Professione: Fidanzata.

di Mei_chan
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo II ***
Capitolo 3: *** Capitolo III ***
Capitolo 4: *** Capitolo IV ***
Capitolo 5: *** Capitolo V ***
Capitolo 6: *** Capitolo IV ***



Capitolo 1
*** Capitolo1 ***


Eccomi qui con una nuooooooova storia!
Siccome avevo cominciato a buttarla giù, ho deciso che, data la crisi di Luna, bisognasse
pubblicare qualcos'altro per non lasciare troppo sole le mie lettrici ( me tapino! La pazza
colpisce ancora! N.d. Oscar Senti chi parla? Quello che quando ha finito di leggerlo,
mi ha supplicato di raccontargli come andava a finire…N.d. Mei Cof…cof… non
dire queste cose… vuoi rovinare la mia immagine di cinico e senza cuore? N.d.Oscar O___O n.d. Mei)

Va' vi lascio alla storia…
Fatemi sapere se vi piace…





CAPITOLO 1

Uh-oh.
Mi sono cacciata in un guaio.
Un grosso guaio.
Che guaio?
Beh come faccio a spiegartelo, non è mica così facile.
Ecco… hai presente quando cominci qualcosa di nuovo con le migliori intenzioni e poi ti ritrovi
nella… beh hai capito cosa… fino ai capelli?
Ecco è proprio così che è cominciata.
Mi era venuta un'idea eccezionale.
Oddio, non era proprio tutta farina del mio sacco.
Diciamo che mi ci sono trovata un po' in mezzo. E che poi l'ho migliorata.
Fatto sta che questa ideuzza mi permetteva di guadagnare un po' di soldi extra.
Non sto parlando di qualcosa di illegale!
Ciò non toglie, però, che quello che era una pietruzza è diventato un masso gigantesco.
E mi sta decisamente schiacciando.





20 anni prima




- Basta! Sono stufo di te e dei tuoi capricci! Io me ne vado!
- Dove vuoi andare? Tu non sei niente senza di me! Lo capisci? Non avresti neanche un lavoro senza di me! - Non me ne frega niente dei tuoi sporchi soldi! Sono stato uno stupido a credere che tu potessi capirmi! Io me ne vado!

L'uomo alto dai capelli corvini salì come una furia le scale di marmo e si diresse verso la camera da letto.
Come un fulmine estrasse dall'armadio una valigia e cominciò a riempirla delle prime cose che riuscì a trovare.
Tutti i sogni progettati insieme erano svaniti dopo solo sette anni di matrimonio.
Pensava sarebbero durati per sempre, come si erano giurati.
Ma perché lei era cambiata?
Era diventata la donna che solo pochi anni prima diceva che non sarebbe mai diventata.
Diceva che dei soldi non le importava niente, che avrebbe rinunciato a tutti quelli di suo padre pur di stare con lui.
Ma era un sacrificio troppo grande e lui, come uno stolto, aveva deciso di rinunciare ai suoi ideali pur di restare con lei.
Aveva accettato un lavoro che odiava, nella società del suocero.
Ed ora era tutto perso.
Irrimediabilmente finito.
Era già un po' che lo sapeva.
Ma aveva fatto finta di niente.
Ma poi era venuto a sapere alcune cose sul suo conto, su quello che faceva mentre lui era al lavoro, su come si divertiva a passare il suo tempo.
No, lo sapeva, era tutto finito.
Per sempre.
Lo vedeva dallo sguardo che gli rivolgeva, dal tono che usava, dai gesti quotidiani, dalle parole.
La sentì salire le scale e arrivare di corsa davanti a quella che fino ad ora era stata la loro camera da letto.
I capelli scarmigliati le scendevano scomposti sulle spalle, le guance rubiconde per la rabbia.

- Tu non hai mai capito niente della vita! Sei solo un idealista!Credi veramente che si possa vivere solamente d'amore?

Lui levò lo sguardo freddo su di lei per un lungo, lunghissimo istante.
La voce che uscì dalla gola è dura, sprezzante, tagliente.

- No, ora non ci credo più. Grazie a te.

Lui raccolse la valigia e fece per uscire.
Lei fuggì dalla stanza per rifugiarsi in bagno, le lacrime di rabbia pressanti più che mai.
La piccola Patty se ne stava sulla soglia stringendo un orsacchiotto e ha visto tutto.
La madre non l'ha degnata di uno sguardo uscendo.
Lui si chinò, le mise una mano sulla guancia e le sussurrò.

- Tu non c'entri piccola. Tornerò a prenderti non appena potrò. Tu sei l'unica cosa bella che mi è rimasta. Ma ti prego, fammi un favore.
Non ti innamorare mai.





6 mesi prima

Il ricevimento a casa dei coniugi Tilly si trascinava noioso e lento. La coppia di sessantenni se ne
andava in giro per l'enorme salone della loro villa addobbato a festa raccontando le prodezze
del loro adorabile Rudolf, il festeggiato, che non era un figlio orgoglioso e frustrato
ma bensì un adorabile barboncino nero, dal carattere un po' meno adorabile.
Infatti, come un "figlio" che si rispetti, era riuscito a sfuggire alle grinfie della padrona per
rifugiarsi sotto un tavolo sgranocchiando un cosciotto di pollo che aveva rubato dalla tavolata non pensando
minimamente ad uscire in mezzo a quella baraonda.
"Beato lui" si sorprese a pensare Oliver Hutton appoggiato al bancone del bar in fondo alla sala
aspettando il Martini bianco che aveva ordinato " Non solo è l'erede della fortuna dei Tilly ma può anche starsene là sotto
a rosicchiarsi un osso di pollo senza essere disturbato mentre i suoi padroni annuiscono comprensivi come si fa con un figlio ribelle."
Imprecò mentalmente ripensando alla sua infanzia felice bruscamente interrotta
dall'accademia militare impostagli dal padre e maledì sua madre che gli aveva imposto la presenza a quel ricevimento.
Si portò verso i tavoli imbanditi valutando l'idea di abbuffarsi fino a scoppiare e di scappare
attraverso il giardino. Si preparò persino un piano di fuga dettagliato nei minimi dettagli
tra i sormonté e i cocktail di scampi. Finchè qualcosa non attrasse la sua attenzione.
Ciò, o meglio chi, distolse l'attenzione dal suo studiatissimo piano di fuga fino a fargli
abbandonare il proposito fu un apparizione femminile all'ingresso.
Poco importava la figura che l'accompagnava, alla sua entrata almeno metà della sala, logicamente quella maschile, si era voltata vistosamente e senza ritegno verso l'ingresso.
L'oggetto dei loro sguardi era un corpo statuario di una bellezza inaudita. Snella ma dalle forme prosperose, l'apparizione aveva esitato un istante per farsi meglio ammirare
per poi entrare trionfante nella sala camminando sicura di sé perfettamente a suo agio nel vestito nero aderente che metteva in risalto
le sue forme e sui tacchi vertiginosi che slanciavano le gambe perfette. Prese con grazia inaudita un flûte di champagne da un vassoio che le veniva porto e si girò verso il suo accompagnatore che prese a sussurrarle qualcosa all'orecchio.
Il sorriso spontaneo che ne scaturì rese ancora più evidente il legame tra i due.
Oliver si trovò a provare una morsa di gelosia mista ad invidia nei confronti del fortunato accompagnatore,
che avrebbe scoperto poi essere Paul Diamond, l'erede multi milionario della famiglia Diamond.

Paul si girò verso Patricia e le sussurrò all'orecchio:
- Sei splendida mia cara, si sono voltati tutti alla nostra entrata. Non l'avrei mai detto ma mi stai facendo fare un figurone.-
Sul volto di Patricia apparve un sorriso compiaciuto.
- Uomo di poca fede. Te l'avevo detto che avresti fatto colpo su tutta questa gente. Così impari a non fidarti di me. -
- Te lo devo riconoscere, sei un successo. Vuol dire che dovrò ricompensarti per questo. -
- Non dirlo come se ti pesasse. In fondo tu ci fai la figura. Non son forse un affare?-
- Un affarone. -
In quel momento dall'altro lato dalla sala la signora Tilly con marito al seguito cercava di farsi strada per raggiungerli.
- PaulTesoroSeiRiuscitoAFareUnSaltoNonPoteviMancareTuaMadreCeLoAvevaAssicurato!- disse tutto d'un fiato facendo capire a malapena le parole pronunciate.
- E chi è questo angelo che ti porti dietro?-

Non sono mica un cagnolino!

pensò Patty ma si morse il labbro per costringersi a stare zitta.
- Lei è la mia ragazza: Alita Yorchester. E' americana ed è qui da poco più di due mesi.
E' qui con suo padre che ha appena aperto una filiale della sua ditta qui a Londra. E' probabile che si stabiliscano qui. -
- E' una ragazza deliziosa. Tua madre sarà sicuramente contenta.
Ma dimmi, tesoro, quanti anni hai? Come occupi il tuo tempo? - Ho 26 anni, signora Tilly. E di solito mi occupo di diverse cose, ma ciò che riempie maggiormente le mie giornate e che mi riempie d'immensa gioia
è organizzare i party di beneficenza di mio padre, che organizza a cadenza bimestrale. Ma nel tempo libero mi diletto in cucina, nel ricamo e nel giardinaggio.
- Ohhhh ma è proprio una ragazza da sposare! Paul mi raccomando non fartela scappare!

Paul si portò una mano alla testa e sorrise, evidentemente imbarazzato da quel commento.
Patty sussultò senza darlo a vedere.

Una ragazza da sposare!

Quante volte si era subita quel commento e quante altre volte avrebbe dovuto subirlo?
Ma perché la gente ritiene così importante il matrimonio?

Oliver rimase poco discosto dalla coppia appena entrata sorseggiando il Martini oramai agli
sgoccioli e fingendosi interessato alla conversazione del giudice Hudson e delle sue imprese di caccia.
In realtà stava ascoltando la conversazione alle sue spalle ed aveva sussultato alla parola
"ragazza", pronunciata con enfasi dal giovane Paul.
Perché da quando era entrata nella sala quella donna l'aveva stregato?
Così quando la sentì parlare, quando sentì con quali modi melensi cercava di conquistarsi
l'attenzione della signora Tilly ( e considerata la natura di quest'ultima, ci stava riuscendo in pieno)
un moto a metà tra la rabbia e la delusione lo convinse a troncare lo sproloquio del giudice Hudson
e a dirigersi verso la terrazza panoramica per avere, finalmente, un po' di pace.
Non prima però di aver agguantato un altro Martini e una buona quantità di tartine.

La terrazza panoramica dei coniugi Tilly era probabilmente uno dei luoghi più incantevoli di tutta la città.
A metà tra la serra e il solarium, riusciva a fare concorrenza all'orto botanico.
Oliver si sedette in un punto un po' nascosto, per evitare che qualcuno lo disturbasse durante la sua "meditazione".


Era meno di un'ora che erano arrivati al party e Patty era già distrutta.
"Ma chi me l'ha fatto fare?" pensava.
Si, il cibo era buono ma il vestito scomodo, i tacchi alti, il trucco impegnativo e gli uomini della sala la guardavano come se fosse stata la prima donna sulla terra.
Manco fosse poi questa bellezza.
Beh bisogna dire che rispetto alle altre donne della sala..
Guardò Paul che conversava amabilmente con la signora Moncher, che si vantava della sua bellezza e dei suoi soldi.
Ricca lo era di sicuro ma quanto a bella, si doveva esserlo stata almeno vent'anni e trenta chili fa.
Bisognava riconoscere che se la cavava bene nell'adulare tutte quelle signore che erano lì solo per giudicare lui e la sua fidanzata e per riferire tutto a sua madre.
Peccato che Paul una fidanzata non ce l'avesse!
Ah ma gliel'avrebbe fatta pagare cara e non in senso metaforico.
In fondo quello ricco sfondato era lui e lei, che era sempre in bolletta, gli stava facendo un grosso favore.
Un gigantesco favore.
E dopo aver detto tanti no quando lui, piuttosto sul disperato, le aveva detto "Ti pago.", non gli aveva detto "no", ma "ci penso", per poi capitolare infine.
Ma perché era sempre senza soldi?
Non ce la faceva più.
Gli mise una mano sul fianco e si appoggiò alla sua spalla.
Per il resto del mondo poteva sembrare un gesto affettuoso, per lei era un chiaro messaggio.

"Portami via di qui!"

Paul fu bravo anche in questo e se ne venne fuori con l'ammirare la "stupenda terrazza panoramica".


Oliver respirò a pieni polmoni.
La decisione di fuggire dal party era stata la migliore della serata.
Nessuno era venuto a disturbarlo e nessuno da lì poteva vederlo.
In fondo era praticamente nascosto da un baobab diproporzioni gigantesche.
Fino a che la risata cristallina di una donna non attraversò i suoi pensieri.

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Capitolo 2
*** Capitolo II ***


Ciao belle bimbe! Come va? Tutto bene?
Eccovi il secondo cap.!
Allora mi sembra che ci sia un po’ di confusione nelle mie recensioni… qui urge spiegazione…
Cioè come sanno benissimo la pulcina n° 3 (EVA) e la pulcina n° 4 ( Pé) nella mia testa c’è un
affollamento di persone non ben precisate ma che penso si possano riassumere principalmente
in 5: Oscar ( l’unico e vero criceto del cervello), Toj (la coscienza buona), Mimì, Anja e
Miriam ( le tre zitellone).
Tutto questo per spiegare che quando pensate che nelle recensioni io stia parlando da sola, avete
pensato giusto.
Un bacione Mei
Ps : Ringraziamento speciale per Pé che si occupa del controllare che io non dica emerite
cazzate…il che è un compito arduo..



CAPITOLO II



Non appena Patricia raggiunse la terrazza panoramica si fiondò su una delle sdraio immerse nel
verde e poste presso la piscina.
Si sfilò i tacchi esagerati e immerse i piedi nell’acqua fresca, ridendo di gusto.
- “Non ce la facevo più.” Sospirò buttando la testa all’indietro allegramente “ Però le
tartine ai gamberi sono eccezionali. Dici che se me ne porto via un piatto, riesco ad uscire
senza farmi vedere?”

Paul sorrise e si sedette accanto a lei.

- “ Non credo tu ci riesca.”
- “Accidenti. Io ci speravo. A che ora andiamo via?”
- “Scherzi? Io mi sto divertendo un mondo. Aspetta.. rifammi il discorso con la Sig.ra
Tilly… stavo morendo dalle risate..”

Patty prese l’aria da signora snob, levò una mano a mezz’aria e con voce in falsetto disse:

- “ Ma ciò che riempie le mie giornate e mi riempie maggiormente di gioia è organizzare i
party di mio padre a cadenza bimestrale”.

E scoppiarono a ridere.
- Sei una bugiarda, una mentitrice, un’infingarda!
- Mi ritengo personalmente offesa, considerato il fatto che mi paghi profumatamente per
recitare questa farsa!”



Una farsa!

La parola attraversò i pensieri di Oliver come una ventata d’aria fresca.
Lei non era la sua fidanzata.
E non era nemmeno così snob come gli era sembrato poco fa.
Anzi, per niente.
Era dolce, spontanea, allegra, divertente.
Ed eccitante.
Dalla posizione in cui si trovava riusciva a vederla senza farsi vedere.
La sua figura si stagliava nella notte, le mani appoggiate all’indietro, le labbra carnose
protese verso l’alto come per bere un’immaginaria pioggia, i capelli corvini che le
ricadevano morbidi sulle spalle.
Oliver seguì la linea del suo corpo lungo il collo teso, il seno florido, il ventre morbido, le
gambe toniche.
Era perfetta.
E, per Oliver, era come svegliarsi dopo un lungo sonno e trovare una mattina di sole.
Fino ad ora nessuna altra donna aveva provocato degli effetti così devastanti.
Quella donna doveva essere sua.
E di nessun altro.


- Ti ricordi quando ci siamo conosciuti?

Patty sorrise.
Erano cambiate così tante cose da allora.

- Ancora mi torna in mente in certi momenti. Tu che ti avvicini con la tua camicetta bon ton e io già che pensavo che fossi una delle mie fan..
- Si e mi fai acido”Non ho bisogno di un’altra spasimante!”. Giuro ti avrei ammazzato!
- E invece hai alzato un sopracciglio e mi hai detto “Volevo solo sapere dove hai comprato
quella felpa, per regalarne una uguale a mio fratello” e te ne sei andata lasciandomi lì come
un cretino. E’ stato allora che ho capito che avevo passato il segno.
- Passato il segno? Eri uno scimmione pieno di boria!
- Non esagerare!
- Io non esagero affatto. Se non ci fossi stata io a raddrizzarti...
- Adesso non prenderti tutto il merito. Diciamo che avevo bisogno di un’amica con cui
confidarmi ma che soprattutto non volesse farmi da fidanzata o non volesse i miei soldi!
- Certo perché a te dispiaceva! Giravi con certi pezzi di ragazza che i tre quarti dei
ragazzi del campus ti odiavano a morte!
- Tu invece non sei cambiata per nulla! Sei la solita pazza!
- Come non sono cambiata per niente!Guarda che mi offendo!

Paul andò indietro con la memoria. C’era stato un periodo in cui Patty era diversa, in cui era
meno chiusa, più solare, più positiva.

Non che non lo fosse già di suo ma aveva come una rigidità di fondo che solo in quel periodo sembrava essersi dissolta.
Ma era durato poco.



Tap Tap.
Un passo dopo l’altro, in modo cadenzato e senza fretta.
Tap tap.
Il respiro controllato per non arrivare senza fiato.
Tap tap.
Solo il rumore dei miei passi sul selciato nell’ora migliore per la corsa.
Gli occhi chiusi, l’aria intorno ferma, i piedi che seguono il cammino di tutti i giorni, il
silenzio del mattino.
Siamo solo io e la città.
Tap tap tap tap.
Un altro rumore di passi cadenzati si unisce al mio.
Tap tap tap tap.
Spalanco gli occhi. Un’ ombra si avvicina lentamente, il suo passo, il suo respiro regolato al mio.
Tap tap tap tap.
L’ombra si materializza al mio fianco nel corpo solido di un uomo.
E il sorriso di un angelo.




- Non credi che sia il caso di rientrare ? Ci staranno dando per dispersi?
- E rimettermi su quei tacchi altissimi ? Neanche per idea! E poi, scusa, non è normale che
due fidanzatini si appartino per restare un po’ soli?
- Non ci provare, non attacca! Entriamo. Dai che forse riesco a convincere il cuoco a
regalarci un vassoio di tartine ai gamberi.
- In questo caso arrivo subito!
- Sei incorreggibile! Stiamo ancora un’oretta e poi ce ne andiamo.
- No ancora un’ora di tortura, no!



Alle sette del mattino un suono prolungato si diffuse nella stanza ancora buia.
Patricia allungò un braccio fuori dalle coperte e, dopo aver tentato ripetutamente di spegnere
la sveglia ed essersi maledetta per non averla disattivata la sera prima, si accorse
che non era la sveglia a trillare allegramente ma il cellulare sul comodino.
- Maledizione! Chi diavolo è a quest’ora?

Patricia rispose con la voce più nera che le riusciva .

- Pronto?
- Buongiorno bambolina!

Paul maledetto!


- Cosa cavolo vuoi? Stavo dormendo!
- Ma dormi ancora all’una del pomeriggio? Oh che stupido, io sono a New York e quindi lì
dovrebbero essere più o meno..
- Le sette del mattino!
- Esatto! Vedo che sei ancora capace di fare le sottrazioni..
- Ho l’orologio sotto il naso! Cambiamo argomento… Si può sapere quando sei partito per New York?
- Ieri sera subito dopo averti riaccompagnato a casa.
- Ovvio, avrei dovuto capirlo… perché mi hai buttato giù dal letto?
- Ehm ascolta ti devo chiedere un favore… ma prometti di non chiudermi il telefono in
faccia non appena te lo chiedo?
- Sgrunt..non te lo garantisco..spara…
- Sai ho parlato con un mio amico di ieri sera…
- Cioè? Di cosa esattamente gli hai parlato?
- Del favore che mi hai fatto. Ma sì il favore retribuito..e siccome lui dovrebbe
presentarsi ad una cena con il suo capo e consorte con la sua ragazza e lei non esattamente il tipo che può impressionare una persona fino a fargli ottenere una promozione…

Oh no!Di nuovo!


Patricia sprofondò nel cuscino.
- Patty ci sei? Mi stai ascoltando..
- No. Sto tentando di autosoffocarmi con il cuscino…
- Ascolta è disperato…Se ci va con la sua ragazza probabilmente lei gli farà fare una
brutta figura e se ci va senza di lei o non ci va farà lui una figura pessima. Ti prego…
- Ma si può sapere cosa ha fatto di male questa povera ragazza…
- Beh, ti basti sapere che si chiama Patchouli e che è cresciuta in una comune con altre
venti donne..
- Non ci vedo assolutamente niente di male..
- Tu no e neanche lui. Ma il suo capo è un vecchio snob con la puzza sotto il naso. E tu
sei la persona perfetta. Sei colta, informata, sai sempre cosa dire e come comportarti e, soprattutto, sei una bugiarda nata e sai come arruffianarti la gente.
- Sono ancora mezz’addormentata e non sono sicura che sia un complimento… se mi accorgo che
è un insulto sono autorizzata a chiamarti per mandarti a quel paese?
- Si ma entro un paio d’ore perché poi sono in riunione. Allora accetti?
- Seee. Come si chiama il tipo?
- Mark Lenders. Ma ne parliamo bene domani quando torno.
- Ok.

Patricia spense il telefono, lo buttò sul comodino e si tirò su le coperte fino alla testa per
non pensare più.



Quando suonò il campanello dell’appartamento sopra il suo verso le dieci, Patricia ancora dormiva
in piedi ma considerata la mole di cose da fare si era auto forzata ad alzarsi dal letto.
Ma probabilmente una parte di lei, e anche piuttosto consistente, era rimasta al calduccio sotto le coperte.
La porta si aprì quasi subito.
- Patricia tesoro! Sei in uno stato pietoso!
- Grazie per l’informazione, Bruce. Lo sapevo già. Primo devo ritornare del mio colore di
capelli in meno di mezz’ora e poi mi devo già prenotare per settimana prossima perché quel
cretino di Paul mi ha organizzato un altro appuntamento. Riesci a inventarmi un’altra identità?
- Interessante. Potresti crearti un business.
- Si, ci posso pensare. Dov’è Eve? Mi deve dire dove ha trovato il rossetto che mi ha dato ieri..
- E’ andata a fare la spesa. Andiamo di là che ti sistemo questi capelli e quando arriva
Eve ti da una sistemata alla faccia. Anche se per quella sarebbe meglio un restauratore.
- Bruce, sei uno stronzo!




Oliver si svegliò nel grande letto matrimoniale con l’impressione di aver perso un’occasione.
E’ vero che sapeva il nome di quella donna ma se era stata una farsa sicuramente anche il nome era finto.
Come poteva essere stato così stupido?
L’aveva colpito così tanto da mandarlo in confusione e da fargli dimenticare la cosa più importante.
Ovvero come rintracciarla.
Si rigirò un paio di volte nel letto e poi gli balenò un pensiero.
Forse aveva perso l’occasione di conoscere il suo nome ma di sicuro sapeva quello del suo accompagnatore.
Paul Diamond.




Ecco….fattoooo… mi sto sforzando di mettere tutti i personaggi di CT o quasi (riuscendoci..)
perché in Luna ho messo solo Holly e Patty… ma che brava… miaomiao brava micina…( questa
delira…n.d.Oscar, Già n.d. Toj)

E ora passiamo ai ringraziamenti!!


Rossy: Eccoti accontentata! Vado un po’ a rilento su Luna ( ma vado non vi preoccupate) e così
pubblico questa, per la quale son un po’ più fresca… spero che il capitolo ti sia piaciuto^.^
un bacione Mei

Super gaia: uhm.. questa sarà una Holly/ Patty ( me molto attaccata a questa coppia) ma chi lo sa
più avanti potrei fare qualcosaina incentrata su Benji o anche Patty con qualcun altro ( No Eva Non con Mark)…

Serena: oh oh ma come sei carina.. sono contenta che ti piaccia… ( oh no adesso si gasa.. n.d. Oscar…
E lasciala stare, tanto non ti fa niente di male…n.d. Toj
no a me no, ma lei se si leva ancora un po’ da terra picchia la testa sul soffitto..n.d. Oscar…?___? N.d. Toj)
ok tornando a noi ( troppe interruzioni..) sono molto contenta di sapere che vi piace quello che scrivo…

Ailin: chi quella stordita di Eva? Mah l’ho vista ieri e mi è sembrata la solita pazza…
no va beh la vedo piuttosto incasinata… speriamo si liberi presto perché altrimenti vi sognate il terzo cap di Cuore Antico..
o quello nuovo di Aspettando Primavera..
Lidy: Non so più come dirvelo….. grazieeeeeeeeee!!!

Pé : ciao pulcina…come farei senza di te…ti ho anche fatto fretta.. povera stela.. ma come fai a sopportarmi…un bacione…


Eva: ti sei salvata in corner… hai recensito due ore prima che io terminassi il capitolo
2…altrimenti rischiavi il linciaggio.. bacioniiii

Grazie a tuttteeeeee!!!!
Bacioni Mei

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Capitolo 3
*** Capitolo III ***


Ciao belle! lo so vi aspettavate un capitolo di Luna... ma... avete presente quando avete le idee
ma proprio non vi vengono le parole? Ecco appunto.. è uno di quei momenti lì.. uffi... così ho buttato giù il terzo chap di PF...
E poi è un periodo in cui sono presissima, lavoro, corso, patente... che casino...
vi mando un bacione e fatemi sapere se vi piace...




Oliver entrò nello studio di Paul Diamond con passo sicuro.
La segretaria, dietro l’ampia scrivania semicircolare,si passò una mano nei capelli e arrossì impercittibilmente sulle guance.
Non capitava certo tutti i giorni che un uomo così bello e distinto si presentasse in ufficio.
Nonostante Paul fosse l’erede di una famiglia decisamente benestante, tutti i suoi clienti erano poveri in canna.
Non che ci fosse male in questo, ma non ce ne era nemmeno uno che rasentasse l’immagine che gli era apparsa davanti in quel momento.
Sapeva già chi era.
Al telefono aveva chiesto un appuntamento “il prima possibile”, ma era rimasto evasivo, senza specificarne il motivo.
Normalmente quando contattavano l’ avvocato, spiattellavano prima tutto a lei, non aveva mai capito per quale ragione.
Lui invece no.
Voleva parlare subito con l’avvocato.
Ma non aveva voluto parlarci al telefono.
Voleva vederlo di persona.
Quale genere di abominevole misfatto aveva fatto questo angelo in terra per avere un’urgenza tale?
In realtà non le importava: gli avrebbe perdonato tutto.
Sospirò mentre si avvicinava al bancone ed un brivido le attraversò la schiena quando udì la sua voce calda che si spandeva nell’aria.
Levò lo sguardo sognante su di lui e, una volta ripresasi dallo shock provocato da quel paio di occhi scuri, si schiarì la voce.

- Si accomodi. Avverto il Sig. Diamond.



Patricia aprì la porta.

- Cosa diavolo ci fai qui?-

Non ci posso credere. E’ ancora qui.

- Volevo proporti di…-

- Allora non hai capito. Non importa se sei ricco sfondato, se hai due macchine di lusso, un ottimo lavoro e due lauree ma quando dico “ no non voglio uscire con te”, vuol dire proprio “ no, non uscirò con te”.

- Ma io credevo…-

- Credevi cosa? Che le donne quando dicon no, in realtà vogliono dire si? Te l’ha raccontato il tuo migliore amico ancora più idiota di te o è un concetto
preesistente nella tua memoria dalla vita precedente?

- Ma…-

- Ti dico una cosa, visto che non l’hai capita.Non tutte le donne quando dicono no, voglion dire di si.
Io per esempio se dico no, il mio è un No vero.
Non tutte le donne sono sensibili al fascino dei soldi e delle ricchezze e molte di quelle che lo sono, sono disperate o manipolatrici.
E io non sono ne l’una ne l’altra. -





Ecco fatto. L’ho sbattuto fuori una volta per tutte.Sperando che l’abbia capita.

Questo è quello che mia madre definirebbe mandare all’aria un buon matrimonio con un buon partito.

Sono sicura che me l’ha mandato lei.

Così lui andrà a lamentarsi da mammina, la quale poi si lamenterà con mia madre.

Tanto meglio, così impara a intromettersi nella mia vita.

La scocciature è che subito dopo mi chiamerà chiedendomi: “Come hai potuto farmi questo?”

Ho potuto.

E lo rifarei tranquillamente.

Non solo era borioso e antipatico, ma credeva anche che la sua mammina potesse tutto.

Da qui possiamo dedurre che da solo non è assolutamente capace di combinare nulla.

E’ un mammone.

Ricapitolando è un mammone borioso, antipatico,presuntuoso e buono a nulla.
Come diavolo facevo ad uscire con uno così?
Impossibile.
Ma comunque non ci sarei uscita comunque.
Gli uomini vogliono una cosa sola e a lui la si leggeva in faccia.
E poi era un cretino.
Basta non ci voglio più pensare.
Questa storia sarà solo un aneddoto divertente da raccontare questa sera a cena.
Anzi forse è meglio che non lo racconti nemmeno stasera, altrimenti Paul dirà che non avrei
dovuto farmi scappare un altro uomo da sposare (che linguaggio da zitella che usa!),
Evelin che non avrei dovuto essere così acida con lui altrimenti resterò
zitella ( e allora?) e Bruce… beh lui continuerà a mangiare
lasciandoci litigare tra di noi (come al solito!) e non ci lascerà neanche un pezzo di pane.
Alla fine affamati e incazzati ce ne andremo a letto e ci saremo rovinati
( tranne Bruce..) quella che avrebbe potuto essere una serata stupenda.
Meglio se me lo tengo per me.
Così non litighiamo.
Un segreto ogni tanto non fa certo male.
E poi è per quieto vivere.
Ma porco cane! Perché non la smetto di pensare a questa cavolo di vita e comincio a vivere sul serio?







Oliver chiuse la rivista che stava sfogliando e si alzò dopo che la segretaria,
che lo aveva squadrato di sottecchi per tutto il tempo che era rimasto seduto, lo aveva chiamato perché “ il signor Diamond la sta aspettando”.
L’ufficio era moderno ma non freddo,nonostante la tonalità prevalente fosse blu.
Trapelava un gusto femminile che difficilmente avrebbe attribuito a Diamond.
Immerso nella lettura di un documento poggiato all’immensa scrivania gli sembrava decisamente più magro di come ricordava.
Non appena chiuse la porta, lo vide alzare lo sguardo per un secondo e indicargli con un dito una poltroncina in pelle.

- Solo un secondo e sono da lei.

Oliver si accomodò.
Una volta terminato di compilare le carte, Paul le mise via ordinatamente e rivolse la sua attenzione
all’uomo che gli stava seduto davanti.
Stava seduto composto e abbastanza rigido con uno sguardo severo.

- Mi dica signor Hutton? O è meglio colonnello?

- No, capitano.

Paul sorrise. Aveva sbagliato di poco. L'accademia militare doveva averlo forgiato per bene.

- Avrei dovuto immaginarlo. Per quale motivo è qui?

- Forse è meglio dire per chi. Alita Yorchester.
Paul s’irrigidì subito.
Il sorrisetto complice che aveva sfoggiato fino ad allora gli morì in viso.
Cosa ne sapeva lui ?

- So di per certo che Alita Yorchester non è la sua ragazza e che, soprattutto, non esiste.
Non voglio sapere per quale motivo ha deciso di mettere in piedi una cosa del
genere ne ho intenzione di indagare a proposito.Ma io ho bisogno di sapere come si chiama la persona che l'ha aiutata.

Paul non riusciva a proferire parola.
Cosa voleva da lui?
Ma soprattutto cosa voleva da Patty?

- Si sbaglia di grosso. Alita è una persona vera e ..
Oliver non lo lasciò terminare.

- So che Alita esiste veramente. Ma non è quella che intendo io. Quella al party dei Tilly.
Dovreste stare più attenti quando volete parlare in privato.

Paul si alzò in piedi.

- Cosa vuole da me? Non credo che abbia bisogno di soldi.. perché vuole questo nome? A lei cosa cambia?

- A lei non deve importare.
- Allora può ritenersi congedato.
- Questo rifiuto avrà delle ritorsioni verso la sua persona.

Paul perse le staffe e serrò i pugni fino a far diventare le nocche delle mani.


- Vada fuori di qui!Non si faccia più vedere!

Oliver rimase impassibile ma dopo un’interminabile secondo si alzò con grande calma e uscì dall’ufficio.


Maledetto avvocato!





Patricia controllò che tutto andasse bene.
Il soffritto di cipolla e pancetta era pronto per accogliere il riso ancora crudo,
il mezzo bicchiere di vino bianco e il mezzo litro di brodo di pollo e verdure.
Nel forno si stavano dorando le verdure, accuratamente dimezzate,
svuotate del loro ripieno e riempite a nuovo con lo stesso ripieno arricchito di carne tritata, formaggio e pan grattato.
E, infine, la panna cotta si stava assodando nella parte più fredda del frigo e
non aspettava altro che lo sciroppo di lamponi preparato in precedenza.
Anche per il fatto che era sempre stata una brava cuoca, si era “meritata” l’appellativo di donna da sposare,
aveva illuso sua madre che avrebbe seguito l’iter amoroso di tutte le ragazze.
Invece non poteva sopportare che le dessero della donna da sposare.
Come se si dovrebbe sposare una donna solo perché sa cucinare!
Mentre fac eva queste considerazioni suonarono alla porta.
Doveva essere Paul dato che aveva detto che sarebbe arrivato alle 8 e mancavano ancora 20 minuti.
Sarà per la professione, sarà per il carattere ma era sempre in anticipo in modo da mettere in difficoltà
la persona con la quale si doveva incontrare.
Ma lei ci era abituata, oramai.
Aprì la porta con un sorriso stampato sulle labbra.
Aver sbattuto fuori quel mammone era stato decisamente catartico.
Si sentiva stupendamente.
Ma evidentemente Paul non aveva lo stesso umore e se lo trovò sulla porta con il muso lungo.

- Che faccia! Cosa ti è successo?

- No la domanda è: come mai sei così felice? Ne hai buttato fuori un altro?

Presa alla sprovvista, rispose con troppa veemenza.

- Nooo!

Paul si voltò piano e lentamente verso di lei e le lanciò un’occhiataccia.
Patricia alzò un sopracciglio e disse con voce flebile.

- Forse…

- Quindi è sicuro. Ma non ti preoccupare stasera non te la faccio la predica.
Ho già altre cose a cui pensare.
Un po’ rincuorata Patricia chiese.

- Me lo vuoi dire allora cosa è successo?

- Quel pazzo ha scoperto che hai finto di essere la mia ragazza!

-Chi?

- Uno che mi si è presentato oggi in ufficio. Pazzo!

- Ma cosa voleva?

- Il tuo nome!

- E perché mai?

- Si è rifiutato di dirmelo.

- Pensi sia il caso di continuare con Mark?

- Uhm.. non sembrava volesse rivelare la cosa in giro-mentì Paul.
In fondo lo aveva praticamente minacciato, ma preferì non parlarne con Patty. Avrebbe deciso di rinunciare alla cena con Mark e sapeva quanto fosse importante per lui.

- Non ti preoccupare. A proposito quando vi dovete vedere?

- Domani per pranzo.

- Bene.

Detto questo si sedette sul divano e cercò di rilassarsi.
Dopo neanche un minuto suonò il campanello.
Si vede che Evelin era finalmente caduta fuori dalla vasca da bagno.




Lo so lo so.. mi è venuto un po' cattivo Oliver.. beh non proprio... un po' stronzo...
Ma ogni cosa a suo tempo... vi mando un bacione e passiamo ai ringraziamenti!!!

Rossy: beh per ora scrivo su Holly/Patty .. ma che ti devo dire.. l'ispirazione non la
comando...^^... mah fammi sapere se questo cap ti piace..

SUPER GAIA: Grazie grazie grazie... molto contonta.. me gongola...

Pé: come fai a dire che mi offendi con le tue prediche! Hai ragione la fretta è tremenda.. i due errori gravissimi
mi sono saltati all'occhio alle dieci di stamattina... ma ultimamente faccio un po' l'acrobata.. e mi riduco a scrivere, mandare mail e pubblicare a quest'ora..
ovvero le 11 e passa... la mia istruttrice di guida vuole recuperare il tempo perduto...
me tapina.. anche Oscar non si sente da un paio di giorni... sarà in ferie...
grazie per l'aiuto e un bacione grande grande...
Krystal: grazie mille!!! sono indietrissimo con le storie da leggere e purtroppo non sono ancora riuscita
a leggere la tua... chissà forse nel week end ( ma già si prospetta un week end di fuoco..) ce la faccio.. un bacione^^
EVA: a te non ti dico niente.. uhm anzi si... gomen! è un periodaccio e ti sto trascurando..
vedo tutte le sere la mia istruttrice... cmq il tuo Tom apparirà presto... e no bruce
non è sul modello del Graziano.. anche se ci avevo fatto un pensierino..
Solarial: scusa! non sono ancora riuscita con Luna.. che casino di vita che mi ritrovo..
cmq spero di piaccia questo...
Un bacione!
Mei

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Capitolo 4
*** Capitolo IV ***


Eccomi qui...
Come va? tutto ok?
come procedono le vacanze?
bene bene? O siete ancora in ufficio come me?
eccovi un nuovo capitolo di PF e ..beh fatemi sapere se vi è piaciuto!! ^^


CAPITOLO IV


- Paul, puoi passarmi la teglia?-
Bruce tese la mano verso Paul per farsi passare la teglia con le verdure anche se in
realtà poteva arrivarci benissimo da solo.
- Paul se ti azzardi a passargli quella teglia ti disconosco come amico! - tuonò
Evelin seduta accanto a Bruce - E’ capacissimo di prendersela da solo!
Solo che è talmente pigro che non fa altro che chiedere.-
- Non ho alcuna intenzione di passagliela. Dopo la giornata che ho avuto oggi,
non ho alcuna intenzione di farmi mettere in piedi in testa ancora. Soprattutto da
Bruce. Arrangiati.-

Bruce mise il broncio e incrociò le braccia.
- Capisco. Siete tutti incazzati per i fatti vostri e ve la prendete con me. Non
è giusto.-
- -No, Calimero,è ora che comincia ad arrangiarti . Non fare il
bambino.- intervenne Patty.
- Appunto. E’ ora di crescere.- rincarò la dose Evelin.
- Basta. La verità è che siete tutti gelosi di me perché sono il più bello.-
disse convinto.
Patty, Paul ed Evelin si guardarono per un attimo allibiti e poi, all’unisono,
scoppiarono a ridere.
Bruce era davvero incredibile.

- Ecco adesso mi prendete in giro. Ho ragione io.
Paul non riusciva a smettere di ridere. La faccia imbronciata di Bruce era troppo
comica.
La tensione accumulata durante la giornata sembrò sciogliersi.
Quasi non si ricordava più il nome del brutto ceffo che gli era apparso quel mattino
in ufficio, quasi non si ricordava più i tratti.


Benjamin Price sbatté con veemenza i primi fogli che trovò sul tavolo e le carte si
sparpagliarono rapidamente.
Una vena gli pulsava pericolosamente sul collo.

- Voglio quelle maledette foto su questa scrivania tra dieci minuti! E dove
diavolo si è cacciata Patricia ? La voglio qui nel mio ufficio subito!!
La voce si levò chiara dal fondo della stanza.
- Io sono già nel tuo ufficio. Da dieci minuti per giunta. Ma tu eri troppo
occupato a terrorizzare i tuoi redattori per accorgerti di me.
Benjamin rimase interdetto per un secondo, giusto il tempo per riprendere fiato e
ricominciare a sbraitare nuovamente.
- Si può sapere dove diavolo ti eri cacciata! Avevi un articolo da consegnarmi!
- Il mio articolo è quella marea di “cartacce” che hai appena sparpagliato sul tavolo.

I redattori intimoriti osservarono lo sguardo per nulla alterato di Patricia per poi
passare alla faccia adirata del loro capo e decisero rapidamente che era il caso
di sparire dalla circolazione.
Patricia non abbassò lo sguardo.
Benjamin era riuscita a metterla in difficoltà pochissime volte.
Lei era sempre preparata,alla fine era lui a capitolare e fare una magra figura.
Anche se era il suo capo.
Benjamin faticava a sopportare quello sguardo,quella donna gli faceva ribollire il sangue.
Distruggeva il suo impero e lui non poteva dirle niente.


Il telefono squillò sul tavolino con il ripiano in vetro nel salotto illuminato.
Oliver si affrettò a rispondere.
Le cose non stavano andando come sperava e aspettava delle risposte.

- Pronto?
- Signor Hutton?
- Si?
- Sono Levier. Ho delle brutte notizie. Purtroppo non sono riuscito a trovarla.
-Lo immaginavo. La ringrazio Signor Levier.
- Si figuri.Glielo dovevo. Arrivederci.
- Arrivederci.
Riappese la cornetta e si gettò mollemente sul divano,scoraggiato.
Lei era sparita,svanita nel nulla.
Perduta per sempre.

Il cameriere poggiò il Martini bianco con ghiaccio e il vassoietto riempito fino
all’orlo di leccornie sul tavolino.
Patricia gli sorrise e ringraziò.
Dopo la giornata che aveva avuto solo un buon aperitivo e del cibo avrebbero potuto
farla stare meglio.
Benjamin era testone, irascibile,collerico e violento con i suoi collaboratori.
In ufficio tutti lo temevano.
Tutti tranne lei.
Le rovinava la giornata ma di certo non le metteva paura.
Ma era maledettamente bravo nel suo lavoro, glielo doveva.
Anche se si divertiva a terrorizzare i suoi sottoposti, sapeva sempre cosa sarebbe
stato uno scoop e che avrebbe fatto vendere miliardi di copie.
E poi al di fuori dell’ufficio non era così violento e antipatico.
Anche perché se lo fosse stato avrebbe dovuto fare i conti con lei.
Una voce s’intromise nei suoi pensieri.

- Patricia?
- Si?
- Mark Lenders?

Patricia rimase destabilizzata per un secondo. (UUUUUUUUUUUHHHHHHHH!!!! EVAAAAA!!! La
crisi delle certezze la mettiamo pure quaaaaaa!!!!ndA) Quando Paul le aveva
descritto Mark, ovvero una persona seria, gentile, educata e che lavora troppo, se
l’era immaginato come il classico tipo bruttino con gli occhiali.
Aveva sbagliato in pieno.
L’uomo che si ritrovava davanti poteva essere inserito nella classifica degli uomini
più belli che avesse mai conosciuto..beh … direttamente al secondo posto.
Alto, muscoloso ma senza dare l’aria di gonfiato, i capelli corvini lunghi sulle
spalle, lo sguardo intenso che avrebbe causato turbamenti perfino alla più gelida
delle donne.
La prima cosa da fare era rivedere il concetto di “avvocato serio” e magari
associarlo a quello di “ gran bell’uomo”.

- Non eri come ti avevo immaginato, decisamente meglio. Peccato che tu sia già
fidanzato. Ci avrei fatto un pensierino.

Mark sorrise imbarazzato e abbassò lo sguardo.

Pure timido l’avvocato. Patty, segna sull’agenda: “ Aggiornare preconcetti”.
Una pasta totalmente diversa da Paul.

- Sei sempre così schietta?
- Lo so è dolorosa, ma una scelta di vita è pur sempre una scelta di vita. Ma la
pausa pranzo è breve e noi dobbiamo lavorare. Dimmi per quale motivo il tuo
capo non dovrebbe adorarti?
- Ma sei sempre di corsa?
- Scusa ma non dovrei essere io a fare domande? Sono io la giornalista!
- Ok, ok,basta domande. Ma anche tu sei diversa da come ti avevo immaginato.
Il mio capo… Non è che non mi “adori”. E' che non essendo un capo autoritario si sente in diritto di diventare il tuo migliore amico.
- E sua moglie? Che tipo è?

- Beh lui controlla uno dei più grandi studi legali della città, lei controlla lui.* E' una di quelle donne a cui non sfugge nulla.Non c'è una cosa che lui faccia, che lei
non lo venga a sapere. Così lui si sfoga intromettendosi nella vita di ogni
potenziale socio dello studio. All'inizio l' ho assecondato. Gli ho parlato di
noi, della nostra vita. Ma non posso certo presentargli la mia Pat. Lei è
adorabile, per carità, e io le perdono tutto. Ma in un ambiente del genere è un
pesce fuor d'acqua.
E poi sinceramente non intendevo fare figuracce con il capo anche se la cosa è
abbastanza meschina.
- Un po' più che meschina. Ti ho già detto che sono fermamente contraria a questa
cosa?
- Ok non farmi la predica, è una cosa tremenda. Ma sono stato incastrato.
E quando Paul mi ha detto come l' hai aiutato ho pensato che potessi essere la
soluzione ai miei problemi, anche se un po' costosa.
- Non che la cosa mi piaccia. Ma sono decisamente in bolletta e tutto questo mi
permette di arrotondare un po' il mio stipendio.Tutto qui.
- Avrai i tuoi buoni motivi ma resta il fatto che è un'attività decisamente
interessante.Potresti farlo diventare un business.
- Non ho alcuna intenzione di farlo diventare un business. Sono già stufa così.
- Mai dire mai.
-Uhm ..lasciamo stare.Raccontami ancora qualcosa sulla moglie del tuo capo. In fondo è
su di lei che devo fare colpo, giusto?
- Giusto. Beh ha una passione sfrenata per Armani e Valentino...
- E io dove lo trovo un Valentino per stasera? dovrò inventarmi qualcosa...adesso però
non dirmi che ha anche una passione sfrenata per gli yachts e per Cartier...
- A parte i vestiti non ha gusti molto costosi. Viene da una classe medio bassa quindi
apprezza le cose semplici. Di certo non può vedere tutte quelle snob con la
puzza sotto il naso che le ronzano attorno...
Ama le piccole cose fatte in casa. Per esempio una volta al mese ci manda dei biscotti
che dice di aver cucinato lei. Ovviamente ognuno di noi sa che non tocca
una padella da vent'anni e che di sicuro li ha cucinati la sua cuoca portoricana.
- Insomma le piacerebbe incontrare una ragazza semplice, ma comunque di buona famiglia. Un tipo allegro ma comunque non troppo.
- Diciamo di si. Ovviamente con una buona dose di classe e stile.Passioni principali: il suo gatto Minù e l'Oriente.
- mmmh... Oriente India o Oriente Cina?
- Oriente Cina.
- Per il gatto? Amore alla follia?
- Quanto quello per il marito. Forse anche di più. Lo tratta come il bambino che non
ha mai avuto.
-Sarà sicuramente un argomento di conversazione quindi non raccontarmi più di
tanto..altrimenti sarà dura fingermi sorpresa quando me le dirà..
- Hai bisogno di sapere altro?
- Sì.Qualcosa su di te.
- Scusa, perchè su di me?
- Ma giusto perchè normalmente le fidanzate sanno cosa preferiscono i loro
fidanzati.Non perché ci sia un interesse da parte mia. Beh almeno non un interesse
che io possa manifestare.
- Spara.
- Profumo preferito?
- Eau,Kenzo.
- Buono. Cibo preferito?
- uhm..pizza?
- Qualche dato in più, no?
- Beh mangio un po’ di tutto..
- Non mi stai aiutando…sparane un paio…
- Applecake e cioccolata. E pizza con la birra davanti alle partite di calcio.
- Oh no! Guardi le partite di calcio! E io che stavo cominciando a pensare che fossi
un uomo che usa la testa!
- Vogliamo continuare?
- Ristorante?
- Indiano.
- Dove andate di solito?
- Al Tai Mal,sai dov’è?
- E chi non lo conosce? Dove siete stati l’ultima vacanza? E quando?
- Due mesi fa,una settimana a Cuba.
- Dov’eravate a Natale?
- Dai miei. Sei una giornalista o una poliziotta? Mi sembra un interrogatorio..
- Fai il bravo o pubblico la storia sul giornale. E’ andata bene? Cosa avete mangiato
principalmente?
- Non ti azzardare o ti rovino. Benissimo, ai miei è piaciuta molto. Principalmente
tacchino e peperoni.
- A Natale? Lasciamo perdere…Dove siete andati domenica scorsa?
- All’orto botanico, a vedere le orchidee.
- Romantico… ultima cosa… colore dei capelli…
- Delle orchidee?
- No di Patchouli… ma perché le orchidee hanno i capelli? Questa mi mancava..
- La prossima volta spiegati. Rossi,altro? Potrebbero darti la laurea ad honoris
in giurisprudenza…
- Grazie,grazie.Direi di non avere bisogno d'altro. Ah,a che ora passi a prendermi?
- Alle 9.00. Sii puntuale.
- Io sono puntualissima
- Bene. Scappo visto che oramai la mia pausa pranzo è agli sgoccioli.
- Come agli sgoccioli? siamo qui da 20 minuti!
- Si 20 minuti con te, i restanti 40 a convincere Pat che stasera esco con Paul e non
la tradisco . Non mi piace mentirle.
- Non dirmi che sei anche una persona sincera! Oh Signore! Perchè a Patchouli si, e a
me no?
- Ah ah, molto divertente. Sei decisamente matta il doppio di quanto mi abbia detto Paul.
- Come? Quando ti ha detto di questa cosa non ti dato il libretto con le istruzioni?
Accidenti se lo sapevo...
- No si è dimenticato. Ma adesso devo scappare.
- A stasera. Puntuale.
- Io sono puntualissimo.
- Pure.Donna fortunata la tua. A più tardi.

* Frase tratta da "Come farsi lasciare in dieci giorni". beh in parte...^^
Ringraziamenti!!!!!
Pè: ciao tesorino!!! come va? ^^ Io sono distrutta e non vedo l'ora di andare al
mare...Barcellona arrivo!! ehm...ricomponiamoci..grazie mille..lo sai che senza di
te pubblicherei con una scaterva di erroracci? me troppo distratta...alla fine quelle due frasi le ho tolte..ma in fondo non mi convincevano neanche un po'..e sì, ho esagerato con l'andare a capo... un bacione
megagalattico!!!
Ailin: ciao!! un'altra dispersa...che dovrebbe essere in vacanza se non erro..beata
te!! grazie per i compliments e ...aspetto con ansia un tuo nuovo chap!
Eva: se lo ripeti ti uccido!!! IO NON SONO UNA DONNA DA SPOSARE! e visto che ci sono
ti darò della brava ragazza... così..occhio per occhio...cmq lo so che mi
odierai perchè in questo cap ho messo a Mark una scaterva di buone qualità...ma a
me Mark non dispiace dunque...Arriverà il giorno in cui le donne conquisteranno il
mondo!!!(ma noi non siamo normali...-____-)
Super gaia: grazie grazie..spero che l'interesse sia ancora vivo..un bacione!
Krystal: grazie!!! so che ci ho messo una vita per il nuovo cap ma sono strapresa...
un bacione a tutti anche chi non recensisce !!!
Ciao!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!Mei
ps Da ottobre dovrei essere un po' + libera e forse aggiornerò un po' + spesso...

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Capitolo 5
*** Capitolo V ***


Documento senza titolo

Eeeeee sono tornataaaaa!
Lo so lo so...avevo detto che sarei stata più libera da ottobre...
Cosa non successa perchè sono stata inglobata in quell'esperienza affascinante se non inquietante che è l'università..
Io direi anche trascinata..
Cmq sono di nuovo in corsa...o almeno spero..
per chi non mi conoscesse premetto che sono completamente pazza

Capitolo V

Non appena Mark si allontanò in tutta fretta, Patricia tuffò la mano nella sua sacca di velluto rosso alla ricerca disperata del cellulare. Ci mise cinque minuti buoni ma, dopo essersi maledetta per la quantità di oggetti che riusciva a stipare in quella sacca, cercò il numero di Kat nella rubrica.
Mentre la linea suonava libera,Patricia ripensò a Mark e al colloquio che avevano appena avuto.
Era davvero un bell’uomo, ma le era sembrato così serio e controllato, come aveva detto Paul, che la loro chiacchierata si era trasformata subito in un discorso quasi professionale. Ma considerato che, per lui, lei stava “lavorando”, probabilmente gli era sembrato normale. Sperò mentalmente che quella sera si sciogliesse un po’ altrimenti non sarebbero stati credibili. La voce di Kat dall’altro lato del telefono interruppe i suoi pensieri.
- Pronto, Patty?
- Kat, come stai? Tutto ok? Come sta la tua bambina? E tuo marito?
- Cosa vuoi Patty?
- Che cosa ti fa supporre che io voglia qualcosa?
- Mi ricordo male o tu non sopporti mio marito? Quindi se mi chiedi di lui, suppongo ti serva qualcosa.
- Ok, ci hai preso. Da quando sono così prevedibile?
- Uhm… direi da quando ti conosco, da quindici anni. Scusa se non ti saluto con l’affetto e il calore che meriti, ma qualcuno qui sta lavorando. Preso il concetto?
- Non so tu, ma io ogni tanto mi fermo per pranzare. Non sono un’androide come te che vai avanti un’intera giornata senza mangiare.
- Ah. Ma che ore sono?
- Beh il mio cellulare segna l’una e mezza del pomeriggio. È già tardi per me, di solito a quest’ora ho già pranzato.
- Oh beh si vede che non ne avevo bisogno, altrimenti il mio stomaco mi avrebbe avvertita.
- Scusa, ma ogni tanto respiri? O non ne hai bisogno?
- Spiritosa. Comunque cosa volevi? Anche se scherzo sono davvero super impegnata.
- Allora ti rubo un secondo. Ho bisogno di un Armani o di un Valentino.
- Stai parlando di un vestito?
- No, dello stilista. Secondo te?
- Ehi va bene, va bene, spiegati. Comunque io dove lo trovo?
- Non lo so, sei tu l’esperta. Ti prego, ti prego, ti prego. È solo per una sera.
- Uff, va bene. Vedrò cosa posso fare. Passa da me dopo il lavoro.
- Lo sai che ti amo?
- Spero non carnalmente. Non avrei mai pensato che tu fossi lesbica.
- Simpatica. Dai che hai capito. Ci vediamo stasera. Bacio, bacio, bacio e ancora bacio.
- Bacio e bacio anche a te. Ci vediamo.

Certo che messa com’era poteva anche avviare un’attività di accompagnamento. Prima di tutto Paul le forniva i contatti. Poi Bruce, hair stylist di modelle e attrici, poteva trasformarla da un giorno all’altro in un’altra persona. E ora Kat, amica d’infanzia con un marito microcefalo ma anche costumista per il teatro e per il cinema.
Quante madri ricche assillano i propri figli perché si trovino una ragazza brava e di buona famiglia da portare a casa? E lei in fondo non aveva tutti i requisiti?
Le amiche di sua madre non facevano altro che osannarla davanti ai loro figli e figliocci. Sapeva cucinare, cucire, occuparsi della casa. Era elegante ed un lavoro prestigioso.
Certo, nessuna delle amiche di sua madre la conosceva veramente. Cioè, lei sapeva davvero fare tutte quelle cose, solo che non le faceva.
Punto.
Non era certo un modello esemplare.
Era di un disordine mostruoso e Paul l’aveva definita “Simpaticamente acida”.
Ma in fondo, chi era sinceramente ciò diceva di essere? Perlomeno lei ad un certo punto aveva smesso di essere sincera.

Non riesco a capire, non riesco a capire, non riesco a capire.
Ci sono cose che non tornano e solo ora riesco a vederle.
Come posso essere stata così stupida?
Farmi ingannare come una ragazzina, come una principiante.
Avevo deciso che non sarebbe successo e mi sono fatta fregare in pieno.
Presa in trappola da un sorriso angelico, l’ultimo dannato tranello del demonio.
Tutte le scuse assurde che mi ha propinato,Ci avevo creduto veramente. Come ho potuto essere così cieca?
Avevo sempre predicato così bene per poi finire io stessa a fare gli errori che tanto disprezzavo.
Non riesco a crederci.
Ma adesso chiudo tutto.
Cancello tutto, un bel colpo di spugna e dimentico.
Ricomincio e non farò mai più lo stesso errore.
Questa volta non permetterò a nessuno di avvicinarsi così tanto da farmi male.

Oliver si infilò nello smoking e si guardò allo specchio.
Nonostante i tre mesi forzati di riposo assoluto, la sua forma fisica non ne aveva risentito.
Si aggiustò il solito ciuffo ribelle e uscì.
Non amava andare a cena con la sua famiglia e i loro amici, ma non poteva evitarlo e, come sua madre amava ricordargli, non doveva evitarlo se voleva mantenere la sua immagine presso le famiglie benestanti.
Come se gli importasse veramente.
Ma dopo quello che era successo, doveva fare attenzione a molte cose che non gli importavano.
Del resto sua madre era contentissima di doversene occupare.
Scivolò nella limousine per recarsi al ristorante, il classico posto super lussuoso dove solo per entrare dovevi lasciare una fortuna.
Ma in fondo, cosa gli importava?
Tanto pagava suo padre, come per tutto il resto da tre mesi a quella parte.
L’unica cosa che lo infastidiva era il fatto di sapere che là lo avrebbe aspettato una delle tante ragazze che sua madre invitava periodicamente per presentargliele, nella speranza che lui si innamorasse follemente e si sistemasse.
Erano tutte uguali, strizzate in vestiti che valevano più di quanto valessero loro stesse.
Sembrava che sua madre le cercasse con il lanternino. Arrivò al ristorante leggermente in ritardo.
Si sarebbe dovuto sorbire la classica battutina di sua madre e, anche se fortemente tentato di fuggire, raggiunse la sua famiglia al solito tavolo.
La tortura stava per cominciare.

Patricia passò da Kat a prendere il vestito.
Le aprì uno dei suoi tanti armadi e ne tirò fuori uno splendido abito in organza dalle calde tonalità arancio rossastre e glielo porse.
- Lo so, mi avevi chiesto un Armani o un Valentino, ma ho trovato solo un Versace.
- Dici poco. Credo che la signora lo apprezzerà.
- Veramente non mi hai spiegato ancora a cosa ti serve.
- È una storia lunghissima ed entrambe non abbiamo tempo. Ci vediamo la prossima settimana, così ti aggiorno sulle novità. Ok?
- Va bene, ma ci conto.
- Guarda che quella super impegnata sei tu!
- E adesso non trovare scuse.

Corse a casa e salì le scale a due a due per infilarsi nell’appartamento di Bruce.
Dovevano inventarsi una nuova acconciatura, un nuovo colore se voleva passare inosservata al di fuori di quell’ambiente.
Più appariscente sarebbe stata e meno avrebbero collegato la donna che sarebbe stata quella sera alla Patricia di tutti i giorni.
Dovevano crearsi una maschera perfetta.

- Ma non mi si rovineranno i capelli in questa maniera?
- Cos’è? Adesso ti vengono i rimorsi?
- Beh, un po’. Poi me li sistemi tu, vero?
- Certo! Basterà tagliarli a zero.
- Ehi!

Mark arrivò puntualissimo come aveva annunciato: era ora di cominciare le messa in scena.
All’improvviso un dubbio la sfiorò.
E se il capo di Mark e la moglie fossero stati al party a casa dei Tilly?
La città era grande, ma i casi della vita erano strani.
Inghiottì il magone e cercò di non pensarci.

La signora Madley osservò Patricia con sguardo amorevole e ammirò l’abito di Versace della ragazza, senza smettere di controllare con la coda dell’occhio suo marito che osservava ogni singola donna del locale.
- Mia cara, davvero hai cucinato tutto tu per la sera del suo compleanno?
- Oh sì, mi piace prendermi cura del mio uomo! Anche se a volte siamo così stanchi che preferiamo andare a mangiare fuori. Adoriamo mangiare indiano!
- Oh, indiano! Avete mai provato ad andare al Tai Mal?
- Io adoro quel posto! È così delizioso!
La conversazione venne interrotta da un uomo di mezza età e sua moglie, che si erano fermati a salutare i coniugi Madley e i loro ospiti. Al loro seguito un giovane uomo affascinante, probabilmente il figlio, li osserva con aria inquieta tenendo sottobraccio una splendida ragazza dai capelli biondi.
Patricia li osservò uno per uno senza perdere il suo cipiglio.
I coniugi si accomiatarono e si allontanarono, anche se lo sguardo del loro figlio fluttuava ancora su Patricia.

Oliver seguì i genitori nel loro classico giro di saluti.
La ragazza che gli avevano presentato quella sera si era subito dimostrata una sanguisuga e si era appiccicata a lui portandolo in giro come un trofeo.
Poi alzò lo sguardo.
Il destino non poteva avergli giocato scherzo più crudele. Od occasione migliore.
Davanti a lui, seduta al tavolo con i coniugi Madley, vecchi amici di suo padre, sedeva proprio la bella Alita, o meglio la ragazza che l’aveva impersonata al ricevimento dei Tilly.
Non poteva credere ai suoi occhi.
Subito lo stomaco gli si chiuse in una morsa.
Aveva cambiato colore di capelli ed ora erano raccolti in morbidi ricci ramati che scendevano ribelli sul collo.
Ma era lei, non avrebbe mai potuto dimenticare il suo sguardo.
Si allontanarono, ma lui non riusciva a levarle gli occhi di dosso, incantato.
Si liberò della sanguisuga e decise di attenderla.

Dopo aver salutato la signora e il signor Madley, Patricia si diresse verso il guardaroba.
La signora era stata entusiasta di lei, ci mancava poco che la volesse come figlia.
Chissà come mai aveva questo strano dono con le persone.
O forse sapeva solo fingere bene.
Patricia si diresse al guardaroba per ritirare la borsetta e il coprispalle che aveva lasciato in custodia, ma una voce la bloccò.
- Per chi stai facendo finta di essere la fidanzata questa volta, Alita?

Beh spero che vi sia piaciuto…spero di riuscire ad andare avanti…fatemi sapereeee!!
Baciotti Mei

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Capitolo 6
*** Capitolo IV ***


E dopo mille anni la zia Mei torna su CT!
Attraverso un lungo viaggio, dopo lungo tempo e ad 8 esami dalla laurea (la prima ahimé)
ritorno in quel mondo qual'è la fanfiction!
Bisogna quindi ringraziare Maja, la mia adorabile beta reader (non ti libererai di me così facilmente!)
che, nonostante la mia lunga latitanza, mi ha guidato nell'aggiornamento degli avvenimenti
degli ultimi due anni...
Comunque ci sarà ancora qualche erroruzzo...uff...ruggine ruggine...
Insomma vi lascio al capitolo VI...
Fatemi sapere se sono peggiorata o se miglioro nel tempo, come il vino ( basta che non diventi aceto...-.-)...

Capitolo VI

Raggelata, Patricia si voltò di scatto verso la voce sconosciuta.
Non avrebbe dovuto lo sapeva, era una tacita ammissione quel suo gesto.
Ma il tono di quella voce era stato così imperioso che voltarsi era stata prima di tutto una necessità, quella di
vedere l'uomo proprietario di quella voce.
Non si sarebbe ma aspettata di trovare due occhi glaciali e ferini che la guardavano con un aria compiaciuta
profondamente irritante.
Ancora più irritante era il fatto che non sapesse assolutamente chi fosse.
Un brivido le scorse lungo la schiena: un brivido conosciuto, un brivido temuto.
Cercò di ignorarlo e fece mente locale: si trattava del figlio della coppia che i coniugi Medley avevano appena salutato.
Ancora poteva sentire sulla sua pelle lo sguardo che le aveva lanciato passandole a fianco, uno sguardo
prolungato teso ad imprimere i tratti del suo viso e le forme del suo corpo in maniera nitida nella mente.
Patricia recuperò una buona dose di lucidità e rispose.

- Scusi? Deve aver sbagliato persona.

Come se nulla fosse cercò di allontanarsi da quella figura imponente, di sfuggire a quello sguardo ma l'uomo le afferrò
il braccio con un impeto quasi violento. La sua vicinanza la colpì con un'intensità inaspettata.
Che cosa voleva da lei? Come faceva a sapere il suo nome al party dei Tilly?
E come faceva a sapere dove sarebbe stata quella sera?
Ma, soprattutto, per quale assurdo motivo accanto a lui non riusciva a formulare un dannato pensiero sensato?

- Non cerchi di insultare la mia intelligenza signorina. Ha capito benissimo, quindi non si faccia ripetere
la domanda- sibilò lui.
- Mi sta facendo male. Mi lasci il braccio!
-Non prima di avere avuto una risposta da lei.

Patricia non sapeva più che cosa fare.
Quegl'occhi taglienti rimanevano fissi su di lei senza dare segno di minimo vacillamento e lei non riusciva a trovare
il coraggio per abbassare lo sguardo per prima.
Le mancava il respiro e non capiva se la colpa fosse del terrore di essere stata scoperta o se si trattasse
della vicinanza di quell'uomo, del suo profumo, del suo calore.
Non riusciva ad articolare una parola.



- C'è qualche problema?

Le parole arrivarono da lontano, chiare e risolute, come provenienti da un altro mondo.
Nel momento in cui la voce dell'accompagnatore di Alita, era riecheggiata nell'atrio, Oliver aveva lasciato la presa
come se lo avessero morso.
Per quanto desiderasse quella donna non poteva mettersi nei guai con un eventuale fidanzato: non poteva permettersi
di sbagliare di nuovo.
Per un istante lei non si era mossa come se fosse rimasta stordita da quell'improvvisa libertà,
poi era corsa verso l'uomo apparso sulla soglia.

-Io e la signorina stavamo solo scambiando due chiacchiere...- disse ritrovando la calma.
- Allora se non le dispiace, noi ce ne andiamo. Ci stanno aspettando.

Lei si aggrappò al braccio di lui, intimorita, e se ne andarono rapidamente.
Si voltò verso Oliver mentre usciva dalla porta principale ancora avvinghiata a quel braccio e gli lanciò un ultimo
lunghissimo sguardo con occhi spauriti. Oliver si passò una mano tra i capelli e un sorriso beffardo gli increspò le labbra.
L'angelica apparizione usciva nuovamente dalla sua vita a passo cadenzato.
Poco male.
Le aveva appena sfilato il portafogli.






Non appena entrò in casa Patricia si fiondò verso la cornetta del telefono e, incurante dell'ora, chiamò Paul.
Non riusciva a capacitarsi di quello che era successo.
Era stato solo un gioco finora e adesso si trovava un pazzo sulla sua strada.
E, per quanto dovesse ammettere che fosse un pazzo estremamente affascinante, tutto questo non doveva succedere.
Si maledì ad alta voce per aver accettato l'offerta.

-Maledetto! Si può sapere in che guaio mi hai cacciato? - lo aggredì Patricia lanciando le scarpe
con i tacchi in un angolo della stanza.
-Di cosa stai parlando Pat? Calmati!
-No che non mi calmo! Quel pazzo che è venuto nel tuo ufficio a minacciarti era al ristorante stasera!
Come diavolo faceva a saperlo?
-Non ne ho la più pallida idea. Cosa ti ha detto? Ti ha fatto del male?-

La voce di Paul si era incrinata. Si stava preoccupando?
Patricia si calmò e intenerì il tono dopo un lungo sospiro.

-Macché. Mi ha solo spaventato. Meno male che è arrivato Mark.
-Ha scoperto chi sei?
-Non credo. Come avrebbe potuto? Io non gli ho detto nulla.

Paul sospirò di sollievo dall'altro capo.

-Meglio così. Sarà stata una coincidenza Patty, non poteva sapere dove ti trovavi questa sera.
-Sarà come dici tu. Però ho un brutto presentimento.

Patricia si guardò allo specchio. Non si trattava proprio di un brutto presentimento, si trattava piuttosto
di una situazione già vissuta.
Quello sguardo non poteva dimenticarlo, le riaffiorava alla mente in ogni istante in cui non si obbligava
a pensare a qualcos'altro.
Ma ora doveva dimenticarlo, non si poteva permettere altri passi falsi, altri stupidi errori.
Aveva già sbagliato troppo.
Ad un tratto colse uno sbadiglio soffocato dall'altro capo del telefono: doveva aver svegliato Paul.
D'altronde era molto tardi.

-Ti ho buttato giù dal letto?
-Forse.
-Mi spiace.
-Ma no, lo sai che puoi buttarmi giù dal letto quando vuoi.
L'importante è che io sappia che vada tutto bene. Vai a letto Pat.
Domani, vedrai, che te ne sarai dimenticata.
-Allora buonanotte.
-Notte.

Patricia chiuse la comunicazione e ripose la cornetta.
Forse si trattava davvero di una coincidenza, forse era stato tutto un brutto sogno.
Di sicuro Paul aveva ragione su una cosa: aveva bisogno di una buona dormita.





Non appena rientrò a casa, Oliver frugò nel portafoglio.
Come diavolo gli era venuto in mente di rubarglielo?
In quale lontano recesso della sua mente era affiorata un'idea così balzana e come aveva potuto metterla
in pratica?
Eppure adesso lo aveva con sé.
Dopo essere salito in macchina, aveva osservato quel piccolo mondo di sottecchi durante tutto il tragitto
appoggiato sul sedile del passeggero.
Questa volta rischiava davvero la galera, non solo la carriera.
Ma d'altronde quella se l'era già giocata.
Scorse rapidamente i documenti e trovò quello che cercava.
Patricia, Patricia Gatsby.
28 anni.
Giornalista.
Finalmente un nome, un'identità.
Poi, per curiosità, guardò il resto: carte di credito, biglietti del cinema, una foto da
bambina forse col padre.
Pezzi della sua vita che lui non conosceva e di cui desiderava ardentemente far parte.
Ma lei lo avrebbe voluto nella sua vita?
Aveva un'aria così impaurita quando era uscita...
Frugò ancora tra quei frammenti di lei sentendosi molto più di un ladro.
C'era tutto quello che si era aspettato da una come lei.
Anzi trovò molto di più di quello che si aspettava.
Il tesserino del Daily World.





Quando Patricia arrivò all'ingresso del giornale, trafelata ed in ritardo come al solito, infilò la mano nella
borsa alla ricerca del tesserino, tenendo in bilico il bicchiere di caffé e il sacchetto dei pancake.

-Ma dove diavolo...?

Era assolutamente incredibile come riuscisse a destreggiarsi nel mestiere dell'equilibrista ed era strano che
fino ad allora nessun circo l'avesse mai contattata per proporle un'assunzione a tempo indeterminato.
Inoltre la quantità di roba contenuta nelle sue borse era pari, e forse superiore, all'intera
collezione di gioielli della regina d'Inghilterra.
Di certo non era facile trovare qualcosa.
La guardia all'ingresso le sorrise:
-Anche oggi in ritardo signorina Gatsby?
-Patricia, James. Ti prego, lavoro qui da due anni e da due anni mi chiami signorina Gatsby. E sono due anni
che sono sempre in ritardo. Oggi poi il portafogli gioca a nascondino nella borsa.
-Per me sarà sempre la signorina Gatsby. Passi pure, tanto so dove rintracciarla.
-Intende alla mia scrivania? Illuso. Non ci sono mai.

Patricia attraversò il gate e, sempre mantenendo un perfetto equilibrio, aprì il sacchetto, sfilò un paio di pancake
e regalò i restanti nel pacchetto a James, basito al suo posto.

-Grazie di tutto e buona giornata!

E sparì nell'ascensore.
Mentre saliva verso il dodicesimo piano diretta verso la sua scrivania, non poté fare a meno di chiedersi se la morsa allo stomaco,
che l'attanagliava da quando si era alzata, facesse capo agli avvenimenti della sera precedente.
Non era certo un buon segno: era molto più di un presentimento, era un segno sicuro di qualcosa di imminente.
Catastrofe in arrivo.
Mai come in quel momento Patricia avrebbe desiderato che quella sensazione fosse dovuta semplicemente ai troppi caffè.





Oliver si accomodò nella comoda poltrona in pelle nera.
Il Daily World visto da quell'altezza sembrava un formicaio in piena attività.
Chissà se era già arrivata?
Chissà era seduta alla sua scrivania, laggiù da qualche parte?
Una voce interruppe i suoi pensieri.

-Allora, a cosa devo questa visita inaspettata?

Benjiamin Price era seduto nella sua poltrona disperso in una marea di carte disordinate. Quando Oliver aveva visto
il tesserino del Daily World, non era riuscito a credere alla sua fortuna. Benjamin Price, il direttore generale
del giornale, era stato suo compagno in accademia fino a quando il padre morto ed aveva dovuto lasciare la carriera per prendere il suo posto al giornale.
Non che gli fosse andata male.
Un grande ufficio, centinaia di sottoposti, una tiratura molto alta, diversi milioni di dollari.
E Patricia.
Era molto che non si vedevano.
Per quale motivo? Quando si erano sciolti i loro legami?
Erano stati ottimi amici.

-Ma come? Un vecchio amico ti viene a trovare in un momento di difficoltà e tu gli chiedi perchè?
-A proposito, ho sentito di quello che è successo. Se posso fare qualcosa...
-Lasciamo stare quello che è successo. Non è stato piacevole e non sono sicuro di essere ancora pronto a parlarne. E comunque non mi sembra il luogo adatto.

Benjamin rimase stupito. Quell'episodio doveva averlo segnato parecchio: non lo aveva mai visto
così sfuggente, rigido. Sulla difensiva.
Un ombra di dolore guizzò nei suoi occhi.
Sembrava cambiato.
Decise di deviare l'argomento: d'altronde non si vedevano da molto e non voleva guastare il momento.

-Magari usciamo a cena una sera e ne parliamo. Comunque, a cosa devo questa visita?
-In realtà qualcosa che puoi fare ci sarebbe: un favore.
-Ecco, vedi che ti serve qualcosa. Ci avrei giurato. Spara.
-In realtà più che qualcosa, è chi. Patricia Gatsby.
-Patricia? Cosa ti ha combinato mia cognata?

Oliver per poco non si strozzò col caffè.
Patricia era sua cognata?
Era stato così vicino a lei per tutto quel tempo, era così vicina da poterla toccare e aveva dovuto ricorrere
a tutti quei sotterfugi per poterla rintracciare!
Santo cielo, le aveva rubato il portafogli!
Maledizione che idiota!

-Cognata? E quand'è che ti saresti sposato? Non ho avuto le partecipazioni.
-Non ti ci mettere anche tu, ho già Patricia che mi guarda torva perchè ho rapito la sua sorellina dalla culla.
-Culla? Ma quanti anni ha?
-Venti. E non fare commenti.
-No, no. Cosa vuoi che siano dieci anni di differenza?

Così in quegli anni Ben era riuscito anche a sposarsi. Da come arrossiva nel parlare di lei, doveva esserne innamorato perso.
Ma a pensarci bene, non erano nella stessa situazione?
E se la sorella di Patricia era come lei, lo capiva molto bene.

-Senti Oliver, ma non ti serviva qualcosa?
-Ok, la pianto di sfottere. Allora me lo fai questo favore?





Patricia lanciò la borsa sulla sua scrivania: un volo perfetto a distanza di due metri, un volo così usuale
e quotidiano che nessuno fece segno di farci caso.
Nemmeno il tempo di sedersi che già il suo telefono squillava.
L'interno di Benjiamin.

-Cosa vuoi?
-Nel mio ufficio. Subito.
-Sto facendo colazione.
-Ho detto subito!

Patricia addentò un pancake e si avviò verso il suo ufficio.
La catastrofe arrivava prima del caffé.


Fatemi sapereeee!

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