Adverse Love (Amore Avverso). di iaia_86 (/viewuser.php?uid=37108)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo. ***
Capitolo 2: *** It's all up to them (Sta tutto a loro). ***
Capitolo 3: *** She's a hard one (Lei è una dura). ***
Capitolo 4: *** Facing Death (Affrontare la Morte). ***
Capitolo 5: *** Epilogo. ***
Capitolo 1 *** Prologo. ***
Contest Matematica - 0 Prologo
About the story: La nascita di
questa storia è complicataXD Tutto parte da un Contest a cui
avevo deciso di partecipare, il "Primo Contest sulla Matematica",
indetto da Akasuna no Sasori. L'idea del contest era geniale, bisognava
scegliere due o tre numeri (in base alle esigenze) e scegliere
un'operazione (+=amicizia, *=amore, -=separazione, :=morte) e nella mia
ingenuità ho scelto 3*4:7. La disperazione mi ha colto nel
momento in cui ho ricevuto il nome dei personaggi a cui quei numeri
corrispondevano. Deidara*Asuma:Kurenai. Per la seconda parte non mi
sono preoccupata, insomma morte tra Asuma e Kurenai sarebbe stata una
passeggiata, tutto se non ci fosse stato Deidara, che non incontra MAI
Asuma in tutto il manga. Da qui parte la mia idea strampalata per
questa fanficXD
Non starò qui a tediarvi con le vicissitudini intercorse durante
il contest, fatto sta che all'uscita dei risultati mi accorgo che
la mia fanfic manca dalla classifica. Questa cosa mi ha indispettita
oltre modo, poiché avevo lavorato duramente per scriverla.
Purtroppo, essendo già la seconda volta che i risultati venivano
ripostati ed essendo la mia fanfic lunga (5 capitoli), non me la sono
sentita di chiedere nuovamente alla giudice di ristilare una
classifica. Così, mi sono ritrovata con una fanfic scritta per
un concorso a cui in realtà non posso neanche dire che abbia
partecipatoXD
Beccatevela così, perché il mio primo pensiero era stato
quello di cestinarla (ero decisamente fuori di meXD) ma grazie alla mia
beta (che mi ha gioiosamente 'costretta' a postarla sotto minaccia di
farlo lei stessaXD) ho deciso di non rendere vano tutto il lavoro che
c'è dietro questa storia che personalmente ho adorato. Spero vi
piaccia, un bacione, iaia.
Pairing:
DeidaraAsumaKurenai.
Genere:
Triste, Sentimentale, Drammatico, Erotico, Azione.
Avvertimenti: Lemon, Yaoi, Missing Moments.
Adverse Love (Amore Avverso).
Prologo.
Fissava i penetranti
zaffiri cupi che aveva di fronte, impressionato dalla rabbia e dalla
fermezza che mostravano.
Nascose la risata che era salita alle sue labbra in uno sbuffo sonoro,
tornando a rivolgere la sua attenzione al guardiano che aveva di fronte.
- Perché l'hai portato qui? -
Aveva parlato con la sua solita aria gioviale, ma una nota
dura
era sfuggita sull'ultima parola. L'altro non riuscì a
rispondere, poiché il ragazzino accanto a loro
ringhiò
con voce bassa e gutturale.
- Chi ti credi di essere, uhn? -
Asuma si voltò stupito verso il piccolo ninja del villaggio
della roccia, indeciso se prendersela per il tono sprezzante che aveva
usato o rimanere estasiato dal timbro profondo, che non si sarebbe mai
aspettato potesse appartenere ad un tipo così effeminato.
Lo osservò attento ancora qualche istante, prima di
ignorarlo e
attirare nuovamente l'attenzione dello shinobi più
grande,
che cercò di spiegargli la situazione.
- E' pericoloso. Utilizza l'arte della terra ed un'innata,
credo -
Tornò a puntare i suoi occhi in quelli freddi e determinati
dello straniero.
- Un'abilità innata? -
- Cosa c'è, non credi che possa possederne? -
La furia che attraversò i lineamenti femminei fu smorzata
dalla sua risposta tagliente, mentre si avvicinava.
- Con la lingua che ti ritrovi? -
Aspirò una boccata piena dalla sigaretta accesa che teneva
tra
le labbra, solo per arrivare di fronte al ragazzo e sorridere,
lanciandogli il fumo addosso.
- Le lingue - si intromise il guardiano, con voce afflitta.
Gli riservò un'occhiata stranita, che sembrava chiedergli
spiegazioni su quella frase apparentemente senza senso.
- Il problema sono proprio le lingue -
Venne attirato da un ghigno perverso e rimase basito all'immagine che
gli si presentò davanti. Il più piccolo, in uno
scatto
d'ira, aveva alzato le mani che prima teneva nelle tasche per rivelare
ai due uomini delle bocche, infossate nei palmi, intente a masticare
una strana sostanza argillosa.
Non fece in tempo a chiedere spiegazioni. Riuscì per
miracolo ad
evitare un insetto gigante lanciatogli contro e dovette indietreggiare
per riuscire a tirare fuori le sue armi, andando a scalfirne un
secondo. Quello che non si aspettava fu la grande esplosione che si
diramò dal piccolo corpo d'argilla. Era illeso per miracolo.
- Che c'è, uhn? Hai paura? -
Lo fissò intensamente per qualche istante ancora. La
sigaretta
distrutta, di cui solo il filtro rimaneva penzolante tra le sue labbra.
Lo buttò a terra con un sospiro, prima di parlare. Questa
volta
i suoi occhi rimasero incollati sugli zaffiri scuri, anche se si stava
rivolgendo all'uomo di fronte a sé.
- L'hai portato qui perché vuoi che calmi i suoi bollenti
spiriti? -
- Più o meno -
Lo sguardo duro del ragazzo nascondeva qualcosa. Osservandolo
attentamente si rese conto che avrebbe fatto meglio ad
allontanarsi il più possibile da lui. Uno strano magnetismo,
invece, lo fece voltare verso il compagno con un sorrisetto beffardo.
- Ci penso io. Stai tranquillo -
Sentì il giovane sbuffare, mentre si girava e gli porgeva la
mano.
- Piacere, Sarutobi Asuma. Da oggi sarò il tuo maestro -
L'altro fece una smorfia strana, mentre guardava incredulo prima il
viso, poi le dita forti che aveva di fronte. Non riusciva a capire cosa
passasse per la testa bionda del suo interlocutore, ma
gelò
nel momento in cui questo gli afferrò saldamente la mano.
Sentì una ruvida lingua accarezzargli il palmo,
e vide il
volto inquietante del ninja che si apriva in un sorriso malizioso, che
non presupponeva nulla di buono, mentre si presentava.
- Sono Deidara di Iwa. Il piacere è tutto mio, sensei -
|
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Capitolo 2 *** It's all up to them (Sta tutto a loro). ***
Contest Matematica - 1 Yaoi
Ecco il primo capitolo di questa storia strampalataXD Finalmente si
entra nel vivo degli avvenimenti che vengono narrati...o per meglio
dire: Ecco a voi il capitolo YaoiXD
Volevo ringraziare tantissimo Uchi (abbiamo quasi condiviso lo stesso
destino in questo contest...con la differenza che tu ti sei accorta
prima che la tua fic non era arrivata alla giudice...io invece sono
stata troppo speranzosa) e Urdi (Che coppiaXD E quanti problemi che mi
hanno creatoT_T...Continua quella cosa crackissima che stavi
scrivendo!!...sisiXD) che hanno recensito il prologhettoXD
Enjoy, un bacione, iaia.
Capitolo Primo : It's all up to them (Sta tutto a loro).
Appoggiato
al tronco di un albero, osservava la radura nel quale si era fermato.
Il fumo lasciava la sua bocca in volute spiraliformi, la sigaretta
nella sua mano emanava l'odore agrodolce del tabacco.
Un fruscio proveniente dalla sua destra lo fece voltare, il
lieve tremito di foglie attirò il suo interesse. Con uno sbuffo
tornò a guardare dritto avanti a se, avvicinando la cicca alle
labbra.
- Dovresti smettere di fumare quella roba, uhn -
Ignorò intenzionalmente quella voce profonda, mentre il suo proprietario
appariva dal nulla proprio dove la sua vista si era soffermata
fino a qualche attimo prima.
Con passo lento e cadenzato, il nuovo arrivato si avvicinò
all'albero che gli faceva da appoggio. Il lungo mantello nero, su cui
spiccavano le tanto temute nuvole scarlatte, era leggermente aperto sul
davanti, lasciando intravedere la maglia a rete che ricopriva gli
addominali appena accennati. I lunghi capelli biondi tenuti raccolti in
una coda alta, un ciuffo a coprire l'occhio sinistro. L'altro fisso su
di lui, quasi a volerlo trafiggere con un solo sguardo.
Portò nuovamente la sigaretta alla bocca, ma prima di poter
aspirare questa esplose con un leggero 'pop'. Solo in quel momento
decise di porre attenzione al ragazzo.
Lo fissò burbero, mentre questo replicava strafottente.
- E ringraziami, perché non ho usato tanto esplosivo, uhn -
- Non ti passerà mai questo vizio di far esplodere tutto, immagino -
- Sei l'ultima persona a potermi parlare di vizi, tu e quello stupido fumo! -
Un leggero sorriso increspò le sue labbra, mentre annuiva
impercettibilmente. Riportò la mano lungo il fianco, quasi
scocciato da quell'imprevisto, che di 'imprevisto' aveva ben poco.
- Sei in ritardo, Deidara -
- Ero in missione con Sasori. Non chiedere altro, sai che non posso parlare di ciò che riguarda l'Akatsuki -
Non replicò, sapeva perfettamente che non avrebbe dovuto
chiedere e quasi lo irritò il modo in cui l'altro coglieva ogni
occasione per ricordargli i loro posti. Era consapevole di essere nel
torto, che quella relazione non avrebbe portato a nulla di buono,
ma ugualmente non riusciva a troncare quei sentimenti che li legavano.
Vide il mukenin avvicinarsi maggiormente, per poi appoggiare la schiena
contro lo stesso tronco. Le spalle si sfioravano. Le mani del biondo si
posarono sulla corteccia. Mentre le bocche sui palmi mordicchiavano
lascivamente il legno buono, un sospiro lasciò le labbra giovani.
- Dovresti smettere veramente, almeno per rispetto nei confronti di tuo figlio -
- Cerco di non fumare quando sono con Kurenai -
Il rumore ritmico dei denti che affondavano nella scorza annullava quel
silenzio pesante che li aveva avvolti. Il lento masticare assuefaceva
l'udito, permettendogli di tralasciare la situazione in cui si
trovavano.
Non sapeva come tutto era iniziato, semplicemente si era ritrovato
a non poter più fare a meno di quel corpo giovane contro il suo,
di quelle bocche che esploravano il suo corpo con voracità.
Erano già insieme quando aveva capito di essere innamorato di
quella kunoichi speciale, da cui ora attendeva un erede. Si era
ripromesso di troncare il rapporto con quel ragazzino strano. Ogni
volta che se lo ritrovava davanti, in uno dei loro incontri
clandestini, non riusciva però ad abbandonarlo.
Ricordava ancora il timore che aveva provato quando, per un tempo che
gli sembrò infinito, aveva perso completamente le sue tracce.
Quando si erano rincontrati, aveva già quel cappotto sulle
spalle. Si era infuriato, gli aveva chiesto se fosse impazzito o altro,
cosa passasse per quella testa da strapazzo per andarsi ad unire ad uno
dei più famosi gruppi criminali di tutti i tempi. Dopo non pochi
sforzi, era riuscito ad estorcergli la verità.
Non era stata una sua iniziativa. A causa della sua irruenza e del suo
smisurato ego, dettato soprattutto dalla necessità di sentirsi
migliore per non essere calpestato, aveva accettato una sfida
lanciatagli da un altro membro dell'organizzazione. Non gli aveva
rivelato il nome, ma si era lasciato sfuggire un particolare che gli
aveva fatto immaginare il suo avversario e poteva dire con sicurezza
che fosse stato fortunato ad uscire completamente illeso da uno scontro
con Itachi Uchiha.
Si rese conto all'improvviso del fatto che lo scricchiolio era
terminato, un attimo prima di sentire un lieve sfiorare contro la sua
mano. Non era sorpreso, conosceva ormai da tempo l'intraprendenza
dell'amante. Perché era questo, no? Un amante, l'uomo che lo
aveva distolto dal sentimento che provava per la donna a cui teneva. Su quanto
ci fosse di vero in quel pensiero decise di non indagare. Sapeva bene
che era arrivato molto prima di lei, e che era stato l'unico fino a
quel momento.
Quello che non capiva era il motivo per cui Deidara avesse scelto lui,
e lo aveva fatto, eccome se lo aveva fatto. Aveva tessuto una tela in
quegli otto anni e lo aveva intrappolato in quell'assurdo intrico di
passione da cui ancora non riusciva ad uscire.
Ma perché? Cosa poteva trovare quel giovane ribelle di tanto attraente da convincerlo di essere la scelta giusta?
Smise di chiederselo nel momento in cui una lingua sbarazzina
affondò tra le sue dita. Solo allora rivolse lo sguardo
all'altro, che non aveva ancora spostato la mano.
Fu veloce, abbastanza da sorprenderlo e ritrovarsi a pochi centimetri
dal suo volto. Ora lo fissava beffardo, era iniziata la lotta.
Non che lui ne facesse pienamente parte. Spesso si divertiva
semplicemente a stuzzicarlo, sviluppando maggiormente l'ardore del
ragazzo. Perché tutto in lui era come un'esplosione, a partire
dalla sua 'arte', come amava chiamarla. Far esplodere era una delle
cose che Deidara amava di più, ed il suo dannato orgoglio lo
portava ad intavolar battaglie con chiunque possedesse
le potenzialità per accendere la miccia della sua passione.
Lo vide sbuffare leggermente, prima di allontanarsi di qualche passo e
slacciare sicuro il cappotto lasciandolo cadere a terra. Ora poteva
vedere anche i pettorali appena accennati e le spalle larghe, scoperte.
Accennò appena un ghigno divertito, preparandosi alla mossa successiva.
Il biondo lo osservava da una distanza di sicurezza, sicuramente stava
meditando su cosa avrebbe dovuto fare. I pozzi turchesi erano
svegli, attenti a ciò che lo circondava ed ancor di più
ai suoi movimenti.
Portò la mano al taschino in cui teneva un pacchetto stropicciato e lo estrasse.
- Non ci provare, uhn! -
- E sentiamo, come pensi di impedirmelo? Con uno dei tuoi soliti trucchetti? -
Portò una cicca alle labbra, sicuro della reazione dell'altro.
Un kunai squarciò l'aria, infossandosi nel legno accanto alla
sua nuca un attimo dopo aver trapassato la sigaretta.
- Vuoi la guerra Deidara? -
- Non chiedo di meglio, sensei -
Entrambi in posizione di sfida, si fissarono a lungo. Sapevano che il loro non era uno scontro a livello fisico. Il ragazzo
era esaltato, ma sapeva riconoscere i suoi difetti tra cui le scarse
capacità in battaglia, cui opponeva una rapidità nei
movimenti ed una fluidità invidiabile. Queste purtroppo non
riuscivano a sopperire alla mancanza di forza bruta e stile di
combattimento. Pur contando gli anni di duro addestramento che avevano
trascorso insieme, l'altro aveva sempre prediletto le sue esplosioni al corpo a corpo.
Corpo a corpo. Questo pensiero gli fece salire immediatamente
un'irrefrenabile eccitazione, mentre l'altro si avventava su di lui con
il pugno teso.
Con un movimento deciso, lo intrappolò contro l'albero su
cui era poggiato fino a qualche istante prima. Si abbassò sul suo volto e parlò sarcastico.
- Provi ancora a battermi in uno scontro diretto? -
- Zitto -
Era un sussurro, dritto nel suo orecchio, che lo fece rabbrividire.
Ancora non riusciva a credere che un corpo così minuto potesse
sviluppare una voce così roca e sensuale. Deglutì
pesantemente mentre il ragazzo, ancora incastrato fra lui e l'albero,
gli si strusciava addosso lascivo.
- Ricordi quando tuo padre ci ha quasi scoperto? -
- Non buttare mio padre in mezzo ai tuoi farneticamenti, non se lo merita -
Una nota amara in quell'ultima frase. Odiava quando Deidara parlava di
quell'uomo che avrebbe dovuto essere genitore, ma era sempre stato
troppo lontano, troppo in alto da raggiungere. Solo quando era venuto a
mancare, si era veramente reso conto di quanto fosse stato importante
nella sua vita. Nel bene o nel male, tutte le sue scelte erano
riconducibili al rapporto che aveva avuto con l'Hokage. Forse
anche la sua relazione con un mukenin era dovuta al tentare di contrastare
quello che non era mai sembrato un padre, ma che lo era stato.
Una scintilla di trionfo nelle iridi chiare, un sorrisetto beffardo. Lo spinse contro il pino, facendolo gemere esasperato.
- Ti diverti, vero? -
- Non immagini neanche quanto -
Incontrollato, si fiondò sulle sue labbra con bramosia e
violenza, in quello che doveva essere il primo bacio dei loro
preliminari, ma che era diventato già uno scontro famelico di
lingue e saliva.
Come ogni volta,
iniziarono una furiosa e passionale lotta per il predominio, in cui
lasciava che il biondo tentasse ancora e ancora di sopraffarlo, finché
stufo ribaltava la situazione.
Come ogni volta, il lento scorrere
del tempo perdeva significato in confronto a quelle sensazioni
primitive ed animali che risvegliavano in lui la voglia di amare e
possedere quel corpo giovane e quella pelle salata dal profumo
d'argilla.
Come ogni volta, Deidara combatteva per non soccombere
senza aver lottato, per non lasciargli la possibilità di pensare che
non ci avesse provato veramente. Quel ragazzo scaltro lo invogliava,
con tutta la malizia insita nel suo modo di fare, a prendere sempre di
più da lui.
Come ogni volta, non riuscì a vincere veramente,
perché nella sua veemenza, era il più piccolo a comandare il gioco, a
dettare il ritmo delle spinte, portandolo ogni volta oltre l'orlo della
sanità dove il giusto sembra sempre un po' sbagliato e dove chi è nel
torto può sempre sperare nella redenzione.
Fu con questi pensieri che vorticavano nella testa che raggiunse
l'apice del piacere, accompagnato subito dopo dall'amante, che con il
fiato grosso per l'eccitazione gli si accasciò contro.
Strinse a sé quelle membra infuocate, nella mente
riecheggiava una sola idea. Era bello. Ed egoisticamente parlando
era solo suo. Lo aveva plasmato secondo i suoi voleri in tutti quegli
anni passati insieme e per quanto bene volesse a Kurenai, l'opera
d'arte che aveva tra le mani superava di gran lunga chiunque gli avesse
affiancato per una comparazione.
Si sentì in colpa per questa riflessione, afferrò una
sigaretta e l'accese. Deidara lo fissava, ma stavolta senza la solita
strafottenza. Dalla sua espressione corrucciata si scorgevano diversi
sentimenti, tra cui la tristezza per il prossimo abbandono e la paura
di non essere più la persona più importante per lui.
Perché dall'alto del suo egocentrismo, era sicuro che il biondo
non volesse essere messo in disparte a causa del nascituro.
- Dalla prossima settimana inizierò una missione che potrebbe portarmi via un po' di tempo -
Lo guardò di sottecchi, meditando su quelle parole e sul loro
significato mentre inspirava a fondo il fumo di tabacco. Aveva
percepito la nota di preoccupazione che il più giovane si era
lasciato sfuggire insieme a quella frase, prevedeva quindi che non
sarebbe stata una missione semplice.
- Sta' attento -
L'altro non rispose e dopo aver raccolto il cappotto da terra, si
avviò verso il punto da cui era apparso in precedenza. Una frase
risuonò nel tipico tono basso e cupo.
- Smettila con quella robaccia, ti ucciderà, uhn -
Non si prese la briga di rispondere, era sicuro che non sarebbero state
le sigarette ad ucciderlo. Fece un lieve sorriso stanco rivolto alla
schiena che si allontanava lentamente. Sussurrò appena, sperando
di non essere sentito.
- Spero di rivederti, Deidara -
|
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Capitolo 3 *** She's a hard one (Lei è una dura). ***
Contest Matematica - 2 Etero
Allora...ecco il
secondo capitolo, quello che dovrebbe spiegare meglio la situazione, o
magari semplicemente ingarbugliarla ancora di piùXD Ringrazio
Kronos333 per il commento. Vi lascio al capitolo sperando che possa
piacervi. Un bacione, iaia.
Capitolo Secondo : She's a hard one (Lei è una dura).
Cercava
Asuma, l'avevano informata che era andato a fare visita a Kakashi
insieme al suo Team. Aveva visto uscire dalla stanza, sorridenti, gli allievi dei
due uomini che parlavano di un pranzo gratis. Sorrise e
si avvicinò alla porta. Venne attirata dalla voce proveniente
dall'altra parte ed aspettò prima di bussare.
- Ho provato ad usare il nuovo Mangekyou Sharingan che ho sviluppato.
Trasferisce quello che cattura in un'altra dimensione. Purtroppo l'ho
mancato, sono riuscito a strappargli solo un braccio. Ma torniamo a
noi, di cosa mi volevi parlare? -
- Beh, ecco... -
Aveva atteso la fine della frase per farsi avanti, e mentre apriva
leggermente l'uscio si chiese cosa l'uomo volesse raccontare all'amico
ferito.
- Eccoti, finalmente -
La frase sospirata, a trasmettere tutta la spossatezza che la caratterizzava da quando era rimasta incinta.
- Oh, è solo Kurenai. Hai bisogno di qualcosa? -
La voce affabile di Kakashi la raggiunse e la fece voltare verso di lui.
- Beh, ho sentito che Asuma era qui e allora... -
Sentì lo sguardo dei due uomini studiarla, si girò verso
il suo compagno e gli vide una strana espressione sul volto.
Internamente si chiese quando aveva iniziato a non capire più i
segnali che il corpo dell'uomo che amava le mandava, perché si
riscoprì a non riuscire a catalogare quel velo che aveva
appannato i suoi occhi.
Di nuovo, fu l'altro a spezzare il silenzio creatosi.
- Ok. Comunque Asuma, che stavamo dicendo? -
L'uomo aspettò un attimo di troppo prima di rispondere serio.
- Oh, niente. Ne riparleremo quando avremo un po' di tempo, scusa -
Si alzò e la guardò intensamente, prima di farle cenno di avviarsi.
Era sempre più convinta che stessero per parlare di qualcosa
che, direttamente o indirettamente, la riguardava. Che avesse deciso di
rivelargli il suo stato? Era da poco che aveva scoperto di essere in
attesa, ed insieme avevano deciso di tenere per loro quella notizia.
Questo, però, prima dell'inizio della battaglia contro
l'Akatsuki. Le cose erano cambiate nel frattempo o forse erano sempre
state diverse, solo che lei non era riuscita a rendersene conto.
- Ti va di andare da te, Kurenai? -
Lo osservò qualche istante sovrappensiero, prima di tirare la
bocca in un lieve sorriso ed annuire tranquilla. Dopotutto era da un
bel po' che non passavano del tempo insieme.
Si avviarono uno accanto all'altro per le larghe strade di Konoha; si
sentiva strana, perché loro di solito non passeggiavano
tranquillamente sotto gli sguardi degli abitanti della foglia che
ancora vedevano in Asuma solo il figlio del loro amato Sandaime Hokage.
Spesso era una maledizione girare per quei luoghi.
Ancora sovrappensiero, l'uomo la bloccò improvvisamente. Lo
fissò insicura, prima di capire cosa volesse. Erano arrivati
sotto il suo appartamento e non se ne era accorta.
Sorrise imbarazzata prima di guidarlo all'interno della casa.
Ormai aveva capito che qualcosa non andava, aveva capito che il suo
compagno le nascondeva alcune cose e questo la faceva stare male. Era
sempre stata onesta con lui, e leale. Ma avvicinandoglisi, si rese
conto di quanto fosse stupido il pensiero che aveva fatto. Sicuramente,
stava passando un periodo difficile e questa era la reazione alle
pressioni che sopportava ogni giorno. Sapeva anche che avrebbe fatto di
tutto per non turbarla, almeno non adesso che aspettava un figlio da
lui; forse era solo il suo modo di proteggerla.
Da qualche settimana, era chiuso in se stesso ed aveva smesso di
fumare, cosa molto strana. L'ultima volta in cui era successo, era
stato per la morte di suo padre e questo era di per sé un motivo
per essere preoccupati.
Andò a sedersi su una sedia e Asuma le si sistemò dietro
la schiena. Iniziò a massaggiarle lentamente le
spalle, sciogliendo la tensione che si era accumulata in quel
periodo.
Sospirò soddisfatta per quelle attenzioni. Gli mancavano le mani
forti dell'uomo che la facevano sentire serena, l'odore della pelle
mischiato a quello del tabacco che gli pizzicava nelle narici.
Adorava tutto di lui, e se qualcuno glielo avesse chiesto avrebbe
risposto che sì, lo amava e lo avrebbe sempre fatto. Avrebbe
sacrificato qualsiasi cosa pur di vederlo felice.
Si sorprese a pensare che era cambiata molto da quando avevano iniziato
quella relazione. Lei, sempre così restia a lasciarsi andare,
così decisa a non dover mai chiedere a nessuno per ottenere
ciò che le premeva, si era riscoperta completamente dipendente
da quei sentimenti che la tenevano legata quasi a soffocarla.
Chissà quando il loro rapporto era mutato fino a diventare
qualcosa di così importante. Forse proprio l'arrivo di un figlio
li stava mettendo a dura prova. Che fosse quello il motivo per cui era
così strano? Che avesse smesso di fumare per non nuocere alla
salute del nascituro?
Fissò per un momento le mani che le cingevano le spalle,
rendendosi conto che il movimento era terminato. Si voltò
lentamente, fino a far incrociare i loro sguardi.
- Cosa c'è che non va, Asuma? -
Lo sentì trasalire e poi sospirare pesantemente. Immaginò stesse riordinando le idee per esporgliele.
- Una persona cara è rimasta ferita in uno scontro -
Rimase in silenzio, se colui di cui parlava fosse stato Kakashi,
l'avrebbe chiamato per nome. Ed era l'unico che era stato colpito in
missione, almeno per il momento.
Uno strano presentimento si fece strada nella sua mente, ma decise di ignorarlo.
- Appartiene al mio passato, a quello che ero prima di conoscere te -
Un lieve sorriso increspò le sue labbra, si era tranquillizzata.
Era normale dispiacersi per la morte di un vecchio amico. Perché
allora percepiva che non era ancora finita? Che c'era ancora qualcosa
che mancava per completare il puzzle?
- In effetti... -
Un sussurrò che captò benissimo e che la mise in allerta.
Cosa poteva nascondergli di così importante da portarlo ad avere
quell'aria afflitta?
- Vai avanti, per piacere -
- Questa persona era molto importante per me, e lo è ancora -
Un enorme macigno sembrò crollarle sulla testa, solo una
sicurezza vorticava nella sua mente in trambusto. Asuma aveva una
persona importante, di cui lei non aveva mai saputo nulla. Che questa
fosse un'amante? Non poteva non sapere, così raccolse tutto il
suo coraggio e glielo chiese.
- Che tipo di relazione c'è tra voi? -
Asuma sobbalzò a quella domanda così diretta, e questo per lei fu più che sufficiente.
- Siete amanti, non è così? -
La sua voce flebile, quasi un bisbiglio. Era troppo debole per
arrabbiarsi e troppo innamorata per lasciarlo. Così
semplicemente attese la sua risposta.
- Si...ma Kurenai, lui non... -
Si morse la lingua così forte da sentire il sapore ferroso del sangue. Lui.
Non aveva capito male, vero? L'uomo da cui aspettava un figlio, lo
stesso che amava incondizionatamente, la tradiva con un uomo. Questa
era una notizia sconvolgente. Rimase interdetta per un lungo momento,
finché non si alzò repentinamente dalla sedia e
colpì il suo compagno con tutta la potenza che aveva in corpo.
Lo vide barcollare prima di riprendere l'equilibrio, allora gli si
lanciò nuovamente contro ma venne bloccata da due braccia forti
che la strinsero determinate.
Non riuscì a ribellarsi, non cercò neanche di lottare per
liberarsi. Tutta la frustrazione di quella situazione assurda le fece
venire un'irrefrenabile voglia di piangere.
Bastò poco perché i singhiozzi le scuotessero le spalle
deboli, lacrime libere rigavano le guance partendo dalle iridi
rosse.
Sentì la stretta rafforzarsi, e le mani grandi allontanarla
leggermente dal corpo contro cui era premuta. Lo fissò
nuovamente e rimase basita vedendo calde gocce salate rigare il volto
dell'uomo, per perdersi nella barba folta.
- Ti prego, Kurenai. Ti spiegherò tutto, ma smettila di piangere, ok? -
La disperazione di cui erano colme quelle parole fece vacillare le sue
convinzioni. Si impose di rimanere calma, mentre annuiva leggermente e
rispondeva.
- Vai avanti allora. Aspetto una spiegazione ragionevole -
|
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Capitolo 4 *** Facing Death (Affrontare la Morte). ***
Contest Matematica - 3 Morte
Il
capitolo più sofferto, quello su cui ho passato più
tempo. Spero vivamente che vi piaccia. Rispondo qui alle recensioni.
Rota, per me è stato un onore leggere le tue recensioniXD Chi
non adora Deidara?? Poi è versatilissimo, si può usare in
tutte le circostanzeXD Sono contenta che tu abbia trovato IC i
personaggi, sinceramente odio le storie in cui Deidara è
descritto come una donnicciola o gli storpiamenti troppo accentuati.
Quindi non posso che essere orgogliosa del lavoro fatto finoraXD
Rispondo subito alla tua perplessità. In effetti nella storia
non è spiegato, chiedo scusa u_ù Il compito di maestro di
Deidara gli viene affidato dalla cerchia ristretta dei Guardiani del
Fuoco. Per questo motivo, solo loro ne sono a conoscenza. Quindi per
rispondere alla tua domanda, Kakashi non è a conoscenza del
legame tra i due, per questo gliene parla come di un semplice nemico.
Ti ringrazio ancora tantissimo e spero che anche questo capitolo ti
piacciaXD
Uchi, è inutile che tenti di capire chi dei due è seme. E
poi Asuma non è vecchio avrà si e no 28 anni (forse 30)XD
Sono contenta che anche il capitolo precedente ti sia piaciuto e
speriamo che questo sia ugualmente di tuo gradimentoXD
Kronos, purtroppo sì. I nodi alla fine vengono al pettine e
Kurenai scopre tutto. Chissà quale sarà la sua reazione?
Avviso che questo è l'ultimo capitolo e sarà seguito da un epilogo. Un bacione grande a tutti, iaia.
Capitolo Terzo : Facing death (Affrontare la morte).
Era
nascosto già da qualche minuto vicino al luogo del
combattimento. Aveva seguito Asuma ed il suo Team dalle porte di
Konoha. Evidentemente l'uomo aveva dimenticato il loro incontro di quel
giorno a causa dell'improvvisa missione che gli era stata affidata, o
semplicemente aveva pensato che fosse ancora ferito e che quindi non lo
avrebbe raggiunto.
Aveva sentito gli shinobi parlare ed aveva capito che si stavano
dirigendo verso il luogo dove, erano sicuri, avrebbero trovato Hidan e
Kakuzu.
Un brivido gli aveva percorso la schiena a quella notizia. Sapeva
perfettamente che non avrebbero avuto la benché minima
possibilità di vittoria contro l'immortale ed il suo
compagno.
Questo lo preoccupava. Sperava solo che Asuma riuscisse a riportare
la pelle a casa, poiché non immaginava come avrebbe potuto
reagire
alla sua perdita.
Aveva osservato sconcertato l'attacco che i due Jonin che lo accompagnavano
avevano sferrato al loro nemico. L'aiuto del ragazzino delle
ombre
era stato determinante per fermarlo, ma quello con cui non avevano
fatto i conti era l'immortalità dell'albino.
Ricordava ancora l'espressione stupita ed al contempo preoccupata che aveva
attraversato il volto del suo amante nel momento in cui si era reso
conto dell'abilità dell'altro, l'odio che lo aveva pervaso
quando aveva avuto la conferma che erano stati loro ad uccidere
Chiriku, colui che li aveva fatti incontrare.
L'attacco a sorpresa che Kakuzu aveva sferrato all'allievo dell'uomo
aveva riportato la situazione in parità, se si fosse potuta
chiamare così. Hidan era nuovamente libero ed impegnati
com'erano a retrocedere, gli abitanti di Konoha non stavano ponendo
attenzione alle mosse dei due, che nel frattempo avevano iniziato a
battibeccare come al solito.
Non si erano accorti del cerchio che l'albino aveva disegnato con il sangue sul
terreno, né del triangolo in esso contenuto. Osservò per
alcuni istanti lo sguardo folle di Hidan mentre ordinava all'altro di
non intromettersi nel combattimento poiché tutti quei ninja
facevano parte del suo rituale.
Tremò impercettibilmente e si ritrovò a sperare che quel
Team svantaggiato riuscisse in qualche modo ad avere il sopravvento
sulla coppia di mukenin. Era la prima volta che desiderava con tutto se
stesso che dei membri della sua organizzazione capitolassero sconfitti,
ma dopo la morte del suo Danna non riusciva più a guardare
quegli uomini come suoi pari. Sasori era stato l'unico che dopo
il suo arrivo gli era stato vicino e lo aveva aiutato, sebbene
burbero e freddo com'era. Ora che non c'era più il suo unico
appiglio alla vita, a dispetto del suo orgoglio che cercava di
persuaderlo che non era necessario avere qualcuno per cui vivere, era
Asuma.
Sapeva benissimo che, qualora si fosse trovato in difficoltà,
non avrebbe potuto fare niente per aiutarlo e proprio questo senso di
impotenza lo faceva stare male.
Quando lo vide allontanarsi leggermente dai sottoposti e mettersi in
posizione di combattimento davanti al nemico, imprecò
mentalmente e sentendo le parole che stava pronunciando detestò
con tutto sé stesso il coraggio e la determinazione dell'uomo.
Ascoltare quel discorso gli fece ricordare il periodo degli allenamenti
insieme e dovette sforzarsi per ricacciare dentro un singulto disperato.
Trattenne il respiro nel momento in cui li vide scattare uno verso
l'altro con le armi sguainate, la sua unica speranza era che Asuma non
si facesse colpire.
La falce rossa piroettava sopra le loro teste, in una danza di morte
continua, finché Hidan non la manovrò lanciandola
velocemente verso lo shinobi. Non riusciva a guardare quello che
accadeva, ma i suoi occhi sembravano non voler rispondere al comando di
essere chiusi. Un'ansia famelica si impossessò del suo corpo
durante tutto il tragitto dell'arma, che non durò più di
tre secondi.
Dalla posizione in cui si trovava, lo schizzo di sangue fuoriuscito
dalla ferita appena inferta alla guancia del suo amante fu così
evidente che alla gola si formò un groppo aspro. Senza permesso,
due gocce salate lasciarono i suoi occhi, solcando le guance fredde e
precipitando con un tonfo sordo al terreno. Sebbene questo rumore fosse
lievissimo, nella sua mente divenne più potente dello scroscio
di una cascata. Non si accorse neanche di aver iniziato a lacrimare
copiosamente.
Riportò la sua attenzione sullo scontro, di cui ormai già
conosceva il vincitore. Avrebbe voluto andarsene da lì, ma le
sue gambe non sembravano assecondarlo; così si lasciò
cadere in ginocchio e continuò ad osservare. Il cuore a pezzi
mentre vedeva l'albino leccare il sangue dello shinobi e quest'ultimo
ustionarsi al potere di una propria tecnica.
Non aveva mai avuto il coraggio di confessarglielo, ma sapeva che
l'altro era a conoscenza del sentimento che provava per lui, fin
dall'inizio. Quello che era partito come uno scherzo, quasi per
ripicca, era diventata una cosa importante e non riusciva più a farne
a meno.
Dopo gli ultimi combattimenti, aveva scongiurato Kakuzu, lo stesso che
ora guardava immobile lo sgretolarsi della sua esistenza senza saperlo,
di riattaccagli le braccia il prima possibile, solo per poter essere in
grado di tornare al Villaggio della Foglia con un aspetto decente e non
dover deludere Asuma.
Quando si accorsero di quello strano jutsu, vide ognuno
dei componenti del Team spalancare la bocca e poi impallidire incredulo.
Finalmente avevano capito parte del potere del loro nemico.
Era tempo di assaporare la divina sofferenza; queste erano state le
parole di Hidan, l'ultima conferma ai suoi sospetti. Il suo corpo si
era fatto nero ed alcune strisce bianche lo percorrevano creando un orrido contrasto.
Vide il capitano tremare come una foglia, probabilmente dal dolore,
prima di ricomporsi e ritornare all'attacco. Lo aveva sempre ammirato
per la sua lucidità in battaglia ed anche ora, ferito e confuso
dall'enorme potere dell'avversario, manteneva il sangue freddo e la sua
innata tracotanza.
Lo vide crollare sotto il peso dei colpi autoinferti dall'albino che si
ripercuotevano sul suo corpo, ormai legato indissolubilmente all'altro,
almeno finché questo fosse rimasto all'interno del cerchio di
sangue.
Si accorse che c'era movimento in direzione degli uomini di Konoha,
sapeva che non si sarebbero arresi facilmente, ma si immobilizzò
nel momento in cui si rese conto del piano che volevano attuare.
Si congratulò mentalmente con quel ragazzino prodigio che forse
aveva trovato un modo per salvare il suo capitano. Trattenne nuovamente
il respiro ed il suo cuore accelerò nel momento in cui vide
l'uomo dell'Akatsuki avvicinare un'arma al costato, pronto a dargli
il colpo di grazia. Si rallegrò per la rapidità
d'azione del Chuunin della Foglia, che non permise movimenti a
nemico, bloccandolo con la sua tecnica più potente.
Quando questo organizzò la contromossa, si meravigliò del
fatto che un ninja ancora acerbo fosse riuscito a mantenere un jutsu
stancante ed a pensare contemporaneamente ad un modo per liberarsi da
quella situazione scomoda. Asuma aveva sempre parlato di lui con
orgoglio, rendendolo geloso di quel piccolo genio. Adesso si
ritrovò a sperare che l'idea che aveva trovato funzionasse
veramente.
Quando vide Hidan venire spinto lentamente fuori del cerchio
esultò. Quel tipo aveva veramente capito quale fosse il trucco
dell'immortale. Ora sicuramente avrebbero avuto più chance
per allontanarsi da lì indisturbati. A quel punto avrebbe potuto
lanciare qualche bomba per agevolare i fuggiaschi, sperando che
prendessero realmente in considerazione l'idea di scappare da quel
posto.
Ovviamente si rese conto che la sua idea era stata decisamente
ottimistica nel momento in cui, sicuro che la tecnica fosse stata
sciolta, con le sue armi sguainate Asuma si fiondò contro
l'avversario, decapitandolo.
Stupido, stupido Asuma! Ancora non aveva compreso l'immortalità
del nemico? O forse era convinto che tranciando la testa sarebbe stato
in qualche modo diverso. In quel momento abbandonò il viso
stanco sulle mani che giacevano prive di forza a terra. Non
riuscì a non singhiozzare, immaginando ciò che sarebbe
accaduto di lì a qualche istante.
Era ancora piegato in avanti
quando sentì il tonfo sordo di un corpo sbattuto sul terreno ed
un grugnito baritonale. Alzò lo sguardo solo per osservare
Kakuzu che si premurava di riattaccare la testa sul corpo di Hidan,
mentre i due Jonin partivano all'attacco contro quest'ultimo.
Da quel momento, fu tutto così veloce che non riuscì a
capire immediatamente il susseguirsi degli eventi. Kakuzu che bloccava
i due shinobi sogghignando, Asuma che si rialzava per tentare ancora di
infierire contro l'albino senza accorgersi della falce che inesorabile
aveva ricominciato a roteare su di loro. Riuscì a mala pena a
schivarla e questa si conficcò nel corpo del nemico. Tutti
si resero conto troppo tardi che questo era riuscito a riposizionarsi
all'interno del cerchio. Sentì repentina la tosse convulsa che
colpì il suo amante e solo allora comprese che era la fine. Le
ferite troppo profonde, l'orgoglio troppo alto per poter fare qualsiasi
cosa, tranne piangere. Quello poteva farlo, tanto nessuno l'avrebbe
visto liberare tutto il dolore e l'amarezza che gli riempivano il cuore
in quel momento. Sentì il suo corpo fremere furioso ed allo
stesso tempo distrutto per non aver potuto neanche dire addio alla
persona che amava. Non si rese conto della battaglia che riprendeva
più fervida di prima, non si accorse dei rinforzi che erano
arrivati da Konoha. Ormai era troppo troppo tardi, lui non sarebbe
più tornato. Fu attirato da una voce profonda che lo richiamava.
Il rituale per sigillare il Bijuu dalle tre code stava per iniziare e
doveva affrettarsi a tornare alla base. Non si interessò del
fatto che il capo avesse notato il suo stato d'animo disperato per
quello a cui aveva appena assistito, semplicemente si trascinò
lungo la strada del ritorno con una mano sul petto, all'altezza della
grande bocca, cercando di relegare l'angoscia in un angolo lontano da
sé. Dopotutto, aveva cose più importanti da fare, in quel
momento. O almeno cercava di convincersene.
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Capitolo 5 *** Epilogo. ***
Contest Matematica - 4 Epilogo
Eccoci
finalmente giunti all'epilogo di questa storia. Ringrazio ancora
tantissimo chi l'ha seguita e chi ha recensito! Alla prossima, iaia.
Epilogo.
Camminava
ormai da alcuni giorni, il viaggio dal Paese della Pioggia fino a Konoha
non gli era mai sembrato più lungo. Durante il tragitto aveva
lanciato qualche bomba a decorare quella strada che avrebbe percorso
per l'ultima volta. Erano quasi un segno celebrativo,
contrassegnavano la fine di un percorso, l'ineluttabilità del
destino.
Da subito avevano saputo che per loro non ci sarebbe stato un futuro, ma
faceva male sapere di essere il sopravvissuto. Asuma era esploso,
finalmente si era trasformato in arte. Lui invece continuava a
trascinarsi su quella terra, disperato. Un uomo a cui avevano tolto la
ragione di vita.
Avvistò da lontano le porte del Villaggio e decise di affrettare
il passo, per avere ancora un po' di luce nel momento in cui sarebbe
stato a tu per tu con quella lapide. Non era sicuro che fosse la scelta
giusta, ma istintivo come al solito, non ci aveva pensato molto ed
aveva deciso di avventurarsi in quella terra straniera, allarmata dall'arrivo
della sua organizzazione, in fermento per l'imminente battaglia.
Pensò di sfuggita che Konoha sarebbe stata molto artistica per
un'esplosione, poi sbuffò ricordandosi del suo obiettivo.
Arrancò per le viuzze deserte, aveva almeno avuto l'accortezza
di lasciare il cappotto a nuvole rosse per uno nero più sobrio e
sicuro.
Intravide il cimitero e senza pensare a niente si diresse a passo sicuro verso la zona dei
veterani; il suo uomo non poteva trovarsi in nessun altro luogo che
quello.
Si bloccò quando intercettò la lapide. Di fronte ad essa, una donna.
Non ci mise molto per comprendere chi fosse, notando anche l'imponente
pancia nascosta leggermente dal vestito morbido che indossava. Bella,
questa era l'unica parola che aveva per descriverla. Comprese
immediatamente il motivo che aveva spinto Asuma a sceglierla come
compagna di vita, con lei avrebbe potuto avere sicuramente una esistenza
felice. Se non ci fosse stato lui, se non ci fosse stata l'Akatsuki, se
l'uomo non fosse morto.
Si avvicinò circospetto, tentando di rimandare indietro le
lacrime che a quel pensiero volevano lasciare i suoi occhi. Oggi non
c'era niente all'infuori della commemorazione dell'unica persona che avrebbe
sempre posseduto il suo cuore.
Vide la donna voltarsi e fissarlo qualche istante meditabonda, prima di
fargli cenno di avvicinarsi. I suoi capelli dorati, sciolti per la prima volta
dopo tanto tempo, si muovevano insieme alle raffiche di vento che li
raggiungevano.
Quando le fu affianco, lasciò che il suo sguardo vagasse sulle
lettere ancora fresche incise sul marmo bianco. Un groppo alla gola non
gli permetteva di parlare.
- Sono sicura che lui avrebbe voluto che tu gli stessi accanto anche ora -
Trasalì, ma non si voltò a guardarla; così come si accorse che
anche lei non si era mossa dalla posizione in cui l'aveva trovata.
- Sei Deidara, giusto? -
- Uhn -
- Mi ha parlato di te, qualche tempo fa. Era preoccupato per la tua salute dopo lo scontro con Kakashi -
La vide singhiozzare silenziosamente, tentando di ricacciare le lacrime
che comunque non riusciva a far scendere da quegli occhi rossi.
- Mi dispiace -
Sentì il sguardo di lei sul suo viso, mentre ne osservava il
profilo delicato. Gli era costato tanto dire quelle due parole, ma
sapeva che era il minimo. Si sentiva in colpa nei confronti di quella
donna, così tanto che faceva fatica a rendersene conto.
- Lui era un uomo dolce e premuroso -
- Lo so -
- Già -
Un silenzio imbarazzato si pose tra loro, pesante come un macigno. Fu
spezzato dalla voce femminile, che con uno sforzo trovò il coraggio di parlare.
- Fa così male... -
- Già -
Rimase sorpreso vedendola alzarsi. Per un lungo istante i loro sguardi
si incatenarono, acqua nel fuoco. Poi, senza che riuscisse a rendersene
conto, si ritrovò il corpo della donna stretto tra le braccia
squassato dai singhiozzi che, indomabili, la facevano sussultare.
Neanche si accorse di aver iniziato a piangere a sua volta. Le
lacrime tracciavano lenti ghirigori sul suo volto tirato. Sentiva la
rotondità della pancia battergli sull'addome e non poté
esimersi dal pensare che l'unica parte di Asuma che rimaneva viva fosse
quel bambino che cresceva ignaro di tutto all'interno del corpo caldo
della madre.
Passarono diversi minuti in quella posizione mentre il cielo iniziava ad
imbrunire. La staccò delicatamente da sé, la
scrutò qualche istante per sincerarsi che sarebbe stata
veramente bene, poi parlò.
- Devo andare, ora. Mi sono trattenuto anche troppo. Se dovessero trovarmi qui non sarebbe facile spiegare la mia situazione -
Fece per allontanarsi, quando la sua voce lo colpì travolgente.
- Capisco perché ti amasse. Cerca solo di rimanere vivo, fallo
per lui, perché non avrebbe voluto che le persone a lui care
morissero -
Non rispose, se non un flebile - Addio - sussurrato così piano
da fargli credere che non fosse stato udito. Nel cuore un solo
pensiero. Che espresse anche a parole.
- Perdonami Asuma, ma senza di te io non esisto. Non puoi chiedermi di
continuare a vivere se non avrò niente a ricordarmi di te -
Asciugò l'ultima lacrima dal viso e proseguì la sua
strada verso la prossima missione. Quella sarebbe stata l'ultima.
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