Sbronze

di Fabio Ardi
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1 ***
Capitolo 2: *** 2 ***
Capitolo 3: *** 3 ***
Capitolo 4: *** 4 ***
Capitolo 5: *** 5 ***



Capitolo 1
*** 1 ***


Mi stavo avviando verso il nuovo lavoro, dovevo essere lì alle 10 del mattino, ma ritardai e arrivai mezz'ora più tardi, inventai la scusa che il treno aveva fatto ritardo.
L'ufficio si trovava al 5° piano, c'era una bella vista da lì, si affacciava sul centro della città e con la bella giornata quella mattina ti veniva voglia di lasciare tutto e fare qualcosa di meglio.
Mi sedetti alla mia scrivania e accesi il computer, dovevo iniziare a lavorare ma non facevo altro che fissare l'orario con la speranza che quelle ore lì dentro passassero in fretta.
Non mi piaceva quello che facevo, disturbare gente al telefono per parlargli di qualche nuova offerta telefonica, ho sempre pensato che una persona certe scelte le prenda da solo.
Mentre chiamavo, continuavo a fissare fuori dalla finestra, ascoltando in sottofondo quello che dicevano i miei colleghi, e mi chiedevo come facessero a sopportare una tale noia simile, sentirsi gente che ti dice cosi tanti no al giorno, e mentre anche io ricevevo sempre le solite risposte, continuavo a fissare quello che c'era fuori, l'atmosfera lì dentro era cosi grigia e cupa.
Alla fine il responsabile ci saluta, ci augura buon week-end e sorridendo ci dice << Ci vediamo lunedì!>>
Ovviamente non mi sarei fatto più vivo in quel posto, non era il tipo di lavoro che cercavo, sono uno difficile per quanto riguarda il lavoro, ma alla fine quando trovo quello giusto, ci rimango, finché non sono loro a licenziarmi perché faccio lo stronzo con il capo.
Uscito dall'ufficio, mi avviai verso casa di un amico, dovevamo mangiare e dopo di che vederci con amici, tra cui la mia ragazza.
Lei ha i capelli scuri con delle sfumature rosse carminio, gli occhi sono molto chiari, quasi sembrano ghiaccio, e delle labbra molto sottili, è abbastanza alta e magra, e un bel seno.
Ogni volta che ero con lei, mi veniva voglia di stringerla forte in ogni parte del corpo, indossava sempre un profumo molto esotico che mi faceva impazzire.

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Capitolo 2
*** 2 ***


Io e il mio amico prendemmo il treno nel pomeriggio, dovevamo spostarci dal centro della città al paesino dove c'erano gli altri. Al nostro arrivo c'erano gli altri ad aspettarci. Io mi recai dritto verso la mia ragazza e ci abbracciammo. Passeggiammo per il posto, era una bella giornata nonostante ci fosse un po’ di nebbia. Ci fermammo su una panchina che si affacciava sul mare e restammo lì a baciarci e ad abbracciarci. Poco più tardi io e lei ci spostammo in un luogo più appartato per stare da soli, tra delle palazzine, scendemmo dei scalini e ci poggiammo al muro e iniziai a baciarla. Mentre la baciavo sentivo quel buon odore che mi faceva venire sempre più voglia di toccarla. Iniziai a prenderla dai fianchi, e con il palmo della mano sinistra le stringevo il culo. Preso dalla voglia gli passai la mano sotto il pantalone e continuavo a stringerlo finché non arrivai a masturbarla. Stemmo un bel po’ lì. All'improvviso però mentre la baciavo e la toccavo sento una voce molto sottile dire << Permesso. >> Entrambi ci voltammo, era un vecchio signore, presi dall'imbarazzo ci spostammo un po’ per far salire i scalini a questo vecchio, nonostante ciò l'anziano signore rimase un paio di secondi lì fermo a fissarci con un sorriso ambiguo. Ci chiedemmo da quanto fosse lì a fissarci dato che non sentimmo nessun rumore prima dell'interruzione. Cosi subito dopo decidemmo di tornare dagli altri.

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Capitolo 3
*** 3 ***


Era la mia prima volta in aereo. Dovevo dirigermi a Roma e restare lì un po’ di giorni. Il volo era alle 06:15 di mattina, io ero in aeroporto dalle 03:00, non c’era nessuno e ciò mi piaceva, ero in una grandissima struttura, piena di luci. Tutti i negozi erano chiusi, anche le biglietterie e i centri informazioni, il ché rendeva tutto più tranquillo. Non avevo molto da fare, perciò mi misi a girare per l’aeroporto, ogni tanto incontravo qualche losca figura, probabilmente come me, anche loro aspettavano il loro volo, oppure lavoravano lì. Alle 05:00 iniziai ad avviarmi verso il gate, superati i controlli, aspettai ancora mezz’ora seduto lì fuori. Poi finalmente mi avviai, percorsi delle scale, fino ad una porta che conduceva all’esterno del gate, arrivai all’aereo, salii i scalini, e andai a sedermi al mio posto. Decollammo dopo un quarto d’ora circa, fu bellissimo innalzarsi nel cielo e vedere come tutto diventava più piccolo visto da sopra. Era tutto più bello visto dall’alto, certo sembrava tutto cosi regolare, vedere come le file di auto in strada scorrevano parallele, quasi come se fosse tutto prestabilito. Alzandoci sempre di più nel cielo, le cose più piccole incominciavano a non vedersi più, e diventava sempre tutto più bello. Quando sono troppo vicino alla gente mi infastidisco, non mi piace essere tra la gente che cammina per strada, si ferma a guardare negozi, o a fare la spesa. Se proprio dovevo scegliere, preferivo guardarli senza che loro guardassero me, ma non mi fotteva nulla, motivo per cui non facevo nemmeno ciò. Poi passammo sopra le nuvole. Incredibile. Sembravano cosi dense, non riuscivo a crederci che fosse possibile passarci in mezzo, come se tutta quella densità ottica si rompesse per poi tornare al suo posto. Atterrammo dopo soli 50 minuti, 400km in meno di un’ora. Presi il mio bagaglio e scesi dall’aereo per dirigermi fuori all’aeroporto. Quell’aeroporto era il quadruplo di quello da cui ero partito. Mi avviai verso l’autobus che portava in città, caricai il bagaglio, e mi andai a sedere al mio posto. Non riuscii a dormire nemmeno un po’, erano già poco più di 24 ore che non chiudevo occhio, ma ce la feci a rimanere ancora sveglio per le altre 24 ore a seguire. 48 ore senza dormire. Sono quelli i momenti in cui ringrazi roba come le Red Bull.

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Capitolo 4
*** 4 ***


Ero in albergo la sera che la lasciai, cominciavo a sentirla più distaccata. La chiamai al telefono e le chiesi come stava, "Bene, tu?", rispose. "Non mi lamento, ma potrebbe andare meglio", dissi. "C’è qualcosa che non va?". "Nulla, solo devo dirti una cosa". "Dimmi". "Ti lascio". "Ah". "Tutto qui? Non hai nulla da dire?". Dopo un po’ rispose "E’ meglio cosi, iniziavo ad essere confusa anche io". Riattaccai il telefono e non la sentii più, non mi importava granché, non la amavo davvero, l’avevo anche tradita ma lei questo non lo sapeva, e mi sentivo con altre ragazze a sua insaputa. Lasciarla è stata la cosa giusta, pensai. Dopotutto, non volevo più innamorarmi davvero dopo la prima volta. Innamorarsi una seconda volta secondo me non era possibile, insomma, dedicai quattro anni ad una persona che amavo davvero, tutto il tempo passato con lei, molte cose fatte insieme, cancellare tutto quanto e provare a rifare le stesse cose con un’altra donna non lo credevo possibile. Perciò da allora decisi che avrei avuto solo delle piccole relazioni, avrei trovato una donna con cui bere e scopare ogni volta che volevo. Sul tardi uscii e andai a comprare qualcosa da bere, tornai in albergo, aprii una bottiglia di birra e feci un sorso, presi una sigaretta, l’accesi e iniziai a fumare. Non feci altro che bere e fumare quella notte. Poi mi addormentai, non mi ricordo dopo quanto di preciso, ero troppo ubriaco. La mattina mi svegliai, andai in bagno, mi feci una doccia e mi vestii. Il pomeriggio dovevo ripartire per tornare a casa. Mi recai in aeroporto nel primo pomeriggio, con una Monster in mano, se non avessi bevuto qualche bevanda energetica sarei crollato, pensai.

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Capitolo 5
*** 5 ***


Era sabato sera. Finalmente avrei rivisto i miei amici e saremmo andati a bere qualcosa insieme. Invece no, mi vidi soltanto con il mio migliore amico, Nick e un’altra amica, Laura, che ogni tanto spariva per andare chissà dove, ma solitamente tornava dopo una decina di minuti, quindi non ci facevamo mai problemi al riguardo. Nick è un tipo ok, simpatico, gli piace bere, è per questo che siamo migliori amici, ogni sbronza che ho avuto, lui era presente, qualche volta lo era lui e io lo aiutavo a tornare a casa e viceversa. Ma la maggior parte delle volte lo eravamo entrambi, e finivamo con qualcuno che ci aiutava a tornare a casa perché da soli saremmo finiti in qualche altro posto a bere ancora. Lui era il tipo che ci andava piano per ubriacarsi, si scolava prima un paio di birre doppio malto, poi qualche drink come un Angelo Azzurro o Sex on the Beach, e infine qualche cicchetto di tequila o vodka. Io invece ero sempre quello che si ubriacava prima, ordinavo sempre mezzo litro di vino e me lo finivo da solo, e alla fine andavo anche io di vodka o tequila. Quella sera non c’era nessuno al pub, poca gente. Io e Nick ci sedemmo ad un tavolino, io ordinai il mio solito calice di vino e lui la sua birra, Laura arrivò al tavolino, e ci presentò due amiche. Erano due tipe carine, ma sembravano troppo sofisticate per essere da una botta e via. Finimmo di bere, mi girava la testa, mi recai al bancone e ordinai due giri di vodka al caramello al nostro tavolo. I bicchieri arrivarono al tavolo, buttai giù il mio e guardai una delle due ragazze, “Vuoi scopare?”, le chiesi. Iniziò a ridere, sapeva che ero ubriaco, ma lei non lo era, non beveva. “Allora, vuoi scopare?”, dissi. “No”, disse ridendo. “Ma cosa cazzo fai? Non puoi chiederglielo cosi”, disse Nick, ridemmo tutti quanti, loro ridevano per noi due che eravamo malandati, e noi due ridevamo perché eravamo ubriachi e sapevamo che stavamo facendo delle figure di merda con gente che non beveva. Nick ordinò il suo Sex on the beach, lo finì, io ero mezzo addormentato sul tavolo. Mi scosse un braccio, e ci alzammo, non c’era nessuno di quelli che erano al tavolo con noi. Brutti stronzi pensai. Ci lasciate ubriachi qui? E ora come cazzo saremmo dovuti tornare a casa? Uscimmo dal locale da soli, la strada da fare era lunga, a piedi, alle tre del mattino. Cazzo. Ci incamminammo, non riuscivo a guardare né dritto e né in basso, ma guardavo dritto per non cadere o sbattere a qualche palo. Nick era poco più dietro di me, camminava più lentamente, lui guardava in basso invece, non so come facesse. Parlavamo di chi ci saremmo scopati delle ragazze che c’erano al locale, e nel frattempo tutte le luci per strada sembravano muoversi, anche la strada, sembrava una girandola, ruotava tutto in senso orario. Provai a guardare il cielo, riabbassai subito la testa, sembrava che sarei caduto all’indietro guardando il cielo. Nick prese con la punta del piede un marciapiede, stava per cadere, iniziai a ridere mentre camminavo barcollando. Finalmente arrivammo al portone di casa. Avrei dormito da lui, casa mia distava molto di più da lì. Non riusciva ad infilare la chiave nella serratura del portone. Alla fine ci riuscì, entrammo, le scale si moltiplicarono quella sera. Prendemmo l’ascensore. Chi ha inventato l’ascensore forse si ubriacava come noi, pensai. Arrivammo alla porta. Fanculo. Un’altra serratura. Questa volta erano due le chiavi da inserire. “Lascia fare a me!”, dissi. “Ma ti sei visto? Sei più ubriaco di me”. “Sbaglio o eri tu quello che prima stava per cadere?”. “Uno può inciampare anche da sobrio. Ma chiedere di scopare ad una ragazza appena conosciuta, non credo sia da sobri..”, rispose. Lasciai fare a lui. Aprì la porta, entrammo e andammo in cucina. Aprii il frigo, presi una birra, e me la scolai, Nick fece lo stesso. Poi andò a dormire, io mi addormentai sul divano.

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