Nutrimento dell'anima di Yumeji (/viewuser.php?uid=95601)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** I ***
Capitolo 3: *** II ***
Capitolo 4: *** III ***
Capitolo 5: *** IV ***
Capitolo 6: *** V ***
Capitolo 1 *** Prologo ***
Ormai da qualche tempo Namie Yagiri aveva preso la pessima abitudine di
curiosare in giro, soprattutto tra vecchie carte impolverate e archivi
semi-abbandonati. Non che la cosa in realtà si rivelasse un
problema, passare da importante membro del consiglio amministrativo di
una promettete, seppur mediocre, casa farmaceutica a segretaria di un
informatore della mala (o dovunque avesse le mani in pasta un tipo del
genere), con probabilmente qualche problema mentale, le aveva
lasciato molto tempo libero.
Riflettendoci, era comunque ovvio che un personaggio come Izaya Orihara
non le lasciasse mettere mani su documenti sui quali non avrebbe
dovuto, quindi era altrettanto ovvio che tutti i materiali lasciatigli
a disposizione fossero solo cartastraccia di nessun interesse per il
corvino, per quanto Namie avesse ricevuto da esse molte informazioni
degne di nota.
Il suo era divenuto un normale passatempo per ammazzare le ore di noia
mentre il suo datore di lavoro: o se ne andava in giro a bighellonare
(divertendosi a fare da bersaglio mobile ad una certa bestia furiosa),
o guardava gli anime alla tele… No, non riusciva neppure ad
immaginarselo a lavorare, nonostante il numero di soldi con cui lo
vedeva trafficare non fosse affatto esiguo.
Con il passare delle settimane si era però accorta di una
cosa, oltre al fatto che fosse uno sfaticato pigro e dagli hobby
discutibili (come ad esempio l’invenzione di nuovi giochi da
tavolo impossibili ai più), Izaya non aveva minimamente
bisogno della sua presenza. Sembrava piuttosto tenerla come ornamento
per il suo appartamento/ufficio in quell’orario di lavoro che
li aveva premurato di rispettare.
D'altronde, lei non aveva di ché lamentarsi, Orihara non le
aveva mai fatto richieste assurde o impossibili, la paga era buona e
cosi gli orari. Certo, una volta era stata sequestrata per qualche ora
da un tizio basso con indosso una maschera antigas, ma alla fine si era
trattato solo di uno strambo essere innocuo, la pistola con cui
l’aveva tenuta sottotiro si scoprì essere un
giocattolo.
Era un personaggio ambiguo e le dava un vago senso di disgusto, le
ricordava Shinra.
Non era stata un esperienza piacevole, ma nulla in confronto a
ciò che aveva subito a causa dei Dollars, della motociclista
nera o dal suo stesso fratello, non ci era voluto molto
perché dimenticasse un simile episodio.
- Vado a dare un saluto a Shizu-chan, non tornerò per il
resto della giornata. Non dovresti ricevere telefonate, ma se comunque
dovesse squillare tu lascia partire la segreteria - le diede le solite
direttive Izaya, salutandola con un cenno della mano
nell’infilarsi la giacca, quel mattino si era svegliato
più tardi del solito, ma probabilmente era perché
la sera prima aveva tardato con qualche consegna o simili.
- E se dovesse arrivare qualcuno?- gli domandò lei
continuando a tenere lo sguardo sulle ultime carte che aveva estratto
dalla schedario, aveva cominciato persino a dargli una sistemata,
riordinando i vari documenti che pian piano leggeva, alla fine si
comportava davvero come una segretaria.
- In quel caso: nasconditi - fu lapidario.
A quel tono Namie parve sussultare e veloce sollevò lo
sguardo, incupendosi di colpo nel cercare quello
dell’informatore, parlare in quel modo tanto serio non era
affatto da lui, che gli stesse nascondendo qualcosa? O forse le stava
solo facendo uno stupido scherzo solo per poi riderle alle spalle?
Non lo seppe dire. Il corvino se ne era andato, senza voltarsi.
Un bel sole scaldava i marciapiedi di Ikebukuro.
Era una giornata serena, simile a tante altre, con il vociare allegro
della persone che, approfittando del bel tempo e della giornata di
festa, si riversavano nelle strade per passare divertendosi il
pomeriggio.
Anche il parco, normalmente evitato dai più, era stranamente
popolato di vita.
Sembrava una di quelle tipiche giornate di primavera in cui la gente
aveva tempo da perdere e girovagava senza meta apparente,
così, per trascorrere il tempo.
Ryugamine Mikado e Kida Masaomi facevano parte di quella cerchia e,
difatti, erano approdati al parco di Ikebukuro dopo un tortuoso
percorso tra le strade del quartiere, evitando i luoghi in cui sapevano
si sarebbero riuniti altri studenti come loro (e soprattutto
studentesse). Da quando il biondo era tornato insieme alla sua vecchia
ragazza (Saki), aveva perso l’abitudine di provarci con
qualunque gonnella gli passasse sotto tiro, a quanto pareva la paura
della vendetta che avrebbe potuto ricevere era più forte
dell’istinto di fare in cascamorto, e questo diceva molto su
quanto potesse rivelarsi pericolosa Saki.
L’atmosfera per quel pomeriggio era tranquilla, pacifica.
Forse troppo, tanto da rasentare la noia.
E se c’era una cosa che proprio Ryugamine mal sopportava era
la noiosa monotonia della quotidianità. Avrebbe preferito
mille volte finire coinvolto in qualche sparatoria tra spacciatori di
droga o in una rapina in banca pur di sottrarsi a tutto quello.
Nonché gli dispiacesse la compagnia dell’amico,
dopo che era scomparso cosi all’improvviso era contento di
poterlo rivedere, anche se le sue battute erano sempre di un livello da
radice quadrata di due.
Forse per quel giorno avrebbe semplicemente dovuto accontentarsi,
eppure, la sensazione che Ikebukuro avesse qualcosa in serbo per lui,
anche in quella data, non se ne andava. Era certo che, se non se la
fosse fatto sfuggire, avrebbe potuto cogliere
quell’evento con cui avrebbe trasformato nuovamente la sua
quotidianità.
- IZAAAAAAAAAAAAAAAYA!!! -
Non era un evento straordinario, e non usciva dai canoni della
normalità, ma vedere due delle celebrità di
Ikebukuro intenti a svolgere il loro gioco preferito
“l’acchiapparello” (in cui
però era sempre Shizuo a stare sotto), metteva comunque un
certo buon umore a Mikado.
- Perché hai quella faccia contenta?..- gli
domandò Kida fissandolo preoccupato e sconvolto, era seduto
di fronte a lui, su un gioco per bambini, mangiando un gelato alla
vaniglia che si stava rapidamente sciogliendo, difatti, nel momento in
cui gli fece la domanda, un pezzo ne colò giù
lungo il cono, andando a macchiargli la felpa giallo oro - nonostante i
trascorsi provava ancora una morbosa attrazione per quel colore.
-Ca…!- imprecò, ma fu preceduto dal tuono della
voce di un familiare ex-barista, sembrava essersi fatto più
vicino. - Che… che ne dici se ce ne andiamo? - gli propose
cominciando a sudare freddo, non voleva essere travolto dalla tempesta
che presto si sarebbe abbattuto su quel luogo,
- Eh?.. No, dai. Rimaniamo ancora un po’- gli propose invece
Mikado e aveva un espressione cosi contenta ed eccitata da parer un
cucciolo a cui si sventola un appetitoso giocattolo davanti alla
faccia.
In ferie! Finalmente, dopo un intero anno trascorso a lavorare per la
riscossione debiti, Shizuo Heiwajima, ex-barista conosciuto anche come
l’uomo più forte (o la bestia/mostro) di
Ikebukuro, poteva godersi qualche giorno di meritata vacanza. Kasuka
avrebbe potuto essere ben fiero del suo fratellone, era riuscito a
mantenere quell’impiego per un altro anno ancora e se lo
sarebbe assicurato anche per quello seguente. Un vero record personale!
Era pensando al fratello minore che per una volta Shizuo girava di buon
umore per le strade di Ikebukuro, nonostante fosse di riposo non aveva
abbandonato il completo da barista, ci aveva fatto una tale abitudine
da non riuscir più a trovarsi a proprio agio in altre vesti
se non in quelle. Si sentiva fortunato ad aver a casa un armadio pieno
di vestiti tutti uguali, non aveva mai il dubbio su cosa indossare.
"Vediamo, ho finito:
latte, sigarette …" Cominciò a
ripassarsi mentalmente la lista della spesa, certo di essersi scordato
qualcosa, ma non riusciva proprio a ricordare cosa.
- Ohi, Shizu-chan! - un richiamo, poi una lattina vuota di
caffè freddo lo colpì in cima testa.
“... ma certo,
l’antipulci!” per un momento aveva
creduto di poter passare in tutta tranquillità il proprio
periodo di vacanza, ma si era dimenticato di una cosa importante: gli
insetti nocivi spuntano quando meno vorresti. Di certo Izaya non si
sarebbe lasciato sfuggire una cosi invitante opportunità di
molestarlo.
Senza sapere come, al semplice richiamo del corvino, Shizuo si
ritrovò tra le mani un segnale di divieto di sosta
(sradicato da chissà dove), e prima di rendersene conto,
partì all’inseguimento. Il tutto faceva parte di
una cosi loro consolidata routine che i passanti non ci fecero caso
più di tanto, limitandosi a far spazio per non essere
d’intralcio. Le strade di Ikebukuro erano il loro personale parco
giochi e campo da combattimento.
- Sei lento..! Forse la vecchiaia si fa sentire, Shizu? -
continuò ad istigarlo Izaya voltandosi verso di lui, sicuro
del proprio vantaggio,
- Facile parlare quando si colpisce alle spalle, maledetta pulce! -
replicò il biondo recuperando velocemente terreno, stava
correndo sventolando l’insegna stradale come fosse un asta,
cercando di colpirlo, senza risultati.
- Come..? Ah, ti riferisci a quella lattina? Io l’ho solo
calciata, non è colpa mia se ha raggiunto quel tuo cervello
da protozoo - rise lui divertito, facendo montare ancor di
più la rabbia dell’altro, soprattutto per la
facilità con cui evitava i suoi colpi.
- Vedi di star un po’ fermo! - gli suggerì,
continuando a corrergli dietro,
- E perché dovrei?.. Uno solo dei tuoi colpi e mi gioco la
spina dorsale - sbuffò infantile, per un qualche motivo, per
quanto corressero, nessuno dei due mostrava mai neppure un cenno di
fatica.
- Almeno la smetteresti di saltel…- erano arrivati
all’entrate del parco comunale di Ikebukuro, Shizuo ne
intravide con la coda dell’occhio l’insegna, e si
fermò.
Di colpo, senza alcun motivo apparente, si bloccò, lasciando
che l’Orihara continuasse invece la sua corsa.
C’era qualcosa di sbagliato. Non avrebbe saputo definirlo, ma
l’istinto della bestia, del mostro (o del
qual-si-voglia-cosa), gli diceva che c’era qualcosa di
strano.
No, non era Izaya. Il corvino, seppur avesse avuto in mente qualcosa,
si era comportato al suo solito, l’atteggiamento che aveva
tenuto con lui non aveva tradito nulla che potesse metterlo in allarme.
C’era dell’altro. Quel luogo gli dava una strana
sensazione, mai provata nelle innumerevoli volte in cui c’era
stato in precedenza.
- IZAAAAAAAAAAAAAAAYA!!! -
Non era però nella indole di Shizuo perdersi a rimuginare, a
riflettere su cosa gli suggeriva la sua mente, da brava testa calda
qual’era ignorò totalmente i segnali
d’allarme che gli risuonavano nelle orecchie. Ciò
che gli importava al momento era ritrovare quella stra-maledetta pulce,
acciuffarlo e farlo nero. Aveva già perso fin troppo tempo.
- Oh, ma chi abbiamo qui? - con un sorriso sornione Izaya si
presentò loro in tutta tranquillità,
spuntando dal nulla, quasi l’ombra degli alberi da
cui usciva l’avesse sputato all’improvviso dal
terreno, appariva totalmente calmo, come se alle calcagna non avesse
nessun ex-barista forzuto che gli aveva promesso di fargli la pelle. -
Ryugamine e… Kida? Ma da quanto tempo? Quando sei tornato? -
si rivolse ai ragazzi con espressione falsamente stupita, avvicinandosi
loro e ai giochi per bambini che ancora occupavano - per quanti bambini
vi fossero in giro quel giorno nessuno era ancora venuto a reclamarli o
a chiedergli di spostarsi, forse il loro aspetto malconcio e
arrugginito li aveva fatti desistere.
- Da… da un paio di settimane - rispose il biondo
balbettando, un sorriso nervoso ad incurvargli le labbra e la voce
tremante, “come
se non lo sapesse” pensò
intanto, consapevole che Saki aveva mantenuto i rapporti con lui.
- Davvero!?- continuava il corvino la sua recita, - … e,
dimmi, com’era Okinawa? -
Rise, il corvino, come se si trattasse di una normale conversazione, ma
il gelo si era insinuato nelle vene di Masaomi, Saki gli aveva giurato
di non aver rivelato a nessuno il luogo dove erano fuggiti, eppure,
come faceva lui a saperlo? Con un freddo sempre
più opprimente nel petto e nell’animo
Kida si rese conto che non vi era luogo in quel nazione, o forse
nell’intero mondo, i cui i temibili tentacoli di Izaya non
gli avrebbero potuti raggiungerli.
Ryugamine non diede peso al repentino cambio
d’espressione del amico, distratto dal suono continuo di
innumerevoli alberi che finivano abbattuti, cadendo con un tonfo potente a
terra, simile al rumore provocato da un tuono.
- Oh, Shizu mi ha già trovato - commentò
semplicemente Izaya, primo a comprendere la fonte di quel
suono, con una leggera corsa si allontanò da loro
andando a nascondersi nell’ombra degli arbusti dalla parte
opposta da cui era spuntato. Un paio di istanti dopo, sradicando a mani
nude l’ennesimo tronco, giunse anche Shizuo.
“ Bene, ora
il quadro è completo”
pensarono nel medesimo istante Kida e Mikado, con emozioni
però diametralmente opposte: il primo con timore,
l’altro visibilmente divertito.
Fu allora che accadde
…
Tutto si fece immobile, più alcun rumore, neppure il
cinguettio degli uccelli si udì nell’aria.
Ryugamine si alzò in piedi. Izaya si appoggiò ad
un albero.
Movimenti da nulla, che passarono inosservati o naturali, agli occhi
dei due biondi.
- Ti ho trovato pulce bastarda - con le mente fissa
sull’informatore davanti a se l’Heiwajima non aveva
notato l’immobilità e il silenzio in cui era
piombato l’intero parco. Scrocchiandosi le nocche dei pugni
chiusi compì il primo passo che lo separavano dal corvino,
già pregustando di sfigurargli quel volto pestandolo a
sangue.
- Non sarà un bello spettacolo..- commentò
sospirando Masaomi incurvandosi su se stesso, - Ryugamine
perché no-n… Ryugamine?
- tentò di proporre all’amico una veloce ritirata,
ma lui non sembrò dargli retta. Il ragazzo fissava il vuoto
davanti a sé, come assente, - Ryugamine?- lo chiamò ancora.
Nessuna risposta.
“È
strano..” di nuovo, l’intuito di
Shizuo arrivò prima del suo cervello.
Izaya non poteva essere messo alle strette tanto facilmente, lui
stesso, per quanto ci avesse provato negli anni, fino ad allora non ci
era mai riuscito. Cosa significava quell’atteggiamento?
Quel parco era immenso, avrebbe potuto trovare un nascondiglio o
sfuggirgli in qualunque momento, cosa aspettava?
Perché rimaneva lì impalato?
Un urlo
squarciò l’aria.
Era
solo il primo.
---
Uff...
è stato complicato scrivere una trama per questa storia, devo stare attenta a non fare spoiler... ho
fatto più fatica a scrivere quelle 200 parole che a mettere
giù i primi capitoli.... XP
Se ci fosse qualche
pazzo (non vi offendete xD xD) interessato a questa storia, il prossimo
capitolo verrà postato domenica. Lo metterei prima ma al
momento sono sprovviasto di internet xD
Cmq bye-bye e
Godetevela!
|
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Capitolo 2 *** I ***
- Fa.. fatelo
smettere!- gridò Ryugamine gettandosi a terra, le mani
contro le orecchie, a tapparle con una forza tale che, a guardalo, Kida
temette potesse arrivare a spappolarsi il cranio.
- Uhg..!- anche Izaya cadde, un leggero mugolio di dolore gli
sfuggì dalle labbra mentre la mano con cui si era sorretto
scivolava lentamente sulla corteccia dell’albero, suo unico
appoggio; la gemella invece rimaneva accostata al viso a chiudere, come
lo steso Mikado, il padiglione auricolare.
- Che combini pulce?- fu sul punto di prenderlo a calci Shizuo, ma gli
bastò uno sguardo per fermarsi, il volto
dell’altro era improvvisamente pallido, sudato, sofferente.
Non era uno dei suoi soliti giochetti.
- V-vi prego, basta!!- continuò ad urlare Ryugamine come se
fosse impazzito e presto altre voci, molte, si unirono a lui.
Erano grida di dolore.
- Ma che caz…?- si guardò introno
l’Heiwajima accorgendosi che non erano solo quei due a
comportarsi in modo strano, un misterioso malessere sembrava aver
colpito almeno ¼ dei passanti che al momento stavano
visitando il parco pubblico di Ikebukuro.
Da una parte, una ragazza gridava a squarcia gola rotolandosi a terra,
strappandosi i capelli, era talmente straziante da sembrare che la
stessero bruciando viva; dall’altra, c’era un uomo
possente, sulla quarantina, anche lui riverso a terra, non urlava ma si
mordeva le labbra per trattenersi, probabilmente tanto fiero del
proprio stoicismo da non importargli se era arrivato a farle sanguinare.
E poi ancora: la fioraia all’angolo, un ciclista,
l’uomo dei ritratti, un bambino che giocava a pallone.
Tante, troppe persone gridavano in preda alla sofferenza.
- Si… si stanno tutti tappando le orecchie -
balbettò Kida bianco come un fantasma, la voce spaventata,
Shizuo non poteva dargli torto, di fronte ad una scena simile persino
lui aveva sentito dei brividi di gelo percorrergli tutto il corpo. Cosa
stava accadendo?
L’Heiwajima e Masaomi non erano gli unici spettatori di
quello spettacolo, ve ne erano altri, forse amici o parenti di quelli
riversi a terra, che non sembravano mostrare gli stessi sintomi degli
afflitti.
- Ohi, Izaya! - non sapendo come comportarsi, confuso ed inquieto in
una simile situazione, il mostro di Ikebukuro si rivolse a colui che,
normalmente, era all’origine di tutti i mali.
- No… I-io non…- provò a difendersi
l’Orihara, poteva ben immaginare quali accuse gli stesse
rivolgendo il suo antagonista, ma la voce gli morì in gola,
soffocata da un conato di vomito che gli fece rimettere tutto il
contenuto dello stomaco sul marciapiedi del parco comunale.
Istintivamente, quando lo vide tremare, oscillare pericolosamente su se
stesso dopo essersi svuotato di quell’unico pasto consumato
quel giorno, Shizuo si affrettò ad afferrare il corvino,
prendendolo per i capelli, evitandogli cosi di svenire sopra il suo
stesso vomito. Per una volta, forse l’Orihara non centrava
con tutto quel casino che stava capitando. Forse. Gli concesse il
beneficio del dubbio l’ex-barista, ritrovandosi a chinarsi
sul proprio peggior nemico per assicurarsi che respirasse. Almeno, dopo
una scena simile, era certo che non fingesse. Piuttosto di farsi vedere
in uno stato tanto miserabile e vergognoso l’informatore si
sarebbe inventato una qualche alternativa.
- È… è il suono - mormorò
Izaya quando gli fu a portata d’orecchio, aveva ripreso
abbastanza equilibrio perché l’altro non dovesse
trattenerlo più, sembrava ancora però sul punto
di perdere i sensi.
- Quale suono? - gli domandò,
- Co-me fai a non sentirlo?- e nello sguardo che rivolse al biondo,
mescolata alla confusione, c’era pura sofferenza. Qualcosa
che mai si era sognato di vedere su quel volto.
Shizuo non ebbe modo di chiedergli altro, un urlò
più forte degli altri squarciò l’aria,
seguito subito dopo da grida la cui disperazione sembrava aumentare con
l’avanzare dei secondi, ormai non parevano più
voci umane, ma di qualche animale finito vivo al macello.
Anche l’Orihara gridò e un sottile stiletto di
ghiaccio penetrò nel petto di Shizuo, un muto panico avvolse
lui, Kida e le altre persone incolumi presenti. Un inverosimile
immobilità colpì tutti coloro che avrebbero
potuto fare qualcosa, si paralizzarono mentre i loro conoscenti,
parenti o fidanzati che fossero, agonizzavano. Li fissavano
meravigliati, incapaci di fare nulla, non sapendo cosa dovessero fare.
- Ryugamine i tuoi capelli… sono - farfugliò
Masaomi, lo sguardo oro spalancato, sconvolto,
- bianchi - sussurrò Shizuo, osservando come lo stesso
fenomeno che aveva colpito lo studente fosse il medesimo che vedeva
compiersi sulla pulce e il resto dei sofferenti.
I capelli di tutti loro stavano diventando bianchi o, meglio, le loro
chiome stavano perdendo la naturale pigmentazione. Ma come era
possibile?! Cosa diamine stava accadendo?
Con l’arrivo delle prime sirene delle ambulanze le urla di
dolore si acquietarono, tacendo all’improvviso.
Decine di persone quel giorno rimasero a terra, simili alle vittime di
un qualche atto terroristico, nonostante i loro corpi fossero
totalmente privi di ferite. Erano tutte prive di sensi.
- Ohi!.. Ti chiami Kida, giusto?-
- Eh?.. Ah, si!- balbettò Masaomi in ginocchio a fianco a
Mikado, svenuto, a fissarne incredulo la nuca, pochi minuti prima di un
bel castano scuro.
- Senti, non credo che quel qualunque-cosa-fosse a cui abbiamo
assistito rientri nel canoni del fatto normale e spiegabile -
osservò Shizuo e il ragazzo non poté far a meno
di annuire, trovandosi pienamente d’accordo, entrambi erano a
conoscenza di troppi eventi fuori dal consueto per non riconoscerne uno
quando gli capitava. - Bene, allora siamo d’accordo - fece
mettendo in tasca il cellulare che aveva appena estratto, non aveva
chiamato nessuno limitandosi a premere qualche tasto della tastiera,
“ha inviato un
messaggio?” - Celty sarà qui tra
poco. Porterà Mikado da un medicastro senza licenza che per
lo meno ha un padre che ne capisce di queste… ehm, cose -
aveva pronunciate “cose” con una certa titubanza e
sottile arrabbiatura, forse lo irritava non aver trovato un modo
più adatto per definire la situazione.
- Va bene - acconsenti l’altro biondo, il ragazzino, sapendo
quando Ryugamine si fidasse della motociclista senza testa e, di
conseguenza, di coloro che avevano diretti contatti con lei.
- Ma ecco… He-heiwajima - aggiunse quando
l’ex-barista, con un facilità disarmante,
sollevò lo studente privo di sensi e se lo mise sulle
spalle, “Sembra
un sacco di patate” pensò
nell’osservarlo un poco sconvolto, sentendosene poi fulminato
dallo sguardo nascosto dietro le lenti blu degli occhiali da sole.
- Cosa?- probabilmente l’uomo non aveva
l’intenzione di essere aggressivo, ma il suo tono alterato
fece comunque sussultare Masaomi, il quale, visti i suoi trascorsi,
aveva temuto di incrociare anche solo la strada con il mostro di
Ikebukuro, figurarsi parlarci.
Deglutì per ritrovare un po’ di voce, e quel
coraggio che sembrava essersi sciolto come un cubetto di ghiaccio con
la calura estiva.
- Lo… lo lascia-mo qui?- gli chiese indicando la figura
rimasta adagiata, inerme e a sua volta priva di coscienza, contro il
tronco di un albero. Kida non sapeva da dove gli venisse tutta quella
voglia di venir preso a pugni e ridotto in poltiglia, era
consapevole a cosa comportasse accennare anche solo
minimamente ad Izaya Orihara quando nei dintorni era presente Shizuo
Heiwajima.
E lui, da bravo aspirante suicida, era arrivato a proporgli di
aiutarlo? Si era cosi stancato di vivere? Si chiese il ragazzo sudando
freddo, rendendosi conto che, se non fosse stato per la sua Saki,
avrebbe abbandonato senza rimpianti quella piattola di informatore al
suo destino lì, vicino ad una pozzanghera di vomito.
Purtroppo la ragazza rimaneva ancora molto affezionata a
quell’essere ripugnante, se non avesse fatto nulla per
aiutarlo (e lei lo avesse scoperto), non gliel’avrebbe mai
perdonata.
- Uff… Vorrei approfittarne per abbandonarlo sui binari
della metro, ma hai ragione - solo quando Shizuo non
cominciò a pestarlo a sangue ma, anzi, gli rispose con un
insolita calma, Kida si rese conto di aver trattenuto il fiato, - Sono
sicuro che sappia qualcosa, anche se dubito che riusciremo a farlo
parlare facilmente, è meglio portarlo con noi -
rifletté ad alta voce, e il ragazzo si stupì che
sapesse pensare cosi lucidamente trattandosi di QUEL Orihara.
- A grandi linee ho compreso cos’è accaduto, ma ne
parleremo meglio dopo - gli disse Celty, sventolandogli davanti alla
faccia il display dell’apparecchio elettronico. Era
impossibile tenere una telefonata tradizionale con la motociclista nera
e Shizuo non aveva la pazienza di scrivere messaggi chilometrici,
quindi, si era limitato a chiedere alla Dullahan di presentarsi
lì, senza dirle nulla, spiegandole poi tutto a voce quando
si era presentata. Kida pensò che dovevano avere proprio un
buon rapporto se gli bastava cosi poco per avere un appuntamento con
una simile leggenda metropolitana, si era presentata in meno di una
diecina di minuti da ché l’aveva contattata. Era
spuntata di fronte a loro in sella alla fedele motocicletta nera,
splendida e spaventosa come un drago appena uscito da un libro di
fiabe.
- Grazie, Celty… - fece lui e, per la prima volta, Kida lo
vide sorridere, -Tu riesci a portare un solo passeggero, vero?- le
domandò facendosi però subito pensieroso.
Probabilmente si stava chiedendo chi tra Ryugamine e quel stramaledetto
informatore avesse più esigenza di essere visitato da
Shinra. - Occupati della pulce, io penserò a Mikado - ma,
sopratutto, si chiedeva se era disposto a correre il rischio di farsi
vedere in giro per mezza Ikebukuro con la propria nemesi sulle spalle.
C’era il pericolo che qualcuno, notandoli, fraintendesse la
situazione. Avrebbero potuto persino chiamare la polizia convinti che
lo avesse ammazzato, e Shizuo non voleva altri problemi con la legge a
causa di Izaya, gli era già bastata una volta.
Kida non protestò alla sua scelta, seppur preoccupato per le
condizioni dell’amico, non desiderava certo aizzare la bestia
sopita.
La Dullahan partì, avvolgendo l’informatore con la
propria ombra, assicurandolo a se in modo che non perdesse
l’equilibrio, essendo ancora svenuto.
Masaomi e Shizuo rimasero quindi nuovamente soli a percorre a piedi la
via verso l’abitazione del medico. Per quanto accelerassero
il passo allo studente pareva comunque che avanzassero troppo
lentamente e si pentì di non aver detto nulla. E se
ciò da cui era stato colpito Ryugamine si fosse trattato di
un qualche virus che distruggeva il corpo della vittima, man mano, con
il passare dei minuti?
Masaomi non ne sapeva nulla di malattie o medicina, ma il tempo con era
forse essenziale? Non insistendo con l’ex-barista poteva aver
condannato il proprio miglior amico? E per chi? Per uno scarafaggio
che, chiunque l’avesse incontrato (escluso Saki e, forse,
Simon), lo desiderava morto.
Un forte malessere colpì il ragazzo, serrandogli lo stomaco
e bloccandogli in gola la saliva, impedendogli di deglutire. Aveva la
nausea e un improvvisa bisogno di vomitare, era terrorizzato.
Solo perché Ryugamine non urlava più non
significava che non stesse soffrendo, il fatto che fosse svenuto non
era un bene, ma un grosso problema, in quel modo non poteva accertarsi
delle sue reali condizioni.
- Se dovesse accadere qualcosa al tuo amico, ti do il permesso di
vendicarti su di me- gli disse Shizuo, quasi ne avesse intuito i
pensieri, continuava a dargli la schiena qualche passo avanti a lui e
per un momento il ragazzo credete di esserselo immaginato.
Davvero il mostro di Ikebukuro era disposto a fare una cosa simile?
- Ti faccio davvero paura, vero?- lo fece sussultare, parlando
d’improvviso,
- Ehm…- si ritrovò a balbettare lui timoroso,
sudando freddo e dandosi mentalmente dell’idiota, ora, anche
se avesse negato, non gli avrebbe mai creduto.
- Tranquillo, non mi piace picchiare i mocciosi. Vedi solo di non far
nulla per farmi arrabbiare -
“Questo
però non mi tranquillizza molto”
pensò Kida nel pronunciare un timido - Okay -, sapeva da
voci certe che bastava un non nulla per fargli saltare la mosca al naso.
Gli sembrava di camminare sui gusci d’uovo.
---
Scusate il ritardo *inchino*
|
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Capitolo 3 *** II ***
- Posso dirvi che, a parte il colore dei capelli al quanto inusuale,
all'apparenza quei due non hanno nulla che non vada -
sentenziò Shinra con un sorriso sereno stampato sul volto
dopo aver concluso la visita a Mikado. Non essendo abituato a ricevere
pazienti in casa (lavorando come medico a domicilio), aveva dovuto
stipare l'informatore e il ragazzo, sempre privi di conoscenza, nella
camera degli ospiti, sistemandoli sull'unico letto della stanza,
fortunatamente a due piazze.
- Come all'apparenza?
Significa che non ne è sicuro?! - esclamò subito
preoccupato Kida, scattando in piedi dalla poltrona dove aveva preso
posto negli ultimi venti minuti e su cui aveva bevuto il
caffè gentilmente concessagli dalla Dullahan,
"chissà perché tiene il casco anche in casa?" si
era chiesto dandole un occhiata fugace, non capendo che era proprio a
causa della sua presenza se la motociclista non se l'era ancora tolto.
Celty non credeva che, dopo aver assistito a quel momento di isterismo
collettivo, il ragazzo potesse sopportare anche la conferma della sua
leggenda, ovvero che fosse effettivamente priva di testa.
Per quanto Masaomi già lo sapesse, un conto era sentire un
pettegolezzo, un altro confermarlo.
- L'unica cosa che non
posso verificare sono i danni al cervello, per quello è
obbligatorio andare in ospedale - non si irritò
(apparentemente) di fronte all'insolenza del piccolo biondo,
comprendendo quel senso di ansia da cui era attanagliato, - Quello di
cui posso assicurarti è che fisicamente Ryugamine sta bene -
affermò con assoluta certezza.
In risposta Kida si limitò ad annuire, incapace di
affrontare il viso sorridente e un poco inquietante del dottore (per
qualche motivo lo metteva a disagio), chinando il capo in segno di
resa, l'espressione però crucciata, non sembrava affatto
convinto.
D'altronde,
trattandosi di uno sconosciuto era normale che avesse qualche riserva
in merito.
- Allora, se sta bene,
perché non si sveglia? - chiese sconsolato e con un velato
tono d'accusa nella voce, certo che Shinra avesse scordato di
controllare qualcosa, perché gli pareva strano che entrambi
fossero ancora privi di conoscenza, erano già passate due
ore!
- Ognuno hai propri
tempi in questi casi - liquidò velocemente la domanda Shinra
alzando le spalle, sminuendone le preoccupazioni, - ... l'unica cosa a
non tornare è appunto il colore dei loro capelli -
commentò a mezza voce, facendosi pensieroso. - Non credo che
esista qualcosa in natura che possa innescare un processo cosi vasto
(perché ne sono state soggette altre persone, giusto?) e
immediato. Normalmente il corpo umano perde i pigmenti necessari alla
colorazione della chioma con il protrarsi dell'età, ma sono
entrambi troppo giovani per questo e, come ho già detto, la
perdita della pigmentazione è graduale -
- Shinra, evita di
divagare con informazioni ovvie anche per me - lo fermò
Shizuo seduto tranquillamente sul divano alle sue spalle, l'aria
indifferente nell'accendersi un'altra sigaretta, il posacenere davanti
a lui ne era già colmo "è abituato a fumarle solo
per metà" aveva notato Kida mentre l'osservava, in attesa
del ritorno del medico dalla visita. - Ciò che vogliamo
sapere è "cosa è successo?", non "cosa
teoricamente avrebbe dovuto accadere" - disse, e avvenne qualcosa di
strano.
Masaomi udì
come il suono di una nota stonata, di un dettaglio eccessivo.
"C'è...
c'è qualcosa di diverso?" si domandò avvertendo
una forte inquietudine afferrargli la gola, era una sensazione che
avvertiva a pelle, istintiva. A parole gli risultava difficile da
spiegare, ma era certo che in quella stanza qualcosa non quadrasse. Era
una sensazione però cosi vaga, confusa per quanto potente,
che gli fu impossibile capire chi glie l'avesse causata, se fosse colpa
dell'ex-barista oppure dipeso da altro, forse dal sorriso di Shinra,
dal comportamento di Celty o, più
semplicemente, dall'aria che respirava.
Riflettendoci, era da
quella mattina, da quando era uscito di casa per andare
all'appuntamento con Ryugamine che avvertiva un elemento estraneo
nell'ambiente.
Un odore mai sentito prima, ma che ora aleggiava leggero tutto in torno
a loro. Sembrava avvolgere per intero il quartiere. Non era possibile
identificarlo con precisione, lo si percepiva ma, se si cercava di
studiarlo più affondo, ecco che questo odore si mischiava
con i mille altri profumi della città.
Era indubbiamente
presente, ma allo stesso tempo no.
Come una fantasma o
una leggenda metropolitana.
A quel collegamento
Masaomi rabbrividì vistosamente, tanto da attirare
l'attenzione di Celty, significava forse che una nuova
entità al di fuori del normale aveva iniziato ad aggirarsi
per i vicoli già affollati di Ikebukuro?
Kida temette la
risposta, per questo si sforzò di scacciare quel pensiero
dalla testa, scosse il capo, come se volesse togliersi un po' di sabbia
dai capelli, ma non era cosi semplice. Si era fatto venire il dubbio e
non se ne sarebbe liberato fino a quando qualcuno non gli avesse
dimostrato il contrario.
- Sei preoccupato per
Ryugamine?- gli chiese la motociclista nera avvicinandosi, porgendogli
sotto gli occhi il display del suo cellulare, sembrava essere l'unica
ad aver notato lo strano comportamento del ragazzo. Shinra e Shizuo
erano impegnati a discutere e non badavano minimamente a loro.
- Un po'..- ammise
Kida, anche se in realtà "terrorizzato" era la parola
più azzeccato per definire il suo stato d'animo. Non poteva
far a meno di credere che qualcosa di terribile stesse per accadere al
suo amico, poiché lui, nuovamente, non era stato in grado di
fare nulla per la persona a cui teneva. La sciagura abbattutasi su
Ryugamine sarebbe stata la sua punizione. "Come quella volta con Saki"
pensò, non senza una fitta di dolore alle scapole nel
riportare alla mente l'episodio, anche se qui il caso era diverso il
piccolo biondo non riusciva a non sentirsi in parte responsabile.
"Avremmo potuto essere da tutt'altra parte, ma no... sono stato io a
portarlo lì" si rimproverò chiedendosi
perché non avesse ceduto alla proposta di Mikado quando lo
aveva invitato al cinema. Cosa gli costava rivedere quel film per la
quindicesima volta?
- Se lo vedessi ti
sentiresti più tranquillo? - propose Celty, e un barlume di
stupore attraversò lo sguardo dorato di Kida nel risollevare
finalmente la testa da terra, guardando fisso il casco della Dullahan,
per la prima volta in vita sua il ragazzo si sentì realmente
grato nei confronti di una persona. Non era però in grado di
esprimere quel sentimento a parole e, trovandosi in
difficoltà, si limitò ad annuire, facendole cenno
con la testa.
Aveva finito con
l'addormentarsi!
La Dullahan si era
mostrata molto disponibile a condurlo nella stanza in cui riposavano
Ryugamine e quella piattola di Izaya, dandogli persino il permesso di
rimanere lì, a vegliare sull'amico, a patto che non toccasse
nulla degli strumenti del mestiere di Shinra - non essendo una stanza
molto usata si era tramutata in magazzino e un largo armadio colmo di
medicinali, boccette e quant'altro, ne occupava un intera parete. Il
suo però era stato un avvertimento superfluo, a cui Kida non
diede molto peso, troppo preoccupato per Mikado per guardarsi attorno e
trastullarsi con veleni, siringhe e droghe lasciate incustodite alle
sue spalle.
Gingilli del genere non erano mai stati di suo interesse.
Nel poter vedere
confermate le affermazioni di Shinra, ovvero che apparentemente
Ryugamine stava bene, Masaomi avvertì la tensione che lo
colmava allentarsi, e assai più tranquillo prese posto
affianco all'amico, approfittando di una sedia dimenticata
probabilmente dal medico dopo aver concluso la visita.
Aveva preso ad
osservarlo, ignorando per quanto gli fosse possibile la presenza di
Orihara, e in effetti Mikado pareva semplicemente
addormentato.
Il sonno lo aveva
colto così, mentre ne fissava il volto e pensava quanto
noioso fosse guardare qualcuno dormire.
Si svegliò
con il rumore di una finestra che si apriva, "Uh?.. è
entrato qualcuno?" si domandò guardandosi attorno con aria
frastornata, la mente ancora annebbiata dal sonno, lo guardo vacuo. -
Mikado..? - lo riconobbe a stento a causa dei capelli bianchi, ma si,
quello che gli dava le spalle, affacciato alla finestra spalancata era
proprio lui. "Allora finalmente si è svegliato?"
l'osservò sorridendo fra sé e sé,
sorriso che però si gelò d'improvviso quando
Ryugamine scavalcò il parapetto.
- Che cazzo stai
facendo!? - gli urlò Kida gettandosi contro di lui,
afferrandolo per la vita impedendogli così di buttarsi nel
vuoto, - Ohi, Ryugamine! Che c'è stai ancora dormendo!!? -
gridava nel tentativo di farlo rinsavire, ma lui non lo ascoltava, gli
occhi fissi a guardare il paesaggio cittadino al di là della
finestra. - Mikado! - continuò a chiamarlo quando questi
cominciò a fare resistenza, agitandosi e scalciandolo per
liberarsi dalla sua presa. Il volto del ragazzo era inquietante,
notò con un brivido Masaomi mentre il panico si faceva largo
in lui, era del tutto privo di qualunque espressione, piatto, come
quello di un sonnambulo. - Mikado!!- gridò e
gridò tanto che la sua voce fu udita anche nell'altra stanza
e, veloci, gli altri tre occupanti dell'appartamento giunsero per
vedere cosa fosse tutto quel trambusto.
- Lui... lui, non so
cosa gli prende! MA si vuole buttare - cercò di spiegargli
Kida, la voce acuta a causa del terrore, l'incarnato cadaverico e lo
sguardo sgomentò, colmo di paura e confusione mentre tentava
di evitare che una persona a lui cara si togliesse la vita davanti ai
suoi occhi.
- Celty, aiutami! - la
supplicò Shinra nel trattenere il giovane Ryugamine per un
braccio mentre Kida lo teneva ancora stretto alla vita, sembrava che il
ragazzo avesse ricevuto una forza straordinaria (per nulla simile a
quella di Shizuo, ma abbastanza da mettere in difficoltà il
medico e l'amico), e persisteva nel suo intento di lanciarsi fuori dal
palazzo, ignorando come se fossero insetti fastidiosi i due che
tentavano di fermarlo. Al richiamo del dottore toccò anche
alla Dullahan intervenire, con la propria ombra immobilizzò
Mikado, avvolgendolo quasi completamente e costringendo Masaomi e
Shinra ad allontanarsi da lui.
Ryugamine cadde a
terra, non riuscendo più a rimanere stabile sulla proprie
gambe, immobilizzate dalla motociclista nera, il suo sguardo continuava
a rimanere assente, perso nel vuoto. Non sembrava neppure rendersi
conto di ciò che gli accadeva attorno.
- Cos'è
successo? - domandò Shizuo quando le cose si furono calmate,
sino a quel momento si era saggiamente tenuto in disparte, consapevole
che con la sua forza avrebbe potuto causare più male che
bene al ragazzo andato del tutto fuori di sé.
- Io... non lo so! Un
momento prima sta-stava dormendo... e poi, poi. Si stava buttando dalla
finestra!- balbettò tutto tremante, sconvolto, Kida,
incapace di controllarsi,
- Ha di nuovo perso
conoscenza - li informò Shinra, chino sul suo ultimo
paziente, -... quando prima abbiamo provato a fermarlo non sembrava
reagire alle nostre voci, quasi non le udisse - si fece pensieroso
osservandolo.
- A-avevi detto che
stava bene!- lo aggredì il ragazzo biondo, sentiva gli occhi
lucidi, bagnati dalle lacrime, non capiva cosa stesse succedendo e
questo lo spaventata.
Cosa stava capitando al suo amico?!
- Non posso prevedere
tutto, forse in questo caso è stato intaccato il cervello -
si difese Shinra, stanco di quelle accuse, non sopportava che si
mettesse in dubbio il suo lavoro, per essere senza licenza era bravo
come medico.
- Shinra, al meno tu,
calmati - gli consigliò Celty, nel tentativo di farlo
ragionare, mostrandogli lo schermo del cellulare mentre i suoi
tentacoli d'ombra liberavano Ryugamine e Shizuo lo sollevava per
rimetterlo a letto,
-... dov'è
Izaya? - la voce dell'ex-barista interruppe la conversazione.
Nessuno si era accorto
che, durante la confusione causata da Mikado, l'informatore era sparito.
Un pessimo
presentimento si insinuò nella mente di Heiwajima il quale,
sistemato il ragazzo sul materasso, fece per uscire, - voi rimanete qui
a controllare Ryugamine, io vedo dove si è cacciata la pulce
- gli intimò, e nessuno osò replicare, lo sguardo
e il tono con cui gli si era rivolto non ammettevamo proteste. Era
furente!
- Vedi di non
distruggermi casa...- lo supplicò Shinra con un'espressione
ad un passo dalle lacrime, disperato, non c'erano
possibilità che il suo appartamento sopravvivesse indenne ad
una sfida fra il burattinaio e la bestia di Ikebukuro, ma di certo lui
non si sarebbe messo in mezzo per fermarli. Supponendo che Izaya
presentasse un comportamento analogo a quello di Ryugamine, solo Shizuo
poteva arrischiare di avvicinarsi senza finire con il ferirsi a causa
degli attacchi dell'informatore.
Bisognava solo sperare che la loro distrazione non avesse dato tempo a
Izaya di compiere ciò che a Mikado non era riuscito, o forse
lui era stato colpito da un impulso differente? Infondo non sapevano
ancora nulla del disturbo che aveva colpito loro e gli altri abitanti
di Ikebukuro... No, non potevano sapere se, al risveglio, Izaya si
sarebbe comportato nello stesso modo di Mikado. Perché era
impensabile che potesse arrivare a tanto, fosse stato anche spinto a
farlo da qualche strano malessere, si trattava pur sempre di Orihara.
Shizuo non aveva dubbi che la pulce avesse solo tentato di svignarsela
approfittando della situazione, cosi da evitare un loro eventuale
scontro.
Simile certezze gli vennero però meno quando notò
le tracce di sangue lasciate nel soggiorno di Shinra, sulla parete
della cucina.
Lì, un set di coltelli prendeva posto in bella vista vicino
al lavabo.
"Ne manca uno..." realizzò il biondo avvertendo il sangue
tramutarsi in ghiaccio nelle sue vene.
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Capitolo 4 *** III ***
- Ohi, stupida pulce! - lo chiamò Shizuo, lo sguardo che
andava da una parte all'altra della stanza, quasi si aspettasse che
l'informatore spuntasse da dietro qualche mobile per assalirlo alla
gola, cosa che in realtà non lo avrebbe stupito poi tanto.
Aveva avuto un attimo di sussulto nel notare la macchia rossa sulla
parete, ma forse non si trattava di quello che credeva. C'era un
milione di spiegazioni plausibili, il perché gli fosse
venuto un brivido era semplicemente causato dal fatto che Mikado avesse
appena tentato di gettarsi dalla finestra. Nulla gli diceva che Izaya
avrebbe avuto un comportamento analogo al liceale.
Anche se, come lui, si era sentito male. Entrambi avevano urlato come
ossessi e, in preda a chissà quale dolore, erano finiti
privi di sensi, i capelli divenuti completamente bianchi.
- IZAYA! - gridò, per poi sentire un suono provenire da
dietro una delle dispense della cucina, come di qualcosa che sbatteva
contro un'altra, provocando rumore sordo.
- Ahi, ahi, ahi...- udì così il piagnucolio di
una voce ben conosciuta, con quella perenne nota irritante ad urtargli
i timpani. La rabbia che montava nel aggirare il mobile per trovare
accovacciato dietro di esso quell'essere molesto, quella maledizione
per il mondo conosciuto con il nome di Izaya Orihara.
- Cosa stai combinando?! - gli urlò di riflesso, mentre
l'informatore era troppo impegnato a tenersi la nuca dolorante. Come
aveva immaginato, doveva averla sbattuta da qualche parte.
- Ah, Shizu-chan! - sussultò nel vederlo, quasi fosse
stupito del suo arrivo e, nel tirarsi in piedi, picchiò la
testa sullo spigolo del cassetto che aveva lasciato aperto, in un
probabile replay di quello che doveva essere successo poco prima. -
Ahiahiahiahi... Di nuovo sullo stesso punto..- guaì
l'informatore con fare lamentoso, tornando a rannicchiarsi mentre
Shizuo lo guardava con una nota esterrefatta nello sguardo. A parte il
bernoccolo, che di certo gli sarebbe spuntato, l'informatore sembrava
stare bene... Almeno fisicamente.
- Te lo ripeto, pulce: che stai combinando, pulce!? - ripete, il tono
minaccioso, una nota che prendeva naturalmente quando rivolgeva
più di tre parole all'altro. Il quale, alzando il viso verso
di lui, lo fissò per un lungo momento con gli
occhi castano scuro completamente spalancati. Nel ricambiarne lo
sguardo Shizuo cominciò a sentirsi a disagio, per un qualche
motivo, ed ebbe un pessimo presentimento.
Impercettibilmente le labbra del corvino cominciarono a tremare, mentre
gli occhi, se possibile, si facevano ancora più larghi,
- Sei spaventoso...- mormorò con voce sottile, che a stento
si poteva riconoscere come sua, portandosi una mano vicino alle labbra
in un gesto impaurito.
Shizuo si sentì divenire le gambe di piombo nel trovarsi
fissato in quel modo dall'informatore, se ancora non si sentiva
irritato dal suo atteggiamento era perché lo stupore aveva
sedato ogni altra emozione. Poteva pensare che fosse mezzo
addormentato, o qualcosa di simile, ma un atteggiamento simile non era
affatto da lui, che lo stesse prendendo in giro?
- Izaya, ma che cazz...!- avrebbe voluto urlargli "ma che cazzo ti
è preso?!", ma la sua voce venne meno quando vide le iridi
dell'altro farsi di colpo acquose, scosse dal suo ennesimo urlo. - No.
Fermo, non farlo... N-non ci provare! - gli ordinò con voce
grossa che, di riflesso, per un qualche motivo, fece tremare Orihara,
la cui espressione era diventata al quanto pietosa.
- Urli troppo. Sei spaventoso, Shizu-chan - piagnucolò e,
come Shizuo temeva accadesse, una serie di lacrime cominciarono a
bagnarli il viso. - Io... io non ho fatto nulla di male -
singhiozzò, asciugandosi con una della maniche della maglia
gli occhi, - E tu mi stai sgridando - ma quell'apparentemente ridicolo
e senza senso pianto continuava.
- SMETTILA DI PRENDERMI IN GIRO!!! - saltarono i nervi di Shizuo, non
aveva idea di cosa l'informatore stesse macchinando, ma si sentiva
disturbato dalle sue lacrime. Non che avvertisse un qualche senso di
cola per averlo fatto piangere, eh! Solo che... solo che vedere la sua
nemesi ridotta ad un ameba piagnucolosa lo disturbava. Doveva per forza
star recitando.
- Ah, non farmi male! - urlò Izaya spaventato, alzando
entrambe le braccia in alto per proteggere la testa, in un istintivo
gesto di difese.
Shizuo avvertì un brivido di disagio procurargli la pelle
d'oca, mentre la sua faccia da rabbiosa si faceva di una tinta vicina
al blu e il suo corpo pareva tramutarsi in una statua di sale. L'altro
aveva preso a tremare e a rannicchiarsi ancora più in se
stesso... Stava sul serio cominciando a dubitare che la sua fosse una
semplice recita per confonderlo.
Ad umiliarsi così Izaya non ci guadagnava nulla, giusto?
Rifletteva, ancora in dubbio.
- Ti prego, non picchiarmi -lo pregò, rivolgendogli uno
sguardo impaurito e supplichevole,
"Okay... qui, davvero c'è qualcosa che non va"
- SHINRAAAAAA!!!- urlò a quel punto il nome dell'amico
Shizuo, trovandosi spaventato e inquietato quasi allo stesso modo di
quell'Izaya, che in nessun modo poteva essere l'Izaya che conosceva.
Doveva aver perso il cervello assieme al corvino dei capelli. -
SHINRA!! - avvertiva l'urgenza che arrivasse subito. Doveva dirgli cosa
stesse capitando all'informatore prima che la cosa potesse diventare
ancora più bizzarra. Quando ancora non vide il medico
arrivare, forse impegnato ad assicurarsi che Mikado non tentasse di
lanciarsi di nuovo nel vuoto senza paracadute, Shizuo
afferrò senza troppi complimenti il collo della maglia scura
dell'informatore.
- Eh?..- sussultò lui spaventato, lo sguardo lucido dalle
lacrime. Per evitare la pelle d'oca dal disagio Heiwajima
evitò di guardarlo negli occhi e, senza dire nulla, prese a
trascinarselo dietro, senza dargli modo di alzarsi in piedi, portandolo
quasi pesasse meno di un fuscello.
- ABBIAMO UN PROBLEMA! - piombò nella stanza sfondando
letteralmente la porta, gesto di cui non ci sarebbe stato bisogno in
realtà, essendo aperta, ma che sottolineava quanto la
questione fosse urgente.
- Hai ucciso Izaya e dobbiamo occultare il cadavere?..-
domandò Shinra, seduto sulla sedia posta affianco al letto
dove Mikado era tornato a riposare tranquillo, per nulla stupito
dall'impetuosità dell'amico, anche se ebbe un tuffo al cuore
nel vedere la porta sradicata in quel modo dai suoi cardini. Glielo
avrebbe messa in parcella. - Oppure lo hai trovato che si menomava o
qualcosa di simile? Ah, ha bisogno di cure? - suppose, notando il peso
morto, che altri non era se non l'informatore, che Shizuo si trascinava
dietro con la stessa cura di chi trasporta una sacco di sabbia.
- PEGGIO! - esclamò Shizuo leggermente nevrotico, mollando
la presa sul corvino che, perso di colpo sostegno, cadde sul pavimento
sbattendo, per la terza volta, la nuca con un tonfo.
- Ahiahiahiahiahiahi...- si rizzò subito a sedere di scatto,
tenendosi la testa dolorante.
- A me sembra star bene... forse con un po' di ghiaccio -
osservò Shinra dando un rapido sguardo all'informatore che
gli dava le spalle, alzandosi solo a quel punto per poter fare un
visita, ma Shizuo gli si pianto davanti.
- Credimi, è qualcosa di terrificante - lo
avvertì il biondo, guardandolo fisso negli occhi ad una
distanza eccessivamente ravvicinata, che obbligò il medico
occhialuto ad arretra di un passo e tornare così seduto
dalla sedia da dove si era appena mosso. Forse avrebbe dovuto fare una
rapida visita anche a Shizuo. Quella situazione, per quanto andasse
avanti da a malapena due ore, pareva avergli già logorato i
nervi.
- Sul serio è... è qualcosa che non vorresti
vedere - aggiunge chinandosi sul medico con gli occhi spiritati, come
quando devastava mezza Ikebukuro usando come arma un segnale stradale.
- O-okay...- annuì lentamente con la testa Shinra, lo
sguardo leggermente preoccupato mentre si sforzava di sorrise,
chiedendosi cosa gli fosse capitato per farlo alterare a tal punto.
Forse Izaya gli aveva fatto uno dei suoi soliti giochetti psicologici e
ora il cervello del biondo era andato in pappa? Poteva essere. Anche
se, cercando di vedere l'informatore con la coda dell'occhio, seppur la
visuale gli fosse quasi interamente occupata dal Shizuo, a Shinra non
parve che fosse nella sua forma migliore. Stava ancora piagnucolando
per la testa (o forse per qualcos'altro?), era comunque rannicchiato su
se stesso, le ginocchia contro al petto mentre si coprendosi la testa
con le mani. Non pareva in alcun modo intenzionato a smuoversi da
lì.
- Non è che ti serve un calmante, Shizuo? - provò
a proporgli, -... o magari solo un po' di camomilla? - sorrideva
cercando di nascondere l'inquietudine, e fu allora che Shizuo parve
tornare in se. Cominciò a guardarsi attorno, allontanandosi
poi dall'amico, così da lasciargli un po' di fiato, lo
sguardo sottile con cui sembrava cercare qualcosa.
- Celty e il marmocchio biondo?..- domandò mentre,
finalmente tornato padrone di se, estraeva una sigaretta dal pacchetto
che teneva in tasca.
"Finalmente, se ne accorto" pensò Shinra, sentendo di poter
tornare a respirare normalmente,
- Sono usciti - spiegò, - Kida ha pensato che a Ryugamine
potesse servire alcune cose dal suo appartamento, e la mia amata Celty
è stata così gentile da volerlo accompagnare -
sospirò come l'idiota innamorato che era nel pronunciare il
nome della sua Dullahan.
- Ah..- fu il commento al quanto disinteressato del biondo, impegnato a
cercare l'accendino, che aveva infilato da qualche parte, per
accendersi a sigaretta già stretta fra le labbra.
- Potresti evitare di fumare, qui? - gli domandò Shinra
sempre sorridente, il pensiero dell'amore della sua vita che gli
illuminava ancora il viso, - E no, visto quel che è successo
prima, ti vieto di aprire la finestra - aggiunse indicando Ryugamine. E
Shizuo dovette stringere i denti, facendosi sfuggire un semplice "tsk"
secco ed irritato e lasciando che la sigaretta pendesse ancora per un
momento dalle sue labbra prima di rassegnarsi a metterla giù.
- Comunque, adesso che ti sei calmato...- "sperando che tu ti sia
DAVVERO calmato", - Mi spiegheresti per bene cosa è successo
di là con Izaya?.. Ti ho senti urlare, ma non ho avvertito i
rumori tipici di una battaglia - gli chiese mantenendo il sorriso nel
pensare "ovvero, non ho avvertito l'implosione del mio appartamento".
Shinra si rese subito conto che qualcosa di terribile doveva essere
successo, perché il volto di Heiwajima sbiancò
leggermente, mentre i suo movimento si facevano più rigidi,
sembrava al quanto sconvolto. E per riflesso Shinra sentì
montare una leggera inquietudine anche dentro di se mentre, con un
movimento lento del braccio il biondo gli indicava l'informatore ancora
rannicchiato nel punto dove lo aveva lasciato del pavimento. Con
l'altra mano Shizuo aveva preso a nascondersi il viso, probabilmente
sforzandosi di mantenere la calma e di non esplodere.
- Giudica tu..- fu l'unica risposta che gli diede, sollevando un
espressione stoica al quanto artefatta.
Quasi si trovasse a che fare con un animale pericoloso, Shinra
tornò ad alzarsi dalla sedia, sta volta con movimenti lenti,
quasi temesse di spaventarlo. E arrivato alle spalle dell'informatore,
gli tocco leggermente la spalla sinistra, per farlo voltare.
- Izaya, stai be-....- "stia bene?" avrebbe voluto chiedergli, ma il
sorriso gli si era di colpo gelato sulla faccia quando, nel farlo
voltare, trovò lo sguardo di Izaya bagnato dalle lacrime, le
guance rigare e l'espressione più triste e, oscenamente,
sincera che gli avesse mai visto in volto. Un istintivo brivido di
paura gli fece accapponare la pelle, e istintivamente
camminò in retromarcia, con l'espressione facciale
paralizzata in un sorriso che aveva cominciato a prendere una nota
inquietante. Sino a trovarsi affianco di quel solido muro difensivo che
poteva essere unicamente Shizuo, e dietro al quale si nascose.
- E'... è inquietante - ammise, sussurrandolo piano
all'orecchio del biondo, assicurandosi di esserne ben protetto,
finalmente era tornato in grado di muovere i muscoli facciali, e ora un
cipiglio preoccupato e un colorito pallido gli segnavano la fronte.
- E lo dici a me? - replicò Shizuo, sentendo nuovamente
montare l'irritazione, "perché lo stava usando come scudo?",
- Prima è arrivato a dire: "ti prego, non picchiarmi" - gli
rivelò avvertendo un morso prendergli lo stomaco, il solo
ripeterlo lo turbava.
- Ci serve un neurologo - propose Shinra sistemandosi con decisione gli
occhiali sulla radice del naso, - Forse ha qualche danno celebrale -
- Bhé... ha già battuto tre volte la testa, forse
è per quello - confabulavano tra loro a bassa voce,
ignorando del tutto l'interessato.
- Io non ho danni al cervello! - sbottò a quel punto
l'informatore, gonfiando le guance in maniera infantile, l'espressione
ferita, -... Siete voi che non siete in grado di capirmi -
sospirò colmo di rammarico, portandosi il pugno chiuso
vicino alle labbra in una posizione al quanto teatrale e drammatica.
"Starà forse interpretando il protagonista di qualche dramma
nella sua testa?" si domandò Shinra, interessato alla
reazione solo da un punto di vista puramente medico. Chissà
quali danni neurali potevano portare una delle peggiori bestie di
Ikebukuro e quell'essere piagnucolante.
- Oh, piantala!- sbottò invece Shizuo, incapace di
trattenersi, trovando sempre più irritante un simile
atteggiamento. Era Izaya, cazzo! Non poteva permettersi di ridursi
così, altrimenti, lui che era il suo nemico giurato, che
figura ci avrebbe fatto? - Cosa ti prende, pulce? Cos'è
tutto questo piagnucolio da donnicciola? Ti sei dimenticato che (per
quanto qualcosa nel tuo cervello non sia mai andato come avrebbe
dovuto), sei un uomo!!? - gridò e, sebbene, l'Orihara
sussultò dallo spavento, per il fatto che avesse alzato la
voce, dopo che ebbe finito, sbatte un paio di volte le palpebre e, con
un espressione stupita, parve tornare, almeno in parte, a prendere il
controllo di se.
- Ah, è vero. Questa volta è il corpo di un uomo
- commentò a mezza voce chinando il capo da un lato, mentre
si prendeva il mento con un espressione pensierosa.
E a quell'affermazione Shizuo non poté non sprofondare in
ulteriore confusione,
- Che... co-sa intendi per questa volta? - per quanto avesse espresso
la domanda, dalla sua faccia sconvolta si poteva intuire che, in
realtà, non aveva alcuna intenzione di saperlo.
- Forse mio padre potrebbe trovare un esperimento interessante aprirgli
la scatola cranica - rifletteva intanto ad alta voce Shinra, che dopo
l'affermazione del corvino aveva del tutto smesso di prestare ascolto
alla conversazione. Ormai lo giudicava perso.
- Bhé, sì... Con questa volta, intendo questa
volta - sembrò confuso dalla domanda Izaya, il quale fissava
Shizuo come fosse lui il pazzo. - La prima volta ero una donna, e
adesso che quel ragazzino dal faccino carino mi ha presto il suo corpo,
non sono tipo abituata ad essere un uomo - spiegò serio, con
il biondo che si faceva man a mano sempre più confuso.
- Ah, ma il ragazzino mi aveva detto di non dirlo! -
esclamò l'informatore, facendosi prima stupito, poi
rammaricato, - Accidenti, non volevo disobbedirgli, dopo il favore che
mi ha fatto - riflette rammaricato, perso in un discorso tra
se e se mentre prendeva a mordersi l'unghia del pollice, preoccupato. -
Non sembrava il tipo da arrabbiarsi...- sembrava stesse cercando di
tranquillizzarsi.
"Dovremmo internarlo?" si chiedeva Shinra, sempre nascosto dietro alle
spalle di un Shizuo sempre più scioccato.
Fu a quel punto che in loro soccorso tornò il cavaliere
senza macchia e senza testa che, abbandonato il fedele destriero
nell'apposito garage, attraversava la soglia di casa.
"Chissà se Shinra ha capito qualcosa di quel che sta
succedendo" si domandò Celty, aveva decido di precedere Kida
su richiesta del ragazzo stesso, il quale probabilmente aveva bisogno
di star un po' da solo per calmarsi e digerire la situazione. Aveva
accettato la sua richiesta pensando che, infondo, una passeggiata non
avrebbe potuto fargli che bene.
" - Se non dovesse svegliarsi, dovrei informare i suoi genitori -" gli
aveva rivelato Masaomi mentre, nei pressi dell'appartamento di Mikado
erano scesi dalla moto/cavalcatura per fare il resto della strada a
piedi. Lo sguardo castano dorato del ragazzo era fisso a terra e le
iridi ne tradivano un profondo conflitto interiore. Probabilmente si
chiedeva se non fosse un bene chiamarli subito.
"- Non sappiamo ancora se ciò che accaduto oggi sia qualcosa
di "normale", o di "anomalo", credo tu faccia bene ad aspettare sino a
domani - " gli aveva scritto Celty, avvertendo il bisogno di
rincuorarlo in qualche modo. "- Però, forse stai pensando
anche ad Anri, vero?-" intuì, trovando conferma alle
proprie supposizioni anche solo dallo sguardo colmo di meraviglia che
Kida gli rivolse. Forse fu tentato di mentirle, poiché
esitò per un lungo momento, lo sguardo che tornava a
fissarsi sui propri piedi, ma alla fine annuì.
"- Non so se dovrei coinvolgerla o meno...-" confessò, "-
Insomma, non vorrei farla preoccupare-" un colorito rosato prese ad
imporporargli le guance, parlarne ad altra voce pareva metterlo a
disagio.
Se Shinra l'avesse vista in quel momento, mentre cercava di
consigliarli e di tranquillizzarlo, probabilmente avrebbe cominciato a
confabulare qualcosa come: "Ooh, la mia Celty è
così gentile"; con quegli occhi da pesce lesso innamorato
che, infondo, la Dullahan non poteva non amare.
Appena arrivata fece un veloce giro dell'appartamento, avvertendo la
presa che gli aveva chiuso lo stomaco farsi meno opprimente, tutto
sembrava in ordine e, sopratutto, integro. Lasciò il casco
da motociclista sul tavolo in cucina, aveva notato che era sparito un
coltello e c'erano tracce rosse, simili a sangue, sul muro, ma per il
resto ogni cosa sembra al suo posto.
- Shinra sono tornat..-EH? Ma che succede?! - voleva salutare il
compagno come al suo solito, scrivendo velocemente un messaggio di
saluto mentre entrava, attraverso la porta sfonda, nella camera degli
ospiti, dove aveva dedotto essere tutti vista la loro mancanza nelle
altre stanze della casa.
Rimase però al quanto sconvolta nel trovare il suo amato e
il proprio migliore amico ridotti ad occupare un angolo della stanza,
quello più distante dalla porta. Ridotti ad occupare il
minimo spazio possibile quasi fossero schiacciati da una forza
invisibile.
- OH, Celty! Tesoro, ben tornata!! - nonostante ciò gli
arrivo ben chiara e squillante la voce di Shinra che, saltellando da
dietro le spalle di Shizuo, la salutava e le mandava baci.
- CHE... Che state facendo lì nell'angolo?! - insistette la
Dullahan, non per ignorare le effusioni dell'altro, ma
perché trovava imbarazzante lasciarsi andare a certi
atteggiamenti sotto gli occhi di un terzo.
- Ehmm... ecco, è un storia complicata - iniziò a
spiegarle Shinra, il sorriso un po' impacciato, - A semplificarla
potremmo dire che stiamo studiando qualcosa di ancora sconosciuto
alla scienza e quindi ci teniamo a debita distanza - sentenzio serio,
rendendo ancor più confusa Celty.
- Eh? - non ebbe neppure bisogno di scriverlo sul display che
l'occhialuto aveva già compreso cosa stesse dicendo,
- Izaya si stava comportando in modo strano, lo sto esaminando ad una
distanza di sicurezza -
- Ah... Capis- No, continuo a non capire - sopratutto perché
riteneva che l'informatore avesse da sempre avuto un comportamento
fuori dalla norma, ma questo era un altro discorso. - E poi dove
sarebbe, Iz-AH! - non poté evitarsi di trasalire, quasi
saltando sul posto, nell'accorgersi solo in quel momento della presenza
vicino a lei, seduta in ginocchio di fianco alla soglia e persa in un
qualche discorso confuso fatto da se e se. O forse rivolto a Shizuo
che, per tutto il tempo, aveva avuto la presenza di spirito e la
rilevanza di una colonna in marmo.
- CHI è LEI?! - additò fuori di se la Dullahan,
leggermente scossa nel trovare quella presenza sconosciuta in casa sua,
- Oh...- smise di colpo di parlare la figura, voltando il viso verso di
lei e accennandole un sorriso dolce che fu capace di metterle i
brividi, quasi stesse affrontando un alieno. - Lei deve essere la
padrone di casa, Celty Sturluson - rimanendo in ginocchio si
girò completamente verso la leggenda di Ikebukuro, la quale
rimase impietrita, totalmente sconvolta, e le rivolse educatamente i
suoi omaggi. Inchinandosi profondamente portando quasi la fronte a
contatto con il pavimento, in un saluto formale. - La ringrazio di
avermi accolto nella sua abitazione, sono lo spirito che al momento sta
possedendo il corpo dell'individuo conosciuto come Izaya Orihara - si
presentò e aveva dei modi così cortesi che, per
quanto li mettesse una strana inquietudine, Celty non poté
non rispondere con altrettanta cortesia.
- P-piacere...- risultò balbettante poiché la
mano gli tremò un momento nello scrivere. Per lo meno ora
capiva il motivo per cui avvertiva il corpo dell'informatore come
avvolto da un aura malevola, capace per un momento di renderglielo
irriconoscibile.
Era perché si trovava posseduto da un fantasma.
...
Eeeh, chissà se qualcuno ancora la seguirà dopo
tutto questo tempo che non la aggiorno xD
Cmq, chissà dov'è finito quel coltello da cucina
<. <
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Capitolo 5 *** IV ***
- Penso che la cosa
migliore sia che tu ci spieghi direttamente la situazione - propose per
primo Shinra, impegnato ad offrire il caffè ai suoi ospiti,
i quali, assieme a Celty, avevano tutti preso posto sul tavolo della
cucina.
Unica eccezione Ryugamine, rimasto ancora privo di sensi
nella camera degli ospiti, legato per la sua sicurezza al letto nel
caso si svegliasse con altri intenti suicidi.
- O-kay...- acconsenti
titubante Izaya - che in realtà si era rivelato non essere
Izaya ma un fantasma che, a quanto sembrava, ne aveva posseduto per un
qualche motivo il corpo -, intento a fissare con un'espressione
dubbiosa la tazza che gli era stata offerta. Aveva quel genere di
cipiglio preoccupato di chi si trova ad affrontare un piatto alieno, a
cui non è abituato, e non è sicuro di
sopravvivere al pasto. -... Ma da dove comincio? - alzò lo
sguardo confuso per rivolgersi alla Dullahan, pareva gli fosse
più facile parlare direttamente a lei piuttosto che al
medico o a Shizuo. Forse per un motivo di disagio, suppose il primo
mantenendo il sorriso mentre veniva palesemente ignorato, ricordando
che il fantasma aveva affermato di essere stato una donna quando era in
vita. "O forse si è offeso... offesa(?), quando abbiamo
cominciato a trattarlo/la come un/a pazzo/a" si disse, cominciando a
fare confusione con i generi, trovandosi a prendersi la fronte con un
mano. Quella situazione gli avrebbe causato il mal di testa, ne era
certo. Si stupiva invece che Shizuo fosse così tranquillo,
era da un po' che se ne stava in silenzio, seduto ad un capo del tavolo
perso a fissare il caffè (decaffeinato per lui), come se in
esso vi fossero le risposte dell'universo. Forse si era incantato?
Sconvolto? Oppure stava solo elaborando la situazione?
"Potrebbe anche essere caduto in catalessi, nel trattenere la
furia distruttiva data dall'astinenza da tabacco?" osservò,
continuando a tenere gli occhi sul biondo, il quale forse sentendosi
osservato ne ricambiò lo sguardo. L'espressione severa e
scazzata, dalla quale Shinra fuggì fingendo di star
guardando da un'altra parte, ritenendolo un campo minato pronto ad
esplodere.
Probabilmente l'amico lo stava odiando per avergli proibito di fumare
anche nelle altre stanze della casa, e ben notando l'aura quasi
omicida che rivolgeva nei suoi confronti, Shinra continuò a
simulare la propria ingenuità sorseggiando il proprio
caffè.
"Ugh... fa schifo"
dovette trattenersi dallo sputare quella bevanda dal sapore di
petrolio, comprendendo finalmente perché nessuno lo stesse
bevendo. E nel massimo della no chalance, mantenendo un sorriso
indifferente, svuotò il resto del contenuto della tazza nel
lavandino alle sue spalle.
- Ehmm... dall'inizio?
- propose intanto la Dullahan, la sua attenzione totalmente rivolta ad
Izaya, leggermente in difficoltà a causa del suo
atteggiamento inedito, che la metteva in difficoltà come
poco prima era accaduto sia a Shizuo che a Shinra. "Mi ci
dovrò abituare..." sospirò tra se e se, cosa che
non sfuggì al medico, interpretando nel giusto modo le
volute di fumo nero che emetteva.
- Oh, okay!-
esclamò con voce squillante e allegra lui. "Per lo meno ha
finito di piagnucolare con quella faccia penosa" strinse i pugni
Shizuo, ricordando il disagio e il leggero ribrezzo che gli aveva
causato vedere l'informatore in quello stato.
- La prima volta che
l'ho visto è stato, forse l'anno scorso o di più,
stavo spingendo una ragazza a...-
- FERMA, FERMA, FERMA!
- lo bloccò subito Celty, sventolando agitata le dita sul
display, - Intendevo l'inizio di oggi - preciso, l'espressione di Izaya
che da felice passava ad un broncio offeso,
- Potevate dirlo prima
- borbottò incrociando le braccia al petto, - Credevo vi
interessasse sapere come ho incontrato il proprietario di questo corpo,
no? -
- Ah, quindi tu e
Izaya vi conoscevate da prima di oggi? - intervenne Shinra facendosi
curioso, stringendo la tazza vuota tra le mani.
- ... - Izaya
però finse di non averlo sentito, voltando invece la testa
dall'altra parte per ignorarlo bellamente, e l'espressione cortese di
Shinra si spezzo leggermente.
- Potresti rispondere
alla sua domanda? - insistette per lui Celty,
- Sì, prima
di oggi lo aveva già visto...- ammise sbuffando, - Ma non
è il mio tipo, e visto che non è in grado di
vedere alcun fantasma, non abbiamo mai avuto interazioni -
- In che senso che
"non è il tuo tipo", non ne stai possedendo il corpo? -
intervenne Shizuo, in un tono nervoso e stizzito, ad un volume forse
eccessivamente alto.
- Spaventoso! - come
poco prima, Izaya si impaurì del suo atteggiamento
aggressivo e, piagnucolante, finì con il cercare
istintivamente protezione tra le braccia di Celty.
Il rumore successivo
fu quello di una tazza da caffè che finiva in frantumi
nell'urtare con forza il pavimento.
- Sh... Shinra?! Tutto
bene? - si trovò sorpresa e preoccupata la
Dullahan, la quale fece per alzarsi ma, avendo Izaya che l'abbracciava
alla vita, dovette trattenersi. Non capiva come avesse fatto il medico
a perdere la presa sull'oggetto.
- Oh, mi sono solo
distratto - minimizzò lui continuando a sorridere, anche se
un'ombra inquietante aveva preso a coprirgli lo sguardo mentre si
chinava a raccogliere con attenzione i cocci. "Ha una faccia
spaventosa" pensò Celty, "Spaventoso" rabbrividì
Izaya, a cui sembrava che gli rivolgesse un'espressione colma di ira e
di minaccia, nonostante non avesse mosso minimamente i muscoli
facciali. E forse era questo ad inquietarlo.
"Prendo un bisturi e
lo viviseziono" erano i pensieri del medico, a cui non importava se il
corvino fosse posseduto o meno. Chi toccava la sua Celty, meritava la
morte (anche se, nel caso la stessero studiando per motivi scientifici
e la Dullahan fosse stata d'accordo avrebbe potuto accettarlo... ma se
la dottoressa era una donna!).
"Voglio fumare" era
invece indifferente all'accaduto Shizuo. Poteva immaginare quali
pensieri stesse facendo il medico, però non se ne
preoccupava. Primo perché li stava rivolgendo ad Izaya,
secondo, dopo una sera passata con l'amore della sua vita, Shinra
avrebbe scordato ogni suo proposito omicida.
- Allora hai
intenzione di rispondermi o vuoi ignorare anche le mie domande? -
riprese a parlare Shizuo mentre iniziava a picchiettare il pavimento
con la punta piede, si stava stava stancando di quella situazione, e il
fatto che gli sembrasse del tutto illogica non lo aiutava.
- Sei spaventoso. Non
rivolgermi la parola, Shizu-chan - obbiettò il corvino che,
forse sentendosi forte nell'aver la protezione della Dullahan, a cui
era ancora aggrappato, arrivò a fargli una linguaccia
infantile.
Il successivo
ribaltamento del tavolo, da parte dell'Heiwajima, fu una reazione
scontata e meno devastante di quel che avrebbe potuto essere, visto che
non lo aveva gettato contro la parete (provocandone così di
conseguenza il crollo), ma lo aveva lasciato rovesciarsi sul pavimento.
Certamente si stava ancora trattenendo.
- Ecco... una cosa che
non mi spiego...- si fece scricchiolare le nocche mentre la sua
espressione veniva deformata da un ghigno di rabbia e le sue pupille si
riducevano a due puntaspilli. - Com'è che anche se
adesso questo non è quella pulce bastarda...- alzandosi
lentamente dalla sedia, con fare minaccioso si avvicinava a passo
pesante all'informatore. Il quale, non essendo in se, si faceva man
mano sempre più piccolo e impaurito alle spalle di Celty,
tenendosi aggrappato al braccio di lei.
- Continua a chiamarmi
con quello stupido nomignolo? -
- Di... di sicuro
c'è un motivo, Shizuo - intervenne la Dullahan che, per
causa di forza maggiore, si trovava in mezzo ai due. Normalmente
avrebbe preferito non essere coinvolta, ma voleva evitare che
l'appartamento gli venisse distrutto, o che vi venisse compiuto un
omicidio. Di solito, visto tutti i problemi che aveva causato, e ancora
provocava, non avrebbe fermato Shizuo dal dare un ripassatina ad Izaya,
ma al momento, provava pietà per quel sventurato fantasma
che si era impossessato del suo corpo.
- Me lo ha chiesto
lui! - esclamò a quel punto Izaya terrorizzato dalla
minaccia del biondo, da cui temeva neanche Celty avrebbe potuto
proteggerlo, - E' stato il proprietario di questo corpo, a dirmi di
chiamare "il gorilla biondo con la faccia spaventosa" in quel modo -
spiegò in tono stridulo e alterato dalla paura. - Era parte dell'accordo che
abbiamo fatto! - aggiunse ancora per giustificarsi, come se
ciò avrebbe potuto rendere le cose più chiare.
Tremava e probabilmente era sul punto di piangere, di nuovo.
Quel ragazzino nel cedergli momentaneamente il corpo, non l'aveva
avvertito che sarebbe stato costantemente in pericolo, con quel bruto
dall'atteggiamento aggressivo a minacciare di ucciderlo ad ogni parola
pronunciasse.
"Ho l'opportunità di avere un corpo, dopo decenni, e finisco
per morire subito?" rimpianse la propria sfortuna e maledisse chi gli
aveva fatto accettare un simile accordo, si era fatto ingannare, era
così stupido. Avrebbe dovuto dubitare di qualcosa quando il
ragazzo gli aveva detto, con un sorriso che nascondeva qualcosa di
velenoso, da rettile: "Vedrai, sarà divertente essere me";
L'aveva forse convinto a farlo per evitarsi una morte dolorosa?
Fu solo nel sentire la
mano della Dullahan appoggiarsi in cima alla testa, come a
tranquillizzarlo, che il fantasma nel corpo del corvino comprese che,
in qualche modo, era riuscito a farsi comprendere.
- Un accordo con
Izaya, eh?..- commentò Shinra, un'aria rassegnata e un po'
beota di chi la sapeva lunga a riguardo, "quello non risparmia nessuno".
- Vado a fumare in
terrazza! - proclamò a gran voce Shizuo, trovandosi ancora
una volta spiazzato di fronte alla propria nemesi ridotta ad un ameba
piangente, non c'era alcuna soddisfazione a prendersela con lui.
"Scommetto che lo ha fatto a posta, quella dannata pulce!" si disse
mentre camminava sopra al tavolo ribaltato ed usciva dalla
portafinestra, i movimenti rigidi e le braccia forzatamente stese lungo
i fianchi.
"Ho la sensazione che,
da qualche parte, Izaya se la stia ridendo alla grossa per questa
scena" era il medesimo pensiero di Celty, nell'osservare Shizuo
accendersi freneticamente una sigaretta come un'alcolista cerca il
collo di una bottiglia.
Ed entrambi,
ovviamente, avevano ragione, solo che, al momento, l'informatore che
conoscevano non ne aveva proprio di tempo per godersi quel piccolo,
esilarante, spettacolino.
- I... Izaya-san, questo non
sarà mica il fiume Sanzu, vero? - la voce di
Mikado tremava, ma sul suo viso si era dipinto un sorriso colmo di
eccitazione, gli occhi spalancati dalla meraviglia, colmi di
entusiasmo. Il medesimo che si poteva trovare sulle labbra
dell'informatore. "Siamo capitati in un posto davvero interessante"
pensava Izaya mentre lo sguardo scuro si assottigliavano, cercando di
cogliere qualunque cosa dell'ambiente da cui erano circondati.
- Anche se mi vanto di sapere
molte cose, è la prima volta che sento che il mitico fiume
che da l'accesso all'aldilà si trova sotto le strade di
Ikebukuro - stava ridendo, sia esternamente che
interiormente, non riusciva a trattenere le risate.
- Do... dobbiamo attraversarlo? -
Mikado deglutì, nel porgergli quelle domanda, ma non c'era
paura nel giovane liceale, sembrava piuttosto incapace di trattenere
una certa smania, il desiderio di andare avanti solo per vedere cosa ci
fosse oltre.
- Bhé... non credo che
potremmo sapere cosa sta successo rimanendo semplicemente qui sulla
riva. Non lo credi, Mikado? - prese la sua solita
espressione saccente, le cui pieghe del sorriso parevano nascondere i
saperi più oscuri dell'esistenza umana. E forse non a torto,
d'altronde, chi meglio di lui poteva averli conosciuti e studiati, con
la sua abitudine di manovrare a piacimento le persone?
In risposta il ragazzo
annuì, si manteneva controllato, seppur il luccichio che
aveva negli occhi tradiva quanto la situazione lo esaltasse.
- Lo penso anch'io Izaya-san
- ammise con quel suo tono di voce calmo, dal volume costantemente
basso, mentre alzava un pugno all'altezza del petto per dar enfasi e
forza alla sua affermazione. Così da far ondeggiare il lungo
spago sottile, simile ad un capello corvino, che gli circondava il
polso destro e per poi chiudersi attorno al polso sinistro
dell'informatore, legandoli assieme. Lo sguardo di Orihara si
posò per un momento proprio su quel filo che li univa. Per
quanto gli fosse sembrato fragile, in realtà si era rivelato
resistente come l'acciaio e il nodo con cui erano legati impossibile da
sciogliere, proprio come quel fantasma di donna gli aveva promesso.
"Chissà, forse neppure la forza ercolina di Shizu-chan
potrebbe fare qualcosa.." pensò mentre un sorriso velenoso
gli allargava le labbra.
- Però si dice che, una
volta attraversato il fiume Sanzu, non si possa più tornare
indietro - si chinò verso di lui, mettendolo
volutamente sotto pressione invadendone lo spazio vitale, voleva
testarne la risolutezza.
Era nell'interesse di
Izaya scoprire cosa fosse accaduto e il motivo per cui lui, Ryugamine e
un altro centinaio di persona, fossero finite sbalzate fuori dai loro
corpi, per poi essere attirate lì. Voleva vederci chiaro
insomma, ma non era disposto a trascinarsi dietro il ragazzino se
questo si fosse mostrato esitante a seguirlo, non sapendo cosa li
aspettava, non poteva rischiare che si tramutasse in una palla al piede.
- E la cosa la spaventa,
Izaya-san? - lo colse però in contropiede il
moccioso, rivolgendogli un'espressione cortese e uno sguardo aperto,
innocente, ma che allo stesso tempo pareva celare qualcosa. Uno sguardo
che piacque istintivamente all'informatore, il quale, per un momento,
si trovò il volto attraversato da una genuina espressione di
stupore. Poi le sue labbra si piegarono in un sorriso e scoppio a
ridere, reso euforico dall'atteggiamento di Mikado.
- Ahahahahah... Lo ammetto, sei un
fantastico esemplare di essere umano da studiare, Mikado -
continuò a sorridere, cogliendo il ragazzo alla sprovvista
avvolgendogli il braccio attorno alle spalle, quasi fossero amici di
vecchia data.
- Non lo so, se devo prenderlo
come un complimento - fece lui, leggermente a disagio nel
trovarsi stretto al corvino. Il suo sguardo blu scuro era tornato
quello di sempre, quasi l'oscurità che per un momento gli
aveva colmato le iridi non vi fosse mai stata, ma Izaya era stato in
grado di percepirla e questo gli bastava. Aveva sempre saputo che quel
liceale gli avrebbe dato grandi soddisfazioni.
- Ora dobbiamo solo trovare un
punto dove attraversarlo - esclamò Orihara
ancora colmo di euforia, tanto che i suoi passi avevano preso
quell'andatura imprevedibile, da ubriaca, che lo contrassegnava quando
era estremamente felice. Ovvero, quando qualcosa lo colpiva
particolarmente. E si mise a scrutare la riva, portandosi una mano
sopra la fronte, ad oscurare gli occhi, la medesima espressione di un
bambino eccitato nel vedere per la prima volta le navi attraccare al
porto. - Solo, evitiamo
di incontrare la vecchia Datsueba e il vecchio Keneo, se finissi
spogliato dei vestiti credo che il ramo a cui saranno appesi finirebbe
con lo spezzarsi - ammise in tono scherzoso, con
quell'intonazione che prendeva tipicamente quando voleva alleggerire un
discorso o irritare Shizuo.
- Oh, credo che l'intero albero
potrebbe finire sradicato e cadere fiume, a causa dei suoi peccati,
Izaya-san - osservò candidamente Mikado, con
una falsa innocenza che non poté non piacere al corvino.
"Si sarà
un'esperienza divertente" la pensavano entrambi allo stesso modo.
A pausa sigaretta
finita, dopo aver sistemato il tavolo e raccolti i cocci delle tazze da
caffè finite a terra, per la seconda volta, si trovarono
tutti seduti nel soggiorno/cucina, cercando d'instaurare una
conversazione per capirci qualcosa della situazione.
L'unica differenza era
che Shinra sta volta non si premurava a preparare altro
caffè, visto quanto poco erano state apprezzate le sue
premure e perché, doveva ammetterlo, il caffè
fatto da lui per qualche motivo aveva un sapore schifoso.
- Sta volta proveremo
a farti delle domande, tu cerca di risponderci come puoi e, per quanto
ci è possibile, evitiamo di deviare dal discorso - decise di
prendere le redini della situazione la Dullahan, evidenziando l'ultimo
punto con una scrittura in grassetto che andava inteso come un ordine
assoluto, a cui TUTTI avrebbero dovuto dar retta. - Eviteremo di
interromperti - aggiunse, notando come lo sguardo di Izaya si fosse
posato con un certo timore su Shizuo che, per quanto si fosse rifornito
di nicotina, pareva ancora al quanto nervoso. Il cipiglio crucciato,
una smorfia irritata e le braccia incrociate al petto, in
più non faceva che muoversi sulla sedia, come se non fosse
in grado di star fermo.
- Per favore Shizuo,
calmati. Metti in agitazione anche me - cercò di smorzarne
l'aggressività Shinra, ricevendo in cambio un occhiataccia
che gli diede l'impressione potesse fargli esplodere la testa ad un
solo sguardo. "Speriamo non sviluppi mai dei poteri Esp"
- Ignoralo... per il
momento non può farti nulla - fece la Dullahan sempre
rivolta ad Izaya, il quale però non rimase per nulla
tranquillizzato dal suo tentativo, quel "per il momento" non lo aveva
per nulla rincuorato.
- Allora per prima
cosa: sai cosa sta succedendo ad Ikebukuro? Il motivo per cui tutte
quelle persone si sono improvvisamente sentite male? - poco dopo
l'accaduto i notiziari avevano già cominciato a spargere la
notizia, simili ad avvoltoi attirati da una carcassa, alcuni
giornalisti, con i soliti addetti alle telecamere, parevano arrivati
con le ambulanze, tanto la notizia si era sparsa in fretta. E, com'era
ovvio, nessuno sapeva dare una spiegazione ragionevole all'accaduto.
C'erano molte teorie, ma per Celty, e chi la conosceva, era ben chiaro
che l'evento non trattava nulla di "normale", ma cadeva nel fantastico
e nel soprannaturale.
Izaya, o meglio, il
fantasma che c'era dentro di lui, abbasso lo sguardo, forse colpevole o
dispiaciuto, fissandolo sul tavolo mentre negava piano con la testa.
- Non sono coinvolto
in tutto questo. Non so cosa è accaduto da questa parte...-
ammise con voce timida, - ... ma è vero che dall'altra
c'è stata un bel po' di confusione - e il suo sguardo si
fissò su Celty, convinta potesse capire quel che intendeva.
- "L'altra parte"..? -
da dove fosse spuntato il signor Kishitani, padre di Shinra, con la sua
solita maschera antigas a coprirgli il volto e il camice bianco,
nessuno sapeva dirlo, ma stava di fatto che ora si trovava appeso al
soffitto dell'appartamento del figlio, con una serie di ventose
attaccate agli arti simile ad un vecchio Spider man ormai in pensione.
- Ciao,
papà - lo salutò Shinra, ormai immune alle
apparizioni stravaganti del genitore.
- Per "altra parte"
parlo di quella sorta di limbo che separa i vivi dai deceduti - rispose
Izaya in tono piatto e sicuro, fissando il signor Kishitani con un
espressione che rasentava il disgusto. - Non si tratta
dell'Aldilà, ma solo di una stazione di passaggio. Si
può dire che sia questa stessa realtà, ma vi
è come applicato un filtro che impedisce ai fantasmi di
essere visti dai viventi. Praticamente siamo nello stesso posto, ma
agiamo su livelli diversi - continuò a tenerlo sottocchio
con sguardo stizzito, a quanto sembrava non aveva fatto una buona
impressione su di lui.
- Oh, ciao figliolo,
tutto bene, vero? - si lasciò a qualche convenevole lo
studioso della Nebula, rimanendo ancora appeso a testa in
giù sul soffitto, -... quindi "Izaya", o chi tu sia, intendi
che qui, anche in questo momento esistono e si compenetrano
realtà diversi, che coesistono in un equilibrio stabile e
inalterabile? - riprese a discorrere con il corvino, con totale
sicurezza e indifferente alle sue occhiate minacciose.
- COSA CI
FAI QUI!?! - intervenne Celty alzandosi di colpo dalla sedia, facendola
ribaltare, come riusciva il padre di Shinra ad entrare
nell'appartamento senza che nessuno se ne accorgesse? Ormai era la
quarta volta che cambiavano le serrature!
In risposta a
Kishitani senior, mantenendo sempre un espressione di sufficienza e
ripugnanza, Izaya indicò la Dullahan,
- Non ho mai detto che
le due realtà siano in equilibrio stabile, la signorina
Sturluson ne è un perfetto esempio. E io stesso, nella mia
natura di fantasma, posso agire su questa realtà, difatti
sto occupando il corpo di questo individuo - si portò la
mano al petto per evidenziare il concetto, parlava con un estrema
calma, ma pareva che qualcosa l'irritasse, - E, in maniera seppur
limitata, mi è concesso intromettermi ed influenzare un
essere umano se ne ho voglia... Anzi, negli ultimi decenni sono
sopravvissuto di questo -
- Oh, strano....
perché se prima ti identificavi come una donna ora parli di
te al maschile? - ignorò del tutto le domande della compagna
del figlio, il signor Kishitani, afferrandosi il mento con aria
interessata. Per quanto sia possibile intuire le emozioni di una
persona che nascondeva il proprio volto.
"Ma da
quand'è che ci origlia!?" pensò Celty, la quale
finiva sempre per perdere la calma in presenta del padre di Shinra,
- I fantasmi, o meglio
le anime, non hanno un sesso. In vita ero una donna, ma da morta priva
di corpo, non sono nulla. Al momento ho le sembianze di un uomo, quindi
è giusto che parli di me al maschile - sembrava che man mano
una profonda irritazione crescesse nel corpo del corvino, il quale
doveva concentrarsi per controllare il volume della voce. Lo sguardo
assottigliato, reso aguzzo come una lama, le spalle rigide, appena
tremanti. Aveva raccolto le mani in grembo e ora se le torturava in
maniera maniacale e nervosa, i denti stretti in una smorfia simile ad
un ringhio sommesso.
- Papà, non
gli avrai per caso fatto "qualcosa", vero? - fu rapido ad intuirlo
Shinra, abituato a Celty che tendeva a reagire allo stesso modo quando
si parlava del genitore,
- E come avrei
potuto...- fece il signor Kishitani lasciando la presa sulle ventose,
che rimasero attaccate al soffitto, per atterrando agilmente
in piedi, vicino al figlio, inciampando appena e lamentandosi solo un
poco per la caviglia. - Dicevo... - tossì un paio di volte,
così da schiarirsi la voce dopo la sottile imprecazione per
essersi quasi fratturato il piede, - Come avrei potuto fargli
"qualcosa", se quando mi sono a malapena avvicinato sono finito
pugnalato? - alzò le spalle allargando le braccia per
dimostrare l'ovvietà della cosa, e la ferita che aveva alla
mano sinistra, la quale era avvolta da un bendaggio appena fatto.
- Pugnalato? - ripete
confusa Celty, prima di tornare a portare l'attenzione su Izaya seduto
al suo fianco, la cui espressione ora era divenuta un broncio seccato,
- Ecco
perché manca un coltello - aggiunse Shizuo, che ancora si
dondolava nervosamente sulla sedia, il tono piatto che non tradiva
alcuna emozione in particolare.
- Eeeh... e pensare
che ero venuto qui oggi, solo per dare un saluto al mio amato figliolo
- sospirò con fare leggermente melodrammatico,
- La prossima volta
chiama però, okay? - fu al quanto indifferente alla recita
del genitore Shinra, mantenendo un sorriso di cortesia che aveva
qualcosa di freddo e di distaccato. Forse le visite improvvise del
padre stavano cominciando ad urtarlo, sopratutto perché
erano solo una scusa per cercare di convincere Celty a partecipare a
qualcuno dei suoi esperimenti.
- E' del tutto normale
reagire così quando si viene assaliti da un pervertito con
una maschera e un camice bianco - sbuffò Izaya incrociando
le braccia la petto, - Mi aveva preso alle spalle! - aggiunse, tornando
a quella piega penosa, - E' stato spaventoso! -
- Oh, è
stato più spaventoso trovarsi ad affrontare qualcuno armato
di un coltello con intenti omicidi! - protesto lui, - E non sono un
pervertito! -
- Se non sei un
pervertito malintenzionato allora perché indossi una
maschera? - si infiammò Izaya,
- Povero ingenuo, non
sai quanto è inquinata l'aria di Tokyo? E' solo per il bene
della mia salute! -
- Oh, e io che credevo
fosse perché avessi qualche terribile cicatrice a deturparti
la faccia - commentò Shinra,
- Shinra... ne ero
convinta anch'io - si aggiunse Celty.
- Tralasciando questo
- ignorò i commenti del figlio e della quasi consorte, - ti
sembra un atteggiamento da tenere? Aggredire qualcuno con un coltello
solo perché vuole parlarti? -
- Certo,
perché lei ritiene normale presentarsi a qualcuno pendendo
dal soffitto? -
- Beh... ammettilo
papà, sei piuttosto sospetto -
- Ma adesso dove
è finito il coltello? - intervenne a quel punto Shizuo, che
cominciava a sentirsi urtato dalla conversazione, lo sguardo che cadeva
inevitabilmente su Izaya, il quale, mantenendo ancora un broncio
contrariato, si trovò costretto a poggiare suddetta arma sul
ripiano del tavolo.
- Mi dispiace di
averle macchiato la parete con del sangue, signorina Sturluson - si
scusò con Celty chinando profondamente il capo,
- E con me non ti
scusi!? - protesto il padre di Shinra indicandosi la mano ferita, - Se
mi avessi danneggiato qualche tendine come potrei lavorare? -
- La prossima volta
non aggredisca le persone alle spalle, allora - lo additò
Izaya rabbioso.
"Se lo ha tenuto con
se, non è che voleva usarlo come arma?" si trovò
a riflettere Shizuo, ravvivandosi i capelli dietro la nuca. Era da un
po' che le tempie avevano preso a pulsargli come se qualcuno,
all'interno di esse, avesse preso a ballare il tip tap. Forse era
sull'orlo di un'emicrania o di una crisi di nervi.
- Direi di ignorare
mio padre e di chiudere il discorso - proclamò candidamente
l'occhialuto,
- Shinra! Non credi di
dire cose simili al tuo genitore sia crudele? -
- Stavi dicendo che
non sai quello che sta succedendo, ma avevi notato qualche movimento
strano, giusto? - domandò Celty, nessuno presto
più altra attenzione al signore Kishitani che, offeso, prese
comunque posto al tavolo con loro. Per questioni lavorative e
personali, la cosa lo interessava al quanto, la Nebula studiava infatti
fenomeni ed esseri intimamente legati al soprannaturali.
- Esatto... -
confermò Izaya, guardando la Dullahan che, intanto, aveva
sistemato la sedia per tornare al suo fianco, - C'era confusione,
movimento... qualcosa che non andava. Per questo io mi sono tenuto alla
larga della situazione, non volevo esserne coinvolto, stavo sulle mie -
sospiro rammaricato. - Fino a quando l'anima di questo corpo non mi ha
avvicinato - ora pareva dispiacergli che fosse avvenuto un simile
incontro, - ... e sono finito qui -
- Sai
perché Izaya ti abbia lasciato prendere il suo posto? O
perché ti abbia scelto? - continuò Celty,
approfittando che finalmente più nulla sembrava disturbarli.
- Mi ha chiesto di
prendere il suo posto perché "qualcosa", gli impediva di
tornare. Non sapeva cosa esattamente, ma credo sospettasse che fosse la
causa per cui c'era tutto questo movimento da entrambe le parti, trai
vari livelli di realtà insomma - spiegò tenendo
lo sguardo basso, timoroso. - Per di più il suo timore era
anche che, chi avesse provocato ogni cosa, potesse usare il suo corpo
vuoto a piacimento, per questo mi ha chiesto di occuparlo -
- Izaya non poteva
tornare? - esclamò Shizuo, in un commento fatto
sovrappensiero,
- In quel momento era bloccato in quella sorta di limbo, non gli era possibile di tornare
in se stesso. E questo ovviamente valeva anche per gli altri...-
- Gli altri? - ripete
il signor Kishitani,
- Le altre anime dei
vivi - spiegò laconico, visibilmente ancora ostile nei suoi
confronti, il fatto che lo sguardo gli fosse caduto sul coltello,
ancora posto davanti a lui sul ripiano del tavolo, non prometteva nulla
di buono. - Ve l'ho già detto che c'erano movimenti strani,
e questi erano dati dalla massa di anime di viventi che si sono
riversate per la via del fiume Sanzu... La stranezza era che, appunto,
come questo ragazzo - e si portò una mano al petto, sopra il
cuore, - Erano tutte vive...-
- Quindi... dobbiamo
supporre che sia questo ciò che è successo agli
abitanti di Ikebukuro? Sono stati sbalzati fuori a forza dai loro
corpi? - riflette ad alta voce il signor Kishitani,
- Non è un
po' presto per dirlo? - obbiettò Shinra. - Forse
c'è un altra spiegazione - ci dubitava anche lui, ma non
potevano essere sicuri che tutti coloro finiti per svenire fossero
stati soggetti al medesimo risultato.
- Beh... oltre che a
questo - ed Izaya si indicò di nuovo, - Vale lo stesso per
il ragazzino che sta dormendo nella stanza qui affianco. E visto come
ha cercato di volare giù dalla finestra, direi che
è quello l'ordine a cui il vostro amichetto Izaya, temeva di
dover obbedire - aveva preso a parlare tranquillamente,
perdendo il fare timoroso ed esitante.
- Izaya non
è mio amico - puntualizzo Shizuo stringendo i denti,
- Però
è il mio - fece candidamente Shinra,
- Ogni tanto lo uso
come collaboratore esterno - puntualizzò il signor Kishitani.
- Aspetta... allora
hai visto anche Mikado, tra queste anime? - fece Celty ignorandoli,
- No, io non ho visto
queste anime, le ho solo avvertite. Però, signorina
Sturluson, lei dovrebbe avvertire che c'è qualcosa che non
va in questo momento in quel ragazzino. Come vede che c'è
qualcosa di strano in me -
- No, non c'ho fatto
caso - ammise Celty, davvero si era fatta sfuggire una cosa simile?
- Credo dovremmo
accendere il televisore - fu Shizuo a parlare, l'espressione fattasi
tremendamente seria,
- E perché?
- sembrò confuso dal suo intervento l'amico occhialuto,
- ... Se pensiamo che
sia accaduta la medesima cosa a tutte le persone svenute al parco
pubblico, e gli fosse stato impartito il medesimo ordine -
- Oh..-
esclamò il signor Kishitani battendo il pugno chiuso sulla
mano aperta, - vuol dire che dovremmo aspettarci che altri, come
Mikado, tenteranno di prendere il volo giù da un davanzale -
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Capitolo 6 *** V ***
Come previsto da Shizuo, non ci volle molto perché i
telegiornali cominciassero a trasmettere la notizia. Nuovamente una
serie di avvoltoi, camuffati da giornalisti, presero a scorrere uno
dopo l'altro sul teleschermo. Le espressioni segnate da uno shock
artefatto, mentre dalle loro labbra uscivano senza vergogna ed
esitazione parole che avrebbero dovuto toccare i cuori, segnare gli
animi. Un'inspiegabile mania suicida aveva colpito coloro che erano
già state vittime di quel inspiegabile incidente, avvenuto
solo qualche ora prima, al parco pubblico di Ikebukuro. I soggetti,
dopo essere stati colpiti da un misterioso malessere, erano stati
trasportati in diversi ospedali per ricevere le dovute cure e fare una
serie di controlli, così da fornire dati per dare una
spiegazione al fenomeno. Risultati che al momento erano ancora in fase
di elaborazione.
I pazienti erano tutti privi di sensi al loro ricovero, e nessuno
pareva aver subito danni fisici evidenti. A causa delle
gravità della situazione e per il numero di persone
coinvolte, ad essi era però stata data la
priorità, poiché il solo fatto che fossero stati
coinvolti in un'epidemia di massa, la cui causa del contagio era ancora
ignota, li rendeva pazienti urgenti di visite.
Dopo un paio d'ore vi erano stati i primi risvegli, i quali seppur
inizialmente non allarmarono i medici che credettero fossero casi
isolati, quando gli avvenimenti si ripeterono per ogni singolo soggetto
dovettero ricredersi. I pazienti, tornati coscienti, non rispondevano
agli stimoli esterni, non comunicavano e non parevano riconoscere
né amici, né familiari. Ma tutti seguivano un
inspiegabile istinto autolesionistico che li portava a cercare di
mettere fine alla propria vita, in qualsiasi modo gli fosse possibile.
C'era chi, come Mikado, aveva cercato di saltare giù da una
finestra al settimo piano di un edificio, chi aveva provato a
pugnalarsi con un coltello da frutta, chi aveva legato le lenzuola nel
tentativo di creare un cappio. I metodi erano tanti e dei
più svariati, ma il finale sarebbe stato sempre il medesimo
se, fortunatamente, i soggetti non si fossero trovati in delle
strutture ospedaliere attrezzate e circondati dai propri familiari. Per
fortuna, o per semplice caso, non vi erano state vittime. I suicidi
erano stati fermati in tempo e, una volta trovatisi incapaci ad agire,
i pazienti erano tornati a perdere i sensi, la maggior parte senza che
gli fosse somministrato alcun calmante dal personale medico.
Essendo una simile anomalia presentatasi in tutti i pazienti, i dottori
ritenevano che l'"istinto suicida" fosse un sintomo dell'epidemia, e
non la manifestazione della volontà propria dei pazienti (non di
tutti almeno). Ovviamente, non vi erano ancora spiegazioni per un
simile fenomeno, e non tardarono a farsi sentire le teorie
più bislacche, le quali andavano dall'attacco terroristico
su vasta scale, tramite diffusione di un virus sconosciuto, a un
tentativo d'invasione aliena. Quest'ultimo preso troppo sul serio
dalla Dullahan, che si era stretta al petto il cuscino del divano in
un singulto di paura. Un atteggiamento trovato molto tenero da Shinra, che la fissava alle spalle con gli occhi dolci, da innamorato.
- Allora, abbiamo ancora qualche dubbio..? - domandò
retoricamente il signor Kishitani, seduto comodamente sul divano del
soggiorno, il telecomando alla mano e il volto coperto tenuto appoggiato
mollemente contro il pugno chiuso.
- Ormai credo di no...- gli rispose comunque il figlio, il sorriso
tirato e un certo nervosismo a segnarli il volto, era incapace di
sedersi tranquillamente come invece faceva il genitore, il quale
ostentava una serenità invidiabile, e si appoggiava con
entrambi i gomiti allo schienale della poltrona dove prendeva posto la
sua amata Celty. Forse passare l'intera esistenza a trattare i fatti
più strani, e avvolte raccapriccianti, avevano reso il
signor Kishitani immune a certi avvenimenti? O si trattava di semplice
autocontrollo, sangue freddo?
Ed era forse simile a quello che mostrava Izaya?
L'informatore se ne stava un po' in disparte rispetto al trio familiare
(giudicando Celty come la moglie di Shinra). Non si
avvicinava al televisore per seguire meglio il notiziario, il suo
sguardo non pareva neppure rivolto verso il teleschermo. L'espressione
assente, indecifrabile, si limitava a tenere le braccia incrociate al
petto e non era possibile intuire se quegli eventi lo toccassero o
meno. O meglio, se interessassero in qualche modo al fantasma che
dimorava in lui al posto dell'anima originale.
Non avvertiva lo sguardo dorato dell'Hewajima, rimasto seduto al
proprio posto al tavolo della cucina, fisso su di lui, a scrutarlo in
attesa. Sembrava si aspettasse che facesse qualcosa, quasi dovesse
scoppiare a ridere da un momento all'altro, preso da una malsana, folle
euforia. Non che Shizuo sapesse esattamente perché credeva
dovesse fare una cosa simile, ma più l'osservava,
più si rendeva conto che "quello" non era Izaya. Non si
trattava di una delle sue solite macchinazioni, non lo stava prendendo
in giro, giocandolo per l'ennesima volta perché si compisse
il disegno che aveva in testa. L'informatore semplicemente non stava architettando nulla, e quello non era affatto un
comportamento degno del burattinaio di Ikebukuro.
Finalmente Shizuo comprese che, pur avendocelo davanti agli occhi, in
realtà non si trattava del Izaya che conosceva e, per
qualche motivo, questa consapevolezza gli mise addosso un ulteriore
agitazione.
"Dove cavolo si sarà ficcato quella dannata
pulce?" si domandò digrignando i denti,
desiderando un'altra sigaretta mentre finiva con l'essere vinto
dall'irritazione, trovandosi a non aver risposta ad una simile domanda.
Per l'ennesima volta il corvino gli sfuggiva da sotto il naso quando
credeva di averlo ormai raggiunto.
- Mi sto stancando...- borbottò, le labbra tirate in una
smorfia di stizza, cominciando a picchiettare nervosamente il pavimento
con il tallone, tanto da far temere al proprietario dell'appartamento
che lo avrebbe perforato. Aveva parlato a bassa voce, ma non abbastanza
perché l'amico non lo notasse. Preso com'era dei notiziari,
Shinra aveva smesso di prestare attenzione a Shizuo, ma osservandolo,
si stupì di constatare di come anche il suo volto fosse
diventato difficile da leggere. Per quanto il nervosismo fosse
palpabile in lui, anche ad una distanza di qualche metro, sembrava vi
fosse qualcos'altro. La serietà dei suoi occhi castano
dorati pareva tradire una sorta di malessere.
Conoscendolo sin dall'infanzia, per Shinra non fu difficile intuirne i
sentimenti e, essendo innamorato di una donna priva di testa, era divenuto
molto abile a carpire cosa passasse nella mente di chi gli stava vicino
(di Celty, amore delle sua vita, in particolare). Shizuo si stava probabilmente odiando o,
almeno, odiava quel momento con tutto se stesso. Non era da lui
rimanere immobile, e per quanto non fosse certo un paladino della
giustizia, che andava in giro a combattere il crimine facendo il buon
samaritano regalando il proprio stipendio ai bisognosi. Il fatto di
aver assistito a quella tragedia, incidente, o qualunque cosa fosse,
senza poter far nulla per impedire il resto, se non lo faceva sentire
in colpa, gli dava comunque la sensazione di essere totalmente inutile.
La sua forza non serviva a niente.
Non che in realtà qualcuno tra loro, in quella stanza,
potesse fare alcunché per fermare gli eventi. Almeno sino a
quando non avessero capito cosa stesse succedendo. Poi non era neppure
sicuro che, anche sapendolo, sarebbero riusciti a fare qualcosa. E
sopratutto, pur se ne fossero stati in grado, quella situazione forse
li riguardava in qualche modo?
Shizuo sbuffò, giocando con la stanghetta degli
occhiali dalle lenti blu, appoggiati sul ripiano del tavolo, vicino al
coltello lasciato da Izaya, e ancora il suo sguardo, richiamato a quel
pensiero, tornò sull'informatore. Dal modo in cui lo
scrutava pareva volesse disintegrarlo, quasi i suoi occhi fossero due
pistole cariche che avrebbero potuto farlo fuori solo ad un'occhiata. Aveva
un'espressione capace di spaventare anche l'animale più
aggressivo e spaventoso, fosse anche un orso o una tigre, o un
qualsiasi essere soprannaturale.
Di certo, Izaya era l'ultimo motivo per cui si sarebbe mai spinto ad
agire, anzi, non era neppure ultimo, bensì il primo nella
lista dei buoni motivi per non immischiarsi in una simile faccenda. Se
si asteneva dal fare una qualunque cosa, poteva essere abbastanza
fortunato da non doverlo più rincontrare per tutta la vita.
Infondo, quella situazione non lo toccava direttamente, nessun suo
amico o familiare era stato coinvolto, quindi che male c'era se ora
prendeva la porta e se ne andava? Non gli era più comodo
fregarsene e continuare con la sua solita esistenza? Aveva bisogno di
tranquillità, e quella situazione illogica non faceva altro
che irritarlo. Per lui Izaya poteva anche rimanere posseduto da quel
fantasma, o qualunque cosa fosse, almeno così non ne sarebbe
più stato molestato e si sarebbe liberato per sempre da un
inutile fonte di guai.
Giocò con la sigaretta spenta che si era portato alle
labbra, facendola penzolare per poi raddrizzarla, un metodo antistress.
Il problema era solo uno: gli stava davvero bene così?
A voce avrebbe anche risposto di sì, ma interiormente si
sentiva...
Il suono del campanello lo distrasse dai suoi ragionamenti, facendolo
leggermente sussultare sulla sedie e cadere la sigaretta di
bocca sul ripiano del tavolo.
- Oh, dev'essere Masaomi - ipotizzò Shinra, che veloce
andò ad aprire, trovando come si aspettava il ragazzo biondo
ad attenderlo sulla porta. Lo condusse in soggiorno, e fu visibile a
tutti come sembrasse ben più agitato di quando era uscito. Il volto pallido e le mani che tremavano, portava uno zaino con se,
probabilmente con le cose per Ryugamine.
- A...avete sentito? E' successo anche ad altri... - parlava nervoso,
lo sguardo dorato spalancato dal panico, che quasi immediatamente si
fermò sull'informatore, per ridursi ad un occhiataccia
carica d'odio. - E perché LUI, non si è
accoltellato alla gola? - lo additò con l'espressione
deformata da una smorfia di ribrezzo, colmo d'astio, non si preoccupava
di nascondere le proprie emozioni, alterato com'era dalla paura degli
ultimi avvenimenti.
- E' una lunga storia - sintetizzò Shinra con la solita aria
tranquilla, appoggiando una mano sulla spalla del biondino,
- E' posseduto da un fantasma - fu ancora più sintetico
Shizuo, che ora aveva preso a dondolarsi sulla sedia, l'aria svogliata
e annoiata, nuovamente con la sigaretta spenta stretta tra le labbra.
- Come ha detto il tizio spaventoso - confermò Izaya con un
palese disagio dipinto sul viso, cosa voleva ora quel moccioso da lui?
- Mi state prendendo in giro?! - fu la giusta reazione di Masaomi, il
quale si guardò attorno incredulo, cercando di capire se il
loro forse uno strano scherzo, per fermarsi poi sul padre di Shinra, - E
chi sarebbe quella persona sospetta? - anche quella era una domanda
legittima.
- Non sono una persona sospetta! - replicò il signor
Kishitani alzandosi dal divano, incrociando le braccia al petto con
l'aria di essersi offeso, per quanto fosse intuibile dal tono con cui parlo.
- Si, lo sei - lo corressero contemporaneamente Shinra e Orihara.
- Per favore, non torniamo su questo argomento - intervenne a quel
punto Celty, alzandosi a sua volta dalla poltrona su cui prendeva
posto, mostrando lo schermo del cellulare per richiamare l'attenzione
di tutti.
- Masaomi, so che può sembrarti assurdo, ma non considerare
questo Izaya come l'Izaya che conosci. Al momento non è in
lui - tentò di spiegare al ragazzo, il cui viso tradiva
ancora un certo scetticismo,
- Letteralmente, visto che la sua anima è "volata via" - si
aggiunse l'informatore, nascosto alle spalle della Dullahan
perché a disagio a causa dello sguardo colmo d'astio che gli
stava rivolgendo il biondino.
- Ma che...? - si trovò a fissarlo questi, stupito e confuso.
Lentamente guadavano il fiume, attenti ad ogni passo per non perdere
l'equilibrio, fermandosi nei momenti in cui la corrente si faceva
troppo forte, sul punto di spazzarli via. Più volte
Ryugamine si era trovato quasi a perdere il sostegno delle gambe,
l'acqua, che inizialmente gli arrivava alla vita, ora aveva cominciato a
segargli il collo. Si sforzava di tenere la bocca chiusa, per non
rischiare di ingerirla inavvertitamente, ma più avanzava
più se ne sentiva sopraffatto. E neppure Izaya, che avanzava
di fronte a lui, ancora legati assieme dal sottile filo attorno ai loro
polsi, sembrava cavarsela meglio. L'informatore gli faceva strada,
testando il terreno così d'assicurarsi non vi fossero buche
nascoste o intralci che avrebbero potuto fargli perdere l'equilibrio.
Se Ryugamine fosse caduto, a causa della corrente e per il fatto che
fossero uniti da quella specie di spago indistruttibile, avrebbero
finito con l'essere spinti via entrambi. Non essendo molto alto e privo
di una particolare forza fisica, per Orihara sarebbe stato impossibile
sostenere anche il peso del liceale.
Il problema principale era che si trovavano immersi in un'acqua
torpida, tanto scura da non lasciare intravedere il fondo, il quale
pareva avere una consistenza melmosa, instabile. Quindi man mano che
l'acqua saliva, diveniva sempre più difficile mantenersi in
equilibrio e procedere in linea retta.
- Cerchiamo un punto dove l'acqua sembra più bassa - aveva
proposto l'informatore prima che iniziassero la loro attraversate. Se
si dava credito alle voci che si sentivano sul fiume Sanzu, vi erano
solo tre punti in cui le anime potevano arrivare facilmente da una sponda all'altra.
Non fu una ricerca facile, con quell'atmosfera post apocalittica ad
avvolgerli.
Un cielo rosso sanguigno li sovrastava, senza alcuna fonte di luce ad
illuminare ciò che li circondava, eppure non faticavano a
vedere, come se i loro occhi si fossero già abituati a
quella colorazione innaturale. Nessuna vegetazione viveva sulle sponde
del fiume, cui terreno era coperto da ghiaia spessa, la quale graffiava
la pelle sino a farla sanguinare se si provava a toccarla o a
camminarci sopra a piedi nudi. L'orizzonte pareva avvolto da una nebbia
fitta e se ne perdevano i contorni, quasi il mondo si concludesse su
quella riva e non esistesse altro.
Alla fine, era stato proprio Izaya a trovare il punto giusto, dove la
riva opposta sembrava a soli pochi metri di distanza, per quanto
comunque una sottile nebbiolina fosse salita anche sulla superficie
dell'acqua. Tardi, quando ormai avevano già cominciato a
guadare il letto del fiume, l'informatore capì il proprio
errore, ingannato da un illusione ottica che aveva modificato la sua
percezione della profondità, facendogli credere che le sponde del fiume
fossro più vicine di quanto non fosse. Aveva comunque deciso
di continuare, trovando più rischio tornare indietro, l'acqua
già gli raggiungeva le spalle, e non si fidava a lasciar a
Mikado il compito di guidarlo. Ma per quanto avanzassero, la riva
rimaneva immobile, ferma in lontananza, quasi non si stessero
avvicinandosi per nulla.
- Izaya! - gridò Mikado, dimentico del consiglio di "non
aprire la bocca"; trovandosi così a sputacchiare e a tossire
quell'acqua salmastra. - Izaya! -ripete trovandosi a respira a fatica,
incamerando altra acqua, cercava di fermare l'informatore, il sottile
filo che li legava teso che gli tirava il polso. Non riusciva a tenerne
il passo, temendo che presto sarebbe inciampato, finendo con il
trascinare via entrambi. - Izaya, fermati per favore!!-
urlò un'ultima volta, la paura che cresceva insieme alla
nausea,
- Calmati Mikado, se ti fai prendere dal panico finisci con il perdere
il controllo - lo rimproverò allora l'informatore,
ascoltando finalmente le preghiere del liceale.
- N-non ce la faccio...- fece lui, lo sguardo che si fermava
supplichevole sull'altro, il quale a quel punto afferrò il
filo che li legava, portandolo lentamente ad avvicinarsi.
- Afferrati a me - gli ordinò, e veloce il Mikado gli
obbedì, avvolgendolo da dietro con entrambe le braccia,
aggrappandosi al suo petto. I vestiti bagnati aderivano fastidiosamente
alla pelle, rendendo i movimenti ancor più difficili e
appesantendoli. - Intendevo: "afferrati al mio braccio"... se ti
attacchi come una cozza finiamo per cadere entrambi - si
trovò a ridere della situazione Izaya, che infondo non
poteva dire di non trovarsene esaltato.
Avvertiva il liceale tremare contro la sua schiena, ma sapeva che
quella che scuoteva Mikado non era paura. Dal sorriso palesatosi sul
suo volto, a distendergli le labbra, sembrava invece attraversato da
una malsana euforia.
"E' un incosciente" avrebbe detto qualcuno, ma non di certo Izaya, che vedeva in lui un perfetto compagno e soggetto di studio per quella
"avventura" (se così poteva definirla).
Più lo conosceva, più la prima impressione formulata sul suo conto veniva confermata, avevano davvero qualcosa di
simile.
- Ah, s-sì..- parve imbarazzato Ryugamine all'osservazione
del più grande, scostandosi così bruscamente da
lui, il volto che da pallido per il freddo si faceva rosso imbarazzo.
- Aspe- fermo!..- tentò di riacciuffarlo l'informatore, una nota di stupore ad incrinargli la voce, ma era troppo tardi.
Il ragazzo si trovò sospinto all'indietro, sopraffatto di
colpo dalla corrente che lo investì. Izaya riuscì
a sfiorargli il polso, senza però afferrarlo, e Mikado
finì con il perdere in equilibrio, sospinto indietro. Per un momento lo sguardo del ragazzo si allargò
dalla paura, prima che velocemente l'acqua si chiudesse su di lui,
ingoiandolo.
- Merda..!- imprecò a denti stretti Orihara, trovandosi a
far resistenza, a piantare i piedi sul letto melmoso, mentre il filo si
tendeva, strattonandolo, tirandolo. Afferrò il laccio con
entrambe le mani, cercando di vincere la corrente e di riportare Mikado
al suo fianco, ma non era famoso per la sua forza.
A sua volta Izaya fu trainato dal peso del liceale. Si trovò a dare una facciata alla superficie del
fiume, che si aprì per divorarlo come aveva fatto con
Ryugamine. Fu trascinato sul fondo,
l'acqua a riempirgli le narici, la gola, accecandogli gli occhi. Delle
bolle d'aria risalirono veloci verso la superficie, sfuggendogli dalle
labbra, i polmoni che finivano per colmarsi di liquido salmastro. A
fatica l'informatore si spinse verso l'alto, la corrente che li
trascinava lontano, portandoli in una parte più profonda del
fiume.
Tossì convulsamente, riuscendo a portare la testa fuori
dall'acqua, trovandosi con il fiato corto e un sapore orribile in bocca
mentre lottava contro i conati che gli raschiavano la gola. Si sentiva
i polmoni e tutto l'apparato respiratorio bruciare, quasi fosse stato
immerso nell'acido.
- Mikado! - urlò quando ebbe incamerato abbastanza ossigeno
da riuscire a parlare, lo cercò con lo sguardo,
assottigliandolo per mettere ben a fuoco ciò che lo
circondava, per spalancarlo subito dopo, colmo di confusione a quella
che sì, era un colpo di tremarella, doveva riconoscerlo.
Non era possibile. Dov'era finita la riva?
Non la vedeva. La nebbia rossastra si era addensata, circondando ogni
cosa. Facendolo sentire come un povero naufrago disperso in mare.
- Mikad..!- lo chiamò ancora, ma di nuovo il laccio che li
univa lo trascinò giù, sott'acqua.
- Quindi... "quello" è davvero posseduto - fece Masaomi
indicando l'Izaya seduto di fronte a lui al tavolo delle cucina, con
Celty affianco, mentre Shinra e il signor Kishitani si apprestavano a
controllare le condizioni di Mikado, ancora svenuto nella camera degli
ospiti.
- Esatto - confermò Izaya con un sorriso ruffiano, mancante
del dente avvelenato e sguardo da rapace che lo contraddistinguevano.
Kida se ne sentiva al quanto inquietato, messo a disagio da un
espressione tanto genuina e sincera.
- E tu allora saresti un fantasma?- insistette nel
puntualizzare la cosa, che per quanto gliela raccontassero, e la
Dullahan gli avesse persino dato la sua parola, continuava a creargli confusione e gli faceva crescere ben più qualche dubbio.
- Esatto - c'erano fiorellini ed una leggera aura rosa attorno a lui?..
Masaomi cominciava ad avere le visioni.
- E cosa saresti stato in vita? - lo fissò assottigliando lo
sguardo, confuso,
- Un'adorabile mogliettina innamorata del proprio marito - si
vantò facendo un segno di vittoria con le dita. E causando
un attacco di tosse convulsa a Shizuo, che per poco non
sembrò sul punto di soffocarsi e di ribaltarsi dalla sedia
dal ridere, era rimasto sempre a capotavola, senza abbandonare il suo
posto.
- U-un adorabile mogliettina? - ripete Celty allibita,
- Un adorabile mogliettina...?- gli fece eco Kida,
- Un adorabile, dolce e perfetta mogliettina - confermò
sorridente Izaya, - Ho vissuto una vita piena, felice e colma d'amore -
continuò con espressione sognante.
- Ma i fantasmi non diventano tali perché hanno dei
rimpianti? - intervenne Shizuo, aveva visto abbastanza film nella sua
adolescenza da saperne il minimo indispensabile,
- No, nessun rimpianto - negò sventolandosi velocemente la
mano davanti al viso. - In vita non ho avuto che soddisfazioni...
cioè, solo qualche sassolino nella scarpa, ma prima di
morire ho risolto tutto con il mio dolce maritino - era così
zuccheroso che avrebbe potuto cariare i denti, se si rimaneva troppo a
fissarlo. Faceva al quanto senso.
- Dolce maritino? -
- Dolce maritino? - si fecero nuovamente eco l'un l'altro Celty e
Masaomi, erano rimasti piuttosto allibiti, per quanto la prima scrivesse ogni sua parola sul pad del telefono.
- Allora che hai combinato per diventarlo? - si trovò a
chiedere Shizuo grattandosi la nuca, fingeva disinteresse, ma l'argomento aveva comincianto inaspettatamente ad incuriosirlo.
- Uhmm... non lo so - ammise Izaya, e parve sinceramente confuso nel farsi di colpo pensieroso. Ci stava riflettendo sul serio. - Forse è stato quando ho fatto a pezzi
l'amante del mio caro maritino e gliel'ho servita per cena... -
rimuginava ad alta voce, - o forse, quando ho fatto a pezzi lui appena
dopo cena e l'ho divorato così che nessun'altra donnaccia
avrebbe potuto separarci - il candore con cui parlava e il sorriso
entusiasta sul suo volto, era in contrasto con l'atrocità
della parole uscitegli dalla bocca.
- Hai fatto a pezzi l'amante di tuo marito? - era impallidito Kida,
- Gliel'hai fatta mangiare..?- tremavano le dita di Celty,
- E poi hai ucciso e divorato lui - non ne parve particolarmente
toccato Shizuo, il quale cominciava a capire perché la pulce
avesse scelto un simile individuo a prendere possesso del suo corpo.
- Esatto - aveva un che di esultante Izaya nel confermare le loro
parole, - Secondo voi, può valere come merito per essere
diventato un fantasma? - domandò inclinando la testa di lato
in maniera molto aggraziata e femminea.
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