Inazuma eleven- The secret cospiracy

di Shirubia chan
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** 1. Inizia l'attacco ***
Capitolo 3: *** 2. Violaine ***
Capitolo 4: *** 3. Distruzione ***
Capitolo 5: *** 4. Contrattacco ***
Capitolo 6: *** 5. Ice road and Star Line ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Prologo
 

Un pallone si trovava al centro di un campo da calcio completamente oscurato. Il suono di un fischietto rimbombò nell’aria e delle luci si accesero illuminando il campo, svelando delle figure che, al richiamo di quel fischio iniziarono a scontrarsi tra di loro in una feroce battaglia. Il pallone sferzava da una parte all’altra del terreno di gioco, costringendo le due squadre avversarie ad uno scontro sfiancante.
In un’ampia sala, tre figure scrutavano la partita in corso da un enorme monitor.
Un uomo in giacca e cravatta osservava compiaciuto i movimenti di quei ragazzi che, come in una danza, continuavano imperterriti a rincorrere il pallone.
Un fascicolo contenente i nomi dei giocatori, giaceva aperto sulla scrivania dove quell’uomo era seduto. Ad ogni azione positiva, la sua mano correva su una penna stilografica, annotando così nuove informazioni su ognuno dei ragazzi presenti nell’arena.
Dietro di lui, due ragazzi si ergevano in piedi, analizzando come l’uomo ogni minimo particolare sull’azione di gioco dei calciatori che, come burattini non accennavano il minimo segno di stanchezza.
Un altro fischio rimbombò nello stadio, segnando così il termine della partita.
Il monitor si spense e l’uomo, ruotando la sedia girevole si ritrovò faccia a faccia con i due ragazzi sorridendogli in modo compiaciuto.
-Bene- ghignò soddisfatto. -Il momento è ormai giunto, tutti i ragazzi sono pronti ad entrare in azione- pronunciò con una voce fredda e risoluta.
Il ragazzo sulla sinistra sorrise di rimando, anch’esso visibilmente soddisfatto dei risultati ottenuti.
-Sono anni che attendo questo momento, nessuno potrà più fermarci- continuò guardando i due ragazzi con uno sguardo folle. -Insieme a voi, figli miei, il mondo conoscerà finalmente il nostro nome e quello che rappresentiamo in questa dannata società. E’ l’ora che la nostra vendetta si compia.
-Distruggeremo il calcio per te padre, distruggeremo tutto ciò che questo stupido gioco rappresenta- disse il ragazzo di prima stringendo i pugni e dilatando le narici, cercando di controllare la sua rabbia crescente.
L’uomo guardò la figura sulla destra, decisamente più minuta rispetto alla precedente e che, sempre rispetto alla prima, era stata fin dal momento della sua convocazione in silenzio e in attesa di ordini.
-Sai bene che mi fido delle tue capacità analitiche, che cosa ne pensi?- chiese alla figura che rispose immediatamente in un modo che non lasciava trapelare alcuna emozione.
-Kate e Felicia sono in grado di gestire il ruolo a loro affidato. Per quanto riguarda Henry invece… beh mi fido di lui più di qualsiasi altra persona.
L’uomo annui e con un gesto congedò l’altro ragazzo, che, stizzito, lasciò la stanza dopo un breve inchino all’uomo e dopo aver rivolto uno sguardo carico di disprezzo all’altra figura. I due erano quindi ormai soli.
-Ti è stato assegnato il compito più difficile di tutti. Sarai davvero in grado di compierlo?- chiese l’uomo spostando alcune carte sulla sua scrivania e porgendole una foto.
-Sì. Puoi contare su di me, non fallirò- rispose prendendo la fotografia e infilandola nella tasca interna del suo giubbotto di pelle.
-Bene. Conto su di te… Livia-  La figura si irrigidì e rivolse uno sguardo glaciale all’uomo senza scomporsi minimamente.
-Non ti deluderò padre…- Anche lei si congedò con un inchino, uscendo dalla stanza e dirigendosi verso un lungo corridoio. Aprì la porta della sua camera e si buttò a capofitto sul letto, chiudendo gli occhi e rimanendo immobile. Aveva così tanti pensieri nella testa che sembrava potesse scoppiare da un momento all’altro. Era davvero giusto quello che stavano per fare?
I suoi pensieri furono interrotti dal suono di una chiave che, infilandosi nella toppa della sua stanza, segnava l’arrivo di qualcuno.
Il ragazzo di prima apparve sull’uscio e con un sorriso sghembo si stese sul letto accanto a lei.
-Hai paura, sorellina?- chiese provocatorio aspettando una sua reazione stizzita che però non avvenne.
-Per niente Chase. Al contrario di te…- Non finì la frase che il fratello la spinse per terra, bloccandola sotto la sua morsa.
-Stai molto attenta a quello che dici, dolcezza. Non sono clemente come nostro padre- le urlò contro, con uno sguardo aberrante.
Livia stette immobile, attenta a non divincolarsi. Conosceva i momenti di rabbia di suo fratello e non erano affatto piacevoli.
-Dovremmo iniziare a prepararci. Manca pochissimo ormai- replicò calma.
La stretta del fratello si indebolì, fino a rialzarsi e porgere una mano alla sorella per aiutarla a rialzarsi. Ogni traccia della follia che prima si leggeva nei suoi occhi era andata completamente via e, con una mano, prese ad accarezzare la guancia di Livia.
-La mia piccola, preziosa e irritante sorellina- esclamò con una voce melliflua. -Io ti tratto così per renderti più forte, lo sai vero?
-Certo!- confermò bloccandogli la mano per allontanarla dal suo viso.
-Contiamo tutti su di te piccola. Cerca di dimostrarmi che non sei così inutile come penso- finì dandole un finto tenero bacio sulla guancia e lasciandola di nuovo sola.
La ragazza sospirò e si sedette per terra sospirando e cercando di fermare il battito incessante del suo cuore che, allo scatto di rabbia del fratello, aveva iniziato ad accelerare. Aprì la tasca interna del suo giubbotto e estrasse la foto che aveva ricevuto prima dal padre osservandola con uno sguardo vacuo.
Dei ragazzi sorridevano, mentre un ragazzo con una fascia arancione teneva un trofeo con un sorriso smagliante.
“Non so quanto è giusto. Ma devo farlo… Per mio padre, per tutti i sacrifici che ho fatto. Per tutto questo io vi distruggerò Inazuma”

 

 

 

 

 

 

Angolo dell’Autrice:

Salve a tutti. Grazie se avete letto questo prologo fino in fondo e siete arrivati fino a qui. Se volete lasciare qualche recensione o opinione di questo primo approccio alla storia ve ne sono grata. Va bene qualsiasi tipo di recensione, anche negativa, per darmi un idea di quello che la gente pensa effettivamente. Al prossimo capitolo <3

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Capitolo 2
*** 1. Inizia l'attacco ***


1.Inizia l’attacco


Il sole, ricolmo di un caldo color arancio, stava per tramontare, regalando ancora per un po’ con la sua tenue luce visibilità ad un piccolo spazio sterrato, dove dei bambini stavano giocando a calcio, mentre un ragazzo in porta li osservava, pronto a parare ogni colpo avesse ricevuto.
La notizia arrivò d’un tratto, portata dal vento insieme all’incessante corsa di un ragazzo dai capelli blu, che si dirigeva in direzione del portiere.
-Mark!- urlò al ragazzo che fermò il gioco visibilmente sorpreso dalla frettolosità dell’amico -Presto, devi venire immediatamente- finì, piegandosi sulle ginocchia, con un respiro affannato.
-Nathan. Cosa c’è?- chiese mentre si scusava con i ragazzini promettendogli che l’indomani avrebbero di nuovo giocato insieme.
-Non c’è tempo- rispose l’amico prendendolo per un braccio e trascinandolo per le vie della città.
Una grande folla era raggruppata in un semicerchio. Alcune persone si sbracciavano e spintonavano per riuscire a vedere con più chiarezza ciò che un negozio di elettronica stava trasmettendo in TV. L’agitazione e lo sgomento erano collettivi e Mark non riusciva proprio a capire cosa potesse essere successo di tanto interessante.
Ovunque svoltassero c’era sempre qualcuno dietro l’angolo che, frettolosamente, arrancava tra la gente nella speranza di riuscire a cogliere ogni nuova e succulenta informazione.
Arrivati alla loro meta, i due ragazzi si fermarono sotto la soglia del locale del signor Hillman, dove facevano capolino numerosi volantini e cartelli affissi.
Mark guardò Nathan in modo interrogativo e, quando l’amico accennò con la testa un consenso, spalancò la porta.
Due ragazzi in tuta sportiva erano seduti sul bancone del ristorante mentre, con la testa rivolta verso l’alto, osservavano interessati delle frequenze di immagini che si muovevano rapidamente al telegiornale.
All’apertura della porta si girarono di scatto, intercettando con gli occhi il loro capitano e Nathan.
Mark guardò con stupore i ragazzi presenti all’interno del locale, cercando di capire cosa potesse mai essere successo di tanto grave.
Un ragazzo con degli occhialetti da aviatore e un mantello si avvicinò a Mark scuro in volto e, poggiandogli una mano sulla spalla e dandogli una lieve spinta in avanti, lo piazzò davanti al televisore.
La telecamera era fissa su una giornalista minuta che cercava invano di apparire calma e rilassata, mentre tentava di stabilizzare il microfono che aveva in mano per non farlo tremare più del dovuto.
-Mi trovo davanti alla prestigiosa Royal Academy dove stamattina alcuni ragazzi si sono introdotti, iniziando ad attaccare alla cieca qualsiasi persona avessero di fronte, tramite dei palloni da calcio. Le stime parlano di almeno 93 feriti fra alunni e professori.- L’inquadratura passò dal volto della giornalista all’interno della scuola, dove una montagna di vetri rotti, facevano da cornice ad uno scenario, un tempo ammirevole, completamente deturpato.
Mark osservò il ragazzo con gli occhiali da aviatore stringere i pugni dalla rabbia.
-Jude sta calmo! Sono sicuro che la polizia riuscirà a trovare i ragazzi che hanno combinato tutto quel casino e verranno puniti!
Il ragazzo sospirò cercando di calmarsi e incrociò le braccia pensieroso.
-Il fatto è che questa storia non mi convince affatto. Qualche settimana fa è successa la stessa identica cosa all’ ex scuola di Axel, la Kirkwood.
Il secondo ragazzo, biondo con i capelli a punta, si girò verso i due sentendosi nominare.
-Già!- confermò scuotendo la testa. -Stesso modus operandi. Sono entrati e hanno distrutto alcune attrezzature scolastiche utilizzando dei palloni da calcio ma stavolta…
-Stavolta se la sono presa con gli studenti stessi- terminò Jude alzando lievemente il tono della voce. -E la cosa peggiore è che per farlo hanno utilizzato il calcio demonizzandolo.
Mark era attonito. -E’ terribile. Chi può essere stato a fare una cosa del genere?
La telecamera cambiò di nuovo inquadratura, focalizzandosi sugli studenti della Royal Academy rimasti feriti, che venivano trasportati di corsa in ospedale.
A quelle immagini Jude faticava davvero a tenere le sue emozioni a bada. Quella scuola era stata decisamente importante per lui e mai avrebbe voluto vederla in quello stato.
Tutte le volte in cui venivano focalizzate le facce doloranti e in preda al terrore dei suoi ex compagni di scuola era per lui come una pugnalata al cuore.
Lo stesso valeva per gli altri tre ragazzi. Vedere come a causa di uno sport da loro tanto amato delle persone erano rimaste ferite li addolorava molto. 
La porta del locale si aprì di nuovo improvvisamente lasciando entrare due uomini: uno dalla stazza robusta e un altro, decisamente più esile, che trasportava una grossa valigia scura.
Mark li riconobbe immediatamente e si piazzò davanti a loro.
L’uomo più massiccio notò i ragazzi guardare la notizia che scorreva al telegiornale e, prendendo da sopra un tavolino il telecomando del televisore, lo spense provocando un dissenso generale da parte dei ragazzi che si girano nella sua direzione infastiditi.
-L’agente Smith è già alla ricerca dei colpevoli- esclamò Seymour Hillman, il proprietario del locale e l’allenatore della squadra di calcio della Raimon, indicando con un cenno l’uomo affianco a lui. -Per ora nessuno di voi deve preoccuparsi ok?
-Ma mister…- tentò di replicare Mark.
-Niente ma. Ora tornate a casa, riposatevi e cercate di dimenticare tutta questa faccenda.
Jude serrò la mascella.-E se questi episodi continuassero? Del resto è già successo due volte. Nessuno impedisce a questi ragazzi di continuare.
-E’vero. In questo momento nessuno può fare qualcosa ma, del resto, non c’è neanche bisogno di dannarsi l’anima. Quando si scoprirà di più su questi ragazzi allora si potrà agire.
Mark, Nathan, Jude e Axel si scambiarono un occhiata complice. Il signor Hillman aveva perfettamente ragione eppure i ragazzi non riuscivano a darsi pace.
Con rammarico i quattro abbassarono lo sguardo e uscirono dal locale dirigendosi verso le loro case.
I due uomini, rimasti dentro al locale, guardarono i ragazzi allontanarsi e, non appena furono lontani, l’agente Smith aprì la valigia nera che aveva con se prendendo alcuni documenti contenenti all’interno sparpagliandoli su un tavolo e iniziando ad esaminarli uno ad uno.
Il signor Hillman prese una sedia e si mise vicino a lui.
-Sono gli stessi ragazzi della Kirkwood vero?- gli domandò.
-Su questo non ci sono dubbi anche se non abbiamo nemmeno uno straccio di prova su chi possano essere quei ragazzi. Sta di fatto che non si tratta di semplici delinquenti. Hanno agito bene, secondo uno schema preciso, per poi fuggire.
L’espressione di Seymour si rabbuiò notando fra i fogli sparsi in giro una busta bianca. 
-E’questa?- domandò all’agente Smith, che confermò.
-E’stata ritrovata al centro del campo di allenamento della Royal Academy sotto ad un pallone da calcio.
Le mani di Seymour iniziarono a tremare mentre, con titubanza, prese ad aprire la busta e ad estrarre la lettera contenuta all’interno iniziando a leggerla.

____________________

Carissimo Mark Evans,

quello di stamattina è solo l’ultimo dei tanti altri avvenimenti che vi verranno lanciati. Ogni membro della Raimon, compresi tutti i componenti della Inazuma Japan, dovrà abbandonare per sempre il calcio o sempre più persone verrano coinvolte. In caso di rifiuto i giocatori verrano sfidati ogni settimana lo stesso giorno e alla stessa ora a partire dalla prossima domenica ad una partita di calcio. In caso di perdita i danni a carico di poveri innocenti verranno incrementati. In caso di vincita altre squadre verranno inviate a disputare degli incontri ripetendo il medesimo processo fino alla vostra resa.

Cordiali saluti,

                   C&L

____________________ 


-Mark deve essere subito informato, lo sai questo vero?- chiese l’agente Smith.
-Lo so- rispose prontamente il locandiere con voce dura. -Lo so benissimo…

 

 

 

 

 

 

 

Angolo dell’autrice:

Salve a tutti! Vi ringrazio di cuore se avete letto tutto arrivando fin qui. Finalmente la misteriosa cospirazione ha mosso i primi passi verso… beh, quello che vogliono insomma. Le recensioni sono ben accette: positive, negative o neutre. Mi importa semplicemente un vostro parere. Spero che arriverà! Anzi…Spero molto che arriverà ù.ù

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Capitolo 3
*** 2. Violaine ***


2.Violaine
 

La notte era ormai quasi calata e i 4 ragazzi si trovavano ancora per strada, intenti a camminare immersi nei loro pensieri.
Ciò che era successo li aveva decisamente turbati.
-Ragazzi che attaccano delle scuole e le distruggono utilizzando il calcio. Non vi sembra anche a voi una situazione familiare?- Jude interruppe il silenzio che si era creato fra loro.
Mark, Nathan e Axel si guardarono con uno sguardo preoccupato, consapevoli della risposta.
Un anno prima gli eventi della Alius Academy erano riusciti a catalizzare su di se l’attenzione dei media allarmando l’intero sistema giapponese.
Solo l’intervento tempestivo della Raimon aveva fermato i loschi piani di Astram Shiller, liberando dalla sua influenza negativa i ragazzi della Gemini Storm, Epsilon, Diamond Dust, Prominence e Genesis, offrendogli una nuova prospettiva di vita.
Il sospetto che non fossero dei semplici atti vandalici ma qualcosa di più grave e somigliante ad una realtà che avevano recentemente affrontato li fece ammutolire.
Per molti di loro, tra cui Nathan, combattere gli “alieni” era stato durissimo.
Erano riusciti a compromettere le loro personalità mettendoli addirittura l’uno contro l’altro.
Arrivati ad un incrocio i ragazzi si fermarono.
-Ho intenzione di contattare Caleb e David. Devo sapere cosa ne pensano di tutta questa faccenda- disse Jude sistemandosi con una mano i suoi occhiali da aviatore.
“Già!” pensò Mark “Caleb e David…”
Anche loro erano della Royal Academy e come Jude dovevano essere rimasti scossi per l’accaduto.
-Io invece ho intenzione di saperne un po’ di più e di indagare per quanto riguarda la Kirkwood- esclamò Axel.
Anche lui era rimasto toccato dalla distruzione della sua ex scuola ma non lo dava a vedere.
-Bene!- Mark sembrava aver ripreso tutta la sua energia e il suo vigore. -Domani appuntamento nel locale del signor Hillman per nuovi aggiornamenti.
Nathan sorrise all’ottimismo del suo capitano e accennò un sì con la testa seguito poi dagli altri due compagni.
Subito dopo i ragazzi si salutarono, dividendo le loro strade e scomparendo nell’oscurità che aleggiava sulle vie circostanti.
Mark iniziò a correre velocemente, percorrendo la strada che lo avrebbe portato a casa Evans, desideroso di sdraiarsi sul suo comodo letto e riposarsi.
Aveva troppi pensieri in testa per i suoi gusti!

Arrivato sulla soglia di casa suonò il campanello, aspettando che uno dei suoi genitori aprisse la porta.
Pochi secondi dopo sentì il suono del catenaccio che girava e la porta iniziò lentamente ad aprirsi.
Quando la porta si aprì del tutto, una figura femminile apparve sulla soglia, illuminata dalla luce delle lampade presenti in corridoio.
Mark restò fermo e immobile ad osservare quella figura femminile che però non apparteneva a sua madre, bensì a una giovane ragazza che doveva aver avuto all’incirca la sua età.
La ragazza aveva i capelli neri come la notte lunghi fino alle spalle e gli occhi, anch’essi scuri, lo scrutavano con curiosità analizzandolo molto attentamente.
Ad una seconda osservazione Mark notò che era in pigiama, composto da una canotta e dei pantaloncini corti.
Se era in pigiama dentro casa sua voleva dire che si trovava dentro casa sua da tempo e, se si trovava dentro casa sua da tempo, voleva dire che doveva restare.
La ragazza sorrise divertita alla reazione del ragazzo che, non riuscendo a capire cosa stesse facendo nella sua “umile dimora” aveva assunto un’aria molto perplessa.
Una signora di mezz’età apparve istantaneamente sulla porta, prendendo Mark per un orecchio e portandolo nel soggiorno di casa, seguita dalla corvina.
-Ahi mamma. Vacci piano!- si lamentò.
-Senti un po’ signorinello. Si può sapere dove sei stato?- chiese sua madre in un misto di preoccupazione e rimprovero. -Hai visto che ore sono?
-Scusami. Mi sono fermato dal mister Hillman- rispose Mark imbarazzato mentre si grattava la testa per il nervosismo. -Comunque… Chi è quella ragazza?
La signora Evans si girò e fissò la ragazza in questione con un’aria interrogativa e sorpresa, quasi come se non si fosse mai accorta della sua presenza, per poi rilassarsi e sfoderare uno smagliante sorriso nella sua direzione.
-Lei è la figlia della sorella di tuo padre. Tua cugina.
-Che cosa?- esclamò Mark sorpreso. -Da quand’è papà ha una sorella?
-Ovviamente da sempre- esclamò una voce baritonale.
Il padre di Mark, appena uscito dalla camera dei suoi, fissò prima il figlio e poi la nipote sospirando affranto.
Scese dalle scale e andò in soggiorno sedendosi sulla poltrona.
Si guardò nervosamente le mani e poi, fissando la nipote, come preso da un forte mal di testa si massaggiò la tempia con insistenza.
-Mi dispiace di non averti mai messo al corrente di questo. Io e mia sorella abbiamo avuto un… disguido diciamo. Abbiamo perso da tempo i contatti ma ora…
-Mia madre e mio padre sono morti entrambi in un incidente e lo zio è l’unico parente prossimo che ho- continuò la ragazza parlando con calma e spiegando la situazione.
Mark la fissò esterrefatto. Non aveva la minima idea che suo padre avesse una sorella e neanche che avesse una cugina.
Pur g
uardandola attentamente non notava la benché minima somiglianza con lui e nemmeno con suo padre.
-Da oggi in poi vivrà qui con noi e da te mi aspetterò molta comprensione. Intesi?- disse la signora Evans guardandolo torvo.
-Certamente!- scattò sull’attenti sfoggiando il migliore sorriso di circostanza che possedeva.
La ragazza proruppe in una sonora risata.
-Sei davvero uno spasso cuginetto- disse tra una risata e l’altra cercando di contenersi.
La sua voce era vivace, con uno strano intercalare, dovuto ad un accento che doveva trovarsi in una parte del Giappone che per Mark era sconosciuta e inesplorata.
Non appena si calmò gli sorrise. -Sarà bello vivere insieme.
-Sicuro!- Mark sorrise a sua volta. Ecco qualcosa che avevano in comune, la risata calda e spontanea!
-Allora piacere di conoscerti…- Mark si bloccò realizzando di non sapere ancora il suo nome.
La ragazza lo guardò comprensiva e allungò un braccio tendendogli la mano.
-Violaine!- rispose ancor prima che Mark avesse formulato la domanda. -Mi chiamo Violaine!

 

 

 

 

 

 

Angolo dell’autrice:

Salve a tutti! Eccoci con un nuovo capitolo della saga Inazuma Eleven-The secret cospiracy :3
Possiamo notare con piacevolezza Jude e Axel versione Holmes e Watson alla ricerca di indizi. Mark ha appena scoperto di avere una cuginetta che già gli vuole bene. Del resto l’allegria di Mark è talmente contagiosa che nessuno può odiarlo su. Comunque mi sono accorta che più avanti con la storia ci saranno dei temi un po’… Crudi diciamo.
Proprio per questo ho dovuto aumentare il rating della storia da giallo a arancione.
Che altro dire? Spero che questo capitolo vi sia piaciuto. Spero che recensirete e mi darete un vostro parere. E per favore se ci sono errori grammaticali fatemelo notare altrimenti non migliorerò mai come scrittrice ç.ç

Al prossimo capitolo <3

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Capitolo 4
*** 3. Distruzione ***


3.Distruzione
 

Mark si svegliò di soprassalto nel cuore della notte.
Si alzò lentamente dal letto cercando di non disturbare la cugina che, ai piedi del letto, dormiva dentro un sacco a pelo.
A quella vista sorrise pensando che assomigliava al bozzolo di un baco da seta.
Per tutta la cena Violaine aveva cercato di integrarsi fin da subito nella famiglia, raccontando per lo più barzellette che l’avevano fatto letteralmente piegare in due dalle risate.
Mentre scendeva in cucina per prendere un bicchiere d’acqua che avrebbe saziato la sua arsura Mark sentì uno strano odore nell’aria.
Con la coda dell’occhio Mark notò dell’incenso che bruciava rilasciando una spessa coltre di fumo.
I suoi genitori non avevano mai preso dell’incenso in tutta la loro vita e ne dedusse che doveva essere un regalo della cugina, magari proveniente dal luogo in cui era nata.
Già… Che luogo?
Il suo accento era strano eppure era così familiare per lui. Era sicuro di averlo già sentito da qualche parte.
Tornato in camera notò Violaine divincolarsi nel sonno. La sua fronte era madida di sudore e sembrava stesse facendo un incubo.
Le sue piccole labbra rosee si aprirono leggermente, iniziando ad emettere dei piccoli suoni simili ad un lamento.
-Mamma!- sussurrò Violaine. -Perdonami… Sistemerò le cose.
Mark restò interdetto e il suo viso assunse subito un’aria preoccupata.
Per quanto al loro primo incontro potesse essere sembrata solare era evidente che lo shock dovuto alla perdita dei suoi genitori era molto forte.
-Povera Violaine- mormorò Mark che nel frattempo si era seduto sul bordo del letto a fissarla.
La scia di una lacrima cominciò a solcarlei il volto e, con una mano, Mark la raccolse repentinamente, dando una lieve carezza sulla guancia della cugina e aspettando che si calmasse.
Sembrava così allegra e invece era così debole e delicata. Il suo cuore perse un battito quando vide un’altra lacrima scendere e cadere sul cuscino.
-Mi prenderò io cura di te da ora in poi. Non voglio che piangi ok?- sussurrò leggermente cercando di non svegliarla. -Ti prometto che sarò la tua famiglia.
Non voleva che soffrisse. Sapeva bene che l’aveva appena conosciuta ma era più forte di lui.
Qualsiasi persona incrociasse sulla sua strada, anche per pochi minuti, era per Mark una persona speciale e importante.
-Il tuo altruismo è ammirevole. Ma le persone poi finiscono con l’approfittarsi di te- gli diceva sempre Axel.
-Se però per me queste persone sono importanti… Mi va bene essere usato- rispondeva sempre con un sorriso.
Anche in questo momento per Mark valeva lo stesso. Sentiva che Violaine aveva bisogno di affetto. Di qualcuno che le volesse bene e lui era pronto a darle tutto il bene del mondo.
Mentre continuava ad osservarla assorto nei suoi pensieri, gli occhi iniziarono a farsi sempre più pesanti e, senza accorgersene, cadde in un sonno profondo.

——

Oscurato dalle luci un piccolo anfiteatro contenente 32 persone si ergeva isolato sopra a una collina.
-La prima fase è stata completata dalla sottoscritta e il suo team- proclamò una ragazza con voce decisa mentre, con una cartella in mano, cercava di leggere attentamente i rapporti di ciascun gruppo. Aveva i capelli biondi e una benda copriva uno dei suoi occhi azzurri.
-Kate ha completato la seconda fase e adesso attendiamo notizie dalla terza squadra capitanata da Henry.
Una ragazza dai capelli rosso fuoco, sentendo il suo nome, sorrise sadicamente nella sua direzione, orgogliosa di aver avuto successo e di aver portato a termine il tutto senza complicazioni.
-Puoi dirlo forte dolcezza.
Una luce illuminò centralmente l’anfiteatro, rivelando la figura maschile che aveva appena parlato.
I suoi capelli neri scintillavano nell’oscurità e il suo ghigno lo rendeva ancora più spettrale.
-Manca poco e il divertimento sarà assicurato- la sua risata folle rimbombò nell’aria trasportata dal vento.
Quando si fu calmato sollevò un pugno in aria, stringendolo così forte da far diventare le nocche completamente bianche.
-Una nuova era sta per iniziare. Nessuno oserà mai più nemmeno pronunciare la parola calcio per quanto gli farà schifo- le sue parole erano taglienti e quasi sputò alla parola calcio.
-Kate! Felicia!- la bionda e la rossa scattarono immediatamente sull’attenti al richiamo e si posizionarono di fronte a lui. -La mia cara e preziosa sorellina vi ha scelto per una ragione che sinceramente non riesco ancora a comprendere… Cercate di fare un buon lavoro con quella squadrata da quattro soldi o giuro su Loren che vi farò pentire amaramente di essere nati.
I suoi occhi erano iniettati di sangue e le due ragazze indietreggiarono intimorite dal suo atteggiamento.
-Mi scusi…- da un gradino una piccola manina si era alzata.
Un ragazzino gracile e minuto cercava di tremare il meno possibile mentre il corvino, visibilmente seccato, stava contenendo la rabbia per l’interruzione.
-Che c’é?- gli urlò contro.
Il ragazzino deglutì rumorosamente. -Ecco mi chiedevo… Lady Livia sta bene?
-Certamente piccolo impertinente- ruggì furioso. -Quello che fa mia sorella non è affare tuo. Non è affare di nessuno di voi mi sono spiegato?
Tra gli spalti un lieve brusio si sollevò e un coro di voci si unirono per formare un’unica frase.
-Sì, Lord Chase…

____

 

La mattina seguente Mark si risvegliò nella posizione in cui si era addormentato.
La schiena gli doleva e le sue gambe erano intorpidite. Con la coda dell’occhio notò il sacco a pelo vuoto.
Gli occhi iniziarono ad uscire dalle sue orbite e iniziò a urlare correndo per la stanza come un disperato.
-Violaine?- la chiamò con tono preoccupato. -Ti prego dimmi che stai bene.
Iniziò a girare per la casa aprendo ogni porta avesse di fronte.
Controllò in cucina, in soggiorno, nella camera dei suoi e persino in bagno, dove trovò suo padre mezzo addormentato seduto sul gabinetto.
Risalì in camera e si prese la testa fra le mani sull’orlo del pianto.
-Non è possibile… Ma come è potuto accadere?- si chiese.
-Che cosa stai cercando?
-Ho perso mia cugina. L’ho appena ritrovata e già l’ho persa- urlò sconsolato.
Una risata squillante e cristallina si levò nell’aria.
-Umm?- Mark girò la testa e si ritrovò faccia a faccia con Violaine che rideva sonoramente.
Aveva addosso l’uniforme della sua scuola e, dalla sua energia, sembrava essere sveglia da almeno un’ora.
-Violaine!- Mark si buttò addosso alla cugina travolgendola con il suo abbraccio. -Pensavo ti fosse successo qualcosa.
-Hey hey… Certo che no tranquillo- cercò di rassicurarlo ricambiando l’abbraccio e stringendolo forte. -Piuttosto, c’è una ragazza che ti sta cercando. Ho cercato di darle un bicchiere d’acqua e di farla tranquillizzare ma non si calma.
-E chi è?- chiese stupito.
Chi mai poteva volerlo a quell’ora del mattino?
La cugina gli fece strada fino a portarlo in soggiorno dove, adagiata su una poltrona si trovava sdraiata una figura femminile.
Il ragazzo trasalì nel riconoscere i tratti del volto di quella ragazza.
-Silvia!- esclamò sorpreso alla vista dell’amica. -Che ci fai qui?
La ragazza era pallida in volto e, al suono del suo nome, si sollevò impuntando i gomiti.
-Mark…- sussurrò la ragazza vedendolo.
-Che cosa è successo? Stai bene?- chiese Mark preoccupato.
-Devi venire immediatamente nel locale di mister Hillman. Sono tutti lì.- annunciò con voce flebile.
-Ma si può sapere che cosa è successo? Che cos’hai Silvia?
Gli occhi della ragazza si riempirono di lacrime e la ragazza scoppiò in un pianto liberatorio.
Tra un singhiozzo e l’altro la ragazza cercò di prendere fiato e non appena ci riuscì annunciò a Mark la notizia.
-La Raimon è stata distrutta…






Angolo dell'Autice:

Salve a tutti! Ecco non so che dire sinceramente... Spero che la storia vi risulti sempre interessante e che continuerete a seguirla :)
Al prossimo capitolo <3

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Capitolo 5
*** 4. Contrattacco ***


4.Contrattacco


Il cuore di Mark batteva all’impazzata.

Le parole di Silvia rimbombavano nella sua testa. “E’ stata distrutta. La Raimon è stata distrutta”
Mentre correva il locale del signor Hillman entrò istantaneamente nel suo campo visivo e, con un ultimo scatto, si gettò in avanti spingendo la porta ed entrando all’interno del locale.
Dietro di lui le due ragazze erano affannate, il respiro corto per la corsa.
Il locale era pieno di persone accalcate le une fra le altre e, a giudicare dal frastuono, dovevano trovarsi in una discussione molto accesa.
Avevano una tuta gialla e blu come la sua e stavano parlando del recente accaduto.
Mark si schiarì la gola.
-Hey. Ragazzi?- cercò invano di richiamare l’attenzione su di se.
L’agitazione era tanta e impossibile da frenare.
Violaine notò l’espressione corrucciata del cugino e con un sorriso lo scostò delicatamente posizionandosi davanti a lui.
-STATE ZITTI!- urlò mettendo le mani a megafono.
Il suono che uscì dal suo esule corpo fu talmente forte e potente che Mark si chiese da dove fosse arrivato.
I suoi compagni di squadra cessarono istantaneamente ogni loro attività concentrandosi sulla provenienza di quel suono e sulla ragazza che lo aveva emesso.
Violaine fece un occhiolino a Mark e lo invitò con un gesto a parlare.
-Emm… Grazie- disse alla cugina imbarazzato.
-Mark, Silvia. Siete arrivati!
Una ragazza dai lunghi capelli rossi sbucò fuori dal gruppo dei ragazzi seguita da Celia, la sorella di Jude.
Arrivata davanti a Mark la ragazza si soffermò a guardare la cugina più del dovuto, assottigliando gli occhi e squadrandola dalla testa ai piedi.
-Chi è questa ragazza?- chiese con tono autoritario rivolgendosi a lui.
-Ah. Ecco lei… lei è Violaine- rispose diventando tutto rosso e sorridendo timidamente nella sua direzione.
-E’ la tua fidanzata?- chiese Celia con curiosità e un grande sorriso stampato sulle labbra.
-Che carina!- commentò Jack, un suo compagno molto robusto, da un angolo del locale.
Evidentemente occupava così tanto spazio che avevano pensato di metterlo da una parte come se fosse un armadio.
L’attenzione di tutti era ormai catalizzata sulla cugina che se ne stava in tutta tranquillità in un angolo cercando di confortare Silvia, ancora bianca in volto e scossa per l’accaduto.
Tutti i suoi compagni la fissavano incuriositi e, dopo un istante di silenzio, Violaine esplose in una sonora risata.
-Certo che no. Sono soltanto sua cugina.
La ragazza dai capelli rossi sembrò sollevata e le sorrise istantaneamente.
-Scusami non mi sono ancora presentata. Mi chiamo Nelly
-Piacere- Violaine sorrise di rimando.
Nelly guardò Mark dritto negli occhi.
-Devi farti forza!- disse mentre lo portava più centralmente accanto al resto dei compagni.
-Si può sapere che cosa è successo?- chiese Mark esasperato.
-Perché non lo chiedi al mister?- disse Kevin, un suo compagno di squadra piuttosto irascibile. -A quanto pare sa molte cose di cui non siamo mai stati informati.
Appoggiato al muro a braccia conserte Seymour Hillman aveva negli occhi una luce diversa che nonostante gli occhiali spessi riusciva ad emergere.
Aveva un espressione distante, delusa e colpevole.
-Che cosa intende dire?- Negli occhi di Mark c’era la tristezza più infinita.
Mentre i tre ragazzi correvano per raggiungere il resto dei compagni le immagini di distruzione della sua scuola si erano già stagliate ovunque in ogni telegiornale giungendo ai suoi occhi.
Seymour lo guardò affranto.
-Mi dispiace tantissimo di non avervi avvisato ragazzi. Non volevo mettervi in agitazione- iniziò con voce piatta.
-Già e intanto come se non bastasse già la Royal è stata distrutta anche la Raimon. Complimenti campione.
La voce arrogante e accusatoria di Caleb risuonò per tutto il locale.
Il ragazzo, membro della Royal Academy, sembrava freddo e estremamente cinico ma durante il Football Frontier International si era rivelato un ottimo e prezioso compagno di squadra.
-Hanno ragione Caleb e Kevin. Non avrebbe dovuto nascondercelo- concordò Nathan guardando l’allenatore con astio.
-Vuoi essere tu a dirglielo o ci dobbiamo pensare noi?- continuò Kevin furioso.
Lo sguardo del signor Hillman si fece ancora più doloroso.
-Forse è meglio che lo veda con i tuoi stessi occhi- disse prendendo una lettera e porgendogliela.
Mark la aprì curioso e già alle prime righe la sua espressione cambiò.
Il respiro si fece pesante e la voglia di prendere a pugni il muro sempre più crescente.
-Lei lo sapeva…- sussurrò con un filo di voce. -Lei sapeva tutto.
-Mi dispiace Mark. Davvero- Seymour non sapeva come potersi giustificare, anche perché una giustificazione non c’era.
Sapeva però che l’agente Smith stava ancora indagando sull’identità di quei ragazzi.
Se ci fosse mai potuto essere un modo per essere perdonato, servire su un piatto d’argento ogni informazione possibile su quei ragazzi era il modo perfetto.
Mark abbassò di nuovo lo sguardo sulla lettera e si concentrò su una scritta. Domenica prossima.
Il ragazzo guardò il calendario affisso sulla parete del locale.
“Mercoledì!” realizzò sbarrando gli occhi.
-Abbiamo solo una settimana e mezzo di tempo prima di disputare la prima partita- esclamò in direzione dei suoi compagni. -Dobbiamo allenarci per salvare il calcio e le nostre scuole.
-Perchè non vi arrendete e basta?- Violaine aveva gli occhi lucidi e la lettera che gli aveva mostrato Seymour in mano. -E’ troppo pericoloso Mark!
Una morsa strinse il cuore di Mark.
-Hey tranquilla. Si da il caso che noi giocatori della Raimon siamo fortissimi- le disse cercando di confortarla. -Sono sicuro che ce la faremo.
-Ma non da soli- disse Jude che se ne era stato in disparte per tutto il tempo. -Dobbiamo essere esattamente gli stessi del FFI. Stessi schemi, stessi giocatori e stesso allenatore.
Mark guardò l’amico sapendo perfettamente ciò che voleva intendere.
Non sapevano il livello di forza degli avversari e per andare sul sicuro avevano bisogno della Inazuma Japan al completo.
-Ho già parlato con l’allenatore Travis e ha dato la sua completa disponibilità- continuò l’amico.
-Quando possono arrivare tutti?- chiesero Nathan e Axel.
-Tutti intorno alle 16:00 di domani più o meno.
Jude era uno stratega eccezionale e insieme a Caleb riusciva a fare cose sorprendenti e Mark si fidava delle sue capacità deduttive più di chiunque altro.
-Voglio aiutarvi anche io- disse Violaine. -Non so giocare a calcio ma posso dare lo stesso una mano.
Mark guardò la cugina e acconsentì.
-Sarà una manager della squadra insieme a me, Silvia, Celia e Willy- concordò Nelly mettendole una mano sulla spalla.
Violaine sorrise e represse un urlo di gioia. Doveva aiutare suo cugino e tutti quei ragazzi.
Non poteva permettersi di perdere anche la sua nuova famiglia.
-Farò di tutto per voi- esclamò decisa. -Lo prometto!

__________

 

Un ragazzo dai capelli castano scuri era seduto sul tetto della Raimon compiaciuto del suo operato. Tra le rovine della scuola un gruppo di ragazzi festeggiava ,ognuno con un pallone da calcio stretto in mano.
Dalla tasca sinistra dei suoi pantaloni estrasse un piccolo microfono.
-Sono Henry, la Raimon è stata distrutta- esclamò vittorioso. -La terza fase è stata completata.
Il ragazzo osservò il pallone da calcio accanto a lui e lo prese in mano.
Il calcio… Quel maledetto sport che aveva distrutto la sua vita. La vita di ognuno di loro.
Quello sport che aveva fatto soffrire Chase e la sua Livia…
Le aveva promesso che avrebbe lottato per lei, per i suoi principi e per vendicare Loren.
Quei ragazzi non sarebbero mai riusciti a sconfiggerli perché il loro odio era superiore al loro amore per quello stupido sport.
Strinse un pugno e i suoi occhi neri si concentrarono sulle macchine della polizia in arrivo.
-Ragazzi!- urlò nella direzione dei suoi compagni di squadra. -Basta così. Ritirata!
Con un grande salto scese dal tetto atterrando perfettamente.
La vibrazione del telefono che aveva in tasca lo fece scattare sull’attenti.
Lo prese velocemente in mano e visualizzò il messaggio. Felicia aveva impartito un nuovo ordine. 
“Kate sarà la prima”

__________

 

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Capitolo 6
*** 5. Ice road and Star Line ***


5. Ice road and Star Line
 

Gli occhi di ghiaccio del ragazzo erano fissi sull’orizzonte.
Le notizie correvano più velocemente di quanto Mark e gli altri avessero mai potuto sospettare per cui, quando ricevette la telefonata, non fu tanto sorpreso.
La sua unica preoccupazione, così come lo era stata per la faccenda degli alieni, era dover abbandonare la sua casa.
Quella fredda landa deserta che amava più di ogni altra cosa al mondo.
C’era tutto li. La sua vita, i suoi ricordi… Tutto!
I suoi compagni della Alpine erano stati felicissimi di accoglierlo al suo ritorno e così sarebbe stato anche questa volta. Doveva solo non deluderli.
Una voce lontana inondava i suoi pensieri.
“Shawn…”
Lo chiamava quella voce.
“Shawn…”
L’eco del richiamo del fratello lo tormentava in continuazione dopo l’incidente.
Nonostante avesse superato il suo problema di doppia personalità viveva da sempre in lui quell’ostinato senso di colpa. Quella dannata consapevolezza che lo rendeva unico superstite di quella calamità naturale.
Aiden. I suoi genitori. Tutti andati tranne lui.
Si era ripromesso di fare meglio e di proteggere tutti quelli che amava e così avrebbe fatto.
Lo doveva al fratello, ai suoi genitori e a se stesso.
Shawn era sceso dall’aereo già da un pezzo eppure non trovò nessuno ad aspettarlo.
Pensò che i suoi compagni fossero in ritardo per cui si sedette su una panchina in attesa di uno di loro.
Non c’era nessuno quel giorno. Non che da Okinawa partissero così tanti aerei ma quel giorno c’era un’insolita calma.
C’era solo una ragazza che lo fissava silenziosa da quando era arrivato.
I suoi occhi, neri come l’ossidiana, sembravano scrutarlo fino in fondo al suo animo.
Shawn si sentiva a disagio. Non era come quando lo fissavano le altre ragazze.
Quegli sguardi erano ammiccanti e provocatori mentre questo era freddo, privo di emozioni.
Sembrava che lo stesse analizzando in ogni sua mossa e Shawn aveva l’impressione che lo stesse seguendo fin dal suo arrivo.
-Ti… Ti serve qualcosa?- le chiese educatamente. Quella situazione non gli piaceva neanche un po’.
La ragazza si mosse lentamente verso di lui senza distogliere lo sguardo dal suo.
-Sei Shawn Frost?- gli chiese quando si fu avvicinata abbastanza.
-Si, sono io- rispose incerto.
Le labbra della ragazza si incurvarono fino a formare un sorriso.
Per un attimo si sentì sollevato al pensiero che fosse una semplice fan in cerca di un’autografo.
-Mi chiamo Violaine. Sono la cugina di Mark Evans- spiegò pacatamente.
Il ragazzo sgranò gli occhi.
Non si assomigliavano proprio per niente. Il suo amico era solare mentre quella ragazza era fredda e lo metteva in soggezione
-Perdonami. Ti sarai sentito disorientato- continuò Violaine cambiando subito tono. Adesso era più amichevole e rilassata. -I ragazzi sono tutti ad allenarsi ed essendo l’ultima arrivata ho pensato di propormi per venire ad accogliervi.
Shawn era confuso.
-Oh capisco…
La ragazza gli sorrise e si sedette accanto a lui sulla panchina mentre iniziava a torturarsi la zip della sua tuta nera e bianca.
Shawn ragionò sulle sue parole: “Venire a prendervi”
-Deve arrivare qualcun’altro?- le chiese guardandola in modo interrogativo.
La ragazza rise della sua incredulità e poi lo guardò comprensivo.
-Xavier Foster e Jordan Greenway naturalmente!

 

______________

 

L’oscurità regnava sovrana nella camera di Chase.
Il ragazzo era sdraiato sul suo letto, silenzioso e in attesa di un qualcosa che non tardò ad arrivare.
Qualcuno prese a bussare delicatamente sulla sua porta e, con calma, Chase ordinò alla sorella di entrare.
Livia si sedette vicino a lui sul letto e prese ad accarezzargli la fronte.
-Come va fratello?- chiese mestamente.
Lo sguardo di Chase era lontano e non sembrava badare minimamente a lei.
-Mi fa un po’ male…- disse indicando la mano destra.
Delle bende la ricoprivano per intero e non appena Livia provò a sfiorarla Chase la ritirò indietro con una smorfia di disappunto.
-Che cosa è successo stavolta?- chiese sospirando.
Era abituata agli scatti d’ira del fratello ma il suo autolesionismo non l’avrebbe davvero mai capito.
-Mi sono arrabbiato e ho tirato il pugno contro il muro.
-Già. Ma perche?
-E’ colpa di quei bastardi- urlò frustrato. -Perchè non si arrendono ancora?
Livia si irrigidì pensando a tutte le minacce che gli erano state mandate.
La Kirkwood per Axel, la Royal Academy per Jude, Caleb e David e infine la Raimon per tutti gli altri.
Lei e Felicia avevano studiato a lungo lo schema che avrebbero eseguito i loro sottoposti.
Li avrebbero prima indeboliti dal punto di vista morale e poi dal punto di vista fisico ma qualcosa non stava andando secondo i piani.
Jude Sharp era intelligente. Un’ osso duro persino per Felicia.
E quel Mark Evans…
Lui era dannatamente allegro e positivo. Non andava bene. Non andava bene affatto.
Mancavano solo tre all’appello.
Shawn Frost, Xavier Foster e Jordan Greenway.
Il primo era un attaccante e un difensore formidabile che Livia riteneva pericolosissimo.
Molto più forte e pericoloso persino di Axel Blaze che alla fine era solo un’attaccante.
L’ultimo invece non era degno di nota, seppur avesse avuto una precedente affiliazione con la Alius Academy che sia lei che Felicia temeva.
Xavier Foster invece…
In lui c’era molto di più di quanto si potesse credere e questo le portava entrambe sulla difensiva.
-Ancora non è il momento giusto- disse a Chase. -Dobbiamo aspettare solo un altro po’ e quegli insetti verranno schiacciati.
Il fratello le sorrise soddisfatto.
-Kate sarà la prima ad agire sai?- le disse con un ghigno.
Livia confermò.
-Non so se Henry sarà tanto contento…

___________________

 

Violaine era più simpatica di quello che pensasse.
Per fare conoscenza e ingannare l’attesa i due iniziarono a parlare un po’ e quasi si sentì in colpa per averla giudicata una persona fredda 
Shawn le chiese del perché si trovasse a casa di Mark e, quando apprese che anche lei aveva perso entrambi i genitori, si commosse nel ricordare Aiden e i genitori.
-Scusami non volevo rattristarti- gli disse dispiaciuta notando la sua espressione triste.
-Non fa niente, davvero. E’ passato tanto tempo ormai- disse cercando di essere convincente.
La ferita era sempre aperta e ogni volta che trovava qualcuno con una storia simile alla sua non poteva fare a meno di pensare alla sua famiglia.
Violaine spostò lo sguardo oltre le sue spalle e la sua attenzione si focalizzò su un ragazzo dai capelli rossi dall’aria spaesata.
Shawn seguì la traiettoria e notò anche lui l’amico.
-Xavier!- lo chiamò Shawn.
Il ragazzo sentendosi chiamare si voltò e incrociò con lo sguardo gli occhi azzurri del compagno.
-Hey- si avvicinò sorridendo. -E’passato davvero tanto tempo!
-Già infatti. Come stai?
I due ragazzi iniziarono a parlare vivacemente aggiornandosi sulle loro vite e sui loro progressi riguardanti il calcio.
Quando iniziarono a parlare dell’argomento Violaine notò i loro occhi brillare di una luce nuova.
Sembravano così felici e a loro agio mentre parlavano della loro passione.
Violaine scosse la testa cacciando via ogni pensiero e si schiarì la gola spazientita facendosi notare per la prima volta dal rosso.
-Oh ciao. Lei è con te?- chiese Xavier.
-E’ la cugina di Mark. Si chiama Violaine- spiegò Shawn.
La ragazza si alzò e gli strinse la mano sorridendo.
Xavier sorrise di rimando e fissò la ragazza. C’era qualcosa di strano in lei.
Aveva come l’impressione di conoscerla, come se l’avesse già vista da qualche parte.
-E’ un piacere conoscerti- gli disse cordiale. -Credevo venissi insieme al tuo amico Jordan però…
Lo sguardo del rosso si riempì all’istante di preoccupazione e si voltò indietro terrorizzato.
-Oh cavolo! Jordan.
Xavier iniziò a correre all’impazzata alla ricerca dell’amico mentre dietro di lui Violaine e Shawn lo seguirono guardandosi in modo interrogativo.
Seduto su una panchina un ragazzo dai capelli verdi osservava l’orologio che aveva al polso.
Xavier intercettò la panchina e ci si fiondò sopra travolgendo l’amico.
-Hey- si lamentò Jordan -Ma che..?
Il rosso aveva quasi le lacrime agli occhi e unì le mani sopra la sua testa.
-Scusami. Mi ero dimenticato di te- gli disse colpevole.
Mentre parlava con Shawn il tempo era passato senza che se ne accorgesse, finendo per dimenticarsi dell’amico che lo aspettava.
Anche loro credevano che sarebbero venuti ad accoglierli Mark e gli altri e, non vedendo nessuno, Xavier era andato in esplorazione lasciando Jordan su quella panchina.
-Non fa niente- sbuffò infastidito.
Shawn gli sorrise e lo abbracciò salutandolo, presentando anche a lui Violaine, che aveva preso a fissare tutti e tre pensierosa.
-Mmm…Direi che adesso che siete tutti possiamo andare dagli altri- disse Violaine.
Xavier la fissò ripensando alle immagini che lui e Jordan avevano visto al telegiornale.
-Scusami ma adesso che il campo da calcio della Raimon è distrutto e anche l’arena della Royal è inaccessibile… Dove si stanno allenando tutti?- le chiese.
-Oh lo vedrai.

 

 

 

 

Angolo dell’Autrice:
Salve a tutti/e !!!
Grazie mille se avete letto fino a qui. Naturalmente siete sempre invitate a lasciare recensioni (sia negative sia positive perché viva la libertà d’espressione)  e soprattutto a fare le maestrine per cui… Se vedete degli errori ditelo.

Finalmente sono apparsi Shawn, Jordan e Xavier!
Con loro la squadra è completa e, mentre Mark e gli altri si allenano, Livia e Chase stanno tramando nell’oscurità!
Quale sarà il loro piano malvagio? Boh… 

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