I need you

di ScoSt1124
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Primo Giorno ***
Capitolo 2: *** Conoscersi ***
Capitolo 3: *** Incontri o meglio scontri ***
Capitolo 4: *** Dividersi ***
Capitolo 5: *** Avventura ***
Capitolo 6: *** Esperimenti ***
Capitolo 7: *** Stella ***
Capitolo 8: *** Nuove Amicizie ***
Capitolo 9: *** I Need You ***



Capitolo 1
*** Primo Giorno ***



Primo Giorno

"Di tutte le cose che la saggezza procura
per ottenere un'esistenza felice,
la più grande è l'amicizia."
Epicuro




 

C'era un'aria diversa in casa quella mattina, Stiles aveva dormito poco niente quella notte, era troppo agitato. Claudia lo sapeva bene, sapeva quanto il figlio fosse preoccupato per il suo primo giorno di scuola; conosceva ogni suo timore, ogni sua ansia e ogni suo pensiero. 
Quando lo sceriffo lo andò a svegliare si sorprese del fatto che fosse già in piedi, di solito ci volevano delle ore prima di convincerlo ad uscire dal letto. 

-Buongiorno campione- 
-Ciao Papà- disse felice. 
-Come mai già in piedi? Vuoi far nevicare? -
-Papà... Possibile che non ti ricordi, oggi è il primo giorno di scuola! - 
-Certo, ma di solito sei come un bradipo alla mattina - 
-Bradipo? - 
-Si, Stiles, è un animale - 
-Li studierò a scuola gli animali? - 
-Certo, insieme a molte altre cose! Dai, ora scendiamo, che la mamma sta preparando la colazione - 

Scese di corsa in cucina dove sua madre gli aveva preparato una colazione con i fiocchi. Lei diceva sempre che chi iniziava bene la giornata, non doveva temere nulla. Era entusiasta per l'inizio di questa nuova avventura, così saluto la madre con un bacio e si sedette per mangiare la sua colazione, adorava quando faceva i pancakes e di solito li faceva solo di domenica. 
Finì di mangiare e in pochi secondi era pronto con lo zaino in spalla che aveva preparato con cura insieme a sua madre la sera prima. Uscirono di casa tutti e tre assieme e salirono in macchina. 
-Tesoro, sei pronto per il tuo primo giorno di scuola? - chiese dolcemente Claudia. Queste parole fecero cessare gli innumerevoli pensieri che si susseguivano nella testa del bambino. 
-Certo mamma, ce la posso fare - rispose sicuro. 
Quando arrivarono a scuola lo sceriffo augurò buona fortuna al figlio e andò a lavoro, dato che il suo turno iniziava presto quella mattina. 
Claudia scese dalla macchina e prese per mano suo figlio. 
-Andiamo? - chiese la madre. 
Stiles si limitò ad annuire, e si avviarono verso l'entrata. Ad un metro dalla porta Stiles si bloccò. 

- Tesoro, cos'hai? - 
- Niente - 
- Non vuoi entrare? - 
- Io... No... Cioè volevo dire si - 
- Cosa ti preoccupa? - 
- Non lo so... E se non mi piace? Se non trovo nessuno che voglia giocare con me? O nessuno che mi voglia parlare? E se non riesco a seguire le lezioni?... - sua madre fermò tutti i suoi pensieri cercando di rassicurarlo.
- Stiles, tranquillo! Sono sicura che andrà tutto per il meglio; vedrai che farai amicizia con qualcuno che ti apprezzerà per come sei. Non hai nulla che non va, quindi non preoccuparti! Io sarò qui quando finirai. Ora entriamo - gli sorrise la madre. Il piccolo si convinse e riprese a camminare. 

Era molto sveglio per la sua età, sapeva già leggere e scrivere, perché siccome non riusciva a stare un attimo fermo sua madre aveva pensato di iniziare a fargli scoprire il mondo intorno a lui, data la sua immensa curiosità. 
Entrarono e cercarono la classe a cui era stato assegnato. Trovarono lì davanti un altro bambino con sua madre. Aveva la carnagione olivastra, i capelli neri e gli occhi scuri. Le loro madri avevano iniziato a parlare scambiandosi alcune informazioni ma nessuno di loro aprì bocca, erano entrambi molto timidi in quel momento, anche se Stiles era capace di parlare al muro  quando ne aveva voglia. Così fu lui a fare il primo passo. Decise di provare perché, in fondo, cosa poteva andare storto nel dire "ciao

- Ciao, io mi chiamo Stiles - disse sorridendo 
- Ciao, io sono Scott -  rispose l'altro

Cosi presero coraggio ed entrarono in classe insieme, cercando un posto dove sedersi vicini. 
Il passo più importante era andato e Stiles si sentiva già più tranquillo, aveva trovato una persona con cui parlare già il primo giorno, le cose non potevano che andare per il meglio. Sua madre era più felice nel vedere suo figlio tranquillo. Così le due madri alla vista dei loro figli nell'aula uscirono da scuola e lasciarono che i figli seguissero le lezioni. 
Le prime due ore avevano avuto grammatica e Stiles aveva aiutato il suo nuovo amico, dato che lui sapeva già scrivere. 

- Non mi viene la H in corsivo... Uffa - disse Scott demoralizzato 
- Se vuoi ti posso aiutare, io so già scrivere, posso darti una mano - 
Si ricordò che sua madre una volta gli aveva detto di essere gentile con le persone e che questo lo avrebbe aiutato a fare amicizia.
- Grazie - rispose Scott sorridendo

Così era andato il primo giorno di scuola, quello che gli faceva tanto paura; aveva fatto amicizia con un bambino, nonostante le sue mille incertezze. Quella giornata gli aveva già dato il primo insegnamento. Bisogna sempre buttarsi e tentare, perché così era riuscito a fare amicizia; e anche se ancora non lo sapeva, quella era una delle amicizie più importanti della sua vita. 







Note:
Ciao a tutti! Se siete arrivati qui, grazie! 
È la seconda storia che scrivo, quindi non ho molta esperienza.
Sono vari episodi succesi quando Scott e Stiles erano piccoli, a partire dal primo giorno in cui si sono conosciuti, e le loro varie avventure che all'inizio erano date da una semplice H in corsivo, ma pian piano si conosceranno meglio e diventeranno gli Scott e Stiles che tutti conosciamo.


 

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Capitolo 2
*** Conoscersi ***


Conoscersi

"L’amicizia ha due ingredienti principali:
il primo è la scoperta di ciò che ci rende simili. 
E il secondo è il rispetto di ciò che ci fa diversi."




 
 
 
Uscirono da scuola felici, si salutarono e andarono dalle rispettive madri. 
Stiles iniziò a chiamare Claudia.

- Mamma, mamma - 
- Ciao piccolo! Allora, come è andata la giornata? - 
- Benissimo! - 
- Ti piace la scuola? - 
- Si, un po' noiosa, sapevo già tutto... Abbiamo fatto le lettere, però ho aiutato comunque Scott visto che io le sapevo già fare! - 
- Bravo! Vedrai che più avanti inizierete a fare cose che interesseranno anche a te! Ricorda: dai tempo al tempo - gli sorrise Claudia per poi riprendere - Hai visto che non avevi nulla di cui preoccuparti? Hai fatto subito amicizia! - 
- Si, Scott è gentile ed è stato felice quando l'ho aiutato! Credo proprio che vorrà essere mio amico, se glielo chiedo... - 
- Ma certo! Anche se di solito sono cose spontanee, ma se vuoi chiederglielo, fallo tranquillamente! - 
- Quindi se quello che dici è vero, tu hai fatto amicizia con sua mamma? - 
- Tesoro, questa perspicacia mi sa che l'hai presa da tuo padre! A proposito ti va di andare in centrale e pranzare insieme a lui? - 
Stiles annuì felice. Nonostante si stava chiedendo cosa volesse dire quella parola. 
- Cosa vuol dire? - 
- Cosa tesoro? - 
- Persi... Per... Perspi... - non riusciva nemmeno a ripeterlo e questo lo infastidiva molto, così sbuffò. 
- Perspicacia, è quando capisci le cose velocemente... E tesoro, non si sbuffa - cercò di spiegare il più semplicemente possibile sua madre
- ah, capito - disse il piccolo pensieroso.

Nel frattempo erano arrivati alla centrale e Stiles era corso dentro a salutare il padre; ormai tutti conoscevano il piccolo terremoto che era il figlio dello sceriffo. 
- Ciao figliolo! - 
Salutò lo sceriffo, il quale scambiò un sorriso con Claudia prima di darle un bacio. 
- Bleh! - intervenne Stiles - io da grande non lo farò mai - 
I due genitori si misero a ridere,  per poi sedersi ed iniziare a mangiare. Stiles iniziò a parlare a macchinetta, raccontando al padre la sua giornata e del suo nuovo amico. 
Quando finirono salutarono il padre e andarono a casa. Passò tutto il pomeriggio a leggere fumetti (era l'unico modo per farlo stare fermo, in modo tale che Claudia potesse sistemare la casa) e lo stesso fece dopo cena, finché non preparò la cartella con la madre e andò a letto. Sua madre gli rimboccò le coperte e gli diede la buonanotte, lo stesso fece lo sceriffo che lo stava guardando dalla porta. 

L'indomani mattina arrivato a scuola trovò Scott che lo stava aspettando davanti alla porta della classe. Stiles sorrise e si scambiarono i saluti. 
Entrarono in classe, Stiles scrisse un biglietto e lo passò a Scott, non curante del fatto che il suo amico ancora non sapeva leggere. Vide lo sguardo perplesso e rattristato del bambino che non riusciva a capire cosa ci fosse scritto. Stiles non l'aveva fatto apposta... Non ci aveva nemmeno pensato. Così non ci pensò due volte, riprese il biglietto e sorrise. 
- Vuoi essere mio amico? - 
Scott annuì e sorrise. 

Così Stiles iniziò a pensare a qualsiasi cosa potesse chiedere al suo nuovo amico, penso talmente tanto che non si accorse nemmeno che la maestra aveva iniziato a parlare. 
Era impaziente di parlare con Scott, tanto che stava aspettando la fine dell'ora da quando era iniziata. Non riusciva a stare in silenzio per molto, specialmente quando qualcosa lo incuriosiva.

- Ehi Scott, qual è il tuo colore preferito? - 
- Il blu, il tuo? - 
- Il verde! Hai fratelli o sorelle? - 
- No - 
- Nemmeno io, Sport? - 
- No, però mi piace andare sullo skateboard -
- Anche a me! - aveva detto felice Stiles.
Scott era stato sopraffatto da tutte le domande di Stiles, a volte non riusciva nemmeno a seguirlo. Così decise di chiedergli anche lui qualcosa.
- Animali? - chiese Scott 
- No, tu? - 
- Ho un cane, si chiama Roxy -
- Mi piacciono i cani, ma mio padre è allergico... - 
A Scott venne in mente una cosa 
- Magari un giorno puoi venire da me, potremmo giocare assieme e potrei farti conoscere Roxy! Se ti va - 
- Si! Certo! - rispose felice.

Ripresero a seguire la lezioni prima che la maestra li riprendesse. 
All'uscita da scuola informarono le loro madri sui loro piani. Nel pomeriggio Stiles sarebbe andato a casa di Scott.
Quando arrivarono, Scott aprì la porta di corsa e fece entrare gli ospiti. Melissa li fece accomodare e Stiles e Scott corsero su di sopra insieme a Roxy.

- Ti offro un caffè? - chiese Melissa 
- Volentieri, Grazie - 
Mentre bevevano osservavano i due bambini giocare 
- Stiles ha sempre voluto un cane,  ma mio marito è allergico - 
- Per me non è un problema, può venire qua quando vuole - 
- Grazie, sei davvero gentile, da quanto tempo ce l'avete?  - 
- Un anno... Il padre di Scott non c'è quasi mai, così ho pensato che la compagnia di un cane potesse aiutarlo, anche se mia madre non è per nulla contenta. Quando lavoro lo porto da lei se mio marito non c'è, e Scott fa di tutto per portare anche il cane. - 
- Non le piacciono vero? Che lavoro fai? - 
-No, se lo vede anche solo avvicinarsi si mette ad urlare - risero entrambe e Melissa riprese - lavoro in ospedale, come infermiera, e tu? Sto parlando sempre io, perdonami - 
- Figurati, non ti preoccupare, Stiles non fa altro che parlare o correre per la casa... Io non lavoro, o meglio facevo la maestra all'asilo ma sono dovuta restare a casa per seguire Stiles, è iperattivo e nessuna tata riusciva a stargli dietro, così ho deciso di stare a casa almeno finché non cresce un po' - 
- Non deve essere facile fare tutte e due le cose e soprattutto seguirlo - 
- Pian piano ci fai l'abitudine e trovi qualcosa da fargli fare almeno per riuscire a cucinare. Gli ho insegnato a leggere e a scrivere così poteva esercitarsi mentre io sistemavo. Ora non fa altro che leggere fumetti dei supereroi. Sono contenta che abbia fatto amicizia con Scott, prima aveva il terrore che nessuno voleva essergli amico perché parlava troppo o perché non stava fermo un attimo - 
- Immagino, sai Scott era molto timido all'asilo è anche per questo che gli ho preso un cane, non giocava mai con nessuno. Così quando mi ha chiesto se potevate venire, ho accettato subito. Sai credo che si stiano facendo bene a vicenda. - 
Si sorrisero e guardarono i bambini giocare. 




Note: il nome del cane di Scott è lo stesso della serie, che viene citato nella 5x06 


 

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Capitolo 3
*** Incontri o meglio scontri ***



Incontri o meglio scontri

"Amico mio, accanto a te non ho nulla di cui scusarmi, 
nulla da cui difendermi, nulla da dimostrare: trovo la pace…
 Al di là delle mie parole maldestre tu riesci a vedere in me semplicemente l’uomo." 
(Antoine de Saint-Exupery)



 


 

Erano passati mesi dal loro primo giorno di scuola. Avevano imparato a conoscersi e a volersi bene per come erano; non avevano legato molto con gli altri, non che fossero stati sempre in disparte, però con gli altri parlavano e giocavano raramente. La loro amicizia invece era sempre più forte. 
Scott con il passare dei giorni aveva scoperto che pian piano riusciva a seguire Stiles, in qualche suo piano o semplicemente nei suoi ragionamenti. Adorava il suo amico perché con lui si sentiva sempre nel posto giusto. 
Quello non era il momento migliore per lui, aveva perso il suo cane, aveva iniziato a soffrire d'asma e in più i suoi non facevano altro che litigare; però aveva Stiles, il suo amico, che ne combinava una al minuto. A volte pensava anche che lo facesse apposta per farlo ridere. 
Ma alla fine iniziò a credere che era davvero sbadato. Con Stiles poteva semplicemente essere se stesso.

Quel giorno stavano camminando per il corridoio durante l'intervallo.  
Scott fece notare a Stiles che aveva le stringhe slacciate, ma lui non ci fece neanche caso. 
Dopo neanche due passi, Scott vide l'amico inciampare nei propri piedi, fare qualche passo per riprendere l'equilibrio e andare addosso ad un ragazzo girato di spalle. 
Scott non riusciva a smettere di ridere e Stiles, diventato rosso in volto, continuava a chiedere scusa al ragazzo che era stato il suo salvagente.

Il ragazzo era più grande di loro, doveva essere in prima media secondo Scott. Si girò per guardarlo con disappunto, e si limitò a currugare la fronte ed alzare le sopracciglia.

-Scusa, scusa, scusa - 
Aveva iniziato a dire Stiles, dicendo qualsiasi cosa per scusarsi. 
- Non l'ho fatto apposta è... Solo stavo camminando e poi Scott e le stringhe e... - 
Il giovane ragazzo lo fermò 
- Ok...  Si va bene... Lascia stare - disse, per poi girarsi e andare in classe.

Stiles si girò verso l'amico e lo vide ancora piegato in due per le risate. 
- Io te l'avevo detto delle stringhe - era riuscito a dire prendendo un attimo fiato 
- Lo so, lo so - disse Stiles, iniziando anche lui a ridere. 
- Cavolo Stiles, con tutte le persone con cui potevi scontrarti, proprio a Derek Hale dovevi andare addosso ahaha la sua faccia è stata fantastica - 
- A chi? - 
- Derek Hale, abitava vicino a casa di mia nonna fino a qualche mese fa, è più grande di noi di qualche anno - 
- Che disastro che sono, pure in uno più grande dovevo inciampare?! -

Di certo Stiles ormai ne aveva combinate parecchie ed erano a scuola da solo cinque mesi, ma tra cadere dalla sedia durante una verifica e scambiare la maionese per il miele perché era troppo distratto, quella superava proprio tutto. 
E la giornata non era nemmeno finita lì... Avevano ancora l'ora di palestra, che condividevano con le altre prime. E come poteva finire se non con un altro casino?

Aveva lanciato la palla colpendo per sbaglio una bambina dell'altra classe in pancia. Ok, forse non era proprio la giornata giusta, forse doveva stare a casa oppure nascondere la testa sotto il cuscino per evitare di combinare altro. Ma lui di certo non era fatto così, prese coraggio e andò verso di lei.

- Scusa, non l'ho fatto apposta - aveva subito detto agitato. - ti sei fatta male? - 
- Non mi sono fatta nulla, tranquillo -aveva sorriso lei.

Scott era già dietro di lui pronto a parlare, quando Stiles lo fermò 
- Non dirmi che sono una frana, perché lo so già Scott - 
- No - aveva riso Scott - ma credo che tu abbia una maledizione con gli Hale, quella è sua sorella Cora - 
- Non c'è due senza tre, ma non dirmi che in questa scuola c'è qualcun altro della famiglia... - 
- Non c'è due senza tre? No tranquillo! - 
- è una cosa che dice mio padre... meglio così - 
Tutti e due ripresero a ridere. 
Il caso o il destino lo aveva fatto scontrare prima col fratello e ora con la sorella... Nulla poteva andare peggio. Almeno per quel giorno.

Di certo aveva fatto ridere Scott più di una volta quel giorno, e questa cosa non gli dispiaceva affatto, anzi. Però doveva trovare una soluzione per forza. 
Di certo non poteva combinare più di un casino al giorno, altrimenti era pronto a chiudersi in casa e non farsi vedere.

Insomma, insieme stavano bene, certo ne combinavano una più del diavolo, ma almeno si divertivano.
Capitava spesso che il pomeriggio Scott andasse a casa di Stiles perché Melissa doveva lavorare, e Claudia inventava ogni volta qualcosa di diverso. 
Una volta aveva perfino organizzato una caccia al tesoro, così poteva seguire entrambi senza troppa fatica.

Dopo qualche mese Stiles non era l'unico che combinava casini; si sa, chi va con lo zoppo impara a zoppicare. 
Ognuno aveva preso qualcosa dall'altro, che sia una semplice parola oppure un pizzico di sbadataggine.

Stiles era sempre pronto all'avventura, e Scott lo seguiva a ruota; inseparabili ovunque andassero.


 

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Capitolo 4
*** Dividersi ***



Dividersi

"Non c’è distanza che possa separare una vera amicizia…
Forti legami rimangono e sfidano il tempo…
perché hanno una sola casa: il cuore"




 
 
 

Era arrivata l'estate, la scuola era finita ed entrambi erano titubanti, dovevano andare in vacanza; e dopo cosa sarebbe successo? 
Nessuno voleva tirare fuori i propri dubbi, perlomeno non all'altro amico.

Il primo mese di vacanza avevano passato molti pomeriggi assieme, al parco o in piscina. il mese successivo invece Stiles sarebbe rimasto a Beacon Hills, mentre Scott sarebbe andato in una "cittadina sperduta dell'Oregon" (a detta sua).

Era partito da poco e già aveva un sacco di pensieri per la testa. Dovevano arrivare in Oregon, ma lui non sapeva nemmeno quanto ci volesse. Ci andavano ogni anno, ma ancora non aveva la misura del tempo; ma in quel momento non era la cosa che lo preoccupava di più. 
Non sapeva cosa sarebbe successo in quell'arco di tempo che a lui sembrava un'eternità. Se mentre era via Stiles trovava qualcun altro con cui giocare? Se si fosse dimenticato di lui? 
Insomma i classici dubbi che aveva un bambino alle prime amicizie.

- Allora Scott, sei felice del nostro viaggio in Oregon? - iniziò Melissa 
- Si, come gli altri anni -
- E allora perché sei così silenzioso ? -
- Non lo so, è che sono solo, non c'è nemmeno Roxy quest'anno - 
- Lo so tesoro! Mi spiace, quest'anno è stato un anno particolare, ma hai anche trovato un amico - 
- Già - 
- E poi non sei solo, vuol dire che farai nuove amicizie, non ti preoccupare - 
- Ma così tradirò Stiles? - 
- No, perché pensi questo? - 
- Beh, perchè se io parlo con qualcun altro magari a lui dispiace - 
- No, non credo gli dispiaccia, è una cosa naturale fare altre amicizie, e so che lui capirebbe - 
- Si, ma non le farò insieme a lui... se poi rimane male - 
- No, vedrai che non rimarrà male se giocherai con altri bambini durante le vacanze - 
- E se si dimenticasse di me? - 
- Non potrà mai dimenticarsi di te, siete amici, vi volete bene e sono sicura che quando torneremo non sarà cambiato nulla -
- Dici davvero? - 
- Certo, però se vuoi gli possiamo inviare una cartolina - 
- Ok - disse sorridendo Scott con una piccola finestrella davanti per il dente appena caduto.


 
 
Quel giorno Stiles era triste, aveva salutato il suo amico solo due giorni prima, ma già sentiva la sua mancanza. Era stato un anno fantastico insieme al suo nuovo amico e non sapeva se quello dopo sarebbe stato uguale; era pieno di dubbi. 
Claudia si era accorta del cambiamento di umore del figlio, ma ancora non era riuscita a parlargli. Ultimamente dormiva poco e non riusciva a stare dietro a Stiles come avrebbe voluto. Pensava fosse il caldo dell'estate, ma non voleva darlo a vedere, così aveva preparato una torta di mele, la preferita del piccolo di casa. 
Durante la merenda decise di parlargli.

- Stiles, che ne dici di una fetta di torta? - 
- Sii! grazie mamma - 
- Di nulla - sorrise Claudia - c'è qualcosa che vorresti dirmi? - 
Stiles scosse la testa anche se dopo un po' riprese a parlare (non prima di aver finito la sua fetta).
- Mamma, ma se io e Scott non ci vediamo per così tanto tempo, poi non saremo più amici? - 
- Perché pensi questo? - 
- Non so, magari se non ci vediamo per tanto tempo si dimentica di me -
- No tesoro, non può dimenticarsi di te - 
- Come fai ad esserne sicura? - 
- Per il semplice fatto che vi volete bene, nessuno dei due potrà dimenticarsi dell'altro, nonostante la lontananza - 
Stiles storse il naso a queste parole, a lui la lontananza sembrava insormontabile... 
- E poi - riprese Claudia - Due settimane non sono molte, passeranno senza che tu te ne accorga -

E così era stato... il tempo era passato velocemente e Scott aveva inviato non una cartolina, ma bensì due dentro ad una busta. Una per ogni settimana aveva scritto, anche se in realtà non sapeva decidersi... 




E Stiles dal canto suo le trovava entrambe adorabili. Anche perché con queste due cartoline aveva ricevuto notizie dal suo amico e aveva capito che non si era dimenticato di lui.

Si erano rivisti la settimana successiva a quella in cui Scott era tornato. A parte le incertezze iniziali avevano capito che nessuno dei due si era dimenticato dell'altro e che forse la lontananza li aveva avvicinati. 
Si, perché avevano un sacco da dirsi, tutti gli arretrati, ad iniziare da come avevano trascorso quelle due settimane per finire in tutt'altro discorso. 
Erano stati tutto il pomeriggio a parlare. 









Note: Eccomi con il quarto capitolo e con gli immensi dubbi dei bambini! Lo so, è un po' corto mi spiace! (non che gli altri fossero lunghi) 
Vi avviso che settimana prossima non potrò aggiornare perché ho due esami *ansia*! Spero di riuscire comunque a farlo il prima possibile!

 


 

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Capitolo 5
*** Avventura ***



Avventura

 
"Gli amici sono quelli che ti aiutano a rialzarti,
 quando le altre persone neanche sapevano che eri caduto." 







Era appena iniziata la seconda elementare, Scott e Stiles ne stavano per combinare una delle loro. 
La loro maestra quel giorno era assente e avendo un'ora buca non potevano di certo starsene con le mani in mano.

Stiles aveva sempre pronto il kit da investigatore con una torcia e un blocco, mentre Scott quello di sopravvivenza, fatto da lui con due cerotti, delle merendine, fazzoletti, forbici e scotch.

Per non dare nell'occhio (secondo loro) avevano chiesto di uscire dalla classe in due momenti diversi.
C'era un'aula al secondo piano che nessuno aveva mai avuto il coraggio di aprire. Ovviamente cosa potevano fare se non andarci a ficcanasare?

Scott era uscito per primo e Stiles lo aveva seguito dopo due minuti precisi.

- Pronto? - chiese Scott 
- Pronto! Andiamo - 

Si avviarono verso le scale stando attaccati alla parete per non farsi notare dal bidello. Forse stavano prendendo la cosa un tantino sul serio! Ma dovevano farlo per forza, non potevano farsi scoprire, Stiles diceva che suo padre una volta aveva detto che non è un bene farsi scoprire durante le indagini.

Una volta salite le scale li attendeva un lungo corridoio, una svolta a sinistra e una a destra. 
Finché non si trovarono davanti ad una porta grigio scura.

Dovevano solamente girare la maniglia ed entrare, ma essendo pieni di dubbi, in quel preciso istante si guardarono, si scambiarono un cenno con il capo e tirarono fuori la piccola torcia.
Stiles prese coraggio e girò la maniglia. Aprì con cautela quella porta che iniziò a cigolare, per fortuna non c'era nessuno lì vicino, altrimenti con tutto il casino che aveva fatto si sarebbero fatti scoprire ancora prima di entrare. 

La stanza al suo interno era scura e piena di ragnatele. C'erano un sacco di scaffali con dei libri. Iniziarono a pensare che quella fosse la biblioteca un tempo; ma perché i libri erano stati lasciati lì? Perché era stata chiusa? Avevano sentito molte storie sul quella stanza... Ma nessuna aveva senso.

Si avvicinarono ad uno scaffale quando Stiles iniziò a sentire uno strano rumore metallico, come una chiave che picchiettava su qualcosa di plastico. Iniziarono a sentire anche uno strano cigolio. 
Stiles si girò e vide Scott che agitava l'inalatore. Non ci aveva nemmeno pensato che un posto pieno di polvere potesse dargli problemi con l'asma. 
In effetti nessuno dei due ci aveva pensato; erano ancora molto ingenui e nessuno dei due aveva capito bene cosa fosse l'asma. Certo Scott sapeva distinguere quando gli mancava l'aria per il caldo da quando la stessa sensazione  era provocata dall'asma, ma di più non ne sapeva. 
Stiles pensò che forse era il caso di tornare indietro, non voleva che l'amico stesse male per causa sua.

Ovviamente però non era Stiles, se non combinava qualcosa. Nulla di grave, era solamente inciampato nei suoi stessi piedi, cadendo insieme alla torcia. Questa illuminò due piedi vicini a lui, che da quanto riusciva a
vedere non erano quelli di Scott.

- Voi esattamente cosa ci fate qui? - disse una voce
-Ehm -  Scott e Stiles si guardarono in faccia per cercare qualcosa da dire, mentre Stiles si ritirava in piedi. 
- Cercavamo un libro... -  rispose pronto Stiles 
- Si, un libro -  si affrettò a ripetere Scott

In men che non si dica sgattaiolarono fuori dalla stanza. Era proprio strano, perché mai avrebbero dovuto chiudere una stanza del genere? Scott era più che sicuro di aver visto su uno di quei libri la parola "licantropo" e nonostante non sapeva cosa volesse dire, quella parola lo attirava molto.

Ritornarono in classe senza dare nell'occhio. La supplente ovviamente non si era nemmeno accorta della loro assenza. 
Alla fine non avevano nemmeno pensato a cosa avrebbero dovuto fare in quella stanza, o a cosa avrebbero dovuto cercare, gli piaceva soltanto il fatto di avventurarsi in qualcosa e non sarebbe stata nemmeno l'ultima.

Quel pomeriggio l'avrebbero passato a casa di Scott perché Claudia aveva un impegno che non poteva disdire. Stiles non sapeva bene che cosa doveva fare sua madre, ma passare del tempo con l'amico non gli dispiaceva affatto.

E neanche a Scott dispiaceva, la casa di solito era così vuota!
Suo padre aveva lasciato sia lui che sua madre senza dire nulla, di punto in bianco. Sentiva la sua mancanza nonostante prima non ci fosse quasi mai, eppure in qualche modo l'amico riusciva sempre a distrarlo.

Quel pomeriggio stavano giocando con la palla in casa, perché fuori era brutto. Melissa gli aveva detto un sacco di volte di non giocare dentro casa perché si sarebbero potuti far male.

Stiles aveva lanciato la palla troppo in alto e Scott aveva saltato per cercare di prenderla. Era ricaduto perdendo l’equilibrio contro lo spigolo di un mobile. Stiles era rimasto pietrificato, non sapeva cosa fare. L'amico aveva un piccolo taglio sotto l'occhio sinistro, sulla guancia, che perdeva sangue.

Melissa andò subito a vedere cosa fosse successo, trovò Stiles che cercava di aiutare Scott a rimettersi in piedi.

- Bambini cosa è successo? -
- Io non volevo, non l’ho fatto apposta - parlò Stiles
- Ok, tranquillo Stiles, ora portiamo Scott in ospedale. Scott come ti senti? -
- Tutto bene mamma, mi brucia però -
 
Quando arrivarono in ospedale Claudia era già lì. Stiles le corse in contro anche se non capiva come avesse fatto ad arrivare così in fretta.
 
- Mamma, io non volevo fare male a Scott, gli ho lanciato la palla e lui poi... – disse singhiozzando
- Tranquillo piccolo, vedrai che non si sarà fatto nulla -
- Ne sei sicura? -
- Ti fidi di me? -
- Certo - strinse la madre in un abbraccio
 
Quando vide Scott uscire si rincuorò, aveva solo tre piccoli cerotti sul taglietto
 
- Mi spiace, scusa -
- Tranquillo non è niente -
- Ascolta Stiles - disse Melissa vedendolo preoccupato - non ti devi preoccupare, non è successo nulla, gli hanno messo tre punti, il taglio guarirà -
 - Posso vederlo ancora quindi? -
- Ma certo, non è successo nulla –
Stiles sorrise felice e lo stesso fece Scott.
 
Dopo quel giorno, per un po’ non combinarono più nulla, e furono attenti ad ogni raccomandazione dei genitori, anche se non durò per molto.
 
 
 
 
 



Note:  Buongiorno!
So che è tanto che non aggiorno, e mi spiace, ma purtroppo sono stata presa con l’università e non ho avuto il tempo. So che ho aggiornato l’altra mia storia e di aver trascurato questa, ma di quella avevo già i capitoli pronti. Perdonatemi! E se avete ancora voglia di seguire questi due cuccioli ne sarò felice. Ne approfitto per dirvi che i capitoli in tutto saranno circa otto. Ringrazio chi ha messo la storia tra le preferite e le seguite, chi ha recensito e chi ha letto.
Alla prossima!


 

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Capitolo 6
*** Esperimenti ***


Esperimenti


"Non si vede bene che con il cuore.
L’essenziale e’ invisibile agli occhi." 

 
 



Si erano presi un bello spavento in seconda, dopo quell'incidente. Per un po' avevano rigato dritto, nessuno dei due voleva fare un passo falso. 
La terza, invece, era stata l'anno dei cambiamenti. L' anno delle scoperte.
Dovevano fare un esperimento di scienze insieme all'altra classe. Erano stati divisi a gruppi; Scott e Stiles erano insieme a due bambine: Cora e Lydia.
Cora era la bambina di due anni prima, quella a cui Stiles accidentalmente aveva lanciato la palla; mentre Lydia prima di quel momento non l’avevano mai vista.
Stiles da quel giorno l’aveva definita la bambina dai capelli biondo-fragola e Scott ogni volta si chiedeva come gli fosse venuto in mente quel nome. Ben presto però aveva capito che all’amico quella bambina piaceva, come la classica cotta da elementari.
 
L’esperimento consisteva nel provare a far volare il modellino di un razzo. Sarebbero andati tutti a casa di Cora, la quale aveva un grosso giardino – anzi un intero bosco – fuori da casa sua. Sua fratello Derek aveva deciso di aiutarli visto che lui, a sua volta, l’aveva già fatto.
Melissa e Claudia avevano chiamato Talia il giorno prima per ringraziarla dell’ospitalità, e quest’ultima aveva risposto che non c’era nessun problema, anzi, lì c’era spazio per tutti.
 
Secondo Derek per far volare il modellino bastava solamente dell’aceto e del bicarbonato, e aveva anche spiegato il motivo, ma ad esser sinceri nessuno di loro l’aveva capito bene. Dovevano mettere l’aceto all’ interno del razzo, e il bicarbonato alla base. Non era facile, dovevano dosare bene le dosi sia di uno, che dell'altro, altrimenti sarebbe successo un casino; non tanto se era poco, il problema vero era cosa sarebbe successo se ci fossero stati troppi ingredienti.

La prima a provare fu Cora.
Aspettarono cinque minuti, ma non successe nulla. Lo agitarono per vedere se succedeva qualcosa, ma l’unico risultato che ottennero fu la fuoriuscita del liquido da sotto.

Il secondo fu Stiles.
Non fece nemmeno in tempo a chiuderlo che questo gli scoppiò in mano per il troppo bicarbonato, riempiendo di aceto le scarpe di Derek
-Ops-
In quel momento si accorse di aver già visto quelle scarpe , aveva quella terribile sensazione, ma non riusciva a ricordare dove.

Il Terzo tentativo fu quello di Scott, che non ebbe molta più fortuna dell'amico.
Scott era arrivato al momento prima del lancio, ma come iniziò ad agitare gli scoppiò in mano. Una cosa era sicura, stavano per finire tutta la bottiglia di aceto di Talia.

L’ultimo tentativo, quello giusto, fu quello di Lydia.
Era riuscita a mettere le giuste dosi e dopo qualche secondo era partito. Certo, non aveva fatto chissà quanta strada quel modellino, ma un buon metro lo aveva fatto; a loro bastava quello.
 
Alla fine dell'esperimento Talia gli aveva preparato una fantastica merenda fatta da lei con dei biscotti e una spremuta d’arancia.
 
-Ragazzi, andate a lavarvi le mani che è pronta la merenda-
-Si signora Hale- risposero i tre bambini ospiti.
 
L’odore di aceto sulle loro mani era fortissimo, tanto che se le lavarono per ben tre volte.
Di ritorno dal bagno Scott e Stiles si persero in quella casa enorme, finendo dritti in camera di Derek.
 
-Voi cosa ci fate qui?-
 
E in quel momento Stiles capì dove aveva visto quelle scarpe prima d’ora. Il giorno della loro “avventura” erano stati scoperti da qualcuno, ma non si erano soffermati sulla faccia, bensì sui libri che aveva in mano e su quel posto alquanto strano. Si stava facendo un sacco di domande, che però avrebbero avuto risposta solamente parecchi anni dopo.
 
-Stavamo cercando di tornare in cucina- rispose Scott vedendo l’amico non proferire parola, troppo impegnato a pensare.
-In fondo al corridoio, girate a destra, alla fine delle scale c’è la cucina-
-Ok, grazie- sorrisero entrambi.
 
Dopo la merenda decisero di andare in giardino per raccogliere dei fiori a Talia, un piccolo gesto di ringraziamento per l’ottima merenda.
Raccolsero tutti quelli che c’erano, o perlomeno quelli non ricoperti interamente di aceto. Stiles ne raccolse due anche per sua madre e li mise in tasca. In quel periodo non stava molto bene, e voleva fare qualcosa di gentile per vederla sorridere di nuovo come faceva un tempo.
 
Talia si commosse alla vista di quei fiori; alle volte un piccolo gesto vale più di qualsiasi altra cosa.
 
Poco dopo Melissa andò a riprenderli.
 
-Bambini come è andata?-
-Bene-
-Vi è venuto l’esperimento?-
-Si, però ci siamo riempiti di aceto- Scoppiarono a ridere i due bambini
 
Appena tornato a casa Stiles corse da sua madre per darle i fiori. Quando li tirò fuori rimase male perché tutti e due erano appassiti.
Claudia lo guardò e gli fece un sorriso pieno di amore.
 
-Stiles, non preoccuparti è il gesto che conta, e io li trovo bellissimi- cercò di rincuorarlo Claudia.
Il piccolo di casa la abbracciò e gli diede un bacio, sotto gli occhi commossi del padre.










Note: Buongiorno :)
Lo so, mi sono fatta aspettare anche questa volta, ma il prossimo capitolo è già quasi finito; quindi non mi farò attendere molto questa volta. So che Derek è un po' diverso da quello della serie, ma io ho sempre creduto che sia diventato così (come era nella prima stagione) dopo l'incendio e la storia di Paige
Alla prossima! :)



 

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Capitolo 7
*** Stella ***


Stella

 
"Le parole vanno ascoltate,
i silenzi vanno rispettati,
le emozioni vanno vissute." 

 
 


 
 
La quarta elementare non era iniziata bene; proprio per niente. Scott voleva fare qualcosa per il suo migliore amico. Ogni giorno che passava lo vedeva sempre più triste, come se qualcosa si stesse lentamente spegnendo in lui. Ed era così. La madre di Stiles aveva scoperto di essere malata solo pochi anni prima, i primi periodi non avevano detto nulla al piccolo, non sapevano come fare; ma era troppo intelligente per la sua età e aveva capito da solo che qualcosa non andava.

Stiles cercava sempre di non darlo a vedere, cercava di essere forte per sua madre, nonostante molto spesso facesse fatica a riconoscerlo; ma soprattutto voleva essere forte per suo padre, per non farlo preoccupare di altro se non di sua moglie.
Doveva sembrare troppo grande per l'età che aveva.

Dopo pochi mesi il destino, o il karma che si voglia, l'aveva portata via da se, lasciando in lui un vuoto che non sarebbe riuscito a colmare.
Vedeva il suo letto vuoto e sapeva che non si sarebbe più riempito. Si ricordava il suo sorriso dolce che era sempre pronto a confortarlo. Si ricordava di come riusciva a rincuorarlo quando qualcosa non andava e di come lo aveva tranquillizzato il primo giorno di scuola. E anche delle notti in cui dormiva nel lettone, dopo aver avuto un incubo; sapeva che ora non avrebbe potuto farlo più, non con lei, e questo gli creava una fitta allo stomaco, che presto si trasformava in lacrime.

Aveva pianto sulla spalla del padre per quasi un’ora quel giorno.
Era stato l’ultimo a vederla; erano rimasti abbracciati per un po’ e le parole che gli disse se le sarebbe portate dietro per sempre. “Non lasciare che niente o nessun ti cambi, resta sempre il bambino felice e coraggioso che sei ora. Ti voglio bene piccolo mio, e te ne vorrò sempre”
Lei era l’unica che lo capiva, che riusciva a tranquillizzarlo e rassicurarlo. Non voleva lasciarla andare, non poteva.
Si ricordò di tutte le volte in cui prima di dormire gli leggeva il piccolo principe, gli piaceva troppo come lo leggeva lei.
Aveva deciso di farle un biglietto da lasciarle sulla tomba per non farla sentire sola; aveva scelto proprio una frase del piccolo principe che gliela ricordasse.

 
 
"Mi domando se le stelle sono illuminate perché ognuno possa un giorno trovare la sua."
Io oggi ho trovato la mia, mamma.
Ti voglio bene
                   Stiles

 
 
Aveva un significato speciale quella frase, in quel momento. Suo padre gli aveva detto che era in cielo con gli angeli e che lui la poteva vedere di sera, tra la stelle; lei era la stella più luminosa.
 
La cercava ogni giorno, all’uscita da scuola, in cucina a preparare la colazione, la sera prima di dormire... ma non la trovava. Per John era diverso; lui la ritrovava sempre negli occhi del figlio, quegli occhi ambrati, gli stessi di sua moglie.
 
Non riusciva a colmare quel vuoto. A volte era talmente grande da sentirlo premere al centro del petto, fino a fargli mancare il fiato. Non respirava, chiudeva gli occhi sperando che passasse il prima possibile. Si sentiva la testa girare e le lacrime bagnargli il viso. Quando passava gli rimaneva solo il vuoto.
Una volta era successo mentre era con Scott, quest’ultimo non sapeva cosa fare. Ma riusci comunque ad aiutarlo; fece l’unica cosa che gli venne spontanea, lo abbracciò. Non fece nient’altro ma quel calore lo fece calmare.
Scott era diventato la sua ombra in quel periodo. Si ricordava quanto Stiles l’avesse aiutato quando i suoi si erano lasciati, e l’ultima cosa che voleva, era vederlo triste. A volte stava con lui interi pomeriggi, senza dire niente, aspettando che fosse lui ad iniziare a parlare se ne avesse avuta voglia.
 
La notte dormiva con il padre. John ci aveva messo un po’ a convincerlo che Claudia non si sarebbe offesa se avesse dormito qualche notte al suo posto. Voleva aiutarlo e in questo modo era riuscito a farlo dormire, dato che i primi giorni non aveva chiuso occhio. Aveva paura di dimenticarsela, di dimenticare la sua voce e i suoi sorrisi. John gli aveva fatto capire che nessuno l’avrebbe portata via dal suo cuore e che avrebbe avuto sempre lui per ricordarla.
 
Molto presto riuscì anche a trovare il modo di fargli passare gli attacchi di panico.
Ogni sera, prima di andare a dormire, andavano sul balcone a cercare la stella più luminosa. Stiles in questo modo sapeva che sua madre era lì con lui, era sempre lì a proteggerlo. Le raccontavano tutto, anche la minima cosa che fosse successa. Nei giorni di pioggia, con le nuvole, Stiles lo faceva lo stesso, perché sapeva che dietro a quegli enormi cumuli c'era comunque la sua stella più bella, sua madre, pronta ad ascoltarlo.
Era così che quel vuoto, dentro di lui, riuscì a fermarsi e non continuò a crescere.









Note: Lo so, sono cattiva. Non volevo farla morire; ma poi ho capito che se Stiles è lo Stiles che conosciamo, è per quello che gli è successo. Lo stesso vale per il fantastico rapporto che ha con il padre.
Alla prossima :) 

 


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Capitolo 8
*** Nuove Amicizie ***


Nuove amicizie

 
“Non importa in quale condizione sia il tuo cuore,
un amico saprà sempre aprirlo e gettarvi dentro luce.”

 
 
 


 
Avevano avuto un anno difficile, specialmente Stiles, così Scott lo invitava sempre di più ad uscire di casa e andare al parco.

Erano sempre più legati. Quando lo sceriffo lavorava Stiles era sempre a casa di Scott, non se la sentiva di farlo stare solo, non così presto. Per questo motivo Stiles aveva provato a rimanere anche a dormire a casa di Scott qualche volta. Lo sceriffo, infatti, cercava sempre di fare meno turni di notte possibile, anche se a volte non ci riusciva.
Era per questo che Melissa si era offerta di farlo dormire a casa sua e John l’aveva ringraziata fino allo sfinimento per l’aiuto che gli stava dando.
Nonostante Stiles non fosse a casa sua, cercava comunque la sua stella prima di andare a dormire.
 
Era appena arrivata la primavera. Quel giorno, al parco, avevano portato anche lo skate.
Stavano facendo una pista, quando si accorsero che c’era un altro bambino che li stava guardando.
Insieme presero la decisione di andare a parlarci e si avvicinarono.
 
- Ciao – dissero insieme i due amici
- Ciao – rispose titubante l’altro
- Noi siamo Scott e Stiles – chiarì subito Scott
- Piacere, io sono Theo –
- Anche tu vai sullo skate? – chiese curioso Stiles
- Si, ho imparato da poco –
- Se vuoi puoi fare le piste con noi –
- Ok, grazie –
 
Avevano fatto qualche pista e poi si erano fermati vicino ad una rampa a chiacchierare. I due amici gli avevano chiesto come mai non si fossero incontrati prima in quel parco e lui aveva risposto che si era trasferito da poco in quel quartiere.

In poco tempo avevano fatto amicizia e si davano appuntamento sempre al parco per giocare assieme.
 
Avevano provato ad incontrarlo anche a scuola.
Un giorno l’avevano accompagnato in infermeria per un attacco d’asma.
Scott ormai sapeva come andavano, così aveva passato il tempo a dirgli di stare tranquillo che non sarebbe successo nulla. Stiles, invece, odiava vedere le persone star male, per questo non si era avvicinato.
Scott aveva già avuto un attacco d’asma forte, quando aveva perso il suo cane, così gli aveva detto per filo e per segno quello che gli avrebbero fatto.
Theo avendo vicino due amici così si era tranquillizzato.
 
Tutto era andato per il meglio. Il pomeriggio seguente erano di nuovo tutti e tre al parco.
Stiles quel giorno aveva chiesto al padre come avrebbe potuto aiutare i propri amici; entrambi soffrivano d'asma, e lui si sentiva impotente ogni volta che stavano male.
 
Sapeva come ci si sentiva quando ti mancava l’aria da non riuscire a respirare e sapeva quanto fosse brutto ma non riusciva comunque ad immaginarlo. Perché le sue crisi erano qualcosa di psicologico, mentre l’asma era qualcosa di fisico.
 
- Papà, ma non li possiamo aiutare? –
- No Stiles, hanno bisogno dell’inalatore –
- Allora posso comprarne uno da tenermi dietro nel caso ne avessero bisogno –
- Vieni qui – disse mentre lo faceva sedere sulle sue gambe – È un bel gesto da parte tua ma loro ce l’hanno già sempre con loro –
- Ok, troverò un altro modo –
 
Lo sceriffo guardò con occhi pieni di ammirazione il figlio; voleva sempre trovare una soluzione a tutto.
 
- Sono fiero di te figliolo e sono convinto che anche tua madre lo sarebbe –
 
Il loro rapporto si era rafforzato molto.
Stile si limitò ad abbracciarlo con tutta la forza che aveva in corpo e lo stesso fece il padre.
 
Erano passati pochi mesi da quando avevano conosciuto Theo, eppure si dovevano già dividere. Avevano passati quei mesi a divertirsi al parco, grazie anche all'aiuto della primavera. Purtroppo, però, il padre di Theo si doveva trasferire per lavoro. Per questo motivo furono costretti a separarsi. Non era un addio, era un arrivederci. Erano convinti tutti e tre che prima o poi si sarebbero rivisti. Con questa certezza si erano salutati prima che Theo partisse.
 
 
 
 
 
 
 
 



Note: Buongiorno :)
Eccomi di nuovo con questi cuccioli! Per quanto io abbia odiato Theo, specialmente nell'ultima puntata della 5A, non potevo non metterlo.
Ha fatto parte della loro infanzia e quindi eccolo qui.
Volevo anche dirvi, con tristezza, che il prossimo capitolo sarà l'ultimo. Anche se mi mancheranno.
Alla prossima :)



 

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Capitolo 9
*** I Need You ***



I Need You

 

“Non camminare dietro a me, potrei non condurti.
Non camminarmi davanti, potrei non seguirti.
Cammina soltanto accanto a me e sii mio amico.”

 
 

 
La loro amicizia era la cosa migliore che gli potesse capitare.
Erano piccoli, ancora non comprendevano ciò che veramente significasse.
Si sa, di solito quando a quell’età ti chiedono chi è il tuo migliore amico, saresti capace di cambiarlo cinque volte pur di non offendere nessuno. Eppure per loro non era mai stato così.
Quelle rare volte che gli veniva chiesto avevano le idee ben chiare.
 
Avrebbero avuto la certezza, sopra qualsiasi cosa, che ci sarebbero sempre stati l’uno per l’altro.
Non facevano un passo, se non l’avesse fatto anche l’altro.
Era così, fin dal giorno in cui si erano incontrati la prima volta.
Quel giorno in cui Scott era fin troppo timido e Stiles fin troppo agitato.
 
Tutte le parole di Stiles venivano compensate dalla tranquillità di Scott durante il primo anno; perché poi non fu più così. Anche Scott aveva messo da parte la timidezza per stare dietro al suo migliore amico. Anzi, lo aveva fatto per stargli accanto, per seguirlo in ogni passo.
 
Ormai quando venivano messi in punizione, era di comune accordo tra Melissa e lo sceriffo perché quello che combinava uno lo combinava anche l’altro.
L’ultima volta era stata quasi un mese prima, quando lo sceriffo li aveva sorpresi a fare skate in alcuni tunnel sotterranei.
 
Entrambi stavano crescendo i propri figli da soli e spesso si ritrovavano a chiedersi consigli a vicenda. Melissa aveva il terrore di sbagliare qualcosa, mentre lo sceriffo non voleva lasciare da solo Stiles per troppo tempo; anche per quello la maggior parte delle volte stavano insieme.
 
Secondo uno studio di sociologia, se una amicizia dura più di otto anni allora è destinata a durare per sempre. Per il semplice motivo che si riescono a superare i dissapori più facilmente e che si riesce a sorvolare di più sulle sciocchezze, evitando di farle sfociare in veri litigi.
 
Dopo otto anni conosci il tuo amico quanto te stesso. Sai cosa gli va a genio e cosa no; e per salvare un legame così profondo, saresti disposto ad attraversare l’oceano.
 
Loro riuscivano a lasciar perdere tutto quello che gli succedeva intorno se l’altro avesse avuto bisogno. Erano riusciti a restare uniti durante l’incidente di Scott, dandosi forza a vicenda.
Avevano superato i silenzi di Stiles dopo la perdita di sua madre, Scott lo aveva aiutato a ritirarsi in piedi.
Avevano mandato via la tristezza di Scott dopo il divorzio dei suoi genitori e Stiles lo aveva aiutato a non pensarci e a farlo continuare a ridere inconsapevolmente.
 
Semplicemente si compensavano.
Loro due erano quanto di più vicino all’essere fratelli.
 
L’anno dopo avrebbe portato grandi cambiamenti e loro avrebbero affrontato tutto insieme, come sempre.
Perché l’uno aveva bisogno dell’altro.
 

 
 
 
“Un amico è la cosa più preziosa che tu possa avere
e la cosa migliore che tu possa essere.”

















Note: Eccomi qui con l'epilogo di questa storia.
Vorrei ringraziarvi davvero di cuore! Questa è stata la seconda storia che ho scritto e la mia prima long.
Davvero grazie a chi ha letto; grazie a chi ha messo la storia tra le preferite/seguite/ricordate; grazie di cuore a chi mi ha fatto sapere il suo parere e grazie a chi ha apprezzato.
Infinite volte grazie.
Cercherò di scrivere altro sulla loro amicizia, perchè la amo troppo.
A presto. <3 



 

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