Nascosto nel profondo di sé

di DoroTeaH
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1° capitolo ***
Capitolo 2: *** 2° capitolo ***
Capitolo 3: *** 3° capitolo ***
Capitolo 4: *** 4° capitolo ***
Capitolo 5: *** 5° capitolo ***
Capitolo 6: *** 6° capitolo ***
Capitolo 7: *** 7° capitolo ***
Capitolo 8: *** 8° capitolo ***
Capitolo 9: *** 9° capitolo ***
Capitolo 10: *** 10° capitolo ***
Capitolo 11: *** 11° capitolo ***



Capitolo 1
*** 1° capitolo ***


Miami. 16 Giugno. H16:30. Un caldo infernale.

Julie doveva resistere ancora mezz'ora alle richieste del capo.
Alle 17:00 avrebbe potuto finalmente tirare un calcio alla porta dell'ufficio e tornare a casa da Joel a preparare le valigie. Il mese appena passato le aveva portato nuove responsabilità al lavoro, era diventata la responsabile marketing alla J&W, un'importante agenzia pubblicitaria, ma questo l'aveva sommersa di stress e la vacanza alle isole Keys, programmata come ogni anno con Oliver e Felicity, le avrebbe fatto staccare finalmente la spina.


H17:30

Arrivata finalmente a casa si buttò tra le braccia di suo marito gridando: Keys arriviamo”. Non voleva più pensare al lavoro per la settimana successiva. Voleva semplicemente dedicarsi al suo sposo, ai suoi amici e a se stessa. Ne aveva bisogno.
Da cinque anni ormai, Julie e Joel affittavano a Giugno una casa sulla spiaggia alle isole Keys in compagnia dei loro amici.

Julie e Oliver si conoscevano da una vita. Lei, la ragazza più invidiata del Dade college di Miami era la migliore amica di lui, il ragazzo più desiderato dell'università.
Figlio di Robert Queen, ricco imprenditore di Miami, Oliver era bello oltre misura, ricco, atletico: il ragazzo più ambito dell'università. E lui certamente non disegnava le attenzioni di tutte quelle ragazze che gli si buttavano ai piedi.
Tra i due però non successe mai niente. Forse erano troppo amici per pensare di poter rovinare tutto con una storia.

Julie si accontentò sempre di averlo come amico e non ne fu mai delusa. Se agli occhi della gente Oliver sembrava un ricco spocchioso e senza riguardo per gli altri, a quelli di Julie era semplicemente un ragazzo giovane che ne sapeva ancora troppo poco della vita. Fino a quando, un'estate, Oliver visse il naufragio del suo yacht e vide suo padre morire. Il ragazzino viziato si trasformò in un uomo sensibile e coraggioso. Il suo modo di pensare e di comportarsi si trasformò completamente. Non volle più vicino a se persone vanitose e superficiali, anzi si avvicinò a Felicity, una ragazza conosciuta alle lezioni di informatica. Bionda e occhialuta era diversa dalle ragazze che era solito frequentare; brillante ma non piena di sé, colpi Oliver con la sua trasparenza e determinazione.
I due iniziarono a frequentarsi e ben presto Felicity diventò una cara amica di Julie. La nuova fidanzata di Oliver non la vide mai come un pericolo, tanto limpido era il loro rapporto. E l'affetto tra le due crebbe talmente tanto da potersi reputare amiche.
Vere amiche.

L'entrata in scena di Felicity portò con sé inoltre il suo amico Joel Edwards, che da subito perse la testa per Julie: i lunghi capelli scuri e ondulati di lei, i suoi occhi grandi e verdi, il suo carattere spiritoso e un po' sfacciato, avevano fatto breccia nel cuore di Joel.
Lui, aspirante scrittore, era esattamente l'opposto di Oliver.
Julie se ne innamorò pazzamente. Fu conquistata dalle sue attenzioni. Da subito capì di aver trovato un uomo protettivo e maturo, che a differenza dei ragazzi incontrati fino a quel momento seppe regalarle emozioni nuove.

Il college finì e le strade delle due coppie si divisero, seppur continuarono a frequentarsi. Julie e Joel si sposarono a Miami subito dopo l'università, lei ottenne il lavoro di pubblicitaria che aveva sempre desiderato e lui invece iniziò a scrivere il suo libro. Le loro vite procedevano come previsto.
Oliver divenne un architetto e si trasferì subito dopo la laurea ad Orlando, dove gli fu offerta la direzione di un importante studio di interior design.
Felicity ovviamente lo seguì senza indugiare e anche loro in breve tempo si sposarono.


E tralasciando i particolari delle vite e dei matrimoni comuni si ritrovarono al 16 Giugno. Alle Keys di nuovo. A guardare il tramonto dalla veranda della villetta sulla spiaggia.
Solita routine? No, solito paradiso.
Julie continuava a ricevere conforto da quella casa che negli ultimi cinque anni li aveva ospitati. Continuava a trarne energie positive.


Oliver e Felicity arrivarono circa un'ora dopo i coniugi Edwards e la vacanza ebbe inizio. Era passato più di un mese dall'ultima volta che si erano visti e la serata non poté che passare allegra e leggera.
Una buona cena, un buon vino, la brezza marina che soffiava delicata all'interno della casa dalle grandi finestre lasciate aperte. Il profumo del mare era intenso.
Le due coppie erano in perfetta sintonia, ogni volta che si vedevano mai uno screzio rovinava le loro giornate.
Tre bottiglie di vino e molte risate più tardi, l'oasi di pace di Julie venne però interrotta dalla telefonata del collega Russel che, con tono minaccioso, le ricordò l'imminente scadenza di un lavoro che non poteva aspettare le vacanze di nessuno.


Si fece ora di andare a dormire. Julie e Joel andarono a letto. Joel si addormentò praticamente subito, Julie invece continuava a girarsi e rigirarsi nel letto, ansiosa di dover finire il lavoro in scadenza. Decise allora di alzarsi e provare a lavorare. Il legno del letto scricchiolò delicatamente, svegliando Joel che le chiese:

Dove vai tesoro?”
A lavorare un po', non riesco a dormire. Tu dormi tranquillo” rispose Julie e uscì dalla camera.
Scendendo le scale si accorse che le luci della sala da pranzo erano accese, Oliver infatti non era ancora andato a dormire.

Che fai in piedi?” chiese lui.
Voglio finire quel lavoro altrimenti non riuscirò a godermi questa vacanza, e ne ho bisogno” rispose Julie.

Oliver la invitò a sedersi vicino a lui per due chiacchiere e Julie gli chiese che ci faceva sveglio.
Avevo bisogno di stare in silenzio.”
Perché?”
Sono pieno di impegni ultimamente, ho poco tempo per me, avevo realmente bisogno di non dover pensare a niente per un attimo.”
Sei sicuro di stare bene, Oliver?”
Lui le rispose di stare tranquilla, andava tutto bene. Semplicemente a volte capitava di accumulare della stanchezza mentale.

Parola dopo parola, passò quasi un'ora. Un'ora che bastò a ritrovare la vecchia confidenza. Era così facile per loro parlare. Lo avrebbero potuto fare per ore.
Oliver guardò Julie e le chiese da quanto tempo non parlavano più cosi.

Da quando sono entrati nelle nostre vite Felicity e Joel!”
Hai ragione. Perché?”
Forse perché abbiamo trovato in loro nuovi amici. Forse perché all'inizio delle nostre storie con loro, pensavamo che la nostra unione li avrebbe fatti sentire esclusi. Forse perché non volevamo perderli e credevamo che l'amicizia tra uomo e donna sarebbe stata guardata con un po' di malizia...”
È successo sicuramente questo” controbatté lui “ma siamo stati degli stupidi allora.”
È vero. Mi sei mancato, Oliver Queen. È bello parlare con te.”

poi le parole mancarono. Ci fu un attimo in cui i loro sguardi si incrociarono e i loro visi si fecero più seri. Oliver guardava fissa Julie. Pochi secondi sembrarono interminabili. Nei loro occhi si leggeva la confusione che sentivano in quel momento. Non riuscivano a decifrare i loro pensieri.

Poi Oliver si protese verso di lei. Erano seduti vicini, spalla contro spalla. E i loro visi si avvicinarono. Oliver fissava le labbra di Julie, come se le vedesse per la prima volta. Il respiro si fece leggermente più pesante. Il battere più forte dei loro cuori quasi faceva rumore nel silenzio della notte. Era come se i pensieri si fossero interrotti, come se la coscienza non riuscisse a esprimersi. Ma d'improvviso Julie trascinò in dietro la sedia, alzandosi, e gli gridò sottovoce:
Che cazzo fai?”
Oliver subito si alzò in piedi scusandosi, cercando di avvicinarsi a lei per calmarla. Ma di nuovo la ragazza si scostò e senza dire niente andò via.

La notte passò agitata per entrambi, che non riuscivano a capire come fossero arrivati a quel gesto. Sembrava tutto surreale.
Stare accanto ai propri sposi e dover nascondere l'accaduto. Dovevano nasconderlo?


La sveglia suonò alle otto, Joel si girò e diede un bacio a Julie per svegliarla.
Scendendo in cucina trovarono Oliver e Felicity già pronti per la spiaggia. Felicity, scoppiettante, non vedeva l'ora di stendersi al sole. Oliver, silenzioso, era intento a preparare il caffè dava le spalle alla porta del corridoio da cui entrarono i suoi amici, ma girò leggermente la testa per cercare di scorgere il viso di Julie. Poi abbasso nuovamente la testa verso la macchina del caffè, imbarazzato, preoccupato.

L'Oliver Queen dall'ostentata sicurezza non sapeva come comportarsi. E raramente nella vita gli era capitato.

Pronti per la spiaggia?” chiese Felicity, e tutti risposero affermativamente tranne Julie che, chiedendo perdono, spiegò avrebbe avuto bisogno di un'ora o due per terminare il lavoro in scadenza.
Perfetto, allora ti aspettiamo in spiaggia” le ribatté l'amica.

Tutti uscirono di casa, Julie si sedette al tavolo, prese il pc, ma subito si ritrovò con la testa che le scoppiava tra le mani. Non riusciva a capacitarsi di ciò che era successo la notte prima, diede la colpa al vino "sì, è sicuramente colpa del vino, eravamo un po' brilli" pensò.
Cercava una giustificazione, ma non la trovava. Doveva concentrarsi sulle carte, ma era impossibile spostare i pensieri in un'altra direzione.
Il senso orrendo di colpa lasciava spazio ai brividi che le percorrevano lo stomaco ogni qual volta la sua mente visualizzava quel momento.

Dalla porta finestra della veranda, intanto, vedeva in lontananza Joel e gli amici distesi sulla spiaggia. Joel sembrava così felice e sereno e Julie non poteva credere di potergli far provare un dolore così forte. Decise quindi che tacere sarebbe stata la scelta migliore, sicura del fatto che ciò che era accaduto non avrebbe avuto un seguito.

Intanto, in spiaggia, Oliver e Felicity prendevano il sole, mentre Joel si spostò per salutare i vicini di casa che ogni anno incontravano.
Felicity si accorse di essersi dimenticata la crema solare e Oliver, per avere la scusa di capire come si sentiva Julie, si propose di andare a prenderla. Percorse la profonda spiaggia verso la casa ed entrando per la veranda trovo Julie seduta al tavolo, intenta a fissare una parete. Accortasi di Oliver, non disse una parola e tornò a far finta di concentrarsi sulle carte.

"Julie..." sospirò Oliver.
"Oliver, forse è meglio evitare il discorso" interruppe lei brusca.
"Julie, ascoltami, ti voglio solo chiedere scusa. Non avrei mai dovuto comportarmi così. Non so cosa mi sia capitato."
"Non sai cosa ti sia capitato?" intervenne lei con un tono scocciato e nervoso. "Oliver, le cose si fanno in due"
"Hai ragione ad essere arrabbiata, senti Julie, ti prego, facciamo come che non sia mai accaduto, dimentichiamo tutto. Ti Prego..."

Lei subito reagì con una risatina isterica. Poi il suo viso si incupì. Diede un'occhiata alla spiaggia poi si rigirò da Oliver e secca aggiunse:
"Sono arrabbiata? Certo che sono arrabbiata, Oliver. Non riesco a capire, ci provo e ci riprovo, ma niente. Buio totale. E quello che mi fa infuriare, Oliver, è che l'unica cosa a cui riesco a pensare è come sarebbe stato quel bacio!"

Oliver sgranò gli occhi dallo stupore capendo che, nonostante il senso di colpa, entrambi avevano provato lo stesso strano e inaspettato sentimento. Le si avvicinò veloce e la baciò. Come se sfogasse un desidero nuovo, ma represso. Un bacio a cui mai nessuno dei due aveva pensato. Eppure dal semplice guardarsi in maniera diversa la sera prima era scoccato qualcosa. La voglia di assaporare quel proibito, la curiosità di sapere cosa nascondeva l'intimo di quell'amico che fino a poche ore prima era innocente e innocuo. Una voglia difficile da non assecondare, che aveva sommerso i loro pensieri. E quel bacio era esattamente come in quelle ultime ore avevano immaginato. Caldo, sensuale e proibito.










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Capitolo 2
*** 2° capitolo ***


Quel bacio durò solo qualche secondo. Il tempo di lasciare Oliver e Julie sconvolti. In un istante, quella voglia che aveva martoriato i loro pensieri per tutta la notte, sembrava diventato l'errore più grande delle loro vite.
Oliver guardò serio Julie per un attimo, lei invece rivolse angosciata lo sguardo verso il pavimento.
Lui uscì dalla casa per tornare in spiaggia, poi rientrò veloce in casa per prendere la crema che serviva a Felicity e senza guardarla andò via.
In spiaggia, Joel si era posizionato sotto l'ombrellone in compagnia di un buon libro.
Felicity accolse Oliver con un sorriso e lui, con sguardo dolce, le diede una carezza.

Vado a nuotare, tesoro” le disse, e lei gli rispose di fare veloce a tornare da lei.

Gli occhi di Felicity erano così dolci e pieni d'amore, e questo servì a far sentire Oliver ancora più colpevole.

La nuotata, però, lo aiutò a pensare. L'acqua limpida e fresca gli schiarì le idee e si accorse, nonostante l'errore, che trattare Julie con freddezza non sarebbe servito.
Se era stato un errore allora bisognava porvi rimedio; se era stata un'azione senza importanza, allora non bisognava dargliene più di tanta.
Quindi, anche se frastornato dall'accaduto, decise di cercare di rilassarsi e tornare alla sua vacanza senza rovinare le vite di nessuno.
Doveva avere un atteggiamento tranquillo anche con Julie, d'altronde era sua amica e le cose si sarebbero sicuramente risolte.
Si fece mezzogiorno e i tre tornarono alla villetta, dove Julie aveva già preparato il pranzo.
Era preoccupata, aveva visto andare via Oliver con uno sguardo che mai in vita sua aveva visto, ma stranamente al rientro dalla spiaggia le cose erano cambiate.
Il suo viso sembrava più sereno e disteso.

Felicity si avvicinò a Julie e la aiutò con le ultime cose.
Seduti a tavola, le chiacchiere incessanti di Joel aiutarono inconsapevolmente a far passare il pranzo; Julie era sconvolta, ma un'occhiata di Oliver che le accennava un sorriso la calmò immediatamente. Aveva capito che Oliver non la odiava, le rimaneva solo non odiarsi da sola.
Dopo pranzo, Joel chiese a Oliver di accompagnarlo a comprare il carbone per la grigliata prevista per la sera, lasciando così le mogli da sole.

Julie entrò nel panico, ma cercò di non darlo a notare. Quando ormai era sul punto di inventarsi una scusa per lasciare la stanza, Felicity le chiese di sedersi sul divano per poter finalmente chiacchierare un po'.

Ma fu sempre Joel a salvarla, rientrando in casa e scusandosi per non averle chiesto se volessero unirsi a loro. Julie balzò dal divano, diede un'occhiata veloce a Felicity e facendo segno con la testa le disse “andiamo!”
Utilizzò quella tattica praticamente per tutta la settimana. Impegnò le sue giornate con mille cose da fare, risultando frenetica agli occhi del marito e della amica. Seppur decisa a passare sopra l'accaduto con Oliver, ancora non si sentiva a suo agio e cercava un modo per non darlo a notare.
La vacanza era arrivata al termine e entrambe le coppie tornarono alle loro case, allo loro vite apparentemente uguali alla settimana prima, ma profondamente cambiate.


Orlando. Ancora giugno.

Felicity e Oliver vivevano in uno splendido quartiere nella periferia di Orlando.
Le loro vite potevano dirsi materialmente appagate. Oliver poteva provvedere alle necessità di entrambi, ma Felicity non sarebbe mai stata felice se avesse dovuto passare le sue giornate a riordinare la casa, così aveva iniziato a lavorare come tecnico informatico.

Il loro matrimonio andava avanti come quello di tutti, tra alti e bassi. Nonostante il grande amore che li univa, soffrivano come tutti della disgrazia delle incomprensioni. Felicity amava parlare, dialogare, aprire il suo cuore a Oliver, lui invece aveva un carattere diverso. Era convinto di doversi fare sempre carico di tutto. A modo suo voleva proteggerla, lei invece vedeva la cosa come una mancanza di fiducia nei suoi confronti. Non capiva evidentemente che lei lo avrebbe sempre appoggiato.

Più volte la cosa era stata motivo di discussione e di forti dubbi da parte di Felicity, che nonostante amasse Oliver, aveva paura certe cose non sarebbero mai cambiate. Sarebbe stata disposta a passare la vita pensando che l'uomo che aveva accanto non le avrebbe mai aperto abbastanza il suo cuore? Si, era disposta a tutto.
Questo era il matrimonio, fonte di immense gioie e allo stesso tempo di grandi quesiti.

Oliver aveva deciso che il bacio con Julie sarebbe stato come mai esistito, eppure aveva portato degli strascichi. Ogni qual volta guardava Felicity non poteva non tornargli alla mente che era stato capace di baciare un'altra donna. Ancora faceva in modo di passarci sopra, ma ancora si rese conto che in fin dei conti non era semplice per niente. E comportarsi in modo disinvolto con la moglie non era facile. Agli occhi di lei sembrava distratto e pensieroso portando Felicity a chiedersi se ancora una volta non le stesse nascondendo qualcosa. Un qualcosa che pensava innocente.


Miami. Giugno ancora.

Joel e Julie tornati a casa trovarono una sorpresa. Una raccomandata informava Joel che la casa editrice da lui contattava aveva trovato interessante la bozza del suo libro. L'emozione era alle stelle. Finalmente l'opportunità tanto desiderata era arrivata.
Cosi la loro vita cambiò leggermente, le giornate si fecero piene per entrambi e il tempo per vedersi si ridusse notevolmente. Seppur il vedersi di meno potesse sembrare motivo di tensione, Julie ne approfittò per riprendere fiato, per ragionare su quel sogno di una notte di mezza estate dai risvolti thriller.
A distanza di più di trecento km i comportamenti erano esattamente li stessi. E non poteva che essere così. Chiunque si sarebbe posto delle domande.

Il loro era un matrimonio sereno, i due erano sempre stati molto complici e mai erano stati tentati da altre persone. All'inizio della loro storia Joel aveva sofferto di un po' di insicurezza, data dal fatto di essersi fidanzato con una bella ragazza. Lui invece veniva visto come il classico secchione, non era atletico, non amava le feste. Eppure era una persona squisita e Julie non gli diede mai modo di dubitare di lei.
Tuttavia, a distanza di cinque anni, qualcosa era capitato.

Julie si chiedeva se sentisse di amare ancora Joel con la stessa intensità, ed era così; si chiedeva se si sentisse trascurata da lui, e non pensò di esserlo mai stata; si chiese se mai avesse provato attrazione fisica per Oliver, e nonostante la prima volta che lo vide i suoi pensieri non furono certamente casti, mai lo vide in modo diverso.
Allora cosa era successo?
I giorni passarono, i pensieri no.
I sensi di colpa si attenuavano, i brividi no.

L'emozione si era trasformata. Ogni volta Julie chiudesse gli occhi sentiva le mani forti di Oliver tenerle il viso, i suoi occhi fissarla, e il suo bacio surriscaldarla. Non riusciva più a toglierselo dalla testa nonostante ci provasse con tutte le sue forze.


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Capitolo 3
*** 3° capitolo ***


Luglio e Agosto passarono veloci.

Oliver e Felicity da una parte, Julie e Joel dall'altra, avevano trascorso i due mesi estivi senza rivedersi. Erano sempre state Felicity e Julie a mantenere i contatti, dato che gli oltre 300 km di distanza e i diversi impegni lavorativi non aiutavano le riunioni. Ma quei due mesi ovviamente furono vissuti diversamente dalle due. Ci furono giusto un paio di chiamate, e la cosa era normale, ma mentre una inconsapevole Felicity chiamava una amica per sapere come stava, dall'altra parte della cornetta si trovava chi quelle telefonate le avrebbe volute evitare come la peste. E non perché Julie non le volesse bene, anzi, ma perché non riusciva a sentirsi pulita nei suoi confronti. Quei pochi minuti di comunicazione erano come una tortura; cercare di mantenere una normale apparenza era difficilissimo, soprattutto considerato il fuoco del peccato che la consumava dall'interno.
E questa era l'immagine riflessa dei loro matrimoni.

Ad Orlando, Felicity aveva notato un po' di distrazione in Oliver. Gli impegni lavorativi di lui erano sempre stati tanti, e spesso lo portavano fuori città, ma una volta tornato a casa era sempre stato molto presente. Negli ultimi mesi invece era cambiato qualcosa, un qualcosa di quasi impercettibile, ma che non le era sfuggito. Quando provò a chiedergli cosa succedesse, lui si giustificò dicendo di avere un grosso contratto in ballo a cui teneva molto e a cui stava dedicando tutte le sue energie. Felicity non aveva motivo di dubitare di quelle parole. D'altro canto invece Oliver si sentiva quasi impazzire, non le aveva mai mentito e questo lo faceva diventare matto. Ma realmente cosa avrebbe dovuto dirle? Confessare di aver baciato la sua amica? Confessare che non era facile fare tabula rasa dei suoi pensieri? Pensò più volte a cosa fosse giusto fare, e concluse decidendo che la verità avrebbe distrutto due matrimoni e una amicizia. Ma il tarlo più insistente continuava a fargli chiedere perché. Perché aveva baciato Julie? Dov'era la sua amata in quel momento? Perché il suo cuore aveva avuto un cedimento?
Se dapprima aveva pensato che quel momento sarebbe stato come mai esistito, si ritrovò a fronteggiare quella realtà che non lo faceva dormire di notte.

Più a sud, in Florida, le cose non erano diverse e anche Joel non poté che notare un cambiamento in Julie. Lei si era giustificata ammettendo la sua lontananza, ma attribuendola al lavoro, alla stanchezza, alla loro routine che stava cambiando; e Joel, che come Felicity non aveva motivo di dubitare, aveva preso per buone quelle parole.

La consapevolezza e l'esperienza portano a capire che il matrimonio è fatto di alti e bassi, gli umori delle persone non possono non avere cali, e avevano entrambi pensato fosse solo un momento di down. La cosa fu presa talmente alla leggera che Felicity non raccontò niente neanche alle sue confidenti, tra cui Julie, ritenendo non ci fosse nessun problema, se non il solito atteggiamento di Oliver di tenerla a volte fuori dalle sue decisioni.


24 Settembre. Miami. Compleanno di Sara

Come ogni anno, motivo di ritrovo di amici di vecchia data, era la festa di compleanno di Sara Lance. Cugina di Julie, aveva avuto un breve flirt con Oliver in quegli anni in cui Oliver non dava molto spazio alle vere emozioni tanto quanto ne dava alle cose materiali. La storia tra i due era durata pochissimo, Sara non si era mai illusa di poter avere da lui qualcosa di più, e questa disillusione le permise, una volta finita la relazione, di poter comunque instaurare una amicizia con Oliver e successivamente con Felicity, la quale, superata la normale prima fase di gelosia aveva imparato a conoscerla.
Ormai il college era finito, e cinque anni erano passati. Ognuno aveva costruito la sua vita.

Lo splendido attico che ospitava la festa si affacciava sulla baia e regalava una magnifica vista agli invitati. Sara amava le cose ben preparate, era una organizzatrice nata non le sfuggiva niente, e questo suo lato caratteriale si manifestava in qualsiasi occasione. La sua festa come ogni anno era perfetta, e non perché la location, il catering o gli addobbi fossero di prima scelta, ma perché sapeva ricreare un ambiente intimo e gioioso.
Quando Julie e Joel arrivarono c'erano già una trentina di persone, tra cui Oliver e Felicity.

Fecero ovviamente per primi gli auguri alla festeggiata e salutarono pian piano tutti. Joel sorridente e con il suo solito fare burlone aveva fatto il giro degli amici, Julie invece si sentiva morire. Strinse forte Sara e parlarono per qualche minuto, ma la sua mente non riusciva a concentrarsi. Appena varcata la soglia d'ingresso si era sentita il cuore stretto in una morsa, da una parte il terribile fardello di dover salutare impassibile Felicity, dall'altra la paura di vedere nuovamente Oliver. Perché? Perché mai questa assurda paura?

Erano passati tre mesi dall'ultima volta che si erano visti e non sapeva bene cosa passasse a lui nella testa. Voleva convincersi che la paura che provava era frutto dell'odio che Oliver potesse provare per lei; ma la realtà dei fatti, quella che non voleva ammettere, era che aveva paura che Oliver non provasse i suoi stessi dubbi e le sue stesse emozioni.

Vedere Oliver la fece sobbalzare, sentiva un rumore in testa che non la faceva concentrare sul resto, era come se la stanza fosse vuota. Felicity si accorse di loro e le fece cenno di avvicinarsi, poi la salutò calorosamente. Julie era ovviamente trattenuta, ma doveva cercare di non darlo a vedere, sapeva benissimo che l'amica non era una stupida, e non sapendo come Oliver si stesse comportando a casa, non poteva permettere che collegasse le due cose. O forse mai nessuno le avrebbe potute collegare, ma la colpa le faceva immaginare di tutto. Si volse poi verso Oliver, quasi in esplorazione, cercando di capirne i pensieri, e lui le si avvicinò per salutarla mettendole una mano sulla schiena. Fu come se Julie sentisse il tocco delle mani di Oliver per la prima volta nella sua vita. Era successo centinaia di volte in passato che si abbracciassero, giocassero, che stessero vicini, eppure non c'era mai stata malizia, e adesso tutto aveva un sapore nuovo. Un sapore che dava alla testa e che non faceva ragionare.

E anche per Oliver era inutile negare che quel bacio fosse stato niente. Aveva scatenato in lui qualcosa che cercava di ricacciare in fondo al suo io, ma quel qualcosa ormai aveva visto la luce ed era troppo affamato di vita per restare nascosto nel dimenticatoio. Vedere Julie gli aveva fatto aumentare i battiti cardiaci, ma quella sensazione non l'aveva associata all'eccitazione, bensì al dubbio. Lottava, Oliver, con tutte le sue forze, per giustificare sé stesso, ma più provava meno riusciva.
Il saluto durò pochi istanti, lo scambio veloce di sguardi fu interrotto dal richiamo degli amici che li invitavano ad unirsi loro e Oliver e Julie parteciparono col corpo alla festa, ma con la mente tornarono alle Keys.

La serata passò piacevolmente per tutti gli invitati e al momento del taglio della torta Sara e il suo fidanzato Trevor annunciarono che a settembre dell'anno successivo si sarebbero sposati e insieme elencarono i nomi delle damigelle e dei testimoni. Felicity, Julie e le amiche intime Thea e Lyla per la sposa e Oliver, Joel, Roy e Jhon per lo sposo. Il clima non poté che surriscaldarsi, così come gli animi aiutati dall'alcool e la serata finì tra mille risate e gli umori di Oliver e Julie risorsero grazie a chi l'attenzione l'aveva spostata da un'altra parte.


La notte della festa, Oliver e Felicity dormirono a casa della madre di lui; il rientro sarebbe stato troppo lungo da affrontare di notte e ogni qual volta si trovavano a Miami ne approfittavano per trascorrere del tempo con le loro famiglie.
Erano le tre di notte quando rincasarono e mentre Felicity si addormentò subito, Oliver si sedette nello studio di suo padre in compagnia di un bicchiere di scotch.
I pensieri lo tormentavano, non riusciva a concepire come il suo cuore si fosse leggermente allontanato da Felicity, colei che poteva definire l'amore della sua vita. Mai nessuna gli aveva fatto provare cosa significasse essere amato. In gioventù non era mai stato troppo attento a chi si portava a letto perché il suo unico obbiettivo era il divertimento, ma aveva sempre notato che le ragazze lo avvicinavano perché attirate dalla ricchezza oltre che dalla sua bellezza. Felicity era diversa dalle altre, Felicity aveva scorto il vero Oliver, aveva accettato i suoi pregi e i suoi difetti, e insieme avevano provato cosa voleva dire abbandonarsi totalmente a qualcun altro.

E ancora in quel momento non poteva identificare che in lei il suo vero amore. Allora perché quella tentazione che si insinuava nella sua mente? Si alzò dalla poltrona in pelle e si avvicinò alla finestra per osservare il buio della notte; l'agitazione e il nervoso cresceva a tal punto che d'improvviso tirò un pugno al muro. Iniziava a cedere, Oliver.
Poi cercò di respirare più lentamente, cercò una soluzione, e scelse Felicity ancora e comunque; e decise che avrebbe dovuto dedicarsi a lei anima e cuore, cercando di non ascoltare quella voce che lo voleva portare lontano.


Non la stessa cosa succedeva a casa Edwards.
Joel aveva brindato eccessivamente, e una volta rincasato crollò sul divano; Julie invece non aveva bevuto più di tanto e non aveva sonno. Andò in bagno a prepararsi per la notte e mentre si struccava guardava fissa la sua immagine riflessa allo specchio. Il cotone trascinava via il mascara sporcandole le guance e rendendo il suo sguardo ancora più cupo. Voleva urlare, Julie, voleva spaccare lo specchio e colpire tutto ciò che aveva intorno, ma non poteva farlo. Allora rimase in silenzio, a guardare quella donna che non riconosceva; una donna che stava rovinando tutto ciò che di meraviglioso la vita le aveva regalato. Il suo continuo pensare a Oliver non solo avrebbe distrutto l'amicizia con Felicity, ma più orrendamente avrebbe ferito la persona più deliziosa al mondo, che era suo marito.

Joel era un uomo stupendo, comprensivo, appassionato, innamorato, presente e buono; essenzialmente buono.
Sapeva che ferendolo così profondamente avrebbe graffiato troppo a fondo la sua anima. E questo perché negli anni erano stati tutto l'uno per l'altra, eppure in quel momento un tarlo si insinuava profondamente nei suoi sentimenti. Non poteva dirsi innamorata di Oliver, non avrebbe avuto senso, ma il continuo sussultare ricordando quel bacio la destabilizzava incredibilmente. Allora pianse, le lacrime le sgorgarono fuori dagli occhi prepotentemente, incredula di fronte allo scherzo che la sua mente le stava giocando. Si sentiva su delle montagne russe che la portavano prima in alto lassù dove la crisi si faceva più sentire e poi la riportavano in basso, dove la logica la aiutava a credere che tutto si potesse superare con la sola forza di volontà.

E così passarono i giorni, le settimane, e infine i mesi.
Ottobre
Novembre
Julie e Oliver non si erano comportati molto diversamente; entrambi andarono semplicemente avanti con le loro vite, credendo che il tempo avrebbe aiutato, ma addormentandosi ogni notte con la mente che volava via da casa.


Poi alla J&W, a Dicembre, si presentò Mr. Damien Darhk ricco uomo d'affari titolare di una lussuosa fabbrica di arredamenti, in cerca di una grossa campagna pubblicitaria che gli permettesse di arrivare a conquistare il mercato d'élite. Julie avrebbe potuto trovare migliaia di possibili esperti del settore con cui collaborare a Miami, ma sapeva benissimo che la persona di maggior talento che conosceva non si trovava certo in città.
Fece quindi fissare un appuntamento con la Chaos Consolidated per il 5 Dicembre.
Oliver, direttore della nota compagnia di interior design, ricevette con stupore l'appunto formale della riunione, e arrivata la data dell'evento accolse il signor Darhk, accompagnato da due soci in affari, e da Julie che si era prestata in prima persona per gestire l'ingaggio.

Il primo incontro durò un'ora, tempo in cui il cliente espresse la sua idea decisa di come dovesse essere impostata la campagna pubblicitaria. Lo studio di Oliver si sarebbe occupato di realizzare in lussuosissime ville esempi di arredamento da proporre al pubblico. C'erano in ballo due milioni di dollari e sia per Julie che per Oliver sarebbe stato un grosso colpo. Durante quell'ora i due avevano interloquito come perfetti estranei e poi terminato il meeting avevano salutato il Sig, Darhk, dandogli appuntamento al mese successivo; nel frattempo pubblicitari e interior designs si sarebbero rapportati con il team del tycoon.

Lasciati i clienti, Julie e Oliver tirarono un respiro di sollievo, nonostante il loro savoir faire la tensione per la prestazione era stata tanta.
Julie sorrise e gli disse:

Avevo una paura terrificante, invece siamo stati bravi! L'ho visto andare via soddisfatto.”
Avevi qualche dubbio?” rispose lui gongolando e poi le chiese:
È un caso che tu sia qua?”
Sono sicura che a Miami avrei trovato migliaia di alternative, ma mi è sembrata una buona scusa per venire a trovarti” rispose lei con la voce quasi tremante.

Oliver chinò un po' la testa sorpreso per la sua risposta, ma stranamente concordante con lei e le disse con voce bassa:
Sono contento che tu sia qui, avevo voglia di vederti, tanta...”
Julie deglutì frastornata, avrebbe voluto rispondergli la stessa cosa, ma era giusto alimentare la cosa? Poi capì di averlo fatto nel momento stesso in cui si era presentata a Orlando.

Oliver allora la invitò a vedere il suo ufficio, che si trovava al termine di una scala di cristallo. La fece entrare per prima e poi si chiuse la porta alle spalle. Rimasero immobili uno di fronte all'altra e da quel momento non si dissero una singola parola. Si guardarono per qualche secondo che sembrò interminabile; Julie non riusciva a sostenere il suo sguardo, era troppo difficile. Oliver la fissava e il respiro si fece affannoso. Voleva baciarlo, solo baciarlo. Ma si trattenne; fino a quando non lo fece lui. La mise spalle al muro e la baciò, e poi ancora. Era ciò che Julie desiderava, e nessuna colpa in quel momento riusciva a distrarla dalle mani di lui che con fare così maschio tenevano il suo viso.
Poi Oliver le sussurrò:

Non riesco a resisterti più.”

E in quel momento Julie si abbandonò completamente. Non importava dove si trovassero, l'eccitazione non li faceva ragionare.
Ogni movimento di lui era così forte e possente, il suo respiro era ciò che Julie voleva sentire sfiorarle la pelle.
Nessun risentimento in quel momento bussava le loro coscienze, avevano solo bisogno di sentirsi avvolgere completamente.
Oliver la girò di scatto e la mise faccia al muro, le spostò i capelli sulla spalla e baciandole il collo le abbassò lentamente la lampo del tubino nero, che cadde sul pavimento.
Julie riprese il controllo e gli tolse la giacca, poi sbottonò la camicia e piano lo spinse verso la scrivania.
I baci di Oliver erano ciò di più vicino all'estasi che Julie avesse mai provato.

Lui poì la sollevò di peso per farla sedere sul tavolo, le allargò le gambe e si avvicinò al suo corpo e fecero l'amore. Appassionato, duro, sfacciato. Libero sfogo del desiderio ardente che da troppi mesi avevano imprigionato e zittito.
Quando poi si separarono, si salutarono con un abbraccio, che nascondeva discordanti emozioni: la pace data alle voglie trattenute degli ultimi mesi, e la tristezza data dalla consapevolezza di aver oltrepassato un limite.

Julie fece per andare via e mentre aprì la porta Oliver la bloccò:
Passeranno mesi prima che ci vedremo di nuovo?”
Perché, dovremmo?” rispose lei.
No, se volessimo fare la cosa giusta” assentì lui.
E Julie andando via aggiunse a bassa voce:

E questa è l'unica risposta possibile.”






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Capitolo 4
*** 4° capitolo ***


Il vaso di Pandora era stato aperto.

Oliver quella sera non tornò a cena, chiamò Felicity per dirle che avrebbe bevuto una birra con il suo collega Scott, ma rimase seduto alla sua scrivania per ore. In ufficio non c’era più nessuno, e l’unico rumore che sentiva era quel ronzio in testa che non lo abbandonava.
Non si sentiva di tornare a casa, non sarebbe stato in grado di mentire a Felicity, ancora, e questa volta peggio. Quello precedente era stato un errore, si era detto tante volte, un piccolo cedimento tanto incomprensibile quanto reale; questo invece era il cataclisma. Aveva superato il limite e non c’era modo di tornare indietro.

Se ne stava seduto con la testa poggiata allo schienale della poltrona, gli occhi chiusi, la fronte corrucciata disegnava sul suo viso lo strazio; non sapeva cosa fare. Oliver aveva sempre una risposta a tutto, sapeva come agire in qualsiasi situazione, perché l’istinto e l’impulsività lo spingevano all’azione; in quel momento, invece, non sapeva come comportarsi. Aveva tradito sua moglie, ma peggio ancora, aveva più volte desiderato di farlo.
Pensò che raccontare la verità sarebbe stata la cosa giusta, poi immaginando la scena vide nella sua testa Felicity distrutta dal dolore e allora cambiò idea.

Sapeva benissimo che confessare gli avrebbe fatto perdere sua moglie. Era una donna che non scendeva a compromessi, era una persona integra e sapeva bene cosa voleva dalla vita. Amava Oliver certamente, ma non avrebbe mai accettato un suo tradimento. Allora decise di rimandare la decisione, conscio del fatto che quella notte non sarebbe stato in grado di prenderne una; ma più ancora convinto di dover in primis capire cosa provava.


Julie invece, sul treno che la riportava a casa, non riusciva che a rivivere ciò che era appena successo. Chiudeva gli occhi e vedeva Oliver, sentiva il suo respiro, il suo eccitamento, il profumo della sua pelle ancora la inebriava. Voleva sentire il pentimento, Julie, ma non riusciva a provare rimorso. Era più forte di lei. Poi le squillò il telefono, era Joel che si chiedeva a che ora sarebbe tornata a casa e non ebbe il coraggio di rispondergli. Volse il suo sguardo fuori dal finestrino, il paesaggio scorreva veloce quanto la sua mente. Iniziò a ragionare e concluse impulsivamente di dover lasciare suo marito. In quel momento i suoi occhi si gonfiarono di lacrime, come se la ragione le fosse scoppiata dentro e le avesse fatte uscire. Pensò che aver desiderato tanto Oliver fino ad averlo non potesse che significare una cosa, e cioè che il suo matrimonio era finito. Nella sua testa immaginò come confessare, le gambe le tremavano senza fermarsi. Julie si accorse che la sua vita aveva preso una strana direzione, una strada che l’avrebbe portata lontana da Joel e lontana sicuramente dai suoi amici. Anche se difficile da credere, voleva davvero bene a Felicity, e non avrebbe mai voluto rovinarle la vita; quindi non ancora fatti i conti con i suoi sentimenti, capì che quella con Oliver sarebbe rimasta una parentesi da chiudere immediatamente. Se non amava più Joel, lo avrebbe lasciato andare; se sentiva qualcosa per Oliver, non sarebbe importato. Poi di nuovo i brividi nello stomaco. Inspirò profondamente, e poi spalancò gli occhi come illuminata da una idea, una idea malata. Forse non si sarebbe mai messa tra Oliver e Felicity perché convinta che Oliver non avrebbe mai lasciato la moglie. Era questa la verità? Era questo ciò che provava? Allora non riuscendo più a trattenere il pianto si alzò di scatto e corse verso la toilette dove, chiusa la porta alle sue spalle, singhiozzò rumorosamente.
Arrivata in stazione prese un taxi; nel tragitto verso casa cercò di formulare una frase di senso compiuto da dire a Joel, lo stava per distruggere e non c’era nessuna pillola da indorare.

A casa trovò però una sorpresa; il marito le aveva preparato una cena romantica per festeggiare il grosso lavoro. Il profumo dell'arrosto era delizioso, le tante candele accese sparse per il salotto creavano una luce soffusa, era tutto bellissimo. Si sentì morire, di certo non avrebbe potuto confessare in quel momento. Joel corse verso di lei
Bentornata amore mio, mi sei mancata” le disse, e Julie si sciolse con quelle parole e rivalutò in un'istante la decisione forse troppo affrettata presa in treno, avrebbe avuto decisamente bisogno di più tempo. Poi si rese conto che Joel voleva che la serata prendesse una certa direzione, e allora sentì una stretta allo stomaco data dal senso di colpa che quasi la faceva vomitare. Come avrebbe potuto fare l'amore con Joel? Era suo marito, sì, ma aveva appena passato il pomeriggio con Oliver. Si mise una mano alla bocca e corse verso il bagno, dove Joel la seguì preoccupato.

Che hai, Julie?” chiese apprensivo, e lei pianse, di nuovo, facendolo preoccupare ancora di più.
Julie, parlami, cosa succede, stai male?
Lei si voltò da lui, scusandosi.

Scusami, sì, sto male. Forse l'agitazione per l'incontro di oggi mi ha fatto venire un po' di nausea” rispose avvilita e continuò:
E tu sei stato così dolce e mi hai preparato la cena, e non ti merito Joel, non ti merito, scusami” e nel dirgli quelle parole che mai furono più vere, guardò lo sguardo disarmato di Joel che non immaginava assolutamente ciò a cui sua moglie si riferiva.
Non ti preoccupare, non è successo niente, festeggeremo domani” le sussurrò poi dolcemente e la accompagnò a letto dove le rimboccò le coperte.

Julie avrebbe voluto confessare, ma non ci riuscì.
Fu una notte insonne, che la portò a valutare la situazione da ogni prospettiva.
Si rese conto quanto fosse facile dispensare consigli, ma quanto fosse difficile metterli in pratica. Sapeva benissimo che la cosa giusta da fare era dire la verità, ma la cosa giusta risultava avere conseguenze catastrofiche. Si ricordò di quando sua cugina Sara le aveva raccontato di essersi innamorata di un uomo sposato e di quanto quella storia l'aveva fatta arrabbiare, eppure adesso si trovava nella stessa situazione. Era diventata quel tipo di donna, si chiese? E poi di nuovo si domandò che donna fosse quel “tipo di donna” che intendeva. Julie non era una sfascia famiglie, e questa era una cosa certa, non aveva mai provato gusto ad attirare a sé ragazzi impegnati, mai si era lasciata abbindolare da loro, e tanto meno da sposata. Eppure aveva provato qualcosa per un altro uomo e non poteva farci niente. Si sforzava di sentire rimorso, si sforzava, si sforzava, si sforzava. E invece ciò che sentiva era la colpevolezza di aver ferito Joel volutamente. E poi sfinita riuscì ad addormentarsi.

L'indomani mattina arrivata in ufficio contattò immediatamente quello di Oliver e se lo fece passare.
Oliver” sussurrò cercando di fare uscire la voce.
Julie, ehi, come ti senti?” rispose lui dolcemente; non si aspettava la sua chiamata.
Non lo so, sai per tutta la notte ho provato a pentirmene, e non ci sono riuscita” il tono della voce rimaneva basso, “ma ciò non toglie che il senso di colpa che sento per Joel, e poi per Felicity, è quasi ingestibile, mi sembra di impazzire.”
Lo so perfettamente” rispose lui con tono pacato e dolce, ma colpevole, “ho provato, Julie, te lo giuro, ho provato con tutte le mie forze a resistere, ma non ci sono riuscito, e adesso non so cosa fare...” Il fardello che portava era pesante e si sentiva.
Oliver, qua non conta ciò che abbiamo provato, non conta che lo abbiamo voluto, conta solo che non possiamo farlo, non possiamo farglielo.” La sua voce non riusciva a nascondere il pianto che cercava di trattenere.
Julie, ascoltami, calmati non piangere..”
Oliver, ascoltami tu, non devi dire niente, ti prego non confessare” lo interruppe lei senza lasciarlo parlare, “non possiamo distruggere tutto per un attimo di follia”
Follia? E' stata follia? Julie...” continuò accennando una risata nervosa, “non è stata follia, sono stati mesi di attesa, mesi di domande senza risposte, mesi di dubbi, di colpa, quasi di finzione. Ho dovuto fare i conti con il mio matrimonio, i miei sentimenti che sono cambiati. Julie, Felicity è sempre stata la persona più importante della mia vita, e adesso dovrei giustificare questo con la follia?” sbottò lui.
No, non dovremmo giustificarlo a priori... ammetto di averlo desiderato e sognato tante volte; ed è stata dura è vero, ma Oliver, ti prego, non peggioriamo la situazione. Ti prego...” implorò Julie. “Diamo una seconda possibilità ai nostri matrimoni, facciamolo, Oliver e vedrai che si sistemerà tutto, per favore, non distruggiamo tutto.”
Non voglio distruggere tutto” rispose lui quasi avvilito.
Grazie. Vedrai che si risolverà tutto, torneremo alla normalità”
Va bene, proviamoci.” Non sapeva bene cosa rispondere, non era riuscito ancora a ragionarci su.
Allora ci sentiamo presto per il contratto Dahrk.”
Certo.”
Ok, allora chiudo” rimase un attimo in silenzio e poi: “Oliver è stato bellissimo.”
Si, lo è stato” rispose lui disarmato.

Julie aveva mentito spudoratamente a Oliver, anche a lui. Gli aveva chiesto di provare a sistemare le cose, ma lei, seppur convinta di volerci provare, non credeva si sarebbe mai potuto sistemare niente. O meglio, credeva che Oliver ci sarebbe riuscito, ma aveva perso tutte le speranze per se stessa, e questo non voleva farglielo sapere


Entrambi cercarono di mantenere la loro parola; sebbene la coscienza li spingesse a confessare, l'istinto di conservazione suggerì loro il silenzio. Consci del fatto che la verità seppur giusta avrebbe creato il caos, si comportarono come concordato. Tornarono ai loro matrimoni, ma senza dirselo, tutti e due si impegnarono a cercare di capire se fosse ciò che volevano davvero. Se mai avessero capito che l'accaduto era sintomo dell'amore finito non avrebbero certo costretto Joel e Felicity a vivere nella finzione.


20 Dicembre

Il secondo appuntamento con il Sig. Dahrk ebbe luogo a Miami presso la J&W alle 11 di mattina. Oliver, accompagnato da due collaboratori, portò i primi frutti del lavoro richiesto. Nel frattempo i vari reparti pubblicitari avevano lavorato agli slogan e contrattato per gli spazi pubblicitari nei più importanti canali televisivi e nelle migliori riviste di settore.
Mr. Dahrk si mostrò entusiasta, e consigliò qualche ultimo ritocco. Fissarono così il loro terzo e ultimo appuntamento per il 15 Gennaio, quando avrebbero dato finalmente il via alla campagna che sarebbe partita il 20 Febbraio, in concomitanza con il trentennale della creazione del marchio Dahrk.

Al termine dell'incontro e salutato il richiedente, Oliver e i suoi collaboratori si fermarono negli uffici che li ospitavano per un brunch di lavoro. L'aria senza il ricco manager era sicuramente più leggera, e durante il pranzo abbandonarono anche per qualche istante i discorsi lavorativi per lasciare spazio a qualche risata. Scott, il collega di Oliver, non faceva infatti che prendere in giro i capelli del loro ossigenato cliente.
Oliver e Julie, che si erano salutati quasi timidamente, si trovarono a ridere con gli altri e guardandosi si sorrisero con gli occhi, come a rassicurarsi sul fatto che tra loro andasse tutto bene.


31 Dicembre

Per la vigilia di capodanno Sara Lance organizzò un cenone invitando tutti coloro che avevano partecipato al suo compleanno e trasformò il suo attico in una piccola discoteca privata con tanto di dj. La serata era cominciata a tavola con una buona cena. Julie e Joel si ritrovarono seduti lontani da Oliver e Felicity, con silenzioso sollievo della prima. Salutare Felicity un attimo prima era stato peggio dell'ultima volta. Ma una volta accomodata, Julie non volle più pensarci. Non aveva trovato nessuna scusa plausibile per non presentarsi, e in quel momento doveva tenere fede all'accordo preso con Oliver; che invece dall'atteggiamento più mantenuto, sembrava reggere la pressione.

I tanti brindisi resero ovviamente tutti più disinibiti; canti urlati e stonati accompagnavano la musica, calici svuotati rapidamente rallegrarono gli animi. Joel alzò il gomito più del dovuto e mostrò un lato di sé agli amici che mai avevano visto prima. Camicia sbottonata fino a metà del petto, cravatta allacciata alla fronte, occhiali storti e capelli spettinati, propose un moon walk degno del peggior aspirante imitatore di Michael Jackson, che coinvolse tutti gli uomini in una gara a chi lo faceva meglio.

Anche Oliver si buttò tra la mischia, stupendo chi lo aveva sempre visto tutto d'un pezzo. Allo stesso modo Julie; si lasciò andare, chiuse gli occhi, ascoltò la musica e scosse la testa quasi portandola al cielo. Non voleva più sentirsi gli occhi di Felicity giudicarla spregevole, anche se era solo una sua immaginazione. Quello che voleva era farsi abbandonare da tutte le preoccupazioni. Oliver e Felicity avrebbero fatto parte della sua vita per sempre e doveva imparare a convivere con ciò che aveva fatto. Joel la prese e la fece girare e poi la strinse forte a sé.

Oliver, come vide la scena, ne rimase stranito, era da qualche tempo che per ovvi motivi non vedeva delle tenerezze da parte dei due e questo lo destabilizzò e si chiese se Julie avesse preso davvero sul serio l'idea di passare oltre. Julie girando distrattamente il volto incrociò lo sguardo ammonitore di Oliver che immediatamente le accese un fuoco dentro.

Lo guardò perplessa anche lei per una frazione di secondo, fino a quando Felicity non lo prese per il braccio e gli mise le mani al collo per ballare con lui, e in quell'istante provò un fastidio indescrivibile. Era gelosa? Non rispose a quella domanda che le rimbombava in testa, e veloce corse a cercare qualcosa da bere tutto d'un fiato.

Entrambi erano lì, entrambi sembravano aver accettato la decisione presa al telefono, ma entrambi inesorabilmente si ritrovavano infastiditi a vedere l'altro avvicinarsi al proprio sposo.

Arrivò il momento del conto alla rovescia e tutti con i calici in mano contarono.

Dieci
Nove
Otto
Sette
Sei
Cinque
Quattro
Tre
Due
Uno

Auguri” urlarono in coro.

Uno alla volta si fecero gli auguri. Gli innamorati baciandosi e gli amici stringendosi. Quando Oliver arrivò a Joel lo trascinò a sé, inspirò profondamente e si scusò solo col pensiero, ma sinceramente. Anche Julie quando si ritrovò di fronte a Felicity che la abbracciò ebbe un balzo al cuore e non la lasciò andare per qualche secondo, quasi a godere di quell'affetto che sperava non avesse i minuti contati. La guerra che la divorava dall'interno faceva scontrare il sincero bene che provava per lei con ciò che non era stata in grado di controllare. E poi si ritrovarono loro due, uno di fronte all'altro, Oliver fece il primo passo verso di lei e all'orecchio delicatamente le sussurrò “Buon anno” stringendole delicatamente il braccio e innescando in lei il maremoto.

A modo proprio ognuno salutò l'anno che stava per finire; chi contento che fosse finito e chi grato per ciò che gli aveva dato.

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Capitolo 5
*** 5° capitolo ***


Da quando Joel aveva firmato il contratto con la casa editrice che avrebbe pubblicato il suo primo libro, capitava passasse alcuni giorni a New York per lavorare col suo editore. Il suo sogno si stava finalmente avverando, ma l'impegno e l'immensa frenesia lo avevano però reso un po' distratto. L'unica cosa a cui riusciva a pensare era la data di pubblicazione.
Non aveva notato gli occhi di Julie brillare meno, non aveva notato il quasi sollievo di lei ogni qual volta partisse; e questo aveva fatto sì che Julie non riuscisse in nessun modo ad aggrapparsi a lui. Sebbene avesse bisogno di restare sola per digerire l'accaduto e capire come comportarsi, la mancanza di Joel la aveva abituata a gestire le sue emozioni in solitudine.

Si era resa conto che non era facile attuare ciò che la ragione la obbligava a fare. La sincerità aveva un caro prezzo che ancora non era disposta a pagare poiché mancava la certezza. Non era certa di non amare più Joel, non era certa di voler vivere senza di lui e di volerlo far soffrire, non era certa di niente, se non del fatto che Oliver significasse qualcosa. Non aveva capito ancora quanto, né cosa, ma toglierselo dalla testa non era affatto cosa semplice.
Le sere, a casa senza Joel, le aveva trascorse più di una volta in silenzio, rannicchiata sul divano con le ginocchia strette al petto a fissare la televisione spenta, in attesa di una risposta.
Ma le domande che si poneva erano quelle giuste?


Oliver invece aveva dovuto iniziare a fronteggiare le domande di Felicity, sempre più sospettosa e scocciata dal suo atteggiamento. In cuor suo sapeva di essere dalla parte del torto, ma anche lui si era ritrovato fortemente in difficoltà sul da farsi. Confessare significava perderla e non credeva di volerlo. Avrebbe voluto forse confidarsi per poter risolvere con lei i suoi dubbi, ma non sarebbe stato possibile. E allora quel tempo che si era dato per ragionare sulla questione si stava protraendo più del necessario, non senza lasciare strascichi. Non riusciva infatti a trattare Felicity con l'amore di un tempo, voleva dar retta a Julie e alla sua proposta di impegnarsi per non distruggere i loro matrimoni, ma come lei, soffriva in silenzio il dubbio di ciò che voleva realmente.

L'anno nuovo era iniziato all'insegna dei dissidi.
Più volte, la mattina, Felicity era uscita di casa sbattendo la porta. Continuava a chiedergli cosa succedesse e se avesse qualcosa da dirle, ma non otteneva risposta. Fino a quando un giorno Oliver, sopraffatto dalle domande insistenti della moglie e dalla necessità di confessare, quasi si lasciò sfuggire tutto; gli occhi confusi ed angosciati di Felicity però lo fermarono in tempo. Normalmente lei avrebbe insistito per capire la verità, ma quella volta la voce di Oliver le fece troppa paura. Allora senza dire niente, prima che il marito si potesse accorgere dei suoi occhi arrossarsi, prese le chiavi della macchina e uscì di casa.

Il terrore la sopraffece, era troppo intelligente per non capire che qualcosa non andava bene per niente. In auto verso l'ufficio pianse come una bambina; per tutto il giorno si torturò domandandosi il da farsi, e si ritrovò indifesa e sconsolata. Terrorizzata dall'idea di perderlo non ebbe il coraggio di riprendere in mano la discussione e la sera a casa andò da lui con il cuore in mano e gli disse:
“C'è qualcosa che non riesco a controllare, qualcosa che ti sta allontanando da me. Lo sento, Oliver, il peso che hai addosso. Sento che ti sta portando via, sento che non riesci a parlarmene”.

Oliver la guardava in preda al panico, ma non riusciva a dire niente, non le avrebbe certamente mentito, così la ascoltò continuare:
“... e sento che questa cosa mi sta uccidendo. Oggi credo di averle immaginate tutte, tutte, Oliver” la sua voce era agitata e ogni frase era spezzata da un grosso respiro.
“Poi sono arrivata alla conclusione che qualsiasi cosa ci sia che non va, non sarò io ad alimentarla. Io sono qui per te, per noi, e so che mi devo fidare di te, so che ti impegnerai per farlo funzionare.”
Quella donna che parlava non sembrava Felicity. Mai avrebbe accettato di vivere in bilico, mai avrebbe accettato di non sapere seppur forse immaginando. Ma la paura folle aveva cambiato quella donna, l'aveva costretta quasi a snaturarsi. E Oliver, scioccato dall'immagine così fragile e mai vista prima della moglie, fu ancora più confuso.

Ma il 15 Gennaio, data dell'ultimo appuntamento con Dahrk, si avvicinava; e più vicino era Dahrk, più vicina era Julie.
Oliver non voleva obbligare se stesso a tenersi alla larga da lei, voleva non desiderarla, era semplicemente quello il fine ultimo, non aveva senso nient'altro.

La notte prima dell'incontro sia Oliver che Julie faticarono ad addormentarsi. Non era l'ansia, ormai passata, di fare bene a lavoro a tenerli svegli, bensì la consapevolezza di aver fatto pochi progressi nell'andare avanti con le loro vite.



15 Gennaio.

Quella mattina, Julie tardò nel preparasi, voleva inconsciamente essere bellissima.
Trovò tutti in sala riunioni ad aspettarla e preoccupata si rivolse a Mr Dahrk pregandolo di scusarla.
L'uomo, invece, che non era così severo come il suo algido aspetto lo descriveva, rincuorò Julie accogliendola anzi con un poco formale complimento.
“Non si giustifichi Julie. Splendida come sempre”.
Al suono di quelle parole, Oliver si irrigidì, infastidito e stranito.

Più volte durante l'incontro notò Dahrk sorridere malizioso a Julie, facendo scaturire in lui una insana gelosia. Non lo accettava, non voleva che gli occhi di quell'uomo si posassero su di lei. E quando, al termine dell'infinito meeting conclusivo, l'uomo d'affari salutati e ringraziati tutti si soffermò con la ragazza, Oliver intervenne per separarli facendo gentilmente accompagnare via Dahrk.
“Che fai, Oliver?” chiese Julie prendendolo in giro.
“Ti ho salvata, ti stava annoiando. Ringraziami!”
“Che scemo” ridacchiò lei, “ci stava solo facendo i complimenti.”
“Ci o TI stava solo facendo i complimenti?” chiese Oliver facendosi vedere divertito, ma in fondo curioso di sapere.
“Oliver, che fai, sei geloso?” controbatté lei continuando sul filo delle battute, ma la risposta di lui fu secca e seria.
“Sì.”
Quella semplice parola aveva fatto sensibilmente piacere a Julie, che per smorzare i toni cambiò discorso.
“Partite subito?” chiese, volgendo lo sguardo da un'altra parte per evitare di perdersi negli occhi di Oliver.
“Scott e Thomas partono subito, sì, io mi fermo per passare qualche ora con mia madre.”
Il discorso fu interrotto da Russel, il collega di Julie, che salutò i collaboratori venuti da Orlando prima di allontanarsi per il pranzo.

Andando via, Oliver chiese a Julie di accompagnarlo all'uscita. Ma arrivati alla hall del grattacielo che ospitava la J&W non si sentì di lasciarla andare via così.
“Senti, perché non vieni a pranzo con me, Moira sarebbe felice di vederti...”
Julie fu presa in contropiede tanto da non riuscire ad inventarsi una scusa che nascondesse la forte voglia di seguirlo.
“Oliver, non posso...” disse semplicemente.
“Certo che puoi, dovrai pur pranzare. Ho visto Russel lasciare l'ufficio. Tu non puoi?”
“Sì che posso.”
“Allora vieni con me. Vieni...”
E non passò molto prima che Julie si facesse convincere a salire in macchina con lui.

Arrivati alla villa dei Queen, la ragazza sentì una strana nostalgia, erano passati tanti anni dall'ultima volta che ci aveva messo piede.
L'accoglienza di Moira fu per lei quasi commovente. Da tanto tempo ormai la madre di Oliver aveva perso di vista quella ragazza a cui doveva tanto, che sempre avrebbe ringraziato per essere stata vicina al figlio nel momento più brutto della sua vita. Quando suo marito era morto, infatti, aveva visto quella giovane ragazza stare vicino al suo amico più caro in silenzio. Aveva lasciato ad Oliver i giusti spazi, mai era stata invadente, ma mai era mancata.
E adesso era lì di fronte a lei, divenuta donna, ma ancora presente nella vita di Oliver. Sebbene non sapesse fino a che punto.
“Julie, tesoro, fatti abbracciare. Sei splendida.”
“Grazie Moira, sono contenta di vederti.”

L'abbraccio tra le due fu caloroso e sincero; e durante il pranzo si raccontarono le loro vite come due vecchie amiche. Oliver, a capotavola, guardava la scena quasi escluso, ma il quadro che aveva davanti agli occhi sembrava perfetto.
Terminato il pranzo, Moira salutò i suoi ospiti per recarsi ad un appuntamento di lavoro, chiese al figlio di non farla aspettare tanto per la prossima visita e uscì.

Oliver e Julie si ritrovarono soli.
“Forse è meglio che vada anche io” mentì Julie. Non voleva andarsene. Voleva poter stare ancora con lui, ma non glielo avrebbe mai detto.
Oliver scosse solo la testa lentamente per dirle no. Poi la prese per mano e la portò con sé verso le scale.
“Oliver, devo andare” sussurrò Julie, lasciandogli la mano.
Ma lui gliela riprese e di nuovo dolcemente le chiese di seguirlo.
“Vieni con me, ti prego...”
Julie allora non lasciò più la sua mano e si fece far strada fino a camera sua.

Oliver la fece entrare per prima, chiuse la porta e ci spinse piano Julie contro. Ci si poggiò con entrambe le mani intrappolandola e senza mai distogliere lo sguardo dai suoi occhi le domandò:
“Vuoi davvero andare via?”
“No, non voglio!”
“E allora cosa vuoi, Julie?”
“Voglio te.”
Quelle parole sussurrate non erano più dettate dall'imbarazzo. Il desiderio puro e proibito non era riuscito a far dire a Julie la bugia che avrebbe evitato quel momento.

Oliver voleva essere lì quanto lei, ma in cuor suo sperava che Julie andasse via, così da decidere al posto del suo corpo. Invece Julie non aveva mentito, e lui doveva farci i conti.
E in quel momento, nonostante ricordasse gli occhi disperati di Felicity, non riusciva ad allontanarsi da quella ragazza che stava diventando, contro ogni logica, il suo ossigeno.
Julie allora, continuando a guardarlo senza mai distogliere gli occhi dai suoi, iniziò ad allentargli la cravatta e sbottonargli la camicia. E lui era plastilina sotto le sue mani, non avrebbe opposto nessuna resistenza.
“Oliver, devi fermarmi tu, perché io potrei continuare per sempre.”
E lui senza dire niente la prese con tutta la voglia che aveva, la alzò portando le sue gambe alla vita e la baciò violento, come se non riuscisse a tenere a freno quell'impulso.
Le alzò la gonna e con la bocca toccò ogni angolo del suo corpo facendola impazzire. E Julie senza tirarsi indietro fece provare ad Oliver lo stesso.
C'erano solo loro due in quella camera e i loro corpi stretti e sudati che non avevano intenzione di staccarsi troppo velocemente.


Se la prima volta si erano ritrovati confusi e imbarazzati, in camera di Oliver le cose erano cambiate. Erano più consapevoli e disinibiti, e soprattutto non stavano fronteggiando un errore, quello lo avevano fatto per mesi; in quell'istante stavano prendendo coscienza della propria volontà.
Si rivestirono e Julie si avvicinò allo specchio per sistemarsi i capelli. Le sue labbra ancora bruciavano, e ancora non erano sazie. Oliver le si avvicinò da dietro e le stinse le braccia.
“A cosa pensi, dimmi cosa pensi quando succede questo?” chiese cercando il conforto di chi viveva la sua stessa situazione.
“Non avrei mai pensato saresti stato tu a farmi sentire così” rispose Julie, calma, ma spaventata di dover aprire il suo cuore, e poi continuò sinceramente
“Vorrei dirti che la paura che sento è quella di perdere Joel, e anche Felicity, ma ho solo paura che desiderarti mi stia piacendo troppo. Non voglio portarti via da lei, Oliver.”
“E cosa vorresti allora?”
“Vorrei riuscire a dirti che non succederà più.” E lo voleva davvero, voleva poter essere più forte.
“Cazzo, Julie, non ci riesco. Non ci riesco” Oliver si allontanò da lei e il suo tono di voce si fece più nervoso.
“Anche io voglio riuscire a dirti che deve finire qua, ma non ci credo. Non posso crederci se quando ti guardo voglio tornare in quel letto.”
“Dove sei stato fino ad ora?”
E Oliver, che non seppe cosa rispondere, semplicemente la strinse e la baciò sulla fronte. Non era una donna appena conosciuta con cui aveva passato qualche notte, era una delle persone a cui teneva di più al mondo, una persona che fino a pochi mesi prima aveva forse guardato troppo distrattamente.


Tornata a casa, Julie si trovò sola nel grande appartamento. Entrando non accese neanche le luci, si poggiò esausta al muro del corridoio e scivolò seduta per terra. In quel momento capiva cosa significasse giudicare senza sapere.

Quando Sara le aveva raccontato di essersi innamorata di un uomo sposato, si era imbestialita immedesimandosi nella povera moglie tradita. Aveva additato la cugina di sconvolgere la vita di quelle persone per un capriccio dettato dalla noia. Le aveva intimato di lasciar perdere quell'uomo, di farsi da parte, di dimenticarlo il prima possibile; e invece, riportando quegli aspri giudizi su se stessa si rese conto che il mondo non poteva essere bianco o nero. C'era una via di mezzo, un limbo in cui lei ormai viveva da mesi. Non riusciva a chiudere gli occhi senza pensare ad Oliver, ma credeva fosse solo un momento. Non riusciva a lasciare andare Joel, eppure non era più il centro del suo mondo. Non riusciva a dire no ad Oliver nonostante tenesse tanto a Felicity. Voleva e non voleva. E nel frattempo restava nel limbo, troppo vicino al calore dell'inferno, ma ad un piccolo salto dal paradiso.


La mattina dopo, andando a lavoro, ricevette la chiamata di Felicity che in un attimo la fece sprofondare nel panico più totale. Non rispose paralizzata dalla paura, ma poi il telefono riprese a squillare e agitata rispose. In lacrime, l'amica le chiedeva di potersi sfogare; cercando di ragionare velocemente su cosa potesse essere successo immaginò la confessione di Oliver, ma Felicity non la accusava di niente, cercava solo il suo conforto.
Tra le lacrime e il singhiozzo le sue parole erano poco chiare e quando Julie le chiese di calmarsi e parlare più lentamente Feliciy le spiegò:
“Non mi ama più, non mi ama più, me lo sento”

“Calmati, ti prego, dimmi cosa è successo” 
Julie fingeva di non sapere, ma sentire il pianto strozzato dell'amica la atterrò completamente. Qualsiasi cosa Felicity sapesse o immaginasse era frutto delle sue colpe. Era lei ad averla portata alla disperazione più totale, lei unica artefice della sofferenza che affliggeva l'amica. I sentimenti non si possono controllare, e ciò di ancora indistinto che provava per Oliver non poteva essere fermato. Ma avrebbe potuto non baciarlo, avrebbe potuto non farci l'amore, avrebbe potuto...

“Julie c'è qualcosa che non va. Non è più lo stesso, è distante, silenzioso, pensieroso. Ho provato a chiedergli spiegazioni perché non ne potevo più, ma poi come una stupida ho avuto paura di sapere la risposta. Ieri notte poi ne ho avuto la conferma. Lo aspettavo per cena e invece è tornato alle due di notte. Senza avvisarmi, senza rispondere al telefono, facendomi quasi impazzire. E poi, si è giustificato dicendomi di essere rimasto a Miami più del necessario, ma di non aver avuto il tempo per chiamarmi. Cosa succede, Julie aiutami, aiutami a capire...”.

Afflitta e angosciata la risposta si fece attendere, poi dopo qualche secondo Julie prese fiato, chiuse gli occhi e le domandò con voce tremante:
“Tu cosa pensi che stia succedendo?”
“Non voglio dirlo a voce alta, ti prego non farmi dire quello che penso, non lo potrei mai accettare, non lo potrei mai superare.”
Quelle parole furono il colpo di grazia. Julie le chiese di smettere di piangere. Le consigliò di parlare con Oliver e la rincuorò dicendole che sarebbe andato tutto bene e ipotizzando che qualsiasi cosa fosse successa, non sarebbe stata mai così grave da dividerli.
Dopo una lunga chiacchierata riuscì a calmare Felicity, la salutò e le chiese di stare tranquilla.

Chiuse la chiamata e decise che con Oliver sarebbe finita. Capì di aver fatto soffrire abbastanza Felicity, capì di essere arrivata al limite con Joel, capì che quel desiderio che si impadroniva di lei ogni quel volta pensava ad Oliver non poteva più essere alimentato. Racimolò tutte le sue forze e contro voglia gli scrisse un SMS:
Felicity non è stupida, ha capito che qualcosa non va e sta soffrendo. Non posso pensare di aver creato io tutto questo. Sei stato un sogno ad occhi aperti e nonostante tutto credo che non me ne pentirò mai. Ma finisce qui, Oliver.”

Una lacrima rigò il suo viso. Sarebbe stato difficile dimenticarlo, ma doveva tornare alla sua vita.
Oliver subito la chiamò, ma lei non rispose al telefono; quella volta e tutte quelle a venire.


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Capitolo 6
*** 6° capitolo ***


Oliver tentò più volte di contattare Julie, invano, voleva parlare con lei, voleva poterne discutere, voleva che quella decisione fosse presa di comune accordo, ma lei non gli rispose mai; e lui capì di dover smettere.


I giorni dopo l'sms passarono molto lentamente.
Come già anticipato da Julie, trovò ad attenderlo una Felicity scura in volto e consapevole dei problemi con suo marito, ancora molto spaventata dalla verità, ma esasperata dalla situazione.
La notte prima non era tornato presto a casa, di nuovo. Rientrato da Miami si era fermato in ufficio, cercando un luogo, ormai per l'ora isolato, che gli desse modo di poter riflettere. Non era riuscito a resistere a Julie per l'ennesima volta. Ancora non riusciva a pentirsene, ma non poteva continuare a prendere in giro sua moglie.

L'indomani mattina, appresa la scelta senza diritto di replica di Julie, si chiese che fare. Ma ancora, nonostante tutto, non riusciva a ragionare lucidamente. Si sentiva egoista, il più grande egoista del mondo, perché sebbene avesse desiderato e bramato l'amica, non sentiva indifferenza nei confronti di Felicity. Si domandò se, forse senza essersene mai reso conto, il suo matrimonio soffrisse di qualche mancanza; si domandò se Julie fosse stata un diversivo in una vita di coppia ormai monotona; si chiese se entrambi fossero colpevoli di non aver coltivato il loro rapporto. Si chiese che nome dare al sentimento che gli aveva rapito la mente per mesi.

Tutte le sue domande cercavano una giustificazione. Ma riusciva solamente a capire di non essere giustificabile. Semmai ci fossero stati dei problemi, avrebbe potuto parlarne con la moglie. Invece qualsiasi cosa l'avesse fatto distrarre era passata addirittura inosservata.
La sera Felicity lo aspettò seduta in salotto. La cena non era pronta, la televisione era spenta e lei, terrorizzata ma più calma rispetto al mattino, lo accolse fredda.

Hey” la salutò lui serio sapendo già cosa stava per fronteggiare.
Oliver, siediti.”
Lui eseguì l'ordine, si allentò la cravatta che quasi lo soffocava, inspirò profondamente e la ascoltò.

Non so se essere più avvilita per essere qua ad implorarti sincerità o perché ancora mi illudo di qualcosa.”

Oliver non diceva una parola, stava là a guadarla con lo sguardo serio.
Per quanto io sia innamorata di te, non posso più ignorare i tuoi comportamenti. Non sei più tu, ti comporti stranamente, non ti avvicini più a me, sei distante, distratto.”
La sua voce era immensamente triste.

L'ultima volta che ho cercato di chiederti mi sono spaventata tantissimo; e non posso sentirmi così, Oliver, non è giusto. Merito la tua sincerità, anche se so che potrà distruggermi.”
Lui vedendola così, si sentì stringere il cuore. Gli venne da piangere, ma trattenne le lacrime con tutte le sue forze. Realizzò di non sopportare l'idea di averla fatta soffrire e di non essere pronto a lasciarla andare. Ma come poteva essere sincero e non guardarla fuggire via? Allora le parlò con il cuore in mano, iniziando da lontano:

Meriti la mia sincerità, sì, la meriti certamente. Meriti di sentirmi ammettere le mie colpe. Non sono stato lo stesso ultimamente, ho tanti dubbi, ho tutta la responsabilità di ciò che accade. E forse avrei dovuto parlartene prima. Ma non è facile capire.”
Capire cosa?” chiese Felicity, cercando di dare un senso a quelle parole.
Capire se il nostro matrimonio sia finito, capire se ti amo come il primo giorno.”

Nonostante Felicity volesse con tutte le sue forze comprendere il comportamento del marito, non resse al suono di quelle parole e scappò via da lui.
Oliver la seguì su per le scale fino alla camera, dove lei, rivolta verso la finestra per non farsi vedere in quelle condizioni, cercava di piangere in silenzio.

Felicity, mi odio per questo, ma mi hai chiesto sincerità” continuò lui con la voce tremante.
Posso andare avanti e spiegarti tutti i miei dubbi, o puoi darmi ancora un po' di tempo, quello che mi stavo prendendo, per cercare di capire cosa sento.”
Lei, quasi sconvolta per la richiesta, non riuscì a formulare una frase di senso compiuto.

Vattene, Oliver” disse allora.
Felicity, io...”
Oliver, vattene, lasciami sola, sparisci” gridò allora lei isterica.

Quella notte Oliver dormì nella camera degli ospiti. Si sentiva uno schifo, ma aveva cercato di essere sincero. Non erano bugie le sue, i suoi dubbi da mesi erano reali. Aveva vissuto due vite che non riuscivano a scindersi.
Felicity invece, senza chiudere occhio, ripensò per tutta la notte a quelle dure parole.
L'istinto primario era quello di prenderlo a calci e sbatterlo fuori di casa, ma poi cercò di ricordare chi aveva affianco.
L'Oliver che aveva sposato non era un insensibile. L'Oliver che aveva sposato era una persona degna di lode, una persona da ammirare, un uomo da sognare. E allora si chiese come avesse fatto ad arrivare a quel punto. Si chiese se potesse esserne in parte responsabile e si chiese se dar retta al suo cuore, che mai avrebbe sopportato di perderlo, o alla sua razionalità, che le intimava durezza.

L'indomani mattina allora raggiunse Oliver in bagno che si preparava per il lavoro e con voce ferma gli disse:
Ieri poi non ti ho fatto finire di parlare. Vorrei sentire tutta la storia, ma poi presumo non riuscirei a tornare indietro.”
Lui la guardava disarmato senza capire dove volesse arrivare. E la ascoltò continuare:

In nome di ciò che siamo stati, in nome dell'uomo sono convinta tu sia, in nome della verità che dici di raccontarmi e che ti vede in preda al dubbio, scelgo di non voler sapere altro. Scelgo di darti il tempo di cui hai bisogno. Forse sono una pazza, ma questo lo scoprirò molto presto immagino.
Voglio credere che un matrimonio prima o poi ti porti ad un bivio e la sfida è quella di riuscire a percorrere la stessa strada.
Quindi, Oliver, io non mi tiro indietro. Non voglio sapere altro, ma non mi tiro indietro. Perché so chi sei. Ma basta bugie. L'unica cosa che ti chiedo è il rispetto e la sincerità. So di meritarla.”

Oliver rimase letteralmente scioccato da quelle parole, che vide come un segnale. Forse non era arrivato il momento di rinunciare a lei, forse quell'amore che sentiva affievolito era ancora là da qualche parte.
Te lo prometto, Felicity, non farò più l'errore di mancarti di rispetto.”
E dopo quella discussione il loro matrimonio continuò lento, con l'animo di lei ancora scottato per lasciarsi andare del tutto e quello di lui ancora frastornato dagli ultimi mesi.
Come prevedibile, infatti, fu impossibile tornare alla vita di una volta, soprattutto dopo la richiesta di Oliver di avere del tempo per pensare.


A Miami invece, Julie decise per una scelta drastica.
Aveva un bisogno disperato di confidarsi con qualcuno, aveva bisogno di sentirsi dire che fare, di sentirsi ammonita dal rimprovero severo di chi l'avrebbe giudicata. Ma era rimasta sola a fronteggiare tutto. Non aveva trovato il coraggio di chiedere aiuto. Dopotutto il rapporto più sincero di amicizia lo aveva avuto con chi ora era la causa dei suoi drammi. Oliver la avrebbe ascoltata, le avrebbe detto quella frase che sarebbe servita a calmarla e avrebbe dato sicuramente un aiuto.
Ma da quando il college era finito, non si era più confidata con lui e mai era riuscita a sostituirlo.
La sua decisione solitaria fu quella di pensare alla storia con Oliver come fosse stata un sogno. Avendo sofferto come lui atroci dubbi che non le permettevano di lasciare Joel, si impose di cancellare Oliver e cercò un modo per innamorarsi di nuovo di suo marito.

Cercò di stargli più vicina, cercò di lasciarsi andare tra le sue braccia; il sesso che viveva in modo colpevole iniziava a riprendere gusto; le serate in sua compagnia erano più rilassate. E una volta lo seguì persino a New York per cercare di tornare nuovamente in sintonia con lui.
Poi una sera a cena Joel la stupì chiedendole:

Stai tornando da me, Julie?”
Lei, presa in contropiede, quasi si fece andare di traverso il boccone.

Come?” rispose con un filo di voce.
Tesoro, sto attraversando uno dei momenti più belli della mia vita, tutti i miei sforzi stanno venendo ripagati, l'editore è entusiasta, io sono gasatissimo. Ancora qualche sforzo e il libro sarà pronto. Sono stato molto distratto, me ne assumo la responsabilità, ma tu non eri qui con me.”

Julie ascoltava quelle parole a cui non era possibile controbattere, per niente stupita dell'acutezza del marito che nel frattempo continuava:
Ho iniziato ad accorgermene da poco e il mio primo impulso è stato quello di chiederti cosa avessi, ma poi ti ho osservata in silenzio, convinto che forse avevi bisogno di staccare la spina. E adesso stai tornando ad essere tu. Adesso ti sento nuovamente avvicinarti a me. È così?”
È così!” furono le uniche parole che risposero al lungo monologo. Ma furono accompagnate da un sorriso. Aveva deciso di impegnarsi e accanto a sé aveva una persona a cui difficilmente non si voleva bene.
Quindi è tutto a posto, tesoro?” chiese ancora lui a conferma, ma mai sospettando addirittura di un tradimento.
Tutto a posto!”
E Julie voleva realmente che tutto tornasse a posto. Lo voleva, ci stava ancora lavorando, ma lo voleva.


Miami.12 Aprile. H10:00

Sara aveva dato appuntamento alle sue damigelle per la scelta dei loro abiti.
La sposa aveva scelto il color corallo, e una dopo l'altra le ragazze avevano sfilato divertite ed emozionate per lei. Era una occasione gioiosa e divertente. E tra mille risate e insulti agli abiti che mostravano troppo accentuatamente la buccia d'arancia, scelsero di comune accordo un vestito lungo che fasciava bene il seno, ma scendeva poi morbido senza segnare troppo i fianchi.
Pranzarono insieme per discutere dei preparativi, brindarono al giorno del matrimonio e passarono alcune ore spensierate che troppo poco spesso si concedevano.

Al momento di separarsi però, Felicity chiese a Julie di trattenersi per poterla aggiornare sugli ultimi mesi. Fecero una passeggiata sul lungo mare e trovata una panchina si accomodarono.
Julie un po' rigida iniziò la conversazione.

Allora, come vanno le cose?”
Felicity fece spallucce, alzò lo sguardo verso il cielo e accennando un sorriso malinconico le spiegò:

Vanno. Piano, a rilento. Come ti ho raccontato ho deciso di concedergli quel tempo di cui diceva di aver bisogno. Ma mi sento una codarda. Non ho voluto approfondire la cosa. Com'è possibile? Come posso essermi comportata così?”
Semplicemente perché hai avuto paura di perderlo...”
Da morire. Ho messo la testa sotto la sabbia. Ci credi? Io che fuggo? L'ho sempre perseguitato, anche per cose più stupide. E cosa faccio? Faccio finta di niente...”
Penso sia umano aver paura, non devi essere troppo dura con te stessa. D'altronde questo tempo vi aiuterà a rimettere le cose in piedi.”
Una affermazione che suonava come una domanda di conferma.

Poi Felicity continuò:
Sai, a mente fredda ho ragionato su alcune cose.”
Julie si allarmò immediatamente non capendo dove andasse a parare quella frase.

Per esempio, la sera prima che ti chiamassi, quando ti ho raccontato che è rientrato tardi a casa, ricordi?”
Sì, sì, mi ricordo” rispose preoccupata Julie.
Ecco, lui il giorno prima era a Miami per quel grosso lavoro a cui avete collaborato, giusto? Sarebbe dovuto tornare nel pomeriggio e invece è rientrato tardissimo.”

Julie la guardava confusa, intimandole con lo sguardo di continuare le frasi che quasi Felicity lasciava a metà.
Hai per caso notato qualcosa di strano in lui?”
Qualcosa di strano?”
Sì, che so, un comportamento, una telefonata...”
No, mi dispiace” rispose Julie mentendo, ma non potendo fare diversamente.
Magari li ha accompagnati a Miami una collega di cui non conosco l'esistenza, qualcosa, un dettaglio, Julie.”
Felicity, davvero, non ho notato niente di strano.”
Beh in effetti non avrebbe fatto mai niente in tua presenza.”

Julie si sentì come trafitta da una spada nel petto e poi seria le domando se pensasse che il motivo di questa crisi fosse un'altra donna.
Felicity la guardò rassegnata e le rispose:

Vorrei sperare in qualcos'altro. Vorrei credere semplicemente in un amore esaurito, ma è difficile. Tanto difficile.”
Allora perché lo hai perdonato?”
Perché mi sono data parte della colpa.”

E Julie senza farle finire la frase la interruppe brusca:
Ti sei data parte della colpa? Scherzi? Se mai fosse come pensi, tu non avresti nessuna colpa, nessuna. Non ti azzardare a pensarlo.”
Julie, l'ho lasciato allontanarsi da me. É vero forse non ne ho colpa, o forse sì. Ma ho deciso di provare a ricostruire il mio matrimonio. E magari è tutta una mia fantasia e non esiste nessun'altra donna.” E disse quella frase aspettandosi che l'amica le desse ragione per potersi fare forza.
È sicuramente così, Felicity, vedrai” mentì spudoratamente Julie, che parlando di Oliver faceva passi indietro.

Ascoltava la storia tristemente colpevole, ma in fondo curiosa di sapere come lui si stesse comportando. E quando lo domandò all'amica, apprese, quasi senza stupore, che le cose non sembravano migliorare. Oliver era più presente, era evidente il suo tentativo. Ma era anche evidente la necessità di quel tempo richiesto, dopotutto non esistevano degli interruttori per le emozioni.


Nel frattempo, Oliver aveva aspettato la moglie a casa della madre.
Quando Moira rincasò dopo pranzo, lo trovò nello studio del padre, seduto sulla poltrona della scrivania a lavorare al computer.

Ciao, tesoro” lo salutò lei andandolo ad abbracciare.
Ciao, mamma.”
Ma che ci fai rinchiuso a casa con questa bella giornata?”
Ho del lavoro da sbrigare” si giustificò lui, ma a Moira non sfuggì lo schermo del computer vuoto.
Tesoro...”
Sì, mamma.”
Raccontami su! Problemi a lavoro?” Le era bastato guardarlo per qualche secondo per capire che suo figlio non era sereno.

Oliver con un sorriso sbilenco la guardò senza risponderle, allora lei insistette:
Sto aspettando una risposta!” fingendosi seria.
Spesso aveva discusso con sua madre, ma forse non era mai capitato di raccontarle cose così intime. Poi si rese conto che non poteva che fidarsi di lei e allora inizialmente criptico si lasciò andare:

Problemi sì, capita sai, a volte, un momento un po' così...” Non sapeva bene da dove cominciare, e Moira per buttarla sul ridere ribatté:
Ho pagato le migliori scuole e questo è il risultato? Non sai formulare una frase di senso compiuto?”
Oliver sorrise alle sue parole, ma poi si fece serio destando in lei preoccupazione.

Ho fatto un casino, mamma:”

Moira, che gli era rimasta in piedi accanto, lo alzò per il braccio e si sedettero vicini sul divano.
Che succede, racconta” lo intimò tenendogli la mano.
Ho tradito Felicity.”
Con lei non cercò giri di parole, sputò fuori quella verità che non riusciva più a trattenere.

Sua madre chiuse gli occhi, fece una smorfia per trattenere parole che forse sarebbero uscite dalla sua bocca troppo velocemente, gli strinse più forte la mano e gli chiese:
Hai un'altra donna?”
Non è così facile, mamma”
Si che lo è, o ce l'hai o è stata l'avventura di una notte. Qual è il caso?”
Oliver si poggiò allo schienale del divano, si sfregò la testa con entrambe le mani e dopo alcuni secondi di riflessione rispose:

Non ho un'altra, mamma, ma non è stata neanche l'avventura di una notte...”
Allora cosa è stato?”
E quello che cerco di capire... e mamma, mi aspetto che tu sia imparziale e super partes. Devi dirmi quello che pensi, senza sconti.”
Oliver, raccontami e io ti prometto che cercherò di essere imparziale, cercherò di essere giusta, ma tesoro, tu sarai sempre il mio bambino, e non riuscirò mai ad essere crudele con te” le sue parole colme d'amore cercavano di dare sollievo all'evidente malessere del figlio.
So che Felicity non è mai stata la tua preferita” la rimproverò.
Ma quel che conta è che tu l'hai scelta con il cuore, e l'unica cosa che ha sempre contato per me è la tua felicità” disse sua madre dolce dandogli una carezza e poi continuò:
Quindi cosa è successo?”

Inspirò forte, Oliver, guardò verso la finestra e accennando un sorriso le spiegò:
È successo che una sera, improvvisamente, ho desiderato un'altra donna. E poi mi sono odiato, e poi l'ho desiderata ancora, più forte. Fino a cedere senza pentimento. È questo che odio” disse sollevando il tono della voce e alzandosi di scatto dal divano.
Ho tradito Felicity, dopo averla amata da morire, l'ho fatto senza pentirmene. E mi sento un verme, sono un verme, mamma, perché la sto facendo soffrire, perché non se lo merita.”

Le sue parole erano agitate e Moira, che lo guardava con sguardo compassionevole, non riusciva ad additarlo di crudeltà.
Oliver, cosa provi per quest'altra donna? Chi è questa ragazza?”
Mamma, non la conosci” sospirò lui evitando di cadere nella trappola della madre curiosa.
Va bene, allora dimmi cosa provi per lei.”
Non lo so, è questo che mi tormenta. Non capisco più cosa provo, non so più cosa voglio. Ho pensato di dover lasciare Felicity, ma poi la paura di perderla mi ha fermato e sono entrato in confusione, ancora di più.
Sono sposato, ho delle responsabilità...” disse accigliato e con tono scuro.

Moira capì come stavano le cose, capì che lamentare così tanti dubbi non potesse che significare che suo figlio avesse già tutti gli elementi per comprendere i suoi sentimenti.
Ma questo non glielo disse. Oliver aveva ragione quando affermava che sua madre non aveva mai accettato del tutto sua moglie, e andarle contro sarebbe stato crudele.
Davanti ai suoi occhi aveva suo figlio, triste e combattuto. E non riuscì ad essere oggettiva come lui le aveva chiesto.
Allora l'unica cosa che gli consigliò fu quella di non perdere altro tempo.

Oliver, ti sembrerò senza cuore, lo so, ma ho bisogno che in questo momento tu pensi solo a te stesso. Se capirai cosa vuoi davvero allora smetterai di soffrire e soprattutto di far soffrire Felicity. O capirai di amarla o capirai di doverla lasciare andare.”
Sai, mamma, pensavo mi avresti detto che non si fugge dalle proprie responsabilità, pensavo mi avresti consigliato di mettere da parte i miei dubbi per fare la cosa giusta.”
Ma Moira, che nella vita aveva sempre badato molto all'apparenza, non ebbe il cuore di imporre delle stupide regole di falso perbenismo al figlio, e quasi sfidandolo a buttare fuori ciò che provava gli sussurrò:

Forse la strada per la felicità è un'altra.”

La strada per la felicità poteva davvero essere un'altra?

Quando Felicity arrivò a casa Queen, trovò ancora i due discutere.
Moira non li invitò per la cena credendo di costringere il figlio ad una situazione poco carina. Quindi i due sposi si misero in macchina e tornarono a casa.
Un viaggio lungo e a tratti silenzioso, come i mesi che li attendevano.


Era maggio appena cominciato quando Julie sentì Joel parlare al telefono con l'agenzia immobiliare che ogni anno affittava la villa alle Keys.
Quasi sobbalzò per lo stupore rendendosi conto che mancava poco tempo all'appuntamento fisso con la prima vacanza dell'anno, con quella vacanza che l'ultima volta aveva cambiato la sua vita e conseguentemente quella degli altri suoi compagni.

Pensando alla casa sulla spiaggia ebbe un tuffo al cuore quando la sua mente le ripropose il bacio con Oliver, la salivazione aumentò di colpo e le venne un crampo allo stomaco. Dov'erano i suoi progressi?
Capì quindi che quell'anno la vacanza sarebbe dovuta saltare; raccontò così a suo marito di essere a conoscenza di presunti problemi di coppia dei loro amici chiedendogli di cancellare la prenotazione. Ma Joel le rispose che l'agente al telefono gli aveva comunicato di aver già sentito la signora Queen che aveva dato conferma.
Julie ne rimase molto stranita, neanche un mese prima una sconsolata Felicity le aveva raccontato il suo malessere, poi confermato in qualche fugace sms, eppure la vacanza era confermata? Aveva superato in così poco tempo i suoi problemi? Credeva che le Keys avrebbero aiutato il suo matrimonio?

Sì, Felicity lo credeva davvero. Tanto che chiese a un Oliver dubbioso di non rinunciare a quell'appuntamento che negli anni avevano aspettato con desiderio per provare a ricreare un piccolo legame con il loro passato.
Ma Julie no, non voleva, non poteva permettersi di rivedere Oliver così presto, aveva bisogno di qualche attimo ancora. Aveva una paura immensa di sussultare avendolo di fronte. Aveva paura ti mandare allo sfascio tutti i progressi fatti fino a quel momento.
Ma le labili opposizioni alla vacanza non trovavano appiglio alle mille soluzioni che Joel proponeva, quindi per evitare di risultare strana e fuori luogo, accettò.


Keys. 5 Giugno.

Ancora una volta Joel e Julie arrivarono per primi. Lui frenetico scaricava la macchina, lei agitata sentiva il suo cuore accelerare ogni rumore di auto sentisse. Non voleva essere li, non credeva di essere così forte, non voleva perdere la sua lotta segreta.
Appena arrivati Oliver e Felicity, Joel si accorse tristemente degli animi spenti dei suoi amici.
Nonostante gli sforzi di Felicity di farsi vedere tranquilla e il sincero tentativo da parte di Oliver di essere presente fisicamente e mentalmente, la prima serata fu diversa dal solito. Julie li salutò agitata e avvicinandosi ad Oliver scoprì le sue paure essere fondate. Era difficile averlo a pochi centimetri e dimenticare ciò che era stato.

Ma il tramonto da quelle parti era stupendo e seduti tutti in veranda ad osservarlo con un calice di vino bianco in mano, si lasciarono andare alle chiacchiere.

Quando poi il sole sembrò sciogliersi a contatto col mare, Joel incantato disse:
Che meraviglia! E tu, Julie, che non volevi venire! Ti saresti persa questo tramonto per non affrontare Russel?” lasciando intendere che la moglie avesse delle scaramucce a lavoro.
Felicity pensò che Julie aveva avuto paura di sentirsi a disagio con una coppia in crisi e non ci badò più di tanto non potendole dare torto. Oliver invece si stizzì, deducendone la posizione irremovibile presa dalla ragazza.

Più tardi, Julie accompagnò Joel a letto, ma una volta addormentato scese in veranda e si sedette sul dondolo sotto il portico coperta da un plaid.
L'aria della notte era frizzante, il rumore soave delle onde la cullava dolcemente. Era la sua oasi di pace, nonostante tutto.
Ma poi si accorse con stupore di Oliver, che la raggiunse. Si fermò in piedi di fronte a lei e la rimproverò:

Non dovresti stare sola di notte.”
Non sono sola, siete a due passi da me” lo rassicurò lei.
Quindi non saresti voluta venire?” le chiese senza girarci intorno.
Avrei preferito di no” rispose lei volgendo lo sguardo verso l'oscurità oltre la veranda.

E lui, che non si aspettava quella risposta, sbottò:
Quindi come al solito decidi tu, decidi sempre tutto tu.
Hai deciso che non ci saremmo più sentiti. E hai deciso che non ci saremmo più visti, giusto? Semplicemente cancellare tutto?”
Julie continuava a non risponde e lui inveì adirato:

Sono contento che per te sia così facile.”

E se ne andò via lasciandola sola, in un portico di notte, proprio come le aveva sconsigliato pochi secondi prima, con il cuore pieno di rabbia ma più consapevole.
Julie avrebbe voluto dirgli che non era così come pensava, avrebbe voluto confessargli che era stato difficile e doloroso lasciarlo andare. Avrebbe voluto spiegargli tante cose, ma non avrebbe voluto alimentare di più la cosa. Quindi triste, ma determinata restò ad ascoltare il mare.
La settimana che avrebbe dovuto farli rilassare si concluse con un agonizzante desiderio di tornare a casa.
Ancora una volta le Keys avevano distrutto gli equilibri.
Julie aveva vissuto triste e impotente il litigio con Oliver, rendendosi conto di non averla ancora superata.
Oliver, grazie a quel litigio, aveva preso finalmente consapevolezza.


Orlando. Ancora Giugno.

Aveva capito. Aveva finalmente capito.
Non poteva sempre cercare una giustificazione, non poteva più farlo. Oliver doveva accettare la realtà, doveva accettare che la reazione al comportamento di Julie non potesse che significare che non aveva fatto nessun passo avanti.
Doveva accettare che il suo matrimonio era finito, doveva accettare di dover essere l'artefice della sofferenza di Felicity. Doveva lasciarla andare.
Cosi fece il passo che cambiò la sua vita: la lasciò andare.

Felicity aveva ormai capito che suo marito non sarebbe tornato quello di un tempo, ma aveva deciso di non spianargli la strada come l'ultima volta. Se era davvero un uomo si sarebbe dovuto comportare come tale.
Oliver le raccontò tutto, le raccontò di averla tradita, le raccontò di aver provato degli inspiegabili e ancora indistinti sentimenti per un'altra donna.
Le spiegò di essere stato davvero in difficoltà non riuscendo ad accettare il suo amore per lei affievolirsi.
Le disse che quella donna non c'era più, ma che non poteva continuare a stare con lei.

E lei ascoltò le sue parole fingendosi fredda e distaccata.
Non si fece vedere triste e avvilita.
Moriva dentro, ma non si sarebbe mai mostrata sgretolarsi inconsolabile.

Aspettò che Oliver, racimolato qualche vestito da portare via, se ne andasse, e crollò.


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Capitolo 7
*** 7° capitolo ***


Oliver prese le sue cose e si preparò a lasciare casa sua.
Disperato per aver spezzato il cuore a Felicity, ma non potendo più prendersi gioco di lei, si chiuse la porta alle spalle.
Lei, inerme, lo guardò andare via. Rimase in piedi a fissare il vuoto per qualche minuto, incredula che stesse succedendo davvero; Oliver l'aveva lasciata, era riuscito a scegliere un'altra vita. E scoppiò a piangere inconsolabile cadendo sulle ginocchia.

Oliver salì in macchina e rimase col motore spento per un po'. Aveva gli occhi gonfi e arrabbiato tirò forti colpi al volante per sfogarsi.
Detestava averlo fatto, detestava averla fatta soffrire; il suo istinto era quello di rientrare in casa per abbracciarla, per cercare di consolarla, per farle capire quanto teneva a lei nonostante tutto. Ma tenere a lei non era più abbastanza.
Compresa l'amara verità di non potersi convincere che niente fosse cambiato, aveva fatto il passo più doloroso e decisivo della sua vita.
Sentiva di aver fallito non portando a termine la promessa fatta sull'altare, sentiva il peso delle sue colpe. Una valanga di emozioni si impadronirono di lui. Reo di aver distrutto il suo matrimonio, sentiva addosso frustrazione e tristezza. Frustrazione, tristezza e libertà.
In mezzo a quel vortice di brutte sensazioni, ne aleggiava una positiva. Era libero di provare le emozioni che lo avevano destabilizzato. Libero di farsele scoppiare nel cuore e di capirle. Di accettarle.

Aveva voglia di chiamare Julie per raccontarle tutto, per dichiararsi finalmente pronto di vivere quei sentimenti; prese il telefono per comporre il suo numero, ma si rese conto che forse Julie non ci sarebbe più stata.
Glielo aveva fatto capire chiaramente alle Keys.


Felicity non disse niente a nessuno per qualche giorno. Si dette malata a lavoro e rimase chiusa a casa, cercando di metabolizzare quello che era successo.
Il suo incubo era divenuto realtà, Oliver era arrivato a fare a meno di lei.
Il dolore che provava, misto alla rabbia per aver saputo di un'altra donna, era straziante.

Quando Julie venne a saperlo, si sentì mancare la terra sotto ai piedi. Non credeva Oliver l'avrebbe mai fatto.
Nonostante il loro avvicinamento non fosse stato intenzionale, la colpa per non essersi tirata indietro era reale.
Non si era mai pentita di aver baciato Oliver, di averlo desiderato, di averci fatto l'amore, perché quegli attimi con lui erano stati magici. Trovandosi vicina a lui non era riuscita che a volerlo ancora più fortemente. Ma era stata conscia del fatto che volere Oliver non poteva che portare alla distruzione e non aveva mai risposto alla domanda della sua coscienza che le chiedeva cosa provasse per lui, perché terrorizzata di dover scoprire i suoi sentimenti.
Non solo era stata scorretta nei confronti dell'amica, il profondo bene che provava per Joel l'aveva sempre bloccata. Era talmente affezionata al marito, che pur di non essere l'artefice della sua sofferenza, si era convinta di amarlo ancora.

Ma saputa la decisione di Oliver, le emozioni spinte nel dimenticatoio riaffiorarono prepotenti. Il panico si impadronì di lei, facendola sentire in dovere di rivedere tutte scelte prese fino a quel momento.
Avrebbe voluto parlare con lui, chiedergli come stesse, aiutarlo a superare quel momento. Ma lui avrebbe voluto lo stesso?
Era passata una settimana da quando Felicity le aveva raccontato tutto, eppure Oliver non l'aveva mai chiamata. Si sentì talmente egoista.
Felicity affrontava sofferenza pura. Oliver affrontava le conseguenze delle sue scelte. Julie affrontava la sua lotta interiore, ancora.
Vedendo l'amica triste e sciupata in volto, capì però di aver fatto abbastanza; decise allora che non avrebbe aggiunto altre sofferenze. E ogni qual volta sentì il bisogno di parlare con Oliver, lo scacciò via.
Entrambi convinti di sapere cosa pensasse l'altro, lasciarono passare il tempo.

Joel sembrò soffrire parecchio della cosa. Vide sgretolarsi un amore che sembrava di granito, ed essendo stato dai tempi del college un grande amico di Felicity, fu colui che maggiormente se ne preoccupò: le telefonò, la rassicurò, la invitò a passare qualche giorno da loro.
Lei non accettò l'invito, ma fu grata di tanta attenzione.
Affrontò un primo momento di crisi che la portò a provare odio e rancore verso suo marito, passato il quale, sentì la necessità di dover parlare con lui.
Lo aveva visto andare via senza indecisione.
Lo aveva lasciato andare via senza batter ciglio.
Lo aveva detestato, insultato, rimpianto. Detestato, insultato, amato come prima.
Passato il momento peggiore, si era ritrovata a sentirne la mancanza.

Oliver affrontava invece la necessità di poter stringere a sé Julie. Aveva bisogno di lei più che mai. Aveva bisogno di quella ragazza che gli aveva sconvolto la vita, di quella ragazza che gli aveva fatto mettere tutto in discussione.
Eppure passava le sue notti solo, nella sua camera d'albergo, ad aspettare che le cose trovassero un ordine naturale; forse impaurito di sentirsi rifiutato ancora.

Così passò l'estate più lenta delle loro vite. I giorni sembravano non finire mai e gli umori faticavano a migliorare.
I “se” e i “ma” cacciavano il loro artigli profondamente nelle loro teste, portando ognuno di loro a chiedersi come sarebbe andata se solo si fossero comportanti differentemente.


Settembre. 4 giorni al matrimonio.

Sara e Trevor organizzarono una lunga festa per le loro nozze.
Per cinque giorni avrebbero intrattenuto gli amici più cari nella villa immersa nel verde che avrebbe ospitato le nozze.

I cinque giorni di fuoco” li avevano chiamati, in cui si sarebbero festeggiati gli addii al celibato e nubilato dei futuri sposi, avrebbero tenuto la cena di prova e si sarebbero preparati insieme al grande evento.

Giovedì.

Felicity arrivò per ultima. Indecisa se presenziare ai cinque giorni, aveva trascorso il viaggio d'andata in preda all'ansia; non voleva sentirsi compatita, non voleva sentirsi eccessivamente viziata dalle amiche. Aveva avuto tanta paura di rivedere Oliver e nel contempo una voglia immensa di ritrovarselo davanti. Sentiva fosse il momento di parlare con lui, ma arrivata alla villa scoprì che Oliver non era lì.

Allo stesso modo, Julie passò le ore in attesa di quello stesso uomo. Cercava di distrarsi, ma troppo facilmente i suoi occhi tornavano a cercarlo. I brividi le invadevano la schiena, le mani sudavano. Felicity era a pochi passi e lei non sentiva altro che la necessità di vederlo arrivare.

Sara riunì tutti nel salone per comunicare che in serata la villa sarebbe stata adibita a discoteca privata in cui dj e barmen gli avrebbero intrattenuti per tutta la notte.
A sua cugina, nonché damigella d'onore, prima sarebbe toccata però una breve chiacchierata con il prete per la scelta dei testi da leggere durante il sermone; Julie fece una smorfia di disappunto, ma fu felice di potersi distrarre per qualche ora.
In quel momento stesso arrivò Oliver, accolto dagli amici che se lo trovarono di fronte ancora con gli abiti da lavoro. Scusandosi per il ritardo, si ritrovò improvvisamente serio e buttandosi le mani al viso si rese conto di non essere passato a ritirare la camicia per la cerimonia in sartoria.
Preso in giro da tutti, fu indirizzato verso la vicina cittadina dove avrebbe potuto comprarne una nuova.

Sara allora, conoscendo Julie e il suo proverbiale senso di “disorientamento”, chiese ad Oliver di accompagnarla dal prete per passarla a riprendere finita la compera, mentre loro avrebbero iniziato a sistemare le camere.
Julie si sentì morire, ma non poté che accettare, lui ne fu invece felice.

Salita in macchina quasi imbarazzata, il suo sguardo, come attirato da una calamita, si posò su Oliver, che lo accolse con un sorriso e le chiese perdono:
Scusami per come mi sono comportato alle Keys.”
Lei inclinò solo la testa per fargli capire che non se l'era presa e lo ascoltò andare avanti:

Quando ho sentito che non saresti voluta venire e che avresti preferito non vedermi, non ci ho visto più. È là che ho capito.”
Hai capito cosa?” domandò piano lei, già conoscendo la risposa, ma ansiosa di sentirla uscire dalla sua bocca.
Ho capito che non era più Felicity a muovere i miei sentimenti.”
Julie rimase in silenzio per l'ennesima volta, ma i suoi occhi, devoti e incantati, confermarono ad Oliver gli stessi pensieri. Nonostante si rendesse conto di essere la causa segreta della sofferenza dell'amica, non poté che sentirsi riscaldare il cuore.

Poi lui le strinse forte la mano e dolce continuò:
So di non essere un visionario, e so per certo che anche tu provi le stesse cose; ma mi sono accorto di quanto ancora tu sia bloccata.
Qualsiasi decisione deve nascere da te e non dalla mia fretta di averti, quindi ti do il tempo di metabolizzare ciò che sta accadendo, sappi però che io sono pronto.”
La sua voce era calma e calda. Sembrava finalmente aver terminato il difficile percorso iniziato un anno prima.
Julie allora si posò il dorso della mano che stringeva la sua sul cuore e senza dire niente tornò a guardare la strada.

Arrivati alla chiesa, Oliver la fece scendere salutandola semplicemente con un “ciao” che aveva un suono totalmente diverso, rassicurante, dolce, pieno di attese, e proseguì per la ricerca della camicia.
Julie entrata in parrocchia, venne indirizzata nella piccola biblioteca dove ad attenderla trovò Padre Cristopher, che le consegnò immediatamente le letture. Parlarono per qualche minuto e poi il prete, alquanto sbrigativo, le indicò i vari momenti della cerimonia e si congedò velocemente invitandola ad attendere tranquillamente lì il suo accompagnatore.
Julie, stranita dalla fretta dell'uomo, rimase nella stanza seduta sul divano quasi immobile. Subito sopraffatta dal silenzio della parrocchia ripensò alle parole ascoltate in macchina e un brivido le percorse tutta la schiena nel ricordane il calore.

Quando mezz'ora dopo Oliver arrivò alla chiesa, Julie gli chiese di raggiungerla all'interno.
La trovò seduta sul divano da sola.

Che fine ha fatto il prete?” le chiese.
Padre Cristopher? Il prete più frettoloso dell'universo? È andato via più di venti minuti fa.
Mi aspettavo un discorso sui doveri della damigella, sul matrimonio. Che so, una predica. Invece mi ha spiegato due cosette ed è andato via. È stato più facile del previsto.”
Oliver sorrise a quelle parole, chiedendole come mai non lo avesse avvisato.

Ho approfittato del silenzio per pensare un po'.”

Oliver si sedette nella poltrona di fronte a lei protraendosi in avanti per prenderle entrambe le mani, i suoi occhi profondi non si staccavano un attimo dai suoi.
Avrebbe voluto baciarla, ma era conscio di non poter continuare a comportarsi cosi; e lei, che nelle ultime ore non aveva desiderato altro che averlo così vicino, iniziò a parlare con voce sincera:

Hai ragione, tutto quello che mi hai detto è vero. Sono bloccata, Oliver, e non so cosa fare.
Come ci si può sentire quando si vuole ciò che non si può avere, quando si vuole ciò che distruggerebbe le persone a cui si vuole bene?”

Julie, neanche per me è stato facile. Far del male a Felicity è stata la cosa più difficile della mia vita. Ma non potevo più prendermi gioco di lei. E tu non devi più mentire a te stessa.
Ignorarlo non lo fa essere meno vero.”

Oliver, capisci che la cosa più giusta è lasciarli andare e non assecondare ciò che ci avvicina?” sbottò lei lasciandogli le mani e continuò:
Non posso neanche immaginare di ferire Joel, e Felicity, mio Dio, ma mi rendo conto che non ho altra soluzione.” Poi la sua voce si fece più rassegnata:
Ho provato a riavvicinarmi a lui, ci ho provato sai? E ho pensato che stesse funzionando. Ma poi di nuovo le Keys e ancora tu qui adesso. E l'unica cosa a cui riesco a pensare e che non vorrei più lasciarti andare via.
Ma questo li ucciderebbe. Non potrebbero mai perdonarcelo”

I suoi grandi occhi tristi imploravano Oliver di trovare una soluzione e lui le riprese le mani e piano salì ad accarezzarle le braccia, le spalle, l'incavo del collo e le guance. Le teneva il viso tra le mani, ancora guardandola intensamente negli occhi e piano le disse:
Non è mia intenzione fare del male a nessuno, ma non voglio più dover fare a meno di te.”

Poi si alzò, andò a chiudere la porta a chiave e tornò da lei.
L'istinto gli intimava di avventarsi sulle sue labbra, ma si trattenne, deciso a vivere quel momento in modo diverso dagli ultimi, allora la accarezzò dolce, sentendo sotto le sue dita il suo viso surriscaldarsi.
Julie, che non aveva nessuna intenzione di fermarlo, prese la mano di Oliver e la accompagnò lungo il suo corpo fino ad arrivare alle cosce, dove infilatasi sotto il vestito leggero le sfilò gli slip.

Poi lui si sedette sul divano portandola a sedersi su di lui. La baciò lentamente, le abbassò il vestito e si fece spogliare calmo. Guardandola eccitarsi ad ogni movimento del suo bacino che le spingeva contro.
Nei momenti in cui si stringevano, le preoccupazioni sparivano immediatamente. Joel e Felicity scomparivano dalle loro menti e il bisogno di aversi veniva assecondato senza remore.
Julie si muoveva sensuale su di lui tenendo sempre gli occhi chiusi, fino a quando Oliver la fermò tenendola per i fianchi e sussurrò:

Guardami.”
Lei strinse di più gli occhi come a trattenere una lacrima e lui ancora le ripeté “Julie, guardami.”
E quando lei aprì gli occhi, le disse dolce “ti voglio solo mia” ed entrò ancora più forte in lei facendole sentire il suo piacere.
Stavano facendo l'amore e ne erano consapevoli.


Il viaggio di ritorno fu a tratti silenzioso. Non perché le parole mancassero, ma perché erano felici e completi; e non c'era altro da aggiungere. Era stato bellissimo e constatare ancora gli stessi problemi non avrebbe portato a niente.
Oliver fermò la macchina all'ingresso del lungo vialetto per concedersi un bacio egoista prima di lasciarla scendere verso Joel.
Arrivati alla villa dopo due ore di mancanza, trovarono già tutto pronto per la cena e da quel momento non ebbero più modo di stare vicini. Ma i loro occhi, attenti a non farsi notare, non potevano che cercarsi costantemente.


Venerdì.

Quella notte Julie si addormentò con il profumo, ancora nelle narici, dell'uomo che le aveva messo in subbuglio il cuore. Il pensiero delle possenti mosse di lui, il ricordare i suoi occhi fissarla pieni di aspettative, la esaltavano.
Durante la giornata dedita al festeggiamento dell'addio alla vita da single, uomini e donne si erano separati.
Stare lontana da Joel era meglio che dover fingere in sua presenza.
Stare lontana da Oliver era peggio di quanto potesse immaginare.
Stare a contatto con Felicity era troppo da poter sopportare.

La giornata, passata alla SPA dalle ragazze e al country club dai ragazzi, si concluse in due locali notturni animati da musica e fiumi di bollicine.
Al contrario di quanto accadeva di solito, Felicity non si mise limiti, e cercando forse un modo per non pensare alla sua vita andata allo sfascio, esagerò con l'alcool.
Tornando in camera sorretta dalle amiche non faceva che parlare e parlare fino a lasciarle rattristate al suono di “Lo amo ancora, non mi interessa niente, non mi interessa di quella puttana sfascia famiglie, lo voglio per me.”

Sara e Thea provarono un enorme senso di pena per l'amica che soffriva, evidentemente; la aiutarono a spogliarsi e le rimboccarono le coperte, mentre Julie, colpita dal commento duro e forse fin troppo vero, rimase immobile in corridoio non sapendo cosa fare, e senza aspettare le amiche scappò in camera sua.
Julie si aspettava quei commenti, sapeva che un giorno avrebbe potuto sentirli e non si biasimò sapendo di esserne del tutto responsabile.


Sabato. Un giorno al matrimonio.

La villa si animò piuttosto tardi in mattinata e la maggior parte degli ospiti dovette prendere una aspirina per colazione. Con il cerchio alla testa, ma tutti soddisfatti per la serata, passarono la giornata in completo relax a bordo piscina.
Sara iniziava a dare segni di nervosismo, ma alle sue damigelle, impeccabili, non sfuggiva mai di mano la situazione.
Felicity approfittò di un attimo in cui trovò tutte riunite in camera di Sara per scusarsi dello spettacolo dato la sera precedente. Sentendosi incredibilmente in imbarazzo, confidò alle amiche di essere ovviamente ancora innamorata di quello che, a tutti gli effetti di legge, era ancora suo marito e pregò loro di evitare di compatirla.

La sera poi, alla cena di prova, decise di avvicinarsi ad Oliver. C'era stato solo un labile saluto tra i due, più volte lui le si era avvicinato per chiederle come stesse, ma era stato cacciato via in malo modo.
Felicity, ehi” disse lui stranito di vederla arrivare.
Pensi che più tardi potremmo parlare un po'?” gli chiese lei con voce indecisa.
Certo, sì” acconsentì lui, sapendo di essere in debito.

E così fu. Finita la cena infatti, Julie vide Oliver e Felicity allontanarsi insieme dal salone.
Provò uno strano morso allo stomaco, forse preoccupata che tra i due non fosse realmente finita e aspettò invano di vederli tornare.

Facciamo una passeggiata in giardino?” chiese Oliver alla moglie, cercando un luogo più riservato, ma Felicity gli chiese di seguirla in camera, non vergognandosi dei suoi repentini cambi di umore e preoccupandosi di non farsi vedere dagli ospiti troppo a terra.

Quando furono soli si sentirono come estranei, non trovando modo di iniziare la conversazione, allora lui fece il passo falso di chiederle come stesse.
Beh una favola, cosa ti aspetti?” rispose lei sarcastica, accennando una risata.
Non intendevo...” si scusò lui sinceramente dispiaciuto e ascoltò Felicity sfogarsi.
Aveva sempre ammirato la sua forza, eppure davanti si trovava una donna logorata dal dolore e ne era responsabile.

Ti odio, lo sai? Ti odio. Ti sei innamorato di un'altra donna e mi hai spezzato il cuore. È in frantumi e non penso si riaggiusterà mai” disse rassegnata.
Non pensare che non mi odi anche io per questo, ma certe cose non si scelgono. Avresti preferito che continuassi a stare con te nonostante tutto?”
Avrei preferito tu lottassi per noi.”

Quando allora lei, dopo avergli aperto il suo cuore e confessato quanto fosse difficile superare quel momento, gli chiese in lacrime “Non lasciarmi sola stanotte, ti prego. Ho bisogno di te”, lui la aiutò ad addormentarsi tenendole la mano e si sedette nella poltrona vicino al letto per restare come le aveva promesso.
Non era più innamorato di lei, si era comportato in modo spregevole, ma le voleva bene davvero.

L'indomani mattina si svegliò disturbato dal vociare nel corridoio.
Lasciò Felicity ancora addormentata e uscendo piano dalla camera si trovò di fronte Julie che, non capendo cosa ci facesse in camera della moglie, si bloccò con lo sguardo confuso e ferito. Oliver avrebbe voluto giustificarsi immediatamente, ma a seguirla c'erano Thea e Roy, così la lasciò proseguire preoccupato di ciò che avrebbe potuto pensare.


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Capitolo 8
*** 8° capitolo ***


Domenica. Il matrimonio.

La notte prima, Julie non aveva visto Oliver tornare al salone e la mattina lo aveva visto uscire dalla camera di Felicity. Non riusciva a credere che avessero passato la notte insieme e non poteva immaginare che tra i due fosse successo qualcosa.
Un attacco di panico la colse improvvisamente, facendole capire quanto ormai dipendesse da lui, ma avendo accanto gli amici, che nel frattempo facevano supposizioni riguardo la scena appena vista, non poté fermarlo per chiedergli spiegazioni.

Scendendo ancora sconvolta le scale, incontrò i primi ospiti del matrimonio, tra cui i suoi genitori che si erano fermati a parlare con Joel.
Che faccia, tesoro, stai poco bene?” le chiese sua madre vedendola pallida.
Ciao, mamma. No, tranquilla, è tutto a posto, sono solo emozionata” le rispose abbracciandoli entrambi e lasciandoli subito con la scusa di doversi ancora vestire.

Era scesa per andare a fare colazione, ma la fame le era passata, così raggiunse la camera di Sara per aiutarla a prepararsi.
Trovò davanti a sé una sposa radiosa e meravigliosa. I lunghi capelli biondi erano raccolti in una treccia laterale mantenuta da una piccola coroncina di fiori bianchi, il vestito di tulle sembrava una nuvola leggera e i suoi occhi erano sorridenti ed emozionati.
Vederla così splendente le fece ricordare il giorno del suo matrimonio. Inspirò allora profondamente per ricacciare quella immagine nella sua memoria e si dedicò a sua cugina.

Le nozze sarebbero state celebrate nel giardino della villa.
Sedie bianche, un lungo tappeto dello stesso colore contornato da bouquet di rose corallo, un arco di fiori a fare da cornice alla postazione degli sposi; candele e lanterne sparse per il giardino a rendere ancora più suggestiva la location.
La sposa sarebbe entrata dopo le damigelle con i testimoni, che nel frattempo avevano silenziosamente deciso di non seguire le coppie per evitare di far sentire in imbarazzo Felicity e Oliver.
Julie con John, Thea con Oliver, Felicity con Joel e Lyla con Roy aprirono la strada a Sara, che emozionata arrivò dal suo Trevor.

La cerimonia fu molto sentita e al momento delle splendide promesse, Oliver, Julie e Felicity non poterono che ricordarsi di quelle che loro avevano scambiato con i loro sposi e che al momento risultavano infrante.
Julie aveva tenuto lo sguardo commosso tutto il tempo sugli sposi per evitare di incrociare quello di Oliver o Joel, mentre Felicity il suo lo aveva perso nel vuoto, tormentata dal rimorso di essersi mostrata, la notte prima, eccessivamente fragile ad un marito che, a suo avviso, non si preoccupava più per lei. Oliver, invece, di fronte a sè aveva la donna a cui aveva promesso amore eterno, per poi spezzarle il cuore, e quella che le era entrata dentro senza che se ne rendesse neanche conto; e nonostante sinceramente addolorato per aver fatto soffrire la moglie, non aspettava altro che spiegarsi con Julie.

La disposizione a sedere degli invitati era stata decisa mesi addietro e l'improvvisa separazione dei Queen aveva preoccupato gli sposi, che non volevano creare malumori.
Ma Felicity, che non aveva avuto mai nessuna intenzione di mostrarsi spaventata in presenza di Oliver, aveva tranquillizzato Sara facendole lasciare tutto come previsto.
Seduti quindi allo stesso tavolo, ma separati da Roy e Thea, avevano partecipato civilmente al pranzo.

Era Julie, più degli altri, a vivere insofferente il matrimonio. Capito ormai di dover lasciare Joel, che si era ovviamente accorto del suo malessere, frainteso il comportamento di Oliver e sentendosi tremendamente in colpa nei confronti di Felicity, non riusciva più a mantenere la calma. Soprattutto quando arrivati alla seconda portata, Felicity si accorse di un invitato che non aveva notato fino a quel momento e vide lo sguardo di Oliver cambiare leggermente:
Ma quello è Ray Palmer? Scusatemi un attimo” disse Felicity alzandosi per raggiungerlo.
Oliver fece una strana faccia, chiedendosi chi fosse l'uomo che non aveva mai sentito nominare alla moglie e preso dalla curiosità, ma cercando di non darlo a vedere, scrutò chi fosse.

I suoi amici al tavolo, approfittando della sconfinata confidenza, si lasciarono andare a dei commenti.
Chi è quello, tu lo conosci?” chiese John a Oliver più infastidito di lui.
John” intervenne Lyla facendogli segno con gli occhi di stare zitto.
No, non lo conosco” fu la risposta.

Thea allora si intromise, spalleggiando per Felicity, lanciando una provocazione:
Oh oh, fossi in te starei attenta, Oliver, prima che qualcuno faccia sul serio e decida di portartela via davvero.”
Lui, cercando la diplomazia per evitare di ferire Julie, mise a tacere il discorso reputandolo troppo delicato, ma lei ormai era stata colpita dall'interesse di lui di seguire la vicenda da lontano.
Ad Oliver non sfuggirono infatti le risate che sua moglie scambiava con lo sconosciuto.
Lo aveva conosciuto mentre stavano insieme?

Felicity e Ray avevano partecipato allo stesso corso di aggiornamento del software utilizzato a lavoro un anno prima, durante il quale avevano trovato vari argomenti in comune. Chiacchiere che mai erano state maliziose. Ma questo Oliver non lo sapeva e Felicity cercò di trarre la cosa a suo vantaggio.
Sapeva non sarebbe servito a far tornare indietro suo marito, ma se la cosa gli avesse procurato almeno un po' di fastidio, sarebbe stata utile.
Per lo più, scambiare due parole con Ray, non sarebbe stato affatto sgradevole e le avrebbe permesso di lasciare il tavolo che per ovvie ragioni le stava un po' stretto.
Si riavvicinò quindi dai suoi amici per prendere la borsetta e comunicò loro che avrebbe cambiato momentaneamente posto a sedere:

Ragazzi, scusatemi, ho incontrato un amico che non vedo da un po' e approfitto di un posto libero lasciato da un bambino per farci due chiacchiere. A dopo” disse andandosi a sedere al tavolo di Ray.

Thea e Lyla si scambiarono un'occhiata interrogativa, così come tutti. A Joel invece scappò una risatina che soffocò immediatamente, destando la domanda di un Roy stranito che chiese:
Che c'è da ridere?”
Niente. Il Karma” rispose Joel facendo spallette ad Oliver, accusandolo silenziosamente di aver ferito l'amica, ma ignorando tristemente di far parte dell'equazione.
Julie, afflitta e presa da mille domande, rimase in silenzio impaurita ed evitò di incrociare lo sguardo con quello del suo amante.

Al termine del pranzo, tutti si alzarono per ballare e la vera festa entrò nel vivo.
Joel si avvicinò chiamato dai suoceri e Julie, che non aveva nessuna voglia di parlare, si divincolò per arrivare all'angolo bar. Oliver, con la scusa di portare agli amici da bere, si avvicino a lei, che era poggiata al bancone, si mise al suo lato approfittando del primo attimo in cui poterono stare da soli.

Hey, tutto ok?”
No, non è ok. Non è ok per niente. Non ce la faccio più. Ora vado a parlare con Joel” sbottò lei, andandosene lasciandolo basito. Ma dopo alcuni passi, si voltò verso di lui, capendo di essersi fatta prendere dall'esasperazione e vide lui fare “no” con la testa, lentamente e con lo sguardo serio.

A quel punto le passarono in testa tantissimi pensieri.
Le aveva detto di non farlo. Perché, pensò.
Forse perché non era il momento? Forse perché aveva passato la notte con Felicity e qualcosa era cambiato? Forse perché vedere Felicity con un altro uomo lo aveva scosso. Aveva fatto marcia indietro? Si era accorto fosse un capriccio?
Umani dubbi si impadronirono di lei.
Ma, potendoli facilmente sciogliere domandando lui cosa provasse e cosa fosse successo la sera prima, scappò incapace di gestire quelle emozioni. E Oliver, nervoso e arrabbiato, non poté che lasciarla andare via per evitare che qualcuno notasse.

Tornando verso gli amici si imbatte nella moglie e Ray che nel frattempo si dirigevano al bar.
Oliver” esclamò Felicity, quasi sbattendogli contro.
Lui senza dirle niente si volse all'uomo che le faceva compagnia per presentarsi.

Oliver Queen.”
Ray Palmer.”
Uno strano sguardo sembrò esserci tra i due, poi Oliver accennò un sorriso e si rivolse a lei:

Non ci hai mai presentati?”
Non c'è mai stata occasione” rispose lei, quasi sfidandolo a chiederle di più. Non aveva nessuna intenzione di flirtare con l'uomo, ma l'idea che il marito lo credesse la vendicava miseramente.

Ma Ray interruppe il veloce dialogo per invitare Felicity ad avvicinarsi al bancone, lasciando, anche loro, Oliver solo, che ritornò dagli amici in compagnia di quel drink che sarebbe stato il suo unico accompagnatore.
La serata passò splendida e Sara e Trevor, innamoratissimi, ne furono soddisfatti.

L'indomani mattina però, uno scuro in volto Joel, ricevette comunicazione di dover partire subito a New York per delle firme mancanti al contratto.
Prese Julie per la mano e la trascinò in un angolo del giardino dove la interrogò sul suo umore.

Che hai, Julie?”
Niente” rispose lei cercando di rimandare a casa la discussione per evitare il dramma al matrimonio della cugina.
Niente? Adesso basta” gridò lui.
Basta. Ti stai prendendo gioco della mia intelligenza. Basta, Julie. Finiscila di prendermi in giro. Continui a rispondere niente. Niente.

Questo non è niente, e io adesso mi sto veramente stancando di questo atteggiamento. Ti conviene trovare le parole, perché al mio ritorno da New York è meglio che tu abbia qualcosa da dire” inveì, lasciandola sull'orlo delle lacrime.
Joel era intelligente, sì, ma non era necessario avere un buon QI per riconoscere un comportamento anomalo come quello di Julie. E lei, distrutta nel vedere il marito iniziare a capire e presa dai sensi di colpa per non aver confessato prima, e ansiosa di potersi confrontare con Oliver, rimase di spalle alla casa cercando di riprendere contegno.

Ma dalla finestra della cucina, la neo sposa aveva assistito alla scena, e nonostante non avesse sentito le parole, il gesticolare di Joel era stato molto eloquente.
Prese allora la tazza di caffè destinata a Trevor e si incamminò verso la cugina.
Le arrivò alle spalle silenziosa e dolce le chiese:

Cuginetta, che succede?”

Julie si passò velocemente le mani sul viso per asciugare le lacrime e minimizzò raccontandole di un semplice litigio.
Sara allora la prese per un fianco e la portò verso una panchina in pietra. La fece sedere, le si mise a fianco e accarezzandole la testa iniziò un lungo discorso:

Sai, tesoro, dovresti conoscermi bene. Dovresti sapere che non mi accontento di una labile risposta, per lo più se parliamo di una bugia.”

Julie si girò di scatto e la ascoltò continuare.
Lo sai che non mi sfugge mai niente, vero? Questa volta le mie attenzioni erano tutte dedicate al mio grande giorno, ma certe cose le ho notate comunque.
Ho notato che la persona che maggiormente avrebbe dovuto festeggiarmi, ha passato le giornate come un fantasma.
Ho notato che sei stata l'unica a scappare dalle confidenze di Felicity.
Ho notato che sei tornata dopo due ore dall'incontro con padre Cristopher. Padre Cristopher?
Due ore con lui? Tutti gli altri non sanno di chi parlo e magari non hanno pensato a niente di strano. Ma io sì, tesoro. Io conosco quel prete.
Ma sai, ero ovviamente presa dal matrimonio, non vedevo l'ora di sposare Trevor, non riuscivo a pensare ad altro che a percorrere la navata e non ho associato le cose. Poi poco fa ho visto Joel darti contro. E mi è venuto in mente di tutte quelle volte in questi giorni che ti ho trovata con lo sguardo perso nel vuoto.”

Julie si era portata le mani al viso per non farsi vedere piangere e Sara continuò con la sua teoria:
Potrei pensare che il tuo matrimonio sia in crisi, anche il tuo” disse cambiando tono di voce all'ultima frase facendo sobbalzare la cugina.
Ma sai, aggiungi che alla cena del giovedì ho sorpreso Oliver guardare più di una volta verso di te...”
Cosa? No... no... no” la interruppe Julie scuotendo la testa in preda al panico, “stai fraintendendo.”
Ok, metti caso che abbia frainteso” disse, enfatizzando la parola e continuò:
Senti, tesoro, se così fosse...”
Sara, stai sbagliando” intervenne Julie, continuando a guardare fissa in terra e con la voce bassa, conscia di non essere credibile, ma di non poterlo ammettere.

Julie, ascoltami, lasciami parlare. Vi conosco tutti troppo bene e vi voglio un bene dell'anima, ma tu sei mia cugina, sei come una sorella per me, e se anche tu avessi fatto qualcosa di sbagliato, io sarò sempre dalla tua parte. Sarò sempre la spalla su cui potrai piangere. Sarò la persona che ti rimarrà accanto nonostante tutto.”
Julie non riusciva più ad emettere una parola, colpita e affondata dalla teoria della cugina che nel frattempo non smetteva di parlare:

Poco fa ho fatto due più due, forse ho riconosciuto la cosa perché l'ho vissuta in prima persona. E so benissimo che è sbagliato e che devo rimproverarti, Julie, ma sono sicura tu ti stia rimproverando abbondantemente da sola.”

Sara, no...” ripeteva ancora Julie, sapendo benissimo che il tono della sua voce ammetteva il fatto. Sua cugina allora le prese la mano, con l'altra le asciugò una lacrima e le consigliò di non tirarla troppo per le lunghe.
Anche lei profondamente addolorata per Joel e Felicity, e preannunciandole che dopo la confessione tutto il dolore che provava sarebbe raddoppiato, le chiese di farsi forza e di dare una svolta alla cosa. Qualsiasi cosa volesse dire.
Stare con Oliver o senza Oliver, ma lasciando la possibilità a Joel di riprendere in mano la propria vita.

Julie sollevò lo sguardo e lo fissò in quello di Sara, e nei suoi occhi c'era la muta ammissione della sua colpa.


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Capitolo 9
*** 9° capitolo ***


Rientrata a casa, Julie non riuscì a trattenersi. Doveva parlare con Oliver, doveva sentire la sua voce, farsi spiegare tante cose. Il mal di stomaco che sentiva era il sintomo lampante dell'ansia che la divorava dall'interno. Perché era arrivato il tempo delle ammissioni, il tempo di prendersi le proprie responsabilità, quello di stravolgere la propria vita e non solo.

Corse in camera per prendere il telefono dalla borsa e ci trovò un SMS di Felicity che le chiedeva di richiamarla appena possibile.
Alla vista del messaggio, Julie scoppiò a piangere.

Scusami, scusami, ti prego” sussurrò tra le lacrime, e così dicendo buttò il telefono sul letto e uscì dalla camera, ma fatti pochi passi il richiamo di Oliver fu troppo forte e non poté che assecondarlo. Si girò di scatto e ritornò a prendere l'apparecchio per chiamarlo.

Oliver rispose subito al telefono e con voce calma e rassicurante non aspettò neanche che lei parlasse:
Hey, tesoro.”
Colpe e frustrazioni non potevano nulla di fronte al potere della sua voce. Non servì altro per ricaricare Julie, che si schiarì la voce e gli chiese di raggiungerla.
Mezz'ora dopo Oliver era da lei. Non era tornato ad Orlando perché sapeva di dover dare un senso finalmente alla cosa.

Julie aprì la porta inspirando profondamente e lui immediatamente la abbracciò forte senza dirle niente, rispondendo con un gesto a tutti i dubbi che si erano impadroniti di lei. Le sue braccia forti la avvolgevano completamente e i loro cuori all'unisono cominciarono a battere più velocemente.
Poi Julie lo prese per mano e lo condusse fino al divano per poterci parlare.

Hai passato la notte con lei” affermò solamente e ascoltò ciò che lui aveva da dire.

Julie, Felicity aveva bisogno di me. Sai bene com'è, è sempre stata forte e risoluta, eppure quella sera le sue difese sono cadute completamente. Non avrebbe mai voluto mostrarsi così, ma è passato troppo poco tempo e soffre ancora. Ed è scoppiata, e mi ha chiesto di restare con lei.
Non potevo andare via Julie, non pretendere questo da me. Sai quanto nonostante tutto io le voglia bene. Sai quanto io sia in debito” rispose lui stringendole la gamba e guardandola fisso negli occhi.

Julie non poteva controbattere, non si sarebbe mai permessa, ma la paura si era impadronita di lei. Aveva passato mesi a scacciarlo dai suoi pensieri, ma improvvisamente l'idea di perderlo diventava insopportabile. E capì in un istante Felicity. Capì che anche lei non si sarebbe mai tirata indietro dall'aiutare Joel. Capì.
Eri geloso. Di lei. Con quel Ray” gli chiese scandendo poche parole.

Allora Oliver si protese verse di lei, le prese le mani e preoccupato che lei fraintendesse cercò di essere più sincero possibile:
Felicity è stata il mio primo amore. È stata la persona che mi ha insegnato cosa volesse dire essere amato e amare. Ho imparato con lei a condividere la mia vita. È stata il mio primo amore. È stata, Julie ” ripeté.

Però vederla con un altro uomo mi ha stranito. Mi ha sempre raccontato tutto eppure non avevo mai sentito nominarlo. E vedere la confidenza che avevano mi ha un po' infastidito, lo ammetto, perché ho pensato che quando lo ha conosciuto era ancora mia moglie. Ma una cosa più di tutte mi ha infastidito: pensare che tu fraintendessi” le disse dolce, sorridendole con gli occhi.
Perché sai, una sera di inizio estate, in un momento di quella che credevo tanta stanchezza, sei arrivata tu a sconvolgere il mio mondo. Non so come sia potuto succedere, me lo sono chiesto per tanto tempo, ma ho deciso di smettere di lottarci contro. Perché vinceva sempre il desiderio di te, inspiegabile e improvviso.”

La sua voce calda inebriava l'aria. Julie stava ascoltando parole che la incantavano, che la distraevano dal resto del mondo. Stava ascoltando i suoi stessi sentimenti, che erano stati colti d'improvviso dalla necessità di lui.

È stata la prima persona che io abbia mai amato” continuò Oliver dolce, “ma il primo amore non sempre dura in eterno. Si cresce, si cambia e quel sentimento, a volte, muta con noi. Avrà sempre un posto speciale nel mio cuore, come so per certo che Joel avrà il suo per te. E questo non lo potremo mai cambiare.”
Julie lo aveva ascoltato fino a sentirsi, per un momento, sopraffatta dal sentir parlare di Felicity, ma Oliver aveva ragione. E quando nominò Joel, capì in un istante di cosa parlasse.

I loro sposi avevano accompagnato le loro vite per tanto tempo, e il bene indiscusso non si sarebbe mai affievolito. Ma l'amore, quello, era passato.
Julie, cosa provi per me? Lo hai mai ammesso a te stessa?”

Julie scosse solo la testa e poi disse:
Avevo troppa paura di ammetterlo.”
Ma Oliver la implorò:

Ho bisogno di sentirtelo dire, ne ho bisogno.”
E lei, che non riusciva più a trattenere quel sentimento che aveva nascosto nel profondo di sé e che quasi le faceva scoppiare il cuore, si lasciò andare.

Ti amo, ecco cosa provo. Ti amo.”
Oliver chiuse per un istante gli occhi, come grato di quelle parole che non credeva avrebbe sentito mai, le sorrise irradiato dalla verità e la baciò. Di nuovo. Finalmente.

Entrambi avrebbero voluto fare l'amore, ma si trattennero, per aspettarsi una volta liberate le loro coscienze.


L'indomani non tardò ad arrivare e Julie aspettò agitata in ritorno del marito che entrò in casa parlando al telefono con Felicity:
Certo, glielo riferisco, ti faccio richiamare appena possibile” le rispose Joel senza passarle Julie al telefono, frettoloso di continuare il discorso iniziato al matrimonio di Sara.

Serio e spazientito, disse semplicemente “Eccomi”, come esortandola a parlare senza perdere altro tempo.
Sediamoci” sussurrò lei, affidandosi a tutte le sue forze per riuscire finalmente a dirgli la verità.
Joel chiuse gli occhi per un lungo istante, inspirò come per caricarsi e conscio di non andare incontro a niente di buono, acconsentì.

Si sedette sull'angolo del divano, poggiato sul bracciolo e con le gambe incrociate, come a mettersi comodo in attesa di uno spettacolo. Restò in silenzio, ma senza mai distogliere lo sguardo dagli occhi della moglie, aspettando che fosse lei a parlare.
Julie, che agitata si passava la mano sul viso, faticava a guardarlo e faticava a pronunciare le parole che lo avrebbero ferito; fino a quando, con voce tremante, iniziò:

Sono stata una codarda. E sono stata ingiusta.
Avrei dovuto dirti la verità da tanto tempo, ma non sopportavo l'idea di farti male.”

Arriva al dunque” intervenne secco Joel.
E allora Julie, senza più girarci intorno, decisa continuò:

Joel, ascoltami, non ho intenzione di indorare la pillola, ma voglio solo farti capire...”
Julie, arriva al dunque” ribadì però lui interrompendola.
E così non poté che fare:

Mi sono innamorata di un altro uomo” sputò secca e non aggiungendo altro in attesa di capire lo sguardo del marito.
Joel in un primo momento non disse niente, ma i suoi occhi delusi e feriti non potevano nascondere il suo stato d'animo.
Poi, come a cercare le parole tra mille pensieri confusi, le chiese da quanto la cosa andasse avanti.

Non è stato facile per me accettarlo, e non sto cercando nessuna giustificazione credimi, ma capire di provare dei sentimenti per un uomo che non fossi tu è stato difficile da metabolizzare” rispose lei arrancando parole che sapeva non sarebbero servite a niente.
Poi Joel si alzò di scatto come per andare a cercare qualcosa da colpire per sfogare la rabbia e rigirandosi da lei furioso di nuovo gridò:

Dimmi da quanto va avanti, basta cazzate. Da quanto mi prendi in giro?”
Julie non riuscì a trattenere le lacrime e con la testa china per la vergogna e i sensi di colpa, piano ammise:

Da poco più di un anno.”

Ma prima che potesse anche svelare chi l'altro uomo fosse, Joel abbozzò una risata nervosa, poi si girò verso il tavolo e con una manata buttò in terra il vaso con i fiori. Rendendosi subito conto del gesto, si portò le mani tra i capelli per ritrovare il contegno e girandosi distrutto dalla moglie, con la voce tremante, si lasciò andare:
Non lo meritavo, Julie, non lo meritavo. Ci sono sempre stato per te, ti ho dato tutto me stesso e sebbene non si possa comandare il cuore, meritavo la tua sincerità. Mi hai preso in giro, per tutto questo tempo.”

Julie affranta, ma colpevole si avvicinò a lui per cercare un contatto che venne ovviamente rifiutato e cercò di spiegargli che l'unico motivo per cui aveva aspettato tutto quel tempo era il non volerlo ferire, perché nonostante tutto teneva chiaramente tantissimo a lui. Poi sapendo di non poterlo più nascondere, piena di paura continuò:
È Oliver.”

Joel, incapace di comprendere l'ultima frase, la fissò sbigottito, poi la furia prese il sopravvento e con parole che raramente erano uscite dalla sua bocca urlò:
Che cazzo dici? Che cazzo dici?”

Julie si portò le mani alla bocca per trattenere il pianto e lui con gli occhi colmi di ira senza aggiungere una parola si girò di scatto, prese le chiavi della macchina e uscì sbattendo la porta.
Lei, che ci mise un attimo per capire cosa stesse succedendo, corse in camera per cercare le chiavi nella borsa e si affrettò a seguirlo.

La prima intenzione di Joel fu quella di correre da Felicity, che gli aveva appena detto di essersi fermata a casa dei genitori a Miami, per passare la settimana che il suo datore di lavoro le aveva gentilmente concesso per affrontare quel periodo difficile.

Durante il tragitto, Julie provò più volte a telefonare Oliver per avvisarlo di ciò che stava accadendo senza riuscire a parlarci, che nel frattempo aveva pensato, sapendo del confronto tra Joel e Julie, fosse arrivato anche per lui il momento di confidare alla moglie l'ultimo pezzo del puzzle.
Felicity, che in un primo momento si era rifiutata di parlarci, non poté che arrendersi all'insistenza dell'ancora marito, così i suoi genitori, infuriati con Oliver ma consci di non doversi intromettere, li lasciarono soli con una scusa.
Ma passati giusto un paio di minuti, senza aver avuto il tempo di iniziare il discorso, suonò il campanello di casa interrompendoli.

Felicity, non aprire ti prego, dobbiamo parlare” la supplicò Oliver, ma il suono si fece più insistente e lui stesso si diresse seccato verso la porta.
Aprendola, si trovò di fronte Joel, che andato lì in cerca di Felicity, ma trovandosi di fronte l'infedele amico, reagì tirandogli un pugno; gli arrivò dritto in faccia, facendolo barcollare per qualche istante, prima che avesse il tempo di comprendere.

Felicity gridò impaurita chiedendo a Joel il perché del suo gesto, mentre Oliver fermò un altro pugno dicendo:
Non me ne faccio tirare un altro, Joel, calmati.”
Calmati?” urlò interrogativo il marito tradito, ma in quel momento sopraggiunse Julie che si bloccò sulla porta, con lo sguardo scioccato di Felicity che in un attimo capì tutto.

Spalancò la bocca, inorridita, lo sguardo sconvolto che scivolava dal marito alla sua sedicente amica.

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Capitolo 10
*** 10° capitolo ***


BUONGIORNO!! ECCOMI FINALMENTE TORNATA. È DA QUASI UN ANNO CHE NON AGGIORNO LA STORIA, MA TRASPORTATA DA EVENTI, HO DOVUTO ABBANDONARE MOMENTANEAMENTE CIò CHE AVEVO INIZIATO. RINGRAZIO DI CUORE CHI MI HA SCRITTO PER SAPERE COME ANDAVA, MI HA FATTO VERAMENTE TANTO PIACERE. E SPERANDO CHE SIA RIMASTO QUALCUNO INTERESSATO A LEGGERE IL FINALE DI QUESTA STORIA, PROVO A PUBBLICARE.
RILEGGENDO I CAPITOLI MI SONO RESA CONTO DI DOVER IMPARARE ANCORA TANTO. SE MAI NE AVRÒ IL TEMPO, MI PIACEREBBE APPORTARE DELLE PICCOLE MODIFICHE CHE NON ANDREBBERO COMUNQUE A CAMBIARE IL RACCONTO.

QUINDI, FINALMENTE PRONTA A RIPRENDERLA IN MANO, CERCHERÒ DI ANDARE AVANTI VELOCEMENTE, PER ARRIVARE FINALMENTE ALLA FINE (SCRITTA NELLA MIA TESTA SIN DALL’INIZIO E CHE IL TEMPO NON MI HA CONVINTO A MODIFICARE).

GRAZIE A CHI VORRÀ CONTINUARE CON ME E ANCHE CHI FIN QUI HA LETTO MA NON HA VOGLIA DI PROSEGUIRE.

UN BACIO




Felicity rimase immobile e incredula di fronte a ciò che finalmente aveva capito. La sua amica era la donna che le aveva portato via il marito. Per lunghi attimi non riuscì a dire una parola.
La sua mente cercava di ripercorrere tutte le tappe dando finalmente un volto alla causa della sua sofferenza. Joel non disse nient'altro e voltandosi di scatto fece per andarsene, inseguito da Julie che istintivamente gli corse dietro. Quando lo raggiunse cercò di spiegargli qualcosa, cercò di giustificarsi, ma lui la fulminò semplicemente con lo sguardo e salì in macchina per scappare da quell'incubo.

Intanto a casa, Felicity chiese ad Oliver perché.
"Dimmelo, dimmelo, da quanto va avanti questa storia? Voglio saperlo. Voglio sapere da quanto vi prendete gioco di me".
Oliver, colpevole ma pronto a dirle la verità, non si tirò indietro alle domande della moglie.
Julie prese coraggio, e consapevole che mai avrebbe avuto un'altra occasione per parlare con l'amica, tornò in casa e fece cenno ad Oliver di lasciarle sole.
Felicity, schifata, avrebbe voluto vederla sparire, ma non poteva lasciar perdere.
Con gli occhi sbarrati e la voce tremante dalla rabbia le inveí contro:
"Tu? Tu? Come hai potuto? Come hai potuto ascoltarmi piangere, vedermi disperare e continuare a mentire? Come hai potuto comportarti così?"

Conscia del fatto di non potersi giustificare, Julie rispose solo con la verità.
Con una fatica immensa arrancò parole che servissero semplicemente a raccontare quello che era stato: la scoperta dell'infatuazione, la paura della distruzione, i dubbi sul da farsi, i dubbi su ciò che provava, il continuo rimandare per evitare di spezzare il suo cuore e quello di Joel e infine la presa coscienza di ciò che non si poteva più nascondere.
Ma i tentativi fatti da Oliver e Julie a tratti per non alimentare la cosa, e il provare a tagliare,
non avevano di certo aiutato Felicity a capire, né tantomeno avevano intenerito il suo cuore, che al contrario, si era indurito ascoltando quella che era la storia della sua rovina.

"Esci da questa casa e sparisci dalla mia vita" furono le ultime parole che probabilmente julie avrebbe sentito rivolgersi dall'amica.
Socchiuse gli occhi, ispirò profondamente, chiese un tanto sincero quanto inutile "scusa" a Felicity, diede uno sguardo veloce a Oliver e li lasciò soli.

I due coniugi si ritrovarono uno di fronte all'altra e per la prima volta con tutti i fatti ormai scoperti.
Lo guardò per un attimo imbestialita, poi in un secondo la rabbia lasciò posto alla delusione.
Amara, cruda.
Inclinò leggermente la testa e con una smorfia cercò di trattenere il pianto.
Felicity aveva già affrontato il tradimento, ma scoprire finalmente il volto dell'altra donna era stato un colpo al cuore.
"Non c'è niente che io possa aggiungere. Non servirà a giustificarmi, ma questo è il motivo per cui é stato difficile dire la verità" sussurrò Oliver, e "mi fate schifo" fu l'unica risposta che ebbe.
Colpevole del dolore immenso causato, girò le spalle e andò via da lei. Per sempre.

Joel invece aveva vagato in macchina per ore con gli occhi gonfi di lacrime. Non voleva crederci, non poteva farlo. Capire di aver vissuto un anno nella menzogna lo logorava.
Mandò un sms a Julie avvisando che sarebbe passato a prendere dei vestiti e intimandole di non azzardarsi a farsi trovare là. E lei, che in un primo momento aveva deciso di non ascoltare la richiesta del marito per cercare di parlargli, capì di non dover insistere, considerato che in nessun modo avrebbe potuto farlo stare meglio.

Allora restò seduta in macchina a fissare il vuoto infinitamente triste per il dolore causato, ma finalmente più leggera, fino a ricevere la chiamata di Oliver che le chiese di raggiungerlo a villa Queen.

Quando lo vide si buttò tra le sue braccia a cercare conforto e lui, che aveva bisogno dello stesso, la strinse forte accarezzandole i capelli.

Poi, senza aspettare che le cose si calmassero, la condusse all'interno verso una inconsapevole Moira, che quando li vide arrivare mano nella mano ma con il viso segnato da un confronto difficile, capì di non dover dire niente e li accolse avvicinandosi a loro e stringendoli entrambi.

Non era il momento delle domande e il tempo per un confronto non sarebbe mancato, così senza dover aggiungere altro a ciò che i loro sguardi esaustivi
spiegavano, si allontanarono verso la camera da letto.

Poi chiusa la porta dietro le loro spalle, iniziarono la vita che, avevano finalmente capito, fosse quella desiderata.




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Capitolo 11
*** 11° capitolo ***


Joel partì la mattina seguente, incredulo e frastornato. Decise di dedicare ogni sua attenzione al suo progetto, che mai sarebbe dovuto diventare anch'esso vittima della situazione.

Speranzoso che la tanto desiderata pubblicazione, e le seguenti presentazioni, avrebbero impegnato la sua testa abbastanza da accantonare il pensiero del naufragio del suo matrimonio, aveva una paura infinita che una volta tornata la calma tutta la disperazione gli sarebbe ricaduta addosso. Ma così non successe. Il suo romanzo ebbe un successo inaspettato e nonostante si addormentasse ogni notte con una diminuente tristezza, si caricava ogni mattina della felicità data dai suoi sforzi ripagati.


Felicity, contro ogni logica, aveva deciso di ripartire per Orlando. Aveva sentito la necessità di stare da sola per un po'. Non poteva immaginare di passare le giornate ascoltando i suoi genitori commentare increduli e arrabbiati l'accaduto. Non poteva sopportare gli abbracci consolatori delle amiche che le sarebbero sembrati erroneamente colmi di pietà. Il dover svelare il volto di Julie avrebbe scatenato un chiacchiericcio doloroso e al momento inutile.
Così stette da sola per qualche giorno. Rinchiusa in quella casa che fino a poco tempo prima era la sua tana d'amore, intenta a capire dove avesse sbagliato.
Sola, triste, infuriata, delusa e schifata. Ma soprattutto rassegnata.
Erano arrivati a confessare. Allora erano innamorati realmente? Tanto da non aver paura di creare il finimondo?

La prima persona che inaspettatamente le telefonò fu Sara, colei che aveva da tempo capito, ma era troppo coinvolta personalmente per potersi schierare. Colei che al momento era l'unica persona vicina che sapeva cosa stesse succedendo e che sapeva quanto dolore lei stesse provando.
Ma non c'erano parole che potessero alleviare quel peso nel petto di Felicity.
Così passarono dei lunghissimi giorni, che le diedero il tempo di riorganizzarsi.
Lasciò il lavoro. Riprese i primi contatti a Miami. Decise di non tornare più a Orlando e quindi di vendere la casa.


Oliver e Julie si trovarono a dover vivere la loro relazione accerchiati dalle critiche e dai malumori.
Ma erano convinti e sicuri di ciò che provavano l'uno per l'altra e mai per un secondo dubitarono dei loro sentimenti.
Cercarono una casa nuova in cui cominciare la loro storia e nonostante le accuse e la conseguente tristezza, bastava che si stringessero forte per caricarsi.
Julie adorava i suoi abbracci. Le davano un senso di protezione infinito. Accanto ad Oliver sapeva di poter affrontare qualsiasi cosa. Sempre più stupita dell'amore sbocciato, ne era infinitamente grata ogni giorno che passava. E Oliver allo stesso modo, non fu deluso della vicinanza di Julie.

Era difficile ogni giorno far fronte a tutto ciò che la loro relazione aveva generato, ma avevano imparato ad affrontare un giorno alla volta. Sicuri che prima o poi le cose sarebbero state più facili.
Furono sempre però cauti e riservati, mantenendo momentaneamente un profilo basso per evitare ulteriori sofferenze a Joel e Felicity, che rimanevano sempre parte integrante dei loro pensieri. Vivevano sentendosi ingiustamente felici, ma ora che sapevano quanto fosse forte l'inaspettato sentimento, potevano affrontare qualsiasi cosa.



Novembre

Oliver e Felicity si ritrovarono ad Orlando per la vendita della casa.
Felicity si fece trovare seria e distaccata, anche se il cominciare burocratico della separazione la distruggeva dentro. Rivedere Oliver fu difficile perché l'unica cosa che riusciva a pensare era a quanto ancora lo amasse. Nonostante la rabbia, nonostante la delusione.

Lui cercò di essere delicato quanto più possibile, ma vedeva i suoi occhi tristi e ne era la causa.
Firmate le carte per la vendita dell'immobile Felicity si fece coraggio e si rivolse a lui.
"Adesso manca un'ultima firma."
"Chiamerò domani mattina il mio avvocato per fargli preparare le carte."
"Chiamalo ora" gli intimò secca, "che senso ha perdere ancora tempo".
Oliver acconsentì con lo sguardo e mentre fece per prendere il telefono, Felicity continuò con tono duro:
"Non hai mai avuto un solo ripensamento?"

Oliver la guardò solamente, che senso aveva rispondere, che senso aveva essere così crudi? E allora lei, pentita di averlo chiesto, ma che non era riuscita a trattenersi, di nuovo lo incitò:
"Chiamalo."
Felicity tornò a casa con un enorme senso di vuoto. Avrebbe voluto essere più dura, ma sputargli in faccia tutto il suo odio non avrebbe cambiato la situazione.

In pochi giorni furono depositate le carte per il divorzio. Il matrimonio era finito. Per davvero.
Al contrario, quello di Julie non sembrava dovesse aver fine nell'immediato. Joel girava gli Stati Uniti per la promozione del libro e il divorzio non era in cima alle sue priorità.
Nonostante non volesse avere più niente a che fare con Julie, non voleva togliere tempo alla sua carriera. Quando mai si fosse ritrovato a Miami avrebbe affrontato l'argomento.
E a Miami ci si ritrovò per Natale.
Julie fu sorpresa nel ricevere la sua chiamata e l'invito a vedersi nella loro vecchia casa.

Aveva immaginato Joel arrabbiato e rancoroso, invece la voce che aveva sentito al telefono era calma e rilassata. Questo fatto fece preoccupare Oliver che si sentì stranamente minacciato. Quando Julie si recò all'appuntamento, lui passò il pomeriggio agitato e nervoso, convinto chissà per quale motivo, che Joel potesse provare in qualche modo a riconquistare la moglie.
Julie raggiunse il suo vecchio appartamento con lo stomaco in subbuglio. Non vedeva Joel da mesi, da quando era andato via da casa di Felicity dopo aver innescato la bomba.

Suonò il campanello e durante gli attimi in cui aspettò che le aprisse la porta quasi si sentì svenire.
Joel la salutò accennandole un sorriso.

Perché era così calmo? Julie non riusciva a capire e le parole facevano fatica ad uscire dalla bocca.
"Siediti, parliamo un po'" le disse gentile.
"Joel, mi fa strano vederti così."
"Come pensavi di trovarmi? Furioso e rancoroso?"
Julie non poteva credere alla reazione del marito che nel frattempo continuò:
"Lo sono stato, lo sono ancora. Ma non ha senso, Julie. Non te lo meriti...non meriti che io soffra cosi per te."
Quest'ultima frase le si conficcò nel petto come un coltello.

"Non puoi nemmeno immaginare come mi sono sentito, non puoi. Mi stavo logorando dentro. Sono scappato perché non credevo di farcela. Ma il mio libro mi ha salvato. Ce la sto facendo. Ad andare avanti, e ad avere successo. E ho capito che non potevo vivere consumandomi per te..."
"Joel, tu non sai..."
"Quanto ti dispiace" finì subito la frase di lei e continuò.
"Sì, Julie, mi immagino".
Poi gli occhi gli si velarono malinconici e sorridendo sconfitto ammise: "Quando mi hanno chiamato per dirmi che il libro stava vendendo, sai qual è stato il mio primo pensiero?
Chiamarti per gioire insieme..."

Julie non aveva davanti un uomo strafottente. Aveva davanti Joel. E lui non si smentiva. Lui non faceva giochetti. Non cercava di sminuirla per sentirsi meglio. Poi si alzò e prese dalla valigia dei documenti. Le comunicò che si sarebbe trasferito definitivamente a New York e le dette i documenti del divorzio già firmati. Julie si alzò e lo strinse forte per chiedergli scusa per il male che gli aveva fatto. Joel non contraccambiò l'abbraccio ma neanche si sottrasse. E le loro strade si divisero.

Oliver aveva passato il pomeriggio ad aspettarla e quando finalmente Julie tornò a casa la accolse stringendola a se per non lasciarla più andare via.
Le prese la cartella dei documenti dalle mani per buttarla sul divano e la baciò.
Era tutto ciò che riusciva a volere. Tutto ciò che sembrava avere un senso. Lei era ciò per cui avrebbe affrontato di nuovo tutto da capo. Non sapeva perché, non sapeva come fosse successo, ma la amava.
"Ora siamo solo noi?" le chiese dolce Oliver.
"Quasi" rispose Julie prendendo i documenti. Scorse le pagine fino a trovare la firma di Joel e senza rimpianti mise la sua:
Julia Laurel Lance.






Note:
Permettetemi due ultime righe.

Questa è la mia storia. Non importa che non sia piaciuta, non ho virato per ottenere approvazione.
Questa sono io. Io che ero per Dawson e Joey. Io che sono Stelena e lo sarò sempre. Io che ho preferito Laurel, ma non per questo ho disprezzato Felicity.

Grazie quindi a chi ha seguito e chi ha lasciato la lettura. Grazie a chi mi ha consigliato e a chi mi ha criticato.
Grazie a Stephen Amell che rende così facile immaginare la passione.

E prima di tutti grazie alla mia amica Claudia che mi ha spronato a scrivere ciò che semplicemente immaginavo.





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