Adverse Love (Amore Avverso).

di iaia_86
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo. ***
Capitolo 2: *** It's all up to them (Sta tutto a loro). ***
Capitolo 3: *** She's a hard one (Lei è una dura). ***
Capitolo 4: *** Facing Death (Affrontare la Morte). ***
Capitolo 5: *** Epilogo. ***



Capitolo 1
*** Prologo. ***


Contest Matematica - 0 Prologo
About the story: La nascita di questa storia è complicataXD Tutto parte da un Contest a cui avevo deciso di partecipare, il "Primo Contest sulla Matematica", indetto da Akasuna no Sasori. L'idea del contest era geniale, bisognava scegliere due o tre numeri (in base alle esigenze) e scegliere un'operazione (+=amicizia, *=amore, -=separazione, :=morte) e nella mia ingenuità ho scelto 3*4:7. La disperazione mi ha colto nel momento in cui ho ricevuto il nome dei personaggi a cui quei numeri corrispondevano. Deidara*Asuma:Kurenai. Per la seconda parte non mi sono preoccupata, insomma morte tra Asuma e Kurenai sarebbe stata una passeggiata, tutto se non ci fosse stato Deidara, che non incontra MAI Asuma in tutto il manga. Da qui parte la mia idea strampalata per questa fanficXD
Non starò qui a tediarvi con le vicissitudini intercorse durante il contest, fatto sta che all'uscita dei risultati mi accorgo che la mia fanfic manca dalla classifica. Questa cosa mi ha indispettita oltre modo, poiché avevo lavorato duramente per scriverla. Purtroppo, essendo già la seconda volta che i risultati venivano ripostati ed essendo la mia fanfic lunga (5 capitoli), non me la sono sentita di chiedere nuovamente alla giudice di ristilare una classifica. Così, mi sono ritrovata con una fanfic scritta per un concorso a cui in realtà non posso neanche dire che abbia partecipatoXD
Beccatevela così, perché il mio primo pensiero era stato quello di cestinarla (ero decisamente fuori di meXD) ma grazie alla mia beta (che mi ha gioiosamente 'costretta' a postarla sotto minaccia di farlo lei stessaXD) ho deciso di non rendere vano tutto il lavoro che c'è dietro questa storia che personalmente ho adorato. Spero vi piaccia, un bacione, iaia.
Pairing: DeidaraAsumaKurenai.
Genere: Triste, Sentimentale, Drammatico, Erotico, Azione.
Avvertimenti: Lemon, Yaoi, Missing Moments.




Adverse Love (Amore Avverso).


         Prologo.



Fissava i penetranti zaffiri cupi che aveva di fronte, impressionato dalla rabbia e dalla fermezza che mostravano.
Nascose la risata che era salita alle sue labbra in uno sbuffo sonoro, tornando a rivolgere la sua attenzione al guardiano che aveva di fronte.
- Perché l'hai portato qui? -
Aveva parlato con la sua solita aria gioviale, ma una nota dura era sfuggita sull'ultima parola. L'altro non riuscì a rispondere, poiché il ragazzino accanto a loro ringhiò con voce bassa e gutturale.
- Chi ti credi di essere, uhn? -
Asuma si voltò stupito verso il piccolo ninja del villaggio della roccia, indeciso se prendersela per il tono sprezzante che aveva usato o rimanere estasiato dal timbro profondo, che non si sarebbe mai aspettato potesse appartenere ad un tipo così effeminato.
Lo osservò attento ancora qualche istante, prima di ignorarlo e attirare nuovamente l'attenzione dello shinobi più grande, che cercò di spiegargli la situazione.
- E' pericoloso. Utilizza l'arte della terra ed un'innata, credo -
Tornò a puntare i suoi occhi in quelli freddi e determinati dello straniero.
- Un'abilità innata? -
- Cosa c'è, non credi che possa possederne? -
La furia che attraversò i lineamenti femminei fu smorzata dalla sua risposta tagliente, mentre si avvicinava.
- Con la lingua che ti ritrovi? -
Aspirò una boccata piena dalla sigaretta accesa che teneva tra le labbra, solo per arrivare di fronte al ragazzo e sorridere, lanciandogli il fumo addosso.
- Le lingue - si intromise il guardiano, con voce afflitta.
Gli riservò un'occhiata stranita, che sembrava chiedergli spiegazioni su quella frase apparentemente senza senso.
- Il problema sono proprio le lingue -
Venne attirato da un ghigno perverso e rimase basito all'immagine che gli si presentò davanti. Il più piccolo, in uno scatto d'ira, aveva alzato le mani che prima teneva nelle tasche per rivelare ai due uomini delle bocche, infossate nei palmi, intente a masticare una strana sostanza argillosa.
Non fece in tempo a chiedere spiegazioni. Riuscì per miracolo ad evitare un insetto gigante lanciatogli contro e dovette indietreggiare per riuscire a tirare fuori le sue armi, andando a scalfirne un secondo. Quello che non si aspettava fu la grande esplosione che si diramò dal piccolo corpo d'argilla. Era illeso per miracolo.
- Che c'è, uhn? Hai paura? -
Lo fissò intensamente per qualche istante ancora. La sigaretta distrutta, di cui solo il filtro rimaneva penzolante tra le sue labbra. Lo buttò a terra con un sospiro, prima di parlare. Questa volta i suoi occhi rimasero incollati sugli zaffiri scuri, anche se si stava rivolgendo all'uomo di fronte a sé.
- L'hai portato qui perché vuoi che calmi i suoi bollenti spiriti? -
- Più o meno -
Lo sguardo duro del ragazzo nascondeva qualcosa. Osservandolo attentamente si rese conto che avrebbe fatto meglio ad allontanarsi il più possibile da lui. Uno strano magnetismo, invece, lo fece voltare verso il compagno con un sorrisetto beffardo.
- Ci penso io. Stai tranquillo -
Sentì il giovane sbuffare, mentre si girava e gli porgeva la mano.
- Piacere, Sarutobi Asuma. Da oggi sarò il tuo maestro -
L'altro fece una smorfia strana, mentre guardava incredulo prima il viso, poi le dita forti che aveva di fronte. Non riusciva a capire cosa passasse per la testa bionda del suo interlocutore, ma gelò nel momento in cui questo gli afferrò saldamente la mano. Sentì una ruvida lingua accarezzargli il palmo, e vide il volto inquietante del ninja che si apriva in un sorriso malizioso, che non presupponeva nulla di buono, mentre si presentava.
- Sono Deidara di Iwa. Il piacere è tutto mio, sensei -

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Capitolo 2
*** It's all up to them (Sta tutto a loro). ***


Contest Matematica - 1 Yaoi
Ecco il primo capitolo di questa storia strampalataXD Finalmente si entra nel vivo degli avvenimenti che vengono narrati...o per meglio dire: Ecco a voi il capitolo YaoiXD
Volevo ringraziare tantissimo Uchi (abbiamo quasi condiviso lo stesso destino in questo contest...con la differenza che tu ti sei accorta prima che la tua fic non era arrivata alla giudice...io invece sono stata troppo speranzosa) e Urdi (Che coppiaXD E quanti problemi che mi hanno creatoT_T...Continua quella cosa crackissima che stavi scrivendo!!...sisiXD) che hanno recensito il prologhettoXD
Enjoy, un bacione, iaia.




         Capitolo Primo : It's all up to them (Sta tutto a loro).




Appoggiato al tronco di un albero, osservava la radura nel quale si era fermato. Il fumo lasciava la sua bocca in volute spiraliformi, la sigaretta nella sua mano emanava l'odore agrodolce del tabacco.
Un fruscio proveniente dalla sua destra lo fece voltare, il lieve tremito di foglie attirò il suo interesse. Con uno sbuffo tornò a guardare dritto avanti a se, avvicinando la cicca alle labbra.
- Dovresti smettere di fumare quella roba, uhn -
Ignorò intenzionalmente quella voce profonda, mentre il suo proprietario appariva dal nulla proprio dove la sua vista si era soffermata fino a qualche attimo prima.
Con passo lento e cadenzato, il nuovo arrivato si avvicinò all'albero che gli faceva da appoggio. Il lungo mantello nero, su cui spiccavano le tanto temute nuvole scarlatte, era leggermente aperto sul davanti, lasciando intravedere la maglia a rete che ricopriva gli addominali appena accennati. I lunghi capelli biondi tenuti raccolti in una coda alta, un ciuffo a coprire l'occhio sinistro. L'altro fisso su di lui, quasi a volerlo trafiggere con un solo sguardo.
Portò nuovamente la sigaretta alla bocca, ma prima di poter aspirare questa esplose con un leggero 'pop'. Solo in quel momento decise di porre attenzione al ragazzo.
Lo fissò burbero, mentre questo replicava strafottente.
- E ringraziami, perché non ho usato tanto esplosivo, uhn -
- Non ti passerà mai questo vizio di far esplodere tutto, immagino -
- Sei l'ultima persona a potermi parlare di vizi, tu e quello stupido fumo! -
Un leggero sorriso increspò le sue labbra, mentre annuiva impercettibilmente. Riportò la mano lungo il fianco, quasi scocciato da quell'imprevisto, che di 'imprevisto' aveva ben poco.
- Sei in ritardo, Deidara -
- Ero in missione con Sasori. Non chiedere altro, sai che non posso parlare di ciò che riguarda l'Akatsuki -
Non replicò, sapeva perfettamente che non avrebbe dovuto chiedere e quasi lo irritò il modo in cui l'altro coglieva ogni occasione per ricordargli i loro posti. Era consapevole di essere nel torto, che quella relazione non avrebbe portato a nulla di buono, ma ugualmente non riusciva a troncare quei sentimenti che li legavano.
Vide il mukenin avvicinarsi maggiormente, per poi appoggiare la schiena contro lo stesso tronco. Le spalle si sfioravano. Le mani del biondo si posarono sulla corteccia. Mentre le bocche sui palmi mordicchiavano lascivamente il legno buono, un sospiro lasciò le labbra giovani.
- Dovresti smettere veramente, almeno per rispetto nei confronti di tuo figlio -
- Cerco di non fumare quando sono con Kurenai -
Il rumore ritmico dei denti che affondavano nella scorza annullava quel silenzio pesante che li aveva avvolti. Il lento masticare assuefaceva l'udito, permettendogli di tralasciare la situazione in cui si trovavano.
Non sapeva come tutto era iniziato, semplicemente si era ritrovato a non poter più fare a meno di quel corpo giovane contro il suo, di quelle bocche che esploravano il suo corpo con voracità. Erano già insieme quando aveva capito di essere innamorato di quella kunoichi speciale, da cui ora attendeva un erede. Si era ripromesso di troncare il rapporto con quel ragazzino strano. Ogni volta che se lo ritrovava davanti, in uno dei loro incontri clandestini, non riusciva però ad abbandonarlo.
Ricordava ancora il timore che aveva provato quando, per un tempo che gli sembrò infinito, aveva perso completamente le sue tracce. Quando si erano rincontrati, aveva già quel cappotto sulle spalle. Si era infuriato, gli aveva chiesto se fosse impazzito o altro, cosa passasse per quella testa da strapazzo per andarsi ad unire ad uno dei più famosi gruppi criminali di tutti i tempi. Dopo non pochi sforzi, era riuscito ad estorcergli la verità.
Non era stata una sua iniziativa. A causa della sua irruenza e del suo smisurato ego, dettato soprattutto dalla necessità di sentirsi migliore per non essere calpestato, aveva accettato una sfida lanciatagli da un altro membro dell'organizzazione. Non gli aveva rivelato il nome, ma si era lasciato sfuggire un particolare che gli aveva fatto immaginare il suo avversario e poteva dire con sicurezza che fosse stato fortunato ad uscire completamente illeso da uno scontro con Itachi Uchiha.
Si rese conto all'improvviso del fatto che lo scricchiolio era terminato, un attimo prima di sentire un lieve sfiorare contro la sua mano. Non era sorpreso, conosceva ormai da tempo l'intraprendenza dell'amante. Perché era questo, no? Un amante, l'uomo che lo aveva distolto dal sentimento che provava per la donna a cui teneva. Su quanto ci fosse di vero in quel pensiero decise di non indagare. Sapeva bene che era arrivato molto prima di lei, e che era stato l'unico fino a quel momento.
Quello che non capiva era il motivo per cui Deidara avesse scelto lui, e lo aveva fatto, eccome se lo aveva fatto. Aveva tessuto una tela in quegli otto anni e lo aveva intrappolato in quell'assurdo intrico di passione da cui ancora non riusciva ad uscire.
Ma perché? Cosa poteva trovare quel giovane ribelle di tanto attraente da convincerlo di essere la scelta giusta?
Smise di chiederselo nel momento in cui una lingua sbarazzina affondò tra le sue dita. Solo allora rivolse lo sguardo all'altro, che non aveva ancora spostato la mano.
Fu veloce, abbastanza da sorprenderlo e ritrovarsi a pochi centimetri dal suo volto. Ora lo fissava beffardo, era iniziata la lotta.
Non che lui ne facesse pienamente parte. Spesso si divertiva semplicemente a stuzzicarlo, sviluppando maggiormente l'ardore del ragazzo. Perché tutto in lui era come un'esplosione, a partire dalla sua 'arte', come amava chiamarla. Far esplodere era una delle cose che Deidara amava di più, ed il suo dannato orgoglio lo portava ad intavolar battaglie con chiunque possedesse le potenzialità per accendere la miccia della sua passione.
Lo vide sbuffare leggermente, prima di allontanarsi di qualche passo e slacciare sicuro il cappotto lasciandolo cadere a terra. Ora poteva vedere anche i pettorali appena accennati e le spalle larghe, scoperte.
Accennò appena un ghigno divertito, preparandosi alla mossa successiva.
Il biondo lo osservava da una distanza di sicurezza, sicuramente stava meditando su cosa avrebbe dovuto fare. I pozzi turchesi erano svegli, attenti a ciò che lo circondava ed ancor di più ai suoi movimenti.
Portò la mano al taschino in cui teneva un pacchetto stropicciato e lo estrasse.
- Non ci provare, uhn! -
- E sentiamo, come pensi di impedirmelo? Con uno dei tuoi soliti trucchetti? -
Portò una cicca alle labbra, sicuro della reazione dell'altro. Un kunai squarciò l'aria, infossandosi nel legno accanto alla sua nuca un attimo dopo aver trapassato la sigaretta.
- Vuoi la guerra Deidara? -
- Non chiedo di meglio, sensei -
Entrambi in posizione di sfida, si fissarono a lungo. Sapevano che il loro non era uno scontro a livello fisico. Il ragazzo era esaltato, ma sapeva riconoscere i suoi difetti tra cui le scarse capacità in battaglia, cui opponeva una rapidità nei movimenti ed una fluidità invidiabile. Queste purtroppo non riuscivano a sopperire alla mancanza di forza bruta e stile di combattimento. Pur contando gli anni di duro addestramento che avevano trascorso insieme, l'altro aveva sempre prediletto le sue esplosioni al corpo a corpo.
Corpo a corpo. Questo pensiero gli fece salire immediatamente un'irrefrenabile eccitazione, mentre l'altro si avventava su di lui con il pugno teso.
Con un movimento deciso, lo intrappolò contro l'albero su cui era poggiato fino a qualche istante prima. Si abbassò sul suo volto e parlò sarcastico.
- Provi ancora a battermi in uno scontro diretto? -
- Zitto -
Era un sussurro, dritto nel suo orecchio, che lo fece rabbrividire. Ancora non riusciva a credere che un corpo così minuto potesse sviluppare una voce così roca e sensuale. Deglutì pesantemente mentre il ragazzo, ancora incastrato fra lui e l'albero, gli si strusciava addosso lascivo.
- Ricordi quando tuo padre ci ha quasi scoperto? -
- Non buttare mio padre in mezzo ai tuoi farneticamenti, non se lo merita -
Una nota amara in quell'ultima frase. Odiava quando Deidara parlava di quell'uomo che avrebbe dovuto essere genitore, ma era sempre stato troppo lontano, troppo in alto da raggiungere. Solo quando era venuto a mancare, si era veramente reso conto di quanto fosse stato importante nella sua vita. Nel bene o nel male, tutte le sue scelte erano riconducibili al rapporto che aveva avuto con l'Hokage. Forse anche la sua relazione con un mukenin era dovuta al tentare di contrastare quello che non era mai sembrato un padre, ma che lo era stato.
Una scintilla di trionfo nelle iridi chiare, un sorrisetto beffardo. Lo spinse contro il pino, facendolo gemere esasperato.
- Ti diverti, vero? -
- Non immagini neanche quanto -
Incontrollato, si fiondò sulle sue labbra con bramosia e violenza, in quello che doveva essere il primo bacio dei loro preliminari, ma che era diventato già uno scontro famelico di lingue e saliva.

Come ogni volta, iniziarono una furiosa e passionale lotta per il predominio, in cui lasciava che il biondo tentasse ancora e ancora di sopraffarlo, finché stufo ribaltava la situazione.
Come ogni volta, il lento scorrere del tempo perdeva significato in confronto a quelle sensazioni primitive ed animali che risvegliavano in lui la voglia di amare e possedere quel corpo giovane e quella pelle salata dal profumo d'argilla.
Come ogni volta, Deidara combatteva per non soccombere senza aver lottato, per non lasciargli la possibilità di pensare che non ci avesse provato veramente. Quel ragazzo scaltro lo invogliava, con tutta la malizia insita nel suo modo di fare, a prendere sempre di più da lui.
Come ogni volta, non riuscì a vincere veramente, perché nella sua veemenza, era il più piccolo a comandare il gioco, a dettare il ritmo delle spinte, portandolo ogni volta oltre l'orlo della sanità dove il giusto sembra sempre un po' sbagliato e dove chi è nel torto può sempre sperare nella redenzione.
Fu con questi pensieri che vorticavano nella testa che raggiunse l'apice del piacere, accompagnato subito dopo dall'amante, che con il fiato grosso per l'eccitazione gli si accasciò contro.
Strinse a sé quelle membra infuocate, nella mente riecheggiava una sola idea. Era bello. Ed egoisticamente parlando era solo suo. Lo aveva plasmato secondo i suoi voleri in tutti quegli anni passati insieme e per quanto bene volesse a Kurenai, l'opera d'arte che aveva tra le mani superava di gran lunga chiunque gli avesse affiancato per una comparazione.
Si sentì in colpa per questa riflessione, afferrò una sigaretta e l'accese. Deidara lo fissava, ma stavolta senza la solita strafottenza. Dalla sua espressione corrucciata si scorgevano diversi sentimenti, tra cui la tristezza per il prossimo abbandono e la paura di non essere più la persona più importante per lui. Perché dall'alto del suo egocentrismo, era sicuro che il biondo non volesse essere messo in disparte a causa del nascituro.
- Dalla prossima settimana inizierò una missione che potrebbe portarmi via un po' di tempo -
Lo guardò di sottecchi, meditando su quelle parole e sul loro significato mentre inspirava a fondo il fumo di tabacco. Aveva percepito la nota di preoccupazione che il più giovane si era lasciato sfuggire insieme a quella frase, prevedeva quindi che non sarebbe stata una missione semplice.
- Sta' attento -
L'altro non rispose e dopo aver raccolto il cappotto da terra, si avviò verso il punto da cui era apparso in precedenza. Una frase risuonò nel tipico tono basso e cupo.
- Smettila con quella robaccia, ti ucciderà, uhn -
Non si prese la briga di rispondere, era sicuro che non sarebbero state le sigarette ad ucciderlo. Fece un lieve sorriso stanco rivolto alla schiena che si allontanava lentamente. Sussurrò appena, sperando di non essere sentito.
- Spero di rivederti, Deidara -

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Capitolo 3
*** She's a hard one (Lei è una dura). ***


Contest Matematica - 2 Etero Allora...ecco il secondo capitolo, quello che dovrebbe spiegare meglio la situazione, o magari semplicemente ingarbugliarla ancora di piùXD Ringrazio Kronos333 per il commento. Vi lascio al capitolo sperando che possa piacervi. Un bacione, iaia.


         Capitolo Secondo : She's a hard one (Lei è una dura).



Cercava Asuma, l'avevano informata che era andato a fare visita a Kakashi insieme al suo Team. Aveva visto uscire dalla stanza, sorridenti, gli allievi dei due uomini che parlavano di un pranzo gratis. Sorrise e si avvicinò alla porta. Venne attirata dalla voce proveniente dall'altra parte ed aspettò prima di bussare.
- Ho provato ad usare il nuovo Mangekyou Sharingan che ho sviluppato. Trasferisce quello che cattura in un'altra dimensione. Purtroppo l'ho mancato, sono riuscito a strappargli solo un braccio. Ma torniamo a noi, di cosa mi volevi parlare? -
- Beh, ecco... -
Aveva atteso la fine della frase per farsi avanti, e mentre apriva leggermente l'uscio si chiese cosa l'uomo volesse raccontare all'amico ferito.
- Eccoti, finalmente -
La frase sospirata, a trasmettere tutta la spossatezza che la caratterizzava da quando era rimasta incinta.
- Oh, è solo Kurenai. Hai bisogno di qualcosa? -
La voce affabile di Kakashi la raggiunse e la fece voltare verso di lui.
- Beh, ho sentito che Asuma era qui e allora... -
Sentì lo sguardo dei due uomini studiarla, si girò verso il suo compagno e gli vide una strana espressione sul volto. Internamente si chiese quando aveva iniziato a non capire più i segnali che il corpo dell'uomo che amava le mandava, perché si riscoprì a non riuscire a catalogare quel velo che aveva appannato i suoi occhi.
Di nuovo, fu l'altro a spezzare il silenzio creatosi.
- Ok. Comunque Asuma, che stavamo dicendo? -
L'uomo aspettò un attimo di troppo prima di rispondere serio.
- Oh, niente. Ne riparleremo quando avremo un po' di tempo, scusa -
Si alzò e la guardò intensamente, prima di farle cenno di avviarsi.
Era sempre più convinta che stessero per parlare di qualcosa che, direttamente o indirettamente, la riguardava. Che avesse deciso di rivelargli il suo stato? Era da poco che aveva scoperto di essere in attesa, ed insieme avevano deciso di tenere per loro quella notizia. Questo, però, prima dell'inizio della battaglia contro l'Akatsuki. Le cose erano cambiate nel frattempo o forse erano sempre state diverse, solo che lei non era riuscita a rendersene conto.
- Ti va di andare da te, Kurenai? -
Lo osservò qualche istante sovrappensiero, prima di tirare la bocca in un lieve sorriso ed annuire tranquilla. Dopotutto era da un bel po' che non passavano del tempo insieme.
Si avviarono uno accanto all'altro per le larghe strade di Konoha; si sentiva strana, perché loro di solito non passeggiavano tranquillamente sotto gli sguardi degli abitanti della foglia che ancora vedevano in Asuma solo il figlio del loro amato Sandaime Hokage. Spesso era una maledizione girare per quei luoghi.
Ancora sovrappensiero, l'uomo la bloccò improvvisamente. Lo fissò insicura, prima di capire cosa volesse. Erano arrivati sotto il suo appartamento e non se ne era accorta.
Sorrise imbarazzata prima di guidarlo all'interno della casa.
Ormai aveva capito che qualcosa non andava, aveva capito che il suo compagno le nascondeva alcune cose e questo la faceva stare male. Era sempre stata onesta con lui, e leale. Ma avvicinandoglisi, si rese conto di quanto fosse stupido il pensiero che aveva fatto. Sicuramente, stava passando un periodo difficile e questa era la reazione alle pressioni che sopportava ogni giorno. Sapeva anche che avrebbe fatto di tutto per non turbarla, almeno non adesso che aspettava un figlio da lui; forse era solo il suo modo di proteggerla.
Da qualche settimana, era chiuso in se stesso ed aveva smesso di fumare, cosa molto strana. L'ultima volta in cui era successo, era stato per la morte di suo padre e questo era di per sé un motivo per essere preoccupati.
Andò a sedersi su una sedia e Asuma le si sistemò dietro la schiena. Iniziò a massaggiarle lentamente le spalle, sciogliendo la tensione che si era accumulata in quel periodo.
Sospirò soddisfatta per quelle attenzioni. Gli mancavano le mani forti dell'uomo che la facevano sentire serena, l'odore della pelle mischiato a quello del tabacco che gli pizzicava nelle narici.
Adorava tutto di lui, e se qualcuno glielo avesse chiesto avrebbe risposto che sì, lo amava e lo avrebbe sempre fatto. Avrebbe sacrificato qualsiasi cosa pur di vederlo felice.
Si sorprese a pensare che era cambiata molto da quando avevano iniziato quella relazione. Lei, sempre così restia a lasciarsi andare, così decisa a non dover mai chiedere a nessuno per ottenere ciò che le premeva, si era riscoperta completamente dipendente da quei sentimenti che la tenevano legata quasi a soffocarla. Chissà quando il loro rapporto era mutato fino a diventare qualcosa di così importante. Forse proprio l'arrivo di un figlio li stava mettendo a dura prova. Che fosse quello il motivo per cui era così strano? Che avesse smesso di fumare per non nuocere alla salute del nascituro?
Fissò per un momento le mani che le cingevano le spalle, rendendosi conto che il movimento era terminato. Si voltò lentamente, fino a far incrociare i loro sguardi.
- Cosa c'è che non va, Asuma? -
Lo sentì trasalire e poi sospirare pesantemente. Immaginò stesse riordinando le idee per esporgliele.
- Una persona cara è rimasta ferita in uno scontro -
Rimase in silenzio, se colui di cui parlava fosse stato Kakashi, l'avrebbe chiamato per nome. Ed era l'unico che era stato colpito in missione, almeno per il momento.
Uno strano presentimento si fece strada nella sua mente, ma decise di ignorarlo.
- Appartiene al mio passato, a quello che ero prima di conoscere te -
Un lieve sorriso increspò le sue labbra, si era tranquillizzata. Era normale dispiacersi per la morte di un vecchio amico. Perché allora percepiva che non era ancora finita? Che c'era ancora qualcosa che mancava per completare il puzzle?
- In effetti... -
Un sussurrò che captò benissimo e che la mise in allerta. Cosa poteva nascondergli di così importante da portarlo ad avere quell'aria afflitta?
- Vai avanti, per piacere -
- Questa persona era molto importante per me, e lo è ancora -
Un enorme macigno sembrò crollarle sulla testa, solo una sicurezza vorticava nella sua mente in trambusto. Asuma aveva una persona importante, di cui lei non aveva mai saputo nulla. Che questa fosse un'amante? Non poteva non sapere, così raccolse tutto il suo coraggio e glielo chiese.
- Che tipo di relazione c'è tra voi? -
Asuma sobbalzò a quella domanda così diretta, e questo per lei fu più che sufficiente.
- Siete amanti, non è così? -
La sua voce flebile, quasi un bisbiglio. Era troppo debole per arrabbiarsi e troppo innamorata per lasciarlo. Così semplicemente attese la sua risposta.
- Si...ma Kurenai, lui non... -
Si morse la lingua così forte da sentire il sapore ferroso del sangue. Lui. Non aveva capito male, vero? L'uomo da cui aspettava un figlio, lo stesso che amava incondizionatamente, la tradiva con un uomo. Questa era una notizia sconvolgente. Rimase interdetta per un lungo momento, finché non si alzò repentinamente dalla sedia e colpì il suo compagno con tutta la potenza che aveva in corpo.
Lo vide barcollare prima di riprendere l'equilibrio, allora gli si lanciò nuovamente contro ma venne bloccata da due braccia forti che la strinsero determinate.
Non riuscì a ribellarsi, non cercò neanche di lottare per liberarsi. Tutta la frustrazione di quella situazione assurda le fece venire un'irrefrenabile voglia di piangere.
Bastò poco perché i singhiozzi le scuotessero le spalle deboli, lacrime libere rigavano le guance partendo dalle iridi rosse.
Sentì la stretta rafforzarsi, e le mani grandi allontanarla leggermente dal corpo contro cui era premuta. Lo fissò nuovamente e rimase basita vedendo calde gocce salate rigare il volto dell'uomo, per perdersi nella barba folta.
- Ti prego, Kurenai. Ti spiegherò tutto, ma smettila di piangere, ok? -
La disperazione di cui erano colme quelle parole fece vacillare le sue convinzioni. Si impose di rimanere calma, mentre annuiva leggermente e rispondeva.
- Vai avanti allora. Aspetto una spiegazione ragionevole -

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Capitolo 4
*** Facing Death (Affrontare la Morte). ***


Contest Matematica - 3 Morte
Il capitolo più sofferto, quello su cui ho passato più tempo. Spero vivamente che vi piaccia. Rispondo qui alle recensioni.
Rota, per me è stato un onore leggere le tue recensioniXD Chi non adora Deidara?? Poi è versatilissimo, si può usare in tutte le circostanzeXD Sono contenta che tu abbia trovato IC i personaggi, sinceramente odio le storie in cui Deidara è descritto come una donnicciola o gli storpiamenti troppo accentuati. Quindi non posso che essere orgogliosa del lavoro fatto finoraXD Rispondo subito alla tua perplessità. In effetti nella storia non è spiegato, chiedo scusa u_ù Il compito di maestro di Deidara gli viene affidato dalla cerchia ristretta dei Guardiani del Fuoco. Per questo motivo, solo loro ne sono a conoscenza. Quindi per rispondere alla tua domanda, Kakashi non è a conoscenza del legame tra i due, per questo gliene parla come di un semplice nemico. Ti ringrazio ancora tantissimo e spero che anche questo capitolo ti piacciaXD
Uchi, è inutile che tenti di capire chi dei due è seme. E poi Asuma non è vecchio avrà si e no 28 anni (forse 30)XD Sono contenta che anche il capitolo precedente ti sia piaciuto e speriamo che questo sia ugualmente di tuo gradimentoXD
Kronos, purtroppo sì. I nodi alla fine vengono al pettine e Kurenai scopre tutto. Chissà quale sarà la sua reazione?
Avviso che questo è l'ultimo capitolo e sarà seguito da un epilogo. Un bacione grande a tutti, iaia.





        Capitolo Terzo : Facing death (Affrontare la morte).



Era nascosto già da qualche minuto vicino al luogo del combattimento. Aveva seguito Asuma ed il suo Team dalle porte di Konoha. Evidentemente l'uomo aveva dimenticato il loro incontro di quel giorno a causa dell'improvvisa missione che gli era stata affidata, o semplicemente aveva pensato che fosse ancora ferito e che quindi non lo avrebbe raggiunto.
Aveva sentito gli shinobi parlare ed aveva capito che si stavano dirigendo verso il luogo dove, erano sicuri, avrebbero trovato Hidan e Kakuzu.
Un brivido gli aveva percorso la schiena a quella notizia. Sapeva perfettamente che non avrebbero avuto la benché minima possibilità di vittoria contro l'immortale ed il suo compagno. Questo lo preoccupava. Sperava solo che Asuma riuscisse a riportare la pelle a casa, poiché non immaginava come avrebbe potuto reagire alla sua perdita.
Aveva osservato sconcertato l'attacco che i due Jonin che lo accompagnavano avevano sferrato al loro nemico. L'aiuto del ragazzino delle ombre era stato determinante per fermarlo, ma quello con cui non avevano fatto i conti era l'immortalità dell'albino.
Ricordava ancora l'espressione stupita ed al contempo preoccupata che aveva attraversato il volto del suo amante nel momento in cui si era reso conto dell'abilità dell'altro, l'odio che lo aveva pervaso quando aveva avuto la conferma che erano stati loro ad uccidere Chiriku, colui che li aveva fatti incontrare.
L'attacco a sorpresa che Kakuzu aveva sferrato all'allievo dell'uomo aveva riportato la situazione in parità, se si fosse potuta chiamare così. Hidan era nuovamente libero ed impegnati com'erano a retrocedere, gli abitanti di Konoha non stavano ponendo attenzione alle mosse dei due, che nel frattempo avevano iniziato a battibeccare come al solito.
Non si erano accorti del cerchio che l'albino aveva disegnato con il sangue sul terreno, né del triangolo in esso contenuto. Osservò per alcuni istanti lo sguardo folle di Hidan mentre ordinava all'altro di non intromettersi nel combattimento poiché tutti quei ninja facevano parte del suo rituale.
Tremò impercettibilmente e si ritrovò a sperare che quel Team svantaggiato riuscisse in qualche modo ad avere il sopravvento sulla coppia di mukenin. Era la prima volta che desiderava con tutto se stesso che dei membri della sua organizzazione capitolassero sconfitti, ma dopo la morte del suo Danna non riusciva più a guardare quegli uomini come suoi pari. Sasori era stato l'unico che dopo il suo arrivo gli era stato vicino e lo aveva aiutato, sebbene burbero e freddo com'era. Ora che non c'era più il suo unico appiglio alla vita, a dispetto del suo orgoglio che cercava di persuaderlo che non era necessario avere qualcuno per cui vivere, era Asuma.
Sapeva benissimo che, qualora si fosse trovato in difficoltà, non avrebbe potuto fare niente per aiutarlo e proprio questo senso di impotenza lo faceva stare male.
Quando lo vide allontanarsi leggermente dai sottoposti e mettersi in posizione di combattimento davanti al nemico, imprecò mentalmente e sentendo le parole che stava pronunciando detestò con tutto sé stesso il coraggio e la determinazione dell'uomo.
Ascoltare quel discorso gli fece ricordare il periodo degli allenamenti insieme e dovette sforzarsi per ricacciare dentro un singulto disperato.
Trattenne il respiro nel momento in cui li vide scattare uno verso l'altro con le armi sguainate, la sua unica speranza era che Asuma non si facesse colpire.
La falce rossa piroettava sopra le loro teste, in una danza di morte continua, finché Hidan non la manovrò lanciandola velocemente verso lo shinobi. Non riusciva a guardare quello che accadeva, ma i suoi occhi sembravano non voler rispondere al comando di essere chiusi. Un'ansia famelica si impossessò del suo corpo durante tutto il tragitto dell'arma, che non durò più di tre secondi.
Dalla posizione in cui si trovava, lo schizzo di sangue fuoriuscito dalla ferita appena inferta alla guancia del suo amante fu così evidente che alla gola si formò un groppo aspro. Senza permesso, due gocce salate lasciarono i suoi occhi, solcando le guance fredde e precipitando con un tonfo sordo al terreno. Sebbene questo rumore fosse lievissimo, nella sua mente divenne più potente dello scroscio di una cascata. Non si accorse neanche di aver iniziato a lacrimare copiosamente.
Riportò la sua attenzione sullo scontro, di cui ormai già conosceva il vincitore. Avrebbe voluto andarsene da lì, ma le sue gambe non sembravano assecondarlo; così si lasciò cadere in ginocchio e continuò ad osservare. Il cuore a pezzi mentre vedeva l'albino leccare il sangue dello shinobi e quest'ultimo ustionarsi al potere di una propria tecnica.
Non aveva mai avuto il coraggio di confessarglielo, ma sapeva che l'altro era a conoscenza del sentimento che provava per lui, fin dall'inizio. Quello che era partito come uno scherzo, quasi per ripicca, era diventata una cosa importante e non riusciva più a farne a meno.
Dopo gli ultimi combattimenti, aveva scongiurato Kakuzu, lo stesso che ora guardava immobile lo sgretolarsi della sua esistenza senza saperlo, di riattaccagli le braccia il prima possibile, solo per poter essere in grado di tornare al Villaggio della Foglia con un aspetto decente e non dover deludere Asuma.
Quando si accorsero di quello strano jutsu, vide ognuno dei componenti del Team spalancare la bocca e poi impallidire incredulo. Finalmente avevano capito parte del potere del loro nemico.
Era tempo di assaporare la divina sofferenza; queste erano state le parole di Hidan, l'ultima conferma ai suoi sospetti. Il suo corpo si era fatto nero ed alcune strisce bianche lo percorrevano creando un orrido contrasto.
Vide il capitano tremare come una foglia, probabilmente dal dolore, prima di ricomporsi e ritornare all'attacco. Lo aveva sempre ammirato per la sua lucidità in battaglia ed anche ora, ferito e confuso dall'enorme potere dell'avversario, manteneva il sangue freddo e la sua innata tracotanza.
Lo vide crollare sotto il peso dei colpi autoinferti dall'albino che si ripercuotevano sul suo corpo, ormai legato indissolubilmente all'altro, almeno finché questo fosse rimasto all'interno del cerchio di sangue.
Si accorse che c'era movimento in direzione degli uomini di Konoha, sapeva che non si sarebbero arresi facilmente, ma si immobilizzò nel momento in cui si rese conto del piano che volevano attuare.
Si congratulò mentalmente con quel ragazzino prodigio che forse aveva trovato un modo per salvare il suo capitano. Trattenne nuovamente il respiro ed il suo cuore accelerò nel momento in cui vide l'uomo dell'Akatsuki avvicinare un'arma al costato, pronto a dargli il colpo di grazia. Si rallegrò per la rapidità d'azione del Chuunin della Foglia, che non permise movimenti a nemico, bloccandolo con la sua tecnica più potente.
Quando questo organizzò la contromossa, si meravigliò del fatto che un ninja ancora acerbo fosse riuscito a mantenere un jutsu stancante ed a pensare contemporaneamente ad un modo per liberarsi da quella situazione scomoda. Asuma aveva sempre parlato di lui con orgoglio, rendendolo geloso di quel piccolo genio. Adesso si ritrovò a sperare che l'idea che aveva trovato funzionasse veramente.
Quando vide Hidan venire spinto lentamente fuori del cerchio esultò. Quel tipo aveva veramente capito quale fosse il trucco dell'immortale. Ora sicuramente avrebbero avuto più chance per allontanarsi da lì indisturbati. A quel punto avrebbe potuto lanciare qualche bomba per agevolare i fuggiaschi, sperando che prendessero realmente in considerazione l'idea di scappare da quel posto.
Ovviamente si rese conto che la sua idea era stata decisamente ottimistica nel momento in cui, sicuro che la tecnica fosse stata sciolta, con le sue armi sguainate Asuma si fiondò contro l'avversario, decapitandolo.
Stupido, stupido Asuma! Ancora non aveva compreso l'immortalità del nemico? O forse era convinto che tranciando la testa sarebbe stato in qualche modo diverso. In quel momento abbandonò il viso stanco sulle mani che giacevano prive di forza a terra. Non riuscì a non singhiozzare, immaginando ciò che sarebbe accaduto di lì a qualche istante.
Era ancora piegato in avanti quando sentì il tonfo sordo di un corpo sbattuto sul terreno ed un grugnito baritonale. Alzò lo sguardo solo per osservare Kakuzu che si premurava di riattaccare la testa sul corpo di Hidan, mentre i due Jonin partivano all'attacco contro quest'ultimo.
Da quel momento, fu tutto così veloce che non riuscì a capire immediatamente il susseguirsi degli eventi. Kakuzu che bloccava i due shinobi sogghignando, Asuma che si rialzava per tentare ancora di infierire contro l'albino senza accorgersi della falce che inesorabile aveva ricominciato a roteare su di loro. Riuscì a mala pena a schivarla e questa si conficcò nel corpo del nemico. Tutti si resero conto troppo tardi che questo era riuscito a riposizionarsi all'interno del cerchio. Sentì repentina la tosse convulsa che colpì il suo amante e solo allora comprese che era la fine. Le ferite troppo profonde, l'orgoglio troppo alto per poter fare qualsiasi cosa, tranne piangere. Quello poteva farlo, tanto nessuno l'avrebbe visto liberare tutto il dolore e l'amarezza che gli riempivano il cuore in quel momento. Sentì il suo corpo fremere furioso ed allo stesso tempo distrutto per non aver potuto neanche dire addio alla persona che amava. Non si rese conto della battaglia che riprendeva più fervida di prima, non si accorse dei rinforzi che erano arrivati da Konoha. Ormai era troppo troppo tardi, lui non sarebbe più tornato. Fu attirato da una voce profonda che lo richiamava. Il rituale per sigillare il Bijuu dalle tre code stava per iniziare e doveva affrettarsi a tornare alla base. Non si interessò del fatto che il capo avesse notato il suo stato d'animo disperato per quello a cui aveva appena assistito, semplicemente si trascinò lungo la strada del ritorno con una mano sul petto, all'altezza della grande bocca, cercando di relegare l'angoscia in un angolo lontano da sé. Dopotutto, aveva cose più importanti da fare, in quel momento. O almeno cercava di convincersene.

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Capitolo 5
*** Epilogo. ***


Contest Matematica - 4 Epilogo
Eccoci finalmente giunti all'epilogo di questa storia. Ringrazio ancora tantissimo chi l'ha seguita e chi ha recensito! Alla prossima, iaia.




         Epilogo.



Camminava ormai da alcuni giorni, il viaggio dal Paese della Pioggia fino a Konoha non gli era mai sembrato più lungo. Durante il tragitto aveva lanciato qualche bomba a decorare quella strada che avrebbe percorso per l'ultima volta. Erano quasi un segno celebrativo, contrassegnavano la fine di un percorso, l'ineluttabilità del destino.
Da subito avevano saputo che per loro non ci sarebbe stato un futuro, ma faceva male sapere di essere il sopravvissuto. Asuma era esploso, finalmente si era trasformato in arte. Lui invece continuava a trascinarsi su quella terra, disperato. Un uomo a cui avevano tolto la ragione di vita.
Avvistò da lontano le porte del Villaggio e decise di affrettare il passo, per avere ancora un po' di luce nel momento in cui sarebbe stato a tu per tu con quella lapide. Non era sicuro che fosse la scelta giusta, ma istintivo come al solito, non ci aveva pensato molto ed aveva deciso di avventurarsi in quella terra straniera, allarmata dall'arrivo della sua organizzazione, in fermento per l'imminente battaglia.
Pensò di sfuggita che Konoha sarebbe stata molto artistica per un'esplosione, poi sbuffò ricordandosi del suo obiettivo.
Arrancò per le viuzze deserte, aveva almeno avuto l'accortezza di lasciare il cappotto a nuvole rosse per uno nero più sobrio e sicuro.
Intravide il cimitero e senza pensare a niente si diresse a passo sicuro verso la zona dei veterani; il suo uomo non poteva trovarsi in nessun altro luogo che quello.
Si bloccò quando intercettò la lapide. Di fronte ad essa, una donna.
Non ci mise molto per comprendere chi fosse, notando anche l'imponente pancia nascosta leggermente dal vestito morbido che indossava. Bella, questa era l'unica parola che aveva per descriverla. Comprese immediatamente il motivo che aveva spinto Asuma a sceglierla come compagna di vita, con lei avrebbe potuto avere sicuramente una esistenza felice. Se non ci fosse stato lui, se non ci fosse stata l'Akatsuki, se l'uomo non fosse morto.
Si avvicinò circospetto, tentando di rimandare indietro le lacrime che a quel pensiero volevano lasciare i suoi occhi. Oggi non c'era niente all'infuori della commemorazione dell'unica persona che avrebbe sempre posseduto il suo cuore.
Vide la donna voltarsi e fissarlo qualche istante meditabonda, prima di fargli cenno di avvicinarsi. I suoi capelli dorati, sciolti per la prima volta dopo tanto tempo, si muovevano insieme alle raffiche di vento che li raggiungevano.
Quando le fu affianco, lasciò che il suo sguardo vagasse sulle lettere ancora fresche incise sul marmo bianco. Un groppo alla gola non gli permetteva di parlare.
- Sono sicura che lui avrebbe voluto che tu gli stessi accanto anche ora -
Trasalì, ma non si voltò a guardarla; così come si accorse che anche lei non si era mossa dalla posizione in cui l'aveva trovata.
- Sei Deidara, giusto? -
- Uhn -
- Mi ha parlato di te, qualche tempo fa. Era preoccupato per la tua salute dopo lo scontro con Kakashi -
La vide singhiozzare silenziosamente, tentando di ricacciare le lacrime che comunque non riusciva a far scendere da quegli occhi rossi.
- Mi dispiace -
Sentì il sguardo di lei sul suo viso, mentre ne osservava il profilo delicato. Gli era costato tanto dire quelle due parole, ma sapeva che era il minimo. Si sentiva in colpa nei confronti di quella donna, così tanto che faceva fatica a rendersene conto.
- Lui era un uomo dolce e premuroso -
- Lo so -
- Già -
Un silenzio imbarazzato si pose tra loro, pesante come un macigno. Fu spezzato dalla voce femminile, che con uno sforzo trovò il coraggio di parlare.
- Fa così male... -
- Già -
Rimase sorpreso vedendola alzarsi. Per un lungo istante i loro sguardi si incatenarono, acqua nel fuoco. Poi, senza che riuscisse a rendersene conto, si ritrovò il corpo della donna stretto tra le braccia squassato dai singhiozzi che, indomabili, la facevano sussultare.
Neanche si accorse di aver iniziato a piangere a sua volta. Le lacrime tracciavano lenti ghirigori sul suo volto tirato. Sentiva la rotondità della pancia battergli sull'addome e non poté esimersi dal pensare che l'unica parte di Asuma che rimaneva viva fosse quel bambino che cresceva ignaro di tutto all'interno del corpo caldo della madre.
Passarono diversi minuti in quella posizione mentre il cielo iniziava ad imbrunire. La staccò delicatamente da sé, la scrutò qualche istante per sincerarsi che sarebbe stata veramente bene, poi parlò.
- Devo andare, ora. Mi sono trattenuto anche troppo. Se dovessero trovarmi qui non sarebbe facile spiegare la mia situazione -
Fece per allontanarsi, quando la sua voce lo colpì travolgente.
- Capisco perché ti amasse. Cerca solo di rimanere vivo, fallo per lui, perché non avrebbe voluto che le persone a lui care morissero -
Non rispose, se non un flebile - Addio - sussurrato così piano da fargli credere che non fosse stato udito. Nel cuore un solo pensiero. Che espresse anche a parole.
- Perdonami Asuma, ma senza di te io non esisto. Non puoi chiedermi di continuare a vivere se non avrò niente a ricordarmi di te -
Asciugò l'ultima lacrima dal viso e proseguì la sua strada verso la prossima missione. Quella sarebbe stata l'ultima.

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