Il cuore di Storybrooke

di Prince Lev Swann
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'oscurità incombe ***
Capitolo 2: *** Un rifugio ***
Capitolo 3: *** L'uomo e il cucciolo ***



Capitolo 1
*** L'oscurità incombe ***


Fui svegliato dal ruggito di un tuono, aprii gli occhi e mi trovai in mezzo a una tempesta. Mi alzai e mi guardai attorno; mi trovavo nei pressi della spiaggia di Storybrooke, vicino al luogo dove un tempo vi era il parco giochi che utilizzavo come rifugio. Buio permettendo, diedi un'occhiata al mare, preda del temporale. Era a dir poco inquietante, nero e innaturalmente calmo. Il vento gelato mi graffiava il viso e le lacrime mi offuscavano la vista. Iniziando a camminare, cercai di fare un riepilogo mentale degli ultimi avvenimenti. Avevo utilizzato la penna dell'Autore per salvare mia madre Regina e riportare tutte le vittime di Isaac e Tremotino a casa. Dopo aver parlato con l'Apprendista, avevo distrutto la penna stessa e, ristabilita la calma in città, ci eravamo riuniti da Granny. E poi? Mentre tentavo di ricordare, fui colpito da qualcosa e caddi all'indietro. Il che accadde nel giro di un secondo, e in un primo momento, in quell'oscurità, non riuscii a distinguere l'essere che mi aveva attaccato. Mi scivolava sotto i piedi. Pareva un'ombra. _Era un'ombra_. E in quel momento, sebbene disorientato e allarmato, ricordai di colpo ciò che era successo da Granny. L'Apprendista aveva liberato il cuore di Tremotino dall'oscurità. Quest'ultima, libera dal suo vecchio contenitore, aveva poi attaccato il vecchio mago e, dopo essere stata scacciata dalla magia di luce dell'altra mia madre, Emma, era letteralmente volata via. L' "Oscuro" si era dunque trasformato in una massa indistinta e letale di tenebre solide, le quali avevano attaccato Regina. No. Non l'avevano fatto. Vi si erano allontanate dopo che qualcuno le aveva mandate via? Chi? Nell'affanno della corsa, non riuscii a rispondermi. Mi fermai, nella speranza di aver seminato quella misteriosa creatura. Ma prima che potessi fare un sospiro di sollievo, altre creature apparvero dal nulla. Avvolte da un alone di _oscurità_, sembravano materializzarsi dal buio stesso. Le osservai e capii. Proprio come il vortice che prima aveva attaccato mia madre, quegli esseri erano fatti di oscurità, di _materia_ oscura. Una massa nera e lucida; pareva quasi l'inchiostro dell'Autore... Fui preso dal panico. Almeno cinque o sei di quelle creature mi circondavano; non avevo armi, non avevo via di fuga ed ero solo. Sempre nel panico, presi un ramo da terra e tentai di attaccare quei mostri. Nulla. Il bastone passava attraverso quelle creature come fossero fatte di aria. Prima che mi saltassero addosso, tuttavia, ebbi il tempo di farmi da parte. Le strane ombre, da parte loro, si moltiplicarono, facendomi un'impressione orribile. Avevano le dimensioni di un cagnolino: un piccolo corpo, piedi lunghi e sottili, artigli lunghi e nerissimi e due antenne che si muovevano, come il resto del corpo, a scatti. Gli occhi erano due punti gialli e luminosi, l'unico elemento che permetteva di distinguere quegli esseri quando si appiattivano nei posti più buii. Sentendomi in trappola, salii sul tetto di una macchina parcheggiata (ci trovavamo ormai nella strada principale della città). Il che mi diede qualche attimo di vantaggio per decidere cosa fare. Mi sentivo spaesato e angosciato come quando, poco tempo prima, tutti erano stati intrappolati nel libro di Isaac e io mi ero ritrovato solo. La differenza, in quel momento, erano le ombre, che non mi lasciavano in pace. Ero terrorizzato. "Mamme!" urlai più di una volta. "C'è nessuno!? QUALCUNO MI AIUTI!" Nella disperazione, cercai di capire dove fossero tutti. L'oscurità se li era forse presi? Cos'aveva fatto il vortice oscuro? Chi aveva liberato Regina? Un'Ombra, intanto, era saltata sul cofano dell'auto ed era in procinto di azzannarmi. In un'ultimo, disperato tentativo di salvarmi frapposi tra me e il mostro il bastone che avevo trovato. Mi aspettavo lo stesso vano risultato di prima, invece accadde qualcosa di diverso. Un bagliore di luce avvolse il bastone che tenevo in mano. Per poco non lo lasciai cadere, il quale mi aveva provocato uno strano formicolio alla mano che lo reggeva, e per poco, sorpreso, io stesso non caddi dall'auto. Mentre osservavo la creatura sparire in un "lampo" oscuro, ricordai cos'era successo infine quella sera prima di perdere i sensi. Ero stato IO a salvare mia madre, e proprio con quell'arma luminosa che mi era appena ricomparsa in pugno. Dopo aver capito le intenzioni dell'altra mia madre Emma, cioè usare il pugnale e diventare lei stessa la Signora Oscura per salvare Regina, quella lama mi era comparsa in mano e, senza sapere bene cosa stavo facendo, l'avevo puntata contro il vortice che, colpito da un raggio di luce, si dissolse.

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Capitolo 2
*** Un rifugio ***


Un cane mi salta addosso, mi desto. Sono a terra, seduto con la schiena contro il muro. Mentre riacquisto i sensi, riesco a distinguere Pluto che mi lecca la faccia. Sì, credo sia quello che succede a Sora nel gioco, quando arriva nel primo mondo. Ma come si chiamava? Non mi ricordo benissimo, ci ho giocato una volta sola, e tempo fa. È una Città, la Città-Qualcosa... Tanto vale chiedere direttamente a qualcuno di qui, a Cid magari. Sì, lui me lo ricordo. È sera inoltrata e le stelle si vedono benissimo, sebbene una luce calda di lampioni illumini le strade pittoresche di questo posto. Me lo ricordo... Ci dovrebbero essere tre distretti principali, e questo è sicuramente il primo, quello tranquillo. Questo significa niente Heartless. Meno male. Dunque, mi avvio. Non è identico a quello del gioco, sembrano esserci più stradine e incroci. C'è una discreta varietà di casse e barili per le vie di questo distretto, come ricordavo. Svolto a destra e mi ritrovo in quello che a prima vista sembra un vicolo cieco... No. Una parete di legno malridotta separa parzialmente questa zona da quella che sembra una strada sul retro meno illuminata. Torno indietro senza perdere tempo, e sento qualcosa cadere... È Pluto. Mi sta seguendo e h urtato uno di quei barili. Chissà a cosa servono. i tetti non sono altissimi, potrei usare le casse per salire sugli edifici e individuare la piazza... È lì che dovrebbe affacciarsi il negozio di accessori di Cid. Mi arrampico, mi aggrappo a un comignolo fumante e comincio a osservare. Il primo distretto è di sicuro quello più carino e accogliente: riesco a distinguere un ristorante dove sembrano essersi radunate alcune persone. Sono tutti molto stravaganti, per lo più perché sono tutte vestiti in maniera diversa. Che sia una qualche festa?Eppure alcuni di loro sembrano preoccupati più che divertiti. Il ristorante, che ha molti tavolini all'esterno, da ovviamente sulla piazza principale. Perché sono finito proprio in questo mondo? Perché Sora ci finiva? Non è neanche un mondo di qualche cartone, di qualche favola... Però mi ricordo che c'erano Qui, Quo, Qua, una fata, forse Merlino... Merlino! È lui che dovevamo cercare! Se è qui non ho tempo da perdere, devo parlare con lui. Corro verso la piazza e cerco rapidamente l'insegna che m'interessa. La trovo; è in cima a una bassa scalinata. Entro e mi guardo intorno. C'è un camino spento, qualche vetrina con della bigiotteria in esposizione e alcune mensole con vari oggetti dietro al bancone verde. Al bancone c'è un uomo che evidentemente non si fa la barba da diversi giorni, con capelli corti e biondi, degli occhialini che li fermano a mo di fascia. Ma la cosa più caratteristica di Cid è sicuramente la sua aria scortese. "Che ci fai qui, ragazzino?", sbotta Cid. 'Sarebbe meglio accertarsi che Emma sia qui prima di prendere iniziative', dico a me stesso,ripensando a Merlino e all'assurdità delle circostanze. "Sto cercando mia madre", dico. "È bionda e porta una giacca di pelle rossa. L'ha vista, per caso?" "Nessuna bionda oggi no, scusa. Ma comunque sei un moccioso, non posso farti andare in giro da solo a quest'ora. Aspetterai qui la tua mamma. È pieno di Heartless in giro". "Loro non sono un problema. Non si preoccupi per me, sono abbastanza autonomo. Piuttosto, sono appena arrivato qui; Come si chiama questo posto?" "Ma come, non lo sai?" fa lui, chiedendosi evidentemente cosa può avermi portato in un posto senza che io sapessi che posto fosse. Per me non è più così strano, dopo tutti quello che mi è successo, ma questo Cid non può capirlo. "Beh, a dire la verità non sei l'unico che cade dal cielo nella Città di Mezzo, ultimamente" continua il commesso. "La Città di Mezzo, ecco come si chiamava!" esclamo io, e dal suo sguardo capisco chiaramente che Cid deve avermi preso per scemo. "Ecco, mi sembrava di aver già sentito parlare di questa città..." tento subito di spiegare, ma Cid mi interrompe. "Beh, forse la conoscevi con il suo nome più comune, tra i forestieri... Da un po' di tempo, per colpa degli Heartless e dell'oscurità che ha distrutto le barriere, i mondi di queste persone, e con essi le loro storie, sono stati attaccati dalle tenebre. Queste persone, te compreso, ce l'hanno fatta, e sono capitate qui. Per questo ora c'è un "sovraffollamento". Ma questo mondo è sempre stato un rifugio... un luogo di ritrovo, per tutti gli emarginati degli altri mondi. Ecco perché questa, ragazzino, viene chiamata la Terra Delle Storie Non Raccontate".

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Capitolo 3
*** L'uomo e il cucciolo ***


La Terra delle Storie Non Raccontate. Ecco perché tutta quella gente strana. Sono personaggi di storie. Ora, da quanto mi dice Cid, prima veniva qui chi non si sentiva considerato nel suo mondo, o forse chi sentiva di far parte di una storia poco considerata, "dimenticata"; forse è la stessa cosa. Io sono l'Autore, eppure di tutto questo ne so pochissimo. Ma ne verrò a capo. "Beh, moccioso, posso sapere come ti chiami?" "Sono Henry. E non chiamatemi moccioso, Cid" "E tu come fai a sapere il nome, si può sapere?" "Io so molte cose", rispondo tranquillamente. "Credo che cercherò mia madre ora, a presto". Cid mi saluta con il solito tono scontroso, e io comincio a visitare la città. È molto più grande di quanto pensassi, a quanto pare; mi dicono le persone di qui che ci sono addirittura cinque distretti, anche se il quarto e il quinto non sono sempre esistiti. Il secondo distretto sembra più moderno del primo. Ci sono un albergo, qualche negozio e un grande campanile. Una fontana e delle panchine segnano il perimetro della più vasta zona centrale, ribassata rispetto all'albergo e ai negozi. Mentre scendo la scalinata che li collega degli Heartless appaiono. Oltre ai soliti Shadow, ci sono i "Soldati", caratterizzati dalle armature. Evoco il keyblade e inizio a combattere. I Soldati sono più difficili da eliminare... Naturalmente più andrò avanti nell'avventura, più sarà arduo sconfiggere i nemici. Ma Sora nel gioco può diventare estremamente potente, aumentando di livello, con abilità e magie. Le magie! Non ho ancora provato a usarle... "Fire!" urlo, puntando il keyblade verso uno dei miei avversari. Una sfera di fuoco, esattamente come quelle di mia madre Regina, esce fuori dall'altra estremità dell'enorme chiave, e colpisce il Soldato che mi sta davanti. Sconfitti i nemici, mi avvicino all'albergo: si sente una certa confusione. L'hotel deve essere pieno, un po' come tutti i rifugi sicuri della città; le persone non sanno come sconfiggere gli Heartless e si nascondono. Io sono probabilmente l'unico che riesce a liberarsene facilmente. Che caos. Ma dov'è mia mamma? Sono giunto attraverso una via secondaria al terzo distretto, il più piccolo, e anche qui nessuna traccia di mia madre. Ho davvero paura che sia finita in un altro mondo. Anche questo rione è svuotato, a parte gli Heartless. Ne combatto un po', ma continuano ad apparire... Sfinito, cerco un posto dove potermi riposare. Torno indietro, nel secondo distretto... Svolto, compaiono altri Heartless, scappo... li semino facilmente, per fortuna. Ecco, finalmente vedo un portone, bianco, alla fine del vicolo adiacente all'edificio del campanile. Ma non solo solo. C'è un uomo; non lo vedo di spalle, anche lui è diretto alla casa con il portone bianco. Lo seguo senza farmi notare fino all'ingresso; prima di entrare lo spio attraverso la fessura della porta socchiusa, e mi trovo ad assistere a una scena orribile. Ci sono dei cani, dei cuccioli, in questa casa... Sono dei Dalmata come Pongo. La Carica dei 101, non c'è dubbio, ma che ci fanno qua? Un cucciolo più coraggioso abbaia all'uomo. Forse abbaierebbe a chiunque, è normale, ma quell'uomo ha di sicuro un'aria sinistra. Solo starci vicino trasmette una sensazione sgradevole, difficile fa spiegare, ma di sicuro quel tipo ha un'aria malvagia. Anche per questo mi fa ancora più impressione il modo noncurante e orrendo con cui da un calcio al cucciolo, oltrepassandolo come se non ci fosse.

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