Un'ultima battaglia

di maito
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'ombra del patibolo ***
Capitolo 2: *** Il giorno del processo ***
Capitolo 3: *** Il ninja nero ***
Capitolo 4: *** Una settimana prima ***
Capitolo 5: *** Ricercati ***
Capitolo 6: *** Ricercati II ***
Capitolo 7: *** Nel covo della serpe ***
Capitolo 8: *** Interi ma Divisi ***
Capitolo 9: *** Chi parte e chi resta ***
Capitolo 10: *** La suonatrice cieca ***
Capitolo 11: *** La chiudo qui ***



Capitolo 1
*** L'ombra del patibolo ***


Un' ultima battaglia

 

 

L’intero villaggio era in festa.

Passeggiando per le strade si rimaneva quasi storditi dal vociare della gente e dalla musica. Per l’occasione centinaia di lanterne multicolore erano state appese fra i tetti delle case. Gente di ogni nazionalità affollava le strade sfoggiando gli abiti tipici del paese di provenienza. In quei giorni Konoha doveva sembrare la capitale del mondo e in fondo un po’ lo era, dato che shinobi di tutte le terre l’avevano affollata per celebrare la fine dell’ultima grande guerra, conclusasi poche settimane prima. Dopo il ritorno alle rispettive patrie per l’addio ai caduti, infine i cinque Kage avevano scelto di riunirsi al villaggio della Foglia per celebrare l’inizio di una nuova era di pace fra le grandi potenze.

 

Era una strana guerra quella che si era appena conclusa. Durata meno di una settimana, aveva visto l’intero mondo ninja fare fronte comune contro un unico avversario. Nessuno che non fosse uno shinobi aveva ben chiaro perché fosse stata combattuta, eppure pareva essere stata la più grande di tutte. E girava voce che fosse stata vinta da un solo uomo.

 

 

 

Prologo

 

Konoha. Edificio dell'Hokage. Nella stessa stanza erano radunati i Kage delle cinque Grandi Terre e i rispettivi Daimyo.

« Mi oppongo a questa decisione » sentenziò l’Hokage, sbattendo violentemente il pugno sul tavolo.

A volte Tsunade si stupiva lei stessa del suo coinvolgimento. Dopotutto praticamente non lo conosceva Sasuke. Si era semplicemente unita alla causa di Sakura e Naruto, anche se simpatizzava per lui per il suo passato tragico. In fondo non era che un ragazzo solo e abbandonato. Ne aveva già visto uno così. Lo aveva visto allontanarsi e perdersi oltre ogni possibilità di redenzione, diventando quel mostro di Orochimaru. Sasuke però non era ancora perduto, poteva ancora essere salvato. Doveva essere salvato.

« Non pensi che io porti rancore verso quel ragazzo » replicò il Raikage: « Ha calpestato le leggi ed è giusto che venga punito per questo. Anche se ammetto che il suo contributo è stato fondamentale per porre fine alla guerra, una buona azione non basta a cancellare i suoi crimini. »

« Il Raikage ha ragione. Se chiudessimo un occhio in questo caso allora quanti come lui si sentirebbero giustificati a trasgredire le leggi? È la pace a imporci di condannarlo. »

L’ultima a parlare fu Kurotsuchi, il quarto Tsuchikage, succeduta al terzo subito dopo la fine della guerra.

« Hokage, ne abbiamo già discusso per ore » intervenne annoiato il Daimyo del Paese del Fuoco: « Abbiamo eseguito una votazione formale e l’esito rappresenta perciò una decisione ufficiale a tutti gli effetti. Con due soli voti a sfavore, quelli dell’Hokage e del Kazekage, la commissione si è espressa. Sasuke del clan Uchiha sarà condannato per i suoi crimini al carcere a vita. La sentenza verrà annunciata nella pubblica piazza fra una settimana. »

 

 

 

 

All’ombra del patibolo

 


“Gli altri staranno già aspettando da un pezzo”

Sakura sospirò rassegnata, mentre si fermava per l’ennesima volta ad aspettare il compagno di squadra.

“Questo sarà almeno il decimo che troviamo da quando siamo partiti da casa di Naruto.”

In quei giorni il ninja biondo non poteva nemmeno camminare per strada senza che qualche sconosciuto lo fermasse per stringergli la mano e fare la conoscenza dell’eroe che aveva vinto la guerra. Eppure Sakura non se la sentiva di mettergli fretta. Non voleva fargli perdere nemmeno un briciolo della gratitudine che gli veniva mostrata.

“Te lo sei meritato fin troppo.”

Si fermò a guardarlo, mentre rispondeva ai complimenti dell’ammiratore con un sorriso che era un misto perfetto di gioia e imbarazzo. Indossava un mantello grigio scuro su vestiti neri con inserti arancioni.

“Naruto non sarebbe Naruto senza un po’ di arancione.”

I capelli selvaggi sembravano più lunghi senza il coprifronte. Inoltre si era fatto più alto. E più affascinante.

“Ormai gli arrivo alla spalla” osservò Sakura con un po’ di malinconia.

Lo fissò ancora ma questa volta ciò che le apparve fu il viso di un bambino un po’ scemo che faceva di tutto per attirare l’attenzione. Nessuno lo teneva in gran considerazione, eppure a un certo punto gli altri avevano iniziato a fare affidamento su di lui, e poi sempre di più, fino a quando era diventato il punto di riferimento di tutti. Lei compresa.

Naruto Uzumaki, colui che l’aveva sempre sostenuta nei momenti di difficoltà. Il ragazzo che le era sempre stato vicino e che le aveva messo a disposizione la parte migliore di sé. Ma quando ci rimuginava, un pensiero atroce si faceva strada nella sua mente.

“E io come ti ho ringraziato? Cosa ho fatto io per te, Naruto?”

Prima lo aveva egoisticamente mandato a recuperare Sasuke da solo. Poi lo aveva ingannato dicendogli di amarlo per fargli abbandonare la ricerca. Aveva preso e calpestato i suoi sentimenti ancora e ancora.

Durante la guerra lo aveva visto morire e si era resa conto di quanto non desiderasse perderlo. Quando per rianimarlo aveva poggiato le labbra sulle sue, anche se prive di sensi, non aveva potuto non pensare a chi apppartenessero, e aveva provato un calore e una tenerezza che non aveva più scordato. Voleva vederlo farsi strada verso la vetta e diventare l’Hokage più grande che la Foglia avesse mai visto, voleva stargli vicino, ma in un modo che non sapeva ben definire nemmeno lei.

“Ma ho davvero il diritto di starti accanto?”

« Sakura, che hai? Sembri un po’ persa. »

Eccolo lì, davanti a lei, con quei suoi occhi azzurro cielo che la fissavano in modo interrogativo.

« N-Non è niente, stavo solo riflettendo. Proseguiamo? » disse cercando di celare la sorpresa e l’imbarazzo, cosa che le riuscì malissimo.

Il dubbio nello sguardo del biondo si fece più intenso ma evidentemente scelse di non indagare oltre, dal momento che rispose:

« Mmh… in mezzo a questa calca ci metteremo una vita. Siamo in un ritardo pazzesco, prendiamo una scorciatoia! »

 

Lassù l’aria era decisamente più fresca. I rumori della strada arrivavano ovattati e la luce era molto meno intensa. Sakura inspirò profondamente mentre saltava sicura da un tetto all’altro, seguendo Naruto che la precedeva di qualche passo. Solo quando correva così, con l’aria fra i capelli, riusciva a sentirsi veramente leggera, libera dalle preoccupazioni. Erano anche i momenti in cui si sentiva più felice di essere una kunoichi. In fin dei conti uno shinobi non era che un cane al servizio del villaggio: c’era chi la pensava così. Ma possedere l’abilità e la forza per poter andare dovunque sognasse di arrivare le dava un senso che non riusciva a descrivere se non con la parola libertà. E ne voleva di più, voleva correre sempre più veloce, fino a quando il sibilo del vento nelle orecchie si fosse portato via fino all’ultima preoccupazione che la opprimeva. Compresa quella riguardante Sasuke.

Sasuke Uchiha, il ragazzo che aveva adorato fin da bambina. Il suo grande amore. Colui che l’aveva abbandonata e sembrava perduto per sempre, alla fine aveva fatto ritorno al villaggio. Dopo aver aiutato a sciogliere l’illusione di Madara, Sasuke si era costituito. A Konoha era stato messo agli arresti, sorvegliato notte e giorno dalla squadra Anbu, anche se non era stato rinchiuso in una cella buia ma in un appartamento decoroso. Era un trattamento insolito per un criminale del suo calibro, dovuto principalmente al ruolo fondamentale che aveva avuto nel porre fine alla guerra e al fatto che sembrava deciso a collaborare in vista del processo che si sarebbe tenuto a breve. Sakura ancora non si capacitava della stuazione: si sentiva imprigionata in uno stato onirico. Proprio quando ormai aveva perso tutte le speranze, le cose avevano iniziato a girare per il verso giusto. Naruto sembrava aver compiuto il miracolo riportando il compagno alla Foglia, e se erano arrivati fino a quel punto allora lei poteva ancora sperare, sognare un Sasuke assolto dai suoi crimini e il team 7 di nuovo riunito, e poi…

"Già. E poi?"

Poteva davvero tornare tutto come prima? Potevano anni di scontri e ferite sparire come neve al sole?

Sasuke aveva provato ad ucciderla. Lui e Naruto si erano battuti all’ultimo sangue e alla fine ne erano usciti entrambi mutilati. Nulla sarebbe mai tornato come prima, per quanto fosse bello sperarlo. Doveva guardare avanti, smetterla di rincorrere un passato che non sarebbe più tornato e capire cosa desiderasse dal futuro. Doveva finalmente rispondere alla domanda che si era sempre sforzata di ignorare, proprio perchè conosceva già la risposta, solo che era troppo doloroso accettarla.

"È meglio se sto lontana da entrambi."

 

 

Karui era giunta a Konoha assieme alla delegazione del Raikage. Quella sera Omoi, il suo amico d'infanzia, le aveva detto: «Siamo qui per i festeggiamenti, no? Allora dobbiamo uscire. Cerchiamo un locale con un po’ di gente!».

Alla fine si era lasciata convincere. Dopotutto era stata a Konoha una volta sola e l’aveva trovata semidistrutta. Le sarebbe piaciuto fare un bel giro turistico. Nel primo locale in cui avevano messo piede, Omoi aveva incontrato quel tipo, Sai, con cui sembrava aver fatto amicizia durante la guerra, e alla fine si erano ritrovati entrambi seduti in mezzo a un gruppo di shinobi della Foglia. Erano tutti della loro età e non poté fare a meno di notare che fossero piuttosto bizzarri. Sai era gentile ma completamente apatico, Kiba aveva un’aria selvatica, Shino era un tipo lugubre che parlava poco e sottovoce e Choji non aveva smesso un secondo di mangiare da quando erano entrati. In quella compagnia i più normali sembravano Shikamaru, che nonostante apparisse svogliato aveva uno sguardo sveglio, e Ino, di cui non capiva se facesse apposta la svampita o lo fosse un po’ per davvero. In ogni caso Karui li trovava simpatici, anche se non lo avrebbe mai ammesso riguardo a ninja stranieri. Nel corso della serata scoprì che erano stati compagni d’accademia di Sasuke Uchiha e Naruto Uzumaki. Karui nutriva ancora rancore verso il primo per aver attaccato il maestro Bee, anche se non lo aveva mai incontrato personalmente. Era riuscita solo a intravederlo durante la guerra, mentre erano impegnati nello scontro con il Juubi. Il secondo invece, l’aveva incontrato durante la sua prima visita alla Foglia. Quella volta il biondo non aveva voluto aiutarli nella loro ricerca di Sasuke e così lei l’aveva malmenato. Inizialmente l’aveva ritenuto semplicemente un debole. Lasciarsi umiliare a quel modo era inaccettabile per un ninja. Erano guerrieri in un mondo di conflitti, soldati al servizio di regimi militari: tra gli shinobi doveva vigere la legge del più forte. Era questo che le avevano insegnato al villaggio della Nuvola. Poi però, durante la guerra, l’aveva visto combattere. Non c’era alcuna esitazione nel suo modo di lottare, alcuna codardia. Per di più era immensamente forte, molto più di lei. Aveva guidato un esercito alla vittoria combattendo in prima linea. Come potesse un ninja essere così forte e allo stesso tempo così umile era qualcosa che andava al di la di la della sua comprensione, di ogni insegnamento che aveva ricevuto a Kumo e di tutto ciò in cui aveva creduto fino ad allora.

“Lasciarsi picchiare apposta. Pazzesco.”

Quando ci ripensava si sentiva enormemente a disagio. Una volta, parlando con Omoi, si accorse che il suo compagno di squadra sembrava rispettare quel ninja vestito di arancione. In quell'occasione insinuò maliziosamente che Karui lo avesse preso in simpatia, cosa che la mandò in escandescenza. Non era affatto interessata a lui, anzi la metteva in imbarazzo pensarci. Neanche a farlo apposta, mentre era immersa in questi pensieri, il suo amico d’infanzia le si avvicinò sorridendo per dirle:

« Guarda un po’ chi sta entrando. »

Si voltò verso l’entrata e per poco non si strozzò con quello che stava bevendo. Omoi scoppiò a ridere. Stava per urlargli in faccia un 'Ma sei scemo?!' ma venne interrotta dai commenti degli altri che si rivolgevano ai nuovi arrivati.

« Era ora, dove vi eravate cacciati? »

« Sapete com’è, con tutta la gente che c’è per strada… »

« Non ce la racconti giusta » intervenne Ino: « Dì un po’ Naruto, non è che te ne sei approfittato per stare da solo con Sakura? »

« Ma che dici? » le rispose il biondo arrossendo: « Non ho mica fatto tardi apposta! Diglielo anche tu Sakura. »

« Tranquilla Ino, questo brutto ceffo non mi ha importunata »

« Così non è che tu mi abbia tanto aiutato. »

Karui lo fissò con tutta l'indifferenza che riuscì a trovare. Anche con un po' di fastidio a dire la verità. L’ultima volta che si erano incontrati era stata quella in cui l’aveva picchiato.

“Chissenefrega! Se l’era cercata. Se prova a tornare sull’argomento glielo dico chiaro e tondo.”

A quel punto sembrò accorgersi di lei.

« Voi due siete gli allievi di Bee. Come va? » domandò con nonchalance.

« Si sono uniti a noi mentre vi aspettavamo » commentò Sai con naturalezza.

Karui sentì crescere la sensazione di disagio, che subito trasformò in irritazione per evitare che diventasse imbarazzo. Che razza di atteggiamento era quello? Che se ne fosse dimenticato? Lei ci aveva riflettuto per giorni. Che la stesse snobbando? Come si permetteva?

« Per te è il maestro Killer Bee, non parlare di lui con tanta confidenza! » lo accusò attaccandosi alla prima cosa che le venne in mente.

« Eh? Ma l’ho sempre chiamato così. »

Con il rossore che sentiva salirle fino alla punta delle orecchie, Karui si stizzì.

“ Basta, ho deciso. Mi sta troppo sui nervi! ”

 

Dopo quel battibecco iniziale, la serata trascorse in maniera relativamente ordinaria per un bel pezzo, tra l'ordinare da bere e il discutere di tutto e di niente. Tuttavia, dopo l’arrivo di Naruto, l'atmosfera sembrava essersi vivacizzata. A un certo punto però, calò un'aria più tesa quando si finì per toccare l'argomento della guerra.

« Fra poco dovrebbe tenersi anche il processo di Sasuke. Ne sapete qualcosa voi? » domandò a un tratto Sai, rivolgendosi a Naruto e Sakura.

« In questi giorni Lady Tsunade si sta incontrando con gli altri Kage e i Daimyo per occuparsi delle ultime faccende burocratiche rimaste in sospeso dopo la guerra. È probabile che discutano anche di Sasuke » rispose la kunoichi con un'aria sconsolata.

« In ogni caso » aggiunse il biondo con fare ottimista: « Se fossero vicini a prendere una decisione nonna Tsunade ci informerebbe sicuramente. Così potremmo fare qualcosa per aiutare Sasuke. »

Che Naruto ci credesse davvero o stesse solo cercando di convincersene, non aveva molta importanza. Quella era un’altra cosa di quel ragazzo che Karui assolutamente non comprendeva. Sapeva che Sasuke Uchiha aveva rinnegato la Foglia e che Naruto lo difendeva. Li aveva visti combattere assieme contro Madara e girava voce che poi avessero combattuto anche l’uno contro l’altro. C’era anche un’altra diceria che girava e quella sera ne aveva avuto la conferma. Nonostante fossero al chiuso, Naruto non si era mai tolto il mantello che indossava e da cui lasciava trapelare solamente il braccio sinistro. Quella consapevolezza però non faceva che alimentare la sua incredulità riguardo al rapporto tra quei due.

« Naruto, so quanto tu ti sia impegnato per riportarlo alla Foglia, ma non sei un po’ troppo indulgente con lui? » intervenne a quel punto Shikamaru con tono serio.

« Che cosa intendi? »

« Non fraintendermi, anch’io sono sollevato che sia tornato tra noi. Tuttavia che meriti la piena assoluzione è tutt’altra storia. Dopotutto ci ha traditi e ha provato a ucciderti. »

« Non c’è da preoccuparsi. Garantisco io per Sasuke » rispose il biondo, cercando di porre fine al discorso.

«Andiamo ragazzi» intervenne Ino, lanciando al contempo un’occhiata apprensiva a Sakura: « Siamo qui per festeggiare, non è il momento per questo genere di discorsi. »

« Quello che voglio dire » riprese Shikamaru imperterrito: « Davvero non provi alcun risentimento per ciò che ha fatto? »

La risposta non arrivò subito. Ci furono alcuni istanti di silenzio, in cui nessuno si azzardò ad intervenire. Erano tutti sospesi, come trattenessero il fiato. Sembrava che quella domanda fosse balenata almeno una volta nella mente di ciascuno dei presenti, senza che mai nessuno avesse trovato il coraggio di porla a voce alta.

« Io non sono mai stato bravo con le parole » fu la risposta di Naruto che ruppe il silenzio: « Si potrebbe dire che l’unica cosa che sia in grado di fare è combattere. Però sono convinto che a volte combattere sia necessario per dimostrare quanto sei serio. Io comprendevo le motivazioni di Sasuke, anche se non le condividevo. Nonostante avesse intrapreso una strada sbagliata, ha lottato per ciò in cui credeva, ciò che per lui era giusto, anche a costo di soffrire in prima persona. Che amico sarei stato se fossi rimasto a guardarlo sbagliare senza fare nulla per aiutarlo? E che amico sarei ora, se gli voltassi le spalle proprio in questo momento, quando finalmente ha abbandonato la strada sbagliata per credere in un futuro in cui possiamo essere tutti felici insieme? »

Prima che qualcuno provasse a controbattere, l’attenzione dei presenti venne attratta dall’improvviso silenzio che calò nel locale, seguito subito dopo dal mormorio collettivo di tutti i commensali. Istintivamente la tavolata di Naruto si voltò quasi all’unisono verso l’entrata e con sorpresa constatarono che aveva appena fatto il suo ingresso il Kazekage. Sabaku no Gaara, il più giovane Kage della storia della Sabbia, scortato dai fratelli Kankuro e Temari.

“Cosa ci fa il Kazekage a quest’ora in una bettola come questa?” si domandò Karui.

Quasi a risponderle, Gaara in quel momento si accorse di loro e si diresse verso il tavolo che stavano occupando.

« Gaara! Cosa ci fai qui? Ti unisci a noi? » esclamò Naruto, alzandosi con un sorriso.

Fu il fratello del Kage a rispondere per primo: « Insomma Naruto, ti pare questo il modo di rivolgerti al Kazekage? ».

« Lascia perdere, Kankuro. Piuttosto stavo cercando proprio te, Naruto. Ti devo parlare. »

 

Erano già passati diversi minuti da quando Naruto e Gaara erano usciti dal locale per parlare e, per qualche ragione, Sakura aveva un brutto presentimento. Nonostante i due fossero in ottimi rapporti, se il Kazekage in persona si era preso la briga di cercare Naruto per avere un colloquio privato, di sicuro c'era sotto qualcosa di importante. Prese coraggio e si decise a chiedere direttamente ai due presenti che potevano sapere qualcosa: Kankuro e Temari, che erano rimasti nel locale con loro. Kankuro stava conversando con Sai e Omoi, mentre Temari si divertiva a punzecchiare Shikamaru.

« Capitano Kankuro, non dovreste scortare il Kazekage? » stava domandando in quel momento Omoi.

« La guerra è finita, non sono più il tuo capitano. Comunque Gaara è in ottime mani, quindi non c'è di che preoccuparsi. Possiamo tranquillamente rilassarci e lasciarli discutere dei loro affari. »

« E quali sarebbero questi affari, esattamente? » si intromise allora Sakura, sfruttando l'occasione.

« Sinceramente non ne ho idea. Mi spiace ammetterlo ma per certe cose siamo solo dei tirapiedi. Saremo anche i suoi fratelli ma non per questo Gaara ci dice tutto. Poi non è mai stato un tipo... come dire, loquace. »

« Ed è giusto che sia così » aggiunse Temari, canzonando il fratello: « Gaara è il Kazekage, ti aspetti che se ne vada in giro a sfifferare ai quattro venti? In ogni caso » e questa volta si rivolse a Sakura: « Potrai chiederlo direttamente al tuo amichetto quando torneranno. Non dovrebbero averne ancora per molto. »

Temari aveva ragione, ma forse Sakura avrebbe fatto bene a non chiedere nulla. Dopotutto non erano affari suoi. Per qualche motivo però, sentiva che fosse importante, che si trattasse di qualcosa che doveva assolutamente sapere.

« Visto? » disse ancora la kunoichi di Suna: « Eccoli che tornano. »

Ma fu solo Gaara a rientrare nel locale. Naruto, quella sera, non vi rimise più piede.

 

***

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Capitolo 2
*** Il giorno del processo ***


Mentre nubi rossastre si addensavano sopra il villaggio della Foglia, infiammate dall'ultima esalazione del sole che andava spegnendosi oltre l'orizzonte, l'aria si riempiva delle voci dei carpentieri che, conclusa la giornata lavorativa, si dirigevano verso casa. Gli artigiani, dopo aver raccolto i loro attrezzi e dato una veloce ripulita all'area, con esclamazioni di sollievo si allontanarono dalla grande piazza dove avevano praticato la loro arte, pregustando già il meritato riposo. In meno di una settimana di lavoro, le loro mani esperte avevano eretto un enorme palco rialzato su uno dei lati della piazza e una imponente tribuna collocata lateralmente rispetto a questo.

Sul tetto di un palazzo antistante, un'ombra scura che si stagliava contro il cielo scarlatto osservava la scena in religioso silenzio. La figura silente era vestita completamente di nero, da capo a piedi. Il corpo e la testa erano celati da un lungo mantello con cappuccio, che lasciava trasparire solo le calzature: un paio di stivali dello stesso colore. Una mano emergeva dal soprabito, reggendo mollemente una maschera decorata in modo semplice e dotata di due fenditure per gli occhi. Mentre osservava l'opera temporanea che era sorta nella piazza sottostante, la figura in nero tirò un profondo sospiro, piegando poi il collo all'indietro ad osservare il cielo. Una folata di vento soffiò in quel momento, facendo schioccare nell'aria della sera le falde del lungo soprabito.

Improvvisamente una voce maschile alle sue spalle lo riscosse dalle sue contemplazioni: « Si sta alzando il vento. Entro domani pioverà. »

Dietro di lui erano ora apparse altre tre figure, ugualmente celate sotto lunghi mantelli di colori diversi.

« Ne sei sicuro? » domandò senza voltarsi.

« Sento l'umidità nell'aria. Non mi sono mai sbagliato finora » rispose quello che aveva parlato per primo, avvolto da un mantello violetto.

« Potrebbe complicare i nostri piani rallentandoci la fuga » commentò un'altra voce, questa volta femminile, proveniente dalla figura che vestiva un soprabito rosso spento.

« O agevolarli » continuò per lei la figura in nero: « Le tracce saranno più difficili da seguire con la pioggia. »

Nessuno rispose.

« C'è qualcosa che volete dirmi? »

« Abbiamo finito il giro di ricognizione. »

« E? »

« E ancora non ci capacitiamo di come possa funzionare » si lamentò la ragazza.

A quell'affermazione, la figura in nero si voltò.

« Di tutti i piani che potevamo escogitare questo è di gran lunga il più rischioso e con meno probabilità di riuscita » commentò la figura in viola.

« State iniziando ad avere dei ripensamenti? »

L'ultima figura, avvolta da un mantello celeste, che non aveva proferito parola fino a quel momento, fece un passo avanti: « Io ti seguirò » commentò semplicemente, rivelando una voce maschile e profonda.

« Oh beh, nemmeno io intendo tirarmi indietro » precisò il ragazzo in viola: « Stavo solo sottolineando il fatto che dovremmo goderci al massimo la libertà che ci resta, dato che domani a quest'ora potremmo non averne la possibilità. »

« Al diavolo, ancora non ho capito che ci sto a fare con tre folli come voi » berciò la ragazza in rosso, prima di rassegnarsi definitivamente.

La figura in nero sorrise sinceramente, poi tornò nuovamente seria mentre lanciava un'ultima occhiata al palcoscenico allestito nella piazza sottostante.

"Aspettami, Sasuke."

 

 

Il giorno del processo

 

 

Ormai aveva perso il conto delle volte che aveva fatto tardi in vita sua. Stavolta però non era una di quelle. Quel giorno si era recato nella piazza all’alba, trovandola ancora deserta. Nel silenzio del mattino aveva osservato la grande pedana che era stata eretta il giorno precedente, dove avrebbero messo in mostra il suo allievo prima di annunciare la sentenza. Lentamente vide il villaggio destarsi dal sonno, le botteghe aprire i battenti e le strade animarsi, e solo allora decise di salire sul tetto di un edificio lì vicino in modo da poter osservare lo spettacolo tenendosi in disparte. Un cielo plumbeo sovrastava la scena, schermando i raggi del sole e diffondendo una luce fredda e tenue. Verso mezzogiorno iniziò ad affluire sempre più gente a indicare che quello non sarebbe stato un giorno qualunque.

“Oggi il mondo scoprirà il destino di Sasuke, l’ultimo degli Uchiha.”

 

Kakashi osservò attentamente la folla radunatasi. Era formata da shinobi provenienti dai paesi più disparati e da semplici abitanti di Konoha, tutti accorsi in preda alla curiosità. Un gruppo di ninja della Foglia erano incaricati di tenere i più curiosi alla larga dal palco dove sarebbe stato esposto Sasuke. In quella marea di gente cercò di scorgere gli altri due suoi allievi. Notò vari membri della squadra speciale Anbu mescolati alla folla con il compito di prevenire eventuali disturbi al processo. Dopo una lunga ricerca, infine trovò Naruto e Sakura che si tenevano in disparte su un lato della piazza.

“Strano, mi sarei aspettato di trovarli in prima fila.”

Chissà cosa stessero pensando in quel momento. Forse, come maestro, avrebbe fatto meglio a raggiungerli, ma decise di rimanere dove si trovava. A poco a poco, secondo un cerimoniale estenuante, fecero il loro ingresso in scena i Kage, i Daimyo e gli altri nobili e dignitari. Tutti loro trovarono posto a sedere sulla tribuna d’onore che era stata fatta costruire a lato del palco. Kakashi cercò di capire quale sarebbe stato l’esito della sentenza dall’espressione di Tsunade, ma non ci riuscì. Quando infine venne fatto entrare Sasuke il vociare della folla divenne quasi assordante. Gli addetti ebbero il loro bel da fare per ristabilire un silenzio accettabile. Sasuke aveva le braccia immobilizzavate ma salì sulla pedana con le proprie gambe. Lo trovò magro ma non sciupato, cosa che gli fece piacere. Notò anche che la squadra Anbu che lo scortava ne appariva leggermente intimorita, nonostante le catene che lo imprigionavano, cosa che gli fece un po’ meno piacere. Non potè che provare un misto di orgoglio e vergogna per la considerazione che quei ninja d’elite mostravano verso il suo allievo. Era l’allievo che aveva sempre considerato il più problematico e anche il più promettente, quello a cui avrebbe voluto trasmettere tutto ciò che sapeva, perchè gli ricordava sé stesso. Seguì la noiosissima parte di rito in cui vennero elencate le imprese di Sasuke e letti i capi d’accusa. Finalmente, dopo quasi un’ora, sembrò giunto il momento di annunciare il verdetto. Calò un silenzio irreale. Come il resto della folla, anche Kakashi trattenne il respiro.

«…i Kage e i Daimyo della nuova alleanza fra le cinque grandi nazioni, dichiarano l’imputato…»

Non finì mai la frase. Nello stesso istante un boato assordante sconvolse l’aria e un'ondata di fumo si riversò nella piazza. La folla impazzì. Alcuni iniziarono a correre in preda al panico, altri rimasero pietrificati. Bambini piangevano e adulti gridavano cercando di capire cosa stesse succedendo. Tutti i civili presenti tra la folla intralciavano in questo modo i ninja presenti, che avevano il loro bel da fare cercando di districarsi tra la calca per poter scorgere un eventuale pericolo. I Daimyo e i nobili vennero scortati via in tutta fretta. I Kage gridavano cercando di ristabilire l’ordine. La squadra Anbu e gli incaricati si riunirono attorno al palco per bloccare un'eventuale fuga dell'imputato. Ammesso che si trattasse di un tentativo per liberare Sasuke, circondato com'era da ninja d'elite e autorità, chi poteva essere così stupido o così pazzo da tentare un colpo del genere? Per di più l'esito del processo non era ancora stato reso noto.

Attivando lo sharingan per studiare i movimenti convulsi della folla, Kakashi riuscì a scorgere tre figure incappucciate che si muovevano in modo anomalo. Si stavano avvicinando speditamente a Sasuke da tre direzioni diverse, sfruttando la confusione. Una di loro venne intercettata da un Anbu. Potè immaginare che gli venisse chiesto di identificarsi. Per tutta risposta questa si scoprì il volto e contemporaneamente puntò una mano in direzione dell'Anbu, mimando una pistola con le dita. Improvvisamente dalla manica del mantello uscì un getto d'acqua violentissimo che investì in pieno l'avversario e parte della folla che stava dietro di lui. Il ninja che aveva usato la tecnica ghignò, impose le mani e attivò una nuova tecnica, che Kakashi riconobbe come l'esplosione acquatica, che travolse tutti quelli che lo circondavano nel raggio di diversi metri. Pelle chiara e fini capelli bianchi, quello doveva essere Suigetsu, lo shinobi della Nebbia che era compagno di Sasuke nel Falco, la squadra da lui creata dopo aver lasciato Orochimaru. Le altre due figure potevano allora essere Karin e Juugo, i restanti membri del gruppo. Li cercò con lo sguardo per averne conferma e pensare a come intervenire. Anche loro adesso si erano scoperti il volto e stavano combattendo. Juugo aveva attivato il segno maledetto e combatteva con colpi esplosivi. Karin invece si faceva largo usando enormi catene di chakra. Dopo lo stupore iniziale i ninja dell'alleanza stavano iniziando a riorganizzarsi e a fare fronte comune contro i tre nuovi avversari. La situazione sembrava sotto controllo. Erano forti ma in tre e con quel piano improvvisato parevano avere ben poche possibilità di riuscita. Qualcosa non tornava però. Potevano davvero aver concepito una strategia così disperata?

“A meno che non sia che un diversivo.”

Per qualche motivo alzò lo sguardo e a quel punto lo vide. Un’altra figura incappucciata stava in piedi come lui a osservare la scena dalla cima di un palazzo, sul lato della piazza più vicino a Sasuke. Il corpo era avvolto da un mantello nero e il volto celato da una maschera con due buchi per gli occhi e decorata con le tre tomoe dello sharingan.

“Non è possibile…Obito?”

Nell’attimo che Kakashi impiegò per riprendersi dallo sbigottimento, il ninja nero si tuffò nella piazza sottostante. No, non poteva essere lui. Obito era morto, l'aveva visto con i suoi occhi. Ma allora chi poteva impersonarlo a quel modo? Si gettò anche lui nella piazza deciso a smascherarlo. Cercò di farsi largo tra la folla cercando di raggiungere il ninja nero, ma questo era lontano e si spostava rapidissimo. Quando un ninja dell'alleanza gli sbarrava la strada, lo sconfiggeva con facilità sorprendente, senza quasi interrompere la corsa. Calci, pugni, ancora calci, non aveva nemmeno bisogno di usare le tecniche. Sembravano bastargli le gambe e il braccio sinistro per sopraffare quell'orda di avversari.

“Ma cosa?”

In quell'attimo Kakashi realizzò che qualcosa non andava e rabbrividì. Si fermò come pietrificato, ma fu solo un attimo. Con una rapidità di pensiero che teneva fede alla sua fama, fece subito mente locale e si diresse a tutta velocità verso un nuovo obiettivo.

“Eccoli! Sono ancora nello stesso punto!”

In breve arrivò dritto alle spalle di Naruto, che era ancora fermo nella posizione in cui lo aveva scorto poco prima.

« Maestro Kakashi, dov’eri? » gli domandò Sakura, che si trovava al finco del biondo, visibilmente preoccupata.

Ignorò la domanda e prima che il suo allievo potesse voltarsi lo colpì dritto alla nuca. Subendo in pieno la mossa esperta di Kakashi, Naruto cadde tramortito, ma non arrivò mai a terra. Poco prima di colpire il suolo il suo corpo scomparve in una nuvola di polvere bianca.

« Quello stupido! Sakura, svelta, dobbiamo fermare… »

Si bloccò. Non c’era sorpresa nello sguardo di Sakura. Timore, forse dubbio, ma non sorpresa.

« Sakura, anche tu… » disse in preda allo sconforto.

A quel punto una devastante esplosione risuonò alle sue spalle.

 

***

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Capitolo 3
*** Il ninja nero ***


"Fra una settimana, Sasuke verrà incarcerato a vita."

Sapeva fin troppo bene che esistesse l’eventualità concreta che Sasuke venisse condannato. Credeva di essersi preparato, eppure quella notizia lo colse del tutto alla sprovvista. Per qualche motivo, dentro di sé, si era convinto che tutto sarebbe andato per il meglio. Aveva combattuto così a lungo e così intensamente, aveva sconfitto gli avversari più forti che avesse mai incontrato, aveva vinto una guerra… Come poteva la vittoria finale venirgli strappata da un decreto? Da una semplice autorità giuridica che aveva così stabilito?

A cosa serve possedere la forza e restare comunque impotenti?”

Pensò di dirlo a Sakura. Poi però cos'altro avrebbe fatto?

Avrebbe potuto andare da nonna Tsunade e fare una scenata, anzi, davanti a tutti i Kage se necessario, ma sapeva fin troppo bene che non lo avrebbero ascoltato. Le sue speranze di riuscire erano ben misere se avevano preso una decisione ufficiale.

Le leggi per un ninja erano qualcosa di sacro. Obbedire agli ordini per il bene del villaggio era l’unico grande dovere. Una volta, in qualche occasione, lo aveva detto anche il maestro Kakashi: 'I ninja non devono cercare una ragione di vita ma esistere solo come strumento al servizio del Paese.'* Ribellarsi a tutto questo significava essere bollati come feccia. C’era stato un tempo in cui se ne fregava della legge. Ne aveva combinate così tante che aveva perso il conto. Quelle che aveva combinato però erano marachelle di un bambino ignorante, qui c'era in gioco molto di più.

Ripeté più e più volte ciò che gli aveva detto Gaara, cercando di ricordare le parole esatte e il tono della voce, cercando disperatamente di rintracciare un indizio o un suggerimento che gli indicasse come agire. Il Kazekage doveva aver avuto una ragione per dirglielo. Cosa si aspettava che facesse? Sakura, Gaara, Sasuke: tutti loro si aspettavano qualcosa da lui. Non poteva deluderli.

Il suo battito accelerò.

"Devo avere la risposta prima."

 

Rimuginando, camminò così tanto che perse la cognizione del tempo. Le strade erano deserte e le luci spente, eccezion fatta per qualche lampione che ancora si ostinava a non estinguersi. In lontananza si udiva il latrato di qualche cane randagio. L’aria della notte era gelida. Naruto arrivò titubante in un prato. Non sapeva dire se ci fosse arrivato apposta o per caso. Era disseminato di pietre intagliate, tutte della stessa forma. Si fermò davanti a una di esse, in un punto dove il terreno era stato smosso da poco.

Si rivolse alla lapide e disse: «Se fossi qui sapresti dirmi cosa fare, Neji?»

Era stato il più geniale ninja che avesse conosciuto, dotato di un talento che forse superava persino quello di Sasuke. Eppure, per salvare lui, aveva buttato via tutto. Una folata di vento soffiò alle sue spalle, portandogli sulla pelle la sensazione di una presenza familiare. Si voltò istintivamente e riconobbe una sagoma che non si aspettava di incontrare in quel posto e a quell’ora.

«Hinata.»

«Ciao, Naruto.»

Le conversazioni con Hinata erano tutte così. Ermetiche. Eppure per qualche motivo, Naruto si sentiva a suo agio quando stava con lei. Aveva la sensazione di potersi esprimere liberamente senza essere giudicato.

«Soffri di insonnia?» domandò il biondo con gentilezza.

«In questo periodo fatico a dormire. È quasi l'alba, così ho pensato di venire a cambiare i fiori.»

Con passo leggero Hinata si affiancò a Naruto e si chinò davanti alla lapide. Sostituì i fiori e recitò una preghiera. Ogni suo movimento era fluido ed elegante. Naruto non si intendeva di fiori, ma osservò che i vecchi erano ancora ben lontani dall'appassimento. Non dubitò che Hinata visitasse spesso quel luogo. La morte di Neji era stata un duro colpo per tutti, ma soprattutto per lei, Lee e Tenten. Fu la Hyuga a quel punto a rompere il silenzio per prima: «Neji aveva grande stima di te, Naruto. Era convinto che ce l’avresti fatta, che grazie a te avremmo vinto e così è stato.»

Il biondo sentì una fitta al petto. Non erano quelle le parole che avrebbe voluto sentire. Il fardello che lo logorava da ore riprese a farsi sentire. Non voleva sentirsi dire quanto le persone contassero su di lui, perchè non avrebbe sopportato di deluderle. Tutte quelle aspettative erano un peso troppo grande per uno stupido come lui.

«Scusami, Hinata» sputò con una smorfia di disgusto per la propria indecisione: «Io non so se sono all’altezza delle aspettative che avete risposto in me. Io davvero non so se ce la posso fare ancora.»

Io continuo a salvarmi mentre i miei amici mi vengono portati via uno a uno.”

Hinata alzò lo sguardo e lo fissò dritto negli occhi. Era strano, di solito era molto schiva, anche se negli ultimi tempi sembrava diventata più risoluta. Naruto però non si aspettava che lo fosse diventata al punto da tirargli uno schiaffo.

Non gli fece male, ma il gesto improvviso lo lasciò intontito peggio di una sventola di Sakura. Rimase lì imbambolato, con la bocca aperta e gli occhi sgranati, senza sapere come o cosa controbattere.

«Non ti sei scordato le ultime parole di Neji, vero? In punto di morte ti disse: 'A quanto pare la mia vita si è rivelata un’altra delle tue'**. Ebbene, maggiore è il numero di persone che fanno affidamento su di te e maggiore è il numero di vite che ti appartengono. Ma significa che maggiore è anche il numero di persone a cui appartiene la tua vita. Sei stato tu, Naruto, a insegnarmi che devo mettere tutta me stessa in ciò che faccio, ed è ciò che mi spinge a migliorarmi tutt'ora, perché penso che solo così, un giorno, potrò ergermi a testa alta dinnanzi alla persona che desidero diventare. Perciò coraggio, perché lo devi a Neji, a me e a tutti quelli che credono in te!»

Naruto sostenne lo sguardo di Hinata. Non lesse rimprovero nei suoi occhi, solo una grande dolcezza, e fiducia. Aveva già visto quello sguardo quando aveva combattuto la Volpe, negli occhi di Kushina, sua madre.

Soffiò un’altra folata di vento gelido. Hinata si strinse per il freddo e tornò a fissare la lapide, mesta.

«Naruto, ho freddo» disse Hinata con voce appena percettibile.

Il biondo notò la tristezza del suo sguardo e il tono leggermente incrinato della sua voce e in quel momento realizzò.

Patetico, sei proprio patetico.”

Hinata doveva stare soffrendo più di tutti in quel momento e lui si era fatto consolare come un bambino.

Le si avvicinò, fino a quando non rimasero che pochi centimetri di distanza a separarli. Illuminata dalla pallida luce della luna, Hinata sembrava una bambola di porcellana. Gli occhi diafani sembravano scrutare una realtà diversa da quella che percepivano i comuni mortali. Era quella la nobile bellezza degli Hyuga. Senza dire una parola la cinse con entrambe le braccia, anche con quello monco. Dopo un attimo di sorpresa e imbarazzo, Hinata sprofondò il viso nel suo petto, lasciandosi cullare dal calore del corpo di lui. Naruto poteva sentire il suo respiro sommesso e respirare il profumo dei suoi capelli. Restarono lì, senza dire una sola parola. Quando infine i raggi del sole spuntarono da dietro l’orizzonte a illuminare la scena, Naruto sapeva cosa fare.

 

 

Il ninja nero

 

 

Mentre sovrastava la piazza dalla cima del palazzo, il ninja nero osservò il frastuono che vi regneva e valutò la distanza che lo separava dal palco dove era tenuto prigioniero Sasuke. La strada non era lunga, saranno state poche centinaia di metri, ma era disseminata di ninja esperti, pronti a impedirgli di portare in salvo l'imputato. L'importante era che Suigetsu, Karin e Juugo ne tenessero impegnati il più possibile, si sarebbe fatto largo personalmente fra i rimanenti. Inspirò profondamente, dopodichè si lasciò semplicemente cadere nella piazza sottostante, affidando il proprio corpo alla gravità. Atterrò pesantemente fra gli shinobi ancora confusi e disorganizzati, poi senza un attimo di esitazione si lanciò a tutta velocità verso il suo obiettivo: verso Sasuke. Uno shinobi della Roccia si accorse di lui e lanciò l'allarme, mentre si disponeva a bloccargli la strada. Il ninja nero continuò la sua folle corsa senza accennare minimamente a cambiare direzione, mentre l'avversario di Iwa, vedendoselo arrivare addosso, lo attaccò calando un fendente con una sciabola. Evitò il colpo con una schivata repentina e saltò colpendo al mento il ninja della Roccia con un calcio. Non appena toccò di nuovo il suolo, scartò indietro per evitare due attacchi simultanei ai lati. Ormai l'elemento sorpresa era svanito e non restava altro da fare che farsi largo alla vecchia maniera, quella che aveva sempre preferito, tra l'altro. Dietro di lui un ninja della Sabbia cercò di pugnalarlo con un kunai. Senza nemmeno voltarsi afferrò il polso armato con la mano sinistra e scaraventò il proprietario addosso a un altro shinobi che stava sopraggiungendo alla sua destra. A quel punto notò uno spiraglio tra la schiera dei nemici e vi si infilò rapido come la folgore. La disparità numerica era soverchiante e per di più non poteva usare le tecniche per non essere riconosciuto, ma la differenza in abilità era decisamente a suo favore. Anche facendo affidamento solo sulle arti eremitiche riusciva a tenere testa benissimo a quell'orda di avversari, anzi, la stava sbaragliando. Non erano loro ad essere deboli, era lui ad essere di un altro livello. Dopo aver combattuto contro Obito, Madara e Kaguya, questi in confronto sembravano muoversi al rallentatore. Il Senjutsu comunque era un grande aiuto. Oltre ad aumentare notevolmente la prestanza fisica gli permetteva di sentire l'energia vitale di tutto ciò che lo circondava e così percepire le mosse degli avversari senza nemmeno guardarli. Un ninja della Foglia di fronte a lui posizionò le mani per eseguire una tecnica. Non gliene lasciò il tempo. Con uno scatto fulmineo azzerò la distanza che li separava e lo colpì in pieno volto con un sinistro, impedendogli così di terminare l'attacco, poi si abbassò e gli falciò le gambe con uno sgambetto.

“Speriamo di non avergli fatto troppo male, a questo... Senza rancore.”

Finalmente riuscì a scorgere il patibolo. Solamente una dozzina di persone si frapponevano ora tra lui e Sasuke. Riuscì a intravedere il moro urlargli qualcosa tra il frastuono generale, ma non riuscì a distinguere le parole. Fu solo quando percepì una quantità immane di chakra piombargli addosso dall'alto che si rese conto del pericolo. Fu solo un attimo prima di essere colpito, ma fu sufficiente a evitare l'attacco prima che si abbattesse su di lui. Come una meteora, la devastante tecnica aprì un cratere al suolo con un boato devastante. Dal polverone che si sollevò uscì una figura imponente, ricoperta da muscoli pulsanti, avvolta in un'armatura di chakra che mandava scariche elettriche.

«Dove credi di andare?!» gli urlò minaccioso il Raikage.

Quella figura, non c'era da discutere, avrebbe messo in soggezione anche il ninja più esperto. Per di più faceva mostra della sua tecnica più micidiale. Il Raikage era specializzato in attacchi fisici, ma la sua possenza e quell'armatura densissima di chakra ne rendevano i colpi devastanti. Essere colpiti significava finire dritti all’ospedale nel migliore dei casi. Nel peggiore, all’obitorio. Si preparò a ricevere un secondo impatto. Non c'era tempo per pensare. Sarebbe stato già abbastanza difficile vederlo arrivare, figurarsi evitarlo. Una semplice scintilla fu il segnale che il Raikage era partito nuovamente all'attacco. Il ninja nero impastò la maggior quantità di chackra che gli fu possibile nel minor tempo possibile. Questo in un attimo divenne così denso da essere visibile a occhio nudo e prese a vorticare rapidamente nella sua mano sinistra.

“Il chakra va compresso e trattenuto. Rasengan!”

Quando le due tecniche cozzarono l'una contro l'altra, il Rasengan contro il Colpo Brutale Lucente, l'esplosione fu assordante. L'onda d'urto che si originò spazzò via i due utilizzatori in direzioni opposte. Il ninja nero andò a sbattere dritto contro una una parete, schiantandosi con uno 'splash'.

"Ma cosa?"

Per un attimo si trovò immerso in una massa d'acqua comparsa dal nulla, che subito si ricompose e prese le sembianze di una figura umana.

«Grazie Suigetsu.»

«Ti ho preso per un soffio. Comunque te l’avevo detto che non poteva funzionare senza che ti scoprissero» rispose il ninja della Nebbia.

«Pazienza, vorrà dire che fosse inevitabile» commentò l'altro seccato.

«Ora preparati, mi disidraterò quasi completamente ma riuscirò a portarci da Sasuke prima che si riorganizzino».

Dal corpo di Suigetsu uscì un'enorme quantità d'acqua che assunse la forma di un'onda di marea alta diversi metri. Questa si rivoltò sulla piazza come uno tsunami, trascinando via al suo passaggio gli shinobi che si trovavano sul suo cammino. L'ondata si infranse sulla sommità del palco, depositando bruscamente l'utilizzatore della tecnica e il passeggero. Ripresosi dallo scombussolamento, il ninja nero si trovò di fronte Sasuke, incatenato braccia e gambe ma in piedi, che lo fissava scettico mentre era circondato da una mezza dozzina di Anbu stesi a terra.

«Ci hai preparato l'accoglienza vedo.»

«Li ho tramortiti con lo sharingan ipnotico mentre ti scontravi con il Raikage.»

«Sei libero, Sasuke.»

Il ninja vestito di nero estrasse un kunai, gli impresse il chakra del vento e con un colpo deciso sciolse le catene che imprigionavano l'amico.

«Era un piano così stupido che ancora non mi capacito di come tu abbia fatto ad arrivare fin qui. E stavo pure guardando.»

«Ma che stai dicendo? Dopo tutta la fatica che ho fatto è così che mi ripaghi?!»

«Comunque grazie» disse l'Uchiha con un sorriso sincero.

«Non per interrompere questo momento commovente» intervenne Karin che li raggiunse in quel momento assieme a Juugo: «Ma abbiamo altri problemi.»

Attorno a loro il patibolo era completamente circondato. Almeno un centinaio di ninja li fissavano immobili in attesa della prossima mossa. Erano letteralmente intrappolati. Solo pochi metri di piazza erano lasciati sgombri attorno alla grande pedana rialzata. L'orda di uomini si aprì per fare largo a cinque figure che si disposero affiancate ai piedi del palco.

« Che diavolo credi di fare, marmocchio!» urlò il Raikage, gonfio di rabbia.

Il ninja nero aveva ormai finito l'energia naturale e la stanchezza accumulata iniziò a farsi sentire tutta assieme. Asante e senza fiato, sentiva le tempie pulsanti e il petto martellato dal suo battito cardiaco. Si tolse la maschera e calò il cappuccio, percependo una brezza leggera che gli asciugò il sudore e scompigliò la folta chioma di capelli biondi.

“Questa ormai non serve più” pensò lasciando cadere a terra la maschera che, già danneggiata dall'esplosione e dai capitomboli precedenti, si frantumò a metà non appena toccò il suolo.

Tra la folla si levò un moto di incredulità e sconforto. Quel giorno Naruto Uzumaki l'eroe divenne Naruto Uzumaki il traditore.

«Ci devi un bel po' di spiegazioni, Naruto» lo apostrofò la Mizukage con voce seducente, rivolgendogli un sorriso languido. Mei Terumi era fatta così, le piaceva giocare coi ragazzi giovani ma aveva un lato sadico. Solitamente, più sembrava ammaliante più c'era da temere per la propria incolumità. La sua espressione, insieme a quelle degli altri Kage, formava un formidabile campionario di sentimenti umani. Il Raikege era rabbioso, la Tsuchikage seria, Gaara inespressivo come al solito e Tsunade... Nonna Tsunade era affranta e preoccupata. Naruto sostenne gli sguardi di ognuno di loro.

«Non vi lascerò incarcerare Sasuke per il resto della sua vita. Lo impedirò con tutte le mie forze.»

«Te lo puoi scordare di passarla liscia. Ciò che hai fatto in quella guerra non ti salverà se ti metti contro la legge» lo accusò diretto il Raikage.

«Una volta» rispose Naruto con una serenità che nemmeno lui si aspettava: «uno degli uomini più grandi che abbia mai conosciuto mi disse: 'Nel mondo dei ninja chi non rispetta le regole e le leggi viene considerato feccia, però chi non tiene da conto i propri compagni è feccia della peggior specie.' Se comunque resto feccia scelgo di non rispettare le regole. Se questo non significa essere un ninja ideale, sarò io che cambierò le regole dei ninja!».

«Non una parola di più! Prendeteli!»

La folla di ninja tentennò prima di muoversi. La maggior parte ancora non aveva ben chiaro come doversi comportare, trovandosi di fronte la stessa persona che li aveva guidati in battaglia poche settimane prima. Comunque erano shinobi e anche se riluttanti, obbedirono.

«Dobbiamo andarcene di qui!» sentenziò Karin, ma la situazione non era delle più rosee. Lei, Juugo e lo stesso Naruto si trovavano ormai allo stremo delle forze e Suigetsu era in stato di semi-incoscienza, a causa della cospicua perdita di liquidi che aveva subito con la sua ultima tecnica.

«Ci penso io.»

Rapidamente Sasuke fece sgorgare un goccia di sangue dalla punta del pollice e distese il palmo a terra. Un istante dopo, in uno sbuffo di fumo, sotto Naruto e i quattro ex membri del Falco si materializzò un enorme rapace con le ali distese.

«Non faremo in tempo!»

Il Raikage, lo Tsuchikage e il Mizukage erano balzati verso di loro e gli erano praticamente addosso. Improvvisamente, attorno al Falco si alzò un enorme muro di sabbia cilindrico, che li isolò dai suoi aggressori, imprigionandoli contemporaneamente al suo interno. La barriera cominciò poi a chiudersi lentamente sopra le loro teste, cercando di intrappolarli definitivamente. A un comando di Sasuke, l'enorme rapace spiccò il volo, uscendo dalla gabbia di sabbia un secondo prima che si chiudesse.

«Da che parte stai, Kazekage?» domandò scortesemente Kurotsuchi, la Tsuchikage.

«Non capisco cosa tu intenda. Ho fatto del mio meglio per imprigionarli.»

«Mi senti Naruto Uzumaki?!» gridò il Raikage rivolgendosi al cielo: «Te lo puoi scordare di diventare Hokage!»

Furono queste le ultime parole che si persero nell'aria mentre il Falco spiccava il volo. Il villaggio della Foglia divenne sempre più piccolo sotto di loro, finchè non si ridusse a un punto indistinto e scomparve infine all'orizzonte.

 

***

 

* Kakashi lo dice nel volume 4, sulla tomba di Zabuza.

** Non so dove sia arrivata l’edizione italiana. Ho tradotto dall’inglese, dal capitolo 614

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Capitolo 4
*** Una settimana prima ***


V.

Una settimana prima

 


 

Dopo essere uscito a parlare con Gaara, Naruto non era più rientrato nel locale. Il Kazekage tornò da solo, recuperò i fratelli Kankuro e Temari, che nel frattempo si erano trattenuti a conversare con loro, e si accommiatò con la stessa velocità con cui era arrivato. Da quell'episodio erano ormai passati due giorni e in quel lasso di tempo Sakura non aveva più avuto notizie del compagno di squadra dai capelli biondi.

Stufa ormai della situazione, in preda a un'ansia che non sapeva bene spiegare, quel giorno Sakura uscì di casa di primo mattino e si incamminò verso casa di Naruto. Percorse a passo spedito la strada che conosceva ormai fin troppo bene e in breve tempo raggiunse la sua destinazione. Salì i gradini del condominio fino all'ultimo piano e raggiunse la porta dell'appartamento. Bussò alla porta e rimase in attesa di una risposta che non arrivò. Bussò ancora, più insistente. Ancora niente. Tese l'orecchio cercando di percepire un qualunque segno di vita all'interno. Sobbalzò udendo il rumore di una serratura che scattava alle sue spalle. Riconobbe il volto della padrona di casa di Naruto spuntare da una porta dietro di lei, una vecchia signora dall'aria arcigna che evidentemente aveva deciso di scuriosare sulle abitudini dei suoi inquilini. Sakura la salutò cordialmente ricevendo in cambio un'occhiataccia, dopo di che la vecchia richiuse la porta così come l'aveva aperta, senza degnarla di una parola.

"Che vecchietta simpatica" pensò Sakura trattenendo a stento la voglia di buttarle giù la porta di casa con un calcio.

Ma aveva altro da fare. Spazientita spostò una pianta lì vicino che aveva evidente bisogno d'acqua e prese una chiave dal sottovaso. Con gesto sicuro la infilò nella serratura di Naruto e aprì la porta. Si diresse verso la camera da letto convinta a buttare giù dal letto ciò che sarebbe stato lo sfogo della sua irritazione. Contrariamente a ciò che si aspettava, ciò che trovò non fu un idiota che dormiva ma un letto sfatto. Tutto attorno un gran macello: vestiti usati gettati per terra, rotoli e strumenti ninja diposti sul pavimento alla rinfusa, una confezione vuota di ramen istantaneo sul comodino. Nulla di straordinario, non per casa di Naruto almeno. L'unica cosa a preoccuparla era il letto vuoto.

"Che sia uscito prima del mio arrivo? Figurarsi, quando non ha missioni da svolgere è abituato a svegliarsi dopo ora di pranzo."

Era decisamente sospetto. Sakura sentì crescere l'ansia. Sicuramente c'era qualcosa di strano nel comportamento di Naruto. Sicuramente c'entrava l'apparizione di Gaara qualche sera prima. La chiave del mistero doveva essere quello che si erano detti. Decise a frugare tra le cose di Naruto, alla ricerca di qualunque indizio che chiarisse la situazione ma non si sentiva del tutto a posto con la coscienza scuriosare, così iniziò a mettere in ordine, così nel frattempo avrebbe potuto dare una controllata in giro. Sentiva un disperato bisogno di venire a capo della faccenda.Non trovò nè l'equipaggiamento per le missioni nè quello da viaggio. Che fosse partito? Ma perchè? E perchè così all'improvviso?

In cucina trovò un cartone di latte scaduto da due giorni ma quello non significava nulla, non era la prima volta che lasciava andare a male la roba.

"Maledetto idiota, con questo casino non si riesce a capire se è davvero partito oppure no"

In quel omento sentì rumori all'esterno, qualcuno che cercava di entrare. Ad aprirsi però non fu la porta ma la finestra e sul davanzale fece la sua comparsa una figura dai capelli biondi spettinati.

« Sakura? Che ci fai qui? » domandò Naruto con stupore, scendendo dal davanzale.

« Ti sembra il modo di entrare, dalla finestra? » rispose spiazzata la kunoichi cercando di farsi venire in mente una risposta ragionevole.

« No è che ho scordato le chiavi e la copia di riserva è sparita così... No aspetta, è casa mia perchè mi sto giustificando? »

« Sei tu qui a dovermi dare delle spiegazioni! » eruppe in quel momento Sakura, affogando l'imbarazzo nell'irritazione: « L'altra sera te ne sei andato senza dire una parola, poi non ti sei più fatto vedere. Come pensi che mi sia sentita? Ero preoccupata per te stupido! »

Naruto indietreggiò assumendo un attegiamento remissivo. Com'è che finiva sempre dalla parte del torto quando discuteva con Sakura?

« Ecco... Io... Hai perfettamente ragione, non avevo intenzione di andarmene... Cioè voglio dire... » balbettò il biondo.

Sakura lo afferrò per il bavero con entrambe le mani assumendo al contempo un'espressione arrabbiata e allo stesso tempo molto seria. A Naruto vennero i brividi. Per qualche motivo sentiva aria di botte. Era già successo che Sakura lo malmenasse in preda a uno scatto d'ira, anche se non aveva fatto niente di troppo grave. Aveva davvero ragione l'eremita porcello quando diceva che lui non capiva niente delle donne. Sakura lo attirò più vicino a sè, sempre stringendolo per la maglietta attorno al collo, finchè i loro volti non furono che a pochi centimetri di distanza.

« Dov'è Naruto? » domandò seria.

« Come? » domandò incredulo il biondo « Cosa stai dicendo? Sono io Naruto. »

« Non prendermi per cretina, pensi che non sappia distinguere una copia dall'originale? Voglio sapere dov'è il corpo vero! »


 

***


 

“Se ricordo bene il posto dovrebbe essere questo.”

Ancora pochi passi, poi Suigetsu raggiunse la cima del colle. Da lì lo sguardo poteva stagliarsi sulla radura sottostante. Più oltre, nelle giornate limpide come quella, si poteva osservare l’oceano. Si concesse un momento per ammirare il sole che, tramontando, mandava bagliori che si spargevano sulla superficie del mare come lingue infuocate.

"Sembrano rivoli di sangue" pensò Suigetsu.

Quando si ritenne soddisfatto della breve pausa, si guardò intorno. Rintracciò due paletti coficcati nel terreno, quasi invisibili tra le le sterpaglie. Il legno stava iniziando a marcire per effetto delle intemperie.

« Mi spiace Zabuza, ho perso la spada. »

Zabuza Momochi non era stato suo maestro, ma prima di lui era stato allevato per diventare uno spadaccino della Nebbia di Sangue. Per questo di fatto era un suo superiore. Suigetsu non aveva alcun motivo particolare per essere li, non era mai stato un tipo nostalgico, però non aveva nemmeno alcun motivo per essere in qualsiasi altro posto. Dopo la guerra Falco si era ufficialmente sciolto. Non c’era stato un vero commiato fra i membri del gruppo. Semplicemente, con il ritorno di Sasuke alla Foglia, non aveva più motivo di esistere. Così i membri avevano pensato fosse saggio dileguarsi sfruttando la confusione seguita alla battaglia finale. Dopotutto erano ricercati, probabilmente avevano già messo qualcuno sulle loro tracce.

“Sei anche tu uno di loro?”

Con tutta la rapitità di cui era capace ruotò su sè stesso e puntò il dito indice verso il nuovo arrivato. Questi lo guardava immobile, tenendosi al limitare della radura appoggiato al tronco di un albero. Vestiti scuri e nessun coprifronte ma capelli biondi e tre segni sulle guance.

“Io ti ho già visto.”

« È stato più semplice del previsto rintracciarti. Sei Suigetsu, giusto? »

« Eh, sei l’ultima persona che mi sarei aspettato di incontrare, Naruto Uzumaki. Cosa potrai mai volere da un povero ninja rinnegato come me? »

“Ti manda la Foglia? Vorranno arrestare i complici di Sasuke.”

Suigetsu pensò che non gli sarebbe dispiaciuto provare a spiccargli la testa. Dopotutto questo era il famoso rivale di Sasuke e non vedeva l’ora di testarne le capacità.

« Sasuke verrà condannato. Sarà incarcerato a vita fra meno di una settimana. »

Suigetsu si sorprese. Non aveva più alcun obbligo nei confronti di Sasuke. Si erano alleati per interesse e come era prevedibile alla fine si erano sciolti. Eppure la notizia lo toccò più di quanto avrebbe mai immaginato.

“Ti sei rammollito. Che ne è degli insegnamenti della Nebbia di sangue?”

In ogni caso non lo dette a vedere.

« Non vedo come possa interessarmi. »

« Voglio riunire il Falco e andare a liberarlo. »

Questo lo sorprese ancora di più. “Che sia un inganno? No, a che servirebbe?”

« Tu mi chiedi di mettermi contro non una ma tutte e cinque le grandi nazioni. Devi essere un pazzo se pensì che accetterò. »

« Eravate compagni. »

In effetti con Sasuke si era divertito. Scorrazzare per le terre ninja come cani sciolti, senza dover rendere conto a nessuno. Era una vita che gli era piaciuta. Ora però era tutto finito.

“In fondo cos’altro ho da fare, a parte sopravvivere?”

« Il nostro rapporto era diverso da quello con voi della Foglia, lo è sempre stato. Ho sentito parlare di te, al giorno d'oggi sei considerato un eroe, sei sulla buona strada per diventare Hokage o quello che ti pare. Eppure sembri deciso a buttare al vento una vita sicura sputando sulle maggiori istituzioni di questo mondo. Spiegami perchè dovrei seguirti in questa impresa ma risparmiami i discorsi sull’amicizia, non fanno più effetto. »

Si fissarono per qualche istante, poi lo sguardo di Naruto si spostò verso la tomba alle sue spalle.

« Sai, Zabuza fu il primo ninja che affrontai rischiando veramente la vita. Fu terrificante. Quando infine lo vidi morire pensai che era stato davvero un gran figo, non soltanto perché era fortissimo ma anche perché aveva lottato fino alla fine per ciò in cui credeva. Fu per questo che proprio qui, davanti a queste due tombe, decisi che sarei diventato ninja a modo mio. Ora è il momento di mettere in pratica quello che per me significa essere un uomo, non solo un ninja. »

Suigestu scoppiò a ridere dal profondo del cuore. Farsi largo a fil di spada senza guardare in faccia niente e nessuno. Era così che aveva vissuto Zabuza ed era così che aveva sempre desiderato vivere Suigetsu.

« Sei un tipo interessante, Naruto Uzumaki. » aggiunse quando con tutta calma ebbe finito di ridere: « Ti seguirò. »

"Forse sono pazzo anch'io" pensò nel frattempo, poi aggiunse: « Ci sono altre due persone che potrebbero essere abbastanza folli da seguirti ma penso tu ci abbia già pensato. »

 

 

Per uscire dal Paese utilizzarono l’immane ponte che collegava l’arcipelago dell’Acqua al continente. Impiegarono un’ora per percorrerlo a passo di marcia. Suigetsu ripensò a qualche tempo prima, quando aveva fatto la stessa strada al contrario assieme a Sasuke.

“Chi l’avrebbe mai immaginato?”

« C’è una cosa che mi sono sempre chiesto. » domandò a Naruto quando finalmente misero piede sul continente. « Com’è che una squadra di ninja novizi si è trovata ad affrontare Zabuza Momochi, il demone della Nebbia? »

« Non avremmo dovuto infatti. La missione prevedeva solo di fare da scorta a un carpentiere che stava costruendo un ponte. »

Al ninja della Nebbia parve come di dover ricordare qualcosa, qualcosa che in quel momento che gli sfuggiva. Si voltò verso il portale che avevano appena oltrepassato, sul quale campeggiava il nome del grande ponte che avevano appena attraversato. Sorrise.

“Naruto eh? Sei proprio un tipo interessante.”


 

***
FINE CAPITOLO V

 


 

Spazio autore:

Ciao a tutti, dopo qualche settimana in cui non ho scritto niente causa esami e altre cose, finalmente sono tornato a pubblicare. Come avete visto questo capitolo è formato esclusivamente da flashback in cui copro, anche se parzialmente, la settimana di buco che ho lasciato tra i capitoli 3 e 4. Ci saranno ancora fb perchè voglio raccontare bene (ci provo) come siamo arrivati agli avvenimenti del capitolo 4 ma allo stesso tempo non voglio tirarla troppo per le lunghe per non interrompere lo scorrere della storia, per cui già dal prossimo capitolo riprenderò da dove ho lasciato. Cercherò di non incasinare troppo la lettura con i salti temporali. Spero che la storia vi stia piacendo, buona lettura!

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Capitolo 5
*** Ricercati ***


Naruto salì i pochi gradini lentamente ma con fermezza, come se ciascun passo fosse una conferma alla sua motivazione, un salto da cui non si torna indietro.

Andrò fino in fondo."

Raggiunse il ballatoio su cui si affacciava la porta d'ingresso e trovò un Anbu ad aspettarlo. Fece poche storie, d'altronde era sulla lista delle persone che potevano visitare il prigioniero e ci era già stato altre volte. Sasuke godeva di un trattamento di riguardo, per uno prossimo alla condanna: aveva a disposizione un'abitazione più lussuosa dell'appartamento di Naruto e poteva ricevere visite, anche se da una ristretta cerchia di persone che comprendevano Naruto, Sakura e il maestro Kakashi. Nonostante questo gli era ovviamente proibito di lasciare il domicilio ed era sorvegliato notte e giorno da due squadre di Anbu. Naruto varcò la soglia d'ingresso trovandosi in un corridoio in penombra, con la luce del mattino che filtrava dalle imposte socchiuse. Raggiunse il soggiorno e, trovandolo deserto, si diresse verso quella che ricordava essere la camera da letto in cerca di tracce di vita. Trovò il suo vecchio compagno di squadra seduto sul letto, appoggiato contro lo schienale, intento a fissare un raggio di sole che filtrava dalla finestra. Non appena varcò la soglia, Sasuke gli puntò contro due occhi neri tutt'altro che distratti.

« Ancora nessuna traccia del tuo Rinnengan, a quanto vedo» esordì Naruto con la confidenza che si da' a un coinquilino.

« Immagino lo stesso valga per il tuo chakra eremitico delle Sei Vie. »

Naruto rispose tacendo. Era vero: da quando avevano sciolto lo Tsukuyomi infinito, i poteri concessi dall'eremita delle Sei Vie sembravano averli abbandonati completamente. Ancora si chiedevano se l'effetto sarebbe stato solo temporaneo o permanente. Nel frattempo avevano deciso di mantenere il segreto, almeno per il momento.

« È strano come orario di visite e poi cosa sono quelle occhiaie? Sembra che tu non abbia chiuso occhio. »

Era vero anche questo. Aveva passato la notte a gironzolare per le strade come un cane randagio.

« C'è una cosa di cui ti devo parlare» disse Naruto facendosi serio.

Intuendo che l'argomento fosse importante, Sasuke lo fissò con attenzione. Naruto iniziò a guardarsi intorno cercando di capire se fosse prudente intavolare quel discorso circondato com'era da tutti quegli Anbu.

« Non ti preoccupare » disse il moro a bassa voce: « Sorvegliano solo l'esterno. Tre o quattro volte al giorno qualcuno di loro entra per controllarmi e portarmi da mangiare, ma sono passati da poco, quindi per un po' staremo tranquilli. Se usiamo questo tono di voce non dovrebbero essere in grado di udire alcuna sillaba. »

Senza perdere altro tempo Naruto raccontò dell'incontro con Gaara e di ciò che gli aveva raccontato la sera precedente. Sasuke lo ascoltò con attenzione, senza interromperlo nemmeno una volta.

« Tsk » commentò infine con amarezza: « Non che nutrissi troppe speranze fin dall'inizio. Dopo tutto quello che ho fatto, forse dal loro punto di vista la galera è il minimo che mi meriti. Ma il vero nemico non sono mai stato io, così come non lo sono mai stati né Itachi, né Obito e nemmeno Madara. Il vero nemico sono i governi che reggono questo mondo di guerre. E l'odio che si genera crea i mostri come noi. Per questo volevo ribaltare l'attuale governo e creare un nuovo ordine ninja, anche se alla fine mi hai dimostrato che avevo torto sulla realizzazione. »

Dopo un breve silenzio aggiunse: « Questo però non giustifica ciò che ho fatto a te, a Sakura e a Kakashi. »

« Io ti tirerò fuori di qui. » disse Naruto con decisione, guardandolo dritto negli occhi. Il moro rispose allo sguardo.

« Stammi a sentire, Naruto. Il motivo per cui alla fine ho rinunciato alla mia rivoluzione è che ho riposto in te la mia fiducia. Con questa Grande Alleanza forse siamo già sulla buona strada. Se tu diventassi Hokage, forse potremmo fare qualcosa per cambiare questo mondo di odio. Se ora mi aiuti perderai per sempre questa possibilità e allora sarà stato tutto inutile. »

« Io non diventerò mai Hokage se per farlo ti avrò lasciato a marcire dietro le sbarre. »

Stettero a lungo a fissarsi, come per saggiare la rispettiva determinazione.

« Se veramente hai deciso di andare fino in fondo, ho già imparato che è inutile dirti di lasciarmi stare. In ogni caso non avrei sopportato di marcire in galera, per cui se vuoi darmi una mano a uscire di qui te ne sarei grato. »

« Sono contento che la pensiamo allo stesso modo » rispose Naruto con un sorriso spavaldo.

« Hai già pensato anche a quando vuoi farmi evadere? »

« Il giorno del processo. »

Sasuke gli rivolse uno sguardo che era al limite dell'ostile.

« Sei serio? »

« Deve essere lì, davanti a tutti. Se ti facessi fuggire come un topo nella notte non servirebbe a niente. Non ho rinunciato a voler cambiare il mondo dei ninja. Non so ancora come ma sono convinto di dover fare qualcosa di eclatante per essere ascoltato. »


 


 


 

 

 

VI.

Ricercati


 


 

Un cielo plumbeo sovrastava uno scenario uniformemente grigio. Rivoli d'acqua serpeggiavano sul terreno, separandosi e ricongiungendosi a seconda degli ostacoli che incontravano sul loro cammino. Il martellare della pioggia era l'unico rumore, talmente ripetitivo e costante da non farci più caso, ma allo stesso tempo così intenso e profondo da inghiottire ogni altro suono. In quello scenario monotono, Naruto e il Falco se ne stavano al riparo di una piccola rientranza nella parete rocciosa, cercando di far asciugare i mantelli fradici d'acqua. Accovaciato sulle punte dei piedi, le braccia mollemente abbandonate sulle ginocchia, Naruto fissava il limitare della foresta con impazienza, oltre la radura che aveva di fronte. Accanto a lui Sasuke, seduto su una sporgenza con un ginocchio piegato e il braccio appoggiato sullo stesso, sembrava assopito. Karin, appoggiata alla parete di roccia con le braccia incrociate, tamburellava nervosamente il piede. Juugo se ne stava pochi metri in disparte, la testa china sulle ginocchia, raggomitolato in posizione fetale. Suigetsu era fuori dalla piccola grotta, dritto in piedi sotto il temporale con la fronte al cielo e la bocca spalancata.

“Che meraviglia” sembrava aver stampato in faccia. I suoi compagni si erano talmente abituati a quelle stramberie da sembrare una scena normale.

« Uffa, è una giornata intera che aspettiamo. Si può sapere quanto abbiamo intenzione di attendere oltre? » eruppe alla fine Karin, smettendo di tamburellare le dita e rompendo quel silenzio teso.

« Calmati, le ho promesso che l'avremmo aspettata ed è quello che faremo » rispose Naruto, a metà tra l'annoiato e il nervoso.

« Insomma, siamo fuggitivi, ricercati da tutte e cinque le grandi terre ninja. Sicuramente avranno già mandato qualcuno sulle nostre tracce e noi ce ne stiamo qui sotto una roccia nel bel mezzo del Paese del Fuoco! »

« Faranno fatica a seguire le nostre tracce visto che siamo arrivati in volo. »

« Tu sottovaluti i ninja inseguitori. Ha iniziato a piovere che ancora eravamo in vista del villaggio e siamo dovuti atterrare. Sanno la direzione che abbiamo preso e non ci metteranno molto a raggiungerci, nonostante il meteo, se ce ne stiamo qui fermi come idioti. »

« In quel caso vorrà dire che combatteremo, di nuovo. Te l'ho già spiegato, ho fatto una promessa e non intendo rimangiarmi la parola data. »

Dentro di sé però, Naruto non ne era così convinto. Ogni secondo che passava a fissare il limitare della foresta, aspettando di veder spuntare quella figura dai capelli rosa, era un secondo in cui si pentiva di averla trascinata in quella brutta storia. Non era quello che avrebbe voluto, ma era così che erano andate le cose e a quel punto era inutile piangere sul latte versato.

« E poi vorrei proprio sapere chi è che ha stabilito che debba essere tu a prendere le decisioni. Ti abbiamo concesso il nostro aiuto per liberare Sasuke ma nessuno ti ha mai eletto capo. »

« Non sto facendo il capo e non siete obbligati a restare. Se volete siete liberi di andare dove vi pare. »

Era proprio quello il problema. Andare dove? Si erano inimicati non una ma tutte e cinque le Grandi Terre Ninja, per cui avrebbero dovuto tenersi alla larga da quei Paesi. Avrebbero potuto chiedere asilo a qualche Stato minore, come quello dell'Erba o della Cascata, ma non era così semplice. Con la nascita della Grande Alleanza nello scenario politico, era probabile che anche le altre nazioni, prima o poi, si sarebbero affrettate a stipulare trattati di pace con le superpotenze. Quando ciò sarebbe avvenuto, loro si sarebbero ritrovati ad essere personaggi scomodi.

« Insomma Sasuke, digli qualcosa anche tu! »

Sasuke, che tuttavia non si era perso una parola, dischiuse lentamente le palpebre, come uno che si risveglia da un sonno leggero.

« Sei sicuro che sia stata una buona idea coinvolgerla? »

« Per niente » rispose Naruto dopo una breve pausa, con il tono di uno che sta masticando un boccone amaro « ma ti ho spiegato come è andata e a questo punto non la lascio indietro. »

Una settimana prima, dopo aver discusso con Sasuke su come liberarlo ed essersi fatto dare informazioni sui membri del Falco, Naruto aveva lasciato Konoha per cercare Suigetsu, Karin e Juugo. Arrivato ormai al confine del Paese del Fuoco, aveva pensato fosse prudente rimandare indietro una copia per non destare sospetti. La copia si era poi imbattuta in Sakura, così Naruto fu costretto a raccontarle il piano. A quel punto Sakura, con gli occhi quasi in lacrime, l'aveva supplicato di portarla con loro, e lui non aveva saputo rifiutare.

« Nessuno che mi dia retta qui » si lamentò Karin ma non ebbe tempo di mettere il broncio perchè qualcosa di più urgente attirò la sua attenzione.

« Arriva qualcuno » disse agitata la kunoichi « Una sola persona a giudicare dal chakra.»

I fuggitivi tesero al massimo vista e udito, rimanendo in attesa. Stava ormai smettendo di piovere ma in lontananza emerse gradualmente un martellare regolare. Rumore di passi sul terreno fradicio, ben marcati e ravvicinati: una persona in corsa. Dal folto della foresta iniziò a profilarsi sempre più distintamente una figura incappucciata. La nuova arrivata si fermò con il fiatone a pochi metri dalla grotta. Da sotto il mantello fradicio faceva capolino una ciocca di capelli rosa ugualmente intrisa di pioggia.

« Cosa fai ancora lì, muoviti a venire al coperto, Sakura! » esordì Naruto con apprensione, alzandosi in piedi.

Anche Sasuke si raddrizzò dalla sua posizione all'arrivo della compagna. Sakura non se lo lasciò ripetere ma si mosse un po' impacciata, come una ragazzina che entra per la prima volta in una nuova classe. Con Sasuke la situazione era ancora un po' strana dopo tutto quello che era successo e i suoi compagni del Falco li conosceva quasi per niente. Naruto sembrava trovarsi perfettamente a suo agio lì in mezzo ma lui aveva una qualità particolare. Riusciva subito a entrare in confidenza con le persone.

Sakura ricapitolò brevemente come era andato il viaggio:

« Ho lasciato il villaggio sfruttando la confusione che avete creato e ho fatto un largo giro prima di dirigermi qui, in modo da far perdere le mie tracce. »

« Con il maestro Kakashi come è andata? » si informò Naruto. Quando la copia che aveva lasciato come diversivo era stata annullata, immediatamente il ninja biondo aveva compreso che il loro piano era stato scoperto.

« Mi ha lasciata andare... » rispose Sakura con un velo di tristezza.

Tra i membri del team 7 calò un momento di silenzio, ripensando al maestro. Chissà cosa doveva aver provato, vedendo tutti e tre i suoi tre allievi abbandonare il villaggio.


 

« Non fai mai le cose per bene, baka » intervenne Sasuke, sgridando Naruto.

« Ma che vuoi? Finora il piano è andato liscio come l'olio» rispose Naruto agitandosi.

« Solo perchè abbiamo avuto fortuna » ribattè Sasuke senza scomporsi.

A un tratto Sakura si sentì trasportata indietro. Si sentì di nuovo una genin novizia, con due compagni di squadra che attaccavano briga per qualunque ragione. Uno più agitato, l'altro più calmo, eppure una certa dose di infantilità, notò ora Sakura, era sempre stata da entrambe le parti. Si sentì trasportata indietro di anni: anni fatti di scontri, abbandoni e ferite che ora venivano come trascinati via da una brezza leggera.

« Pensi di poter riprendere? » domandò Naruto, chinandosi a scrutare il volto di Sakura sotto il cappuccio. Le guance rilucevano, bagnate dalla pioggia. Sotto il mantello la kunoichi si sentiva ugualmente fradicia. Le gambe erano a pezzi.

« Ovviamente, per chi mi hai preso? » rispose spavalda Sakura, scaricando con un sorriso smagliante tutta la tensione accumulata fino a quel momento. Era fuggita dal villaggio, abbandonando amici e parenti. Aveva corso combattendo la fatica, la pioggia e la paura di essere inseguita spinta da un unico pensiero, o due in realtà. Ora che finalmente era arrivata fin lì, sentiva di non avere rimorsi. Anche se da un punto di vista razionale avesse appena preso la decisione peggiore della sua vita, era felice di trovarsi assieme ai due uomini della sua vita.


 

« Percepisco degli shinobi in arrivo » irruppe Karin allarmata.

« Quanti sono? » domandò Sasuke

« Una mezza dozzina a giudicare dal chakra. »

« Devono avermi seguita » commentò Sakura mortificandosi.

« A quanto pare il depistaggio non ha funzionato. A che distanza sono? Facciamo, in tempo a fuggire? »


 

In quel momento, nuove figure fecero la loro comparsa al limitare della radura, distribuite sui rami degli alberi più vicini.

“Uno, due, sei ninja... E un grosso cane.”

Una dopo l'altra scesero dagli alberi e si avvicinarono alla grotta, mantenendo comunque una certa cautela. Giunti circa al centro della radura si fermarono. Naruto e Sasuke uscirono dalla piccola grotta, mentre Sakura riprendeva fiato. Karin e Suigetsu rimasero sulla soglia. Juugo non dette segno di volersi schiodare dalla sua posizione ranicchiata.

« Adesso basta Naruto, è ora di tornare a casa » chiamò quello che aveva l'aria di guidare la formazione.

« Come hai fatto a trovarci, Shikamaru?» rispose il biondo.

« Anche io e Choji eravamo presenti al processo. È stato solo per caso, ma nella confusione ho scorto Sakura allontanarsi in tutta fretta. Mi è sembrato sospetto. Quando poi ti sei tolto la maschera e siete fuggiti, non mi ci è voluto molto a fare due più due, così ho radunato una squadra con gli shinobi nelle vicinanze e ci siamo messi all'inseguimento di Sakura. »

A quanto pare gli shinobi nelle vicinanze, oltre a Choji, erano stati Shino, Kiba con Akamaru, Karui e Omoi. Era strano che Shikamaru avesse reclutato anche quei due. Se l'intento fosse stato di portare shinobi che conoscesse bene, allora sarebbe stata più indicata gente come Sai. La verità era che quei cinque erano stati i primi che avesse trovato che rispondessero a due requisiti fondamentali: il primo era che non si sarebbero schierati dalla parte di Naruto né avrebbero tentennato all'idea di affrontarlo; il secondo era che lo conoscessero abbastanza da voler risolvere la situazione senza conseguenze troppo gravi per Naruto e Sakura.

« Avresti benissimo potuto avvisare le squadre speciali, invece ti presenti con una banda di coscritti. Non è che in fondo desideri lasciarci andare? » domandò Sasuke con spavalderia.

« Diciamo piuttosto che preferisco sbrigarla tra amici. Siete ancora in tempo. Tornate al villaggio prima che la notizia si diffonda e sarete perdonati. Sasuke dovrà comunque finire in carcere, ma potremo cercare di alleggerire la pena in un secondo tempo. »

Prima di rispondere, Naruto scambiò una lunga occhiata con Sasuke e Sakura, dopodichè si rivolse nuovamente al Nara.

« Speravo che avresti capito. Mi dispiace ma ormai non si torna più indietro »

“No Naruto, è a me che dispiace”

« Allora ci costringete a usare la forza. »

Shikamaru congiunse le mani e si mise nella consueta posizione con un ginocchio poggiato a terra. Era una posa fin troppo nota agli occhi dei suoi vecchi compagni e indicava che si apprestasse a utilizzare la tecnica simbolo del clan Nara: il Controllo dell'ombra. Era molto insidiosa, soprattutto negli scontri di squadra, perchè mentre gli occhi erano concentrati sull'ombra si perdevano di vista gli avversari e viceversa. L'intelligenza di Shikamaru poi la rendeva ancora più pericolosa, perchè il ninja possedeva una capacità di analisi in grado di prevedere le mosse degli avversari in maniera impressionante. Naruto e Sasuke si sparpagliarono in direzioni diverse, in modo da rendere più difficile a Shikamaru concentrarsi sui movimenti di ciascuno dei due. L'ombra si biforcò, andando all'inseguimento di ciascuno dei due.


 

Sasuke scattò a sinistra, rimanendo attento al movimento dell'ombra. Sapeva che esistesse un limite alla deformabilità dell'ombra, per cui finchè si muoveva più veloce di essa sarebbe andato tutto bene. Bastava continuare a evitarla e prima o poi la tecnica avrebbe raggiunto il limite. Davanti a lui si parò una kunoichi dalla pelle scura, lunghi capelli rossi e un coprifronte della Nuvola. Questa sfoderò una katana dalla schiena e calò un fendente discendente verso di lui. Sasuke schivò facilmente, sfruttando l'inerzia dell'avversario per prenderla alle spalle, ma questa previde la mossa e, ruotando su sé stessa, menò un nuovo fendente, questa volta orrizzontalmente. Con agilità Sasuke si abbassò e al tempo stesso mosse in avanti, in modo da portarsi ai piedi dell'avversario. In quel modo era troppo vicino per poter essere attaccato efficacemente con la spada. Si trovava all'interno dell'area di guardia dell'avversario. Sbilanciò il peso sulla gamba destra e si lasciò cadere. Mentre il braccio destro andava a sorreggere il peso del corpo, slanciò la gamba sinistra verso l'alto a colpire l'avversario. Era il calcio ascendente che aveva appreso da Lee molto tempo prima. La kunoichi parò all'ultimo momento alzando il gomito e venne respinta indietro, ma Sasuke non aveva tempo per respirare, perchè si trovava ancora a portata dell'ombra. Scartò di lato evitando di essere raggiunto e rimase concentrato, aspettandosi di vedere l'ombra cambiare traiettoria e seguirlo.

“Ma che diavolo?”

Invece lingue scure come la notte si levarono dal terreno avventandosi su di lui come un groviglio di serpi. Davanti, dietro e di fianco, lo avevano circondato in una frazione di secondo e stavano per stritolarlo in una morsa. Tentando il tutto per tutto Sasuke balzò in mezzo ai fili d'ombra. Avvitandosi su sé stesso a mezz'aria riuscì per un soffio a passarvi attraverso prima che lo avvinghiassero. Per poco un'ombra non gli afferrarò il braccio ma riuscì a ritrarlo in tempo, rimediando un graffio provocato dallo strisciamento sulla pelle della punta dell'ombra. Stupefatto, rimase per un istante fermo a fissare la massa informe, pronto a subire un altro assalto, invece le ombre si ritirarono come bisce che rientrano nella tana, facendogli tirare un sospiro di sollievo.

“Sembra che Shikamaru abbia imparato dei giochetti interessanti mentre ero lontano dal villaggio.”

 

Naruto scattò a destra per evitare l'ombra di Shikamaru ma subito dovette fare i conti con Choji che gli sbarrava la strada. L'esponente del clan Akimichi protese una mano verso Naruto, nonostante si trovassero ancora a metri di distanza. Mentre compiva il gesto, il braccio prese a crescere a dismisura, fino a coprire tutta la distanza che li separava. Naruto si trovò faccia a faccia con un'enorme mano, grande quanto lui, che cercava di afferrarlo. La scavalcò con rapidità, balzando sull'incavo tra indice e pollice e prese a correre lungo il braccio. Nel frattempo il corpo di Choji era divenuto quello di un gigante e raggiungeva tranquillamente dimensioni di svariati metri. Cercò di afferrare Naruto all'altezza del gomito come si tenterebbe con una mosca, ma il ninja biondo fu più rapido e raggiunse indenne la spalla.

“Eh eh eh, prendimi se ci riesci”

Balzò infine sulla testa, tra i versi di protesta di Choji, e con una capriola saltò giù alle spalle del colosso. Si accorse in quel momento di aver perso di vista l'ombra. Questa spuntò in quel momento da sotto il corpo del colosso e iniziò a risalire velocemente verso l'alto, cercando di intercettarlo a mezz'aria.

“Maledetta cucitura d'ombra.”

Per evitare di finirci dritto addosso, Naruto afferrò i capelli di Choji, riuscendo a fermarsi a mezz'aria. Mentre il gigante urlava in segno di protesta, Naruto riuscì ad appoggiare i piedi alla sua schiena e a darsi lo sbalzo per saltare fuori dalla traiettoria dell'ombra. Mentre atterrava notò la tecnica di Shikamaru ritirarsi.

“Meglio risparmiare chakra e tentre di prenderli di sorpresa” pensò il Nara mentre ritirava la tecnica dopo aver fallito il primo assalto.

Naruto estrasse un kunai per intercettare un colpo di spada di Omoi che sopraggiungeva sulla destra. Il ninja della Nuvola fu costretto a interrompere subito l'offensiva per evitare di essere colpito alle spalle. Un altro Naruto era apparso dietro di lui e stava sferrando un calcio orizzontale. Si portò immediatamente fuori traiettoria.

“Quando diavolo ha trovato il tempo per moltiplicarsi?”

Naruto mostrò un sorriso spavaldo, ma questo fu subito rimpiazzato da una smorfia allarmata. Rotolò a terra evitando di essere schiacciato da un'enorme mano che si abbattè nel punto dove si trovava un istante prima. La copia invece non fece in tempo a evitare l'impatto e si dissolse all'istante.

« Ma sei scemo?! » urlò il biondo: « Potevo rimanerci secco! »

« Spostati Naruto!»

In quel momento sopraggiunse Sakura che afferrò l'enorme polso con entrambe le braccia, piantando saldamente a terra le gambe: « Shannaro! »

 


 

« Ti sbilanci troppo mentre attacchi. Stai usando una katana, non una mazza» si rivolse Sasuke alla kunoichi dai capelli rossi con cui stava combattendo.

Karui sentì la rabbia invaderla.

« Come osi, m-maledetto! »

Era la prima volta che si trovava faccia a faccia con Sasuke Uchiha e lo aveva scoperto essere un maledetto arrogante. Però aveva una precisione di movimenti e dei riflessi fuori dal comune, dovette ammettere. Inoltre si muoveva con una fluidità che Karui non riusciva a eguagliare, nonostante si fosse allenata molto in quegli anni.

« Pagherai per aver attaccato il maestro Bee » gli urlò contro con rabbia.

« E chi sarebbe? » rispose Sasuke con freddezza.

Per tutta risposta Karui gli si gettò contro armata di katana. Sasuke in parte parò, in parte schivò gli attacchi rabbiosi dell'avversario. Mentre respingeva l'ennesimo attacco la sua attenzione venne richiamata da un leggero ronzio. Sciami di insetti presero a orbitargli intorno e il loro numero continuò a crescere finchè si ritrovò circondato da una nebbia nerastra e viva. Fu come venire inghiottiti da una nube temporalesca. Ovunque intorno a sé non vedeva altro che insetti e il ronzio ora era divenuto quasi assordante. Le piccole creature presero ad aderire al suo corpo: sul petto, sulle gambe, sul viso. Quando riuscivano a trovare un lembo di pelle scoperta o a insinuarsi fra i vestiti, immediatamente cominciavano a succhiargli il chakra. Sasuke sentì le forze iniziare ad abbandonarlo. Doveva fare qualcosa o gli avrebbero prosciugato le energie fino allo svenimento.

“ Flusso del Millefalchi! ”

Scariche elettriche cominciarono a fluire attraverso il corpo di Sasuke con un rumore simile a uno sfrigolìo. A questo si aggiunse il verso agonizzante degli insetti che rimasero fulminati all'istante. Lo sciame prese a disperdersi all'impazzata, mentre Sasuke veniva circondato da un forte odore di bruciato e dai cadaveri delle bestiole che si trovavano più vicini al suo corpo.

« Nooo! I miei poveri insetti! Sasuke, maledetto! » gridò Shino in preda a un sincero sgomento, gettandosi verso Sasuke.

«Shino, spostati di lì!»

Kiba si lanciò sul compagno, riuscendo a placcarlo in tempo. Un attimo dopo un uomo colossale piovve dal cielo, abbattendosi con un tonfo a pochi metri da loro. Era Choji che era stato scagliato da Saskura con la sua forza erculea. La botta e lo scossone subiti gli fecero annullare la tecnica, così che il gigante tornò alle dimensioni usuali.


 

« Che facciamo, interveniamo? » domandò Karin, che si teneva ancora in disparte e non aveva preso parte al combattimento.

« Non saprei, più che una vera battaglia questa ha l'aria di una rimpatriata » rispose annoiato Suigetsu, che non apprezzava il fatto che il combattimento fosse poco cruento. “Non me ne hanno fatto uccidere nessuno nemmeno al processo, figurarsi ora.” E aggiunse: « Non c'è gusto se non posso farne a fette nessuno. »

« Sì... Uccidere... Uccidere tutti... » rispose una voce maniacale alle sue spalle. Juugo era ancora ranicchiato nella piccola grotta e si dondolava lentamente, ridendo.

« Insomma, si può sapere che gli prende proprio ora? Erano mesi che non succedeva.» domandò Suigetsu senza scomporsi, come se fosse una cosa normale.

« Sta avendo una ricaduta. Nel combattimento di ieri è ricorso al segno maledetto e può darsi che la sua follia omicida sia riaffiorata, anche in considerazione del fatto che sono settimane che Sasuke non lo calma utilizzando lo Sharingan» fu la risposta di Karin.

Fu allora che la kunoichi sensitiva percepì una nuova minaccia. Altri ninja, almeno una ventina, avevano completamente circondato la radura dove si trovavano.

“ Maledizione, ero distratta dal chakra distorto di Juugo e non me ne sono accorta. ”


 

In quel momento uno di loro parlò, interrompendo il combattimento con una grassa risata: «Che scontro patetico. Sarebbero questi i pericolosi fuggitivi? E io che mi aspettavo chissacchè. Invece mi ritrovo alle prese con un branco di marmocchi, per di più mutilati.»

I combattimenti cessarono all'istante nella radura e i fra i partecipanti si instaurò una tregua in attesa di capire la situazione. I nuovi arrivati erano vestiti tutti allo stesso modo, con abiti neri e il busto protetto da un'armatura leggera. Stinchi e avanbracci erano ricoperti da placche metalliche. Il volto era occultato da un passamontagna nero con un'unica apertura attorno agli occhi. L'unica cosa che li distingueva gli uni dagli altri erano gli armamenti. Alcuni di loro erano armati di katana, altri di artigli, altri ancora di kusarigama.* Sulla fronte ciascuno di loro portava un coprifronte. La cosa strana però era che su di essi non era inciso il simbolo di alcun villaggio.

« E questi chi sono? Qualche squadra speciale? » domandò Suigetsu, più a sé stesso che agli altri.

« Non è possibile » si lasciò sfuggire di bocca Karin accanto a lui.

« Tu sai di che villaggio facciano parte? »

« Nessuno. Non appartengono a nessun villaggio. Sono alle dirette dipendenze del Daymio» disse Karin, alzando il tono di voce in modo che la sentissero tutti.

« Cosa? »

« Come sai all'interno di ciascun Paese coesistono l'organizzazione feudale con a capo il Daimyo e quella militare dei villaggi ninja. In passato non sempre i due sono andati d'accordo. Per farla breve, i Daimyo erano intimoriti dagli shinobi e al tempo stesso desiderosi di disporre della loro forza, così cominciarono a mettere insieme squadre assassine reclutando ninja mercenari, rinnegati e condannati a morte, che perciò non erano al servizio di nessun villaggio. »

« E i Kage avrebbero permesso una cosa del genere senza battere ciglio? » domandò dubbioso il ninja della Nebbia.

« Infatti credevo che tali squadre fossero state sciolte parecchi anni fa, ma a quanto pare la realtà è ben diversa. »


 

« È corretto, ragazzina » riprese a parlare quello che sembrava il capo della squadra assassina: « Voi della Foglia, fatevi da parte, adesso ci pensano i grandi. »

« Siamo arrivati prima noi. Per di più questa è una faccenda che riguarda il villaggio della Foglia. Fatevi voi da parte » rispose Shikamaru dopo essersi consultato con i suoi compagni.

« Non hai capito, ragazzino. Non te lo sto chiedendo. »


 

« Senti un po' Karin, sono forti? » domandò ancora Suigetsu, stavolta sottovoce.

« Per quanto ne so, almeno quanto gli Anbu. »

“Questo di sicuro complica notevolmente la situazione”

Forse percependo la sete di sangue dei nuovi arrivati, Juugo si alzò dalla sua posizione e, ridendo come un pazzo, si lanciò i membri della squadra assassina che gli si trovavano più vicino: « Vi ucciderò! Vi ucciderò tutti! »

Il suo corpo era ricoperto dai marchi del primo livello del segno maledetto. Gli occhi erano strabuzzati in un ghigno distorto. Per la rapidità con cui si mosse, Karin e Suigetsu non fecero in tempo a fermalo.

“Pazienza. Se ce ne toglie un paio dai piedi ci fa un favore” pensò Suigetsu, già rassegnato a lasciarlo sfogare.

Il braccio di Juugo si trasformò in un enorme artiglio mentre lo calava sull'avversario più vicino. Questo schivò agilmente, cosicchè l'attaccante colpì violentemente il suolo, alzando acqua e fango dal terreno. Juugo tentò di rialzare l'arto deforme ma si ritrovò legato da catene che gli bloccavano i movimenti. Altri due avversari l'avevano avvolto lanciando i pesi dei loro kusarigama. Rise a squarciagola, senza preoccuparsi, convinto di poterle spezzare come rametti, ma mentre urlava raccontando i modi tremendi in cui avrebbe massacrato gli avversari, Juugo fu trapassato da due katane. Il tutto si svolse così velocemente che nessuno riuscì a intervenire. Le spade, maneggiate da mani esperte, calarono senza sforzo nella carne, dove la pelle non era ricoperta dalla dura corazza del secondo livello del segno maledetto. Juugo osservò il sangue colare dalle ferite come in una specie di trance, poi svenne a terra senza un lamento.

« No! Juugo! »

Un semplice gesto della mano fu il segnale con cui il capitano della squadra assassina ordinò di attaccare. Come un sol uomo, i venti shinobi partirono all'attacco. Tre membri per ognuno dei fuggitivi, uno solo per ciascuno del gruppo di Shikamaru, per evitare che intervenissero.

Sakura si trovò circondata su tre fronti. Si gettò all'attacco del più vicino, tentando di sferrare un pugno al volto, ma era ancora esausta e l'attacco fu facilmente evitato. Fu subito il suo turno di schivare l'attacco di spada di un secondo shinobi, ma mentre sfuggiva all'assalto fu colpita alle spalle dal terzo, che le sferrò una ginocchiata nei reni. Sakura si accasciò a terra. Alzò la testa con fierezza, cercando di rialzarsi, ma faceva fatica a respirare. Sopra di lei vide il bagliore di due katane calare su di lei. Con tutte le sue forze si concentrò sullo schivare quella minaccia mortale. Come al rallentatore vedeva le lame calare e sapeva di dover togliersi da lì, ma non ci riusciva. Non avrebbe fatto in tempo. Poi a un tratto il tempo ricominciò a scorrere così veloce che fu come se le venissero sottratti dei secondi. Fu investita da una folata di vento e gocce d'acqua sollevate dal suolo e a un tratto dei due ninja che stavano per colpirla non c'era più traccia.

« Ehi tu, capetto vestito di nero » disse una voce davanti a lei. Il tono era terrificante, eppure per Sakura ebbe lo stesso calore di un abbraccio.

« Fai la voce grossa per essere solo un tirapiedi di qualche Daimyo » continuò la voce che conosceva fin troppo bene, quella di Sasuke. La schiena di Sasuke era davanti a lei, mentre l'Uchiha si rivolgeva al capo della squadra assassina.

« Avete idea di chi avete minacciato con quelle lame?! » disse un'altra voce, furiosa quanto la prima. Naruto era accanto a Sasuke, anche lui dandole le spalle, mentre stringeva il pugno con rabbia. Sakura si guardò intorno. I due ninja che la stavano per colpire erano stesi parecchi metri più in là, mentre arrancavano dolorosamente per rialzarsi.

« A quanto pare vogliono finire tutti all'ospedale » rispose Sasuke alla domanda del biondo.

Sakura non riusciva a vedere i loro volti, ma dal tono di voce era evidente quanto fossero furiosi.

« Avete del fegato, lo riconosco » disse il capitano mal celando la rabbia per l'affronto appena subito: « C'è più soddisfazione a uccidere gli arroganti. »

Estrasse una spada dal fodero sulla schiena e in quell'istante si accorse di avere le mani sudate. Rialzò lo sguardo sui due ragazzini di fronte a lui.

“Strano. I loro occhi sono sempre stati di quel colore?”

Occhi rossi e gialli lo fissavano con astio, eppure non era per quello che sudava. C'era qualcosa di più. Erano quelli rossi, soprattutto. Brillavano di una luce sinistra. Che fosse un'arte oculare? Ma i segni incisi sulle iridi non appartenevano a nessuna di quelle che conoscesse. Erano due luci rosse nell'oscurità. No, erano migliaia e migliaia di soli rossi puntati su di lui. Il calore sinistro che emanavano era cosi forte da farlo sudare. Sentiva le gocce scivolare senza sosta lungo le braccia. Si guardò le mani e notò con orrore che non era sudore, era il suo stesso corpo che stava colando a terra, sciogliendosi come burro al sole. Tentò di gridare ma dalla sua bocca non uscì alcun suono. Non c'era nessuno ad ascoltarlo in quel mondo. Quelle luci rosse erano l'unico dio, il cui unico passatempo era vederlo struggersi nei tormenti e godere della sua miseria.

Quando improvvisamente si riscosse dall'illusione era piegato a terra a carponi e non riuscì a impedire un improvviso attacco di vomito. I suoi sottoposti si erano fermati a osservarlo e lo fissavano esterrefatti.

«Cosa fate lì fermi come idioti?!» ordinò con rabbia: «Attaccate quei due! Tutti insieme! »


 


 

***

FINE CAPITOLO VI


 

Ciao a tutti. Spero che i combattimenti siano abbastanza chiari. Ho fatto una gran fatica a gestire tutti questi personaggi, ma è stato anche divertente. Devo dire di essere abbastanza soddisfatto del risultato finale per quanto riguarda la dinamica degli eventi (per la scrittura un po' meno ma prima o poi migliorerò). Ho interrotto il capitolo a metà, perchè stava andando un po' per le lunghe, così ho pensato fosse meglio dividerlo in due parti. Un saluto e buona lettura.


 

*La kusarigama (letteralmente falce-catena) è quell'arma che compare spesso negli anime/manga ambientati nel Giappone feudale. È formata da una falce legata a una catena. All'altro capo della catena è attaccato un peso.

Già che ho aperto questa parentesi, vorrei condividere una curiosità che ho scoperto da poco su un sito che sembra attendibile (magari può interessarvi, altrimenti la dico lo stesso). Storicamente gli armamentari ninja potevano includere, tra le altre cose, una tra due tipi di spada. La prima era la katana, l'altra era detta ninja-to. La differenza tra le due sta nel fatto che la ninja-to ha la lama dritta (non curva) e che la lama è bilanciata con il manico (nella katana il baricentro è più avanti). Questa cosa del peso permetteva movimenti rotatori più “acrobatici” di quelli con katana.

Per questi motivi penso che la spada di Sasuke nel manga sia una ninja-to e non una katana. In ogni caso io qui le spade le chiamo tutte katane.


 

Fonte: www.ninjutsukojiki.com/armi.html

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Capitolo 6
*** Ricercati II ***



 

«Cosa fate lì fermi come idioti?!» ordinò con rabbia il capitano della squadra assassina: «Attaccate quei due! Tutti insieme! »



« La vedo male » sentenziò Kiba poco lontano.

« Già, quelli sono molti di più e sono anche forti » gli rispose Karui, che si trovava a pochi metri.

« Non hai capito. La vedo male proprio per loro. »


 

VII.

Ricercati (parte 2)


 

« Sakura, riesci ad allontanarti? »

« Certo » rispose la kunoichi, stringendo i denti. Mentre Sakura si portava fuori dalla zona calda, Naruto e Sasuke si prepararono alla difesa, disponendosi schiena contro schiena in modo da proteggersi le spalle a vicenda.

I ninja della squadra assassina li circondarono, studiando il modo migliore di attaccarli per un breve istante. Tutto in loro, dalla postura all'atteggiamento, faceva trasparire l'esperienza che possedevano. Poi all'improvviso, senza bisogno di alcun segnale evidente, partirono all'attacco come un sol uomo.

« Facciamo che io mi prendo quelli di fronte e tu fai lo stesso? » domandò Naruto al rivale di sempre.

« Sì, e quelli ai lati? » rispose quello con un velo non troppo celato di saccenza.

« E va bene, ognuno si prende quelli che gli capitano a tiro. »

« È fin troppo elaborato per essere un tuo piano » rispose il moro con un sorriso, iniziando allo stesso tempo a combattere contro il primo avversario, che lo raggiunse proprio in quel momento.

Contemporaneamente anche Naruto iniziò a combattere, però contro un altro avversario: « Diciamo che mi piacciono le strategie semplici ed efficaci. »

I due ninja di Konoha erano completamente circondati, tanto che ovunque si girassero potevano vedere nient'altro che uniformi nere. Nella mischia, gli shinobi della squadra assassina si tenevano a distanza di sicurezza, attaccando in tre o quattro alla volta, in modo da non intralciarsi o rischiare di ferirsi a vicenda. Il combattimento iniziò con uno sfoggio di tecniche di kumite da entrambe le parti. Naruto e Sasuke respingevano gli attacchi cercando di risparmiare le forze, mentre la squadra assassina temporeggiava studiando il metodo più efficace per sbarazzarsi in fretta dei due bersagli.


Sakura, tenendosi un fianco per il dolore, arrancò fino al luogo in cui giaceva steso Juugo, trovando già Karin e Suigetsu ad esaminarlo.

« Come sta? » chiese l'allieva di Tunade, inginocchiandosi accanto al ferito per auscultare il battito e osservare le ferite.

« È ancora vivo » rispose Karin, aggiungendo poi con amarezza: « Per il momento. »

Sakura capì all'istante. Il battito era debolissimo e le ferite sanguinavano copiosamente. Stava morendo dissanguato.

« Per prima cosa cercherò di fermare le emorragie, poi tenterò di riparare alla meglio gli organi interni. La cosa più importante è stabilizzarlo per poterlo trasportare via da qui » disse la rosa, mettendosi al lavoro.

Impose le mani sulle ferite facendo fluire il chakra dai palmi. Questo iniziò a scorrere verso le cellule del ferito, rilucendo della tipica colorazione verde pallido. Tuttavia la rigenerazione dei tessuti, constatò Sakura, procedeva a rilento rispetto al solito.

" Maledizione, sono debole e il chakra medico ne risente. "

« Se solo fosse cosciente potrei farmi mordere, oppure potrebbe rigenerarsi da solo sfruttando il segno maledetto » masticò Karin con stizza.

« È nelle tue mani, Sakura. »


« Shikamaru! » gridò Choji all'amico, mentre il gruppetto della Foglia si ricompattava: « Che cosa facciamo? »

Il team improvvisato della Foglia si era radunato intorno a lui per decidere insieme il da farsi. Il moro osservava il corso degli eventi concentrando tutte le sue facoltà mentali nel tentativo di trovare la miglior linea d'azione. Il problema era che, per quante opzioni considerasse, ancora non era certo di quale dovesse essere il suo obiettivo. Certamente voleva riportare Naruto, Sakura e Sasuke alla Foglia, tuttavia non voleva che marcissero in prigione. Allo stesso tempo non si fidava della squadra facente capo al Daimyo, ma non poteva nemmeno sfidarne apertamente l'autorià. Se non era nemmeno sicuro di quale scopo volesse raggiungere, come poteva fare la scelta migliore?

« Eh eh, guarda quei due » fece Kiba sfoggiando un ghigno selvatico: « affiatati come se combattessero insieme da una vita. »

« Dimmi cosa c'è di sbagliato in te! » tuonò Shikamaru, facendo esplodere tutto il nervosismo che lo pervadeva. Si stava scervellando fino allo sfinimento per trovare la cosa giusta da fare e quello se ne stava lì a sghignazzare.

"È proprio vero che gli stupidi sono i più felici."

Shikamaru non poteva permettersi il lusso di prendere le cose alla leggera. Lui era un genio, e aveva trascinato lì i suoi compagni, li aveva messi lui in quella situazione, decidendo di inseguire Sakura, e doveva trovare il modo di tirarli fuori. L'incolumità di tutti loro gravava sulle sue decisioni. Non poteva fallire la missione. Non di nuovo. Come poteva Kiba ridergli in faccia in quella situazione?

« Beh, che c'è?! » rispose il castano, rendendosi forse un po' più conto della pericolosità della situazione, ma comunque stupito: « Dai un'occhiata. A vederli lottare fianco a fianco non si direbbe che abbiano passato l'infanzia a detestarsi. »

Udendo quelle parole Karui e Omoi si fissarono con sguardo interrogativo.

Comunque c'era del vero nelle parole di Kiba, Shikamaru fu costretto ad ammetterlo. Nemmeno lui si ricordava come fosse iniziato quel rapporto. Sasuke era sempre stato un genio, quello da tenere d'occhio, popolare tra le ragazze e stimato dai professori. Naruto era sempre stato il peggiore, quello che nessuno teneva in considerazione o prendeva sul serio. Non avrebbero potuto essere più diversi. Forse per questo avevano sempre dato l'impressione di detestarsi a vicenda. Poi però qualcosa era cambiato. Naruto era cambiato. O forse si era semplicemente rivelato per com'era realmente. Fatto sta che a un certo punto era mutato anche il rapporto tra i due. Shikamaru se ne rese conto per la prima volta all'esame dei Chunin. Era là, in piedi in mezzo all'arena dopo il suo scontro con Temari, che vide Naruto e Sasuke guardarsi in un modo che non aveva mai notato. Li vide fissarsi con rispetto. E ora, dopo tutto quel tempo, erano di nuovo lì, dopo anni di separazione, a combattere con una sintonia che raramente dimostravano anche le squadre più affiatate. Entrambi lottavano per difendere sè stessi, ma anche il compagno. Naruto intercettava attacchi che potevano minacciare Sasuke e l'altro faceva lo stesso. Sasuke iniziava a colpire un nemico e poi passava ad un altro, lasciando Naruto a finire il lavoro, e viceversa. Ancora più sorprendente, c'erano attacchi potenzialmente letali che nessuno dei due si preoccupava nè di bloccare nè di schivare. Semplicemente, se erano troppo occupati per farlo, lasciavano che fosse l'altro a occuparsene. Shikamaru si chiese quanta conoscenza e fiducia reciproca dovessero possedere quei due per combattere assieme a quel modo. Si chiese se anche lui avrebbe potuto combattere così assieme a qualcuno. Forse con Choji, ma non ne era sicuro.

« In fondo è per questo che tutti noi abbiamo tacitamente riconosciuto a Naruto il diritto di riportare Sasuke alla Foglia. Perchè si capiscono » disse Shino, con tono di voce ascetico, rivolto al Nara.

"Accidenti!" pensò Shikamaru: "Forse sbaglio io a non prendere la vita più alla leggera."

« Per il momento stiamo a vedere. »

 

Un calcio ben assestato in pieno addome e un altro avversario venne respinto, ma subito uno nuovo ne prese il posto attaccando con un'arma e uno stile di combattimento diverso. Nonostante l'appoggio dell'energia naturale, la stanchezza iniziava a farsi sentire in Naruto. Inoltre gli attacchi degli avversari si facevano sempre più insidiosi. Colpivano con sempre maggiore insistenza e proprio nei punti deboli. Dandosi il cambio in continuazione, non solo gli avversari erano più freschi fisicamente ma avevano anche il tempo di studiarli, mentre Naruto e Sasuke si trovavano a fronteggiare avversari sempre diversi, senza un attimo di tregua.

" Bisogna scombussolare la situazione in qualche modo " pensò il biondo e subito dopo fece fluire un'enorme quantità di chakra nel palmo della mano. L'aria prese a vorticare rapidamente attorno al suo braccio.

" E questo che diavolo è? " pensò Sasuke osservando la scena con la coda dell'occhio.

Non era un Rasengan. Era simile, ma il chakra non era così concentrato da condensarsi nella forma sferica caratteristica della tecnica. Lo spostamento d'aria provocato, d'altro canto, era molto maggiore. Era come se avesse generato un piccolo tifone. Il biondo sollevò il braccio sopra la testa, sfruttando un attimo di pausa nello schema d'attacco nemico, e poi sbattè platealmente a terra il palmo. All'istante una folata di vento esplose attorno ai due rivali. La quantità di chakra usata dal biondo era impressionante. Nel punto in cui si trovavano Naruto e Sasuke l'aria era praticamente ferma ma a pochi passi da loro il vento mulinava circolarmente con una potenza inaudita. Era come se Naruto e Sasuke si trovassero intrappolati nell'occhio di un ciclone in miniatura, ma potentissimo. Gli avversari ebbero il loro bel da fare per non essere trascinati via dal turbinare provocato dalla tecnica. Dovettero inoltre provvedere a ripararsi gli occhi per non essere accecati, dato che numerose sferzate di chakra del vento li colpirono provocando sui loro corpi graffi e tagli.

Sasuke decise di aggiungere un suo tocco personale alla tecnica. Inspirò con forza, concentrando il chakra all'altezza dei bronchi. Sentì il calore crescere all'interno del suo petto, senza tuttavia scottarlo. Portò l'unica mano all'altezza della guancia a formare un gesto ben noto ed espirò profondamente, piegando leggermente in avanti il busto. Dalla sua bocca uscì una grande fiammata, che si infranse dopo pochi metri contro il muro d'aria che li circondava. Al contatto con il chakra del vento, il fuoco divampò con ancora maggiore furia e violenza, iniziando a mulinare furioso assieme alla tecnica di Naruto. Le fiamme turbinarono violentemente, accompagnate da un rumore rombante. Il moro e il biondo ne erano circondati, avvolti da un calore tutto sommato sopportabile, senza essere lambiti dal fuoco. Lo stesso non poterono dire i membri della squadra assassina, che vennero travolti da un'ondata di calore infernale. La tecnica non durò che una manciata di secondi, dopodichè esplose all'esterno estinguendosi con una vampata. Il fuoco, a contatto col terreno bagnato, sollevò una coltre di fumo che mise in stallo il combattimento.

« Si può sapere che diamine era? » domandò Sasuke incuriosito, mentre i due rivali riprendevano momentaneamente fiato.

« Un Rasengan incompleto, più o meno » rispose il biondo.

Sasuke lo squadrò alzando un sopracciglio.

Naruto continuò, ridacchiando: « Rotazione, potenza e contenimento: sono questre le tre fasi necessarie a creare un Rasengan. Quella che hai visto era la seconda fase, solo più in grande, grazie alla modalità eremitica, e con l'aggiunta del chakra del vento. É più debole della terza, perchè l'energia viene dispersa, ma ha funzionato bene contro tutti questi avversari. Nemmeno io mi aspettavo un così bel risultato. »

« Non dirmi che sei andato a fortuna! »

« Ma certo che no! Cioè, solo un poco. Non ci avevo mai provato. »

Sasuke si sentì leggermente preso in giro.

Nel frattempo il fumo si diradò, rivelando uno scenario desolante. Diversi membri della squadra assassina riportavano ustioni: alcune lievi, altre ben più gravi. I più sfortunati, che erano stati travolti in pieno dalla tecnica, erano addirittura scarnificati. Sulle parti del corpo che erano state più esposte al calore, come le braccia che avevano alzato istintivamente a proteggersi il volto, la pelle si era sciolta rivelando la carne sottostante che, sanguinolenta, pulsava di un colore rossastro.

Nemmeno il tempo di contare i feriti che gli shinobi ancora in grado di combattere ricominciarono ad attaccare.

« Ma non si arrendono ancora? »

Una grande falce legata a una catena calò dall'alto su Naruto, che la schivò agilmente lasciandola conficcare a terra. Il biondo fissò per un attimo lo squarcio anormale provocato dall'arma a contatto col suolo, ma dovette ridestarsi immediatamente per schivarne un'altra che tentava di falciarlo orizzontalmente. Stava per schivare anche quella, quando il sibilo provocato dall'attaco gli comunicò che era meglio abbassarsi.

« Sasuke! Giù! »

Entrambi si gettarono a terra per evitare l'attacco, che falciò a vuoto un'ampia area attorno a loro. A diversi metri di distanza, ben fuori dalla traiettoria del colpo, alcuni alberi vennero tranciati di netto.

« Imprimono il chakra del vento alle falci per aumentarne la portata e il potere di taglio! » gridò il biondo.

Normalmente quel tipo di arma era usata combattendo a distanza con il peso, mentre la falce veniva utilizzata negli scontri ravvicinati. Applicare il chakra del vento alla falce ne faceva venire alla luce un nuovo impiego. I due manipolatori di kusarigama, che li avevano appena attaccati, si esibirono in acrobazie con l'arma, facendo mulinare la falce e il peso attaccati alle estremità delle lunghe catene. Uno dei due falciò nuovamente l'aria con la lama, che venne nuovamente schivata dai due rivali. Mentre erano intenti a evitare il colpo, quasi non si accorsero del peso che calava con violenza dall'alto. Il biondo evitò per un soffio che gli sfondasse il cranio. Sasuke si distrasse un attimo per sincerarsi delle condizioni di Naruto e venne afferrato per il braccio dalla catena dell'altro avversario. Naruto caricò il suo nemico, attaccandolo frontalmente. Questo si difese lanciando la lunga falce, che venne schivata prontamente dal biondo. Naruto si abbassò facendola sfilare appena sopra la sua testa, poi, non appena lo superò, dando prova di abilità e riflessi straordinari impastò il chakra del vento e tagliò la catena di ferro con la mano aperta, tranciandola come un rametto secco. Sasuke sorrise impercettibilmente nel vedersi afferrare il braccio. Impastò il chakra facendolo scorrere lungo la catena metallica come una scarica di Millefalchi. La corrente elettrica scintillò di una luce azzurrognola mentre si propagava quasi istantaneamente lungo il conduttore metallico, fulminando colui che la impugnava dall'altra parte. Mentre questo lasciava andare la presa sulla catena, Sasuke tirò a sè l'arma e ne lanciò un'estremità al suo socio poco lontano.

« Al volo, dobe! Non toccare la catena!»

Naruto afferrò prontamente la falce che gli veniva lanciata afferrandola per l'impugnatura di cuoio e insieme caricarono il gruppo di nemici, che ancora si stavano riorganizzando, brandendo la lunga catena. Aggirandoli ai lati, ciascuno reggendo un'estremità della catena intrisa di elettricità statica, riuscirono a placcare diversi avversari, fulminandoli. Tuttavia a un tratto, mentre proseguivano l'opera cercando di stenderne il più possibile con la tecnica improvvisata, uno dei nemici afferrò la catena a mani nude, senza risentire minimamente dell'elettricità che scorreva in essa. Si rivelò essere il capitano della squadra, quello caduto nell'illusione di Sasuke, che li fissava con astio, gli occhi arrossati e pieni di rancore, le vene della testa pulsanti per la rabbia. La mano in cui stringeva la catena brillò intensamente mandando un bagliore rossastro e la catena cadde a terra tranciata in due. Guardando attentamente però, si poteva notare che non era stata tagliata, ma fusa. Le mani dell'uomo aumentarono di luminosità diventando bianche. La luce sfumava poi lungo le braccia assumendo svariate colorazioni. Dal bianco passava al giallo, poi all'arancione e infine al rosso. Al contatto con il calore emesso dalla pelle incandescente dell'uomo, la divisa nera bruciò fin quasi alle spalle. La tecnica emetteva uno sfrigolìo simile al rumore della carne sulla piastra.

« È una tecnica di fuoco » disse Sasuke a un perplesso Naruto: «Non usare tecniche di vento. Alimenteresti soltanto la sua tecnica. »

« È un vero peccato che nè tu nè io conosciamo tecniche d'acqua » rispose il biondo.

"A proposito di tecniche d'acqua" si domandò Sasuke guardandosi intorno.

Non trovò però nulla di ciò che cercava. Nel punto dove giaceva steso Juugo pochi minuti prima non rimaneva altro che una grossa chiazza di sangue. Nessuna traccia di lui, nè di Sakura, nè di Karin e nemmeno di Suigetsu. Sasuke si sentì leggermente contrariato. Ok che le condizioni di Juugo erano gravi e la situazione pericolosa, ma il fatto di essere stato lasciato lì a fare tutto il lavoro sporco lo lasciò infastidito. Almeno Suigetsu poteva rimanere indietro. Poi immaginò le due fanciulle sole mentre cercavano di trasportare quel ragazzone di Juugo e si convinse che fosse stato meglio così.

« Pazienza, ci arrangeremo con quel che abbiamo » constatò Naruto, percependo i pensieri del moro.

« Stai attento a non farti colpire. »

« Tranquillo, non ci tengo a finire arrosto. »


I due erano già pronti a subire l'ennesimo attacco quando una voce sconosciuta li fermò.

« Capitano! » gridò uno della squadra assassina, avvicinandosi al suo superiore: « Gli ordini erano di prenderli vivi! Se Lei usa quella tecnica, ora... »

Non finì la frase, perchè per tutta risposta l'altro gli rivolse uno sguardo omicida e subito dopo lo afferrò per la gola con la mano incandescente.

« Ma che cazzo... » si lasciò sfuggire Naruto, facendo il gesto di muoversi in avanti, ma venne subito fermato dal braccio teso di Sasuke, che fissava anch'egli la scena serissimo in volto.

Dalla bocca del sottoposto uscì un unico, straziato lamento, che durò non più di un secondo. Le dita incandescenti del suo superiore si fecero facilmente strada fra la carne. La gola si sciolse nella mano che la stringeva senza quasi opporre resistenza. La testa ricoperta dal passamontagna prese fuoco, poi cadde a terra esanime, ancora attaccata al corpo solo per la spina dorsale. Nell'aria si diffuse un forte odore di carne bruciata.

« Ma è impazzito! » gridò Naruto sconvolto.

« Una morte orribile » commentò semplicemente Sasuke.

Persino i membri della squadra assassina, che già erano stati decimati dagli attacchi congiunti del moro e del biondo, arretrarono con orrore di fronte a quel gesto. Il loro capitano non li degnò di uno sguardo. Schiumante di rabbia per l'umiliazione subita dai suoi uomini e soprattutto per la figura fatta subendo l'illusione di Sasuke, non aveva occhi che per i due rivali. Due occhi colmi di rancore, in cui brillava un'ira morbosa. La bocca era deformata in un ghigno malevolo, mentre un rivolo di vomito lasciava ancora il segno a lato di questa, memore di quando aveva rimesso di stomaco poco prima.

« Io vi ammazzerò... Vi ammazzerò e poi piscerò sui vostri cadaveri... » disse con voce rotta in un rantolo distorto.

Mosse in avanti con indolenza, camminando verso i due privo di lucidità, concentrato unicamente sui due bersagli colpevoli di aver risvegliato la sua furia omicida. Naruto e Sasuke si prepararono a ricevere l'attacco, ma rimasero stupiti nel vedere l'avversario fermarsi a diversi metri da loro. Dalla bocca del nemico uscì un fiotto di sangue e quasi contemporaneamente una lama nera spuntò dal suo petto, trapassandolo proprio all'altezza del cuore.


 

Sgranò gli occhi, fissando incredulo la lama che si era fatta strada nel suo petto. Fredda e oscura come un'ombra, si era fatta strada nel suo petto con facilità sorprendente. Era stato un grande assassino, lui. Da quando aveva memoria aveva sempre ucciso. Aveva iniziato per procurarsi da mangiare, per sopravvivere. Poi ben presto aveva scoperto quanto gli piacesse. Come orfano non aveva nome, ma venne adottato da un gruppo di monaci guerrieri, che gliene affidarono uno: Teruo, ovvero 'uomo luminoso'. Da loro aveva imparato la tecnica del Pugno Ardente, e nient'altro. Apprese le tecniche e stufo dei loro insegnamenti morali se ne andò per la sua strada. Visse da vagabondo, uccidendo chi gli pareva, conquistandosi cibo, denaro e donne con la forza. Poi incrociò la strada di un rampollo di una qualche famiglia nobile, che fece l'errore di deriderlo vantando chissà quale parentela. Lui per tutta risposta prima gli rise in faccia, poi lo trapassò con la sua tecnica. In seguito le parentele si rivelarono fondate, e lo avrebbero imprigionato a vita se non avesse accettato la richiesta del Daimyo di entrare a far parte della sua squadra speciale. Era stato l'affare della sua vita. Il suo lavoro consisteva nell'uccidere su commissione e in cambio riceveva la protezione del Daimyo, oltre che una lauta paga. Assieme a queste la libertà, ovviamente. Tossì ancora sangue, e si accorse di sentire freddo. Le sue braccia, prima così calde e luminose, si erano spente.

"E così è questa la morte? Nient'altro che buio e freddo mi attende dall'altra parte?"

Dopo tutte le vite che aveva mietuto, alla fine anche la sua stava giungendo al termine.

"No, io non posso spegnermi... Io sono Teruo, io..."

« Bastardi... » sussurrò, prima di accasciarsi definitivamente al suolo.


Naruto e Sasuke fissarono la scena con stupore, impiegando alcuni secondi per rendersi conto dell'accaduto. Una lama nera era apparsa dal nulla trafiggendo il loro avversario, sparendo poi di nuovo. Una lama scura... come un'ombra.

« Maledizione! »

I due rivali si trovarono di colpo bloccati, senza riuscire a compiere alcun movimento.

« Ci ha fregati! »

Shikamaru si avvicinò ai due che, legati a lui tramite la tecnica del controllo dell'ombra, furono costretti a eseguire specularmente ogni suo movimento. A pochi metri di distanza infine si fermarono. Kiba, Shino, Choji, Karui e Omoi si unirono al gruppo.

« Cos'è, pensavi che non ce la potessimo fare da soli? Mi sarebbe bastato un Rasenshuriken » si lamentò Naruto.

« Già, probabilmente ve la sareste cavata ugualmente » rispose il Nara.

Sasuke alzò un sopracciglio all'udire quel 'probabilmente'.

« In ogni caso ho preso la mia decisione » continuò Shikamaru.

« Quindi ora che fai? Ci riporti alla Foglia? » domandò l'Uchiha.

Per tutta risposta il ninja con il codino sorrise, poi sciolse la tecnica con rassegnazione. I ninja della Foglia sorrisero impercettibilmente.

« Ne abbiamo parlato e non ce la sentiamo di ostacolarvi. Non so cosa vogliate ottenere agendo così, ma cercate di fare in modo che io non debba avervi sulla coscienza, in futuro. »

Naruto e Sasuke sorrisero in risposta.

« Che cosa significa che li lasciamo andare?! » sbraitò Karui, interrompendo quel momento: « Non ne abbiamo parlato affatto. Tutto quello che abbiamo fatto è stato fissarli combattere! Poi tu gli salvi il culo e gli auguri 'buona partenza'?! »

La rossa li fissò uno a uno, cercando di trovare supporto nello sguardo di qualcuno di loro. Infine rassegnata si rivolse a Omoi, ma nemmeno il suo amico d'infanzia sembrava appoggiarla.

« E tu? Tu non dici niente?! È la persona che ha attaccato Bee e il Raikage e tu te ne stai lì così! Cos'è, ti sei fatto commuovere dai loro discorsi sul 'che bello quando eravamo tutti amici'?!»

« Karui, calmati. Non è per questo e tu lo sai. È solo che... »

« Solo cosa?! Siete un branco di vigliacchi, ecco cosa siete! Se non lo fate voi lo farò io! »

Con rapidità estrasse la katana dal fodero sulla schiena e si lanciò verso Sasuke. Come si aspettava, il moro si mise in posizione difensiva. Ciò che non si aspettava era che Naruto si mettesse in mezzo. Il biondo si frappose fra lei e Sasuke, ma non accennò a difendersi. Si limitò invece a fissarla.

"Cosa fa questo maledetto idiota? Se non para il colpo, giuro che gli apro la testa a metà!"

Tutto avvenne in una frazione di secondo. La lama calò inesorabile, impattando contro la fronte di Naruto. Un rivolo di sangue colò sulla fronte del biondo e poi sul viso. Poche gocce scarlatte caddero a terra. L'Uzumaki si limitò a fissare la kunoichi di Kumo senza proferire parola. Questa aveva fermato la lama all'ultimo momento, provocandogli un leggero taglio superficiale e la perdita di una ciocca di capelli. Con il cuore che le batteva all'impazzata, Karui sostenne lo sguardo di Naruto. Non ce l'aveva fatta a colpirlo. In quegli occhi azzurri, profondi come il mare, per un attimo si perse. Poi tornò in sè, gettò via la spada con un gesto di stizza e si voltò.

« Tch, fate come volete » disse andandosene.

Omoi dette una lunga occhiata a Naruto e poi, dopo aver raccolto l'arma, le andò dietro.

Gli altri ninja della Foglia restarono in silenzio per alcuni secondi, osservandosi, poi Shikamaru disse semplicemente: « Spero di riavervi alla Foglia, un giorno. »

Dopodichè si separarono, ciascuno per la sua strada.

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Capitolo 7
*** Nel covo della serpe ***


Naruto e Sasuke si stavano inerpicando lungo il pendio roccioso, prestando attenzione a dove posassero i piedi. Mettere un piede in fallo in quella situazione avrebbe significato un ruzzolone di diverse centinaia di metri. Procedendo lungo il sentiero incastonato nel fianco della montagna, non si vedeva altro che alte scogliere rocciose, separate da una profonda gola. In fondo a questa si poteva udire il rumore di un torrente che scorreva impetuoso. Probabilmente era stato il suo incessante scorrere a scavare l'impressionante canyon nel corso delle ere geologiche. Il paesaggio si era ripetuto pressochè uguale da quando avevano messo piede all'interno del paese della Cascata. Sembrava che l'intero territorio fosse disseminato di fiumi che si biforcavano lungo profonde vallate, creando un dedalo di canyon caratterizzati da pareti a strapiombo, rapide e cascate. Erano giorni che marciavano, da quando si erano separati da Sakura e il Falco in quella radura nel paese del Fuoco. Naruto avrebbe voluto lanciarsi subito all'inseguimento dei compagni, ma Sasuke aveva proposto una linea d'azione diversa: seguirli a distanza, in modo da intercettare eventuali inseguitori e coprirne così la ritirata. Non era stata una scelta presa a cuor leggero.

« Sei sicuro che si stiano dirigendo proprio la?»

« Ti ricordi la discussione che hai avuto con Karin. Nella nostra posizione attuale non c'è alcun Paese che potrebbe essere disposto ad accoglierci per un motivo diverso dal rispedirci con un bel fiocco a uno qualsiasi dei Kage. So come ragionano Karin e Suigetsu e devono essersi diretti in quel posto. »

« E Sakura avrebbe acconsentito a seguirli? »

« Con la ferita che ha subìto, quasi sicuramente Juugo necessita di un'operazione chirurgica. Lo avranno stabilizzato per trasportarlo, ma dovrà essere operato al più presto e non è una cosa che possa essere fatta in grotte o boschi. Sakura è un medico, sono sicuro che abbia messo la vita di Juugo in primo piano. »

« E allora raggiungiamoli alla svelta e andiamoci tutti assieme! »

« E se mandassero un'altra squadra al nostro inseguimento? Pensi di poterli proteggere tutti? Hai visto come è andata a finire l'ultima volta! »

" Sempre con la risposta pronta eh? "

Naruto si era dimenticato quanto gli desse fastidio discutere con Sasuke, soprattutto perchè il moro finiva sempre con l'avere ragione.

« Tu mi vieni a dire che Sakura si sta dirigendo da quel pazzo, dopodichè, non contento, proponi pure di lasciarla andare da sola e prendercela comoda! »

« Te lo sto dicendo perchè è il modo di farle correre meno rischi! »

Ce ne era volute di discussioni per farli mettere d'accordo e alla fine, come prevedibile, Naruto aveva acconsentito a seguire il piano suggerito da Sasuke. Non aveva però digerito la situazione e gli ultimi giorni erano trascorsi con il biondo che affrettava il passo e Sasuke che lo richiamava per fargli rallentare l'andatura.

« Così rischiamo di raggiungerli. »

" È quella l'idea."

Dopo due giorni di cammino però, la stanchezza iniziava a farsi sentire in entrambi. Affaticati per le lotte e la marcia forzata, i vestiti ancora umidi e sporchi di fango per il temporale, erano ormai prossimi a raggiungere il limite di sopportazione.

All'improvviso Sasuke si fermò, tanto che Naruto, che lo seguiva d'appresso, concentato sui suoi pensieri e con la mente annebbiata per la stanchezza, quasi andò a sbattergli addosso.

« Cosa ti salta in mente di fermarti così di botto? Vuoi farci finire di sotto?! »

« Siamo arrivati » rispose semplicemente il moro, sospirando per la fine del viaggio.

Naruto sgranò gli occhi e sollevò lo sguardo. Poco più avanti, sopra le loro teste, un grande edificio se ne stava abbarbicato contro la parete rocciosa. Era una costruzione in stile orientale, rivestita di legno e con il classico tetto di tegole inclinato. Appariva in tutto e per tutto come una specie di dojo incastrato nella roccia e da come l'aveva descritto Sasuke, l'interno era molto più grande di quanto non apparisse all'esterno, dato che molti ambienti erano stati ricavati scavando all'interno della montagna. Dal punto in cui si trovavano la costruzione appariva piuttosto appariscente, ma ripensando all'intricato labirinto di sentieri e vallate che avevano percorso per raggiungerlo, Naruto si convinse che fosse un rifugio sapientemente celato.

« Questo è l'ultimo nascondiglio di Orochimaru » commentò Sasuke.

I due compagni si accorsero improvvisamente di non sentire più la stanchezza, solo una gran fretta. Si scambiarono un'occhiata, dopodichè, senza proferire parola, presero a correre verso l'agognata meta.

 

 

Nel covo della serpe

 

 

Sasuke perlustrò con attenzione il perimetro della costruzione, stando attento ad attivare i vari meccanismi che permettevano l'ingresso nel rifugio. Naruto lo fissava perplesso con un sopracciglio alzato, mentre il moro tentava di ricordare la sequenza di leve e meccanismi da attivare per entrare nella base senza incappare nelle trappole. Quando ebbe finito, un clangore metallico accompagnò la comparsa di un passaggio segreto nel fianco della montagna.

« Andiamo » disse semplicemente, mentre oltrepassava il pertugio seguito da Naruto.

Oltre il passaggio si estendeva un lungo cunicolo buio. Camminarono con cautela per diverse centinaia di metri, totalmente avvolti dall'oscurità, finchè una fievole luce non segnalò loro la fine del tunnel. Il cunicolo sfociava in una grande sala sotterranea dalla forma semisferica, illuminata fievolmente da candele disposte lungo le pareti circolari. L'enorme volta rocciosa e il pavimento erano decorati con incisiosi che ricordavano le spire di migliaia di serpenti. Lungo le pareti si aprivano diversi cunicoli, indistinguibili tra loro e da quello che avevano appena percorso. Un ambiente tutt'altro che allegro, ma entrambi lo accolsero quasi con sollievo dopo la camminata nell'oscurità più totale.

« Sakuraaa! » cominciò a gridare Naruto all'improvviso, dando un perfetto esempio del contrario della parola stealth.

Sasuke, che gli stava giusto a fianco, si coprì l'orecchio che stava dal lato del compagno per non venire assordato.

« Sakuraaaaaa! »

« Si può sapere che cazzo ti urli?»

« L'hai detto tu che Sakura si trova qui »

« Ti ho detto anche di fare silenzio però »

« Io non me lo ricordo. Però mi ricordo che hai detto che non avremmo corso rischi qui. Quindi, se è vero, posso urlare quanto mi pare, altrimenti tanto vale far uscire subito allo scoperto il tuo amico, perchè se ha fatto del male a Sakura giuro che... »

« Oh non preoccuparti, Naruto. Non l'ho toccata nemmeno con un dito » disse una voce sibilante, comparsa improvvisamente alle loro spalle.

I due compagni si voltarono di scatto, assumendo istintivamente una posizione difensiva. Davanti a loro, distante solamente pochi passi, Orochimaru li osservava in atteggiamento rilassato, con le braccia distese lungo i fianchi. Era impressionante come fosse comparso alle loro spalle senza emettere il benchè minimo rumore. Indossava un lungo kimono bianco, decorato con un motivo blu scuro che ricordava dei serpenti e legato in vita da una fascia dello stesso colore. L'aspetto era lo stesso di sempre. Dimostrava tra i trenta e i quarant'anni, nonstante avesse passato da tempo i cinquanta.

« Rilassatevi, non ho intenzioni ostili » disse il Sannin con nonchalance: «Sasuke, è questo il modo di accogliere il tuo caro maestro dopo esserti introdotto in casa sua? »

A quelle parole, Sasuke sentì un brivido corrergli lungo la schiena.

« Devo ammettere che non mi sarei mai aspettato questa vostra visita » continuò Orochimaru imperterrito: « o almeno fino a poche ore fa, quando ho fatto l'incontro di un gruppetto parecchio interessante. »

« Bastardo! Facci vedere subito Sakura! E anche Suigetsu, Karin e Juugo!» gridò Naruto digrignando i denti.

« Credo proprio che in questo momento non sia possibile. »

I due ninja di Konoha sentirono improvvisamente un nodo alla gola e rimasero immobili a fissare il Sannin, indecisi su quali implicazioni potessero celarsi dietro a quelle parole, quando furono riscossi da una voce fin troppo familiare.

« Naruto! Sasuke! Siete arrivati! »

Sakura era comparsa da uno dei cunicoli, correndo loro incontro con un sorrtiso smagliante. Karin e Suigetsu la seguivano camminando con più calma. I tre nuovi arrivati si unirono al bizzarro trio formato da Naruto, Sasuke e Orochimaru. Il moro e il biondo fissarono la compagna, sbalorditi per la banalità della sua entrata in scena dopo i momenti di tensione vissuti poco prima.

« È... è tutto a posto? » domandò Naruto, scioccato.

« Sì, certo » rispose la rosa candidamente, dopodichè, intuendo forse la preoccupazione dei compagni, lanciò un'occhiata seria a Orochimaru e aggiunse: « Non preoccupatevi, ci ha accolti gentilmente. »

Sasuke fissò il vecchio maestro con sguardo dubbioso, cercando inutilmente di sondarne le intenzioni. Naruto si limitò a rivolgergli lo sguardo carico d'astio che gli aveva sempre riservato fin dal loro primo incontro nella foresta della morte.

« Juugo come sta? » si interessò Sasuke, riportando il discorso su qualcosa su cui potesse ricavare una risposta soddisfacente.

« Siamo arrivati qui alcune ore fa ed era debolissimo. Sono riuscita a operarlo appena in tempo, grazie alla sala chirurgica che Orochimaru ci ha messo a disposizione. Adesso sembra fuori pericolo, anche se non ha ancora ripreso conoscenza. »

Sasuke e Naruto tirarono un breve respiro di sollievo nell'udire la notizia. Fu allora che Naruto, finalmente rilassatosi un poco, notò qualcosa cui fino ad allora non aveva fatto caso.

« Ma... Sakura, come sei conciata? »

I capelli rosa erano raccolti alti dietro la testa, fatta eccezione per due grandi ciocche che le incorniciavano il viso. Indossava un qipao senza maniche di colore rosso, decorato con serpenti rosa stilizzati e legato in vita da una spessa fascia chiara. L'abito orientale le arrivava a metà coscia, mentre due profondi spacchi laterali si spingevano fin quasi alla vita, permettendole una maggiore libertà di movimento. Sotto al vestito indossava pantaloncini corti aderenti e un paio di stivali al ginocchio. Anche Karin e Suigetsu si erano cambiati. Karin indossava una camicia scollata e pantaloncini corti, mentre Suigetsu pantaloni lunghi e una tunica a mezze maniche.

« Vorresti dirmi che te ne sei accorto solo adesso?! » rispose Sakura seccata. Dopodichè lanciò un'occhiata un po' imbarazzata a Sasuke e iniziò a spiegare arrossendo: « Ecco, dopo l'operazione Orochimaru ci ha proposto un bagno e un cambio d'abiti, così, visto che eravamo ridotti da far schifo... »

« Dovreste approfittarne anche voi » si intromise la serpe: « Potremo parlare quando vi sarete cambiati e rinfocillati. »

I due di Konoha di diedero un'occhiata e non poterono che convenire di trovarsi in uno stato pietoso. Sporchi di fango fino alla vita, con l'umidità della pioggia che era penetrata nei vestiti rendendoli fradici fino al midollo, giunsero al compromesso che fosse meglio fidarsi e accettare l'ospitalità che, almeno per il momento, gli veniva offerta.

 

« Incredibile! Questi vestiti sono molto più comodi di quel che pensassi » commentò Naruto mentre stiracchiava le gambe. Non che gli andasse troppo a genio indossare gli stessi indumenti di Sasuke. Pantaloni e stivali scuri legati in cintura da cordoni violacei, ma era la divisa messagli a disposizione da Orochimaru, per cui era inutile lamentarsi.

« Cosa credevi? Che andassi in giro scomodo per fare lo stiloso? » rispose il moro seccato.

« Non è rimasto molto altro » commentò Suigetsu mentre entrava nella stanza dove Naruto e Sasuke stavano finendo di vestirsi. Lanciò a una maglietta a ciascuno dei due: bianca a collo alto per Sasuke e arancione a girocollo per Naruto.

« Così va decisamente meglio! » esclamò il biondo esprimendo la sua approvazione verso il capo d'abbigliamento.

Finito di cambiarsi e usciti dalla stanza, trovarono Sakura ad aspettarli. La rosa accennò una risatina vedendo Naruto vestito come un sottoposto di Orochimaru.

« È ora di andare » commentò semplicemente Sasuke: « Abbiamo cose importanti da discutere.»

 

« Quindi, vediamo se ho capito come stanno le cose » ridacchiò Orochimaru con la sua voce sibilante: « Avete abbandonato il villaggio e chiedete la mia ospitalità. Che risvolto interessante hanno preso gli eventi. »

« Taglia corto. Possiamo restare? » rispose Sasuke freddo.

« Sei molto scostante con il tuo caro maestro, Sasuke. Mettiamo subito in chiaro che correrei un grande rischio a ospitarvi. Avevo intenzione di starmene tranquillo per un po', ma dandovi rifugio potrei attirare attenzioni indesiderate da parte della Grande Alleanza, e se ciò dovesse succedere... »

« Vuol dire che ci sbatti fuori? » tagliò corto l'Uchiha.

« Mio caro, non ho detto questo. Dopotutto siete i miei 'allievi' prediletti. Voglio solo dire che potrei essere molto più ospitale se foste disposti a farmi un piccolo favore. »

« Che genere di favore? » domandò perplesso Naruto.

« Come sapete, una volta ero a capo di un'intera nazione: il paese del Suono. Avevano iniziato addirittura a chiamarmi Otokage, anche se questo appellativo non mi era riconosciuto al di fuori del paese. Tutto filava liscio, finchè non decisi di muovere guerra alla Foglia.»

« Ce li ricordiamo fin troppo bene quella guerra » si intromise il biondo seccato.

« Ebbene, come ricorderete, quella guerra non si concluse troppo bene, specialmente per il paese del Suono. Alcuni gruppi di opposizione ne approfittarono per alimentare il dissenso al governo e scacciarmi dal paese, in modo da prendere il potere al mio posto. Al tempo ero debole per combattere, per questo fui costretto a ritirarmi nei nascondigli sparsi per gli altri paesi, perdendo molti dei miei sottoposti. »

« Quanto mi dispiace » commentò di nuovo Naruto, acido.

« Smettila di interromperlo! » gli sussurrò Sakura tirandogli una gomitata al fianco. Anche la rosa portava risentimento verso Orochimaru, ma in quel momento avevano bisogno del suo aiuto.

« Arrivando al punto» continuò il Sannin: « assieme al paese ho dovuto lasciare molti degli esperimenti che stavo conducendo. Ce n'è uno in particolare che sta tornando a interessarmi negli ultimi tempi. Vorrei che vi infiltraste nel paese del Suono per mio conto e recuperaste il materiale relativo a quell'esperimento. »

Calò il silenzio per un istante, ma venne subito rotto da Naruto: «Sei pazzo se credi che accetteremo.»

Il biondo si voltò verso i compagni in cerca di approvazione, ma notò che Sasuke era pensieroso all'idea.

« Ci stai seriamente pensando? » gli chiese Naruto alterato.

« Non essere così precipitoso » rispose l'Uchiha: « Abbiamo bisogno di rifugio e Juugo non può muoversi.»

« È l'uomo che ha attaccato il villaggio della Foglia e ucciso il terzo Hokage! Lo stesso che voleva utilizzare il tuo corpo come contenitore per la sua anima! Con questo esperimento magari svilupperà una nuova tecnica e tornerà nuovamente all'attacco. »

« Non preoccuparti, Naruto. Non ho più alcuna mira verso la Foglia e nemmeno il corpo di Sasuke mi interessa più » disse rivolgendo all'Uchiha un sorriso languido, al che il moro ebbe nuovamente un brivido lungo la schiena. « In ogni caso non dovete darmi una risposta subito, posso aspettare fino a domani. Sappiate però che non vi sto offrendo solo un rifugio ma anche qualcos'altro. »

« Che cosa intendi dire? »

« Potrei restituirvi le braccia. »

I presenti furono sinceramente stupiti.

« Come? »

« Un trapianto. Non per vantarmi ma ho una discreta esperienza con gli interventi chirurgici. Questo caso esula un po' dal mio campo, dato che solitamente i miei pazienti sono più... come dire... morti, ma con la presenza dell'allieva della geniale principessa delle lumache, non dovremmo avere problemi. »

« Vorresti trapiantarci il braccio di un morto?! » intervenne Naruto disgustato.

« Niente di così scandaloso, il braccio di un cadavere non sarebbe efficiente » minimizzò Orochimaru, poi, rivolgendosi a Sasuke, aggiunse: « Tu dovresti avere una certa familiarità con la mia tecnica della sostituzione. È in grado di generare duplicati del corpo che non scompaiono come accade con una normale tecnica della moltiplicazione. È il frutto di anni di ricerche e in questo caso, manipolando opportunamente un vostro campione di cellule, potrei generare una protesi funzionante senza pericolo di rigetto. »

Infine, dato che nessuno osava parlare, disse: « Pensateci. Mi darete la risposta domani. »


***
Spazio autore:

Salve a tutti! È più di un mese che non pubblico... che dire, scusate il ritardo. Comunque ho apportato delle modifiche ai primi capitoli. Dal punto di vista della trama non è cambiato assolutamente niente: la storia procede esattamente come prima. Ciò che è leggermente cambiato è il modo in cui la racconto. È cambiato l'ordine di alcuni capitoli e ho aggiunto alcuni paragrafi. Se avete voglia dateci un occhio, altrimenti , se avete già letto una volta i primi capitoli, potete comunque continuare a leggere i nuovi senza trovare alcun problema nel seguire la trama.

A presto.

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Capitolo 8
*** Interi ma Divisi ***


Interi ma Divisi

 

Sollevò la mano destra, osservandola stagliarsi contro il cielo stellato, dopodichè abbassò lo sguardo sull'arto sinistro troncato all'altezza del gomito. Una leggera brezza gli scompigliò i capelli mentre Sasuke, seduto sul tetto di tegole del nescondiglio, rimuginava in solitudine. Tornare ad avere il braccio sinistro. Nemmeno per un minuto, da quando l'aveva perso, aveva considerato la possibilità di recuperarlo. L'aveva rimpianto ovviamente, ma aveva accettato il fatto come punizione per i suoi crimini e l'aveva eletto a monito per non ripetere più gli stessi errori. Ora Orochimaru gli prometteva di renderglielo, lo stesso individuo che aveva rappresentato il suo primo grande passo sulla strada della perdizione. Non lo aveva mai chiamato 'maestro' e lo stesso aveva fatto con Kakashi: era troppo ossessionato dal suo obiettivo e convinto della superiorità del clan Uchiha. Dopotutto Kakashi svolgeva quel ruolo per dovere verso il villaggio e Orochimaru per interesse, quindi non avrebbe avuto alcunchè di cui ringraziarli. I suoi progressi erano merito suo e di nessun altro. Doveva però ammettere che rappresentavano le due persone da cui aveva imparato di più in vita sua, oltre a Itachi.

Sasuke non era mai stato troppo a rimuginare sulle ripercussioni che le sue scelte avrebbero potuto avere sugli altri: oltre al suo obiettivo non importava nient'altro, anzi, tutto il resto era da sacrificare per il raggiungimento dello scopo finale. Solo quando aveva messo da parte il suo orgoglio, dopo lo scontro con Naruto, si era reso finalmente conto di quanto male avesse fatto alle persone che gli volevano bene. Rimaneva da verificare se ora i suoi peccati fossero troppo gravi da poter espiare e se i legami che aveva cercato in tutti i modi di troncare fossero ormai irrimediabilmente spezzati. Forse non gli sarebbe bastata la sua intera esistenza per redimersi completamente dai suoi errori, ma doveva pur sempre provarci, cominciando anche solo con un piccolo passo. Se alla fine del viaggio avesse poi scoperto di non esserci riuscito, tutto sommato trovava che sarebbe stata comunque un'esistenza ben spesa.

« Ecco dove ti eri cacciato » risuonò una voce amica alle sue spalle.

« Ciao, Sakura » rispose semplicemente il moro.

« Non ti si è più visto, così ho pensato di venire a cercarti » precisò la kunoichi mentre si sistemava a sedere accanto a lui, a distanza di qualche passo.

Entrambi tacquero, lasciando la parola a un silenzio imbarazzato.

 

Sakura Haruno era probabilmente la persona che Sasuke aveva fatto soffrire di più. Si era accorto fin dall'infanzia che la rosa avesse una cotta per lui: non era mica scemo. Però quella che inizialmente aveva considerato come una fastidiosa infatuazione giovanile si era poi dimostrata qualcosa di più profondo. Nonostante egli avesse tentato di farsi odiare in tutti i modi, Sakura aveva continuato imperterrita a dichiarargli il suo amore, arrivando addirittura a offrirsi di abbandonare il villaggio per aiutarlo nella sua vendetta. Sasuke davvero non capiva come avesse fatto a meritare una tale abnegazione. Ora quell'amore era probabilmente andato perduto lungo la strada: l'aveva trattata troppo male perchè potesse ancora amarlo. D'altro canto, se la rosa avesse provato ancora qualcosa per lui, Sasuke non avrebbe saputo come rispondere a quel sentimento. In passato ne era sempre scappato per non farsene distrarre e aveva vissuto così a lungo sulla strada dell'odio che il suo cuore ne era uscito inaridito. Ma anche se Sakura l'avesse ora odiato con tutte le sue forze, avrebbe comunque dovuto fare in modo di renderla felice, se non altro come ringraziamento per avergli voluto bene.

 

Sakura non sapeva cosa dire. Non sapeva neanche cosa ci fosse andata a fare di preciso fin lì. Non sapeva cosa provare per Sasuke e nemmeno in che modo comportarsi con lui. Avrebbe dovuto sentirsi arrabbiata, delusa, umiliata. Lo aveva fatto, ci si era sentita per molto, forse troppo tempo. Aveva perso il conto delle volte in cui aveva pianto, sola nel suo letto, fino a crollare sfinita e trovare conforto fra le braccia di Morfeo. Avrebbe dovuto provare repulsione per Sasuke: per come l'aveva trattata, per come aveva ripetutamente respinto i suoi sentimenti per dedicarsi al suo progetto di odio e rancore. Era però fin troppo consapevole del fatto che non sarebbe mai riuscita a dimenticarlo perchè, ogni volta che lo guardava, rivedeva quel ragazzino introverso che le aveva fatto battere il cuore. Dentro di lei, in una angolo appartato della sua anima, sopravviveva ancora quella ragazzina timida e impacciata che sognava di tenerlo per mano e concedergli il suo primo bacio. Era stata ella stessa a fare in modo che quella bambina non scomparisse, perchè in fondo le sarebbe piaciuto tornare a vivere quei tempi innocenti e puri, prima di scoprire gli orrori della guerra e del tradimento.

 

« Stai pensando all'offerta di Orochimaru? » domandò infine, giungendo a un compromesso con sè stessa: « Se fossi nei vostri panni, non mi sembrerebbe vero di poter riavere entrambe le braccia, cioè... senza offesa... comunque non ho mai visto Naruto così contraro all'idea di fare qualcosa, nemmeno quando doveva fare le iniezioni in ospedale. Anche dopo che vi è stata data la possibilità di recuperare il braccio, ha continuato a sbraitare che Orochimaru era un pazzo e che non dovreste fidarvi. Penso però che vorrebbe accettare ma che sia troppo arrabbiato o troppo orgoglioso per accettare il suo aiuto. »

« E tu, Sakura? Tu ti fideresti? »

La rosa fu sinceramente stupita. Non era da Sasuke chiedere il parere degli altri.

« Beh, Naruto non ha tutti i torti. In particolare, il prelievo di cellule è sospetto. È coerente con la teoria del voler realizzare una protesi compatibile con il vostro corpo, ma in questo modo Orochimaru avrebbe accesso al vostro dna e chissà cosa potrebbe farci. » A quel punto assunse un tono più incoraggiante e aggiunse con un sorriso: « Comunque, anche se stesse architettando un tiro mancino, tu e Naruto siete abbastanza forti da tenarlo a bada. E poi non dimenticare che ci sono anch'io. Il team 7 è composto da tre elementi! »

Sasuke si esibì un sorriso rasserenato, comprendendo che l'entusiasmo di Sakura derivasse più dal volerlo rassicurare che da un vero ottimismo.

« Grazie, Sakura. Penso che accetterò l'offerta. »

« In ogni caso non aspettarti che il braccio creato artificialmente possa fare miracoli. Sarà inferiore a quello originale. »

« No, sarà sicuramente migliore. »

La rosa gli rivolse uno sguardo interrogativo.

« Con quello vecchio ti ho quasi uccisa. »

La rosa si scoprì ad arrossire per quelle parole.

"No, no, no, non puoi ricascarci così. Non dopo tutto quello che ti ha fatto!"

 

Poco distante, una figura avvolta nel buio notturno assistette alla scena. Naruto non era andato fin lì per origliare: era uscito a cercare i compagni. Quando li aveva trovati però, non era riuscito a unirsi a loro. Vederli conversare assieme serenamente lo aveva bloccato. Si sentiva felice ma allo stesso tempo triste.

"Che sentimento è questo?"

Avrebbe voluto avvicinarsi e sedere con loro, discutere assieme sotto il cielo stellato, ma sentiva di essere fuori luogo. Il team 7 era composto da tre elementi ma Naruto sentiva di essere il terzo incomodo. Ora che erano fuggiti dalla Foglia non aveva più il villaggio, nè gli amici, nè il maestro Iruka, Kakashi, nonna Tsunade e tutti gli altri. Gli rimaneva solo il team 7, ma Sakura era innamorata di Sasuke: lo era sempre stata. Sasuke, dal canto suo, ora che aveva abbandonato la vendetta si sarebbe presto accorto di cosa aveva rischiato di perdersi. Quando ciò fosse accaduto il trio sarebbe diventato un duo e lui sarebbe rimasto solo. Tornò sui suoi passi, andandosene da quel luogo come ci era arrivato: senza che nessuno se ne accorgesse.

 

Sakura e Sasuke andarono avanti a parlare a lungo quella notte. Rivangarono le missioni svolte col team 7 e discussero su come era cambiato il villaggio da allora. Parlarono di Naruto e del maestro Kakashi, dei loro coetanei e dei tempi dell'accademia fino a quando non convenirono fosse ora di coricarsi e, non senza un minimo di imbarazzo, si scambiarono la 'buonanotte' e si ritirarono nelle rispettive stanze.

 

Il mattino seguente, dopo aver controllato le condizioni di Juugo, Sakura si diresse con Karin nella stanza in cui avevano concordato di radunarsi con gli altri. Le due kunoichi avevano avuto modo di legare molto negli ultimi giorni a causa anche del viaggio, o meglio la fuga, che avevano compiuto fianco a fianco verso il covo di Orochimaru. Entrambe ricordavano ancora il loro primo incontro su quel fatidico ponte, dove avevano pianto assieme calde lacrime, ma avevano scoperto che l'aver condiviso il dolore provocato dallo stesso ragazzo non era l'unica cosa ad unirle. Entrando nella stanza in cui si trovavano già Sasuke, Suigetsu e Orochimaru, la rosa distolse lo sguardo notando come l'Uchiha la stesse osservando. I presenti erano seduti a un grande tavolo circolare con le sedie tutte uguali, fatta eccezione per quella su cui poggiava Orochimaru, che era decisamente sproporzionata rispetto alle altre per dimensioni e decorazioni. Le due kunoichi trovarono posto a sedere assieme agli altri mentre Naruto li raggiunse poco dopo. Il biondo fece il suo ingresso salutando in maniera svogliata e si stese sulla sedia a lui riservata accavallando maleducatamente le gambe sopra il tavolo.

"Che si sia svegliato con la luna storta?"

Orochimaru sembrò non prendersela, dato che liquidò il gesto con un sorrisino.

« Spero che abbiate riflettuto seriamente sulla mia proposta. Allora Sasuke, tu cos'hai deciso. »

« Puoi veramente restituirmi il braccio? » rispose l'Uchiha, freddo.

« Pensi che ti ingannerei su una faccenda che mi sta tanto a cuore? »

« Allora va bene. »

"Senza neanche un ringraziamento, eh?"

« Bene, allora possiamo procedere con entrambi i trapianti » tagliò corto Orochimaru.

« Come entrambi? » domandò Sakura, colta di sorpresa.

« Naruto mi ha dato la sua conferma ieri sera. Vorreste per caso dirmi che ne eravate all'oscuro? Interessante » insinuò il Sannin.

Sakura e Sasuke lanciarono un'occhiata interrogativa a Naruto, non tanto per il fatto che avesse cambiato idea accettando il trapianto, quanto per il fatto che non ne avesse fatto parola con loro ma fosse invece corso subito da Orochimaru. Naruto distolse lo sguardo e liquidò la faccenda con un 'affari miei'.

 

Successivamente tutti si spostarono nel laboratorio di Orochimaru. Si trattava un lungo locale senza finestre e dotato di un sistema di ventilazione forzata. Numerosi neon emettevano una fredda luce bianca. Lunghi armadi, che servivano a contenere le attrezzature da laboratorio, ricoprivano interamente le pareti, interrompendosi in alcuni punti per far posto a delle porte blindate, che lasciavano intendere ai visitatori che il laboratorio proseguisse in altre stanze. Il locale era disseminato di lunghi banconi metallici su cui trovavano posto fascicoli, ampolle, provette e apparecchiature varie. Mentre Karin e Suigetsu, su richiesta di Orochimaru, iniziarono a racimolare dell'attrezzatura dagli armadi, Sasuke e Sakura seguirono il Sannin attraverso l'aula. Naruto si fermò a curiosare fra una pila di provette dai colori stravaganti. Ne prese in mano una che conteneva un liquido dal colore violaceo e la osservò in controluce. Dopo aver concluso la sua analisi emettendo un 'bah', fece per rimetterla a posto ma nel compiere il gesto urtò un'ampolla di vetro che cadde e si frantumò, lasciando fuoriuscire un liquido dal colore verde pallido. Naruto cercò istintivamente di assumere un'atteggiamento insospettabile, ma ormai il danno era fatto. Tutti i presenti se ne erano ovviamente accorti: qualcuno lo fissava male e qualcun'altro roteava gli occhi.

« Naruto, ti pregherei di non toccare più niente » lo ammonì Orochimaru con tono divertito: « Alcuni di quei fluidi diventano letali a contatto con l'aria »

Il biondo si affrettò a rientrare nei ranghi, raggiungendo i compagni con la coda fra le gambe. Incrociare per un attimo lo sguardo inferocito di Sakura lo convinse a starsene quieto più del pericolo di morte di cui lo aveva avvertito il Sannin.

« Bene, ora vi rispiego in cosa consiste l'esperimento... pardòn, l'operazione » cominciò a parlare Orochimaru mentre armeggiava con delle grosse siringhe che fecero venire i brividi a Naruto. Il biondo pensò però di starsene buono, dopo la figura di poco prima.

« Preleverò alcuni campioni di cellule dal vostro corpo, dopodichè li metterò a coltura negli incubatori che vedete lì. Sottoposte ad alcuni trattamenti speciali che ho messo a punto negli anni, le cellule cominceranno a risprodursi fino a replicare perfettamente il braccio che avete perso. »

« Quanto ci mettono le cellule a crescere? » domandò Sakura, interessata.

« Alcune ore, dopodichè potremo procedere direttamente al trapianto. A quel punto toccherà a te, signorina, eseguire l'operazione. Ci tengo comunque a precisare che il braccio creato con questo sistema avrà una durata limitata. Se verrete feriti guarirà più in fretta del normale e la percezione del dolore sarà attenuata, ma la capacità di rigenerazione è limitata per cui, ogni volta che subirà qualche trauma, di fatto il braccio si deteriorerà. »

« Cosa vuol dire esattamente? » chiese Naruto perplesso.

« Vedilo come soffiare in un palloncino. Ogni colpo che il braccio riceve consiste in un soffio e quando raggiunge il limite... »

« Vuoi dire che il braccio può esploderci?! »

« Niente di così catastrofico, raggiunto il limite semplicemente smetterebbe di funzionare. Comunque il cedimento non sarà così improvviso, ci penserà il vostro corpo ad avvisarvi prima. In ogni caso questi arti avranno una grande resistenza, solamente volevo precisare che non sarà infinita. Perciò sarebbe meglio che evitaste di, chessò, far scontrare un Rasengan con un Chidori. »

« Bene, quindi avremo un braccio con la data di scadenza, che affarone che stiamo facendo » brontolò Naruto.

« Ogni cosa in questo modo ha una durata limitata, il resto del tuo corpo non fa certo eccezione. La bellezza della mia tecnica sta nel fatto che le parti che decadono possono essere sostituite, come un meraviglioso serpente che fa la muta. »

Evidentemente i continui esperimenti praticati su sè stesso per ottenere l'immortalità avevano condotto Orochimaru ad avere una visione del mondo tutta particolare, portandolo a concepire il corpo umano alla stregua di un meccanismo di cui ogni pezzo era sostituibile a piacimento.

 

Come aveva stimato Orochimaru, dopo un paio d'ore le nuove braccia erano pronte. Il team 7 osservava affascinato gli arti che erano cresciuti come per magia all'interno degli incubatori.

« Possiamo procedere » stabilì il Sannin: « Principessina delle lumache, Karin ti accompagnerà in sala operatoria per prepararti, in quanto a voi due » aggiunse consegnando a Naruto e Sasuke due bicchierini: « ho preparato un potente anestetico che non vi farà sentire dolore durante l'operazione. »

Sakura finse di non sentire l'epiteto affidatole da Orochimaru. Anche se era un omaggio alla sua geniale maestra, le suonava decisamente poco grazioso.

« Frena un attimo » protestò per l'ennesima volta Naruto: « L'hai preparato tu, questo? » disse indicando il liquido che gli veniva porto.

« Naturalmente. »

Il biondo diede un'occhiata sospettosa alla sostanza contenuta nel piccolo recipiente, la annusò, dopodichè la restituì con fermezza.

« No grazie. »

« Naruto, ragiona » intervenne Sakura: « Non puoi sottoporti all'operazione senza anestesia. »

« Se non mi ucciderà da addormentato non mi ucciderà neanche da sveglio. Posso sopportare benissimo un po' di dolore. »

« Devo collegare nervi, ossa e muscoli: è la cosa più dolorosa che un essere umano possa provare. Sasuke, diglielo anche tu. » insistette la rosa cercando di farlo rinsavire.

« Paura di farti la bua, teme? » lo punzecchiò Naruto.

Anche Sasuke restituì a quel punto l'anestetico.

« Vedi di non pentirtene, dobe. Non vorrei fracassarmi i timpani con le tue grida di dolore. »

 

Le proteste esasperate di Sakura non bastarono a evitare che i due si cimentassero in quella follia. Terminata l'operazione, la kunoichi specialista di medicina era decisamente a pezzi. Mantenere la concentrazione al massimo per tutto il tempo dell'intervento l'aveva stremata. Per fortuna, oltre a tendini e muscoli, non aveva dovuto collegare anche i vasi sanguigni. A quanto pare gli arti creati artificialmente da Orochimaru non avevano bisogno di apporto di sangue. Era molto insolito che le cellule potessero vivere senza l'ossigeno trasportato dall'emoglobina: Sakura avrebbe dovuto senz'altro approfondirne il funzionamento. D'altro canto però, Naruto e Sasuke non l'avevano certo aiutata con la loro cocciutaggine. Poteva capire che non si fidassero di Orochimaru, che avrebbe potuto somministrare loro chissà quale droga con la scusa dell'anestetico, ma il modo in cui si erano comportati le aveva messo il dubbio che tale motivazione fosse passata presto in secondo piano di fronte alla loro proverbiale rivalità. Mentre uno dei due si sottoponeva all'intervento e si lasciava sfuggire qualche verso di dolore, l'altro lo scherniva rivolgendogli sorrisini e facce compiaciute, così entrambi avevano stretto i denti e avevano passato l'operazione a fissarsi in cagnesco. L'infantilità e l'incoscenza che i due avevano dimostrato le aveva messo una tale irritazione addosso che forse in alcuni passaggi dell'intervento aveva calcato un po' troppo la mano, facendo provare loro anche più dolore del necessario.

Era comunque impressionante che fossero stati in grado di sopportare a quel modo. Un normale essere umano sarebbe svenuto per molto meno.

"Quegli idioti. Mi fanno sempre preoccupare. Speriamo solo che adesso se ne stiano a riposo. Non devono sforzare troppo le braccia nuove" pensò mentre si immergeva nella vasca da bagno, godendosi finalmente un meritato riposo.

 

 

Le ombre della sera stavano nuovamente calando sul nascondiglio di Orochimaru, anche se chi stava all'interno perdeva la cognizione del tempo dato che erano ben poche le stanze dotate di finestre.

« Ehi, teme! Come ti sembra stia andando il braccio nuovo? » chiese Naruto mentre faceva stretching.

« È strano » rispose Sasuke, mentre chiudeva e apriva ritmicamente la mano sinistra per verificare il funzionamento della protesi: « Avrei scommesso che il periodo di convalescenza fosse piuttosto lungo dopo un'operazione del genere invece, dal punto di vista della mobilità, fatico quasi a notare la differenza con l'altro braccio. »

« Confermo in pieno. Forse non dovremmo stupirci più di tanto, Madara si trapiantava parti del corpo come fosse fatto di cera. Magari la tecnica di Orochimaru è qualcosa di simile. »

« Può darsi » rispose il moro, anche se non riuscì a levarsi dalla mente l'idea che ci fosse qualcosa di insolito nel nuovo arto.

« Che ne dici » gli si rivolse Naruto in tono di sfida: « Li vogliamo provare? »

 

 

Suigetsu e Karin stavano tranquillamente passeggiando per il covo, ma il ninja di Kiri era piuttosto scettico riguardo alla compagna: "È tutto il giorno che si comporta in modo strano."

Già da diverse ore aveva notato come la kunoichi dai capelli scarlatti fosse piuttosto taciturna e pensierosa. Aveva provato a punzecchiarla, ma invece di ricevere le solite frecciatine pungenti non ne aveva ricavato altro che assensi svogliati, come se avesse la testa impegnata da tutt'altra parte. In quel momento, passando davanti a una delle stanze d'allenamento del nascondiglio, sentirono dei rumori.

« Ma che succede qui dentro? »

 

 

Naruto schivò l'ennesimo colpo e contrattaccò con forza. Sasuke parò fulmineamente e cercò di sbilanciare l'avversario, facendo perno sulla gamba d'appoggio. Il biondo si svincolò dalla presa arretrando di qualche passo. Era partita come una semplice sessione di sparring per provare i nuovi arti ma si era ben presto evoluta in una competizione vera e propria. Non centrava solo la rivalità, entrambi si stavano divertendo un mondo nello sfidarsi a quel modo. I loro stili di combattimento erano piuttosto diversi, eppure si bilanciavano alla perfezione. I colpi di Sasuke erano mirati e fulminei, ogni singolo attacco era studiato e non presentava il minimo movimento superfluo. Naruto, dal canto suo, era altrettanto veloce ma aveva uno stile più sporco e compensava la minor precisione con la forza. Al tutto si aggiungevano la resistenza dell'Uzumaki e i riflessi dell'Uchiha, che avevano entrambi del sovrumano.

« E va bene » disse Naruto con un sorriso: « È giunta l'ora di fare sul serio » e iniziò a raccogliere energia naturale, ma ancor prima di accumularne abbastanza da entrare in modalità eremitica, notò che lo sguardo di Sasuke si era soffermato su qualcosa alle sue spalle. Pensò si trattasse del momento buono per sorprenderlo ma quasi contemporaneamente ricevette una mazzata clamorosa sul retro del cranio.

« Razza di cretini! Che diavolo fate! »

Sakura li aveva raggiunti mentre erano distratti dal combattimento e non l'aveva presa bene.

« Non vi si può lasciare soli nemmeno per un attimo! Siete dei bambini! Volete distruggere le protesi il giorno stesso del trapianto?! Con tutta la fatica che ho fatto?! »

 

 

Suigetsu, che osservava il combattimento da un po' e aveva assistito senza intervenire all'entrata in scena di Sakura, scoppiò in una fragorosa risata.

« Di' un po' Karin » disse rivolgendosi alla ragazza a fianco a lui: « Non sono esilaranti? »

La kunoichi originaria del Vortice stava fissando il terzetto con sguardo sofferente. Suigetsu dovette chiamarla di nuovo, cercando di riscuoterla: « Ehi, che hai? » disse sventolandole una mano davanti al viso.

Karin reagì violentemente: « Niente! Non mi rompere! » disse arrabbiata, dopodichè lanciò un'ultima occhiata amara al terzetto della Foglia e se ne andò.

"Ma che le prende?"

 

Sakura continuò a urlare loro in faccia ogni tipo di insulto e rimprovero che le passasse per la mente.

"Questi due cretini! Anzi, cretina io che mi preoccupo per loro. Ma a che serve? Tanto non mi hanno mai ascoltata."

Mentre inveiva, sentì crescere il rossore al viso. Lo stress di quella lunga giornata si unì ad altri sentimenti che conservava nel profondo dell'animo e l'ansia crebbe sempre di più, finchè non sentì gli occhi inumidirsi, così se ne andò voltando le spalle con furia.

 

Naruto si sedette sul pavimento freddo, mentre Sasuke, in silenzio, guardava sfilare via la compagna.

« Che fai ancora lì? » domandò il biondo: « Vai a tranquillizzarla. »

« Non dovresti andare tu se sei così preoccupato? »

« Muoviti e non discutere, se non vuoi peggiorare ancora le cose. »

Il moro obbedì dopo aver lanciato a Naruto uno sguardo perplesso.

"Però è strano" ripensò Naruto, rimasto solo, mentre si osservava la protesi: "Per un attimo, mentre raccoglievo energia, mi è sembrato di percepire qualcosa."

 

Sasuke raggiunse la compagna a metà del corridoio.

« Sakura, fermati. »

La rosa si fermò senza però voltarsi.

« Ci devi scusare, la cosa ci è un po' sfuggita di mano. Però non devi preoccuparti per le protesi. La zona di impianto si è già cicatrizzata e... »

« Pensi che sia per le protesi? » lo interruppe l'Haruno continuando a dargli le spalle: « Tranquilli, continuate pure ad azzuffarvi tra di voi. Hai idea di quante volte, negli ultimi anni, mi sia svegliata piangendo nel cuore della notte dopo aver sognato voi due che vi uccidete a vicenda?! Di aver sognato di stringere i vostri corpi, freddi, e di essere lasciata sola?! »

« Sakura, io... »

Sasuke allungò un braccio a toccare la spalla della compagna.

« Vattene! » urlò Sakura, respingendo con forza la mano del moro e voltandosi a guardarlo, rivelando gli occhi lucidi che aveva cercato di nascondere.

Si fissarono intensamente per un lungo istante, gli occhi neri di lui contro quelli verdi di lei, dopodichè la kunoichi girò sui tacchi e se ne andò, lasciando Sasuke lì, impalato, per la seconda volta.

 

Quella notte Sasuke si rigirò a lungo nel letto, cercando inutilmente di prendere sonno. La stanza lo opprimeva e gli sembrava di soffocare. Forse la sensazione era dovuta allo scarso ricircolo d'aria nei locali sotterranei, o forse era un fatto puramente psicologico. In ogni caso nessuna posizione sembrava portargli conforto. Doveva semplicemente sgombrare la mente e il sonno sarebbe arrivato da sè, ma ogni volta che chiudeva gli occhi compariva il volto di lei, con gli occhi verdi inumiditi dalle lacrime amare. Non era riuscito a mantenere il suo voto nemmeno per ventiquattr'ore, nemmeno per un singolo stupidissimo giorno. Gli ci era voluto meno per rattristarla di nuovo. Era la prova perfetta di quanto fossero profonde le cicatrici che aveva provocato al loro rapporto. Nella sua mente Sakura piangeva. Sasuke non riusciva a sopportare la visione del suo volto solcato dalle lacrime. Gli mancava il respiro. Allungò le mani verso il viso di lei e la attirò delicatamente a sè. Le sue labbra si posarono sulle gote umide, cercando di fermare il fiume in piena che sgorgava dal suo cuore segnato. Il caldo lo soffocava. Sentì il sapore del sale sulle labbra. Non avrebbe permesso che continuasse a piangere, non più. Spalancò gli occhi, ridestandosi in un bagno di sudore. Improvvisamente si accorse che il viso che gli si presentava davanti non era frutto della sua immaginazione: era reale. Impiegò alcuni secondi per mettere a fuoco il volto nell'oscurità della stanza. La carnagione pallida, le labbra carnose, i lineamenti sottili che le conferivano una bellezza un po' altera e i lunghi capelli rosa non lasciavano alcun dubbio. Ma il rosa era diverso, più scuro di quello di lei, anche se lo sguardo era ugualmente triste.

« Che cosa stai facendo, Karin? »

Quando sentì pronunciare il suo nome, la kunoichi sembrò come ridestarsi e i suoi occhi cambiarono improvvisamente.

« Sei così ingenuo, Sasuke. Cosa pensi che possa volere una ragazza che si infila nel letto di un uomo nel cuore della notte? »

La kunoichi del Vortice strisciò sinuosamente avvicinando i loro volti e fu solo allora che Sasuke realizzò che la ragazza non indossasse nulla. Solo il lenzuolo e gli indumenti di lui separavano i loro corpi, mentre i vestiti della rossa giacevano inermi sul pavimento.

« Siamo stati separati per tanto tempo, mi sei mancato un sacco, lo sai? »

Sasuke percepì qualcosa di strano nel comportamento della ragazza, qualcosa di forzato.

« Smettila Karin, non è da te. »

La kunoichi strisciò ancora più vicina, poggiando la mano sul petto dell'Uchiha.

« Lo so che in fondo sei un timidone. Lascia fare a me. Penserò a tutto io. »

« Ti ho detto di smetterla! »

E fu come se qualcosa, dentro di lei, si rompesse.

Rapidamente afferrò il lenzuolo e se lo tirò al petto a coprire la sua nudità. Sasuke rimase un momento interdetto e poi osservò tutta la tristezza che aveva percepito inizialmente sgorgare senza freni dagli occhi di lei.

« È proprio come pensavo. Almeno adesso ne sono sicura. Non provi proprio niente per me » disse con voce rotta.

« Karin, io... »

« L'altro giorno, quando ti sei lanciato in soccorso di Sakura contro quelli della squadra assassina, ho realizzato che non ti avevo mai visto così adirato. Normalmente sei sempre così freddo e distaccato. Non ho potuto fare a meno di chiedermi: 'lo avrebbe fatto per me'? Ti ho osservato negli ultimi giorni. Ho visto come ti comporti con Naruto e ho visto come guardi Sakura. Non ti sei mai comportato così con noi del Falco e non hai mai guardato me così. Allora tutto il tempo che abbiamo passato assieme che cosa è stato? Siamo stati solo dei rimpiazzi temporanei per i tuoi compagni della Foglia?! »

« No. Anche se inizialmente vi ho reclutati esclusivamente con l'intento di trovare Itachi, siete stati ben più di semplici pedine. Ho commesso molti errori lungo la strada, soprattutto con te, e di questo mi rammarico terribilmente, ma il tempo trascorso con voi non è stato privo di significato. È stato... prezioso. »

Le labbra di lei si allungarono verso quelle di lui, strappandogli un ultimo, disperato contatto. La kunoichi si ritrasse subito dopo, abbassando uno sguardo mortificato.

« ...però non posso darti quello che cerchi. » disse Sasuke, mesto.

« Già, capisco... Anche poco fa, nel dormiveglia, hai pronunciato il suo nome. »

 

Sakura camminava nervosamente avanti e indietro per il corridoio. Era stata troppo brusca prima: aveva avuto una reazione esagerata con i ragazzi. Avrebbe fatto meglio a scusarsi immediatamente con loro, soprattutto con Sasuke, ma l'ora era tarda e non sarebbe stato appropriato visitarli nelle loro camere a notte fonda. Inoltre stavano sicuramente dormendo, anche in considerazione del fatto che il giorno seguente sarebbero partiti per la missione. Eppure sentiva che non sarebbe riusciva a prendere sonno se non avesse sistemato le cose immediatamente.

Il rumore di una serratura che scatta la sorprese improvvisamente, così si nascose dietro l'angolo di una biforcazione del corridoio.

"Ma cosa sto facendo? Mi sembra di essere una ladra colta in flagrante."

Sbirciò oltre la soglia e notò una figura uscire dalla stanza di Sasuke. Trattene a malapena la sorpresa nell'accorgersi che si trattasse di Karin, semisvestita che reggeva in mano un fagotto disordinato di altri indumenti. Subito dopo aver richiuso la porta la ragazza corse via scomparendo nel buio del cunicolo. Sakura sentì una pugnalata al cuore. Ciò di cui non si accorse, nella penombra, era che Karin piangeva.

 

 

 

SPAZIO AUTORE:

Ciao a tutti! Con gli ultimi due capitoli abbiamo fatto un giro di boa: è finita la prima parte (quella dell'allontanamento dalla Foglia) e iniziata la seconda (quella da fuggitivi). Inizialmente avevo pensato questa storia come formata grossomodo da tre parti ma poi, scrivendo, hanno iniziato a venirmi in mente altre idee quindi credo che dovrete sopportarmi per più tempo del previsto. Comunque, dato che siamo a un punto di svolta per la trama, mi piacerebbe avere qualche impressione in più da parte vostra. Sto caratterizzando bene i personaggi? La trama appassiona? Vorreste più o meno scene d'azione/romantiche/introspettive? Racconto la storia troppo a salti? Mi dilungo troppo su scene pallose? Queste sono alcune delle tante domande che mi vengono in mente mentre scrivo e a cui non riesco a rispondere da solo, per cui se volete lasciare un commento, anche critico, è sempre bene accetto. Nel frattempo colgo l'occasione per ringraziare chi ha recensito finora e auguro a tutti buona lettura.

P.S. I capitoli mi stanno uscendo forse un po' piagnoni, ma che ci posso fare, ho un debole per le situazioni drammatiche. :'(

 

 

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Capitolo 9
*** Chi parte e chi resta ***


Chi parte e chi resta

 

 

Shikamaru richiuse prudentemente la porta alle sue spalle. Non fece nemmeno in tempo a compiere un paio di passi che sentì il rumore inconfondibile della scrivania dell'Hokage che finiva sfasciata a metà. Lady Tsunade non aveva preso affatto bene il resoconto degli degli ultimi avvenimenti. Aveva ascoltato senza intervenire il rapporto sui fatti accaduti durante l'inseguimento di Naruto, lo sguardo fisso davanti a sè, dopodichè lo aveva congedato bruscamente. D'altronde la situazione non era delle migliori. Naruto e Sakura avevano lasciato il villaggio, portando Sasuke con loro, la pace fra le Cinque Terre non era ancora stata consolidata e ovunque sorgevano nuovi problemi, a partire dalla squadra assassina che li aveva attaccati nel bosco. Dopo la sconfitta, gli shinobi misteriosi si erano dileguati completamente. L'unico indizio che Shikamaru e gli altri erano riusciti a riportare alla Foglia era stato il cadavere del ninja ucciso, quello che sembrava essere il capo. Potevano davvero quegli uomini essere al servizio di un Daimyo? E se sì, quale? Oppure erano semplicemente una squadra di nukenin che aveva agito di propria iniziativa? No, erano troppo organizzati. Così non andava, doveva ragionare diversamente. Qual'era il loro obiettivo? Liberarsi dei traditori? A quale scopo il capo politico di un Paese avrebbe dovuto intromettersi così negli affari di un Villaggio di ninja? Aveva l'impressione di non avere dato il giusto peso a un dettaglio importante...

"Shikamaru!".

La voce di Ino lo riscosse improvvisamente dai suoi pensieri: "Tua madre mi aveva detto che ti avrei trovato nel palazzo dell'Hokage."

"Cosa ti serve?".

"È tutto vero? Sakura e Naruto hanno davvero lasciato il villaggio?".

Il Nara annuì.

"Accidenti!" imprecò la Yamanaka: "E io che credevo che Sakura fosse quella con più sale in zucca all'interno del team 7. Da Naruto me lo sarei aspettata una sciocchezza del genere, ma lei... Deve essersi instupidita a stare con Naruto."

"Stranamente non sembri molto abbattuta" si stupì Shikamaru.

Ino inclinò la testa in modo interrogativo: "Cosa vuoi dire? Naruto è un eroe, ci ha salvati tutti. Ha fatto una sciocchezza, ma basta trovarlo e convincerlo a tornare. I Kage devono ascoltare le sue ragioni."

Dopo aver assistito all'atteggiamento di Tsunade, Shikamaru non era così ottimista. Quella donna era più che semplicemente delusa o furiosa. Shikamaru forse non si era mai reso conto fino ad allora di quanto l'Hokage avesse investito le sue speranze sul futuro di Naruto. E di Sakura.

"Ma guarda un po' chi bazzica da queste parti..." si intromise una terza voce nella discusione. Shikamaru si sorprese alla comparsa di Kurotsuchi, la quarta Tsuchikage.

"Stavate parlando dei nostri cari traditori?".

"Veramente noi..." si mise istintivamente sulla difensiva Ino.

"Non preoccuparti, Ino Yamanaka." la rassicurò: "È l'argomento del giorno. In tutto il vostro villaggio non si parla d'altro."

"Conosce il mio nome?"

"Ma certo, sei la figlia di Inoichi Yamanaka. Ti porgo le mie condoglianze."

Si rivolse quindi al moro: "Tu sei Shikamaru Nara, invece. Porgo le mie condoglianze anche a te. I vostri padri sono un esempio per tutti i ninja. Dovete essere fieri di loro."

Shikamaru e Ino si inchinarono in segno di ringraziamento.

"Quindi, Shikamaru Nara, che cosa ci fai nel palazzo dell'Hokage in compagnia di questa bella ragazza?"

Ino arrossì.

"Ho dovuto conferire con l'Hokage."

"Capisco, affari urgenti suppongo. Ero convinta che tu e i tuoi coetanei foste ancora in congedo."

"Niente di tutto ciò, si trattava di una visita di cortesia prima del rientro in servizio. Stavamo giusto togliendo il disturbo. Con permesso..."

Esibendosi in un inchino appena accennato, Shikamaru svicolò via dall'interrogatorio. Era fin troppo chiaro dove volesse andare a parare con quel discorso e non aveva certo intenzione di esporsi sulla questione con un Kage di un altro villaggio. La situazione era troppo delicata. Doveva stare attento ad ogni singola parola che usciva sulla sua bocca. Ino, accommiatatasi a sua volta dalla Tsuchikage, lo seguì lungo il corridoio. Prima di voltare l'angolo, lanciò un'occhiata dietro si sè e si accorse che Kurotsuchi, ancora ferma nello stesso punto, li fissava allontanarsi.

"Non ti è sembrata stranamente invadente la Tsuchikage?" domandò la bionda non appena furono usciti dal palazzo.

"Altrochè. Quella aveva tutte le intenzioni di metterci sotto torchio per vedere se eravamo a conoscenza di qualche informazione utile su Naruto."

"Non mi riferivo a quello." rispose Ino.

"E a cosa allora?"

"Secondo me le piaci."

"...Eh? Ma sei scema?"

"Massì, tu non hai mai capito niente delle donne! Sempre a dormire o a giocare ai tuoi giochi da vecchi. Fidati di me, le interessi."

Shikamaru era allibito.

"Adesso seguimi, mi è venuta un'idea per aiutare Saskura, Naruto e Sasuke."

Strattonato per un braccio, Shikamaru riuscì appena a protestare. Le donne erano davvero la cosa più irrazionale in cui si fosse mai imbattuto.

"Smettila, dove mi stai portando?"

"A fare shopping ovviamente."

 

***


 

Shou corse lungo la strada, sollevando schizzi di acqua e fango al suo passaggio. Il cielo nuvoloso, che durante la mattinata aveva riversato uno scroscio passeggero sulle strade ghiaiose, sembrava iniziare a rischiararsi. Sorpassò un paesano che trasportava una fascina su una spalla, ed evitò agilmente la secchiata d'acqua riversata in strada da una signora che abitava in una delle case che costeggiavano la via.

Deviò bruscamente la sua corsa infilandosi in uno stretto vicolo laterale. Lo percorse a passo sicuro e si arrestò solo quando, trovandosi davanti al muro di fondo, si accorse che il viottolo era deserto. Stupito e irritato per l'occasione persa voltò i tacchi per andarsene, ma nel girarsi andò a sbattere il naso contro un secondo muro che era spuntato improvvisamente alle sue spalle.

"Sei in ritardo" disse freddamente l'uomo che aveva urtato.

"Il tempo che mi hai dato era troppo poco!" rispose Shou senza lasciarsi intimorire.

"Cos'hai da riferirmi?"

"La strada per la capitale è bloccata. Non lasciano passare nessuno senza un lasciapassare. Ho visto un mercante che cercava di passare senza, ma hanno detto di no anche a lui. Poi si è lamentato e c'è mancato poco che lo prendessero a calci. Eheheh se n'è andato arrabbiatissimo. Quelli là non scherzano, signore, te lo dico io. Non si arriva alla capitale senza lasciapassare."

"Nient'altro?"

"Nient'altro!"

L'uomo estrasse una moneta argentata da sotto il mantello e la porse a Shou. Il ragazzino allungò in fretta le mani per afferrarla ma il soldo venne ritratto dall'uomo all'ultimo momento.

"Un'ultima cosa. A proposito di questa conversazione..."

"Quale conversazione?" rispose prontamente Shou.

"Bravo" concluse l'uomo e con uno schiocco del pollice lanciò in aria la moneta facendola roteare sopra la testa del ragazzo. Shou ne studiò la traiettoria e la afferrò al volo con sicurezza. Quando poi riabbassò lo sguardo verso l'uomo, trovò che era già scomparso.


 

Sasuke si allontanò pensieroso, ripercorrendo i passi compiuti quella mattina. Nemmeno quel giorno era riuscito ad avere nuove notizie. La strada era ancora bloccata. Uscì dalla cittadina dirigendosi in aperta campagna, battendo la strada strerrata che tagliava a metà un'enorme risaia. Non c'era da stupirsi che il nome di quello Stato fosse stato appunto 'Paese delle risaie' prima che Orochimaru ne assumesse il controllo. Fuori dalla cittadina, lo sguardo poteva perdersi per miglia in tutte le direzioni senza incontrare nulla al di fuori dei campi di riso, dei canali di irrigazione e delle strade che li attraversavano. L'economia della regione era quasi esclusivamente basata sulla produzione di riso, tuttavia, non potè fare a meno di osservare Sasuke, quel Paese doveva senz'altro aver conosciuto tempi migliori. Aveva osservato che la maggior parte degli abitanti delle campagne abitava in baracche con il tetto rivestito di paglia e fango. Inoltre non era raro imbattersi in piantagioni devastate e abbandonate a sè stesse. Dopo l'esito disastroso della guerra scatenata da Orochimaru contro la Foglia, il Sannin non era riuscito a mantenere il controllo del Paese e lo aveva abbandonato, lasciandolo senza una guida e in rapporti pessimi con le altre nazioni. Approffittando del vuoto lasciato dalla sua figura, diversi gruppi armati avevano cercato di assumere il comando dello Stato, scatenando una guerra civile. Dopo anni di conflitti, due signori della guerra erano infine prevalsi sugli altri: Daisuke Sakai, uno dei principali collaboratori di Orochimaru quando questi si trovava ancora al potere, e Masaru Fukuda, un uomo che si era fatto strada scalando i ranghi dell'esercito dopo la fuga del Sannin.

Le informazioni che Orochimaru aveva fornito loro al momento della partenza si fermavano lì. La missione avrebbe dovuto, in teoria, essere facilitata dallo stato di confusione in cui avrebbe dovuto trovarsi il Paese, ancora scombussolato dalla guerra civile. Invece, al loro arrivo, Sasuke, Sakura e Naruto avevano trovato le dogane sbarrate e una sorveglianza militare strettissima lungo le strade. Per entrare nel Paese del Suono, avevano strisciato durante la notte tra la pioggia e il fango per aggirare il posto di blocco di confine. A quel punto avevano dovuto far breccia in una recinzione e infine marciare per un giorno intero attraverso le risaie, con l'acqua alle ginocchia e la compagnia delle zanzare, fino a raggiungere il centro abitato più vicino. Si erano sbarazzati dell'equipaggiamento ninja e avevano rubato degli abiti asciutti da un'abitazione per tentare di spacciarsi per cittadini di Oto. Da lì in poi le cose erano andate in maniera relativamente tranquilla. L'intero Paese era disseminato di posti di blocco e la gente era sospettosa, ma erano comunque riusciti, fino ad allora, ad avvicinarsi alla capitale. Ora però si trovavano a un punto morto. Tutti gli accessi a Otogakure, il Villaggio segreto del Suono, erano stati chiusi e le strade bloccate. Secondo le ultime informazioni che erano riusciti a racimolare sul posto, i due generali Daisuke e Masaru si erano scontrati nei pressi della capitale circa un mese prima. Da allora non si avevano più notizie sicure. Incredibilmente nessuno conosceva l'esito dello scontro e circolavano le dicerie più disparate sui due contendenti. Era chiaro però che la guerra civile fosse giunta al termine e che uno dei due avesse prevalso, dal momento che solo un governo forte poteva esercitare un controllo così forte sul Paese da organizzare dogane, pattuglie e posti di blocco.

Con questi pensieri in mente, Sasuke arrivò in vista di uno dei tanti capanni abbandonati nella campagna del Suono. Dopo essersi assicurato di non essere visto da nessuno, vi si diresse in maniera decisa. Giunto sulla soglia, controllò nuovamente i dintorni prima di entrare. Se si erano premuniti di non lasciare tracce della loro presenza all'esterno, in modo che il capanno di legno apparisse abbandonato da tempo, all'interno avevano fatto del loro meglio per rendere il posto abitabile. Sasuke, Sakura e Naruto avevano dato una ripulita generale e rivestito il pavimento in terra battuta con quante più paglia e assi di recupero erano riusciti a racimolare. In questo modo riuscivano perlomeno a evitare il contatto con la nuda terra durante la notte. Fortunatamente il tetto era in buone condizioni, quindi erano al riparo dalle intemperie e dall'umidità notturna. In un angolo del capanno in penombra, Sakura era intenta a studiare una mappa della regione alla luce che filtrava da una fessura nella parete di legno.

"Niente da fare. È ancora tutto bloccato e nessun modo per passare." esordì Sasuke rompendo il silenzio.

"Così non va bene" rispose Sakura: "Siamo fermi nello stesso posto da troppo tempo. Ci dobbiamo muovere."

Sulla mappa che stava osservando, delle X rosse, che indicavano la presenza dei posti di blocco impossibili da superare, erano segnate tutt'attorno alla capitale. Avrebbero potuto forzarli, ma il buon esito della missione che stavano svolgendo per conto di Orochimaru imponeva che si infiltrassero nel Paese e raggiungessero la capitale senza farsi scoprire. Per quanto fossero inizialmente restii a collaborare con un soggetto del genere, in quel momento la cosa più importante era avere un luogo sicuro in cui potersi rifugiare. Così, anche se tutti loro si auguravano che quella soluzione fosse il più possibile temporanea, l'unica possibilità che avevano a disposizione per sopravvivere era accettare l'ospitalità di Orochimaru, e quella missione era il prezzo da pagare per garantirsela.


 

"Quello che dovete recuperare è racchiuso all'interno di un unico, semplice oggetto" aveva riassunto per l'ennesima volta Orochimaru al momento della partenza: "L'ho chiamato 'Vaso del serpente': nome appropriato non vi pare? Al suo interno è racchiuso del materiale che mi sta particolarmente a cuore, per cui vi pregherei di trattarlo con la massima delicatezza."

"Perchè stai guardando me?"

"Che palle, Naruto, basta con questi commenti. Prima partiamo e prima finiamo!" lo sgridò Sakura.

"Ci hai già ripetuto abbastanza dei tuoi esperimenti malriusciti. Raggiungiamo la capitale, entriamo nel palazzo di governo, trafughiamo questo artefatto e ce ne andiamo. Il tutto senza fare casino" concluse Sasuke.

"Perchè mi guardi anche tu adesso?" commentò Naruto.


 

La missione era cominciata così, all'alba di una giorno in cui tutti erano di pessimo umore. Karin non si era fatta vedere al momento della partenza, e da quella mattina Sakura si comportava in modo piuttosto scostante nei suoi confronti. Oltre ad essere particolarmente fredda, Sasuke aveva notato che cercava di evitare di guardarlo negli occhi. Era passata una settimana ormai da quando erano partiti e da tre giorni stavano fermi nello stesso posto, ma le cose non erano migliorate, anzi. Proprio quando gli sembrava di aver fatto finalmente un passo avanti nel riaggiustare i suoi legami, improvvisamente Sasuke si era trovato di nuovo daccapo, questa volta senza sapere il perchè. Anche Naruto si comportava in modo strano. Andava e veniva continuamente, come se cercasse di stare da solo ma poi ci ripensasse continuamente. Non potevano continuare così, dovevano scuotere la situazione e il modo più immediato per farlo era spostarsi.


 

"Ehi! Ho delle novità!" disse Naruto entrando improvvisamente nella capanna: "In una cittadina qui vicino ci sarà un grande festival questa sera. Potremmo farci un salto!"

"A fare che?" domandò Sasuke.

"Ci sarà un sacco di gente. E viaggiatori. Potremmo trovare qualcuno con un lasciapassare. Magari, che ne so, ci facciamo assumere come guardie del corpo e lo scortiamo alla capitale. Poi, una volta raggiunta, gli diciamo 'tanti saluti' e terminiamo questa caspita di missione."

"Mi sembra improbabile. Qui sono tutti morti di fame. Se anche ci fosse qualcuno abbastanza potente da avere un lasciapassare, avrebbe già una scorta. Senza contare che per farci assumere dovremmo ammettere di essere dei ninja e allora potrebbero domandarsi cosa facciano e da dove vengano questi tre shinobi disoccupati e travestiti da contadini."

"E allora cerchiamo un'altra soluzione ma almeno tentiamo! È comunque meglio che starsene qui con le mani in mano. Sono tre giorni che stiamo fermi. Non ne posso più!"

"Sakura, digli qualcosa."

"Cosa gli dovrei dire?" rispose la rosa in tono seccato: "Se proprio devo dire la verità, questa volta sono d'accordo con Naruto. Dovremmo andare."

Sasuke restò un attimo a domandarsi se ci fosse qualcosa di non detto nel tono e nelle azioni di Sakura. Infine si diede sconfitto e acconsentì. Dopotutto era pur vero che non potevano continuare in quella maniera e, se non altro, una serata di svago avrebbe potuto risollevare un po' il morale.

 

***


 

Nella sua stanza d’albergo, Karui si fermò ad ammirarsi davanti allo specchio. Contemplò il suo fisico asciutto, la pelle liscia e tonica, e si compiacque. Indugiò sui seni piccoli e pieni e la sua mente non potè che andare, di rimando, alla maestra Samui. Non che fosse invidiosa delle sue forme prosperose. Per una kunoichi dovevano risultare parecchio ingombranti. Ciò che la lasciava perplessa erano le reazioni esagerate degli uomini quando la vedevano passare.

“Sono solo un branco di scimmie arrapate.” pensò con sdegnosa superiorità. Poi la sua mente cambiò soggetto di sua spontanea iniziativa. “Chissà a lui come piacciono…” Non finì nemmeno la frase. Si coprì imbarazzata con le mani, anche se non c’era nessuno a osservarla e si tuffò nella vasca da bagno. Che pensiero sciocco. Non le importava un fico secco di quelli che potevano essere i suoi gusti.

Il vapore si alzava dal pelo dell’acqua rendendo l’atmosfera accogliente e soffusa. Il calore dell’acqua penetrava nel suo corpo suggerendole una piacevole sensazione di abbandono. Si accarezzò i piccoli seni e lo trovò piacevole. Con le dita seguì delicatamente le linee del ventre fino all’ombelico. A quel punto esitò. Sapeva che dopo avrebbe provato rimorso e imbarazzo, ma decise che non le importava. In quel momento ogni altra cosa era passata improvvisamente in secondo piano. Tutto ciò che desiderava un attimo di fugace piacere. Sussurrò un nome, così piano che lei stessa non fu sicura di percepirlo, mentre si lasciava sprofondare nell’abbraccio caldo del bagno.


 


 



Spazio autore:
Ciao a tutti! Era un po' che non pubblicavo. Vi avevo comunque abituato male, perchè sono sempre stato irregolare, ma questa volta forse ho esagerato. Tra l'estate, gli esami, cazzi e mazzi sono stato parecchio impegnato e ci sono stati anche periodi in cui non avevo proprio voglia di scrivere. Se non altro però ho letto un sacco, e nel frattempo mi sono anche laureato, quindi non ho proprio cazzeggiato. Arriva quindi un altro capitolo. Se qui da noi sono passati mesi, con il team 7 ci spostiamo di una settimana e in un altro Paese, perchè mi sembrava inappropriato alla situazione riprendere dal giorno successivo al capitolo 8. Il tempo è passato nel mondo reale ed è passato (anche se in misura minore) anche nella storia. In alcuni punti forse sono stato un po' frettoloso a raccontare, ma avevo voglia di fare uscire un nuovo capitolo al più presto. Spero che vi piaccia e che la storia vi sia mancata.
Con la speranza di avere più tempo e voglia di scrivere sotto Natale, a presto.

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Capitolo 10
*** La suonatrice cieca ***


La suonatrice cieca

 

 

Naruto camminava per primo, le mani poggiate dietro la nuca con fare noncurante. Sasuke e Sakura lo seguivano pochi passi più indietro. L'aria della sera profumava di erbe e di umidità mentre raggiungevano uno spiazzo appena fuori dalla cittadina. Su una piazzola quadrangolare pavimentata di ghiaia erano stati disposti una cinquantina di tavoli con panche. Su due lati opposti, lo spiazzo era delimitato da file di bancherelle mentre sul fondo sorgeva un palco rudimentale. Lanterne di carta erano state appese qua e là in modo che penzolassero sopra le teste dei visitatori. Il trio della Foglia trovò posto a sedere a un tavolo libero. Ce n'erano diversi.

« Ahia! » si lamentò Naruto.

« Che hai fatto? » domandò Sakura.

« Credo di essermi piantato una scheggia. Colpa delle panche. »

« Sembrano fatte con assi di recupero. » commentò Sasuke.

« In effetti l'intera sagra ha un'aria un po' sommaria, come se fosse stata allestita in fretta e furia. » osservò Sakura.

A ben guardare, si poteva notare che sia le panche che i tavoli erano stati assemblati con assi grezze, senza preoccuparsi di pareggiarle e limarle. Le bancarelle non erano da meno. Alzando la testa, si poteva osservare come molte lanterne di carta fossero forate e lacerate. Di certo il confronto con la grande festa cui avevano partecipato solo poche settimane prima alla Foglia era impietoso. Persino il morale della gente non sembrava dei migliori. Il vociare era alto ma c'era poca gioia nell'aria. Si vedevano molti uomini adulti ma poche donne e bambini. Inoltre erano pochi quelli che stavano consumando da mangiare o da bere. La maggior parte della gente se ne stava semplicemente seduta a discutere.

« Questo paese non sta passando un bel momento. Mi fa tornare in mente il periodo trascorso nel Paese delle Onde. » osservò Sakura, ricordando la prima volta che era uscita in missione fuori dal villaggio assieme a Naruto e Sasuke.

In quel momento una pattuglia di tre ninja del Suono passò vicino al loro tavolo.

« Persino in una sagra del genere passano a fare i controlli? Ma che paranoici sono in questo Paese? » bisbigliò Naruto.

« Shhh! » lo zittì Sakura.

In quel momento sul palco si stava esibendo un comico travestito da donna. Indossava un kimono femminile, si era imbottito il petto e i fianchi in maniera spropositata e si metteva in mostra in pose oscene. La gente non sembrava prestargli molta attenzione.

« Ma che stai dicendo? » protestò un signore al tavolo accanto a quello di Naruto, Sasuke e Sakura: « È stato Sakai a vincere la guerra! »

« Sakai l'attendista? Ma non farmi ridere. Deve essere stato Fukuda, non c'è altra possibilità. » rispose un altro.

« Ma tu non avevi un cugino che viveva alla capitale? Lui che dice? »

« Kenji? Non lo vedo da mesi. Dopo il blocco non entra e non esce più nessuno, lo sai. »

« Ma che importa chi ha vinto questa stupida guerra?! » urlò un altro uomo, seduto al tavolo adiacente, intromettendosi nella conversazione. Era visibilmente ubriaco.

« Non vedete come siamo ridotti? Ai tempi di Orochimaru, allora sì che contavamo qualcosa! Per questo le grandi potenze si sono messe d'accordo per metterci alla fame! »

Il tizio che aveva parlato prima, quello con il cugino nella capitale, si alzò in piedi a rispondere: « Ma che stai dicendo, idiota? Ma se è stato proprio Orochimaru a trascinarci in guerra con la Foglia? »

L'altro uomo che sedeva con lui gli assestò una gomitata e gli fece gesto di tacere. Il primo si zittì, si guardò intorno allarmato e poi tornò a sedere abbassando la testa.

L'ubriaco continuò: « Quando c'era Orochimaru al comando, i magazzini straripavano di riso e i nostri ninja potevano rivaleggiare con quelli delle Grandi Terre! E poi... Ehi! E voi che volete? »

La pattuglia di ninja del suono era tornata indietro e aveva circondato l'ubriaco. Lo presero in due, uno per braccio, mentre il terzo osservava i paraggi. Lo portarono via, mentre gridava e si lamentava. Nessuno provò a intervenire. Tutti i presenti abbassarono lo sguardo o fecero finta di non accorgersi della scena. Naruto ebbe un fremito, indeciso sul da farsi.

« Non ci provare neanche. » lo ammonì Sasuke afferrandogli un polso: « Non sono affari nostri. »

Naruto fissò per un attimo il compagno, poi ritirò la mano con uno strattone.

« Lo so. Ma comunque... »

Il comico scese dal palco nell'indifferenza più generale. Un presentatore improvvisato annunciò l'esibizione successiva con evidente imbarazzo. Una ragazza dai lunghi capelli rossi salì sul palco ed estrasse dalla cintura un flauto traverso. Non appena cominciò a suonare, una bellissima musica invase la platea. Tutti si fermarono un attimo per ammirare l'esibizione. Era una musica dall'andamento gioioso e allegro, ma per qualche motivo a Naruto metteva una profonda tristezza. Non sapeva nemmeno lui perchè. Di musica non aveva mai capito niente. Tuttavia vi percepiva il dolore della solitudine e il dramma dell'abbandono. Non appena la fanciulla ebbe finito di suonare e tolto il flauto dalle labbra, dalla platea si levò un applauso collettivo. Il presentatore, entusiasta, insistette con la ragazza per ottenere il bis. Sasuke si assentò allontanandosi dal tavolo e Naruto quasi non se ne accorse. Era troppo rapito dalle melodie suonate da quella ragazza.

Diversi minuti dopo, quando ebbe finito la sua esibizione, la rossa scese i gradini del palco facendosi aiutare.

« Che ha? Si sente male? » domandò Naruto.

« Credo che sia cieca. » rispose seria Sakura.

« Che? Ma suona benissimo. » esclamò incredulo il biondo.

« Beh, la vista non è fondamentale per un musicista. Non potrà leggere spartiti ma può comunque comporre. Inoltre la mancanza di un senso amplifica gli altri. »

Naruto era impressionato ancora di più da quella ragazza.

« Vieni con me. » propose a Sakura.

« Eh? Dove? Sasuke non è ancora tornato. »

« Ci metteremo un attimo. Voglio andare a conoscerla. » disse alzandosi.

« Aspetta. Non separiamoci. »

Sakura fu quasi costretta a seguirlo.

Arrivato sotto il palco, Naruto parlò con il presentatore. Costui gli rispose di averla persa di vista dopo l'esibizione e di non conoscerla: « Si è presentata ieri e ha accettato di venire pagata dopo l'esibizione. Così le ho fatto un provino e l'ho aggiunta allo spettacolo. »

Naruto si ritirò deluso.

« Ti sei messo tranquillo adesso? » domandò Sakura.

Il biondo rispose mugugnando.

« Aspetta, sta succedendo qualcosa lì. » e ripartì a tutta velocità.

« E adesso cosa c'è? »

Sakura lo seguì ma iniziava a seccarsi.

Dietro le ultime bancherelle, due individui dall'aria losca stavano parlando con una ragazza. I lunghi capelli rossi non lasciavano alcun dubbio. Era la ragazza che stava cercando Naruto.

« Scommetto che ti hanno pagato bene dopo lo spettacolo. » stava dicendo uno dei due uomini.

« Voi artisti di strada siete pagati bene. Anche troppo rispetto a noi poveracci che ci spacchiamo la schiena ogni giorno. » proseguì l'altro.

« Non pensi che sarebbe carino dividere con noi un po' di quello che ti hanno dato? Le nostre tasche sono completamente vuote. »

« Volete derubarmi approfittando del fatto che sono cieca? » rispose la ragazza senza scomporsi o cambiare espressione.

« Vogliamo solo che aiuti dei compagni di sventura. O vuoi forse dire che non ti importa? La gente insensibile finisce male. Devi stare attenta o un giorno potresti spezzarti le dita. A quel punto saresti nei guai con il tuo spettacolo. »

L'individuo allungò una mano ad afferrare quella della ragazza, ma venne bloccato improvvisamente per il braccio.

« Anche tu devi stare attento. » si intromise Naruto stringendo la presa: « O potresti romperti la mandibola. A quel punto non potresti più sparare cazzate. »

A quel punto lo spinse all'indietro. L'individuo, sbalzato, incespicò e cadde a terra.

« E così avevi dei compagni di viaggio. » commentò l'uomo rialzandosi. Il suo compare stava già dandosela a gambe e anche lui non tardò ad imitarne l'esempio. Naruto rismase a contemplarne la miserevole fuga.

« No c'è di che. » disse allegramente alla ragazza cieca: « Comunque io sono Naruto, piacere di conoscerti. » e allungò la mano destra in direzione della ragazza.

« Baka. » commentò Sakura.

Naruto si accorse subito della gaffe.

"Ma è cieca giusto? Per fortuna non se ne sarà accorta."

Ritirò la mano facendo finta di niente.

"Strano però."

Ebbe come l'impressione che gli occhi della ragazza avessero seguito il suo gesto. Anche in quel momento, sembravano puntare al suo braccio. Poi la rossa sollevò il viso in direzione del suo. Gli occhi lo fissavano ma erano come diafani, vuoti. Lo guardavano ma non lo vedevano.

"Allora è cieca sul serio."

« Io sono Sakura. » si presentò la rosa: « Quegli individui non ti hanno toccato, vero? Questo qui è un po' irruento ma è un bravo ragazzo, credimi. » disse tirando una leggera coppinata al biondo.

« Io mi chiamo Sara. »*

« Sara, vuoi sederti con noi? »

Sakura accompagnò Sara al tavolo cui erano seduti in precedenza. Lo trovarono ancora libero.

« Suoni davvero benissimo. » si complimentò la rosa: « Naruto qui, era quasi rapito mentre suonavi. Non l'avevo mai visto così concentrato su qualcosa in vita sua. »

« Sakura, ma che stai dicendo? » si lamentò il biondo.

« Da piccola, i miei volevano che suonassi uno strumento ma io sono sempre stata negata. Dov'è che hai imparato a suonare il flauto così? »

« Io avevo un maestro. » rispose Sara senza emozioni.

Percependo un attimo di esitazione, Sakura fece marcia indietro: « Se non vuoi parlarne fa niente. Non è per farmi i fatti tuoi. »

« Il mio maestro mi ha raccolto dalla strada quando ero piccola e mi ha insegnato a suonare il flauto. È stato quando ancora c'era il vecchio regime. Poi, subito dopo la guerra, scomparve. Così io sono andata avanti da sola come suonatrice di strada. »

Dall'espressione sempre impassibile di Sara, Sakura non riuscì a capire se avesse toccato un tasto dolente o meno. Era comunque innegabile che la rossa avesse avuto un passato triste. Sarebbe stato indelicato proseguire oltre.

« Devi aver viaggiato parecchio. » commentò Naruto.

« Sono stata un po' dovunque. Voi da dove venite? »

« Noi, ecco... »

Naruto e Sakura si guardarono per un attimo imbarazzati. Quasi a volerli sollevare dalla situazione scomoda, si udì in quel momento uno scoppio nell'aria.

« Che cos'è? Un fuoco d'artificio? »

La folla cominciò ad agitarsi.

« Me lo sapresti descrivere? Di che colore è? » domandò Sara.

« È verde. A forma di croce. »

« È un fuoco ninja per segnalazioni. Hanno trovato un intruso e lo stanno comunicando alle altre squadre nei paraggi. »

« Cosa? »

La folla si alzò dai tavoli e iniziò ad accalcarsi fuori dalla sagra.

« Conviene andare. » suggerì Sara.

Naruto e Sakura si trovarono schiacciati tra la gente.

« Sakura! » gridò Naruto, cercando di non perderla tra la folla.

« Sto bene. Pensa a Sara. Ci vediamo qui fuori. »

Naruto raggiunse la ragazza cieca e la tirò a sè per evitare che finisse schiacciata e spintonata dalla gente. Appena fuori dalla calca si ricongiunsero a Sakura.

« Bene ragazzi, la serata è finita. » commentò Sara: « Immagino sia ora di separarsi. Ora dove andrete? »

« Noi, ecco... » biascicò Naruto.

« Siamo in viaggio verso la capitale. » finì per lui Sakura: « Vorremmo andare a trovare dei parenti ma continuano a sbatterci le porte in faccia. Immagino che sia impossibile senza un lasciapassare.»

« Anche io sto andando nella capitale, e ho un lasciapassare. Se volete potreste accompagnarmi. »

« Eeeh? » risposero in coro Naruto e Sakura.

***




 

* Sara, e anche la scena dell'incontro, sono ispirate all'omonimo personaggio che appare in Samurai Champloo. Quando ho pensato per la prima volta questa parte di storia stavo guardando quell'anime e mi sono detto che sarebbe stato carino inserire un personaggio così. Adesso che ci penso è passato più di un anno da quando ho visto Samurai Champloo. Mi sa che sto andando a rilento.

 

NOTE DELL'AUTORE

Ciao a tutti, in ritardo come al solito. Ormai non si può neanche parlare di ritardo, si sa che aggiorno ogni morte di papa. Comunque spero non stiate perdendo il filo della storia, perchè a me ogni tanto capita di domandarmi: "Ma sta scena la devo ancora mettere o ne ho già parlato?". Quando scrivi un capitolo ogni sei mesi è un po' così. Come al solito se avete voglia di recensire o di infamarmi sono qui per questo. Riguardo al capitolo: "Che botta di culo!" eh? Nella prossima puntata vedremo che fine ha fatto Sasuke e il motivo del fuoco di segnalazione. Per finire non so quando aggiornerò di nuovo. A dire la verità non sto passando un bel periodo. Sto in una fase un po' di depressione. Comunque questa "Un'ultima battaglia" la finirò prima o poi. Aspettate e vedrete.

 

 

 

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Capitolo 11
*** La chiudo qui ***


La chiudo così. È passato talmente tanto tempo che non so se ci sia ancora qualcuno che mi leggeva all'epoca che ancora sperasse che continuassi la storia. Ho però pensato che qualcuno potesse trovarla ora, per cui mi sembrava brutto non dare nemmeno un commiato. Sarò sincero, forse lo sto facendo più per me stesso che che per voi. Sento di dovermi affrancare dalla storia e ho bisogno di mettere giù i miei pensieri.
Dato che ero discontinuo a pubblicare e anche abbastanza lento, la storia non è andata avanti molti capitoli. Credo mi abbia comunque accompagnato un anno, forse di più. Ricordo di aver scritto il primo capitolo seduto per terra, davanti alla stufa, con il pc in grembo. Il primo capitolo lo ricordo con un misto di fastidio ed affetto. Ho paura di cringiare a rileggerlo. Avevo però rimaneggiato l'inizio, forse non è più nemmeno il primo. Quello introspettivo di Sakura per capirci. Credo soffrisse di troppi difetti, primo fra tutti il voler sciorinare subito tutta l'introspezione del personaggio e il suo conflitto interiore sul team 7. Avrei dovuto mostrarlo pian piano, nel corso della storia ma chi lo sapeva all'epoca quanto sarebbe durata.
So che qui sono tutte/i per la Sasu/Saku e Naru/Hina di contorno. All'epoca però, tifavo ancora per la Naru/Saku. Con Sasuke che non si era mai cagato Sakura e Naruto che aveva fatto circa lo stesso con Hinata (parlo prima dell'ultimo capitolo), mi sembrava l'unica coppia che avesse avuto un minimo di sviluppo (se volete saperlo, adesso trovo ok la Naru/hina ma ancora non mando giù la Saku/Sasu. Non linciatemi). Non volevo però creare una coppia, volevo una relazione triangolare nel team 7. Non so se avete mai visto l'amv di “Let it burn” sul team 7. Volevo un po' ricreare l'emozione che mi aveva trasmesso.
Ricordo con affetto le serate che passavo disteso sul letto a pensare a come sviluppare la trama. A volte cercavo di incastrarla nello sviluppo dei personaggi, a volte cercavo di sviluppare in modo credibile il carattere in modo da assecondare la storia. A volte erano i pensieri che mi accompagnavano mentre mi addormentavo. Mi dispiace che il proseguo della storia non vedrà la luce ma ormai ha fatto il suo corso. Mi dispiace perchè avevo pensato a materiale per altre due saghe ed ero veramnete convinto dell'originalità e validità di alcune trovate.
Non sono sicuro di come sarei riuscito a chiuderla. All'inizio, doveva essere molto più breve. Parte 1: fuga. Parte 2: ricercati. Parte 3: scontro finale, riconciliazione, fine. Si era già però dilatata oltre misura. La parte 3 era diventata: missione nel Suono. Ci sarebbe stata parte 4: quello successo nel frattempo a Konoha. Poi un nuovo sviluppo di diversi personaggi principali, un primo scontro tra la legge e i nostri ricercati, un paio di minacce terze e infine lo scontro di riconciliazione finale (dove con riconciliazione non intendo tutto come prima). Data questa dilatazione però, probabilmente la storia sarebbe cambiata ancora mano a mano che la scrivevo. Il finale che avevo pensato inizialmente era diventato troppo banale e avrei fatto fatica a raccattare tutte le sottotrame in modo credibile (vedo però che questo problema ce l'ha anche Martin, quindi abbiate pietà).
Il motivo per cui non la continuerò però è un altro. Ho iniziato questa storia in un periodo in cui non ero ancora pronto a lasciare andare Naruto. Mi aveva accompagnato dalle media all'università e dovevo colmare il vuoto che mi aveva lasciato. Ora però l'ho fatto e non posso continuare a restarci aggrappato.
Grazie a tutte e tutti quelli che hanno letto la storia e l'hanno apprezzata per quello che era. Immatura e incompleta, come è tutt'ora l'autore. Scusate per questo rant. È stato bello tornare, mentre lo scrivevo, con la mente a quel periodo. Il perdiodo però è passato. Spero che “Un'ultima battaglia” vi abbia intrattenuto un decimo di quello che ha intrattenuto me.

 

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