Amore Dietro Le Quinte

di Ellyma
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Primo... o ultimo ***
Capitolo 2: *** Colpo al cuore ***
Capitolo 3: *** Mi bastava ***
Capitolo 4: *** ... crack. ***
Capitolo 5: *** Ehi, ti ricordi ancora di me? ***
Capitolo 6: *** La risposta è sempre la stessa: è possibile. ***



Capitolo 1
*** Primo... o ultimo ***


Lo zaino sul sedile accanto, le cuffie bianche nelle orecchie e una canzone di sottofondo che copriva il brusio dei ragazzi e delle ragazze di prima mattina. Osservavo scorrere il paesaggio con una mano appoggiata sulla guancia, già annoiato ed assonnato da quel giorno che era sorto da un pezzo.

Chiusi gli occhi per qualche attimo, troppo breve a parer mio. Avrei voluto essere ancora nel mio letto, a rigirarmi tra le lenzuola senza riuscire più a prendere sonno sapendo che ero lontano. Lontano da professori che rispettavo solo per dovere, professori di cui non mi importava niente. Lontano da amici che non erano amici. Lontano dallo scorrere frenetico della vita degli altri, mentre io ero continuamente sotto il comando della sospensione e della pausa, dello stare fermo in mezzo a un fluire continuo e irrefrenabile. Sarebbe stato perfetto rigirarmi in quelle lenzuola sfatte, se non fossi stato lontano da lei.

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Capitolo 2
*** Colpo al cuore ***


Andavamo a scuola insieme da quando l'avevo conosciuta, quella lontana mattina in prima media. Il ricordo dei suoi capelli e dei suoi vestiti sporchi di vernice e polvere dopo aver dato libero sfogo alla sua immaginazione, alle sue emozioni, era rimasto impresso nella mia mente e nel mio cuore. Credete al colpo di fulmine? Beh, lei fu questo per me. Un fulmine a ciel sereno. Un pugnale che per molto tempo sarebbe rimasto conficcato nel mio petto. Dritto al cuore. Esatto, lei per me fu un colpo al cuore. Costante. Che impediva ai miei polmoni di riempirsi di ossigeno quando sorrideva e rideva. Che piangeva quando lei piangeva. E che l'amava sempre di più ogni volta che stava al mio fianco, vicino a me.

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Capitolo 3
*** Mi bastava ***


Stavamo tornando a casa da una lunga giornata di scuola. Era un giorno di primavera inoltrata, e si sentiva già l'estate che reclamava il suo posto alla sorella ritardataria. Lei come al solito camminava decisa al mio fianco, gesticolando mentre si lamentava di qualcosa che ora non ricordo. So solo che in quel momento mi sembrò bellissima, come sempre. Mi piaceva guardarla mentre parlava. Mi piacevano il suono della sua voce, le sue espressioni e i suoi gesti... tutto. Mi viene da ridere quando ripenso ai giorni in cui si fermava di botto e mi chiedeva con insistenza perché la lasciavo sempre blaterare in quel modo, perché io non parlavo. In qualche modo riuscivo a deviare il discorso, e lei non sembrava farci caso dopo un po'. Semplicemente, non riuscivo a dirle che l'amavo sin dal primo giorno. Non ne avevo il coraggio. Quel giorno le offrii un gelato, quello che più le piaceva. Vederla là, seduta su una panchina, un sorriso felice e la luce e l'ombra degli alberi che giocavano con il suo viso, così come il vento con i suoi capelli fece quasi fermare il mio cuore. Volevo dirle tutto. Volevo buttare fuori tutto quello che provavo da ormai cinque anni. - Mick, che hai? - mi chiese. Scossi il capo, rassegnato, e la guardai, beandomi della sua vista. - Nulla, nulla. Com'è il gelato? - risposi, cambiando discorso. Non volevo rischiare di perderla. Non volevo. Mi bastava che fosse felice.

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Capitolo 4
*** ... crack. ***


Ultimamente aveva spesso la testa per le nuvole, come soleva dire a me la mia maestra delle elementari. Guardava senza vedere. Sorrideva senza sorridere. Parlava senza parlare. In quel periodo le chiedevo spesso cosa avesse, ma lei mi sorrideva e si scusava. Ma cosa me ne facevo, io, di quelle scuse che suonavano false come quelle di chiunque altro? Poi, un giorno, la vidi crollare davanti a me. Il suo sorriso traballante cadde. Le spalle cedettero al peso di ciò che si portava dentro da tanto, troppo tempo. Il suo corpo iniziò a tremare. Gli occhi sempre così chiari e rivolti ottimisticamente verso il cielo, guardavano verso il basso. Le mani si raccolsero a coppa a nascondere le lacrime che avevano iniziato a cadere senza freni. Io rimasi davanti a lei, le braccia inutili lungo i fianchi per quelli che mi sembrarono ore ed anni, di fronte a quel suo sfogo improvviso. Poi l'abbracciai, non sapendo che altro fare. Nelle orecchie, l'eco di una crepa.

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Capitolo 5
*** Ehi, ti ricordi ancora di me? ***


Dopo quel giorno, le cose si susseguirono così in fretta che quando tutto finì, rimasi a fissare il nulla per ore, incredulo, sentendomi vuoto. Completamente vuoto. Un ragazzo era comparso dal nulla. L'aveva fatta soffrire e sorridere, e soffrire e soffrire ancora. Senza preoccuparsi di niente. Senza curarsi di come l'avesse illusa per tutto quel tempo, prima di rendersi conto di lei e della sua sofferenza. Era stato crudele con lei. Il tipico protagonista di una storia di successo, che alla fine si rende conto della splendida ragazza che ha fatto dannare e a cui dichiara amore eterno. E dove lei, naturalmente, lo perdona per tutto il dolore che le ha causato. Possibile che la realtà fosse così simile a un libro? Possibile che a me toccasse la figura, il ruolo, del migliore amico innamorato della protagonista da lungo tempo? Possibile che il migliore amico dovesse sempre essere lasciato da parte, nel suo dolore, mentre osserva la ragazza a cui ha donato tutto se stesso nelle braccia di un altro uomo?

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Capitolo 6
*** La risposta è sempre la stessa: è possibile. ***


Oggi è il giorno del suo matrimonio. Sono passati dodici anni da quando ho capito che non mi avrebbe mai considerato più di un amico, che non mi avrebbe mai abbracciato come abbraccia lui, che non mi avrebbe baciato come bacia lui. Che non mi avrebbe guardato come guarda lui. Da quel giorno, uno strano velo di apatia mi ha stretto il cuore, impedendomi di vivere davvero. Come se il tempo si fosse fermato per me, ma continuasse lo stesso a correre, inesorabile, inafferrabile, come sempre. La musica nuziale si diffonde per l'aria, ad indicare l'inizio della cerimonia e l'arrivo della splendida sposa che non sarebbe mai stata la mia sposa. Arriva, come sempre, bella come il sole e un sorriso così luminoso da non sembrare vero. Cammina leggiadra fino a giungere al fianco del promesso sposo, l'uomo che aveva occhi solo per lei. Sono splendidi. Perfetti. E pieni di gioia. Sono felice per loro, ma forse avrei preferito essere io l'uomo che l'avrebbe fatta ridere e sorridere così. Consegno gli anelli. Ora arriva il momento del bacio. Li ho visti spesso scambiarsi quel gesto d'amore più volte, ma ogni volta fa sempre male. Ora sono ufficialmente marito e moglie. E lei non potrà più essere mia. Li vedo allontanarsi, la felicità più pura nei loro occhi e nei loro sorrisi. Avrei voluto essere io al suo posto, ma mi va bene così. Ho giurato che l'avrei resa felice, e lei è felice... perché chiedere di più? È inutile cercare qualcosa che non avrò mai. È inutile che io, solo adesso, voglia essere egoista. Spero solo che possa restare felice. Come oggi. Per sempre.

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