Alla scoperta di se

di Cameliasilv87
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Sentimenti sbagliati ***
Capitolo 2: *** Sempre in stallo ***
Capitolo 3: *** La resa dei conti ***



Capitolo 1
*** Sentimenti sbagliati ***


Haruka era sdraiata sul letto, al buio nella sicurezza della sua camera, nel silenzio della sua solitudine, la mente sgombra dai pensieri ma il cuore palpitante di sentimenti.
Un problema le attanagliava la mente, un dilemma le corrodeva l'anima, neppure la moto era riuscita a distoglierla completamente da ciò.
Le battaglie erano concluse, la loro missione finita, il successo sperato era giunto ma allora perché era ancora così insoddisfatta.

Una cosa non riuscita a togliersi dalla mente, lei...
Il suo tormento, una sensazione difficile da spiegare, era un dolore particolare, in alcuni casi piacevole ma la maggior parte delle volte un malessere ricorrente che le inaspriva le giornate.
Non si era mai sentita così.

Questo intollerabile senso di disagio con cui aveva iniziato a convivere, si manifestava in molti modi a volte era come avere degli aghi sottopelle, le stuzzicavano il cuore, senza ferirlo ma le facevano sentire la loro presenza, costante, fastidiosa e insopportabile, poi a volte se ne dimenticava o questo pensava ma poi un fastidio la scuoteva, un'orticaria che la faceva arrossire la pelle del volto e del petto, un tremolio le faceva perdere presa nelle mani che ad un tratto diventavano deboli e senza energia e le ricadevano pesantemente lungo i fianchi come se fossero di pietra, la mascella diventava rigida e i denti si serravano ingabbiando la voce che prigioniera non riusciva a fare capolino, parole perse, il vuoto, tutto bianco non le restava altro che andarsene quando questo capitava.
Ma una volta sola era successo una sensazione ancora più agonizzante delle precedenti, il dolore, non un dolore come tutti altri, la voglia di morire, no, di sparire, di non essere mai esistita. 

Non era facile descrivere questa sensazione, se le avessero strappato il cuore avrebbe certamente sofferto meno, sentiva le vene pulsare, le sentiva uscire sottopelle le vedeva sfuggire, come se fossero state sfilate dal suo corpo, le ossa rotte, no frantumate in tante piccole schegge che le si conficcavano nelle carni e la ferivano dall'interno, gli occhi gonfi, non avevano neppure la forza di piangere, la gola arida, secca, vuota, il corpo rigido, inerme, svuotato, dilaniato dai sentimenti che volevano esplodere al di fuori dalla sua figura che come un carceriere li teneva in catene.

Lei a terra, ferma, immobile, senza vita, il talismano, il loro scopo ora non contava più nulla. 

Lei era li morta, non aveva mantenuto la promessa, si era sacrificata!

La colpa era sua, della sua eccessiva sicurezza, della sua arroganza che artefice della sua stupidità l'avevano portata alla cattura.
Lei era li... e....un frammento di coraggio misto a disperazione, la principessa della Luna invano aveva tentato di fermarla ma era troppo troppo da sopportare la vista di lei così, sul pavimento freddo, le onde del suo mare non si muovevano più.
Per quanto il vento soffiasse lei non si sarebbe più mossa, che senso aveva quindi tutto il resto... Nessuno....
Un'attimo ancora e poi quella specie di pistola puntata al petto e il grilletto è scattato, poi il nulla....

Si voltò su un fianco e si strinse le braccia intorno alle spalle, voleva dimenticare ma non ci riusciva.
Si morse il labbro inferiore con forza, per poi rilasciarlo appena il sapore del sangue le stuzzicò la lingua "Dannazione", si alzo di scatto, strinse le mani sul materasso, con forza, rabbia, odio, rancore verso se stessa, verso la sua incapacità di esprimersi, voleva urlare tutta la sua rabbia la sua frustrazione e il suo fastidio ma invece era li.
Sola in camera al buio, sul letto con dei fastidiosi ricordi che riaffioravano nella sua mente, gli aghi che imprigionavano il suo cuore avevano iniziato ad infastidirla, sentiva che stava sanguinando.

Si alzo in piedi, la testa le girava, una sensazione di nausea, una stretta al cuore e allo stomaco, apri la porta con violenza, non riusciva a controllarsi.
"Haruka", la voce stupita di Michiru, al suo richiamo si voltò, fece un passo verso di lei, poi uno scatto.
Le sue braccia come dotate di vita propria l'afferrarono stringendola con forza, i loro corpi si unirono in un abbraccio, Michiru anche se stupita dalla reazione della sua coinquilina, rimase tranquilla, rispose con dolcezza e cortesia a quel contatto improvviso, abbracciando la ragazza a sua volta, Haruka invece cercava di nascondere la sua disperazione e sperava che quel contatto potesse lavare via il suo disagio.

Sentiva il cuore di Michiru, il suo battito regolare, mentre il suo invece sembrava un cavallo al galoppo, nascose il viso nell'incavo del suo collo, nel caldo tepore del suo corpo ricoperto dai suoi lunghi capelli.
Un'istante dopo, le mani di Michiru si spostarono, iniziarono ad accarezzarle i capelli, sospirò "Haruka, cosa ti succede" la sua voce preoccupata "Non ti ho mai vista così, che ti succede" il suo viso si stava strofinando con affetto contro il suo petto, dandole un po di sollievo.
Haruka era immobile, la sua presa era salda,  i suoi muscoli contratti,  con un filo della sua voce rotta e angosciata rispose "Un'incubo".
Michiru sorrise leggermente, mentre non una mano le scese delicatamente sulla schiena della suo coinquilina, sentiva che era irrequieta.
"Che sogno hai fatto?  Come ha potuto ridurti così?"

Non rispose, rimase ferma nella sua posizione, il contatto con la ragazza dagli occhi azzurri come l'oceano le dava una strana sensazione di pace, la pace che agognava come un un sorso d'acqua nel deserto.

Una pace che non aveva più intenzione di perdere, era ora che il vento scuotesse il mare era ora di iniziare a infrangere le onde e capire cosa nascondeva il cuore della sua Sailor.
 

Bene spero che abbiate gradito è una prova (il primo racconto che provo a fare XD), avevo pensato a un racconto breve strutturato in 3 capitoli, nel primo ho voluto concentrarmi sui sentimenti e le sensazioni provate da Haruka che penso rimarrà in un certo senso la parte che intendo più analizzare anche nei capitoli successivi (essendo della coppia lei il mio personaggio preferito).

Vi ringrazio del tempo che avete dedicato a questo racconto e vi chiedo la cortesia di dedicarmi ancora un minuto a commentare così da capire anche io le vostre reazioni.

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Capitolo 2
*** Sempre in stallo ***


Buongiorno a tutti scusate del ritardo, ecco il secondo capitolo di questa breve trilogia!
Colgo l'occasione per ringraziare calorosamente FragileGuerriera per l'aiuto nella correzione del mio lavoro XD




Alla fine era finita così, come al solito non era riuscita ad esprimersi.
A volte le sembrava di parlare una lingua differente: non riusciva a capire perché era sempre così impacciata, così goffa, così  inadatta al dialogo.
Questa cosa poi capitava sempre con lei ed era frustrante: voleva digli un sacco di cose; voleva aprigli il suo cuore; voleva cercare di dare una voce a quei muti sentimenti.
Come la Medusa con Perseo le bastava incontrare i suoi occhi e tutto si fermava. Si sentiva diventare ad un tratto di pietra: il suo corpo s'irrigidiva; sentiva i muscoli tesi e i nervi in tensione; la mente sgombra da tutto e le parole strozzate in gola; il tempo diventava più lento, i secondi pesanti, i minuti infiniti, il tutto come l'eternità.
Era persa nel canto delle sue parole, stregata dal suo viso, magneticamente attratta dal suo corpo. Supplicante dei suo sguardi in continua ricerca delle sue attenzioni.
Alla fine la serata si era conclusa in cucina con un te caldo, due biscotti coperti di scaglie di cioccolato e la voce rassicurante della sua sirena.
Una carezza leggera, uno sguardo rincuorante e un'ultima coccola prima della buona notte e un sorriso sincero.
Porca vacca ci mancava l'orsetto e avrebbe toccato il fondo.

Si era comportata come una bambina ed e il tutto era così fastidioso... Diamine se la faceva incazzare!
Era terribilmente infantile nei suo comportamenti, se ne accorgeva, ma cosa ci poteva fare? Si sentiva in balia del suo mare. Succedeva sempre più spesso: tutte le volte che la guardava.
Come un marinaio seguiva il canto della sua sirena.
Lo sapeva l'uomo di mare che quella voce era pericolosa, ma era anche terribilmente attraente. Un richiamo impossibile da ignorare.
Quella voce armoniosa aveva il potere d'incantarla, la sua sonorità sembrava possedere un colore che s'impadroniva della sua mente, attirando le sue attenzioni.
Poterla ancora ascoltare era una bramosia difficile da sfamare. Il desiderio di poter sentirla di più oramai si era impossessato di lei.
Era affogata in quel mare, le correnti la trattenevano in quell'oceano di silenzi. E a lei piaceva sprofondare: perdersi a guardare il sole che le illuminava il viso incorniciato dai suoi fluenti capelli che profumavano di salsedine; il suo sorriso, quelle labbra sottili; la pelle bianca come la luna in una notte scura; i suoi movimenti leggiadri... Era una fata, una dea, un sogno a portata di mano, ma allo stesso tempo un'ombra scura. Il terrore che si trattasse solo un sogno irrealizzabile e l'agonia del bivio, della scelta... una morsa al cuore. Continuare a sognare fino a perdere il respiro o rischiare nuotando fino alla superficie alla ricerca di una boccata d'aria fresca? Avere il coraggio di esporsi, di esseri veri e sinceri con i propri sentimenti.

Cazzo, cazzo, cazzo, sono proprio un'idiota!! ringhiò digrignando i denti per la rabbia.
I pensieri le continuavano a riempire la mente, si rincorrevano l'uno con l'altro come una strada trafficata senza una svolta o una piazzola di sosta dove fermarsi a ristorare.
Aveva un'occasione, una soltanto, ma come avrebbe reagito Michiru alla sua confessione?
Sicuramente non l'avrebbe derisa- non l'avrebbe mai fatto ne' allora ne' in futuro- ma avrebbe potuto allontanarla. Avrebbe potuto scegliere di andarsene, di andare ad abitare da un'altra parte e lasciarla. Abbandonarla.
Non sarebbe riuscita a sopravvivere a un rifiuto, ma non poteva neppure continuare così... E se gliela avessero portata via? Michiru era così splendida.
Quando suonava poi diventava come una musa, riusciva a far riaffiorare pensieri nascosti, sensazioni disperse e nuove emozioni. Nessuno resisteva al suono del suo violino, al suo fascino. Anche quel pianista bastardo. Lo aveva visto quel giorno di prove: la fissava nella sala prove.
Ricordava di essersi morsa il labbro inferiore, strofinandosi le mani....nel tentativo di controllare la rabbia crescente. Non poteva ignorarlo: chissà a cosa stava pensando, anche se un'idea l'aveva già ed era chiara. Per questo l'aveva aspettato alla fine dello spettacolo.
Lui inizialmente l'aveva derisa, ma era durato poco, non appena il suo viso aveva incontrato le sue nocche, quando quel maledetto infame aveva conosciuto la forza dei suoi pugni.
Allora tutta la sua spavalderia era scomparsa, chino nell'angolo sul retro della scuola, rannicchiato su se stesso come un ratto di fogna, si teneva la mascella , il sangue che fluiva dal suo labbro inferiore, gli occhi sbarrati, la voce supplichevole. in quel momento si era sentita forte e incredibilmente appagata.
Sapeva che quello che stava facendo era sbagliato.
Si era fatta coraggio, dandogli una mano a rialzarsi e gli aveva dato un fazzoletto per medicarsi: "Stalle lontano o sarà peggio per te" lo aveva minacciato con furore. Lui aveva annuito: "Scusami" aveva sussurrato il giovane tirando su col naso, mentre gli occhi erano ancora gonfi, arrossati e spaventanti le avevano rivolto uno sguardo sfuggente.

In quell'occasione aveva risolto il problema, ma non poteva di certo passare la vita a spaccare la faccia a tutti quelli che posavano gli occhi sulla sua Michiru, una ragazza che non passava inosservata e alla fine lei non aveva diritto di comportarsi come "The Punisher" e massacrarli tutti di botte.
E se Michiru lo avesse scoperto, come cacchio glielo avrebbe spiegato poi?
"Si Michiru, lo so, ma non ti devi arrabbiare: ebbene si, sono stata io a spaccare la faccia al pianista! L'idea iniziale però non era quella, ma poi ha fatto il figo e così mi è partito il destro, così in scioltezza. E pensa che brava: mi sono trattenuta perché pensavo seriamente di mandarlo all'obitorio per un soggiorno eterno".
Michiru però le avrebbe chiesto perché lo aveva fatto e che le diceva? "Ti stava guardando in quel modo... stava facendo pensieri non molto puri su di te... Così ho pensato di sotterrarlo vivo".
No, in effetti non poteva fagli un discorso del genere. Loro due non stavano insieme, non avevano una relazione, non poteva fare la gelosa. Non in quel modo almeno.

Così non risolvo nulla si alzò, sperando di scrollarsi di dosso quei pensieri e aprendo l'armadio iniziò a indossare un paio di jeans e una maglia comoda, tanto non doveva guardarla nessuno, non doveva uscire, non aveva nessun impegno urgente doveva solo decidersi prendere il coraggio. Quel giorno doveva farsi avanti o lasciare stare.

Era sicura di quello che voleva, o no?

Insomma che cazzo voleva dirle?

Tornò a sedersi sul letto, con la mano iniziò a massaggiarsi il collo nervosamente: "Cosa voglio io da lei...?" esclamò a voce bassa. Fece un profondo respiro; le mani scesero e si incrociarono sul petto; la sua fronte crucciata; lo sguardo concentrato a guardare il pavimento in legno. Doveva fare ordine nei suoi pensieri, doveva capire.
Forse era per quello che si bloccava, non avendo le idee chiare non riusciva ad esprimersi.
Già la cosa era difficile di per se', avere poi la mente incasinata come in quel momento non aiutava proprio per niente.
"Facciamo il punto della situazione!" esclamò convinta, buttandosi all'indietro e rimbalzando leggermente sul materasso.
Quel dolore che aveva provato era vero, sincero. Il solo pensiero di quel giorno, quando la vide morire  le faceva venire la pelle d'oca. Una cosa era certa: i suoi sentimenti erano reali.

Non era mai stata così male come quel giorno, non si era mai sentita così fragile, così inutile come quella volta e anche ora che la situazione era mutata e la sua, no anzi la loro vita, era tornata pacifica non poteva non pensare a quella sensazione.

"Non voglio perderla" un sospiro lieve, gli occhi lucidi, un nodo in gola, in meno di un secondo delle grosse lacrime iniziarono a rigarle il volto.
Il cuore singhiozzava, le mani iniziarono a tremare,il petto a scaldarsi.

Fece un profondo respiro, al quale altri ne seguirono. Lentamente riprese il controllo delle sue emozioni, non poteva ricadere ancora nel ricordo di quelle sensazioni, erano troppo complicate da gestire in quel preciso momento; non poteva essere di nuovo inerme altrimenti sarebbe finito tutto come la sera prima ed era ora di smetterla di nascondersi.
Con le mani si asciugò le righe d'acqua salata che le avevano rigato il volto: "La amo" sospirò. Che altra spiegazione poteva dare a quell'uragano di sentimenti che solo quella donna le dava?

In quell'istante di piena consapevolezza quella sensazione di inadeguatezza svanì, dissolta, portata via da una brezza leggera.
Sorrise istintivamente, chiuse gli occhi, assaporò con calma quella strana e improvvisa sensazione di pace.
La frustrazione della sera precedente, la rabbia, l'angoscia, quegli aghi conficcati nelle sue carni che tenevano in ostaggio il suo cuore, si erano dispersi in quella nuova ventata d'aria fresca.
Come quel dolce abbraccio, quelle carezze e quei sorrisi gentili che l'avevano accompagnata la sera prima, quella ragazza che era riuscita a donarle la pace.
Cullata da quei pensieri aveva ceduto alla notte e a un po' di riposo.

Lei sapeva chi era, di questo ne aveva una gran consapevolezza, era sempre stata così, fin da bambina. A volte avrebbe voluto essere un ragazzo così almeno avrebbero smesso di seccarla con le classiche frasi: "Haruka sei una bella bambina, perché non ti metti un bel vestitino", oppure: "Haruka perché non lasci stare quelle macchinine e non vieni a vedere la bella bambola che ti ha preso papà?"
Erano tutti li con delle aspettative.
Alla fine quando nasci i genitori anche senza volere si fanno dei film su di te: iniziano a pensare a quello che loro vorrebbero per te e queste cose sono legate al sesso con cui sei nato.
La società poi prepotentemente s'impone sul tuo modo di vivere: sei una ragazza quindi in ordine:
devi studiare; comportarti a modo; trovare un bel lavoro; incontrare uomo che ti ami; devi sposarti; farti una famiglia e... che palle lei a queste cose non interessavano!
Sì, che palle cazzo! A lei non piacevo le bambole, non piacevano le gonne, non le piaceva truccarsi e dato che tutte queste cose non erano di suo gradimento tutti dicevano che era un maschiaccio. ma perché? Perché con il suo modo di fare non rispettava i dettami che la società le imponeva?
Lei si piaceva così, lei voleva viverla la vita non voleva trattare o arrivare a dei compromessi, voleva fare come si sentiva e vivere nel modo giusto per lei e non adattarsi alla vita stessa o stare li a soddisfare le esigenze e gli egoismi altrui.

Michiru le piaceva e tanto, le sarebbe piaciuta sicuramente anche se fosse stata un ragazzo, perché alla fine che cosa è l'amore? Tu di cosa t'innamori? Di un corpo? Di un trucco? Di un seno prosperoso? No tu t'innamori della persona e innamorarsi di una persona va al di la del sesso con cui sei nato.
Innamorarsi di una persona è molto più importante d'innamorarsi del suo sesso, significa accettarla completamente.
Se ami e ami veramente non è importante che sia un uomo o una donna, è importante quello che provi: le sensazioni, i sentimenti e anche lo stesso malessere provati per quella persona sono un sintomo dell'amore

Un pensiero fichissimo, il casino ora era esporre il suo pensiero a Michiru. In ogni caso lei non aveva più dubbi, i suoi sentimenti le erano chiari e lei stessa era sempre stata sincera.

Basta, era ora di smetterla di maltrattare il suo cuore su cosa fare.
Di come esporre i suo pensieri aveva diversi dubbi e perplessità, ma in ogni caso sapeva che andava fatto.

Prese un bel respiro, si alzò e aprendo la porta della camera si diresse in cucina. Lei era lì seduta sul tavolo che sorseggiava un te caldo con un libro aperto appoggiato sulle gambe. Nel vederla Michiru sorrise e con la sua solita compostezza e gentilezza e con un gesto elegante gliene offri una tazza.
Ma in quel preciso momento la sua sete voleva essere colmata da altro.


Haruka ha preso finalmente coscienza di se.
In questa seconda parte volevo far trasparire le frustrazioni della protagonista, le sue angosce e il suo modo di vivere.
In ogni caso, vi ringrazio del tempo che avete dedicato spero che lascerete un commento con le vostre impressioni.
Per la conclusione sono già al lavoro per la seconda di giugno spero di postarla!

P.S. 07/06/2016 ho sistemato un poco l'impaginazione della storia per rendere la lettura più piacevole a breve il capitolo conclusivo!

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Capitolo 3
*** La resa dei conti ***


Buongiorno a tutti ecco l'ultimo capitolo!
Colgo l'occassione per ringraziare FragileGuerriera che mi ha aiutato a scrivere un finale all'altezza dei capitoli precedenti.
Supportandomi e suggerendomi il modo migliore per mettere per iscritto i mie pensieri! Grazie mille!


Sete, sete, una tremenda sete.
La gola secca come se fosse stata impastata con la sabbia del deserto che non le permetteva di deglutire,le parole che bruciavano dentro soffocate dai grani di sabbia che non lasciavano alcuna via di fuga ai suoni imprigionati tra le sue labbra serrate.
Il suo desiderio era davanti a lei,un miraggio nel deserto.
Stupenda, le sue delicate forme racchiuse in un vestito bianco dalle sfumature turchesi che ricordavano i riflessi del mare; i suoi movimenti lenti, calcolati e leggiadri come il volo di una farfalla; i suoi occhi tutte le volte che la fissava e quel sorriso, quelle labbra perfette difese da un velo di lucidalabbra...

Cazzo no, no non ricominciamo a fare l'idiota! 

Le sue fantasie le facevano confondere la realtà della delicata situazione in cui si trovava, scosse la testa come per riprendersi dallo stato di trance in cui era nuovamente caduta.

Merda santa ma si può essere così sfigate?

"Haru stai male?" e lei era lì.Non riusciva a capire come non si era accorta che la donna era li a pochi centimetri da lei, poteva sentire il suo fiato accarezzarle il viso, il suo profumo l'inebriava fino a quasi stordirla, i suoi occhi blu la scrutavano dubbiosi, i colori della sua iride erano davvero uno spettacolo di sfumature.
Il sole ormai stava calando e faceva trasparire i suoi raggi dai vetri della cucina che riflettevano nei suoi occhi le più piccole venature dell'oceano.
"Hai... hai degli occhi fantastici..." farfugliò nel tentativo di cercare di spezzare l'incantesimo che l'assoggettava.
Le gote di Michiru presero per qualche istante le tonalità rosse del tramonto, si scostò leggermente mentre una sonora risata le cresceva dal cuore, riempiendo di un soave suono il locale:
"Haruka ma cosa ti succede?" sorrideva ingenuamente portandosi la mano destra al viso per nascondere le labbra e l'imbarazzo per quella frase inaspettata.

Sei bellissima....

Un dei tanti pensieri che si accavallavano tra loro, ma uno in particolare le martellava la mente 

Una sola possibilità...

Mentre il freddo abbraccio del dio Fobos le pesava sull'anima, la paura del fallimento si faceva strada tra le sue incertezze, sbriciolava l'asfalto della strada che stava percorrendo per giungere alla sua meta.
Che stesse prendendo una decisione sbagliata?
In ogni caso ormai il suo cuore le aveva parlato e avrebbe continuato a gridare tutta la sua frustrazione ghermendo quel poco che rimaneva della sua anima ormai infranta da angosce e dolori.

"Ho avuto di nuovo quell'incubo...." la voce finalmente sembrava le avesse fatto l'onore di esporre i suoi pensieri, nonostante il corpo tremante e il cuore che le sbatteva contro il petto come per sfondarlo e mostrare l'inferno interiore che stava sopportando.
"Michi scusa ma io non so più cosa fare mi sembra d'impazzire... Ci sono delle cose che avrei voluto rinchiudere nel labirinto del mio cuore, tenerle così celate da dimenticare io stessa la loro esistenza e mentre la mia mente mi sta urlando che sto facendo la più grande cazzata della vita io sono qui che sto cercando di riordinare parole che non sono in grado spiegare..."
Il capo chino per timore di guardarla negli occhi, non voleva bloccarsi come spesso succedeva, le mani si erano serrate con forza.
Doveva continuare o avrebbe perso nuovamente la voce, rapita dalla tempesta di pensieri che aveva assoggettato la sua mente.

"Quel giorno, quando ti ho visto morire qualcosa in me è scattato. Non pensavo si potesse provare un tale dolore, una sofferenza così atroce. Non si può cancellare un ricordo così.
Io ti ho visto morire e anche se adesso sei qui davanti a me mai avrei pensato di poter odiare così tanto me stessa."

"Haruka... anche tu sei morta... e poi la colpa non è t..."

"NO FAMMI FINIRE!!" l'interruppe bruscamente la bionda irrigidendosi sempre di più.
"Fammi finire, ti supplico. Penso di non essere mai stata così loquace in tutta la mia vita." la voce aveva iniziato ad incrinarsi per l'emozione che faticava a controllare.

"Non hai mantenuto la promessa, ti sei sacrificata per me. Ora ho capito perché le persone temono tanto la morte, non per l'oblio in se, non per il timore dell'inferno, non per il dolore,  ma per quello che lasci...
Lasciare le persone che hai amato a vivere una vita vuota, senza amore, senza gioia, senza pace, senza luce.
Io penso di aver tolto il talismano dal mio petto non tanto per la nostra Principessa di Luna quanto per l'inadeguatezza di vivere che ho provato.
Il mio vento si è fermato nello stesso istante che il tuo corpo ha toccato terra: che senso avrebbe avuto una vita senza di te Michiru?"

C'era riuscita... aveva finalmente espresso le sue paure!
Si era mostrata per quello che era; le mani le dolevano, erano diventate ormai livide e sudate dallo sforzo e le gambe a stento reggevano il peso del suo corpo. Si sentiva instabile e non riusciva a distogliere lo sguardo da Michiru, , ma grazie alla forza dell'abitudine non ebbe difficoltà a trovare lo sgabello.
Era vicino al ripiano a isola della loro cucina dove solitamente mangiavano per evitare di sporcare il tavolo da sei posti e dove prima era seduta la sua dolce sirena persa nella lettura.

Si accasciò pesantemente, aprì a fatica le mani arrossate e se le portò al volto passandosele poi tra i capelli per spostarli dal viso e chiudendo gli occhi che avevano iniziato a bruciarle

Bene, brava Haruka e ora.... cazzo gli dico?

Si spinse con il corpo in avanti per scuotere la sua mente e con fatica schiuse gli occhi.
Michiru piangeva...

Merda, merda, merda sta piangendo! Sta piangendo per colpa mia, per quello che gli ho detto...

Scattò in piedi, il suo corpo aveva ritrovato la sua mobilità perduta, si avvicinò velocemente stringendola forte a sé.
Sentiva le lacrime della sua sirena bagnarle la maglietta di cotone leggera, sentiva le sue braccia cingerle la vita alla ricerca di un contatto, sentiva i suoi singhiozzi che le facevano sussultare il petto.

"Michi ti prego... non piangere... Io ti amo, non voglio farti star male..."

Un momento che cazzo ho detto!?!

La violinista alzò il capo, lo sguardo sgomentato dalla dichiarazione inattesa, mentre le lacrime continuavano a correre sul suo viso angelico.

Ma sono completamente imbecille, sta piangendo per tutto quello che gli ho detto prima e ora mi dichiaro... ma porca di quella p...

"Haruka!" la voce della sua sirena era diventata improvvisamente seria e l'aveva riportata brutalmente alla realtà di quella situazione, aveva stretto la presa sui suoi fianchi per evitagli qualsiasi via di fuga.
"Siiiii..." rispose con voce incerta.
"Tu mi ami?"
"Bhe ecco su questo punto... si su questo punto vorrei chiarire la mia posizione vedi..."
"NON MI DIRE STRONZATE HARUKA TENOU!!" sbraitò furente.
"Scu... scusami"
"Non voglio che ti scusi, voglio la verità, quello che hai detto è la verità? Si o no,  non voglio altre risposte evasive."
"Si ti amo e non come una sorella o un'amica per essere chiari..." ammise arrossendo in volto. 
Iniziava ad avere un caldo terribile e quella posizione non l'aiutava per nulla; come se non bastasse non riusciva a guardare la violinista negli occhi, sentiva che l'altra stava cercando il suo sguardo, ma lei continuava ad eluderlo.
"Non come un'amica e in che modo mi ami? Cerca di essere chiara..." la riprese la ragazza con tono seccato, sembrava non volesse che arretrasse di un passo sulle sue dichiarazioni.

"OH CHE CAZZO MICHI! TI AMO!! Ti amo così tanto che passo le notte a sognarti e di certo non sogno che non ci facciamo le coccole!; ti amo così tanto che la moto, la macchina e la corsa non riescono a trasmettermi neppure una fottuta emozione; ti amo così tanto che mi sento una completa imbecille per tutto quello che ti ho detto prima; ho una paura tale di farti schifo che mi chiedo perché cazzo sto continuando a parlarti? Ho il terrore che tu mi mandi a farmi benedire e non voglia più vedermi!
Ecco il problema... il problema è che mi sale il panico, la paura e l'ansia di perderti ancora; di vederti felice tra le braccia di qualcuno che non sono io. Ti amo e ti voglio tutta per me e..." la voce le si spense, come se le avessero staccato ad un tratto la spina; stava violentemente vomitando tutti i suoi pensieri alla persona a cui teneva.
Invece di mostrarsi forte e sicura stava mettendo alla luce tutte le sue debolezze.

La vista era annebbiata conquistata dalle lacrime che scendevano copiose dal suo viso; si sentiva mancare, il cuore pompava impetuoso. Le sembrava scoppiasse...
"Perdonami" sospirò mentre cercava di staccarsi dalla sua presa, ma la violinista non era intenzionata a cedere.
Con un movimento deciso del braccio sinistro le afferrò la maglietta con forza, mentre l'altra mano le prese il volto sfiorando le sue labbra con il pollice per poi scivolarle dietro la nuca.
Intrecciò le sue dita sottili tra i suoi capelli biondi tirandola a sé, slanciandosi sulle sue labbra.
 
Un bacio. Era un bacio a fior di labbra, ma Michiru l'aveva appena baciata.
Quella sirena non la stava affogando, non l'aveva ingannata con il suo canto, ma la stava salvando dallo stesso mare di sentimenti che con le sue correnti voleva farla affogare.
Un' uragano di sentimenti la stava scuotendo fino nelle profondità del suo essere. Le lacrime non accennavano a fermare la loro corsa e continuavano a solcarle le guance rendendo tutto offuscato.
I suoi sensi e la sua mente stavano rinchiuse in un mondo annebbiato, il suo cuore piangeva lacrime di gioia per la fortuna di quel flebile contatto, ma la ragione voleva imporre la sua amara verità.
Le sue labbra le bruciavano per l'emozione e come se non bastasse il suo viso come il suo petto arrossati sembravano in preda ad una forte orticaria che l'imbarazzava tanto da nascondere il viso tra le mani cercando di arginare tutte quelle inaspettate emozioni.
Michiru le stava ancora accarezzando con dolcezza i capelli, la sua presa sul fianco era diminuita : "Come ti senti?" sussurrò visibilmente imbarazzata.
"Perché... perché lo hai fatto? Tu sei sempre gentile ma non devi... non dovevi... tu..."
"E' questo che pensi di me Haruka? Che ti abbia baciato per gentilezza?"
Non rispose a quella domanda voltando il viso e divincolandosi dalla sua presa. 
Con passi lenti raggiunse il tavolo e respirando profondamente cercava di riprendere coscienza di se, di recuperare la sua mente persa nella nebbia dove nessun pensiero riusciva a mostrasi.
"IL CIELO NON PUO' INNAMORARSI DEL MARE!!" sbottò, pentendosi immediatamente di quelle parole, con le mani si asciugò le lacrime e si voltò fissandola.
"Io mi accontento di questo... di osservarti; di specchiarmi nella tua tranquillità; di stupirmi della tua forza; di meravigliarmi della tua bellezza; di bearmi nella tua voce; tu non puoi essere come me!
La tua bontà va oltre ogni mia più rosea previsione. Per quanto il vento soffi e increspi le onde queste si muovono solo in superficie.Il vento non potrà mai toccare il fondo del mare per quanto soffi impetuoso" concluse con amarezza abbassando nuovamente lo sguardo cercando di convincere se stessa di quelle parole.
 
Lei non può essere come me.
 
"Hai ragione, il vento non può arrivare nel fondo del mare, ma è l'unico che riesce a toccarlo."
"Come?" la sua voce confusa cercò lo sguardo della sua sirena che glielo rivolse con amore e profonda dolcezza quegli occhi azzurri rispecchiavano il suo volto.
"Sei grande Haruka gli stadi dell'acqua li conosci" rise divertita mentre il suo viso di Haruka s'incrucciava pensieroso.
"Pensaci" continuò "Il vento soffia sul mare. L'acqua è in continuo movimento quindi il vento è l'unico che con il respiro riesce a toccare tutta l'acqua del mare compresa quella presente in profondità. Con il sole l'acqua evapora e va fare compagnia al cielo che con rammarico quando è saturo la piange triste per quel distacco. Il vento freddo l'imprigiona mentre quello caldo la scioglie. Penso che fin dai tempi antichi il cielo sia innamorato del mare"
Basita da quelle parole Haruka era rimasta inerme a fissarla, Michiru colmò la distanza che le separava e circondò nuovamente la vita della bionda appoggiandosi a lei.
Quel contatto inaspettato la fece sussultare ma le diede anche il coraggio di rispondere a quell'abbraccio. Prendendogli il viso tra le mani e specchiandosi nei suoi occhi le sussurrò: "Ti Amo".
Chinò la testa alla ricerca delle labbra della violinista che si lasciarono catturare da quell'indescrivibile momento.
Le loro labbra si sfiorarono diverse volte prima che Haruka prese l'iniziativa lambendo con la lingua la bocca dell'altra come per chiedere un sollievo alla sofferenza che l'aveva martoriata nei giorni precedenti.
La risposta non si fece attedere: per nulla imbarazzata Michiru rispose con desiderio e passione. Haruka si fece trasportare del momento e con fervore le divorò le labbra lasciando le loro lingue scontrarsi e cercarsi nelle loro bocche.
Ormai ubriacata da quelle sensazioni Haruka si allontanò leggermente dalla sua tentazione poggiandosi sulla sua fronte e respirando affannosamente: "Uau... non avrei mai pensato che...".
L'indice della violinista la zitti:
"Ti Amo Haruka Tenou" sospirò strofinando il naso contro quello della sua compagna.

Grazie mille a tutti per il tempo che avete dedicato a questo mio primo lavoro!
Vi rubo qualche altro secondo del vostro tempo per informarvi che ho rimpaginato il secondo capitolo in maniera più chiara e corretta e presto lo farò anche del primo per poter rendere tutto il racconto di più facile lettura.
Ora come ora sono alle prese con un altro progetto che fortunatamente ha sempre il sostegno e l'aiuto di FragileGuerriera XD

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