Nutrimento dell'anima

di Yumeji
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** I ***
Capitolo 3: *** II ***
Capitolo 4: *** III ***
Capitolo 5: *** IV ***
Capitolo 6: *** V ***



Capitolo 1
*** Prologo ***





Ormai da qualche tempo Namie Yagiri aveva preso la pessima abitudine di curiosare in giro, soprattutto tra vecchie carte impolverate e archivi semi-abbandonati. Non che la cosa in realtà si rivelasse un problema, passare da importante membro del consiglio amministrativo di una promettete, seppur mediocre, casa farmaceutica a segretaria di un informatore della mala (o dovunque avesse le mani in pasta un tipo del genere),  con probabilmente qualche problema mentale, le aveva lasciato molto tempo libero.
Riflettendoci, era comunque ovvio che un personaggio come Izaya Orihara non le lasciasse mettere mani su documenti sui quali non avrebbe dovuto, quindi era altrettanto ovvio che tutti i materiali lasciatigli a disposizione fossero solo cartastraccia di nessun interesse per il corvino, per quanto Namie avesse ricevuto da esse molte informazioni degne di nota.
Il suo era divenuto un normale passatempo per ammazzare le ore di noia mentre il suo datore di lavoro: o se ne andava in giro a bighellonare (divertendosi a fare da bersaglio mobile ad una certa bestia furiosa), o guardava gli anime alla tele… No, non riusciva neppure ad immaginarselo a lavorare, nonostante il numero di soldi con cui lo vedeva trafficare non fosse affatto esiguo.
Con il passare delle settimane si era però accorta di una cosa, oltre al fatto che fosse uno sfaticato pigro e dagli hobby discutibili (come ad esempio l’invenzione di nuovi giochi da tavolo impossibili ai più), Izaya non aveva minimamente bisogno della sua presenza. Sembrava piuttosto tenerla come ornamento per il suo appartamento/ufficio in quell’orario di lavoro che li aveva premurato di rispettare.
D'altronde, lei non aveva di ché lamentarsi, Orihara non le aveva mai fatto richieste assurde o impossibili, la paga era buona e cosi gli orari. Certo, una volta era stata sequestrata per qualche ora da un tizio basso con indosso una maschera antigas, ma alla fine si era trattato solo di uno strambo essere innocuo, la pistola con cui l’aveva tenuta sottotiro si scoprì essere un giocattolo.
Era un personaggio ambiguo e le dava un vago senso di disgusto, le ricordava Shinra.
Non era stata un esperienza piacevole, ma nulla in confronto a ciò che aveva subito a causa dei Dollars, della motociclista nera o dal suo stesso fratello, non ci era voluto molto perché dimenticasse un simile episodio.
- Vado a dare un saluto a Shizu-chan, non tornerò per il resto della giornata. Non dovresti ricevere telefonate, ma se comunque dovesse squillare tu lascia partire la segreteria - le diede le solite direttive Izaya, salutandola con un cenno della mano nell’infilarsi la giacca, quel mattino si era svegliato più tardi del solito, ma probabilmente era perché la sera prima aveva tardato con qualche consegna o simili.
- E se dovesse arrivare qualcuno?-  gli domandò lei continuando a tenere lo sguardo sulle ultime carte che aveva estratto dalla schedario, aveva cominciato persino a dargli una sistemata, riordinando i vari documenti che pian piano leggeva, alla fine si comportava davvero come una segretaria.
- In quel caso: nasconditi - fu lapidario.
A quel tono Namie parve sussultare e veloce sollevò lo sguardo, incupendosi di colpo nel cercare quello dell’informatore, parlare in quel modo tanto serio non era affatto da lui, che gli stesse nascondendo qualcosa? O forse le stava solo facendo uno stupido scherzo solo per poi riderle alle spalle?
Non lo seppe dire. Il corvino se ne era andato, senza voltarsi.


Un bel sole scaldava i marciapiedi di Ikebukuro.
Era una giornata serena, simile a tante altre, con il vociare allegro della persone che, approfittando del bel tempo e della giornata di festa, si riversavano nelle strade per passare divertendosi il pomeriggio.
Anche il parco, normalmente evitato dai più, era stranamente popolato di vita.
Sembrava una di quelle tipiche giornate di primavera in cui la gente aveva tempo da perdere e girovagava senza meta apparente, così, per trascorrere il tempo.
Ryugamine Mikado e Kida Masaomi facevano parte di quella cerchia e, difatti, erano approdati al parco di Ikebukuro dopo un tortuoso percorso tra le strade del quartiere, evitando i luoghi in cui sapevano si sarebbero riuniti altri studenti come loro (e soprattutto studentesse). Da quando il biondo era tornato insieme alla sua vecchia ragazza (Saki), aveva perso l’abitudine di provarci con qualunque gonnella gli passasse sotto tiro, a quanto pareva la paura della vendetta che avrebbe potuto ricevere era più forte dell’istinto di fare in cascamorto, e questo diceva molto su quanto potesse rivelarsi pericolosa Saki.
L’atmosfera per quel pomeriggio era tranquilla, pacifica. Forse troppo, tanto da rasentare la noia.
E se c’era una cosa che proprio Ryugamine mal sopportava era la noiosa monotonia della quotidianità. Avrebbe preferito mille volte finire coinvolto in qualche sparatoria tra spacciatori di droga o in una rapina in banca pur di sottrarsi a tutto quello. Nonché gli dispiacesse la compagnia dell’amico, dopo che era scomparso cosi all’improvviso era contento di poterlo rivedere, anche se le sue battute erano sempre di un livello da radice quadrata di due.
Forse per quel giorno avrebbe semplicemente dovuto accontentarsi, eppure, la sensazione che Ikebukuro avesse qualcosa in serbo per lui, anche in quella data, non se ne andava. Era certo che, se non se la fosse fatto sfuggire,  avrebbe potuto cogliere quell’evento con cui avrebbe trasformato nuovamente la sua quotidianità.
- IZAAAAAAAAAAAAAAAYA!!! -
Non era un evento straordinario, e non usciva dai canoni della normalità, ma vedere due delle celebrità di Ikebukuro intenti a svolgere il loro gioco preferito “l’acchiapparello” (in cui però era sempre Shizuo a stare sotto), metteva comunque un certo buon umore a Mikado.
- Perché hai quella faccia contenta?..- gli domandò Kida fissandolo preoccupato e sconvolto, era seduto di fronte a lui, su un gioco per bambini, mangiando un gelato alla vaniglia che si stava rapidamente sciogliendo, difatti, nel momento in cui gli fece la domanda, un pezzo ne colò giù lungo il cono, andando a macchiargli la felpa giallo oro - nonostante i trascorsi provava ancora una morbosa attrazione per quel colore. -Ca…!- imprecò, ma fu preceduto dal tuono della voce di un familiare ex-barista, sembrava essersi fatto più vicino. - Che… che ne dici se ce ne andiamo? - gli propose cominciando a sudare freddo, non voleva essere travolto dalla tempesta che presto si sarebbe abbattuto su quel luogo,
- Eh?.. No, dai. Rimaniamo ancora un po’- gli propose invece Mikado e aveva un espressione cosi contenta ed eccitata da parer un cucciolo a cui si sventola un appetitoso giocattolo davanti alla faccia.


In ferie! Finalmente, dopo un intero anno trascorso a lavorare per la riscossione debiti, Shizuo Heiwajima, ex-barista conosciuto anche come l’uomo più forte (o la bestia/mostro) di Ikebukuro, poteva godersi qualche giorno di meritata vacanza. Kasuka avrebbe potuto essere ben fiero del suo fratellone, era riuscito a mantenere quell’impiego per un altro anno ancora e se lo sarebbe assicurato anche per quello seguente. Un vero record personale!
Era pensando al fratello minore che per una volta Shizuo girava di buon umore per le strade di Ikebukuro, nonostante fosse di riposo non aveva abbandonato il completo da barista, ci aveva fatto una tale abitudine da non riuscir più a trovarsi a proprio agio in altre vesti se non in quelle. Si sentiva fortunato ad aver a casa un armadio pieno di vestiti tutti uguali, non aveva mai il dubbio su cosa indossare.
"Vediamo, ho finito: latte, sigarette …" Cominciò a ripassarsi mentalmente la lista della spesa, certo di essersi scordato qualcosa, ma non riusciva proprio a ricordare cosa.
- Ohi, Shizu-chan! - un richiamo, poi una lattina vuota di caffè freddo lo colpì in cima testa.
... ma certo, l’antipulci!” per un momento aveva creduto di poter passare in tutta tranquillità il proprio periodo di vacanza, ma si era dimenticato di una cosa importante: gli insetti nocivi spuntano quando meno vorresti. Di certo Izaya non si sarebbe lasciato sfuggire una cosi invitante opportunità di molestarlo.
Senza sapere come, al semplice richiamo del corvino, Shizuo si ritrovò tra le mani un segnale di divieto di sosta (sradicato da chissà dove), e prima di rendersene conto, partì all’inseguimento. Il tutto faceva parte di una cosi loro consolidata routine che i passanti non ci fecero caso più di tanto, limitandosi a far spazio per non essere d’intralcio. Le strade di Ikebukuro erano il loro personale parco giochi e campo da combattimento.
- Sei lento..! Forse la vecchiaia si fa sentire, Shizu? - continuò ad istigarlo Izaya voltandosi verso di lui, sicuro del proprio vantaggio,
- Facile parlare quando si colpisce alle spalle, maledetta pulce! - replicò il biondo recuperando velocemente terreno, stava correndo sventolando l’insegna stradale come fosse un asta, cercando di colpirlo, senza risultati.
- Come..? Ah, ti riferisci a quella lattina? Io l’ho solo calciata, non è colpa mia se ha raggiunto quel tuo cervello da protozoo - rise lui divertito, facendo montare ancor di più la rabbia dell’altro, soprattutto per la facilità con cui evitava i suoi colpi.
- Vedi di star un po’ fermo! - gli suggerì, continuando a corrergli dietro,
- E perché dovrei?.. Uno solo dei tuoi colpi e mi gioco la spina dorsale - sbuffò infantile, per un qualche motivo, per quanto corressero, nessuno dei due mostrava mai neppure un cenno di fatica.
- Almeno la smetteresti di saltel…- erano arrivati all’entrate del parco comunale di Ikebukuro, Shizuo ne intravide con la coda dell’occhio l’insegna, e si fermò.
Di colpo, senza alcun motivo apparente, si bloccò, lasciando che l’Orihara continuasse invece la sua corsa.
C’era qualcosa di sbagliato. Non avrebbe saputo definirlo, ma l’istinto della bestia, del mostro (o del qual-si-voglia-cosa), gli diceva che c’era qualcosa di strano.
No, non era Izaya. Il corvino, seppur avesse avuto in mente qualcosa, si era comportato al suo solito, l’atteggiamento che aveva tenuto con lui non aveva tradito nulla che potesse metterlo in allarme.
C’era dell’altro. Quel luogo gli dava una strana sensazione, mai provata nelle innumerevoli volte in cui c’era stato in precedenza.
- IZAAAAAAAAAAAAAAAYA!!! -
Non era però nella indole di Shizuo perdersi a rimuginare, a riflettere su cosa gli suggeriva la sua mente, da brava testa calda qual’era ignorò totalmente i segnali d’allarme che gli risuonavano nelle orecchie. Ciò che gli importava al momento era ritrovare quella stra-maledetta pulce, acciuffarlo e farlo nero. Aveva già perso fin troppo tempo.


- Oh, ma chi abbiamo qui? - con un sorriso sornione Izaya si presentò loro in tutta tranquillità, spuntando dal nulla, quasi l’ombra degli alberi da cui usciva l’avesse sputato all’improvviso dal terreno, appariva totalmente calmo, come se alle calcagna non avesse nessun ex-barista forzuto che gli aveva promesso di fargli la pelle. - Ryugamine e… Kida? Ma da quanto tempo? Quando sei tornato? - si rivolse ai ragazzi con espressione falsamente stupita, avvicinandosi loro e ai giochi per bambini che ancora occupavano - per quanti bambini vi fossero in giro quel giorno nessuno era ancora venuto a reclamarli o a chiedergli di spostarsi, forse il loro aspetto malconcio e arrugginito li aveva fatti desistere.
- Da… da un paio di settimane - rispose il biondo balbettando, un sorriso nervoso ad incurvargli le labbra e la voce tremante, “come se non lo sapesse”  pensò intanto, consapevole che Saki aveva mantenuto i rapporti con lui.
- Davvero!?- continuava il corvino la sua recita, - … e, dimmi, com’era Okinawa? -
Rise, il corvino, come se si trattasse di una normale conversazione, ma il gelo si era insinuato nelle vene di Masaomi, Saki gli aveva giurato di non aver rivelato a nessuno il luogo dove erano fuggiti, eppure, come faceva lui a saperlo? Con un freddo sempre più  opprimente nel petto e nell’animo Kida si rese conto che non vi era luogo in quel nazione, o forse nell’intero mondo, i cui i temibili tentacoli di Izaya non gli avrebbero potuti raggiungerli.
 Ryugamine non diede peso al repentino cambio d’espressione del amico, distratto dal suono continuo di innumerevoli alberi che finivano abbattuti, cadendo con un tonfo potente a terra, simile al rumore provocato da un tuono.
- Oh, Shizu mi ha già trovato - commentò semplicemente Izaya, primo a comprendere la fonte di quel suono,  con una leggera corsa si allontanò da loro andando a nascondersi nell’ombra degli arbusti dalla parte opposta da cui era spuntato. Un paio di istanti dopo, sradicando a mani nude l’ennesimo tronco, giunse anche Shizuo.
Bene, ora il quadro è completo”  pensarono nel medesimo istante Kida e Mikado, con emozioni però diametralmente opposte: il primo con timore, l’altro visibilmente divertito.


Fu allora che accadde …
Tutto si fece immobile, più alcun rumore, neppure il cinguettio degli uccelli si udì nell’aria.
Ryugamine si alzò in piedi. Izaya si appoggiò ad un albero.
Movimenti da nulla, che passarono inosservati o naturali, agli occhi dei due biondi.
- Ti ho trovato pulce bastarda - con le mente fissa sull’informatore davanti a se l’Heiwajima non aveva notato l’immobilità e il silenzio in cui era piombato l’intero parco. Scrocchiandosi le nocche dei pugni chiusi compì il primo passo che lo separavano dal corvino, già pregustando di sfigurargli quel volto pestandolo a sangue.
- Non sarà un bello spettacolo..- commentò sospirando Masaomi incurvandosi su se stesso, - Ryugamine perché  no-n… Ryugamine? - tentò di proporre all’amico una veloce ritirata, ma lui non sembrò dargli retta. Il ragazzo fissava il vuoto davanti a sé, come assente, - Ryugamine?- lo chiamò ancora. Nessuna risposta.
È strano..” di nuovo, l’intuito di Shizuo arrivò prima del suo cervello.
Izaya non poteva essere messo alle strette tanto facilmente, lui stesso, per quanto ci avesse provato negli anni, fino ad allora non ci era mai riuscito. Cosa significava quell’atteggiamento? Quel parco era immenso, avrebbe potuto trovare un nascondiglio o sfuggirgli in qualunque momento, cosa aspettava?
Perché rimaneva lì impalato?

Un urlo squarciò l’aria.
Era solo il primo.



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Uff... è stato complicato scrivere una trama per questa storia, devo stare attenta a non fare spoiler... ho fatto più fatica a scrivere quelle 200 parole che a mettere giù i primi capitoli.... XP
Se ci fosse qualche pazzo (non vi offendete xD xD) interessato a questa storia, il prossimo capitolo verrà postato domenica. Lo metterei prima ma al momento sono sprovviasto di internet xD
Cmq bye-bye e Godetevela!

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Capitolo 2
*** I ***






- Fa.. fatelo smettere!- gridò Ryugamine gettandosi a terra, le mani contro le orecchie, a tapparle con una forza tale che, a guardalo, Kida temette potesse arrivare a spappolarsi il cranio.
- Uhg..!- anche Izaya cadde, un leggero mugolio di dolore gli sfuggì dalle labbra mentre la mano con cui si era sorretto scivolava lentamente sulla corteccia dell’albero, suo unico appoggio; la gemella invece rimaneva accostata al viso a chiudere, come lo steso Mikado, il padiglione auricolare.
- Che combini pulce?- fu sul punto di prenderlo a calci Shizuo, ma gli bastò uno sguardo per fermarsi, il volto dell’altro era improvvisamente pallido, sudato, sofferente. Non era uno dei suoi soliti giochetti.
- V-vi prego, basta!!- continuò ad urlare Ryugamine come se fosse impazzito e presto altre voci, molte, si unirono a lui.
Erano grida di dolore.
- Ma che caz…?- si guardò introno l’Heiwajima accorgendosi che non erano solo quei due a comportarsi in modo strano, un misterioso malessere sembrava aver colpito almeno ¼ dei passanti che al momento stavano visitando il parco pubblico di Ikebukuro.
Da una parte, una ragazza gridava a squarcia gola rotolandosi a terra, strappandosi i capelli, era talmente straziante da sembrare che la stessero bruciando viva; dall’altra, c’era un uomo possente, sulla quarantina, anche lui riverso a terra, non urlava ma si mordeva le labbra per trattenersi, probabilmente tanto fiero del proprio stoicismo da non importargli se era arrivato a farle sanguinare.
E poi ancora: la fioraia all’angolo, un ciclista, l’uomo dei ritratti, un bambino che giocava a pallone.
Tante, troppe persone gridavano in preda alla sofferenza.
- Si… si stanno tutti tappando le orecchie - balbettò Kida bianco come un fantasma, la voce spaventata, Shizuo non poteva dargli torto, di fronte ad una scena simile persino lui aveva sentito dei brividi di gelo percorrergli tutto il corpo. Cosa stava accadendo?
L’Heiwajima e Masaomi non erano gli unici spettatori di quello spettacolo, ve ne erano altri, forse amici o parenti di quelli riversi a terra, che non sembravano mostrare gli stessi sintomi degli afflitti.
- Ohi, Izaya! - non sapendo come comportarsi, confuso ed inquieto in una simile situazione, il mostro di Ikebukuro si rivolse a colui che, normalmente, era all’origine di tutti i mali.
- No… I-io non…- provò a difendersi l’Orihara, poteva ben immaginare quali accuse gli stesse rivolgendo il suo antagonista, ma la voce gli morì in gola, soffocata da un conato di vomito che gli fece rimettere tutto il contenuto dello stomaco sul marciapiedi del parco comunale.
Istintivamente, quando lo vide tremare, oscillare pericolosamente su se stesso dopo essersi svuotato di quell’unico pasto consumato quel giorno, Shizuo si affrettò ad afferrare il corvino, prendendolo per i capelli, evitandogli cosi di svenire sopra il suo stesso vomito. Per una volta, forse l’Orihara non centrava con tutto quel casino che stava capitando. Forse. Gli concesse il beneficio del dubbio l’ex-barista, ritrovandosi a chinarsi sul proprio peggior nemico per assicurarsi che respirasse. Almeno, dopo una scena simile, era certo che non fingesse. Piuttosto di farsi vedere in uno stato tanto miserabile e vergognoso l’informatore si sarebbe inventato una qualche alternativa.
- È… è il suono - mormorò Izaya quando gli fu a portata d’orecchio, aveva ripreso abbastanza equilibrio perché l’altro non dovesse trattenerlo più, sembrava ancora però sul punto di perdere i sensi.
- Quale suono? - gli domandò,
- Co-me fai a non sentirlo?- e nello sguardo che rivolse al biondo, mescolata alla confusione, c’era pura sofferenza. Qualcosa che mai si era sognato di vedere su quel volto.
Shizuo non ebbe modo di chiedergli altro, un urlò più forte degli altri squarciò l’aria, seguito subito dopo da grida la cui disperazione sembrava aumentare con l’avanzare dei secondi, ormai non parevano più voci umane, ma di qualche animale finito vivo al macello.
Anche l’Orihara gridò e un sottile stiletto di ghiaccio penetrò nel petto di Shizuo, un muto panico avvolse lui, Kida e le altre persone incolumi presenti. Un inverosimile immobilità colpì tutti coloro che avrebbero potuto fare qualcosa, si paralizzarono mentre i loro conoscenti, parenti o fidanzati che fossero, agonizzavano. Li fissavano meravigliati, incapaci di fare nulla, non sapendo cosa dovessero fare.
- Ryugamine i tuoi capelli… sono - farfugliò Masaomi, lo sguardo oro spalancato, sconvolto,
- bianchi - sussurrò Shizuo, osservando come lo stesso fenomeno che aveva colpito lo studente fosse il medesimo che vedeva compiersi sulla pulce e il resto dei sofferenti.
I capelli di tutti loro stavano diventando bianchi o, meglio, le loro chiome stavano perdendo la naturale pigmentazione. Ma come era possibile?! Cosa diamine stava accadendo?
Con l’arrivo delle prime sirene delle ambulanze le urla di dolore si acquietarono, tacendo all’improvviso.
Decine di persone quel giorno rimasero a terra, simili alle vittime di un qualche atto terroristico, nonostante i loro corpi fossero totalmente privi di ferite. Erano tutte prive di sensi.

- Ohi!.. Ti chiami Kida, giusto?-
- Eh?.. Ah, si!- balbettò Masaomi in ginocchio a fianco a Mikado, svenuto, a fissarne incredulo la nuca, pochi minuti prima di un bel castano scuro.
- Senti, non credo che quel qualunque-cosa-fosse a cui abbiamo assistito rientri nel canoni del fatto normale e spiegabile - osservò Shizuo e il ragazzo non poté far a meno di annuire, trovandosi pienamente d’accordo, entrambi erano a conoscenza di troppi eventi fuori dal consueto per non riconoscerne uno quando gli capitava. - Bene, allora siamo d’accordo - fece mettendo in tasca il cellulare che aveva appena estratto, non aveva chiamato nessuno limitandosi a premere qualche tasto della tastiera, “ha inviato un messaggio?” - Celty sarà qui tra poco. Porterà Mikado da un medicastro senza licenza che per lo meno ha un padre che ne capisce di queste… ehm, cose - aveva pronunciate “cose” con una certa titubanza e sottile arrabbiatura, forse lo irritava non aver trovato un modo più adatto per definire la situazione.
- Va bene - acconsenti l’altro biondo, il ragazzino, sapendo quando Ryugamine si fidasse della motociclista senza testa e, di conseguenza, di coloro che avevano diretti contatti con lei.
- Ma ecco… He-heiwajima - aggiunse quando l’ex-barista, con un facilità disarmante, sollevò lo studente privo di sensi e se lo mise sulle spalle, “Sembra un sacco di patate” pensò nell’osservarlo un poco sconvolto, sentendosene poi fulminato dallo sguardo nascosto dietro le lenti blu degli occhiali da sole.
- Cosa?- probabilmente l’uomo non aveva l’intenzione di essere aggressivo, ma il suo tono alterato fece comunque sussultare Masaomi, il quale, visti i suoi trascorsi, aveva temuto di incrociare anche solo la strada con il mostro di Ikebukuro, figurarsi parlarci.
Deglutì per ritrovare un po’ di voce, e quel coraggio che sembrava essersi sciolto come un cubetto di ghiaccio con la calura estiva.
- Lo… lo lascia-mo qui?- gli chiese indicando la figura rimasta adagiata, inerme e a sua volta priva di coscienza, contro il tronco di un albero. Kida non sapeva da dove gli venisse tutta quella voglia di venir preso a pugni e ridotto in poltiglia, era consapevole a cosa comportasse accennare anche solo minimamente ad Izaya Orihara quando nei dintorni era presente Shizuo Heiwajima.
E lui, da bravo aspirante suicida, era arrivato a proporgli di aiutarlo? Si era cosi stancato di vivere? Si chiese il ragazzo sudando freddo, rendendosi conto che, se non fosse stato per la sua Saki, avrebbe abbandonato senza rimpianti quella piattola di informatore al suo destino lì, vicino ad una pozzanghera di vomito. Purtroppo la ragazza rimaneva ancora molto affezionata a quell’essere ripugnante, se non avesse fatto nulla per aiutarlo (e lei lo avesse scoperto), non gliel’avrebbe mai perdonata.
- Uff… Vorrei approfittarne per abbandonarlo sui binari della metro, ma hai ragione - solo quando Shizuo non cominciò a pestarlo a sangue ma, anzi, gli rispose con un insolita calma, Kida si rese conto di aver trattenuto il fiato, - Sono sicuro che sappia qualcosa, anche se dubito che riusciremo a farlo parlare facilmente, è meglio portarlo con noi - rifletté ad alta voce, e il ragazzo si stupì che sapesse pensare cosi lucidamente trattandosi di QUEL Orihara.  

- A grandi linee ho compreso cos’è accaduto, ma ne parleremo meglio dopo - gli disse Celty, sventolandogli davanti alla faccia il display dell’apparecchio elettronico. Era impossibile tenere una telefonata tradizionale con la motociclista nera e Shizuo non aveva la pazienza di scrivere messaggi chilometrici, quindi, si era limitato a chiedere alla Dullahan di presentarsi lì, senza dirle nulla, spiegandole poi tutto a voce quando si era presentata. Kida pensò che dovevano avere proprio un buon rapporto se gli bastava cosi poco per avere un appuntamento con una simile leggenda metropolitana, si era presentata in meno di una diecina di minuti da ché l’aveva contattata. Era spuntata di fronte a loro in sella alla fedele motocicletta nera, splendida e spaventosa come un drago appena uscito da un libro di fiabe.
- Grazie, Celty… - fece lui e, per la prima volta, Kida lo vide sorridere, -Tu riesci a portare un solo passeggero, vero?- le domandò facendosi però subito pensieroso. Probabilmente si stava chiedendo chi tra Ryugamine e quel stramaledetto informatore avesse più esigenza di essere visitato da Shinra. - Occupati della pulce, io penserò a Mikado - ma, sopratutto, si chiedeva se era disposto a correre il rischio di farsi vedere in giro per mezza Ikebukuro con la propria nemesi sulle spalle. C’era il pericolo che qualcuno, notandoli, fraintendesse la situazione. Avrebbero potuto persino chiamare la polizia convinti che lo avesse ammazzato, e Shizuo non voleva altri problemi con la legge a causa di Izaya, gli era già bastata una volta.
Kida non protestò alla sua scelta, seppur preoccupato per le condizioni dell’amico, non desiderava certo aizzare la bestia sopita.
La Dullahan partì, avvolgendo l’informatore con la propria ombra, assicurandolo a se in modo che non perdesse l’equilibrio, essendo ancora svenuto.
Masaomi e Shizuo rimasero quindi nuovamente soli a percorre a piedi la via verso l’abitazione del medico. Per quanto accelerassero il passo allo studente pareva comunque che avanzassero troppo lentamente e si pentì di non aver detto nulla. E se ciò da cui era stato colpito Ryugamine si fosse trattato di un qualche virus che distruggeva il corpo della vittima, man mano, con il passare dei minuti?
Masaomi non ne sapeva nulla di malattie o medicina, ma il tempo con era forse essenziale? Non insistendo con l’ex-barista poteva aver condannato il proprio miglior amico? E per chi? Per uno scarafaggio che, chiunque l’avesse incontrato (escluso Saki e, forse, Simon), lo desiderava morto.
Un forte malessere colpì il ragazzo, serrandogli lo stomaco e bloccandogli in gola la saliva, impedendogli di deglutire. Aveva la nausea e un improvvisa bisogno di vomitare, era terrorizzato.
Solo perché Ryugamine non urlava più non significava che non stesse soffrendo, il fatto che fosse svenuto non era un bene, ma un grosso problema, in quel modo non poteva accertarsi delle sue reali condizioni.
- Se dovesse accadere qualcosa al tuo amico, ti do il permesso di vendicarti su di me- gli disse Shizuo, quasi ne avesse intuito i pensieri, continuava a dargli la schiena qualche passo avanti a lui e per un momento il ragazzo credete  di esserselo immaginato.
Davvero il mostro di Ikebukuro era disposto a fare una cosa simile?
- Ti faccio davvero paura, vero?- lo fece sussultare, parlando d’improvviso,
- Ehm…- si ritrovò a balbettare lui timoroso, sudando freddo e dandosi mentalmente dell’idiota, ora, anche se avesse negato, non gli avrebbe mai creduto.
- Tranquillo, non mi piace picchiare i mocciosi. Vedi solo di non far nulla per farmi arrabbiare -
Questo però non mi tranquillizza molto” pensò Kida nel pronunciare un timido - Okay -, sapeva da voci certe che bastava un non nulla per fargli saltare la mosca al naso.
Gli sembrava di camminare sui gusci d’uovo.





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Scusate il ritardo *inchino*

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Capitolo 3
*** II ***








- Posso dirvi che, a parte il colore dei capelli al quanto inusuale, all'apparenza quei due non hanno nulla che non vada - sentenziò Shinra con un sorriso sereno stampato sul volto dopo aver concluso la visita a Mikado. Non essendo abituato a ricevere pazienti in casa (lavorando come medico a domicilio), aveva dovuto stipare l'informatore e il ragazzo, sempre privi di conoscenza, nella camera degli ospiti, sistemandoli sull'unico letto della stanza, fortunatamente a due piazze.

- Come all'apparenza? Significa che non ne è sicuro?! - esclamò subito preoccupato Kida, scattando in piedi dalla poltrona dove aveva preso posto negli ultimi venti minuti e su cui aveva bevuto il caffè gentilmente concessagli dalla Dullahan, "chissà perché tiene il casco anche in casa?" si era chiesto dandole un occhiata fugace, non capendo che era proprio a causa della sua presenza se la motociclista non se l'era ancora tolto. Celty non credeva che, dopo aver assistito a quel momento di isterismo collettivo, il ragazzo potesse sopportare anche la conferma della sua leggenda, ovvero che fosse effettivamente priva di testa.
Per quanto Masaomi già lo sapesse, un conto era sentire un pettegolezzo, un altro confermarlo.

- L'unica cosa che non posso verificare sono i danni al cervello, per quello è obbligatorio andare in ospedale - non si irritò (apparentemente) di fronte all'insolenza del piccolo biondo, comprendendo quel senso di ansia da cui era attanagliato, - Quello di cui posso assicurarti è che fisicamente Ryugamine sta bene - affermò con assoluta certezza.
In risposta Kida si limitò ad annuire, incapace di affrontare il viso sorridente e un poco inquietante del dottore (per qualche motivo lo metteva a disagio), chinando il capo in segno di resa, l'espressione però crucciata, non sembrava affatto convinto.

D'altronde, trattandosi di uno sconosciuto era normale che avesse qualche riserva in merito.
- Allora, se sta bene, perché non si sveglia? - chiese sconsolato e con un velato tono d'accusa nella voce, certo che Shinra avesse scordato di controllare qualcosa, perché gli pareva strano che entrambi fossero ancora privi di conoscenza, erano già passate due ore!
- Ognuno hai propri tempi in questi casi - liquidò velocemente la domanda Shinra alzando le spalle, sminuendone le preoccupazioni, - ... l'unica cosa a non tornare è appunto il colore dei loro capelli - commentò a mezza voce, facendosi pensieroso. - Non credo che esista qualcosa in natura che possa innescare un processo cosi vasto (perché ne sono state soggette altre persone, giusto?) e immediato. Normalmente il corpo umano perde i pigmenti necessari alla colorazione della chioma con il protrarsi dell'età, ma sono entrambi troppo giovani per questo e, come ho già detto, la perdita della pigmentazione è graduale -
- Shinra, evita di divagare con informazioni ovvie anche per me - lo fermò Shizuo seduto tranquillamente sul divano alle sue spalle, l'aria indifferente nell'accendersi un'altra sigaretta, il posacenere davanti a lui ne era già colmo "è abituato a fumarle solo per metà" aveva notato Kida mentre l'osservava, in attesa del ritorno del medico dalla visita. - Ciò che vogliamo sapere è "cosa è successo?", non "cosa teoricamente avrebbe dovuto accadere" - disse, e avvenne qualcosa di strano.
Masaomi udì come il suono di una nota stonata, di un dettaglio eccessivo.
"C'è... c'è qualcosa di diverso?" si domandò avvertendo una forte inquietudine afferrargli la gola, era una sensazione che avvertiva a pelle, istintiva. A parole gli risultava difficile da spiegare, ma era certo che in quella stanza qualcosa non quadrasse. Era una sensazione però cosi vaga, confusa per quanto potente, che gli fu impossibile capire chi glie l'avesse causata, se fosse colpa dell'ex-barista oppure dipeso da altro, forse dal sorriso di Shinra, dal comportamento di Celty o, più semplicemente, dall'aria che respirava.
Riflettendoci, era da quella mattina, da quando era uscito di casa per andare all'appuntamento con Ryugamine che avvertiva un elemento estraneo nell'ambiente.
Un odore mai sentito prima, ma che ora aleggiava leggero tutto in torno a loro. Sembrava avvolgere per intero il quartiere. Non era possibile identificarlo con precisione, lo si percepiva ma, se si cercava di studiarlo più affondo, ecco che questo odore si mischiava con i mille altri profumi della città.  

Era indubbiamente presente, ma allo stesso tempo no.
Come una fantasma o una leggenda metropolitana.
A quel collegamento Masaomi rabbrividì vistosamente, tanto da attirare l'attenzione di Celty, significava forse che una nuova entità al di fuori del normale aveva iniziato ad aggirarsi per i vicoli già affollati di Ikebukuro?
Kida temette la risposta, per questo si sforzò di scacciare quel pensiero dalla testa, scosse il capo, come se volesse togliersi un po' di sabbia dai capelli, ma non era cosi semplice. Si era fatto venire il dubbio e non se ne sarebbe liberato fino a quando qualcuno non gli avesse dimostrato il contrario.
- Sei preoccupato per Ryugamine?- gli chiese la motociclista nera avvicinandosi, porgendogli sotto gli occhi il display del suo cellulare, sembrava essere l'unica ad aver notato lo strano comportamento del ragazzo. Shinra e Shizuo erano impegnati a discutere e non badavano minimamente a loro.
- Un po'..- ammise Kida, anche se in realtà "terrorizzato" era la parola più azzeccato per definire il suo stato d'animo. Non poteva far a meno di credere che qualcosa di terribile stesse per accadere al suo amico, poiché lui, nuovamente, non era stato in grado di fare nulla per la persona a cui teneva. La sciagura abbattutasi su Ryugamine sarebbe stata la sua punizione. "Come quella volta con Saki" pensò, non senza una fitta di dolore alle scapole nel riportare alla mente l'episodio, anche se qui il caso era diverso il piccolo biondo non riusciva a non sentirsi in parte responsabile. "Avremmo potuto essere da tutt'altra parte, ma no... sono stato io a portarlo lì" si rimproverò chiedendosi perché non avesse ceduto alla proposta di Mikado quando lo aveva invitato al cinema. Cosa gli costava rivedere quel film per la quindicesima volta?
- Se lo vedessi ti sentiresti più tranquillo? - propose Celty, e un barlume di stupore attraversò lo sguardo dorato di Kida nel risollevare finalmente la testa da terra, guardando fisso il casco della Dullahan, per la prima volta in vita sua il ragazzo si sentì realmente grato nei confronti di una persona. Non era però in grado di esprimere quel sentimento a parole e, trovandosi in difficoltà, si limitò ad annuire, facendole cenno con la testa.


Aveva finito con l'addormentarsi!
La Dullahan si era mostrata molto disponibile a condurlo nella stanza in cui riposavano Ryugamine e quella piattola di Izaya, dandogli persino il permesso di rimanere lì, a vegliare sull'amico, a patto che non toccasse nulla degli strumenti del mestiere di Shinra - non essendo una stanza molto usata si era tramutata in magazzino e un largo armadio colmo di medicinali, boccette e quant'altro, ne occupava un intera parete. Il suo però era stato un avvertimento superfluo, a cui Kida non diede molto peso, troppo preoccupato per Mikado per guardarsi attorno e trastullarsi con veleni, siringhe e droghe lasciate incustodite alle sue spalle. Gingilli del genere non erano mai stati di suo interesse.
Nel poter vedere confermate le affermazioni di Shinra, ovvero che apparentemente Ryugamine stava bene, Masaomi avvertì la tensione che lo colmava allentarsi, e assai più tranquillo prese posto affianco all'amico, approfittando di una sedia dimenticata probabilmente dal medico dopo aver concluso la visita.
Aveva preso ad osservarlo, ignorando per quanto gli fosse possibile la presenza di Orihara,  e in effetti Mikado pareva semplicemente addormentato.
Il sonno lo aveva colto così, mentre ne fissava il volto e pensava quanto noioso fosse guardare qualcuno dormire.
Si svegliò con il rumore di una finestra che si apriva, "Uh?.. è entrato qualcuno?" si domandò guardandosi attorno con aria frastornata, la mente ancora annebbiata dal sonno, lo guardo vacuo. - Mikado..? - lo riconobbe a stento a causa dei capelli bianchi, ma si, quello che gli dava le spalle, affacciato alla finestra spalancata era proprio lui. "Allora finalmente si è svegliato?" l'osservò sorridendo fra sé e sé, sorriso che però si gelò d'improvviso quando Ryugamine scavalcò il parapetto.
- Che cazzo stai facendo!? - gli urlò Kida gettandosi contro di lui, afferrandolo per la vita impedendogli così di buttarsi nel vuoto, - Ohi, Ryugamine! Che c'è stai ancora dormendo!!? - gridava nel tentativo di farlo rinsavire, ma lui non lo ascoltava, gli occhi fissi a guardare il paesaggio cittadino al di là della finestra. - Mikado! - continuò a chiamarlo quando questi cominciò a fare resistenza, agitandosi e scalciandolo per liberarsi dalla sua presa. Il volto del ragazzo era inquietante, notò con un brivido Masaomi mentre il panico si faceva largo in lui, era del tutto privo di qualunque espressione, piatto, come quello di un sonnambulo. - Mikado!!- gridò e gridò tanto che la sua voce fu udita anche nell'altra stanza e, veloci, gli altri tre occupanti dell'appartamento giunsero per vedere cosa fosse tutto quel trambusto.
- Lui... lui, non so cosa gli prende! MA si vuole buttare - cercò di spiegargli Kida, la voce acuta a causa del terrore, l'incarnato cadaverico e lo sguardo sgomentò, colmo di paura e confusione mentre tentava di evitare che una persona a lui cara si togliesse la vita davanti ai suoi occhi.

- Celty, aiutami! - la supplicò Shinra nel trattenere il giovane Ryugamine per un braccio mentre Kida lo teneva ancora stretto alla vita, sembrava che il ragazzo avesse ricevuto una forza straordinaria (per nulla simile a quella di Shizuo, ma abbastanza da mettere in difficoltà il medico e l'amico), e persisteva nel suo intento di lanciarsi fuori dal palazzo, ignorando come se fossero insetti fastidiosi i due che tentavano di fermarlo. Al richiamo del dottore toccò anche alla Dullahan intervenire, con la propria ombra immobilizzò Mikado, avvolgendolo quasi completamente e costringendo Masaomi e Shinra ad allontanarsi da lui.
Ryugamine cadde a terra, non riuscendo più a rimanere stabile sulla proprie gambe, immobilizzate dalla motociclista nera, il suo sguardo continuava a rimanere assente, perso nel vuoto. Non sembrava neppure rendersi conto di ciò che gli accadeva attorno.
- Cos'è successo? - domandò Shizuo quando le cose si furono calmate, sino a quel momento si era saggiamente tenuto in disparte, consapevole che con la sua forza avrebbe potuto causare più male che bene al ragazzo andato del tutto fuori di sé.
- Io... non lo so! Un momento prima sta-stava dormendo... e poi, poi. Si stava buttando dalla finestra!- balbettò tutto tremante, sconvolto, Kida, incapace di controllarsi,
- Ha di nuovo perso conoscenza - li informò Shinra, chino sul suo ultimo paziente, -... quando prima abbiamo provato a fermarlo non sembrava reagire alle nostre voci, quasi non le udisse - si fece pensieroso osservandolo.
- A-avevi detto che stava bene!- lo aggredì il ragazzo biondo, sentiva gli occhi lucidi, bagnati dalle lacrime, non capiva cosa stesse succedendo e questo lo spaventata.
Cosa stava capitando al suo amico?!

- Non posso prevedere tutto, forse in questo caso è stato intaccato il cervello - si difese Shinra, stanco di quelle accuse, non sopportava che si mettesse in dubbio il suo lavoro, per essere senza licenza era bravo come medico.
- Shinra, al meno tu, calmati - gli consigliò Celty, nel tentativo di farlo ragionare, mostrandogli lo schermo del cellulare mentre i suoi tentacoli d'ombra liberavano Ryugamine e Shizuo lo sollevava per rimetterlo a letto,
-... dov'è Izaya? - la voce dell'ex-barista interruppe la conversazione.
Nessuno si era accorto che, durante la confusione causata da Mikado, l'informatore era sparito.
Un pessimo presentimento si insinuò nella mente di Heiwajima il quale, sistemato il ragazzo sul materasso, fece per uscire, - voi rimanete qui a controllare Ryugamine, io vedo dove si è cacciata la pulce - gli intimò, e nessuno osò replicare, lo sguardo e il tono con cui gli si era rivolto non ammettevamo proteste. Era furente!
- Vedi di non distruggermi casa...- lo supplicò Shinra con un'espressione ad un passo dalle lacrime, disperato, non c'erano possibilità che il suo appartamento sopravvivesse indenne ad una sfida fra il burattinaio e la bestia di Ikebukuro, ma di certo lui non si sarebbe messo in mezzo per fermarli. Supponendo che Izaya presentasse un comportamento analogo a quello di Ryugamine, solo Shizuo poteva arrischiare di avvicinarsi senza finire con il ferirsi a causa degli attacchi dell'informatore.
Bisognava solo sperare che la loro distrazione non avesse dato tempo a Izaya di compiere ciò che a Mikado non era riuscito, o forse lui era stato colpito da un impulso differente? Infondo non sapevano ancora nulla del disturbo che aveva colpito loro e gli altri abitanti di Ikebukuro... No, non potevano sapere se, al risveglio, Izaya si sarebbe comportato nello stesso modo di Mikado. Perché era impensabile che potesse arrivare a tanto, fosse stato anche spinto a farlo da qualche strano malessere, si trattava pur sempre di Orihara. Shizuo non aveva dubbi che la pulce avesse solo tentato di svignarsela approfittando della situazione, cosi da evitare un loro eventuale scontro.
Simile certezze gli vennero però meno quando notò le tracce di sangue lasciate nel soggiorno di Shinra, sulla parete della cucina.
Lì, un set di coltelli prendeva posto in bella vista vicino al lavabo.
"Ne manca uno..." realizzò il biondo avvertendo il sangue tramutarsi in ghiaccio nelle sue vene.




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Capitolo 4
*** III ***






- Ohi, stupida pulce! - lo chiamò Shizuo, lo sguardo che andava da una parte all'altra della stanza, quasi si aspettasse che l'informatore spuntasse da dietro qualche mobile per assalirlo alla gola, cosa che in realtà non lo avrebbe stupito poi tanto. Aveva avuto un attimo di sussulto nel notare la macchia rossa sulla parete, ma forse non si trattava di quello che credeva. C'era un milione di spiegazioni plausibili, il perché gli fosse venuto un brivido era semplicemente causato dal fatto che Mikado avesse appena tentato di gettarsi dalla finestra. Nulla gli diceva che Izaya avrebbe avuto un comportamento analogo al liceale.
Anche se, come lui, si era sentito male. Entrambi avevano urlato come ossessi e, in preda a chissà quale dolore, erano finiti privi di sensi, i capelli divenuti completamente bianchi.
- IZAYA! - gridò, per poi sentire un suono provenire da dietro una delle dispense della cucina, come di qualcosa che sbatteva contro un'altra, provocando rumore sordo.
- Ahi, ahi, ahi...- udì così il piagnucolio di una voce ben conosciuta, con quella perenne nota irritante ad urtargli i timpani. La rabbia che montava nel aggirare il mobile per trovare accovacciato dietro di esso quell'essere molesto, quella maledizione per il mondo conosciuto con il nome di Izaya Orihara.
- Cosa stai combinando?! - gli urlò di riflesso, mentre l'informatore era troppo impegnato a tenersi la nuca dolorante. Come aveva immaginato, doveva averla sbattuta da qualche parte.
- Ah, Shizu-chan! - sussultò nel vederlo, quasi fosse stupito del suo arrivo e, nel tirarsi in piedi, picchiò la testa sullo spigolo del cassetto che aveva lasciato aperto, in un probabile replay di quello che doveva essere successo poco prima. - Ahiahiahiahi... Di nuovo sullo stesso punto..- guaì l'informatore con fare lamentoso, tornando a rannicchiarsi mentre Shizuo lo guardava con una nota esterrefatta nello sguardo. A parte il bernoccolo, che di certo gli sarebbe spuntato, l'informatore sembrava stare bene... Almeno fisicamente.
- Te lo ripeto, pulce: che stai combinando, pulce!? - ripete, il tono minaccioso, una nota che prendeva naturalmente quando rivolgeva più di tre parole all'altro. Il quale, alzando il viso verso di lui, lo fissò per un lungo  momento con gli occhi castano scuro completamente spalancati. Nel ricambiarne lo sguardo Shizuo cominciò a sentirsi a disagio, per un qualche motivo, ed ebbe un pessimo presentimento.
Impercettibilmente le labbra del corvino cominciarono a tremare, mentre gli occhi, se possibile, si facevano ancora più larghi,
- Sei spaventoso...- mormorò con voce sottile, che a stento si poteva riconoscere come sua, portandosi una mano vicino alle labbra in un gesto impaurito.
Shizuo si sentì divenire le gambe di piombo nel trovarsi fissato in quel modo dall'informatore, se ancora non si sentiva irritato dal suo atteggiamento era perché lo stupore aveva sedato ogni altra emozione. Poteva pensare che fosse mezzo addormentato, o qualcosa di simile, ma un atteggiamento simile non era affatto da lui, che lo stesse prendendo in giro?
- Izaya, ma che cazz...!- avrebbe voluto urlargli "ma che cazzo ti è preso?!", ma la sua voce venne meno quando vide le iridi dell'altro farsi di colpo acquose, scosse dal suo ennesimo urlo. - No. Fermo, non farlo... N-non ci provare! - gli ordinò con voce grossa che, di riflesso, per un qualche motivo, fece tremare Orihara, la cui espressione era diventata al quanto pietosa.
- Urli troppo. Sei spaventoso, Shizu-chan - piagnucolò e, come Shizuo temeva accadesse, una serie di lacrime cominciarono a bagnarli il viso. - Io... io non ho fatto nulla di male - singhiozzò, asciugandosi con una della maniche della maglia gli occhi, - E tu mi stai sgridando - ma quell'apparentemente ridicolo e senza senso pianto continuava.
- SMETTILA DI PRENDERMI IN GIRO!!! - saltarono i nervi di Shizuo, non aveva idea di cosa l'informatore stesse macchinando, ma si sentiva disturbato dalle sue lacrime. Non che avvertisse un qualche senso di cola per averlo fatto piangere, eh! Solo che... solo che vedere la sua nemesi ridotta ad un ameba piagnucolosa lo disturbava. Doveva per forza star recitando.
- Ah, non farmi male! - urlò Izaya spaventato, alzando entrambe le braccia in alto per proteggere la testa, in un istintivo gesto di difese.
Shizuo avvertì un brivido di disagio procurargli la pelle d'oca, mentre la sua faccia da rabbiosa si faceva di una tinta vicina al blu e il suo corpo pareva tramutarsi in una statua di sale. L'altro aveva preso a tremare e a rannicchiarsi ancora più in se stesso... Stava sul serio cominciando a dubitare che la sua fosse una semplice recita per confonderlo.
Ad umiliarsi così Izaya non ci guadagnava nulla, giusto? Rifletteva, ancora in dubbio.
- Ti prego, non picchiarmi -lo pregò, rivolgendogli uno sguardo impaurito e supplichevole,
"Okay... qui, davvero c'è qualcosa che non va"
- SHINRAAAAAA!!!- urlò a quel punto il nome dell'amico Shizuo, trovandosi spaventato e inquietato quasi allo stesso modo di quell'Izaya, che in nessun modo poteva essere l'Izaya che conosceva. Doveva aver perso il cervello assieme al corvino dei capelli. - SHINRA!! - avvertiva l'urgenza che arrivasse subito. Doveva dirgli cosa stesse capitando all'informatore prima che la cosa potesse diventare ancora più bizzarra. Quando ancora non vide il medico arrivare, forse impegnato ad assicurarsi che Mikado non tentasse di lanciarsi di nuovo nel vuoto senza paracadute, Shizuo afferrò senza troppi complimenti il collo della maglia scura dell'informatore.
- Eh?..- sussultò lui spaventato, lo sguardo lucido dalle lacrime. Per evitare la pelle d'oca dal disagio Heiwajima evitò di guardarlo negli occhi e, senza dire nulla, prese a trascinarselo dietro, senza dargli modo di alzarsi in piedi, portandolo quasi pesasse meno di un fuscello.

- ABBIAMO UN PROBLEMA! - piombò nella stanza sfondando letteralmente la porta, gesto di cui non ci sarebbe stato bisogno in realtà, essendo aperta, ma che sottolineava quanto la questione fosse urgente.
- Hai ucciso Izaya e dobbiamo occultare il cadavere?..- domandò Shinra, seduto sulla sedia posta affianco al letto dove Mikado era tornato a riposare tranquillo, per nulla stupito dall'impetuosità dell'amico, anche se ebbe un tuffo al cuore nel vedere la porta sradicata in quel modo dai suoi cardini. Glielo avrebbe messa in parcella. - Oppure lo hai trovato che si menomava o qualcosa di simile? Ah, ha bisogno di cure? - suppose, notando il peso morto, che altri non era se non l'informatore, che Shizuo si trascinava dietro con la stessa cura di chi trasporta una sacco di sabbia.
- PEGGIO! - esclamò Shizuo leggermente nevrotico, mollando la presa sul corvino che, perso di colpo sostegno, cadde sul pavimento sbattendo, per la terza volta, la nuca con un tonfo.
- Ahiahiahiahiahiahi...- si rizzò subito a sedere di scatto, tenendosi la testa dolorante.
- A me sembra star bene... forse con un po' di ghiaccio - osservò Shinra dando un rapido sguardo all'informatore che gli dava le spalle, alzandosi solo a quel punto per poter fare un visita, ma Shizuo gli si pianto davanti.
- Credimi, è qualcosa di terrificante - lo avvertì il biondo, guardandolo fisso negli occhi ad una distanza eccessivamente ravvicinata, che obbligò il medico occhialuto ad arretra di un passo e tornare così seduto dalla sedia da dove si era appena mosso. Forse avrebbe dovuto fare una rapida visita anche a Shizuo. Quella situazione, per quanto andasse avanti da a malapena due ore, pareva avergli già logorato i nervi.
- Sul serio è... è qualcosa che non vorresti vedere - aggiunge chinandosi sul medico con gli occhi spiritati, come quando devastava mezza Ikebukuro usando come arma un segnale stradale.
- O-okay...- annuì lentamente con la testa Shinra, lo sguardo leggermente preoccupato mentre si sforzava di sorrise, chiedendosi cosa gli fosse capitato per farlo alterare a tal punto. Forse Izaya gli aveva fatto uno dei suoi soliti giochetti psicologici e ora il cervello del biondo era andato in pappa? Poteva essere. Anche se, cercando di vedere l'informatore con la coda dell'occhio, seppur la visuale gli fosse quasi interamente occupata dal Shizuo, a Shinra non parve che fosse nella sua forma migliore. Stava ancora piagnucolando per la testa (o forse per qualcos'altro?), era comunque rannicchiato su se stesso, le ginocchia contro al petto mentre si coprendosi la testa con le mani. Non pareva in alcun modo intenzionato a smuoversi da lì.
- Non è che ti serve un calmante, Shizuo? - provò a proporgli, -... o magari solo un po' di camomilla? - sorrideva cercando di nascondere l'inquietudine, e fu allora che Shizuo parve tornare in se. Cominciò a guardarsi attorno, allontanandosi poi dall'amico, così da lasciargli un po' di fiato, lo sguardo sottile con cui sembrava cercare qualcosa.
- Celty e il marmocchio biondo?..- domandò mentre, finalmente tornato padrone di se, estraeva una sigaretta dal pacchetto che teneva in tasca.
"Finalmente, se ne accorto" pensò Shinra, sentendo di poter tornare a respirare normalmente,
- Sono usciti - spiegò, - Kida ha pensato che a Ryugamine potesse servire alcune cose dal suo appartamento, e la mia amata Celty è stata così gentile da volerlo accompagnare - sospirò come l'idiota innamorato che era nel pronunciare il nome della sua Dullahan.
- Ah..- fu il commento al quanto disinteressato del biondo, impegnato a cercare l'accendino, che aveva infilato da qualche parte, per accendersi a sigaretta già stretta fra le labbra.
- Potresti evitare di fumare, qui? - gli domandò Shinra sempre sorridente, il pensiero dell'amore della sua vita che gli illuminava ancora il viso, - E no, visto quel che è successo prima, ti vieto di aprire la finestra - aggiunse indicando Ryugamine. E Shizuo dovette stringere i denti, facendosi sfuggire un semplice "tsk" secco ed irritato e lasciando che la sigaretta pendesse ancora per un momento dalle sue labbra prima di rassegnarsi a metterla giù.
- Comunque, adesso che ti sei calmato...- "sperando che tu ti sia DAVVERO calmato", - Mi spiegheresti per bene cosa è successo di là con Izaya?.. Ti ho senti urlare, ma non ho avvertito i rumori tipici di una battaglia - gli chiese mantenendo il sorriso nel pensare "ovvero, non ho avvertito l'implosione del mio appartamento".
Shinra si rese subito conto che qualcosa di terribile doveva essere successo, perché il volto di Heiwajima sbiancò leggermente, mentre i suo movimento si facevano più rigidi, sembrava al quanto sconvolto. E per riflesso Shinra sentì montare una leggera inquietudine anche dentro di se mentre, con un movimento lento del braccio il biondo gli indicava l'informatore ancora rannicchiato nel punto dove lo aveva lasciato del pavimento. Con l'altra mano Shizuo aveva preso a nascondersi il viso, probabilmente sforzandosi di mantenere la calma e di non esplodere.
- Giudica tu..- fu l'unica risposta che gli diede, sollevando un espressione stoica al quanto artefatta.
Quasi si trovasse a che fare con un animale pericoloso, Shinra tornò ad alzarsi dalla sedia, sta volta con movimenti lenti, quasi temesse di spaventarlo. E arrivato alle spalle dell'informatore, gli tocco leggermente la spalla sinistra, per farlo voltare.
- Izaya, stai be-....- "stia bene?" avrebbe voluto chiedergli, ma il sorriso gli si era di colpo gelato sulla faccia quando, nel farlo voltare, trovò lo sguardo di Izaya bagnato dalle lacrime, le guance rigare e l'espressione più triste e, oscenamente, sincera che gli avesse mai visto in volto. Un istintivo brivido di paura gli fece accapponare la pelle, e istintivamente camminò in retromarcia, con l'espressione facciale paralizzata in un sorriso che aveva cominciato a prendere una nota inquietante. Sino a trovarsi affianco di quel solido muro difensivo che poteva essere unicamente Shizuo, e dietro al quale si nascose.
- E'... è inquietante - ammise, sussurrandolo piano all'orecchio del biondo, assicurandosi di esserne ben protetto, finalmente era tornato in grado di muovere i muscoli facciali, e ora un cipiglio preoccupato e un colorito pallido gli segnavano la fronte.
- E lo dici a me? - replicò Shizuo, sentendo nuovamente montare l'irritazione, "perché lo stava usando come scudo?", - Prima è arrivato a dire: "ti prego, non picchiarmi" - gli rivelò avvertendo un morso prendergli lo stomaco, il solo ripeterlo lo turbava.
- Ci serve un neurologo - propose Shinra sistemandosi con decisione gli occhiali sulla radice del naso, - Forse ha qualche danno celebrale -
- Bhé... ha già battuto tre volte la testa, forse è per quello - confabulavano tra loro a bassa voce, ignorando del tutto l'interessato.
- Io non ho danni al cervello! - sbottò a quel punto l'informatore, gonfiando le guance in maniera infantile, l'espressione ferita, -... Siete voi che non siete in grado di capirmi - sospirò colmo di rammarico, portandosi il pugno chiuso vicino alle labbra in una posizione al quanto teatrale e drammatica.
"Starà forse interpretando il protagonista di qualche dramma nella sua testa?" si domandò Shinra, interessato alla reazione solo da un punto di vista puramente medico. Chissà quali danni neurali potevano portare una delle peggiori bestie di Ikebukuro e quell'essere piagnucolante.
- Oh, piantala!- sbottò invece Shizuo, incapace di trattenersi, trovando sempre più irritante un simile atteggiamento. Era Izaya, cazzo! Non poteva permettersi di ridursi così, altrimenti, lui che era il suo nemico giurato, che figura ci avrebbe fatto? - Cosa ti prende, pulce? Cos'è tutto questo piagnucolio da donnicciola? Ti sei dimenticato che (per quanto qualcosa nel tuo cervello non sia mai andato come avrebbe dovuto), sei un uomo!!? - gridò e, sebbene, l'Orihara sussultò dallo spavento, per il fatto che avesse alzato la voce, dopo che ebbe finito, sbatte un paio di volte le palpebre e, con un espressione stupita, parve tornare, almeno in parte, a prendere il controllo di se.
- Ah, è vero. Questa volta è il corpo di un uomo - commentò a mezza voce chinando il capo da un lato, mentre si prendeva il mento con un espressione pensierosa.
E a quell'affermazione Shizuo non poté non sprofondare in ulteriore confusione,
- Che... co-sa intendi per questa volta? - per quanto avesse espresso la domanda, dalla sua faccia sconvolta si poteva intuire che, in realtà, non aveva alcuna intenzione di saperlo.
- Forse mio padre potrebbe trovare un esperimento interessante aprirgli la scatola cranica - rifletteva intanto ad alta voce Shinra, che dopo l'affermazione del corvino aveva del tutto smesso di prestare ascolto alla conversazione. Ormai lo giudicava perso.
- Bhé, sì... Con questa volta, intendo questa volta - sembrò confuso dalla domanda Izaya, il quale fissava Shizuo come fosse lui il pazzo. - La prima volta ero una donna, e adesso che quel ragazzino dal faccino carino mi ha presto il suo corpo, non sono tipo abituata ad essere un uomo - spiegò serio, con il biondo che si faceva man a mano sempre più confuso.
 - Ah, ma il ragazzino mi aveva detto di non dirlo! - esclamò l'informatore, facendosi prima stupito, poi rammaricato, - Accidenti, non volevo disobbedirgli, dopo il favore che mi ha fatto -  riflette rammaricato, perso in un discorso tra se e se mentre prendeva a mordersi l'unghia del pollice, preoccupato. - Non sembrava il tipo da arrabbiarsi...- sembrava stesse cercando di tranquillizzarsi.
"Dovremmo internarlo?" si chiedeva Shinra, sempre nascosto dietro alle spalle di un Shizuo sempre più scioccato.

Fu a quel punto che in loro soccorso tornò il cavaliere senza macchia e senza testa che, abbandonato il fedele destriero nell'apposito garage, attraversava la soglia di casa.
"Chissà se Shinra ha capito qualcosa di quel che sta succedendo" si domandò Celty, aveva decido di precedere Kida su richiesta del ragazzo stesso, il quale probabilmente aveva bisogno di star un po' da solo per calmarsi e digerire la situazione. Aveva accettato la sua richiesta pensando che, infondo, una passeggiata non avrebbe potuto fargli che bene.
" - Se non dovesse svegliarsi, dovrei informare i suoi genitori -" gli aveva rivelato Masaomi mentre, nei pressi dell'appartamento di Mikado erano scesi dalla moto/cavalcatura per fare il resto della strada a piedi. Lo sguardo castano dorato del ragazzo era fisso a terra e le iridi ne tradivano un profondo conflitto interiore. Probabilmente si chiedeva se non fosse un bene chiamarli subito.
"- Non sappiamo ancora se ciò che accaduto oggi sia qualcosa di "normale", o di "anomalo", credo tu faccia bene ad aspettare sino a domani - " gli aveva scritto Celty, avvertendo il bisogno di rincuorarlo in qualche modo. "- Però, forse stai pensando anche ad Anri, vero?-" intuì, trovando conferma alle proprie supposizioni anche solo dallo sguardo colmo di meraviglia che Kida gli rivolse. Forse fu tentato di mentirle, poiché esitò per un lungo momento, lo sguardo che tornava a fissarsi sui propri piedi, ma alla fine annuì.
"- Non so se dovrei coinvolgerla o meno...-" confessò, "- Insomma, non vorrei farla preoccupare-" un colorito rosato prese ad imporporargli le guance, parlarne ad altra voce pareva metterlo a disagio.
Se Shinra l'avesse vista in quel momento, mentre cercava di consigliarli e di tranquillizzarlo, probabilmente avrebbe cominciato a confabulare qualcosa come: "Ooh, la mia Celty è così gentile"; con quegli occhi da pesce lesso innamorato che, infondo, la Dullahan non poteva non amare.
Appena arrivata fece un veloce giro dell'appartamento, avvertendo la presa che gli aveva chiuso lo stomaco farsi meno opprimente, tutto sembrava in ordine e, sopratutto, integro. Lasciò il casco da motociclista sul tavolo in cucina, aveva notato che era sparito un coltello e c'erano tracce rosse, simili a sangue, sul muro, ma per il resto ogni cosa sembra al suo posto.
- Shinra sono tornat..-EH? Ma che succede?! - voleva salutare il compagno come al suo solito, scrivendo velocemente un messaggio di saluto mentre entrava, attraverso la porta sfonda, nella camera degli ospiti, dove aveva dedotto essere tutti vista la loro mancanza nelle altre stanze della casa.
Rimase però al quanto sconvolta nel trovare il suo amato e il proprio migliore amico ridotti ad occupare un angolo della stanza, quello più distante dalla porta. Ridotti ad occupare il minimo spazio possibile quasi fossero schiacciati da una forza invisibile.
- OH, Celty! Tesoro, ben tornata!! - nonostante ciò gli arrivo ben chiara e squillante la voce di Shinra che, saltellando da dietro le spalle di Shizuo, la salutava e le mandava baci.
- CHE... Che state facendo lì nell'angolo?! - insistette la Dullahan, non per ignorare le effusioni dell'altro, ma perché trovava imbarazzante lasciarsi andare a certi atteggiamenti sotto gli occhi di un terzo.
- Ehmm... ecco, è un storia complicata - iniziò a spiegarle Shinra, il sorriso un po' impacciato, - A semplificarla potremmo dire che stiamo studiando qualcosa di ancora sconosciuto alla scienza e quindi ci teniamo a debita distanza - sentenzio serio, rendendo ancor più confusa Celty.
- Eh? - non ebbe neppure bisogno di scriverlo sul display che l'occhialuto aveva già compreso cosa stesse dicendo,
- Izaya si stava comportando in modo strano, lo sto esaminando ad una distanza di sicurezza -
- Ah... Capis- No, continuo a non capire - sopratutto perché riteneva che l'informatore avesse da sempre avuto un comportamento fuori dalla norma, ma questo era un altro discorso. - E poi dove sarebbe, Iz-AH! - non poté evitarsi di trasalire, quasi saltando sul posto, nell'accorgersi solo in quel momento della presenza vicino a lei, seduta in ginocchio di fianco alla soglia e persa in un qualche discorso confuso fatto da se e se. O forse rivolto a Shizuo che, per tutto il tempo, aveva avuto la presenza di spirito e la rilevanza di una colonna in marmo.
- CHI è LEI?! - additò fuori di se la Dullahan, leggermente scossa nel trovare quella presenza sconosciuta in casa sua,
- Oh...- smise di colpo di parlare la figura, voltando il viso verso di lei e accennandole un sorriso dolce che fu capace di metterle i brividi, quasi stesse affrontando un alieno. - Lei deve essere la padrone di casa, Celty Sturluson - rimanendo in ginocchio si girò completamente verso la leggenda di Ikebukuro, la quale rimase impietrita, totalmente sconvolta, e le rivolse educatamente i suoi omaggi. Inchinandosi profondamente portando quasi la fronte a contatto con il pavimento, in un saluto formale. - La ringrazio di avermi accolto nella sua abitazione, sono lo spirito che al momento sta possedendo il corpo dell'individuo conosciuto come Izaya Orihara - si presentò e aveva dei modi così cortesi che, per quanto li mettesse una strana inquietudine, Celty non poté non rispondere con altrettanta cortesia.
- P-piacere...- risultò balbettante poiché la mano gli tremò un momento nello scrivere. Per lo meno ora capiva il motivo per cui avvertiva il corpo dell'informatore come avvolto da un aura malevola, capace per un momento di renderglielo irriconoscibile.
Era perché si trovava posseduto da un fantasma.




...
Eeeh, chissà se qualcuno ancora la seguirà dopo tutto questo tempo che non la aggiorno xD
Cmq, chissà dov'è finito quel coltello da cucina <. <

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Capitolo 5
*** IV ***



- Penso che la cosa migliore sia che tu ci spieghi direttamente la situazione - propose per primo Shinra, impegnato ad offrire il caffè ai suoi ospiti, i quali, assieme a Celty, avevano tutti preso posto sul tavolo della cucina.
Unica eccezione Ryugamine, rimasto ancora privo di sensi  nella camera degli ospiti, legato per la sua sicurezza al letto nel caso si svegliasse con altri intenti suicidi.

- O-kay...- acconsenti titubante Izaya - che in realtà si era rivelato non essere Izaya ma un fantasma che, a quanto sembrava, ne aveva posseduto per un qualche motivo il corpo -, intento a fissare con un'espressione dubbiosa la tazza che gli era stata offerta. Aveva quel genere di cipiglio preoccupato di chi si trova ad affrontare un piatto alieno, a cui non è abituato, e non è sicuro di sopravvivere al pasto. -... Ma da dove comincio? - alzò lo sguardo confuso per rivolgersi alla Dullahan, pareva gli fosse più facile parlare direttamente a lei piuttosto che al medico o a Shizuo. Forse per un motivo di disagio, suppose il primo mantenendo il sorriso mentre veniva palesemente ignorato, ricordando che il fantasma aveva affermato di essere stato una donna quando era in vita. "O forse si è offeso... offesa(?), quando abbiamo cominciato a trattarlo/la come un/a pazzo/a" si disse, cominciando a fare confusione con i generi, trovandosi a prendersi la fronte con un mano. Quella situazione gli avrebbe causato il mal di testa, ne era certo. Si stupiva invece che Shizuo fosse così tranquillo, era da un po' che se ne stava in silenzio, seduto ad un capo del tavolo perso a fissare il caffè (decaffeinato per lui), come se in esso vi fossero le risposte dell'universo. Forse si era incantato? Sconvolto? Oppure stava solo elaborando la situazione? "Potrebbe anche essere caduto in catalessi, nel trattenere la furia distruttiva data dall'astinenza da tabacco?" osservò, continuando a tenere gli occhi sul biondo, il quale forse sentendosi osservato ne ricambiò lo sguardo. L'espressione severa e scazzata, dalla quale Shinra fuggì fingendo di star guardando da un'altra parte, ritenendolo un campo minato pronto ad esplodere.
Probabilmente l'amico lo stava odiando per avergli proibito di fumare anche nelle altre stanze della casa, e
ben notando l'aura quasi omicida che rivolgeva nei suoi confronti, Shinra continuò a simulare la propria ingenuità sorseggiando il proprio caffè.
"Ugh... fa schifo" dovette trattenersi dallo sputare quella bevanda dal sapore di petrolio, comprendendo finalmente perché nessuno lo stesse bevendo. E nel massimo della no chalance, mantenendo un sorriso indifferente, svuotò il resto del contenuto della tazza nel lavandino alle sue spalle.
- Ehmm... dall'inizio? - propose intanto la Dullahan, la sua attenzione totalmente rivolta ad Izaya, leggermente in difficoltà a causa del suo atteggiamento inedito, che la metteva in difficoltà come poco prima era accaduto sia a Shizuo che a Shinra. "Mi ci dovrò abituare..." sospirò tra se e se, cosa che non sfuggì al medico, interpretando nel giusto modo le volute di fumo nero che emetteva.
- Oh, okay!- esclamò con voce squillante e allegra lui. "Per lo meno ha finito di piagnucolare con quella faccia penosa" strinse i pugni Shizuo, ricordando il disagio e il leggero ribrezzo che gli aveva causato vedere l'informatore in quello stato.
- La prima volta che l'ho visto è stato, forse l'anno scorso o di più, stavo spingendo una ragazza a...-
- FERMA, FERMA, FERMA! - lo bloccò subito Celty, sventolando agitata le dita sul display, - Intendevo l'inizio di oggi - preciso, l'espressione di Izaya che da felice passava ad un broncio offeso,
- Potevate dirlo prima - borbottò incrociando le braccia al petto, - Credevo vi interessasse sapere come ho incontrato il proprietario di questo corpo, no? -
- Ah, quindi tu e Izaya vi conoscevate da prima di oggi? - intervenne Shinra facendosi curioso, stringendo la tazza vuota tra le mani.    
- ... - Izaya però finse di non averlo sentito, voltando invece la testa dall'altra parte per ignorarlo bellamente, e l'espressione cortese di Shinra si spezzo leggermente.
- Potresti rispondere alla sua domanda? - insistette per lui Celty,
- Sì, prima di oggi lo aveva già visto...- ammise sbuffando, - Ma non è il mio tipo, e visto che non è in grado di vedere alcun fantasma, non abbiamo mai avuto interazioni -
- In che senso che "non è il tuo tipo", non ne stai possedendo il corpo? - intervenne Shizuo, in un tono nervoso e stizzito, ad un volume forse eccessivamente alto.
- Spaventoso! - come poco prima, Izaya si impaurì del suo atteggiamento aggressivo e, piagnucolante, finì con il cercare istintivamente protezione tra le braccia di Celty.
Il rumore successivo fu quello di una tazza da caffè che finiva in frantumi nell'urtare con forza il pavimento.
- Sh... Shinra?! Tutto bene? -  si trovò sorpresa e preoccupata la Dullahan, la quale fece per alzarsi ma, avendo Izaya che l'abbracciava alla vita, dovette trattenersi. Non capiva come avesse fatto il medico a perdere la presa sull'oggetto.
- Oh, mi sono solo distratto - minimizzò lui continuando a sorridere, anche se un'ombra inquietante aveva preso a coprirgli lo sguardo mentre si chinava a raccogliere con attenzione i cocci. "Ha una faccia spaventosa" pensò Celty, "Spaventoso" rabbrividì Izaya, a cui sembrava che gli rivolgesse un'espressione colma di ira e di minaccia, nonostante non avesse mosso minimamente i muscoli facciali. E forse era questo ad inquietarlo.
"Prendo un bisturi e lo viviseziono" erano i pensieri del medico, a cui non importava se il corvino fosse posseduto o meno. Chi toccava la sua Celty, meritava la morte (anche se, nel caso la stessero studiando per motivi scientifici e la Dullahan fosse stata d'accordo avrebbe potuto accettarlo... ma se la dottoressa era una donna!).
"Voglio fumare" era invece indifferente all'accaduto Shizuo. Poteva immaginare quali pensieri stesse facendo il medico, però non se ne preoccupava. Primo perché li stava rivolgendo ad Izaya, secondo, dopo una sera passata con l'amore della sua vita, Shinra avrebbe scordato ogni suo proposito omicida.
- Allora hai intenzione di rispondermi o vuoi ignorare anche le mie domande? - riprese a parlare Shizuo mentre iniziava a picchiettare il pavimento con la punta piede, si stava stava stancando di quella situazione, e il fatto che gli sembrasse del tutto illogica non lo aiutava.
- Sei spaventoso. Non rivolgermi la parola, Shizu-chan - obbiettò il corvino che, forse sentendosi forte nell'aver la protezione della Dullahan, a cui era ancora aggrappato, arrivò a fargli una linguaccia infantile.
Il successivo ribaltamento del tavolo, da parte dell'Heiwajima, fu una reazione scontata e meno devastante di quel che avrebbe potuto essere, visto che non lo aveva gettato contro la parete (provocandone così di conseguenza il crollo), ma lo aveva lasciato rovesciarsi sul pavimento. Certamente si stava ancora trattenendo.
- Ecco... una cosa che non mi spiego...- si fece scricchiolare le nocche mentre la sua espressione veniva deformata da un ghigno di rabbia e le sue pupille si riducevano a due puntaspilli.  - Com'è che anche se adesso questo non è quella pulce bastarda...- alzandosi lentamente dalla sedia, con fare minaccioso si avvicinava a passo pesante all'informatore. Il quale, non essendo in se, si faceva man mano sempre più piccolo e impaurito alle spalle di Celty, tenendosi aggrappato al braccio di lei.
- Continua a chiamarmi con quello stupido nomignolo? -
- Di... di sicuro c'è un motivo, Shizuo - intervenne la Dullahan che, per causa di forza maggiore, si trovava in mezzo ai due. Normalmente avrebbe preferito non essere coinvolta, ma voleva evitare che l'appartamento gli venisse distrutto, o che vi venisse compiuto un omicidio. Di solito, visto tutti i problemi che aveva causato, e ancora provocava, non avrebbe fermato Shizuo dal dare un ripassatina ad Izaya, ma al momento, provava pietà per quel sventurato fantasma che si era impossessato del suo corpo.
- Me lo ha chiesto lui! - esclamò a quel punto Izaya terrorizzato dalla minaccia del biondo, da cui temeva neanche Celty avrebbe potuto proteggerlo, - E' stato il proprietario di questo corpo, a dirmi di chiamare "il gorilla biondo con la faccia spaventosa" in quel modo - spiegò in tono stridulo e alterato dalla paura. - Era parte dell'accordo che abbiamo fatto! - aggiunse ancora per giustificarsi, come se ciò avrebbe potuto rendere le cose più chiare.
Tremava e probabilmente era sul punto di piangere, di nuovo. Quel ragazzino nel cedergli momentaneamente il corpo, non l'aveva avvertito che sarebbe stato costantemente in pericolo, con quel bruto dall'atteggiamento aggressivo a minacciare di ucciderlo ad ogni parola pronunciasse.

"Ho l'opportunità di avere un corpo, dopo decenni, e finisco per morire subito?" rimpianse la propria sfortuna e maledisse chi gli aveva fatto accettare un simile accordo, si era fatto ingannare, era così stupido. Avrebbe dovuto dubitare di qualcosa quando il ragazzo gli aveva detto, con un sorriso che nascondeva qualcosa di velenoso, da rettile: "Vedrai, sarà divertente essere me"; L'aveva forse convinto a farlo per evitarsi una morte dolorosa?

Fu solo nel sentire la mano della Dullahan appoggiarsi in cima alla testa, come a tranquillizzarlo, che il fantasma nel corpo del corvino comprese che, in qualche modo, era riuscito a farsi comprendere.
- Un accordo con Izaya, eh?..- commentò Shinra, un'aria rassegnata e un po' beota di chi la sapeva lunga a riguardo, "quello non risparmia nessuno".
- Vado a fumare in terrazza! - proclamò a gran voce Shizuo, trovandosi ancora una volta spiazzato di fronte alla propria nemesi ridotta ad un ameba piangente, non c'era alcuna soddisfazione a prendersela con lui. "Scommetto che lo ha fatto a posta, quella dannata pulce!" si disse mentre camminava sopra al tavolo ribaltato ed usciva dalla portafinestra, i movimenti rigidi e le braccia forzatamente stese lungo i fianchi.
"Ho la sensazione che, da qualche parte, Izaya se la stia ridendo alla grossa per questa scena" era il medesimo pensiero di Celty, nell'osservare Shizuo accendersi freneticamente una sigaretta come un'alcolista cerca il collo di una bottiglia.
Ed entrambi, ovviamente, avevano ragione, solo che, al momento, l'informatore che conoscevano non ne aveva proprio di tempo per godersi quel piccolo, esilarante, spettacolino.


- I... Izaya-san, questo non sarà mica il fiume Sanzu, vero? - la voce di Mikado tremava, ma sul suo viso si era dipinto un sorriso colmo di eccitazione, gli occhi spalancati dalla meraviglia, colmi di entusiasmo. Il medesimo che si poteva trovare sulle labbra dell'informatore. "Siamo capitati in un posto davvero interessante" pensava Izaya mentre lo sguardo scuro si assottigliavano, cercando di cogliere qualunque cosa dell'ambiente da cui erano circondati.
- Anche se mi vanto di sapere molte cose, è la prima volta che sento che il mitico fiume che da l'accesso all'aldilà si trova sotto le strade di Ikebukuro - stava ridendo, sia esternamente che interiormente, non riusciva a trattenere le risate.
- Do... dobbiamo attraversarlo? - Mikado deglutì, nel porgergli quelle domanda, ma non c'era paura nel giovane liceale, sembrava piuttosto incapace di trattenere una certa smania, il desiderio di andare avanti solo per vedere cosa ci fosse oltre.
- Bhé... non credo che potremmo sapere cosa sta successo rimanendo semplicemente qui sulla riva. Non lo credi, Mikado? - prese la sua solita espressione saccente, le cui pieghe del sorriso parevano nascondere i saperi più oscuri dell'esistenza umana. E forse non a torto, d'altronde, chi meglio di lui poteva averli conosciuti e studiati, con la sua abitudine di manovrare a piacimento le persone?
In risposta il ragazzo annuì, si manteneva controllato, seppur il luccichio che aveva negli occhi tradiva quanto la situazione lo esaltasse.
- Lo penso anch'io Izaya-san - ammise con quel suo tono di voce calmo, dal volume costantemente basso, mentre alzava un pugno all'altezza del petto per dar enfasi e forza alla sua affermazione. Così da far ondeggiare il lungo spago sottile, simile ad un capello corvino, che gli circondava il polso destro e per poi chiudersi attorno al polso sinistro dell'informatore, legandoli assieme. Lo sguardo di Orihara si posò per un momento proprio su quel filo che li univa. Per quanto gli fosse sembrato fragile, in realtà si era rivelato resistente come l'acciaio e il nodo con cui erano legati impossibile da sciogliere, proprio come quel fantasma di donna gli aveva promesso. "Chissà, forse neppure la forza ercolina di Shizu-chan potrebbe fare qualcosa.." pensò mentre un sorriso velenoso gli allargava le labbra.
- Però si dice che, una volta attraversato il fiume Sanzu, non si possa più tornare indietro - si chinò verso di lui, mettendolo volutamente sotto pressione invadendone lo spazio vitale, voleva testarne la risolutezza.
Era nell'interesse di Izaya scoprire cosa fosse accaduto e il motivo per cui lui, Ryugamine e un altro centinaio di persona, fossero finite sbalzate fuori dai loro corpi, per poi essere attirate lì. Voleva vederci chiaro insomma, ma non era disposto a trascinarsi dietro il ragazzino se questo si fosse mostrato esitante a seguirlo, non sapendo cosa li aspettava, non poteva rischiare che si tramutasse in una palla al piede.
- E la cosa la spaventa, Izaya-san? - lo colse però in contropiede il moccioso, rivolgendogli un'espressione cortese e uno sguardo aperto, innocente, ma che allo stesso tempo pareva celare qualcosa. Uno sguardo che piacque istintivamente all'informatore, il quale, per un momento, si trovò il volto attraversato da una genuina espressione di stupore. Poi le sue labbra si piegarono in un sorriso e scoppio a ridere, reso euforico dall'atteggiamento di Mikado.
- Ahahahahah... Lo ammetto, sei un fantastico esemplare di essere umano da studiare, Mikado - continuò a sorridere, cogliendo il ragazzo alla sprovvista avvolgendogli il braccio attorno alle spalle, quasi fossero amici di vecchia data.
- Non lo so, se devo prenderlo come un complimento - fece lui, leggermente a disagio nel trovarsi stretto al corvino. Il suo sguardo blu scuro era tornato quello di sempre, quasi l'oscurità che per un momento gli aveva colmato le iridi non vi fosse mai stata, ma Izaya era stato in grado di percepirla e questo gli bastava. Aveva sempre saputo che quel liceale gli avrebbe dato grandi soddisfazioni.
- Ora dobbiamo solo trovare un punto dove attraversarlo - esclamò Orihara ancora colmo di euforia, tanto che i suoi passi avevano preso quell'andatura imprevedibile, da ubriaca, che lo contrassegnava quando era estremamente felice. Ovvero, quando qualcosa lo colpiva particolarmente. E si mise a scrutare la riva, portandosi una mano sopra la fronte, ad oscurare gli occhi, la medesima espressione di un bambino eccitato nel vedere per la prima volta le navi attraccare al porto. - Solo, evitiamo di incontrare la vecchia Datsueba e il vecchio Keneo, se finissi spogliato dei vestiti credo che il ramo a cui saranno appesi finirebbe con lo spezzarsi - ammise in tono scherzoso, con quell'intonazione che prendeva tipicamente quando voleva alleggerire un discorso o irritare Shizuo.
- Oh, credo che l'intero albero potrebbe finire sradicato e cadere fiume, a causa dei suoi peccati, Izaya-san - osservò candidamente Mikado, con una falsa innocenza che non poté non piacere al corvino.
"Si sarà un'esperienza divertente" la pensavano entrambi allo stesso modo.


A pausa sigaretta finita, dopo aver sistemato il tavolo e raccolti i cocci delle tazze da caffè finite a terra, per la seconda volta, si trovarono tutti seduti nel soggiorno/cucina, cercando d'instaurare una conversazione per capirci qualcosa della situazione.
L'unica differenza era che Shinra sta volta non si premurava a preparare altro caffè, visto quanto poco erano state apprezzate le sue premure e perché, doveva ammetterlo, il caffè fatto da lui per qualche motivo aveva un sapore schifoso.
- Sta volta proveremo a farti delle domande, tu cerca di risponderci come puoi e, per quanto ci è possibile, evitiamo di deviare dal discorso - decise di prendere le redini della situazione la Dullahan, evidenziando l'ultimo punto con una scrittura in grassetto che andava inteso come un ordine assoluto, a cui TUTTI avrebbero dovuto dar retta. - Eviteremo di interromperti - aggiunse, notando come lo sguardo di Izaya si fosse posato con un certo timore su Shizuo che, per quanto si fosse rifornito di nicotina, pareva ancora al quanto nervoso. Il cipiglio crucciato, una smorfia irritata e le braccia incrociate al petto, in più non faceva che muoversi sulla sedia, come se non fosse in grado di star fermo.
- Per favore Shizuo, calmati. Metti in agitazione anche me - cercò di smorzarne l'aggressività Shinra, ricevendo in cambio un occhiataccia che gli diede l'impressione potesse fargli esplodere la testa ad un solo sguardo. "Speriamo non sviluppi mai dei poteri Esp"
- Ignoralo... per il momento non può farti nulla - fece la Dullahan sempre rivolta ad Izaya, il quale però non rimase per nulla tranquillizzato dal suo tentativo, quel "per il momento" non lo aveva per nulla rincuorato.
- Allora per prima cosa: sai cosa sta succedendo ad Ikebukuro? Il motivo per cui tutte quelle persone si sono improvvisamente sentite male? - poco dopo l'accaduto i notiziari avevano già cominciato a spargere la notizia, simili ad avvoltoi attirati da una carcassa, alcuni giornalisti, con i soliti addetti alle telecamere, parevano arrivati con le ambulanze, tanto la notizia si era sparsa in fretta. E, com'era ovvio, nessuno sapeva dare una spiegazione ragionevole all'accaduto. C'erano molte teorie, ma per Celty, e chi la conosceva, era ben chiaro che l'evento non trattava nulla di "normale", ma cadeva nel fantastico e nel soprannaturale.
Izaya, o meglio, il fantasma che c'era dentro di lui, abbasso lo sguardo, forse colpevole o dispiaciuto, fissandolo sul tavolo mentre negava piano con la testa.
- Non sono coinvolto in tutto questo. Non so cosa è accaduto da questa parte...- ammise con voce timida, - ... ma è vero che dall'altra c'è stata un bel po' di confusione - e il suo sguardo si fissò su Celty, convinta potesse capire quel che intendeva.
- "L'altra parte"..? - da dove fosse spuntato il signor Kishitani, padre di Shinra, con la sua solita maschera antigas a coprirgli il volto e il camice bianco, nessuno sapeva dirlo, ma stava di fatto che ora si trovava appeso al soffitto dell'appartamento del figlio, con una serie di ventose attaccate agli arti simile ad un vecchio Spider man ormai in pensione.
- Ciao, papà - lo salutò Shinra, ormai immune alle apparizioni stravaganti del genitore.
- Per "altra parte" parlo di quella sorta di limbo che separa i vivi dai deceduti - rispose Izaya in tono piatto e sicuro, fissando il signor Kishitani con un espressione che rasentava il disgusto. - Non si tratta dell'Aldilà, ma solo di una stazione di passaggio. Si può dire che sia questa stessa realtà, ma vi è come applicato un filtro che impedisce ai fantasmi di essere visti dai viventi. Praticamente siamo nello stesso posto, ma agiamo su livelli diversi - continuò a tenerlo sottocchio con sguardo stizzito, a quanto sembrava non aveva fatto una buona impressione su di lui.
- Oh, ciao figliolo, tutto bene, vero? - si lasciò a qualche convenevole lo studioso della Nebula, rimanendo ancora appeso a testa in giù sul soffitto, -... quindi "Izaya", o chi tu sia, intendi che qui, anche in questo momento esistono e si compenetrano realtà diversi, che coesistono in un equilibrio stabile e inalterabile? - riprese a discorrere con il corvino, con totale sicurezza e indifferente alle sue occhiate minacciose.
- COSA CI  FAI QUI!?! - intervenne Celty alzandosi di colpo dalla sedia, facendola ribaltare, come riusciva il padre di Shinra ad entrare nell'appartamento senza che nessuno se ne accorgesse? Ormai era la quarta volta che cambiavano le serrature!
In risposta a Kishitani senior, mantenendo sempre un espressione di sufficienza e ripugnanza, Izaya indicò la Dullahan,
- Non ho mai detto che le due realtà siano in equilibrio stabile, la signorina Sturluson ne è un perfetto esempio. E io stesso, nella mia natura di fantasma, posso agire su questa realtà, difatti sto occupando il corpo di questo individuo - si portò la mano al petto per evidenziare il concetto, parlava con un estrema calma, ma pareva che qualcosa l'irritasse, - E, in maniera seppur limitata, mi è concesso intromettermi ed influenzare un essere umano se ne ho voglia... Anzi, negli ultimi decenni sono sopravvissuto di questo -
- Oh, strano.... perché se prima ti identificavi come una donna ora parli di te al maschile? - ignorò del tutto le domande della compagna del figlio, il signor Kishitani, afferrandosi il mento con aria interessata. Per quanto sia possibile intuire le emozioni di una persona che nascondeva il proprio volto.
"Ma da quand'è che ci origlia!?" pensò Celty, la quale finiva sempre per perdere la calma in presenta del padre di Shinra,
- I fantasmi, o meglio le anime, non hanno un sesso. In vita ero una donna, ma da morta priva di corpo, non sono nulla. Al momento ho le sembianze di un uomo, quindi è giusto che parli di me al maschile - sembrava che man mano una profonda irritazione crescesse nel corpo del corvino, il quale doveva concentrarsi per controllare il volume della voce. Lo sguardo assottigliato, reso aguzzo come una lama, le spalle rigide, appena tremanti. Aveva raccolto le mani in grembo e ora se le torturava in maniera maniacale e nervosa, i denti stretti in una smorfia simile ad un ringhio sommesso.
- Papà, non gli avrai per caso fatto "qualcosa", vero? - fu rapido ad intuirlo Shinra, abituato a Celty che tendeva a reagire allo stesso modo quando si parlava del genitore,
- E come avrei potuto...- fece il signor Kishitani lasciando la presa sulle ventose, che rimasero attaccate al soffitto, per atterrando  agilmente in piedi, vicino al figlio, inciampando appena e lamentandosi solo un poco per la caviglia. - Dicevo... - tossì un paio di volte, così da schiarirsi la voce dopo la sottile imprecazione per essersi quasi fratturato il piede, - Come avrei potuto fargli "qualcosa", se quando mi sono a malapena avvicinato sono finito pugnalato? - alzò le spalle allargando le braccia per dimostrare l'ovvietà della cosa, e la ferita che aveva alla mano sinistra, la quale era avvolta da un bendaggio appena fatto.
- Pugnalato? - ripete confusa Celty, prima di tornare a portare l'attenzione su Izaya seduto al suo fianco, la cui espressione ora era divenuta un broncio seccato,
- Ecco perché manca un coltello - aggiunse Shizuo, che ancora si dondolava nervosamente sulla sedia, il tono piatto che non tradiva alcuna emozione in particolare.
- Eeeh... e pensare che ero venuto qui oggi, solo per dare un saluto al mio amato figliolo - sospirò con fare leggermente melodrammatico,
- La prossima volta chiama però, okay? - fu al quanto indifferente alla recita del genitore Shinra, mantenendo un sorriso di cortesia che aveva qualcosa di freddo e di distaccato. Forse le visite improvvise del padre stavano cominciando ad urtarlo, sopratutto perché erano solo una scusa per cercare di convincere Celty a partecipare a qualcuno dei suoi esperimenti.
- E' del tutto normale reagire così quando si viene assaliti da un pervertito con una maschera e un camice bianco - sbuffò Izaya incrociando le braccia la petto, - Mi aveva preso alle spalle! - aggiunse, tornando a quella piega penosa, - E' stato spaventoso! -
- Oh, è stato più spaventoso trovarsi ad affrontare qualcuno armato di un coltello con intenti omicidi! - protesto lui, - E non sono un pervertito! -
- Se non sei un pervertito malintenzionato allora perché indossi una maschera? - si infiammò Izaya,
- Povero ingenuo, non sai quanto è inquinata l'aria di Tokyo? E' solo per il bene della mia salute! -
- Oh, e io che credevo fosse perché avessi qualche terribile cicatrice a deturparti la faccia - commentò Shinra,
- Shinra... ne ero convinta anch'io - si aggiunse Celty.
- Tralasciando questo - ignorò i commenti del figlio e della quasi consorte, - ti sembra un atteggiamento da tenere? Aggredire qualcuno con un coltello solo perché vuole parlarti? - 
- Certo, perché lei ritiene normale presentarsi a qualcuno pendendo dal soffitto? -
- Beh... ammettilo papà, sei piuttosto sospetto -
- Ma adesso dove è finito il coltello? - intervenne a quel punto Shizuo, che cominciava a sentirsi urtato dalla conversazione, lo sguardo che cadeva inevitabilmente su Izaya, il quale, mantenendo ancora un broncio contrariato, si trovò costretto a poggiare suddetta arma sul ripiano del tavolo.
- Mi dispiace di averle macchiato la parete con del sangue, signorina Sturluson - si scusò con Celty chinando profondamente il capo,
- E con me non ti scusi!? - protesto il padre di Shinra indicandosi la mano ferita, - Se mi avessi danneggiato qualche tendine come potrei lavorare? -
- La prossima volta non aggredisca le persone alle spalle, allora - lo additò Izaya rabbioso.
"Se lo ha tenuto con se, non è che voleva usarlo come arma?" si trovò a riflettere Shizuo, ravvivandosi i capelli dietro la nuca. Era da un po' che le tempie avevano preso a pulsargli come se qualcuno, all'interno di esse, avesse preso a ballare il tip tap. Forse era sull'orlo di un'emicrania o di una crisi di nervi.
- Direi di ignorare mio padre e di chiudere il discorso - proclamò candidamente l'occhialuto,
- Shinra! Non credi di dire cose simili al tuo genitore sia crudele? -
- Stavi dicendo che non sai quello che sta succedendo, ma avevi notato qualche movimento strano, giusto? - domandò Celty, nessuno presto più altra attenzione al signore Kishitani che, offeso, prese comunque posto al tavolo con loro. Per questioni lavorative e personali, la cosa lo interessava al quanto, la Nebula studiava infatti fenomeni ed esseri intimamente legati al soprannaturali.
- Esatto... - confermò Izaya, guardando la Dullahan che, intanto, aveva sistemato la sedia per tornare al suo fianco, - C'era confusione, movimento... qualcosa che non andava. Per questo io mi sono tenuto alla larga della situazione, non volevo esserne coinvolto, stavo sulle mie - sospiro rammaricato. - Fino a quando l'anima di questo corpo non mi ha avvicinato - ora pareva dispiacergli che fosse avvenuto un simile incontro, - ... e sono finito qui -
- Sai perché Izaya ti abbia lasciato prendere il suo posto? O perché ti abbia scelto? - continuò Celty, approfittando che finalmente più nulla sembrava disturbarli.
- Mi ha chiesto di prendere il suo posto perché "qualcosa", gli impediva di tornare. Non sapeva cosa esattamente, ma credo sospettasse che fosse la causa per cui c'era tutto questo movimento da entrambe le parti, trai vari livelli di realtà insomma - spiegò tenendo lo sguardo basso, timoroso. - Per di più il suo timore era anche che, chi avesse provocato ogni cosa, potesse usare il suo corpo vuoto a piacimento, per questo mi ha chiesto di occuparlo -
- Izaya non poteva tornare? - esclamò Shizuo, in un commento fatto sovrappensiero,
- In quel momento era bloccato in quella sorta di limbo, non gli era possibile di tornare in se stesso. E questo ovviamente valeva anche per gli altri...-
- Gli altri? - ripete il signor Kishitani,
- Le altre anime dei vivi - spiegò laconico, visibilmente ancora ostile nei suoi confronti, il fatto che lo sguardo gli fosse caduto sul coltello, ancora posto davanti a lui sul ripiano del tavolo, non prometteva nulla di buono. - Ve l'ho già detto che c'erano movimenti strani, e questi erano dati dalla massa di anime di viventi che si sono riversate per la via del fiume Sanzu... La stranezza era che, appunto, come questo ragazzo - e si portò una mano al petto, sopra il cuore, - Erano tutte vive...-
- Quindi... dobbiamo supporre che sia questo ciò che è successo agli abitanti di Ikebukuro? Sono stati sbalzati fuori a forza dai loro corpi? - riflette ad alta voce il signor Kishitani,
- Non è un po' presto per dirlo? - obbiettò Shinra. - Forse c'è un altra spiegazione - ci dubitava anche lui, ma non potevano essere sicuri che tutti coloro finiti per svenire fossero stati soggetti al medesimo risultato.
- Beh... oltre che a questo - ed Izaya si indicò di nuovo, - Vale lo stesso per il ragazzino che sta dormendo nella stanza qui affianco. E visto come ha cercato di volare giù dalla finestra, direi che è quello l'ordine a cui il vostro amichetto Izaya, temeva di dover obbedire -  aveva preso a parlare tranquillamente, perdendo il fare timoroso ed esitante.
- Izaya non è mio amico - puntualizzo Shizuo stringendo i denti,
- Però è il mio - fece candidamente Shinra,
- Ogni tanto lo uso come collaboratore esterno - puntualizzò il signor Kishitani.
- Aspetta... allora hai visto anche Mikado, tra queste anime? - fece Celty ignorandoli,
- No, io non ho visto queste anime, le ho solo avvertite. Però, signorina Sturluson, lei dovrebbe avvertire che c'è qualcosa che non va in questo momento in quel ragazzino. Come vede che c'è qualcosa di strano in me -
- No, non c'ho fatto caso - ammise Celty, davvero si era fatta sfuggire una cosa simile?
- Credo dovremmo accendere il televisore - fu Shizuo a parlare, l'espressione fattasi tremendamente seria,
- E perché? - sembrò confuso dal suo intervento l'amico occhialuto,
- ... Se pensiamo che sia accaduta la medesima cosa a tutte le persone svenute al parco pubblico, e gli fosse stato impartito il medesimo ordine -
- Oh..- esclamò il signor Kishitani battendo il pugno chiuso sulla mano aperta, - vuol dire che dovremmo aspettarci che altri, come Mikado, tenteranno di prendere il volo giù da un davanzale -

 

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Capitolo 6
*** V ***






Come previsto da Shizuo, non ci volle molto perché i telegiornali cominciassero a trasmettere la notizia. Nuovamente una serie di avvoltoi, camuffati da giornalisti, presero a scorrere uno dopo l'altro sul teleschermo. Le espressioni segnate da uno shock artefatto, mentre dalle loro labbra uscivano senza vergogna ed esitazione parole che avrebbero dovuto toccare i cuori, segnare gli animi. Un'inspiegabile mania suicida aveva colpito coloro che erano già state vittime di quel inspiegabile incidente, avvenuto solo qualche ora prima, al parco pubblico di Ikebukuro. I soggetti, dopo essere stati colpiti da un misterioso malessere, erano stati trasportati in diversi ospedali per ricevere le dovute cure e fare una serie di controlli, così da fornire dati per dare una spiegazione al fenomeno. Risultati che al momento erano ancora in fase di elaborazione.
I pazienti erano tutti privi di sensi al loro ricovero, e nessuno pareva aver subito danni fisici evidenti. A causa delle gravità della situazione e per il numero di persone coinvolte, ad essi era però stata data la priorità, poiché il solo fatto che fossero stati coinvolti in un'epidemia di massa, la cui causa del contagio era ancora ignota, li rendeva pazienti urgenti di visite.
Dopo un paio d'ore vi erano stati i primi risvegli, i quali seppur inizialmente non allarmarono i medici che credettero fossero casi isolati, quando gli avvenimenti si ripeterono per ogni singolo soggetto dovettero ricredersi. I pazienti, tornati coscienti, non rispondevano agli stimoli esterni, non comunicavano e non parevano riconoscere né amici, né familiari. Ma tutti seguivano un inspiegabile istinto autolesionistico che li portava a cercare di mettere fine alla propria vita, in qualsiasi modo gli fosse possibile. C'era chi, come Mikado, aveva cercato di saltare giù da una finestra al settimo piano di un edificio, chi aveva provato a pugnalarsi con un coltello da frutta, chi aveva legato le lenzuola nel tentativo di creare un cappio. I metodi erano tanti e dei più svariati, ma il finale sarebbe stato sempre il medesimo se, fortunatamente, i soggetti non si fossero trovati in delle strutture ospedaliere attrezzate e circondati dai propri familiari. Per fortuna, o per semplice caso, non vi erano state vittime. I suicidi erano stati fermati in tempo e, una volta trovatisi incapaci ad agire, i pazienti erano tornati a perdere i sensi, la maggior parte senza che gli fosse somministrato alcun calmante dal personale medico.
Essendo una simile anomalia presentatasi in tutti i pazienti, i dottori ritenevano che l'"istinto suicida" fosse un sintomo dell'epidemia, e non la manifestazione della volontà propria dei pazienti (non di tutti almeno). Ovviamente, non vi erano ancora spiegazioni per un simile fenomeno, e non tardarono a farsi sentire le teorie più bislacche, le quali andavano dall'attacco terroristico su vasta scale, tramite diffusione di un virus sconosciuto, a un tentativo d'invasione aliena. Quest'ultimo preso troppo sul serio dalla Dullahan, che si era stretta al petto il cuscino del divano in un singulto di paura. Un atteggiamento trovato molto tenero da Shinra, che la fissava alle spalle con gli occhi dolci, da innamorato.  

- Allora, abbiamo ancora qualche dubbio..? - domandò retoricamente il signor Kishitani, seduto comodamente sul divano del soggiorno, il telecomando alla mano e il volto coperto tenuto appoggiato mollemente contro il pugno chiuso.
- Ormai credo di no...- gli rispose comunque il figlio, il sorriso tirato e un certo nervosismo a segnarli il volto, era incapace di sedersi tranquillamente come invece faceva il genitore, il quale ostentava una serenità invidiabile, e si appoggiava con entrambi i gomiti allo schienale della poltrona dove prendeva posto la sua amata Celty.
Forse passare l'intera esistenza a trattare i fatti più strani, e avvolte raccapriccianti, avevano reso il signor Kishitani immune a certi avvenimenti? O si trattava di semplice autocontrollo, sangue freddo?
Ed era  forse simile a quello che mostrava Izaya?
L'informatore se ne stava un po' in disparte rispetto al trio familiare (giudicando Celty come la moglie di Shinra). Non si avvicinava al televisore per seguire meglio il notiziario, il suo sguardo non pareva neppure rivolto verso il teleschermo. L'espressione assente, indecifrabile, si limitava a tenere le braccia incrociate al petto e non era possibile intuire se quegli eventi lo toccassero o meno. O meglio, se interessassero in qualche modo al fantasma che dimorava in lui al posto dell'anima originale.
Non avvertiva lo sguardo dorato dell'Hewajima, rimasto seduto al proprio posto al tavolo della cucina, fisso su di lui, a scrutarlo in attesa. Sembrava si aspettasse che facesse qualcosa, quasi dovesse scoppiare a ridere da un momento all'altro, preso da una malsana, folle euforia. Non che Shizuo sapesse esattamente perché credeva dovesse fare una cosa simile, ma più l'osservava, più si rendeva conto che "quello" non era Izaya. Non si trattava di una delle sue solite macchinazioni, non lo stava prendendo in giro, giocandolo per l'ennesima volta perché si compisse il disegno che aveva in testa. L'informatore semplicemente non stava architettando nulla, e quello non era affatto un comportamento degno del burattinaio di Ikebukuro.
Finalmente Shizuo comprese che, pur avendocelo davanti agli occhi, in realtà non si trattava del Izaya che conosceva e, per qualche motivo, questa consapevolezza gli mise addosso un ulteriore agitazione.
"Dove cavolo si sarà ficcato quella dannata pulce?"  si domandò digrignando i denti, desiderando un'altra sigaretta mentre finiva con l'essere vinto dall'irritazione, trovandosi a non aver risposta ad una simile domanda. Per l'ennesima volta il corvino gli sfuggiva da sotto il naso quando credeva di averlo ormai raggiunto.
- Mi sto stancando...- borbottò, le labbra tirate in una smorfia di stizza, cominciando a picchiettare nervosamente il pavimento con il tallone, tanto da far temere al proprietario dell'appartamento che lo avrebbe perforato. Aveva parlato a bassa voce, ma non abbastanza perché l'amico non lo notasse.
Preso com'era dei notiziari, Shinra aveva smesso di prestare attenzione a Shizuo, ma osservandolo, si stupì di constatare di come anche il suo volto fosse diventato difficile da leggere. Per quanto il nervosismo fosse palpabile in lui, anche ad una distanza di qualche metro, sembrava vi fosse qualcos'altro. La serietà dei suoi occhi castano dorati pareva tradire una sorta di malessere.
Conoscendolo sin dall'infanzia, per Shinra non fu difficile intuirne i sentimenti e, essendo innamorato di una donna priva di testa, era divenuto molto abile a carpire cosa passasse nella mente di chi gli stava vicino (di Celty, amore delle sua vita, in particolare).
Shizuo si stava probabilmente odiando o, almeno, odiava quel momento con tutto se stesso. Non era da lui rimanere immobile, e per quanto non fosse certo un paladino della giustizia, che andava in giro a combattere il crimine facendo il buon samaritano regalando il proprio stipendio ai bisognosi. Il fatto di aver assistito a quella tragedia, incidente, o qualunque cosa fosse, senza poter far nulla per impedire il resto, se non lo faceva sentire in colpa, gli dava comunque la sensazione di essere totalmente inutile. La sua forza non serviva a niente.
Non che in realtà qualcuno tra loro, in quella stanza, potesse fare alcunché per fermare gli eventi. Almeno sino a quando non avessero capito cosa stesse succedendo. Poi non era neppure sicuro che, anche sapendolo, sarebbero riusciti a fare qualcosa. E sopratutto, pur se ne fossero stati in grado, quella situazione forse li riguardava in qualche modo?
Shizuo sbuffò, giocando con la stanghetta degli occhiali dalle lenti blu, appoggiati sul ripiano del tavolo, vicino al coltello lasciato da Izaya, e ancora il suo sguardo, richiamato a quel pensiero, tornò sull'informatore. Dal modo in cui lo scrutava pareva volesse disintegrarlo, quasi i suoi occhi fossero due pistole cariche che avrebbero potuto farlo fuori solo ad un'occhiata. Aveva un'espressione capace di spaventare anche l'animale più aggressivo e spaventoso, fosse anche un orso o una tigre, o un qualsiasi essere soprannaturale.
Di certo, Izaya era l'ultimo motivo per cui si sarebbe mai spinto ad agire, anzi, non era neppure ultimo, bensì il primo nella lista dei buoni motivi per non immischiarsi in una simile faccenda. Se si asteneva dal fare una qualunque cosa, poteva essere abbastanza fortunato da non doverlo più rincontrare per tutta la vita. Infondo, quella situazione non lo toccava direttamente, nessun suo amico o familiare era stato coinvolto, quindi che male c'era se ora prendeva la porta e se ne andava? Non gli era più comodo fregarsene e continuare con la sua solita esistenza? Aveva bisogno di tranquillità, e quella situazione illogica non faceva altro che irritarlo. Per lui Izaya poteva anche rimanere posseduto da quel fantasma, o qualunque cosa fosse, almeno così non ne sarebbe più stato molestato e si sarebbe liberato per sempre da un inutile fonte di guai.
Giocò con la sigaretta spenta che si era portato alle labbra, facendola penzolare per poi raddrizzarla, un metodo antistress. Il problema era solo uno: gli stava davvero bene così?
A voce avrebbe anche risposto di sì, ma interiormente si sentiva...
Il suono del campanello lo distrasse dai suoi ragionamenti, facendolo leggermente sussultare sulla sedie e cadere la sigaretta di bocca sul ripiano del tavolo.
- Oh, dev'essere Masaomi - ipotizzò Shinra, che veloce andò ad aprire, trovando come si aspettava il ragazzo biondo ad attenderlo sulla porta. Lo condusse in soggiorno, e fu visibile a tutti come sembrasse ben più agitato di quando era uscito. Il volto pallido e le mani che tremavano, portava uno zaino con se, probabilmente con le cose per Ryugamine.
- A...avete sentito? E' successo anche ad altri... - parlava nervoso, lo sguardo dorato spalancato dal panico, che quasi immediatamente si fermò sull'informatore, per ridursi ad un occhiataccia carica d'odio. - E perché LUI, non si è accoltellato alla gola? - lo additò con l'espressione deformata da una smorfia di ribrezzo, colmo d'astio, non si preoccupava di nascondere le proprie emozioni, alterato com'era dalla paura degli ultimi avvenimenti.
- E' una lunga storia - sintetizzò Shinra con la solita aria tranquilla, appoggiando una mano sulla spalla del biondino,
- E' posseduto da un fantasma - fu ancora più sintetico Shizuo, che ora aveva preso a dondolarsi sulla sedia, l'aria svogliata e annoiata, nuovamente con la sigaretta spenta stretta tra le labbra.
- Come ha detto il tizio spaventoso - confermò Izaya con un palese disagio dipinto sul viso, cosa voleva ora quel moccioso da lui?
- Mi state prendendo in giro?! - fu la giusta reazione di Masaomi, il quale si guardò attorno incredulo, cercando di capire se il loro forse uno strano scherzo, per fermarsi poi sul padre di Shinra, - E chi sarebbe quella persona sospetta? - anche quella era una domanda legittima.
- Non sono una persona sospetta! - replicò il signor Kishitani alzandosi dal divano, incrociando le braccia al petto con l'aria di essersi offeso, per quanto fosse intuibile dal tono con cui parlo.
- Si, lo sei - lo corressero contemporaneamente Shinra e Orihara.
- Per favore, non torniamo su questo argomento - intervenne a quel punto Celty, alzandosi a sua volta dalla poltrona su cui prendeva posto, mostrando lo schermo del cellulare per richiamare l'attenzione di tutti.
- Masaomi, so che può sembrarti assurdo, ma non considerare questo Izaya come l'Izaya che conosci. Al momento non è in lui - tentò di spiegare al ragazzo, il cui viso tradiva ancora un certo scetticismo,
- Letteralmente, visto che la sua anima è "volata via" - si aggiunse l'informatore, nascosto alle spalle della Dullahan perché a disagio a causa dello sguardo colmo d'astio che gli stava rivolgendo il biondino.
- Ma che...? - si trovò a fissarlo questi, stupito e confuso.

Lentamente guadavano il fiume, attenti ad ogni passo per non perdere l'equilibrio, fermandosi nei momenti in cui la corrente si faceva troppo forte, sul punto di spazzarli via. Più volte Ryugamine si era trovato quasi a perdere il sostegno delle gambe, l'acqua, che inizialmente gli arrivava alla vita, ora aveva cominciato a segargli il collo. Si sforzava di tenere la bocca chiusa, per non rischiare di ingerirla inavvertitamente, ma più avanzava più se ne sentiva sopraffatto. E neppure Izaya, che avanzava di fronte a lui, ancora legati assieme dal sottile filo attorno ai loro polsi, sembrava cavarsela meglio. L'informatore gli faceva strada, testando il terreno così d'assicurarsi non vi fossero buche nascoste o intralci che avrebbero potuto fargli perdere l'equilibrio. Se Ryugamine fosse caduto, a causa della corrente e per il fatto che fossero uniti da quella specie di spago indistruttibile, avrebbero finito con l'essere spinti via entrambi. Non essendo molto alto e privo di una particolare forza fisica, per Orihara sarebbe stato impossibile sostenere anche il peso del liceale.
Il problema principale era che si trovavano immersi in un'acqua torpida, tanto scura da non lasciare intravedere il fondo, il quale pareva avere una consistenza melmosa, instabile. Quindi man mano che l'acqua saliva, diveniva sempre più difficile mantenersi in equilibrio e procedere in linea retta.
- Cerchiamo un punto dove l'acqua sembra più bassa - aveva proposto l'informatore prima che iniziassero la loro attraversate. Se si dava credito alle voci che si sentivano sul fiume Sanzu, vi erano solo tre punti in cui le anime potevano arrivare facilmente da una sponda all'altra.
Non fu una ricerca facile, con quell'atmosfera post apocalittica ad avvolgerli.
Un cielo rosso sanguigno li sovrastava, senza alcuna fonte di luce ad illuminare ciò che li circondava, eppure non faticavano a vedere, come se i loro occhi si fossero già abituati a quella colorazione innaturale. Nessuna vegetazione viveva sulle sponde del fiume, cui terreno era coperto da ghiaia spessa, la quale graffiava la pelle sino a farla sanguinare se si provava a toccarla o a camminarci sopra a piedi nudi. L'orizzonte pareva avvolto da una nebbia fitta e se ne perdevano i contorni, quasi il mondo si concludesse su quella riva e non esistesse altro.
Alla fine, era stato proprio Izaya a trovare il punto giusto, dove la riva opposta sembrava a soli pochi metri di distanza, per quanto comunque una sottile nebbiolina fosse salita anche sulla superficie dell'acqua. Tardi, quando ormai avevano già cominciato a guadare il letto del fiume, l'informatore capì il proprio errore, ingannato da un illusione ottica che aveva modificato la sua percezione della profondità, facendogli credere che le sponde del fiume fossro più vicine di quanto non fosse. Aveva comunque deciso di continuare, trovando più rischio tornare indietro, l'acqua già gli raggiungeva le spalle, e non si fidava a lasciar a Mikado il compito di guidarlo. Ma per quanto avanzassero, la riva rimaneva immobile, ferma in lontananza, quasi non si stessero avvicinandosi per nulla.
- Izaya! - gridò Mikado, dimentico del consiglio di "non aprire la bocca"; trovandosi così a sputacchiare e a tossire quell'acqua salmastra. - Izaya! -ripete trovandosi a respira a fatica, incamerando altra acqua, cercava di fermare l'informatore, il sottile filo che li legava teso che gli tirava il polso. Non riusciva a tenerne il passo, temendo che presto sarebbe inciampato, finendo con il trascinare via entrambi. - Izaya, fermati per favore!!- urlò un'ultima volta, la paura che cresceva insieme alla nausea,
- Calmati Mikado, se ti fai prendere dal panico finisci con il perdere il controllo - lo rimproverò allora l'informatore, ascoltando finalmente le preghiere del liceale.
- N-non ce la faccio...- fece lui, lo sguardo che si fermava supplichevole sull'altro, il quale a quel punto afferrò il filo che li legava, portandolo lentamente ad avvicinarsi.
- Afferrati a me - gli ordinò, e veloce il Mikado gli obbedì, avvolgendolo da dietro con entrambe le braccia, aggrappandosi al suo petto. I vestiti bagnati aderivano fastidiosamente alla pelle, rendendo i movimenti ancor più difficili e appesantendoli. - Intendevo: "afferrati al mio braccio"... se ti attacchi come una cozza finiamo per cadere entrambi - si trovò a ridere della situazione Izaya, che infondo non poteva dire di non trovarsene esaltato. Avvertiva il liceale tremare contro la sua schiena, ma sapeva che quella che scuoteva Mikado non era paura. Dal sorriso palesatosi sul suo volto, a distendergli le labbra, sembrava invece attraversato da una malsana euforia.
"E' un incosciente" avrebbe detto qualcuno, ma non di certo Izaya, che vedeva in lui un perfetto compagno e soggetto di studio per quella "avventura" (se così poteva definirla).
Più lo conosceva, più la prima impressione formulata sul suo conto veniva confermata, avevano davvero qualcosa di simile.
- Ah, s-sì..- parve imbarazzato Ryugamine all'osservazione del più grande, scostandosi così bruscamente da lui, il volto che da pallido per il freddo si faceva rosso imbarazzo.
- Aspe- fermo!..- tentò di riacciuffarlo l'informatore, una nota di stupore ad incrinargli la voce, ma era troppo tardi.
Il ragazzo si trovò sospinto all'indietro, sopraffatto di colpo dalla corrente che lo investì. Izaya riuscì a sfiorargli il polso, senza però afferrarlo, e Mikado finì con il perdere in equilibrio, sospinto indietro. Per un momento lo sguardo del ragazzo si allargò dalla paura, prima che velocemente l'acqua si chiudesse su di lui, ingoiandolo.
- Merda..!- imprecò a denti stretti Orihara, trovandosi a far resistenza, a piantare i piedi sul letto melmoso, mentre il filo si tendeva, strattonandolo, tirandolo. Afferrò il laccio con entrambe le mani, cercando di vincere la corrente e di riportare Mikado al suo fianco, ma non era famoso per la sua forza.
A sua volta Izaya fu trainato dal peso del liceale. Si trovò a dare una facciata alla superficie del fiume, che si aprì per divorarlo come aveva fatto con Ryugamine. Fu trascinato sul fondo, l'acqua a riempirgli le narici, la gola, accecandogli gli occhi. Delle bolle d'aria risalirono veloci verso la superficie, sfuggendogli dalle labbra, i polmoni che finivano per colmarsi di liquido salmastro. A fatica l'informatore si spinse verso l'alto, la corrente che li trascinava lontano, portandoli in una parte più profonda del fiume.
Tossì convulsamente, riuscendo a portare la testa fuori dall'acqua, trovandosi con il fiato corto e un sapore orribile in bocca mentre lottava contro i conati che gli raschiavano la gola. Si sentiva i polmoni e tutto l'apparato respiratorio bruciare, quasi fosse stato immerso nell'acido.
- Mikado! - urlò quando ebbe incamerato abbastanza ossigeno da riuscire a parlare, lo cercò con lo sguardo, assottigliandolo per mettere ben a fuoco ciò che lo circondava, per spalancarlo subito dopo, colmo di confusione a quella che sì, era un colpo di tremarella, doveva riconoscerlo.
Non era possibile. Dov'era finita la riva?
Non la vedeva. La nebbia rossastra si era addensata, circondando ogni cosa. Facendolo sentire come un povero naufrago disperso in mare.
- Mikad..!- lo chiamò ancora, ma di nuovo il laccio che li univa lo trascinò giù, sott'acqua.


- Quindi... "quello" è davvero posseduto - fece Masaomi indicando l'Izaya seduto di fronte a lui al tavolo delle cucina, con Celty affianco, mentre Shinra e il signor Kishitani si apprestavano a controllare le condizioni di Mikado, ancora svenuto nella camera degli ospiti.
- Esatto - confermò Izaya con un sorriso ruffiano, mancante del dente avvelenato e sguardo da rapace che lo contraddistinguevano. Kida se ne sentiva al quanto inquietato, messo a disagio da un espressione tanto genuina e sincera.
- E tu allora saresti un fantasma?-  insistette nel puntualizzare la cosa, che per quanto gliela raccontassero, e la Dullahan gli avesse persino dato la sua parola, continuava a creargli confusione e gli faceva crescere ben più qualche dubbio.
- Esatto - c'erano fiorellini ed una leggera aura rosa attorno a lui?.. Masaomi cominciava ad avere le visioni.
- E cosa saresti stato in vita? - lo fissò assottigliando lo sguardo, confuso,
- Un'adorabile mogliettina innamorata del proprio marito - si vantò facendo un segno di vittoria con le dita. E causando un attacco di tosse convulsa a Shizuo, che per poco non sembrò sul punto di soffocarsi e di ribaltarsi dalla sedia dal ridere, era rimasto sempre a capotavola, senza abbandonare il suo posto.
- U-un adorabile mogliettina? - ripete Celty allibita,
- Un adorabile mogliettina...?- gli fece eco Kida,
- Un adorabile, dolce e perfetta mogliettina - confermò sorridente Izaya, - Ho vissuto una vita piena, felice e colma d'amore - continuò con espressione sognante.
- Ma i fantasmi non diventano tali perché hanno dei rimpianti? - intervenne Shizuo, aveva visto abbastanza film nella sua adolescenza da saperne il minimo indispensabile,
- No, nessun rimpianto - negò sventolandosi velocemente la mano davanti al viso. - In vita non ho avuto che soddisfazioni... cioè, solo qualche sassolino nella scarpa, ma prima di morire ho risolto tutto con il mio dolce maritino - era così zuccheroso che avrebbe potuto cariare i denti, se si rimaneva troppo a fissarlo. Faceva al quanto senso.
- Dolce maritino? -
- Dolce maritino? - si fecero nuovamente eco l'un l'altro Celty e Masaomi, erano rimasti piuttosto allibiti, per quanto la prima scrivesse ogni sua parola sul pad del telefono.
- Allora che hai combinato per diventarlo? - si trovò a chiedere Shizuo grattandosi la nuca, fingeva disinteresse, ma l'argomento aveva comincianto inaspettatamente ad incuriosirlo.
- Uhmm... non lo so - ammise Izaya, e parve sinceramente confuso nel farsi di colpo pensieroso. Ci stava riflettendo sul serio. - Forse è stato quando ho fatto a pezzi l'amante del mio caro maritino e gliel'ho servita per cena... - rimuginava ad alta voce, - o forse, quando ho fatto a pezzi lui appena dopo cena e l'ho divorato così che nessun'altra donnaccia avrebbe potuto separarci - il candore con cui parlava e il sorriso entusiasta sul suo volto, era in contrasto con l'atrocità della parole uscitegli dalla bocca.
- Hai fatto a pezzi l'amante di tuo marito? - era impallidito Kida,
- Gliel'hai fatta mangiare..?- tremavano le dita di Celty,
- E poi hai ucciso e divorato lui - non ne parve particolarmente toccato Shizuo, il quale cominciava a capire perché la pulce avesse scelto un simile individuo a prendere possesso del suo corpo.
- Esatto - aveva un che di esultante Izaya nel confermare le loro parole, - Secondo voi, può valere come merito per essere diventato un fantasma? - domandò inclinando la testa di lato in maniera molto aggraziata e femminea.



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