After the breaking down

di Amalia89
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 19 ***
Capitolo 20: *** Capitolo 20 ***
Capitolo 21: *** Capitolo 21 ***
Capitolo 22: *** Capitolo 22 ***
Capitolo 23: *** Capitolo 23 ***
Capitolo 24: *** Capitolo 24 ***
Capitolo 25: *** Capitolo 25 ***
Capitolo 26: *** Capitolo 26 ***
Capitolo 27: *** Capitolo 27 ***
Capitolo 28: *** Capitolo 28 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


CAPITOLO 1

Ciao ragazze, la storia è sempre la stessa, solo la sto ripostando corretta. Per chi dovesse rileggerla, troverà alcune cose diverse, pezzi che ho aggiunto ecc… Modificherò anche il titolo, mettendo il suo. Un bacio a tutte.

Amalia.

 

 

 PRIMO LIBRO

Bella

 

 

CAPITOLO 1

 

 

Un’altra notte era passata, nella nostra piccola ma graziosa casetta, regalataci da Esme, l’amorevole madre di Edward nonché mia “suocera”.

Come mi faceva strano pensare così ad Esme… Il nome “suocera”, lo associavo più a qualcosa di sgradito, fastidioso e questa, non era certo la descrizione della madre di Edward.

Ero abbraccia al mio angelo, la testa poggiata sul suo possente petto, morbido e perfetto.

Le sue braccia mi cingevano in una morsa delicata ma ben salda, nessuno dei due avrebbe voluto mai allontanarsi o abbandonare quella posizione. Ma, come sempre, la notte era troppo breve, non mi bastava mai e avevo il sospetto che sarebbe stato così per sempre…per l’eternità.

All’improvviso, Edward sospirò, ed io aprii gli occhi.

Ovviamente non dormivo, il sonno non rientrava più nei miei bisogni primari, a dirla tutta non rientrava più in nessun mio bisogno.

Fece scorrere un dito lungo la mia schiena, aprì la mano al centro di essa e mi tirò ancora più verso di sé, io alzai il viso e sorrisi, un istante prima che le sue labbra si poggiassero sulle mie.

Sentii il suo sapore in bocca, la socchiusi e ci abbandonammo a un bacio lento ma carico di desiderio, bruciava di passione, di amore.

Come sempre, si staccò troppo preso, mi guardò negli occhi, oro nell’oro, mi sorrise scoprendo la fila di denti bianchi e perfetti.

“Buongiorno amore”. Sussurrò al mio orecchio, sorrisi.

Dall’altra stanza giunse un suono, l’unico in grado di farmi rinunciare a quel momento, la voce della mia piccola Renesmee che mi chiamava, si era svegliata.

Mi alzai e in meno di un secondo fui da lei. Mi accolse con uno dei suoi sorrisi irresistibili, che le accentuavano le fossette sulle guance.

La presi in braccio e strofinai il mio naso conto il suo.

“Buongiorno piccola mia”. Dissi in tono adulatorio. Perché era così, la adoravo.

Lei mi sorrise e poggiò la sua soffice mano sul mio viso, ricambiò il saluto e subito mi fece “vedere” che aveva sete, fame.

La sensazione di fuoco che avvertivo in gola quando mi ricordava il suo bisogno di sangue umano, era diventata sopportabile, stavo imparando a controllarmi bene e questo mio autocontrollo, turbava Jasper. Era sempre all’erta, aspettava il mio errore che sapevo, non sarebbe mai giunto, non finché Edward sarebbe stato al mio fianco.

Pochi minuti dopo, stavamo già correndo lungo la strada di casa, mano nella mano, in silenzio. Una volta superato il fiume, trovammo Rosalie sulla porta, ci stava aspettando. Fece un gran sorriso a Renesmee, prima di aprire le braccia, e di accogliere mia figlia tra di esse.

“Ciao Rose, dalle la colazione per favore, io.. non credo di…”, non mi fece terminare la frase, capii all’istante e mi sorrise.

 “Certo Bella, ci penso io”. Disse, e sparì dietro la porta.

Sospirai ed Edward mi si avvicinò cingendomi per i fianchi.

“Che cosa c’è amore?”.

“Riuscirò mai a “nutrire” nostra figlia?”. Chiesi un po’ seccata. Lui sorrise.

“Non è passato nemmeno un anno, abbi pazienza, stai andando benissimo e poi…hai l’eternità davanti a te”. Mi girò verso di lui per guardarmi negli occhi.

“No Edward, Renesmee non resterà così per sempre. Anzi, ho così poco tempo… la sua infanzia sarà cortissima, ogni giorno che passa cresce sempre di più, presto non avrà più bisogno di me… non in questo modo almeno. Si nutrirà da sola e…”. Edward mi mise un dito sulle labbra.

“Sssh”. Mi baciò e mi strinse nel suo abbraccio.

“Lei avrà sempre bisogno di te…”. Lo disse in un tono, che chiuse la conversazione. Ma nonostante tutto, io rimasi con i miei pensieri ed entrai in casa.

Come sempre tutto era perfetto, sentivo l’odore del sangue che Rosalie stava dando a mia figlia provenire dalla cucina, subito distolsi la mia attenzione.

Non per la sensazione che mi provocava, che infuocava la mia gola, ma per la fitta di gelosia che provavo nei suoi confronti.

Invidiavo il suo autocontrollo, i suoi anni di esperienza in più, le permettevano di vivere con mia figlia un momento che avrei voluto vivere io.

Sentii anche un altro odore, che non era nemmeno lontanamente paragonabile a quello percepito poco prima. Era fastidioso, per un attimo mi bruciò in gola ma, subito dopo, mi fece arricciare il naso. Sapevo benissimo a chi apparteneva.

Mi girai appena verso sinistra, come pensavo, Jacob, era seduto sul divano bianco e fissava lo schermo del televisore al plasma da quarantadue pollici, non sembrava attento ma più… imbronciato.

Aveva le braccia strette al petto, le sopracciglia inarcate e il labbro inferiore che sporgeva all’ingiù. Lo guardai perplessa, prima di udire il ghigno di Edward alle mie spalle, chissà cosa aveva “sentito” provenire dalla mente di Jake.

Mi avvicinai.

“Ciao Jake”, non si prese nemmeno il disturbo di guardarmi.

“Ciao”. Sputò tra i denti, come m’infastidiva quando faceva così.

“Che cos’hai?”. Chiesi cercando d’essere il più cortese possibile, mi dava proprio sui nervi quando faceva il difficile.

Lui non rispose subito, continuava a fissare lo schermo, quando finalmente distolse lo sguardo, era passato un minuto abbondante ed io, non mi ero mossa di un centimetro. Mi guardò torvo:

“E me lo chiedi pure Bella?”. Era arrogante, decisamente non lo sopportavo.

“Qual è il tuo problema Jacob?!”. Non mi preoccupai più d’essere gentile, mi aveva proprio stufata.

“Perché fai dare a quella bionda la colazione a Nessie?!?  Non potevi semplicemente dirlo a me?!”.

“E cosa sarebbe cambiato Jacob? Gliela davi tu?!”. Chiesi in tono sarcastico, sapevo che di certo, non le avrebbe mai dato un biberon di sangue.

La sua reazione non si fece attendere, saltò in piedi e spalancò gli occhi, sul suo volto c’era un’espressione mista tra disgusto e la sorpresa.

“No Bells, certo che no!! L’avrei portata nel bosco a caccia,con me…”.

Rimasi in silenzio, sul mio volto un’espressione illeggibile, attesi qualche secondo prima di rispondergli. Non aveva tutti i torti, ma di certo non gli avrei mai dato ragione.

Quella bionda si chiama Rosalie ed è SUA zia Jacob, ed io sono SUA madre, e TU sei…cosa?!?!?”.

Lui mi guardò a bocca aperta, lo sguardo perso nel vuoto, come se stesse realmente pensando ad una risposta da dare alla mia domanda. Il suo prolungato silenzio, mi fece capire che non ne trovò una.

 L’avevo chiaramente punto sul vivo, mi sentii un po’ in colpa, forse avevo esagerato, ma era colpa sua, non doveva reagire così.

Si risedette sul divano e ritornò al suo broncio.

Tolsi lo sguardo da lui, e mi concentrai sui rumori e gli odori della casa. Non sentivo nessuno oltre a noi, c’eravamo solo io Edward, Rosalie la piccola Renesmee e Jacob. Guardai verso mio marito, era seduto davanti al pianoforte, volava con le dita sui tasti d’avorio, componendo una melodia nuova, che non avevo mai sentito, era dolce ma forte, triste ma rasserenante un po’ m’incuriosii ma non gli chiesi nulla al riguardo.

“Edward, dove sono gli altri?”. Chiesi un po’ incuriosita dalla loro assenza.

“Emmet, Esme e Carlisle a caccia, Alice e Jasper a fare le ultime spese prima della partenza. “.

Mi rispose con la sua solita voce gentile e vellutata, senza smettere di comporre la nuova melodia.

Già, la partenza, di lì a pochi giorni sarei partita per Hannover, mi sarei trasferita nello stato del New Hampshire, dove ad aspettarmi c’era il college “Dartmounth”, dov’ero stata ammessa grazie all’aiuto di Edward.

Non avevo più paura di non esserne all’altezza, sapevo d’aver tutto il tempo che volevo per studiare. Certo, questo se non mi fossi fatta distrarre dalla perfezione del corpo del mio dolce angelo, il che mi era difficile, ma sicuramente lui sarebbe stato capace di controllarsi, era il più “allenato” dei due. Quindi, facevo affidamento sul suo autocontrollo e sulla sua straordinaria capacità d’insegnante, mi rendeva tutto più semplice, sì, sicuramente ce l’avrei fatta.

Non ero altrettanto tranquilla nell’affrontare tutti quegli esseri umani, sapevo controllarmi di fronte a Sue, Charlie, Billy, Jake, ma… Sarei stata altrettanto brava con i miei compagni di corso? E se avessi perso il controllo davanti a loro, desiderando il sangue di qualche ignaro umano che, coraggioso, mi si era avvicinato troppo?

Rabbrividii non potevo pensarci, sarei stata all’altezza non potevo deludere la mia nuova famiglia e di certo, non potevo essere l’unica Cullen senza una laurea.

In tutto quel pensare non mi ero accorta che Edward aveva smesso di suonare, mi fissava, un sopracciglio appena sollevato, con quella sua espressione curiosa, di quando voleva sapere che cosa stavo pensando. Lo guardai, sorridendogli appena.

Come sempre, lui mi capì al volo e ricambiando il sorriso mi cinse da dietro, poggiando il mento sulla mia spalla.

“Sei speciale amore, ce la farai”. Disse, prima di posarmi un dolce bacio sul collo.

 

 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


CAPITOLO 2

CAPITOLO 2

 

 

Fissavo l’enorme casa bianca, tra le braccia stringevo la mia piccola Renesmee.

C’eravamo già salutati tutti, Carlisle, Esme, Rosalie ed Emmett ci guardavano da sotto la veranda, sui loro volti c’erano stampati dei sorrisi entusiasti, che nascondevano la tristezza e l’angoscia di quel momento.

La nostra separazione, anche se momentanea, era dura da affrontare, ma non potevamo ancora trasferirci tutti, io, Edward, Alice e Jasper stavamo partendo per Dartmounth e, ovviamente Jacob e Renesmee venivano con noi.

Non avrei mai sopportato la lontananza da mia figlia, e Jake, non poteva vivere senza di lei.

Non m’infastidiva la sua presenza, anzi per me, sarebbe stata molto utile. Mi serviva qualcuno che stesse con la mia piccola mentre noi frequentavamo i corsi del college.

A differenza di mio marito, non aveva preso di buon grado la notizia, non sopportava l’idea che nostra figlia appartenesse già a qualcuno, soprattutto se questo qualcuno era Jacob, il mio migliore amico nonché licantropo.

La voce di Edward mi ridestò dai miei pensieri.

“E’ ora Bella, sali in macchina”, disse sorridendomi.

E così feci, diedi un ultimo sguardo al resto della mia famiglia che era ancora lì, sotto la veranda, ci salutammo con un gesto della mano, Rose mandò un bacio a Renesmee sulla punta delle dita e lei ricambiò con uno dei suoi formidabili sorrisi e partimmo.

Sulle ginocchia tenevo la mia piccola, mentre dietro stavano Alice, Jasper e Jake, mi faceva strano vederli così vicini, appiccicati, era chiaro che oramai, ogni tipo di antagonismo si era dissolto, ed ero contenta che fosse così.

Durante il viaggio ripensai allo sguardo di Charlie, gli avevo promesso che sarei tornata per Natale e, in effetti, i piani erano quelli, ma si vedeva che anche lui faceva fatica a lasciarci andare.

 

*****

“L’hai promesso Bells”, mi disse con tono apparentemente incolore, ma la sua espressione tradiva una profonda angoscia.

“Certo papà, promesso. A Natale saremo tutti da te”.Gli sorrisi e lo abbracciai, lui ricambiò e mi diede un bacio sulla fronte, così fece anche con Renesmee e strinse ad Edward la mano.

 

*****

 

Alice aveva deciso di comprare un’altra casa, un po’ più lontana dal college, appena fuori dalla città di Hannover. Volevamo confonderci con gli umani, ma allo stesso tempo non dovevamo dare nell’occhio con le nostre uscite nel cuore della notte per cacciare.

Per questo, avevamo deciso di non affittare uno dei tanti locali riservati agli studenti del college.

Il viaggio come sempre durò meno di quanto mi aspettassi, Edward parcheggiò la Volvo di fronte ad una villetta molto graziosa, bassa con i muri bianchi. Il tetto era rossastro, in mezzo ad esso s’intrecciavano delle piante rampicati che correvano su tutto il muro, fino alla porta d’ingresso.

Tutt’intorno alla casa c’era un giardinetto, con piante di ogni genere, si vedeva che c’era lo zampino di Alice.

Entrammo all’interno di esso, l’odore era una combinazione fantastica di rose, fresie e pino fresco.

Vidi aprirsi un sorriso sorpreso sul viso di mia figlia, quell’insieme di odori creava un profumo che per lei era nuovo, mi posò una mano sul collo, non conosceva le parole giuste per esprimere quanto le piacesse, era contenta, felice.

“Lo so, zia Alice come sempre ha dato il meglio di sé, è fantastico”. Le dissi sorridendo. Lei ricambiò il sorriso e posando di nuovo la sua manina sul mio viso mi fece vedere che voleva scendere, le diedi un bacio sulla fronte e la misi giù.

Cominciò a camminare per il giardinetto. Jake le fu subito accanto, prendendola per mano, assicurandosi che non cadesse.

Come il solito esagerava nel voler proteggere mia figlia, una mezza vampira non avrebbe mai perso l’equilibrio e anche se fosse successo, non si sarebbe mai fatta male, la sua pelle era più dura rispetto a quella di un essere umano.

Si guardava attorno meravigliata, si avvicinava ai fiori, sfiorandoli con le dita, un sorriso smagliante sul volto.

Edward mi si avvicinò, cingendomi per le spalle.

“Vieni dentro a vedere, sono sicuro che ti piacerà altrettanto”. Mi sussurrò all’orecchio.

“Certo, non vedo l’ora di vedere la cabina armadio”. Risposi sarcastica, lui alzò gli occhi al cielo e sorrise.

Entrammo in casa, vista da fuori, non sembrava così grande.

Come colori era simile a quella che avevamo a Forks, molto chiari.

Le pareti erano bianche, con leggere sfumature di giallo che richiamavano i graziosi bordini attaccati alle pareti.

L’entrata dava sul salone, che conteneva due enormi divani bianchi posti a L, e un tavolino in vetro con al centro un vaso di cristallo, pieno di rose rosse.

Sulla sinistra c’era un arco cha affacciava su una stanza non molto grande, ma sufficiente per contenere una cucina con un tavolo di vetro e sei sedie.

Di fronte all’entrata, c’era una breve scalinata, che portava al piano superiore, non era proprio un secondo piano, assomigliava più a un soppalco, dove si trovavano la stanza di Alice e Jasper, una sala studio e un bagno.

Misurai a grandi passi il salone, mi guardai intorno, alla ricerca di quella che sarebbe stata la camera mia e di Edward, Alice capì subito cosa cercavo e mi mostrò una porta sulla destra, di fronte alla scalinata. La stanza era molto ampia, quadrata, era uguale a quella della casetta regalataci per il nostro matrimonio, quella somiglianza, mi fece sentire a casa, ma mi provocò anche un’ondata di nostalgia.

Al fondo di essa c’era una seconda porta, una cameretta più piccola con un lettino al centro, di fronte, riconobbi a malincuore, quella che era la cabina armadio. Alice si diresse subito lì, con un sorriso smagliante, ma, prima di avventurarmi in quell’inferno di seta e pizzi, diedi ancora un’occhiata alla stanza. Notai che affacciava sul giardinetto, quel particolare mi fece sorridere, ero sicura che a Renesmee sarebbe piaciuto molto.

Alice batteva il tempo con il piede, segno che si stava spazientendo, così mi avvicinai a lei.

“Sei pronta?”. Mi chiese con la sua voce squillante ed eccitata.

“Certo! Dai apri!”. Cercai d’ essere il più convincente possibile, ma non sembrava che ci fossi riuscita. Con una smorfia aprì l’anta scorrevole, era ancora peggio di come m’immaginavo, aveva diviso per sezioni i vestiti miei di Edward e di Renesmee, sapevo che mi ci sarebbe voluto un bel po’ prima di imparare ad usarla.

“Fantastica!”. Esclamai, provando a dare alla mia voce un tono d’entusiasmo.

“Certo, ma non manifestare troppo il tuo entusiasmo Bella, rischi di distruggere la casa”. Disse, prima di voltarsi e uscire dalla stanza.

Speravo di non aver urtato troppo i suoi sentimenti. La seguii fuori dalla camera e tornai in salone, dove Jake teneva in braccio mia figlia. Si guardò un attimo attorno, gli occhi sgranati la bocca spalancata: “wow”, disse quasi bisbigliando, poi si ricompose e mi guardò sfoderando il sorriso che preferivo.

“Beh! Io dove dormo? Sono stanco morto, non mi dispiacerebbe testare ora il mio nuovo letto”, disse senza abbandonare l’espressione felice e beata cha aveva.

Già, dove dormiva Jacob? Mi guardai in torno ma non vidi altre porte, fissai Alice con un’espressione sospettosa, no, non era da lei trattare male Jake, forse Rose gli avrebbe fatto una cuccia in giardino, ma Alice no.

Lei ricambiò il mio sguardo sorridendo e alzò gli occhi al cielo.

 “Vieni Jake, ti mostro la tua stanza”. Disse, prima di dirigersi dietro alla scalinata. Non mi ero accorta che lì c’era un’altra porta, la aprì e fece cenno a Jacob di entrare. Anch’io mi avvicinai, per vedere com’era fatta. Era una bella camera, ampia e soleggiata, anche in questa c’era un enorme letto al centro, al fondo, un bagno tutto per lui e, con mia sorpresa, una cabina armadio piena di vestiti.

Certo non era nemmeno un quinto delle dimensioni della mia, ma ero sicura che per lui andasse più che bene.

Sia io che Alice lo guardammo in attesa di un giudizio, Jake

guardava a terra, chiaramente in imbarazzo borbottò un:

“Grazie Alice… è anche troppo”.

“Non dire stupidaggini Jacob, vivrai con noi, e devi avere tutte le comodità necessarie”. Disse sorridendo e uscendo dalla stanza.

“Renesmee, vieni, lasciamo dormire Jacob, ti mostro la tua camera sono sicura che ti piacerà”. Così dicendo, allargai le braccia per prenderla. Jake posò le sue labbra sulla fronte di Nessie e me la diede.

“Buon riposo Jake”.

“Grazie Bells”.

Uscii dalla stanza, dirigendomi verso quella di mia figlia, ma Edward mi si parò davanti prendendomi per mano.

“Andiamo a perlustrare la zona di caccia?”. Chiese sfoderando il sorriso sghembo che preferivo.

“Si, prima però volevo far vedere a Renesmee la sua camera”.

“Ci penserà Alice”.

In un attimo anche lei ci fu accanto.

“Certo! Vieni Nessie, voglio sapere che ne pensi!”. Allargò le braccia e mia figlia ci si buttò subito, girandosi a guardare me e suo padre. Ci salutò con la manina accecandoci con uno dei suoi magici sorrisi.

Ricambiammo il saluto, prima di uscire dal retro.

Cominciammo a correre, io sorridevo per quella sensazione cui non mi sarei mai abituata, il senso di libertà che provavo ogni volta che sfrecciavo in mezzo ai boschi era inspiegabile. Guardai con la coda dell’occhio verso Edward, ma vidi che lui era già concentrato sulla caccia, feci lo stesso.

Il tempo passò in fretta, e, alla fine della prima ora, mi sentivo già sazia. Il menù non era diverso da quello di Forks, per lo più cervi, con qualche rara eccezione di orsi e puma.

Mentre tornavamo a casa, mi ricordai che, all’andata, eravamo passati in uno spiazzo senz’alberi né massi, il suolo era ricoperto solo di muschio, dal quale fioriva qualche margherita, mi ricordava vagamente la nostra radura.

All’improvviso deviai verso est, dove ricordavo d’aver visto quel luogo, Edward mi seguì, stupito di quell’improvviso cambiamento di rotta.

“Perché questa deviazione? Hai sentito qualcosa?”. Chiese curioso.

“No, solo mi sono ricordata che mentre andavamo a caccia siamo passati in un posto che…”. Mi fermai a metà frase, non ero molto sicura, avremmo dovuto già passarci.

“Che?”. M’incalzo mio marito. E, proprio in quel momento lo vidi.

“Guarda lì, davanti a te”. Dissi indicandogli la direzione in cui guardavo.

Ero sicura che vedesse quello che vedevo io, eppure non disse nulla, un secondo dopo arrivammo nello spiazzo.

“L’ho visto mentre correvamo, non mi stupisco che ti sia sfuggito eri troppo concentrato sulla caccia”. Spiegai sorridendo. “ Mi ricorda un po’ la nostra radura, certo questa è più ampia e non c’è praticamente nulla attorno, ma un po’…”. Provai a continuare a frase, ma Edward, mi aveva interrotta, prendendomi per i fianchi e girandomi verso di lui. Scontrò le sue labbra contro le mie, un bacio impetuoso e pieno di desiderio.

Gli misi le braccia attorno al collo, e gli saltai in braccio, facendo cadere entrambi sull’erba, ma non ci staccammo nemmeno di un millimetro, le sue mani perlustravano il mio corpo, le mie erano intrecciate nei suoi capelli, dal fondo delle nostre gole uscì un rantolo di piacere.

Le sue labbra accarezzavano il mio collo e le sue mani percorrevano la mia schiena, poi, si fermò.

“Forse è meglio tornare a casa amore, è tardi, Nessi…”, a quel nome scattai in piedi, anche se un po’ a malincuore. Adoravo mia figlia, ma mi piaceva sentire Edward in modo così intimo. Lo vidi sorridere, ma non aggiunse altro. Riprendemmo la strada di casa, era da parecchio tempo che eravamo fuori.

C’era una cosa che non capivo, perché aveva voluto cacciare? Non era passato molto tempo dall’ultima volta.

“Edward?”. Lo chiamai, facendolo voltare verso di me.

 “Perché hai voluto che andassimo subito a caccia? Un po’ di autonomia l’avevamo ancora…”. Chiesi, dando voce ai miei pensieri.

“Bella, amore, domani sarà il tuo primo giorno di college, sarai in mezzo a tanti umani, e so bene che ti sai controllare alla perfezione ma un po’ di precauzione non guasta mai”. Mi spiegò sorridendo.

Alle sue parole m’incupii, aveva ragione, avrei dovuto pensarci io, dovevo fare più attenzione.

“E poi”, aggiunse interrompendo i miei pensieri, “volevo stare un po’ da solo con te”.

Quella frase mi fece dimenticare tutto. Passammo il resto del tempo in assoluto silenzio. Dopo poco, arrivammo a casa e incontrammo Alice in salotto, seduta sul divano con Jasper, facevano zapping alla tv.

“Ciao, finalmente! Pensavamo che aveste superato i confini nazionali”. Disse sorridendoci.

“Dov’è Renesmee? E Jacob si è già svegliato?”. Chiesi non vedendo mia figlia nei paraggi.

“Era distrutta Bella mi si è addormentata in braccio, e Jacob credo che dormirà ancora per parecchio tempo, non senti come russa?”. Ora che me lo faceva notare, in effetti, sì, sorrisi.

“Grazie Alice”. Disse Edward facendole l’occhiolino.

“Figurati, senti io e Jasper pensavamo di andare a caccia, ora che siete tornati”.

 Annuimmo, ma entrambi sapevamo che lo facevano per lasciarci un po’ di privacy, ora capivo il significato di quel: “Grazie Alice”. Probabilmente il mio angelo aveva letto le intenzioni della sorella prima che le esponesse.

“A dopo”. Ci salutò Jasper sbuffando, gli si leggeva in faccia che non aveva voglia di andare a caccia, ma non protestò.

Uscirono nella notte buia e in meno di un secondo sparirono.

Ci dirigemmo verso camera nostra, io aprii piano la porta della stanza di Renesmee per assicurarmi che fosse tutto apposto, poi, la richiusi lentamente e mi voltai a guardare Edward.

Il suo corpo bello, marmoreo fremeva per il desiderio del mio, in una frazione di secondo mi spogliai e gli saltai in braccio, riprendendo da dove avevamo interrotto nello spiazzo.

 

 

 

 

 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


CAPITOLO 3

Mi spiace che perderò alcune recensioni, ma preferisco postare i capitoli per intero. L. Baci baci.

 

 

CAPITOLO 3

 

 

I primi raggi di sole entrarono dalla finestra della nostra camera, illuminando il mio corpo e quello di Edward, riflettendo sul muro bianco le tonalità dell’arcobaleno che la nostra pelle irradiava.

Presi un respiro profondo.

“E’ già ora?”. Chiesi poco convinta. Una piccola parte di me sperava che quell’ora non sarebbe mai

arrivata.

Avevo paura che non ce l’avrei fatta, che la tentazione del sangue umano mi avrebbe colto di sorpresa e che non sarei stata in grado di resisterle.

Ero sazia, non avevo sete, la sera prima Edward ed io eravamo andati a caccia, ma nonostante questa sicurezza, sapevo che quell’odore mi avrebbe fatto comunque fluire il veleno in bocca, bruciandomi la gola, sarebbe stata una pericolosa tentazione.

“Abbiamo ancora qualche minuto amore”. Mi rispose, accarezzandomi una guancia.

Ci pensai un attimo.

“Bene, voglio farmi una doccia prima di andare…magari mi rilassa un po’”. Dissi quasi sussurrando.

Edward mi scostò appena da lui, per guardarmi negli occhi, uno sguardo intenso, profondo, serio, carico di fiducia.

“Andrà tutto bene Bella, non devi aver paura, Alice ti terrà d’occhio tutto il tempo… Non ti permetterò di fare niente di cui tu possa pentirti”.

Pronunciò queste parole con una sicurezza tale da convincere anche me.

Era vero, potevo farcela e se qualcosa fosse andato storto Alice sarebbe intervenuta tempestivamente.

Sorrisi.

Lo fissai per un istante prima di poggiare le mia labbra sulle sue, così morbide, calde e setose, che non potevo credere di averle sentite, un tempo, fredde e dure come il marmo.

Mi abbandonai tra le sue braccia facendomi trasportare, come sempre, dall’intensità di quel momento.

Sentivo di avere la piena percezione dei nostri corpi, scossi da fremiti di desiderio e passione, con un abile movimento mi misi a cavalcioni su di lui e premetti ancora di più le mie labbra sulle sue.

Interruppe il bacio per pochi secondi.

“Non volevi farti una doccia prima di andare?”. Chiese senza staccare le labbra dalle mie.

“Mmmm”. Fu l’unica mia risposta, non mi preoccupai nemmeno di aprire gli occhi e ripresi a baciarlo.

Dopo poco, troppo poco, arrestò di nuovo il bacio sollevandomi appena dal suo petto.

Fui costretta ad aprire gli occhi, aveva un sopracciglio alzato e mi guardava divertito.

“Non vorrai fare tardi al tuo primo giorno di College, vero?”.

Sbuffai.

“No, certo che no.”.

E di malavoglia mi staccai da lui.

Prima di andare di sopra, controllai Renesmee, era ancora profondamente addormentata, richiusi piano la porta e uscii dalla stanza.

Mentre passavo dal salotto, vidi Alice e Jasper seduti sulla moquette bianca, davanti al tavolino in vetro che giocavano a scacchi.

“Buongiorno”. Salutai.

Jasper mi fece un cenno con la testa senza togliere la concentrazione dalla partita, mentre Alice mi sorrise saettando sulle scale bloccandomi il passaggio.

“Allora, pronta per il primo giorno?”. Chiese con la sua vocina squillante e allegra.

“Alice, vorrei farmi una doccia prima di andare, possiamo parlarne dopo?”. Chiesi supplichevole.

Di tutta risposta, mi fece una smorfia.

“Ti preoccupi troppo Bella, andrà tutto bene, devi pensare di meno e concentrarti di più”. Si picchietto un dito sulla tempia prima di aggiungere: “Ricordi? Io so sempre tutto”. E mi sorrise.

Ricambiai il sorriso, poi la superai sulla destra e in un baleno percorsi la scalinata entrando in bagno.

Con la stessa fretta mi liberai dei vestiti ed entrai nella doccia, non vedevo l’ora di sentire il getto d’acqua caldo che da umana tanto amavo per l’effetto di calma che riusciva a infondermi.

Inclinai la testa all’indietro, permettendo all’acqua di penetrare nei miei capelli morbidi e setosi, tirai il capo in avanti per lasciare che fluisse anche sul mio viso. Funzionava, mi stavo rilassando.

Sentii aprire la porta del bagno nello stesso istante in cui si richiuse, Alice era entrata come un fulmine, aveva depositato dei vestiti sul ripiano del lavandino ed era riuscita.

Sorrisi per quel gesto, mi ero dimenticata di prenderli prima di salire a far la doccia e lei ci aveva pensato per me, era proprio una sorella splendida, che tutti avrebbero voluto.

Chiusi l’acqua e uscii dalla doccia, ma appena vidi i vestiti, tutti i pensieri gentili che avevo avuto verso Alice sparirono.

Sul ripiano del lavandino c’era una camicetta di seta blu, tanto trasparente da risultare quasi inesistente, ed una gonna beige che arrivava appena al ginocchio, con uno spacco laterale che partiva da metà coscia.

Era impazzita?!? Non credeva davvero che mi sarei vestita così per il mio primo giorno di College vero?!

Mi rifiutai, nella maniera più assoluta, di entrare in quegli abiti che lasciai nel bagno, mi avvolsi un asciugamano attorno al corpo e scesi le scale dirigendomi verso la cabina armadio.

Entrai in camera e vidi Edward che teneva in braccio Renesmee, si era svegliata, corsi subito verso di lei sorridendo e mi si tuffo tra le braccia.

“Buongiorno piccola”. Dissi, continuando a sorridere.

“Ciao mamma”. Inaspettatamente mi rispose parlando e non “mostrando”.

La guardai sorpresa, sapevo che era già in grado di tenere un discorso, ma di solito, preferiva usare il suo potere per comunicare. Tuttavia, non dovevo stupirmi, stava crescendo, sapevo che sarebbe cambiato anche il suo modo di interagire.

La rimisi tra le braccia di Edward ed entrai nella cabina armadio.

“Alice non ti ha portato i vestiti in bagno?”. Mi chiese, vedendomi coperta solo dall’asciugamano.

“Non so se hai visto che vestiti mi ha portato Edward”. Risposi un po’ infastidita dal ricordo degli indumenti.

“Per vestirmi così, tanto vale che esca nuda”. Continuai, questa volta sorridendo.

“Non credo che sarei d’accordo”. Rispose mio marito, con una nota di panico nella voce.

“Tranquillo, non è nei miei piani, cerco qualcosa da mettermi e arrivo”.

Mi piaceva quando faceva il geloso.

Così dicendo mi tuffai alla ricerca di jeans e maglietta.

Una volta vestita e pettinata, uscii dalla stanza e vidi Jacob e Renesmee in salotto che scommettevano su chi dei due avrebbe rintracciato e abbattuto per primo la preda, sorrisi di quel discorso.

“Ehi Bells! Buona fortuna per oggi”.

“Ciao Jake, grazie”. Ne avrò bisogno, pensai.

“Mi raccomando, non allontanarti da Jacob e comportati bene Renesmee”. Le dissi sorridendo.

Le diedi un bacio sulla fronte e uscii da casa.

“Ciao mamma”. Mi sentii rispondere.

Alice e Jasper erano già seduti sui sedili posteriori della Volvo, Edward era in piedi davanti alla portiera del passeggero, che teneva aperta in attesa che io entrassi in macchina.

Mi sedetti e in un baleno partimmo, sentii Alice digrignare i denti, probabilmente per l’abbigliamento da me modificato, ma non ci badai.

Pensavo a Renesmee, era già stata sola con Jacob, ma mai per così tanto tempo.

Ero sicura che Jake sarebbe stato attento a lei, sapevo che non le sarebbe successo nulla, ma il pensiero che nessuno di noi fosse con lei un po’ mi agitava.

Naturalmente non era l’unica causa della mia agitazione, il momento che temevo si stava avvicinando e non potevo permettere che mi cogliesse impreparata.

Cominciai da subito a concentrarmi, dovevo controllarmi, a tutti i costi.

All’improvviso sentii un’ondata di calma e serenità, tutto a un tratto ero sicurissima di me, Jazz doveva essersi reso conto del mio stato d’animo, ed era intervenuto. Più tardi avrei dovuto ringraziarlo.

Avevo pensato molto, all’indirizzo di studio che avrei potuto scegliere. E, dopo un’accurata valutazione, ero arrivata alla conclusione che, giurisprudenza, era il corso che m’interessava di più.

 

 “Un’altra Swan che si occupa di far rispettare la legge”. Aveva risposto Charlie, gonfiando il petto per l’orgoglio.

 

Al ricordo di quell’immagine sorrisi, Edward mi guardò incuriosito con la coda dell’occhio, ma non mi chiese nulla.

Lui aveva scelto psicologia, certo una passeggiata per lui, ma era stanco di fare medicina.

 

 “Magari riuscirò a capirti un po’ di più”. Mi aveva detto sorridendo.

 

Jasper aveva scelto scienze sociali e Alice stilismo, erano perfette quelle facoltà per loro, con l’ossessione di Alice per i vestiti e il vissuto di Jasper, calzavano a pennello.

Arrivammo a scuola, e mi sorprese vedere quanto fosse grande, certo sapevo che Dartmounth ospitava migliaia di corsi, ma mai avevo immaginato una struttura simile.

Probabilmente la scuola che frequentavo a Forks era grande si e no quanto le loro due palestre.

Parcheggiammo la Volvo, ed io, mi preparai all’impatto con quel profumo buonissimo e irresistibile che solo il sangue umano poteva avere. Ma, con mia sorpresa, non fu terribile come mi aspettavo, gli altri studenti camminavano nel parcheggio, tutti eccitati per l’inizio dell’anno, alcuni mi passarono vicino, ma non scatenarono più di tanto la mia sete.

La gola bruciava un po’ più del solito, e il veleno fluiva in quantità maggiore, ma nulla che non si potesse controllare con un po’ di concentrazione.

Arrivammo all’entrata e ci separammo, Jasper fece un cenno con la mano, guardandomi di sottecchi, era preoccupato che uccidessi qualcuno smascherando la nostra identità? Non ci pensai per più di un millesimo di secondo, NON dovevo distrarmi.

“Buona lezione Bella”. Mi salutò Alice, facendomi l’occhiolino e tamburellando di nuovo con il dito sulla tempia.

Voleva tranquillizzarmi, ricordarmi che mi avrebbe tenuta d’occhio e che sarebbe intervenuta se ne avessi avuto bisogno.

Edward sospirò, mi guardò per un attimo, prima di poggiare le sue labbra sulle mie, sfiorandole appena.

Nonostante facessi di tutto per non darlo a vedere, dai miei occhi trapelava tutta la mia ansia.

“Andrà tutto bene amore”. Mi disse stringendomi forte a lui.

“Sì, a dopo”. Sussurrai.

“Ti amo”.

“Anch’io”.

Feci un respiro profondo inalando il suo profumo prima di sciogliermi dal suo abbraccio ed entrare nell’istituto.

Era immenso, le pareti erano bianche e ricoperte di armadietti.

Il corridoio era pieno di ragazzi e ragazze che ridevano e parlavano.

Mi sentivo gli occhi di tutti addosso, avevo come il sospetto che tutti quelli cui passavo accanto si voltassero a guardarmi.

Ma non mi arrischiai a controllare, temevo che in qualche modo, creando un contatto anche solo visivo, potessi perdere il controllo.

Attraversai il corridoio agilmente, facendo attenzione a non sfiorare nessuno, muovendomi più lentamente che potevo.

L’istinto mi diceva di scappare, non avevo ancora respirato da quando ero entrata, non che ne avessi avuto bisogno, ma era fastidioso.

Finalmente arrivai nell’aula, dove c’erano solo pochi studenti seduti in fondo, tutti ammassati, per farsi coraggio.

Io mi sistemai in prima fila, laterale, sapevo che nessuno avrebbe azzardato tanto il primo giorno.

Una volta sistemata, provai, con molta attenzione, a respirare, lasciando che l’odore dei pochi umani presenti, accendesse il fuoco nella mia gola.

L’esperimento riuscì bene, soddisfatta di quella prova presi a respirare regolarmente.

Poco alla volta l’aula si riempì, e come immaginavo nessuno, si sedette in prima fila, né vicino a me.

Chiunque entrava nell’aula, prima di dirigersi al proprio posto, dava uno sguardo verso il mio banco, non so se per lo strano fascino da vampira che avevo acquisito, o perché mi reputassero molto coraggiosa o pazza, a seconda delle idee, per essermi seduta in prima fila.

Poco dopo entrò un signore di mezz’età, basso e tarchiato, aveva riccioli castani e occhi verdi, al centro del viso sporgeva un naso enorme, sproporzionato rispetto al resto del volto.

“Buongiorno ragazzi, sono il Professor Warner”. Esordì con un tono di voce molto profondo, ma sufficientemente alto perché tutti lo potessero sentire.

Subito dopo iniziò a leggere l’elenco dei nomi che aveva scritto sulla cartellina, non fu difficile memorizzarli tutti, eravamo trentadue studenti, venti maschi e dodici femmine.

Riuscii perfino ad associare ogni nome al giusto volto, riuscivo a capire i posti in cui si trovavano grazie al “presente”, che ognuno di loro dava come risposta quando veniva chiamato il proprio nome.

Quando arrivò al mio si soffermò a guardarmi più del dovuto, gli feci un sorriso di incoraggiamento, e scuotendosi dai suoi pensieri riprese a scorrere l’elenco.

La lezione trascorse in un baleno, come tutte le altre che seguirono.

Arrivai all’ora di pranzo senza accorgermene.

Trovai Edward ad aspettarmi all’entrata della mensa, mi sorrideva, accelerai il passo facendo attenzione a non esagerare, mi fermai davanti a lui con un sorriso smagliante sul volto, mi era mancato tanto, troppo in quelle poche ore, i miei occhi avevano bisogno di riempirsi della sua immagine, dandomi un bacio veloce ma delicato sulle labbra mi prese per mano ed entrammo in mensa.

Non gli toglievo gli occhi di dosso mentre lui prendeva due vassoi e li riempiva di roba da mangiare. Dovevamo recitare bene la nostra parte.

Ci dirigemmo al tavolo, Alice e Jasper erano già lì, e ci accolsero con un gran sorriso.

“Allora, come sono andate le prime lezioni?”. Chiese Alice piena di curiosità.

“Non prendermi in giro Alice, sicuramente sai già tutto”. Risposi un po’ seccata.

Lei mi sorrise e fece l’occhiolino.

“Non volevo toglierti il gusto di raccontarmelo sorellina”.

Sorrisi anch’io.

Incredibile quanto fosse famigliare per me quella scena, i Cullen riuniti a un tavolo, tutti assieme separati dal resto degli studenti, esattamente come a Forks, con la differenza che, questa volta, tra di loro c’ero pure io.

Trascorremmo così la pausa pranzo, parlando un po’ di tutto, attenti a mantenere le apparenze. Avevamo ancora due lezioni prima della fine della giornata, così ci dirigemmo nelle nostre aule, salutai Edward, che mi aveva accompagnato nella mia, ed andai a posizionarmi nel solito posto.

Questa volta, inaspettatamente, una ragazza si sedette accanto a me, portandosi dietro una zaffata calda e dolce, mi prese alla sprovvista, improvvisamente m’irrigidì, trattenendo il respiro, raccolsi la mia roba è uscii di fretta dall’aula, corsi fuori dall’istituto e solo li ripresi a respirare.

In un lampo Edward, Alice e Jasper mi furono vicino.

Mi ero fatta prendere dal panico, un attimo prima di perdere il controllo mi ero fiondata fuori dall’aula, c’ero andata vicina, troppo vicina, mi ero fatta cogliere di sorpresa, non ero stata attenta.

Edward mi abbracciò.

“Sei stata bravissima amore, sei riuscita a controllarti, sono fiero di te”. Provò a rassicurarmi, ma dalla sua voce avvertivo l’ansia che provava.

“Sì Bella, non ho avuto nemmeno il tempo di vedere, che tu eri già fuori sei stata incredibile!”. Incalzò Alice sorridendo, lei era davvero tranquilla.

Jasper mi guardò, un’espressione carica di panico e risentimento, lui non ci sarebbe riuscito, ecco a cosa stava pensando.

“Dai andiamo a casa”. Disse Edward.

“No, sono stata colta di sorpresa, non ero concentrata, sto fuori quest’ora, ma alla prossima lezione vado”. Dissi decisa.

Era successo una volta, solo perché non ero attenta, sapevo di potercela fare.

Mi guardarono tutti in modo poco convinto, avevamo rischiato abbastanza per quel giorno, lo sapevo, ma io non volevo mollare così.

“Ok”. Dissero infine Alice ed Edward, la prima un po’ più convinta.

“Non so Bella, forse sarebbe meglio lasciar stare per oggi, sei molto brava, ma non sfidiamo la sorte”. Jasper, non la pensava come gli altri, ma già lo sapevo.

“No, sto bene, rientriamo”.

Così facemmo, mi recai all’aula, dove si sarebbe svolta la lezione successiva, era ancora vuota, perché la precedente non era ancora finita.

Quando sentii suonare la campana m’irrigidì nuovamente, ero concentrata, pronta ad accogliere la nuova ondata di profumo. Sentii dei passi svelti dirigersi verso l’aula, presi un ultimo respiro.

La prima ad entrare fu la stessa ragazza che, poco prima, mi aveva costretto a fuggire dalla lezione, mi guardò per un istante. Io, le lanciai un’occhiata implorante.

Ti prego non sederti qui, ti prego. Pensai.

Ma, come immaginavo, si sedette accanto a me.

“Tutto bene?”. Si rivolse a me sorridendomi.

Mi limitai a fare cenno di sì con la testa, non avevo intenzione di sprecare la mia riserva d’ossigeno.

“Mi chiamo Carol Smith”. Continuò porgendomi la mano, non l’accettai.

“Bella Cullen”. Risposi senza togliere gli occhi dalla lavagna vuota.

Per fortuna, in quel momento entrò il professore, che, dopo essersi presentato, cominciò a introdurre la lezione.

Mi sembrò l’ora più lunga della mia vita, sentivo gli occhi di Carol addosso, sicuramente, si stava interrogando sul mio strano comportamento. Quando la campana suonò, fui la prima ad uscire dall’aula, e la prima ad arrivare davanti alla Volvo, dopo nemmeno un minuto Edward, Alice e Jasper apparvero al mio fianco.

Jazz aveva sempre la stessa espressione preoccupata, Alice sorrideva ed Edward sembrava in ansia.

“Tutto bene amore?”. Mi chiese, e capii il motivo di tanto timore.

“Sì, andiamo a casa, ho bisogno di rivedere nostra figlia”. Sorrisi per tranquillizzarlo.

Così risalimmo in macchina e ci avviammo verso casa, nel tragitto non volli pensare a nulla, se non a riabbracciare la mia piccola Renesmee.

 

 

 

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


CAPITOLO 4

CAPITOLO 4

 

 

 

Eravamo a pochi isolati da casa, potevo già sentire il battito del cuore di mia figlia, e di quello di Jake.

Aggrottai le sopracciglia, c’era qualcosa che non andava, il rumore dei loro cuori non proveniva dalla stessa stanza, potevo affermare, con assoluta certezza, che Renesmee si trovasse in cucina e Jacob in camera sua.

Jake non si allontanava mai da mia figlia, nemmeno quando c’eravamo noi, figurarsi quando erano da soli.

Udii il rumore dei passi del mio migliore amico andare nella direzione di Renesmee, sospirai di sollievo, eravamo vicini, ma non abbastanza da intervenire tempestivamente in caso ce ne fosse stato bisogno. Ci sarebbero voluti almeno tre o quattro secondi anche con la nostra velocità.

Nel momento in cui sentii la voce di Jake, arrestai il respiro, e con me Edward, Alice e Jasper.

“Nessi! NO aspetta!”. Gridò, con tutta la voce che aveva in gola. A quell’urlo ci allarmammo ed Edward pigiò al massimo sull’acceleratore, successe tutto troppo in fretta, un rumore di vetro si infranse sul pavimento della cucina e nello stesso istante Renesmee cominciò a piangere, un millesimo di secondo dopo entrammo tutti in casa.

Quello che vidi mi pietrificò per una frazione di tempo così breve, che agli occhi di un umano non sarebbe nemmeno risultato. La mia piccola era seduta sul pavimento della cucina, in mezzo ai vetri, teneva la sua manina sul braccio destro, sul quale c’era un graffio, era una ferita superficiale, dalla quale usciva un po’ di sangue, niente di grave, ma mi spaventai ugualmente.

Mi precipitai verso di lei, non sopportavo di sentirla piangere, dovevo prenderla fra le mie braccia, cullarla e rassicurarla. Ma, nello stesso istante in cui mi ritrovai davanti a lei, Jacob mi afferrò per un braccio e mi scaraventò sulla parete, lontana da mia figlia.

Non feci in tempo a riprendermi che Edward si acquattò in posizione d’attacco, dalla sua gola uscì un ringhio rabbioso.

“Come hai osato cane!?”. Disse in un sibilo prima di saltargli addosso. Con un balzo Jake, uscì dalla cucina sfondando la porta che dava sul giardino e si trasformò.

Edward era fuori di sé dalla rabbia, Alice aveva preso in braccio Renesmee e guardava la scena attonita, Jasper si fiondò fuori assieme ai due e si mise in mezzo per fare da mediatore.

“Resta dentro con lei”. Dissi ad Alice senza nemmeno guardarla, e corsi fuori.

Jacob ringhiava, Edward era una furia, gli occhi neri come la pece, digrignava i denti scoperti, un ringhio cupo gli nacque in gola, subito prima di uscire dalle sue labbra.

Nemmeno nella radura, quando combatté contro Victoria, l’avevo visto così minaccioso.

“Non dovevi osare cane, sai quanto ti costerà questo tuo gesto?!”. Chiese Edward in tono minaccioso, quasi sadico. Jacob di tutta risposta appiattì le orecchie e scoprì i denti, Jasper era in mezzo, a braccia aperte un palmo rivolto verso il fratello, uno verso Jake.

“Calma ragazzi, non agitatevi, nessuno dei due vuole uno scontro”. Disse, e, nello stesso istante, sentii un’ondata di calma invadermi.

Jasper si era messo all’opera.

Mi avvicinai cauta ad Edward.

“Amore? Calmati, sto bene… Non mi ha fatto male, non voglio che combattiate”. Dissi utilizzando tutta la persuasione che potevo.

“Non mi calmo fino a che non lo vedo morto! So che non ti

ha ferita, in caso contrario, l’avrei già fatto a pezzi”. La sua voce era distorta dalla rabbia e dall’odio. Faticavo quasi a riconoscerla.

Mi avvicinai ancora fino a sfiorargli un braccio con la mano, nello stesso momento Jake riprese le sue sembianze umane.

“Per farmi a pezzi devi prima uccidermi sanguisuga”. Disse con un ghigno.

Non mi sembrava una mossa tanto astuta, istigare Edward in quelle condizioni, gli lanciai uno sguardo ammonitore.

“Scusa Bells, credevo stessi per attaccare Nessi, sanguinava e…”.

Che cosa? Mi aveva scaraventata contro al muro perché pensava stessi per uccidere mia figlia?

Certo, non avevo capito la motivazione del suo gesto, ma mai avrei pensato che tra tanti motivi assurdi, scegliesse il più improbabile di tutti.

Mi sentii invadere da una rabbia incontenibile, come poteva aver pensato una cosa simile?

“Hai creduto che volessi uccidere mia figlia Jacob? Non che stessi intervenendo per aiutarla dato che, TU non sei stato in grado di proteggerla?”.

Senza nemmeno accorgermene mi misi sulla difensiva, i miei nervi erano tesi, pronti a scattare, il veleno mi fluiva in bocca a fiotti, la voglia di attaccare aumentava ogni istante di più.

Non mi aveva nemmeno sfiorata l’idea del sangue di mia figlia, solo soccorrerla, proteggerla.

Edward si ricompose, senza togliere gli occhi da Jake abbandonò la posizione d’attacco, ma mantenne alta la guardia.

Vestiti cane e sparisci, prima che cambi di nuovo idea e decida di ucciderti”. Disse sprezzante.

Jacob assorbì quelle parole, spalancò gli occhi e scosse la testa.

“Non ci penso nemmeno, io non posso vivere senza Nessie!”. Rispose, quasi implorando.

Poi guardò me

“E dai Bells, l’ho fatto per proteggerla, non volevo farti del male, lo sai”.

Prima che io potessi rispondere, intervenne Alice, che nel mentre aveva messo un cerottino sulla piccola ferita di mia figlia, me la diede in braccio e la strinsi contro il mio petto.

“Stai bene tesoro?”. Chiesi un po’ in ansia.

“Si mamma, è solo un graffio, scusa se ho fatto spaventare te e papà”. Disse con voce colpevole. Si girò per guardare Edward che le sorrise e, dandole una carezza le disse:

“Non ti preoccupare, non è stata di certo colpa tua”, guardammo entrambi verso Jacob.

“Ragazzi, Jake era solo andato in bagno, non credeva sarebbe successo nulla di grave a Nessi in trenta secondi”. Alice parlò calma, come se nulla fosse successo.

Jasper annuì, Edward ed io ci guardammo, senza dire nulla ci voltammo e rientrammo in casa, senza nemmeno consultarci, avevamo preso la stessa decisione, ignorarlo.

“Renesmee?”.

“Sì mamma?”.

“Perché volevi prendere il vaso sopra la credenza? Non ci arrivavi, non potevi aspettare  Jake?”. Chiesi con una punta di severità nella voce.

Lei non aveva colpa, ma doveva comunque sapere che determinate cose non andavano fatte, soprattutto se in casa con lei c’era solo Jacob.

Certo la poteva proteggere abbastanza bene da eventuali pericoli, ma non aveva i riflessi e la velocità che avevamo

noi, se fossimo stati più vicini, saremmo riusciti ad afferrare il vaso in tempo.

“Avevo raccolto dei fiori per te e zia, e volevo metterli a bagno nel vaso, scusa mamma”. Disse abbassando la testa.

Se avessi avuto ancora un cuore, si sarebbe gonfiato per l’emozione.

Scossi la testa.

“Non fa niente, ma non farlo più ok?”.

“Ok mamma, promesso”. Sfoderò uno dei suoi formidabili sorrisi, ma, subito dopo si rabbuiò.

Edward accanto a me s’irrigidì.

“Doveva fare più attenzione a te, e comunque, non avrebbe dovuto toccare la mamma”. Le rispose suo padre, intercettando i suoi pensieri.

Sul volto di mio marito aleggiava ancora la collera, l’ira provata poco prima, e senza l’aiuto di Jasper era più difficile controllarla. Volevo rassicurarlo, ma non volevo che Renesmee sentisse e capisse, tutta la rabbia che, suo padre, provava nei confronti di quello che lei reputava il suo protettore.

Alice e Jasper erano ancora fuori con Jake, stavano parlando, ma non prestai attenzione alle loro parole, chiusi gli occhi e mi concentrai al massimo.

Allontanai lo scudo dalla mia mente, fino a staccarlo, in modo da poter permettere ad Edward di “vedere” la mia calma e il mio desiderio di pace.

Sobbalzò appena percepì i miei pensieri, si girò a guardarmi.

“Bella”.

“No Edward, sto bene, voglio che ti calmi, fallo per me, fallo per nostra figlia”. Pensai, lui fece un gesto impercettibile con la testa, annuendo, all’istante i suoi muscoli si rilassarono ed io lasciai che lo scudo tornasse ad ammutolire la mia mente.

“Ti amo”. Dissi.

“Più della mia stessa vita”, aggiunse lui sorridendo, ci scambiammo un bacio a fior di labbra.

Rientrarono tutti in casa e l’atmosfera si fece più pesante.

“Non c’è tempo per i litigi, c’è una cosa più importante di cui dobbiamo parlare”. Disse Alice.

Non capii cosa volesse dire, solo Edward la guardò per un attimo con sguardo interrogativo, prima di sbarrare gli occhi e guardare Renesmee accucciata tra le mie braccia, subito mi agitai.

“Che cosa c’è? Che cos’è successo? Alice hai visto qualcosa che…”. Oramai ero in preda al panico.

“No Bella calmati, ma non hai notato nulla di strano?”. Mi chiese quasi sorridendo, io rimasi in silenzio, non capivo.

Lei alzò gli occhi al cielo e sbuffò.

“Avanti Bella, si è rotto un vaso sul braccio di Nessi, uno di noi ne sarebbe uscito illeso, anzi, non ci avrebbe proprio colpito, un umano avrebbe dovuto correre al pronto soccorso per farsi mettere i punti, ma lei”. E con un dito indicò mia figlia: “Ne è uscita con un solo graffio”, completò la frase soddisfatta.

Era vero, in tutto quel caos non mi ero soffermata a pensare sul fatto che, a quanto pareva, la pelle di mia figlia non era fragile come quella di un’umana, ma nemmeno forte e dura come la nostra, poteva ferirsi, in modo meno grave, ma poteva farsi male, poteva sanguinare e… non riuscii nemmeno a pensare a quell’ipotesi, scossi forte la testa per allontanare quel pensiero.

Vedendo che tutti eravamo in silenzio riprese a parlare.

“Sai Nessi, hai appena tolto un enorme punto interrogativo dalle nostre teste”. Disse Alice sorridendole, lei ricambiò di buon gusto il sorriso.

Ma io non ero per niente tranquilla a quell’idea, avevamo appena scoperto che Renesmee era vulnerabile, non mi sembrava una notizia da festeggiare.

Si era fatto tardi, a me era sembrato scorrere tutto in pochi minuti, ma erano passate ore, dopo poco mia figlia si addormentò tra le mie braccia. Mi alzai dal divano e senza rivolgere la parola a nessuno, e mi diressi verso camera nostra. Prima di mettere Renesmee nel suo lettino le passai un dito sul cerotto, sapevo che non era niente di grave, ma non potevo fare a meno d’esser preoccupata.

La misi nel letto rimboccandogli le coperte, era serena.

Tornai in camera, dove Edward mi aspettava, vide la mia espressione e mi fu subito accanto, mi abbracciò e mi portò con sé sul letto.

Ci sdraiammo, poggiai la testa sul suo petto e inspirai forte il suo profumo, mi tranquillizzava.

“Lo so amore, sei preoccupata, lo sono anch’io. Ma già sospettavamo che la sua pelle non fosse dura come la nostra”. Mi disse per consolarmi.

“Sì, ma averne la certezza, cambia un po’ di cose Edward”. Risposi, quasi lamentandomi.

Lui mi strinse ancora di più a sé.

“Ma sappiamo anche che ci saremo sempre noi a proteggerla, non potrà mai accaderle niente di grave, è stato un incidente”.

Non risposi, pensavo a troppe cose.

Edward e Jacob erano andati vicinissimi allo scontro, mia figlia si era ferita e di conseguenza avevamo scoperto che era vulnerabile, a scuola ero stata pericolosamente attratta dal sangue di un’umana che, ignara, mi si era avvicinata troppo. Era stata decisamente una giornata pesante.

Edward cominciò a baciarmi i capelli, sollevandomi dai miei pensieri, scese sulle guance sul mento, mi tirò a sé con una sola mano mentre con l’altra mi accarezzava il viso.

“Troppo preoccupata per le coccole?”. Mi chiese, sussurrandomi le parole all’orecchio.

Gli sorrisi e mi feci trascinare anche quella notte, dalla passione del nostro amore.

 

 

 

 

 

 

 

Ringrazio tutte coloro che mi stanno sostenendo e che mi hanno aggiunta ai preferiti!! Siete fantasticheeee!!! Vi ho appena postato la seconda parte del quarto capitolo, spero vi sia piaciuto! Anche se purtroppo, deludendo almeno momentaneamente le aspettative di molte di voi, Jake non è stato accuratamente lisciato! Ma non temete… arriverà presto il….. lo scoprirete!!! J vi saluto un bacio a tutte, ciaoooo e grazie ancora!!!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


5 CAPITOLO

CAPITOLO 5

 

 

Come sempre la notte passò troppo velocemente, il sole fece capolinea tra le nuvole. Era passata una settimana dall’inizio del college e non erano cambiate molte cose.

In casa regnava l’apatia più assoluta tra Jacob ed Edward, io avevo messo da parte il mio rancore, per facilitare la convivenza.

Vedevo Renesmee che soffriva del distacco che si era creato tra suo padre e il suo protettore, anche per questo avevo cercato di sorvolare sulla faccenda.

I rapporti con Carol, l’umana che mi si era pericolosamente avvicinata il primo giorno di scuola, non erano evoluti, prendevo le distanze per la sua sicurezza, la mia e quella della mia famiglia.

Aveva smesso di sedersi vicino a me, e per questo le fui immensamente grata. Lo sforzo che facevo per mantenere il controllo in sua presenza era enorme, e spesso per concentrarmi, non prestavo molta attenzione alle lezioni.

Ma non volevo rovinarmi la giornata pensando a tutti i problemi che aleggiavano sulla mia testa, oggi era un giorno speciale, il dieci di settembre, giorno in cui, un anno fa, nasceva la mia bambina, la mia piccola Renesmee.

Non avevo sentito parlare di feste di compleanno, ma ero sicura che Alice le avrebbe fatto qualche sorpresa.

Il giorno prima ero andata in giro per il centro della città, cercavo un regalo per mia figlia, anche se non sapevo cosa.

La ricerca non era durata molto, dopo solo mezz’ora di camminata, mi ero fermata di fronte ad una vetrinetta d’antiquariato, nella quale era esposto un ferma capelli color oro, dall’aria antica.

Era fatto a pettine, sul dorso aveva cinque pietre colorate, multiforme, mi aveva colpito la sua bellezza e la sua particolarità, lo immaginai in mezzo alla folta chioma di riccioli ramati di Renesmee, era perfetto.

“A che cosa pensi?”. Edward mi risvegliò dai miei pensieri.

“Ad oggi, al compleanno di nostra figlia”, risposi un po’ triste.

Era già passato un anno, sapevo che sarebbe sopravvissuta, che come noi era immortale, ma mi dispiaceva non avere più tempo per potermi vivere la sua infanzia.

Edward mi strinse di più a se, mi diede un bacio nei capelli e sospirò.

“Aspetta un attimo”, disse, e sparì per far ritorno un secondo dopo. In mano stringeva una scatola quadrata di velluto blu, sul viso un sorriso gli illuminava gli occhi. Sedendosi sul letto, me la porse.

“Immaginavo che non ci avresti pensato”. Iniziò. “Ma oggi, non è solo il giorno in cui la nostra bambina venne al mondo, e anche il giorno in cui io ti trasformai amore”.

Mi guardò in attesa di una mia reazione.

Era vero, non avevo pensato a quel particolare, oltre alla nascita di mia figlia, Edward, per salvarmi mi aveva morso, iniettando il suo veleno nel mio cuore trasformandomi così, in una vampira.

In quel momento il panico m’avvolse, sicuramente questo particolare poteva essere sfuggito a me ma non ad Alice e a tutta la mia famiglia, sperai seriamente, che avesse organizzato una festa solo per Renesmee, e che io, in questo non c’entrassi assolutamente nulla.

Edward sorrise e mi mise in mano la scatoletta blu, non protestai nemmeno, ero rassegnata.

 “Aprila”, mi esortò lui sorridendo.

Così feci, quando ne vidi il contenuto, restai senza parole, la scatola conteneva un ciondolo ovale in oro bianco, al centro del medaglione c’era rappresentato un leone, sopra di esso una mano e sotto tre trifogli, il tutto era appeso a un sottile filo in caucciù nero.

Era bellissimo, guardai Edward

“E’ bellissimo”. Fu tutto quello che riuscii a dire mentre con il dito accarezzavo i contorni ondulati del ciondolo.

Lo prese dalle mie mani e me lo allacciò al collo.

“Questo amore, è lo stemma della famiglia Cullen. La mano rappresenta la fede, il leone la forza e il trifoglio l’eternità”. Disse spiazzandomi, ora che ci pensavo, tutti in casa portavano quel disegno addosso, Alice e Rosalie l’avevano al collo, Jasper Emmett ed Edward al polso, mentre Carlisle ed Esme al dito,sulle fedi.

“Carlisle crede che noi non siamo mostri, ma semplicemente una specie evoluta. Lo stemma Cullen esalta questa visione del mondo. Come un blasone che racconta l’eternità, il pericolo e il coraggio. Ognuno di noi lo indossa in maniera distinta e personale ”, aggiunse sorridendomi.

Ricambiai il sorriso, sapevo già di appartenere a quella famiglia, ma questo simbolo ne marcava il significato.

“Edward, non so che dire, è bellissimo. Grazie”. Dissi e lo abbracciai, facendoci cadere entrambi sul letto. Lo fissai per un momento interminabile prima di posare le mie labbra sulle sue. L’avrei ringraziato a dovere più tardi, ridacchiai di quel mio pensiero malizioso, se ne accorse ma non mi chiese il perché.

“Sono contento che ti piaccia, temevo ti arrabbiassi, ma questo era un regalo speciale”.

“Infatti, per questo l’accetto senza far storie”. Sorrisi e uscimmo dalla stanza. Renesmee era ancora profondamente addormentata.

Arrivai in salotto e quasi mi venne un colpo, mi ero concentrata talmente tanto sul momento passato con Edward, da non aver prestato attenzione ai rumori e agli odori della casa. Al centro della stanza, seduta sul divano, c’era la mia famiglia al completo, Esme, Carlisle, Emmett e Rosalie si alzarono di scatto appena ci videro entrare in sala per abbracciarci e salutarci.

“Ciao Bella! Tesoro, come stai? E Nessie? Dorme ancora?”. Esme era stata la prima a venirmi incontro per abbracciarmi.

“Ciao Esme, tutto a posto, non preoccuparti. Renesmee dorme ancora, ieri dopo la caccia era esausta”, risposi sorridendo e ricambiando l’abbraccio.

Anche Carlisle mi abbracciò, prima di salutare Edward con una pacca sulla spalla.

“Tutto bene ragazzi? Non ci avete più dato notizie”.

“Si Carlisle, tutto a posto”, rispose Edward lanciando un’occhiataccia verso Jacob.

A Carlisle non sfuggì quel particolare, guardò il figlio con sguardo interrogativo, sicuramente gli stava domandando qualcosa, ma Edward non sembrava voler rispondere.

Salutammo anche Rosalie ed Emmett.

Mi guardai un attimo attorno, e vidi il tavolo della sala da pranzo pieno di regali e cibo, cibo? A che cosa serviva? Era tutto per Jake? Non mi fermai più di tanto su quel particolare, la casa era addobbata a festa, mi girai verso Alice fulminandola con lo sguardo, lei mi sorrise.

“Auguri Bella! Il tuo primo anno da vampira! Emozionata?”. Chiese con voce squillante e allegra, digrignai i denti.

“Oh Alice, non sai quanto”, risposi sarcastica. “Ma, non voglio essere festeggiata, oggi è il compleanno di Renesmee, la festa è solo per lei”. Terminai la frase in tono deciso, non volevo nemmeno che se ne discutesse.

Lei storse la bocca.

 “Però quello l’hai accettato come regalo”. Mi accusò, indicando il ciondolo che Edward mi aveva regalato.

“Questo è diverso Alice”, dissi borbottando.

Quello non era un regalo qualunque, era lo stemma di famiglia, un’altra prova che confermava la mia appartenenza ai Cullen.

Mi fece la linguaccia e danzando si diresse verso il tavolo da cui prese la scatola più grande, e una busta.

Entrambe avevano un enorme fiocco sopra, incrociai le braccia al petto, questa volta non l’avrebbero avuta vinta.

Posò i regali davanti ai miei piedi.

“Avanti Bella, non fare la difficile, apri e basta!”. Mi ordinò Alice. Non cedetti subito, ma alla fine mi arresi e presi in mano la busta, era da parte di Alice, Jasper, Carlisle ed Esme.

Sospirai e la aprii, conteneva due biglietti aereo, la destinazione era l’isola Esme. Sgranai gli occhi non potevo crederci, in effetti, quello era stato l’ultimo viaggio mio e di Edward, e ce n’eravamo andati un po’ di fretta, dopo che avevamo scoperto che ero incinta, eravamo dovuti tornare subito a casa.

“Abbiamo pensato di farvi fare…ecco, una seconda luna di miele. Magari un po’ più tranquilla della prima”, spiegò Alice sorridendo.

“Sì Bella, visto che l’isola ti era piaciuta… Io e Carlisle abbiamo pensato che ti avrebbe fatto piacere tornarci”, aggiunse Esme entusiasta.

Era una bellissima idea, era un po’ di tempo che Edward ed io non stavamo da soli, non saremmo stati via molto, al massimo una decina di giorni, non volevo perdermi troppo dei cambiamenti di mia figlia.

Sorrisi.

“Grazie, davvero sono felicissima, lo accetto di buon grado”, dissi sincera.

“Bene ora il nostro Bella!”. Intervenne Emmett indicando lo scatolone.

Lo guardai incuriosita, non riuscivo ad immaginare che cosa avessero potuto prendermi di tanto ingombrante Emmet e Rosalie. Mentre lo aprivo, vidi Edward lanciare un’occhiataccia ai fratelli che si misero a ridere sottovoce, dovevo aspettarmelo era sicuramente qualcosa che mi avrebbe messa in imbarazzo.

Aprii la scatola e quando ne vidi il contenuto, restai perplessa, non era per niente imbarazzante, anzi, non capii nemmeno perché Edward li avesse inchiodati con lo sguardo. Il pacco conteneva la raccolta completa di tutti i libri della “Austin”, la mia scrittrice preferita.

Alzai gli occhi dal regalo.

“Grazie!”. Esclamai mentre con lo sguardo ero tornata ad esaminare i libri.

Rose sorrise ed Emmett scoppiò rumorosamente a ridere.

“Figurati Bella! Immaginavamo che la notte non avessi più niente da fare e quindi abbiamo pensato: quale miglior modo di impegnare il tempo se non leggendo?”. Finì la frase scoppiando nuovamente a ridere.

Ecco perché Edward li aveva guardati male, dovevo aspettarmelo che un regalo fatto da Emmett e Rose non poteva essere un “semplice” regalo, digrignai i denti.

“Calma sorellina”, disse Emmett fingendo d’essere terrorizzato dalla mia reazione. “O vuoi combattere?”. Mi chiese acquattandosi in posizione d’attacco e mostrandomi i denti.

“Non voglio farti male fratellone”, risposi. Edward si mise a ridere e a lui, si aggiunsero tutti gli altri.

Era una bella sensazione, essere tutti assieme a ridere e scherzare, la mia famiglia mi era mancata molto in quei pochi giorni di lontananza.

Con tutto quel chiasso Renesmee si svegliò, feci per andare a prenderla ma Jake mi aveva preceduto. Lo lasciai fare.

Tornò in salotto pochi secondi dopo e tutti, in un attimo, furono addosso alla piccola. Se la toglievano di mano l’uno con l’altra, tutti la volevano tenere in braccio e lei, ancora assonnata e un po’ stordita, si faceva fare tutto senza lamentarsi.

“Un cerotto?”. Chiese Carlisle preoccupato, quando finalmente riuscì a prenderla in braccio.

Nessuno aveva raccontato l’accaduto.

“Diciamo che Jacob si è distratto nel momento sbagliato e che i suoi riflessi lenti da cane, non gli hanno permesso di evitare che Nessie si facesse male”, rispose Edward inchiodandolo con lo sguardo. Jacob non disse nulla, ma ricambiò l’occhiataccia.

Carlisle volle sapere tutto e così Alice gli raccontò l’accaduto. Finita la spiegazione, rimase un attimo ammutolito, sul volto aveva un’espressione ansiosa ma anche curiosa, era ingordo d’informazioni su tutto ciò che era diverso da noi, e quella vicenda, aggiungeva una riga alle annotazioni sulla “specie” di Renesmee.

“Perfetto!”, esordì Alice facendoci sobbalzare tutti.

 “Charlie, Sue e Seth stanno arrivando! Finalmente, così possiamo iniziare la festa!”. Squittì entusiasta.

Ecco il perché di tutto quel cibo.

“Mio padre, Sue e Seth?”. Chiesi.

“Si è stata un’idea di Jake, Charlie ci sarebbe rimasto male se avessimo festeggiato il compleanno di Nessie senza invitarlo”. Si giustificò Alice.

Io sorrisi, ero contenta di rivedere mio padre, mi era mancato tanto anche lui.

Presi Renesmee dalle braccia di Rose, le diedi un bacio sulla fronte e uno sulla guancia.

“Tanti auguri piccola mia”. Dissi dolcemente.

Lei mi sorrise

“Anche a te mamma”, mi rispose radiosa.

“No Renesmee, questa è la tua festa non la mia”. Lei scosse la testa e scalciò per scendere, la misi giù, corse verso camera sua e tornò da me stringendo un mazzo di margherite e un foglio di carta bianco, allungò le braccia nella mia direzione.

“Per te mamma”, mi disse sorridendo.

Mi chinai su di lei, e vidi che sul foglio c’eravamo disegnati Edward, io e lei in braccio a noi.

La presi in braccio e sentii gli occhi pungermi, succedeva quando volevo piangere, questa volta per l’emozione, e l’unica reazione che il mio corpo aveva a quell’istinto era quella.

La strinsi a me.

“Grazie”. Dissi, la voce rotta dall’emozione.

Lei mi abbracciò e mi diede un bacio sulla guancia.

In quel momento Alice s’immobilizzò, lo sguardo perso nel vuoto, tipico di quando vedeva gli eventi del futuro, restammo tutti a fissarla, in attesa, si riprese pochi secondi dopo.

 “Wow!”. Esclamò sorridendo prima di riprendere a parlare. “Tra un paio di giorni riceveremo un invito per un matrimonio, Kate e Garret si sposano!”. Esclamò entusiasta.

Tutti sorridemmo di quella notizia, e così Garret si era lasciato alle spalle la vita da nomade ed era

diventato anche “vegetariano”, non potemmo che essere tutti lieti di quella notizia.

Pochi istanti dopo sentimmo in lontananza il rumore degli pneumatici della macchina di Charlie, stavano arrivando e subito ci ricomponemmo.

Parcheggiarono sulla stradina, percorrendo il piccolo vialetto che conduceva alla nostra casa. Lo sentii esitare un attimo davanti alla porta, ma alla fine, bussò. Andai ad aprire con Renesmee in braccio.

“Papà!”. Lo salutai appena lo vidi e lo abbracciai. “Che bello vederti!”. Aggiunsi allegra, lui rabbrividì appena al mio tocco.

“Ciao Bells, anche per me è bello rivederti”, rispose un po’ imbarazzato, poi guardò mia figlia, e si bloccò. Doveva aver notato che in pochi giorni era cresciuta in una maniera impressionante, non credevo si sarebbe mai abituato a questo, ma per fortuna si riprese.

“Ehi piccola! Tanti auguri!”. Le disse Charlie porgendole un pacchettino quadrato color oro. Lei lo prese e sfoderò uno dei suoi sorrisi migliori. Non poteva ancora parlare di fronte a loro, una bambina di un anno non avrebbe dovuto avere una padronanza della lingua parlata pari a quella di un adulto.

Salutai anche Sue e Seth, quest’ultimo mi accolse abbracciandomi.

“Ciao Bella! Come stai?”, chiese entusiasta.

“Bene Seth, tu?”.

“Mmm non mi lamento, ora che finalmente anche Leah ha avuto l’imprinting e decisamente meno petulante, a proposito, manda i suoi auguri alla piccola, non è venuta perché: “non posso andarmene un giorno intero lasciando Samuel” ”. Terminò la frase facendo una scarsa imitazione della voce della sorella.

Sorrisi. E così finalmente, anche lei aveva avuto l’imprinting. Jake non mi aveva detto niente, ma probabilmente non la reputava una notizia importante, ma io ero felice per lei.

Seth si diresse verso Edward con un sorriso stampato sulle labbra.

“Ehi amico! Come te la passi?”, chiese salutandolo con un pugno sulla spalla.

“Non c’è male Seth”, sorrise. “Tu?”.

“Non mi lamento”, e fece l’occhiolino prima di lanciarsi sulla tavola imbandita di cibo, l’appetito non gli mancava mai.

La festa cominciò, Alice mise un po’ di musica in sottofondo, facemmo spegnere la candelina a Renesmee e aprire i regali. Oltre al mio fermacapelli, per il quale aveva dimostrato grande entusiasmo per il modo in cui brillava, ricevette: da Emmett e Rosalie un piccolo televisore al plasma con dvd incorporato da mettere in camera sua, mentre Carlisle ed Esme gli avevano preso la raccolta completa delle fiabe Disney in dvd, le era piaciuto molto ed Emmett era corso subito in camera sua per sistemarglielo.

Alice e Jasper le avevano regalato un paio di pattini con tutte le dovute protezioni, un casco, due ginocchiere, polsiere e gomitiere. A quanto pareva, si era messa in testa di insegnarle a danzare sui pattini. Non ero stata entusiasta quanto lei all’idea, ora che sapevo che era vulnerabile, non ero più tanto tranquilla, ma sapevo che Alice avrebbe fatto attenzione.

Charlie le aveva regalato un libro di fiabe nuovo, Jake aveva intagliato a mano una cornice nella quale aveva messo una foto loro, ed Edward, una collana uguale alla mia, con lo stemma di famiglia, un po’ più piccola e fine.

Sue, Seth, Jacob e Charlie mangiarono la torta, noi la rifiutammo educatamente, ma oramai erano abituati a non vederci mangiare.

Passammo una giornata tranquilla, in allegria.

Mio padre, con Sue e Seth, se ne andò nel tardo pomeriggio. Lo raccomandammo di portare i nostri saluti a Billy e Leah.

Prima di uscire da casa, mi ricordò l’impegno che avevo preso per Natale con lui.

“Bells, ti aspetto a casa per Natale, non dimenticarlo”.

“No papà tranquillo, non lo dimentico”, sorrisi.

E così si congedò. Il resto della famiglia decise di restare, sarebbero partiti l’indomani, volevano esplorare la zona e noi, accogliemmo la notizia di buon grado.

Ci faceva piacere passare un po’ di tempo tutti insieme, non eravamo abituati a stare lontani.

Quella notte trascorse in modo diverso dalle altre, una volta messa a dormire Renesmee e lasciata sotto la supervisione di Jake, andammo tutti a caccia.

Solo Edward ed io rientrammo dopo un paio d’ore, non potevamo stare senza la nostra intimità molto a lungo, eravamo in astinenza l’uno dell’altra.

Così anche quella notte, lasciammo che i nostri corpi si saziassero, con l’amore e la passione di cui avevano bisogno.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


CAPITOLO 6

Eccoci con il sesto capitolo, è un po’ lungo ma mi avete detto che vi piace ancor di + leggere quando sono lunghi!! JSto postando praticamente tutti i giorni, spero non vi dispiaccia… Godetevi quest’ultimo capitolo “felice”… dal prossimo vi farò tribulare un po’ J kiss.

 

 

 

CAPITOLO 6

 

 

Esattamente come Alice aveva previsto, due giorni dopo la festa, il dodici di settembre, arrivò l’invito che annunciava il matrimonio di Kate e Garret.

La data era fissata per il dieci di Novembre, le nozze si sarebbero celebrate da loro, in Alaska.

Non ero preoccupata del freddo, oramai non potevo più avvertire i cambiamenti atmosferici ma Renesmee sì, era per lei che ero in ansia, non volevo prendesse freddo, non sapevo se si potesse ammalare, ma non volevo correre il rischio.

Mancava solo una settimana all’evento, e Alice aveva già badato a scegliere e creare i nostri vestiti.

Per me aveva fatto un abito lungo blu, di velluto, con una sola spallina fatta di perle bianche, anche il copri spalle, che mi arrivava a metà schiera era bianco, per le scarpe, aveva scelto un semplice decolté, non troppo alto, blu come il vestito.

Per Jasper ed Edward stesso abbigliamento, smoking, cambiavano solo i colori.

Renesmee era stata la più difficile da vestire, bisognava preoccuparsi che non fosse troppo leggero, doveva essere pratico ma elegante, per questo scelse un vestitino marrone chiarissimo, che sembrava quasi color oro, a maniche lunghe con sopra un cappottino bianco di cascemir, s’intonava perfettamente con la cascata di riccioli color del rame, in mezzo ai quali avrebbe incastrato il ferma capelli che le avevo regalato per il suo compleanno.

Alice si era confezionata un semplice abito, color argento aderente, lungo fino alle ginocchia che lasciava scoperta gran parte della schiena.

Avevamo già pensato anche al regalo, era tutto pronto, non ci restava che partire.

I rapporti con Jacob erano tornati quelli di sempre, per fortuna io, Alice, Jasper e anche la piccola Renesmee, eravamo riusciti a convincere Edward che non era il caso di continuare a comportarsi in modo freddo e distaccato, era stato solo un incidente.

Ovviamente Jake non era stato invitato, Kate, Garret, Tanya, Elazar e Carmen non avevano nulla contro i licantropi o, come li chiama Edward muta forma, ma non avevano certo stretto un rapporto d’amicizia, si rispettavano reciprocamente, quanto bastava per permetterne la convivenza.

“Starete via molto Bells?”, mi aveva chiesto stringendosi mia figlia al petto, quasi in tono sofferente. Non gli piaceva starle lontano, lo rendeva nervoso.

“No Jake solo qualche giorno”.

“Ma perché dovete partire una settimana prima? Così dovranno passare almeno otto giorni!”.

“Jacob, Kate è nostra cugina”. O almeno, così la consideravamo. “Ha chiesto ad Alice di aiutarla con i preparativi del matrimonio, per questo dobbiamo partire prima”, risposi paziente.

Lui sbuffò, ma non aggiunse altro, strinse Renesmee in un abbraccio poggiandole le sue labbra sulla fronte prima di metterla giù.

“Sei bellissima Nessie”, le disse in tono adulatorio, lei rispose con un timido sorriso.

“Grazie Jake”.

Io rimasi impassibile di fronte a quella scena, sapevo che era questione di tempo e che tanto valeva cominciare a farci l’abitudine. Ma per Edward non era così semplice, lo vidi stringere i pugni e digrignare i denti per un secondo, prima di saettare al mio fianco e prendere nostra figlia in braccio.

“Amore, andiamo si è fatto tardi”, disse sorridendomi.

“Sì arrivo”.

“Bene, vado a sistemare Nessie in macchina”. Rispose baciandomi delicatamente le labbra.

“Jacob”, aggiunse facendo un cenno con il capo, per salutarlo e sparì dietro la porta.

“Ci vediamo Jake”. Dissi sorridendogli, lui incrociò le braccia al petto curvando il labbro inferiore all’ingiù, aveva messo il broncio.

“Certo, certo, ciao Bells”, mi salutò bofonchiando.

Uscii da casa chiudendomi la porta alle spalle e lo sentii lamentarsi e sfrecciare fuori, uscendo dall’ingresso sul retro.

Mi sedetti in macchina, Alice era elettrizzata e non la smetteva un attimo di parlare.

“Non è favoloso che Kate mi abbia chiesto di aiutarla? Sai Bella è rimasta entusiasta nel vedere quello che avevo organizzato per il vostro matrimonio, per questo mi ha chiesto di occuparmi anche del suo!”. Disse con voce squillante ed eccitata, non mi sforzai di risponderle, presa com’era non mi avrebbe nemmeno sentita.

Il viaggio durò un giorno e mezzo circa, ci fermammo solo per fare il pieno, Alice parlò per quasi tutto il tempo. Edward ed io restammo per lo più in silenzio, tenendoci per mano e scambiando qualche parere ogni tanto, Jasper guardava fuori dal finestrino, assorto come sempre nei suoi pensieri.

Anch’io ero immersa nei miei, mi ripresi quando Edward svoltò in una stradina, ricoperta di neve che incorniciava una splendida casa, era bassa completamente bianca, quasi si confondeva con il candore della neve che lenta, depositava i suoi fiocchi sul pavimento già ricoperto.

Parcheggiò la Volvo proprio davanti alla struttura e scendemmo tutti dall’auto. Strinsi a me Renesmee chiudendo bene il suo cappottino per proteggerla dal freddo, Kate e Garret erano sulla soglia, abbracciati, ad aspettarci.

“Ciao!”, disse Garret accogliendoci con un gran sorriso.

“Benvenuti!”, aggiunse Kate che ci venne incontro, mi abbracciò e poi rivolse a mia figlia il più bello dei suoi sorrisi.

“Quanto sei cresciuta piccola?!”. Chiese con un’espressione stupita in volto. “Posso?”, aggiunse allargando le braccia e guardandomi.

Renesmee ricambiò il sorriso e si sporse verso Kate, la lasciai andare.

“Ciao Kate!”, salutò Renesmee.

“Venite entriamo”, disse Garret.

Varcammo la porta di casa, e trovammo Carmen, Elazar e Tanya ad aspettarci, anche loro ci accolsero di buon grado.

Cominciammo a conversare del più e del meno, Alice faceva vedere a Kate le sue idee per addobbare la casa e il giardino, voleva spazzar via tutta la neve per disporci un gazebo ricoperto di ghirlande lilla.

Mi concentrai su Tanya, era l’unica in silenzio seduta sulla poltrona, fissava fuori dalla finestra.

Sul suo volto c’era un’espressione di dolore, ne ero certa, per la morte di sua sorella Irina.

Kate mascherava bene, sapevo che ne soffriva anche lei, ma gestiva meglio di Tanya le sue emozioni.

La settimana passò veloce, andammo a caccia e dovemmo spingerci parecchio in là per trovare qualche alce, il menù che l’Alaska offriva non era dei migliori.

Purtroppo i momenti d’intimità con Edward erano sempre più rari, ma dovevamo resistere, sapevamo che per quella settimana sarebbe andata così.

Alice era presissima dai preparativi, non faceva che svolazzare qua e la per la casa, per attaccare fiocchi, fiori e addobbi di vario genere.

“Ehi Bella!”. Mi sentii chiamare un giorno da Alice.

Si trovava nella stanza di Kate e Garret, stava facendo le ultime prove prima del matrimonio.

“Vieni e porta anche Nessie!”.

Mi diressi verso la camera da cui provenivano le loro voci, con mia figlia che mi trotterellava davanti, aprii lentamente la porta e quello che vidi mi mozzò a dir poco il fiato, anche Renesmee si fermò di colpo.

Kate era avvolta da un lungo abito color panna, aveva un bustino in pizzo intrecciato sulla schiena, all’altezza del seno era decorato da piccolissime perline bianche, la gonna era di raso, lunga.

Al collo aveva legato un collarino, con un’enorme rosa attaccata, i capelli sciolti, tanti boccoli biondi che scintillavano grazie all’effetto delle perle che erano incastonate anche in essi.

Era davvero bellissima, Renesmee si avvicinò piano, allungando una manina per accarezzare la gonna di raso.

Spalancò gli occhi color cioccolato e guardò Kate in tutta la sua bellezza.

“Allora?”, chiese ansiosa.

“Sei bellissima Kate”, dissi sinceramente commossa.

“E tu Nessie? Che cosa ne pensi? Voglio anche il tuo parere”, disse dandole una carezza sulla testa.

Rimase ancora un attimo in silenzio.

“Ha ragione la mamma, bellissima”, rispose in fine, sfoderando il suo solito sorriso.

Alice aveva un’espressione soddisfatta, anche quello era un suo lavoro, ci aveva lavorato parecchio, anche con le sue straordinarie capacità da vampira, le c’erano volute parecchie ore.

 

Finalmente il grande giorno arrivò, il matrimonio si sarebbe svolto nel pomeriggio, ma gli ospiti cominciarono ad arrivare già dal mattino.

Eravamo già tutti vestiti e sistemati, Alice correva da una parte all’altra della casa in preda all’eccitazione, ogni tanto spostava qualche fiore o qualche vaso.

Era riuscita a togliere tutta la neve dal giardino e a montare il gazebo, l’effetto era davvero bellissimo.

Il resto della mia famiglia, Carlisle, Esme, Rosalie, ed Emmet furono i primi ad arrivare.

Se Alice aveva vestito noi, sicuramente, a giudicare dai modelli, Rose aveva pensato a loro.

Erano tutti molto eleganti e bellissimi…come sempre.

“Ragazzi!”, esordì Carlisle, venendoci incontro a braccia aperte.

Era passato un mese dall’ultima volta che c’eravamo visti, e subito notarono i cambiamenti che Renesmee aveva fatto: era più alta di tre centimetri abbondanti, i suoi morbidissimi ricci arrivavano alla vita, i lineamenti non erano più quelli di una bambina, ma un po’ più marcati.

“E’ cresciuta tantissimo”, osservò Esme.

“Sei sempre più bella Nessie!”. Aggiunse Rosalie che si chinò subito verso di lei per abbracciarla.

Eravamo felicissimi di vederci, era davvero dura stare lontani.

Subito dopo cominciarono ad arrivare gli amici nomadi di Garret, ne conoscevo solo un paio, Charles e Makenna, li avevamo incontrati durante il quasi scontro con i Volturi, erano schierati come loro testimoni, ma appresa la verità su Renesmee si erano ritirati.

Ci guardarono con un po’ d’imbarazzo, evidentemente si sentivano comunque in colpa per quell’episodio.

Tutto sommato si avvicinarono per salutarci.

“Renesmee?”. Chiese Makenna vedendo mia figlia al mio fianco.

Io feci un cenno con la testa, annuendo.

“Ma quanto sei cresciuta?”. Chiese sbalordita. “E sei anche bellissima”, aggiunse sorridendo.

Lei sorrise come sempre e ringraziò per il complimento, prima che Garret arrivò a salutarli.

Con grande stupore, vedemmo arrivare anche il clan delle amazzoni, Kachiri, Senna e, per la gioia di Renesmee, Zafrina.

Non sapevo che avessero stretto tanto in quel periodo, ma dovevo immaginarlo, la causa per la quale avevamo lottato ci aveva uniti tutti.

Quando mia figlia vide Zafrina non poté fare a meno di sorridergli e corrergli incontro, lei ricambiò il sorriso e la abbracciò.

“Nessie! Ma quanto sei cresciuta? Lo sai che sei bellissima?”.

“Ciao Zafrina, sono contenta di rivederti”, disse con tono alto e felice.

Ci salutammo tutti, mi chiesero anche di Jacob, volevano sapere se continuava a vivere con noi e quando dissi che si era trasferito nella nostra nuova casa, restarono tutti stupiti.

“Un giorno mi spiegherete come fate a sopportare quel tanfo per tutto il giorno”. Aveva chiesto Zafrina con aria quasi disgustata.

“Jake non puzza”, aveva mugugnato di tutta risposta Renesmee. Ci mettemmo tutti a ridere di quel suo intervento, era estremamente dolce.

Il resto degli invitati arrivò poco alla volta, riempiendo la casa e il giardino. Oltre al clan delle amazzoni e ai due nomadi, Charles e Makenna non conoscevamo nessuno.

Alcuni degli amici di Garret si stupirono per il cambiamento del colore dei suoi occhi da rosso, ad oro, e quando spiegò loro della variazione che aveva apportato alla sua dieta, quasi non gli credettero.

Notarono anche in noi la differenza, e si diressero verso il giardino parlando della possibilità di riuscire a vivere con il solo sangue animale.

Stava per iniziare la cerimonia, avevamo preso tutti posto nel giardino, Alice l’avevo riempito di sedie bianche sistemate cinque per fila, aveva attaccato grossi fiocchi rosa ad ognuna di esse, sembrava che anche in questo caso, si fosse fatta prendere un po’ la mano.

Garret attendeva paziente sotto il gazebo, anche lui in elegante smoking bianco, a spezzare quell’insieme di colore c’erano una cravatta e un fazzolettino posto nel taschino dell’abito, blu.

Partì la marcia nuziale cui seguii l’ingresso di Kate, steso sull’erba del giardino, vi era un lungo tappeto rosso che arrivava fino all’altare.

Tra le mani stringeva un mazzo di bellissime rose rosse, sembravano fatte di seta tanto erano perfette.

La cerimonia fu classica, nel giardino regnò il silenzio assoluto fino a quando il prete non li dichiarò marito e moglie, solo allora scoppiarono gli applausi. Si avvicinarono tutti agli sposi per fare le loro congratulazioni, noi aspettammo che finissero prima di avvicinarci, eravamo gli ultimi.

“Congratulazioni ragazzi”, dissi sorridendo e abbracciando prima Kate poi Garret.

“Grazie Bella”, disse Kate sinceramente commossa.

Ci avviammo alla festa, Alice aveva allestito in casa una pista da ballo, sul tavolo erano impilati tutti i regali di nozze e a ritmo di valzer gli sposi aprirono le danze.

Subito furono tutti in pista.

“Signora Cullen?”. Sentii la voce melodiosa di Edward chiamarmi, mi girai verso di lui, era chinato su di me, mi porgeva la sua mano. “Mi concede questo ballo?”. Aggiunse sorridendo.

Ricambiai il sorriso e presi la sua mano, era la prima volta che provavo a ballare da quando ero diventata una vampira, e mi stupii della facilità con la quale volteggiai sulla pista.

“Noto dei notevoli miglioramenti”, osservò Edward fingendosi sorpreso.

“Immaginavo che sarebbe stato più facile, ma non credevo così…”, lasciai la frase a metà, perché le labbra di mio marito s’infransero contro le mie, per un bacio lento, passionale carico d’amore e desiderio.

“Non vedo l’ora di tornare a casa amore, mi manca quel tipo di contatto con te, è quasi un dolore fisico resisterti, questa sera poi…sei, come dire…particolarmente sexy”, disse con voce suadente.

Se non fossimo stati in mezzo ad una sala piena di persone, probabilmente, gli sarei saltata addosso seduta stante. Sorrisi.

“Anch’io non vedo l’ora”. Fu tutto quello che riuscii a dire, prima di ricercare le sue labbra.

Ci staccammo quasi subito, prima che l’istinto prevalesse sulla ragione.

In quel momento vedemmo che Alice stava danzando con Jasper, così come Carlisle con Esme ed Emmet con Rosalie, poco distante da noi Renesmee danzava in cerchio con Zafrina, si muovevano a ritmo di valzer, canzone che in questo momento riecheggiava per la sala, sorridemmo di quell’immagine.

“Sta proprio crescendo, ed è stupenda”, disse Edward dolcemente.

“Sì, nostra figlia, la nostra piccola Renesmee”, risposi sospirando.

Stava crescendo, troppo velocemente, sapevo che non sarebbe morta, ma il fatto che la crescita in lei fosse così accelerata mi faceva soffrire.

Verso sera i primi invitati cominciarono ad andarsene, salutando e congratulandosi per la bellissima festa, Kate e Garret sarebbero partiti di lì a poco per il viaggio di nozze, per questo anche noi, decidemmo di andarcene.

“Grazie Alice è stato tutto perfetto, sei un mito”, la ringraziò Kate salutandola.

“Figurati, sai che adoro fare queste cose, nessun disturbo”, rispose lei sorridente, si abbracciarono, baciarono e augurandole buon viaggio, si avviò con Jasper verso l’uscita.

“Fatti sentire ogni tanto”, incalzò Edward rivolto a Kate. “Buon viaggio, divertitevi”, aggiunse abbracciando Kate e dando a Garret una pacca sulla spalla.

“Grazie Edward”, disse Garret, Kate sorrise e annuì con la testa. Salutai anch’io e mi diressi con Edward e Renesmee verso il resto della famiglia che attendeva fuori per i saluti.

“Allora, ci vediamo per Natale?”, chiese Esme entusiasta.

“Veramente ho promesso a Charlie che saremo stati da lui, ma non credo ci fermeremo molto”, risposi un po’ imbarazzata, sapevo quanto ci tenesse Esme e non volevo deluderla.

“Non preoccuparti Bella”, mi rispose sorridendo.

“Mi raccomando Nessie, fai la brava”, si raccomandò Rose sorridendole.

“Certo zia, non preoccuparti”, rispose ricambiando il sorriso.

Ci salutammo e a malincuore ci separammo, per fare ritorno alle rispettive case. Mentre ci avviavamo verso la Volvo, incrociammo il clan delle amazzoni, Zafrina ci stava aspettando per salutare Renesmee.

“Allora ci vediamo Nessie, mi raccomando dì a mamma e papà di portarti da noi, sono sicura che le nostre foreste ti piacerebbero un sacco”, disse sorridendo, e schioccando un bacio sulla guancia di mia figlia.

“A presto Zafrina”, disse Renesmee sorridendo.

Salutarono anche noi e in silenzio, ci avviammo verso la macchina, salimmo e partimmo per far ritorno verso Hannover, dove ad aspettarci c’era la nostra casa e il mio migliore amico nonché futuro genero, Jacob.

 

 

 

 

 

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


CAPITOLO 7

Ok, eccoci al fatidico capitolo, da qui “inizia” la vera storia… Premetto, molte di voi mi odieranno! J Vi farete tante domande, ma calma, arriveranno le risposteJE’ l’ultimo capitolo pov Bella, dal prossimo fino al dodicesimo saranno pov Edward.Ho bisogno di tutte le vostre impressioni, quindi vi prego… fatemi sapere, e non odiatemi troppo… io vi adorooo :D :D :D :D. Detto questo non mi resta che augurarvi buona lettura. kiss

 

 

CAPITOLO 7

 

 

 

Era stato un sollievo tornare a casa, non perché da Kate ci fossimo trovati male, anzi, ma il contattato fisico con Edward era stato del tutto nullo, ovviamente non potevamo lasciare liberò sfogo ai nostri istinti finché eravamo in Alaska.

Jacob fu contentissimo quando ci vide arrivare.

Nessie!”, gridò quando la vide varcare la soglia di casa, in tre falcate fu da lei, la sollevò e la strinse a sé.

“Mi sei mancata tanto piccola, com’è andata? Ti sei divertita? Ma quanto sei cresciuta?”. La allontanò un attimo dal suo petto per guardarla meglio, prima di riportarla a sé e ricominciare a sommergerla di domande. “Lo sai che sei ancora più bella?”.

Renesmee alzò gli occhi al cielo, gesto che aveva appreso da suo padre e paziente cominciò a narrargli tutta la sua settimana. Jacob pendeva letteralmente dalle sue labbra, non si perdeva una parola.

Alla fine mia figlia si addormentò tra le sue braccia. Anche lui si addormentò sul divano, li fissai per un istante, quell’immagine mi faceva una gran tenerezza.

Presi Renesmee tra le braccia e svegliai il mio migliore amico per farlo andare a dormire nel suo letto.

Si trascinò fino alla porta, camminava con gli occhi chiusi. All’improvviso, sentii un tonfo, Jake era sprofondato nel letto.

Misi mia figlia nella sua stanza, dandole un bacio sulla frante prima di sdraiarla, chiudendomi poi la parta alle spalle. Il mio pensiero era uno solo… Edward.

“Finalmente”, sospirai osservando il suo petto nudo.

“Siamo a casa amore”, concluse lui la mia frase, sorridendo.

Passammo tutta la notte ad amarci, avrei voluto stare così per una settimana intera, anche di più, ma il sorgere del sole mi ricordò che ad aspettarmi, c’era un’altra giornata di College. Avevamo perso un po’ di lezioni nei giorni in cui eravamo stati via e c’era da recuperare. Non che avremmo avuto grosse difficoltà, ma non era il caso di perdere altre lezioni.

Dopo aver salutato nostra figlia, salimmo in macchina, Alice mi ricordò di una commissione che dovevo assolutamente fare, non potevo più rimandare.

“Bella, manca poco più di un mese a Natale e non hai ancora pensato a cosa regalare a Charlie, andrà a finire come l’anno scorso che io o Edward dovremmo rimediare la notte prima della festa!”. Mi ammonì.

Aveva ragione, ma l’anno prima c’era stato un motivo più che valido per giustificare la mia distrazione, lo scontro con i Volturi era vicino e non avevo avuto tempo di pensare ad altro.

“Hai ragione Alice, devo cominciare a guardarmi intorno, non ho proprio idee… Aiutino?”. Chiesi speranzosa.

Sapevo che lei, se solo avesse voluto, avrebbe potuto dirmi che cosa avrei preso a mio padre, risparmiandomi così un bel po’ di tempo e fatica.

“No Bella, non sfrutterai il mio potere per sottrarti a del sano shopping, andremo assieme, oggi pomeriggio uscite da scuola”.

Sbuffai, ma era il meglio che potessi ottenere, andando con lei, mi avrebbe sicuramente dato qualche indizio per il regalo giusto.

“Ok Alice, tanto non credo d’aver scelta”, risposi incrociando le braccia al petto. Edward sorrise e mi prese la mano.

Ci fissammo per un attimo, oltre alla tortura dello shopping avrei dovuto sopportare il dolore fisico della lontananza da lui.

Parcheggiammo come sempre davanti a scuola e scendemmo dall’auto.

Camminammo fino all’ingresso, dove ci fermammo. Sospirai e mi girai per salutare Edward, il quale con mia sorpresa, mi diede più che un bacetto “d’addio”.

Quando ci staccammo mi sorrise.

“Sarà dura come ogni giorno starti lontano, anche se per poche ore”.

“Anche per me è dura, quando non mi sei accanto, sento come se un pezzo di me mancasse”, risposi bofonchiando, era davvero una seccatura separarmi da lui.

Entrammo nella scuola e come sempre i corridoi brulicavano di studenti. Senza guardare nessuno mi avviai all’aula, quando entrai, fui colta di sorpresa, Carol sedeva al mio solito posto, giocherellava nervosamente con una matita. Sapevo che voleva parlare con me, così decisi d’avvicinarmi io, per evitare che fosse lei a cogliermi di sorpresa con il suo irresistibile profumo, presi una bella boccata d’aria pulita prima di avvicinarmi al mio banco e mi sedetti.

“Ciao”, salutai sorridendo. La spiazzai.

“Oh ciao Bella”. Rispose lei un po’ confusa.

“Stai… bene?”, mi chiese un po’ titubante.

“Sì grazie, tu?”. Ecco avevo finito la mia scorta d’aria, decisi di provare a riempirmi nuovamente i polmoni, fu più doloroso che mai, mi bruciò in gola e il veleno arrivò a fiotti in bocca, ma resistetti.

“Molto bene grazie”. Rispose entusiasta. Si era completamente rilassata, era a suo agio.

“Sei stata via per un po’”, mi fece notare, le sorrisi nuovamente e mi accorsi che il suo sguardo si posò sui miei denti affilati come lame, un brivido, le percorse la schiena, dovevo averli scoperti troppo.

“Sì, una mia cugina si è sposata, mi sono persa molto?”. Chiesi distraendola dalla mia bocca.

“Oh, congratulazioni! No non ti sei persa tanto, se vuoi ti presto i miei appunti”, rispose cortese.

“Mi faresti un grosso favore, grazie”. Se lei mi avesse dato il suo notes, avrei risparmiato un bel po’ di lavoro. Stava per dirmi altro ma il professore irruppe nell’aula per iniziare la sua lezione.

Come sempre la giornata volò, quando uscii nel parcheggio, trovai Edward ad aspettarmi con un

gran sorriso sulle labbra, Jasper ed Alice non erano ancora usciti, accelerai il passo per dirigermi verso di lui, lo abbracciai e inalai il suo profumo, mi riempì i polmoni di quella meravigliosa fragranza.

Quando mi staccai, mi accorsi che Carol ci stava passando accanto.

“Ciao”, mi disse accompagnando il saluto con un gesto della mano, ricambiai con un cenno.

Edward mi guardò sorpreso.

“Avete fatto amicizia?”. Chiese sorridendo.

“Sì, non è male, e ho preferito farmi avanti io prima che lei mi cogliesse di nuovo di sorpresa”.

“Sono contento che tu sia riuscita a superare quest’ostacolo, non che ne dubitassi, ma credevo ci avresti messo più tempo. Come sempre mi stupisci amore”, sorrise e mi strinse nuovamente a sé, prolungammo il bacio fino a che Alice non ci interruppe per portarmi via dalla mia dolce metà.

 Andiamo Bella, avete un’eternità per stare assieme”, mi disse mentre mi trascinava via, mi girai a guardarlo.

“A dopo”, sussurrai.

“Ti amo”, rispose in tono così basso, che nessun umano avrebbe mai potuto udire.

“Anch’io”.

Salite in macchina ero intenzionata a tenere il broncio, ma come sempre Alice mi travolse con il suo entusiasmo.

“Dai ti prometto che non durerà molto, anzi se levi il broncio può anche darsi che ti dica subito cos’è”, disse strizzandomi l’occhio.

“Davvero?”, chiesi entusiasta.

“Certo appena vedrai il regalo giusto, te lo dirò”, rispose mettendosi a ridere.

“Fantastico!”, risposi incrociando le braccia al petto.

Dopo meno di un’ora arrivammo a destinazione, Alice si fermò di fronte ad un negozio d’abbigliamento sportivo, la fissai perplessa, Charlie non era certo il tipo che faceva sport.

Lei alzò gli occhi al cielo.

“Dai Bella, devo proprio dirti tutto? Entriamo e vediamo se almeno ci prendi al primo colpo”. Scoppiò di nuovo a ridere con la sua risata argentina.

“Alice, mi stai prendendo in giro?”. Chiesi piccata.

“No no sorellina, non oserei mai, solo che anche da vampira, su certe cose sei, come dire…lenta”.

“Grazie tante Alice”, dissi prima di aprire la porta del negozio, forse con troppa foga, e cominciare a guardami attorno.

C’erano un sacco di vestiti per la danza, tute per andare a correre, mute da sub, completi per il tennis e per il basket. E finalmente, vidi quello per il quale Alice mi aveva trascina fino a lì, un completo professionale per la pesca, maglia, giacca, pantaloni e scarponi, c’era perfino un cappellino.

Mi voltai a guardarla, lei mi sorrise incoraggiante.

Bene! Era stato più semplice di quanto pensassi, presi il tutto e mi diressi alla cassa, riuscii anche ad ottenere uno sconto, a quanto pareva il mio sorriso, e non solo, aveva fatto colpo sul commesso. Ero sicura che ad Edward non sarebbe andato a genio, sorrisi di quel pensiero ed uscii dal negozio.

“Hai giocato sporco Bella”, disse Alice fingendo di rimproverarmi. “Non credo che mio fratello sarebbe entusiasta al pensiero che fai gli occhi dolci al commesso del negozio di articoli sportivi”, aggiunse mettendosi a ridere.

“Ma dai, non ho fatto gli occhi dolci a nessuno, mi viene naturale”, Risposi stando al gioco e ridendo a mia volta.

Ci avviammo verso casa, per tutto il viaggio, le mie orecchie avevano subito della devastante musica rock.

Finalmente parcheggiò l’auto, potevo sentire il profumo di Edward e il battere del cuore di mia figlia, mi affrettai a prendere le buste e saettai verso la porta di casa con Alice alle calcagna, ma mi arrestai prima di raggiungere il divano.

Alice si era fermata sulla soglia della porta, dalla sua gola era uscito un grido pieno di orrore e disperazione che m’inchiodò. Edward quasi contemporaneamente spalancò la bocca e si portò le mani al volto, Jacob, Renesmee io e Jasper ci congelammo, sui loro volti il terrore allo stato puro.

“Che cos’è successo?”. Chiesi con un filo di voce.

“NO NO NO NO NO NO!”. Urlò Alice piena di rabbia, se avesse potuto sarebbe scoppiata a piangere.

“Che cosa c’è?!”. Gridai con tutto il fiato che avevo in gola.

Alice mi guardò, lo sguardo ancora perso nel vuoto, come quando era immersa nelle sue visioni. All’improvviso, ritornò alla realtà.

“Oh Bella”, disse singhiozzando. La sua voce era rotta dal dolore, mi venne incontro abbracciandomi.

“CHE COSA E’ SUCCESSO?”. Stavo per perdere le staffe, lo sentivo.

“Charlie….”. Disse con un filo di voce appena udibile.

“Charlie?”. Chiesi, non capivo che cos’era successo? Che cosa aveva visto?

“Mi dispiace Bella, lui è… è… morto”. Quelle parole mi colpirono in viso come pugnali di ghiaccio, le buste mi scivolarono di mano.

Charlie? Morto? No, non era possibile avevo capito male.

“Charlie… Cosa? Come? Alice?”. Dissi balbettando, sentivo che l’universo mi stava risucchiando, il cuore immobile nel mio petto, freddo come il ghiaccio duro come il marmo, si frantumò sparando le sue schegge contro il mio torace, mozzandomi il fiato perforandomi un’anima che forse, non avevo più.

Edward mi strinse al suo petto Alice si accasciò a terra, sentii Renesmee scoppiare in lacrime, Jacob la strinse a sé, nei suoi occhi il vuoto, nel quale era disperso anche il suo dolore.

Jasper inginocchiato accanto ad Alice, nessuno parlava.

Da quel silenzio mi lasciai cullare, Charlie non c’era più, era morto, non avrei mai più rivisto i suoi occhi illuminarsi alla vista di mia figlia, non l’avrei più sentito ridere, parlare.

Era sparito, non c’era più, in tutto l’universo, lui non esisteva più, ed io, io non avrei mai più potuto rivederlo, intrappolata nella mia immortalità, avrei vissuto ancora e ancora, avrei resistito alla fine del mondo, ma lui no, non c’era più non avrebbe più fatto parte della mia vita.

 “NOOOOOO!”, l’urlo che uscii dalle mie labbra fu disumano, l’ultimo grido di dolore, terrore. Mi lasciai cadere sulle ginocchia, sentivo la voce di Edward che mi chiamava, mentre l’oscurità mi tirava a sé.

“Bella! Bella amore!”. Continuava a pronunciare il mio nome in preda all’ansia, all’angoscia.

Chiusi gli occhi e il volto di mio padre mi passò davanti più e più volte, il mio arrivo a Forks la soddisfazione nei suoi occhi il giorno del mio diploma, il dolore della separazione quando mi ero sposata e trasferita, la felicità nel sapere che a Natale sarei stata con lui, la sua voce, che quasi supplichevole mi chiedeva di tornare per le feste.

Tutto quello non esisteva più e non sarebbe mai più esistito, lasciai che il nero del mio dolore mi portasse a picco con sé.

 

 

 

 

 

 

 

Vi ringrazio come sempre per i commenti J. Grazie soprattutto a chi, dopo questo capitolo, continuerà a seguirmi! J Aspetto con ansia, e terrore :D, i vostri commenti! Un Bacio a prestissimo :D (se mi vorrete ancora XDXDXD)

 

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


2 PARTE

Eccomi! E dopo la morte di Charlie cosa succederà? Com’è morto? Beh mi spiace deludervi ma non è qui che avrete le risposte :D. Questo è il primo capitolo pov Edward siate buone con me!! J e naturalmente fatemi sapere la vostra opinione!… per me contano moltissimo J kiss.

 

 

SECONDO LIBRO

Edward

 

 

 

 CAPITOLO 8

 

 

Eravamo seduti sul sedile posteriore della mia Volvo, assieme a Jacob e Nessie, Jasper guidava con Alice al suo fianco.

Tenevo Bella stretta tra le mie braccia, il giorno prima aveva ricevuto la notizia della morte di Charlie, sembrava fosse caduta in stato catatonico, lo sguardo perso nel vuoto, il corpo abbandonato contro il mio, non lasciava nemmeno più che i suoi polmoni si riempissero d’aria, non che ne avesse realmente bisogno, ma mai, come ora, avevo visto Bella lasciarsi andare in questo modo. Per la prima volta da quando era diventata vampira, sembrava aver abbandonato la sua natura umana.

La vedevo persa nel suo dolore che automaticamente si rifletteva su di me, non potevo sopportare di vedere l’amore della mia vita ridotto in quello stato, avevo chiesto ad Alice di “guardare” a un futuro prossimo, ma non vedeva segni di ripresa. L’immagine era sempre la stessa: Bella accasciata sul divano o semplicemente in piedi di fronte alla finestra, a guardare fuori.

Non poterle leggere nel pensiero mi frustrava ancora più del solito, non potevo sapere quando aveva bisogno di qualcosa, o semplicemente, non potevo percepire nessun tipo di ripresa.

Era devastante.

Eravamo in viaggio verso Forks, per i funerali di Charlie.

Sarebbe stata una giornata infernale, non solo Bella avrebbe dovuto subire un ennesimo dolore, un’ennesima pugnalata in una ferita già profonda, ma avrebbe visto Reneè per la prima volta da dopo il matrimonio.

Non sapeva nulla di Renesmee né della natura di Bella, ed ero certo che a differenza di Charlie, avrebbe voluto sapere, non le sarebbe sfuggita l’impressionante somiglianza che c’era tra Bella e nostra figlia, avrebbe fatto domande, tante, troppe.

 Una parte di me sperava che si sarebbe concentrata a tal punto sul suo dolore, da non notare altro, ma no, conoscevo bene la mente di Reneè.

“Edward sei sicuro che sia una buona idea?”. Chiese Alice, distraendomi dai miei pensieri.

“Sì Alice, non abbiamo scelta. L’assenza di Bella non passerebbe inosservata”.

“Ma Edward, guardala”, ed indicò con un cenno della testa il corpo di mia moglie poggiato al mio.

“Credi che nessuno si accorgerà della differenza? Per di più ci sarà Reneè, la quale non sa nemmeno dell’esistenza di Renesmee”, disse quasi in tono supplichevole.

Voleva risparmiare un altro dolore a Bella, anch’io lo volevo, ma la nostra assenza avrebbe dato troppo nell’occhio.

“Cercheremo di fare le cose rapidamente, dopo il funerale andremo a casa di Carlisle”.

Alla parola “funerale” Bella si strinse le braccia al petto e dal fondo della sua gola uscì un lamento. Quel suono mi strappò in due il petto, era troppo, troppo doloroso sentirla così, non lo sopportavo.

“Sai, aveva la stessa reazione, quando veniva pronunciato il tuo nome… Dopo che l’avevi lasciata”, disse Jacob continuando a guardare fuori.

Doveva proprio ricordarmelo? Non soffrivo già abbastanza a quella visione? Non mi sprecai nemmeno di rispondere, spostai il mio sguardo su Bella e la strinsi ancora di più a me.

“Shhh amore, ci sono io, passerà tutto, te lo prometto”, le baciai i capelli, probabilmente non avrei dovuto fargli una promessa simile. Ma di una cosa ero sicuro: non avrei mai permesso che il mio sole tramontasse, non avrei mai  permesso nemmeno ad una nuvola di porsi davanti ad esso, non sapevo ancora come, ma l’avrei tirata fuori da quell’oblio.

Arrivammo al campo santo e scendemmo dall’auto, strinsi Bella al mio fianco e in silenzio ci avviammo tutti verso il punto di raccolta. C’erano già diverse persone, riconobbi Billy, il padre di Jacob, alcuni degli anziani della riserva, il vecchio branco di Jacob e anche l’attuale, formato solamente da Seth e Leah i quali, ci vennero incontro sorreggendo la madre. Sul volto aveva dipinta l’espressione di dolore che tutti, in quel campo provavano, fecero le condoglianze a Bella, ma non prestai molta attenzione a loro, il mio sguardo era puntato su Reneè.

Era molto pallida, aveva gli occhi pesti e i capelli arruffati, si girò verso di noi e per poco non le venne un colpo.

Nessie camminava vicina a Bella, si teneva aggrappata al vestito di sua mamma, sapeva che non avrebbe dovuto usare i suoi poteri con la nonna, e che non avrebbe dovuto parlare.

Lo sguardo di Reneè si posò prima su Bella, poi su di me e infine su Renesmee, fece questo gesto tre volte e nella sua mente, vorticarono un sacco d’immagini, di domande, ma come speravo, all’ultimo decise di mettere da parte ogni tipo di dubbio e di correre incontro a sua figlia.

“Oh tesoro”, disse singhiozzando e abbracciandola. Si ritrasse subito al contatto con la sua pelle ghiacciata.

“Oh ma sei congelata, non hai una giacca? Hai freddo?”. Chiese in apprensione.

Bella naturalmente non rispose, si limitò ad abbassare lo sguardo e a chiudere gli occhi, avrei dato tutto quello che avevo per sapere cosa, in quel momento, le passasse per la testa.

Non vedendo risposta dall’adorata figlia, Reneè si rivolse a me.

“Che cosa le è successo?”.

“Da quando ha ricevuto la notizia… è come se fosse entrata in stato catatonico, non parla”, risposi. Dover esporre ad alta voce quella situazione, era ancora più doloroso che viverla nel silenzio.

Le si riempirono gli occhi di lacrime.

“Oh Bella”. Pianse sulla spalla della figlia.

Come immaginavo non le sfuggì la vista di Renesmee, anche lei aveva gli occhi gonfi di lacrime, voleva molto bene al nonno.

“E tu piccola? Chi sei?”. Chiese Reneè asciugandosi gli occhi con un fazzoletto, risposi io.

“Lei è Renesmee, io e Bella l’abbiamo adottata, era la figlia di mio fratello, purtroppo sono mancati in un incidente d’auto ed è stata affidata a noi”.

“Assomiglia incredibilmente a Bella”, notò subito Reneè.

Direi che è la loro figlia biologica tanta è la somiglianza. E Bella, la mia dolce Bella, è diversa, che cosa sarà successo? Oh piccola mia… Meglio non fare domande oggi, ci sarà tempo per…

 “Reneè, la funzione inizierà tra poco”. Dissi interrompendo i suoi pensieri, si stava pericolosamente avvicinando ad una conclusione.

“Certo”. E si avviò al centro del campo, facendosi strada attraverso la folla.

Tutti al nostro passaggio si girarono per porgere le loro condoglianze a Bella e a sua madre.

“Edward, io vado vicino a mio padre”, disse Jacob fermandomi da una spalla. “Sarà distrutto”, aggiunse scuotendo la testa.

“Certo, a dopo”. Risposi, prendendo mia figlia per mano.

“Non piangere Nessie”, le dissi accarezzandole una guancia.

Lei scosse la testa annuendo.

La funzione non durò molto, fu Billy a dire le ultime parole di elogio per Charlie, era straziante vedere e sentire il dolore che quella perdita aveva provocato. Ma ancora di più, l’era vedere Bella rannicchiata contro il mio petto, sentire uscire gemiti di dolore dalla sua gola, teneva gli occhi chiusi, cercava di contenere il suo dolore.

Fissavo la bara che, zappata dopo zappata, veniva ricoperta di terra, era l’ultimo saluto, il distacco finale, quando d’un tratto…

Mi mancherai Charlie, perdonami, ti voglio bene.

Sentii i pensieri di Bella, la voltai subito verso di me. Non capivo, perché si era separata dal suo scudo? Ma il suo sguardo era sempre perso nel vuoto, eppure l’avevo sentita ne ero sicuro, avevo sentito la fitta di dolore che pulsava contro il suo petto, avevo sentito tutto il rimorso, i sensi di colpa che provava per la sua immortalità.

Digrignai i denti, trattenni a stento il ringhio che stava risalendo lungo la mia gola, se solo l’avessi…

“Edward”. Alice interruppe i miei pensieri, e mai come in quel momento gliene fui grato.

“E’ finita, andiamo”, aggiunse in tono basso. Sentivo il dolore che provava mia sorella, anche lei era molto attaccata a Charlie, gli voleva bene.

Annuii con la testa e ci dirigemmo verso la Volvo ma Reneè ci fermò.

“Ragazzi? Già andate?”. Chiese, la voce rotta dal pianto che a stento riusciva a trattenere.

“Sì, Reneè, voglio portare Bella a casa di Carlisle, come vedi, non sono venuti, ma ti mandano le loro più sentite condoglianze. Si scusano per la loro assenza, ma non volevano essere di troppo, in un momento di dolore tanto intimo”, dissi per giustificare il resto della mia famiglia.

Volevo portare la mia dolce Bella da mio padre, speravo che lui in qualche modo, sarebbe riuscito a farla rinsavire.

“Porta i miei ringraziamenti alla tua famiglia Edward”, poi posò lo sguardo su Bella. “Amore, appena te la senti chiamami…Per favore, non farmi stare in pensiero”. Dovrai spiegarmi un po’ di cose. Aggiunse mentalmente.

Abbracciò Bella, la quale non rispose in alcun modo.

“Ciao piccolina, io sarei, ecco… la nonna, credo”, si rivolse a Renesmee, accennando un sorriso al quale lei rispose.

“Fammi sapere come sta Bella Edward”, disse congelandomi con lo sguardo. Anche lei come Charlie, pensava che la causa di tutto quel cambiamento fossi io, e come darle torto? Questo mi afflisse ancora di più.

Ci avviammo verso casa di Carlisle, Jacob rimase con suo padre, eravamo d’accordo che ci saremmo rivisti l’indomani per il ritorno a casa.

“Ragazzi”, disse mio padre sentendoci entrare.

“Bella!”. Esme corse subito ad abbracciarla, era in pensiero per lei.

“Che cosa le è successo?”. Chiese Rosalie prendendo in braccio Nessie.

“Non parla più, dopo che ha ricevuto la notizia e come se fosse… caduta in stato di shock”. Risposi per spiegare, almeno a grandi linee, la situazione.

“Mmm, venite di sopra, fammi dare un’occhiata”. Seguimmo Carlisle nel suo studio, dove la visitò.

“Apparentemente sta bene, fisicamente non ha nulla, dalle tempo Edward, deve digerire il triste evento”, abbassai la testa, era come se sentissi un enorme peso gravare sopra di noi. Avrei voluto sollevare quel macigno e gettarlo via, avrei voluto proteggere la mia amata anche da questo, ma non era possibile.

Mi sentivo incredibilmente impotente, inutile. Possibile che non potevo fare nulla per aiutare la persona che più di tutte amavo al mondo?

“Non essere severo con te stesso Edward, non potevamo sapere, non potevamo farci niente ha agito...”.

“No!”. Dissi per bloccare la sua frase.

Bella non doveva sapere, per nessuna ragione al mondo, sarebbe venuta a conoscenza di quella storia...

“Certo, capisco”. Rispose Carlisle intuendo i miei pensieri.

“Edward vorrei parlarti di una cosa”, aggiunse serio.

“Dimmi”.

“Pensavamo, che forse è ora che ce ne andiamo da qui, pensavamo di tornare a vivere tutti assieme, che ne dici?”.

Non poteva comunicarmi notizia più bella, mi sollevava l’idea di avere Carlisle vicino, in un momento come questo.

“Certo, Carlisle, mi sembra un’ottima idea”.

 

“Pensavamo di venire via domani con voi. Per la questione casa, beh quando siamo venuti a settembre, abbiamo visto uno spiazzale non lontano da casa vostra, mi sembrava un ottimo posto dove costruire”.

Anche Bella aveva notato quel posto la prima notte che c’eravamo trasferiti, e mi sembrava l’ideale per edificare.

“Sì, l’aveva notato anche Bella, mi sembra l’ideale”. Dissi, dando voce ai miei pensieri.

“Bene diciamolo agli altri”. Così dicendo, scendemmo di sotto.

Bella aveva assistito a tutta quella conversazione senza batter ciglio, era come se non ci fosse, l’agonia che provavo era tanta che se fossi stato umano, mi avrebbe ucciso.

Furono tutti felici, per quanto lo si poteva essere in quella circostanza, di tornare a stare assieme, soprattutto Esme, tra tutti era quella che soffriva di più il distacco.

Passammo la notte in salotto, Bella non aveva più istinti, non aveva più vita, sembrava una statua, la tenni comunque stretta a me per tutta la notte, mentre discutevamo con gli altri l’ormai imminente trasloco.

 

 

 

 

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


CAPITOLO 9

CAPITOLO 9

 

 

Discutemmo tutta la notte, e alla fine decidemmo che a partire con noi sarebbero stati Emmett e Rosalie. Carlisle ed Esme sarebbero rimasti ancora qualche giorno a Forks, per organizzare lo spostamento dei loro effetti personali e per permettere a noi, di costruire la casa nello spiazzale.

Con le nostre conoscenze e capacità, non ci avremmo messo più di una settimana, non era la prima volta che costruivamo una casa.

Bella non aveva mostrato segni di ripresa, aveva passato la notte in assoluto silenzio, ferma, immobile come una statua.

Era una settimana che non andavamo a caccia, e mi chiedevo se almeno al bisogno fisico avrebbe risposto, ci provai.

“Bella, amore tra un paio d’ore partiamo, saremo molto presi con la costruzione della casa e il college…”, lasciai la frase in sospeso aspettando almeno un minimo cenno, lei girò la testa verso di me, non disse nulla, ma mi bastò per capire che mi stava ascoltando, così continuai:

“E’ una settimana che non andiamo a caccia… Ti va di andare adesso? Io e te?”. Mi fissò, la morte nei suoi occhi, che oramai si era impossessata di lei da un paio di giorni, non diede segno di rinascita.

Non mi rispose, e dopo qualche secondo riportò la testa in direzione del vuoto che regnava di fronte a lei.

“Carlisle, è grave, non vuole nemmeno nutrirsi”, dissi disperato rivolto a mio padre. Il dolore mi bruciava, mi consumava.

Vedevo Bella, il mio amore, mia moglie, inerme tra le mie braccia.

Carlisle la fissò per un secondo per poi guardare me.

“Non può digiunare per sempre Edward, è… dolorosa la fame. Prima o poi ritroverà la voglia, di cacciare almeno”. Cercò di dire queste parole in modo calmo, così da tranquillizzare anche me, ma non funzionò, nella sua mente leggevo la gravità della situazione.

“Non voglio che arrivi a provare del dolore fisico”. Dissi, questa volta in tono quasi supplichevole.

Guardai Bella che imperterrita fissava il vuoto senza spiccicare parola, presi il suo mento fra le mie mani e la voltai verso di me, staccandola appena dal mio corpo.

“Bella! Tu NON puoi farmi questo! Devi nutrirti! Parlami dimmi di cosa hai bisogno. Bella mi stai facendo impazzire, non ce la faccio a vederti così… è peggio di quando ero costretto ad osservarti, mentre giorno dopo giorno morivi, in attesa che nascesse nostra figlia!”. Dissi queste parole urlando, volevo una sua reazione la pretendevo!

“Bella! Ti amo! Questo per te non conta niente?!”. Chiesi furioso alzandomi dal divano.

Ero a dir poco disperato, perso nel dolore che stava poco alla volta risucchiando mia moglie, la mia unica ragione di vita.

Fece una cosa inaspettata, si alzò dal divano e venne verso di me. La osservammo tutti in silenzio, era il primo piccolo gesto che faceva in autonomia da quando aveva ricevuto la notizia, una piccola scintilla di speranza si accese nei miei occhi.

Si avvicinò alzando la mano destra, che posò sulla mia guancia, quel contatto mi riempì di gioia, mise la fronte sulla mia e chiuse gli occhi.

Perdonami.

Sobbalzai, di nuovo, come poche ore prima nel campo santo, avevo udito i suoi pensieri, che l’avesse fatto di proposito questa volta?

Dietro a quella semplice parola c’era molto altro, sentii la disperazione per la perdita del padre, ma anche il rimorso nel vedere che stava facendo soffrire me, questo mi fece sperare che non era proprio in stato catatonico, più che altro, non aveva più le forze di condurre la sua vita, non che questo fosse meno grave, ma mi fece sperare.

L’abbracciai.

“Ti prego Bella, andiamo a caccia”, chiesi implorante.

Lei scosse la testa e tornò a sedersi sul divano.

Quello fu l’unico gesto che fece durante il resto della giornata, e così fu per tutta la settimana.

 

Eravamo tornati a casa nostra, frequentavamo il college regolarmente, nel pomeriggio ci dedicavamo alla costruzione della casa.

Bella non era migliorata, anche a scuola la sua nuova amica Carol, aveva notato la differenza.

Ogni istinto, era andato perso, ogni emozione, non rispondeva più a nessun bisogno.

Nemmeno il contatto fisico con me, sembrava più interessarle, e questo mi faceva ancora più male.

In quei giorni mi ritrovai a ringraziare il cielo che Jacob fosse con noi, lui aveva reagito in tutt’altro modo, stava male per la perdita di Charlie, ma reagiva, lo faceva per Renesmee.

Passava intere giornate a disegnare con lei, la distraeva, la consolava quando all’improvviso, sentiva qualcosa che le ricordava il nonno e scoppiava a piangere.

Spesso si avvicinava a sua madre, le poggiava la manina sulla guancia, le faceva vedere quanto le mancasse, cercava di consolarla, erano gli unici momenti dove vedevo che negli occhi di Bella, si accendeva una qualche scintilla. Reagiva solo al tocco di nostra figlia.

Eravamo seduti sul divano, facevo zapping alla tv, ma non la stavo realmente seguendo, era giusto per fare qualcosa. Eravamo riusciti a far “mangiare” Bella, avevo cacciato per lei un cervo nella foresta, per fortuna l’aveva accettato di buon grado.

Almeno mi ero tranquillizzato un po’, si era nutrita, ma era solo una magra consolazione.

Sentii un rumore che mi distrasse dai miei pensieri, Bella, aveva sospirato e ora sorrideva.

Sorrideva?

Inarcai un sopracciglio, e la voltai verso di me.

“Amore? Stai sorridendo?”. Chiesi felice.

Quel piccolo gesto mi riempiva di gioia, anche il mio cuore, fatto di dura pietra, ne sorbiva l’effetto.

Naturalmente non rispose, e poco dopo tornò seria, o meglio, tornò a perdesi nel vuoto.

Sospirai. Quella situazione era davvero frustrante.

Strinsi i denti e mentalmente, giurai a me stesso che avrebbe pagato, aveva distrutto mia moglie, se solo…

“Edward”, mi chiamò all’improvviso Alice.

Non l’avevo nemmeno sentita entrare tanto ero assorto nei miei pensieri.

“Sì?”.

“Perché digrignavi i denti?”. Chiese curiosa sedendosi sulla moquette e incrociando le gambe.

“Pensavo”.

A Charlie?

Pensò, io feci un minimo cenno d’assenso. Edward deve sapere, non potrai tenerla per sempre all’oscuro di tutto. Non sappiamo cosa…

La gelai con lo sguardo, non volevo nemmeno sentirne parlare, era già troppo sopportare l’idea che esistesse.

Ok ok.

Pensò rassegnata, prima di alzarsi da terra.

“Gli altri hanno quasi finito, venite a vedere? Nessie ne è entusiasta”.

Guardai Bella, ma non disse nulla. La cinsi per la vita e ci dirigemmo allo spiazzale dove la casa era quasi terminata.

Ci fermammo a qualche metro da essa, stavano mettendo le ultime porte, mancavano quella dell’ingresso e di alcune stanze.

L’avevano riprodotta esattamente come quella che avevamo a Forks.

“Allora, che ne pensate?”. Chiese Emmett con il suo vocione.

“Bravi, è praticamente identica alla vecchia casa”. Risposi sorridendo.

 Emmett guardò Bella.

“No sorellina, non esprimere tutto questo entusiasmo, ancora distruggi il lavoro di giorni”, la sbeffeggiò Emmett.

Lo inchiodai con lo sguardo.

Calmo fratellino, era solo per sdrammatizzare.

Era calato il silenzio.

“Oh! Dobbiamo avvertire Esme e Carlisle che è tutto pronto. Manca solo la loro roba!”. Trillò Alice, rompendo l’imbarazzo che si era creato.

“Credo si siano accordati con qualche ditta, erano troppe le cose da spostare, non potevano far da soli”, continuò.

Prese il cellulare e compose il numero di nostro padre.

Carlisle?”.

“Sì? Avete finito con la casa?”. Chiese stupito.

“Si sì, pronta per essere abitata”, rispose lei tutta contenta.

Bene, al massimo per domani sera dovremmo esserci, complimenti ragazzi siete stati velocissimi”, si complimentò.

“Grazie Carlisle!”. E così dicendo, chiuse la telefonata.

 

La nottata passò come sempre, Bella in silenzio a fissare nostra figlia che dormiva, sorridendo di tanto in tanto.

Chissà a che cosa pensava…

I giorni sembravano non trascorrere mai, e la notte il tempo mi pareva fermarsi tanto era lunga.

Saremmo mai usciti da quest’oblio?

Qual era la soluzione migliore? Dire tutto a Bella? O tenerla all’oscuro?

Fissavo colei che era il mio ossigeno, il mio sole, il mio cielo, la mia vita, la vedevo spenta, soffocata dalle sue stesse emozioni, emozioni che comprimevano anche me.

Ero addolorato per Charlie, era una brava persona, ma ancor di più lo ero per Bella, la sua scomparsa aveva provocato in lei un vuoto che mai nessuno sarebbe stato in grado di colmare, e questo, questo più di qualunque altra cosa, mi faceva sentire insignificante.

Ma era niente in confronto a come si sentiva Alice.

Sapevamo che prima o poi sarebbe successo, che prima o poi Charlie sarebbe morto scomparendo per sempre dalle nostre vite, ma non ora, non in quel modo.

 

 

 

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


CAPITOLO 10

Allora, eccomi con il decimo capitolo, alcune di voi hanno espresso il desiderio di sapere com’è morto Charlie… ma nemmeno qui avrete le risposte! :D Per quelle dovrete aspettare ancora un po’ (anche se quel capitolo l’ho già scritto da un pezzo). Purtroppo devo anche dirvi che dopo questo capitolo passerà più del solito giorno primo che pubblichi l’undicesimo, perché sono arriva a scrivere appena il quattordicesimo (sono in procinto di iniziare il quindicesimo) e se continuo ad aggiornare così rischio di lasciarvi a bocca asciutta per settimane! :D quindi abbiate pazienza e come sempre fatemi sapere i vostri pensieri!
Vi ringrazio per le recensioni ed il sostegno! Buona lettura!

 

 

 

 

CAPITOLO 10

 

 

 

Finalmente eravamo di nuovo tutti assieme, sarebbe stato perfetto, se anche il mio sole avesse brillato.

Esme e Carlisle erano arrivati il giorno dopo la fine della costruzione della casa.

Si erano subito ambientati, mio padre era stato accettato all’ospedale di Hannover, mia madre continuava a disegnare e progettare case, appartamenti ed edifici, noi andavamo al college.

La mia Bella non si era ancora ripresa, passavano i giorni, le settimane, ogni tanto compiva qualche gesto che faceva presupporre un suo miglioramento, ma la scintilla della speranza non faceva nemmeno in tempo a nascere, che subito si affievoliva.

L’unico cambiamento, era che finalmente, aveva ripreso a cacciare da sola. Non ero più io a farlo per lei, ma lo faceva più per necessità che per vera voglia.

Lo dimostrava il fatto che stava anche dieci, quindici giorni senza nutrirsi, si portava allo stremo delle forze, quasi volesse punirsi.

Ma di che cosa? Non era lei la causa di tutto.

La campanella dell’ultima ora suonò, distraendomi, ancora una volta dai miei pensieri. Come sempre corsi davanti all’aula di Bella, ma non la trovai, intercettai Carol la sua nuova amica, le corsi in contro.

“Carol!”. La chiamai, dalla mia voce trapelava tutta l’ansia che stavo provando.

“Sì?”. Disse prima di voltarsi, quando mi vide, restò un attimo basita.

Mamma mia è quel figo da paura. NO NO Carol! E’ il marito di una tua amica!

“Oh, ciao Edward!”.

“Sai dov’è Bella?”.

“Mmm, è uscita dall’aula senza dare spiegazioni”.

Come? Era uscita dall’aula? E dov’era andata? Possibile che Alice non l’avesse vista?

L’ansia e la paura aumentarono vertiginosamente.

“E non sai dove fosse diretta?”. Chiesi in modo un po’ troppo brusco, ma non m’interessava, dovevo sapere dove si trovava il mio amore.

“No, mi spiace”.

Mi girai dandole le spalle, non mi degnai nemmeno di salutarla ero troppo spaventato. Presi ad annusare l’aria, avrei seguito il suo odore fino a trovarla.

Uscii nel parcheggio e con grande sollievo la trovai poggiata alla mia Volvo, accanto a lei, Alice la cingeva per le spalle.

Le corsi in contro, cercando di non esagerare con la velocità, ma era troppo fastidioso dovermi trattenere, volevo arrivare da lei subito, avevo bisogno di stingerla al mio petto.

“Bella!”. Ansimai circondandola in un abbraccio protettivo.

 “Bella amore, mi hai fatto prendere un colpo, che cosa è successo?”. Non mi rispose, ma si strinse a me.

Guardai Alice, se era lì, sicuramente sapeva.

Non so con esattezza cosa sia successo Edward, l’ho vista uscire dall’aula e incamminarsi verso il parcheggio, così l’ho seguita.

Quando le sono arrivata vicina era seduta per terra con le ginocchia tra le braccia, questo è tutto quello che so.

Sospirai, di certo non avrei mai saputo il perché di quel comportamento.

Aprii la macchina facendo accomodare Bella sul sedile anteriore, mi sedetti al suo fianco, e appena Jasper ci raggiunse, ci avviammo verso casa.

Guidavo come sempre senza badare troppo alla strada, ero assorto nei miei pensieri, tanto da sentire appena quelli dei mie fratelli.

Alice era preoccupata per Bella, non faceva che chiedersi quale fosse la cosa più giusta, metterla al corrente?

Ma aveva anche paura, paura che potesse odiarla, per non aver previsto.

Che cosa stupida, nemmeno lei avrebbe potuto nulla contro…

Edward!!!

Sentii urlare mentalmente il mio nome, alzai gli occhi, guardando nello specchietto retrovisore per incrociare quelli di Jasper.

Finalmente! Ma a che cosa pensavi? Ho dovuto chiamarti due volte!

Non risposi ma continuai a fissarlo.

Bella, sta provando dei sentimenti strani.

Pensò, guardandola con la coda dell’occhio.

Diversi dal solito, non è triste, o addolorata e come se fosse… Mmmm non so, rassegnata.

Alzai un sopracciglio, rassegnata? Era questo che voleva? Lasciarsi andare, non provare nemmeno a superare il momento?

La rabbia che sentii scaturire in me fu devastante, pigiai il piede sull’acceleratore, dalle mia labbra uscì un ringhio involontario, era come se non controllassi più le mie emozioni.

Calma Edward.

Dopo quelle parole, fui invaso da un’ondata di serenità assoluta, Jasper mi stava aiutando.

“Grazie”, dissi tornando a fissare la strada. Lui sorrise, Alice ci guardò incuriosita, Bella, non fece una piega.

Arrivammo a casa e Nessie corse incontro a sua madre, la quale posò una mano sulla sua testa prima di dirigersi in giardino usando l’uscita sul retro.

“Papà?”.

“Sì tesoro?”. Risposi a lei, ma con lo sguardo continuavo a seguire i movimenti di mia moglie.

“Mamma è più strana del solito”.

“Non so Nessie, come sempre non dice nulla”.

“Oh… Papà?”.

“Sì?”. Questa volta abbassai lo sguardo per guardarla.

“Ho fatto un disegno per la mamma, dici che posso darglielo?”. Chiese in tono quasi triste, ne soffriva molto, le mancava la mamma. La capivo.

Mi chinai su di lei posandole un bacio sulla fronte.

“Certo che puoi tesoro, sono sicuro che le piacerà molto”, le risposi sorridendole.

A quelle parole s’illumino e corse in camera sua per recuperare il disegno da mostrare a sua madre.

“Perché la illudi così?!”. Intervenne Jacob in tono aspro.

Sai benissimo che Bella non reagirà, sono mesi cha va avanti così.

“Non sono affari tuoi cane”, risposi trattenendo un ringhio.

“Nessie è anche affar mio sanguisuga”, disse sprezzante.

Decisi semplicemente di ignorarlo, Jacob era l’ultimo dei miei pensieri. Raggiunsi il mio amore in giardino, era seduta sull’erba a gambe incrociate, nostra figlia accanto a lei le mostrava il suo disegno.

Bella sorrideva, fissando il foglio di carta che rappresentava noi tre per mano, felici.

Mi manchi tanto mamma.

Pensò accarezzandole una guancia.

Una lacrima le rigò il volto.

Sentii Jacob alle mie spalle, questa volta aveva passato ogni limite!

Ora basta! Non farà soffrire Nessie ulteriormente.

Pensò dirigendosi a grandi passi verso di lei, mi girai lasciando uscire dal mio petto un ringhio di minaccia, mi acquattai in posizione di difesa davanti a Bella e a mia figlia, non le avrei permesso di togliere Nessie dalle braccia di sua madre.

“Attento a qual che fai cane! Ti ho risparmiato una volta, non sfidare la tua buona stella”. Ero in piena collera, se solo si fosse avvicinato ancora di mezzo passo…

“Che cosa farai sanguisuga, mi ucciderai di fronte a Nessie?”, mi sbeffeggiò.

“Nessie?”. Chiamai mia figlia

“Papà?”, rispose con voce tremante.

“Voltati per favore”, dissi ringhiando.

Jacob spalancò gli occhi, non credeva che ne sarei stato realmente capace, ma non gli conveniva continuare a istigarmi.

Voglio vedere fin dove arrivi parassita.

Mosse un altro passo verso la mia famiglia, fu un grosso errore, i miei muscoli già tesi, pronti all’attacco, scattarono nella sua direzione. L’impatto fu violento, non gli diedi nemmeno il tempo di trasformarsi.

Mi abbattei su di lui come una furia, rompendogli probabilmente una spalla e un paio di costole, decisamente troppo poco rispetto a quello che avrei voluto realmente fargli.

“Edward NO!”. Urlarono all’unisono Alice e Jasper.

Troppo tardi, avevo già agito e non me ne pentii minimamente.

Irruppero nel giardino, mia sorella si buttò addosso a me, spingendomi via, Jasper si mise in mezzo tra me e Jacob.

“Ma che cosa hai fatto?!”. Mi urlò contro Alice.

“L’avevo avvisato, non avrebbe dovuto avvicinarsi a Rensemee e Bella!”, ringhiai guardandolo.

“Me la pagherai”, gracchiò lui in preda alle fitte di dolore.

“Non mi sembri nelle condizioni di poter minacciare cane! Ti avevo avvertito, gira alla larga dalla mia famiglia!”.

“Papà?”.

Mi voltai a guardare mia figlia, nei suoi occhi leggevo il terrore per quello che aveva appena visto. Una fitta mi prese allo stomaco, rimorso? Non per aver colpito Jacob, ma per aver permesso che lei assistesse a quella scena.

Anche Bella era voltata verso di me, lessi stupore nella sua espressione, la prima dopo giorni.

“Mi dispiace Nessie, ho perso le staffe, non avrei dovuto”. Non davanti a te, aggiunsi mentalmente.

Ero sinceramente dispiaciuto nel vedere la mia bambina così, ma che cosa avrei potuto fare? Di certo non avrei permesso che la togliesse dalle braccia di sua madre.

Alice chiamò Carlisle, il quale fu di ritorno mezz’ora dopo.

“Edward, figlio mio, capisco la tensione, la difficoltà del momento. Ma questa volta hai esagerato”, non era arrabbiato ne mi stava rimproverando, voleva solo farmi ragionare.

Annuii. “Mi spiace Carlisle”.

“Si rimetterà presto, sai com’è veloce la loro guarigione, ma tu, figlio mio, stai più attento”.

Sospirai, aveva ragione, ora a mente lucida, capivo l’errore.

In casa nessuno reagì particolarmente male alla mia “esibizione” pomeridiana.

Emmett si mise a ridere dicendo a Jacob:

 “Ti rifarai amico, sono sicuro che se non ti avesse colto impreparato gli avresti tenuto testa”.

Tipico, di mio fratello.

Rosalie non si era minimamente interessata, anzi nei suoi pensieri lessi una nota di compiacimento.

Esme come Carlisle era preoccupata per la salute di Jacob, ma anche per la mia reazione, troppo impulsiva, non era da me.

Jasper completamente indifferente, cercava di diffondere armonia per la casa.

Alice, lei era l’unica un po’ imbronciata.

Non avresti dovuto Edward, non davanti a Nessei!

Continuava a ripetermi queste parole, ma non ce n’era bisogno, sapevo bene d’aver sbagliato.

Alla fine della serata mi chiusi in camera con Bella. Mia figlia era nella sua stanza, giocava con un paio di peluche che le avevamo regalato.

Bussai prima di entrare.

“Nessie, tesoro posso entrare?”.

“Sì papà”, era triste lo sentivo, e questo mi provocava un immenso dolore.

Mi sedetti di fronte a lei, che automaticamente posò i peluche.

“Mi dispiace Nessie davvero, non avrei dovuto attaccare Jacob. E’ una situazione pesante per tutti, lo so questo non mi giustifica, ma vorrei che tu mi perdonassi. Ti prometto che non accadrà mai più”.

Lei sospirò e alzò lo sguardo, gli occhi color cioccolato mi fissarono per qualche istante.

Sentivo che non era arrabbiata con me solo dispiaciuta.

“Potrò ancora stare con Jake papà?”.

Strinsi i pugni, per quanto l’idea non mi piacesse, era inevitabile, dovevo accettarlo, farmene una ragione.

“Sì, potrai ancora stare con… Lui”.

Mi sorrise.

“Non ti preoccupare papà, non sono arrabbiata con te, l’hai fatto per proteggere me e la mamma”. L’abbracciai. Mi stupiva vedere quanto fosse matura alla sua età, in questo mi ricordava parecchio Bella, ma dovevo saperlo, lei era speciale, proprio come sua madre.

Le diedi il bacio della buona notte mettendola nel suo lettino.

Chiusi piano la porta alle mie spalle e mi diressi verso Bella. Era sdraiata sul letto, fissava il soffitto, mi misi vicino a lei abbracciandola, consapevole che anche quella notte, sarebbe trascorsa così.

 

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


CAPITOLO 11

Ebbene! Per la vostra felicità (o almeno spero), non dovrete aspettare per leggere l’undicesimo capitolo! Dopo due notti passate in bianco, sono riuscita a portarmi fino al diciassettesimo! J Qui, troverete una spiegazione molto parziale di quel che è realmente accaduto a Charlie, ma non disperate, il momento della verità è vicino J. Aspetto con ansia i vostri pareri. Un grazie di cuore a tutti coloro che mi hanno seguita e commentata fino ad ora J.Buona lettura.

 

 

 

CAPITOLO 11

 

 

Era il quindici di dicembre, Natale era alle porte e l’umore della mia Bella sembrava peggiorare.

Non ne conoscevo il motivo esatto, ma potevo immaginarlo. Charlie aveva tanto insistito che lo passassimo da lui, e Bella gli aveva già comprato il regalo, il giorno esatto della sua morte.

Aveva perso di nuovo “l’appetito”, facendosi risucchiare nuovamente dal buco nero.

Non che prima ne fosse fuori, ma sembrava in fase di ripresa, anche se continuava a non parlare, aveva ricominciato a sorridere e a nutrirsi da sola.

Anche il College andava meglio, aveva passato quattro esami senza difficoltà, e tutti con la media del trenta.

Ma mai mi sarei arreso, avrei rivisto la scintilla negli occhi del mio amore, a qualunque costo.

Jacob si era ripreso dall’ “incidente”, ed era una settimana che si teneva in contatto costante con Sam, avevano trovato una traccia e la stavano seguendo.

Da subito nessuno di loro aveva creduto che Charlie fosse morto d’infarto, si erano messi all’opera, ma senza successo.

Almeno, fino ad una settimana prima. Uno dei lupi aveva intercettato una scia, mi chiedevo come fosse possibile a quasi un mese dall’accaduto, ma nessuno di noi osava proferire parola.

Le giornate trascorrevano lente e monotone, era la prima volta che “sentivo” il trascorrere del tempo, di solito non ci badavo troppo, ma da quando la mia Bella si era… spenta, tutto era cambiato anche nel mio mondo.

Eravamo nello spiazzale, dov’era stata costruita la nuova casa, tutti erano impegnati a fare qualcosa, Alice giocava a scacchi con Jasper, il quale esasperato, cercava di rendersi “imprevedibile” in modo che la sua amata compagna non potesse bluffare. Emmett e Rose erano, come  sempre, impegnati in effusioni amorose, come li invidiavo in quel momento, desideravo riavere la mia Bella, desideravo sentire le sue labbra rispondere ai miei baci, il suo corpo fremere al contatto con il mio… mi mancava.

Carlisle ed Esme erano a lavoro.

Renesmee era seduta vicina a sua madre, intenta a fare costruzioni con le carte, incredibile come un gioco così semplice la divertisse tanto.

Bella fissava “le opere” di nostra figlia senza batter ciglio, era evidente che in quel momento non era lì con la testa.

“Ehi Ed?!”. Mi chiamò Emmett.

Mi girai per guardarlo.

“Ti va uno scontro?!”. Chiese beffardo.

“Sai che perdi Em, perché continui ad ostinarti?”. Chiesi sbeffeggiandolo.

“Oh oh oh… è una sfida fratellino?”.

Sapevo che avrebbe reagito così, non c’era bisogno dei miei poteri per capire cos’avrebbe risposto, troppo prevedibile.

“Perché no”, ghignai acquattandomi in posizione d’attacco.

Alice alzò gli occhi al cielo e si spostò vicino a Bella per lasciarci il campo libero, tutti ci osservavano, anche Nessie, aveva smesso di giocare e con mio stupore, perfino mia moglie aveva alzato la testa per guardare nella mia direzione.

Emmett era in posizione, esattamente come me. Lasciai che un ruggito scherzoso uscisse dalla mia gola, mio fratello rispose all’istante.

Stava per iniziare la lotta quando percepii i pensieri di Jacob, stava ritornando a grandi passi dalla foresta.

Questa la pagate parassiti! Come avete potuto?! Nascondere a Bella la verità! Mi devi molte spiegazioni succhiasangue!

Pochi secondi dopo che percepii questi pensieri, Jacob irruppe nello spiazzale sotto forma di lupo, con un balzo si posizionò davanti a me scoprendo i denti, io rimasi impassibile.

Emmett e Jasper mi si fecero subito accanto, ma io li bloccai con un cenno della mano.

“Lo sa”, mi limitai a dire lanciando un’occhiata in direzione di Bella che continuava a fissarci come incuriosita.

Devo parlarti! Ora!

“Ok, ma non qui”.

Perché?!

Guardai in direzione di Bella e lui capì, fece uno sbuffo e si voltò lanciandosi nella foresta, gli lasciai qualche secondo d’anticipo, per permettergli di trasformarsi e indossare i pantaloncini.

“Non seguitemi”, dissi rivolto ai miei fratelli e con un balzo entrai anch’io nel bosco.

Lo trovai appoggiato ad un albero, le braccia incrociate al petto, dalla sua espressione trapelava tutto il disprezzo che provava per la “mia specie”, anche i suoi pensieri parlavano chiaro.

“Allora? Lo sapevate già vero?”. Sputò quelle parole indignato, riteneva che avremmo dovuto avvisarlo, dirlo anche a lui e a Sam.

“Sì, Alice ha visto tutto”, risposi impassibile.

“Che cosa ha visto?”.

“Il momento in cui Charlie veniva ucciso”, rimasi sul vago.

“Chi l’ha ucciso?”. Continuava con le sue domande, voleva delle risposte.

“Non lo sappiamo”, mentii spudoratamente, eccome se lo sapevamo!

Rimase un attimo in silenzio, non sapeva se credermi, ma alla fine decise di sì, e ricominciò con i suoi quesiti.

“Perché la vostra femmina non l’ha previsto?”. Nella sua mente vorticavano migliaia di domande, così, per velocizzare i tempi decisi di rispondere a tutte in un colpo solo.

“Alice non l’ha previsto perché non teneva sotto controllo il futuro di Charlie. Le visioni arrivano all’improvviso, e non può averne finché la singola persona che le compie non prende la decisione. Il vampiro che l’ha ucciso era a caccia, ha incontrato la scia di Charlie sulla sua strada… A deciso pochi secondi prima d’attaccare”.

Non stavo dicendo tutta la verità, ma Jacob era troppo ingenuo, se avesse saputo, avrebbe raccontato tutto a Bella.

Restò in silenzio per quasi un minuto, nella sua mente cercava di ricostruire le tessere del puzzle, ovviamente combaciavano tutte, ero un bravo bugiardo.

“E il resto della… tua famiglia? Loro erano a Forks, perché non se ne sono accorti?! Perché non sono intervenuti?!”.

“Non potevano sapere, non veniamo sempre a conoscenza dei… nuovi arrivi. Era un nomade, non potevano prevedere… Appena hanno saputo sono corsi sul posto, ma non c’era più traccia di… lui”.

Mi fissò negli occhi, aveva bisogno di qualcuno cui dare la colpa, ma era evidente che non poteva scaricarla su di me o sulla mia famiglia.

I suoi occhi scintillarono e cominciò ad urlare, pieno di rabbia, dolore e rancore.

“Dovevate dirmelo!”. Disse sprezzante, io non risposi e lui continuò. “Sam doveva sapere che c’era un vampiro assetato di sangue a Forks, aveva, anzi, avevamo il diritto di sapere! Il nostro compito è quello di proteggere gli umani da… da quelli come voi!”. Era a dir poco infuriato, tremava dalla testa ai piedi, si afferrò le tempie con le mani, ed io aspettai paziente che riprendesse il controllo.

“Forse, ma temevo che la tua… onestà”, ingenuità mi corressi mentalmente. “Ti avrebbe portato a raccontare tutto anche a Bella, e lei NON deve sapere niente”. Scandii quell’ultima frase lentamente, in modo che ne capisse il significato.

“Perché?! Era suo padre, deve sapere!”. Ringhiò fra i denti.

“Non ci arrivi Jacob? Come pensi che reagirebbe? Si odierebbe a morte, detesterebbe se stessa, la sua natura, si sentirebbe in colpa per un crimine che non ha commesso! Credi che la farebbe sentire meglio, se la mettessimo al corrente?”.

Stavo di nuovo mentendo, ma non del tutto.

Bella non doveva sapere la verità, sapevo che cosa sarebbe successo, e non avrei mai permesso che si ritrovasse sola, a faccia a faccia con…

“Come vuoi!”. Mi colse di sorpresa con la sua risposta.

Sentivo nei suoi pensieri che mi aveva creduto e anche se a malincuore, doveva darmi ragione.

Non avrebbe detto nulla a Bella, ne ero certo.

Ora che credeva di sapere tutta la verità, si sarebbe limitato a spiegarla a Sam, niente di più.

“Devo avvisare Sam, lui e il branco sono in allerta, non credevano che fosse… solo di passaggio”.

Feci in tempo ad annuire con la testa prima che Jacob si trasformasse sotto i miei occhi e cominciasse a correre nella foresta.

Tornai allo spiazzale, nella mia mente vorticavano un sacco di pensieri.

Avevo mentito, non del tutto, ma l’avevo fatto. Non me ne rammaricavo, ma mi dispiaceva doverlo fare con Jacob, in fondo lo faceva per il bene del branco, ma sapevo che tutti loro sarebbero stati al sicuro.

Benché conoscessimo perfettamente l’individuo, non ci preoccupava l’idea che potesse riattaccare, il bersaglio era uno solo, e secondo la sua “scaletta di marcia” l’aveva già “abbattuto” senza ottenere i risultati desiderati.

Giurai a me stesso che l’avrebbe pagata, non sarebbe finita così.

Riportai l’attenzione sull’ambiente che mi circondava, e li trovai tutti ad attendermi nel giardino. Nessuno mi chiese cos’era successo, pur non avendo udito la nostra conversazione – avevo fatto in modo d’essere abbastanza distante, così che nulla arrivasse alle orecchie di Bella – potevano immaginarla.

Nel vedermi, si rilassarono e tornarono alle loro attività.

“Ed?”. Emmett richiamò nuovamente la mia attenzione, mettendosi in posizione d’attacco.

“Dov’eravamo rimasti?”. Chiesi fingendo distrazione.

“Alla tua sconfitta fratellino”. Rispose ghignando.

Sorrisi e mi concentrai per battere, ancora una volta, mio fratello.

 

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


CAPITOLO 12

Ok, non uccidetemi… tutto quello che posso dire, è niente panico… :D Buona lettura… aspetto con ansia le minacce!!! JJJJ Kiss

 

 

 

CAPITOLO 12

 

 

Ci stavamo preparando per andare a scuola, Emmett era ancora imbronciato per aver perso, di nuovo, contro di me.

Se ne stava seduto sul divano.

Voglio la rivincita! Hai di nuovo imbrogliato, sai che se quel tuo stupido potere da impiccione non ti aiutasse, ti avrei già battuto da tempo vero fratellino?

Pensò ghignando.

“Non sai perdere Em”, lo sbeffeggiai.

Mi tirò dietro un cuscino che presi al volo, glielo rilanciai e per schivarlo, si spostò sulla destra, il cuscino colpì in pieno il vaso di porcellana che Esme, la mia dolce madre, amava tanto.

Non feci in tempo a dileguarmi.

“Edward! Emmett!”. Gridò saettando in salotto dove si era compiuto il “misfatto”.

“Chi è stato?”. Chiese severa.

Io ed Emmett ci guardammo per un secondo prima di accusarci a vicenda.

“Lui!”.

“Lui!”. Urlammo all’unisono additandoci.

Esme ci guardò rabbiosa.

“Esme io devo andare o farò tardi”. E così dicendo mi catapultai fuori, entrando nella mia Volvo dove trovai Bella, Alice e Jasper già sistemati.

Imbroglione me la pagherai!

Sentii i pensieri di Emmett mentre nostra madre lo sgridava, ghignai e tutti, tranne Bella, risero con me.

Era l’ultimo giorno prima delle vacanze di Natale, l’umore di mia moglie era più morto che mai.

In casa eravamo tutti attenti, avevamo deciso di non festeggiare in grande stile per non rievocare al mio amore ricordi che le avrebbero fatto troppo male.

Quella mattina in casa c’era solo Esme con Nessie, si sarebbero divertite a impacchettare i doni.

Carlisle era all’ospedale, Rosalie doveva portare a termine gli ultimi acquisti di Natale ed Emmett, non molto entusiasta all’idea, dovette seguirla.

Jacob era tornato a Forks un paio di giorni, era stato titubante nel lasciare Nessie, ma voleva passare un po’ di tempo con suo padre. Da dopo la morte di Charlie non si era più fatto vivo.

Io ero sempre più preoccupato per Bella, non accennava a riprendersi, e arrivati a quel punto, cominciai a temere che fosse lei a non voler più guarire.

La fissavo la notte mentre imbambolata guardava il soffitto o fuori dalla finestra, era assente, lontana anni luce da noi, da me.

Soffrivo nel vederla così, mi faceva male, la guardavo impotente annegare nel suo inferno.

Avevo sentito il dolore della perdita di un caro attraverso la mente umana, ci volevano mesi per riprendersi… Questo voleva dire che per la mente di un vampiro, ci sarebbero voluti anni.

Strinsi il volante a quel pensiero, digrignando i denti.

Non dovevo pensarci, dovevo concentrarmi e vivere alla giornata, solo così saremmo sopravvissuti.

Arrivai a scuola e parcheggiai al mio solito posto.

Scendemmo dall’auto e ci dirigemmo verso la struttura, come sempre accompagnai Bella in classe, la salutai con un bacio sulle labbra al quale rispose appena.

Un’altra pesantissima e noiosissima lezione mi aspettava.

I minuti passavano lenti, le ore mi sembravano non passare mai, quel giorno avremmo avuto solo tre ore.

Ne fui felice, non ero sicuro che sarei riuscito a sopportare una giornata intera, non oggi.

Da dopo l’ultima discussione con Jacob non facevo altro che pensare alle sue parole: Perché?! Era suo padre, deve sapere!

Quella frase rimbombava nella mia testa come un martello pneumatico.

Era vero, probabilmente doveva sapere, conoscere la verità, non quella che sapeva Jacob, ma la reale verità.

Avevo paura, temevo che si sarebbe arrabbiata, infuriata, che avrebbe cercato vendetta agendo d’istinto e non per logica, ero combattuto.

La campanella suonò, destandomi dai miei pensieri. Decretava la fine della seconda ora, ne restava ancora una che, ero sicuro, sarebbe stata la più lunga della mia vita.

Avevo bisogno di rivedere Bella di stringerla tra le mie braccia.

Mi diressi di malavoglia verso la mia prossima lezione, ma Alice mi intercettò, era agitata nei suoi occhi lessi il panico.

Edward, corri presto! Vai Verso la macchina, io prendo Bella!

La fissai per un secondo leggendo cos’era che tanto l’agitava, fu un attimo, la mia vista si fece rossa, un ringhio risalì dalla mia gola. MERDA!

Muoviti!

Gridò mentalmente mia sorella.

Non persi tempo e corsi fuori nel parcheggio, i corridoi erano ancora pieni, non potevo permettermi di usare tutta la mia velocità.

Arrivai alla macchina, dove trovai Jasper ad aspettarmi impaziente.

“Che cosa succede?”. Aveva chiesto allarmato.

Metti in moto!

L’urlo di Alice che correva nel parcheggio stringendo Bella per un braccio, mi colpì la mente, scartai Jasper ed entrai in macchina avviandola, un secondo dopo ero già fuori dal parcheggio e guidavo come un pazzo in direzione di casa.

Edward! Edward! Nessie! Lo sapevo dovevamo dirglielo! Dovevamo farla agire, le avremmo coperto le spalle!

“NO!”. Ringhiai facendo sobbalzare anche Bella.

Edward ora le racconterai tutta la verità! Se non lo farai tu, lo farò io!

Dal mio petto uscì un ringhio basso e profondo.

Abbiamo messo in pericolo Nessie! Dio solo sa se Bella riuscirà a non staccarci la testa a morsi! Abbiamo sbagliato!

Gridava tutta la sua furia contro di me, ma come biasimarla, la decisione era stata mia, se c’era qualcuno con cui Bella si sarebbe imbufalita, quello sarei stato io.

“Esme?”. Chiesi con un filo di voce.

E’ ancora viva ma… è raccapricciante, non ci si presenterà un bello spettacolo davanti agli occhi. Ho già chiamato Carlisle, Emmett e Rose, stanno correndo a casa.

L’ansia e la paura mi stavano corrodendo. Nessie, la mia bambina, nelle mani di un mostro. Se solo le avesse torto un capello…

Senza controllo uscì dal mio petto un altro ringhio più minaccioso del primo.

Mi girai per guardare Bella, nei suoi occhi si stava riaccendendo qualcosa, forse cominciava ad avvertire il pericolo.

Arrivati davanti a casa, vidi l’auto di mio padre parcheggiata sul vialetto.

Sentivo i gemiti di dolore di Esme, e la voce di Carlisle che cercava di calmarla.

“Mi spiace Carlisle, non sono riuscita a proteggerla, mi ha preso di sorpresa io…io”, singhiozzava. 

“Shhh non sforzarti amore, sta calma, sistemeremo tutto”. Era la voce ansiosa di mio padre.

Mi precipitai dentro casa e con me i miei fratelli e mia moglie.

Proprio come aveva detto Alice, lo spettacolo che ci si parò davanti agli occhi fu agghiacciante. Mia madre era a terra, smembrata, l’aveva fatta a pezzi. Carlisle era inginocchiato davanti a lei, cercava di ricomporla.

“Edward”. La voce di Bella mi fece sussultare.

Era più di un mese che non la sentivo, la fissammo tutti impietriti.

Nei suoi occhi il terrore per ciò a cui stava assistendo, si guardò attorno come spaesata, sembrava essersi risvegliata da un lungo letargo.

“Renesmee… dov’è Renesmee?”. Chiese voltandosi per guardarmi.

Di lì a pochi secondi avremmo dovuto dirle tutta la verità.

 

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Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


Terza parte

OK, ECCOMI… IL MOMENTO DELLA VERITA’ E’ FINALMENTE GIUNTO! J VORREI SAPERE CHI DÌ VOI HA REALMENTE INDOVINATO CIO’ CHE ERA ACCADUTO, O, CHI C’E’ ANDATO MOLTO VICINO! J ATTENDO CON ANSIA I VOSTRI COMMENTI. P.S. MI SCUSO PER L’ANSIA CHE HO SCATENATO IN ALCUNI Di VOI J E OVVIAMENTE Vi RINGRAZIO PER IL CONTINUO SOSTEGNO! SIETE FANTASTICHE… TANTI MORESETTI A TUTTE!!!                                                                                                  CIAOOO

 

 

 

 

TERZO LIBRO

Bella

 

 

CAPITOLO 13

 

 

 

Fu come risvegliarmi da un lungo letargo nel quale, la mia mente, faceva scorrere pigra immagini su immagini, ricordi e piccoli sprazzi di lucidità.

Non ricordavo esattamente come avessi vissuto per… quanto tempo? Che giorno era oggi?

Che cosa succedeva?

Mi guardai un attimo attorno, fu come se fossi stata cieca per tutto quel tempo.

Il mio sguardo vagò per pochi istanti sulla casa.

Erano tutti radunati, non vedevo intorno a cosa, sentivo i sussurri di Carlisle preoccupato.

Carlisle? Che cosa ci faceva qui?

Giusto! Si erano trasferiti!

Avevo pochissimi ricordi di quel lungo periodo nel quale ero stata come assopita.

Mi avvicinai per vedere meglio che cosa stava succedendo.

Quel che vidi mi pietrificò.

“Edward”, mormorai, ero terrorizzata, il corpo di Esme era… sparpagliato per tutta la casa!

Era stata fatta letteralmente a pezzi!

Si girarono tutti verso di me, nessuno parlava mi fissavano stupiti, ma come potavano credere che davanti ad una simile atrocità, non avrei reagito?

Un pensiero improvviso mi colpì la mente… dov’era mia figlia?

“Renesmee… dov’è Renesmee?”. Chiesi voltandomi per guardare Edward.

Non mi rispose mi fissò in silenzio, era l’immagine del terrore.

Il panico mi assalì, che cos’era successo? Dov’era mia figlia?

Cercai di scavare nei miei ricordi, ma ero sicura, avevo visto Renesmee quella mattina, lei era l’unica che ogni tanto mi faceva tornare alla cruda e triste realtà.

Il silenzio continuava a pulsarmi nelle orecchie, stavo letteralmente impazzendo dalla paura.

“Edward!”. Urlai avvicinandomi a lui, fino a ritrovarmi a pochi centimetri dal suo viso.

Lui abbassò lo sguardo e disse le parole che più temevo.

“Amore, Nessie, nostra figlia… è… stata rapita”, il suo tono era di pura angoscia, tormentato.

Mia figlia? Rapita? Mi sentii precipitare, ma non dovevo perdere il controllo, dovevo scoprire chi era stato, scovarlo, riprendermi mia figlia e ovviamente ucciderlo.

Chiunque fosse stato, non doveva permettersi di toccare il mio diamante più prezioso.

Dal mio petto uscì un ringhio agghiacciante.

“Chi?”. Chiesi a denti stretti, i pugni serrati e gli occhi chiusi, tremavo sembravo in preda alle convulsioni, ma era troppo difficile controllarmi in quel momento.

“Jane…”, disse d’un fiato Edward.

“Jane!?”. Gridai sbarrando gli occhi.

Ma perché? Per quale motivo l’aveva fatto? Aro non avrebbe mai commesso un crimine tanto grosso.

“Bella, io… Amore credo di doverti delle spiegazioni”, disse Edward fissandomi negli occhi. Dire che sembrava chiuso nella prigione dell’inferno era poco.

Non dissi nulla aspettai che proseguisse.

Ma non volevo perdere troppo tempo, ogni secondo che passava era un vantaggio per il rapitore.

“Charlie…”.

Quando pronunciò quel nome uno squarcio si aprì nel mio petto, automaticamente mi portai un braccio al cuore, come per sorreggerlo, nonostante al suo posto ci fosse solo un macigno di pietra.

Non ce la facevo a sentirlo nominare, ma dovevo stringere i denti resistere, per lui non potevo fare più niente lui…lui…. N-o-n c’-e-r-a- p-i-ù.

Dovevo pensare a mia figlia, dovevo salvarla a tutti i costi.

Gli feci cenno con la testa di continuare.

“E’… stata Jane ad ucciderlo… lei, aveva in mente un piano e… mi spiace Bella non potevo immaginare che sarebbe arrivata a tanto!”. Urlò disperato.

“Jane?”. Chiesi con un filo di voce. “Ha… ucciso mio padre? Aveva un piano? E quando esattamente l’avete scoperto?”. Sentivo la rabbia salire, tacca dopo tacca, centimetro dopo centimetro.

“Da… subito, Alice ha visto il momento in cui…”, sospirò. “Lo uccideva”, terminò la frase.

Il mio viso era una maschera indecifrabile, una serie di emozioni sfilò nella mia mente, confusione, rabbia, rancore ancora rabbia. Edward decise di continuare, sapevo che non era finita lì.

Perché l’aveva ucciso? Che piani aveva? E ora perché proprio mia figlia?

“Lei, conosce il potere di Alice, non ha preso nessuna decisione fino a quando non si è ritrovata a

pochi metri da Charlie, e lì che… si è concentrata in modo che Alice vedesse, l’ha aggirata”.

Si fermò un secondo a guardarmi mentre io ascoltavo quelle parole, convinta ancora che fosse un incubo, sapevo di non poter più sognare poiché non dormivo… Ma in quel momento la mia mente ragionava in modo irrazionale.

Riprese a parlare.

“Voleva te, credeva che… una volta che fossi venuta a conoscenza di quel che aveva fatto, ti saresti arrabbiata a tal punto da andarla a cercare, e per all’ora lei si sarebbe fatta trovare pronta per… uno scontro… ti voleva… ti vuole… morta”. Disse l’ultima parola ringhiando.

“Non le è mai andata giù, la “clemenza” che Aro ha dimostrato per noi nel campo da baseball a dicembre dell’anno scorso… A quanto sappiamo si è staccata dal gruppo, sapendo che Aro non le avrebbe mai permesso di fare una cosa simile, intaccando così per sempre il nome dei Volturi. Sa che su di te il suo potere non funziona, per questo si è allenata con Demetri per tutto questo tempo… per distruggerti”. Strinse i pugni lungo ai fianchi per controllarsi.

Non sapevo cosa dire, o meglio, ne avevo tante di cose da dire, ma tutte prevedevano lo smembramento di mio marito!

Mi aveva protetta da quella verità mettendo così in pericolo la vita di nostra figlia!

Ma che cosa credeva di fare stupido imbecille!?

Mentre assorbivo tutte quelle informazioni, le parole mi uscirono di getto dalla bocca, smaniose di sciogliersi dalla mia lingua.

“Lo sapevi! Lo sapevate tutti!!?!?! Guarda cos’hai combinato! Non solo Esme ha rischiato di morire, ma hai messo in pericolo la vita di nostra figlia! Che cosa credevi di fare? Credi che vorrei continuare a vivere se Renesmee morisse?!”. Urlai contro ad Edward prima di voltarmi verso Alice.

“E Tu! Com’è possibile che non hai visto niente!? Mia figlia è stata rapita! Mio padre è stato ucciso! Per mano della stessa persona, e tu non hai visto NULLA!?!”. Ero in collera stavo per perdere il controllo lo sentivo.

“Bella, io non potevo sapere che pur di arrivare a te sarebbe arrivata a tanto! Ha fatto a pezzi Esme ma non l’ha uccisa in modo che ti recapitasse un messaggio, ma io Nessie non posso vederla! E Jane conosce bene il mio potere, non ha preso decisioni fino all’ultimo, non potevamo intervenire! E lo stesso è successo con tuo padre! Bella ti prego credimi, mi dispiace, non sai per quanto mi sono crogiolata per... ”.

La interruppi, non potevo ascoltare oltre.

“Non mi interessa Alice! Avete passato il segno! Dove la trovo!? Dove vado a prendere quella piccola sudicia assassina!”. Gridai rivolta ad Edward.

Lui fece un passo verso di me, il suo volto era una maschera di dolore, ma mai come in quel momento mi era interessato poco.

Dovevo riavere mia figlia, poi mi sarei occupata di lui e di tutto il resto.

“Non ti avvicinare!”. Gli gridai contro.

Lo vidi pietrificarsi di fronte a quelle mie parole, l’avevo respinto, rifiutato, per la prima volta da quando ci conoscevamo.

Gli avevo fatto del male, ma la cosa non mi toccava, ero troppo in collera.

“Ha detto: lei sa dove trovarmi, ditele che l’aspetto sola, e se non si presenterà, peggio per lei” , recitò Alice a testa bassa.

Lanciai ad Edward lo sguardo peggiore che potei, l’unica cosa che dissi prima di fiondarmi fuori fu:

“Guai a voi se mi seguite… soprattutto tu!”. Conclusi rivolta a mio marito.

Così dicendo mi catapultai verso l’uscita sul retro e cominciai a correre più veloce che potevo, dovevo riavere mia figlia trovarla ed uccidere Jane.

 

 

 

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Capitolo 14
*** Capitolo 14 ***


CAPITOLO 14

Chiedo scusa perché questo capitolo non sarà molto lungo, ma era necessario che fosse così J. Buona lettura. Morsetti a tutte/i (se ci sono anche maschi)

 

 

 

 

CAPITOLO 14

 

 

 

Correvo con tutta la forza che avevo in corpo, spingendo i miei muscoli al massimo, vedevo gli alberi, i sassi, le foglie e gli animali che popolavano la foresta sfilarmi davanti. Immagini nitide e perfette nonostante la velocità fosse tale da non permettere, quasi, che i miei piedi toccassero il suolo.

Ripensavo al messaggio che Jane aveva lasciato per me: lei sa dove trovarmi, ditele che l’aspetto sola, e se non si presenterà, peggio per lei.

Ma in realtà io non avevo la benché minima idea di dove si trovasse. Lasciai che le mie gambe mi guidassero, stavo cercando di seguire la sua scia, ma i segni e l’odore che il suo passaggio avrebbe dovuto lasciare, erano debolissimi, quasi inesistenti.

Continuavo a correre, ma sentivo che poco alla volta il panico s’impossessava di me, annullando ogni mio senso. Se solo non fossi riuscita ad arrivare in tempo, se solo quel piccolo e disgustoso essere avesse pensato che non mi sarei presentata… Non volevo nemmeno pensare a quell’ipotesi, scossi forte la testa per cacciare via quel pensiero che rischiava di prendere il sopravvento.

Fu in quel momento che mi accorsi di non essere sola, alle mie spalle stava arrivando qualcuno di molto veloce, non ci pensai due volte, inchiodai voltandomi. Mi acquattai in posizione di difesa e lasciai uscire dal mio petto un ringhio furioso, sapevo chi era, Edward.

Pochi istanti dopo irruppe nel bosco, a pochi metri di distanza da me, lo guardai furiosa.

“Mi sembrava d’esser stata chiara”, dissi raddrizzandomi.

“Bella, amore, per quanto tu possa avercela con me, non puoi chiedermi di stare a guardare mentre tu vai a combattere”. Il suo tono era supplichevole, nei suoi occhi si stava scatenando una guerra, stava male, ed ero sicura non fosse solo causa del rapimento di nostra figlia, ma anche del mio comportamento.

“Vattene, torna in dietro”, dissi a denti stretti.

Lui mi guardò, la sua espressione mutò divenne dura, decisa.

“No”.

La rabbia s’impadronì di me, gli saltai addosso, non per fargli male, per quanto fossi arrabbiata, non avrei mai potuto fare tanto, solo per avvisarlo.

Non si mosse e cademmo entrambi per terra, ero a cavalcioni su di lui i pugni stretti conto il suo petto, lo fissai negli occhi scatenando tutta la furia che potevo attraverso quello sguardo.

Non sembrava voler tornare sui suoi passi.

“No”. Ripeté.

Fu allora che decisi, chiusi gli occhi e mi concentrai al massimo, allontanai lo scuso dalla mia mente.

La mia mente non può mentirti! Non voglio che tu mi segua, non ti voglio intorno a me!

Torna a casa Edward, non voglio più ripetertelo!

Gli scatenai contro tutta l’ira dei miei pensieri, e senza attendere una risposta ripartii.

Sembrava avesse funzionato, non mi stava più seguendo, probabilmente l’avevo ferito, ma in quel momento l’unica cosa che importava era recuperare mia figlia… viva.

 

Erano già tre ore che correvo, non volevo prendere decisioni, temevo che Alice le riferisse ad Edward.

Non volevo nessuno con me, Jane era stata chiara, mi voleva SOLA.

La paura di perdere in quello scontro non mi aveva nemmeno sfiorata, evidentemente la povera Jane non sapeva la furia che una madre, specie se vampira, poteva provare se solo la sua bambina veniva sfiorata, figurarsi se rapita.

Cercai di non pensare a nulla durante tutto il tragitto, ma non fu facile, la mia mente poteva elaborare più concetti alla volta, e tenerla vuota era pressoché impossibile.

Non sapevo cosa avrei fatto una volta trovata Jane, quale sarebbe stata la sua reazione e quale la mia.

Avevo pensato all’eventualità che tutta quella scena fosse solo una farsa per attirarmi in una trappola dove ad aspettarmi, avrei trovato il corpo di guardia dei Volturi al completo, ma non m’interessava, avrei fatto di tutto per riavere la mia bambina.

Era una strana sensazione, ma più mi guardavo in torno più mi sembrava d’essere in un luogo famigliare, nonostante tutti gli alberi fossero uguali, la disposizione di quelli attraverso i quali stavo passando non mi era nuova, sembravano circolari.

Mentre mi guardavo attorno, irruppi in uno spiazzale, senz’alberi né massi, tutt’intorno aveva dei fiorellini bellissimi.

Mi sbagliavo, non era una spiazzale, era una radura, la nostra.

Dopo sei ore di corsa ininterrotta ero giunta a Forks, incredibile fin dove le mie gambe mi avevano portata.

Un lampo passò nella mia mente, arrivò come un fulmine a ciel sereno, sapevo bene dove trovare Jane.

Non persi tempo in quel luogo tanto famigliare e ripresi a correre.

Puntavo diritta verso casa di Charlie.

Pochi minuti dopo cominciai a riconoscere la foresta che circondava la mia vecchia abitazione, riuscivo già a intravedere il tetto.

Mi bloccai all’istante, il dolore che la vista di quella casa mi provocò fu tale da mozzarmi il fiato in gola, mi sentii precipitare. Quella strega aveva fatto in modo che il posto dove ci saremmo incontrate, fosse abbastanza doloroso da annientare i miei sensi, e avrebbe potuto funzionare se non fosse che ero perfettamente consapevole del fatto che ero lì per salvare la vita di mia figlia.

Chiusi gli occhi prendendo un respiro profondo, quel gesto tanto umano aveva ancora la capacità di tranquillizzarmi.

Mi concentrai sugli odori e sui rumori della casa, pochi istanti dopo, lo percepii, il battito del cuore di Renesmee.

Era viva! Provai un po’ di sollievo, ma la rabbia e il terrore erano ancora vivi dentro di me. Giurai a me stessa che avrei ridotto quell’essere in brandelli così piccoli, da non riconoscerne le parti del corpo.

“So che sei lì Bella, che cosa aspetti? Non vorrai che la tua bambina muoia vero?”. Quella voce agghiacciante mi riempì le orecchie, alla frase seguì un ghigno malvagio.

“Mamma!”. Sentii urlare la mia piccola Renesmee, stava piangendo, era terrorizzata.

Un ringhio fuoriuscì dalle mia labbra e con un balzo uscii dal bosco.

“Renesmee!”. Gridai.

Ora che mi trovavo faccia a faccia con Jane, non avevo più dubbi l’avrei disintegrata.

“Ciao Bella, finalmente”.

 

 

 

In fine, rispondendo alle vostre recensioni:

 

 

Karima: Grazie! Non posso rispondere direttamente alla tua domanda, ma… Lo scoprirai! J

 

Padfoot_07: Tranquilla, avrai anche la sua reazione, solo che dovrai aspettare un po’ J Per quanto riguarda Bella, Nessie, ecc… Pochi capitoli e saprai tutto! J

 

Bibina_88: E si, era ‘unico modo per farla riprendere! J

 

Noe_princi89: Come ho già risposto a Padfoot_07 avrete anche la reazione di Jacob, dovete solo pazientare J. Ovviamente avrai anche la tua battaglia! J

 

Ovviamente ringrazio tutti voi per i commenti ed il sostegno! Anche chi non recensisce J

Baci a presto.

Amalia

 

 

 

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Capitolo 15
*** Capitolo 15 ***


CAPITOLO 15

CAPITOLO 15

 

 

 

 

“Ciao Bella finalmente” disse queste parole in tonto sensuale, quasi volesse stregarmi.

“Eri tanto ansiosa di morire Jane?”.

Rise.

“No Bella, ero tanto ansiosa di farti fuori” e a queste parole si acquattò in posizione di difesa, la imitai non avevo alcuna intenzione di farmi sopraffare da quell’essere.

“Dov’è mia figlia?” dissi queste parole ringhiando.

Lei scoprì i denti, rispondendo alla mia minaccia.

“In casa, ma non farai in tempo a rivederla, prima ucciderò te e poi, passerò a lei”.

Quelle parole mi provocarono una scarica elettrica in tutto il corpo, la mia vista si offuscò, divenne tutto rosso.

Il veleno fluiva a fiotti nella mia bocca, sulla lingua sentivo il gusto di metallo, la voglia di attaccare.

Cercavo di mantenere il controllo, l’impulsività non mi avrebbe aiutata in combattimento.

“Vuoi vederla?”

“Non osare avvicinarti a lei” la avvertii, a quanto pare, non sapeva che provocarmi avrebbe solo peggiorato la situazione.

“No no, tranquilla, sarà lei a venire da noi… vero Nessie?”

Sentire il nome di mia figlia pronunciato da quell’ibrido schifoso, mi mandò ancor più fuori di me dalla rabbia, tremavo da capo a piedi, fremevo per il desiderio di attaccare.

Mai in vita mia avevo provato un desiderio così forte di uccidere.

“Mamma!” l’urlo di mia figlia che lentamente avanzava alle spalle di Jane mi distrasse, aveva gli occhi rossi e gonfi di lacrime, la sua morbida chioma era un groviglio di nodi, profonde occhiaie solcavano il suo viso.

L’immagine di Renesmee in quello stato mi fece perdere il lume della ragione, e senza pensarci due volte attaccai.

Mi fiondai addosso a Jane, che presa alla sprovvista, si scansò un millesimo di secondo dopo il mio affondo, la colpì ad una spalla scaraventandola sull’albero alle sue spalle che si piegò sotto il peso della mia forza.

Mi parai davanti a mia bambina per proteggerla, non doveva nemmeno avvicinarsi con lo sguardo.

Jane si rialzò immediatamente, con il solito ghigno sulla faccia.

“Sai, mi sto concentrando al massimo, in modo che la vostra veggente, possa vedere tutta la scena. Il momento in cui ti ucciderò, quello in cui farò fuori anche la loro adorata nipotina.”. Scosse la testa con fare dispiaciuto “povero Edward, il dolore lo ucciderà” aggiunse.

Mi fissava, aspettava una mia reazione, ma ero troppo concentrata su ogni suo movimento, non mi volevo distrarre, rischiavo di farmi cogliere di sorpresa.

“Speravo di non dover arrivare a tanto, uccidere Charlie credevo sarebbe bastato, ma invece no, la tua famiglia ha preferito proteggerti da tutto questo. Non mi avete dato scelta”.

Ci aveva preso in pieno, pronunciare il nome di Charlie era stata la chiave per scatenare una mia reazione, ringhiai con tutta la forza che avevo in corpo.

Si compiacque del mio atteggiamento, era quello che stava cercando.

“Vuoi sapere com’è morto Bella?”.

Questa conversazione stava durando anche troppo per i miei gusti, ci stavamo studiando a vicenda, senza muoverci dai nostri posti.

“Lo so già schifosa assassina!”.

“Mmmm non credo ti abbiano raccontato proprio tutto”.

Quelle parole mi pietrificarono, una parte di me voleva sapere tutto, l’altra, ucciderla farla a pezzi e bruciarne i resti, così da mettere finalmente la parola fine a tutta quella spiacevole storia.

“Gli ho raccontato tutto, era nel bosco, credo passeggiasse, inutile dirti che quando mi ha visto è rimasto subito estasiato dalla mia persona”.

Fece una pausa, le labbra sempre piegate in un sorriso malvagio, che poteva esserne certa, avrei per sempre cancellato da quel suo falso visino angelico.

“Gli ho detto chi ero io, e chi eri tu. E’ rimasto piuttosto stupito nel sapere la verità. Ho forse la parola giusta è impaurito. Sai, mi sembrava giusto dirgli il perché stavo per ucciderlo, doveva sapere che lui non mi aveva fatto niente, ma che il mio obbiettivo era la sua dolce bambina”.

Fu uno schiaffo in piena faccia, Charlie era morto sapendo che la colpa di tutto ero io, aveva avuto paura, forse invocato anche aiuto, senza sapere che nessuno avrebbe potuto salvarlo da quella situazione.

Mi sentii soffocare, il senso di colpa mi attanagliava, sapevo d’esser la causa di tutto, mi odiavo per questo, odiavo la mia natura, ma l’idea che anche Charlie in punto di morte avesse provato gli stessi sentimenti per me, era ancora più doloroso.

La risata beffarda e maligna di Jane mi riportò alla realtà, l’unica cosa che potevo fare era vendicarlo.

“La pagherai mostro!” stavo per attaccare quando disse.

“Un’ultima cosa Bella… ti trovi nel punto esatto, proprio dove ho ucciso Charlie… Mmmm squisito”.

Furono le ultime parole che le permisi di pronunciare.

La rabbia mi aveva accecata, il dolore che le sue parole mi avevano provocato era immenso, mi aveva ferita, in quel momento tutto venne cancellato dalla mia mente, dai miei occhi, i miei sensi percepivano solo lei, il nemico.

La afferrai per un braccio, scaraventandola contro un altro albero, lontana da mia figlia.

Lei lo usò come trampolino lanciandosi addosso a me, mi colpi in pino petto e avvicinò i suoi denti con un gesto fulmineo al mio viso, con altrettanta velocità chiusi le mie dita intorno al suo colo e la spinsi via.

Ci guardammo per un secondo prima di riprendere, il rumore dei nostri corpi che si scontravano era l’equivalente che solo un temporale in pieno inverno poteva provocare.

Era notte ed eravamo nascoste nel bosco, ma dubitavo che gli umani non sentissero il rumore assordante che facevamo.

Mi colse di sorpresa, mi prese alle spalle posando una mano al centro della mia schiena per poi strattonarmi all’indietro.

Si senti come un rumore di rottura e della mia gola usci un urlo disumano, non sapevo cosa mi avesse fatto, ma faceva davvero male!

Sfruttò quel momento di debolezza per continuare, mi colpì in pieno stomaco con un calcio scaraventandomi contro un altro albero, che si spezzo cadendomi addosso.

“Ora basta!” gridai.

Stavo davvero perdendo la pazienza, mi rialzai e fissai i miei occhi nei suoi.

In un lampo le fui addosso, cademmo a terra e le sferrai un pugno in faccia, si portò le mani al viso, sfruttando quel momento di distrazione avvicinai i miei denti al suo corpo, la morsi strappandole via metà collo.

“Ahhhh” il suo urlò squarcio in due la notte, mi scaravento a terra portandosi una mano, a quel che restava, del suo collo.

Quel che vidi non mi piacque, avevo lasciato mia figlia scoperta, Jane era in piedi accanto a lei.

La soddisfazione di quel momento, era subito tramutata in puro panico.

Vidi Jane fissarmi attentamente, non capivo cosa stesse facendo, ma ero contenta che non si fosse ancora accorta della sua posizione.

All’improvviso capii, e scoppiai a ridere.

“Jane, il tuo potere con me non funziona… l’hai dimenticato?” chiesi sbeffeggiandola.

Rilassò la sua espressione e mi sorrise.

“Certo che no, volevo solo accertarmi che fosse ancora così” fece una pausa e senza togliere gli occhi dai miei ricominciò a ridere.

Non capivo, cosa stava facendo?

“Aimè tu continui a esserne immune, ma… lei?” con un cenno della testa indicò mia figlia.

Fu allora che capii.

“NO!” gridai e senza pensarci lanciai il mio scudo verso Renesmee, staccandolo completamente dal mio corpo.

Jane se ne accorse, successe tutto troppo velocemente.

Puntò il suo sguardo assassino su di me, scaricando tutta la forza del suo potere sul mio corpo che ne subì le conseguenze.

Avevo agito impulsivamente lanciando tutto lo scudo verso mia figlia, lasciando così scoperta la mia mente.

Caddi a terra in preda alle convulsioni, fu come se migliaia di coltelli mi stessero perforando ogni parte del corpo, durò pochi secondi, appena mi colpì il mio scudo tornò automaticamente indietro, rendendomi nuovamente immune al suo potere, ma sapevo che i secondi che mi ci sarebbero voluti per riprendermi le sarebbero bastati per farmi a pezzi.

In quel momento la consapevolezza che stavo per morire s’impossessò di me, non avevo paura, ma temevo per la sorte di mia figlia.

“Edward! Salvala!” urlai con tutta la forza che avevo in corpo, sapevo che non era lì, ma ricordavo le parole di Jane, Sai mi sto concentrando al massimo, in modo che la vostra veggente, possa vedere tutta la scena.

Speravo che trovasse un modo per salvare la nostra bambina.

La sentii ridere e con tono pieno di cattiveria e piacere mi disse:

“Addio Bella” sentii il corpo di Jane scattare nella mia direzione, era finita, stavo per morire.

 

 

 

 

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Infine rispondendo alle recensioni:

 

FrancyCullen: Grazie! J Eccoti accontentata, spero che ti piaccia!

 

Bibina_88: Il nostro Edward è soggetto a diverse pressioni! Non ti anticipo nulla! J

 

Noe_princi89: Ecco accontenta anche te! J

 

Come sempre ringrazio tutti voi, siete fantastiche!

Morsetti

Amalia

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Capitolo 16
*** Capitolo 16 ***


Eccomi

Eccomi! Dopo avervi lasciate in sospeso.. cosa accadrà alla nostra Bella?

Lo scoprirete in questo capitolo Pov Edward J

Non mi resta che augurarvi buona lettura!

Morsetti

CAPITOLO 16

CAPITOLO 16

POV Edward

 

 

Correvo nella foresta più veloce che potevo, spingevo i miei muscoli tesi come corde di ferro, cercavo di costringere il mio corpo ad andare più veloce.

L’ansia e la paura mi stavano divorando, la mia Bella, il mio amore, stava combattendo da sola, per salvare nostra figlia, se solo non fossi arrivato in tempo…

Il cellulare nella mia tasca vibrò, risposi senza arrestare la mia folle corsa verso Forks.

“Alice!”

“Edward! L’ha colpita! Non c’è più tempo rischi di arrivare in ritardo! Chiama Jacob è ancora a Forks! Presto!”.

Quelle parole mi pietrificarono, accelerai, se possibile, ancora di più e chiusi la chiamata componendo il numero di Jake, era la nostra ultima speranza.

Rispose al primo squillo.

“Edward?” chiese con tono esitante.

“Jacob presto corri a casa di Charlie Bella e Nessi sono in pericolo! Io sto arrivando ma tu sei più vicino, muoviti!”.

Rimisi il telefono in tasca, ero vicino, potevo già sentire il battere del cuore di mia figlia e la scia di Bella.

Quel silenzio opprimente fu squarciato dall’urlo di mia moglie.

“Edward! Salvala!” mi stava chiamando, stava per morire e chiedeva il mio aiuto.

Quella voce che tanto amavo, così piena di dolore e sofferenza mi spezzo in due.

Un ringhio feroce uscì dalle mia labbra.

Sentii una risata crudele provenire nella direzione dove si trovava Bella.

“Addio Bella” il mondo si fermò sotto i miei piedi, ero così vicino da poter vedere la scena, il mio amore, era rannicchiata per terra, preda ancora degli spasmi di dolore, Jane balzò in aria per fiondarsi addosso a lei, ero lì a pochi metri, ma sapevo che sarei arrivato un millesimo di secondo dopo.

L’irruzione di Jacob sottoforma di licantropo mi spiazzò, ero talmente concentrato sul mio obiettivo che non mi accorsi di lui, balzò verso Jane staccandole la testa dal collo, il suo corpo continuava cmq a muoversi, ma prima che potesse reagire, entrai anch’io nel campo di battaglia e, assieme a Jake smembrai il corpo di quel mostro che era stato tanto vicino dal togliermi tutto quello per cui la mia vita aveva un senso.

Provai gusto nel sentirla urlare di dolore, Jake accese il falò e bruciammo quel che restava di Jane.

Mi voltai per cercare Bella, avevo bisogno di stringerla a me, di sentire che stava bene che era viva, la trovai abbracciata a Nessie, la stringeva forte a se, probabilmente per coprirle la visuale da quel che stava accadendo.

La vidi voltarsi verso di me, e mi bloccai.

Ricordai quello che era successo poche ore prima, mi odiava, ed ero sicuro che non mi avrebbe voluto vicino in questo momento.

Jacob si fiondò verso mia figlia, togliendola dalle braccia di Bella per stringerla a se.

Nessie! Oh piccola, stai bene? Quel mostro ti ha fatto del male?” pensò solo quelle parole, dato che era ancora trasformato, era preoccupato, come lo ero io, vidi che Bella non reagì a quel comportamento ma si volto per guardarmi.

Nei suoi occhi leggevo il dolore per quello che era venuta a scoprire, ma anche odio, forse per quello che le avevo fatto.

Vedere quello sguardo puntato su di me mi ferì spaventosamente.

Ma, come sempre Bella mi stupiva, cogliendomi di sorpresa mi saltò addosso abbracciandomi.

“Edward!” gridò stringendomi a lei, poggiò la testa nell’incavo del mio collo e in quel momento capii, le ero mancato.

Risposi subito all’abbraccio.

“Bella, amore mi dispiace, non avrei voluto finisse così, ho avuto talmente tanta paura di perderti, e sentirti gridare il mio nome, sentirti invocare il mio aiuto e non essere li con te…”

Arrestò tutto il mio monologo infrangendo le sue labbra sulle mie.

Fu un bacio profondo e passionale, era più di un mese che non avevo quel contatto con la donna che amavo più della mia vita.

E risentirlo mi emozionò, la strinsi a me prolungando il nostro bacio.

Non volevo saperne di staccarmi da lei, e fui felice di vedere che anche per lei era lo stesso.

“Edward?” allontanò il viso appena dal mio.

“Dimmi amore”

“Mi dispiace, ti ho trattato malissimo, ma la rabbia che ho provato, la paura che ho sentito quando nostra figlia era stata portata via da quel mostro. Hanno risvegliato in me istinti che nemmeno credevo di avere. Potrai mai perdonarmi?”.

Rimasi di sasso nell’ascoltare quelle parole, lei chiedeva il mio perdono quando ero io quello che doveva essere scusato?

Proprio non la capivo, scossi la testa sconsolato e la sentii irrigidirsi contro il mio corpo.

Non avevo bisogno del mio potere per capire che aveva frainteso il mio gesto.

“Amore, non scuoto la testa perché non posso perdonarti, solo perché so, che non riuscirò mai a capirti. Io ho sbagliato, e tu chiedi a me di perdonare te? Non cambierai mai” gli sorrisi, e lei ricambiò.

“Ti amo Edward” lo disse con così tanta serietà e passione che per un attimo mi lasciò senza parole.

“Ti amo anch’io amore mio” cercai di risponderle con lo stesso sentimento, perché era vero, la amavo e adoravo indiscutibilmente.

Mi abbracciò forte e tornò a baciarmi con più passione intrecciando le mani ai miei capelli.

Un brivido mi percorse la schiena, sentivo il desiderio crescere dentro al mio corpo e finalmente, dopo più di un mese, anche nel suo.

“Mi sei mancata” le sussurrai all’orecchio.

A quelle parole s’incupì e abbasso la testa, le presi il mento tra pollice e indice, lo alzai fino a puntare i suoi occhi nei miei.

“Non ti preoccupare amore, l’importante e che ora…stai bene”.

Mi guardò negli occhi, neri come la pece, era da troppo che non cacciava.

“Mmmm” dissi osservandola.

“Forse e ora che tu ed io andiamo a caccia” mi sorrise radiosa.

“Non vedo l’ora” rispose senza smettere di sorridere.

“Mamma, Papà!” gridò la nostra bambina, ci girammo ed io la presi in braccio, ci stringemmo tutti in un unico abbraccio.

“Stai bene mamma?”

Bella sorrise e posò una carezza sulla guancia di Nessie.

“Benissimo amore”.

“Allora sei tornata?”

“Non me ne sono mai andata bambina mia, tu eri l’unica che mi faceva provare delle emozioni”.

A quella frase m’irrigidì appena, l’avevo immaginato che Renesmee fosse l’unica a dargli delle sensazioni, ma sentirglielo dire un po’ mi dispiaceva, io non ero stato in grado di trasmetterle nulla.

Non vorrei rovinarvi il momento ma, che ne dite se ce ne andiamo prima che l’intero corpo di polizia arrivi per vedere cos’era tutto sto casino che abbiamo fatto?” Jacob ci fissava un po’ imbarazzato, ma felice che tutto fosse andato per il meglio.

“Grazie amico” dissi fissandolo negli occhi.

A quanto pare sono destinato a risolverle sempre io le situazioni più critiche e Edward?

Pensò ridendo, ricambiai il sorriso.

“Edward?”

“Si Bella?”

“Voi cominciate ad andare, vi raggiungo tra qualche minuto, prima di andarmene vorrei…” bloccò la frase a metà e rivolse lo sguardo verso la casetta che un tempo, apparteneva a Charlie.

Misi Nessi in groppa a Jacob.

“Cominciate ad andare, io e Bella vi raggiungeremo tra qualche minuto”.

Lei si voltò a guardarmi.

“Ma…”

La zitti posandole un dito sulle labbra.

“Niente ma, non ti lascerò mai più allontanare da me amore mio, ho sofferto troppo”.

Lei mi sorrise comprensiva, era evidente che anche per lei era stato lo stesso.

Jake cominciò a correre con Nessi in spalla verso la foresta sotto lo sguardo attento di Bella, quando sparirono nella notte, sospirò.

“Ok” disse prima di voltarsi e dirigersi verso la casa.

Ero alle sue spalle, avrei aspettato fuori, per lasciare dare l’ultimo saluto a quella casa.

 

In fine rispondendo alle recensioni:

In fine rispondendo alle recensioni:

 

Frafra9: Grazie! Visto? Sia la nostra Bella che la piccola Renesmee sono salve! J

 

FrancyCullen: Grazie! Così però mi vizi J.

 

Noe_princi89: Presto come sempre! Il salvatore, Edward; è intervenuto! O forse dovrei dire Jacob…? J.

 

Karima: E come sempre, i nostri sono arrivati! J Paraparaparaaaa (cantata J).

 

Un grazie di cuore a tutti coloro che fedeli, mi seguono in questo “cammino”.

 

Amalia

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Capitolo 17
*** Capitolo 17 ***


Di solito posto ogni giorno, ma ultimamente sto avendo qualche problema, sono ferma al diciannovesimo capitolo, non riesco a dar vita al ventesimo nonostante sia ben “scritto” nella mia mente

Di solito posto ogni giorno, ma ultimamente sto avendo qualche problema, sono ferma al diciannovesimo capitolo, non riesco a dar vita al ventesimo nonostante sia ben “scritto” nella mia mente!

Uff spero di riuscire a farlo al più presto!

Ok, sto parlando troppo J vi lascio alla lettura del diciassettesimo capitolo, con la speranza che vi piaccia, non è stato facile esprimere certi sentimenti di Bella…

Sto continuando a sproloquiare!!! Basta! J

Buona lettura

Morsetti

Amalia

CAPITOLO 17

CAPITOLO 17

 

 

 

 

Aspettai che Jake e mia figlia sparissero nel buio dalla notte e lentamente mi voltai verso quella che fino a un anno prima, era stata la mia casa.

Mi diressi lentamente verso di essa, consapevole che alle mie spalle c’era Edward, il quale mi avrebbe assistito e confortata, questo mi diede un po’ di forza in più.

Arrivai davanti alla porta, con una lentezza disarmante portai la mano alla maniglia, presi un respiro profondo ed entrai in casa.

Tutto era come lo ricordavo, il divano al centro della stanza, il camino nel quale c’era ancora la cenere della legna bruciata, il tappeto, sul quale aleggiava appena un leggero strato di polvere.

L’attaccapanni sulla destra della porta sul quale era ancora appena la giacca della divisa e la cintura della pistola.

La sfiorai con le dita e la mia mente risvegliò una serie di ricordi che, nonostante appartenessero alla mia vita umana, furono molto nitidi.

Ogni volta che rientrava in casa e mi chiamava…

 

“Ciao Bells!”.

“Ciao papà sono in cucina!”.

Avanzava a grandi passi verso di me.

“Mmmm che profumino? Che hai preparato?”.

I suoi occhi s’illuminavano ogni volta che mi vedeva cucinare, le piaceva quello che preparavo, anche se all’inizio aveva il timore che avessi imparato da mia madre.

 

Riaprii gli occhi, ritornando alla realtà, stavo sorridendo e non me n’ero nemmeno accorta.

Quelli erano ricordi lontani, presi un altro respiro profondo, nonostante non ne avessi, ma mi tranquillizzava.

Sentivo un enorme vuoto dentro, e sapevo che nessuno sarebbe mai stato in grado di colmarlo.

Avanzai lentamente verso la cucina, sul divano c’era ancora il telecomando della tv mi fermai a fissarlo per pochi attimi, e altri ricordi invasero la mia mente.

 

Charlie era seduto sul divano con Billy, guardavano una partita di Football alla tv, io ero in cucina, stavo finendo di lavare i piatti.

“Bells tesoro ci passi un’altra birra?”.

“Certo papà”, mi diressi verso il frigo e ne tirai fuori due belle ghiacciate.

“Ecco”, gliele porsi sorridendo.

“Grazie tesoro” disse rispondendo al mio sorriso.

 

Riaprii di nuovo gli occhi, mi ero di nuovo fatta assorbire dai miei ricordi, ne avevo bisogno, era un modo come un altro per sentirlo ancora vicino a me.

Quando arrivai in cucina, notai che era tutto in ordine, sicuramente aveva in programma di prendersi una pizza, non le era mai piaciuto cucinare.

Sorrisi anche di quel ricordo.

Mi fermai davanti alla scalinata che portava alle camere da letto e al bagno, sapevo che li, avrei dovuto rivivere i momenti più duri, ma quello era il mio ultimo saluto, mi feci coraggio e salii al piano superiore.

La casa era ancora impregnata del suo odore, camera sua soprattutto.

Entrai lentamente, non volevo che i ricordi mi assalissero come un uragano, ma fu inutile, appena fui dentro….

 

“Bells!”, mi chiamò mio padre dalla sua stanza.

“Dimmi” risposi dalla mia.

“Vieni qua per favore”.

Sbuffai, e di malavoglia mi diressi verso camera sua, quando lo vidi per poco non scoppiai a ridergli in faccia.

“So a cosa stai pensando! Sembro un pinguino!” Charlie era in piedi di fronte allo specchio, Alice gli aveva mandato l’abito per la cerimonia dei diplomi.

“Mmmm no papà sei….”

“Ridicolo?” mi chiese lui terminando la mia frase.

Trattenni le risate.

“No, diciamo che non sei… il solito, ecco”, questa volta Alice aveva esagerato, sembrava davvero un pinguino.

 

Quando tornai in me, scoppiai a ridere, meno male che alla fine ero riuscita a convincere Alice che qualcosa di meno classico e più comodo avrebbe donato di più a mio padre.

“Eh papà…” sospirai prima che un’ondata di dolore e malinconia mi assalisse, mi lasciai cadere sul letto di Charlie, abbracciai il suo cuscino e ispirai il suo profumo, mi sarebbe mancato terribilmente.

Quante notti passate ad ascoltare il russare tranquillo di mio padre…

Cominciai a singhiozzare, volevo piangere disperarmi, ma nel mio nuovo corpo tutto questo non era possibile, ero sicura che Edward mi sentisse, ma non entrò, gliene fui immensamente grata.

Rimasi sul letto per un tempo che mi parve infinito, prima di rialzarmi e fare l’ultimo giro nella mia vecchia stanza.

Era tutto come l’avevo lasciato, il letto con il mio plaid, la scrivania sulla quale giaceva il cadavere del mio vecchio computer, nulla fuori posto.

Anche lì mi abbandonai ai ricordi, la prima volta che Edward era entrato in camera mia, tutte le notti che aveva passato con me ad insaputa di Charlie, le volte in cui, sospettoso, entrava per controllare che ci fossi ancora, che non fossi scappata, per chissà dove poi.

Sorrisi ancora.

All’improvviso la mia mente, mi costrinse a rivivere i fatti accaduti nemmeno un’ora prima, Charlie sapeva, era morto con la consapevolezza che sua figlia non fosse più umana, aveva sicuramente pensato che fossi un mostro, la causa di tutto il dolore cha avrebbe provato di lì a pochi minuti.

Sapeva che gli avevo mentito, e che sarebbe morto a casa dell’essere che sua figlia era diventata.

Il pensiero che mio padre, mi avesse realmente odiato, poco prima di morire, mi tormentava, non avrei mai potuto spiegargli, non ero destinata a rincontrarlo, ero letteralmente incastrata nella mia vita da vampira immortale, costretta a vivere nel dolore per l’eternità.

Ma lo meritavo, forse quella sarebbe stata la giusta punizione per me.

Mi guardai attorno ancora per un minuto abbondante, sentivo che sarei impazzita se fossi rimasta dentro un secondo di più, così mi fiondai fuori dalla casa e cominciai a correre tendendo al massimo i miei muscoli, per avere più spinta, volevo lasciarmi tutto alle spalle, allontanarmi il più possibile da quel luogo pieno di ricordi pronti ad assalirmi e ferirmi, come un branco di squali sulla loro preda, ognuno di loro, ogni singolo ricordo, mi strappava un pezzo di cuore, volevo scappare prima che mi riducessero a brandelli.

Sentivo che Edward era dietro di me, mi afferrò per un polso girandomi verso di lui, mi lasciai fermare prima di buttarmi tra le sue braccia e cominciare a disperare, desideravo piangere, avrei dato tutto per sfogare qual momento, liberarmi di quel peso, ma non mi era possibile.

Sentivo le mani di mio marito accarezzarmi la schiena, le sue labbra baciarmi i capelli.

“Shhh amore, ci sono io” continuava a ripetermi queste cose preda anche lui dell’agonia, sapevo che lo stavo facendo soffrire, e trassi la forza di smettere proprio da questo pensiero, non volevo stesse male per causa mia.

Lo guardai negli occhi poggiandole una mano sulla guancia.

“Ti amo”

“Ti amo anch’io”, ci abbandonammo a un bacio pieno di dolcezza, chissà da quanto tempo non le dimostravo il mio amore.

“Edward?”

“Si?”

“Da quanto tempo sono… voglio dire, per quanto tempo sono stata…così?” chiesi abbassando lo sguardo, sapevo che nei suoi occhi avrei rivisto il dolore di quei momenti e non potevo sopportarlo, tuttavia, volevo sapere.

“E’ la vigilia di Natale Bella, sei stata così per un mese e tredici giorni” mi rispose.

Cavolo! Così tanto!? Chissà come aveva sofferto.

“Mi dispiace” ribadii.

Lui mi sorrise e riprese a baciarmi.

“Come ti ho detto poco fa, l’importante e che ora stai bene, e che sei di nuovo con noi”.

Ricambiai il sorriso, desiderava quanto me lasciarsi tutto alle spalle.

“Andiamo, Nessi e Jake ci stanno aspettando, sai sei mancata tanto a tutti, non vedono l’ora di rivederti”, io annuì e cominciai a correre con lui nella foresta, mi stavo lasciando alle spalle Forks, sapevo che era un addio, che mai e poi mai avrei voluto rimettere piede in quella cittadina che tanto mi aveva dato, ma che ora era solo un luogo pieno di ricordi dolorosi e pesanti da mandare giù.

Hannover, era quella la nostra meta, finalmente tornavo a casa e ad attenderci avrei trovato tutta la mia famiglia e finalmente, un po’ di meritata pace.

Sospirai, dovevo lasciare che tutto cadesse alle mie spalle, ma sapevo che una parte di quella vicenda non l’avrei mai scordata, Charlie era morto e niente l’avrebbe più riportato indietro, impossibile dimenticare, impensabile provare a farlo.

 

 

 

 

 

 

 

in fine rispondendo alle recensioni:

in fine rispondendo alle recensioni:

 

Tede: Grazie! Sono davvero contenta che ti prenda così! Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto! J

 

Bimbina_88: Visto!? J Non potrei mai deludere le vostre aspettative! O almeno spero :P.

 

FrancyCullen: Grazie! Spero di riuscire sempre a “sorprenderti” J.

 

Noe_princi89: Non posso rispondere alla tua domanda (ovviamente), ma mi auguro che continui ad interessarti ed entusiasmarti J.

 

Karima: Fammi sapere se le tue teorie combaciano con il resto della storia! Buona elaborazione J..

 

Ovviamente concludo ringraziando tutti, che mi legge, chi mi commenta, chi mi sostiene. Grazie!

 

Amalia

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Capitolo 18
*** Capitolo 18 ***


Eccomi

Eccomi! Non ho ancora trovato l’ispirazione, ma ho deciso che il capitolo che tanto “temo” sarà il ventunesimo!

Quindi tra oggi e domani scriverò il ventesimo J.

Nel mentre vi posto il diciottesimo J.

Buona lettura, morsetti.

Amalia

CAPITOLO 18

CAPITOLO 18

 

 

Era ormai da cinque ore che correvo nella foresta, mano nella mano con Edward, davanti a noi Jake con mia figlia in spalla, stavamo tornando a casa, ancora un’ora e saremmo arrivati.

La mia mente aveva vagato finalmente libera dall’oblio del dolore, non che non ne provassi più, ma avevo capito come gestirlo, era un sentimento con il quale avrei dovuto convivere per l’eternità non potevo permettere che mi assalisse in ogni momento della mia esistenza.

Il pensiero più forte, che formulai a mente lucida, fu il rischio che avevo corso, stavo per morire lasciando mia figlia sola, in balia di quel mostro.

Non ero stata in grado di difenderla, di proteggere il mio diamante più prezioso, se fosse dipeso solo da me sarebbe morta, tutta colpa della mia impulsività e del mio stupido orgoglio.

Ero grata che Edward avesse deciso comunque di seguirmi, pur lasciandomi un breve margine di vantaggio per far si che non mi accorgessi della sua presenza.

“Che c’è amore?” la voce melodiosa del mio angelo mi ridestò dai miei pensieri.

“Pensavo, che se non foste intervenuti tu e Jacob, probabilmente sarei morta, e nostra figlia con me” risposi cupa.

Lui mi strinse appena la mano, continuava a osservarmi, cercava la risposta più giusta da darmi.

“Bella, hai agito d’istinto non devi rammaricartene, e comunque, sei stata bravissima, era il tuo primo combattimento amore, e per essere una principiante te la sei cavata piuttosto bene” mi rispose sorridendo.

Il mio Edward, sempre pronto a giustificarmi e perdonarmi, nonostante fossi in torto marcio, Dio quanto lo amavo!

“Ti amo” sussurrai.

“Anch’io amore”.

Sapevo che Jacob sentiva la nostra conversazione, ed ero certa che anche mia figlia ci sentisse chiaramente, volevo esporre un pensiero non proprio casto e non mi andava che Jake o Renesmee sentissero, così chiusi gli occhi e allontanai lo scudo dalla mia mente, non avevo paura di andare a sbattere contro qualche albero, anche senza la vista ero in grado di sfrecciare attraverso la foresta in assoluta sicurezza.

Non vedo l’ora di dimostrartelo con i fatti amore mio.

Pensai con tutta l’intensità possibile.

Lo vidi sussultare, un brivido percorse lungo la sua schiena e un ringhio basso e profondò scaturì dal suo petto, lo capivo bene, fremeva per la voglia del mio corpo, voleva assaporare le mie labbra, accarezzarmi, come solo lui era capace di fare, lo desideravo immensamente puro io.

Non so se per le mie parole, o se per la fretta di tornare a casa e rivedere la nostra famiglia, ma accelerò il passo, avevamo lasciato che Jacob ci corresse davanti, per non perdere di vista nostra figlia, ma ora c’eravamo portati sulla stessa linea.

Mancava davvero poco all’arrivo, non vedevo l’ora di riabbracciare Alice, di rivedere il dolce e amorevole viso di Esme… già, Esme.

“Edward?” chiesi ansiosa, si accorse del mio tono preoccupato per questo, arrestò la corsa e mi prese tra le sue braccia.

“Dimmi amore, tutto bene?” chiese apprensivo.

Esagerava sempre, mi allontanai un po’ dal suo petto.

“Esme… siete riusciti a ..”

Sorrise e mi rispose bloccando a metà la mia frase, forse per non far sentire quelle parole spaventose a Renesmee.

“Sì, Carlisle è riuscito a guarirla, ora sta bene…”.

Sospirai.

“Meno male”

“Anche se si sente molto in colpa per quello che è successo a Nessie” aggiunse.

“Ma no! Non è stata colpa sua, non poteva fare niente contro il potere di Jane”.

“Lo so amore, ma per lei è inevitabile pensare d’essere la causa del dolore che abbiamo provato per la momentanea separazione da nostra figlia”.

Abbassai lo sguardo e scossi la testa, povera Esme, si era fatta fare a pezzi per difendere la sua nipotina, ma non poteva resistere a Jane, chissà com’era stata male per tutto quel tempo.

“Dobbiamo arrivare a casa, devo parlare con Esme” sentenziai decisa.

Edward mi sorrise e riprendemmo la strada di casa, Jacob e Renesmee avevano assistito a tutta la nostra conversazione , senza proferir parola.

Poco dopo finalmente, cominciai a vedere parte della casa che si trovava, all’interno dello spiazzale, ci avevano sentiti arrivare ed erano tutti fuori ad aspettarci.

Erano in fila, tranne Alice, che era per metà coperta dietro la spalla di Jasper, l’avevo ferita con il mio comportamento, avrei dovuto farmi perdonare.

Irruppi nel piazzale per prima, corsi subito in contro ad Alice ma il suo compagno, non che mio cognato e fratello, fraintese le mie intenzioni e si mise in posizione di difesa per proteggere la sua amata.

“Non fare lo scemo Jasper” dicemmo all’unisono io e Alice.

Ci fu un attimo di silenzio in cui nessuno disse nulla, un secondo dopo scoppiammo a ridere.

Mi buttai tra le braccia della mia più grande amica e sorella.

“Mi dispiace Alice, ero arrabbiata, so che questo non mi giustifica, ma…non volevo ferirti”.

“No Bella, sono io cheti devo delle scuse, immaginavo che la tua reazione sarebbe stata questa, avremmo dovuto dirti tutto subito”.

Mi staccai dall’abbraccio e sorrisi.

“Non fa niente, l’avete fatto per proteggermi”.

Ricambiò il mio sorriso e poi spostò lo sguardo verso il fratello che le sorrise.

“Zia Alice, Zia Rose!” urlò mia figlia scendendo dalle spalle di Jake, tutti si fiondarono addosso a lei, la riempirono di baci e carezze, se la passavano di mano in mano come fosse un giocattolo, sorrisi nel vedere quella scena, le erano tutti molto affezionati, la amavano quasi quanto l’amavo io.

Notai che Esme non si era unita agli abbracci, era in un angolo mi scrutava cupa, fissava mia figlia come se volesse corrergli incontro e stringerla a se, ma non lo fece, mi voltai verso Edward il quale capii subito cosa volevo sapere.

“Crede che dopo quel che è successo tu non voglia più che lei si avvicini a Nessie”.

Sgranai gli occhi, ma che cosa assurda! Come poteva pensarlo!?

Basta era ora dei chiarimenti.

“Esme?” chiamai decisa.

Lei alzò lo sguardo verso di me ma non disse nulla, le corsi incontro abbracciandola.

“Esme, non sono arrabbiata con te, hai fatto tutto il possibile per proteggere Renesmee, ti sei fatta fare a pezzi! Non devi neanche provare a pensare che sia colpa tua” dissi prendendole il viso tra le mani.

“Oh Bella, tesoro! Mi dispiace così tanto!” singhiozzò poggiando la testa sulla mia spalla.

Le sorrisi rincuorante.

“Non preoccuparti Esme, l’importante e che ora sia tutto passato. Sono contenta di vedere che stai meglio anche tu, anche se non l’ho dimostrato, ero molto preoccupata per te”. Sorrisi “Ora vai da Nessie, le sei mancata tanto anche tu”.

Sciolsi l’abbraccio posandole un bacio sulla guancia, lei mi sorrise e corse incontro a mia figlia la quale si tuffò anche tra le sue braccia, ero felice finalmente eravamo di nuovo tutti assieme e felici.

“Mi stupisce vederti ancora intero Ed” tuonò Emmett con il suo solito vocione, rompendo la magia di quel momento, tipico di lui.

Mi girai a guardarlo, alzando un sopracciglio, non capivo, credeva che Jane sarebbe stata in grado di sconfiggerlo? Assurdo.

Vidi Edward ghignare.

“Per un attimo l’ho creduto anch’io Em” disse mio marito rispondendo probabilmente a una domanda “mentale”.

“Potreste renderci partecipi?” chiesi un po’ seccata.

“Mi deludi sorellina, credevo che come minimo le avresti staccato la testa dal collo, e invece me lo ritrovo qua, tutto intero, senza nemmeno un graffio!” fece una finta espressione delusa prima di scoppiare a ridere.

“Ci ho pensato seriamente Em” dissi rivolgendo lo sguardo verso mio marito il quale, si rabbuiò.

Mi fiondai tra le braccia di Edward.

 “Ma lo amo troppo” aggiunsi poggiando le mie labbra contro le sue, mi lasciai andare a quel momento.

Quando mi staccai, mi accorsi che eravamo rimasti soli, adoravo la mia famiglia anche per quello.

Sapevano quand’era il momento di lasciarci soli.

“Che ne dici, andiamo a caccia?” mi chiese sorridendo, ci pensai un attimo, desideravo davvero tanto assaporare il corpo di Edward, mi era mancato come non mai, e solo in quel momento me ne resi realmente conto, ma i miei occhi oramai erano diventati neri come la pece, e le occhiaie somigliavano più a ustioni, era da parecchio che non mi nutrivo.

“Ok, ma una cosa veloce, non voglio perdere tempo” dissi avvinghiandomi ancora più stretta a lui e sorridendogli.

Un altro brivido le percorse la schiena.

“Se continui così, non ti farò cacciare nemmeno uno scoiattolo”.

Mi misi a ridere e sfrecciai nella foresta, mi seguì subito e, senza perder tempo cominciammo a cacciare.

Ero più assetata di quel che credevo, dovetti abbattere tre cervi e un puma prima di dichiararmi sazia.

Edward mi guardava con occhi pieni d’amore, sapevo che vedermi cacciare, ridere e interagire con il mondo, dopo più di un mese di totale assenza, lo riempiva di gioia.

Gli saltai addosso, buttandolo per terra.

“Buon Natale amore mio” dissi accorgendomi che la mezzanotte era già passata.

Lui mi guardò titubante, sapevo a cosa stava pensando, Charlie, avremmo dovuto essere da lui, quel pensiero mi devastò ma lo misi subito da parte, ora era il momento di ridare al mio angelo tutte le attenzioni che ingiustamente gli avevo sottratto.

Lo baciai con foga strappandole via la camicia, un ringhio uscì di risposta dalla sua gola, sorrisi.

“Buon Natale anche a te tesoro” disse prima di trasportarmi con lui nel paradiso del nostro amore.

 

 

In fine rispondendo alle recensioni:

In fine rispondendo alle recensioni:

 

FrancyCullen: Sono contenta!!! Ti sarà piaciuto anche questo?? J fammi sapere!

 

Noe_princi89: Grazie, troppo buona! J

 

Bibina_88: Non potevi farmi complimento più bello, grazie!!!! Spero di continuare a trasmettere così bene le emozioni! J

 

Elrilin: Grazie! Eccoti accontentata, spero ti piaccia!! J

 

Tede: Grazie! Ed ecco il diciottesimo capitolo… chissà se anche questo ti è piaciuto… mmmm xdxdxdxd

 

Cloetta: Grazie a te che mi segui e recensisci! Continua a dirmi la tua! Mi servono molto i vostri pareri! J.

 

E come sempre concludo ringraziando TUTTI.

A presto

 

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Capitolo 19
*** Capitolo 19 ***


CIAOOOO

CIAOOOO!!

Allora, eccomi con il diciannovesimo capitolo J, il prossimo lo posterò (se riesco) la prossima settimana!

Buona lettura e mi raccomando, recensiteeee!!! J

P.S. lo so che questo capitolo è un po’ lungo, ma mi dispiaceva spezzarlo! Perdonatemiii!

CAPITOLO 19

CAPITOLO 19

 

 

 

Avevamo passato una notte meravigliosa, era più di un mese che non facevamo l’amore, e staccarmi da quel corpo che fremeva sopra al mio, mi costò un grosso sacrificio.

Ma, dovevamo tornare, avevo bisogno di stringere mia figlia, di respirare il suo dolce profumo.

Quando arrivammo nello spiazzale, notai cha Jake era poggiato al muro della casa, le braccia incrociate al petto, lo sguardo basso ma carico di rabbia e rancore, guardai Edward incuriosita, ma lui non mi disse nulla, fissava il mio migliore amico con sguardo duro, chissà che stava pensando, ma qualcosa mi diceva che di lì a poco l’avrei scoperto.

“Cia Jake, buon Natale!” dissi sorridendogli, lui alzò lo sguardo da terra e lo puntò su mio marito, sembrava non mi avesse nemmeno sentita.

“Jake?” chiesi.

“Come hai potuto!? Non solo mi hai tenuto all’oscuro di tutto per un mese, mi hai anche mentito, mettendo in pericolo la vita di Nessie!” Jacob sbottò all’improvviso, tremava dalla testa ai piedi.

“Non pensavamo che la vita di Nessie fosse in pericolo, e comunque ho solo omesso di dirti il nome dell’assassina” rispose calmo Edward.

“Solo?!” chiese Jake scettico.

“Jacob, mi spiace davvero, ma dovevo proteggere Bella”.

“E Nessie?” chiese aspro.

“Non potevamo sapere che l’avrebbe rapita”.

“La vostra veggente perde colpi succhiasangue? Possibile che non sia stata in grado di prevedere niente?” il tonò accusatorio che usò non mi piacque per niente.

“Jake non credi di esagerare?” chiesi un po’ stizzita.

“Fatti gli affari tuoi Bells!”.

Quella risposta mi spiazzò non era da Jacob comportarsi così con me, prima che potessi avere una qualunque reazione Edward, ringhiò.

“Non osare rivolgerti così a lei!”, Jake rispose al ringhio, fu allora che il resto della mia famiglia uscì dalla casa.

“Che succede ragazzi?” chiese Carlisle.

“Uno scambio d’idee Carlisle ma credo proprio che la discussione sia terminata” disse Edward neutro.

Jacob non rispose, probabilmente perché Renesmee si era avvicinata poggiando una mano sulla sua gamba.

Quando vide me e suo padre s’illuminò.

“Buon Natale mamma! Buon Natale papà” disse felice buttandosi tra le nostre braccia.

Ricambiammo il saluto e stringendola a noi entrammo in casa.

Quello che vidi fu a dir poco straordinario, un enorme albero che arrivava fino al soffitto occupava un’ala della sala, era ricoperto di fiocchi e palline color oro e bianco, sotto a esso una montagna di regali, quando avevano avuto il tempo di comprarli?

Tutta la casa era addobbata a festa, Esme ci accolse con un sorriso smagliante che le illuminava il volto.

“Bella, Edward! Buon Natale cari” disse abbracciandoci.

“Grazie mamma”.

“Grazie Esme”.

“Ma… scusa quando avete trovato il tempo di comprare i regali?” chiesi curiosa.

Fu allora che lo vidi e per poco non le scoppiai a ridere in faccia, Emmett era vestito da Babbo Natale!

Era in piedi accanto all’albero, con una busta piena di altri pacchi colorati.

Era vestito di rosso, e una folta barba con grosse sopracciglia bianche copriva gran parte del suo viso, un cappello rosso con un pom pom bianco sulla punta completava l’opera.

Soffocai una risata poggiando la fronte sulla schiena di mia figlia.

“Oh ora capisco dissi” sempre più vicina allo scoppiare a ridere.

Mi voltai verso Edward e vidi che, come me, faceva fatica a non buttarsi per terra per cominciare a ridere a squarcia gola.

Dubitavo che mia figlia avesse creduto a quella farsa, non era una normale bambina di un anno, ma lo lasciò fare, come se lei fosse il genitore paziente che per far divertire il suo bambino finge di credere al suo gioco.

“Oh oh oh “ tuonò Emmett.

“Finalmente mamma e papà sono arrivati, te l’avevo detto che non appena avrebbero finito di leggere i libri che zio Em e zia Rose gli hanno regalato, sarebbero tornati”.

Alzai un sopracciglio, leggere libri? Non era proprio il tipo di attività al quale c’eravamo dedicati io e mio marito nella foresta, ma lascia correre, l’avrei rimbeccato più tardi.

Tutti si misero nuovamente a ridere.

“Allora il primo regalo è… Per Renesmee!” continuò tranquillo la sua scenetta, possibile che non si fosse accorto che mia figlia l’aveva riconosciuto?

Tirò fuori un pacco enorme, era grosso quanto lei! Ma cosa gli avevano comprato quei pazzi?

Misi giù Renesmee che corse entusiasta verso il suo regalo, nessuno le toglieva gli occhi di dosso mentre Rose e Alice erano impegnate a fotografarla da ogni angolazione.

Dall’involucro uscì una bicicletta rosa fiammante, appeso al manubrio un piccolo casco bianco, prima che potessi manifestare il mio disappunto, avrebbe potuto farsi male, Jacob urlò.

“Niente rotelle!? Ha solo un anno!”, mi voltai a fissarlo, credevo scherzasse, anche io avevo paura che si facesse male, ma di certo non perdendo l’equilibrio, possibile che Jake non si ricordasse che fosse anche una mezza vampira?

Inevitabilmente, la mia famiglia ed io le scoppiammo a ridere in faccia, il che gli fece rimettere il broncio.

“Dai Jake, è una mezza vampira non dimenticarlo!”gli spiegai continuando a ridere, poi mi voltai verso Alice e Rose per aggiungere:

“E comunque nemmeno io sono molto d’accordo, Renesmee è vulnerabile, non dimenticatelo” mi guardarono con finte facce sconvolte.

“E perché guardi noi scusa?” chiesero in coro.

Mi avvicinai alla bicicletta che mia figlia teneva ancora in mano.

“Rosa sgargiante? Piume attorno al campanello? Cestino posteriore con su scritto “BORSE PER LO SHOPPING?” chi altri potrebbe essere l’artefice di tutto ciò se non voi?” .

Scoppiammo tutti a ridere fragorosamente, era una bellissima sensazione, di felicità, tranquillità finalmente un po’ di luce aveva illuminato anche le nostre vite.

Continuammo a scartare i regali, erano quasi tutti per Nessie, si stava divertendo un mondo.

Verso sera, eravamo seduti tutti in salone, chi sui divani chi sulla moquette, quando Alice sussultò, tutti la osservammo in ansia, ultimamente ogni volta che aveva una visione, non era mai positiva.

Quando si riprese sorrise.

“Garret e Kate verranno a trascorrere il capodanno con noi, Carmen ed Elazar sono partiti per l’ennesimo viaggio di nozze, mentre Tanya a quanto pare sarà via con la sua nuova fiamma, tra cinque minuti esatti ti chiameranno Carlisle” sentenziò Alice con un sorriso soddisfatto sulle labbra.

“Bene! Sono contento che anche Tanya finalmente si sia sistemata, e se siete tutti d’accordo, sono più che felice di accogliere Garret e Kate per Capodanno” disse Carlisle.

Annuimmo tutti.

 “Bells?” mi chiamò Jacob.

“Si Jake?”

“Ascolta, probabilmente verranno anche Seth e Leah per Capodanno, ma non ti preoccupare, non vi staremo attorno”.

Non mi diedero nemmeno il tempo di rispondere, Esme e Carlisle furono più veloci di me.

“Ma no Jacob, se volete potete passarlo con noi, non ci sono problemi, vero ragazzi?” chiese Carlisle.

“Si! Potrei prepararvi qualcosa io! Sai che sono brava in cucina” incalzò Esme la quale sembrava piuttosto eccitata all’idea.

Come sempre, l’unica a non pensarla come noi fu Rose.

“Già sopportare il tanfo di un cane è tanto, figurarsi di tre!” disse disgustata e storcendo il naso.

“Rose!” la richiamò sua madre severa.

“Non darle retta, per noi siete i benvenuti Jacob” aggiunse tornando radiosa.

“Sentito Psico? La tua mamma è d’accordo, e non si disobbedisce, la mamma e sempre la mamma” disse ridendo, Rose le lanciò uno sguardo inceneritore ma non disse nulla.

 

Il tempo sembrò accelerare, i cinque giorni successivi al Natale erano stati meravigliosi, Alice era stata dietro a Renesmee che aveva iniziato a usare la nuova bicicletta, mentre Rose le scattava un sacco di foto, Emmett e Edward, li avevano passati a punzecchiarsi di battutine sul sesso, i soliti.

Esme era molto presa con il cenone di Capodanno, erano solo in tre a mangiare, ma erano tre licantropi, l’equivalente di dieci persone, ed io, la aiutavo.

“Mamma?” la voce melodiosa di mia figlia mi chiamò.

“Si amore?” risposi continuando a impastare.

“Non ti arrabbiare, ma sono finita nel fago” disse ridendo.

Mi voltai a guardarla, era piena di fango! I capelli erano arruffati e il vestito… da buttar via.

“Mmmm ti ci vuole un bel bagno, Esme, ti dispiace se mi assento qualche minuto?”.

“No no cara, vai pure”.

Presi Renesmee in braccio e mi fiondai in bagno, le riempii la vasca d’acqua e tanta schiuma, come piaceva a lei, e ce la immersi.

Le stavo sciacquando i capelli quando mi chiese:

“Mamma? Facciamo il bagno assieme?”.

Le sorrisi, e in meno di due secondi mi tuffai nella vasca con lei, sollevando piccoli sbuffi di schiuma colorata, ridemmo entrambe.

La mezz’ora successiva la passammo a farci collane e scarpe con la schiuma, ci stavamo divertendo un sacco, sentir ridere mia figlia in modo così spensierato, mi faceva stare davvero bene.

Toc Toc.

Qualcuno bussò alla porta, sapevo chi era, il suo meraviglioso profumo mi aveva travolta come una tempesta in pieno inverno.

“Vieni Edward” dissi sorridendo.

Entrò in bagno e quando ci vide, alzò un sopracciglio.

“E’ più di mezz’ora che siete qui dentro, ma vedo che siete più che giustificate” disse sfiorando con un dito la sciarpa di schiuma rosa di nostra figlia.

“Papà, ne vuoi una anche tu?” chiese ridendo.

“Perché no, di che colore me la fai?” chiese stando al gioco.

Renesmee guardò per un attimo i vari bagno schiuma che c’erano appesi sulla vasca.

“Verde!” sentenziò in fine.

Versò mezza boccetta e appena fece schiuma si mise in piedi per arrivare al collo del padre che era inginocchiato, a petto nudo, davanti alla vasca.

“Ecco” disse soddisfatta del suo lavoro.

“Sei bellissimo” dissi sorridendo.

Anche lei si mise a ridere e a battere le manine.

Giocammo un altro po’ prima di uscire dall’acqua, era stato bellissimo, io Edward e la nostra bambina, avevamo giocato e riso assieme, era da tanto che non accadeva.

Usciti dal bagno Alice e Rose, insisterono per poterla vestire e pettinare, così la lasciai andare con loro, e dopo essermi vestita anch’io, tornai in cucina da Esme.

“Scusa Esme” dissi, le avevo detto pochi minuti, e invece era passata un’ora!

Mi sorrise.

“Figurati tesoro, non era rimasto molto da fare”, ricambiai il sorriso, quella donna era davvero magnifica.

“Sono arrivati” disse Carlisle guardando la porta, mi concentrai e sentii le loro scie, pochi minuti dopo bussarono.

“Ciao!” salutai abbracciando prima Kate poi Garret.

“Ciao Bella!” dissero sorridendo.

“Grazie per l’ospitalità Carlisle” disse Garret stringendogli la mano.

“Siete sempre i benvenuti, quando volete, non esitate a farci visita” sorrise rispondendo alla stretta di mano.

In quel momento arrivarono in salone anche Rose e Alice con braccio mia figlia, aveva un vestitino di tulle rosso con le scarpe e il fiocco nei capelli bianco, ma come me l’avevano conciata? Sembrava un pacco regalo!

Non espressi il mio pensiero ad alta voce, ma capirono perfettamente dalla mia espressione, mi fecero la linguaccia.

Poco dopo arrivarono anche Seth e Leah, sembrava le fosse passata la naturale repulsione che provava nei confronti miei e della mia famiglia, non potevo esserne che contenta.

“Edward! Come stai amico?” disse Seth dandole una pacca sulla spalla.

“Molto bene Seth, tu?”

“Benissimo… Mmmm che profumino” disse annusando l’aria.

“Merito di Esme e Bella” rispose cingendomi con un braccio.

“A dir la verità più di Esme” lo corressi imbarazzata.

Poi si allontanarono parlando tra di loro, io mi avvicinai a Leah.

“Ciao Leah! Come stai? Ho saputo che finalmente anche tu hai avuto l’imprinting”.

Mi sorrise, per la prima volta da quando ci conoscevamo!

“Bene grazie, sì anch’io sono stata colpita dalla magia che sembra aver contagiato quasi tutto il gruppo dei licantropi, tu tutto bene?” rispose tranquilla.

“Certo, benissimo! Sono contenta che finalmente anche tu abbia trovato la tua metà, a proposito, come mai non sei con lui? Non che non mi faccia piacere vederti, ma Jake ha detto che non ti allontani mai da Samuel”.

Gli occhi si spensero un po’ a quella domanda.

“Oh Bé, è dovuto partire con i suoi, andavano dalla nonna a festeggiare e l’hanno obbligato a partecipare” disse con voce spenta.

“Non ti preoccupare, vedrai che questi giorni passeranno in fretta” cercai di rassicurarla sorridendo.

“Già” rispose.

Non sembrava troppo convinta, ma sapevo cosa provava, stare lontana dalla persona che amavi, era straziante.

La notte trascorse come sempre serena, e ci ritrovammo tutti alle prime luci del mattino per ultimare i preparativi.

 

Erano le sette del pomeriggio quando iniziammo i festeggiamenti, mancavano cinque ore a Capodanno, Seth, Leah e Jacob stavano divorando tutto quello che Esme ed io avevamo preparato in due giorni, non sembravano saziarsi mai.

Ci intrattenemmo con qualche gioco come il mimo o il monopoli, per far divertire Nessie, ovviamente ad Edward e Alice non era permesso giocare ai mimi, avrebbero trassato.

In tutto quel festeggiare si erano fatte le undici, mancava solo un’ora a mezzanotte!

Mia figlia non mostrava segni di stanchezza, era troppo eccitata all’idea di vedere i fuochi d’artificio che zio Em e zio Jazz avevano comprato.

Ero immersa nei miei pensieri quando una nuova melodia colpì le mie orecchie, era estremamente dolce, ma anche malinconica, Edward era seduto al pianoforte e faceva scivolare le sue abili dita sui tasti d’avorio, stava componendo.

Era tanto che non lo sentivo suonare, e quella novità mi lasciò piacevolmente sorpresa.

Mi sedetti vicino a lui, la sua dolce voce mi avvolse…

 

http://www.youtube.com/watch?v=EF4XLTXt74w&feature=related

 

I miss you, I miss your breath, I miss your voice…

The memories of you run through like sore and ruthless steels, painful and ruthless like the ones who carry you far away from us.

 

But I know, you’ll be back, We’ll find you, I’ll find you and then in our home we’ll return soon.

 

Your happiness, your laughs, soon return again to warm ours cold hearts.

 

Because I know, you’ll be back, We’ll find you, I’ll find you and then in our home we’ll return soon.

 

Sweet love, sweet honey, don’t have fear in this black night, look at the moon and you feel like you are at home, we’ll find you, soon we’ll hold you tight. Hold on my little baby…

 

I know, you know, I’m sure that you’ll be back, We’ll find you, I’ll find you and then in our home return soon.

 

In my harms you’ll be back, and finally I’ll lull you in a dreamy world.

Dreamy world…

Dreamy world…

 

La melodia terminò, così com’era iniziata, ero senza parole.

“Quando l’hai scritta?” chiesi poggiandole dolcemente una mano sulla spalla.

Mi sorrise.

“La melodia ora, le parole… non so di preciso”, disse accarezzandomi la guancia con il dorso della mano.

“E’ bellissima, l’hai fatta sentire a nostra figlia?” chiesi, sapevo che era per lei, non avevo bisogno di conferme.

Aveva composto la sua nonna nanna, proprio come, tempo a dietro, aveva composto la mia.

Stava per rispondere alla mia domanda quando Alice squarciò quella serenità con un urlo agghiacciante.

Mi voltai verso di lei e vidi il suo sguardo perso nel vuoto, la sua espressione mi ricordò il momento in cui vide morire mio padre e la cosa mi pietrificò.

Tornai con lo a guardare Edward, aveva la stessa espressione della sorella, se non peggiore.

Che cosa stava succedendo? Che cosa aveva visto Alice?

“Alice!?” la chiamai in preda al panico.

 

 

Allora, prima di rispondere alle vostre recensioni, devo dire un GRAZIE di vero cuore a Lisa

Allora, prima di rispondere alle vostre recensioni, devo dire un GRAZIE di vero cuore a Lisa! Senza di lei non avreste mai avuto la ninna nanna di Renesmee in inglese, ci ho messo giorni a scriverla in italiano (scegliendo la base che potrete sentire al link che ho inserito nel testo) ma i miei sforzi sarebbero stati vai se lei non si fosse prestata, con tanta pazienza, a tradurla… quindi GRAZIE LIZZZ.

Ora rispondendo alle vostre recensioni:

 

Noe_princi89: è proprio come avevi immaginato, la pace non è durata a lungo! Ma come potevo non rendere la mia ff “movimentata”? J

 

FrancyCullen: cos’ mi vizi! Ma mi ma ve bene xd, grazie per i complimentiiii xd e vediamo cosa pensi di questo J.

 

JessikinaCullen: come hai visto, è stato colmo d’amore e romanticismo, ma la nota stonata alla fine, non poteva mancare! J

 

Bimbina_88: Grazie! Onestamente Em mi piace un sacco anche in questo capitolo, ma te lo vedi vestito da Babbo Natale?? Hahahahah

 

Tede: Grazie! Io dico sempre la verità! J Anche se non posso dire cosa accadrà xd! J ciaooo.

 

Cloetta: (IO COMMOSSA :’( ) Grazie davvero per i bellissimi complimenti, metto tutta me stessa in questa ff cercando e, sperando di trasmettere, a voi che leggete, tutto l’impegno che ci metto! Spero che anche in questo capitolo sia riuscita a donarti le giuste emozioni! Ciaoo J.

 

 

UN’ ULTIMA COSA, QUI NON L’HO MESSA, MA VOLETE CHE NEL PROSSIMO CAP VI POSTI ALLA FINE LA TRADUZIONE IN ITALIANO DELLA NINNA NANNA?? FATEMI SAPERE.

GRAZIE CIAOOO

 

 

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Capitolo 20
*** Capitolo 20 ***


Eccomi con il ventesimo capitolo, sono riuscita a superare la crisi del ventunesimo e ieri ho finito di scriverlo

Eccomi con il ventesimo capitolo, sono riuscita a superare la crisi del ventunesimo e ieri ho finito di scriverlo! Vi lascio alla lettura di questo…

Recensite!!! Voglio conoscere le vostre opinioni J.

Morsetti

CAPITOLO 20

CAPITOLO 20

 

 

 

Non rispondeva era pietrificata dalla paura, sul suo volto, come su quello di Edward una sola espressione impressa, il terrore.

Avevamo smesso di respirare, l’attenzione di tutti era rivolta a loro.

“I Volturi” biascicò Alice.

Sgranai gli occhi, lo sapevo, sapevo che sarebbe successo!

“Jane…” fu tutto quello che riuscii a dire prima di nascondere il volto tra le mani, non vidi la reazione di nessuno, ero troppo concentrata sui miei pensieri.

Volevano vendicarla, non avevo dubbi, ma perché? Non aveva detto lei stessa che si era staccata da loro?

Alice sembrò riprendersi all’improvviso.

“Saranno qui tra un’ora, dobbiamo organizzarci, siamo inferiori numericamente, ma abbiamo Bella, con lei il potere di Alec non potrà accecarci, e già un grosso vantaggio!” disse sfrecciando da una parte all’altra della stanza, sembrava come impazzita, parlava a una velocità tale che nessun umano avrebbe mai potuto sentire.

Jasper la fermò, afferrandola per le spalle.

“Calma amore, non farti prendere dal panico…”.

A quelle parole una calma innaturale ci avvolse, permettendoci di ragionare a mente lucida.

“Allora, Garret, Kate, Seth e Leah, andate, correte più veloci che potete, allontanatevi da Hannover e…” Carlisle era intervenuto, ma Kate non lo fece finire.

“Che cosa stai dicendo?! Noi non ce ne andiamo restiamo al tuo fianco!” disse in tono duro, Garret si avvicinò a lei annuendo.

“Nemmeno noi amico!” intervenne Seth lanciando un’occhiata di sbieco a sua sorella che acconsentì.

“Non se ne parla nemmeno, questa volta non ne usciremo illesi, è troppo pericoloso, siamo inferiori numericamente e Alice non riesce a vedere come andrà a finire…”.

“Ma vedo che loro ci saranno Carlisle” lo interruppe lei.

“Certo che ci saremo!” dissero in coro.

Carlisle abbassò lo sguardo sconfitto “è un suicidio” mormorò prima di rivolgersi ad Alice.

“Cosa dobbiamo fare? Dove nascondiamo Nessie?”.

Ci pensò un attimo.

“Non abbiamo tempo, dobbiamo organizzarci allontanarci dal centro abitato spostandoci all’interno della foresta, Nessie sarà con noi, Bella, Edward e Jacob la terranno d’occhio a turno, non abbiamo scelta”.

“Quanti sono?” chiese Emmet.

“Quattordici, ci sono tutti Aro, Caius, Marcus, Sulpicia, Athenodora, Alec, Chelsea, Afton, Corin, Demetri, Felix, Heidi, Renata e Santiago” elencò i nomi di tutto il corpo di guardia dei Volturi, alcuni non li conoscevo, probabilmente li avevo visti l’inverno precedente ma non avevo associato i loro visi ad alcun nome, sentii il panico salire, erano due più di noi!

E non conoscevamo i poteri di alcuni di loro, non potevo nascondere mia figlia, Alice non riusciva a vedere come sarebbe andata a finire e i Volturi sarebbero arrivati tra meno di un’ora!

Poteva forse andar peggio di così? Di una cosa ero certa, nessuno si sarebbe avvicinato a Renesmee.

“Dobbiamo agire, in fretta!” disse Carlisle.

Ci guardammo tutti e senza dirci nulla, ci catapultammo fuori dalla porta, Jake portava Nessi sulle spalle, i tre licantropi si erano già trasformati.

“Felix è mio” sentii ringhiare Emmett.

“Io mi prendo Demetri” rispose Edward.

“Giusto ragazzi dobbiamo decidere di chi occuparci, sarà dura, ma dobbiamo tentare di difenderci, questa volta non ci ascolteranno e per quanto l’idea della violenza non mi piaccia, non ci sono alternative, dobbiamo dividerceli, Bella?” mi chiamò Carlisle.

“Lo so dovrò occuparmi di Alec e di Renata, farò attenzione a tenere lo scudo su tutti voi” dissi con una nota di panico nella voce.

Contro Jane mi ero fatta distrarre, avevo spinto via tutto il mio scudo per proteggere mia figlia, permettendole di attaccarmi, ma non avrei commesso lo stesso errore, non mi sarei fatta cogliere nuovamente di sorpresa.

Avevo paura, non ero sicura d’esserne all’altezza, e se non fossi riuscita a proteggere tutti?

No! Non dovevo pensarci, io dovevo riuscire a proteggere tutti.

“Non se ne parla! Non puoi combattere contro due vampiri!” ringhiò Edward.

“Amore, sono l’unica che può superare lo scudo di Renata e Alec non può rendermi cieca, se… se per sbaglio lo scudo mi scivolasse da qualcuno di voi, il suo potere potrebbe…” non riuscii a finire la frase, strinsi forte i pugni.

“Edward, andrà così!” mi limitai a dire terminando la frase.

“Ha ragione figliolo, nessuno di noi può affrontarli se non Bella”.

“Mi basterebbero pochi attimi per far fuori quel vile!” ringhio mio marito tra i denti.

“Tu devi occuparti di Demetri, io mi occuperò di Aro” rispose Carlisle.

“Esatto Carlisle, ed Esme si occuperà di Heidi, Jasper di Marcus, Rose di Sulpicia, Leah di Corin, Jacob di Caius, Seth di Afton, Garret di Santiago, Kate di Athenodora ed io di Chelsea, l’ho visto” disse ammiccando debolmente.

Annuimmo, ma nessuno osò parlare, sfilavamo silenziosi nella foresta, nonostante l’elevata velocità, nessun dettaglio sfuggiva ai nostri occhi, eravamo tutti all’erta, tesi come corde di violino.

Dopo dieci minuti Alice spezzò il silenzio arrestando improvvisamente la corsa.

“E’ qui che ci troveremo, mancano quaranta minuti al loro arrivo” disse prima di chiudere gli occhi e cominciare a concentrarsi.

Ognuno di noi era vicino al proprio compagno, si stringevano le mani, si fissavano intensamente negli occhi, ma non parlavano.

Edward si avvicinò a me stringendomi forte al suo petto.

“Ti proteggerò fino alla morte amore mio, ti amo” mi sussurrò all’orecchio, la sua voce si ruppe in diversi punti per il dolore.

“Ovunque andrai sarò con te, non posso vivere se al mondo non ci sei tu, ricordi?” chiesi sorridendo, lui s’irrigidì staccandosi da me, mi afferrò per le palle scuotendomi appena.

“Bella, giurami che non farai nulla di stupido, qualunque cosa accada, lotterai per la tua vita, promettimelo!” il suo sguardo era duro, spaventato, non capivo cosa mi chiedeva, davvero pensava che la mia vita avrebbe avuto un senso senza di lui? Non me la sentii di promettere.

Lo fissai negli occhi e tutto quello che gli risposi fu:

 “Ti amo anch’io Edward”, gli posai un bacio delicato sulle labbra.

“Bella NO! Tu devi…” era disperato.

“Arrivano!” lo interruppe Alice.

Ci voltammo verso nord, da li sarebbero giunti, la battaglia stava per cominciare, non c’era via di fuga.

Guardai mia figlia rannicchiata dietro al corpo di Jake, mi avvicinai per stringerla ancora, un ultima volta al mio petto.

“Mamma…”

“Shhh” le diedi un bacio sulla fronte “ti voglio bene piccola mia”, anche Edward si aggiunse all’abbraccio.

Fu dura rimetterla a terra e allontanarmi da lei, ma tornai accanto agli altri, dovevo proteggerla a costo della mai vita.

Il mio angelo mi prese per mano rivolgendomi uno sguardo affranto, sembrava stesse bruciando nelle prigioni dell’inferno.

All’improvviso la sua espressione mutò, divenne dura, fredda un ringhio minaccioso uscì dalle sue labbra, erano arrivati avanzavano svelti verso di noi, automaticamente lanciai il mio scudo, avvolsi tutti sotto ad esso e mi preparai a combattere.

 

Ecco la traduzione della ninna nanna, fatemi sapere se vi piace

Ecco la traduzione della ninna nanna, fatemi sapere se vi piace! Grazie ciaoo.

 

 

Mi manchi, mi manca il tuo respiro, la tua voce.

I ricordi di te trapassano la mia memoria come lame, dolorose e spietate, proprio come chi ti ha allontanata da noi.

 

Ma so, sono certo che tornerai, che ti ritroveremo… ti ritroverò e a casa ti riporterò.

 

Il tuo gioire, ridere presto tornerà, riavvolgerà le mura fredde dei nostri cuori, rendendole di nuovo calde.

 

Perché so, sono certo che tornerai, che ti ritroveremo, ti ritroverò e a casa ti riporterò.

 

Dolce amore, dolce stella, non aver paura in questa notte buia, rivolgi il tuo sguardo alla luna sentiti a casa, noi ti troveremo, presto ti ristringeremo al nostro petto, al nostro cuore.

Resisti bambina mia....

 

Perché so, sono certo che tornerai, che ti ritroveremo, ti ritroverò e a casa ti riporterò.

 

Tra le mie braccia tornerai, e sarò di nuovo io a cullarti per indicarti la strada dei tuoi sogni.

Dei tuoi sogni….

Dei tuoi sogni…

 

 

 

 

In fine rispondendo alle recensioni:

In fine rispondendo alle recensioni:

 

ArtemisLover: Grazie per il sostegno! Sono riuscita a saziare un po’ della tua curiosità? J

 

Karima: Fai sapere anche a me se la tua teoria era giusta! Grazie! J

 

FraFra9: Non sai quanto mi faccia piacere sapere d’esser riuscita a trasmetterti tutte queste emozioni! Grazie per i complimenti! J

 

Bibina_88: Grazie! Ora lo vedrai… J

 

FrancyCullen: Eccomi! Non ho aggiornato proprio prestissimo, ma spero mi perdonerai J. Grazie!

 

Lory_lost_in_her_dreams: Sono contenta che ti sia piaciuto J. Grazie per il complimento! E ora… vedrai cosa succede J.

 

Noe_prnci89: Brava Noe! Avevi indovinato! Chissà se hai anche idea di cosa accadrà ora! J.

 

 

Concludendo ovviamente ringrazio TUTTI, anche chi non recensisce ma mi segue fedelmente J.

 

 

 

 

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Capitolo 21
*** Capitolo 21 ***


Eccomi con il ventunesimo, non sono ancora riuscita a scrivere il ventitreesimo, ma non temete, prevedo di postare al massimo per martedì, a costo di stare su tutte le notti

Eccomi con il ventunesimo capitolo, non sono ancora riuscita a scrivere il ventiduesimo, ma non temete, prevedo di postare al massimo per martedì, a costo di stare su tutte le notti!!

Eccoci arrivati allo scontro, come finirà??? Non vi resta che leggere!!

 

P.S. c’è qualche scena un po’ diversa, spiegazioni della battaglia, avviso così che chi non volesse leggere di queste cose, lo salta J.

Ma non è nulla di che a parer mio.

 

Buona lettura.

Morsetti.

CAPITOLO 21

CAPITOLO 21

 

 

 

Non sembrava volessero fermarsi, avanzavano sicuri verso di noi, tutto faceva presupporre che lo scontro sarebbe iniziato di lì a pochi secondi.

Mi concentrai sui miei obiettivi, scrutavo le figure che, minacciose venivano verso di noi, in cerca di quelli che sarebbero stati i miei avversari, sui loro volti c’era solo rabbia e rancore, ancora una volta avevamo ragione noi, Jane era stata uccisa perché lei per prima aveva cercato di uccidere noi, aveva rapito mia figlia, si era nutrita del sangue di mio padre, quel lurido essere aveva fatto la fine che meritava, se non ci avesse provocato mai, saremmo intervenuti.

Finalmente li vidi, Renata, proprio come immaginavo, era accanto ad Aro, la sua mano posata sulla spalla del suo padrone, Alec era alla sua destra, d’istinto scoprii i denti e ringhiai, dovevano sapere che di loro mi sarei occupata io.

Ma un pensiero mi venne alla mente, chi per primo?

Dovevo staccare Renata da Aro per permettere a Carlisle di colpire, ma non potevo lasciare che Alec prendesse alle spalle uno dei miei.

Che cosa dovevo fare?

Ci separavano pochi metri, la battaglia stava per iniziare e tutti eravamo pronti, concentrati, in attesa dell’attacco.

“Vedo che ancora una volta hai trascinato con te i tuoi adorati amici muta forma Carlisle” disse Aro arrestando improvvisamente la marcia, ci stupì, nessuno di noi si aspettava un comportamento simile, eravamo sicuri che sarebbero passati immediatamente all’azione.

“Non ho trascinato nessuno Aro, eravamo riuniti per festeggiare il capodanno, quando Alice ha visto che stavate venendo a distruggerci, stranamente, con solo un’ora d’anticipo” rispose Carlisle serio, sapevamo tutti il perché della premonizione così ritardata, avevano fatto ben attenzione a non prendere una decisione definitiva, non volevano che, come la volta precedente, avessimo il tempo di organizzarci.

In quel momento sentimmo esplodere in lontananza dei fuochi d’artificio, era scoccata la mezzanotte.

“Caro Carlisle, questa volta non potete dirmi di non aver commesso nessun crimine, avete ucciso la mia povera Jane.” Disse addolorato.

Non sapevo quanto vero fosse il suo dolore, ma un ringhio furioso uscii dalla mia gola, quel mostro aveva ucciso mio padre, rapito mia figlia e aveva tentato di uccidere me, come poteva vederla innocente?

“Oh Bella” Aro si voltò verso di me, richiamato dal suono del mio ringhio.

“Ho saputo della tua tragica perdita, sono estremamente addolorato, ma non temere passerà presto il dolore” aggiunse sorridendo.

Il veleno m’inondò la bocca, ero furiosa, non vedevo l’ora di staccargli la testa a morsi, farlo a brandelli per poi bruciarne i resti, si beffava anche del mio dolore!

Prima che potessi reagire Edward mi strinse forte un braccio, era un avvertimento, sapevo che dovevo mantenere il controllo ma Aro stava davvero esagerando, provai a calmarmi e Carlisle riprese a parlare.

“La tua Jane lo ha ucciso Aro, per attirare Bella, ma il suo piano non ha funzionato, così ha rapito Renesmee, facendo a pezzi mia moglie, Bella l’ha raggiunta per salvare la sua bambina, si sono scontrate e stava per uccidere anche lei. Ci siamo solo difesi, ha attaccato senza motivo, per puro divertimento”, era serio, il suo tono era molto duro, disprezzava quella persona, glielo si leggeva negli occhi.

“Stava solo cacciano! Quell’umano passava per caso sul suo sentiero di caccia!” gridò Alec, per lui la faccenda era più dolorosa che per gli altri, era d’avvero legato a Jane, a quanto mi aveva detto Edward erano molto legati.

“Lo chiami caso il fatto che in seguito, abbia rapito mia figlia e tentato di uccidere mia moglie?” chiese mio marito stringendo i denti.

“Questo non conta, voi l’avete uccisa!” tuonò Marcus.

Accadde tutto molto velocemente, Alice gridò:

“NO! Edward!”.

Jasper si precipitò in mezzo bloccando Marcus con un pugno.

“Tu sei mio” disse ringhiando.

La battaglia scoppiò.

Senza pensarci mi fiondai su Renata, la quale non si scosto nemmeno di un centimetro, evidentemente era convinta che non sarei riuscita a penetrare il suo scudo ma con mio grande piacere e con sua grande sorpresa riuscì a colpirla scaraventandola a cinque metri da Aro, bene ora Carlisle e il capo dei Volturi avrebbero combattuto alla pari.

Ero concentrata nel mantenere il mio scudo attivo, vidi la nebbia nera che lo avvolse, Alec stava cercando di accecarci, ma non gliel’avrei permesso, Renata era ancora a terra, stordita dal mio attacco, così ne approfittai per individuare il mio secondo bersaglio, stava fermo al centro esatto della battaglia, concentrato a intensificare il suo attacco, mi avventai su di lui, che si accorse di me scansandosi all’ultimo secondo, ringhi minacciosi uscirono dalle nostre labbra, tutt’intorno sentivo i rumori dello scontro che si stava consumando, volevo vedere se tutti stavano bene se Jake stava ancora proteggendo la mia bambina, ma non mi azzardai a togliere lo sguardo dal mio avversario.

“La vendicherò!” urlò prima di attaccarmi, finimmo su un albero che si piegò sotto il nostro peso, non riuscivo a combattere e a tenere alto lo scudo nello stesso tempo, se mi fossi distratta, li avrei lasciati tutti scoperti!

Proprio in quell’istante sentii Carlisle gridare, mi voltai e vidi che Renata era tornata al fianco di Aro il quale si accingeva a dare il colpo di grazia al padre di Edward.

“No!” gridammo io Alice e Edward.

Ero la più vicina e l’unica che poteva intervenire, scattai verso Renata ma Alec mi sbarrò la strada.

“No, prima affronti me” disse ghignando, ero disperata non sapevo cosa fare, nessuno riusciva a d avvicinarsi a Carlisle per aiutarlo ed io avevo la strada sbarrata dal mio avversario.

Mi acquattai, dovevo fare in fretta, stavo per saltargli addosso quando lo vidi accasciarsi al suolo, dietro di lui Kate, aveva ancora la mano sollevata, e un sorriso soddisfatto sulle labbra.

“E con questo sono due” disse in un tono che mai le avevo sentito usare, non persi tempo e affondai un calcio nella pancia di Renata, allontanandola nuovamente da Aro, non potei voltarmi a vedere il resto della scena, la mia avversaria teneva tutta la mia attenzione dei rumori metallici giunsero alle mie orecchie facendomi sobbalzare.

Ci voltammo, entrambe spaventate all’idea che potesse essere qualcuno dei nostri, con mio grande sollievo vidi Kate che faceva a pezzi Athenodora e Garret, Santiago!

 Bene, due in meno!

Riportai lo sguardo sulla mia avversaria la quale non si era ancora ripresa dallo shock, un sorriso beffardo apparve sulle mie labbra, approfittai di quel suo momento di distrazione per attaccare, sapevo che ora Kate e Garret avrebbero potuto aiutare gli altri, scattai verso Renata.

Altri rumori metallici e grida giunsero alle mie orecchie, non prestai molta attenzione, ero sicura che non fosse uno dei miei!

“Bella! Edward!” gridò Alice, mi bloccai di colpo voltandomi verso mio marito il quale non si accorse del grido di sua sorella, alle sue spalle Sulpicia stava per attaccarlo, dietro di lei Rosalie era riversa a terra, senza la mano destra!

Il rumore e il grido che avevo sentito pochi istanti prima proveniva dalla gola di mia sorella, mi ero sbagliata!

“Merda!” gridai prima di scontrarmi con Sulpicia, proteggendo con il mio corpo quello di mio marito.

Mi avventai su di lei staccandole un braccio, non mi fermai, fino a quando non la ridussi a brandelli.

Le sue grida riempirono l’aria ma nessuno venne in suo soccorso, erano tutti troppo impegnati a combattere.

Mi guardai un attimo attorno, Edward stava ancora combattendo con Demetri, Carlisle con Aro, Esme con Heidi, Jasper con Marcus, Emmett con Felix, Kate era corsa in aiuto di Leah la quale stava ancora combattendo contro Corin, Jacob era di fronte a Renesmee, combatteva con Caius ma non si spostava di mezzo centimetro per non lasciare scoperta mia figlia, Garret era accanto a Seth, combattevano contro Afton, quando voltai lo sguardo verso Alice, vidi Chelsea che stava per morderle un fianco, mi si bloccò il respiro in gola, mi buttai su di lei, ma la distrazione mi costò cara, Alec mi colse di sorpresa strappandomi via la spalla, un grido disumano uscì dalle mie labbra, mi portai la mano sulla parte mancante del mio corpo, faceva male!

Edward si voltò di scatto, il suo sguardo omicida puntato sul mio aggressore, si buttò su di lui colpendolo più volte in viso, per fortuna Garret si era accorto della scena, correndo a coprire le spalle a Edward per evitare che Demetri approfittasse del momento di distrazione.

Fece a brandelli Alec in meno di un secondo.

“Bella? Amore stai bene?” mi chiese preoccupato.

Ma che faceva? Si fermava a chiedermi della mia salute con la battaglia in corso?!

“Edward, lasciami corri ad aiutare gli altri!” gli gridai in faccia, con immenso dolore si staccò da me, barcollai un attimo ma mi rimisi in piedi, vidi che anche Rose aveva fatto lo stesso, ma non era più in condizioni di combattere, al suo fianco Emmett combatteva contro Felix.

Un altro urlo seguito da rumore di metallo strappato rimbombò nella foresta, Kate aveva steso Corin e Leah si accingeva a smembrarla, tutto sommato lo scontro non stava andando male, solo io e Rose eravamo ferite, mentre il corpo di guardia dei Volturi era stato dimezzato, ma era troppo presto per parlare.

Mi sentivo inutile, tentare di combattere sarebbe stato sciocco, ero solo d’intralcio, guardai negli occhi Rose, senza che ci dicessimo niente, capimmo cosa dovevamo fare.

Correvamo da una parte all’altra del campo, velocissime recuperammo tutti i pezzi dei vampiri fatti a brandelli, dovevamo bruciarli prima che si ricomponessero, con un letto di foglie secche accendemmo il falò, cominciando a buttare i resti all’interno del fuoco, dal quale uscirono lingue di fumo colorate e il forte odore d’incenso inondò la foresta, assieme alle grida di dolore di coloro che stavano bruciando.

“E ora cosa facciamo? Mi sento inutile Bella, voglio combattere!” mi urlò Rose in faccia, stavo per rispondergli quando l’ennesimo grido squarciò l’aria richiamando la nostra attenzione, Leah e Seth stavano facendo a pezzi Afton, notai che le coppie di combattimento erano cambiate, Garret era corso in aiuto di Edward, Kate era con Esme e Seth con Leah, nello stesso istante Jasper riuscì a strappare le braccia di Marcus, era uno dei membri più forti del corpo dei Volturi, assieme a Felix, Aro e Caius, non potevo combattere, ma i denti potevo benissimo usarli, mi buttai su Marcus assieme a Jasper, e lo finimmo, Rose raccolse i suoi pezzi e io quelli di Afton.

Lo scontro stava giungendo alla fine, e a nostro favore!

Mai avrei sperato osare tanto, Leah e Seth, andarono in aiuto di Jacob, nonostante fossero in tre, Caius sembrava combattere alla pari!

Fece una finta a Seth il quale cadde in inganno e fu colpito violentemente al torace, si accasciò al suolo senza alzarsi.

“Seth!” gridai ma Rose mi fermò.

“Bella! E’ ancora vivo? Senti il cuore? Non puoi metterti in mezzo ti farebbe fuori!”.

Aveva ragione, smisi di opporre resistenza ma mi avvicinai a mia figlia, l’avrei protetta a costo della vita.

Mi guardò gli occhi lucidi pieni di paura.

“Shhh amore, c’è qui la mamma” dissi mettendomi davanti a lei.

Fu tutto troppo veloce, un grido, un rumore di strappo, non metallico, e Jacob che abbatteva Chelsea, strappandole la testa dal collo.

Alice era a terra, non era morta ma gravemente ferita, Chelsea giaceva riversa sul suolo di fronte a me, aveva steso Alice e tentato di attaccare me e mia figlia, Jacob se n’era accorto ed era intervenuto, ma cos’era stato quel rumore di strappo?

Vagai per pochi istanti con lo sguardo, bloccandomi su un punto non lontano da me, un urlo mi si blocco in gola, non era possibile non credevo ai miei occhi.

Il corpo di Leah era stato separato dalla testa, Jacob per proteggere noi aveva lasciato Leah sola con Caius, il quale era riuscito a colpirla, togliendole la vita.

No no no, non era possibile, non potevo crederci!

In quel momento anche Seth si riprese, alzandosi a fatica, vedendo il corpo di sua sorella scempiato cacciò un ululato che avrebbe rotto i timpani a un essere umano, un brivido, le percorse lungo la schiena, in contemporanea, lui e Jake attaccarono Caius finendolo, gettarono i resti nel falò, nel quale Rose aveva già buttato quelli di Chelsea.

Nessuno sembrava essersi accorto dell’accaduto, erano rimasti solo Demetri, Aro, Heidi e Felix i quali non avevano più scampo, erano circondati da Edward, Carlisle, Garret, Kate, Esme, Emmett e Jasper.

Alice, si avvicinò a noi, appena vide la scena, si portò le mani alla bocca trattenendo a stento un urlo.

Seth e Jacob erano riversi davanti al corpo senza vita di Leah, io stringevo forte la mia bambina al petto per evitare che vedesse la scena, mi voltai, accarezzando il viso di mia figlia, la disperazione dentro di me era straziante, ma non potevo farlo vedere a Renesmee.

“E’ quasi finita amore”, dissi tremando.

“Mamma, cos’è successo a Leah?” chiese con le lacrime agli occhi.

Non risposi, mi limitai a stringerla di più a me, e scoppiò a piangere.

“E così Carlisle finirà a tuo favore, il nostro mondo saprà cos’è successo, non ci saranno più regole! Li avrete tutti contro!” gridò Aro, a quanto pare era rimasto l’unico in vita.

“Ti sbagli Aro, il nostro mondo gioirà assieme a noi!” gridò Edward.

Altri rumori di metallo strappato giunsero alle mie orecchie, gli ultimi di una lunga battaglia, non mi girai a guardare mentre li bruciavano, ne sapevo com’erano andate le cose in quell’ultimo piccolo scontro.

Solo in quel momento lasciai che lo scudo tornasse verso di me, come un elastico testo, scattò riavvolgendo la mia mente, chiusi gli occhi, era finita.

 

 

 

 

 

 

 

Infine rispondendo alle vostre recensioni:

Infine rispondendo alle vostre recensioni:

 

Bibina_88: Grazie a te per il continuo sostegno… Piaciuta la lezione data ai Volturi? Xd J

 

Karima: Grazie! J Come vedi, i Volturi a pezzetti! J Wow

 

Barbyemarco: Mai quante me ne regalate tutti voi sostenendomi! Tvb J

 

ArtemisLover: Soddisfatta!? J Grazie per il complimento alla ninna nanna!

 

FraFra9: I nostri “amici” Volturi hanno finito di rompere!! Grazie per i complimenti! J

 

Lau_twilight: +_+ davvero?! Hai letto tutto in un pomeriggio? Grazieeeeeeee!!!! Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto! J

 

Sily85: Grazie! “me arrossisce” . Tranquilla da oggi, ci sarà un po’ più di pace! J

 

Elrilin: Siiii fatti a pezzi!! Xd J

 

Sheba_94: “Me commossa”, era inevitabile che accadesse, erano inferiori! Spero che ti sia piaciuto comunque. Non posso rispondere alla tua domanda, ma vedrai! J. Grazie per il calore e i complimenti! J

 

Lory_lost_in_her_dreams: Wow quanti “Bravissima”! Non posso che esserne felicissima! Grazie! J

 

Noe_princi89: Si, è più corto, perché unirli mi veniva troppo lungo, spero che comunque ti abbia trasmesso qualcosa! J.

 

COME SEMPRE RINGRAZIO TUTTI, CHI MI LEGGE, CHI MI RECENSISCE, SIETE FANTASTICI!! UN GRAZIE DIV ERO CUORE!

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Capitolo 22
*** Capitolo 22 ***


Eccomi

Eccomi! Non potevo assolutamente lasciarvi così! Dopo tutto il sostegno che mi avete dimostrato attraverso le recensioni, ho impugnato computer e tastiera e mi sono portata avanti di altri tre capitoli! Per questo mi ritrovo a postare prima del previsto, spero di avervi piacevolmente sorprese!

Prima di lasciarvi alla lettura, volevo dirvi un GRAZIE speciale, il capitolo precedente è stato la causa del mio “blocco” ma voi, con le vostre recensioni, mi avete fatto capire che in realtà vi è piaciuto moltissimo! Devo solo a voi tutto l’entusiasmo ritrovato e la voglia di ricominciare a riscrivere!!! Quindi Grazie a tutti chi legge, recensisce, TUTTI!

Ora vi lascio in pace J.

Buona lettura.

CAPITOLO 22

CAPITOLO 22

 

 

 

Era finita, avevamo vinto, ma a quale prezzo?

Leah, aveva combattuto al nostro fianco, nonostante non nutrisse particolare simpatia nei confronti della mia specie, era un naturale nemico dei vampiri, ma questo non l’aveva bloccata dallo schierarsi con noi, era morta nel tentativo di proteggere la mia famiglia, gliene sarei stata eternamente grata, tutti noi avremmo avuto per sempre gratitudine nei suoi confronti.

Ma questo non sarebbe bastato a Sue, non osavo nemmeno immaginare il dolore che avrebbe provato, quando le sarebbe stata comunicata la morte di sua figlia.

Come di riflesso strinsi a me la mia piccola Renesmee, no era un dolore insopportabile anche solo da immaginare.

Jacob e Seth erano chini sul corpo senza vita della loro compagna, aveva ripreso le sembianze umane, il che rese lo spettacolo ancora più raccapricciante.

Due braccia forti e protettive ci avvolsero da dietro.

“Bella, che ti hanno fatto?” chiese Edward guardando con dolore la parte della mia spalla mancante.

Automaticamente mi portai una mano sulla parte lesa del mio corpo, faceva davvero male, e sapevo che questo era niente paragonato a quello che avrei sentito durante il ricomponimento con la parte mancante.

“Mamma, sei ferita”, disse Renesmee con la voce tremante, era spaventata.

“Non è nulla piccola, ora, però vai in braccio a nonna Esme” dissi porgendogliela.

Mi era saettata accanto in un attimo, accogliendo la mia bambina tra le sue braccia, mi guardai attorno, tutti erano accanto al proprio compagno, Jasper stava aiutando Alice a ricomporsi, così come Emmett stava vicino a Rose mentre Carlisle si occupava della sua mano destra.

Edward mi strinse forte a se.

“Mi dispiace amore, non me ne sono accorto, non sono intervenuto in tempo, io…”.

Mi voltai posandole le dita sulle labbra.

“Shhh, va tutto bene, non è colpa tua, non sentirti responsabile anche di questo” dissi con il tono più dolce che potei usare.

“Ma Bella…”.

“Edward” dissi in modo un po’ più autoritario.

Fissò i suoi occhi nei miei, il suo viso era una maschera di dolore.

“C’è altro di cui dobbiamo preoccuparci” aggiunsi posando il mio sguardo sul corpo senza vita di Leah, accanto al quale erano ancora inginocchiati Seth, il quale piangeva straziato dal dolore, e Jacob, che sembrava impassibile, fissava il vuoto, era completamente assente.

“Jacob, non è stata colpa tua, hai agito d’istinto per proteggere Nessie, non potevi sapere che Caius l’avrebbe sopraffatta” disse Edward, mettendo così tutti al corrente dei pensieri di Jake.

Non rispose, continuò a fissare il nulla, dritto davanti a se.

Mi staccai da mio marito e lentamente mi avvicinai a lui, gli posai una mano sulla spalla, accovacciandomi sulle gambe così da fissare i miei occhi nei suoi.

“Jake ?” lo chiamai dolcemente.

Alzò appena lo sguardo nella mia direzione, prima di iniziare a piangere, lo abbracciai forte, un gesto che non c’eravamo più permessi da quando ero diventata una vampira, ma non sembrò dispiacergli, anzi ricambiò l’abbraccio poggiando la testa sulla mia spalla.

Ahi, proprio quella ferita! Ma non dissi nulla, strinsi i denti.

Mi allontanai appena da lui.

“Mi dispiace tanto Jake, ma non pensare che sia colpa tua...”

“Io avevo il compito di proteggere il mio branco Bella, non dirmi che non devo sentirmi in colpa, mi feriresti solo di più” disse interrompendo la mia frase.

“Jake, hai combattuto al loro fianco tutto il tempo, non li hai mai abbandonati, ti sei fiondato a proteggere Nessie e me, e per questo te ne sarò per sempre grato…”.

“Non capisci cazzo!?” mi urlò in faccia interrompendo di nuovo le mie parole.

“Con che faccia dirò a Sue che non sono stato in grado di proteggere sua figlia!? Che è morta nel tentativo di proteggere una famiglia di succhiasangue!”.

Era inferocito, me lo aspettavo, ma non capivo, perché ci stava insultando?

“Jacob, forse è meglio che ce ne andiamo da qui, torniamo tutti a casa” intervenne Carlisle.

“NO! Io non voglio tornare a casa, fingere che non sia successo nulla!” rispose ancora più in collera, tremava da testa a piedi, stava prendendo il controllo.

“Non ho detto questo, ma non mi sembra il caso di restare qui, portiamo il corpo di Leah in un posto pulito, purtroppo non c’è più e non sai quanto questo mi rammarichi Jacob, ma dobbiamo…”.

“NOOO non la toccherete, non entrerà in casa vostra!” urlò con quanto più fiato aveva in gola.

“Jake, amico, facciamo come ha detto Carlisle, è inutile restare qui, ha ragione” intervenne Seth, il quale si era sollevato da terra prendendo in braccio il corpo di sua sorella.

“Tu sei sempre stato loro amico!! Guarda cosa succede ad essere loro amici!” gridò Jacob e prima che potessi dire o fare qualcosa si trasformò, catapultandomi a cinque metri da lui, sbattei contro un albero, e un gemito di dolore mi usci dalle labbra, la fitta che avevo ricevuto alla spalla , mi aveva mozzato il respiro in gola.

Un ringhio spaventoso uscì dalla gola di Edward il quale si acquattò davanti a me per proteggermi.

“N-no Edward” dissi con un sussurro.

Lui si voltò di scatto, i nostri occhi s’incrociarono, nei suoi c’era ancora rabbia, collera, nei miei dolcezza e compassione, non per lui, ma per Jake.

“Lascialo andare, è distrutto” aggiunsi portandomi una mano alla spalla.

“Edward, torniamo a casa, devo curare Bella” disse Carlisle calmo.

“Seth?” continuò voltandosi verso di lui che ancora teneva stretto il corpo di sua sorella.

“Si Carlisle?” rispose, nella sua voce bassa e roca rimbombava il dolore della morte, del vuoto, come lo capivo…

“Sei ferito?”

“No”

“Vieni da noi, hai bisogno anche tu di un po’ di…” sospirò.

La parola “tranquillità” non era certo azzeccata, Seth capì la pausa di Carlisle.

“Sì, vengo con voi, Jake è fuori di se, non credo tornerà presto”.

Così dicendo ci avviamo silenziosi verso casa, Edward mi teneva in braccio, aveva insistito dicendo che non ero in grado di correre, manco mi avessero amputato una gamba, ma acconsentii senza far storie, non avevo voglia di far altre discussioni.

Arrivati nello spiazzale mi mise delicatamente a terra.

“Ce la fai Bella?” mi chiese preoccupato, lo guardai di sottecchi e alzai gli occhi al cielo sbuffando, mi avvicinai a Seth, che nel mentre aveva consegnato il corpo di sua sorella a Carlisle, voleva ricucile la testa, e darle una pulita, almeno sarebbe stata degnamente sepolta.

Lo vidi accovacciarsi sulle ginocchia, le mani nei capelli dondolava sul posto singhiozzando in silenzio.

“Seth?” lo chiamai timidamente.

“Bella, non credo di farcela… sono… io… Oh Bella!”, mi buttò le braccia al collo, caddi a terra non mi aspettavo quel gesto tanto impulsivo, vidi Edward alle sue spalle scattare per aiutarmi, ma lo fermai con una mano, mi concentrai lasciando che lo scudo si separasse dalla mia mente.

Edward, va dentro, voglio parlare da sola con Seth, sto bene non ti preoccupare, e poi credo che nostra figlia abbia bisogno di te. Vai.

Mi guardò per un attimo esitante, ma poi cedette, entrando in casa.

“Seth..” cominciai prendendo fiato.

“Credimi quando ti dico che ti capisco, non c’è cosa peggiore al mondo che perdere una persona cara, è un vuoto incolmabile che ti brucia dentro, non ti lascia pace fino a che non ti distrugge.

Ma, pensaci, Leah avrebbe voluto davvero questo? Ti voleva bene Seth, non avrebbe mai voluto vederti soffrire. Pensa a tua mamma, a tutte le persone che ti circondano, devi reagire, devi farlo per tutti loro, per Leah.” Presi una pausa, quel discorso per me era molto duro da affrontare, non avevo mai parlato della morte di Charlie, del dolore che avevo provato, e che tuttora provavo.

Ripresi a parlare.

“Sai, è questo che mi ha dato forza, sono rimasta per più di un mese, chiusa nel mio dolore, ma l’unica cosa che ho ottenuto, è stato far soffrire chi avevo accanto, Charlie non c’è più, ho dovuto farmene una ragione, mi sono convinta del fatto, che dovevo continuare a vivere e a combattere, per coloro che mi amano e che sono ancora in vita. Per le persone care cha abbiamo perso non possiamo fare più niente purtroppo” la mia voce si ruppe in diversi punti, ma strinsi i denti.

“Bella, è una voragine che mi squarcia in due il petto!” urlò Seth stringendosi di più a me.

“Lo so Seth, e nessuno potrà mai riempire quel vuoto, ma tu, tu potrai colmarlo, riempiendolo di tutto l’amore e l’affetto che provi per tua sorella, il fatto che tu non possa vederla o sentirla, non vuol dire che lei sia sparita, vivrà per sempre, qua dentro” dissi allontanandolo da me per guardarlo negli occhi e posandole una mano sul cuore.

Annui debolmente con la testa, asciugandosi le lacrime con il dorso della mano.

“Devo chiamare mamma” disse stringendo i pugni lungo i fianchi.

“Non credi sia meglio dirglielo di persona?” chiesi incerta sulle sue intenzioni.

“No, non posso presentarle davanti il corpo di Leah senza…” si bloccò in preda ai singhiozzi che cercava di trattenere, stava soffrendo terribilmente glielo si leggeva negli occhi.

“Ok” dissi accarezzandogli una guancia.

Ci alzammo e in silenzio ci dirigemmo anche noi dentro casa.

Dovevamo chiamare Sue, comunicarle la spiacevole notizia, sapevo che saremmo dovuti tornare a Forks, per i funerali, glielo dovevamo, certo, sempre se ci avessero voluto, l’idea fece bruciare la ferita che, con tanto sforzo, cercavo di tenere chiusa.

Ed io che credevo d’essermela lasciata alle spalle per sempre, quella cittadina era destinata a restare il centro dei miei peggiori dolori, sospirai e rassegnata entrai in casa.

Infine rispondendo alle vostre recensioni:

Infine rispondendo alle vostre recensioni:

 

ArtemisLover: Non ha fatto piacere nemmeno a me farla morire, ma era inevitabile che qualcuno ci lasciasse le penne e tra tutti credo che Leah sia la “meno dolorosa” J.

 

Karima: J Si è un bel caos, e non ti immagini che casino scriverlo  -_-. Ti ringrazio per il complimento e per la tua domanda non posso che risponderti, come sempre, Vedrai J.

 

Bimbina_88: Sono contentissima che ti sia piaciuto così tanto! Spero di continuare a  “stupirti”! J.

 

Tede: Grazie! J Spero che anche questo ti sia piaciuto!!

 

Lau_twilight: Che bello! Davvero sono strafelice per tutti questi commenti positivi! Grazie! J.

 

Noe_princi89: Grazie! J come ho detto prima, spiace anche a me, ma era inevitabile L.

 

Wilard: Addirittura la ola?!?! Wow! Così mi fai sentire una Vip! (scherzo), sono contenta che ti abbia così entusiasmata. J.

 

Fiorella91: LRipeto che era inevitabileL potrai perdonarmi? L.

 

Sheba_94: E’ un bellissimo complimento! Grazie! J.

 

Lory_lost_in_her_dreams: Con questo elogio mi fai quasi pensare che tutto il panico che mi ha accompagnato durante la stesura del capitolo sia sta, quasi,infondata! Ti ringrazio per l’incoraggiamento che, con i tuoi commenti, mi dai! Grazie! J.

 

UN GRAZIE COME SEMPRE, A TUTTI!!

 

Piccolo sondaggio, posso sapere la vostra età? J E’ solo una mi curiosità. Morsetti.

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Capitolo 23
*** Capitolo 23 ***


Ecco un aggiornamento lampo

Ecco un aggiornamento lampo!! Visto solo due giorni?! :D.

Ma bando alle ciance vi lascio alla lettura del ventitreesimo capitolo!

Buona lettura e recensite, recensite, recensite :D.

Morsetti.

 

CAPITOLO 23

CAPITOLO 23

 

 

 

Eravamo in macchina, viaggiavamo verso Forks, comunicare la notizia a Sue era stata la cosa più terribile che Seth avesse dovuto affrontare, il ricordo dell’urlo straziante di quella donna, mi riecheggiava nelle orecchie…

 

“Mamma?!” disse Seth, il viso era una maschera di dolore, la voce roca, di chi ha pianto per ore, e in effetti così era.

“Seth, tesoro cos’è questa voce?” rispose Sue, il tono era preoccupato, sapevo che non era mai tranquilla quando i suoi figli erano in mezzo a noi, mai come ora, aveva ragione d’esserlo.

“Mamma, devo…” la voce si ruppe e scoppiò a piangere, nonostante l’avessimo lasciato solo nella stanza, per concederle della privacy, la conversazione arrivava forte e chiara alle nostre orecchie.

“Seth, cos’è successo? Dov’è tua sorella?” aveva toccato il tasto giusto, Leah…

“Mamma… Leah… oh mamma… è morta!” l’ultima parla la gridò, un grido di rabbia e dolore, ma ancora più straziante fu quello di Sue, passarono secondi interminabili prima della sua risposta…

“NOOOOO!!” si sentì un tonfo, si era accasciata sulle ginocchia, singhiozzava, Seth cercava di farle forza, ma era inutile.

“Partiamo oggi stesso, riporto…Leah a la Push, mamma?” non si sentì più niente dall’altra parte, probabilmente era svenuta.

“Merda!” urlò Seth prima di scaraventare il cellulare contro il muro, sbriciolandolo.

 

Strinsi forte gli occhi, quel ricordo era insopportabile, potevo solo immaginare il dolore di quella madre che aveva perso tutto, il marito, poi Charlie, ora la figlia, se un Dio esisteva in quel momento si stava accanendo sulla persona sbagliata, a che scopo infliggere tanto dolore a una donna già segnata? Proprio non capivo.

Guardai fuori dal finestrino nel momento esatto in cui passammo il cartello “Benvenuti a Forks”, sospirai, non sapevo per quanto avrei resistito.

Era stata concessa una tregua per quel giorno, per permetterci di assistere ai funerali, ci era stato accordato il permesso di mettere piede nella riserva dei Quileutes.

Parcheggiamo le auto di fronte alla casa di Jake, erano tutti sulla spiaggia, luogo, dove si sarebbe svolto il funerale, tranne Sue, Billy e Jake che si aspettavano.

Quando venne il momento di far uscire la bara dalla macchina, Sue ci si buttò sopra piangendo a dirotto.

“Leah, piccola mia… che ti è successo…?!” continuava a ripetere come un automa in prenda agli spasmi di dolore.

Jake non parlava, Billy le stava accanto silenzioso, sorreggendola.

Arrivammo alla spiaggia depositando la bara al centro di un letto di fiori, il primo ad avvicinarsi fu un ragazzo alto, moro, con gli occhi nocciola, fissava la cassa che avrebbe conservato per sempre il corpo di Leah, gli occhi vuoti, rossi e gonfi, alzò lo sguardo, puntandolo dritto su di noi.

“E’ solo colpa vostra! E della vostra schifosissima natura! Mi fate schifo, siete dei mostri! Mi avete portato via l’amore della mia vita!” gridò con tutto il fiato che aveva in gola, da queste parole capii che si trattava di Samuel.

Nessuno disse nulla, io abbassai lo sguardo stringendo un po’ di più la mano di mia figlia.

La cerimonia non durò molto, erano presenti tutte le persone che vivevano a la Push, piangevano in silenzio, chiusi nel loro dolore.

Era straziate assistere a tutto ciò, all’improvviso ricordai la cerimonia di Charlie, era stata celebrata al campo santo, una fitta di dolore mi trafisse il petto, chiusi gli occhi strizzandoli per contenere quello strazio, non era il momento di ricordare.

A un certo punto vidi Alice sparire, guardai Edward sospettosa, ma non mi disse nulla, accennò solo un’alzata di spalle, evidentemente nemmeno lui sapeva il motivo della fuga di nostra sorella.

Fu gettata dell’acqua santa sulla bara, mentre quattro lupi se la caricavano in spalla dirigendosi a piedi al campo santo, guardammo il corteo di persone allontanarsi, sapevamo che quello era il momento più delicato della cerimonia, l’ultimo e definitivo saluto prima del distacco.

Almeno una piccola consolazione c’era, prima o poi si sarebbero ritrovati tutti in paradiso, o in qualunque fosse il posto dove, i mortali, erano destinati ad andare alla fine delle loro vite.

Tutti noi, eravamo intrappolati nell’immortalità, non ci saremmo mai ricongiunti ai nostri cari.

In silenzio ci avviammo alle nostre auto, nessuno ci aveva degnati di uno sguardo, solo Jacob aveva dato un bacio veloce sulla fronte di Renesmee, prima di seguire il gruppo di persone che camminava lento, diretto al cimitero.

“Edward?” ci voltammo, Seth si era staccato dal corteo per venire da noi.

“Seth..” non lo fece finire.

“Io non vi ritengo i responsabili, abbiamo deciso noi di aiutarvi e sono sicuro che anche lei, come me, è contenta che tutto sia finito bene, almeno per voi. Tuttavia, ti chiedo di perdonarmi, ma non me la sento di…” Edward blocco la sua frase, accorgendosi che per lui era duro dirlo.

“Ti capiamo Seth, se vorrai tornare a farci visita, quando vorrai sarai sempre il benvenuto. Ti siamo tutti vicini in questo momento così difficile, e vi saremo per sempre riconoscenti per quello che avete fatto”.

Si guardarono per pochi istanti negli occhi, diede uno sguardo veloce a me, poi a Nessi e in fine a Carlisle, doveva essere un addio, o forse solo un distacco momentaneo, chi poteva dirlo.

Sparì nella foresta, raggiungendo sua madre.

Non me la sentivo di parlare, era stato un momento terribile, il ricordo di quell’ultimo tremendo scontro, sarebbe rimasto per sempre impresso nel mio cuore.

“Edward, dov’è andata Alice?” chiese Carlisle.

“Non lo so Carlisle, ha avuto una visione, ma è stata troppo veloce non ho avuto il tempo di capire, mi ha detto solo che ci saremmo visti al confine”.

Salimmo in macchina e, giunti al confine attendemmo l’arrivo di Alice, dopo appena due minuti che aspettavamo, la vidi sfrecciare verso di noi, sul volto un’espressione seria.

“Che è success Al…” bloccò Carlisle alzando una mano, vidi Edward irrigidirsi appena, probabilmente aveva letto nella mente di sua sorella il motivo della sparizione di prima.

“Bella, ho avuto una visione… questa è per te” disse sventolandomi sotto il naso un cartoncino ripiegato in quattro.

Non so perché, ma quando afferrai quel pezzo di carta, sentii la tensione crescere.

Cos’era? E cosa aveva visto esattamente Alice?

Aprii piano il foglietto e quando lessi le prime parole, il fiato mi si bloccò in gola, accasciandomi a terra cominciai a leggere…

 

In fine rispondendo alle vostre recensioni:

In fine rispondendo alle vostre recensioni:

 

Tede: Grazie! Come sempre gentilissima, ma come farei senza di voi? Xd

 

Lelia: Grazie è un bellissimo complimento! Sono contenta che apprezzi e noti così tanto di quello che faccio! J

 

Sheba_94: Ho scelto Leah perché mi sembrava la “meno importante”, insomma, ho cercato di farvi soffrire il meno possibile J.

Grazie per i favolosi commenti!

 

Padfoot_07: Mmm vedremo nelle prossime “puntate” xd xd xd  A presto! J

 

Fiorella91: Grazie per il perdono e per le recensioni! J

 

FrancyCullen: Grazie, per il complimento e per la curiosità soddisfatta J spero che anche questo capitolo ti abbia coinvolta emotivamente. J.

 

Frafra9: Grazie per i complimenti! E si, i nostri licantropi soffriranno un po’ L.

 

Karima: Certo! Non risponderò alle tue domande ma ti farò trovare la risposta nei capitolo! J ciau!

 

Silvy85: Sono contenta che ti sia arrivato un buon impatto del loro dolore, e ancor di più lo sono nel sapere che non sono mai prevedibile! Ti ringrazio di cuore per tutti i complimenti!

P.S. Ovvio che la domanda per l’età era anche per te, era rivolta a TUTTI! J.

 

Noe_princi89: Allora, J la reazione di Jacob è stata tanto forte perché Leah era una del SUO branco, sappiamo tutti la paura che aveva avuto all’inizio all’idea di non riuscire a proteggere qualcuno del suo gruppo.

Il paragone con Sam lo perseguita e sapere che a lui non sarebbe mai successo lo abbatte ed altera ancora di più.

Ovviamente non è pentito dell’aver salvato Nessie ma, è convinto che se avesse fatto più attenzione avrebbe potuto evitare che Leah morisse, Seth è meno istintivo di Jake, per questo è stato in grado di mantenere il controllo.

Comunque la risposta è si a tutte e due le tue domande J, devo fare vent’anni a dicembre e sono “co-capitano” di un gruppo su FB, nel quale c’è anche la mia FF J. A presto!

 

Lory_lost_in_her_dreams: Ormai un semplice e banale “grazie” non basta più, ma aimè, non conosco parole più grandi per “ringraziarti” di ogni recensione sempre piena di complimenti! Ma sappi che è detto con il cuore, il tuo, come quello di tutti. Grazie! J

 

Cloetta: Grazie! Grazie! Grazie! J Sono davvero molto contenta di questo tuo entusiasmo che spero di riuscire a mantenere vivo! J Alla prossima!

 

RINGRAZIO OVVIAMENTE, ANCHE COLORO CHE NON MI COMMENTANO MA CHE COMUNQUE MI SEGUONO. J

 

E UN GRAZIE A TUTTE LE PERSONE CHE HANNO RISPOSTO AL MIO PICCOLO SONDAGGIO! J

ED ORA VE NE POGO UN ALTRO, SECONDO  VOI COS’HA DATO ALICE A BELLA?? ASPETTO CON ANSIA LE VOSTRE IPOTESI. CIAOOO

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Capitolo 24
*** Capitolo 24 ***


Eccomi con il ventiquattresimo capitolo, purtroppo però devo dirvi che per i prossimi quindici giorni non potrò scriverne altri (niente panico ne ho ancora uno pronto, quindi al massimo resterete senza per quattro o cinque giorni), ieri mattina sono cadu

Eccomi con il ventiquattresimo capitolo, purtroppo però devo dirvi che per i prossimi quindici giorni non potrò scriverne altri (niente panico ne ho ancora uno pronto, quindi al massimo resterete senza per quattro o cinque giorni), ieri mattina sono caduta dalle scale facendomi non poco male, sono finita all’ospedale e ora sono fasciata e piena di lividi!! Che disastro! :D.

Comunque a causa di questo piccolo incidente non riesco a stare seduta al computer per molto tempo, mi scuso per il problema, ma per fortuna questo capitolo e il venticinquesimo erano già scritti J.

Vi pregooo aspettatemi non cancellatemiii (se no piango xd scherzo).

Vi lascio alla lettura!!!

Morsetti.

CAPITOLO 24

CAPITOLO 24

 

 

 

12/11/09

 

Isabella,

sono giorni che penso alla tua vita, il momento in cui sei nata, la prima volta che i nostri occhi si sono legati, il tuo primo sorriso, i tuoi primi passi, la tua prima parola… “papà”.

Sorrido ancora a quel ricordo, eri così dolce, piccola, calda e bisognosa di protezione.

Il modo in cui mi cercavi quando c’erano i temporali, la sicurezza che riacquistavi stringendoti al mio petto.

Bambina mia quanto mi manchi.

Ma sono felice, felice nel saperti serena, accanto all’uomo che ami, con la vostra bambina “adottata”.

Non te l’ho mai detto, ma sono sicuro che la piccola Nessie sia realmente figlia vostra, nemmeno io mi spiego come questo possa essere accaduto in così poco tempo, ma so di certo che è vostra, a tutti gli effetti.

Sei cambiata Bells, ti ricordo timida e impacciata, aggrappata al mio braccio mentre ti accompagnavo da Edward, ho consegnato la tua vita nelle sue mani, e anche se non l’ho mai dimostrato molto, sono sicuro d’aver fatto la cosa giusta, ti ama davvero, oh tesoro, eri così bella in quell’abito bianco.

E come dimenticare il giorno del tuo diploma, mi hai riempito d’orgoglio.

Sei cresciuta tesoro mio, sei diventata una magnifica donna.

Tuttavia, sento che qualcosa non va, i tuoi occhi, la tua pelle fredda, l’improvvisa mancanza d’appetito, il modo in cui cresce la mia splendida nipotina.

Mi sono accorto di tutto Bells, non te l’ho mai detto, ho sempre pensato, e ne sono ancora sicuro ad oggi, che quando te la sentirai, sarai tu a venire da me.

Qualunque cosa sia, ricorda che mai potrei odiare te, o quello che sei diventata.

Ti chiedo solo di non lasciarmi mai piccola mia.

Ti porterò nel mio cuore ovunque sarò.

Devo ringraziare te per la forza che ho dentro, me l’hai data tu, la vita è una sfida e tu questo lo sai, ma sono sicuro che tu, amore, sarai sempre in grado di affrontarla.

Ti voglio bene bambina mia, la tua felicità e anche la mia.

Per sempre tuo

 

Charlie

 

 

La rilessi due volte, era una lettera da parte di Charlie, scritta lo stesso giorno in cui morì.

Rimasi paralizzata, sapeva, si era accorto di tutto, e nonostante ciò, non mi odiava, a lui bastava che io fossi felice, non chiedeva altro.

Se penso a quante notti, mi sono torturata con il pensiero che mio padre odiasse quello che ero diventata, quasi sospirai dal sollievo, sentivo come se parte del peso sul mio cuore fosse svanito, mi voleva bene, non mi avrebbe mai odiata.

Ora che ci pensavo, sembrava una cosa logica pure a me, ero sua figlia, non poteva disprezzarmi.

Strinsi il foglio tra le mani portandomelo al petto.

“Ti voglio bene anch’io papà” dissi singhiozzando, gli occhi mi pungevano avrei voluto piangere per ore, crogiolarmi nel mio dolore, ma sapevo che Charlie non avrebbe voluto, lui amava vedere il sorriso sulle mie labbra e la felicità nei miei occhi.

Nessuno parlava, solo Edward mi si avvicinò per abbracciarmi, e all’improvviso decisi.

“Edward, voglio andare al cimitero, portami da Charlie” dissi fissandolo negli occhi, avevo bisogno di parlare con il mio papà, e quello era il posto dove l’avrei sentito più vicino.

Mi guardò per un attimo indeciso, non voleva che il dolore che già una volta mi aveva inghiottita, mi tirasse di nuovo a se, ma vedendo il mio sguardo di supplica cedette.

“Ok” disse e senza togliere gli occhi da me aggiunse “voi cominciate ad andare, vi raggiungeremo appena Bella vorrà”.

Sorrisi.

“Grazie Alice, ma come facevi a sapere?” chiesi curiosa.

“Bella, la casa è stata messa in vendita e… il signore dell’agenzia ha trovato la lettera chiusa nel mobile della cucina, è scivolata mentre li portavano fuori”, quelle parole furono l’ennesima pugnalata al petto, ma non potevo aspettarmi che sarebbe rimasta lì per sempre.

L’idea che la mia stanza, quella di Charlie, la cucina il salotto, venissero estratti dalla mia casa mi feriva, ogni oggetto era impregnato di ricordi e di odori, ma dovevo andare avanti, forza Bella, continuavo a ripetermi queste parole.

Partirono tutti, Edward ed io salimmo sulla Volvo diretti al campo santo, anche Charlie era stato sepolto a Forks, ma ero sicura che non avremmo incontrato nessuno li, era trascorso abbastanza tempo, la cerimonia del funerale di Leah era sicuramente finita.

Parcheggiò davanti al cancello, era alto imponente e nero, all’ingresso c’era un enorme crocefisso di legno, che precedeva una scalina in pietra.

La scesi lentamente e cominciai a percorrere con gli occhi tutti nomi impressi sulle lapidi, fino a quando non la vidi.

I fiori erano freschi, probabilmente opera di Sue, sulla tomba c’era inciso il suo nome, le gambe mi cedettero per l’ennesima volta.

M’inginocchiai di fronte ad essa, l’odore che c’era in quel luogo era forte, sapeva di morte, era doloroso, smisi di respirare.

Portai le mani sull’erba che ricopriva il corpo di mio padre, ci poggiai una guancia sopra, e sperai con tutte me stessa di poter piangere, naturalmente, non accadde nulla.

“Grazie papà, grazie perché nonostante tutto mi hai accettata ed amata, grazie perché devo a te la donna che oggi sono e per la quale vai tanto fiero, grazie per essermi stato accanto, per avermi capita, compresa e aiutata. Grazie per l’amore che ogni giorno mi hai donato, semplicemente grazie… per avermi donato la vita. Ti voglio bene papà…sempre”.

Dissi queste parole come se l’avessi di fronte a me, non mi sentivo di aggiungere altro, posai un bacio sulla sua lapide.

“Non ti dimenticherò mai”.

Furono le mie ultime parole, prima di alzarmi e tornare da colui grazie al quale, la mia vita aveva ancora un senso, mio marito, il mio angelo, Edward.

Rispondendo alle vostre recensioni:

Rispondendo alle vostre recensioni:

 

Jiulya Listing: Ti ringrazio per i complimenti e per le risposte ai sondaggi! Sei stata l’unica che ha praticamente indovinato! Anche se le altre ci sono andate molto vicine. Ma come hai fatto?? Sorella di Alice??? J A presto.

 

Noe_princi89: J Mmm… Come vedi niente guai all’orizzonte! J Un po’ di pace ogni tanto ci va J. Grazie per la recensione, a presto!

 

Sily85: Grazie perché come sempre mi restituisci i brividi e le emozioni con quello che mi scrivi! J Ciaooo

 

Karima: Anche tu come molte di voi, ci sei andata davvero vicinissima! Brava!! J

Spero ti sia piaciuta! J Alla prossima.

 

Lau_twilight:  Ciau! Ebbene era una lettera di Charlie! Ti è piaciuta? Grazie dei complimenti J.

 

Lorelain86: Grazie per aver risposto al sondaggio! J Spero che la lettera ti sia piaciuta J.

 

Fiorella91: La nostra Reneè è più che salva J era di Charlie! Bravissima ci sei andata vicina! J Ciau.

 

Tede: Grazie!!!!! *me arrossita* J Complimenti per la fantasia! Tra le tante cose, anche tu avevi intuito che riguardava Charlie! Bravissima!! J.

 

Frafra9: Grazie per la recensione! Era si una lettera ma di parte di Charlie, spero che comunque tu sia piaciuta J.

 

Sheba_94: Davvero quello che mi dici mi emoziona! Non sai quanto sono felice di riuscire a suscitare queste emozioni! Ma tranquilla niente di grave, solo non potevo lasciare che Bella si crogiolasse nell’idea che Charlie la odiasse per l’eternità! J.

Spero ti sia piaciuto J.

 

Elrilin: Grazie! Spero d’aver saziato la tua curiosità al meglio, fammi sapere se questo capitolo ti è piaciuto! J A presto.

 

Francycullen: Grazie! Era una lettera di Charlie J. Ti è piaciuta? Fammi sapere come sempre la tua! J Ciaooo.

 

Lory_lost_in_her_dreams: Così mi vizi! Altro che! J Grazie perchè come sempre rispondi ai miei sondaggi e commenti I miei capitoli!!! Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto! J A presto.

 

E COME COMPLETO OGNI MIO CAPITOLO?? OVVIAMENTE RINGRAZIANDO TUTTI, ANCHE QUELLI CHE NON COMMENTANO J. A PRESTO GIOIEEEE

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Capitolo 25
*** Capitolo 25 ***


Sono tornata

Sono tornata!! Scusate il ritardo, ma ne conoscete la causa J, sono ancora semi ingessata, ma va comunque meglio.

E proposito di questo, volevo dire un GRAZIE speciale e tutte coloro che nelle recensioni si sono preoccupate per me *me commossa* , vi ringrazio qui per non risultare ripetitiva nelle risposte ai vostri commenti J, mi ha fatto davvero piacere ricevere tutti quegli auguri di pronta guarigione! Anche i commenti sull’equilibrio ereditato da una certa Bella mi sono piaciuti un sacco!! Chissà, forse sono una qualche sua parente alla lontana! Xdxd.

Che dire… vi lascio alla lettura del venticinquesimo capitolo… Grazie ragazze siete uniche!!

 

CAPITOLO 25

CAPITOLO 25

 

 

 

Erano passati già quindici giorni da quando avevo ricevuto la lettera di Charlie, è stavo decisamente bene, sapere che mio padre aveva intuito qualcosa, che nonostante tutto mi amasse ed apprezzasse, mi faceva sentire leggermente meglio, era comunque morto per causa mia, ma sapevo che non avrebbe mai voluto vedermi in agonia, quindi ripiegai la lettera e la rimisi nel mio cassetto personale.

L’avevo aperta e richiusa tante di quelle volte cha la carta cominciava a essere consumata e stropicciata.

Jacob non era ancora tornato, non sapevo come facesse a sopportare la lontananza di Renesmee così a lungo, nessuno di noi credeva che ne fosse capace, doveva essere davvero sconvolto.

Naturalmente non ci eravamo dimenticati di Leah e del suo sacrificio, ma sapevamo bene che comunque dovevamo andare avanti con le nostre vite.

Dopo la caduta dei Volturi ci ritrovammo con un nuovo problema, chi avrebbe preso il loro posto?

Carlisle aveva proposto al Clan di Denali di diventare i nuovi “sovrani” della nostra specie, chi meglio di loro poteva far rispettare la legge?

I nostri cugini se n’erano andati il giorno dopo il funerale, il ricordo di quegli ultimi momenti assieme m’invase la mente…

 

Eravamo appena rientrati, trovammo Kate e Garret seduti sul divano del salotto, quando ci videro, si alzarono per venirci in contro.

“Carlisle, tutto apposto? Eravamo tremendamente in ansia per voi” disse Kate posando una mano sulla spalla di Carlisle.

“Si Kate, tutto a posto, non è stato certo un viaggio piacevole ma doveroso” rispose lui serio.

In quel momento Alice sobbalzò, il suo sguardo si perse nel vuoto, stava avendo un’altra visione.

Edward, che era al mio fianco, sorrise.

“Mi sembra un’ottima idea” dissero assieme Alice e mio marito rivolgendosi a loro padre.

Carlisle li guardò per un attimo pensieroso, evidentemente non sapeva che inconsciamente aveva già preso una decisione.

Si voltò lentamente verso Kate e Garret.

“Dobbiamo discutere ancora di una cosa” disse fissandoli intensamente.

Lo guardarono perplessi, non sapevano di cosa stesse parlando, a dirla tutta nessuno di noi lo sapeva, tranne Edward Alice e Carlisle.

“Ora che i Volturi non ci sono più, abbiamo bisogno di nuovi “sovrani”, persone che faranno rispettare la legge in modo giusto, senza trarne profitto. Ci ho pensato molto durante il viaggio e mi chiedevo se voi sareste disposti a prendervi questa responsabilità, non conosco nessuno che farebbe questo lavoro meglio di voi, ed ovviamente qualora ne avrete bisogno, potrete contare sull’aiuto ed il sostegno di tutti noi” terminò il discorso facendo scorrere un braccio nella nostra direzione, per calcare il tutti noi.

Kate e Garret si lanciarono un’occhiata perplessa, sui loro volti sfilarono una serie di emozioni, stupore, dubbio, paura e alla fine decisione.

“Carlisle, ci lusinga molto la tua proposta, ma non credo di poter dare ora una risposta alla tua domanda ora, dovrò parlarne anche con Tanya, Carmen ed Elazar, la decisione spetta anche a loro”.

Disse Kate sorridendo.

“Ora dobbiamo andare Carlisle, gli altri hanno saputo dello scontro e ci hanno già chiamati, stanno tornando a casa” intervenne Garret.

“Hanno già saputo?” chiesi stupita, immaginavo che una notizia simile avrebbe fatto il giro tra la nostra specie, ma non pensavo così in fretta.

“Bella cara, quello che noi ieri abbiamo fatto, resterà nella nostra storia per sempre, avremmo alleati e nemici, non tutti saranno felici per la distruzione dei Volturi, ricorda che alcuni li veneravano, non vedendoli per ciò che realmente erano. Se la nostra decisione sarà positiva e saliremo al potere, solleveremo non poche polemiche da parte del nostro mondo, dobbiamo essere pronti a tutto” mi rispose Garret sorridendo.

Io annuì, non avevo ancora pensato a quest’eventualità, chissà se ci avrebbero creduti e ascoltati.

Se così fosse stato, ce ne saremmo occupati a tempo debito.

Salutammo i nostri cugini promettendo che ci saremmo rivisti presto, dovevano darci una risposta…

 

 

“Mamma?” mi chiamò mia figlia ridestandomi dai miei pensieri.

Da quando Jake se n’era andato, la vedevo sempre triste e malinconica, e ogni giorno mi faceva la stessa domanda…

“Dimmi tesoro”.

“Quando torna Jake?” eccola.

“Non lo so” risposi sospirando, mi scocciava terribilmente vedere mia figlia così, ero arrabbiata con lui, poteva avercela con la mia famiglia se voleva, ma il fatto che per questo suo essere cocciuto e orgoglioso, facesse soffrire anche Renesmee proprio non mi andava giù.

Si allontanò da me, tornando a giocare in giardino con le zie.

Sentii dei passi avvicinarsi lenti alle mie spalle, il suono di quella camminata unito a quell’inconfondibile odore, li avrei riconosciuti ovunque e in qualunque momento, Edward.

Mi cinse la vita tirandomi verso di lui, facendo aderire il mio corpo al suo.

“Allora pronta per partire?” mi sussurrò all’orecchio.

“Sì, ma lasciare nostra figlia così triste, non mi va Edward” risposi cercando di non perdere lucidità, mi stava baciando il collo, le guance, le tempie accarezzandomi con la punta del naso, mi stava facendo letteralmente impazzire.

“Non ti preoccupare Bella Nessie è di nuovo sparita delle mie visioni!” sentì la voce di Alice provenire dal giardino.

Guardai Edward allarmata.

“Vuol dire che Jacob tornerà Bella” mi rispose il mio angelo sorridendo.

Sospirai, mi ero spaventata per niente, ultimamente bastava davvero poco per farmi entrare in panico, dopo tutto quel cha avevamo passato, era il minimo.

Tra poche ore saremmo partiti per isola Esme, sfruttando il regalo che i genitori di Edward assieme a Alice e Jasper mi avevano fatto per il mio compleanno.

Non vedevo l’ora di ritrovarmi in quel luogo magico assieme al mio angelo, di rivederlo con i miei nuovi occhi, ero sicura che mi sarebbe apparso tutto più nitido e se possibile, ancora più bello della prima volta.

 Sapevo che avrebbe riacceso in me mille ricordi, ma cosa dovevo aspettarmi? Come sarebbe stato? E chissà cos’avrebbero pensato i domestici vedendomi ancora viva ma “diversa”, sorrisi nel ricordarli, quella povera donna si era davvero preoccupata per me! Avrei dovuto ringraziarla e tranquillizzarla, se l’avessi rincontrata.

Due ore dopo eravamo sulla porta di casa, le valigie già nel baule della Volvo.

Stringevo forte mia figlia, staccarmi da lei, anche se solo per pochi giorni era doloroso.

“Mi raccomando fai la brava, ascolta gli zii e i nonni, non cacciarti nei guai e non farti male” dissi a Renesmee continuando a stringerla e ad accarezzarle i morbidi boccoli ramati.

“Alice, niente sport estremi” ammonì quel folletto pazzo di mia sorella.

“Tranquilla Bella, ho già visto, sarà tutto perfetto” rispose sorridendo e strappandomi mia figlia dalle braccia.

Notando il mio disappunto si affretto a dire:

“Se non vi sbrigate, perdete l’aereo!”.

Diedi un ultimo bacio sulla fronte di mia figlia e così fece Edward.

“Dateci dentro fratellini!” tuonò Emmett, il solito fanatico del sesso, anche se nella sua affermazione potevo scorgere del vero.

L’ho fulminai con uno sguardo e tutti si misero a ridere.

“Attento a te” dissi assottigliando lo sguardo.

Lui fece finta di rabbrividire prima di scoppiare in un'altra fragorosa risata.

“Em?” chiamò Edward.

“Si fratellino?”.

“Non osare istruire mia figlia su certe cose” rispose.

Emmett fece la finta faccia innocente e con la mano si disegnò un’aureola sulla testa ponendo poi le mani a preghiera.

Altre risate riecheggiarono nello spiazzale.

Salimmo in macchina e a tutta velocità ci dirigemmo verso quella che sarebbe stata la nostra seconda luna di miele.

 

 

 

 

 

Infine rispondendo alle vostre recensioni:

Infine rispondendo alle vostre recensioni:

 

Sily85: Grazie Sily! Sono contenta che ti sia piaciuto! Grazie del sostegno!

 

Frafra9: J Emozionare era la parola d’ordine per questo capitolo, ci ho messo tutta me stessa e sono felicissima d’esserci riuscita! Grazie!

 

Francycullen: Sono troppo contenta! Le risposte risulteranno tutte uguali, ma davvero vedere che vi ho emozionato mi rende felicissima, e che fare se non dire un grazie! Di tutto cuore.

 

Sheba_94: J Si merita un po’ di pace la nostra Bella J Grazie per i complimenti. Morsetti

 

Jiulya Listing: Tana anche per me! Xd xd Grazie davvero, leggere i tuoi (e ovviamente quelli di tutte) commenti mi sprona a continuare a scrivere J.

 

Karima: Come sempre! Sei bravissima ad indovinare! Grazie per il complimento J.

 

Noe_princi89: Questa volta Noe, devo dirti che ti sbagli, siamo praticamente alla fine di questa ff J. Sono contenta che ti sia piaciuto J A presto e grazie!

 

Fiorella91: Certo! Lui vuole bene alla nostra Bella, e qui l’ha dimostrato J.

 

Lau_twilight: Come sempre sono senza parole, la felicità che mi date dicendomi queste cose è immensa! Spero che continui sempre a piacerti! Grazie!

 

Barbyemarco: Grazie stella!! Come sempre sei unica! Ti voglio bene J.

 

Piccola Ketty: Sono contentissima che anche tu mi abbia commentata! L’hai letta tutta d’un fiato?! Wow che pazienza! Xd Grazie per i bellissimi complimenti, spero di ritrovarti nei prossimi capitoli! Morsetti.

 

Teda: Grazie della “pubblicità”! E ovviamente per i commenti che sono sempre pieni di bellissimi complimenti! Un bacione a presto! J

 

Trettra: La tua amica è una santa xd! Grazie per i commenti e la recensione! Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto! A presto J.

 

Lorelaine86: Bene! Ne sono felicissima! J Grazie!

 

Lory_lost_in_her_dreams: Mi emozioni così! *me lacrimoni*  grazie davvero, spero di continuare a farti quest’effetto . Bacioni e alla prossima J.

 

GRAZIE A TUTTI!

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Capitolo 26
*** Capitolo 26 ***


Buon giorno

Buon giorno!

Questa mattina vi posto il ventiseiesimo capitolo per festeggiare le mie bende finalmente tolte!! (anche se fa ancora un po’ male e devo tenere le stampelle).

Ringrazio tutte coloro che mi hanno augurato ancora una buona guarigione J.

Allora, questo è il capitolo di Isola Esme, mi ha preso due giorni e l’ho riscritto quattro volte, è la prima volta che mi succede!

Ho il terrore, spero che vi piaccia comunque, abbiate pietà di me L.

Prima di lasciarvi alla lettura del capitolo, devo dire ancora una cosa a Lamulamu: ti chiedo umilmente scusa L, non mi sono accorta dei commenti che mi avevi lasciato negli altri capitoli, per quello non ti ho risposto, alla fine nella parte “rispondendo alle vostre recensioni” ho risposto anche a te, ti chiedo ancora scusa per la svista.

Ora vi lascio alla lettura J.

Morsetti

CAPITOLO 26

CAPITOLO 26

 

 

 

Il tempo, durante il viaggio, era volato.

Eravamo sul motoscafo, diretti verso la nostra seconda luna di miele, isola Esme.

Ero accanto al mio angelo, l’aria ci scompigliava i capelli, unendoli in unica onda di colori, piccoli schizzi d’acqua salata si sollevavano al nostro passaggio, colpendoci in vari punti del corpo, era una sensazione magnifica.

Ricordavo poco della nostra prima luna di miele, ma ero sicura che i miei occhi umani, non avessero reso giustizia alla bellezza di questo posto.

All’orizzonte vidi una piccola isola con una casa costruita vicino alla riva, era stupenda, chiusi gli occhi e sorrisi, ispirai a pieni polmoni il profumo di salsedine misto a quello di Edward, sole, lillà, miele, vegetazione e salsedine, non poteva esistere una fragranza migliore di quella.

Mi sentii cingere le spalle, automaticamente mi voltai verso mio marito, lo guardai con tutta la dolcezza e l’amore che potei, lo amavo, più di ogni altra cosa al mondo.

“Grazie” sussurrai sorridendo.

Ricambiò il mio sorriso posando le labbra sulle mie, stava per approfondire il bacio quando lo allontanai appena posandogli una mano sul petto, di tutta risposta emise un ringhio basso e cupo di disapprovazione.

“Abbiamo dieci giorni amore mio” dissi dolcemente.

“Dieci magnifici giorni” aggiunse sfoderando il sorriso sghembo che preferivo.

Attraccò sul piccolo porto, mi prese in braccio provocandomi una sensazione di dejà vu, sicuramente l’aveva fatto anche la prima volta.

Mi strinse forte al petto ispirando tra i miei capelli.

“Ti amo Bella” disse, ma il suo tono non era dolce come mi aspettavo ma serio.

Sollevai il capo per guardarlo negli occhi, qualcosa non andava.

“Cosa c’è Edward?”.

Mi posò delicatamente a terra, i miei piedi nudi toccarono la sabbia calda, fu una sensazione che mi diede i brividi.

“Bella, ho avuto davvero paura di perderti” disse chiudendo gli occhi, sul suo viso comparve una smorfia di dolore, le passai un dito tra le sopracciglia per distendere le piccole rughe che si erano formate.

“Sono qui Edward” dissi a bassa voce.

Non reagì.

“Sono… qui… e… ti… amo… di… un… amore… incommensurabile… non… mi… perderai… mai…, te lo giuro…” dissi interrompendomi ad ogni parola per posare piccoli baci sul suo viso, sul collo, sul petto.

Mi prese il mento tra pollice e indice per fissare i suoi occhi nei miei.

“Quando mi hai respinto in quel modo, mi sono sentito… perso, vuoto, e ho capito come dovevi sentirti tu quando io lo facevo con te, anche se era per il tuo bene, mi spiace averti fatto provare…”.

Bloccai il suo flusso di parole con un bacio, non volevo sentire oltre, desideravo solo averlo, ora, qui, subito.

Approfondii il bacio lasciando che le nostre lingue si accarezzassero, la passai delicatamente sul suo palato.

Mi staccai appena, continuando a tenere le mie labbra premute sulle sue.

“Basta Edward, ti desidero, ti voglio, qui e adesso” dissi prima di ricominciare a baciarlo.

Le mie mani cominciarono a esplorare il suo corpo che si sciolse come cioccolato al sole sotto il mio tocco.

Sbottonai lentamente ogni bottone della sua camicia continuando a baciarlo, ma non più sulle labbra, scesi sul mento, accarezzai il profilo del suo collo con la punta del naso.

Fremeva contro il mio corpo, mi afferrò tirandomi su, legai le gambe intorno alla sua vita, mi sorrise dolcemente.

“Sono tuo” disse la voce resa roca dal piacere.

Mi sfilò la canottiera, fissando il mio corpo semi nudo con adulazione.

“Come puoi essere sempre più bella…” non era una domanda ma un’affermazione, mi misi a ridere.

“Sei tu che mi vedi così” risposi prendendole il viso fra le mani, ci guardammo per un attimo interminabile, poi cominciò a baciarmi sul collo, scese lentamente sul mio petto, incastrai le dita nei suoi capelli, tirandolo più verso di me, inarcai la schiena buttando la testa indietro, volevo sentirlo ancora più vicino, il mio amore per lui era insaziabile, non ne avrei mai avuto abbastanza, mi sollevò per i fianchi portando la mia pancia all’altezza delle sue labbra, posò anche lì dei baci a fior di pelle che mi fecero rabbrividire.

“Edward…” sussurrai.

“Si?” chiese riportandomi con il viso all’altezza del suo.

Lo strinsi convulsamente a me, ma non risposi, quel mio semplice gesto gli fece capire cosa volevo, mi adagiò sulla sabbia calda.

“Ti amo” sussurrò ancora al mio orecchio.

E ci abbandonammo alla tenerezza del nostro amore.

 

Si fece mattino senza che ce ne accorgemmo, sdraiati sotto il sole con il rumore delle onde che ci sfioravano i piedi, stretti in un tenero abbraccio, guardammo spuntare l’alba.

“Che cosa vuoi fare questa mattina?” mi chiese baciandomi dietro l’orecchio.

“Se continui così nulla…” risposi con il fiato corto, ridendo si staccò.

Quando fui libera di pensare di nuovo lucidamente decisi…

“Prima di tutto è meglio se portiamo le valigie in casa, poi, vorrei andare a nuotare”.

“Come vuoi amore”.

Edward scaricò i bagagli dalla barca, portandoli in casa, lo precedetti entrando per prima nel nostro piccolo nido d’amore, non ne avevo un chiaro ricordo, ma tutto sembrava essere rimasto come l’avevamo lasciato.

Non mi diede il tempo di dare un occhiata più approfondita, mi prese alla sprovvista in braccio, saettando fuori dall’abitazione e lanciandomi in acqua, riemersi passandomi le mani nei capelli per scostarli dal viso.

“Ma sei pazzo?” chiesi stizzita.

“Sì, di te” mi rispose prima di gettarsi in acqua e sparire dalla mia visuale.

M’immersi anch’io, i miei occhi non ebbero problemi e restare aperti sott’acqua, vedevo perfettamente, i miei polmoni non avevano bisogno d’aria, potevo stare lì anche tutto il giorno, mi guardai un attimo attorno, per cercare Edward, quando, finalmente lo vidi, era accanto alla barriera corallina, uno spettacolo che mi lasciò senza fiato.

Allontanai lo scudo dalla mia mente.

Questa la paghi Edward Cullen.

Pensai, di tutta risposta ghignò allargando le braccia come a invitarmi a procedere con la mia vendetta.

Stavo per scagliarmi verso di lui quando notai un bagliore alle sue spalle, mi concentrai ma nonostante la mia, più che ottima, vista non riuscivo a capire cosa fosse.

Edward si accorse che non guardavo più lui e si voltò per portare lo sguardo nella stessa direzione del mio, fu attratto anche lui da quel luccichio misterioso.

Ci avvicinammo al punto dal quale proveniva, delicatamente infilai la mano in mezzo ad alte e scure alghe colorate, ne estrassi una pietra bianchissima, era bucherellata e friabile, al centro c’era incastonata un’enorme perla bianca.

Riemersi stringendo tra le mani il mio piccolo tesoro, lo sollevai per osservarlo meglio alla luce del sole, ne catturava i riflessi riflettendoli sulla mia pelle, bianco, oro e madre perla, era stupenda.

Delicatamente sgretolai la pietra che la imprigionava e la sciacquai in mare.

“Che cos’è?” chiese Edward che, per tutto il tempo era stato ad osservare.

“Non lo so, sembra una perla, ma è decisamente più grossa e più…lucida” aggiunsi in fine.

Sorrisi, sarebbe sicuramente piaciuta a Renesmee, gliel’avremmo portata come souvenir dal nostro viaggio.

“Renesmee…” sussurrammo assieme.

Uscì un attimo dall’acqua per andare a mettere la perla al sicuro, in casa.

Quando rientrai in mare, vidi sul volto di mio marito un’espressione furba, di chi la sa lunga, lo osservai perplessa.

“Dov’eravamo rimasti?” chiese fingendosi pensieroso, e all’improvviso capii la mia vendetta, era stata interrotta, sorrisi e m’immersi, sparendo dalla sua visuale.

Giocammo in acqua per parecchio tempo, vidi vari tipi di pesci, delfini, malte, ma purtroppo queste fuggivano appena avvertivano la nostra presenza.

Restai sott’acqua per ore prima di riemergere, era stata un’esperienza bellissima, mi sembrava di trovarmi all’interno di un altro mondo.

Edward mi si avvicinò posando sulle mie labbra un bacio salato.

“Si sta divertendo signora Cullen?” chiese senza staccare le labbra dalle mie.

“Mmm” risposi.

Alzò un sopracciglio guardandomi sorpreso.

“Che cosa posso fare per renderla pienamente soddisfatta?”.

Di tutta risposta incollai le mie labbra alle sue, il mio messaggio fu recepito forte e chiaro, ancora una volta lasciai che il mio corpo si incastrasse alla perfezione con il suo.

 

Eravamo rimasti in acqua fino a sera tarda, rientrati in casa filai dritta in bagno per farmi una doccia, così da scrollarmi di dosso la salsedine.

Fu molto rilassante, restai sotto il getto caldo per un tempo indefinito, quando finalmente mi convinsi a uscire, il mio olfatto captò un odore strano, sembrava…cera?

Non me ne curai più di tanto, infilai il mio babydoll nero con la culottes in coordinato, regalo di Alice, e uscii dal bagno, lo spettacolo che mi si presentò davanti fu mozza fiato, e all’improvviso capii il perché dell’odore di cera.

Sul pavimento della stanza da letto c’erano diverse candele, dieci nere, venti bianche e trenta rosse, erano disposte a cerchio, ogni colore ne formava uno diverso, tranne le candele nere, quelle, creavano un semi cerchio.

L’ultimo, il più grande, formato dalle candele rosse, terminava ai piedi del letto, il quale era cosparso di petali di rose.

Al centro di esso, c’era una boccetta in vetro liscia, con all’interno un liquido rosso, spesso, era sangue, annusai un attimo l’aria… sangue umano, accanto due calici di cristallo.

Edward mi cinse da dietro.

“Ora ti spiego” disse suadente.

Mi portò davanti al primo semi cerchio formato dalle candele nere.

“Questo, rappresenta la mia vita prima che ti conoscessi… era incompleta, scura, ma con qualche flebile luce a illuminarmi il cammino”.

Ci spostammo verso il secondo cerchio, fatto di candele bianche.

“Questo invece, rappresenta la mia vita, dopo che ti ho conosciuta. Oltre ad averla illuminata l’hai completata e per questo, te ne sarò immensamente grato. Tuttavia, sei riuscita a fare di meglio…”

Mi guidò verso l’ultimo cerchio, il più grande di tutti, formato dalle candele rosse.

“Hai accettato di sposarmi, mi hai dato una meravigliosa bambina, hai accettato di diventare come me, per condividere l’eternità, mi hai amato, e mi ami, in modo incondizionato ed assolutamente autentico, nonostante io ricambi a pieno questi sentimenti, mi sento in debito ogni giorno nei tuoi confronti. Mi hai restituito la vita Bella”.

Stacco una mano dalla mia vita per portarsela alla tasca, dalla quale estrasse un piccolo cofanetto di velluto rosso, lo mise nelle mie mani, che chiuse a coppa nelle sue, io incapace di formulare un qualsiasi pensiero, feci scattare il coperchio della scatolina.

All’interno c’era un anello in oro bianco, sopra di esso, il disegno di una mezza luna e di mezzo sole i quali erano circondati da piccoli diamanti.

“Sei la mia notte ed il mio giorno, sei tutto quello di cui ho bisogno. Ti amo” disse mettendomi l’anello all’anulare destro che non era occupato dalla fede.

Mi voltai per portare i miei occhi nei suoi, li sentivo pungere, se avessi potuto, avrei pianto.

“Edward, anch’io ti amo e…è bellissimo…io…” non sapevo cosa dire ero davvero senza parole.

Si accorse della mia difficoltà nell’esprimere i miei pensieri, era un vortice indescrivibile di sensazioni, amore, complicità, feeling, mi sorrise posandomi un bacio delicato sulle labbra.

“Ancora una cosa” disse dirigendosi verso il letto e afferrando la boccetta di vetro con i calici.

Mi sentii bruciare la gola, nonostante non fossi affamata la vista e l’odore di quel liquido mi fece prendere fuoco.

Ne versò il contenuto nei due bicchieri, non ne lasciò nemmeno una goccia nella bottiglia di vetro, e mi porse un calice.

Non lo afferrai subito, ero titubante, d'altronde noi eravamo vegetariani, non ci saziavamo con il sangue umano, Edward vedendo la mia insicurezza aggiunse:

“Ho chiesto a Carlisle di darmene un po’ della sua scorta, per festeggiare…non cambierà quello che siamo, stai tranquilla”.

Mi feci convincere da quelle parole ed afferrai il bicchiere.

Battemmo delicatamente i calici, prima di deliziarsi di quel dolce nettare.

“Alla nostra eternità” dissi sorridendogli.

Svuotammo i bicchieri in un attimo, assaporando ogni goccia di quel liquido tanto vitale per noi, spense la fiamma che mi si era accesa in gola, facendo rilassare ogni parte del mio corpo.

Ma ancora un desiderio ardeva dentro di me, vivo più che mai, la voglia di Edward, delle sue mani del suo corpo.

“Non trovo parole per dirti quanto ti amo e quanto ti sono grata per tutto questo… ma conosco un modo per ringraziarti a dovere” dissi lasciando che il mio bicchiere scivolasse sul letto.

Fu un attimo e mi ritrovai tra le sue braccia, pronta, ora più che mai, a dimostrare a mio marito tutto l’amore e la passione che realmente provavo per lui.

 

Eravamo abbracciati, stretti in mezzo al letto di rose, ripensavo alla scorsa notte, a quanto fosse stato bello, travolgente e passionale.

“Bella?” Edward mi chiamò destandomi dai miei pensieri.

“Si?”.

“Dobbiamo alzarci, a breve arriveranno Gustavo e Kaure”.

“Chi?”

“Non ricordi? I domestici, Kaure si era preoccupata per te quando ti aveva vista in mia compagnia, sospetta che io sia ciò che sono, e quando sei rimasta incinta ne è rimasta sconvolta, ricordi?”.

Mi concentrai sui miei ricordi da umana…

“Si!... Ricordo… o mamma si accorgerà del mio cambiamento, ora avrà paura anche di me” dissi sghignazzando.

Era una buona donna, si era preoccupata per me, quando non ce n’era bisogno, e ora mi avrebbe rivista, ma questa volta, anch’io ero come Edward.

Mi alzai di malavoglia dal letto e m’infilai un pantaloncino e una canottiera, facemmo sparire le bottiglie e i bicchieri sporchi di sangue, non avrebbero reagito bene alla vista di quelli.

Pochi minuti dopo bussarono alla porta, e Edward andò ad aprire, la donna entrò guardandosi attorno, sembrava stesse cercando qualcosa, e dall’espressione che fece quando mi vide seduta sul divano, capii che l’oggetto delle sue ricerche ero io.

I suoi occhi incrociarono i miei ed io sorrisi incoraggiante, Kaure sbiancò, mentre suo marito, Gustavo, come la volta precedente non fece una piega.

Edward diede loro un paio di istruzioni in portoghese prima di venire a sedersi vicino a me.

“L’ho terrorizzata vero?” chiesi un po’ dispiaciuta.

“Diciamo solo che non le fai più pena” disse sghignazzando.

Per tutto il tempo che i domestici restarono in casa noi, non ci muovemmo dal divano, facemmo zapping alla tv senza soffermarmi su nessun canale in particolare.

Un’ora dopo quando se ne andarono mi sentì sollevata, mi dava fastidio essere guardata in quel modo, come se dovessi saltarle addosso da un momento all’altro.

“Finalmente” sospirai quando Edward si chiuse la porta alle spalle.

“E adesso cosa vuoi fare?” mi chiese cingendomi con un braccio.

Ci pensai prima di rispondere, poi gli sorridergli in modo sensuale, capì subito e ridendo portò le sue labbra alle mie.

“Sei insaziabile…” disse.

“Di te, non mi sazierò mai…” furono le ultime parole che riuscii a dire prima di farmi travolgere dalla passione del nostro amore.

 

Trascorremmo i giorni successivi esplorando la foresta circostante, vidi uccelli dai mille colori, animali di ogni specie e genere, la vegetazione era fitta, colorata e profumatissima, mi dispiaceva davvero tanto tornare a casa, ma lì ad aspettarmi c’era mia figlia, la mia piccola Renesmee.

Nonostante fosse stata la migliore seconda luna di miele che si potesse chiedere, mi mancava terribilmente.

Diedi un ultimo sguardo all’isola mentre ci allontanavamo a bordo del motoscafo.

Avrei portato dentro di me i ricordi di quei giorni bellissimi passati con Edward, per sempre, per l’eternità.

Mi avvicinai al mio dolce angelo prendendolo per mano.

“Grazie” dissi solo, poggiando la testa sulla sua spalla, non mi disse nulla, posò solo un bacio tra i miei capelli.

Così ci preparammo a tornare dalla nostra famiglia.

 

 

Rispondendo alle vostre recensioni:

Rispondendo alle vostre recensioni:

 

Lamulamu: Rinnovo le mie scuse *me dispiaciuta* e ti ringrazio davvero tanto del sostegno, spero continuerai a recensire! Grazie! J A presto.

 

Lau_twilight: Ciao! Spero che anche Isole Esme ti sia piaciuta, per il Clan di Denali lo scoprirai nel prossimo capitolo J.

 

Jiulya Listing: Grazie a te! J Allora, vedrò di accontentarti nel prossimo capitolo, ma non garantisco risultati! J. Grazie a te del commento! Altro che a me, è il minimo che legga ed “esaudisca i vostri desiderio” J Ciao.

 

S1lv1a: Allora, ho visto che hai commentato anche gli altri capitoli! Quindi un grazie generale per tutto! J Sono lusingata! Tutti i capitoli in un giorno?! Wow! Grazie! J-

 

Frafra9: J Si piace molto anche a me come personaggio! Grazie della recensione.

 

Karima: Certo! Spero che tutta la tua “ansia” sia stata ripagata J a presto!.

 

Sheba_94: Che bello “vederti” così euforica! Spero che Isola Esme ti sia piaciuta! Fammi sapere! J.

 

Piccola Ketty: Grazie *me arrossita. Oddio, tempo parecchio il paragone con “l’Isola Esme di Sthep” , spero che ti sia piaciuta comunque. Bacioni!

 

Elrilin: Per ora Jacob non ho detto nulla, era tutto per Edward e Bella J. Ma nel prossimo capitolo saprai J!. A presto.

 

Fiorella91: Non potrà procreare, ma direi che si sono divertiti no? Xd xd Ciao!.

 

Barbyemarco: Un Grazie speciale a te che mi hai dato un grosso aiuto con il capitolo! Dandomi ottimi suggerimenti, grazie stella. Tvb J.

 

Tede: Così poco?!?! Non solo mi segui costantemente, commentando, ma mi fai anche pubblicità! Fidati  sei una santa J Grazie per i complimenti spero che anche questo ti sia piaciuto!:).

 

FrancyCullen: Grazie! Ed ora che hai finalmente letto di Isola Esme? Che mi dici? Ti è piaciuto? Fammi sapere J. Baci J.

 

Lory_lost_in_her_dreams: Anche io risulterò ripetitiva ma… GRAZIE! Mi fanno sempre piacere i tuoi complimenti! (e a chi non piacciono? Xd). Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto! J-

 

Lorelaine86: J Spero di non averti fatto aspettare troppo!  E ovviamente mi auguro che anche questo capitolo ti sia piaciuto! Grazie! Baci.

 

Trettra: Grazie! J Baci.

 

Noe_prici89: Mmm J Vedrai xd J Grazie del commento, spero che anche Isola Esme ti sia piaciuta. J.

GRAZIE A TUTTI!! SIETE FANTASTICHE!

 

 

 

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Capitolo 27
*** Capitolo 27 ***


Allora ragazze, sono tristissima L

Allora ragazze, sono tristissima L.

Perché? Semplice sto per postarvi l’ultimo capitolo della mia ff… manca solo più il riepilogo ma, la storia in se è finita L.  Sembra ieri che ho iniziato a scriverla e invece… sono passati già tre lunghissimi mesi… che dire… sono troppo giù per continuare a scrivervi… i saluti e i ringraziamenti finali, li metterò nel prossimo capitolo di riepilogo.

Quindi vi auguro una buona lettura…

P.s. ho visto che nel capitolo di Isola Esme sono scese le recensioni L mi spiace d’aver deluso qualcuna di voi proprio alla fine…

Perdonatemi sigh.

Morsetti.

CAPITOLO 27

CAPITOLO 27

 

 

 

Sfrecciavamo per le vie di Hannover silenziosi, mancava poco al nostro arrivo, non vedevo l’ora di stringere Renesmee tra le mie braccia, anche se sapevo che avrei dovuto aspettare qualche ora, era notte fonda e sicuramente lei, stavo dormendo.

“A che cosa pensi amore?” mi domandò Edward vedendomi pensierosa.

“A nostra figlia, chissà come sarà cambiata in questi dieci giorni” risposi un po’ malinconica.

“Sì, ci ho pensato anch’io, ma è sempre la nostra piccola Renesmee” mi rispose sorridendo.

Parcheggiammo davanti alla villetta, per poi proseguire a piedi fino alla casa nello spiazzo.

Non corremmo, a passo lento e per mano, entrammo nella foresta, regnava un profondo silenzio, rotto solo dai rumori della natura, dopo pochi minuti cominciammo a intravedere la casa, istintivamente accelerai il passo e con me Edward, sicuramente ci avevano sentito.

Entrammo nell’enorme giardino che, a quanto pare, Esme aveva creato nei dieci giorni in cui non c’eravamo stati, come immaginavo, si erano accorti della nostra presenza ed erano tutti lì pronti ad aspettarci, assieme a loro, il clan di Denali al completo, a quanto pare aveva preso la loro decisione, chissà quale sarebbe stata...

“Bella!” urlò Alice saltandomi in braccio.

“Mi sei mancata un sacco! Allora… a quanto ho visto vi siete divertiti eh?” aggiunse dandomi una leggera gomitata nelle costole.

“Alice!” la rimbeccai.

“E dai sorellina, non fare la permalosa, sappiamo tutti cos’avete fatto” disse Jasper unendosi alla sua compagna.

Tutti? Alice aveva raccontato a tutti quello che Edward ed io avevamo passato sull’Isola? Questa me l’avrebbe pagata cara.

Alice si bloccò per un secondo prima di tornare tra noi.

“Bella, no ti prego, lo sai che è il mio passatempo preferito… non puoi!” gridò disperata, evidentemente aveva visto le mie intenzioni.

“Oh si che posso, la figlia e mia, e tu, per il prossimo messe, ti sogni di vestirla e conciarla come una bambola” risposi ghignando.

“Ma non puoi! Dai scherzavo scusa!” mi supplicò Alice.

“No…” mi voltai appena verso Rose “da oggi, fino alla fine del mese, sarai solo tu a vestire Nessie, se lo fai fare anche ad Alice, la levo pure a te” dissi minacciosa.

“No no Bella farò attenzione! Che bello, grazie!” urlò Rose saltellando sul posto, ad un’occhiata inceneritrice della sorella la smise, giustificandosi:

“Non puoi prendertela con me, tu sei andata a spifferare tutto in giro, non io”.

“Ma mi sembra che pure tu te la sia spassata Rosalie” rispose Alice incrociando le braccia al petto.

E così si erano divertiti tutti alle nostre spalle, e per di più davanti al clan di Denali, se fossi stata ancora umana, sarei sicuramente arrossita.

“Bene, in questo caso, nessuna di voi ha il permesso di avvicinarsi più a mia figlia” risposi stizzita.

Rose fece per controbattere ma la zitti con un mano, le voltai le spalle e mi diressi a salutare Esme e Carlisle assieme al clan di Denali.

“Oh cara ci siete mancati tanto” disse Esme abbracciandomi calorosamente.

“Ben tornati ragazzi” aggiunse Carlisle abbracciando me e dando una pacca sulla spalla ad Edward.

Sorrisi, era bello tornare in famiglia.

“Garret, Kate, Tanya, Carmen, Elazar è un vero piacere rivedervi, questo mi fa presupporre che abbiate preso la vostra decisione” disse Edward sorridendo.

“Salve ragazzi, ovviamente, siamo qui per questo motivo. Come se tu non lo sapessi già” rispose Elazar sorridendo.

“Bene, entriamo in casa” disse Carlisle avviandosi verso la nostra abitazione.

Varcando la porta di casa, aguzzai subito l’udito, per sentire il battito del cuore della mia bambina, a giudicare dal rumore lento e regolare che avvertivo, stava dormendo, ma non era sola, a quanto pare, Jake era tornato, il suo odore riempiva l’aria e il suo battito era ben udibile al di sopra di quello di Nessie.

Sorrisi, aveva ragione Edward, non avrei dovuto preoccuparmi, sapevo che non poteva stare lontano da lei più di tanto.

“Te l’avevo detto” mi sussurrò all’orecchio mio marito, di tutta risposta gli feci la linguaccia.

Ci accomodammo tutti in salotto.

“Bene, ragazzi, comunicateci la vostra decisione” disse Carlisle dando la parola al clan di Denali, fu Elazar a parlare.

“Dunque, Kate e Garret ci hanno informato di tutto ciò che è accaduto nei pochi giorni che sono stati qui, ovviamente il nostro mondo non può rimanere senza nessuno che lo governi e che si occupi di far rispettare la legge. Tuttavia, eravamo abbastanza titubanti, sappiamo che avremo sempre il vostro appoggio ma…” si fermò un attimo scrutando i nostri volti.

“Ma, non sappiamo come la pensino gli altri, c’erano molti devoti ai Volturi e altrettanti che li odiavano…” si intromise Garret.

“Abbiamo pensato che comunque, non sarebbe stato possibile metterli d’accordo tutti e quindi, accettiamo di buon grado la vostra proposta” completò Elazar sorridendo.

Ne fummo tutti molto felici.

“Bene, siamo contenti che abbiate accettato e, ovviamente, qualora avrete bisogno d’aiuto, non esitate a chiamarci, saremo lieti di schierarci dalla vostra parte, aiutandovi a far rispettare la legge” disse Carlisle.

La piccola riunione terminò così com’era finita, sapevamo che la notizia ci avrebbe messo poco ad arrivare alle orecchie di tutti quelli della nostra specie.

Dopo aver augurato loro un buon rientro, Edward ed io ci congedammo per andare da Renesmee.

Aprii piano la porta per non svegliarla, era sdraiata sul suo lettino, i boccoli, più lunghi di un centimetro e mezzo ricadevano delicati sul cuscino, la bocca era semi aperta e una guancia schiacciata sul cuscino, i lineamenti del suo viso erano mutati, meno fanciulleschi e più marcati, era cresciuta anche in altezza, scopri piano il suo corpo, sollevando la coperta, almeno tre centimetri in più.

Sospirai per lo sconforto, mi ero persa più di quanto immaginassi, la ricoprii posandole un bacio sulla fronte.

Mi scostai appena per dare la possibilità anche a Edward di salutarla, s’inginocchiò davanti a lei, le accarezzò piano una guancia e sorridendo posò dei piccoli baci su ogni centimetro del suo volto.

“E’ cresciuta parecchio” sussurrò appena.

“Sì, ci siamo persi troppo…” dissi a malincuore.

Edward non disse nulla ma mi abbracciò, mi sedetti in mezzo alle sue gambe e passammo il resto della nottata a osservare nostra figlia, volevamo essere lì nel momento in cui avrebbe aperto gli occhi.

Passarono quattro ore prima che Renesmee si svegliasse, erano le otto in punto quando si stiracchiò e aprì gli occhi.

“Mamma papà siete tornati!” gridò saltandoci addosso, la accogliemmo tra le nostre braccia ridendo.

“Ci sei mancata anche tu piccola” disse Edward sorridendo.

“Molto direi” aggiunsi accarezzandole i boccoli ramati.

Lei sorrise e ci strinse ancora di più a lei.

“Guarda cosa ti abbiamo portato” dissi estraendo la perla dalla tasca dei Jeans “è una perla che io e papà abbiamo trovato in mare, quando l’abbiamo vista, ci sei venuta subito in mente” aggiunsi porgendogliela.

“Ti piace?” chiese Edward baciandole una guancia.

Lei se la girò un po’ tra le mani, la accarezzò delicatamente, osservandone ogni sfaccettatura.

“E’ bellissima… grazie” disse sorridendoci e stringendola al petto.

Subito dopo si alzò, la avvolse dentro un foulard per poi andarla a riporre nel cassetto del suo comodino, come se fosse un prezioso tesoro.

Si girò verso di noi…

“Mamma, papà, posso chiedervi una cosa?” disse, nei suoi occhi vedevo un misto di preoccupazione e curiosità.

“Certo” risposi incuriosita, Edward alle mie spalle s’irrigidì, dalle sue labbra usci un ringhio soffocato, subito mi allarmai, cosa aveva letto nella mente di nostra figlia?

Non si lasciò distrarre dalla reazione di suo padre, ma si avvicinò a me posando una mano sulla mia pancia, poi l’orecchio, quando si tirò su disse:

“Mmm, mi sa che zio Jasper e zio Emmet si sbagliavano” disse pensierosa.

“Vuoi spiegare anche a me Nessie?” chiesi impaziente.

Sembrò riprendersi dai suoi pensieri.

“Quando ve ne siete andati, gli zii mi hanno detto che sareste tornati con una sorpresa per me, dicevano che avrei avuto un fratellino, che eravate andati a impegnarvi per… procrearlo…” mi spiegò tranquillamente.

Ora capivo il perché Edward si era irrigidito.

“Tesoro, se non sbaglio ti hanno detto anche altro, perché non ne metti la mamma al corrente?” disse il mio angelo ghignando.

“O si” aggiunse mia figlia “mi hanno anche detto che era meglio che io non m’impegnassi con Jake per i prossimi sette anni, e zio Jasper ha aggiunto che un nipote lupo che puzza non lo vuole… quando ho chiesto spiegazioni, non me ne hanno date, poi è intervenuta nonna Esme che gli ha cacciati dicendomi di non dargli retta” fece una pausa “ma sinceramente non ci ho capito molto, nessuno ha voluto spiegarmi, e quando ho chiesto a Jacob è sbiancato” terminò la frase sorridendo.

Ero senza parole, allibita, avevano detto tutto questo a mia figlia? Per giunta io non potevo più rimanere incinta e, dubitavo che una volta raggiunta la maturità, anche lei potesse.

Ora capivo perché Edward le aveva chiesto di raccontarmi, sapeva quale sarebbe stata la mia reazione.

Tuttavia non dissi nulla davanti a Renesmee, la presi in braccio e la portai in salotto dove, sul divano vidi Jacob che faceva zapping alla tv.

“Ben tornata Bella” disse venendomi in contro “Edward…” aggiunse con un cenno della testa.

“Buon giorno Nessie, affamata?” chiese rivolto a mia figlia.

“Un po’” ammise.

“Andiamo ad abbattere qualche grosso cervo, ti va?” Chiese ridendo “o temi che ti batta di nuovo?”.

Aggiunse ghignando.

Mia figlia affilò lo sguardo.

“Mamma, papà, posso andare?” chiese senza togliere gli occhi da Jake.

Edward ed io ci guardammo un attimo.

“Certo” dicemmo all’unisono.

La misi a terra e si diresse verso la porta con Jacob.

“Jacob?” chiamai

“Si Bells?”

“Grazie” dissi soltanto, ero sicura che capisse, non c’era bisogno d’aggiungere altro.

Sorrise.

“Avevo sbagliato, era il minimo che potessi fare” ricambiai il sorriso e li guardai uscire di casa.

Era tornato per stare con Nessie, e aveva capito che non era nostra la causa della morte di Leah, che aveva scelto lei di sacrificarsi in battaglia e che noi, le saremo stati eternamente grati.

“Edward, direi che è ora di far due chicchere con Emmett e Jasper”.

“Sono pienamente d’accordo amore” disse ghignando.

Nemmeno terminammo la frase che i nostri fratelli si materializzarono in salotto.

“Stavate parlando di noi?” chiese Jasper.

“Sì, razza d’imbecilli, proprio di voi” dissi furiosa.

Jazz ed Emmett si guardarono con la coda dell’occhio.

“Oh oh” dissero assieme.

“Qualunque cosa vi abbia detto Nessie non è vera” dissero facendo un passo in dietro.

Vidi Edward alzare un sopraciglio e picchiettarsi un dito sulla testa.

“Non siete mai stati bravi a nascondere i vostri pensieri” disse ridendo.

Mi scagliai contro di loro che mi schivarono e cominciarono a scappare per tutta la casa.

“Se vi prendo, vi faccio a brandelli!! I grizzly sono più intelligenti di voi, ma come vi è venuto in mente di dire a mia figlia certe cose?!” continuai a gridare inseguendoli.

“E dai Bella, alla fine l’abbiamo messa solo in guardia, non vogliamo nipotini che puzzano” disse Jasper continuando a schivarmi.

Li sentii ridere di gusto e questo mi fece andare ancora più in bestia.

Sapevo che quella era la mia famiglia, che lo sarebbe stata per l’eternità, e nonostante tutto, non avrei potuto desiderare di meglio.

Smisi di rincorrerli sapendo che comunque avrei avuto tutta l’eternità per fargliela pagare.

 

 

 

 

Rispondendo alle vostre recensioni:

Rispondendo alle vostre recensioni:

 

Francycullen: Grazie! Sono tornati ad essere la coppia di sempre J.

 

Jiulya Listing: Non sono sicura d’esser riuscita a soddisfarti riguardo la scena di Jasper, ma ti assicuro che mi ci sono impegnata tanto. Grazie per i complimenti. Per quanto riguarda la bottiglia di sangue, mi sembrava appropriata J.

 

S1lv1a: Grazie! J Bacio.

 

Sily85: Grazie per i bellissimi complimenti! Anche io sarei rimasta li per sempre J.

 

Fiorella91: E dopo lo svago, si torna al dovere! J Grazie! Baci.

 

Noe_princi89: Sono contenta che ti sia piaciuto! J Grazie!, baci.

 

Sheba_94: J Sei simpaticissima come sempre! Per fortuna ho tolto le stampelle, cmq sono contenta che il capitolo ti sia piaciuto, una cosa però… non abitano più a Forks ma ad Hannover Xd! J Baci e grazie!

 

Loreline86: Xd bè, dieci giorni in assoluta libertà! Quale modo migliore per impegnare il tempo? Xd a presto e grazie! J

 

Lau_Twilight: Quanti complimenti! Grazie mi fai davvero felice! J. Baci alla prossima J.

 

Trettra: Tu non avevi parole per commentare il mio capitolo, io non ne ho per esprimerti la mia gratitudine per tutte le belle cose che mi hai detto, davvero, grazie di tutto cuore. GRAZIE! Baci.

 

Karima: Sono contenta di ciò J! Grazie a te per il commento J. Baci.

 

Tede: J è tutto un giro di grazie! J ma non esiste parola migliore credo J. Sono contenta che il capitolo ti sia piaciuto. A presto J.

 

Piccola Ketty: Grazie! Finalmente un po’ di pace J.

 

Barbyemarco: Grazie tesoro J Tvb anch’io J.

 

VI PROPONGO UN ULTIMO E PICCOLO SONDAGGIO:

COSA VI ASPETTATE NEL CAPITOLO DI RIEPILOGO?.

 

Un grazie di cuore a TUTTI.

 

 

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Capitolo 28
*** Capitolo 28 ***


Eccomi, come promesso, con l’ultimo capitolo della mia fan fiction, sono stati tre lunghissimi e bellissimi mesi passati in vostra compagnia

Eccomi, come promesso, con l’ultimo capitolo della mia fan fiction, sono stati tre lunghissimi e bellissimi mesi passati in vostra compagnia.

Non ci sono parole per ringraziare tutte coloro che mi hanno seguita, recensita e supportata, mi avete donato emozioni, sorrisi e alle volte, anche lacrime di commozione J.

Siete sempre state gentilissime con me e spero, d’essere riuscita a ricambiarvi.

E’ con un po’ di malinconia che posto quest’ultimo capitolo… ma fiera d’aver avuto persone come voi “accanto” a tutto il mio percorso, ora vi lascio alla lettura…ci troviamo al fondo J.

 

CAPITOLO 28

CAPITOLO 28

RENESMEE

 

Riepilogo

7 anni dopo

 

 

Fissavo la figura riflessa nello specchio, il suo corpo snello era fasciato da un lungo abito di seta bianco, i boccoli, morbidi e ramati ricadevano sul corpetto di pizzo, ero io, Renesmee Carlie Cullen.

Il tempo era volato, sette anni erano passati dalla caduta dei Volturi e, per fortuna, le cose da allora, erano andate molto bene.

Ero agitata, stavo per sposarmi con Jacob Bleck.

Sola nella mia camera continuavo a fissarmi nello specchio a muro, era tutto proto, ma vedevo che io, non ero completa, mancava qualcosa...

Mi ricordai della perla che mamma e papà mi avevano portato da isola Esme, per l’occasione l’avevo fatta incastonare nel ferma capelli che, la mia dolce madre mi aveva regalato per il mio primo compleanno, sorrisi di quel ricordo.

Mi diressi verso il comodino ed estrassi il fazzoletto di seta rossa che lo avvolgeva, tornai verso lo specchio e lo incastrai nei miei boccoli, ecco, ora ero pronta anch’io.

Fuori ad aspettarmi avrei trovato un sacco di gente, c’era tutta la riserva, il branco di Sam, Jacob e Seth con il quale c’eravamo riavvicinati da poco più di un anno, ricordai il giorno in cui tornò, sorprendendoci, a farci visita.

 

*****

Come sempre ero seduta fuori in giardino, i raggi del sole baciavano debolmente la mia pelle, che reagiva con un leggero bagliore.

Pensavo a Jake, lo amavo, ma ancora non gliel’avevo confessato, temevo che mi avrebbe respinta, o peggio ancora derisa.

Chiusi gli occhi e presi un profondo respiro, non c’era nessuno, erano andati tutti a caccia e Jacob, stava facendo un giro di controllo attorno alla casa, da un po’ di tempo si era fissato che, un po’ di precauzione in più, non avrebbe guastato.

Sentii dei movimenti provenire dalla foresta, l’odore inconfondibile di licantropo mi arrivò alle narici, ma non era un odore a me famigliare.

Scattai in piedi mettendomi sulla difensiva, lo sentivo avvicinarsi ad ogni passo, fino a quando un grosso lupo non sbucò dalla foresta.

Vedendomi si bloccò un attimo, guardandosi attorno, come ad assicurarsi che fossi sola.

All’improvviso con uno scatto repentino si lanciò su di me, dalla mia gola uscì un piccolo grido di sorpresa, chiusi gli occhi preparandomi all’impatto che però, non avvenne.

Un altro lupo, più grosso e scuro del primo, entrò nel giardino scaraventandolo lontano da me, Jacob.

Ringhiò al suo avversario ma, quando quest’ultimo si girò a guardarlo, entrambi si bloccarono, che stava succedendo? E chi era questo licantropo?

Pochi secondi dopo, anche la mia famiglia arrivò davanti alla casa, mia madre si mise subito davanti a me per proteggermi, scoprendo i denti fece uscire dalla sua gola un ringhio minaccioso.

Mio padre, invece, sorrise al mio aggressore.

“Ciao Seth, che piacere rivederti” disse avvicinandosi al lupo.

Seth? Ma perché diavolo voleva attaccarmi?

“Sei impazzito forse? Perché hai cercato di aggredire mia figlia?!” Gridò mia madre dando voce ai miei pensieri.

“No tesoro, non voleva attaccarla, era solo felice di vederla e le stava correndo in contro” rispose mio padre cingendola per la vita.

In quel momento Seth riprese le sue sembianze umane e con lui anche Jacob, io, istintivamente mi coprì gli occhi dando a entrambi il tempo di infilarsi i pantaloncini.

 

*****

Solo in seguito ci spiegò che era tornato perché le eravamo mancati, era stato davvero dolcissimo, era grazie a lui se, Jacob ed io c’eravamo messi assieme.

Senza volerlo mi aveva svelato i sentimenti dell’amico, ponendo così fine alla mia agonia ed anche a quella di Jake.

 

*****

 

“Allora ragazzi” esordì Seth appena le acque si furono calmate “come prosegue la vostra coppia? Cavolo Nessie, avrei voluto esserci quando Jake ti ha detto che eri l’oggetto del suo imprinting, come l’hai presa?” Chiese sorridendo.

Sbarrai gli occhi e spalancai la bocca, la stessa reazione che ebbe Jake.

“Hai appena assistito alla sua reazione cretino! Non le avevo detto ancora nulla!” Gridò tirandole uno scappellotto sul collo.

 

*****

Sorrisi, era stato davvero buffo, io che mi preoccupavo tanto d’esser respinta, e lui che mi amava dal momento in cui venni al mondo.

Otto mesi dopo mi chiese di sposarlo, ed eccomi qui, sette mesi dopo la sua richiesta, pronta per andare all’altare, per congiungermi per sempre all’amore della mia vita, a colui che amavo al di sopra di tutto e tutti.

In tutto quel pensare non mi ero accorta che qualcuno si era avvicinato alla porta della mia stanza bussando.

“Vieni papà”.

Entrò, era perfetto come sempre, nel suo smoking nero che gli fasciava dolcemente tutto il corpo.

“Sei pronta?” Chiese sorridendomi.

Ero riuscita a cacciare dalla stanza le zie e la mamma, volevo stare un po’ da sola prima di affrontare tutte quelle persone, dovevo rilassarmi.

“Si” risposi con voce tremante, per quanto provassi a calmarmi il mio cuore, non ne voleva sapere di rallentare il suo folle ritmo.

Mio padre si avvicinò a me posandomi un bacio sulla fronte.

“Sei bellissima Nessie”.

Arrossì.

“Grazie papà” bofonchiai a bassa voce.

Mi porse il braccio ed io, poggiai la mia mano su di esso.

Lentamente mi diressi fuori dalla casa, uscendo dalla porta sul retro, sul giardino era stato steso un lunghissimo tappeto bianco che arrivava fino all’altare.

Tutt’intorno era pieno di fiori, fiocchi e ghirlande, zia Alice e zia Rose, mi attesero sulla porta per darmi il bouquet di girasoli che avevo scelto.

“E’ qui” mi sussurrò all’orecchio zia Alice.

Quella notizia mi emozionò moltissimo, nonna Reneè, era venuta al mio matrimonio, l’ultima volta che l’avevo vista, era al funerale di nonno Charlie, avevo espresso il desiderio di rivederla, ma, non mi era stato mai concesso, lei non sapeva la verità su di noi, e mia madre, non aveva mai voluto dirgliela.

Fino a quando…

 

*****

 

Per l’ennesima volta avevo litigato con mia madre, non voleva che vedessi ne sentissi nonna Reneè, diceva che non sapeva nulla di noi e che mai avrebbe dovuto saperlo.

Ero chiusa in camera mia a piangere, mi sentivo tanto una bambina che faceva i capricci, ma era più forte di me, dovevo rivederla.

Mancavano solo due mesi al mio matrimonio, e mi dispiaceva tanto sapere che lei, non ci sarebbe stata.

Zia Alice bussò alla mia porta e senza attendere una mia risposta entrò, a una mia occhiata truce disse:

“Ho visto che m’invitavi a entrare” sbuffai, era davvero irritante, un padre che ti leggeva la mente, una zia che vedeva il futuro, anche se nel mio caso sentiva solo, io ero preclusa dalle sue visioni, meno male!

“Dimmi” dissi acida.

Si sedette accanto a me accarezzandomi i capelli.

“E’ una buona idea, e Edward ti appoggerà a pieno, non riesco ancora a vedere se ci sarà, ma tentar non nuoce” disse ammiccando e uscendo dalla stanza.

Mi strinsi le ginocchia al petto, avevo seriamente pensato di invitare nonna Reneè qui da noi, all’insaputa di mia madre, ma avevo intenzione di dirlo a mio padre, qualcuno dalla mia parte avrei pur dovuto averlo.

Così presi la decisione e mi diressi da mio padre.

“Papà?” Chiamai incerta, in un secondo mi fu accanto.

“Dimmi”.

“Posso parlarti un momento?”.

“Certo”.

Mi guardai attorno, c’era troppa gente, e troppe orecchie che potevano sentirci.

“In privato” aggiunsi.

Mi fissò intensamente, stava cercando di leggere nella mia mente, le chiusi le porte dei miei pensieri lanciandogli un’occhiataccia.

“Per una volta permetti che siano le mie parole a esporre i miei pensieri e non la mia mente?” Chiesi stizzita.

“Cosa mi tieni nascosto?” Chiese con tono inquisitore.

“Seguimi e vedrai!” Gli risposi prima di girargli le spalle e dirigermi nel bosco, quando fui certa che nessuno potesse sentirci gli esposi il mio piano.

Ascoltò tutto con molta attenzione e, alla fine, come zia Alice aveva previsto, accettò di aiutarmi.

 

*****

Fu così che riuscimmo a organizzare l’incontro, povera nonna, non aveva reagito molto bene alla notizia, era svenuta e, quando si era ripresa, non aveva più spiccicato parola.

Per quello, saperla lì, seduta in mezzo alle persone a me più care, mi riempiva il cuore di gioia, lo stava facendo per me, la sua nipotina.

Quei pensieri mi avevano distratta a tal punto, da non accorgermi che la marcia nuziale era già iniziata, mio padre mi diede un leggero strattone mentre le zie facevano il loro ingresso con le fedi in mano.

Percorrevo la navata con passo lento ma deciso, scrutavo i volti di tutti gli invitati, mia madre in prima fila mi sorrideva radiosa, come tutta la mia famiglia, ma io, cercavo nonna Reneè con lo sguardo, fino a quando la vidi, era seduta in quarta fila, accanto a Phil, gli occhi gonfi di lacrime, lo sguardo ancora un po’ impaurito, ma era lì, davanti a me, fissandomi con occhi pieni d’amore.

Le sorrisi prima di distogliere l’attenzione da lei, e puntarla tutta su di lui, il mio amato non che futuro marito, Jacob Bleck.

Era bellissimo, lo smoking bianco, gli occhi puntati nei miei, profondi, a tal punto che mi parve di guardare la sua anima.

Feci gli ultimi tre scalini che mi portarono faccia a faccia con lui, mio padre baciò la mia mano prima di posarla in quella di Jake.

Lo guardai allontanarsi, per mettersi vicino alla mamma, non prima di sussurrare:

“Metto nelle tue mani una parte preziosa della mia vita”.

Sorrisi e subito gli occhi mi si riempirono di lacrime che riuscii a stento a ricacciare in dietro.

“Chi da questa ragazza in sposa?” Chiese il prete rivolgendosi agli invitati.

“Io” la voce di mio padre risuonò in tutto il giardino come un grido d’orgoglio e trionfo.

Strinsi più forte la mano di Jacob e, voltandomi verso di lui, mi preparai a diventare la signora Renesmee Carlie Bleck.

 

 

 

Questo è davvero il soluto finale, spero d’aver chiuso in bellezza questa mia storia, e mi auguro di non aver deluso le aspettative di nessuno

Questo è davvero il soluto finale, spero d’aver chiuso in bellezza questa mia storia, e mi auguro di non aver deluso le aspettative di nessuno.

Vogliate scusarmi se non risponderò ad ognuna di vai, come ho sempre fatto, ma, mi è sembrato più giusto fare un saluto generale, ovviamente ringrazio in particolar modo coloro che mi hanno sempre recensita, pazientemente seguita e aspettata nei momenti di crisi.

Siete state TUTTE fantastiche, ma vi lascio, consapevole di dover iniziare qualcosa di più grande, non posso dirvi molto per ora, ma non si sa mai che presto, sentirete di nuovo parlare di me (almeno spero). J.

Che dire, ho un ultimo desiderio da chiedere (sembra che sto per morire xdxd), mi piacerebbe che questo capitolo fosse recensito da tutti, vorrei sapere l’impressione generale che questa storia ha fatto.

Non mi resta che dirvi un GRAZIE di vero cuore, siete state la mia ancora per tutti questi mesi.

Un forte abbraccio.

Amalia

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