ti odio, ma ti amo

di lucyette
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** un inquieto incontro ***
Capitolo 2: *** un sabato tranquillo (si fa per dire) ***
Capitolo 3: *** un incotro irritante ***
Capitolo 4: *** un giorno diverso dagli altri ***
Capitolo 5: *** un risveglio al quanto strano ***
Capitolo 6: *** il mio segreto ***
Capitolo 7: *** i ladri gentili ***
Capitolo 8: *** un pomeriggio troppo felice ***
Capitolo 9: *** ho capito di amarti ***
Capitolo 10: *** nuove scoperte ***
Capitolo 11: *** Penny!! ***
Capitolo 12: *** un eterna attesa ***
Capitolo 13: *** Rivederlo ***
Capitolo 14: *** una romantica serata ***
Capitolo 15: *** il segreto di Andrea ***
Capitolo 16: *** Ti voglio bene ***
Capitolo 17: *** Disperazione ***



Capitolo 1
*** un inquieto incontro ***


questa storia parla di Cinzia, una ragazza,di 17 anni, di alto stato sociale, magra, con i capelli e gli occhi scuri, molto carina che odia tutti i maschi a cominciare dal suo stesso fratello, e un pò anche suo padre, ma presto incontrerà un ragazzo, che le farà cambiare idea, e che importa, se è un ladro gentile?

************************

Sono sempre stata una ragazza per bene, non ho mai bevuto, non mi sono mai drogata, sono sempre stata una ragazza ubbidiente, ho sempre avuto buoni voti, le insegnanti mi hanno sempre premiato per il mio comportamento corretto, allora mi chiedo perché mi trovo in una lurida stanza di un motel, mezza nuda, completamente ubriaca, e davanti ad un ragazzo che nemmeno conosco?, io che il genere maschile lo sempre odiato, per me i maschi erano tutti dei porci alla ricerca, solo del piacere carnale, ma sono in questa situazione solo per uno di loro…


Tutto è cominciato quattro mesi fa, stavo studiando nella mia camera, quando ho sentito un rumore sotto alla finestra, mi sono avvicinata, -un ladro!!- ho pensato, quindi ho preso una scopa è mi sono affacciata, davanti al mio viso è spuntato un ragazzo, castano chiaro, con gli occhi verdi, molto affascinante che mi guardava fisso, con uno sguardo da chi è stato scoperto, stavo per gridare, troppo all’improvviso per restare impassibile, quando lui mi tappa la bocca ed entra

-ti prego non gridare!! Ce la polizia, se tu gridi mi scoprono-

Pian piano mi tolse la mano dalla bocca, nel frattempo mi ero calmata

-chi sei? Vattene subito dalla mia casa, da me non avrai niente!- dissi sicura
-non hai capito che ce la polizia?- mi chiese
-certo! Quindi se non te ne vai la chiamo io- continuai con la mia aria sicura

Presi il telefonino che stava alla scrivania, ma lui mi fermò bloccandomi la mano

-non te lo permetterò- disse tenendomi ferma
-lasciami!!- gridai cercando di liberarmi dalla sua morsa
-ma cosa non hai capito di non gridare?- domandò rimettendomi la mano sulla bocca

Io mi tolsi quella mano dalla bocca

-lasciami!!- ridissi adesso più calma
-solo se stai buona- ribatte lui
-lasciami ho detto!- non mollavo io
-sei proprio un bellissimo gattino, sai?, se solo non affilassi quelle unghie- disse con un sorrisino divertito
-ho detto lasciami stare!!- ribattei
-va bene hai vinto!, ma non gridare- dichiarò lasciando la presa
-mi hai fatta male lo sai?- lo riproverai
-scusami, ma tu non mi hai dato altra scelta- disse sicuro lui
-cosa vuoi? Non ti lascerò prendere niente- lo minaccia
-sta tranquilla non prenderò niente, mi sto solo nascondendo, appena la polizia se ne andrà non mi rivedrai mai più- disse con un sorriso
-è una promessa?- chiesi sarcastica
-sei proprio un gattino felino lo sai?- disse lui ancora con quel sorrisino che mi mandava in bestia
-io non sono un gattino, mettitelo bene in testa- dissi agressiva
-senti gattina, vado in bagno- disse senza starmi a guardare
-ah questo lo prendo io!- continuò prendendo e scuotendo il mio cellulare

Ero rimasta in stanza, ma per qualche strano motivo non avvertì la polizia, ero troppo infuriata, nessuno mi poteva chiamare gattino, specialmente un essere inferiore come un ragazzo,

-ma come si permette!! Entra in camera mia, e per giunta mi chiama gattino, come se ci conoscessimo da una vita!! Grrrr non sopporto i maschi!! Ringrazio dio per avermi fatta donna grrrr-  

Continuavo a pensare, mentre facevo avanti e indietro, nella mia stanza, all’improvviso cominciai a sentire un fruscio, dal bagno, continuando ad ascoltare con più attenzione, mi accorsi che era la doccia

-non ci posso credere sta facendo la doccia!!- dissi uscendo dalla camera e cominciando a battere alla porta del bagno
-EHI TU, MA COSA DIAVOLO FAI?- gridai
-ma non ti avevo detto di non urlare?- chiese lui aprendo la porta del bagno con solo una tovaglia alla vita
-senti tu! Ma chi diavolo sei, e che cavolo stai facendo- dissi guardandolo negli occhi, non avevo il coraggio di guardarlo oltre, ero troppo in imbarazzo
-aspetta un attimo- mi disse lui sbattendomi la porta in faccia
-che sfacciato, ma come possono esistere persone così sgarbate- pensavo
-eccomi- disse uscendo, dal bagno
-mi dici perché urli così tanto?- mi chiese come se nulla fosse
-ma ti rendi conto, che stai facendo una doccia in una casa sconosciuta
-si scusami hai ragione, ma ero troppo sudato, e non sopporto di esserlo- disse ancora come niente

In quel momento lo notai, aveva indossato, la maglia rossa, ed i jeans di mio fratello

-hai presto gli abiti di mio fratello?- chiesi incredula
-ah si! Te li riporto al più presto- disse spostandosi in camera mia

In quel momento avevo voglia di strozzarlo, non riuscivo a digerire, gli sbruffoni come lui, quindi lo seguì, non mi fidavo affatto

-la polizia se ne è andata, quindi vado anche io- disse affacciandosi alla finestra
-addio!- dissi acida
-ciao gattino, se mi vuoi chiamare questo è il mio numero- disse scrivendo qualcosa in un foglio
-non ne avrò bisogno- dissi sicura
-allora addio gattino- finì baciandomi la guancia, e uscendo dalla finestra, come era entrato

Ero davvero arrabbiata, anzi furiosa, nessun ragazzo era mai riuscito a mandarmi in bestia come aveva fatto in pochi minuti lui, ma poi rimasi, ero stata una cretina, non solo avevo fatto entrare un ladro, perché un ladro era, ma non avevo chiamato nemmeno la polizia, ma adesso non volevo neanche chiamarla, non avevo intenzione di mettermi nei guai, tanto ero sicura di non rivederlo più

spero che abbiate gradito questa nuova ff. forse la troverete, un pò surreale, però spero di potervi almeno un pò di incuriosirvi, chiedo scusa ai maschi, non ho niente contro di loro, ma potrebberospero volare parole forti contro questo sesso!! be finisco qua, spero vi piaccia!!!

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Capitolo 2
*** un sabato tranquillo (si fa per dire) ***


Il giorno dopo, mi svegliai felice, infatti era sabato, e per completare l’opera, un flebile raggio di sole, mi svegliò, questo era il segno che ci sarebbe stata una bellissima giornata, nonostante fosse febbraio, E cosa importante, mi ero completamente dimenticata, dell’incontro dell’altra sera.
Come ogni giorno, mi alzai, mi lavai, e misi la divisa, della scuola superiore Giovanni Verga, una scuola privata, frequentata solo da ragazzi ricchi, poi scesi le scale, e mi diressi in cucina, dove già, mi attendevano, le mie fette biscottate, con la marmellata, preparati da Vanda la mia colf, e anche la mia bambinaia, se posso reputarla così, sopra al tavolo c’era come ogni giorno il solito bigliettino dei miei “buongiorno cara, noi siamo dovuti uscire presto per il lavoro, tu fa la brava, ci vediamo questa sera, bacioni"  ogni giorno il solito biglietto

-buongiorno Vanda- salutai, senza nemmeno guardare quel pezzo di carta
-buongiorno signorina- mi rispose
-è già sceso Tommaso?- chiesi con indifferenza
-no, suo fratello sta ancora dormendo, ieri sera è tornato tardi- mi rispose Vanda
-se la sarà spassata, con una bella ragazza, che adesso starà piangendo- pensai ad alta voce
-signorina, non dovrebbe essere così severa con i maschi- mi disse
-lo sai che, per me i maschi sono solo degli animali- dissi andando verso la porta
-ciao Vanda, ci vediamo più tardi- la salutai uscendo

Davanti alla porta mia spettava già, sopra il suo motorino, la mia migliore amica, Sandra, anche io avevo un motorino, ma non lo prendevo mai, non mi piaceva guidalo, per questo usavamo sempre il suo

-giorno Cinzia- mi salutò con aria malinconica
-giorno Sandra, ma cosa ti è successo- chiesi
-il mio ragazzo mi ha lasciato…. di nuovo- disse
-oh Sandra, ma quante volte te lo detto di non fidarti dei ragazzi- gli dissi sicura
-cosa è successo?- chiesi, ma la risposta la sapevo già, perché era sempre la stessa
-è inutile che te lo dica, come sempre ci ha provato con me, e quando mi sono rifiutata, mi ha lasciata- disse rassegnata
-uffa non capisco perché, non riesco a trovare un ragazzo che mi rispetti- esclamò
-ma Sandra, non esistono ragazzi così- risposi saltando sul motorino e andando verso la scuola.

Ecco, Sandra era la persona, che più al mondo, mi faceva tenere alta la mia idea dei maschi, lei, era una ragazza davvero affascinante, mora, dagli occhi verde acqua, alta, e magra, per tagliarla corta, aveva tutto quello che i ragazzi bramavano.
Quella giornata, passò molto lentamente, come tutti i sabati del resto, per fortuna, il prof  di chimica, era assente, quindi potemmo rilassarci un’ora, la mia amica, per tutto il giorno non fece altro che parlare, del suo ex, ormai non ce la facevo più, ogni volta era la stessa storia, ma visto che le volevo bene, la ascoltavo. Dopo scuola siamo andati a casa sua, a fare i compiti che ci avevano assegnato, facendo questo, e l’altro si fecero le 20, e io me ne andai a casa

-andiamo, al centro commerciale domani?- mi chiese Sandra prima di andare
-si, perché no, a che ora?- risposi
-alle 10:30- mi rispose

Arrivata a casa, trovai i miei genitori, in cucina, sembrava discutessero di qualcosa di importante, infatti appena mi videro mi guardarono severamente
-è successo qualcosa?- chiesi curiosa
-cara, abbiamo trovato questo in bagno- disse mia madre, porgendomi un bracciale maschile in cuoio, con una lastra di d’oro
-e cosa significa?- richiesi ancora confusa
-non è di tuo fratello, e neanche di tuo padre…- rispose ancora severa

In quel momento, mi ricordai lo spiacevole incontro dell’altra sera, e capì dove volesse arrivare, non potevo credere che i miei mi conoscessero così poco, e sapevano come disgustassi i ragazzi, certo, per tutta la mia vita, non c’erano stati, apparte qualche compleanno, la domenica, le feste, e le sere, ma da qui a sospettare che fossi stata con un ragazzo ce ne voleva…

-cosa vorresti dire mamma?- chiesi incredula
-sappiamo che non ci siamo mai, ma fare entrare un ragazzo, non è la soluzione- disse
-ma state scherzando vero?, questo è di Sandra- mentii, non avevo altre possibilità
-non sono una stupida, la tua amica non porta braccialetti maschili- disse mia madre
-lei no, ma il suo ragazzo si- cominciai, piena di me -glielo ha regalato il suo ragazzo, dicendole di amarla, ma la lasciata appena non ha accettato di andare con lui, in fondo da un maschio non ci si può aspettare altro-
-non esagerare cara, non tutti i maschi sono così- si intromise mio padre
-ah si?, perché non chiedi al tuo figliolo dove è finita la sua ragazza, di certo non ti dirà che li ho sorpresi nel suo letto, e che ho saputo, che la lasciata una settimana dopo- dissi acida
-senti bambina, non ti permettere- mi minaccio mio fratello
-Tommi, è vero quello che ha detto tua sorella?- gli chiese mio padre
-non è questo il momento, cosa ci faceva, il bracciale del ragazzo di Sandra, nel nostro bagno?- li interruppe la mamma
-è venuta da me ieri sera, per confidarsi, e lo ha lasciato qui- mentii di nuovo
-va bene, scusaci per aver pensato male- si scusò la mamma
-lascia stare, dammi qua, glielo riporto domani- dissi arrabbiata, e cominciai a salire le scale.

In quel momento li odiavo più che mai, non andavo d’accordo con i miei, fin da bambina, mi anno lasciata sempre da sola, troppo occupati per la loro figlia, con il tempo, ho cominciato a non sopportarli, mio padre, è uno stimato giudice di pace, è un uomo con i capelli e gli occhi scuri, mia madre, è una donna affascinante, bionda, dagli occhi nocciola, è un famoso avvocato, quasi tutti si rivolgono a lei, mentre mio fratello, è un ventenne, che studia legge, ovviamente, anche lui biondo, dagli occhi nocciola, però, a differenza dei miei genitori, da bambina, lo adoravo, era il mio mito, stavamo sempre insieme, ci divertivamo….. mi rendeva felice. Appena arrivata nella mia camera, presi di mala voglia quel foglio, con su scritto il numero, e telefonai

-pronto?- si sentii dalla cornetta
-ciao, sono la ragazza di ieri sera- dissi irritata
-ah, gattino, sapevo che mi avresti chiamato- disse sicuro
-hai lasciato un bracciale, da me, se mi dici dove, domani te lo porto- risposi senza dargli retta
-ah si, il mio bracciale, mi chiedevo dove fosse finito, ti aspetto in piazza principale alle 9:30 ciao gattino- disse, e riattaccò

Feci un lungo respiro profondo, e mi calmai, poi mi misi sotto le coperte, era stata una bella giornata, ma in pochi minuti, la mia famiglia, e quel ragazzo l’avevano rovinata.

ecco il secondo cap. spero vi sia piaciuto anche questo, grazie a chi ha recensito, e a chi questa storia la messa tra i preferiti!! scusate per eventuali errori grammaticali.

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Capitolo 3
*** un incotro irritante ***



Quella domenica mi svegliai tardi, appena aperti gli occhi, mi girai verso il comodino alla mia destra, e la sveglia segnava già le 9:00, quindi senza perdere tempo, indossai un paio di jeans e una maglietta rossa, e scesi di corsa le scale

-Cinzia, dove stai andando a quest’ora?- chiese mia madre, che mi vide avviarmi alla porta
-ho un appuntamento con Sandra, tornerò tardi- risposi uscendo

Fui molto scostante con la mamma, ma non mi andava di fare conversazione con lei quella mattina, stavo per rivedere quel ragazzo che odiavo, e questo per cominciare la giornata non era proprio il massimo. Andai verso il garage, e lo guardai per qualche minuto, stavo decidendo se prendere il motorino o andare a piedi, ma non mi andava di guidare, quindi mi girai e mi avviai a piedi. La piazza non era molto lontana dalla mia casa, quindi non dovetti comminare molto.
Arrivata in piazza notai subito lo sbruffone che mi faceva segnale, non era molto difficile vederlo, a quell’ora non c’erano ragazzi, solo qualche anziano

-buongiorno gattino- mi salutò con il solito sorrisino
-buongiorno, tieni- risposi porgendogli il bracciale, e girandomi per andarmene
-aspetta gattino! Prendiamoci qualcosa al bar- disse indicandomi il bar di fronte alla piazza
-e va bene- dissi scocciata, infondo c’era ancora tempo prima dell’appuntamento, e non mi andava di aspettare da sola
-ok vieni- disse prendendomi la mano e trascinandomi
-so camminare da sola!- dissi staccandomi dalla sua mano, e sedendomi al tavolino
-cosa vi porto- chiese un cameriere ancora assonnato
-il solito Carlo, ce bisogno di chiedere?- disse il ragazzo davanti a me
-non lo chiesto a te, ma alla ragazza che ti sta di fronte- rispose il cameriere
-per me solo un succo, grazie- risposi con un sorriso divertito, mi fece piacere che qualcuno lo avesse zittito
-bene, lo porto subito- finì il cameriere andandosene
-finalmente ho visto un sorriso nel tuo volto, gattino- disse lui sfrontatamente
-il mio nome è Cinzia, e non gattino- dissi irritata
-piacere, io sono Andrea-
-allora dimmi gattino, quanti anni hai?- continuò senza darmi retta
-ho 17 anni- risposi guardandolo male
-17?, credevo fossi più piccola- disse sorpreso
-perché quanti anni hai tu?- chiesi un po’ offesa
-ne ho 19- rispose lui con il suo solito sorriso
-non sei tanto più grande di me- puntualizzai
-lo so, ma credevo di esserlo- ribatte lui
-ecco a voi- disse il cameriere portandoci le nostre ordinazioni

Lui prese un cappuccino accompagnato da un cornetto, cominciò a mangiarlo mentre continuava a guardarmi, io cercavo di non badare ai suoi occhi su di me mentre sorseggiavo il mio succo, ma non ce la feci

-cosa stai guardando?- chiesi irritata
-sei sicura che ti basti quello?- domandò senza rispondermi veramente
-si, ho un appuntamento con la mia amica dopo, farò colazione con lei- risposi
-oh, capisco! Allora non era una scusa il bracciale- disse facendo il finto deluso
-nessuno ti ha detto, ho ti ha fatto credere che era una scusa; e comunque io non uso scuse, se ti volevo vedere ti chiamavo e basta, ma di certo questo non succederà mai- dissi decisa
- a quanto pare, i tuoi artigli, non sono stati arretrati- disse lui scherzoso
-non abbasso la guardia con i ragazzi, con te ancora peggio- risposi
-i ragazzi non sono mostri, e neanche io- disse lui ancora con il sorriso sulle labbra
-no, non sei un mostro, ma uno sbruffone che mi rende nervosa- dissi rispondendo al sorriso
-quindi sarei uno sbruffone?- chiese sorseggiando il cappuccino
-non solo, sei anche cafone- risposi acida
-hai una bella impressione di me- esclamò sarcastico
-cosa credevi, sei entrato in casa mia per una finestra e senza permesso, mi hai tappato la bocca e bloccato, e poi hai rubato i vestiti di mio fratello, quale impressione dovevo avere di te?- dissi nervosa, ripensare a quella sera, mi faceva innervosire
-detta così sembra brutto… ti ho tappato la bocca solo per qualche minuto, e solo perché tu continuavi a gridare, e ho “preso” non rubato gli abiti di tuo fratello perché mi servivano- rispose lui puntiglioso

Non riuscivo a credere che dicesse questo, quella sera mi aveva veramente fatta impazzire, e con le sue parole, sembrava che le sue azioni fossero del tutto lecite

-ma stai scherzando vero?- chiesi stupita
-ti rendi conto che sei entrato in una casa sconosciuta, e per giunta ti sei comportato come se fossi a casa tua…- mi alterai
-non ti arrabbiare… hai ragione, sono stato un cafone- disse lui per farmi chiudere il discorso
-lasciamo perdere, ora devo andare!- dissi alzandomi dal tavolo
-tieni paga tu- dissi prendendo due euro e mettendoli sul tavolino
-no, lascia stare, pago io- disse lui
-non mi faccio offrire niente dagli estranei- risposi repentina io
-come vuoi tu- finì lui, alzando le mani, in segno di resa

Quindi mi girai e me ne andai, ma prima di sparire lo sentii parlare con il cameriere

-ehi amico, quella ragazza è davvero una forza, mi sa che hai trovato la ragazza che ti farà abbassare le penne- disse scherzoso il cameriere
-si, forse hai ragione, quel micino è davvero una forza della natura- rispose lui

A quella risposta, sul mio viso nacque un sorriso di soddisfazione, non c’era un vero motivo per quel gesto, ma sapere che avevo le capacità di domarlo mi dava uno strano senso di piacere

spero che questo cap vi sia piaciuto spero che commentiate XD

X Tanny: hai ragione, ho riletto lo scorso cap, è ho davvero esagerato con la punteggiatura, per questo ho cercato di migliorare, spero di aver fatto bene. mi piacerebbe sapere la tua opinione. grazie e un bacio

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Capitolo 4
*** un giorno diverso dagli altri ***


 
-finalmente sei arriva!!- disse Sandra che mi attendeva infreddolita davanti al centro commerciale
-scusa ho fatto tardi- dissi nascondendo il mio viso dietro le mie mani giunte
-ti sto aspettando da 10 minuti, mi stavo congelando- mi rimproverò
-scusa… ti prego perdonami- la supplicai
-ma dai, non fare la scema certo che ti perdono ma ora entriamo che fa un freddo cane- disse entrando

In quel momento la notai, generalmente quando uscivamo indossavamo un paio di jeans e una maglietta che ci stesse bene ma lei quel giorno aveva indossato qualcosa di fantastico. Aveva messo un abito viola a manica lunga che le arrivava poco sopra le ginocchia, un paio di calze scure doppie per il freddo, ai piedi degli stivaletti dello stesso colore del vestito e per completare l’opera una lunga coda alta

-ma cosa ti è successo? Niente jeans oggi- chiesi stupita e affascinata
-oh parli del mio abbigliamento?- disse facendo la fanatica
-non parlo solo di quello ma anche della coda con le ecstescion- le feci notare
-si è vero! ieri sera sono andata dal parrucchiere ti piace?- chiese toccandosi la sua lunga coda
-si mi piace, ti sta anche molto bene- dissi
-ma mi dici a che cosa dobbiamo questo cambiamento?- chiesi curiosa
-ho pensato che per la mia nuova vita c’era bisogno di un nuovo Luke- disse con aria da filosofa mentre io la guardavo confusa
-dopo la mia ultima delusione ho deciso di cambiare, da oggi niente baci il primo appuntamento prima di uscire o baciare un ragazzo lo devo conoscere bene- disse sicura
Io le sorrisi finalmente eravamo d’accordo sulla storia “uomini”
-benissimo! Allora festeggiamo questo cambiamento con dello shopping sfrenato- incitai
-allora potremmo cominciare con quel negozio- disse lei indicandomi un atelier che in vetrina aveva esposti dagli abiti chic
-va bene! avremo modo di indossarli nei tanti party di lavoro a cui partecipiamo- dissi felice di essere nata ricca, così da avere la possibilità di indossare abiti come quelli.

Continuando a fare spese passò il tempo e ci accorgemmo che si era fatto tardi, non riuscivamo a credere che avevamo passato l’intera giornata in quel centro, di solito riuscivamo ad andare anche in qualche negozietto dentro la città ma quel giorno appena ci voltavamo trovavamo qualcosa da provare o da acquistare

-guarda Cinzia… sono già le 6 di sera- disse guardando il suo orologio da polso la mia amica
-COSA? È già così tardi?!? Io devo tornare a casa i miei mi stanno aspettando!- dissi correndo verso le porte dell’uscita
-ma dai, vedrai che non ti faranno niente- disse Sandra alla leggera fermandomi
-lo so che non mi faranno niente ma ti rendi conto che ho sprecato “la giornata in famiglia”- le dissi sottolineando l’ultima parola con le dita
-ma dai!! Sei cresciuta non ti imporranno di stare con loro tutti il giorno come da bambina- disse lei ancora tranquilla
-la impongono a mio fratello che ha 19 anni dovrebbe essere diverso per me?- le feci notare
-si forse hai ragione, allora corri e ci vediamo domani a scuola- finì salutandomi mentre io già ero fuori.

Arrivai a casa e come prevedevo la mia famiglia mi aspettava in salotto e dalle loro facce capii che erano molto arrabbiati, per loro la domenica era sacra perché erano impegnati tutti i giorni e a volte anche le notti ma la domenica, almeno la maggior parte delle domeniche, erano liberi di passare il tempo con il loro invisibili figli, perché apparte i bigliettini mattutini i loro figli non esistevano

-dove eri finita? Ti aspettiamo da ore- disse arrabbiato mio padre
-scusami papà non mi sono accorta dell’ora, ero impegnata a fare shopping e il tempo è passato- dissi facendo vedere i tanti sacchetti che avevo nelle mani
-ma hai svaligiato tutti i negozi?- chiese sghignazzando mio fratello
-spiritoso- dissi sarcastica facendogli una smorfia
-ora basta! Se avete finito potremmo decidere in quale ristorante cenare?- domandò mia madre con un tono severo
-si mamma- dichiarammo

Alla fine dopo un’ora di discussioni optammo per cenare nel solito ristorante dove cenavano solo i ricchi (ovvio) quindi andai a cambiarmi, in quegli ambienti non ti potevi presentare con una semplice maglia rossa e un paio di blu jeans. Appena finita di prepararmi scesi giù in salotto dove già mi aspettavano i miei.
In quel momento mi sentivo fenomenale, avevo indossato un paio di pantaloni a bassa vita sportivo/elegante bianchi, la giacca abbinata e una camicia con particolari d’oro, tutto completato da un paio di scarpe con il tacco e un leggero trucco

-allora ti sei preparata o dobbiamo chiamare per ritardare- disse sarcastico Tommi
-no grazie, sono pronta per andare- dissi con un tono di superiorità
-ma è possibile che voi dobbiate litigare sempre?- chiese mio padre stufo dei nostri battibecchi, come se stesse sempre a sentirci
-scusa se mi faccio rispettare- dissi
-e scusa me, se le faccio notare che è troppo paranoica- disse lui
-cosè ti senti tirato in causa nel mio odio contro i pervertiti- dissi acida con un falso sorriso
-la smettete e andiamo?- disse stanca anche la mamma  

Rientrammo tardi quella sera, ero stanchissima, la mattina ero stata a colazione con uno sbruffone che mi aveva fatto perdere un sacco di tempo, tutto il resto del giorno ero stata in giro a caccia di un nuovo abbigliamento e la sera dovetti subire i miei, troppo movimento per un solo giorno. Quindi andai subito a letto e mi lasciai quella giornata alle spalle senza sapere che al risveglio avrei avuto una strana, potrei dire inaspettata sorpresa.

ok ho finito anche questo cap. mi spaventa dirlo ma ho riletto 3 volte questo cap. spero di non aver fatto di nuovo errori di punteggiatura, prego dio (sbagliare è umano, perseverare è diabolico) spero di non essere quest'ultima ditemi, anzi recensite!!!

x giulia87- grazie mi fa tanto piacere che ti sia piaciuta

x tanny- mi fa piacere sentireti dire che sono migliorata almeno un pò, spero che con questo ultimo cap. abbia abbandonato il problema "troppa punteggiatura" se non è così sn prorpio diabolica come detto in precedenza. fammi sapere!!

x roas90- sto cercando di migliorare con la punteggiatura, credimi ormai è un chiodo fisso spero di aver fatto meglio adesso fammi sapere anche tu

x stefola93- grazie, mi fa piacere che ti piaccia, in questo cap ho cercato di mettere più particolari spero si sia notato e che tu lo hai apprezzato commentami anche tu, pure critiche anche se mi deprimono un pò mi spronano a migliorare

ecco ho finito!! mi scusate mi ripeto commentate per fare sapere cosa ne pensate!!

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Capitolo 5
*** un risveglio al quanto strano ***



Stavo ancora dormendo ma sentivo uno strano calore, piano piano il calore si fece più reale e familiare sembrava un abbraccio, lo stesso abbraccio che mio fratello aveva per me da bambina quando stavo male e lui per non farmi sentire sola veniva a dormire con me e mi abbracciava, in quel momento mi sentii di nuovo quella bambina debole e fragile che ha bisogno di affetto, però mi piaceva era da tanto tempo che non provavo quella sensazione ma poi iniziai a svegliarmi e quell’abbraccio cominciò a sembrarmi inopportuno e molto più distante di quello di mio fratello

-ma poi perché mio fratello dovrebbe abbracciarmi, i nostri rapporti si sono raffreddati, adesso se ci vediamo litighiamo e basta- pensai

Mi sveglia del tutto e pin piano mi girai per vedere chi c’era accanto a me, non potevo credere ai miei occhi, stava dormendo con adesso solo i boxer, io come un fulmine mi alzai svegliandolo

-giorno gattino- disse stiracchiandosi
-cosa diavolo ci fai tu qui?- dissi furiosa però a bassa voce
-stavo dormendo con te- disse sfacciatamente
-ma cosa diavolo…- cercai di dire ma il mio nervosismo era davvero all’apice
-calmati gattino, ieri sera era tardi ed ero stanco mi sono ritrovato qui vicino e ho deciso di fermarmi- mi disse lui un po’ preoccupata per il colore del mio viso, che era in preda ad una crisi isterica
rivestiti e vattene subito!- gli ordinai indicando la solita finestra

In quel momento però qualcuno busso

Toc-toc -cara posso entrare?- chiese mia madre
-un attimo!- dissi in preda al panico
Poi un flesh, fu un attimo vidi l’armadio e lo tirai quel ragazzo verso il suo interno chiudendolo dentro e ficcai i suoi abiti che erano a terra sotto il letto

-adesso puoi entrare mamma!- dissi calmandomi
-stai bene? Mi sembri agitata e di solito non ti svegli così presto- disse mia madre un po’ preoccupata
-perché che ore sono?- chiese guardando la sveglia sopra il comodino, erano solo le 6:45 cosa strana svegliarmi a quell’ora
-non ho niente, sta tranquilla mamma solo un brutto sogno- dissi sguardando l’armadio
-mi serviva la tua giacchetta rossa, posso prenderla?- mi chiese avvicinandosi pericolosamente al mobile
-no!! Te la prendo io- dissi facendomi largo tra lei e lo spazio che restava dalle ante

Aprì il mobile e trovai quell’incivile a porgermi la giacca in questione, la presi di malavoglia dalle sue mani e richiusi le ante sbuffando

-cosé quella faccia?- mi chiese curiosa la mamma
-niente, mi sono solo svegliata con la luna storta- dissi stizzita
-ah bene! Allora tesoro ci vediamo questa sera ciao- finì bacandomi sulla guancia
-ciao mamma- la salutai io un po’ malinconica

Poi ripresi il mio pessimo umore e riaprì l’armadio fulminando quel bellimbusto in mutande che c’era dentro

-ora ti vesti e te ne vai!- dissi sicura
-non vuoi che ti faccio compagni un’altro po’?- chiese malizioso uscendo dal mobile
-no, non lo permetto a mio fratello non lo permetterò neanche a un rompi palle che mi manda in bestia- risposi infastidita dalla sua domanda
-uou! Calma con le parole- disse per punzecchiarmi
-hai ragione sono stata maleducata, ma adesso vattene- dissi seria
-ok me ne vado- si arrese lui

Quindi si vestì, davanti a me, (per farmi imbarazzare) si sistemò i suoi capelli arruffati davanti ad uno specchio e si avviò alla finestra, la aprì e ci salì sopra

-lo sai gattino, hai davvero un buon profumo- disse malizioso scendendo dalla parte opposta

A quelle parole il mio labbro si curvò in un sorriso, non so perché, i suoi modi mi davano fastidio, la sua lingua diceva solo sciocchezze ma a volte i suoi complimenti riuscivano a fare breccia nel mio cuore e nella mia anima, comunque quel sorriso non durò allungo in fondo ero sempre la ragazza che più odiava i maschi e soprattutto odiavo lui per i suoi modi rozzi e troppo sicuri di se.
Era ancora presto ma non avevo più sonno quindi cominciai a prepararmi per la scuola questa volta però con una certa calma, tanto il tempo non mancava… appena finito scesi dove come sempre la colazione era già pronta

-buongiorno Vanda- salutai
-buongiorno Cinzia…ti vedo di malumore è successo qualcosa?- chiese la mia colf
-niente di speciale solo un brutto sogno e un cielo pieno di nuvole nere- dissi riferendomi al celo che sembrava volesse farci arrivare una tempesta
-Buongiorno Vanda!- salutò mio fratello che era appena arrivato
-oggi niente ritardo?- chiesi sarcastica
-no, non mi sono approfittata di nessuna ragazza quindi…- rispose lui allo stesso modo
-a quanto pare anche i maniaci anno il giorno libero- ribattei io
-però non lo hanno le pazze!- rispose lui infastidendomi
-se vuoi litigare basta dirlo- lo avvertì
-ragazzi! Ma è possibile che voi litighiate sempre?- chiese Vanda in tono di rimprovero
-scusaci Vanda- desse lui mettendomi in mezzo
-va bene io vado!- dissi alzandomi da tavola
-non hai letto il biglietto questa mattina- mi fece notare Tommy
-non ne ho bisogno so già cosa cé scritto- dissi indifferente
-torna a pranzo dopo la scuola, così per una volta mangiamo insieme come una vera famiglia- disse mio fratello gustando il suo caffè
-e perché, infondo non siamo una vera famiglia- dissi io un po’ malinconica
-sai cosa intendo?- disse irritato Tommy
-e tu sai cosa intendo io, una vera famiglia pranza con i genitori e non solo con il fratello- dissi cominciando ad andare verso la porta
-ti prego Cinzia non ricominciare- mi disse con il mio stesso sguardo malinconico, non ero la sola a soffrire e ad aver sofferto la mancanza dei genitori e il suo sguardo me lo ricordò
-e va bene torno a casa- mi arresi aprendo la porta e trovando già Sabrina

-ciao Cinzia, hai visto il tempo oggi?- mi chiese guadando il cielo, poi mi guardò
-cosa è successo?- chiese preoccupata
-ho litigato con Tommaso per “la famiglia”- disse sottolineando l’ultima parola
-ah!- disse solo questo, sapeva bene i nostri problemi e sapeva più bene che non avevo voglia di parlarne.

Quindi salii sul motorino e partimmo per la scuola.

spero vi sia piaciuto anche questo!! mi scuso per eventuali errori ma l'ho scritta di fretta rileggendola solo una volta e mi scuso anche per il fatto che forse risulterà corta!! comunque spero di ricevere il vostro commento!!!

x Tanny: mi fa piacere che finalmente scriva qualcosa di decente! riprendendo il discorso della parola, lo so che è stato un errore madornale ma quando l'ho scritta non riuscivo prorpio a ricordare come si scriveva....sn stata una sciocca! ah sepro che ti piaccia anche questo!!

x giulia87: mi fa piacere che ti sia piaciuta, in effetti quel cap. lo fatto proprio per sottolineare i caratteri dei personaggi e il rapporto con la protagonista

x Lalla: mmi fa piacere che sia piaciuta anche a te! spero continuerai a seguire questa storia e a reecensirla!!
ps: spero di non aver dimenticato niente!!! XD

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Capitolo 6
*** il mio segreto ***


Ritornai come promesso a casa per pranzo, Sandra mi lasciò proprio davanti alla porta di casa che varcai con molta noia, ad aspettarmi come prevedevo c’era mio fratello seduto a tavola davanti al suo piatto di pasta fumante, mi andai a sedere davanti al lui e cominciammo a mangiare. Nell’aria c’era uno strano silenzio, cosa insolita per noi che litighiamo sempre

-cosa hai intenzione di fare questo pomeriggio?- chiese lui spezzando il silenzio per fare “conversazione”
-che domande! Come ogni pomeriggio esco- risposi fredda
-ma hai visto il tempo? Potrebbe arrivare un temporale- mi fece notare
-me la so cavare…non ho bisogno che ti preoccupi- dissi stizzita
-ma è possibile che con te non si può fare una conversazione decente, senza che attacchi- disse lui irritato dal mio modo di fare
-il fatto è che non mi piace fingere di essere una bella famiglia, quando non lo siamo- dissi fredda
-sei sempre la solita…meglio lasciare stare và- finì lui per tagliare il discorso

Quindi ritornammo in silenzio fino a quando me ne salì nella mia camera, cominciai a studiare sino a quando non guardai l’ora ed erano già le 16:30 quindi in un lampo scesi le scale e mi avviai verso la porta in una volata

-io esco! A dopo!- dissi uscendo da casa
Cominciai a camminare con un passo veloce, non vedevo l’ora di rivedere Giò dopo il fine settimana che avevo passato.
Giò era l’unico maschio di cui mi fidassi, era un uomo sulle cinquanta anche se ne dimostrava molti di meno, lo avevo incontrato il giorno del mio undicesimo compleanno, mio padre mi aveva promesso di andare al luna-park per festeggiare ma come al solito  mi disse che era doveva lavorare, io ero davvero arrabbiata e triste quindi scappai da casa, mi misi a camminare fino a ritrovarmi in un quartiere che non conoscevo….ero molto spaventata, poi girai per un vicolo e li vidi una elegantissima bottega con una grande vetrata, mi incuriosì e ci guardai, era bellissimo….c’era un largo bancone in ciliegio e dietro appeso al muro un grande mobile pieno di erbe e spezie varie, poi davanti al bancone qualche tavolino anche loro in ciliegio, con una bellissima tovaglia color albicocca, non c’erano molti clienti ma era comunque un bellissimo locale. Giò era dietro il bancone, notò che stavo guardando con una grande curiosità, si avvicinò e mi invitò ad entrare offrendomi una tazza di the verde, da allora lo andavo a trovare tutti i giorni, raccontandogli ogni mio più piccolo segreto…diciamo che era il mio confidente privato, con il suo tono calmo e pacato mi faceva sentire bene.

-oh no! Ho dimenticato l’ombrello- pensai. Ma non mi girai per andarlo a prendere tanto stavo arrivando. All’improvviso però mi imbattei in una persona
-mi scusi non lo vista- dissi alzando il volto
-oh no! Ma è una persecuzione!- esclamai irritata
-gattino se volevi vedermi bastava telefonare, non c’era bisogno di seguirmi- disse con quel sorriso che odiavo
-no caro mio ,sei tu che mi segui, questo non è un quartiere dove rubare- dissi piena di me
-avevo un appuntamento da queste parti ma mi anno dato buca, tu piuttosto che ci fai da queste parti?- chiese lui
-non è affar tuo- risposi

All’improvviso si mise a piovere forte, ne io ne lui avevamo un ombrello e per strada non c’era neanche un riparo quindi mi avviai di corsa verso la bottega

-dai vieni con me se no ti prenderai un malanno- gli dissi contro voglia girando il vicolo

Percorremmo quei pochi metri di corsa e già eravamo fradici, fui felice appena entrai e vidi Giò porgermi un’ asciugamano

-grazie Giò senza di te sarei morta!- dissi sorridendo
-ciao Cinzia- mi salutò elegantemente -chi è la persona che sta con te il tuo ragazzo?- chiese
-ahahahah il mio ragazzo….lui, ahahahahah- scoppiai a ridere per la sua considerazione
-cosa cè da ridere?- domandò Andrea
-lui è il ladro- dissi senza starlo a sentire
-oh! Quindi è il ragazzo a cui dovrebbero dare il nobel- rispose Giò scherzoso
-il nobel?- chiese Andrea confuso sedendosi negli sgabelli vicino al bancone
-ma certo! Tutti i ragazzi fanno infuriare Cinzia ma nessuno ci ha messo pochi minuti- spiegò l’uomo
-ah quindi non è scontrosa solo con me- disse sorridendo il facendomi arrabbiare
-no! Con te lo sono di più degli altri!- dissi
-calmati Cinzia, cosa ti do oggi?- mi chiese gentilmente Giò
-mmm….oggi prediligo un buon the alle rose- risposi calmandomi
-e tu ragazzo?- chiese ad Andrea
-per me va benissimo un the verde- rispose semplicemente
-un the verde?- chiesi come se avesse detto qualcosa di sbagliato -il the di Giò sono unici…non sono solo un the- precisai
-ti ringrazio- disse con tono gentile il mio amico
-quindi tu conosci bene i suoi the- dedusse lo sbruffone
-ma certo li conosco tutti e non mi stanco mai di gustarli- dissi con aria trasognata
-la piccola Cinzia viene al mio locale da quando aveva undici anni- spiegò Giò mentre preparava l’infuso
-non era necessario dirglielo- gli feci notare
-ma dai Cinzia, infondo lui è un ragazzo speciale-
-si a farmi saltare i nervi- dissi sbuffando
-guarda che sono davanti a te!- mi fece notare Andrea
-lo so, è per questo che lo detto- risposi facendogli un falso sorriso
-Cinzia- mi rimproverò con tono dolce Giò
-tieni, bevi il tuo the- continuò porgendomi il mio fumante the alle rose

Ne gustai solo un sorso ma già mi ero calmata, il suo the era il più buono che conoscessi, il suo aroma era dolce e il suo profumo mi inebriava i sensi

-avevi ragione, questo the è superlativo- disse Andrea
-te lo avevo detto- risposi in tono gentile
-oh! Vedo che sei un ragazzo di classe- intervenne Giò
-di che parli?- chiesi curiosa
-solo le persone di classe sanno prendere le tazze in modo corretto, e lui lo fa meravigliosamente….come te d’altronde- spiegò

In quel momento lo guardai, il mio amico aveva ragione prendeva quella tazza in modo corretto come dice il bon ton, ero del tutto meravigliata.
Dopo il the cominciammo a parlare, per mia sorpresa in modo civile senza litigare, mentre parlavamo mi parve che il ragazzo che mi stava davanti fosse una persona civile ed educata e non lo sbruffone che avevo conosciuto la settimana precedente

-Gio io devo andare adesso- dissi malinconica guardando che erano già le 18:45
-ma certo, vai pure ci vediamo domani- mi rispose gentilmente

Quindi mi alzai e mi incamminai verso la porta

-aspetta vengo con te!- mi disse Andrea -arrivederci signor Giò- aggiunse seguendomi
-ciao, ci vediamo domani- salutai io uscendo
-dimmi che non mi seguirai fino a casa- chiesi rassegnata all’idea
-no, questa volta non posso- mi rispose con il solito sorrisino
-menomale, grazie a dio- aggiunsi sarcastica
-nonostante la tua diffidenza ti ringrazio- mi disse
-e di cosa?- chiesi
-per avermi portato nel tuo posto segreto- mi rispose
-lo fatto perché non avevo scelta- dissi indifferente
-be ma io ti ringrazio lo stesso, e la prossima volta ti faccio vedere il mio di posto segreto-
-oh non vedo l’ora- finì sarcastica
-ok allora a domani gattino- mi salutò baciandomi sulla guancia, facendo finta di non aver notato il mio sarcasmo.

Così rimasi sola e mi avviai verso casa, in quel momento mi venne in mente che l’unica persona che conosceva la mia amicizia con Giò era lui, non lo avevo mai detto neanche a Sandra che era la mia migliore amica, come avevo fatto a farglielo vedere proprio a il ragazzo che odiavo più al mondo?….non potevo credere a quello che era successo quel pomeriggio, a quel pensiero mi venne una strana sensazione come se avergli rivelato il mio segreto lo avesse introdotto nella mia vita in modo definitivo, questo pensiero mi metteva ansia ma anche se non ne capivo il motivo una leggera felicità, che ancora non sapevo di avere.

grazie a tutti quelli che stanno seguendo questa storia!! non credevo potesse piacere a tanta gente!!!

x Tanny: grazie per i tuoi complimenti!! mi hai fatto arrossire, cmq sn comtenta che la segui con passione grazie ancora
x chany41: mi fa piacere che ti piaccia!! spero mi seguirai ancora!!
x Giulia86: grazie per il tuo commento sn felice che ti piaccia!! cmq hai ragione è un ragazzo un pò maleducato...ma è questo il suo fascino!!

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Capitolo 7
*** i ladri gentili ***



Il giorno dopo fu tragico, il più brutto della mia vita. Il prof Mc kansy, inglese di origine mi interrogò in francese, ma ci credete, un inglese che insegna francese sembra una di quelle stupide barzellette sugli stranieri ma lasciamo perdere, quel’uomo mi odia! Ogni settimana trova una scusa per punirmi o per interrogarmi, generalmente mi ha sempre trovata preparata e perciò non si è mai potuto lamentare ma quel giorno non ero preparata e questo mi è costato un crampo alla mano per il tanto scrivere, poi ho fatto un compito di italiano ed ho fallito miseramente infine ma non meno tragico ho fatto arrabbiare il prof di fisica che mi ha fatto fare 30 sollevamenti neanche fossi un maschio, ritornai a casa sfinita, volevo solo andare a dormire, era il minimo dopo quello che avevo passato ma qualcuno aveva altri piani per me. Salii in camera e davanti ai miei occhi trovai Andrea seduto sul letto

-ciao gattino- mi disse muovendo la mano e sorridendomi
-ti prego oggi non ho la pazienza anche per te!- esclamai stufa
-mi pare avessimo un appuntamento- mi disse  
-be oggi non posso proprio- risposi dura
-cosa devi fare? Crogiolarti nel tuo lettuccio e perdere l’occasione di stare con me?- domandò pieno di se
-stare con te non è un’occasione, è un omicidio- risposi puntigliosa
-oh Siamo di malumore oggi eh!- esclamò
-si è vero, ci sono problemi?- chiesi stizzita
-no nessuno ma ho detto ai miei amici che ti avrei presentata e lo farò che tu voglia o no- disse prendendo in mano un paio di jeans e una maglietta dal cassetto del comò e porgendomeli
-ok come vuoi tu- mi arresi, ero stufa di lottare quel giorno

Quindi mi vestì e scesi giù dove lui mi stava aspettando dentro una golf ultimo modello nera, mi meraviglia nel vederlo su una macchina del genere, costava un occhio della testa, salii ancora sbalordita e mi sedetti al posto del passeggero, gli interni dell’auto erano in pelle aveva l’accesso usb per gli ipod, un satellitare e uno stereo che farebbe invidia al più ricco ragazzo in città

-ma cos’è lai rubata questa macchina?- chiesi stupita
-segreto- mi rispose mettendo in moto

Arrivammo a destinazione in 10 minuti, eravamo in un grande vicolo non molto illuminato gli edifici intorno erano tutti abbandonati ma in buono stato per quel che vedevo e davanti a noi un vecchio garage, c’era ancora l’insegna “LA CLINICA DELLE AUTO” nome stupido per un’officina, Andrea mi tese la mano per seguirlo, io lo guardai storto e lui la ritrasse poi si avvicinò e busso alla serranda che venne aperta da un ragazzo più o meno della mia età moro dagli occhi scuri molto basso, mi avvicinai anche io ed entrammo

-boss!- chiamò il piccoletto guardandomi
Da dietro ad una specie di ufficio uscì un ragazzo alto di circa 24/25 anni dai capelli castano scuro e gli occhi nocciola

-ben arrivato Andrè- salutò diminuendo il suo nome
-ciao, ti ho portato il gattino- rispose Andrea facendo apparire una smorfia nel mio viso
-ah bene, avevo proprio voglia di conoscere la ragazza che ha salvato il fondoschiena del nostro Andrea…piacere io sono Marco- disse il ragazzo porgendomi una mano
-piacere io sono Cinzia- dissi amichevole

Il ragazzetto che ci aveva aperto continuava a guardarmi da cima a fondo e a girarmi intorno

-hai finito di farmi la tac- dissi infastidita
-Andrea ma chi hai portato? È solo una stupida ragazzina ricca- disse in tono sdegnato senza darmi ascolto
-meglio una stupida ragazzina ricca che un nano con i pantaloni in pelle- dissi cattiva
-ahahahah!! Ora capisco perché Andrea ti chiama gattino- disse ridendo Marco
-te lo avevo detto, ha l’aspetto di una bambolina ma nasconde dei lunghi artigli- aggiunse Andrea
-ero dubbioso ma avevi ragione, EHI RAGAZZI POTETE VENIRE ADESSO!- gridò il maggiore verso l’ufficio

Da dietro al muro in quel momento uscirono 7 ragazzi, 3 femmine e 4 maschi

-te li presento tutti- cominciò indicandomeli ad uno ad uno  
-lui e abaco- disse indicando un ragazzo paffutello ma dall’aria intelligente
-lui si occupa delle nostre finanze diciamo- continuò
-lui è spia- disse indicando un altro biondo dagli occhi nocciola
-lui è mano lesta- disse indicando un ragazzo bassino dagli occhi e i capelli scuri
-e per finire lui è gigì…- indicando un ragazzo magro e dai colori chiari
-ah! il ragazzo che poco fa vi ha aperto è junior, l’ultimo prima Andrea entrato nella squadra- poi fece una pausa e al suo posto continuò una delle tre ragazze
-piacere io sono Linda- disse la ragazza più alta delle tre, era molto carina e aveva un aspetto simpatico, era castana dagli occhi marroni, vicino a lei una sua coetanea, gli somigliava molto di aspetto apparte i suoi capelli che erano più chiari
-lei è Paola- me la presentò, e alla fine c’era un’altra ragazza questa sembrava una poco di buono, portava dei jeans a vita bassissima e una t-shirt che mostrava l’ombelico, i suoi capelli erano rossi ma si era tinta
-io invece sono Penny- disse con fare superiore
-benvenuta tra noi- aggiunse Marco
-ma cosa siete, una banda?- chiesi impressionata
-diciamo così, per la verità siamo ladri gentili- mi rispose

In quel momento guardai Andrea che mi stava di lato in modo curioso, lui capì e mi spiegò

-ci chiamiamo ladri gentili perché non usiamo armi di nessun genere, rubiamo solo nelle case ricche e dove non ce nessuno e cosa più importante non rubiamo tutto, solo quello che può essere venduto e portato via facilmente-
-ah ora capisco- risposi con un lieve sorriso
-spero non dirai a nessuno di noi, abbiamo permesso di conoscerti perché eravamo curiosi e perché ci fidiamo di Andrea- mi disse il boss
-no sta tranquillo, non ci tengo a mettermi nei guai….non ho avvisato la polizia di questo scocciatore solo per questo- risposi indicando il ragazzo che mi stava di fianco
-grazie- finì

Dopo le presentazioni tutti si misero comodi nei divani e nelle poltrone che c’erano in giro, io mi misi vicino al ragazzo che ogni giorno mi faceva impazzire, gigì passò con delle bottiglie di birra fresche fino a me

-no grazie io sono astemia- dissi rifiutando
-cosa? Sei astemia?- chiese divertito junior
-cosè la principessina non può bere perché i genitori non vogliono?- continuò
-o no se vuoi la bevo ma sta attento perché tra un po’ ti vomiterò quei bei pantaloni- dissi pungente
-questa te la sei cercata junior- esclamò divertito Marco

Continuammo a parlare e a scherzare per tutto il pomeriggio, più il tempo passava più mi rendevo conto che quei ragazzi erano molto divertenti e delle gran brave persone, le ragazze poi erano davvero molto gentili, da come si comportava Linda si capiva che era la fidanzata di Marco, e Paola invece era corteggiata da Spia, entrambe mi davano delle buone sensazioni, però non ne ero certa per quella Penny che continuava a guardare Andrea come se gli volesse saltare addosso, la cosa mi dava un certo fastidio anche se non capivo perché ma non ci pensai e continuai a divertirmi, tanto sapevo che arrivata a casa avrei avuto una bella sgridata per i problemi avuti la mattina.
Il tempo passò molto in fretta e in un batter d’occhio si fecero le 6

-mi riaccompagneresti a casa?- chiesi ad Andrea
-non ti trovi bene con noi?- si intromise Marco
-no al contrario, ma ho due genitori rompi palle che se arrivo in ritardo vogliono delle spiegazioni plausibili, e non credo che abboccheranno alla storia che sono stata tutto il tempo a divertirmi con dei ladri- risposi facendo un sorriso divertito
-ah be! Quelli ce li abbiamo tutti ma nessuno vuole farti mettere dai guai con i tuoi- mi disse

Quindi salutai tutti, con la promessa che ci saremmo rivisti e entrai nella macchina che partì subito

-sono molto simpatici i tuoi amici- dissi
-si hai ragione! Loro mi hanno aiutato molto in un momento difficile per questo sono rimasto e poi il fatto che non usino armi mi da sollievo- disse sorridendo
-si è vero, non tutti avrebbero certe regole- aggiunsi
-Marco è una brava persona, però su questo è intransigente dice che gli oggetti non sono pari alla vita umana qualsiasi sia il valore- disse serio
-ha ragione- ammisi
-comè che oggi non ti sei alterata tanto come quando sei con me?- chiese curioso
-perché tu mi fai saltare i nervi, loro non lo hanno fatto…apparte quel junior- risposi sorridendogli
-ah quindi sono io che ti faccio saltare i nervi non tutti i maschi- disse sorridendomi per farmi arrabbiare
-credimi prima di te mi arrabbiavo con tutti i maschi ma tu mi hai cambiata un poco e la cosa non so se sia buona- risposi con la massima calma
-buono a sapersi così almeno fra un po’ mi potrò avvicinare a te senza essere graffiato- disse
-non ci contare- ribattei scendendo dalla macchina

Rientrai facendo silenzio per non farmi ne vedere ne sentire non avevo voglia di ascoltare la mia famiglia ero troppo di buon umore per farmi rovinare il resto della serata da loro, quindi salì nella mia camera e cominciai a fare i compiti che non avevo avuto il tempo di fare e mi rilassai ricordando quello che era successo in quel giorno.

spero vi sia piaciuto!!! commentate!!

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Capitolo 8
*** un pomeriggio troppo felice ***


Il giorno dopo la scuola fu una passeggiata, la mia interrogazione di storia andò a meraviglia, il prof. Mc Kansy mi trovò preparata e quindi non ebbe occasioni di prendersela con me e tutto procedette bene. La mia vita cominciava a cambiare, non riuscivo a capire il perché ma ero abbastanza felice, qualcosa di bello cominciava a scaldarmi l’anima come quando da bambini i genitori ti regalano la bambola che desideravi da tanto, o come una bellissima giornata di sole dopo una settimana di pioggia, qualcosa di così bello che non vorresti mai farne a meno insomma.
Stavo uscendo dal grande portone della mia scuola, Sandra continuava a parlarmi di quanto difficile fosse stato per lei l’interrogazione di francese e di quanto il prof. la odiasse e di quanto la intralciasse, all’improvviso si sentì il suono di un clacson e ci facemmo strada tra gli studenti per vedere chi avesse suonato, quando mi trovo davanti al cancello una golf nera di mia conoscenza, lui era appoggiato allo sportello del posto del passeggero e mi aspettava

-giorno gattino!- mi salutò facendomi segno
-cosa ci fai qui?- gli chiesi stupita
-aspetta ti ha chiamata gattino e tu non gli hai detto niente?- mi chiese Sandra sbalordita quanto tutti i miei compagni di classe che tempo a dietro avevo divorato per meno
-gli ho detto tante volte di non chiamarmi così ma non ce verso che lui la smetta quindi lo lascio fare- spiegai

In quel momento Andrea si avvicinò a me

-che dici se ti rapisco?- mi chiese con la sua solita aria spavalda
-lo hai già fatto ieri- protestai
-ma adesso mi dici come sapevi che frequento questa scuola?- chiesi
-ho riconosciuto la divisa che era nell’armadio dove tu mi hai nascosto- mi rispose sfrontato

Sandra rimase a bocca aperta a quella risposta, lei non sapeva cosa era successo quelle due settimane, per lei infatti ero ancora quella ragazza che odiava tutti i maschi, per la verità lo credevo anche io e non potevo immaginare che da li a poco le cose sarebbero cambiate

-C…Cinzia mi dici chi è il tuo amico?- mi chiese ancora esterrefatta
-lui è Andrea e non lo reputerei un amico- risposi guardandola mentre gli studenti dietro spingevano per guardare quello che stava succedendo
-scusa ma che sarei allora per te?- protestò lui
-mmm…vediamo….uno scocciatore che è entrato nella mia vita di forza- risposi
-ah grazie- disse sarcastico
-da quanto vi conoscete?- mi chiese la mia amica interrompendoci
-due settimane circa- rispose lui
-posso sapere chi è la tua amica o non ne ho il diritto- chiese rivolgendosi a me
-lei è la mia migliore amica Sandra- risposi altezzosa
-piacere Sandra, spero non ti spiaccia se prendo per qualche ora la tua amica- disse lui galantemente
-non sono un pacco postale!- mi arrabbiai ma come sempre neanche mi ascoltò e cominciò a trascinarmi verso la macchina
-ci vediamo domani- disse Sandra ancora senza parole
-non salutare come una rimbambita aiutami a liberarmi!- gli gridai ma era troppo tardi e mi aveva fatto salire già in macchina

Sandra e gli altri continuavano a guardarci anche dopo che partimmo, credo che prima di sparire del tutto dalla mia visuale lei sorrise ma non ne sono certa ero troppo concentrata a capire dove mi volesse portare Andrea

-hai fame?- mi chiese all’improvviso
-un po’- risposi
-bene allora ti porto in un ristorantino vicino al mare- disse
-non ce ne bisogno possiamo prendere anche un panino- dissi io
-ma che cavaliere sarei se ti porto a mangiare un semplice panino?- disse come sconvolto dalla mia proposta
-tu non sei un cavaliere lo sappiamo entrambi- ribattei sicura di me
-dici così perché hai conosciuto solo il lato ribelle di me- rispose facendo il figo
-hai intenzione di stupirmi?- chiesi diffidente
-alla fine di questa giornata avrai tutt’altra idea di me- rispose sorridendomi
-non ci sperare- ribadii
-sta a vedere- finì lui

Il viaggio durò circa mezz’ora, per tutto il tempo continuammo a stuzzicarci, io lo screditavo lui si difendeva e mi provocava, era un gioco mai fatto prima con un ragazzo, gli altri o rimanevano offesi oppure controbattevano usando molestie orali invece lui riusciva a controbattere i miei insulti senza diventare sgradevole, anzi sembrava che si divertisse.
La macchina si fermò in un parcheggio davanti ad un ristorante molto carino, all’interno sembrava di classe ma non troppo forse tre o quattro stelle, non c’erano molti clienti, favoriva il fatto che eravamo in mezzo alla settimana, così trovammo subito un tavolo e il cameriere si presentò dopo cinque minuti. Avevamo già dato un’occhiata al menù così ci volle un attimo per ordinare

-dei tortellini ai funghi per me e della pasta al ragù per la ragazza- disse Andrea consegnando i menù
-e per secondo?- chiese il cameriere
-due porzioni del vostro piatto del giorno- disse guardandomi con aria di sfida, gli avevo detto di non prendere il secondo ma non mi aveva dato ascolto
-e da bere?- chiese di nuovo
-per me del rosso di provincia e per la signorina dell’acqua gassata, sa non beve alcolici- disse provocandomi con il suo solito sorriso stampato sulle labbra
-bene arriva subito- ci disse il cameriere
-questa frase ti toglie punti- lo avvertì
-sono sicuro che li riacquisterò molto in fretta- rispose lui continuando a guardarmi

La prima portata ci venne servita dopo solo dieci minuti, i piatti erano serviti in modo impeccabile e il gusto era ottimo, Vanda cucinava bene ma quei piatti erano superlativi, al solo primo boccone il gusto di quel ragù mi rapì, lo avrei potuto mangiare per sempre senza mai stufarmi.
Tra una portata e l’altra passavano solo dieci minuti non di più così il pranzo durò solo 45 minuti circa. Quel pranzo fu la cosa migliore da tempo, mi meravigliavo di quanto bene stessi con quella persone che fino alla settimana prima mi faceva imbestialire, il suo modo di fare, di esprimersi mi dava una strana sensazione di piacere che a volte quasi mi sembrava potesse proteggermi da tutte le delusioni e il suo modo di guardarmi riusciva sempre a far vacillare in me la convinzione del maschio maniaco, cosa che mi spaventava alquanto.
Apenna finimmo di mangiare ci avviammo alla macchina quando all’improvviso lui si fermò

-che ne dici di fare una passeggiata in spiaggia?- mi chiese sorridendomi
-si perché no, avrò la possibilità di smaltire tutto quello che ho mangiato- risposi
-bene andiamo allora- disse prendendomi per mano

Quel gesto lo faceva spesso ma io non gli avevo mai dato modo di continuare, quella volta invece mi piacque la sua mano sulla mia, stavo cambiando e non me ne ero neanche accorta…

-perché non mi racconti qualcosa di te?- mi chiese arrivati in spiaggia
-cosa dovrei raccontarti, sai tutto della mia vita- dissi
-no, non è vero. Non conosco niente di te apparte che sei una ragazza tosta e che hai una bella madre- disse

Aveva ragione, lo conoscevo già da due settimane -potremmo dire che era da poco- ma il nostro rapporto era diventato tanto unito che mi stupì di questa scoperta

-chiedi, cosa vuoi sapere?- dissi stranamente calma
-ha fratelli o sorelle?- chiese
-è questa è una domanda?- chiesi esterrefatta, poteva chiedermi qualsiasi cosa ma mi aveva chiesto quella più stupida
-voglio conoscere tutto di te anche le cose meno importanti- disse serio

Sembrava una di quelle frasi da film, quelli in cui il ragazzo è dolce e carino da far sognare la protagonista, però nei suoi occhi riuscivo a vedere che quella frase era sincera e non era una frase da copione

-si ho un fratello- risposi semplicemente
-come si chiama?- chiese
-Tommaso- risposi
-smettila di rispondermi così dimmi qualcosa di più- mi rimproverò sorridendomi
-no, dimmi cosa vuoi sapere veramente- mi lamentai
-che rapporto hai con la tua famiglia?-
-mmm…rapporto…non direi che sia un vero rapporto…i miei sono sempre stati impegnati con il loro lavoro, quindi io e mio fratello siamo cresciuti insieme aiutandoci e proteggendoci a vicenda, anche dalle azioni di mamma e papà- dissi malinconica
-quindi con tuo fratello ce un bel rapporto- dedusse lui
-no, non più- risposi più amareggiata

Lui mi guardò, attendeva una spiegazione a quella risposta

-da bambini stavamo sempre insieme, era il mio mondo, non facevo un passo senza di lui, poi è diventato adolescente e pian piano si è allontanato tanto che adesso se ci parliamo scateniamo una guerra. Ricordo che all’inizio mi faceva male non averlo accanto ma poi ci ho fatto l’abitudine e ho cominciato a stare più con le mie amiche che con mio fratello e il nostro legame fraterno si è spezzato del tutto- raccontai
-mi dispiace- disse stringendomi ancora di più la mano
-non importa…e tu invece, come hai conosciuto i tuoi amici?- chiesi curiosa
-è successo due anni fa- cominciò senza replicare
-era un periodo brutto, ero triste e arrabbiato.  Mi misi a camminare e senza accorgermene mi trovai in un quartiere che non conoscevo, junior mi incontrò e mi portò da Marco che mi accolse veramente bene, pian piano cominciai a frequentarli assiduamente ero diventato uno di loro, poi un giorno i ragazzi stavano progettando un furto ma uno di loro era infortunato quindi Marco mi chiese se sapevo fare qualcosa di speciale, io gli risposi che mi piaceva entrare e uscire dalle finestre invece che dalla porta e così mi trovai a fare il ladro da un giorno ad un altro- raccontò sorridendo dolcemente
-quindi è così che li hai incontrati- commentai io scettica
-cos’e non mi credi?- chiese
-no è solo che è così assurdo- dissi
-anche il nostro incontro è alquanto assurdo non credi?- disse lui ancora sorridendo
-questo è certo!- risposi io come se fosse una cosa ovvia

Continuammo a parlare per ore, ci facevamo domande a vicenda e rispondevamo il più sinceramente possibile, poi lui mi punzecchiò prendendomi in giro allora io presi della sabbia da terra e cominciai a tirargliela addosso, lui come un bambino si mise a scappare e io lo inseguivo cercando di prenderlo anche se non ci riuscivo mai, fino a quando con mio orgoglio lo colpi all’addome

-ah! Hai colpito la mia camicia preferita- disse scandalizzato in modo scherzoso
-te lo avevo detto di non sottovalutarmi- dissi sorridendo felice di averlo preso
-adesso te la faccio vedere io- disse lui cominciando ad avvicinarsi per farmi il solletico
-ti prego no, soffro il solletico- dissi facendo qualche passo indietro
-e no mia cara, adesso non posso fermarmi- rispose lui avvicinandosi sempre di più

Io cominciai a scappare e lui ad inseguirmi, mi sentivo una bambina che giocava felice, non  mi resi nemmeno conto che mi stavo divertendo, ero troppo  impegnata a scappare e a ridere per capirlo. Poi senza accorgermene inciampai sulla sabbia, grazie al mio intuito riuscì a voltarmi e cadere con la schiena invece che con la faccia e un secondo dopo cadde anche lui sopra di me. Iniziò a farmi il solletico senza sosta

-no ti prego basta- protestavo io ridendo
-mi dispiace lo hai voluto tu- disse lui continuando

Poi cominciò a fermarsi, io avevo il fiatone per il tanto ridere. Lui divenne serio all’improvviso e mi guardò, per la prima volta mi resi conto di quanto carino fosse e di quanto belli fossero i suoi occhi verdi, in quel momento mi parvero due smeraldi scintillanti, ero paralizzata…non riuscivo a  muovermi neanche quando vidi il suo viso avvicinarsi al mio. Mi baciò. Il suo bacio era dolce e delicato, le sue labbra erano morbide per un momento lo ricambiai ma all’istante ritornai alla realtà, velocemente lo scansai e mi alzai

-forse è ora che mi riporti a casa- dissi cercando di non guardarlo
-ma…- cercò di dire lui ma io mi ero già avviata al parcheggio

Mi sentivo male, mi detestavo e nello stesso tempo detestavo lui, perché mi aveva baciata? Io non volevo un ragazzo, non lo avevo mai voluto, perché si era comportato in quella maniera e perché mi ero comportata io in quella maniera, non sapevo che dovevo stare lontana dai ragazzi? Non sapevo che dargli troppe confidenze avrebbe portato a fargli credere che potevano approfittarsi di me? Ma la domanda che mi ponevo con più insistenza era perché non gli ho dato uno schiaffo dei miei? Perché appena distaccata da lui mi sentivo un vuoto dentro? E perché avrei preferito baciarlo ancora invece di avere dei dubbi? Tutti questi sentimenti contrastanti mi soffocavano quasi il fiato mi sentivo in colpa e nello stesso tempo tradita. Ero confusa, avevo bisogno di parlare con qualcuno che mi potesse capire ma con chi? Chi era quella persona imparziale che mi poteva consigliare?
Continuando a pensare non mi accorsi che eravamo già in città, ecco e adesso cosa dovevo fare?

spero vi sia piaciuto aspetto i vostri commenti!! XD

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Capitolo 9
*** ho capito di amarti ***



Eravamo ormai alle porte della città, l’auto stava attraversando il corso per arrivare a casa. Una strana sensazione cominciò a pervadermi, non volevo tornare a casa, no non volevo

-potresti lasciarmi in piazza? non mi va di tornare a casa - chiesi

Lui mi guardò con uno sguardo di rimprovero, aveva cercato di parlarmi per tutto il viaggio ma io gli avevo stroncato ogni discorso sul nascere. Il suo sguardo in quel momento mi incuteva terrore, era arrabbiato anzi forse furioso e allo stesso tempo confuso, forse come me si chiedeva cosa fare adesso ma non mi interessava, volevo solo scendere da quella macchina, allontanarmi dal quello sguardo accusatore e andare a riflettere da sola.
Così in meno di cinque minuti arrivò in piazza e fermò l’auto. Sentivo che aveva voglia di parlare, io aprì la portiere e scesi in fretta ma lui mi fermò per un braccio

-quando ci rivediamo?- chiese
-non lo so! Ciao- risposi liberandomi e chiudendogli lo sportello in faccia

Avevo paura che uscisse dall’auto e mi costringesse a parlare con lui ma per fortuna non lo fece, in quel caso non avrei saputo cosa dire, ero troppo confusa per rispondere alle sue domande.
Cominciai a camminare li vicino, poi mi venne l’idea. L’unica persona che poteva aiutarmi era Giò, quindi mi misi a correre verso il suo negozietto.
Arrivai li con il fiato corto, Giò vedendomi così si avvicinò e mi aiutò a sedermi, le gambe mi facevano male e non riuscivo a dire una parola per quanto veloce e per avevo corso

-Cinzia ma cosa hai fatto?- mi chiese preoccupato, porgendomi un bicchiere d’acqua

Io lo bevvi in un sol sorso e cercai di calmarmi per poter parlare, per mia fortuna quel giorno non c’era nessuno apparte il solito vecchio rincitrullito che si metteva nel tavolino più in penombra di tutti

-allora? Sei  pronta a raccontare?- mi chiese aspettando che riprendessi fiato
-si, però non è facile- dissi

Lui capì subito che volevo parlare di qualcosa di privato, quindi pazientemente aspettò mentre cominciava a lucidare le tazze di porcellana che aveva dietro

-mi faresti una camomilla?- chiesi
-ma certo, per la mia miglior cliente questo e altro- disse cominciando a preparare la miscela

Appena finito mi porse la tazza con della camomilla fumante

-allora adesso sei pronta a parlare?- mi chiese
-oggi all’uscita di scuola c’era lui- dissi per cominciare

Quando ero con lui non riuscivo a cominciare e basta, avevo bisogno che mi facesse le domande per poter rispondere automaticamente

-lui, intendi il ragazzo che ai portato qui qualche giorno fa? Come si chiamava….Andrea giusto?- chiese
-si esattamente- risposi
-e allora?-
-e allora siamo andati a pranzo insieme- il mio volto era un po’ scocciato, il suo invece calmo
-dove?-
-in un ristorantino vicino al mare, tutto era davvero buono e il locale era davvero accogliente e serio, abbiamo finito in pochissimo tempo- cominciai a divagare
-Cinzia, lo sai che non mi inganni, cosa è successo?- mi chiese ancora gentilmente
-sono stata davvero bene con lui, mi sono sentita davvero rilassata e felice in quel momento. Poi abbiamo fatto una passeggiata in spiaggia e abbiamo iniziato a parlare, è stato davvero bello. Lui mi domandava qualcosa, io rispondevo e viceversa, ho passato un pomeriggio davvero splendido, non sapevo di poter passare del tempo con un ragazzo stando così bene, poi però…-

feci una pausa, per qualche strana ragione raccontare del bacio mi metteva in imbarazzo, credo di essere diventata anche un po’ rossa in quel momento

-poi cosa è successo?- mi aiutò
-ci siamo messi a rincorrerci, a giocare, fino a che non siamo caduti sulla sabbia uno sopra all’altro e lui mi ha baciata- dissi ripensando a quel momento
-capisco e cosa ti ha dato tanto fastidio?- mi chiese ancora calmo mentre lo vedevo  sorridere sotto i denti.
Lo guardai in cagnesco e risposi

-che domanda assurda è mai questa!!- dissi con il mio solito astio
-Cinzia, cosa ti ha dato tanto fastidio?- richiese con la sua solita aria calma
-Giò ma lo hai capito o no? Mi ha baciata!!! Io non avevo mai permesso ad un ragazzo di toccarmi, pensa baciarmi!!- dissi agitandomi e sbuffando
-questo lo so anche io ma da quanto ho capito con questo ragazzo ti trovi bene e questo bacio non lo hai proprio sdegnato- mi fece notare

Odiavo il suo perfetto modo di capire le cose, di intuire tutto quello che non volevo dirgli solo con uno sguardo

-si infatti è questo il problema- dissi sottovoce come se non lo volessi ammettere
-Cinzia, non riesco ancora a capire- disse

Non era vero, lui mi conosceva più di quanto conoscessi me stessa e solo che voleva farmi capire qualcosa che ancora non riuscivo a percepire, perché a volte è più facile capire gli altri che se sessi e una ragazza ottusa come me non ce l’avrebbe fatta senza il suo aiuto

-il fatto è che non mi doveva piacere, non lo dovevo solo allontanare, gli dovevo dare uno schiaffo e andarmene, invece…invece non ho fatto niente di simile. Non sono più la stessa da quando lo conosciuto, non riesco più ad odiare i ragazzi come prima, non riesco più a zittirgli quando fanno commenti sgradevoli. Non dovrei essere così. Io sono una persona che ha disgusto per i ragazzi, non mi dovrebbe piacere ricevere un bacio rubato- spiegai alterata
-hai mai pensato che potessi innamorarti di questi odiati ragazzi?- mi chiese guardandomi
-innamorarmi? Ma non diciamo sciocchezze!! No, non posso innamorarmi- dissi cercando di apparire decisa ma la verità era che anche la mia convinzione vacillava
-lo hai detto tu no? Da quando è comparso nella tua vita sei cambiata, gli permetti ogni cosa e cominci a pensare che la sua presenza sia più che gradita- disse facendomi capire che aveva ragione
-si è vero! Ma da qui a dire che mi sono innamorata ce ne vuole!- continuai a negare
-Cinzia, me lo hai detto tu, non riesci più a pensare ad altri che a lui. Non riesci ad addormentarti senza la sua presenza nei tuoi pensieri e stargli accanto ti piace. E poi siamo sinceri, lui è diverso dagli altri ragazzi che hai conosciuto- cominciò

Il mio viso si increspò di curiosità, cosa voleva dire? Io lo vedevo un ragazzo normale come tutti gli altri

-lui è stato il primo a non farsi intimidire dalla tua avversione, è stato il primo a entrare nella tua vita con forza, è stato il primo a sorprenderti, è stato il primo a non farsi mettere i piedi in testa da te e a quanto pare è stato il primo a baciarti senza il tuo permesso- spiegò
-quindi sarei attratta dagli sbruffoni?- chiesi diffidente
-no, non sto dicendo questo. Cerca di guardarti dentro ragazza mia, tu infondo sei una donna e come tutte le donne ti piace sentirti protetta dall’uomo, posseduta, controllata infondo ma, con il tuo carattere forte non è facile per te trovare chi cerchi, quelli che ci hanno provato hanno reagito con troppa avvenenza e quindi ti sei chiusa a riccio, non facendo entrare più nessuno, non facendo più distinzioni, “tutti gli uomini sono maiali” ti sei convinta. Ma la verità è che lo hai fatto maggiormente perché non restassi scottata, delusa, perché infondo lo so io e lo sai tu, la tua paura più grande è proprio quella di soffrire ancora, prima hai sofferto per i tuoi genitori, poi per tuo fratello e adesso non vuoi farlo con la persona che ami, tutto qui- finì

Tutto qui aveva detto. Non potevo credere che in poco più di cinque minuti aveva risposto a tutte quelle domande che da un’ora mi circolavano nella testa. Solo in quel momento capì che aveva ragione, il mio astio per il sesso opposto non era nato da quando i ragazzi hanno cominciato a provarci ma da molto prima, da quel lontano giorno in cui cominciai a sentire lontano il mio unico amico, il mio unico compagno di avventure: mio fratello.
Quindi era vero, lo amavo e non volevo ammetterlo o almeno cominciavo ad innamorarmi. Rimasi li in silenzio per un po’ gustando, assorta nei miei pensieri, la camomilla che avevo davanti e che ormai era fredda. Giò mi osservava con la sua solita aria serena che mi trasmetteva tanta calma

-quindi secondo te dovrei cominciare a fidarmi di lui?- chiesi appena finì la mia discussione interiore
-questo sta a te deciderlo, non posso consigliarti niente per quanto riguarda questo, devi solo cercare di capire cosa provi davvero e poi capire se puoi aprirgli il tuo riccio- mi rispose lui mettendosi alla mia altezza per guardarmi in viso
-cerca di ricomporre tutti i pezzi del puzzle, cerca di capire che emozioni ti da averlo accanto. Infondo se riesci a sentire i tuoi sentimenti il tutto diventa facile- continuò
-quindi adesso dovrei tornare a casa e fare il punto della situazione giusto?- chiesi più a me stessa che a lui
-si Cinzia, credo sia la situazione migliore e poi ormai si è fatto buoi- disse indicando la grande vetrata

Oh no si era fatto davvero tardi! Mia madre mi avrebbe sgridata un’altra volta. Non persi tempo e mi alzai

-ci vediamo domani e grazie- salutai al volo uscendo

Giò annuì come per dire a domani.
Io arrivai come al solito a casa tardi e appena misi piede sulla soglia mia madre cominciò a sbraitarmi contro

-può essere che non riesci mai ad arrivare in orario? Devi cercare di arrivare puntuale se no ti chiuderò in casa. Mi stai a sentire? sto parlando con te!- continuava a ripetere

Io mi limitavo ad annuire e continuavo a fare un passo ogni volta che si voltava, appena arrivai alle scale non la ascoltavo neanche più, salì e aprì la porta della camera. Davanti a me in quel momento trovai Andrea seduto sul letto

-co…cosa ci fai qui?- chiesi stupita
-ti stavo aspettando, dobbiamo parlare- disse deciso, il suo sguardo non transigeva
-ti prego Andrea non possiamo parlare domani? Sono davvero stanca- dissi
-no Cinzia fino a che non avremmo chiarito non me ne vado- disse ancora più sicuro,  alzandosi
-ma ti ho già detto che non ce niente da chiarire- insistetti serena

Lui mi guardò torvo e cominciò ad avvicinarsi

-mi devi dire se ho fatto qualcosa di sbagliato- cominciò avvicinandosi, mentre io ritraevo
-no, te lo detto non hai fatto niente di male-
-allora perché mi hai allontanato in quel modo?-
-perché eri sopra di me, in qualche modo dovevo fare- spiegai
-non intendevo questo, volevo dire perché mi hai negato per tutto il tempo- disse lui ancora più serio, mentre continuava ad avvicinarsi e io ad indietreggiare
-scusa ero solo un po’ confusa- dissi
-di cosa?- chiese curioso

Diventai rossa, ormai sapevo il perché ma non avevo nessuna intenzione di dirglielo

-con una buona passeggiata ho risolto- risposi
-ti prego Cinzia ho bisogno di risposte, non essere sempre così- esclamò lui esasperato
-scusa come sarei io?- chiesi offesa
-ho bisogno di risposte Cinzia e se vuoi liberarti di me presto devi solo sbrigarti a darmele- proseguì avvicinandosi a me che ormai ero con le spalle all’armadio

Ero in trappola, ormai dovevo spiegargli la mia reazione ma non era affatto facile perché avevo il suo viso a pochi centimetri dal mio

-ti..ti prego allontanati- dissi senza fiato
-perché? Adoro il tuo viso vicino al mio- disse malizioso
-mi…mi metti in difficoltà- dissi ancora laconica

In quel momento sentì uno strano vortice di emozioni, lo stomaco era in subbuglio, la schiena continuava ad avere scosse di adrenalina e io cominciai a tremare. Solo in quel momento mi accorsi che quei sentimenti li avevo sempre avuti quando si avvicinava o mi toccava ma non ci avevo mai fatto caso, credendo chissà cosa li avevo rificcati da dove erano venuti, oppure li avevo ignorati, ora tutto combaciava esattamente, tutte le spiegazioni di Giò e le sue parole attraversarono in un secondo il mio cervello che già si stava annebbiando per la troppa vicinanza a quello sbruffone

-che vuoi dire?- mi chiese ancora malizioso, si era accorto di quello che stava provando

Questo suo comportamento mi ferì davvero tanto, avevo deciso di lasciarlo passare dal cancello del mio cuore ma avevo sbagliato, lui come gli altri mi voleva solo prendere in giro, così lo scostai con forza facendo diventare il suo volto stupito

-sei un bastardo come tutti gli altri, non sei diverso. Ti stai prendendo gioco di me e dei miei sentimenti, vattene- dissi cercando di non gridare troppo, non volevo far accorrere i miei
-ma cosa dici?- chiese sofferente e stupito
-io non riesco più a dimenticarti Cinzia, quando sei con me vorrei solo baciarti e quando non ci sei ti penso e mi manchi. Credi davvero che ti stia prendendo in giro? Tu sei il mio gattino non potrei mai farti del male- disse riavvicinandosi
-non mentire per favore- dissi diffidente
-non ce niente che ti faccia cambiare idea?- mi chiese
-no, e adesso vattene- dissi abbassando il volto

Lui fece per andarsene, poi all’improvviso si riavvicinò e mi baciò. Fu un bacio a fior di labbra ma in quel momento mi percorse un brivido. Poi il bacio si fece più possessivo tanto da spingermi di nuovo alle ante dell’armadio. Il suo bacio cominciò a diventare più possessivo, sempre dolce ma molto possessivo, io presa da quella sua euforia alzai le braccia e misi le mani tra i suoi morbidi capelli spettinandoglieli.
In quel momento la voce di mia madre mi riportò alla realtà

-Cinzia dove sei? È pronta la cena- disse la sua voce che si stava avvicinando alla camera
-devi andare prima che ci scopre- gli dissi staccandomi dalle sue labbra
-non ci penso neanche- disse aprendo l’armadio e spingendomi dentro

Le ante si richiusero dietro di lui

-ti ho fatto cambiare idea adesso?- mi chiese
-non del tutto- risposi

Si riavvicinò a me, questa volta però mi prese il viso e mi guardò per un istante, non si vedeva molto però percepì che stava per dire qualcosa di serio

-credo di essermi innamorato di te gattino e non scherzo- sussurrò rimpossessandosi delle mie labbra.

Lo ricambiai con tutta l’anima, non mi interessava respirare, volevo solo le sue labbra. Le nostre lingue si intrecciarono inesorabili, mi sentivo una poco di buono per il modo in cui lo desideravo. Le sue braccia si strinsero alla mia vita e le mie le posai sulle sue spalle, ricominciando a scompigliargli i capelli.
Le sue labbra si staccarono per riprendere fiato e io ne fui delusa, non potevo credere al modo in cui lo desideravo, non mi era mai successo prima, lui fece il suo solito sorriso divertito intuendo la mia euforia

-lo sapevo, tu sei davvero un gattino selvaggio- disse
-sei uno sbruffone lo sai?- dissi baciandolo
-lo so me lo hai già detto- disse ricambiandomi

Ormai ero cotta, non sarei più riuscita a stargli lontana e lo sapevo bene, non avevo altra scelta che fidarmi di lui e farlo entrare nel mio cuore, con la speranza di non rimanere delusa. Intanto mia madre mi chiamò una seconda volta e io lo staccai

-devi andare adesso- dissi aprendo le alte dietro di lui

Senza obbiettare fece qualche passo indietro uscendo dall’armadio dandomi l’opportunità di farlo anche io

-da adesso smetterai di chiamarmi gattino?- chiesi mentre lui si dirigeva alla finestra
-no, non ci contare- rispose lui guardandomi
-ti odio lo sai?- dissi calma

Si avvicinò e mi diede un altro bacio a fior di labbra, poi scese dalla finestra e scomparve

-ma ti amo- finì uscendo dalla camera e scendendo dai miei

La mia storia d’amore stava cominciando e il mio cuore era colmo di gioia, non sapevo cosa sarebbe successo da quel momento in poi ma lo immaginavo favoloso.

spero vi sia piaciuto!!! ho visto però che le recensioni sono calate, spero non sia per la ff. fatemi sapere mi raccomando!!!
sp: scusate per eventuali errori, l'ho riletta ma nn si sa mai!!!

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Capitolo 10
*** nuove scoperte ***



Quella notte, per la prima volta lo sognai. I suoi vivaci occhi verdi, il suo solito sorriso divertito e il suo stupendo e bacio. All’improvviso mi sentì strattonare con forza e una voce si fece spazio tra i miei sogni facendoli svanire

-Cinzia!! Cinzia, svegliati dai!! Cinzia- continuava la voce

A fatica aprì gli occhi e davanti a me vidi una figura, era appannata, non riuscivo a vederla bene presa ancora dal sonno, poi pian piano la misi a fuoco. Era la mia amica Sandra. Mi girai dall’alto lato credendo che stessi ancora sognando ma poi la sua voce rimbombò forte nelle mie orecchie e capì che non era un sogno

-CINZIA SVEGLIA!!!- gridò con tutta la voce che aveva
-mmm…ma cosa sei pazza?- chiesi con la voce ancora impastata dal sonno
-no! Non sono pazza ma curiosa!- mi rispose
-ma che ore sono?- chiesi cominciando a svegliarmi
-sono le sette e un quarto ma non mi interessa l’ora cosa è successo ieri? Non mi hai telefonato, dalla curiosità non ce lo fatta è sono venuta, allora? Allora?- disse tutto d’un fiato
-cosa? Sono solo le sette e un quarto?- esclamai sedendomi nel letto e guardando la sveglia
-ma sei pazza a venire a quest’ora? Ma poi per che cosa, te lo avrei raccontato a scuola!!- la rimproverai
-come ti ho detto non mi interessa l’ora devi raccontarmi tutto su. Chi era quello? Perché non mi hai raccontato mai di lui? Quando vi siete conosciuti? Come vi siete conosciuti? E che rapporto ce tra voi? Forza, forza racconta dai!- disse come una trottola.

 Mi girava la testa per le sue domande e per la velocità con cui le poneva. Feci un profondo respiro e comincia a raccontarle tutto, per filo e per segno, come voleva lei, tanto sapevo che mi avrebbe rotto la testa tutto il giorno se no e, non mi andava di rovinarmi la giornata

-lui si chiama Andrea e ci siamo conosciuti qui in casa- dissi laconica

Non mi andava di raccontarle tutti i particolari, era mattina e ancora avevo sonno ma lei come una buona curiosa cominciò a chiedermi quello che non le avevo detto

-che significa qui? Spiegati- disse adesso più calma di prima
-diciamo che lui si è intrufolato nella mia camera per sfuggire alla polizia-
-quindi è un maniaco!- disse

La sua fantasia mi faceva sempre restare a bocca aperta

-ma che cavolo dici! Non è un maniaco è un ladro- dissi quest’ultima parola quasi a bassa voce, come se non fosse un reato
-cosa? Ma dai e quindi la ti sei innamorata?- disse lei

Ma aveva sentito cosa le avevo detto? Un ladro! Un’altra mi avrebbe detto che dovevo stare alla larga dai malfattori ma lei cosa mi aveva chiesto?…è li che ti sei innamorata? Ma dai

-ma no! Per la verità è stato un maleducato cronico, ha girato per casa e si è fatto una doccia con la scusa che era sudato e non lo sopportava-
-dai che fico!!- esclamò

In quel momento capì che i miei dubbi erano fondati, la mia amica era pazza! Ma di quelle forti. Trasalii e continuai a raccontare tutto quello che era successo fino al giorno prima di ieri ovviamente. Nel frattempo che raccontavo mi vestì e andai a lavarmi, con la sua continua presenza dietro di me

-cavolo!! È davvero fico questo ragazzo, per non parlare del fatto che è molto carino- disse
-ma cosa è successo ieri? Lo so che non vuoi dirmelo perché è successo qualcosa, allora?- chiese maliziosa
-niente, mi ha portato a pranzo in un ristorante vicino al mare, e poi siamo andati a fare una passeggiata sulla spiaggia e abbiamo parlato…- dissi

Le raccontai di come mi ero sentita e come mi sono divertita in sua compagnia ma omessi la cosa più importante, lei lo capì e me lo fece presente

-mi stai nascondendo la cosa più importante, forza parla!- disse  
-mi ha baciata- mi arresi
-COSA? Ma è fantastico!! E tu?- mi chiese curiosa più che mai
-mi sono fatta riaccompagnare a casa, anzi in città- dissi
-ecco, la solita Cinzia. Ma come un ragazzo ti bacia e tu lo rifiuti in questo modo? Poverino- commentò lei dispiaciuta
-va bene, continua a fare i tuoi commenti e non ti racconto il resto!- dissi offesa
-il resto? Perché ce resto? Racconta su che aspetti!- disse impaziente
-sono stata tutto il pomeriggio a pensare a quel bacio e a come mi ero comportata. Poi mi sono resa conto che comincio ad  innamorarmi- feci una pausa, era molto imbarazzante per me raccontare il resto
-ma quello lo avevo capito anche io, la tua espressione ieri pomeriggio lo diceva da se- mi disse calma e seria

Io la guardai, era strana e pazza ma era la mia migliore amica e riusciva a capirmi meglio di me, ed ero sicura che lei mi avrebbe sempre aiutata

-quando sono ritornata la sera lo trovato seduto sul letto ad aspettarmi. Tu lo sai mi conosci, ho cominciato a stargli lontano, anche se avevo capito di amarlo non lo avrei mai ammesso-

Lei annuì, credo si era già immaginata che era andata così. Continuai a raccontarle tutto per filo e per segno, dal mio “sei un bastardo” alla pomiciata nell’armadio. Rimase stupita dal mio racconto, neanche lei si sarebbe mai immaginata la mia passione sfrenata.
Dopo il racconto corremmo a scuola, per il tanto parlare non ci eravamo accorte che si era fatto tardi. Per tutto il giorno non ho fatto che pensare a lui, non mi interessava minimamente la lezione, qualunque fosse, dopo la prima mezz’ora non sono stata attenta ne agli insegnanti che entravano ne alle lezioni che spiegavano. Per fortuna Sandra aveva capito come stavo e prese gli appunti per me.
Finalmente quella giornata di scuola era finita e uscimmo dal grande portone, come mi aspettavo davanti al cancello c’era lui che mi sorrideva. Avanzai velocemente e lui mi raggiunse avvicinando il viso al mio

-alt- lo fermai
-niente smancerie in suolo scolastico- dissi guardandolo

Mi sorrise con il suo solito sorriso divertito, mi prese per mano e mi portò fuori, proprio un passo oltre il cancello e li mi baciò. Un bacio innocenti ma che tanto avevo desiderato e che anche lui aveva desiderato. Tutti i miei compagni ci guardarono sorpresi e cominciò un chiacchierio fastidioso a cui non diedi peso, poi galantemente mi aprì lo sportello della macchina del posto del passeggero, lo guardai e salii. Partimmo subito dopo, mentre ancora gli studenti ci guardavano stupiti. Per qualche strano motivo mi sentivo un po’ in imbarazzo a stare con lui in macchina, non so perché ma questo non mi fece spiccicare una parola

-cosa cè?- mi chiese spezzando il silenzio
-niente- risposi un po’ agitata
-ma dai si vede lontano un miglio che ce qualcosa- commentò lui mettendomi una mano su un ginocchio
-sono solo un po’ in imbarazzo tutto qui, invece dimmi tu dove mi stai portando- dissi un po’ per chiudere quel discorso e un po’ perché ci stavamo avvicinando al centro città
-a casa mia- disse sereno
-wow, non perdi tempo eh?- dissi con un pizzico di malizia
-oh be, non era per quello che ti volevo far vedere dove vivo ma se ti va…- rispose con molta più malizia di me
-sei un pervertito!- esclamai scherzosa

Lui sorrise, mi conosceva e sapeva che i miei pregiudizi sugli uomini non sarebbero svaniti in così poco tempo.
La sua mano non lasciava il mio ginocchio mai, apparte quando doveva cambiare marcia, io la guardavo. Si stava prendendo troppe confidenze anche se ci eravamo messi insieme, quindi sapendo che non l’avrebbe mai tolta la presi e la misi sulla mia. Al quel gesto mi guardò, io gli feci un sorriso severo e lui il suo solito divertito, gli piaceva un casino farmi arrabbiare e farmi imbarazzare.
Finalmente la macchina si fermò, io che non avevo guardato per niente la strada perché troppo occupata a guardare lui, mi meravigliai nel vedere dove ci eravamo fermati.
Restai in silenzio per un secondo, ero confusa, ci eravamo fermati nel quartiere commerciale dei ricchi (se così si può chiamare) proprio davanti all’hotel Golden, il più famoso hotel della città, frequentato solo da ricchi perché a cinque stelle. Quel Hotel non era solo frequentato da persone che venivano da lontano ma anche dai ricchi della città che, stressati dal lavoro si concedevano qualche giorno di costosissimo relax, lo facevano anche i miei a volte, lo so perché io sono stata concepita proprio in questo posto, infatti erano venuti per rilassarsi e ne erano usciti incinti, comunque non divaghiamo, non avevo parole.
In quel momento il parcheggiatore mi aprì la portiera

-signorina- mi salutò
-tieni Peppe, la chiave dalla al signor Piero dopo - disse Andrea lanciandogli le chiavi
-certo!- rispose l’altro
-allora, vuoi rimanere li a lungo?- mi chiese Andrea prendendomi per mano

Io ero ancora confusa, non riuscì a rispondere quindi mi scrollai e lo segui.
Appena entrati tutti i dipendenti lo salutavano, il mio accompagnatore salutò il signore alla recepsion, un signore vissuto, con i capelli corti brizzolati, molto snello e con una professionalità e gentilezza mai vista prima

-Piero ti presento la mia ragazza- disse Andrea sorridendo

La mia ragazza, che bella emozione mi diede quella parola, mi sentì prevalere da un calore che non avevo mai sentito prima

-sono felice per lei signorino e benvenuta anche a lei- mi disse il signore formalmente
-Piero troppo formale, troppo formale, sciogliti- gli fece notare Andrea ma il signore non gli diede retta
-co…cosa significa signorino?- chiesi dopo un lungo silenzio
-ah non te lo avevo detto? Sono il figlio del proprietario di questo Hotel- disse come niente

Restai senza parole, continuavo a guardarlo sbalordita mentre lui mi accompagnava all’ascensore.
L’uomo, proprietario di quel Hotel non lo conoscevo personalmente ma il suo nome era molto conosciuto nel nostro ambiente. Mio padre mi ripeteva spesso che era proprietario di Hotel come quello in tutto il mondo, con la stessa classe a la stessa clientela facoltosa.
Appena le porte dell’ascensore si chiusero Andrea mi lasciò la mano e iniziò a baciarmi, non mi ero neanche accorta che aveva chiesto al ragazzo che portava su e giù la gente di andarsene, ero troppo occupata a capire come ero finita con un ricco erede. Lo staccai subito e lui mi guardò curioso

-MA COSA SEI SCEMO!!! NON MI PUOI DARE UNA NOTIZIA DEL GENERE E FAR FINTA DI NIENTE- gridai arrabbiata all’improvviso
-mi dispiace ma se te lo avessi detto non mi avresti creduto- disse lui ancora con aria sicura
-e come potevo crederti!! Io ti credevo un ladro!- dissi ancora arrabbiata
-adesso mi spiego molte cose ma, perché non mi hai detto niente?- chiesi un po’ triste
-non eravamo ancora così in confidenza e poi volevo stupirti- disse un po’ malizioso

Stupirmi. Stupirmi aveva detto, in effetti mi aveva stupito tanto con i suoi modi garbati mangiando e bevendo il te, mi aveva stupito anche quando il giorno prima mi portò in quel ristorantino ma non potevo immaginare che fosse un ragazzo ricco, più di me anche

-e da quando hai avuto questa rivelazione?- chiesi

In quel momento le porte si aprirono all’ultimo piano e lui mi riprese la mano

-quale rivelazione?- chiese
-quella che volevi stupirmi- spiegai
-da quanto ho capito che ti volevo per me- rispose lui
-e quando hai avuto questa fatale convinzione?- chiesi sarcastica
-dal nostro secondo incontro al bar- disse aprendo una camera

All’interno era grandissimo. Non c’erano pareti a delineare le varie aree apparte quelle del bagno ma solo delle travi. Appena entrata la prima cosa che si notava era il suo salotto, aveva un divano di pelle bianco di fronte una televisione a schermo piattissimo 46 pollici sopra un mobile in ciliegio, accanto un dvd ultima generazione e la playstation. Qualche metro di distanza dal salotto c’era il letto, un letto a due piazze e mezzo, ancora scomposto se posso dirlo, le lenzuola erano color bronzo e nei lati del letto dei comodini in ciliegio bianchi, di fronte al letto invece c’era un grande armadio a 4 ante. Del suo bagno meglio non parlare. Era grandissimo con una vasca enorme e una doccia nella parte destra della vasca. Non avevo mai visto doccia e vasca nello stesso spazio.

-allora cosa te ne pare?- mi chiese curioso

Non sapevo che dire

-wow- pronunciai, lui sorrise orgoglioso
-siediti, ti porto qualcosa?- mi chiese
-no grazie sto bene così- dissi ancora sbalordita
-devi pranzare- insistette
-non ho fame- ribadii

Lui si avvicinò a me, lo aveva capito che ero un po’ rigida, mi girò attorno e da dietro mi avvolse nelle sue braccia. Un brivido mi passò per la schiena, che strana sensazione mi dava averlo vicino. Appena capì che mi ero rilassata cominciò a baciarmi il collo, io lentamente mi girai e lo baciai sulle labbra. Quanto erano belle quelle labbra.
Pian piano quel bacio dolce divenne può passionale e possessivo, le nostre lingue si intrecciarono mentre le sue mani continuavano ad accarezzare i miei fianchi, senza accorgermene mi ritrovai sdraiata su letto con lui sopra.

-sicura che non vuoi mangiare?- mi chiese a fatica tra un bacio e l’altro
-no, sto bene così- risposi con più fatica di lui

Nonostante fossimo sdraiati in un letto, uno sopra l’altro a baciarci, i nostri movimenti non erano volgari, nessuno dei due aveva intenzione di fare qualcosa

-ti va di venire con me a vedere una cosa?- mi chiese staccandosi da me
-cosa?- chiesi quasi spaventata
-sta tranquilla non è niente di spaventoso- mi rassicurò

Così mi riprese per mano e uscimmo dalla stanza per prendere un’altra volta l’ascensore, questa volta eravamo accompagnati quindi non potemmo baciarci
Salimmo alla terrazza dove davanti ai miei occhi trovai una piscina enorme. Dall’acqua usciva del vapore questo faceva capire che era riscaldata

-ti va di fare un bagno?- mi chiese
-non ho il costume- feci notare
-perché non te ne metti uno di quelli- disse indicando una decina di costumi dentro una specie di baracchino
-lo avevi programmato?- chiesi con un tono di rimprovero
-ma certo!-

Senza discutere entrai nel gazebo e mi cambiai. Scelsi un costume semplice, azzurro con i bordi bianco. Mi stava a pennello e mi sottolineava la mia siluette e non solo quello, il mio seno sembrava molto più prosperoso e la cosa mi spaventò sapendo con chi ero ma ci stavo davvero bene dentro a quel due pezzi quindi non lo cambiai.

-come hai capito la taglia?- gli chiesi prima di uscire
-non lo so lo indovinata- disse anche se io non ci credevo molto
-bene io esco! Niente facce da maniaco intesi?- lo avvertì
-va bene, va bene- acconsentì

Finalmente uscì, ero in accappatoio ma già ero imbarazzata

-cosa ci fai in accappatoio?- mi chiese

Lui era già dentro la piscina, aveva un costume blu che gli arrivava poco più sopra le ginocchia. Era bellissimo. Il suo petto era perfetto, poco scuro, muscoloso ma non troppo.

-niente commenti di nessun genere ok- lo avvisai
-ok ok- rispose esasperato

Mi tolsi l’accappatoio e lo posai su una sedia li vicino, lui mi guardò con occhi sgranati ammaliato

-wow, sei bellissima!- disse
-avevo detto niente commenti- lo rimproverai imbarazzatissima
-dai vieni stupidina- disse porgendomi una mano

Pian piano mi avvicinai e prendendo la sua mano scesi i pochi scalini che c’erano dentro l’acqua. Era bellissimo. L’acqua era calda e ti faceva stare bene.
Ci appoggiammo alla parete e ci rilassammo

-allora comè?- chiese
-bellissimo- dissi pacificamente

Detto questo lui si spostò davanti a me e mi prese delicatamente il volto tra le sue mani

-sei bellissima- disse

Piano piano si avvicinò a me e mi baciò. Era un bacio delicato di quelli dal sapore dolce, le mie mani si posarono sui suoi capelli morbidi spettinandoli. Pian piano il nostro bacio divenne più passionale e lui si avvicinò aderendo perfettamente a me. Le nostre lingue si toccarono di nuovo come se avessero fame dell’altro e si intrecciarono voraci. Dovemmo finire quel bacio per prendere fiato ma sia io che lui non avevamo nessuna intenzione di staccarci e così ricominciammo.
Ci spostavamo tanto in quella piscina, a destra, a sinistra, sopra e sotto l’acqua, sempre insieme, sempre uniti, sempre l’uno affamato dell’altro.
Restammo in quella piscina per ore e ormai si erano fatte le 6 e mi dovette, contro voglia, riportare a casa. Davanti alla porta non mi voleva lasciare, continuava a baciarmi e a trattenermi come se qualche minuto avesse fatto la differenza

-ti prego lasciami andare- dissi ancora in macchina allontanandomi dalle sue labbra
-perché non mi fai entrare? Stiamo ancora un po’ insieme- disse
-la vedi quella BMW parcheggiata nel vialetto? È di mio padre questo significa che i miei sono rientrati- gli feci notare

Anche io volevo stare ancora con lui ma il tempo con noi era tiranno e non potemmo fare altro che salutarci

-ti vengo a prendere domani a scuola- mi disse quando chiusi lo sportello
-no, mi verrai a prendere a casa. Con il tuo modo di fare è da due giorni che indosso la divisa scolastica- dissi
-va bene, comunque oggi non sei stata tutto il giorno con la divisa ma con un costume molto sexy- disse malizioso
-sei un maniaco- finì

Prima di entrare dalla porta lo salutai con la mano e mi preparai ad entrare

-oh chi si vede!- esclamò mia madre
-ciao mamma- salutai con poca enfasi
-ciao cara, vedo che finalmente rispetti gli orari- disse sarcastica
-sai comè, non volevo più farti preoccupare- dissi falsamente
-grazie cara- rispose senza capire niente

Me ne andai nel salotto e mi sedetti sul divano vicino ma, non troppo a mio padre

-ben arrivata Cinzia- disse
-ciao papà-
-come mai sei ancora con la divisa?-
-non mi andava oggi di venirmi a cambiare-
-ma neanche ieri lo hai fatto- mi fece notare
-lo so, da domani non succederà- dissi stufa di quell’interrogatorio
-non preoccuparti non era un rimprovero…ma dove sei stata, hai le punte dei capelli bagnate- disse guardandomi i capelli

In effetti non li avevo asciugati molto bene per la fretta e adesso?

-di sicuro è ha giocato alla parrucchiera con la sua amica- disse mio fratello arrivando
-be in effetti mi sono lavata i capelli da lei per provare una nuova acconciatura ma di certo non sono affari tuoi!- dissi acida
-e poi dove sei stato in questi giorni che non ti sei fatto vedere per niente?- chiesi continuando ad avere un tono ostile
-io sempre in casa, chissà tu invece- rispose come se sapesse che sotto c’era qualcosa
-di certo non con un ragazzo- commentò mio padre

Lo fulminai con gli occhi dopo questo suo commento

-be, avendo un fratello e un padre così non riuscirei mai a cambiare idea- dissi arrabbiata
-è pronto in tavola- avvertì mia madre

Ci andammo a sedere, era da tempo che non cenavo più con loro e la cosa mi fece un po’ strano

-a lavoro mi hanno affidato un nuovo caso- incominciò mia madre

I loro discorsi mi avevano sempre annoiati ma quella volta molto di più. Non riuscivo a credere a quello che avevo vissuto in pochi giorni, a come era cambiata la mia vita da quando era entrato Andrea. Continuando a pensare non mi accorsi che i miei avevano finito di parlare e mi guardavano

-cara cosa hai?- mi chiese mia madre
-sembravi nel mondo dei sogni- commentò mio fratello
-non è che per caso ti sei innamorata?- mi chiese la mamma
-si e gli asini volano- esclamò Tommy

Gli lanciai un’occhiataccia e mi alzai

-qui il maschilismo dilaga, io me ne vado- dissi
-dai cara tuo fratello scherzava- disse mia madre per trattenermi ma non ci riuscì

Salì in camera e mi misi a fare i compiti che il giorno prima avevo dimenticato, era difficile concentrarsi ma dovetti farlo perché il giorno dopo avevo una verifica con il prof. Mc Kansy e se non la passavo me lo avrebbe rinfacciato per tutto il resto dell’anno, infondo eravamo alla fine di febbraio e ormai c’erano pochi mesi, quindi era meglio dare il massimo come sempre, anche se la mia mente non era ancora pronta a lasciare il pensiero di quegli occhi verdi che mi fissavano sensuali.

grazie a tt per i commenti spero che questo cap vi sia piaciuto!! aspetto di sapere cosa ne pensate

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Capitolo 11
*** Penny!! ***


scusate il suoper ritardo!!

Il giorno dopo come previsto il mio test andò benissimo. Infondo ero pur sempre la prima della classe, certo, non c’era altro da fare che studiare prima di incontrare Andrea.
Usciti da scuola, all’entrata, la mia amica cominciò a guardarsi intorno. Sembrava cercasse qualcosa o qualcuno ma ancora non capivo cosa, o chi

-cerchi qualcuno?- le chiesi curiosa
-ma che domande! Cerco il tuo ragazzo, non ti viene a prendere oggi?- mi chiese tono di rimprovero per lui
-gli ho chiesto di venirmi a prendere a casa da oggi in poi- spiegai
-e lui ha accettato? C’erto che l’amico si lascia convincere subito- disse sarcastica
-ma non era il tuo eroe fino a ieri?- chiesi sbalordita dal suo cambiamento
-be si, per certi versi è davvero figo, ma non è comportamento di un gentiluomo lasciare che una ragazza vada a casa senza di lui- spiegò
-ma dai!- le diedi un colpetto sulla schiena
-accompagnami a casa che è meglio- disse salendo sul suo motorino

Arrivata a casa mi aspettavo di trovare Andrea già sulla porta ma non era ancora arrivato

-lo aspettiamo insieme se vuoi- mi propose Sandra prima che entrassi in casa
-No. Non preoccuparti, sono sicura che a momenti sarà qua- risposi sorridendole e salutandola, mentre il suo motorino ripartiva a tutto gas.

Entrata all’ingrasso, la prima cosa che feci fu controllare che dentro non ci fosse nessuno, o per meglio dire Tommy. Assicuratami che non ci fosse salì in camera e mi levai quella orrenda divisa che ormai odiavo. Indossai il paio di jeans che mi stava meglio e un maglione viola di kashmir, mi specchiai un paio di volte allo specchio per sistemare i capelli e scesi. Aprì la porta al volo per vedere se fosse già arrivato, ma non trovai nessuno. Mi meraviglia della mia impazienza, non mi era mai capitato di aspettare qualcuno con così tanta premura. In quel momento mi resi conto di avere un certo languorino, perciò decisi di prepararmi un sandwich. Aprì il frigo e trovai del provolone e del prosciutto, ne presi una fettina l’uno e li misi tra due fette di pane, mi sedetti in una sedia per mangiare con calma, ma in quel momento il campanello suonò con insistenza. Di corsa andai ad aprire

-un attimo arrivo!- gridai un po’ innervosita
-scusa, ma non sono abituato ad entrare dalla porta- disse sorridendomi divertito

Appena i miei occhi incontrarono i suoi, il mio sorriso esplose e gli saltai addosso

-scusa il ritardo- aggiunse baciandomi sulle labbra
-non importa mi stavo facendo un panino, vuoi favorire?- dissi staccandomi dal suo petto
-no grazie non ho fame, ma se mi aspettavi ti portavo da qualche parte- disse polemico
-non ce ne bisogno, il panino va benissimo- obbiettai andando a prendere il mio pane già morsicato
-dove mi vuoi portare oggi?- chiesi dalla cucina
-i ragazzi insistono a vederti, quindi se ti va andiamo al garage- rispose

Lo raggiunsi e lo bacia a fior di labbra, portandomi fuori

-certo che mi va- dissi facendogli segno di uscire

Mi raggiunse e salimmo in auto per raggiungere i ragazzi. Li avemmo un piccolo battibecco a proposito della musica, lui metteva in una stazione rock e io preferivo di gran lunga la musica leggera

-sei una testona!- esclamò prima di spegnere il motore e scendere
-lo sapevi già- gli feci notare

Con fare da supereroe aprì la saracinesca del garage e mi fece cenno di entrare.
All’interno sembrava non ci fosse nessuno ma subito poco dall’ufficetto uscì Marco che mi salutò con un sorriso

-finalmente ti rivediamo- disse guardando il mio ragazzo con occhi di rimprovero
-non cominciare, volevo stare da solo con lei senza la vostra assoluta presenza- si spiegò Andrea sollevando le braccia in segno di arresa
-che maleducato che sei! La principessa non ti fa bene- si sentì in quel momento.

Come previsto a dire questo era stato il Junior. Quel ragazzo mi faceva saltare la mosca al naso, ma io di certo non ero una ragazza da farsi piegare

-ciao junior- lo saluta con non curanza
-ciao principessa- rispose con lo stesso tono
-ciao Cinzia, ben tornata- mi salutò Linda baciandomi
-ciao Linda- salutai
-ehi, non dimenticare me!- disse svelta Paola sorridendomi
-ciao- la salutai baciando anche lei

Penny invece se ne stava poggiata alla parete senza proferire parola, di certo non le dovevo stare troppo simpatica, ma la cosa non mi disturbava, quella ragazza non mi piaceva molto e volevo starle alla larga il più possibile.

-allora, adesso ti possiamo considerare davvero una di noi?- mi chiese Marco sedendosi in una poltrona, seguito dagli altri
-non saprei- dissi dubbiosa

Cosa bisognava fare per essere uno di loro? Forse rubare? Se era così non ci stavo. Non che ci fossero dei pregiudizi ma non mi andava molto a genio quello che facevano

-che domanda è mai questa Marco! Certo che può è la mia ragazza!- lo rimproverò Andrea

La mia ragazza…ancora mi faceva un certo effetto sentirmi considerata di qualcuno

-stai tranquilla Cinzia, essere una di noi, per le donne, non vuol dire rubare- si intromise Linda
-noi qui facciamo solo da tappezzeria- aggiunse svelta
-tappezzeria, ci porti delle birre?- chiese junior con la sua voce squillante

A quelle parole Marco lo guardò con uno sguardo da far paura al più coraggioso

-puoi anche alzarti tu- disse
-no, non fa niente. Avevo già intenzione di andare- disse la ragazza guardando divertita la faccia spaventata del nanetto
-se ti va ti do una mano- dissi raggiungendola

Ci avviammo in quel piccolo ufficio dove c’era un frigo

-grazie- mi rispose prendendo delle bottiglie
-di niente- risposi prendendo l’apri bottiglia
-sono felice che Andrea abbia trovato una ragazza finalmente- commento sorridendo
-dopo la gran botta che ha preso con Penny credevo non si avvicinasse più a nessuna- continuò
-botta con Penny?- chiesi confusa
-oh, non te lo ha detto?- chiese preoccupata, non per me, ma per se stessa più che altro

Io la guardai curiosa di scoprire di cosa parlasse, mentre lei cercava di decidere se parlarmene

-spero che con quello che ti dico non litighiate, vedo Andrea più felice da un po’- cominciò
-diciamo che quando è arrivato era davvero a terra, non credo te ne abbia parlato e sinceramente spero lo faccia quando si sentirà. Penny è sempre stata una ragazza esuberante, in quel momento le si è avvicinata molto e sembrava si fossero messi insieme, ma poi abbiamo scoperto che lei lo faceva solo per portarselo a letto. Non credo che a lui dispiacesse, ma si è sentito tradito quando lei gli ha fato capire che non aveva più bisogno. Lei è stata tremenda, la volevo prendere a pugni. Quel povero ragazzo era già abbastanza abbattuto per i fati suoi, non doveva fargli questo. In quel periodo chiesi anche a Marco di cacciarla, ma Andrea ci disse che non ce n’era nessun motivo, per lui lei non esisteva- raccontò

Io rimasi di sasso da quel racconto. Non sapevo se essere più sorpresa del fatto che fossero stati insieme o per il fatto che lui non mi aveva raccontato proprio niente

-però non ti devi preoccupare- aggiunse tranquilla
-quel ragazzo è davvero forte, diciamo che ormai è lui ad averla in pugno. Prima che arrivassi tu gli faceva capire che la voleva ancora una volta, e poi quando lei ci cascava la lasciava con un palmo di naso-
-non so che pensare, credi dovrei preoccuparmi?- chiesi inquieta
-no, te lo assicuro. Lui sembra davvero innamorato di te, e poi conoscendolo non abboccherà solo per qualche minuto di piacere- mi rispose sicura

Io le sorrisi, sembrava molto più grande degli anni che dimostrava e ne ero felice, mi aveva davvero tranquillizzata con quel discorso

-adesso che ci penso, dove sono gli altri?- chiesi curiosa
-oh be, abaco ha un esame a giorni, quindi non verrà, gigì ha problemi con la madre e deve badare a lei, spia invece…- cominciò diventando triste a quest’ultimo nome
-lui è a un sopralluogo. Stanno progettando un altro furto e lui è essenziale per la buona riuscita di questo- aggiunse
-cosa cè che non va?- chiesi vedendo il suo sguardo
-la verità è che non mi piace quello che fanno. Sono sempre in pericolo, e con il loro comportamento rischiano la galera. Anche Marco pensa che è ora di farla finita con questa storia, ma ha paura di perdere i ragazzi se dice che molla tutto- spiegò
-vuoi dire che ha paura di deluderli?- chiesi un po’ sorpresa

Quei ragazzi pendevano dalle sue labbra, non potevo credere che gli voltavano le spalle

-si, diciamo di si. Per lui questi ragazzi sono come una famiglia, non vuole rischiare di perderne neanche uno- spiegò
-io credo che non ci siano di questi problemi- dissi tranquilla
-sono sicura che tutti riuscirebbero a capire- continuai

Linda mi sorrise e prese le bibite

-portiamo queste di la- disse spostandosi

Fece il giro di tutti, io ne porsi una ad Andrea e mi sedetti sopra di lui.
Restammo li per tutto il pomeriggio, a metà del tempo ci raggiunse anche Spia che subito si impossessò delle labbra di Paola, provocando una smorfia nel viso di tutti i presenti. A quanto pare in pochi giorni certe cose non erano cambiate solo per me.
Fu molto divertente rimanere con loro, anche junior riuscì a non innervosirmi quel giorno.
Durante tutto il tempo riuscì anche a notare cose che la volta prima non avevo visto, ad esempio il comportamento di Marco e Linda. Tra loro c’era una fortissima intesa, lo si notava immediatamente e il loro comportamento verso gli altri sembrava quasi quello di una mamma e un papà. Loro erano come dire…la mamma e il papà di quel gruppo. Erano attenti e pronti alle necessità degli altri e cercavano sempre di fare la cosa giusta per loro.
Mi dispiacque quando arrivò il momento di andarcene, stavo davvero bene con loro, non avevo proprio voglia di ritornare a quell’inferno che chiamavo casa

-ci vediamo presto Cinzia, cerca di farti portare più spesso- mi disse prima di andare Marco
-si è vero, mi piacerebbe chiacchierare ancora con te- aggiunse la sua fidanzata
-va bene- risposi sorridendo
-ehi principessina, la prossima volta porta qualcosa da mangiare però- disse il solito junior
-smettila scemo!- lo rimproverò Linda
-no, non preoccuparti Linda, lo farò volentieri, così diventerà una palla con le gambe corte- dissi sorridendogli e andandomene

Da dietro la saracinesca si sentiva la risata squillante di Marco e i mormorii di junior

-andate proprio d’accordo voi vero?- chiese sarcastico Andrea
-è lui che comincia!- ribattei entrando in auto
-ti accompagno a casa?- mi chiese accendendo il motore
-no, non mi va di rientrare adesso, facciamoci un giro prima- risposi

Lui annuì e partì. In quel momento calò il silenzio tra noi, che naturalmente spezzai io dopo qualche minuto

-quindi tu e Penny siete stati insieme- proferii tranquilla

A quelle parole Andrea frenò di botto, facendomi sbattere la testa, leggermente, contro il sedile

-ehi, ma sei impazzito?- lo rimproverai
-chi te lo ha detto?- mi chiede rimettendo in moto senza ascoltarmi minimamente
-non importa- rispondo tranquilla
-se non importa perché chiedermi?- disse agitato
-non metterti sulla difensiva, è solo una domanda!- dissi esausta delle sue domande
-è stata Linda non è vero? Dovrò parlarle- continuò a ignorare quello che dicevo
-mi dispiace di non avertelo detto, ma non lo ritenevo importante- continuò
-be, visto il fatto che frequentate lo stesso posto e che lei ti mangia con gli occhi dovevi farlo- gli dissi ancora calma
-mi fa cosa?- mi chiese stupito, mentre vedevo il suo labbro curvarsi in un sorriso scherzoso dei suoi
-lo sai che ti guarda maliziosa non fare il finto tonto- ribattei
-sinceramente non mi curo di come o quando mi guarda, non ne ho nessun interesse- mi disse tranquillo
-non me ne sono più curato da quando la nostra storia è finita-
-l’hai amata?- gli chiesi cercando di interpretare il suo viso ancora sorridendo
-gelosa?- domandò
-anche se fosse?- chiesi volgendo lo sguardo altrove arrossita

Lui cominciò a ridere a crepapelle facendomi andare su tutte le furie

-cosa diavolo ci trovi da ridere- gridai
-scusa, è solo che alcune volte sei così semplice da capire- risponde continuando a ridere
-non mi hai risposto- ritornai su quel argomento che mi incuriosiva
-impossibile farlo visto che solo dopo una settimana siamo andati a letto insieme. E comunque ero troppo scosso per pensare all’amore, per la verità credo di essermi divertito anche io- rispose tranquillo

Mi infastidì la sua risposta. Sapevo già che fosse andata a letto con lei, ma non potevo immaginare che detto dalla sua bocca potesse darmi tanto fastidio

-cosa ti succede?- mi chiese guardando il mio viso infastidito dalla risposta
-niente, quindi non devo preoccuparmi che tu cada di nuovo tra le sue braccia vero?- chiesi ancora, questa volta con tono un po’ preoccupato
-sinceramente mi sono scoperto attratto da tutt’altro tipo di ragazze- rispose guardandomi
-e poi, come ho già detto quel periodo avevo bisogno di distrarmi. Non ho nessuna voglia di avere una storia senza impegno, se proprio avrò bisogno di affetto lo chiederò alla mia ragazza- continua malizioso

Sorrido di quella frase. Sapevo che prima o poi avrebbe toccato questo tasto, ma non credevo così presto, comunque di certo con me non l’avrebbe avuta subito vinta.
Quanto ero cambiata in quel periodo, prima se un ragazzo mi avesse detto questo lo avrei mandato a quel paese dopo un bel pugno sul naso.

-sisi- commentai sarcastica

Lui sorrise ancora divertito

-vuoi andare in un luogo preciso o facciamo un giro senza meta?- mi chiese appena entrati in città
-decidi tu-

Non lo avessi mai detto, non potevo minimamente immaginare che mi portava al parco degli innamorati, chiamato così per le tante coppie che prendevano posto nelle panchine per ore, intenti a baciarsi senza tregua.
Appena vide la mia faccia si mise a ridere, a quanto pare non credeva di potermi stupire. In effetti non lo facevo così malizioso.

-questo è il tuo modo di stare in giro?- dissi ancora un po’ sorpresa
-tu mi hai detto, decidi tu, e io avevo voglia di stare da soli per un po’- disse tranquillo, mentre il suo sorriso divertito non lasciava il suo viso

Mi prese per la mano e percorremmo il vialetto che era deserto. Non ero mai entrato in questo posto, ma sapevo che era sempre stato pieno

-sono sicuro che non sei mai venuta qui vero?- mi chiese
-certo che no! Non mi sarei mai fatta vedere pubblicamente con un ragazzo- dissi superiore

Sorrise ancora e mi trascinò in un altro vialetto più stretto e discreto. Capì subito che di li a poco ci saremmo fermati. E capì anche dove i ragazzi si nascondessero

-ora capisco- esclamai

Lui sorrise ancora

-però dev’essere stato difficile raccontarti di Penny per Linda- disse improvvisamente
-perché?- chiesi stupita di quella affermazione
-ma come, non sai che lei e Penny non si parlano?-
-questo lo avevo notato, ma non mi ha raccontato il motivo-
-diciamo che Marco e Linda si sono conosciuti prima di diventare ladri, o almeno Marco lo era già ma lei lo ha conosciuto in un’altra occasione- cominciò a raccontare
-lei si innamorò subito e decise di accettare l’invito che le aveva fatto il boss, ma era diversa allora, era più piccola e timida e quindi convinse Paola e Penny, che all’epoca era la sua migliore amica, ad accompagnarla. A quanto pare, mentre l’amicizia tra lei e Marco diventava stretta, Penny si portò a letto Marco diventando la sua ragazza. Era una sgualdrina anche allora. Comunque appena lo seppe Linda si arrabbiò e le tolse la parola, e non solo, smise di andare da Marco visto che il loro comportamento le faceva male.
Non so come andarono bene i fatti, ma credo che anche al boss gli piacesse Linda, quindi quando non la vide andare più la cercò, e scopri il motivo. Il resto puoi anche immaginarlo- finì
-Marco lasciò Penny e si mise con Linda giusto?- dissi
-si. Da allora però Linda e Penny non si parlano, anche perché lei ci ha provato ancora mentre erano insieme- aggiunse lui fermandosi

Senza neanche darmi il tempo si girò e cominciò a baciarmi con passione. All’inizio cercai di fermarlo, o quantomeno di calmarlo, ma non ci riuscì perché anche io mi scaldai quanto lui.
Ci sedemmo li vicino, in un muretto che ci arrivava alle ginocchia, e continuammo ad amoreggiare per tutto il resto della giornata, fino a che non si fece buio e dovemmo fermarci.
Mi accompagnò subito a casa.

-ci vediamo domani?- chiesi prima di scendere dall’auto
-veramente…- cominciò dubbioso
-la prossima settimana ho un esame importante all’università, non potrò venire fino ad allora- disse quasi sofferente
-quindi starai a casa tutto il tempo?- chiesi dubbiosa

Certo, dovevo avere fiducia ma i dubbi c’erano comunque

-si- disse sorridendo alla sua maniera
-allora ci vediamo la prossima settimana?- chiesi un po’ malinconica
-si. Verrei tutti i giorni se potessi ma devo proprio superarlo questo esami- spiegò serio
-tranquillo, sono stata diciassette anni senza ragazzo, ce la farò una settimana- dissi sorridendo e baciandolo
-ti chiamo- finì mentre entravo in casa

Gli feci volare un bacio e lo vidi schizzare via, mentre cominciavo a sentirmi malinconica, avrei davvero sopportato una settimana di lontananza?

x Tanny: grazie per la recensione, infatti diciamo che Andrea nn è proprio la persona che si pensava, ma in fondo è il suo fascino. è vero, Cinzia è un pò cambiata, ma non puoi pretendere che la faccia cambiare così drasticamente e subito, se no che divertimento ci sarebbe? spero che questo cap ti sia piaciuto fammi sapere!!! ^^
x cartina follemente innamorata: grazie per la tua recenzione sn felice che ti piaccia, spero che questo cap nn ti abbia deluso^^
x giulia87: eh si, si sono innamorati, e hai visto? adesso ci si mette anche la gelosia, ma pare che questo no li fermi...però chi lo sa...fammi sapere cosa ne pensi di questo cap, un bacio ^^
x MissPinck: eccoti accontentata!! allora cosa ne pensi di questo cap? fammi sapere. un bacione ^^

ringrazio anche gli altri che leggono e la seguono ^^ scusate gli eventuali errori ma lo scritta di fretta. fatemi sapere cosa ne pensate un bacione a tt!!!! ^^

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Capitolo 12
*** un eterna attesa ***



Ormai erano due giorni che non vedevo Andrea e il mio umore era proprio a terra. La lezione a scuola stava proseguendo come al solito, tranne che questa volta a prendere gli appunti non ero io ma la mia amica Sandra. Io proprio non ce la facevo a scrivere, ero troppo depressa. Non potevo credere a come mi ero ridotta, e la colpa era solamente di quello stupido sbruffone, di cui mi ero innamorata, che non mi aveva mandato neanche un sms in questi due giorni

-Cinzia, Cinzia mi senti!- sentì chiamare mentre disegnavo cerchi invisibili col il dito sul banco
-eh? Devo cambiare libro? È già finita l’ora di storia?- dissi distratta, alzando il capo verso la mia amica

Lei mi stava davanti con le mani sui fianchi, e dal suo sguardo era alquanto arrabbiata

-lo ucciderei quello li! Guarda come ti ha ridotta- commentò disperata
-comunque la lezione è finita e dovresti magiare visto che la ricreazione dura sempre di meno ormai- continuò mordendo il suo panino con il salame
-cosa? Ma non vai a mensa oggi?- chiesi stupita del suo pranzo.

Quella ragazza era fine in alcune cose, come il cibo, be ma in fondo cosa ci si aspetta da ragazze di alta classe come noi? Certo, io non mi facevo molti problemi perché quel mondo lo odiavo, ma lei era una vera e propria ragazza ricca, e ne era anche orgogliosa

-ti rendi conto che è da due giorni che stai in quello stato! Come potevo andare in mensa con un fantasma come te?- mi rimproverò prendendo un altro morso
-potevi andare da sola- dissi svogliata
-ma cosa dici! Sei la mia migliore amica come posso lasciarti in questo modo- ribattè furiosa
-scusa hai ragione, ma davvero non cè di che preoccuparsi- le dissi cercando di sorridere, anche se il risultato assomigliava più ad una smorfia
-non si è fatto ancora sentire- sbuffai guardando il mio cellulare, dove ogni volta mi aspettavo che ci fosse una chiamata o un messaggio ad attendermi
-la vuoi smettere? Sta studiando- disse la mia amica sbuffando impazientita, sedendosi sopra il banco
-e poi se hai tanta voglia di sentirlo basta che chiami tu- continuò
-mi ha detto che chiamava lui, e poi non voglio che pensi che senza di lui non vivo- gli spiegai
-ma è così- affermò Sandra stanca dei miei piagnistei
-non capisco perché non vuoi farglielo sapere, infondo è il tuo ragazzo-
-Sandra- la chiamai alzando il capo dal banco e guardandola seria
-prima che lui entrasse nella mia vita, non mi sarei mai depressa per un ragazzo- dissi facendogli capire che per me era dura far cadere quella maschera
-e allora?- chiese lei calma

Ecco. Come al solito non aveva capito niente. Per me era davvero difficile far vedere alle persone che mi ero addolcita, o forse, non volevo vederlo io. Infondo non era cambiato granché, la mia paura di essere ferita c’era ancora, e aumentava ogni volta lui non era con me

-smettila di mentire a te stessa- esclamò la mia amica guardando davanti a se
-eh?- chiesi confusa
-smettila di pensare che odi i ragazzi, non è così, almeno non più- spiegò guardandomi
-infondo lo hai detto anche tu no? Con i suoi amici maschi ci stai bene-
-ma cosa c’entra! Lo sai che non è mai stato questo il mio problema- obbiettai
-invece si. Prima appena vedevi un ragazzo lo evitavi come la peste. Per te erano tutti degli approfittatori, invece con questi non hai mai pensato che fosse così- continuò filosofica
-anche i ragazzi della scuola se ne sono accorti. Ormai non li eviti, certo, sei ancora un po’ insofferente ma almeno non gli rispondo male quando parlano-

Mi misi a riflettere su quello che aveva detto. Aveva ragione. Da quando Andrea era entrato nella mia vita cominciavo a dare corda ai ragazzi, e a lui permettevo cose che a nessuno avevo permesso. Sbuffai all’idea di essere cambiata

-forse hai ragione- dichiarai poco contenta
-bene! Allora fagliela questa chiamata!- affermò guardandomi speranzosa

Presi il telefono titubante, mi affrettai ad andare nella rubrica e presi il nome “il mio ladro“. La mia amica mi esortava a chiamare. Così mi decisi, premetti il tasto verde del cellulare e poggiai la cornetta all’orecchio

-il cliente da lei chiamato potrebbe avere il telefono spento o irraggiungibile, la invitiamo a chiamare più tardi grazie- si sentì alla cornetta
-allora? Perché hai riattaccato?- mi chiese Sandra delusa dal mio comportamento
-il suo cellulare è spento- dissi

Gli occhi di Sandra si infuocarono all’improvviso e senza preavviso mi strappo il telefono dalle mani. Ascoltò anche lei e sbatté l’oggetto sul banco

-io lo strozzo quello!- gridò furiosa
-è da due giorni che non faccio che sentire i tuoi lamenti e adesso che ti avevo convinta a chiamarlo lui ha spento il cellulare. Ah ma quando lo vedo gliene dico quattro!- affermò furente

In fondo la capivo, non ero mai stata così giù, forse triste, ma mai così depressa. Il mio pensiero però involontariamente andò a Penny, possibile che era con lei? Mi chiesi, ma lo negai subito a me stessa. Anche Linda mi aveva confermato che tra di loro non c’era più niente. Però non riuscivo a capire il perché del suo silenzio. Possibile si fosse già stancato di me? Infondo lui si era innamorato di una ragazza che non si faceva mettere i piedi in testa da nessuno, e adesso ero cambiata completamente

-uffa non è possibile!-

I miei pensieri furono interrotti dallo sbraitare della mia amica, che per qualche strano motivo continuava a imprecare a qualcosa che non capivo. Poi tutto fu chiaro, i miei compagni cominciarono a rientrare segno che la pausa era finita

-non è possibile! E io che volevo un po’ uscire da questa classe!- sbuffò arrabbiata
-tutta colpa di quel Andrea da strapazzo, ah ma quando ce lo avrò tra le mani- continuava mentre andava a sedersi
-ehi ma cosa è successo alla iena- sentì in quel momento da una voce maschile

Mi girai per capire di chi fosse quella voce, e poi lo riconobbi. Di chi poteva essere se non di Francesco il più imbecille degli imbecilli?

-la iena ha sentito- dissi guardandolo male
-oh bene sei risorta dal mondo dei sogni. Cosè il tuo ragazzo ti ha mollata dopo averti portata a letto?- chiese prepotente
-cosè, sei invidioso perché non ci sono andato con te?- risposi pungente
-si perché vorresti farmi credere che ci sei andata davvero? Ti conosciamo bene Cinzia, sei una santarellina travestito da diavolo- continuò superiore
-e cosa ti dice che lui non sia riuscito dove saresti voluto arrivare tu?- ribattei maliziosa
-non ci crederò mai, so bene che sei una vipera, non capisco come ti sopporti- commentò lui un po’ spiazzato dalla sicurezza delle mie parole
-ma per la verità Cinzia è così docile vicino a lui- commentò senza riflettere alle sue parole Sandrà
-cosa vorresti dire che si è addolcita?- chiese lui dubbioso
-no, solo che il mio ragazzo riesce a domarmi- dissi sghignazzando

Infondo non dicevo fesserie. Lui mi faceva fare tutto quello che voleva e io non riuscivo a smuoverlo minimamente in certi momenti, certo, la verità era un po’ diversa di quella che raccontavo visto che ci avevo messo un pizzico di malizia che non mi assomigliava molto.
Francesco rimase senza parole dalla mia risposta e se ne andò a sedere

Appena la scuola finì mi feci riaccompagnare direttamente a casa, non avevo proprio voglia di fermarmi da Sandra e fare lunghe chiacchierate con la sua famiglia, che proprio quel giorno era libera

-ehi chiamami se gambi idea- mi disse prima di ripartire col motorino

Entri in casa e a mia sorpresa trovai mio fratello che mi aspettava per pranzare

-cosa ci fai qui?- chiesi subito
-ciao sorellina- mi salutò sarcastico
-ti sto aspettando per pranzare, anzi se ti dessi una mossa-
-cosè questa novità?-
-cerco solo di riavere un rapporto con mia sorella, visto che non ne ho più- rispose lui cominciando a mangiare le sue tagliatelle che gli aveva preparato Vanda
-tieni piccola- mi disse porgendo anche a me un piatto di pasta
-grazie Vanda. Ci sono messaggi per me?- chiesi speranzosa
-si-

A quella parola i miei occhi si illuminarono facendomi sperare

-una certa signorina Linda ha chiamato lasciando il messaggio che ti aspetta domani in quel posto che tu sai- aggiunse
-ah- affermai delusa
-aspettavi una chiamata?- chiese mio fratello
-si, dal mio ragazzo- risposi prendendo un boccone del primo piatto
-ahahahahah si si del tuo ragazzo ahahahah- cominciò a ridere infastidendomi non poco
-è così impossibile che io abbia un ragazzo?- chiesi nervosa
-no no- rispose lui falsamente

Di certo aveva creduto che lo avevo detto solo per evitare la vera risposta.
Finì di mangiare e salì in camera mia, non avevo voglia neanche di fare i compiti quindi mi buttai sul letto. Non riuscivo a non pensare a lui. Cosa stava facendo? Con chi era? Gli mancavo? Mi pensava? Perché non mi chiamava?con tutte questi pensieri mi addormentai.
Lo sognai. Lo sognavo sempre ma questa volta era un incubo.
Rivedere il suo viso e il suo solito sorriso divertito mi fece andare in paradiso, però l’euforia finì subito perché lui non sorrideva a me ma qualcuno che mi stava dietro e che mi stava sorpassando. Una bella e sexy ragazza dalla chioma rossa, la riconobbi subito era Penny

-ehi cosa stai facendo quello è il mio ragazzo- dissi seccata
-ma smettila, non capisci che Andrea ha bisogno di donne al suo fianco e, non di santarelline che si fanno problemi anche a baciarlo in posti pubblici
-ma cosa dici! Diglielo anche tu Andrea, digli che sta dicendo un sacco di cazzate- dissi alterata
-di che parli gattino, ha detto la verità- rispose lui avvolgendo il suo fianco e mettendole la lingua in bocca.

Io finì immediatamente nel buoi assoluto.
Mi sveglia di soprassalto e soprattutto affannata

-era solo un sogno- affermai felice

Involontariamente portai il mio sguardo alla sveglia della scrivania. Erano le cinque del pomeriggio.
Mi guardai allo specchio, ero sudata e nel mio volto non si notava altro che una faccia scura e depressa

-ma come mi sono combinata?- dissi svogliatamente
-basta è ora di reagire!- mi dissi sicura

Presi al volo il cellulare e composi il numero di Sandra

-pronto?- si sentì dall’altro capo
-Sandra sono io- dissi
-si lo so ho visto il tuo nome, ti serve qualcosa?- disse con il suo tono contento
-ti va di andare a fare shopping? Non ho più voglia di stare in casa- dissi prendendo un abito dall’armadio

Sapevo benissimo che non avrebbe mai rifiutato ad una richiesta di shopping sfrenato

-ma certo! Ti vengo a prendere immediatamente!- si sentì infatti
-fattela con comodo devo fare una doccia veloce sono tutta sudata- dissi guardandomi ancora una volta allo specchio
-perché?- mi chiese stupita lei
-mi sono solo addormentata- risposi laconica
-non dirmi che hai fatto un sogno erotico. Mmm…la mia amica sta diventando una poco di buono- commentò maliziosa
-ma che cavolo dici! Meglio che vado ci vediamo dopo- finì riattaccando senza aspettare che mi salutasse

Sogno erotico, quella ragazza era sempre su un fronte diverso dal mio.
Andai a farmi una doccia e scesi di corsa

-ce la tua amica- mi avvisò Tommy che era in cucina curvo sui libri di università

Cosa un po’ insolita visto che non l’avevo mai visto studiare.
Mi avviai alla porta e chiudendomela dietro salì sul motorino di Sandra.
Sfrecciammo subito via fino a che non arrivammo ad una boutique. Poi ad un’altra e un’altra ancora fino a che non si fece sera. Era da molto che non facevamo shopping e ci divertimmo molto come sempre del resto.

La salutai e entrai in casa dove i miei stavano aspettando che Vanda finisse di cucinare. D certo la mamma stanca, le aveva chiesto di cucinare.
Presi tutte le mie borse e mi avviai al salotto per riposarmi un attimo. I miei mi guardarono straniti, non avevo mai comprato così tanta roba. Ma infondo cosa si aspettavano? Non facevo spese folli da quasi una vita e per giunta ero super depressa.

-sicura che non ci venga a trovare la polizia?- chiese mio fratello
-perché dovrebbe- dissi io infastidita
-non so. Forse tutta questa roba l’hai rubata- disse

Sbuffai della sua insulsa battuta e mi posai sul divano. In quel momento sentì squillare il mio telefonino. Mi agitai di botto, la mia borsa era in una delle tante buste e non riuscivo a trovarla. Dovevo rispondere, dovevo rispondere. Ne ero certa, era lui, era lui. Sembravo una pazza, ma all’improvviso sento

-Pronto?-

Non potevo crederci mio padre aveva messo la mia stessa suoneria al suo telefonino

Quasi mi misi a piangere quando portai gli occhi all’unico sacchettino che non avevo controllato, la borsa era li.
I miei mi guardarono preoccupati, quasi quanto mio fratello

-stai bene tesoro?- mi chiese la mamma
-si, si sto benissimo- risposi abbattuta sedendomi di nuovo sul divano

Il mio shopping non aveva funzionato a quanto pare. Ero ancora agitata e depressa.
Poco dopo andammo a cenare. La mia famiglia continuava a parlare animatamente senza che io ascoltassi. Appena finito mi ritirai subito nella mia camera e posai le mie buste sul pavimento senza sistemare gli abiti all’interno, non ne avevo proprio voglia.
Andai a lavare i denti, sentì i miei parlottare in quel momento

-ma che le succede? sarà successo qualcosa?- disse mia madre
-in effetti è strana da qualche settimana, non è più tanto aggressiva e da qualche giorno sembra depressa, non l’avevo mai vista in questo modo- aggiunse papà
-non vi preoccupate, è forte sa badare a se stessa- disse mio fratello

Non credevo si preoccupassero per me. Non l’avevano mai fatto, almeno i miei genitori.
Mi lavai e mi infilai il pigiama. Mi sedetti sul letto puntando la sveglia per l’indomani, fra poco sarebbero stati tre giorni che non avevo sue notizie.
Mi misi sotto le coperte, in quel momento sentì uno squillo. Presi il telefono; era un messaggio:

“scusa gattino per nn essermi fatto vivo. Sn imperdonabile lo so. Il fatto è che ho chiesto al signor Piero di staccarmi la linea x nn essere disturbato e il mio cellulare è morto poche ore dopo che cominciassi a mettermi sotto cn lo studio. Mi manchi tanto gattino lo sai? Specialmente le tue labbra. Ti chiamo domani mattina notte”

Appena lo lessi mi misi a piangere bagnando lo schermo. Finalmente aveva dato sue notizie, certo era solo un sms ma ero troppo felice. Continuai a leggere e rileggere il messaggio fino a che non mi addormentai esausta.

ecco il mio aggiornamento!! spero vi sia piaciuto ^^
grazie a chi mi ha recensito e chi segue. sn felice che vi piaccia quello che scrivo.
be nn mi resta che dirvi "recensitemi mi raccomando" ^^ un bacio

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Capitolo 13
*** Rivederlo ***


13° capitolo

Era passata una settimana e quel giorno ero felicissima. Finalmente lo avrei rivisto. Sapevo che il giorno stesso aveva quell’esame, di cui io non sapevo niente, grazie ad un messaggio.
Me lo immaginavo già, mentre cercavo tra un pensiero e un altro di concentrarmi sulla lezione. Bellissimo come solo lui sapeva essere, che con insistenza suonava il mio campanello di casa. Proprio non vedevo l’ora che passasse quella mattina.
Le mie preghiere, dopo cento anni, furono accolte e finalmente uscì da quella scuola che ormai mi opprimeva. Appena fuori dal grande portone, il mio sguardo andò ad una golf nera, per un attimo rimasi immobile, forse è lui, mi dicevo. Poi lo vidi, quel suo sorriso divertito sulla faccia, appoggiato al cancello principale che mi aspettava.

-lo vedi anche tu?- chiesi alla mia amica incredula
-oh si che lo vedo!- mi rispose accigliata

Senza neanche riuscire a capire cosa facevo gli corsi incontro, dicendo addio al mio orgoglio e ai miei buoni propositi di far fare la prima mossa a lui.
Gli saltai al collo senza neanche riuscire a fermarmi e lui mi strinse forte a se

-mi sei mancata da morire gattino- mi disse baciandomi

Finalmente…finalmente avevo le sue labbra sulle mie. Quello non fu uno dei nostri baci passionali, ma sinceramente in quel momento non mi interessava, l’unica cosa che volevo era riaverlo tra le braccia

-eccoti!- gridò Sandra interrompendoci
-con te devo fare un bel discorsetto!- continuò verso il mio ragazzo

Andrea mi guardava confuso. In effetti lui non sapeva quanto mi fosse mancato, non poteva minimamente immaginare quanti tormenti avevo dato alla mia amica

-sta zitta- gli dissi tappandogli la bocca
-no! Non lo farò, deve sapere quanto mi ha rotto questa settimana!- continuò furiosa
-potrei sapere anche io di cosa parli?- gli chiese Andrea ancora confuso
-non dice niente, ha la febbre, delira- dissi io per tagliare corto
-no mia cara. Io non deliro affatto! Sei tu quella che ha delirato per giorni- ribatté ancora in collera
-lasciamola perdere andiamo- dissi io spingendolo verso l’auto
-ma…ma Cinzia, di cosa parla?- continuava a chiedere lui, in quel momento molto curioso
-noi ci vediamo più tardi!- mi minacciò Sandra appena entrata in macchina
-dai metti in moto- dissi cercando di non prendere per vero quel tono minaccioso

Ancora un po’ confuso Andrea mi ascoltò e mise in moto

-allora gattino? Di cosa parlava la tua amica?- mi chiese appena qualche minuto dopo
-ma niente! Lo sai, Sandra fa sempre un mucchio di storie per niente- risposi guardandolo

Come era bello! Concentrato a guidare…era davvero bellissimo

-non ti credo, ma per adesso lasciamo stare questo discorso visto che non vuoi parlarne- mi disse accigliato

Che ridere mi faceva quando mi metteva il muso per assurdità

-allora, con quanto sei uscito all’esame?- gli chiesi cambiando completamente discorso
-trenta con lode- rispose laconico

Io rimasi di quella risposta, non potevo credere di aver un genio per fidanzato

-wow! Il massimo- proferì sconvolta
-di certo non è il primo- disse lui tranquillamente
-mio padre vuole il massimo in tutto, quindi per continuare a rimanere in hotel con tutti i confort lo devo accontentare- mi spiegò

In quel momento vidi il suo volto cambiare. Sembrava arrabbiato, specialmente quando aveva nominato il padre. Cercai di non pensarci più di tanto e continuai.

-questo mi spiega il perché ti sei completamente chiuso in questa settimana- dissi tranquilla
-scusa, davvero non avrei voluto separarmi da te per tutto questo tempo, ma col fatto che non mi va di studiare mi riduco sempre all’ultima settimana- disse sbuffando
-sarai stanco eh?- chiesi guardandolo sbuffare
-be poco, sono riuscito a farmi una bella dormita questa notte- rispose tranquillamente
-ma adesso dimmi, dove siamo diretti?- chiesi guardando la strada

Lui guardò in alto e sbuffò di nuovo

-avrei tanto voluto rimanere con te da solo, ma i ragazzi hanno bisogno di me oggi. Lo sai no? Questo fine settimana facciamo un altro colpo- proferì guardando come avessi reagito a quella notizia

Io ero triste. Avevo paura che li scoprissero e non solo io.
Per tutta la settimana avevo passato i pomeriggi con Linda, che non riusciva a calmarsi per il fatto che questo avvenimento stesse arrivando. Lei voleva che Marco parlasse subito hai ragazzi, per chiudere questa storia dei ladri, ma lui insisteva a dire che lo avrebbe fatto dopo quest’ultimo colpo. Così per tutta la settimana avevo cercato di calmarla e di consolarla

-cosa cè?- mi chiese Andrea distogliendomi dai miei pensieri
-nulla, pensavo a Linda- risposi sinceramente preoccupata
-che c’entra Linda?- mi chiese stupito della mia risposta
-forse non dovrei dirtelo, ma Linda vorrebbe che la smetteste con questa storia- incomincia serena
-non è un mistero questo, lo sappiamo da un sacco di tempo- commentò lui
-be, diciamo che adesso lo vorrebbe anche Marco- aggiunsi svelta, guardando la sua reazione

Lui si contrasse un attimo, forse era stato preso alla sprovvista, ma poi tornò come prima

-capisco- disse accennandomi a  continuare
-però lui è un po’ dubbioso di dirlo, si è affezionato a voi e non vuole che spariate dalla sua vita, quindi sta cercando di rimandare il più possibile, facendo arrabbiare non poco Linda- dissi
-ha paura che se ci dice di smettere di fare i ladri noi ce ne andiamo?- mi chiese
-si esatto-
-che stupido quel ragazzo!- esclamò facendomi stupire
-perché?- chiesi sinceramente curiosa
-ma dai! Avevo già notato che lui si è un po’ stancato di questa vita, e lo hanno fatto un po’ tutti, ma la cosa non ci scalfisce proprio per niente. Ci siamo affezionati anche noi a lui e Linda, non lo molleremo mai! Ormai è diventato come un padre, ci vizia e ci fa divertire, non ci sogneremmo mai di lasciarlo- spiegò sorridendo

Lo guardai stupita, credevo, apparte lui, che gli altri avessero scelto quella strada per ragioni economiche, ma a detta di lui avrebbero lascito tutto per Marco

-ma sei sicuro di quello che dici?- chiesi dubbiosa

Infondo non tutti erano i figli di uno dei più ricchi uomini del mondo

-ma certo! Forse gli altri all’inizio hanno cominciato per racimolare qualcosa di soldi, ma adesso siamo tutti affezionati e non molleremo tutto per questo. Infondo le nostre famiglie non se la passano male- mi rispose
-la tua di famiglia non se la passa male- lo corressi

Si mise a ridere di quelle parole, e io come al solito mi imbroncia, cosa aveva da ridere?

-si è vero! Ma le famiglie degli altri sono di media levatura sociale, non sono mica poveri!- mi spiegò continuando a ridere, forse della mia faccia

Ero rimasta a bocca aperta, chi si poteva spettare quella notizia! Forse ero veramente una principessa in fondo

-cosa credevi?- continuò ridendosela fino alle lacrime
-scemo! Credevo se la passassero male per andare a rubare!- risposi offesa
-ma no! Lo fanno solo perché non hanno voglia di lavorare e perché è il metodo più facile per fare soldi!- esclamò ancora ridendo

Io per l’ennesima volta rimasi senza parole. Ma come potevano trasgredire la legge per questi futili motivi

-ma voi siete degli idioti!- sbottai sbalordita
-rischiate di essere messi dietro le sbarre solo perché non vi va di lavorare!- continuai
-si, gli altri lo fanno per questo- rispose ancora divertito

Non potevo crederci, ma in che mondo ero finita? Di certo in un libro di fantasia, la vita reale ero certa fosse un po’ diversa

-lasciamo perdere questo discorso, mi dici cosa aveva la tua amica? Sono curioso- esordì riprendendo quel discorso che avevo completamente dimenticato
-oh siamo arrivato!- annunciai cambiando discorso
-lo so. Ma noi possiamo ancora rimanere qui per qualche minuto- mi disse furbo
-ma che dici! Forza andiamo- continuai ostinata scendendo dall’auto
-sei proprio scaltra tu eh?- mi chiese correndo e raggiungendomi

Mi prese per un braccio e mi avvicinò a se. Stavo quasi morendo, il mio cuore batteva davvero forte, avevo il suo volto a qualche centimetro dal mio e avevo una maledetta voglia di baciarlo

-voglio saperlo e lo saprò- disse lui sicuro
-non te lo dirò mai- lo provocai
-ma io ti obbligherò- continuò cocciuto

Mi baciò istintivamente. Finalmente potevo ricambiarlo a mio modo, davanti alla scuola non ne avevo il coraggio.
Legai la mia lingua alla sua e le mie braccia al suo collo. Mi stringeva stretta a lui, mi sentivo in paradiso

-ehi voi due prendetevi una stanza!- gridò qualcuno interrompendosi

E come previsto era il rompi palle di junior. Andrea lo fulminò con un solo sguardo, era la prima volta che lo vedevo in quel modo, a quanto pare quella interruzione non fu gradita neanche da lui.
Comunque ci avvicinammo al garage e salutammo tutti i ragazzi, quel giorno c’erano proprio tutti, apparte le ragazza.

-dove sono Linda e Paola?- chiesi stupita dal fatto che non fossero con i loro fidanzati
-sono di La. Non partecipano mai alle nostre riunioni- mi rispose gentilmente Marco
-bene allora le raggiungo- affermai avviandomi all’ufficetto
-ehi principessa, prima o poi mi farai vedere come fai con quella lingua?- mi chiese junior malizioso

Stavo per rispondergli, ma Andrea mi precedette colpendolo in testa. Sorrisi, solo in quel momento mi accorsi che il mio ragazzo era geloso.
Mi girai senza aggiungere altro e andai dalle ragazza

-ehi buon pomeriggio!- salutai vivace
-vedo che hai ripreso a sorridere- costatò Paola baciandomi
-be, diciamo che ho rivisto il mio sole- le risposi arrossendo
-buon per te Cinzia, io il mio sole lo ritroverò alla fine di questa storia- si intromise Linda salutandomi.

Era seduta in una poltroncina e dal suo viso si vedeva che non era al massimo del suo umore

-dai non fare tutte queste storie, vedrai che non accadrà niente come le altre volte- cercò di consolarla la sua amica, ma il risultato non fu molto positivo
-Cinzia ho comprato del the, ne vuoi un po’?- mi chiese Linda cambiando discorso
-che tipo di the?- chiesi sedendomi in una delle sedie vicino alla scrivania
-uno di quelli in bustina, sai, col fatto che prima eravamo solo io e Paola le ragazze, non ho fatto storie alla birra, ma adesso che ci sei anche tu posso finalmente eliminare quella schifosa bibita dai miei pomeriggi- spiegò sorridendomi
-volentieri- le risposi

Gustammo tranquillamente il the facendo quattro chiacchiere.
Mi divertivo tanto con loro, avevano sempre di che parlare e non erano mai volgari. Per mia fortuna quel giorno non c’era neanche Penny, così potei godermi quel pomeriggio tranquillamente.

-allora? Come è stato vedere Andrea dopo una settimana?- mi chiese Paola molto interessata
-be, credo il massimo. Stava davvero male senza di lui la scorsa settimana- le rispose Linda sorridendomi dispettosa
-smettetela di prendermi in giro! Lo so che sono stata una palla al piede, e credetemi mi sono meravigliata anche io di questo, ma proprio non riuscivo a stare lontano da lui- mi giustificai abbassando il capo
-non vergognarti di questo Cinzia, anche a me succedeva all’inizio- mi disse Linda, mentre l’altra annuiva
-si ha ragione! E l’unica sua consolazione eravamo io e Penny- commentò continuando ad annuire

Appena Paola nominò Penny il mio viso si oscurò, accompagnato da quello di Linda

-oh scusate ragazze- si scusò la nostra amica veramente dispiaciuta

Le sorridemmo, infondo non era colpa sua se quella vipera era la causa più grande delle nostre paure

-in ogni caso adesso sono felice di averlo rivisto- commentai guardando la mia tazza vuota
-però è stato proprio un’idiota a lasciati una settimana, fa sempre così. Appena si avvicina un esame scompare, ricomparendo la settimana dopo- commentò burbera Paola
-si me lo ha detto, ma voi sapete cosa studia?- chiesi curiosa.

Andrea non mi raccontava mai della sua vita, e io ogni volta lo sentivo tanto distante, quasi da farmi credere che non volesse che io diventassi parte di lui.
Stupendomi le mie amiche si guardarono rivolgendosi di nuovo a me

-ascolta Cinzia, la storia di Andrea è un po’ complicata e difficile, ma sono sicura che quando si sentirà pronta ti dirà tutto, infondo noi sappiamo che ci tiene tanto a te- mi disse Linda appoggiata da Paola

Non riuscivo a capire cosa mi nascondessero, e più importante, cosa nascondesse il mio ragazzo, ma cercai di fidarmi delle mie amiche e non chiesi più niente. Avrei aspettato che me ne parlasse lui, e se fosse passato troppo tempo glielo avrei chiesto io.
Il tempo volò e Andrea mi venne a chiamare

-gattino, cosa dici di ritornare? Si è fatto un po’ tardi- mi disse facendo spuntare la testa dalla porta
-si andiamo!- acconsentì raggiungendolo
-ehi amica mia, abbi pazienza!- mi urlò Linda mentre ci avviavamo alla machina

Gli sorrisi, era davvero molto più matura delle donne della nostra età.

-di cosa parla?- mi chiese curioso il mio ragazzo
-di nulla- risposi sedendomi nel sedile
-cosè, oggi è il giorno dei segreti?- sbuffò mettendo in moto

Questa frase mi fece ricordare di Sandra e della sua collera. Accessi il telefonino che spegnevo sempre quando ero con lui.
Neanche il tempo di riporlo nella borsa, che venni bombardata di messaggi.
Andrea mi guardò curioso, chissà cosa gli passava per la testa in quel momento. Mi strappò dalle mani il cellulare

-vediamo chi importuna la mia ragazza- disse spavaldo, come se non sapeva che non davo confidenza agli altri
-ridammi il cellulare! Questa è violazione della privaci!- gli dissi cercando di arrivare all’oggetto
-oh sono tutti avvisi di chiamata della tua amica a e un messaggio! Vediamo che dice- guardò non ascoltandomi minimamente
-non leggerlo! Potrebbe essere qualcosa di privato!- mi opposi ma fu troppo tardi lo vidi già leggere
-il messaggio dice: spero tu abbia detto al tuo ragazzo che non la passerà liscia, appena lo avrò tra le mani lo strozzerò e mi ripagherò della settimana infernale che mi hai fatto passare per colpa sua! Se non lo hai fatto mi deludi mia cara! Non può scomparire una settimana e non avere conseguenze. TV1KDB- lesse tranquillamente
-ricordati di uccidere Sandra- mi dissi abbastanza arrabbiata
-cosè questa storia?- mi chiese Andrea guardandomi
-non è niente, te lo detto fa di una miccia un incendio- ribattei, cercando di far risultare vere le mie parole
-Cinzia!- mi rimproverò

Adesso era deciso, voleva la verità a qualunque costo.

-e va bene! Mi sei mancato tanto da farmi deprimere, ecco!- rivelai subito calpestando del tutto il mio orgoglio
-cosa? E cosa centra Sandra!- mi chiese
-e lei che mi ha dovuto sopportare al mattino! E soprattutto a dovuto fare quello che faccio io di solito- spiegai

Un proverbio diceva che gli amici si vedono nel momento del bisogno. Con Sandra era così, ma poi me la faceva pagare cara.
Vidi Andrea fermare la macchina e sorridere

-ma non eri tu che mi hai detto che ce l’avresti fatta per una settimana?- mi chiese sorridendo malizioso
-lo credevo, ma purtroppo per colpa tua sono diventata una mongola qualunque- dissi voltandomi dall’altra parte
-sei incredibile, perché non me lo hai detto!- commentò divertito
-ti diverti a prendermi in giro vero?- gli chiesi infastidita
-ma quale prenderti in giro, sappi che mi sei mancata tantissimo anche tu- rivelò dandomi un bacio a fior di labbra
-e poi sono felice che sia l’unico a mancarti tanto- aggiunse rimettendo in moto

Non so cos’era quell’ultima frase, di certo un modo di dire “sono felice che non pensi ad altri”. Non riuscivo a capire come facesse ad essere tanto geloso sapendo quello che un tempo ero. Comunque non andai a fondo di questa storia e mi godetti il viaggio.
Arrivati a casa fermò l’auto proprio davanti all’entrata

-mi farò perdonare gattino promesso!- esordì all’improvviso
-non ce ne bisogno, so che sei stato occupato, sono io che ho esagerato- dissi cerando di convincerlo
-so il mio potere verso le donne e di certo questa volta ne ho approfittato- controbatté scherzoso
-oh sulle donne- ripetei io

Chi erano queste donne di cui parlava?

-dai stavo scherzando! Comunque mi farò perdonare lo stesso- disse facendomi scendere dall’auto, aprendomi lo sportello. Come i veri gentil’uomini
-ti amo- gli dissi attaccandomi al suo collo
-anche io, da morire- ricambiò baciandomi

Finalmente riavevo le sue labbra. Quel ragazzo baciava davvero bene, a volte pensavo che le sue vere esperienze in certe cose erano di gran lunga quelle che mi diceva.
Restammo in quella posizione per non so quanto, alla fine avevo le labbra gonfie e bagnate, troppo bagnate se posso aggiungere, be di certo non era la prima volta, visto che ogni volta che toccavo le sue labbra la mia lingua si spostava nella sua bocca da sola.

-ci vediamo domani gattino- mi salutò ripartendo

Rimasi a guardarlo fino a che scomparve dalla mia visuale, lo odiavo in quel momento. Ogni volta che mi lasciava, mi prendeva un groppo allo stomaco che scompariva appena lo rivedevo.
Non avrei mai voluto lasciarlo, e lui quella sera mi aveva lasciata troppo velocemente e troppo facilmente, ma non potevo dargli torto.
Neanche sapeva quanto veramente lo amavo e forse neanche io.

ecco un'altro cap, spero vi sua piaciuto e scusate se è un pò corto!!
adesso il momento dei ringraziamenti
x free09: grazie per aver recensito. eh si! gliene ha fatte passare per una settimana, ma adesso lo ha promesso, si farà personare. e vedrai quello che succederà ^^
x giulia87: scusa il ritardo!!! eh si, Cinzia è davvero partita per Andrea, chissà se verrà delusa, tu cosa pensi?
x Fata Desi: grazie di aver aggiunto la mia ficcy tra le preferite, sn davvero felice che ti sia piaciuta!!! cmq vedrai come si farà perdonare, dovrai solo avere un pò di pazienza ^^
x MissPinkAle: grazie per i complimenti mia ammiratrice ^^ be sn sempre tanto felice di ricevere un tuo commento, spero mi dirai cosa ne pensi di questo un bacio

bacio anche tutti quelli che leggono senza recensire, spero davvero vi sia piaciuto questo cap. ^^ alla prossima!!!!! XD

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Capitolo 14
*** una romantica serata ***


14° Capitolo

Ormai era venerdì sera. Io dovetti andare a cena con i miei in uno dei ristoranti più lussuosi che conoscevo, mi avevano detto che passavamo troppo poco tempo tutti insieme di recente, quindi non riuscii a non evitare quell’assurda riunione di famiglia. Però nonostante fossimo tutti insieme non riuscivo a seguire nessuna delle loro discussioni, ero troppo preoccupata per Andrea e gli altri. Quella sera stessa si sarebbero intrufolati in una casa estranea e avrebbero derubato la roba più costosa e poco appariscente che trovavano, avevo un groppo allo stomaco, non riuscivo neanche a mangiare.
Avevo portato con me il cellulare, con Linda ci eravamo messe d’accordo che quando tutto fosse finito mi avrebbe chiamato per informarmi, ma erano già le dieci e non era arrivata nessuna chiamata ancora

-tesoro, devi mangiare prima che si fredda- mi disse mia madre, mentre per l’ennesima volta guardavo lo schermo del cellulare.

Abbassai il capo e guardai la fettina di pesce spada affogato nella salsa, mi venne il volta stomaco solo a guardarlo. Ero troppo agitata per poter mettere qualcosa sotto i denti

-non ho granché fame- dissi allontanando il piatto da me
-magari mangerò un po’ di frutta dopo- aggiunsi, sperando che la chiamata arrivasse prima dell’ultimo piatto sul menù

Era passata una buona mezzora, io stavo mangiucchiando un po’ di contorno, quando finalmente squillo il cellulare, vidi mio padre contrariato dalla cosa, ma non mi importava niente

-pronto?- risposi con tono grave
-ehi Cinzia, speravo di trovarti ancora sveglia- rispose dall’altro capo, la voce alterata di Linda
-Linda, è successo qualcosa?- chiesi adesso davvero in agitazione
-no, no stai tranquilla, sono solo stanca perché io e Paola ci siamo messi a saltare per la felicità di essere andato tutto bene- mi disse con il fiatone
-allora è tutto a posto?- chiesi ancora
-si, Marco ha fatto il mio tanto desiderato annuncio e i ragazzi l’hanno presa abbastanza bene, adesso stanno bevendo come non mai, mi sa che mi toccherà rimanere qui questa notte, per controllare che non facciano cazzate- mi disse

Io tirai un sospiro di sollievo, finalmente quell’incubo era finito

-e…- cercai di dire, ma mi accorsi che i miei erano molto interessati alla mia conversazione, menomale che Linda era molto perspicace
-Andrea?-
-si-
-sta tranquilla, lo farò rigare dritto questa sera- mi tranquillizzò scherzosa
-non era questo che mi preoccupava- gli feci notare
-si si lo so, comunque sta bene anche lui, perché non ci raggiungi e lo vedi con i tuoi occhi- mi propose
-non posso, sono a cena con la mia famiglia- risposi cercando di non fare notare il mio malumore per la cosa
-ah ok. Be allora ci sentiamo domani, buonanotte- mi salutò
-buonanotte- restituii il salutò posando finalmente il cellulare nella borsetta
-chi è Linda, una nuova amica?- mi chiese la mamma
-si, lo conosciuta da poco- risposi riprendendo a mangiare la mia insalata
-però sembravate molto intime- continuò curiosa
-si mamma, in realtà siamo diventate subito ottime amiche- risposi

Mia madre mi fece un sorriso, non so a cosa stesse pensando , non lo mai capito. Comunque dopo un’oretta arrivammo alla fine della serata, mi meravigliai del fatto che mio fratello non avesse fatto ancora nessun commento poco gentile verso di me. Ancora non mi ero resa conto che stava cambiando

-bene ritorniamo a casa- disse mio padre

Salimmo in macchina e la mamma come sempre, mise della musica classica sul lettore cd. In quel momento mi squillò di nuovo il telefono.
Lo presi senza neanche guardare chi chiamava, credevo fosse di nuovo Linda

-pronto?-
-non mi aspettavo una risposta tanto formale- mi disse il mio interlocutore
-scusa, non avevo visto che eri tu- dissi per giustificarmi
-gattino, devi sempre guardare chi ti chiama, potrebbe essere un molestatore- mi disse facendomi la predica
-ora come ora, l’unico molestatore che credo di conoscere sei tu- ribattei scherzosa

Mio fratello a quella frase mi rivolse uno sguardo curioso

-ma no, io non ti molesto, infondo sei la mia ragazza, ne ho tutto il diritto- disse il mio interlocutore distogliendo la mia attenzione da mio fratello
-oh comodo come discorso- dissi scettica
-comunque, non ti ho chiamato per discutere di questo, volevo dirti che domani sera mi faccio perdonare, quindi vestiti elegante ma non troppo- disse cambiando discorso

Perdonare? E di cosa si doveva far perdonare? Non riuscivo a ricordarmelo, ero stata in apprensione tutta la settimana, e non riuscivo a fare mente locale.
Poi mi venne un flash, Shandra, allora compresi a cosa stava alludendo

-ma ti avevo detto che non c’era bisogno, e poi perché me lo dici oggi? Non potevi farmelo sapere domani?- chiesi arrabbiata con la mia amica, sempre a mettere bocca sulle mie cose
-no, domani vado con Marco da una parte, quindi ci vedremo direttamente domani sera- mi spiegò
-adesso devo andare, quei cretini stanno mi stanno facendo un mucchio di scherzi mentre sono al telefono con te- aggiunse svelto
-a domani, ti amo- finì
-anche io- risposi chiudendo la chiamata

Tommy continuava a guardarmi, ma non gli diedi peso e rivolsi lo sguardo alla città che scorreva dal finestrino.
Mi andai a coricare subito, ero stanca per l’agitazione che mi aveva indurito lo stomaco, i miei non fecero dissensi alla mia decisione, quindi fu molto facile addormentarmi.

Il giorno dopo mi svegliai con una gran fame, scesi svelta in cucina dove Vanda stava preparando, come al solito, qualcosa di squisito e mio fratello aspettava seduto a tavola

-buongiorno piccola Cinzia- mi salutò amorevolmente la mia badante
-giorno Vanda, cè qualcosa di buono anche per me?- chiesi sedendomi di fronte a mio fratello
-ma certo- rispose
-dove sono mamma e papà?- chiesi indifferente
-hanno avuto un’emergenza a lavoro- mi rispose con uno sbadiglio Tommy
-ah capisco- risposi con lo stesso tono di prima
-fame eh?- mi chiese
-si un po’- risposi calma
-certo, ieri non hai mangiato niente-
-non avevo fame-
-senti, domani vorrei assentarmi per il giro tutti insieme appassionatamente, quindi vorrei il tuo appoggio per dirlo a mamma e papà- mi disse

Capii subito che si riferiva al fatto di dover passare la domenica in famiglia

-si d’accordo, così faccio shopping con Sandra- acconsentii poco entusiasta di non dover passare un’altra domenica con loro

Mangiammo tranquillamente, poi ci pensai un attimo, quel giorno c’era ponte a scuola per tutta le scuole della città, guardai l’orologio ed erano già le 11

-non ci posso credere! Ma perché non mi avete svegliata prima?- chiesi alzandomi di scatto dalla sedia
-oggi non cè scuola, quindi ho creduto fosse opportuno lasciarti dormire- mi disse preoccupata Vanda

Perfetto, ero in ritardo per fare shopping per il mio appuntamento, ma era anche presto per cominciare a scegliere.
Salii lentamente le scale e andai in camera mia. Indossai la mia tuta preferita e mi buttai sul letto.
Comincia a pensare a dove mi avesse portato Andrea, di certo in qualche locale lussuoso, anche se non ne ero certa visto il fatto che mi aveva raccomandato “vestiti elegante ma non troppo”, non riuscivo ad indovinare cosa avesse in serbo per me. Poi il mio pensiero passò a cosa dovessi mettermi. Ecco, in quel momento arrivò il panico, non riuscivo a pensare a niente!
Aprì svelta l’armadio ma tutto mi sembrava banale, avevo bisogno di aiuto, di tanto aiuto. Presi il cellulare e chiamai Sandra, suonò un paio di volte e poi rispose

-chi diavolo mi disturba nel mio giorno libero!- disse esageratamente arrabbiata
-ho bisogno del tuo aiuto estetico- dissi per tagliare corto
-per quale occasione- mi chiese calmandosi un po’
-per colpa tua Andrea si è ostinato a farsi perdonare- risposi alterata per la storia
-benissimo!- si eccitò
-sarò da te verso le tre, buona notte- continuò
-ma guarda che è quasi mezzo giorno, non credi sia ora di svegliarsi?- gli chiesi
-lasciami stare, sono andata a letto tardi ieri sera!- si lamentò chiudendo la chiamata

Che maleducata, non mi aveva neanche salutata prima di chiudere.
Senza pensarci su andai in rubrica e selezionai il numero di Linda

-pronto?- mi rispose dopo un paio di squilli
-ehi Linda ti disturbo?- chiesi titubante
-no no tranquilla, sono solo con Marco-

Ops l’avevo disturbata, magari in un momento intimo

-scusa, avevo solo bisogno di un consiglio su cosa mettermi per questa sera, volevo che venissi a casa mia magari verso le tre, ma se non puoi stai tranquilla- gli spiegai velocemente
-oh ma certo! Certo che vengo, voglio vedere casa tua!- rispose tutta eccitata

Gli spiegai dove si trovasse casa mia e mi disse che sarebbe stata puntualissima. Finalmente tirai un sospiro di sollievo, con loro due consigliere non avrei avuto problemi.
Mi guardai un po’ in giro, cosa fare per passare il tempo? Poi però ripensai a quello che mi aveva detto Linda, era con Marco a detta sua, ma anche il mio ragazzo doveva essere con lui. All’improvviso mi prese un gran panico e chiamai Andrea

-buongiorno gattino- rispose
-dove sei?- chiesi
-a casa, mi sto preparando, fra un’ora ho quell’appuntamento con Marco- mi disse

Che stupida che ero stata, non riuscivo a capire da dove uscisse tutta quella gelosia

-problemi?- mi chiese
-veramente solo uno, io- dissi
-cosa?- mi chiese confuso
-ho scoperto un altro mio difetto verso di te- cercai di spiegargli titubante

Avrei di nuovo calpestato il mio orgoglio, ma non mi importava

-di che stai parlando?- mi chiese ancora
-sono gelosa e mi fido poco- dissi tutto dun fiato sperando di non averlo fatto arrabbiare
-va bene…sono contento del fatto che tu sia gelosa, ma che vuol dire non ti fidi?- mi chiese

La sua voce era automa, non riuscivo a capire cosa provasse

-Linda mi ha detto di essere con Marco e ho pensato che mi avessi mentito- gli spiegai con voce tremante, non volevo farlo arrabbiare
-ah capisco. Forse un po’ è colpa mia perché non ti ho spiegato come stavano meglio le cose, comunque dovresti avere più fiducia in me. Cosè hai pensato mi stessi scopando una ragazza qualunque?- mi chiese con tono divertito

Sinceramente mi era passata quel pensiero.
Rimasi in silenzio, e lui capì che ci avevo pensato davvero

-oh gattino! Io ti amo, non ti tradirei mai, anche perché ti ho già detto che non mi interessano le storie da sesso e via. E comunque cerca di avere più fiducia in me, so che è difficile cambiare subito opinione sugli uomini, ma almeno cerca di farlo per me- mi disse con tono sereno

Oh quanto lo amavo! Io mi sarei incazzata, ma lui era stato così comprensivo…

-e tu? Hai fiducia in me?- chiesi ancora incuriosita
-ciecamente, anche se sono geloso- mi rivelò tranquillamente
-ok, scusa mi dispiace- dissi
-tranquilla! Mi piace che tu melo abbia detto, con questo conosco qualcosa in più di te- rispose
-ci vediamo questa sera?- fu una domanda la mia, avevo paura che con quello che gli avessi detto avesse cambiato idea
-ma certo! Alle otto ciao ti amo- mi salutò
-anche io- finì chiudendo

Che stupida ero stata. Dopo di questo cercai a non pensare più male e mi distesi nel letto, cercando di riuscire ad immaginare quello che sarebbe successo quella sera.

Finalmente arrivarono le tre e la prima a suonare il mio campanello fu Linda.
Scesi in fretta ma arrivai tardi perché aprì mio fratello

-ehi Linda!- le gridai facendomi vedere dalla scala
-ehi Cinzia- rispose con lo stesso tono
-chi ti ha portata?- chiesi
-e chi se no la persona che non mi si stacca mai?- rispose alludendo al suo ragazzo
-scusa se vi disturbo- ci interruppe mio fratello
-ah scusa, io sono Linda Coccini piacere- disse porgendogli la mano
-piacere io sono Tommaso- si presentò lui

Io trascinai la mia amica al piano di sopra

-non sapevo che ti chiamassi Coccini- gli feci notare
-eh si! A te non ci siamo presentati con i cognomi, io mi chiamo così, e quando mi sposerò sarò la signora Benedetti- disse sorridendomi

Le ricambiai il sorriso e ci mettemmo subito all’opera per trovare l’abito.
Poco dopo arrivò anche Sandra, tra le due si stabilì subito una buona amicizia, anche se litigarono spesso per i gusti molto diversi. Infatti Sandra optava per un abbigliamento più sexy sperando in una serata hard, mentre Linda ad un abbigliamento più sobrio credendo in una serata romantica.
Alla fine riuscì a mettere in pratica entrambi i gusti e decidemmo per un abito indaco a manica lunga, degli auto reggenti color carne e degli stivaletti marroncini con tacco 8. Un lieve strato di trucco ed ero perfetta! “elegante ma non troppo” come mi aveva detto.
Le ragazze se ne andarono che erano già le 7:45 e io preparai la borsa e aspettai. Per fortuna Tommaso era andato ad accompagnare a casa Sandra, così non mi avrebbe fatto domande.
Il campanello suonò in perfetto orario e andai ad aprire. Andrea rimase per un attimo di stucco, come lo ero rimasta io.
Aveva indossato un completo color beige con una camicia nera, senza però la cravatta

-wow- commentò per primo
-wow tu- dissi incantata

A quella frase fece il mio sorriso divertito

-a quanto pare ti ho colpita- si vantò

Annuì incapace di parlare. Era bellissimo

-cosa ne dici di andare?- mi chiese porgendomi il braccio
-molto volentieri- dissi mettendogli intorno il mio.

Andammo per le strade della città senza parlare, non dissi niente neanche quando mi trovai davanti il suo hotel e neanche quando andammo nel suo appartamento

-che sorpresa cè nella tua suite?- chiesi dubbiosa
-lo vedrai- mi disse aprendo la porta

Io restai incantata dal clima dentro la camera, era magnifica.
Aveva sparso tutto intorno alla casa una scia di petali di rose rosse, le candele erano accese ovunque e la luce soffusa rendeva tutto romanticissimo

-è bellissimo- commentai guardando i miei occhi verdi adorati
-perché non segui le rose- mi disse

Io lo feci senza esitare. Camminai per tutto il soggiorno e mi ritrovai sul balcone dove trovai apparecchiato un tavolino a lume di candele e sopra ad un piatto un grande mazzo di rose.
Mi spostò la sedia per farmi sedere e me lo porse

-che buon profumo fanno- dissi annusandole incantata
-sono felice che ti piacciano- mi disse

Dopo poco si sedette di fronte a me e un cameriere ci servì il primo piatto, un piatto di spaghetti al ragù. Il mio ricordò andò subito al nostro primo pranzo insieme

-forse non sarà un granché, ho cucinato io- mi disse mettendo in bocca il primo boccone e aspettando che gli facessi sapere
-hai cucinato tu?- chiesi stupita
-se no che sorpresa sarebbe stata?- controbatté

Misi il mio boccone in bocca, era molto buono.

-buono- commentai sorridendogli

Lui fece lo stesso con il suo solito sorriso divertito, forse per la mia faccia ancora incantata per tutto

-questo allora è il tuo lato romantico?- gli chiesi

Lui annuì

-quindi ho conosciuto il tuo lato da gentil man, il tuo lato da figo, il tuo lato sprezzante e il tuo lato romantico, ci sono altre sfaccettature del tuo carattere che devo ancora conoscere?- chiesi portando il secondo boccone in bocca
-forse- mi rispose semplicemente con un sorriso

Tutta la cena fu magnifica, il suo menù aveva ricreato quello del nostro primo pranzo insieme e io ne rimasi affascinata. Sembrava fossi dentro un sogno.
Dopo cena mi invitò nel suo divano a guardare un dvd.
Mi accoccolai tra le sue braccia cominciando a guardare l’inizio di non so quale film avesse scelto.
Pian piano cominciò a baciarmi il collo. Che strano, sarà stato forse il clima che avevamo intorno ma non riuscì a resistere e mi volta a bacialo sulle labbra. All’inizio iniziammo con un bacio casto, fino a che le nostre lingue non  si intrecciarono sensualmente.
Ci distendemmo per metterci comodi ma cademmo a terra. Nonostante ciò sentivo di non riuscire a fermarmi nelle effusioni.
Mi sentii sollevare e mi portò nella sua camera da letto. I suoi baci cominciarono a diventare sempre più passionali sul mio collo fino a farmi fremere.
Mi accarezzò le cosce facendo scivolare gli autoreggenti e buttandoli chissà dove. Le sue mani continuarono ad accarezzarmi le cosce con frenesia e i suoi baci diventavano sempre più insistenti. Arrivò al lembo del mio abito e me lo tolse, rimasi in biancheria.
Continuava a baciarmi sul collo ma cominciò a scendere fino al mio decolté e poi sul mio ventre facendomi eccitare.
Le mie mani timidamente andarono alla sua camicia e lentamente gliela sbottonai. Era bellissimo. Accarezzai incantata il suo petto nudo, mentre le sue mani accarezzavano i miei fianchi e le mie cosce. Abilmente mi slacciò il reggiseno, si vedeva proprio che non era la sua prima volta. I suoi baci ricominciarono a lambirmi il collo poi si posavano sempre più giù baciandomi i seni e leccandomi i capezzoli eccitandomi come non mai, ma la suo tortura non era finita, con la lingua mi solleticò l’addome e il basso ventre. Non ce la facevo più, volevo che si insinuasse in me. Freneticamente posai le mani per slacciare la sua cintura di cuoio ma con poco successo, lui riuscendo a capire il mio insuccesso, unì la sua mano alla mia e mi aiutò a slacciargliela.
Finalmente tutto quello che ci separavano erano uno slip e un paio di boxer.
Eccitato ritornò a baciarmi il collo, mentre io non riuscivo a non accarezzargli il corpo finendo nel suo ultimo indumento che cercai di togliere, ma non mi permise di farlo. Voleva eccitarmi sempre di più e ci riusciva a ogni suo tocco sulla mia pelle e a ogni bacio al mio seno

-p..promettimi che dopo questa notte non mi abbandonerai- riuscì a dire ansimante
-se vuoi siamo ancora in tempo a fermarci- mi disse baciandomi la gola
-no, voglio solo che me lo prometta- riuscì a rispondergli, a fatica
-non sono masochista, sono dipendente da te, non riuscirei a separarmi neanche se volessi- disse guardandomi

I suoi verdissimi occhi erano sinceri. Non mi servì altro, mi abbassai un poco e baciai il suo petto, andando sempre più in giù fino al basso ventre. Volevo riuscire a sfilargli quei maledetti boxer mentre si eccitava, ma lesto mi riportò su baciandomi e leccandomi le labbra

-non te lo farò fare, voglio possederti io questa sera- disse in tono roco

In quel momento sentì accarezzarmi l’interno coscia e i miei slip scivolare dalle mie gambe.
Le sue labbra dal mio ventre cominciarono a insinuarsi tra le mie gambe. Gemetti quasi rumorosamente di quel suo gesto.
Finalmente mi invitò a togliergli quei maledetti boxer, mostrando il suo membro eretto.
Allargò le mie gambe e finalmente entrò in me.
Gemetti piano per il dolore che mi provocò, ma presto il dolore si mescolò al piacere. Le spinte divennero sempre più sicure e veloci facendomi gemere sempre più forte, fino a farmi urlare di piacere. Facemmo l’amore fino a che all’apice del piacere raggiungemmo l’orgasmo.
Alla fine eravamo tutti umidi di sudore e ansimanti, Andrea allo stremo si buttò nel letto affianco a me, io mi accoccolai al suo petto e dopo poco mi addormentai tra le sue braccia.
Ero la persona più felice del mondo, fare l’amore con Andrea era stata la cosa più bella e eccitante che una povera ingenua come me avesse provato, e il fatto di dormire tra le sue braccia rendeva la cosa ancora più perfetta.


che imbarazzo ^////^
scusate se forse non è proprio bellissimo, ma è la prima volta che scrivo una scena di sesso e non so se ho fatto bene, spero vi sia piaciuto e spero mi facciate sapere ^^
volevo ringraziare tutti quelli che lo hanno letto e messo tra i preferiti e tra le seguite
x free09: ecco a te un'altro cap. finalmente hanno finito con i furti e ti svelo che il suo segreto verrà svelato nel prossimo chappy ^^ di penny.... be di penny nn ti posso ancora parlare XD spero mi farai sapere come hai trovato questo cap, un bacio
x MissPinckAle: grazie ale, sn felice che ti sia piaciuto il precedente ^^ come ho già detto il suo mistero verrà svelato nel prossimo chappy, un bacio anche a te e fammi sapere!!! ^^

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Capitolo 15
*** il segreto di Andrea ***



Quando mi sveglia ebbi uno strano capogiro. Mi guardavo in torno deludendo che quelle non fossero le pareti della mia camera e cercai di ricomporre quello che era successo. Istintivamente il mio sguardo finì sul corpo.
Ero nuda, o almeno coperta solo di un lenzuolo leggero bianco. Sul mio ventre c’era posata la mano di Andrea.
L’accarezzai dolcemente, non potevo ancora credere di averci fatto l’amore insieme la sera precedente. Piano girai la testa verso la mia destra, dove lui dormiva beatamente.
Com’era bello mentre dormiva. Le sue labbra erano leggermente socchiuse e il suo respiro regolare riempiva il petto scoperto. Alzai un braccio e col dorso della mano gli accarezzai il viso. Quella visione non potrò mai scordarla, non avevo mai visto niente di più bello e dolce.
Involontariamente il mio viso si votò dall’altra parte del letto, dove vidi che l’orologio segnava le 5 del mattino.
Non potevo crederci, avevo passato tutta la notte a casa sua! In un primo momento mi prese il panico, come avevo potuto fare tanto tardi, mia madre mi avrebbe chiusa in casa per anni.
Cercando di non svegliare il mio ragazzo scivolai tra le lenzuola, non potevo perdere altro tempo, dovevo rientrare subito. Ma cosa più importante cercare una scusa plausibile.
Avevo appena messo un piede fuori dal letto, quando mi sentì trascinare all’indietro

-dove hai intenzione di scappare?- sentii sussurrare a pochi centimetri dal mio orecchi
-a casa e dove se no?- risposi agitata
-tu non vai da nessuna parte, sei mia oggi non lo dimenticare- disse tranquilli Andrea
-ma cosa dici! Mia madre sarà in pensiero devo andare!- insistetti cercando di liberarmi dalle sue braccia avvolte ai miei fianchi.

Devo ammettere che il pensiero di stare ancora con lui, tra le sue braccia, non era male, ma proprio non avevo voglia di far preoccupare i miei

-tieni- disse porgendomi il cordless della camera
-cosa devo farci con questo?- chiesi confusa e irritata, proprio non aveva intenzione di lasciarmi
-chiama la tua amica Sandra e chiedigli di coprirti- mi spiegò agitandomi l’oggetto davanti agli occhi

Per un attimo rimasi di sasso. Non avevo pensato a Sandra come copertura, ma poi mi ripresi, come le avrei chiesto una cosa tanto pericolosa?

-allora?- insistette stringendomi di più

Lo presi al volo e composi il numero sperando che non avesse spento il cellulare.
Squillò quattro o cinque volte e poi mi rispose

-chi cazzo scoccia a quest’ora!- disse furiosa con voce ancora assonnata
-Sandra sono io Cinzia, ho bisogno che tu mi copra- dissi titubante

All’improvviso sentii dei rumori dietro la cornetta e la sua voce divenne squillante come sempre

-ho capito bene? Hai bisogno di essere coperta?- chiese in preda alla curiosità.

Infondo come potevo darle torto. Era sempre stata lei a chiedermi di coprirla quando non rientrava a casa la sera, io non ne avevo mai avuto bisogno visto che ero sempre rientrata in orario

-allora? Dove sei?- chiese ancora.

Il suo tono di voce sembrava eccitato

-a casa di Andrea- risposi abbassando il tono di voce, non so perché, ma era strano dirlo normalmente
-wow! Non posso crederci, finalmente la mia piccola Cinzia è diventata una donna!- esultò felice

Inconsapevolmente divenni rossa come un pomodoro, sentivo le mie gote infiammarsi senza riserbo

-ti prego Sandra- la ammonì
-scusami hai ragione, di certo a quest’ora sarete ancora in procinto di…- continuò maliziosa
-Sandra!- la rimproverai in preda alla vergogna

Come poteva parlare così, e per di più davanti a lui. Visto che era così vicino al mio viso che stava ascoltando tutto

-si si scusa hai ragione. Non preoccuparti, chiamerò tua madre e gli dirò che ci siamo addormentate vedendoci un film e che ho chiamato per avvisare. Tu però domani mandale almeno un messaggio- mi disse velocemente
-grazie sei un’amica- la ringrazia dolcemente
-non preoccuparti, era ora di ricambiare il favore. Buon proseguimento e non far tardi domani- finì riattaccando

Io ero allo stremo dell’imbarazzo e portai le mani al viso per coprirlo.
Che figura avevo fatto, quella mia presunta “amica” sapeva davvero benissimo come mettermi in imbarazzo.
Lentamente feci scivolare le mani e guardai furtivamente dietro di me.
Andrea avevo poggiato il gomito al cuscino, una delle sue mani sosteneva il capo, mentre l’altra era intenta ad accarezzarmi i capelli vicino all’orecchio.
Il suo viso era tranquillo e pacato, sembrava non avesse udito niente della mia conversazione con Sandra

-hai sentito?- chiesi con voce tremante

Lui annuì sorridendomi.
Io a quella risposta ripresi il colore del pomodoro. Sentii Andrea sorridere del mio rossore

-ti diverti a vedermi imbarazzata?- chiesi offesa
-un po’. non eri mai arrossata fino a questo punto- rispose ridendo ancora
-che stupido, è naturale! Come credi mi debba sentire- lo rimproverai imbronciandomi
-scusa, comunque mi piaci tutta rossa- affermò sensuale

Senza fretta si avvicinò a me e cominciò a baciarmi il collo.
Io gemetti un istante sentendo le sue labbra di nuovo su di me. Era difficile non farlo quando sapevo benissimo che una sua semplice carezza mi faceva tremare come una foglia.
Appena ne ebbi l’occasione mi volta e cominciai a baciarlo sulle labbra. Quelle splendide labbra…non ne avrei potuto fare a meno.
Scaltra e veloce mi portai sopra il suo corpo. Continuava a baciarmi e vederlo tanto intento mi faceva sentire apprezzata.
Per un attimo staccai le mie labbra dalle sue, e cominciai a baciargli il mento, poi le guance e il collo. Mi allungai ancora e comincia a baciargli la pelle dietro l’orecchio

-mmm…- lo sentì mormorare.

A quanto pare gli piaceva e mi congratulai del lavoro, era proprio quello a cui miravo.
Continuai a lambire quella parte “debole” scendendo al collo piano piano. In quel momento vidi nella sua spalla sinistra un tatuaggio. Non lo avevo mai notato prima, neanche quando facemmo il bagno in piscina, ma in quel momento non mi importava, volevo solo riuscire a fargli provare tutto quello che aveva fatto provare a me la sera prima.
Continuai a baciarlo, scendendo fino al suo petto. Li mi soffermai di più.
Lo accarezzai sensualmente, passando lentamente la mano sui pettorali e su ogni sua costola scendendo sempre più in basso fino ad accarezzagli il suo membro

-mmm…- lo sentì gemere più forte a quel mio gesto.

Velocemente mi riportò su e mi baciò freneticamente le labbra, non capivo perché cambiare così velocemente il nostro ritmo, stavamo andando lentamente senza fretta, ma quando ribaltò le posizioni lo capii.
Non gli piaceva subire, ma far subire.
Bene. Per adesso mi andava bene, almeno fino a che non avessi imparato abbastanza per eccitarlo come si deve.
Dischiusi il mio labbro quando sentii premere la sua lingua e cominciammo a farle danzare a ritmo lento e veloce, a seconda dei momenti.
Poco dopo si separò dalla mie labbra per far scorrere la sua sul mio collo e sulla clavicola, per poi arrivare al mio seno.
I suoi baci erano tanto esperti che già bruciavo di desiderio, portai le mano al suo collo per attirarlo a me e legai le gambe al suo bacino per sortire lo stesso effetto.
Lo vidi sorridere di quel gesto, ma ancora una volta non mi importava, l’unica cosa che volevo era unirmi a lui di nuovo.
Risalì la sua scia di baci fin ad arrivare di nuovo alla mia bocca

-sei troppo vorace- mi sussurrò sulle labbra

In quel momento sentì la prima spinta.
Gemetti rumorosamente presa alla sprovvista, ero tanto presa dalle sue bellissime iridi verdi che non mi accorsi di niente.
Come la sera prima finimmo solo dopo aver raggiunte l’orgasmo.
Sentivo il sudore scivolare svelto nei suoi pettorali, averlo tanto vicino mi faceva sempre tremare, non riuscivo a smettere.
Liberai il suo collo, troppo stanca per stare ancora avvinghiata a lui, e lo vidi buttarsi di nuovo sul letto stremato.
Cominciavo a pensare che quello che avesse fatto prima non fosse veramente del sesso.
Mi avvicinai al suo petto e mi ci sdraiai sopra.
Sentivo il suo battito accelerato e il fiatone spezzarsi per far largo ad un altro respiro, ero tanto presa da non accorgermi che metà di quei battiti e respiri erano i miei.
Appena sentii il battito cardiaco rallentare e il respiro regolarizzarsi, mi calmai e mi spalmai su di lui ancora più comoda.
Le sue braccia mi tenevano stretta e mi facevano provare un calore tanto forte che non ne avrei mai avuto abbastanza.
Non riuscivo a capire perché stavo tanto bene solo con lui, ma probabilmente la risposta era che lo amavo più della mia stessa vita.

-posso farti una domanda?- chiesi dopo poco, sperando di non aver rovinato quel magico momento
-dimmi- rispose calmo
-chi è Filippo?- domandai

Lo sentii bloccarsi sotto di me appena nominato quel nome. Aspettai qualche minuto ma la risposta non arrivò, alzai il viso per guardarlo. Il suo sguardo sembrava tristissimo e puntava al tetto

-non importa, non dovevo chiedertelo- mi affrettai a dire abbassando il capo

Volevo davvero sapere il motivo del fatto che avesse tatuato il nome Filippo, ma avrei aspettato che fosse pronto a farlo.

-la mia vita prima non era così- disse all’improvviso

Lo guardai di nuovo confusa, non riuscivo a capire di cosa stesse parlando, ma rimasi in silenzio aspettando che continuasse

-non abitavo qui in hotel, avevo una villa in campagna e ci vivevo con i miei e il mio fratellino Filippo- cominciò, notai che ancora una volta a quel nome si irrigidì
-era cinque anni più piccolo di me. Era una forza della natura, non diceva mai di no se si doveva aiutare e guardava sempre il bello delle cose senza mai scoraggiarsi- continuò facendo una pausa
-un giorno di tre anni fa cominciò a stare male. Gli fecero un socco di analisi ma non si arrivò a una soluzione. Alla fine ci mandarono al reparto oncologico e li si scoprì che era affetto da leucemia mieloide.
Ci spiegarono che aveva solo il 50% di possibilità di guarire, ma che i risultati positivi si erano visti in questi casi. Ci spiegarono anche che per questo tipo di patologia aveva bisogno di un trapianto di midollo e che la strada sarebbe stata lunga.
Per noi fu un colpo, e fu anche difficile spiegarglielo, ma lui non si arrese a questa notizia, disse che avrebbe sconfitto la malattia e che appena stava bene avrebbe ripreso gli allenamenti di calcio.
La sua forza ci contagiò e sperammo davvero che questo potesse avvenire.
Facemmo gli esami per controllare la compatibilità del DNA midollare, ma nessuno di noi risultò compatibile.
Eppure lui non si arrendeva, diceva che non l’avrebbe data vinta alla malattia e che avrebbe continuato a lottare. Era davvero una forza, pensa che quando gli caddero i capelli si vantava del fatto che sembrava un malavita di quei film americani- sorrise a questo suo ricordo
-per un anno continuò a fare chemioterapie e terapie di ogni tipo, ingurgitava tante di quelle pillole che a volte pensavo potesse andare in overdose. Eppure nemmeno in quel momento si scoraggiava.
Poi però le cose cambiarono, i farmaci non riuscivano a fare più effetto al suo corpo e lui andava ad indebolirsi sempre di più. Ormai lo vedevo solo in casa con quella mascherina su viso che gli copriva le vie respiratorie per non farsi infettare dai nostri batteri.
Non potrò mai dimenticare quell’ultima notte. Cominciò ad avere problemi respiratori e il suo corpo si macchiò di ematomi ovunque.
Lo portammo di corsa in ospedale e dopo averlo chiuso per un bel po’ dentro una sala operatoria ci dissero che non aveva più molto da vivere, solo qualche ora-

Rabbrividì al suo racconto, sentivo il suo tono divenire sempre più roco, continuava a trattenere le lacrime.
Lo strinsi più a me e lui continuò il racconto

-quando si svegliò aveva una bruttissima cera, e lo notò anche lui con una risatina divertita. Parlò prima con i miei e poi volle farlo da solo con me.
Non potrò mai dimenticare le sue parole. Mi disse che aveva capito che stava per morire, e si scusava di non aver mantenuto la promessa di essere più forte della malattia. Lo vidi piangere per la prima volta in quella situazione e con lui piansi anche io.
Mi fece promettere di badare alla mamma, mi disse che lei era quella più debole di tutti e che aveva bisogno di me. Io come uno stupido glielo promisi.
Morì poche ore dopo, mia madre e mio padre erano distrutti, come me del resto.
In quei tre giorni di lutto e di lacrime continuavo a ripensare a tutto il tempo che avevamo passato insieme in quel periodo, andavo da lui appena finita la scuola e facevamo i compiti come niente fosse. Giocavamo ai dati e agli scacchi quando non poteva alzarsi dal letto, e continuavo a ripensare al fatto che non avrebbe più potuto riprendere gli allenamenti di calcio, lo sport che più gli piaceva-

Una lacrima percorse il suo viso e io mi pentii di avergli fatto quella domanda, era tutta colpa della mia stupida curiosità se lui adesso stava soffrendo. Eppure non accennava a smettere di raccontare nonostante io gli facessi capire di non farlo se non se la sentiva

-ricordi quando ti dissi che avevo incontrato i ragazzi in un momento difficile?- mi chiese

Io annuì senza riuscire a rispondere, avevo paura che la mia voce risultasse troppo tremate per tranquillizzarlo un po’

-fu proprio il giorno del suo funerale, dopo la cerimonia. Il loro aiuto è stato davvero una mano santa per me, ma per mia madre non fu lo stesso.
Cercai di stargli accanto e fargli forza ma non ci riuscivo, continuava ad andare in basso e ormai era stata risucchiata in una vera e propria depressione. Non riuscivo a mantenere la parola data a Filippo e questo faceva infuriare.
Mio padre però fu proprio un vile. Non lo perdonerò mai per quello che a fatto.
Non riuscendo a tirare su il morale a mia madre la fatta chiudere in una clinica psichiatrica di Manhattan, portandola via da me. E per giunta preso dai rimorsi si è rintanato a New York con la scusa di starle vicino.
Tsz…è di una falsità unica- commentò sprezzante in preda alla furia, lo si vedeva dal suo sguardo che quello che provava era odio puro

Io non sapevo che dire, avevo sbagliato a chiederglielo e adesso lui stava soffrendo.
Piano mi avvicinai al suo viso e lo bacia

-mi dispiace- gli dissi

Fu l’unica cosa che riuscì a spiccicare, l’unica cosa che risultasse davvero sincera

-ehi, è passato. Comunque adesso ci sei tu no? Oppure vuoi dirmi che andrai anche tu a New York?- disse scherzoso, mostrandomi un bel sorriso
-No. Io massimo potrei andare in Francia non più lontano- risposi sarcastica
-in Francia eh? E cosa cè di interessante in Francia?- mi chiese ancora

Io mi alzai dal suo corpo e lo guardai

-ma che domande! Il mio amante no- risposi cercando di non ridere di quella mia risposta
-oh be se è così ti incatenerò a me e non ti farò andare- ribatté con quella sua aria da sono il più forte.

Cominciammo a scherzare e per mostrarmi la sua forza mi fece il solletico, cosa che mi fece ridere a crepapelle.
Non potevo immaginare cosa avesse passato, una parte di me era felice di saperlo, ma un’altra era triste. Non che questo cambiasse il nostro rapporto, ma il fatto di sapere di averlo intristito mi faceva più male di un pugno allo stomaco.
Finalmente si era confidato e io riuscivo a capirlo meglio, ma a quale prezzo.

questo capitolo è dedicato a tutto lekip medico e paramedico del reparto di oncoematologia del policlinico di catania, che mi ha curato e a avuto tanta pazienza con i miei troppi sbalzi d'umore. lo dedicato anche a tt quei bambini e ragazzi della mia stessa età, a cui mi sn affezionata e che pultroppo nn ci sn più.

spazio all'autrice:
grazie a tt quelli che mi seguono e mi commentano, spero che quessto cap vi sia piaciuto ^^
x free09: grazie de tuo commento sn felice che il cap precedente ti sia piaciuto e spero che anche questo sia stato gradito. be che dire, hai ragione a un pò bruciato le tappe, ma si sa gli errori a volte si pagano ^^ meglio nn dirti niente ancora un bacio
x _yuki_: grazie anche a te per avermi recensita e ripresa in quei miei errori, ad esempio il fatto di Linda, devi proprio scusarmi ma è stata solo distrazione, ho scritto quel pezzo di sera ed ero così stanca che nn lo notato, cmq lo subito corretto appena me lo hai fatto presente. per gli altri errori grammaticali si intende devo pultroppo darti la stessa spiegazione, sn molto distratta e a volte nn mi accorgo, ma cerco sempre di essere più attenta lo prometto ^^ spero mi farai sapere cs ti è parso di questo chappy, cm hai detto tu ho cercato di rendere il testo più impegnativo ma nn so se ci sn riuscita, spero mi farai sapere. un bacio e grazie per le dritte ^^
x giulia87: grazie anche a te per aver recensito, spero che qualche dubbio su Andrea te lo sia tolto, fammi sapere cosa ne pensi di questo cap. e se ce qualcosa che nn va dimmelo pure ^^ un grande bacione a presto
x MissPinckAle: be sn felice che continui a seguirmi e che i miei chappy ti piacciano ^^ un gran bacio anche a te e fammi sapere ^^

ringrazio anche chi mi segue senza recensire e chi ha messo questa ficcy tra le preferite o le seguite. un bacio a tt ^^

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Capitolo 16
*** Ti voglio bene ***


scusate l'enorme ritardo che ho fatto per postare questo cap.
di certo mi vorrete uccidere, devo anticiparvi che forse nn è esattamente uno dei migliori in fatto di grammatica e lessico, pultroppo era da così tanto che nn scrivevo questa storia che ci ho perso la mano. davvero scusate!


Per ore restammo sul letto a parlare. Io ero comodissima sul suo petto e lui ne approfittava per accarezzarmi la schiena, non avrei mai ceduto quel momento a nessuno, era mio…anzi era nostro. Però come al solito non riuscii a non dare una sbirciatina alla sveglia, che adesso segnava le otto.

-è tardissimo!- esclamai allarmata.
-da domani toglierò tutti gli orologi di questa camera- commentò sbuffando Andrea
-stupido!- lo colpii al petto, alzandomi
-dove vai adesso?- mi chiese
-a fare una doccia, ho bisogno di fare colazione io- risposi avvolgendomi al lenzuolo e lasciandolo nudo
-non cè bisogno di alzarsi per fare colazione, il servizio in camera arriva appena chiamato- disse infilandosi i suoi boxer e sedendosi
-si, continua a sognare mio caro. Io voglio fare colazione su un tavolo e soprattutto tra la gente, per non parlare del fatto che non ho voglia di starmene ancora in camera, voglio uscire…magari andare per negozi- spiegai cercando di raccattare i miei indumenti intimi
-uscire?- sbuffò deluso
-io avevo intenzione di starmene tutto il giorno qui, a farmi coccolare da te- continuò
-poetico ma no!- rifiutai decisa, dirigendomi verso il bagno.

Lascia cadere il lenzuolo davanti alla porta e mi chiusi dentro.
Aprii l’acqua calda e mi specchiai alla toilette. Ero un disastro.
I miei capelli scuri, sempre perfettamente ordinati, erano scompigliati in maniera tanto surreale che sembrava avessi preso una scossa elettrica. Le mie labbra erano gonfie e i miei occhi erano rossi.
Non mi ero mai vista in quelle condizioni, solo Andrea era riuscita a farmi apparire come un mostro.
Velocemente mi infilai nella doccia, dove il caldo getto dell’acqua mi fece rilassare un po’.
Lì cominciai a riflettere su tutto quello che era successo in quei due giorni, o in quegli ultimi mesi.
Non potevo credere di essermi concessa a d’un ragazzo che conoscevo da appena quattro mesi…la vecchia me mi avrebbe picchiata.
Eppure era così. Quattro mesi prima un ladro si era introdotto in casa mia per scappare alla polizia, e da allora la mia vita era cambiata tanto, da farmi apparire il mondo molto diverso.
Avevo trovato un ragazzo, avevo abbattuto ogni mio pregiudizio verso l’altro sesso e avevo perso la mia verginità. Come al solito arrossii pensando alla notte prima.
Ero così felice…ogni cosa in quel momento mi appariva colorato e in fiore, poi però il mio pensiero si rivolse al mio Andrea.
Non avevo mai immaginato che potesse avere un passato tanto turbolento. In poco tempo aveva perso sia il fratello che la madre, ero così triste per lui…
Però ero felice che si fosse confidato, questo voleva dire che ero davvero importante per lui, che quello che diceva di provare per me era autentico.
Continuai a pensarci fino a che sentii un’altra presenza nel bagno

-per quanto ancora vorresti rimanere lì dentro?- mi chiese la voce del mio ragazzo

Passai la mano nella parete del box doccia per togliere il vapore, e vidi che lui era li. Se ne stava tranquillo, poggiato al lavandino a braccia incrociate, che mi guardava da fuori.

-se volevi che ti raggiungessi bastava dirlo, non c’era bisogno di stare tanto ammollo- continuò
-ma di che parli, sono appena entrata- gli feci notare
-spero tu stia scherzando, perché è da mezz’ora che sei li dentro- ribatté

Chiusi l’acqua e mi avvolsi nell’asciugamano che avevo appeso e uscii guardandolo

-fammi vedere l’orologio- dissi diffidente

Lui sbuffò e mi passò il mio orologio da polso, che avevo poggiato nel lavello.
Aveva ragione, non mi ero resa conto di essere stata sotto la doccia per più di trenta minuti. Lo guardai un’altra volta giungendo le mani

-mi spiace, non mi era accorta di averci messo tanto- dissi cercando di essere supplichevole
-un modo per farti perdona cè- disse lui, cingendomi la vita e cominciando a baciarmi il collo.

Era così difficile resistere alle sue provocazioni, specialmente quando si metteva a giocherellare con la lingua, ma non volevo cedere per nulla al mondo, quindi anche se non completamente persuasa mi allontanai.

-mi dispiace, rimarrò con questo peccato per tutta la vita, adesso esci che mi devo cambiare- dissi aprendogli la porta
-sai gattino, dimentichi che ti ho già visto nuda, e anche se il tuo corpo mi manda un po’ fuori di testa, posso riuscire a guardarti mentre ti cambi-

Ecco una nuova cosa che avevo imparato di lui: era un maniaco! Speravo solo che lo fosse solo con me.
In quel momento sentimmo bussare alla porta

-visto ti cercano, va ad aprire- dissi rivolgendo lo sguardo all’esterno del bagno
-sono sicuro che sia la signora delle pulizie, va tu ad aprire- disse lui con tono sicuro.

Mi girai per dirgli che non era il caso, nonostante fosse la cameriera, che andassi io alla porta, visto che ero mezza nuda, ma il furbo si era già rintanato dentro la doccia e quindi non potei fare altro che andare. Be almeno avrei evitato che una ragazza lo vedesse con i soli boxer addosso.
Controllai che apparte le spalle, non si vedesse nient’altro e aprii la porta, dove ad aspettarmi trovai una donna di mezza età molto distinta.
Dall’aspetto sembrava molto cortese e simpatica, era una donna un po’ in carne, i suoi capelli erano corti e di un biondo tanto chiaro da apparire quasi bianchi. Appena mi vide mi sorrise

-buongiorno signorina, le ho portato i vestiti che avete chiesto- disse

Vestiti? Chi aveva chiesto dei vestiti?
La guardai confusa, notando che tra le mani aveva proprio degli abiti nuovi

-mi scusi, forse ha sbagliato- risposi sorridendole
-no non credo. Il signorino Andrea ha chiamato la boutique dell’hotel solo pochi minuti fa- mi rispose
-è stato Andrea?- chiesi sorpresa
-si signorina, era la prima volta che faceva una richiesta del genere, per questo ho deciso di portarli su io- mi spiegò
-spero non si arrabbi, ieri sera vi ho visti entrare e ho pensato che potessero essere per lei, quindi mi sono presa la libertà di cambiare un po’ le taglie che aveva chiesto e anche qualche capo- continuò
-che cosa vuole dire?- domandai sia curiosa che confusa

Insomma, non riuscivo neanche a capire perché Andrea mi avesse fatto portare dei vestiti, figuriamoci capire cosa voleva dire quella donna.
Il suo viso sembrò arrossarsi un po’ alla mia domanda, ma fece in modo di essere il più gentile possibile

-il fatto è che il signorino aveva ordinato dei capi di taglia 40 e soprattutto un po’ appariscenti- cercò di spiegarmi, sorridendomi ancora

A quel sorriso capii che con capi appariscenti intendeva che di certo aveva chiesto una maglia con una grande scollatura, e forse una gonna un po’ troppo corta

-vuole dire volgari?- chiesi titubante

La donna sorrise, ciò mi fece capire che ci avevo azzeccato.

-spero non le dispiaccia se le ho portato solo un paio di jeanse e un maglietta leggera arancio. Sa, ieri quando vi ho visti entrare non mi è sembrata una ragazza, che avesse quei gusti- continuò porgendomi i vestiti
-la ringrazio, in effetti non avrei mai messo quelle cose- dissi un po’ in imbarazzo
-non deve, conosco Andrea da quando era bambino, e so che a volte esagera, però è sempre un ragazzo gentile ed affettuoso-
-lei lo conosce da molto tempo?-
-si. Lavoravo già da tanto in questo hotel quando lui è nato. Il signorino da piccolo si rivolgeva spesso a me o a mio marito se aveva qualche problema-

Che strana donna era. Continuava a sorridere anche se il suo sguardo sembrava un po’ triste

-capisco. La ringrazio per avermi portato dei vestiti, specialmente dei vestiti che indosso senza imbarazzo- la ringraziai prendendo gli abiti tra le braccia
-di nulla. Le ho aggiunto anche degli indumenti intimi e un paio di stivali in pelle, che si abbinano molto bene ai vestiti- aggiunse porgendomi una scatola di scarpe e allontanandosi.

Richiusi la porta con uno strano senso di riconoscenza verso quella donna e mi avvicinai alla camera da letto per vestirmi finalmente.
Appena poggiati nel letto, notai che tra i jeanse e il maglione c’era un reggiseno bianco, semplice e un paio di slip dello stesso stile del pezzo superiore.
Riuscì appena in tempo ad indossarli che Andrea venne fuori dal bagno già vestito

-ehi chi ti ha portato quella roba! Avevo detto lingerie rosa- esclamò puntando un dito su di me
-l..lingerie? Ma sei scemo?- chiesi arrabbiata.

Come poteva pensare che portassi quelle cose? Ringraziavo davvero il cielo di avermi mandato quella donna così gentile.

-anche quei vestiti sono diversi. Almeno anno azzeccato la taglia?- chiese prendendo la maglietta tra le mani
-certo! Una 42- risposi strappandoglielo dalle mani e indossandola
-spero che il tuo fosse solo uno scherzo, non voglio neanche immaginare cosa avevi chiesto per me- aggiunsi indossando i pantaloni
-sta tranquilla, sapevo che Giorgina non ti avrebbe mai fatta andare in giro come avevo chiesto io- confessò sedendosi sul letto
-Giorgina è quella donna gentile che mi ha portato i vestiti?- domandai calmandomi
-si. Lei è la moglie di Piero il concierge, è quasi come una seconda mamma per me, come una nonna- rispose

Lo guardai. Sembrava tranquillo mentre mi parlava, dovevo ammettere che le persone che gli volevano bene e si prendevano cura di lui erano tante, speravo solo di poter diventare anche io una persona di importante che riuscisse a prendesi cura di lui.
Appena finito di prepararmi scendemmo al ristorante. Non c’era molta gente, forse perché la maggior parte dei clienti erano ricchi imprenditori che andavano a lavoro presto, o forse perché erano già le nove ed era un po’ tardino per fare colazione.
Ci sedemmo ad un tavolo vicino alle porte, dove si vedeva bene l’entrata. Io prenotai un cappuccino e una brioche, mentre Andrea prese un semplice caffè.
Mentre aspettavamo di essere serviti mi parlava di alcune situazioni in cui Giorgina e il marito lo avevano aiutato, quando all’entrata vidi un ragazzo che mi sembrava conoscere. Affilai la vista e quello che vidi mi fece sbiancare

-spostiamoci in un altro tavolo- dissi presa dal panico
-che succede Cinzia? Cè qualche problema?- mi chiese voltandosi verso l’ingresso
-no non importa, dai spostiamoci- insistetti. Se mi avesse visto avrei passato davvero dei guai.

Purtroppo non ebbi molto fortuna e cominciai a sentirmi chiamare

-Cinzia?- chiese da lontano
-Cinzia sei tu?- ripeté avvicinandosi

Non potevo credere che avessi tanta sfortuna, mi aveva visto e io non sapevo come comportarmi

-cosa diavolo ci fai qui?- mi chiese di nuovo, nel suo sguardo c’era tanta confusione ed era altrettanto arrabbiato
-ciao! Cosa ci fai qui?- chiesi con un evidente sorriso falso
-no, domanda sbagliata, cosa ci fai tu qui?- si. Adesso ne ero certa, era arrabbiato
-scusa, ma noi stavamo facendo colazione- si intromise Andrea

Ecco, adesso si che ero nei guai e soprattutto in evidente difficoltà.

-e lui chi diavolo è?-

Mio fratello mi guardava e guardava il mio ragazzo, si aspettava una risposta e io sudavo freddo. Cosa gli dicevo? Si è vero, gli avevo accennato tante volte che avevo un ragazzo, ma una cosa era dire ho trovato finalmente l’amore, l’altra ho fatto l’amore.

-mi chiamo Andrea piacere- si intromise ancora alzandosi e porgendogli la mano
-per me non è altrettanto- lo punzecchiò Tommy. Possibile che quel ragazzo deve sempre andare contro corrente?
-allora? Aspetto delle risposte- continuò puntandomi il suo sguardo furioso.

Vi ho mai detto che odiavo quando si comportava così? Bene, in quel momento cominciavo a scaldarmi

-non sono affari tuoi- risposi
-non ricominciare Cinzia- mi avvertì mio fratello, come se io avessi paura di lui
-non dovevi essere da Sandra? Cosa ci fai in un hotel a quest’ora?-

Ecco ricominciava con le domande, ma io non gli avrei dato l’occasione di avere delle risposte. Il suo sguardo era sempre più furioso, ma non mi interessava, non aveva il diritto di impicciarsi nella mia vita

-ti ho detto che non sono affari tuoi, ora scusaci ma noi dobbiamo fare colazione- dissi sedendomi e strattonando Andrea per sedersi
-non ci capisco niente Cinzia, ma chi è?- mi chiese Andrea.

Mi guardava confuso, non riuscivo a capire a che stava pensando, sembrava anche un po’ arrabbiato, be non gli davo torto, la mattina più bella della nostra vita, rovinata da uno scocciatore arrogante

-nessuno!- risposi con tutta la perfidia che avevo
-questo nessuno può parlare ai suoi genitori sai?- rimbeccò Tommy

Non capisco perché ogni volta che facevo qualcosa, lui mi minacciava con i miei genitori. Non che avessi paura, però ero sicura che mi avrebbero messa in punizione e io mi sarei dovuta scordare di Andrea.

-lui è il mio ragazzo- bofonchiai
-il tuo cosa? Quindi non mi mentivi quando dicevi che avevi un ragazzo?- mi chiese del tutto preso alla sprovvista.

Però dovevo dirlo, era proprio uno stupido. Credeva che facessi colazione in un hotel con chiunque?

-ti ho detto la verità-
-è uno scherzo vero?- continuò. Ma cos’era un terzo grado?
-la vuoi smettere con queste domande! Sto cercando in fretta di liberarmi di te, quindi adesso che hai avuto le tue risposte ti saluto- sbottai
-Cinzia, per favore mi vuoi rispondere tu?- la voce di Andrea era profonda e paziente, caspita! Non capivo come facesse a stare calmo.

Lo guardai e notai che non era affatto calmo come diceva la sua voce, anzi era proprio infastidito

-Andrea, ti presento mio fratello Tommy- dissi.

Mi guardò per un attimo e poi si alzò verso mio fratello. Avevo paura, cosa gli avrebbe detto? Mio fratello continuava a guardarmi male e Andrea sembrava molto infastidito.

-scusa Tommy, potresti allontanarti dal mio hotel? Te lo chiedo come un favore personale, sai, eravamo intenti a parlare tranquillamente e aspettavamo la colazione. Tu sei arrivato e ci hai interrotti e la cosa non mi piace molto- cominciò.

Sembrava così calmo che chi lo vedeva da dietro non capiva che sotto quelle parole c’erano tanto sarcasmo e che presto lo avrebbe buttato fuori a calci.
Una voce femminile da lontano, all’improvviso interruppe i due che si stavano sfidando con lo sguardo

-Tommy dai vieni! Non aspetteremo per tutta la vita!-
-oh è quella chi è? La tua nuova conquista?- chiesi sarcastica senza riuscire a controllarmi
-questi non sono affari tuoi e comunque adesso devo andare, ma noi ci rivedremo a casa- rispose voltandosi e avvicinandosi alla bionda tutto pepe che saltellava alla reception.
-scusa Andrea, non volevo farti innervosire- mi scusai abbassando il capo
-stai tranquilla, avevo solo capito male-

Eh? Aveva capito male? Che voleva dire?

-scusa non capisco, cosa avevi capito?- chiesi adesso curiosa
-credevo fosse un tuo ex, forse uno con cui stavi e che hai lasciato per me- mi spiegò.

Adesso era cambiato completamente, sorrideva come se quel pensiero gli facesse piacere.
Senza controllo scoppiai a ridere, ma si ricordava chi ero? Come poteva credere che avessi avuto altri fidanzati, apparte qualche storia senza nessun sentimento?
Infondo io ero quella che odiava i maschi, non mi sarei mai potuta fidanzare con un ragazzo in quel periodo.

Passammo tutto il giorno insieme. Girammo per negozi e ci divertimmo a giocare ai romantici. Fu bellissimo poter girare con lui. Non era certo la prima volta che uscivamo insieme da soli, ma non lo avevamo mai fatto per la città, mano nella mano, salutando tutti quelli che conoscevamo. Eravamo sempre stati appartati quando stavamo da soli, oppure andavamo dai ragazzi al garage. Si. Fu la giornata più bella che avessi mai trascorso con lui, ma il brutto doveva venire presto.
Mi trovavo davanti alla porta di casa e tremavo di paura. Tommy avrà detto tutto a mamma è papà? Mi chiesi mentre giravo le chiavi nella serratura.
Percorsi l’entrata ed entrai in salotto, dove mia madre mi fulminò con lo sguardo.

-ti sembra questa l’ora di arrivare?- disse
-mi dispiace, avevo da fare-
-potevi almeno farmi una telefonata, un messaggio non è il modo più bello per dire ad un genitore che stai tutto il giorno fuori con la tua amica- continuò alterata.

Mio padre e mio fratello mi guardavano dal divano dove erano seduti. Papà sembrava essere più indulgente dalla mamma, ma Tommy…oh, sono sicura che lui mi avrebbe uccisa se poteva.

-si lo so, scusate, la prossima volta vi avvertirò prima- dissi. Era meglio tenerli calmi almeno un po’
-sicura che non succederà di nuovo? Chissà, forse però la prossima volta non ci sarà Sandra ad avvertire- si intromise mio fratello con un filo di sarcasmo che non nascondeva
-no, vi assicuro che non succederà più- risposi decisa
-va bene, questa volta passi. Adesso vai a cambiarti che è pronto a tavola, Vanda ha cucinato per noi oggi- disse mia madre.

Io non me lo feci ripetere due volte e cominciai a salire, mentre sentivo altri passi che mi seguivano.
Arrivati in camera Tommaso chiuse la porta

-non gli hai detto niente- dissi. Non era una domanda
-è cosa dovevo dirgli. Sai ho visto vostra figlia che faceva colazione con un estraneo?- rispose con sarcasmo
-non è un estraneo, è la persona che amo- ribattei cercando di stare calma

Lui sbuffò e si sedette nel letto

-io non riesco a capirti più Cinzia. Fino a qualche mese fa dicevi che i maschi erano tutti opportunisti, e adesso ti vedo fare colazione con uno di loro. E non voglio pensare che la notte l’hai passata con lui invece che con la tua amica- disse guardandomi come se stessi per andare al patibolo
-è così infatti- mi scappò. Porca miseria, ma non potevo chiudere la bocca?

Lo vidi alzarsi di scatto e guardarmi sconvolto, in un modo che neanche so descrivere

-cosa? Ma da quando lo conosci? Da quando state insieme?-
-quattro mesi- risposi abbassando il capo
-quattro mesi!- ripetè quasi urlando
-per la miseri Cinzia! Ma ti rendi conto che hai perso la verginità con un che conosci appena?. Credevo che tu sapessi quello che vogliamo noi ragazzi giusto? Lo hai sempre ripetuto, credevo che fossi più intelligente, credevo fossi più matura- si infuriò
-parli proprio tu che stavi in hotel con una bionda!- rimbeccai presa dall’ira
-io e quella bionda, eravamo in hotel per studiare per un esame, e per tua informazione eravamo con altre due coppie e il suo ragazzo!- mi spiegò, ancora molto arrabbiato

Non capivo perché stesse prendendo la cosa in quella maniera. Cosa gli importava di quello che facevo o con chi stavo? Non si era mai interessato, cosa cambiava adesso?

-davvero sorella, non riesco più a capire chi sei. Hai ripetuto così tante volte che ripugnavi tutti i ragazzi che non credevo ti saresti data ad uno così presto- commentò, sembrava deluso dal mio comportamento

Quello sguardo mi colpì dritta al cuore e mi fece male…tanto male. Per la prima volta stavo per mettermi a piangere davanti a lui

-scusa se mi sono innamorata!- sputai con le lacrime agli occhi e con una rabbia fuori controllo.

Non sapeva cosa avevo passato per lasciarmi andare, per riuscire ad accogliere qualcun altro oltre alla mia migliore amica nel cuore, non aveva alcun diritto di giudicarmi.
Vedendomi così fragile e alterata si calmò

-mi dispiace Cinzia, ho esagerato non volevo- disse avvicinandosi a me
-il fatto è che non me lo aspettavo. A dire la verità è troppo tempo che non riesco a capire a cosa pensi. So solo che un giorno mi hai allontanato, sei diventata scontrosa e hai cominciato ad odiarmi. Da allora ho cercato in tutti i modi di capirti ma non ci riesco- continuò
-veramente sei tu che ad un certo punto mi hai allontanata lasciandomi da sola! Io mi sono solo comportata di conseguenza!- ribattei, non mi andava di prendermi la colpa anche di quello.

Da bambina mio fratello era l’unica cosa che avevo, ogni volta che mi sentivo sola c’era lui, ogni volta che volevo giocare lo facevo con lui, ogni volta che avevo un problema mi rivolgevo a lui.
Poi un giorno ha cominciato a passare tutti i suoi pomeriggi fuori, lasciandomi alle cure di Vanda, che, nonostante si prendesse cura di me benissimo, non era mio fratello.
Mi guardò come se avessi detto la più volgare delle bestemmie, non capivo perché facesse così, io avevo detto la verità.

-si è vero, ho cominciato ad uscire con i miei amici, ma non ho mai avuto intenzione di lasciarti sola- disse con ancora quello sguardo confuso
-be, l’intenzione forse non c’era ma lo hai fatto! Ho sofferto molto, mi sono sentita tanto sola. Così ho deciso di fare come te, di trovare consolazione nelle amiche-
-è stato così difficile separarti da me?- mi chiese quasi incredulo

Non sapevo che rispondere. Si era stato difficile…difficilissimo. Avrei passato la mia infanzia da sola se non fosse stato per il mio unico fratello, i miei erano troppo occupati con il lavoro per farmi compagnia, e di altri parenti non ne avevamo.
Abbassai il capo, era veramente difficile farmi vedere debole, senza difese.
All’improvviso però sentii due braccia avvolgermi e stringermi

-mi dispiace sorellina, non sapevo che soffrissi per la mia mancanza. Se ne fossi stato a conoscenza non ti avrei lasciata da sola, ti voglio bene sorellina, te ne ho sempre voluto e ho sempre cercato di proteggerti, anche se a quanto pare l’unica a farti male sono stato io- disse poggiando il capo sulla mia spalla.

Quelle parole…da quanto tempo le desideravo.
Un tempo le ricevevo sempre, e ogni volta erano la cosa più bella che avevo. In quel momento mi resi conto che mi erano mancate. È vero, li avevo ricevute tante volte dalla mia amica, ma mi resi conto che mio fratello non lo avrebbe mai potuto rimpiazzare nessuno.
Involontariamente cominciai a singhiozzare, bagnando il suo petto. Le mie mani circondarono la sua vita, stringendolo ancora di più a me.
Mi sentivo così bene adesso. Lo avevo sempre negato ma mi sentivo comunque da sola senza di lui, come fosse un amante lui era la mia metà, mentre Andrea era l’altra.

-mi sei mancato tanto- riuscii a dire tra i singhiozzi.

Sentii le sue braccia stringermi di più

-anche tu- sussurrò al mio orecchio.

La mattina prima avevo pensato che quello era il momento più bello della mia vita, ma mi sbagliavo; il momento più bello di tutta la mia vita fu quello.
Stretta a mio fratello il cuore mi scoppiava di gioia.
Finalmente ero davvero felice. Avevo un ragazzo che amavo e che mi amava, avevo ritrovato mio fratello e non desideravo altro. Avevo finalmente tutto.
Non mi sarei mai aspettata che io e mio fratello ci riconciliassimo, e questo era tutto merito di Andrea.
Toccavo il cielo con un dito, o forse con tutta la mano, non potevo minimamente aspettarmi che in poche ore sarei precipitata all’inferno.
Però forse dovevo aspettarmelo, a nessuno era concesso essere tanto felice. Tutta quella gioia doveva essere compensata con tanta sofferenza, che non avrebbe tardato ad arrivare.

spero che il capitolo vi sia piaciuto, e spero mi farete sapere. come sempre sono apprezzati anche i commenti negativi se ne volete fare (quelli davvero mi fanno crescere ^^)
ringrazio tutti quelli che anno messo la ff tra i preferiti e le seguite, e soprattutto a chi legge ^^

x free09: ciao! be diciamo che la storia di Andrea nn è forse quella che ci si aspettava, e per il fatto che nn ti fidi molto di lui, nn posso dirti niente. potrei rovinarti la sorpresa ^^ fammi sapere cosa ne pensi di questo chappy mi raccomando ^^ kiss
x Fata Desi: grazie per i complimenti che mi hai fatto nello scorso capitolo, li ho molto apprezzati, e sn felice che ti sia piaciuto. spero lo sia stato altrettanto questo e spero me lo farai sapere. un bacio
x MissPinckAle: ciao tesoro! sn felice che lo scorso cap ti sia piaciuto. x rispondere alla tua domanda se la madre è viva, si lo è! è solo stata ricoverata in un centro specializzato di manathan, e nn ti preoccupare se nn hai capito, forse semplicemente nn lo specificato io bene ^^ fammi sapere cosa ne pensi di questo chappy mi raccomando ;) un kiss
x jay jay: grazie davvero tante!!! sn felice che ti piaccia il racconto e il modo in cui scrivo, anche se ancora ho parecchio da migliorare ^^ per il finale nn voglio anticiparti niente, sappi solo che io preferisco di gran lunga i lieto fine, quindi regolati tu. che dire di altro, spero ti sia piaciuto anche questo cap e che mi lasci una recenzioncina. ti lascio con un kiss ^^
x _yuki_: grazie per il complimento, adesso aspetto cn trepidazione di sapere se questo cap sia migliorato o peggiorato dall'ultimo ^_^ spero mi farai sapere un bacio anche a te ^^
x _kiki_: davvero grazie tante!! mi fa piacere che alle lettrici della mia ficcy si sia aggiunta un'altra persona. devo dire che nn sarà stato molto facile leggere 15 cap in una volta sola, e di questo ti ringrazio ^^ spero mi dirai cosa ne pensi anche di questo cap, e che nn ti deluda, vista che dalla tua recinzione sembra ti sia piaciuta molto ^^

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Capitolo 17
*** Disperazione ***


Ciao a tt sn tornata!!!
nn so se ne siete contenti (lo spero) o nn, cmq finalmente dopo 4 mesi sn tornata per aggiornare. pultroppo le idee e la volontà erano volate via e vi ho lasciate a metà, quasi avevo pensato di nn continuarla più e spero davvero che vi renda un pizzico felice ke continuo ^^
vi aggiorno un pò però prima, era da così tanto che nn scrivevo questa ficcy ke forse lo stile e un pò cambiato, e come sempre ci saranno degli errori di grammatica =.= Pultroppo questa è la cosa peggiore.
spero che questo capitolo vi piaccia più dell'ultimo e che lasciate più commenti (l'altra volta erano sl 2 ç_ç) e come sempre dico che per commenti includo anche le critiche, che dico sul serio, mi hanno fatto migliorare un kasino in questa ff!
vi informo anche ke per questa volta nn posso rispondere alle vostre recenzioni xkè nn ho molto tempo, quindi perdonatemi.
be vi lascio con la lettura e spero in bene (tengo le dita incrociate)
kiss kiss Lucyette

17° Capitolo


Il mattino seguente  mi svegliai con un gran sorriso e a completare l’opera del mio aspetto fuori c’era un bel sole che illuminava la città.
Mi vestii alla svelta e scesi al piano di sotto per fare colazione. Lì Vanda mi stava aspettando e sul tavolo c’erano già le fette biscottate, la marmellata e i cornetti caldi

-giorno Vanda!- la salutai pimpante
-mio fratello non si è ancora svegliato?- chiesi con lo stesso tono sedendomi al mio posto
-no signorina, Tommy ha già lasciato la casa per andare all’università questa mattina presto. Prima di uscire mi ha chiesto di darti il buongiorno e di dirti che sarà impegnato tutto il giorno e che non potrete pranzare insieme- mi rispose

Io annuii un po’ dispiaciuta, mi sarebbe piaciuto pranzare con lui e parlare un po’, c’erano tante cose ancora da discutere

-vedo che finalmente andate d’accordo…ne sono felice- mi sorrise la mia domestica
-grazie Vanda!- le risposi allo stesso modo solo più vivace.

Dopo poco mi venne a prendere Sandra che notò subito il mio buonissimo umore e mi chiese di raccontarle cosa mi avesse cambiato tanto.
Anche a scuola il mio umore non cambiò per niente. I ragazzi della mia classe erano stupiti del mio atteggiamento quella mattina e io non riuscivo a biasimarli, infondo non li avevo mai salutati con un gran sorriso davanti alla classe e con un saltello.

-sono davvero felice per te Cinzia. Scommetto che sognavi sempre il giorno che tu e tuo fratello vi uniste di nuovo- mi disse la mia migliore amica arrivata la ricreazione
-si hai ragione Sandra! Sono davvero felicissima, forse più di quanto appaio-
-e per giunta al tuo ritrovato fratello si è unito un ragazzo che ti ha reso donna- continuò con un sorrisetto malizioso.
-e dai smettila!- le diedi una spallata leggera
-no mia cara mai! Mi hai promesso che mi avresti raccontato tutto!-
-cosa dovrei raccontarti di preciso?-
-te lo detto, tutto! Come è successo, se ci sa fare, se è stato arrogante o romantico, se era programmato!- disse entusiasta e curiosa
-non era programmato- iniziai a raccontarle
-stavamo vedendo un film ed è successo-
-certe cose non accadono così facilmente! Su dai non farti pregare, raccontami- mi implorò ormai allo stremo della curiosità

Sbuffai esasperata ma continuai a sorridere. Infondo era la mia amica e sapevo già a che cosa andavo incontro la mattina prima quando le avevo chiesto di coprirmi

-mi ha preparato la cena con lo stesso menù del nostro primo pranzo insieme, petali di rose sparsi sul pavimento e candele che illuminavano il tutto. Dopo cena ci siamo seduti sul divano con l’intento di guardare un DVD ma non ci siamo riusciti. Continuavamo a baciarci senza riuscire a dividerci e alla fine siamo finiti a fare l’amore-
-che bello! Non solo è stato romantico ma anche sensuale e preciso nel momento- commentò

Io ridacchiai al suo tono, sembrava più contenta di me che avessi affrontato quel momento

-e adesso quando vi vedrete?- mi chiese curiosa
-al pomeriggio, siamo rimasti che mi veniva a prendere e andavamo al garage…come sempre infondo-
-sono davvero felice per te amica mia- esclamò stringendomi
-per la verità anche io ho un fidanzato sai?- mi confessò
-cosa?! Ma da quanto?- gli chiesi sbalordita.

Non avevo la minima idea che la mia amica avesse un ragazzo. E doveva essere anche piuttosto importante per chiamarlo proprio fidanzato, lei non mi aveva detto niente e la cosa era ancora più sconvolgente. Mi aveva sempre detto tutto sulle sue nuove fiamme e anche su il loro veloce evolversi

-più o meno da quanto tu conosci Andrea- rivelò facendo colorare di un tenue rosso le sue guance
-però è qualcuno che tu conosci bene, mi ha chiesto che la nostra relazione rimanesse segreta per il momento e mi ha chiesto anche di non dirti niente, per questo non te ne ho fatto parola- continuò
-cosa? Perché dovevate tenere la cosa nascosta? Per caso è fidanzato o peggio sposato?- le chiesi preoccupata

Sandra era una brava ragazza, forse troppo vivace ed eccentrica ma pur sempre brava. Peccato che il suo difetto più grande era di cacciarsi nei guai, e da quando aveva cominciato ad uscire con i ragazzi i guai erano diventati enormi

-ma no cosa vai a pensare! È un bravo ragazzo e mi riempie di attenzioni, non è fidanzato ne tanto meno sposato, crede solo che sia meglio aspettare un po’ prima di rivelarlo a qualcuno-

Mi feci piuttosto sospetta di quelle parole, quale motivo poteva esserci per tenere tutto nascosto, che fosse un dogato o un alcolista? Un ex galeotto o un malavita?
Scossi la testa a quel pensiero. Non poteva essere, la mia amica stava sorridendo come se gli fosse capitata tra le mani il tesoro più inestimabile, se il suo ragazzo fosse stato uno di quelli a cui avevo pensato lo avrebbe allontanato presto come faceva sempre         

-per la verità abbiamo fatto anche l’amore- rivelò distraendomi dai miei pensieri
-COSA!- gridai in preda alla sorpresa

Sandra nonostante fosse uscita con molti ragazzi non era mai andata a letto con uno di loro, era sempre lei quella che diceva che voleva aspettare quello giusto

-vuoi abbassare la voce?- mi ammonì, mi sembrava tanto di vivere in un mondo inverso dove io ero la pazza e lei quella che cercava di calmarmi
-ma sei sicura di aver fatto bene?- le chiesi
-si. Non è stato come con gli altri che quasi mi obbligavano. Lui me lo ha chiesto dopo un po’ ed ha aspettato che fossi pronta- mi rispose sognante

Ero più che scioccata. Non riusciva più capire cosa fosse vero o No.
Nel mondo dove avevo sempre vissuto io ero pessimista e infelice e la mia amica era in cerca di un ragazzo da portare all’altare ma che alla fine si rivelava sempre un fallito che voleva approfittare di lei. Si ne ero certa, la terra stava girando al contrario.
Non ebbi più il tempo di continuare quella discussione perché suonò la campanella per l’ora successiva e all’uscita lei dovette correre a casa perché aveva un appuntamento con la madre.
Comunque la nuova rivelazione non peggiorò affatto il mio umore anzi, lo migliorò e comincia a pensare che non fosse la terra a girare al contrario ma la fortuna che finalmente ci baciava.
Appena ritornata a casa andai nella mia camera per cominciare a studiare, presto sarebbe venuto il mio Andrea e io dovevo per forza riuscire a cominciare a fare i compiti visto che non ero sicura di poterli fare al mio ritorno e, soprattutto, visto che presto l’anno scolastico sarebbe finito ed eravamo nel pieno dei compiti in classe e delle interrogazioni.
Dopo matematica, inglese e storia non avevo più energie di continuare. Il mio pensiero non faceva che andare al momento in cui il mio ragazzo sarebbe venuto a prendermi e a quello che sarebbe accaduto dopo, niente di speciale certo, ma passare del tempo con lui era già magnifico.
In quel momento sentì il cellulare squillare, lo presi e lo schermo segnava “un nuovo messaggio”.
“ciao gattino, ho qualche problema per venirti a prendere, quindi se puoi raggiungimi presto tu”.
Ero confusa dall’arrivo di quel messaggio, generalmente Andrea aggiungeva un ti amo, oppure ti aspetto…non era mai stato tanto freddo e distaccato nei messaggi. Mi chiedevo perché mandarmi un sms del genere e poi cosa era quel raggiungimi presto?
Scossi il capo e decisi di non dar peso alle mie brutte impressioni, chiusi in fretta i libri e mi precipitai al garage.
Appena entrata in quello spazio sembrava ci fosse il vuoto, non c’erano macchine, per la verità le macchine stavano li solo la notte. Solo un motorino ancora nuovo se ne stava vicino alla parete interna. Mi avvicinai al Liberty azzurro, lo avevo preso solo un paio di volte si e no da quando me lo avevano regalato, speravo solo di saperlo ancora guidare dopo tutto quel tempo.
Mi sedetti sul sellino e lo misi in moto, poi premetti il pulsante del telecomando della saracinesca che si aprì senza problema.
Uscii dal locale senza indugi e mi avviai al garage dove il mio amore di certo mi stava aspettando.
Arriva alla auto officina mi sentivo emozionata e trepidante, non vedevo l’ora di riabbracciare e baciare il mio ragazzo.
Parcheggia poco lontano e andai all’entrata, che stranamente era aperta. Generalmente Marco teneva la te chiusa per paura che qualcuno scoprisse che quel luogo venisse usato abusivamente ma come poco prima scossi la testa e mi lascia la faccenda alle spalle.
Quando entrai dentro era tutto buoi, cioè si vedeva per la luminosità della giornata ma solitamente le luci erano accese
-Andrea? Andrea ci sei?- chiamai piano, non so perché ma vedere tutto deserto mi dava i brividi.

Feci qualche passo entrando e stavo per chiamarlo di nuovo quando lo vidi di spalle.
Sorrisi facendo un lungo passo per raggiungerlo ma in quel momento mi immobilizzai all’istante per quello che vidi.
Ero così scossa che non riuscì a reagire in nessun modo, avrei dovuto gridare, arrabbiarmi o, ancora meglio piangere ma rimasi immobile mentre vedevo la lingua di Penny infilata alla bocca di lui.
Mi allontanai di qualche centimetro da loro qualche secondo dopo, e vidi gli occhi della ragazza che mi scrutarono soddisfatti. Non ce la feci più e voltandomi scappai, mentre già le lacrime stavano inondando le mie gote.
Comincia a correre in quel quartiere scorandomi anche del motorino, non mi interessava niente ormai. L’unica cosa che ricordavo e ancora vedevo era la lingua di quella puttana nella bocca del mio ragazzo e il mio ragazzo che la accoglieva senza nessun problema. Infondo cosa mi dovevo aspettare, era uomo e come ogni altro uomo non aveva detto no a tradirmi.
In  quel momento però altre sensazioni cominciarono a farsi sentire in me e, mentre tentavo di  tenere a bada i singhiozzi il cuore cominciò a dolermi tanto forte da non riuscire a respirare, la strada vorticava intorno a me e non sapevo più dove mi trovassi per quanto ero confusa. Cercai di respirare più regolarmente e cominciai ad orientarmi un po’, ma nel petto sentivo ancora il cuore stretto in una morsa e le lacrime, mista ai singhiozzi, non volevano cessare.
Continuai così per ore, credo. La gente che incontravo mi guardava come fossi una matta, oppure non mi guardava affatto e svoltava l’angolo. A me stava bene così.
Non mi resi neanche conto di dove fossi o quanta strada avessi fatto fino a che non guardai il cielo cominciare ad oscurarsi.
Dovevano essere più o meno le sei, sei e mezza ed io ero in un quartiere completamente differente da quello in cui ero partita. Non ero proprio in centro, ma quasi c’ero. Li vicino c’era un solo pub, o forse era un bar, non ne ero sicura.
Respirai a fondo e finalmente riuscì a contenere i singhiozzi e in poco tempo anche il pianto si diradò…almeno quelli.
Mi accorsi solo in quel momento che i piedi mi duolevano e le gambe non riuscivano più a tenermi in piedi, così decisi di entrare in quel bar e sedermi un po’.
Quando entrai il locale sembrava deserto, non avevo mai visto un bar vuoto a quell’ora, mi chiesi se per caso non fosse chiuso.
Ci entrai lo stesso fregandomene altamente di cosa andava o non andava in quel locale e mi sedetti in un tavolino infondo, vicino al muro e dove nessuno mi avrebbe vista.
Avrei voluto togliere le scarpe e sdraiarmi in un letto per dormire e non risvegliarmi più, a questo pensiero chiusi gli occhi sperando di rilassarmi ma feci un grosso sbaglio. Appena le mie palpebre si chiusero, come un lampo, rividi la scena più brutta di tutta la mia vita.
Sentii di nuovo la sensazione di vuoto mentre rivedevo le braccia di Penny sul collo di Andrea, per giunta adesso riusciva a rivedere tutti i particolari che mi erano sfuggiti per lo shock, rividi la lingua insinuarsi nella bocca, immaginando che presto lui l’avrebbe accontentata avvolgendola con la sua.
Un brivido percorse la mia schiena e gli occhi ricominciarono a pungere come se fossero spilli.
Mi alzai di scatto e vidi un uomo davanti a me. Era bassino, con capelli corti brizzolati. Poteva avere anche cinquanta anni, ma ne dimostrava solo una quarantina…magari li aveva davvero.

-sta bene signorina? Le porto qualcosa?- mi chiese con aria preoccupata
-mi scusi, non volevo farla allarmare sono solo un po’ stanca- mi affrettai a rispondere
-può portarmi una tazza di thè alle erbe fumante?- chiesi

L’uomo annuì e cominciò ad allontanarsi

-posso usare il bagno?- lo fermai
-certo, è in fondo al bancone-

Era molto gentile.
Gli feci un cenno del capo per ringraziarlo e mi avviai. Dovevo avere un aspetto mostruoso per aver fatto preoccupare un estraneo.
Entrai nello stanzino che si divideva ancora tra WC uomo e WC donna.
Dopo esser andata al bagno mi osservai allo specchio…un mostro sarebbe stato più carino di me.
Il mio viso era pallido da farmi apparire morta, se fossi addormentata. Gli occhi erano circondate da occhiaie nere e i la pupilla era arrossata oltre ogni maniera.
A peggiorare il tutto l’aria da cane bastonato trapelava da ogni punto. Allungai le labbra per cercare di sorridere ma sembrava fosse una smorfia, e poi, proprio non avevo la forza di fingere un sorriso, era mentalmente e fisicamente troppo pesante.
 Vidi una lacrima scendere dalla guancia prima che potessi fermarla e mi deprimetti ancora di più, così mi piegai e sciacquai il viso.
Non era affatto migliorato, ma adesso almeno non era macchiato per le lacrime ed era stato un po’ rinfrescante.
Uscii dal bagno e mi andai ad accomodare di nuovo al mio tavolino. Sopra c’era già una tazza fumante e anche un cornetto vicino

-mi sono permesso perché non sembri in forma- mi disse il proprietario, quando guardai la brioche, mentre dietro il bancone asciugava alcuni bicchieri
-la ringrazio, è molto gentile- rispose portando la tazza alle labbra. Non avevo per niente fame, ma ci avrei provato a buttar giù un boccone.

Stare da sola non mi faceva affatto bene. Non facevo che rivivere i ricordi delle ore prime e anche quelle della sera prima, ma a casa non ci volevo tornare, non ero affatto pronto a sentirmi dire “te lo avevo detto io” o “sei stata troppo ingenua” da mio fratello. Così non mi restò che far svagare la mente che proiettava ogni ricordo.
Ero stata così felice e cretina…avevo davvero creduto alla promessa che mi aveva fatto prima di fare l’amore con lui…si lui. Non riuscivo a pensare al suo nome senza piangere e questo era patetico, la vecchia me avrebbe sbraitato “sei un’idiota! Dovevi aspettarti che ti abbandonasse dopo averti portata a letto, gli uomini lo fanno sempre!” ma ormai, ovviamente, quella me non c’era più.
Adesso c’era solo una Cinzia che piangeva, che per la prima volta aveva ricevuto una delusione d’amore, che per la prima volta si era ferita con le spine di quella cazzo di rosa dell’amore.
Una Cinzia che ancora ricordava le parole che l’avevano resa la ragazza più felice del mondo “non sono masochista, sono dipendente da te, non riuscirei a separarmi neanche se volessi”. Si adesso ci credevo davvero.
Quando sentii strani mormorii e la musica, mi riscossi dai miei pensieri.
Il locale si era riempito di ragazzi che ballavano sotto le luci troboscopiche e al ritmo della musica rimbombante, da quando avevano acceso la musica? Ma più importante quando il locale era stato cambiato?
Non c’erano più tavolini dappertutto, adesso i tavoli era diminuiti ed erano tutti vicino alle pareti accompagnati da divanetti.
Mi alzai e mi avvicinai al bancone. Avevo sentito parlare di un locale dove la mattina era un bar/caffetteria e la sera si trasformava in una discoteca, ma non credevo di aver scelto proprio quel locale.

-spero di non esserle stato di intralcio mentre sistemava- mi rivolsi al proprietario
-no tranquilla. Non hai dato fastidio anche se credevo che non ti saresti più ripresa, te ne stavi impalata lì e non ti accorgevi di niente- mi rispose mentre porse una bibita d un dipendente che serviva sia hai tavoli che al bancone
-devo esserle sembrata un idiota-
-no, mi sembravi una ragazza col cuore spezzata, specialmente quando piangevi-

Ecco, avevo scoperto di aver pianto senza accorgermene

-come fa a saperlo?- gli chiesi

Lui mi servì un chinotto analcolico che gli avevo fatto segno di darmi e mi rispose

-ti meraviglieresti di sapere che ne vedo almeno uno al giorno di uomo distrutto dall’amore-
-lei deve essere un esperto ormai-
-be non so se sono un esperto, però non ho mai visto una ragazza così giovane ridotta come te-

Gli sorrisi e annuii sconsolata. Aveva ragione, di certo quelli che aveva visto lui erano andati lì per dimenticare con una bella sbronza, io invece mi ci ero solo imbattuta.
Rimasi lì al bancone per delle ore forse, la confusione mi confondeva un po’ e mi faceva pensare di meno.
Ad un certo punto un ragazzo, più o meno della mia stessa età, capelli corti scuri e carino si sedette nello sgabello vicino al mio e ordinò qualcosa

-cosa è?- chiesi al barista indicando il bicchiere del ragazzo
-vodka liscia con uno spruzzo di pesca- mi rispose

Vidi il ragazzo guardarmi, o meglio guardare la mia scollatura in modo piuttosto viscido, e pensare che mi ero messa quella maglietta solo per Andrea.
Ah! Il mio cuore sussultò e mi si strinse facendomi male, come avevo potuto dimenticare che non dovevo pensare al suo nome.
E di nuovo fu un fiume di ricordi, e di nuovo un cascata di dolore

-dammene uno anche a me!- chiesi d’istinto

Il ragazzo annuì e me lo versò nel bicchiere un minuto dopo.
Lo presi e senza pensarci lo tracannai tutto in un sorso. Sentii la gola avvampare all’istante, ma con lui anche calore e un certo stordimento.
Era quello che cercavo! Ubriacarmi perdendo ogni cognizione della realtà e dimenticare. Dimenticare il mio dolore, i miei ricordi e tutto quello che lo riguardava.

-dovresti andarci piano! Sei anche digiuna- mi avvertì il proprietario

Vero. Mi ero scordata che avevo solo punzecchiato quel cornetto

-non si preoccupi so tenere l’alcol- lo rassicurai con voce già trascinata.

Bugia. Colossale bugia. Ero già brilla e con un altro di quei bicchierini sarei stata ubriaca.
Il ragazzo che mi stava vicino era già arrivato al terzo, e io non riuscivo a perdonarmi il fatto di essere più debole di un uomo

-un altro!- chiesi con voce squillante

L’uomo mi guardò con aria riluttante, infondo era un barista e sapeva quando qualcuno era ubriaco.
Gli feci la faccina più angelica che avevo e lui mi accontentò dandomene un altro.
Come il primo questo lo finì in un niente e adesso non lo sentivo neanche bruciare, ero troppo impegnata a guardare la stanza che girava e sentire le voce appannate intorno a me.
Cominciai a ridere senza un motivo preciso e poi rividi di nuovo il volto del mio amore. Adesso piangevo e ridevo nello stesso momento.
Me ne porse un altro che forse avevo chiesto e trangugiai anche quello.
Chi cazzo se ne fregava delle conseguenze. Io volevo solo dimenticarlo e non ci riuscivo.
In quel momento mi accorsi che il ragazzo si era avvicinato e mi stava parlando, mi concentrai il più possibile per capire cosa diceva

-ti va di andarcene allora?- lo sentii

Ok, mi ero persa tutto il resto del discorso. Lo guardai e capii dove mi voleva portate, ero ubriaca ma non stupida, per non parlare del fatto che ero la ragazza più diffidente, del sesso opposto, della terra
Mi alzai e lo seguii, forse gli risposi anche ma non lo ricordo, come non ricordo di essere stata chiamata dal barista…e forse neanche mi aveva chiamato.
Presto mi ritrovai in una stanza e il ragazzo viscido era a torse nudo che mi baciava il collo, lo allontanai un attimo

-andiamo dritti al sodo!- biascicai cercando di togliere la maglietta con cui avevo difficoltà.

Non mi andavano proprio i preliminari e poi chissà se avrei retto.
Fatto sta che quando riuscii nell’impresa mi trovai anche senza jeans, il viscido aveva fatto da se.
Così dondolando mi avvicinai a lui e quasi lo raggiunsi ma all’improvviso mi sentii sollevata e poi mi trovai a testa in giù.
Non capivo che stava succedendo, ma mi avevano rovinato il divertimento.





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