, era come una sorella.
“Expecto Patronum!”
Uno sbuffo argenteo stavolta riuscì ad uscire dalla sua bacchetta, ma durò pochi secondi prima di spegnersi. La ragazza inspirò profondamente, frustata, e l’odore di Malfoy le colpì forte le narici, o se lo stava solo immaginando? Decise comunque di riprovare.
“Expecto Patronum!”
Stavolta le era quasi riuscito, ma presa dal troppo entusiasmo aveva perso la concentrazione e la figura che si era quasi venuta a creare sparì come era comparsa. Di nuovo quando inspirò l’odore, il suo profumo, le colpì le radici. Un dubbio le balenò in mente e si girò rapidamente, Draco era appoggiato sul muro, che la guardava con le braccia aperte e un cipiglio sul volto, senza nessuna traccia di sorriso sul volto. La ragazza avvampò, presa alla sprovvista, non lo aveva sentito entrare troppo concentrata su quel dannato incantesimo.
“Da quando sei qui?” gli chiese, dopo aver ripreso il controllo di sé.
“Da un po’…” ammise il ragazzo, senza accennare a muoversi.
Hermione lo osservò attentamente, notando le occhiaie scure sotto ai suoi occhi e il volto troppo scarno e pallido, d’istinto fece un passo avanti.
“Stai bene?”


“E a te che importa?” ribattè prontamente il ragazzo, sulla difensiva. Era tornato a indossare la solita maschera.
“Niente, assolutamente, non m’importa niente”
Hermione gli voltò le spalle, per non fargli vedere quando quel suo tono così brusco l’avesse ferita, dannazione, avrebbe dovuto saperlo che non doveva fidarsi di lui, adesso che conosceva le sue debolezze ne avrebbe sicuramente approfittato. Si sorprese perciò quando delle braccia la cinsero da dietro, la sua schiena venne premuta contro un petto forte, sentì il respiro del ragazzo solleticarle l’orecchio. Non le disse nulla, non si sarebbe mai scusato essendo un Malfoy, ma Hermione comprese il suo gesto e lo accettò di buon grado.
“C’è qualcosa che ti preoccupa?” insistè ancora e lo sentì irrigidirsi, si staccò di nuovo da lei, guardandola con disprezzo?
Malfoy era davvero lunatico, si stava comportando in un modo strano e lei stava rapidamente perdendo la pazienza.
“Non riesci ancora a evocare un Patronus?” sviò il discorso lui, un sorriso arrogante sul volto.
Hermione strinse gli occhi, infastidita e arrabbiata dall’arroganza e dallo strano comportamento della Serpe. Non poteva certo immaginare la battaglia che si stava svolgendo dentro il cuore di Malfoy, anni ed anni di abitudini totalmente sconvolti da lei, che era per di più una Mezzosangue. Cosa avrebbe detto suo padre se lo avesse scoperto?
“C’ero quasi riuscita se qualcuno non mi avesse distratta”
“A proposito, come hai fatto a capire che ero in questa stanza? Non ho fatto il minimo rumore” era curioso, ma il tono malefico di prima rimaneva, la stava provocando.
“Mi sentivo osservata” mentì lei con prontezza, di certo non avrebbe mai e poi mai potuto ammettere che lo aveva riconosciuto dal profumo, non quando lui si stava comportando così.
“Stavo osservando il tuo culo, per essere una schifosa Mezzosangue scommetto che sei brava a letto”
Oh, sapeva bene che l’avrebbe ferita con quelle parole così dure, lo vide nei suoi occhi tutto il dolore che le provocò, in questo era diverso da sua madre: lei non aveva salvato Lucius per paura di ferirlo, lui l’aveva ferita per salvaguardare sé stesso. Era consapevole che lei era troppo per lui, ma non era questo a preoccuparlo realmente, era un Malfoy e come tale cercava di ottenere sempre il meglio anche se non se lo meritava, era la paura di soffrire che lo aveva fatto reagire così, conosceva il dolore, conosceva la sofferenza, ma in modi diversi. Non aveva mai amato nessuno, non si era mai aperto a nessuno così tanto, mai aveva perso il controllo come gli accadeva con lei e solo con lei. Lei, che ora lo guardava con odio puro, aveva cercato di fuggire dalla sofferenza ma il disprezzo che vide negli occhi della Grifondoro lo colpirono come se qualcuno gli avesse conficcato un pugnale nel petto, ma quel qualcuno rispondeva solo al nome di Draco Malfoy, si era fatto male da solo, ferendola. Fu’ grato quando la mano di lei lo colpì con forza, facendogli girare la testa di lato, la guancia gli bruciava per lo schiaffo appena ricevuto ma almeno lo distraeva da quello ben più penoso che stava provando. Gli occhi della Grifondoro erano umidi, tuttavia le sue gote erano asciutte, non gli avrebbe mai concesso la vittoria di sapere che era riuscito a ferirla.
“Vaffanculo, Malfoy!”
E con queste parole, piene di astio e disgusto, uscì velocemente dalla stanza lasciandolo solo a riflettere su quello che aveva fatto.

Ciao a tutti, mi scuso per eventuali errori di battitura, non ho avuto il tempo di controllare, spero che non ce ne siano ma se ne individuate qualcuno vi prego di informarvi. Draco è cambiato nuovamente, diventando peggio di prima, rindossando quella dannata maschera. Ho sempre amato il fatto di pensare che tutti noi indossiamo delle maschere per proteggerci, o almeno l'ho sempre pensata così...certo, ha un po' esagerato con l'ultima battuta ma ehy... è sempre Draco Malfoy, di certo non famoso per la sua gentilezza e il suo buon cuore. Anche se, come abbiamo visto nel capitolo precedente, anche lui è in grado di avere un cuore. Ringrazio i lettori silenziosi, chi ha lasciato una recensione o che lascerà una recensione, coloro che l'hanno aggiunta alle preferite, alle ricordate o alle seguite. Perdonatemi se non faccio tutto l'elenco ma sappiate che vi adoro, per il sostegno che mi date e per le belle parole, grazia veramente di tutto.
Spero che il capitolo vi piaccia, fatemi sapere :)
Buona serata e un bacione a tutti
L1107

 
 

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Capitolo 5
*** inganni ***


CAPITOLO 5: INGANNI

Le parole di Malfoy erano state dure e crudeli, ma non era stato quello a ferirla realmente, era abituata a quelle battute di pessimo gusto di Malfoy, spesso le aveva utilizzate contro di lei per riaffermare la propria superiorità. Il dolore che l’aveva colpita non era possibile esprimerlo solo con le parole, era acuto e pungente, bruciante e soffocante. Era sempre stata una ragazza forte, determinata e sicura di sé, aveva sempre cercato di esserlo. Nelle innumerevoli battaglie e avventure che aveva affrontato con i suoi amici aveva sempre dovuto mantenere il sangue freddo per poter ragionare lucidamente, i suoi amici si aspettavano tanto da lei e dalle sue conoscenze e lei non poteva deluderli. Ma non tutto si può imparare sui libri, la vita non è di certo un libro dove puoi leggere con tranquillità analizzando con attenzione ogni parola, non sei coinvolto, non hai un turbine di emozioni che ti divora dentro, è la storia di un’altra persona. Ma questa, questa era la sua storia, dove era lei ad essere la protagonista, dove era lei ad essere in preda alle emozioni e al dolore.
Dolore per le parole che lui le aveva rivolto
Dolore per lo sguardo di disgusto che le aveva rivolto
Dolore per il veleno presente nella sua voce
Dolore per lui, per colpa sua.
Ma Hermione era una guerriera, era una Grifondoro, perciò si sarebbe rialzata benché la ferita le sanguinasse ancora copiosamente, benché ogni minimo e breve respiro che traeva le squassava il petto, ma la differenza tra combattere e fingere di farlo è molto sottile. Puoi fingere che non t’importi nulla, puoi fingere che una persona cara per te non sia mai stata tale, puoi fingere di non provare nessun tipo di dolore, ma stai comunque fingendo. Aveva sempre finto con lui, finto che non le importasse nulla, finto che le sue parole non l’avessero ferita, indossando sempre una maschera di assoluta indifferenza ma non poteva più fingere adesso. Si era aperta con lui, gli aveva mostrato tutto ciò che conteneva il suo cuore, si era fidata.
A quelle riflessioni Hermione si bloccò di colpo, sbarrando gli occhi e capendo cosa lui aveva fatto, perché era stato solo un piano, un piano che la Serpe aveva architettato lentamente e con astuzia, con solo il fine di distruggerla. Era partito tutto da quella frase.
Non sei brava nel quidditch, non sei brava nell’evocare un Patronus e non sei brava… a fingere”
Aveva previsto ogni cosa, sapendo che lei non avrebbe sopportato di non essere brava in qualcosa, si era addirittura avvicinato a lei per distrarla, per non permetterle di usare il cervello, per offuscarle la mente. Il quidditch era solo una pretesa, benché non fosse brava veramente in quello sport lui non parlava di sport, ma di fiducia. In ogni sport ci vuole fiducia, fiducia nei compagni, fiducia nelle proprie abilità. Lei si era issata su quella scopa trovando il coraggio, ma quando era caduta, aveva sperato che qualcuno la salvasse. Adesso che ci pensava era strano che fosse caduta così facilmente da quella scopa e si ricordò di un particolare che le era sfuggito, quando stava per perdere l’equilibrio la scopa si era mossa, Malfoy aveva lancato un incantesimo per farla cadere e poi fare la parte dell’eroe. Era da quel giorno che lei aveva cominciato a fidarsi di lui, lui aveva previsto che non sarebbe mai andata fuori di notte, aveva previsto che sarebbe uscita all’alba e sapeva anche che sarebbe rimasta incantata a guardare il sole che sorgeva, dimenticandosi quanto possano essere pericolosi i raggi del sole quando l’occhio non era ancora del tutto abituato alla luce. Lui la conosceva, l’aveva osservata attentamente per trovare il suo punto debole. E il Patronus cosa significava? Non era riuscita ad evocarlo del tutto ma c’era andata vicino… cosa voleva dire per lui quel Patronus? E comprese anche quell’inganno.
Un potente Patronus può essere evocato solo da un ricordo veramente felice, un ricordo che lei aveva ricercato e infine aveva trovato. Era bastato il suo odore per rievocarle alla mente la dolcezza del ragazzo, il conforto che le aveva offerto quando aveva litigato con Ginny, ma come faceva a sapere che era successo qualcosa con Ginny? Semplice, si era limitato ad osservarla di nuovo, a seguirla di nuovo, e aveva dedotto dall’espressione afflitta della Grifondoro che era il momento giusto per offrirle il proprio conforto, non sapeva che cosa le fosse successo ma sapeva che qualcosa la turbava. Il Patronus era quasi riuscita ad evocarlo quando alla mente le era tornato quella dolcezza, ma lui l’aveva distratta in quel momento rivelandogli la sua presenza. Non si era mosso ma lei aveva sentito il suo odore più vicino, possibile che avesse usato il suo profumo per distrarla? Trattandosi di una Serpe poteva essere tutto possibile, lui era il re dell’inganno. Non poteva sopportare che grazie a lui lei sarebbe riuscita a evocare un Patronus. E aveva trionfato ancora quella volta, era riuscito a dimostrare che la felicità di lei derivasse da lui.
E con finzione cosa intendeva dire? A cosa si riferiva? Ma sapeva anche questo. Era incredibile come la sua mente, pur essendo sopraffatta dal dolore, riuscisse ad essere così lucida e a trovare tutte le risposte, perché non c’era riuscita prima di cadere nel suo tranello? Ed eccola là la risposta, semplice e chiara.
Perché aveva finto, finto di non essersene accorta, perché era tutto troppo bello e lei sperava fosse reale.
Aveva finto anche quando diceva che lui non le facesse alcun effetto, e lui l’aveva costretta ad ammetterlo, le aveva tolto il poco orgoglio che le era rimasto. Ma anche lui stava fingendo quel giorno, aveva finto di stare male per farle preoccupare e spronarla a chiedergli cosa avesse, dimostrando così che lei tenesse a lui. Non c’era alcun dubbio, Draco Malfoy era un bastardo e lei una stupida.

Buonasera a tutte, innanzitutto mi scuso per eventuali errori di battitura che non ho ricontrollato, mi scuso per la brevità del capitolo ma ho iniziato a scriverlo un po' tardi e devo ammettere che è stato parecchio impegnativo. Come vedete può risultare parecchio noioso (mi scuso per questo) ma ha la sua importanza, essendo il capitolo 5 è quello in cui si possono capire molte cose. Come vedete Hermione, lontana da Malfoy, è riuscita ad aver un attimo di tempo per ragionare rendendosi conto che Malfoy aveva tessuto la sua bella ragnatela di inganni. Soffermatevi anche sul particolare che lui, per colpirla e ferirla, ha dovuto osservarla attentamente imparando molte cose di lei come ad esempio che adora l'alba. Hermione ha però commesso un errore nel valutarlo, parlando di finzione. Si, è vero che Malfoy ha fatto tutto questo per metterla allo scoperto ma lui non ha mai finto con lei, mai. Penso che questo capitolo sia un po' noioso e perdonatemi per questo, ma purtroppo doveva per forza scriverlo, e non è stato facile, sinceramente non so neanche io come sono riuscita a creare un piano così losco, devo essere un po' malfoyesca. Ringrazio come al solito tutte coloro che continuano a seguirmi ma un grazie particolare va' a Partlyclooudy95, Giselle_ebbasta, Bruna_mars che hanno recensito lo scorso capitolo.
Fatemi sapere cone ne pensate di questo, un bacione e un caloroso abbraccio.
L1107

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Capitolo 6
*** finzione ***


CAPITOLO 6: FINZIONE

La vita di ogni singola persona in questo mondo è fondata solo su una cosa: l’apparire. Si teme di essere giudicati per quello che si è perciò si tende ad indossare una maschera, per nascondere la nostra vera personalità, perché se veniamo criticati per qualcosa che non siamo va bene, ma se veniamo criticati per qualcosa che siamo allora fa’ male. Draco Malfoy era sempre stato educato all’apparire, la sua famiglia era potente e ricca, e fin da piccolo era stato costretto ad indossare vestiti super eleganti e scomodi e a partecipare a cene noiose e infinite con amici della sua famiglia. Erano temuti e rispettati da tutti, ma avevano solo nemici, abituati com’erano a sfruttare ogni singola persona a proprio vantaggio. Non esisteva la parola amicizia in quella casa, gli amici rendono deboli, l’affetto corrode l’animo- così gli era stato insegnato da suo padre. Non aveva tutti i torti, quando si ricevono troppe delusione da persone che si consideravano come degli amici ci sono due strade possibili: la paura o il coraggio. La paura di soffrire di nuovo portava a non rischiare, il coraggio invece portava a rischiare il tutto per tutto. Le conseguenze? Potevano essere varie e dipendevano dalle persone che s’incontravano, se si decideva di non rischiare si decideva anche di rimanere soli per sempre, senza nessuno, e una vita priva di emozioni non può essere considerata tale. Se si decideva di provare le conseguenze potevano essere due, o s’incorreva in un’altra delusione con altrettanta sofferenza oppure si scopriva la vera gioia di vivere. Per poter decidere si doveva necessariamente osservare il comportamento e l’atteggiamento dell’altra persona, valutando se ne valesse la pena o meno. Draco lo aveva fatto, aveva osservato ogni minimo comportamento della Grifondoro nei confronti dei propri amici e aveva digrignato i denti vedendo l’affetto che la sua Mezzosangue nutriva per lo Sfigato e il Rosso. Oltre a scoprirsi geloso di quella ragazza, una gelosia che tuttavia non avrebbe né ammesso né giustificato, era rimasto rapito dai sorrisi che la ragazza donava ai suoi due amici, così puri, così sinceri e così reali. Non aveva mai visto un sorriso così bello, lui conosceva solo quelli falsi e tirati, quelli finti e privi di ogni calore, il suo viso non si era mai ravvivato così tanto come quello di Hermione, i suoi occhi non si erano mai illuminati così tanto. Non seppe di preciso quando cominciò a notare le movenze e l’atteggiamento di Hermione, si ritrovò in quel circolo vizioso prima di potersene rendersene conto, e senza avere la possibilità di uscirne. Poi aveva cominciato a riflettere, accorgendosi con orrore che aveva pensato troppo spesso a quella Mezzosangue ogni giorno dalla prima volta che si erano visti, solo che inizialmente l’aveva subito giudicata e disprezzata per il suo sangue sporco. Era accaduto dopo, crescendo insieme a lei aveva cominciato ad apprezzare le curve del suo corpo, l’armoniosità del suo viso, il sorriso con quei denti davanti troppo grandi che si era fatta rimpicciolire sfruttando ovviamente a proprio vantaggio l’incantesimo che Malfoy le aveva lanciato al quarto anno per farle ingrandire a dismisura quei denti. Non aveva più potuto negare a sé stesso che la ritenesse una bella ragazza, con quegli occhi grandi e quel suo sorriso divenuto poi perfetto. Aveva cercato di combattere dicendo come sempre che era inferiore a lui, ma anche questa volta si era dovuto ricredere. Difatti la Mezzosangue lo aveva superato in tutte le materie, guadagnandosi il titolo di studentessa modello. E questo lo aveva reso furibondo, perciò aveva iniziato a infastidirla più che mai, volendo dimostrare a tutti quan   to fosse sporco il suo sangue. Aveva scambiato i loro compiti di pozioni, aveva fatto male il suo apposta per poi poter cancellare il nome dal compito della Granger e scrivere al suo posto il nome “Draco Malfoy”, poi aveva scritto invece il nome della Granger sul suo compito. Era stata tutta una tattica per poterla avvicinare, per poterla deriderla, fin da quella frase da cui aveva avuto tutto inizio… il Quidditch, il Patronus e la finzione. Aveva messo in scena tutto quel piano dopo anni e anni, nel quale aveva imparato a conoscerla e a dedurne le sue reazioni, l’aveva stuzzicata apposta. Ma ora, al sesto anno, quando finalmente era a un passo dall’averla aveva rovinato tutto, e tutto per cosa? Per paura. Era un Malfoy, orgoglioso di esserlo ma solo ora si rendeva conto di quando la sua famiglia facesse schifo. Era sempre stata circondata da un’aura di potere e ricchezza, ma questo non corrispondeva alla realtà. La verità era che la famiglia Malfoy era sempre stata mossa solo dalla paura, infondo erano Serpeverde, di certo non famosi per la lealtà e per il coraggio tipici dei Grifondoro. Ma Draco non voleva più vivere nel terrore, non voleva più privarsi di quello che lo faceva sentire vivo, solo per paura, non voleva perderla. Perciò prese la giacca uscendo velocemente dalla sua stanza deciso a rischiare il tutto per tutto, perché per lei ne valeva la pena. Non aveva un piano per farla tornare da lui, ma avrebbe usato la caratteristica più comune dei Serpenti, avrebbe strisciato. Avrebbe strisciato ai piedi dell’unica donna che amava, l’avrebbe supplicata affinchè lei lo perdonasse, avrebbe messo da parte quell’odioso orgoglio per lei, perché ne valeva la pena. La incontrò per caso mentre stava andando verso la Signora Grassa per entrare nella propria Sala comune. Affrettò il passo afferrandole velocemente un braccio pronunciando nel contempo un Silencio per evitare che si mettesse a gridare insulti su di lui, attirando tutti i suoi amici. La ragazza protestò dimenandosi violentemente e cercando di sfuggire da lui in tutti i modi, lo guardò con grande odio e disgusto che spezzarono il cuore di Draco, tuttavia mantenne una faccia neutrale senza mollare la presa, deciso più che mai a lottare per averla. La condusse al settimo piano, dove sapeva bene che si trovava la Stanza delle necessità, Voldemort gli aveva dato un incarico infatti quello stesso anno. La fece entrare rapidamente chiudendo poi la porta alle loro spalle. Si guardò intorno curioso di sapere che cosa avesse fabbricato per lui quella stanza, e quasi vomitò.
Era davvero caduto in basso per una stupida Mezzosangue.
La stessa mezzosangue ancora muta, che lo guardava a braccia conserte con un cipiglio sul volto, almeno non aveva ancora notato quella stanza disgustata. Ma la Mezzosangue recuperò rapidamente quell’errore sbarrando gli occhi alla vista dei vari mazzi di fiori presenti in quella stanza, la maggior parte girasoli… i fiori preferiti da lei. Ogni parete di quella stanza sembrava volesse chiedere perdono a nome suo, ma la Grifondoro , lo sapeva bene, non lo avrebbe perdonato così facilmente, anche se il fatto che non aveva ancora estratto la proprio bacchetta per lanciargli contro una delle sue potenti Fatture era un buon segno. Il ragazzo rimosse l’incantesimo scagliatole contro precedentemente, preparandosi al suo assalto verbale. Un assalto che non avvenne, la Grifondoro si limitò a fissarlo senza dirgli una parola, consapevole di averlo messo in difficoltà. La rabbia era più facile da gestire, il silenzio non gli permetteva di capire che cosa stesse pensando in quel momento la Mezzosangue, così da non poter sfruttare a proprio vantaggio le debolezze della ragazza.
Maledetta Grifondoro, perché diamine doveva essere così intelligente?
Non sapeva come iniziare quel discorso, sapeva solo di voler cancellare quello sguardo dal volto della sua ragazza.
“Mi dispiace”
Patetico, di certo non sarebbe bastato un solo “mi dispiace” per farsi perdonare di quelle terribili parole che le aveva rivolto un giorno fa’.
Mi dispiace davvero” ripetè di nuovo, più ad alta voce.
Ridicolo, era davvero ridicolo, non sapeva cosa dire per farsi perdonare.
“Non volevo…” aggiunse.
Oh si, di certo un “non volevo” avrebbe fatto cadere l’orgogliosa Grifondoro ai suoi piedi.
Si fermò un attimo a pensare, cercando di elaborare un discorso sensato e strappalacrime, magari la compassione l’avrebbe spinta a perdonarlo. Ed ecco che ci ricascava, stava di nuovo tessendo la sua ragnatela. Che cosa mancava? Perché non riusciva a dirle cosa provava? Per vergogna.
E lei di certo non gli rendeva le cose facili, limitandosi solo a guardarlo.
Ed eccola lì, la risposta a quella domanda, “che cosa mancava?”.
Non l’aveva guardata negli occhi.
Alzò immediatamente gli occhi per incrociarli con quelli delusi della Grifondoro, la consapevolezza di poterla perdere lo destabilizzò ma strinse i pugni, lottando contro il proprio orgoglio per far nascere un discorso accettabile.
“Non volevo farti soffrire, di certo sarebbe stata l’ultima cosa che avrei voluto fare. Perché allora l’ho fatta? Perché sono un vigliacco, perché avevo paura dei sentimenti che provo per te, mi è sempre stato insegnato che i sentimenti rendono deboli. Ho dovuto lottare contro me stesso, da una parte ti desideravo e ti desidero ancora più che mai, dall’altra parte dovevo andare contro tutti i principi con cui sono cresciuto.”
Allora la Grifondoro, che lo aveva ascoltato attentamente, rilassò le braccia.
“E cos’hai scelto?” gli chiese.
“Ho scelto te, ho scelto di togliermi la maschera che ho dovuto indossare fin da piccolo, ho scelto di non avere più paura, ho scelto di essere libero”
“Perché ora? Perché adesso?” la Grifondoro non era ancora sicura dei sentimenti del ragazzo, tuttavia la tensione che si respirava nell’aria le fece tremare la voce.
“Qualcuno dice che si capisce il vero valore delle cose quando si rischia di perderle”
“E tu cosa avresti rischiato di perdere?”
Lo stava mettendo alla prova, ma finalmente il suo sguardo sembrava più sereno. Draco, riacquisita la sua sicurezza si avvicinò rapidamente alla sua donna, baciandola con trasporto. La ragazza si lasciò andare completamente a quel bacio, percependo il bisogno e la sofferenza di Draco, insieme a una richiesta disperata di perdono.
“Il mio respiro, la mia vita” rispose lui, parole dolci e non da lui, ma non si era posto alcun limite per riconquistarla.
“E quindi per avermi hai messo su una serie di inganni?” adesso lo sguardo della Grifondoro era duro, si allontanò rapidamente da lui, lasciandolo stupito.
“Quali inganni?”
Ma sapeva a quali inganni si riferisse, il suo corpo tremò sotto lo sguardo ferito e accusatore di lei. I ruoli si erano invertiti, lui aveva scelto di essere coraggioso e leale, lei, ferita e delusa, aveva scelto di non rischiare, di proteggere il poco orgoglio che le era rimasto. Non l’avrebbe perdonato.
“Il Quidditch, il Patronus e la finzione” marcò quest’ultima parola con forza.
La finzione che aveva usato con lui, fingendo di lasciarsi trasportare da quel bacio che il Serpeverde le aveva donato con tanto amore. Lei era una guerriera, si sarebbe rialzata sempre, e non avrebbe permesso mai a nessuno di farle del male, se l’era promesso e Malfoy l’aveva ferita, non sarebbe ricaduto due volte nello stesso sbaglio.
Sbagliando s’impara, questa era sempre stata la sua filosofia, un ragazzo non poteva cambiare così rapidamente a distanza di un giorno, le sue parole non potevano essere dunque sincere.
“L’ho fatto per averti”
Sincerità e bugie, lui che metteva da parte il suo orgoglio per riaverla, lei che si ostinava a tenerselo stresso, sapendo che se avesse perso anche quello, niente le avrebbe negato di lasciarsi andare tra le braccia del suo nemico, e questo era sbagliato.
“Be’ è troppo tardi ormai” pronunciò sarcastica.
Orgogliosa per quella frase finale si preparò ad uscire trionfante da quella stanza, ma non aveva calcolato la bravura del Serpeverde, non l’avrebbe fatta andare via così facilmente e se non poteva averla con la sincerità l’avrebbe avuta con la forza.
Non dovevano fingere di essere delle persone diverse, non dovevano fingere. La finzione era il loro principale ostacolo.

Eccomi di nuovo qui con il sesto capitolo, un capitolo molto impegnativo e con alcuni colpi di scena. Vi eravate forse illusi che Hermione lo avrebbe perdonato così facilmente?  Sbagliato. Adoro essere fedele al libro ed Hermione è sempre stata descritta come una persona molto orgogliosa e che perdona difficilmente, come la volta in cui Ron li abbandonò nel pieno delle ricerche degli Horcrux. Tutto come avete ben notato è basato sulla finzione, lui pensa che per ottenerla basti aprirle il suo cuore e mettere da parte tutto il suo orgoglio, trasformandosi in un Grifondoro, mentre lei non è propensa a fare la stessa cosa, è stata ferita e certe ferite non guariscono così facilmente, la nostra Hermione teme che lui non sia sincero e non vuole ricadere due volte nello stesso errore. Spero di essermi fatta perdonare per la mia piccola assenza con questo capitolo, l'ho fatto bello lungo apposta, spero che vi piaccia, è l'unico che mi soddisfi un po'. Ringrazio tutte voi lettrici, chi lascia recensioni, chi l'ha inserita nelle seguite o nelle preferite, grazie a tutte voi che mi donate un grande supporto, vi adoro!
Alla prossima ;)
L1107

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Capitolo 7
*** astuzia ***


CAPITOLO 7: ASTUZIA

“Hai solo paura” sbottò Draco afferrando duramente la Grifondoro per le spalle, facendola voltare, per poi sbatterla con poca delicatezza contro il muro. Una smorfia di fastidio per il trattamento subito passò sul volto della Granger, a cui però Draco non fece caso.
“Puoi forse biasimarmi?” ribattè pronta lei, guardandolo con sfida sebbene il suo cuore tremasse al contatto con lui. Draco era fuori di sé, consapevole che la Granger, testarda com’era non gliel’avrebbe data facilmente vinta. Affondò le proprie dita nella carne delle sue spalle, provocandole un po’ di dolore, nulla in confronto a quello che stava provando lui.
“Sei solo una vigliacca, Grifondoro”
“E tu un viziato, pensi davvero che con solo qualche parola dolce tu possa ottenere il mio perdono?”
Si guardarono con odio, entrambi troppo testardi e orgogliosi per poter ammettere di fronte all’altro quanto stesse costando loro quella discussione.
“Si, se queste parole sono sincere” sottolineò con durezza questa parola.
La Grifondoro s’irrigidì percependo il tono di rimprovero del ragazzo, lei non era mai stata sincera con lui e non lo era neppure ora, provava dei sentimenti per lui, lo sapeva bene, lo sapevano entrambi, ma temeva che cosa sarebbe accaduto.
“Ho imparato che nella vita non ci si debba solo fidare di stupide parole, ma dei fatti
Draco indietreggiò come colpito da un coltello, probabilmente era stato così, dato che sentiva la carne lacerarsi del suo cuore, e avrebbe voluto strapparselo quel cuore, per non provare dolore. La Grifondoro lo guardò attenta, massaggiandosi le braccia che lui aveva stretto.
Stupide parole
Erano stupide parole per lei? Era stupido il fatto che si fosse aperto così tanto a lei, decidendo di essere sincero totalmente e per la prima volta con lei. Era stupido questo? Era stupido dichiararle tutto il suo amore?
“Non è vero” mormorò ancora stordito dalle dure parole della ragazza.
“Non è vero cosa?”
“Ho dimostrato di amarti con i fatti, l’inganno, quella frase da cui è partito tutto…”
La ragazza continuò a fissarlo attentamente, poi una parola suscitò la sua attenzione.
Inganno…Quale inganno? Se non si riferiva a quella frase a cosa si stava riferendo?
“A quale inganno ti riferisci?” chiese allora lei, stringendo i pugni. Draco abbassò lo sguardo stringendo i pugni, offeso dal fatto che lei si fosse soffermata su quell’inganno e non sul fatto che le avesse detto che l’amava.E allora la cattiveria tornò disperatamente per cercare di salvare quei piccoli pezzi di cuore sanguinante. La sua espressione venne sostituita con la solita maschera dura e calcolatrice, più temibile della prima, più vuota.
Forse è così che ci si sente quando ormai si ha perso tutto.
“Non ci arrivi Mezzosangue? Eppure non eri la strega più intelligente del mondo? O forse no, dato quel mediocre Oltre ogni Previsione che hai ricevuto nel compito di pozioni?”
Quanta cattiveria c’era nella sua voce, quanto odio, quanta rabbia e delusione, lui che ci aveva sperato così tanto che lei capisse, che lei ricambiasse. Ma la speranza porta solo ad illusioni, lo sapeva bene.
La Grifondoro strabuzzò gli occhi stringendo i pugni duramente, la sua mascella s’irrigidì terribilmente per la morsa ferrea dei denti, il suo corpo tremava di rabbia.
“Hai scambiato il mio compito con il tuo!” lo accusò avvicinandosi velocemente a lui, come un felino rabbioso.
“Precisamente” la derise lui, facendo un finto inchino con un ghigno malvagio sul volto. Voleva distruggerla totalmente, distruggerla come lei aveva fatto con lui, voleva che si sentisse inutile come ci si stava sentendo lui ora.
Sapeva bene che la cosa che le avrebbe fatto più male era il fatto di essere stata ingannata da lui, sempre.
Inganni, su questo era stata fondata la loro relazione.
E allora Draco comprese l’astuzia della Mezzosangue, la comprese guardandola semplicemente negli occhi e scorgendo là la sua delusione. Lo aveva messo alla prova.
Lei aveva bisogno di certezze, non poteva credere solo alle sue parole così facilmente, pronunciate poi così improvvisamente in un giorno qualsiasi. Lo aveva messo alla prova.
Aveva usato la sua stessa arma contro di lui, ingannandolo con astuzia.
“Ho imparato che nella vita non ci si debba solo fidare di stupide parole, ma dei fatti”
Era stata attentamente studiata, quella maledetta frase, lei conosceva il suo inganno, lo aveva capito quello stesso giorno quando lui le aveva mostrato il “suo” compito segnato con una E rossa, aveva riconosciuta la sua scrittura. E lo aveva già perdonato, o meglio, voleva sapere dove volesse arrivare quel Serpeverde.
Era stata astuta, tessendo abilmente quella ragnatela, quella stessa ragnatela che lui aveva inizialmente fabbricato per lei. Voleva vedere quanto sarebbe potuto diventare cattivo con lei, per decidere se potesse sopportare il comportamento del ragazzo. Gli aveva creduto fin da subito, non aveva messo alla prova lui ma sé stessa. Per questo si era abbandonata con così tanto ardore al loro bacio, per poi staccarsi improvvisamente parlando d’inganni, non desiderava una relazione così, voleva essere certa di quello che il ragazzo affermava ma in cuor suo lo sapeva già che lui era sincero. Tuttavia non poteva permettersi di cedere così facilmente, non poteva permettersi di credergli così facilmente, aveva seguito la sua testa prima del suo cuore. E ora, la reazione di Draco, la malignità che aveva avvertito nella sua voce l’aveva delusa, sebbene Draco non avesse detto niente di così offensivo lei aveva comunque avvertito il suo odio. Era troppo tardi per rimediare?
“Aiutami a cambiare…” disse allora lui a bassa voce, sorprendendo la Grifondoro e lasciandola senza parole.
“A cambiare?” gli chiese dubitante, mentre lui si avvicinava a lei lentamente, stringendola in un caldo abbraccio e percependo finalmente, tutto l’amore che la ragazza provava per lui, percependo tutte le sue paure e tutta la sua speranza, gli aveva dato una possibilità per rimediare, aveva creduto in lui.
“Permettimi di essere l’uomo che meriti” Draco la strinse più forte a sé, cercando di trasmetterle anch’esso tutto il suo amore, tutta la sua disperazione e il suo dolore, chiedendole silenziosamente di perdonarlo per i continui inganni e per quella frase che adesso gli aveva portati a questo. Anche lei percepì il dolore del ragazzo, il dolore che aveva provato quando lei aveva considerato stupide le sue parole, quelle parole che gli erano costate così tanta fatica.
“Draco…guardami”
Le mani della Granger gli alzarono il viso dolcemente, guardandolo negli occhi, occhi non più vuoti, ma colmi di un’emozione che non si può descrivere a parole, ma che si può solo vivere attimo per attimo, respiro dopo respiro.
“Io non voglio che tu cambi per me, perché io ti amo per quello che sei, perché ora so che dentro di te c’è una persona buona e dolce, che quella cattiveria che ti ostini a mostrare è solo una facciata, e amo anche quella” le parole della Granger le avrebbe dovuto pronunciare lui, ma sapevano bene entrambi che il suo orgoglio non glielo avrebbe più permesso, lo sapeva bene anche lei, soddisfatta delle parole che lui le aveva già detto, dimostrandole così di amarla. Non era bravo con le parole, preferiva i fatti, ma questo non era un problema perché lei era sempre stata più brava nelle parole che nei fatti. Finalmente, entrambi entusiasti e felici di essersi scoperti così diversi ma allo stesso tempo così perfetti per stare insieme, unirono le loro labbra in un dolce bacio per segnare quel giorno l’inizio del loro amore.

Premetto che questo capitolo non mi soddisfa molto, anche se ritengo sia abbastanza importante. Lui si è rivelato un vero disastro nell'affermare ciò che provava per lei come abbiamo potuto notare nel capitolo precedente, così lei, con astuzia, degna ovviamente di Hermione Granger ha deciso di aiutarlo a modo suo, provocandolo e mettendolo alla prova usando il potere delle parole dal significato nascosto, come aveva fatto precedentemente lui con il quidditch, il patronus e la finzione. Ha voluto metterlo alla prova, sebbene il suo cuore le dicesse che era sincero, ma ovviamente essendo Hermione ha voluto far prevalere la propria testa provocandolo in modo da suscitare un'azione rabbiosa nel Serpeverde, scoprendo così quanto lui avrebbe osato ferirla e quanto lei poteva sopportare. Certo, il tono del Serpeverde è stato duro ma non le ha detto nulla di offensivo, non ha approfittato dell'inganno che la ragazza aveva citato per poterla ferire, avrebbe potuto semplicemente dirle che era una stupida a non capirlo da solo ma si è contraddetto da solo, perchè come sappiamo citando quell'Oltre Ogni Previsione, appartenente al compito del Serpeverde e non a quello della Grifondoro, non solo le ha fatto capire l'inganno (che lei già aveva intuito) ma ha anche smorzato la sua offesa. L'ultima parte Draco si presenta come un bambino in cerca di rassicurazioni, un'immagine che fa' a pugni con la sua solita durezza, ma che fa' capire quanto in realtà lui si senta inferiore a lei, credendo di non meritarla, sebbene essendo un Malfoy come ho detto negli scorsi capitoli se la sarebbe presa lo stesso, pur non meritandola. Lei ha invece risposto che lo ama così com'è, con tutti i difetti e che non potrebbe mai volere un uomo diverso accanto. Bene, fatto questo piccolo riassunto ringrazio di cuore tutte coloro che hanno visualizzato lo scorso capitolo, chi ha lasciato una recensione, chi l'ha inserita nelle seguite o nelle preferite. Fatemi sapere cosa pensate di questo capitlo, anche negativamente, se è poco chiaro o se avete qualche dubbio... infatti dubito che sono riuscita a spiegarmi benissimo ahahah. Grazie ancora a tutte, perdonate qualche errore di battitura e scusate il ritardo nel pubblicarlo.
Alla prossima, vi adoro!
L1107

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Capitolo 8
*** notte d'amore ***


CAPITOLO 8: NOTTE D’AMORE

“Che cosa?”
La più piccola della famiglia Weasley strabuzzò gli occhi non potendo credere a ciò che la Caposcuola le stava raccontando. Non poteva di certo biasimarla dato che stentava pure lei a crederci. L’aveva trascinata giù dal letto alle sei di mattina, tutta euforica e biascicando parole di qua e di là tanto che Ginny aveva dovuto chiederle di ripetersi almeno una ventina di volte. Poi, quando finalmente era riuscita a calmarsi, aveva raccontato dettagliatamente cosa le aveva detto Malfoy, per chiederle un consiglio.


“Ginny, te lo avrò ripetuto una cinquantina di volte ormai, cerca di stare più attenta!” la rimproverò la saccente Caposcuola stanca di ripeterle per l’ennesima volta quello che Draco le aveva detto.
Draco, solo a pensare a quel nome le venivano le farfalle nello stomaco, non si sentiva così felice da anni.
“Si, ho capito… ma non puoi negare che tutto questo è strano” rispose Ginny, dando voce ai dubbi della stessa Hermione.
“Dici che non è sincero?” le chiese allora la Caposcuola, sperando in una risposta negativa. La rossa si dovette accorgere della speranza negli occhi dell’amica e non se la sentì di rovinargliela, sembrava così felice e se era per lui, be’ lei desiderava solo la felicità dell’amica.
“Non ho detto questo, ma non è il solito comportamento da Malfoy. Herm, non dico che lui non sia sincero perché da quello che mi hai raccontato a te è sembrato sincero, io non mi fiderò mai di lui ma mi fido di te, se si è aperto così totalmente con te un motivo ci sarà…. Non ti ha nemmeno chiesto di fare sesso!”
Alla parola “sesso” la Grifondoro sputò l’acqua che aveva bevuto, guardando Ginny che stava trattenendo le risate.
“Che cosa c’entra questo?” riuscì a chiederle dopo aver ripreso un po’ di fiato.
“Be’ Hermione, tutti sanno che tipo sia quello lì, sanno la sua fama con le ragazze, sanno che l’unica cosa a cui è sempre stato interessato era il piacere carnale, almeno fino a quando non sei arrivata tu” le spiegò dolcemente la Weasley.
“Quindi stai dicendo che non mi desidera? Che il mio corpo lo disgusta?” le chiese allora la Granger, prendendo un cuscino e stringendoselo al petto. La piccola Weasley dovette trattenere qualche offensiva affermazione riguardo l’intelligenza della sua amica.
“Merlino Hermione, ma quando si tratta di Malfoy non usi completamente il cervello! Io sto dicendo che probabilmente ti desidera da anni, ma ti rispetta troppo per fare qualcosa che tu non vuoi” le spiegò ancora la Weasley.
Avere un’amica in certe situazione era sempre utile, Hermione infatti non riusciva ad essere oggettiva quando si trattava di Draco, mentre la Weasley, che aveva assunto anche una certa esperienza con i ragazzi sebbene fosse sempre interessata a un solo ragazzo, sapeva essere abbastanza brava nell’interpretare i sentimenti dei ragazzi.
“Ma io voglio farlo con lui, è la prima persona che amo veramente, non fraintendere… tuo fratello è stato magnifico ma…”
“Ma non era quello giusto, l’ho sempre saputo Hermione. Ron è troppo stupido per te”
“E Malfoy per me com’è?”
“Non ne ho idea, sembra essere la persona giusta ma spetta a te dirlo… se lo ami veramente perché non vuoi farlo con lui? Cosa ti blocca?” la Weasley aveva notato il turbamento della Granger e sapeva che non era solo dovuto all’imbarazzo che le procurava parlare di quell’argomento.
“Tempo di non piacergli, di disgustarlo…” sussurrò la Grifondoro, arrossendo leggermente.
Sangue, era tutta questione di sangue e di carne.
“Be’ allora prova a sedurlo e vedi se il tuo corpo suscita in lui delle reazioni” propose la Weasley con un sorriso malizioso.
“Penso sia l’unico modo per capirlo…” si arrese subito la Granger sorprendendo non solo la Weasley ma anche se stessa, non avrebbe mai pensato che sarebbe arrivata a tanto per un ragazzo, ma lui non era solo un ragazzo, era Draco Malfoy, e lei lo amava.
 
Si trovava nella stanza di necessità e Draco la stava baciando lentamente, tenendola stretta per la vita, una mano affondata nei suoi capelli per muoverle la testa al ritmo del loro bacio. Si staccò un attimo per unire la propria fronte a quella della ragazza, guardandola direttamente negli occhi.
“Ti amo” le sussurrò e si godette l’effetto che quelle parole suscitarono in lei, il sorriso pieno di felicità che gli rivolse era quanto di più bello avesse mai visto, le guance le si colorarono di un tenero rosso.
“Ti amo” rispose lei prima di unire di nuovo le loro labbra per un altro tenero bacio.
“Allora…. Perché mi hai fatto venire qui all’una di notte? Non puoi stare senza di me?” la provocò il ragazzo suscitando la risata della Grifondoro, che gli tirò un pugno scherzoso sul petto.
“Veramente volevo farti vedere una cosa…” rispose vaga lei allontanandosi da lui, e voltandogli le spalle.
Draco aggrottò le sopracciglia confuso da quello strano atteggiamento della ragazza, chiedendosi a cosa stesse pensando la sua ragazza. La Grifondoro non si fece attendere troppo, si girò verso di lui guardandolo dritto negli occhi prima di cominciare a slacciare il mantello. La bocca di Draco si schiuse in una perfetta “o” mentre osservava rapito i movimenti un po’ timidi e impacciati di Hermione.
“Che stai facendo?” le chiese con la bocca un po’ asciutta senza tuttavia riuscire a distogliere lo sguardo dalle mani di lei.
Le mani della ragazza tremarono leggermente ma non rispose comunque, tenendo lo sguardo basso sulle mani che continuavano a sbottonare la sua camicia. Draco avanzò velocemente afferrandole le braccie e tirandogliele in alto.
“Che stai facendo, Hermione?” gli chiese ancora, cercando di tenere a freno la propria lussuria.
“Io volevo… ma se tu non vuoi…” balbettò Hermione diventando rossa e abbassando lo sguardo. Draco comprese cosa stava pensando, sapeva che Hermione era estremamente insicura quando si parlava di lui.
“Io lo voglio da morire, l’ho sempre voluto dal primo momento che ti ho vista, ma non ti ho mai voluto costringere temendo che pensassi che ti volessi solo per il tuo corpo… e invece tu hai pensato che non amassi il tuo corpo” le sussurrò il ragazzo dolcemente e la Granger alzò gli occhi perdendosi nel grigio sincero degli occhi di lui.
“Io ti voglio, ora” rispose lei, senza alcuna esitazione e Draco sorrise, felice come un bambino piccolo, consapevole della grande donazione che la Granger gli stava dando, consapevole del grande amore che gli univa.
“Allora lascia che sia io a toglierti i vestiti” sussurrò sulle sue labbra prima di unirle in un bacio passionale. Le mani esperte del ragazzo slacciarono gli ultimi bottoni e la liberarono dalla camicia. Si allontanò per ammirarla e quando lei fece per coprirsi le bloccò i polsi.
“Non coprirti, non con me, sei bellissima” sussurrò notando il reggiseno rosso fuoco che lei aveva di sicuro indossato per provocarlo, e c’era riuscita alla grande. Continuò a baciarla lentamente, scorrendo le mani sulla sua schiena per tranquillizzarla, la prese in braccio dirigendosi verso il letto che la stanza aveva loro offerto. La adagiò là tenendosi con le braccia per non gravarle addosso.
“Sei sicura?” le domandò scendendo a baciarle il collo.
“Si” sussurrò lei e il ragazzo le slacciò il reggiseno, togliendoglielo. Ammirò tale bellezza che si stava mostrando a lui, così pura, calda e morbida. La baciò ancora lasciando vagare la sua mano sulla pelle di lei. Sentì le mani di lei che tremanti cercavano di togliergli la camicia.
“Hai paura?” le chiese.
“No, sono emozionata”
“Anche io” confessò lui e si sorrisero dolcemente.
Quella notte fu’ piena dei loro gemiti di piacere, fu’ piena degli scocchi delle loro labbra, fu’ piena di dolcezza e di amore. Un amore così forte, così puro e sincero che quasi Hermione non sentì alcun dolore quando lui lacerò la sua verginità, troppo presa dalla dolcezza e dalla delicatezza di lui, timoroso di farle del male. Si ritrovò a pensare, mentre roteava gli occhi al cielo aggrappandosi alle spalle del ragazzo gemendo di piacere, che pochi avevano la fortuna di trovare la propria anima gemella e lei, invece, era riuscita a trovarla.

Ho pubblicato questo capitolo ora per mantenere la promessa fatta e siccome non ero sicura che stasera ci sarei arrivata ho deciso di scriverlo ora e pubblicarlo ora. Non mi convince molto e so di essere una vera frana a descrivere certe situazioni, ho preferito non scendere troppo nei particolari per non cadere poi nel volgare, e mi sono soffermata di più sulla titubanza di Hermione e sulla dolcezza di Draco. Ho sempre pensato che la prima volta si debba fare solo per vero amore, e volevo porre proprio questa differenza tra solo sesso e fare l'amore, spero di esserci riuscita e di non avervi deluse. All'inizio era un flashback con Ginny, era poco chiaro ma non sapevo come specificarlo, ho sempre odiato scrivere in alto Flashback quindi ho preferito evidenziarlo con il corsivo. Spero vi piaccia, ringrazio le 105 visualizzazioni nello scorpo capitolo, quelle due recensioni che non mancano mai, chi la segue e chi l'ha aggiunta alle preferite. Grazie di cuore, fatemi sapere se questo capitolo vi ha deluse.
Baci
L1107

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Capitolo 9
*** addio ***


CAPITOLO 9: ADDIO
 
Draco Malfoy stringeva duramente i pugni rifiutandosi di abbassare gli occhi sotto lo sguardo accusatore del padre. Lo aveva convocato con massima urgenza, così Draco aveva aspettato che la sua Sala comune si svuotasse, aveva posticipato il suo appuntamento con la Granger, e in compagnia del suo unico amico fedele Zabini, aveva preso una manciata di Polvere Volante e usando la Metropolvere era arrivato direttamente nel salotto di Malfoy Manor, la sua casa. Ad accoglierlo in perfetto ordine c’erano suo padre e sua madre, che lo guardavano severamente.
“Padre, Madre” salutò educatamente Draco, accennando appena un inchino. Lucius Malfoy liquidò i convenevoli con un gesto secco della mano.
“Mi è giunta voce che hai trovato una nuova puttanella con cui spassartela e che, per questo motivo, non stai rispettando l’ordine del Signore Oscuro” pronunciò suo padre maleficamente.
Draco strinse i pugni e impallidì, come facevano loro a saperlo? E soprattutto come osavano chiamarla “puttanella”?
“Non so a cosa ti riferisca, padre” ribattè ostinatamente il ragazzo, non temeva per sé ma solo per lei.
Un guizzo di rabbia illuminò gli occhi gelidi di Lucius,il quale avanzò velocemente verso di lui dandogli uno schiaffo così forte che gli fece voltare la testa di lato, ma non uscì un solo gemito di dolore o protesa dalle labbra dal ragazzo.
“Lucius!” lo rimproverò la madre, che aveva sempre odiato l’atteggiamento del marito nei confronti del figlio.
“Stai zitta Narcissa! Il Signore Oscuro è molto adirato con te Draco, il Signore Oscuro sa della tua relazione con quella sporca Mezzosangue ma tuttavia ha deciso di darti una seconda chance, devi uccidere Silente e trovare un modo per farci entrare nella tua scuola, altrimenti lui ucciderà quella lurida feccia” pronunciò con voce incolore suo padre, lo osservò attentamente pronto a cogliere un minimo di esitazione da parte del ragazzo. Narcissa invece lo guardava con eterno amore, come solo una madre può fare, avrebbe preferito morire o uccidere suo marito stesso pur di non dare così tanto peso a suo figlio. Lucius non poteva cogliere la luce che si era accesa negli occhi di Draco all’ultima frase del padre, ma Narcissa la individuò subito e si ripromise di parlargliene un giorno in privato.
“Non temere padre, è solo una sporca Mezzosangue che per me non conta nulla, ho già un piano per uccidere Silente e farvi entrare nel castello”
Mentiva ovviamente, ogni singola parola gli bruciava la lingua, ma erano le uniche cose che poteva e doveva dire, solo per lei, solo per proteggerla.
“Sono fiero di te Draco, il Signore Oscuro sarà felice di saperlo” Lucius gli concesse uno di quei pochi sorrisi che di sincero e vivo non avevano nulla, poi, senza salutarlo, uscì dalla stanza lasciandolo solo con la madre.
“Cos’è lei per te, Draco?” la voce di Narcissa era a stento udibile, per questo si era avvicinata a lui rapidamente.
Draco sbarrò gli occhi, sorpreso dall’astuzia della madre ma ben consapevole del legame che li legava, sebbene la disprezzasse per non essersi mai ribellata a suo marito.
“E’ tutto” rispose Draco con sincerità, prima di poter ragionare se fosse o meno il caso di dirglielo. Narcissa annuì seriamente, afferrandogli una mano e stringendogliela. Fu’ sorpreso dal gesto della madre, anche se ricordava che appena non c’era Lucius lei cercava sempre di renderlo felice, e fu’ confortato dalla forza e dalla dolcezza che sua madre gli trasmise attraverso quel debole contatto.
“Devi proteggerla in tutti i modi allora”
“Come?”
“Devi assicurarti che lei non ti verrà mai più a cercare, devi farti odiare Draco, devi fare in modo di spezzarle il cuore” Narcissa sapeva quanto stava chiedendo al figlio, ma sapevano entrambi che era l’unica cosa da fare.
“Non posso, non posso…” Draco si allontanò da lei, passandosi una mano tra i capelli quasi bianchi.
“E’ l’unico modo Draco, l’unico modo”
L’unico modo per proteggerla.
Lasciò ricadere le braccia lungo i fianchi, sconfitto, non c’era nient’altro da fare, non avrebbe mai fatto affondare lei con lui.
“Lo farò” rispose allora prima di immergersi di nuovo nelle fiamme del camino.

Draco Malfoy osservava rapito i riflessi della luce del sole sui capelli di Hermione, che dormiva beata e ancora ignara di quello che da lì a poco sarebbe successo. Non era riuscito a dirle la verità la stessa notte, lei lo aveva guardato preoccupata dopo essere piombata nella sua stanza, chiedendogli dove diavolo fosse stato e perché aveva posticipato il loro appuntamento. Non aveva risposto, incapace di dirle la verità e incapace di spezzarle il cuore, si era fiondato sulle sue labbra cercando conforto nel loro amore. Aveva fatto l’amore con lei con disperazione, respirando a fondo l’odore di lei, ricordando la morbidezza della sua pelle, il calore del suo corpo, il sapore delle sue labbra. L’orgasmo era arrivato profondo e irrompente, lasciandolo senza fiato e senza forze, come aveva lasciato lei che si era addormentata di lì a poco. La sentì muoversi e amò i suoi graziosi movimenti, il modo con cui si stropicciò gli occhi e una morsa gli strinse forte il cuore, rendendosi conto dell’amore che provava per lei. Si ostinò comunque a sorriderle e a baciarla dolcemente sulle labbra.

L’ultimo bacio.

“Buongiorno amore” le disse dolcemente e lei sorrise.
L’ultimo sorriso.

Buongiorno amore” rispose lei accucciandosi al suo petto.

L’ultimo buongiorno.

“Ti amo” le disse, perché voleva che si ricordasse del loro amore, voleva avere un bell’ultimo ricordo quanto avrebbe incontrato la morte.

“Ti amo anche io” rispose lei respirando a fondo sul suo petto.

L’ultimo ti amo.

“Hai sete?” le chiese dolcemente, ingoiando il nodo che gli si era formato sulla gola.

“Un po’” ammise lei.

Allora lui si sporse dal tavolo, prendendo un calice e riempiendolo del suo succo preferito.

“Tieni”

Glielo porse, controllando a stento il tremito delle lacrime. Lei lo prese, fidandosi ciecamente, e lo bevve lentamente assaporando il gusto. Ci mise qualche minuto ad agire la pozione che aveva personalmente fatto, lo sguardo della ragazza si fece vitreo e il calice cadde dalle sue mani mentre il suo corpo cadeva dolcemente sul suo letto. La pozione l’avrebbe fatta dormire per un po’, si sarebbe risvegliata sul suo letto, convinta di aver sognato tutto.

“Addio, amore mio”

E una lacrima cadde dal volto di Draco, per finire sulla guancia della sua amata.
Avrebbe sorriso alla morte vittorioso, sapendo comunque di essere riuscito a proteggerla, quella sarebbe stata la sua vittoria, e doveva farselo bastare.

Addio, addio per sempre amore mio.

Non uccidetemi please, ammetto di aver sempre adorato le storie drammatiche, non so... mi piacciono moltissimo quindi adoro la svolta che ha preso la storia, consapevole del fatto che molte mi odieranno per questo. Al solito non mi soddisfa come ho reso questo capitolo, ma mi rifarò nel successivo, magari facendovi versare un bel po' di lacrima chissà.... qualcuna ha già pianto per questo capitolo?? ahahahah fatemi sapere, sono molto curiosa di sapere cos'ha suscitato in voi questo capitolo, quindi recensite anche negativamente, vi autorizzo ad insultarmi ahahahah. Scherzi a parte le cose non saranno facili da sistemare e non è certo che si sistemeranno, tutto è mistero. Ok, la smetto, non so se potrò aggiungere un capitolo domani, perchè sono un po' impegnata... in tal caso mi scuso già ora e mi scuso anche per eventuali errori di battitura o grammaticali (sperando di non averne fatti). Spero di riuscire a continuare domani, altrimenti... un po' di curiosità non fa' male ;) ahahahah
Ringrazio di cuore chi segue la mia storia (sperando che dopo questa continuerà a farlo), chi l'ha inserita tra le preferite e chi ha recensito.
Un bacione grande, vi adoro (voi non più mi sa ma vabbene ahahah)
Alla prossima ;)
L1107

   

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Capitolo 10
*** amore e onore ***


CAPITOLO 10: AMORE E ONORE
Leggete l'angolo autrice grazie.

Draco era appostato davanti al quadro della Signora Grassa, aveva acciuffato il primo Grifondoro che gli era capitato a tiro e gli aveva ordinato di chiamargli Ginevra Weasley, la quale stava uscendo proprio in quel momento con i capelli infuocati tutti spettinati.
“Furetto, che cosa vuoi da me? Hermione ha capito con chi aveva a che fare e ti ha mollato?” lo derise la piccola Weasley con un ghigno sul volto. Draco ingoiò il nodo in gola alla cattiveria della Weasley, tuttavia era ben deciso a non perdere la sua dignità.
Ma l’aveva già persa, venendo là per chiedere un favore alla Piattola.
“Piantala Piattola, ho bisogno di un favore” la zittì con un gesto scocciato della mano. Gli occhi della rossa si strinsero alla parola “Piattola”, e si mise le mani sui fianchi imitando la madre.
“Un favore? E cosa ti fa’ credere che io faccia un favore a te? Pensavo avessi un minimo d’intelligenza Malfoy, se alla fine ti eri reso conto di quanto valesse Hermione” lo derise la Weasley.
Lui aveva sempre saputo quanto valesse la sua piccola Grifondoro, sapeva di non poter essere abbastanza per lei, per questo l’unica cosa che poteva fare era lasciarla andare e andarsene, ma doveva sapere che sarebbe stata bene.
“Non è per me, è per lei” Draco strinse gli occhi e si passò una mano sul viso tirato. Ginevra dovette rendersi conto dell’espressione tormentata sul viso del ragazzo perché abbasso le mani assumendo un’espressione seria.
“Cosa le hai fatto Malfoy?” gli chiese allora.
Cosa le aveva fatto? L’aveva amata, più del suo stesso respiro, più della sua stessa anima, più della stessa vita. Quella stessa vita che avrebbe volentieri perso per salvarla.
“Il Signore Oscuro sa di noi, la ucciderà  se non riuscirò a convincerlo che lei per me non conta nulla, non avevo altra scelta, dovevo farlo…”
Per salvarla, per proteggerla.
“Cosa? Cosa hai dovuto fare?” la voce della Grifondoro era alterata, maledizione! Cosa le aveva fatto di così grave?
“Le ho dato una pozione…” rispose il ragazzo lentamente, ma la Grifondoro stanca di aspettare quasi urlò.
“Che pozione?”
Draco notò che la mano della Grifondoro si era mossa verso la propria tasca per estrarre la bacchetta, ma non fece nessun tentativo per prendere la propria anche se era ben consapevole della bravura della Weasley nel lanciare fatture.
Veramente sperava che gli lanciasse una fattura, così il dolore al petto magari sarebbe diminuito un po’.
Le ho fatto dimenticare tutto, le ho fatto dimenticare di noi”
Draco barcollò appoggiandosi a un muro, dirlo ad alta voce rendeva tutto più reale e più duro da affrontare.
“Oh…”
Ginny lo osservò attentamente, notando e comprendendo il dolore del ragazzo, lo stesso dolore che provava lei quando guardava Harry, consapevole che quel ragazzo non sarebbe mai stato suo fino a quando Voldemort non sarebbe sparito. Ma lei aveva ancora la speranza, a lui invece cos’era rimasto? Niente, solo la morte. Sapevano entrambi che Voldemort, una volta ottenuto il proprio obiettivo, lo avrebbe ucciso, non aveva bisogno di un ragazzino come lui quando nella sua schiera aveva maghi più grandi, più maturi e più abili di lui. Ginevra non sapeva cosa dirgli, non poteva comprendere il dolore così grande di Draco, ma poteva capire il sacrificio che aveva fatto solo per lei, e l’amore che provava lei, perciò gli offrì il suo aiuto.
“Non posso fare molto ma la proteggerò” rispose.
Forse avrebbe dovuto dirgli che le cose si sarebbero sistemate presto, che c’era ancora speranza, che se era vero amore allora lei si sarebbe ricordata di lui, di loro. Ma Ginny Weasley era ben consapevole che la speranza porta solo altro dolore, anche se spesso era l’unica cosa che poteva permetterti di andare avanti. Lei non avrebbe mai smesso di sperare ma lui, che dalla vita non aveva mai ricevuto nulla, lui che si era lasciato andare solo con lei, lui che ora era destinato a perderla, era morto dentro. Lo si poteva avvertire facilmente dall’aura cupa e nera che lo avvolgeva, dalle pallide mani diafane che spesso si chiudevano in pugni feroci in un motto di rabbia, dalla mascella serrata per trattenere un urlo angosciato e rabbioso, dagli occhi così vuoti, gli stessi occhi che avevano perso ormai ogni tonalità di colore, ogni tonalità di grigio sostituito da un azzurro ghiaccio.
Ghiaccio, come avrebbe voluto che fosse il suo cuore
Pietra, come avrebbe voluto che fosse la sua espressione.
“Proteggila anche a costo della tua vita, ti prego, fa’ che nulla sia stato fatto invano”
Non potè trattenere quella sua ultima richiesta, pronunciata con voce strozzata, si voltò velocemente senza darle il tempo di rispondergli, appena in tempo perché lei non scorgesse quella lacrima che scavò la guancia del Serpeverde.
Ginny Weasley rientrò ancora scossa per quell’incontro e quelle parole del Serpeverde, non pensava che potesse essere così umano, non pensava che potesse soffrire anche lui così tanto, e allora comprese cosa Hermione aveva visto in lui.
Malfoy era profondamente buono, una persona così buona che era stata circondata dalle tenebre, forse troppo buona tanto che il male aveva catturato il suo cuore, forse troppo buona per il male di quel mondo, anche se era un Mangiamorte, anche se sarebbe diventato un assassino, Draco Malfoy però era prima di tutto l’assassino di sé stesso, tutto solo per amore.
“Ginny, stai bene?”
Il ragazzo Sopravvissuto andò verso di lei, un po’ preoccupato per lo sguardo sconvolto di Ginny e per le lacrime che le stavano rigando le lacrime.
Sebbene non fosse lei che stava subendo quel dolore atroce, piangeva, perché aveva avvertito il dolore del Serpeverde, un dolore che lo avrebbe squassato lentamente, ossa dopo ossa, organo dopo organo.
Perciò non potè evitare di lanciarsi tra le braccia dell’unico ragazzo che amava, premendo furiosamente le sue labbra contro quelle di lui, lasciando che le lacrime le rigassero le guance. E quando Harry ruppe il bacio, non potè evitare di singhiozzare più forte, perché lei avrebbe potuto avere quello che Draco non poteva avere, se solo Harry non fosse stato così altruista, se solo Harry non fosse stato così stupido. Quel giorno comprese che non ci si poteva sottrarre al destino, perciò lasciò ricadere le braccia sconfitta e rifiutata dal ragazzo che amava.
“Io ti amo, volevo solo farti sapere questo” disse fuggendo via, lasciandolo solo.
Solo come meritava di stare, perché lui aveva paura di ferirla, perché lui non voleva farla soffrire, perché aveva paura ma così facendo l’aveva comunque ferita lo stesso, scostandola da sé. Draco invece aveva rischiato tutto per lei, avrebbe rischiato la sua vita per lei, perché aveva compreso di amarla solo standoci, vivendo ogni attimo, e sapeva che se doveva proprio morire la morte che avrebbe desiderato era quella di morire per salvarla. Harry Potter invece non aveva avuto il coraggio di vivere quegli attimi con lei, non aveva avuto il coraggio di Draco, non sarebbe morto per salvarla ma sarebbe morto per l’umanità. Erano entrambi due eroi in modi diversi, Serpeverde moriva per amore, Grifondoro moriva per onore.

Sono riuscita a pubblicare anche oggi questo nuovo capitolo. Ammetto di essere rimasta un po' delusa per lo scarso successo dello scorso, forse perchè pensavo che sarebbe piaciuto ma evidentemente non è così. Vi prego di perdonarmi se non sono riuscita nel mio intento di scatenare in voi delle emozioni, o se vi ho deluse. In questo capitolo ho voluto analizzare anche la storia di Ginny e Harry, ponendoli in confronto, ma non credo che sia venuto un bel lavoro. Non vi nascondo che probabilmente cancellerò la storia se non mi soddisferà pienamente, non so dirvi se ritornerò con un'altra magari più decente di questa o se invece lascerò stare completamente è tutto ancora molto confuso. Ringrazio chi mi ha seguita fin qui, sostenendomi sempre, spero di prendere una decisione al più presto, vi farò sapere in tal caso mettendo un avviso su questa storia.
Grazie di cuore a tutte voi.
L1107

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Capitolo 11
*** ragni e uccelli ***


CAPITOLO 11: RAGNI E UCCELLI

Sebbene Draco si fosse ripromesso un centinaio di volte di dimenticarla, ben sapendo che era la cosa più logica da fare, non era riuscito a farlo. Certo, in realtà non aveva mai voluto farlo, e soprattutto non poteva dimenticare così facilmente quella felicità che aveva assaporato solo con lei, quella felicità che non aveva mai ricevuto, mai provato, e mai desiderato. Ma la felicità non dura mai in eterno e viene sempre pagata a caro prezzo, ma di certo il prezzo di Draco era troppo alto e troppo doloroso. Non riusciva a dormire la notte, si risvegliava confuso, aggrovigliato tra le lenzuola con il sudore freddo che gli colava lungo il petto, mentre era in preda a terribili immagini di quel sogno che lo tormentava in continuazione.
Lei, che si allontanava da lui, lei che fuggiva da qualcosa, lei che chiedeva disperatamente di aiutarla, lei che gli gridava di amarla prima che una bacchetta le si puntasse contro e un lampo di luce verde offuscasse la visione di Draco.
Il sollievo che provava quando si risvegliava era come una doccia fresca dopo una giornata di allenamento, come una bevanda dissetante quando si stava morendo di sete, era qualcosa che non poteva essere descritto a parole. Era felice, felice di sapere che era solo un sogno, felice di sapere che lei era viva, perché era quello che contava. Se l’era spesso immaginata in una veste bianca, con accanto un uomo che non era lui e il dolore lo aveva piegato a metà mentre era quasi in preda ai conati di vomito. Gli mancava la forza di reagire a quel dolore, gli mancava il calore dei suo abbracci, la dolcezza dei suoi baci, il suo cuore che pulsava, e non riusciva a immaginarsela con un altro uomo. La gelosia lo corrompeva lentamente, soprattutto ora che il rosso si stava dimostrando fin troppo affettuoso con lei, forse sperando in un ritorno di fiamma. Ma non poteva fare nulla per evitarlo, non gli era permesso e forse Ron Weasley l’avrebbe resa felice e le avrebbe dato la vita che meritava.

Ginevra lo aveva scorto osservarla mentre Ron abbracciava la sua ragazza, aveva notato il dolore nei suoi occhi e gli aveva lanciato uno sguardo di compassione, che poi era sfumato in rabbia mentre si soffermava a guardare la schiena del Prescelto che camminava davanti a lei. Da quella sera Harry non aveva fatto il minimo tentativo di parlarle, forse troppo scosso ancora da quelle emozioni che gli avevano scosso il cuore o forse… perché era un’idiota. Alla fine Ginny aveva sospirato sconfitta, arrivando alla conclusione che era ora di andare avanti e di dimenticarlo, non aveva senso aspettare qualcuno che non la voleva e così aveva gettato le armi, accettando finalmente l’invito di Dean Thomas ad uscire. Dean era un ragazzo molto dolce e premuroso che aveva notato la bellezza della Grifondoro rimanendone abbagliato, e aveva deciso di fare un tentativo. Ginny era stata un po’ titubante, evidentemente ancora pensava ad Harry ma poi finalmente si era decisa ad uscire con lui, non mancando però di farlo sapere a quell’idiota. Dopo una furiosa lite con Ron, a causa della gelosia di quest’ultimo, la ragazza era uscita furente dalla stanza, ben decisa a ignorare il fratello e ad uscire con Dean. La verità è che aveva sperato in un’altra gelosia, nella gelosia di Harry, ma egli era rimasto ostinatamente in silenzio guardando il pavimento mentre ascoltava le urla dei due fratelli. Hermione nel frattempo proseguiva la sua vita tranquillamente, ridendo e scherzando felicemente con i suoi migliori amici e applicandosi nelle materie il doppio del dovuto, ben decisa a superare gli esami. Ma qualcosa la turbava, ovviamente non sapeva che cosa, ma avvertiva dentro di sé una mancanza e si scopriva spesso assorta in pensieri lontani e felici, ma poi si riscuoteva tornando sui libri.

Nel frattempo lì fuori stava peggiorando, Voldemort stava raggruppando i propri Mangiamorte, ben convinto che Draco avrebbe mantenuto il patto. Purtroppo il ragazzo era solo un illuso e aveva sottovalutato il Signore Oscuro, pensava che solo cancellando la memoria della Mezzosangue sarebbe riuscito a proteggerla ma ovviamente non sarebbe andata così. Voldemort era un uomo spietato e crudele, forse nemmeno uomo ma solo creatura, non aveva pietà di nessuno e avrebbe ucciso chiunque gli si fosse parato davanti, specialmente gli amici di Harry Potter, quel ragazzo che gli aveva dato fin troppo problemi, e soprattutto lei, quella sudicia Mezzosangue dal sangue sporco. Aveva così ordinato a Severus Piton di tenere d’occhio il ragazzo e avvertirlo se Draco non stava rispettando i patti. Quello che il Signore Oscuro non poteva sapere era che Severus Piton non era un suo fedele servitore ma il suo più grande nemico, avrebbe dovuto immaginarlo dato che aveva ucciso Lily Evans, l’unica che Piton avesse mai amato e che gli era stata sottratta dall’uomo che odiava di più: James Potter. Per questo Piton, sapendo della storia fra Hermione e Draco, si era prefissato di aiutare quel ragazzo, perché si rivedeva in lui. Sapeva delle mosse di Draco, sapeva anche della pozione che aveva somministrato alla Granger per proteggerla e lo avrebbe aiutato a farlo, per Lily e per il loro amore perduto. Era strano come quella coppia avesse dalla parte così tante persone e neanche lo sospettasse, forse se Draco lo avesse saputo avrebbe nutrito qualche speranza, non per la sua vita, era ormai convinto dell’imminenza della sua morte, quanto per la sopravvivenza di lei. Ma lei si sarebbe salvata, aveva dalla parte tanti amici che la amavano e che l’avrebbero protetta, il resto non importava. Draco aveva quasi finito con il suo piano per far entrare i Mangiamorte nella scuola, aveva scoperto quello strano armadio da Sinister e poi ne aveva portato uno nella Stanza delle Necessità per aggiustarlo. Il piano era ingegnoso e di certo Draco possedeva una mente brillante, una mente che avrebbe potuto usare diversamente per aiutare i buoni, ma che era costretto ad usare per coloro che lo avevano ricattato, di certo non poteva immaginare che sarebbe finita così, se lo avesse saputo forse avrebbe evitato di stare con la Granger, o forse avrebbe semplicemente vissuto più ardentemente ogni attimo con lei. Aveva perso tempo, troppo tempo, per colpa del suo stupido orgoglio, il tempo necessario per rendersi conto di provare qualcosa per lei, e troppo tempo per tessere la sua ragnatela, quella stessa ragnatela così fine e sottile che si era spezzata al minimo soffio di vento, lasciando il povero ragnetto in sospeso tra i fili che lui stesso aveva creato, pericolosamente in bilico come lo era Draco, tra la vita e la morte, come lo era stato quell’ uccellino quando lo aveva chiuso in quel dannato armadio, per poi riaprirlo e trovarlo là, morto miseramente ucciso da una mano crudele. Lo aveva preso tremante tra le sue mani, notandolo rigido e freddo sotto le sue dita e aveva pianto, pianto per il male che aveva fatto a quel povero animale, pianto per il triste destino che gli era stato riservato, pianto per la rabbia di non essere riuscito a ribellarsi, pianto perché era un debole, manovrato da un pazzo e folle assassino, pianto per l’ingiustizia della vita e poi aveva imprecato, distruggendo tutto quello che aveva trovato a tiro, facendo scorrere il suo sangue puro fra le sua mani quando aveva tirato un pugno allo specchio, quello stesso sangue che odiava, perché era quello che l’aveva condannato, era quello che li aveva condannati entrambi. Aveva alzato lo sguardo argenteo e lo aveva posato sullo specchio rotto, scheggiato e sporco del suo sangue,che tuttavia gli aveva mandato il riflesso di un ragazzo troppo giovane, troppo buono, troppo vigliacco, incapace di ribellarsi, ed era caduto in ginocchio, lasciando scorrere le lacrime, liberando un po’ il fardello che gli opprimeva il cuore. Fra le mani reggeva ancora quel piccolo uccellino, la cui vita era stata spezzata così brutalmente, adesso macchiato dal sangue del Purosangue e bagnato dalle lacrime di dolore del ragazzo.

Ciao a tutte, alla fine ho deciso di non mollare e continuare questa storia comunque, e posso ritenermi soddisfatta del risultato di questo capitolo. Ringrazio di cuore chi mi ha spinto a non mollare, in particolare ladyathena, lilyrose94 e Partyclooudy95 la quale non ha mai cessato di spronarmi a dare il meglio. Ringrazio al solito chi ha iserito questa storia tra le preferite e chi tra le seguite, un ringraziamento va' anche alle lettrici silenziose. Ci stiamo avvicinando alla guerra, tra poco i Mangiamorte invaderanno Hogwarts. Non perdetevi il prossimo capitolo e fatemi sapere cosa ne pensate di questo :)
L1107

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Capitolo 12
*** apri la porta del tuo cuore ***


CAPITOLO 12: APRI LA PORTA DEL TUO CUORE

Silente sapeva che era giunto il momento che Harry sapesse, sapeva che non mancava molto prima che i Mangiamorte entrassero nella sua scuola, per questo aveva mandato Severus a chiamare il ragazzo. Gli spiegò tutto, gli Horcrux, la maledizione che recava dentro di sé, la protezione che Lily aveva lanciato su di lui, l’indebolimento di Voldemort. Il ragazzo era ancora giovane ma aveva un grande destino davanti a sé, avrebbe dovuto sconfiggere Lord Voldemort, signore della morte. Male e bene si sarebbero scontrati con tutta la loro potenza, oro e argento, rosso e verde, Serpeverde e Grifondoro, ma prima di tutto doveva cercare quei dannati Horcrux e non poteva farlo da solo. Per questo spiegò tutto ai suoi due migliori amici, odiandosi per il fatto di doverli mettere in pericolo ma sapeva anche che da solo non poteva riuscirci. Quello che nessuno di quel trio poteva immaginare era che Ginny, appostata in un angolo, aveva sentito ogni cosa e le lacrime le avevano rigato le guance lentamente, sapeva che doveva lasciarlo andare ma temeva per lui. Temeva per il ragazzo che amava, per suo fratello, e per la sua migliore amica Hermione. Era stata lei ad accettare senza nessuna esitazione, subito dopo suo fratello, pronti alla sfida e ai vari sacrifici che ne sarebbero derivati, sapeva che non poteva proteggerli e sapeva di non poterla proteggere come aveva promesso a Draco. Il sacrificio del ragazzo sarebbe stato forse inutile? Questo non era dato saperlo, l’unica cosa di cui Ginny era certa era il fatto che Malfoy non dovesse sapere assolutamente della missione dei tre ragazzi. Non perché fosse un Mangiamorte, anche se questo poteva essere un ben valido motivo, ma perché doveva rimanere concentrato sulla battaglia imminente per cercare di sopravvivere, sebbene non ci fosse nessun motivo per lui per sopravvivere. Quella sera Ginevra Weasley sorprese Hermione a guardare lontano, senza degnare di uno sguardo il libro che giaceva abbandonato sul suo grembo. Le si era avvicinata piano senza disturbarla, sedendosi accanto a lei.
“Cosa ti turba Herm?” le aveva poi chiesto dolcemente.
Hermione aveva scosso il capo ricciuto, sorridendo tristemente per poi rivolgerle uno sguardo consapevole.
“Hai sentito tutto vero?” le chiese.
Doveva immaginarselo, Hermione era conosciuta per la sua precauzione, doveva aver osservato attentamente ogni angolo del dormitorio per assicurarsi che nessuno li stesse ascoltando e doveva aver scorso una ciocca rosso fuoco nascosta in un angolo.
“Si… partirete vero?” le chiese allora.
La ragazza sorrise ancora, un po’ più tristemente, le prese la mano e la strinse, forse più per ricevere che per dare qualcosa. Era spaventata da quello che avrebbero incontrato, essendo la più matura del trio conosceva i pericoli che si nascondevano nel mondo là fuori, quella conoscenza che le derivava nell’aver letto ogni singolo libro Oscuro che era riuscita a sottrarre al Reparto Proibito. C’erano volte in cui desiderava essere come Harry e Ron, maledettamente ingenua.
“Si, è solo questione di tempo…” rispose lei.
Ginny sospirò e le strinse la mano, stavolta per ricevere lei qualcosa. La Grifondoro attese che la rossa si facesse coraggio per chiederle quello che opprimeva il cuore della Grifondoro.
“Lo proteggerai?” le chiese allora, a bassa voce.
“Con la mia stessa vita, te lo prometto” le sussurrò lei.
E Ginny le fece una promessa altrettanto, nel profondo del suo cuore, avrebbe vegliato su Draco, avrebbe fatto di tutto per salvare il ragazzo della sua migliore amica come lei avrebbe fatto con Harry,  dovevano solo sopravvivere a quella guerra, dovevano solo vincere.
Le ragazze rimasero in silenzio, finchè Hermione non decise di parlare.
“Dovresti parlare con lui…” le suggerì, sapendo degli ultimi avvenimenti tra lei e il suo migliore amico.
La rossa scosse la testa indecisa, portandosi poi una lunga ciocca di capelli fiammanti dietro l’orecchio.

“Non penso che gli farà piacere” sussurrò.
Hermione la guardò strabilata, dov’era finita la forza della Weasley sempre testarda nell’ottenere quello che voleva? Aveva rinunciato.
“Non puoi saperlo se non provi”
“Ho provato tante volte Hermione, adesso dev’essere lui a provarci con me, altrimenti vuol dire che non gli interesso veramente” rispose Ginny, conscia di essere ancora innamorata di Harry ma di star uscendo con Dean.
“Si, ma pensi che lo farà dopo che tu hai baciato Dean davanti a lui?”
Questo Ginny non poteva negarlo, avendo visto Harry e Ron in lontananza e decisa più che mai a suscitare la gelosia di Harry, si era attaccata alle labbra di Dean sorprendendolo ma rendendolo felice, giudicando dalla passione con cui l’aveva stretta a sé. Quando si era staccata da lui aveva notato lo sguardo omicida del fratello e quello scioccato di Harry, il quale non l’aveva degnata di un altro secondo di più del suo tempo e dopo averle lanciato uno sguardo di disgusto era entrato nella Sala Comune, lasciandola a sorbirsi una bella lavata di capo del fratello. Da quel giorno i rapporti con il ragazzo erano precipitati inesorabilmente, ed essendo entrambi estremamente orgogliosi nessuno dei due si era rivolto la parola per tre giorni. Del resto era comunque tutta colpa di Harry, che non aveva fatto nessun tentativo di parlarle dopo che lei gli aveva rivelato il suo amore. Tuttavia Ginny non si era dimostrata molto coerente con le proprie parole, dato che a distanza di giorni aveva cominciato a frequentare Dean. La ragazza sospirò, rendendosi conto che così non poteva andare, e che se non gli avrebbe parlato ora probabilmente non avrebbe mai più avuto il tempo di farlo.
“Hai ragione” proruppe infine alzandosi dal divanetto rosso e abbandonando il calore del camino acceso. Hermione sorrise e le sussurrò un “buona fortuna” per poi portarsi di nuovo alle labbra la cannuccia che aveva continuato a rigirare fra le dita, e perdere lo sguardo tra le fiamme del fuoco. Era strana da un po’ Hermione, fingeva di stare bene ma avvertiva quella mancanza dentro di sé farsi sempre più forte, tuttavia non le permise di schiacciarla perché doveva rimanere concentrata su Voldemort, Harry e Ron. Il ragazzo ultimamente si era dimostrato particolarmente attento a lei, particolarmente gentile e affettuoso e Hermione, lusingata, aveva ricambiato, consapevole di provare qualcosa per Ron. Draco era rimasto in lontananza a guardare e quando aveva visto Ron avvicinarsi all’orecchio di lei per sussurrarle qualcosa e farla ridere, la sua stretta era diventata talmente ferrea da rompere il bicchiere che teneva in mano. Il dolore che si prova quando si perde una persona che si ama o a cui si vuole bene è qualcosa che non può essere dimenticato così facilmente, è la consapevolezza di aver perso un rapporto speciale che non potrà mai essere riprodotto con un’altra persona, perché quest’ultima non sarà mai pienamente uguale all’altra. Draco aveva cercato di dimenticarla, aveva cercato di trovare qualche altra ragazza e non gli era stato difficile farlo, poche riuscivano a resistere al fascino del Serpeverde. Ma quando le aveva toccate, quando aveva provato a baciarle qualcosa lo aveva trattenuto dal farlo, come se una mano invisibile lo bloccasse e quindi aveva cacciato quelle ragazze dalla sua stanza, non c’era da sorprendersi se adesso correva voce che Draco Malfoy fosse lunatico. Dall’altra parte lo faceva incazzare il fatto che la Granger si fosse dimenticata di lui così facilmente e che altrettanto facilmente stava cedendo alle avances di quel traditore del suo sangue. Non poteva però negare che Ron, sebbene fosse privo di intelligenza o, a suo parere, di fascino, possedeva un buon cuore cosa che lui riteneva di non aver mai avuto. Hermione aveva bisogno di una persona come lui accanto, una persona che l’avrebbe amata come meritava eppure sapeva, in cuor suo, che nessuno l’avrebbe mai amata come aveva fatto lui, come faceva lui, e come farà lui. Perché lui avrebbe amato solo una ragazza per tutta la sua vita, lo aveva sempre saputo, l’unica che sarebbe riuscita ad aprire le porte del suo cuore senza incorrere nell’ira del ragazzo, e Draco quelle porte le aveva spalancate per lei, senza alcuna esitazione, solo con amore eterno e con estrema fiducia, solo per lei e per nessun’altra.  Preferiva non illudersi comunque, preferiva non pensare che sarebbe sopravvissuto a quella folle guerra e che poi sarebbe tornato da lei, sapeva che le probabilità erano molto scarse e lui odiava la speranza  eppure una parte del suo cervello aveva formulato l’idea di un futuro con lei, ovviamente se fossero sopravvissuti entrambi avrebbe schiantato quel Weasley e se la sarebbe ripresa, avrebbe fatto qualunque cosa per ricordarle quello che erano, non avrebbe mai smesso di ricordarglielo ogni giorno, e avrebbe sperato, si, sperato, di poter farle rivivere la gioia di quel giorni. L’avrebbe riconquistata. Ma se invece quello a sopravvivere fosse stato lui, e solo lui, avrebbe pregato a sua madre o a chiunque altro di ucciderlo per poterla raggiungere perché non poteva sopportare di stare lontano da lei. Sembrerebbe una contraddizione dato che lui ora era lontano da lei, ma in quel momento l’unica cosa che lo tratteneva dal correre a riprendersela uccidendo quel dannato Weasley, quel Weasley che le stava passando le mani sulle spalle in quel momento, era l’amore e la speranza, speranza di poterle dare un futuro migliore e forse un pizzico di egoismo, perché non avrebbe mai sopportato di essere stato la causa del dolore della Grifondoro che amava.

Scusate il ritardo, alla fine sono riuscita a postare anche il dodicesimo capitolo. Niente da dire, è un capitolo di passaggio che ci ricondurrà poi al prossimo capitolo che sarà un po' più importante, soprattutto per Ginny e Harry e forse per Hermione e Drco, ancora devo decidere se fare accadere o meno qualcosa fra i due. La guerra si avvicina, non vi nascondo che probabilmente scoppierà nel quindicesimo capitolo, quindi manca poco. Spero di non aver fatto errori di battitura, sono molto stanca oggi e mi si chiudono gli occhi da soli ma non potevo lasciarvi senza questo capitolo. Sono consapevole che non è nulla di entusiasmante ma è necessario per il proseguimento della storia, ho voluto introdurre la storia degli Horcrux sebbene, tengo ad anticiparvelo, la seconda guerra non si verificherà in questa storia, probabilmente creerò una seria però ancora è tutto da vedere. Le visualizzazioni sono un po' calate, ma non fa' nulla alla fine, spero solo di suscitare delle emozioni in voi e comunque scrivo perchè mi piace e non per altro, sebbene le vostre recensioni mi facciano SEMPRE PIACERE. Mi auguro che vi piaccia, vi anticipo che giovedì, avendo un diciottesimo, non riuscirò ad aggiornare probabilmente ma domani comunque dovrei riuscirci se non avrò nessun imprevisto.
Alla prossima :)
L1107

 

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Capitolo 13
*** non posso dimenticarla ***


CAPITOLO 13: NON POSSO DIMENTICARLA
 
Ginny entrò piano nella stanza che Harry condivideva con gli altri, aveva usato un incantesimo per bloccare le scale e salire per parlare da sola con il ragazzo. Harry era indaffarato nel sistemare le poche cose che aveva nello zaino, dato che Silente quel giorno gli aveva chiesto di andare con lui per portarlo nel luogo dove pensava vi fosse un Horcrux di Voldemort, e così non si era accorto della presenza della ragazza.
“Harry…” la voce di Ginny uscì flebile e incerta, ma ben udibile alle orecchie del ragazzo il quale alzò gli occhi color smeraldo e gli puntò su di lei.
“Che cosa vuoi?” il tono che gli uscì fu’ più duro del previsto, ma ancora l’immagine di lei e Dean insieme continuava a tormentarlo.
“Parlare” rispose lei, puntando i propri occhi azzurri su quelli del ragazzo che però distolse immediatamente lo sguardo.
“Non ho nulla di cui parlare con te” rispose ancora, continuando a preparare il proprio zaino con quello che pensava gli potesse servire.
Ginny, stufa e arrabbiata, avanzò a grandi passi verso di lui e prima che potesse fermarsi o potesse essere fermata la sua mano entrò in contatto con la guancia del ragazzo. Harry alzò lo sguardo su di lei, stupito e arrabbiato, mentre si portava contemporaneamente la mano alla guancia.

“Sei forse impazzita?” le chiese allora, a denti stretti. Ginny strinse i pugni furiosamente.
“Forse sei tu che sei impazzito, per quale diavolo di motivo mi stai trattando in questo modo?” gli urlò furiosa avanzando ancora verso di lui, tanto che le loro fronti si sfiorarono per un momento.
“Sicura di non saperlo?” pronunciò lui a denti stretti.
Ginny lo guardò con rabbia, odiandolo più che mai dato che l’aveva spinta a rivelare adesso, in quel preciso momento, ciò che il suo cervello avrebbe voluto nascondere.
“No, non lo so. Da quando ti ho detto… da quella sera tu non mi hai più parlato” si corresse rapidamente, accusandolo.
“E di cosa avremmo potuto parlare eh? Ti ho già spiegato che tra noi non ci potrà mai essere niente, io sono destinato a scontrarmi con Voldemort e comunque mi pare che tu ti sia consolata in fretta”
Così dicendo aveva appena rivelato che il bacio infuocato che lei e Dean si erano scambiati gli aveva fatto più male di quanto sarebbe mai stato disposto ad ammettere.
“Che cosa ti aspettavi eh? Non mi hai più rivolto la parola dopo che io… dopo che ti avevo confessato il mio amore!”
“Amore? Quale amore Ginny eh? Quale maledetto amore se non hai perso tempo nel correre tra le braccia di Dean Thomas?” il ragazzo si fece pericolosamente vicino a Ginny, che indietreggiò di qualche passo.
“Non è come credi Harry, ho usato Dean perché speravo che ti accorgessi finalmente di me!” urlò furiosa e nella stanza calò il silenzio. Lo sguardo di Harry non era più rivolto su di lei ma andava oltre la sua spalla, così la ragazza, incuriosita da cosa potesse aver attirato l’attenzione di Harry Potter, si girò e il sangue le si ghiacciò nelle vene. Un Dean Thomas stava sulla soglia sulla porta, fermo immobile, dopo aver sentito l’ultima frase della rossa. Sbattè con violenza la porta, chiudendola alle sue spalle, riprendendosi velocemente dallo shock,  prima di avanzare verso una Ginny paralizzata.
“E’ così quindi!” le urlò in faccia afferrandola duramente per i polsi e scuotendola severamente, Ginny non disse nulla terrorizzata dalla rabbia che sentiva provenire dal suo ragazzo. I capelli rossi le nascondevano il viso colmo di lacrime, non voleva che lo scoprisse così, Dean era stato buono con lei fino a quel momento.

“Rispondimi!” urlò ancora Dean e la colpì sul viso violentemente prima che Ginny potesse fare qualunque cosa. La ragazza cadde a terra reggendosi una mano sulla guancia colpita, senza muoversi. Harry, che aveva assistito alla scena, notando che Dean stava di nuovo per prendersela con Ginny, estrasse la bacchetta puntandola contro uno dei suoi più cari amici.
“Allontanati da lei, Dean” gli intimò, non potendo sopportare che qualcuno osasse picchiare Ginny. C’era voluta una grande forza di volontà per non lanciargli contro un incantesimo e farlo pentire di quello che le aveva fatto.
“E’ solo una cagna!” urlò lui prima di sputare su Ginny.
Harry, dimentico della bacchetta che aveva in mano, si scagliò contro di lui atterrandolo a terra. Senza riflettere gli diede un pugno in pieno volto, mosso dalla rabbia ceca e dall’adrenalina che provava quando si trattava di proteggere lei.
“Harry!” la voce di lei lo bloccò prima che potesse colpire nuovamente Dean.
Riacquisita la ragione si rialzò lasciando Dean con il naso sanguinante ancora a terra.
“Non osare mai più insultarla in questo modo” lo minacciò, guardandolo con astio. Dean si rialzò a fatica, incontrando gli occhi di Harry e poi di Ginny mentre si rendeva conto che la sua reazione era stata esagerata. Mosse un passo incerto verso Ginny la quale non si mosse, leggendo forse nei suoi occhi il pentimento , ma Harry si piazzò immediatamente davanti a lei, nascondendola con il suo corpo.
“Allontanati da lei e vattene”
Il ragazzo guardò dispiaciuto ancora una volta Ginny e la guancia arrossata dallo schiaffo di lui, lei gli fece un cenno per fargli capire che non era successo nulla di grave e Dean uscì velocemente della stanza, seguito dallo sguardo furioso di Potter.
Il ragazzo si voltò velocemente verso di lei, le prese il volto fra le mani per verificare lo stato della sua guancia e, quando si accorse del rossore che si stava espandendo sulla pelle della Grifondoro, mollò la presa trattenendo un ringhio di rabbia.
“Harry, sto bene” la voce della ragazza era dolce, allungò una mano verso il volto del ragazzo ma si fermò, consapevole che lui l’avrebbe sicuramente rifiutata come sempre. Invece il ragazzo le afferrò la mano dolcemente e la portò alle proprie labbra, baciandole le dita.
“Mi dispiace” le sussurrò.
“Per cosa?”

“Per non averlo fermato prima che potesse farti del male, per non averti protetta” rispose il ragazzo.
Ginny sorrise, per questo amava Harry Potter, non perché fosse famoso o con un grande destino davanti, lo amava per il suo essere così altruista e dolce verso gli altri.
“Non ha importanza, me lo sono meritata” sussurrò Ginny affondando il viso sul petto del ragazzo che la strinse istintivamente a sé.
“Tu non meriti nessun male Ginny” il ragazzo sospirò mentre il corpo della ragazza s’irrigidiva tra le sue braccia, aveva capito a cosa alludeva. Harry non le avrebbe chiesto di essere la sua ragazza, sebbene l’amasse, perché non poteva permettere che Voldemort, scoprendolo, potesse farle del male.

“Quindi le cose stanno così?” la ragazza sciolse l’abbraccio, guardandolo tristemente.
“Si” rispose Harry prima di calare lentamente sulle labbra di lei. Desiderava un ultimo contatto per ricordare il profumo di lei e le sensazione che scatenava in lui, per non dimenticarla anche se non l’avrebbe mai dimenticata. La ragazza avvertì il desiderio del ragazzo e si lasciò andare completamente in balia del suo bacio dolce e delle sue mani che la accarezzavano dolcemente. Quando entrambe le loro lingue s’incontrarono i loro gesti divennero più urgenti e disperati, riuscirono a liberarsi dei vestiti in poche mosse, strappando qualche bottone. Quelle ore trascorse insieme furono importanti per entrambi e quando Harry uscì fuori dal letto Ginny, vigile e sveglia, non lo trattenne limitandosi a sussurrargli un “buona fortuna, mi mancherai, torna presto da me… sarò qui ad aspettarti” prima che il ragazzo si vestisse, prendesse il proprio zaino e andasse all’appuntamento con Silente.
 
Nel frattempo in cortile stava accadendo una rissa tra Ron Weasley e Draco Malfoy, i quali si stavano lanciando sguardi di puro odio. Un normale studente di Hogwarts non sarebbe stato sorpreso, poiché tutti sapevano l’odio che correva tra loro due ma di certo sarebbe rimasto scioccato se avesse saputo il motivo di quella rissa. Draco era stato colto da un momento di pura rabbia e follia, che gli aveva portato via la lucidità per pochi momenti, il tempo necessario per provocare il rosso. Stava passeggiando tranquillamente per i corridoi dopo aver terminato la lezione di Difesa contro le arti oscure, pensando all’imminente guerra, prima che il suo sguardo cadesse nel cortile. Aveva notato due figure abbracciate e non vi aveva fatto molto caso, ciò che lo aveva fermato era stata una voce, la sua voce, che implorava al ragazzo di smetterla.
Non ci aveva messo molto per capire cosa stava succedendo, di sicuro quel lurido Weasley voleva metterle le mani addosso e lei non era del tutto convinta. Ovviamente aveva perso la ragione e aveva estratto la bacchetta avanzando velocemente verso di loro. Aveva preso il ragazzo per le spalle, allontanandolo brutalmente da lei, che aveva il viso arrossato e le labbra gonfie per le attenzioni del rosso.
“Allontanati da lei, traditore del tuo sangue” aveva detto velenosamente al rosso, tenendolo ancora sotto tiro mentre Hermione cercava di ricomporsi i vestiti che erano stati spiegazzati dalle mani del rosso.
“Non vedo il motivo per cui tu debba immischiarti, Malfoy” aveva risposto Ron, guardandolo con puro odio e estraendo a sua volta la bacchetta.
“Se non ti dispiace preferirei non sottoporre i miei occhi a un simile e orrendo spettacolo” aveva mentito ovviamente, lo spettacolo era orribile perché lui e solo lui avrebbe potuto toccarla come stava facendo il rosso, senza il consenso di lei, ma le parole dette da lui furono comprese diversamente da Hermione, la quale pensò che lo disgustasse assistere a scene che implicavano un traditore del suo sangue e una schifosa Mezzosangue.
Ma Ron aveva capito invece.
“Non mentire Malfoy” lo derise lui, con un sorriso in faccia.
“Che vorresti dire?”


“Io so il vero motivo per cui sei tanto interessato a lei”  ovviamente Ron non disse nient’altro, consapevole che Hermione stava ascoltando ogni parola e lui di certo non voleva che ricordasse nulla.
Il primo Stupeficium era partito dalla bacchetta di Malfoy, ma era stato prontamente parato dal rosso.
“Ron smettila, non vale la pena perdere il tempo con lui” era intervenuta allora Hermione afferrando per un braccio il suo ragazzo e riservando uno sguardo di puro odio al ragazzo che non sapeva di aver avuto. Ron gli aveva dato ascolto e aveva abbassato la bacchetta, ma prima di girarsi ci tenne a precisare una cosa.
“Non tornerà mai più da te”
Detto questo aveva afferrato Hermione per la mano e si era diretto con lei verso la scuola, lasciando un Draco in preda al dolore e alla rabbia più feroce. Non l’avrebbe mai dimenticata e mai il suo dolore avrebbe smesso di tormentarlo, forse nemmeno dopo la morte.

Come promesso ecco un nuovo capitolo, l'ho fatto più lungo dato che domani non mi sarà possibile aggiornare. Ho deciso di descrivere Ron in modo diverso, è sempre stato considerato un'idiota e da una parte, dato che stava cercando di mettere le sue mani addosso a Hermione, può essere definito tale anche se ci tengo a dire non le avrebbe mai fatto nulla di male, diciamo che era stato colto dalla passione ma se non fosse intervenuto Draco si sarebbe fermato. Dall'altra parte non è un'idiota perchè mostra di sapere della relazione che c'era stata tra Draco e Hermione, probabilmente l'aveva sentite parlare o gli aveva visti, fatto sta che non ha alcuna intenzione di farsi scappare Hermione ora che lei non si ricorda più nulla. E' Draco l'idiota qua, perchè vuole che lei sia felice ma nel frattempo vuole che sia felice con lui e non con quel rosso, per questo non è riuscito a trattenersi provocandola apertamente. Draci è un'idiota perchè non ha provato a lottare per lei, proprio che Harry, e invece ha preferito cancellarle la memoria mentre Harry ha deciso, con quel bacio che poi è sfociato nel loro amore, vivere l'ultimo attimo con lei. La guerra si avvicina e si avvicina anche la fine della storia, probabilmente arriverò a 20 capitoli o di meno, non sarà nel prossimo capitolo lo scoppio della guerra ma nel quindicesimo come ho già detto (mi sembra). Spero che il capitolo vi piaccia anche se le visualizzazioni sono sempre di meno ma pazienza, la storia mi piace, quindi voglio continuarla magari creando una serie o non sapre, sono ancora indecisa su questo. Detto questo dovrei aggiornare venerdì e sabato, se riesco, dovrebbe uscire il quindicesimo capitolo. Spero nel frattempo che la storia sia stata fin qui di vostro gradimento, un bacione e alla prossima :)
L1107

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Capitolo 14
*** consapevolezze ***


CAPITOLO 15: CONSAPEVOLEZZE

Non tornerà mai più da te
Non tornerà mai più da te
Non tornerà da te
Mai più….

Draco si svegliò di soprassalto, mentre il cuore gli batteva furiosamente nel petto, si passò una mano sulla faccia prima di rinunciare a dormire. Scalciò con rabbia le lenzuola e scese dal suo letto, andando verso il bagno. Non riuscì a identificarsi con il riflesso che lo fissava da quello specchio, il viso era stanco e tirato, i capelli biondi arruffati e appiccicati dal sudore, la pelle troppo livida, le labbra asciutte e gli occhi vuoti, vitrei, privi della luce che gli aveva accessi, privi di lei, solcati da profonde occhiaie. Non c’era segno di quello che era un tempo, non c’era nessuna traccia della sua consueta presunzione, non c’era traccia della sua forza. Forse è così che ci si sente quando si perde tutto, perché lui non aveva mai tenuto a nessuno, se n’era sempre tenuto in disparte ma non aveva potuto sfuggire alla Granger.

Lei, con i suoi occhi color cioccolato, così scuri e colmi di vita.
Lei, con quei capelli indomabili, come il suo carattere selvaggio.
Lei, con la sua testardaggine e sicurezza.
Lei, con quel suo sorriso illuminato dal sole.
Lei, di cui non ne poteva fare più a meno.

Cosa si prova quando si sta per annegare e ti manca il fiato nei polmoni? Dicono che il dolore sia atroce quando l’acqua ti entra in essi, quando non riesci più a respirare, forse era questo che provava Draco in quel momento, perché lei era il suo respiro.
Cosa si prova quando una persona cara muore lentamente davanti ai nostri occhi? Dicono che sia come se una parte della nostra anima venisse strappata via, lasciandoci incapaci di reagire, di pensare o riflettere. Draco si sentiva così, lui, che era convinto di non avere un’anima.
Cosa si prova quando si deve affrontare un’operazione rischiosa, e non si sa se si potranno rivedere i propri familiari? Dicono che la paura sia tanta, talmente acuta da spezzare il respiro, talmente tanto da non avere nemmeno la forza di rimanere in piedi, le gambe non sorreggono. Draco provava anche questo, le gambe tremavano per la forza di sorreggerlo.
Cosa si prova quando si sa che si è consapevoli di essere la causa del male di una persona amata? Dicono che i sensi di colpa logorano il cuore, strappando il miocardio. Dicono che il dolore al petto sia come una fitta continua, che non ti lascia nemmeno un secondo. E Draco provava anche questo, dannazione, era consumato dai sensi di colpi, le fitte erano veloci e continue tanto da costringerlo a scivolare giù al suolo.
Cosa si prova quando si sta per perdere qualcuno a cui si tiene? Oh, qua nessuno dice nulla. Fa’ male, certo, ma non hanno mai parlato del dolore, forse perché non ci sono parole che possano definirlo, forse perché è troppo, troppo da sopportare.
E allora subentra qualcos’altro. Qualcuno la definisce forza, qualcuno coraggio, altri ribellione, altri ancora testardaggine. Questo sentimento può essere definito in tutti e quattro i modi, e forse anche in altri ancora, ma la conseguenza è una sola. Quando non si ha più la forza di lottare, quando non si ha più nemmeno la forza di rialzarsi, allora giunge lei: la speranza o fede, se preferite. E’ come se qualcosa dentro di te si scuotesse, liberandosi dalla gabbia in cui era intrappolato, spiccando il volo e rilasciando un grande calore all’altezza del petto. E’ qualcosa che ti riscalda dentro, qualcosa che ti fa’ stringere i pugni, qualcosa che ti fa’ rialzare, qualcosa che ti dona il sorriso. E questo stava accadendo ora a Draco, il quale si stava lentamente rialzando, con un sorriso sul volto, mentre riacquisiva la sua forza, la sua sicurezza e la sua presunzione.
No, Weasley, ti sbagli. Lei tornerà da me.
Ovvio, era solo una speranza, una futile speranza a cui Draco non aveva mai voluto credere ma a cui ora aveva deciso di credere. Perché quando si perde tutto, si ha bisogno di qualcosa a cui aggrapparsi disperatamente, per potersi rialzare. Non si sarebbe arreso così facilmente, avrebbe lottato per lei, avrebbe lottato per loro. Weasley non la meritava, poteva avere un carattere migliore del suo, ma non poteva definirsi un uomo: nessun uomo tocca una donna senza il consenso di quest’ultima. Non l’avrebbe mai lasciata a quello stupido, non l’avrebbe mai lasciata, non ora, non sarebbe morto… non si sarebbe arreso, avrebbe lottato per sopravvivere, per lei, per loro, per lui stesso.
Fu’ con questa convinzione che si rizzò in piedi, raddrizzando la schiena mostrando un portamento degno di un vero nobile purosangue, degno del nome Malfoy. Avrebbe lottato contro Voldemort, avrebbe giocato al suo stesso gioco, avrebbe usato i mezzi più meschini per sconfiggerlo, come aveva sempre fatto, ma stavolta avrebbe vinto. Adesso si riconosceva allo specchio, adesso era il vero Draco Malfoy.
Uscì dalla stanza velocemente, ben deciso a trovarla dovunque lei fosse, il suo cuore l’avrebbe guidato da lei. Lungo la strada incontrò però la Weasley, la quale lo guardò sorpresa dal sorriso che gli leggeva in volto. Prima che potesse rendersi conto di quello che stava facendo, l’aveva già afferrata per le spalle, guardandola dritta negli occhi.
“Malfoy, ma che diavolo….?”
“Zitta Weasley, non ho tempo da perdere, dov’è lei?” la zittì immediatamente il biondo.
“Secondo corridoio a destra, terzo piano” rispose lei senza indugiare oltre.
Perché lo aveva letto nei suoi occhi, aveva visto di nuovo la luce che brillava più forte di qualunque altra cosa, la stessa luce che aveva sempre emanato lei, senza mai arrendersi e lottando per il cuore di Potter. Erano simili, loro due, anche se non l’avrebbero mai ammesso. Entrambi risplendevano di luce propria, entrambi lottavano per coloro che amavano, entrambi erano amore.
“Grazie”
Non solo la ringraziò ma le sorrise felicemente, prima di allontanarsi velocemente sospettando che la Weasley avrebbe sicuramente approfittato per prenderlo in giro. E infatti…
“Dev’essere stato colpito da qualche incantesimo quand’era piccolo, quei suoi capelli non possono essere naturali così come il suo cervello!”
Draco percorse velocemente le scale, arrivando al terzo piano. Prese il secondo corridoio per poi svoltare a destra, e lei era lì. A poca distanza da lui, voltata di spalle, ma dovette sentire lo sguardo ardente del Serpeverde fisso sulla sua schiena, perché si voltò. E il cioccolato incontrò il grigio, fondendosi insieme a lui. Aveva già spalancato la bocca per chiedergli che diavolo ci facesse lì, con il viso così arrossato per la lunga corsa, ma non ebbe il tempo di dire nulla. La Serpe l’avvolse stretta tra le sue braccia, e poi le loro bocche si sfiorarono.
Hermione fu’ semplicemente conquistata da quel bacio, dalla gentilezza del suo abbraccio, dalla delicatezza delle sue labbra. Schiuse le labbra lasciando entrare la sua lingua, che le sondò la bocca dall’interno, accarezzandole dolcemente il palato. Ma quando sentì il sentimento così avvolgente, un sentimento che non poteva essere spento da una semplice pozione, quando si accorse che quella mancanza avvertita in quei giorni era ora scomparsa, si staccò da lui immediatamente. La sua mano, già partita per colpirlo, fu’ bloccata da quella di Draco. Il ragazzo la spinse contro il muro, bloccandola, senza tuttavia baciarla di nuovo. Sapeva forse di rischiare troppo, sapeva che doveva andarci piano se voleva che lei si ricordasse di loro. Avvicinò la fronte alla sua, chiudendo gli occhi e respirando il suo profumo. Dio, quanto gli era mancato sentirla contro di sé, quanto gli erano mancate le sue labbra morbide.
“Malfoy, che diamine….?”
La bocca della Grinfondoro fu’ subita tappata dalla mano di lui, mentre i suoi occhi la scrutavano in profondità. Dovette notare l’emozione che aveva scatenato quel bacio in lei, perché sorrise.
“Sta’ zitta Granger, e ascoltami” le disse senza staccare il suo sguardo da quello di lei. Amava il cioccolato.
“Non ti lascerò a quell’insulso Weasley, mi hai capito? Lotterò per sopravvivere e tu dovrai fare lo stesso, lotterò per noi due, ti proteggerò da qualunque cosa accada. Devi solo rimanere in vita, mi hai capito?”
La mano non si era ancora staccata dalla bocca di lei, spaventata dallo strano comportamento del ragazzo e soprattutto dalle sue parole. Si limitò ad annuire, sperando che si allontanasse da lei per permetterle di ragionare, la sua presenza le annebbiava il cervello.
“Bene”
Il ragazzo staccò la mano allontanandosi da lei.
“Malfoy, che diamine vuoi dire?” sbottò la Grifondoro, ritrovando quella sua poca forza.
Il ragazzo sorrise e con passo da predatore si riavvicinò a lei, bloccandola contro il muro.
“Voglio dire, mia cara Grinfondoro, che non ti permetterò di dimenticare” rispose semplicemente prima di allontanarsi, di nuovo, da lei, ma stavolta le voltò le spalle andandosene e lasciandola interdetta.
Che diamine voleva dire quella Serpe? Un pensiero si fece strada nella mente della Grifondoro: possibile che anche lui aveva avvertito la guerra imminente e che avesse compreso che l’unica speranza per vincere fosse rimanere uniti? Infondo si sa, l’unione fa’ la forza, e forse lui aveva compreso finalmente da che parte stare, che Voldemort era pericoloso, si, doveva essere così.
In quel momento un forte rumore scosse l’intera scuola, facendo tremare il pavimento. La guerra era cominciata.

Eccomi qua con un nuovo capitolo, molto interessante lo svolgimento dei fatti non credete? Malfoy ha capito che non può arrendersi senza lottare, non può perderla per mano del rosso. Be', forse era un po' prevedibile, essendo un Malfoy non è abituato a perdere soprattutto non è abituato a farsi battere da Weasley. Che ne pensate di questo capitolo?? Vi è piaciuto?? Mi scuso se ieri non ho aggiornato ma ho avuto vari impegni, spero di aver ripagato la vostra attesa, è venuto un po' lungo in effetti ma spero vi piaccia. Ho ricontrollato ma non so se qualche errore mi è sfuggito, spero di no. Fatemi sapere che ne pensate, altrimenti rimanderò la pubblicazione del quindicesimo capitolo u.u ahahah no scherzo, penso di pubblicarlo domani se riesco, sperando che le visualizzazioni e le recensioni aumentino. Fatemi sapere quindi.
Un bacione e un grazie e tutte coloro che mi seguono.
L1107

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Capitolo 15
*** la guerra ***


CAPITOLO 15: LA GUERRA

Lampi argentei volavano da tutte le parti, la terra tremava come se fosse scossa da un forte terremoto, la pietra si sgretolava facilmente al colpo di incantesimi sconosciuti. Hermione correva, guardandosi intorno, notando diverse figure nere che combattevano contro i suoi compagni. I Mangiamorte avevano attaccato quella sera stessa, Harry era tornato da loro insanguinato e piangente e aveva comunicato che Silente era morto, ucciso da Piton. Silente era sempre stato il protettore di Hogwarts, Voldemort non aveva mai attaccato quando c’era lui, consapevole che fosse un nemico valido e più forte di lui, così aveva lasciato il lavoro sporco ai suoi seguaci, aveva lasciato il lavoro sporco a Draco, ma lui aveva fallito, non era riuscito ad ucciderlo. Piton allora, da bravo “padrino”, lo aveva ucciso al posto suo, consapevole che Voldemort aveva messo solo alla prova Draco, sicuro che lui non avrebbe fallito e che Piton allora lo avrebbe fatto senza problemi. Un momento dopo la caduta di Silente nel vuoto, era scoppiato il caos. I Mangiamorte, guidati da Voldemort in persona, avevano fatto esplodere l’ingresso ed erano entrati nel castello, colpendo e uccidendo senza alcuna pietà. Gli studenti erano impreparati, molti si erano dati alla fuga ed erano stati uccisi, gli unici che combattevano erano quelli che facevano parte dell’Esercito di Silente, erano motivati e stavano dando il meglio di loro stessi, lo stavano facendo per Silente. Hermione scorse un Mangiamorte dietro a Ginny e scagliò uno schiantesimo, la rossa si voltò e le due amiche si ringraziarono nuovamente, rinnovando le loro promesse. Hermione stava cercando Harry, lo trovò che stava cercando di aiutare un Neville al quanto malandato.
“Harry, stai bene?” gli chiese.
“Hermione, stai attenta!”
La ragazza si voltò rapidamente quando qualcosa la colpì al petto, spezzandole il respiro. Harry lasciò Neville ed estrasse la bacchetta puntandola contro Greyback, il lupo mannaro che stava per affondare le sue zanne sul collo della ragazza debole sotto di lui. Non ebbe il tempo di fare nulla, che un lampo di luce rossa lo precedette, colpendo in pieno Grayback, il quale si accasciò con un guaito accanto a un Hermione stordita. Harry si voltò trovandosi davanti Draco Malfoy, vestito totalmente di nero. I due si guardarono per un momento, Harry sapeva che era un Mangiamorte ma sapeva anche che non avrebbe mai ucciso Silente in quella torre, dovette leggere la rabbia cieca di Malfoy, quando lui si allontanò velocemente per tornare in battaglia. Ormai però Potter aveva la conferma, c’era davvero qualcosa fra Hermione e Draco. Hermione si mosse leggermente, ancora stordita e Harry si inginocchiò accanto a lei.
“Hermione, stai bene?” le chiese allora premurosamente.
“S-Si, sono pronta per combattere” rispose lei, alzandosi con il labbro sanguinante ma abbastanza stabile sulle gambe. Lo sguardo era di fuoco, mentre tirava fuori tutta la sua lealtà e il suo coraggio, i capelli arruffati che le volavano intorno sembravano creare la criniera di un leone.
“Ok, andiamo allora!”
I due amici combatterono affianco, come avevano sempre fatto, ben presto furono affiancati da Ron, e si creò la solita magia che era solita crearsi quando combattevano insieme. La loro forza era la loro amicizia, si completavano a vicenda, e insieme erano invincibili. Draco, distratto da lei, non si accorse che Greyback si stava rialzando. Il lupo mannaro gli fu’ subito sopra, bloccandolo con le sue zampe pelose, assettato di vendetta.
“Non avresti dovuto farlo” ringhiò sbavando.
Draco non poteva muoversi, sarebbe morto sicuramente se una certa Grifondoro non fosse intervenuta in quel momento.
“Petrificus Totalus!”
Il lupo mannaro s’irrigidì e cadde con tutto il suo peso addosso al ragazzo. Draco lo spinse con forza per liberarsi prima d’incontrare lo sguardo con la rossa. Gli aveva davvero salvato la vita? Fece un cenno di riconoscimento e la ragazza scrollò le spalle prima di proseguire oltre. Ginny lo aveva promesso ad Hermione, lo avrebbe protetto.
Nel frattempo la guerra proseguiva, senza lasciare un attimo di respiro a nessuno delle due parti. Hermione combatteva con forza e coraggio, i suoi incantesimi erano perfetti, ma venne ben presto separata dagli amici. Ron aveva preso a combattere contro Alecto Carrow, mentre Harry era impegnato con Igor Karkaroff. Non rimase sola a lungo, fu’ presto raggiunta da Bellatrix Lestrange. Tutta la sua bellezza era sciupata in quei lunghi anni ad Azkaban, ma il suo sguardo era ancora folle come lo ricordava.
“Ti rimetterò dove meriti di stare, lurida Mezzosangue!” esclamò la strega prima di lanciarle un cruciatus che fu’ abilmente deviato dalla studentessa.
“Prima dovrai vincere!” esclamò Hermione, infervorata dalla guerra. Non avrebbe mai perso contro una Purosangue. Le lanciò uno schiantesimo ma questo fu’ subito deviato da Bellatrix.
“I tuoi incantesimi sono deboli, l’odio da’ la forza necessaria!” detto questo le lanciò un altro crucio, così potente da distruggerle il debole scudo eretto dalla Granger. Hermione cadde in ginocchio, contorcendosi in preda al dolore.
“Morirai così, contorcendoti e strisciando come la lurida Mezzosangue che sei!”
Non poteva reagire, doveva trovare una soluzione, doveva controllare il dolore e reagire, come la Grifondoro che era. Le era impossibile concentrarsi ma doveva farlo, doveva ricordarsi cosa gli aveva insegnato Moody sulla maledizione cruciatus? C’era un modo per fermarla, ma non riusciva ad afferrarlo.
“Per lanciare una maledizione del genere si doveva con tutte le forze desiderare farlo, e per farlo si doveva avere un cuore di ghiaccio. Perciò può essere contrastata solo con un altro sentimento: l’amore.”
Allora Hermione vide tutti i suoi amici, Ginny, Fred e George, Harry, Ron e poi… lui. Draco Malfoy, quel loro ultimo incontro, quella sensazione di eterno benessere. Allora si rialzò, barcollando un po’ e riuscendo a sconfiggere quella maledizione sotto lo sguardo stupito della Mangiamorte. Non le diede il tempo di reagire, impugnò la bacchetta e con le forze che le erano rimaste le lanciò un expelliarmus. La bacchetta della strega le volò di mano, perdendosi nella folla. La Granger la guardò soddisfatta, notando il terrore della strega.
“Vuoi uccidermi, mezzosangue?”
Non perse tempo a riprendersi, provocandola. Il corpo di Hermione s’irrigidì a quelle parole, lo avrebbe voluto ma non poteva fare una cosa del genere. La mano le tremò mentre guardava in quelli occhi spietati.
“E’ facile, non devi far altro che dire avada kedavra” continuò ancora la strega, ora sorridendo.
Hermione era completamente paralizzata, indecisa su quale incantesimo usare, non riusciva a concentrarsi. La tentazione di farlo era forte, una Mangiamorte se ne sarebbe andata per sempre. Pensò ai genitori di Neville, loro non sarebbero mai più tornati ad avere una vita mortale. Alzò la bacchetta, guardando in quelli occhi pieni d’odio, provando lei stessa odio.
“Avada….”
“Hermione!”
Sentì solo quello mentre un incantesimo colpiva la colonna accanto a lei, le macerie le caddero addosso, seppellendola. Bellatrix aveva notato Lucius Malfoy dietro la Mezzosangue, e aveva usato quella tecnica per distrarla. Le stava per lanciare un Avada Kedavra mentre lei stava pronunciando il suo, con voce insicura e malferma. Ma qualcosa lo aveva colpito, facendogli sbagliare la mira. L’incantesimo aveva colpito la colonna accanto a lei, poco male, non sarebbe sopravvissuta sotto quelle macerie. Lucius Malfoy si voltò per fronteggiare quel traditore del suo sangue, Ron Weasley.
“Un Weasley eh” il ghigno gli si allargò sul volto mentre teneva puntata la bacchetta contro di lui.
“Fiero di esserlo” replicò il rosso ringhiando. Avrebbe voluto vedere come stava Hermione ma non poteva distrarsi.
Iniziò un duello spietato, Lucius era bravo, veloce e scaltro, costringendo Ron a indietreggiare, in seria difficoltà. Ron era da solo, contro Bellatrix e Lucius ma ben presto sua sorella lo affiancò, lottando anche lei con Bellatrix.
“Ron, dov’è Hermione?” gli chiese Ginny lanciando un paio di Stupeficium che fallirono miseramente.
“E’ sepolta sotto le macerie”
“Merda”
La rossa comprese che non c’era molto tempo, se era ancora viva non sarebbe resistita per molto. I capelli rossi le volteggiarono attorno mentre, con tutta la sua forza, lanciava un paio di fatture. Era sempre stata abile a lanciarle, e quelle colpirono Bellatrix, che aveva recuperato la bacchetta quando Ron era impegnato con Lucius. Ginny non perse tempo lanciandole un Petrifius Totalus, per poi schiantarla brutalmente e legarla. Ora Lucius era in svantaggio, i due fratelli erano abili, forti e veloci. Non riusciva a parare tutti i loro incantesimi. In quel momento passò da lì suo figlio Draco.
“DRACO, VIENI QUI AD AIUTARMI!” gli urlò e il ragazzo si fermò, assistendo alla scena.
“Hermione è sepolta nelle macerie!” gli disse Ginny e il ragazzo si bloccò.
“DRACO CHE COSA STAI FACENDO? COMBATTI COME UN MALFOY E UCCIDILI!” gli ordinò ancora il padre.
Draco si avvicinò a lui, per poi oltrepassarlo, puntandogli la bacchetta contro.
“Mi dispiace padre, ma non obbedisco più ai tuoi ordini” replicò maleficamente.
I due Weasley furono quindi messi da parte, mentre il figlio combatteva contro il padre, combatteva per la sua libertà, combatteva per il suo amore, combatteva per ciò in cui credeva.
“Aiutatela” gridò ai due Weasley parando un paio di Avada Kedavra del padre. I Weasley si fiondarono sulle macerie, cercandola disperatamente.
Non poteva distrarsi, non poteva vedere come stava, non poteva stringerla tra le sue braccia, un minimo di distrazione avrebbe potuto risultargli fatale. Ma nonostante i suoi buoni propositi, al grido della Weasley che annunciava di averla trovata, si distrasse e suo padre ne approfittò, per lanciargli un Avada Kedavra.
E allora Draco cominciò a cadere…

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Capitolo 16
*** bacchette gemelle ***


CAPITOLO 16: BACCHETTE GEMELLE

Voci, delle voci la stavano chiamando, qualcuno la stava scuotendo, sentì qualcosa di bagnato cadere sulla sua guancia… lacrime? Si sforzò di aprire gli occhi ma il nero la inghiottì di nuovo, non riusciva a trovare la forza di reagire, di spostare quel velo che le oscurava la vista, quel velo che la stava portando giù con lui.

“Hermione, Draco ha bisogno di te!”

Quella voce, quel nome, chi era Draco? Una luce risplendette più forte di qualunque altra cosa, scacciando il buio. Una luce così accecante che dovette quasi strizzare gli occhi. Draco, Draco Malfoy, Serpeverde, il quidditch, il patronus, la finzione, quella stanza…

Poi di nuovo quella voce che riconobbe come quella di Ginny, ma era diversa… tremava, era terrorizzata, la chiamava, le chiedeva aiuto.
“Hermione, abbiamo bisogno di te, lui ha bisogno di te!”

Ancora lui, Draco. C’era qualcosa che le sfuggiva, sapeva istintivamente che quel nome era molto importante per lei. Il suo cervello si mosse dentro quella gabbia, cercando di sfuggire alla pozione che lui le aveva riservato. Quella notte, quella notte meravigliosa, quella notte fatta di sospiri, di promesse, di amore, quella notte era accaduto qualcosa.
Un sussurro che aveva sentito prima che quel buio la inghiottisse e inghiottisse il suo cervello, i suoi ricordi.
“Addio, amore mio”
Quell’odore che aveva sentito addosso a lei, che per qualche strana ragione aveva suscitato delle lacrime che le erano cadute lungo le guancie.
Draco, Draco Malfoy.
Draco, il suo Draco.
Quella notte era successo qualcosa, ma che cosa. Si ricordò di essersi svegliata tra carezze dolci, lui l’aveva baciata sussurrandole di amarla, poi le aveva chiesto se aveva….

Le aveva chiesto se aveva sete, e lei aveva risposto di si.
Le aveva chiesto se aveva sete e poi gli aveva dato una bevanda.

Quella bevanda aveva un odore un po’ pungente, ed era stranamente blu, aveva pensato fosse succo di mirtilli.
Ma non era succo di mirtilli, era una pozione, la pozione Oblivion, per farle dimenticare loro.

Perché? Perché Draco? Perché l’hai fatto?
Non importa Hermione, adesso lui ha bisogno di te, apri gli occhi e alzati.
Una voce dentro la sue testa, la voce della leonessa che viveva dentro la foresta del suo cuore, le diede la forza necessaria per aprire gli occhi. Fu’ inondata da diversi suoni forti, esplosioni, urla, terrore. E poi da lampi che le volavano intorno, maledizioni, incantesimi. Una figura dai capelli rossi le sorrise.
“Sei tornata finalmente” le disse.
Ginny, Ginny le era rimasta accanto proteggendola mentre Ron era andato a cercare Harry perché era Harry la loro unica speranza adesso.
“G-Ginny…” recuperare l’uso della voce le costò parecchio. Sentì il sapore di sangue nella bocca e comprese di avere diverse ferite. Le gambe le dolevano terribilmente, la testa sembrava intontita e qualche volta il nero rischiava di nuovo di travolgerla.
“Riesci ad alzarti?” le chiese dolcemente. Hermione annuì cercando di muoversi ma avvertì un fortissimo dolore ai fianchi quando tentò di alzarsi. Doveva avere qualche costola rotta, ma non poteva mollare ora, qualcuno aveva bisogno di lei. Perciò, stringendo i denti dal dolore e ringraziando di non avere le ossa delle gambe rotte, si alzò tremolante in piedi e fu’ allora che si accorse del cadavere vicino a loro. Non comprese immediatamente chi fosse, il buio che era momentaneamente calato dove si trovavano non glielo permise. Ma poi un lampo di luce verde illuminò il suo volto, e lei lo seppe, ancora prima di distinguere i capelli bianchi, il viso pallido e gli occhi vuoti, senza vita. La bocca tesa in una smorfia di disgusto, come lo era sempre stata.
“N-Non può essere…”
La testa le girò vorticosamente mentre le gambe le cedevano, Ginny non riuscì a sostenerla e si limitò ad adagiarla dolcemente a terra, comprendendo che ora lei ricordava, si ricordava di loro. Hermione strisciò vicino al ragazzo, sperando con tutto il cuore di essersi sbagliata, non poteva essere lui, non lui. Ma non ci furono dubbi quando i suoi occhi color cioccolato riconobbero il griggio metallo di quegli occhi, gli occhi di Draco.
“NO!”
Il gridò risultò inumano, così pieno di dolore, di disperazione, di odio, di terrore e di un’amore infinito. Le mani tremanti afferrarono il viso ancora caldo del ragazzo, accarezzandolo dolcemente. Si chinò in preda al dolore di quella guerra, troppa morte e troppa distruzione aveva causato, e soprattutto le aveva portato via l’unica persona che avrebbe mai amato.
“D-Draco, amore mio…”
Cercava di scuoterlo, sperando disperatamente in un suo cenno di assenso, sperava di vederlo rialzarsi con quel sorriso che riservava solo a lei, così pieno di pura prepotenza ma anche così pieno di puro amore. Ma il ragazzo non si mosse, non ci fu’ nessun accenno di vita e ciò rese il tutto drammaticamente reale agli occhi di Hermione. Si allontanò da lui, prima di voltargli le spalle e piegarsi in due, in preda a conati di vomiti.

“Hermione, Draco ha bisogno di te!”

Non era riuscita a salvarlo, a svegliarsi prima, a ricordarsi prima di lui. Aveva fallito, aveva fallito, non era riuscita a proteggerlo. Non era riuscita a salvarlo.

“Draco, non abbandonarmi!”
Non serviva a nulla ormai, chiamarlo, scuoterlo, piangere per lui. Non sarebbe più tornato da lei.

“Herm, dobbiamo andare”

Ginny l’afferrò per le spalle cercando di staccarla dal corpo inerme del ragazzo ma si ribellò con tutte le sue forze, accasciandosi sul suo petto, piangendo le lacrime del suo dolore. Afferrò le sue mani già fredde, e le baciò dolcemente, osservando il volto del ragazzo, sperando ancora in un suo movimento. Si chinò sulle labbra del ragazzo, baciandolo per trasmettergli tutto il suo calore, tutto il suo amore, la vita stessa. Ma non ci fu’ nessuna risposta.
“P-Perdonami, Perdonami Draco”
“Herm, non farti questo… non è colpa tua, lui lo ha fatto per te, voleva solo che tu rimanessi in vita, devi rimanere in vita, per lui!” Ginny cercava di consolarla, di darle forza ma Hermione, scossa dai singhiozzi, si voltò verso di lei.
I capelli arruffati come non mai, le labbra tese in una smorfia di dolore, il naso rosso come le guance e gli occhi… mio dio, quelli occhi non avevano più il calore di una vita umana, non si vedeva più l’anima dietro di essi, era come se l’anima della ragazza fosse morta insieme a quella di Draco.
“Preferisco morire che vivere senza di lui” rispose fredda.
Completamente fredda e distaccata, quando un momento prima urlava e si disperava, strappandosi i capelli, graffiandosi la carne nella speranza di svegliarsi da quell’incubo. Ma non era un incubo, era la vera realtà, Draco Malfoy era morto.
“Non dire sciocchezze….”
Ma la rossa non sapeva cos’altro dirle, perché non riusciva a comprenderla per la prima volta, lei non aveva mai perso le persone che amava, aveva solo conosciuto la paura di perderle ma non sapeva come ci si sentiva a perderle veramente.
“Chi lo ha ucciso?” adesso la voce era veramente cambiata, pur rimanendo fredda si avvertiva dietro di essa un vuoto profondo, rabbia e sete di vendetta.
“Cosa vuoi fare, Herm?” Ginny era terrorizzata nel vedere negli occhi della sua migliore amica tanto odio.
“Dimmi chi è stato Ginny, lo ucciderò” rispose la ragazza alzandosi e lasciando scivolare fra le sue dita la mano del ragazzo. No, non era il suo ragazzo quello, ormai lui non esisteva più, al suo posto c’era quella bambola di creta.
“Hermione, morirai” Ginny tentò di fermarla, sapendo che probabilmente sarebbe stata una missione suicida.
“Sono già morta”
Quando Hermione si voltò a guardarla, con quel sorriso falso e quelli occhi privi della loro solita lucentezza, Ginny si arrese.
“Lucius Malfoy” pronunciò infine, lasciandola andare.
 
Hermione teneva stretta la bacchetta, mentre i suoi occhi, ancora rossi e gonfi per il pianto di prima, saettavano da una parte all’altra. Nessun incantesimo la colpì, Ginny le stava facendo uno scudo senza che lei se ne fosse accorta, per permetterle di raggiungere Lucius. Anche la rossa, rimasta sola con il corpo di Draco, si era maledetta per non essere riuscita a mantenere la promessa, sebbene non fosse mai stata pronunciata veramente a voce da lei. Hermione trovò Lucius intento a guardarsi intorno, probabilmente cercando il suo padrone.
“Malfoy!” lo chiamò con puro odio, disprezzo e disgusto.
Lucius si voltò e un sorriso, quel sorriso così diverso da quello che Draco riservava solo a lei, si mostrò sul volto magro.
“Ma guarda, pensavo fossi morta” disse ironico sguainando anch’esso la bacchetta e puntandogliela contro.
“Lo sarò presto oppure lo sarai tu” rispose la ragazza.
Lucius rise, incredibile come potesse essere così simile e allo stesso tempo così diverso da Draco. Potevano avere gli stessi tratti fisici del viso, ma Draco aveva posseduto un cuore buono, il cuore della madre.
“Per cosa vorresti morire eh?”
“Non per cosa, ma per chi”
“Non tornerà comunque da te, mio figlio era un debole e quindi destinato a morire”
“Draco non era un debole, tu sei il debole, tu che hai troppa paura di esternare i tuoi sentimenti… sei solo un codardo” sibilò la riccia, somigliando incredibilmente a una Serpeverde.
“Come osi…. Avada Kedavra!”
“Expelliarmus!”
Non aveva abbassato la guardia, Hermione aveva notato la rabbia crescere dentro il padre di Draco, aveva visto la sua mano rinforzare la presa e aveva sentito la maledizione crescere dentro di lui. Aveva alzato nello stesso momento la sua bacchetta, pronunciando un incantesimo di difesa. Un lampo di luce rossa si scontrò con uno di luce verde, morte e vita, amore e odio. Ciò che entrambi non si aspettavano fu’ quella connessione che sentirono, mentre le due luci cambiavano calore, uniformandosi e diventando d’oro. La mente della Grifondoro era incredibilmente lucida e non perse la concentrazione, riconoscendo comunque quel fenomeno. Era successo anche ad Harry e a Voldemort, glielo aveva raccontato lui stesso. Perciò mise tutta la sa forza per cercare di vincere contro Lucius Malfoy, e quando il suo incantesimo fu’ vicino alla bacchetta del suo nemico, quest’ultima cominciò a tremare furiosamente, prima che da essa spuntassero le anime che aveva rubato precocemente. Non conosceva tutte quelle persone, la maggior parte erano babbani, ma conobbe solo una fra quelle, l’ultima e la più recente. Draco Malfoy atterrò in piedi, senza rumore e si avvicinò lentamente a lei.
“Hermione…”
“Draco…”
“Devi vincere Granger, devi mettercela tutta, tu devi vivere” la esortò il ragazzo, con la solita prepotenza, sussurrandole all’orecchio.
“Dimmi che senso ha vivere, se non ci sei tu con me” rispose la riccia, lasciando che le lacrime le rigassero le guance.
“Il mio sacrificio non avrebbe senso altrimenti”
“Non dovevi scegliere per me, dovevi dirmelo, parlarmene” lo rimproverò dolcemente, lieta di sentirlo accanto a sé, lasciandosi perdere in quel sogno.

“Saresti stata in pericolo” rispose lui.

Salve a tuttiii, il capitolo è un po' lungo per questo ho deciso di tagliarlo. Il fenomeno che si verifica tra Lucius e Hermione è lo stesso che si verifica nel quarto libro tra Harry e Volcemort, causato dalle bacchette gemelle. Eh si, le bacchette di Hermione e Lucius sono gemelle. Non ho nulla da dire, lasciatemi recensioni e fatemi sapere cosa ne pensate.
Alla prossima
L1107

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Capitolo 17
*** Lo odio più che mai e lo amo come non mai. ***


CAPITOLO 17: LO ODIAVA PIU' CHE MAI E, LO AMAVA COME NON MAI.

“Saresti stata in pericolo” le sussurrò il ragazzo accanto, e Hermione dovette mettere tutta la sua forza di volontà per non voltarsi verso di lui. Il braccio le faceva male dallo sforzo, e sebbene stesse mettendo tutte le sue forze non riusciva a sconfiggere Lucius. Ma forse, in realtà, non voleva sconfiggerlo. Perché l’unica cosa che desiderava era stare con Draco, e la morte glielo avrebbe permesso. A quel pensiero l’Avada Kedrava di Lucius avanzò di qualche centimetro.
“Granger!” la rimproverò il biondo senza perdere di vista il loro scontro.
“Sta zitto, Malfoy! Io sono sempre stata in pericolo, per essere la migliore amica di Harry, per avere il sangue sporco… eppure questo non mi ha mai causato problemi, né tantomeno mi sono arresa!”
“Era diverso…” tentò ancora il ragazzo, non sapendo bene cosa dire.
“Diverso? Cos’era diverso eh? Hai deciso per me, senza chiedermi nulla, mi hai fatto vivere i giorni più belli della mia vita e poi, di punto in bianco, hai deciso di lasciarmi senza neanche avere le palle di dirmelo in faccia? No, anzi… hai preferito somministrarmi una pozione!”
Le lacrime adesso le offuscavano la vista, mentre l’incantesimo di Malfoy avanzava ancora verso di lei. Sarebbe morta, avrebbe preferito morire che vivere una vita senza di lui. Lui, piangendo, tentò di accarezzarle una guancia con le dita trasparenti, ma non riuscì a toccarla. Non possedeva più il suo corpo, era ancora lì, accanto a Ginny, come una bambola di creta, immobile e freddo.
“Non volevo farti soffrire” tentò ancora di giustificarsi, sebbene fosse consapevole che non era una grande giustificazione. Gli era sembrata la cosa più giusta da fare, ma adesso non era più così sicuro, solo che adesso era troppo tardi.
“Mi avresti causato meno dolore di questo, come farò adesso eh? Adesso che so cosa vuol dire stare con te, adesso che so cosa vuol dire amarti più della mia stessa vita”
“Sei forte, Hermione… puoi farcela”
“Non sparare cazzate Draco, non insultare la mia intelligenza. Mi conosco, so quanto ti amo, so quanto sei importante per me e so anche che sei indispensabile per me…”
“Mi dispiace”
Non sapeva cos’altro dire, mentre stringeva i pugni duramente, voleva abbracciarla, voleva baciarla, voleva sentire il calore del suo corpo contro il suo, voleva ma non poteva. Il destino era stato crudele con loro, gli aveva puniti per quell’amore così pericoloso per tutti, così pericoloso per loro due e ora lo capivano, perché entrambi quella notte erano morti. L’unica cosa che poteva fare adesso Draco era salvarle almeno la vita, almeno quella, perché non avrebbe sopportato i sensi di colpa al pensiero di essere stato la causa della sua morte, anche se questo avesse significato stare con lei per l’eternità.
Se ami davvero una persona, devi lasciarla andare.
E così fece, piangendo, pose una mano trasparente vicino a quella della sua amata, e mentre quella strabuzzava gli occhi, egli chiuse i suoi, invocando tutto il suo potere.
“No!”
Hermione aveva capito cosa stava facendo, cosa voleva per lei, stava di nuovo decidendo al posto suo, senza consultarla. Non potè interrompere il contatto perché Draco, concentrandosi e mantenendo comunque il suo potere, il suo odio, scatenandolo contro il padre, si chinò su di lei baciandola sulle labbra. La Grifondoro non sentì il calore delle labbra del ragazzo, il sangue dietro di esse vivo e pulsante, ma sentì tutto il suo amore.
Un amore così sbagliato
Un amore così puro
Un amore così sincero
Un amore così pieno d’inganni.
Perché Draco aveva creato di nuovo la sua solita ragnatela attorno a lei, distraendola abilmente, e spingendo in quel momento con tutte le sue forze contro il padre. Lucius non riuscì a sostenere la forza di quell’incantesimo, la forza del loro amore, e quando fu’ colpito così duramente scomparì, mentre le sue ceneri si disperdevano al vento. Un odio così grande, un odio che aveva addirittura ucciso il suo stesso figlio, era finito bruciato dall’amore.
La gabbia scomparì, la linea dei loro incantesimi pure, ma Draco no. Era ancora lì, accanto a lei, le sorrideva mentre lacrime copiose cadevano dai suoi occhi, la guardava con eterno amore, con eterna dolcezza, come se fosse la più bella fra tutte. E anche lei, anche lei lo guardava così, lo guardava con odio, con paura, ma con amore, con dolcezza, amandolo come solo una donna sa fare, come solo una leonessa sa fare.
“Addio, amore mio”
Le ripetè ancora lui, come quella stessa notte in cui le aveva cancellato i ricordi, come quella notte in cui le aveva tolto un po’ della sua vita, e, quella stessa notte, come allora, si portò con sé un’altra parte della vita di Hermione. La ragazza tese una mano verso di lui, tentando di afferrarlo, ma le sue mani si chiusero sul nulla, mentre lei cadeva in ginocchio, scossa da violenti singhiozzi.
Lo odiava più che mai, per averla fatta innamorare.
Lo odiava più che mai, per averla ingannata di nuovo.
Lo odiava più che mai, per aver deciso ancora al posto suo.
Lo odiava più che mai, per averle portato via la sua anima.
Lo odiava più che mai, e lo amava come non mai.

So che questo capitolo è un po' breve, ma come avevo già accennato il capitolo precedente era troppo lungo e ho dovuto tagliarlo. Questo è l'ultimo capitolo...........no scherzavo, ahahah non è l'ultimo, nel prossimo capirete di più. Grazie per chi segue ancora la mia storia, fino alla fine ormai dato che manca poco. Ho una piccola novità, sto lavorando a una nuova storia, oggi dovrei pubblicare il primo capitolo, il titolo sarà "Fierobecco", capirete poi il motivo ahahah. Detto questo, spero che questo capitolo vi sia piaciuto, qualcuna ha pianto? ahahah. Lasciate recensioni e fatemi sapere. Spero di non aver fatto errori, non ho ricontrollato.
Alla prossima ;)
L1107

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Capitolo 18
*** Narcissa ***


CAPITOLO 18: NARCISSA

Dopo la fine di quello scontro storico tra Lucius e Hermione, dopo la morte di quello schifoso Mangiamorte che aveva ucciso lo stesso figlio, Hermione era scivolata a terra, senza più forze, svenendo a terra. Non l’aveva trovata nessuno dei suoi amici, Ginny era stata impegnata a combattere contro un altro Mangiamorte che non era riuscita a identificare a causa della maschera che indossava, per questo Hermione era stata trovata, svenuta, da Narcissa Malfoy. A differenza del marito Narcissa possedeva lo stesso cuore di Draco, un cuore sensibile e capace di amare, un cuore però più debole rispetto a quello di Draco o forse un cuore che sapeva solo amare, senza sapere odiare. Forse era per questo motivo che non era riuscita a opporsi al marito, alla crudeltà di esso, fosse era davvero il troppo amore ad averla resa debole, non voleva ferirlo. Si era tenuta in disparte il più possibile da quella battaglia, evitando di combattere lanciando, solo quando era stato strettamente necessario, piccole fatture che non avrebbero provocato eccessivo dolore. Aveva assistito allo scontro del marito con suo figlio, aveva visto la forza di suo figlio nel difendere quella Mezzosangue e aveva esultato nel vederlo così forte, senza però essere sprezzante come il padre. Lucius era un uomo forte, non aveva mai provato  grandi emozioni e per questo motivo era sempre stato difficile colpire il suo cuore, ma la donna non aveva mai potuto pensare che il cuore dell’uomo che amava potesse essere così freddo, così crudele da uccidere il suo stesso figlio. Non aveva potuto credere alla crudeltà di quel gesto, all’empietà appena compiuta dal marito, mentre il lampo di luce verde illuminava il volto del ragazzo, di suo figlio, il suo unico figlio, sereno e tranquillo, mentre proteggeva la donna che amava, e d’istinto la madre aveva chiuso gli occhi, sapendo di non poter sopportare di assistere alla morte del figlio. Avrebbe voluto intervenire, salvarlo con la sua stessa vita, ma era stata così fermamente convinta, fino all’ultimo, della bontà del cuore di Lucius, che quel pensiero che lui potesse ucciderlo non l’aveva nemmeno scalfita per un momento eppure… eppure avrebbe dovuto saperlo.
Il giorno della nascita di Draco lei aveva pianto di pura gioia, vedendo il volto del figlio, così simile all’uomo che amava ed aveva esultato di quella somiglianza. Lucius invece, suo padre, era rimasto freddo alla vista del figlio, non l’aveva nemmeno voluto tenere in braccio, sostenendo che così sarebbe cresciuto viziato e coccolato, circondato da emozioni e quindi da deboli. Perciò la madre, da quel giorno, quando Lucius non era in casa, cercava di donare tutto il suo amore e d’insegnarli il rispetto verso gli altri, di credere sempre in sé stesso e di seguire il proprio cuore. Quando infine Lucius aveva detto che il ragazzo sarebbe diventato presto un Mangiamorte, la donna aveva pianto a lungo, di nascosto, tenendo stretto al petto il proprio figlio, sapendo di non potergli evitare quel triste destino. Aveva visto Draco crescere sano e forte, ma senza sentimenti, come il padre e quella somiglianza, che all’inizio aveva adorato in lui, con il padre, l’aveva poi terrorizzata, perché sapeva che non sarebbe mai stato veramente felice. Aveva cercato di parlargli ma il ragazzo l’aveva allontanata bruscamente, sostenendo che aveva tutto sotto controllo e che sarebbe stata fiera di lui, che avrebbe svolto il proprio destino a testa alta, rendendo orgogliosa lei e il padre.
Ma Narcissa era già orgogliosa di suo figlio, lo aveva sempre sostenuto come solo una madre sapeva fare, e lo aveva amato più che mai anche quando lui aveva respinto il suo affetto, quando aveva cominciato a chiudersi in sé stesso. Aveva avuto paura di perderlo, come aveva perso il marito ma poi era arrivata lei…
Abituata come sempre alla solita indifferenza mostrata da Draco aveva esultato quando lui, il primo anno di scuola, era tornato durante le vacanze di Natale, raccontandole di come quella “sudicia Mezzosangue” si ritenesse superiore a lui, lui, che era un Purosangue. Aveva saputo, forse grazie al sesto senso che solo una madre possedeva, che lei era riuscita a scaldarlo, sebbene il suo primo sentimento fosse la rabbia. Durante il periodo scolastico Draco era ritornato a vivere, infervorandosi a causa di quella Granger che lo faceva tanto arrabbiare, poi avvicinandosi al quarto anno aveva cominciato a cambiare atteggiamento. Parlava del ballo del ceppo e di quando l’aveva vista scendere le scale con eleganza, e con quel sorriso così timido e impacciato, e di come avesse suscitato in lui un sentimento che non aveva mai provato: tenerezza. Allora Narcissa lo aveva incoraggiato, sempre con molta moderazione e tatto, inculcandogli, a sua insaputa, dei pensieri con la speranza di sciogliere il ghiaccio del suo cuore. C’era riuscita,alla fine del quinto anno, il ragazzo aveva trascorso un’estate intera a studiare, nella speranza di ottenere l’attenzione della Mezzosangue, organizzando ovviamente, come solo una Serpe sapeva fare, una serie d’inganni per conquistarla e c’era riuscito.
Era risorto,
Il ghiaccio si era sciolto,
il sorriso era nato,
lo sguardo si era illuminato,
e lui, lui si era innamorato.
Il dialogo era ripreso tra madre e figlio, l’affetto era tornato e Narcissa era stata profondamente grata ad Hermione, anche se inizialmente era stata gelosa delle attenzioni che il ragazzo le aveva riservato. Aveva compreso il dolore di Draco quando, a causa di quell’incarico, l’aveva guardata negli occhi e appena erano stati lasciati soli, era corso da lei, per cercare conforto. Lei stessa gli aveva suggerito di seguire il suo cuore, e di fare la cosa che secondo lui era giusta fare, perché per amore si deve fare tutto, qualunque cosa e ad ogni costo. Draco quindi si era alzato ed era tornato a Hogwarts, dalla sua Mezzosangue, per dirle addio sebbene gli lacerasse il cuore.
Narcissa s’inginocchiò davanti al corpo caldo della ragazza svenuta a terra, guardò il cadavere del figlio a pochi passi di distanza e le lacrime le rigarono le guance.
“Perdonami Draco, se non sono riuscita a proteggerti da tuo padre” sussurrò per poi prendere Hermione fra le braccia.
L’unica cosa che poteva fare era portarla in un luogo sicuro, l’unica cosa che poteva fare era proteggere il sacrificio del figlio, proteggere l’oggetto del suo amore. La portò da Ginny Weasley, la quale era accanto a un Colin svenuto, e lanciava schiantesimi tentando di proteggerlo, come una vera Grifondoro. Ginny la vide arrivare e le puntò la bacchetta addosso, ma notò quasi immediatamente il corpo svenuto di Hermione fra le sue braccia, perciò abbassò la bacchetta e andò, senza timore, incontro a lei.
“Grazie” le disse la ragazza, adagiando Hermione accanto a Colin ma Narcissa scosse la testa, prima di abbracciarla saldamente.
Ginny fu’ sorpresa, era sempre stata convinta che Narcissa l’odiasse, tuttavia ricambiò l’abbraccio, provava compassione per quella donna che in quel giorno aveva perso suo figlio e suo marito, quella donna che aveva incontrato un destino crudele.
“Grazie a te, per aver tentato di proteggere mio figlio” rispose la donna, lasciandola, e asciugandosi gli occhi colmi di lacrime.
“Non ho fatto nulla, lui alla fine è…. morto”
Era stata indecisa se dirlo o meno, non voleva ferirla ancora, ma alla fine aveva deciso che una bugia le avrebbe fatto più male, Draco era morto ed era inutile negarlo ancora.
“Tu e la Granger avete fatto tanto per lui, ha scoperto il valore dell’amore e dell’amicizia, non è morto invano, è morto per combattere contro un mondo così crudele” rispose la donna.
Ginny non rispose, quindi Narcissa si congedò elegantemente, andandosene da quel castello e smaterializzandosi. Voldemort probabilmente l’avrebbe uccisa ma forse, per una donna che aveva perso in una sola notte, suo figlio e suo marito, la morte sarebbe stata l’unica fonte di felicità. E Ginny pregò per lei, pregò perché trovasse la serenità e la felicità, e soprattutto la forza per combattere un lutto così grande.

Questo capitolo è abbastanza lungo, perdonatemi. Ho voluto concentrare la vistra attenzione sulla madre, analizzando più a fondo le sensazioni di Narcissa, come avrete notato non ho parlato del dolore di Narcissa, solo un breve accenno, ma mi sono focalizzata sui ricordi che lei ha di Draco, c'è un voler nascondere la propria realtà, forse per sfuggire al dolore, il dolore più grande è quello di un genitore che sopravvive al figlio. Spero che vi sia piaciuto, fatemi sapere.Ah, non mi odiate troppo per la morte di Draco e.e
Alla prossima :)
L1107

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Capitolo 19
*** sacrificio ***


CAPITOLO 19: SACRIFICIO
 
Era da giorni che Hermione Granger non usciva da quella stanza, troppo sconvolta per parlare con qualcuno, troppo sconvolta per mangiare anche una minima cosa. Passava le sue giornate a letto, dormendo e piangendo, in preda a sogni così belli che avrebbe preferito stare lì, con lui, piuttosto che vivere in quella realtà. Harry e Ron erano preoccupati per lei, entrambi avevano notato il comportamento di Malfoy, entrambi avevano visto come durante quella battaglia aveva cercato di proteggerla, ed entrambi avevano capito cosa lei avesse trovato di così buono in lui. Harry era riconoscente a Draco, glielo avrebbe voluto dire, aveva salvato Ron e soprattutto Ginny. Quest’ultima aveva cercato in tutti i modi di stare vicino all’amica, le portava da mangiare, le raccontava barzellette ma non otteneva mai nessuna risposta, la Granger era diventata una vegetale, non mangiava, non parlava e non pensava. Era questa la cosa strana, il suo cervello si era completamente chiuso in sé stesso, rifiutandosi di ragionare alzando la bandierina bianca e sventolandola, ma alla fine a cosa doveva pensare? A come lui era morto? A come l’aveva ingannata, di nuovo, mentre combatteva con Lucius Malfoy? Al fatto che non sarebbe mai più stata felice?
Era inutile pensare a certe cose, ed era comprensibile che Hermione si fosse chiusa in sé stessa, rifiutando ogni sorta di compagnia, rintanandosi nel silenzio confortevole della sua solitudine. Non era in grado di superare tutto quel dolore, la forza da leonessa che l’aveva caratterizzata fin da piccola, la sua straordinaria capacità di apprensione l’aveva resa una persona intelligente e pronta a ogni situazione, ma non a quello. Hermione era sempre stata convinta che attraverso i libri, attraverso la conoscenza, si poteva apprendere tutto, si poteva essere pronti a tutto, si poteva essere forti ma non era così. I libri erano stati scritti da persone che avevano vissuto quelle cose, da persone che le avevano affrontate, per poi decidere di condividere quella loro esperienza con altri, raccontando la loro storia. Si scrive per sfogare il proprio dolore, per sfogare la propria rabbia o delusione di fronte a un mondo così crudele. Non ci si poteva preparare a certe cose, non si poteva reagire, non quando quella battaglia le aveva portato via così tante forze, forze che non aveva più la voglia di cercare, di seguire, pregandole di ritornare a lei. Aveva così tanti sentimenti dentro di lei, così tanta confusione, che era caduta in uno stato di shock, indecisa se essere ferita, arrabbiata, innamorata o sconfitta.

Era arrabbiata, con lui, perché non le aveva dato la possibilità di salvarlo.
Era arrabbiata con sé stessa, perché la sua intelligenza non era riuscita a capire cosa stesse succedendo.
Era ferita, perché lui non si era fidato di lei, decidendo al posto suo.
Era ferita, perché lui l’aveva ritenuta troppo debole per sapere la verità.
Era innamorata, perché pur odiandolo con tutto il cuore non si era mai sentita così viva.
Era innamorata, perché sapeva che Draco aveva fatto tutto ciò per proteggerla.
Ed era sconfitta, perché aveva perso tutte le sue forze, tutta la sua voglia di vivere.
Era sconfitta perché lui si era portato una parte della sua anima.
Era sconfitta, perché era debole, perché lo amava.

Cazzo, se lo amava. Lo amava più di ogni cosa al mondo, più del suo stesso respiro, più dei libri, più della sua stessa vita. Avrebbe davvero sacrificato la vita per lui, senza indugiare oltre, perché non sarebbe mai riuscita a vivere senza di lui, ma lui… lui era stato egoista.
Si era sacrificato per lei, senza dirle niente, sapendo che anche lui non sarebbe sopravvissuto al pensiero di perderla. Era egoista, perché era fuggito dalla paura del dolore ed era altruista, terribilmente altruista, perché aveva sacrificato la propria vita per lei, perché si era schierato contro lo stesso padre per lei, perché aveva rinunciato a tutto, per lei, e solo per lei.
E la amava, Dio solo sa quanto, e avrebbe fatto di tutto per ritornare da lei. Sebbene il posto in cui stava ora fosse pieno di pace e serenità, per lui era solo terribilmente cupo e piatto, tutto risultava cupo e piatto senza di lei.
“Hermione”
“Draco”
Si lasciarono sfuggire entrambi, in un lamento straziante, mentre stringevano i pugni e i loro occhi si colmavano di lacrime.
“Mi manchi, Draco” disse la ragazza, prendendo in braccio il proprio gatto e stringendolo forte al petto, bagnando il pelo di Grattastinchi con le proprie lacrime salate. Il gatto protestò per la stretta troppo forte e, dato che la padrona non gli dava ascolto, la graffiò ma non ottenne il risultato sperato. Hermione non sentì il sangue affiorare da quel graffio profondo, non sentì il dolore, perché il dolore, ben più forte e presente, era nel suo cuore e soffocava qualunque altra cosa.
“Torna da me Draco, ti prego… “ sussurrò la ragazza lasciando cadere le braccia, per poi abbracciare un cuscino stretto.
La terrorizzava, in particolar modo, il fatto di poter dimenticare l’odore del ragazzo, le sfumature del grigio dei suoi occhi, il ghigno derisorio sempre presente, la sua voce così presuntuosa e così dolce. Si ricordava il calore delle sue mani mentre la accarezzava dolcemente, mentre la possedeva gentilmente, con tutto l’amore possibile, quella notte in cui l’avrebbe lasciata. L’aveva amata come non mai, circondando di attenzione le sue natiche, il suo seno, la sua pancia, le sue labbra, il suo ventre piatto… l’aveva amata come solo lui era capace.
“Herm…”
Ginny si avvicinò piano al letto della sua migliore amica, non l’aveva disturbata per quei due giorni ma alla fine, stanca e preoccupata, aveva deciso di controllare come stesse. La Granger voltò il viso pallido verso di lei. Le labbra erano secche e stavano sanguinando, a causa dei continui morsi che la Granger si era inflitta per trattenere i gemiti di dolore. I capelli erano spenti e flosci, mancavano della loro solita vitalità. La pelle era bianca e tirata, enfatizzando le lunghe notti insonni della Granger, svegliata da quei sogni bellissimi, convinta di trovarsi nel letto con Draco, per poi ricadere stremata e delusa sul proprio letto. Le occhiaie erano evidenti, il sale delle lacrime le aveva arrossato la pelle e gli occhi, gonfi e privi di vita.


“Come ti senti?” Ginny le accarezzò dolcemente i capelli, non sapendo cos’altro fare.
“Bene…”

Mentiva ovviamente, un piccolo lato del carattere era rimasto nascosto sotto tutto quel dolore, non voleva far preoccupare Ginny, lei adesso era felice con Harry, non doveva preoccuparsi per lei.
“Hermione, non mentire…”
“Ginny, per favore, torna da Harry e goditi ogni momento con lui, ora che puoi” la voce della Grifondoro era amara e acuta, non l’aveva detto con cattiveria né con invidia, era un vero consiglio che le stava dando.
In quel momento Harry Potter entrò nella sua stanza, probabilmente era riuscito a immobilizzare le scale.
“Hermione, che ne dici di scendere per mangiare?” le chiese andandosi a sedere accanto a lei e a Ginny.
“Non ho fame”
“E’ due giorni che non mangi Hermione, magari dopo ti sentirai meglio” tentò ancora di convincerla.
Harry non era conosciuto per il suo grande tatto, essendo uomo, lo comprese dall’occhiataccia che la sua ragazza gli lanciò immediatamente. Il ragazzo scosse la testa, passandosi una mano fra i capelli corvini.
“Hermione, devi trovare la tua forza, devi riuscire a superare tutto questo, sarai di nuovo felice”
“No Harry, non sarò più felice, lui era la mia forza e la mia felicità” rispose subito la ragazza.
“E allora cosa vuoi fare? Lasciarti morire? Hermione, sei una leonessa cazzo, devi reagire! Devi combattere!”
“Non ha senso combattere se non si ha nulla per cui farlo” rispose ancora atona e fredda, senza alcun sentimento nella sua voce.
Il suo migliore amico la guardò, possibile che fosse giunta fino a quel punto per quel Malfoy? Il suo sguardo poi cadde su Ginny, per un attimo s’immaginò la sua morte, ma una fitta dolorosa lo colpì prontalemente al petto, obbligandolo a scacciare quel pensiero. Capiva come si sentiva Hermione.
“Hermione, vuoi morire?” le chiese allora.
Ginny spalancò gli occhi portando il suo sguardo su quel ragazzo, accertandosi che avesse detto davvero quella cosa. Ma lo sguardo di Hermione s’illuminò d’un tratto, lei voleva morire, voleva andare da lui.
“Lo faresti, Harry?” gli chiese allora ritrovando un po’ della sua forza e guardandolo con occhi imploranti, mentre si avvicinava a lui, supplicandolo.
“Harry, ma che diamine…?” la voce di Ginny si spense quando il ragazzo la guardò in faccia, forse per Hermione sarebbe stata la cosa migliore, l’unica cosa che potesse salvarla e potesse permetterle di vivere con Draco, di ritrovare la sua felicità.
“Solo se ne sei sicura, solo se è quello che desideri” rispose fissandola negli occhi.
Verde e marrone si osservarono attentamente, Harry colse la determinazione di Hermione per cui sospirò, prendendo la bacchetta in mano.
“Non è facile per me” disse cominciando a puntargliela contro e Hermione sorrise, senza prendere la sua, felice.
“Lo so Harry, ma è quello che voglio, solo tu puoi farlo, fammi tornare da lui”
Allora Harry osservò la speranza di Hermione, notando la felicità che solo quel piccolo pensiero le aveva suscitato, accendendo di nuovo la tipica luce nei suoi occhi.
“Avada….”
“Prova a completare l’incantesimo Potter, e giuro che ti strangolo con le mie stesse mani”
 

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Capitolo 20
*** anime gemelle ***


CAPITOLO 20: ANIME GEMELLE

“Prova a completare l’incantesimo Potter, e giuro che ti strangolo con le mie stesse mani”

Harry si voltò rapidamente, spalancando gli occhi davanti a quello che vide. Non poteva essere reale, non poteva essere possibile, era un fantasma? Oppure Voldemort era riuscito a farlo impazzire? Non poteva essere che Draco Malfoy si trovasse in quella stessa stanza, con il solito ghigno malefico sul volto, mentre i suoi occhi brillavano, brillavano di vita.
“Malfoy…” sussurrò paralizzato.
In quella stanza era calato il silenzio, perciò Harry posò lo sguardo sulla sua ragazza e la sua migliore amica, per essere sicuro di non avere le allucinazioni. La prima aveva gli occhi sbarrati dallo stupore, la bocca formava una perfetta “o”, non si muoveva, sembrava quasi che non respirasse, o che fosse sotto l’effetto di un Pietrificus Totalus.
“Potter, ti spiacerebbe riporre quella bacchetta che stai puntando contro di lei, e toglierti quella schifosa aria sorpresa?” pronunciò ancora il biondo, infilando le mani dentro le tasche e sorridendo furbescamente.
“Sei davvero tu…” rispose Harry, riconoscendo la voce e il tono che il Serpeverde era solito usare con lui.
“L’unico e inimitabile” s’inchinò ma quando vide il Grifondoro avanzare di un passo aggiunse: “Ma che non ti venga l’idea di abbracciarmi, non ci metto nulla a lanciarti una fattura”. E allora Harry rise, contento di vederlo vivo, anche se non lo avrebbe mai ammesso, ci sarebbe stata sempre quella rivalità tra di loro, non sarebbero mai stati amici ma neppure nemici, solo rivali e basta.
Anche Ginny si avvicinò al Serpeverde, con passo incerto, fermandosi a poca distanza da lui, accanto al suo ragazzo che le cinse le spalle.
“Malfoy, vorrei scusarmi…”
Il Serpeverde, sorpreso dal tono di voce della Weasley, aggrottò le sopracciglia e distolse lo sguardo da Hermione, che non si era ancora mossa, per riporre la sua attenzione sulla rossa.
“Di che diamine parli, Weasley?” le chiese, senza traccia di disgusto nella voce.
“Del non averti protetto”
“Weasley, sinceramente avrei preferito morire che essere grato a te per tutta la vita” scherzò il Serpeverde, era il suo modo di dire che non aveva importanza, che ora era vivo, era là con loro, e non se ne sarebbe andato.
Il trio si voltò contemporaneamente verso Hermione, la quale fissava Draco con uno sguardo assolutamente vuoto, senza muovere un muscolo, forse lei era davvero soggetta alla Pietrificus Totalus.
“Hermione…”
Draco la chiamò con voce dolce, avvicinandosi lentamente a lei, sbloccandola. La ragazza si riscosse velocemente, guardandolo come se fosse qualcosa di estremamente pericoloso, e il suo sguardo vagò per la stanza.
“Dove diamine è la mia bacchetta?” domandò Hermione furiosa, ma Ginny fu’ più veloce di lei, afferrando la bacchetta dal letto su cui la distratta Grifondoro l’aveva lasciata.
“Ginny, dammela subito!” la riccia cercò di riprendersela ma senza risultato.
“Andiamo Herm, non vorrai mica ucciderlo ora no?” scherzò la rossa, ben sapendo che la riccia non era in condizioni di ragionare. La comprendeva, doveva sembrarle un sogno, tutta la sofferenza e il dolore di quei giorni, era comprensibile che fosse furiosa con lui.
“Lasciatemi solo con lei” ordinò Draco ed entrambi gli amici della sua ragazza, sempre se lo era ancora, annuiorono,e, comprendendo il tutto, lasciarono la stanza.
“Hermione…” tentò ancora lui ma lei lo zittì con un gesto della mano, allontanandosi da lui e voltandogli le spalle.
Il ragazzo aspettò in attesa, senza metterle fretta, per darle il tempo di metabolizzare tutte quelle nuove e forti emozioni.
“Sei uno stronzo, un vero stronzo” pianse lei, lasciando che le lacrime scivolassero lungo le sue guance, senza tuttavia tornare a guardalo.
“Hermione, forse dovresti sederti” propose lui ma quando le sue dita sfiorarono il braccio della ragazza per farla voltare, lei si ritrasse, guardandolo con…. Odio? Disprezzo?
“Non mi toccare” pronunciò con rabbia.
Tutta la sicurezza di Draco lo salutò felicemente, lasciandolo inorridito di fronte alla freddezza che la ragazza gli stava mostrando. Aveva pensato che lo avrebbe toccato in lacrime, piangendo di gioia. Aveva pensato che lo avrebbe picchiato con forza, sfogandosi, ma non aveva mai pensato che potesse guardarlo con così tanto odio, che potesse ritrarsi dal suo sguardo.
“Hermione, mi stai rifiutando?”
Dovette essere il tono miserevole con cui pronunciò quelle parole, con la paura nella voce a farla voltare. I loro occhi s’incontrarono, fondendosi com’erano sempre soliti fare. Hermione, incerta, fece un passo verso di lui, alzando nel contempo una mano verso il volto del ragazzo. Ma, quando si trovò a poca distanza da lui, con le mani che stavano quasi per toccarlo, si ritrasse velocemente. Tuttavia Draco colse lo sguardo della ragazza, capendo immediatamente i dubbi che la stavano assalendo e comprese.
Non era rabbia, era disperazione.
Non era disprezzo, era paura.
Non era odio, era amore.
“Hermione, guardami” disse allora e la ragazza puntò le iridi contro di lui, assorbendone tutta la bellezza. Il ragazzo le tese una mano, che la ragazza esitò a prendere facendogli perdere la pazienza. Gli afferrò il polso con un gesto veloce per poi avvicinarla con uno strattone a sé. La ragazza affondò il viso sulla spalla del ragazzo, mentre l’odore, il suo odore, le innondava piacevolmente le narici. Le mani del ragazzo si strinsero su di lei, proteggendola con le sue braccia, amandola con quell’abbraccio.
“Sei vivo…” sussurrò Hermione sorpresa, senza rendersi contro che le lacrime le avevano inondato le guance, lacrime di pura gioia, proprio come lui si era aspettato.
“Sono vivo, sono qui… non me ne andrò da nessuna parte” le sussurrò lui stringendola ancora più forte a sé, facendole sentire la propria presenza, mentre il cuore di entrambi batteva all’impazzata. Hermione, con l’orecchio appoggiato al petto del ragazzo, chiuse gli occhi e sorrise, godendosi quell’amato suono che le testimoniava che lui era lì, vivo e con lei.
“Credevo…. Credevo…” balbettò lei, tentando di parlare ma le dita di lui le si posarono dolcemente sulle labbra, zittendola delicatamente.
“E’ tutto finito ora, sono qui” ripetè senza staccare la sua presa da lei.
“Com’è possibile? Ti ho visto… ti ho visto lì, a terra, senza vita, senza calore…”
Il corpo della ragazza prese a tremare violentemente, mentre rievocava quelle immagini terribili nella sua mente. Le labbra del ragazzo si posarono sulla testa di lei, dandole un dolce bacio.
“Mi hai salvato tu” le rispose cautamente, ancora incerto se era il caso di dirglielo ora o di aspettare che si riprendesse del tutto.
Ma quando lei si staccò leggermente da lui avvertì la necessità, il bisogno che aveva, voleva eliminare il dubbio che tutto ciò fosse solo un’illusione della sua mente impazzita.
“Io? Come?” la ragazza domandò ancora, spronandolo a parlare, a dirle cosa diamine era successo in quei due giorni di puro orrore.
Il ragazzo affondò la testa sulla spalla di lei, stringendola forte mentre chiudeva gli occhi al contatto con quel corpo. Dio solo sa quanto tempo rimaserò così abbracciati, incapaci di separarsi, godendosi l’uno la compagnia dell’altra.
“Con il tuo amore, con la tua forza, con il tuo coraggio”
“Continuo a non capire”
“Hai affrontato mio padre senza timore, volevi morire per raggiungermi, ma hai comunque lottato per vendicarmi, è stato il tuo amore a salvarmi, a sconfiggere la morte”
Il lampo del ricordo dello scontro tra lei e il padre di Malfoy le passò velocemente in testa, ricordava i pensieri in quel momento, ricordava il dolore e l’infinito amore che provava, il desiderio di vendetta, di vendicarlo, riportandolo a sé.
“Draco, non è solito merito mio, il vero amore nasce quando lo provano due persone”
Il ragazzo sorrise, come sempre stupito dall’intelligenza della ragazza, voleva che non si sentisse più in colpa per quello che era successo, per questo le aveva detto che era stata lei a riportarlo in vita.
“Hai ragione… ti ricordi quando la mia anima ti ha distratto per distruggere poi Lucius?”
Evitava di chiamarlo padre, dato che un uomo del genere non poteva mai definirsi tale. La ragazza annuì in silenzio, ascoltandolo mentre si godeva le carezze che il ragazzo le stava riservando.
“Ci siamo baciati in quel momento, e i nostri poteri si sono fusi insieme, costringendo Lucius a morire bruciato… in quel momento le nostre anime si sono incontrate, riconoscendosi come “anime gemelle” e la tua, soprattutto la tua, ha deciso di donarmi una parte del tuo grande potere per permettermi di affrontare un viaggio”
“Un viaggio?”
“Si, mi ha dato una possibilità di tornare da te, una prova che dovevo affrontare per dimostrare che era vero amore”
“In che cosa consisteva?”
Il ragazzo sorrise misterioso, prima di scuotere la testa, quel viaggio lo aveva cambiato, un viaggio interiore ed estremamente difficile, ma lo aveva reso più forte e consapevole, lo aveva aiutato a crescere, non l’avrebbe più lasciata, mai più, la prossima volta avrebbe lottato insieme a lei.
“Non me lo dirai vero?” le chiese lei.
“Che senso ha dirtelo? L’importante è che ora sono qui, con te”
La ragazza sorrise, si, l’importante è che erano insieme.
“Mi resterrai accanto per sempre?”
“Per sempre” rispose lui senza alcuna esitazione, prima di unire finalmente le labbra a quelle della ragazza, in un chiaro segno del loro amore. Un amore che non sarebbe mai più finito, che sarebbe rimasto eterno e immutabile, che avrebbe affrontato qualunque cosa, qualunque cambiamento, qualunque situazione, e sarebbe rimasto lì, a splendere di luce propria, a brillare illuminando i loro cuori e le loro anime, perché loro erano anime gemelle, creati per stare insieme per sempre.
 
Siamo quindi giunti alla fine di questa storia, la prima storia che sono riuscita a finire. Non so dirvi se aggiungerò un altro capitolo per spiegare, ad esempio, che fine ha fatto Narcissa, probabilmente si ma per ora, questa storia può dirsi conclusa. Ringrazio tutti i lettori silenziosi e in particolare: alfaalfa, biondina81, bonoligiorgia,Bruna_Mars, Camilla 99, Dramione_394_, fratos,Giselle_ebbasta, ladyathena, lady_lestrange, lilyrose94, Machecosafaccio,RobySoccer, SofiHolmes,_alessjialovesoneD che hanno messo la storia tra le preferite. llly, potterinfinity, _gaiuccia_, _ginnyweasley_, _milagro_ che l'hanno messa tra le ricordate. antohjp, bertuccia95, Camilla 99, Caramellamente, chariottina, ChicaCate94, cissy1303, crivevale, fede17, FeniceSpirito3779, gaia_vidal, Giada00, Karma123, ladyathena, Lalla_04p, Lettrice93, Lisa Piton, Marhe_fandom, mcflayers, mimi_cullen_94, Mione Malfoy, Nia Nya, Nikki Black, Partyclooudy95, radio adid, RomioneOrDramione, RosemaryH_,silvj,_alessjalovesoneD che hanno messo la storia tra le seguite. Un grazie particolare va' a Partyclooudy95, bonoligiorgia,ladyathena,lilyrose94,RobyScoccer,Giselle_ebbasta,cissy1303,e Bruna_Mars che hanno speso un po' del loro tempo per recensire questa storia e per averla seguita così tanto. Grazie davvero a tutte voi, siete state la mia forza e la mia passione. Fatemi sapere se vorreste una serie su questa storia, potrei farci un pensierino. L1107

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Capitolo 21
*** EXTRA ***


EXTRA
Questo capitolo extra parte da quando l’anima di Draco bacia Hermione, per poi distaccarsi direttamente da lei. Ho voluto aggiungerlo per spiegare meglio cosa è accaduto quel momento, dato che nel capitolo 20 ne ho dato solo un accenno. Buona lettura.

Non appena le labbra di Draco, fatte di puro spirito, si staccarono da quelle di Hermione, fatte di carne pulsante e viva, fu’ risucchiato da un vortice nero che lo portò via da lei. Tese una mano verso di lei, mentre gli occhi del ragazzo memorizzavano ogni caratteristica del volto di colei che amava. Lo sguardo fiero e combattivo, adesso vuoto e perso, le labbra sorridenti, ora tirate e insanguinate da quella furiosa battaglia, il rossore delle guance, ora pallore mentre lo osservava separarsi da lei.
“Ti amo” le disse con tutta la forza che gli rimaneva, ma lei probabilmente non lo sentì, dato che ormai si trovava in un altro luogo sconosciuto, lontano da lei. Draco si rialzò guardandosi attorno, si accorse di possedere di nuovo il corpo, intatto e perfetto, vivo sotto di lui, e di essere vestito con una camicia candida e dei pantaloni neri. Non sapeva dove si trovasse, tutto era straordinariamente simile alla sua stanza comune, tutto era magnificamente verde. Ma la sua sala comune era sempre stata fredda, caratterizzata da quell’argento che si sposava perfettamente con quel verde smeraldo, adesso però quell’argento era stato sostituito con l’oro che di solito apparteneva alla casata dei Grifondoro. Sentendo dei passi dietro di lui, si voltò rapidamente, trovandosi davanti Severus Piton.
“Professore, lei è morto?” gli chiese usando il rispetto che provava solo per quell’insegnante.
“Si e no” rispose misterioso l’uomo, con voce incolore, piantando gli occhi neri su quelli argentati del ragazzo.
“Cosa vuol dire?” gli domandò allora il ragazzo confuso.
“Quella che vedi è la mia anima, morta lo stesso giorno in cui l’anatema che uccide colpì la sola che amavo, Lily Evans” spiegò il professore andando a sedersi in un divano nero che era comparso improvvisamente e facendo cenno al ragazzo di raggiungerlo. Il ragazzo, senza imbarazzo, si sedette accanto all’uomo che rispettava.
“E’ per questo che appare sempre così freddo e distaccato?” gli chiese ancora.
Le labbra di Severus si tesero in un accenno di sorriso, mentre l’uomo si scostava i capelli incredibilmente neri dal volto.
“Diciamo che sono tornato ad essere quello che ero prima d’incontrare lei, penso che tu possa capirmi perfettamente Draco”
Il ragazzo annuì ricordando il suo solito atteggiamento freddo e distaccato, che gli era sempre stato insegnato dal padre, sapeva cosa voleva dire Piton: era tornato a vivere solo quando aveva conosciuto lei… ma questo cosa voleva dire?
“Vuol dire che è morta la mia anima ma non il mio corpo?”
“No, voglio dire esattamente l’opposto… il tuo corpo è morto, ma non la tua anima, quindi c’è ancora una speranza” rispose il professore calmo.
“Ma se io ho ceduto tutto quello che avevo solo per lei, sacrificandomi con tutto il cuore per salvarla, di conseguenza la mia anima non sarebbe dovuta morire dato che era quello che voleva pure lei?” domandò il ragazzo, mostrando di aver preso la capacità logica e razionale che aveva sempre caratterizzato Hermione.
“Teoricamente è così, ma c’è stato qualcosa che ti ha dato una seconda possibilità… qualcosa che risponde al nome di Amore”
“Non capisco”
“Tu hai avuto la fortuna di trovare quella persone che ricambia appieno i tuoi sentimenti, se non ancora di più, quella stessa persona che dopo averti perso ha deciso di combattere contro tuo padre, dando poca importanza alla sua vita pur di tornare con te. In quel momento Hermione ha sacrificato sé stessa per te.”
“In pratica ci siamo sacrificati entrambi per l’altro” comprese il ragazzo mentre il professore annuiva.
“Esatto e così facendo avete sfidato il vostro destino, il quale si è accorto di un evento magico che non aveva preso in considerazione talmente è la sua rarità” forse Piton si stava divertendo a mostrarsi così misterioso, dirgli cose così importanti senza rivelargli comunque nulla.
“E quale sarebbe questo evento magico?” gli chiese ancora il ragazzo.
“Mai sentito parlare di “Anime Gemelle”? Draco, ve ne ha parlato la stessa professoressa Mcgranitt” lo rimproverò leggermente il professore.
“Professore Piton, con tutto il rispetto, non mi è mai piaciuta come professoressa e lo sa, l’unico che mi sia mai piaciuto è lei…. E in secondo luogo non sono mica Hermione!” protestò il ragazzo, aggirando, da brava Serpe anche il professore, lodandolo, ma poiché Piton era più grande e più esperto di lui sorrise, individuando subito l’obiettivo del ragazzo, senza tuttavia dire nulla.
“Le anime gemelle sono quelle anime che vengono separate dalla nascita e chiuse in due corpi diversi, indifferentemente dal sesso. Poi vengono messe alla prova, per vedere quanto sia forte il loro amore e quanto siano forti loro, quanto riusciranno a resistere alla realtà crudele, che di solito corrompe l’uomo. Tu, Draco, sei stato corrotto da essa da tuo padre, Hermione invece ha da subito conosciuto l’amore di una vera famiglia e il sincero affetto dell’amicizia, tuttavia lei non era così felice perché le mancava qualcosa, così come a te mancava qualcosa. Avete avuto la fortuna di nascere entrambi maghi, anche se tu sei un Purosangue e lei una Mezzosangue, famiglie totalmente diverse così come i caratteri. Il destino ti ha quindi messo alla prova, ha messo alla prova il tuo orgoglio, vedendo se avresti ceduto ai tuoi sentimenti e alla fine, da brava Serpe, non hai rinunciato al tuo orgoglio riuscendo comunque a conquistare Hermione. Hai aggirato abilmente il destino il quale, offeso, ha deciso ancora di metterti alla prova, portandoti alla morte e allontanandoti da lei.”
“Per quale motivo il destino si diverte a fare certe cose?” chiese allora il ragazzo, allibito.
“Non ci arrivi Draco? Perché lo stesso destino ha sete di vendetta, dato che a lui non è stato concesso di trovare la propria anima gemella, anzi… dopo averla trovata ha dovuto cederla a un altro uomo, che l’ha portata alla morte” la voce del professore era amara, ora.
“Mi sta dicendo che… che il destino è lei?” chiese allora Draco.
“Esattamente” rispose calmo l’uomo.
Draco balzò in piedi, arrabbiato e offeso, furioso con sé stesso per non essersi accorto del vero volto del suo insegnante, l’unico in cui aveva sempre riposto tutta la sua fiducia.
“Lei mi ha allontanato da Hermione? Lei ha tentato di ucciderla?” il ragazzo si scagliò contro il suo amato professore, senza bacchetta, a mani nude, ma prima che le sue mani potessero stringersi sulla gola del professore , quest’ultimo ruotò la propria bacchetta scagliando Draco lontano da lui.

“L’ho fatto per te, Draco, lei ti avrebbe portato a perdere la tua anima per sempre, se non fossi intervenuto”
“Io la mia anima l’avevo persa per colpa sua, è stata Hermione a ridarmela!”
“E di pensi che sia il merito eh? Se non vi avessi messo alla prova tu saresti ancora dietro le quinte, a osservarla in silenzio, mentre lei leggerebbe da uno stupido libro romanzi che nella vita reale non esisteranno, evitandole di vivere la sua, di storia” rispose l’uomo ancora calmo.
“Ma così facendo mi ha portato alla morte! Mi ha portato via da lei, come pensa che possa essere felice ora? Avrà salvato pure la mia anima ma se essa è collegata strettamente a quella di Hermione come diavolo pensa che possa essere felice?” esclamò ancora il ragazzo.
“C’è un solo modo in questi casi per sconfiggere la morte, tu hai la tua anima ed è solo attraverso di quella che devi arrivare a lei, il corpo è solo materia, l’anima è spirito… concentrati su di essa, esse sono collegate, l’anima di Hermione è l’unica ancora che ti può permettere di raggiungerla”
“Come?” gridò ancora Draco notando che i contorni della figura di Piton stavano cominciando a svanire.
“Guarda dentro di te, Draco, guarda dentro di te e torna da lei” rispose l’uomo prima di dissolversi nell’aria.
E Draco lo fece, si guardò dentro di sé, cercando un appiglio che lo riportasse da lei, utilizzando la loro connessione. Sentì il dolore acuto di Hermione e fu’ quello che gli permise di tornare da lei, giusto in tempo per salvarla da Potter.

Una gentile "fan" di questa storia mi ha fatto notare di aver lasciato molte lacune sul capitolo. Tutto è stato fatto intenzionalmente ma mi sono dimenticata di avvertirvi, mi sono resa conto che il capitlo 20 era molto lungo e, piuttosto che focalizzarmi su spiegazioni togliendo così la parte più coninvolgente, ossia quella del loro incontro, con un capitolo noioso pieno di spiegazioni, ho preferito togliere quella parte. Mi sono ricordata di dovervi dei capitoli extra, uno su Narcissa e poi ho deciso di fare questo con tutte le spiegazioni, ispirandomi un po', come avrete notato, all'ultimo libro dei Doni della morte dove Harry incontra Albus. Diciamo che l'anima di Hermione era la passaporta per Draco, per riportarlo a casa. Detto questo spero che adesso sia tutto più chiaro, metterò l'ultimissimo capitolo extra lunedì, perchè dubito di arrivarci domenica impegnata in alcuni progetti scolastici. Se avete qualche dubbio chiedete senza problemi, scusate eventuali errori ma non ho ricontrollato.
L1107

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Capitolo 22
*** Extra 2: Narcissa ***


EXTRA 2: Narcissa
 
Hermione e Draco Malfoy passeggiavano mano nella mano, ignorando gli sguardi che spesso si soffermavano su di loro, sguardi sorpresi ed alcuni disgustati. Draco camminava dritto e fiero, con un portamento da vero nobile, mostrando la sua solita sicurezza, mentre Hermione inciampava dietro di lui, con il viso in fiamme per le occhiate indiscrete che riceveva. Era stato Draco ad insistere perché rendessero la loro storia pubblica, lei invece ne era meno convinta, spaventata da quello che avrebbero detto i suoi compagni di casa.
“Sei sicuro di volerlo fare?”
Gli aveva chiesto guardandolo negli occhi, quasi tremando quando lui si era avvicinato a lei nel cortile in cui stavano.
“Mezzosangue, io non ho problemi, sono un Malfoy, piuttosto ammetti che sei tu ad aver problemi” aveva replicato lui, spostandole dolcemente una ciocca di capelli dagli occhi.
Lei aveva abbassato lo sguardo, vergognandosi per essere stata scoperta, e quel semplice gesto era bastato per far rinascere le solite insicurezze in Malfoy, sebbene entrambi avevano affrontato mille cose per poter stare insieme, entrambi continuavano a dubitare del loro amore.
“Ti vergogni di me?”le chiese infatti.
La ragazza aveva rapidamente scosso la testa, alzando immediatamente gli occhi per incatenarli in quelli di lui, che le erano sempre sembrati così freddi e distaccati, quando in verità ardevano di fuoco per lei, doveva solo imparare a osservare.
“No, come potrei vergognarmi di te?”
“E allora qual è il problema?” le aveva chiesto lui, sospirando leggermente quando quel piccolo dubbio aveva lasciato il suo cuore.
“Ne sei sicuro di volerlo fare? Insomma… sono una Mezzosangue, che figura ci faresti?”
Finalmente si era convinta a confidargli le sue paure, il timore che lui non la volesse per il suo sangue, come era sempre stato fin dall’inizio.
“Hermione, guardami”
La ragazza non si era neppure accorta di aver nuovamente abbassato lo sguardo, sentendo il sangue salirle alle guance. Draco le poggiò delicatamente le mani su quelle guance infuocate, accarezzando il rossore.
“Non me ne potrebbe importare di meno degli altri, che dicano quello che vogliono, l’unica cosa che m’importa sei tu”
Glielo aveva sempre detto in quei giorni, incapace di separarsi da lei anche solo per un istante. Lei, dall’altra parte, era stata felicissima di trascorrere ogni minuto con lui, recuperando appieno il tempo che avevano perso e scacciando la sensazione di dolore che la colpiva quando rivedeva, nei suoi sogni, il cadavere di Draco. Si risvegliava in lacrime, confusa, turbata dall’incubo che ricorreva nella sua mente, rivedendo gli occhi di Draco spenti e senza vita. La sua mano correva accanto al ragazzo che le dormiva accanto, assicurandosi che stesse respirando e inevitabilmente finiva per svegliarlo. Draco, ormai abituato, non diceva nulla limitandosi a stringerla tra le sue braccia, a baciarle i capelli dolcemente, e a ripeterle che non l’avrebbe mai più lasciata.
“Lo so ma… i miei amici cosa diranno?” si preoccupò ancora lei, senza accorgersi del cambiamento nell’atteggiamento di Draco.
Il suo corpo, infatti, s’irrigidì mentre il suo sguardo la guardava severo, strinse i pugni cercando di controllare la rabbia e la gelosia che era solito provare quando lei parlava dei suoi amici, di Potter e soprattutto di quel Weasley. Gli avrebbe volentieri dato una lezione per aver tentato di approfittare di lei, ma lei era riuscita a fermarlo e a distrarlo, senza però evitare uno scambio di battute abbastanza violente tra i due.
“Quindi ti preoccupa cosa diranno i tuoi amici e non di quello che penso io?” non poté evitare di usare quel tono di accusa contro la ragazza. Hermione sussultò leggermente, rendendosi conto di quello che aveva detto e pentendosi immediatamente, soprattutto dopo aver incrociato lo sguardo ferito del ragazzo.
“Ma certo che m’importa di te, Draco, e come potrebbe non importarmene? Io ti amo”
Era diventata piuttosto brava a scacciare la rabbia da Draco, sapeva maneggiarla tra le mani, riconoscendola immediatamente. Si avvicinò alle labbra del ragazzo lasciandogli un bacio soffice sulle labbra, prima di accucciarsi contro di lui. Sapeva bene che era il punto debole del ragazzo, non poteva evitare di abbracciarla e stringerla a sé, in un riflesso che lo spingeva a proteggerla sempre.
“Non mi sembrava, dato che ti sei subito preoccupata di quello che avrebbero pensato i tuoi amici Grifondoro”
Tuttavia, da brava Serpe e da orgoglioso Malfoy, rimaneva sempre restio nel concederle la vittoria così facilmente, anche se il suo corpo si addolciva sotto le carezze e il calore confortevole della riccia.
“Non voglio ferirli Draco, non voglio che pensino male di me… che dicano…”
La voce le si spezzò portando il ragazzo a osservarla, notando le lacrime che cominciavano a riempirle gli occhi, sebbene lei cercasse di trattenerle. Doveva davvero avere paura.
“Non permetterò loro di dire nessuna cosa malevola su di te, gli schianterei immediatamente, ti ho promesso che ti avrei protetta sempre Granger, devi fidarti di me”
La ragazza aveva allora sorriso, rassicurata dalle parole spontanee del ragazzo, così aveva sciolto il loro abbraccio e aveva afferrato la mano del ragazzo, preparandosi ad affrontare i bisbigli ed eventuali insulti, ma non le importava, l’importante era stare con lui. Non aveva avuto problemi, solo un leggero imbarazzo ma Draco aveva cercato di metterla a proprio agio mentre camminavano per i corridoi, le aveva circondato le spalle con un braccio stringendola leggermente a sé e lanciando occhiatacce a chiunque la guardasse male.
Erano poi giunti ad avere un dialogo civile con Ginevra e con Harry Potter, e Ginny aveva rivelato loro cos’era successo quando Hermione era svenuta dopo la battaglia con Lucius e di come Narcissa l’avesse soccorsa. Da quel giorno Hermione aveva notato un certo turbamento nello sguardo di Draco, un certo nervosismo nei suoi gesti, una certa preoccupazione che si ostinava a nasconderle, per non farla preoccupare ulteriormente. Hermione, da brava studentessa, aveva messo insieme i pezzi e aveva immediatamente capito a cos’era dovuto quel turbamento: Draco era preoccupato per la madre. Così si era data da fare, chiedendo aiuto anche al professore Piton che stranamente non aveva obiettato nulla offrendole subito il suo aiuto. Era quindi riuscita a mettersi in contatto con Narcissa e aveva deciso di spedirle una lettera formale, raccontandole cos’era successo e che suo figlio Draco era miracolosamente vivo. La donna però non aveva risposto ed Hermione aveva notato la preoccupazione di Draco aumentare ogni giorno di più, sebbene non sapesse quello che la sua ragazza aveva architettato, rammaricandosi di non poterlo aiutare e chiedendosi perché la donna non aveva risposto, aveva sperato che Voldemort non l’avesse trovata prima di lei. Era un sabato mattina, mentre Hermione era in biblioteca con Draco, che si ostinava a stuzzicarla e a disturbare il suo studio, la porta si era aperta ed entrambi avevano alzato gli occhi dai libri. Davanti a loro stava Narcissa, con un sorriso radioso sul volto, mentre osservava il volto di Draco, beandosi di lui. Draco era scattato in piedi come fulminato, mentre Hermione era rimasta in silenzio senza muoversi, comprendendo che forse era meglio togliere il disturbo. Ma quando aveva tentato di andarsene sorprendentemente Narcissa Black e Draco Malfoy le avevano chiesto di restare, così si era riseduta in silenzio guardando la scena.
Narcissa era avanzata verso il figlio a braccia spalancate ma si era poi fermata a metà percorso, consapevole di aver forse osato troppo dato che Draco non era il tipo da lasciarsi abbracciare dalla madre, soprattutto davanti alla sua ragazza. Tuttavia il figlio l’aveva sorpresa, avanzando di qualche passo verso di lei, fissandola attentamente.
“Madre, stai bene?” le aveva chiesto allora preoccupato, cercando di contenere le proprie emozioni e il proprio contegno, anche se la sua voce suonava preoccupata.
Narcissa non era riuscita a trattenersi oltre e l’aveva avvolto nel suo abbraccio, stringendolo forte come solo una madre poteva fare e suscitando ovviamente le proteste del ragazzo che era arrossito, sebbene sorridesse felice.
“Sono così contenta che tu sia vivo!” aveva esclamato la donna sorridendogli.
“Come hai fatto a saperlo?” le aveva allora chiesto il figlio, guardandola curioso.
Narcissa aveva rivolto un sorriso sincero e pieno di affetto ad Hermione, la quale, titubante, aveva ricambiato.
“La tua ragazza si è data da fare per rintracciarmi e non solo, ha trovato anche il modo perché io non mi allontani da te, fuggendo dal Signore oscuro” aveva risposto la donna.
E Draco aveva rivolto alle due donne che più amava al mondo uno sguardo puro di affetto, soprattutto per Hermione, soprattutto dopo aver saputo che la ragazza aveva accettato di essere la custode segreta dell’incanto Fidelius riguardo l’abitazione della donna, sapeva che lei non ne avrebbe mai fatto parola con nessuno, non l’avrebbe mai tradito e non perché fosse una Grifondoro, ma perché lo amava, e lui amava lei.

Ok, questa è davvero la fine ormai, ho analizzato tutto (spero almeno) quello che andava attenzionato, per ultimo il rapporto tra Draco e Narcissa. Spero che vi sia piaciuto seguirmi fin qui e di non avervi deluso, devo confessarvi che mi mancherà questa FF ma ne sto già scrivendo un'altra, più drammatica e che s'ispira a qualcosa che mi è successo realmente (ovviamente nella FF ci sono molti dettagli in più e inventati, la mia esperienza era solo uno spunto da cui partire), il titolo della mi FF sarà "Fierobecco" e ho già pubblicato il primo capitolo se v'interessa.
Grazie a tutte quelle che mi hanno seguito,
L1107

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