Catch the cat by the tail

di Tsu_Chan
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Intro ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1: New Home, New Life, New Cat. ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2: Tea, flames and a ripped book ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3: An Odd Mask, A Dark club and a Kiss ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4: Night, Lightning and Bolts ***



Capitolo 1
*** Intro ***


"Avanti Tikki..." mi incita Marinette sistemandosi più comodamente contro i cuscini del letto e sprimacciandone uno per me "Hai promesso che mi avresti raccontato la storia dei precedenti Chat Noir e Ladybug."
Fuori dalla finestra della camera i lampi illuminano il profilo di Parigi e i tuoni rombano a piena potenza mentre una pioggia martellante picchietta contro i vetri. Lo scrosciare dell'acqua è l'unico suono che si può sentire, a parte qualche rara macchina che passa sfrecciando per la strada. Una notte perfetta per una storia.
Mii accomodo sul piccolo cuscino rosa e sorrido a Marinette. "Lo farò molto volentieri. Solo... non so quale storia raccontarti. Ognuna delle Ladybug ha avuto incredibili avventure che vale la pena di ascoltare. è difficile scegliere!"
"Allora non scegliere. Raccontami della prima che ti viene in mente!"
Fisso Marinette negli occhi intensamente e le sorrido dolcemente "Potrei raccontarti della Ladybug che visse a New York durante i ruggenti anni 20. Sono convinta che la adorerai! Solo... è un po' triste come storia."
"Non ha un finale felice?"
"Forse sì..."
Marinette fa una smorfia che mi fa ridere "In che senso forse?"
"Se te lo dicessi ti rovinerei il finale!"
"Allora racconta tutto. Ora sono curiosa."
"Da dove iniziare?" batto le zampine tra di loro pensierosa "Potrei iniziare col dirti che tu mi ricordi moltissimo di lei, sai Marinette. Lei era dolce, intelligente, curiosa e altruista come le sei tu."
Marinette sorride lusingata "Anche Chat ti ricorda di quello vecchio?"
"Oh, dire quello vecchio suona così male." sospira Tikki. "Sembrano qualcosa di perso e dimenticato."
"Dimmi i loro nomi allora."
"Vorrei Marinette ma non posso. Quella Ladybug mi ha fatto promettere di non dire a nessuno i loro veri nomi, nemmeno alle generazioni future."
"Come mai ha fatto una richiesta simile?"
"Non lo so. Vivevano una vita nascosta sia come Ladybug e Black Cat che come persone normali... forse la segretezza li faceva sentire al sicuro."
Un tuono illumina di bianco le pareti della stanza e una folata di vento fa tremare le imposte delle finestre. Quando le luci della lampada tremolano per un calo di tensione vado a sistemarsi sulla spalla di Marinette, al calduccio in mezzo ai suoi capelli sciolti.
"Capisco. Sarà un racconto molto confuso allora."
"Eheh, proverò ad essere il più chiara possibile. Riprendendo la nostra storia...Dove mi ero fermata?"
"Stavi parlando di Chat Noir"
"Oh già... beh quel Chat Noir preferiva farsi chiamare Black Cat. Essendo di origini britanniche mi sembra abbastanza comprensibile il perché. Lui era molto simile al nostro Chat. Fedele, capriccioso e coraggioso solo leggermente meno cascamorto."
"Non avevi detto che erano newyorchesi?"
"Sì, vissero tutta la loro vita a New York lavorando prima per altri padroni nei club di Harlem e poi aprendo il loro."
"Lavoravano insieme?"
"Iniziarono dopo aver scoperto l'uno l'identità dell'altra. Decisero di aprire un club ad Harlem per portare un po' di serenità e di allegria ai cittadini di New York! Quando aprirono i battenti però era in pieno vigore il proibizionismo, era difficile gestire un club con i continui controlli che venivano effettuati."
"Durante il proibizionismo era vietata la vendita di alcolici vero?"
"Esattamente. I club all'epoca giravano tutti intorno al consumo di alcool per ciò il primo periodo fu duro ma Ladybug e Black Cat non erano tipi da lasciar perdere facilmente. Costruirono centinaia e centinaia di metri di tunnel sotto il loro locale con sale da ballo, una cucina, stanza per ritrovi privati e una distilleria. Il locale diurno lo chiamarono The Wheel of Fortune ed era a tutto e per tutto un club a norma di legge ma la notte... la notte il Cat's Tail apriva i battenti sotto al The Wheel of Fortune! Era uno degli speackeasy più conosciuti in zona! Si ballava, si cantava, si beveva e si rideva tutta notte!"
"Chi lo avrebbe immaginato che alcuni dei nostri antenati potessero fare una cosa così... illegale si può definire?"
Ridacchio divertita "All'epoca di certo lo era. Ma vedi, quando aprirono il Cat's Tail non lo fecero per il gusto di rompere la legge ma perché sapevano che se la popolazione di New York avesse trovato un modo per sfogarsi e cancellare i brutti pensieri molti meno akuma si sarebbero creati!"
"Funzionò?"
"Puoi ben dirlo! Quei due avevano un occhio lungo e sapevano come alleviare i cuori delle persone dalle loro sofferenze!" mi alzo in volo e inizio a improvvisare alcuni passi di danza facendo ridere Marinette "E sapevano anche come muoversi sulla pista! Avresti dovuto vederli! Tutti si divertivano quando erano al Cat's Tail!"
"Wow... doveva essere una festa tutte le sere! Scommetto che anche tu te la cavi parecchio bene!"
"Puoi ben dirlo!"
"Comunque... hai detto che è una storia triste. Vennero scoperti?"
"Oh già..." torno ad appoggiarmi alla spalla di Marinette. "Forse ho corso un po' troppo. Dovrei raccontarti molte cose successe in precedenza."
"Sono tutta orecchie!"
"Allora inizierò a raccontarti dalla prima volta che Ladybug incontrò Black Cat! Era la primavera del  1922. Ladybug era già più grande di quanto sia tu ora, aveva già più di 20 anni, ma io ero con lei da poco più di un paio di mesi. Il mastro ci indirizzò a New York  dicendo che qui avremo trovato il nostro compagno e la nostra battaglia da combattere. Prendemmo una nave e dalla Francia viaggiamo fino in America e la prima sera del nostro arrivo incontrammo per la prima volta Black Cat."

Buonasera a tutti!
è un piacere avervi qui! Spero che l'introduzione di questa fanfiction vi abbia intrigato abbastanza da voler leggere il primo capitolo che, spero, di riuscire a scrivere presto!
C'è qualcosa nell'immagine di Ladybug in abiti stile anni 20-30 che mi fa venire voglia di scrivere! Chissà come se la caverà l'antenata di Marinette! 
Spero di rileggervi presto.

Bye bye,
Tsu-chan
 

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Capitolo 2
*** Capitolo 1: New Home, New Life, New Cat. ***


"Guarda quante macchine!" esclamai avvicinandomi alla finestra e pigiandoci il naso contro "E guarda quanta gente! Anche se è tardi non sembra che nessuno voglia andare a dormire!"
"Io ho voglia di dormire." Ladybug si gettò sul letto di faccia il cappotto ancora sulle spalle, la valigia ancora chiusa abbandonata accanto a lei. "Non possiamo uscire domani sera?"
"Certo che non possiamo!" volai fino al letto e mi appoggia sulla testa di Ladybug "Dobbiamo trovare il nostro partner il prima possibile!"
"è stato un viaggio lungo e una giornata ancora più lunga. Trovare una camera da affittare è stato quasi impossibile e domani dovrò cercarmi un lavoro. Avrei davvero bisogno di una notte di sonno..."
"Non essere pigra!" le afferrai i cappelli sfuggi dalle forcine delicatamente decorate con brillantini bianchi e li spostai lontano dai suoi occhi. "Andiamo abbiamo una città da esplorare! Non sei curiosa?"
Quando si rialzò i tacchi delle scarpe leggermente sporche di polvere ticchettarono piacevolmente sul pavimento. "Certo che lo sono..."
"Allora cosa aspettiamo!"
"TIKKI, SPOTS ON!" in un baluginio di luci il semplice vestito grigio che indossava per il viaggio si trasformò in un corto vestitino da ballo rosso decorato da lunghe frange e innumerevole piccoli puntini neri. Ai piedi le scarpe consumate lasciarono spazio a un paio di brillanti scarpette da ballo, lucide, nere e con un bel tacco femminile. Lunghi guanti le comparirono alle braccia coprendola fino ai gomiti mentre una delicata retina, tenuta adeguatamente al suo posto da forcine decorate con piccole coccinelle dorate,le calò sugli occhi come una maschera. Tra i bei capelli neri comparì un cerchietto arricchito da una corta piuma rossa. Il fido yo-yo, legato intorno alla vita come al posto della cintura, brillava come un gioiello.
Con delicatezza Ladybug aprì la piccola finestra della camera e rabbrividì quando il vento primaverile le accarezzò una guancia. "Speriamo di trovare subito questo gattaccio. Non vorrei si mettesse a piovere."
Con un elegante gesto lanciò lo yo-yo verso il palazzo dall'altra parte dell'ampia strada e saltò fuori dalla finestra iniziando un meraviglioso volo tra le strade di Harlem.
Per le strade principali del quartiere uomini e donne camminavano fianco a fianco, luci colorate illuminavano le facciate dei club per attirare nuovi clienti mentre i cartelloni dei teatri urlavano nuovi e meravigliosi spettacoli per tutti. Nella folla si sentivano parlare lingue differenti, dall'inglese al francese mentre qualcuno accennava qualche parola di spagnolo.
Ai bordi delle strade erano parcheggiate macchine di ogni tipo, dai modelli più nuovi e lucidi a quelli è più vecchi ma comunque bellissimi e ben tenuti.
Passando di fronte ad una finestra aperta il ritmo travolgente di una canzone sconosciuta inondò Ladybug strappandole un risolino felice.
"Wow..." senza pensarci due volte Ladybug si fermò sul tetto proprio sopra quella finestra e si inginocchiò per poter sentire meglio la musica. "Senti che ritmo. Magari in questi giorni troverò tempo per andare a ballare!"
"Scommetto che saresti una divina visione sulla pista da ballo." sussurrò una voce da dietro l'ombra di un tetto vicino.
Ladybug saltò di nuovo in piedi con lo yo-yo pronto a colpire "Chi è la?"
"Chiedo perdono. Non è stato cortese da parte mia prendervi alle spalle." con un lungo passo misurato un giovane ragazzo mascherato sbucò dall'ombra. Dai folti capelli biondi facevano capolino due strane orecchie simili a quelle di un gatto nero. Poggiava pigramente su un lungo bastone argenteo e sorrideva con la convinzione di chi sa di essere affascinante. Una lunga coda gli si agitava intorno guizzante e vivace.
"Cosa ci fa un cameriere su un tetto a quest'ora?!"
"MA TI SEMBRO UN CAMERIERE!?" esclamò il ragazzo che, preso così tanto alla sprovvista dalla strana domanda di Ladybug, per poco non perse l'equilibrio.
"Beh, sei vestito come un cameriere... se non fosse per quelle cose che hai in testa."
"Non sono cose, sono orecchie!" il ragazzo si sfregò distrattamente una guancia con la mano guantata. "Plagg mi ha raccontato molte cose sul tuo conto Ladybug. è un piacere averti qui tra noi."
Il ragazzo si inchinò a Ladybug, le prese una mano tra le sue e vi posò un bacio cortese sul dorso. "Io sono Black Cat, il tuo nuovo partner."
"Il piacere è mio." imbarazzata Ladybug ritirò la mano e la nascose dietro alla schiena. "Il maestro mi ha mandato qui dicendo che avevi bisogno del mio aiuto."
"Non avete nemmeno idea di quanto ne ho bisogno."
"Dimmi cosa sta succedendo e, per favore, dammi del tu." 
"Seguimi allora, così potrò mostrarti." piantando il bastone sul bordo del tetto Black Cat lo usò per slanciarsi dall'altro lato della strada dove atterrò senza un rumore e si voltò per attendere Ladybug.
Quando lei lo raggiunse iniziò a raccontarle degli ultimi avvenimenti importanti portandola da un punto all'altro della città dove i segni degli attacchi degli akuma erano ancora visibili.
Ladybug si fermò confusa di fronte ad un palazzo mezzo distrutto "Come mai non hai fatto tornare tutto come prima una volta sconfitto l'akuma?"
"Non posso farlo." spiegò laconicamente Black Cat "Solo tu puoi cancellare la distruzione provocata dagli akuma. Così come solo tu puoi purificarli."
"Se solo io posso farlo, come sei riuscito a purificarli fino ad ora?"
Imbarazzato Black Cat abbassò lo sguardo fino a fissarsi le scarpe lucide di pelle. "Non l'ho fatto."
"COSA?! Ma questa è la cosa peggiore che si possa fare no? In questo modo gli akuma accrescono i loro potere, no?"
"Sì è così... infatti dovrei avvertirti di una cosa. Non so come fossero le cose da dove vieni tu ma qui l'akuma è uno solo. Sempre lo stesso che si diverte a comparire, tramutare la gente in servi e sparire lasciando a loro il lavoro sporco. Ho provato a catturarlo molte volte ma senza il tuo potere... è stato inutile."
"Ora capisco perché il maestro mi ha voluto spedire qui di corsa. La situazione è grave."
"Molto grave..."
Con un sorriso Ladybug si girò verso Black Cat e gli poggiò una mano sulla spalla "Non ti preoccupare, hai fatto tutto ciò che i tuoi poteri ti permettono. Ora però che io sono qui riusciremo a mettere quell'akuma KO una volta per tutte! Come una squadra!"
"Mi fa piacere vederti già così affiatata, mia cara dolce coccinella." il sorriso che Black Cat rivolse a Ladybug fu il sorriso più affascinante che qualcuno le avesse mai rivolto.
 
 
"Cosa succede dopo Tikki?" domanda Marinette così interessata al racconto che gli occhi le brillano d'eccitazione.
"Beh non ricordo esattamente tutto quello che si dissero perché parlarono molto a lungo. So solo che a un certo punto Ladybug afferrò una delle orecchie da gatto di Black Cat e provo a strattonarla, lui le soffiò contro, corse a nascondersi dietro un comignolo e si diede alla fuga nella notte."
"Perché era così incuriosita dalle orecchie?"
Tikki solleva le spalle verso l'alto e scuote la testa "Non lo so! Era solo curiosa. Devo ammettere però che anche io mi sono sempre chiesta se funzionassero veramente."
"Non poteva semplicemente chiedere?" Marinette tenta di nascondere una risatina coprendosi il volto con un cuscino.
"Non sarebbe stato altrettanto divertente!"
"Coraggio vai avanti a raccontare."
"Forse sarebbe meglio se continuassimo domani. Si sta facendo tardi e domani hai scuola."
"Ma ho così tante domande domande da farti! Per esempio, com'è possibile che si trattasse di un akuma se il Papillon non era in azione? Di chi era la colpa degli attacchi? Perché Black Cat sembrava un cameriere?"
"Se te lo dicessi ora ti rovinerei la storia! Devi essere paziente. Avrai tutte le tue risposte quando sarà il momento giusto!"
 Marinette non riesce a trattenere uno sbadiglio. "Va bene. Prometti di non perdere il segno, vero?"
"Ovviamente!"
Buonasera a tutti!
Ho provato a produrre il più in fretta possibile il primo capitolo perché non mi sembrava corretto lasciare solo la intro... Vorrei riuscire a scrivere a mano a mano capitoli sempre più lunghi ma non ne sono sicura perché non ho ancora tutta la storia in mente.
Se trovate degli errori di battitura o grammaticali fatemelo sapere così potrò correggerli e rendere più piacevole la lettura per tutti. Purtroppo scrivendo in fretta non ho molto tempo per ricontrollare...

Grazie mille a tutti! Spero di rileggervi presto!
Bye Bye


Tsu-chan

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Capitolo 3
*** Capitolo 2: Tea, flames and a ripped book ***


Il pomeriggio luminoso che si estende fuori dalla finestra non invoglia di certo a stare tappate in casa a fare i compiti ma, purtroppo, questi sono i dolori della vita degli studenti.
Marinette abbandona con uno sbuffo esausto un libro di chimica e si va a sdraiare sulla chaise longue addossata ad un angolo della stanza.
"Già finito con i compiti?" le domando dando un morso all'enorme biscotto rubato dal piatto con la sua merenda.
"Mi arrendo. Se non mi fermo un attimo rischio di friggermi il cervello." si lamenta lei premendosi un cuscino in faccia per fermare la luce che dalla filtra dalla finestra e la colpisce negli occhi.
"La chimica deve essere proprio complessa se ti ha costretta ad alzare bandiera bianca. Nemmeno un akuma c'è mai riuscito."
"Speriamo di non avere mai a che fare con un chimico pazzo allora. Se dovesse succedere me la darei a gambe."
"Se vuoi fare una pausa potrei continuare con la storia di ieri sera!"
"Sì, ti prego!" esclama raggiante facendomi segno di avvicinarmi e sedermi sulla sua spalla.
Abbandonato il mio biscotto volo verso di lei e mi accoccolo il più comodamente possibile.
"Eravamo rimasti al primo giorno, vero?"
"Alla prima volta che Ladybug e Black Cat si sono incontrati!"
"Perfetto! Da qui la storia inizia a diventare più rocambolesca... Il mattino seguente, appena sveglie, siamo uscite di casa per andare a cercare un lavoro. Ladybug era una cantante eccezionale. Sapeva incantare chiunque. Entrammo in così tanti locali che me ne ricordo meno della metà. Nessuno però sembrò interessato ad offrirle un posto. Fino a che..."
"Fino a che? Tikki non ti fermare."
"Fino a che la ruota della fortuna non ha iniziato a girare a nostro favore."
 
L'asfalto del marciapiede era ancora umido per via della pioggia della nottata precedente. Nelle crepe piccoli stagni si formavano e vibravano quando un passante vi tuffava un piede. In molti giravano con l'ombrello sotto braccio pronti a proteggersi dal pazzo clima primaverile.
Ladybug stava camminando sconsolata lungo una via secondaria che conduceva alla Lenox Avenue, un bel cappotto beige gettato casualmente sulle spalle a coprire il vestito azzurro e verde. Un cappellino decorato da una spilla brillante le proteggeva i riccioli lunghi ben acconciati. 
"Non so più dove andare." si lamentò fermandosi di fronte alla vetrina di un sarto a rimirare i nuovi vestiti multicolore. "Forse dovrei iniziare a considerare altri impieghi. Nessuno sembra interessato ad assumere una cantante in erba come me."
Spuntai velocemente da una tasca del soprabito e le accarezzai una mano "Non ti preoccupare. Sono sicura che c'è qualcuno che riconoscerà il tuo talento. Dobbiamo solo continuare a provare."
"Forse dovrei muovermi più verso Broadway. Sono sicura che lì sono più interessati a cantanti come me."
"Sarebbe molto più lontano da casa però, dovresti prendere tutti i giorni il bus."
"Vero..."
Sovrappensiero si rimise a passeggiare seguendo con lo sguardo le rughe dell'asfalto e prendendo a calci i sassolini.
Passammo accanto ad un locale dalle vetrate istoriate rappresentati decine di tipologie differenti di fiori variopinti. Sopra la porta aperta campeggiava un'insegna dipinta a mano con la scritta "Secret Garden" accostata da pesanti vasi di gerani e lobelie pendenti. Un dolce profumo di dolci e pasticcini freschi aleggiava nell'aria insieme alle risate degli avventori e alla musica di un giradischi gracchiante. In risposta al profumo sia il mio stomaco che quello di Ladybug iniziarono a brontolare; eravamo uscite così presto di casa che non ci eravamo nemmeno fermate per mangiare qualcosa.
"Forse dovremmo fermarci a fare colazione, che ne dici?" proposi speranzosa.
"Non so se abbiamo abbastanza soldi per mangiare in un posto del genere." sospirò lei osservando una coppia di clienti ben vestiti che ne usciva per poi salire su un'automobile parcheggiata non lontano. "Sembra costoso..."
Ci fermammo accanto ad un furgoncino rosso dal quale, con sbuffi e lamenti, qualcuno era impegnato a scaricare scatoloni su cui campeggiava in rosso la scritta fragile. Ladybug estrasse il portamonete e si mise a contare gli spiccioli uno a uno sperando di averne abbastanza per comprare almeno un paio di dolcetti.
"Attenzione!"
Il ragazzo intento a scaricare il furgone, saltato giù da esso e sollevate un paio di scatole, si stava avviando verso l'ingresso del locale quando incespicò malamente in una crepa del terreno. Impedito dal peso degli scatoloni che stava sollevando ruzzolò all'indietro andando a sbattere malamente contro Ladybug. I due crollarono al suolo l'uno addosso all'altra mentre il carico si ribaltò poco più in là con un gran baccano di vetro rotto.
"Mi spiace! Mi spiace immensamente." iniziò a scusarsi il ragazzo alzandosi in piedi di scatto e voltandosi verso Ladybug ancora riversa al suolo. "Sta bene, signorina?"
"Dovresti fare più attenzione a dove vai!" si lamentò lei massaggiandosi una gamba dolorante. "Avresti potuto fare veramente del male a qualcuno!"
"La prego, mi permetta di aiutarla." il ragazzo tese una mano verso Ladybug e rimase ad attendere che lei la afferrasse.
Quando Ladybug sollevò lo sguardo si trovò ad incrociare gli occhi chiari come l'acqua del mare di un giovanotto di non molto più grande di lei dai capelli così chiari da sembrare luce lunare. Il sorriso imbarazzato del ragazzo era così puramente dispiaciuto da farle passare qualsiasi accenno di rabbia.
Usando la mano dello sconosciuto come aiuto si rimise in piedi ed iniziò a controllare di non essersi fatta veramente del male ma, a parte qualche macchia di polvere e acqua sul soprabito, tutto sembrava in ordine. 
"Mi si è sporcato il soprabito..."
"Vi prego, ve lo pulisco io. In fondo è solo colpa mia. Venite, vi prego" il ragazzo ci fece segno di seguirlo all'interno del locale ma Ladybug scosse cortesemente il capo.
"Non vi preoccupate, non è niente di grave. Nulla che non si possa sistemare con una sana spazzolata."
Non accettando un no come risposta il ragazzo si mise alle spalle di Ladybug e la sospinse con delicatezza "Ve ne prego, insisto. Vi offro anche una tazza di tè se me lo permettete."
"A una tazza di tè non posso dire di no... soprattutto in una mattina come questa." scherzò lei lasciandosi guidare dalla mano leggera del ragazzo.
"Vi ringrazio." il volto del ragazzo si illuminò in uno splendente sorriso.
Venimmo guidate fino ad un tavolino addosso ad una delle vetrate dove la luce colorata creava pozze rosse, gialle, azzurre e verdi sul pavimento in marmo.
"Se volete affidarmi il soprabito, signorina." prima di farla sedere la aiutò a togliersi l'indumento inzaccherato e se lo sistemò con rispetto su un braccio.
"Grazie."
"Vi faccio preparare subito il tè. Spero l'Earl Gray sia di vostro gusto."
"Solo se preparato bene."
"Non si preoccupi. Siamo inglesi. Il nostro tè è il nostro vanto."
Quando si allontanò e scomparve dietro alla porta che conduceva alle cucine Ladybug appoggiò la borsetta al tavolo e mi fece scivolare fuori con lo sguardo preoccupato.
"Stai bene, Tikki?"
"Sì..." risposi rotolando fuori "Solo un po' scombussolata."
"Per fortuna."
Volai a nascondermi nei suoi folti capelli "Sarà anche impacciato ma è affascinante."
"Il camerieri dici?" lei si voltò per dare un'occhiata al ragazzo che, ricomparso dalla cucina, si stava adoperando a finire lo scarico degli scatoloni. "Ha un bel sorriso."
"Non sarà un lavoro ma alla fine hai trovato qualcosa di bello!" scherzai seguendolo con lo sguardo mentre faceva avanti e indietro. "Dovresti chiamarlo al tavolo e chiacchierarci un po'."
"Non dire idiozie. Non mi sembra consono."
"Siamo nel 1922! Se siamo riuscite ad attraversare l'oceano in una scatoletta di latta tu puoi andare a rimorchiare un ragazzo!"
"Tikki, calmati!" ridacchiò lei scuotendo il capo "Sei una piccola maniaca."
"Voglio solo il meglio per te." le sussurrai sbucando dai capelli e sfregando una guancia contro la sua.
"Arriva un cameriere. Nasconditi!"
Mi rituffai di nuovo al sicuro nel mio nascondiglio appena in tempo prima che un uomo sulla quarantina si accostasse al nostro tavolo. Portava ben bilanciato in mano un vassoio d'argento con un raffinato servizio da tè in porcellana bianca insieme ad un piattino di biscotti ancora fumanti.
"Signorina, spero voglia perdonare quel povero stupido di mio figlio. Le stiamo pulendo il cappotto e ci siamo permessi di aggiungere dei biscotti al suo tè." usando la mano libera sistemò tazza e piattino in fronte a Ladybug, posò la teiera e vi immerse un  infusore pieno di foglie di tè e scorze di bergamotto. 
"Non si preoccupi. Non è accaduto nulla che una buona tazza di tè non possa risolvere."
"Non potreste trovarmi più d'accordo. Ci tengo lo stesso a finché quell'incompetente si scusi di nuovo..." detto ciò si voltò verso il ragazzo e lo richiamò con un brusco cenno del capo.
"Davvero, non è nulla di cui..."
Il ragazzo si accostò al tavolo a testa bassa e si inchinò con una mano poggiata sul cuore "Sono davvero spiacente di averle rovinato la giornata, signorina."
"Non ti preoccupare, non si può rovinare una giornata che è già guasta."
"Cosa potrebbe essere capitato ad una signorina così incantevole come voi da guastarvi la giornata?" domandò cortesemente il padre.
"Sto cercando un lavoro come cantante ma nessuno sembra aver bisogno."
"Nessuno che ha bisogno di una cantante? Soprattutto di una con il vostro piacevole accento? Da dove venite, se posso domandare. Spagna? Portogallo, forse?"
"Da quelle parti, sì."
Il voltò del ragazzo si corrucciò in un espressione pensosa. "Chi viene in America per cercare nuove occasioni non dovrebbe vedersi le porte chiuse in faccia. Papà, non conosci nessuno che potrebbe aiutare?"
"Beh..." il padre estrasse un taccuino e una penna da un taschino e iniziò a scribacchiare "So che in questo posto cercano una nuova corista. Non sarà tanto ma ti pagherà da vivere. Presentati al padrone del Club dicendo che ti mandano dal Secret Garden. Siamo amici da tempo, ti tratterà come si deve."
Porse il foglietto strappato a Ladybug che lo prese con una mano titubante. "Vi ringrazio dal profondo del cuore. Non saprò mai come sdebitarmi."
"Se qualcuno non mi avesse aiutato quando arrivai in America anni fa ora vivremmo sotto un ponte!" esclamò l'uomo con una risata compiaciuta "Aiutare gli altri mi aiuterà a saldare il mio debito. Devo andare ora. Avanti ragazzo, torniamo al lavoro e lasciamo la signorina al suo tè."
L'uomo marciò via con passo deciso mentre il ragazzo rimase ancora un istante a fissare Ladybug con gli occhi che brillavano. Quando lei incrociò il suo sguardo e gli sorrise un accenno di rosso gli tinse le guance.
"Vado...vado a vedere se il vostro soprabito è pronto. Se avete bisogno, chiamatemi." mormorò allontanandosi a testa bassa.
"È carino." tubai facendo capolino. "Mi sa anche che gli piaci!"
Ladybug infilò un paio di biscotti nella borsetta e io mi ci gettai dentro ignorando i suoi brontolii infastiditi.
 
Poche ore dopo Ladybug stava saltellando felice per strada un sorriso entusiasta stampato in faccia.
"Sei proprio felice che ti abbia assunto, eh?"
"Dovrei passare dal Secret Garden a ringraziare. Senza la loro raccomandazione non mi avrebbero mai ingaggiata."
"Mi sembra un'ottima idea!"
Stavamo per svoltare nuovamente sulla Lenox quando una forte esplosione scosse l'aria. Ladybug si gettò contro il muro di un palazzo e si coprì la testa con le braccia, più per istinto che per reale necessità.
"Cos'è stato?" domandai volando oltre l'incrocio di fronte a noi per controllare la situazione. 
All'orizzonte una spessa nuvola di fumo nero si alzava ad oscurare il cielo. Nei suoi recessi si potevano scorgere alte fiamme serpeggiare e urlare.
"Dobbiamo andare a dare una mano!" esclamò Ladybug correndomi in contro. "TIKKI, SPOTS ON!"
L'attimo successivo stavamo volando per le strade di New York saltando da un tetto all'altro, così veloci da far girare la testa. Qualcuno a terra ci indicò e urlò parole inconsistenti ma non c'era tempo di fermarsi a rassicurare chi fuggiva alla nostra vista: sembravano più spaventati da noi che dall'esplosione.
Arrivate su uno dei tetti accanto all'edificio esploso ci nascondemmo dietro ad un comignolo per proteggerci dalle nuvole di fumo e poter osservare la situazione.
L'epicentro dell'esplosione era proprio dall'altro lato della strada dove una volta si ergeva un'adorabile palazzo a due piani. Una figura ammantata di fiamme camminava tra i detriti ridendo compiaciuta. Uno strano uccello di fuoco gli si agitava intorno elegantemente.
"Cos'è quella cosa?" sussurrò Ladybug sporgendosi di più dal suo nascondiglio.
"Quello è l'akuma che mi ha dato così tanti problemi di recente." esclamò Black Cat comparendole alle spalle. "Spaventoso non è vero?"
"Dobbiamo intervenire in fretta prima che faccia altri danni. Cosa mi sai dire su di lui?"
"Non molto." ammise Black Cat iniziando ad arrotolarsi le maniche della camicia con le mani guantate. Il suo costume era composto da una camicia nera di cotone, gilet a coste, pantaloni eleganti e un fiammante paio di scarpe bianche e nere. Una cintura nera gli attraversava il petto alla quale portava appeso il bastone color argento. La lunga coda gli si agitava intorno ai piedi come un serpente. "Usa esplosioni e fiamme sia come armi che scudi. Non sono mai riuscito ad avvicinarmi troppo, mi sono sempre limitato a spegnerlo come si spegnerebbe una candela."
"Cosa succede quando spegni le fiamme che lo circondano."
"Si alza tanto fumo..." disse storcendo il naso. "Si sente puzza di bruciato per chilometri e quel disgraziato scompare nel nulla."
"Non sei mai riuscito a capire dove si nasconde il vero akuma?"
"Credo che sia in quel libro che gli svolazza intorno." disse puntando l'uccello di fuoco. "Lo sfoglia sempre prima di ogni attacco."
"Sei mai riuscito a spegnere le fiamme del libro?"
"Quando spegni le fiamme dell'akuma si spengono anche quelle del libro ma, come ti ho già detto, nel momento in cui li spegni spariscono."
"Allora facciamo in modo di bloccarli." Ladybug lanciò lo yo-yo avvolgendolo intorno ad un mozzicone di palazzo. "Sei pronto?"
"Ti seguo." 
Insieme saltarono giù dal palazzo e atterrarono di fronte al mostro che si stava ancora guardando intorno alla ricerca di altro da distruggere.
"Fermati dove sei!" gli intimò Ladybug puntandogli contro un dito. "Perché dovresti distrugger-"
Non fece in tempo a finire la frase perché, con un urlo simile al ruggire del fuoco, il mostro le si lanciò contro correndo a quattro zampe come un cane. Ladybug saltò di lato evitando l'attacco; le fiamme emesse dal corpo dell'akuma le lambirono l'orlo del vestito con uno sfrigolio.
Black Cat si frappose tra di lei e l'akuma con il bastone ben stretto in mano. "Non serve parlargli. Ho già provato."
"Allora lasciamo perdere le parole!" Ladybug lanciò il proprio yoyo contro il nemico avviluppandolo in un bozzolo di fili. "Come te la cavi a baseball, Black?"
Black Cat sollevò il bastone impugnandolo come una mazza "Sono un campione, mia coccinella."
"Mostrami il tuo miglior fuoricampo allora!" con uno strattone tirò il cavo verso di sé svolgendolo dal corpo infiammato dell'akuma che volò verso Black Cat il quale lo rispedì lontano con un poderoso colpo di bastone sulle costole.
"Bel colpo." ridacchiò Ladybug riavvolgendo lo yoyo.
"Ho molti talenti nascosti." si pavoneggiò Black Cat posandosi il bastone su una spalla con far da sbruffone.
Il mostro andò a colpire fragorosamente un palazzo vicino alzando un polverone di calcinacci bianchi che si andò a mescolare al fumo nero dell'incendio. Rimettendosi in piedi urlò a pieni polmoni, gli occhi illuminati di penetrante luce rossa.
"Lo abbiamo fatto arrabbiare."
Estendendo una mano richiamò a se il libro avvolto di fiamme; con uno sfarfallare le pagine iniziarono a girarsi da sole come impazzite e quando si fermarono una violenta esplosione mandò in frantumi il terreno sotto i piedi di Ladybug e Black Cat. I due atterrarono malamente sull'asfalto della strada rotolando senza controllo. Quando si rialzarono erano più doloranti di prima ma questo non li avrebbe certo fermati.
Tornarono all'attacco caricando da due lati differenti nella speranza di riuscire a metterlo in difficoltà, ma quello schivava ogni loro attacco e li respingeva con altrettanta caparbietà con la quale loro lo attaccavano. 
Ritirandosi per un momento a riprendere fiato si sistemarono l'uno accanto all'altra in posizione difensiva.
"Così non andiamo da nessuna parte." ingiunse Ladybug tra un respiro pesante e l'altro. "Non possiamo intrappolare lui, è troppo pericoloso. Dobbiamo concentrarci sul libro."
"Hai qualche idea?" domandò Black Cat lanciandole un'occhiata interrogativa.
"Potrei provare ad usare il Lucky Charm. Mi devi coprire però."
"Lascia fare a me!" con un urlo combattivo Black Cat si lanciò contro l'akuma che rispose con un urlo altrettanto indomito.
"Bene... Non l'ho mai fatto prima. Speriamo di riuscirci." Ladybug lanciò lo yoyo verso l'alto e urlò con tutto il fiato che aveva nei polmoni "LUCKY CHARM!"
Dal cielo le piovve in mano una piccola fionda di legno colorata come una coccinella. 
"Questo è quello che fa il Lucky Charm?!" si domandò sconvolta. "Pensavo fosse qualcosa di meglio!"
Nello stesso momento Black Cat venne rilanciato indietro da un'esplosione ed atterrò ai piedi di Ladybug. 
"Fatto?" domandò con espressione speranzosa mentre lei gli mostrava la piccola fionda. "COSA?! Il tuo potere è creare giocattoli? Come può aiutarci quella cosetta?"
"Non lo so ma spero di scoprirlo presto!"
Con un ruggito l'akuma si gettò contro i due che si dispersero in differenti direzioni. Ladybug atterrò sul tetto di un palazzo vicino ed iniziò a guardarsi intorno presa dal panico.
"Andiamo, andiamo. Dovrò pur poterci fare qualcosa!"
L'occhio le cadde su una torre di barili d'acciaio impilati vicini ad un cantiere non molto lontano. I barili erano tenuti in posizione da una struttura di assi di legno ma senza di quelli erano così precari da poter essere fatti cadere...
"Con un sasso!" afferrò un pezzo di calcinaccio dal tetto e lo inforcò sull'elastico della fionda. "BLACK! Black!"
Black Cat stava già correndo nella sua direzione tallonato da vicino dal mostro e dalla sua coda di fiamme. Quando si sentì chiamare alzò lo sguardo e si stupì nel vedere Ladybug che si sbracciava.
"Distruggi le assi che tengono ferme quelle botti!" gli urlò lei a pieni polmoni iniziando a tendere la fionda e prendendo la mira.
"Hai chiesto al gatto giusto. Distruggere è la mia specialità." una folta nebbia nera gli si materializzò intorno a una mano "CATACLISM!"
Quando passò le unghie sul legno le assi si disintegrarono in polvere.
"Continua a tenerlo distratto ora!" urlò di nuovo Ladybug.
"Non avevo comunque intenzione di rimanere qui!" detto questo Black Cat tornò a correre il più velocemente possibile sfuggendo per un pelo alle grinfie dell'akuma.
Ladybug non si fece distrarre e, proprio mentre il mostro passava accanto alla pila di bidoni, lasciò partire il pezzo di calcinaccio dalla fionda che cozzò contro di essi facendoli traballare e cadere verso la strada. Quello in cima alla pila piovve verso l'akuma ribaltandosi e atterrando esattamente sopra al libro volante, intrappolandolo al suo interno.
"Non posso credere che abbia funzionato!" esclamò Ladybug saltando giù dal palazzo.
L'akuma si voltò a guardare il bidone e furibondo vi si tuffo incontro. Black Cat però riuscì ad intercettarlo e a fargli uno sgambetto che lo mandò ruzzoloni in terra. Prima ancora di potersi alzare le fiamme del suo corpo iniziarono ad affievolirsi lasciando intravedere il corpo dell'uomo nascosto sotto il fuoco.
"Il libro brucia con così tanta forza che consumerà subito l'ossigeno del bidone." spiegò Ladybug avvicinandosi a Black Cat che ancora fissava incredulo la scena "Se non c'è ossigeno le fiamme si spengono."
"Non posso credere che abbia funzionato..." sussurrò Black Cat fissando l'akuma che lentamente riprendeva completamente forma umana: senza fiamme a proteggerlo il malcapitato non faceva più così tanta paura.
"Dobbiamo distruggere il libro, presto." i due si tuffarono sul bidone e mentre uno lo sollevava cautamente l'altra si preparava a catturare il libro volante.
Quando questo tentò di sgusciare fuori dall'apertura creata creata da Black Cat, Ladybug lo afferrò al volo e lo strappò in due.
Con un urlo l'uomo riverso a terra tentò nuovamente di allungarsi verso il libro ma, senza più forze, riuscì a malapena ad alzarsi da terra.
Ladybug rimase a fissare i due monconi di libro contrariata. "Non è uscito nulla..." sussurrò più a se stessa che agli altri.
"Cosa?" domandò Black Cat prendendole uno dei due monconi di mano.
"Non è uscito nulla. Rompere l'oggetto che contiene l'akuma dovrebbe liberarlo così da poterlo purificare. Ma se nulla ne esce..."
"Siete due idioti!" esclamò l'uomo riverso a terra tirandosi a fatica in piedi. "Non potete vincere. Non potete fermarci."
Detto questo si diede ad una fuga disordinata e barcollante per le vie ora vuote di New York.
"Beh, almeno ora ci siamo liberati del cerino con le gambe. Non male come prima missione in coppia."
"Sì, non male..." Ladybug non riusciva a staccare gli occhi dal suo pezzo di libro. Continuava a sfogliarlo nel tentativo di liberare l'akuma.
Black Cat iniziò a giocare con il suo pezzo di libro. "Cosa ti preoccupa così tanto?"
"Non capisco. Tikki mi ha spiegato nei particolari cosa sarebbe dovuto succedere e ..."
Nello stesso momento sia gli orecchini di Ladybug che l'anello di Black Cat iniziarono a lampeggiare.
"Suppongo non ci sia tempo per discuterne. Porta con te una metà del libro. Io prendo l'altra."
"Giusto! Quasi mi dimenticavo!" lanciando la fionda in aria Ladybug liberò uno sciame scintillante di piccole coccinelle che, volando a destra e a sinistri, cancellarono completamente i segni del combattimento dalle strade.
"Wow..." commentò Black Cat pieno d'ammirazione. "Così è questo che succede quando usi i tuoi poteri."
"A quanto pare." con un'altro BIP il penultimo pois sugli orecchini di Ladybug scomparve nel nulla. "Devo proprio andare. Se dovessi scoprire qualcosa come faccio a contattarti?"
"Non ti preoccupare..." Black Cat si infilò il libro sotto braccio e si inchinò a Ladybug "So sempre quando una così incantevole ragazza mi cerca. Verrò io da te."
"Cascamorto." detto questo Ladybug si diede alla corsa fino ad andare a nascondersi in un vicolo secondario.
"Solo con te." sussurrò Black Cat alla schiena di Ladybug mentre lei si allontanava e oramai non poteva più sentirlo.
Una volta al riparo dell'ombra dei palazzi la trasformazione di Ladybug arrivò alla sua fine e lei tornò nei suoi abiti comuni.
"Questo è strano..." commentai andando ad appoggiarmi esausta nella borsetta. "Non ho mai visto un akuma comportarsi così."
"Non saprei cosa dirti, Tikki." rallentando si incanalò nel traffico di passanti spaesati della strada successiva.
Tutti indicavano il punto dove pochi secondi prima le volute di fumo tingevano il cielo e ognuno tentava di dare una spiegazione alla sua sparizione.
Senza perdere tempo Ladybug si avviò velocemente fino a casa e non si concesse di fermarsi fino a quando la porta dell'appartamento non fu solidamente chiusa alle sue spalle.
Si tolse il soprabito e lo gettò sopra l'unica sedia, calciò via le scarpe e si accasciò stremata a terra, il moncone del libro ancora stretto in mano.
Io volai fino alla credenza dove il giorno prima avevamo lasciato qualche biscotto secco che ci era avanzato dal viaggio in nave e mi misi a mangiucchiarli anche se, devo ammettere, il sapore non era proprio dei migliori.
"È solo primo pomeriggio e sono già stanchissima..." si lamentò scostandosi i capelli dalla fronte. "Quanto vorrei poter dormire un po'."
"Non possiamo metterci a dormire ora." la redarguii "Se vogliamo scoprire cosa nasconde quel libro dobbiamo iniziare a lavorarci subito."
"Hai ragione..." rassegnata si alzò da terra e venne a sedersi al tavolo accanto a me. 
Recuperò un taccuino dalla valigia ancora fatta abbandonata lì vicino e una matita.
Iniziò a rigirarsi il libro in mano annotando tutti i particolari che poteva notare: copertina e costa ricoperti da tessuto nero, una maschera terrificante dipinta all'interno della copertina, il titolo "I fuochi dell'Eden", il contenuto null'altro che una raccolta di poesie scadenti scritte da un piromane tutte volte all'esaltazione della fiamma e della sua potenza...
"Non ci capisco nulla. Sembra uno scadente ma normale libro."
"Non possiamo arrenderci così in fretta..." mi accostai alla sua mano e mi misi a leggere una delle poesie. "Forse c'è una chiave scritta all'interno, crittografata, che libererà l'akuma se la troviamo. Temo però sia un'ipotesi improbabile. Non l'ho mai visto fare. O magari il testo contiene un incantesimo che spieghi come quell'uomo si sia potuto trasformare in un simile mostro..."
"Potrebbe non essere un akuma, allora?" mi domandò preoccupata.
"Se nessun akuma è uscito quando hai spezzato in due il libro sono quasi del tutto sicura che non lo sia. Non lo escluderei a priori però..."
"Cosa potrebbe essere allora?"
"A questo mondo esistono molti tipi di magia. Senza un indizio non posso dirti cosa sia di preciso, né tanto meno osare fare ipotesi..." le spiegai senza togliere gli occhi dal testo di una delle poesie.
"Deve essere una magia crudele. Questo non ti aiuta?"
"La magia non è crudele, come non è buona. Tutto sta nell'uso che se ne fa." mi voltai a guardare in faccia Ladybug felice di poterle insegnare qualcosa di nuovo. "Anche tu potresti usare i poteri di Ladybug per fare del male. È la persona che utilizza gli incantesimi che è cattiva o meno."
"Allora neanche questo ci aiuta..."
"No purtroppo."
"Sarà una lunga serata." si lamentò Ladybug tornando a scribacchiare sui fogli pienamente concentrata.
Non ci alzammo dal tavolo fino a quando Ladybug si addormentò appoggiata ad una mano e la dovetti praticamente spingere a letto. Dopo averle rimboccato le coperte sulle spalle tornai a studiare il libro da sola alla luce dei lampioni che filtrava dalla finestra.
Buonasera!
Che dire, sono finalmente riuscita a scrivere questo capitolo! Tra il lavoro e la mia incredibile capacità di scrivere tutto tranne quello che dovrei mi è servito un sacco di tempo. Però ho già pronti altri tre capitoli in pratica (il terzo, il quinto e probabilmente l'ottavo) il che è una buona cosa! Mi sono anche persa a scrivere un sacco di fluff senza scopo preciso. Semplicemente ne avevo bisogno.
Sto inoltre progettando di mettermi a tradurre questa ff in inglese per poterla postare anche altrove... chissà quanto tempo ci vorrà!

Grazie a tutti quelli che hanno letto questo capitolo, che hanno aggiunto alle preferite questa storia anche se siamo solo all'inizio, a chi ha commentato e a chi  la sta seguendo. Rendete la mia giornata migliore!

Ci rileggiamo presto!
Tsu-chan

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Capitolo 4
*** Capitolo 3: An Odd Mask, A Dark club and a Kiss ***


 
La settimana successiva si rivelò essere una delle più spossanti della vita di Ladybug. Oltre a perdere il poco sonno che le era concesso per risolvere l'enigma del libro magico doveva fare i conti con il lavoro per il club; dalle cinque di pomeriggio cantava nel coro fino a notte fonda e se qualche emergenza sorgeva era sempre lei a essere spedita in giro per la città. Se fosse stata solo un poco più egoista non avrebbe mai accettato di essere usata come garzone ma lei era così: se qualcuno le chiedeva un favore non poteva dire di no. In ogni caso, non immaginavo che una cantante dovesse occuparsi anche di questioni come gli ordini di bevande e simili: suppongo non si finisca mai di imparare.
Quando finalmente arrivò il suo giorno libero fu complicato convincerla a scendere da letto. Mi servirono ore per convincerla ad alzarsi: quando iniziò a fare i mestieri era già quasi arrivato mezzogiorno. Tra i panni da lavare nel piccolo lavabo della nostra microscopica cucina, i pavimenti da spazzare e lucidare, i vetri della finestra da ripulire e il bagno da tirare a lucido quando riuscimmo ad uscire per andare a fare spese per rifornire la deserta dispensa era già metà pomeriggio.
"Abbiamo tempo per una tazza di tè?" domandai.
"Non so. Abbiamo ancora molto da fare."
"Siamo vicine a quel posto dove hai bevuto il tè l'altro giorno. Te lo ricordi?" provai a proporre speranzosa di guadagnarne uno o due dolcetti "Quello dove il ragazzo ti è caduto addosso."
"Certo che me lo ricordo. Come potrei scordarlo." Buttò un'occhiata veloce all'orologio che portava al polso. "Avrei davvero voglia di una buona tazza di tè in effetti."
"Allora cosa aspettiamo!" esclamai già pregustando la dolce scioglievolezza di un buon biscotto al burro... magari con della marmellata di fragole o gocce di cioccolato!
"Mi hai convinta." con un sorriso ci avviammo lungo la strada discutendo di quale dolce ordinare.
Avevamo quasi trovato un compromesso quando Ladybug si fermò di colpo in mezzo al marciapiede rischiando di essere investita da due passanti i quali, non molto educatamente, ci superarono mandandoci occhiate infastidite.
"Ho già visto quel simbolo..." sussurrò iniziando immediatamente a frugarsi in una delle tasche interne del cappotto e ripescandone il mezzo libro malmesso che da una settimana si portava dietro ovunque. 
Girandone la copertina mise in luce uno strano simbolo simile ad una maschera sformata da un ghigno malefico. Seguendo il suo sguardo notai cosa l'aveva interessata così tanto.
Dall'altro lato della strada, davanti alla facciata di un vecchio edificio dipinto di nero, un uomo vestito come un guerriero giapponese stava invitando i passanti ad unirsi ad una festa di cui cantava le meraviglie a voce molto alta. Sulle sue spalle, dipinto in brillante vernice rossa sul tessuto bianco della veste, portava il disegno della stessa maschera del libro.
"Dici possa avere qualcosa a che fare?" mi domandò rimettendo il libro in tasca.
"Tanto vale controllare." risposi nascondendomi per benino in un angolo del cappotto dal quale potevo però vedere tutto ciò che si svolgeva davanti a noi.
Controllando attentamente che la via fosse libera Ladybug corse dall'altro lato della strada e si accostò al banditore.
Da vicino aveva un volto consumato come carta vecchia e occhi che sembravano guardare tutto e vedere nulla allo stesso momento.
"Volete partecipare anche voi alla festa del secolo?" domandò con voce chiara e vibrante volgendosi verso di noi. 
"Di che tipo di festa di tratta? Una festa da ballo?"
"Oh, balli ne avrete quanti il vostro cuore può desiderare se vi unirete a noi." con enfasi estrasse un invito stampato su carta traslucida e lo porse a Ladybug, la stessa maschera rossa campeggiava sullo sfondo viola e oro. "Non solo quello avrete! Poiché chi da noi viene ogni desiderio del proprio cuore vede realizzato. Nulla per noi è impossibile. Portate i vostri cattivi pensieri da noi e noi li convertiremo in energia per raggiungere i vostri obbiettivi. Chi partecipa alla nostra festa eterna ne uscirà rinato, con più forza di prima. Noi siamo gli akuma che infestano i sogni di chi è indegno e proteggiamo la felicità dei nostri cari. Vi unirete a noi?"
Con un inchino le indicò la porta aperta dell'edificio dove pesanti tende bloccavano la visuale dell'interno. Alla parola akuma mi sentii rabbrividire ma sapevo che Ladybug non si sarebbe fatta intimorire, non dopo aver trovato una pista così promettente.
"Vi ringrazio dell'invito. Mi unirei volentieri a voi." rispose difatti lei fingendo un sorriso.
"Allora proseguite per le scale e divertitevi!"
Senza indugio iniziò a salire i gradini di legno accartocciando il biglietto in tasca. Era quasi in cima quando una figura nera scivolò in un vicolo vicino. Io non feci in tempo a vederla ma Ladybug sussultò.
"Tikki... il mago del libro è appena entrato nell'edificio."
"Ne sei sicura?" domandai in un sussurro per non farmi sentire da nessuno. "Prima il banditore si riferisce a se stesso e alla sua compagnia come 'Akuma' ora il mago. Sii cauta, sento problemi nell'aria e ricorda...io sono sempre con te."
"E io con te."
Ladybug scivolò oltre le tende scure dell'ingresso lanciando occhiate preoccupate ai due bodyguard in kimono che montavano la guardia nell'ombra lì vicino. Con gentilezza premette una mano sulla tasca dove ero nascosta, un po' per sentirsi rassicurata dalla mia presenza, un po' per farmi sentire che mi avrebbe protetto.
Osai uscire dal mio nascondiglio solo quando la musica soffusa di un pianoforte riempì l'aria.
Ad una prima occhiata il club non sembrava diverso da tutti gli altri, spesse nuvole di fumo, camerieri che giravano tra i tavoli con vassoi pieni di bicchieri di sostanze che sicuramente sfioravano l'illegalità, un cantante stanco che sospirava una triste canzone in un microfono. 
A mano a mano che ci inoltrammo nel locale però un strana sensazione di disagio iniziò ad impadronirsi di me. Gli uomini e le donne seduti ai tavoli sorseggiavano dai bicchieri con gli occhi vacui, persi a fissare il nulla, l'unica scintilla di vita scatenata dal passaggio di un cameriere con nuovi drink pronti da servire. Donne vestite di pesanti abiti viola passavano tra i tavoli e sembravano controllare che nessuno si allontanasse troppo dal proprio posto, come cani che seguono una mandria di pecore.
"Non mi piace questo posto..." feci capolino dal collo del cappotto di Ladybug. "Queste persone... sembra che qualcuno abbia rubato loro la voglia di vivere."
"Nemmeno a me piace qui." sussurrò lei accarezzandomi una guancia con un dito. "Non ti preoccupare, voglio solo capire dov'è andato quell'uomo. Non appena lo troviamo usciamo di corsa."
"Ho una brutta sensazione." le afferrai un ricciolo di capelli e lo tirai per attirare la sua attenzione. "Fai attenzione."
"Tranquilla..."
"Signorina!" una delle donne vestite di viola si avvicinò alle spalle di Ladybug e le soffiò una nuvola di fumo sul collo "Non è comodo rimanere con il cappotto addosso. Lo lasci al nostro cameriere. Si occuperà lui di portarlo al guardaroba."
Quando gli occhi di Ladybug incrociano quelli slavati e senza anima dell'uomo che le si chinò accanto per prendere il cappotto, rabbrividì di terrore. Quello che solo pochi giorni prima ci aveva dato così tanti problemi e aveva combattuto con così tanta energia ora era ridotto solo ad un burattino senz'anima.
"Coraggio fiorellino!" esclamò la donna quasi strappandole il cappotto di dosso. 
Riuscii appena in tempo a tuffarmi nella borsetta prima di essere esposta allo sguardo di tutti. 
L'uomo afferrò il cappotto e, strisciano di piedi in terra, si avviò verso una delle porte che si aprivano nelle pareti scure.
"Allora fiorellino, cosa possiamo fare per te?" domandò la donna prendendo Ladybug per una mano e conducendola verso un tavolo "Vuoi bere qualcosa? Fumare, forse?"
"No, io... non bevo e non fumo. Inoltre non vorrei trattenermi troppo."
"Che peccato. Non posso nemmeno tentarti con un giro di danze con i nostri ballerini?" 
Gli occhi di Ladybug vennero attirati verso la pista da ballo ora gremita di gente come da un magnete. 
"Io..." la sentii biascicare combattendo contro se stessa per non cedere.
La donna le mise le mani sulla schiena e la spinse sulla pista con forza "Coraggio fiorellino, non ti trattenere. Balla fino a che ti dimenticherai di tutto."
Un uomo la afferrò per le mani ed iniziò a farla piroettare sulla pista da ballo. La musica sembrava sbucare dal nulla e ogni coppia ballerini sembrava seguire un ritmo differente. Alcuni di loro parevano esausti come se stessero ballando da anni. Forze erano all'opera in quel posto, forze mirate a legare, trattenere e incantare gli avventori. Provai a riscuotere Ladybug sbucando velocemente dalla borsetta ma lei stava già sprofondando nell'oblio, gli occhi trasformati in due laghi senza fondo.
"Oh no..." quando la canzone finì il nostro compagno di ballo ci lanciò lontano fino a mandarci dirette tra le braccia di un nuovo ballerino.
"Oh cielo." sospirò il nostro nuovo compagno "Cosa ci fa una così incantevole ragazza in un posto del genere?"
Feci appena in tempo a rituffarmi nella borsa quando Black Cat afferrò Ladybug ed iniziò a farla lentamente girare su stessa. Mi rallegrai immensamente della sua presenza; con lui nei dintorni nulla di male sarebbe mai potuto accaderci. 
Non persi nemmeno tempo a domandarmi da dove fosse sbucato. Per fortuna le sue indagine lo avevano condotto nello stesso luogo in cui eravamo arrivate noi.
Valutai la possibilità di sbucare di nuovo dalla borsetta e chiedergli di aiutare Ladybug ad uscire dalla trance ma l'idea di rivelare la sua identità mi frenava.
"Signorina?" iniziò a sussurrare lui all'orecchio di Ladybug trascinandola lentamente verso il bordo della pista. "Signorina, si concentri, segua la mia voce. Signorina, si riprenda."
Servirono vari tentativi prima di riuscire a trascinare Ladybug fuori dalla pista da ballo: ogni due passi che lui le faceva fare in avanti verso la sala lei ne faceva uno indietro verso il centro della pista, in una strana danza di tira e molla.
Nel momento in cui i piedi di Ladybug superarono il margine invisibile della pista da ballo lei si riscosse, fu scossa da forti brividi e dovette appoggiarsi al petto di Black Cat.
"Va tutto bene. La tengo io." la rassicurò lui tenendole le mani educatamente sulle spalle.
Una delle donne vestite di viola, notata la nostra fuga dalla pista da ballo, iniziò ad avvicinarsi a noi con passo minaccioso.
"Questo non è un posto per giovani signorine come voi. Vi consiglierei di dirigervi all'uscita il prima possibile."
"EHY!" urlò la donna additando Black Cat. Al suo richiamo tutte le altre donne si voltarono verso di noi, gli occhi accesi d'ira che perforavano la cortina di fumo. I bodyguard dell'ingresso fecero irruzione ribaltando i camerieri e i clienti catatonici che si ponevano sul loro passaggio.
"Dannazione!" Black Cat afferrò un tavolo e lo ribaltò per fare uno scudo dietro il quale nascondere Ladybug. "Tieni la testa bassa e corri verso l'uscita, Uccellino!"
Con un salto si abbatté con il suo bastone contro una delle guardie dando inizio ad uno scontro rumoroso e disordinato. Tavoli e sedie volavano un po' ovunque mentre i clienti calpestati o colpiti si lamentavano debolmente. La vista di quelle persone che si lasciavano camminare addosso senza quasi emettere un suono mi disturbò parecchio.
Saltai fuori dalla borsa e mi tuffai sul volto di Ladybug. 
"Sveglia, SVEGLIA!" le urlai tentando di scuotere quel poco di torpore che le era rimasto addosso.
"Che sta succedendo?" domandò lei stringendosi le braccia intorno al corpo "Mi sento confusa."
"Sei caduta in trance quando hai iniziato a ballare. Black Cat è qui e si sta occupando dei nemici, dobbiamo uscire di qui."
"Posso trasformarmi e aiutare." provò a proporre lei sfiorando con un dito gli orecchini.
Io scossi la testa e mi rituffai nella sua borsetta. "Non mi fido a farti trasformare quando sei così frastornata. Per questa volta ritiriamoci!"
Con un cenno del capo iniziò a gattonare sotto i tavoli, schivando bicchieri rotti e bottiglie ribaltate. Fu un lento viaggio verso la porta ma, proprio quando arrivammo di nuovo alle tende di velluto, Ladybug si fermò sul posto con un singulto preoccupato.
"Il mio giubbotto, Tikki. Non posso lasciarlo qui." feci nuovo capolino dalla borsa preoccupata. "La mia metà del libro è in una delle tasche se lo lascio qui non avrò più nessuna pista da seguire."
"Ho visto che lo portavano in una stanza secondaria. Facciamo in fretta e andiamo a riprenderlo!"
Non feci in tempo a terminare la frase che un grosso tavolo, lanciato chissà da chi, volò senza controllo verso di noi, troppo veloce per essere evitato.
"Attenta!" urlai chiudendo gli occhi spaventata.
Con un sonoro scricchiolio di legno fatto a pezzi il rudere del mobile esplose in una pioggia di segatura quando Black Cat, saltato prontamente di fronte a noi, lo distrusse con un poderoso colpo del bastone.
"Presto uscite!" ci urlò lanciando di lato un pezzo di legno più grosso degli altri.
"Il mio cappotto" urlò Ladybug per sovrastare il frastuono degli uomini che stavano caricando a testa bassa verso Black Cat. "Lo hanno portato nella stanza sulla destra, dietro la porta dipinta. Ne ho bisogno, ho una cosa molto importante al suo interno."
"Non vi preoccupate, Uccellino." rispose lui con un sorriso affascinante. "Voi andate, ci penserò io a riportarvelo integro con tutto il suo contenuto."
"Come farete a trovarmi?" domandò lei scettica iniziando ad alzarsi in piedi.
"Non potrei mai perdere un profumo dolce come il vostro. Ora andate!"
Ladybug scattò di corsa fuori dal locale.
Ricomparire in strada fu come essere catapultati in un altro mondo. Nessuno dei rumori della lotta si udivano da fuori, nessuno dei passanti sembrava preoccupato. Perfino l'inquietante uomo che distribuiva gli inviti non sembrava preoccuparsi.
"Andiamo a casa, è pericoloso rimanere qui." le sussurrai sbirciando dal mio nascondiglio. "Non correre però, altrimenti attirerai l'attenzione della gente. Meno persone ci notano, meglio è." 
"Sì..." lei si lasciò scappare un profondo sospiro in cui potei percepire una nota dolorosa di preoccupazione.
 
Attesi fino a quando non fummo finalmente a casa e la porta del nostro appartamento non si chiuse con decisione alle nostre spalle prima di saltare fuori dal mio nascondiglio e abbracciare con forza una guancia di Ladybug.
"Mi hai fatto spaventare." sussurrai "Ho avuto paura  per te. Non mi rispondevi."
Ladybug mi prese tra le mani e mi cullò con tutta la dolcezza del suo enorme cuore. "Non ti preoccupare, piccola Tikki, sto bene."
Lo stesso nodo di inquietudine e preoccupazione le strinse la gola facendola singhiozzare.
"Sei preoccupata per Black Cat?" domandai accarezzandole un palmo.
"Lo abbiamo lasciato da solo contro tutte quelle persone. Potrebbe essergli successo di tutto."
"Tranquilla, sono sicura che se la sia cavata benissimo.  Il gatto nero è difficile da mettere in difficoltà."
Quasi rispondendo ad un richiamo silenzioso il suono di unghie sfregate contro il vetro della finestra alle spalle di Ladybug ci fece sobbalzare. D'istinto mi tuffai dentro alla sua camicetta e rimasi accucciata in una piega del tessuto fresco.
Inquadrato nella cornice della finestra Black Cat se ne stava con un sorriso sornione stampato in faccia. Ladybug si tuffò verso la finestra e la aprì con un sospiro di sollievo.
"Dolce uccellino, sono venuto a riportarle ciò che ha dimenticato." scherzò porgendole il cappotto accuratamente ripiegato e tenuto legato da un nastrino rosa. "Spero il servizio sia di vostro gradimento."
"Grazie..." la sentii trattenersi prima di chiamarlo in qualche modo che potesse farlo insospettire. "Come posso chiamarvi?"
"Sono Black Cat e voi, Uccellino, potete considerarmi il vostro fedele Cavaliere."
"Vuoi entrare, Black Cat?" domandò Ladybug scostandosi dalla finestra per permettergli di calarsi all'interno.
"Vi ringrazio, Uccellino." un bip sonoro proveniente dal suo anello fece ben intendere che il tempo della sua trasformazione fosse oramai allo sgocciolo "Ma devo proprio andare. Sarà per un'altra volta."
Molto galantemente Black Cat si sporse dentro l'appartamento e, sollevando la mano di Ladybug fino alle labbra, vi lasciò un leggero bacio che la fece arrossire.
"A presto, Uccellino."
Con un fruscio scomparve alla vista. Il tempo di vedere la sua sagoma stagliata contro la luna sul tetto dall'altra parte della strada ed era sparito.
"Sta abbastanza bene direi." ridacchiai arrampicandomi fin sulla testa di Ladybug e sedendomi sui suoi capelli. "Dico bene? Ladybug? Tutto bene?"
Con la mano baciata da Black Cat ancora sospesa in aria, gli occhi brillanti come di febbre e le guance rosse, Ladybug se ne stava ferma davanti alla finestra, il vento primaverile che le scompigliava i capelli, incapace di muovere un solo muscolo, come se fosse caduta di nuovo in trance.
 
"Sicura che non vuoi parlarne?" domandai facendo capolino da dentro il cappellino di Ladybug.
"Per l'ennesima volta, Tikki. Non voglio parlarne." mi rispose seccata lei camminando spedita a testa alta il sole mattutino che le baciava le guance.
"Andiamo, devi ammettere che ha charm, per essere un gatto." non si degnò nemmeno di rispondermi, si limitò a grugnire irritata "Secondo te chi è più affascinante Black Cat o il cameriere del Secret Garden?"
"Basta!" devo nascondermi di nuovo nel capellino quando lei se lo sistema con un gesto brusco. "Guarda che se continui ti abbandono con il primo cane randagio che incontro."
Per quando possa sembrare irritata so che sta sorridendo, adora far finta di essere arrabbiata: ha uno strano senso dell'umorismo.
"Isterica..." sussurro senza trattenere una risatina. 
"Ora fai silenzio, Tikki. Sto per entrare in un posto dove è meglio se non ti fai sentire..."
In risposta lo scricchiolare di un paio di porte ci accolse in un edificio pieno dell'odore dolce della carta e colmo del suono di pagine sfogliate.
"Buongiorno." salutò a bassa voce Ladybug poggiando le mani sul bancone di marmo e facendo ticchettare le unghie lunghe e ben curate. "Potrei chiederle indicazioni?"
"Mi dica pure." le rispose la voce roca di una donna in là con gli anni.
"Dovrei fare delle ricerche su alcuni aspetti della cultura asiatica, specialmente Giapponese. Avete niente al riguardo?" domandò cortesemente Ladybug.
"Al secondo piano, gli ultimi tre scaffali sulla destra." rispose non altrettanto cortesemente la donna.
"La ringrazio. Buon lavoro." ingiunse Ladybug avviandosi per la stanza in cui il suono dei suoi passi risuonava amplificato.
"Posso uscire?" domandai.
"Non ancora..." il rintocco dei tacchi cambiò tonalità quando, dal pavimento di marmo, Ladybug iniziò a salire una scala di legno antico.
Dovetti aspettare ancora qualche minuto prima di essere liberata dalla prigione del cappellino. Quando finalmente potei osservare la biblioteca nella quale Ladybug mi aveva portata rimasi ammaliata dalla sua bellezza senza tempo. 
Scaffali su scaffali di libri colorati, rilegati con i materiali più disparati, tavoli e panche addossate ad ogni angolo libero, immensi lampadari pieni di gocce di cristallo; ero già stata in altre biblioteche molto più grandi, belle e famose di quella ma c'era qualcosa nella sua atmosfera placida che mi conquistò subito.
Ladybug appoggiò il cappellino, la borsetta e il soprabito su un tavolo ed iniziò a fissare uno degli scaffali.
"Cosa ci facciamo qui?"
"Quando hai una domanda a cui non trovi risposta una biblioteca è il posto migliore dove recarsi! Allora... mi dai una mano?"mi domandò con un sorriso.
"Certo! Cosa cerchiamo?" 
"Esoterismo, mostri e spiriti, qualsiasi cosa riguardante guerrieri e maschere..."
"Ci sarà parecchio da lavorare..." esclamai volando fino al ripiano più in alto dello scaffale che Ladybug stava studiando.
"Allora mettiamoci a lavorare. E Tikki..." si portò un dito alle labbra e mi sorrise "sssh."
"Muta come un pesce!"
Quando iniziammo la nostra ricerca mezzogiorno era ancora lontano ma, prima che potessimo rendercene conto, arrivò e passò l'ora di pranzo. Ladybug mi offrì un pezzo della tortilla di patate che aveva preparato la mattina prima uscire e insieme ci sedemmo ad esaminare i libri che avevamo selezionato.
Il quadernino già pieno di scarabocchi che Ladybug si era portata dietro divenne presto stracolmo delle nozioni più varie, nessuna delle quali però sembrava avere un vero valore ai fini delle nostre ricerche.
Le ombre proiettate dai lampadari iniziarono a correre sulle pareti quando il sole all'esterno si mosse nel suo placido viaggio quotidiano.
Il tempo per le ricerche era quasi agli sgoccioli, ancora poco e Ladybug sarebbe dovuta correre al lavoro.
Fu sfogliando uno degli ultimi libri che finalmente la vidi saltare in aria, gli occhi accessi di curiosità ed euforia.
"Guarda qui, Tikki!" esclamò a voce un po' troppo alta indicandomi il disegno di una maschera fiammeggiante su una delle pagine "Non assomiglia alla maschera del libro e del biglietto?"
A riprova della sua tesi estrae il moncone di libro dal cappotto e lo accosta alla piccola illustrazione.
"Cosa dice la didascalia?" domandai curiosa volando ad appoggiarmi accanto ad essa.
"Il termine Akuma viene utilizzato nella cultura giapponese per indicare quelli che in occidente vengono chiamati diavolo o demoni. Queste creature di fiamma viaggiano armate di spade fiammeggianti con le quali posso falciare qualunque ostacolo si ponga sulla loro via portando distruzione ovunque vadano."
"Allora è a questo tipo di Akuma a cui faceva riferimento il Maestro! Deve essersi trattato di un problema di traduzione. I termini in fondo sono identici!"
"Se hanno scelto un Akuma come simbolo allora ci sono alte possibilità che la magia di questo gruppo abbia origini giapponesi. Magari sono riusciti ad invocarne e a intrappolarli nei libri!"
"Questo potrebbe spiegare perché quell'uomo andava letteralmente a fuoco. La trovo una cosa molto sensata!" esclamai senza poter trattenere un sorriso felice.
"Dobbiamo fare altre ricerche e avvisare Black Cat. Ora però c'è qualcosa di più importante da fare..." con foga raccolse tutti i libri inutili e li rimise negli scaffali, si rimise la borsa e il soprabito in spalla e  il cappellino in testa. "Devo andare al lavoro. Non posso fare tardi."
Mi tuffai in una delle tasche del soprabito e non rimisi fuori la testa fino a quando Ladybug non passò di nuovo dal bancone della reception per registrare il pesante tomo sugli spiriti giapponesi e non uscì in strada di corsa.
Il sole pomeridiano iniziava già la sua discesa verso ovest e le ombre delle case erano lunghe e stiracchiate mentre correvamo per le vie affollate senza renderci conto che da un tetto qualcuno ci stava seguendo...


 
Buongiorno a tutti quanti!
Che piacere riavervi qui anche questa settimana!
Questo nuovo capitolo è un po' più corto (di circa 1000 parole) rispetto a quello di settimana scorsa, anche se non è meno movimentato! Non ho ancora trovato una canzone adatta da mettere come sottofondo alla scena del club ma se mai la troverò ve lo farò sapere; non c'è niente di meglio che leggere con la giusta musica per fare atmosfera.
Ancora una volta grazie a tutti quelli che hanno commentato, aggiunto questa storia alle preferite e ai racconti da seguire, oltre a tutti quelli che l'hanno letta! Vedere che qualcuno segue questo lavoro mi rende felice!
Oh, settimana scorsa c'è stato un problemino con il mostro di turno, mi è stato detto che è infatti complicato da figurare. Ehy, qualsiasi problema abbiate fatemelo sapere, rimedierò al meglio delle mie possibilità. Non capite qualcosa? Chiedete. Avete un dubbio su un punto della storia? Chiedete. Vedete degli errori nel testo? Urlatemelo! Nessun messaggio e nessuna recensione rimarrà senza una risposta!

Spero di rileggervi presto.

Bye Bye,
Tsu-chan

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Capitolo 5
*** Capitolo 4: Night, Lightning and Bolts ***


Quando Ladybug cantava era come ascoltare un uccellino salutare la mattina; c’era gioia ed euforia nel suo canto, dolcezza e bellezza, amore e allegria. Non importa in quale ruolo cantasse, se il palco fosse solo suo o se la sua voce servisse solo da sfondo a quella di un’altra. Riusciva sempre ad aggiungere quel qualcosa che emozionava l’ascoltatore.
Per questa ragione il padrone del Jade, il locale nel quale era stata assunta, la trattenne più del dovuto nel suo ufficio quella sera: voleva assicurarsi che nessun altro mettesse le mani sulla sua nuova cantante. Si sperticò in complimenti e le promise che, con un po’ di esperienza sulle spalle, non le sarebbe stato difficile raggiungere il ruolo di solista.
Quando lasciammo finalmente il locale la mezzanotte era passata da un pezzo e nel locale la band che si esibiva dopo la fine della performance di Ladybug e delle altre ragazze del coro, aveva già snocciolato buona parte del suo repertorio ai nottambuli che ancora si trattenevano al locale.
Sulle strade principali i fari delle automobili illuminavano le strade mentre gli instancabili del ballo si spostavano da un locale all'altro per strappare un ultimo giro di danze alla notte.
Ladybug decise di defilarsi dalle vie principali optando di proseguire il tragitto verso casa attraverso vie secondarie, meno frequentate ma più veloci.
Io le stavo appollaiata tra i capelli controllando che nessuno si avvicinasse troppo; non si è mai troppo caute quando si gira per la città da sole a quell'ora di notte, strade trafficate o meno.
Nonostante fossi pienamente concentrata sul mio compito non notai le due figure che, saltando da un tetto all'altro ci stavano seguendo. Viaggiavano l’una dietro all'altra a parecchi metri di distanza l’una dall'altra.
“Lo sai che tieni quel broncio così a lungo ti verranno le rughe?” mi domandò Ladybug punzecchiandomi una guancia con un unghia.
“Sono concentrata. Sono una sentinella, i miei occhi vedono tutto. Nulla mi sfugge.” recitai con enfasi imbronciandomi ancora più di prima.
“Meno male che ci sei tu a guardarmi le spalle, mia fidata sentinella. Con te so che nulla potrà mai avvicinarsi senza essere…”
“Buonasera, Uccellino.”
Presa alla sprovvista Ladybug si voltò di scatto e tirò uno schiaffo alla ceca in direzione della figura comparsa dal nulla dall'ombra di un palazzo. Io mi tuffai prontamente dentro al colletto del vestito e mi feci il più piccola possibile.
Quando Ladybug riuscì a rimettere a fuoco si ritrovò a fissare gli occhi sgranati di Black Cat che, con lo stampo rosso delle sue cinque dita ben evidenti sulla guancia sinistra, la fissava a metà tra lo spaventato e lo sconcertato.
“Non ti hanno insegnato che non si arriva alle spalle della gente? Soprattutto di notte?” lo riprese lei piantandosi le mani sui fianchi. “Ho pensato fossi un poco di buono.”
“Prometto di non farlo mai più.” promise lui sorridendole sornione “Volevo offrirmi di accompagnarvi a casa.”
Ladybug si strinse il soprabito e incrociò le braccia. “Posso cavarmela da sola.”
“Ne sono più che consapevole, Uccellino.” ridacchiò lui accarezzandosi la guancia che andava via via arrossandosi “Fatemi però questo favore. Ci terrei moltissimo a potervi accompagnare.”
Molto cortesemente si inchinò a Ladybug e le offrì il proprio braccio. Sentii Ladybug irrigidirsi e il suo cuore perdere di un colpo a quella vista. Quando incrociò il proprio braccio a quello di Black Cat e posò la mano sulla sua non poté reprimere un brivido di eccitazione.
“Solo per questa volta.” gli sorrise lei tentando di nascondere l’imbarazzo.
Non fecero in tempo a fare un paio di passi che Black Cat si chinò verso di lei e accostò le labbra al suo orecchio. “Chiedo perdono, so di avervi preso alla sprovvista e spero che quello che vi sto per dire non vi mandi nel panico.”
Ladybug voltò leggermente il capo per poter mandare un occhiata in tralice a Black Cat. Quando incrociò i suoi occhi rimase abbagliata dal guizzo che vide scuotere le profondità color dell’acqua marina che li turbò. Aveva un graffio profondo su una delle guance e un taglio all'angolo delle labbra, entrambi probabilmente procurati il giorno prima per poterci salvare.
“Qualcuno vi sta seguendo.” proseguì lui  tenendo sempre un tono basso e graffiante. “Qualcuno molto meno interessante del sottoscritto e molto più pericoloso. Si trova su un tetto alle nostre spalle.”
Il primo istinto di Ladybug fu quello di voltarsi per controllare ma un basso gorgoglio emesso da Black Cat la fermò.
“Non lo fare. Non sembra avere intenzione di attaccare ma, se si rende conto che lo avete notato, potrebbe cambiare atteggiamento.” Black Cat allungò il passo iniziando a condurre Ladybug attraverso i vicoli il più velocemente possibile. “Ho passato tutta la giornata a controllarlo. Si è avvicinato solo ora che siete da sola. Credo non voglia avere testimoni. Vi porterò in un luogo dove ci sono molte altre persone, dove so che sarete al sicuro mentre io mi occupo di lui.”
“Non sarete in pericolo? Forse posso aiutare.”
“Vi ringrazio per la preoccupazione, Uccellino, ma non vi dovete cruciare. Il mio partner starà già arrivando, se non ci sta già seguendo. Ci occuperemo noi di loro.”
Quando sbucarono di nuovo sulla strada Black Cat fece scivolare il proprio braccio via da quello di Ladybug. “Entra in quel locale.” le sussurrò indicandole con un lungo dito artigliato le porte accostate del Secret Garden ed iniziando ad allontanarsi nelle ombre “Un mio conoscente ti attende all'interno. Si prenderà cura di te.”
“Conosco quel locale…” rispose Ladybug voltandosi verso Black Cat ma facendo appena in tempo a vederlo sparire su un tetto.
“Bella coincidenza.” scherzai spuntando dalla borsa e voltandomi a guardare il locale illuminato pieno di gente.
“Non ti sfugge nulla, vero sentinella?” sospirò Ladybug storcendo il naso. “Chissà da quanto tempo mi seguiva quel gattaccio.”
“Non te la prendere con me, mi hai distratto.” cercai di scusarmi. “E non dovresti prendertela così. Ti ha seguita solo perché era preoccupato.”
“Non ho bisogno di un gatto che si preoccupi per me.” bofonchiò lei tornando sui suoi passi a andando a nascondersi nelle ombre di una porta lontana dalla via principale. “So cavarmela da sola.”
“Però ti ha fatto piacere.” la punzecchiai godendo nel vederla arrossire. “Guardati! Sei rossa come un pomodoro!”
“Tikki! Basta! Andiamo ad aiutarlo prima che si faccia del male.”
 
Seguimmo le tracce lasciate da Black Cat quasi fino all'altro capo di Harlem; per tutta la strada pali della corrente erano riversi in terra, interi quartieri barcollavano nell'oscurità e persone spaesate si erano riverse in strada con candele e torce per indagare le ragioni dei black out. Qualcuno tentava di risollevare i pali e ripristinare le connessioni mentre in parecchi si erano già messi in modo per contattare la polizia.
Arrivammo infine ad una strada attorniata da capannoni non molto lontani dal fiume dove, con sprazzi di luce e crepitare di fulmini, Black Cat era intendo a tenere a bada quello che a prima vista sembrava un normale operaio; a differenza di un normale operaio però ad ogni passo l’aria gli tremava intorno carica d’elettricità, le lampade e i cavi dell’alta tensione sfrigolavano ed esplodevano quando vi passava accanto e un piccolo volume azzurro gli sfarfallava intorno sprizzando scintille.
Quando Black Cat provò ad attaccare l’uomo venne rispedito lontano dallo schiocco violento di un fulmine che colpi il terreno di fronte ai suoi piedi. Ladybug lanciò il suo yo-yo, lo fece volare sopra una trave di metallo e lo fece ridiscendere afferrando le gambe di Black Cat e salvandolo da un doloroso schianto contro il muro di mattoni del capannone.
“Che piacere vederti.” scherzò Black Cat mentre ancora dondolava a testa in giù il fido bastone ben stretto in mano “Come hai fatto a trovarci?”
“Non sei uno che passa inosservato.”
“Vero, il mio fascino è così brillante che illumina la notte.”
Con un grugnito Ladybug ritirò lo yo-yo facendo volare verso terra Black Cat il quale, contorcendosi come solo i gatti possono fare, riuscì comunque ad atterrare in piedi. Si avvicinò a Ladybug un pugno ben piantato sul fianco e il bastone tenuto strafottentemente appoggiato su una spalla.
“Al posto di usare il fiato per darti delle arie fai rapporto.” lo redarguì Ladybug tornando a concentrarsi sull'avversario.
“Certo, mio capitano. A prima vista sembra meno pericoloso dell’altro tipo.” iniziò a spiegare lui prima che un fulmine si abbattesse a pochi centimetri da loro.
Riuscirono a schivare l’esplosione e a rifugiarsi in cima al capannone all'ultimo momento. Atterrarono accovacciati e si nascosero dietro la curva del tetto spiovente.
“Non sembra avere la stessa potenza distruttrice del nostro amico fiammifero.” Black Cat fece capolino da dietro al suo rifugio ma dovette subito ritrarsi quando una saetta gli passò poco sopra le orecchie. “Può creare correnti elettriche e scagliarle, forse si crede Zeus, ma sono semplici da evitare.”
Per controllare Ladybug si sporse dal nascondiglio e fece in tempo a vedere la mano dell’uomo puntare nella sua direzione prima che una scossa elettrica le volasse incontro.
“Indica il punto dove vuole colpire.” esclamò ritirandosi al riparo. “Sembra più in controllo del suo potere rispetto al fiammifero.”
“Osservazione acuta.” si complimentò Black Cat con un sorriso compiaciuto. “Se dovessimo preoccuparci solo dei fulmini sarebbe un lavoro semplice. Il vero problema è che sembra avere una barriera elevata tutt'intorno a sé. Ho provato a colpirla e sono stata  sbalzato via. Non è stato piacevole.”
“Dobbiamo trovare un modo per abbatterla così da poter arrivare al libro.” sentenziò Ladybug alzandosi di nuovo in piedi.
“Qual è il piano, allora?” domandò Black Cat alzandosi accanto a lei.
“Qualsiasi barriera ha un punto debole. Dobbiamo solo trovarlo.” Ladybug iniziò a far ruotare lo yo-yo di fronte ad entrambi creando uno scudo che defletté la saetta volò verso di loro. “Pronto?”
Con un cenno del capo Black Cat saltò giù dal tetto mentre Ladybug, dall'alto del tetto iniziò a bersagliare la barriera dell’uomo usando lo yo-yo come una frusta. Nessuno dei colpi però sembro scalfire la barriera che si limitava a frizzare e lanciare scintille quando respingeva le armi. Un fulmine volò verso Ladybug che fu costretta a rotolare a terra sullo stomaco e insozzarsi con tutta la polvere accumulata sulle lamiere.
Si ritirò in piedi appena in tempo per vedere Black Cat spinto lontano dall'energia repulsiva della barriera.
“Non sembra funzionare!” si lamentò quello usando il bastone come ancora per fermarsi.
“Proviamo ad attaccarlo insieme!” urlò Ladybug iniziando a caricare il colpo dello yo-yo facendolo ruotare al massimo della velocità.
Con un tacito segnale del capo si lanciarono entrambi all'attacco dell’uomo il quale, per niente preoccupato, lanciò una saetta che fece saltare in aria Black Cat e si scansò di lato per evitare lo yo-yo che gli fischio accanto al volto.
Gli occhi di Ladybug si illuminarono. Lanciò in aria lo yo-yo e riafferrò al volo il lungo cavo elettrico fornito di morsetti creato dal Lucky Charm. “Black vieni qui!”
Con un agile balzo Black Cat tornò a posarsi accanto a lei. Aveva il fiato corto ma si ritirò in piedi le spalle dritte e lo sguardo infiammato dall'eccitazione della lotta; in quel momento assomigliava più ad una grossa pantera a caccia che a un gatto.
“Ho un piano.” affermò Ladybug sicura di sé stessa “Mentre provava ad attaccarti ha dovuto schivare fisicamente il mio yo-yo.”
“Può usare un solo incantesimo alla volta.”
“Credo di sì.” annuì stringendo con forza lo yo-yo in mano. “Sei disposto a fare il lavoro sporco?”
“Sono sempre pronto quando hai bisogno di me.” rispose Black Cat appiattendo le orecchie contro la testa e sorridendo maligno. “Dimmi che hai in mente un’idea divertente…”
“Ho avuto un’idea illuminante!” scherzò lei porgendogli il cavo elettrico. “Ho bisogno che attacchi uno dei morsetti alla centralina elettrica di un palo della corrente poi, mentre è impegnato ad attaccarmi e la barriera è abbassata, attacchi l’altro morsetto al libro. Se riuscissi ad allontanare l’uomo da libro sarebbe perfetto.”
“In questo modo l’energia elettrica dovrebbe essere incanalata lontano dal libro.” sogghignò Black Cat passandosi i cavi intorno al petto. “Mi piace.”
“Non perdiamo tempo.”
Ladybug saltò giù dal tetto piroettando in aria per evitare una saetta che schioccò andando a colpire il muro del capannone.
Iniziò una danza veloce e aggraziata tra capovolte e salti per evitare gli attacchi e veloci frustate di yo-yo per tenere occupato l’uomo. Con ogni colpo la dimensione e la velocità delle saette aumentava mentre la loro precisione andava via via calando; il volto dell’uomo era distorto dalla rabbia e dal fastidio nei confronti di quella ragazzina che saltellava in giro come impazzita. Era così tanto preso da Ladybug che non si rese conto di Black Cat fino a quando, con uno schiocco, il morsetto non si chiuse intorno alle pagine del libro fluttuante.
“Ti ho preso.” cantilenò Black Cat, gli occhi che brillavano come tizzoni azzurri nel buio, prima di abbattere un pugno direttamente sui denti dell’uomo e farlo ruzzolare lontano.
“Dobbiamo tenerlo lontano dal libro mentre l’energia si esaurisce!” urlò Ladybug avviluppando l’uomo nel bozzolo indissolubile del filo dello yo-yo.
Black Cat gli saltò addosso e lo tenne impalato a terra con il bastone mentre l’uomo si agitava e urlava come impazzito. Il libro tentava inutilmente di far girare le pagine e di liberarsi del morsetto ma, con ogni movimento e ogni esplosione di scintille, il suo sfarfallare diventava sempre meno energico. Quando collassò a terra Black Cat lo afferrò prontamente, mentre Ladybug teneva ancora fermo l’uomo, e lo strappò in due senza troppa fatica.
L’uomo si mise ad urlare completamente fuori controllo. Si dimenava e non sembrava avere alcun intenzione di smettere, nemmeno quando Ladybug lo lasciò andare e poté correre lontano.
“Fai la tua magia?” domandò Black Cat porgendo il cavo a Ladybug che lo lanciò facendo tornare tutta la città alla normalità. “Siamo stati bravi.”
“Sì.” ammise lei sorridendo al ragazzo. “Anche se devo ammettere che questo nemico mette in dubbio la mia teoria sull'origine dei loro poteri.”
“Hai trovato qualcosa?”
“Sì, ho fatto delle ricerche e…” il BIP degli orecchini interruppe il discorso di Ladybug. “Devo parlarti ma prima devo sistemare questa cosa. Puoi aspettarmi?”
“Certamente.” Black Cat alzò le spalle e si sedette distrattamente su una pila di casse, la coda che gli ondeggiava in mezzo alle gambe pigramente. “Ti aspetto qui.”
“Farò il più in fretta possibile.”
 
Quando venni espulsa dagli orecchini Ladybug mi afferrò al volo.
“Una serata elettrizzante, non è vero?” scherzò porgendomi un dolcetto al marzapane che teneva avvolto in un fazzoletto nella borsetta, sempre pronto per ogni occasione.
“Ti prego, risparmiati questo tipo di battute.” la ripresi mordicchiando il dolcetto. “Cosa ne pensi?”
“La nostra teoria che i poteri derivino direttamente dagli akuma sembra essere saltata. Se così fosse anche quest’uomo ci avrebbe attaccato con fuoco e fiamme, non con fulmini e saette. Sono confusa.”
“La nostra indagine è appena iniziata. Magari esistono diversi tipi di akuma, magari possono prelevarne l’energia e usarla per qualunque tipo di incantesimo… forse gli akuma sono solo un simbolo. Non ti arrovellare.” le dissi masticando con gratitudine il dolcetto leggermente appiccicaticcio.
“Forse Black Cat sa qualcosa che  ci aiuterà a chiarire il quadro.” Sospirò Ladybug guardandosi in torno per assicurarsi che nessuno si stesse avvicinando. “Dai, Tikki. Mangia in fretta, dobbiamo tornare.”
 
Tornate sul luogo dell’attacco trovammo Black Cat intento a fissare a occhi sgranati la luna che viaggiava lenta nel cielo notturno.
“Hai visto qualcosa di bello?” scherzò Ladybug andando a sedersi accanto a lui, facendo ben attenzione a sistemare la gonna intorno a sé. “A parte la sottoscritta, sia chiaro.”
Black Cat si limitò a voltarsi verso la ragazza e mandarle un sorriso malandrino. “Oggi il tuo ego è particolarmente di buon umore vedo. Di cosa volevi parlare, bellissima coccinella.”
“Sono riuscita a scoprire qualcosa sulla mia metà del libro e mi sembrava corretto metterti al corrente.”
“Anche io ho scoperto qualcosina.” Black Cat si sfregò le lunghe unghie sul gillette compiaciuto di se stesso. “Qualcosina di insignificante come il locale che quei pazzi usano come base.”
“Oh…” sospirò Ladybug con finta ammirazione. “Intendi quel locale dove hai scatenato il finimondo ieri?”
“Come? Come fai a saperlo?!”
“Ero lì, no? Ho assistito a quasi tutta la tua allegra scazzottata e all'eroico salvataggio di quella ragazza.”
Il volto di Black Cat si illuminò di rosso intorno alla maschera, le punte delle orecchie così arrossate da sembrare scottate. “Se eri lì perché non mi hai aiutato?”
“Perché stavo indagando in incognito, in abiti civili. Non pensi sarebbe stato un problema se mi fossi trasformata lì in mezzo?”
“Giusto.” sibilò lui voltandosi nell'altra direzione. “Almeno ora sai con che incredibile eroe hai a che fare.”
“Scommetto che hai rubato il cuore della giovane fanciulla indifesa. Ti costruiranno una statua, eroe.”
“Non mi piace il tuo sarcasmo!” esclamò lui voltandosi verso Ladybug nuovamente in controllo di sé stesso. “In ogni caso, mentre ero lì, sono riuscito a comprendere come fanno a tenere sotto controllo i clienti. Li hai notati, vero? Come tutti gli avventori del locale sembrassero senza voglia di vivere?”
“Come se qualcuno gli avesse strappato l’anima. Sì, l’ho notato.” le immagini degli occhi senza fondo del cameriere e dei clienti passarono davanti a Ladybug come flash. “Come possono ridurli in quello stato?”
“Li drogano. Almeno credo sia droga.” iniziò a spiegare Black Cat “Sono stato nei loro magazzini e trovato scatole su scatole di strane polveri, intrugli e misture preoccupanti. Li ho visti metterle un po’ ovunque, dalle bevande alle sigarette delle donne che controllano il posto. Hanno usato quel fumo per prendere controllo della ragazza che ho salvato.”
“Cosa ne ottengono drogandoli? Vogliono renderli dipendenti?”
“Il mio parere è che stiano creando, o abbiano già creato, una specie di setta di fanatici e utilizzano gli avventori come soldati. Più li drogano più sanno che si comporteranno da docili cagnolini.”
“Avrebbe senso… Ho visto il mostro di fuoco della settimana scorsa mentre era lì. Sembrava essere pesantemente drogato, così tanto da non avere più coscienza.”
“Non è tutto…” da una tasca interna del gillette Black Cat estrae un mazzetto di fogli carta rettangolari pieni di strane scritte in una lingua straniera. “Ho trovato anche questi.”
“Cosa sono?” domandò Ladybug afferrandone un paio per studiarli da più vicino.
“Nella mia metà del libro ne ho trovato uno. Non so di preciso a cosa servano ma credo siano importanti.”
“Scommetto che la lingua in cui sono scritti è giapponese.”
“Corretto. Sono curioso di sapere come lo sai.”
“Nella mia metà di libro era disegnata la stessa maschera che il personale del locale usava come simbolo. Ho indagato e ho scoperto che si tratta della riproduzione di una maschera giapponese rappresentante un demone della tradizione giapponese. Un akuma, un demone di fiamme e distruzione. Tu invece, come fai a saperlo?”
“Ho delle conoscenze, che hanno delle conoscenze, le quali hanno delle conoscenze che sanno parecchie cose sulla cultura orientale.”
“Wow… sei un uomo dalle mille risorse.” ridacchiò Ladybug dando una spintarella giocosa a Black Cat. “Risolvi misteri mentre fai a pugni, salvi povere fanciulle indifese, sai fare le fusa…”
“Non faccio le fusa.” brontolò lui non riuscendo però a trattenere un basso gorgoglio compiaciuto quando Ladybug gli accarezzo i soffici capelli biondi dietro a una delle orecchie da gatto.
“Ovviamente, micio.” Ladybug si alzò in piedi con un grande sorriso “Posso portare uno di questi fogli con me?”
“Tutti quelli che vuoi.” rispose lui seguendo la mano della ragazza con il capo alla ricerca di più attenzioni quando questa la ritrasse.
“Bene, allora vado. Se io indago sull'origine dei fogli tu pensi di riuscire a rintracciare da dove provengono le droghe?”
“Consideralo già fatto.” annuì seriamente Black Cat.
“Perfetto. A presto, Black.”
“A presto, Coccinella!”
Saltando da un appiglio all'altro Ladybug si arrampicò sul tetto del capannone e si voltò a salutare Black Cat un’ultima volta, agitando una mano prima di volare velocemente verso casa. La notte era già agli sgoccioli e la stanchezza iniziava a farsi sentire; ora l’unica cosa che desiderava, per quanto i pezzi di carta ottenuti da Black Cat le bruciassero in tasca come fossero tizzoni ardenti stuzzicando la sua curiosità, era di potersi stendere a letto e riposare per essere pronta ad affrontare una nuova giornata.
 
Quando arrivammo di corsa al portone d’ingresso del palazzo dove abitavamo ero così stanca che mi stavo appisolando dentro alla borsetta di Ladybug, usando uno dei pezzettini di carta come coperta, per ciò non vidi quello che la fece congelare sul posto.
“Cosa ci fai qui?” le sue parole mi scossero e mi portarono a fare capolino dalla borsa.
Appoggiato contro il muro del palazzo, le braccia incrociate e l’aria imbronciata Black Cat stava fissando Ladybug.
“Sono passato al locale. Non ti ho trovata.” spiegò lui staccandosi dal muro e avvicinandosi le mani nelle tasche dei pantaloni “Ero preoccupato, ho temuto qualcuno ti avesse presa.”
“Nessuno ha provato a rapirmi, tranquillo.” mugugnò Ladybug infilando una mano nella borsetta alla ricerca delle chiavi. Le passai il mazzo visto che lei sembrava non riuscire a controllare le mani; le tremavano come se un terremoto le stesse attraversando.
“Per fortuna, mi sarei sentito mortalmente in colpa se fosse successo…”
“Sei ferito?” domandò d’un tratto lei irrigidendosi alla vista dell’ustione, superficiale ma comunque estesa, che arrossava l’avambraccio destro di Black Cat. “Quando è successo?!”
“Ho dato una lezione al tipo che ti seguiva.”
Ovviamente questo Ladybug già lo sapeva, ma non poteva di certo ammetterlo. Ciò che la preoccupava è il fatto di non averlo notato prima. Aveva passato tutto quel tempo seduta accanto a lui e non lo aveva notato. Era come se i suoi occhi da normale ragazza fossero più sensibili a Black Cat di quanto non lo fossero quelli da Ladybug; come se potesse spezzettare la figura del ragazzo, vederne singolarmente ogni più piccolo dettaglio, come pezzi di un puzzle per poi rimetterli insieme in una figura più chiara e definita mentre come Ladybug riusciva a vederlo solo come un quadro intero, bello e interessante ma i cuoi particolari a volte le sfuggivano.
“Posso aiutarti.” si propose sbrigandosi ad aprire il portone del palazzo. “Non ho tanto, ma ho dei medicinali di sopra. Posso medicarti.”
Black Cat sorrise guardandosi il braccio. “Vorrei rifiutare ma devo ammettere che ho bisogno di una rattoppata.”
“Vieni allora.” Lo invitò Ladybug facendogli strada per le scale fino alla porta d’ingresso.
Una volta all'interno del piccolo monolocale gli fece segno di sedersi sul letto e recuperò il kit di pronto soccorso che si era portata dietro dall'Europa: non conteneva molto ma era sempre meglio di nulla. Giusto qualche garza di cotone e delle pomate disinfettanti. Insieme al kit preparò una bacinella d’acqua fredda, usando una casseruola come contenitore, e uno straccio pulito per poter tamponare l’ustione.
Si sedette accanto a Black Cat ed iniziò, lentamente e dolcemente, a ripulire l’ustione dove iniziavano a spuntare piccole bolle. Ogni tanto il ragazzo digrignava i denti per il dolore ma lei continuava a ripulire risoluta a fare un buon lavoro.
“Non dovresti farti coinvolgere in situazioni così pericolose.” Lo riprese lei ben sapendo che era una cosa impossibile da chiedere.
“Sono un eroe, Uccellino. Questo è quello che fanno gli eroi!” ridacchiò lui stringendo gli occhi e appiattendo le orecchie contro la testa per reprimere il dolore. “Quanto ti manca?”
“Ho quasi finito.” Gli bendò il braccio con la garza pulita di cotone e la fermò con un piccolo pezzo di cerotto. “C’è altro che posso fare?”
“Ti ringrazio, è già più che sufficiente.” Mormorò lui chinandosi per baciarle una mano. “Devo andare ora. Mi promettete di rimanere al sicuro, Uccellino?”
“Farò del mio meglio.” Rispose Ladybug senza poter nascondere il rossore delle guance. “Però Black Cat, anche tu devi fare attenzione.”
“Nessuna preoccupazione.” Ridacchiò lui avvicinandosi alla finestra e socchiudendola. “Non lo sai, Uccellino? I gatti hanno nove vite!”
Saltò fuori senza voltarsi e atterrò sull'asfalto del marciapiede spaventando una coppia che stava passando per strada: le loro urla indignate continuarono a risuonare fino a che Ladybug non chiuse le imposte.



 
Buona sera a tutti!
Non so come ma sono riscita a produrre quasi 4000 parole in un solo pomeriggio. Sono orgogliosa di me stessa. Ho quasi rischiato di non farcela perché sono stata presa dall'Eurovision e beh... ho praticamente passato tre sere della settimana a fare nulla.
Lo so, lo so, dovrei impegnarmi di più se voglio continuare a pubblicare settimanalmente. Non succederà più.
Tra le altre cose ho iniziato ad alzare il ranking della storia da giallo ad arancio e, temo conoscendo come scrivo, in futuro si potrebbe arrivare al rosso: non era il mio abbiettivo all'inizio ma visto le idee che ho in mente meglio avvertire. Sappiate che anche se potrebbero esserci scene violente non mi soffermerò mai troppo sui dettagli, non voglio scrivere qualcosa che potrebbe darvi fastidio.
Ancora un grazie a tutti i nuovi e i vecchi lettori, a chi commenta e chi aggiunge la storia ai preferiti! Vi adoro!
Credo sia tutto per oggi.
Ci rileggiamo presto!


Bye bye,
Tsu-chan

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