Un Amore Da Proteggere

di Indelible93
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Sguardi ***
Capitolo 3: *** Ricordi ***
Capitolo 4: *** Il nuovo studente ***
Capitolo 5: *** 4° Capitolo ***
Capitolo 6: *** 5° Capitolo ***
Capitolo 7: *** 6° Capitolo ***
Capitolo 8: *** 7° Capitolo ***
Capitolo 9: *** 8° Capitolo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Una ragazza dalla carnagione chiara e dai lunghi capelli corvini strinse a sè le coperte, nel vano tentativo di trovare riparo dalla fredda brezza che le scompigliò la disordinata capigliatura.
Il dolce tepore su cui si era piacevolmente accoccolata la sera precedente fu qualcosa di veramente irrinunciabile, soprattutto quel freddo mattino. Miroku spalancò le finestre e battè nervosamente i polpastrelli sui vetri, con la vana speranza di scuoterla dal suo sonno. 
Non che non si fosse abituata ai ritmi frenetici e allo stress al quale era sottoposta da un paio di mesi a quella parte, ma alzarsi al mattino era una grande sfida, quasi quanto quella di impedire al fratello di importunare le studentesse al liceo.
Una gelida brezza le punse il viso e fece fremere il suo corpo, che già reclamava un pò di calore. 
Quando tentò di riaprire gli occhi fu costretta a richiuderli nell' immediato. Le prime luci del mattino le impedirono di cogliere la figura di Miroku, che la fissava accigliato da più di un quarto d'ora. 
Lei si aggrappò con le unghie alla stoffa del materasso e con un mugugnio infastidito, nascose il viso sotto il cuscino, ignorando deliberatamente le sue imprecazioni. 
Il solito rompiscatole, pensò, poco prima di perdere nuovamente contatto con la realtà.
La sonnolenza iniziò nuovamente a prendere il sopravvento sui suoi occhi e riuscì a far leva sulla sua persistente pigrizia. Peccato che il fratello non fosse un tipo tanto arrendevole.
- Pigrona, vuoi darti una mossa? - disse in tono grave, scuotendola bruscamente con le braccia. 
Kagome, scaltra, liberò una mano da sotto le coperte e gli afferrò un polso.
- Chiudi quella maledettissima finestra.- mugugnò Kagome con voce sonnolente. - Non credo sia la fine del mondo prendersi una piccola pausa per una volta, no?-
Miroku la scrutò a lungo, le braccia stese inermi lungo i fianchi e lo sguardo risoluto, ma astuto. 
Lui riprese possesso della sua cartella e a passi pesanti raggiunse la soglia della porta, controllando l'orologio da polso.
- Sarai tu a spiegare al professore per quale motivo ti sei assentata per l'esame.-
Esame. Fu quella la parola che la fece sussultare e la rese nuovamente vigile. 
Spintonò via le coperte e si mise seduta, tenendo il viso nascosto tra le mani. 
I suoi occhi nocciola non si erano ancora abituati alla luce che filtrava dal fuori e, per questo, li battè più volte, prima di posarli sul fratello, che la squadrava di sottecchi. 
Era un gran bel ragazzo, uno di quelli che non faticava ad attaccare bottone con una ragazza, ma che sceglieva costantemente l'approccio sbagliato. 
Miroku, studente modello, prediligeva prettamente le materie umanistiche, amava guardare le belle ragazze ed era tremendamente geloso di sua sorella.
Si dimostrava sempre molto presente e protettivo nei suoi confronti.
Quel tipo non mi piace. Quante volte le aveva sussurrato all'orecchio quella frase, puntando in cagnesco il diretto interessato. Quanto imbarazzo le aveva creato.
- E-sa.. Esa.. me..- balbettò lei, accorgendosi solo dopo di averlo trattenuto a lungo senza spiccicare una parola. 
Chinò il capo, scostando le ciocche di capelli che le si erano svicolate sul viso e controllò l'orologio digitale, posto sul comodino. Segnava esattamente le 07: 40. 
Aveva pressapoco 5-6 minuti per prepararsi, posizionarsi sul sedile posteriore del fratello e aggrapparsi forte, pregando di non essere spiattellata da qualche parte, lungo il burrascoso tragitto. 
Mirroku sbuffò spazientito e, riprendendo possesso della cartella, spalancò la porta e si apprestò a varcarne la soglia. Kagome si precipitò dietro di lui e lo fermò. Quando lei poggiò la mano sulla sua spalla, lui si volse a guardarla. 
- Cosa c'è? - domandò, abbozzando un sorriso ironico.   
- Hai detto esame? C'è un esame stamattina?- balbettò Kagome, in preda alla disperazione. 
- Oggi?- Il giovane si sfiorò il mento, assumendo un'espressione pensierosa e tremendamente seria.
Annuì poco dopo.
- Un esame?!- urlò la giovane, trattendendo la testa in fibrillazione tra le mani. 
Ricadde sul pavimento: gli occhi sporgenti, la mente vagante tra operazioni algebriche, teoremi, ricerche storiche svolte nel semestre, la testa confusa e disorientata. 
Ok. E' solo un po' d'ansia. Ci sta, quando tuo fratello ti ha appena rovinato la giornata e una probabile insufficienza sta per aggiungersi alla tua pagella, riflettè Kagome.
Miroku le scompigliò amorevolmente i capelli e le alzò il viso con due dita.- Non mi hai neppure chiesto di che esame si tratta. Ragionare con te al mattino è una vera impresa, sai? E comunque, sono sicuro che per quel giorno sarai preparata a bomba.-
-Q-quel gior-giorno?- ripetè lei, aggrappandosi alla divisa studentesca di lui. 
Fissò con rabbia crescente le labbra di Miroku incurvarsi in un sorriso ironico, pronto a scoppiare in una fragorosa risata. Con entrambe le mani afferrò la cartella che il giovane aveva poggiato sul pavimento e lo colpì ripetutamente. 
Miroku inizialmente tentò di proteggersi con le mani, poi scoppiò a ridere a squarciagola. 
- Perdonami, sorellina, ma era troppo buffa la tua espressione.- 
Kagome incrociò le braccia al petto e, tentando di riacquistare un po' del suo auto-controllo, sospirò e scosse ripetutamente il capo con aria rassegnata.                           - Hai vinto! Oggi non ho proprio voglia di litigare. - 
- E brava la mia sorellina!- 
Le fece l'occhiolino e uscì dalla stanza con aria estremamente soddisfatta e un grosso sorriso stampato sulle labbra. Credeva realmente di essersela cavata così facilmente? 

Angolo autrice:

In molti mi hanno pregato di continuare Amore Senza Copione. Vi spiego, in poche parole, il motivo principale per cui ho ritenuto giusto interromperla:il plagio è un problema che purtroppo molti di noi hanno subito. Questa sorte è toccata pure a me, purtroppo. Infatti, i primi capitoli della mia fanfic sono stati copiati per gran parte e incollati all'interno di un altra storia. Inutile dire quanto questo mi abbia innervosita. 
Adesso che quel “problema” che la riguardava è stato risolto ho deciso di rimettermi al lavoro. Premetto però che riprendere una fanfic dopo tutto questo tempo ' non è cosa facile '. L'ho interrotta a gennaio ed ora spero solo di iniziare a scrivere il nuovo capitolo guidata da una buona dose di ispirazione.XD La scuola però non mi permette degli aggiornamenti rapidi, come quelli a cui eravate abituati nel periodo estivo-autunnale. Come ben saprete aprile e maggio sono i mesi “cruciali” per le interrogazioni e i tempi si restringono ulteriormente. Non vi prometto quindi un aggiornamento da qui a pochi giorni, ma vi prometto che farò il possibile per mettermi al lavoro il prima possibile. Comunque, l'ultimo cappy di Amore Senza Copione avevo già iniziato a scriverlo a gennaio,  ma c'è un punto in cui purtroppo mi blocco. E' capitato anche a qualcuno di voi, non è così? E' frustrante. Non voglio postare un capitolo deludente, per questo ritengo più giusto aggiornare solo quando sono contenta del risultato. Con questo volevo solo rincuorarvi e dirvi che quella ff avrà un seguito. Ho letto tutti i bellissimi commenti che mi avete lasciato e mi è sembrato più che giusto darvi delle spiegazioni. 
A presto! Baci ^____^

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Capitolo 2
*** Sguardi ***


1° C A P I T O L O


Miroku le passò un braccio attorno alla vita e la guidò con fare protettivo tra la folla di studenti che si era accampata al di fuori delle mura studentesche. Lei gli lanciò un' occhiata di rimprovero.
- Avresti potuto evitare di correre così veloce. Qualche giorno finiremo per ammazzarci. -
Il giovane si accigliò. - Se non ti fidi della mia guida vai a piedi. -
Kagome evitò accuratamente di non lasciarsi andare ad una delle sue sfuriate e puntò lo sguardo di fronte a sè, osservando con noncuranza il portone che li avrebbe condotti alle loro aule. 
I sopralluoghi dei ragazzi si concentravano sul cortile scolastico, un luogo dove la natura tentava faticosamente di riconquistare il proprio spazio tra l’asfalto e il cemento. 
La scuola si affacciava su una strada trafficata, ed era posta in una zona che fungeva da barriera boschifera contro rumore e inquinamento. L' ombra era scarsa. L'unico luogo da cui era possibile trarre un minimo beneficio, durante le afose giornate estive, erano le fronde di alcuni alberi, lì piantati per abbellire gli esterni e garantire un piacevole spazio ricreativo. 
Da poco erano sorte anche delle piccole aiuole, che accompagnavano gli studenti alla scalinata principale.
La giovane sospirò, fossilizzando la sua attenzione sul cielo ingrigito. Le nuvole dense e opache sembravano prevedere l'arrivo della pioggia. Una folata di vento la fece tremare. L'aria era fredda, pungente sul viso e, soprattutto sulle mani, che Kagome aveva rifugiato nelle tasche della sua giacca. Chinò il capo, nascondendo il viso sotto la sciarpa che la riparava fin sopra le labbra secche e tremò ancora una volta. Miroku borbottò qualcosa di incomprensibilie, stringendola a sè con un gesto brusco. Era furioso. 
I capelli scuri erano legati impeccabilmente in un codino, che il vento sembrò non scalfire minimamente con le sue folate invernali, mentre gli occhi, il cui colore era richiamato dai pochi raggi solari che gli illuminavano il volto, apparivano ancor più belli. Lucenti, accesi di un bagliore vigile e del colore del cielo. Un sorriso malizioso gli incurvò di colpo le labbra e gli occhi si accesero improvvisamente di un vivido chiarore. La rabbia venne spazzata via come polvere.
Kagome lo fissò un ultimo istante, stupita, osservando con interesse il suo broncio laciar posto ad un sorriso. Non potè non seguire quello sguardo tanto luminoso che raramente incorniciava il suo bel viso. Quando voltò il capo, incontrò la figura alta e slanciata di una delle sue più care amiche. Il suo nome era Sango. Tornò a fissare confusa il fratello. Che anche quel pervertito di Miroku avesse finalmente capito cosa volesse dire la parola amore?
Infondo non stava a lei dirlo, ma doveva ammettere che, quando c'era Sango nei paraggi, Miroku cambiava radicalmente espressione.
Kagome si sfilò delicatamente dalla sua stretta e gli accarezzò una guancia per attirare la sua attenzione. 
- Va da lei. - 
La sua voce si ammorbidì.
Lui annuì. - Vado, ma non ti garantisco di tornare vivo. -
Rise. - Bada bene a non allungare le tua zampacce su di lei. -
Miroku sbuffò, sospirando profondamente, per poi munirsi di una buona dose di ossigeno e coraggio. - Tenterò.-  aggiunse, stringendosi nelle spalle.
Kagome gli lanciò un occhiataccia e, scuotendo energicamente il capo, incrociò nervosamente le braccia al petto. Quel Miroku era senza speranza. Ma era sicuro che quel maniaco fosse suo fratello?
- Scherzavo.- farfugliò
- Scherza finchè vuoi, tanto la faccia è la tua, fratellino. -
Miroku soffocò a stento una risata isterica, poggiando una mano incerta sulle spalle di Sango. Quando la ragazza si voltò dubbiosa, lui le concesse un sorriso smagliante.
La campanella suonò in quell' istante. Gli studenti si mossero vorticosamente verso il pavimento roccioso. 
Kagome distolse lo sguardo dalla coppia e pregò mentalmente di non fare una delle sue figuracce, capitolando a terra come un sacco di patate. Tentò quindi di non finire inghiottita dalla folla di studenti, poggiando la schiena al muro. 
Si guardò attorno, cercando di scorgere almeno un volto amico. 
Continuò la sua ricerca e, proprio quando si era arresa e stava anch'ella per mischiarsi agli studenti, incrociò uno sguardo. 
Quegli occhi la immobilizzarono. 
Le gambe si ancorarono al pavimento e le labbra si socchiusero delicatamente. 
Perchè quel ragazzo la fissava a quel modo? 
Senza che se ne accorgesse le sue gambe si mossero lentamente, alla ricerca di una risposta che il suo corpo sembrava reclamare avidamente. Un passo, poi due, poi tre. 
Ma che diavolo stava facendo? 
Strinse con forza i pugni lungo i fianchi, senza distogliere lo sguardo da quel volto sconosciuto, che la fissava intensamente da lontano. 
Io ti proteggerò. Una fitta di dolore alla testa la fece accasciare a terra. 
Con una mano si sostenne sul pavimento, con l'altra trattene il capo dolente. 
Una mano si mosse verso di lei e venne in suo aiuto. - Stai bene? -
Miroku la fissava addolorato, anche se non era la prima volta che la vedeva reagire a quel modo. 
- Quell'essere.. lo hai sognato anche stanotte, non è così? - le domandò di punto in bianco, irrigidendosi visibilmente.
Lei annuì debolmente, tentando di alzarsi con le forti braccia di Miroku, che erano già pronte a sorreggerla. 
- Ha detto che mi proteggerà.- 
Proteggerla da chi? Kagome fissò il pavimento con sguardo perso e vuoto. 
Sentiva le forze venir meno e le gambi molli. 
Era stanca di continuare a sforzare a quel modo la memoria. 
Aveva tremendamente bisogno di qualcuno che fosse sinceramente in grado di rispondere ai suoi interrogativi. Ma esisteva realmente quel qualcuno in grado di far luce sugli angoli bui e dimenticati del suo passato?
Miroku si rabbuiò all'istante. 
- Ti.. ti ha detto così? - farfugliò, sfuggendo al suo sguardo per riversarlo tra gli studenti.
- Sì, ma non ricordo bene il suo volto. Aveva dei lunghi capelli argentei e due occhi color ambra.-
- Ricordi altro, Kagome? -
Kagome scosse il capo malinconicamente. - Miroku, tu credi che quel sogno fosse.. un ricordo? - 
La sua voce si spense in un sussurro. 
Miroku non rispose. Si limitò semplicemente ad abbracciarla calorosamente, accarezzandole i lunghi capelli corvini.

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Capitolo 3
*** Ricordi ***


2° C A P I T O L O

Kagome varcò una porta vetrata, affiancata dal fratello, che aveva insistito per accompagnarla. 
Trattenne il capo con una mano e sospirò rassegnata, resasi conto solo dopo della stanza in cui l'aveva condotta. 
Lanciò una breve occhiata all'interno della sala, avvicinandosi solo di due-tre passi per permettere che la porta le si chiudesse delicatamente alle spalle. 
La stanza era piuttosto piccola, ma non era affatto difficile capire a cosa servisse: era un'infermeria.
Il sordo avanzare di alcuni passi la riscosse dai suoi pensieri. A giudicare dal rumore si trattava di una donna. 
Si sporse nella stanza adiacente, ricercando con lo sguardo la sua figura. 
Miroku le posò delicatamente le mani sulla schiena, per invitarla ad avanzare tranquillamente. 
- Entrate pure. -
Una voce femminile la fece sussultare. 
Trattenne a stento un gemito di dolore, mentre una voce le si insinuava nuovamente tra i i ricordi.
Kagome.
Il buio la ingoiò dentro di sè. 
I sensi l'abbandonarono.

                                                                                                                                                                  

Lanciò un' occhiata attorno a sè e sospirò. 
Molto probabilmente si ritrovava catapultata all'interno di un altro ricordo. 
Sperando di riuscire a portare un po' d'ordine all'interno di quei ricordi disordinati e frammentati, portò una mano all'altezza del cuore per tentare di placare la propria ansia. Chiuse gli occhi per un'istante, traendo un profondo respiro. 
Aveva paura, aveva terribilmente paura di ricordare. 
Ma d'altro canto una parte di sé, forse più forte e tenace di quella arrendevole, che in un primo momento aveva ceduto alla paura, bramava e desiderava abbandonarsi a quei ricordi. 
Riaprì lentamente gli occhi e li puntò, decisa, di fronte a sè. 
Inorridì all'istante, ancorando le gambe al suolo, nonappena si rese conto di quel che aveva di fronte.
Vide una bambina dai capelli lunghi, inginocchiata in terra. 
Era ferita gravemente. 
Il sangue le scorreva copioso dal fianco destro e una ferita piuttosto profonda le attraversava metà gamba. 
Piangeva ininterrottamente e le mani insaguinate le coprivano il viso. 
La bambina iniziò a strillare e, voltandosi di spalle, strisciò fino al muro, ponendo un braccio di fronte a sè per proteggersi. 
Chi o cosa l'aveva ridotta in quelle condizioni?
Kagome le corse incontro. 
La sua voce era rotta dal pianto. 
Incrinata e talmente debole che sembrava spegnersi in un susurro appena percepibile.
-..Yasha. - sussurrò la piccola. - ...yasha.- ripetè a bassa voce. 
Una folata di vento la costrinse a chiudere gli occhi. 
Con le braccia tentò di proteggere la bambina che piangeva, ma si accorse di non riuscire neppure a sfiorarla. 
Quando avvicinò una mano per ripararla, le sembrò di accarezzare il vento. 
Il buio di quel luogo però non le permise di vedere molto. La vista era sfuocata e l'unico angolo di luce era quello che le circondava in un mezzo semicerchio, contornato da sangue. 
Un rumore sordo e un ringhio pericoloso spezzò il silenzio e interruppe il corso dei suoi pensieri. 
Urlò, spingendosi con le spalle contro il muro ruvido e danneggiato che le graffiò l'avambraccio. 
- Devi solo azzardarti a sfiorarla, demone.-
Quella voce così calda e profonda, dal suono vagamente gutturale, la riconobbe all'istante. - Ti proteggerò io. Ti fidi di me?-
Kagome se lo ritrovò di fronte a sè. 
Le dava le spalle e la chioma argentea gli ricadeva delicatamente sulla schiena.
Stava proteggendo quella bambina da.. un demone?
Le gambe le tremarono per l'emozione, e non solo, quando strisciò contro la parete per rimettersi in piedi. 
Forse quel giorno sarebbe riuscita a vedere il suo volto.  
La bambina trattenne il viso nascosto tra le mani. 
Allargò le dita per guardarlo.
- Chiudi gli occhi.- ringhiò lui, estraendo dalla sua elsa una spada. 
La bambina tremò e, trattenendo a stento un singhiozzo, disse in un soffio.- Si. Io mi fido di te.- 
Kagome, disorientata, scosse lentamente la testa e distolse lo sguardo dalla bambina rannicchiata vicino alle sue gambe. 
Scacciò via la paura e raggiunse lentamente lo sconosciuto che si frapponeva tra loro e un demone. 
Lo raggiunse cautamente, con il cuore che sembrava volerle scoppiare in petto. 
Trasse un profondo sospiro e provò a toccarlo. Al contrario di quanto era accaduto poco prima con la bambina, riuscì a sfiorarlo e a sentire il suo calore. 
Un tepore così piacevole che le provocò una scarica elettrica lungo tutto il corpo. 
Quel tocco, non ne capiva il motivo, ma era qualcosa di familiare. 
Gli tenne la mano poggiata sulla spalla muscolosa e provò ad avvicinarsi, ma per qualche strano motivo, l'uomo stirò il braccio per evitarle di avanzare oltre e assunse una posizione di difesa. 
Di fronte a sè solo una nube di vuoto e tenebre. Un ringhio più acuto e feroce di quello che aveve udito fino a pochi istanti prima le fece raggelare il sangue nelle vene. 
Cosa diavolo sta succedendo? 
Si trattenne a stento dal gridare a pieni polmoni quella frase che le rimbombava in testa. 
Le urla alle sue spalle la fecero sobbalzare. - Kagome, non muoverti, accidenti a te.-
Improvvisamente avvertì alla testa un dolore talmente forte da farla gridare e barcollare sul pavimento. La vista iniziò ad annerbiarsi. Alzò il capo dal pavimentò e spalancò la bocca per lo shock, quando riuscì a scorgere finalmente il viso di quella bambina. 
Era lei, quella bambina.
Non era un sogno, nè uno scherzo della sua mente, come aveva più volte ipotizzato. 
Ciò che aveva appena vissuto non era altro che uno strascico dei suoi ricordi perduti.



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Capitolo 4
*** Il nuovo studente ***


Quando una sorta di calore le sfiorò la pelle candida, tutto intorno a lei iniziò pian piano a prendere consistenza e significato. 
Chiuse lentamente gli occhi per un' istante, portando una mano sul cuore, che le batteva forte in petto, e fece forza su se stessa per non scoppiare a piangere. 
Ogni qual volta ricordava qualcosa del suo passato e sprofondava nelle sue reminiscenze non riusciva a dare un volto al suo protettore. 
All'uomo che molto probabilmente le aveva salvato la vita, quella notte di tantissimi anni prima. 
L'amnesia era un grande vuoto, qualcosa che andava colmato. Più volte si era domandata cosa le accadesse in quello stato di semi-coscenza. 
Sembravi caduta in una sorta di trance, le aveva spiegato una volta Miroku. 
Imbarazzata. 
Si sentiva terribilmente imbarazzata e fragile. 
Odiava sentirsi debole.
- Kagome. -
Il respiro delicato di quella voce calda le sfiorò appena la pelle. 
Quella voce così familiare.. la riconobbe all'istante. 
Una mano gentile le ragalò una carezza tra i capelli, scostando con le dita affusolate alcune ciocche.
- Mi..ro..ku.- mormorò, stringendo il braccio che la sosteneva dolcemente per le spalle.
Riaprì cautamente le palpebre incontrando le iridi scrure del fratello, che la scrutavano con intensità. Distolse velocemente lo sguardo e lo fece vagare per la stanza incontrando l'attenzione di un'infermiera. 
Rimase in attesa, ma quella donna stranamente non accennò minimamente a rivolgerle la parola. 
Si limitò ad osservarla con una lunga occhiata inespressiva, poggiata alla vetrina di un armadietto. 
Sostenne il suo sguardo invadente per qualche istante, poi si arrese, vagamente incollerita. 
Quello sguardo, lo aveva visto fin troppe volte. 
Spostò la testa afflosciata sulla spalla del fratello e abbozzò un sorriso per spezzare quel silenzio imbarazzante.
-Stai bene?-
Kagome tacque per un'istante. 
Stava bene? 
Sembrava che le andasse a fuoco il cervello, ma a parte quello stava bene. 
Conclusione: stava dannatamente male. 
Non le riusciva bene mentire, ma cosa alquanto stupida, ciò non le impedì di provarci.
Finì per annuire e sospirare con aria colpevole.- Mi dispiace di averti fatto preoccupare. Comuque, adesso sto bene. -
Miroku si rabbuiò all'istante, stringendo con rabbia la mano a mò di pugno. 
Serrò la mascella e corrugò la fronte in un'espressione rabbiosa. 
Solo una volta l'aveva visto reagire a quel modo, ma il disprezzo che accendeva le sue iridi profonde, non erano rivolte verso di lei, bensì verso se stesso. 
- Come diavolo puoi dire una cosa del genere, eh? Sei pallida.- ringhiò, alzando notevolmente il tono della voce. - Di cosa devi dispiacerti proprio tu che non hai colpe? -
Kagome sussultò e per un' attimo una strana sensazione le invase i polmoni, impedendole di respirare. 
Il ricordo di quella notte di tanto tempo prima..
Affondò il viso sul suo petto.- Scusa.-
Vederlo reagire a quel modo le faceva male, ma ciò che più la feriva era non essere capace di confortarlo. 
Come avrebbe mai potuto spegnere la tristezza nei suoi occhi? 
Come avrebbe mai potuto impedirgli di rimproverarsi per non essere stato in grado di proteggerla a dovere, quella notte di tanti anni prima? 
La notte stessa in cui il loro padre morì, per salvarle la vita.
-Non devi scusarti. Non devi farlo, Kagome.- aggiunse lui poco dopo, stringendola a sè disperatamente.
- Perdonami. Sono solo uno stupido.- sussurrò, affondando il viso nella sua massa corvina.
Kagome gli sorrise tristemente e scuotendo lentamente il capo gli sfiorò una guancia.
Miroku tentò di sfuggire bruscamente alla sua stretta, ma Kagome lo trattenne con entrambe le mani.
- Miroku – esclamò. - Tu non hai fallito. Hai fatto tutto ciò che era in tuo potere per scongiurare la mia amnesia, ma non c'è stato verso. -
Si guardarono per un interminabile istante, ma fu Miroku a distogliere lo sguardo per primo. 
Non riusciva a guardarla negli occhi. Quanta rabbia aveva dentro di sè?
- Avrei potuto fare di più invece.- le sussurrò in un orecchio.
Con delicatezza la prese tra le braccia e la invitò a tacere con un cenno veloce. 
Non aveva voglia di continuare quella discussione. 
- Puoi adagiarla lì. -
Kagome si voltò di scatto. Finalmente quella donna aveva smesso quella sorta di psico-analisi ed era tonata nelle sue vesti di infermiera.
Le sue braccia la strapparono delicatamente dalla stretta del fratello, per permetterle di accomodarsi sul lettino in pelle scura, coperto impeccabilmente da un rotolo di carta. Spostò lo sguardo sulla figura imponente del fratello che fissava, assorto in chissà quale pensiero, un punto impreciso della stanza.
- Non fare quella faccia.- lo rimproverò, portando le mani alle tempie. Avrebbe voluto evitare quel gesto istintivo, ma il dolore era fin troppo acuto. Anche solo tentare di ricordare le faceva male, anche se ciò che più la feriva era il non riuscirci.
Miroku sospirò pesantemente, lanciando una breve occhiata all'infermiera, che armeggiava tra gli armadietti.- Ti capita spesso di essere sopraffatta da questo strano dolore alla testa?- le domandò la giovane donna, scartando uno scatolo di farmaci. Ne estrasse un blister e fece cadere sul palmo della mano una piccola compressa.- Allora?- Inarcò un sopracciglio, fissando Kagome con interesse.
- A volte.- balbettò, strappando un breve sorriso a Miroku. L'infermiera invece la scrutò scettica, ma non tentò in alcun modo di obiettare. Fece un accenno veloce con il capo, portando uno ciocca dietro le orecchie e disse. - Prendi questo: è' un analgesico.-
- Grazie.- rispose Kagome, aprendo il palmo della mano.
La donna la fissò per un ultimo istante, poi spostò lo sguardo sul sorriso gentile di Miroku.- Credo che adesso tu possa tornare in classe. Appena la ragazza si sentirà meglio sarò io stessa ad assicurarmi che si rechi a lezione.-
Miroku annuì, allargandosi ad uno dei suoi più affascinanti sorrisi. Le prese la mano e posò gentilmente le labbra sulla sua pelle.- Come potrò mai ringraziarla? -
- Mi sono limitata a svolgere il mio lavoro.- rispose seccamente. Bruscamente sfilò la mano e gli voltò le spalle.- Torna alla tua aula e smettila una buona volta di provarci con me.-
Detto ciò, come una furia, sbattè la porta alle sue spalle.
- Ma che le hai fatto?-
Miroku assunse un'espressione ingenua.- Io?-
- Si, proprio tu. Non mi dirai che ti piace quella?-
Miroku si abbandonò ad una breve risata. Era bello riuscire a strappargliela, ogni tanto.- La tua amica è molto più carina.- mormorò, tornando a farsi stranamente serio.
Kagome istintivamente si portò una mano al collo, ma Miroku gliela trattenne. Con le dita afferrò il medaglione che portava al collo e si rattristì ulteriormente. 
- Miroku.- mormorò.
- Credo che per adesso tu non ne abbia poi così bisogno.-
Kagome sorrise.- L'ho tenuto per farti una piacere, ma sai benissimo che io non credo a queste cose. Da bambina ero affascinata da questo medaglione e dalle storie che inventavi sul suo conto. Dicevi che mi avrebbe protetta, ricordi?-
Annuì, sfilandoglielo lentamente. - E' così.- mormorò. - Non lo ha già fatto una volta?-
- Sei sempre stato un gran credulone, Miroku.-
Il ragazzo le sorrise tristemente, sfiorandole il viso con una carezza.- Può darsi.-
Le scoccò un veloce bacio sulla guancia e le scompigliò amorevolmente la massa corvina- Adesso vado. Tra non molto dovrebbe suonare la seconda ora. -

                                                                                     *****

Finalmente il dolore alla testa si era affievolito ed era pronta per recarsi a lezione. 
Mancava poco al suono della terza ora, dunque si incamminò velocemente per scale. 
Le sue mani s'impossessarono di alcuni libri, che quel giorno stesso avrebbe dovuto riportare in biblioteca. 
La data di scadenza era già passata da tre giorni e sicuramente si sarebbe presa una bella ramanzina. 
Con i polpastrelli sfiorò la copertina di quei libri, accennando ad un sorriso. 
La passione per i libri l'aveva eriditata dal padre..
Aumentò il passo, ma nello scendere l'ultimo scalino inciampò e perse l'equilibrio. 
Prontamente due braccia calde e forti la sostennero per la vita e l'attirarono a sè. 
I libri ricaddero ai suoi piedi e la mano che sosteneva il suo zaino cedette improvvisamente. 
Rialzò il capo, arrossendo di colpo.
- Dovresti fare più attenzione, ragazzina.- momorò la voce roca del giovane, che la fissava magneticamente. 
In un primo momento si ritrovò senza parole e, sopraffatta dal calore e dalla presa calda e possessiva del ragazzo, non si rese neppure conto di ritrovarsi tra le braccia di uno sconosciuto.
Intuendo i suoi pensieri, il ragazzo allentò la presa sulla sua schiena e la trattenne per i fianchi.
- Credi di poterti reggere in piedi da sola o hai ancora bisogno del mio aiuto?-
Kagome avvampò vistosamente e, portando le mani sul suo petto, si discostò bruscamente. 
Le braccia di lui si sciolsero velocemente da lei e raccolsero lo zaino e i libri che le erano sfuggiti. 
Quando rialzò il capo, si fissarono per un' interminabile istante, persi l'uno negli occhi dell 'altra.
- Grazie.- balbettò Kagome, prendendo tra le mani i libri che il giovane le aveva porto gentilmente. 
Quando tornò a specchiarsi nelle sue iridi scure, si accorse che si trattava proprio del ragazzo che aveva scorto poco prima tra la folla di studenti.
- Sei un nuovo studente?-
Il ragazzo si limitò ad annuire e a voltarle le spalle al suono della campanella, accennando ad un saluto veloce con il capo. 
Lo seguì con la coda dell'occhio per qualche istante, poi non seppe neppure lei per quale motivo lo fece, ma aggiunse. - Comunque, il mio nome è Kagome. Kagome Higurashi.-
Il ragazzo si voltò lentamente, annuendo più volte con il capo, mentre un sorriso vagamente compiaciuto gli sorgeva sulle labbra. 

                                                                  

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Capitolo 5
*** 4° Capitolo ***


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                                           4°  C A P I T O L O

Unimidì le labbra secche e, percorsa da un brivido lungo la schiena, si strinse in un abbraccio per scaldarsi dal freddo mattutino. Con i polpastrelli sfiorò appena il punto in cui il ragazzo aveva poggiato la mano per attirarla a sé. Poteva ancora sentire il calore di quel delicato ma deciso contatto sulla sua pelle. Il cuore stava lentamente tornando a battere regolarmente. Fino a pochi istanti prima sembrava voler fuggire via dal suo petto.. Chissà se quello sconosciuto aveva avvertito i suoi battiti accelerare. Chissà. Poggiò distrattamente la schiena ad una ruvida parete e rimise in cartella i libri che aveva tra le mani, abbandonando la mente al flusso dei suoi pensieri. Un sorriso delicato le sorse sulle labbra rosee, poco prima di lasciar scivolare lo zaino ai suoi piedi e scaldare le mani nel tiepido termosifone. Era ben pochi quelli funzionanti ed era bene approfittarne di tanto in tanto. Ravvivò con le mani la massa corvina e iniziò a incamminarsi lungo i corridoi. Gli studenti avevano ormai raggiunto le loro aule e nel corridoio regnava un piacevole silenzio, intervallato dal ticchettare di un orologio a muro. Si voltò lentamente, orientando la sua attenzione sui numeri sbiaditi delle classi.
- Accidenti al nuovo orario.- inveì sottovoce, portandosi su una parete per controllare il tabellone bianco. Lo studiò attentamente e, dopo averlo a lungo esaminato, sospirò. Matematica. L'odiata lezione del più cinico e severo dei docenti l'attendeva al di là della 17. Controllò l'ora sul cellulare. Era in ritardo. Si era crogiolata più del dovuto per i corridoi ancora una volta.


                                                                                    Inizio Flashback

- Ciò che non tollerò è chi non rispetta il regolamento. Signorina Higurashi, per questa volta può accomodarsi, però l'avverto: se la cosa dovesse ripetersi, sarò costretto a prendere dei seri provvedimenti. Tenga ben a mente le mie parole. -
                                                                            

                                                                                      Fine flashback

E come fare altrimenti? Ma non aveva altra scelta, purtroppo. Si trascinò dietro la porta e l'aprì, con lo sguardo ancorato al pavimento verde-azzurro. L'accostò mestamente, prima di rivolgere gli occhi cioccolato al suo docente di fisica e matematica.
- Buongiorno.- mormorò Kagome, abbozzando un sorriso per stroncare la tensione.
L'uomo la scrutò a lungo con i suoi impenetrabili e gelidi occhi grigio-azzurro.
“ Pare si sia sentita male stamattina all'ingresso. “
Kagome lanciò una fugace occhiata nella direzione in cui aveva udito quel bisbiglio, poi tornò svelta alla figura imponente dell'uomo che se ne stava seduto in cattedra. La sua fronte corrugata si rilassò, poco prima di afferrare il registro e indossare i suoi occhiali. Quelli, gli conferivano un'aria ancor più severa. 
- Higurashi, ha il permesso d'entrata, immagino.- le lanciò una breve occhiata, aprendo il palmo della mano. Kagome annuì sollevata, porgendo ciò che gli aveva chiesto.
Il professore abbassò gli occhiali fino al naso e controllò il permesso con accuratezza. Finita quell'inutile indagine, lo sezionò all'interno di una carpetta nera e tornò a scrutarla attentamente. - Che aspetta a sedersi?- sbottò.
Quell'uomo, a gentilezza, non lo batteva proprio nessuno. Obbedì mesta, attraversando goffamente l'aula, sotto gli sguardi curiosi dei suoi compagni di classe. Non guardò nessuno in particolare, maledettamente imbarazzata dall'aver urtato con la mano alcuni porta-penne e aver calciato gli zaini dispersi tra le file. Finalmente afferrò la sedia e si sedette, lanciando una breve occhiata a Sango, che le sorrideva raggiante.
- Tranquilla. Oggi non è il tuo ritardo a innervosirlo. Quello nuovo sembra avergli già dato del filo da torcere. E' un tipo che non ama molto rispettare le regole. Potreste andare d'accordo.- ironizzò la ragazza a bassa voce, lanciando una fugace un'occhiata al diretto interessato. Un nuovo arrivo? Che fosse il ragazzo di poco prima?
Kagome seguì nervosamente la traettoria del suo sguardo e sussultò sulla sedia, quando il giovane si voltò di scatto, lanciandole un'occhiata interrogativa e poi..un sorriso a mò di ghigno. Era lui. Era proprio lui.
Distolse svelta lo sguardo e tese la mano, con quanta più naturalezza le era possibile, sul suo tomo di matematica. Tentò di concentrarsi sulla lezione e di mostrarsi naturale, ma non le riuscì molto. Sango la osservò a lungo palesemente incuriosita. Le diede una gomitata su un fianco e, afferrata una matita appuntita, scrisse un messaggio su un foglio di carta.
" Che succede? Perchè sei tutta rossa? "
Kagome lanciò una breve occhiata davanti a se per assicurarsi che "l'oggetto" della loro conversazione non la stesse guardando e, a bassa voce, rispose.- L'ho incontrato poco fa e...- 
- Hai fatto una delle tue figuracce?- suggerì l'amica, ridacchiando.       
- Non proprio.-
- E' carino.- ammise la mora, scrutandolo con vivace approvazione.    
- Non dirmi che ti piace?-  
- Non è il mio tipo. Piace a te però. - constatò, con un sorriso malizioso dipinto sulle labbra.- Ammettilo!-
Sospirò, tornando ad ascoltare la lezione che il professore si accingeva a spiegare. Con una penna copiò velocemente gli appunti, tentando di non lasciarsi cogliere dalla curiosità di guardare cosa stesse facendo il nuovo studente, ma non ci riuscì. Lo osservò attentamente, sperando di non essere colta in flagrante. Non indossava la solita divisa studentesca, cosa alquanto naturale per i nuovi “arrivi”. Molto probabilmente aveva dimenticato di passare a ritirarla. Il suo abbigliamento era abbastanza semplice: una camicia bianca che ne delineava perfettamente i pettorali ben scolpiti e un paio di jeans leggermente strappati. Gli occhi erano due pozze scure molto profonde, di quelle che catturano l'attenzione con la sola carezza di uno sguardo. I capelli erano neri e gli ricadevano morbidi sulle spalle ampie e muscolose. Era alto, molto più di lei. Quel ragazzo era bello sì, ma aveva anche qualcosa di familiare. Che lo conoscesse già? Era una cosa talmente assurda, che un sorriso le solleticò appena le labbra. Se ne sarebbe sicuramente ricordata. O forse no. -Non ha voluto dirmi il suo nome.- mormorò Kagome, lasciando defluire i suoi pensieri ad alta voce.
- Va da lui e chiediglielo, no? -                                                                                                                 
-Non sarò io a fare la prima mossa. Non vorrai spingermi verso di lui? -                                                         
Sango annuì con sorriso luminoso.- Magari è la volta buona.- 
- Viaggi molto con la fantasia, amica mia.- 
Sango scrollò vivacemente le spalle e rise sorniona, sicura del fatto suo. Quella Sango, la conosceva fin troppo bene. - Questo è tutto da vedere. -

                                                                  _________________________

Eilà! Procedo molto lentamente con gli aggiornamenti, eh ? Bè purtroppo sono ancora alle prese con le ultime interrogazioni ed ho poco tempo. Siete ancora parecchio confuse e questo è più che naturale. Non siete ancora entrate nel vivo della storia e c'è molto ancora da raccontare sugli avvenimenti che coinvolgono la nostra Kagome e..non solo. Prima di tutto, vi starete sicuramente domandando se questo ragazzo che ha tanto colpito l'attenzione di Kagome è proprio Inuyasha. Penso che l'abbiate ormai capito di chi si tratta, no? Ebbene sì è proprio Inuyasha in forma umana. Avrete sicuramente notato che non ho in alcun modo menzionato artigli, orecchie e zanne, no? Inuyasha sembra proprio uno studente come tutti gli altri, ma sarà veramente così? Lo scoprirete più avanti..  Molto probabilmente non riuscirò ad aggiornare prima della fine della prossima settimana, quindi meglio approfittarne ora. Ringrazio ancora 1 volta tutti per le recensioni!  Spero che continuerete a seguirmi. KiSs =)


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Capitolo 6
*** 5° Capitolo ***


2222222222222222222222222222222222                                                                                 

                                                                                  5° C a p i t o l o

Con le dita massaggiò le tempie con una serie di movimenti circolari. Il dolore si era affievolito, ma era ancora piuttosto fastidioso e le impediva di prestare l'adeguata attenzione all'insegnante di filosofia, che si portava di quà e di là, con un libro stretto al petto e gli occhi puntati su pavimento. Nel frattempo, Ai Tocoichi, una delle migliori studentesse del quarto anno, dava chiara mostra di un'ottima padronanza di linguaggio. La signora Force annuì con vivace approvazione e con un gesto brusco della mano la interruppe. - Ottimo lavoro.- si complimentò, indossando gli occhiali che le penzolavano sul collo. Tornò a sedersi in cattedra, sfogliando le pagine del suo registro personale. Kagome nascose il viso tra le mani, lanciando un'occhiata spaventata verso Sango, che impallidì. - Non dirmi che non hai studiato. -
-Accidenti !- inveì la mora sottovoce, tamburellando nervosamente i polpastrelli sul suo libro di testo.
Kagome puntò lo sguardo sulla cattedra, osservando attentamente ogni singolo movimento della sua insegnante, che alzò lo sguardo su di lei, abbozzando un sorriso indecifrabile.- Signorina Higurashi.- disse, poggiando le mani curate sull'agenda. - Per questa volta purtroppo non arriverò ad interrogarla. Mi aspetto di vederla tra i volontari la prossima volta.-
Kagome annuì vivacemente, trattenendo a stento un sorriso di trionfo. - Senz'altro.-
L'aveva scampata ancora una volta.
Il mattino trascorse piuttosto lentamente. Kagome crollò il viso sulle braccia e sospirò. Passò ore ad osservare dal suo banco il sottile velo di pioggia che s' infrangeva delicatamente sull'asfalto. Inspirando il profumo di terra bagnata portato dal vento, afferrò una matita e la rigirò tra le sue mani. Gli occhi del ragazzo nuovo guizzarono improvvisamente sui suoi. Ancora una volta i suoi occhi si persero nel suo sguardo meravigliosamente intenso e indecifrabile. I suoi occhi immobili, eppure così vivi, sprigionavano tristezza e malinconia, vigore e moderazione… Non riusciva a decifrarlo né tanto meno abbandonarlo. Si sentiva disorientata. Avrebbe voluto entrare nella sua testa… sapere che cosa stesse pensando, immaginando, chiedendosi…
C'era qualcosa di incredibilmente inspiegabile che l'attraeva, ma nello stesso tempo, guardarlo, le suggeriva un campanellino d' allarme. Pericolo. 
Restarono a guardarsi per una serie incalcolabile di minuti. Fu Kagome a distogliere lo sguardo per prima. Arrossendo livemente, chinò di colpo la testa tra le mani, lasciando che la capigliatura corvina le nascondesse il viso.

                                                                                     *****

Kagome ripose distrattamente i libri in cartella e si diede un'occhiata in giro. Era sola. 
Nulla che riuscisse a distrarla, se non i rumori proveniente dall'esterno. Si accostò con gli avambracci alla finestra semiaperta e fu colta da un brivido improvviso. 
Faceva terribilmente freddo, quella mattina. Presto, prevedevano i meteroeologi, sarebbe arrivata la neve. Già, la neve. Kagome amava la neve, le ricordava i tempi dell’infanzia, quando rimaneva per ore in camera sua, poggiata sul davanzale della finestra ad ammirare la vegetazione che dormiva sotto una gelida coperta bianca. La lieve e tenace nevicata imbiacava le strade, gli alberi, i tetti e i berretti dei più piccoli, che trascorrevano ore e ore a godersi quello spettacolo. 
Era bello perdersi nei ricordi, ma ripiombare nel presente non lo era per niente. Eppure, i ricordi di quel periodo, anche se per poco, la rendevano felice. 
Ricordava, quando la madre canticchiava allegramente in cucina, tutta concentrata sulla sua cioccolata calda; Ricordava, quando fuori nevicava e, lei e Miroku, inguaribili giocherelloni, rincorrevano sulla neve i loro amici d'infanzia; Ricordava, quando tutti insieme, la sera, attendevano l'arrivo del loro padre.

                                                                Flashback

- Miroku.- esclamò la piccola, per attirare l'attenzione del fratello, che se ne stava raggomitolato sul divano, con il capo poggiato sul grembo della madre. - Sta nevicando, sta nevicando.-
- Davvero?-
I suoi occhi si illuminarono vivacemente e agli angoli della bocca comparve un sorriso. - Voglio vedere anche io.-                                        
                                                                  Flashback

-Kagome-chan!-
Kagome sussultò e si voltò di scatto nella direzione in cui aveva udito quella voce a lei familiare. Sorrise.- Sango!- esclamò, correndole incontro.- Credevo fossi già tornata a casa.-
Sango era sua amica da sempre. Lei la ascoltava e la rincuorava quando era triste e la faceva ridere di cuore quando andavano a far compere e la costringeva ad indossare gli abiti più strani. Era una ragazza dal gran cuore, ma allo stesso tempo aveva carattere da vendere. Era una ragazza veramente speciale.
- Sono andata a consegnare i libri che avevo preso in prestito. Faresti bene a farlo anche tu. Quella donna ha borbottato tutto il tempo parole del tipo "Quella ragazza è sempre la solita. Quante volte devo ripeterle che deve rispettare le scadenze della biblioteca." Cavolo! E' proprio di pessimo umore. Ed è acida, t'avverto.-
Kagome si limitò a sospirare, allargando le braccia in segno dire resa.- Ok. Mi hai convinta. -
- Lo sai che lo dico per te.- le ricordò, baciandola affettuosamente su una guancia. Seguirono in quel chiacchericcio quotidiano il corridoio inondato di studenti e professori, fermandosi appena sull'atrio. Il portone completamente aperto offriva una piccola visuale degli esterni. Lo sguardo delle due si soffermò contemporaneamente su Miroku. Quando si accorse di loro le salutò con un cenno del capo, concedendo un sorriso particolare a Sango, che arrossì e voltò il capo da lato opposto con aria stizzita. Miroku rimase a fissarla con un velo di delusione, sorbendosi tra l'altro l'occhiataccia di Kagome, che lo pregava silenziosamente di raggiungerle. Lui scrollò le spalle bruscamente e, afferrando il suo casco, salì in moto.
Sango sospirò, stringendo con forza le mani sulla propria cartella. Quando inontrò l'occhiata maliziosa di Kagome arrossì violentemente. - C-Che c'è?- balbettò.
- Sbaglio o hai dimenticato di raccontarmi qualcosa?-
- I-io? Ma di cosa parli?-
- Di te e di mio fratello. Ieri sera è tornato a casa con una cinquina sulla faccia. Dai, raccontami com'è andata. - la pregò.
-Bè lo sai com'è fatto. All'inizio si è comportato piuttosto bene. Siamo andati a mangiarci una pizza e abbiamo visto un bel film al cinema, ma poi.. -
-Poi ha allungato le mani ed ha rovinato tutto come al solito, eh? Tipico di mio fratello.-
Sango sospirò con un gemito, volgendo lo sguardo all'esterno. - E inoltre poi è arrivata quella lì e si è messo a fare il cascamorto con lei.-
Con un cenno brusco indicò una ragazza del quinto anno. - Dovevi vedere quanti complimenti le faceva, quello stupido!
- Sango, so che non mi crederai, ma credo che mio fratello tenga molto a te.- le disse, accarezzandole con affetto i capelli.
Sango si voltò di scatto nella sua direzione, con occhi colmi di tristezza. Kagome avvertì una morsa stringersi attorno al suo cuore. Le faceva male vedere la sua migliore amica soffrire così e l'ultima cosa al mondo che voleva fare era ferirla ed essere di parte.- Io invece credo che per Miroku non ci sia differenza tra me e un'altra. E' veramente difficile dargli fiducia.- s'interruppe un attimo, trattenendo a stento un groppo alla gola, poi riprese a parlare.- Kagome, tu non capisci. Tuo fratello finisce col ferirmi tutte le volte che c'incontriamo. Mi piacerebbe conoscerlo meglio, ma se continua così finirà col perdermi definitivamente.-

                                                              ___________________

In realtà avrei dovuto aggiornare tre giorni fa con un capitolo più lungo di questo, ma purtroppo il pc s'è spento all'improvviso e, non avendo salvato quello che avevo scritto, è andato perso tutto il resto. ç___ç
Comunque, non preoccupatevi, nel prossimo capitolo naturalmente ci sarà un passo avanti tra Inuyasha e Kagome, che fino ad ora si sono limitata a guardarsi e basta. xD
A presto. KIsS =)

 

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Capitolo 7
*** 6° Capitolo ***


CAPITOLO 5°                                                                          6° C A P I T O L O

Nell' esatto istante in cui Kagome varcò la soglia della biblioteca, le risate allegre e i rumori del corridoio furono smorzati dalla quiete. Con i libri da restituire sottobraccio e i nervi a fior di pelle, si concesse una breve occhiata in giro. Kagome amava quel senso di pace e di tranquilità. Il silenzio, il bisbiglio appena accennato di alcuni lettori, il soffitto altissimo, gli interi scaffali di libri di ogni genere, autore e provenienza e le luci basse che sembravano nascere dagli occhi chini sulle scrivanie in noce scura. Il più delle volte quel luogo riusciva a rilassarla..a distrarla dai suoi problemi..dalle sue domande. Come farne a meno?
Avanzando lentamente, l'odore inebriante di una tazza di caffè fumante attirò la sua attenzione. Voltando il capo alla sua destra, accanto alla prima fila di scaffali, la vide. La signora Yamamoto invece sembrava non essersi accorta della sua presenza. Kagome sospirò, ormai rassegnata a ricevere i meritati rimproveri. Avrebbe dovuto consegnare i libri il giorno prima, quando Sango le aveva suggerito di restituirli. Ma non le aveva dato retta, quindi, serrando nervosamente la stretta sui libri che teneva sottobraccio, l' avvicinò. La donna sedeva in una poltrona di cuoio e sorseggiava tranquillamente il suo caffè. Gli occhi scuri, coperti da una paio di occhiali fin troppo spessi per la forma del suo viso, era puntati sullo schermo piatto di un computer piuttosto nuovo. 
- Buongiorno.- la salutò cordialmente Kagome, accennando un sorriso gentile. 
La breve pausa per la ricreazione sarebbe terminata da lì a poco e non aveva altro tempo da perdere. Presto sarebbe suonata la campanella e sarebbe dovuta tornare in classe, in vista del compito di matematica. Meglio non pensarci, pensò, concentrando la sua attenzione sul viso della donna che, salutandola a sua volta, alzò il viso su di lei. Lo sguardo stanco, contornato da un paio di occhiaie scure non era di buon presagio. E le rughe piuttosto marcate sulla fronte lo erano ancor meno.
- Sono qui per consegnarle i libri che ho preso in prestito.- fece una pausa per studiare la sua espressione vagamente assente.- In realtà avrei dovuto riportarglieli giorni fa.- ammise con aria colpevole. Si morse un labbro, distogliendo lo sguardo da quelli improvvisamente indagatori della signora Yamamoto e attese di sentire la sua voce.
- Signorina.- fece la la donna, catturando algidamente il suo sguardo con un sorriso tirato agli angoli della bocca.- Qualcuno le ha mai detto che le scadenze hanno un loro perchè?- le domandò con iroia, raddrizzando la schiena sulla sua poltrona. Rise pacatamente delle sue stesse parole, scrutandola attentamente. Kagome s'irriggidì e non potè far a meno di distogliere nuovamente lo sguardo. Non voleva fronteggiarla, nè tanto meno permettersi di rivolgerle uno sguardo insolente. Calma, si disse tra sé.
- Mi dispiace. La cosa non si ripeterà. Le garantisco che d'ora in poi non avrà motivo di lamentarsi di me.- rispose, con un tono di voce ben moderato.
- Oh, lo spero bene.-
Il discorso fortunatamente lo chiuse lì. Chinò lo sguardo stanco sulla scrivania e afferrò mano a mano ciascun libro, digitando qualcosa al computer, tra un brontolio e l'altro. Kagome glieli porse uno ad uno, sollevata, ma nello sporgersi oltre la scrivania urtò la tazza di caffè. La donna si alzò di scatto in piedi, salvando per un pelo i libri e il suo tailleur dal liquido fumante che gocciolava sul pavimento e si espandeva sulla scrivania. Kagome portò di colpo una mano di fronte alla bocca. - M-mi dispiace. Non l'ho fatto apposta.- si scusò, cercando disperatamente nel suo zaino un pacco di fazzolettini. - Ha qualcosa per asciugare? L'aiuto io!-
La donna le lanciò un'occhiataccia vagamente inferocita.- In borsa.- rispose in un ringhio, oltrepassando la scrivania.- Resta qui e non muoverti fino al mio ritorno.- le intimò con sguardo truce. Chiudendo la porta alle sue spalle, si riversò nei corridoi.
Kagome si prese la testa tra le mani, battendo violentemente una mano sulla scrivania. 
- Ma che cavolo! - imprecò, ma il suono di una risata carezzevole, la distrasse dal suo tentativo di cercare qualcosa per rimediare al danno che aveva combinato. Si voltò di scatto, sobbalzando per la sorpresa. 
- Ciao, Kagome! -

                                                                        ___________________

Lo sò! =( Sono in ritardo come al solito, ma non riuscivo ad andare avanti. Avevo buttato giù un capitolo diverso, ma non mi convinceva molto. Stamane fortunatamente l'ho riscritto tutto da capo e ora sono qui ad aggiornare. Oggi sono stata folgorata xD da 1 idea per il capitolo 8 *___* e quindi sono già all'opera con il 7. Grazie ancora a tutti coloro che seguono la mia storia e soprattutto a chi commenta. =)
KisSoni.  





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Capitolo 8
*** 7° Capitolo ***


capitolo 7

Il suo sguardo impenetrabile la scrutò attentamente con un ghigno divertito che gli solleticava appena gli angoli della bocca. Kagome lo fissò a sua volta, come imbambolata, senza proferir parola. Dopo un tentennamento iniziale, per non risultare scortese, ricambiò il saluto con un sorriso appena accennato. Era tremendamente nervosa e tesa. Era un po come se una parte considerevole del suo intuito le suggerisse di stargli lontano. Lei stessa non riusciva a comprendere la ragione di quella strana sensazioni. Il turbine di emozioni che provò in quel momento fu così intenso che non riuscì a fare a meno di distogliere lentamente lo sguardo per tornare al suo “lavoro.”
Seguì un silenzio imbarazzante. Kagome iniziò ad armeggiare con il mouse e la tastiera del computer, con la speranza di salvarli dal liquido ancora caldo che pian piano avanzava sulla scrivania. Il giovane invece rimase perfettamente immobile, come in attesa, con gli occhi puntati su di lei. La stava studiando, attentamente. Difficile riuscire a capire cosa stesse pensando in quel momento. L'intensità del suo sguardo le fece venire una gran smania di agitarsi, di fuggire.
A riscuoterla fu la voce roca di un ragazzo, che risuonò alle sue orecchie chiara e limpida. 
- Possibile che non ti si trovi mai da nessuna parte? Alle undici abbiamo una partita molto importante e abbiamo bisogno di qualcuno che sostituisca Hirashimo. Sei dei nostri?- ringhiò Hojo, talmente irritato da non accorgersi neppure della presenza di Kagome. Non parlava con lei, bensì con lui..quel tipo che finalmente le aveva dato tregua, rivolgendo la sua attenzione altrove.
Voltandosi appena, osservò con interesse l'espressione glaciale che si dipinse sul viso del ragazzo nuovo, mentre scrutava Hojo con aria beffarda. Si era persa qualcosa? Cos'era quell'astio improvviso?
- Tsk! Ci sarò.- ringhiò a sua volta, con sguardo ammonitore e truce. Non era per niente contento del tono con cui quel ragazzo gli si era rivolto.
- O-ok. -

La voce di Hojo traballò un poco, ma la sua postura rimase composta, attenta a fronteggiare il compagno poco gradito.
Wow. Erano passati tre giorni dal suo arrivo e già si era guadagnato l'antipatia di qualcuno. Brutto segno. 
Kagome intervenne prontamente per spezzare l'atmosfera che si era venuta a creare.

-Hojo!-
Lo salutò allegramente, poggiandogli una mano sulla spalla irrigidita, per attirare la sua attenzione.
Il voltò del giovane si rilassò immediatamente. Riuscì addirittura a farlo sorridere.
- Higurashi! Che ci fai qui? Ho visto correre per le scale la bibliotecaia. Era così di fretta che mi è venuta addosso.-
Kagome arrossì di vergogna.- Ehm..colpa mia.- rispose, indicando con un cenno la scrivania macchiata di caffè.
Ridacchiò.- Sei sempre la solita sbadata, eh? Comunque, ieri ti cercavo.-
Il suo volto torno ad essere serio e sulle sue guance comparve un lieve rossore, quando aggiunse.- Volevo..parlarti..di una cosa.-
Hojo flirtrava con lei dai tempi delle medie. Era uscita con lui più volte, ma non lo considerava più di un semplice amico. Si era ripromessa di dirglielo, nonappena ce ne sarebbe stata occasione.
-Di cosa? - lo esortò Kagome, ignorando il grugnito alle sue spalle e il rumore della sedia che strisciava sul pavimento. Se avesse avuto la certezza di conoscerlo a fondo, avrebbe potuto trarre una conclusione. Gelosia o....cosa?

-La prossima settimana le quarte e le quinte parteciperanno ad una gita. Mi farebbe davvero molto piacere trascorrere un po più di tempo con te. Verrai?- domandò con occhi pieni di speranza. 
Era un così caro ragazzo. Quando Kagome si assentava da scuola si premurava sempre di assicurarsi che stesse bene e al mattino la salutava sempre con un sorriso gentile stampato sulla faccia. Cos'aveva che non andava? Le ragazze fremevano di invidia quando la corteggiava, ma lei non riusciva proprio a prenderlo in considerazione . Forse era lei ad avere qualcosa che non andava, perchè obiettivamente Hojo era davvero un bel ragazzo, ma non provava nulla quando stavano insieme. Niente palpitazioni, niente morsa allo stomaco, niente di niente.
-Sono la rappresentante di classe. Come potrei non esserci?-

Hojo annuì più volte, soddisfatto. Indirizzò una breve occhiata alle sue spalle, poi tornò a fissarla con sospetto.- E il tuo amico?-
Amico? Kagome spalancò gli occhi per la sorpresa. - No, guarda che..- 
Aprì bocca per chiarire, ma fu anticipata dalla voce del diretto interessato. 
- Certo che verrò.-
Si voltò di scatto, incontrando il suo sguardo enigmatico. Sentì per tutto il tempo lo sguardo di entrambi fisso su di lei, quandi si decise a intervenire per tirarsi fuori dai guai - I-io..sarà meglio che inizi a ripulire la scrivania.-
Hojo annuì comprensivo. - Sicura di non aver bisogno di aiuto?-
Kagome scosse la testa. - No, tranquillo.-
- Ok. Ci vediamo.- 
La salutò con un sorriso luminoso e se ne andò, ma non prima di aver lanciato un' ultima occhiata alla presenza evidentemente “indesiderata”.
Quando si trovarono di nuovo soli, il ragazzo si alzò in piedi e le si avvicinò cautamente, porgendole la mano. 
-Non sono abituato a certe forme di saluto, ma...ecco, il mio nome è InuYasha.-
- Inu..Yasha.- ripetè lei. - Suona bene. Mi piace.-
Sul viso di Inuyasha comparve qualcosa di molto simile ad un sorriso divertito.
- Kagome. Kagome Higurashi, anche se suppongo che il mio nome tu lo conosca già.- dedusse, stringendogli la mano.
Inuyasha annuì, facendo correre lo sguardo sulla medaglietta che la ragazza portava al collo. Attraverso quel contatto riuscì anche a precepire la sua improvvisa rigidità. Inuyasha sembrò turbato, inquieto.
- Per quale motivo la porti?-
Curiosità..o cosa? Kagome non seppe che rispondere. Ci riflettè un po sù, dato che dire la verità avrebbe significato rivelare ad uno sconosciuto qualcosa di..importante. E non le andava..non in quel momento..non con un perfetto estraneo.
- Non c'è un motivo particolare. Mio fratello lo ritiene un portafortuna. -
Gli sorrise rassicurante, tentando di risultare sincera, anche se infondo, in parte, lo era. La medaglietta che portava al collo le aveva salvato la vita, una volta.
Solo quando avvertì la stretta di Inuyasha farsi più ferrea, si accorse che le loro mani erano ancora unite. Tentò di ritirarla, imbarazzata, ma lui non glielo permise. 
-Non ha tutti i torti se consideri la leggenda veritiera.-
- L-la c-conosci?- balbettò lei.
Inuyasha annuì.- Si dice che quella medaglietta avesse il potere di respingere i demoni e che una sacerdotessa molto potente la portasse sempre al collo. Con la sua energia spirituale era in grado di creare una barriera molto potente capace di respingere l'attacco dei demoni. Si credeva perduta e invece...eccola qui. -
- Come fai a sapere tutte queste cose? Non dirmi che anche tu, come mio fratello, sei un fanatico di queste cose. I demoni non esistono. Non capisco come la gente possa ancora credere a queste sciocchezze.-
- Non sei obbligata a portarla.-
Kagome scosse la testa. - Può darsi, ma sarebbe come privarmi di qualcosa che fa parte di me. La tolgo per un giorno, due..ma poi è come se ne sentissi la mancanza.-
Inuyasha annuì,comprensivo, intenerito? - mancanza.- ripetè e con delicatezza le lasciò andare la mano. - Un tempo sarebbe stata considerata una scelta saggia, sempre ammesso, ovviamente, che questa sacerdotessa sia esistita per davvero.-
La campanella suonò in quell'istante, riscuotendo entrambi. Inuyasha si fermò appena sulla soglia della porta, per rivolgerle un ultima occhiata. - A presto, Kagome.-
- A presto, Inuyasha.- mormorò lei, scossa.

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Per prima cosa chiedo scusa per aggiornare così di rado, ma tra il poco tempo che ultimamente trascorro a casa e il mio povero computer che si è rotto e mi ha abbandonata per più di due settimane =( non ho potuto postare un bel niente. Proprio oggi ho terminato di scrivere questo capitolo e mi sono decisa a pubblicarlo subito. Per fortuna il prossimo lo avevo già iniziato con 1 altro pc mentre che il mio era ancora fuori uso, quindi adesso non mi tocca che terminarlo. Descrivere l'inverno, la pioggia e addirittura la neve mi risulta strano in questo periodo.XD Proprio come adesso, che sto crepando dal caldo e mi ritrovo a parlare del freddo con il capitolo 8. -_-'' Però dovrebbe valerne la pena, se considerate il lato romantico di due ragazzi sotto la pioggia e... Ops. Ho già detto troppo! xD Spero di riuscire a postare presto, almeno questa volta. Ringrazio di cuore chi ha gentilmente lasciato un commento :
- Achaori
- Lilyprongs
- Alina95
- Inukag4ever
- Darkina

Grazie anche a chi solo legge e ha inserito la storia tra le seguite e le preferite. Che altro dire? L'anime di Inuyasha ricominciaaaaaa. XD Ormai non faccio che ripeterlo a tutti, tanto sono contenta della ripresa della serie. Io non ci speravo più e invece.. *____* Che bella notizia! Non vedo l'ora che arrivi in Italia, anche se purtroppo passerà un po di tempo, dato che ancora non è neppure incominciata in Giappone. -_-'' In compenso però ho potuto vedere “Black Tessaiga” in lingua giapponese. E voi? Lo avete già visto, vero? Troppo bello. *-* Soprattutto perchè c'è Sesshomaru. XD Comunque, adesso vado perchè altrimenti non la smetto più di parlare.XD
Ciau! Bacioni a tutti. =)

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Capitolo 9
*** 8° Capitolo ***


88 capitolo+

                                                 

                                                   8° C A P I T O L O

Il sole non era che un pallido ricordo dell'estate. Nuvoloni carichi di pioggia incupivano il cielo addensandosi lentamente nell’aria di novembre. Il vento soffiava imperioso, trascinando con sé le foglie morte e il freddo invernale pian piano giugeva alle porte.
Il silenzio, spezzato dal rumore attutito dei suoi stivali, dal ticchettare della pioggia e dal fruscio delicato degli alberi, aveva un che di rilassante. Sicuramente, da un certo punta di vista, avrebbe preferito starsene al calduccio in camera sua, ma il potere che esercitava su di lei la silenziosa potenza di giornate come quelle era qualcosa di veramente eccezionale. 
Improvvisamente un lampo illuminò il cielo e un tuono fece vibrare l'aria provocandole un lievo sussulto alle spalle. In giornate come quelle, i tuoni, i lampi e talvolta i fulmini, la terrorizzavano.
- Hey! - sospirò una voce maschile alle sue spalle.
Quando Kagome riconobbe la voce di Inuyasha si voltò e gli sorrise. -Inu..Yasha.- sussurrò.- Non ti avevo sentito arrivare.-
Inuyasha si avvicinò. Kagome non riuscì a non pensare a quanto fosse bello con il viso imperlato di rugiada. Indossava una camicia sbottonata, che sembrava fatta su misura per il suo fisico muscoloso e ben proporzionato, un paio di blue jeans e un giubbotto piuttosto leggero. Era tremendamente sexy, pericoloso e..sbagliato. 

- Non dovresti andartene in giro da sola. Potrebbe essere pericoloso.-
Dalle sue labbra uscì un tono duro e aspro, quasi quanto la sua espressione.- Sei un' inconscente!-
-So badare a me stessa.-
-Oh, immagino.- la schernì, con un ghigno divertito dipinto sulle labbra.
Kagome assunse un' aria stizzita.- E se anche fosse? Questi non sono affari tuoi, razza di stupido. -
Inuyasha le lanciò un occhiata colma di rabbia. - Potresti incontrare dei tipi poco raccomandabili proseguendo per di qui. Perchè non mi dai retta, dannazione!-
Kagome lo oltrepassò di un breve tratto, quasi decisa a ignorarlo, ma Inuyasha le fu subito dietro e l'afferrò per i polsi. Glieli tenne fermi, aumentando la presa quando Kagome tentò di dimenarsi.
- Lasciami, immediatamente.- protestò.
-Stai fraintendendo la situazione.-
- Ah, si?- fece lei con ironia, tenendo a bada il brivido che le corse lungo la schiena. - E dovrei pure fidarmi di te?-
Allora Inuyasha le afferrò il mento con due dita e con delicatezza la invitò a guardarlo negli occhi. Fu un modo come un altro per mostrarsi più suadente di quanto già fosse, cosa alquanto rara per un ragazzo così giovane. Riuscì a farla arrossire per l'ennesima volta e se ne compiacque con un sorriso. - Sì. Devi fidarti di me. - mormorò con voce carezzevole,
Kagome trattenne il respiro per una frazione di secondi, trovandosi incapace di formulare una qualsiasi frase di senso compiuto. Poi gli scostò la mano e prese fiato lentamente.
- Questi giochetti non funzionano con me, Inuyasha.- rispose, con voce malferma.
Quando Inuyasha volse di colpo lo sguardo affilato d'ira alle sue spalle, attratto da un rumore, Kagome riuscì a ritrarsi. In sua difesa, dalle labbra di Inuyasha uscì un suono gutturale di puro avvertimento. In un' altra occasione avrebbe trovato la cosa alquanto ridicola, ma in quel momento non aveva proprio la forza per concentrarsi su di lui e sulle sue stranezze.
L'orrore sul viso di Kagome si fece più vivido nell'osservare, atterrita, cosa aveva provocato in Inuyasha quel cambiameno repentino. Tre uomini dall'aria minacciosa avanzavano verso di loro. Il più basso dei tre e forse anche il più giovane poteva avere una trentina d'anni. La fissava come gli altri due, ma sembrava ugualmente il più lucido. Gli altri due invece, alti sul metro e ottanta, occhi e capelli scuri, tenevano tra le mani un coltello. Sbiancò di colpo, inorridita. La puzza d'alcol la fece arretrare sempre più velocemente. Inuyasha l'afferrò prontamente per le spalle e la fece voltare nella sua direzione. Lei tremò. - Muoviamoci.- urlò, caricandosela in spalla. - Ti porto al sicuro.-
Kagome lo abbracciò cautamente da dietro e poggiò la testa sulla sua spalla.- Grazie.- gli sussurrò in un orecchio, poco prima che il salato delle lacrime si mischiasse alla pioggia.



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Ciaooooo.
Ed eccomi di nuovo qui. Come al solito il capitolo ha preso una piega diversa da quella che mi aspettavo all'inizio.
Comunque, vi anticipo già da ora che nel prossimo capitolo ci saranno parecchie novità per la nostra Kagome. Finalmente avrà modo di far luce su qualcosa che ignorava del suo passato.
Spero che continuerete ancora a seguirmi.

Un bacione a tutti. =) Ciau.

                                            

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