Danse Macabre

di koopafreak
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ouverture ***
Capitolo 2: *** Allegretto ***
Capitolo 3: *** Acciaccatura ***
Capitolo 4: *** Détaché ***
Capitolo 5: *** Fausse note obligée ***
Capitolo 6: *** Melisma ***
Capitolo 7: *** Morendo ***
Capitolo 8: *** Melisma [ripresa] ***
Capitolo 9: *** Assolo scordato ***
Capitolo 10: *** Silenzio ***



Capitolo 1
*** Ouverture ***


Danse Macabre - Ouverture

Personaggi: Luigi, Re Boo, Mario (menzionato), Yoshi (menzionato), Toad (menzionato), Daisy (menzionata), Peach (menzionata), Rosalinda (menzionata), Bowser (menzionato), OC.
Genere: Introspettivo, Soprannaturale.
Pairing: Het, Shonen-ai (unilaterale), Crack Pairing.
Note: Nessuna.


Ouverture



« Stanco? »

« Di te? Sempre. » Il tono non fu brusco, ma arrendevole, quasi un mormorio. Per caso era tornato a giocargli qualche altro brutto scherzo?

Il fantasma sfoderò le zanne in un risolino tagliente, nient'affatto piccato dalla risposta. Non che avesse chiesto per premura, bensì soltanto per stuzzicare. « Suvvia, per un paio di gusci blu mi metti il broncio. Ormai dovresti essere avvezzo a questo ed altro. » Si raddrizzò con indifferenza la coroncina più leggera e modesta che usava sfoggiare durante le competizioni su quattro ruote, quella senza la grande ametista incastonata al centro.

Due gusci blu, uno appresso all'altro, che mi sono costati il primo posto. Luigi tirò un sorso di granita alle mandorle dalla cannuccia, leggermente ingobbito sul tavolino occupato da lui solo mentre gli altri concorrenti erano rimontati in sella e partiti verso casa già da un pezzo. Nutriva la ferrea convinzione che lo spirito avesse barato, poiché ricevere ben due volte di seguito lo stesso tipo d'arma dal cubo oggetto magari non era impossibile, ma certo era altamente improbabile in termini matematici. E Re Boo era comunemente noto per la pessima tendenza a giocare sporco anziché per la sua fortuna.

« La tua tenera donzella? » domandò questi tingendo la voce di una dose d'ironia. Daisy non gli piaceva: troppo rumorosa, esuberante e la sua presenza era una distrazione per Luigi.

« Serata per sole donne con Peach e Rosalinda » rispose l'idraulico sbrigativo senza spostare la visiera calata sugli occhi. Mario e Yoshi, rispettivamente primo e secondo gradino del podio, erano già partiti insieme a Toad e compagnia bella per una piccola festicciola tra le mura domestiche. Il fratellino non era proprio in ansia di prendervi parte, attardandosi in uno dei chioschi nei pressi del Circuito di Mario, ora deserto, dove si era tenuta come sempre la cerimonia di premiazione. La strada e i marciapiedi erano ricoperti di un generoso strato di coriandoli variopinti che gli spazzini avrebbero rimosso la mattina seguente, cancellando l'ultima prova della vittoria che purtroppo non era toccata a lui quel giorno.

La sua scarsa collaborazione nel reggere la conversazione non scoraggiò il grosso boo che sorrise smagliantemente alla luce del tardo meriggio, fluttuando sopra l’unica sedia libera come se di fatto intendesse occuparla. « Potremmo concederci un incontro da solo a solo. »

Stavolta l'idraulico si decise a sollevare lo sguardo e non per trasmettere cordialità.

« Coi kart » precisò il fantasma ricambiando la fredda diffidenza di fronte con un ghigno sfrontato. « Una rivincita a tu per tu, che te ne pare? »

« Come se tu avessi corso per vincere, oggi. » Tutte le volte che Luigi si era azzardato a gettare uno sguardo alle spalle durante la gara, si era sempre ritrovato quel sorrisetto irritante puntato addosso. Aveva perso il conto di quanti gusci gli erano stati mitragliati dalla medesima direzione.

« A differenza di voi morituri che vi fate la guerra per una coppa vuota, io corro anche con l'intento di divertirmi » affermò lo spettro adottando un'espressione così savia e vissuta che Luigi rimpianse di non aver portato con sé il suo efficiente Poltergust 5000 per rimuovergliela dalla faccia. « Ti spiace se mi siedo? »

Ammesso che tu riesca a starci su quella seggiolina. « Non ho nulla con cui impedirtelo » disse l'idraulico con un velo di rassegnazione, tuttora di malumore nei confronti del boo che al suo solito non si degnò di recepire il messaggio o, se lo aveva fatto, non ne dava segno. La confidenza ormai instaurata tra i due li rendeva a sguardi estranei una coppia di amici che si stava tranquillamente intrattenendo in ciarle. Luigi era tuttavia ben consapevole della minaccia che l'altro poteva rappresentargli, ma sapeva anche riconoscere quando quest'ultimo aveva intenzioni maligne o solamente voglia di ingannare placidamente il tempo.

Il sovrano si accertò che non vi fossero sguardi indiscreti nei paraggi prima di mantenere la parola e stupire il suo idraulico preferito mostrandosi nelle originarie sembianze: un'abilità padroneggiata soltanto dal più potente tra i boo. Le dimensioni del corpo di ectoplasma si ridussero sin quasi alla grandezza di una testa normale, sotto la quale si diramarono in spirali di fumo le esili membra che pian piano acquisirono nitidezza come una vecchia foto sopravvissuta negli anni. Tutto dello spettro regale non sconfinava dalla scala del grigio fino ad affievolirsi nel bianco cereo della pelle, ad eccezione degli occhi feroci e della lingua bluastra che schernevole faceva capolino tra le labbra, offrendo a malapena una reminiscenza incolore di colui che era stato nella sua vita precedente: senza dubbio di natali aristocratici, a giudicare dall'aspetto raffinato della giacca a due code e del panciotto abbelliti da intarsi elaborati, dai merletti sopraffini del bavero e dei polsini e dai lucidi scarpini col tacco, rendendo un'immagine sbiadita della moda settecentesca.

Il viso tondo come una zucca stonava con la fragilità che quel corpo gracile ispirava, tuttavia il padrone vi si muoveva sicuro a proprio agio, accavallando compostamente le gambe ed appoggiando un braccio sullo schienale per accomodarsi senza staccare le pupille lampeggianti di malizia dal suo interlocutore. Anche la capigliatura non si distanziava molto dallo stile dell'epoca in cui doveva essere deceduto, seppur acconciata in maniera meno estrosa rispetto allo standard, con boccoli argentei che contornavano il viso e una piccola coda di cavallo sulla nuca, tenuta insieme da un nastro. Curiosamente le basette pronunciate ed il ciuffo arricciato dietro la testa ricordavano gli arti e la coda di boo.

Lo spettro poggiò il mento su una mano rivestita di un guanto candido, continuando ostinatamente a fissare l'altro con l'intensità di un micio furbastro in attesa di una reazione del topolino in trappola.

« Perché non giri sempre così? » fu la domanda legittima da parte di Luigi, sentitosi in obbligo di rompere il silenzio che minacciava di impregnarsi d'imbarazzo.

« Sono panni caduti fuori moda da secoli, che figura ci farei? La gente mi darebbe dell'antiquato » obiettò Re Boo con tono indulgente. « Anche se ai miei giorni erano considerati all'ultimo grido. »

Luigi si lasciò dominare dalla curiosità e gettò uno sguardo attento sullo stravagante personaggio che gli permise di studiarlo restando in posa come una scultura di pregio. Aveva letto abbastanza libri per aver consolidato l'ipotesi che un fantasma sapesse riprodurre soltanto l'aspetto in cui aveva esalato l'ultimo respiro, eppure con Re Boo era difficile stabilire con precisione quanti anni potesse aver avuto prima di spirare: di certo era impossibile definirlo anziano, col volto privo dei segni del tempo e quell'atteggiamento pimpante, anzi sembrava addirittura nel fiore dell'età. Inoltre gli abiti erano come nuovi e non vi erano danni o ferite visibili a comprovare la causa della sua dipartita. « Come è successo? » si arrischiò a chiedere l'idraulico, augurandosi di non suonare indiscreto.

« Oh, è stato terribile! » trillò lo spettro lusingato dalla domanda, tanto che il capo fluttuò separato dal resto per un istante provocando un brivido dall'altra parte del tavolo. « Lo sai che sono stato tra i primi eletti ad aver saggiato il soffio della ghigliottina sul collo? Purtroppo non ho goduto di un pubblico alla stregua del Re di Francia, ma è stata comunque una bella esecuzione. Avresti dovuto esserci. Ah, i tempi gloriosi delle decapitazioni » sospirò nostalgico rievocando un flusso di atroci e meravigliosi ricordi. « La lama cade, la testa è tagliata in un batter d'occhio, l'uomo non è più » decantò quelle parole come se fossero pura poesia. « Rimembro ancora gli incessanti lamenti dei tormentati dal vaiolo nell'oblio della notte, il pianto degli sventurati in attesa nelle lorde cellette del loro turno per il boia... Non la finisci, quella? » Si interruppe indicando con interesse il bicchiere mezzo pieno che il proprio ascoltatore aveva lievemente scansato dopo aver perso l'appetito alla macabra rivelazione.

Luigi fece scorrere l'oggetto sulla superficie liscia del tavolino e Re Boo si servì compiaciuto. « Sei un po' troppo impressionabile. Credevo di essere riuscito ad indurire quella scorza molle che ti ritrovi dopo tutte le insidie che ho messo a punto solo per te » lo rimproverò allegramente prima di infilarsi in bocca una cucchiaiata di granita, ostentando un verso di gradimento quasi indecente. Non nascose la propria soddisfazione quando Luigi gli arrossì davanti e si movicchiò a disagio sulla sedia, visto che aveva usato lui per primo la posata. Adorava fargli smarrire il suo contegno.

I boo cessavano di subire la schiavitù della fame dal primo giorno di morte, ma ciò non impediva loro di appagare qualche sfizio goloso di tanto in tanto, forse suscettibili ad un'antica nostalgia dei sapori. Re Boo in particolare aveva un debole per i dolci: l'idraulico se ne era accorto quando le liquirizie che aveva l'abitudine di tenere nel taschino della salopette avevano iniziato a sparire per magia tra una corsa coi kart e l'altra, per poi scorgere lo spirito in questione ridacchiare felice con la lingua annerita. Luigi gli aveva già fatto presente che non gliele avrebbe negate se si fosse disturbato a chiedere, ma lo spettro gli aveva risposto sereno che era più divertente così. Persino quando era stato l'idraulico ad offrirgliene una, Re Boo aveva rifiutato quasi con disdegno e dopo qualche minuto Luigi si era accorto di avere una caramella in meno in saccoccia. Ciononostante non aveva smesso di rinnovare le scorte, pazientando di riuscire a coglierlo in flagrante almeno una volta e concludendo l'ultima gara su quattro ruote con la tasca di nuovo svuotata, oltre al bruciore della sconfitta.

« Posso portarvi dell'altro? » Una toad con pois gialli sul capo ed un vezzoso vestitino rosa si appropinquò tentando di dissimulare la propria curiosità verso il bizzarro individuo che sedeva accanto al più riservato dei fratelli Mario, leggendo nel ghigno affilato che le si distese davanti un raccapricciante presentimento che d'istinto la fece arretrare di un passo. Fu solo grazie alla presenza sicura del secondo paladino del regno che la toad mantenne abbastanza sangue freddo per non venir meno, incapace tuttavia di reprimere una certa fretta nell'allontanarsi dopo che lo sconosciuto aveva ordinato la coppa di gelato più costosa sul menu e le aveva strizzato l'occhio riconsegnandole la carta.

« Potresti smetterla, per favore? » lo riprese Luigi a disagio. Sembrava davvero che lo spettro non potesse fare a meno di provocare chiunque a suo tiro.

« Di fare cosa? » si schermì questi con la solita faccia tosta. « Grazie, chérie » disse mellifluo quando venne celermente accontentato, rivolgendo un altro sorriso tutto denti alla toad che intimidita rientrò svelta nel locale restituendo loro la privacy mentre un brivido gelido le risaliva la schiena. « Vuoi favorire? » Sistemò la coppa invitante al centro del tavolo, lasciandogli disponibile il cucchiaino pulito e continuando ad usare l'altro che il giovane gli aveva ceduto, o meglio, del quale lui si era illegittimamente impossessato.

Luigi rifiutò con cortesia, immaginando che qualcuno avrebbe potuto costruirsi strane idee se avesse assistito per caso alla scena in cui loro due si servivano dallo stesso dessert e con Re Boo che si sporgeva verso di lui, comunicando fin troppa affabilità come una scolaretta giuliva.

Ad ogni modo, era già da qualche tempo che questi manifestava una curiosa ricerca di attenzioni e gli si approcciava con nonchalance durante le pause tra le corse coi kart, unica occasione che avevano di rivedersi al di fuori dei loro soliti ruoli: l'uno il grande spettro malvagio che aspirava a stravolgere l'armonia fra le ombre ed i vivi e, l'altro, l'umile acchiappafantasmi in erba ancora alle prese con la propria phasmofobia. Fino ad allora il lugubre sovrano si era limitato a qualche frasetta di circostanza buttata lì, tipo 'Alquanto scialba la concorrenza quest'oggi, nevvéro?' o 'Bowser ha sempre avuto un gusto grossolano per l'arredo', fluttuandosene via senza attendere una replica davanti lo sguardo perplesso di Luigi. Quella era la prima volta che Re Boo pareva essersi deciso ad intraprendere un dialogo da pari a pari, calatosi al livello del mortale paladino fino ad acconsentire di mostrare il suo volto precedente.

« Insisto che ne provi almeno un boccone. Ti fa venir voglia di resuscitare. » Assaporò soddisfatto una seconda cucchiaiata quasi spacciandola per ambrosia divina, tentando di convincere il silenzioso commensale a dargli quel piccolo contentino. « Accettalo come un pegno di scusa da parte mia per aver ostacolato le tue ambizioni di gloria durante la corsa di oggi. »

Luigi gettò un'occhiata alla coppa. Proprio a forma di cuore doveva sceglierla?, rifletté leggermente a disagio. Si girò intorno guardingo per assicurarsi che nessuno li stesse spiando dalla finestra del locale, prima di afferrare il cucchiaino intoccato e scavare nella zona opposta dove il fantasma si stava abbuffando.

« Questa sì che è una coppa per cui correrei volentieri » asserì convinto Re Boo, sporgendo la punta della lingua a un angolo della bocca con fare spiritoso. Gli occhi profondi dello spettro baluginarono vittoriosi scorgendo un sorrisetto affiorare di fronte. Aveva scoperto che gli piaceva osservare Luigi mangiare: quando qualcosa gli garbava particolarmente aveva un'espressione così serena e soddisfatta che il defunto re non finiva mai di trovare adorabile. « È stato un italiano ad inventare il gelato » disse casuale, abbandonando l'amaretto per passare alla crema.

Il giovane fratello Mario sollevò interessato lo sguardo, col cucchiaino tra i denti.

Re Boo cercò di astenersi dal ridacchiare. « Un siciliano, per l'esattezza » cominciò a spiegare senza interrompere la degustazione, tenendo la posata tra l'indice e il pollice ed il mignolo alzato. « Ha aperto un café nel cuore palpitante di Parigi dove si riunivano le menti più argute del XVIII secolo. Voltaire, d'Alembert, Diderot... È stato lì che ho incontrato il dottor Guillotin, col quale ho avuto diletto a indulgere in lunghe, illuminanti chiacchierate. Abbiamo sempre condiviso una certa intesa, malgrado l'opinione pubblica fosse stata distratta dalla sua eccentricità e non ne avesse subito compreso il vero genio. »

Ascoltando rapito stralci di storia di un'esistenza passata, confidatigli cordialmente tra un gusto di gelato e l'altro fino a raschiare il fondo della coppa, Luigi apprese con sommo sbalordimento che non solo Re Boo era stato un assiduo visitatore del suo mondo d'origine, ma ne apprezzava inoltre la cultura e principalmente la dimensione estetica e artistica dell'esperienza umana. Un'ulteriore rivelazione poi lo lasciò a bocca aperta.

« Tu hai conosciuto Luigi XVI? » ripeté affascinato.

Lo spettro fece roteare con indifferenza il cucchiaino tra le dita, come se stessero discutendo di una banalità quotidiana. « Luis le Dernier, sì. Deludente conversatore e di apatica compagnia. La sua consorte, invece, amabile provocatrice e invidiabile maestra del giogo d'azzardo. Le sue feste erano le più sfarzose a cui abbia mai presenziato. » Stabilì che l'espressione esterrefatta dinnanzi meritava un ritratto. « Sono stato anche nella vostra bella Italia » aggiunse con aria sorniona, godendosi il momento esatto in cui la sorpresa del suo gentile pubblico sfociò in entusiasmo.

« Dove, di preciso? » domandò Luigi, ormai incapace di contenere la propria curiosità. Sognava sin da bambino di potersi permettere un viaggio nella terra dei suoi genitori, ma le vincolanti responsabilità nel Regno dei Funghi ed i pochi fondi a disposizione nel conto in banca a New York lo avevano costretto a rettificare la lista delle sue priorità.

« Questa è una storia che riserverò per una volta seguente, se vorrai ancora gradire la compagnia di questo povero boo annoiato. » Lo spettro gli rivolse uno sguardo triste e indifeso, ricordandogli il suo poltercucciolo quando doveva lasciarlo solo a casa per uscire ad attendere agli impegni quotidiani (commissioni, lavandini da sturare, sequestri di principessa, ecc.); peccato per i denti acuminati che rovinavano l'effetto.

Luigi incrociò le braccia dubbioso. « Perché sei così gentile? »

« Come ho già detto: mi annoio. E tu sei un bravo ascoltatore. »

« Chi mi dice che non sia un tranello? »

« Puoi sempre portarti dietro quel tuo aspirapolvere infernale » concesse Re Boo con un sospiro. Detestava immensamente anche solo la vista dell'orrendo marchingegno che aveva il potere di imprigionarlo neppure fosse un misero grumo di sporcizia, ma se era quello il compromesso da scontare per rivedere in privato il suo idraulico preferito...

Questi prese il suo tempo per ponderarvi con attenzione. Per la prima volta, il timido e prudente Luigi parve cedere al brivido della novità. Quel lato imprevedibile dello spettro re aveva ridestato la sua sete di sapere sul mondo inesplorato dei fantasmi che infestavano le lande più tetre del regno. Se Re Boo sembrava accondiscendente a rivelargli dell'altro sulla natura enigmatica dei suoi simili, nonostante la scarsa fiducia che riponeva in quell'insolita tregua, sentiva che scartare a priori tale occasione lo avrebbe portato a rimuginarci in futuro. Oltre a ciò, non lo negò a se stesso, scoprire di più sul suo valido opponente lo allettava. « Stesso posto. Dopo il torneo della settimana prossima. »

« Ad una condizione. » Re Boo drizzò l'indice. « Tutto ciò che ascolterai resterà in confidenza tra noi due. »

Un patto venne dunque stipulato alla debole luce delle prime stelle.

Il lugubre sovrano osservò il giovane accomiatarsi educatamente e lasciare paga e mancia sul tavolino, prima di salire in sella alla sua moto e fare rotta verso casa col sollievo che per allora i festeggiamenti dovevano essere quasi terminati. Re Boo se la prese con molta più calma invece e chiamò la cameriera che non aveva avuto il coraggio di informarli che l'ora di chiusura era stata abbondantemente superata, facendole dolcemente cenno con un dito dopo averla pizzicata a sbirciare dietro le tendine della finestra. « Mi aggrada questo posto. Ho deciso che ci tornerò più spesso » proferì non appena la toad ubbidiente si fu avvicinata con malcelato timore impresso sui lineamenti.

« Grazie, signore. »

Non gli sfuggì la mancanza di entusiasmo nella risposta, ma poco gli importava. « Confido inoltre che di questo incontro, e degli altri che seguiranno, giammai se ne farà parola con anima viva. N'est-ce pas, chérie? »

« Sarò una tomba, signore » giurò la toad sotto il peso di quello sguardo tagliente che la trapassò come una lama gelida.

« In effetti quella sarebbe l'alternativa » ridacchiò il figuro facendole venire la pelle d'oca. « Non sarà un problema prorogare l'orario di apertura di qualche oretta, allora. Non tutti i giorni ovviamente, soltanto quando verrà informata del nostro arrivo. »

La toad deglutì sconfortata, chiedendosi in quale ginepraio si fosse appena cacciata. « No, signore. »

« E per il dessert... »

« Offre la casa. »

« Be', posso dire che la generosità sia la sua seconda qualità migliore, chérie, dopo la piacevolezza della sua presenza. » Il terrificante energumeno scattò in piedi, sfoderando la formidabile dentatura in un ghigno a mezzaluna, e con un gesto elegante del polso le rivolse una leggera riverenza a cui ella ricambiò meccanicamente, piegando le ginocchia come se una mano invisibile le avesse premuto sul capo bulboso.

Quasi collassò sull'aiuola accanto quando questi fu abbastanza lontano da ignorare la perdita di contegno, camminando con allegra baldanza e facendo volteggiare il bastone da passeggio che si era materializzato tra le sue dita, portante una voluminosa ametista incastonata in cima a mo' di pomo.

Re Boo non poteva ritenersi più compiaciuto. Aveva nutrito certezze sin dall'inizio sulla reazione favorevole di Luigi, e che sarebbe bastato svelargli una parte infinitesimale dei suoi segreti per riuscire a persuaderlo. A differenza di tutte le altre creature nel Mondo dei Funghi, il paladino in verde non rifuggiva le insidiose meraviglie di quella che non si poteva definire né morte né vita, ma un limbo perpetuo dove l'esistenza procedeva secondo altre regole e molte delle quali le aveva dettate il re medesimo. Aveva testimoniato in prima persona che il suo degno avversario in fondo ne fosse attratto e, nel momento in cui quest'ultimo aveva adottato il poltercucciolo, aveva accolto un frammento di quell'infinita oscurità nella sua stessa casa.

Confidava pienamente che, con la giusta dose di pazienza e perseveranza, lo avrebbe convinto a passare dalla propria parte, una volta mostratogli quanto infime erano le soddisfazioni che poteva riscuotere dalla vita e quanto grandi i doni che avrebbe potuto offrirgli se soltanto glielo avesse permesso.

Avvertì con fastidio il gelato squagliato sciabordargli dentro a ritmo dei suoi passi. Purtroppo ostentare l'apparenza umana che aveva perduto (assieme alla costanza della tangibilità) richiedeva la dovuta concentrazione, onde evitare che i resti liquefatti del suo spuntino colassero fuori dai vestiti inzaccherando il pavimento. Se ne sarebbe disfatto con discrezione prima di rimontare sul kart: non poteva fare altrimenti, non essendo più in possesso degli organi interni.


Nota d'autrice:

La fissa per questi due non mi passa... aiuto. Sto addirittura covando la malsana idea di scrivere di più su di loro.
Alcuni dettagli significativi in questa one-shot divergono dalla precedente nella quale ho trattato la sfera di Re Boo in maniera decisamente superficiale ed approssimativa, mentre qui ho deciso di attribuirgli un passato e soprattutto offrire una versione meglio approfondita di lui e del suo rapporto con Luigi. Mi ha affascinato molto l'idea che il fantasma possedesse la capacità di riassumere il suo aspetto da vivo e descriverlo è stata la parte dell'intero capitolo in cui mi sono divertita di più.

Riservo i miei doverosi ringraziamenti & un abbraccio virtuale all'utente Lulumiao, per la sua pazienza di beta ogni volta che mi rivolgo a lei e per i suoi preziosi consigli nella stesura della fanfiction.


« Le coteau tombe, la tête est tranchée à la vitesse du regard, l'homme n'est plus. »
J.I. Guillotin


Luigi, Re Boo & tutti i personaggi ivi citati dell'universo dei Mario Bros. © Nintendo


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Capitolo 2
*** Allegretto ***


l

Personaggi: Luigi, Re Boo, Mario (menzionato), Peach (menzionata), OC.
Genere: Soprannaturale, Dark, Commedia.
Pairing: Shonen-ai (unilaterale), Crack Pairing.
Note: Tematiche delicate.



Allegretto



Oriella scoccò nervosa un altro sguardo verso i tavolini di fuori, scostando con una mano tremante le tendine col motivo a fragoline di bosco. Re Boo era stato il primo ad arrivare, incedendo sui tacchetti squadrati ed occupando la sedia dove si era seduto la prima volta come se ormai fosse riservata a lui. In principio la toad aveva stentato a riconoscerlo dietro l'infida facciata di nobiluomo d'altri tempi, ma l'inconfondibile coroncina a cinque punte, il ghigno terrificante e soprattutto quegli occhi profondi come l'oblio che le avevano mostrato visioni atroci nell’attimo in cui aveva osato soffermarvisi, non si potevano certo individuare addosso a chiunque.

Quella mattina la toad aveva trovato una lettera sul suo zerbino, dove in una manciata di parole tracciate con una calligrafia ondeggiante e affilata le era stato comunicato, cioè ordinato, di attardarsi oltre il solito orario serale. Il fatto che fossero risaliti addirittura alla sua casa significava che ormai ci era dentro fino al collo. Aveva già accarezzato più volte l'idea di supplicare l'intervento della principessa o di Mario, ma il timore delle conseguenze a venir meno al ricatto la bloccava ed era sicura che il lugubre sovrano avrebbe comunque escogitato il modo di farle rimpiangere un suo tradimento. Neanche tutti i soldati dell'intero reame parati davanti la porta d'ingresso sarebbero stati capaci di costituirgli ostacolo alcuno.

La toad udì l’avvicinarsi di un secondo motore e si domandò ansiosa se persino Luigi fosse rimasto intrappolato in qualche modo, come lei, nella tela del fantasma. Eppure l'improbabile convitato non pareva proprio palesare l'espressione di chi non desiderava essere lì in quel momento, anzi le sembrava incredibilmente rilassato a dispetto delle circostanze. Avvertì il cuore riempirsi di speranza non appena quest'ultimo, scendendo dal kart, estrasse il Poltergust 5000 da sotto il sedile e se lo mise in spalla. Tuttavia le aspettative della giovane cameriera ebbero vita tristemente breve quando lui non diede segno di farne uso, prendendo posto davanti allo spettrale interlocutore e sistemandosi con lo schienale di lato per stare più comodo.

Scorse Re Boo manifestare una smorfia di fastidio alla vista dell'odiato aggeggio, per poi borbottare qualcosa all'idraulico che rimase indifferente alle lamentele e mosse le labbra per rispondergli senza scomporsi. Non si poteva definire quella aria di battaglia.

Sconfortata, Oriella aggiunse qualche altra goccia di tintura madre di passiflora nel suo mezzo bicchier d'acqua. Il sol pensiero di sostenere nuovamente quello sguardo le provocava tremori incontrollati e doveva concentrarsi per evitare di rovesciare il rimedio sul pavimento. Aveva smesso di chiedersi come era possibile che Luigi se ne restasse così impassibile persino a quella vicinanza, come se gli fosse garantita immunità dall'effetto funesto degli occhiacci bui forse riservato a lei soltanto in un crudele ammonimento a non dimenticare a chi doveva lealtà ora.

La prima volta che vi si era imbattuta, le avevano proiettato nella mente come si sarebbe spezzata il collo scivolando giù dalla rampa di scale di casa sua; la seconda invece come si sarebbe fritta le cervella se la radio che lei aveva il vizio di tenere sul bordo della vasca fosse malauguratamente caduta nell'acqua schiumosa; la terza come si sarebbe spiaccicata per terra se fosse precipitata dal tetto mentre era intenta a ripulire la canna fumaria del camino da quello che si sarebbe rivelato essere un grosso favo di api, dopo essere stata sfigurata dalle punture ed entrata in shock anafilattico. I dettagli vividi del suo cadavere tumefatto dai ponfi violacei ancora la perseguitavano in sonno. E prima di quella che, si augurava con tutta l'anima, era stata solo un'illusione anziché un presagio, non aveva avuto idea di essere allergica.

« Chérie? » Un sussurro all'orecchio la colse di soprassalto.

Oriella trasalì strozzando un gridolino. Riacchiappò al volo il bicchiere sfuggitole tra le dita, ma il contenuto strabordò macchiandole il vestitino che indossava per lavorare. Si girò intorno atterrita trovando il locale deserto, esattamente come doveva essere oramai che la clientela non aveva più ragione di bazzicare nei paraggi della pista inutilizzata, escludendo le due eccezioni di fuori attualmente impegnate in un'imprevedibile chiacchierata. Era richiesta anche la sua, di presenza.

« Ah, la mia cameriera preferita! » la accolse Re Boo arricciando un angolo della bocca zannuta nell’accorgersi della chiazza umida sull’abito non appena si fu appropinquata per ricevere il loro ordine. Si divertiva a tormentarla e la vedeva come una cosettina graziosa e indifesa, allo stesso tempo non meno anonima di tutte le altre toad. « Che ci propone la casa stasera? » Puntò i gomiti sul tavolino ed intrecciò le dita poggiandovi il mento per rivolgerle la propria attenzione, costringendola a ricambiare il suo sguardo.

Gli occhi diabolici calarono ancora una volta su di lei ed Oriella sentì le vertigini, visualizzando nella sua testa la scena nitida in cui si accingeva a far ritorno dal bosco con una cesta di bacche appena colte, saltellando leggiadra come una farfalla, e all'improvviso veniva calpestata a morte da un branco di Yoshi affamati.

Luigi la osservava completamente ignaro e col sorriso gentile a fior di labbra.

La toad ripartì con le gambe tremanti ed il compito di portare una fetta di torta casareccia ciascuno, preparata quella mattina guarda caso con le stesse bacche per le quali aveva inconsapevolmente rischiato un brutto Game Over. Allontanandosi afferrò stralci della tranquilla conversazione ripresa tra i due compagni.

« Dunque i boo mantengono l'identità della loro vita precedente? »

« Non è detto. Molti profittano di questa rinascita come un nuovo inizio. Inoltre, vi sono mortali che hanno sempre avuto l'anima di una donna e, allo stesso modo, vi sono donne che hanno avuto un'anima maschile dentro di loro e senza i limiti di un guscio corporeo sono liberi di essere loro stessi. »

« Perché rinascono? »

« Non v'è una spiegazione razionale, accade e basta. Pur tuttavia sono giunto a supporre che, al momento del loro ultimo spiro, si siano rifiutati di tagliare alfine i ponti con questo mondo ingiusto e crudele che non ha permesso loro di realizzarsi. »

Luigi increspò la fronte ponderando sulla risposta ed Oriella si intromise con la discrezione di un ninja per consegnar loro la torta, accompagnata con panna fresca e frutti di bosco, fallendo purtroppo nello sfuggire alla vista inclemente dello spettro re che premiò la sua solerzia nell'accontentarli con un'ammiccatina.

Nulla di tremendo le balenò nella mente, né incidenti domestici né decessi avventurosi. Le divenne definitivamente chiaro che l’unica soluzione per sottrarsi a quelle visioni, terribili quanto realistiche e dettagliate, era non dare motivo al fantasma di tenerla sotto il mirino, eseguendo in fretta gli ordini e recitando la sua piccola ma necessaria parte di quel teatrino segreto, che le fosse piaciuto o meno. Filò via senza fiatare.

« Vorrei chiederti un'altra cosa, se non è troppo personale... » disse l'eroe del Regno dei Funghi, una volta certo di non essere più a portata d'orecchio.

Gli occhi dello spirito ebbero un guizzo divertito. « Sentiamo. »

« Come sei finito sulla ghigliottina? » Sperò davvero di non trovarsi al cospetto di un ex omicida seriale.

Per sua fortuna, si fa per dire, la risposta di Re Boo fu: « Mi sono offerto volontario ».

Luigi batté le palpebre. Nel dubbio, le batté una seconda volta, provvisoriamente a corto di parole.

Il fantasma interpretò il muto sbalordimento dinnanzi come un invito implicito ad illustrare una qualche delucidazione. « Non si può certo millantare la perfezione di uno strumento senza averlo prima messo in opera. Così mi accordai col mio caro amico Guillotin, il quale si assunse l'onere di organizzarmi un'esecuzione come si conface ad un aristocrate del mio rango, con tanto di boia e pubblico trepidante. Il prete non l'ho reputato un vezzo necessario al mio ultimo atto. Io in cambio avrei sperimentato in prima persona se la sua invenzione fosse stata così indolore ed elegante nella pratica come egli declamava cotanto fervidamente. » Non mancò di mettersi in bocca una cucchiaiata di dessert tra una frase e l'altra.

Il giovane continuava a fissarlo con pallida costernazione e le braccia inerti lungo i fianchi, tanto che il Poltergust 5000 scivolò lentamente a terra e lì rimase.

« Aveva ragione » concluse l'altro sorridendo soddisfatto come un bambino, con una guancia piena di torta e la coroncina lievemente sbilenca sul capo.

Qualsiasi incertezza da parte dell'idraulico sulla follia del sovrano si era appena estinta: era pazzo.

« Sin da fanciullo, o picciotto, come dite voi, » proseguì il boo, per nulla scoraggiato dal crescente sconcerto di fronte, « avevo l'abitudine di sognare, sia negli attimi di tristezza che di letizia, come sarebbe stato il giorno in cui mi sarei abbandonato all'abbraccio della dolce Morte. L'idea di spirare nel mio letto, magari avvolto nel sopore, consumato dal tempo e con l'inevitabile fardello di rimpianti accumulati con l'età, mi recava angoscia. Volevo lasciarmi tutto addietro prima che il corso della vita avesse principiato a derubarmi delle mie possibilità e volevo farlo quando lo avessi deciso io, non per un'imposizione della natura. Desideravo andarmene provando un'emozione intensa, la più forte di tutte, il coronamento delle passioni, non nell'anonima incoscienza del sonno, la fugacità di un incidente o, peggio, l'apatia di un morbo che mi avrebbe corrotto fino a imputridire. Quando il cammino di Guillotin ed il mio si sono incrociati, avevo compreso infine come avrei voluto abbandonare questo mondo in eterno decadimento e così ho fatto... gustandomi ogni singolo, ultimo istante ».

Un silenzio palpabile aleggiò loro intorno, interrotto dal leggero ticchettare della posata impugnata dallo spettro re che ricondusse l'attenzione al suo dolce, mentre quello di fronte era ancora intatto e probabilmente lo sarebbe restato.

« E tu? »

Il povero Luigi si riscosse come da una sorta di trance, ancora troppo incredulo per riappropriarsi pienamente delle sue facoltà linguistiche. « Ah? »

Re Boo inclinò la testa tonda, studiandolo molto attentamente. « Ti sei mai soffermato a pensare a come preferiresti defungere? »


Nota d'autrice:

Le cose si fanno sempre più creepy.

Oriella © Lulumiao/koopafreak

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Capitolo 3
*** Acciaccatura ***


l

Personaggi: Luigi, Re Boo, Daisy, Waluigi, Mario (menzionato), Peach (menzionata), Wario (menzionato), Bowser (menzionato).
Genere: Dark, Introspettivo, Sentimentale.
Pairing: Het, Shonen-ai (unilaterale), Crack Pairing.
Note: Nessuna.



Acciaccatura



Il mistero aveva avuto origine da uno scherzo di pessimo gusto.

Da una pozzanghera, per la precisione; una di quelle che la mattina costellavano i giardini reali del castello di Peach, dopo che i roseti e le aiuole erano stati irrigati. In attesa che fosse dato il segnale di allineare i veicoli alle linee di partenza, i concorrenti passeggiavano nei dintorni del tracciato osservando le composizioni floreali e svagandosi chi per conto proprio e chi tra amici. La dinamica dell'accaduto fu molto semplice: l'idraulico in verde camminò vicino alla pozza e Waluigi, fingendo in maniera poco credibile di inciampare, gli sferrò uno spintone tale da spedircelo dentro con tutti i vestiti. Le risa sguaiate che ne erano seguite avevano catturato l'attenzione dei partecipanti e Daisy era scattata come una lince, affrontando a brutto muso il ceffo mentre Luigi stesso aveva dovuto trattenerla per il braccio pronto a mollare il primo pugno ed aggiudicarsi così la squalifica per atteggiamento antisportivo.

« Non importa » le aveva ripetuto coi capelli appiccicati alla fronte e la tenuta incrostata di terra ed erba potata.

« Sempre a mandare avanti le femmine. Eh, sfigato? » lo aveva apostrofato Waluigi con un ghigno sgradevole sui tratti affilati. « A volte mi scordo chi è la principessina tra voi due. »

La maggioranza degli sfidanti aveva insistito per l'espulsione del provocatore, ma non vi erano state prove effettive dell'intenzione dietro il suo gesto e le proteste servirono a poco. I soli rimasti impassibili furono Bowser, Wario e Re Boo.

Il grosso koopa avrebbe avuto motivo di reagire esclusivamente in due casi: se a finire nel fango fosse toccato a Mario, e lì se la sarebbe risa di gusto anche lui o, al contrario, non avrebbe indugiato a scagliarsi col massimo della potenza contro lo spilungone se questi si fosse azzardato a sfiorare Peach con un dito. Wario era stato troppo preso dal suo spuntino di metà mattinata per considerare altro, mentre il fantasma aveva assistito sin dall'inizio senza mostrare alcun cenno di coinvolgimento. Avrebbe potuto addirittura testimoniare agli arbitri del colpo basso di Waluigi e riuscire a strappare quantomeno un ammonimento, ma l'unica cosa che aveva fatto era stato girarsi dall'altra parte intanto che il più smilzo dei compari W si era allontanato gongolante tra i folti roseti, ridacchiando ancora sotto i baffi a punta.

L'agguerrita reggente di Sarasaland, frustrata a lasciar correre su una cattiveria così gratuita soltanto grazie alle rassicurazioni di un fradicio Luigi, aveva dovuto abbracciarlo stretto per reprimere l'impulso di tirare un vaso dietro al piantagrane, infischiandosene degli abiti intrisi di lui ad infangarle la tuta immacolata. « Gli starebbe proprio bene se una iena volante se lo portasse via » aveva sbuffato aiutando il ragazzo a ricomporsi, intenta a riservargli le sue tenerezze mentre gli asciugava il viso col foulard che si era slegata intorno al collo.

« Risulterebbe indigesto anche alla povera bestiola. » Luigi le aveva sorriso cercando invano di fermarla, preferendo che almeno lei restasse pulita, ma la fanciulla era più caparbia.

Placatisi gli animi e distolto l'interesse generale su di loro, la coppietta si era discretamente appartata tra le siepi rigogliose di ibisco. Daisy gli cinse di nuovo le spalle, lo guardò con quegli occhi grandi e luminosi che si addolcirono riempiendosi del suo riflesso e gli depose sulle labbra un bacio, delicato come il frullo d'ali di una farfalla, in un gesto liberatorio della collera precedente e dell'affetto verso di lui che in pubblico non era libera di esprimere. « Sei la persona più buona che io conosca, tanto da chiedermi a volte se tu sia reale o ti perderò quando finirò per svegliarmi » gli aveva sussurrato.

L'amore della preziosa Daisy era per il giovane una panacea contro i mali di qualsiasi natura, persino la crudeltà di coloro che fino a poco tempo prima avevano avuto il potere di rabbuiare le sue giornate. Eppure, ogni occasione che il fato gli donava per stringerla tra le braccia rianimava in lui la sicurezza di quanto insignificante fosse tutto il resto, le delusioni e i dissapori nascosti in un piccolo scrigno dentro di sé che non aveva mai dissigillato con nessuno. Era inoltre consapevole che Waluigi avesse nutrito, e forse lo faceva ancora, un debole per l'audace principessa che aveva scelto invece di legarsi a lui, arrivando a comprendere le ragioni per cui il già penoso rapporto tra loro due antitesi viventi si fosse ulteriormente inasprito. E non gliene voleva in fin dei conti.

Restava tuttavia il fatto che, digressioni smielate a parte, a distanza di una settimana da quella mattina in cui era stato visto per l'ultima volta, del famigerato Waluigi se ne erano perse completamente le tracce.


« Sono un po' preoccupato. Daisy lo ha detto con una tale serietà che comincio a pensare che una iena volante se lo sia preso per davvero » ammise Luigi cogitabondo, tenendo lo sguardo chino sulla sua plum clafoutis. « Non è certo l'individuo più socievole sulla faccia dell'universo, ma non vorrei comunque che gli fosse capitato qualcosa di brutto. »

Re Boo trasmetteva decisamente maggior ottimismo del rispettivo convitato. « Oh, pinzillacchere! Starà benone » mentì con candore agitando una mano guantata in segno di noncuranza, come a scacciare le premure dell'altro, scocciatosi di tornare su un argomento così monotono. Prima l'unico disposto a sopportare il buzzurro era quell'altro buzzurro di Wario e d'un tratto tutti quanti si riscoprivano ad accusarne la mancanza? « Sarà sorto un impegno dell'ultimo minuto. Scommetto che al prossimo gran premio lo riavremo a scaldarci il cuore con la sua rusticità. »

La frequenza dei loro incontri aveva fatto sì che si fosse pian piano instaurata una forma di confidenza e l'atmosfera tra i due si stava visibilmente rilassando: il giovane teneva il Poltergust 5000 poggiato a terra e non più in spalla, dondolandosi pigramente sulla sedia, mentre lo spettro si era spogliato della sua marsina, mettendo in mostra il panciotto impreziosito con fregi sofisticati e la camicia sboffante, chiusa dallo jabot che ricadeva fluente sul petto e decorata dai polsini a più strati di pizzo. Sulla fascia del colletto risaltava in un unico tocco di colore la spilla gioiello con un'ametista: evidentemente la gemma prediletta dal sovrano che non si poneva problemi a sfoggiarne una ove poteva.

« È curioso però che se ne sia andato abbandonando la sua moto in mezzo alla pista » osservò Luigi indirizzandogli un'occhiata perplessa.

Il fantasma sviò con un'alzatina di spalle e terminò di dedicarsi al suo dessert, rimuginando irritato sui propri subordinati e sulla relativa incompetenza nel trascurare la minuzia di scomodarsi a far sparire anche il veicolo, onde evitare di lasciare il lavoro a metà. Colpa sua che aveva commesso in primo luogo l'errore di considerare scontato che ci sarebbero arrivati da soli. Persino da defunti non si smetteva mai di apprendere dall'esperienza.

Ad ogni modo, per non dar ulteriore pena al buon Luigi, a tempo debito avrebbe liberato il citrullo attualmente confinato in una delle sue foreste infestate a vagabondare nell'oscurità sinché le forze non lo avessero abbandonato. Lo spettro aveva constatato con un certo piacere come Waluigi avesse miseramente fallito dove il suo mortale aveva avuto successo in passato. E quella non era stata neppure una delle sfide più ardue a cui aveva sottoposto quest'ultimo.

« Tra pochi giorni è il compleanno di Daisy » gli comunicò l'idraulico con una nota di irreprimibile felicità a tingergli la voce. Fu come se quella notizia gli fosse sfuggita dalle labbra, tanta l'esultanza interiore da non riuscire a trattenersi dal condividerla. Era già avvenuto che la principessa si fosse insinuata nelle loro discussioni di vita, morte, vita dopo la morte, arte e storia, sovente senza che Luigi se ne rendesse conto siccome gran parte dei suoi pensieri parevano volti costantemente alla fanciulla.

Ebbene, un anno in meno al suo decesso. Re Boo sollevò gli occhi ultraterreni che mandarono un baluginio ipnotico mentre abbozzava un sogghigno. « Lo hai detto come se questo fosse più speciale di tutti gli altri. »

« È la prima volta che suo padre le permette di festeggiarlo qui da noi, nel Regno dei Funghi. » 

Se si fosse sentito vagamente partecipe della ragione di tale debordante letizia, magari si sarebbe lasciato contagiare da quel delizioso sorriso da ebete sotto i baffi curati.

Il primo amore: un'effimera illusione di quiete destinata ad appassire in un mondo inquieto dove chiunque restava irrimediabilmente solo coi suoi demoni, persino un'anima pura come Luigi. Ma il bravo fantasma lo avrebbe aiutato ad aprire finalmente gli occhi. Presto.

Quella dei due innamorati era una situazione così fragile che sarebbe bastato un gesto o poche parole nel momento sbagliato per farla precipitare, costretti a nascondere il reciproco affetto da sguardi indiscreti. Luigi e suo fratello godevano di notevole riconoscimento nel Regno dei Funghi per il loro eroismo e la principessa Peach aveva conferito ad entrambi il meritato titolo di cavalieri del reame. Malgrado tale onorificenza, al di fuori della terra della generosa sovrana i Mario non potevano contare di ricevere un simil riguardo e in apparenza restavano soltanto due umili lavoratori con molto coraggio e nessuna estrazione nobiliare: improbabili partiti che non sarebbero stati visti con benevolenza dalle altrui maestà, se la posta in gioco era proprio l'erede al trono di una di queste.

Il padre della principessa Daisy purtroppo non costituiva un'eccezione, ligio alle tradizioni ed estremamente protettivo nei confronti della sua bambina, alla quale aveva permesso, seppur con molte riserve, di prolungare il soggiorno nella dimora dell'amica a patto che non avesse trascurato l'istruzione. Se il monarca della rovente Sarasaland fosse venuto a conoscenza dell'intrigo disdicevole in cui la figlia era coinvolta con un popolano, non avrebbe perso un secondo a riprendersela dentro le mura del suo castello, lontano dagli scandali e dalle grinfie di qualunque bellimbusto pronto ad approfittare di una giovane rampolla ingenua, gettando fango sul buon nome della dinastia reale.

Quella vicenda struggente fece sovvenire a Re Boo di una favoletta che aveva letto in un libro secoli or sono, quando il sangue pompava ancora nelle sue vene. Il lieto fine ideale: il padre comprensivo e di larghe vedute che spalancava le braccia al giovane villico ma dall'animo giusto, coronando il sogno d'amore disinteressato tra la pulzella svampita e l'adorato arrampicatore sociale. Così dozzinalmente cliché. Peccato che nella realtà le cose funzionassero ben diversamente.

Dopo tempo immemore che un'emozione simile non tornava ad appesantirgli il cuore che più non aveva, avvertì un briciolo di tristezza per il suo Luigi, per i mulini a vento contro cui si sarebbe scontrato e quanto ne avrebbe sofferto. Ciononostante non doveva far nulla per risparmiarglielo, restando cheto ad attendere il momento opportuno per recidere il fiore al massimo del suo splendore.

Con un piccolo sforzo, stirò le labbra in una maschera allegra. « Dunque vivilo come se fosse l'ultimo. »


Nota d'autrice:

« Acqua cheta rovina i ponti » → Proverbio di origine toscana. Si definisce “acqua cheta” un individuo tranquillo che con costanza è in grado, cheto cheto, cioè senza tanto clamore né in aperta competizione, di eliminare ostacoli in apparenza inamovibili; o, in negativo, chi apparentemente non sembra crear problemi ma a un bel momento potrebbe esser proprio quello che sconvolgerà tutto.

Direi che ambedue le interpretazioni riassumano brillantemente il modo di agire di Re Boo :]

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Capitolo 4
*** Détaché ***


d

Personaggi: Daisy, Re Boo, Luigi (menzionato), Waluigi (menzionato).
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico.
Pairing: Het, Shonen-ai (unilaterale), Crack Pairing.
Note: Nessuna.



Détaché



Se quel boo malefico era convinto che lei fosse una sprovveduta beatamente in bilico dal cadere giù dalle nuvole, allora aveva fatto male i conti. Quando Daisy aveva trovato le lettere a casa di Luigi, frettolosamente nascoste in mezzo alle riviste di parapsicologia, aveva stentato a credere a ciò che vi aveva letto, soprattutto all'identità dell'autore dietro la firma arzigogolata a chiudere in bellezza ogni resoconto smanceroso sui loro intimi e affascinanti simposi e l'invito al seguente. Tuttavia non aveva preteso chiarimenti dal giovane; aveva invece sistemato ogni foglio esattamente come era stato lasciato e ripiegato, seppur con fatica, essendo ella una persona diretta e poco incline alle sottigliezze, a recitare la parte della silenziosa spettatrice per indagare su cosa stesse davvero bollendo in pentola tra i due. Con l'amaro del fiele in gola, si angustiava ad accettare che Luigi, il suo dolce e corretto Luigi, fosse arrivato a nascondere dei segreti persino a lei. E che stesse combinando chissà cosa con un individuo del genere, per giunta!

Dunque era rimasta in disparte, vigile nel carpire l'ombra di un segnale ogniqualvolta che l'uno si trovava in prossimità dell'altro, ma in pubblico stavano ben accorti a non lasciar trapelare nulla. Eppure, sotto una lente più attenta, si poteva intuire che la realtà ormai non fosse come era sempre stata: l'idraulico sembrava dimentico dell'antica inquietudine derivata dalla presenza del fantasma e aveva cessato di mostrare spavento, esprimendo solo una parvenza di bonaria sorpresa, quando questi al suo solito gli giocava una delle sue marachelle, materializzandoglisi davanti a fargli qualche boccaccia con la lunga lingua blu per poi svanire tutto ridacchiante neanche fosse stata la burla del secolo. Al contrario, le buffonate dello spettro parevano quasi divertirlo adesso.

La principessa non aveva mancato di spiarli naturalmente, percependo qualcosa dentro di lei sprofondare nel momento in cui Luigi, per la prima volta da quando si conoscevano, le aveva mentito: no, non l'avrebbe accompagnata al castello stasera, aveva un brutto caso di occultini molesti di cui occuparsi, ma domani si sarebbe fatto perdonare. Nessuno aveva messo in dubbio il sorriso imbarazzato dietro il cortese rifiuto, confidando nella sua onestà e negli impegni che la nuova attività implicava, mentre lei aveva intravisto perfettamente la menzogna di quelle parole. Non seppe stabilire cosa la ferì di più, se il fatto stesso della fandonia o che egli preferisse trascorrere il suo tempo con un altro anziché con lei.

Così lo aveva seguito e ciò che vide le chiarì definitivamente cosa stava accadendo alle sue spalle: le fattezze assunte dallo spettro per conferirsi un'immagine più umana, la furberia con cui questi stuzzicava gli interessi di Luigi e lo induceva al dialogo oltrepassando ogni sua insicurezza, i ghigni e le occhiate suadenti su quell'infida faccia da Pierrot che l'avevano quasi persuasa ad uscire allo scoperto ed elargirgli la sberla che gli si addiceva per una tale esibizione di sfrontatezza.

Sfrontatezza che il giovane nella propria ingenuità non pareva cogliere o che, forse, non lo disturbava, mentre la fanciulla ribolliva di gelosia sentendosi surclassata nelle attenzioni del suo Luigi incapace di racimolare dentro di sé una fibra di risentimento per coloro che lo trattavano male, persino per quell'energumeno di Waluigi, e che credeva di vedere del buono in tutto e in ognuno, pur quando non ve n'era affatto. Era ovvio che il boo si stesse soltanto approfittando dell'animo altruista del ragazzo e stesse cercando di traviarlo, che apparentemente vi fosse dietro anche qualcos'altro oltre a loschi scopi, ma non doveva permettersi di pensare che Daisy se ne sarebbe rimasta nell'ombra delle quinte.

Al gran premio successivo, l'occasione del fatidico confronto in privato si presentò nel momento in cui il lugubre sovrano si accingeva a prepararsi per la competizione. Re Boo aveva originariamente scelto di sistemare il proprio box a debita distanza dagli altri, come se l'alito dei comuni mortali rischiasse di appannargli la carrozzeria, e molto spesso si tratteneva per ultimo a degnarsi di ricoprire la postazione assegnata lungo le linee di partenza, costringendo il resto dei concorrenti a reggere il suo malvisto atteggiamento da diva per il solo gusto di rendersi ancor più irritante. Anche quel giorno lo spettro aveva deciso di farsi desiderare ed era stata la principessa di Sarasaland a raggiungerlo, intanto che la considerazione altrui era rivolta agli orologi o ai Numi del cielo nell'impazienza dell'attesa.

Daisy non si stupì di trovarsi al cospetto di tanti piccoli boo laboriosi, intenti a lucidare meticolosamente il grosso fuoristrada e ad affilare le corna fissate sul paraurti anteriore; si poteva azzardare già a primo acchito l'entità dei danni che quel bestione meccanico era in grado di infliggere, specie se pilotato da un pericolo ambulante alla stregua del defunto re. Prevedibilmente il banco di fantasmini si divise in due reazioni opposte alla vista dell'inattesa ospite: un gruppo si paralizzò all'istante e si schermò il faccino con le zampette, impaurito dal peso di uno sguardo fisso, mentre il secondo sfoderò i denti in una smorfia sinistra, corrispondendo l'espressione risoluta della fanciulla con palese ferocia nelle pupille luccicanti ed ispirando assai meno tenerezza rispetto ai timidi colleghi.

Re Boo le dava le spalle, riponendo con calma la sua corona più maestosa sul cuscinetto di velluto purpureo offertogli da una recluta per far cambio col modello sportivo. Dall'ombra proiettata sulla parete aveva certamente riconosciuto chi lei fosse, ma non esternò alcun cenno di benvenuto. Non che la principessa avesse sperato altrimenti, e la stessa iniziò a covare il serio sospetto che la sua visita fosse una tappa già prevista dallo spirito e nutrì invece la certezza che questi la giudicasse nulla di più di una zanzarina fastidiosa.

Indifferente ad alcun tipo di convenevole, la fanciulla andò dritta al succo della questione. « A Luigi non piacciono gli uomini. »

Alla fine Re Boo si voltò, impassibile, vagamente annoiato magari da quell'intervento. « Io non sono un uomo. »

« E cosa saresti? »

« Fa-boo-lous. » Un sorrisone beffardo le si distese dinnanzi.

Daisy avvertì l'irrefrenabile impulso di strangolarlo. Peccato che il fantasma fosse sprovvisto di un collo da afferrare.

« Ad ogni modo, mademoiselle, per quant'io reputi rinfrescante la vostra irriverenza, è ad un Re che vi state rivolgendo: gerarchicamente un gradino al di sopra del vostro, se la memoria non vi assiste. Dovreste riferirvi alla mia persona col riguardo che mi si conviene. »

« Voglio che resti alla larga da lui. »

« Oh oh oh, non siamo troppo mature per calarci nei panni delle fidanzatine possessive? »

« Lo dico per il suo bene. Stare a contatto con te non gli porterà nulla di buono. »

« Potrei affermare la stessa cosa di voi. »

« Come, prego? » La principessa irrigidì le spalle, punta sul vivo.

« Non potrete mai renderlo felice. Cosa credete? » Il ghigno insolente si aprì ulteriormente, fino a sfoggiare per intero le file di zanne aguzze. « Sinché il vostro amato padre avrà respiro, non accetterà che la sua unica, preziosissima figliola si degradi ad accasarsi con un signor Nessuno qualunque che avete pescato fra la marmaglia popolare – zero preparazione al ruolo che gli affiderete, ergo zero credibilità agli occhi degli altri reami – inadeguato a garantire la stima di regina che il matrimonio dovrebbe comportarvi. Luigi trascorrerà la vita accanto a voi subendo in silenzio la freddezza della famiglia acquisita e il giudizio dell'opinione pubblica che ogni giorno lo faranno sentire piccolo e meschino, fino a rimpiangere la scelta della vostra unione. E nell'estremo caso in cui arriviate all'abdicazione per compiere la rosea utopia di cui vi illudete, il pensiero di aver lacerato la serenità di una famiglia e di un regno per sua causa lo porterà a soffrire e voi, mia cara, lo costringerete a convivere col peso dei rimorsi per il resto della sua esistenza. »

Daisy rimase impietrita mentre una morsa gelida le attanagliava il petto sino a mozzarle il fiato.

Il fantasma proseguì inesorabile, ridendo dentro di sé del dolore che lesse in quegli occhi da cerbiatta. « Or ditemi, Vostra Lungimiranza, chi di noi due farebbe meglio a stargli alla larga? »


Nota d'autrice:

Pierrot (alias Pedrolino nella Commedia dell'Arte cinquecentesca): maschera dal volto pallido, bianco, la bocca rossa e piccola e la caratteristica espressione triste; simbolo dell'innamorato malinconico e dolce. Dal carattere estremamente pigro, si distingue come il più intelligente dei servi, svelto nel parlare, critica gli errori dei padroni e spesso finge di non capire i loro ordini, anzi li esegue al contrario, non per stupidità ma perché li ritiene sbagliati.
È furbo ma sentimentale; l'unico personaggio che a un piatto di minestra predilige una romantica serenata sotto le finestre della sua bella. Può darsi che anche per questa ragione sia pallido e languido e spesso una lacrima gli scende sul viso... Soffre forse di mal d'amore?

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Capitolo 5
*** Fausse note obligée ***


k

Personaggi: Luigi, Re Boo, Daisy (menzionata), OC.
Genere: Dark, Introspettivo, Sentimentale.
Pairing: Het, Shonen-ai (unilaterale), Crack Pairing.
Note: Nessuna.



Fausse note obligée



Oriella aveva più paura di quanto rammentava di averne mai sperimentata, tanto da essersi quasi convinta che i battiti agitati nel suo petto rischiassero di giungere alle orecchie del mostro appostato di fuori, inamovibile, in attesa.

Attesa che stavolta, dopo la bellezza di due ore trascorse nella quiete di una sola sedia occupata, parve aver lasciato posto infine alla rassegnazione che nessuno sarebbe arrivato ad accomodarsi sull'altra. Eppure lo spettro non se n'era ancora andato, mantenendo lo sguardo fisso dove il volto del suo interlocutore avrebbe dovuto trovarsi. Cereo come una perla sotto la fredda luce lunare, occhi superficiali lo avrebbero frainteso per una statua se il ritmico ticchettare di un indice non ne avesse tradito al comando una volontà che, per la terza volta in secoli di indisturbata reggenza, il timido Luigi aveva seriamente messo alla prova.

La cameriera si strinse nel suo giacchettino sgargiante di paillettes e si avvicinò alla finestra sino a sfiorare il vetro gelido, poiché la temperatura era progressivamente calata col protrarsi dell'inspiegabile ritardo. Giurò che l'acqua nel vasetto al centro del tavolino, con un bel mazzolino di lavanda colta da poco, si fosse completamente ghiacciata e i fiorellini intirizziti, siccome il freddo intenso pareva propagarsi proprio dalla figura del fantasma. Da quella prospettiva Oriella non riuscì a scorgere quale espressione fosse incisa sulla faccia tonda, ma covava la certezza che Re Boo fosse senz'altro infuriato. E nulla gli avrebbe impedito di sfogare la sua ira su una piccola toad sventurata se avesse gradito un bersaglio invece del dessert per sopprimere l'amarezza.

Dopo che ella aveva assistito all'onta, quante chance le erano effettivamente rimaste di spuntarla illesa (almeno fisicamente) persino stavolta? Considerando che il sospirato assente fosse inoltre la sua unica ancora di salvezza, ridicolmente poche.

« Chérie? » Il familiare richiamo vibrò infine nel silenzio, senza alcuna traccia di emozione, sibillinamente.

L’istinto all'autopreservazione sollecitò la micete a darsela a gambe per la porta di servizio, ma con quale giovamento? Ovunque si fosse nascosta, Re Boo l’avrebbe stanata: si trattava di una mera questione di tempo.

Oriella uscì sconfitta a testa bassa dal suo rifugio illusorio, muovendo adagio i passi sotto il macigno dell'accettazione dell'ineluttabile come un condannato in catene scortato al patibolo. Percepiva ogni cellula in corpo fremere di terrore, ma non poteva far niente per deviare la rotta che la sua esistenza stava imboccando, eccetto che raccomandarsi l'anima ad una riscoperta inclinazione alla clemenza da parte dello spettrale sovrano. Tuttavia, una volta ridotta drasticamente la distanza a separarli, clemenza fu per certo ciò che non lesse sul volto funereo ad accoglierla.

Rabbia, torbida e letale, più pungente del gelo che le condensava il respiro in candide nuvolette, ribolliva negli occhi ultraterreni che parevano quasi gettare scintille dalle scure cavità orbitali. Re Boo era serio come mai lo aveva visto, con gli zigomi contratti e le labbra serrate in una linea dura.

Fu allora che Oriella comprese che le visioni che l'avevano afflitta nelle ultime settimane altro non erano state, perché la sua morte la stava guardando dritta in faccia proprio in quel preciso momento: il fantasma mostrava l’evidente intenzione di prepararsi a obliterare ogni indizio dell'imperdonabile tradimento commesso, a partire da lei, scomoda testimone. Supplicare per una vita non meno insignificante di svariate centinaia di migliaia all'attenzione del boo non avrebbe sortito differenza alcuna, ma, impulsivamente, non furono le preghiere ad affiorarle nella voce tremula di paura. « Sono sicura che anche Luigi sia dispiaciuto di non essere qui, signore. »

Ragionandovi più avanti, a mente lucida, non seppe capacitarsi da dove tali parole fossero sbocciate; forse la fame di sopravvivenza e l'adrenalina vi avevano messo lo zampino, innescando un’ultima, disperata spinta di coraggio per reagire secondo il suo intuito e tentare di rabbonire un cuore in subbuglio. Oriella aveva avuto a disposizione più occasioni di quante avesse desiderato per mettere in pratica il suo spirito di osservazione con Re Boo, ma non occorreva una spiccata perspicacia per denotarne il carattere lunatico, la maniera in cui passava all'estremo di un'emozione senza vie di mezzo, e specialmente la ragione scatenante del più recente e violento dei suoi sbalzi d'umore.

Lo spettro era stato talmente accecato dalla propria collera, impregnata di delusione per l'incontro mancato, da non aver ventilato l'ipotesi che Luigi non si fosse presentato per via di un impedimento inderogabile e non per rifiuto di vederlo. O almeno la toad auspicava vivamente nella prima possibilità, se non voleva conoscere un destino addirittura peggiore del Game Over, tipo restare intrappolata in una cornice dentro un bugigattolo senza finestre per i secoli dei secoli...

Ad ogni modo, le parole della micete avevano effettivamente instillato il seme del dubbio poiché il fantasma bloccò la mano che stava calando su di lei, con le dita flesse come le grinfie di un rapace, squadrandola interdetto per qualche secondo mentre soppesava il messaggio che gli era stato umilmente suggerito. Lo sguardo diabolico si soffermò meditabondo su un punto impreciso alla sinistra del padrone, prima di riportarsi sulla piccola cameriera infreddolita che si rattrappì ulteriormente ricevendo due pacchette leggere sul capo bulboso.

Poi Re Boo se ne andò, così, senza aggiungere altro o porgere commiato, inghiottito dalle tenebre. Lungi da Oriella richiamarlo per concederle come minimo la soddisfazione di un assaggio della crème brûlée alle mirabelle che aveva preparato appositamente per loro, siccome aveva preso nota che allo spettro esigente piacesse variare col menù. In maniera del tutto involontaria, salvando se stessa, aveva salvato nel medesimo istante anche il rapporto germogliato tra i due impedendo al lugubre sovrano di troncarlo a causa paradossalmente di un giudizio prematuro.


Re Boo era offeso.

Eccome, se lo era.

Si sentiva talmente offeso che, se avesse avuto davanti chiunque altro tanto sfacciato da incontrare il suo sguardo senza chinare poi il capo, non avrebbe esitato a sguinzagliargli le sue orde spettrali tutte insieme alle calcagna.

« Solo perché ho tentato di imprigionare tuo fratello e di far piombare il mondo nell'oscurità, non ti dà il diritto di gettarmi da parte come uno strofinaccio quando ti fa comodo. » Assottigliò gli occhi riducendoli a due fessure luminescenti di collera.

Il fievole chiarore dell'unica fonte di luce che Luigi conservava per le emergenze, un mozzicone di candela poggiato sul tavolino, lambiva dal basso i lineamenti di entrambi distorcendoli e scavando ombre sui loro visi. Poteva quasi considerarsi un'atmosfera romantica se non fosse stato per l'oscurità circostante a rendere l'ambiente oltremodo tetro, quando nemmeno il bar di Oriella restava aperto a trasmettere un alito di vita nei paraggi della pista inutilizzata. Stavolta era la toad a non essere presente, siccome l'appuntamento non era stato programmato e ovviamente nemmeno Luigi aveva prima ricevuto la solita missiva a confermare la partecipazione del boo. Eppure il mortale aveva nutrito la certezza che, a una settimana precisa dall'ultimo incontro fissato, avrebbe trovato il fantasma lì ad aspettarlo per dargli modo di spiegarsi.

« Scusami, » ripeté desolato il giovane, « ma Daisy mi aveva fatto una sorpresa e non potevo lasciarla a casa da sola... ». La scaltra principessa aveva memorizzato a menadito tutti i passaggi segreti del castello per trovare il modo di uscire alla chetichella col favore delle tenebre senza l'impiccio delle guardie, e non era la prima volta che bussava alla porta dei fratelli Mario per poter stare finalmente vicini e coccolarsi davanti a un bel film. Luigi si era visto obbligato a fare ritorno a Fungopoli per non darle una delusione quando lei lo aveva chiamato dal telefono in salotto, trascurando a malincuore l'impegno preso con lo spettro.

« Ah, la soave donzella era in visita. » Lo interruppe questi, non poi così rinfrancato dalla giustificazione. « Capisco. »

« Mi rincresce di non aver mantenuto la parola. » L'altro si chinò per raccogliere qualcosa accanto al Poltergust 5000 e gli pose davanti una scatolina di cartone lucido come uno scrigno prezioso che rifletteva la danza della fiammella.

Re Boo non manifestò alcuna curiosità sul contenuto, continuando ad osservare l'idraulico con sommo disappunto.

Luigi la aprì un po' in imbarazzo, avendo confidato in una reazione più positiva per il suo dono di scuse. « Sono dolcetti alla cannella ripieni di noci e datteri, una prelibatezza di Sarasaland, ma mi sono già dimenticato il nome perché si pronuncia in sarasiano. Me li ha mandati Daisy stamattina, li ha fatti con le sue mani. » Abbozzò un sorriso incoraggiante tentando di far breccia nel broncio dinnanzi.

Che cosa vomitevolmente carina. Lo spettro vi gettò uno sguardo diffidente e dall'aspetto non dubitò che fossero squisiti, disposti in ordine sul fondo come una schiera di soldatini tutti uguali sotto una nevicata leggera di zucchero a velo, così schifosamente perfetti. « Pensi di porre rimedio a un torto offrendomi dei pasticcini? Mi stai forse paragonando a uno yoshi? » Quei dolci traboccavano dell'amore che la principessa aveva impiegato per distrarre Luigi dal raggiungerlo, mentre lui languiva per due ore nella vana speranza di udire il rumore del suo kart finalmente appropinquarsi. Lo nauseavano, pur non possedendo uno stomaco.

« No, credevo soltanto che li avresti apprezzati. » L'idraulico cominciò a innervosirsi, vedendosi incapace di risolvere quel malinteso senza urtare ulteriormente la suscettibilità del fantasma che, a questo punto, non pareva affatto propenso ad andare avanti senza prima fargliela scontare. « Non potevo certo riagganciarle con un “pardon, devo correre altrove. » Si tolse il cappello per passarsi una mano tra i capelli, un'abitudine che manifestava quando era a disagio e che inconsapevolmente trasmetteva del fascino.

« La tua parola vale meno di questi dolcetti, dunque? » Un arco sopraccigliare si sollevò con sdegno.

« No! » esclamò Luigi alzando la voce per l'esasperazione. « Scusami, scusami. » Si ricompose già pentito dello scatto, riportando lo sguardo limpido sugli occhi baluginanti del boo. « Io sono riuscito a passare sopra quello che hai cercato di combinare a mio fratello e a me. Tu non potresti fare un piccolo sforzo oggi? »

« E io ti ho perdonato per avermi guastato la festa ad ogni occasione, eravamo pari » obiettò l'altro in tono petulante, sporgendosi lievemente verso l'interlocutore.

Il giovane si limitò a fissarlo, cupo che quasi le sopracciglia si unirono alla linea del naso.

« Va bene, touché. Per questa volta sorvolerò su una tua mancanza. » Re Boo accondiscese infine, riadagiandosi sullo schienale come se si fosse appena misurato in una strenua battaglia. D'altronde, non è a Luigi da imputare principalmente la colpa, ma i giorni per giocare agli innamorati fuggiaschi sono contati ormai. Perciò, principessina, goditeli pure finché te lo concedo. I baffi del suo compagno di serata si contrassero agli angoli della bocca in un sorriso rallegrato e il fantasma fu pronto a perdonarlo definitivamente, scendendo a patti con la sua gelosia per un po'. Gli piaceva l'effetto della luce calda della candela sul viso fresco e gradevole che emergeva dall'ombra, rimembrandogli uno dei pittori che più lo suggestionavano.

« Ti va di assaggiarne uno, adesso? »

« No, grazie, sono a dieta. Che ne pensi di Caravaggio? »



Nota d'autrice:

Mi scuso nell'aver cancellato e ripostato il capitolo, ma mi sono resa conto di aver inavvertitamente inserito anche una parte che ho intenzione di sviluppare più avanti. Quindi, perdonate ogni spoiler o voi che già lo avete letto prima che me ne accorgessi...

Spero che abbiate passato un fa-boo-lous Halloween :]


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Capitolo 6
*** Melisma ***


Melisma

Personaggi: Luigi, Mr. L, Re Boo, Daisy (menzionata), Mario (menzionato), Altri personaggi (menzionati), OC.
Genere: Dark, Introspettivo, Sportivo.
Pairing: Het, Shonen-ai (unilaterale), Crack Pairing.
Note: Tematiche delicate.



Melisma



« Vacci piano. Sono un po' arrugginito dall'ultima volta. »

« So quello che faccio, non per vantarmi. »

« Non dovremmo metterci qualche protezione? »

« È questa la fiducia che hai in me? Mi spezzi il cuore, Luigi. »

« Non sono ancora a mio agio a maneggiare un’arma del genere. »

« Profitteremo dunque dei primi minuti per fare del riscaldamento, finché non avrai acquisito sufficiente confidenza nei tuoi movimenti. » Con un sogghigno sornione stampato sulla faccia a luna piena, Re Boo assunse la posizione di mise en garde, flettendo le gambe divaricate e tenendo un braccio semidisteso per puntare la spada a coccia contro l'avversario. Luigi fece altrettanto, incapace tuttavia di ispirare la medesima risolutezza dello spettro in panciotto e camicia, il quale mostrava l'espressione convinta di un ballerino pronto a incantare il gentile pubblico: nel loro caso, la minuta Oriella intenta a sbirciare dalla finestra, affascinata dalla scena e al contempo inquieta per l'incolumità del giovane mentre i riflessi delle lame affilate serpeggiavano sul manto erboso.

A giudicare dal suo sguardo, l'acchiappafantasmi pareva essersi già pentito invece di aver accennato durante il loro ultimo incontro di esser stato scelto come schermitore rappresentante del team Mario alle Olimpiadi di Londra del 2012.

« Pensi di fare la prima mossa quando il sole avrà finito di calare? Io ci vedo al buio, ma non metterei la mano sul fuoco riguardo a te. » Il lugubre sovrano scoccò una frecciatina, deciso a scuotere lo sfidante dal suo immobilismo e vivacizzare la serata.

Alla fine il timido Luigi si decise a dare inizio al fatidico duello e lo stridio metallico delle lame che s'incrociavano a mezz'aria infranse la quiete circostante, vibrando un colpo dopo l'altro con maggior destrezza finché non si raggiunse il ritmo di una danza mortale. Sebbene Re Boo non facesse altro che limitarsi al gioco di difesa, a parare fendenti e imbroccate, concedendo terreno di tanto in tanto e riguadagnandolo in pochi e lesti passi, l'eleganza e l'abilità indiscussa con cui questi teneva a bada l'offensiva avversaria sminuivano all'occhio la scherma del contendente. Non ci volle molto prima che Luigi iniziasse a manifestare sintomi di affanno, mentre il fantasma naturalmente era immune alla pena della stanchezza fisica e lo svantaggio del mortale divenne una verità incontrovertibile.

D'un tratto, a seguito di un mulinare di lame talmente rapido che Oriella riuscì a carpirne solo un baluginio sibilante, la spada dell'idraulico cadde a terra dopo aver tracciato qualche piroetta in volo.

« Ti stai contenendo. Credi che non mi accorga da come indugi prima di deciderti a stoccare? » lo rimproverò lo spettro aggrottando le arcate sopraccigliari glabre.

« È la prima volta che uso una lama vera. Se scivolassi per sbaglio potrei addirittura cavarti un occhio » fece l'idraulico titubante, massaggiandosi il polso dove il lato piatto della spada avversaria aveva sbattuto. Ci sarebbe venuto un bel livido a ricordargli la lezione.

« E se anche fosse? Ho già provveduto da solo a spedirmi all'altro mondo. » Per buona misura, il boo si trafisse da parte a parte il palmo della mano libera, impassibile mentre il ferro tagliente infilzava l'involucro ectoplasmatico con la fluidità di un coltello che affonda nel burro. Estratta poi la lama dalla stigmate esangue, tese il braccio in avanti per mostrare all'avversario i tessuti lacerati che in pochi attimi tornarono a combaciare, compresa la stoffa del guanto, cancellando l'unico difetto visibile del suo aspetto impeccabile. « Preferisci forse che mi cavi un occhio fuori dall'orbita, oppure tutti e due, come dimostrazione? »

A Luigi si rizzarono i peli della nuca alla macabra visione, ma scosse la testa con vigore assorbendo il concetto e si chinò a recuperare la propria arma. Era pienamente consapevole di comportarsi da sciocco nel nutrire remore a colpire persino un avversario immortale e insensibile al dolore, ma l'impulso di agire con cautela nello scagliare a destra e a manca un oggetto così pericoloso era più forte di lui.

« E un'ultima cosa: la tua presa deve essere sicura, ma non contratta, o le mosse perdono scioltezza e regali al nemico il lusso di disarmarti alla prima opportunità. La spada che impugni non è più un volgare utensile, ma un'estensione del tuo arto. Il braccio comincia da qui... » Re Boo portò la punta della lama a sfiorare la stoffa verde della tenuta a coprire la spalla del giovane. « E termina qui. » Toccò l'estremità acuminata dell'arma nella mano avversaria. « Immagino che non ti vadano a genio le mutilazioni, nevvero? Bene, perché è così che devi pensarla quando la tua spada ti viene strappata via. »

Luigi annuì, ma il sovrano lesse nel suo viso l'assenza di motivazione a battersi sul serio. Evidentemente doveva suonare più persuasivo. A mali estremi...

« Fingi ch'io sia un ribaldo venuto a rapire la tua caramellosa metà per segregarla nella mia spelonca sinché non acconsenta alle nostre nozze per esasperazione » lo provocò avvicinandogli la punta dello spadino alla gola. L'idraulico si fidava abbastanza da non percepire una minaccia nel gesto, mentre la vista di un'arma temibile a scarsi centimetri da un punto vitale procurò un fremito di anticipazione allo spettro.

L'occasione era propizia, la tentazione forte, ma il frutto era ancora acerbo.

Re Boo ritrasse il braccio e ristabilì le distanze. « Vediamo se saresti capace di fermarmi. » Sogghignò con sbruffonaggine.

Luigi serrò le dita intorno all'elsa fino a sentire le nocche formicolargli, poi ammorbidì la stretta come il suo mentore improvvisato gli aveva suggerito. Si fissarono in silenzio preparatorio per un momento.

« En garde! » esclamò il fantasma con un sorriso tutto zanne, riaprendo così la sfida. Stavolta aveva toccato il tasto giusto e non rimase affatto deluso.

Luigi ripartì con una luce nuova nelle pupille, immedesimandosi nella situazione ipotizzata dal re: il bruto Tatanga, tornato alla carica dai meandri dello spazio per mettere le grinfie addosso alla sua Daisy e tenerla prigioniera dove nessun principe azzurro avrebbe potuto soccorrerla, oppressa dalle assillanti avance del barbaro e senza alcuna via di uscita; lui solo rimasto ad ergersi tra la principessa e l'invasore, la sua spada tratta in mano in difesa della damigella, a costo della vita stessa, come un vero cavaliere in armatura e yoshi bianco, come l'impavido Lancillotto con la sua Ginevra. Non avrebbe permesso a nessuno di portargli via ciò che più amava. Mai!

Il timido paladino aveva finalmente accantonato ogni dubbio e iniziò a dar sfogo a una tensione repressa chissà da quanto tempo dentro di sé, trascinato dalla frenesia di quella danza di spade e intenzionato né a mollare finché non avesse ribaltato le sorti del duello, né tanto meno a beccarsi una seconda bacchettata al polso e all'orgoglio.

Poi un riflesso che purtroppo già conosceva e che era incapace di controllare scattò in lui: le paure più nascoste tornarono ad agitarsi come un groviglio di serpi e s'impadronirono del suo spirito tormentato. Vide Tatanga riuscire a sopraffarlo con le sue armi super avanzate, deriderlo tracotante e portarsi via Daisy in lacrime, mentre egli giaceva sconfitto nella polvere e nella vergogna. Vide Mario impugnare l'altra spada per duellare davanti al popolo intero e le maestà del Regno dei Funghi e di Sarasaland, disarmarlo con una bravura tale da svilire Luigi alla stregua di un pivellino e godersi gli allori mentre il fratello veniva dimenticato all'ombra dell'insignificanza. Il senso di inadeguatezza, impressione divenuta pressoché costante nel cuore del giovane, lo accecò al punto da indurlo a menar colpi più assiduamente, con una ferocia sempre maggiore, finché non gli accadde qualcosa che persino il suo avversario non mancò di notare.

Quanta rabbia gli leggo addosso, non sembra nemmeno più lui. Anzi, sembra quasi che il suo Mr. Hyde abbia preso piede in questo scontro, osservò intrigato Re Boo mentre veniva letteralmente tempestato di colpi sferrati con una furia intensa nello strenuo tentativo di costringerlo a scoprire la guardia. Ma non userei il nome che già appartiene a un altro per definire chi ho davanti proprio adesso, sarebbe frutto di un ragionamento pigro e privo del giusto riconoscimento per colui che sta cercando con cotanto impegno di infilzarmi. Re Boo passò alla controffensiva e scintille iniziarono a schizzare al violento contatto delle armi. A chi devo dunque l'onore di questo ballo?

I lineamenti dell'altro Luigi si contrassero per lo sforzo quando le lame surriscaldate dall'incessante sfregamento si impattarono con un guizzo di faville e la sfida di abilità divenne una di resistenza, spada contro spada, dove ognuno spingeva senza voler arretrare. Il nuovo contendente si stupì della forza insospettabile che il sovrano celava dietro il suo fisico esile.

« Niente male. Finalmente sei riuscito a tirar fuori lo spadaccino che è in te » si congratulò Re Boo leccandosi le labbra, come se sapesse quali angustie affliggevano il mortale e fosse deciso a sfruttarle senza alcuno scrupolo.

« Sono arrivato secondo alle Olimpiadi contro Sonic e gli altri. » L'altro Luigi distese le proprie in un sorrisetto da faina, ingabbiando lo sguardo dell'opponente in una morsa gelida mentre la dolcezza e la benignità solite nei suoi occhi erano svanite. Non solo dall'atteggiamento appariva una persona diversa, ma persino la voce aveva acquisito una nota più bassa, sensuale all'udito.

Re Boo approvò l'interessante mutamento e stabilì pertanto di divertirsi a stuzzicarlo ancora un po'. « Il secondo è solo il primo degli sconfitti. » Lasciò penzolare di fuori la lingua bluastra per risultare ancor più sprezzante.

Quell'affermazione punse sul vivo l'altro Luigi che si rabbuiò in volto. La pressione della sua spada aumentò leggermente.

« O si vince o si perde, tutto quello che sta nel mezzo è semplicemente un'invenzione consolatoria. » Di quale Mister ho il piacere di fare la conoscenza?

Il mortale irrigidì la mandibola mentre gocce di sudore gli imperlavano la fronte corrugata in un'espressione d'ira montante che gli faceva fremere i muscoli, come in preda ai brividi.

« Credi che basti il secondo posto per guadagnarsi la mano di una principessa? »

L'idraulico si liberò dalla pressione avversaria spingendolo via con un urlo di autentico furore. Gli occhi limpidi si bloccarono sulle buie cavità orbitali che si dissetarono avidamente della disperazione venuta a galla oltre quell'affascinante faccia tosta, la disperazione di non essere all'altezza al giudizio del mondo, di restarsene sempre indietro mentre il successo era riservato a qualcun altro.

« Credi che il secondo gradino del podio sia degno di un trono? » Il boo continuò spietato a graffiare sulla ferita mai rimarginata, aizzando su di sé tutto il livore che Luigi aveva accumulato sino a opprimerlo come un macigno e che l'altro Luigi smaniava di sfogare, avventandoglisi contro con ferocia omicida nei tratti distorti in una maschera collerica.

Re Boo ne rimase ammaliato, prendendosi un momentino per ammirarla più da vicino, e la mano che reggeva l'arma gli fu tranciata di netto in un sol colpo.

Il fantasma gridò, guardandosi il moncherino con un'espressione di comico orrore dipinta in volto.

Luigi si riscosse e parve appena sveglio da una sorta di trance, osservando frastornato lo spettacolo ritrovatosi di fronte. Spostò sbigottito l'attenzione dal braccio mozzo alla mano amputata e ancora saldamente avvinghiata alla spada riversa sull'erba. Impallidì come un cencio, avvertendo lo stomaco rivoltarglisi. La testa gli girò, la vista gli si offuscò e l'infelice infine venne meno.

Il sovrano assistette costernato alla caduta ingloriosa del secondo eroe del Regno dei Funghi e riconobbe con una piccola dose di autocritica di aver esagerato con lo scherzo.


« Non farlo mai più, ti prego. » L'idraulico in verde stava accasciato sulla sua sedia con aria derelitta, tenendo un palmo sulla fronte e la faccia rivolta al cielo finché il senso di nausea non gli fosse passato.

« Sei andato giù come un birillo. » Re Boo ridacchiò leccando un'altra cucchiaiata di crema inglese. La mano staccata vagava in autogestione dal resto del corpo, esibendosi in un grazioso balletto sopra il tavolino dove Oriella aveva poggiato le due portate di œufs à la neige. La povera toad pareva incapace di staccare lo sguardo orripilato dal moncherino zampettante a ritmo di cancan sull'indice e il medio, parandosi dietro il vassoio a mo' di scudo.

« Potreste aggiornarmi su cosa è successo? Ho un vuoto » confessò il giovane.

« Davvero? » Il sovrano sospese la degustazione, studiando il viso provato di fronte.

« Di tanto in tanto mi capitano questi episodi di perdita mnemonica, in genere non durano che qualche istante, ma a volte addirittura minuti interi. »

« Non sapevo soffrissi di un disturbo simile. » La mano amputata saltellò al suo posto e gli occhi diabolici del fantasma si accesero di vivido interesse. Ci aveva forse visto giusto? Si chiese se per caso fosse stato per colpa sua, se tutti gli spaventi a cui aveva sottoposto il ragazzo avessero finito per scombussolarlo più del dovuto.

Luigi parve davvero combattuto ad affrontare un argomento tanto intimo, ma evidentemente nutriva anche il bisogno di confidarsi con qualcuno che non lo avrebbe giudicato uno svitato e, dopo qualche secondo di reticenza, si convinse a vuotare il sacco. « È piuttosto recente, in effetti, ma non lo definirei propriamente un disturbo... si tratta soltanto di lapsus di memoria » minimizzò, traendo un lungo respiro per farsi coraggio. « Mi capitano da quando un'ipnotista è riuscita a soggiogare la mia mente durante una delle ultime imprese con mio fratello per salvare il mondo, eccetera eccetera. Aveva creato una mia doppia personalità, un alter ego da usare contro Mario e che si faceva chiamare Mr. L. »

« Ma è terribile! » Oriella sgranò gli occhietti neri e Re Boo le lanciò di traverso uno sguardo eloquente, mostrandole quanto fosse spiacevole finire spiaccicati da una meteora appena messo il piedino oltre la porta di casa, invitandola silenziosamente a tenere il naso (che ella non possedeva, in quanto toad) fuori dalla conversazione. La cameriera si rattrappì dietro il suo vassoio ricacciando un gridolino.

Luigi aveva chinato il capo studiandosi teso le dita e non si era accorto del sottile scambio tra i due. « Sorvolando sui dettagli, alla fine sono tornato in me e Mr. L è solamente un brutto ricordo. Per un po' le cose sono andate come sempre, poi però hanno iniziato a verificarsi questi episodi, all'inizio in maniera sporadica, ma ultimamente si stanno ripetendo più spesso. A volte mi riscopro a litigare con mio fratello e non ricordo nemmeno la ragione o cosa gli ho detto. » La voce prese a tremargli.

« Non hai fatto riferimento a un professionista? » Re Boo non lo chiese per premura, ma semplicemente perché era quello che ci si aspettava che consigliasse.

« Non mi sento ancora pronto a cercare uno strizzacervelli, sono sicuro di riuscire a risolvere questa cosa da solo. Può darsi che se ne andrà così come è venuta » rispose Luigi indirizzandogli il sorriso speranzoso di chi fuggiva dalla verità. « So che questo è senz'altro un contraccolpo dell'ipnosi, ma Mr. L ormai è acqua passata. Magari da domani non ricapiterà più e ci farò una risata sopra. »

Re Boo convenne con due pacche insincere sulla spalla del giovane. « Ce la faremo entrambi. » Non vedeva l'ora di approfondire la sua conoscenza col realissimo Mr. L, rimasto sopito in un angolo della mente di Luigi che aveva indubbiamente riportato dall'assalto dell'ipnotista cicatrici più resistenti di quanto credeva. Lo spettro covava il presentimento che lui e il misterioso messere avrebbero avuto molto di cui discutere armoniosamente.

« Voi prima mi avete visto. Sembravo davvero qualcun altro? » Luigi slittò la sua attenzione su Oriella, rivolgendole un'occhiata implorante di ricevere conferme. « Ho fatto qualcosa di sbagliato? »

La toad percepì una stretta gelida intorno al collo e si morse le labbra, compiendo lo sforzo immane di non tradire espressione che avesse potuto insospettire l'idraulico ignaro. « Io non ho visto nulla » replicò sommessamente, sentendosi l'esserino più pusillanime sulla faccia del regno.

« Non è successo alcunché per cui tu debba biasimarti » si intromise il sovrano sporgendosi un poco verso il mortale. « Sono stato io a esortarti ad attaccare e ho scelto di non spostarmi per inscenare una piccola burla. Hai dimostrato di essere un valido opponente, era da molto tempo che non mi davano del filo da torcere con la spada. »

Il giovane arrossì al complimento, stiracchiando la bocca in un sorriso rasserenato.

« Il tuo segreto resterà al sicuro tra noi » garantì il fantasma mettendosi una mano sul cuore (che egli non possedeva, in quanto boo) e alzando l'altra nel gesto solenne del giuramento, mentre la povera Oriella represse a stento le lacrime della sua angoscia e dovette affrettarsi a rientrare con la scusa di aver dimenticato il bollitore sul fuoco.

« Grazie, siete dei veri amici. »


Nota d'autrice:

Per il tema della scherma ho preso ispirazione dal gioco “Mario & Sonic ai Giochi Olimpici di Londra 2012”, dove i personaggi usano l'epée, la spada con fornimento a coccia (ovvero una coppa metallica fissata fra la lama e il manico per proteggere la mano), anziché il classico fioretto.
Affondo: colpo portato con molta forza, frutto del caricamento di esso, che consiste nello spostare il braccio e il gomito all’indietro per poi rilasciare improvvisamente in avanti, liberando tutta la forza. Questo è un colpo micidiale ma molto lento. Nessuno scudo né armatura può fermarlo: l’unico modo per evitarlo è quello di scansarsi.
Stoccata: colpo rapido, eseguito di taglio e di media potenza. Nonostante ciò, questo attacco può risultare micidiale se portato dopo una finta.
Imbroccata: colpo molto simile all’affondo, eseguito però con il braccio teso. Per tale motivo non si ha il bisogno di caricare il colpo: di logica questo attacco risulta molto rapido ma meno potente, basato per lo più sull’effetto sorpresa.

La differenza fondamentale tra imbroccata e stoccata è che la prima è tirata passando sopra l'arma nemica, mentre la seconda passando sotto.



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Capitolo 7
*** Morendo ***


7- Morendo

Personaggi: Luigi, Re Boo, Daisy (menzionata), Rosalinda (menzionata), Peach (menzionata), Bowser (menzionato).
Genere: Dark, Introspettivo, Sentimentale.
Pairing: Het, Shonen-ai (unilaterale), Crack pairing.
Note: Tematiche delicate.





Morendo





Il sorriso di Luigi era raggiante, contagioso, una gloriosa dimostrazione di gioia di vivere che urlava più forte del trofeo scintillante riposto sul sedile del suo kart. Considerato che l’idraulico fosse riuscito a piazzarsi in prima posizione in tutti e quattro i turni del gran premio, l’espressione sembrava indubbiamente consona alle circostanze. La vittoria del giovane era stata talmente clamorosa che la celestiale Rosalinda gli aveva addirittura espresso i suoi complimenti, elargendogli poi un casto bacio sulla guancia.

Sebbene la devozione di Luigi appartenesse alla principessa di Sarasaland che quel giorno non aveva figurato tra i concorrenti, Re Boo sapeva che il timido eroe non era insensibile al fascino della dama eterea e che ella lo teneva caro tra le sue simpatie. Stamattina Daisy aspetta una videochiamata da suo padre, aveva spiegato Peach sedando le premure degli amici. Nulla di cui allarmarsi siccome rientrava nella norma che il monarca di Sarasaland, non diversamente da qualsiasi altro genitore amorevole, esigesse ascoltare la voce della sua diletta e unica figlia, appurarsi della salute di quest’ultima, della costanza nell’istruzione e ovviamente della sua serenità, e per mantenerla inoltre al corrente degli sviluppi interni del regno che era destinata a governare.

Stavolta, tuttavia, solamente Re Boo aveva intuito il vero motivo dietro il lungo colloquio. Il fantasma immaginò la pulzella chiusa nei suoi alloggi con le pareti confetto a subire il terzo grado e accampare una miriade di scuse per non attizzare i sospetti paterni, già ronzanti nell’aria grazie a strane voci che gli erano giunte sulla condotta della discendenza.

In realtà era stato un solo uccellino a cantare, ma il suo cinguettio sussurrato all’orecchio aveva sortito l’effetto di un’onda anomala sull’armonia della famiglia reale. Si era trattato semplicemente di chiacchiere zizzaniose, o vi era davvero sotto qualche segretuccio succulento che rischiava di finire in pasto alle malelingue ingorde di corte?

« Mi sento un po’ in colpa però » ammise il mortale ancora beatamente ignaro dell’intera faccenda, distratto dall’ebbrezza del suo recente successo, sfilandosi i guanti impolverati e togliendosi poi il cappello per far scorrere una mano sui capelli castani.

« Per quale ragione? » inquisì Re Boo mentre si apprestava a versare l’infuso fumante anche nella tazzina delicata di Luigi con la grazia premurosa che una geisha riservava al suo danna. Lo spettro aveva notato infastidito come il giovane continuasse a sfiorarsi distrattamente la gota dove le labbra di Rosalinda si erano posate. Si chiese quanto alte fossero le probabilità che il suo osservatorio si sfracellasse contro una meteora vagante o un satellite uscito dall'orbita, oppure che venisse risucchiato da un buco nero.

« All’ultimo turno di gara Bowser è riuscito a mantenersi in testa per quasi i tre giri consecutivi, e a poca distanza più dietro c’eravamo Peach ed io » iniziò a raccontare Luigi. « Alla fine sono riuscito a centrarlo con un guscio – non che sia un’impresa, tenendo conto della mole – e lo abbiamo entrambi superato prima del traguardo. Sapevo però che il koopa aveva un ultimo guscio rosso in canna… e invece non l’ha usato. » Gli occhi limpidi gli si riempirono di meraviglia rivivendo la scena. « Perché Peach era esattamente alle mie spalle. »

« È una notizia così dolce che non devo nemmeno inzuccherare il mio tè ai mirtilli. » Il fantasma spinse lentamente il piattino col bordo a fiori e la tazzina sopra verso l'interlocutore e Luigi tese d'istinto la mano per avvicinarselo. Per un istante le loro dita si toccarono e il mortale avvertì un brivido, mentre il boo fece finta di nulla e ritrasse il braccio per servirsi dal cestino dei biscotti a centrotavola. « Spero dunque che gli sia rimasto spazio in frigo per una delle torte di consolazione della principessa. »

Luigi storse le labbra in un sorriso, mascherando il proprio stupore del fatto che la mano del re non fosse fredda come lui si era ingenuamente aspettato, ma tiepida di una falsa impressione di vita. Forse il boo era capace di regolare la sua temperatura corporea? « Pensi che ci sia una chance tra loro due? » domandò studiando l'atteggiamento del fantasma che imitava per quanto gli era possibile l'apparenza di una persona viva: ne aveva recuperato le fattezze, mangiava e non era gelido come un cadavere di trecento anni suonati. Se non fosse stato per il pallore eburneo, Luigi ci sarebbe quasi cascato.

« Il giorno fatidico in cui ci concederanno la grazia di porre fine una volta per tutte al loro tira e molla, uno dei due dovrà prendere una decisione e venire incontro all'altro. » Re Boo intinse una madeleine al limone nel suo tè.

« Che vuoi dire? »

« Una transizione, insomma. Conosci la fiaba de La belle et la bête di Gabrielle-Suzanne Barbot de Villeneuve, no? Ebbene, la magia è sempre la soluzione, ma non è detto stavolta che sia la bestia a cambiare per la bella. » Lo spettro mantenne lo sguardo sull'infuso di un viola intenso. « Personalmente preferisco tifare per il finale diverso dalla tradizione. »

« Credi che uno dei due arriverebbe ad accettare un simile sacrificio? » L'idraulico non seppe definire cosa fosse più paradossale: Peach sotto spoglie di koopa o Bowser sotto spoglie umane.

« Nelle loro circostanze è un sacrificio necessario. » Re Boo si portò la tazza alla bocca, osservando dietro l'alone ondeggiante di vapore Luigi aggrottare le sopracciglia in un'espressione quasi comica di massima serietà, assorto nella contemplazione di chissà quale insolita immagine mentale, girando il cucchiaino nel suo tè con un movimento meccanico. A proposito di sacrificio...

A differenza della coppia di eterni indecisi, tra lui e il giovane era chiaro chi dei due avrebbe dovuto compiere il grande passo. Restava ancora da stabilire il metodo però: un dilemma che assillava senza posa il defunto sovrano da settimane intere. Quale dipartita era all'altezza di un eroe? Quale modus moriendi avrebbe rappresentato degnamente il suo mortale? Era una scelta che andava ponderata scrupolosamente.

Gli parve di vivere un tuffo nel passato, quando i suoi occhi scrutavano critici il mondo con la freschezza fanciullesca di un giovane promettente, affine all'eleganza e all'arte, di bell'aspetto, gusto sublime, notevole intelletto, squisita modestia e all'instancabile ricerca della morte che meglio gli avrebbe garbato. Da ragazzo era sempre stato romanticamente convinto che i suoi ultimi istanti dovevano essere in volo, dal cornicione più alto, vicino al cielo, e prima di saltare a braccia spalancate avrebbe riso con sprezzo alla vita brulicante sotto di lui, guastata dalla paura primordiale della sopravvivenza e subordinata all'illusione del libero arbitrio.

Un dettaglio non indifferente lo aveva costretto tuttavia a ricapitolare: lo schianto, o meglio, le conseguenze fisiche dello schianto. Essendo Re Boo un po' vano, l'unica cosa che lo spaventava e a cui non poteva rassegnarsi era l'idea che la sua faccia venisse deturpata, fino a fare orrore a vederla. Così niente salto. Bramava una morte che non gli lasciasse cicatrici evidenti sul corpo, ma nessuna calzava a suo gusto, nessuna aveva quel tocco in più di spettacolarità che tanto sognava. Impiccagione: troppo comune. Avvelenamento: sans frisson. Dissanguamento: poco pulito. Morso d'aspide: già visto.

Fu un segno del fato il suo incontro provvidenziale con Guillotin. Il re si sovvenne con un sorriso nostalgico dell'allegra boutade che in breve tempo aveva preso a circolare sulle bocche parigine: Il dottor Guillotin ha trovato un rimedio efficacissimo contro il mal di testa. In seguito al lieto evento lo spettro aveva avuto premura di tornare a scambiare un saluto una volta tanto col vecchio amico, ma le sue visite di cortesia notturne avevano concluso col destabilizzare il dottore sino al limite della paranoia.

Rimuginando su rimarchevoli episodi di suicidio di sua conoscenza per scovare ispirazione, gli tornò in mente il singolare aneddoto del visconte Luis Elemeda che, dopo aver scialacquato la sua fortuna nel giogo d'azzardo, organizzò un'ultima sontuosissima cena, circondato dalla crème de la crème della nobiltà parigina e, come dessert, fece portare in sala una gabbia con tre leoni nella quale entrò e si lasciò scempiare di fronte agli spettatori atterriti. L'invidiabile padronanza di sé del visconte suscitava tuttora l'ammirazione del fantasma, ma certamente non era questo che cercava per Luigi; per l'idraulico avrebbe eletto una morte decisamente più dolce.

Infine, l'illuminazione: Luigi disteso su uno stuolo erboso che andava tingendosi di cremisi, con una lama conficcata nel petto, abbandonato tra le sue braccia come il prode Orlando giaceva tra quelle di Carlo Magno che aveva visto impotente il suo paladino spirare; il tutto definito da una luce drammatica a bagnarli dall'alto.

Re Boo si sentì estasiato, galvanizzato. Ogni sua particella ectoplasmica fremeva di emozione e per poco il lugubre sovrano non rovesciò il contenuto della tazza sul tavolino. Cosa v'era di più magnifico di una fine che meritava di essere riprodotta in qualsiasi forma d'arte? Inoltre nutriva un debole per le armi bianche e il nobile rituale del seppuku, la preservazione dell'onore del guerriero attraverso la morte autoinflitta, aveva sempre esercitato un fascino seducente su di lui.

Luigi avrebbe rinunciato alla vita per propria mano, piantandosi una lama nel cuore spezzato e inaridito da un amore calpestato che egli avrebbe finito per rinnegare. Ecco come moriva un eroe.

Nota d’autrice:

Sebbene il nome possa trarre in inganno, il dottor Guillotin non fu l'inventore della macchina decapitatrice, ma colui che presentò all'Assemblea Nazionale nel 1789 la legge sulle esecuzioni capitali per mezzo del taglio della testa con tale marchingegno, motivato dall'intento di recare una morte repentina e indolore ai suppliziati. Esistevano già dal '500, infatti, modelli rudimentali in uso in diversi paesi europei (tra cui anche l'Italia, col nome di mannaia) e ne redasse un rapporto particolareggiato il dottor Antoine Louis, medico reale. Per tale ragione il truce congegno, una volta approvato e perfezionato, fu considerato in principio, sia dalla stampa che dall’opinione pubblica, opera sua e battezzato di conseguenza Louison, Louisette o Petit-Louise. Fu solo più tardi che prevalse l'appellativo di Guillotine. I tremendi avvenimenti che si succedettero con l'avvento del Terrore fecero della ghigliottina, rapida e infallibile nel suo compito, l'extrema ratio della Rivoluzione francese.

« E se il popolo ha lasciato al moderno strumento di morte il suo nome, benché egli non ne fosse il vero autore, fu in ogni caso un atto d'alta giustizia, giacché sono gli sforzi suoi quelli che hanno fatto adottare la pena della decapitazione e questo congegno. » —Clément H. Sanson, Le memorie dei carnefici di Parigi. Un secolo e mezzo di esecuzioni capitali: 1685-1847, libro V, La ghigliottina

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Capitolo 8
*** Melisma [ripresa] ***


m

Personaggi: Luigi, Re Boo, Mr. L, Daisy (menzionata), Peach (menzionata), Mario (menzionato), Pauline (menzionata), OC.
Genere: Dark, Drammatico, Introspettivo.
Pairing: Het, Shonen-ai, Crack pairing.
Note: Tematiche delicate.





Melisma [ripresa]





Sebbene il fattaccio fosse occorso non più di qualche ora fa dentro le mura del castello, la notizia si era già diffusa come un'infezione per le strade della capitale del Regno dei Funghi. Ovviamente le spie di Re Boo avevano captato la nuova musica, ma la piccola e vigile Oriella aveva addirittura preceduto il fantasma ed era accorsa per prima al luogo dove era certa che l'idraulico si fosse rifugiato, il loro angolino segreto nell'ombra della pista deserta, una fetta di limbo incontaminato lontano dall'onta dello scandalo e dalla commiserazione. E proprio lì lo aveva trovato, seduto come sempre al suo posto, col vuoto nello sguardo che mutò prima in sorpresa e poi in affetto nel vederla.

Per un istante di debolezza il cuore le si sciolse in petto, e quel pensierino malizioso e ostinato che ella teneva nascosto dietro i sensi di colpa riaffiorò sussurrante: Se non ci fosse mai stata Daisy... Lo scacciò, forte della sua rassegnazione che, pur nell'utopico caso in cui il destino della principessa e quello del paladino non si fossero mai intrecciati, di certo egli non avrebbe comunque preso seriamente in considerazione una micete invisibile come lei. Il cuore degli eroi apparteneva sempre alle principesse: tale era la norma universale alla quale nemmeno Luigi era stato capace di sottrarsi.

Tuttavia, ciò non le aveva impedito di farsi notare da lui grazie alle sue doti culinarie, mettendo un pezzettino di anima in ciascun manicaretto che gli aveva preparato con le sue mani e gioendo intimamente dei complimenti ottenuti in cambio. Ogni volta che lui la ricompensava con un sorriso e la elogiava, Oriella sentiva abbagliata che persino la possibilità di divenire la sua cuoca personale l'avrebbe resa felice. Ad ogni modo, non era per consolarlo con torte e pasticcini che si era precipitata in soccorso dell'eroe dallo spirito sanguinante per un'altra donna. Aveva intuito che ciò che era accaduto quella mattina non fosse stato soltanto un caso, ma che si trattasse piuttosto di una tappa dentro un oscuro disegno tracciato intorno all'idraulico ignaro. Determinata, provò a convincerlo, a insistere dolcemente a spostarsi in una sistemazione più confortevole, ad accampare qualsiasi scusa pur di farlo allontanare da lì e salvarlo dall'arrivo del secondo ospite. Arrivo nel quale Luigi pareva star deliberatamente sperando e non rimase deluso una seconda occasione.

Re Boo al contrario non sembrò stupito di vederla, e anche lui le rivolse infine un sorriso, o meglio, un ghigno sadico il cui effetto fu tutt'altro che incantevole benché nessuna visione truce l'aggredì. Non si illuse comunque che lo spettro non avesse subodorato le sue intenzioni e per un attimo fu tentata di gridare all'idraulico ogni sospetto sull'infido boo, in barba alle garanzie di vendetta.

« Le premure che ci dedica non finiscono mai di toccarci nel profondo, chérie. Scomodarsi solo per noi e deliziarci con la sua inestimabile ospitalità nel momento del bisogno, lei è un vero bocciolo. Sarebbe così amabile da prepararci del tè? » la liquidò con nonchalance il sovrano in borghese mentre reclamava il suo posto accanto al mortale, poggiando il raffinato bastone da passeggio contro la sedia.

Oriella indugiò qualche secondo, osservando incerta Luigi completamente distratto dal lugubre interlocutore, con gli occhi magnetizzati sul volto diafano come fosse un oracolo. Non versava affatto in condizioni lucide per combattere ed era persino giunto disarmato del Poltergust 5000, troppo stordito dal dolore dell'abbandono e dall'illusione di trovarsi davanti una presenza alleata, come avrebbe potuto tenere testa alla furia del fantasma in quelle condizioni? Se lei avesse cantato, nulla avrebbe più impedito a quel boo diabolico, vistosi smascherato, di commettere un gesto estremo per l'incolumità del giovane. La toad obbedì sconfitta e si incamminò a eseguire l'ordine. Non appena fu entrata a riempire il bollitore, Luigi crollò e cominciò a versare tutte le lacrime che aveva sinallora trattenuto.

« Lei non tornerà mai più! » gemette stringendosi il capo tra le mani, chino in avanti e gravato da un macigno invisibile che gli schiacciava il torace. Si ripiegò su se stesso similmente a un animale ferito a morte.

Il fantasma lo studiava sfiorandosi meditabondo le labbra un poco increspate e tenendo la testa lievemente inclinata mentre ascoltava la sinfonia di singulti strozzati. Pareva che i polmoni del giovane non riuscissero a espellere tutta l'angoscia che lo colmava quasi a soffocare, emettendo a denti stretti lamenti strascicati che risalivano dallo stomaco alla gola, intervallati da singhiozzi violenti che gli scuotevano convulsamente le spalle. Lo strazio di essergli stata negata pure la clemenza di poterle dire addio gli aveva trasfigurato il volto in una maschera di dolore: era letteralmente fuori di sé. Ah, l'amour.

« Suo padre è piombato al castello senza preavviso » raccontò quello che Re Boo ovviamente già sapeva, ma che ancora suonava incredibile alle orecchie del povero idraulico. « Hanno riferito che fosse furibondo e che abbia minacciato Peach di troncare ogni rapporto tra il Regno dei Funghi e Sarasaland per aver tenuto segreto di Daisy e me. L’ha portata via e ha giurato che nessuno della famiglia reale metterà piede qui un'altra volta. » Fu costretto a interrompersi a causa di una scarica di singhiozzi.

Il fantasma si sporse per appoggiargli un palmo sul dorso, assestando qualche pacca leggera a mo' di incoraggiamento.

« Avrei dovuto essere lì ad assumermi le mie colpe! A difendere lei! » si rimproverò nuovamente il giovane.

Re Boo stabilì che il momento fosse propizio per agire. « Non avrebbe fatto alcuna differenza, lo sai » gli disse dolcemente, col tono che si usa coi bimbi lenti di comprendonio, rinvigorendo i lamenti afflitti e i tremori.

Luigi si sentiva talmente divorato dalla responsabilità delle sue mancanze da non reagire, convinto di meritarsi il veleno di quelle parole date per sincere e che preferiva alle vane consolazioni offerte da Mario. Il fratello aveva stretta la sua Pauline dopo tutto e non poteva certo arrivare a capire quale punizione il fato aveva invece serbato a lui. Daisy era tutta la sua luce e la sua aria.

« Ti avrebbe calcolato come l’insignificante nullità che lui ti considera » rincarò la dose il fantasma con feroce imperturbabilità di fronte al dolore che stava acuendo.

I singhiozzi dell'umile eroe divennero laceranti, sprofondando nell'abisso della sua paura più grande, di non essere degno, di non essere abbastanza.

« Non penserai davvero che ti avrebbe concesso udienza solo perché tu la ami? Quanto valgono i sentimenti di un misero idraulico agli occhi di un re? »

Il pianto struggente cessò d'improvviso.

Re Boo sorrise e ritrasse la mano.

Il giovane si raddrizzò e gli rivolse uno sguardo penetrante come una lama, ogni sintomo di tristezza obliterato dai lineamenti. Si sfiorò una guancia e osservò infastidito, anzi, disgustato, il polpastrello inumidito del guanto. Estrasse il suo fazzoletto a quadri da una tasca della salopette e si strofinò via le tracce dello sfogo disdicevole, ricomponendosi con cura. « Il nero mi dona di più » esordì dopo essersi portato indietro i capelli con un gesto vanitoso. Storse le labbra togliendo un po' di polvere dal ginocchio accavallato sopra l'altra gamba, dunque indirizzò la sua attenzione sullo spettro dinnanzi, intrecciando le dita. « Sono impressionato. Abbiamo avuto il piacere di incontrarci di persona una volta soltanto, eppure hai intuito il modo di farmi uscire. »

Il ghigno da Stregatto si affilò deliziato. « Sono certo invece di averti visto in più di un'occasione, durante qualche gran premio, quando le sorti del podio non volgevano esattamente a favore di Luigi. Ricordo un giorno in particolare in cui rischiava di concludere un turno eccezionalmente sfortunato in coda a tutti gli altri, quasi sparito dalla visuale dietro la scia della nostra polvere. Ricordo le grida di scherno di quei bifolchi di Wario e Waluigi. E quando, contro ogni aspettativa, Luigi ha cominciato a recuperare terreno, ricordo distintamente di aver visto la tua, di faccia, a farsi largo con prepotenza per rendere il benservito ai Waglioni, prima di rimontare in pista. Lui non è mai stato un tipo così vendicativo. »

Mr. L arricciò un angolo della bocca, inclinando la testa con aria di intesa. « Me ne rammento bene. Se non fosse stato per me, quell'inetto senza spina dorsale avrebbe concluso il gran premio più umiliante di tutta la sua invisibile carriera. »

« Per essere un inetto, è lui a detenere le redini la maggior parte del tempo. »

Il sogghigno sprezzante rimase inalterato, ma la rabbia divenne limpida negli occhi adombrati dalla visiera del cappello. « Non sarà così per sempre. »

La discussione restò un momento in sospeso quando Oriella si interpose discretamente per poggiare il vassoio con l'acqua fumante e i filtri del tè sul tavolo.

« Dov'è lo zenzero? » chiese seccato Mr. L gelandola con un'espressione di sufficienza.

La toad tentennò sbalordita al rimprovero e, una volta realizzato chi le fosse seduto davanti, si scusò e ammise timorosa di non averne.

« Non fargliene una colpa » intervenne il boo con finta indulgenza, come se gli importasse qualcosa della sensibilità della cameriera. « Luigi aggiunge soltanto miele di bosco. » Prese appunto che nemmeno il suo interlocutore nutrisse simpatia per i pavidi toad mentre quest'ultimo la invitava a smammare senza verbo ferire, con un cenno stizzito della mano. La conversazione proseguì quindi come se non si fosse mai interrotta. « Non puoi uscire quando ti aggrada, almeno finché è la volontà di Luigi a prevalere. Originariamente credevo fosse la rabbia il tuo passe-partout, perché acceca la mente e spezza le catene dell'autocontrollo, tuttavia era un'ipotesi inadeguata a giustificare le tue interferenze di cui ho iniziato ad avvedermi fino a poco tempo fa. In quei casi Luigi non era in uno stato di collera, ma in difficoltà, e così ho infine compreso. » Riempì la tazzina sia per sé che per il convitato. « È solamente quando egli dubita di se stesso e la sua forza di volontà si infiacchisce che a te è concesso vedere la luce del sole. »

« Bravo, mio defunto amico » si complimentò la Saetta Verde ostentando un accento francese. « Luigi entra in crisi e Mr. L spunta dal cilindro. È tutto qui il trucco. » Si adagiò contro lo schienale e sospirò languidamente. « Immagino però che tu mi abbia convocato per un motivo. »

« Ora che la commedia di Luigi si sta dissolvendo nella tragedia, scommetto che ti vedrò più spesso in giro. Pensavo che avremmo potuto iniziare a conoscerci meglio. »

« Graziosa idea. » Il giovane si avvicinò la tazza alle labbra, dimostrando che fosse effettivamente mancino, e vi soffiò sopra per disperdere il vapore. « Il mio scomodo alter-ego sarà indubbiamente un allocco a non aver capito, ma io so perché gli ronzi intorno così volentieri. » Ammiccò furbetto. « Lui ti trova interessante. »

« Dimmi qualcosa che io già non sappia. » Le orbite dello spettro si accesero di uno scintillio predatore.

« Anch'io ti trovo interessante » proferì l'altro traendo un piccolo sorso senza recidere il contatto visivo. « Era da parecchio che non mi imbattevo in una compagnia stimolante, o almeno in qualcuno degno della mia considerazione in questa manica di insulsi sempliciotti. »

Re Boo notò che il sagace Mr. L stesse manifestando diverse caratteristiche di un disturbo narcisistico della personalità.

« Il trauma di quest'oggi mi ha reso più forte, ma non basta. » Quest'ultimo serrò il pugno libero, assaporando la sensazione dei polpastrelli che affondavano nel palmo. Persino il dolore era preferibile al nulla assoluto della sua minuscola prigione in fondo al buio della mente. « Presto dovrò cedere nuovamente il posto, e io non voglio più tornare lì dentro. Voglio riprendermi questo corpo che un tempo è stato mio soltanto. » La sua voce si fece cupa e rabbiosa da somigliare a un ringhio.

« E come intendi riuscirci? »

« Quel dannato di Luigi ha la precedenza sul controllo. Anche se lui resta un mediocre, la sua volontà è ostinata. Fintanto che la sua forza di volontà persisterà, io non sarò mai libero. Il suo spirito deve essere spezzato, il suo già agonizzante amor proprio annientato, e per questo ho bisogno dell'aiuto di qualcuno potente. » Riacquistò la calma, bevendo un lungo sorso. « Qualcuno come te » concluse esalando un soffio di vapore tra i denti.

« Per quale allettante ragione dovrei assumermi un simil impegno? » Il fantasma simulò indifferenza, curioso di vedere quali carte avrebbe calato in tavola il rivale del suo idraulico. Appoggiò un gomito sul bordo e si puntellò il mento con la mano.

« Io sono mille volte meglio di Luigi. » Mr. L si tese verso di lui, lasciando cadere sull'erba la tazzina vuota. Il linguaggio sofisticato del suo corpo si fece ammaliante, sfoderando un'immaginaria coda di pavone corteggiatore. « A quel pivello hanno dedicato una sola pista e la più banale mai costruita, potrebbe percorrerla addirittura un marmocchio sul triciclo senza sudare. Luigi non saprebbe distinguersi neanche come spaventapasseri. Io, invece, non conosco il significato di perdere, non arrivo secondo a nessuno, esisto in questo mondo per essere il migliore in tutto e, se mi aiuterai, qualunque cosa tu mi chieda in cambio, ti dimostrerò perché sono il numero uno. »

Arroganza: anni luce lontana dall'essere un'attrattiva, considerò tra sé il boo.

Mr. L si fece più audace e ridusse la distanza tra i loro visi, deciso ad abbindolare il suo potenziale liberatore con ogni mezzo pur di guadagnarsi la supremazia disperatamente agognata. « Dimmi solo cosa desideri » lo incalzò fissando tenace negli occhi spettrali che gli trasmettevano la sgradevole sensazione di affacciarsi su un baratro senza fine. Se quello stramboide aveva ceduto chissà come al chissà quale fascino di Luigi, di certo non sarebbe stato capace di respingerlo. E a tempo debito Mr. L se ne sarebbe sbarazzato, giacché la sua ultima esperienza lavorativa alle dipendenze di qualcun altro gli era servita da lezione a fare di sé l'unico capo di se stesso.

Ad ogni modo, Re Boo aveva maturato la propria sentenza sul futuro del megalomane e deludente alter-ego già prima che questi avesse avanzato la sua proposta. Non aveva nulla da offrire che lo interessasse ed era ormai chiaro che la sua presenza fosse soltanto di intralcio, forse addirittura rischiosa, per il successo del progetto architettato dal fantasma che portò le labbra ceree quasi a sfiorare quelle calde di Luigi, al momento prese in prestito da Mr. L, e gli ghermì dolcemente il mento tra due dita gelide. « Desidero sentirti urlare. »

Oriella corse fuori incespicando, tanto il panico che le scoordinava i movimenti, all'udire del grido lacerante e intriso di un tale orrore da farle contrarre lo stomaco. Sebbene la disperazione ne avesse storpiato la voce quasi da renderla irriconoscibile, non vi erano dubbi che si trattassero delle corde vocali di Luigi. La toad vide atterrita lo spettro tenere stretto il giovane per il collo e con la grossa bocca irta di zanne spalancata come se intendesse strappargli via la faccia con un sol morso, mentre la vittima dimenava forsennatamente le gambe facendo ribaltare il tavolino, incapace tuttavia di divincolarsi o di rompere la presa intorno alla giugulare, salda quanto una tenaglia di acciaio.

Re Boo usò la mano libera per armeggiare con la spilla in cima allo jabot, con la vistosa ametista incastonata, che si aprì di lato rivelando una minuscola cornice al suo interno. Il tutto si consumò in una manciata di secondi: le urla di Mr. L divennero strazianti, forse consapevole di cosa stava per accadergli; Re Boo emise una risata stridente da far gelare persino la linfa degli alberi e poi il giovane si afflosciò esanime come un burattino senza fili. Il fantasma lo lasciò accasciarsi sulla sedia, riadagiandosi poi sulla propria con aria stremata.

Oriella si precipitò accanto al corpo dell'idraulico col viso di un pallore allarmante, scoppiando in lacrime. Per fortuna respirava ancora, ma non le fu di grande consolazione. « Non fategli altro male, vi supplico » piagnucolò stringendo una mano inerte tra le sue.

« Male? L'ho appena guarito dal suo parassita, in caso non se ne fosse accorta, chérie. » Lo sforzo compiuto per recidere soltanto l'anima del presuntuoso rompiscatole era stato notevole, perciò il boo aveva bisogno di altrettanta concentrazione per mantenere consistenza delle sue vestigia, e quelle lagne inutili non aiutavano di certo.

« So che avete in mente qualcosa di terribile per lui » insistette la toad. « Non fatelo soffrire oltre, ve ne prego. »

« E tu sei pregata di ricomporti in fretta, stolto micete, prima ch'egli rinvenga e ti veda annaspare in quello stato miserando. Non stonerebbe nemmeno dare una riassettata qui. » Re Boo iniziò a spazientirsi, indicando il disordine provocato dalla futile resistenza di Mr. L, le cui urla gli erano deliziosamente udibili quando chiudeva gli occhi e sfiorava la sua spilla.

« So che gli volete bene, a modo vostro. Ha un cuore grande e tutta la vita davanti. » Con sommo fastidio da parte del fantasma, Oriella non si diede per vinta.

« Attenta, chérie, potrei seriamente considerare l'idea di assumerti nel mio maniero. Una domestica in più torna sempre utile per tenere la polvere lontana dalla mia collezione di quadri viventi, tra i quali potrei addirittura concederti l'onore di un posto se i tuoi lamenti sono gradevoli alle mie orecchie, così da poterli riascoltare ogniqualvolta che mi garba. » Compreso che la funghetta non fosse in vena né di darsi un tono né di rintanarsi dentro il locale per non saltare all'occhio, Re Boo aprì una frattura dimensionale per le sue lande lugubri esattamente alle spalle di lei e ce la spinse dentro premendole uno scarpino sulla testa voluminosa.

Oriella terrorizzata ruzzolò all'indietro emettendo uno squittio e il gorgo oscuro si richiuse senza lasciare traccia della toad.

Il sovrano si alzò in piedi, si sistemò acconciatura e merletti come un'attricetta un momento prima di entrare in scena ed emise un lungo sospiro nasale, abbandonandosi al gradito silenzio finalmente ottenuto. Batté le mani con solennità e un gruppetto di subalterni saltò fuori dalla vegetazione circostante, apprestandosi solerte a ridisporre le cianfrusaglie come se non fossero mai state toccate. Una boo gli porse cerimoniosamente uno specchio a manico col bordo di foggia pregiata, così da sincerarsi che ogni capello fosse al proprio posto, dopo di che gli fluttuò affianco per bisbigliare qualcosa che lesto fece riaffiorare il sorriso a falce di luna. Re Boo ripeté il segnale e i fantasmini laboriosi si dispersero. La recita poteva dunque ricominciare.

Luigi mugolò e lentamente si raddrizzò sulla sedia, portandosi un palmo sulla fronte mentre strizzava gli occhi per riordinare le idee. « Cos'è successo? » domandò spaesato al sovrano che mise del miele in una tazza appena riempita e gliela avvicinò con premura. « Ho avuto un altro di quegli episodi? »

« Il colpo di oggi deve averti veramente provato, ma sono sicuro che queste curiose perdite mnemoniche andranno migliorando d'ora in avanti » lo tranquillizzò sereno il fantasma come se impugnasse qualche referto medico a comprovarlo. « La nostra conversazione si è interrotta un attimo prima di comunicarti che la principessa Daisy sia stata testé vittima di un rapimento ad opera del recidivo Tatanga. »

L'idraulico sputò il tè per terra. « Che cosa? Quando? »

Lo spettro estrasse un orologio da taschino dalla marsina, lo aprì e lasciò scorrere qualche secondo prima di rispondere in virtù della precisione. « Esattamente quattro minuti fa. » Ricevette uno sguardo incredulo dal fronte opposto. « Non l'ha propriamente sequestrata. Ha assoggettato l'intero castello dopo aver atteso il ritorno della principessa e ora tiene prigionieri sia lei che il monarca di Sarasaland, intanto che le sue truppe seminano caos e devastazione nelle regioni circostanti. »

« È fantastico! » Luigi scattò in piedi coi pugni in aria.

« La notizia ti ha sconvolto, vero? » Re Boo inarcò un arco sopraccigliare.

« Salverò Daisy! Diventerò un vero eroe! » esclamò l'altro al settimo cielo mentre la speranza tornava a infiammargli l'animo. « Farò cambiare idea a suo padre riguardo noi due. »

« Questo è lo spirito giusto. » Il sovrano si erse e tra le sue mani si materializzò il fioretto con cui avevano duellato tempo addietro, con le eleganti finiture sulla fodera e la bellissima ametista fissata sull'estremità dell'impugnatura elaborata: un'arma degna di un re. La offrì a Luigi che stentò ad accettare un dono di simile portata. « Come la Durlindana di Orlando, la Altachiara di Lancillotto e la Balmung di Sigfrido, ogni eroe che si rispetti deve avere al suo fianco una spada per farsi riconoscere. Me la renderai alla fine della tua avventura, quando ci rivedremo. »

Non seguirono né abbracci né saluti strappalacrime, o smancerie di qualsivoglia natura. Re Boo esortò Luigi ad andare incontro al suo destino e il paladino del Regno dei Funghi giurò sul proprio onore che gli avrebbe restituito la spada senza un graffio, una volta tornato a casa. Il fantasma lo osservò immobile sparire all'orizzonte a bordo del suo kart prima di dedicarsi all'ultimo piccolo, insignificante dettaglio di quel capitolo che si stava per chiudere.

Oriella cadde fuori dal portale a mezzo metro da terra, atterrando sul posteriore con un gridolino. Aveva il fiatone e l'aria di chi si era visto passargli tutta la vita davanti a causa delle cose spaventose che l'avevano accolta dall'altra parte.

« Ora veniamo a noi. » Re Boo si accomodò come sempre al suo posto, scrutandola con gravità mentre lei si rialzava barcollante e corrispondeva faticosamente il suo sguardo. « Voglio essere brutalmente schietto, chérie, anzi schiettamente brutale, così da rendere cristallino il messaggio: lei non conta più di un granello di sabbia per me. La sua presenza aveva un senso finché il suo era un ruolo secondario pur necessario per allietarci in questo teatrino, ma è giunto per lei il momento di abbandonare la scena. È consapevole, suppongo, che, nel caso in cui io non abbia la certezza che non lascerà trapelare nemmeno una sillaba sulle nostre liete serate in reciproca compagnia, lei non tornerà a casa. »

Oriella annuì.

« Lei è la sola al corrente di quanto avvenuto qui, perciò non mi toccherà perdere tempo a indagare sul responsabile se riceverò seccature da qualche ficcanaso in futuro. E le garantisco che per lei, chérie, mi scomoderò di persona a farle visita. »

La toad non rispose, ma i brividi che l'assalirono valsero come conferma di aver recepito forte e chiaro l'avvertimento.

« Tuttavia, ora che ci penso, perché correre il rischio? » Le labbra dello spettro si distesero in un ghigno sinistro.

Oriella comprese che prima il boo ingannatore avesse solamente giocato con lei e che in realtà fosse giunto già con l'intenzione di levarla di mezzo. « Siete un mostro » mormorò.

« Allora dietro quegli occhietti perennemente spauriti e la tremarella si nasconde davvero del fegato. Sono piacevolmente colpito. Mai avrei creduto che lei si sarebbe rivelata capace di racimolare da chissà dove il coraggio di mettermi i bastoni fra le ruote. Eppure oggi, quando si è precipitata qui con l'ambizione di portar Luigi via da me, firmando sua sponte una dichiarazione irrevocabile di suicidio, mi ha dato prova di dovermi ricredere sul suo conto. E questa... » Estrasse da sotto la marsina una lettera con la busta strappata in cima, sventolandola pigramente come per farsi aria. « Non ha fatto altro che consolidare la sua posizione di esserino traditore. »

Oriella inorridì, fissando la missiva con la sua confessione indirizzata alla principessa su ciò che era stata costretta a tacere per settimane e che aveva scritto e consegnato di tutta fretta al corriere, prima di partire in soccorso di Luigi.

« Suvvia, ero convinto che avesse un pizzico di senno oltre a ricette in quel bulbo che voi toad definite cranio. Ho spie disposte ovunque mi aggrada anche al di fuori di questo regnucolo, come poteva concepire che una mossa simile da parte sua mi sarebbe sfuggita? » Non gli pervenne replica, non che se ne fosse aspettato una. « Prima di passare ai fatti, ho un'ultima domanda che mi preme porle, una domanda di vitale importanza per la sua sorte. Farà la differenza sulla mia decisione di risparmiarla o meno, per cui la prego di essere impeccabilmente onesta nel rispondere. » Si sporse con fare confidenziale verso la minuta figura tremolante e assunse di nuovo un'espressione di massima serietà. « Lei ci tiene alla sua vita, n'est-ce pas, chérie? »

Oriella sondò un'ultima volta quegli occhi infernali in cerca di un fievole barlume di misericordia, ma non ne trovò. « Sì. »

« È un gran sollievo sentirglielo dire » cinguettò lo spettro drizzando le spalle, visibilmente rallegrato. « Sa, non traggo alcun piacere a toglierla a chi non gliene importa nulla. »


Nota d'autrice:

Non riesco a rimuovere la scenetta mentale di Luigi che corre in soccorso della sua donzella in difficoltà cantando “Ce la posso fare” [Hercules © Disney] mentre Re Boo è impegnato a far sparire l'unico scomodo testimone dei suoi intrallazzi.

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Capitolo 9
*** Assolo scordato ***


m

Personaggi: Luigi, Daisy (menzionata), Altri personaggi.
Genere: Drammatico, Sentimentale.
Pairing: Het.
Note: Nessuna.





Assolo scordato





La furia era stata il primo elemento che aveva permesso a Luigi di scalare verso la vittoria: la furia di difendere la sua più splendente ragione di esistere gli aveva dato la forza di riconquistare il palazzo reale dal basso verso l'alto, risalendolo piano per piano fino alla cima e disinfestandolo dall'invasione nemica. Il secondo era stato l'amore. Persino la paura di un game over precoce e con ingenti probabilità di agonia non aveva intaccato la sua determinazione, rimanendo invece oscurata dal desiderio ardente di ricongiungersi a colei che più gli era cara al mondo.

Per l'idraulico, la parte più ardua di tutta l'estenuante impresa non si era rivelata tanto arrivarci, al castello, nel cuore rigoglioso della terra di Chai, circondata da vaste lande sabbiose dove di giorno l'arsura infernale riduceva il corpo quasi al limite della disidratazione e di notte la temperatura calava a picco fino a far gelare quel poco rimasto nelle vene. No. Non era stato superare la fauna ostile delle quattro regioni del regno, tra cui spiccavano per letalità i Gao, sfingi dotate dell'abilità di sputare vampate di fuoco, purtroppo non proni agli indovinelli e filosoficamente favorevoli all'incenerimento senza preamboli intellettuali. Non era stato nemmeno sbaragliare gli accampamenti dei mercenari d'oltre spazio, smaniosi di scuoiarlo vivo per recapitare in pompa magna il macabro trofeo al loro principale dietro chissà quale favolosa promessa di compenso. Neanche questo. E men che meno era stato il duello finale contro il famigerato e bellicoso Tatanga, con tanto di armatura cromata ultimo modello e rifornitura invidiabile di artiglieria laser, che lo aveva minacciato allegramente di far del suo teschio la coppa con la quale avrebbe brindato al matrimonio con la bella principessa, inaugurando al contempo la nuova base di conquista militare. Nulla di tutto ciò.

La parte più difficile per il prode cavaliere dalla divisa in verde era stata esattamente al compimento della missione di salvataggio, trionfante e sfinito, sulla terrazza più alta dove si era consumato lo scontro col boss di fine livello, obbligatosi a resistere con tutta la sua volontà alla tentazione struggente di correre a cercare Daisy. La consapevolezza di averla così vicina, nello stesso palazzo, era sia un conforto che un'ossessione e Luigi avrebbe sacrificato l'ultimo fungo curativo rimastogli in saccoccia in cambio di un solo sorriso da lei, un tonico per i suoi occhi stremati dal lungo cammino e dalle battaglie, ma la prova decisiva attendeva ancora il giovane.

Un'altra sfinge uscì allo scoperto d'improvviso, grande abbastanza da potersi comodamente sedere sul dorso ed esponenzialmente più micidiale delle colleghe già affrontate, e fece per avvicinarglisi oscillando la coda leonina. L'idraulico brandì di nuovo il suo martello, ma la fiera lo spiazzò con insospettabile eloquenza, presentandosi solenne come Totomesu, comandante dei Gao e generale della guardia reale, e comunicandogli che il re stesse per raggiungerli. Luigi si rimembrò della belva col nemeś a celare la criniera fluente, domata personalmente da Daisy che le riservava un posto di rilievo tra i suoi affetti, e inquisì con garbo se il monarca fosse accompagnato dalla principessa. Totomesu non parve gradire l'interesse verso la graziosa rampolla, squadrandolo coi selvaggi occhi ambrati prima di replicare con freddo contegno che, nossignore, Sua Maestà la Principessa Daisy si trovava al sicuro nei propri alloggi e con lui avrebbe conferito soltanto Sua Altezza Reale Richard Amenofi V, Sovrano di tutte le terre di Sarasaland.

Non fu esattamente l'esternazione di gratitudine che l'eroe si era aspettato, ma di sicuro al micione era saltata la mosca al naso per essere stato battuto sul tempo dall'ultimo arrivato che aveva appena risolto il problema dell'invasione tutto da solo. Naturalmente il padre della fanciulla si sarebbe dimostrato assai più ragionevole, per cui Luigi non si curò dell'atteggiamento scostante del Gao. Tra una peripezia e l'altra l'idraulico aveva pure trovato il tempo di lavorare sul discorso da pronunciare dinanzi al re, così da ufficiare infine l'unione con la sua amata, dopo di che nulla avrebbe impedito loro di stare insieme come avevano sognato negli anni costretti a vivere i sentimenti reciproci in segreto.

Tuttavia, le parole di Totomesu gli avevano instillato un tarlo in testa. « La principessa sta bene? » Forse stava solo aspettando che lui sistemasse prima la questione col genitore che tanto aveva ripudiato il loro legame, come una sorta di dodicesima fatica: molto romantico, ma non certo tipico della Daisy che lui conosceva e che non avrebbe esitato a dargli man forte per difendere ciò in cui entrambi credevano.

La sfinge evase lo sguardo del giovane, piegando una zampa possente per pulirsi gli artigli. Sarebbe stata capace di staccargli il capo con una sola granfiata. « Tatanga doveva impagliarmi per sperare di riuscire a sfiorarla » rispose omettendo i dettagli. Sul manto ramato erano evidenti le piaghe delle catene che l'avevano tenuta imprigionata fino a poco fa. La lealtà verso la fanciulla compensò la carenza di simpatia. « Lei sta bene, e mi ha affidato questa da consegnarvi. » Estrasse una lettera da sotto il cappuccio striato e gliela porse tra le unghie ricurve. « Non apritela adesso » ammonì l'eroe in salopette più confuso che mai.

Luigi moriva dalla voglia di chiedere spiegazioni, ma si vide obbligato a trattenersi non appena Re Richard fece il suo ingresso sulla terrazza profondamente segnata dalla ferocia dello scontro, con altri due Gao del corpo di guardia al seguito. Intascata in fretta la busta e flesso un ginocchio a terra, l'eroe si abbassò in un inchino di riverenza. « Vostra Altezza. » L'ombra del sovrano lo coprì, portatoglisi proprio di fronte con la lunga tunica bianca a nascondere i calzari.

« Vi ascolto. » Uno sguardo critico gli giunse dall'alto.

Per infondersi coraggio l'idraulico poggiò una mano sull'elsa preziosa della spada, la sola compagna presente accanto e pervasa di una lucentezza seducente che nemmeno la polvere ostinata del deserto aveva potuto spegnere: l'unico oggetto che conferiva una qualche aria di nobiltà al suo aspetto umile e reduce dalle numerose avversità. Sebbene non l'avesse mai sguainata, Luigi l'aveva tenuta alla cintura per tutta la durata dell'impresa e non se ne era separato un secondo. Quella lama esercitava un fascino curioso su di lui. « Ho combattuto e sconfitto le orde armate di Tatanga per amore di vostra figlia e desidero proteggerla sino alla fine dei miei giorni. Sono pronto ad affrontare qualsiasi prova per poter restare al suo fianco, a donarle il mio ultimo respiro pur di renderla felice. Dal Regno dei Funghi sono giunto sin qui a battermi in suo nome, per l'incolumità sua e del suo popolo. La mia devozione alla principessa Daisy è sincera e più forte di qualsiasi esercito. La mia anima e la mia spada appartengono a lei, solo a lei e a lei soltanto. » Tecnicamente l'arma citata non era nemmeno la sua, ma Luigi si sarebbe premurato di farsene forgiare una nuova di zecca appena possibile. « Giuro di amarla e onorarla ogni giorno che la sorte mi riserverà in questa vita e vi chiedo umilmente di concedermi l'onore della sua mano. »

« No. »

« Grazie, è un vero... Perdonatemi? » Il giovane sollevò disorientato il mento.

« No. » La stretta sull'Hekat si serrò. Re Richard aveva gli stessi occhi della principessa, ma non vi era traccia di benevolenza per lui.

« Maestà, io ho salvato il regno... »

« Con rischi indicibili e traversie innumerevoli. Encomiabile, figliolo, siete valoroso, ma mia figlia è tutta un'altra faccenda. »

« Sì, ma... »

« No significa no, giovanotto. Non temete, sarete lautamente ricompensato per il disturbo. »

« Non sono... »

« So già chi siete e so anche che avete fatto il Casanova approfittando della mia lontananza da Daisy e della sua pudica inesperienza. Ciò mi basta. Grazie a voi la reputazione di mia figlia è stata compromessa a sufficienza e, se l'avete veramente a cuore come affermate, farete meglio ad astenervi dall'interferire ancora nel suo percorso. » La voce dell'uomo divenne marmorea.

« Non è come... »

« Vi chiedo di partire dal mio castello e dal regno oggi stesso, prima che si sparga notizia della vostra presenza qui. Riceverete la somma che meritate per la vostra audacia, perché non si dica che il sovrano di Sarasaland non sa sdebitarsi. »

« Vi imploro di... »

« Non siete il partito giusto per Daisy. Col vostro comportamento avete rischiato di cagionare un danno di cui nemmeno comprendete l'entità. Avete messo a repentaglio la sua posizione, la sua credibilità agli occhi del mondo intero ed essendo io il re, e nientemeno il padre, spetta a me salvaguardare gli interessi della mia unica erede da qualunque condizione possa nuocerle, compresa la cecità del giudizio che ella ancora deve maturare. Daisy proverà qualcosa per voi, ma non posso permettere che quella che è nulla più di un'infatuazione mandi a monte il suo futuro. »

« Temo che... »

« Non credete che non mi addolori spezzarle il cuore, ma non vi è posto per il cuore dove necessariamente serve la testa. Voi mi avete costretto a rammentarglielo, con la vostra superficialità e il vostro ego tipico dei giovini ambiziosi in cerca di fama e avventure. Pensate forse che il mestiere di reggente sia un gioco o, perdonate il gergo poco elegante, una pacchia? Il corpo e la persona di colui designato al trono non appartengono più solo a se stesso, bensì allo Stato che egli dovrà degnamente rappresentare con orgoglio e impeccabilità. Suppongo riusciate a concepire vagamente il peso di una tale missione da cui nessuno della dinastia reale può esentarsi. Se per disgrazia si venisse a sapere che una principessa è incapace di governare persino i propri sentimenti, potrà mai ella essere reputata adatta a governare un regno? Non viviamo nelle favole, ragazzo mio » continuò implacabile Re Richard.

« Vi giuro... » Luigi tentò nuovamente di intromettersi nel monologo, ma venne tagliato fuori senza pietà.

« La mia decisione potrà non piacervi, ma sintanto che avrò respiro mi opporrò con tutte le forze che ancora mi restano perché mia figlia non finisca in pasto agli sciacalli dello scandalo e alla mercé del pubblico ludibrio. Sarebbe un sacrificio troppo grande per lei, così giovane e promettente. La amo troppo per sopravvivere all'idea di vederla precipitare in una simile rovina. Daisy è destinata a sbocciare in una delle regine più brillanti della storia del nostro regno e voi le costereste la sua ascesa ancor prima di averla intrapresa, così come costereste al popolo di Sarasaland uno dei suoi sovrani più capaci. Altri pretendenti alla corona non esiteranno a scagliarsi contro di lei per spodestarla se fiuteranno un solo errore da parte sua e voi, mi rincresce, costituite un errore troppo pericoloso da lasciar correre. Vorreste davvero tarparle le ali per la vostra vanità? »

La colpa investì l'idraulico, come densa bile nera, occludendogli lo stomaco. « Non le farei mai... »

« Siete senza ombra di dubbio un cavaliere di eccezionale capacità, Sir Luigi, e mi pare di riconoscere assenza di malizia nei vostri occhi, ma li avete puntati sulla damigella sbagliata. » Il tono si ammorbidì leggermente, tuttavia la fermezza nelle parole rimase inflessibile. « Non fate soffrire Daisy oltre e riprendete la vostra strada con la mia benedizione per aver reso un immenso servizio a tutti noi. Troverete altri reami che gioverebbero certamente della vostra inclinazione all'eroismo e forse principesse con genitori più accomodanti. » L'eco dell'Hekat che batté sul piastrellato di roccia calcarea decretò la fine della discussione. I Gao impettiti ai lati del sovrano si rialzarono al segnale.

Luigi si sentiva stordito, sconvolto e nauseato al pensiero di essere stato così vicino dal trasformarsi nell'origine di tanta disgrazia per Daisy, smarrendo lo sguardo sul reticolato di crepe incise nel pavimento. Come aveva potuto essere così cieco? Come aveva potuto illudersi, e soprattutto illudere lei, che sarebbe stato possibile un futuro per loro due? Comprese che la principessa non si fosse mostrata perché rivederlo sarebbe stato troppo doloroso e si portò una mano al petto, sulla tasca che custodiva la lettera con le ultime righe dedicategli. Impulsivamente l'altra si serrò sull'impugnatura della spada.

« Mi duole non potermi trattenere ulteriormente, ma il popolo ha bisogno di essere tranquillizzato ora che Tatanga è stato scacciato e confido che, grazie a voi, quella canaglia ci penserà due volte prima di imporre la sua presenza in casa nostra. » Re Richard si accomiatò con un cenno del capo incoronato e diede disposizioni al fedele Totomesu di provvedere al compenso dell'ospite in partenza, prima di ricondurlo ai cancelli e di affiancargli una scorta per affrontare il viaggio di ritorno in comodità (e con discrezione).


Nota d'autrice:

Sebbene nella Sarasaland del videogioco (Super Mario Land) soltanto una delle quattro terre che compongono il regno si rifaccia all'immagine dell'antico Egitto, ho scelto di attribuire alla società sarasiana caratteristiche di quella faraonica, dipingendoli come diretti discendenti. “Sovrano di tutte le terre” è l'appellativo tradizionale usato per i faraoni sia uomini che donne.
L'Hekat è il bastone ad uso del faraone, dalla forma a gancio e simile all'odierno pastorale vescovile; rappresenta l'azione, la semenza e il fermento. Il simbolismo è evidente: il faraone è il pastore del suo popolo. Da questa forma originaria deriva quella più recente dello scettro più corto e più ricurvo, decorato a bande blu. Col tempo la carica faraonica, tradizionalmente riservata solo ai reggenti maschi, è divenuta accessibile anche alle donne e sono pervenute diverse raffigurazioni di regine-faraone che impugnano l'Hekat.
Il nemeś è il copricapo reale, ossia una specie di cappuccio con due appendici che scendono sul petto e decorato a strisce alternativamente blu e oro.
E per concludere queste note tediose, Richard è il nome usato da una fetta del fandom di Super Mario per riferirsi al padre di Daisy. I own nothing here :]

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Capitolo 10
*** Silenzio ***


o

Chiedo infinitamente scusa a tutti i lettori fedeli per il ritardo con cui ho consegnato il presente e ultimo capitolo della fanfiction. Le ragioni sono sempre impegni extra-Efp, alternati a puntuali tracolli di ispirazione attutiti da morbido atterraggio nell'autodisprezzo. Se potessi vi stringerei la mano uno a uno e spero che il risultato qui sotto sia valso almeno in parte la vostra pazienza.

Happy reading!

Personaggi: Luigi, Re Boo, Mario, Pauline, Daisy (menzionata), Peach (menzionata), Bowser (menzionato), Rosalinda (menzionata), Altri personaggi (menzionati), OC.
Genere: Dark, Introspettivo, Sentimentale.
Pairing: Het, Shonen-ai (unilaterale), Crack pairing.
Note: Tematiche delicate.





Silenzio





« Ci hai tenuto col fiato sospeso per settimane. » Mario si issò fuori dal tubo saltamondo, di ritorno dal pranzo domenicale dai genitori nella loro casetta a Brooklyn. « Nessuno aveva più idea di che fine avessi fatto o dove ti fossi imboscato. Non sai le giustificazioni che ho dovuto inventarmi per non far preoccupare mamma. » Il suo tono era legittimamente alterato per l'angoscia patita nell'attesa insostenibile di ricevere un qualche segno di vita che aveva tardato settimane ad arrivare.

« Quante volte ancora dovrò chiederti scusa? » Si udì la voce del fratello giungergli in rimando dall'interno del condotto.

« Una per ogni capello bianco che mi hai procurato. » Una mano delicata si tese dall'imboccatura e Mario la cinse galante per aiutare la damigella a uscire alla luce del sole.

« Guarda che non sono tutti quanti lì per colpa mia. » Luigi li seguì per ultimo, abbigliato forse con fin troppa eleganza per l'intima festicciola a casa dei loro genitori a celebrare il fidanzamento ufficiale tra i due innamorati che avevano coronato infine il loro sogno d'amore.

Mario arricciò indispettito il naso e fece per ribattere, ma si girò distratto non appena la stessa mano che aveva stretto poco prima richiamò la sua attenzione, sfiorandogli teneramente la guancia in una carezza.

« Io li amo tutti, i tuoi capelli bianchi » sussurrò vellutata Pauline con un sorriso a distenderle le labbra carnose, chinandosi un poco per posargli un bacio amorevole sulla fronte. Si rivolse poi al fratello del suo promesso sposo: « Siamo lieti e sollevati che tu sia tornato ». Si strinse contro la schiena di Mario, cingendogli dolcemente le spalle. « Fermati almeno qualche giorno. La tua camera è sempre pronta, proprio come l'hai lasciata. »

« Purtroppo ho molto lavoro in sospeso. » Luigi ribadì meccanicamente il pacato rifiuto con una serenità che finì per irritare il paladino numero uno del Regno dei Funghi. Sebbene lo dissimulasse con compostezza, il più alto sembrava impaziente di andarsene.

« Si può sapere, di grazia, cos'è che hai di meglio da fare piuttosto che stare un po' con la tua famiglia? » chiese Mario abbandonando rapidamente il buonumore del lieto evento, disorientato dal distacco che percepiva sotto il sorrisetto ingessato di fronte. « Sta bruciando un castello altrove, per caso? »

« Ho preferito lasciarmi addietro i giorni da eroe. Adesso mi dedico ad altro » fu la rivelazione che spiazzò gli interlocutori.

« Stai continuando a tempo pieno la tua professione di acchiappafantasmi? » domandò affascinata la bella Pauline.

« Acchiappafantasmi non è il termine più esatto. Fantasmologo sarebbe appropriato. »

« C'è una differenza? » La futura cognata si sentì un po' sciocca a chiedere, ammettendo la sua ignoranza in materia.

« Abissale » asserì Luigi con cipiglio esperto. « Originariamente mi limitavo a stanarli ed estirparli dai loro focolai infestati, trattandoli alla stregua di abusivi molesti. Adesso sto cercando di capire di più sulla loro natura e sulle ragioni che li hanno bloccati in questa realtà, sulle loro faccende in sospeso e come io possa aiutarli a risolverle. Durante il viaggio di ritorno da Sarasaland mi sono ritagliato un momento per tirare le somme su cosa ho concluso nella mia vita e ho avuto una folgorazione, rivoluzionando l'approccio verso i miei pazienti con cui ho imparato infine a stabilire un ponte comunicativo. Gli spettri, vedete, sono caratterizzati da una spiccatissima empatia, si nutrono delle nostre emozioni: se sei irascibile od ostile, da loro otterrai rabbia; vice versa se manifesti bendisposizione nei loro confronti. Ho mantenuto per anni il vizio di sbagliare in partenza, introducendomi armato nei loro rifugi e innescando io per primo una reazione violenta. »

I due fidanzati si scambiarono un'occhiata fugace, ma non interruppero il monologo di una fluenza mai udita dal tartagliante Luigi.

« Vi è sempre un motivo se hanno scelto di installarsi in un luogo preciso, un filo conduttore rimasto da recidere col pre mortem, e spostarli forzosamente è un evento traumatico che può produrre serie alterazioni a livello psicocomportamentale, fino all'insorgere di devianze sociopatiche, rendendoli altamente instabili e acuendone l'aggressività nei casi più critici. » La sicurezza con cui esponeva il discorso e l'abito fine costruirono l'impressione di un individuo totalmente diverso dal Luigi impacciato e che incespicava nelle parole se sottoposto allo scrutinio di più sguardi. « Non potrei descrivere il mio precedente modus operandi con nessun termine più calzante di “preistorico”, ma, per fortuna, quest'ultima pausa di riflessione che mi sono concesso mi ha aiutato a comprendere dove ho mancato tanto a lungo e ad adottare nei confronti dei non-vivi una strategia più efficace, e aggiungerei dignitosa. »

« I non-vivi? » ripeté il fratello, inarcando un sopracciglio.

« Preferiscono farsi chiamare così, in quanto non possono definirsi propriamente morti vagando liberi nella nostra dimensione, seppur con l'elettrocardiogramma piatto. »

« E i tuoi non-vivi si offendono se li trascuri solo qualche giorno? »

« Mi dispiace, Mario. » La voce dell'ex cacciatore di fantasmi si incrinò, mostrando finalmente qualche crepa nella maschera di cera. La separazione prematura era profondamente accusata da entrambi, a dispetto degli sforzi del più alto dei due a non tradirsi. « Sono all'urgente ricerca di pazienti le cui condizioni io stesso ho contribuito ad aggravare e voglio porre rimedio ai torti commessi. Non pochi, malauguratamente. Sento di non poter trovare serenità nel mio presente finché non avrò chiuso con gli errori del passato. »

Lo sguardo incupito del fratello si ammorbidì e gli occhi divennero lucidi di commozione. « Ven'accà. » Si fece avanti spalancando le braccia per accogliere Luigi che tuttavia non gli giunse incontro, limitandosi ad aprire appena le proprie per accettare il gesto di affetto. Mario lo strizzò come una spugna e lo staccò da terra.

Persino l'incantevole Pauline si lasciò coinvolgere dalla scena toccante, nascondendo un tremito delle labbra dietro le dita affusolate.

La magia non durò a lungo e Luigi si vide obbligato a sciogliere malvolentieri l'abbraccio, scongiurando il rischio che il fratello potesse accorgersi dell'immobilità sospetta del suo petto. Riuscire a simulare il movimento della respirazione era un conto, il battito cardiaco un altro.

Prima di lasciarlo libero, Mario gli strinse le spalle e lo fissò dritto in viso, in cerca del vecchio Luigi che sembrava non volerne sapere di riaffiorare oltre la fredda barriera che era rimasta ostinatamente eretta dal suo ritorno tanto sperato. « Se c'è qualcosa che ti tieni dentro e ti andrebbe di parlarne, sai che qui la porta è sempre aperta. »

« Lo so » rispose il fratello accennando un sorriso riconoscente. « Ad ogni modo, la mia camera vi sarà senz'altro più utile per il nuovo inquilino. » Girò il viso verso la futura signora Mario che, istintivamente, spostò la mano sul ventre ancora troppo piatto da rivelare la piccola vita che vi stava germogliando e che loro avevano celebrato tutti insieme a casa dei genitori a Brooklyn. Non spettava a Luigi il diritto di informarli che fossero due piccole vite, in realtà: una più forte, vibrante di energia, e l'altra invece tremula e incerta, come una fiammella che stenta al vento. « Mi rincresce addossare a voi l'incomodo di spostare la mia roba in soffitta. »

« Non c'è nulla che desideri portare con te? »

« Ho già tutto quel che mi occorre. » Le premure e l'amabilità di Pauline non erano soltanto uno schermo di cortesia e l'ex paladino era sicuro che lei sarebbe stata una moglie meravigliosa, non potendosi ritenere più felice per la sorte solare del fratello che a breve avrebbe ricevuto anche la gioia della paternità: la stessa che Luigi una volta sognava per se stesso.

« Be', verrai a trovarci presto, almeno » si raccomandò la donzella.

« Certamente. » Non molto tempo fa mentire lo metteva apertamente a disagio da impappinarsi all'istante, mentre ora si era trasformata in una necessità che gli riusciva con una naturalezza sfacciata. Era malinconicamente consapevole che, purtroppo, quella fosse stata soltanto la prima bugia di una lunga sfilza. « Farò del mio meglio. » Salì sulla moto che aveva parcheggiato accanto al passaggio per il mondo di origine, accomiatandosi con un cenno del capo.



« È lampante che non stia affatto bene » mormorò Mario avvilito, osservando il fratello allontanarsi nella direzione opposta a Fungopoli. Conciato come un becchino, con l'unico punto di colore costituito dall'ametista incastonata sulla placca della cravatta di cuoio intrecciato e a bordo della Moto Mach sfrecciante sulla strada sterrata, rendeva l'immagine quasi paradossale di un necroforo appena uscito dal gran premio della settimana, in ritardo per un'onoranza funebre. « Hai visto com'è vestito? Sembra di ritorno da un funerale, invece che da una festa in famiglia per noi e il nostro bambino. »

« Ha subito un duro colpo. Se per ora preferisce tenere la mente occupata con la sua vocazione, non giudichiamolo. » Pauline tentò di mitigare l'animo esacerbato del suo amore.

« Mi sento responsabile. »

« Per quale motivo? »

« Mi ero accorto che si comportasse in modo strano da mesi » ammise Mario con aria colpevole. « Sentivo che qualcosa non quadrava, che lo stava divorando dentro. Spariva per delle ore senza far sapere a nessuno dove si ficcasse e se provavo a chiederglielo diventava evasivo o, peggio, si alterava. E non intendo che si mettesse semplicemente sulla difensiva: diventava aggressivo con me come mai aveva fatto prima, mi diceva certe cose da darmi quasi l'impressione di non star più parlando con la stessa persona. Sembrava davvero qualcun altro, e quel qualcuno mi odiava. Poi, lo stesso giorno che re Richard ha scoperto di lui e di Daisy, si volatilizza di nuovo e dopo mi telefona al settimo cielo, già arrivato oltre i confini del regno, per farmi promettere di non seguirlo, a insistere che era la sua missione e che doveva farcela da solo. Io, contro ogni buon senso, l'ho lasciato andare. » La voce gli si spezzò. « E oggi paghiamo entrambi il prezzo perché non sono stato un fratello abbastanza presente. »

« Forse questa era una strada prescelta per lui. » La fanciulla gli carezzò dolcemente una guancia inumidita. « La storia con Daisy evidentemente non era destinata a resistere. Nessuno avrebbe potuto deviare questo corso, nemmeno tu. Immagino che Luigi se ne fosse già reso conto e che avesse sfogato parte della sua frustrazione su di te quando gliene davi occasione. Conoscendolo, dubito lo abbia fatto intenzionalmente. Alla fine ha voluto tentare il tutto per tutto, proprio come avresti fatto tu al suo posto se in quel castello ci fossi stata io. » Fissò gli occhi su quelli smarriti più in basso. « Luigi ha solo bisogno di tempo per ristabilire il suo equilibrio e se aiutare spiriti in difficoltà può servirgli ad alleviare la delusione, noi vedremo di sostenerlo in questa scelta e non lo faremo sentire solo. Lui è una parte fondamentale della famiglia e non permetteremo che se ne distanzi. Voglio che il nostro bambino, o la nostra bambina, cresca anche con l'affetto dell'unico zio che ha. »

Se Mario aveva mai covato dubbi sul fatto che la donna lì di fronte fosse quella giusta, colei con cui avrebbe lietamente condiviso ogni singolo giorno restante della sua vita, il suono di quelle parole spazzò via ogni microscopica, infinitesimale incertezza e, cingendole dolcemente il mento tra l'indice e il pollice, la baciò sentendosi esattamente come la prima volta che le loro labbra si erano congiunte.



Luigi si accertò di essersi allontanato a sufficienza dal campo visivo del fratello e della futura cognata prima di svoltare per il bosco, rifugiandosi nell'abbraccio confortante dell'ombra delle fronde. Gli occhi smisero di pizzicargli a causa della luce fastidiosa del giorno e la morsa dell'emicrania andò finalmente allentandosi. La prossima visita familiare sarebbe stata indiscutibilmente fissata dopo il tramonto, poiché il suo corpo mal tollerava ormai il tormento del sole tanto a lungo. Arrestò il mezzo e poggiò il peso su una gamba per estrarre un medaglione con una lunga catenina d'argento dalla tasca della giacca, aprendolo per rivelare una piccola cornice al suo interno: l'immagine contenuta era livida e indistinta come il negativo di una fotografia. Avvicinò il ciondolo al viso.

« Lasciami entrare. »

Alla frattura dimensionale occorse una manciata di secondi prima di materializzarglisi davanti, un gorgo oscuro senza fondo e terrificante nel quale Luigi avanzò imperturbabile. Si ritrovò sul viale di sassolini che conduceva alla porta della sua casetta, preciso e contornato dal praticello rugiadoso irrigato da poco. Notò che il caminetto era acceso.

Il portale si rimpicciolì alle sue spalle fino a svanire, inghiottendo qualche fogliolina rinsecchita che svolazzò brevemente nell'aria immota.

Il giovane smontò dalla sella e chiuse il veicolo nella rimessa di legno poco lontano dalla dimora, accanto al suo kart e al Poltergust 5000 rivestito di un velo di polvere. Si soffermò un momento a osservare la modesta abitazione, esattamente identica fuori a quella dove aveva convissuto col fratello dopo essersi trasferiti nel Regno dei Funghi e che aveva interamente ceduto al ramo genealogico pronto a generare nuove gemme. Immaginò la sua camera spoglia e ridipinta con yoshi e farfalle colorati, con due culle proprio al centro, fianco a fianco, sotto i raggi luminosi che permeavano dalla finestra: non troppo vicine da toccarsi, ma nemmeno troppo lontane affinché le lucette ancora nel grembo materno non si sentissero sole, separate dopo nove mesi insieme. Temeva tuttavia che la più fragile rischiasse di affievolirsi per sempre, vittima di una selezione naturale contro cui si stava tuttora battendo strenuamente. Molto presto Mario si sarebbe messo in contatto con lui per comunicargli ciò di cui era già al corrente.

Spostò lo sguardo sui boccioli di ipomea bianca che circondavano la casa, l'unico fiore capace di sopravvivere in un ambiente dove la luce solare era praticamente assente. Una fitta cappa di nebbia copriva tutt'intorno come una cupola protettiva attraverso la quale nemmeno il telescopio della vigile Rosalinda riusciva a spiare, mantenendo al sicuro quel limbo domestico nel cuore delle lugubri lande dimenticate dai vivi e divenute proprietà infestate del più potente fra gli spettri. Solo di notte, quando il cielo si era ormai imbrunito e lo sguardo della dama delle galassie non poteva individuarli nel loro angolino sperduto, la coltre si diradava moderatamente affinché il chiarore della luna filtrasse per donare vigore ai fiori, permettendo loro di schiudere le candide corolle a campanula come tante stelline sulle alte fioriere e sui pergolati.

Si sorprese a rimuginare se, per l'evento tanto atteso della nascita, avrebbe fatto meglio a inviare a casa del fratello rose o gigli bianchi, seppur costituissero scelte inflazionate, oppure margherite, fresie, giacinti... Non ti riguarda ormai. Con uno schiaffo mentale, si costrinse a tornare alla realtà. Prima smetterai di cercarli, meglio sarà per tutti. Ripiegò senza fretta verso la porta d'ingresso.



Poltercucciolo sollevò il musetto simpatico, abbaiò con allegria e saltò giù dalle gambe del secondo inquilino per correre a fargli le feste non appena Luigi ebbe varcato la soglia. « Come è andata la rimpatriata di famiglia? » chiese spassionatamente Re Boo senza distogliere l'attenzione dall'opera di uno dei suoi scrittori comici preferiti.

« Le lasagne di mia madre sono sempre le migliori. » Il fantasma in borghese si chinò per ricambiare il bentornato del suo cagnolino con le coccole. Gettò un'occhiata sulla copertina elaborata del libro tra le mani dello spettro adagiato sulla poltrona, con le caviglie comodamente incrociate sopra il poggiapiedi di velluto: I dolori del giovane Werther, in lingua originale.

« Preparo del tè, padron Luigi? » Una boo in grembiulino rosa fece timidamente capolino dalla cucina, ansiosa di deliziare il suo mecenate con le ultime creazioni pasticcere che aveva perfezionato.

« Grazie, Ombretta. » Questi soffermò lo sguardo su di lei per una frazione di secondo, senza rallentare il passo mentre saliva la rampa di scale per recarsi in bagno a espellere i resti masticati del pranzo e rimuovere il trucco dalla faccia e la tinta da capelli e baffi.

Re Boo sorrise tra sé dello stratagemma del suo allievo, ancora ben lungi dal tenere testa al maestro per apprendere come mutare il proprio ectoplasma così da emulare qualsiasi forma o individuo scelto, colori compresi. Ad ogni modo, il sovrano non poteva ritenersi affatto deluso. Per quanto ne sapeva, prima del novello deceduto al piano di sopra, lui era stato l'unico a padroneggiare l'abilità di riassumere le sembianze perdute e gli erano occorsi anni per conseguire un risultato impeccabile. Luigi, tuttavia, vi era riuscito in sole tre settimane, come se il suo fosse un dono naturale, e la cosa compiacque intimamente il re: aveva scelto un compagno forte, degno del potere che progettava di affidargli.

Avrebbe potuto elargirgli anche un maniero che nulla aveva da invidiare al suo, ma Luigi prediligeva la modestia e aveva espresso il desiderio di restare nella capannucola che gli aveva fatto costruire a fotocopia di quella nel Regno dei Funghi, per aiutarlo a riacquistare la memoria nei primi giorni post mortem. Quando un'anima si risveglia nei panni di un boo, prova la sensazione di essersi appena ridestata da un lungo sogno e necessita di tempo per riesumarne almeno la maggior parte o i più significativi dei pezzi prima che svaniscano nell'oblio. Vi sono pure boo che non riescono o preferiscono non ricordare, come la silenziosa Ombretta, battezzata da Luigi stesso dal momento che la loro piccola tuttofare non aveva mantenuto il più incolore briciolo di memoria sulle sue origini.

Re Boo udì il tintinnio del piattino sotto la tazza fumante che toccò il tavolino alla sua destra e scorse con la coda dell'occhio la sagoma bianca guizzare lesta al di fuori del suo campo visivo. Il primo istante in cui aveva inquadrato quello sguardo spaurito e tremebondo, aveva immediatamente riconosciuto una certa cameriera, spuntata fra i nuovi arrivi a rimpinguare le schiere fantasma sparse nel reame della principessa Peach, e le orribili ragioni per cui il processo di ricostruzione mnemonica della boo era stato inconsciamente stritolato gli erano divenute estremamente familiari, essendone d'altronde l'autore. Convinto dunque che lei non gli avrebbe procurato grane nemmeno dopo il trapasso e già avvezzo alla sua compagnia, il sovrano non aveva esitato a scartare tutti gli altri aspiranti al posto di domestico reale e proporla a Luigi che, intenerito dalla condizione della poverina, l'aveva accolta di buon grado nell'umile dimora.

Quest'ultimo fece ritorno di sotto in tutto il suo splendore esangue. Aveva addosso ancora i vestiti che Re Boo gli aveva fatto confezionare apposta per l'evento e lo spettro in estatica contemplazione si ritrovò a convenire con una vecchia conoscenza: il nero gli donava. Approvava ciò che vedeva, e approvava che Luigi non avesse ancora riposto il completo per dimostrargli tacitamente che gradiva il suo regalo, come tutti gli altri da lui donati in precedenza. A ogni visita l'oscuro sovrano usava portargli omaggi variegati: da libri e riviste a pezzi d'arte, curiosi reperti scovati nelle sue case infestate e rompicapo che aveva scoperto garbassero molto al giovane. Nelle lunghe giornate di ritiro esistenziale a elaborare la trasformazione e i cambiamenti derivati, Luigi aveva dato inizio una piccola collezione di puzzle sferici cinesi, ardui da allineare quanto ricercati nella perfezione degli intagli, e aveva preso a cimentarsi nel contact juggling per affinare la concentrazione, sia come passatempo che per giovamento personale. Ogni oggetto che contribuiva a riempire lo spazio della casa, compresa la casa stessa e la compagnia, era effettivamente un regalo del sovrano, con l'unica eccezione di Poltercucciolo che fedele aveva seguito il suo padrone. A volte Re Boo si presentava con qualcosa anche per il cagnolino che, in principio ritroso a causa della pericolosità che ogni regale cellula electoplasmatica ispirava, pian piano aveva infine accettato la sua presenza.

Luigi si accomodò davanti al tavolo da pranzo al centro del salottino, afferrò il quotidiano lasciato lì quella mattina e, lentamente, lo dispiegò sul mobile facendolo crocchiare. A occupare una pagina intera stava in bella mostra una foto del monarca della Terra Oscura e della principessa del Regno dei Funghi, mano nella mano e col medesimo sorriso ebete, sotto il titolo a caratteri cubitali che riportava l'annuncio del loro fidanzamento ufficiale. Sembra proprio che la disfatta amorosa di Luigi abbia spinto gli altri indecisi a darsi una mossa, considerò lo spettro.

« Mario diventerà padre » lo informò il giovane senza manifestare alcuna emozione nella voce.

Re Boo era stato già avvisato dalle sue spie della novella fresca di giornata. Non potevano proprio sospendere la fornicazione fino a dopo il matrimonio, quelle banderuole in balia dei loro istinti primari. Una sorpresa simile avrebbe reso ulteriormente lento e difficoltoso il distacco definitivo di Luigi dalla famiglia. Lo spettro si materializzò dietro la sedia, sporgendoglisi sopra e stringendogli le spalle con fare confidenziale, quasi paterno. « Pappette, piagnistei e pannolini » minimizzò affondando le dita nella stoffa e nella riproduzione di carne e ossa. « Mi sovviene una leggenda smentita sugli spartani che di fatto non gettavano nessuno da nessuna rupe, ma abbandonavano la prole imperfetta in mezzo alle foreste del monte Taigeto. »

Luigi non si scompose a una delle classiche uscite del suo stravagante protettore, scorrendo le colonne della pagina accanto dove i gossip sui promessi sposi volgevano verso un altro soggetto non meno stuzzicante, affiancate a una foto scattata a debita distanza da qualche audace paparazzo. La principessa di Sarasaland aveva fatto infine ritorno a casa dal suo anno di studi all'estero nel Regno dei Funghi. Era sbocciata in una splendida donna, impetuosa e sfuggente come il vento secco del deserto. I pretendenti perdevano la testa per lei, per quel fiore d'acciaio che respingeva caparbio la loro corte e sorvegliava fiero le terre di suo dominio in groppa alla sfinge più grande mai vista. Si vociferava che la pulzella avesse piegato la volontà della belva col solo sguardo, ancora nelle tenerezze della fanciullezza, e che l'armatura di spine intorno al suo cuore fosse stata eretta in seguito a una ferita ancora aperta...

Luigi interruppe la lettura e si concentrò sull'immagine in bianco e nero. Vide Totomesu impettito fra le dune e la roccia, col grande muso girato nella direzione del fotografo colto in flagrante per mostrare irritato le zanne. Il Gao, nonostante la diffidenza iniziale, era stato molto gentile con l'ex paladino quando lo aveva accompagnato ai cancelli. Il volto di Daisy era visibile soltanto per metà, catturato di profilo dall'obbiettivo e leggermente accigliato, come uno sparviero pronto a spiccare il volo. Le vesti della rampolla non si conformavano più alla moda occidentale, abbigliata secondo la tradizione sarasiana con gioielli d'oro su polsi e braccia e con una tunica attillata di lino bianco assai meno coprente rispetto all'abito che lei usava indossare prima del suo rientro. La faretra piena di frecce e l'arco stavano aderenti alla schiena eretta, coronando la figura di un'esotica amazzone.

Luigi rimpianse di averle strappato la luce da quegli occhi meravigliosi, capaci di sommergere qualsiasi male nella loro dolcezza, riponendo le proprie speranze in qualcuno che in futuro sarebbe stato così buono da restituirgliela assieme alla fiducia nel prossimo. Le ultime parole che lei gli aveva scritto nella lettera se le era prese il deserto, insieme a tutto il resto. Daisy gli aveva esposto per filo e per segno il suo piano nel pezzo di carta affidatogli da Totomesu: lo avrebbe raggiunto al di fuori la notte stessa della liberazione del castello, evadendo attraverso passaggi di cui soltanto i reali avevano conoscenza; Luigi l'avrebbe attesa oltre le mura nel punto preciso che lei gli aveva indicato e poi sarebbero partiti insieme. Non importava per dove, ovunque, lontano. Era stata disposta a mollare tutto. Lui non era stato disposto a permetterlo, devastato dalla verità sbattutagli in faccia nello schiacciante a tu per tu con Sua Faraonica Altezza Reale Richard Amenofi V.

Dopo che la sfinge lo aveva cordialmente scortato all'uscita, Luigi non si era trattenuto a riscuotere il generoso onorario per le eroiche prestazioni espletate e se ne era andato per la sua strada, smarrito nella mente e presto nel cammino, in mezzo alle tremende lande sabbiose. L'angoscia dell'addio che non c'era stato, sommata all'affaticamento della battaglia e alle ore insonni avevano giocato brutti scherzi alla sua lucidità. Probabilmente ci avevano messo lo zampino anche la ferocia del sole e l'aria secca che aveva dovuto affrontare di nuovo, ma stavolta già stremato in partenza e, come se il fato non si fosse accanito abbastanza su di lui, il fungo curativo che egli credeva di aver tenuto da parte era sparito. Ipotizzò che gli fosse caduto accidentalmente durante lo scontro con Tatanga, sebbene avesse nutrito la convinzione di aver controllato bene al termine del duello. Gli unici effetti rimastigli oltre alle vesti logore erano il martello (che, divenuto troppo pesante da trascinarsi appresso, Luigi si era visto costretto a buttare) e la spada cavalleresca di Re Boo che, invece, lo aveva accompagnato passo dopo passo sino alla sua fine.

Una volta persa anche la concezione del tempo dopo che il gelo della notte si era susseguito all'arsura diurna, con la mente ottenebrata dal dolore che lo avvolgeva e lo riempiva, il paladino aveva commesso al culmine di un raptus di follia un gesto estremo con l'ausilio della lama spezzata per averla scagliata furiosamente contro le rocce. L'anima svincolata dalla vita non era trasmigrata a concludere il suo viaggio nel Game Over, poiché una promessa era stata lasciata in sospeso. Fu così che, guidato dall'unico obiettivo che lo aveva ancorato al mondo che di regola avrebbe dovuto abbandonare, Luigi era tornato a rendere onore alla sua parola e Re Boo era stato amabilmente comprensivo a non avergli mosso lamentela per via della proprietà danneggiata.

Il salvatore di Sarasaland chiuse gli occhi, cercando invano di scacciare pericolose scene di vissuto. Quando i pensieri volgevano alla fanciulla se osava lasciarli liberi di vagare, il tormento di angoscia e nostalgia dentro di lui si rianimava furioso e Luigi viveva l'impressione di avere un buco nero nel suo sterno vuoto a cercare di consumarlo dall'interno. I vestiti cominciarono a sgonfiarglisi come se contenessero solamente vapore e un'espressione stravolta gli sfigurò i lineamenti.

« Mantieni il controllo » ordinò Re Boo autoritario sopra di lui.

Luigi si riscosse al richiamo e il suo corpo cessò di decomporsi in un alito di fumo, acquisendo lentamente solidità sotto lo sguardo vigile del sovrano. Ogni emozione venne di nuovo soffocata dalla maschera impassibile, come un colpo sparato al centro di una pozza di mercurio: le increspature erano affiorate e si erano ramificate distorcendo la superficie, poi si erano dissolte senza lasciare traccia.

« Ho abbassato la guardia. » Il giovane si cinse le tempie con una mano, visibilmente provato.

« Credo sia meglio disporre quanto prima del fattore scatenante. » Re Boo gli sfilò il giornale e, con un movimento fluido del braccio, lo gettò nel focolare che gli piaceva tenere acceso esclusivamente per l'atmosfera, essendo tutti gli inquilini insensibili alle temperature. Non gli giunse obiezione al provvedimento. Fece cenno alla domestica di portare loro il vassoio con il tè e il dessert: l'unico rimedio empiricamente comprovato ad addolcire le crisi d'umore più nere del suo immortale. Sarebbe stato troppo bello se la memoria di Luigi avesse fatto cilecca sul tassello della principessa, ma i ricordi di lei si erano rivelati più infestanti della gramigna.

« Quanto tempo ci vorrà prima che smetta di fare male? » domandò Luigi spostando il palmo sul petto, proprio sopra la cicatrice dove la lama lo aveva trafitto. Re Boo avvertì un fremito delizioso, memore della morte autoinflitta a cui aveva assistito personalmente, al chiaro di luna in mezzo al deserto. Non era la ferita tangibile a cui l'altro si riferiva.

« Il tempo che ti servirà per recidere il cordone ombelicale da ciò che hai abbandonato nella dimensione dei vivi. Quella è stata nulla di più di una fase embrionale in cui la crisalide deve completare la metamorfosi e non ha altro da offrirti. La tua vera esistenza ha appena avuto inizio. » Gli carezzò teneramente i capelli, o meglio, la loro replica ectoplasmatica. « Dimentica il resto e concentrati su te stesso, sul tuo potenziale inespresso che finalmente potrai sfogare senza alcuna inibizione. Io resterò al tuo fianco ad assisterti, se mi vorrai, e ti tramanderò ogni stilla di conoscenza che i miei secoli di solitario vagare in questo mondo ingiusto e crudele mi hanno riscosso. » Gli poggiò il mento sulla testa, avvolgendogli le braccia intorno al collo come si stringe un amante.

Luigi non rispose verbalmente, ma inclinò il busto all'indietro contro lo schienale e il torace del suo mentore, sovrano e amico al quale si stava ciecamente affidando. Se ogni sua battaglia e ogni sua speranza avevano finito per condurlo sino a quel punto, oltre la soglia del decesso, tanto valeva accettare ciò in cui il fato lo aveva trasformato.

Re Boo rifletté compiaciuto che se i due guardiani dell'oltretomba non lo avessero visto di buon occhio prima, ora meno che mai. Aveva commesso il crimine più imperdonabile, deviando un'anima pura dal suo ascendere verso il regno di pace perpetua a cui era destinata.

Erano liberi di fare tutto quello che volevano, erano liberi di non fare nulla. Avevano sconfitto il Game Over ed erano sfuggiti al giudizio minoico di Infernia (che smaniava certamente di aggiungere il sovrano ai suoi pezzi da collezione, fra le anime più crudeli nel Mondidigiù) e alla monotonia nell'empireo di Granbì, affermando la padronanza assoluta di una nuova e terribile libertà. Si erano insubordinati all'ordine naturale e avevano deciso per se stessi, come artisti avversi all'omologazione. Nessun confine materiale poteva prevaricarli nella realtà immersa in una ciclopica danza macabra. L'ombra era la loro dimora e l'universo intero il loro regno.


Nota d'autrice:

E così l'ultimo atto si chiude, ma non per questo si smetterà di leggere di Luigi e Re Boo nella piccola sezione Mario Bros., non temete, perché altro bolle già nel calderone. Anyhow, ho creato questa fanfiction con l'intento di scrivere qualcosa al di fuori dei soliti schemi e capisco che un finale così insolito non possa andare a genio a tutti. Se qualche fan di Luigi o di Daisy è rimasto turbato, chiedo venia.

Tutti i personaggi dell'universo di Super Mario ivi citati appartengono alla Nintendo Company Ltd. con l'eccezione dell'OC Oriella, creata in collaborazione con la gentile utente Lulumiao. Al mio dubbio iniziale sull'aspetto fisico della nuova cameriera, lei ha proposto «una bella biondona con un vestitino rosa», così ho adattato il suggerimento al contesto del Regno dei Funghi ed è nata la toad che conosciamo. Anche il nome Oriella è stato proposto da Lulumiao, che mi ha inoltre dato una mano con la revisione di ogni capitolo. Un bel plauso di ringraziamento va di diritto a lei! *urla di giubilo e fuochi d'artificio*

Ulteriori dettagli su cui rivendico la proprietà intellettuale (mi sento quasi importante!) sono l'aspetto antropomorfo di Re Boo e la parlata snob marcata da qualche francesismo, apportati alla sua figura per renderla più coerente col passato che ho inventato per costui. Spero che tali modifiche non abbiano snaturato troppo il fantasmone a cui siamo abituati oppure, se qualcuno ritiene che siano state eccessive o se l'atteggiamento di un altro personaggio risulta sopra le righe, provvederò a segnalare l'OOC tra le note della storia.

Chiudo inserendo un po' di pubblicità che voi gentili lettori siete liberi di ignorare. Se aveste desiderio di gustarvi qualche fanfiction di qualità in questa modesta sezioncina, pretty pretty please with cherries on top and ice cream in the middle and chocolate on the bottom, fate un pensierino sugli scritti delle utenti bulmasanzo e Lulumiao. Sono convinta che il loro originale contributo nella Mario Bros. (e non solo) meriti davvero di ricevere più attenzione.

koopafreak si china, vi ringrazia e saluta :]



Questa fanfiction è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.

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