An Open Letter To You

di scarlett_midori
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I ***
Capitolo 2: *** II ***
Capitolo 3: *** III ***
Capitolo 4: *** Extra: The Ghost Of You ***



Capitolo 1
*** I ***


30 Dicembre

Caro Magnus,

è trascorso solo un mese dalla tua morte e non so bene come io sia arrivato vivo a questo giorno.
I ricordi sono confusi, offuscati da una nebbia che difficilmente andrà via, per il momento.
In parte spero che non svanisca mai, perché non posso essere davvero capace di affrontare il dolore pienamente. Non voglio, non posso accettarlo e capirlo.
Come non posso accettare che tu non sia più accanto a me, pronto a sorreggermi ed io pronto a fare lo stesso con te, nei momenti più difficili.
Era una sensazione così speciale quella di averti accanto, me ne rendevo pienamente conto la notte, quando, vicinissimi, ci stringevamo nel nostro letto e sentivo il tuo respiro tiepido sulla pelle del viso. 
Ricordo la sera, quando, prima di addormentarmi, sentivo le tue mani calde tra miei capelli... Era un'azione che facevi per rassicurmi, per farmi capire che saresti sempre stato accanto a me, per sempre. 
Era per farmi capire che il tempo non ci avrebbe separati, o distrutti, mai e poi mai.
A quanto pare, sei sempre stato un gran bugiardo, Magnus Bane. 
Come hai potuto farmi questo e lasciarmi da solo in questo mondo vuoto?
Non trovo un senso a nulla, adesso. Mi è difficile perfino guardare negli occhi il piccolo Max, perché rivedo te in quegli occhi vispi ed allegri, con così tanta voglia di vivere e di conoscere, ma come si spiega la morte ad una piccola e così bella creatura?
E come si consolano gli altri, quando tu stesso vorresti scomparire nel nulla più assoluto e non tornare mai più?
La vita è difficile senza di te, amore mio e mi hai lasciato da solo, con tanti quesiti irrisolti a cui non saprò dare mai una risposta.
Cerco ancora un senso a tutto ciò che è accaduto quella dannatissima sera. 
"Quando tutto sarà finito, io, te e Max ci prenderemo una vacanza", mi avevi scritto in una delle tue lettere, che spesso mi facevi trovare sotto il cuscino.
Ora le conservo tutte, ma non le rileggo, perché non voglio bagnarle con queste stupide lacrime che, anche ora, stanno rigando il mio viso.
Sappi che, comunque, ricordo ogni parola di quelle lettere e ognuna di quelle frasi piene di speranza è una pugnalata al cuore.

Sono vestito di bianco da così tanti giorni ormai che mi confondo con la neve. Quando passeggio da solo, invisibile ad occhi indiscreti, posso sentire la tua presenza dietro di me. 
"Ti amo come ho amato le più belle opere d'arte a questo mondo: dal primo momento e poi apprezzando ogni piccola parte, ogni giorno di più, Alec". 
Vedi? Ricordo anche il tuo ultimo, bellissimo "ti amo". 
Che darei, solo per sentire la tua voce o leggere una tua nuova lettera, in cui mi dici che stai bene, che hai trovato un modo per salvarti.
Magnus Bane aggira anche la morte, non è vero?
No, non è vero, a quanto pare. E ti odio per questo, come odio me stesso per non essere riuscito a salvarti. 
Ma così va la vita, schifosamente male, specialmente per chi deve convivere con la morte, le battaglie e il dolore ogni giorno.

Tuo, fino alla fine dei miei giorni,
Alec.

 
 
-
 
 
 

25 Dicembre

Caro Magnus, 
il dolore è tanto forte, ma questo non mi sorprende affatto. Continuano a dire che sia normale soffrire, dopo una così grande perdita.
Io, in tutta questa situazione, non ci vedo niente di normale o razionale, perché il dolore mi offusca la mente e mi rende... Mi rende tante cose, delle quali nessuna positiva. 
Cerco di comprendere il comportamento degli altri (così affettuosi ed apprensivi nei miei confronti), ma non sopporto nessuno, perché, non sanno cosa significa perdere te, come persona amata...
Non voglio che mi stiano intorno e che continuino a dirmi di essere forte. 
"Sii forte, Alec. È quello che lui avrebbe voluto."
Neanche nominano più il tuo nome, ormai. E poi, cosa ne sanno loro di quello che avresti voluto tu?
Io so solo che tu avresti voluto vivere ancora tanto a lungo, per meravigliarti, ancora una volta, di tutto ciò che il mondo aveva da offrirti.
C'erano ancora tanti libri da leggere, persone da conoscere, incantesimi da provare. C'ero io (e ci sono ancora, senza di te), Max, Catarina e le altre tante persone che tu hai amato e che hanno amato te. 
Come sarebbe il mondo senza Magnus Bane?
Beh, lo sto scoprendo giorno dopo giorno ed ogni scoperta e nuova notizia non fa altro che alimentare un dolore incessante che ho nel cuore, da quel maledetto giorno, oramai.

Quando questa mattina mi sono svegliato, mi sono reso conto del fatto che fosse Natale.
Non tanto per la neve che ricopriva le strade di Brooklyn o per le decorazioni, ma perché avevo trovato davanti al letto un piccolo pacchetto. 
Non avevo idea di chi fosse, finché non ho letto il bigliettino attaccato alla carta regalo. 
"L'avevamo fatto io e papà, solo per te. È magica.
Basta che la tocchi e si illumina.
Ti voglio bene, papà e torna al più presto a sorridere, anche se è difficile." 
Ho passato tutta la mattina a piangere, con in mano la palla di neve che tu e il piccolo avevate creato per me e che all'interno (tra la neve finta e i brillantini) mostrava tre piccole raffigurazioni di noi. Ci muovevamo lentamente, insieme all'acqua e alla neve, come se stessimo volteggiando nel nulla. 
Un pezzo di storia felice, immobile, destinata a rimanere tale per sempre. 
Eravamo quello, nella palla di neve. Ed ho tanto desiderato di avere un po' di quella felicità conservata ed infinita. 
Solo la sera, infine, mi ero accorto della scritta sotto la base e altre lacrime hanno bagnato il mio viso.
Per l'Angelo, sto diventando patetico, ma almeno nessuno mi vede quando accade.
"Al mio petit fleur. Sono passati anni, ma non mi stancherò mai di chiamarlo così." ecco cosa hai scritto, in una calligrafia così bella che poteva essere solo la tua...

Forse è meglio finirla qui con questa lettera, è la sera di Natale e voglio stare un po' accanto a Max. È l'unica parte di noi che mi è rimasta, ormai.

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Capitolo 2
*** II ***


21 Dicembre

A volte, credo che nulla sia cambiato, che tutto sia rimasto perfettamente uguale ed immutato.
Poi la mattina apro gli occhi, mi ricordo che tu non ci sei, tocco la parte vuota nel letto, mi ricordo della battaglia. 
Nonostante siano passate un paio di settimane, ho impresso nella memoria quel giorno, come se fosse ieri. 
Sento ancora l'agitazione, la paura che coinvolgeva tutti e che ci faceva essere più uniti.
"È una sfida dura" aveva detto Luke, dopo essere andato in giro con il suo branco per controllare la situazione.
È stata una sfida dura, è vero, ma nessuno di noi pensava che questa battaglia potesse costare la vita proprio a te.
Tu, che quasi invincibile eri apparso nel momento più critico e ci avevi dato un aiuto fondamentale contro i nemici. Amore mio, chi avrebbe mai pensato che ti sarebbe costato la vita?
Avrei offerto la mia, pur di salvare la tua. Dopotutto sono un Cacciatore e noi moriamo in battaglia fin troppo spesso... Dopodiché ci sarebbe stato un bel e grande funerale, qualche lacrima e, alla fine, tutto sarebbe scomparso... 
Invece la tua morte, Magnus, come posso superare una cosa del genere, eh?
Come posso pensare solo di riuscire ad andare avanti senza di te?
Patetico, tutto patetico. Anche il mio dolore lo sembra, dannazione... Ma non è giusto...

----

La lettera si era interrotta, non ho potuto continuare a scriverti perché aveva bussato in camera Jace. 
Ho notato subito il suo sguardo cupo, i capelli biondi (ormai un po' troppo lunghi) che gli coprivano la fronte e gli occhi. In braccio aveva Stephen. Da ragazzi ci sembrava così assurdo poter avere dei figli, un giorno ed invece ora, Jace Herondale con un bambino tra le braccia. Mi sorprende sempre, mio amato. 
Mi ricorda te, la prima volta che insieme tenemmo Max tra le braccia... Impacciati, impauriti, ansiosi.
Ad ogni modo, Jace mi ha posto la domanda di rito, come se ce ne fosse bisogno, dopotutto. 
È il mio parabatai, sente quello che sento e anche ciò che ormai non sento più. 
Come l'amore... Infatti ha allungato un braccio attraverso la fessura della porta e mi ha stretto la mano, con forza. Non ha detto molto (non ce n'era davvero bisogno) e poi è andato via, avvisandomi che poco dopo sarebbe arrivata Izzy, munita di coperte calde, cioccolata e abbracci. 
Se solo avesse funzionato davvero, ma io ho comunque annuito e le ho detto che era okay.
Ma chi ci crederebbe?
Ormai sono giorni che non esco dalla tua camera... Non mi muovo, non faccio nulla, a parte scriverti queste stupidissime ed orrende lettere, in cui riverso i miei pensieri. Non sono neanche sicuro che possano essere comprensibili.

Già che ti scrivo, ti parlo un po' del nostro piccolo, Magnus.
Lo sento piangere spesso la notte, quando si infila nel nostro letto e io lo stringo forte tra le mie braccia, sforzandomi di non piangere a tutti i costi. Perché devo essere forte per lui e per tutti noi, mi dico, ma non ci credo e mai capirò il senso di tutto questo.
Alla fine, per calmarlo, l'ho coccolato un po', gli ho accarezzato i capelli, le guance e sembrava stare un po' meglio. 
"Io sono immortale" mi ha sussurrato ieri sera ed io ho annuito. 
"Quindi dovrò stare senza papà per tanto tempo."
Ho annuito di nuovo, trattenendo a stento le lacrime. Di nuovo, per l'Angelo!
"Tu resterai per sempre con me, invece, vero?"
Non ho avuto il coraggio di annuire una terza volta, sarebbe stato un dolore troppo grande, a quel punto.

Ti amo sempre e comunque, Magnus e per tutta la vita che mi resta.

Alexander

 
-
 

21 Dicembre

Magnus,
non ti ho mai scritto nessuna lettera, neanche il giorno delle tue nozze con il mio parabatai. Immaginavo che fosse abbastanza imbarazzante farlo e poi... E poi niente, che importanza ha il passato, adesso? Il passato è trascorso da troppo tempo ormai, non credo faccia qualche differenza, a questo punto. Non credo neanche che scrivere questa lettera faccia qualche differenza, ma mi va, quindi, lo farò. 
Clary e il piccolo stanno dormendo, ma io non credo di riuscirci davvero. 
Appena chiudo gli occhi, le ultime parole che mi hai sussurrato continuano a tornarmi in mente. Probabilmente, mi farai impazzire nonostante tu non sia qui a disturbarmi e a litigare con me su ogni piccola cosa come, ad esempio, il colore perfetto per le panchine di Central Park. 
Sì, è sicuro, probabilmente impazzirò prima del tempo, ne sono certo ormai.
"Hey, biondino, prenditi cura di Alec. Davvero cura, perché ora, sarà difficile che possa farcela da solo, almeno per un po' di tempo."
A quel punto, mi sono allontanato da te, perché, diavolo, la runa parabatai ha cominciato a fare talmente male che sarei potuto svenire. Ho alzato giusto lo sguardo per notare Alec che accorreva da te e si rendeva conto di ciò che era accaduto. La consapevolezza dell'accaduto ha distrutto entrambi. 
Il dolore, nonostante siano passare un paio di settimane, non è andato via (non credevo che sarebbe comunque accaduto).
È strano, sai, Stregone, non averti intorno a noi, si sente la tua assenza... Un'assenza che difficilmente passerà inosservata e potrà essere colmata. Nessuno ci riuscirà mai; nessuno ci proverà mai, credimi.

Sto per bruciare questa dannata ed inutile lettera; ovunque tu sia, sappi che mi prenderò cura di Alexander e di Max fino alla fine, anche se ora non riesco a fare molto altro che non sia stringergli la mano e chiedergli "hey, come va?". Come se la risposta potesse essere davvero sincera fino in fondo.
Non sono bravo con le parole quanto te, mi sa.

 

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Capitolo 3
*** III ***


15 Dicembre

Caro Magnus,

ero fermo davanti a casa tua, questa mattina.
Dall'esterno sembrava tutto così tranquillo: niente cambia se guardo il tuo loft da lontano. Stessa porta, stesse scale. 
Inesorabilmente, mi sono ritrovato a pensare alla prima volta in cui ho visto casa tua. Non dimenticherò mai quel giorno, perché è stato l'inizio di tutto. È stato l'inizio di noi due.
All'epoca ero solo un ragazzino innamorato del proprio parabatai (per l'Angelo, se ci penso ora mi sembra così assurdo) e che credeva che non ci fosse nient'altro all'infuori di lui.
Poi ti ho visto, o meglio, tu hai visto me, io mi sono limitato a fare finta di nulla e a cercare di non arrossire, ma dentro ero così felice, perché tu avevi notato proprio me.
Sono passati così tanti anni da quel momento, dal nostro primo bacio e da quell'imbarazzante primo appuntamento. Imbarazzante, sì, ma il migliore che potessi mai immaginare.
Poi così tante cose sono cambiate, così tanti avvenimenti ci hanno condotto ad allontanarci. Ero così preoccupato di morire e non poter vivere senza di te, tanto da voler quasi negare la tua immortalità. Avevo paura di abbandonarti e di non passare abbastanza tempo con te, Magnus. 
Il tempo trascorso fino ad ora non sarà mai abbastanza, ma almeno non ti ho abbandonato, perché sei morto prima tu e mi hai lasciato qui da solo, a sopravvivere.
Strana la vita di uno Shadowhunter che ama uno Stregone: si pensa sempre a quanto l'altro possa soffrire essendo immortale, mai si crede che le parti si possano invertire.
Ed invece, guarda un po', questa strana sorte è toccata proprio a noi; a noi che credevamo che nient'altro ci avrebbe scalfito, o allontanato. Che niente e nessuno sarebbe stato capace di rovinare ciò che, con tanta cura, pazienza ed amore, stavamo cercando di costruire giorno dopo giorno. 
Guardami ora: seduto piangente alla scrivania, in una camera vuota dell'Istituto, lontano da tutti, ovviamente. 
E non riesco a chiedermi nient'altro altro che: perché, perché è toccata a me?
Perché proprio io ho dovuto perdere l'amore della mia vita, in questo modo così barbaro e ingiusto? 
Non mi sono sempre comportato bene? Rispettando tutti e cercando di fare il mio lavoro? 
Sono così arrabbiato, troppo.
A volte, l'ira prende piede nella mia mente e io sono tentato di distruggere tutto, specialmente la causa della tua... morte. 
Ma ti ho promesso già l'altra volta che non avrei lasciato che la rabbia, la frustrazione e il dolore prendessero il sopravvento e così cercherò di fare... Se solo non fosse così difficile.

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Ero fuori, oggi pomeriggio. 
Invisibile, con l'arco puntato verso il cielo. 
Non so perché, ma sono rimasto in quella posizione per lunghi minuti.
Non volevo attaccare nessuno, credo, o stavo solo aspettando il momento di distruggere me stesso... 
Poi, ad un tratto, mi è sembrato di vederti: una figura alta, bellissima, dai lunghi capelli neri e con un ciocca blu... Il cappotto viola, le scarpe gialle ed un sorriso divertito sulle labbra.
Anche al buio, il tuo sguardo felino era inconfondibile. 
Ti ho chiamato, sperando che tutto fosse reale, ma invece non lo era. Sei svanito così in fretta, un'altra volta e mi hai lasciato solo a piangere tra gli alberi di Central Park.
Forse, semplicemente, il dolore mi sta facendo impazzire.

 
 
-
 
 

9 Dicembre.

È stata Catarina a suggerirmi di provare a scriverti, con lei funziona. Ha detto che il dolore potrebbe alleviarsi, ma non credo sia davvero possibile dato che si trattava di te...
Ancora non mi capacito di tutto ciò che è accaduto, Magnus. Ancora mi sembra di avvertire la tua presenza accanto a me, la notte. Ma poi apro gli occhi e tu non ci sei più vicino a me. Mi ritrovo pensare a quanto sia miserabile questo destino che ci accomuna, a quanto sia ingiusto tutto questo. Pensavo di poter essere felice e vivere la mia vita onorando il Conclave, amando te, nostro figlio e gli altri e adempiendo al mio dovere di Cacciatore...
 

Mi sono soffermato a pensare al giorno del tuo funerale... Un altro dei miei allegri pensieri.
Non pioveva quel giorno, come ci si aspetterebbe in qualche film (quella robaccia che Simon mi costringeva a vedere), o nei libri. 
"Perfino il cielo sta piangendo" si dice, che frasi stupide, per l'Angelo. 
Il giorno della tua commemorazione, invece, il sole non spendeva di certo, il cielo era solo minacciato da nuvole nere, cariche di speranze infrante. O forse, quelli erano i miei occhi.
Gli Shadowhunters erano vestiti di un bianco che faceva male allo sguardo ed io non riuscivo a non fissare i loro abiti ordinati, i loro volti dispiaciuti e un po' imbarazzati.
Avrei guardato qualunque cosa, pur di non posare il mio sguardo sulla tua tomba, Magnus. 
Non ero pronto, non potevo aspettarmi di poter davvero sopportare un'aspettativa di vita in cui tu non eri presente, in cui eri morto, sparito.
Non poteva essere giusto...
Il giorno del tuo funerale fu quello in cui la mia rabbia raggiunse il sopravvento, non riuscì più a calmarmi. 
Neanche la presenza di Jace ed Izzy al mio fianco fece differenza... Ero animato da una rabbia che mi diede la forza di correre, correre, correre fino al bosco. Ero pronto ad uccidere qualunque creatura del regno delle Fate, se solo fosse apparsa. Ero disposto a disintegrare ogni pezzo di quella dannata stirpe. Uno dopo l'altro, senza rimorsi e paure. 
Ti rendi conto a che punto ero arrivato? Mi vergognavo così tanto di me stesso, ero diventato quasi un mostro. 
Alla fine, fu Jace a trovarmi dopo un paio di ore. Ero inginocchiato tra l'erba, vicino ad un sentiero appena tracciato. L'arco in una mano, una freccia conficcata nella terreno, un'altra in un albero. 
Sentì la mano del mio parabatai sulla spalla, avevo avvertito la sua presenza...
Mi ricordò quanto la runa ci legasse e con quanta facilità avesse avvertito una forte rabbia improvvisamente.
Mi sorprendeva sempre la capacità di empatia del mio amico, forse non sarei più dovuto essere tanto sorpreso...

Fu lui a portarmi all'Istituto. La tua cerimonia era già terminata, non che mi interessasse davvero assistervi. Ero contrario a qualunque cosa mi ricordasse la tua definitiva scomparsa. 
La notte dopo quell'avvenimento fu la peggiore, perché mi ricordai di quanto io fossi diverso da quella persona arrabbiata con il mondo... Mi ricordai della bontà che tu avevi sempre amato, della riservatezza, dell'amore e della forza. 
Mi ricordai di tutto ciò di cui ti eri innamorato, esattamente il vero Alexander Gideon Lightwood.
Ebbi paura di non essere più all'altezza di quella persona, di esserne una completamente diversa. 
Non volevo essere quel genere di uomo che come unico scopo nella vita aveva la vendetta.
Ed infatti, fu in quella stessa notte che ti promisi di essere migliore. Ti promisi di non sterminare le Fate solo perché una era stata la causa della tua morte in una dannata battaglia. Promisi a me stesso di essere migliore, di essere il petit fleur di cui ti eri innamorato e che avresti amato per sempre.

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Capitolo 4
*** Extra: The Ghost Of You ***


"Ti prego, ti prego, smettila di essere morto. Lo so che lo puoi fare, quindi datti una mossa a tornare. Prima Ragnor, adesso tu... Mi avete lasciata sola. Perché?"
- Catarina

"Magnus, non trovo parole per esprimere il dolore. Non sono brava con le parole... Ovunque tu sia, spero vedrai il disegno che ho allegato a questo biglietto. Ci aiamo io da piccola, tu e Chairman Meow."
- Clary

"Adesso che ricordo tutto è più difficile sopportare il dolore e vedere quello degli altri nei loro occhi. Vorrei che le cose fossero andate diversamente."
- Simon

"Papà... Ti voglio bene. Ricordati di tornare presto, così papà Alec e gli altri smetteranno di piangere."
- Max

"E a quanto pare, non c'è rimedio neanche alla tua di morte. Eppure, avrei dovuto imparare a fare i conti con il dolore, in tutti questi anni, no?"
- Tessa

"Magnus, amico mio, ci sarà sempre un posto nel mio cuore per te, come in quello di tutti gli altri. Grazie di tutto e addio."
- Jocelyn

"Sembrano tutti così a proprio agio a lasciarti un biglietto, accanto alla tua tomba. Io mi sento così in imbarazzo e furiosa e colpevole. Vorrei poter cambiare le cose, vorrei che la tua presenza non fosse un così grande dolore per tutti noi."
-Izzy

"Avevi fatto così tanto per me, Tessa e Will. Avrei solo voluto ricambiare il favore e trovare un modo per salvarti. Il mondo non sarà lo stesso, senza di te. Non importa cosa ci sia dall'altra parte, io mi consolo pensando che, in questo preciso momento, stai dando i tormenti a quel simpatico Herondale!
Addio, Magnus, ci mancherai." 
- James

"Magnus Bane, pensavo che questo giorno non sarebbe mai giunto. Speravo di non dover vedere mio figlio soffrire così tanto. Credevo che tu potessi renderlo felice per sempre."
- Maryse Lightwood

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