ti odio, ma ti amo di lucyette (/viewuser.php?uid=69252)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** un inquieto incontro ***
Capitolo 2: *** un sabato tranquillo (si fa per dire) ***
Capitolo 3: *** un incotro irritante ***
Capitolo 4: *** un giorno diverso dagli altri ***
Capitolo 5: *** un risveglio al quanto strano ***
Capitolo 6: *** il mio segreto ***
Capitolo 7: *** i ladri gentili ***
Capitolo 8: *** un pomeriggio troppo felice ***
Capitolo 9: *** ho capito di amarti ***
Capitolo 10: *** nuove scoperte ***
Capitolo 11: *** Penny!! ***
Capitolo 12: *** un eterna attesa ***
Capitolo 13: *** Rivederlo ***
Capitolo 14: *** una romantica serata ***
Capitolo 15: *** il segreto di Andrea ***
Capitolo 16: *** Ti voglio bene ***
Capitolo 17: *** Disperazione ***
Capitolo 1 *** un inquieto incontro ***
questa storia parla di
Cinzia, una ragazza,di 17 anni, di alto stato sociale, magra, con i capelli e gli
occhi scuri, molto carina che odia tutti i maschi a cominciare dal suo
stesso fratello, e un pò anche suo padre, ma presto
incontrerà un ragazzo, che le farà cambiare idea,
e che importa, se è un ladro gentile?
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Sono sempre stata una
ragazza per bene, non ho mai bevuto, non mi sono mai drogata, sono
sempre stata una ragazza ubbidiente, ho sempre avuto buoni voti, le
insegnanti mi hanno sempre premiato per il mio comportamento corretto,
allora mi chiedo perché mi trovo in una lurida stanza di un
motel, mezza nuda, completamente ubriaca, e davanti ad un ragazzo che
nemmeno conosco?, io che il genere maschile lo sempre odiato, per me i
maschi erano tutti dei porci alla ricerca, solo del piacere carnale, ma
sono in questa situazione solo per uno di loro…
Tutto
è cominciato quattro mesi fa, stavo studiando nella mia
camera, quando ho sentito un rumore sotto alla finestra, mi sono
avvicinata, -un ladro!!- ho pensato, quindi ho preso una scopa
è mi sono affacciata, davanti al mio viso è
spuntato un ragazzo, castano chiaro, con gli occhi verdi, molto
affascinante che mi guardava fisso, con uno sguardo da chi è
stato scoperto, stavo per gridare, troppo all’improvviso per
restare impassibile, quando lui mi tappa la bocca ed entra
-ti
prego non gridare!! Ce la polizia, se tu gridi mi scoprono-
Pian
piano mi tolse la mano dalla bocca, nel frattempo mi ero calmata
-chi
sei? Vattene subito dalla mia casa, da me non avrai niente!- dissi
sicura
-non
hai capito che ce la polizia?- mi chiese
-certo!
Quindi se non te ne vai la chiamo io- continuai con la mia aria sicura
Presi
il telefonino che stava alla scrivania, ma lui mi fermò
bloccandomi la mano
-non
te lo permetterò- disse tenendomi ferma
-lasciami!!-
gridai cercando di liberarmi dalla sua morsa
-ma
cosa non hai capito di non gridare?- domandò rimettendomi la
mano sulla bocca
Io
mi tolsi quella mano dalla bocca
-lasciami!!-
ridissi adesso più calma
-solo
se stai buona- ribatte lui
-lasciami
ho detto!- non mollavo io
-sei
proprio un bellissimo gattino, sai?, se solo non affilassi quelle
unghie- disse con un sorrisino divertito
-ho
detto lasciami stare!!- ribattei
-va
bene hai vinto!, ma non gridare- dichiarò lasciando la presa
-mi
hai fatta male lo sai?- lo riproverai
-scusami,
ma tu non mi hai dato altra scelta- disse sicuro lui
-cosa
vuoi? Non ti lascerò prendere niente- lo minaccia
-sta
tranquilla non prenderò niente, mi sto solo nascondendo,
appena la polizia se ne andrà non mi rivedrai mai
più- disse con un sorriso
-è
una promessa?- chiesi sarcastica
-sei
proprio un gattino felino lo sai?- disse lui ancora con quel sorrisino
che mi mandava in bestia
-io
non sono un gattino, mettitelo bene in testa- dissi agressiva
-senti
gattina, vado in bagno- disse senza starmi a guardare
-ah
questo lo prendo io!- continuò prendendo e scuotendo il mio
cellulare
Ero
rimasta in stanza, ma per qualche strano motivo non avvertì
la polizia, ero troppo infuriata, nessuno mi poteva chiamare gattino,
specialmente un essere inferiore come un ragazzo,
-ma
come si permette!! Entra in camera mia, e per giunta mi chiama gattino,
come se ci conoscessimo da una vita!! Grrrr non sopporto i maschi!!
Ringrazio dio per avermi fatta donna grrrr-
Continuavo
a pensare, mentre facevo avanti e indietro, nella mia stanza,
all’improvviso cominciai a sentire un fruscio, dal bagno,
continuando ad ascoltare con più attenzione, mi accorsi che
era la doccia
-non
ci posso credere sta facendo la doccia!!- dissi uscendo dalla camera e
cominciando a battere alla porta del bagno
-EHI
TU, MA COSA DIAVOLO FAI?- gridai
-ma
non ti avevo detto di non urlare?- chiese lui aprendo la porta del
bagno con solo una tovaglia alla vita
-senti
tu! Ma chi diavolo sei, e che cavolo stai facendo- dissi guardandolo
negli occhi, non avevo il coraggio di guardarlo oltre, ero troppo in
imbarazzo
-aspetta
un attimo- mi disse lui sbattendomi la porta in faccia
-che
sfacciato, ma come possono esistere persone così sgarbate-
pensavo
-eccomi-
disse uscendo, dal bagno
-mi
dici perché urli così tanto?- mi chiese come se
nulla fosse
-ma
ti rendi conto, che stai facendo una doccia in una casa sconosciuta
-si
scusami hai ragione, ma ero troppo sudato, e non sopporto di esserlo-
disse ancora come niente
In
quel momento lo notai, aveva indossato, la maglia rossa, ed i jeans di
mio fratello
-hai
presto gli abiti di mio fratello?- chiesi incredula
-ah
si! Te li riporto al più presto- disse spostandosi in camera
mia
In
quel momento avevo voglia di strozzarlo, non riuscivo a digerire, gli
sbruffoni come lui, quindi lo seguì, non mi fidavo affatto
-la
polizia se ne è andata, quindi vado anche io- disse
affacciandosi alla finestra
-addio!-
dissi acida
-ciao
gattino, se mi vuoi chiamare questo è il mio numero- disse
scrivendo qualcosa in un foglio
-non
ne avrò bisogno- dissi sicura
-allora
addio gattino- finì baciandomi la guancia, e uscendo dalla
finestra, come era entrato
Ero
davvero arrabbiata, anzi furiosa, nessun ragazzo era mai riuscito a
mandarmi in bestia come aveva fatto in pochi minuti lui, ma poi rimasi,
ero stata una cretina, non solo avevo fatto entrare un ladro,
perché un ladro era, ma non avevo chiamato nemmeno la
polizia, ma adesso non volevo neanche chiamarla, non avevo intenzione
di mettermi nei guai, tanto ero sicura di non rivederlo più
spero
che abbiate gradito questa nuova ff. forse la troverete, un
pò surreale, però spero di potervi almeno un
pò di incuriosirvi, chiedo scusa ai maschi, non ho niente
contro di loro, ma potrebberospero
volare parole forti contro questo sesso!! be finisco qua, spero vi
piaccia!!!
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Capitolo 2 *** un sabato tranquillo (si fa per dire) ***
Il
giorno dopo, mi svegliai felice, infatti era sabato, e per completare
l’opera, un flebile raggio di sole, mi svegliò,
questo era il segno che ci sarebbe stata una bellissima giornata,
nonostante fosse febbraio, E cosa importante, mi ero completamente
dimenticata, dell’incontro dell’altra sera.
Come ogni giorno, mi alzai, mi lavai, e misi la divisa, della scuola
superiore Giovanni Verga, una scuola privata, frequentata solo da
ragazzi ricchi, poi scesi le scale, e mi diressi in cucina, dove
già, mi attendevano, le mie fette biscottate, con la
marmellata, preparati da Vanda la mia colf, e anche la mia bambinaia,
se posso reputarla così, sopra al tavolo c’era
come ogni giorno il solito bigliettino dei miei “buongiorno cara, noi
siamo dovuti uscire presto per il lavoro, tu fa la brava, ci vediamo
questa sera, bacioni" ogni giorno il solito
biglietto
-buongiorno Vanda- salutai, senza nemmeno guardare quel pezzo di carta
-buongiorno signorina- mi rispose
-è già sceso Tommaso?- chiesi con indifferenza
-no, suo fratello sta ancora dormendo, ieri sera è tornato
tardi- mi rispose Vanda
-se la sarà spassata, con una bella ragazza, che adesso
starà piangendo- pensai ad alta voce
-signorina, non dovrebbe essere così severa con i maschi- mi
disse
-lo sai che, per me i maschi sono solo degli animali- dissi andando
verso la porta
-ciao Vanda, ci vediamo più tardi- la salutai uscendo
Davanti alla porta mia spettava già, sopra il suo motorino,
la mia migliore amica, Sandra, anche io avevo un motorino, ma non lo
prendevo mai, non mi piaceva guidalo, per questo usavamo sempre il suo
-giorno Cinzia- mi salutò con aria malinconica
-giorno Sandra, ma cosa ti è successo- chiesi
-il mio ragazzo mi ha lasciato…. di nuovo- disse
-oh Sandra, ma quante volte te lo detto di non fidarti dei ragazzi- gli
dissi sicura
-cosa è successo?- chiesi, ma la risposta la sapevo
già, perché era sempre la stessa
-è inutile che te lo dica, come sempre ci ha provato con me,
e quando mi sono rifiutata, mi ha lasciata- disse rassegnata
-uffa non capisco perché, non riesco a trovare un ragazzo
che mi rispetti- esclamò
-ma Sandra, non esistono ragazzi così- risposi saltando sul
motorino e andando verso la scuola.
Ecco, Sandra era la persona, che più al mondo, mi faceva
tenere alta la mia idea dei maschi, lei, era una ragazza davvero
affascinante, mora, dagli occhi verde acqua, alta, e magra, per
tagliarla corta, aveva tutto quello che i ragazzi bramavano.
Quella giornata, passò molto lentamente, come tutti i sabati
del resto, per fortuna, il prof di chimica, era assente,
quindi potemmo rilassarci un’ora, la mia amica, per tutto il
giorno non fece altro che parlare, del suo ex, ormai non ce la facevo
più, ogni volta era la stessa storia, ma visto che le volevo
bene, la ascoltavo. Dopo scuola siamo andati a casa sua, a fare i
compiti che ci avevano assegnato, facendo questo, e l’altro
si fecero le 20, e io me ne andai a casa
-andiamo, al centro commerciale domani?- mi chiese Sandra prima di
andare
-si, perché no, a che ora?- risposi
-alle 10:30- mi rispose
Arrivata a casa, trovai i miei genitori, in cucina, sembrava
discutessero di qualcosa di importante, infatti appena mi videro mi
guardarono severamente
-è successo qualcosa?- chiesi curiosa
-cara, abbiamo trovato questo in bagno- disse mia madre, porgendomi un
bracciale maschile in cuoio, con una lastra di d’oro
-e cosa significa?- richiesi ancora confusa
-non è di tuo fratello, e neanche di tuo padre…-
rispose ancora severa
In quel momento, mi ricordai lo spiacevole incontro
dell’altra sera, e capì dove volesse arrivare, non
potevo credere che i miei mi conoscessero così poco, e
sapevano come disgustassi i ragazzi, certo, per tutta la mia vita, non
c’erano stati, apparte qualche compleanno, la domenica, le
feste, e le sere, ma da qui a sospettare che fossi stata con un ragazzo
ce ne voleva…
-cosa vorresti dire mamma?- chiesi incredula
-sappiamo che non ci siamo mai, ma fare entrare un ragazzo, non
è la soluzione- disse
-ma state scherzando vero?, questo è di Sandra- mentii, non
avevo altre possibilità
-non sono una stupida, la tua amica non porta braccialetti maschili-
disse mia madre
-lei no, ma il suo ragazzo si- cominciai, piena di me -glielo ha
regalato il suo ragazzo, dicendole di amarla, ma la lasciata appena non
ha accettato di andare con lui, in fondo da un maschio non ci si
può aspettare altro-
-non esagerare cara, non tutti i maschi sono così- si
intromise mio padre
-ah si?, perché non chiedi al tuo figliolo dove è
finita la sua ragazza, di certo non ti dirà che li ho
sorpresi nel suo letto, e che ho saputo, che la lasciata una settimana
dopo- dissi acida
-senti bambina, non ti permettere- mi minaccio mio fratello
-Tommi, è vero quello che ha detto tua sorella?- gli chiese
mio padre
-non è questo il momento, cosa ci faceva, il bracciale del
ragazzo di Sandra, nel nostro bagno?- li interruppe la mamma
-è venuta da me ieri sera, per confidarsi, e lo ha lasciato
qui- mentii di nuovo
-va bene, scusaci per aver pensato male- si scusò la mamma
-lascia stare, dammi qua, glielo riporto domani- dissi arrabbiata, e
cominciai a salire le scale.
In quel momento li odiavo più che mai, non andavo
d’accordo con i miei, fin da bambina, mi anno lasciata sempre
da sola, troppo occupati per la loro figlia, con il tempo, ho
cominciato a non sopportarli, mio padre, è uno stimato
giudice di pace, è un uomo con i capelli e gli occhi scuri,
mia madre, è una donna affascinante, bionda, dagli occhi
nocciola, è un famoso avvocato, quasi tutti si rivolgono a
lei, mentre mio fratello, è un ventenne, che studia legge,
ovviamente, anche lui biondo, dagli occhi nocciola, però, a
differenza dei miei genitori, da bambina, lo adoravo, era il mio mito,
stavamo sempre insieme, ci divertivamo….. mi rendeva felice.
Appena arrivata nella mia camera, presi di mala voglia quel foglio, con
su scritto il numero, e telefonai
-pronto?- si sentii dalla cornetta
-ciao, sono la ragazza di ieri sera- dissi irritata
-ah, gattino, sapevo che mi avresti chiamato- disse sicuro
-hai lasciato un bracciale, da me, se mi dici dove, domani te lo porto-
risposi senza dargli retta
-ah si, il mio bracciale, mi chiedevo dove fosse finito, ti aspetto in
piazza principale alle 9:30 ciao gattino- disse, e riattaccò
Feci un lungo respiro profondo, e mi calmai, poi mi misi sotto le
coperte, era stata una bella giornata, ma in pochi minuti, la mia
famiglia, e quel ragazzo l’avevano rovinata.
ecco il secondo
cap. spero vi sia piaciuto anche questo, grazie a chi ha recensito, e a
chi questa storia la messa tra i preferiti!! scusate per eventuali
errori grammaticali.
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Capitolo 3 *** un incotro irritante ***
Quella domenica mi svegliai tardi, appena aperti gli occhi, mi girai
verso il comodino alla mia destra, e la sveglia segnava già
le 9:00, quindi senza perdere tempo, indossai un paio di jeans e una
maglietta rossa, e scesi di corsa le scale
-Cinzia, dove stai andando a quest’ora?- chiese mia madre,
che mi vide avviarmi alla porta
-ho un appuntamento con Sandra, tornerò tardi- risposi
uscendo
Fui molto scostante con la mamma, ma non mi andava di fare
conversazione con lei quella mattina, stavo per rivedere quel ragazzo
che odiavo, e questo per cominciare la giornata non era proprio il
massimo. Andai verso il garage, e lo guardai per qualche minuto, stavo
decidendo se prendere il motorino o andare a piedi, ma non mi andava di
guidare, quindi mi girai e mi avviai a piedi. La piazza non era molto
lontana dalla mia casa, quindi non dovetti comminare molto.
Arrivata in piazza notai subito lo sbruffone che mi faceva segnale, non
era molto difficile vederlo, a quell’ora non
c’erano ragazzi, solo qualche anziano
-buongiorno gattino- mi salutò con il solito sorrisino
-buongiorno, tieni- risposi porgendogli il bracciale, e girandomi per
andarmene
-aspetta gattino! Prendiamoci qualcosa al bar- disse indicandomi il bar
di fronte alla piazza
-e va bene- dissi scocciata, infondo c’era ancora tempo prima
dell’appuntamento, e non mi andava di aspettare da sola
-ok vieni- disse prendendomi la mano e trascinandomi
-so camminare da sola!- dissi staccandomi dalla sua mano, e sedendomi
al tavolino
-cosa vi porto- chiese un cameriere ancora assonnato
-il solito Carlo, ce bisogno di chiedere?- disse il ragazzo davanti a me
-non lo chiesto a te, ma alla ragazza che ti sta di fronte- rispose il
cameriere
-per me solo un succo, grazie- risposi con un sorriso divertito, mi
fece piacere che qualcuno lo avesse zittito
-bene, lo porto subito- finì il cameriere andandosene
-finalmente ho visto un sorriso nel tuo volto, gattino- disse lui
sfrontatamente
-il mio nome è Cinzia, e non gattino- dissi irritata
-piacere, io sono Andrea-
-allora dimmi gattino, quanti anni hai?- continuò senza
darmi retta
-ho 17 anni- risposi guardandolo male
-17?, credevo fossi più piccola- disse sorpreso
-perché quanti anni hai tu?- chiesi un po’ offesa
-ne ho 19- rispose lui con il suo solito sorriso
-non sei tanto più grande di me- puntualizzai
-lo so, ma credevo di esserlo- ribatte lui
-ecco a voi- disse il cameriere portandoci le nostre ordinazioni
Lui prese un cappuccino accompagnato da un cornetto,
cominciò a mangiarlo mentre continuava a guardarmi, io
cercavo di non badare ai suoi occhi su di me mentre sorseggiavo il mio
succo, ma non ce la feci
-cosa stai guardando?- chiesi irritata
-sei sicura che ti basti quello?- domandò senza rispondermi
veramente
-si, ho un appuntamento con la mia amica dopo, farò
colazione con lei- risposi
-oh, capisco! Allora non era una scusa il bracciale- disse facendo il
finto deluso
-nessuno ti ha detto, ho ti ha fatto credere che era una scusa; e
comunque io non uso scuse, se ti volevo vedere ti chiamavo e basta, ma
di certo questo non succederà mai- dissi decisa
- a quanto pare, i tuoi artigli, non sono stati arretrati- disse lui
scherzoso
-non abbasso la guardia con i ragazzi, con te ancora peggio- risposi
-i ragazzi non sono mostri, e neanche io- disse lui ancora con il
sorriso sulle labbra
-no, non sei un mostro, ma uno sbruffone che mi rende nervosa- dissi
rispondendo al sorriso
-quindi sarei uno sbruffone?- chiese sorseggiando il cappuccino
-non solo, sei anche cafone- risposi acida
-hai una bella impressione di me- esclamò sarcastico
-cosa credevi, sei entrato in casa mia per una finestra e senza
permesso, mi hai tappato la bocca e bloccato, e poi hai rubato i
vestiti di mio fratello, quale impressione dovevo avere di te?- dissi
nervosa, ripensare a quella sera, mi faceva innervosire
-detta così sembra brutto… ti ho tappato la bocca
solo per qualche minuto, e solo perché tu continuavi a
gridare, e ho “preso” non rubato gli abiti di tuo
fratello perché mi servivano- rispose lui puntiglioso
Non riuscivo a credere che dicesse questo, quella sera mi aveva
veramente fatta impazzire, e con le sue parole, sembrava che le sue
azioni fossero del tutto lecite
-ma stai scherzando vero?- chiesi stupita
-ti rendi conto che sei entrato in una casa sconosciuta, e per giunta
ti sei comportato come se fossi a casa tua…- mi alterai
-non ti arrabbiare… hai ragione, sono stato un cafone- disse
lui per farmi chiudere il discorso
-lasciamo perdere, ora devo andare!- dissi alzandomi dal tavolo
-tieni paga tu- dissi prendendo due euro e mettendoli sul tavolino
-no, lascia stare, pago io- disse lui
-non mi faccio offrire niente dagli estranei- risposi repentina io
-come vuoi tu- finì lui, alzando le mani, in segno di resa
Quindi mi girai e me ne andai, ma prima di sparire lo sentii parlare
con il cameriere
-ehi amico, quella ragazza è davvero una forza, mi sa che
hai trovato la ragazza che ti farà abbassare le penne- disse
scherzoso il cameriere
-si, forse hai ragione, quel micino è davvero una forza
della natura- rispose lui
A quella risposta, sul mio viso nacque un sorriso di soddisfazione, non
c’era un vero motivo per quel gesto, ma sapere che avevo le
capacità di domarlo mi dava uno strano senso di piacere
spero che questo
cap vi sia piaciuto spero che commentiate XD
X Tanny: hai
ragione, ho riletto lo scorso cap, è ho davvero esagerato
con la punteggiatura, per questo ho cercato di migliorare, spero di
aver fatto bene. mi piacerebbe sapere la tua opinione. grazie e un bacio
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Capitolo 4 *** un giorno diverso dagli altri ***
-finalmente sei
arriva!!- disse Sandra che mi attendeva infreddolita davanti al centro
commerciale
-scusa ho fatto
tardi- dissi nascondendo il mio viso dietro le mie mani giunte
-ti sto aspettando
da 10 minuti, mi stavo congelando- mi rimproverò
-scusa…
ti prego perdonami- la supplicai
-ma dai, non fare
la scema certo che ti perdono ma ora entriamo che fa un freddo cane-
disse entrando
In quel momento la
notai, generalmente quando uscivamo indossavamo un paio di jeans e una
maglietta che ci stesse bene ma lei quel giorno aveva indossato
qualcosa di fantastico. Aveva messo un abito viola a manica lunga che
le arrivava poco sopra le ginocchia, un paio di calze scure doppie per
il freddo, ai piedi degli stivaletti dello stesso colore del vestito e
per completare l’opera una lunga coda alta
-ma cosa ti
è successo? Niente jeans oggi- chiesi stupita e affascinata
-oh parli del mio
abbigliamento?- disse facendo la fanatica
-non parlo solo di
quello ma anche della coda con le ecstescion- le feci notare
-si è
vero! ieri sera sono andata dal parrucchiere ti piace?- chiese
toccandosi la sua lunga coda
-si mi piace, ti
sta anche molto bene- dissi
-ma mi dici a che
cosa dobbiamo questo cambiamento?- chiesi curiosa
-ho pensato che
per la mia nuova vita c’era bisogno di un nuovo Luke- disse
con aria da filosofa mentre io la guardavo confusa
-dopo la mia
ultima delusione ho deciso di cambiare, da oggi niente baci il primo
appuntamento prima di uscire o baciare un ragazzo lo devo conoscere
bene- disse sicura
Io le sorrisi
finalmente eravamo d’accordo sulla storia
“uomini”
-benissimo! Allora
festeggiamo questo cambiamento con dello shopping sfrenato- incitai
-allora potremmo
cominciare con quel negozio- disse lei indicandomi un atelier che in
vetrina aveva esposti dagli abiti chic
-va bene! avremo
modo di indossarli nei tanti party di lavoro a cui partecipiamo- dissi
felice di essere nata ricca, così da avere la
possibilità di indossare abiti come quelli.
Continuando a fare
spese passò il tempo e ci accorgemmo che si era fatto tardi,
non riuscivamo a credere che avevamo passato l’intera
giornata in quel centro, di solito riuscivamo ad andare anche in
qualche negozietto dentro la città ma quel giorno appena ci
voltavamo trovavamo qualcosa da provare o da acquistare
-guarda
Cinzia… sono già le 6 di sera- disse guardando il
suo orologio da polso la mia amica
-COSA?
È già così tardi?!? Io devo tornare a
casa i miei mi stanno aspettando!- dissi correndo verso le porte
dell’uscita
-ma dai, vedrai
che non ti faranno niente- disse Sandra alla leggera fermandomi
-lo so che non mi
faranno niente ma ti rendi conto che ho sprecato “la giornata
in famiglia”- le dissi sottolineando l’ultima
parola con le dita
-ma dai!! Sei
cresciuta non ti imporranno di stare con loro tutti il giorno come da
bambina- disse lei ancora tranquilla
-la impongono a
mio fratello che ha 19 anni dovrebbe essere diverso per me?- le feci
notare
-si forse hai
ragione, allora corri e ci vediamo domani a scuola- finì
salutandomi mentre io già ero fuori.
Arrivai a casa e
come prevedevo la mia famiglia mi aspettava in salotto e dalle loro
facce capii che erano molto arrabbiati, per loro la domenica era sacra
perché erano impegnati tutti i giorni e a volte anche le
notti ma la domenica, almeno la maggior parte delle domeniche, erano
liberi di passare il tempo con il loro invisibili figli,
perché apparte i bigliettini mattutini i loro figli non
esistevano
-dove eri finita?
Ti aspettiamo da ore- disse arrabbiato mio padre
-scusami
papà non mi sono accorta dell’ora, ero impegnata a
fare shopping e il tempo è passato- dissi facendo vedere i
tanti sacchetti che avevo nelle mani
-ma hai svaligiato
tutti i negozi?- chiese sghignazzando mio fratello
-spiritoso- dissi
sarcastica facendogli una smorfia
-ora basta! Se
avete finito potremmo decidere in quale ristorante cenare?-
domandò mia madre con un tono severo
-si mamma-
dichiarammo
Alla fine dopo
un’ora di discussioni optammo per cenare nel solito
ristorante dove cenavano solo i ricchi (ovvio) quindi andai a
cambiarmi, in quegli ambienti non ti potevi presentare con una semplice
maglia rossa e un paio di blu jeans. Appena finita di prepararmi scesi
giù in salotto dove già mi aspettavano i miei.
In quel momento mi
sentivo fenomenale, avevo indossato un paio di pantaloni a bassa vita
sportivo/elegante bianchi, la giacca abbinata e una camicia con
particolari d’oro, tutto completato da un paio di scarpe con
il tacco e un leggero trucco
-allora ti sei
preparata o dobbiamo chiamare per ritardare- disse sarcastico Tommi
-no grazie, sono
pronta per andare- dissi con un tono di superiorità
-ma è
possibile che voi dobbiate litigare sempre?- chiese mio padre stufo dei
nostri battibecchi, come se stesse sempre a sentirci
-scusa se mi
faccio rispettare- dissi
-e scusa me, se le
faccio notare che è troppo paranoica- disse lui
-cosè
ti senti tirato in causa nel mio odio contro i pervertiti- dissi acida
con un falso sorriso
-la smettete e
andiamo?- disse stanca anche la mamma
Rientrammo tardi
quella sera, ero stanchissima, la mattina ero stata a colazione con uno
sbruffone che mi aveva fatto perdere un sacco di tempo, tutto il resto
del giorno ero stata in giro a caccia di un nuovo abbigliamento e la
sera dovetti subire i miei, troppo movimento per un solo giorno. Quindi
andai subito a letto e mi lasciai quella giornata alle spalle senza
sapere che al risveglio avrei avuto una strana, potrei dire inaspettata
sorpresa.
ok ho finito
anche questo cap. mi spaventa dirlo ma ho riletto 3 volte questo cap.
spero di non aver fatto di nuovo errori di punteggiatura, prego dio
(sbagliare è umano, perseverare è diabolico)
spero di non essere quest'ultima ditemi, anzi recensite!!!
x giulia87-
grazie mi fa tanto piacere che ti sia piaciuta
x tanny- mi fa
piacere sentireti dire che sono migliorata almeno un pò,
spero che con questo ultimo cap. abbia abbandonato il problema "troppa
punteggiatura" se non è così sn prorpio diabolica
come detto in precedenza. fammi sapere!!
x roas90- sto
cercando di migliorare con la punteggiatura, credimi ormai è
un chiodo fisso spero di aver fatto meglio adesso fammi sapere anche tu
x stefola93-
grazie, mi fa piacere che ti piaccia, in questo cap ho cercato di
mettere più particolari spero si sia notato e che tu lo hai
apprezzato commentami anche tu, pure critiche anche se mi deprimono un
pò mi spronano a migliorare
ecco ho finito!!
mi scusate mi ripeto commentate per fare sapere cosa ne pensate!!
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Capitolo 5 *** un risveglio al quanto strano ***
Stavo ancora dormendo ma sentivo uno strano calore, piano piano il
calore si fece più reale e familiare sembrava un abbraccio,
lo stesso abbraccio che mio fratello aveva per me da bambina quando
stavo male e lui per non farmi sentire sola veniva a dormire con me e
mi abbracciava, in quel momento mi sentii di nuovo quella bambina
debole e fragile che ha bisogno di affetto, però mi piaceva
era da tanto tempo che non provavo quella sensazione ma poi iniziai a
svegliarmi e quell’abbraccio cominciò a sembrarmi
inopportuno e molto più distante di quello di mio fratello
-ma poi perché mio fratello dovrebbe abbracciarmi, i nostri
rapporti si sono raffreddati, adesso se ci vediamo litighiamo e basta-
pensai
Mi sveglia del tutto e pin piano mi girai per vedere chi
c’era accanto a me, non potevo credere ai miei occhi, stava
dormendo con adesso solo i boxer, io come un fulmine mi alzai
svegliandolo
-giorno gattino- disse stiracchiandosi
-cosa diavolo ci fai tu qui?- dissi furiosa però a bassa voce
-stavo dormendo con te- disse sfacciatamente
-ma cosa diavolo…- cercai di dire ma il mio nervosismo era
davvero all’apice
-calmati gattino, ieri sera era tardi ed ero stanco mi sono ritrovato
qui vicino e ho deciso di fermarmi- mi disse lui un po’
preoccupata per il colore del mio viso, che era in preda ad una crisi
isterica
rivestiti e vattene subito!- gli ordinai indicando la solita finestra
In quel momento però qualcuno busso
Toc-toc -cara posso entrare?- chiese mia madre
-un attimo!- dissi in preda al panico
Poi un flesh, fu un attimo vidi l’armadio e lo tirai quel
ragazzo verso il suo interno chiudendolo dentro e ficcai i suoi abiti
che erano a terra sotto il letto
-adesso puoi entrare mamma!- dissi calmandomi
-stai bene? Mi sembri agitata e di solito non ti svegli così
presto- disse mia madre un po’ preoccupata
-perché che ore sono?- chiese guardando la sveglia sopra il
comodino, erano solo le 6:45 cosa strana svegliarmi a
quell’ora
-non ho niente, sta tranquilla mamma solo un brutto sogno- dissi
sguardando l’armadio
-mi serviva la tua giacchetta rossa, posso prenderla?- mi chiese
avvicinandosi pericolosamente al mobile
-no!! Te la prendo io- dissi facendomi largo tra lei e lo spazio che
restava dalle ante
Aprì il mobile e trovai quell’incivile a porgermi
la giacca in questione, la presi di malavoglia dalle sue mani e
richiusi le ante sbuffando
-cosé quella faccia?- mi chiese curiosa la mamma
-niente, mi sono solo svegliata con la luna storta- dissi stizzita
-ah bene! Allora tesoro ci vediamo questa sera ciao- finì
bacandomi sulla guancia
-ciao mamma- la salutai io un po’ malinconica
Poi ripresi il mio pessimo umore e riaprì
l’armadio fulminando quel bellimbusto in mutande che
c’era dentro
-ora ti vesti e te ne vai!- dissi sicura
-non vuoi che ti faccio compagni un’altro po’?-
chiese malizioso uscendo dal mobile
-no, non lo permetto a mio fratello non lo permetterò
neanche a un rompi palle che mi manda in bestia- risposi infastidita
dalla sua domanda
-uou! Calma con le parole- disse per punzecchiarmi
-hai ragione sono stata maleducata, ma adesso vattene- dissi seria
-ok me ne vado- si arrese lui
Quindi si vestì, davanti a me, (per farmi imbarazzare) si
sistemò i suoi capelli arruffati davanti ad uno specchio e
si avviò alla finestra, la aprì e ci
salì sopra
-lo sai gattino, hai davvero un buon profumo- disse malizioso scendendo
dalla parte opposta
A quelle parole il mio labbro si curvò in un sorriso, non so
perché, i suoi modi mi davano fastidio, la sua lingua diceva
solo sciocchezze ma a volte i suoi complimenti riuscivano a fare
breccia nel mio cuore e nella mia anima, comunque quel sorriso non
durò allungo in fondo ero sempre la ragazza che
più odiava i maschi e soprattutto odiavo lui per i suoi modi
rozzi e troppo sicuri di se.
Era ancora presto ma non avevo più sonno quindi cominciai a
prepararmi per la scuola questa volta però con una certa
calma, tanto il tempo non mancava… appena finito scesi dove
come sempre la colazione era già pronta
-buongiorno Vanda- salutai
-buongiorno Cinzia…ti vedo di malumore è successo
qualcosa?- chiese la mia colf
-niente di speciale solo un brutto sogno e un cielo pieno di nuvole
nere- dissi riferendomi al celo che sembrava volesse farci arrivare una
tempesta
-Buongiorno Vanda!- salutò mio fratello che era appena
arrivato
-oggi niente ritardo?- chiesi sarcastica
-no, non mi sono approfittata di nessuna ragazza quindi…-
rispose lui allo stesso modo
-a quanto pare anche i maniaci anno il giorno libero- ribattei io
-però non lo hanno le pazze!- rispose lui infastidendomi
-se vuoi litigare basta dirlo- lo avvertì
-ragazzi! Ma è possibile che voi litighiate sempre?- chiese
Vanda in tono di rimprovero
-scusaci Vanda- desse lui mettendomi in mezzo
-va bene io vado!- dissi alzandomi da tavola
-non hai letto il biglietto questa mattina- mi fece notare Tommy
-non ne ho bisogno so già cosa cé scritto- dissi
indifferente
-torna a pranzo dopo la scuola, così per una volta mangiamo
insieme come una vera famiglia- disse mio fratello gustando il suo
caffè
-e perché, infondo non siamo una vera famiglia- dissi io un
po’ malinconica
-sai cosa intendo?- disse irritato Tommy
-e tu sai cosa intendo io, una vera famiglia pranza con i genitori e
non solo con il fratello- dissi cominciando ad andare verso la porta
-ti prego Cinzia non ricominciare- mi disse con il mio stesso sguardo
malinconico, non ero la sola a soffrire e ad aver sofferto la mancanza
dei genitori e il suo sguardo me lo ricordò
-e va bene torno a casa- mi arresi aprendo la porta e trovando
già Sabrina
-ciao Cinzia, hai visto il tempo oggi?- mi chiese guadando il cielo,
poi mi guardò
-cosa è successo?- chiese preoccupata
-ho litigato con Tommaso per “la famiglia”- disse
sottolineando l’ultima parola
-ah!- disse solo questo, sapeva bene i nostri problemi e sapeva
più bene che non avevo voglia di parlarne.
Quindi salii sul motorino e partimmo per la scuola.
spero vi sia piaciuto
anche questo!! mi scuso per eventuali errori ma l'ho scritta di fretta
rileggendola solo una volta e mi scuso anche per il fatto che forse
risulterà corta!! comunque spero di ricevere il vostro
commento!!!
x Tanny: mi fa
piacere che finalmente scriva qualcosa di decente! riprendendo il
discorso della parola, lo so che è stato un errore madornale
ma quando l'ho scritta non riuscivo prorpio a ricordare come si
scriveva....sn stata una sciocca! ah sepro che ti piaccia anche questo!!
x giulia87: mi fa
piacere che ti sia piaciuta, in effetti quel cap. lo fatto proprio per
sottolineare i caratteri dei personaggi e il rapporto con la
protagonista
x Lalla: mmi fa
piacere che sia piaciuta anche a te! spero continuerai a seguire questa
storia e a reecensirla!!
ps: spero di non aver
dimenticato niente!!! XD
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Capitolo 6 *** il mio segreto ***
Ritornai come promesso a casa per pranzo, Sandra mi lasciò
proprio davanti alla porta di casa che varcai con molta noia, ad
aspettarmi come prevedevo c’era mio fratello seduto a tavola
davanti al suo piatto di pasta fumante, mi andai a sedere davanti al
lui e cominciammo a mangiare. Nell’aria c’era uno
strano silenzio, cosa insolita per noi che litighiamo sempre
-cosa hai intenzione di fare questo pomeriggio?- chiese lui spezzando
il silenzio per fare “conversazione”
-che domande! Come ogni pomeriggio esco- risposi fredda
-ma hai visto il tempo? Potrebbe arrivare un temporale- mi fece notare
-me la so cavare…non ho bisogno che ti preoccupi- dissi
stizzita
-ma è possibile che con te non si può fare una
conversazione decente, senza che attacchi- disse lui irritato dal mio
modo di fare
-il fatto è che non mi piace fingere di essere una bella
famiglia, quando non lo siamo- dissi fredda
-sei sempre la solita…meglio lasciare stare và-
finì lui per tagliare il discorso
Quindi ritornammo in silenzio fino a quando me ne salì nella
mia camera, cominciai a studiare sino a quando non guardai
l’ora ed erano già le 16:30 quindi in un lampo
scesi le scale e mi avviai verso la porta in una volata
-io esco! A dopo!- dissi uscendo da casa
Cominciai a camminare con un passo veloce, non vedevo l’ora
di rivedere Giò dopo il fine settimana che avevo passato.
Giò era l’unico maschio di cui mi fidassi, era un
uomo sulle cinquanta anche se ne dimostrava molti di meno, lo avevo
incontrato il giorno del mio undicesimo compleanno, mio padre mi aveva
promesso di andare al luna-park per festeggiare ma come al
solito mi disse che era doveva lavorare, io ero davvero
arrabbiata e triste quindi scappai da casa, mi misi a camminare fino a
ritrovarmi in un quartiere che non conoscevo….ero molto
spaventata, poi girai per un vicolo e li vidi una elegantissima bottega
con una grande vetrata, mi incuriosì e ci guardai, era
bellissimo….c’era un largo bancone in ciliegio e
dietro appeso al muro un grande mobile pieno di erbe e spezie varie,
poi davanti al bancone qualche tavolino anche loro in ciliegio, con una
bellissima tovaglia color albicocca, non c’erano molti
clienti ma era comunque un bellissimo locale. Giò era dietro
il bancone, notò che stavo guardando con una grande
curiosità, si avvicinò e mi invitò ad
entrare offrendomi una tazza di the verde, da allora lo andavo a
trovare tutti i giorni, raccontandogli ogni mio più piccolo
segreto…diciamo che era il mio confidente privato, con il
suo tono calmo e pacato mi faceva sentire bene.
-oh no! Ho dimenticato l’ombrello- pensai. Ma non mi girai
per andarlo a prendere tanto stavo arrivando. All’improvviso
però mi imbattei in una persona
-mi scusi non lo vista- dissi alzando il volto
-oh no! Ma è una persecuzione!- esclamai irritata
-gattino se volevi vedermi bastava telefonare, non c’era
bisogno di seguirmi- disse con quel sorriso che odiavo
-no caro mio ,sei tu che mi segui, questo non è un quartiere
dove rubare- dissi piena di me
-avevo un appuntamento da queste parti ma mi anno dato buca, tu
piuttosto che ci fai da queste parti?- chiese lui
-non è affar tuo- risposi
All’improvviso si mise a piovere forte, ne io ne lui avevamo
un ombrello e per strada non c’era neanche un riparo quindi
mi avviai di corsa verso la bottega
-dai vieni con me se no ti prenderai un malanno- gli dissi contro
voglia girando il vicolo
Percorremmo quei pochi metri di corsa e già eravamo fradici,
fui felice appena entrai e vidi Giò porgermi un’
asciugamano
-grazie Giò senza di te sarei morta!- dissi sorridendo
-ciao Cinzia- mi salutò elegantemente -chi è la
persona che sta con te il tuo ragazzo?- chiese
-ahahahah il mio ragazzo….lui, ahahahahah- scoppiai a ridere
per la sua considerazione
-cosa cè da ridere?- domandò Andrea
-lui è il ladro- dissi senza starlo a sentire
-oh! Quindi è il ragazzo a cui dovrebbero dare il nobel-
rispose Giò scherzoso
-il nobel?- chiese Andrea confuso sedendosi negli sgabelli vicino al
bancone
-ma certo! Tutti i ragazzi fanno infuriare Cinzia ma nessuno ci ha
messo pochi minuti- spiegò l’uomo
-ah quindi non è scontrosa solo con me- disse sorridendo il
facendomi arrabbiare
-no! Con te lo sono di più degli altri!- dissi
-calmati Cinzia, cosa ti do oggi?- mi chiese gentilmente Giò
-mmm….oggi prediligo un buon the alle rose- risposi
calmandomi
-e tu ragazzo?- chiese ad Andrea
-per me va benissimo un the verde- rispose semplicemente
-un the verde?- chiesi come se avesse detto qualcosa di sbagliato -il
the di Giò sono unici…non sono solo un the-
precisai
-ti ringrazio- disse con tono gentile il mio amico
-quindi tu conosci bene i suoi the- dedusse lo sbruffone
-ma certo li conosco tutti e non mi stanco mai di gustarli- dissi con
aria trasognata
-la piccola Cinzia viene al mio locale da quando aveva undici anni-
spiegò Giò mentre preparava l’infuso
-non era necessario dirglielo- gli feci notare
-ma dai Cinzia, infondo lui è un ragazzo speciale-
-si a farmi saltare i nervi- dissi sbuffando
-guarda che sono davanti a te!- mi fece notare Andrea
-lo so, è per questo che lo detto- risposi facendogli un
falso sorriso
-Cinzia- mi rimproverò con tono dolce Giò
-tieni, bevi il tuo the- continuò porgendomi il mio fumante
the alle rose
Ne gustai solo un sorso ma già mi ero calmata, il suo the
era il più buono che conoscessi, il suo aroma era dolce e il
suo profumo mi inebriava i sensi
-avevi ragione, questo the è superlativo- disse Andrea
-te lo avevo detto- risposi in tono gentile
-oh! Vedo che sei un ragazzo di classe- intervenne Giò
-di che parli?- chiesi curiosa
-solo le persone di classe sanno prendere le tazze in modo corretto, e
lui lo fa meravigliosamente….come te d’altronde-
spiegò
In quel momento lo guardai, il mio amico aveva ragione prendeva quella
tazza in modo corretto come dice il bon ton, ero del tutto meravigliata.
Dopo il the cominciammo a parlare, per mia sorpresa in modo civile
senza litigare, mentre parlavamo mi parve che il ragazzo che mi stava
davanti fosse una persona civile ed educata e non lo sbruffone che
avevo conosciuto la settimana precedente
-Gio io devo andare adesso- dissi malinconica guardando che erano
già le 18:45
-ma certo, vai pure ci vediamo domani- mi rispose gentilmente
Quindi mi alzai e mi incamminai verso la porta
-aspetta vengo con te!- mi disse Andrea -arrivederci signor
Giò- aggiunse seguendomi
-ciao, ci vediamo domani- salutai io uscendo
-dimmi che non mi seguirai fino a casa- chiesi rassegnata
all’idea
-no, questa volta non posso- mi rispose con il solito sorrisino
-menomale, grazie a dio- aggiunsi sarcastica
-nonostante la tua diffidenza ti ringrazio- mi disse
-e di cosa?- chiesi
-per avermi portato nel tuo posto segreto- mi rispose
-lo fatto perché non avevo scelta- dissi indifferente
-be ma io ti ringrazio lo stesso, e la prossima volta ti faccio vedere
il mio di posto segreto-
-oh non vedo l’ora- finì sarcastica
-ok allora a domani gattino- mi salutò baciandomi sulla
guancia, facendo finta di non aver notato il mio sarcasmo.
Così rimasi sola e mi avviai verso casa, in quel momento mi
venne in mente che l’unica persona che conosceva la mia
amicizia con Giò era lui, non lo avevo mai detto neanche a
Sandra che era la mia migliore amica, come avevo fatto a farglielo
vedere proprio a il ragazzo che odiavo più al
mondo?….non potevo credere a quello che era successo quel
pomeriggio, a quel pensiero mi venne una strana sensazione come se
avergli rivelato il mio segreto lo avesse introdotto nella mia vita in
modo definitivo, questo pensiero mi metteva ansia ma anche se non ne
capivo il motivo una leggera felicità, che ancora non sapevo
di avere.
grazie a tutti
quelli che stanno seguendo questa storia!! non credevo potesse piacere
a tanta gente!!!
x Tanny: grazie
per i tuoi complimenti!! mi hai fatto arrossire, cmq sn comtenta che la
segui con passione grazie ancora
x chany41: mi fa
piacere che ti piaccia!! spero mi seguirai ancora!!
x Giulia86:
grazie per il tuo commento sn felice che ti piaccia!! cmq hai ragione
è un ragazzo un pò maleducato...ma è
questo il suo fascino!!
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Capitolo 7 *** i ladri gentili ***
Il giorno dopo fu tragico, il più brutto della mia vita. Il
prof Mc kansy, inglese di origine mi interrogò in francese,
ma ci credete, un inglese che insegna francese sembra una di quelle
stupide barzellette sugli stranieri ma lasciamo perdere,
quel’uomo mi odia! Ogni settimana trova una scusa per punirmi
o per interrogarmi, generalmente mi ha sempre trovata preparata e
perciò non si è mai potuto lamentare ma quel
giorno non ero preparata e questo mi è costato un crampo
alla mano per il tanto scrivere, poi ho fatto un compito di italiano ed
ho fallito miseramente infine ma non meno tragico ho fatto arrabbiare
il prof di fisica che mi ha fatto fare 30 sollevamenti neanche fossi un
maschio, ritornai a casa sfinita, volevo solo andare a dormire, era il
minimo dopo quello che avevo passato ma qualcuno aveva altri piani per
me. Salii in camera e davanti ai miei occhi trovai Andrea seduto sul
letto
-ciao gattino- mi disse muovendo la mano e sorridendomi
-ti prego oggi non ho la pazienza anche per te!- esclamai stufa
-mi pare avessimo un appuntamento- mi disse
-be oggi non posso proprio- risposi dura
-cosa devi fare? Crogiolarti nel tuo lettuccio e perdere
l’occasione di stare con me?- domandò pieno di se
-stare con te non è un’occasione, è un
omicidio- risposi puntigliosa
-oh Siamo di malumore oggi eh!- esclamò
-si è vero, ci sono problemi?- chiesi stizzita
-no nessuno ma ho detto ai miei amici che ti avrei presentata e lo
farò che tu voglia o no- disse prendendo in mano un paio di
jeans e una maglietta dal cassetto del comò e porgendomeli
-ok come vuoi tu- mi arresi, ero stufa di lottare quel giorno
Quindi mi vestì e scesi giù dove lui mi stava
aspettando dentro una golf ultimo modello nera, mi meraviglia nel
vederlo su una macchina del genere, costava un occhio della testa,
salii ancora sbalordita e mi sedetti al posto del passeggero, gli
interni dell’auto erano in pelle aveva l’accesso
usb per gli ipod, un satellitare e uno stereo che farebbe invidia al
più ricco ragazzo in città
-ma cos’è lai rubata questa macchina?- chiesi
stupita
-segreto- mi rispose mettendo in moto
Arrivammo a destinazione in 10 minuti, eravamo in un grande vicolo non
molto illuminato gli edifici intorno erano tutti abbandonati ma in
buono stato per quel che vedevo e davanti a noi un vecchio garage,
c’era ancora l’insegna “LA CLINICA DELLE
AUTO” nome stupido per un’officina, Andrea mi tese
la mano per seguirlo, io lo guardai storto e lui la ritrasse poi si
avvicinò e busso alla serranda che venne aperta da un
ragazzo più o meno della mia età moro dagli occhi
scuri molto basso, mi avvicinai anche io ed entrammo
-boss!- chiamò il piccoletto guardandomi
Da dietro ad una specie di ufficio uscì un ragazzo alto di
circa 24/25 anni dai capelli castano scuro e gli occhi nocciola
-ben arrivato Andrè- salutò diminuendo il suo nome
-ciao, ti ho portato il gattino- rispose Andrea facendo apparire una
smorfia nel mio viso
-ah bene, avevo proprio voglia di conoscere la ragazza che ha salvato
il fondoschiena del nostro Andrea…piacere io sono Marco-
disse il ragazzo porgendomi una mano
-piacere io sono Cinzia- dissi amichevole
Il ragazzetto che ci aveva aperto continuava a guardarmi da cima a
fondo e a girarmi intorno
-hai finito di farmi la tac- dissi infastidita
-Andrea ma chi hai portato? È solo una stupida ragazzina
ricca- disse in tono sdegnato senza darmi ascolto
-meglio una stupida ragazzina ricca che un nano con i pantaloni in
pelle- dissi cattiva
-ahahahah!! Ora capisco perché Andrea ti chiama gattino-
disse ridendo Marco
-te lo avevo detto, ha l’aspetto di una bambolina ma nasconde
dei lunghi artigli- aggiunse Andrea
-ero dubbioso ma avevi ragione, EHI RAGAZZI POTETE VENIRE ADESSO!-
gridò il maggiore verso l’ufficio
Da dietro al muro in quel momento uscirono 7 ragazzi, 3 femmine e 4
maschi
-te li presento tutti- cominciò indicandomeli ad uno ad uno
-lui e abaco- disse indicando un ragazzo paffutello ma
dall’aria intelligente
-lui si occupa delle nostre finanze diciamo- continuò
-lui è spia- disse indicando un altro biondo dagli occhi
nocciola
-lui è mano lesta- disse indicando un ragazzo bassino dagli
occhi e i capelli scuri
-e per finire lui è gigì…- indicando
un ragazzo magro e dai colori chiari
-ah! il ragazzo che poco fa vi ha aperto è junior,
l’ultimo prima Andrea entrato nella squadra- poi fece una
pausa e al suo posto continuò una delle tre ragazze
-piacere io sono Linda- disse la ragazza più alta delle tre,
era molto carina e aveva un aspetto simpatico, era castana dagli occhi
marroni, vicino a lei una sua coetanea, gli somigliava molto di aspetto
apparte i suoi capelli che erano più chiari
-lei è Paola- me la presentò, e alla fine
c’era un’altra ragazza questa sembrava una poco di
buono, portava dei jeans a vita bassissima e una t-shirt che mostrava
l’ombelico, i suoi capelli erano rossi ma si era tinta
-io invece sono Penny- disse con fare superiore
-benvenuta tra noi- aggiunse Marco
-ma cosa siete, una banda?- chiesi impressionata
-diciamo così, per la verità siamo ladri gentili-
mi rispose
In quel momento guardai Andrea che mi stava di lato in modo curioso,
lui capì e mi spiegò
-ci chiamiamo ladri gentili perché non usiamo armi di nessun
genere, rubiamo solo nelle case ricche e dove non ce nessuno e cosa
più importante non rubiamo tutto, solo quello che
può essere venduto e portato via facilmente-
-ah ora capisco- risposi con un lieve sorriso
-spero non dirai a nessuno di noi, abbiamo permesso di conoscerti
perché eravamo curiosi e perché ci fidiamo di
Andrea- mi disse il boss
-no sta tranquillo, non ci tengo a mettermi nei guai….non ho
avvisato la polizia di questo scocciatore solo per questo- risposi
indicando il ragazzo che mi stava di fianco
-grazie- finì
Dopo le presentazioni tutti si misero comodi nei divani e nelle
poltrone che c’erano in giro, io mi misi vicino al ragazzo
che ogni giorno mi faceva impazzire, gigì passò
con delle bottiglie di birra fresche fino a me
-no grazie io sono astemia- dissi rifiutando
-cosa? Sei astemia?- chiese divertito junior
-cosè la principessina non può bere
perché i genitori non vogliono?- continuò
-o no se vuoi la bevo ma sta attento perché tra un
po’ ti vomiterò quei bei pantaloni- dissi pungente
-questa te la sei cercata junior- esclamò divertito Marco
Continuammo a parlare e a scherzare per tutto il pomeriggio,
più il tempo passava più mi rendevo conto che
quei ragazzi erano molto divertenti e delle gran brave persone, le
ragazze poi erano davvero molto gentili, da come si comportava Linda si
capiva che era la fidanzata di Marco, e Paola invece era corteggiata da
Spia, entrambe mi davano delle buone sensazioni, però non ne
ero certa per quella Penny che continuava a guardare Andrea come se gli
volesse saltare addosso, la cosa mi dava un certo fastidio anche se non
capivo perché ma non ci pensai e continuai a divertirmi,
tanto sapevo che arrivata a casa avrei avuto una bella sgridata per i
problemi avuti la mattina.
Il tempo passò molto in fretta e in un batter
d’occhio si fecero le 6
-mi riaccompagneresti a casa?- chiesi ad Andrea
-non ti trovi bene con noi?- si intromise Marco
-no al contrario, ma ho due genitori rompi palle che se arrivo in
ritardo vogliono delle spiegazioni plausibili, e non credo che
abboccheranno alla storia che sono stata tutto il tempo a divertirmi
con dei ladri- risposi facendo un sorriso divertito
-ah be! Quelli ce li abbiamo tutti ma nessuno vuole farti mettere dai
guai con i tuoi- mi disse
Quindi salutai tutti, con la promessa che ci saremmo rivisti e entrai
nella macchina che partì subito
-sono molto simpatici i tuoi amici- dissi
-si hai ragione! Loro mi hanno aiutato molto in un momento difficile
per questo sono rimasto e poi il fatto che non usino armi mi da
sollievo- disse sorridendo
-si è vero, non tutti avrebbero certe regole- aggiunsi
-Marco è una brava persona, però su questo
è intransigente dice che gli oggetti non sono pari alla vita
umana qualsiasi sia il valore- disse serio
-ha ragione- ammisi
-comè che oggi non ti sei alterata tanto come quando sei con
me?- chiese curioso
-perché tu mi fai saltare i nervi, loro non lo hanno
fatto…apparte quel junior- risposi sorridendogli
-ah quindi sono io che ti faccio saltare i nervi non tutti i maschi-
disse sorridendomi per farmi arrabbiare
-credimi prima di te mi arrabbiavo con tutti i maschi ma tu mi hai
cambiata un poco e la cosa non so se sia buona- risposi con la massima
calma
-buono a sapersi così almeno fra un po’ mi
potrò avvicinare a te senza essere graffiato- disse
-non ci contare- ribattei scendendo dalla macchina
Rientrai facendo silenzio per non farmi ne vedere ne sentire non avevo
voglia di ascoltare la mia famiglia ero troppo di buon umore per farmi
rovinare il resto della serata da loro, quindi salì nella
mia camera e cominciai a fare i compiti che non avevo avuto il tempo di
fare e mi rilassai ricordando quello che era successo in quel giorno.
spero vi sia
piaciuto!!! commentate!!
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Capitolo 8 *** un pomeriggio troppo felice ***
Il
giorno dopo la scuola fu una passeggiata, la mia interrogazione di
storia andò a meraviglia, il prof. Mc Kansy mi
trovò preparata e quindi non ebbe occasioni di prendersela
con me e tutto procedette bene. La mia vita cominciava a cambiare, non
riuscivo a capire il perché ma ero abbastanza felice,
qualcosa di bello cominciava a scaldarmi l’anima come quando
da bambini i genitori ti regalano la bambola che desideravi da tanto, o
come una bellissima giornata di sole dopo una settimana di pioggia,
qualcosa di così bello che non vorresti mai farne a meno
insomma.
Stavo uscendo dal grande portone della mia scuola, Sandra continuava a
parlarmi di quanto difficile fosse stato per lei
l’interrogazione di francese e di quanto il prof. la odiasse
e di quanto la intralciasse, all’improvviso si
sentì il suono di un clacson e ci facemmo strada tra gli
studenti per vedere chi avesse suonato, quando mi trovo davanti al
cancello una golf nera di mia conoscenza, lui era appoggiato allo
sportello del posto del passeggero e mi aspettava
-giorno gattino!- mi salutò facendomi segno
-cosa ci fai qui?- gli chiesi stupita
-aspetta ti ha chiamata gattino e tu non gli hai detto niente?- mi
chiese Sandra sbalordita quanto tutti i miei compagni di classe che
tempo a dietro avevo divorato per meno
-gli ho detto tante volte di non chiamarmi così ma non ce
verso che lui la smetta quindi lo lascio fare- spiegai
In quel momento Andrea si avvicinò a me
-che dici se ti rapisco?- mi chiese con la sua solita aria spavalda
-lo hai già fatto ieri- protestai
-ma adesso mi dici come sapevi che frequento questa scuola?- chiesi
-ho riconosciuto la divisa che era nell’armadio dove tu mi
hai nascosto- mi rispose sfrontato
Sandra rimase a bocca aperta a quella risposta, lei non sapeva cosa era
successo quelle due settimane, per lei infatti ero ancora quella
ragazza che odiava tutti i maschi, per la verità lo credevo
anche io e non potevo immaginare che da li a poco le cose sarebbero
cambiate
-C…Cinzia mi dici chi è il tuo amico?- mi chiese
ancora esterrefatta
-lui è Andrea e non lo reputerei un amico- risposi
guardandola mentre gli studenti dietro spingevano per guardare quello
che stava succedendo
-scusa ma che sarei allora per te?- protestò lui
-mmm…vediamo….uno scocciatore che è
entrato nella mia vita di forza- risposi
-ah grazie- disse sarcastico
-da quanto vi conoscete?- mi chiese la mia amica interrompendoci
-due settimane circa- rispose lui
-posso sapere chi è la tua amica o non ne ho il diritto-
chiese rivolgendosi a me
-lei è la mia migliore amica Sandra- risposi altezzosa
-piacere Sandra, spero non ti spiaccia se prendo per qualche ora la tua
amica- disse lui galantemente
-non sono un pacco postale!- mi arrabbiai ma come sempre neanche mi
ascoltò e cominciò a trascinarmi verso la macchina
-ci vediamo domani- disse Sandra ancora senza parole
-non salutare come una rimbambita aiutami a liberarmi!- gli gridai ma
era troppo tardi e mi aveva fatto salire già in macchina
Sandra e gli altri continuavano a guardarci anche dopo che partimmo,
credo che prima di sparire del tutto dalla mia visuale lei sorrise ma
non ne sono certa ero troppo concentrata a capire dove mi volesse
portare Andrea
-hai fame?- mi chiese all’improvviso
-un po’- risposi
-bene allora ti porto in un ristorantino vicino al mare- disse
-non ce ne bisogno possiamo prendere anche un panino- dissi io
-ma che cavaliere sarei se ti porto a mangiare un semplice panino?-
disse come sconvolto dalla mia proposta
-tu non sei un cavaliere lo sappiamo entrambi- ribattei sicura di me
-dici così perché hai conosciuto solo il lato
ribelle di me- rispose facendo il figo
-hai intenzione di stupirmi?- chiesi diffidente
-alla fine di questa giornata avrai tutt’altra idea di me-
rispose sorridendomi
-non ci sperare- ribadii
-sta a vedere- finì lui
Il viaggio durò circa mezz’ora, per tutto il tempo
continuammo a stuzzicarci, io lo screditavo lui si difendeva e mi
provocava, era un gioco mai fatto prima con un ragazzo, gli altri o
rimanevano offesi oppure controbattevano usando molestie orali invece
lui riusciva a controbattere i miei insulti senza diventare sgradevole,
anzi sembrava che si divertisse.
La macchina si fermò in un parcheggio davanti ad un
ristorante molto carino, all’interno sembrava di classe ma
non troppo forse tre o quattro stelle, non c’erano molti
clienti, favoriva il fatto che eravamo in mezzo alla settimana,
così trovammo subito un tavolo e il cameriere si
presentò dopo cinque minuti. Avevamo già dato
un’occhiata al menù così ci volle un
attimo per ordinare
-dei tortellini ai funghi per me e della pasta al ragù per
la ragazza- disse Andrea consegnando i menù
-e per secondo?- chiese il cameriere
-due porzioni del vostro piatto del giorno- disse guardandomi con aria
di sfida, gli avevo detto di non prendere il secondo ma non mi aveva
dato ascolto
-e da bere?- chiese di nuovo
-per me del rosso di provincia e per la signorina dell’acqua
gassata, sa non beve alcolici- disse provocandomi con il suo solito
sorriso stampato sulle labbra
-bene arriva subito- ci disse il cameriere
-questa frase ti toglie punti- lo avvertì
-sono sicuro che li riacquisterò molto in fretta- rispose
lui continuando a guardarmi
La prima portata ci venne servita dopo solo dieci minuti, i piatti
erano serviti in modo impeccabile e il gusto era ottimo, Vanda cucinava
bene ma quei piatti erano superlativi, al solo primo boccone il gusto
di quel ragù mi rapì, lo avrei potuto mangiare
per sempre senza mai stufarmi.
Tra una portata e l’altra passavano solo dieci minuti non di
più così il pranzo durò solo 45 minuti
circa. Quel pranzo fu la cosa migliore da tempo, mi meravigliavo di
quanto bene stessi con quella persone che fino alla settimana prima mi
faceva imbestialire, il suo modo di fare, di esprimersi mi dava una
strana sensazione di piacere che a volte quasi mi sembrava potesse
proteggermi da tutte le delusioni e il suo modo di guardarmi riusciva
sempre a far vacillare in me la convinzione del maschio maniaco, cosa
che mi spaventava alquanto.
Apenna finimmo di mangiare ci avviammo alla macchina quando
all’improvviso lui si fermò
-che ne dici di fare una passeggiata in spiaggia?- mi chiese
sorridendomi
-si perché no, avrò la possibilità di
smaltire tutto quello che ho mangiato- risposi
-bene andiamo allora- disse prendendomi per mano
Quel gesto lo faceva spesso ma io non gli avevo mai dato modo di
continuare, quella volta invece mi piacque la sua mano sulla mia, stavo
cambiando e non me ne ero neanche accorta…
-perché non mi racconti qualcosa di te?- mi chiese arrivati
in spiaggia
-cosa dovrei raccontarti, sai tutto della mia vita- dissi
-no, non è vero. Non conosco niente di te apparte che sei
una ragazza tosta e che hai una bella madre- disse
Aveva ragione, lo conoscevo già da due settimane -potremmo
dire che era da poco- ma il nostro rapporto era diventato tanto unito
che mi stupì di questa scoperta
-chiedi, cosa vuoi sapere?- dissi stranamente calma
-ha fratelli o sorelle?- chiese
-è questa è una domanda?- chiesi esterrefatta,
poteva chiedermi qualsiasi cosa ma mi aveva chiesto quella
più stupida
-voglio conoscere tutto di te anche le cose meno importanti- disse serio
Sembrava una di quelle frasi da film, quelli in cui il ragazzo
è dolce e carino da far sognare la protagonista,
però nei suoi occhi riuscivo a vedere che quella frase era
sincera e non era una frase da copione
-si ho un fratello- risposi semplicemente
-come si chiama?- chiese
-Tommaso- risposi
-smettila di rispondermi così dimmi qualcosa di
più- mi rimproverò sorridendomi
-no, dimmi cosa vuoi sapere veramente- mi lamentai
-che rapporto hai con la tua famiglia?-
-mmm…rapporto…non direi che sia un vero
rapporto…i miei sono sempre stati impegnati con il loro
lavoro, quindi io e mio fratello siamo cresciuti insieme aiutandoci e
proteggendoci a vicenda, anche dalle azioni di mamma e papà-
dissi malinconica
-quindi con tuo fratello ce un bel rapporto- dedusse lui
-no, non più- risposi più amareggiata
Lui mi guardò, attendeva una spiegazione a quella risposta
-da bambini stavamo sempre insieme, era il mio mondo, non facevo un
passo senza di lui, poi è diventato adolescente e pian piano
si è allontanato tanto che adesso se ci parliamo scateniamo
una guerra. Ricordo che all’inizio mi faceva male non averlo
accanto ma poi ci ho fatto l’abitudine e ho cominciato a
stare più con le mie amiche che con mio fratello e il nostro
legame fraterno si è spezzato del tutto- raccontai
-mi dispiace- disse stringendomi ancora di più la mano
-non importa…e tu invece, come hai conosciuto i tuoi amici?-
chiesi curiosa
-è successo due anni fa- cominciò senza replicare
-era un periodo brutto, ero triste e arrabbiato. Mi misi a
camminare e senza accorgermene mi trovai in un quartiere che non
conoscevo, junior mi incontrò e mi portò da Marco
che mi accolse veramente bene, pian piano cominciai a frequentarli
assiduamente ero diventato uno di loro, poi un giorno i ragazzi stavano
progettando un furto ma uno di loro era infortunato quindi Marco mi
chiese se sapevo fare qualcosa di speciale, io gli risposi che mi
piaceva entrare e uscire dalle finestre invece che dalla porta e
così mi trovai a fare il ladro da un giorno ad un altro-
raccontò sorridendo dolcemente
-quindi è così che li hai incontrati- commentai
io scettica
-cos’e non mi credi?- chiese
-no è solo che è così assurdo- dissi
-anche il nostro incontro è alquanto assurdo non credi?-
disse lui ancora sorridendo
-questo è certo!- risposi io come se fosse una cosa ovvia
Continuammo a parlare per ore, ci facevamo domande a vicenda e
rispondevamo il più sinceramente possibile, poi lui mi
punzecchiò prendendomi in giro allora io presi della sabbia
da terra e cominciai a tirargliela addosso, lui come un bambino si mise
a scappare e io lo inseguivo cercando di prenderlo anche se non ci
riuscivo mai, fino a quando con mio orgoglio lo colpi
all’addome
-ah! Hai colpito la mia camicia preferita- disse scandalizzato in modo
scherzoso
-te lo avevo detto di non sottovalutarmi- dissi sorridendo felice di
averlo preso
-adesso te la faccio vedere io- disse lui cominciando ad avvicinarsi
per farmi il solletico
-ti prego no, soffro il solletico- dissi facendo qualche passo indietro
-e no mia cara, adesso non posso fermarmi- rispose lui avvicinandosi
sempre di più
Io cominciai a scappare e lui ad inseguirmi, mi sentivo una bambina che
giocava felice, non mi resi nemmeno conto che mi stavo
divertendo, ero troppo impegnata a scappare e a ridere per
capirlo. Poi senza accorgermene inciampai sulla sabbia, grazie al mio
intuito riuscì a voltarmi e cadere con la schiena invece che
con la faccia e un secondo dopo cadde anche lui sopra di me.
Iniziò a farmi il solletico senza sosta
-no ti prego basta- protestavo io ridendo
-mi dispiace lo hai voluto tu- disse lui continuando
Poi cominciò a fermarsi, io avevo il fiatone per il tanto
ridere. Lui divenne serio all’improvviso e mi
guardò, per la prima volta mi resi conto di quanto carino
fosse e di quanto belli fossero i suoi occhi verdi, in quel momento mi
parvero due smeraldi scintillanti, ero paralizzata…non
riuscivo a muovermi neanche quando vidi il suo viso
avvicinarsi al mio. Mi baciò. Il suo bacio era dolce e
delicato, le sue labbra erano morbide per un momento lo ricambiai ma
all’istante ritornai alla realtà, velocemente lo
scansai e mi alzai
-forse è ora che mi riporti a casa- dissi cercando di non
guardarlo
-ma…- cercò di dire lui ma io mi ero
già avviata al parcheggio
Mi sentivo male, mi detestavo e nello stesso tempo detestavo lui,
perché mi aveva baciata? Io non volevo un ragazzo, non lo
avevo mai voluto, perché si era comportato in quella maniera
e perché mi ero comportata io in quella maniera, non sapevo
che dovevo stare lontana dai ragazzi? Non sapevo che dargli troppe
confidenze avrebbe portato a fargli credere che potevano approfittarsi
di me? Ma la domanda che mi ponevo con più insistenza era
perché non gli ho dato uno schiaffo dei miei?
Perché appena distaccata da lui mi sentivo un vuoto dentro?
E perché avrei preferito baciarlo ancora invece di avere dei
dubbi? Tutti questi sentimenti contrastanti mi soffocavano quasi il
fiato mi sentivo in colpa e nello stesso tempo tradita. Ero confusa,
avevo bisogno di parlare con qualcuno che mi potesse capire ma con chi?
Chi era quella persona imparziale che mi poteva consigliare?
Continuando a pensare non mi accorsi che eravamo già in
città, ecco e adesso cosa dovevo fare?
spero vi sia
piaciuto aspetto i vostri commenti!! XD
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Capitolo 9 *** ho capito di amarti ***
Eravamo ormai alle porte della città, l’auto stava
attraversando il corso per arrivare a casa. Una strana sensazione
cominciò a pervadermi, non volevo tornare a casa, no non
volevo
-potresti lasciarmi in piazza? non mi va di tornare a casa - chiesi
Lui mi guardò con uno sguardo di rimprovero, aveva cercato
di parlarmi per tutto il viaggio ma io gli avevo stroncato ogni
discorso sul nascere. Il suo sguardo in quel momento mi incuteva
terrore, era arrabbiato anzi forse furioso e allo stesso tempo confuso,
forse come me si chiedeva cosa fare adesso ma non mi interessava,
volevo solo scendere da quella macchina, allontanarmi dal quello
sguardo accusatore e andare a riflettere da sola.
Così in meno di cinque minuti arrivò in piazza e
fermò l’auto. Sentivo che aveva voglia di parlare,
io aprì la portiere e scesi in fretta ma lui mi
fermò per un braccio
-quando ci rivediamo?- chiese
-non lo so! Ciao- risposi liberandomi e chiudendogli lo sportello in
faccia
Avevo paura che uscisse dall’auto e mi costringesse a parlare
con lui ma per fortuna non lo fece, in quel caso non avrei saputo cosa
dire, ero troppo confusa per rispondere alle sue domande.
Cominciai a camminare li vicino, poi mi venne l’idea.
L’unica persona che poteva aiutarmi era Giò,
quindi mi misi a correre verso il suo negozietto.
Arrivai li con il fiato corto, Giò vedendomi così
si avvicinò e mi aiutò a sedermi, le gambe mi
facevano male e non riuscivo a dire una parola per quanto veloce e per
avevo corso
-Cinzia ma cosa hai fatto?- mi chiese preoccupato, porgendomi un
bicchiere d’acqua
Io lo bevvi in un sol sorso e cercai di calmarmi per poter parlare, per
mia fortuna quel giorno non c’era nessuno apparte il solito
vecchio rincitrullito che si metteva nel tavolino più in
penombra di tutti
-allora? Sei pronta a raccontare?- mi chiese aspettando che
riprendessi fiato
-si, però non è facile- dissi
Lui capì subito che volevo parlare di qualcosa di privato,
quindi pazientemente aspettò mentre cominciava a lucidare le
tazze di porcellana che aveva dietro
-mi faresti una camomilla?- chiesi
-ma certo, per la mia miglior cliente questo e altro- disse cominciando
a preparare la miscela
Appena finito mi porse la tazza con della camomilla fumante
-allora adesso sei pronta a parlare?- mi chiese
-oggi all’uscita di scuola c’era lui- dissi per
cominciare
Quando ero con lui non riuscivo a cominciare e basta, avevo bisogno che
mi facesse le domande per poter rispondere automaticamente
-lui, intendi il ragazzo che ai portato qui qualche giorno fa? Come si
chiamava….Andrea giusto?- chiese
-si esattamente- risposi
-e allora?-
-e allora siamo andati a pranzo insieme- il mio volto era un
po’ scocciato, il suo invece calmo
-dove?-
-in un ristorantino vicino al mare, tutto era davvero buono e il locale
era davvero accogliente e serio, abbiamo finito in pochissimo tempo-
cominciai a divagare
-Cinzia, lo sai che non mi inganni, cosa è successo?- mi
chiese ancora gentilmente
-sono stata davvero bene con lui, mi sono sentita davvero rilassata e
felice in quel momento. Poi abbiamo fatto una passeggiata in spiaggia e
abbiamo iniziato a parlare, è stato davvero bello. Lui mi
domandava qualcosa, io rispondevo e viceversa, ho passato un pomeriggio
davvero splendido, non sapevo di poter passare del tempo con un ragazzo
stando così bene, poi però…-
feci una pausa, per qualche strana ragione raccontare del bacio mi
metteva in imbarazzo, credo di essere diventata anche un po’
rossa in quel momento
-poi cosa è successo?- mi aiutò
-ci siamo messi a rincorrerci, a giocare, fino a che non siamo caduti
sulla sabbia uno sopra all’altro e lui mi ha baciata- dissi
ripensando a quel momento
-capisco e cosa ti ha dato tanto fastidio?- mi chiese ancora calmo
mentre lo vedevo sorridere sotto i denti.
Lo guardai in cagnesco e risposi
-che domanda assurda è mai questa!!- dissi con il mio solito
astio
-Cinzia, cosa ti ha dato tanto fastidio?- richiese con la sua solita
aria calma
-Giò ma lo hai capito o no? Mi ha baciata!!! Io non avevo
mai permesso ad un ragazzo di toccarmi, pensa baciarmi!!- dissi
agitandomi e sbuffando
-questo lo so anche io ma da quanto ho capito con questo ragazzo ti
trovi bene e questo bacio non lo hai proprio sdegnato- mi fece notare
Odiavo il suo perfetto modo di capire le cose, di intuire tutto quello
che non volevo dirgli solo con uno sguardo
-si infatti è questo il problema- dissi sottovoce come se
non lo volessi ammettere
-Cinzia, non riesco ancora a capire- disse
Non era vero, lui mi conosceva più di quanto conoscessi me
stessa e solo che voleva farmi capire qualcosa che ancora non riuscivo
a percepire, perché a volte è più
facile capire gli altri che se sessi e una ragazza ottusa come me non
ce l’avrebbe fatta senza il suo aiuto
-il fatto è che non mi doveva piacere, non lo dovevo solo
allontanare, gli dovevo dare uno schiaffo e andarmene,
invece…invece non ho fatto niente di simile. Non sono
più la stessa da quando lo conosciuto, non riesco
più ad odiare i ragazzi come prima, non riesco
più a zittirgli quando fanno commenti sgradevoli. Non dovrei
essere così. Io sono una persona che ha disgusto per i
ragazzi, non mi dovrebbe piacere ricevere un bacio rubato- spiegai
alterata
-hai mai pensato che potessi innamorarti di questi odiati ragazzi?- mi
chiese guardandomi
-innamorarmi? Ma non diciamo sciocchezze!! No, non posso innamorarmi-
dissi cercando di apparire decisa ma la verità era che anche
la mia convinzione vacillava
-lo hai detto tu no? Da quando è comparso nella tua vita sei
cambiata, gli permetti ogni cosa e cominci a pensare che la sua
presenza sia più che gradita- disse facendomi capire che
aveva ragione
-si è vero! Ma da qui a dire che mi sono innamorata ce ne
vuole!- continuai a negare
-Cinzia, me lo hai detto tu, non riesci più a pensare ad
altri che a lui. Non riesci ad addormentarti senza la sua presenza nei
tuoi pensieri e stargli accanto ti piace. E poi siamo sinceri, lui
è diverso dagli altri ragazzi che hai conosciuto-
cominciò
Il mio viso si increspò di curiosità, cosa voleva
dire? Io lo vedevo un ragazzo normale come tutti gli altri
-lui è stato il primo a non farsi intimidire dalla tua
avversione, è stato il primo a entrare nella tua vita con
forza, è stato il primo a sorprenderti, è stato
il primo a non farsi mettere i piedi in testa da te e a quanto pare
è stato il primo a baciarti senza il tuo permesso-
spiegò
-quindi sarei attratta dagli sbruffoni?- chiesi diffidente
-no, non sto dicendo questo. Cerca di guardarti dentro ragazza mia, tu
infondo sei una donna e come tutte le donne ti piace sentirti protetta
dall’uomo, posseduta, controllata infondo ma, con il tuo
carattere forte non è facile per te trovare chi cerchi,
quelli che ci hanno provato hanno reagito con troppa avvenenza e quindi
ti sei chiusa a riccio, non facendo entrare più nessuno, non
facendo più distinzioni, “tutti gli uomini sono
maiali” ti sei convinta. Ma la verità è
che lo hai fatto maggiormente perché non restassi scottata,
delusa, perché infondo lo so io e lo sai tu, la tua paura
più grande è proprio quella di soffrire ancora,
prima hai sofferto per i tuoi genitori, poi per tuo fratello e adesso
non vuoi farlo con la persona che ami, tutto qui- finì
Tutto qui aveva detto. Non potevo credere che in poco più di
cinque minuti aveva risposto a tutte quelle domande che da
un’ora mi circolavano nella testa. Solo in quel momento
capì che aveva ragione, il mio astio per il sesso opposto
non era nato da quando i ragazzi hanno cominciato a provarci ma da
molto prima, da quel lontano giorno in cui cominciai a sentire lontano
il mio unico amico, il mio unico compagno di avventure: mio fratello.
Quindi era vero, lo amavo e non volevo ammetterlo o almeno cominciavo
ad innamorarmi. Rimasi li in silenzio per un po’ gustando,
assorta nei miei pensieri, la camomilla che avevo davanti e che ormai
era fredda. Giò mi osservava con la sua solita aria serena
che mi trasmetteva tanta calma
-quindi secondo te dovrei cominciare a fidarmi di lui?- chiesi appena
finì la mia discussione interiore
-questo sta a te deciderlo, non posso consigliarti niente per quanto
riguarda questo, devi solo cercare di capire cosa provi davvero e poi
capire se puoi aprirgli il tuo riccio- mi rispose lui mettendosi alla
mia altezza per guardarmi in viso
-cerca di ricomporre tutti i pezzi del puzzle, cerca di capire che
emozioni ti da averlo accanto. Infondo se riesci a sentire i tuoi
sentimenti il tutto diventa facile- continuò
-quindi adesso dovrei tornare a casa e fare il punto della situazione
giusto?- chiesi più a me stessa che a lui
-si Cinzia, credo sia la situazione migliore e poi ormai si
è fatto buoi- disse indicando la grande vetrata
Oh no si era fatto davvero tardi! Mia madre mi avrebbe sgridata
un’altra volta. Non persi tempo e mi alzai
-ci vediamo domani e grazie- salutai al volo uscendo
Giò annuì come per dire a domani.
Io arrivai come al solito a casa tardi e appena misi piede sulla soglia
mia madre cominciò a sbraitarmi contro
-può essere che non riesci mai ad arrivare in orario? Devi
cercare di arrivare puntuale se no ti chiuderò in casa. Mi
stai a sentire? sto parlando con te!- continuava a ripetere
Io mi limitavo ad annuire e continuavo a fare un passo ogni volta che
si voltava, appena arrivai alle scale non la ascoltavo neanche
più, salì e aprì la porta della
camera. Davanti a me in quel momento trovai Andrea seduto sul letto
-co…cosa ci fai qui?- chiesi stupita
-ti stavo aspettando, dobbiamo parlare- disse deciso, il suo sguardo
non transigeva
-ti prego Andrea non possiamo parlare domani? Sono davvero stanca-
dissi
-no Cinzia fino a che non avremmo chiarito non me ne vado- disse ancora
più sicuro, alzandosi
-ma ti ho già detto che non ce niente da chiarire-
insistetti serena
Lui mi guardò torvo e cominciò ad avvicinarsi
-mi devi dire se ho fatto qualcosa di sbagliato- cominciò
avvicinandosi, mentre io ritraevo
-no, te lo detto non hai fatto niente di male-
-allora perché mi hai allontanato in quel modo?-
-perché eri sopra di me, in qualche modo dovevo fare- spiegai
-non intendevo questo, volevo dire perché mi hai negato per
tutto il tempo- disse lui ancora più serio, mentre
continuava ad avvicinarsi e io ad indietreggiare
-scusa ero solo un po’ confusa- dissi
-di cosa?- chiese curioso
Diventai rossa, ormai sapevo il perché ma non avevo nessuna
intenzione di dirglielo
-con una buona passeggiata ho risolto- risposi
-ti prego Cinzia ho bisogno di risposte, non essere sempre
così- esclamò lui esasperato
-scusa come sarei io?- chiesi offesa
-ho bisogno di risposte Cinzia e se vuoi liberarti di me presto devi
solo sbrigarti a darmele- proseguì avvicinandosi a me che
ormai ero con le spalle all’armadio
Ero in trappola, ormai dovevo spiegargli la mia reazione ma non era
affatto facile perché avevo il suo viso a pochi centimetri
dal mio
-ti..ti prego allontanati- dissi senza fiato
-perché? Adoro il tuo viso vicino al mio- disse malizioso
-mi…mi metti in difficoltà- dissi ancora laconica
In quel momento sentì uno strano vortice di emozioni, lo
stomaco era in subbuglio, la schiena continuava ad avere scosse di
adrenalina e io cominciai a tremare. Solo in quel momento mi accorsi
che quei sentimenti li avevo sempre avuti quando si avvicinava o mi
toccava ma non ci avevo mai fatto caso, credendo chissà cosa
li avevo rificcati da dove erano venuti, oppure li avevo ignorati, ora
tutto combaciava esattamente, tutte le spiegazioni di Giò e
le sue parole attraversarono in un secondo il mio cervello che
già si stava annebbiando per la troppa vicinanza a quello
sbruffone
-che vuoi dire?- mi chiese ancora malizioso, si era accorto di quello
che stava provando
Questo suo comportamento mi ferì davvero tanto, avevo deciso
di lasciarlo passare dal cancello del mio cuore ma avevo sbagliato, lui
come gli altri mi voleva solo prendere in giro, così lo
scostai con forza facendo diventare il suo volto stupito
-sei un bastardo come tutti gli altri, non sei diverso. Ti stai
prendendo gioco di me e dei miei sentimenti, vattene- dissi cercando di
non gridare troppo, non volevo far accorrere i miei
-ma cosa dici?- chiese sofferente e stupito
-io non riesco più a dimenticarti Cinzia, quando sei con me
vorrei solo baciarti e quando non ci sei ti penso e mi manchi. Credi
davvero che ti stia prendendo in giro? Tu sei il mio gattino non potrei
mai farti del male- disse riavvicinandosi
-non mentire per favore- dissi diffidente
-non ce niente che ti faccia cambiare idea?- mi chiese
-no, e adesso vattene- dissi abbassando il volto
Lui fece per andarsene, poi all’improvviso si
riavvicinò e mi baciò. Fu un bacio a fior di
labbra ma in quel momento mi percorse un brivido. Poi il bacio si fece
più possessivo tanto da spingermi di nuovo alle ante
dell’armadio. Il suo bacio cominciò a diventare
più possessivo, sempre dolce ma molto possessivo, io presa
da quella sua euforia alzai le braccia e misi le mani tra i suoi
morbidi capelli spettinandoglieli.
In quel momento la voce di mia madre mi riportò alla
realtà
-Cinzia dove sei? È pronta la cena- disse la sua voce che si
stava avvicinando alla camera
-devi andare prima che ci scopre- gli dissi staccandomi dalle sue labbra
-non ci penso neanche- disse aprendo l’armadio e spingendomi
dentro
Le ante si richiusero dietro di lui
-ti ho fatto cambiare idea adesso?- mi chiese
-non del tutto- risposi
Si riavvicinò a me, questa volta però mi prese il
viso e mi guardò per un istante, non si vedeva molto
però percepì che stava per dire qualcosa di serio
-credo di essermi innamorato di te gattino e non scherzo-
sussurrò rimpossessandosi delle mie labbra.
Lo ricambiai con tutta l’anima, non mi interessava respirare,
volevo solo le sue labbra. Le nostre lingue si intrecciarono
inesorabili, mi sentivo una poco di buono per il modo in cui lo
desideravo. Le sue braccia si strinsero alla mia vita e le mie le posai
sulle sue spalle, ricominciando a scompigliargli i capelli.
Le sue labbra si staccarono per riprendere fiato e io ne fui delusa,
non potevo credere al modo in cui lo desideravo, non mi era mai
successo prima, lui fece il suo solito sorriso divertito intuendo la
mia euforia
-lo sapevo, tu sei davvero un gattino selvaggio- disse
-sei uno sbruffone lo sai?- dissi baciandolo
-lo so me lo hai già detto- disse ricambiandomi
Ormai ero cotta, non sarei più riuscita a stargli lontana e
lo sapevo bene, non avevo altra scelta che fidarmi di lui e farlo
entrare nel mio cuore, con la speranza di non rimanere delusa. Intanto
mia madre mi chiamò una seconda volta e io lo staccai
-devi andare adesso- dissi aprendo le alte dietro di lui
Senza obbiettare fece qualche passo indietro uscendo
dall’armadio dandomi l’opportunità di
farlo anche io
-da adesso smetterai di chiamarmi gattino?- chiesi mentre lui si
dirigeva alla finestra
-no, non ci contare- rispose lui guardandomi
-ti odio lo
sai?- dissi calma
Si avvicinò e mi diede un altro bacio a fior di labbra, poi
scese dalla finestra e scomparve
-ma ti amo-
finì uscendo dalla camera e scendendo dai miei
La mia storia d’amore stava cominciando e il mio cuore era
colmo di gioia, non sapevo cosa sarebbe successo da quel momento in poi
ma lo immaginavo favoloso.
spero vi sia
piaciuto!!! ho visto però che le recensioni sono calate,
spero non sia per la ff. fatemi sapere mi raccomando!!!
sp: scusate per
eventuali errori, l'ho riletta ma nn si sa mai!!!
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Capitolo 10 *** nuove scoperte ***
Quella notte, per
la prima volta lo sognai. I suoi vivaci occhi verdi, il suo solito
sorriso divertito e il suo stupendo e bacio. All’improvviso
mi sentì strattonare con forza e una voce si fece spazio tra
i miei sogni facendoli svanire
-Cinzia!! Cinzia,
svegliati dai!! Cinzia- continuava la voce
A fatica
aprì gli occhi e davanti a me vidi una figura, era
appannata, non riuscivo a vederla bene presa ancora dal sonno, poi pian
piano la misi a fuoco. Era la mia amica Sandra. Mi girai
dall’alto lato credendo che stessi ancora sognando ma poi la
sua voce rimbombò forte nelle mie orecchie e capì
che non era un sogno
-CINZIA
SVEGLIA!!!- gridò con tutta la voce che aveva
-mmm…ma
cosa sei pazza?- chiesi con la voce ancora impastata dal sonno
-no! Non sono
pazza ma curiosa!- mi rispose
-ma che ore
sono?- chiesi cominciando a svegliarmi
-sono le sette e
un quarto ma non mi interessa l’ora cosa è
successo ieri? Non mi hai telefonato, dalla curiosità non ce
lo fatta è sono venuta, allora? Allora?- disse tutto
d’un fiato
-cosa? Sono solo
le sette e un quarto?- esclamai sedendomi nel letto e guardando la
sveglia
-ma sei pazza a
venire a quest’ora? Ma poi per che cosa, te lo avrei
raccontato a scuola!!- la rimproverai
-come ti ho detto
non mi interessa l’ora devi raccontarmi tutto su. Chi era
quello? Perché non mi hai raccontato mai di lui? Quando vi
siete conosciuti? Come vi siete conosciuti? E che rapporto ce tra voi?
Forza, forza racconta dai!- disse come una trottola.
Mi
girava la testa per le sue domande e per la velocità con cui
le poneva. Feci un profondo respiro e comincia a raccontarle tutto, per
filo e per segno, come voleva lei, tanto sapevo che mi avrebbe rotto la
testa tutto il giorno se no e, non mi andava di rovinarmi la giornata
-lui si chiama
Andrea e ci siamo conosciuti qui in casa- dissi laconica
Non mi andava di
raccontarle tutti i particolari, era mattina e ancora avevo sonno ma
lei come una buona curiosa cominciò a chiedermi quello che
non le avevo detto
-che significa
qui? Spiegati- disse adesso più calma di prima
-diciamo che lui
si è intrufolato nella mia camera per sfuggire alla polizia-
-quindi
è un maniaco!- disse
La sua fantasia
mi faceva sempre restare a bocca aperta
-ma che cavolo
dici! Non è un maniaco è un ladro- dissi
quest’ultima parola quasi a bassa voce, come se non fosse un
reato
-cosa? Ma dai e
quindi la ti sei innamorata?- disse lei
Ma aveva sentito
cosa le avevo detto? Un ladro! Un’altra mi avrebbe detto che
dovevo stare alla larga dai malfattori ma lei cosa mi aveva
chiesto?…è li che ti sei innamorata? Ma dai
-ma no! Per la
verità è stato un maleducato cronico, ha girato
per casa e si è fatto una doccia con la scusa che era sudato
e non lo sopportava-
-dai che fico!!-
esclamò
In quel momento
capì che i miei dubbi erano fondati, la mia amica era pazza!
Ma di quelle forti. Trasalii e continuai a raccontare tutto quello che
era successo fino al giorno prima di ieri ovviamente. Nel frattempo che
raccontavo mi vestì e andai a lavarmi, con la sua continua
presenza dietro di me
-cavolo!!
È davvero fico questo ragazzo, per non parlare del fatto che
è molto carino- disse
-ma cosa
è successo ieri? Lo so che non vuoi dirmelo
perché è successo qualcosa, allora?- chiese
maliziosa
-niente, mi ha
portato a pranzo in un ristorante vicino al mare, e poi siamo andati a
fare una passeggiata sulla spiaggia e abbiamo parlato…- dissi
Le raccontai di
come mi ero sentita e come mi sono divertita in sua compagnia ma omessi
la cosa più importante, lei lo capì e me lo fece
presente
-mi stai
nascondendo la cosa più importante, forza parla!- disse
-mi ha baciata-
mi arresi
-COSA? Ma
è fantastico!! E tu?- mi chiese curiosa più che
mai
-mi sono fatta
riaccompagnare a casa, anzi in città- dissi
-ecco, la solita
Cinzia. Ma come un ragazzo ti bacia e tu lo rifiuti in questo modo?
Poverino- commentò lei dispiaciuta
-va bene,
continua a fare i tuoi commenti e non ti racconto il resto!- dissi
offesa
-il resto?
Perché ce resto? Racconta su che aspetti!- disse impaziente
-sono stata tutto
il pomeriggio a pensare a quel bacio e a come mi ero comportata. Poi mi
sono resa conto che comincio ad innamorarmi- feci una pausa,
era molto imbarazzante per me raccontare il resto
-ma quello lo
avevo capito anche io, la tua espressione ieri pomeriggio lo diceva da
se- mi disse calma e seria
Io la guardai,
era strana e pazza ma era la mia migliore amica e riusciva a capirmi
meglio di me, ed ero sicura che lei mi avrebbe sempre aiutata
-quando sono
ritornata la sera lo trovato seduto sul letto ad aspettarmi. Tu lo sai
mi conosci, ho cominciato a stargli lontano, anche se avevo capito di
amarlo non lo avrei mai ammesso-
Lei
annuì, credo si era già immaginata che era andata
così. Continuai a raccontarle tutto per filo e per segno,
dal mio “sei un bastardo” alla pomiciata
nell’armadio. Rimase stupita dal mio racconto, neanche lei si
sarebbe mai immaginata la mia passione sfrenata.
Dopo il racconto
corremmo a scuola, per il tanto parlare non ci eravamo accorte che si
era fatto tardi. Per tutto il giorno non ho fatto che pensare a lui,
non mi interessava minimamente la lezione, qualunque fosse, dopo la
prima mezz’ora non sono stata attenta ne agli insegnanti che
entravano ne alle lezioni che spiegavano. Per fortuna Sandra aveva
capito come stavo e prese gli appunti per me.
Finalmente quella
giornata di scuola era finita e uscimmo dal grande portone, come mi
aspettavo davanti al cancello c’era lui che mi sorrideva.
Avanzai velocemente e lui mi raggiunse avvicinando il viso al mio
-alt- lo fermai
-niente smancerie
in suolo scolastico- dissi guardandolo
Mi sorrise con il
suo solito sorriso divertito, mi prese per mano e mi portò
fuori, proprio un passo oltre il cancello e li mi baciò. Un
bacio innocenti ma che tanto avevo desiderato e che anche lui aveva
desiderato. Tutti i miei compagni ci guardarono sorpresi e
cominciò un chiacchierio fastidioso a cui non diedi peso,
poi galantemente mi aprì lo sportello della macchina del
posto del passeggero, lo guardai e salii. Partimmo subito dopo, mentre
ancora gli studenti ci guardavano stupiti. Per qualche strano motivo mi
sentivo un po’ in imbarazzo a stare con lui in macchina, non
so perché ma questo non mi fece spiccicare una parola
-cosa
cè?- mi chiese spezzando il silenzio
-niente- risposi
un po’ agitata
-ma dai si vede
lontano un miglio che ce qualcosa- commentò lui mettendomi
una mano su un ginocchio
-sono solo un
po’ in imbarazzo tutto qui, invece dimmi tu dove mi stai
portando- dissi un po’ per chiudere quel discorso e un
po’ perché ci stavamo avvicinando al centro
città
-a casa mia-
disse sereno
-wow, non perdi
tempo eh?- dissi con un pizzico di malizia
-oh be, non era
per quello che ti volevo far vedere dove vivo ma se ti va…-
rispose con molta più malizia di me
-sei un
pervertito!- esclamai scherzosa
Lui sorrise, mi
conosceva e sapeva che i miei pregiudizi sugli uomini non sarebbero
svaniti in così poco tempo.
La sua mano non
lasciava il mio ginocchio mai, apparte quando doveva cambiare marcia,
io la guardavo. Si stava prendendo troppe confidenze anche se ci
eravamo messi insieme, quindi sapendo che non l’avrebbe mai
tolta la presi e la misi sulla mia. Al quel gesto mi guardò,
io gli feci un sorriso severo e lui il suo solito divertito, gli
piaceva un casino farmi arrabbiare e farmi imbarazzare.
Finalmente la
macchina si fermò, io che non avevo guardato per niente la
strada perché troppo occupata a guardare lui, mi meravigliai
nel vedere dove ci eravamo fermati.
Restai in
silenzio per un secondo, ero confusa, ci eravamo fermati nel quartiere
commerciale dei ricchi (se così si può chiamare)
proprio davanti all’hotel Golden, il più famoso
hotel della città, frequentato solo da ricchi
perché a cinque stelle. Quel Hotel non era solo frequentato
da persone che venivano da lontano ma anche dai ricchi della
città che, stressati dal lavoro si concedevano qualche
giorno di costosissimo relax, lo facevano anche i miei a volte, lo so
perché io sono stata concepita proprio in questo posto,
infatti erano venuti per rilassarsi e ne erano usciti incinti, comunque
non divaghiamo, non avevo parole.
In quel momento
il parcheggiatore mi aprì la portiera
-signorina- mi
salutò
-tieni Peppe, la
chiave dalla al signor Piero dopo - disse Andrea lanciandogli le chiavi
-certo!- rispose
l’altro
-allora, vuoi
rimanere li a lungo?- mi chiese Andrea prendendomi per mano
Io ero ancora
confusa, non riuscì a rispondere quindi mi scrollai e lo
segui.
Appena entrati
tutti i dipendenti lo salutavano, il mio accompagnatore
salutò il signore alla recepsion, un signore vissuto, con i
capelli corti brizzolati, molto snello e con una
professionalità e gentilezza mai vista prima
-Piero ti
presento la mia ragazza- disse Andrea sorridendo
La mia ragazza,
che bella emozione mi diede quella parola, mi sentì
prevalere da un calore che non avevo mai sentito prima
-sono felice per
lei signorino e benvenuta anche a lei- mi disse il signore formalmente
-Piero troppo
formale, troppo formale, sciogliti- gli fece notare Andrea ma il
signore non gli diede retta
-co…cosa
significa signorino?- chiesi dopo un lungo silenzio
-ah non te lo
avevo detto? Sono il figlio del proprietario di questo Hotel- disse
come niente
Restai senza
parole, continuavo a guardarlo sbalordita mentre lui mi accompagnava
all’ascensore.
L’uomo,
proprietario di quel Hotel non lo conoscevo personalmente ma il suo
nome era molto conosciuto nel nostro ambiente. Mio padre mi ripeteva
spesso che era proprietario di Hotel come quello in tutto il mondo, con
la stessa classe a la stessa clientela facoltosa.
Appena le porte
dell’ascensore si chiusero Andrea mi lasciò la
mano e iniziò a baciarmi, non mi ero neanche accorta che
aveva chiesto al ragazzo che portava su e giù la gente di
andarsene, ero troppo occupata a capire come ero finita con un ricco
erede. Lo staccai subito e lui mi guardò curioso
-MA COSA SEI
SCEMO!!! NON MI PUOI DARE UNA NOTIZIA DEL GENERE E FAR FINTA DI NIENTE-
gridai arrabbiata all’improvviso
-mi dispiace ma
se te lo avessi detto non mi avresti creduto- disse lui ancora con aria
sicura
-e come potevo
crederti!! Io ti credevo un ladro!- dissi ancora arrabbiata
-adesso mi spiego
molte cose ma, perché non mi hai detto niente?- chiesi un
po’ triste
-non eravamo
ancora così in confidenza e poi volevo stupirti- disse un
po’ malizioso
Stupirmi.
Stupirmi aveva detto, in effetti mi aveva stupito tanto con i suoi modi
garbati mangiando e bevendo il te, mi aveva stupito anche quando il
giorno prima mi portò in quel ristorantino ma non potevo
immaginare che fosse un ragazzo ricco, più di me anche
-e da quando hai
avuto questa rivelazione?- chiesi
In quel momento
le porte si aprirono all’ultimo piano e lui mi riprese la mano
-quale
rivelazione?- chiese
-quella che
volevi stupirmi- spiegai
-da quanto ho
capito che ti volevo per me- rispose lui
-e quando hai
avuto questa fatale convinzione?- chiesi sarcastica
-dal nostro
secondo incontro al bar- disse aprendo una camera
All’interno
era grandissimo. Non c’erano pareti a delineare le varie aree
apparte quelle del bagno ma solo delle travi. Appena entrata la prima
cosa che si notava era il suo salotto, aveva un divano di pelle bianco
di fronte una televisione a schermo piattissimo 46 pollici sopra un
mobile in ciliegio, accanto un dvd ultima generazione e la playstation.
Qualche metro di distanza dal salotto c’era il letto, un
letto a due piazze e mezzo, ancora scomposto se posso dirlo, le
lenzuola erano color bronzo e nei lati del letto dei comodini in
ciliegio bianchi, di fronte al letto invece c’era un grande
armadio a 4 ante. Del suo bagno meglio non parlare. Era grandissimo con
una vasca enorme e una doccia nella parte destra della vasca. Non avevo
mai visto doccia e vasca nello stesso spazio.
-allora cosa te
ne pare?- mi chiese curioso
Non sapevo che
dire
-wow- pronunciai,
lui sorrise orgoglioso
-siediti, ti
porto qualcosa?- mi chiese
-no grazie sto
bene così- dissi ancora sbalordita
-devi pranzare-
insistette
-non ho fame-
ribadii
Lui si
avvicinò a me, lo aveva capito che ero un po’
rigida, mi girò attorno e da dietro mi avvolse nelle sue
braccia. Un brivido mi passò per la schiena, che strana
sensazione mi dava averlo vicino. Appena capì che mi ero
rilassata cominciò a baciarmi il collo, io lentamente mi
girai e lo baciai sulle labbra. Quanto erano belle quelle labbra.
Pian piano quel
bacio dolce divenne può passionale e possessivo, le nostre
lingue si intrecciarono mentre le sue mani continuavano ad accarezzare
i miei fianchi, senza accorgermene mi ritrovai sdraiata su letto con
lui sopra.
-sicura che non
vuoi mangiare?- mi chiese a fatica tra un bacio e l’altro
-no, sto bene
così- risposi con più fatica di lui
Nonostante
fossimo sdraiati in un letto, uno sopra l’altro a baciarci, i
nostri movimenti non erano volgari, nessuno dei due aveva intenzione di
fare qualcosa
-ti va di venire
con me a vedere una cosa?- mi chiese staccandosi da me
-cosa?- chiesi
quasi spaventata
-sta tranquilla
non è niente di spaventoso- mi rassicurò
Così
mi riprese per mano e uscimmo dalla stanza per prendere
un’altra volta l’ascensore, questa volta eravamo
accompagnati quindi non potemmo baciarci
Salimmo alla
terrazza dove davanti ai miei occhi trovai una piscina enorme.
Dall’acqua usciva del vapore questo faceva capire che era
riscaldata
-ti va di fare un
bagno?- mi chiese
-non ho il
costume- feci notare
-perché
non te ne metti uno di quelli- disse indicando una decina di costumi
dentro una specie di baracchino
-lo avevi
programmato?- chiesi con un tono di rimprovero
-ma certo!-
Senza discutere
entrai nel gazebo e mi cambiai. Scelsi un costume semplice, azzurro con
i bordi bianco. Mi stava a pennello e mi sottolineava la mia siluette e
non solo quello, il mio seno sembrava molto più prosperoso e
la cosa mi spaventò sapendo con chi ero ma ci stavo davvero
bene dentro a quel due pezzi quindi non lo cambiai.
-come hai capito
la taglia?- gli chiesi prima di uscire
-non lo so lo
indovinata- disse anche se io non ci credevo molto
-bene io esco!
Niente facce da maniaco intesi?- lo avvertì
-va bene, va
bene- acconsentì
Finalmente
uscì, ero in accappatoio ma già ero imbarazzata
-cosa ci fai in
accappatoio?- mi chiese
Lui era
già dentro la piscina, aveva un costume blu che gli arrivava
poco più sopra le ginocchia. Era bellissimo. Il suo petto
era perfetto, poco scuro, muscoloso ma non troppo.
-niente commenti
di nessun genere ok- lo avvisai
-ok ok- rispose
esasperato
Mi tolsi
l’accappatoio e lo posai su una sedia li vicino, lui mi
guardò con occhi sgranati ammaliato
-wow, sei
bellissima!- disse
-avevo detto
niente commenti- lo rimproverai imbarazzatissima
-dai vieni
stupidina- disse porgendomi una mano
Pian piano mi
avvicinai e prendendo la sua mano scesi i pochi scalini che
c’erano dentro l’acqua. Era bellissimo.
L’acqua era calda e ti faceva stare bene.
Ci appoggiammo
alla parete e ci rilassammo
-allora
comè?- chiese
-bellissimo-
dissi pacificamente
Detto questo lui
si spostò davanti a me e mi prese delicatamente il volto tra
le sue mani
-sei bellissima-
disse
Piano piano si
avvicinò a me e mi baciò. Era un bacio delicato
di quelli dal sapore dolce, le mie mani si posarono sui suoi capelli
morbidi spettinandoli. Pian piano il nostro bacio divenne
più passionale e lui si avvicinò aderendo
perfettamente a me. Le nostre lingue si toccarono di nuovo come se
avessero fame dell’altro e si intrecciarono voraci. Dovemmo
finire quel bacio per prendere fiato ma sia io che lui non avevamo
nessuna intenzione di staccarci e così ricominciammo.
Ci spostavamo
tanto in quella piscina, a destra, a sinistra, sopra e sotto
l’acqua, sempre insieme, sempre uniti, sempre l’uno
affamato dell’altro.
Restammo in
quella piscina per ore e ormai si erano fatte le 6 e mi dovette, contro
voglia, riportare a casa. Davanti alla porta non mi voleva lasciare,
continuava a baciarmi e a trattenermi come se qualche minuto avesse
fatto la differenza
-ti prego
lasciami andare- dissi ancora in macchina allontanandomi dalle sue
labbra
-perché
non mi fai entrare? Stiamo ancora un po’ insieme- disse
-la vedi quella
BMW parcheggiata nel vialetto? È di mio padre questo
significa che i miei sono rientrati- gli feci notare
Anche io volevo
stare ancora con lui ma il tempo con noi era tiranno e non potemmo fare
altro che salutarci
-ti vengo a
prendere domani a scuola- mi disse quando chiusi lo sportello
-no, mi verrai a
prendere a casa. Con il tuo modo di fare è da due giorni che
indosso la divisa scolastica- dissi
-va bene,
comunque oggi non sei stata tutto il giorno con la divisa ma con un
costume molto sexy- disse malizioso
-sei un maniaco-
finì
Prima di entrare
dalla porta lo salutai con la mano e mi preparai ad entrare
-oh chi si vede!-
esclamò mia madre
-ciao mamma-
salutai con poca enfasi
-ciao cara, vedo
che finalmente rispetti gli orari- disse sarcastica
-sai
comè, non volevo più farti preoccupare- dissi
falsamente
-grazie cara-
rispose senza capire niente
Me ne andai nel
salotto e mi sedetti sul divano vicino ma, non troppo a mio padre
-ben arrivata
Cinzia- disse
-ciao
papà-
-come mai sei
ancora con la divisa?-
-non mi andava
oggi di venirmi a cambiare-
-ma neanche ieri
lo hai fatto- mi fece notare
-lo so, da domani
non succederà- dissi stufa di quell’interrogatorio
-non preoccuparti
non era un rimprovero…ma dove sei stata, hai le punte dei
capelli bagnate- disse guardandomi i capelli
In effetti non li
avevo asciugati molto bene per la fretta e adesso?
-di sicuro
è ha giocato alla parrucchiera con la sua amica- disse mio
fratello arrivando
-be in effetti mi
sono lavata i capelli da lei per provare una nuova acconciatura ma di
certo non sono affari tuoi!- dissi acida
-e poi dove sei
stato in questi giorni che non ti sei fatto vedere per niente?- chiesi
continuando ad avere un tono ostile
-io sempre in
casa, chissà tu invece- rispose come se sapesse che sotto
c’era qualcosa
-di certo non con
un ragazzo- commentò mio padre
Lo fulminai con
gli occhi dopo questo suo commento
-be, avendo un
fratello e un padre così non riuscirei mai a cambiare idea-
dissi arrabbiata
-è
pronto in tavola- avvertì mia madre
Ci andammo a
sedere, era da tempo che non cenavo più con loro e la cosa
mi fece un po’ strano
-a lavoro mi
hanno affidato un nuovo caso- incominciò mia madre
I loro discorsi
mi avevano sempre annoiati ma quella volta molto di più. Non
riuscivo a credere a quello che avevo vissuto in pochi giorni, a come
era cambiata la mia vita da quando era entrato Andrea. Continuando a
pensare non mi accorsi che i miei avevano finito di parlare e mi
guardavano
-cara cosa hai?-
mi chiese mia madre
-sembravi nel
mondo dei sogni- commentò mio fratello
-non è
che per caso ti sei innamorata?- mi chiese la mamma
-si e gli asini
volano- esclamò Tommy
Gli lanciai
un’occhiataccia e mi alzai
-qui il
maschilismo dilaga, io me ne vado- dissi
-dai cara tuo
fratello scherzava- disse mia madre per trattenermi ma non ci
riuscì
Salì
in camera e mi misi a fare i compiti che il giorno prima avevo
dimenticato, era difficile concentrarsi ma dovetti farlo
perché il giorno dopo avevo una verifica con il prof. Mc
Kansy e se non la passavo me lo avrebbe rinfacciato per tutto il resto
dell’anno, infondo eravamo alla fine di febbraio e ormai
c’erano pochi mesi, quindi era meglio dare il massimo come
sempre, anche se la mia mente non era ancora pronta a lasciare il
pensiero di quegli occhi verdi che mi fissavano sensuali.
grazie a tt per i
commenti spero che questo cap vi sia piaciuto!! aspetto di sapere cosa
ne pensate
|
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Capitolo 11 *** Penny!! ***
scusate
il suoper ritardo!!
Il
giorno dopo come previsto il mio test andò benissimo.
Infondo ero pur sempre la prima della classe, certo, non
c’era altro da fare che studiare prima di incontrare Andrea.
Usciti
da scuola, all’entrata, la mia amica cominciò a
guardarsi intorno. Sembrava cercasse qualcosa o qualcuno ma ancora non
capivo cosa, o chi
-cerchi
qualcuno?- le chiesi curiosa
-ma
che domande! Cerco il tuo ragazzo, non ti viene a prendere oggi?- mi
chiese tono di rimprovero per lui
-gli
ho chiesto di venirmi a prendere a casa da oggi in poi- spiegai
-e
lui ha accettato? C’erto che l’amico si lascia
convincere subito- disse sarcastica
-ma
non era il tuo eroe fino a ieri?- chiesi sbalordita dal suo cambiamento
-be
si, per certi versi è davvero figo, ma non è
comportamento di un gentiluomo lasciare che una ragazza vada a casa
senza di lui- spiegò
-ma
dai!- le diedi un colpetto sulla schiena
-accompagnami
a casa che è meglio- disse salendo sul suo motorino
Arrivata
a casa mi aspettavo di trovare Andrea già sulla porta ma non
era ancora arrivato
-lo
aspettiamo insieme se vuoi- mi propose Sandra prima che entrassi in casa
-No.
Non preoccuparti, sono sicura che a momenti sarà qua-
risposi sorridendole e salutandola, mentre il suo motorino ripartiva a
tutto gas.
Entrata
all’ingrasso, la prima cosa che feci fu controllare che
dentro non ci fosse nessuno, o per meglio dire Tommy. Assicuratami che
non ci fosse salì in camera e mi levai quella orrenda divisa
che ormai odiavo. Indossai il paio di jeans che mi stava meglio e un
maglione viola di kashmir, mi specchiai un paio di volte allo specchio
per sistemare i capelli e scesi. Aprì la porta al volo per
vedere se fosse già arrivato, ma non trovai nessuno. Mi
meraviglia della mia impazienza, non mi era mai capitato di aspettare
qualcuno con così tanta premura. In quel momento mi resi
conto di avere un certo languorino, perciò decisi di
prepararmi un sandwich. Aprì il frigo e trovai del provolone
e del prosciutto, ne presi una fettina l’uno e li misi tra
due fette di pane, mi sedetti in una sedia per mangiare con calma, ma
in quel momento il campanello suonò con insistenza. Di corsa
andai ad aprire
-un
attimo arrivo!- gridai un po’ innervosita
-scusa,
ma non sono abituato ad entrare dalla porta- disse sorridendomi
divertito
Appena
i miei occhi incontrarono i suoi, il mio sorriso esplose e gli saltai
addosso
-scusa
il ritardo- aggiunse baciandomi sulle labbra
-non
importa mi stavo facendo un panino, vuoi favorire?- dissi staccandomi
dal suo petto
-no
grazie non ho fame, ma se mi aspettavi ti portavo da qualche parte-
disse polemico
-non
ce ne bisogno, il panino va benissimo- obbiettai andando a prendere il
mio pane già morsicato
-dove
mi vuoi portare oggi?- chiesi dalla cucina
-i
ragazzi insistono a vederti, quindi se ti va andiamo al garage- rispose
Lo
raggiunsi e lo bacia a fior di labbra, portandomi fuori
-certo
che mi va- dissi facendogli segno di uscire
Mi
raggiunse e salimmo in auto per raggiungere i ragazzi. Li avemmo un
piccolo battibecco a proposito della musica, lui metteva in una
stazione rock e io preferivo di gran lunga la musica leggera
-sei
una testona!- esclamò prima di spegnere il motore e scendere
-lo
sapevi già- gli feci notare
Con
fare da supereroe aprì la saracinesca del garage e mi fece
cenno di entrare.
All’interno
sembrava non ci fosse nessuno ma subito poco dall’ufficetto
uscì Marco che mi salutò con un sorriso
-finalmente
ti rivediamo- disse guardando il mio ragazzo con occhi di rimprovero
-non
cominciare, volevo stare da solo con lei senza la vostra assoluta
presenza- si spiegò Andrea sollevando le braccia in segno di
arresa
-che
maleducato che sei! La principessa non ti fa bene- si sentì
in quel momento.
Come
previsto a dire questo era stato il Junior. Quel ragazzo mi faceva
saltare la mosca al naso, ma io di certo non ero una ragazza da farsi
piegare
-ciao
junior- lo saluta con non curanza
-ciao
principessa- rispose con lo stesso tono
-ciao
Cinzia, ben tornata- mi salutò Linda baciandomi
-ciao
Linda- salutai
-ehi,
non dimenticare me!- disse svelta Paola sorridendomi
-ciao-
la salutai baciando anche lei
Penny
invece se ne stava poggiata alla parete senza proferire parola, di
certo non le dovevo stare troppo simpatica, ma la cosa non mi
disturbava, quella ragazza non mi piaceva molto e volevo starle alla
larga il più possibile.
-allora,
adesso ti possiamo considerare davvero una di noi?- mi chiese Marco
sedendosi in una poltrona, seguito dagli altri
-non
saprei- dissi dubbiosa
Cosa
bisognava fare per essere uno di loro? Forse rubare? Se era
così non ci stavo. Non che ci fossero dei pregiudizi ma non
mi andava molto a genio quello che facevano
-che
domanda è mai questa Marco! Certo che può
è la mia ragazza!- lo rimproverò Andrea
La
mia ragazza…ancora mi faceva un certo effetto sentirmi
considerata di qualcuno
-stai
tranquilla Cinzia, essere una di noi, per le donne, non vuol dire
rubare- si intromise Linda
-noi
qui facciamo solo da tappezzeria- aggiunse svelta
-tappezzeria,
ci porti delle birre?- chiese junior con la sua voce squillante
A
quelle parole Marco lo guardò con uno sguardo da far paura
al più coraggioso
-puoi
anche alzarti tu- disse
-no,
non fa niente. Avevo già intenzione di andare- disse la
ragazza guardando divertita la faccia spaventata del nanetto
-se
ti va ti do una mano- dissi raggiungendola
Ci
avviammo in quel piccolo ufficio dove c’era un frigo
-grazie-
mi rispose prendendo delle bottiglie
-di
niente- risposi prendendo l’apri bottiglia
-sono
felice che Andrea abbia trovato una ragazza finalmente- commento
sorridendo
-dopo
la gran botta che ha preso con Penny credevo non si avvicinasse
più a nessuna- continuò
-botta
con Penny?- chiesi confusa
-oh,
non te lo ha detto?- chiese preoccupata, non per me, ma per se stessa
più che altro
Io
la guardai curiosa di scoprire di cosa parlasse, mentre lei cercava di
decidere se parlarmene
-spero
che con quello che ti dico non litighiate, vedo Andrea più
felice da un po’- cominciò
-diciamo
che quando è arrivato era davvero a terra, non credo te ne
abbia parlato e sinceramente spero lo faccia quando si
sentirà. Penny è sempre stata una ragazza
esuberante, in quel momento le si è avvicinata molto e
sembrava si fossero messi insieme, ma poi abbiamo scoperto che lei lo
faceva solo per portarselo a letto. Non credo che a lui dispiacesse, ma
si è sentito tradito quando lei gli ha fato capire che non
aveva più bisogno. Lei è stata tremenda, la
volevo prendere a pugni. Quel povero ragazzo era già
abbastanza abbattuto per i fati suoi, non doveva fargli questo. In quel
periodo chiesi anche a Marco di cacciarla, ma Andrea ci disse che non
ce n’era nessun motivo, per lui lei non esisteva-
raccontò
Io
rimasi di sasso da quel racconto. Non sapevo se essere più
sorpresa del fatto che fossero stati insieme o per il fatto che lui non
mi aveva raccontato proprio niente
-però
non ti devi preoccupare- aggiunse tranquilla
-quel
ragazzo è davvero forte, diciamo che ormai è lui
ad averla in pugno. Prima che arrivassi tu gli faceva capire che la
voleva ancora una volta, e poi quando lei ci cascava la lasciava con un
palmo di naso-
-non
so che pensare, credi dovrei preoccuparmi?- chiesi inquieta
-no,
te lo assicuro. Lui sembra davvero innamorato di te, e poi conoscendolo
non abboccherà solo per qualche minuto di piacere- mi
rispose sicura
Io
le sorrisi, sembrava molto più grande degli anni che
dimostrava e ne ero felice, mi aveva davvero tranquillizzata con quel
discorso
-adesso
che ci penso, dove sono gli altri?- chiesi curiosa
-oh
be, abaco ha un esame a giorni, quindi non verrà,
gigì ha problemi con la madre e deve badare a lei, spia
invece…- cominciò diventando triste a
quest’ultimo nome
-lui
è a un sopralluogo. Stanno progettando un altro furto e lui
è essenziale per la buona riuscita di questo- aggiunse
-cosa
cè che non va?- chiesi vedendo il suo sguardo
-la
verità è che non mi piace quello che fanno. Sono
sempre in pericolo, e con il loro comportamento rischiano la galera.
Anche Marco pensa che è ora di farla finita con questa
storia, ma ha paura di perdere i ragazzi se dice che molla tutto-
spiegò
-vuoi
dire che ha paura di deluderli?- chiesi un po’ sorpresa
Quei
ragazzi pendevano dalle sue labbra, non potevo credere che gli
voltavano le spalle
-si,
diciamo di si. Per lui questi ragazzi sono come una famiglia, non vuole
rischiare di perderne neanche uno- spiegò
-io
credo che non ci siano di questi problemi- dissi tranquilla
-sono
sicura che tutti riuscirebbero a capire- continuai
Linda
mi sorrise e prese le bibite
-portiamo
queste di la- disse spostandosi
Fece
il giro di tutti, io ne porsi una ad Andrea e mi sedetti sopra di lui.
Restammo
li per tutto il pomeriggio, a metà del tempo ci raggiunse
anche Spia che subito si impossessò delle labbra di Paola,
provocando una smorfia nel viso di tutti i presenti. A quanto pare in
pochi giorni certe cose non erano cambiate solo per me.
Fu
molto divertente rimanere con loro, anche junior riuscì a
non innervosirmi quel giorno.
Durante
tutto il tempo riuscì anche a notare cose che la volta prima
non avevo visto, ad esempio il comportamento di Marco e Linda. Tra loro
c’era una fortissima intesa, lo si notava immediatamente e il
loro comportamento verso gli altri sembrava quasi quello di una mamma e
un papà. Loro erano come dire…la mamma e il
papà di quel gruppo. Erano attenti e pronti alle
necessità degli altri e cercavano sempre di fare la cosa
giusta per loro.
Mi
dispiacque quando arrivò il momento di andarcene, stavo
davvero bene con loro, non avevo proprio voglia di ritornare a
quell’inferno che chiamavo casa
-ci
vediamo presto Cinzia, cerca di farti portare più spesso- mi
disse prima di andare Marco
-si
è vero, mi piacerebbe chiacchierare ancora con te- aggiunse
la sua fidanzata
-va
bene- risposi sorridendo
-ehi
principessina, la prossima volta porta qualcosa da mangiare
però- disse il solito junior
-smettila
scemo!- lo rimproverò Linda
-no,
non preoccuparti Linda, lo farò volentieri, così
diventerà una palla con le gambe corte- dissi sorridendogli
e andandomene
Da
dietro la saracinesca si sentiva la risata squillante di Marco e i
mormorii di junior
-andate
proprio d’accordo voi vero?- chiese sarcastico Andrea
-è
lui che comincia!- ribattei entrando in auto
-ti
accompagno a casa?- mi chiese accendendo il motore
-no,
non mi va di rientrare adesso, facciamoci un giro prima- risposi
Lui
annuì e partì. In quel momento calò il
silenzio tra noi, che naturalmente spezzai io dopo qualche minuto
-quindi
tu e Penny siete stati insieme- proferii tranquilla
A
quelle parole Andrea frenò di botto, facendomi sbattere la
testa, leggermente, contro il sedile
-ehi,
ma sei impazzito?- lo rimproverai
-chi
te lo ha detto?- mi chiede rimettendo in moto senza ascoltarmi
minimamente
-non
importa- rispondo tranquilla
-se
non importa perché chiedermi?- disse agitato
-non
metterti sulla difensiva, è solo una domanda!- dissi esausta
delle sue domande
-è
stata Linda non è vero? Dovrò parlarle-
continuò a ignorare quello che dicevo
-mi
dispiace di non avertelo detto, ma non lo ritenevo importante-
continuò
-be,
visto il fatto che frequentate lo stesso posto e che lei ti mangia con
gli occhi dovevi farlo- gli dissi ancora calma
-mi
fa cosa?- mi chiese stupito, mentre vedevo il suo labbro curvarsi in un
sorriso scherzoso dei suoi
-lo
sai che ti guarda maliziosa non fare il finto tonto- ribattei
-sinceramente
non mi curo di come o quando mi guarda, non ne ho nessun interesse- mi
disse tranquillo
-non
me ne sono più curato da quando la nostra storia
è finita-
-l’hai
amata?- gli chiesi cercando di interpretare il suo viso ancora
sorridendo
-gelosa?-
domandò
-anche
se fosse?- chiesi volgendo lo sguardo altrove arrossita
Lui
cominciò a ridere a crepapelle facendomi andare su tutte le
furie
-cosa
diavolo ci trovi da ridere- gridai
-scusa,
è solo che alcune volte sei così semplice da
capire- risponde continuando a ridere
-non
mi hai risposto- ritornai su quel argomento che mi incuriosiva
-impossibile
farlo visto che solo dopo una settimana siamo andati a letto insieme. E
comunque ero troppo scosso per pensare all’amore, per la
verità credo di essermi divertito anche io- rispose
tranquillo
Mi
infastidì la sua risposta. Sapevo già che fosse
andata a letto con lei, ma non potevo immaginare che detto dalla sua
bocca potesse darmi tanto fastidio
-cosa
ti succede?- mi chiese guardando il mio viso infastidito dalla risposta
-niente,
quindi non devo preoccuparmi che tu cada di nuovo tra le sue braccia
vero?- chiesi ancora, questa volta con tono un po’ preoccupato
-sinceramente
mi sono scoperto attratto da tutt’altro tipo di ragazze-
rispose guardandomi
-e
poi, come ho già detto quel periodo avevo bisogno di
distrarmi. Non ho nessuna voglia di avere una storia senza impegno, se
proprio avrò bisogno di affetto lo chiederò alla
mia ragazza- continua malizioso
Sorrido
di quella frase. Sapevo che prima o poi avrebbe toccato questo tasto,
ma non credevo così presto, comunque di certo con me non
l’avrebbe avuta subito vinta.
Quanto
ero cambiata in quel periodo, prima se un ragazzo mi avesse detto
questo lo avrei mandato a quel paese dopo un bel pugno sul naso.
-sisi-
commentai sarcastica
Lui
sorrise ancora divertito
-vuoi
andare in un luogo preciso o facciamo un giro senza meta?- mi chiese
appena entrati in città
-decidi
tu-
Non
lo avessi mai detto, non potevo minimamente immaginare che mi portava
al parco degli innamorati, chiamato così per le tante coppie
che prendevano posto nelle panchine per ore, intenti a baciarsi senza
tregua.
Appena
vide la mia faccia si mise a ridere, a quanto pare non credeva di
potermi stupire. In effetti non lo facevo così malizioso.
-questo
è il tuo modo di stare in giro?- dissi ancora un
po’ sorpresa
-tu
mi hai detto, decidi tu, e io avevo voglia di stare da soli per un
po’- disse tranquillo, mentre il suo sorriso divertito non
lasciava il suo viso
Mi
prese per la mano e percorremmo il vialetto che era deserto. Non ero
mai entrato in questo posto, ma sapevo che era sempre stato pieno
-sono
sicuro che non sei mai venuta qui vero?- mi chiese
-certo
che no! Non mi sarei mai fatta vedere pubblicamente con un ragazzo-
dissi superiore
Sorrise
ancora e mi trascinò in un altro vialetto più
stretto e discreto. Capì subito che di li a poco ci saremmo
fermati. E capì anche dove i ragazzi si nascondessero
-ora
capisco- esclamai
Lui
sorrise ancora
-però
dev’essere stato difficile raccontarti di Penny per Linda-
disse improvvisamente
-perché?-
chiesi stupita di quella affermazione
-ma
come, non sai che lei e Penny non si parlano?-
-questo
lo avevo notato, ma non mi ha raccontato il motivo-
-diciamo
che Marco e Linda si sono conosciuti prima di diventare ladri, o almeno
Marco lo era già ma lei lo ha conosciuto in
un’altra occasione- cominciò a raccontare
-lei
si innamorò subito e decise di accettare l’invito
che le aveva fatto il boss, ma era diversa allora, era più
piccola e timida e quindi convinse Paola e Penny, che
all’epoca era la sua migliore amica, ad accompagnarla. A
quanto pare, mentre l’amicizia tra lei e Marco diventava
stretta, Penny si portò a letto Marco diventando la sua
ragazza. Era una sgualdrina anche allora. Comunque appena lo seppe
Linda si arrabbiò e le tolse la parola, e non solo, smise di
andare da Marco visto che il loro comportamento le faceva male.
Non
so come andarono bene i fatti, ma credo che anche al boss gli piacesse
Linda, quindi quando non la vide andare più la
cercò, e scopri il motivo. Il resto puoi anche immaginarlo-
finì
-Marco
lasciò Penny e si mise con Linda giusto?- dissi
-si.
Da allora però Linda e Penny non si parlano, anche
perché lei ci ha provato ancora mentre erano insieme-
aggiunse lui fermandosi
Senza
neanche darmi il tempo si girò e cominciò a
baciarmi con passione. All’inizio cercai di fermarlo, o
quantomeno di calmarlo, ma non ci riuscì perché
anche io mi scaldai quanto lui.
Ci
sedemmo li vicino, in un muretto che ci arrivava alle ginocchia, e
continuammo ad amoreggiare per tutto il resto della giornata, fino a
che non si fece buio e dovemmo fermarci.
Mi
accompagnò subito a casa.
-ci
vediamo domani?- chiesi prima di scendere dall’auto
-veramente…-
cominciò dubbioso
-la
prossima settimana ho un esame importante
all’università, non potrò venire fino
ad allora- disse quasi sofferente
-quindi
starai a casa tutto il tempo?- chiesi dubbiosa
Certo,
dovevo avere fiducia ma i dubbi c’erano comunque
-si-
disse sorridendo alla sua maniera
-allora
ci vediamo la prossima settimana?- chiesi un po’ malinconica
-si.
Verrei tutti i giorni se potessi ma devo proprio superarlo questo
esami- spiegò serio
-tranquillo,
sono stata diciassette anni senza ragazzo, ce la farò una
settimana- dissi sorridendo e baciandolo
-ti
chiamo- finì mentre entravo in casa
Gli
feci volare un bacio e lo vidi schizzare via, mentre cominciavo a
sentirmi malinconica, avrei davvero sopportato una settimana di
lontananza?
x
Tanny: grazie per la recensione, infatti diciamo che Andrea nn
è proprio la persona che si pensava, ma in fondo
è il suo fascino. è vero, Cinzia è un
pò cambiata, ma non puoi pretendere che la faccia cambiare
così drasticamente e subito, se no che divertimento ci
sarebbe? spero che questo cap ti sia piaciuto fammi sapere!!! ^^
x cartina follemente innamorata: grazie per la tua recenzione sn felice
che ti piaccia, spero che questo cap nn ti abbia deluso^^
x giulia87: eh si, si sono innamorati, e hai visto? adesso ci si mette
anche la gelosia, ma pare che questo no li fermi...però chi
lo sa...fammi sapere cosa ne pensi di questo cap, un bacio ^^
x MissPinck: eccoti accontentata!! allora cosa ne pensi di questo cap?
fammi sapere. un bacione ^^
ringrazio anche gli altri che leggono e la seguono ^^ scusate gli
eventuali errori ma lo scritta di fretta. fatemi sapere cosa ne pensate
un bacione a tt!!!! ^^
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Capitolo 12 *** un eterna attesa ***
Ormai
erano due giorni che non vedevo Andrea e il mio umore era proprio a
terra. La lezione a scuola stava proseguendo come al solito, tranne che
questa volta a prendere gli appunti non ero io ma la mia amica Sandra.
Io proprio non ce la facevo a scrivere, ero troppo depressa. Non potevo
credere a come mi ero ridotta, e la colpa era solamente di quello
stupido sbruffone, di cui mi ero innamorata, che non mi aveva mandato
neanche un sms in questi due giorni
-Cinzia,
Cinzia mi senti!- sentì chiamare mentre disegnavo cerchi
invisibili col il dito sul banco
-eh?
Devo cambiare libro? È già finita l’ora
di storia?- dissi distratta, alzando il capo verso la mia amica
Lei
mi stava davanti con le mani sui fianchi, e dal suo sguardo era
alquanto arrabbiata
-lo
ucciderei quello li! Guarda come ti ha ridotta- commentò
disperata
-comunque
la lezione è finita e dovresti magiare visto che la
ricreazione dura sempre di meno ormai- continuò mordendo il
suo panino con il salame
-cosa?
Ma non vai a mensa oggi?- chiesi stupita del suo pranzo.
Quella
ragazza era fine in alcune cose, come il cibo, be ma in fondo cosa ci
si aspetta da ragazze di alta classe come noi? Certo, io non mi facevo
molti problemi perché quel mondo lo odiavo, ma lei era una
vera e propria ragazza ricca, e ne era anche orgogliosa
-ti
rendi conto che è da due giorni che stai in quello stato!
Come potevo andare in mensa con un fantasma come te?- mi
rimproverò prendendo un altro morso
-potevi
andare da sola- dissi svogliata
-ma
cosa dici! Sei la mia migliore amica come posso lasciarti in questo
modo- ribattè furiosa
-scusa
hai ragione, ma davvero non cè di che preoccuparsi- le dissi
cercando di sorridere, anche se il risultato assomigliava
più ad una smorfia
-non
si è fatto ancora sentire- sbuffai guardando il mio
cellulare, dove ogni volta mi aspettavo che ci fosse una chiamata o un
messaggio ad attendermi
-la
vuoi smettere? Sta studiando- disse la mia amica sbuffando
impazientita, sedendosi sopra il banco
-e
poi se hai tanta voglia di sentirlo basta che chiami tu-
continuò
-mi
ha detto che chiamava lui, e poi non voglio che pensi che senza di lui
non vivo- gli spiegai
-ma
è così- affermò Sandra stanca dei miei
piagnistei
-non
capisco perché non vuoi farglielo sapere, infondo
è il tuo ragazzo-
-Sandra-
la chiamai alzando il capo dal banco e guardandola seria
-prima
che lui entrasse nella mia vita, non mi sarei mai depressa per un
ragazzo- dissi facendogli capire che per me era dura far cadere quella
maschera
-e
allora?- chiese lei calma
Ecco.
Come al solito non aveva capito niente. Per me era davvero difficile
far vedere alle persone che mi ero addolcita, o forse, non volevo
vederlo io. Infondo non era cambiato granché, la mia paura
di essere ferita c’era ancora, e aumentava ogni volta lui non
era con me
-smettila
di mentire a te stessa- esclamò la mia amica guardando
davanti a se
-eh?-
chiesi confusa
-smettila
di pensare che odi i ragazzi, non è così, almeno
non più- spiegò guardandomi
-infondo
lo hai detto anche tu no? Con i suoi amici maschi ci stai bene-
-ma
cosa c’entra! Lo sai che non è mai stato questo il
mio problema- obbiettai
-invece
si. Prima appena vedevi un ragazzo lo evitavi come la peste. Per te
erano tutti degli approfittatori, invece con questi non hai mai pensato
che fosse così- continuò filosofica
-anche
i ragazzi della scuola se ne sono accorti. Ormai non li eviti, certo,
sei ancora un po’ insofferente ma almeno non gli rispondo
male quando parlano-
Mi
misi a riflettere su quello che aveva detto. Aveva ragione. Da quando
Andrea era entrato nella mia vita cominciavo a dare corda ai ragazzi, e
a lui permettevo cose che a nessuno avevo permesso. Sbuffai
all’idea di essere cambiata
-forse
hai ragione- dichiarai poco contenta
-bene!
Allora fagliela questa chiamata!- affermò guardandomi
speranzosa
Presi
il telefono titubante, mi affrettai ad andare nella rubrica e presi il
nome “il mio ladro“. La mia amica mi esortava a
chiamare. Così mi decisi, premetti il tasto verde del
cellulare e poggiai la cornetta all’orecchio
-il
cliente da lei chiamato potrebbe avere il telefono spento o
irraggiungibile, la invitiamo a chiamare più tardi grazie-
si sentì alla cornetta
-allora?
Perché hai riattaccato?- mi chiese Sandra delusa dal mio
comportamento
-il
suo cellulare è spento- dissi
Gli
occhi di Sandra si infuocarono all’improvviso e senza
preavviso mi strappo il telefono dalle mani. Ascoltò anche
lei e sbatté l’oggetto sul banco
-io
lo strozzo quello!- gridò furiosa
-è
da due giorni che non faccio che sentire i tuoi lamenti e adesso che ti
avevo convinta a chiamarlo lui ha spento il cellulare. Ah ma quando lo
vedo gliene dico quattro!- affermò furente
In
fondo la capivo, non ero mai stata così giù,
forse triste, ma mai così depressa. Il mio pensiero
però involontariamente andò a Penny, possibile
che era con lei? Mi chiesi, ma lo negai subito a me stessa. Anche Linda
mi aveva confermato che tra di loro non c’era più
niente. Però non riuscivo a capire il perché del
suo silenzio. Possibile si fosse già stancato di me? Infondo
lui si era innamorato di una ragazza che non si faceva mettere i piedi
in testa da nessuno, e adesso ero cambiata completamente
-uffa
non è possibile!-
I
miei pensieri furono interrotti dallo sbraitare della mia amica, che
per qualche strano motivo continuava a imprecare a qualcosa che non
capivo. Poi tutto fu chiaro, i miei compagni cominciarono a rientrare
segno che la pausa era finita
-non
è possibile! E io che volevo un po’ uscire da
questa classe!- sbuffò arrabbiata
-tutta
colpa di quel Andrea da strapazzo, ah ma quando ce lo avrò
tra le mani- continuava mentre andava a sedersi
-ehi
ma cosa è successo alla iena- sentì in quel
momento da una voce maschile
Mi
girai per capire di chi fosse quella voce, e poi lo riconobbi. Di chi
poteva essere se non di Francesco il più imbecille degli
imbecilli?
-la
iena ha sentito- dissi guardandolo male
-oh
bene sei risorta dal mondo dei sogni. Cosè il tuo ragazzo ti
ha mollata dopo averti portata a letto?- chiese prepotente
-cosè,
sei invidioso perché non ci sono andato con te?- risposi
pungente
-si
perché vorresti farmi credere che ci sei andata davvero? Ti
conosciamo bene Cinzia, sei una santarellina travestito da diavolo-
continuò superiore
-e
cosa ti dice che lui non sia riuscito dove saresti voluto arrivare tu?-
ribattei maliziosa
-non
ci crederò mai, so bene che sei una vipera, non capisco come
ti sopporti- commentò lui un po’ spiazzato dalla
sicurezza delle mie parole
-ma
per la verità Cinzia è così docile
vicino a lui- commentò senza riflettere alle sue parole
Sandrà
-cosa
vorresti dire che si è addolcita?- chiese lui dubbioso
-no,
solo che il mio ragazzo riesce a domarmi- dissi sghignazzando
Infondo
non dicevo fesserie. Lui mi faceva fare tutto quello che voleva e io
non riuscivo a smuoverlo minimamente in certi momenti, certo, la
verità era un po’ diversa di quella che raccontavo
visto che ci avevo messo un pizzico di malizia che non mi assomigliava
molto.
Francesco
rimase senza parole dalla mia risposta e se ne andò a sedere
Appena
la scuola finì mi feci riaccompagnare direttamente a casa,
non avevo proprio voglia di fermarmi da Sandra e fare lunghe
chiacchierate con la sua famiglia, che proprio quel giorno era libera
-ehi
chiamami se gambi idea- mi disse prima di ripartire col motorino
Entri
in casa e a mia sorpresa trovai mio fratello che mi aspettava per
pranzare
-cosa
ci fai qui?- chiesi subito
-ciao
sorellina- mi salutò sarcastico
-ti
sto aspettando per pranzare, anzi se ti dessi una mossa-
-cosè
questa novità?-
-cerco
solo di riavere un rapporto con mia sorella, visto che non ne ho
più- rispose lui cominciando a mangiare le sue tagliatelle
che gli aveva preparato Vanda
-tieni
piccola- mi disse porgendo anche a me un piatto di pasta
-grazie
Vanda. Ci sono messaggi per me?- chiesi speranzosa
-si-
A
quella parola i miei occhi si illuminarono facendomi sperare
-una
certa signorina Linda ha chiamato lasciando il messaggio che ti aspetta
domani in quel posto che tu sai- aggiunse
-ah-
affermai delusa
-aspettavi
una chiamata?- chiese mio fratello
-si,
dal mio ragazzo- risposi prendendo un boccone del primo piatto
-ahahahahah
si si del tuo ragazzo ahahahah- cominciò a ridere
infastidendomi non poco
-è
così impossibile che io abbia un ragazzo?- chiesi nervosa
-no
no- rispose lui falsamente
Di
certo aveva creduto che lo avevo detto solo per evitare la vera
risposta.
Finì
di mangiare e salì in camera mia, non avevo voglia neanche
di fare i compiti quindi mi buttai sul letto. Non riuscivo a non
pensare a lui. Cosa stava facendo? Con chi era? Gli mancavo? Mi
pensava? Perché non mi chiamava?con tutte questi pensieri mi
addormentai.
Lo
sognai. Lo sognavo sempre ma questa volta era un incubo.
Rivedere
il suo viso e il suo solito sorriso divertito mi fece andare in
paradiso, però l’euforia finì subito
perché lui non sorrideva a me ma qualcuno che mi stava
dietro e che mi stava sorpassando. Una bella e sexy ragazza dalla
chioma rossa, la riconobbi subito era Penny
-ehi
cosa stai facendo quello è il mio ragazzo- dissi seccata
-ma
smettila, non capisci che Andrea ha bisogno di donne al suo fianco e,
non di santarelline che si fanno problemi anche a baciarlo in posti
pubblici
-ma
cosa dici! Diglielo anche tu Andrea, digli che sta dicendo un sacco di
cazzate- dissi alterata
-di
che parli gattino, ha detto la verità- rispose lui
avvolgendo il suo fianco e mettendole la lingua in bocca.
Io
finì immediatamente nel buoi assoluto.
Mi
sveglia di soprassalto e soprattutto affannata
-era
solo un sogno- affermai felice
Involontariamente
portai il mio sguardo alla sveglia della scrivania. Erano le cinque del
pomeriggio.
Mi
guardai allo specchio, ero sudata e nel mio volto non si notava altro
che una faccia scura e depressa
-ma
come mi sono combinata?- dissi svogliatamente
-basta
è ora di reagire!- mi dissi sicura
Presi
al volo il cellulare e composi il numero di Sandra
-pronto?-
si sentì dall’altro capo
-Sandra
sono io- dissi
-si
lo so ho visto il tuo nome, ti serve qualcosa?- disse con il suo tono
contento
-ti
va di andare a fare shopping? Non ho più voglia di stare in
casa- dissi prendendo un abito dall’armadio
Sapevo
benissimo che non avrebbe mai rifiutato ad una richiesta di shopping
sfrenato
-ma
certo! Ti vengo a prendere immediatamente!- si sentì infatti
-fattela
con comodo devo fare una doccia veloce sono tutta sudata- dissi
guardandomi ancora una volta allo specchio
-perché?-
mi chiese stupita lei
-mi
sono solo addormentata- risposi laconica
-non
dirmi che hai fatto un sogno erotico. Mmm…la mia amica sta
diventando una poco di buono- commentò maliziosa
-ma
che cavolo dici! Meglio che vado ci vediamo dopo- finì
riattaccando senza aspettare che mi salutasse
Sogno
erotico, quella ragazza era sempre su un fronte diverso dal mio.
Andai
a farmi una doccia e scesi di corsa
-ce
la tua amica- mi avvisò Tommy che era in cucina curvo sui
libri di università
Cosa
un po’ insolita visto che non l’avevo mai visto
studiare.
Mi
avviai alla porta e chiudendomela dietro salì sul motorino
di Sandra.
Sfrecciammo
subito via fino a che non arrivammo ad una boutique. Poi ad
un’altra e un’altra ancora fino a che non si fece
sera. Era da molto che non facevamo shopping e ci divertimmo molto come
sempre del resto.
La
salutai e entrai in casa dove i miei stavano aspettando che Vanda
finisse di cucinare. D certo la mamma stanca, le aveva chiesto di
cucinare.
Presi
tutte le mie borse e mi avviai al salotto per riposarmi un attimo. I
miei mi guardarono straniti, non avevo mai comprato così
tanta roba. Ma infondo cosa si aspettavano? Non facevo spese folli da
quasi una vita e per giunta ero super depressa.
-sicura
che non ci venga a trovare la polizia?- chiese mio fratello
-perché
dovrebbe- dissi io infastidita
-non
so. Forse tutta questa roba l’hai rubata- disse
Sbuffai
della sua insulsa battuta e mi posai sul divano. In quel momento
sentì squillare il mio telefonino. Mi agitai di botto, la
mia borsa era in una delle tante buste e non riuscivo a trovarla.
Dovevo rispondere, dovevo rispondere. Ne ero certa, era lui, era lui.
Sembravo una pazza, ma all’improvviso sento
-Pronto?-
Non
potevo crederci mio padre aveva messo la mia stessa suoneria al suo
telefonino
Quasi
mi misi a piangere quando portai gli occhi all’unico
sacchettino che non avevo controllato, la borsa era li.
I
miei mi guardarono preoccupati, quasi quanto mio fratello
-stai
bene tesoro?- mi chiese la mamma
-si,
si sto benissimo- risposi abbattuta sedendomi di nuovo sul divano
Il
mio shopping non aveva funzionato a quanto pare. Ero ancora agitata e
depressa.
Poco
dopo andammo a cenare. La mia famiglia continuava a parlare
animatamente senza che io ascoltassi. Appena finito mi ritirai subito
nella mia camera e posai le mie buste sul pavimento senza sistemare gli
abiti all’interno, non ne avevo proprio voglia.
Andai
a lavare i denti, sentì i miei parlottare in quel momento
-ma
che le succede? sarà successo qualcosa?- disse mia madre
-in
effetti è strana da qualche settimana, non è
più tanto aggressiva e da qualche giorno sembra depressa,
non l’avevo mai vista in questo modo- aggiunse papà
-non
vi preoccupate, è forte sa badare a se stessa- disse mio
fratello
Non
credevo si preoccupassero per me. Non l’avevano mai fatto,
almeno i miei genitori.
Mi
lavai e mi infilai il pigiama. Mi sedetti sul letto puntando la sveglia
per l’indomani, fra poco sarebbero stati tre giorni che non
avevo sue notizie.
Mi
misi sotto le coperte, in quel momento sentì uno squillo.
Presi il telefono; era un messaggio:
“scusa
gattino per nn essermi fatto vivo. Sn imperdonabile lo so. Il fatto
è che ho chiesto al signor Piero di staccarmi la linea x nn
essere disturbato e il mio cellulare è morto poche ore dopo
che cominciassi a mettermi sotto cn lo studio. Mi manchi tanto gattino
lo sai? Specialmente le tue labbra. Ti chiamo domani mattina
notte”
Appena
lo lessi mi misi a piangere bagnando lo schermo. Finalmente aveva dato
sue notizie, certo era solo un sms ma ero troppo felice. Continuai a
leggere e rileggere il messaggio fino a che non mi addormentai esausta.
ecco il mio
aggiornamento!! spero vi sia piaciuto ^^
grazie a chi mi
ha recensito e chi segue. sn felice che vi piaccia quello che scrivo.
be nn mi resta
che dirvi "recensitemi mi raccomando" ^^ un bacio
|
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Capitolo 13 *** Rivederlo ***
13°
capitolo
Era
passata una settimana e quel giorno ero felicissima. Finalmente lo
avrei rivisto. Sapevo che il giorno stesso aveva quell’esame,
di cui io non sapevo niente, grazie ad un messaggio.
Me
lo immaginavo già, mentre cercavo tra un pensiero e un altro
di concentrarmi sulla lezione. Bellissimo come solo lui sapeva essere,
che con insistenza suonava il mio campanello di casa. Proprio non
vedevo l’ora che passasse quella mattina.
Le
mie preghiere, dopo cento anni, furono accolte e finalmente
uscì da quella scuola che ormai mi opprimeva. Appena fuori
dal grande portone, il mio sguardo andò ad una golf nera,
per un attimo rimasi immobile, forse è lui, mi dicevo. Poi
lo vidi, quel suo sorriso divertito sulla faccia, appoggiato al
cancello principale che mi aspettava.
-lo
vedi anche tu?- chiesi alla mia amica incredula
-oh
si che lo vedo!- mi rispose accigliata
Senza
neanche riuscire a capire cosa facevo gli corsi incontro, dicendo addio
al mio orgoglio e ai miei buoni propositi di far fare la prima mossa a
lui.
Gli
saltai al collo senza neanche riuscire a fermarmi e lui mi strinse
forte a se
-mi
sei mancata da morire gattino- mi disse baciandomi
Finalmente…finalmente
avevo le sue labbra sulle mie. Quello non fu uno dei nostri baci
passionali, ma sinceramente in quel momento non mi interessava,
l’unica cosa che volevo era riaverlo tra le braccia
-eccoti!-
gridò Sandra interrompendoci
-con
te devo fare un bel discorsetto!- continuò verso il mio
ragazzo
Andrea
mi guardava confuso. In effetti lui non sapeva quanto mi fosse mancato,
non poteva minimamente immaginare quanti tormenti avevo dato alla mia
amica
-sta
zitta- gli dissi tappandogli la bocca
-no!
Non lo farò, deve sapere quanto mi ha rotto questa
settimana!- continuò furiosa
-potrei
sapere anche io di cosa parli?- gli chiese Andrea ancora confuso
-non
dice niente, ha la febbre, delira- dissi io per tagliare corto
-no
mia cara. Io non deliro affatto! Sei tu quella che ha delirato per
giorni- ribatté ancora in collera
-lasciamola
perdere andiamo- dissi io spingendolo verso l’auto
-ma…ma
Cinzia, di cosa parla?- continuava a chiedere lui, in quel momento
molto curioso
-noi
ci vediamo più tardi!- mi minacciò Sandra appena
entrata in macchina
-dai
metti in moto- dissi cercando di non prendere per vero quel tono
minaccioso
Ancora
un po’ confuso Andrea mi ascoltò e mise in moto
-allora
gattino? Di cosa parlava la tua amica?- mi chiese appena qualche minuto
dopo
-ma
niente! Lo sai, Sandra fa sempre un mucchio di storie per niente-
risposi guardandolo
Come
era bello! Concentrato a guidare…era davvero bellissimo
-non
ti credo, ma per adesso lasciamo stare questo discorso visto che non
vuoi parlarne- mi disse accigliato
Che
ridere mi faceva quando mi metteva il muso per assurdità
-allora,
con quanto sei uscito all’esame?- gli chiesi cambiando
completamente discorso
-trenta
con lode- rispose laconico
Io
rimasi di quella risposta, non potevo credere di aver un genio per
fidanzato
-wow!
Il massimo- proferì sconvolta
-di
certo non è il primo- disse lui tranquillamente
-mio
padre vuole il massimo in tutto, quindi per continuare a rimanere in
hotel con tutti i confort lo devo accontentare- mi spiegò
In
quel momento vidi il suo volto cambiare. Sembrava arrabbiato,
specialmente quando aveva nominato il padre. Cercai di non pensarci
più di tanto e continuai.
-questo
mi spiega il perché ti sei completamente chiuso in questa
settimana- dissi tranquilla
-scusa,
davvero non avrei voluto separarmi da te per tutto questo tempo, ma col
fatto che non mi va di studiare mi riduco sempre all’ultima
settimana- disse sbuffando
-sarai
stanco eh?- chiesi guardandolo sbuffare
-be
poco, sono riuscito a farmi una bella dormita questa notte- rispose
tranquillamente
-ma
adesso dimmi, dove siamo diretti?- chiesi guardando la strada
Lui
guardò in alto e sbuffò di nuovo
-avrei
tanto voluto rimanere con te da solo, ma i ragazzi hanno bisogno di me
oggi. Lo sai no? Questo fine settimana facciamo un altro colpo-
proferì guardando come avessi reagito a quella notizia
Io
ero triste. Avevo paura che li scoprissero e non solo io.
Per
tutta la settimana avevo passato i pomeriggi con Linda, che non
riusciva a calmarsi per il fatto che questo avvenimento stesse
arrivando. Lei voleva che Marco parlasse subito hai ragazzi, per
chiudere questa storia dei ladri, ma lui insisteva a dire che lo
avrebbe fatto dopo quest’ultimo colpo. Così per
tutta la settimana avevo cercato di calmarla e di consolarla
-cosa
cè?- mi chiese Andrea distogliendomi dai miei pensieri
-nulla,
pensavo a Linda- risposi sinceramente preoccupata
-che
c’entra Linda?- mi chiese stupito della mia risposta
-forse
non dovrei dirtelo, ma Linda vorrebbe che la smetteste con questa
storia- incomincia serena
-non
è un mistero questo, lo sappiamo da un sacco di tempo-
commentò lui
-be,
diciamo che adesso lo vorrebbe anche Marco- aggiunsi svelta, guardando
la sua reazione
Lui
si contrasse un attimo, forse era stato preso alla sprovvista, ma poi
tornò come prima
-capisco-
disse accennandomi a continuare
-però
lui è un po’ dubbioso di dirlo, si è
affezionato a voi e non vuole che spariate dalla sua vita, quindi sta
cercando di rimandare il più possibile, facendo arrabbiare
non poco Linda- dissi
-ha
paura che se ci dice di smettere di fare i ladri noi ce ne andiamo?- mi
chiese
-si
esatto-
-che
stupido quel ragazzo!- esclamò facendomi stupire
-perché?-
chiesi sinceramente curiosa
-ma
dai! Avevo già notato che lui si è un
po’ stancato di questa vita, e lo hanno fatto un
po’ tutti, ma la cosa non ci scalfisce proprio per niente. Ci
siamo affezionati anche noi a lui e Linda, non lo molleremo mai! Ormai
è diventato come un padre, ci vizia e ci fa divertire, non
ci sogneremmo mai di lasciarlo- spiegò sorridendo
Lo
guardai stupita, credevo, apparte lui, che gli altri avessero scelto
quella strada per ragioni economiche, ma a detta di lui avrebbero
lascito tutto per Marco
-ma
sei sicuro di quello che dici?- chiesi dubbiosa
Infondo
non tutti erano i figli di uno dei più ricchi uomini del
mondo
-ma
certo! Forse gli altri all’inizio hanno cominciato per
racimolare qualcosa di soldi, ma adesso siamo tutti affezionati e non
molleremo tutto per questo. Infondo le nostre famiglie non se la
passano male- mi rispose
-la
tua di famiglia non se la passa male- lo corressi
Si
mise a ridere di quelle parole, e io come al solito mi imbroncia, cosa
aveva da ridere?
-si
è vero! Ma le famiglie degli altri sono di media levatura
sociale, non sono mica poveri!- mi spiegò continuando a
ridere, forse della mia faccia
Ero
rimasta a bocca aperta, chi si poteva spettare quella notizia! Forse
ero veramente una principessa in fondo
-cosa
credevi?- continuò ridendosela fino alle lacrime
-scemo!
Credevo se la passassero male per andare a rubare!- risposi offesa
-ma
no! Lo fanno solo perché non hanno voglia di lavorare e
perché è il metodo più facile per fare
soldi!- esclamò ancora ridendo
Io
per l’ennesima volta rimasi senza parole. Ma come potevano
trasgredire la legge per questi futili motivi
-ma
voi siete degli idioti!- sbottai sbalordita
-rischiate
di essere messi dietro le sbarre solo perché non vi va di
lavorare!- continuai
-si,
gli altri lo fanno per questo- rispose ancora divertito
Non
potevo crederci, ma in che mondo ero finita? Di certo in un libro di
fantasia, la vita reale ero certa fosse un po’ diversa
-lasciamo
perdere questo discorso, mi dici cosa aveva la tua amica? Sono curioso-
esordì riprendendo quel discorso che avevo completamente
dimenticato
-oh
siamo arrivato!- annunciai cambiando discorso
-lo
so. Ma noi possiamo ancora rimanere qui per qualche minuto- mi disse
furbo
-ma
che dici! Forza andiamo- continuai ostinata scendendo
dall’auto
-sei
proprio scaltra tu eh?- mi chiese correndo e raggiungendomi
Mi
prese per un braccio e mi avvicinò a se. Stavo quasi
morendo, il mio cuore batteva davvero forte, avevo il suo volto a
qualche centimetro dal mio e avevo una maledetta voglia di baciarlo
-voglio
saperlo e lo saprò- disse lui sicuro
-non
te lo dirò mai- lo provocai
-ma
io ti obbligherò- continuò cocciuto
Mi
baciò istintivamente. Finalmente potevo ricambiarlo a mio
modo, davanti alla scuola non ne avevo il coraggio.
Legai
la mia lingua alla sua e le mie braccia al suo collo. Mi stringeva
stretta a lui, mi sentivo in paradiso
-ehi
voi due prendetevi una stanza!- gridò qualcuno
interrompendosi
E
come previsto era il rompi palle di junior. Andrea lo
fulminò con un solo sguardo, era la prima volta che lo
vedevo in quel modo, a quanto pare quella interruzione non fu gradita
neanche da lui.
Comunque
ci avvicinammo al garage e salutammo tutti i ragazzi, quel giorno
c’erano proprio tutti, apparte le ragazza.
-dove
sono Linda e Paola?- chiesi stupita dal fatto che non fossero con i
loro fidanzati
-sono
di La. Non partecipano mai alle nostre riunioni- mi rispose gentilmente
Marco
-bene
allora le raggiungo- affermai avviandomi all’ufficetto
-ehi
principessa, prima o poi mi farai vedere come fai con quella lingua?-
mi chiese junior malizioso
Stavo
per rispondergli, ma Andrea mi precedette colpendolo in testa. Sorrisi,
solo in quel momento mi accorsi che il mio ragazzo era geloso.
Mi
girai senza aggiungere altro e andai dalle ragazza
-ehi
buon pomeriggio!- salutai vivace
-vedo
che hai ripreso a sorridere- costatò Paola baciandomi
-be,
diciamo che ho rivisto il mio sole- le risposi arrossendo
-buon
per te Cinzia, io il mio sole lo ritroverò alla fine di
questa storia- si intromise Linda salutandomi.
Era
seduta in una poltroncina e dal suo viso si vedeva che non era al
massimo del suo umore
-dai
non fare tutte queste storie, vedrai che non accadrà niente
come le altre volte- cercò di consolarla la sua amica, ma il
risultato non fu molto positivo
-Cinzia
ho comprato del the, ne vuoi un po’?- mi chiese Linda
cambiando discorso
-che
tipo di the?- chiesi sedendomi in una delle sedie vicino alla scrivania
-uno
di quelli in bustina, sai, col fatto che prima eravamo solo io e Paola
le ragazze, non ho fatto storie alla birra, ma adesso che ci sei anche
tu posso finalmente eliminare quella schifosa bibita dai miei
pomeriggi- spiegò sorridendomi
-volentieri-
le risposi
Gustammo
tranquillamente il the facendo quattro chiacchiere.
Mi
divertivo tanto con loro, avevano sempre di che parlare e non erano mai
volgari. Per mia fortuna quel giorno non c’era neanche Penny,
così potei godermi quel pomeriggio tranquillamente.
-allora?
Come è stato vedere Andrea dopo una settimana?- mi chiese
Paola molto interessata
-be,
credo il massimo. Stava davvero male senza di lui la scorsa settimana-
le rispose Linda sorridendomi dispettosa
-smettetela
di prendermi in giro! Lo so che sono stata una palla al piede, e
credetemi mi sono meravigliata anche io di questo, ma proprio non
riuscivo a stare lontano da lui- mi giustificai abbassando il capo
-non
vergognarti di questo Cinzia, anche a me succedeva
all’inizio- mi disse Linda, mentre l’altra annuiva
-si
ha ragione! E l’unica sua consolazione eravamo io e Penny-
commentò continuando ad annuire
Appena
Paola nominò Penny il mio viso si oscurò,
accompagnato da quello di Linda
-oh
scusate ragazze- si scusò la nostra amica veramente
dispiaciuta
Le
sorridemmo, infondo non era colpa sua se quella vipera era la causa
più grande delle nostre paure
-in
ogni caso adesso sono felice di averlo rivisto- commentai guardando la
mia tazza vuota
-però
è stato proprio un’idiota a lasciati una
settimana, fa sempre così. Appena si avvicina un esame
scompare, ricomparendo la settimana dopo- commentò burbera
Paola
-si
me lo ha detto, ma voi sapete cosa studia?- chiesi curiosa.
Andrea
non mi raccontava mai della sua vita, e io ogni volta lo sentivo tanto
distante, quasi da farmi credere che non volesse che io diventassi
parte di lui.
Stupendomi
le mie amiche si guardarono rivolgendosi di nuovo a me
-ascolta
Cinzia, la storia di Andrea è un po’ complicata e
difficile, ma sono sicura che quando si sentirà pronta ti
dirà tutto, infondo noi sappiamo che ci tiene tanto a te- mi
disse Linda appoggiata da Paola
Non
riuscivo a capire cosa mi nascondessero, e più importante,
cosa nascondesse il mio ragazzo, ma cercai di fidarmi delle mie amiche
e non chiesi più niente. Avrei aspettato che me ne parlasse
lui, e se fosse passato troppo tempo glielo avrei chiesto io.
Il
tempo volò e Andrea mi venne a chiamare
-gattino,
cosa dici di ritornare? Si è fatto un po’ tardi-
mi disse facendo spuntare la testa dalla porta
-si
andiamo!- acconsentì raggiungendolo
-ehi
amica mia, abbi pazienza!- mi urlò Linda mentre ci avviavamo
alla machina
Gli
sorrisi, era davvero molto più matura delle donne della
nostra età.
-di
cosa parla?- mi chiese curioso il mio ragazzo
-di
nulla- risposi sedendomi nel sedile
-cosè,
oggi è il giorno dei segreti?- sbuffò mettendo in
moto
Questa
frase mi fece ricordare di Sandra e della sua collera. Accessi il
telefonino che spegnevo sempre quando ero con lui.
Neanche
il tempo di riporlo nella borsa, che venni bombardata di messaggi.
Andrea
mi guardò curioso, chissà cosa gli passava per la
testa in quel momento. Mi strappò dalle mani il cellulare
-vediamo
chi importuna la mia ragazza- disse spavaldo, come se non sapeva che
non davo confidenza agli altri
-ridammi
il cellulare! Questa è violazione della privaci!- gli dissi
cercando di arrivare all’oggetto
-oh
sono tutti avvisi di chiamata della tua amica a e un messaggio! Vediamo
che dice- guardò non ascoltandomi minimamente
-non
leggerlo! Potrebbe essere qualcosa di privato!- mi opposi ma fu troppo
tardi lo vidi già leggere
-il
messaggio dice: spero tu abbia detto al tuo ragazzo che non la
passerà liscia, appena lo avrò tra le mani lo
strozzerò e mi ripagherò della settimana
infernale che mi hai fatto passare per colpa sua! Se non lo hai fatto
mi deludi mia cara! Non può scomparire una settimana e non
avere conseguenze. TV1KDB- lesse tranquillamente
-ricordati
di uccidere Sandra- mi dissi abbastanza arrabbiata
-cosè
questa storia?- mi chiese Andrea guardandomi
-non
è niente, te lo detto fa di una miccia un incendio-
ribattei, cercando di far risultare vere le mie parole
-Cinzia!-
mi rimproverò
Adesso
era deciso, voleva la verità a qualunque costo.
-e
va bene! Mi sei mancato tanto da farmi deprimere, ecco!- rivelai subito
calpestando del tutto il mio orgoglio
-cosa?
E cosa centra Sandra!- mi chiese
-e
lei che mi ha dovuto sopportare al mattino! E soprattutto a dovuto fare
quello che faccio io di solito- spiegai
Un
proverbio diceva che gli amici si vedono nel momento del bisogno. Con
Sandra era così, ma poi me la faceva pagare cara.
Vidi
Andrea fermare la macchina e sorridere
-ma
non eri tu che mi hai detto che ce l’avresti fatta per una
settimana?- mi chiese sorridendo malizioso
-lo
credevo, ma purtroppo per colpa tua sono diventata una mongola
qualunque- dissi voltandomi dall’altra parte
-sei
incredibile, perché non me lo hai detto!-
commentò divertito
-ti
diverti a prendermi in giro vero?- gli chiesi infastidita
-ma
quale prenderti in giro, sappi che mi sei mancata tantissimo anche tu-
rivelò dandomi un bacio a fior di labbra
-e
poi sono felice che sia l’unico a mancarti tanto- aggiunse
rimettendo in moto
Non
so cos’era quell’ultima frase, di certo un modo di
dire “sono felice che non pensi ad altri”. Non
riuscivo a capire come facesse ad essere tanto geloso sapendo quello
che un tempo ero. Comunque non andai a fondo di questa storia e mi
godetti il viaggio.
Arrivati
a casa fermò l’auto proprio davanti
all’entrata
-mi
farò perdonare gattino promesso!- esordì
all’improvviso
-non
ce ne bisogno, so che sei stato occupato, sono io che ho esagerato-
dissi cerando di convincerlo
-so
il mio potere verso le donne e di certo questa volta ne ho
approfittato- controbatté scherzoso
-oh
sulle donne- ripetei io
Chi
erano queste donne di cui parlava?
-dai
stavo scherzando! Comunque mi farò perdonare lo stesso-
disse facendomi scendere dall’auto, aprendomi lo sportello.
Come i veri gentil’uomini
-ti
amo- gli dissi attaccandomi al suo collo
-anche
io, da morire- ricambiò baciandomi
Finalmente
riavevo le sue labbra. Quel ragazzo baciava davvero bene, a volte
pensavo che le sue vere esperienze in certe cose erano di gran lunga
quelle che mi diceva.
Restammo
in quella posizione per non so quanto, alla fine avevo le labbra gonfie
e bagnate, troppo bagnate se posso aggiungere, be di certo non era la
prima volta, visto che ogni volta che toccavo le sue labbra la mia
lingua si spostava nella sua bocca da sola.
-ci
vediamo domani gattino- mi salutò ripartendo
Rimasi
a guardarlo fino a che scomparve dalla mia visuale, lo odiavo in quel
momento. Ogni volta che mi lasciava, mi prendeva un groppo allo stomaco
che scompariva appena lo rivedevo.
Non
avrei mai voluto lasciarlo, e lui quella sera mi aveva lasciata troppo
velocemente e troppo facilmente, ma non potevo dargli torto.
Neanche sapeva quanto
veramente lo amavo e forse neanche io.
ecco un'altro
cap, spero vi sua piaciuto e scusate se è un pò
corto!!
adesso il momento dei ringraziamenti
x free09:
grazie per aver recensito. eh si! gliene ha fatte passare per una
settimana, ma adesso lo ha promesso, si farà personare. e
vedrai quello che succederà ^^
x giulia87:
scusa il ritardo!!! eh si, Cinzia è davvero partita per
Andrea, chissà se verrà delusa, tu cosa pensi?
x Fata Desi:
grazie di aver aggiunto la mia ficcy tra le preferite, sn davvero
felice che ti sia piaciuta!!! cmq vedrai come si farà
perdonare, dovrai solo avere un pò di pazienza ^^
x MissPinkAle:
grazie per i complimenti mia ammiratrice ^^ be sn sempre tanto felice
di ricevere un tuo commento, spero mi dirai cosa ne pensi di questo un
bacio
bacio anche tutti quelli che leggono senza recensire, spero davvero vi
sia piaciuto questo cap. ^^ alla prossima!!!!! XD
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Capitolo 14 *** una romantica serata ***
14°
Capitolo
Ormai era
venerdì sera. Io dovetti andare a cena con i miei in uno dei
ristoranti più lussuosi che conoscevo, mi avevano detto che
passavamo troppo poco tempo tutti insieme di recente, quindi non
riuscii a non evitare quell’assurda riunione di famiglia.
Però nonostante fossimo tutti insieme non riuscivo a seguire
nessuna delle loro discussioni, ero troppo preoccupata per Andrea e gli
altri. Quella sera stessa si sarebbero intrufolati in una casa estranea
e avrebbero derubato la roba più costosa e poco appariscente
che trovavano, avevo un groppo allo stomaco, non riuscivo neanche a
mangiare.
Avevo portato con
me il cellulare, con Linda ci eravamo messe d’accordo che
quando tutto fosse finito mi avrebbe chiamato per informarmi, ma erano
già le dieci e non era arrivata nessuna chiamata ancora
-tesoro, devi
mangiare prima che si fredda- mi disse mia madre, mentre per
l’ennesima volta guardavo lo schermo del cellulare.
Abbassai il capo e
guardai la fettina di pesce spada affogato nella salsa, mi venne il
volta stomaco solo a guardarlo. Ero troppo agitata per poter mettere
qualcosa sotto i denti
-non ho
granché fame- dissi allontanando il piatto da me
-magari
mangerò un po’ di frutta dopo- aggiunsi, sperando
che la chiamata arrivasse prima dell’ultimo piatto sul
menù
Era passata una
buona mezzora, io stavo mangiucchiando un po’ di contorno,
quando finalmente squillo il cellulare, vidi mio padre contrariato
dalla cosa, ma non mi importava niente
-pronto?- risposi
con tono grave
-ehi Cinzia,
speravo di trovarti ancora sveglia- rispose dall’altro capo,
la voce alterata di Linda
-Linda,
è successo qualcosa?- chiesi adesso davvero in agitazione
-no, no stai
tranquilla, sono solo stanca perché io e Paola ci siamo
messi a saltare per la felicità di essere andato tutto bene-
mi disse con il fiatone
-allora
è tutto a posto?- chiesi ancora
-si, Marco ha
fatto il mio tanto desiderato annuncio e i ragazzi l’hanno
presa abbastanza bene, adesso stanno bevendo come non mai, mi sa che mi
toccherà rimanere qui questa notte, per controllare che non
facciano cazzate- mi disse
Io tirai un
sospiro di sollievo, finalmente quell’incubo era finito
-e…-
cercai di dire, ma mi accorsi che i miei erano molto interessati alla
mia conversazione, menomale che Linda era molto perspicace
-Andrea?-
-si-
-sta tranquilla,
lo farò rigare dritto questa sera- mi
tranquillizzò scherzosa
-non era questo
che mi preoccupava- gli feci notare
-si si lo so,
comunque sta bene anche lui, perché non ci raggiungi e lo
vedi con i tuoi occhi- mi propose
-non posso, sono a
cena con la mia famiglia- risposi cercando di non fare notare il mio
malumore per la cosa
-ah ok. Be allora
ci sentiamo domani, buonanotte- mi salutò
-buonanotte-
restituii il salutò posando finalmente il cellulare nella
borsetta
-chi è
Linda, una nuova amica?- mi chiese la mamma
-si, lo conosciuta
da poco- risposi riprendendo a mangiare la mia insalata
-però
sembravate molto intime- continuò curiosa
-si mamma, in
realtà siamo diventate subito ottime amiche- risposi
Mia madre mi fece
un sorriso, non so a cosa stesse pensando , non lo mai capito. Comunque
dopo un’oretta arrivammo alla fine della serata, mi
meravigliai del fatto che mio fratello non avesse fatto ancora nessun
commento poco gentile verso di me. Ancora non mi ero resa conto che
stava cambiando
-bene ritorniamo a
casa- disse mio padre
Salimmo in
macchina e la mamma come sempre, mise della musica classica sul lettore
cd. In quel momento mi squillò di nuovo il telefono.
Lo presi senza
neanche guardare chi chiamava, credevo fosse di nuovo Linda
-pronto?-
-non mi aspettavo
una risposta tanto formale- mi disse il mio interlocutore
-scusa, non avevo
visto che eri tu- dissi per giustificarmi
-gattino, devi
sempre guardare chi ti chiama, potrebbe essere un molestatore- mi disse
facendomi la predica
-ora come ora,
l’unico molestatore che credo di conoscere sei tu- ribattei
scherzosa
Mio fratello a
quella frase mi rivolse uno sguardo curioso
-ma no, io non ti
molesto, infondo sei la mia ragazza, ne ho tutto il diritto- disse il
mio interlocutore distogliendo la mia attenzione da mio fratello
-oh comodo come
discorso- dissi scettica
-comunque, non ti
ho chiamato per discutere di questo, volevo dirti che domani sera mi
faccio perdonare, quindi vestiti elegante ma non troppo- disse
cambiando discorso
Perdonare? E di
cosa si doveva far perdonare? Non riuscivo a ricordarmelo, ero stata in
apprensione tutta la settimana, e non riuscivo a fare mente locale.
Poi mi venne un
flash, Shandra, allora compresi a cosa stava alludendo
-ma ti avevo detto
che non c’era bisogno, e poi perché me lo dici
oggi? Non potevi farmelo sapere domani?- chiesi arrabbiata con la mia
amica, sempre a mettere bocca sulle mie cose
-no, domani vado
con Marco da una parte, quindi ci vedremo direttamente domani sera- mi
spiegò
-adesso devo
andare, quei cretini stanno mi stanno facendo un mucchio di scherzi
mentre sono al telefono con te- aggiunse svelto
-a domani, ti amo-
finì
-anche io- risposi
chiudendo la chiamata
Tommy continuava a
guardarmi, ma non gli diedi peso e rivolsi lo sguardo alla
città che scorreva dal finestrino.
Mi andai a
coricare subito, ero stanca per l’agitazione che mi aveva
indurito lo stomaco, i miei non fecero dissensi alla mia decisione,
quindi fu molto facile addormentarmi.
Il giorno dopo mi
svegliai con una gran fame, scesi svelta in cucina dove Vanda stava
preparando, come al solito, qualcosa di squisito e mio fratello
aspettava seduto a tavola
-buongiorno
piccola Cinzia- mi salutò amorevolmente la mia badante
-giorno Vanda,
cè qualcosa di buono anche per me?- chiesi sedendomi di
fronte a mio fratello
-ma certo- rispose
-dove sono mamma e
papà?- chiesi indifferente
-hanno avuto
un’emergenza a lavoro- mi rispose con uno sbadiglio Tommy
-ah capisco-
risposi con lo stesso tono di prima
-fame eh?- mi
chiese
-si un
po’- risposi calma
-certo, ieri non
hai mangiato niente-
-non avevo fame-
-senti, domani
vorrei assentarmi per il giro tutti insieme appassionatamente, quindi
vorrei il tuo appoggio per dirlo a mamma e papà- mi disse
Capii subito che
si riferiva al fatto di dover passare la domenica in famiglia
-si
d’accordo, così faccio shopping con Sandra-
acconsentii poco entusiasta di non dover passare un’altra
domenica con loro
Mangiammo
tranquillamente, poi ci pensai un attimo, quel giorno c’era
ponte a scuola per tutta le scuole della città, guardai
l’orologio ed erano già le 11
-non ci posso
credere! Ma perché non mi avete svegliata prima?- chiesi
alzandomi di scatto dalla sedia
-oggi non
cè scuola, quindi ho creduto fosse opportuno lasciarti
dormire- mi disse preoccupata Vanda
Perfetto, ero in
ritardo per fare shopping per il mio appuntamento, ma era anche presto
per cominciare a scegliere.
Salii lentamente
le scale e andai in camera mia. Indossai la mia tuta preferita e mi
buttai sul letto.
Comincia a pensare
a dove mi avesse portato Andrea, di certo in qualche locale lussuoso,
anche se non ne ero certa visto il fatto che mi aveva raccomandato
“vestiti elegante ma non troppo”, non riuscivo ad
indovinare cosa avesse in serbo per me. Poi il mio pensiero
passò a cosa dovessi mettermi. Ecco, in quel momento
arrivò il panico, non riuscivo a pensare a niente!
Aprì
svelta l’armadio ma tutto mi sembrava banale, avevo bisogno
di aiuto, di tanto aiuto. Presi il cellulare e chiamai Sandra,
suonò un paio di volte e poi rispose
-chi diavolo mi
disturba nel mio giorno libero!- disse esageratamente arrabbiata
-ho bisogno del
tuo aiuto estetico- dissi per tagliare corto
-per quale
occasione- mi chiese calmandosi un po’
-per colpa tua
Andrea si è ostinato a farsi perdonare- risposi alterata per
la storia
-benissimo!- si
eccitò
-sarò
da te verso le tre, buona notte- continuò
-ma guarda che
è quasi mezzo giorno, non credi sia ora di svegliarsi?- gli
chiesi
-lasciami stare,
sono andata a letto tardi ieri sera!- si lamentò chiudendo
la chiamata
Che maleducata,
non mi aveva neanche salutata prima di chiudere.
Senza pensarci su
andai in rubrica e selezionai il numero di Linda
-pronto?- mi
rispose dopo un paio di squilli
-ehi Linda ti
disturbo?- chiesi titubante
-no no tranquilla,
sono solo con Marco-
Ops
l’avevo disturbata, magari in un momento intimo
-scusa, avevo solo
bisogno di un consiglio su cosa mettermi per questa sera, volevo che
venissi a casa mia magari verso le tre, ma se non puoi stai tranquilla-
gli spiegai velocemente
-oh ma certo!
Certo che vengo, voglio vedere casa tua!- rispose tutta eccitata
Gli spiegai dove
si trovasse casa mia e mi disse che sarebbe stata puntualissima.
Finalmente tirai un sospiro di sollievo, con loro due consigliere non
avrei avuto problemi.
Mi guardai un
po’ in giro, cosa fare per passare il tempo? Poi
però ripensai a quello che mi aveva detto Linda, era con
Marco a detta sua, ma anche il mio ragazzo doveva essere con lui.
All’improvviso mi prese un gran panico e chiamai Andrea
-buongiorno
gattino- rispose
-dove sei?- chiesi
-a casa, mi sto
preparando, fra un’ora ho quell’appuntamento con
Marco- mi disse
Che stupida che
ero stata, non riuscivo a capire da dove uscisse tutta quella gelosia
-problemi?- mi
chiese
-veramente solo
uno, io- dissi
-cosa?- mi chiese
confuso
-ho scoperto un
altro mio difetto verso di te- cercai di spiegargli titubante
Avrei di nuovo
calpestato il mio orgoglio, ma non mi importava
-di che stai
parlando?- mi chiese ancora
-sono gelosa e mi
fido poco- dissi tutto dun fiato sperando di non averlo fatto arrabbiare
-va
bene…sono contento del fatto che tu sia gelosa, ma che vuol
dire non ti fidi?- mi chiese
La sua voce era
automa, non riuscivo a capire cosa provasse
-Linda mi ha detto
di essere con Marco e ho pensato che mi avessi mentito- gli spiegai con
voce tremante, non volevo farlo arrabbiare
-ah capisco. Forse
un po’ è colpa mia perché non ti ho
spiegato come stavano meglio le cose, comunque dovresti avere
più fiducia in me. Cosè hai pensato mi stessi
scopando una ragazza qualunque?- mi chiese con tono divertito
Sinceramente mi
era passata quel pensiero.
Rimasi in
silenzio, e lui capì che ci avevo pensato davvero
-oh gattino! Io ti
amo, non ti tradirei mai, anche perché ti ho già
detto che non mi interessano le storie da sesso e via. E comunque cerca
di avere più fiducia in me, so che è difficile
cambiare subito opinione sugli uomini, ma almeno cerca di farlo per me-
mi disse con tono sereno
Oh quanto lo
amavo! Io mi sarei incazzata, ma lui era stato così
comprensivo…
-e tu? Hai fiducia
in me?- chiesi ancora incuriosita
-ciecamente, anche
se sono geloso- mi rivelò tranquillamente
-ok, scusa mi
dispiace- dissi
-tranquilla! Mi
piace che tu melo abbia detto, con questo conosco qualcosa in
più di te- rispose
-ci vediamo questa
sera?- fu una domanda la mia, avevo paura che con quello che gli avessi
detto avesse cambiato idea
-ma certo! Alle
otto ciao ti amo- mi salutò
-anche io-
finì chiudendo
Che stupida ero
stata. Dopo di questo cercai a non pensare più male e mi
distesi nel letto, cercando di riuscire ad immaginare quello che
sarebbe successo quella sera.
Finalmente
arrivarono le tre e la prima a suonare il mio campanello fu Linda.
Scesi in fretta ma
arrivai tardi perché aprì mio fratello
-ehi Linda!- le
gridai facendomi vedere dalla scala
-ehi Cinzia-
rispose con lo stesso tono
-chi ti ha
portata?- chiesi
-e chi se no la
persona che non mi si stacca mai?- rispose alludendo al suo ragazzo
-scusa se vi
disturbo- ci interruppe mio fratello
-ah scusa, io sono
Linda Coccini piacere- disse porgendogli la mano
-piacere io sono
Tommaso- si presentò lui
Io trascinai la
mia amica al piano di sopra
-non sapevo che ti
chiamassi Coccini- gli feci notare
-eh si! A te non
ci siamo presentati con i cognomi, io mi chiamo così, e
quando mi sposerò sarò la signora Benedetti-
disse sorridendomi
Le ricambiai il
sorriso e ci mettemmo subito all’opera per trovare
l’abito.
Poco dopo
arrivò anche Sandra, tra le due si stabilì subito
una buona amicizia, anche se litigarono spesso per i gusti molto
diversi. Infatti Sandra optava per un abbigliamento più sexy
sperando in una serata hard, mentre Linda ad un abbigliamento
più sobrio credendo in una serata romantica.
Alla fine
riuscì a mettere in pratica entrambi i gusti e decidemmo per
un abito indaco a manica lunga, degli auto reggenti color carne e degli
stivaletti marroncini con tacco 8. Un lieve strato di trucco ed ero
perfetta! “elegante ma non troppo” come mi aveva
detto.
Le ragazze se ne
andarono che erano già le 7:45 e io preparai la borsa e
aspettai. Per fortuna Tommaso era andato ad accompagnare a casa Sandra,
così non mi avrebbe fatto domande.
Il campanello
suonò in perfetto orario e andai ad aprire. Andrea rimase
per un attimo di stucco, come lo ero rimasta io.
Aveva indossato un
completo color beige con una camicia nera, senza però la
cravatta
-wow-
commentò per primo
-wow tu- dissi
incantata
A quella frase
fece il mio sorriso divertito
-a quanto pare ti
ho colpita- si vantò
Annuì
incapace di parlare. Era bellissimo
-cosa ne dici di
andare?- mi chiese porgendomi il braccio
-molto volentieri-
dissi mettendogli intorno il mio.
Andammo per le
strade della città senza parlare, non dissi niente neanche
quando mi trovai davanti il suo hotel e neanche quando andammo nel suo
appartamento
-che sorpresa
cè nella tua suite?- chiesi dubbiosa
-lo vedrai- mi
disse aprendo la porta
Io restai
incantata dal clima dentro la camera, era magnifica.
Aveva sparso tutto
intorno alla casa una scia di petali di rose rosse, le candele erano
accese ovunque e la luce soffusa rendeva tutto romanticissimo
-è
bellissimo- commentai guardando i miei occhi verdi adorati
-perché
non segui le rose- mi disse
Io lo feci senza
esitare. Camminai per tutto il soggiorno e mi ritrovai sul balcone dove
trovai apparecchiato un tavolino a lume di candele e sopra ad un piatto
un grande mazzo di rose.
Mi
spostò la sedia per farmi sedere e me lo porse
-che buon profumo
fanno- dissi annusandole incantata
-sono felice che
ti piacciano- mi disse
Dopo poco si
sedette di fronte a me e un cameriere ci servì il primo
piatto, un piatto di spaghetti al ragù. Il mio
ricordò andò subito al nostro primo pranzo insieme
-forse non
sarà un granché, ho cucinato io- mi disse
mettendo in bocca il primo boccone e aspettando che gli facessi sapere
-hai cucinato tu?-
chiesi stupita
-se no che
sorpresa sarebbe stata?- controbatté
Misi il mio
boccone in bocca, era molto buono.
-buono- commentai
sorridendogli
Lui fece lo stesso
con il suo solito sorriso divertito, forse per la mia faccia ancora
incantata per tutto
-questo allora
è il tuo lato romantico?- gli chiesi
Lui
annuì
-quindi ho
conosciuto il tuo lato da gentil man, il tuo lato da figo, il tuo lato
sprezzante e il tuo lato romantico, ci sono altre sfaccettature del tuo
carattere che devo ancora conoscere?- chiesi portando il secondo
boccone in bocca
-forse- mi rispose
semplicemente con un sorriso
Tutta la cena fu
magnifica, il suo menù aveva ricreato quello del nostro
primo pranzo insieme e io ne rimasi affascinata. Sembrava fossi dentro
un sogno.
Dopo cena mi
invitò nel suo divano a guardare un dvd.
Mi accoccolai tra
le sue braccia cominciando a guardare l’inizio di non so
quale film avesse scelto.
Pian piano
cominciò a baciarmi il collo. Che strano, sarà
stato forse il clima che avevamo intorno ma non riuscì a
resistere e mi volta a bacialo sulle labbra. All’inizio
iniziammo con un bacio casto, fino a che le nostre lingue non
si intrecciarono sensualmente.
Ci distendemmo per
metterci comodi ma cademmo a terra. Nonostante ciò sentivo
di non riuscire a fermarmi nelle effusioni.
Mi sentii
sollevare e mi portò nella sua camera da letto. I suoi baci
cominciarono a diventare sempre più passionali sul mio collo
fino a farmi fremere.
Mi
accarezzò le cosce facendo scivolare gli autoreggenti e
buttandoli chissà dove. Le sue mani continuarono ad
accarezzarmi le cosce con frenesia e i suoi baci diventavano sempre
più insistenti. Arrivò al lembo del mio abito e
me lo tolse, rimasi in biancheria.
Continuava a
baciarmi sul collo ma cominciò a scendere fino al mio
decolté e poi sul mio ventre facendomi eccitare.
Le mie mani
timidamente andarono alla sua camicia e lentamente gliela sbottonai.
Era bellissimo. Accarezzai incantata il suo petto nudo, mentre le sue
mani accarezzavano i miei fianchi e le mie cosce. Abilmente mi
slacciò il reggiseno, si vedeva proprio che non era la sua
prima volta. I suoi baci ricominciarono a lambirmi il collo poi si
posavano sempre più giù baciandomi i seni e
leccandomi i capezzoli eccitandomi come non mai, ma la suo tortura non
era finita, con la lingua mi solleticò l’addome e
il basso ventre. Non ce la facevo più, volevo che si
insinuasse in me. Freneticamente posai le mani per slacciare la sua
cintura di cuoio ma con poco successo, lui riuscendo a capire il mio
insuccesso, unì la sua mano alla mia e mi aiutò a
slacciargliela.
Finalmente tutto
quello che ci separavano erano uno slip e un paio di boxer.
Eccitato
ritornò a baciarmi il collo, mentre io non riuscivo a non
accarezzargli il corpo finendo nel suo ultimo indumento che cercai di
togliere, ma non mi permise di farlo. Voleva eccitarmi sempre di
più e ci riusciva a ogni suo tocco sulla mia pelle e a ogni
bacio al mio seno
-p..promettimi che
dopo questa notte non mi abbandonerai- riuscì a dire
ansimante
-se vuoi siamo
ancora in tempo a fermarci- mi disse baciandomi la gola
-no, voglio solo
che me lo prometta- riuscì a rispondergli, a fatica
-non sono
masochista, sono dipendente da te, non riuscirei a separarmi neanche se
volessi- disse guardandomi
I suoi verdissimi
occhi erano sinceri. Non mi servì altro, mi abbassai un poco
e baciai il suo petto, andando sempre più in giù
fino al basso ventre. Volevo riuscire a sfilargli quei maledetti boxer
mentre si eccitava, ma lesto mi riportò su baciandomi e
leccandomi le labbra
-non te lo
farò fare, voglio possederti io questa sera- disse in tono
roco
In quel momento
sentì accarezzarmi l’interno coscia e i miei slip
scivolare dalle mie gambe.
Le sue labbra dal
mio ventre cominciarono a insinuarsi tra le mie gambe. Gemetti quasi
rumorosamente di quel suo gesto.
Finalmente mi
invitò a togliergli quei maledetti boxer, mostrando il suo
membro eretto.
Allargò
le mie gambe e finalmente entrò in me.
Gemetti piano per
il dolore che mi provocò, ma presto il dolore si
mescolò al piacere. Le spinte divennero sempre
più sicure e veloci facendomi gemere sempre più
forte, fino a farmi urlare di piacere. Facemmo l’amore fino a
che all’apice del piacere raggiungemmo l’orgasmo.
Alla fine eravamo
tutti umidi di sudore e ansimanti, Andrea allo stremo si
buttò nel letto affianco a me, io mi accoccolai al suo petto
e dopo poco mi addormentai tra le sue braccia.
Ero la persona
più felice del mondo, fare l’amore con Andrea era
stata la cosa più bella e eccitante che una povera ingenua
come me avesse provato, e il fatto di dormire tra le sue braccia
rendeva la cosa ancora più perfetta.
che imbarazzo ^////^
scusate se forse
non è proprio bellissimo, ma è la prima volta che
scrivo una scena di sesso e non so se ho fatto bene, spero vi sia
piaciuto e spero mi facciate sapere ^^
volevo ringraziare
tutti quelli che lo hanno letto e messo tra i preferiti e tra le seguite
x free09:
ecco a te un'altro cap. finalmente hanno finito con i furti e ti svelo
che il suo segreto verrà svelato nel prossimo chappy ^^ di
penny.... be di penny nn ti posso ancora parlare XD spero mi farai
sapere come hai trovato questo cap, un bacio
x MissPinckAle:
grazie ale, sn felice che ti sia piaciuto il precedente ^^ come ho
già detto il suo mistero verrà svelato nel
prossimo chappy, un bacio anche a te e fammi sapere!!! ^^
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Capitolo 15 *** il segreto di Andrea ***
Quando mi sveglia ebbi uno strano capogiro. Mi guardavo in torno
deludendo che quelle non fossero le pareti della mia camera e cercai di
ricomporre quello che era successo. Istintivamente il mio sguardo
finì sul corpo.
Ero nuda, o almeno coperta solo di un lenzuolo leggero bianco. Sul mio
ventre c’era posata la mano di Andrea.
L’accarezzai dolcemente, non potevo ancora credere di averci
fatto l’amore insieme la sera precedente. Piano girai la
testa verso la mia destra, dove lui dormiva beatamente.
Com’era bello mentre dormiva. Le sue labbra erano leggermente
socchiuse e il suo respiro regolare riempiva il petto scoperto. Alzai
un braccio e col dorso della mano gli accarezzai il viso. Quella
visione non potrò mai scordarla, non avevo mai visto niente
di più bello e dolce.
Involontariamente il mio viso si votò dall’altra
parte del letto, dove vidi che l’orologio segnava le 5 del
mattino.
Non potevo crederci, avevo passato tutta la notte a casa sua! In un
primo momento mi prese il panico, come avevo potuto fare tanto tardi,
mia madre mi avrebbe chiusa in casa per anni.
Cercando di non svegliare il mio ragazzo scivolai tra le lenzuola, non
potevo perdere altro tempo, dovevo rientrare subito. Ma cosa
più importante cercare una scusa plausibile.
Avevo appena messo un piede fuori dal letto, quando mi sentì
trascinare all’indietro
-dove hai intenzione di scappare?- sentii sussurrare a pochi centimetri
dal mio orecchi
-a casa e dove se no?- risposi agitata
-tu non vai da nessuna parte, sei mia oggi non lo dimenticare- disse
tranquilli Andrea
-ma cosa dici! Mia madre sarà in pensiero devo andare!-
insistetti cercando di liberarmi dalle sue braccia avvolte ai miei
fianchi.
Devo ammettere che il pensiero di stare ancora con lui, tra le sue
braccia, non era male, ma proprio non avevo voglia di far preoccupare i
miei
-tieni- disse porgendomi il cordless della camera
-cosa devo farci con questo?- chiesi confusa e irritata, proprio non
aveva intenzione di lasciarmi
-chiama la tua amica Sandra e chiedigli di coprirti- mi
spiegò agitandomi l’oggetto davanti agli occhi
Per un attimo rimasi di sasso. Non avevo pensato a Sandra come
copertura, ma poi mi ripresi, come le avrei chiesto una cosa tanto
pericolosa?
-allora?- insistette stringendomi di più
Lo presi al volo e composi il numero sperando che non avesse spento il
cellulare.
Squillò quattro o cinque volte e poi mi rispose
-chi cazzo scoccia a quest’ora!- disse furiosa con voce
ancora assonnata
-Sandra sono io Cinzia, ho bisogno che tu mi copra- dissi titubante
All’improvviso sentii dei rumori dietro la cornetta e la sua
voce divenne squillante come sempre
-ho capito bene? Hai bisogno di essere coperta?- chiese in preda alla
curiosità.
Infondo come potevo darle torto. Era sempre stata lei a chiedermi di
coprirla quando non rientrava a casa la sera, io non ne avevo mai avuto
bisogno visto che ero sempre rientrata in orario
-allora? Dove sei?- chiese ancora.
Il suo tono di voce sembrava eccitato
-a casa di Andrea- risposi abbassando il tono di voce, non so
perché, ma era strano dirlo normalmente
-wow! Non posso crederci, finalmente la mia piccola Cinzia è
diventata una donna!- esultò felice
Inconsapevolmente divenni rossa come un pomodoro, sentivo le mie gote
infiammarsi senza riserbo
-ti prego Sandra- la ammonì
-scusami hai ragione, di certo a quest’ora sarete ancora in
procinto di…- continuò maliziosa
-Sandra!- la rimproverai in preda alla vergogna
Come poteva parlare così, e per di più davanti a
lui. Visto che era così vicino al mio viso che stava
ascoltando tutto
-si si scusa hai ragione. Non preoccuparti, chiamerò tua
madre e gli dirò che ci siamo addormentate vedendoci un film
e che ho chiamato per avvisare. Tu però domani mandale
almeno un messaggio- mi disse velocemente
-grazie sei un’amica- la ringrazia dolcemente
-non preoccuparti, era ora di ricambiare il favore. Buon proseguimento
e non far tardi domani- finì riattaccando
Io ero allo stremo dell’imbarazzo e portai le mani al viso
per coprirlo.
Che figura avevo fatto, quella mia presunta “amica”
sapeva davvero benissimo come mettermi in imbarazzo.
Lentamente feci scivolare le mani e guardai furtivamente dietro di me.
Andrea avevo poggiato il gomito al cuscino, una delle sue mani
sosteneva il capo, mentre l’altra era intenta ad accarezzarmi
i capelli vicino all’orecchio.
Il suo viso era tranquillo e pacato, sembrava non avesse udito niente
della mia conversazione con Sandra
-hai sentito?- chiesi con voce tremante
Lui annuì sorridendomi.
Io a quella risposta ripresi il colore del pomodoro. Sentii Andrea
sorridere del mio rossore
-ti diverti a vedermi imbarazzata?- chiesi offesa
-un po’. non eri mai arrossata fino a questo punto- rispose
ridendo ancora
-che stupido, è naturale! Come credi mi debba sentire- lo
rimproverai imbronciandomi
-scusa, comunque mi piaci tutta rossa- affermò sensuale
Senza fretta si avvicinò a me e cominciò a
baciarmi il collo.
Io gemetti un istante sentendo le sue labbra di nuovo su di me. Era
difficile non farlo quando sapevo benissimo che una sua semplice
carezza mi faceva tremare come una foglia.
Appena ne ebbi l’occasione mi volta e cominciai a baciarlo
sulle labbra. Quelle splendide labbra…non ne avrei potuto
fare a meno.
Scaltra e veloce mi portai sopra il suo corpo. Continuava a baciarmi e
vederlo tanto intento mi faceva sentire apprezzata.
Per un attimo staccai le mie labbra dalle sue, e cominciai a baciargli
il mento, poi le guance e il collo. Mi allungai ancora e comincia a
baciargli la pelle dietro l’orecchio
-mmm…- lo sentì mormorare.
A quanto pare gli piaceva e mi congratulai del lavoro, era proprio
quello a cui miravo.
Continuai a lambire quella parte “debole” scendendo
al collo piano piano. In quel momento vidi nella sua spalla sinistra un
tatuaggio. Non lo avevo mai notato prima, neanche quando facemmo il
bagno in piscina, ma in quel momento non mi importava, volevo solo
riuscire a fargli provare tutto quello che aveva fatto provare a me la
sera prima.
Continuai a baciarlo, scendendo fino al suo petto. Li mi soffermai di
più.
Lo accarezzai sensualmente, passando lentamente la mano sui pettorali e
su ogni sua costola scendendo sempre più in basso fino ad
accarezzagli il suo membro
-mmm…- lo sentì gemere più forte a
quel mio gesto.
Velocemente mi riportò su e mi baciò
freneticamente le labbra, non capivo perché cambiare
così velocemente il nostro ritmo, stavamo andando lentamente
senza fretta, ma quando ribaltò le posizioni lo capii.
Non gli piaceva subire, ma far subire.
Bene. Per adesso mi andava bene, almeno fino a che non avessi imparato
abbastanza per eccitarlo come si deve.
Dischiusi il mio labbro quando sentii premere la sua lingua e
cominciammo a farle danzare a ritmo lento e veloce, a seconda dei
momenti.
Poco dopo si separò dalla mie labbra per far scorrere la sua
sul mio collo e sulla clavicola, per poi arrivare al mio seno.
I suoi baci erano tanto esperti che già bruciavo di
desiderio, portai le mano al suo collo per attirarlo a me e legai le
gambe al suo bacino per sortire lo stesso effetto.
Lo vidi sorridere di quel gesto, ma ancora una volta non mi importava,
l’unica cosa che volevo era unirmi a lui di nuovo.
Risalì la sua scia di baci fin ad arrivare di nuovo alla mia
bocca
-sei troppo vorace- mi sussurrò sulle labbra
In quel momento sentì la prima spinta.
Gemetti rumorosamente presa alla sprovvista, ero tanto presa dalle sue
bellissime iridi verdi che non mi accorsi di niente.
Come la sera prima finimmo solo dopo aver raggiunte
l’orgasmo.
Sentivo il sudore scivolare svelto nei suoi pettorali, averlo tanto
vicino mi faceva sempre tremare, non riuscivo a smettere.
Liberai il suo collo, troppo stanca per stare ancora avvinghiata a lui,
e lo vidi buttarsi di nuovo sul letto stremato.
Cominciavo a pensare che quello che avesse fatto prima non fosse
veramente del sesso.
Mi avvicinai al suo petto e mi ci sdraiai sopra.
Sentivo il suo battito accelerato e il fiatone spezzarsi per far largo
ad un altro respiro, ero tanto presa da non accorgermi che
metà di quei battiti e respiri erano i miei.
Appena sentii il battito cardiaco rallentare e il respiro
regolarizzarsi, mi calmai e mi spalmai su di lui ancora più
comoda.
Le sue braccia mi tenevano stretta e mi facevano provare un calore
tanto forte che non ne avrei mai avuto abbastanza.
Non riuscivo a capire perché stavo tanto bene solo con lui,
ma probabilmente la risposta era che lo amavo più della mia
stessa vita.
-posso farti una domanda?- chiesi dopo poco, sperando di non aver
rovinato quel magico momento
-dimmi- rispose calmo
-chi è Filippo?- domandai
Lo sentii bloccarsi sotto di me appena nominato quel nome. Aspettai
qualche minuto ma la risposta non arrivò, alzai il viso per
guardarlo. Il suo sguardo sembrava tristissimo e puntava al tetto
-non importa, non dovevo chiedertelo- mi affrettai a dire abbassando il
capo
Volevo davvero sapere il motivo del fatto che avesse tatuato il nome
Filippo, ma avrei aspettato che fosse pronto a farlo.
-la mia vita prima non era così- disse
all’improvviso
Lo guardai di nuovo confusa, non riuscivo a capire di cosa stesse
parlando, ma rimasi in silenzio aspettando che continuasse
-non abitavo qui in hotel, avevo una villa in campagna e ci vivevo con
i miei e il mio fratellino Filippo- cominciò, notai che
ancora una volta a quel nome si irrigidì
-era cinque anni più piccolo di me. Era una forza della
natura, non diceva mai di no se si doveva aiutare e guardava sempre il
bello delle cose senza mai scoraggiarsi- continuò facendo
una pausa
-un giorno di tre anni fa cominciò a stare male. Gli fecero
un socco di analisi ma non si arrivò a una soluzione. Alla
fine ci mandarono al reparto oncologico e li si scoprì che
era affetto da leucemia mieloide.
Ci spiegarono che aveva solo il 50% di possibilità di
guarire, ma che i risultati positivi si erano visti in questi casi. Ci
spiegarono anche che per questo tipo di patologia aveva bisogno di un
trapianto di midollo e che la strada sarebbe stata lunga.
Per noi fu un colpo, e fu anche difficile spiegarglielo, ma lui non si
arrese a questa notizia, disse che avrebbe sconfitto la malattia e che
appena stava bene avrebbe ripreso gli allenamenti di calcio.
La sua forza ci contagiò e sperammo davvero che questo
potesse avvenire.
Facemmo gli esami per controllare la compatibilità del DNA
midollare, ma nessuno di noi risultò compatibile.
Eppure lui non si arrendeva, diceva che non l’avrebbe data
vinta alla malattia e che avrebbe continuato a lottare. Era davvero una
forza, pensa che quando gli caddero i capelli si vantava del fatto che
sembrava un malavita di quei film americani- sorrise a questo suo
ricordo
-per un anno continuò a fare chemioterapie e terapie di ogni
tipo, ingurgitava tante di quelle pillole che a volte pensavo potesse
andare in overdose. Eppure nemmeno in quel momento si scoraggiava.
Poi però le cose cambiarono, i farmaci non riuscivano a fare
più effetto al suo corpo e lui andava ad indebolirsi sempre
di più. Ormai lo vedevo solo in casa con quella mascherina
su viso che gli copriva le vie respiratorie per non farsi infettare dai
nostri batteri.
Non potrò mai dimenticare quell’ultima notte.
Cominciò ad avere problemi respiratori e il suo corpo si
macchiò di ematomi ovunque.
Lo portammo di corsa in ospedale e dopo averlo chiuso per un bel
po’ dentro una sala operatoria ci dissero che non aveva
più molto da vivere, solo qualche ora-
Rabbrividì al suo racconto, sentivo il suo tono divenire
sempre più roco, continuava a trattenere le lacrime.
Lo strinsi più a me e lui continuò il racconto
-quando si svegliò aveva una bruttissima cera, e lo
notò anche lui con una risatina divertita. Parlò
prima con i miei e poi volle farlo da solo con me.
Non potrò mai dimenticare le sue parole. Mi disse che aveva
capito che stava per morire, e si scusava di non aver mantenuto la
promessa di essere più forte della malattia. Lo vidi
piangere per la prima volta in quella situazione e con lui piansi anche
io.
Mi fece promettere di badare alla mamma, mi disse che lei era quella
più debole di tutti e che aveva bisogno di me. Io come uno
stupido glielo promisi.
Morì poche ore dopo, mia madre e mio padre erano distrutti,
come me del resto.
In quei tre giorni di lutto e di lacrime continuavo a ripensare a tutto
il tempo che avevamo passato insieme in quel periodo, andavo da lui
appena finita la scuola e facevamo i compiti come niente fosse.
Giocavamo ai dati e agli scacchi quando non poteva alzarsi dal letto, e
continuavo a ripensare al fatto che non avrebbe più potuto
riprendere gli allenamenti di calcio, lo sport che più gli
piaceva-
Una lacrima percorse il suo viso e io mi pentii di avergli fatto quella
domanda, era tutta colpa della mia stupida curiosità se lui
adesso stava soffrendo. Eppure non accennava a smettere di raccontare
nonostante io gli facessi capire di non farlo se non se la sentiva
-ricordi quando ti dissi che avevo incontrato i ragazzi in un momento
difficile?- mi chiese
Io annuì senza riuscire a rispondere, avevo paura che la mia
voce risultasse troppo tremate per tranquillizzarlo un po’
-fu proprio il giorno del suo funerale, dopo la cerimonia. Il loro
aiuto è stato davvero una mano santa per me, ma per mia
madre non fu lo stesso.
Cercai di stargli accanto e fargli forza ma non ci riuscivo, continuava
ad andare in basso e ormai era stata risucchiata in una vera e propria
depressione. Non riuscivo a mantenere la parola data a Filippo e questo
faceva infuriare.
Mio padre però fu proprio un vile. Non lo
perdonerò mai per quello che a fatto.
Non riuscendo a tirare su il morale a mia madre la fatta chiudere in
una clinica psichiatrica di Manhattan, portandola via da me. E per
giunta preso dai rimorsi si è rintanato a New York con la
scusa di starle vicino.
Tsz…è di una falsità unica-
commentò sprezzante in preda alla furia, lo si vedeva dal
suo sguardo che quello che provava era odio puro
Io non sapevo che dire, avevo sbagliato a chiederglielo e adesso lui
stava soffrendo.
Piano mi avvicinai al suo viso e lo bacia
-mi dispiace- gli dissi
Fu l’unica cosa che riuscì a spiccicare,
l’unica cosa che risultasse davvero sincera
-ehi, è passato. Comunque adesso ci sei tu no? Oppure vuoi
dirmi che andrai anche tu a New York?- disse scherzoso, mostrandomi un
bel sorriso
-No. Io massimo potrei andare in Francia non più lontano-
risposi sarcastica
-in Francia eh? E cosa cè di interessante in Francia?- mi
chiese ancora
Io mi alzai dal suo corpo e lo guardai
-ma che domande! Il mio amante no- risposi cercando di non ridere di
quella mia risposta
-oh be se è così ti incatenerò a me e
non ti farò andare- ribatté con quella sua aria
da sono il più forte.
Cominciammo a scherzare e per mostrarmi la sua forza mi fece il
solletico, cosa che mi fece ridere a crepapelle.
Non potevo immaginare cosa avesse passato, una parte di me era felice
di saperlo, ma un’altra era triste. Non che questo cambiasse
il nostro rapporto, ma il fatto di sapere di averlo intristito mi
faceva più male di un pugno allo stomaco.
Finalmente si era confidato e io riuscivo a capirlo meglio, ma a quale
prezzo.
questo capitolo è
dedicato a tutto lekip medico e paramedico del reparto di
oncoematologia del policlinico di catania, che mi ha curato e a avuto
tanta pazienza con i miei troppi sbalzi d'umore. lo dedicato anche a tt
quei bambini e ragazzi della mia stessa età, a cui mi sn
affezionata e che pultroppo nn ci sn più.
spazio all'autrice:
grazie a tt quelli che mi seguono e mi commentano, spero che quessto
cap vi sia piaciuto ^^
x free09:
grazie de tuo commento sn felice che il cap precedente ti sia piaciuto
e spero che anche questo sia stato gradito. be che dire, hai ragione a
un pò bruciato le tappe, ma si sa gli errori a volte si
pagano ^^ meglio nn dirti niente ancora un bacio
x _yuki_:
grazie anche a te per avermi recensita e ripresa in quei miei errori,
ad esempio il fatto di Linda, devi proprio scusarmi ma è
stata solo distrazione, ho scritto quel pezzo di sera ed ero
così stanca che nn lo notato, cmq lo subito corretto appena
me lo hai fatto presente. per gli altri errori grammaticali si intende
devo pultroppo darti la stessa spiegazione, sn molto distratta e a
volte nn mi accorgo, ma cerco sempre di essere più attenta
lo prometto ^^ spero mi farai sapere cs ti è parso di questo
chappy, cm hai detto tu ho cercato di rendere il testo più
impegnativo ma nn so se ci sn riuscita, spero mi farai sapere. un bacio
e grazie per le dritte ^^
x giulia87:
grazie anche a te per aver recensito, spero che qualche dubbio su
Andrea te lo sia tolto, fammi sapere cosa ne pensi di questo cap. e se
ce qualcosa che nn va dimmelo pure ^^ un grande bacione a presto
x MissPinckAle:
be sn felice che continui a seguirmi e che i miei chappy ti piacciano
^^ un gran bacio anche a te e fammi sapere ^^
ringrazio anche chi mi segue senza recensire e chi ha messo questa
ficcy tra le preferite o le seguite. un bacio a tt ^^
|
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Capitolo 16 *** Ti voglio bene ***
scusate l'enorme ritardo che
ho fatto per postare questo cap.
di certo mi vorrete
uccidere, devo anticiparvi che forse nn è esattamente uno
dei migliori in fatto di grammatica e lessico, pultroppo era da
così tanto che nn scrivevo questa storia che ci ho perso la
mano. davvero scusate!
Per ore
restammo sul letto a parlare. Io ero comodissima sul suo petto e lui ne
approfittava per accarezzarmi la schiena, non avrei mai ceduto quel
momento a nessuno, era mio…anzi era nostro. Però
come al solito non riuscii a non dare una sbirciatina alla sveglia, che
adesso segnava le otto.
-è tardissimo!- esclamai allarmata.
-da domani toglierò tutti gli orologi di questa camera-
commentò sbuffando Andrea
-stupido!- lo colpii al petto, alzandomi
-dove vai adesso?- mi chiese
-a fare una doccia, ho bisogno di fare colazione io- risposi
avvolgendomi al lenzuolo e lasciandolo nudo
-non cè bisogno di alzarsi per fare colazione, il servizio
in camera arriva appena chiamato- disse infilandosi i suoi boxer e
sedendosi
-si, continua a sognare mio caro. Io voglio fare colazione su un tavolo
e soprattutto tra la gente, per non parlare del fatto che non ho voglia
di starmene ancora in camera, voglio uscire…magari andare
per negozi- spiegai cercando di raccattare i miei indumenti intimi
-uscire?- sbuffò deluso
-io avevo intenzione di starmene tutto il giorno qui, a farmi coccolare
da te- continuò
-poetico ma no!- rifiutai decisa, dirigendomi verso il bagno.
Lascia cadere il lenzuolo davanti alla porta e mi chiusi dentro.
Aprii l’acqua calda e mi specchiai alla toilette. Ero un
disastro.
I miei capelli scuri, sempre perfettamente ordinati, erano scompigliati
in maniera tanto surreale che sembrava avessi preso una scossa
elettrica. Le mie labbra erano gonfie e i miei occhi erano rossi.
Non mi ero mai vista in quelle condizioni, solo Andrea era riuscita a
farmi apparire come un mostro.
Velocemente mi infilai nella doccia, dove il caldo getto
dell’acqua mi fece rilassare un po’.
Lì cominciai a riflettere su tutto quello che era successo
in quei due giorni, o in quegli ultimi mesi.
Non potevo credere di essermi concessa a d’un ragazzo che
conoscevo da appena quattro mesi…la vecchia me mi avrebbe
picchiata.
Eppure era così. Quattro mesi prima un ladro si era
introdotto in casa mia per scappare alla polizia, e da allora la mia
vita era cambiata tanto, da farmi apparire il mondo molto diverso.
Avevo trovato un ragazzo, avevo abbattuto ogni mio pregiudizio verso
l’altro sesso e avevo perso la mia verginità. Come
al solito arrossii pensando alla notte prima.
Ero così felice…ogni cosa in quel momento mi
appariva colorato e in fiore, poi però il mio pensiero si
rivolse al mio Andrea.
Non avevo mai immaginato che potesse avere un passato tanto turbolento.
In poco tempo aveva perso sia il fratello che la madre, ero
così triste per lui…
Però ero felice che si fosse confidato, questo voleva dire
che ero davvero importante per lui, che quello che diceva di provare
per me era autentico.
Continuai a pensarci fino a che sentii un’altra presenza nel
bagno
-per quanto ancora vorresti rimanere lì dentro?- mi chiese
la voce del mio ragazzo
Passai la mano nella parete del box doccia per togliere il vapore, e
vidi che lui era li. Se ne stava tranquillo, poggiato al lavandino a
braccia incrociate, che mi guardava da fuori.
-se volevi che ti raggiungessi bastava dirlo, non c’era
bisogno di stare tanto ammollo- continuò
-ma di che parli, sono appena entrata- gli feci notare
-spero tu stia scherzando, perché è da
mezz’ora che sei li dentro- ribatté
Chiusi l’acqua e mi avvolsi nell’asciugamano che
avevo appeso e uscii guardandolo
-fammi vedere l’orologio- dissi diffidente
Lui sbuffò e mi passò il mio orologio da polso,
che avevo poggiato nel lavello.
Aveva ragione, non mi ero resa conto di essere stata sotto la doccia
per più di trenta minuti. Lo guardai un’altra
volta giungendo le mani
-mi spiace, non mi era accorta di averci messo tanto- dissi cercando di
essere supplichevole
-un modo per farti perdona cè- disse lui, cingendomi la vita
e cominciando a baciarmi il collo.
Era così difficile resistere alle sue provocazioni,
specialmente quando si metteva a giocherellare con la lingua, ma non
volevo cedere per nulla al mondo, quindi anche se non completamente
persuasa mi allontanai.
-mi dispiace, rimarrò con questo peccato per tutta la vita,
adesso esci che mi devo cambiare- dissi aprendogli la porta
-sai gattino, dimentichi che ti ho già visto nuda, e anche
se il tuo corpo mi manda un po’ fuori di testa, posso
riuscire a guardarti mentre ti cambi-
Ecco una nuova cosa che avevo imparato di lui: era un maniaco! Speravo
solo che lo fosse solo con me.
In quel momento sentimmo bussare alla porta
-visto ti cercano, va ad aprire- dissi rivolgendo lo sguardo
all’esterno del bagno
-sono sicuro che sia la signora delle pulizie, va tu ad aprire- disse
lui con tono sicuro.
Mi girai per dirgli che non era il caso, nonostante fosse la cameriera,
che andassi io alla porta, visto che ero mezza nuda, ma il furbo si era
già rintanato dentro la doccia e quindi non potei fare altro
che andare. Be almeno avrei evitato che una ragazza lo vedesse con i
soli boxer addosso.
Controllai che apparte le spalle, non si vedesse nient’altro
e aprii la porta, dove ad aspettarmi trovai una donna di mezza
età molto distinta.
Dall’aspetto sembrava molto cortese e simpatica, era una
donna un po’ in carne, i suoi capelli erano corti e di un
biondo tanto chiaro da apparire quasi bianchi. Appena mi vide mi sorrise
-buongiorno signorina, le ho portato i vestiti che avete chiesto- disse
Vestiti? Chi aveva chiesto dei vestiti?
La guardai confusa, notando che tra le mani aveva proprio degli abiti
nuovi
-mi scusi, forse ha sbagliato- risposi sorridendole
-no non credo. Il signorino Andrea ha chiamato la boutique
dell’hotel solo pochi minuti fa- mi rispose
-è stato Andrea?- chiesi sorpresa
-si signorina, era la prima volta che faceva una richiesta del genere,
per questo ho deciso di portarli su io- mi spiegò
-spero non si arrabbi, ieri sera vi ho visti entrare e ho pensato che
potessero essere per lei, quindi mi sono presa la libertà di
cambiare un po’ le taglie che aveva chiesto e anche qualche
capo- continuò
-che cosa vuole dire?- domandai sia curiosa che confusa
Insomma, non riuscivo neanche a capire perché Andrea mi
avesse fatto portare dei vestiti, figuriamoci capire cosa voleva dire
quella donna.
Il suo viso sembrò arrossarsi un po’ alla mia
domanda, ma fece in modo di essere il più gentile possibile
-il fatto è che il signorino aveva ordinato dei capi di
taglia 40 e soprattutto un po’ appariscenti- cercò
di spiegarmi, sorridendomi ancora
A quel sorriso capii che con capi appariscenti intendeva che di certo
aveva chiesto una maglia con una grande scollatura, e forse una gonna
un po’ troppo corta
-vuole dire volgari?- chiesi titubante
La donna sorrise, ciò mi fece capire che ci avevo azzeccato.
-spero non le dispiaccia se le ho portato solo un paio di jeanse e un
maglietta leggera arancio. Sa, ieri quando vi ho visti entrare non mi
è sembrata una ragazza, che avesse quei gusti-
continuò porgendomi i vestiti
-la ringrazio, in effetti non avrei mai messo quelle cose- dissi un
po’ in imbarazzo
-non deve, conosco Andrea da quando era bambino, e so che a volte
esagera, però è sempre un ragazzo gentile ed
affettuoso-
-lei lo conosce da molto tempo?-
-si. Lavoravo già da tanto in questo hotel quando lui
è nato. Il signorino da piccolo si rivolgeva spesso a me o a
mio marito se aveva qualche problema-
Che strana donna era. Continuava a sorridere anche se il suo sguardo
sembrava un po’ triste
-capisco. La ringrazio per avermi portato dei vestiti, specialmente dei
vestiti che indosso senza imbarazzo- la ringraziai prendendo gli abiti
tra le braccia
-di nulla. Le ho aggiunto anche degli indumenti intimi e un paio di
stivali in pelle, che si abbinano molto bene ai vestiti- aggiunse
porgendomi una scatola di scarpe e allontanandosi.
Richiusi la porta con uno strano senso di riconoscenza verso quella
donna e mi avvicinai alla camera da letto per vestirmi finalmente.
Appena poggiati nel letto, notai che tra i jeanse e il maglione
c’era un reggiseno bianco, semplice e un paio di slip dello
stesso stile del pezzo superiore.
Riuscì appena in tempo ad indossarli che Andrea venne fuori
dal bagno già vestito
-ehi chi ti ha portato quella roba! Avevo detto lingerie rosa-
esclamò puntando un dito su di me
-l..lingerie? Ma sei scemo?- chiesi arrabbiata.
Come poteva pensare che portassi quelle cose? Ringraziavo davvero il
cielo di avermi mandato quella donna così gentile.
-anche quei vestiti sono diversi. Almeno anno azzeccato la taglia?-
chiese prendendo la maglietta tra le mani
-certo! Una 42- risposi strappandoglielo dalle mani e indossandola
-spero che il tuo fosse solo uno scherzo, non voglio neanche immaginare
cosa avevi chiesto per me- aggiunsi indossando i pantaloni
-sta tranquilla, sapevo che Giorgina non ti avrebbe mai fatta andare in
giro come avevo chiesto io- confessò sedendosi sul letto
-Giorgina è quella donna gentile che mi ha portato i
vestiti?- domandai calmandomi
-si. Lei è la moglie di Piero il concierge, è
quasi come una seconda mamma per me, come una nonna- rispose
Lo guardai. Sembrava tranquillo mentre mi parlava, dovevo ammettere che
le persone che gli volevano bene e si prendevano cura di lui erano
tante, speravo solo di poter diventare anche io una persona di
importante che riuscisse a prendesi cura di lui.
Appena finito di prepararmi scendemmo al ristorante. Non
c’era molta gente, forse perché la maggior parte
dei clienti erano ricchi imprenditori che andavano a lavoro presto, o
forse perché erano già le nove ed era un
po’ tardino per fare colazione.
Ci sedemmo ad un tavolo vicino alle porte, dove si vedeva bene
l’entrata. Io prenotai un cappuccino e una brioche, mentre
Andrea prese un semplice caffè.
Mentre aspettavamo di essere serviti mi parlava di alcune situazioni in
cui Giorgina e il marito lo avevano aiutato, quando
all’entrata vidi un ragazzo che mi sembrava conoscere.
Affilai la vista e quello che vidi mi fece sbiancare
-spostiamoci in un altro tavolo- dissi presa dal panico
-che succede Cinzia? Cè qualche problema?- mi chiese
voltandosi verso l’ingresso
-no non importa, dai spostiamoci- insistetti. Se mi avesse visto avrei
passato davvero dei guai.
Purtroppo non ebbi molto fortuna e cominciai a sentirmi chiamare
-Cinzia?- chiese da lontano
-Cinzia sei tu?- ripeté avvicinandosi
Non potevo credere che avessi tanta sfortuna, mi aveva visto e io non
sapevo come comportarmi
-cosa diavolo ci fai qui?- mi chiese di nuovo, nel suo sguardo
c’era tanta confusione ed era altrettanto arrabbiato
-ciao! Cosa ci fai qui?- chiesi con un evidente sorriso falso
-no, domanda sbagliata, cosa ci fai tu qui?- si. Adesso ne ero certa,
era arrabbiato
-scusa, ma noi stavamo facendo colazione- si intromise Andrea
Ecco, adesso si che ero nei guai e soprattutto in evidente
difficoltà.
-e lui chi diavolo è?-
Mio fratello mi guardava e guardava il mio ragazzo, si aspettava una
risposta e io sudavo freddo. Cosa gli dicevo? Si è vero, gli
avevo accennato tante volte che avevo un ragazzo, ma una cosa era dire
ho trovato finalmente l’amore, l’altra ho fatto
l’amore.
-mi chiamo Andrea piacere- si intromise ancora alzandosi e porgendogli
la mano
-per me non è altrettanto- lo punzecchiò Tommy.
Possibile che quel ragazzo deve sempre andare contro corrente?
-allora? Aspetto delle risposte- continuò puntandomi il suo
sguardo furioso.
Vi ho mai detto che odiavo quando si comportava così? Bene,
in quel momento cominciavo a scaldarmi
-non sono affari tuoi- risposi
-non ricominciare Cinzia- mi avvertì mio fratello, come se
io avessi paura di lui
-non dovevi essere da Sandra? Cosa ci fai in un hotel a
quest’ora?-
Ecco ricominciava con le domande, ma io non gli avrei dato
l’occasione di avere delle risposte. Il suo sguardo era
sempre più furioso, ma non mi interessava, non aveva il
diritto di impicciarsi nella mia vita
-ti ho detto che non sono affari tuoi, ora scusaci ma noi dobbiamo fare
colazione- dissi sedendomi e strattonando Andrea per sedersi
-non ci capisco niente Cinzia, ma chi è?- mi chiese Andrea.
Mi guardava confuso, non riuscivo a capire a che stava pensando,
sembrava anche un po’ arrabbiato, be non gli davo torto, la
mattina più bella della nostra vita, rovinata da uno
scocciatore arrogante
-nessuno!- risposi con tutta la perfidia che avevo
-questo nessuno può parlare ai suoi genitori sai?-
rimbeccò Tommy
Non capisco perché ogni volta che facevo qualcosa, lui mi
minacciava con i miei genitori. Non che avessi paura, però
ero sicura che mi avrebbero messa in punizione e io mi sarei dovuta
scordare di Andrea.
-lui è il mio ragazzo- bofonchiai
-il tuo cosa? Quindi non mi mentivi quando dicevi che avevi un
ragazzo?- mi chiese del tutto preso alla sprovvista.
Però dovevo dirlo, era proprio uno stupido. Credeva che
facessi colazione in un hotel con chiunque?
-ti ho detto la verità-
-è uno scherzo vero?- continuò. Ma
cos’era un terzo grado?
-la vuoi smettere con queste domande! Sto cercando in fretta di
liberarmi di te, quindi adesso che hai avuto le tue risposte ti saluto-
sbottai
-Cinzia, per favore mi vuoi rispondere tu?- la voce di Andrea era
profonda e paziente, caspita! Non capivo come facesse a stare calmo.
Lo guardai e notai che non era affatto calmo come diceva la sua voce,
anzi era proprio infastidito
-Andrea, ti presento mio fratello Tommy- dissi.
Mi guardò per un attimo e poi si alzò verso mio
fratello. Avevo paura, cosa gli avrebbe detto? Mio fratello continuava
a guardarmi male e Andrea sembrava molto infastidito.
-scusa Tommy, potresti allontanarti dal mio hotel? Te lo chiedo come un
favore personale, sai, eravamo intenti a parlare tranquillamente e
aspettavamo la colazione. Tu sei arrivato e ci hai interrotti e la cosa
non mi piace molto- cominciò.
Sembrava così calmo che chi lo vedeva da dietro non capiva
che sotto quelle parole c’erano tanto sarcasmo e che presto
lo avrebbe buttato fuori a calci.
Una voce femminile da lontano, all’improvviso interruppe i
due che si stavano sfidando con lo sguardo
-Tommy dai vieni! Non aspetteremo per tutta la vita!-
-oh è quella chi è? La tua nuova conquista?-
chiesi sarcastica senza riuscire a controllarmi
-questi non sono affari tuoi e comunque adesso devo andare, ma noi ci
rivedremo a casa- rispose voltandosi e avvicinandosi alla bionda tutto
pepe che saltellava alla reception.
-scusa Andrea, non volevo farti innervosire- mi scusai abbassando il
capo
-stai tranquilla, avevo solo capito male-
Eh? Aveva capito male? Che voleva dire?
-scusa non capisco, cosa avevi capito?- chiesi adesso curiosa
-credevo fosse un tuo ex, forse uno con cui stavi e che hai lasciato
per me- mi spiegò.
Adesso era cambiato completamente, sorrideva come se quel pensiero gli
facesse piacere.
Senza controllo scoppiai a ridere, ma si ricordava chi ero? Come poteva
credere che avessi avuto altri fidanzati, apparte qualche storia senza
nessun sentimento?
Infondo io ero quella che odiava i maschi, non mi sarei mai potuta
fidanzare con un ragazzo in quel periodo.
Passammo tutto il giorno insieme. Girammo per negozi e ci divertimmo a
giocare ai romantici. Fu bellissimo poter girare con lui. Non era certo
la prima volta che uscivamo insieme da soli, ma non lo avevamo mai
fatto per la città, mano nella mano, salutando tutti quelli
che conoscevamo. Eravamo sempre stati appartati quando stavamo da soli,
oppure andavamo dai ragazzi al garage. Si. Fu la giornata
più bella che avessi mai trascorso con lui, ma il brutto
doveva venire presto.
Mi trovavo davanti alla porta di casa e tremavo di paura. Tommy
avrà detto tutto a mamma è papà? Mi
chiesi mentre giravo le chiavi nella serratura.
Percorsi l’entrata ed entrai in salotto, dove mia madre mi
fulminò con lo sguardo.
-ti sembra questa l’ora di arrivare?- disse
-mi dispiace, avevo da fare-
-potevi almeno farmi una telefonata, un messaggio non è il
modo più bello per dire ad un genitore che stai tutto il
giorno fuori con la tua amica- continuò alterata.
Mio padre e mio fratello mi guardavano dal divano dove erano seduti.
Papà sembrava essere più indulgente dalla mamma,
ma Tommy…oh, sono sicura che lui mi avrebbe uccisa se poteva.
-si lo so, scusate, la prossima volta vi avvertirò prima-
dissi. Era meglio tenerli calmi almeno un po’
-sicura che non succederà di nuovo? Chissà, forse
però la prossima volta non ci sarà Sandra ad
avvertire- si intromise mio fratello con un filo di sarcasmo che non
nascondeva
-no, vi assicuro che non succederà più- risposi
decisa
-va bene, questa volta passi. Adesso vai a cambiarti che è
pronto a tavola, Vanda ha cucinato per noi oggi- disse mia madre.
Io non me lo feci ripetere due volte e cominciai a salire, mentre
sentivo altri passi che mi seguivano.
Arrivati in camera Tommaso chiuse la porta
-non gli hai detto niente- dissi. Non era una domanda
-è cosa dovevo dirgli. Sai ho visto vostra figlia che faceva
colazione con un estraneo?- rispose con sarcasmo
-non è un estraneo, è la persona che amo-
ribattei cercando di stare calma
Lui sbuffò e si sedette nel letto
-io non riesco a capirti più Cinzia. Fino a qualche mese fa
dicevi che i maschi erano tutti opportunisti, e adesso ti vedo fare
colazione con uno di loro. E non voglio pensare che la notte
l’hai passata con lui invece che con la tua amica- disse
guardandomi come se stessi per andare al patibolo
-è così infatti- mi scappò. Porca
miseria, ma non potevo chiudere la bocca?
Lo vidi alzarsi di scatto e guardarmi sconvolto, in un modo che neanche
so descrivere
-cosa? Ma da quando lo conosci? Da quando state insieme?-
-quattro mesi- risposi abbassando il capo
-quattro mesi!- ripetè quasi urlando
-per la miseri Cinzia! Ma ti rendi conto che hai perso la
verginità con un che conosci appena?. Credevo che tu sapessi
quello che vogliamo noi ragazzi giusto? Lo hai sempre ripetuto, credevo
che fossi più intelligente, credevo fossi più
matura- si infuriò
-parli proprio tu che stavi in hotel con una bionda!- rimbeccai presa
dall’ira
-io e quella bionda, eravamo in hotel per studiare per un esame, e per
tua informazione eravamo con altre due coppie e il suo ragazzo!- mi
spiegò, ancora molto arrabbiato
Non capivo perché stesse prendendo la cosa in quella
maniera. Cosa gli importava di quello che facevo o con chi stavo? Non
si era mai interessato, cosa cambiava adesso?
-davvero sorella, non riesco più a capire chi sei. Hai
ripetuto così tante volte che ripugnavi tutti i ragazzi che
non credevo ti saresti data ad uno così presto-
commentò, sembrava deluso dal mio comportamento
Quello sguardo mi colpì dritta al cuore e mi fece
male…tanto male. Per la prima volta stavo per mettermi a
piangere davanti a lui
-scusa se mi sono innamorata!- sputai con le lacrime agli occhi e con
una rabbia fuori controllo.
Non sapeva cosa avevo passato per lasciarmi andare, per riuscire ad
accogliere qualcun altro oltre alla mia migliore amica nel cuore, non
aveva alcun diritto di giudicarmi.
Vedendomi così fragile e alterata si calmò
-mi dispiace Cinzia, ho esagerato non volevo- disse avvicinandosi a me
-il fatto è che non me lo aspettavo. A dire la
verità è troppo tempo che non riesco a capire a
cosa pensi. So solo che un giorno mi hai allontanato, sei diventata
scontrosa e hai cominciato ad odiarmi. Da allora ho cercato in tutti i
modi di capirti ma non ci riesco- continuò
-veramente sei tu che ad un certo punto mi hai allontanata lasciandomi
da sola! Io mi sono solo comportata di conseguenza!- ribattei, non mi
andava di prendermi la colpa anche di quello.
Da bambina mio fratello era l’unica cosa che avevo, ogni
volta che mi sentivo sola c’era lui, ogni volta che volevo
giocare lo facevo con lui, ogni volta che avevo un problema mi
rivolgevo a lui.
Poi un giorno ha cominciato a passare tutti i suoi pomeriggi fuori,
lasciandomi alle cure di Vanda, che, nonostante si prendesse cura di me
benissimo, non era mio fratello.
Mi guardò come se avessi detto la più volgare
delle bestemmie, non capivo perché facesse così,
io avevo detto la verità.
-si è vero, ho cominciato ad uscire con i miei amici, ma non
ho mai avuto intenzione di lasciarti sola- disse con ancora quello
sguardo confuso
-be, l’intenzione forse non c’era ma lo hai fatto!
Ho sofferto molto, mi sono sentita tanto sola. Così ho
deciso di fare come te, di trovare consolazione nelle amiche-
-è stato così difficile separarti da me?- mi
chiese quasi incredulo
Non sapevo che rispondere. Si era stato
difficile…difficilissimo. Avrei passato la mia infanzia da
sola se non fosse stato per il mio unico fratello, i miei erano troppo
occupati con il lavoro per farmi compagnia, e di altri parenti non ne
avevamo.
Abbassai il capo, era veramente difficile farmi vedere debole, senza
difese.
All’improvviso però sentii due braccia avvolgermi
e stringermi
-mi dispiace sorellina, non sapevo che soffrissi per la mia mancanza.
Se ne fossi stato a conoscenza non ti avrei lasciata da sola, ti voglio
bene sorellina, te ne ho sempre voluto e ho sempre cercato di
proteggerti, anche se a quanto pare l’unica a farti male sono
stato io- disse poggiando il capo sulla mia spalla.
Quelle parole…da quanto tempo le desideravo.
Un tempo le ricevevo sempre, e ogni volta erano la cosa più
bella che avevo. In quel momento mi resi conto che mi erano mancate.
È vero, li avevo ricevute tante volte dalla mia amica, ma mi
resi conto che mio fratello non lo avrebbe mai potuto rimpiazzare
nessuno.
Involontariamente cominciai a singhiozzare, bagnando il suo petto. Le
mie mani circondarono la sua vita, stringendolo ancora di
più a me.
Mi sentivo così bene adesso. Lo avevo sempre negato ma mi
sentivo comunque da sola senza di lui, come fosse un amante lui era la
mia metà, mentre Andrea era l’altra.
-mi sei mancato tanto- riuscii a dire tra i singhiozzi.
Sentii le sue braccia stringermi di più
-anche tu- sussurrò al mio orecchio.
La mattina prima avevo pensato che quello era il momento più
bello della mia vita, ma mi sbagliavo; il momento più bello
di tutta la mia vita fu quello.
Stretta a mio fratello il cuore mi scoppiava di gioia.
Finalmente ero davvero felice. Avevo un ragazzo che amavo e che mi
amava, avevo ritrovato mio fratello e non desideravo altro. Avevo
finalmente tutto.
Non mi sarei mai aspettata che io e mio fratello ci riconciliassimo, e
questo era tutto merito di Andrea.
Toccavo il cielo con un dito, o forse con tutta la mano, non potevo
minimamente aspettarmi che in poche ore sarei precipitata
all’inferno.
Però forse dovevo aspettarmelo, a nessuno era concesso
essere tanto felice. Tutta quella gioia doveva essere compensata con
tanta sofferenza, che non avrebbe tardato ad arrivare.
spero che il capitolo
vi sia piaciuto, e spero mi farete sapere. come sempre sono apprezzati
anche i commenti negativi se ne volete fare (quelli davvero mi fanno
crescere ^^)
ringrazio tutti
quelli che anno messo la ff tra i preferiti e le seguite, e soprattutto
a chi legge ^^
x free09:
ciao! be diciamo che
la storia di Andrea nn è forse quella che ci si aspettava, e
per il fatto che nn ti fidi molto di lui, nn posso dirti niente. potrei
rovinarti la sorpresa ^^ fammi sapere cosa ne pensi di questo chappy mi
raccomando ^^ kiss
x Fata Desi:
grazie per i
complimenti che mi hai fatto nello scorso capitolo, li ho molto
apprezzati, e sn felice che ti sia piaciuto. spero lo sia stato
altrettanto questo e spero me lo farai sapere. un bacio
x MissPinckAle:
ciao tesoro! sn
felice che lo scorso cap ti sia piaciuto. x rispondere alla tua domanda
se la madre è viva, si lo è! è solo
stata ricoverata in un centro specializzato di manathan, e nn ti
preoccupare se nn hai capito, forse semplicemente nn lo specificato io
bene ^^ fammi sapere cosa ne pensi di questo chappy mi raccomando ;) un
kiss
x jay jay:
grazie davvero
tante!!! sn felice che ti piaccia il racconto e il modo in cui scrivo,
anche se ancora ho parecchio da migliorare ^^ per il finale nn voglio
anticiparti niente, sappi solo che io preferisco di gran lunga i lieto
fine, quindi regolati tu. che dire di altro, spero ti sia piaciuto
anche questo cap e che mi lasci una recenzioncina. ti lascio con un
kiss ^^
x _yuki_:
grazie per il
complimento, adesso aspetto cn trepidazione di sapere se questo cap sia
migliorato o peggiorato dall'ultimo ^_^ spero mi farai sapere un bacio
anche a te ^^
x _kiki_:
davvero grazie
tante!! mi fa piacere che alle lettrici della mia ficcy si sia aggiunta
un'altra persona. devo dire che nn sarà stato molto facile
leggere 15 cap in una volta sola, e di questo ti ringrazio ^^ spero mi
dirai cosa ne pensi anche di questo cap, e che nn ti deluda, vista che
dalla tua recinzione sembra ti sia piaciuta molto ^^
|
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Capitolo 17 *** Disperazione ***
Ciao a tt sn
tornata!!!
nn so se
ne siete contenti (lo spero) o nn, cmq finalmente dopo 4 mesi sn
tornata per aggiornare. pultroppo le idee e la volontà erano
volate via e vi ho lasciate a metà, quasi avevo pensato di
nn continuarla più e spero davvero che vi renda un pizzico
felice ke continuo ^^
vi
aggiorno un pò però prima, era da così
tanto che nn scrivevo questa ficcy ke forse lo stile e un pò
cambiato, e come sempre ci saranno degli errori di grammatica =.=
Pultroppo questa è la cosa peggiore.
spero
che questo capitolo vi piaccia più dell'ultimo e che
lasciate più commenti (l'altra volta erano sl 2
ç_ç) e come sempre dico che per commenti includo
anche le critiche, che dico sul serio, mi hanno fatto migliorare un
kasino in questa ff!
vi informo anche ke per questa volta nn posso rispondere alle vostre
recenzioni xkè nn ho molto tempo, quindi perdonatemi.
be
vi lascio con la lettura e spero in bene (tengo le dita incrociate)
kiss kiss Lucyette
17° Capitolo
Il
mattino seguente mi svegliai con un gran sorriso e a
completare l’opera del mio aspetto fuori c’era un
bel sole che illuminava la città.
Mi vestii alla svelta e scesi al piano di sotto per fare colazione.
Lì Vanda mi stava aspettando e sul tavolo c’erano
già le fette biscottate, la marmellata e i cornetti caldi
-giorno Vanda!- la salutai pimpante
-mio fratello non si è ancora svegliato?- chiesi con lo
stesso tono sedendomi al mio posto
-no signorina, Tommy ha già lasciato la casa per andare
all’università questa mattina presto. Prima di
uscire mi ha chiesto di darti il buongiorno e di dirti che
sarà impegnato tutto il giorno e che non potrete pranzare
insieme- mi rispose
Io annuii un po’ dispiaciuta, mi sarebbe piaciuto pranzare
con lui e parlare un po’, c’erano tante cose ancora
da discutere
-vedo che finalmente andate d’accordo…ne sono
felice- mi sorrise la mia domestica
-grazie Vanda!- le risposi allo stesso modo solo più vivace.
Dopo poco mi venne a prendere Sandra che notò subito il mio
buonissimo umore e mi chiese di raccontarle cosa mi avesse cambiato
tanto.
Anche a scuola il mio umore non cambiò per niente. I ragazzi
della mia classe erano stupiti del mio atteggiamento quella mattina e
io non riuscivo a biasimarli, infondo non li avevo mai salutati con un
gran sorriso davanti alla classe e con un saltello.
-sono davvero felice per te Cinzia. Scommetto che sognavi sempre il
giorno che tu e tuo fratello vi uniste di nuovo- mi disse la mia
migliore amica arrivata la ricreazione
-si hai ragione Sandra! Sono davvero felicissima, forse più
di quanto appaio-
-e per giunta al tuo ritrovato fratello si è unito un
ragazzo che ti ha reso donna- continuò con un sorrisetto
malizioso.
-e dai smettila!- le diedi una spallata leggera
-no mia cara mai! Mi hai promesso che mi avresti raccontato tutto!-
-cosa dovrei raccontarti di preciso?-
-te lo detto, tutto! Come è successo, se ci sa fare, se
è stato arrogante o romantico, se era programmato!- disse
entusiasta e curiosa
-non era programmato- iniziai a raccontarle
-stavamo vedendo un film ed è successo-
-certe cose non accadono così facilmente! Su dai non farti
pregare, raccontami- mi implorò ormai allo stremo della
curiosità
Sbuffai esasperata ma continuai a sorridere. Infondo era la mia amica e
sapevo già a che cosa andavo incontro la mattina prima
quando le avevo chiesto di coprirmi
-mi ha preparato la cena con lo stesso menù del nostro primo
pranzo insieme, petali di rose sparsi sul pavimento e candele che
illuminavano il tutto. Dopo cena ci siamo seduti sul divano con
l’intento di guardare un DVD ma non ci siamo riusciti.
Continuavamo a baciarci senza riuscire a dividerci e alla fine siamo
finiti a fare l’amore-
-che bello! Non solo è stato romantico ma anche sensuale e
preciso nel momento- commentò
Io ridacchiai al suo tono, sembrava più contenta di me che
avessi affrontato quel momento
-e adesso quando vi vedrete?- mi chiese curiosa
-al pomeriggio, siamo rimasti che mi veniva a prendere e andavamo al
garage…come sempre infondo-
-sono davvero felice per te amica mia- esclamò stringendomi
-per la verità anche io ho un fidanzato sai?- mi
confessò
-cosa?! Ma da quanto?- gli chiesi sbalordita.
Non avevo la minima idea che la mia amica avesse un ragazzo. E doveva
essere anche piuttosto importante per chiamarlo proprio fidanzato, lei
non mi aveva detto niente e la cosa era ancora più
sconvolgente. Mi aveva sempre detto tutto sulle sue nuove fiamme e
anche su il loro veloce evolversi
-più o meno da quanto tu conosci Andrea- rivelò
facendo colorare di un tenue rosso le sue guance
-però è qualcuno che tu conosci bene, mi ha
chiesto che la nostra relazione rimanesse segreta per il momento e mi
ha chiesto anche di non dirti niente, per questo non te ne ho fatto
parola- continuò
-cosa? Perché dovevate tenere la cosa nascosta? Per caso
è fidanzato o peggio sposato?- le chiesi preoccupata
Sandra era una brava ragazza, forse troppo vivace ed eccentrica ma pur
sempre brava. Peccato che il suo difetto più grande era di
cacciarsi nei guai, e da quando aveva cominciato ad uscire con i
ragazzi i guai erano diventati enormi
-ma no cosa vai a pensare! È un bravo ragazzo e mi riempie
di attenzioni, non è fidanzato ne tanto meno sposato, crede
solo che sia meglio aspettare un po’ prima di rivelarlo a
qualcuno-
Mi feci piuttosto sospetta di quelle parole, quale motivo poteva
esserci per tenere tutto nascosto, che fosse un dogato o un alcolista?
Un ex galeotto o un malavita?
Scossi la testa a quel pensiero. Non poteva essere, la mia amica stava
sorridendo come se gli fosse capitata tra le mani il tesoro
più inestimabile, se il suo ragazzo fosse stato uno di
quelli a cui avevo pensato lo avrebbe allontanato presto come faceva
sempre
-per la verità abbiamo fatto anche l’amore-
rivelò distraendomi dai miei pensieri
-COSA!- gridai in preda alla sorpresa
Sandra nonostante fosse uscita con molti ragazzi non era mai andata a
letto con uno di loro, era sempre lei quella che diceva che voleva
aspettare quello giusto
-vuoi abbassare la voce?- mi ammonì, mi sembrava tanto di
vivere in un mondo inverso dove io ero la pazza e lei quella che
cercava di calmarmi
-ma sei sicura di aver fatto bene?- le chiesi
-si. Non è stato come con gli altri che quasi mi
obbligavano. Lui me lo ha chiesto dopo un po’ ed ha aspettato
che fossi pronta- mi rispose sognante
Ero più che scioccata. Non riusciva più capire
cosa fosse vero o No.
Nel mondo dove avevo sempre vissuto io ero pessimista e infelice e la
mia amica era in cerca di un ragazzo da portare all’altare ma
che alla fine si rivelava sempre un fallito che voleva approfittare di
lei. Si ne ero certa, la terra stava girando al contrario.
Non ebbi più il tempo di continuare quella discussione
perché suonò la campanella per l’ora
successiva e all’uscita lei dovette correre a casa
perché aveva un appuntamento con la madre.
Comunque la nuova rivelazione non peggiorò affatto il mio
umore anzi, lo migliorò e comincia a pensare che non fosse
la terra a girare al contrario ma la fortuna che finalmente ci baciava.
Appena ritornata a casa andai nella mia camera per cominciare a
studiare, presto sarebbe venuto il mio Andrea e io dovevo per forza
riuscire a cominciare a fare i compiti visto che non ero sicura di
poterli fare al mio ritorno e, soprattutto, visto che presto
l’anno scolastico sarebbe finito ed eravamo nel pieno dei
compiti in classe e delle interrogazioni.
Dopo matematica, inglese e storia non avevo più energie di
continuare. Il mio pensiero non faceva che andare al momento in cui il
mio ragazzo sarebbe venuto a prendermi e a quello che sarebbe accaduto
dopo, niente di speciale certo, ma passare del tempo con lui era
già magnifico.
In quel momento sentì il cellulare squillare, lo presi e lo
schermo segnava “un nuovo messaggio”.
“ciao gattino, ho qualche problema per venirti a prendere,
quindi se puoi raggiungimi presto tu”.
Ero confusa dall’arrivo di quel messaggio, generalmente
Andrea aggiungeva un ti amo, oppure ti aspetto…non era mai
stato tanto freddo e distaccato nei messaggi. Mi chiedevo
perché mandarmi un sms del genere e poi cosa era quel
raggiungimi presto?
Scossi il capo e decisi di non dar peso alle mie brutte impressioni,
chiusi in fretta i libri e mi precipitai al garage.
Appena entrata in quello spazio sembrava ci fosse il vuoto, non
c’erano macchine, per la verità le macchine
stavano li solo la notte. Solo un motorino ancora nuovo se ne stava
vicino alla parete interna. Mi avvicinai al Liberty azzurro, lo avevo
preso solo un paio di volte si e no da quando me lo avevano regalato,
speravo solo di saperlo ancora guidare dopo tutto quel tempo.
Mi sedetti sul sellino e lo misi in moto, poi premetti il pulsante del
telecomando della saracinesca che si aprì senza problema.
Uscii dal locale senza indugi e mi avviai al garage dove il mio amore
di certo mi stava aspettando.
Arriva alla auto officina mi sentivo emozionata e trepidante, non
vedevo l’ora di riabbracciare e baciare il mio ragazzo.
Parcheggia poco lontano e andai all’entrata, che stranamente
era aperta. Generalmente Marco teneva la te chiusa per paura che
qualcuno scoprisse che quel luogo venisse usato abusivamente ma come
poco prima scossi la testa e mi lascia la faccenda alle spalle.
Quando entrai dentro era tutto buoi, cioè si vedeva per la
luminosità della giornata ma solitamente le luci erano accese
-Andrea? Andrea ci sei?- chiamai piano, non so perché ma
vedere tutto deserto mi dava i brividi.
Feci qualche passo entrando e stavo per chiamarlo di nuovo quando lo
vidi di spalle.
Sorrisi facendo un lungo passo per raggiungerlo ma in quel momento mi
immobilizzai all’istante per quello che vidi.
Ero così scossa che non riuscì a reagire in
nessun modo, avrei dovuto gridare, arrabbiarmi o, ancora meglio
piangere ma rimasi immobile mentre vedevo la lingua di Penny infilata
alla bocca di lui.
Mi allontanai di qualche centimetro da loro qualche secondo dopo, e
vidi gli occhi della ragazza che mi scrutarono soddisfatti. Non ce la
feci più e voltandomi scappai, mentre già le
lacrime stavano inondando le mie gote.
Comincia a correre in quel quartiere scorandomi anche del motorino, non
mi interessava niente ormai. L’unica cosa che ricordavo e
ancora vedevo era la lingua di quella puttana nella bocca del mio
ragazzo e il mio ragazzo che la accoglieva senza nessun problema.
Infondo cosa mi dovevo aspettare, era uomo e come ogni altro uomo non
aveva detto no a tradirmi.
In quel momento però altre sensazioni cominciarono
a farsi sentire in me e, mentre tentavo di tenere a bada i
singhiozzi il cuore cominciò a dolermi tanto forte da non
riuscire a respirare, la strada vorticava intorno a me e non sapevo
più dove mi trovassi per quanto ero confusa. Cercai di
respirare più regolarmente e cominciai ad orientarmi un
po’, ma nel petto sentivo ancora il cuore stretto in una
morsa e le lacrime, mista ai singhiozzi, non volevano cessare.
Continuai così per ore, credo. La gente che incontravo mi
guardava come fossi una matta, oppure non mi guardava affatto e
svoltava l’angolo. A me stava bene così.
Non mi resi neanche conto di dove fossi o quanta strada avessi fatto
fino a che non guardai il cielo cominciare ad oscurarsi.
Dovevano essere più o meno le sei, sei e mezza ed io ero in
un quartiere completamente differente da quello in cui ero partita. Non
ero proprio in centro, ma quasi c’ero. Li vicino
c’era un solo pub, o forse era un bar, non ne ero sicura.
Respirai a fondo e finalmente riuscì a contenere i
singhiozzi e in poco tempo anche il pianto si
diradò…almeno quelli.
Mi accorsi solo in quel momento che i piedi mi duolevano e le gambe non
riuscivano più a tenermi in piedi, così decisi di
entrare in quel bar e sedermi un po’.
Quando entrai il locale sembrava deserto, non avevo mai visto un bar
vuoto a quell’ora, mi chiesi se per caso non fosse chiuso.
Ci entrai lo stesso fregandomene altamente di cosa andava o non andava
in quel locale e mi sedetti in un tavolino infondo, vicino al muro e
dove nessuno mi avrebbe vista.
Avrei voluto togliere le scarpe e sdraiarmi in un letto per dormire e
non risvegliarmi più, a questo pensiero chiusi gli occhi
sperando di rilassarmi ma feci un grosso sbaglio. Appena le mie
palpebre si chiusero, come un lampo, rividi la scena più
brutta di tutta la mia vita.
Sentii di nuovo la sensazione di vuoto mentre rivedevo le braccia di
Penny sul collo di Andrea, per giunta adesso riusciva a rivedere tutti
i particolari che mi erano sfuggiti per lo shock, rividi la lingua
insinuarsi nella bocca, immaginando che presto lui l’avrebbe
accontentata avvolgendola con la sua.
Un brivido percorse la mia schiena e gli occhi ricominciarono a pungere
come se fossero spilli.
Mi alzai di scatto e vidi un uomo davanti a me. Era bassino, con
capelli corti brizzolati. Poteva avere anche cinquanta anni, ma ne
dimostrava solo una quarantina…magari li aveva davvero.
-sta bene signorina? Le porto qualcosa?- mi chiese con aria preoccupata
-mi scusi, non volevo farla allarmare sono solo un po’
stanca- mi affrettai a rispondere
-può portarmi una tazza di thè alle erbe
fumante?- chiesi
L’uomo annuì e cominciò ad allontanarsi
-posso usare il bagno?- lo fermai
-certo, è in fondo al bancone-
Era molto gentile.
Gli feci un cenno del capo per ringraziarlo e mi avviai. Dovevo avere
un aspetto mostruoso per aver fatto preoccupare un estraneo.
Entrai nello stanzino che si divideva ancora tra WC uomo e WC donna.
Dopo esser andata al bagno mi osservai allo specchio…un
mostro sarebbe stato più carino di me.
Il mio viso era pallido da farmi apparire morta, se fossi addormentata.
Gli occhi erano circondate da occhiaie nere e i la pupilla era
arrossata oltre ogni maniera.
A peggiorare il tutto l’aria da cane bastonato trapelava da
ogni punto. Allungai le labbra per cercare di sorridere ma sembrava
fosse una smorfia, e poi, proprio non avevo la forza di fingere un
sorriso, era mentalmente e fisicamente troppo pesante.
Vidi una lacrima scendere dalla guancia prima che potessi
fermarla e mi deprimetti ancora di più, così mi
piegai e sciacquai il viso.
Non era affatto migliorato, ma adesso almeno non era macchiato per le
lacrime ed era stato un po’ rinfrescante.
Uscii dal bagno e mi andai ad accomodare di nuovo al mio tavolino.
Sopra c’era già una tazza fumante e anche un
cornetto vicino
-mi sono permesso perché non sembri in forma- mi disse il
proprietario, quando guardai la brioche, mentre dietro il bancone
asciugava alcuni bicchieri
-la ringrazio, è molto gentile- rispose portando la tazza
alle labbra. Non avevo per niente fame, ma ci avrei provato a buttar
giù un boccone.
Stare da sola non mi faceva affatto bene. Non facevo che rivivere i
ricordi delle ore prime e anche quelle della sera prima, ma a casa non
ci volevo tornare, non ero affatto pronto a sentirmi dire “te
lo avevo detto io” o “sei stata troppo
ingenua” da mio fratello. Così non mi
restò che far svagare la mente che proiettava ogni ricordo.
Ero stata così felice e cretina…avevo davvero
creduto alla promessa che mi aveva fatto prima di fare
l’amore con lui…si lui. Non riuscivo a pensare al
suo nome senza piangere e questo era patetico, la vecchia me avrebbe
sbraitato “sei un’idiota! Dovevi aspettarti che ti
abbandonasse dopo averti portata a letto, gli uomini lo fanno
sempre!” ma ormai, ovviamente, quella me non c’era
più.
Adesso c’era solo una Cinzia che piangeva, che per la prima
volta aveva ricevuto una delusione d’amore, che per la prima
volta si era ferita con le spine di quella cazzo di rosa
dell’amore.
Una Cinzia che ancora ricordava le parole che l’avevano resa
la ragazza più felice del mondo “non sono
masochista, sono dipendente da te, non riuscirei a separarmi neanche se
volessi”. Si adesso ci credevo davvero.
Quando sentii strani mormorii e la musica, mi riscossi dai miei
pensieri.
Il locale si era riempito di ragazzi che ballavano sotto le luci
troboscopiche e al ritmo della musica rimbombante, da quando avevano
acceso la musica? Ma più importante quando il locale era
stato cambiato?
Non c’erano più tavolini dappertutto, adesso i
tavoli era diminuiti ed erano tutti vicino alle pareti accompagnati da
divanetti.
Mi alzai e mi avvicinai al bancone. Avevo sentito parlare di un locale
dove la mattina era un bar/caffetteria e la sera si trasformava in una
discoteca, ma non credevo di aver scelto proprio quel locale.
-spero di non esserle stato di intralcio mentre sistemava- mi rivolsi
al proprietario
-no tranquilla. Non hai dato fastidio anche se credevo che non ti
saresti più ripresa, te ne stavi impalata lì e
non ti accorgevi di niente- mi rispose mentre porse una bibita d un
dipendente che serviva sia hai tavoli che al bancone
-devo esserle sembrata un idiota-
-no, mi sembravi una ragazza col cuore spezzata, specialmente quando
piangevi-
Ecco, avevo scoperto di aver pianto senza accorgermene
-come fa a saperlo?- gli chiesi
Lui mi servì un chinotto analcolico che gli avevo fatto
segno di darmi e mi rispose
-ti meraviglieresti di sapere che ne vedo almeno uno al giorno di uomo
distrutto dall’amore-
-lei deve essere un esperto ormai-
-be non so se sono un esperto, però non ho mai visto una
ragazza così giovane ridotta come te-
Gli sorrisi e annuii sconsolata. Aveva ragione, di certo quelli che
aveva visto lui erano andati lì per dimenticare con una
bella sbronza, io invece mi ci ero solo imbattuta.
Rimasi lì al bancone per delle ore forse, la confusione mi
confondeva un po’ e mi faceva pensare di meno.
Ad un certo punto un ragazzo, più o meno della mia stessa
età, capelli corti scuri e carino si sedette nello sgabello
vicino al mio e ordinò qualcosa
-cosa è?- chiesi al barista indicando il bicchiere del
ragazzo
-vodka liscia con uno spruzzo di pesca- mi rispose
Vidi il ragazzo guardarmi, o meglio guardare la mia scollatura in modo
piuttosto viscido, e pensare che mi ero messa quella maglietta solo per
Andrea.
Ah! Il mio cuore sussultò e mi si strinse facendomi male,
come avevo potuto dimenticare che non dovevo pensare al suo nome.
E di nuovo fu un fiume di ricordi, e di nuovo un cascata di dolore
-dammene uno anche a me!- chiesi d’istinto
Il ragazzo annuì e me lo versò nel bicchiere un
minuto dopo.
Lo presi e senza pensarci lo tracannai tutto in un sorso. Sentii la
gola avvampare all’istante, ma con lui anche calore e un
certo stordimento.
Era quello che cercavo! Ubriacarmi perdendo ogni cognizione della
realtà e dimenticare. Dimenticare il mio dolore, i miei
ricordi e tutto quello che lo riguardava.
-dovresti andarci piano! Sei anche digiuna- mi avvertì il
proprietario
Vero. Mi ero scordata che avevo solo punzecchiato quel cornetto
-non si preoccupi so tenere l’alcol- lo rassicurai con voce
già trascinata.
Bugia. Colossale bugia. Ero già brilla e con un altro di
quei bicchierini sarei stata ubriaca.
Il ragazzo che mi stava vicino era già arrivato al terzo, e
io non riuscivo a perdonarmi il fatto di essere più debole
di un uomo
-un altro!- chiesi con voce squillante
L’uomo mi guardò con aria riluttante, infondo era
un barista e sapeva quando qualcuno era ubriaco.
Gli feci la faccina più angelica che avevo e lui mi
accontentò dandomene un altro.
Come il primo questo lo finì in un niente e adesso non lo
sentivo neanche bruciare, ero troppo impegnata a guardare la stanza che
girava e sentire le voce appannate intorno a me.
Cominciai a ridere senza un motivo preciso e poi rividi di nuovo il
volto del mio amore. Adesso piangevo e ridevo nello stesso momento.
Me ne porse un altro che forse avevo chiesto e trangugiai anche quello.
Chi cazzo se ne fregava delle conseguenze. Io volevo solo dimenticarlo
e non ci riuscivo.
In quel momento mi accorsi che il ragazzo si era avvicinato e mi stava
parlando, mi concentrai il più possibile per capire cosa
diceva
-ti va di andarcene allora?- lo sentii
Ok, mi ero persa tutto il resto del discorso. Lo guardai e capii dove
mi voleva portate, ero ubriaca ma non stupida, per non parlare del
fatto che ero la ragazza più diffidente, del sesso opposto,
della terra
Mi alzai e lo seguii, forse gli risposi anche ma non lo ricordo, come
non ricordo di essere stata chiamata dal barista…e forse
neanche mi aveva chiamato.
Presto mi ritrovai in una stanza e il ragazzo viscido era a torse nudo
che mi baciava il collo, lo allontanai un attimo
-andiamo dritti al sodo!- biascicai cercando di togliere la maglietta
con cui avevo difficoltà.
Non mi andavano proprio i preliminari e poi chissà se avrei
retto.
Fatto sta che quando riuscii nell’impresa mi trovai anche
senza jeans, il viscido aveva fatto da se.
Così dondolando mi avvicinai a lui e quasi lo raggiunsi ma
all’improvviso mi sentii sollevata e poi mi trovai a testa in
giù.
Non capivo che stava succedendo, ma mi avevano rovinato il divertimento.
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