L'Altra Terra || Ddaear Arall

di Olympia_124a
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1: Lupo ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2: l'inaspettato ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3: Octavia ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4: il Passo ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5: Guerra ***
Capitolo 7: *** capitolo 6: Scelte ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7: l'attacco ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8: Fuga ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9: Vuoto ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10: Newid ***
Capitolo 12: *** Capitolo 11: L'inizio di un viaggio ***
Capitolo 13: *** Capitolo 12: Bacche ***
Capitolo 14: *** Capitolo 13: Hikari ***
Capitolo 15: *** Capitolo 14: Nell'occhio del ciclone ***
Capitolo 16: *** Capitolo 15: Protezione ***
Capitolo 17: *** Capitolo 16: In viaggio verso Fassim ***
Capitolo 18: *** Capitolo 17: Cielo notturno ***
Capitolo 19: *** seguito della storia ***



Capitolo 1
*** prologo ***


L'Altra Terra || Ddaear Arall


 

PROLOGO

Ddaear Arall era piombata nel caos. Coltri di fumo s' innalzavano da ogni dove rendendo l'aria irrespirabile. 

Delle ombre si muovevano tra le ceneri di quella che una volta era stata la Grande Foresta. Instancabili, inarrestabili. Di quelli che un tempo erano uomini restava soltanto la forma, ma i loro occhi rispecchiavano a pieno le anime consumate dal potere.

Gli alberi si muovevano al loro comando facendo scrosciare le fronde e vibrare i rami, fendendo l'aria come fruste in quello che sembrava un balletto, una meravigliosa danza della morte. 
Il grande Dono che era stato concesso agli uomini era stato tramutato in arma. 
Uomini cadevano schiacciati dalle possenti radici e piante venivano incendiate per renderne impossibile il controllo.

Tra il fumo e la cenere che avevano fatto piombare Ddaear Arall in una perenne oscurità una luce risplendette dalla cima di Goeden Fawr, l'albero sacro dimora della Dea della natura e dell'armonia. La luce si irradiò ricoprendo tutta le terre e congelando la strage che si stava svolgendo.
Au Maite fluttuando leggiadra discese dalla cima dell'albero, gli occhi aperti e accesi della stessa luce che irradiava attorno a se.

-Il patto è stato infranto e l'equilibrio spezzato. Non meritate il Dono, nessuno ha in potere di soggiogare qualunque altra vita- disse allargando le braccia – E se pietra avete nei vostri cuori, pietra sarà tutto ciò che controllerete- la luce si fece più forte ed intensa per poi svanire insieme alla Dea e tutto ricadde nel buio.

 

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Capitolo 2
*** Capitolo 1: Lupo ***




LYDIA

-Lydia abbassa la voce- 

Tolsi la cuffietta dell'iPod e mi voltai verso mia madre.

-Stavi cantando- rispose lei senza distogliere lo sguardo dal libro che stava leggendo. 

Come facesse a non avere la nausea mentre leggeva in macchina per me resterà sempre un mistero. Eppure era già da due ore che si gustava le pagine del suo giallo senza batter ciglio.
Avrei dato qualsiasi cosa per poter avere un passatempo del genere in quegli interminabili viaggi che mio padre adorava fare tagliando per i paesini e le strade più sperdute pur di non passare per la "trafficata e ansiogena autostrada". Molto meglio guardare il panorama e ammirare le piccole baite di montagna. 
Ma a me non importava un fico secco dell'alberello innevato vagamente piegato su se stesso sotto il peso della neve. Volevo solo tornare a casa e buttarmi sul letto per chiamare Ally su Skype, o almeno per essere in grado di leggere un libro senza avere conati di vomito. 

Quelle stradine erano così strette e piene di curve che a stento riuscivo a leggere i messaggi sul cellulare, tanto che dopo poco ci avevo rinunciato. 
Fortunatamente il fido ipod era sempre lì, pronto all'uso. Meglio non pensare a nulla e lasciare che le parole di altri penetrino in testa liberando la mente da ogni pensiero; era il miglior modo per scappare dalla realtà.

Stavo nella mia piccola bolla di sapone personale, e nessuno, dico nessuno avrebbe dovuto farla scoppiare, e invece ... puff. Stava giusto per cominciare il ritornello di Comes and goes quando una violenta sterzata accompagnata da un disperato tentativo di frenata mi catapultò in avanti. 
Rigettando in dietro la valigia che mi era caduta in testa guardai fuori dal finestrino: mio padre aveva preso una lastra di ghiaccio ed aveva sbandato andando fuoristrada. 

Ecco cosa succede a prendere stradine dimenticate dal mondo, e soprattutto dagli spazzaneve pensai roteando i miei grandi occhi. 

Dopo sei tentativi di tirare fuori la macchina, seguiti da altrettanti fallimenti, e venti minuti di attesa nella speranza sempre più vana di incontrare qualcuno, fu deciso un nuovo piano d'attacco: mio padre sarebbe tornato indietro mentre io sarei andata avanti in cerca di una baita; nel mentre mia madre sarebbe rimasta a guardia dei bagagli. 

Come se ci fosse pericolo di scippo in questa metropoli tentacolare pensai mentre mi allontanavo Sarebbe almeno il segno dell'esistenza di qualche essere vivente in zona.

Si era già fatto tardo pomeriggio ed il sole stava calando dietro i monti allungando tutte le ombre in maniera irreale.

 Neve, neve, neve, non c'era altro che neve tutto attorno. 
Camminando iniziai, presa dalla noia, a guardare la mia ombra proiettata sui bianchi bordi della strada: le mille schegge di vetro in cui la luce sembrava rifrangersi sulla superficie nevosa scomparivano immediatamente al passaggio dell'ombra per poi tornare a risplendere subito dopo. Ero così presa da questo gioco di luci e ombre che quasi non mi accorsi del luccichio che la mia ombra non riuscì a spegnere ... Quasi... Perché come in una composizione musicale una singola nota sbagliata ti prende allo stomaco lasciandoti con una strana sensazione di scomodo, così quel breve bagliore confuso nel turbinio di note solari che non si spense al passaggio dell'ombra ruppe l'incantesimo che si era creato riportandomi alla realtà. 
Feci un passo indietro e guardai con più attenzione, ma niente, nessun bagliore. 

Concentrati! Stai cercando una baita, e di sicuro non la troverai guardandoti i piedi
Continuai a camminare sollevando lo sguardo oltre gli alberi con il fermo obbiettivo di trovare una baita-della-salvezza. Eppure, tra una curva e l'altra, continuavo a gettare lo sguardo indietro alla ricerca di qualcosa che neanche io sapevo spiegare, ma che più camminavo e più diveniva inquietantemente presente e reale.

Stavo camminando ormai da molto tempo e il sole era quasi scomparso dietro i profili scuri delle montagne. 
Meglio tornare indietro 
Decisi di arrivare fino alla curva successiva per vedere se al di là di essa si nascondesse una casa. 

Ero quasi arrivata alla curva quando sentii un rumore. Mi voltai di scatto ma ciò che vidi fu solo la scia lasciata dalle mie impronte sulla neve. Rimasi ferma in ascolto, eppure tutto ciò che riuscii a sentire fu solo il mio cuore batter forte come un martello sull'incudine. 
Non lo avevo notato fino ad allora, ma attorno a me era calato un silenzio quasi irreale.Sembrava che nulla si muovesse nella foresta. Solo il vento pareva essere immune a quella magia continuando a sferzare le fronde degli alberi e scompigliare i miei capelli ramati. 

Una persona sana di mente sarebbe tornata subito indietro, ma non io. Io sono cocciuta. Mi ero ripromessa di arrivare fin'oltre la curva e così avrei fatto. 

Mi rivoltai per riprendere a camminare e allora lo vidi: un grosso lupo stava uscendo da uno dei cespugli a bordo strada. Aveva il pelo ispido e nero, il muso distorto in un ringhio che mostrava i denti ingialliti e due occhi gialli che riflettevano gli ultimi bagliori del giorno.

Calma Lydia, stai calma, i lupi non attaccano gli umani, magari c'è una lepre dietro di te, dovrebbe essere davvero davvero affamato per cercare di attaccarti feci un passo indietro Però in effetti sembra davvero davvero affamato. 

Schivai per un pelo il lupo che nel frattempo aveva fatto un balzo in avanti.
Che fare? Provare a scappare era inutile, mi avrebbe raggiunta in un batter d'occhi. 
Attaccare? Ok dai non scherziamo, in tasca avevo soltanto un pacchetto di gomme. 
Urlare era l'unica cosa che avrei potuto fare nella speranza che qualcuno mi sentisse, ma chi? 

Nel frattempo il lupo aveva spostato il peso all'indietro caricando sulle zampe posteriori la spina per il seguente balzo. 
Era la fine. Chiusi gli occhi pronta all'impatto che non tardò ad arrivare. 

Sentii tutto il peso del corpo che mi buttò a terra violentemente, ma non sentii dolore. 
Una volta avevo visto un documentario su di un uomo che era stato attaccato da dai leoni che sosteneva di non aver sentito dolore nel momento in cui la morte doveva essergli più vicina. Ma così era troppo! L'unica fitta che sentivo era all'anca nel punto in cui avevo sbattuto contro il suolo. 
Mi costrinsi ad aprire gli occhi e ciò che vidi non furono i denti famelici dell'animale, ma due occhi verdi che mi fissavano nascosti in parte da ciocche di capelli castani.

Angolo autrice
Ciao a tutti miei cari lettori! Questa è la prima storia che scrivo, vi prego quindi di essere clementi! Mi farebbe molto piacere se commentaste i capitoli scrivendo cosa ne pensate della storia ed eventualmente correggendo i miei errori 
Grazie a tutti

 

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Capitolo 3
*** Capitolo 2: l'inaspettato ***




LYDIA

Era un ragazzo giovane, avrà avuto circa 16 anni come me, forse uno o due in più. 

Mi si era buttato addosso spostandomi dalla traiettoria del lupo evitando così che quella bestia mi travolgesse.

Prima che potessi riprendermi dallo shock e dire qualcosa lui abbozzò un sorriso storto e spavaldo, come a dire "mi ringrazierai più tardi", e si alzò mettendosi in posizione di difesa puntando gli occhi contro il lupo. 

Non era tanto alto, sarà stato solo qualche centimetro più alto di me, ma in effetti io ero abbastanza alta per essere una ragazza. Era ben piazzato, con spalle belle larghe. 
Portava un paio di jeans ed una maglietta celeste che si intravedeva sotto il giubbotto marrone. Ai piedi aveva degli scarponcini, simili a quelli da trekking, marroni anche questi. In vita portava quella che sembrava una cintura di cuoio a cui era appeso da un lato un piccolo sacchetto. 

Per un momento entrambi rimasero immobili, poi il ragazzo infilò in fretta la sua mano nel sacchetto e ne estrasse due pietre lisce e lucenti: lanciò la prima contro l'animale colpendolo esattamente tra gli occhi luccicanti, la seconda invece fu scagliata verso l'alto. Seguii la traiettoria della seconda pietra con lo sguardo e la vidi colpire un ramo dell'albero che stava sopra al lupo. 
Il colpo scosse il ramo facendo precipitare tutta la neve che aveva accumulato sopra la bestia. 

Mi alzai sperando che tutto fosse finito, povera illusa. In pochi secondi il lupo riemerse dalla montagnola di neve e senza aspettare un secondo di più scattò in avanti. Il ragazzo che riuscì ad evitarlo all'ultimo secondo lanciandosi di lato; rotolò su un lato e riprese l'equilibrio poggiando tutto il peso su di una gamba. 
Tenendo la testa alta si portò una mano al fianco e solo allora vidi il sorrisetto convinto, che mai lo aveva abbandonato per tutto il tempo, scomparire dal suo volto. Si alzò, guardò a terra e fece un passo indietro andando a sbattere con la schiena contro il tronco di un albero. 
Seguii il suo sguardo e vidi il sacchetto contenente le pietre nella neve. 
Anche il lupo voltò lo sguardo per poi riportarlo sul ragazzo arricciando le labbra mostrando i denti in quello che più che un ringhio questa volta sembrava... un ghigno?! Impossibile mi dissi.

Dovevo fare qualcosa, quel ragazzo mi aveva salvato la vita! 
Mi guardai intorno e presi la prima cosa che trovai a portata di mano: una pigna. Lascaraventai con tutte le forze contro il lupo. 
Ovviamente l'unico effetto che il mio lancio ebbe fu di far inferocire di più l'animale che rizzando il pelo si voltò verso di me. 

Ottimo, e adesso? Mi guardai intorno, ma la cosa più vicina era il sacchetto che giaceva abbandonato a terra tra me e il lupo. 

Non ci pensare neanche lontanamente, non farlo, non... non feci in tempo a finire il pensiero che già mi stavo gettando verso il lupo decisa a raggiungere il sacchetto prima che lui raggiungesse me.

Mancavano solo un paio di metri, forse ce l'avrei fatta. Avrei preso il sacchetto dal cordoncino che lo chiudeva e lo avrei scagliato per intero contro il lupo, sperando di recuperare tempo prezioso per allontanarmi e pregando che il ragazzo avesse già in mente un altro piano. 

Il lupo intanto aveva preso a correre nella mia direzione, ma io c'ero quasi, ce l'avrei fatta! Si, ce l'avrei fatta se proprio in quel momento non fossi inciampata cadendo rovinosamente a faccia in avanti. 
Mi spinsi con le mani indietro mettendomi a sedere e istintivamente mossi le braccia portandole in alto per pararmi il viso.

 Accadde proprio in quel momento, il lupo stava per fare l'ultimo balzo con cui mi avrebbe raggiunta ma l'albero che mi stava accanto gli crollò addosso schiacciandolo a terra col peso del tronco.

Rimasi immobile, incredula di quello che era appena successo, con gli occhi spalancati e le mani ancora aperte e sollevate sopra la testa. 

Mi voltai verso il ragazzo che mi stava fissando con gli occhi sgranati. 
All'inizio pensai fosse stupito come me, ma poi intravidi qualcos'altro nel suo sguardo, eccitazione? Sembrava un bambino che aveva appena ritrovato il suo giocattolo dimenticato sulla spiaggia. 

– Chi sei? - gli chiesi ritrovando non so come l'uso della parola.

Lui spostò i suoi occhi oltre me per un istante – Oh no, dannazione, di già- disse senza rispondere alla mia domanda. 

Mi voltai anche io e non potei credere ai miei occhi: al posto del lupo giaceva a terra sotto l'albero un uomo calvo, con un tatuaggio dietro il collo che si intravedeva appena sotto la tuta nera che indossava. 
Incredula mi voltai verso il ragazzo che teneva lo sguardo basso e una mano dietro la testa alla base del collo 

– Ma cosa...? Come...? – iniziai

- Senti scusami, davvero – mi interruppe alzando lo sguardo e facendo un breve ma deciso movimento con la mano. 

Scusa? Ma per cosa? Volevo replicare, ma qualcosa mi colpì in testa e tutto si fece improvvisamente nero.

Angolo Autrice
Ciao a tutti! Si, sono di nuovo io... scoprirete che purtroppo per voi sono una gran chiacchierona e spesso non volendo mi dilungo negli angoli autrice un filino troppo.
Sono rispuntata qui a fine capitolo innanzitutto per ringraziare qualunque essere vivente che abbia avuto il coraggio di continuare questa storia. Veramente, grazie mille! Spero con tutto il cuore di poter continuare quest'avventura insieme.
In secondo luogo volevo scusarmi in caso ci fossero delle stranezze nella pubblicazione o nel formato dei capitoli... mi sono iscritta oggi su EFP e sto ancora cercando di capire bene come funzioni (il primo tentativo di pubblicare il capitolo uno si è rivelato un tremendo flop)... quindi in caso abbiate osservazioni o critiche (anche riguardanti il capitolo stesso) non esitate a scrivermi, mi farà solo che piacere!
Infine volevo dirvi che in realtà questa storia la sto già scrivendo su un altro sito (Wattpad) e per questo motivo con la pubblicazione dei primi 30 capitoli sarò svelta... poi probabilmente rallenterò la velocità di pubblicazione (perchè dovete sapere che di solito tra un capitolo e l'altro almeno una settimana passa)
Bene, giuro, ho finito!
Grazie ancora per aver avuto la pazienza di leggere fin qui e buon weekend a tutti! Un bacione :*

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Capitolo 4
*** Capitolo 3: Octavia ***




OCTAVIA

Era stata una giornata come le altre: mi ero alzata presto, mi ero fatta una doccia fredda ed ero andata a correre, altra doccia e poi studio. 

Volevo finire tutto entro sera in modo da gustarmi un paio di capitoli, possibilmente anche più, di "Kafka sulla spiaggia" di Murakami, ma i miei piani andarono in fumo quando i miei mi "chiesero" di andare a prendere mio fratello Zack a lezione di karate. 
Non poteva essere come tutti i bambini di 10 anni che durante le vacanze natalizie stanno tutto il giorno davanti la Playstation a uccidere qualche zombie?! No, certo che no, lui preferiva seguire il corso extra di karate alla palestra centrale, 2 paesi e 30 minuti più in là.

Era pure vero che nemmeno io ero la classica diciassettenne: non amavo truccarmi, mi permettevo solo ogni tanto un po' di mascara, non "socializzavo con le mie coetanee",come diceva mio padre, anzi di solito le evitavo (come loro evitavano me d'altronde e se dovevo parlare con qualcuno preferivo di gran lunga scambiare due chiacchiere coi ragazzi. 

La lezione finì tardi, quel macaco di mio fratello si scordò la sacca in palestra e dovemmo tornare indietro a riprenderla e dulcis in fundo mi dovetti fermare a fare benzina.
Parcheggiai la macchina che avevo i nervi a fior di pelle. Decisi di fare un giro nella serra di mia madre prima di entrare a casa sperando di rilassarmi un po'. 

Appena entrata miliardi di aromi mi stuzzicarono il naso: rosmarino, prezzemolo, menta, salvia, alloro, angelica, camomilla, erba cipollina, lavanda, coriandolo e chi più ne ha più ne metta. Tutto era rigoglioso e verde, anche adesso in pieno inverno. 
Mia madre aveva una passione al limite dell'ossessione per la botanica e quella serra era una specie di terza figlia per lei. 
Chiusi gli occhi e mi feci circondare da quei profumi. Facevo sempre così quando ero nervosa, cercavo di estraniarmi da me stessa riempendomi di ciò che mi circondava.

                                                                                     ***                                                                            
Aprii la porta di casa, salii al piano di sopra ed entrai in camera mia accendendo la luce pronta a buttarmi sul letto. Solo in un secondo momento mi accorsi che era già occupato. 

– Ma che...? - una mano mi tappò la bocca e mi trascinò indietro nel corridoio spegnendo intanto la luce e richiudendo la porta. 

– Ma cosa fai?- chiesi a mia madre voltandomi.

- Sta dormendo, lasciala riposare- disse.

– Ma chi? Chi è? E perché sta in camera mia?- 

-Octavia Myra Anderson non usare questo tono con me! E vedi di abbassare la voce- disse mia madre mettendo le mani sui fianchi -Ad ogni modo una famiglia stava tornando a casa quando è uscita fuori strada con la macchina, sono andati a cercare aiuto e dopo un po' hanno ritrovato la figlia svenuta sulla neve con una ferita sulla tempia. Dicono che c'era un albero caduto accanto a lei, forse ha preso un ramo in testa che l'ha fatta svenire. Direi che è stata fortunata, poteva finire schiacciata

Fortunata... quante possibilità ci sono che un albero ti crolli addosso colpendoti in testa? Ma mi limitai ad annuire sorridendo a mia madre. 

Mentre scendevamo in salotto continuava a parlare – Comunque per fortuna poco dopo hanno incontrato tuo padre che era andato a prendere la legna per il camino che ovviamente gli ha offerto un aiuto. Hanno portato Lydia, si chiama così la ragazza, a casa ed io l'ho fatta mettere in camera tua, mi pareva brutto farla stare sul divano. Intanto loro sono andati a cercare di far uscire la macchina dal fosso, ma si sono scordati il cavo per trainare la macchina quindi sto uscendo a portarglielo. Tuo padre ha un cuore d'oro, ma sai com'è fatto, ha sempre la testa tra le nuvole, come quando dice di essersi perso gli occhiali e poi li ha in testa, o come quando...- Oddio eccola che inizia a parlare del nulla, se non la fermo finirà per dirmi di quanto andassero di moda i pantaloni a zampa d'elefante ed i tacchi a punta quadrata ai suoi tempi pensai. 

Per fortuna ci pensò Zack ad interromperla – Posso venire anche io con te?-

- Sarebbe meglio di no- iniziò mia madre.

– Ma dai, ti prego, non succede mai nulla di bello da queste parti! Portami con te!!- 

- Non è "qualcosa di bello" il fatto che siano usciti fuori strada... ah e va bene- concluse vedendo come la guardava, poi voltandosi verso di me aggiunse –Porta alla ragazza una coperta che sta iniziando a fare freschetto, e se riesci vedi di accendere anche il caminetto, ho comprato i marshmallows- mi strizzò l'occhio facendomi sorridere. 
Ok qualche volta era una scocciatura, ma conosceva i miei punti deboli.

Stavo tornando in camera per portare la coperta alla ragazza quando la vidi in piedi in cima alle scale. – Ehi, emhh, come... come ti senti?- le chiesi cercando di essere il più cortese possibile. 
(ho già accennato al fatto che non sono molto socievole con le altre ragazze?) 

–Ciao, bene, credo...- sembrava piuttosto spaesata 

–Tranquilla, sei svenuta, ma adesso va tutto bene, i tuoi genitori sono qui vicino e stanno cercando di liberare la macchina dalla neve, tra poco saranno qui- sembrava non mi stesse ascoltando, continuava a guardarsi intorno con quei grandi occhi neri. No, non erano neri, erano marroni scuro, come cioccolata fondente, sembrava un cerbiatto spaventato, e quella spruzzata di lentiggini che aveva sul naso e sulle guance la rendeva ancora più piccola di quanto probabilmente non fosse. 

Continuò a spostare lo sguardo su e giù fino a postarlo su di me – E il ragazzo?- mi chiese.

-Ragazzo?- ripetei non capendo.

–Si, non quello con gli occhi verdi, no, quello vestito tutto di nero col tatuaggio- continuò. 

Non capivo, o mi stava prendendo in giro, o aveva preso una gran bella botta.

Angolo Autrice
Buonasera! Ultimo capitolo per oggi! 
Ecco a voi Octavia... lei è... beh lo avete visto ;) La storia verrà raccontata da POV alternati suoi e di Lydia!
(Spero che come idea vi piaccia)
a domani! 

   

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Capitolo 5
*** Capitolo 4: il Passo ***




LYDIA

Quando riaprii gli occhi mi ritrovai in un letto che non era il mio. 

Mi portai le mani agli occhi cercando di ricordare qualcosa e alcune immagini sfocate mi riempirono la mente: l'incidente, il lupo, il ragazzo.
Cercai di alzarmi, mi venne un capogiro, ma mi costrinsi a farcela comunque. 

Uscii dalla porta e mi ritrovai in un corridoio. Vedevo una luce in fondo "E se vedi un lungo tunnel, sta lontano dalla luceee" risi tra me e me citando Ciuchino. 

Mentre m'incamminavo mi vidi riflessa ad uno specchio appeso ad una delle pareti: avevo la testa fasciata e un po' di sangue colorava le bende in corrispondenza della tempia sinistra E questa? Continuai a camminare e mi ritrovai in cima ad una rampa di scale. Stavo per scenderle quando vidi in fondo a queste una ragazza, bellissima a parer mio: magra, con un viso delicato, pelle chiara e capelli castano scuro raccolti in una coda alta con ciocche un po' scompigliate che le incorniciavano il volto. A stonare con questo aspetto da fata delicata erano gli occhi di ghiaccio che alzò in quel momento e posò su di me. 

- Ehi, emhh, come... come ti senti?- mi chiese. 

-Ciao- risposi ma chi è questa? -Bene, credo...- aggiunsi distogliendo lo sguardo da quegli occhi freddi che mi mettevano un po' in soggezione Ma dove mi trovo? E che fine ha fatto il ragazzo che mi ha salvata? 

Iniziai a guardarmi intorno per vedere se riuscivo a riconoscere qualcosa. Nel frattempo la ragazza aveva ripreso a parlare, ma non la stavo ascoltando. Mi capitava spesso, di non ascoltare intendo. Sentii distrattamente "genitori" e "macchina", probabilmente stava parlando dei miei. 
Devo raggiungerli adesso e chiedergli cosa è successo! Dove mi hanno trovata? E che gli ha raccontato il ragazzo dagli occhi verdi? E che fine ha fatto.... ODDIO il ragazzo calvo! E se è morto? Oppure è ancora vivo e lo hanno portato qui come hanno fatto con me -E il ragazzo?- domandai di getto per chiedere conferma.

Lei mi guardò in modo poco convinto -Ragazzo?- chiese 

-Si, non quello con gli occhi verdi, no, quello vestito tutto di nero col tatuaggio- specificai, ma lei continuò a guardarmi con uno sguardo interrogativo e anche un po' scocciato, forse non era il caso di nominare anche il lupo. 

Che avessi preso una botta in testa e mi fossi sognata tutto? Questo avrebbe spiegato la fasciatura.

Decisi di cambiare argomento in modo da non risultare completamente svitata, ma di cosa potevo parlare con una sconosciuta? 
Vidi in un angolo dietro alla porta da cui era sbucata un arco con una faretra poggiati alla parete

 -Bello- dissi indicandolo- è di tuo padre?- Ok la mia era una domanda veramente stupida ma non mi era venuto in mente nient'altro

-No, è mio- mi rispose poco convinta. In effetti ero passata dal parlare di un ragazzo inesistente ad un arco nel giro di 0.3 secondi.

-Ma che bello, mi piacerebbe saperlo usare, mi sentirei molto Katniss, sai io amo Hunger Games, beh in generale amo tutti i fantasy. E poi immagino che qui sia molto utile, no? Per la caccia e tutto il resto- continuai non sapendo neanche io cosa intendessi per "tutto il resto". 
Sono sicura che se fosse stato possibile le sarebbero letteralmente cadute le braccia in quel momento.

 -Veramente lo faccio come sport, sai a scuola. Sono in grado di prendere anche bersagli in movimento, ma non lo uso per la caccia- mi rispose molto semplicemente, ma dentro la mia testa continuai la sua frase con un bel "Sai i supermercati sono arrivati anche da noi".

Datemi una zappa, devo andare a sotterrarmi 
-Penso che andrò a prendere una boccata d'aria- dissi con molta nonchalance scendendo le scale e aprendo quello che mi sembrava il portone d'ingresso. 

-Ehi aspetta- mi corse dietro la ragazza -Non puoi uscire così, fuori fa freddo e sei anche a piedi scalzi!- 

Era vero, non era stata una mossa geniale, quella decisamente non era la mia giornata. 
Fortunatamente il portone non dava direttamente sulla strada, ma si apriva su un patio con il pavimento non ricoperto dalla neve. 
Mi andai a poggiare sulla ringhiera in legno che delimitava il patio ma mi voltai quasi subito decisa a chiarire con la ragazza, non volevo sembrarle completamente pazza

 -Senti scusami per come mi sono...- mi fermai vedendo che un'ombra era comparsa dietro di lei prendendola per le spalle e imbavagliandola.

-Che facciamo? Sono due!- disse l'assalitore rivolto nella mia direzione. 

Capii all'istante e mi voltai di scatto tenendo il gomito alzato e ben piazzato che si piantò nello stomaco dell'aggressore che avevo immaginato  essere alle mie spalle il quale, colto di sorpresa, si piegò in due a causa del colpo.

-Grazie amico- biascicò tra i denti tenendosi con le mani la pancia -Le prendiamo entrambe, che vorresti fare altrimenti?- continuò rimettendosi in piedi e voltandosi verso di me. 

Io nel frattempo mi ero messa in posizione di difesa. Sei anni di kick box mi avevano insegnato qualcosa, primo tra tutti: non abbassare mai la guardia. Non aspettai oltre, feci un passo in avanti e gli piazzai un calcio ben assestato in pancia. 
Tuttavia questa volta era pronto e mi afferrò il piede con entrambe le mani. Caricai allora il peso su quel piede e usando il suo petto come pedana mi diedi una spinta mentre con una torsione del busto gli diedi un calcio in faccia col piede libero. 

Il risultato non fu dei migliori lo ammetto. Mi ritrovai infatti col sedere per terra, ma almeno lui aveva mollato la presa.

-Ti vuoi dare una mossa- disse il primo che continuava a tenere ferma la ragazza con gli occhi di ghiaccio. 

-Parli bene tu, ti sei scelto la più semplice- replicò il mio. 

Se avesse potuto la ragazza lo avrebbe incenerito con lo sguardo.

-E va bene, vediamo di muoverci, non ci rimane ancora molto tempo per fare il Passo- disse più a sé stesso che al compagno. Chiuse gli occhi e aprì i palmi delle mani per poi tornare a chiuderli subito dopo. 
Immediatamente il terreno si sollevò e mi circondò le mani impedendomi qualsiasi movimento. 

Il ragazzo si avvicinò e mi cinse la vita. Solo in quel momento lo riconobbi: era il ragazzo dagli occhi verdi.

-Tu adesso vieni con me- mi sussurrò all'orecchio. Poi il terreno scomparve da sotto il mio corpo.

Fu una sensazione stranissima. Non stavo precipitando, sembrava più che qualcuno mi avesse dato una forte spinta facendomi balzare in avanti. 
Caddi a terra, anche se non sono certa sia lecito dire così visto che stavo già per terra. 

Il pavimento era freddo, umido e sconnesso. Decisamente scomodo, ma almeno avevo di nuovo qualcosa sotto i piedi. 

Le mani non erano più legate al pavimento e quindi ero libera di alzarmi, tuttavia rimasi seduta non trovando le forze per farlo tanto incredula ero. 

Non mi trovavo più nel patio della baita, ma in un'enorme caverna. Numerose fiaccole erano appese al soffitto e alle pareti a mo' di lampadari illuminando a giorno l'intera caverna. Diversi cunicoli sbucavano nell'ampia sala dove ci trovavamo.

Il ragazzo nel frattempo si era alzato e mettendo le mani a conchiglia attorno alla bocca urlò -Siamo tornati bastardiii!- 

Dai cunicoli iniziarono a sentirsi delle urla euforiche che rimbombarono tra le pareti della caverna. 
In un attimo fummo circondati da una moltitudine di persone, tutti che chiacchieravano animatamente avvicinandosi a noi. 

C'era chi dava pacche sulle spalle ai nostri rapitori chi dei pugni affettuosi e tutti si sporgevano e strattonavano per riuscire a vederci. Mi sembrava di essere piombata nella fazione degli Intrepidi. 

Una ragazza bionda buttò le braccia al collo del ragazzo con gli occhi verdi stritolandolo in un abbraccio -Ce l'abbiamo fatta- la sentii dire.

-Ma che diamine...?- iniziai a farfugliare, mi stava ritornando la voce - Volete spiegarmi...- ma niente, nessuno mi stava ad ascoltare -Qualcuno vuole spiegarmi cosa sta succedendo qui?!- urlai in fine con tutto il fiato che avevo in gola. 

Con mia grande sorpresa, e anche soddisfazione, di colpo ammutolirono tutti.

Non pensavo di avere così tanta importanza pensai. Solo in un secondo momento notai che gli sguardi non erano rivolti su di me. Voltai anch'io lo sguardo verso uno dei cunicoli da cui stava emergendo una figura. 
Era un uomo, avrà avuto circa 45 anni, capelli corti neri con qualche capello bianco sulle tempie e una corta barba brizzolata. Portava dei pantaloni verde militare e sopra una maglia nera, teneva a tracolla una fascia di cuoio con una serie di tasche. Su un braccio aveva un tatuaggio che si intuiva continuasse sulla spalla.

-Per l'amor del cielo Ilan slega quella ragazza, non sono nostre prigioniere- disse rivolto al ragazzo che aveva rapito la mia compagna di sventure. Era alto, con occhi color nocciola ed capelli biondo cenere. 

-Scusa me ne ero quasi dimenticato- ammise arrossendo lievemente e girandosi verso la ragazza per slegarle il bavaglio che le aveva messo alla bocca.

-Te ne sei quasi dimenticato?- la sentii ringhiare a bassa voce e poi voltandosi verso il nuovo arrivato aggiunse -Mi dite che cosa sta succedendo qui?- 

-Scusate per i modi rozzi di questi due ragazzi, ma non abbiamo molti altri Rheol capaci di fare il Passo. Lasciate che mi presenti: sono Arjuna e possiamo dire che sono il capo di questa tribù- disse allargando le braccia. 

Perché a lei hanno risposto e a me no?

-Qual è il vostro nome?- chiese gentilmente l'uomo. 

Io rimasi muta, ancora non mi capacitavo di quello che stava succedendo.

-Voi ci avete rapito e neanche sapete come ci chiamiamo?- chiese con una punta di acidità la ragazza, ma vedendo che nessuno le rispondeva aggiunse -Octavia Anderson- 

-E tu?- disse rivolto verso di me.

-Lydia- dissi con un groppo in gola -Lydia Wright.

Angolo autrice
Buooona domenica popolo di EFP, come va?
Scusate se continuo a ricicciare fuori a fine capitolo, ma volevo farvi una domanda... come funziona qui su EFP? Le recensioni valgono come dei commenti? O sono qualcosa di più raro/impegnativo? Nel senso nelle recensioni si dice qualcosa riguardante ogni capitolo tipo "Mi sta simpatico Pinco Pallo, mentre penso che Geppettuzzo sia un traditore", oppure sono commenti più seri riguardanti la storia intera del tipo "Questa storia mi piace, ha tanti punti di forza, ma allo stesso tempo trovo che l'autore dovrebbe migliorare questo, questo e questo punto" ? perchè ho provato a capirci qualcosa, ma dovete sapere che non sono un asso in informatica -.-
Se qualcuno avesse l'immensa pazienza di rispondermi magari in un messaggio privato penso che gli darei una medaglia Ad Honorem!
E scusatemi ancora per la mia parlantina petulante, prometto di non fare più domande riguardanti EFP!
Un bacio grande grande grande! A presto!

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Capitolo 6
*** Capitolo 5: Guerra ***



 

LYDIA

-Bene ragazze, se mi date un secondo prometto di spiegarvi tutto, dall'inizio fino alla fine, non vogliamo farvi del male, ve lo prometto. Ma prima di iniziare, Chris- disse Arjuna rivolgendosi al mio salvatore/rapitore –Chi è delle due?- 

-Miss calcio ruotato qui- disse indicandomi con un cenno della testa e il suo solito sorrisetto stampato in faccia.

–E l'altra?- 

-Era presente e non volevamo creasse dei problemi lasciandola lì - 

-Avete fatto bene, nonostante le vostre maniere discutibili, e poi sai come la penso sulle "coincidenze"- disse mimando le virgolette con le mani in aria.

A questo punto si andò a sedere su una sporgenza di roccia che si era formata dal nulla sulla parete della caverna preparandosi probabilmente a spiegarci il "tutto dall'inizio fino alla fine". 
Ancora non riuscivo a capire come riuscissero a fare quel trucchetto con la roccia, ma se avessi dovuto dar voce a tutte le domande che mi affollavano la mente probabilmente avrei finito il mattino seguente, quindi decisi di lasciarlo fare sperando in questo modo di capirci qualcosa.

-Abbiamo un bel po' di cose da dirci- disse sfregandosi le mani –In questo momento non vi trovate più sulla Terra, ma su Ddaear Arall, una terra parallela alla vostra, la nostra casa. 
Anticamente gli uomini che abitavano queste terre erano un tutt'uno con la natura, riuscivano a governare le piante e gli alberi usandoli come fossero un prolungamento di loro stessi. I campi erano sempre in fiore e rigogliosi, le praterie verdi, le foreste alte e imponenti. La natura era un Dono, e questo Dono veniva tramandato da generazione in generazione. Ma l'avarizia e la sete di potere presto presero il sopravvento, e quell'equilibrio idillico che si era creato in bilico su un filo di lana si spezzò facendoci precipitare nel caos. 
Ebbe così inizio quel periodo che ormai viene definito "Machlud", ovvero Tramonto nella lingua antica, in cui gli uomini persero ogni contatto spirituale con la natura sottomettendola al proprio dominio e usandola come arma. 
Intere foreste vennero rase al suolo per creare armi o campi di battaglia e si narra che milioni e milioni di alberi vennero riuniti a formare dei veri e propri eserciti - 

-Eserciti di alberi...- mi lasciai sfuggire mentre cercavo di seguire il discorso . 

-Si, anche a noi adesso risulta difficile immaginarlo, la storia è poco chiara e trattandosi di fatti molto molto antichi abbiamo ben poche testimonianze, ma i racconti tramandati narrano di veri e propri schieramenti di foreste sotto il controllo degli uomini. 
Adirata la Dea Au Maite, Armonia, protettrice della natura e dell'equilibrio del mondo, scese in terra sottraendo a tutti i Munus (coloro che possedevano il Dono) lo spirito vitale che gli permetteva di comunicare con la natura racchiudendolo in uno scrigno capace di assorbire potere magico e lasciandogli come unica abilità il controllo della roccia "fredda e dura come i loro cuori"- disse facendo le virgolette con le dita, probabilmente stava citando uno di quei testi antichi di cui aveva parlato. 
-Alla fine del Tramonto molti uomini avevano perso la vita e ancor peggiori erano stati i danni inferti alla terra. Fu difficile ricominciare tutto da capo, ma con fatica ci si riuscì. Dalle ceneri della guerra nacquero le quattro grandi Nazioni di Ddaear Arall: i Villaggi delle Montagne sui Monti di Elijah, le Tribù della Sabbia sorte nei deserti che si erano creati a causa della grande guerra, la Città di Metallo, un'immensa metropoli con costruzioni fatte interamente di metallo ed infine il Regno della Foresta comprendente quella porzione dell'antica foresta che ancora non era stata distrutta.
Non fu facile, ma lentamente ogni nazione prese vita. I pochi Rheol rimasti discendenti dai Munus, si specializzarono nell'arte dell'elemento che avevano a disposizione, sabbia nel deserto, roccia sulle montagne e così via, e assieme a coloro che non possedevano il dono misero su un vero e proprio mercato nazionale ed internazionale- 
Stavo iniziando a perdere il filo del discorso, probabilmente lui se ne accorse perché  si affrettò ad aggiungere -Rheol nell'antica lingua significa "controllo" e con questa parola indichiamo coloro in grado appunto di controllare la terra.
Ma come ho detto non fu facile e soprattutto non lo fu per il Regno della Foresta che, circondato da quella che prima era parte di loro, mai riuscì a ricominciare da capo lasciandosi tutto alle spalle. 
Così cinquantasei anni fa il popolo della foresta guidato dal loro re Alexander P. Nordwood si ribellò ad Au Maite invadendo il suo suolo sacro, Goeden Fawr. Lui e cinque suoi generali riuscirono a raggiungere il punto in cui era nascosto lo scrigno e lo aprirono rilasciando l'antico potere che si diffuse per tutta la sala come un'onda. Ma ad ogni azione corrisponde una reazione, ed il rilascio di un'energia così potente provocò un risucchio di potere che costrinse nello scrigno Au Maite stessa. Fu una reazione del tutto improvvisa e soprattutto non calcolata, ma che in fin dei conti giovò ad Alexander che in questo modo si liberò dell'unica in grado di contrastarlo. 
Il rilascio di potere fu breve e l'ondata riuscì a pervadere solamente lui e i suoi generali, ma fu comunque una vittoria infatti "nel giro di poche generazioni i Munus avrebbero ripopolato il Regno della Terra facendola fiorire"- disse mimano ancora una volta le virgolette e citando chissà quale altro testo o discorso.

 Probabilmente si diverte a fare quel gesto, non ho mai visto nessuno farlo così spesso in così poco tempo... o magari è un tic che non riesce a frenare. Sarebbe divertente se mettesse le virgolette anche quando parla di quello che ha mangiato a colazione... 

Una mano sulla mia spalla mi riportò alla realtà, anche se non ero certa la si potesse definire propriamente tale. Mi ero di nuovo persa nei miei pensieri ed ero rimasta come al solito con gli occhi spalancati persi nel vuoto. 
Probabilmente ero sembrata più che altro spaventata perché quando mi voltai vidi due occhi verdi foresta che mi fissavano con aria interrogativa ed un filo preoccupata, come a chiedere "va tutto bene?"
Mi riscossi e riposai lo sguardo verso Arjuna, ma quello sguardo continuò per un po' ad affollarmi la mente. 

Sto bene? Giusto, ma io sto bene? Mi hanno portato in un'altra dimensione e non mi sento per niente spaventata 

Era come se tutti i dubbi che all'inizio mi ero posta fossero stati risolti con la spiegazione che mi stava dando quell'uomo, come se parlare di alberi che si muovono, Dee dell'armonia e mondi paralleli fosse una spiegazione più che razionale. Non riuscivo assolutamente a capirne il motivo ma era come se dentro di me sapessi che quel racconto, per quanto assurdo potesse sembrare, fosse vero. 

Intanto Arjuna aveva ripreso a parlare -Ma anche questa volta l'uomo non riuscì a controllare il grande Dono e la sete di potere non fu saziata col riacquisto dell'antico potere, anzi ne fu alimentata. Nordwood iniziò a sostenere che le quattro Nazioni dovessero essere disciolte e il popolo di Ddaear Arall riunificato come nell'antichità, e quando le altre Nazioni rifiutarono il folle progetto e lo invitarono a liberare Au Maite la sua risposta fu l'attacco. Era deciso a portare a compimento quello che chiamava il "suo destino": riunificare Ddaear Arall sotto l'unico nome del Regno della Foresta- Rimimò le virgolette -In pochi anni riuscì a conquistare gran parte delle Tribù della Sabbia e la quasi totalità dei Villaggi della Montagna, noi siamo una delle poche roccaforti superstiti. Mentre tutt'ora non sono riusciti a penetrare all'interno della Città di Metallo- fece una pausa che mi fece pensare avesse finito. 

–Mi spiace per tutto ciò, ma proprio non capisco: cosa c'entriamo noi in tutto ciò?- chiesi. 

–Adesso arriva il bello-mi rispose Arjuna sorridendo – Infatti non tutti gli abitanti del Regno della Terra erano d'accordo coi piani di Alexander Nordwood, e tra questi c'era anche uno dei suoi generali: Diane Jones. 
Diane era una ragazza molto intelligente e dotata che in pochi anni era riuscita a salire ai vertici del comando. Condivideva l'idea che l'antico potere dovesse essere restituito al popolo, e fu anche grazie al suo contributo che lo scrigno fu aperto. Come gli altri in quella stanza anche lei acquistò l'antico potere, ma dopo averne visto le conseguenze fece di tutto per aiutarci a contrastare l'avanzata del Regno della Terra. 
Per un po' di anni riuscì a passarci informazioni sui piani d'attacco e sul luogo in cui era custodito lo scrigno. 
Purtroppo Alexander era un uomo che non si sarebbe fidato nemmeno della propria ombra e dunque non rivelò mai a nessuno il punto preciso in cui era nascosto il lo scrigno ed il modo in cui accedervi. Rivelò a ciascun generale una parte delle informazioni ordinando di non rivelarlo a nessuno se non alla propria progenie in modo tale che il segreto venisse mantenuto. 
Grazie a Diane venimmo comunque almeno a sapere che lo scrigno si trova nel cuore della Grande Foresta e che può accedere ad esso soltanto un Munus. 
Una sera tuttavia venne scoperta e fu costretta a scappare. Attese fino all'ultimo momento in cui era possibile il Passo in modo tale da non poter essere seguita e si rifugiò sulla vostra Terra.
Nessuno sa cosa le successe in seguito e per quale motivo non tornò mai indietro ad aiutarci. Fatto sta che da quando lei scomparve le difese delle altre Nazioni diminuirono drasticamente ed il Regno della Foresta come vi ho già detto in poco tempo riuscì a conquistare gran parte dei territori di Ddaear Arall. 
Da ormai una trentina di anni ad ogni Luna tutti i Rehol rimasti in grado di fare il Passo vanno sulla Terra nella speranza di ritrovare Diane o i suoi figli- 

Figli? Mi devo essere persa un'altra parte 

-Si, figli, o figlio- continuò Arjuna quasi leggendomi nella mente –Perché quando fuggì Diane era incinta. 
Avevamo ormai perso le speranze, finchè Chris poco tempo fa non è tornato sicuro di aver trovato la nipote di Diane- disse posando i suoi occhi grigi su di me. 

Io continuavo a non capire cosa volessero  da me. Un'idea cercava di farsi spazio nella mia mente 
Ma non può essere, questi devono essere tutti pazzi se credo davvero che io... No no, non diciamo sciocchezze, non crederanno veramente... Mi rivoltai verso il ragazzo che mi guardava con occhi fermi e decisi.

– Non penserete veramente che sia io spero- dissi con un tono più stupito di quanto volessi -No no, mi spiace vi state sbagliando- conclusi reprimendo quella fievole voce che cercava ancora di farmi credere che tutto ciò avesse senso. 

–Ricordi l'albero- disse semplicemente il ragazzo.

–Ma cosa significa? Gli alberi cadono in continuazione, sarà stato malato, o direttamente morto, o troppo carico di neve, o un lieve terremoto lo avrà scosso causandone il crollo, esistono miliardi di motivi per cui un albero può cadere!- 

-Un lieve terremoto?- ripeté divertito il ragazzo alzando un sopracciglio. 

Ora lo prendo a schiaffi

-No, non è soltanto per quello che ti trovi qui Lydia- disse Arjuna riprendendo in mano la situazione  –Dopo il vostro incontro è tornato da noi raccontando l'accaduto ed assicurandoci che ti avremmo ritrovata lì- 

Mi tornò immediatamente in mente il momento in cui poco prima di svenire mi aveva chiesto scusa, feci due più due e... -Sei stato tu a colpirmi- gli urlai contro.

–Ah già, scusa, di nuovo- 

-Scusa?!- dissi –Potevi uccidermi!- 

-Chris non mi dire che sei stato tu a provocale quella ferita in testa!- lo rimproverò Arjuna.

–Su due piedi mi è venuto in mente solo quello, e no che non ho rischiato di ucciderti, so dosare la mia forza!- disse l'ultima frase rivolto verso di me. 

Stavo per rispondergli quando il "capo tribù" riprese la parola –Con te farò i conti più tardi Chris. Comunque per farla breve è tornato da noi riferendoci cosa aveva visto ed è ritornato sul pianeta Terra con Ilan ed un Incantatore, e se sei qui significa che l'Incantatore ha percepito in te il Dono- volevo replicare un'altra volta, ma mi bloccai a causa di quella vocina interiore che continuava a dargli ragione 

Coscienza ma tu da che parte stai?!

-Abbiamo bisogno di qualcuno che sia in grado di raggiungere ed aprire lo scrigno per liberare la Dea Armonia così da poter porre fine a questa guerra. Abbiamo bisogno di te Lydia- Concluse serio Arjuna guardandomi fermamente con quegli occhio grigio pietra

E adesso cosa faccio?

Angolo autrice:
Ciao a tutti cari lettori! Scusatemi per la noiosità di questo capitolo, ma doveva arrivare il momento delle spiegazioni, anche se ovviamente molte altre cose dovranno essere chiarite.
Volevo chiedervi cosa ne pensate fin'ora del libro e soprattutto invitarvi a chiedere chiarimenti se avete dei dubbi sulla storia, capisco che questo capitolo può risultare confusionario!
grazie a tutti :)

 

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Capitolo 7
*** capitolo 6: Scelte ***




OCTAVIA

Quella che era cominciata come una normale giornata si era trasformata di punto in bianco in un incubo. 
Non capivo bene cosa stesse succedendo, ancora non avevo digerito tutta quella storia del mondo parallelo, potere antico e quant'altro. 

Vedevo gli occhi di Lydia spalancati. Quella ragazza riusciva con un solo sguardo a trasmettere mille emozioni: paura, incredulità, curiosità, attenzione ma anche distrazione. 
Io al contrario sentivo ribollire dentro di me un unico sentimento: rabbia. Probabilmente perché ancora non credevo a tutto ciò che mi era stato raccontato. Ero ancora convinta che da un momento all'altro sarebbe sbucato fuori qualcuno urlando "sorridi, sei su Scherzi a parte!"

Con un grande sforzo attesi la fine di quella assurda narrazione, anche se più di una volta ero stata tentata di interrompere questo "Arjuna" perché la storia si faceva sempre più improbabile. 

Eppure... eppure sembra così serio e preoccupato e anche, si anche speranzoso, che sia vero... No, no, non può esserlo, Octavia tu sei una persona razionale! E comunque non posso provare pena per qualcuno che non ha alcun rispetto per le altre persone, che modo è di trattare due ragazze?

Con mia grande sorpresa riuscii a contenermi fino alla fine, fino a quella bellissima frase che probabilmente si era preparato sin dall'inizio del discorso e che infine aveva pronunciato con tono solenne e sguardo deciso: "abbiamo bisogno di te Lydia". 

Ci furono un paio di secondi di puro silenzio, nessuno fiatava. Dopo tutto il fracasso che era rimbombato sulle pareti di roccia quando eravamo arrivate sembrava quasi irreale quell'assenza di rumore. Mi serviva qualcuno che parlasse, qualcuno che riempisse quel silenzio, altrimenti avrei incominciato io e allora nessuno mi avrebbe fermata.

Ma ahimè nessuno aprì bocca.

-Volete dirmi che io mi trovo qui per puro caso?!- esclamai avendo capito fin troppo bene che la mia presenza era assolutamente inutile e che ero stata presa e trattata come una bambola di pezza strattonata di qua e di là come se nulla fosse solo per una coincidenza.

-Il caso non esiste- mi rispose con irritante calma Arjuna.

Ero stata imbavagliata, rapita, portata a loro dire in un'altra dimensione per combattere una guerra in cui non c'entravo assolutamente nulla e tutto ciò che quella specie di Rambo riusciva a dirmi era la citazione della tartaruga di Kung Fu Panda?! 

Eh no, questo è troppo

-Voi non avete il diritto di trattare così le persone! Prendere con la forza due ragazze e portarle chissà dove! Se avete realmente delle buone intenzioni mi spiegate perché non vi siete presentati a casa nostra per discuterne normalmente?- Ero un fiume in piena -E poi cosa penseranno i nostri genitori quando torneranno a casa e non ci troveranno? Saranno preoccupatissimi, non potete giocare con le vite altrui!- dissi quest'ultima frase alzando il tono più di quanto avessi voluto.

- È vero! Mamma e papà, chissà quanto saranno in pensiero- disse Lydia con un filo di voce.

Oddio, ti prego non metterti a piangere Pensai roteando gli occhi e riposandoli su quell'uomo dagli occhi grigi. 
Ero contenta che Lydia mi supportasse, ma continuava a darmi l'impressione di essere cucciolino bagnato e abbandonato e in quel momento serviva che qualcuno prendesse in mano la situazione, altrimenti sarebbe stata la fine per tutte e due.

-Non avevamo tempo per parlarne con voi tranquillamente sulla Terra, mi spiace, ma l'arco temporale che consente il Passo è abbastanza breve. E per quanto riguarda i vostri genitori non dovete preoccuparvi, l'Incantatore che era venuto sulla Terra con Ilan e Chris è rimasto lì col compito di creare un'Aura Oblivio attorno a chiunque avesse cercato la nostra Lydia, sono sicuro che abbia fatto lo stesso coi tuoi cari vedendo Ilan portare anche te qui su Ddaear Arall-

Un' Aura Oblivio?

-Un'Aura Oblivio?- chiese Lydia dando voce ai miei pensieri.

-È un incantesimo in teoria abbastanza complicato, ma più semplice sulla Terra essendo un pianeta senza magia, che permette per un certo periodo di tempo di manipolare la mente di un individuo modificandone il ricordo di un'altra persona. In altre parole Faust, il nostro Incantatore, ha temporaneamente modificato il ricordo che i vostri genitori hanno di voi trasformandolo da un ricordo "Lydia figlia" ad un ricordo "Lydia lontana amica di infanzia"- disse mimando le virgolette in aria con le dita.

-Avete cancellato dai nostri genitori il ricordo di noi?!- dissi scioccata. Quell'uomo continuava a darci queste informazioni con la stessa naturalezza con cui una mamma spiega ad un bambino perché non è una buona cosa mangiare il pongo.

-Modificato, non cancellato, è impossibile rimuovere completamente il ricordo di qualcuno dalla mente di qualcun altro- rispose Arjuna come se fosse la cosa più ovvia dell'universo.

Mossi un passo verso di lui –Non è questo il punto! Noi ...- mi bloccai sentendomi avvolgere da qualcosa a livello delle gambe. Portai di corsa lo sguardo verso il basso pronta a reagire ma quello che vidi mi paralizzò in un secondo: una bambina, di circa cinque anni mi avvolgeva le ginocchia in uno stretto abbraccio, con la faccia appoggiata alle mie gambe. Panico, non sapevo mai come reagire quando mi trovavo in presenza di bambini piccoli, fatta eccezione per Zack, ma con lui era diverso, lui era mio fratello.

-Vi prego aiutateci, il mio papà ha combattuto contro quei cattivi del Regno della Foresta ed ora è stato fatto prigioniero. Aiutatemi a riportarlo a casa- disse sempre tenendo la testa premuta contro di me. Cercai di calmarmi, chiusi gli occhi e feci un respiro profondo, ma il mio corpo era ancora rigido, odiavo le manifestazioni di affetto e ancora più in generale odiavo che la gente mi toccasse, in qualunque modo. Riaprii gli occhi e li portai prima su Arjuna, poi su Chris ed infine sulla bambina, o meglio sulle due treccine bionde che le ricadevano sulla schiena visto che la faccia era completamente sprofondata nei miei pantaloni.

-Vedi piccina... emh... non è che io non voglia aiutarti- dissi cercando di accarezzarle i capelli ma ottenendo come risultato più un pat pat sulla testa -Ma proprio non posso, non so nulla di questo posto, di questa faccenda, non potete fare affidamento su due comuni ragazze. Io non ho idea di dove sia tuo padre o di come liberarlo, sempre che sia ancora vivo ovviamente- la bimba aveva nel frattempo alzato lo sguardo e all'ultima frase lo aveva distorto in una smorfia facendo diventare il viso tutto rosso 

Oh no, no no, non piangere, ti prego non farlo Ma ormai era troppo tardi e già i lacrimoni sgorgavano da quei suoi occhietti lucidi Cosa ho fatto? Ma cosa mi passa per la testa? "Sempre che sia ancora vivo", un genio proprio!

-Non piangere, non intendevo dire quello che ho detto, come posso sapere se tuo padre è morto?- un altro urletto più disperato uscì dalle sue piccole labbra 
Meglio che stia zitta.

Rialzai lo sguardo in cerca della madre o di una qualsiasi persona che mi aiutasse, ma ero così agitata da non riuscire a soffermarmi sui vari volti che mi circondavano.

-Tranquilla tesoro, non ti preoccupare, vi aiuteremo e insieme riusciremo a trovare tuo padre- disse una voce tranquilla ai miei piedi. Riabbassai lo sguardo e vidi Lydia accucciata accanto alla bambina, le stava accarezzando i capelli con una mano e asciugando una lacrima con l'altra.

- Ci aiuterai veramente?- disse Arjuna con la sua solita voce tranquilla, ma non riuscendo a mascherare la speranza. Tutti gli occhi erano posati su di lei.

-Si, vi aiuterò- disse convinta.

Non avevo ancora mai visto quella ragazza così decisa, gli occhi fermi e le labbra serrate. La guardai stupita, questa volta mi sembrò... grande, si grande, anche dietro quegli occhi color cioccolata e quelle lievi lentiggini che le coloravano il naso e le guance. 
Ripensai anche al rapimento di poco temo prima, pure in quel caso nel momento di pericolo io mi ero fatta prendere come una pera cotta mentre lei era riuscita a tener testa al ragazzo, almeno per un po'. Forse l'avevo giudicata male, forse non era così piccola e debole come avevo pensato.

-Allora ti prego di seguirmi Lydia, ho ancora un po' di cose da spiegarti- disse Arjuna –Voi nel frattempo magari fate fare un giro alla nostra ospite- disse ai nostri rapitori per poi voltarsi a sorridermi. Avrei voluto strappargli quel sorriso e calpestarlo, odiavo le persone che sorridevano troppo; ok lo ammetto, odiavo un bel po' di cose, ma che ci potevo fare, ero fatta così.

-Con molto piacere- disse Chris prendendomi sottobraccio, Ilan si limitò a sorridere impacciato. Io mi scrollai di dosso il ragazzo dai capelli castani (niente contatti) e dissi –Vai avanti tu, prometto di non scappare- imitando il suo sorriso sbruffone mentre facevo un mezzo inchino e allargavo un braccio verso il cunicolo più vicino a noi. Ancora con le labbra incurvate in quel sorrisetto mi superò con un solo passo dicendo –Come desideri- Continuò a camminare, lo seguii a ruota e dietro chiudeva Ilan.

-Qui ci sono i dormitori- disse indicando un cunicolo sulla destra da cui si diramava una serie di altre vie – Questi piccoli fori sono sparsi per tutte le sale e corridoi e arrivano fino alla superficie della roccia, rendendo così possibile il ricambio dell'aria- camminammo ancora un po' fino ad arrivare ad un'enorme sala con lunghe tavolate –Questa è la mensa e dietro quella porta ci sono le cucine. Ah bene bene, adesso arriviamo alla mia stanza preferita, la sala armi! Qui puoi trovare di tutto e di più, non è molto ben protetta è vero, ma devi conoscere bene questi cunicoli per arrivarci- 

In effetti avevamo fatto una serie di svolte consecutive che normalmente avrebbero confuso una persona, ma io avevo una buona memoria, e sarei riuscita molto probabilmente a ritrovare ogni singola stanza che mi avevano mostrato. 

–Ed ora arriviamo alla parte preferita di Ilan- disse fermandosi in un vicolo cieco. 

Alzai un sopracciglio in segno interrogativo ma senza rispondermi Chris portò entrambe le mani verso il pavimento per poi rialzarle lentamente ed insieme alle sue mani si sollevò la parete che avevamo di fronte. Una ventata d'aria fresca mi scompigliò i capelli, tirai un profondo respiro che mi congelò i polmoni, tuttavia continua fino in fondo. Ci trovavamo su una terrazza, davanti a noi il nulla. Una leggera nebbia copriva tutte le terre sotto di noi e solo in lontananza si vedevano sbucare altre montagne. Ci trovavamo quasi sulla cima di un monte, la vista era mozzafiato, e come se non bastasse una lieve luce rosa colorava i profili delle montagne, stava sorgendo il sole 

Com'è possibile? Fino a poco tempo fa erano solo le nove di sera

-Al nostro Ilan piacciono le albe- disse Chris strizzando un occhio.

-Colpevole- ammise Ilan alzando le spalle.

-Insomma un romanticone- dissi io voltandomi verso di lui.

-Esattamente- disse Chris scoppiando in una fragorosa risata –Questa ragazza già mi piace!- per tutta risposta Ilan gli diede una leggera gomitata sorridendo anche lui.

E va bene, non sono poi così male questi due pensai tra me e me.

-Chris, Chris!- sentimmo una voce alle nostre spalle. Un ragazzo alto castano con un paio di occhiali era sbucato fuori correndo dallo stesso cunicolo da cui eravamo usciti noi. –Arjuna ha chiesto di te, lo trovi nella sala 1bis-

-Il dovere mi chiama- disse Chris –A dopo miei cari!-

-Allora tu vieni dalla Terra- disse il nuovo arrivato appoggiandosi all'ingresso del cunicolo incrociando le braccia e squadrandomi da sotto a sopra -Immagino che paura avrai avuto- aggiunse con un tono fin troppo sdolcinato e allungando una mano per portarmi dietro all'orecchio una ciocca di capelli che mi sventolava davanti al viso Niente contatti vi prego, dovrei scrivermelo in fronte Feci un passo indietro e mi sciolsi completamente i capelli immaginando che la mia coda si fosse sfatta giù ormai da chissà quanto tempo.

-Wow, così sei ancora più bella, sembri una Dea! Non sapevo che sulla Terra ci fossero delle ragazze così belle, invidio questi due che posso fare su e giù a loro piacimento utilizzando il Passo!-
Non sapevo se preoccuparmi o ridere, in fin dei conti se non era troppo serio poteva pure risultare divertente.

-Lo sai che non è così- disse Ilan al compagno –Comunque lui è Richard-

-Richie, ti prego chiamami Richie, Richard sa così di vecchio- disse sistemandosi gli occhiali.

-Ah a proposito di questo, qualcuno mi vorrebbe spiegare bene cos'è questa storia del Passo?- chiesi cogliendo la palla al balzo, era da un po' che volevo fare questa domanda.

-Ah questo è campo tuo amico- disse Richard rivolgendosi ad Ilan.

-Beh non saprei spiegarlo bene pure io, diciamo che in sintesi con "Il Passo" noi intendiamo il riuscire a muoversi tra due mondi paralleli, in questo caso tra la Terra e Ddaear Arall-

-Una specie di teletrasporto?- provai ad indovinare.

-No, non è proprio così, io posso solo ritornare nel punto in cui sono partito, ed il Passo non funziona nella stessa dimensione, quindi non potrei decidere di scomparire qui per ritrovarmi nella mensa ad esempio. 
È un evento molto raro possibile solamente quando in cielo è presente solo una delle nostre due Lune, mentre l'altra si trova in Luna Nuova ed è quindi oscurata. Eh si, perché noi a differenza vostra abbiamo due lune nel cielo.
Semplificando possiamo dire che il Passo è una specie di connessione tra due pianeti, il sentire la presenza di un'altra terra. Non a caso è un'abilità che solo i Rheol possiedono, e neanche tutti i Rheol riescono a farlo. Ad esempio nel nostro villaggio esistono solo dieci Rheol e tra questi in pochi riescono nel Passo: io, Chris, Arjuna ed altre due persone che non hai avuto modo di conoscere perché si trovano in missione.-

-E poi ci siamo noi comuni mortali che per spiccare dobbiamo utilizzare il nostro cervello e le nostre abilità- disse Richie portandosi un dito alla testa mentre Ilan sorridendo sbuffava e diceva qualcosa come "ancora con questa storia".
-Ad esempio non si diventa cartografo ufficiale e consigliere stratega a soli 17 anni se non si è super intelligenti come il sottoscritto- concluse Richie indicando tutto se stesso.

-Richie in pratica disegna cartine- semplificò Ilan

-Non ti permettere di sminuire il mio lavoro con un banale "disegna cartine". Conosco queste terre meglio di ognuno di voi, e senza le mie "cartine" vorrei vedere come fareste a trovare i punti più strategici per attaccare le truppe del Regno della Foresta-

-Ok, ok, tranquillo, non volevo di certo sminuire il t... Oh no, stanno arrivando- disse Ilan cambiando immediatamente tono di voce –Vai sempre dritta, alla quarta giri a destra e poi di novo a destra, ti ritroverai ai dormitori, vai lì e nasconditi, io devo andare ad avvisare Arjuna!- disse tutto d'un fiato posando gli occhi su di me.

-Non capisco, cosa sta...- una forte esplosione troncò a metà la mia frase

-Corri, ci stanno attaccando!- disse Ilan prendendo poi il cunicolo.

-Poteri da Rheol- mi spiegò Richie –A dopo madamigella- aggiunse facendo un inchino e poi voltandosi per seguire l'amico.

Entrai nel cunicolo e la roccia dietro di me si chiuse, sentii in lontananza riecheggiare il suono di un corno. "Vai ai dormitori" mi aveva detto Ilan. Ma se c'era una cosa che avevo capito  era  che lui e Chris erano in pratica la mia unica chance di tornare sulla Terra e non li avrei persi di vista così facilmente, così presi la seconda a destra diretta alla sala armi.

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Capitolo 8
*** Capitolo 7: l'attacco ***




LYDIA

Stavo camminando in silenzio dietro Arjuna. Ancora non mi capacitavo della mia scelta, veramente mi ero offerta di aiutarli a vincere un guerra? Io? Che non ero riuscita mai a vincere nemmeno una partita di battaglia navale? 

Eppure sentivo che era la cosa giusta da fare.
Quando quella bambina aveva abbracciato Octavia il cuore mi si era completamente sciolto. Sentivo di doverli aiutare, o almeno di doverci provare. 

Inoltre se vogliamo dirla tutta ero curiosa. C'è poco da fare, quando mi si presenta davanti una novità devo comprenderla fino in fondo, DEVO sapere come va a finire. 
Non avevo lasciato a metà mai nulla: mai lavoro, un libro, un articolo di giornale, neanche una versione di latino. 
Spesso mi lanciavo in imprese più grandi di me, ed anche questa volta era andato tutto secondo copione, avevo accettato di aiutarli senza prendermi un momento per riflettere, e solo pochi minuti più tardi ero tornata alla realtà, con la mente che annegava in una marea di pensieri contrastanti.

Stavamo camminando ormai da un po' e già da un bel pezzo avevo perso il conto del numero di svolte che avevamo fatto. 
Arjuna inizialmente aveva provato a ingannare il tempo spiegandomi qualcosa sulla geografia di Ddaear Arall e sulle varie Nazioni e culture, ma dopo poco tempo si doveva essere accorto della mia assenza mentale ed aveva smesso di parlare lasciando così che il rumore dei suoi passi fosse l'unico suono a riempire quegli stretti cunicoli. Al contrario dei suoiI miei passi erano silenziosi e correvano  muti come la mia ombra sulla parete rocciosa. Un po' perché ero sempre stata leggera nei movimenti, un po' perché ero ancora scalza e la pelle a contatto con la roccia (gelida) produceva meno rumore delle scarpe.

Finalmente Arjuna si fermò davanti ad una porta di metallo con su scritto "sala 1bis" che aprì senza indugi. A quanto pareva la nostra destinazione era una stanza più o meno quattro metri per cinque occupata quasi interamente da un enorme tavolo rettangolare abbastanza basso fatto di roccia, come praticamente tutto lì dentro. 
Sul tavolo era stesa un'ampia cartina di, immaginavo, Ddaear Arall.

-Quelle che vedi rappresentate sono le quattro Nazioni di questo mondo- spiegò Arjuna confermando la mia ipotesi –Come puoi notare i colori non corrispondono ai confini degli Stati- Non lo avevo notato –Infatti ogni colore rappresenta i presidi di una delle Nazione: giallo per le Tribù della Sabbia, grigio per la Città di Metallo, rosso per i Villaggi delle montagne e verde per il Regno della Foresta; come puoi notare quest'ultimo, il verde, è nettamente più espanso rispetto agli altri e questo perché il Regno della Foresta negli ultimi anni ha oltrepassato i propri confini occupando e conquistando territori di altre Nazioni costringendole ad una ritirata. Come puoi vedere infatti parte dei presidi rossi dei Villaggi delle Montagne hanno oltrepassato il confine della Città di Metallo chiedendo momentaneamente asilo. 
Arriviamo al tuo compito- disse mentre scriveva su un foglio di carta qualcosa e lo infilava in un tubo semi aperto che si incanalava nella parete rocciosa. Il foglio venne come risucchiato nel tubo. –Sempre che tu non ci abbia ripensato- scossi lievemente la testa guardando ancora il tubo. -È il nostro sistema di comunicazione, lo utilizziamo per inviarci i messaggi- disse leggendomi nel pensiero.

-Bene!- continuò sfregandosi le mani –Allora ascolta attentamente quello che sto per dirti. Tu sei l'unica tra tutti noi che può giungere allo scrigno e liberare Au Maite, sei il nostro asso nella manica e se fallirai con te cadrà probabilmente la nostra unica possibilità di vittoria- Se sta cercando di tranquillizzarmi non ci sta di certo riuscendo –Ma io credo in te, vedo nei tuoi occhi grande determinazione e forza e non ho dubbi sulla tua riuscita- Ah si? Io ne avrei al tuo posto, ed anche parecchi.

-Come fai ad esserne così sicuro? io non so nulla di questo mondo- Risposi infine

-Diciamo che me lo sento- disse sorridendo per poi riprendere il suo discordo –Dunque, come ti ho detto lo scrigno si trova nel cuore della Grande Foresta- disse indicando un punto nel mezzo della porzione verde della cartina Fantastico, direttamente in braccio al nemico –Lo so, non sarà facile raggiungerlo- disse leggendo un'altra volta i miei pensieri –Ma purtroppo sarà l'ultimo dei tuoi problemi, infatti prima dovrai recuperare tutte le informazioni che ci mancano su come riuscire a raggiungere lo scrigno, poiché fin'ora abbiamo solo quelle che Alexander Nordwood aveva svelato a Diane più poche altre.
Tuttavia di recente ci è giunta voce di un uomo nelle Tribù della Sabbia con nuove informazioni. Lo so non è molto, e non siamo certi neanche dell'affidabilità di questa informazione, ma per ora è tutto ciò che abbiamo e dunque sarà il nostro punto di partenza.
Inoltre se per caso le informazioni si rivelassero corrette e soddisfacenti da lì saresti molto più vicina al "cuore" della Grande Foresta- disse mimando le virgolette con le mai Aridanghete pensai –Non temere, non sarai sola in questo viaggio- E vorrei vedere –Ma sarai scortata da un piccolo gruppo... ah parli del diavolo...- Aggiunse voltandosi mentre la porta di metallo si apriva ed una chioma scompigliata di capelli castani entrava senza neanche bussare Ancora lui, ma che è? Una persecuzione? Assieme a lui entrarono un ragazzo dai capelli biondo platino, quasi bianchi, che avrà avuto 25 anni ed una donna sulla cinquantina alta e muscolosa con una treccia nera con qualche striatura grigia che le ricadeva davanti da un lato.

-Chris, Noll... Abigail- disse rivolto ai tre e baciano la mano di quest'ultima.

-Arjuna piantala, hai informato la ragazza?- disse in tono severo la donna tirando indietro il braccio e mettendo le mani sui fianchi.

-Certo, ha accettato, ed è pronta a partire- confermò l'uomo.

-Non ne dubito- disse con una nota di sarcasmo la donna soffermando il suo sguardo sui miei piedi scalzi. Mi metteva un po' in soggezione, un po' tanto direi, però sembrava sapere il fatto suo.

-Dunque tutto secondo i piani? Siamo diretti a Ynda nelle terre del Deserto?- chiese Chris usando, per la prima volta da quando lo avevo incontrato, un tono serio.

-Più o meno, lì troverete il nostro contatto, non è un tipo molto socievole quindi cercate di non farlo arrabbiare. Lui vi porterà dall'informatore, ma non so se quest'ultimo si trovi a Ynda o altrove- specificò Arjuna

-Ed Octavia?- chiesi ricordandomi solo in quel momento di lei.

-Lei rimarrà qui in attesa della prossima Luna e allora se vorrà potrà tornare sulla Terra-

-Non potrebbe venire con noi?- chiesi, non sapevo bene il perché ma sentivo che anche lei doveva venire con noi. Sentivo la stessa voce di prima dirmi che anche lei era importante in tutta quella faccenda.

-Meglio non farle rischiare la vita inutilmente, non trovi?- mi rispose In effetti ha ragione... Eppure

-A quando la partenza?- ci interruppe il ragazzo di nome Noll

-Il prima possibile, vi farete indicare il percorso da Richard, vi rifornirete di provviste per il viaggio e partirete.-

Esattamente quando Arjuna pronunciò la parola "partirete" una forte esplosione fece vibrare tutte le pareti, facendoci piovere in testa polvere e qualche pezzo di roccia.

-Cosa sta succedendo?- chiese Abigail allarmata

-Un attacco?- chiese Chris, anche se sembrava più una risposta

-No, non è possibile, come hanno fatto a venire già a conoscenza di lei- disse Arjuna –E poi la vedetta avrebbe dovuto avvisarci-

Un'altra esplosione più vicina provocò un grosso scossone che mi fece perdere l'equilibrio e cadere, mentre delle grida di dolore in lontananza mi graffiavano le orecchie.

-Deve essere un attacco Arjuna, ragiona!- insistette Abigail

A conferma di ciò entrò nella sala Ilan ancora col fiatone, seguito a ruota da un altro ragazzo che non avevo mai visto.

-Stanno arrivando, sono loro e saranno almeno una trentina-

-Li hai visti?- chiese Arjuna

-No, ma li ho percepiti, si trovano tutti all'ingresso Est. Con la prima esplosione hanno fatto saltare la prima barriera difensiva, e a giudicare dalle urla temo che con la seconda siano riusciti a penetrare-

-Ok, io mi occuperò di loro e rimarrò a proteggere la base, voi portatela via, scappate e dirigetevi subito a Ynda. Non c'è tempo per i preparativi! Richard, anche tu vai con loro e guidali almeno per il primo tratto-

-Richie- precisò alzando un dito il nuovo ragazzo coi riccioli castani e gli occhiali

-Ilan te vieni con me, aiutami a fermarli!- continuò il capo senza badare a Richie.

Mi sentii tirare su di peso (ebbene si, in tutto ciò io mi trovavo ancora col sedere a terra) e spingere fuori dalla porta. 
Abigail mi prese per il polso ed iniziò a correre lungo il corridoio. 
Delle urla di battaglia riecheggiavano lungo i cunicoli. Mi voltai per un attimo nella direzione opposta giusto in tempo per vedere Arjuna estrarre un pugnale di pietra da una delle tasche della cintura che teneva a tracolla e scagliarla contro un aggressore. Ilan nel frattempo sollevò dal pavimento una parete di roccia per separare il loro campo di battaglia dalla nostra via di fuga facendomeli così perdere di vista. 

Svoltammo due volte a destra, Abigail davanti e i tre ragazzi dietro di noi. Stavamo per svoltare di nuovo quando sentimmo un forte rumore di frana provenire alle nostre spalle: il muro creato da Ilan era andato in frantumi e probabilmente i nostri aggressori ci stavano già inseguendo.

-Ci sono dei Rheol con loro!- lo sentimmo gridare in lontananza

-Li rallenterò io, voi andate avanti- disse Chris fermandosi improvvisamente 

No! Ti ammazzeranno solo contro tutti! 

–Tranquilli, vi raggiungerò tra poco- disse a tutti ma soffermando i suoi occhi verdi su di me.

Mi sentii di nuovo strattonare il braccio da Abigail e senza che me ne rendessi conto i miei piedi stavano di nuovo correndo. 
Non eavamo riusciti a prendere neanche il primo svincolo che una forte esplosione proveniente dal muro di destra ci scaraventò contro la parete opposta. 
Il colpo con la dura roccia mi tolse il fiato. Caddi a terra a peso morto, sentivo le orecchie fischiare e le ombre che mi circondavano erano completamente sfocate. 

Feci forza sulle braccia e cercai di mettermi a quattro zampe. 
Lentamente i miei sensi ripresero a funzionare, le ombre divennero persone definite e il fischio alle orecchie si trasformò in un grido. Mi voltai in direzione dell'urlo e vidi Abigail stesa a terra con il fianco e la gamba destra ricoperti di sangue. Lei era stata la persona più vicina all'esplosione, e i frammenti di roccia le si erano conficcati profondamente nella carne. 

Nel frattempo una serie di figure iniziarono ad uscire dal passaggio che si erano creati nella roccia. Ne contai almeno sette sbucare fuori tra il fumo e la polvere che avevano creato, tutti abbastanza giovani e tutti indossavano una divisa nera.

 Voltai la testa dal lato opposto per scoprire che i due ragazzi erano in piedi e stavano già combattendo: Richie usava una frusta e dei coltelli da lancio che prendeva dall'interno della giacca e lanciava con incredibile precisione contro i suoi avversari, mentre Noll utilizzava una spada ricurva, una sciabola? Forse... non sono mai stata un asso nel riconoscere le armi.

 -Attenta!- gridò Richie. Di riflesso mi abbassai giusto in tempo per evitare che una lama mi si conficcasse nel petto

-Non lei idiota!- sentii sibilare una donna alle spalle del mio aggressore. Con un calcio lo fece cadere e mi ritrovai esattamente faccia a faccia con lui –Lei è quella che stiamo cercando, lei ci serve viva!- 

"Lei ci serve viva?" Da quale scadente film poliziesco l'ha presa questa battuta? Ma soprattutto non dovrebbero collaborare questi due? Perché mai lo ha buttato a terra in questo modo 

L'uomo era ancora più stupito di me e prima che si riprendesse gli conficcai due dita negli occhi, ok era una mossa banale lo ammetto, però efficace, infatti mentre lui si copriva il viso con le mani io mi rialzai indietreggiando.

Vidi con la coda dell'occhio Ilan arrivare in soccorso. Tirai un sospiro di sollievo, stava ancora bene.
Mi guardai di nuovo intorno: un paio di corpi vestiti in nero erano stesi a terra, ma ancora la battaglia era accesa. Ad un tratto un uomo si lanciò contro Abigail brandendo una spada. Noll scattò in avanti verso di lui e ruotando il corpo si accucciò tagliando l'aggressore di Abigail nell'incavo delle ginocchia. L'uomo cadde a terra a faccia in avanti mentre il ragazzo biondo si alzava con un sorriso soddisfatto in volto guardando la compagna. Fu in quel momento che una lama trapassò il corpo del ragazzo da parte a parte. Il sorriso che aveva fino a poco prima scomparve dal suo volto e gli occhi si abbassarono a guardare la lama fatale. Con un solo gesto la lama fu estratta dal corpo e il ragazzo crollò a terra emettendo solo un grugnito sommesso, gli occhi ancora spalancati. Dietro di lui stava in piedi la donna di prima che ripuliva la lama con un panno mentre continuava a guardare il corpo del ragazzo con nauseante soddisfazione.

-NOLL!- sentii gridare Richie che giratosi a guardare la scena aveva ricevuto una gomitata alla mascella ed era caduto a terra.

Io continuavo a fissare il ragazzo, non avevo mai visto un uomo morto, men che meno un ragazzo. La macchia di sangue si era allargata sul suo petto e lo sguardo vitreo era privo di vita. 
Paralizzata, ero letteralmente paralizzata, non mi sarei riuscita a muovere neanche a volerlo e per questo sapevo che non sarei riuscita a schivare il colpo che il ragazzo davanti a me stava per sferrarmi. Vidi la lama del pugnale che teneva in mano riflettere la luce delle torce che ancora illuminavano il cunicolo. 
Sarei morta anche io, come Noll, o almeno ferita gravemente se questi veramente mi volevano viva.

Non chiusi gli occhi, continuai a fissare quella lama preparandomi già al colpo che però non arrivò mai. Infatti una freccia trapassò il braccio del mio aggressore piantandolo alla parete rocciosa quando questi stava a non più di 15 centimetri da me.
Mi voltai in direzione dell' arciere: Octavia!
-Tu che ci fai qui?- sentii Ilan gridare mentre la guardava con uno sguardo ancora più stupito del mio.

 

Angolo autrice
Ciao a tutti! Finalmente è finito il momento delle spiegazioni e in teoria da adesso dovrebbe iniziare la vera avventura. Spero che la storia vi stia piacendo, almeno un pochino ;)

Tanto per svelare qualche piccolo mistero sulla mia storia vi dirò innanzitutto che la "lingua antica" di Ddaear Arall il più delle volte non è altro che gallese, eh si,
perché dovete sapere che mia sorella ha studiato nel Galles per un certo periodo e quando l'andavo a trovare mi colpivano molto i cartelli scritti in doppia lingua (ingliese/gallese)... e da qui abbiamo:

 -Ddaear Arall = L'Altra Terra (per l'appunto)


-Rheol = Regola/dominio/controllo (controllo della terra)

-Goeden Fawr (che vi ricordo è il luogo sacro di Au Maite) = Grande albero (con molta fantasia)

-Machlud (o Tramonto che rappresenta il periodo oscuro di cui abbiamo parlato e riparlato) = Tramonto (appunto)

-Ynda (in realtà in gallese sarebbe Yn Dda, ed è il paese dove sono diretti i nostri eroi) = Pozzo (capirete poi perché)

-Au Maite (la Dea dell'armonia e della natura) = in questo caso ho ripiegato sul Maori che è   comunque una lingua che mi ha sempre affascinato, e in questa lingua Au Maite significa Armonia (anche qui con molta fantasia)... vi ho risparmiato qui il Gallese poiché armonia sarebbe stato "cytgord" (direi piuttosto difficile da pronunciare, e poi non mi sembra un nome che si addice ad una dea)

-Munus = Dono (ma in latino)... anche qui per risparmiare a tutti voi "anrhegion" (dono in gallese)

Spero di non aver lasciato parole in sospeso, in caso fatemelo sapere e aggiornerò la lista.
Grazie ancora a tutti, soprattutto se avete avuto la pazienza di leggere questo angolo autrice fin quaggiù!

 

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Capitolo 9
*** Capitolo 8: Fuga ***




OCTAVIA

Sentii l'urlo dell'uomo a cui avevo trapassato il braccio perforarmi le orecchie. Non avevo mai ferito una persona e veder scorrere del sangue a causa mia mi fece uno strano effetto, ma nonostante ciò l'adrenalina che avevo in corpo mi permise di continuare a battermi.

Giusto pochi minuti prima ero arrivata alla sala armi ed una volta presi l'arco e la faretra avevo seguito Ilan alla bell' e meglio cercando di non perdere di vista quella chioma biondo cenere. 
Neanche a dirlo mi persi tra i cunicoli e fui costretta a nascondermi in una nicchia scavata nella roccia per non essere catturata da un gruppo di assalitori che si stava dirigendo con ogni probabilità verso Lydia. Uscita dall'ombra della roccia li seguii a debita distanza. 
Superati tre corpi in nero distesi a terra ed evitati due attacchi nemici e soprattutto un Arjua molto alterato che per poco non mi rinchiudeva in una trappola di roccia, mi ero ritrovata nel bel mezzo di un campo di battaglia.

A terra c'erano vari corpi, alcuni che ancora si contorcevano, altri fermi e rigidi come delle statue. Tra quest'ultimi c'era un ragazzo giovane, vestito in jeans e maglietta verde mela su cui si apriva un'enorme chiazza rossa, probabilmente uno dei nostri... una vita così giovane portata via. 
Non avevo fatto in tempo ad elaborare bene l'informazione che un breve bagliore attirò la mia attenzione. Mi voltai giusto in tempo per vedere una lama diretta contro la mia compagna di sventure. 
Il mio corpo reagì all'istante e prima che me ne rendessi conto avevo già scoccato la freccia contro l'aggressore.

-Tu che ci fai qui?- sentii Ilan gridare

-Io non mi nascondo- dichiarai semplicemente con tono incredibilmente fermo.

Mi abbassai percependo dietro di me una presenza evitando così un calcio che di certo mi avrebbe provocato un bel livido. Estrassi dalla faretra un'altra freccia ed impugnandola a mo' di pugnale la conficcai nella gamba del mio aggressore estraendola subito dopo, non mi potevo permettere di sprecare tutte le munizioni subito. Nel rialzarmi diedi una forte spallata al ragazzo che stringendo i denti si stava premendo le mani sulla ferita che gli avevo provocato.

Lydia stava ancora lì, congelata nella stessa posizione di prima fissando il ragazzo dalla maglia verde mela. Con tre grandi falcate la raggiunsi e posandole entrambe le mani sulle spalle la scossi violentemente.

-Riprenditi Lydia, non è il momento di giocare alle belle statuine- aveva finalmente spostato gli occhi su di me, ma il suo sguardo era ancora vuoto. Possibile che non capisca in che situazione ci troviamo? –Se non ti dai una svegliata qui finiamo tutti a fette- le gridai contro.

Se non si ripiglia immediatamente giuro che... il mio corpo completò il pensiero prima della mia mente e l'eco di uno schiaffo risuonò tra le pareti anche nel bel mezzo di tutto quel baccano. 
Sentii la mano formicolare mentre una lieve chiazza rossa le si stava formando sulla sua guancia sinistra.

-Ahia!- squittì Se osa pure lamentarsi giuro che gliene do un altro –Grazie, mi ci voleva- Ah ecco, ti sei salvata.

Senza risponderle mi voltai per fare un quadro della situazione: Ilan era appena stato atterrato da un ragazzo che avrà avuto più o meno la mia età, alto, pelle pallida che contrastava incredibilmente coi capelli corvini e mossi che ondeggiavano ad ogni suo movimento. Si vedeva che era ben allenato perché riusciva a rispondere ad ogni attacco con incredibile grazia aggirando ogni colpo con movimenti fluidi e continui, quasi a ritmo di una musica che solo lui poteva sentire. 
Piegando leggermente il corpo di lato riuscì ad evitare una delle pietre che Chris gli aveva lanciato. Si voltò puntando i suoi occhi verso il mio compagno. Erano color nocciola contornati da leggere occhiaie bluastre, ma sin da dove mi trovavo io erano ben visibili le pagliuzze dorate che li rendevano luminosi come quelli di un gatto.

-Pessima mira come sempre Chris- lo sentii dire con torno piatto, quasi annoiato

-Zane!- fu tutto ciò che Chris disse a denti stretti facendo un passo in avanti e battendo violentemente il piede a terra provocando il crollo di un grosso masso esattamente sulla testa del ragazzo dagli occhi d'oro. Quest'ultimo alzò le due spade che teneva riposte nei foderi e con un solo movimento deciso spezzò in due la roccia. Le due metà caddero ai suoi lati con un profondo tonfo.
Il suo sguardo era deciso e neanche un po' sorpreso, penso che nessuno sarebbe riuscito a leggere le emozioni che si celavano in quel ragazzo.

 Ancor prima che le due metà toccassero terra lui si era lanciato in avanti con le spade incrociate proiettate in avanti. 
Non so come Chris ebbe la prontezza di rispondere a quell' attacco fulmineo che io a stento ero riuscita a seguire con lo sguardo, fatto sta che le due spade non riuscirono mai a colpirlo all'addome poiché furono fermate dal suo braccio che incredibilmente non era stato troncato. Guardai meglio e notai che attorno al suo braccio si era formato uno spesso bracciale di roccia che aveva fatto da scudo per il corpo.

-Ti ricordavo più agile- disse Chris in tono provocatorio creando contemporaneamente una lastra di roccia che dal terreno si proiettò verso l'alto colpendo di fianco il ragazzo che a quanto avevo capito si chiamava Zane. Questi a causa del colpo violento perse la presa su una delle due spade che cadde ai piedi di Chris, il quale con un calcio la fece volare lontana dal suo avversario.

Zane riprese senza troppi sforzi l'equilibrio spostando il peso sulla gamba dove aveva ricevuto il colpo per testarne la resistenza. Aveva del sangue che gli colava dall'anca ma sembrava quasi non essersene  accorto.

-Ed io ricordavo i tuoi attacchi più forti- disse constatando che la sua gamba era ancora in grado di sorreggere il suo peso. Estrasse dagli anfibi che portava tre coltelli da lancio. Ne lanciò due contemporaneamente: uno a destra e l'altro a sinistra del mio compagno in modo da bloccargli ogni via di fuga. Chris evitò il primo spostandosi a sinistra e poi ruotò il corpo di novanta gradi mettendosi di fianco in modo da schivare il secondo. Non riuscì tuttavia ad evitarlo completamente ed una buona porzione della lama gli si conficcò a livello della spalla. Intanto Zane si stava avvicinando brandendo la spada.

-I miei attacchi non sono mai stati forti, sono sempre stati eccezionali!- rispose Chris estraendo la porzione di coltello conficcata nella carne e lanciandola di rimando contro il suo avversario.

Però, modesto il ragazzo pensai evitando una pietra crollata dal soffitto subito dopo aver scagliato un'altra freccia nella coscia sinistra di una ragazza che si stava avvicinando alla donna stesa a terra con la gamba e il fianco sanguinante.

La mira di Chris purtroppo non era però buona quanto quella del ragazzo dai capelli corvini che con un fluido movimento scansò il coltello. Stava per riprendere la corsa ma fu bloccato sino alle ginocchia dal pavimento che sotto il volere di Chris lo aveva circondato fino alle gambe.

-Eccezionali- ripeté Chris riacquistando il suo solito sorrisetto sbruffone.

Per un istante chi occhi dorati di Zane lasciarono trapelare lo stupore, ma subito dopo tornarono impassibili come sempre mentre con un movimento rotatorio della sua spada riuscì ad infrangere la roccia che lo incatenava. Tuttavia prima di liberarsi completamente dalla trappola di roccia inaspettatamente ruotò il busto dando le spalle a Chris e lanciò il terzo coltello che ancora teneva nella mano sinistra verso Richie.
  
Fu un attimo, non capivo come avesse fatto nel bel mezzo della battaglia ad intercettare un altro nemico e puntarlo con tale precisione. Il coltello arrivò a dieci centimetri dal viso del mio nuovo compagno quando cozzò con qualcos'altro diretto nella medesima direzione: un altro coltello da lancio scagliato da una donna alta e dalla pelle olivastra. 
Le due armi scontrandosi l'una con l'altra provocarono un breve ma acuto stridio di lame e deviando di poco direzione caddero ai piedi del ragazzo che incredulo fissava i due coltelli con occhi spalancati.

_Cosa...?- mi lasciai sfuggire dando voce al pensiero di, credo, tutti i presenti Gli ha appena salvato la vita!

-Peccato, mancato- disse invece Zane con tono non curante e riportando lo sguardo su Chris che come me e Richie aveva assistito alla scena allibito. 
Con un salto il ragazzo con gli occhi da gatto si divincolò completamente dalla roccia che lo circondava.

-Ragazzi prendete Lydia e scappate, non potete resistere a lungo, ne arriveranno degli altri. Correte, ci penso io a loro- la voce da cui provenivano queste parole era stanca e debole ma allo stesso tempo decisa. Mi voltai e capii che la proprietaria era quella donna ferita che poco prima avevo aiutato.

-Abigail, non dire stupidaggini, ti reggi a malapena in piedi, non possiamo lasciarti qui- le rispose Richie

Per tutta risposta la donna gli lanciò addosso un anello di ferro (che non potei fare a meno di pensare fosse simile a quelli di Xena) che gli sfiorò la testa e si andò a conficcare nella roccia retrostante.

-Non credere di potermi dire cosa posso o non posso fare Richard Meyer, sono la più anziana tra voi e vi ordino la ritirata!- esclamò con tono autoritario la donna.

 Vidi Chris lasciare di malavoglia il suo scontro con Zane e correre verso Lydia che finalmente si era ripresa e stava schivando, devo dire abilmente, un calcio ruotato che un giovane ragazzo gli aveva appena sferrato. Non fece in tempo a rispondere che la mano del ragazzo raggiunse la sua e strattonandola la portò via verso un cunicolo vuoto che per il momento rappresentava l'unica via di fuga possibile. Li seguii insieme a Richie.

-Ilan, va con loro!- disse la donna.

-Ma Arjuna ha detto...- incominciò il ragazzo

-Fa come ti dico, hai capito?- ordinò imperativa la donna

Abbassando la testa biondo cenere il ragazzo ci seguì. L'ultima cosa che riuscii a vedere fu Abigail che lanciando i suoi anelli riuscì a colpire ben tre dei nostri nemici con un solo colpo, poi la parete del cunicolo appena preso mi oscurò la visuale.

Corremmo per un tempo che mi sembrò infinito sentendo ad ogni curva più vicino i rumore dei passi dei nostri inseguitori. 
Una svolta a desta, due a sinistra e... Siamo morti pensai ritrovandomi difronte una parete di roccia. Eravamo finiti in un vicolo cieco. Ma in un attimo la pietra si sollevò sotto il controllo dei due Rheol. 
Uscimmo fuori e ci trovammo in un terrazzo simile a quello che avevo visto prima, solo più piccolo e, per quanto potesse valere in quel momento, con una vista peggiore.

-E adesso?- chiese Richie osando fare quella domanda che anch'io mi ero posta ma non avevo avuto il coraggio di fare fiduciosa del piano di Chris. 
Tuttavia non udendo risposta capii che non c'era alcun piano.

Intanto le prime ombre erano apparse alla fine del corridoio ed un coltello lanciato da una delle figure in nero era stato bloccato all'ultimo da una lastra di roccia creata da Ilan.

-Che facciamo?- riprese Richie con tono più insistente.

-Sentite scusatemi, davvero- fu l'unica risposta che uscì dalla bocca di Chris

-Scusa? Per cosa..?- chiese Lydia non capendo come tutti noi.

Per tutta risposta Chris sbatté violentemente un piede contro il pavimento allargando le braccia. Una crepa si formò sul pavimento della terrazza in corrispondenza dell'ingresso.

-Devo smetterla di farmi questa domanda- aggiunse Lydia subito dopo aggrappandosi alla ringhiera della terrazza.

La crepa si prolungò per tutto il bordo staccando di netto il pavimento su cui stavamo dalla parete rocciosa della montagna e nell'arco di mezzo secondo ci ritrovammo a precipitare nel vuoto piombando nella nebbia sottostante.
 

Angolo Autrice
Buongiorno ragazzi! in realtà non ho nulla da dirvi in particolare, e per questo compaio qui solo per pochi secondi per ringraziarvi di cuore di esser arrivati fin qui e per augurarvi una bellissima giornata! 
A presto!

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Capitolo 10
*** Capitolo 9: Vuoto ***




OCTAVIA

-Tu sei un pazzo!- sentii gridare Ilan mentre cercava disperatamente di creare spuntoni di roccia dalla montagna sperando di rallentare la nostra caduta, ma che puntualmente si sgretolavano a seguito dell'impatto con la nostra piattaforma. 
Ad ogni urto sentivo il mio corpo sbattere violentemente contro la roccia mentre un dolore acuto che si diffondeva per tutto il corpo veniva immediatamente sostituito dalla sensazione di vuoto che mi prendeva allo stomaco e chiudeva la gola quando riprendevamo ad accelerare precipitando.

-Dammi una mano- urlò Chris avvicinandosi al compagno. 
Assieme crearono un enorme e piuttosto rudimentale scivolo che ci accompagnò nel tentativo di rendere più "morbido" il nostro atterraggio.

Negli ultimi istanti la fitta nebbia che ci aveva circondato svanì di colpo rendendo chiaramente visibile il terreno sottostante che avrebbe segnato la nostra fine. 
Vedendo la terrificante velocità con ci il suolo si avvicinava chiusi gli occhi rimpiangendo la grigia caligine che seppur inquietante e soffocante era riuscita a darmi l'illusione che quella caduta sarebbe potuta durare all'infinito.

Udii lo stridio provocato dalla nostra zattera al contatto con la roccia diminuire sempre più mentre violenti scossoni continuavano a sballottarmi a destra e sinistra senza sosta. Se non avessi avuto ai polsi delle maniglie di roccia create da uno dei due Rheol sarei già stata violentemente sbalzata fuori dalla nostra piattaforma.

Continuai a tenere gli occhi serrati anche quando fui certa che la terrazza, o almeno quello che ne rimaneva, si fosse fermata. 
Ancora non capivo come potessi essere ancora viva. 
Sentii una mano sulla mia spalla e allora mi costrinsi ad aprire gli occhi. Non riuscivo a vedere nulla se non l'enorme quantità di polvere che nella nostra corsa avevamo sollevato. Percepii il leggero tocco della mano abbandonarmi, mi voltai ma la polvere era ancora troppo fitta per permettermi una qualsiasi visuale. 
Sentii qualcuno tossire alla mia destra, il che mi confortò perché voleva dire che non ero sola. 
Le manette di pietra erano scomparse liberandomi i polsi così sollevai un lembo del mio maglione e me lo portai fino al naso per evitare di respirare troppa terra, con scarsi risultati purtroppo, ma era meglio di niente.

Finalmente qualcuno piuttosto lontano da me parlò:
-Chi è ancora vivo e vegeto dica "io"- ero quasi certa che fosse la voce di Chris.

-Io- disse subito Richie

-Io- risposi dopo di lui

La polvere nel frattempo si stava abbassando ed ero riuscita ad intravedere due figure sfumate. Mi mossi verso la più vicin. Era Lydia.

-Sul vegeto avrei qualche obbiezione...- disse

Mancava solo... -Tu di certo ancora per poco!- Ok come non detto, anche Ilan è vivo -Dobbiamo proteggerla, non attentare alla sua vita!-

-Rilassati, stiamo tutti bene!-

-Non è un gioco Chris, lo vuoi capire si o no?-

-Eravamo in un vicolo cieco, tu cosa avresti voluto fare?-

-Avrei ragionato prima di agire!-

-E poi? Avresti voluto parlare con loro? Magari farci pace?-

-Noll ed Abigail si sono sacrificati per noi! Il minimo che tu possa fare è cercare di pensare alle conseguenze delle tue azioni! Una vita data non può più essere restituita.-

A quest'ultima frase Chris non rispose. Finalmente il pulviscolo si era abbassato a sufficienza da permettermi di vedere la sua figura stante in piedi con lo sguardo rivolto verso terra.

-Ragazzi è meglio muoverci, se continuiamo a rimanere qui saremo facilmente rintracciabili- Richie ruppe il silenzio che si era creato dopo quella breve lite.
Mi guardai intorno e in effetti con la nostra scivolata avevamo provocato una profonda ed evidente scia che dalla parete della montagna si prolungava nel bosco sottostante fino ad arrivare a noi. Sembrava fosse crollata una frana, infatti dove la terrazza era passata gli alberi erano stati completamente sradicati e pezzi del ponte di roccia creato dai due Rheol erano tutto ciò che riempiva quell'enorme solco.

Il ragazzo con gli occhiali era saltato nel frattempo giù da quel che era rimasto della terrazza e mi aveva porto una mano per aiutarmi a scendere -Milady?- disse riprendendo il suo tono da casanova. 
Ignorai la sua mano e con un piccolo slancio saltai giù dalla piattaforma flettendo adeguatamente le ginocchia in modo da ammortizzare l'atterraggio. Nel frattempo Lydia aveva afferrato la sua mano e sedendosi sul bordo roccioso si era poi data una spinta per scendere giù. 
Ero certa sarebbe riuscita a scendere anche da sola, ma aveva comunque accettato l'aiuto o per cortesia o semplicemente per pigrizia.
Li guardai nuovamente, le loro mai erano ancora unite e i loro visi reciprocamente sorridenti.

"È l'orgoglio che ti blocca il cervello e te lo mette nel culo. Mettiglielo tu nel culo. L'orgoglio fa solo male. Non aiuta, mai! Supera certe cagate." Pensai citando mentalmente Pulp Fiction. Ma non c'era niente da fare, io ero orgogliosa. Non avevo mai chiesto aiuto e raramente ne avevo accettato di offerto. Mi faceva sentire debole, ed io odiavo sentirmi così.

-Grazie- sentii Lydia sussurrare

-E di che? È un piacere fare finalmente la tua conoscenza- rispose Richie baciandole la mano. Arrossendo lievemente Lydia aveva voltato il capo abbassando lo sguardo imbarazzata.

-Lasciala Richie, non vedi che così la metti a disagio?- gli dissi vedendo la reazione della ragazza

-Che c'è? Gelosa?- disse ammiccando brevemente.

Mi limitai a guardarlo con le sopracciglia alzate ed uno sguardo della serie "seriously? "
Ilan e Chris erano già a terra e nel frattempo ci avevano raggiunto.

-Allora dove andiamo?- chiese Chris

-La meta è Ynda, ma dista parecchi giorni di cammino da qui, quindi direi che la cosa più utile nel nostro caso sia prendere dei tymor almeno fino al confine con le Terre del Deserto.-

-Dei tymor? E dove ne troviamo tre in così breve tempo?- chese Ilan stupito.

Io neanche mi sforzai di capire di cosa stessero parlando, ogni tanto se ne uscivano con termini strani che non avevo mai sentito. Probabilmente tymor era un modo per dire macchina, o treno, o calesse o qualsiasi altro mezzo usassero su questo pianeta.

-Voi fidatevi di me- disse facendo un sorrisetto e girandosi nella direzione opposta alla nostra -Dopotutto chi è la guida tra noi?- e detto ciò prese a camminare.

Mi sistemai a tracolla l'arco che essendo rimasto incastrato assieme alle mie mani nelle maniglie rocciose miracolosamente non era andato perduto e seguii Richie.

Dietro di me sentii Lydia chiedere -Cos'è un tymor?- quella ragazza era troppo curiosa per i miei gusti.

-Lo scoprirai quando lo vedrai- rispose misterioso Chris.

Camminammo per ore nel bosco. Ovviamente non c'era un sentiero, sennò sarebbe stato tutto troppo semplice. Il terreno era scosceso e irregolare e in molti tratti il bosco era così fitto da rendere praticamente impossibile il passaggio.

Il sole nel frattempo era sorto e splendeva alto nel cielo. Sebbene fossimo riparati dall'ombra degli alberi avevo iniziato quasi subito a sentire caldo, quindi mi ero sfilata il maglione legandomelo in vita ed ero rimasta in canotta.

Ero abituata a camminare nei boschi, in pratica erano una mia seconda casa, ma stavo iniziando ad avere incredibilmente sete e nessuno di noi aveva ovviamente una borraccia a portata di mano. 
Ogni tanto davo uno sguardo dietro di me. Lydia era sempre indietro ed arrancava dietro di noi lentamente, si vedeva che stava soffrendo, ma non si lamentava.

Con poche grandi falcate raggiunsi Richie che stava in testa a tutti per cercare di convincerlo a fermarsi almeno un po'.

-È... siamo stanche. Stiamo camminando da ore, ed io sto morendo di sete- cercai di assumere un tono il più convincente e da cucciolo bastonato possibile.

-Non possiamo perdere tempo inutilmente- mi rispose continuando a camminare.

Lo presi per un polso e lo costrinsi a fermarsi e girarsi. -Senti coso, non so se ci siamo capiti, ma da noi a quest'ora è notte fonda! Ci avete sconvolto la vita nell'arco di poche ore, il minimo che possiate fare è farci riposare due secondi- gli dissi con tono duro fissandolo fermamente negli occhi. 
Addio alla mia copertura da cucciolo.

-Il minimo che io possa fare è portarvi alla locanda prima di sera, dolcezza- mi rispose altrettanto fermamente. Ma vedendo che non mollavo la presa aggiunse -E va bene, ma soltanto un'ora, non di più. Voi fermatevi qui, io vado a vedere se trovo dell'acqua per tutti, ci dovrebbe essere un ruscello da queste parti- detto ciò s'inoltrò nel bosco.

Non appena scomparve dalla vista ci accasciammo tutti a terra. Io mi sfilai l'arco e la faretra dalle spalle e poggiando il primo al tronco di un albero iniziai a controllare lo stato della seconda. Era ancora intatta ed incredibilmente erano rimaste molte delle frecce, anche se alcune erano spezzate.

Restammo un paio di minuti in silenzio, ognuno addossato al proprio albero, poi Ilan si alzò e venne da me.

-Hai qualche ferita profonda che dovrei controllare?- mi chiese gentilmente

Mi guardai un po' le braccia e i gomiti, ma oltre qualche graffio e livido non avevo niente di che, quindi il ragazzo passò a Lydia che si era seduta sotto una betulla e le fece la medesima domanda.

-Effettivamente sento abbastanza male ai piedi- disse lei stendendoli in avanti -Però non penso sia possibile farci qualcosa- aggiunse subito dopo.

-Ma tu sei scalza!- esclamò Ilan. Mi ero completamente scordata, eppure quando a casa mia era uscita nel patio mi ero accorta della nudità dei suoi piedi. Erano completamente neri per lo sporco e macchiati di rosso sotto le dita e sui talloni a causa del sangue fuoriuscito da delle ferite. Quindi lei ha camminato per tutto questo tempo a piedi scalzi senza dire niente? Ero scioccata.

-Eh già- sussurrò

-Aspetta un attimo- Ilan si allontanò da lei per tornare poco dopo con delle grandi foglie. Si avvicinò alla ragazza e prendendole un piede lo fasciò con queste foglie sussurrando qualche frase in una lingua mai sentita. Appena finì lasciò il piede e prese l'altro.

-Ehi va già molto meglio- disse con un sorrisone Lydia roteando la caviglia -Come hai fatto? Sei un mago... cioè volevo dire un Incantatore?-

-No no, niente del genere- sorrise Ilan -I miei genitori erano Guaritori-

-Erano?- chiese Lydia capendo subito dopo di essersi spinta troppo oltre.

-Già- rispose soltanto il ragazzo stringendo l'ultimo nodo della fasciatura e rialzandosi.

Infine si diresse verso Chris. I due non si erano ancora parlati da dopo la lite.

Lydia nel frattempo era scivolata col sedere in avanti e aveva poggiato le spalle e la testa al tronco. Aveva legato i suoi capelli ramati in una treccia ed aveva infilato una mano nella tasca dei pantaloni per cercare, immagino, l'elastico ma dallo sguardo stupefatto che fece capii che aveva trovato qualcos'altro. 
Guardai bene quello che aveva tirato fuori e vidi che si trattava di un iPod. Senza dire niente si mise le cuffiette alle orecchie e chiuse gli occhi. 
In effetti ora che ci eravamo fermati iniziavo a sentire pure io le palpebre pesanti. Girai il capo verso i due ragazzi: Ilan stava fasciando con un pezzo di stoffa la ferita al braccio di Chris. Sentivo che stavano parlando, ma non capivo cosa si stessero dicendo. Probabilmente stavano chiarendo. Feci uno sforzo per cercare di sentire le loro parole, ma il sonno ebbe la meglio e contro il mio volere le palpebre si chiusero.

 

Angolo autrice
Ciao! Volevo solo scusarmi per questo capitolo, sono consapevole non sia il massimo, ma mi si è spento improvvisamente il computer senza che io avessi salvato nulla e quindi ho dovuto ricominciare da capo. Non vi dico, ho avuto un momento di disperazione... comunque in questi casi il risultato non è dei migliori. Scusatemi ancora, spero vi sia piaciucchiato lo stesso

buona serata a tutti! :)

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Capitolo 11
*** Capitolo 10: Newid ***




LYDIA

-Lydia alzati- una voce distante arrivò alle mio orecchie confondendosi con le note di "Do or die" dei 30 Seconds to Mars.

-Su non abbiamo tanto tempo, Ilan dice che sono a meno di due chilometri da noi- continuò la voce mentre due salde mani mi scuotevano dalle spalle.

Aprii gli occhi ma non riuscii a mettere immediatamente a fuoco. Poi, dopo pochi secondi, capii che la macchia verde che mi si parava davanti erano gli occhi di Chris, puntati dritti dritti nei miei.

Ero ancora così intontita dal sonno che solo in un secondo momento mi accorsi della sua vicinanza. Con un solo movimento scivolai un po' indietro in modo da poggiare completamente la schiena al tronco che avevo alle spalle allontanandomi così da quegli occhi magnetici.

-Chi ci sta inseguendo? Gli assalitori della montagna? Come hanno fatto già a raggiungerci?- chiesi a raffica togliendomi le cuffiette ed arrotolandole attorno all'iPod. 
Sebbene mi fossi appena svegliata ero già attenta e piuttosto vigile. Il che è strano considerando che di solito la mattina posticipo la sveglia di cinque minuti almeno quattro volte prima di decidermi ad alzarmi.

-No, peggio, sono Newid- disse porgendomi una mano che afferrai per tirarmi su.

-Newid?- Troppi nomi strani hanno da queste parti

-Ne hai già incontrato uno- disse -Sulla Terra, la prima volta che ci siamo incontrati-

Il lupo?...No, non era un lupo, era anche un uomo... -Un lupo mannaro?- Chiesi

-Mutaforma- mi corresse Chris E ti pareva, mai che ci azzecchi una volta... -Perché anche se di solito si manifestano come di lupi tuttavia possono assumente anche altre forme- spiegò -E poi non si trasformano solo con la luna piena- continuò con tono divertito. Gli diedi una leggera gomitata mentre raggiungemmo gli altri.
Octavia era già sveglia e parlava con Richie.

-... sono più veloci di noi, non possiamo scappare, l'unica speranza è nasconderci e sperare che non riescano a vederci- stava spiegano la nostra guida.

-E dunque dove andiamo? C'è un posto che consci in cui possiamo andare per il momento? Una casa abbandonata, una roccaforte smessa...- chiese Ilan che stava accanto ad Octavia.

-Purtroppo no, conosco bene queste terre, e vi assicuro che da qui a cinque chilometri non possiamo trovare alcuna abitazione.-

-Una cascata con delle grotte?- propose Chris

-No, il torrente che scorre qui vicino è troppo piccolo, e non crea cascate sufficientemente grandi- disse Richie scartando anche questa idea -A proposito, sono andato a prendere dell'acqua, bevete anche voi- disse porgendo a me e Chris due frutti, immagino, che avevano la forma di una melanzana ma la consistenza e il colore di una zucca, cavi all'interno e pieni d'acqua.

-Voi avete già tutti bevuto?- chiesi sicura che se avessi iniziato non ne avrei lasciata neanche una goccia.

Tutti annuirono e Richie aggiunse -Finitela, che queste borracce di fortuna non hanno un tappo, quindi non possiamo in alcun caso portarcele dietro.-

Mai le mie orecchie udirono parole più dolci, mi attaccai alla mia "melanzucca" e tracannai tutto d'un fiato l'acqua. Non bevevo da ore, e le mie labbra si erano completamente seccate e screpolate. All'ultimo sorso risucchiai in dentro le labbra in modo da inumidirle per bene.

-E se ci arrampicassimo sugli alberi?- chiese Octavia dopo un paio di secondi di pausa.

-Non penso che...- cominciò Richie pronto a demolire che questa proposta -Però con un po' di fortuna potrebbe funzionare...- continuò con tono più basso piegando un po' in avanti le spalle e portandosi pensante una mano al mento.

-Si, è l'unica- concluse alla fine dei suoi ragionamenti -Menomale che con noi c'è la mia Dea- disse rivolto ad Octavia drizzando le spalle e rivolgendole il sorriso più smagliante che avessi mai visto. Non riuscii a trattenere un sorriso.

-Allora, ascoltatemi bene- disse poi il ragazzo rivolto a tutti quanti -Poco fa non abbiamo avuto la prontezza di coprire le nostre tracce. Perché tanto se non ci penso io non ci pensa nessuno, giusto?- chiese retoricamente rivolto ai due Rheol che colpevoli abbassarono il capo.
-Dunque l'unica cosa che possiamo fare adesso è cercare di nasconderci sugli alberi più alti e frondosi che riusciamo a trovare, come ci ha suggerito la qui presente Octavia- continuò indicando la ragazza che teneva i suoi occhi di giaccio fissi sul ragazzo attenta a non perdersi neanche un dettaglio del piano. Meglio seguire il suo esempio mi dissi riportando lo sguardo verso la nostra giovane guida lottando con tutte le forze contro la mia naturale attitudine alla distrazione.
-Ho già avvistato due grandi alberi mentre ci recavamo qui che potrebbero rappresentare alla perfezione il nostro rifugio: facili da scalare, alti ma pieni di rami e foglie. Si trovano duecento metri a sud-est da qui, son certo che li riconoscerete, dirigetevi lì mentre io cercherò di coprire il più possibile le vostre tracce lasciando solo le mie dirette l fiume. Vi raggiungerò tra poco-

Nessuno ebbe qualcosa da obbiettare, così facemmo tutti un unico ma deciso cenno di assenso con la testa e tornammo indietro sui nostri passi. Anche io avevo notato gli alberi di cui molto probabilmente Richie stava parlando, ma solo perché le loro alte fronde sulla cima si attorcigliavano tra loro contorcendo i propri rami gli uni sugli altri ed avevo pensato che la loro unione sembrava lo stetto abbraccio di due amanti.

Come un gatto Octavia salì per prima sull'albero, le sue mani allenate scorrevano naturalmente sulla corteccia trovando semplicemente appigli adeguati che le permisero in poco tempo di raggiungere tre buoni metri di altezza. Io avevo scalato qualche albero da piccola, ma sempre bassi e sempre con l'aiuto di mio padre che da sotto mi spingeva in su. Ilan seguì Octavia, ed arrivato sul primo ramo stabile si girò e mi porse la mano che non esitai ad afferrare mentre l'altra si ancorava ad una sporgenza del tronco. Poggiai un piede sulla corteccia e solo allora mi accorsi di avere ai piedi delle scarpe, palesemente di taglia troppo grande, ma allacciate abbastanza strette da non permettergli di sfuggirmi. Il forte dolore ai piedi che avevo patito per tutta la mattinata era praticamente scomparso e quindi mi ero completamente scordata di controllarli. 
Guardai in fretta i piedi dei miei compagni ed abbassando lo sguardo vidi dietro di me i piedi di Chris ricoperti solo da dei calzini grigi con l'alluce desto che spuntava fuori da un buco creatosi nel tessuto.

-Ma... le scarpe...- non riuscivo a trovare le parole.

-Sbrigati che stanno per arrivare- mi spronò senza darmi una risposta alla domanda che gli avevo fatto, come sempre del resto.

Sbiascicai un grazie mentre con una spinta poggiai tutto il peso del mio corpo sulla punta del piede come mi aveva insegnato mio padre. Un piede dopo l'altro riuscii a salire senza troppe difficoltà, sempre con l'aiuto di Ilan, ovvio. Ad un tratto vidi che i miei compagni sopra di me si erano arrestati. Così mi fermai un momento per riprendere fiato e vedere fin dove eravamo arrivati. Non l'avessi mai fatto: a separarci dal suolo c'erano almeno 15 metri di altezza. Non soffrivo di vertigini, ma non potei far a meno di pensare che se fossi caduta da lì sarei senza alcun dubbio morta. Chiusi gli occhi, feci un profondo respiro e puntai gli occhi sull'albero di fronte al nostro. Chris stava lì, era già arrivato da un pezzo alla nostra stessa altezza, pur essendo partito dopo di me mentre Richie, che era appena arrivato, aveva appena incominciato la scalata.
Non appena raggiunse il compagno si sentirono degli strani versi simili a degli ululati, ma più grevi e cupi non molto lontani da noi.
Tutti noi tacemmo e quando vidi tre manti passare sotto di noi involontariamente trattenni il fiato. Due erano di un grigio chiaro quasi argenteo, mentre il terzo era più piccolo ed aveva toni tendenti al marroncino che mi fecero pensare ad un coyote.

Passarono a non più di due metri dal nostro albero, fiutarono per terra le nostre tracce fino a quando uno dei due grigi non prese a correre in avanti, seguito a ruota dagli altri due. Sembrava che tutto fosse filato liscio quando un rumore di legno spezzato mi fece fermare il cuore. Mi voltai giusto in tempo per vedere un ramo cadere giù e i limpidi occhi di Octavia sgranati a chiedere silenziosamente scusa. Tra le foglie degli alberi vidi uno dei tre Newid arrestare la corsa e tendere le orecchie indietro. Oh no, se ci scoprono siamo in trappola 
Sentii un leggero frusciare di foglie dietro di me, mi voltai e vidi Ilan intento a scendere giù. 
Dove ha intenzione di andare? Nelle fauci letteralmente del nemico?! Gli presi il braccio supplicandolo con lo sguardo di restare, ma quando incontrai i suoi occhi nocciola vidi tutta la determinazione che si celava dentro quel ragazzo.

-Fai attenzione- dissi. Sussurrai così piano che il vento raccolse le mie parole con un solo soffio e le portò subito via dalla mia bocca facendole fluttuare con lui verso est. Tuttavia Ilan intese le mie parole e rispondendomi con timido e un po' impacciato sorriso riprese la discesa. In pochissimi secondi fu a terra e in un batter d'occhi scomparve fra le fronde del bosco. Passarono ancora alcuni secondi in cui l'unica cosa che riuscivo ad udire erano i battiti del mio cuore che rischiavano di sfondarmi la cassa toracica.

Ad un tratto una voce riempì il pesante silenzio che si era creato giungendo alle nostre orecchie come un eco molto lontano.

-Abbassate la voce, e datevi una mossa, altrimenti ci raggiungeranno- diceva la voce che non poteva non essere che di Ilan... eppure era così distante, come aveva fatto ad arrivare così lontano in così poco tempo?!
Per un attimo tutto sembrò fermarsi ed il passare del tempo fu dettato solo dal riecheggiare delle parole tra gli alberi e le rocce che ci circondavano. Poi il Newid che si era fermato emise un forte ululato e voltandosi iniziò a correre nella direzione da cui proveniva la voce.
Non può averlo fatto veramente, non li ha attirati verso di se... prima Noll, poi Abigail e adesso Ilan, non ce la faccio ad andare avanti così pensai mentre il tempo passava silenzioso e sentivo già le lacrime inumidirmi gli occhi.

-Potete scendere, sono lontani ormai- una voce familiare finalmente squarciò l'aria proiettandosi verso di noi.

-Bastardo che non sei altro- sentii Chris ridere 
-Ilan! mi hai fatto prendere un colpo! Non farlo mai più- dissi sentendomi ad un tratto più leggera.

Scendemmo tutti (io per ultima data la mia lentezza) e subito lo raggiungemmo

-Ho semplicemente creato un sottile ma lunghissimo foro sotterraneo che percorrendo rasoterra il bosco sbuca a cinque/sei chilometri da qui. Così parlandoci dentro la mia voce è riecheggiata fino ad uscire dall'altro capo... una sorta di telefono primitivo possiamo dire-

-Un telechè?- chiese Richard guardandolo storto Veramente non hanno i telefoni da queste parti? Mi chiesi mentre noi tutti scoppiammo a ridere sotto lo sguardo dubbioso di Richie.

-Sssshh zitti, altrimenti tutto il mio lavoro sarà stato inutile- ci zittì Ilan abbassando la voce. Il suo cambio di atteggiamento così improvviso mi fece ridere ancora di più, ma con un po' di sforzo riuscii a trattenermi.

Subito ci incamminammo nel bosco, sempre con Richie a farci da guida.

Passarono così diverse ore e l'adrenalina che mi aveva percorso poco tempo prima subito era fuggita via dal mio corpo, direttamente sostituita dalla noia. Non che non mi piacesse il bosco intendiamoci, ma alla fine gli alberi son alberi, alti, bassi, chiari, scuri, laghi, stretti, ma pur sempre alberi. 
Inoltre da quando avevamo "incontrato" i Newid nessuno aveva spiccicato parola, se non Richie per chiedere cosa fosse un telefono prima e per darci qualche "interessantissima" informazione su alcuni alberi e funghi che avevamo incrociato dopo.

Si era fatta ormai sera, e gli ultimi raggi del sole andavano timidamente nascondendosi dietro l'orizzonte. 
Finalmente avevamo preso una strada battuta, il che voleva dire A) niente più storte e B) che eravamo quasi arrivati

Accelerai il passo e mi misi di fianco a Chris cercando per la terza volta di convincerlo a riprendersi la scarpe che ancora portavo ai piedi.
-...Veramente, sto bene, non sento più dolore- provai a persuadere il ragazzo

-Non prenderò quelle scarpe indietro, rinunciaci! Anzi avrei dovuto dartele prima- mi rispose, esattamente come le due volte precedenti. Stavo per rimettermi in fila dietro di lui quando una domanda si fece strada nella mia testa.

-Chris... ma di preciso "Chris" per cosa sta? Insomma qual è il tuo nome completo?- dissi mimando le virgolette Sembro Arjuna pensai abbassando immediatamente le mani.

-Già Chris! Per cosa sta il tuo diminutivo?- chiese Richie in tono divertito. Sicuramente lui sapeva la risposta.

-Non è importante, chiamami solo Chris- rispose lui brusco

-Si vergogna del suo nome- spiegò Ilan ridendo

Ma tutti ad ascoltare la nostra conversazione? Ah ah allora pure gli altri si stanno annoiando, non sono solo io!

-Dai dimmelo! Non può essere così male dai... io conoscevo una ragazza di nome Adorata, non può esserti andata peggio- lo spronai

-È inutile, tanto non te lo dirò- rimarcò il ragazzo

-Christoff?- tentai

-No. E comunque non...-

-Ragazzi siamo arrivati- lo interruppe Richie indicando davanti a se -Dietro questa svolta c'è la locanda dove stanotte dormir...-

-Le mie orecchie mi ingannano o questa è la voce di Richard Meyer?!- una voce acuta risuonò nella tiepida aria serale.

Una ragazza che reggeva un secchio pieno d'acqua corse nella nostra direzione e vedendo il ragazzo con gli occhiali lasciò cadere il recipiente a terra e gli si buttò letteralmente addosso circondandolo con le braccia come una piovra e baciandolo in maniera a dir poco passionale.

-Isabelle- le sussurrò in tono caldo Richie staccandosi e accarezzandole una ciocca di capelli -Come stai?-

-Come sto? È da più due settimane che non ti fai sentire, avevo iniziato a pensare...- Richie la baciò nuovamente mettendo fortunatamente a tacere quella ragazza dai lunghi capelli biondi.

-Isabelle ce le avresti due camere da darci per questa notte?- gli chiese in tono decisamente sdolcinato, ma che a quanto pareva su di lei aveva effetto.

-Due camere no, però ne ho una da tre e tu puoi dormire con me- disse avvicinandolo nuovamente a sé.

-Uno di noi dormirà a terra- disse Ilan rivolto a Chris. Non sembravano minimamente turbati da quella scena... al contrario di Octavia che sono certa stesse per vomitare.

-E ci servirebbero anche tre tymor ed una tenda-

-Meyer sei venuto a fare la spesa?- chiese la ragazza staccandosi. Che avesse ritrovato un po' di dignità?

-Ma no Belle! È che sono in missione e sai come funzionano queste cose...- la "rassicurò" Richie spostando le sue mani dai suoi fianchi al suo sedere e baciandole il collo.

-Oh e va bene, vedrò cosa posso fare- disse sciogliendosi nelle sue braccia
Ebbene no, anni e anni di lotta per l'emancipazione femminile buttati al vento (per non essere volgari)

Io ed Octavia prendemmo un letto a testa mentre i ragazzi si smezzarono il terzo buttandolo a terra e poggiandoci busto e testa. 
Intanto Richie appena entrato dentro la locanda si era volatilizzato assieme alla biondina. 
In teoria il piano era di riposarci un po' per poi scendere e andare a cena... non so gli altri, ma io appena toccai il cuscino piombai in un sonno profondo.

 

 

Angolo autrice:

Buongiorno! Scusatemi per l'attesa del nuovo capitolo.
Allora... avete qualche domanda da farmi? Avete cambiato idea su qualche personaggio? Volete provare a scoprire il vero nome di Chris? O provare a scoprire cosa succederà in seguito? Prego sono tutta orecchie (o occhi per meglio dire)
(Sappiate che l'idea per il nome di Chris è tratta da una storia vera)
Buona domenica a tutti! godetevela che domani si ricominciaaaa!

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Capitolo 12
*** Capitolo 11: L'inizio di un viaggio ***




LYDIA

Il fumo s'innalzava da ogni dove ricoprendo ogni angolo di terra, ed anche dal punto elevato in cui mi trovavo era quasi impossibile distinguere le orribili scene che inesorabilmente si svolgevano ai miei piedi.
La cenere mescolata al grigio fumo si levava trasportata dal vento avvolgendomi in una nube che odorava solo di disperazione e dolore, ma che non mi costringeva a chiudere gli occhi, perché i miei occhi non erano lì. I miei occhi erano ovunque, i miei occhi erano "l'Ovunque". Nelle valli disboscate, nelle montagne innevate, nei villaggi incendiati. I miei occhi erano l'albero abbattuto, il ramo spezzato, il filo d'erba calpestato dagli uomini appesantiti dall'unica vera arma che possedevano e mai avrebbero abbandonato: la sete di potere.

Dovevo intervenire.

Il possente tonfo di un'enorme quercia abbattuta riecheggiò nell'aria mentre la figura di due uomini con in mano la grossa sega che aveva portato via la vita di quel meraviglioso albero si stagliava tra la fuliggine. 
D'un tratto un ragazzo comparve con un unico salto da dietro una delle colonne di fumo ed usando il Dono costrinse sotto il suo volere la quercia, utilizzandone la poca linfa che ancora scorreva nel suo tronco mozzato. I rami come un colpo di frusta si abbatterono sui due uomini facendogli perdere la stretta presa che avevano sulla sega e scaraventandoli violentemente a terra.

Come un libro aperto il volto del ragazzo lasciva trasparire ogni suo pensiero: li aveva in pugno. 
Ma proprio in quel momento una lama trapassò il ventre del ragazzo. Una folata di vento scostò per qualche secondo il fumo e la cenere che avevano parzialmente nascosto la sua figura per tutto quel tempo, rendendo chiaramente visibili i suoi lineamenti. Naso dritto, profilo greco, e capelli di un biondo platino quasi bianchi. 
Rimase in piedi per qualche secondo a fissare la chiazza di sangue che lentamente gli si stava allargando sulla maglietta verde mela, poi emettendo solo un sommesso grugnito si accasciò sulla fredda pietra del pavimento mentre tutto intorno il panorama cambiava divenendo più scuro ed una voce mi graffiava le orecchie

-NOLL!-

Mi svegliai in un bagno di sudore. La luce dei primi raggi del sole filtrava dolcemente tra le fessure delle serrande. Qualcuno doveva essere andato a letto dopo di me perché quando eravamo entrati nella stanza della locanda le finestre erano aperte, ne ero certa.

Doveva essere ancora abbastanza presto perché il colore della luce era ancora fredda, sui toni del blu, e non gialla e calda come quando il sole è già alto.

Mi tirai su sui gomiti ed aspettai finchè i battiti del mio cuore non si fecero più lenti e regolari. Un brivido mi percorse tutto il corpo a causa del sudore che nel frattempo mi si era freddato addosso.

Provai a ristendermi e riprendere sonno, ma senza successo. Ormai la mia mente era partita ed i pensieri avevano incominciato a rincorrersi nella mia testa quasi stessero facendo una staffetta.

Riaprii gli occhi e cercando di fare il minor rumore possibile scesi dal letto. 
Ovviamente il pavimento era in legno e quasi ad ogni passo scricchiolava sotto il mio peso E ti pareva, la legge di Murphy non sbaglia mai pensai. 
Feci i primi passi molto lentamente trattenendo il fiato ogni volta che il legno emetteva quello sgradevole suono, ma in poco tempo capii che neanche il passo di un elefante sarebbe riuscito a svegliare quei due. In più il rumore dei miei passi era silenziato dal leggero russare di uno dei due... non riuscivo a vederli bene, ma dentro di me ero convinta fosse Chris. 
Di Octavia invece non c'era traccia, ma non mi preoccupai troppo. Ero convinta che si fosse già alzata, mi dava l'idea di essere una ragazza mattiniera (esattamente l'opposto di me insomma).

Arrivata in corridoio mi fiondai nel bagno comune. Non me n'ero accorta fino a quel momento, ma avevo la vescica che stava per esplodere Ma perché nei libri i protagonisti non devono andare mai in bagno?! Non è qualcosa di molto elegante da scrivere in effetti, ma è una cosa naturale in fin dei conti.
Uscita andai al lavandino per lavarmi le mani e darmi in generale una sciacquata, ma quel che vidi riflesso nello specchio per poco non mi fece prendere un attacco di cuore.
Quella cosa lì sarei io?! Mi chiesi osservando disperata le condizioni della mia faccia. Oltre ai piccoli lividi e i graffi superficiali che costellavano deliziosamente il mio visto avevo la pelle marrone sporca qua e là di fango, gli occhi contornati da macchie nere dovute al trucco sbafato (non che mi fossi truccata chissà quanto, ma un po' di matita e il mascara per me erano abbastanza un must) ed in testa quelli che prima erano i miei capelli si erano trasformati in un polveroso nido di cicogne. 
Non che mi aspettassi di essere pronta per sfilare per Miss Universo, ma non pensavo di essere ridotta in quello stato. Eppure il giorno prima Octavia non era così! Sì, aveva un po' di polvere e graffietti sul visto e i capelli con qualche ciocca in disordine, ma era rimasta bella come quando l'avevo incontrata.

Mi sciacquai il viso più volte fino ad arrossarmelo. Mi sciolsi quello che era rimasto della treccia che mi ero fatta e mi pettinai i capelli con le dita come meglio potei. Infine decisi di slegarmi la fasciatura che avevo ancora in testa. Le bende da bianche si erano tramutate in un colore misto tra il grigio e il marrone. Iniziai a svolgerle e quando arrivai agli ultimi strati dovetti procedere più lentamente perché il sangue rattrappito aveva incollato le bende alla mia tempia. Fece un po' male staccarle completamente, ma strinsi i denti fino alla fine. Per fortuna la ferita non si riaprì. Mi lavai via anche il sangue secco e mi diedi uno sguardo finale. Non ero un granché, ma indubbiamente meglio di prima.

Scesi le scale fino ad arrivare alla sala da pranzo. Una signora stava posizionando dei dolci ancora fumanti sul bancone. Appena mi vide mi fece un lieve cenno con la testa accompagnato da un dolce sorriso che le illuminò lo sguardo pur facendole spuntare qualche ruga attorno alla bocca e agli occhi. Era una donna molto bella, aveva i capelli biondi e lunghi come quelli di Isabelle, probabilmente era sua madre.
Le risposi nel medesimo modo indicando il tavolo e chiedendole con un filo di voce -Posso?- Lei fece un altro cenno con la testa e poi scomparve dietro la porta. Avevo intenzione di prendere soltanto una fetta di torta, ma appena mi trovai davanti a tutto quel ben di dio il mio stomaco si spalancò chiedendo disperatamente di essere riempito (del resto non avevo né pranzato né cenato il giorno prima).
Presi un po' di tutto colmando il piatto fino a creare una montagnola di cibo. Stavo giusto per addentare la prima frittella quando la porta che dava sul retro si aprì e Octavia entrò. Anche lei si era data una pulita ed aveva sciolto i capelli che le ricadevano morbidi sulla schiena.
Appena entrata tirò dritta diretta verso le camere. Non so se mi aveva vista o meno, fatto sta che non si voltò verso di me e senza dire nulla salì le scale che portavano al piano superiore.
Non capivo se era arrabbiata con me per qualche motivo o meno, ma non me ne feci un gran cruccio e continuai a divorare le uova strapazzate che minacciavano di cadere giù dal bordo del piatto.

Finii tutto quello che avevo messo nel piatto e rifeci il giro del bancone per riprendere tutto da capo. Chiesi alla signora anche un cappuccino, ma guardandomi storto come se non sapesse di cosa stessi parlando mi rispose che non lo avevano; decisi quindi di optare per due bei bicchieri di succo d'arancia.
Nel frattempo la sala da pranzo si era incominciata ad affollare piano piano e tra battute e risate l'aria si stava facendo calda ed accogliente.

Quando stavo sul punto di finire anche il secondo piatto scesero assonnati anche Ilan e Chris, seguiti poco tempo dopo da Octavia. Riempirono il piatto di cibo anche loro e si vennero a sedere al mio tavolo.

-Ma voi sulla Terra non dormite?- chiese Chris subito dopo aver fatto un sonoro sbadiglio.

-Di solito si, ma questa notte ho fatto un sogno molto strano, sembrava quasi un ricordo, che alla fine si è trasformato in un incubo. Ho visto...- troncai a metà la frase. Stavo per dirgli di aver rivissuto la morte di Noll, ma poi pensai che a loro avrebbe di certo fatto più male che a me ricordarla.

-... casa mia, si.... Casa mia incendiata- continuai. Non ero molto brava a mentire, ma erano ancora così intontiti da non accorgersi del titubare delle mie parole.

-Io mi sveglio sempre presto- rispose secca Octavia, ma forse accorgendosi di essere stata un po' troppo dura aggiunse -Mi...mi piace l'aria pungente del mattino-

-Ragazzi, eccovi qui- alzai lo sguardo dal mio piatto con la bocca ancora piena. Isabelle si era avvicinata al nostro tavolo con un vassoio in mano ed un grembiule allacciato alla vita. I capelli li aveva intrecciati (molto pazientemente devo dire) in una treccia a spina di pesce che le arrivava fino al sedere.

-Buongiorno Belle- disse Ilan, che al momento era l'unico senza qualcosa in bocca. Beh neanche Octavia, ma lei ovviamente non aprì bocca.

-Queste sono per te, Riche ha detto che ti serviva un paio di scarpe comode, spero ti stiano bene- disse rivolta a me dandomi un paio di scarpe color bianco panna che assomigliavano incredibilmente a delle Converse. Mi sbrilluccicarono gli occhi, io amavo le All Star!

-Cosa vi posso portare?- aggiunse rivolta ai ragazzi con un sorriso bello quanto quello della madre.

-Succo di mela per me ed un tefilos a Chris, giusto?- rispose Ilan guardando il compagno che alzò i pollici in segno di assenso.

-Perfetto!- rispose -Ah quasi dimenticavo, abbiamo solo due tymor per voi, mi spiace, ma così all'ultimo siete stati già fortunati a trovarli. Selle e tenda sono nella stalla. Richie -sospirò -Richie è già lì a sistemare il tutto.-

Appena finirono la loro colazione e bevvero le loro bevande (quella di Chris era del latte con dentro qualcosa che gli dava una sfumatura verde... non volevo sapere di più...) i ragazzi andarono in stalla ad aiutare Richie e risolvere il "problema dei due tymor".

Restai da sola al tavolo con Octavia. All'inizio ebbi la scusa delle scarpe e quindi persi tempo a provarle, stringerle e constatare che Isabelle aveva esattamente il mio stesso numero. Ma finita quella pratica mi ridrizzai sulla panca e il silenzio che ci avvolse divenne assai imbarazzante, almeno per me.

-Allora... hai già fatto colazione? Non ti ho vista prendere nulla dal bancone..- cercai di riempire quel silenzio in un modo qualsiasi.

-Ho mangiato prima che voi vi svegliaste, scusatemi se non vi ho aspettato...- mi rispose. Non era un granchè, ma almeno stavamo parlando... chi lo sa, magari prima o poi saremmo diventate amiche. Ok forse no, ma non volevo far chiudere questo spiraglio di conversazione, quindi continuai, pur non avendo effettivamente niente da dire

-Così ti piacciono le mattine eh? Beata te, non avrai problemi ad alzarti la mattina prima di andare a scuola!-

Lei alzò gli occhi verso di me. Era la prima volta che li vedevo da così vicino. Il colore era come lo avevo sempre visto, un azzurro glaciale, ma quello che non avevo mai notato era il contorno esterno: una marcata e sottile linea blu intenso.

-Già- mi rispose semplicemente con un tono molto poco convinto, forse aveva capito che la mia conversazione si basava sul nulla -Forse è meglio raggiungere i ragazzi- disse poi spostando indietro la sedia ed alzandosi.

Un po' delusa feci per alzarmi anche io quando la porta del retro della locanda si aprì tutta d'un tratto. Controluce vidi due uomini ed una donna entrare nella locanda tutti e tre vestiti di nero. Non potei fare a meno di fissarli, avevo un brutto presentimento. Il più grande dei tre si voltò per fermare la madre di Belle e chiederle qualcosa permettendomi di vedere il tatuaggio nero come la pece che dal colletto della maglia saliva verso l'alto. Era lo stesso simbolo che aveva l'uomo-lupo che avevo travolto con l'albero sulla Terra.

Afferrai Octavia per un braccio e la costrinsi a sedersi di nuovo.

-Ma che diav...-

-Shhhh- mi portai un dito alla bocca avvicinandomi a lei per poi sussurrarle -Newid-

Lei sgranò per un attimo gli occhi, per poi riprendere immediatamente il controllo. Questa volta fu lei ad avvicinarsi a me

-Loro cercano te, quindi io provo a distrarli mentre tu raggiungi i ragazzi nella stalla. Vi raggiungerò il prima possibile-

-Ma...- feci per obbiettare ma il suo sguardo mi gelò persino la lingua. Non era una ragazza con cui si poteva discutere.

Feci un silenzioso cenno col capo e allora le si alzò andando al bancone e prendendo un piatto in cui mise una serie di cose alla rinfusa. Fatto ciò fece per ritornare al tavolo ma non appena passò accanto ai tre Newid finse di inciampare rovesciando il cibo su due di loro e cadendo lei stessa tra le braccia del terzo.

Subito mi alzai e presi la porta, camminando il più in fretta possibile ma senza correre per non dare nell'occhio. Oltrepassai la porta che portava alle scale ed aprii il portone principale che dava sull'esterno giusto in tempo per sentire Octavia dire -Scusatemi, a volte sono proprio così sbadata- con un tono così dolce che mi sembrò quasi impossibile fosse uscito dalle sue labbra.

Feci il giro del palazzo. Non avevo idea di dove fossero le stalle ma non fu difficile trovarle.

-Newid, alla locanda! Ma in forma umana- dissi forse un po' troppo ad alta voce mentre mi appoggiavo allo stipite della porta. Poi guardai meglio l'interno della stalla e a stento trattenni un grido. Due enormi leopardi stavano di fronte a me. Ma no, erano più grandi di dei "semplici" leopardi, sembravano delle mucche per la loro taglia.

-Newid?- disse Richie

-Le...leopardi- dissi indicando quegli enormi felini

-No sono i tymor, sono gli animali più veloci di tutte le Terre delle Montagne - mi spiegò Ilan -Octavia?-

Non ci potevo credere... avremmo dovuto cavalcare quei così?! Ma non mi diedero il tempo di pensarci troppo perché il ragazzo dai capelli biondo cenere saltò in groppa ad una di quelle bestie e si avvicinò a me, mentre due mani mi afferravano dalla vita e mi montavano di peso sopra l'animale.

-Octavia?- ripeté Ilan

-Sta alla locanda, li sta rallentando- riuscii a dire

-Vado a prenderla io, tu Chris finisci di sellare quel tymor e preparati a scappare- disse Richie che stava ancora sotto di me e Ilan. Era stato lui a farmi salire sul tymor.
Detto ciò come un fulmine sfrecciò fuori dalla stalla.

Vidi Chris sellare in fretta e furia il secondo leopardo, cioè tymor, e montargli in groppa.
A quanto pareva quegli animali si potevano sellare. E in più ai lati delle selle notai appese alcune sacche di tela.

-Tranquilla sono sicuri, e sono più veloci dei Newid. In poco tempo li distanzieremo- mi rassicurò con voce dolce Ilan. Solo allora mi accorsi di avere le mani strette attorno alla sua vita come solo una piovra avrebbe saputo fare.

-Scusa- dissi slegandolo dalla stretta e portando le mani indietro. Ma non appena le mie dita sfiorarono il manto di quell'animale subito il mio corpo si irrigidì, così tornai ad avvolgere i fianchi del ragazzo, ma senza soffocarlo questa volta.

-...hanno chiesto alla madre di Belle di Lydia- sentii la voce di Octavia avvicinarsi -Lei gli ha detto qual è la nostra camera, ma presto si accorgeranno che non siamo lì dentro e... Oh mio dio!- la vidi bloccarsi alla vista delle due bestie sull'entrata della stalla.

Chris le si avvicinò e come con me Richie la sollevò di peso e la mise sulla seconda bestia.

-Via, via- gridò Richie mentre i due Rheol facevano partire i due animali a razzo.

Vidi Octavia stringersi a Chris e soffocare un urlo sulla sua giacca mentre chiudeva gli occhi. Non so spiegare bene il perché, ma quella scena mi diede fastidio.

Gli alberi sfrecciavano velocissimi ai nostri lati rendendosi visibili ai nostri occhi solo come macchie indefinite. Il vento creato dalla corsa era così forte che gli occhi mi iniziarono presto a lacrimare e fui costretta a chiuderli. 
Mi chiedevo come facesse Ilan a guidare quel coso senza andare a sbattere contro qualche ramo.

-E Richie?- chiesi urlando

-Non ti preoccupare per lui. Tornerà al campo per aiutare Arjuna e gli altri a ricostruire la base. Non poteva venire con noi, i tymor possono trasportare al massimo della velocità solo due persone. Ci ha dato delle mappe trovate alla locanda da seguire. Ce la faremo- mi disse gridando anche lui -Ce la dobbiamo fare- lo sentii aggiungere con tono più basso.

Non so per quanto tempo corremmo. So solo che quando rallentammo era già tardi e il sole stava calando. Come avevano fatto quei cosi... quei tymor... a non fermarsi per tutto il giorno per me resterà sempre un mistero.

Quando il sole era già calato dietro l'orizzonte ci fermammo e creammo un piccolo accampamento. Chris diede da mangiare alle bestie due grosse bistecche grondanti di sangue che teneva dentro una delle borse di tela ed io non potei non pensare che se quelli avessero avuto ancora fame durante la notte ci avrebbero potuto tranquilla mente "assaggiare", ma rimossi subito questo pensiero dalla mia testa fidandomi dei due Rheol.

Noi cenammo con un po' di pane e affettati presi dalla locanda e poi decidemmo di dormire all'aria aperta per quella notte. 
Il cielo era limpido e la temperatura abbastanza calda. Mi coprii col maglione che mi ero tolta durante il tragitto e mi stesi usando come cuscino una delle borse di tela (non quella contenete le bistecche ovviamente).

-Mi ricorda molto quando andavo in campeggio coi miei genitori- dissi a un tratto

-È sempre bellissimo dormire all'aria aperta. Su alla base da noi non capita molto spesso- sentii dire la voce di Chris nel buio

-Io non ho mai dormito all'aperto- disse Octavia. Era la prima volta che la sentivo interagire in un discorso comune e ciò mi fece sorridere, anche se nessuno mi vide perché eravamo tutti stesi e coperti dall'oscurità della notte.

-Veramente?- chiesi stupita

-Perché ti sembra strano?- chiese lei

-Un po' sorprende anche me- mi supportò Ilan, poi aggiunse -guardate Du e Gwyn, le nostre lune stanno sorgendo- seguii l'ombra della sua mano e vidi spuntare dietro la cima degli alberi due corpi luminosi. Una era quasi una sfera mentre l'altra aveva ancora la forma di una sottile falce.

-Sono bellissime- mi lasciai sfuggire in un sussurro. E lo erano veramente.

Angolo autrice

Ciao ragazzi miei! Allora questo capitolo nella mia mente doveva essere molto corto e spiegare un paio di cose in più... e poi tutto d'un tratto puff mi sono ritrovata con pagine e pagine scritte, quindi ho deciso di spostare alcune cose più in là.
Non sono successe grandi cose in questo capitolo in realtà, ma mi sono divertita molto a scriverlo... non so perché ahahaha
Spero sia piaciuto anche a voi leggerlo, almeno un po'
buona serata a tutti! :*
E sì, questo era un angolo autrice decisamente inutile, ma poi mi sono ricordata di una cosa che magari potrebbe renderlo un po' più interessante: abbiamo nuove parole nella nostra amata lingua antica, quindi per chi volesse saperlo:

Tymor = correre... significa anche stagione, ma dettagli (volevo scegliere "velocità", ma in gallese usciva fuori una parola totalmente cacofonica quindi ci ho rinunciato)
Newid= cambiamento/trasformazione
Du= nero
Gwyn= bianco
(Tutte derivano dal gallese)

Ed anche stasera abbiamo concluso le nostre lezioni di Gallese. 
Alla prossima puntata

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Capitolo 13
*** Capitolo 12: Bacche ***




OCTAVIA

Come ogni mattina bastò che la timida luce dei primi raggi solari venisse a bussarmi delicatamente sulle palpebre per svegliarmi. 
Feci un profondo respiro decidendo di restare per qualche secondo ancora così, immobile e ad occhi chiusi, facendomi scaldare dal quella dolce carezza. 
Un pungente profumo di fiori di campo mi stuzzicò le narici: papavero, veronica, ranuncolo, clematide, dente di leone... per un secondo mi sembrò di essere tornata nei miei boschi. Mi pareva quasi di star ancora sognando. Carezzai la terra con le mani notando con stupore che il suolo brullo e con solo qualche ciuffo di erba su cui ci eravamo addormentati la sera prima sembrava improvvisamente più rigoglioso.

Aprii gli occhi e mi tirai su poggiando il peso sui gomiti. Per un raggio di due metri rispetto a dove ci eravamo addormentati erano spuntati mazzi di fiori di tutte le specie. Ma cosa è successo durante la notte?!

Mi guardai intorno e vidi Ilan e Lydia dormire su un fianco. Di Chris non c'era traccia.

Il sole era già abbastanza alto nel cielo, ma era stato coperto fino a quel momento dai fitti rami degli alberi del bosco.

Alzandomi notai che anche i tymor erano scomparsi. Mi guardai un po' attorno fino a che non vidi un piccolo stormo di uccellini prendere il volo dalla cima di un albero. Sicuramente qualcosa doveva averli spaventati. 
Mi diressi in quella direzione fino a che non ebbi conferma della mia intuizione: Chris stava accovacciato sulle rive di un torrente intento a riempire delle borracce di acqua mentre uno dei due tymor si dissetava bevendo direttamente dal torrente cristallino.

Feci qualche altro passo verso il ragazzo quando il mio piede si posò su un ramo caduto a terra che si ruppe schiacciato dal peso del mio corpo. Il rumore del ramo spezzato non fece neanche in tempo ad estinguersi nell'aria che subito la mia caviglia fu circondata da una stretta morsa di pietra impedendomi di fare un altro passo.

-Sono io!- mi affrettai a dire prima che il ragazzo compisse una qualsiasi altra mossa.

-Ma sei impazzita? Comparirmi così, alle spalle!- mi disse voltandosi allarmato e guardandomi coi suoi occhi dello stesso colore della foresta -Avrei potuto farti male, non sempre ho il controllo della mia incredibile forza- continuò poi facendo comparire un sorriso spavaldo e sbruffone sul suo viso tornando ad essere il solito Chris che avevo sempre conosciuto.

Roteai gli occhi massaggiandomi la caviglia che il ragazzo con un solo gesto aveva liberato. Ero divertita in realtà, ma non lo diedi troppo a vedere.

-Che ci fai già sveglio?- chiesi stupita cambiando discorso

-Esattamente in questo momento sto facendo rifornimenti di acqua per il viaggio- disse accovacciandosi e riempendo una delle borracce che il giorno prima avevamo svuotato. Presi un contenitore vuoto anch'io e lo imitai. -Più in generale faccio la guardia a voi- continuò tenendo fisso lo sguardo sull'acqua che con un piccolo vortice entrava all'interno della borraccia.

-La guardia?- chiesi pentendomene subito dopo. Non volevo sembrare troppo insistente con le domande come Lydia.

Lui tuttavia non sembrò affatto disturbato dalla domanda e si affrettò a spiegarmi -Ilan questa notte si è svegliato e beh... non so se ti sei accorta del bel prato fiorito che la nostra cara Munus ha involontariamente creato- disse riferendosi a Lydia -Quindi per non avere altre sorprese abbiamo deciso di fare la veglia durante la notte. Lui ha fatto il primo turno di guardia ed io sto facendo il secondo-

-"Dove passa Attila non cresce più l'erba"- dissi citando il famoso detto che mio nonno paterno mi ripeteva sempre -E poi ci siamo noi che con Lydia facciamo l'opposto- dissi divertita, ma vedendo che Chris non capiva a cosa mi stessi riferendo scossi la testa lasciando cadere nel dimenticatoio il mio intervento.

-Dovreste iniziare a considerare anche me e Lydia per queste cose. Non potete continuare a dormire solo metà notte tutte le sere!- continuai poi convinta, e questa volta non era una domanda.

-Hai ragione anche tu, ma per voi è ancora tutto molto nuovo immagino, e abbiamo preferito darvi del tempo per abituarvi...-

-Consideraci abituate. Almeno me- tagliai corto chiudendo la borraccia ed alzandomi per prenderne una seconda.

Vidi la coda del secondo tymor comparire davanti i miei occhi. Alzai lo sguardo e lo vidi disteso sul ramo di un albero che mi stava vicino. Mi facevano ancora molta inquietudine, ma avevo smesso di averne paura. Alzai una mano e gli grattai la nuca dietro all'orecchio come avevo visto Ilan fare la sera prima. L'enorme felino piegò di lato la testa ed iniziò rumorosamente a fare le fusa. Non pensavo che quei cosi ne fossero capaci sinceramente.

Un'altra domanda mi ronzava in testa da un po'. In realtà da un paio di giorni, ma ancora non avevo avuto modo di farla.

-Senti ma... quel ragazzo, quel ragazzo di nome Zane- gli chiesi senza pensarci oltre -Chi è?-

Ancora non so spiegarmi bene il motivo, ma quei suoi occhi dorati mi erano rimasti impressi nella mente.

-Zane?- chiese sorpreso -Come ti è venuto in mente? Perché ti interessa di lui?-

Ma che è un interrogatorio?! Non mi sembra di aver chiesto chissà che cosa! Pensai seccata -Ci ho semplicemente ripensato- dissi brevemente decisa a far cadere anche quella conversazione, ma con mio stupore lui iniziò a parlare.

-Zane è il nipote di Camillo Lehvian, uno dei generali del re della Foresta. Camillo è uno dei pochi Munus di Ddaear Arall in quanto discendente da uno dei generali che in quella fatidica battaglia ricevettero il Dono.
Zane non è un Rheol, anzi che io sappia non è assolutamente nulla se non incredibilmente agile con le spade, ma sono convinto che nasconda qualcosa. 
Comunque suo padre è morto durante un assalto in uno dei villaggi delle montagne, ucciso da due Rheol quando Zane era ancora piccolo. Di sua madre non so assolutamente nulla, ma so che dopo la morte del padre fu affidato a suo zio, Camillo appunto. Il generale aveva molti progetti in serbo per lui, soprattutto perché lui stesso non aveva figli ed aveva deciso di riporre tutte le sue speranze in Zane in quanto unico erede della dinastia Lehvian. Ma col passare degli anni accorgendosi che suo nipote non aveva ereditato alcun Dono decise di ripudiarlo come suo erede e di togliergli tutto, persino il saluto. Camillo non poté tuttavia cacciarlo di casa in quanto Zane è l'ultimo erede della casata Lehvian e quindi futuro unico custode di parte delle nozioni necessarie per la ricerca e l'apertura dello scrigno in cui è rinchiusa Au Maite. 
Non so se ti stai confondendo, o se ricordandoti quello che Arjuna vi ha spiegato alla base sei riuscita a seguire il nesso logico. Ma volendo descrivere Zane Lehvian in una frase possiamo dire che è un ragazzo con ben pochi motivi per essere felice che trascorre i suoi giorni con l'unico scopo di eliminare qualsiasi Rheol rimasto su Ddaear Arall per poter in questo modo vendicare suo padre e contemporaneamente riacquistare prestigio agli occhi dello zio-

-Capito- dissi semplicemente in tono basso chiudendo l'ultima borraccia che ci era rimasta.

-Direi di tornare indietro al campo, far su la roba, svegliare quei due orsi in letargo e partire- disse guardano il sole che brillava in cielo di un giallo quasi innaturale.

Tornati al campo notammo che entrambi erano già svegli e stavano rimettendo tutto a posto nelle sacche.

Stavano parlando tra di loro e Lydia stava ridendo di gusto per una battuta di Ilan. Tuttavia non appena sbucammo da dietro gli alberi notai che i suoi occhi si spostarono brevemente su di noi ed il sorriso che fino ad un attimo prima le aveva colorato il viso divenne da naturale a forzato.

-Dov'eravate?- chiese Ilan vedendoci arrivare.

-Abbiamo fatto rifornimento di acqua e abbeverato i tymor- rispose Chris tranquillamente -Ah e che sia ben inteso: da domani dormiamo tutti in tenda, non possiamo continuare a spargere fiorellini lungo il nostro cammino- aggiunse rivolto a Lydia.

-Ho già chiesto scusa ad Ilan per beh... questo- disse Lydia indicando per terra.

-Quanto manca ancora fino ad Ynda?- chiesi per avere un'idea più completa sul da farsi.

-Allora...- disse Ilan cercando di aprire una cartina -...noi dovremmo essere circa qui, no... qui, si si da queste parti- disse indicando un paio di punti con fare tentennante -E a quanto ha detto Richie dobbiamo arrivare in questa zona... anche se non vedo il nome di Ynda da nessuna parte...-

Anche Chris si avvicinò alla cartina e togliendo una mano di tasca e portandosela sul mento iniziò a scrutare la mappa con fare dubbioso -Secondo me noi siamo qui- disse infine indicando un altro punto sulla cartina.

-Ma cosa dici, siamo da tutt'altra parte!- s'impuntò Ilan

-Non mi sembri molto convinto neanche tu- ribadì Chris

-Dov'è Richie quando serve?!- sospirò Ilan

-Eh, dov'è Richie? Perché non è venuto lui al tuo posto?-

-Ma vuoi scherzare? È quello che IO ho proposto alla locanda! Ma VOI "nooo, due Rheol saranno più sicuri..."-

Non ci credo, si sono messi a litigare, tra poco inizieranno a dire "ha incominciato prima lui". Ma perché tutte a me? pensai esasperata mentre facevo un paio di passi in avanti e gli strappavo la cartina dalle mani.

-Indicatemi di nuovo dove pensate che ci troviamo- dissi con tono deciso. Fu divertente vedere come entrami si zittironi ed indicarono due punti diversi sulla cartina.

-Non so dove ci troviamo, ma tra le due zone è più logica quella di Chris perché si trova accanto ad un corso d'acqua come quello dove ci trovavamo prima- dissi cercando di essere il più razionale possibile.

-Ah, hai vist...- iniziò Chris, ma fu messo a tacere immediatamente dal mio sguardo. Aveva capito che ero al limite della sopportazione e che se avesse aggiunto una parola di più lo avrei ucciso all'istante.

Ci trovavamo quasi al confine con le Terre dalla Sabbia. Se avevo capito bene da quello che aveva detto Richie due giorni prima Ynda non era troppo distante, quindi spostai lentamente lo sguardo sulla cartina finché i miei occhi non caddero su una scritta.

-Potrebbe essere Yn Dda il posto dove stiamo andando?- chiesi indicando quel paese

-Perché non ci ho pensato prima, Yn Dda è il nome antico di Ynda! Hai ragione- mi rispose Ilan

Non è che siano poi così diversi come nomi...

-L'unica cosa che non capisco è perché si trovi all'interno di una zona verde pur essendo pienamente dentro confini delle Terre della Sabbia- continuai dubbiosa

-Perché Ynda è caduta anni fa sotto la potenza del Regno della Foresta ed adesso è una sua colonia- mi spiegò il ragazzo dagli occhi nocciola. Fantastico fu tutto ciò che riuscii a pensare richiudendo la cartina.

Finimmo le preparazioni per la partenza e ci avviammo verso il confine. 
Dopo qualche ora il panorama cominciò a mutare e dal bosco passammo in una pianura in campo aperto. Quando poi al posto dell'erba si iniziarono a scorgere lunghe distese di terra incolte fummo costretti a rallentare. Tutto attorno a noi la terra era di un unico colore: rosso terre di Siena, mentre delle profonde spaccature la frammentavano facendogli assumere un aspetto simile a quello di una ragnatela. 
Era uno spettacolo stupendo ma allo stesso tempo inquietante, poiché trasmetteva chiaramente la consapevolezza che se ci fossimo persi lì non sarebbe stato così facile trovare un paese o anche solo un ruscello d'acqua (soprattutto con le "guide" che ci ritrovavamo).

Lentamente anche quel panorama cambiò, sostituito dalle classiche distese di sabbia a cui si pensa quando viene nominato il deserto. In realtà le dune non erano altissime, e qui e lì c'erano delle rassicuranti piante che spuntavano dal terreno facendo capolino tra la sabbia.

Di giorno aveva fatto un caldo allucinante, tanto che avevo anche considerato l'idea di rimanere in reggiseno e mutande, ma poi ci avevo ripensato, non tanto per i ragazzi quanto soprattutto per l'ustione di quinto grado che di certo mi sarei procurata.
Verso sera invece la situazione si ribaltò, ed una lieve frescura iniziò ad avvolgerci facendomi venire la pelle d'oca su tutte le braccia. Mi rimisi il maglione.

Decidemmo di fermarci quando il sole non era ancora del tutto calato dietro le dune. Nelle ultime ore eravamo stati costretti a scendere dai tymor e procedere a piedi, altrimenti i poveri animali sarebbero sprofondato troppo nella sabbia. Neanche a dirlo da quel momento in poi il nostro viaggio era proceduto non lento, di più.

Allestimmo un campo piuttosto spartano e poi ci demmo mezz'ora di tempo per cercare qualcosa attorno a noi di commestibile.
Ahimè tutto quello che riuscii a trovare furono delle semplici bacche blu. Erano raggruppare in piccoli grappoli sulla cima di dei lunghi steli. All'inizio infatti mi erano sembrati solo degli strani fiori, ma poi avvicinandomi mi ero accorta di quello che erano. Non ero certa fossero commestibili ma era sempre meglio di nulla, così le avevo raccolte con l'intento poi di chiedere ai due "local".

Arrivata al campo notai che già tutti erano tornati. Per terra vidi una delle sacche piena delle medesime bacche che avevo trovato io, quindi con un filo di soddisfazione riversai nella stessa sacca quelle che avevo trovato lasciandomene solo una manciata in mano.

Mi avvicinai poi a Ilan che stava seduto a terra e, stando ancora in piedi, assaggiai quei frutti: avevano un sapore asprigno, ma non erano affatto male, così continuai a mangiarli una alla volta (si, non sono una di quelle persone che si infila manciate di cibo in bocca, anche i pop corn al cinema per me devono essere rigorosamente mangiati uno per volta, ognuno ha le proprie fisse).

A qualche metro di distanza Chris e Lydia ridevano di gusto. Lui la afferrava dalla vita e quando lei si dava lo slancio con le gambe la faceva saltare in aria. Ogni tanto lei riusciva ad atterrare in modo più o meno composto, altre volte cadeva rovinosamente a terra e allora scoppiavano in una fragorosa risata. Non potei fare a meno di pensare che se dovevamo rimanere nascosti quello di certo era il modo meno adeguato di farlo.

Mi voltai nuovamente verso Ilan, che continuava a stare seduto dandomi le spalle, e dissi con un sorrisetto malizioso -Secondo te tra quei due sta nascendo qualcosa?-

-Non saprei proprio...- mi rispose con una voce strana voltandosi -Però non trovi come sia divertente che questa prima era fredda e dura roccia, e adesso... adesso è solo sabbia. Basta un alito di vento e vola via- continuò soffiando via dal suo palmo una manciata di sabbia e scoppiando a ridere quando questa mi arrivò in faccia costringendomi a chiudere gli occhi.

-Ma che diavolo stai dicendo?!- gli dissi in tono seccato pulendomi il viso col dorso della mano -Sei forse impazzito?- ma poi guardandolo negli occhi vidi il nero delle sue pupille dilatato al massimo. Era... drogato?! 
Poi notai una manciata di bacche riverse a terra vicino al suo corpo. Sputai immediatamente quella che mi ero appena messa in bocca e corsi verso gli altri due che nel frattempo si stavano tirando a vicenda quelle bacche velenose.

Chris ne stava lanciando una e Lydia a bocca aperta stava provando a prenderla al volo, senza riuscirci ovviamente.

-Lasciate quelle bacche, buttatele, sono velenose!- gridai avvicinandomi a Chris e dando un colpo secco alla sua mano facendogli perdere la presa che aveva sui frutti blu.

-Dai Octavia, smettila di essere così frigida e bacchettona tutto il tempo! Rilassati e divertiti ogni tanto!- rise Lydia lanciando a Chris un'altra bacca che però gli si spiaccicò sulla fronte. Entrambi scoppiarono a ridere. In effetti era una scena divertente ed anche io iniziai a ridere.

-Non ci credo! Cosa odono le mie orecchie? Octavia Anderson sta ridendo?!-

-Ehi guarda che anche io so come divertirmi, ma... ma non è questo il punto- dissi ritrovando un po' di serietà.

-Dai ci prendiamo una pausa per questa sera e domani riprendiamo col lavoro- disse Chris ridendo. Mi venne da sorridere anche a me poichè aveva appena paragonato la nostra missione ad un lavoro da cui poter prendere le ferie. In realtà non era una battuta così divertente, ma la trovai decisamente irresistibile. Ripensando alla stupidità della battuta mi venne ancor più da ridere e mi dovetti tenere la pancia con una mano mentre una risata più forte mi usciva dalla bocca.

-Oddio, mi sto sentendo male!- disse Lydia-Troppe risate!- continuò accasciandosi a terra e travolgendo Chris nel farlo. 
Rimasero a terra mentre le risate a poco a poco si smorzavano.

Io nel frattempo continuavo a ridere per la scena. Mi voltai e vidi che pure Ilan era steso a terra a pancia in su e non ridacchiava più.

Stavamo per morire. Morire a causa di delle stupide bacche. Eppure non potevo fare a meno di pensare che tutto il contesto fosse estremamente esilarante.
Sentii le forze lasciarmi lentamente mentre delle lacrime mi sgorgavano dagli occhi.

Era la fine, eppure non potei fare altro che continuare a ridere fino all'ultimo.

Angolo autrice

Bene ho scritto questo angolo autrice prima di finire il capitolo... Lo so non sono normale...

Aaaallora lettorucci miei, cosa ho fatto?! Ho appena drogato i miei ragazzi lasciandoli soli e indifesi nel deserto, ma che razza di mente orribile può fare una cosa del genere?! .... Beh eccomi... Chissà come riusciranno a uscirne questa volta.... O meglio, SE riusciranno ad uscirne questa volta muhahahha

Volevo invitarvi a fare qualsiasi domanda su qualsiasi punto della storia non chiaro, o su qualsiasi personaggio, magari anche qualcuno apparso per poco.

Ps. Ho una domandina da farvi: ma le foto in alto sopra ad ogni capitolo si vedono? (in tutti i capitoli intendo)... perché mi sorge il dubbio... non che siano indispensabili, ma mi farebbe piacere si vedessero e in caso contrario potrei provare a reinserirle :)

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Capitolo 14
*** Capitolo 13: Hikari ***




LYDIA

Un odore pungente e nauseante mi strappò alla stretta morsa di sogno senza sogni mentre, con una violenta strattonata, fui riportata alla realtà.

Spalancai gli occhi senza riuscire a mettere a fuoco e aprii le labbra boccheggiando aritmicamente cercando di strappare quanto più ossigeno possibile all'aria per riempirmici i polmoni.

Non ero capace di fare assolutamente nulla se non pensare Respira! Cazzo Lydia respira!

Improvvisamente il mio mento fu afferrato saldamente da una mano delicata che mi costrinse a sollevare il capo ed ingoiare un liquido amaro ed allo stesso tempo piccante. 
Non appena ebbi mandato giù l'ultima goccia la mano che mi aveva afferrata lasciò la presa facendo ricadere la mia testa a peso morto sulla sabbia.

Lentamente ripresi a respirare più regolarmente, ma il mio corpo era privo di qualsiasi forza, non avrei potuto muovere una mano neanche a volerlo, sentivo i miei arti come qualcosa di completamente distaccato da me.

Con la testa ancora distesa a guardare verso l'alto tentai di mettere a fuoco quelle chiazze di luce che mi circondavano. Strizzai più volte gli occhi per cercare di rimuovere la macchia nera che mi offuscava la vista, ma ben presto mi resi conto che quella chiazza scura non era altro che il cielo notturno che ci sovrastava. Du e Gwyn brillavano ancora alte nel cielo a rischiarare le tenebre mentre un'infinità di stelle era cosparsa sul nero velo della notte come una spruzzata di lentiggini sul viso di una ragazza.

I battiti del cuore decelerarono gradualmente ed un senso di serenità mi pervase tutto il corpo. Beh almeno per 0.4 secondi perché poi una violenta contrazione dello stomaco mi fece ritrovare tutte le forze che pensavo mi avessero abbandonata. Mi portai le mani sul torace e con un solo movimento mi voltai su un fianco vomitando anche l'anima.

-Ottimo. Adesso puoi riposare- una voce alle mie spalle aveva parlato. Era gentile, accogliente e piccola. Si può definire una voce piccola? Beh la sua lo era, come un papavero rosso in una distesa di grano. Non riuscivo a ricollegarla a nessuna persona che conoscevo, eppure non potei fare altro che fidarmi. Anche perché in quel momento non avrei potuto fare molto altro.

Mi ridistesi a pancia in su allontanandomi il più possibile da quel che rimaneva dei miei pasti precedenti e diedi un ultimo sguardo al cielo prima di richiudere gli occhi.

Un sommesso vociare non lontano da me mi costrinse a svegliarmi. Prima ancora di riaprire gli occhi mi portai una mano sullo stomaco ed una alla testa. Mi sentivo a pezzi, esattamente come mi ero sentita il mattino dopo il diciottesimo del fratello di Ally, l mia migliore amica... cosa non avevo bevuto quella sera...
La bocca era impastata e la vena sulla tempia non dava segno di voler smettere di pulsare.

Aprii gli occhi e con molta, moltissima calma mi rialzai. Mi guardai un po' attorno finché non vidi gli altri seduti qualche metro più in là. Feci un paio di passi verso di loro, ma avvicinandomi mi accorsi che erano in quattro, con loro c'era anche una ragazza. La prima ad accorgersi del mio risveglio fu proprio lei che alzando lo sguardo da una ciotola di legno che teneva tra le mani mi vide e sfoderando uno smagliante sorriso mi salutò alzando una mano. Anche gli altri richiamati da quel gesto si voltarono a guardarmi

-Ben svegliata principessa!- disse Chris vedendomi

-Era ora- aggiunse Octavia Sempre la solita miss simpatia

-Tranquilla, è del tutto normale se ti senti confusa in questo momento. Del resto avete mangiato delle Aeron Glas Gwenwynigdette anche bacche doppie. Ma ora state bene! Beh, insomma non benissimo a giudicare dalle vostre facce, ma almeno non siete morti, no?- disse sorridente la nuova arrivata. 
La commistura tra l'essere stata drogata/avvelenata e (soprattutto) l'essermi appena alzata rendeva vagamente insopportabile tutto il brio di quella ragazza, ma ero certa che fosse una cosa passeggera: la mattina odiavo chiunque mi rivolgesse parola prima del caffè.
Lanciai un'occhiata ad Octavia che si stava tenendo la testa con le mani. Probabilmente se per me quella ragazza era troppo vivace per lei doveva esserlo mille volte di più.

-Se siamo vivi è solo merito tuo- disse Ilan rivolgendole un dolce sorriso

Vidi la ragazza arrossire un po' per poi rispondere -Beh è stata più che altro fortuna! Il baccano che avete fatto ieri sera ha attirato la mia attenzione, così sono passata a dare un'occhiata per capire se foste dei mercanti o una pattuglia del Regno della Foresta. Ma quando sono arrivata vi ho trovati riversi a terra. Conosco bene queste terre, e c'è un solo frutto che può avere un effetto così immediato: l' Aeron Glas. Per fortuna sono intervenuta presto, altrimenti farvi vomitare non sarebbe bastato. Ma nel vostro caso il veleno è stato nel vostro corpo poco tempo, quindi beh...eccovi ancora qua!-

-Gr... grazie- farfugliai. Cosa si può dire ad una che ti ha appena salvato la vita? -Ti... ti dobbiamo veramente molto-

-E di che? È stato un piacere! Direi che di questi tempi di morti ce ne sono fin troppe- disse sempre sorridendo ma senza nascondere una certa malinconia -Comunque piacere, io sono Hikari April, ma puoi chiamarmi Kari se vuoi, beh o April... a molti piace più il mio cognome del mio nome- aggiunse porgendomi la mano.

-Lydia Wright- le risposi stringendole la mano e riuscendo finalmente a ricambiarle il sorriso, segno che il sonno stava lentamente scemando.

Mi sedetti dove c'era spazio, tra lei ed Ilan. Presi una fetta di pane ed iniziai a sbocconcellarla iniziando dalla mollica per poi passare alla crosta. Nel frattempo mi misi ad osservare Hikari: era una ragazza non troppo alta, di carnagione olivastra, con labbra sottili e capelli neri tagliati a caschetto, più corti dietro e più lunghi davanti. Ma la cosa che più colpiva del suo aspetto erano gli occhi: due ovali leggermente tagliati a mandorla dove erano incastonati due brillanti occhi di un azzurro limpido come il cielo di mezzogiorno. 
Portava dei pantaloncini corti color verde militare ed una canotta del colore della sabbia. Ai piedi aveva degli scarponcini da trekking dello stesso colore della canottiera. Posato al suo fianco c'era uno zaino bello gonfio.

-Ho qualcosa sul viso?- la sentii chiedere. Mi risvegliai dai miei pensieri accorgendomi solo in quel momento di starla fissando.

-Cosa? No no, scusa, mi ero incantata. Perdonami sono ancora abbastanza confusa...- dissi fingendo di stiracchiarmi in modo tale da recuperare secondi preziosi per trovare un argomento diverso di conversazione -Maaa... Come mai vedo solo un tymor?-

-Chiedilo al signor "Non ti preoccupare, stasera ci penso io ai tymor"- disse Chris rivolto al compagno.

-Di nuovo?! Chris per la centesima volta: ero drogato! Tu eri drogato Octavia e Lydia erano drogate! Veramente pensi di continuare ad incolparmi? Ringrazia il cielo che almeno uno lo abbia legato!- rispose in tono esasperato Ilan. Era bello vedere come quel ragazzo dai gentili occhi nocciola, sempre timido e premuroso con noi e chiunque incontrasse, divenisse invece più spigliato e sicuro con Chris. Era una bella amicizia la loro.

-Sarà, ma fatto sta che adesso ci troviamo a piedi nel deserto senza scorte di cibo e coperte-

Appena le mie orecchie udirono la parola "cibo" si drizzarono -Cosa, cosa? Siamo senza da mangiare?-Toglietemi tutto ma non il cibo. -E come ci arriviamo ad Ynda?-

-Raccoglieremo più frutti possibili lungo il cammino fino a che non arriveremo al villaggio più vicino- rispose Ilan come se fosse la cosa più ovvia del mondo. Ma si ricorda cos' è successo meno di dodici ore fa?!

-Fantastico- risposi automaticamente in contemporanea con Octavia Veramente ho pensato la stessa cosa che ha pensato Octavia? Cioè penso che chiunque lo avrebbe pensato... però forse significa che qualcosa in comune lo possiamo ancora trovare
Lei tuttavia non sembrò farci caso e continuò -Ma avete intenzione di portarcela viva ad Ynda? No perché tra i salti nel voto, il farla camminare scalza per chilometri, il farle cavalcare dei leoni e l'avvelenarla non so veramente come abbiate pensato che possa arrivarci ancora respirante- Aveva sempre il solito sguardo duro e deciso, ma gli occhi erano stanchi e contornati da due sottili occhiaie bluastre, come se quella notte non avesse dormito.

-Veramente i tymor assomigliano più a dei leopardi e sono assolutamente sicuri- iniziò Ilan -Ma non è questo il punto, lo so- concluse abbassando il capo difronte al tagliente sguardo della Anderson e portandosi una mano dietro alla nuca scompigliandosi i capelli.

-Scusatemi, non voglio assolutamente intromettermi, ma veramente volete andare ad Ynda? Sapete che è colonia del Regno della Foresta, si?- chiese timidamente Kari.

-Si, lo sappiamo, ma è assolutamente necessario arrivarci per noi- le spiegò Ilan

-In questo caso io vi consiglierei di passare per Fassim, è il villaggio più vicino da qui. Non è molto sulla strada per Ynda, ma almeno potrete fare rifornimento e da lì vi sono alcune strade rudimentali che portano alla vecchia Yn Dda-

Mi guardai intorno. Lo stavo pensando solo io che sarebbe dovuta venire con noi?

-Dove sei diretta tu?- chiese più discretamente Ilan

-Ah no, io mi sto allontanando da quelle terre! Io provengo da una delle colonie della Nazione della Sabbia. La mia meta finale è la Città di Metallo, ma purtroppo il giro più sicuro è anche quello più lungo che passa per la Nazione delle Montagne. - spiegò lei Addio alla nostra unica speranza Pensai.

-Ottimo- Ilan fu il primo a parlare spezzando quel momento di delusione -Ci potresti indicare come arrivare al paese che ci hai consigliato, Fassim?-

-Avete una cartina?- chiese lei

I due Rheol si guardarono -No, è fuggita via con il tymor- rispose poi Chris

Qualcuno mi può spiegare perché anche la più basilare legge matematica ha almeno un'eccezione mentre la Legge di Murphy no?!

-Allora fate così- riprese Hikari -Avete presente da dove sorgono Gwyn e Du?- Fortunatamente vidi Ilan annuire. -Bene procedete in quella direzione ed in mezza giornata di cammino ci dovreste arrivare- disse lei soddisfatta -Ah e per quanto riguarda il cibo potete prendere il mio pane, non è molto lo so, ma è sempre meglio di niente- e prima che Ilan potesse protestare aggiunse sorridendo -Tranquilli, io potò raccogliere qualche frutto non velenoso-

Semmai questa storia sarebbe finita bene mi ripromisi di costruirle una statua.

Preparammo i pochi bagagli che ci erano rimasti e portando a passo il tymor che ci era rimasto ci separammo dalla nostra salvatrice.

Non era facile camminare sulla sabbia sprofondante, per fortuna non sembravamo avere fretta e quindi procedemmo ad una passo ragionevolmente lento. 
Avrei tanto voluto avere dei pantaloncini come quelli di Kari al posto degli stretti jeans che mi ritrovavo addosso che mi facevano sudare come pochi.

Stavamo camminando ormai da cinque dieci minuti quando mi accorsi che c'era qualcosa che mancava: la musica. Estrassi dalla tasca il mio fido iPod e mi portai una cuffietta all'orecchio. Guardai il display e vidi l'atroce scritta "batteria al 30%". Distolsi lo sguardo dallo schermo e prima di premere il tasto "play" mi avvicinai a Chris

-Cristiano?- gli chiesi

-Cosa?- mi guardo con occhi interrogativi

-Il tuo nome, è Cristiano?- chiesi sorridendo quando lo vidi alzare gli occhi al cielo

-No, non mi chiamo Cristiano. Ma non ti dirò il mio nome!-

Stavo per far partire la musica quando un grido acuto riecheggiò nell'aria. Ci voltammo tutti in tempo per vedere una serie di figure nere correre nel punto in cui fino a poco prima ci trovavamo.
HikariFu tutto ciò che riuscii a pensare prima che un'enorme nube di polvere e sabbia si sollevasse improvvisamente oscurandoci qualsiasi visuale.

Angolo autrice

Hola gente! Ecco in capitolo 13! Sperando che il numero non ci porti sfortuna auguro a tutti una splendida domenica. Esattamente in questo istante stanno suonando le campane a festa, che ci sia un matrimonio? Ahh l'ammmmore

Che ne pensate di Hikari? Torneranno i nostri eroi a salvarla? O saranno costretti a fuggire per non essere presi? (del resto il loro compito principale è quello di portare Lydia a Ynda e non possono permettersi di attentare di nuovo alla sua vita...)

Non ho molto altro da dire se non:

Aeron Glas Gwenwynig =
Aeron --> Bacche
Glas--> Blu
Gwenwynig--> Velenoso/tossico

(ovviamente in gallese)

Vi auguro di nuovo una meravigliosa e scoppiettante giornata, insomma l'opposto della mia in cui sarò costretta a rinchiudermi in biblioteca da dopopranzo in poi, ma non per leggere, per studiare ahimè ;)

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Capitolo 15
*** Capitolo 14: Nell'occhio del ciclone ***



 

OCTAVIA

Non avemmo neanche il tempo di sollevare le braccia per coprirci il viso che la tempesta di sabbia ci colse in pieno. Fui costretta a socchiudere gli occhi fino a farli divenire due sottilissime fessure. Com'era possibile che dal nulla si fosse creata una tormenta del genere? Si, è vero che tutti i documentari del mondo ti dicono in tutte le salse che le tempeste di sabbia arrivano improvvisamente senza preavviso e bla bla bla, ma così era decisamente troppo!

Mi avvicinai a Ilan ed alzando la voce il più possibile in modo tale da superare le rumorose raffiche di sabbia chiesi -Cosa facciamo?!-

Mi doleva ammetterlo, ma avevo assolutamente bisogno di qualcuno che prendesse in mano la situazione. Io non ero abituata a questo genere di situazioni. E tralasciando tutto il contesto (comprendente rapimenti, mondi paralleli e guerre) mi trovavo in una situazione assolutamente nuova.
Io ero abituata a vivere in montagna: neve, ghiaccio, foreste, freddo, slittini, scoiattoli... non deserti, bacche velenose, puma/tymor e tempeste di sabbia.

Ci furono secondi di silenzio. Lo so che pochi secondi possono sembrare nulla quando si ascolta una canzone o si aspetta un treno, anzi in quest'ultimo caso la situazione si ribalta e si pensa "wow, ho aspettato solo pochi secondi". Ma in quel momento quei pochi attimi di tempo mi sembrarono infiniti, come se qualcuno fosse riuscito ad afferrarli e dilatarli in maniera indefinita. Stavo per riproporgli la domanda quando inaspettatamente mi rispose -Il nostro compito principale è quello d portare Lydia sana e salva a Ynda, non possiamo rischiare di perderla-

-Ma non possiamo abbandonare quella ragazza- la voce di Lydia alle mie spalle si fece largo tra le folate di sabbia.

Tutto mi sarei aspettata tranne che quelle risposte. Ero sicura che l'altruista Ilan avrebbe proposto un eroico salvataggio e che Lydia invece si sarebbe nascosta impaurita. Eppure di punto in bianco ero stata catapultata in un mondo parallelo.... Un mondo parallelo del mondo parallelo del mio mondo, la Terra... che cosa assurda da dire, eppure mi sentii esattamente così.

-Come hai fatto a non percepirli?- sentii dire da Chris, mi girai nella direzione in cui proveniva la voce ma non riuscii a vederlo.

Percepirli? Mi chiesi

-Siamo sulla sabbia genio, non riesco a sentire quasi nulla su questo terreno sconnesso! E poi non mi sembra che tu sia riuscito a sentirli arrivare-

-Ma quella è sempre stata una tua dote! Io non ci sono mai riuscito!-

Ripensai a quando Ilan, prima dell'attacco alla base di Arjuna, era riuscito a prevedere l'assalto prima dell'esplosione. Probabilmente riesce, usando i suoi poteri da Rheol, a sentire il peso, o la presenza delle persone anche a distanza basandosi sulle vibrazioni che questi emettono sul suolo camminando... o qualcosa di simile... ragionai

-Non perdiamo tempo in queste cose- fortunatamente Ilan troncò la conversazione prima che io fossi costretta ad intervenire come al mio solito -Comunque Lydia non si muove di qui, su questo non si discute-

-Ma...- iniziò Lydia

-Niente ma- m ricordò inquietantemente mia madre -Tu e Chris andate avanti e cercate un posto dove nascondervi. Octavia- aggiunse voltandosi verso di me -Te la senti di venire?-

Non mi aspettavo questa situazione, ma prima che i dubbi mi travolgessero in pieno feci un breve ma deciso cenno col capo, mentre con la mano stringevo l'impugnatura dell'arco che avevo sempre tenuto a tracolla.

Ci dirigemmo il più in fretta possibile verso Hikari. All'inizio Lydia tentò di seguirci, ma fu saldamente afferrata per le spalle da Chris.

Continuavo a non vedere nulla ma tenendo lo sguardo basso tentavo di seguire i passi del ragazzo. Inciampai due volte, una delle quali finii anche addosso al mio compagno. Non era facile camminare sulla sabbia, correre era ancora peggio. Tuttavia ci mettemmo relativamente poco. 
Stavamo quasi per giungere nel punto in cui la ragazzina ci aveva salvati quando improvvisamente ci ritrovammo al di fuori della tempesta. 
In un primo momento mi sentii smarrita: possibile che la tempesta fosse finita d'improvviso esattamente così com'era iniziata? Ma poi guardandomi attorno vidi le folate di sabbia che continuavano incontrollabili a sferzare l'aria tutto intorno a noi. Era come se si fosse creato un tornado di sabbia, e noi ci trovavamo esattamente nell'occhio del ciclone.

Vidi con la coda dell'occhio una macchia nera avvicinarsi a tutta velocità nella mia direzione. Riuscii a scostarmi di lato appena in tempo per evitare che quel corpo mi travolgesse. Mi girai per capire di cosa si trattasse e rimasi scioccata quando capii che quella figura non era niente di meno che un uomo. Ed uno bello grosso aggiungerei! Aveva la stessa divisa degli uomini che ci avevano attaccato alla base. Il suo corpo giaceva a terra privo di sensi.

Ilan riprese a camminare e automaticamente lo seguii. Pochi passi e lo vidi fermarsi di botto. Per poco non gli finivo addosso (per la seconda volta). Mi sollevai sulla punta dei piedi per guardare oltre la sua spalla e capii immediatamente il motivo della sua frenata.

Hikari, la nostra giovane e solare salvatrice stava combattendo da sola contro cinque assalitori (sei volendo contare anche l'uomo cannone di prima).

La vidi abbassarsi posando entrambe le mani sul terreno evitando in questo modo la lama di una spada tagliente anche solo alla vista e creando contemporaneamente una voragine nella sabbia che inghiottì la donna che le aveva sferrato l'attacco.

È una Rheol anche lei? Quella fastidiosa mini-fabbrica di sorrisi e zucchero che ci ha salvato stamattina è una Rheol? E che Rheol! Ero completamente scioccata e non ero l'unica, perché anche Ilan accanto a me era immobile con lo sguardo puntato verso quella ragazza combattiva.

Mentre la donna sprofondava senza freni nel terreno Kari si era rialza portando con se una nuvola di sabbia che aveva poi scagliato contro altri due assalitori avvolgendogli la testa. I due colpiti si fermarono di botto e in breve tempo si inginocchiarono iniziando a tossire rumorosamente incapaci di respirare.

Si stava voltando per prepararsi ad un altro attacco quando ci vide. Non era vicina, ma fin dal punto in cui ci trovavamo riuscii a vedere i suoi profondi occhi azzurri spalancarsi stupiti.

La nuvola di sabbia che aveva creato attorno ai due uomini si volatilizzò. Forse l'avevamo distratta, ma immediatamente dopo la vidi fare un movimento deciso nella nostra direzione Ma che fa? Prima ci salva e poi ci attacca? Pensai riparandomi il viso con le mani. Ma l'ondata di sabbia ci oltrepassò senza sfiorarci. Mi voltai giusto in tempo per vedere il colpo lanciato da Hikari prendere in pieno un uomo che ci era comparso alle spalle.

Ma è umana?! Mi chiesi voltandomi verso Ilan. Ma lui non stava guardando come me dov'era diretto il colpo della ragazza. Lui era rimasto rivolto verso di lei colpendo a sua volta, non sapevo come, un'assalitrice della ragazza.

Si erano appena salvati la vita a vicenda. Era una scena da film, anzi una scena che sarebbe sembrava irrealistica pure in un film di James Bond.

E in tutto ciò io ero rimasta lì. Immobile come una carciofo lesso a farmi salvare da entrambi. Non lo avrei permesso una seconda volta.

Impugnai saldamente l'arco e scoccai due frecce verso i due assalitori che prima Hikari aveva quasi soffocato e che, liberatisi dalla trappola di sabbia, si stavano riprendendo. Uno fu colpito dalla gamba e l'altro ad un fianco. Non avevo mirato in realtà in quel punto, non volevo colpire organi vitali. Ma non ero abbastanza allenata da colpire così precisamente bersagli in movimento.

Sembrava fossero rimasti in piedi solo un paio di nemici quando dalla coltre di sabbia che ancora ci circondava spuntarono altre figure in nero.

Non so ancora spiegarmi come, ma tra schivate e lanci precisi riuscii ad arrivare fino alla ragazza che non aveva ancora mai abbassato la guardia.

-Cosa ci fate qui?- mi urlò mentre ci mettevamo schiena contro schiena. Solo in quel momento mi accorsi che il suo fianco destro sanguinava leggermente.

-Siamo venuti a salvarti... beh o almeno questo era il nostro obiettivo- dissi constatando che seppur forti in tre eravamo decisamente troppo pochi contro i nostri assalitori. 
Tra le figure mi sembrava di aver notato anche un paio di occhi dorati, ma non ne ero certa data la confusione di quel momento.

-Io avevo creato il ciclone in modo da darvi la possibilità di fuggire e voi tornate indietro a prendermi?!-

-Questa tempesta di sabbia è opera tua?- tutto questo caos di sabbia che si dirama attorno a noi per centinaia e centinaia di metri è causato da una sola ragazza?! Hikari continuava a sorprendermi in continuazione, ed io non sono una ragazza che si sorprende facilmente.

-Dovevate andare via- urlò, sussurrando poi una frase più a se stessa che a me, ma che riuscii a capire perfettamente. Mi voltai colpita da quelle sue ultime parole sussurrate, ma lei non sembrò darci peso e con decisione respinse un attacco frontale.

-Non potevamo lasciarti da sola Hika- Ilan ci aveva raggiunti. Teneva in mano una spada di pietra che non gli avevo mai visto indosso.

Mi rimanevano sono due frecce nella faretrata, decisamente troppo poche.
Ruotai il manico dell'arco di novanta gradi ed afferrandolo saldamente con entrambe le mani lo usai per parare il fendente che una donna armata di una lunga e sottilissima spada mi aveva scagliato. Con un deciso movimento spinsi in avanti le braccia ed allontanai quell'arma dal mio corpo costringendo la mia assalitrice a fare due passi indietro.

Ci fu un attimo di pausa in cui ci rimettemmo in posizione di attacco. Lei mi squadrò da capo a piedi soffermando infine lo sguardo sull'arco che continuavo ad impugnare a mo' di spada. Un bastone contro una lama affilata, ma chi volevo prendere in giro? Ma non un singolo fremito lasciai trasparire dai miei occhi, non le averi dato quella soddisfazione.

-Abbassati!- la voce di Hikari risuonò imperativa alle mie spalle. Feci come mi disse ed una veloce folata di sabbia sottile e tagliente come una falce si scagliò contro il busto della mia avversaria. L'impatto la costrinse ad indietreggiare di un paio di passi, poi una sottile striscia rossa comparve sul suo petto dalla quale iniziò a sgorgare sempre più copiosamente sangue.

Mi rialzai voltandomi verso la mia nuova compagna giusto in tempo per vedere un uomo in procinto di lanciarle un coltello. Mi affrettai ad afferrare la penultima freccia che mi era rimasta nella faretra ma temevo di non fare in tempo. L'uomo era veloce, troppo veloce, e prima che fossi riuscita ad incoccare il dardo il coltello era già stato lanciato dritto dritto contro la nuca della ragazza.

Non ho fatto in tempo fu tutto ciò che riuscii a pensare prima che un caldo e viscoso schizzo di sangue mi ricoprisse la parte sinistra del volto.

Angolo autrice

Buooongiorno! Com'è andata la lettura di questo capitolo? 
Vi giuro che avevo un sacco di cose da dirvi ma è arrivata la colazone e i miei neuroni non sono capaci di recepire più di un'informazione alla volta... quando mi verrà in mente qualcosa me lo appunterò in modo da scriverlo nel prossimo angolo autrice!

Si caro lettore... tante parole per non dirti nulla... cosa ci fai ancora qui a leggere, vai a cena anche tu, no?!

Buona giornata a tutti e possa la fortuna sempre essere a vostro favore!

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Capitolo 16
*** Capitolo 15: Protezione ***




OCTAVIA

Avete presente la sensazione che si prova quando si passa da una stanza in cui si suona musica ad alto volume ad una in cui regna il silenzio più totale? Le orecchie iniziano a fischiare, i rumori arrivano al timpano lontani ed ovattati ed il silenzio che ti circonda assume una consistenza irreale e quasi fastidiosa.

Ecco, quella è esattamente la sensazione che provai quando vidi il corpo di Hikari cadere a terra mentre la tempesta di sabbia tutta attorno a noi cessava di esistere di colpo. 
Le raffiche che fino a poco prima avevano sferzato l'aria incessantemente si erano spente quando la ragazza aveva toccato il suolo e la sabbia che aveva costruito una muraglia tutto attorno a noi era crolla con un solo tonfo sollevando solo lievi sbuffi di polvere toccando terra.

Il tempo mi sembrò essersi fermato. Sentii i miei capelli, che fino a quel momento avevano danzato assieme al vento opponendosi alla forza di gravità, precipitare di colpo verso il basso ricadendo sulle spalle e sulla fronte appiccicandosi qui col mio sudore e col sangue di Ilan che mi aveva sporcato il volto.

Il ragazzo stava in piedi a pochi centimetri da me. Aveva le gambe ben salde a terra, le braccia allargate e la punta del coltello che gli aveva trapassato la parte superiore del petto che faceva capolino oltre la maglietta che indossava.

Lui ce l'aveva fatta. Lui al contrario di me aveva fatto in tempo. Era riuscito a salvala spingendola a terra ed interponendosi tra il coltello e me. In effetti a conti fatti aveva salvato anche me.

Quello era esattamente uno di quei momenti in cui il tempo si gela, i rumori si abbassano, il battito del cuore rallenta e gli eventi si susseguono lentamente dando il tempo di assaporare l'importanza di ogni singolo secondo della vita.

Ma come ogni momento anche quello doveva finire. E così, come in un video a cui era stato premuto il tasto play, il tempo riprese a scorrere normalmente, agguerrito ed incalzante come non mai.

La freccia che avevo scoccato raggiunse l'uomo che aveva lanciato il coltello conficcandosi nella sua carne mentre il suo grido si sovrapponeva a quello straziante di Ilan che con la mano sana si afferrava la spalla ferita. Le gambe gli cedettero ed io feci giusto in tempo a sorreggendolo da sotto le ascelle rallentando così la sua caduta. Gli girai attorno mettendomi di fronte a lui ed afferrando il manico del coltello pronta ad estrarlo. Ma prima che facessi forza lui afferrò la mia mano con la sua rossa di sangue stringendo le labbra e scuotendo la testa.

-Sto bene, aiuta Hika- disse tutto d'un fiato. Alzai un sopracciglio Ma lei non si è fatta niente pensai. Se c'è qualcosa che odio è questa sottovalutazione del potere delle donne. Noi non siamo dei gracili fiorellini in un mondo freddo e crudele, siamo forti quanto gli uomini se non di più. E se a pari condizioni lei è semplicemente a terra e tu hai un coltello conficcato nella spalla sei tu quello che necessita di aiuto.

Ma quello non era esattamente il momento di mettersi a discutere, anche perché in quelle condizioni Hikari era rimasta l'unica in grado di contrastare adeguatamente gli attacchi.

Lei stava ancora a terra, con la testa alzata e lo sguardo più incredulo che io abbia mai visto pitturato su di un volto puntato su Ilan.

Mi avvicinai a lei e tendendo il braccio le porsi la mano. 
Lei spostò gli occhi dal ragazzo a me e si soffermò per qualche secondo sulla mano senza cambiare espressione. Poi qualcosa nei suoi occhi cambiò improvvisamente ed afferrando saldamente la mia mano si sollevò.

Non erano rimasti in piedi ancora molti nemici, ma a me era rimasta solo una freccia, ed Ilan non era assolutamente in grado di reggere lo scontro. Era riuscito ad alzarsi, ma dalla ferita continuava a sgorgare copiosamente sangue continuando ad allargare la macchia sulla maglia sempre più.

Un paio di uomini avevano preso a correre nella nostra direzione. Guardai Kari che mi rivolse uno sguardo deciso: a loro ci avrebbe pensato lei. Rivoltò la testa verso le due figure in nero e prontamente si abbassò posando entrambe le mani a terra.

Esattamente in quel momento la terra iniziò a tremare, prima lentamente, poi sempre più forte, finché una voragine iniziò a crearsi nella sabbia esattamente a metà tra di noi e i due uomini. Il terreno continuava a vibrare regolarmente, mentre ad ogni scossa il solco si approfondava e frazionava sempre di più fino a quando dalla voragine non si venne a creare un'enorme e profonda spaccatura che venne a frapporsi tra di noi e i nostri nemici. 
La sabbia cadeva all'interno della spaccatura come una vera e propria cascata, trascinandosi dietro tutto ciò che incontrava: sassi, rocce, arbusti secchi ed anche alcune di quelle stramaledette piante di bacche. 
Alcuni uomini che si trovavano in corrispondenza di essa furono costretti a scappare per evitare di essere risucchiati anch'essi.

Guardai stupefatta quella ragazzina minuta. Pensavo di essere giunta ad un livello limite di stupore, ed invece continuavo a rimanere sorpresa ogni secondo di più. 
Tuttavia quando incontrai i suoi occhi scioccati capii che non era stata lei l'artefice di quella voragine. Ci voltammo entrambe verso di Ilan e lo trovammo inginocchiato a terra quasi privo di sensi. La sua pelle era pallidissima, quasi diafana. Le mani erano entrambe posate a terra coi palmi rivolti verso il terreno ed il respiro era aritmico e pesante.

Era stato lui? In quelle condizioni? Ma come aveva fatto a controllare la sabbia? O forse no, forse non l'aveva controllata, forse era andato più a fondo, fino al sottosuolo, provocando lì la spaccatura del terreno. Quell'idiotaFu il mio primo pensiero Usare tutte queste energie! Così si ammazzerà! Non potei fare a meno di odiarlo in quel momento. Lo so può sembrare assurdo, ma continuavo a pensare che non doveva farlo.

Hikari con un solo gesto sollevò un muro di sabbia a livello della spaccatura nascondendoci così alla vista dei nostri assalitori. Ci avvicinammo poi entrambe verso il nostro compagno e mettendogli un braccio attorno alle nostre spalle lo sollevammo aiutandolo a camminare e cercando di scappare il più in fretta possibile.

Avevo per caso detto che camminare sulla sabbia era stato difficile e correre ancora peggio? Beh rimangio tutto, camminare e correre all'andata non era stato nulla rispetto al ritorno. Stanche, ferite e con un ragazzo più grosso di noi praticamente caricato sulle spalle. Non ero riuscita a fare un passo che uno senza sprofondare, storcere il piede o traballare. E come se non bastasse non ero più tanto certa della direzione che avevamo preso. All'andata la tempesta creata da Kari mi aveva completamente oscurato la visuale ed avevo seguito passivamente i passi di Ilan senza farmi domande.

No, non mollo. Octavia Myra Anderson non è una ragazza che si arrende mi dissi cercando di autoconvincermi. Non avevamo fatto tutta quella strada per rinunciare così all'ultimo. 
Stavo per iniziare a ripetere quella frase fino allo sfinimento a mo' di mantra quando sentii non troppo lontano da noi una voce irritantemente familiare.

-Christino?-

Lydia.

-No-

...e Chris

-Christal!-

-Ma Christal è un nome da donna!-

-Magari quando sei nato i tuoi credevano fossi una femminuccia-

-Ma vorrai scherzare spero!- rispose con finta voce indignata il ragazzo -E abbassa la voce, non ci devono sentire arrivare-

Madre, quanta pazienza! Pensai alzando gli occhi E adesso come ci facciamo vedere senza attirare troppa attenzione?

-Lydia!! Chris!- sentii Hikari urlare mentre alzava la mano libera.

Ma perché sono circondata da gente col quoziente intellettivo di una zucchina bollita? Mi chiesi mentre pregavo ogni santo che nessuno fosse riuscito a seguirci.

-April!- Sentii Lydia rispondere

Ma si, urliamo un altro po'!

Li vidi entrambi sbucare da dietro una duna di sabbia -Ti ho detto di abbassare la vo... Ilan!- esclamò Chis vedendo il compagno e correndoci in contro lasciando indietro Lydia ed il tymor.

-Cosa ci fate qui? Dovevate scappare- disse Ilan con un filo di voce

-Provaci tu a smuovere quella lì- disse aiutandoci a sorreggerlo ed indicando nel frattempo la rossa con la testa -Mi ha costretto a tornare indietro ad aiutarvi-

-Forse non hai capit...- iniziò il ragazzo dagli occhi nocciola per poi interrompere la frase contorcendo il volto in una smorfia di dolore e trattenendo un lamento.

-Direi che stai fin troppo bene visto quanto chiacchieri- disse Chris con un sorriso cercando di sostenere l'amico -Sali sul tymor adesso-

-Non mi serv... no ok accetto il passaggio- si arrese Ilan.

Ci mancava solo che insistesse per camminare. Allora sì che lo avrei gonfiato di botte.

-Beh, io direi che a questo punto la nostra compagnia si amplia- disse infine Chris voltandosi verso Hikari e sorridendole. La sua non era una domanda, ma una constatazione.

La ragazza sorrise timidamente ed annuì leggermente -Beh almeno per ora direi di si-

-E allora guidaci verso Fassim! Che io non ho idea di dove si debba andare e Ilan... beh, meglio lasciarlo riposare- disse sempre col suo solito sorriso sulle labbra.

Hikari sembrò essere per un attimo in soggezione abbassando la testa, ma poi assunse uno sguardo deciso e si mise in testa al gruppo. Lydia le andò dietro seguita da Chris. Lui continuò ad avere il viso sereno quando le due gli passarono accanto, ma non mi sfuggì lo sguardo preoccupato che lanciò alla ferita dell'amico prima di mettersi in cammino dietro le ragazze.

Angolo autrice:

Buonasera a tutti!

Bene gente, sembrava impossibile, ma ce l'abbiamo fatta ad avere questo capitolo 15 (Jenny gioisci con me)! O almeno spero, perché dovrò adesso usare il router wifi del telefono per accedere ad internet col computer, e ovviamente ho esaurito i GB mensili del telefono... quindi sarà un'impresa titanica, più di una scalata sul monte Everet, della scoperta del vaccino contro l'HIV e della costruzione di una macchina teletrasportatrice di canguri. Ma ci proverò lo stesso, io userò tutta la Forza di cui sono in possesso e speriamo di riuscire a caricarlo! 

Ieri ho finalmente sperimentato il famoso e terrificante Bocco dello Scrittore! È qualcosa di tragico ragazzi! Fissare la pagina bianca per ore senza avere la minima idea di come tirar fuori dai guai i nostri eroi in maniera decente. Qualcuno di voi ha mai visto Big Hero 6? (chi non lo ha fatto molli tutto esattamente in questo istante e vada a vederlo)... bene, per chiunque l'abbia visto: avete presente la scena in cui Hiro deve avere un idea per entrare all'università? E niente, vuoto più completo... poi arriva Tadashi, prende il fratello e lo mette a testa in giù dicendogli di guardare il mondo da un'altra prospettiva? Bene io ho fatto esattamente la stessa cosa... oggi mi ero ritrovata di nuovo per la seconda volta a fissare il computer senza la mi ima idea. Allora ho chiuso tutto e mi sono messa distesa sul letto con la testa all'indietro che sporgeva dal materasso e mentre fissavo il muro a testa in giù è finalmente arrivata l'idea.... Vi dico solo una cosa lettori:NON date tutto per scontato!

Eh no, questo angolo autrice non è ancora finito... a chi volesse rispondere pongo un altro quesito: vi è mai capitato di vivere una scena a ralleny (come è successo ad Octavia a inizio capitolo)? E se si, quando?
Perché a me si, è successo, ed è stato molto strano... e insomma se a qualcuno interessa me lo chieda ed al prossimo angolo autrice lo scriverò... vorrei farlo a questo ma sono trattenuta da due cose 1) dalla lunghezza di questo angolo autrice, 2) dal fatto che giustamente magari non interessa a nessuno.

Bene ho finito, promesso!

A domenica prossima miei prodi eroi di tutti i giorni!

Ps. Nomi per Chris usati sono stati suggeriti da AleLoveAnimeManga e @zakuro-dono mentre tentavano di indovinare il suo vero nome♡

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Capitolo 17
*** Capitolo 16: In viaggio verso Fassim ***




LYDIA

La sabbia nelle scarpe. Una delle cose più odiose al mondo. Subito dopo le ascelle sudate delle persone sugli autobus d'estate e la gente che ti parla anche quando hai le cuffiette nelle orecchie e stai ascoltando buona musica.

Stavamo camminando ormai da quasi sei ore, e già da cinque rimpiangevo con tutta me stessa le cavalcate sui tymor. Diedi uno sguardo al grande animale che camminava al fianco di Chris: imponente e maestoso. Con quel manto lucido, gli occhi di un verde intenso e le zampe sottili ma robuste che senza fatica si allungava con eleganza ad ogni passo. Sulla sua groppa riposava Ilan, cullato dal ritmico passo ondulatorio del tymor. Per un attimo lo invidiai, desiderando di stare al suo posto trasportata dall'animale, ma subito dopo mi vergognai del mio stesso pensiero. Lui era stato ferito ed aveva già perso molto sangue. Sarebbe stato già un miracolo se fosse riuscito a stare in piedi, mai avrebbe potuto camminare con noi.

Appena avevamo incontrato Ilan, Octavia ed April eravamo dovuti scappare abbastanza in fretta per non essere recuperati dai nostri inseguitori e da allora avevamo fatto solo una breve sosta per bere e fasciare la ferita di Ilan. Lo avevamo fatto scendere da tymor e mettere a sedere. Quasi tutta la porzione sinistra del petto era coperta di sangue, per lo più secco e rattrappito, ma superficialmente continuavano a sgorgare rivoli viscosi di sangue appiccicoso. Il coltello era ancora conficcato nella carne posizionato poco sotto la clavicola. Pochi centimetri più in basso e avrebbe colpito il cuore. Avevo scosso la testa come facevo sempre quando volevo rimuovere un brutto pensiero dalla testa e superando la mia fobia per il sangue lo avevo aiutato a sciacquare un po' la ferita e fasciarla con delle bende che miracolosamente avevamo trovato in una delle sacche del tymor. Non avevo ben capito il motivo, ma era stato deciso che il coltello rimanesse lì, forse per evitare togliendolo di far sgorgare ancora più sangue.

-Meglio arrivare a Fassim e trovare un curatore, o almeno delle medicine- aveva spiegato Chris.

Ora che guardavo meglio potevo vedere che anche le bende che gli avevamo messo si stavano lentamente colorando di un rosso scarlatto attorno alla spalla.

Distolsi lo sguardo velocemente ed iniziai a osservare gli altri componenti del mio gruppo: eravamo tutti stanchi morti. Tutti tranne Chris che sembrava essere l'unico vigile e attento continuando a muovere la testa a destra e sinistra in cerca di questo benedetto villaggio verso cui eravamo diretti, sebbene April gli avesse detto più volte che prima del tramonto non saremmo mai arrivati.

Spostai lo sguardo sulle due ragazze soffermandomi più tempo su di Octavia. Due occhiaie bluastre le contornavano gli occhi aiutando a conferirle un aspetto stremato. Non che le stessero male, anzi abbinate alla carnagione chiara e ai suoi occhi di ghiaccio le conferivano un aspetto intrigante ed affascinante. La invidiavo tantissimo per questo motivo: dovunque fossimo e qualunque cosa affrontassimo lei ne usciva sempre bella più di prima. Parliamone, lei non solo stava camminando da sei ore sotto il sole nel deserto, ma aveva anche combattuto una battaglia!

Non aveva parlato per tutto il viaggio, non questa non era una cosa molto strana, ed era rimasta in coda per tutto il tempo.

-Sembra esausta, non è così?- la timida voce di April mi colse del tutto alla sprovvista.

Annuii aggiungendo -Non so come facciate voi due dopo quello che avete fatto a reggere ancora questa camminata-

-Bene o male ci sono abituata a camminare nel deserto, e soprattutto io questa notte ho dormito- mi rispose.

Mi voltai verso di lei con sguardo interrogativo -Come, non ha dormito?-

Scosse la testa -Ieri notte l'ho svegliata per farle espellere le Bacche Doppie esattamente come ho fatto con te-

Mi ritornarono in mente le scene della notte precedente ed un brivido mi ripercorse tutta la spina dorsale pensando a quanto ero stata male. Scossi le spalle dissipando il brivido e le chiesi -Si, e allora?-

-Beh, allora lei ha deciso di non volersi più riaddormentare, ma di voler rimanere sveglia a fare la guardia. Probabilmente non si fidava di me giustamente... o forse tutt'ora non si fida- mi rispose mangiandosi un po' le ultime parole

-Non ti preoccupare, Octavia è fatta così! Forse coi ragazzi è un pochino più aperta, ma comunque non le piace molto chiacchierare, ed in ogni circostanza ha quello sguardo gelido che sembra voglia fulminarti ogni secondo di più.- La rassicurai dolcemente mentre mentalmente ammiravo Octavia per la sua tenacia. Sarà pure scorbutica e fredda, ma nasconde sotto quella corazza un gran coraggio ed una gran determinazione Mi sarebbe piaciuto conoscerla meglio se solo lei me ne avesse dato la possibilità.

April, che fino a quel momento mi aveva fissata con gli occhi sgranati e la bocca un po' aperta un po' come bimbo a cui hanno rubi il naso, chiuse le labbra incurvandole in un lieve sorriso e riportò lo sguardo davanti a se.

Mi faceva un sacco di tenerezza come ragazza, mi sembrava tanto piccola e timida. 
Mi sentivo sollevata del fatto che stesse bene e che non le fosse successo niente. Mi chiedevo come fosse possibile. Insomma come aveva potuto resistere all'attacco fino all'arrivo di Ilan e Octavia? Forse si era nascosta. Si, quella mi sembrava l'ipotesi più plausibile.

-April... posso chiamarti April hai detto, vero?- le dissi

Lei sorrise -Certo, mia nonna mi chiamava così-

-Ecco a proposito della tua famiglia... se non sono troppo indiscreta: dove sono? Come mai viaggi da sola? Insomma...sei scappata di casa?- le chiesi. Lo so, lo so, sono impicciona. Ma giuro che ci avevo provato a trattenermi, come sempre. Ma il 90% delle volte la curiosità fa da padrona e mi ritrovo a fare queste domande assolutamente inopportune. Insomma se non facevo almeno una figuraccia al giorno non ero contenta.

Vidi il sorriso che aveva spegnersi e gli occhi rabbuiarsi in un istante.
Mi pentii subito della mia domanda, ma ormai non potevo più tornare indietro.

Lei alzò gli occhi verso di me facendo scomparire quel velo che fino a poco prima le aveva spento lo sguardo mentre qualcosa di diverso nasceva dalla zona più profonda dei suoi occhi Rabbia?

-Sono nata a Dragau, una Tribù della Sabbia che sin da molti anni prima della mia nascita era stata conquistata dal Regno della Foresta divenendo così una sua colonia.
Non è poi così male vivere nelle colonie. Basta rispettare le regole, vestire le divise del Regno, seguire le loro usanze e le loro festività scordandoci delle nostre tradizioni. Insomma basta comportarsi come automi e tutto scorre liscio e tranquillo. I vicino sono felici e sorridenti, gli insegnanti gentili e disponibili, la guardia sicura e presente. Basta solo comportarsi come se fosse tutto normale.
Ma tutto non è normale. Non è normale vedere anziane essere picchiate a sangue perché venerano ancora gli antichi culti. Non è normale vedere figli strappati dalle proprie famiglie perché ritenute "ribelli" e dunque inadeguate alla formazione dei propri bambini. Non è normale vedere case incendiate e famiglie intere sterminate,compresi donne e bambini, solo perché alcuni membri nascondono un segreto considerato "pericoloso per lo stato"- disse guardandosi le mani per poi stringerle a pugno fino a far divenire le nocche bianche e trattenendo una lacrima che sarebbe voluta uscire ma che lei costrinse a rintanarsi nell'occhio.

-La mia famiglia- continuò -era una "famiglia ribelle". Non aveva ma ceduto al pieno potere del Regno e da anni passava informazioni agli eserciti al di fuori dei confini.
Un giorno, mentre stavo tornando a casa da scuola con le mie amiche vidi in lontananza del fumo levarsi alto sopra i tetti. Era nascosto parzialmente dalle case e dalle vie non facendomi vedere esattamente da dove provenisse, ma dentro di me sapevo che quella era casa mia.
Feci cadere lo zaino che avevo in spalla e lasciandolo dietro di me presi a correre verso casa mia. Arrivai giusto in tempo per vedere due guardie in divisa uscire dal portone trascinandosi dietroo bambino in lacrime, il mio fratellino Masu, mentre mia madre gridando cercava di sfuggire alla presa di una terza guardia. 
Non aspettarono nemmeno che Masu salisse sul loro carro lontano da nostra madre. La uccisero lì, davanti a me. Davanti lui e ai suoi piccoli occhi.
Scappai, non seppi cos'altro fare se non scappare. Non so nemmeno dove lo abbiano portato-

Io ero ammutolita, non sapevo assolutamente che dire, e non capitava spesso.
Non sapevo più chi avevo davanti. Era come aver indossato un nuovo paio di lenti riuscendo così a vedere una persona con occhi diversi.

Sicuramente dovevo sembrare sconvolta perché si affrettò ad aggiungere -Ma è successo ormai più di un mese fa. E anche se continua a fare male ormai riesco a sopportarlo- rivolgendomi il suo solito sorriso dolce che mia aveva sempre mostrato ma che in quel momento mi sembrò il meno adatto possibile al suo volto.

-Mi dispiace- furono le uniche banalissime parole che riuscii a formulare.

-Tranquilla, se viaggiamo insieme è giusto iniziare a conoscerci- disse. Lei sembrava sciolta mentre io continuavo a sentirmi più rigida di un bastoncino Findus congelato.

Un brivido di freddo mi colse impreparata. Mi guardai meglio intorno notando con stupore che il sole era finalmente tramontato. Dovevamo essere vicini a Fassim.

Cercai di sciogliermi per cercare di sembrare il più naturale possibile -Siamo quasi arrivati?- chiesi cambiando argomento.

Lei per tutta risposta alzò il braccio indicando una macchia luminosa non troppo distante da noi.

Case!

Ci trovavamo appena fuori il paese quando Chris si fermò di colpo.

-Allora, statemi bene a sentire. È vero che ci troviamo ancora al di fuori dei confini del Regno della Terra, ma non a tutti fa piacere avere un morto nella propria locanda-

-Io sarei ancora vivo- obbiettò Ilan una volta sceso dal tymor. Era ancora molto pallido in volto, ma sembra star meglio dopo la riposata.

- Ahimè è vero, da morto non avresti parlato così tanto-

Ilan stava per rispondere ma la pazienza di Octavia finì prima facendola intervenire -Taglia corto, allora che facciamo?-

Dovevo ammettere che per queste cose la ragazza era molto utile. Infatti mentre Ilan richiudeva la bocca Chris continuava dicendo -Allora è meglio che lui rimanga fuori finchè non trovo un posto dove alloggiare. Hikari vedi se riesci a rimediare una cartina e del cibo, te ne sarei infinitamente grato. Lydia, magari tu va con lei.- annuii... non sapevo assolutamente da dove cominciare, ma avrei amabilmente seguito April.

-Octavia, tu rimani col morto qui. Aspettatemi finchè non faccio ritorno.
E con voi- aggiunse rivolto verso di noi - ci ritroviamo nella piazza principale tra un'ora. No, non so quale sia, ma c'è sempre una piazza principale nei paesi- disse.

Non era di certo il piano migliore dell'universo, ma aveva un filo di logica, quindi senza perdere ulteriore tempo entrammo in la città lasciando dietro Ilan ed Octavia.


 

Angolo autrice:

(N.B. è l'angolo autrice più lungo che abbia mai fatto, non è relativo alla storia, quindi se non ti interessa puoi saltarlo benissimo, non nuocerà alla tua lettura successiva! )

Bene, detto ciò: Ciao a tutti! Com'è andato il week-end? Io praticamente non ho dormito perché non ne ho avuto il tempo... Mai na gioia!

Anzi rettifico: una gioia c'è: è Domenica! E finalmente mi sono ricavata del tempo per poter scrivere! (pur essendo consapevole di non star studiando, ma questi sono dettagli secondari)

primo punto: avrete notato che in questo capitolo si sono un po' smorzati i bollori... beh insomma non possiamo far stare i nostri eroi sempre in azione, altrimenti 1) non ci arrivano alla fine della storia, oppure ci arrivano tutti a pezzetti! 2) ricordatevi sempre che anche questi capitoli un po' di passaggio servono sempre a capire certe cose a sistemarne di altre, quindi aprite bene gli occhietti e non lasciatevi sfuggire nulla ;) 3) abbiamo scoperto qualcosa di più sulla nostra new entry: Hikari April... impressioni? (positive o negative)... diciamo che c'è già chi la odia e chi la ama
Ma soprattutto 4)riguardo a questo capitolo.... Secondo voi "come un bastoncino findus" è pubblicità occulta? Zan zan zan zaaaan

secondo punto della serata... ecco a voi la mia scena rallenty

Aaaalllora nella mia storia ne fa da protagonista *attimo di suspance* un ragazzo che mi piaceva (partiamo dal presupposto che io NON sono una ragazza romantica, quindi io sono la prima a stupirmi del fatto che la mia unica, finora, scena rallenty sia capitata proprio con lui... ora bando alle ciancie e ciancio alle bande, riprendo la narrazione)

Ero uscita con dei miei amici a fare un aperitivo. C'era tanta, ma aiutatemi a dire tanta gente (sapete quelle situazioni di amici di amici) ed io vuoi o non vuoi mi ero ritrovata in un tavolino abbastanza lontano dal nostro eroe che per comodità chiameremo Piergesualdo. Ad un certo punto parte ad cazzum un brindisi e quindi ci alziamo tutti in piedi pronti per fare il discorso (ovviamente idiota e privo di senso). Essendoci alzati tutti la visuale verso il nostro Piergesualdo si era oscurata e neanche una sua caviglia era visibile dal punto in cui mi trovavo.

Ad un tratto succede qualcosa di strano: un po' gridando un po' ridendo si riesce finalmente a fare il discordo del brindisi, il quale inspiegabilmente non viene seguito dall'usuale sollevata di calici, ma anzi viene seguito da un tranquillo e normale chiacchiericcio tra amici (sempre in piedi)... ed ecco che in quel momento la gente sembrò essersi messa d'accordo e chiacchierando tutti iniziano a spostarsi, chi a destra chi a sinistra, ed esattamente in quel momento la scena rallenta, o almeno io lo ricordo esattamente così: la musica si abbassa arrivandomi alle orecchie grave ed ovattata, le persone che parlano tra di loro facendo movimenti lenti si spostano facendomi apparire LUI di fronte a me, coi suoi occhi verdi puntati dritti dritti verso di me. Rimaniamo per un po' fermi a fissarci per capire cosa l'altro vuole fare, ma nessuno dei due lo fa assolutamente nulla. Poi lo vedo: non dice niente, ma sempre coi suoi occhi fissi nei miei accenna un sorriso, uno di quelli belli, di quelli convinti ed alza il bicchiere facendo un'impercettibile cenno col capo (avete presente Leonardo di Caprio in Titanic alla cena? Ecco, così). Allora anche io ricambio e per un bellissimo e ahimè piccolissimo momento siamo solo io, lui e in nostri bicchieri sollevati. Il resto è buio pesto. Poi come se qualcuno avesse premuto il tasto play tutto inizia a scorrere velocemente, le parole della canzone che suonava tornano ad essere comprensibili e le voci si rialzano capitanate da quelle di una nostra amica (chiamiamola Gudelfia) che vedendomi col calice alzato pensa voglia fare cin cin ed allora anche lei alza il bicchiere seguita a ruota da tutti gli altri facendo tintinnare i bicchieri.

Ed è così, è durato un solo secondo e poi via, tutto tona come prima, e quasi viene da chiedersi: è successo veramente?

Bene ho scritto tipo due pagine, prendetelo come un supplemento alla storia piuttosto che come un angolo autrice;)
Vi avevo avvisati!

Bene signori miei, e adesso posso finalmente andare a leggere e dedicarmi a tutte le storie che io ho malamente lasciato indietro!

Buona giornata a tutti!
*corre a ficcarsi pigiama e felpozzo, a farsi una cioccolata calda e a leggere fino a che gli occhi non si rifiutano di stare aperti*
 

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Capitolo 18
*** Capitolo 17: Cielo notturno ***


 
 
 

Angolo Autrice
si, lo faccio all'inizio invece che alla fine capitolo... la follia pura
ho fatto un salto veloce qui per dirvi che ho ripostato questo capitolo perchè mi sono accorta di non aver messo la fine in quello che avevo messso questa mattina, scusatemi!! 
tutto qui, a presto! :)


OCTAVIA

Stava iniziando a fare veramente freddo. La temperatura nel deserto sembrava un bambino che si divertiva a premere l'interruttore della luce. Il passaggio dal calore asfissiante del giorno al gelo della notte era stato netto. Come non mi fosse venuta una broncopolmonite ancora rimane un mistero.

Come se non bastasse delle brevi ma costanti raffiche di vento smuovevano la sabbia che mi circondava facendomi spuntare la pelle d'oca ogni qual volta che le fredde dita del vento mi carezzavano la pelle.

Alzai lo sguardo fissando le due lune di Ddaear Arall splendenti nel cielo. Loro erano la chiave per tornare a casa. Il giorno (anzi la notte) in cui una delle due sarebbe scomparsa entrano in luna nuova sarebbe stato il giorno (anzi la notte) in cui sarei potute tornare sulla Terra. Avrei chiesto ad Ilan o Chris di fare il Passo e di farmi tornare a casa. 
Del resto era questo il motivo per cui li avevo seguiti invece di nascondermi alla Base, no? Per tornare a casa il prima possibile.

Misi le mani sui fianchi e tirai indietro la testa inarcando la schiena per stiracchairla. C'era una piccola parte di me che cercava di farsi strada nella mia mente. Non puoi veramente voler tornare a casa lasciandoli soli. Scossi la testa No Octavia, non metterti a fare la giovane eroina. Tu non appartieni a questo mondo. Ed anche se volessi aiutarli non potresti comunque farlo. Saresti solo di intralcio, non sei preparata ad affrontare una guerra. Chiusi gli occhi tenendo sempre la testa alzata. Questi pensieri mi avevano tormentata per tutta la giornata contrastandosi come acqua e fuoco senza darsi pace un secondo. Avevo iniziato a sospettare di essere una lontana parente di Gollum considerando il bopolarismo che mi aveva colto in quegli ultimi tempi. Mancava solo che inziassi a dire 'Il mio tessssoro' e sarei stata la sua copia sputata.

Un'altra folata di vento mi colse impreparata facendomi rabbrividire. Mi strinsi nel mio maglioncino decisamente troppo leggero ripensando al bellissimo caminetto che avevo a casa in montagna.

-Senti freddo?- la voce di Ilan mi arrivò alle orecchie sorprendendomi ancor più di quanto non lo avesse fatto la raffica di vento.

Aprii gli occhi cercando il ragazzo che trovai seduto a terra con la schiena poggiata sul fianco del tymor che nel frattempo si era accucciato. La fredda luce delle lune rischiarava in parte la sua figura creando un magnifico gioco di ombre e luci suo volto. I suoi capelli erano completamente disordinati e sembravano quasi bianchi sotto quella luce azzurrina.

-Neanche troppo- mentii. A quanto pareva non dovevo esser sembrata convincente perché lui ricambiò con uno sguardo divertito come a dire "Certo, come no".

Che non pensasse di darmi la sua giacca pensai. Aveva perso troppo sangue tutto quel giorno, e la sua temperatura corporea doveva essere sotto zero. E poi anche se fosse stato benissimo non l'averi comunque presa. Non avevo mai accettato che mi offrissero un gelato, figuriamoci una giacca. Lo so che può sembrare stupido, ma ricevere aiuto dagli altri mi faceva sentire debole, ed io odiavo sentirmi così.

-Ti svelo un segreto?- mi disse invece -I tymor sono tra gli animali più caldi al mondo, in pratica una coperta vivete-

-Non ho freddo- ripetei testarda più di un mulo. Non mi sarei contradetta, anche se un'altra folata di vento mi aveva colpito in pieno facendomi penetrare il gelo fino alle ossa.

-Del resto- aggiunsi -Sono parecchio stanca- dissi avvicinandomi all'animale ed facendogli due grattini dietro l'orecchio. Poi con molta nonchalance gli carezzai tutta la schiena scendendo giù fino al punto in cui il ragazzo stava seduto e allora mi sedetti accanto a lui (dal lato opposto alla ferita) poggiando la schiena contro il semi-leopardo. Madre, quanto era caldo! Se solo lo avessi saputo prima!

Ilan sorrise continuando a tenere lo sguardo in avanti, esattamente dove lo avevo puntato io poco tempo prima.

-Sono ipnotiche, non è così?- mi chiese riferendosi alle Lune. Annuii senza dire nulla.

-Io e mia sorella uscivamo sempre di nascosto senza dir nulla ai nostri genitori per andare a vedere il raggio di luce che queste emanavano in certi periodi dell'anno- continuò lui. Sorella? Mi chiesi, non sapevo ne avesse una. -Nostro nonno era l'unico a sapere di queste nostre piccole fughe, ma non diceva nulla ai nostri genitori. Anzi era stato lui a trasmetterci la passione per il cielo notturno-

Fece una pausa nella quale non potei fare a meno di sorridere -Sai anche mio nonno è appassionato all'astronomia- dissi rendendomi subito dopo conto della differenza tra il suo era ed il mio è. Sperai che non ci avesse prestato troppa attenzione e continuai -Infatti ha tramandato questo suo amore a mia madre che giustamente l'ha passato a me. 
Mio nonno dice sempre che è una passione che gli ha trasmesso mia nonna. Non parla spesso di lei, è morta moltissimo tempo fa, ma ogni volta che la ricorda non manca mai di menzionare questo suo amore. Dice sempre che è stato questo suo lato astronomo ad averlo fatto innamorare di lei- Alzai lo sguardo al cielo. Miliardi di schizzi bianchi cospargevano il cielo in modo irregolarmente armonico. Era come vedere un quadro di Pollock, un pavimento su cui era caduta una collana di perle cospargendolo di piccole sfere bianche, era come vedere miliardi di lucciole intrappolate nel manto vellutato della notte. -Non riesco a riconoscere nessuna costellazione però. Ma di cosa mi stupisco, qui avete due Lune- dissi scivolando un po' in avanti e poggiando la testa sul caldo fianco del tymor.

-Vedi quelle tre stelle poste una di seguito all'altra?- mi disse avvicinandosi a me ed indicando un punto nel cielo. Feci un po' di fatica a distinguerle, ma alla fine le vidi -Quello è Neidr, il Serpente. Se dalla terza stella sali in verticale vedrai quattro stelle scomposte a zig zag, quelle rappresentano il resto dei corpo di Neidr sollevato da terra incantato dal suono del flauto di Tamer. 
E quella invece- disse spostando il dito su un ammasso di stelle chiaramente più luminose delle altre -Quella è Iâ, la ninfa glaciale-

Ero incantata dalle sue parole e solo in un secondo momento mi accorsi di avere la bocca aperta. La richiusi immediatamente mentre mi strofinai gli occhi con le mani cercando di darmi una svegliata. Non dormivo praticamente da due giorni e da quando ci eravamo fermati tutto il carico di sonno che mi ero portata dietro mi era crollato sulle spalle. Inoltre per me le storie di miti e legende avevano sempre rappresentato la fiaba della buonanotte. Raramente mia madre mi raccontava di Cappuccetto Rosso e Biancaneve, ma più spesso mi narrava di Romolo e Remo, Ercole, Ulisse.

-Dietro ogni costellazione si nasconde sempre una storia. Ed anche le nostre Lune ne hanno una- Disse Ilan mentre io chiudevo gli occhi alzando la testa e facendomi inondare dalla luce dei due satelliti. -La storia di Du e Gwyn è la storia di due amanti...- sentii il ragazzo continuare, ma non potei capire il resto della storia perché sprofondai nel sonno lasciandomi cullare dal suono della sua voce.

 

 

Come se non bastasse delle brevi ma costanti raffiche di vento smuovevano la sabbia che mi circondava facendomi spuntare la pelle d'oca ogni qual volta che le fredde dita del vento mi carezzavano la pelle.

Alzai lo sguardo fissando le due lune di Ddaear Arall splendenti nel cielo. Loro erano la chiave per tornare a casa. Il giorno (anzi la notte) in cui una delle due sarebbe scomparsa entrano in luna nuova sarebbe stato il giorno (anzi la notte) in cui sarei potute tornare sulla Terra. Avrei chiesto ad Ilan o Chris di fare il Passo e di farmi tornare a casa. 
Del resto era questo il motivo per cui li avevo seguiti invece di nascondermi alla Base, no? Per tornare a casa il prima possibile.

Misi le mani sui fianchi e tirai indietro la testa inarcando la schiena per stiracchairla. C'era una piccola parte di me che cercava di farsi strada nella mia mente. Non puoi veramente voler tornare a casa lasciandoli soli. Scossi la testa No Octavia, non metterti a fare la giovane eroina. Tu non appartieni a questo mondo. Ed anche se volessi aiutarli non potresti comunque farlo. Saresti solo di intralcio, non sei preparata ad affrontare una guerra. Chiusi gli occhi tenendo sempre la testa alzata. Questi pensieri mi avevano tormentata per tutta la giornata contrastandosi come acqua e fuoco senza darsi pace un secondo. Avevo iniziato a sospettare di essere una lontana parente di Gollum considerando il bopolarismo che mi aveva colto in quegli ultimi tempi. Mancava solo che inziassi a dire 'Il mio tessssoro' e sarei stata la sua copia sputata.

Un'altra folata di vento mi colse impreparata facendomi rabbrividire. Mi strinsi nel mio maglioncino decisamente troppo leggero ripensando al bellissimo caminetto che avevo a casa in montagna.

-Senti freddo?- la voce di Ilan mi arrivò alle orecchie sorprendendomi ancor più di quanto non lo avesse fatto la raffica di vento.

Aprii gli occhi cercando il ragazzo che trovai seduto a terra con la schiena poggiata sul fianco del tymor che nel frattempo si era accucciato. La fredda luce delle lune rischiarava in parte la sua figura creando un magnifico gioco di ombre e luci suo volto. I suoi capelli erano completamente disordinati e sembravano quasi bianchi sotto quella luce azzurrina.

-Neanche troppo- mentii. A quanto pareva non dovevo esser sembrata convincente perché lui ricambiò con uno sguardo divertito come a dire "Certo, come no".

Che non pensasse di darmi la sua giacca pensai. Aveva perso troppo sangue tutto quel giorno, e la sua temperatura corporea doveva essere sotto zero. E poi anche se fosse stato benissimo non l'averi comunque presa. Non avevo mai accettato che mi offrissero un gelato, figuriamoci una giacca. Lo so che può sembrare stupido, ma ricevere aiuto dagli altri mi faceva sentire debole, ed io odiavo sentirmi così.

-Ti svelo un segreto?- mi disse invece -I tymor sono tra gli animali più caldi al mondo, in pratica una coperta vivete-

-Non ho freddo- ripetei testarda più di un mulo. Non mi sarei contradetta, anche se un'altra folata di vento mi aveva colpito in pieno facendomi penetrare il gelo fino alle ossa.

-Del resto- aggiunsi -Sono parecchio stanca- dissi avvicinandomi all'animale ed facendogli due grattini dietro l'orecchio. Poi con molta nonchalance gli carezzai tutta la schiena scendendo giù fino al punto in cui il ragazzo stava seduto e allora mi sedetti accanto a lui (dal lato opposto alla ferita) poggiando la schiena contro il semi-leopardo. Madre, quanto era caldo! Se solo lo avessi saputo prima!

Ilan sorrise continuando a tenere lo sguardo in avanti, esattamente dove lo avevo puntato io poco tempo prima.

-Sono ipnotiche, non è così?- mi chiese riferendosi alle Lune. Annuii senza dire nulla.

-Io e mia sorella uscivamo sempre di nascosto senza dir nulla ai nostri genitori per andare a vedere il raggio di luce che queste emanavano in certi periodi dell'anno- continuò lui. Sorella? Mi chiesi, non sapevo ne avesse una. -Nostro nonno era l'unico a sapere di queste nostre piccole fughe, ma non diceva nulla ai nostri genitori. Anzi era stato lui a trasmetterci la passione per il cielo notturno-

Fece una pausa nella quale non potei fare a meno di sorridere -Sai anche mio nonno è appassionato all'astronomia- dissi rendendomi subito dopo conto della differenza tra il suo era ed il mio è. Sperai che non ci avesse prestato troppa attenzione e continuai -Infatti ha tramandato questo suo amore a mia madre che giustamente l'ha passato a me. 
Mio nonno dice sempre che è una passione che gli ha trasmesso mia nonna. Non parla spesso di lei, è morta moltissimo tempo fa, ma ogni volta che la ricorda non manca mai di menzionare questo suo amore. Dice sempre che è stato questo suo lato astronomo ad averlo fatto innamorare di lei- Alzai lo sguardo al cielo. Miliardi di schizzi bianchi cospargevano il cielo in modo irregolarmente armonico. Era come vedere un quadro di Pollock, un pavimento su cui era caduta una collana di perle cospargendolo di piccole sfere bianche, era come vedere miliardi di lucciole intrappolate nel manto vellutato della notte. -Non riesco a riconoscere nessuna costellazione però. Ma di cosa mi stupisco, qui avete due Lune- dissi scivolando un po' in avanti e poggiando la testa sul caldo fianco del tymor.

-Vedi quelle tre stelle poste una di seguito all'altra?- mi disse avvicinandosi a me ed indicando un punto nel cielo. Feci un po' di fatica a distinguerle, ma alla fine le vidi -Quello è Neidr, il Serpente. Se dalla terza stella sali in verticale vedrai quattro stelle scomposte a zig zag, quelle rappresentano il resto dei corpo di Neidr sollevato da terra incantato dal suono del flauto di Tamer. 
E quella invece- disse spostando il dito su un ammasso di stelle chiaramente più luminose delle altre -Quella è Iâ, la ninfa glaciale-

Ero incantata dalle sue parole e solo in un secondo momento mi accorsi di avere la bocca aperta. La richiusi immediatamente mentre mi strofinai gli occhi con le mani cercando di darmi una svegliata. Non dormivo praticamente da due giorni e da quando ci eravamo fermati tutto il carico di sonno che mi ero portata dietro mi era crollato sulle spalle. Inoltre per me le storie di miti e legende avevano sempre rappresentato la fiaba della buonanotte. Raramente mia madre mi raccontava di Cappuccetto Rosso e Biancaneve, ma più spesso mi narrava di Romolo e Remo, Ercole, Ulisse.

-Dietro ogni costellazione si nasconde sempre una storia. Ed anche le nostre Lune ne hanno una- Disse Ilan mentre io chiudevo gli occhi alzando la testa e facendomi inondare dalla luce dei due satelliti. -La storia di Du e Gwyn è la storia di due amanti...- sentii il ragazzo continuare, ma non potei capire il resto della storia perché sprofondai nel sonno lasciandomi cullare dal suono della sua voce.

 

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Capitolo 19
*** seguito della storia ***


Ciao ragazzi!
purtroppo ho abbandonato questo sito in maniera disdicevole... e chiedo schusa a chiunque abbia letto il libro senza poi poter andare avanti...
vi dirò la verità... dubito che tornerò a pubblicare su questo sito, soprattutto perchè come minimo me ne sorderò un'altra volta.
Tuttavia se qualcuno di voi è interessato può continuare a leggerla si Wattpad
il titolo è sempre "Ddaear Arall || l'Altra Terra"
il mio nickname sempre Olympia_124a

ho finalmente finito il primo libro ed iniziato il secondo.
un bacio a tutti!!! :*

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