Benvenuto Teddy

di Jessica Fletcher
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Benvenuto Teddy ***
Capitolo 2: *** Un'enorme fortuna ***
Capitolo 3: *** Una giornata speciale ***
Capitolo 4: *** Facciamone un altro ***



Capitolo 1
*** Benvenuto Teddy ***


dare alla luce

Benvenuto Teddy


No, non è possibile.
Sono 15 ore, 15 fottutissime ore che mia moglie sta soffrendo atrocemente e ancora qui non riescono a fare uscire il bambino.
Ogni contrazione le causa spasimi atroci, deve sentire tantissimo dolore: il suo viso è contratto e digrigna i denti. Si irrigidisce tutta e stringe forte la mia mano.
Gesù, quella stretta! In essa sento tutta la sua forza e tutta la sua disperazione.

Non so se potrà regger ancora per molto tempo.
Finalmente la Dottoressa Greene si decide;  salta fuori dicendo che Anastasia non riesce più a dilatarsi, nonostante la ossitocina e che ci vuole il taglio cesareo.
Cazzo, era ora!

Io non sopporto di vedere mia moglie soffrire a questo modo, non ce la faccio proprio. Io voglio solamente vederla felice e sorridente, come era fino a ieri quando parlavamo del nostro bambino attendendo impazienti che venisse al mondo.
Non così, non stanca, sudata, spossata, distrutta.
Hanno una grande forza le donne, se davvero soffrono così nel dare la vita. Tanta forza e sopportazione.

Non deve accaderle niente! Né a lei e nemmeno al bambino.
Il mio bambino, non deve avere problemi.

Grace tante volte, parlando del suo lavoro, accennava al fatto che ci sono bambini che hanno dei problemi causati da stress subiti durante la nascita. Disabilità fisiche e psichiche.
Io voglio il meglio per il mio bambino.
Voglio che stia bene, che non abbia handicap. Devo poter giocare a pallone con lui e insegnargli a nuotare, portarlo in barca a vela, a fare trekking e a sciare ad Aspen.
La sera, per farlo dormire, gli leggerò una fiaba come Carrick ha sempre fatto con me, quando ero piccolo.
E a scuola sarà bravissimo e un domani sarà lui il CEO delle Grey Holding Enterprise.
Questo voglio per il mio bambino, né più  né meno.
Voglio una vita perfetta, una vita felice.

Portano Ana in sala operatoria e non posso seguirla.
Non subito, almeno, prima devo mettermi il camice sterile.
La allontanano da me e lei mi guarda, è terrorizzata, si vede. Ha bisogno di me, bisogno che ci sia io a darle coraggio.

Ma io, per primo, ho paura.
Paura che le accada qualcosa, che accada qualcosa al bambino, che ...

Dio mio! Fa' che non le succeda niente!
Lei non mi può lasciare, non mi deve lasciare.
Non posso vivere senza di lei. E' l'unica che tiene lontani i miei demoni, che scaccia l'oscurità che mi porto dentro. Se Ana muore, muoio anch'io insieme a lei!

Entro in sala operatoria, velocemente corro al suo fianco e le prendo nuovamente la mano.
"Christian, ho paura" mi dice.
Vorrei dirle che sono anch'io spaventato quanto e anche più di lei, vorrei poter piangere, urlare, sbattere i pugni sul tavolo.
Ma devo essere forte, esserlo per lei, darle forza, coraggio.

Andiamo Grey, ce la puoi fare, non mollare proprio adesso!

"No, piccola,no" le dico "non avere paura. Ci sono io con te. Non devi avere paura, non la mia forte Ana"
Mi guarda e, come sempre, mi legge dentro, e lo vede lo capisce subito che sono preoccupato.
"Cosa c'è che non va?" chiede
"Niente le dico, niente è tutto a posto"

E proprio in quel momento arriva un'altra contrazione.
Deve essere forte, fortissima perché Ana digrigna i denti e, quasi, stritola la mia mano.
Mi si spezza il cuore e il fastidio alla mano in confronto è niente a quello che sento dentro ... amore mio, stringi pure forte, stritola pure le mie ossa se serve a darti un po' di sollievo

Le fanno l'anestesia; è meglio: almeno non sente più dolore.
Arriva il medico, il chirurgo, prende il bisturi e .... inizia a tagliare il basso ventre di mia moglie. La apre proprio là, dove sono stato solo io, taglia la sua pelle morbida di seta, la sua carne così sensibile ... ed esce sangue, tanto sangue.
E' impressionante, terrorizzante. Devo farmi forza perché mi sento quasi mancare.
Okay, Grey, un bel respiro!

"Ti amo", la voce di mia moglie è di nuovo la mia salvezza e la mia forza
"Oh, Ana" rispondo  "Ti amo tanto anch’io"
Vorrei sembrare forte, tranquillo ma la voce mi tradisce e si spezza in un singhiozzo.

Mi faccio forza e guardo le mani del chirurgo entrare nel ventre di mia moglie ed estrarne un minuscolo esserino tutto coperto di sangue.
Mio figlio!

Questo è mio figlio.

E' tutto a posto? E' tutto ok?
Mentre mi faccio queste domande il piccolo lancia fuori un grido arrabbiato e fortissimo, lo strillo di chi viene alla luce, il suo saluto al mondo.

E' tutto ok, il bimbo è perfetto.
"Avete un maschio" dice la dottoressa.
 Ana lo vuole vedere.
Le infermiere me lo porgono, un tenero fagottino avvolto in un telo blu.
E' bellissimo, è la cosa più bella che io abbia mai visto.
E' mio, mio e della sua mamma.
Mi vengono le lacrime agli occhi mentre lo porto da mia moglie.
"Ecco tuo figlio, Signora Grey" le dico;
"Nostro figlio" risponde lei.
Sì nostro figlio, il frutto del nostro immenso amore.

Quello che sento per questa creatura, beh, non lo avevo mai provato prima.
E' un misto di amore, dolcezza, tenerezza, voglia di proteggerlo e di coccolarlo.
E' un sentimento forte, quanto quello che provo per la sua mamma, anche se diverso, più puro forse.
Il dottor Flynn mi ha detto una volta che ogni genitore ama il suo bambino, incondizionatamente, non lo avevo creduto ma ora mi sto rendendo conto che è proprio così.

Bacio il piccolo sulla fronte e, guardando mia moglie, mi rendo conto che sta piangendo.
Anch'io ho le lacrime agli occhi,  sto faticando a trattenerle; sento il cuore in gola e non so se riuscirò a sopravvivere a tanta felicità.

"E' bellissimo!" esclama  
"Grazie, Ana" rispondo con le lacrime agli occhi.


Ho lasciato Ana nelle mani dei medici deve essere medicata e poi deve riposare. E' tanto stanca. 
Io sono rimasto solo con mio figlio, le puericultrici lo hanno lavato e vestito e ora è fra le mie braccia.
Lo stringo forte al petto. Lui E' Mio. E' una piccola parte di me, il mio futuro, la porta finalmente chiusa sul mio passato.

Potrei stringerlo per ore, per sempre.
Questo perfetto, minuscolo esserino, così tenero e dolce, dolce quanto la sua mamma, mi ha realmente rapito il cuore.
Guardo le sue manine, minuscole ma perfette, le piccole dita chiuse a pugno, il faccino roseo, la piccola bocca appena imbronciata.
 Lo coccolo, lo accarezzo, gli parlo dolcemente,  gli do' tanti piccoli baci sulla fronte

Sono padre.
Padre, che bella questa parola!
Sa di protezione, di conforto, di impegno, dedizione e amore.

Adesso  tutta la mia vita ha un senso.
Adesso posso dire che ne è valsa la pena.


Come vedete non sono sparita, sono sempre qui.
Prima di lasciarci, un paio di precisazioni, forse anche di più.
1. "Ne è valsa la pena" faccio dire a Christian, intendo dire che ne è valsa le pena di soffrire, di tenere duro anche negli anni dell'adolescenza, anche di rischiare di perdere Ana se alla fine il risultato è stato questo.

2. in questo capitolo Ana rimane un po' sullo sfondo. Ma volevo dare il maggior risalto possibile a Christian, quello che infatti prova e pensa lei lo sappiamo già.

3. la mia long "Un angelo biondo" continua, lo dico a quella 10 persone (circa) che la stanno seguendo. Va avanti a rilento perché non è facile mettere insieme tanti diversi punti di vista e vicende, ma state tranquille che non mollo.

Grazie a tutti per l'attenzione

Love
Jessie









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Capitolo 2
*** Un'enorme fortuna ***


Teddy2

Un'enorme fortuna




Sento il pianto di un bambino ... lo sento forte sembra disperato.
Lo riconosco : è il pianto del mio Teddy.
Mi sta cercando, sta chiamando il suo papà.
E' tutto buio, non riesco a vedere niente.
Ma sento comunque il suo pianto.
Devo andare, correre, cercarlo, andare in suo aiuto.

Non deve piangere così. il mio bambino.
Non deve, non lui.

Ma non riesco a muovermi.
Non ce la faccio.

Perché sta piangendo così?
Cosa gli sta succedendo?
Forse  qualcuno gli vuole fare del male?

Cosa cazzo sta succedendo, dannazione!
"Resisti Teddy, adesso il tuo papà viene in tuo aiuto!"
Ma ancora non riesco a muovermi, non posso muovermi
Sono legato al letto, mani e piedi, come ai tempi in cui ero sottomesso di Elena.
Ma quei tempi sono finiti già da tanto.
Cosa ci faccio qui?
Improvvisamente scende un grande silenzio.
Non sento più mio figlio, non lo sento più piangere.
Cosa è successo, mio Dio, perché non lo sento più?!
Perché?!

E' tutto buio, tenebra totale, non si sente un rumore, mi sento soffocare.
Mi manca il respiro, ho il cuore a mille ... non credo di poter resistere ancora lungo e ...

...mi sveglio con uno scossone, la luce fioca di un lampione penetra debolmente nella stanza.
Mi guardo intorno.
Sono nel mio letto, a casa mia.
A casa nostra: mia e di Anastasia.
La casa sul mare e con il giardino in cui siamo venuti a vivere qualche mese fa.
Mi giro su di un fianco, Ana è al mio fianco profondamente addormentata, il bel viso rilassato.
La guardo a lungo, è così bella, un angelo del Paradiso.
Ed è mia.

E' tutto a posto, tutto ok. Sono a casa, al sicuro, con Ana e mio figlio ...
Mio figlio!

Oddio e se Teddy stesse male?
Se gli fosse davvero successo qualcosa.
Devo vederlo, vederlo immediatamente.

Balzo giù dal letto e vado a piedi nudi nella cameretta di nostro figlio.
Il piccolo è nel suo lettino profondamente addormentato, il respiro lento, regolare.
Tranquillo, sereno, in pace
Tiro giù la sponda, mi appoggio al bordo del letto e resto a guardarlo ammaliato.
Nel sonno sorride, forse sta sognando qualcosa di bello.

Adoro quando sorride, saperlo felice e spensierato è la cosa più importante della mia vita.
Forse perché io da piccolissimo non ero né spensierato né felice.
E non credo di avere avuto molti motivi di sorridere nel sonno.
Proprio per questo voglio che mio figlio abbia il meglio dalla vita, a cominciare da due genitori che lo amano più di ogni altra cosa al mondo.

Vorrei prenderlo in braccio, spupazzarmelo, riempirlo di baci, ma non voglio che si svegli.
Così resto ancora a guardarlo per un po'.

Poi apre gli occhietti.
Mi guarda, di nuovo sorride.
Ma questa volta sorride a ME.

Mi chino e lo tiro su.
"Cosa c'è, giovanotto? Ti sei svegliato? Eccoti qui. Con chi sei piccolo Teddy? Eh? Con chi? Mi riconosci? Ma certo che mi riconosci, sono il tuo papà, sei con papà" gli dico dolcemente.
Lui mi sorride nuovamente e allunga la manina verso il mio viso.

E' tanto dolce, tenero.
Me lo stringo al petto, poteri sciogliermi dalla dolcezza.
Mai avrei creduto, mai, che si potesse provare qualcosa di  simile.
Un amore così totale, incondizionato.
E' incredibile, incredibile come avere un figlio ti possa cambiare la vita.

Ad un tratto sento come un leggero rumore dietro di me, un lieve sospiro.
Mi volto e, sulla soglia della porta c'è mia moglie, la mia Ana.

"Siete bellissimi, voi due insieme!" esclama, come estasiata;
"Ma Christian" prosegue "cosa ci fai qui?"
"Non riuscivo a dormire" mento spudoratamente "e avevo una gran voglia di vedere nostro figlio" così dicendo  stringo ancora il piccolo al mio petto.
"E tu ?" ribalto la domanda.
"Mi sono svegliata e non ti ho visto, così sono venuta a cercare dov'eri. E comunque, è l'ora della poppata. Hai fame piccolo Teddy? Si?".

Si avvicina.
"Dallo a me" dice alludendo a nostro figlio.
Glielo lascio, so che è  in buone mani.
E poi deve mangiare.
Non voglio che soffra la fame, lui deve essere sempre sazio , mai affamato.
Non come me, non come me.

Ana , il piccolo in braccio, prende posto sulla sedia  dondolo , si scopre il capezzolo sinistro (quello più sensibile, l'ho fatta venire tanta volte, solo stuzzicandole quel capezzolo) e nostro figlio si attacca.

Li guardo, sono dolcissimi, l'espressione reale dell'amore che c'è fra madre e figlio.
All'improvviso mi viene uno strano pensiero.
Cerco di scacciarlo ma è più forte di ogni cosa.
Mia moglie se ne accorge.
Infatti mi chiede:
"Christian, tutto bene?"
"Sì certo, perché?"
"Hai l'aria strana. Triste, pensierosa. Cosa c'è?"
Non riesco proprio a nasconderle niente. Io probabilmente sono come un libro aperto per lei. Mi conosce troppo bene, quegli occhi azzurri mi scavano nel profondo.
"No, niente. Solo ... pensavo a una cosa"
"Ti va di dirmela?"
" Pensavo ... secondo te, io sono stato allattato al seno o col latte artificiale?"
"Mhhh. Non saprei di sicuro. Però. Non credo che Ella potesse permettersi la polvere di latte artificiale. Ti avrà allattato al seno, se ne aveva"
"Cazzo! Era tossica! Chissà cosa avrò assorbito?!! Come minimo sarò diventato tossico anch'io! Oppure mi ha lasciato senza mangiare. Di quei giorni ricordo tanta fame"
"Non credo. Piccolino com'eri saresti morto. Secondo me ti ha allattato e, forse, in quei giorni è riuscita a rimanere pulita. Potrebbe averlo fatto per te"
"Pulita lei? No, non credo... la ricordo sempre fatta"
"Ma eri piccolissimo, non puoi ricordarlo"
"Non lo so. Credo che per lei sarebbe stato un enorme sforzo, con la vita che faceva. Per riuscirci avrebbe dovuto amarmi. E non credo che mi abbia mai amato"
"Perché no?"
"Perché, invece, sì?"

Ana mi guarda, scuote la testa e mi chiede:
"Christian, tu ami Teddy, vero?"
"Sì, certamente"
"E perché lo ami?"
"Che domande! Lo amo perché è ..."

Porca puttana! Lo amo perché è mio figlio!

Perché i genitori amano i loro figli, dannazione.  
Lo so, ne sono certo, l'ho capito quando è nato il mio bambino.
Tutte le mamme amano il loro bambino, anche quelle come Ella.
E quindi anche Ella, a modo suo, mi deve avere amato.
Quello che non capisco è perché non abbia potuto cambiare la sua vita per amore mio.
Mi amava ma ... amava la droga più  di me?
Non ha avuto la forza per voltare pagina?
Perché è rimasta a fare quella vita?

Scuoto la testa, affranto.

Ana, ancora con il bambino in braccio, si accosta a me.
Mi cinge la vita con il braccio libero e si mette in modo che il piccolo resti fra di noi.
La abbraccio a mia volta.

In quel momento sento di essere tutt'uno con mia moglie e il mio splendido bambino.

Non capirò mai la mia madre naturale, la sua vita, le sue scelte, resteranno sempre un punto interrogativo per me. E la cosa mi fa impazzire, preferirei la certezza di essere stato messo al mondo consapevolmente, magari in seguito ad un gesto d'amore. E invece mi resterà per sempre il dubbio di essere il figlio di uno dei suoi clienti, il frutto di una scopata mercenaria.
Ed è una cosa che mi fa soffrire enormemente.

La mano di Ana risale dalla mia vita e  percorre, carezzevole, il mio viso. E' dolce, è il mio conforto.

"Vieni" mi dice "mettiamo a nanna il piccolo e poi torniamo a letto. Aiutami a cambiarlo"

Adagio il piccolo sul fasciatoio, gli apro il pigiamino, tolgo il pannolino sporco, lo pulisco con le salviette idratanti, un po' di talco e gli metto il pannolino pulito. Sono abbastanza bravo in queste cose; un perfetto papà.

Portiamo Teddy nel suo lettino, gli rimbocchiamo bene le coperte, gli canto la ninna nanna, Ana gli accarezza le manine e in breve tempo il nostro cucciolo si addormenta.

"Adesso mi prenderò cura del mio bimbo più grande, del mio ragazzo perduto"
Mia moglie mi prende per mano e mi porta nella nostra stanza.
Si toglie la vestaglia e si sdraia sul letto, mi stendo vicino a lei e la abbraccio forte.
Le sua mani sono ora entrambe sul mio viso, le fa scivolare verso la nuca e spinge la mia testa verso la sua. Posa le sue labbra sulle mie in un bacio che vorrebbe subito diventare appassionato e sensuale, ma io la fermo.
"No, Ana. Se proprio lo vogliamo fare, deve essere lento. Lento e dolce; solo così, forse riuscirò a scacciare l'immagine di Ella che si concede ai suoi clienti. Solo così, forse, riuscirò a sperare, almeno, di essere il risultato di un gesto di amore e non di prostituzione. Lentamente, Ana, facciamolo lentamente."

"Si, mio signore" risponde lei sorridendo e, poi, più seria "Sì, amore mio" e, con molta dolcezza, le sue labbra si posano nuovamente su di me.

Mi abbandono totalmente alle sue premure.
Lei mi bacia, dolcemente, sulla bocca, poi sul collo, sulla gola. Scende fino a baciarmi il petto, bacia ad una ad una le mie piccole cicatrici.
Ecco, questa è una cosa che mi destabilizza e mi fa pensare.
Mettere un atto di amore proprio su quella parte del mio corpo che, non unica purtroppo, è stata a oggetto di tanta violenza e tanto odio è un gesto dettato dal profondo sentimento che questa donna nutre nei miei riguardi.
Ma  tanta intimità un po' mi spaventa, mi fa sentire così nudo e vulnerabile.
Eppure non dovrei avere paura di quest'angelo che vive al mio fianco.

Mi sollevo a sedere, la alzo insieme a me.
Le sfilo la camicia da notte, le mutandine, mi libero dei pantaloni del pigiama e dei boxer.
Le cingo i fianchi, lei mi stringe le spalle; siamo di fronte l'uno all'altra, lei a cavalcioni sul mio grembo.
Ed è bellissimo, così entrambi nudi, pelle contro pelle; la faccio scivolare sul mio membro rigido e lei lo accoglie interamente.
Cominciamo a muoverci, piano, il suo seno danza contro al mio petto, le sue mani mi accarezzano la nuca poi il viso.
Ci baciamo a lungo, il ritmo si fa sempre più serrato, i respiri affannati  e mi sento sempre più vicino al culmine.
La sento gemere e gorgogliare e questo accresce ancora di più il mio piacere, sapere che la mia donna gode ed è felice mi eccita enormemente.

La sento tremare fra le mie braccia e so che è vicino all'estasi. Le sfioro il clitoride e lei viene gridando il mio nome . Accolgo il suo grido baciandola sulla bocca e in quel momento raggiungo l'apice anch'io
"Ana, amore mio" riesco a dire quasi sconnessamente mentre l'orgasmo si impossessa di me.
Il mio sangue è come fuoco liquido nelle vene, poi, improvvisamente sento un brivido e, subito dopo, come una gran pace e crollo sul materasso portandola con me.

Sono sdraiato fra le sue braccia, il mio viso sul suo seno, le mie mani sulle sue spalle.
Lei mi tiene stretto e mi accarezza i capelli.
"Meglio?" mi chiede
Sollevo il viso a guardarla, annuisco.
Mi sposto su in modo da essere al suo fianco, la stringo forte a me.
Prendo la sua mano, la porto alla bocca, le bacio il palmo.
"Grazie" le dico "grazie di esistere. Senza di te non so cosa farei"
Non mi risponde, ma si accoccola contro al mio corpo.
"Qualsiasi cosa per te, Christian. Qualsiasi"
"Lo so" le rispondo e ancora le bacio la mano "ora dormi dolce Anastasia".

La guardo addormentarsi, felice, fra le mie braccia.
Un istante prima di scivolare nel sonno mi sorprendo a pensare che è stata veramente una grande fortuna averla incontrata.
Proprio un'enorme fortuna.




Allora, diciamo che non avevo mai "chiuso" la fanfiction su Teddy.
Forse perché mi sentivo che avrei ancora potuto dire qualcosa. Infatti ecco il secondo capitolo.
Forse ne scriverò qualcun altro, se mi verranno altre idee.
Mi piacerebbe scrivere dei pensieri di Christian mano mano che vede crescere suo figlio; però non garantisco di aggiornare con un certa continuità, vedremo.
Fatemi sapere se vi piace.
Naturalmente continuo con la mia storia su Christian bambino, ha già il nuovo capitolo in lavorazione.

A presto
Love
Jessie.






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Capitolo 3
*** Una giornata speciale ***


un giorno insieme

Una giornata speciale


POV Ana

"Christian, ci pensi tu al bambino?" chiedo a mio marito mentre sto ancora finendo di vestirmi.
E' domenica mattina, e dobbiamo andare a pranzo dai miei suoceri.
Ci sarà tutta la famiglia riunita ed impaziente di coccolare il nostro piccolo Teddy, che ha 10 mesi ed è un vero amore, tutto sorrisini e dolcezza.
Siamo in discreto ritardo, ieri sera io e Christian abbiamo tirato tardi ... a modo nostro (mi sento i brividi fin nel basso ventre al solo ricordarlo ... mmmhh. Dovremo farlo più spesso) e stamani abbiamo poltrito a lungo nel letto.
Abbiamo anche fatto l'amore e,tanto ieri sera è stato violento e selvaggio così questa mattina è stato dolce e languido.
 Santi numi, non riuscivamo a smettere di coccolarci a vicenda.
Mi piace questa cosa, mi piace giocare fare il sesso estremo, venire bendata, legata. Lo trovo estremamente eccitante. Anche perché mi fido ciecamente di mio marito e so per certo (sì per certo) che non mi farebbe alcun male.
Però mi piace anche fare all'amore con lui, mi piace la sua dolcezza, il modo in cui esprime la profondità del sentimento che ci lega. Il suo darsi a me, completamente, essere mio nella stessa misura in cui sono sua.
Mi piace spogliarlo, baciarlo, accarezzarlo, coccolarlo.
E mi piace quando è lui a fare lo stesso con me.
Certe volte mi sentirei pronta anche a rinunciare al sesso in se e per se, pur di rimanere stretta fra le sue braccia e godere solamente delle sue carezze e dei suoi baci.

Comunque come risultato di tanto movimento, ci siamo alzati con una fame da lupi, seriamente intenzionati a fare colazione.
Ma il giovanotto che da qualche mese è nelle nostre vita, si è fatto sentire con un certo vigore.
"Mam-ma, mama, mam-ma" lo abbiamo sentito strillare.
Subito sono andata da lui e l'ho  tirato su dal lettino.
Era tutto bagnato, povero piccolo.
Ho colto l'occasione per fargli il bagnetto. Mentre Christian scendeva a preparare il caffè per se e il tè per me.

"Bene, piccolo Teddy" ora che sei pulito e profumato andiamo a fare colazione? Eh? Andiamo?"
"Ma-ma!"
Il mio piccolo sa appena dire il mio nome e poco altro ma ...da quando mi chiama mamma sono la donna più felice di questa terra. E' stata un'emozione gigantesca sentirmi chiamare a quel modo. Non riuscivo a fermare le lacrime. E l'ho detto subito a tutti.
Per prima cosa ho chiamato mia madre, poi Grace ("lo so ragazza mia, so benissimo come ci si sente", mi ha detto tutta commossa), poi mio padre ("Ehi, Annie! Davvero il piccolo ti ha chiamato mamma? Mica te la sarai fatta addosso dall'emozione, vero? Salutami tuo marito).
A Christian non l'ho detto subito, gliel'ho fatto scoprire quando è rientrato a casa, quella sera.
E ho capito quasi subito che, se da un lato era emozionato, dall'altro era un po' geloso.

Già perché il bambino chiamava me e non lui. Credo che avrebbe dato qualsiasi cosa per sentirlo chiamare "papà". E invece, è già passato un po' di tempo e il piccolo dice al momento solo mamma, più qualche monosillabo.
Ma ancora non chiama papà.

Sono scesa con il piccolo in braccio per scoprire che il mio adorato, non solo aveva preparato il caffè per se e messo su l'acqua per il mio tè, ma aveva anche preparato la pappa e l'omogeneizzato per nostro figlio.
L'ho trovato con la tazza di caffè in mano mentre stava sorseggiando la calda bevanda scura. 
"Ah!" ha esclamato sorridendo vedendoci arrivare; "chi abbiamo qui? Il piccolo Teddy con la sua mamma! Ciao piccolino " e si è abbassato per dare un bacio sulla guancia paffuta del nostro piccolo "e, ciao mamma" con queste parole pronunciate con voce bassa e sexy, le sue labbra si sono avvicinate a sfiorare le mie.

Se solo avessi potuto, me lo sarei fatto, qui, subito, sul tavolo di cucina. Ma con il nostro bambino, dobbiamo fare attenzione.

"Dai il piccolo a me, Ana. Lo tengo io mentre prepari la colazione. Lo sai, io più del caffè e di bollire l'acqua del tè, non so fare. Però ho messo il pane a tostare e preparato i tuoi cereali e il tuo yogurt greco."

Sorrido, Christian è molto premuroso e la domenica, quando Gail è di riposo, mi darebbe volentieri una mano. Ma negato com'è per la cucina, farebbe solo disastri. Così gli ho proibito l'uso di pentole e padelle lasciandogli i compiti più semplici. Che esegue con grande precisione e senza protestare.

 Il mio uomo ... il mio splendido, premuroso, dolcissimo uomo!
Ha preso  Teddy in braccio e lo ha sistemato  sul seggiolone, poi, afferrato il piatto con la pappa ne ha assaggiato un pochino per assicurarsi che non fosse troppo calda, e incominciato ad imboccare il piccolo:
"Questo è per papà" e giù un cucchiaiata "questo per la mamma, questo per nonna Grace e questo per nonno Carrick. "
Il piccolo mangiava e rideva, felice.
E' un bel mangione, non si fa mai pregare a finire il piatto; per la grande gioia del suo papà, naturalmente, che non sopporta che il cibo venga sprecato. E che è felicissimo di vedere che il suo bambino, a differenza di quello che era accaduto a lui, è ben nutrito e pasciuto.
Non ho potuto trattenere un sospiro; ogni volta che ripenso alla dolorosa prima infanzia di Christian, mi viene il nodo alla gola e, talvolta, faccio fatica a controllare le lacrime.
Aventi Ana, rimanda indietro le lacrime, oggi è un giorno di festa dovete essere felici. Non è il momento di immalinconirsi.

Così  ho preso la padella, lasciato sciogliere il burro e preparato le uova strapazzate per Christian, ho tolto il pane dal tostapane, preso il succo di arancia e ho portato il tutto a mio marito.
"Tieni, papà, fai colazione anche tu.!"
"E la mamma?" mi ha risposto, pulendo la bocca del nostro bambino che aveva quasi finito di mangiare.
"La mamma è qui, non sta indietro. Questa mattina è affamata, con tutto il movimento che il papà le ha fatto fare", ho detto scherzosa portando in tavola il mio yogurt con i cereali, i mirtilli e il te.
"Che c'è, ti lamenti, Mrs Grey?"
"Certamente no, Mr. Grey. Assolutamente!" e, così dicendo, gli ho dato un bacio a fior di labbra.
Poi mi sono seduta a fare colazione insieme a lui e al nostro bambino.

Christian è  già pronto,  ha fatto la doccia e si è vestito.
Con il maglione chiaro e i jeans scuri è bellissimo.
"Dai, Ana sbrigati, che facciamo tardi!"
"Un attimo e sono pronta. Christian ci pensi tu al bambino? Credo che debba essere cambiato"
"Tranquilla, faccio io. Vai pure a fare la doccia"
Entro in bagno e lo sento andare nella stanza di Teddy a cambiarlo.

L'acqua calda della doccia è veramente molto confortevole. Starei a godermela volentieri a lungo, ma non posso, diamo in ritardo e devo prepararmi in fretta.
Così mi insapono velocemente, mi sciacquo, esco e con i capelli avvolti nell'asciugamano vado in camere per vestirmi.
Improvvisamente sento un'esclamazione
"Ma porca puttana, Teddy!"
Cosa mai sarà successo?
E, comunque, avevo detto a Christian che non deve dire parolacce in presenza di nostro figlio.

Esco dalla mia stanza per andare a vedere di persona, entro nella cameretta e ...
Non riesco a trattenere una risata.
Il piccolo, è staso sulla schiena sul fasciatoio, senza pannolone, con le belle gambotte all'aria e Christian, davanti a lui è infuriato nero e completamente bagno di pipì da capo a piedi.
Si volta furioso
"Ridi, eh?" mi sibila contro "questo marmocchio, tuo figlio, Mrs Grey; me l'ha fatta addosso!"
A vederlo così infuriato mi viene da ridere ancora di più, non riesco a controllarmi, è più forte di me.
"Va a cambiarti, Christian. A lui ci penso io" gli dico ridacchiando

Lui mi fulmina con lo sguardo ed esce.
Io, sghignazzando come una matta, faccio per dedicarmi al bambino. Lo sento mormorare nel corridoio qualcosa circa il fatto che gli prudono le mani, mentre si allontana verso la nostra camera da letto.

"Piccolo Teddy, piccolo Teddy" dico al mio bambino "abbiamo fatto arrabbiare papà. Com'è che si dice? Pa-pà, pa-pà!"
Cerco di invogliarlo a dire papà, sarebbe importante per Christian in questo momento.
Il piccolo mi guarda curioso poi mi dice "ma-ma".
E' inutile, al momento di chiamare il papà non se ne parla proprio.

Siamo arrivati davanti alla villa di Grace e Carrick, la Bellevue.
Mia suocera non appena ci vede ci corre incontro, sorridente.
Per prima cosa, sembrerà strano, corre ad abbracciare suo figlio il quale ha, nel frattempo, con molta delicatezza, preso il piccolo dal seggiolino e se lo sta tenendo stretto al petto.
"Oh, Christian!" esclama Grace "come è cresciuto! Crescono a vista d'occhio, a questa età. Mi ricordo tuo fratello ... non facevo in tempo a comprargli le tutine che già gli stavano piccole. Tu, invece ..."
Un sospiro interrompe le sue parole. Allunga la mano verso suo figlio, gli accarezza il viso, con dolcezza, fermandosi qualche istante sulla guancia. Poi toglie la mano e sulla stessa guancia posa un bacio, tenero, dolcissimo.
Lui non batte ciglio, anzi, si capisce che le attenzioni di sua madre gli fanno immenso piacere.
Infatti si china e le dà un sonoro bacione sulla guancia, molto diverso dai bacetti di circostanza che le riservava solo qualche mese fa.
Io li sto a guardare, non sono affatto gelosa.
E' così dolce e tenero vedere questo momento fra mamma e figlio , soprattutto sapendo che ci è voluto così tanto tempo e tanta fatica e dolore per giungere fino qui.
Poi Grace prende in braccio suo nipote ("Con chi sei, piccolo Teddy? Sei con la nonna, la nonna!") e con il bimbo in braccio viene a salutarmi.
"Ciao, splendida ragazza, angelo mio. Come stai tesoro? Stai bene sì? Riposi abbastanza? Mi sembri un po' stanca? Il mio nipotino ti fa impazzire? E' tanto capriccioso"
"No, Grace" rispondo avvicinandomi a baciarla "è un vero angioletto. Un bambino buonissimo"
Christian dapprima fa una smorfia, poi mi guarda, si mette a ridere. Rido anch'io con lui, lo prendo a braccetto e, preceduti da Grace e da Teddy ci avviamo verso casa.
Veniamo accolti con calore da Carrick che mi dà un bacio sulla guancia e abbraccia con calore suo figlio, da Kate ("Sempre in Forma, Steele!") che mi abbraccia e bacia con enorme foga e da Elliott il quale mi abbraccia abbastanza a lungo e dà una sonora pacca sulla schiena al fratello, per essere ricambiato da una pacca ancora più sonora e un'esortazione "Giù le mani dalla mia donna. Abbraccia la tua, piuttosto"
"Non ti preoccupare, fratellino, La bacio e la abbraccio a sufficienza"

"Mia come sta?" chiede Christian, sempre interessato alla vita di sua sorella.
"Sta bene e vi saluta. Dice che questo secondo corso a Parigi è molto più interessante del primo. Non sa fino a quando si fermerà, ma ho avuto l'impressione che resterà abbastanza a lungo. Mi sembrava molto determinata. sono contenta che stia bene e che stia cercando il suo posto nel mondo ma ... mi manca tremendamente, la mia piccola." dice Grace con un sospiro.
Penso a mia madre, a quel rapporto tanto particolare che si viene a formare fra la madre e la figlia femmina, quella complicità, quella strana amicizia. Penso a quanto sono fortunata ad averla a poche ore di aereo e a come sono altrettanto fortunata ad avere in casa con me Gail, che è ormai come una sorella maggiore.
Guardo Grace, questa donna così forte e coraggiosa che ha adottato e tirato su tre bambini, senza smettere, lavorando, di aiutare anche i figli degli altri e mi viene voglia di confortarla
Così mi avvicino, le stringo la mano e la abbraccio.
"Grace" dico "lo so che non è la stessa cosa, ma se vuoi e ogni volta che vuoi, ci sono qui io con te. Se hai bisogno di una compagnia femminile, anche solo per parlare, chiamami. Sarei bene felice di passare un po' di tempo con te."
"Cara, cara ragazza. Ti voglio un mondo di bene, mio figlio non poteva fare una scelta migliore. Sei la persona più buona e dolce che ci sia al mondo"
"No" scuoto il capo con decisione "sei tu la persona più buona e dolce che ci sia al mondo. Sei un vero esempio per le altre donne. Tu Grace sei veramente una donna da ammirare"

"Okay, okay" interviene Elliott "siete buone e adorabili tutte e due. MA adesso andiamo a pranzo. Ho una fame!"
"Che c'è, fratellino?" chiede Christian ridendo "troppa attività fisica? Kate ti consuma troppo?"
"Brutto stronzo! Prendi pure in giro ... senti chi parla! Dopo nemmeno un anno di matrimonio avevate già l'erede! Chissà come ci avrete dato dentro! Tu poi, con tutto il tempo che avevi da recuperare!" ed Elliott esplode in una fragorosa risata.
"Ringrazia che è domenica, che siamo vestiti a festa e che ci sono le nostre moglie, altrimenti ti avrei preso a calci nel culo, come ai bei tempi, Lelliott!" risponde Christian.
Ma anche lui sta ridendo come un matto mentre si avvicina al fratello fingendo di dargli uno scherzoso pugno, che Christian, altrettanto scherzosamente finge di evitare.
E , in allegria, ci avviamo verso la sala da pranzo.

"Vieni, piccolo Teddy!" dice mio marito a nostro figlio prendendolo in braccio "Papà ti porta fare un sonnellino!"
Poi, rivolto verso Grace "Dove lo porto, mamma? Nella mia stanza da ragazzo?"
"Sì, tesoro. Mettilo bene, però, in modo che non possa cadere dal letto nel sonno";
"Sì, certo. Vedrò di trovare il modo."
"Se vuoi ti vengo ad aiutare"
"No, tranquilla, riposati. Ce la faccio benissimo da solo"
Il piccolo, che ha seguito attentamente la conversazione fra Christian e sua madre, fissa gli occhietti verso mio marito e dice "Pa-pa".
Vedo Christian spalancare gli occhi dallo stupore.

"Cos'hai detto, Teddy, eh? Cos'hai detto? Dillo ancora" chiede al piccolo
E lui, sorridendo "Pa-pa, pa-pà"
"Dio mio, ma è bellissimo! E' bellissimo! Mi hai chiamato papà? Sì? Davvero? Sul serio, cucciolo mio" Ripete più volte al bambino, mentre lo accarezza, lo coccola, se lo stringe forte al petto.
Poi, rivolto a noi "Papà, mi ha chiamato papà. E' un'emozione fortissima. Fortissima."
Quasi gli si spezza la voce, dalla commozione e ha gli occhi lucidi.
Vedo Grace che guarda entrambi, suo figlio e suo nipote, con amore infinito e si asciuga le lacrime con l'immancabile fazzoletto di lino, Carrick deglutisce, poi guarda anche lui suo figlio con un espressione quasi complice rivedendo forse in lui il se stesso di molti anni prima.

Christian sospira, sembra come ridestarsi da un sogno e poi dice "Beh, piccolo mio. Adesso papà ti porta a fare la nanna. Okay? E rimane con te, finché non sei addormentato. Va bene tesoro mio? Va bene?" e gli accarezza il pancino.

Sono dolcissimi, anch'io mi commuovo nel vederli così. Salgono le scale, o meglio mio marito sale le scale con il piccolo in braccio,  gli parla dolcemente  e lo bacia teneramente sulla testolina, sulle manine.

Li vediamo allontanarsi e solo quando sono definitivamente fuori dallo sguardo, Grace si avvicina a me.
"Mai avrei creduto, fino a qualche mese fa, di potere assistere a una cosa del genere. Mai, avrei immaginato di vedere mio figlio così felice. Innamorato, felice, marito e padre affettuoso. Ancora una volta ti ringrazio, mia splendida ragazza, ti ringrazio per averlo tirato fuori da quel suo guscio, per averlo reso così enormemente felice. Grazie, tesoro mio" e mi abbraccia forte. Restituisco l'abbraccio. Il mio viso come il suo è rigato di lacrime.
Ma sono lacrime di gioia.

Rimango per un po' a chiacchierare in salotto con gli altri, con Grace, soprattutto, che mi racconta aneddoti di quando Christian era piccolo.
Sono storie dolce e amare allo stesso tempo, di un piccino tanto complicato e problematico, nelle quali ad ogni piccola conquista seguiva l'inevitabile ricaduta.

Penso a mio marito e mi viene voglia di stare con lui. Mi manca; è già un po' di tempo che è andato a portare Teddy a fare la nanna e ormai il piccolo dovrebbe essersi tranquillamente addormentato.
Così approfitto che Grace è andata a preparare il tè e che gli altri sono tutti presi da una conversazione circa i mercati finanziari e salgo le scale in cerca di mio marito.

Lo trovo disteso sul letto, il bambino addormentato e lui steso al suo fianco che lo sta guardando dormire. Nei suoi occhi c'è tanto amore, un amore immenso  dolcezza ma anche un'ombra di malinconia, forse di dolore.
Mi siedo sul letto.
"Ehi" gli dico;
"Ehi" mi risponde in un sussurro, "Potrei stare qui per ore a vederlo dormire. Gli voglio un bene dell'anima. Non credevo che si potesse provare un sentimento così forte. Però ho paura, Ana. Una fottutissima paura"
"Di che cosa?"
Non risponde subito, prende con delicatezza il bimbo in braccio e indica lo spazio vuoto di fianco a se.
"Vieni qui con noi" mi dice
Mi tolgo le scarpe, e mi allungo al suo fianco, con la schiena appoggiata alla spalliera del letto. Lui, sempre con Teddy in braccio, che se la dorme beatamente, appoggia la testa sul mio seno.
Lo abbraccio da dietro, lasciando che le mie mani si posino sulle sue braccia, accarezzandolo e nuovamente gli chiedo:
"Di che cosa hai paura? "
E' turbato, profondamente, lo vedo.
"Ho paura di fargli del male, perdere la pazienza e fargli del male. "
"Ma come ....?"
"Questa mattina, quando me l'ha fatta addosso, beh ero molto arrabbiato. Per un momento mi sono di nuovo sentito come quando da ragazzo, mi picchiavo con i compagni di scuola. O con mio fratello. Ho sentito montare la stessa rabbia, la stessa frustrazione. Oh, Ana, e se mi capitasse di nuovo, quando non ci sei tu? Se non ce la facessi a controllarmi e lo picchiassi? Io non voglio picchiare mio figlio. Non dopo quello che mi è stato fatto. Mi ucciderei se dovessi fare una cosa del genere, non ce la farei a vivere!"
"Non lo faresti mai!" intervengo "ne sono sicura"
"Come fai ad esserne così sicura?" mi chiede e la sua voce è carica di angoscia.
"Credi realmente che faresti a tuo figlio anche solo la minima parte di quello che è stato fatto a te? Con tutto quello che hai sofferto? No, non lo faresti mai, non potresti farlo. Tu ami tuo figlio e per amore suo saprai controllarti. Così come riesci a controllarti, talvolta, per amore mio. Perché per te, adesso, l'amore è più forte della rabbia. Non capiterà mai, ne sono certa. Ma se sentirai impulso a farlo, pensa a me al bene che ci vogliamo, pensa che così rischieresti di perderlo, tuo figlio. E allora, sono certa che ti fermerai. Non credi?"

Non risponde, sospira, ma non risponde.
Il suo sguardo è fisso su nostro figlio e, anche senza vederlo, so che lo sta guardando con infinita dolcezza. Il mio amato, caro,  dubbioso marito.

Mi vengono in mente le parole di Grace e le parole del Dott. Flynn: Christian tende sempre a pensare il peggio di sé.
Sono le sue 50 sfumature, le vecchie ferite che si riaprono a farlo parlare a questo modo.
Ma nel suo cuore non c'è più l'antica rabbia, ormai c'è solo amore e devozione. 
Solo ha bisogno di sentirsi rassicurato, io faccio quello che posso, ma credo che parlarne con John Flynn gli farà senz'altro bene. E io voglio essere con lui, questa  cosa ci riguarda come coppia, oltre che come genitori.

Cerco di rincuorarlo, accarezzandogli i capelli ramati, e mi chino per dargli un bacio proprio fra i riccioli ribelli.
Gira indietro la testa a guardarmi, il suo sguardo pieno di amore e perso nei miei occhi, poi si rivolge di nuovo verso suo figlio, baciandogli  a sua volta la testolina ramata.

Restiamo per qualche minuto così, con la sua schiena contro al mio petto, le mie braccia strette intorno al suo corpo e il bimbo sulle sue ginocchia, addormentato.

Poi sentiamo una vocina infantile: Teddy si è svegliato e sta balbettando qualcosa.
"Ma-ma"
"Sì, amore mio, sei qui con la mamma, con la mamma e con il tuo papà"
"Pa-pà" risponde il piccolo sicuro e si accoccola contro al petto di mio marito.
"Sì, amore mio" ripete Christian stringendolo "sì, piccolo Teddy, c'è il tuo papà con te. Sono io il tuo papà ... Il tuo papà. Dimmelo, dimmelo ancora; è una parola troppo bella" e la voce gli si spezza su queste ultime parole.
Teddy, solleva gli occhioni a guardarlo e nuovamente gli dice :
"Pa-pà".

Sento come un singulto, Christian è profondamente commosso.
Lo capisco, la sono pure io.

Sempre con il bimbo stretto al petto si sposta in modo che Teddy sia fra noi due.
Siamo ora uno di fronte all'altro e il piccolo è fra di noi.
Accarezzo mio marito e accarezzo mio figlio, i miei due bellissimi uomini, i miei due dolcissimi bambini.
Il mio piccolo ometto e il mio bambino perduto.

I due grandi amori della mia vita.

Ah quanto zucchero e miele!
Forse troppo, ma mi piaceva mettere in campo i dubbi di Christian proprio lo stesso giorno in cui si sente chiamare papà.
Così ho tirato fuori questa lunghissima pappardella, dove ho fatto entrare un po' di tutto: la famiglia, la coppia, il piccolo.
Spero che si sia capito quello che volevo dire e che vi piaccia.
A me piace abbastanza.

Attendo il vostro parere
Love
Jessie






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Capitolo 4
*** Facciamone un altro ***


natale 2014

Facciamone un altro




POV Ana

Si avvicina Natale.
Il nostro Teddy ha quasi 20 mesi e quest'anno comincia a capire, se non il significato del Natale, almeno il clima di festa intorno a noi.
Oggi io e Christian siamo andati a comprare l'albero e lo abbiamo portato con noi.
E' stato tutto il tempo con gli occhi sgranati  affascinato dalle luci, dai colori, di Babbi Natale che gli avranno offerto chissà quanti cioccolatini e caramelle.
Suo padre lo guardava con infinito amore e tenerezza e, forse , anche un po' di commozione.
Siamo andati dal vivaista e abbiamo preso l'albero più grande che c'era.
Ci ha serviti un uomo giovane e prestante, anche se non bello come mio marito.
Era molto simpatico ha fatto un'infinità di complimenti a Teddy e anche a me.
Christian lo guardava male, geloso com'è, e mi meraviglio che non abbia fatto una uscita delle sue, magari andandosene dal vivaio e portandomi da un altro.
Invece si è limitato a cingermi le spalle con fare allo stesso tempo protettivo e possessivo, come a ribadire che io sono sua.

Bene, mio marito fa continui progressi. Sono contenta.

"Ti piace l'albero, eh, piccolo Teddy?" ha chiesto a nostro figlio
"" è stata la risposta del bimbo, eccitato e un po' disorientato da tutta la confusione che ci circonda.
"Adesso lo portiamo a casa e lo addobbiamo. E tu mi darai una mano. Va bene?"
"Cì. Tedy fame"
"Hai fame, tesoro mio?" gli chiedo
Fa segno di sì con la testa.
"Prendiamoci un caffè così tu gli puoi dare il suo yogurt" interviene Christian.

Entriamo in un bar tipo baita, con l'interno in legno, tutto luci e canzoni natalizie, è molto suggestivo.
"Oh, Christian, che bello!"
"Quando ero piccolo, a Natale, Grace ci portava a scegliere l'albero. Poi venivamo qui a prendere un cioccolata calda. Il primo anno che ero andato a stare con loro eravamo andati solo io e lei, abitavamo a Detroit, allora. Per me era tutto nuovo e mi faceva anche un po' paura. Avevo 4 anni ed ero eccitato e frastornato come è ora Teddy. Fino a quale momento gli alberi di Natale e la festa non erano state cose per me.".

Scuote la testa malinconico, come a scacciare brutti ricordi e prosegue "Poi una volta veniti qui a Seattle e con l'arrivo di Mia, è diventato quasi un rito di famiglia. La mamma ci portava tutti e tre a scegliere l'albero di Natale e poi, come ti ho detto venivamo qui. Una volta arrivati a casa, appena consegnato l'albero, iniziavamo ad addobbarlo. Tutti insieme. Aspettavamo papà per appendere la stella in alto. I primi anni era compito di Elliott, papà lo prendeva in braccio e lui appendeva la stella. Poi, quando Elliott è cresciuto troppo ed è diventato troppo pesante, è stata la volta di Mia.  Io ... beh, non è mai venuto il mio turno. Non potevo essere toccato, sai ..."
E di nuovo un'ombra cupa scende sul suo viso.

"Papà, papà!"
Teddy lo scuote dai suoi pensieri, lo chiama e indica il bancone delle paste.
"Vuoi una pasta?" gli chiede Christian mentre lo guarda con infinito amore e ogni traccia di ombra sembra essere svanita dal suo volto.
""
"E come la vuoi? Al cioccolato?"
"Cì, ...lato!"
"Possiamo dargliela, mamma?"
"Sì, concessa. Non te ne approfittare, però, Teddy!" faccio la severa. Sono fermamente convinta che un'alimentazione sana sia alla base di una crescita senza problemi. Ma una pasta una volta ogni tanto non può fargli male e come potrei negargli una qualsiasi cosa  ora che è riuscito a scacciare  la malinconia e i brutti ricordi dalla mente di suo padre?

"La prendo anch'io, allora" risponde Christian sorridendo "tu, Ana?"
"No, non ho fame. Prendo però volentieri una tazza di cioccolata calda. Senza panna"
"Okay, allora due cioccolate e due paste"
E Christian si affretta a fare le ordinazioni.

Il servizio è veloce e, quasi subito, arrivano le nostre paste e la nostra cioccolata.
Teddy afferra con le sue manine grassocce la pasta per mangiarla da solo e in breve tempo ha il visino e le manine tutti sporchi di crema al cacao.
"Vieni qui" mi affretto a pulirlo con la salvietta bagnata mentre lui ride, tutto soddisfatto dalle sua merenda.

Assaggio un sorso di cioccolata, è deliziosa, profuma di vaniglia e va giù che è un piacere.
Mi rilasso contro lo schienale della poltrona.
Guardo i miei uomini davanti a me, Christian che fa assaggiare a Teddy la sua cioccolata, il bimbo che si lecca le labbra tutto contento. Mio marito ride e gliene dà un'altra cucchiaiata.

Penso alla festa di Natale che faremo tutti insieme: i Grey, mio padre, mia madre e Bob , tutti nella nostra nuova casa.
E sento dentro di me una pace e una gioia incontenibile.
Sono felice, veramente felice.
Non credo di avere mai assaporato un tale momento di perfetta beatitudine.

"Perché sorridi Ana?", la voce di Christian mi scuote dai mie pensieri.
"Perché sono felice. Così tanto felice che non mi sembra vero"
"Ti capisco. Succede anche a me quando sono con te e con la nostra splendida creatura. Poche volte nella mia vita mi sono sentito veramente  vero e al posto giusto come quando sono con voi. Siete la mia vita"
Sono parole bellissime e, nel pronunciarle, Christian è anche leggermente commosso.
Lo guardo, gli sorrido e con la mia mano vado a cercare la sua.
La prende e se la porta alle labbra in un tenero bacio.
Prima che la commozione prenda il sopravvento anche su di me un vocina chiama:"Papà! aaammm!"
Ci voltiamo verso nostro figlio, sta indicando la tazza della cioccolata e fa di tutto per farci capire che ne vuole ancora.
Ridendo Christian affonda nuovamente il cucchiaino nella bevanda e imbocca Teddy.


Pov Christian

Sto mostrando a mio figlio le decorazioni di Natale.
Le osserva con attenzione, ne prende qualcuna con le ditine grassocce, affascinato dai colori e dal luccichio.
Tiro su una campanella dorata, non ricordavo che fosse qui, mi domando come ci sia finita.
Ma la campanella ha un grande significato per me, enorme.
Il mio primo Natale con Grace e Carrick, il primo Natale che io abbia realmente festeggiato.
Rammento quei giorni a sprazzi: sono sicuro di essere andato con la mamma a comprare l'albero e mi pare che, poi a casa, avessimo cominciato a decorarlo.
Ho il preciso, netto ricordo però di avere preso in mano la campanella e averla sentita tintinnare. Ricordo di avere sorriso per la prima volta dopo non so quanto tempo e di avere visto gli occhi della mamma inumidirsi, mentre mi accarezzava i capelli e mi esortava a sorridere più spesso.
Povera Grace, solo adesso mi rendo conto di quanto mi abbia realmente amato e quanto abbia sempre desiderato vedermi felice. Non lo capivo , allora, e sto cominciando a rendermene conto soltanto adesso. Passeremo Natale insieme e vorrei poterlo rendere indimenticabile, per lei come per tutta la mia famiglia.

Io e Ana cominciamo ad addobbare l'albero, mentre dallo stereo si diffondono le note di "If on a Winter Night" di Sting.
E' tutto così perfetto, natalizio. Teddy ci guarda, fa dei gridolini di gioia e ride felice.
"Adesso, Teddy" gli dico "il papà ti prende in braccio così metti la stella in cima all'albero. Okay?"
"Cì, cì" risponde "'tella, 'taco 'tella!"

Lo prendo in braccio , Ana mi porge la stella che attaccheremo sull'albero. Resto pensieroso a guardarla: è la stessa che mettevamo sull'albero quando ero piccolo.
Circa un mese fa mio padre mi ha chiamato e me l'ha consegnata quasi ufficialmente.
"Te la ricordi?" mi ha detto "la Stella dell'albero di Natale. E' sempre stata usanza nella nostra famiglia che il papà prendesse in braccio uno dei figli per attaccarla proprio sulla sommità. Tu non hai potuto farlo da bambino, perché non sopportavi nemmeno di essere toccato, figuriamoci essere preso in braccio. Te la regalo, così, lo potrai fare ora con tuo figlio. E' tua ... adesso finalmente potrai appenderla all'albero". Alle ultime parole la sua voce si è incrinata e gli occhi sono diventati umidi. Mi ha dato la stella e mi ha stretto forte la mano.
Non sapevo cosa fare, mi sentivo confuso, avevo un qualcosa in gola che non andava nè su nè giù.
E' stato solo dopo parecchi minuti che ho trovato la forza di dirgli;
"Grazie, papà. Non sai cosa significhi per me":
"Lo so, figliolo; lo so. Per questo te l'ho data".

Sollevo Teddy e me lo metto a cavalcioni sulle spalle, gli prendo la manine fra le mie, che tengono la stella lucente, e  insieme la fissiamo sulla sommità dell'albero mentre Ana ci applaude sorridendo.
"Bravi!" ci dice.
"Bravissimi" rispondo io ridendo, poi mi avvicino a lei per ricevere il nostro meritatissimo bacio, mio e di Teddy.


POV Ana

Il giorno di Natale , finalmente.
E finalmente li ho tutti qui, mio padre, mia madre e Bob, i genitori di Christian, i suoi nonni, Mia ed Elliott insieme con sua moglie, Kate. La mia carissima, adorabile Kate.
E' incinta di pochi mesi ed è ancora più bella. Ha la pelle morbida e luminosa e una luce negli occhi che non le avevo mai visto prima.
D'istinto l'abbraccio calorosamente, la mia migliore amica, la mia dolce cognata.
Lei ricambia l'abbraccio e a sua volta mi bacia, grosse lacrime le scendono dagli occhi.
"Ehi, che c'è?" le chiedo;
"Niente" risponde "scusami. Sono solo i miei stupidi ormoni impazziti"
"Ah, non preoccuparti ... e non scusarti. Piangi pure quanto vuoi. So come ci si sente in questi casi. Ci sono passata anch'io. Certe volte ero peggio di una fontana. Il povero Christian si preoccupava sempre tantissimo che io potessi stare male, così finivo per doverlo consolare io. "
Kate mi guarda, fa una faccia strana, una boccaccia e passa in un istante dal pianto al riso e io rido con lei.

"A proposito" dice, fra le lacrime "mi dovrai dare qualche consiglio, qualche dritta su come si comportano gli uomini Grey come padri."
"Oh, beh, Christian è dolcissimo";
"Davvero?" Kate sembra quasi incredula;
"Davvero, non te ne eri accorta? Eppure mi sembra così palese. Guardalo bene"

Raggiungiamo gli altri, che sono più o meno tutti intorno a nostro figlio.

"Di chi è papà, piccolo Teddy?" domanda Elliot che sembra divertirsi un mondo ad osservarlo e a farlo giocare (vedi Kate, Elliott sarà uno splendido padre).
"Mio" risponde il piccolo;
"Tuo e della tua mamma" interviene mia madre quasi a ribadire i diritti della propria figlia;
"No, mio!"
"No, no, no, no" dice Mia ridendo "il tuo papà è mio" E si avvicina a Christian prendendolo a braccetto e facendo il gesto di portarlo via;
"Noooo" urla mio figlio "mio! mio! Papà mio!"
E corre verso mio marito abbracciandogli le gambe.
Christian, ridendo, lo solleva da terra e se lo stringe al petto.
"Certo che sono tuo, piccolino. Tutto tuo ...e un pochino della tua mamma"
"'ochino?" chiede stupito mio figlio.
"Sì, poco poco. Tanto così".
Mio marito mi strizza l'occhio mentre indica al nostro bambino una falange del dito indice.
Rido, divertita da questa pantomima, tanto lo so che la misura del suo amore per me è incommensurabile.
Il mio bimbo si accoccola tutto contro al petto del suo papà, che lo accarezza, gli parla dolcemente, lo bacia sulla testolina.
E' un'immagine fantastica, mi volto verso Kate, come per dirle:" hai visto?", e noto che mi sta guardando, soddisfatta.
Le strizzo l'occhio, sorridendo.

La giornata fila via che è un piacere, l'ottimo cibo, la bella compagnia, le chiacchiere, i giochi di società: è tutto splendidamente piacevole.
Guardo mio marito, felice nel vederlo così a suo agio, rilassato, completamente nel suo mondo, noto che abbraccia sua madre, che scherza affettuosamente con suo fratello e sua sorella.
Me lo ricordo come era un tempo: freddo, controllato, distaccato.
E' proprio vero: ha fatto enormi passi avanti, quest'uomo.
Il mio uomo.

E' sera quando finalmente posso restare da sola con mio marito. I Grey sono tornati ognuno nelle proprie case, anche mio padre è ritornato a Portland, mentre mia madre con Bob, che si fermano da noi per la notte, sono andati a riposare nella loro stanza.

Io e Christian stiamo mettendo Teddy a letto. Il mio povero piccolo era stanchissimo ed è proprio crollato da sonno non appena toccato il lettino.
Mio marito gli rimbocca le coperte, lo sta a guardare per un secondo mentre un sorriso si fa largo sulle sue labbra.
Poi si rivolge verso di me e mi dice:
"Ana, facciamone un altro!"
"Eh? Cos'hai detto?"
Quasi sono incredula, Christian vuole un altro bambino.
E' una cosa bellissima, mai mi sarei aspettata ...

"Facciamo un altro bambino. I bambini sono splendidi, fenomenali, così innocenti, privi di malizia. Ti danno tanto amore senza chiedere niente in cambio. E io ho tanto bisogno di essere amato. Ho te, ho Teddy. Ma ho posto per altro. Sento che c'è ancora tanto amore che posso dare e ricevere. Ti prego, Ana, Facciamo un altro bambino; almeno uno."

"Amore mio" gli rispondo "tutti i bambini che vuoi! Ho sempre desiderato una famiglia numerosa. Sono figlia unica e non mi è piaciuto crescere da sola. Non lo avrei voluto per nostro figlio mai e poi mai. Certo che lo facciamo un bambino. tutti i bambini che vuoi, marito mio ... quanti ne vuoi"

"Quanti ne vorremo ... lo decideremo insieme. E' giusto decidere in due. Questa volta saremo insieme fin dall'inizio. Non ti lascerò mai sola, mai più. Se penso a quello che hai passato l'altra volta"

Sento il suo corpo percorsa da un brivido, sospira, deglutisce.
Ma è solo un attimo di smarrimento.

"Vieni qui, ora" mi dice, sicuro.
E mi prende fra le sue braccia stringendomi forte.



Eccomi qui.
Vi prego di scusare se posto al rallentatore, ma sono molto impegnata e non sempre ho tempo per aggiornare con una certa frequenza.

Era un po' che avevo in mente di scrivere le cose che descrivo in questo capitolo, le ho messe nero su bianco solo adesso e spero che vi piaccia come ho unito gli avvenimenti.

Alcune precisazioni (come mio solito).
Il modo di parlare di Teddy, l'ho preso dai miei nipoti, soprattutto dal maggiore che a 18 mesi era un gran bel chiacchierone , spero che si capisca quello che gli faccio dire.

Sting è uno dei miei cantanti preferiti, l'album If On a Winter night è una raccolta di canti natalizi, sia tradizionali che suoi ed è il mio disco di Natale numero uno.

La mia altra long "Un Angelo biondo"  conto di riprenderla ed aggiornarla a breve; sono leggermente in difficoltà a mettere nero su bianco alcune idee.
 Ma non mollo state tranquilli.

Bene, buona lettura, spero che vi piaccia

Love
Jessie





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