Tramonto sul capanno

di Pareidolia
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Che diavolo è successo? ***
Capitolo 2: *** Mr. Black ***
Capitolo 3: *** Panico nel capannone ***
Capitolo 4: *** Il segreto di Fujiko ***
Capitolo 5: *** L'incontro con la morte e la notte ***



Capitolo 1
*** Che diavolo è successo? ***


 Coi finestrini abbassati, attraversati dal forte vento primaverile delle campagne francesi, una piccola Fiat 500 attraversava la stretta strada sovrastata dal vasto cielo color arancio. Qualche metro più in là, alle sue spalle, una Impala del '67 scura e scintillante la inseguiva con insistenza, senza perderla di vista nemmeno per un secondo, intenzionata a raggiungerla ad ogni costo.

-Maledizione, non ci molla più!- Gridò l'autista del veicolo più piccolo, premendosi il cappello sulla testa per paura che volasse via a causa del vento.

-Jigen laggiù c'è un capannone, potremmo rifugiarci all'interno.- Gli disse con tono calmo e distaccato Goemon, seduto accanto a lui. Nella sua voce si poteva percepire, però, una strana tensione che quasi mai il pistolero aveva avvertito. Sapeva, però, che quello indicava il fatto che fossero davvero nei guai e che difficilmente ne sarebbero usciti. Steso sui sedili posteriori, Lupin gemeva sommessamente per una grossa ferita da arma da fuoco al fianco sinistro il cui sangue gli macchiava l'intera camicia. Nonostante avesse perso i sensi il dolore lo seguiva anche nel sonno, come se non volesse affatto abbandonarlo.

Jigen guidava con sregolatezza, sforzando al massimo il motore truccato della vecchia ma ancora potente Fiat 500 che attraversava la strada a 150 Km/h nel disperato tentativo di sfuggire al proprio inseguitore. Erano pochi i veicoli lungo quella strada, per non dire che quasi non c'era nessuno ma, di tanto in tanto, dall'altra corsia comparivano degli abbaglianti fari di grossi camion che occupavano quasi tutta la strada e, se normalmente qualcuno si sarebbe dovuto fermare da un lato per permettere al mezzo di passare, il pistolero accelerava ancora di più riuscendo a infilarsi tra i veicoli e la fila di piante che si stagliavano ai lati dell'asfalto. L'Impala, invece, pareva del tutto indifferente e senza alcun problema eseguiva la stessa manovra, quasi senza nemmeno produrre alcun rumore ma spaventando ancor più gli autisti dei camion grazia all'aspetto minaccioso che aveva. Il solo vedere i fari luminosi di quel veicolo alle proprie spalle innervosiva Jigen al punto che voleva spararle contro ma doveva concentrarsi sulla guida, doveva riuscire a far perdere le proprie tracce e raggiungere il grosso capanno che scorgeva in lontananza, immerso nel tramonto.

Stringendo i denti e schiacciando così il filtro della sigaretta che teneva in bocca, affondò ancora di più il piede sull'acceleratore, svoltando all'improvviso alla prima deviazione che si trovò davanti. Come sperava nessuno apparve lungo quel sentiero e così, tirando un sospiro di sollievo, rallentò fino a fermarsi accanto ad un grosso albero. Fissò un attimo la sigaretta, ormai spenta e la gettò fuori dal finestrino, in mezzo alla strada.

-Secondo te se la caverà?- Domandò a Goemon.

-Penso di sì, la ferita non è molto grave ma dobbiamo raggiungere in fretta un posto tranquillo e pulirgliela.- Rispose il samurai, tenendo gli occhi socchiusi fissi sulla propria spada.

La Fiat ripartì, raggiungendo il grosso edificio tramite una strada secondaria.

Si trattava, probabilmente, di una vecchia fabbrica ormai in disuso, abbandonata da tempo, e in procinto di essere demolita. Tutt'attorno era stato infatti allestito un cantiere ma in quel momento non c'era nessuno, probabilmente i lavori erano stati momentaneamente interrotti. All'interno numerosi scatoloni pieni di attrezzi di vario tipo e mobili rimasti da portare via giacevano un po' dappertutto, coperti dalla polvere; la luce, però, ancora funzionava. Parcheggiarono sul retro e, una volta entrati, non accesero nulla per paura di farsi notare troppo. Subito stesero Lupin a terra, pulendo prima il pavimento. Jigen perlustrò rapidamente tutte le stanza, tenendo pronta la pistola ma, non trovando nessuno, si limitò a sciacquarsi il viso dal sudore e tornò da Goemon, il quale si stava occupando della ferita del loro compagno. Quest'ultimo si contorceva dal dolore, senza smettere di gemere; il suo viso era contratto in una smorfia che mai prima d'ora aveva nemmeno lontanamente sfiorato il suo volto e ancora non era rinvenuto, poiché la perdita di sangue gli aveva tolto ogni energia.

-Ma cosa diavolo è successo? Stava andando tutto così bene e poi quel tipo è spuntato fuori all'improvviso! Dev'essere tutta colpa di quella maledetta donna, ne sono certo!- Sbraitò il pistolero, calciando uno scatolone.

-Agitarsi non servirà a nulla, Jigen. E' ovvio che si tratta di una trappola ma ancora non sappiamo nulla di cosa sia in realtà successo là dentro. Quando Lupin si riprenderà ne parleremo meglio.- Cercò di calmarlo Goemon, dopo aver ritrovato la propria quiete.

-E allora come faceva a sapere che ci trovavamo lì proprio in quel momento? Era dentro la stanza blindata, del tutto impossibile che si trovasse là per puro caso e poi era preparato alla situazione. Lo sapeva e anche molto bene, ci scommetterei la pistola che è stata lei ad informare Beltrand del furto.-

-Lo so Jigen, anche a me qualcosa non convince in questa storia.-

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Capitolo 2
*** Mr. Black ***


 Il rombo del motore riempiva il silenzio dell'abitacolo dell'Impala. L'autista scrutava con sguardo fermo e freddo davanti a sé, il viso coperto da una maschera spessa e bianca. Indossava un completo scuro ed elegante, una camicia bianca e al collo portava una cravatta nera, solo un grosso revolver nascosto dalla giacca spezzava la perfezione di quei vestiti.

Dritto davanti a lui una piccola ma molto rapida Fiat 500 sfrecciava lungo l'asfalto. Fuggiva da lui, impaurita come una preda conscia della presenza di un feroce predatore in agguato, alle sue spalle. L'uomo sorrise e accelerò un po', facendo sì che il motore lanciasse il proprio ruggito nell'aria, così da spaventare ancora di più i tre a bordo del veicolo. Poteva sentirlo. Sentiva la loro paura, il loro panico e la cosa lo rendeva eccitato.

Jigen, sentendo il rombo, premette più forte l'acceleratore; sapeva che il vero e proprio inseguimento stava appena per cominciare. La distanza fra le due vetture era di una decina di metri e si accorciava sempre di più. Attorno a loro si estendevano lunghi campi di grano le cui piante erano alte e dai fusti molto resistenti. Sistemandosi un poco il cappello, il pistolero lasciò per un attimo il volante a Goemon, si affacciò al finestrino e, prendendo accuratamente la mira, sparò tre colpi alla carrozzeria dell'Impala e un paio alle ruote, senza però ottenere nessun effetto, nemmeno un graffio.

-Quel tipo lo abbiamo appena incontrato e già lo odio!- Borbottò poi, riprendendo la guida.

Il samurai aprì il tettuccio della macchina e con un balzo raggiunse la vettura, sfoderando la spada e colpendola a una velocità disumana ma quando riaprì gli occhi scoprì di non averla nemmeno graffiata. Uno sparo partì dall'abitacolo, costringendo Goemon a tornare subito alla Fiat, shockato e leggermente ferito a un braccio. Ormai perso nei propri pensieri riguardo all'inefficacia della propria spada contro l'avversario, il samurai si ammutolì.

Poco a poco le curve lungo la strada iniziarono a farsi sempre più presenti e Jigen, fulminato da un'idea, si gettò in mezzo ai campi, abbattendo le piante che si trovava davanti in linea retta. L'Impala non accennava nemmeno lontanamente a smettere di inseguirlo.

-Scommetto che si sta divertendo, il bastardo! Sicuramente se la gode ad inseguirci così.- Esclamò il pistolero, digrignando i denti ed eseguendo una larga manovra in mezzo al grano. L'Impala non perse di vista per un secondo la Fiat, confermando la propria abilità nella guida. A Jigen parve quasi che l'autista anticipasse le loro mosse. I contadini della zona, spaventati dai rombi dei motori, uscirono dalle proprie case e, non appena videro l'inferno che si stava scatenando nei loro campi iniziarono ad urlare per la disperazione e proprio in quell'istante la Fiat sfrecciò fuori dal grano, l'altra vettura subito dopo. Con una violenta sgommata entrambe tornarono sul percorso asfaltato, tagliando la strada a un pulmino pieno di turisti stranieri proveniente dalla corsia opposta che sbandò e finì contro l'edicola del piccolo paesino in cui erano capitati.

Sfrecciando lungo il rettilineo di scuro asfalto, accarezzato dal rossore del tramonto che piano piano tendeva sempre più al blu scuro della sera, il pistolero e il samurai videro, in lontananza, un capannone abbandonato, la loro unica via di salvezza.

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Capitolo 3
*** Panico nel capannone ***


 Nel grosso edificio regnava un denso silenzio, rotto solo dal lento e acuto scricchiolio delle strutture in legno all'interno.

-Bene, cerchiamo di fare il punto della situazione.- Mormorò Jigen grattandosi la barba. Si accese una sigaretta, gettando con stanchezza fuori dalla bocca la prima folata di fumo.

-Secondo te come facevano a sapere della nostra presenza? Insomma, ti sarai fatto un'idea, no?-

-Fujiko ha parlato, questo è indubbio a pensarci.- Rispose Goemon, studiando con attenzione la lama della spada.

-Già, è troppo strano che un mafioso ricco e potente come Beltrand tenga a protezione del proprio patrimonio solo uno psicopatico appena uscito da un film slasher.-

-Ci conosceva, alla perfezione. Soltanto Fujiko può aver rivelato determinate cose su di noi o la sua macchina sarei riuscito a tagliarla.-

-Già, quel maledetto...mi chiedo cosa stia facendo ora quel tizio.-

-Aspetta il momento giusto per attaccarci. Anche se ci ha persi di vista sa benissimo che non possiamo fare troppa strada con Lupin in queste condizioni e l'unico posto in cui rifugiarsi è proprio questo. Sa anche che noi stiamo pensando a cosa sia successo e non fa altro che aspettare una nostra distrazione per attaccare, come un vero predatore.-

-Non riesco a credere che siamo finiti in una simile situazione! Bloccati nel nulla con Lupin ferito e quel fenomeno da baraccone che ci osserva da chissà dove. Spero si sbrighi ad entrare qui, così posso piantargli un proiettile in fronte.-

Goemon non disse più nulla, entrambi presero una pausa per pensare. Solo il suono del vento che filtrava attraverso le finestre di vetro, accompagnato dagli scricchiolii del legno, impediva al silenzio di spandersi nel capannone. Sentivano che la soluzione del dilemma era di fronte a loro, a portata di mano ma che qualcosa, un singolo elemento, mancava e rendeva impossibile vedere il quadro della situazione nella sua interezza. Nessuno dei due riusciva più a parlare, per il semplice fatto che di parole o di cose da dire non ce n'erano più. Il fatto che fosse stata Fujiko a parlare era ovvio, non esistevano altre possibilità ma quel qualcosa, ancora misterioso e nascosto, si prendeva gioco delle loro menti, delle loro congetture, ingannandoli e ridendo della loro confusione. Ciò che di misterioso si celava in quella storia gli aleggiava attorno e li ossessionava, mentre i gemiti di Lupin tornavano a farsi sentire e l'uomo, perfetto e calcolato in ogni proprio movimento, li osservava da lontano, compiaciuto di quella loro confusione e in costante attesa, così come Goemon pensava, di una loro distrazione, del momento adatto in cui attaccarli. Osservandoli imparava ogni loro movimento, il modo di comportarsi e, soprattutto, il loro stato d'animo in quel preciso momento. Capì, seguendo i loro movimenti, che quando avrebbe attaccato non ce l'avrebbero fatta perché la loro mente era confusa dalla costante, delirante ricerca di una soluzione a quel mistero. Sorrise, un solo movimento quasi impercettibile e nascosto dalla maschera, poi si mosse.

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Capitolo 4
*** Il segreto di Fujiko ***


 La luce del sole mattutino penetrò nella stanza svegliando Fujiko. L'atmosfera della villa, piena di mobili e dipinti preziosi, era quella della Francia aristocratica e nobile del passato, colma di eleganza e lusso. Stare lì dentro era un po' come vivere in un'altra dimensione in cui il mondo non si era spostato dall'800 se non per la tecnologia. Beltrand aveva classe in ogni campo, su questo lei non aveva dubbi esattamente quanti non ne aveva sul fatto che se l'uomo avesse avuto anche solo una decina di anni in meno non ci avrebbe pensato due volte a infilarsi nel suo letto e che, anzi, lo avrebbe fatto con estremo piacere.

Appena aprì gli occhi si guardò attorno per un attimo, studiando i mobili della stanza. Ancora non si era abituata a quell'ambiente ma il lusso che la circondava era affascinante; peccato solo che tutto ciò sarebbe ben presto giunto al termine ma, in fin dei conti, nessuno avrebbe mai notato la mancanza di qualche oggetto dalla sua stanza, non dopo quella sera. Sorrise e decise di alzarsi. Quella notte Lupin e gli altri avrebbero finalmente svolto la rapina e quella storia si sarebbe conclusa.

I corridoi della villa erano quasi del tutto vuoti, la maggior parte degli scagnozzi del boss erano all'esterno per un'esercitazione. Ci mise poco a raggiungere l'ufficio di Beltrand, poiché le due stanze erano molto vicine. Dentro quell'edificio lei non era più, ovviamente, la donna chiamata Fujiko Mine, bensì Aiko Matsui, nuova segretaria del boss dal corpo fantastico ed estremamente abile e professionale nel proprio lavoro. In due mesi lì dentro aveva avuto modo di scoprire moltissime cose non solo sulla villa ma anche su Beltrand stesso. In quel momento, l'uomo se ne stava davanti alla grande finestra contornata da tende rosse di seta purissima, dietro alla scrivania e scrutava l'esterno. Era sempre stato un uomo di poche parole e la cosa a Fujiko non era mai dispiaciuta, trovava nel suo silenzio qualcosa di profondamente affascinante e misterioso, il che la attraeva.

-Buongiorno.- Disse lei entrando e chiudendo la porta in legno pregiato e piena di delicate decorazioni alle proprie spalle. Il mafioso si voltò appena, il volto severo si fissò su di lei, non appena la vide.

-Oh, eccoti finalmente, Aiko...o dovrei chiamarti Fujiko? Penso sarebbe più appropriato, non credi anche tu?- Seppure avesse cinquant'anni, i suoi occhi non mostravano età quando era arrabbiato. L'azzurro denso e ghiacciato delle sue pupille si fissava sull'interlocutore con una profonda furia che raramente una persona avrebbe potuto avere e tutto di lui diventava minaccioso e imponente. La donna sobbalzò e, cercando di non nasconderlo nemmeno, avvicinò d'istinto la mano destra alla gonna, pronta ad estrarre una piccola pistola che nascondeva lì sotto ma l'altro fu più rapido di lei.

-Non ti conviene provarci, Fujiko. Ricordati che sei nella mia villa, sarebbe davvero sciocco spararmi qui pensando anche di farla franca.-

-Cosa vuoi da me?-

-Tu e i tuoi amichetti siete piuttosto famosi e in particolare tu, con quel corpicino, non puoi in nessun modo passare inosservata. Io sono al mondo da più tempo di ognuno di voi, pensavate davvero di ingannarmi col trucchetto della segretaria carina e innocente?-

-Vuoi uccidermi, è così?-

-Dipende da ciò che deciderai di fare, Fujiko. Io sono un uomo di classe, non farei mai male a una donna e per questo ti faccio una proposta. Se mi spieghi il piano di Lupin io ti lascerò andare via sana e salva dopo che saranno passati di qui e che li avrò catturati, in più potrai portare via qualche oggetto, qualunque desideri anche se ovviamente con un certo limite. Allora, cosa scegli di fare?- Sul volto di Beltrand si era dipinto, all'improvviso, un sottile sorrisetto maligno e furbo, che fece tremare le gambe di Fujiko.

La donna lo guardava, fingendo di essere forte quando, in realtà, sentiva di stare per cedere da un momento all'altro ma provò a resistere. Strinse i denti e pensò a come uscire dalla situazione. Sapeva che Lupin era capace di superare qualsiasi difficoltà, per questo fino ad allora non si era mai preoccupata delle conseguenze di certe proprie azioni ma quel momento era diverso, Beltrand era un uomo estremamente pericoloso e lei non sapeva proprio che cosa fare. Era sicura solo di una cosa, il piano ormai era saltato.

Un colpo di pistola mandò in frantumi un vaso appoggiato ad un comodino, interrompendo il flusso di pensieri della donna.

-Capo, tutto bene?- Gridò una voce oltre la porta.

-Non vi preoccupate, non è niente di grave.- Rispose lui, tornando a sorridere verso Fujiko.

-Non hai tutto il tempo del mondo, devi scegliere e in fretta o farai la stessa fine di quel vaso.-

Senza alcuna via di fuga, fu costretta a sedersi davanti alla scrivania. Le forze le venivano meno e ormai la sua volontà era stata spezzata. Era in trappola.

“Perdonami, Lupin.”

-Il piano è semplice...colpiranno all'una di notte, intrufolandosi nella stanza blindata. Hanno i mezzi necessari quindi gli sarà facile farlo in poco tempo e senza farsi notare.-

-Molto bene, vorrà dire che quando entreranno nella stanza si troveranno davanti una persona molto speciale e non sarà divertente per loro giocare con lui al gatto e il topo. Ora, però, torniamo agli affari...allora, quanto vuoi per questa informazione?- Domandò Beltrand sedendosi sulla poltrona in pelle, tenendo la pistola puntata contro Fujiko.

 

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Capitolo 5
*** L'incontro con la morte e la notte ***


Il momento di entrare nel capanno era arrivato. Aveva chiuso tutte le uscite di sicurezza senza che loro se ne accorgessero e ora, finalmente, si trovava davanti all'entrata principale. Aprì la porta e se la chiuse alle spalle con un pesante catenaccio; attorno a lui regnava il buio. Siccome il tramonto era ormai passato da un pezzo, solo alcuni punti erano illuminati dalla luna già alta in cielo.

Già con la pistola in mano, pronto a far fuoco, il killer si addentrò nell'oscurità del capannone alla ricerca delle proprie prede. L'edificio era composto solo dal piano terra e in precedenza era occupato da una ditta di piccole dimensioni e poco importante, quindi le sale non erano molte. Jigen e Goemon non potevano spostarsi da dove stavano dato che Lupin era ferito e questo l'uomo lo sapeva molto bene; ciò lo avvantaggiava parecchio e proprio su questo si basava la sua tattica. Aspettare ancora altro tempo sarebbe stato inutile, loro sapevano della sua presenza tanto quanto lui sapeva della loro perciò per nessuno ci sarebbe stata una qualche sorpresa.

Il pistolero e il samurai attendevano accanto alle uniche due entrate della stanza in cui si erano rifugiati con Lupin, quest'ultimo ancora giaceva a terra svenuto, il sangue continuava a macchiargli la parte inferiore della camicia, raggiungendo il pavimento e creando una pozza sempre più larga sotto il suo corpo.

Il killer camminava con calma, reprimendo il forte desiderio di accendersi una sigaretta. Non c'era bisogno di andare troppo rapidamente, dopotutto e l'attesa, sospesa nel puro silenzio che finalmente regnava incontrastato insieme al buio in tutto l'edificio, diventava più gustosa di secondo in secondo. Si trattava di un incontro con la morte per qualcuno in quel capannone e la strada per il patibolo era lenta e andava gustata in ogni suo attimo.

-E' dal tuo lato?- Domandò uno a bassa voce.

-Sì.- Rispose l'altro con risolutezza.

Con uno scatto Goemon balzò oltre l'entrata della stanza sfoderando di colpo la spada e lanciando un urlo per farsi forza ma si ritrovò sollevato da terra dal killer, all'improvviso, per poi cadere dolorosamente. La katana volò lontano.

Illuminata dai pallidi raggi lunari, la pistola di Jigen scintillò nell'oscurità ma non fece in tempo a sparare che si ritrovò costretto a buttarsi a terra per schivare un proiettile del loro aguzzino, per poi ritrovarsi sbattuto contro il muro alle proprie spalle da un forte calcio al ventre tirato dall'uomo misterioso.

-Inizierò da te, Jigen Daisuke.- Disse l'uomo puntandogli contro la propria arma.

Uno sparo lo colpì a un fianco, un secondo subito dopo gli raggiunse il petto e, non appena si voltò per vedere da dove provenissero quei colpi, un terzo gli fece volare via la maschera, la quale si schiantò contro il pavimento rompendosi. Guardò davanti a sé e, incredulo, lo vide. Lupin gli stava di fonte, in piedi, sorridente e con una pistola stretta nella mano destra.

-Tu...tu eri ferito!-

-Sbagliato, caro Beltrand!- Esclamò il ladro staccandosi dal fianco una pellicola di plastica tinta di rosso e scoprendo una finta ferita.

-Sai, penso dovrei darmi al trucco per cinema o teatro, sono proprio bravo a creare queste cose! Non è stato molto semplice creare un meccanismo abbastanza piccolo e che spruzzasse così tanto sangue finto, Goemon ha dovuto darmi una mano a cambiare il serbatoio o il mio scherzetto sarebbe fallito miseramente. Ci sei proprio cascato, eh?-

-Ma come è possibile..io ero sicuro di averti colpito!-

-Esatto, eri è proprio il giusto termine. Ora mi spiace ma il tuo giochetto finisce qui.-

-Qualcuno può spiegarmi cosa sta succedendo qui?- Domandò Jigen rialzandosi, irritato.

-Un gioco nel gioco, ecco cosa sta succedendo. Beltrand è ambientato a questa storiella dell'inseguimento, è il suo unico modo per sfogarsi e dimenticare la vita da mafioso in pensione e risentire il brivido dell'omicidio e della caccia. Questo è ciò che spetta a chiunque provi anche solo a sfiorare il suo patrimonio, giusto Beltrand?-

-Maledetto...chi te l'ha detto?-

-Un vecchio amico. Voleva provare a rubare il tuo patrimonio nonostante sapesse a cosa andava incontro e infatti ha fatto proprio la fine di tutte le altre prede ma la vera domanda è: Perché tu lo fai?-

-Non sono affari tuoi.-

-Bene, allora noi ce ne andiamo. Forza ragazzi, prendete tutta la vostra roba che si torna a casa.-

-Aspetta! Ti prego, aiutami...non voglio morire ora...-

Lupin lo guardò negli occhi per un attimo e si accese una sigaretta, passandola poi all'uomo.

-Su questo mi spiace ma non posso più aiutarti. Sapevi che entrare in questa stanza sarebbe stato un incontro con la morte per noi o per te, giusto? E allora perché non hai sparato a ognuno di noi subito? Non è che forse vuoi proprio morire?-

Beltrand non rispose, si limitò ad abbassare lo sguardo ma qualcosa nel suo volto cambiò, l'ombra di severità che lo permeava scomparve subito alle parole del ladro, mutando in un sottile velo di tristezza scosso solo dal dolore causato dalle ferite.

-Mia figlia...è ancora...piccola...- Mormorò, mentre le forze lo abbandonavano.

-Capisco. Non ti preoccupare per lei, Fujiko non toccherà nulla del tuo patrimonio ma probabilmente se ne sarà già andata dalla villa da un pezzo.-

-Grazie, Lupin...grazie.-

 

Quando le prime luci dell'alba riempirono il cielo, Lupin e i suoi compagni si erano allontanati già da un pezzo dalla villa di Beltrand, davanti alla quale ora giaceva il corpo morente dell'uomo. Fujiko, proprio come aveva supposto Lupin, se ne era andata e il patrimonio non era stato nemmeno sfiorato dalla donna.

-Lupin, tu sapevi tutto?- Gli domandò Jigen sconcertato.

-Sì ma volevo averne una conferma. Solo morendo avrebbe potuto finalmente esaudire il proprio desiderio alla figlia, la quale lo ha ripudiato da anni per il suo passato da criminale. In parole povere abbiamo esaudito il suo desiderio, era per questo che svolgeva quel gioco della caccia da ormai molto tempo, cercava la morte.-

-E tu come facevi a sapere tutto questo?-

-Questa è una cosa che non ha importanza Jigen, l'importante è che alla fine è andato tutto bene, no?-

-Ma dimmi, sei serio? Ce ne stiamo tornando a casa con niente fra le mani e avremmo potuto rimetterci le penne! Beh almeno non abbiamo incontrato paparino lungo la strada...- Sbottò Jigen prima di calarsi il cappello sugli occhi e addormentarsi.

-Già, hai proprio ragione...- Mormorò Lupin alla guida. In cuor suo ripensava a Beltrand e al suo rapporto con la figlia e non poté fare a meno di chiedersi se in futuro, quando lui avrebbe avuto una famiglia, gli sarebbe successa o meno la stessa cosa.

Accompagnata dalle rosee e tenui luci del mattino, la vecchia Fiat 500, compagna della banda di ladri da anni, percorreva con calma la strada immersa nella campagna. Nessun inseguimento le metteva fretta ora ma di sicuro, in futuro qualche altra avventura l'avrebbe scossa e come sempre avrebbe trasportato i propri compagni fuori da ogni pericolo come aveva sempre fatto, come se facesse anch'essa parte della banda di Lupin.


-Nota dell'autore-
Finalmente l'ultimo capitolo! E' la prima volta che riesco a portare a termine una storia ma in questo caso si trattava di qualcosa di molto breve che, però, spero sia piaciuto. Ringrazio tutti coloro che hanno seguito fin qua questa storia, sono il motivo principale per cui sono riuscito a portarla a termine e penso proprio che in futuro farò ancora progetti su Lupin ma non penso che saranno tutti racconti. Infatti il prossimo lavoro che vorrei realizzare è un fumetto su Zenigata ma ancoradevo sviluppare bene l'idea.
Detto ciò, un grazie di cuore a tutti quanti e alla prossima!!

 

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