Valiò la pena

di Betulini2000
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** capitolo 4 ***



Capitolo 1
*** capitolo 1 ***


María era esausta, vivere con l’ombra di quell’uomo che la perseguitava non era facile, ma doveva farcela, doveva resistere in quella casa per scoprire la verità, per Gonzalo. Con Tristán Jr. si stava esponendo troppo, stava mettendo in pericolo la sua stessa vita e di ciò era consapevole, ma doveva farlo per suo marito. Quando alla stazione aveva visto la sua bara, il mondo le era crollato addosso: cosa ne sarebbe stato di lei? Cosa sarebbe stata María Castañeda senza Gonzalo Castro? Una nullità, un corpo senza anima. Aveva passato intere settimane a piangersi addosso, cercando di trovare una spiegazione alla morte dell’amore della sua vita, ma proprio non c’era. Lui non poteva essere morto, non poteva, ed infatti probabilmente non lo era per davvero. In preda alla disperazione, in piena notte, si era recata al cimitero ed aveva scavato fino allo sfinimento, mostrando tutta la forza che non sapeva neanche di avere, ed aveva aperto la bara nella quale avrebbe dovuto trovarsi il corpo ormai in decomposizione di Martín. Al suo interno c’era solo terra. Così si era trasferita alla Villa per indagare su quel cubano che sembrava nascondere un segreto, un segreto che quasi sicuramente portava il nome di suo marito. María si trovava nella camera di quell’uomo, era riuscita ad entrarci grazie alla complicità di Fé, e stava cercando qualche prova o qualche indizio che dimostrasse la sua tesi. Lei credeva che Tristán fosse un impostore e ne ebbe conferma quando in un cassetto trovò il suo passaporto, o meglio quello di un certo Leonardo Cespedes Finlay. Purtroppo la persona in questione la sorprese nella propria stanza e la donna non ebbe altra scelta che fingere interesse per lui. Si concesse a Leonardo, disgustata dal suo tocco e dalle sue parole. In quei terribili momenti pensò a Gonzalo, a quanto lo amasse, cercò di immaginare che la persona che la stava baciando fosse Martín e chiuse gli occhi. Fu il ricordo delle mani di Gonzalo sul suo corpo che le diede la forza di affrontare tutto ciò, la speranza che lui fosse vivo da qualche parte e che la stesse aspettando per vivere felici, insieme.
Uscì dalla camera di Leonardo che era quasi mezzanotte e si rintanò nella sua. Una volta sotto le coperte non fece altro che piangere. Pianse per Martín, per Esperanza che aveva lasciato sola, ma soprattutto per Tristán Jr., perché lasciarsi andare con quella persona le aveva ricordato le violenze subite a causa di Fernando. Quella notte appena chiuse occhio ed anche nelle successive. Il giorno seguente andò in chiesa e si confessò con Don Anselmo, in verità lo fece solo per metterlo al corrente delle sue scoperte e per chiedergli di indagare su quel tale Leonardo. I giorni a venire furono ancora più duri, in quanto l’impostore le stette continuamente con il fiato sul collo e lei fu costretta a trovare continue scuse per sottrarsi ai suoi baci ed al suo desiderio impellente di possederla di nuovo; sicuramente María non avrebbe resistito ad un’atra notte da incubo con lui. Avrebbe tanto voluto fuggire dalla Villa, tornare al Jaral e riabbracciare Esperanza, la sua piccolina, ma non poteva perché altrimenti i suoi sacrifici sarebbero risultati vani. Doveva scoprire la verità ad ogni costo. 

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Capitolo 2
*** capitolo 2 ***


Natale era alle porte e María non poté far a meno di pensare a come sarebbe stato passarlo con Gonzalo. Sarebbe stato il loro primo Natale da sposati, ma la vita era stata crudele ed aveva complicato le cose;in effetti tutta quella felicità, che avevano vissuto durante le settimane precedenti alla partenza, stonava un po’ nella loro storia. Nella vita non avevano fatto altro che soffrire, soprattutto per amore. Il giorno della Vigilia, grazie alla complicità di don Anselmo, riuscì ad incontrarsi di nascosto con i suoi genitori nella locanda e soprattutto a riabbracciare Esperanza; non l’aveva più vista dal trasferimento alla Villa, le aveva solo parlato al telefono per qualche istante. Rivedere la piccolina e stringerla a sé le ridiede quella forza che iniziava a mancarle per l’assenza di novità da parte del parroco. Separarsi dalla figlia non fu facile per María, e la bambina ne soffrì molto perché sentiva un grande bisogno della madre, ma lei non aveva scelta. Quando rincasò, ad attenderla in cucina c’era don Anselmo con cattive notizie: Leonardo era un sicario, un assassino senza scrupoli che con tutta probabilità aveva in pugno la vita di Martín, e lei sospettava che Francisca avesse molto a che fare con quella storia.
Nei giorni a venire la questione divenne sempre più spinosa per la repentina scomparsa di Tristán. Precedentemente María, nascondendosi sotto il letto, aveva ascoltato una strana conversazione tra l’impostore e la sua madrina riguardo a del denaro e ad un incarico da compiere, era evidente che si trattasse del suo sposo. Mai, però, avrebbe immaginato che Leonardo potesse aver scoperto di essere stato preso in giro da lei, evidentemente qualcuno lo aveva messo all’erta e lui aveva reagito rapendo Esperanza. Quel mostro aveva in mano la sua piccola ed avrebbe potuto farle qualsiasi cosa. In preda all’ansia per la sorte della bambina, la figlia dei locandieri prese una pistola e minacciò Francisca Montenegro pretendendo di sapere se Gonzalo fosse vivo e la risposta della donna fu positiva. Le raccontò che aveva assoldato Leonardo per intralciare le ricerche di donna Pilar e che lui era sbarcato in Spagna chiedendo un riscatto per la vita di Martín; le raccontò che aveva venduto molte proprietà per salvarlo e la ragazza le credette, almeno in parte. Il maledetto chiese il riscatto per liberare la bambina, quindi María si inoltrò nel bosco da sola, con il denaro della madrina, e lì vide Leonardo che puntava una pistola contro la piccola. L’uomo le disse che non poteva restituirle Esperanza prima del suo imbarco per Cuba, altrimenti Francisca lo avrebbe assassinato, e le confessò di aver ucciso Gonzalo lasciandolo morire nelle sabbie mobili per ordine della matrona. Pochi istanti dopo il rumore di uno sparo rimbombò nella foresta, quella pallottola partì dal fucile della Signora di Puente Viejo e colpì Leonardo, che si accasciò a terra e spirò nell’arco di qualche secondo. María velocemente raccolse la pistola del cubano e la puntò contro l’assassina. Non avrebbe mai potuto perdonarla per ciò che aveva  fatto a suo marito, non l’avrebbe passata liscia questa volta. La mano le tremava per la paura e lo sconforto, tuttavia riuscì a premere il grilletto. Stava per darle il colpo di grazia quando un urlo si levò dal nulla.
“nooo. Non sparare, María, non ne vale la pena”

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Capitolo 3
*** capitolo 3 ***


Conosceva benissimo quella voce, ed ancora meglio il volto le comparve davanti: era Gonzalo! Faticò a rendersi conto che era lì per davvero, che le stava parlando, ma subito dopo si lanciò tra le sue braccia.
“credevo che fossi morto”
“scusami,, avrei dovuto avvisarti, ma sarebbe stato molto difficile”
In quell’istante non le importava più di nulla, le spiegazioni erano superflue paragonate alla gioia di averlo nuovamente accanto.
“non parlare, baciami”
E lui lo fece, le parole non servivano a molto.
“sei vivo e questa è l’unica cosa che importa”
“mi siete mancate tanto, prometto che non mi separerò mai più da voi”
La felicità era palpabile, i due non desideravano altro che stringersi forte e non separarsi mai più. Gonzalo raccontò alla moglie che don Anselmo era al corrente di tutto e la convinse a lasciar perdere la madrina. Non era necessario sporcarsi le mani di sangue, perché presto tutto si sarebbe risolto e le loro vite non sarebbero più state nelle mani di quella strega. Così lasciarono un messaggio anonimo a Mauricio per recuperare la matrona e si nascosero in una tenda nel bosco. Dopo aver fatto addormentare Esperanza, Martín raccontò alla sua donna tutto ciò che era avvenuto a Cuba chiarendo ogni dubbio. Le supposizioni di Gonzalo erano esatte: lì aveva un fratello, frutto della relazione tra Pilar e Tristán. María, però non trovò il coraggio per raccontargli dei sacrifici che l’avevano portata a scoprire la verità, non era il momento né il luogo adatto per parlare di Leonardo, ciò che desiderava era rifugiarsi tra le sue braccia e non pensare più a niente. Quella notte la passarono stretti l’uno all’altra e fu meraviglioso perché nessuno dei due provava da tempo la magica sensazione di protezione che scaturiva da quel semplice gesto.
Con la complicità di Alfonso, Emilia e don Anselmo, i due sposi idearono un piano di fuga. Si, sarebbero scappati in quanto la Montenegro aveva sporto denuncia contro la figlioccia e sicuramente lei sarebbe finita in carcere. L’unico modo per fuggire senza suscitare sospetti era fingersi morti, così a Gonzalo venne in mente il precipizio da cui Fernando aveva simulato il lancio con la bambina. Arrivò il momento di mettere in pratica il piano e fortunatamente non ci furono imprevisti: María si lanciò assieme ad Esperanza dal dirupo e, non trovando i cadaveri, le diedero per morte. Nel frattempo la famigliola felice prese il primo treno diretto al porto e di lì si imbarcarono per le Americhe. Una nuova vita li attendeva a Cuba.

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Capitolo 4
*** capitolo 4 ***


Il viaggio per l’Havana durò circa due settimane. Il giorno stesso dell’imbarco María confessò a suo marito di aver giaciuto con Leonardo e lui subito impazzì al solo pensiero di quanto avesse dovuto soffrire la sua piccola nel concedersi ad uno come quel cubano. Lei scoppiò in lacrime al ricordo di quella notte e Gonzalo la cullò tra le braccia fino a farla calmare, sembrava una bambina indifesa quando in realtà era una donna coraggiosa ed instancabile. Dopo essersi raccontati ogni singolo dettaglio di quei mesi che avevano trascorso separati, si lasciarono andare alla passione. Il contatto dei loro corpi cancellò in un attimo tutto il male subìto e la sofferenza; da quel momento in poi non avrebbero permesso più a nessuno di rovinare la felicità che avevano tanto faticato ad ottenere. Si meritavano una vita di gioia e spensieratezza.
Sbarcati a Cuba, María rimase estasiata dal mare e dalla vastità delle spiagge bianche che caratterizzavano l’isola; non avrebbe mai immaginato di lasciare per sempre Puente Viejo, eppure era lì con la sua famiglia per cominciare tutto d’accapo. A La Havana la Castañeda ebbe il piacere di conoscere il vero Tristán Jr., un uomo allegro e di buon cuore, degno figlio di suo zio. Si stabilirono in una casa affacciata sulla spiaggia, piccola ma accogliente, e Gonzalo iniziò ad aiutare il fratello nell’amministrazione delle terre. Dopo qualche tempo li raggiunse Aurora con Beltrán, il figlio del defunto Bosco, che i due decisero di tenere con sé e crescere come un figlio. Vedere la cugina scaturì in María tanta nostalgia del suo paese e della famiglia, ma non si pentì della partenza. Probabilmente la parola “fuga” era scritta nel destino di quei due innamorati, poiché più volte l’avevano tentata invano, ed alla fine ci erano davvero riusciti. Finalmente erano liberi da ogni legame con il male.
Erano passati due anni dal loro arrivo a Cuba e María si trovava sulla spiaggia, a passeggiare mano nella mano con Martín. Intorno a loro Beltrán ed Esperanza giocavano spensierati sul bagnasciuga e quell’immagine fece si che la signora Castro si posasse involontariamente la mano sulla pancia, lievemente rigonfiata. Gonzalo imitò il suo gesto guardandola negli occhi e poi la baciò. Quella era la vera felicità e non importavano i sacrifici ed il dolore necessari per ottenerla, ne era valsa la pena. L’amore vale sempre la pena di essere vissuto.

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