Lotta per un regno(no scambi)

di fenris
(/viewuser.php?uid=194387)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Per evitare un fratricidio ***
Capitolo 2: *** Dubbi di un sovrano ***
Capitolo 3: *** LA SFIDA DEI RE ***



Capitolo 1
*** Per evitare un fratricidio ***


Quel giorno,dopo lunghi anni,il sole splendeva nuovamente su tutta la Grecia,inondando di luce tutti i suoi abitanti e riempiendoli di gioia.Questi,che si trattasse di mortali,spiriti della natura o altro,si stavano impegnando per ricostruire tutto quanto era andato distrutto nella guerra tra Dei e Titani,sperando che un massacro simile non dovesse più accadere
.Ma neanche l'impegno e la speranza potevano cancellare totalmente i presentimenti cupi,infatti erano in molti a preoccuparsi di come Zeus e i suoi fratelli si sarebbero spartiti il mondo e temevano per una nuova lotta.

                                                                      *******************************************
Come a voler confermare le preoccupazioni dei mortali,in quel preciso momento nella sala riunioni dell'Olimpo,nel centro nello spazio tra le colonne d'oro,tre uomini stavano litigando furiosamente.
Il primo dei tre contendenti,che aveva barba e capelli dello stesso colore delle nuvole tempestose cominciò a tuonare(letteralmente):”Sono stato io a liberarvi tutti,ve ne siete forse dimenticati?!E sempre io ho condotto le nostre truppe in battaglia,è a me che spetta il titolo del signore del cielo e vostro re!”,a quel punto il secondo,più basso degli altri 2 e molto più pallido rispose:”E con ciò,Zeus?!Io sono il maggiore,sono stato io a salvarvi più volte nel Tartaro e a uccidere Campe,senza di me non avremmo mai avuto l'aiuto di Ciclopi e Centimani!”,ma anche il terzo voleva parlare.Egli aveva barba e capelli castani ed era più alto dei suoi rivali,inoltre non mancava di un'aria meno pericolosa:”Parli dei Ciclopi e dei Centimani,Ade?!Sono stato io a cacciare i Telchini dalle loro fucine e permettere ai nostri alleati di costruire le armi che ci hanno condotto alla vittoria,e anche negli altre battaglie non sono stato secondo a nessuno di voi due!”e così dicendo mostrò il suo tridente,una magnifica arma forgiata dall'osso di Leviatano e dal bronzo estratto dall'Olimpo.
I tre fratelli avevano iniziato a litigare nel momento stesso in cui erano finiti i festeggiamenti per la vittoria,ognuno di loro desiderava il posto di sovrano dei cieli,con conseguente titolo di re degli Dei e nessuno intendeva cedere,ma.....che fine avevano fatto le loro sorelle,Estia,Era e Demetra?In quel preciso istante erano dall'altra parte del monte e discutevano su come evitare un altro inutile massacro.
Era,dai lunghi capelli neri e la carnagione rosea,sosteneva che sarebbero dovute intervenire e reclamare quanto spettava loro:”Insomma,contro nostro padre e i nostri zii abbiamo dimostrato di essere brave e potenti quanto loro se non di più,anche noi abbiamo il diritto di ritagliarci un po' d'importanza nell'universo,non ho voglia di diventare una moglie tradita a più non posso come una comune mortale.”;sentendo questo Demetra,che si differenziava dalla sorella per i capelli biondi e il temperamento più moderato sospirò:”No,ne abbiamo già discusso,peggioreremo solo la situazione,bisogna trovare un modo per riportare la pace tra quei tre,ma senza intervenire direttamente.Tu che ne pensi,Estia?”;la più vecchia dei Cronidi,dai capelli neri con riflessi rossi in quel momento stava badando a un fuoco perchè non si spegnesse,rispetto alle sue sorelle era molto più bassa e solo la serietà del suo sguardo indicava la sua anzianità,si voltò verso le altre due donne e parlò:”Demetra,Era,condivido le vostre ansie e anche la vostra voglia di agire,ma non possiamo intervenire in prima persona,possiamo solo chiamare chi può porre fine a tutto,andrò a cercare Loro”,detto questo la dea svanì in un alone di fuoco lasciando di stucco.”Dov'è andata?E chi sono Loro?Che diavolo ha in mente Estia?”disse preoccupata Demetra,ricevendo una risposta piuttosto perplessa da Era:”Non lo so,ma di una cosa sono certa,non peggiorerà la situazione più di così.”.
                                                                                 *********************************
La situazione tra i tre Dei intanto era quasi arrivata al punto critico,avevano imbracciato le armi e stavano per scagliarsi l'uno contro l'altro con tutta l'intenzione di farsi a pezzi......se non la porta non si fosse spalancata di botto distraendoli.Dal portone uscì Estia stessa,fissando con aria sprezzante i suoi fratelli,dei quali si fece avanti Ade,apostrofando la sorella:”Cosa stai facendo,Estia?Sei forse impazzita?!O magari speri di ucciderci tutti e di prendere la Grecia tutta per te?!”,ma la dea del fuoco rispose con un sorrisetto sardonico:”Tutt'altro che la follia e l'avidità mi conducono qui,solo la paura di vedere queste terre rovinate nuovamente da una guerra inutile,se lasciassi fare tutto a voi si risolverebbe tutto in un nuovo massacro,per questo ho deciso di agire.”.
Del fumo nero uscì dalla porta,facendo spazio a tre donne che sembravano antiche come il tempo stesso,la prima teneva un arcolaio tra le mani,la seconda un filo e l'ultima delle forbici e quando parlarono,lo fecero tutte contemporaneamente,creando un effetto cavernoso e inquietante:”Noi siamo le Parche,noi siamo le serve del Fato,e siamo qui per indirizzarvi verso i domini che vi spettano di diritto.Fatti avanti,Zeus,figlio di Crono e Rea.”.
Il più giovane degli dei,ora con la barba ingrigita,si avvicinò e si inchinò alle tre:”A te affidiamo l'antico dominio di Urano e il titolo di signore degli Dei.Ora fatti avanti,Ade,figlio di Crono e Rea.”Zeus,ora con la barba bianca,si allontanò osteggiando un'aria tronfia,mentre Ade(che aveva lo sguardo di chi avrebbe voluto uccidere qualcuno) si inginocchiò alle tre sorelle:”Ade,a te affidiamo il regno dell'Oltretomba,la responsabilità di tutte le anime che vi soggiorneranno la custodia del Tartaro e degli orrori che ospita.Ora fatti avanti,Poseidone,figlio di Crono e Rea.”.
Poseidone si preoccupò,se lo convocavano quando ormai era rimasto solo il mare era perchè dovevano dirgli qualcosa di importante e non fu deluso:”A te affidiamo il dominio sul mare e su tutte le creature che lo abitano,ma per avere il tuo regno dovrai prima dismostrartene degno,dovrai duellare con tuo zio,il grande Oceano e vincere.Ora noi ce ne andremo ma vi consigliamo di non contattarci a sproposito,addio.”;detto questo le sorelle emanarono lo stesso fumo nero di prima e quando questo si diradò di loro non c'era traccia.Intanto l'appena proclamato dio del mare si portò le mani alla testa pensando a quanto gli era stato detto:duellare contro il Titano più forte in assoluto dopo suo padre e Giapeto?!Tanto valeva ordinargli di suicidarsi!

                                                                  ***********************************************************
Nel frattempo Oceano passeggiava nei suoi giardini formati da alghe e anemoni riflettendo sugli ultimi sconvolgimenti e sull'effetto che avrebbero avuto in futuro,ormai il mondo era cambiato fin troppo dalla morte di Urano.
Gli dei primordiali si erano addormentati in un letargo più profondo della morte lasciando spazio prima ai Titani e ora agli Dei probabilmente uno di loro sarebbe venuto a reclamare i mari,avrebbe combattuto in quel caso o si sarebbe semplicemente fatto da parte?
                                                                  ******************************************
Salve,viste le recensioni(in particolare quelle di kingpeter) e i difetti che io stesso ho notato in questa storia mi sono preso un pò di pausa per sistemare il tutto,spero che il testo sia migliorato almeno un pò.Come sempre,però ho deciso di non mettere troppe descrizioni,visto che l'aspetto delle diivinità ormai è quasi stereotipato.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Dubbi di un sovrano ***


                                                                                    Dieci anni fa
Oceano fissò con disprezzo Iperione,perchè come sempre il biondo signore dell'alba seguiva sempre e comunque Crono,prendendo ogni sua parola per oro colato.Erano nella sala riunione del monte Otri,totalmente nera come l'arredamento,il resto del palazzo e il cuore del suo proprietario,nonchè sovrano e figlio più giovane di Urano e Gea.
Egli aveva espresso ai suoi fratelli l'urgente necessità di sbarazzarsi dei suoi figli.....giustamente liberati dopo anni di prigionia nel corpo del padre in cui egli stesso li aveva rinchiusi appena nati(anche se lui ovviamente non usò queste parole),convincendo tutti(o quasi),che se li avessero considerati liberi di agire avrebbero imprigionato o ucciso tutti i Titani.
A quanto pare però gli unici a vedere la paura e la menzogna oltre a Oceano e Rea erano Temi e il possente Giapeto,che però aveva un'aria più arrendevole che mai mentre ascoltava i vaneggiamenti paranoici di Crono e vedendo ridotto così il più onesto dei suoi fratelli il signore dei mari non potè trattenersi:”Crono,se mi è concesso parlare,penso che quello che dici sia guidato più dalla preoccupazione per te stesso che da quella verso di noi.Ero presente quando Zeus ha liberato gli altri cinque e hanno fatto intendere di mostrare rancore solo verso di te,dunque mi chiedo perchè scatenare una guerra solo per difenderti.”.Iperione si alzò di scattò e puntò la spada contro il fratello dalla pelle blu:” Dunque è così che dimostri la lealtà a colui che ti ha concesso di continuare a sguazzare per anni indisturbato,Oceano?!Zeus e gli altri non si accontenteranno di vendicarsi,la loro avidità li condurrà a conquistare anche i domini di noi, tutti,compresi i tuoi adorati fondali.Io non permetterò che qualche ragazzino con il moccio al naso osi reclamere l'Est,quindi ti conviene dosare le parole,fratello!Oppure intendi schierarti con Zeus e ribellarti contro i tuoi fratelli”.
Se fossero stati soli Oceano avrebbe riso,perchè come al solito Iperione si comportava come il cane da guardia di Crono,abbaiava senza mordere e se avesse voluto ferirlo l'avrebbe già fatto,ma decise di andarsene, d'altronde non aveva più niente da fare lì,ma prima di muoversi parlò nuovamente:”Rassicureratevi tutti,non mi schiererò con Zeus,ma neanche interverrò per combatterlo.Semplicente se si arriverà a una guerra io resterò in disparte nel mio palazzo,assieme a mia moglie e alle mie figlie,ma se qualcuno arriverà a sfidarmi per il dominio di tutte le acque io combatterò con tutte le mie forze....arrivederci e buona fortuna a tutti voi,fratelli e sorelle.”.
Detto questo il primogenito di Urano e Gaia si diresse verso il fiume alla base della montagna,ma durante il cammino venne raggiunto dal fratello Giapeto.Egli aveva i capelli e gli occhi bianchi e un'armatura ricavata dalle ossa e dalle zanne di una tigre che gli stesso aveva ucciso,che in genere gli dava un'aspetto molto più marziale e regale dello stesso Crono,ma in quel momento aveva la stessa aria afflitta di prima persino nel modo di muoversi e nella voce:”Fratello,per favore,non andartene,Crono e Iperione non hanno tutti i torti.Chi può sapere cosa potrebbero fare quei sei una volta vinto Crono?A questo punto è meglio è meglio stare uniti e prepararci al peggio.”,ma il sovrano dei mari sapeva che neanche Giapeto credeva in quello che diceva,glielo lo leggeva negli occhi...occhi che non erano più gli stessi dalla morte di Urano:”Giapeto,tu a differenza di Iperione,Ceo e Crio sai benissimo che il nostro cosiddetto “re” ci sta solo usando come guardie del corpo e ci abbandonerebbe senza farsi troppi problemi solo per salvarsi la pelle.Tu sei forte,potresti tranquillamente prendere il trono e saresti senza alcun dubbio un sovrano molto migliore di nostro fratello,inoltre non avresti niente da temere dai suoi figli.”.Ma lo sguardo del signore dell'ovest non era quello di una persona pronta a battersi per il potere,tutt'altro:”Sai bene che non posso,già mi sono macchiato di tradimento verso nostro padre,se lo facessi nuovamente non sarei più niente.Un traditore con un trono resta pur sempre un traditore,ora e per sempre.No,combatterò in questa guerra e forse la morte in battaglia potrebbe anche liberarmi dalla lealtà che devo a Crono e dalla colpa nei confronti di Urano.E poi sei tu il primogenito,i tuoi diritti sono superiori ai miei,mancherei di rispetto anche nei tuoi confronti”.
Oceano guardò il fratello con compassione,non pensava che nel cuore del fratello si agitasse un simile rimorso,gli pose una mano sulla spalla e gli parlò con gentilezza:”In questo caso non posso che augurarti di fare la scelta giusta,Perforatore.Io mi sono sempre sentito a mio agio come successore di nostro zio Ponto,a regnare suoi fondali e su tutte le creature che li abitano,pertanto neanch'io posso reclamare il posto di signore della superficie,ma sarei orgoglioso di te se fossi tu a farlo.Ora ritornerò dalla mia famiglia,ma mi auguro di rivederti dopo la fine di questa storia,qualunque cosa succeda.”,detto questo il Titano dalla chioma dello stesso colore delle alghe si tuffò nel fiume diretto alla sua casa,non prima di aver rivolto un ultimo saluto al tormentato fratello.
                                                                                                              Ora
Nel frattempo tra le sale dorate dell'Olimpo Poseidone si muoveva nervoso.
Salutò distrattamente il ciclope Arge,che stava lavorando in forma ridotta alle decorazioni di una colonna e si diresse verso il braciere dell'Olimpo.Come al solito trovò lì sua sorella,che sistemava la legna sul braciere dorato e decorato con scene di vita quotidiana come se da esso fosse dipeso il destino del mondo.La dea non aveva dato segno di accorgersi del fratello minore,ma si voltò prima che lui potesse dire o fare qualunque cosa e gli rivolse un grandissimo sorriso:”Oh,Poseidone,come mai ancora qui sull'Olimpo?Ade è già andato negli Inferi per visionare quanto ha ottenuto e pensavo che fossi già andato a reclamare i tuoi domini,o forse hai intenzione di passare l'eternità insieme a noi?”.
Lo scuotitore di suolo sbuffo,visto che come al solito sembrava che la dea del fuoco lo stesse prendendo in giro e spingendolo ad agire allo stesso tempo,perciò non potè fare altro che puntarle il dito contro e parlarle a voce alta e chiara(vale a dire come un bambino di dieci anni,che sente di aver subito un torto):”Non osare parlarmi con quel tono,Estia.Avevi promesso insieme a Era e Demetra di non intrometterti in alcun modo,mentre hai deciso di fare di testa tua e chiamare quelle dannate vecchie.Non pensare che sia solo un bambino solo perchè tu hai vent'anni più di me,sarei riuscito a raggiungere un compromesso con quei due anche senza di te".
A quel punto la sorella si mise a ridere:”Con compromesso per caso intendi una lotta fraticida.No,grazie,se non avessi chiamato le “dannate vecchie”-e ti consiglio di non usare mai questo termine davanti a Loro- a quest'ora tutta la nostra casa sarebbe distrutta e lorda di sangue e tutto con la grandissima gioia di nostro padre e di tutti i prigionieri del Tartaro.D'altro canto non mi sembra che le assegnazioni delle parche fossero tanto campata per aria,viste le vostre attitudini e i vostri poteri.Poi hai tute le carte in regola per scontrarti con Oceano,o forse il valoroso generale che ho visto negli ultimi dieci anni non era che una bieca menzogna inventata per farti bello agli occhi di driadi e naiadi?!”.
A questo punto il quinto Cronide non ci vide più:”Bene,se la metti così non posso che andare,sorella.Andrò da Oceano se lui deciderà di battersi sarò ben felice di confrontarmi con lui!”.Detto questo Poseidone si diresse a gran velocità a un fiume non molto lontano e giunto lì materializzò un ippocampo dal manto nero e la parte posteriore di uno squalo.
Inizialmente aveva creato i cavalli per le proprie truppe di terra,perchè fossero più veloci di quelle di Crono,ma successivamente ne aveva creata una versione acquatica che si era dimostrata altrettanto utile e tra l'altro la loro eleganza e bellezza non era seconda a nessun'altro animale,in particolare l'animale comparso sul momento emanava un'autentica aura da combettente pronto a condurre il suo padrone in battaglia.Dissipati agli ultimi dubbi,quindi a Poseidone non rimase altro che salire sullo stallone nero,materializzare la sua armatura decorata con pesci e serpenti marini e dirigersi al palazzo dello zio.
Nel palazzo di corallo e cristalli marini collocato nel più profondo degli abissi marini Oceano sospirò ripensando a quanto accaduto quel giorno,se solo avesse insistito un po' di più con Giapeto o se avesse provato egli stesso a combattere,la Grecia non sarebbe stata ricoperta di sangue per più di dieci anni.
Tra l'altro alcune delle sue figlie e diversi altri spiriti della natura gli avevano riferito notizie preoccupanti,a quanto pare sua nipote Estia per impedire che i suoi fratelli si sbudellassero a vicenda aveva convocato le Parche perchè assegnassero a ognuno di loro il rispettivo regno e stando a quanto aveva sentito i mari erano stati assegnati a Poseidone,cui era stato ordinato inoltre dalle stesse Parche di duellare con lui.
Durante gli anni aveva osservato più volte le imprese dei nipoti,e in particolare il quinto figli di Rea aveva suscitato il suo interesso,perchè in battaglia combatteva e agiva in maniera molto simile al proprio,per questo motivo era molto curioso di vedere cosa avrebbe fatto.
Senza neanche accorgersene evocò una delle bolle che usava per la divinazione e vide cosa stava facendo in quel momento Poseidone,vedendolo con poca sorpresa viaggiare a tutta velocità su una creatura che non aveva mai visto sul pelo dell'acqua.
Non aveva il minimo dubbio che si stesse dirigendo proprio da lui e sorrise a questo pensiero:”Che venga pure,è tempo di smetterla con l'inazione.Combatterò per quanto ho costruito in tutti questi anni!”.
Quindi materializzò la sua arma,una letale spada con una forma simile a una zanna di squalo e la sua armatura,che nella corazza rappresentava il volto spaventoso e furioso di un Leviatano,quindi partì a tutta velocità verso la superficie dell'acqua,pronto alla battaglia,sperando di aver trovato un nemico degno.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** LA SFIDA DEI RE ***


Una bambina dai capelli neri correva sulla scogliera,andando incontro al nonno,sacerdote del tempio di Delfi.L'anziano uomo stava pensieroso sulla scogliera,fissando le nuvole che sembravano concentrarsi in unico punto,dove lui sapeva si trovasse il palazzo del divino Oceano e accorto nelle sue riflessioni inizialmente non si accorse della bambina che gli tirava la manica della veste.
”Tutto a posto,piccola?”:chiese alla nipote,che aveva uno sguardo allo stesso tempo confuso e curioso:”Nonno,ma come mai ci sono tutte quelle nuvole lì sopra?Ci sarà una tempesta?”:l'uomo sospirò.Sapeva che avrebbe dovuto mentirle,la cosa non gli piaceva,ma qualunque mortale avesse assistito al duello imminente,forse il più grande di tutti i tempi,sarebbe stato spazzato via,sia nel corpo che nella mente.
”Puoi stare tranquilla,Dafne.Ci saranno un po' più pioggia e vento del solito,ma a casa non dovremmo avere problemi.”.Il sacerdote prese la nipote in braccio e si incamminò verso il villaggio,ma non prima di aver rivolto un ultimo sguardo al vortice scurissimo di nuvole:”Che vinca il migliore”.
                                                                                             **********************
Dopo un viaggio di poche ore lo scuotitore di suolo era arrivato nel luogo dello scontro,in realtà non era mai stato lì e non si era certo accordato con lo sfidato per il luogo dello scontro,ma in qualche modo sapeva di dover andare lì.
Il primogenito di Urano e Gaia,che stava in piedi direttamente sulla superficie del mare,lo aveva preceduto,già armato e se possibile,ancora più terribile di come il cronide se l'era figurato.Il titano era alto cinque metri e parecchio più muscoloso del rivale,aveva la pelle del colore del mare in tempesta,capelli color verde alga,occhi penetranti,una corona di corallo con dei cristalli incastonati,una grandissima spada bianco e una corazza decorata unicamente con il volto ruggente di un leviatano(a differenza della corazza di Poseidone,dotata di diverse decorazioni puramente estetiche).
Oceano fissò il dio per qualche secondo(ma sembrò molto più tempo)e infine parlò:”E così le Moire hanno decretato che sia tu a ereditare le acque,Poseidone?Non mi sarei mai aspettato che le figlie di Notte mandassero un simile moccioso al massacro,a meno che le apparenze non mi ingannino”:Poseidone puntò il tridente sul titano,e parlò con una voce più forte e sicura rispetto al dialogo di poche ore prima:”Non vendere la pelle del coniglio prima di averlo catturato.Non ho chiesto io di essere qui,ma se le Parche mi hanno indirizzato vero il mare significa che ho una possibilità di batterti.DIFENDITI!”.
Il tridente si caricò di energia blu,che prorubbe in un'ondata di pura violenza verso Oceano,che comunque riuscì a scinderla in due dopo aver a sua volta caricato d'energia la propria lama,quindi si lanciò in un assalto contro lo sfidante,cercando di colpirlo ripetutamente ai punti vitali.Fortunatamente Poseidione era più piccolo del suo avversario,e questo era un sicuro vantaggio contro qualcuno abituato a combattere con creature grosse quanto e più di lui e dopo aver schivato per un po' riuscì finalmente a guadagnare abbastanza spazio di manovra per usare il tridente e così potè ferire(ma solo leggermente)lo zio al volto e danneggiare la corazza al fianco con tre piccoli squarci....peccato che l'avversario si accorse del suo intento e con una velocità inusuale per qualcuno di quella corporatura lo spedì lontano diversi kilomentri con un pugno ricoperto per l'occasione di spine da ricci di mare.
Oceano si ripulì la mano dal sangue con ostentata noncuranza e dentro di sé sorrise constatando che il nipote aveva ereditato l'indole di Rea,e proprio per questo decise di dargli la possibilità di arrendersi:”Notevole,ragazzo.Finora solamente Nereo e mio fratello Giapeto hanno potuto vantarsi di aver danneggiato le mie protezioni.Ascolta,se ti arrendi ora ti lascio tornare sull'Olimpo vivo,ma sappi che sarà la mia unica offerta.”:non finì neanche di parlare,che dovette schivare un'altra ondata di energia,decisamente più grande e potente della prima.
Dal punto in cui era partita si trovava il dio,ora col naso rotto per la potenza del pugno ricevuto,rispetto a prima la sua voce aveva una nota leggermente più debole,ma non per questo meno determinata:”MAI!!Già mio fratello mi ha sottratto i cieli,pensi forse che io possa rinuncia re al regno indicatomi dal fato come facesti tu una volta?!Meglio la morte”:nonostante le sue parole Poseidone stesso cominciava a essere dubbioso della sua vittora,visto che Oceano si era rivelato potente quanto Giapeto e probabilmente anche più di Crono(che per essere il re dei titani era durato decisamente poco ed aveva provato a scappare già poco dopo l'inizio dello scontro),quindi doveva ricorrere ad alcune contromisure.
Le acque sotto di lui cominciarono a ribollire e una figura comparve sotto di lui,una figura enorme.Dall'acqua emerse qualcosa che Oceano riconobbe come una versione ingigantita della cavalcatura di Poseidone dotata di zanne da squalo,infatti il dio salì sulla testa della creatura e si scagliò contro l'avversario,che riuscì a malapena a schivare,infatti a discapito della stazza era tutt'altro che lenta.
Il signore dei mari decise di rispondere al fuoco con il fuoco e evocò anche lui la sua creatura più forte,in questo caso un gigantesco serpente marino dotato di robuste braccia con speroni nei gomiti e artigli affilatissimi nelle zampe.Le due creature,insieme ai rispettivi padroni,si squadrarono per un lungo istante prima di scagliarsi l'una contro l'altro mordendosi,graffiandosi o percuotendosi e inquinando le acque circostanti col loro sangue.
Ovviamente i loro padroni non erano da meno e ogni volta che le teste delle bestie si incontravano ne approfittavano per colpire l'avversario con tutto ciò che avevano a disposizione(pugni,armi,colpi d'energia,acqua ad altra pressione e qualsiasi altra cosa adatta e ferire e/o uccidere)e usando le brevissime pause per riprendere fiato.Però neanche le bestie più forti del mondo potevano riuscire a resistere troppo a lungo a un assalto reciproco del genere e a un certo punto le loro membra diventarono molli come gelatina prima di cadere sfinite e a quel punto i due duellanti si comportavano in maniera diversa.
Infatti se Oceano congedò il suo servitore per evitargli uteriori sofferenze,Poseidono urlò in tutti i modi per cercare di convincere il suo destriero a rialzarsi,ma con risultati abbastanza scarsi.”Ragazzino,non otterrai niente così.Le uniche cose che puoi fare sono ucciderlo o rimandarlo a casa.Pensi forse di poter governare i mari con un atteggiamento del genere?!Le creature marine pretendono rispetto e libertà,nessuna di esse obbedirebbe mai a qualcuno che le schiavizzerebbe per i propri capricci.A questo punto direi,che anche perdendo la sfida,ti sconfiggerei comunque dal punto di vista morale.”:sentendo queste parole,il cuore di Poseidone si riempì di dubbi,perchè Oceano aveva ragione.
Durante la guerra aveva sempre preteso il massimo dalle proprie truppe(umane e non) e nei momenti in cui la situazione sembrava disperata non aveva concesso loro neanche un minimo di riposo,forse in fin dei conti non era migliore né di suo padre,nè della stessa Campe,uccisa per liberare i ciclopi e i centimani.Ma non poteva mostrare segni di cedimento proprio in quel momento,perciò congedò l'ippocampo e riprese in mano il tridente,caricandolo di energia molto più di quanto avesse mai fatto in precedenza,prima che l'avversario potesse anche solo muoversi.
Dopo pochi secondi il tridente risplendeva ancora più delle folgori di Zeus ed era sufficientemente carico da distruggere una montagna,così lo lanciò,ma Oceano era rimasto in attesa semplicemente per schivare all'ultimo istante sapendo che con quel colpo Poseidone avrebbe sprecato quasi tutte le energie che gli rimanevano(non che lui se la cavasse molto meglio ad essere sinceri)e così fu..................peccato che i due si accorsero solo all'ultimo che un gruppo di nereidi aveva deciso di disobbedire ai genitori e ad assistere allo scontro,e il luogo dove si trovavano era proprio sulla traiettoria del tridente!
Il signore dei mari decise di assolvere al compito che ancora gli competeva,ossia la protezione di tutte le creature del mare,quindi si mosse a una velocità quasi impercettibile e nel contempo caricò la sua lama di energia il più possibile come aveva fatto in precedenza Poseidone.Dopo pochi secondi il titano blu era davanti alle nereidi ,in attesa del devastante proiettile,che arrivò puntualissimo.L'impatto fu semplicemente devastante,al semplice contatto si innalzò una colonna di luce e acqua alta fino al cielo e Oceano dovette stringere i denti e tenere ben salda la protezione per poter resistere,ma probabilmente non ce l'avrebbe mai fatta se qualcuno non si fosse messo dietro di lui,spingendolo in avanti e aiutandolo a resistere e infine la luce si spense e una cascata di metallo cadde su tutta la zona,formata dai resti di entrambe le armi divine.
Oceano,quasi sfinito,si voltò verso il suo salvatore,scoprendo con poca sorpresa che si trattava proprio del suo ostico avversario e a quel punto si misero tutte e due a ridere:”Ahahahahahah,vedo che finalmente hai compreso in parte cosa significa essere un sovrano,Poseidone.Avresti potuto scappare e approfittare della mia morte,ma hai deciso di restare e proteggere chi aveva bisogno di te.Questo è ammirevole,senza alcuna ombra di dubbio,ma non basterà.La distruzione delle nostre armi non rappresenta la fine del nostro combattimento.”.
Poseidone non sembrò demoralizzato da quelle parole,tutt'altro,si volse a guardare le nereidi rimaste a osservare,in particolare il suo sguardo si soffermò su una ragazza dai capelli neri:”Mie dame,penso vi convenga andarvene.Ormai lo spettacolo non è più adatto a delle donne,ma spero di rivedervi qualunque sia il risultato quest'oggi.”.Dopo che il gruppo di dee si riimmerse,i due duellanti si misero in posizione di guardia l'uno contro l'altro per l'ennesima volta e nuovamente si scagliarono l'uno contro l'altro,colpendosi con pugni,calci,prese di ogni genere e persino testate violentissime.
Poseidone tentò di vendicarsi per il colpo subito prima con un pugno al naso,ma Oceano fu più veloce e dopo aver schivato fece cadere l'avversario e lo colpì allo stomaco con una serie di calci,fino a quando il figlio di Rea non riuscì ad afferrargli il piede e a proiettarlo a diversi metri di distanza,per poi colpirlo con una serie di montanti,e continuarono così quasi all'infinito.Ma Poseidone comionciò a percepire qualcosa di diverso da prima,capì che non era più solo una semplice lotta e che c'era qualcosa di più,perchè per qualche motivo che non comprendeva ora arrivava a percepire tutto ciò che lo circondava poco a poco come se fosse il suo stesso corpo.
Sentiva l'acqua,l'aria,i pesci e lo stesso Oceano,il suo dolore,sia fisico che mentale,i suoi dolori e le sue speranze,e capì cosa doveva fare.Un rivolo d'acqua cominciò a risalire lungo la sua gamba fino ad arrivare al braccio,ricoprendolo di un folto strato d'acqua,che vorticava ad altissima velocità.Il dio osservò ciò che circondava il suo braccio,scoprendo con sua grande sorpresa che nell'acqua vorticavano anche i frammenti del suo tridente,così raccolse le sue ultime energie e corse più veloce che potè verso il suo rivale colpendolo col suo pugno e spedendolo dritto nelle profondità marine,poi discese egli stesso,trovandosi davanti al roseo palazzo di Oceano e con lo stesso ,che pur sanguinante e sfinito gli sorrideva.
”Poseidone,mi dichiaro sconfitto.Sei riuscito a battermi e non solo.Sei arrivato a comprendere la vita delle creature marine e del mare stesso.Ora capisco perchè le Parche hanno scelto te,ora come ora hai tutte le carte in regola per succedermi.E inoltre sono felice di vedere che somigli molto più a Rea che a Crono.”.Detto questo l'ormai ex re dei mari si tolse la corona e la diede al vincitore del loro intenso scontro,che nel frattempo si era ritrovato senza neanche accorgersene il tridente e la corazza nuovamente integri e se possibile molto più belli di prima.
Quindi si pose la corona sul capo e parlò,e per effetto della corona la sua voce venne udita,forte come non mai,in tutto il Mediterraneo:”IO SONO POSEIDONE,FIGLIO DI REA,DISCENDENTE DI URANO E GAIA....ED EREDE DI PONTO.IN QUANTO SCELTO DAL FATO E VINCITORE DEL DIVINO OCEANO,SONO ORA SOVRANO DEI MARI,GARANTE DELLA LIBERTà E DELLA VITA DI QUALSIASI CREATURA VIVA NELLE ACQUE.ED è MIO COMPITO TROVARE UNA CASA A CHIUNQUE ABITI NEL MIO REGNO!”:poi però si rivolse a Oceano,e la sua voce diminuì d'intensità:”Compreso te,grande re,non lascerò che tu sia dimenticato.Questo luogo è ancora tuo e della tua famiglia,che nessuno osi danneggiare te o qualcuno a te caro.”.
A quel punto il titano rise nuovamente:”Però non consiglierei a nessuno di governare un regno tanto grande da solo.Un re ha bisogno di una regina,Poseidone e sarei fiero di diventare tuo suocero.”:però il nuovo dio dei mari aveva uno strano sorrisetto,lo stesso che la sorella gli aveva riservato solo quella mattina da cui sembravano essere passati secoli:”Grazie,zio,le tue figlie sono senz'altro bellissime,sagge e amorevoli,ma so già con chi voglio passare il resto dell'eternità e inoltre come tuo nuovo sovrano ti do un ordine-a questo punto lo sguardo di Oceano si fece sorpreso e contemporaneamente curioso come non mai-,se mai dovessi rivelarmi un re ingiusto e indegno,ti ordino di sfidarmi nuovamente,e di usare tutte le tue forze.”.
                                                                                                            Epilogo
Poseidone era seduto  su una spiaggia a medicarsi le ferite,Estia e diverse ninfe si erano offerte di aiutarlo e guarirlo,ma lui era troppo orgoglioso per accettare
.In quel momento aspettava qualcuno e si stava chiedendo quando Tartaro sarebbe arrivato,ma finalmente vide un piccolo punto all'orizzonte,che andava diventanto sempre più grande,rivelandosi infine un delfino un po' più grosso del normale cavalcato da una bellissima ninfa dalla pelle verde acqua e i capelli neri.
Poseidone sorrise dalla gioia e si incamminò verso la riva per accogliere la ragazza,a cui offrì un braccio per scendere dal delfino.Poi le sorrise e le baciò la mano:”è un piacere riincontrarti,Anfitrite,mia regina”:la ragazza ricambiò il sorriso:”è un piacere riincontrarti,Poseidone,mio re”.

Salve a tutti coloro che hanno avuto il coraggio per leggere(e magari anche recensire)questa storia orrenda,che mi è venuta in mente durante un corso di poesia estivo e che ho pubblicato probailmente solo per poter dire di aver pubblicato una storia completa su questo sito.L'idea di base(lo scontro tra i 2 e il passaggio della sovranità del mare)mi è venuto in mente leggendo il prologo di raptus(di crateide,scrittrice senz'altro incomparabilmente più abile e competente di me) e ho deciso di elaborare qualcosa.Chiedo scusa se il combattimento fa troppo manga shoen(anche se l'intento era in parte quello)o se il discorso a metà scontro assomiglia troppo a quelli che fanno nel cartone dei pokemon(questo invece era assolutamente non voluto).Concludo con un saluto a tutti,e degli auguri per chiunque debba affrontare degli esami, in primis quelli di maturità(me compreso)
 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3382582