Deep Green

di Lafilledesfleurs96
(/viewuser.php?uid=939864)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


CAPITOLO 1 


Era da più di 10 minuti che, seduta sullo sgabello di legno, fissavo la mia immagine ferma allo specchio, ma la ragazza che vi si rifletteva al suo interno non ero io, non lo ero più da tempo ormai.

Beh... più precisamente da quando quel fatidico giovedì di metà ottobre avevo incontrato quegli occhi, i suoi occhi.  

Era incredibile come nonostante fosse già passato quasi un anno ricordassi ancora ogni particolare di quel giorno, così com'era incredibile il fatto che ogni volta mi rispecchiassi in quelle iridi verdi sembrava sempre di ritornare indietro nel tempo...

 

11 mesi prima

Tre ore di letteratura erano finalmente finite e il suono della campanella era stato come una liberazione. Non mi ero mai annoiata così tanto alla lezione con la Tombs, ma avevano inserito quel corso a fine giornata e dopo due ore di James Joyce e Virginia Woolf avevo già disconnesso.

Karen era malata, Marine sarebbe rimasta con Zayn agli allenamenti di basket e stessa cosa Luke, quindi sarei dovuta ritornare a casa da sola.

Come se non bastasse fuori si era abbattuto un terribile temporale e non avevo neanche un ombrello per coprirmi. Ti pareva che si sarebbe scatenato il diluvio proprio il giorno in cui Luke era impegnato con gli allenamenti. 

La solita sfiga.

Camminai fino all'entrata secondaria della scuola, dove c'erano gli armadietti della palestra, poi gettai lo sguardo fuori e sospirai: mi auguravo proprio che il tempo si calmasse anche perché altrimenti sarei stata costretta ad aspettare che mio fratello finisse gli allenamenti.

Misi le braccia conserte, cominciavo a sentire davvero freddo, e il mio maglioncino rosa non mi riscaldava a sufficienza. 

Sarei diventata un polaretto prima delle 6.

Poi improvvisamente lo vidi... nel portaombrelli accanto all'ingresso, un ombrello verde smeraldo.

Mi sembrava strano che qualcuno stesse ancora lì dopo la fine delle lezioni a parte i ragazzi che rimanevano per gli allenamenti.

Mi guardai intorno per vedere se ci fosse il proprietario, ma non c'era anima viva.

Forse qualcuno l'aveva dimenticato lì o semplicemente la mia buona stella mi stava sorridendo e non sarei più stata costretta ad aspettare Luke.

Il mio buon senso come al solito mi suggeriva di non prenderlo perché non era un oggetto di mia proprietà, ma Infondo l'avrei restituito il giorno dopo, era giusto per non prendermi un malanno.

Senza altri ripensamenti, presi decisa l'ombrello e uscii fuori oltrepassando la porta con l'intento di aprirlo ma prima che potessi fare ulteriori mosse uno "Scusami" alle mie spalle mi fece girare di scatto.

La voce apparteneva a Harry Styles, miglior amico di Zayn il fidanzato di Marine, nonché uno dei ragazzi più ambiti di tutta la scuola, perfino dalle quinte: 180 cm di altezza, ricci sexy scompigliatamente perfetti e due smeraldi al posto degli occhi.

"L'ombrello sarebbe mio" mi informò

"Oh.. sc..scusami, non volevo. Credevo che qualcuno lo avesse dimenticato ma lo avrei rimesso subito a posto domani mattina" avevo detto tutto d'un fiato e con le guance un po' arrossate. Mi sentivo come una ladra colta con le mani nel sacco.

Lui accortosi del mio imbarazzo mi guardò e ridacchiò "Non preoccuparti. Sei la migliore amica di Marine vero?" aveva domandato non distogliendo lo sguardo dal mio. 

I suoi occhi erano qualcosa di inspiegabile. Li guardavo e mi ci perdevo dentro, come quando guardavo il mare. Mi sembravano senza orizzonti quegli occhi, limpidi e cristallini come le acque che circondavano Bora Bora.

"Ehm.. si, mi chiamo Chanel"

"Piacere, io sono Harry" dissi tendendomi la mano che strinsi un po' esitante "guarda che non ti mangio mica sai" affermò sarcastico

Ora avevo il viso completamente in fiamme "No... lo so, cioè voglio dire..." balbettai cercando di abbozzare una risposta che avesse un senso ma il cervello mi era andato completamente in pappa.

"Comunque se ti va posso sempre accompagnarti io a casa" si offrì gentile e a quel punto mi sentii le gambe leggermente molli.

"Non...non preoccuparti!" non avevo mai balbettato così tanto in tutta la mia vita "Aspetterò che mio fratello finisca gli allenamenti" 

"Guarda che per me non è un problema. L'ombrello è un po' piccolo ma possiamo sempre stringerci" disse facendo spallucce.

A quel punto abbozzai un mezzo sorriso a quella proposta e annuii "D..d'accordo!"

Così uscimmo fuori dall'edificio scolastico e cominciammo a camminare verso casa mia. Avevo spiegato ad Harry dove abitavo e avevo scoperto che la sua casa era solo un isolato prima  della mia, ma si era offerto lo stesso di accompagnarmi a casa. 

L'ombrello lo stavo mantenendo io, e lui per non farmi bagnare, mi aveva messo la mano dietro la schiena, ed eravamo più vicini che mai. Percepivo il calore del suo corpo stretto al mio anche al disopra dei vestiti e il suo One Million mi inebriava le narici. Avevo lo stomaco completamente sottosopra e trattenevo il respiro per non permettere neanche all'aria di rovinare quel momento perfetto.

"Di solito ho la macchina, ma ho avuto alcuni problemi con il motore e ora è dal meccanico" disse rompendo il silenzio che fino a quel momento era stato interrotto solo dalle gocce di pioggia che si frantumavano al suolo

"Infatti di solito ti vedo con la Range Rover nel parcheggio della Scuola"

Lui inarcò un sopracciglio "Ah e così.. tu mi guardi"

Avvampai a quella affermazione "Ma no, no... quando mi capita intendevo"

Lui rise di nuovo "Dai sto solo scherzando"

Feci un mezzo sorriso e abbassai lo sguardo un po' imbarazzata. Per tutto il resto del tragitto parlammo di tutte le cose più stupide che succedevano nella scuola, dei nostri amici, che gli piaceva disegnare ed anche se da parte mia era un continuo arrossire-balbettare balbettare-arrossire, mi piaceva quella situazione, non mi ero mai sentita così in presenza di un ragazzo.  

Da come ne parlavano in tutta la scuola credevo fosse il classico bad boy, senza valori, che se ne scopa una al giorno, ma forse avevo sbagliato a giudicarlo perché a me non dava per niente l'impressione di uno stronzo, anzi. 

Era stato gentile ad offrirsi di accompagnarmi fino e sotto casa, nonostante non mi conoscesse nemmeno e mai come in quel momento avrei voluto che casa mia fosse distante chilometri e chilometri, ma purtroppo... eravamo arrivati.

"Allora... Grazie mille eh!" dissi porgendogli l'ombrello

"Di nulla" disse facendomi l'occhiolino e a quel punto feci un gesto che sorprese anche me: mi alzai leggermente sulle punte e gli diedi un leggero bacio sulla guancia come segno di riconoscenza, ma proprio mentre stavo per correre verso la porta di casa mia lui mi blocco per il polso e mi fece girare verso la sua direzione intrappolandomi nuovamente nel profondo verde dei suoi occhi "Magari se ti va, domani dopo scuola potremmo... andare a bere qualcosa da starbucks, che ne dici?"

Fine Flashback

 

Raccontato così il nostro primo incontro poteva sembrare l'inizio  di uno dei film di James Cameron, e forse nei primi tempi lo era anche stato, ma rispetto all'inizio, il nostro rapporto adesso era radicalmente cambiato.  

Certo io ero ancora innamorata come il primo giorno, lui invece sembrava essersi stancato di me e lo vedevo quando a volte a scuola gli dava fastidio che gli stessi tra i piedi,  oppure quando lo chiamavo per chiedergli se dopo una notte di sesso e alcool fosse tornato a casa, altrimenti non sarei riuscita a chiudere occhio. 

La maggior parte delle volte non sembravamo fidanzati e la gente continuava a domandarmi "Ma perché non lo lasci?" oppure "Perché non esci con uno dei tanti ragazzi che ti stanno dietro, invece di perdere tempo con lui?" Perché? Semplice, la risposta era una: perché ero irrimediabilmente innamorata di lui.   

Sapevo delle scappatelle di Harry, di come si comportava alle mie spalle, ma ormai i continui litigi mi avevano stremata ed avevo innalzato bandiera bianca. Dentro di me nutrivo speranze vane che prima o poi si accorgesse da solo dei suoi errori, ma era passato così tanto tempo che ormai non mi illudevo più di tanto. 

I suoi modi indifferenti mi ferivano, il suo atteggiamento scontroso non era facile da sostenere, specie in quegli ultimi mesi, e  certe volte mi sembrava addirittura di parlare con una statua di ghiaccio, non con una persona in carne ed ossa.    

Avrei dovuto dar retta alla mia testa e lasciarlo perdere, ma il punto era che quando si trattava di Harry non riuscivo a far prevalere la ragione e puntualmente finivo sempre col farmi guidare dal cuore, sbagliando ogni volta.  

Nei libri di letteratura che tanto amavo, avevo letto quanto bello fosse amare una persona con tutto se stessi ma anche che l'amore avesse fatto più morti di qualsiasi altra guerra. Ed io ero così: distrutta dall'amore, sfinita da quel sentimento, perchè era proprio quest'ultimo che non mi lasciava mettere un punto definitivo alla mia storia con Harry.   

Mi ero affezionata così tanto da diventare completamente dipendente da lui, eppure nonostante tutto però non mi ero pentita di una sola cosa, di un solo minuto passato insieme a lui, di un solo litigio, di una sola scelta, perché si, avrei rifatto tutto da capo, a prescindere di quello che era ora diventato il nostro rapporto.

"Ehi Channy" disse Luke entrando nella mia stanza. Mi aveva sempre chiamato con quel buffo soprannome, da bambini.

Io sempre seduta sullo sgabello mi girai nella sua direzione "Luke hai già accompagnato Niall all'aeroporto?" gli chiesi con le mani appoggiate sulle gambe

"Certo sorellina!" esclamò abbassandosi alla mia altezza

"Ti ha detto quando ritornerà?" domandai sempre riferendomi a Niall.

"Tra due settimane, come al solito"

Niall era il mio secondo fratello maggiore. C'era prima lui, poi Luke e infine io, la piccoletta della famiglia. Frequentava il college e tornava a casa solo una volta ogni due settimane. 

Da quando era partito mi mancava moltissimo anche perché, dato che papà era sempre fuori per lavoro, lui era sempre stato il punto di riferimento mio e di Luke, così come della mamma. Si sentiva la sua assenza, e d'improvviso la casa sembrava troppo grande per sole tre persone.

"La mamma ha fatto la torta a cocco e cioccolato, perché non l'hai mangiata?" mi chiese Luke sistemandomi una ciocca di capelli dietro all'orecchio

"Non ne avevo tanta voglia" dissi facendo spallucce

"C'entra quel damerino di Styles vero?" Luke odiava Harry

Sospirai "No Luke, Harry non c'entra niente questa volta" lo difesi, come al solito

"Ma se per causa sua non fai altro che stare continuamente male!" disse rimettendosi in piedi e alzando un po' la voce. Non potevo difendermi dalla verità così abbassai semplicemente lo sguardo.

Lui mi prese il viso tra le mani e mi guardò con gli occhi rattristiti "Scusami Chanel, ma odio vederti così"

Io appoggiai le mia mani sulle sue "Non preoccuparti Luke,lo so già" dissi rassicurandolo e concedendogli un lieve sorriso "meglio che andiamo a letto però, domani abbiamo scuola"

Lui annuì "Vuoi che dorma con te stanotte?"

Alzai un sopracciglio a quella proposta "Luke, non siamo più bambini"

"Si ma tu rimani sempre la mia Channy, ricordalo"

"E come faccio a dimenticarmelo, ti ho sempre tra i piedi!"

Luke sorrise e mi diede un bacio sulla fronte dicendomi che se avessi avuto bisogno di qualsiasi cosa avrei dovuto chiamarlo. Mi sentivo davvero fortunata ad avere Luke e Niall come fratelli maggiori. Tralasciando il fatto che magari erano un po' iperprotettivi, ma quello era normale e poi quando si ingelosivano io morivo sempre dal ridere. Provavano un certo astio nei confronto di Harry, Luke in modo particolare, ma loro volevano solo il meglio per me ed Harry non lo era...








NOTE AUTRICE:
Salve a tutte ragazze, come ho anche detto su wattpad questa è la prima storia che pubblico, e siccome conosco da un bel po' EFP ho pensato di pubblicarla anche qui sopra. Se magari vi è piaciuto come primo capitolo, e se vi incuriosisce fatemi sapere con una recensione se vi va, e grazie in anticipo. Un bacio <3 <3 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


 

CAPITOLO 2 

"Tesoro" senti la dolce voce di mia madre scuotermi dal sonno "Tesoro, svegliati"

Aprii lentamente gli occhi, ma non appena lei aprì le tende, facendo entrare la luce del sole nella stanza, li richiusi di botto mugugnando, ritornando sotto le calde e morbide coperte. La luce del sole a prima mattina mi faceva lo stesso effetto che faceva ai vampiri di twilight.

"Coraggio pigrona, alzati che ti ho preparato la colazione" disse ancora per poi uscire dalla mia stanza e scendere di nuovo al piano di sotto.

"Chanel il bagno è libero. Datti una mossa o ti lascio qui!!" sentii la voce di Luke urlare dal corridoio.

Non c'era niente di più traumatico dopo il weekend del lunedì mattina!

Mi alzai e mi stiracchiai sbadigliando, dopodiché presi la mia roba e mi diressi nel bagno.

Mi feci una doccia veloce, non c'era cosa che mi risvegliasse di più a prima mattina, mi vestii e scesi al piano di sotto dove mia madre già mi aspettava con uova, bacon, toast e spremuta d'arancia. Altro che colazione, era un buffet!

La guardai aggrottando la fronte "Mamma stai scherzando vero?"

"Tesoro in questo periodo ti vedo troppo sciupata"

Io alzai gli occhi al cielo "Tu mi vedi sempre sciupata!"

"Testa di cazzo ti ho detto che sto arrivando!" disse Luke entrando in cucina con il telefono vicino all'orecchio. Probabilmente stava parlando o con Calum o con Ashton.

"No, dammi 5 minuti e sono lì" disse per poi staccare la chiamata "Chanel muoviti che Ashton mi sta aspettando" fece rivolto a me dopodiché prese un paio di toast e ci spalmò del burro sopra mentre io stavo cercando di finire almeno metà della "colazione" che mi aveva preparato mia madre per farla contenta, ma dopo le uova e il bacon, già nel mio stomaco non ci entrava più niente.

"Ciao mà, ci vediamo dopo!" disse Luke uscendo di casa, e dopo aver dato un bacio a mia madre e aver preso la borsa, lo seguii anche io.

Lo "State attenti" della mamma si sentì fino e fuori il viale. La classiche parole che non mancavano mai, perfino prima di andare a scuola. Ma cosa mai poteva succederci a scuola più di morire per il cibo della mensa?!

Salii in macchina e allacciai la cintura. Casa era distante da scuola una decina di minuti, e quando arrivammo, Luke parcheggiò al solito posto.

Il mio liceo, la Wedryton High school, era la seconda scuola più grande di tutta l'Arizona, con più di 1500 studenti che andavano tutti dal più nerd alla più troia.         

Quando scendemmo vidi alcune ragazze guardare Luke per poi bisbigliarsi tra loro. Mio fratello non era il più bello della scuola, ma rientrava anche lui nella lista dei più quotati, e quindi aveva parecchie ragazze appresso, anche perchè era il capitano della squadra di basket.

"Ehi Brò" disse Ashton non appena vide Luke e subito si salutarono battendosi il cinque

"Chanel" fece poi un cenno col capo nella mia direzione

"Ciao Ashton" lo salutai semplicemente.

"Ma com'è possibile che tua sorella si faccia ogni giorno più bella" disse mettendo il braccio intorno alle spalle di Luke che a quelle parole gli diede una leggera gomitata nello stomaco mentre le mie guance si tinsero di un colore più rosa.

"Idiota ti ricordo che è la mia sorellina, perciò fai poco lo spiritoso" fece Luke con tono infastidito "Piuttosto dov'è Calum?"

"Entrerà alla seconda ora, ieri c'è andato giù pesante con la sbronza alla festa di Stacey. Ma a proposito della festa, perché tu non sei venuto?"

"C'era mio fratello a casa e ho dovuto accompagnarlo all'aeroporto" gli spiegò

"Ragazzi io vado, ci vediamo dopo a pranzo" le salutai e diedi un bacio a Luke

"A dopo dolcezza!" Ashton mi fece l'occhiolino

"La smetti!" esclamò Luke

Mi misi a ridere e li superai raggiungendo l'entrata principale della scuola dirigendomi verso il corridoio dell'ala est, dove c'era il mio armadietto. Lo aprii, ci posai dentro il libro di storia e presi quello di matematica.

"Hola Chica" fece Marine venendo alla mie spalle e salutandomi con un bacio sulla guancia sempre mentre ero girata.

"Ehi Chica, come va?" le chiesi sempre intenta a sistemare i libri nella mia borsa

Lei di tutta risposta sbadigliò "Ho un sonno pazzesco! Ma il weekend non poteva comprendere anche il lunedì?!"

"No, perché poi ti saresti lamentata del martedì"

Marine era una delle mie due migliori amiche. L'avevo conosciuta al primo anno di liceo e anche se non eravamo proprio compagne da una vita, eravamo ugualmente inseparabili e stessa cosa valeva anche per Karen. Erano le sorelle che non avevo mai avuto e anche se avevamo tre caratteri completamente opposti, che qualche volta sfociavano anche in brutti litigi, alla fine ci ritrovavamo sempre lì, sempre insieme, sempre unite.

Mentre eravamo ancora davanti agli armadietti ci passò davanti Zayn con la sua nuova fidanzata, tutto trucco e silicone: Kelsie Barton

Marine li guardò con una lieve punta di riluttanza "Non capisco davvero come ho potuto perdere 8 mesi della mia vita con uno come lui" disse scuotendo la testa.

Lei aveva lasciato Zayn prima dell'inizio dell'estate,quando ad una festa lo aveva trovato a letto con un'altra ragazza. Ma lei faceva solo l'orgogliosa, in realtà voleva ancora bene a Zayn ed era difficile per lei, vederlo ogni giorno accanto a quella sottospecie di bambola gonfiabile.

"Marine è lui che ci ha perso, tu vali cento volte di più di quella finta barbie e poi andiamo... che razza di nome è Kelsie, neanche se avessi un gatto sarei così crudele!" dissi cercando di farla sorridere, e infatti ci riuscì.

"Grazie Chan, sei davvero unica e quando se ne accorgerà quell'idiota di Styles non sarà mai troppo tardi"

"Ragazzeee!!" ci chiamò Karen venendoci in contro seguita da Micheal che ci sorrise "Buongiorno girls!" disse il rosso

"Avete letto sul sito della scuola? Oggi invece del purè mangiamo polpette" fece con gli occhi a cuoricino. Karen era una gran golosa, ma nonostante questo madre natura era stata generosa con lei in fatto di fisico. Era slanciata, sottile di vita, aveva i capelli neri come la pece e due occhi azzurri grandi e luminosi.  

"E che differenza c'è se a cucinare a M.ss Rupert, sempre di melma si tratta" affermò Micheal, e non aveva tutti i torti. Micheal era il cugino di Karen, si era trasferito da poco dal sud della Caroline e aveva cominciato solo da settembre a frequentare la nostra scuola. Era un tipo molto simpatico e soprattutto alternativo: cambiava più tinte lui in un mese che qualsiasi altra ragazza della Wedryton.

"No grazie, io passo. Mia madre mi ha preparato il panino con tonno e pomodoro" Marine odiava il cibo della scuola

"E tu invece Chanel?" mi chiese Karen

"Io ho ancora la colazione di mia madre sullo stomaco ma boh... forse assaggerò anche io le polpette" dissi facendo spallucce

"Così ti voglio sorella!" fece entusiasta la mora

"Sorella sbrigati che come al solito per colpa tua facciamo tardi a biologia" disse Marine prendendo per il braccio Karen e cominciando a trascinarla per le scale "A dopo raga"  

"Che hai alla prima ora?" mi chiese Micheal

"Matematica, devo andare nell'ala ovest"

"Che brutta cosa matematica alla prima ora il lunedì"

Alzai gli occhi al cielo "Non lo dire a me. Ci vediamo dopo, d'accordo?"

"Okay, sweetie, a dopo" mi fece l'occhiolino e anche lui si dileguò.

Per andare nell'ala ovest passai per il corridoio secondario, anche se sapevo che avrei allungato ma volevo passare davanti all'armadietto di Harry per salutarlo. Non ci eravamo visti per tutto il weekend, non aveva risposto alle mie chiamate e speravo almeno di incontrarlo lì. 

Inizialmente non vidi nessuno a parte qualche ragazzo, ma quando Harry comparì girando l'angolo il mio cuore accelerò i battiti. Aveva gli occhiali da sole che gli coprivano i meravigliosi occhi verdi e i ricci come al solito scompigliati. Doveva essersi svegliato da neanche 10 minuti.

"Harry!" feci per richiamare la sua attenzione avvicinandomi

"Ehi Piccola!" mi guardò sorridendomi "Come va?" mi chiese mentre si toglieva gli occhiali da sole e li buttava nell'armadietto insieme alla chiavi dell'auto

"Perché non hai risposto alle mie chiamate?" gli domandai con lo sguardo basso

"Ecco.. vedi piccola, ho avuto un po' da fare e... ho lasciato il telefono a casa" fece prendendo dall'armadietto il libro di arte. Come se non sapessi che quelle non erano altro che scuse.

"Ti va se magari dopo..... ecco... torniamo a casa insieme ?" gli domandai un pò esitante ma sempre con una piccola speranza che accettasse

Lui sbuffò "Chanel devo andare con Zayn dopo"

"Ah, ho capito" dissi quasi in un sussurro

"Però ti prometto che domani ce ne andiamo insieme, d'accordo?" annuii a quella che sarebbe stata un'altra promessa non mantenuta

Quando la campanella della prima ora suonò, lui mi alzò il mento con l'indice e il medio stampandomi un leggero bacio a fior di labbra "A dopo piccola" poi sparì dall'angolo in cui era venuto.

Appoggiai la testa sugli armadietti e cercai di trattenere le lacrime, ma perché era così maledettamente difficile? Perché sentivo il cuore scoppiarmi? Perché quel senso di solitudine mi toglieva il respiro?

"Guarda guarda chi si vede"

Justin.




 

 

 

 



 

Eccovi appena pronto il secondo capitolo. Sono felice di aver ricevuto già due recensioni al primo, ne sono davvero lieta perchè non me l'aspettavo e volevo ringraziare per l'appunto le due gentilissima ragazze che si sono prestate a leggerla. Grazie mille ne sono davvero contentissima, spero che vi piaccia anche quetso capitolo 

Un bacio  <3 <3

 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


CAPITOLO 3 

"Guarda guarda chi si vede"

Non appena sentii la voce di Justin, alzai di scatto la testa dagli armadietti e mi girai dalla parte opposta alla sua, per nascondere la lacrima solitaria che non ero riuscita a frenare. Me la asciugai con la manica della camicetta di velo bianca, e per fortuna non mi ero truccata quella mattina. 

"Che cavolo vuoi Justin?!" domandai sprezzante

Justin Drew Bieber. A primo impatto il suo nome faceva pensare a qualcuno d'importante, ma non era altro che il figlio di papà più stronzo che avessi mai conosciuto. Bello, ricco e sfacciato, era uno di quei ragazzi che credeva che nella vita tutto gli fosse dovuto, di quelli che si soffermavano solo sull'aspetto esteriore delle cose, senza analizzarle nel profondo. In quanto a popolarità lui ed Harry erano ad un livello stazionario, ma la sua superficialità mi dava così la nausea che proprio non mi spiegavo come metà delle ragazze della Wedryton gli stesse ai piedi. Addirittura quando al primo anno mi invitò ad un appuntamento e non mi presentai, uscii sul giornalino della scuola come "Prima ragazza che ha dato buca a Bieber", e nonostante fossero passati già due anni, preservava ancora l'amaro in bocca per quell'umiliazione e ogni occasione era buona per darmi fastidio...

"Siamo già così dolci di prima mattina? Cos'è, litigato con il fidanzatino?" fece il finto muso.

"Fatti i cazzi tuoi!" gli dissi cercando di superarlo ma lui fù più veloce di me e mi prese per l'avambraccio sbattendomi contro gli armadietti per poi bloccarmi la testa tra le sue braccia "Ma che problemi hai eh?"

"Modera il linguaggio quando parli con me Hemmings"

Io gli feci un sorrisino beffardo "Mi dispiace ma con le persone come te, non riesco ad usare mezzi termini"

"Mmmh... ho sempre adorato questo tuo lato "aggressivo", bramo ancora il momento in cui ti porterò a letto" mi sussurrò malizioso ad un orecchio e a quelle parole uno strano senso di ribrezzo si fece largo nel mio stomaco.

Lo spintonai lontano da me "Sogna pure Bieber, perché non succederà mai!"

"Mai dire mai Hemmings" lo sentì gridare alle mie spalle mentre mi allontanavo il più possibile da lui.

Quanto odiavo Justin, e non si trattava di odio destinato a tramutarsi in amore, era proprio odio. Le sue parole mi avevano un po' turbato ma se c'era una cosa della quale ero sicura al 100%, questa era proprio il fatto che non ci sarei andata MAI e poi MAI e dico MAI a letto.

"Scusi il ritardo prof!" dissi entrando in classe con il fiatone e solo in quel momento mi resi conto che avevo corso.

"Hemmings stavo giusto chiamando per le interrogazioni"

Quel lunedì si prospettava più lungo del previsto ed eravamo solo alla prima ora....

*******

Quando la campanella suonò , consegnai il compito alla professoressa. Non osavo immaginare quali obbrobri aveva combinato su quel foglio! Ci mancava solo il quiz a sorpresa di storia, ma ringraziando il cielo la mia dea bendata mi aveva assistito e c'erano solo da mettere delle crocette. Mi auguravo almeno di averne azzeccata qualcuna....

Era da stamattina che non vedevo ne Karen, ne Marine e ne tantomeno Micheal ma il lunedì non avevo nessuna lezione in comune con loro quindi ci vedevamo direttamente a pranzo. Entrata nella mensa vidi subito la chioma rossa di Micheal spiccare nella fila per le polpette, e accanto a lui c'era Karen.

Presi un vassoio e mi avvicinai a loro "Rosso credevo che non le volessi polpette!"

"Eh infatti e così, ma Karen mi ha costretto a farle compagnia in fila" disse mettendo le braccia conserte

"Non puoi sottrarti dai tuoi doveri di cugino Micheal!" esclamò Karen facendomi ridere

"Dai vai a posto Micheal, tanto ci sono io che le faccio compagnia"

"Sei un vero angelo Chanel" mi disse per poi andare a sedersi vicino a Marine, che stava già addentando il suo panino.

"Allora, come va?" mi chiese Karen ad un certo punto

"Nulla di che. Matematica ha interrogato e M.ss Wright ha fatto uno dei suoi soliti compiti a sorpresa" dissi facendo spallucce

"Non intendevo con la scuola, intendevo come va con Harry"

"Ah" domanda di riserva? "Con Harry va" risposi semplicemente per non dare troppe spiegazioni.

"E va come sempre, o si è dato una regolata quell'idiota"

Sospirai "Karen non mi va di parlarne, davvero"

Karen e Marine erano più che migliori amiche per me, ma neanche con loro mi andava di parlare troppo apertamente di Harry perché non avrebbero capito. Mi avrebbero detto come al solito di lasciarlo perdere, che per uno stupido del genere non ne valeva la pena di stare così male, ma come lo spiegavo al mio cuore? 

Purtroppo quando una persona ragiona in modo razionale, non può capire le ragioni di una persona innamorata, perché mentre la persona razionale vede le cose come stanno veramente, la persona innamorata vede la realtà distorta dal suo sentimento ed e per questo che non mi avrebbero capito e di conseguenza la ragione per cui non mi andava di parlarne.

"Comunque sai che per qualsiasi cosa puoi sempre contare su di me vero?"

Le appoggiai una mano sulla spalla e le sorrisi "Ma certo che lo so"

Forse non potevano capirmi ma avevo la sicurezza che mi sarebbero sempre rimaste accanto e che in qualsiasi circostanza avrei sempre potuto fare affidamento su di loro. 

Dopo aver preso la nostra porzione di polpette al sugo raggiungemmo Marine e Micheal al nostro tavolo che stavano parlando della tinta viola che aveva in mente di farsi il rosso. La nuova tinta non l'aveva fatta nemmeno da un mese, prima o poi si sarebbe ritrovato senza capelli ne ero sicura!

Intravidi Luke e Calum parlare con un paio di ragazze, una bionda platino e una bruna, forse del quarto anno, e dopo averle salutate, vennero a sedersi vicino a noi.

"E anche questa è fatta!" affermò mio fratello compiaciuto guardando il suo amico. 

"Devi ringraziare me se abbiamo rimorchiato quelle due. Insomma, sei il capitano della squadra di basket e devo abbordarti io le pupe?!" fece Calum cacciando il suo panino dalla borsa.

"Siete sempre i soliti, e chi sarebbero le due sfortunate stavolta?" gli domandò Karen 

Il moro mise le braccia conserte sul bordo del tavolo e si sporse verso di lei "Gelosa Karen?"

"Risparmiami Hood!" esclamò lei secca

"Se vuoi, domenica non ho impegni sull'agenda" disse Calum facendole l'occhiolino

"Beh io invece sì: ho un appuntamento con l'arrosto di mia madre. Mi dispiace tanto, sarà per la prossima volta" disse facendo il finto muso.

Calum si era preso una specie di cotta per Karen già da un paio di anni, le piaceva perché a differenza della altre ragazze con cui era sempre uscito era simpatica, carina senza necessariamente quintali di mascara e soprattutto non seguiva nessuna dieta: mangiava qualsiasi cosa fosse commestibile. Lei però non ci era mai voluta uscire, lo considerava troppo un don Giovanni e aveva paura di affezionarsi alle persone anche a causa del divorzio dei suoi genitori avvenuto due anni prima.

Dopo qualche minuto ci raggiunse anche Ashton "Cavolo devo imparare questa benedetta tavola periodica per la prossima ora!" disse buttando il libro di chimica sul tavolo e sedendosi accanto a Calum.

"Tu che studi?? Luke preparati, siamo davvero agli ultimi tempi!" disse il moro dando una pacca sulla spalla a mio fratello facendolo ridere.

"Idioti per forza, o quella stronza della Dixon mi farà ripetere il quarto anno per la terza volta"

"Hai la Dixon che ti fa chimica? Dio, quanto la odio, era con noi l'anno scorso, ricordi Chanel?" mi domandò Marine

"Già, una vera vipera . Ti costringeva a imparare la tavola periodica a memoria" dissi mentre giocavo con la forchetta con quelle che avrebbero dovuto essere polpette.

"E non è cambiata affatto. Abbiamo un test alla prossima ora e l'unica cosa che ho imparato è il simbolo dell'idrogeno. Sono fottuto" affermò quasi arreso all'evidenza.  

"Se vuoi... posso mostrarti un trucchetto per impararli a memoria, non proprio tutti ma la maggior parte almeno " gli propose Marine

Ashton per poco non balzò dalla sedia "Davvero ne saresti capace?"

"Certo, Marine è un genio in chimica, garantisco io per lei" questa volta era stato Micheal a parlare. Solo qualche settimana prima anche lui aveva avuto un test di chimica e copiando le risposte da Marine aveva ottenuto una bella A già al primo compito. Grazie a Marine ora lo consideravano una specie di Einstein in chimica, ma in realtà l'unico miscuglio omogeneo che conosceva era quello delle sue tinte.

"Possiamo metterci nella sala studio se ti va" suggerì la bionda

"Grazie, sei la mia ultima speranza Marine"

Lei fece un lieve sorrise, si alzò e prese la sua borsa "D'accordo, allora a dopo ragazzi" disse andando via seguita a ruota da Ashton.

"Piccolo Ash fai il bravo mi raccomando" fece Calum prendendolo in giro e beccandosi il dito medio da parte dell'amico.

Io intanto con lo sguardo stavo cercando l'unica persona che mi interessava sui 500 studenti che in quel momento erano presenti nella mensa. Avevo visto Zayn e Louis sedersi insieme a quell'odiosa di Kelsie, ma di Harry non c'era neanche l'ombra, e non lo vedevo da quella mattina. Non che fosse una novità, ormai quel vuoto stava diventando abitudine, ma era più forte di me, avevo bisogno di vedere i suoi occhi, quegli occhi che erano la mia droga, meglio di qualsiasi ecstasy o cocaina.

"Come mai Bieber ti sta fissando da tre ore?" mi domandò improvvisamente Luke

Io lo guardai stranita e poi gettai una veloce occhiata al tavolo di Justin dove c'era anche tutta la sua compagnia di idioti e di troie, ma non appena incontrai quel ghigno fastidioso sul suo viso, abbassai subito lo sguardo sul vassoio, tornando a giocare con le polpette. Mi ero completamente dimenticata di quello che era successo quella mattina davanti agli armadietti fino a quel momento. "Non ne ho la più pallida idea"

"E' successo qualcosa che devo sapere?" mi chiese e a quel punto mi guardarono anche Micheal, Karen e Calum.

Scossi la testa "No, nulla non preoccuparti"

Se avessi raccontato a Luke la verità, probabilmente avrebbe ammazzato di botte Justin, e non era per Justin che lo faceva perché anch'io gli avrei volentieri fatto una faccia di schiaffi, era per mio fratello e una cazzata del genere poteva costargli anche l'espulsione dalla squadra di basket, e lui ci teneva troppo.

"Dai Calum, sbrigati che abbiamo due ore di spagnolo" disse Luke mettendosi in piedi

"Non preoccuparti Luke, la Martinez è innamorata di me, se arriviamo un po' tardi non ci dice niente"

"Certo, non ci dice niente perché ci sbatte direttamente in presidenza, perciò alza il culo"

"Uff, e va bene" fece il moro contrariato

Poi Luke si rivolse a me "Tieni" e mi diede una banconota da 5 dollari "Prendi qualcosa alle macchinette, visto che non hai mangiato nulla"

"Luke non c'è ne bisogno" dissi un po' scocciata

"Decidi: o questo o dico alla mamma che non hai toccato cibo e ci penserà lei stasera a rimpinzarti come un tacchino"

Sgranai gli occhi "Luke!"

Ma prima che potessi ribattere, lui e Calum erano già fuori la mensa.

"Vedi che palle avere un fratello più grande?!" domandai retorica a Karen

"Io lo trovo adorabile e poi meglio un maschio che una femmina fidati. Io con mia sorella più grande mi scanno tutti i giorni"

"Karen nel tuo caso sarebbe la stessa cosa anche con un maschio" intervenne Micheal.

"Pff, tu la vorresti una sorella come me!"

"Scherzi? E' già tanto se siamo nello stesso stato di famiglia"

I battibecchi tra quei due erano un vero spasso, mi divertivo sempre a vederli punzecchiarsi a vicenda.   

Ad un certo punto vidi Kelsie Barton alzarsi dal tavolo dove era seduta con Zayn e Louis, e andarsene, lasciando i due a parlare da soli. Strano, di solito era una sanguisuga con il suo "orsacchiotto" come lo chiamava lei, ma decisi di approfittarne e colsi al volo l'occasione per avvicinarmi al loro tavolo e chiedere del terzo componente che mancava all'appello.

"Ragazzi scusate, sapreste... sapreste dirmi per caso dov'è Harry?" domandai un po' titubante con la paura di essere inopportuna e di averli disturbati.

"Ehi dolcezza, come va'?" mi domandò Louis non appena mi vide e incurvai le labbra in un sorriso a quella domanda.

"Dopo tutti questi mesi credevo non ti imbarazzasse più parlare con noi" disse Zayn passandosi una mano nel ciuffo, come al solito.

"Già ma lei rimane sempre timida e piccola Chanel" disse Louis facendomi l'occhiolino e l'atmosfera mi sembrò molto più leggera rispetto a qualche secondo prima.

"Comunque Harry è stato sospeso, hanno chiamato il padre ed è tornata a casa" mi spiegò Zayn

"E... perché è stato sospeso?"

"Ha bucato le ruote di M.ss Collins e..."

"E quel fesso si è fatto beccare dalle telecamere della scuola" finì Louis

"Gli avevamo detto di mettersi un passamontagna, o quantomeno un calzino, ma lui non ci ha dato retta, ha detto che gli si sarebbero ammaccati i ricci" disse poi ancora Zayn.

"Già, che demente!" esclamò Louis scuotendo la testa. 

"Ma perché ha bucato le ruote a M.ss Collins?" forse stavo diventando un po' troppo ficcanaso ma d'altronde era pur sempre il mio ragazzo avevo il diritto di sapere cosa gli fosse successo 

"Perché mi ha sospeso senza motivo" affermò Zayn

"Beh, non è proprio senza motivo visto che l'hai chiamata troia e gli hai detto di farti un pompino davanti a tutta la classe" controbatté Louis

"Mi ha messo D ad un saggio che meritava quantomeno una B, come avrei dovuto reagire amico?!"

"Comunque tornerà a scuola solo la settimana prossima"

"Ah... ho...ho capito" dissi quasi con un filo di voce.

Se io ed Harry non ci incontravamo a scuola, o meglio se io non lo cercavo, era molto difficile che ci incontrassimo al di fuori della Wadryton e quindi non l'avrei visto per una settimana intera.

Mi portai una mano sul gomito come per sopprimere quell'angoscia che mi stava tormentando da quella mattina, quando lo avevo incontrato davanti agli armadietti. Era sempre la stessa storia....

Zayn e Louis si guardarono e poi quest'ultimo parlò "Chanel ascoltami" sospirò "Harry è una grandissima testa di cazzo e nonostante è il mio migliore amico, ti dico che tu meriti molto, molto di più, perciò lascialo perdere perché purtroppo non cambierà mai"

 

 

 

 

 





Raga rieccomi tornataaaaa!!

Con il terzo capitolo e le cose già cominciano a smuoversi un pò e mi auguro proprio che vi stia piacendo come fanfiction. Perdonate qualche errore grammaticale se c'è ma scrivo abbastanza veloce quindi ogni tanto mi scappa qualche parola!

Volevo ringraziare tutte le persone che hanno letto anche se siamo soltanto al terzo capitolo. Siete dolcissime, grazie mille davvero <3 <3

ci vediamo al prossimo Chappy e se vi fa fatemi sapere se vi sta piacendo, baci :* =))

 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


CAPITOLO 4 



Chanel 

L'ultima ora di diritto era stata la ciliegina sulla torta di quel lunedì "perfetto".

Mi ricordavo solo tante parole confuse, ma ero più che sicura che Mr. Myers avesse spiegato i sacramenti.... o forse erano gli emendamenti?? Okay, era assodato: il mio cervello era andato in pausa e non connetteva più, ma dopo 8 ore di scuola avevo solo il mio letto davanti agli occhi.

Dopo aver salutato Karen, Marine e Micheal raggiunsi il parcheggio dove c'erano ad aspettarmi mio fratello ed i suoi amici. In macchina Luke e Calum stavano parlando dei programmi per quella sera e stavano facendo battute su una tipa di prima che portava la quinta, mentre Ashton era stranamente silenzioso. Di solito era più iperattivo di Calum invece quel pomeriggio era assolto nei suoi pensieri, in un apatia che lo rendeva quasi irriconoscibile.

Una volta accompagnati i ragazzi, anche io e Luke ritornammo a casa. Fortuna che quel lunedì non aveva gli allenamenti, non avevo la forza psicologica per farmi la strada a piedi o comunque di prendere l'autobus.

La mamma aveva lasciato un post-it sul frigorifero con scritto che era andata a fare la spesa quindi sarebbe ritornata più tardi, e di conseguenza c'eravamo solo io e mio fratello in casa.

"Chanel vado a fare due tiri di pallacanestro, se ti serve qualcosa sono sul retro" annunciò Luke.

"D'accordo" dissi prendendo una bottiglietta di acqua piccola dal frigo. Era più forte di lui: anche se non c'erano gli allenamenti non c'è la faceva a stare lontano da quel pallone, ma non per niente era il capitano della squadra. Aveva coltivato quella passione fin da piccolo, da quando il nonno quel natale di 15 anni fa gli aveva regalato il pallone da Basket firmato da Micheal Jordan. Da quel momento non se ne era più staccato, diceva che era il suo portafortuna e ancora oggi l'aveva esposto sulle mensole insieme ai suoi trofei. Da bambini, una volta, io e Niall per fargli uno scherzo glielo nascondemmo. Lui mise a soqquadro tutta la casa per trovarlo, e probabilmente se la mamma non ci avesse ordinato di dirgli dove l'avevamo nascosto, si sarebbe messo a scavare buche in giardino. Abbozzai un mezzo sorriso a quei dolci ricordi d'infanzia, quando esisteva solo giocare e ridere, quando le favole cullavano i miei sogni prima di andare a letto e quando non ero costretta a fare i conti con il cuore.

Andai in camera mia e mi buttai a peso morto sul letto. Un sacco di patate sarebbe stato molto più aggraziato di me in quel momento, ma avevo davvero i neuroni consumati.

Nella testa continuavano a rimbombarmi le parole di Louis. 'Lascialo perdere perché purtroppo non cambierà mai' aveva detto, e anche se sapevo che forse aveva ragione,che Harry davvero sarebbe rimasto il solito menefreghista, in cuor mio non c'è la facevo a non nutrire almeno una speranza, c'era sempre accesa una piccola fiamma che per quanto potesse affievolirsi, non si sarebbe mai spenta, almeno finché io l'avrei tenuta viva.

Mi alzai dal letto e mi avvicinai alla mia petineuse.

Girai la chiave del cassetto centrale e presi il ritratto che Harry mi aveva fatto quando ci conoscemmo. Io non potevo credere di essere così bella finchè lui con le sue mani esperte non mi aveva mostrato un'altra me. 'Non sai di essere bella' aveva detto quando mi aveva dato quel disegno e forse potrò sembrarvi presuntuosa, ma in quel momento mi sentivo davvero la ragazza più bella del mondo. Non perché lo fossi davvero, ma perché lui mi aveva fatta sentire così.

Avrebbe avuto sicuramente un futuro come artista, se non fosse stato che la sua vera passione non era l'arte, ma le macchine da corsa. Suo padre possedeva una concessionaria di auto sportive, la più rinomata di tutta Phoenix, e se cercavi una Ferrari, una Porsche o una Jaguar non potevi rivolgerti ad altri che a lui. Harry mi aveva raccontato che in passato aveva partecipato a parecchie gare clandestine, ma una notte, durante un blitz della polizia, venne arrestato e suo padre, che dovette pagare una cauzione di ventimila dollari, gli proibì di partecipare ancora a quel genere di gare.

Il suo amore nascosto, era una Lamborghini nera opaca che teneva gelosamente custodita nel garage, e me la mostrò una volta quando andai a casa sua. Mi disse che usava quella per gareggiare ma che da quando aveva smesso di farlo, non la usava più, perché quella non era una macchina adatta per uscire con la propria fidanzata o per andare al cinema : quella macchina era stata creta unicamente per correre,e lui voleva correre ancora, lo vedevo dalla luce che gli brillava negli occhi quando guardava la sua Lamborghini.

Avevo preso in mano il cellulare e stavo fissando lo schermo già da un po', incerta sul chiamarlo o meno. Alla fine, come se la mia dignità avesse bisogno di essere ancora un po' calpestata, pigiai il tasto verde di avvio alla chiamata e lo posai vicino all'orecchio.

Squillava a vuoto, come al solito.

Stupida.

Stupida.

Stupida.

Gettai il telefono dall'altro capo della stanza in un moto di disperazione. Gocce di sale cominciarono a rigarmi le guance e mi abbracciai forte le gambe al petto come una sorta di barriera per proteggermi da tutto ciò che poteva farmi del male, per proteggermi da lui...

 

 

Harry 
 

"Harry Edward Styles questa è l'ultima goccia" mi ripeté mio padre per la millesima volta in quella giornata da quando eravamo usciti da scuola.

"Des..." lo chiamò mia madre come per intimarlo a non essere troppo severo con me

"Anne, non intrometterti quando parlo con lui per favore" le disse un po' innervosito e poi tornò a rivolgersi a me "Sappi ragazzino che alla prossima stupidaggine che farai, non ci penserò due volte a spedirti in riformatorio e se fino e adesso non l'ho fatto devi solo ringraziare tua madre, ma adesso sono stufo. Come non andrai a scuola, non uscirai neanche, nessuna festa fino alla prossima settimana"

"Papà ma dom..." ma non finì la frase che subito mi interruppe

"Fino alla prossima settimana!" tuonò severo "Sono stato chiaro Harry?" mi chiese con un tono che non ammetteva repliche.

Annuii e mi alzai stizzito dal divano del soggiorno sotto il suo sguardo attento che mi seguì fino alle scale finchè non salii per andare  in camera mia.    

Tutta colpa di quella puttana della Collins, ma anche di quel deficiente di Zayn. Gli avevo chiesto se ci fossero telecamere e quel completo idiota mi aveva risposto di no, così avevo evitato il passamontagna o si sarebbero scombinati i ricci e alla fine mi ero beccato sette giorni a casa. 

Non me ne importava niente però, perché alla festa di William ci sarei andato lo stesso, con o senza il permesso di mio padre: ci sarebbero state le troie più troie della scuola ed era un occasione che non potevo perdere e poi sarei ritornato ancor prima che se ne accorgesse.

Pensandoci mi ci voleva proprio una bella vacanza, non che studiassi tantissimo, ma almeno così non avrei avuto bisogno di tante scusa per evitare Chanel. 

Era già da un po' di mesi che non provavo più lo stesso trasporto che c'era stato all'inizio, ma con il passare del tempo, la sua presenza era diventata sempre più un abitudine nella mia vita, una dipendenza della quale ora non riuscivo più a fare a meno e che mi teneva legato a lei, pur non comportandomi come si sarebbe dovuto comportare un vero fidanzato.     

Inizialmente, anche con Chanel, era cominciato tutto per gioco. Saremmo usciti, me la sarei portata a letto e il giorno dopo non mi sarei più ricordato nemmeno il suo nome, se non fosse stato che nel mio piano aveva omesso un piccolo particolare: lei non era la classica ragazza da una botta via dalle quali ero sempre circondato. 

Era così ingenua, così dolce, così pura, così diversa da me....

Ricordavo ancora il suo imbarazzo quando per la prima volta l'avevo incontrata negli spogliatoi della palestra. Fino a quel giorno non mi ero mai avvicinato a lei, anche se non potevo negare di averci fatto più di pensierino ogni volta che la vedevo passare per i corridoi, e come non si poteva d'altronde.  

Ma Zayn mi aveva messo in guardia dicendo che era la migliore amica di Marine, e che se avevo intenzione poco serie avrei fatto meglio a non infastidirla poiché non voleva che questo guastasse anche i rapporti tra lui e la fidanzata.

Così per il moro avevo fatto lo sforzo di stargli alla larga, fino a quando un giorno qualunque  di ottobre, il destino aveva deciso di muovere da sé i fili.  

Quel giovedì non ero andato a scuola, mi trovavo lì solo perché avrei dovuto restituire le chiavi della macchina che Zayn mi aveva prestato la sera prima per andare ad una festa, poichè la mia era dal meccanico, e sapevo che una volta finite le lezioni, il moro si tratteneva sempre per gli allenamenti di basket, così ero andato a dargliele, ma quando  ero ritornato vicino agli armadietti per andare via,   avevo visto il mio ombrello tra le mani di una ragazza che conoscevo fin troppo bene e così avevo colto l'occasione al volto. 

Mi ero presentato e capendo che non aveva un ombrello, mi ero offerto io di riaccompagnarla a casa, con una confidenza tale da sembrare quasi sfacciato, infatti non sapevo se fosse più in imbarazzo per la questione dell'ombrello o per quella proposta decisamente  impertinente che le avevo fatto.   

Era la prima volta che parlavo ad una ragazza senza che quest'ultima mi saltasse addosso dieci minuti dopo, anzi quando durante il tragitto verso casa le aveva messo una mano dietro la schiena per far si che non si bagnasse, era perfino arrossita.

Quel giorno avevo anche scoperto che non abitavamo neanche tanto distanti e quando per ringraziarmi mi aveva stampato un piccolo bacio sulla guancia, uno strano brivido mi aveva percorso la schiena, qualcosa di mai provato prima di allora. 

Ero rimasto talmente colpito che il giorno dopo l'avevo invitata ad uscire, ma anche da starbucks non avevamo fatto altro che parlare e mangiare dei donuts, non ci eravamo ne baciati ne me l'ero scopata prima di riaccompagnarla a casa, niente di niente.    

Per la prima volta nella mia vita avevo trovato qualcuno che mi stesse davvero a sentire, qualcuno con cui poter parlare liberamente anche delle cose più stupide che mi succedevano, qualcuno a cui poco importava della mia popolarità a scuola o del conto in banca di mio padre, qualcuno di vero.  

Non per niente era l'unica ragazza che non mi ero ancora portato a letto e nonostante questo anche quella a cui fossi più legato.   

Fatto sta però che nell'ultimo periodo ero diventato molto più freddo  e distaccato nei suoi confronti. 

Non le davo mai tutte le attenzioni che si meritava, la maggior parte della volte non la calcolavo, non rispondevo mai alle sue telefonate ed ero ritornato alla mia vecchia routine:  mi scopavo una ragazza diversa al giorno, andavo a feste dove bevevo e fumavo, anche canne, insomma ero un fottuto stronzo con lei.     

 Il fratello, le amiche e tutti quelli che le volevano bene, mi odiavano e sapevo che volevano convincerla a lasciarmi perdere, però lei non gli aveva mai dato ascolto, nonostante le mie bravate, nonostante i continui litigi e nonostante tutto il dolore che le causassi.

 Perfino Louis, uno dei miei migliori amici, mi aveva spinto più volte a lasciarla, dicendo che se dovevo stare con lei in quel modo, avrei fatto meglio a ritornare single, ma era più forte di me: lei mi apparteneva.   

Sapevo di essere un fottuto egoista, ma il solo pensiero di vederla tra le braccia di qualcun altro che non fossi io, proprio non riuscivo a sopportarlo.

Era strano ma era così.  

La sua assenza creava una specie di vuoto dentro di me...  

L'odiosa suoneria dell'i-phone mi riportò alla realtà, così allungai il braccio verso il comodino per prenderlo, ma quando vidi a chi apparteneva il numero sullo schermo, riappoggiai il telefono sul comodino.  




 

E ANCHE QUEST'ALTRO CAPITOLO E' FINITOOOOOO!!!!

Finalmente la storia raccontata dal punto di vista anche di Harry, e spero proprio che vi sia piaciuto.

Ringrazio ancora tutti quelli che stanno leggendo la storia e l'hanno commentata: grazie davvero dal profondo del cuore, perché non potete immaginare quanto sia importante per me il vostro supporto.

Un bacio e ci vediamo al prossimo capitolo <3 <3 

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


CAPITOLO 5 

Durante la notte non ero riuscita a chiudere occhio e avevo giusto 3 ore di sonno sulle spalle se non di meno. Come se non bastasse quella mattina, la macchina di Luke aveva avuto problemi con il motore, così ci aveva dato un passaggio la mamma ed eravamo entrati alla seconda ora.

Dopo la ramanzina della professoressa di letteratura, che non avevo minimamente ascoltato, andai a sedermi dietro Marine e Karen. L'unica cosa positiva del martedì era che la maggior parte dei corsi li avevo quasi tutti in comune con loro e il fatto di stare insieme rendeva quella giornata già un po' meno pesante rispetto a com'era cominciata.

All'ora con la Tombs era stato davvero difficile non addormentarmi sul banco: non avevo ascoltato una solo H di quella lezione e la cosa mi rendeva alquanto nervosa visto che adoravo letteratura. Quella mattina ero solo presente fisicamente, il mio cervello stava cercando una connessione con il mondo reale, senza però ottenere grandi risultati. 

Harry era sempre il mio pensiero costante. Come sempre non aveva risposto a nessuna delle mie chiamate e a vederci se ne sarebbe parlato direttamente la settimana prossima, quando sarebbe ritornato a scuola. Sentì ancora una volta un gran senso di solitudine impadronirsi di me e stringere il mio cuore in un morsa letale. Quando stai con una persona non dovresti sentirti sola, perché il bello di amare qualcuno, è proprio avere quella persona accanto a te con cui condividere la quotidianità delle tue giornate, qualcuno che riesca a farti sorridere anche dopo il giorno più brutto che tu abbia mai vissuto, qualcuno che completi il vuoto esistenziale della vita, ma da quando stavo con Harry quel vuoto dentro me sembrava solo ingrandirsi. Stavo con lui e nonostante questo mi mancava così maledettamente tanto....

"Ehi, ci sei?" disse Karen sventolandomi la mano davanti al viso e a quel punto scossi la testa strizzando gli occhi ritornando alla realtà e solo in quel momento mi accorsi che in classe eravamo rimaste solo noi tre.

"Bentornata tra i terrestri!" fece Marine sarcastica

"Ragazze scusate, stamattina non connetto" dissi massaggiandomi le tempie

"Come tutte le mattine allora" affermò Karen

"Si ma oggi più del solito" dissi alzandomi dalla sedia e prendendo lo zaino per poi uscire fuori dall'aula seguita da loro due. Mi avvicinai al mio armadietto e posai dentro il libro di letteratura prendendo il cambio per fare palestra.

"Ragazze io devo andare. Ho chimica ora." disse Karen chiudendo il suo armadietto e mettendo il libro che le serviva nello zaino "Dalle la buona notizia" fece poi rivolta a Marine prima di sparire verso il corridoio dell'ala ovest.

Io guardai Marine stranita "Quale buona notizia?"

"Oggi usciamo prima perché c'è assemblea generale"

E a quelle parole mi sembrò di toccare il cielo con un dito "Quindi saltiamo le ore con la Evans giusto?"

Lei annuì "Facciamo solo educazione fisica, l'ora con la Turner e poi voliamo a casa"

"Che bello, non avevo le forze psichiche per sorbirmi due ore d'inglese"

"Non dirlo a me, io ho mai le forze psichiche quando entro in questo carcere minorile"

"Dai Marine, non esagerare" dissi scuotendo la testa

"Hai ragione, nel carcere minorile almeno si mangia meglio"

E scoppiammo a ridere dopodiché ci dirigemmo negli spogliatoi della palestra passando per il corridoio dell'ala est. Salutai alcune ragazze che facevano il corso con me e poi cominciai a cambiarmi insieme a Marine. Indossai la canotta bianca a mezze maniche e un pantaloncino rosa con inciso sopra il numero 6. Legai i capelli in una coda di cavallo, odiavo averli sciolti durante educazione fisica, mi davano fastidio, invece alcune ragazze sembravano non avvertirli proprio e preferivano sventolarli sul campo davanti ai ragazzi.

"Chanel devo... devo parlarti" disse Marine di punto in bianco con una lieve nota di preoccupazione nella voce. 

Io che mi stavo allacciando le scarpette mi sedetti accanto a lei "Certo, dimmi"

Lei a quel punto sospirò "Ieri, nella sala studio, ecco..." e quì si bloccò come per timore di continuare "Ashton mi ha baciata"disse poi tutto d'un fiato.

A quelle parole rimasi sorpresa, non ci credevo. Ecco spiegato lo strano comportamento di Ashton il giorno prima in macchina. Non aveva mai pensato ad Ashton e Marine insieme, insomma li avevo sempre visti soltanto come amici, ma adesso che ci pensavo, non erano niente male e almeno così si sarebbe dimenticata di quello stronzo di Zayn.    

"Non so come è successo, ma è capitato e ho provato a comportarmi come se nulla fosse ma non c'è l'ho fatta, dovevo parlarne con qualcuno o non avrei trovato pace" provò a giustificarsi come se si sentisse in colpa.

Io dopo un primo momento di stupore iniziale, la guardai sorridente "E' fantastico Marine, sono felice per te!" affermai prendendole le mani e stringendogliele tra le mie "Ma tu... cosa provi per lui?"

"E' questo il dilemma. Non lo so proprio, mi sento così confusa" disse fissando un punto indefinito davanti a noi

"Ashton non è male. Secondo me dovresti provare a starci insieme"

"Ma... insomma non avevo mai pensato a lui in quel senso e poi di punto in bianco... quel bacio"

"E' normale che tu ti senta un po' disorientata. L'hai sempre visto come un amico e pensare a lui in quel senso ora ti sembra strano ma il fatto che quel bacio ti abbia così confuso, significa che non gli sei del tutto indifferente"

"Lo pensi davvero?"

Io le sorrisi ma prima che potessi risponderle la professoressa Freeman entrò negli spogliatoi, fischiando con quell'odioso aggeggio rosso che si portava sempre al collo. Prima o poi glielo avrei strappato e buttato nel Salt River*.

"SIGNORINE CHE FATE ANCORA NEGLI SPOGLIATOI? LA LEZIONE DOVREBBE ESSERE COMINCIATA GIA' DA DUE MINUTI. FORZA SUL CAMPO, VI VOGLIO PIEGATE A TERRA A FARE 50 FLESSIONI!"

Urlò a tutte le ragazze che subito scattarono in piedi e cominciarono ad uscire velocemente dallo spogliatoio.

"Continuiamo dopo" le dissi a bassa voce mentre seguivamo le altre sul campo da gioco.

Miss Freeman, o Mister come la prendevamo in giro io, Marine e Karen, prima di diventare insegnante, era stata nei Marine. A suo parere il liceo era come la caserma, non tollerava ritardi, la puntualità era sacra, e per lei non eravamo semplici studentesse,ma reclute da addestrare.

Il riscaldamento ere la parte che odiavo di più. Lei era l'unica professoressa che riusciva a far fare flessioni, piegamenti e corsa in 20 minuti. Il tempo restante lo passammo a giocare una partita di pallavolo tra di noi e ci dividemmo in due squadre da 6. La Freeman sotto i panni di arbitro sembrava Hitler:

"HEMMINGS STENDI MEGLIO QUELLE BRACCIA QUANDO TI ARRIVA LA PALLA!"

"HEMMINGS NON PIEGARE TROPPO LE GAMBE, COSA SEI UNA GALLINA?"

Alla fine dell'ora ero distrutta, non mi sentivo più ne gambe ne braccia e non sapevo cosa fosse peggio se la sua voce o il suono di quell'assordante fischietto.

Negli spogliatoi io e Marine ci demmo una sciacquata veloce, e dopo esserci cambiate ritornammo verso le classi.

"Sai l'alternativa del carcere minorile comincia ad allettarmi" dissi facendo ridere Marine che stava scavando già da qualche minuto nella sua borsa alla ricerca di non so cosa. "Cavoli credo di aver dimenticato la giacca negli spogliatoi" disse scocciata di ritornare nuovamente indietro

"Dai vado a prendertela io" le proposi 

"Sei sicura, posso andarci anche io se non c'è la fai"

"No, comincia ad andare in classe tu, tanto ci metto un minuto" la convinsi facendole l'occhiolino 

"Grazie mille Chanel" e dopo quelle parole, corsi di nuovo verso gli spogliatoi.

La Wedryton era gigante, e le aule si trovavano dalla parte opposta alla palestra quindi per raggiungerla dovevo percorrere mezza scuola. Una volta negli spogliatoi, avvistai subito la giacchetta azzurra di Marine, la presi e uscì di corsa ma distrattamente andai a sbattere contro qualcuno e persi l'equilibrio cadendo a terra.

"Ultimamente sei sempre tra i piedi Hemmings. Cos'è, non puoi fare a meno di me?!"

Quella voce.

Io appoggiai una mano per terra e mi rimisi piano all'in piedi  "Sarebbe troppo bello per te Justin" dissi guardandolo con astio prima di superarlo.  

"Andiamo Hemmings, fai tanto la santarellina ma alla fine sei solo una troia come tutte le altre"

 E a quelle parole non ci vidi più dalla rabbia, mi girai verso di lui e senza neanche accorgermene, la mano partì da sola, stampandogli un sonoro schiaffo sulla guancia "Non osare paragonarmi alla tua sfilza di puttane"

Lui che aveva la faccia girata di lato per la forza dello schiaffo, rise, ma non un sorriso normale, uno di quei ghigni che mi terrorizzavano. A quel punto con un movimento rapido, mi prese sbattendomi contro il muro e bloccandomi con i polsi sopra la testa "Dovresti controllare un po' questo caratterino" mi soffiò sulle labbra con voce roca "Ma pensandoci... è proprio questo che mi fa impazzire di te" mi sussurrò cominciando a stampare sensuali baci lungo tutto il mio collo.

Io rabbrividii a quel contatto "Idiota lasciami o mi metto ad urlare" lo minacciai cercando di non far trasparire il leggero tremolio nella mia voce mentre il panico cominciava ad impadronirsi di me.

Lui alzò leggermente il viso interrompendo i baci e incurvò le labbra in un mezzo sorriso "Oh... non lo farai" e dopo quelle parole si fiondò di nuovo sul mio collo, cominciando a succhiare con avidità un lembo di pelle. Un gran senso di ribrezzo si fece spazio nel mio stomaco quando senti la sua lingua strusciarsi sul mio collo e i suoi denti premere sulla mia pelle. A quel punto provai a lanciare un urlo, ma lui mi bloccò entrambi i polsi con una mano, e portò quella libera sulla mia bocca impedendomi di gridare. Adesso stavo cominciando davvero ad avere paura. Mugugnai in segno di protesta, cercando di liberarmi dalla sua presa, ma era troppo forte e non accennava a muoversi di un centimetro. Cavoli, ma era mai possibile che su 1500 studenti non passasse nessuno da quelle parti?       

Quando finì, Justin tolse la mano davanti alla mia bocca e si allontanò guardandomi con un sorrisetto compiaciuto "Hemmings presto sarai mia, perciò vedi di fare la brava" e si girò uscendo definitivamente dal corridoio degli spogliatoi lasciandomi con gli occhi sgranati, terrorizzata e ancora attaccata al muro. 

Scivolai  lentamente sul pavimento mentre stavo ancora fissando il punto in cui il bruno era scomparso. Non avevo ancora fatto mente locale e stavo solo in quel momento rendendomi conto di ciò che davvero era successo. Istintivamente mi toccai il collo, sul puntò dove lui l'aveva morso e che al contatto con le dita, bruciò. No, non poteva essere un... succhiotto. 

Mi alzai immediatamente da terra e per placare ogni dubbio mi guardai nello specchio degli spogliatoi.

Cazzo.  

Se l'avesse visto Luke mi avrebbe ammazzato.  

Dannato Justin. 

Stavo cominciando ad odiarlo davvero con tutta l'anima. Come diavolo si era permesso di bloccarmi al muro, di tapparmi la bocca e farmi quel coso. "Presto sarai mia" aveva detto. Certo che le canne nell'ultimo periodo gli stavano facendo davvero male, perché io neanche nelle allucinazioni che gli procurava l'erba sarei stata sua. Non c'è la faceva ad accettare l'idea che una ragazza non gli morisse ai piedi, perché dovevano essere tutte al suo cospetto. Era bello e i soldi non gli mancavano questo era vero, ma era superbo, arrogante e un montato del cazzo. Non ci sarebbe mai stato futuro per noi, neanche se ci fossi uscita perché non sarei mai potuta stare con una persona così. Nel caso di Justin non c'erano magari, o forse, c'erano solo MAI.       

Continuai a fissarmi sconvolta allo specchio mentre la scena di poco prima mi si ripeteva in testa come un replay. Forse avrei potuto fare di più per liberarmi e mi stavo colpevolizzando per essere rimasta come una completa idiota a fissarlo mentre usciva dallo spogliatoio, invece di prenderlo a parole o riempirlo di calci. Non volevo ammetterlo, ma ero un po' turbata per quello che era successo. Mi ero sentita impotente, come un topo in trappola senza alcuna via d'uscita e la cosa mi aveva abbastanza scosso, tanto che mi tremavano ancora le mani.          

Prima di tornare in classe, indossai la giacca di Marine e alzai la cerniera fin sopra il collo, in modo da nascondere quell'orribile succhiotto. 

Quando entrai in classe, la Turner era appena arrivata e mi sedetti accanto a Karen.

Marine, che era seduta subito dietro, sembrò sorpresa nel vedermi con la sua giacca addosso, perchè sapeva che indossavo di raro le giacche sportive, e mi mimò con le labbra un "Ma dov'eri finita?"

Io le feci segno con la mano che gli avrei spiegato tutto dopo.

Filosofia era uno dei corsi più leggeri che seguivo, perché la Turner cominciava a parlare da sola di Schopenhauer e Nietzsche, e andava avanti a raffica, senza accorgersi che in realtà nessuno la stava seguendo, bastava solo non parlare alla sua lezione. Non sapevo se fosse un punto a nostro favore o meno, ma in quel momento, per me che volevo solo stare con la testa appoggiata sul banco e non pensare a niente, lo era. Mi sentivo gli sguardi di Karen e Marine addosso, ed ero indecisa se rivelargli quanto successo negli spogliatoi, ma a loro che raccontavo sempre tutto sarebbe stato difficile nascondere la verità. Già di quella volta in corridoio con Justin, avevo preferito evitare di parlargliene, perché non lo ritenevo un fatto particolarmente rilevante, ma l'episodio di poco prima non era una cosa che sarei riuscita a mantenere segreta con loro, perché non era il genere di accaduto che dimentichi dopo mezza giornata di scuola, e si sarebbero accorte che in me c'era qualcosa che non andava e alla fine glielo avrei confessato.            

 Una volta finita la lezione io, Karen e Marine uscimmo dall'aula e ci fermammo davanti ai nostri armadietti.

"Allora?" mi domandò Marine

Io sospirai "Ragazze dovete promettermi che quello che sto per dirvi non lo direte a Luke" le avvertii prima

"Ma certo Chanel, sai che di noi ti puoi fidare" affermò Marine

"Già, siamo le tue migliori amiche, avanti spara" disse Karen mettendo le braccia conserte.

A quel punto abbassai un po' la zip della giacca, quel tanto che servisse per far vedere il succhiotto che mi aveva fatto Justin.

"Porca troia, ma chi diavolo te l'ha fatto" urlò Karen a occhi sgranati e per poco non la sentì tutta la scuola.

"Shhhh" feci intimandola ad abbassare la voce e rialzandomi velocemente la zip "E'stato Justin"

"Ma chi? Bieber?" mi domandò Marine sconcertata

Io annuì in segno di risposta e mi strinsi tra le braccia ancora un po' turbata rivivendo di nuovo quella scena nella mia mente. Ero abbastanza sensibile su questo punto di vista e non ci voleva granché per sconvolgermi  "E' stato un attimo ve lo giuro! Mi ha bloccata al muro degli spogliatoi e mi fatto questo "coso"" dissi indicando il punto dov'era il succhiotto al di sopra del tessuto della giacca.

"E non potevi chiamare qualcuno, o che so, metterti a gridare per esempio" disse Marine sventolando le mani in aria. 

"Ci ho provato, ma mi ha messo la mano davanti alla bocca"

"E tu ora vorresti fargliela passare liscia a quell'idiota, giusto?" mi domandò Karen retorica 

"Ragazze, per favore..." dissi abbassando lo sguardo.

"No Chanel! Quel figlio di papà ha bisogno di qualcuno che gli dia una bella lezione o continuerà a darti il tormento, finché non si sarà vendicato per quella buca di un anno fà" disse innervosita la mora. 

"Già, sappiamo benissimo che non è la prima volta che succede, e che ne sai se la prossima volta non potrebbe violentarti?" Mi mise in guardia Marine

"Ragazze non esagerate e comunque mi avete promesso di non dirlo a nessuno" gli ricordai alludendo alla promessa fattami poco prima. A quel punto si calmarono e mi guardarono arrese. Una delle regole fondamentali tra di noi, era proprio quella di mantenere le promesse che ci facevamo e noi non ne avevamo mai rotta una.

"D'accordo ma sappi che se si avvicina di nuovo a te, io lo castro" minacciò Marine

Io gli sorrisi e mi sentì già più sollevata. Era come se parlandone con loro, avessi già alleggerito il peso sul mio stomaco. Erano davvero le migliori, e senza mi sarei sentita persa, senza un appoggio. Gli avevo raccontato tutto e anche se si preoccupavano tanto per me, non avrebbero mai tradito la mia fiducia, di questo ne ero certa.   

"Ma dov'è Micheal?" domandò Marine a Karen

"Già, in effetti oggi non l'ho visto proprio" mi fece notare Marine

"Non è venuto, aveva delle commissioni da sbrigare con la madre" ci spiegò Karen

I corridoi erano quasi del tutto vuoti e la gente stava cominciando ad andare via. 

"Ragazze!" Calum richiamò la nostra attenzione dal fondo del corridoio, seguito poi da Ashton e da mio fratello. 

Marine non appena vide Ashton, girò la testa dall'altra parte arrossendo un po', sicuramente ripensando a quello che era successo il giorno prima tra loro.

"Ehi..." disse il biondino facendo segno con la mano a tutte, ma anche lui in evidente imbarazzo

Poi parlò Luke "Chanel io non torno a casa, rimango qui finché non cominciano gli allenamenti, va bene?"

"D'accordo, io me ne vado con Karen e... Marine credo" 

"Dove hai preso questa giacca?" mi chiese Luke d'un tratto e a quella domanda sentì l'ansia assalirmi e anche Karen e Marine mi guardarono. 

"E'... è di Marine" risposi tentennando 

"E come mai la stai indossando tu, non ti sono mai piaciute questo genere di giacche?" domandò inarcando un sopracciglio

"Sentiva freddo e..." Marine mi guardò "mi ha chiesto di prestargliela" disse cercando di sembrare il più convincente possibile. 

Lui mi guardò con aria sospetta "Sicura di stare bene? Non è che hai la febbre" disse mettendomi una mano sulla fronte per vedere se scottassi e dopo quelle parole sospirai sollevata. Per fortuna non si era accorto di nulla.

"Luke sto benissimo" feci allontanandomi dalla sua presa. Odiavo quando mi trattava come una bambina e certe volte non so se sembrava mio fratello maggiore o la mia balia 

Vidi Marine ed Ashton sussurrarsi qualcosa poi il biondino parlò "Ragazzi io vado, ci vediamo domani" e fece segno a tutti con la mano. 

"Ehi, aspettami amico!" disse Calum raggiungendolo e mettendogli un braccio sulla spalla

"Che gli è preso?" domandò Karen, che era  ancora all'oscuro di tutto.   

"Non so, e da ieri che si comporta in modo strano" affermò Luke facendo spallucce "Comunque adesso vado Chanel, ci vediamo più tardi" disse dandomi un bacio sulla guancia e scompigliandomi i capelli  per poi correre via. L'aveva fatto apposta quell'idiota, sapeva quanto mi facesse innervosire quel gesto "Tanto a casa facciamo i conti" gli urlai da dietro.

"Cosa ti ha detto Ashton?" domandai poi a Marine

"Nulla d'importante, voleva... solo riaccompagnarmi a casa" rispose con nonchalance, come se la cosa non la riguardasse.    

"E... perché non hai accettato?" domandai aggrottando un po' la fronte   

Lei emise un lungo sospiro "Non lo so" disse scuotendo la testa "Non me la sentivo"

Karen ci guardò un po' smarrita "Ehm.. ragazze mi sono persa qualcosa per caso?"



*Salt River: è un fiume dell'Arizona, paese statunitense dove è svolta la storia. 



 

SPAZIO AUTRICE 

E anche il capitolo 5 è finito finalmente!

Forse sono un po' lunghi, anzi forse sono eccessivamente lunghi ma devo fare così purtroppo pr quello che ho intenzione di scrivere altrimenti non finirei più. Ringrazio ancora una volta, tutti coloro che leggono la mia storia, la votano e la commentano. Grazie davvero, il vostro supporto è fondamentale per me, quindi ancora GRAZIEEEEE!!! 

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***



CAPITOLO 6 
Una volta ritornata a casa, non avevo voglia di mangiare nulla, così avevo inventato una scusa per mia madre dicendole che avevo già mangiato a scuola dopodiché ero andata nella mia stanza, mi ero buttata sul letto e avevo messo le cuffie della Beats collegate al mio mini mac portatile.

Non avevo voglia di pensare a niente in quel momento, ne ad Harry che tanto per cambiare non si era fatto sentire, ne tantomeno a quello che era successo con Justin quella mattina negli spogliatoi.

Zero.

Nada de nada.

Volevo solo estraniarmi dal mondo con la musica a tutto volume che mi rimbombava nelle orecchie. Quella si che era medicina, altro che farmaci e antidepressivi. Perfino Nietzsche, il filosofo di cui parlava sempre la Turner, sosteneva che la vita senza la musica sarebbe stato un errore e non potevo fare a meno di dargli ragione. Quella era l'unica parte della lezione che avevo seguito.

La musica sembrava capirmi, ascoltarmi e trasmettermi quella forza che spesso neanche le mie migliori amiche riuscivano a darmi, per questo qualche volta sentivo il bisogno di chiudermi nella mia stanza e di stare un po' da sola con lei.

Era meraviglioso quando grazie ad un acuto mi veniva la pelle d'oca, perché significava che il cantante era riuscito a trasmettermi le sue stesse emozioni, quello che stava provando anche lui in quel momento e una cosa del genere per me andava oltre le leggi della scienza e della fisica perché era come se si creasse una connessione tra me e il cantante. La musica era la mia seconda casa e l'unico modo per non sentirmi sola quando il silenzio diventava assordante e la testa cominciava a pensare a troppe cose. Le sue note si fondevano con le mie emozioni creando un turbine di sentimenti sconosciuti in grado di placare la tristezza della mia anima e di trasformare il grigio e il nero della solitudine in colori vivaci.

Ero così persa tra le note di Hello, che quando mia madre bussò alla porta per poco non mi prese un colpo. "Chanel è da più di 5 ore che sei chiusa qui dentro! Va tutto bene tesoro?" mi domandò con il solito fare apprensivo

"Si, certo mamma! N..non preoccuparti!" cavoli non potevo proprio aprire la porta con il succhiotto in bella vista, serviva un idea e alla svelta "Sto... " poi guardai il libro di storia e ebbi l'illuminazione "sto studiando" inventai.

"Ah..." sembrò sorpresa a quelle parole "D'accordo, ma tra 10 minuti scendi che è tornato anche tuo fratello dagli allenamenti ed è pronta la cena"

E a quelle parole tirai un sospiro di sollievo "Va bene mà!" dissi e la sentì scendere al piano di sotto.

Tra Adele ed Ed Sheeran il pomeriggio era volato, e non avevo neanche sentito Luke ritornare.

Ora però dovevo assolutamente coprire quel succhiotto. Fondotinta e correttore a me!

Mi sedetti in ginocchio sullo sgabello davanti alla pettiniera e subito vidi che dal colore roseo di quella mattina, era passato ad un colore violaceo. Se ancora ci pensavo mi salivano i nervi a fior di pelle, e la mia unica soddisfazione era di avergli dato quello schiaffo in pieno viso. Mi ero fatta un po' male la mano, ma ne era valsa pena.

Certo anche lui aveva avuto la sua vendetta, stampandomi quel coso sul collo contro la mia volontà e alla fine mi aveva guardato anche compiaciuto con quella faccia che avrei preso a schiaffi altre cento volte. Era un presuntuoso di livelli esorbitanti e quei modi di fare da VIP lo rendevano ancora più odioso, manco fosse Dio sceso in terra.

Harry non era come Justin, nella maniera più assoluta. Erano popolari allo stesso livello questo si, ma Harry non era un creduto del cazzo, e a differenza di Justin, lui stava con i piedi per terra e sapeva mantenere il contatto con la realtà. Certo anche lui era convinto del suo fascino , ma non lo ostentava in ogni occasione come invece faceva il bruno.

Ora che pensavo al riccio, quel giorno non l'avevo ancora chiamato, ma che senso aveva se tanto sapevo che non avrebbe risposto? Sarebbe stato solo un altro colpo per il mio cuore che nell'ultimo periodo stava sanguinando fin troppo per lui.

Dopo aver creato un intruglio di trucchi sul mio collo e aver sciolto i capelli mettendoli davanti, il segno violaceo era diventato quasi invisibile.

Uscì dalla stanza e scesi al piano di sotto. Appena entrai in cucina subito un odore invitante mi solleticò le narici facendomi venire l'acquolina in bocca.

"Mhhh che profumino! Cosa stai cucinando di buono mamma?" le domandai avvicinandomi ai fornelli e dando una sbirciatina alle pentole.

"Pollo con pure" e a quel punto misi un dito nella pentola per assaggiare, ma mi beccai una schiaffetto sulla mano da parte di mia madre "Chanel lo sai che non voglio che mangi nelle pentole"

"E proprio per questo che lo faccio" feci dispettosa stampandole un tenero bacio sulla guancia, dopodiché presi i bicchieri e le posate e apparecchiai la tavola per me, la mamma e mio fratello.

Dopo qualche minuto ci raggiunse anche Luke in cucina, vestito con una camicia total black tirata fino ai gomiti, un pantalone stretto beige e air force dello stesso colore della camicia. Era maledettamente attraente, e se non fosse stato mio fratello, gli sarei saltata addosso.

"Ma come siamo casual stasera, dove stai andando?" gli domandai prendendo la bottiglia di succo dal frigo e versandomene un po' nel bicchiere.

"Vado ad una festa di uno del quinto,con Calum ed Ashton. Quei due idioti avrebbero già dovuto essere qui" disse abbassandosi leggermente le maniche della camicia.
Ci mettevo la mano sul fuoco che a quella festa ci sarebbe stato anche Harry.

In quella scuola lui conosceva tutti e di sicuro non era il tipo da perdersi una festa organizzata da uno del quinto anno. Se volevo vederlo, non potevo farmi sfuggire quell'occasione.

"Luke ti prego portami con te" lo supplicai guardandolo negli occhi limpidi, come i miei.
Lui mi guardò come se fossi impazzita "Cosa?? Chanel ti è dato di volta il cervello per caso?!"

"Dai fammi venire con te, per favore!" lo pregai con fare lagnoso

"E' una festa organizzata da William, vengono solo ragazzi del quinto anno o al massimo del quarto quindi non se ne parla nemmeno "

"Giuro che non ti darò proprio fastidio, ti prego Luke" provai a convincerlo ancora

"Infatti il problema non sei tu. Ci saranno ragazzi ubriachi a tutta forza, già faccio fatica a tenerti d'occhio a scuola quando sono sobri, pensa da ubriachi cosa sarebbero capaci di farti. Sarei il fratello più stupido del mondo se ti portassi con me, sarebbe come dare carne agli avvoltoi, perciò non insistere perché tu rimani a casa stasera!" disse in tono rigido e io sapevo che ormai era irremovibile da quella decisione.

Guardai la mamma per tentare un ultima carta "Mamma, ti prego..." feci sperando che almeno lei riuscisse a convincerlo.

"Chanel tuo fratello ha ragione, e poi queste feste non ti sono mai piaciute, cos'è questo improvviso interesse "

E a quel punto sbuffai, mi alzai da tavola stizzita e superai mio fratello salendo al piano di sopra nella mia stanza. Non mi stavo comportando da bambina viziata, ma solo da ragazza innamorata che voleva vedere il ragazzo di cui era innamorata, e ci sarei riuscita, con o senza il permesso di mio fratello. Presi in mano il telefono e chiamai Marine che dopo un paio di squilli, mi rispose:

"Chanel che cavolo vuoi, sto leggendo 50 sfumature di grigio!"

"Preparati, stasera andiamo ad una festa"
 














NOTE AUTRICE:
 Ed eccovi il sesto capitolo, spero vi stai incuriosendo la storia, e se vi va fatemi sapere se c'è qalcosa che vorreste cambiare, se volete che i personaggi facciano determinate cose, ed io cercherò di accontentarvi.

Un bacio e grazie mille a tutte per le letture e le recensioni <3 <3 





 

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


CAPITOLO 7 

HARRY 

Non appena arrivai, parcheggiai subito la mia range rover nera, di fronte la casa William.

Aveva il motore ancora in fibrillazione, tanto era la velocità a cui avevo corso. Ogni volta che premevo il piede sull'acceleratore sentivo le palpitazioni del cuore aumentare, e la mia adrenalina salire ai livelli massimi.

Avevo ricominciato con le gare clandestine, e la prossima a cui avrei partecipato, si sarebbe tenuta verso dicembre. Dopo l'arresto dell'ultima volta, ero molto più cauto e preferivo evitare gare a cui sapevo avrebbero partecipato solo dilettanti: io puntavo a pesci molto più grossi.

I miei genitori non ne sapevano niente, e se anche ne fossero venuti a conoscenza avrebbero venduto la mia Lamborghini opaca, quindi gli unici ad esserne al corrente erano Louis e Zayn.

Mi guardai per l'ultima volta nello specchietto retrovisore per aggiustare i ricci, come al solito spettinati ma ugualmente sexy, dopodiché scesi dell'auto. Da fuori l'abitazione si sentiva già rimbombare la musica house e dalle finestre lampeggiavano le luci stroboscopiche.

Appena entrai sentì un forte odore di vodka invadermi le narici arrivandomi dritto al cervello e subito me ne vene voglia. C'erano ragazzi e ragazze che entravano ed uscivano da tutto le parti della casa, quelli che ballavano, quelli che si baciavano e quelli che sul divano invece passavano direttamente alla fase successiva. Quella casa era gigante, infatti feci fatica ad avvistare Louis e Zayn.

"Guarda Zayn, il piccolo Harold ci ha raggiunti" disse Louis quando mi avvicinai a loro.

"Già, credevo che paparino Des non ti avrebbe fatto venire, non lo ricordavo così permissivo" fece ironico Zayn portandosi il bicchiere che aveva in mano alle bocca.

"Paparino Des non sa niente" affermai fulminandolo con lo sguardo "E non ricordarmelo idiota visto che se sto ai domiciliari, è solo per colpa tua e della Collins, che dovrebbe farsi una scopata di tanto in tanto"

"Amico, quello non se la tromba nessuno dalla guerra d'indipendenza" disse Louis dandomi una leggera pacca sulla spalla.

"Magari potresti portartela a letto tu Zayn, visto che sei il suo preferito" proposi, ricalcando l'ultima parola. Tra la professoressa d'inglese e il bruno non era mai scorso buon sangue e il loro era un odio che si portava avanti già dal primo anno.

Il moro fece spallucce "Spiacente, sono fidanzato"

"Capirai, ha più corna Kelsie che tutte le renne di babbo natale messe assieme" disse Louis guardandomi complice.

"Che esagerazione, mi sarò scopato tutt'al più una decina di ragazze da quando stiamo insieme"

"Si certo, in questa settimana però" affermò ancora Louis ridendo.

Io intanto mi stavo guardando intorno per cercare una tra quelle ragazze che mi colpisse, ma era difficile trovare qualcuna che mi attraesse davvero, anche perché la maggior parte me l'ero già scopate tutte.

Su un divanetto vidi seduto Luke, il fratello di Chanel, con una biondina sulle gambe, e non appena anche lui notò che lo stavo osservando, girò lo sguardo verso di me. Se gli occhi avrebbero potuto uccidere, io sarei già morto per mano di Luke Hemmings. Sapevo quanto mi odiasse e a me non stavo di certo simpatico.

Ero sicuro che prima o poi il nostro astio sarebbe sfociato in molto più che semplici occhiate omicide, e se fino ed allora non era ancora successo l'inevitabile, era solo grazie a Chanel, era per lei che entrambi preferivamo non agitare le acque.

Certo anche io, se avessi avuto una sorella con un fidanzato che la trattava nello stesso modo in cui io trattavo Chanel, l'avrei detestato, ma fortunatamente io ero figlio unico. Ad un certo punto però, la mia attenzione venne attirata da una ragazza che vidi scendere dalle scale del piano di sopra.

Aveva lunghi capelli marroni e un fisico slanciato fasciato da un vestito nero quasi trasparente, ma la cosa che più mi colpì fu sicuramente la terza di seno.

 

"Ragazzi chi è quella?" domandai indicando la brunetta


"Chi, Kendall?" mi chiese Zayn "E' la sorella di William se non sbaglio, vero Lou"


Louis annuì "Ma credo che sia più grande di lui di almeno paio di anni"


Ma non finì di parlare che già mi stavo avviando verso la cucina, dove l'avevo vista entrare.


"Ma dove stai andando?" mi domandò Louis alle spalle


"A sbattermela ovviamente" risposi cercando di alzare la voce al di sopra del volume della musica.


Non appena entrai nella cucina, subito la vidi posare i suoi occhi castani su di me, ma feci finta di nulla e presi una bottiglia di vodka liscia sul bancone e comincia a versarmela nel bicchiere.


"E inutile che bevi la vodka da sola, senza niente. Fai prima a berti l'acqua" bingo pensai, non appena la sentì parlare.


"Allora..." le sussurrai avvicinandomi "potresti prepararmi qualcosa tu"


Lei mi fece un mezzo sorrisetto compiaciuto "Ti va un bloody Mary, è sempre a base di Vodka" mi propose


"So benissimo che cos'è un bloody Mary" dissi concentrato, più che sul suo viso, sulle sue tette.


Lei a quel punto prese vari ingredienti e cominciò a preparalo con lo sguardo che ogni tanto si alzava verso di me. Mescolò succo di pomodoro e di limone insieme ad altre spezie piccanti in un bicchiere di vetro, dopodiché me lo porse.

Portai il bicchiere alle labbra e sempre non interrompendo il contatto tra i nostri occhi, cominciai a berlo lentamente. Il liquido bruciava attraverso la mia gola mentre la vedevo torturarsi le labbra contornate dal rossetto rosso fuoco, già impaziente.

Quando, svuotato il bicchiere lo posai di nuovo sul bancone, lei si avvicinò e ad centimetro della faccia mi domandò "Allora, com'è stato?"

"Molto... intenso" dissi con fare provocatorio.

"Ti va di... andare al piano di sopra" mi bisbigliò ad un orecchio e lasciai che a risponderla ci pensasse il cavallo basso nei miei pantaloni attirandola a me. 

Lei a quel punto mi guardò con occhi carichi di malizia, mi prese la mano trascinandomi fuori dalla cucina. Era stato fin troppo semplice, come bere un bicchiere d'acqua, o di vodka liscia come sosteneva la bruna. 

Sinceramente credevo mi avrebbe reso la vita più difficile e invece aveva fatto tutto lei: erano tutte identiche e tutte così fottutamente troie.

Quando attraversammo il salone, una vampata di calore mi colpì subito, era carico di persone, la puzza di alcool si era fatta più intensa e la musica decisamente ad alto volume dava il colpo di grazia.

Ecco perché preferivo non portare Chanel a quel genere di feste, lei era così bella e delicata che in mezzo a tutta quella marmaglia di gente avrebbe stonato. Non era il posto per lei, e infatti gli avevo categoricamente proibito di andarci, preferivo stesse a casa a rompermi di chiamate, piuttosto che portarmela appresso e preoccuparmi di quello che avrebbero potuto fargli se non l'avessi tenuta sott'occhio.

Mentre salivo le scale per andare al piano di sopra, intravidi Louis e gli feci l'occhiolino come a dire "missione compiuta". Lui in tutta risposta mi guardò esasperato e scosse la testa mimando con le labbra "sempre il solito".

La brunetta mi portò in quella che pensavo fosse la sua camera, visto che quella era casa sua, e chiuse la porta a chiave dietro di lei. Non appena si avvicinò, non mi stesi neanche sul letto, che subito si avventò sulle mie labbra carica di desiderio, appoggiando le sue mani sul mio petto. 

Io cominciai a palpare ogni parte del suo copro e man mano la privai del vestito che già non aveva. Lei boccheggiava di tanto in tanto per prendere aria, e una volta in intimo, mi cinse la vita con le sue gambe. 

A quel puntò cominciò a sbottonarmi la camicia a quadretti rossi e neri che stavo indossando, sempre non interrompendo il contatto tra le nostre labbra, e scoprendo la moltitudine di tatuaggi che ricoprivano il mio petto. A quel punto la slacciai anche il reggiseno e mentre lei stava per fare la stessa cosa con il pantalone, senti una voce allarmata, chiamarmi da fuori alla porta


"Harry sei qui?" era Louis


Feci a Kendall il segno di stare in silenzio "Louis, sono occupato, che cazzo vuoi?!" domandai scocciato


"Si tratta di Chanel" disse e al nome della ragazza mi ero già precipitato fuori la porta 

 

 

 

 

 

 

IL MIO SPAZZIETTO ^-^ 

Ragazze eccomi ritornata, un po' più veloce del solito, ma a questo capitolo voglio lasciarvi un pò con l'amaro in bocca (muahahahahah). Scherzo, lo aggiornerò al quanto prima, e come al solito spero tanto tanto tantissimo che il capitolo vi sia piaciuto. Volevo ringraziare per la millesima volta le persone che votano la mia storia, la commentano (anche con gli smile, almeno so che vi piace) e la leggono. 

Grazie

Grazie Grazie 

Grazie Grazie Grazie 

Un bacio e ci vediamo al prossimo chappy <3 <3 

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


CAPITOLO 8 
 

Chanel

Quando scesi dalla macchina di Micheal seguita a ruota da Marine, il mio cuore cominciò ad aumentare i battiti sia per l'emozione di rivedere Harry sia per le paura che mio fratello mi scoprisse.

Dopo che Luke era uscito di casa, la mamma mi aveva portato il pollo in camera e aveva provato a consolarmi dicendo che sapevo com'era fatto mio fratello, che lo facevano soltanto per il mio bene e tutte quelle solite frasi che i genitori ti dicono quando vorresti a tutti i costi qualcosa che non puoi avere.

 "Mamma lo so, non preoccuparti" le avevo concesso infine con un sorriso, ma se non altro per il semplice motivo di non destare troppi sospetti, e poi dicendole che avrei dovuto studiare, l'avevo liquidata. 

Una volta che era uscita dalla mia stanza, avevo cominciato a buttare l'intero armadio sottosopra, alla disperata ricerca di qualcosa da mettere. Non avevo partecipato a molte feste da quando avevo cominciato il liceo, ma sapevo per certo che non si andava vestiti con jeans e maglietta. Alla fine avevo optato per un vestitino rosa cipria che avevo indossato solo una volta al matrimonio di un cugino di papà. L'abito mi fasciava perfettamente il fisico slanciato, arrivando un po' più in sopra del ginocchio e con una scollatura a V che divideva il seno, senza farlo vedere naturalmente. Era elegante, ma non eccessivamente sfarzoso, proprio come piaceva a me. 

Mi ero truccata giusto con un filo di matita e del mascara per risaltare gli occhi azzurri, una spolverata di blush per colorire un po' le guancie e infine un tocco di lucidalabbra che non guastava mai. Non ero una gran fanatica di rossetti e di matite sulle labbra, mi piaceva di più farne risaltare il colore naturale. Dopo aver preso la giacca bianca, avevo chiuso la porta della mia camera a chiave, nel caso la mamma fosse salita per controllarmi, in modo che pensasse che mi ero addormentata.

Mi ero assicurata di avere il via libera ed ero scesa al piano di sotto con i decolté neri in mano o altrimenti avrei fatto troppo rumore per le scale, poi ero uscita dalla porta principale senza che mia madre si accorgesse di nulla. A quell'ora era in soggiorno a guardare le sue telenovele, in tv stavano trasmettendo "The Secret" e neanche se la casa avesse preso fuoco si sarebbe smossa da quel divano.

Una volta fuori avevo indossato le scarpe e dopo qualche minuto, Marine si era presentata fuori il vialetto di casa insieme e Micheal a bordo della sua fiammante carriola: una Spice Rolls X rossa che probabilmente doveva appartenere a suo nonno perché non se ne vedevano più così dai tempi di grease.

Karen non era venuta perché era andata ad una cena con dei suoi zii di San Antonio, ma aveva comunque chiesto al cugino di darci uno strappo fino la casa di William e lui non si era rifiutato.

Dopo averlo ringraziato per il passaggio, Micheal ci salutò dicendoci che ci saremmo visti l'indomani a scuola e ripartì sgommando.

"Certo che va forte Euphemia p..er essere una caf..fettiera!" affermai stringendomi nella mia giacchetta decisamente troppo leggera considerando che l'inverno era alle porte. Avevo la voce rotta dal freddo, dovevamo essere sotto i 10 gradi.

"Chi è Euphemia?" mi domandò Marine mettendo le mani nelle tasche del cappotto che stava indossando.

"Euphemia, la m..acchina di Miche..al" spiegai alla bionda con la voce tremolante. Sembravo Porky dei looney tunes.

"Ma se per appoggiarmi un attimo alla portiera, stavo per cadere dall'auto"

"Si, m..ma poi ti ho presa per fortuna"

"Dai entriamo, che il freddo ti sta prosciugando i neuroni" propose ridendo e non potei più essere felice di quella proposta. Non mi sentivo più i piedi, e mi stavo pentendo di non essermi messa davvero jeans e maglietta. L'inverno mi piaceva quando si trattava di stare sotto un morbido piumone o con una bella tazza di cioccolata calda tra le mani, ma per il resto preferivo di gran lunga l'estate.

Attraversammo di corsa il vialetto dove si sentiva già il frastuono della musica, e ci avvicinammo alla porta passando accanto ad un paio di ragazzi che ci squadrarono dalla testa ai piedi. Fui colta dalla fastidiosa sensazione di essere osservata ma pensai fosse stesso l'emozione a giocarmi quei brutti scherzi.

"Marine aspetta..." dissi bloccandola per un braccio prima che oltrepassasse la soglia della porta.

"Cosa? Non stavi morendo di freddo scusa!?"

"Si si, però... entra prima tu, potrebbero esserci Luke o uno dei suoi amici e sai che non devono vedermi"

Lei sospirò "Va bene, ma non muoverti di qui, d'accordo?"

Io di tutta risposta annuì e l'osservai finché non scomparii dalla mia visuale nel corridoio che portava a quello che avrebbe dovuto essere il salone. Non ero neanche entrata, e un nauseabondo odore di alcool mi provocò uno strano senso di nausea nello stomaco, come faceva la gente a bere tutto quel miscuglio di roba messa insieme proprio non riuscivo a capirlo.

Dopo qualche minuto, la stessa sensazione che avevo già avvertito, tornò a farsi spazio dentro di me, ma stavolta non era solo una mia impressione e lo capì quando uno dei ragazzi a cui prima eravamo passate accanto, mi afferrò per il polso facendomi girare verso di lui "Ma guarda chi abbiamo qui, la sorella del capitano della squadra di basket" disse poi afferrandomi il mento in una presa ferrea "Adesso capisco perché ti tiene sempre nascosta"

L'ansia e la paura cominciarono a farsi spazio nel mio stomaco"Lasciami" dissi provando inutilmente a divincolarmi. Dove diavolo era finita Marine?!

"Mhhh... sei anche aggressiva, questo rende tutto più divertente, non trovi Richard?!" domandò guardando il suo amico

"Eccome" rispose lui guardandomi con occhi carichi di malizia.

Dovevano entrambi aver bevuto e anche fumato, perché avevano gli occhi lucidi e rossi e questo non fece altro che aumentare il panico dentro di me, facendomi pentire di non aver dato retta a mio fratello quella sera. 

Il terrore s' impadronì di ogni cellula del mio corpo quando sentì le mani del ragazzo biondo scivolarmi lungo il fondoschina, e a quel gesto provai a lanciare un urlo, ma lui si avventò sulle mie labbra, cominciando a baciarmi con violenza. 

Sentivo la sua lingua insinuarsi prepotentemente nella mia bocca, provocandomi un gran senso di ribrezzo, mentre continuavo incessantemente a dimenarmi e gemetti quando per tenermi ferma, le sue dita premettero dolorosamente sui miei fianchi.

"Jason, non consumarla tutta, dopo devi passarla a me" ridacchiò quel Richard e a quelle parole gli occhi mi divennero lucidi ed ero quasi sul punto di scoppiare a piangere. Avevo tanta paura e volevo solo rifugiarmi tra le braccia di Harry, l'unico posto in cui mi sentivo al sicuro, sempre. E pensare che era stato solo per lui che adesso mi trovavo in quella situazione. La mia voglia di vederlo mi aveva spinto ad andare a quella festa e ora volevo solo che quello fosse un brutto incubo dal quale presto mi sarei svegliata. 

"Garrison lasciala immediatamente" disse all'improvviso qualcuno alle nostre spalle, ma quella voce non apparteneva a Marine.

"Tomlinson fatti i cazzi tuoi, se non vuoi che stasera finisca male" disse il ragazzo non mollando la presa e provando di nuovo a baciarmi.

"Ehi, non hai sentito che ha detto" stavolta a parlare era stato Zayn.

"Malik ti ci metti anche tu adesso?!"

A quel punto Louis disse qualcosa nell'orecchio di Zayn che annui alle sue parole, dopodiché corse di nuovo verso la porta dell'entrata e sparì al suo interno.

"Forse non sono stato abbastanza chiaro visto che sei menomato, perciò te lo ripeterò per l'ultima volta. LASCIALA.ORA" fece Zayn enfatizzando le ultime due parole alzando la voce di un ottava.

"CHANEL!" urlò Marine non appena vide correndo verso di me, ma Zayn prontamente la bloccò prendendola da dietro per un braccio intorno alle spalle, impedendole di avvicinarsi "Lasciami Zayn!" fece in segno di protesta e guardandomi preoccupata. Vidi Zayn sussurrarle qualcosa e lei sembrò calmarsi.

Intanto il biondino non aveva ancora mollato la presa "Cos'è?! Tomlinson è andato a chiamare i rinforzi?"

"Già e ti consiglio di lasciarla andare adesso, prima che Harry veda cosa stai facendo alla sua ragazza" disse Zayn sempre con Marine tra le braccia.

"Malik ha ragione, Jason lascia perdere" disse Richard già impaurito.

Guardai il biondino nella speranza che stesse a sentire le parole di Zayn o se non altro del suo amico e mi lasciasse andare, ma sul suo viso si dipinse solo un sorriso beffardo e cominciò ad accarezzarmi il viso con il palmo della mano, ma a me quel contatto dava soltanto fastidio e girai la faccia disgustata "Ci vuole ben altro che Styles per mettermi paura" affermò sicuro di sé.

"Garrison che cazzo stai facendo?" ringhiò una voce dietro di noi, una voce che avrei saputo riconoscere tra mille.

Harry. 

Finalmente.

Louis che si trovava subito dietro di lui, guardò Zayn che non aveva ancora mollato la presa su Marine e che aveva gli occhi fissi nei miei, con le mani artigliate sul braccio di Zayn che la tenevano ferma tra le sue di braccia. Garrison intanto sembrava leggermente aver perso sicurezza di poco prima mentre Richard sbiancò non appena vide il riccio e se la diede a gambe levate inciampando sull'erba.

 Harry aveva uno sguardo inferocito, non l'avevo mai visto così, con le narici dilatate, i muscoli più tesi e gli occhi verdi di un colore molto più scuro del solito mentre guardava con disprezzo il biondino.  

"Toglile subito le tue schifosissime mani di dosso, o ti mando in coma parenne" lui a quel punto alzò le mani in segno di resa e lasciò la presa su di me, sempre con quell'irritante ghigno sulla faccia.

"Chanel vieni qui" disse Harry tendendo la sua mano verso di me. Tentennante sorpassai il biondino, ma proprio mentre stavo per avvicinarmi ad Harry e afferrarla, Garrison mi prese per i cappelli attirandomi con la schiena contro il suo petto e puntandomi un coltellino che aveva cacciato dalle tasche dei jeans al collo.

"CHANEL!" urlò Marine più allarmata di prima mentre io ero immobilizzata dal terrore e non riuscivo a muovermi o a spiccicare parola. Stavo tremando e le lacrime che fino a quel punto ero riuscita a trattenere cominciarono a rigarmi le guancie.

"Andiamo Garrison, falla finita!" disse Louis cercando di mantenere la calma

"Molla quel coltello idiota" fece Zayn spazientito.

"H...Harry" lo chiamai con la voce rotta dal pianto. 

Il riccio serrò la mascella e strinse i pugni fino a far diventare le nocche bianche "Non puoi davvero essere così stupido da voler morire a soli 17 anni, perché ti giuro che se le fai un solo graffio, ti uccido" disse guardando il biondo sempre più in cagnesco.

Vedemmo una macchina nera avvicinarsi a noi, con al volante quel Richard di poco prima. A quel punto Garrison fece un sorrisino derisorio "Peccato sia arrivato tu, ci stavamo divertendo vero tesoro?!" disse per poi buttarmi addosso ad Harry, che mi afferrò all'istante "Ma tanto non finisce qui, ti consiglio di tenertela d'occhio"  ed entrò nella macchina dell'amico che partì all'istante, fuggendo via.

Harry stava per inseguirlo andando a prendere anche lui macchina, ma glie lo impedì "Non andartene, t...ti prego" dissi accovacciandomi sul suo petto e stringendo tra le mie mani il tessuto della sua camicia, cominciando a singhiozzare.  

"N...non andartene..." lo supplicai ancora.

Lui a quelle parole, mi strinse immediatamente tra le sue braccia circondami con il suo calore e cominciando a baciarmi la testa "Hei piccola stai calma.... è tutto finito, non devi più aver paura adesso" mi sussurrò piano mentre continuava a cullarmi tra le sue forti braccia.   

Non sapevo perché, ma avevo bisogno di sapere che lui era lì, che era li per me in quel momento, e non mi importava di Garrison, volevo solo che lui rimanesse con me, perché lui e solo lui era l'unico in grado di placare i miei timori. Riempi i miei polmoni del suo one million, mentre i battiti del mio cuore stavano ritornando regolari. 

Intanto anche Marine si era avvicinata e aveva iniziato ad accarezzarmi i capelli per rassicurarmi, ma neanche quello funzionava come il tocco di Harry per tranquillizzarmi. Io mi sentivo protetta solo tra le sue braccia e in quelle di nessun altro.

"Harry è un pò scossa, credo che sia il caso che tu la riaccompagni a casa" propose Louis. 

"Si d'accordo, ho la range rover parcheggiata di fronte, prendimela Louis" disse all'amico prendendo dalla tasca le chiavi dell'auto e lanciandogliele, sempre tenendomi tra le sue braccia.

Mi era mancato così tanto in quel tempo che non ci eravamo visti, e ne stavo approfittando perché Harry non era quasi mai dolce con me, soprattutto nell'ultimo periodo. Non mi ero mai trovata in una situazione del genere, ed evidentemente la preoccupazione doveva aver preso il sopravvento in lui spingendolo a diventare così premuroso.   

Quando mi allontanai da lui, Harry prese il mio viso tra le sue grandi mani e asciugò con i pollici delle gocce salate che ancora mi rigavano le guance e mi diede un dolce bacio a fior di labbra "Qualsiasi cosa succederà, nonostante tutto, io ti proteggerò sempre..."

 

 

 

Marine

"Tu... stai bene?" mi chiese Zayn in tono un po' preoccupato

"Si, tranquillo. Puoi benissimo ritornare alla festa se vuoi, non sei obbligato a stare qui" dissi abbassando lo sguardo sulle mie scarpe che improvvisamente erano diventate particolarmente interessanti. Quando si trattava di Zayn, evitavo sempre il contatto diretto con i suoi occhi, o mi sarei messa a piangere se l'avessi fatto e non volevo mostrarmi così debole davanti agli occhi di una persona che mi aveva così delusa, e poi in quel momento ero solo preoccupata per Chanel.

"Sei sicura di star bene?" mi domandò ancora il moro spostandomi una ciocca di capelli biondi davanti agli occhi.

"Zayn ti prego smettila!"dissi scostandogli la mano "Non te ne mai importato davvero di come stessi, cos'è questo improvviso interesse?!" gli domandai, ma lui semplicemente non rispose e abbassò lo sguardo colpevole perché sapeva bene tutto quello che avevo passato per causa sua.

Ritornai a quel giorno di 5 mesi prima, quando l'avevo trovato a letto con una di cui probabilmente neanche ricordava il nome. Quello era stato in assoluto il giorno più brutto della mia vita e pur non volendo ricordarlo, le scena mi si ripetevano continuamente davanti agli occhi senza che potessi fare niente per impedirlo. La festa di Katryn, la scoperta, lui su di lei che gridava il suo nome, quel nome che solo io avrei dovuto pronunciare in quella situazione e poi la depressione a cui mi aveva portato tutto ciò. Zayn era stato il periodo più devastante della mia esistenza, e allo stesso tempo, il periodo più bello di tutta la mia vita. 

Però non si poteva tornare indietro, un vaso rotto anche se aggiustato con la colla, non ritornava allo splendore iniziale, quindi dovevo farmene una ragione: Zayn non avrebbe fatto più parte della mia vita. Dopo che Chanel ed Harry mi accompagnarono a casa, salii in camera mia e risposi al messaggio che Ashton mi aveva scritto quel pomeriggio e in cui mi invitava ad uscire il giorno dopo. Poi mi feci una doccia veloce per scrollarmi di dosso tutti i pensieri sul moro , indossai il pigiama e andai a letto.
 

A: Ashton

Certo, con piacere. Ci vediamo domani pomeriggio fuori la stazione centrale  Xx

 

 

 

 

 

 

SPAZIO AUTRICE ^-^

Ragazze/i eccomi ritornataaaaa!!

 

Scusatemi se ho potuto aggiornare solo adesso ma purtroppo ho avuto problemi con il PC, poi gli esami, un casino comunque ecco perchè ho potuto aggiornare solo ora. Cmq ho visto che tante ragazze (almeno una sessantina) la leggono la storia e vorrei sapere se vi piace, se volete che la continui, un piccolo messaggetto anche un mi piace, continua cosi oppure uno smile, non costa tanto fare anche solo due puntini e una parentesi, e vorrei che vi sforzasse davvero di farlo perchè non sapete quanto significherebbe per me. Non so se vi chiedo tanto ma un piccolo incentivo fa sempre piacere, e vedendo che non arrivano recensioni, mi convinco che alla fine questa storia non vi piaccia così tanto, e non vengo incentivata a continuarla. Quindi se vi va mi farebbe piacere che mi facesse sapere. Grazie mille a chiunque si presterà nell'arduo compito di lasciare una piccolissima recensione, un bacio e ci vediamo al prossimo capitolo .) <3 <3  

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


CAPITOLO 9 

CHANEL

Quella mattina la mia voglia di andare a scuola era pari alla voglia di un gatto di fare il bagno. Come se non bastasse avevo dovuto prendere l'autobus perché la macchina di Luke era ancora dal meccanico, e lui sarebbe entrato solo alla seconda ora, visto che si era ritirato dalla festa di william nemmeno 3 ore prima. 

Per quanto riguardava me, volevo solo dimenticare la stupidaggine che avevo fatto andando a quella festa e per fortuna ne mia madre ne mio fratello se ne erano accorti o un mese di punizione, senza telefono ne PC, non me lo avrebbe tolto nessuno. 

Harry una volta accompagnata Marine, mi aveva fatto una bella ramanzina in macchina e anche se forse era stato un po' duro, io ne ero stata davvero felice. Poteva sembrare stupido forse ma questo significava che sotto sotto si preoccupava per me, e che potevo ancora sperare in qualcosa di positivo.

 Quando Louis era andato a chiamarlo, non ci aveva pensato più di due volte, e come un vero cavaliere era corso in mio aiuto. Alla sua vista il mio cuore si era tranquillizzato, e sapevo che sarebbe andato tutto bene in quel momento perché c'era lui. Alla fine Garrison era scappato, ma forse era stato meglio così, perché altrimenti ero sicura che Harry l'avrebbe ucciso,e non volevo che per difendermi finisse nei guai.

 Garrison da quello che Harry mi aveva detto era un ripetente, ma non frequentava mai le lezioni, quindi non avrei avuto il timore di incontrarlo di nuovo a scuola e almeno questo mi fece tirare un sospiro di sollievo. 

Già dovevo costantemente guardarmi le spalle a causa di Justin, un altro maniaco non mi serviva o davvero sarei stata costretta a cambiare scuola. Già per colpa di quell'idiota,avevo dovuto mettere una sciarpa quella mattina, perché il succhiotto che mi aveva fatto non si era ancora tolto del tutto ed ero certa che il trucco non sarebbe durato fino alla fine delle lezioni. 

Harry non si era accorto di niente, e non doveva accorgersene. Se solo per quello che aveva fatto Garrison sarebbe stato capace di spedirlo in ospedale, non osavo immaginare cosa avrebbe fatto a Justin se avesse scoperto che mi aveva fatto quel succhiotto.

Entrai nella scuola e come al solito mi diressi verso il mio armadietto dove trovai Karen e Micheal che stavano cercando di aprire l'armadietto della ragazza.

"Micheal mettici un po' più di olio di gomito" disse Karen sbuffando

"Ci sto provando da un quarto d'ora, ma non si apre" rispose il rosso esasperato

"Certo, hai la forza pari a quella del mio criceto!"

"Ehiii" dissi avvicinandomi e cercando di attirare le loro attenzione

"Chanel per fortuna sei arrivata" disse Karen facendo un sospiro di sollievo "L'armadietto si è bloccato e dentro c'è la relazione di economia che devo consegnare tra..." poi si guardò l'orologio "esattamemte 7 minuti, ti prego aiutami, solo tu conosci il metodo"

Io le sorrisi "Karen tranquilla" feci calma avvicinandomi al suo armadietto "Bastano due schiaffetti..." dissi colpendo l'armadietto un paio di volte "...e un pugno" e a quel punto l'armadietto si aprì da solo.

Karen emise un stridulo di gioia "Finalmente!" disse prendendo subito il foglio che le serviva "Chanel se non esistessi dovrebbero inventarti!" affermò girandosi verso di me.

"Già, non potevi arrivare un quarto d'ora prima!" fece il povero Micheal massaggiandosi le mani ancora doloranti per lo sforzo di poco prima.

"Ma sta zitto che tu non hai fatto niente" disse Karen facendogli la linguaccia

"Chanel vado in classe prima di commettere un cuginicidio" fece guardando la cugina con finta occhiata omicida per poi superarci e salire le scale del secondo piano.

"Tanto lo so che mi ami!" gli urlò da dietro Karen e lui in tutta risposta gli alzò il dito medio.

Karen scosse la testa girandosi di nuovo verso di me "Sono la sua cugina preferita"

Io risi "Certo, quando non lo mandi al manicomio però"

"Ragazze" disse Marine venendoci in contro col fiatone

"Ehi, hai partecipato ad una maratona?!" le domandò Karen in tono sarcastico

"No...sono tornata indietro... perché avevo dimenticato.... la relazione di economia" disse prendendo aria ad intervalli.

"Tu l'avevi dimenticata a casa, a Karen gli si era bloccato l'armadietto, menomale che io non seguo economia allora, o con la mia "fortuna" il motore dell'autobus sarebbe andato in panne!" feci ironica, ma in realtà in quelle parole c'era un fondo di verità.

"Ragazze voi dovete ancora spiegarmi cos'è successo ieri alla festa" affermò Karen curiosa.

A quelle parole Marine mi guardò e io semplicemente abbassai lo sguardo sulle mie superstar. Sinceramente non mi andava nemmeno di ricordarlo, perché era stata una serata penosa e se non fossero intervenuti Louis, Zayn e subito dopo Harry, forse a quest'ora sarei stata nella mia camera a piangere sulla mia verginità perduta, e nel modo peggiore che potesse esistere.

"Karen te lo spiego io mentre arriviamo in classe dai, lo sai... Mr Adam da di matto se arriviamo anche un minuto in ritardo" disse Marine percependo il mio turbamento a quella domanda "Chanel ci vediamo dopo a chimica, va bene?"

Io annuì, ringraziandola mentalmente "D'accordo" gli dissi e poi anche io mi diressi verso la classe dove avrei dovuto seguire storia. M.ss Wright alle prime ore arrivava sempre una decina di minuti più tardi perché ci aveva spiegato che accompagnava i figli della sorella che non portava la macchina all'asilo, ragion per cui me la prendevo con tutta comodità per arrivare al corso, senza ansia e senza stress.

D'un tratto qualcuno alle mie spalle richiamò la mia attenzione "Ehi dolcezza"

Mi girai e non appena vidi Louis che veniva verso di me gli sorrisi "Ciao Louis" lo salutai educatamente

"Come... si insomma come stai?" mi domandò naturalmente riferendosi a quello che era successo la sera prima alla festa.

Trovavo molto dolce da parte sua che si fosse interessato "Abbastanza bene" risposi non volendo che si preoccupasse "E comunque volevo ringraziare sia te che Zayn per l'aiuto di ieri. Davvero, se non ci fosse stati voi, Garrison mi avrebbe sicuramente...." ma non volendo dire l'ultima parola mi bloccai e ripensando alla festa, mi strinsi nelle braccia come a sopprimere quei brutti ricordi.

"Ehi, dai non pensarci" disse cominciando ad accarezzarmi la schiena in segno di conforto "E se fosse successo davvero, ti assicuro che a quest'ora Garrison starebbe volando tra gli angioletti del cielo e non di certo a dormire nel suo fottuto letto della sua fottuta casa. Harry non scherzava quando diceva che l'avrebbe mandato in coma"

Io al nome del riccio abbozzai un mezzo sorriso "Già, Harry"

"Sai è molto possessivo e quando toccano le cose che gli appartengono non ci vede più dalla rabbia, diventa incontrollabile"

"In effetti se devo essere sincera, non pensavo reagisse così" ammisi

"Chanel sei pur sempre la sua ragazza, e normale che ti difenda" spiegò il castano

"Si ma lui non mi tratta mai come se lo fossi, quindi tanta possessività a pro di cosa? Se si fosse degnato di rispondere alle mie chiamate, non mi sarei neanche trovata in quella sit..." ma mi tappai subito la bocca prima di finire la frase. Ad Harry avevo raccontato una bugia e avevo detto che ci ero andata perché Marine voleva vedere Ashton o altrimenti si sarebbe sentito in colpa per ciò che mi era successo e non volevo.

"Vuoi dire che sei andata alla festa solo per vederlo?" mi domandò sorpreso sgranando gli occhi

Io annuì "Louis ti prego, promettimi che non lo dirai ad Harry" lo supplicai con gli occhi languidi "Promettimelo" ripetei

"Chanel sei in assoluto la persona più adorabile che conosca e non smetterò mai di ripetere che quell'idiota del mio migliore amico non ti merita" io abbozzai un mezzo sorriso per il nomignolo che aveva affibbiato al riccio "Comunque tranquilla, il tuo segreto è al sicuro con me"

Io gli sorrisi grata "Grazie Louis"

"Di nulla dolcezza, ci si vede in giro" disse poi facendomi l'occhiolino e entrando nel laboratorio di chimica, probabilmente a seguire la lezione con la Dixon. Era lei che faceva chimica a quelli del quarto, infatti la sentì urlare da fuori non appena Louis fece il suo ingresso. Ora come minimo lo avrebbe interrogato sulla tavola periodica e lo avrebbe mandato in punizione dopo la fine delle lezioni. Era una delle professoresse più severe della scuola e aveva una psicosi per la tavola periodica, nel senso che si sarebbe anche scopata Mendeleev, il suo inventore, se solo fossero vissuti nella stessa epoca.

Non appena entrai in classe, notai subito Kelsie, la ragazza di Zayn, con la camicetta sbottonata che le mostrava il reggiseno di pizzo mentre con limetta si stava limando le unghie, finte come le sue tette. 

Seguiva il corso di storia con me, ma in realtà non sapeva neanche chi fosse Cristoforo Colombo, e quell'unica volta che la professoressa le aveva chiesto il nome di uomo che avesse fatto la storia nel nostro paese, lei aveva risposto Louis Vuitton, che tra l'altro era anche francese.

Quando la superai per prendere posto dietro di lei, il profumo stucchevole che si era spruzzata mi fece starnutire.

"Cos'è Hemmings? Allergica alla classe" mi domandò con i suoi soliti modi altezzosi.

"Se stare con tre quarti di seno da fuori la chiami classe, allora temo proprio di si" le risposi decisa mentre mi sedevo nel banco.

Lei si girò nella mia direzione "E giusto che le cose belle si mettano in mostra, poi c'è chi può, e chi non può" disse puntando lo sguardo all'altezza del mio seno, come a ricalcare che non fosse prosperoso quanto il suo finto.

Io scossi la testa mentre con i denti mi mordevo le labbra cercando di trattenermi dal ridere "Preferisco avere meno seno e più cervello, piuttosto che una quinta e poi non essere in grado di concludere un discorso"

A quel punto la vidi diventare rossa di rabbia ma prima che potesse controbattere, fece il suo ingresso M.ss Wright "Buongiorno ragazzi!" disse poggiando i suoi libri sulla cattedra.

"Non finisce qui Hemmings" la sentì borbottare prima di rigirarsi

"Ieri ho corretto i vostri test e devo dire che sono andati leggermente meglio rispetto ai precedenti, stavolta per lo meno non ho dovuto mettere solo F" disse cacciandoli dalla sua borsa cominciando a distribuirli per i banchi. Non mi aspettavo granché da quel quiz ma speravo quantomeno di essere riuscita a prendere una D.

"Signorina Barton fu George Washington il primo presidente americano non Napoleone Bonaparte"

Poi si avvicinò al mio banco "Signorina Hemmings" mi chiamò mentre io già mi stavo preparando all'esito disastroso del mio test "Volevo farle i complimenti, il suo compito è stato uno dei migliori" disse porgendomi il foglio con su segnato B+. Sgranai gli occhi non appena lo ebbi tra le mani e vidi il voto. Su alcune domande mi ero basata su quello che già sapevo, ma il resto me le ero giocate tutte a testa o croce, e non credevo me la sarei cavata così bene "Grazie mille M.ss Wright" le dissi incurvando le labbra in messo sorriso mentre non riuscivo a staccare gli occhi dal foglio ancora stupita.

"Il signor Hemmings dovrebbe prendere esempio da te, invece di pensare solo a buttare un pallone in un cesto" disse riferendosi a mio fratello e al fatto che pensasse solo al basket.

Una volta distribuiti tutti i compiti, prese un pezzo di gesso e cominciò a scrivere alla lavagna "Okay ragazzi, ora posate i cellulari, le limette per le unghie e qualsiasi altra cosa non abbia a che fare con la mia lezione, voglio vedere solo i libri di storia sui banchi che oggi parliamo delle..." si spostò dalla lavagna per farci vedere cosa aveva scritto "Tredici Colonie britanniche" esclamò con entusiasmo la professoressa.

Storia era la materia più pallosa di tutte a mio parere, era solo guerre, conquiste, nomi importanti e date difficili da ricordare e cosa ci trovasse di divertente M.ss Wright proprio non riuscivo a capirlo, era solo una madornale rottura di scatole. Certo preferivo che parlasse senza tregua piuttosto che fare un altro quiz, perché quelli avrebbero fatto media sulla pagella del prima semestre, e avevo quasi tutte B, tranne qualche C in matematica ed educazione fisica, sulle quali ero negata. il mio pensiero come al solito volò su Harry, chissà cosa stava facendo in quel momento,chissà se magari mi stava pensando...

 

 

 

 

HARRY 

Quando mi svegliai, avevo la testa che mi rimbombava, mi sentivo un autentico schifo. Cosa cavolo ci avesse messo quella Kendall in quel bloody Mary proprio non riuscivo a capirlo e per di più non me l'ero nemmeno portata a letto e dovevo rimediare. 

L'ultimo cosa che mi aspettavo era di ritrovarmi Chanel alla festa di William, ma come cavolo le era saltato in mente?? Solo perché l'amica voleva vedere il fidanzatino stava quasi per essere.... non volevo neanche pensarci o sarei solo dovuto andare a spaccare la faccia di cazzo di Garrison.

 Quando avevo visto le sue luride mani su di lei, non ci aveva visto più, la vista mi si era offuscata e volevo solo ammazzarlo di botte. Avevo dovuto trattenermi quando lo avevo visto puntarle il coltellino alla gola, e alla fine era riuscito a scappare. 

Chanel si era rifugiata tra le mie braccia come un cucciolo impaurito e quando avevo sentito le sue piccole mani stringere il tessuto della mia camicia, non ce l'avevo fatta a lasciarla per inseguire il biondo e questo era l'unico motivo per cui non era ancora finito su un letto d'ospedale. 

L'avevo vista così piccola e fragile tra le mie braccia, che il desiderio di stare con lei e proteggerla, era diventato più forte del desiderio di rompere il culo a quello stronzo.

Era così bella con quel vestitino rosa, i capelli ondulati lasciati sciolti e le guance lievemente rosate che mi ero perfino dimenticato di Kendall al piano di sopra e alla fine l'avevo riaccompagnata a casa insieme a Marine.

 In macchina ad un certo punto, avevo visto una lacrima rigarle il viso ma che lei aveva subito asciugato, così le avevo preso la mano per rassicurarla e l'avevo tenuta stretta nella mia per tutto il tragitto anche quando dopo che era scesa l'amica le avevo detto che non avrebbe dovuto più azzardarsi a mettere piede ad una festa se non con me. 

Avevo chiesto a Louis e Zayn di tenerla d'occhio a scuola, anche se sapevo che Garrison non frequentasse mai le lezioni quindi non c'era da preoccuparsi, ma in tal caso, Louis mi avrebbe chiamato immediatamente.

"Tesoro" mi chiamò mia madre con il suo solito tono dolce entrando nella mia stanza "Come ti senti?"

"Bene, sono solo un po' frastornato" le risposi facendo spallucce

"Per fortuna ieri sera tuo padre non si è accorto di niente. Gli ho detto che stavi studiando e che non volevi essere disturbato, ma se avesse insistito ci saremmo ritrovati entrambi nei guai, soprattutto io per averti coperto. Quando la smetterai di disubbidirgli?" mi domandò poggiando le mani sui fianchi esasperata.

"Mamma era solo una festa, lo sai com'è fatto papà, esagera sempre"

"Mi raccomando, in questi giorni che sarò via comportati bene e non cacciarti in altri guai" mi raccomandò come si faceva ad un bambino di 5 anni, e non ad un ragazzo di quasi 17. 

Sarebbe stata via per un convegno di lavoro a Chicago fino alla prossima settimana, e senza di lei che metteva acqua sul fuoco, sarebbe stato difficile non litigare con mio padre.

"Tranquilla Mà!" la rassicurai facendole l'occhiolino

"Veramente è proprio quando mi dici di stare tranquilla che mi preoccupo di più"

"Non preoccuparti, non farò danni. A che ora hai il volo?" le domandai scompigliandomi i ricci fin troppo in ordine quella mattina.

"Fra un ora esatta, quindi ora devo proprio andare amore"

"Vuoi che ti accompagni all'aeroporto?" le proposi sbadigliando

"No caro non preoccuparti. Ci penserà tuo padre, preferisco che tu stia a riposo, ti vedo un po' pallido oggi sai" disse provando a mettermi le mano in fronte per vedere se avessi l'influenza, ma mi scostai.

"Mamma la smetti di trattarmi come un bambino, ti ho già detto che sto benissimo" sbuffai scocciato.

"Allora io vado, e mi raccomando vedi di non farti arrestare mentre sono via" mi prese in giro salutandomi con un bacio sulla guancia.

"D'accordo" le risposi mentre usciva dalla mia stanza chiudendo la porta alle sue spalle.

Mi sentivo davvero una merda, forse mia madre aveva ragione riguardo all'influenza. Forse avrei fatto meglio a ritornare a letto anche perchè Louis e Zayn erano a scuola e non avevo nessuno con chi cazzeggiare, di studiare non se ne parlava nemmeno, l'unica soluzione era rimettersi a dormire e così feci. Mi rimisi sotto le coperte ma proprio mentre avevo appoggiato la testa sul cuscino, il telefono lampeggiò, segno che mi era arrivato un messaggio.

Lo presi in mano seccato, ma il numero di quello che me l'aveva mandato, non l'avevo salvato in rubrica così lo aprì e lo lessi:

 

A: Harry

Hey ma che fine hai fatto ieri sera? Noi dobbiamo ancora concludere la nostra chiacchierata in camera mia....

 

 

Kendall.

Sicuramente il mio numero glie lo aveva dato quell'idiota di William.

 

 

Da: Harry

Scusami baby ma purtroppo sono dovuto scappare. Quando mi offrirai un altro drink?

 

 

Le scrissi giusto per provocarla e la risposta arrivò subito

 

 

A:Harry

Anche adesso. I miei sono usciti in questo momento, vieni che ti aspetto...

 

 

Quello era esattamente il via che stavo aspettando.

 

 

Da: Harry

Sarò subito lì da te

 

 

Salvai il suo numero in rubrica e poggiai di nuovo il telefono sul comò.

Mi alzai dal letto per avvicinarmi all'armadio, ma nell'istante in cui poggiai i piedi per terra, la stanza cominciò a girare vorticosamente intorno a me. Sentii la testa sbattermi forte e improvvisamente era come se non avessi più il controllo del mio corpo e non riuscissi più a reggermi in piedi. D'un tratto, un dolore lacerante investì tutto il mio corpo e la vista cominciò ad offuscarsi, finché il buio più totale non mi inghiottì completamente....




 

 

 

 

MY LITTLE SPACE ^-^

Bentrovate ragassuole!!!

Eccomi con un altro super capitolo. Lo so di avervi lasciato sul più bello ma insomma un po' di suspence fa sempre bene. Mi è arrivato un piccolo messaggio ma vabbè mi basta per il momento, spero che più persone in futuro potranno dirmi cosa pensano della storia. Magari potreste pensare "Vabbè gliela commenteranno le altre la storia, io non sono tenuta a farla", ma naturalmente non è un obbligo dico solo che sarebbe carino se lo faceste e che mi rendrebbe davvero felice trovare una sola recensione anche di una parola, o ripeto di uno smile, ma vabbè capisco che talvolta accedere all'account e tutto può sembrare scocciante quindi a questo punto non so che dirvi davvero, fate ciò che volete anche perchè non è che posso elemosinarvi a ogni capitolo di lasciarmi un commento (che comunque è inutile) 

Al prossimo capitolo ;) 


 

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


CAPITOLO 10 

CHANEL 

 

"Chanel per caso ricordi l'equazione chimica che rappresenta la reazione tra idrossido di sodio ed acido cloridrico per produrre cloruro di sodio?" mi domandò Marine con ancora il quaderno di chimica in mano

"Marine dopo l'ultima ora a stento ricordo il mio nome" risposi in maniera svogliata.

Non avevo capito granché della lezione di Mr. Cruise quel pomeriggio, niente di nuovo quindi visto e considerato che odiavo chimica e ogni materia avesse a che fare con calcoli e reazioni, infatti non capivo ancora come mi fossi fatta convincere da Marine a frequentare il suo stesso corso per il secondo anno di seguito. Marine invece era il mio opposto: lei odorava tutte le materie scientifiche e il suo grande sogno era quello di seguire le stesse orme di sua madre e di diventare dottoressa.

Stavamo raggiungendo Karen e Micheal per tornarcene a casa insieme visto che Luke come al solito aveva gli allenamenti quel pomeriggio. Quel giorno avevo visto mio fratello solo a pranzo insieme a Calum, ed era strano visto che non faceva altro che girarmi intorno, ma forse era ancora reduce della festa della sera prima, come me d'altronde. Dopo quel "quasi stupro" , non avrei mai più rimesso piede ad una festa in vita mia, a meno che non ci fosse stato Harry con me, l'unica persona con la quale sapevo che non mi sarebbe successo niente.

"Ehi Chanel!" la voce di Zayn mi distolse dai miei pensieri e quando mi voltai nella sua direzione, lo vidi venire verso di noi insieme a Louis

"Ciao" disse poi a Marine quando ci fu più vicino.

"Ehii" lo salutò lei con voce flebile stringendosi il quaderno che aveva tra le mani, al petto.

"Marine" disse Louis salutandola con un cenno del capo "Noi ci siamo già incontrati stamattina dolcezza" disse poi rivolto a me.

"Già e ti sei anche preso una bella ramanzina dalla Dixon" gli ricordai

"Intendi la scoppiata della tavola periodica?" mi domandò aggrottando la fronte

"Proprio lei" annuì ridendo

"Chanel io raggiungo Karen e Micheal all'entrata secondaria, ci vediamo lì d'accordo?" mi chiese Marine ad un certo punto, chiaramente a disagio per la presenza di Zayn.

"Si, tanto arrivo subito" affermai sorridendole

"Allora ciao ragazzi eh" li salutò educata.

Zayn rimase a fissarla finché la bionda non scomparii completamente dalla sua visuale "Lei è l'unica ragazza in tutta la scuola che non fa altro che evitarmi" ammise portandosi una sigaretta alla bocca e accendendola.

"Forse devi solo tagliarti questo ciuffo alla grease" lo prese in giro Louis come suo solito.

"Idiota ti aspetto al parcheggio, datti una mossa o ti lascio qui"

"Devo dire una cosa a Chanel e arrivo subito" gli spiegò

"Ciao bionda, fa la brava" mi salutò il moro facendomi l'occhiolino per poi dileguarsi anche lui.

"E' successo qualcosa ad Harry?" domandai preoccupata a Louis. Ovviamente il mio primo pensiero chi poteva essere?

"No, nulla di che dolcezza. Solo che quella grandissima testa di cazzo ha saltato tutti i test di questo semestre con la professoressa di matematica e quindi ora non ha voto nella sua materia. Visto che è stato sospeso, Mrs Adriens ha deciso di concedergli un altra possibilità e..." poi mise la mano nel suo zaino e cacciò un foglio con sopra degli esercizi "... se risolve queste equazioni esponenziali, passerà nella sua materia. Io però oggi non posso proprio andarci, ho un impegno con mio padre e Harry deve consegnarle entro domani, non è che potresti dargliele tu visto che più o meno abitate vicini?"

"Beh...ecco...." balbettai non sapendo proprio cosa rispondere.

Così su due piedi, quella richiesta mi aveva un po' spiazzata. L'idea di andare da Harry mi metteva un po' in soggezione, certo sarebbe stata anche una buona scusa per rivederlo, ma il dilemma era un altro: a lui avrebbe fatto piacere rivedere me?

"Allora?" mi spronò Louis

Dopo un primo momento di esitazione alla fine gli presi il foglio che aveva tra le mani e gli sorrisi "Se hai degli impegni.... posso anche andarci io, non c'è problema" affermai sicura.

"Grazie Chanel, sei un tesoro. Ci vediamo domani, okay?"

"D'accordo, a domani"dissi sventolando la mano per salutarlo poi voltò le spalle e fece per andarsene.

"Ah" disse girandosi di nuovo nella mia direzione e cominciando a camminare all'indietro "e se quell'idiota si comporta male, dimmelo che ci penso io" face ammiccando

A quelle parole non potei fare a meno di abbozzare un sorriso "Non preoccuparti" lo tranquillizzai prima che girasse l'angolo definitivamente.

Puntai lo sguardo sul foglio e sospirai: infondo dovevo solo darglielo e andarmene, cosa poteva succedere di male?

Senza altri indugi, misi il foglio nella borsa e mi diressi verso l'uscita secondaria dove mi stavano aspettando Marine e gli altri, e non appena li raggiunsi ci avviammo verso casa.

"Allora, cosa ti ha detto Louis?" mi domandò Marine.

"Mi... ha chiesto di portare i compiti a Harry"

"Perché lui era troppo impegnato e scoparsi qualche tipa?" domandò Karen sprezzante.

"Ha detto di avere un impegno col padre" spiegai facendo spallucce.

"E non poteva andarci Elvis Presley, o anche lui aveva un impegno con il 'padre' ?" domandò riferendosi a Zayn. Lei non si limitava solo ad odiare Harry, odiava anche il suo gruppo di amici.

"Per chiederlo a me significa che evidentemente anche lui aveva da fare"

"Certo come no" disse roteando gli occhi.

"Karen ti ricordo che se non fosse stato per loro due, non so che fine avrei fatto ieri sera"

"Perché, cos'è successo ieri sera?" domandò Micheal che era all'oscuro di tutto.

"Nulla Micheal, e che.... " Karen balbettò guardando me e Marine come per dirci di aiutarla con una scusa.

"Al ritorno non avevamo un passaggio e se non si fossero offerti loro, non sappiamo che fine avremmo fatto" si affrettò a dire Marine puntando gli occhi prima sulla mora e poi su di me, sperando che funzionasse.

"Potevate anche chiamare me" affermò il rosso. Ci aveva creduto per fortuna.

Di quello che era successo, oltre a Karen, non doveva sapere più niente nessuno, perché io stessa volevo solo dimenticare quanto accaduto.

"Oggi esco con Ashton" disse Marine cercando di cambiare argomento.

"Davvero?!" le domandai con gli angoli della bocca che arrivavano alle punte delle orecchie.

"Finalmente ti sei decisa!" affermò Karen anche lei entusiasta

"Non sapevo ti piacesse Ashton" disse Micheal che come al solito non sapeva di cosa stavamo parlando, si rincoglioniva per stare dietro ai nostri discorsi.

"Se, domani cugino. Comunque quando te l'ha chiesto?"

"Dove vi incontrate?" chiesi curiosa

"E cosa ti metti soprattutto?" domandò ancora Karen. Eravamo partite a raffica con le domande e volevamo sapere tutto nei minimi dettagli.

"Ehi calma, calma!" disse Marine ridendo

"Dai non tenerci sulle spine, spara" fece Karen impaziente.

"Me l'ha chiesto ieri. Non ve ne ho parlato prima perché non ero convinta di volerci uscire, ma alla fine mi sono decisa e ho accettato" disse facendo spallucce.

A quelle parole l'abbracciai fino a quasi stritolarla "Sono così felice per te Marine"

Da quando si era lasciata con Zayn, non era più voluta uscire con nessuno e il fatto che avesse accettato l'appuntamento con Ashton, significava che per lei doveva essere speciale.

"E poi Ashton è molto carino" disse Karen ammiccando

"Quando troverai anche tu un ragazzo così la smetterai di rompermi le scatole?!" gli domandò Micheal che aveva seguito tutto quello che avevamo detto.

"Io non la smetterò mai di romperti le scatole, anche quando avrò un ragazzo"

"E a proposito di ragazzo, quando ti deciderai di dare una chance a Calum non sarà mai troppo tardi" dissi lanciando una frecciatina alla mora

"Per favore risparmiami la predica su quel donnaiolo. Andiamo, lo hai visto oggi a pranzo, non ha fatto altro che parlare di quella Britney e del suo 'mappamondo' come lo chiama lui"

"Non è che sei solo gelosa?" domandò Micheal guardandola di sottecchi.

"Figurati, io gelosa di lui!?"

"Intanto io però non ricordavo nemmeno che la ragazza di cui stava parlando si chiamasse Britney " feci mettendo le braccia conserte

"Nemmeno io" affermò Marine

"Avete la memoria corta allora"

"Oppure tu sei gelosa" disse Micheal provocandola

"Micheal la pianti" fece diventando rossa per l'imbarazzo. A Calum, Karen piaceva non poco, e sapevo che sotto neanche lei gli era del tutto indifferente, anche se era abbastanza brava a non darlo a vedere.

Quando superammo anche il semaforo alla 21th Avenue mi fermai "Ragazze io per andare da Harry scendo qui, o altrimenti allungo troppo. Ci vediamo domani a scuola"

"Sei sicura di non volere compagnia?" mi domandò Marine

"Certo tranquilla" la rassicurai

"A domani dolcezza" mi salutò Micheal

"E se fa lo stronzo chiamami che vengo a riempirlo di calci" disse Karen in tono scherzoso, ma sapevo che ne sarebbe stata capace.

Dopo aver salutato i miei amici, scesi per Jefferson Street e da lì ci volevano giusto 5 minuti. Sentivo già l'ansia crescere man mano che mi avvicinavo alla casa, ma l'ultima volta che ci avevo messo piede risaliva a prima dell'estate. Inizialmente passavamo molto tempo a casa sua, mi aveva perfino fatto conoscere i suoi genitori, poi però lui non mi aveva più invitata e alla fine neanche io avevo insistito più di tanto, anche perché poi non volevo sembrare invadente. Anne oltre ad essere una donna bellissima, era anche una persona molto dolce, mi aveva sempre trattato come una di famiglia, mentre il padre l'avevo visto poche volte e non ci aveva scambiato più di un saluto, ma Harry mi aveva sempre detto che era un uomo severo.

Quando arrivai fuori casa di Harry, il cuore aumentò i battiti al solo pensiero che da lì a poco lo avrei rivisto. Certo non lo vedevo solo dalla sera prima, ma io non mi stancavo mai di lui, avevo sempre bisogno di rivederlo, di rivedere il suo sorriso che faceva sorridere anche me e di immergermi nei suoi occhi verdi, più profondi del mare blu. Mi feci coraggio e attraversai l'enorme spazio di giardino che c'era davanti alla casa dopodiché con il cuore che stava per esplodermi dal petto, bussai al campanello.

Certo chiamarla casa era riduttivo, perché quella era una vera e propria villa. Dentro aveva una moltitudine di stanze, e oltre al giardino esterno, ne aveva un altro alle spalle dove c'erano anche la piscina e l'idromassaggio, per non parlare del garage sotterraneo dove Harry aveva tutte le sue "bambine" come la chiamava lui. Il padre aveva una concessionaria di auto sportive mentre la madre lavorava come procuratore distrettuale, perciò tanto sfarzo non mi meravigliava, potevamo permettersi quello che volevano. Era già da alcuni minuti che avevo bussato ma nessuno mi aveva ancora aperto e dentro non si sentivano rumori né di passi, né di altro.

Forse Harry non era in casa.

Provai a bussare il campanello una seconda volta, ma proprio in quell'istante, una bellissima Mercedes bianca parcheggiò davanti al garage box. Quella macchina doveva appartenere al padre di Harry, anche perché lui odiava le macchine bianche, infatti quando vidi l'uomo sulla quarantina scendere dall'auto e avvicinarsi, andai in fottuto panico.

Aspettai che mi vedesse prima di parlare "S...salve signor Styles"lo salutai educatamente

Lui mi squadrò da capo a piedi "E tu chi saresti?"

"S..sono Chanel, non so se si ricorda, ma ci siamo già visti qualche tempo fà" provai a ricordargli

"Ah si, certo, sei l'amica di mio figlio. Harry non ti ha detto che è in punizione e che adesso non può vedere nessuno?" mi domandò in tono rigido.

In quel momento volevo morire "S..si, si, certo che me l'ha detto" sembravo una rincoglionita "Sono... sono solo venuta a portargli i compiti, poi vado via. Ho provato a bussare prima che arrivasse lei, ma non mi ha aperto nessuno" gli spiegai un po' impacciata, ma era difficile parlare con addosso il suo sguardo inquisitorio.

Lui a quel punto prese una chiave dal mazzo che aveva in mano e la infilò nel buco della serratura, aprendo la porta ed entrando. Io lo seguii imbarazzata, sembravo una completa tonta, e mi trovavo in difficoltà perché quelle poche volte che l'avevo visto con me c'erano Anne o Harry, invece adesso c'eravamo solo noi due e non sapevo come comportarmi.

Non appena entrai, mi guardai intorno e feci mente locale di quel posto. Non era cambiato molto dall'ultima volta che ci ero stata, a parte il tappeto persiano con cui si apriva l'ingresso. La casa si divideva con a destra la cucina e a sinistra il soggiorno, mentre al centro c'erano le scale di marmo che portavano al piano superiore ed è proprio lì davanti che mi fermai.

Rimasi li impalata, a fissare il padre di Harry che stava cercando non so che cosa nella scrivania in soggiorno, probabilmente cose di lavoro, poi dal taschino lo vidi cacciare una penna, scrisse qualcosa su un foglio e mise tutto in una cartellina nera. Sussultai quando alzò nuovamente lo sguardo verso di me e si avvicinò "Harry è al piano di sopra" mi informò col suo tono fermo prima di superarmi e uscire di nuovo dalla porta d'ingresso.

"Arriverd..." ma non finì di dirlo perché fui interrotta dal rumore della porta che sbatteva.

Che uomo dispotico, non mi meravigliava che Harry non andasse d'accordo con lui e ci litigasse continuamente. Non era una persona molto loquace e quei pochi minuti che ci aveva parlato mi era sembrato perfino infastidito. Anne era il suo opposto e non capivo proprio come avesse fato a sposare un uomo così insopportabile.

Scossi dalla testa quei pensieri e salii al piano di sopra, diretta verso la camera di Harry. Per fortuna mi ricordavo ancora quale fosse, così mi avvicinai e picchiettai la mano sulla porta un paio di volte.

"Harry" lo chiamai "Sei qui? Posso entrare?" domandai ma non ricevendo alcun risposta abbassai piano il manico della porta ed entrai. Il mio cuore perse un battito quando vidi Harry disteso per terra privo di sensi.

"Oh mio Dio, Harry!!"

 

 

 

SPAZIETTO AUTRICE 

Ehilà girls, come vi va la vita? Spero bene, mi fa parecchio piacere che più persone si sono prestate a darmi la loro opinione e spero col tempo possano aumentare perchè vi ripeto per noi autori e sempre bello leggere le vostre opinioni sulla storia, positive o negative che siano. Spero tanto che anche quest'altro capitolo vi sia piaciuto e ci vediamo al prossimo chappy, un bacio bellissime <3 <3   

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


CAPITOLO 11

Chanel 

"Oh mio Dio, Harry!!" lo chiamai allarmata precipitandomi immediatamente accanto a lui, mentre paura e preoccupazione cominciarono a prender il sopravvento.

"Oddio" sussurrai tra me e me completamente in panico, prendendogli il viso tra le mani e spostandogli i capelli davanti agli occhi.

Era più pallido di un lenzuolo e aveva la fronte bollente. In testa cominciarono a vorticarmi un milione di pensieri mentre l'agitazione dentro di me cresceva ogni secondo di più.

Senza perdere altro tempo, gli sollevai il busto e gli misi un braccio intorno alle mie spalle cercando di alzarlo per stenderlo sul letto, ma l'impresa si rilevò tutt'altro che facile. Anche se Harry a prima vista non sembrava così pesante, in realtà lo era eccome, ma per fortuna il letto si trovava proprio accanto a noi e dopo vari sforzi riuscii a farlo sdraiare.

Gli sistemai meglio la testa sul cuscino e lo posizionai sotto il morbido piumone per farlo stare al caldo.

Quando vidi che cominciò a sudare freddo e ad ansimare sbiancai, dovevo assolutamente cercare di abbassargli la temperatura.

Con il cuore alla gola corsi in bagno e aprii il rubinetto facendo scorrere l'acqua fredda sulla prima asciugamano che mi capitò davanti, la strizzai con le mani tremanti e veloce ritornai nella stanza di Harry.

Con il panno freddo cominciai a tamponargli delicatamente il viso imperlato di sudore e infine glie lo appoggiai sulla fronte ancora calda.

Avevo fatto quello che faceva mia madre quando anche a me saliva la febbre alta, e speravo proprio che funzionasse. Mi tolsi la sciarpa che fino a quel momento avevo tenuto al collo, ma stavo cominciando anche io a sudare per aver fatto tutto troppo velocemente.

A quel punto presi la sedia della scrivania e mi sedetti accanto al letto, in attesa di una sua parola o anche di un suo gesto che mi facesse capire che stesse bene, perché in quel momento era l'unica rassicurazione di cui avessi bisogno: sapere che lui stesse bene.

Cominciai ad osservare i suoi lineamenti perfetti e anche in quella situazione non potei fare a meno di pensare a quanto fosse dannatamente bello con quei ricci scompigliati che gli incorniciavano il viso.

Era sempre così sicuro di sé, combattivo, caparbio che a vederlo così indifeso quasi non sembrava lui, aveva l'aria innocente come quella di un bambino.

D'un tratto il cellulare di Harry che era sul comò cominciò a squillare. Pensai fosse la madre o uno dei suoi amici, ma quando gettai uno sguardo sullo schermo illuminato lessi il nome di una certa Kendall.

Ovviamente non risposi e aspettai che finisse di suonare.

Ormai non mi sorprendevo più di tanto, per me non era una novità che frequentasse altre ragazze, ma anche se razionalmente riuscivo ad accettarlo, per me rimaneva ugualmente doloroso ed era dura fare finta di niente. Credevo che prima o poi mi ci sarei abituata, e invece no: non mi abituavo mai e ogni volta era sempre una pugnalata al cuore immaginarlo con qualcun altra.

Mi chiedevo quanto ancora avrei resistito prima di arrivare ad un punto di rottura definitivo, ma chi volevo prendere in giro? Io, Harry l'avrei aspettato anche tutta la vita se fosse stato necessario, pur non avendo la certezza che un giorno avrebbe compreso i miei sentimenti.

Una volta Luke mi aveva detto che aspettare in spagnolo si diceva "esperar" e infondo aspettare significava anche sperare, giusto? Sperare che prima o poi Harry si sarebbe reso conto che per tutto questo tempo non avevo fatto altro che amarlo con tutta me stessa senza mai stancarmi.

Quando dopo un po' riprese a respirare regolarmente, tirai un sospiro di sollievo.

Harry stava bene.

Stava bene.

E in quel momento non mi serviva altra ragione per sorridere come una completa stupida.

Ad un certo punto lo vidi strizzare gli occhi e aprirli lentamente, per poi girarsi verso di me "Chanel..." mi chiamò con la sua voce roca una volta messa a fuoco la mia immagine.

"Harry..." sussurrai e prima che potessi accorgermene, un paio di gocce salate mi stavano cadendo dagli occhi, forse per la gioia di vedere che si era ripreso "Come ti senti?" gli domandai asciugandomi le lacrime.

"Ho..." deglutii "Ho la gola secca" disse con voce flebile.

Sniffai col naso "Vado a prenderti subito dell'acqua" feci alzandomi dalla sedia e dirigendomi subito al piano di sotto per prendergli quello di cui aveva bisogno. Quando risalii con il bicchiere d'acqua, aveva le palpebre socchiuse e il viso piegato in un espressione rilassata. Una volta uditi i miei passi, si tolse il panno bagnato dalla fronte e alzò il busto in modo da poter bere.

"E' molto fredda, bevi piano" gli dissi dolcemente e a quel punto gli avvicinai il bicchiere d'acqua alle labbra che lui bevve a piccoli sorsi. Quando non ne volle più, posai il bicchiere sul comodino e mi appoggiai all'estremità del letto vicino a lui.

Harry che non si era ancora disteso, come preso da un improvviso giramento di testa collassò con la testa tra l'incavo del mio collo e l'inizio del seno, cogliendomi alla sprovvista. Arrossii lievemente a quel contatto, sentivo il suo respiro solleticarmi la pelle e istintivamente strinsi il suo viso tra le mie braccia, immergendo le mie mani tra i suoi folti ricci "Vuoi... vuoi che ti prepari qualcosa di caldo o..oppure hai bisogno di un'altra coperta?" gli domandai un po' in imbarazzo per quella situazione.

"Ho solo bisogno che tu resti qui" sussurrò con voce flebile in quella che sembrava quasi una supplica. 

Il mio cuore cominciò a battere veloce nel petto e a quelle parole non potei fare a meno di sorridere

"Tranquillo" mormorai accarezzandogli i capelli "Ora però devi riposarti Harry, hai ancora la febbre alta" dissi alzandomi dal letto per sistemarlo meglio sotto le coperte "Io starò qui con te, non preoccuparti..."

 

 

 

 

Marine

Cavoli, ero in ritardo all'appuntamento!

Karen mi aveva fatto perder tempo per chattare con lei su Skype, ma voleva per forza che indossassi un pantaloncino corto invece degli skinny, ma con quel freddo era impensabile e ora per colpa sua stavo correndo all'impazzata per le strade di Phoenix.

Quando arrivai fuori la stazione centrale, Ashton era già lì e quando mi vide mi fece cenno con la mano.

"Scusa... il ritardo" gli dissi col fiatone avvicinandomi

"Tranquilla, anche io sono appena arrivato" ammise facendo spallucce

"E poi si dice di noi donne che non siamo mai puntali" commentai sarcastica legandomi i capelli in uno chignon piuttosto disordinato, ma la corsetta di poco prima mi aveva fatta sudare.

"Si, ma noi siamo bravi in altre cose" disse facendomi un occhiolino che aveva un non so che di malizioso.

Io rotei gli occhi divertita "Certo, come no"

"Guarda che intendo guidare, cos'hai capito tu?" mi chiese scherzosamente

Lo guardai un po' rossa "No che non intendevi guidare" dissi imbarazzata

"Ah Marine Victoria Stewart, sei solo una piccola maliziosa" mi prese in giro

"Come conosci il mio secondo nome?" gli domandai sorpresa

"L'ho letto sull'annuario dell'anno scorso. Stavo cercando la foto di Calum pelato e invece mi sono ritrovata davanti la tua con le trecce"

Io risi ripensando a quella foto "Non ricordarmelo ti prego, sembravo Candy Candy con quei capelli, mi mancava solo il vestito da campagnola"

"Ehi, io da piccolo la guardavo candy candy" affermò in tono scherzoso

" Ah ecco, adesso si spiegano molte cose" feci anch'io scherzando a mia volta e facendolo ridere "Comunque dove stiamo andando di bello" gli domandai visto che io mi stavo solo limitando a seguirlo.

"Al Sea Life Aquarium. Ci sei mai stata?" mi domandò.

"Si, una volta ci andai con i miei genitori" ammisi mettendo le mani nelle tasche dei jeans "Ma ero piccola all'epoca, ormai non ricordo neanche più com'è fatto"

"Mio zio lavora lì e mi ha dato un paio di biglietti gratis, così ho pensato..." lui che fino a quel momento aveva tenuto lo sguardo fisso su di me, abbassò gli occhi arrossendo lievemente "....ecco sì insomma, di venirci con te, sempre se non vuoi andare da qualche altra parte" disse un pò impacciato

Io a quel suo buffo modo di fare abbozzai un mezzo sorriso "Tranquillo, l'acquario è okay" lo rassicurai.

Mi faceva ridere e adoravo quel suo lato un po' timido. C'era feeling tra di noi ed era da tanto che non mi sentivo così con un ragazzo, eppure nonostante questo, era dalla sera prima che non facevo altro che pensare a Zayn e a quello che era successo tra di noi alla festa. Quando avevo tentato di avvicinarmi a Chanel e lui mi aveva bloccato tra le sue braccia, non pensavo mi bastasse quel misero contatto per tornare indietro a quando io e lui stavamo insieme. Era vero che le cose belle duravano troppo poco, ma non avrei mai rimpianto quello che eravamo stati , quello che avevamo vissuto insieme, perché Zayn in un modo o nell'altro avrebbe sempre fatto parte del mio cuore, anche se ormai era un capitolo chiuso.

"Siamo arrivati" mi avvertii il brunetto distogliendomi dai miei pensieri quando arrivammo davanti all'imponente edificio azzurro "Ti vedo un po' pensierosa, tutto okay?" mi domandò un po' preoccupato

"Si, si certo ehm... dai su entriamo, voglio vedere gli squali" dissi prendendolo per mano e trascinandolo dentro. All'ingresso c'era un po' di coda, non per niente era una delle più grandi attrazioni turistiche della zona, ma per fortuna dopo poco entrammo. Quel posto era davvero immenso e già prima ancora di entrare si vedevano disegni e pupazzi di pesci dappertutto, c'era perfino un signore travestito da Nemo.

Era cambiato molto dall'ultima volta che ci ero stata con i miei, prima non mi ricordavo nemmeno che ci fosse un negozio di gadget.

Cominciammo a gironzolare per i corridoi a forma di tunnel ed eravamo completamente circondati dalle vasche con pesci di ogni genere e razza, stelle marine e anche tartarughe

"Guarda, questo somiglia a Calum" disse Ashton quando vicino ad un vetro gli si avvicinò un polipo.

"A me sembra più che somigli a te" gli confessai

Lui cominciò ad accarezzarsi il mento con il pollice e l'indice "Mhhh... davvero sono così attraente?"

Io feci finta di pensarci un po' su "In effetti hai ragione, lui è molto più carino" dissi ridendo

"Andiamo a vedere lì che c'è" disse indicandomi una vasca non molto lontana da noi, e solo in quel momento mi accorsi che da quando eravamo entrati, ci stavamo tenendo ancora per mano.

Ci fermammo davanti ad una vetrata con enormi esemplari di piccole balene e altri pesci di cui non ricordavo il nome. Rimanemmo ad osservarli per un po' , circondati dall'immensità del blu, in un atmosfera quasi surreale.

"Le balene sono esseri affascinanti" disse Ashton tenendo gli occhi fissi sulla vetrata "Sai, non respirano sempre, decidono loro quando farlo e il loro canto serve per corteggiare" mi disse ammaliato

"Come fai a sapere queste cose?" gli domandai incuriosita

"A casa ho una balena domestica" fece guardandomi con un espressione seria.

Io alzai un sopracciglio e lo guardai stranita.

Lui a quel punto si mise a ridere "Ehi, sto scherzando" si affrettò a dire "Comunque conosco queste cose perché me l'ha spiegate mio nonno. Prima, quando vivevo in Australia, passavo molto tempo con lui, prendevamo la sua barca e giravamo la costa australiana in lungo e in largo, ed e lì che vedevo le balene, le regine dei mari come le chiamava lui, erano uno spettacolo" mi spiegò completamente rapito dai ricordi

"E... come mai poi ti sei trasferito qui?"

"A causa del lavoro di mio padre" disse facendo spallucce.

"E tuo nonno? Non vai mai a trovarlo?" forse stavo diventando un po' troppo ficcanaso

"Mio nonno è morto" mi disse con un espressione amara sul volto.

A quelle parole sentii il cuore stringersi in una morsa e mi maledii mentalmente "Scusami Ashton, io...io non volevo..." ammisi dispiaciuta

"Ehi tranquilla, non potevi mica saperlo" mi concesse con un sorriso malinconico, ma mi sentii comunque in colpa per avergli risvegliato quei tristi ricordi. Sapevo quanto era brutto perdere una persona a cui si era molto affezionati, perché anch'io avevo perso mia nonna quindi comprendevo benissimo il suo dolore e volevo fargli capire che gli ero vicina.

Quando Intensificai di più la stretta nella sua mano, lui girò il suo sguardo verso di me. Non mi ero mai accorta che i suoi occhi fossero così cristallini prima di allora. D'un tratto il mondo intorno a noi sembrò scomparire, il trambusto delle voci si tramutò in silenzio e in quel momento c'eravamo soltanto io e lui. Il mio cuore si immobilizzò quando Ashton avvicinò le sue labbra alle mie, e chiusi gli occhi nell'attesa che l'impossibile accadesse...

 

 

 

 

PICCOLO SPAZZIETTO *-* 

Ciao ragazze, come va??? Eccomi ritornata con un altro esaltante capitolo di questa storia e spero come al solito vi piaccia. Ho cercato di fare il più presto possibile e come al solito colgo occasione per ringraziare tutti voi, la storia è stata recensita fa alcune ragazze e ne sono davvero felice, quindi davvero GRAZIE MILLE.

Ci vediamo al prossimo chappy, un bacio bellissime <3 <3 

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


CAPITOLO 12
 

CHANEL 

"Chanel ti rendi conto di che ore sono?"mi domandò Luke quando venne ad aprirmi, prima ancora che varcassi la soglia di casa.

"Sono le 9, e allora!?" feci scocciata superandolo e andando in cucina dove la mamma stava lavando i piatti.

Lui mi seguì "Allora? E me lo chiedi pure? Una ragazza sola, per le strade di Phoenix a quest'ora di notte. Dove diavolo sei stata?"

"Ero da Harry" risposi senza troppi giri di parole, versandomi del succo alla pesca in un bicchiere di vetro.

"Certo, come ho fatto a non pensarci prima. E' sempre colpa di quell'idiota, e non sapeva riaccompagnarti o ero troppo impegnato a stare con qualche puttanella?"

"Luke..." lo richiamò la mamma, non gli piaceva che usassimo quel genere di parole davanti a lei.

Io a quel punto lo guardai arrabbiata "Per tua informazione "quell'idiota" ha l'influenza e sono rimasta a prendermi cura di lui fino e adesso, perciò non rompermi le scatole" dissi portandomi il bicchiere alle labbra

"Avresti potuto avvertirmi o quanto meno degnarti di rispondere a una delle mie chiamate" disse mettendo le braccia conserte. La mamma intanto seguiva i nostri discorsi senza battere ciglio, sapeva quanto Luke fosse protettivo nei miei confronti e quel genere di litigate erano all'ordine del giorno.

"Luke avevo il cellulare scarico e non avevo previsto che sarei rimasta fino e sera. Dovevo solo portargli i compiti ma non si è sentito bene e in quelle condizioni di certo non potevo lasciarlo da solo" gli spiegai nella speranza che la smettesse di assillarmi. Odiavo quando il suo senso apprensivo prendeva il sopravvento, su queste cose era anche peggio di mia madre.

"Questa non è una giustificazione" disse in tono stizzito

"Ma insomma la pianti?! Ho 16 anni, perciò smettila di trattarmi come se invece ne avessi 5, non sono più una bambina e tu non sei la mia balia, quindi falla finita" esclamai seccata alzando gli occhi al cielo

"Tesoro infondo non è successo niente di grave" si intromise la mamma rivolta a mio fratello mentre con un panno stava asciugando le stoviglie.

"Vedi, perfino la mamma lo dice, stai facendo un casino inutile!"

"Si, perché sai benissimo che non voglio stia in giro da sola a quest'ora di notte, potrebbe succederti di tutto"

"Sono grande abbastanza da cavarmela da sola Luke, non mi serve che tu mi dica quello che devo fare!" feci uscendo dalla cucina e salendo velocemente le scale per andare in camera mia. Era insopportabile quando faceva così!

"Beh reggiti forte allora, perché finché non andrò al college tu farai esattamente quello che ti dico, che ti piaccia o meno" mi urlò dal piano di sotto e io di tutta risposta sbattei la porta della mia camera. 

Insomma perché doveva trattarmi sempre come una poppante? Sapevo quanto si preoccupasse ma non mi andavo proprio a genio il suo comportamento. Era solo di un paio d'anni più grande di me e invece si comportava come fosse mio padre. Era una tortura per una ragazza avere un fratello maschio iperprotettivo, figuriamoci due, e per fortuna Niall era partito per il college o avrei fatto la stessa fine di Rapunzel rinchiusa nella torre. 

Misi in carica il cellulare e mi buttai sul letto, sfinita per quella giornata. 

Ero stata tutto il pomeriggio a prendermi cura di Harry, gli avevo messo qualche coperta in più addosso e gli avevo preparato un thé caldo, l'unica cosa adatta che avevo trovato nella dispensa. Mi ero davvero spaventata quando entrata in camera sua l'avevo trovato privo di conoscenza. Non sapevo davvero come comportarmi perché non mi ero mai trovata in una situazione del genere, poi per fortuna anche se po' in panico ero riuscita a stenderlo sul letto ed ero rimasta con lui, come mi aveva chiesto, fino all'arrivo del padre la sera. Gli avevo spiegato che Harry aveva un po' d'influenza dopodiché l'avevo lasciato alle sue "amorevoli" cure ed ero ritornata a casa. Ma l'indomani pomeriggio ci sarei andata di nuovo perché il Sig. Styles sarebbe stato a lavoro tutto il giorno e in più lui stesso mi aveva informato che anche Anne era partita per un viaggio di lavoro e sarebbe ritornata solo la settimana prossima, quindi Harry sarebbe rimasto da solo a casa.

Nella borsa avevo ancora quegli esercizi che Harry avrebbe dovuto consegnare l'indomani, ma di certo in quelle condizioni non poteva mettersi a fare matematica.

Aprii la borsa, cacciai il foglio con le equazioni e gli diedi uno sguardo.

Un susseguirsi di lettere e numeri che mi rincoglionivano solo a guardarli.

Era puro arabo per me.

Louis però aveva detto che se le avrebbe risolte, sarebbe passato in matematica quindi in una maniera o nell'altra, sarei dovuta riuscire a fargliele io.

Sul mio libro non c'erano quelle cose perché io ero solo al terzo anno, mentre Harry era al quarto, così mi misi con il computer alla mano e cercai la spiegazione online.

Ci misi circa mezz'ora solo per capire la procedura dei polinomi e quasi due ore per capire le equazioni di secondo grado, non mi ero mai applicata così tanto neanche quando si trattava del compito di matematica, ma dovevo farlo per Harry o avrebbe rischiato di perdere l'anno, visto che non aveva solo matematica arretrato. 

Quando dopo vari scarabocchi finalmente mi venne la prima, mi sentii realizzata come non mai in vita mia: ero riuscita a risolvere un equazione esponenziale senza l'aiuto di nessuno e mi sentivo un fottuto genio.

Ad un tratto sentii il cellulare squillare, e non appena vidi il nome di Marine sullo schermo, lo staccai da sotto carica e lo posai vicino all'orecchio.

"Hey bionda" mi chiamò lei dall'altro capo del telefono

"Hey bionda" le risposi anch'io

"Hey bionde" parlò una terza voce e sapevo benissimo a chi appartenesse

"Ho chiamato anche Karen, così non dovrò ripetere le cose due volte" disse Marine e inizialmente non capii che stesse parlando dell'appuntamento, ma con tutto quello che era successo mi ero completamente dimenticata che quel pomeriggio era uscita con Ashton.

"Questa.... è intelligenza" disse Karen che intanto stava masticando qualcosa

"Ma tu hai sempre la bocca piena?" le domandai ridendo mentre stavo copiando la traccia della seconda equazione.

"Ehi... sono solo... tacos" affermò sempre con la bocca piena

"E quasi mezzanotte e tu mangi i tacos??" le domandò Marine, e sembrava quasi sorpresa, come se non sapesse che quella ragazza aveva uno stomaco di piombo e digeriva di tutto a qualsiasi ora.

"Mai sentito.... parlare .... di spuntino"

"Comunque com'è andato l'appuntamento?" le domandai arrivando al punto della chiamata.

"Meglio di quanto mi aspettassi" disse e in quel momento potei immaginarmela che incurvava un sorriso.

"E dove... siete stati?" le domandò Karen

"Mi ha portato al sea life"

"All'acquario?" le domandai aggrottando la fronte un po' stranita

"Si anche a me all'inizio è sembrato un po' strano ma poi... è stato dolcissimo" ci spiegò lei con area ancora trasognata

"Un primo appuntamento... tra i pesci... cosa c'è.... di più romantico?!" scherzò Karen

Marine non fece caso alle sue parole e continuò a spiegarci "Mi ha parlato un po' di lui, mi ha detto che è nato in Australia e che quando abitava lì aveva il mare a pochi passi da casa"

"Non sapevo fosse australiano" affermò la mora che a quanto pare sembrava avesse finito il suo 'spuntino'.

"Io invece si, me lo disse Luke una volta" confessai.

"Adora il mare e credo che mi abbia portato lì perché quel posto gli ricorda casa. Ad ogni modo, ci siamo fermati davanti ad una vasca di balene e lui beh...." qui prese una piccola pausa, evidentemente imbarazzata "....insomma mi ha baciata" disse tutto d'un fiato e a quelle parole non potei fare a meno di emettere uno stridulo di gioia.

"In fondo al mar, in fondo al mar...." cominciò a canticchiare Karen in un impeto di entusiasmo

"Alla fine mi ha anche comprato una balena orsacchiotto al negozio di souvenir"

"Tenero il piccolo Ash" commentò sarcastica Karen

"Già, proprio a renderti quel bacio indimenticabile" dissi scuotendo la testa 

"Quindi... Zayn è un capitolo chiuso, giusto?" domandò Karen di punto in bianco

"Beh..." la bionda sembrò rifletterci un po' su "suppongo di si" rispose ma nel suo timbro di voce era come se ci fosse qualcosa che non mi convinceva affatto "Piuttosto Chanel, com'è andata da Harry?" mi domandò come per cercare di sviare quel discorso.

"Sono stata tutto il pomeriggio insieme a lui perché non si è sentito bene, e quella mezz'ora che avrei dovuto impiegarci si è trasformata in mezza giornata"

"Come mai, cosa si è sentito?" domandò ancora Marine

"Ha un po' d'influenza, infatti penso che domani ci riandrò, non mi va di lasciarlo da solo a casa"

"Con tutto quello che combina mi sembra strano che non abbia l'AIDS e comunque non smetterò mai di dirlo Chanel: tu sei una santa" affermò Karen

"Vado solo a fargli compagnia per mezza giornata, tutto qui" dissi facendo spallucce

Marine sospirò "Ma infatti non si tratta di quello che fai tu, si tratta di quello che non dovrebbe fare lui"

Non ero per niente in vena di sentire prediche sul comportamento di Harry a quell'ora, anche perché già lo sapevo da me, non avevo bisogno che me lo ricordassero continuamente "Ragazze io sono stanca, vado a letto d'accordo?" 

"Sai che lo diciamo per te vero?" mi chiese Karen

"Certo lo so, non preoccupatevi" le rassicurai cercando di non far trasparire il mio stato d'animo.

"Allora Notte Chanel" mi salutò Marine.

"Ci vediamo domani mattina a scuola" disse invece Karen.

"Buonanotte ragazze" dissi per poi premere il tasto di fine chiamata e concentrarmi di nuovo su quelle benedette equazioni. 

Una volta capito il procedimento, fini di risolverle tutte verso la mezza, l'ultima mi aveva mandato al manicomio, non finiva più. Sembrava quasi impossibile che io fossi riuscita a capire qualcosa che riguardasse la matematica eppure avevo appena completato dieci equazioni esponenziali: certo avevo la testa che rimbombava, ma il mio grado di soddisfazione non aveva mai raggiunto livelli così elevati. 

Era assurdo pensare che quello che facevo per Harry non lo facevo nemmeno per me stessa ed ero certa che quel sentimento prima o poi avrebbe firmato la mia condanna.

Ero così stanca che non appena appoggiai la testa sul cuscino, crollai immediatamente tra le braccia di Morfeo e mi addormentai con l'immagine del riccio a cullare i miei sogni.

 

 

 

SPAZIO AUTRICE *-* 

HOLAAAAAA!!!! Come state girls?! (Un po' inglese, un po' spagnolo, si vede che studio lingue xD)

Eccovi un altro aggiornamento! scusate se magari ci metto un po' ma spero tanto che come al solito vi piaccia questo capitolo. Quindi davvero grazie per tutto perchè siete lettori fantastici e mi date tanta voglia di scrivere. 

Un bacio ragazze, ci vediamo al prossimo chappy <3 <3 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3451096