Who Do You Think You Are?

di Niomi
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** You're Not Very Pretty When You Cry ***
Capitolo 2: *** Intense Dream/I Forgive You ***
Capitolo 3: *** Just Come Home, I'm Sorry ***
Capitolo 4: *** Adventures & Sparks ***
Capitolo 5: *** I Can't Protect You If You Go/I Need You ***
Capitolo 6: *** Broken Liam ***
Capitolo 7: *** Final Goodbyes ***
Capitolo 8: *** Alternate Lirry Ending ***



Capitolo 1
*** You're Not Very Pretty When You Cry ***


Capitolo 1:
You’re Not Very Pretty When You Cry

 

All’inizio, Liam non aveva dubbi sul fatto che lui e Harry fossero la coppia perfetta. Si sono innamorati solo qualche mese dopo la nascita dei One Direction: si sono avvicinati sempre di più lavorando insieme durante X-Factor, anche se dovevano nascondere la loro relazione. Nonostante tutte le voci sulla Larry Stylinson, Harry tornava sempre da Liam, coccolandolo la notte e facendo l’amore con lui per dimostrargli che lui era il suo unico amore. Fu durante il tour che la Larry iniziò a scomparire e la Lirry a prendere campo nel fandom. I fan sapevano che stava succedendo qualcosa: Liam sussurrava a lungo nell’orecchio di Harry quando erano sul palco; Harry si sedeva praticamente sulle gambe di Liam in quasi tutte le interviste. I paparazzi erano persino riusciti a fotografare la coppia segreta che si teneva per mano durante quello che sarebbe dovuto essere un tour “privato” in un museo locale nella città natale di Liam. Ma quando chiedevano loro dei chiarimenti, i ragazzi non negavano né confermavano.
Solo i cinque ragazzi sapevano quanto fosse forte la loro relazione. Dopo il tour, decisero di trasferirsi tutti insieme in una casa. Liam e Harry condividevano una camera e avevano, in pratica, la loro piccola parte della casa, mentre gli altri ragazzi avevano l’altra. I due potevano stare insieme senza alcuna pressione e non sembrava importare né a Zayn e Niall, né a Louis… all’inizio almeno.
Liam era sicuro che niente avrebbe potuto distruggere la sua relazione e questo fino a una notte in cui Harry tornò a casa più tardi del solito. Da quel momento, tutto iniziò ad andare a rotoli.

~

Liam stava scrivendo al computer, lavorando su una mail da mandare a Simon per tenerlo aggiornato sui ragazzi. Gliene inviava una ogni settimana, raccontandogli come stavano tutti ora che il tour era finito e come stava andando il lavoro sul nuovo album. Gli scrisse che Niall aveva ancora fame tutto il tempo, non era proprio cambiato; che il comportamento volubile di Zayn stava scomparendo dopo che aveva cancellato l’account di Twitter e aveva rotto con Perrie. Disse che lui e Harry stavano perfettamente bene, stando sempre molto attenti a non essere beccati. Liam fece una pausa e ricontrollò la mail, sapendo che aveva dei timori nel scrivere la parte successiva.
*
Louis non è più lo stesso. Si comporta sempre allo stesso modo in pubblico, eppure so che c’è qualcosa che non va, ma non me lo dirà. Nemmeno ad Harry. È dal tour che è diverso. Non sta comunque ancora avendo degli effetti sulla nostra immagine, ma lo terrò d’occhio. - Liam Payne
*
Liam premette “invia” e chiuse il portatile. Guardò l’orologio e si rese conto che era passata la mezzanotte; prese il telefono, mandando poi un messaggio al fidanzato: “Dove sei, amore? xx”
Non dovette aspettare molto prima di ricevere una risposta: “FUOri. Sno incazzto con Lou, dovevo bere qulcos.”
Liam si accigliò. Non era raro che Louis e Harry litigassero; Louis era un po’ irascibile ultimamente, ma Harry non era uno di quelli che usciva e andava a bere solo perché arrabbiato e, soprattutto, non era uno che usciva senza portare Liam con sé. Sapeva che ad Harry piaceva bere, ma il più giovane voleva sempre lì il suo fidanzato per essere sicuro di star lontano dai guai. Ma Liam non era con lui ed era preoccupato.
“Non sto a fare commenti su quanto male scrivi quando sei ubriaco. Dove sei? Ti vengo a prendere..”
“Non bisognooo, a cs presto, guro xx” fu la risposta che ottenne Liam qualche minuto più tardi.
Liam sospirò e si sdraiò a letto, da solo. Era preoccupato per il fidanzato, sebbene sapesse che, anche se ubriaco, Harry non si sarebbe permesso di guidare fino a casa o di farsi coinvolgere in qualche rissa da bar. Spense la luce e cercò di sistemarsi meglio, pensando che il tempo sarebbe passato più velocemente se fosse riuscito ad addormentarsi. Fortunatamente, riuscì a cadere in un sonno leggero.
Qualche ora dopo, Liam venne svegliato dal rumore provocato dallo sbattere della porta della camera da letto. Si tirò su e riuscì a distinguere Harry che incespicava nel buio, borbottando fra sé.
“Nostupidoidiota!” si lamentò e sussultò quando scontrò lo stinco contro l’angolo del letto.
“Tesoro?” disse Liam, accendendo la luce.
“Argh,” gemette Harry, allontanandosi dalla luce, le mani a coprire gli occhi.
Liam tirò via le coperte e uscì dal letto, andando verso Harry. “Ehi, vieni, andiamo a letto,” disse, afferrando gentilmente il braccio di Harry.
“No,” rispose Harry, allontanandosi da Liam. “Quel figlio di puttana rovinerà tutto,” farfugliò.
“Chi, Harry?” chiese Liam, preoccupato.
Harry alzò lo sguardo su di lui e si accigliò, come se si fosse reso conto solo in quel momento che il fidanzato fosse lì. “Niente,” disse. “Non voglio dormire,” gli spiegò e tirò il ragazzo verso di sé, mettendogli le braccia intorno alle spalle.
“Harry, puzzi di alcool,” si lamentò Liam, cercando di allontanare dal suo corpo le grandi mani del fidanzato.
Che Harry non l’avesse sentito, o che l’avesse fatto, ignorandolo semplicemente, Liam non ne era certo; ma stava comunque continuando a muovere le mani sul corpo poco vestito di Liam.
“Non sei come mi piaci,” borbottò Harry, mordicchiandogli il collo.
Liam alzò gli occhi al cielo. “Scusa se non dormo nudo come fai tu, Haz,” disse, riuscendo ad afferrare le mani di Harry e a spostarle dal suo sedere coperto dai boxer.
“Solo i boxer, fammeli togliere,” lo pregò Harry nel momento in cui Liam riuscì finalmente a spingerlo via da sé.
“Non stanotte, Harry, hai bisogno di una dormita,” spiegò Liam al fidanzato, facendolo sedere sul letto. Si inginocchiò e gli tolse le scarpe da ginnastica.
“Hmm, Li, di solito sono io quello che toglie i vestiti,” Harry sogghignò e si tolse la maglietta.
“Già, beh, guardandoti bene, hai già problemi cercando di non cadere dal letto, quindi non sono sicuro di quanto tu possa essere in grado di riuscire a spogliarti,” disse Liam, sfilandogli i calzini.
“Oh, penso di poterci riuscire,” ribatté e afferrò Liam per le spalle, tirandolo su dal pavimento e spingendolo su di sé.
Liam sussultò, sorpreso dall’improvvisa forza tirata fuori dal ragazzo più giovane. Si dimenò sopra Harry, i petti nudi che sfregavano uno sull’altro. “Smettila,” disse, appoggiando le mani ai lati della testa di Harry e tirandosi su.
“Non dirmi così,” disse Harry, facendo cadere Liam sul letto. Si mosse velocemente e si trovò a cavalcioni sul ragazzo più grande. “Dirmi di fermarmi significa che non mi vuoi,” Harry s’imbronciò e premette le labbra contro quelle di Liam in un bacio passionale.
Liam sentì la passione, qualcosa che sapeva Harry provava nei suoi confronti, ma si rese conto che mancava altro. C’era passione, ma non la dolcezza e la gentilezza che di solito l’affiancavano. Al contrario, Liam non sentì altro se non il desiderio e… era rabbia quella? Nonostante volesse mettere a dormire il suo giovane fidanzato, Liam ricambiò il bacio, cercando di reprimere la repulsione causata dal sapore di alcolici e brezel nella bocca di Harry.
Harry lasciò scorrere le mani sulle braccia muscolose di Liam, prima di afferrarlo per i polsi e spingerle sopra la sua testa.
“Harry, cosa stai facendo?” chiese Liam quando Harry si staccò per riprendere fiato.
“Te l’ho detto, ti voglio,” disse, un luccichio negli occhi che Liam non aveva mai visto prima.
“E io ti ho detto che non accadrà,” ribatté Liam, cercando debolmente di liberare i polsi dalla presa ferrea dell’altro.
“Perché no?” domandò Harry, un leggero ringhio gli sfuggì dalle labbra.
Liam si accigliò. Harry era solitamente molto ragionevole quando ubriaco e non l’aveva mai visto davvero arrabbiato nei suoi confronti per del sesso negato.
“Ti ho detto che abbiamo bisogno di andare a dormire. Abbiamo un’intervista domani mattina,” spiegò Liam.
“Bugiardo,” disse Harry, stringendo la presa sui polsi.
“Cosa? Non sto mentendo, Haz, è da una settimana che sai dell’intervista,” ribatté.
“No, non intendo quello,” spiegò Harry. “Semplicemente, tu non mi vuoi più,” continuò e il cuore di Liam si spezzò vedendo le lacrime nei suoi occhi.
“Cosa?! No, non è per niente vero!” disse a fatica, la parte alta del suo corpo spinta in avanti nel desiderio di avvolgere le braccia intorno ad Harry, ma il più giovane non aveva ancora liberato i suoi polsi.
“Allora facciamo l’amore, Li,” lo pregò e non aspettò una risposta prima che Liam sentisse l’erezione di Harry strusciare contro i suoi boxer. Il viso del giovane scomparì contro il collo del più grande, lasciando caldi baci prima di iniziare a succhiare la pelle sensibile.
“Hazza,” Liam sussultò quando sentì i denti di Harry morderlo. Non poteva negare che essere immobilizzato dal ragazzo lo stesse eccitando. Entrambi avevano sperimentato la dominazione nelle loro relazioni sessuali, ma Harry la stava portando a un nuovo livello e Liam non era sicuro su come sentirsi al riguardo.
Harry si allontanò e lasciò finalmente andare i polsi del più grande. Liam tirò un sospiro di sollievo, abbassando le braccia e muovendo le dita per far tornare sensibilità alle mani. Guardò verso Harry che era ancora a cavalcioni su di lui, ma che aveva smesso di provarci con Liam.
“Non mi vuoi,” ripeté Harry, ma questa volta il viso non era segnato solo dalla tristezza, ma anche dalla rabbia.
“Di nuovo, non è vero,” disse Liam, un po’ infastidito da quell’Harry ubriaco.
Il giovane alzò gli occhi al cielo, appoggiando le mani sul petto dell’altro e spingendolo giù sul letto. “Non mentirmi,” urlò.
“Non sto-“ SMACK!
Il tempo si fermò e improvvisamente Liam si ritrovò a fissare il muro, non più il viso di Harry. Sbatté le palpebre, la vista a puntini, il dolore che si espandeva sulla sua guancia ormai rosso fuoco.
“Non mentirmi,” ripeté la voce di Harry e Liam girò lentamente la testa verso il fidanzato, fissandolo incredulo.
“Hazza…” sussurrò Liam, sentendo lacrimare l’occhio destro a causa del manrovescio.
“Non piangere, Liam, non ne vale la pena,” disse Harry, allungando una mano per asciugare la lacrima caduta sulla guancia maltratta dell’altro.
Ma Liam non si era accorto di star piangendo. Non si era neanche davvero reso conto del fatto che Harry l’avesse appena schiaffeggiato.
“Non sei molto bello quando piangi,” terminò Harry prima di rotolare via da Liam e accoccolarsi sul cuscino, per poi addormentarsi.
Liam fissò il soffitto con la mente che registrava ciò che era successo nei minuti precedenti. L’amore della sua vita, la persona di cui più si fidava, la persona che pensava non avrebbe mai fatto male a una mosca, l’aveva appena colpito. Portò una mano alla guancia, bruciava. Sbatté le palpebre e sentì vere lacrime formarsi ai lati degli occhi. Non sapeva quanto tempo fosse rimasto sdraiato così, ad analizzare ogni singolo momento di quella serata, ma alla fine si addormentò, tormentato dagli incubi.





.Angolo "Traduttrice".

Salve a tutti!
Allora, ehm... ok, è la prima storia che posto e non è mia, obviously, è una traduzione. Arriva direttamente da AO3 e l'ho amata dal primo all'ultimo capitolo e spero davvero che succeda la stessa cosa anche per voi!! :) fatemi sapere cosa ne pensate!!
Comunque, l'autrice è Dassy1407 e questo è il link della storia originale -->
http://archiveofourown.org/works/630944/chapters/1141002
Questo, invece, è il link per il profilo dell'autrice --> http://archiveofourown.org/users/Dassy1407/pseuds/Dassy1407 ; potete trovarla anche su tumblr e il nome è sempre Dassy1407, sono sicura farà piacere anche a lei conoscere la vostra opinione sulla storia.
Spero davvero tanto che questo primo capitolo abbia attirato la vostra attenzione!! Cercherò di postare il secondo capitolo il prima possibile!!
Lots of love,
Niomi
 

  

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Capitolo 2
*** Intense Dream/I Forgive You ***


Capitolo 2:
Intense Dream/I Forgive You


 

Louis sbatté la mano sulla sveglia e rilasciò un sospiro: non era ancora pronto per affrontare la mattina. Cavolo, non voleva mai affrontare nessuna giornata, ma in qualche modo riuscì ad alzarsi e ad andare verso il bagno. I suoi occhi sembravano stanchi, lo sembravano sempre. Fin dalla fine del tour, si era concesso di pensare alla sua vita. Non avrebbe mai dovuto farlo.
Aveva attraversato il periodo di X-Factor senza pensare davvero, in maniera meccanica, sapendo solo una cosa: aveva un’enorme cotta per Liam Payne. Fin dalla prima volta in cui si incontrarono, non riuscì a togliersi quel ragazzo dalla testa. Fu davvero entusiasta quando nacquero i One Direction, sapendo che avrebbe potuto conoscerlo meglio. Ma i suoi sogni diminuirono quando Liam e Harry sembrarono trovarsi subito in sintonia. All’inizio, la loro relazione era strana: quando erano solo loro, con o senza gli altri membri della band, erano sempre molto vicini, flirtando continuamente tra di loro in maniera innocua. Ma quando c’erano la stampa o le telecamere in giro, nessuno avrebbe supposto che sapessero che l’altro esisteva. Quindi Louis elaborò un piano: Operazione – far ingelosire Liam. Fu un pessimo piano, perché dopo aver provato per settimane a far ingelosire il ragazzo, si rese conto che sarebbe stato possibile solo se Liam avesse provato dei sentimenti nei suoi confronti.
Perciò si spostò verso un altro piano: scoprire cosa piacesse a Liam. Ovviamente, gli piaceva Harry, quindi Louis andò da lui per primo. Doveva conoscerlo: le cose che gli piacevano, quelle che non gli piacevano, la sua personalità. Ciò che attirava Liam era ovviamente in quel ragazzo riccio. Alla fine, iniziò a piacergli davvero Harry, ma semplicemente come buon amico. Perciò non aiutò molto la situazione quando iniziarono le voci sulla Larry. Esternamente, era distrutto, perché se proprio dovevano esserci delle voci, avrebbe voluto che fossero su lui e Liam, non Harry. Continuava a ripetere a Liam che niente era vero; ma internamente si chiedeva se il più giovane ne risentisse negativamente, se i suoi sentimenti verso Harry potessero sparire. Non successe. In realtà, ebbe l’effetto opposto e solo qualche settimana dopo, i Lirry vennero allo scoperto con gli altri ragazzi.
Il management non ne fu molto contento e richiese che la bromance Larry rimanesse comunque forte. Perciò sia Louis che Harry indossarono la maschera e misero in scena la bromance per tutto il tour. Andò bene, finché non arrivò verso il capolinea: Liam e Harry si mancavano a vicenda e, non intenzionalmente, la bromance Larry scomparì e i Lirry ebbero successo persino tra i fan.
Louis si rese conto, in quel momento, di aver perso il ragazzo che amava e il suo miglior amico. Odiava la decisione di andare a vivere tutti insieme dopo il tour, ma non poté dire di no: sarebbe stato l’unico a non essere in quella casa e ciò avrebbe potuto danneggiare la reputazione della band. “Louis va a vivere da solo. Problemi nella band?” Poteva immaginare i titoli dei giornali.
Metteva su la sua aria scherzosa davanti alle telecamere, eppure i ragazzi sapeva che c’era qualcosa che non andava in lui. Ma si rifiutava di parlarne, dicendo loro che non erano affari loro. Almeno fino alla notte precedente. Harry lo affrontò e Louis disse cose non proprio intelligenti. Sapeva che Harry era incazzato con lui, ma non gli importava. Quel ragazzo, che una volta chiamava miglior amico, non meritava Liam.
Louis spense il cervello e si preparò per la mattinata; aveva un’intervista e non poteva essere il suo sé depresso, cosa che era stato nelle ultime settimane dopo la fine del tour. Saltellò giù per le scale, trovando Niall, Harry e Zayn intenti a fare colazione.
“’Giorno,” disse Louis il più allegramente possibile, mentre andò a prendersi un po’ delle uova strapazzate e del bacon che Zayn aveva preparato per loro.
“’Giorno,” risposero i ragazzi in coro.
“Dov’è Li?” chiese Louis, guardando Harry che, a sua volta, lo stava fissando.
“Verrà giù tra un po’,” disse Harry, la voce più bassa del normale. Louis si prese un momento per scrutare le borse sotto agli occhi dell’altro e il modo in cui i capelli non fossero sistemati abilmente come al solito.
“Sembra che qualcuno abbia avuto una notte agitata,” commentò il liscio.
Harry spostò lo sguardo, serrando la mascella.
“Già, ti ho sentito ritornare stanotte. Erano tipo le due,” aggiunse Niall con la bocca piena di cibo.
“Scusate,” disse Harry, ma non sembrava davvero dispiaciuto. “Mi serviva una notte solo per me,” spiegò aspramente.
“Ok…” disse Zayn, percependo la tensione nell’aria.
La stanza divenne stranamente silenziosa mentre mangiavano la colazione, fino a che il silenzio fu interrotto da Niall che sussultò e lasciò cadere la forchetta sul piatto.
Tutti gli occhi seguirono lo sguardo dell’irlandese e videro Liam all’entrata della cucina.
“Che c’è?” chiese, guardando quegli occhi che lo stavano fissando. Due paia sembravano sorpresi, uno infastidito e l’ultimo preoccupato.
“Cos’è successo alla tua faccia?” domandò Zayn.
Louis vide Liam dondolare sui talloni, come se stesse cercando di ricordare come gli fosse venuto quel livido chiaro che si espandeva sulla guancia e circondava anche un po’ l’occhio.
“Sono caduto dal letto stanotte,” Liam mentiva molto bene, notò Louis. “Mi sono attorcigliato con le cuffie e penso di essere andato fuori di testa nel sogno e di essere rotolato giù, colpendo la guancia contro il comodino,” disse, rilasciando una risatina imbarazzata.
“Già,” rincarò Harry, anche lui un bravo bugiardo. “Mi hai spaventato a morte,” disse con un sorrisetto.
“Che idiota,” rise Niall, prendendo con la forchetta tutto ciò che era rimasto nel piatto per poi buttarlo giù in un sol boccone. Louis non riuscì a credere che gli altri due non si fossero accorti che Liam e Harry stessero mentendo. Pur essendo entrambi dei bravi bugiardi, suppose che si fossero almeno resi conto della smorfia di Liam quando Harry fissò il livido.
“Beh, l’intervistatore avrà una grande storia tra le mani oggi,” aggiunse Zayn con una risatina.
“A tal proposito, dovremmo andare, ragazzi, o arriveremo in ritardo,” continuò Harry, alzandosi velocemente e spingendo Liam fuori dalla stanza.
 

̶


Zayn aveva avuto ragione dicendo che l’intervistatore ci sarebbe andato a nozze con la storia sul livido di Liam. Si attenne alla sua versione, ma Harry dovette modificare la sua e dire che aveva sentito Liam cadere mentre stava andando al bagno e che era tornato indietro per accertarsi che il ragazzo non si fosse fatto male seriamente.
Si fecero tutti una risata, definendo Liam uno scemotto e Louis gli chiese persino se stesse sognando di lottare con un orso o qualcosa del genere.
“Non lo so, non ricordo cosa stessi sognando,” Liam alzò le spalle e sorrise all’intervistatore. “Deve essere comunque stato un sogno violento,” aggiunse.
“Probabilmente,” convenne Harry e a Louis vennero i brividi vedendo l’occhiata che Harry lanciò a Liam. Sembrava che nessun altro se ne fosse accorto.
 

~


Un Mese Dopo
Liam sentì il dolore attraversare la schiena nel momento in cui Harry lo spinse contro il muro. “Harry, fermati! Non è successo niente di male,” urlò, ma la sua voce si affievolì velocemente.
“Ma sarebbe potuto succedere, grazie a te!” gli gridò in faccia Harry, le mani ad afferrare la maglia di Liam iniziando a scuoterlo, facendogli sbattere la testa contro il muro. “Se sbaglierai un’altra volta, andrà tutto a farsi benedire!” urlò.
Liam chiuse gli occhi, desiderando di essere ovunque tranne lì.
Era passato un mese dalla prima volta in cui Harry l’aveva colpito, quella notte. Aveva pensato che fosse stata una cosa di una volta; la bugia inventata su Liam caduto dal letto aveva fatto bene invece che male alla band e Harry si era scusato con lui più e più volte. Ma non due giorni dopo, Harry era ritornato a casa ubriaco, di nuovo. Quella volta, però, dopo che Liam era riuscito a far arrabbiare Harry così tanto da far sì che lo colpisse, il riccio non si era messo a dormire.
Anzi, Harry era più eccitato del solito e non aveva intenzione di fermarsi fino a che Liam non avesse ceduto ai suoi desideri. Liam aveva cercato di protestare, ma Harry era riuscito a girarlo, faccia contro il letto.
“Harry, ti prego,” Liam lo aveva pregato, le lacrime a inzuppare le coperte sotto di lui.
“Zitto, Payne! Chi pensi di essere?” aveva urlato Harry con tono velenoso mettendosi sopra Liam, tenendo le braccia del ragazzo dietro la schiena per tutto il tempo. “Sei mio, ecco chi sei, e questo è tutto quello che sarai. Mio,” disse.
Liam tremò al ricordo. Harry non era lo stesso quando era ubriaco e pieno di rabbia e desiderio. Non aveva fatto l’amore con Liam quella notte: lo aveva usato nel peggior modo possibile.
La mattina dopo, aveva deciso di dire a Harry che quello che aveva fatto lo aveva ferito e che se avesse voluto andare fuori a bere in quella maniera di nuovo, allora sarebbe finita tra loro. Liam non era arrabbiato con lui per quello che aveva fatto, era deluso.
Harry era scoppiato a piangere, coccolando Liam e pregandolo per il suo perdono. Essendo una persona tenera di cuore, Liam lo aveva perdonato subito.
“Ti perdono, Hazza, ma ti prego, non farmi questo di nuovo,” l’aveva pregato, prima che entrambi si misero a piangere uno nelle braccia dell’altro.
“Lo prometto, Li, lo prometto,” aveva urlato Harry, in lacrime.
Non aveva infranto la promessa, cioè non era più andato fuori tornando a casa ubriaco. Anzi, la sua rabbia aumentava senza l’alcool. Ogni piccola cosa fatta da Liam lo faceva arrabbiare; persino quando era incazzato per cose che non coinvolgevano Liam, il ragazzo finiva per essere spinto, schiaffeggiato o per ricevere calci. Harry lo definiva semplicemente danno collaterale.
Liam non avrebbe mai pensato di essere una di quelle persone, incastrata in una relazione violenta. Ma non si vedeva in quel modo: amava Harry con tutto se stesso e lo perdonava ogni volta che lo toccava, non importava quanto doloroso quel tocco fosse stato. Non era colpa di Harry, era la sua. O era così che Liam vedeva la cosa. Doveva imparare a stare lontano da Harry quando era arrabbiato e dargli quello che voleva quando ne aveva voglia. Senza lottare, doveva solo dare a Harry tutto quello che voleva. Era comunque quello che aveva promesso sin dall’inizio della loro relazione, no? Aveva promesso di amare Harry a qualunque costo ed era quello che stava facendo. Mentiva a chiunque sui lividi, o sul perché zoppicava, o sul perché sembrasse sempre stanco. Nessuno metteva in discussione ciò che diceva, quindi sembrava che nessuno avesse notato nulla. Ciò finché Liam non fece casino con la storia di copertura durante un’intervista. Ora Harry era incazzato.
“Hai detto a Zayn di esserti fatto male al polso nel bagno, ma hai raccontato all’intervistatore che è successo in cucina,” Harry gli ricordò l’errore.
“Lo so, mi dispiace,” disse con tono calmo Liam, aprendo lentamente gli occhi.
“Come vuoi, Liam, ma non venire a piangere da me quando la band andrà a pezzi per colpa tua,” scattò Harry, lasciando andare la maglietta di Liam, ma rimanendo vicino a lui cosicché Liam fosse ancora premuto contro il muro della loro camera da letto.
“La band non andrà a pezzi per colpa di un errore, Harry. E poi, Zayn non ha detto niente,” gli ricordò Liam.
“No, ma sa che hai mentito. Cosa dirai ai ragazzi, eh? Che hai mentito a Zayn o che hai mentito durante l’intervista?” chiese Harry.
“N-non lo so,” balbettò Liam, sussultando quando la mano dell’altro gli colpì la faccia. Non fu forte come le botte precedenti, ma bruciava dentro, fino all’anima.
“O vuoi dirgli la verità?” chiese Harry e Liam lo guardò, confuso.
Il riccio si allungò verso il basso e afferrò il polso di Liam, livido a causa del calcio che Harry gli aveva tirato la notte precedente.
Lo strinse forte, facendo urlare l’altro. “Ahi! Harry, smettila!” boccheggiò Liam.
“No! Vuoi dirgli la verità?!” gli chiese Harry di nuovo. “Dirgli che sei un pessimo fidanzato che mi costringe a fare queste cose?!” urlò. “Digli quanto sei fastidioso e patetico,” ringhiò.
Liam afferrò la mano di Harry, cercando di staccarla dal suo polso dolorante.
Ma Harry glielo girò, facendolo cadere in ginocchio. “Patetico,” ripeté e gli lasciò andare il polso prima di dargli un calcio allo stomaco.
“Aahh!” Liam ansimò e cadde su un fianco, solo per riceverne un altro alla pancia. I calci continuarono: alla pancia, agli stinchi, alla testa e poi all’inguine. Con ognuno di questi dolorosi calci arrivò la voce di Harry. “Inutile, debole, stupido, fastidioso,” Liam lo ignorò e la sua voce scomparì, ma i calci continuarono. Non era sicuro per quanto tempo Harry continuò a colpirlo, sapendo solo che a un certo punto Harry si inginocchiò per aggiungere al tutto anche i suoi pugni. Poteva essere stato solo qualche minuto, ma sembrarono ore quelle in cui Harry lo picchiò.
Liam rimase sdraiato lì, senza cercare di difendersi da Harry, sapendo che facendolo avrebbe solo alimentato la sua rabbia. Dovette ammettere che quelle furono le botte peggiori che avesse mai ricevuto da Harry. Aprì gli occhi e vide i piedi dell’altro uscire finalmente in tutta furia dalla camera da letto, sbattendo la porta dietro di sé.
Liam ebbe solo due pensieri in mente mentre iniziava a vedere tutto nero:
1. Era grato che i ragazzi non fossero in casa a sentirli litigare.
2. Voleva che il vecchio Harry tornasse e lo amasse di nuovo.
 

̶


Louis si avvicinò alla casa, notando che tutte le auto erano partite tranne quella di Liam.  Entrò aspettandosi di vedere Liam con Harry, ma trovò invece un biglietto sul frigorifero: “Sono andato dai miei, torno tra qualche giorno. –Harry”
Zayn e Niall erano su un aereo per l’Irlanda, il biondo si era portato dietro l’altro per andare a far visita alla famiglia. All’inizio, anche Louis aveva pensato di tornare a casa, ma aveva deciso che fosse meglio rimanere ed essere sicuro che Liam stesse bene con Harry.
Non era stupido, sapeva che stava succedendo qualcosa tra i due. Non credeva alle bugie, eppure non riusciva a credere a quello che tutte le prove indicavano. Non aveva il fegato di affrontare Harry per il modo in cui trattava Liam. E se si fosse sbagliato e Harry lo avesse accusato di cercare di nuovo di incasinare le cose tra i Lirry?
Louis sospirò e si ricordò improvvisamente che Liam era ancora in casa. “Ehi Li!” lo chiamò, salendo le scale. Forse con Harry via, avrebbe finalmente avuto la possibilità di passare più tempo da solo con Liam. Non ricevendo risposta dal ragazzo di Wolverhampton, si avvicinò alla porta e bussò. “Li?” provò di nuovo e aprì.
Sussultò nel vedere Liam che giaceva a terra, sangue e confusione sul pavimento.
“Liam!” urlò e si gettò vicino all’amico. “Oddio, Li, cos’è successo?!” gli chiese mentre Liam apriva lentamente gli occhi.
Grugnì e si guardò intorno stordito, non riuscendo a trovare le parole giuste per spiegare tutto all’amico.
“Forza, ti porto all’ospedale,” disse Louis, tirando su Liam.
“No,” riuscì a gracchiare e spinse via Louis, cadendo contro il muro. “Cioè, sto bene, lo giuro,” disse, ritrovando finalmente la voce.
Louis inarcò le sopracciglia. “È stato Harry a farti questo?” domandò.
Gli occhi di Liam, già carichi di lacrime, le lasciarono rotolare giù sulle guance.
Fu una conferma per Louis. Sebbene fosse ancora furioso nei confronti del riccio, riuscì a mettere da parte la rabbia e concentrarsi su Liam. “Uhm, okay, vieni,” disse in tono rassicurante, aiutando Liam a tirarsi su in piedi. Si rese conto che il più giovane zoppicava e cercò di sostenerlo. “Sei più leggero,” constatò Louis.
Liam non disse niente, anche se sapeva che le parole dell’altro fossero vere. Harry diceva che non gli piaceva che Liam avesse più muscoli di lui e lo chiamava ciccione, per questo il ragazzo aveva smesso di allenarsi e di mangiare tanto.
Louis lo aiutò ad arrivare nella sua stanza e poi nel bagno comunicante. Lo fece sedere e gli disse di togliersi la maglia e i pantaloni.
Liam si guardò intorno a disagio.
“Liam, andiamo, devo vedere il danno,” disse Louis con tono calmo, ma allo stesso tempo rassicurante.
Il più giovane assecondò la richiesta e si tolse la maglia leggera e i jeans.
Louis dovette trattenersi dal sussultare di nuovo quando vide il corpo ricoperto di lividi di Liam. Aveva avuto ragione sul fatto che il ragazzo avesse perso peso, ma non fu quello che lo fece fremere. Il giovane aveva lividi su tutto il busto e tutta la schiena, alcuni erano appena comparsi, altri erano più sbiaditi, comparsi in diversi periodi di tempo.
Louis iniziò a riempire la vasca con acqua calda e sale inglese, sapendo che non avrebbe potuto fare molto per quei lividi. Si chinò tra le gambe di Liam e si mise a pulire via il sangue dalla faccia. Il naso doveva aver sanguinato e un piccolo taglio sulla testa lo stava ancora facendo. Sapeva che probabilmente avrebbe dovuto portare Liam all’ospedale, ma il ragazzo sembrava così scosso che dubitava ci sarebbe andato volontariamente. Finì di pulire il sangue e mise una benda sulla ferita sulla fronte; si allungò verso i boxer di Liam e il più giovane sussultò e grugnì in protesta.
“Liam, per favore,” lo pregò Louis, volendolo solo aiutare.
Liam deglutì guardando Louis nervosamente prima di lasciare che il più grande gli togliesse i boxer.
In altre circostanze, Louis sarebbe stato felicissimo di avere Liam nudo nel suo bagno, ma queste non erano circostanze felici. La sua rabbia nei confronti di Harry aumentò nel controllare le parti intime ferite di Liam. C’era del sangue anche lì e ci volle tanto conforto da parte di Louis per riuscire a farsi dire dall’altro da dove venisse. Per fortuna, la ferita non era così seria come aveva pensato all’inizio, ma notò comunque i lividi viola scuro sulle cosce, sul sedere e sui fianchi di Liam.
Louis lo aiutò a entrare nella vasca e lo lasciò sistemarsi in acqua. Riuscì a convincerlo a prendere degli antidolorifici, ma solo dell’ibuprofene. Liam si rifiutò di prendere qualcosa di più forte.
“Abbiamo roba più forte, Liam, sei sicuro?” chiese Louis, inginocchiandosi vicino alla vasca e pulendo le guance dell’altro con un panno bagnato.
Liam annuì. “Sicuro,” disse. “A Harry non..” si interruppe da solo.
“A Harry non… cosa, Liam?” domandò, volendo sapere cosa stava per dire.
Liam scosse la testa, abbassando le spalle. Stava per dire che a Harry non piaceva quando Liam prendeva delle medicine per ridurre il dolore; diceva che rendevano Liam meno divertente la notte, ma il ragazzo sapeva che era solo perché non si batteva molto contro Harry, cosa che aveva scoperto divertire il riccio a letto in quei giorni.
Louis rilasciò un sospiro profondo e continuò a pulire il corpo di Liam, stando attento ai lividi. Pensando che il sale inglese avesse aiutato a ridurre il dolore, lo aiutò a uscire dalla vasca e a mettersi un paio di boxer, pantaloni della tuta e una maglietta di Louis. Il più giovane si comportava come un robot, muovendosi lentamente e il suo viso mostrava poche emozioni, se non quelle legate alla presenza di lacrime negli occhi, nessuna delle quali però rotolava giù a quel punto.
“Vieni, puoi dormire nel mio letto stanotte,” gli offrì Louis e Liam si sdraiò, raggomitolandosi su quel letto morbido. Il più grande si sedette sull’altro lato, guardandolo mentre si metteva comodo.
“Liam, ho bisogno che tu risponda a una domanda,” disse, a bassa voce.
Liam lo guardò, l’espressione ora spaventata.
Louis sospirò e si avvicinò a lui, come se non volesse che altri sentissero quello che stava per chiedere. “Harry ti ha stuprato?”
Liam spalancò gli occhi e le lacrime finalmente si liberarono. Ma Louis si sorprese della risposta chiara e provocatoria di Liam: “No,” disse. “Voglio dormire ora,” continuò e serrò gli occhi.
Louis sentì il cuore riempirsi di dolore per il più giovane, ma non disse altro. Mise semplicemente le coperte sopra Liam, gli baciò la testa e lo guardò addormentarsi.






.Angolo "Traduttrice".
Olé!! Sono già riuscita a tradurre il secondo capitolo!! È decisamente più lungo del primo e beh, diciamo che succedono molte cose.
Non so cos'altro scrivere, ops... dettagli!!
Va beh, vi ricordo che la storia non è mia, ma di Dassy 1407 che troverete su AO3 e su tumblr :)
Ringrazio chi legge e anche chi segue la storia!!
Lots of love,
Niomi

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Capitolo 3
*** Just Come Home, I'm Sorry ***


Capitolo 3:
Just Come Home, I’m Sorry


Louis si svegliò da solo. Si era addormentato vicino al ragazzo picchiato, ma ora il letto era vuoto.
“Liam?” lo chiamò sedendosi e guardando la stanza. Si alzò e controllò nel bagno, prima di rendersi conto che non fosse lì. Andò al piano di sotto e sentì Liam ancora prima di vederlo.
“Quando torni?” Dal tono di voce, sembrava che Liam stesse piangendo. Louis si avvicinò silenziosamente alla porta e vide Liam parlare al telefono con qualcuno, dandogli la schiena.
“Ma mi dispiace, okay? Non volevo sbagliare.”
Louis ne era certo: Liam stava piangendo al telefono.
“Prometto di essere bravo, ma torna a casa,” disse Liam in lacrime e Louis vide le sue spalle tremare involontariamente. “No, mi ha trovato Louis,” rispose e poi si fermò. “No, non gli ho detto niente.”
Louis spalancò leggermente la bocca, ma poi si rese conto che davvero Liam non gli aveva detto che era stato Harry a procurargli quelle ferite. Eppure non ce n’era bisogno: la sua espressione distrutta gli aveva raccontato quello che aveva bisogno di sapere. Louis sapeva e non avrebbe permesso a Liam di evitare di dirgli la verità.

“Okay, lo farò,” disse Liam, tirando su col naso. “S-scusa,” aggiunse dopo che Louis ebbe sentito Harry dire, attraverso il telefono, qualcosa come “Smetti di piangere”.
Louis si schiarì la gola rumorosamente ed entrò in cucina.
“Devo andare, ciao Hazza, ti amo,” disse Liam, terminando la chiamata prima di girarsi. “Buongiorno,” lo salutò, asciugandosi velocemente le guance.
Louis scosse tristemente la testa: “Non mi inganni, Liam, so cosa ti ha fatto Harry,” disse, incrociando le braccia.
“Di cosa stai parlando?” chiese Liam, genuinamente confuso, ma Louis non se la bevve.
“Puoi raccontarmi qualsiasi ridicola bugia Harry ti abbia detto di dirmi, ma non ci crederò. Non ho mai creduto alle tue bugie, Li,” rispose.
“Non ho nessuna bugia da raccontarti, Louis,” iniziò Liam. “Sono stato attaccato, la notte scorsa…”
“Da Harry,” lo interruppe Louis.
Sul viso del più giovane spuntò un’espressione che sorprendentemente sembrava di rabbia: “No, Harry se n’era già andato quando alcuni ragazzi hanno fatto irruzione in casa,” ribatté.
“Buon Dio, Liam! Harry ti ha fatto credere a questa bugia e pensi che sia successo davvero!” Louis restò a bocca aperta.
“Non è una bugia, sono entrati e hanno cercato di aprire la nostra cassaforte, ma ho provato a fermarli e loro mi hanno attaccato,” continuò Liam.
Louis alzò gli occhi al cielo: “Okay, quindi sono entrati, cosa che comunque non avrebbero potuto fare visto che abbiamo un sistema di allarme,” gli ricordò prima di continuare. “Poi sono andati nel retro dalla cassaforte, rendendosi conto di non poterci entrare, ma tu hai provato a fermarli comunque? Oh giusto, non dimentichiamoci che ti hanno portato su per le scale fino in camera tua solo per picchiarti a morte. Soddisfatti di ciò che ti hanno fatto, hanno lasciato i soldi e tutta la roba costosa presente in casa e hanno chiuso la porta a chiave mentre uscivano,” disse, il sarcasmo ben udibile in ogni parola.
Liam lo guardò. “Puoi crederci oppure no, ma io mi ci atterrò,” ribatté e Louis era sicuro che Liam avrebbe voluto uscire in tutta furia, ma zoppicava ancora mentre gli passò affianco.
Louis si morse la lingua mentre il ragazzo si allontanava dolorosamente, tornando al piano di sopra. Era arrabbiato con Harry: aveva ridotto Liam a quello stato e nonostante il ragazzo sapesse che Louis conosceva la verità, mentiva ancora per quell’ingrato figlio di puttana.
Louis prese il primo oggetto che gli capitò sottomano, che finì per essere una foto di Liam e Harry nel backstage di un loro concerto, e lo lanciò. Sbatté contro il frigorifero e pezzi di vetro e legno volarono ovunque.
 

̶


Liam si buttò sul letto che condivideva con Harry e pianse sul cuscino del fidanzato; non sapeva cosa gli facesse più male: il corpo o il cuore. Poteva ancora sentire tutti i calci, la caviglia destra si era gonfiata e la testa gli pulsava. Non voleva neanche pensare al dolore che sentiva all’inguine, dove Harry lo aveva colpito dolorosamente forte la notte precedente.
E nonostante tutto il dolore corporeo, sembrava che il suo cuore fosse pronto a uscirgli dal corpo. Si era svegliato in un letto estraneo e si era pietrificato quando aveva visto Louis dormire affianco a lui. Quando gli erano tornati in mente i ricordi della notte precedente, si era calmato un pochino; doveva molto al ragazzo più grande per averlo aiutato, lo sapeva, ma sapeva anche che aveva bisogno che Harry fosse lì. Si era alzato e aveva zoppicato fino alla sua stanza, sperando di trovarci il fidanzato; ma non c’era e solo dopo aveva trovato il biglietto di Harry al piano di sotto. L’aveva chiamato immediatamente e lo aveva pregato di perdonarlo. Non avrebbe dovuto commettere quell’errore ed era colpa sua se Harry se n’era andato.
Sentì bussare alla porta, ma Liam lo ignorò: non voleva parlare con Louis. Aveva peggiorato le cose la notte scorsa non raccontando al più grande una bugia su ciò che gli era successo; ma in quel momento, aveva sperato che Louis prendesse il suo silenzio per 'Non voglio parlarne ora', al contrario l’altro l’aveva interpretato come un 'sì' alla sua domanda. Quando Louis gli aveva chiesto se fosse stato Harry a colpirlo, avrebbe dovuto semplicemente dire no, allo stesso modo in cui aveva negato tutto quando gli aveva domandato se il fidanzato lo avesse stuprato.
Cosa che non era vera, perché Harry non l’aveva mai stuprato. Era vero che a Liam non era mai davvero piaciuto quando il più giovane era così violento con lui ed è stato colpito per nessuna ragione qualche volta, ma erano in una relazione. Liam si meritava tutto quello che Harry gli aveva fatto e si meritava di essere con il suo fidanzato, anche se non aveva dato esattamente il suo consenso. Il ragazzo singhiozzò rumorosamente nel cuscino, sapendo quanto ridicolo fosse tutto quello che raccontava a se stesso. Ma per quanto ridicolo potesse essere, ci credeva perché credeva a Harry.
“Liam?” La voce di Louis ruppe i suoi pensieri, ma continuò a ignorarlo, seppellendo la faccia nel cuscino di Harry per camuffare il suo pianto.
Sentì il più grande entrare in camera per poi sedersi vicino a lui. S’irrigidì quando Louis gli toccò la schiena, ma poi si rilassò: la sua mano era gentile, confortante, non come quella di Harry.
“Liam, mi dispiace,” disse Louis con voce rotta.
Liam non se l’era aspettato: si aspettava che l’altro entrasse arrabbiato con lui, ordinandogli di dirgli la verità su Harry. Perché era dispiaciuto?
“Mi dispiace di non averlo scoperto prima,” riprese Louis, la mano che accarezzava gentilmente i capelli del più piccolo. “L’ho sempre saputo… o almeno, avevo dei forti sospetti, ma non ho mai agito di conseguenza e per questo mi dispiace.” Liam trasalì, rendendosi conto che Louis stava piangendo. “Notavo ogni livido, sapevo che mentivate e non ho fatto assolutamente niente. Cazzo, sono la ragione…” smise di parlare e scoppiò in lacrime.
Liam strinse gli occhi prima di alzare la testa per guardare il ragazzo di Doncaster. “Louis? Ti prego, non piangere,” lo supplicò e se lo portò vicino, stringendolo tra le braccia.
“Cosa stai facendo, Li? Dovrei essere io a confortare te,” gli fece notare Louis, nascondendo la faccia contro il petto dell’altro.
“Non ora,” disse Liam. “Sto bene, okay?” continuò, il cuore che batteva all’impazzata. “Non voglio più sentirmi così, Lou,” sussurrò, la voce rotta.
Louis pianse ancora più forte, sentendo il ragazzo andare a pezzi. “Mi dispiace,” singhiozzò contro il suo petto.
“Shh,” lo zittì Liam dolcemente, incapace di non riuscire a non preoccuparsi per il più grande in lacrime. “Qualsiasi cosa stia succedendo nella mia vita, che tu pensi di capire, non è importante adesso. Ti prego, calmati, per favore?” lo pregò Liam. Era già abbastanza difficile sentire Louis piangere contro di sé, ma il suo continuo scusarsi faceva ancora più male al suo cuore e Liam non era sicuro di riuscire a gestire altro dolore.
Louis sosteneva di sapere come si comportava Harry con Liam e ciò lo portò a chiedersi: e se fosse intervenuto prima? Se Harry avesse saputo che qualcun altro sapeva, avrebbe smesso? O sarebbe stato peggio? Rabbrividì al pensiero di Harry che lo colpiva ancora più forte di quanto già aveva fatto. Provò un po’ di rabbia nei confronti di Louis per non essersi fatto avanti, ma la mandò via subito; era certo che anche gli altri due ragazzi avessero dei sospetti, ma non avevano mai fatto domande. Perché? Perché Liam sosteneva le bugie di Harry, indipendentemente dal fatto che fossero improbabili e ridicole. Perché lui e Harry erano innamorati e questo era quanto.
“Shh,” lo zittì ancora Liam visto che Louis continuava a piangere contro il suo petto. Il più giovane pianse silenziosamente.
 

~


Louis si svegliò tra le braccia di Liam; alzò la testa per ammirare il ragazzo addormentato e i suoi tratti, ovviamente sotto tutti quei lividi. Aveva un viso bello e giovane, uno di quelli che raramente riusciva a vedere perché Liam era sempre molto serio: la sua natura seria e protettiva era qualcosa che Louis aveva sempre ammirato e, fortunatamente, era una cosa che non era cambiata nel più giovane, nonostante le brutte cose fattegli da Harry.
Pensare ad Harry fece bruciare il suo stomaco di rabbia: aveva preso il sicuro e forte Liam e lo aveva distrutto. La vita di Liam, per colpa del riccio, si era trasformata dal miglior sogno di sempre a una vita fatta di bugie, dolore e sofferenza. Fu tentato di svegliare il ragazzo e scusarsi di nuovo, ma ci ripensò. Gli piaceva quando Liam dormiva, perché significava che non era lì, nella realtà: un posto dove Harry avrebbe potuto fargli del male.
Ma poi Louis si ricordò della conversazione che aveva origliato quella mattina: Liam amava ancora Harry, nonostante tutto quello successo tra di loro; nonostante il fatto che Harry gli avesse fatto del male, lo avesse stuprato e quasi ucciso solo la notte precedente, Liam aveva ascoltato ancora il fidanzato quando gli aveva detto di mentire e gli aveva detto 'ti amo' prima di riattaccare.
Louis era geloso di Harry, perché Liam lo amava così tanto. Ma non era il riccio a essere sdraiato vicino a lui, no? No, era lui: Louis Tomlinson, il cavaliere con l’armatura splendente di Liam, anche se il più giovane non lo sapeva ancora.
Stava cercando di addormentarsi di nuovo, ma improvvisamente Liam si agitò nel sonno. “Li?” lo chiamò, scuotendogli le spalle mentre quello lottava nel sonno, perso in un incubo.
Liam sobbalzò e si svegliò, spingendo via Louis da sé. “No, Harry, ti prego!” urlò e Louis capì subito che il giovane pensava che lui fosse Harry.
“Liam, ehi! Sono io, Louis!” disse, cercando di riportarlo vicino a sé, ma Liam continuò a lottare.
“Sarò buono, lo giuro!” urlò in lacrime, non rendendosi ancora conto che era stato tutto un sogno e che Harry non era davvero lì. Louis non rinunciò, voleva che Liam si riscuotesse da esso; il più giovane continuò a lottare, ma Louis lo abbracciò forte e alla fine Liam smise di farlo e pianse contro il petto del più grande. “Lo giuro, sarò buono,” disse in lacrime.
“Oh Liam,” sospirò, facendo scorrere le dita tra i suoi capelli.
“Lou?” Liam strinse gli occhi e abbracciò Louis più forte, ritornando alla realtà. Inspirò il suo profumo, che era diventato ciò che lo faceva sentire al sicuro.
“Sì, sono io. Harry non è qui,” gli promise Louis.
Liam si irrigidì, ma si lasciò andare abbracciando il più grande ancora più stretto.
“Vuoi parlare del sogno?” gli chiese Louis gentilmente e si sorprese quando il più piccolo rispose annuendo.
“Sì, ma non qui, okay?” domandò Liam, lanciando un’occhiata alle coperte spiegazzate. Coperte che un tempo lo invitavano a dormire, ma che ora sembravano soffocarlo sempre di più.
“Okay. Andiamo di sotto, va bene? Mettiamo su un film e ci rilassiamo sul divano,” suggerì Louis e Liam annuì. Il più grande lo aiutò a scendere le scale; mise su il film e lasciò che guardasse le anteprime cinematografiche, mentre si tolse gli abiti che indossava dal giorno prima e si mise qualcosa di più comodo. Tornò indietro con una ciotola di popcorn. “Okay, sono pronto,” annunciò sedendosi vicino a Liam.
“Per il film… o…?” Liam lo guardò in modo interrogativo.
“Ho già visto il film, quindi sono pronto per quello che devi raccontarmi,” ammise, dandogli dei leggeri colpetti sul ginocchio. “Cos’è successo nel tuo sogno?”
Liam, che aveva finalmente deciso che non poteva più continuare a mentirgli, gli raccontò del sogno: “Nel mio sogno, Harry tornava a casa ed era molto arrabbiato con me,” spiegò. “Diceva che era stato bene con la sua famiglia senza di me, ma avevo commesso un altro errore raccontando alla stampa la storia di copertura sbagliata per spiegare la mia caviglia dolorante ed era stato costretto a tornare e sistemare tutto,” cominciò. “Gli dicevo che non c’era bisogno che sistemasse la cosa e che tutto sarebbe andato bene, perché tu…” guardò Louis e si accigliò.
“Io? Cos’ho fatto?” chiese gentilmente Louis.
“Dicevo ad Harry che tu avevi sistemato la situazione per me,” gli spiegò lentamente. “Ma ciò l’ha fatto arrabbiare ancora di più, sosteneva che lo avessi tradito. Poi ha iniziato a colpirmi in faccia, dicendo che nessuno poteva avermi tranne lui,” disse e alcune lacrime cominciarono a cadere mentre raccontava il sogno.
Louis fece scivolare le braccia attorno a Liam e lo avvicinò a sé, dicendogli di continuare.
“D-diceva che nessuno mi avrebbe voluto tranne lui e continuava a colpirmi in faccia, a darmi schiaffi, pugni, a sputare su di me,” tremò contro Louis e appoggiò la testa sulla sua spalla. “Il dolore sembrava così reale e non riuscivo più a vedere Harry perché c’era tanto sangue nei miei occhi. Continuavo a sputare sangue e denti e sembrava che il naso non fosse neanche più sulla mia faccia,” spiegò, stringendo poi gli occhi.
“Basta, per favore,” lo pregò Louis, gli occhi colmi di lacrime.
“Mi dispiace,” piagnucolò piano Liam.
“No, non ti preoccupare. Scusa, continua,” disse il più grande, maledicendosi mentalmente per aver detto a Liam di fermarsi. Quante volte avrà sentito Harry dirgli di stare zitto o di smetterla di parlare, facendolo sussultare e facendogli interrompere la storia che cercava di raccontare al fidanzato?
Liam prese un respiro profondo. “Quando si è fermato, non riuscivo né a vedere né a sentirmi la faccia. Sentivo solo le sue parole, mi stava urlando cose terribili e poi le sue mani erano sul mio corpo. Prima era così dolce con me quando mi toccava,” disse. “Ma mi fa molto male,” pianse.
“Li, stiamo ancora parlando del tuo sogno?” chiese Louis, riferendosi all’ultimo paio di frasi.
Liam non rispose e, ancora una volta, il ragazzo più grande interpretò il suo silenzio come una risposta, come un no, non stava più parlando del sogno.
“Mi mostrava il suo amore nei modi più dolci possibili, Lou,” spiegò Liam. “Ma ora, fa sempre male e quando ha finito, sembra che non gli importi niente di me, almeno finché è contento lui,” il suo tono amaro mentre continuava a parlare. “Non è così che funziona una relazione, giusto Lou? Dovrei essere felice anch’io,” chiese in lacrime.
“Hai ragione, Liam, non è così che funzionano le relazioni,” rispose Louis. “Harry non ti farà più del male.”
“Non puoi dirlo,” disse Liam, tirando su col naso e asciugandolo.
“Sì, invece. Non lo lascerò avvicinarsi a te,” gli spiegò il più grande.
“Non puoi farlo,” continuò Liam, alzando la testa per guardarlo. “Perché non importa quello che fa, io lo amo ancora. Voglio solo il vecchio Harry indietro.”
“Quell’Harry non c’è più, Li,” ribatté Louis. “È sparito il primo giorno che ti ha colpito.”
La delusione era visibile sul volto di Liam e il ragazzo di accoccolò contro Louis, sapendo che aveva ragione. Non riavrebbe avuto il vecchio Harry indietro, indipendentemente da quanto lo volesse.
“Puoi amare qualcuno che dovresti odiare, ma tengo troppo a te e odio troppo lui per lascarti continuare a vivere così,” disse Louis.
“Ti voglio bene anch’io, Lou.”
“Lo so,” disse e silenziosamente e tristemente aggiunse che l’amore di Liam per lui non era lo stesso di quello che provava il più grande nei suoi confronti.






.Angolo "Traduttrice".
Et voilà!! Ecco anche il terzo capitolo!! Gioia e gaudio!!
Cooooomunqueeeee, si ricorda la gentile clientela che questa è una traduzione dalla fanfiction inglese di Dassy1047, che potrete trovare su AO3 e su tumblr!!

Oh, piccolo appunto sulla translation della fine del capitolo:
il testo di partenza usa ovviamente l'espressione "I love you" detta sia da Louis che da Liam e il problema è quello facilmente deducibile, cioè il fatto che "I love you" sia traducibile sia con il classico "Ti amo" che con "Ti voglio bene". Il primo è ciò che ovviamente intende Louis e il secondo quello che intende Liam. Ho deciso quindi di cambiarlo un po':
- "[...] but I love you too much and I hate him [...]" è diventato "[...] ma tengo troppo a te e odio troppo lui [...]", anche perché Louis non si esporrebbe così, sa che non è la situazione adatta
- la parte finale - "l'amore di Liam per lui non era lo stesso di quello che provava il più grande nei suoi confronti" - l'ho messa per farvi capire che è chiaro che Louis vorrebbe essere qualcosa di più per Liam, che vorrebbe più di un semplice "ti voglio bene"

Ok, dopo questo excursus, ringrazio di nuovo chi legge e chi segue la storia!!
Lots of love,
Niomi

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Capitolo 4
*** Adventures & Sparks ***


Capitolo 4:
Adventures & Sparks

 

Louis aveva esattamente una settimana con Liam, prima che Harry ritornasse a casa; avrebbe sfruttato quel tempo per convincere il ragazzo a mettere fine alla sua relazione con il riccio. Aveva bisogno che Liam vedesse i danni che Harry gli aveva causato, anche se neanche lui riusciva ancora a vederli.
“Perché stiamo facendo questo, Lou?” chiese Liam mentre Louis lo portava per le strade di Londra. “Ci noteranno e non sono dell’umore per affrontare i fan oggi,” si lamentò.
“Non ci noteranno, nessuno l’ha ancora fatto! Andrà bene,” lo rassicurò il più grande.
“Allora potresti dirmi cosa stiamo facendo?” gli domandò Liam di nuovo.
“Stiamo per fare una delle nostre avventure,” rispose Louis allegramente.
“Le nostre avventure? Non ricordo di averne fatte prima,” lo guardò con aria curiosa.
“Sì, invece,” disse l’altro, tenendo ancora la mano di Liam. Per fortuna, sembrava che al ragazzo più giovane non dispiacesse. Louis aveva sempre avuto l’abitudine di toccare i membri della band, a parte negli ultimi mesi; ma da due giorni, Liam non sembrava così a disagio com’era normalmente quando il più grande lo toccava.
“No, sono quasi certo di non averne fatte,” ribatté Liam, guardandosi intorno.
“Ricordi quella volta durante il tour in cui siamo scappati di nascosto e siamo andati alla ricerca del fast-food con il cibo più unto della città?” gli chiese Louis.
“Oh,” l’altro aggrottò le sopracciglia, ricordando. “Ma non erano solo avventure nostre, Lou, c’era anche Harry,” gli spiegò.
“Già, Harry c’era sempre, ma mi piace fingere che non ci fosse,” Louis fece spallucce, ma si accigliò quando la mano di Liam sparì dalla propria. Si fermò e si girò per vedere che Liam aveva smesso di camminare e ora lo stava fissando. “Che c’è, Li?”
“Louis, non puoi farlo,” disse il più piccolo, incrociando le braccia.
“Fare cosa?” domandò.
“Parlare di Harry come se non fosse il mio fidanzato,” spiegò Liam.
“Eppure non è il tuo fidanzato, Li, è solo un idiota che si è approfittato di te,” si difese Louis.
Liam alzò gli occhi al cielo. “Vado a casa,” disse e si girò, allontanandosi.
“Liam, no, aspetta! Ti prego, mi dispiace, non ne parlo più,” Louis gli corse dietro, saltandogli intorno e bloccandogli la strada. “Non andartene, ti prego?”
Il più giovane lo guardò, cercando di capire se potesse fidarsi di lui. “Voglio che questa settimana lontano da Harry mi aiuti a ritrovare me stesso, okay? Non voglio che mi salti alla gola quando difendo il mio fidanzato,” mise in chiaro.
Louis fece un passo indietro, ferito, ma annuì. “Okay,” disse. “Non tirerò fuori l’argomento di nuovo.”
Liam prese un respiro profondo, guardando il più grande dritto negli occhi. “Grazie,” disse. “Ora, stiamo davvero andando alla ricerca di cibo unto? Perché, onestamente, non sono mai stato un fan di queste cose,” ammise.
“No, non proprio,” rispose Louis e riprese a camminare con Liam nella direzione verso cui si stavano dirigendo prima. “C’è del cibo, ma non cibo da fast-food.”
“Quindi dove?”
“È una sorpresa,” disse il più grande, sorridendo.
Nonostante il desiderio di tornare a casa e andare a dormire, Liam continuò a seguire Louis attraverso le strade di Londra per una delle 'loro avventure', qualsiasi cosa significasse. Era infastidito per quello che il più grande aveva detto riguardo il fatto che fingesse che Harry non fosse stato con loro quando scappavano di nascosto durante il tour, ma era anche un po’ lusingato che tenesse così tanto a quelle serate da etichettarle.
Quando gli edifici iniziarono a sparire e gli alberi a diventare più fitti e compatti, il senso di avventura di Liam cominciò a vacillare. “Louis, non penso che troveremo un ristorante qui fuori,” disse, rabbrividendo.
Louis si voltò a guardarlo e gli sorrise timidamente. “Non stiamo andando in un ristorante,” gli spiegò, prendendogli di nuovo la mano. Liam si rilassò e strinse la mano calda dell’altro, continuando a seguirlo attraverso il bosco.
Il più giovane stava per dire a Louis che il suo senso dell’avventura stava scomparendo e che stava per tornare a casa, quando raggiunsero un lago; si fermò al margine del bosco, lasciando andare la mano di Louis quando il più grande, impaziente, continuò fino alla riva. Liam era sbalordito: non sapeva che ci fosse un lago lì, figurarsi uno così… così bello. C’erano delle anatre che nuotavano e pesci che saltavano fuori. L’erba intorno era molto verde e l’acqua sorprendentemente chiara. Ciò che lo sorprese ancora di più fu vedere Louis seduto su una coperta stesa sull’erba, con un’espressione compiaciuta in volto.
“E questo?” domandò Liam, avvicinandosi. Il più grande stava tirando fuori del cibo da picnic da un cestino appoggiandolo davanti a sé.
“Questa è la nostra avventura,” rispose Louis con un largo sorriso. “Non si tratta di patatine unte in un ristorantino buio, ma ho pensato che fosse carino,” alzò le spalle.
“Wow,” disse Liam sedendosi vicino a lui. “Quando l’hai fatto?” gli chiese, un sorrisetto in volto.
“Ho comprato tutto quando tu stavi riposando,” gli spiegò Louis. “Ora mangia!”
Liam sorrise e guardò il cibo. C’erano due diversi tipi di sandwich, pollo, macedonia, insalata di pasta e succo di mela da bere. “È proprio un cliché,” disse.
Louis si morse il labbro. “Davvero?” chiese, le guance improvvisamente un po’ rosse.
Liam lo guardò e la sua espressione si addolcì: “Non è una cosa brutta, Louis,” gli spiegò, allungandosi verso di lui e picchiettando sulla sua guancia rossa. “Lo adoro, grazie,” sorrise.
Il più grande ricambiò il sorriso. “Prego,” rispose, felice di vedere Liam sorridere così facilmente di nuovo.
I ragazzi mangiarono, parlando di tutto e niente; Liam scoprì che lui e Louis avevano più cose in comune di quanto avesse pensato all’inizio. Entrambi conoscevano le cose essenziali dell’altro, come i loro cibi preferiti, i videogame che amavano di più, ecc. Ma quando Louis raccontò della sua vita prima di X-Factor, il più giovane scoprì un nuovo lato del più grande. In più, aveva anche molto più carisma di quanto avesse mai messo in mostra in TV; era molto premuroso e responsabile quando si trattava delle sue sorelle. Louis era stato anche vittima di bullismo quando aveva ottenuto il ruolo principale nella produzione scolastica di Grease e gli era servito molto coraggio per riuscire a prendere in considerazione l’audizione per X-Factor. “Beh, sono contento che tu l’abbia fatto,” gli aveva detto Liam.
Dopo aver finito di mangiare, i due ragazzi si sdraiarono insieme sulla coperta e guardarono le nuvole. Questa volta però, fu Liam a prendere la mano di Louis. Fu felice che al più grande non sembrasse dare fastidio; si rese conto che, in quel momento, aveva bisogno del suo tocco e del suo conforto, allontanava la sua mente dai suoi problemi con Harry.
Louis provò a fare a Liam domande riguardo la sua vita prima di X-Factor, ma il più piccolo si chiuse in se stesso; ciò significò concentrarsi sulla vita del più grande, nonostante questi volesse scoprire qualcosa di più dell’altro.
“Qual è il ricordo più memorabile che hai del tour?” chiese Liam, le dita intrecciate con le sue.
Louis dovette pensare a come rispondere, nonostante conoscesse già la risposta. Il suo momento più memorabile fu la notte in cui Liam venne colpito in testa con un pesante telefono lanciato da un fan sul palco. Per quanto orribile sembri, la ragione per cui gli piaceva quel momento così tanto era che fu lui a offrirsi di stare alzato con Liam quella notte per essere sicuro che non ci fossero segni di commozione. Probabilmente il più giovane non se ne ricordava neanche, ma Louis sì. Erano rimasti in piedi a giocare ai videogames e avevano parlato del tour, non una conversazione come quella che stavano avendo ora, ma era stata comunque carina. Liam si era un po’ lamentato di Harry che aveva detto di aver bisogno di dormire e di non poter stare sveglio con il fidanzato, ma era grato con Louis per essersi offerto.
“Qualsiasi cosa per te, Li,” aveva ribattuto lui.

“Ehm,” Louis torse le labbra nel presente, cercando di pensare ad un altro momento da poter usare. Aveva già vacillato un sacco tra il lato buono e quello cattivo di Liam, non voleva riportare a galla un ricordo che probabilmente non era bello per il più piccolo.
“Lo so, anch’io ne ho tanti da contare,” disse Liam con un risatina.
“Oh, già,” Louis finse di ridere. “Troppi bei momenti, non riesco a sceglierne uno,” concordò.
La conversazione morì lì, ma il silenzio creatosi mentre guardavano le nuvole spostarsi era piacevole; Liam sentì un brivido percorrergli il corpo quando il sole iniziò a calare e si avvicinò a Louis.
Il più grande gli lasciò la mano e gli mise il braccio attorno al corpo, coccolandolo. “Hai freddo, Li?”
Liam annuì e appoggiò la testa sul suo petto. “È così che dovrebbe essere?” chiese in un sussurro.
Louis capì cosa gli stava domandando e si sentì un po’ in colpa, ma non così tanto rispetto al sollievo che provava nel rendersi conto che il suo piano stava funzionando. “Sì, è così che una relazione dovrebbe essere, Li,” disse semplicemente.
Liam sospirò e alzò la testa per guardare Louis, la tristezza in volto. “Mi baceresti?” sussurrò.
Il più grande annuì lentamente e si portò Liam più vicino prima di premere cautamente le labbra su quelle del più giovane. Erano umide e calde e il bacio sprigionò in Louis un calore dalla testa fino alle dita dei piedi. Non sapeva cosa si era aspettato da un bacio con Liam, ma questo andava ben aldilà di quello avrebbe mai potuto immaginare. Era dolce e gentile e non avrebbe mai voluto interrompere quel contatto con lui.
Ma si ruppe quando Louis sentì qualcosa di bagnato raggiungere le sue labbra; si allontanò dal bacio e se le leccò, percependo un sapore salato. “Li?” la sua voce tremò quando guardò il volto di Liam segnato dalle lacrime.
“Mi dispiace,” Liam singhiozzò e si lasciò cadere di nuovo contro Louis, nascondendo il viso nella sua maglietta.
“Perché piangi?” gli chiese.
Liam scosse semplicemente la testa, non volendo rispondere. “Possiamo andare a casa?” piagnucolò.
“Certo,” Louis annuì e si sedette, le braccia ad avvolgere il corpo tremante del più piccolo. Riuscì a rimettere tutto dentro il cestino e tenne un braccio attorno a Liam mentre fecero il cammino al contrario per tornare a casa. Louis poté solo immaginare la miriade di pensieri che si affollavano nella testa dell’altro e non era sicuro di volerli conoscere. Ovviamente non era arrabbiato con il più grande per il bacio… glielo aveva chiesto lui, in più gli si era stretto addosso come se potesse sparire da un momento all’altro.
L’unica conclusione a cui era arrivato Louis era che Liam si sentiva in colpa e ciò faceva sentire in colpa anche il più grande. Non voleva far stare male il più piccolo ancora di più, non era quello il suo piano: voleva solo che Liam fosse felice di nuovo.


~


Liam sorrise, rilasciando un gemito tranquillo. Stava bene dov’era, al limite tra l’essere sveglio e il non esserlo ancora completamente; sentì gli arti riprendere lentamente sensibilità dopo essere stati fermi per tanto tempo e un formicolio lungo le dita dei piedi.
“Liam.”
La voce era più che altro un sussurro, persino molto più basso mentre continuò a svegliarsi. Percepì delle dita familiari scorrere tra i suoi capelli, ma questo gli faceva venire ancora più voglia di tornare a dormire. Le mani si spostarono dai capelli alle braccia, accarezzando gentilmente i piccoli muscoli e prendendogli poi la mano. Sentì le lunghe dita allacciarsi con le proprie e Liam sorrise di nuovo.
“Liam,” la voce sussurrò di nuovo e poi un paio di calde labbra si appoggiarono contro le sue guance; queste continuarono a muoversi fino alla mandibola: i baci erano gentili e dolci.
Gli occhi di Liam si mossero sotto le palpebre prima che li aprisse per vedere la faccia di chi lo stava coccolando.
Harry lo stava sovrastando, sorridendo. “Ehi,” disse dolcemente.
Liam spalancò gli occhi e sentì il cuore in gola.
“Sorpresa,” continuò l’altro con tono gentile: un tono di voce che ricordò a Liam i loro giorni migliori.
“H-Harry?” Liam sussultò leggermente, sbattendo velocemente le palpebre quando la massa scura di capelli ricci gli sfiorò il mento.
Il più piccolo baciò dolcemente la voglia sul suo collo prima di rialzare la testa. “Sì, piccolo, sono tornato a casa prima,” disse, sciogliendo la presa dalle sue dita e appoggiando le mani sul volto del fidanzato. “Mi sei mancato,” gli spiegò, la sua voce profonda tornata al suo livello normale.
“Davvero?” la voce di Liam non uscì più forte di un sussurro; sperava che Harry non sentisse quanto forte il suo cuore stava battendo. Prima di tutto, non si aspettava il più piccolo a casa prima di un’altra settimana. Secondo, questo Harry non era quello che si era aspettato, soprattutto basandosi sull’ultima telefonata. Pensava che sarebbe tornato a casa e che avrebbe dato di matto con Liam per una delle mille ragioni a cui Harry avrebbe fatto appello.
“Sì, riuscivo a malapena a dormire nel mio letto senza di te al mio fianco,” continuò Harry lentamente, facendo scorrere le dita tra i capelli di Liam. “Vedo che ti sono mancato anch’io,” disse e fece cenno con la testa all’altra mano del fidanzato.
Liam abbassò lo sguardo e si rese conto di star stringendo il cuscino di Harry contro il fianco. “Ma come…?” cominciò piano, ma poi si fermò, sorridendo ad Harry. “Penso di sì,” disse. Non volle chiedere ad alta voce come fosse finito nel proprio letto; avrebbe giurato di essersi addormentato nel letto di Louis con lui la notte scorsa. Ma ora era nel suo, aggrappato al cuscino di Harry con quest’ultimo che ancora giocava con i suoi capelli e che gli sorrideva amorevolmente.
“Cos’hai fatto da quando sono andato via? Devi esserti sentito solo,” chiese il più giovane, le dita che scorrevano sul livido sbiadito sulla mandibola di Liam.
“C’era Louis,” rispose, ma si irrigidì di nuovo come se Harry stesse per colpirlo.
In effetti, il suo viso cambiò espressione, ma non c’era rabbia, c’era solo gelosia. Gelosia controllata per fortuna, Harry fece un respiro profondo. “Giusto, c’era lui,” disse in tono calmo. “Non è in casa, quindi deve essersi stufato della tua compagnia,” continuò con una risata fredda prima di rannicchiarsi di nuovo contro Liam.
Il ragazzo strinse forte la mascella e dovette trattenersi dal commentare quello che il fidanzato aveva appena detto. Si chiese comunque dove fosse andato Louis. “Ehm, forse,” rispose, sforzandosi di sorridere. Spostò le braccia intorno ad Harry e iniziò a sedersi.
“Aspetta, cosa fai?” gli chiese il più piccolo, mettendo il broncio.
“Mi alzo,” affermò, confuso.
“Ma sono appena tornato a casa…” Harry gli lanciò uno sguardo che doveva fargli capire cosa voleva.
“Harry,” Liam sospirò profondamente e il cuore iniziò a pompare velocemente dalla paura. Di solito, quando il più piccolo diceva 'Sono appena tornato a casa', significava che voleva fare sesso con il fidanzato e Liam non era pronto.
“No, non voglio fare sesso ora, Liam, possiamo farlo dopo,” disse Harry sorridendo e dando dei colpetti sulla guancia dell’altro. “Cioè, sono appena sceso da un volo notturno e non ho dormito niente,” spiegò. “Volevo che mi coccolassi finché non recuperavo un po’ di sonno.”
“Oh,” disse Liam, visibilmente rilassato. Non era pronto a vedere Harry ritornare ai suoi vecchi modi con Liam, ma era sorpreso di come il più piccolo sembrava scegliere le parole con estrema cautela. “Rimango sdraiato qui con te finché non ti addormenti?” suggerì.
“Grazie,” Harry lo baciò come si deve per la prima volta da quando era tornato.
Liam lo ricambiò, ma non chiuse gli occhi. Sentì il cuore battere forte, facendogli venire le vertigini nonostante fosse seduto. Il bacio di Harry gli fece sentire le scintille, come un fulmine che correva lungo tutta la schiena, quasi doloroso, ma lasciò un dolce formicolio in tutto il corpo. Era da mesi che Harry non lo baciava così.
“Tutto okay?” domandò il più piccolo.
“Sì,” rispose Liam, sorridendo genuinamente al fidanzato. “Sto bene,” disse, per poi iniziare a coccolare Harry sul letto.
“Bene,” Harry appoggiò la testa sul suo petto. “Cantami qualcosa,” gli chiese e Liam lo fece e cantò Same Mistakes coccolando il fidanzato per farlo addormentare. Quando il respiro di Harry si regolarizzò, sentì gli occhi chiudersi.



̶



Louis spense la radio quando entrò nel vialone che portava a casa. La voce, che per tutto il tempo aveva cantato canzoni dei Beatles, gli morì in gola quando riconobbe l’auto di Harry parcheggiata fuori dal garage. “No,” disse senza fiato, mettendosi dietro quest’ultima e spegnendo il motore. Il latte e le uova appena comprati rimasero dimenticati sul sedile del passeggero e Louis si lanciò verso casa. “Andiamo!” ringhiò digitando il codice di sicurezza che gli avrebbe permesso di aprire la porta.
“Liam!” urlò, con la sola paura di trovare il suo migliore amico e amore segreto morto o quasi con quel sadico di Harry in piedi sopra di lui, ricoperto di sangue. Era stato via solo per mezz’ora per prendere quelle stupide uova e il latte per la colazione e in quel poco tempo Harry era ritornato a casa. Louis non sarebbe riuscito a perdonarsi se fosse successo qualcosa a Liam.
“Liam!” urlò di nuovo, una volta entrato in casa. Si guardò attorno mentre correva verso le scale e stava per gridare di nuovo il nome dell’amico quando lo scorse in cima ad esse.
“Zitto, lo sveglierai!” sibilò Liam, scendendo le scale velocemente cercando di non fare rumore, trovandosi davanti a Louis a metà strada.
“Zitto?! Io?! Cazzo no! Ho intenzione di svegliarlo e di dirgli di uscire immediatamente da qui!” esclamò il più grande.
“Lou, zitto, per favore,” lo pregò, cercando in tutti i modi di nascondere le lacrime.
Louis si zittì quando si rese conto di quanto Liam sembrasse spaventato. “Ti ha fatto del male?” domandò, con un tono di voce dolce.
Liam scosse la testa e lanciò un’occhiata dietro di sé, prima di prendere la mano del più grande e portarlo giù dalle scale.
“Li, ti prego, dimmi se ti ha fatto qualcosa,” chiese Louis. Il solo motivo per cui non era al piano di sopra a prendere a pugni la faccia di Harry era che Liam sembrava avere davvero bisogno di lui.
“Non ha fatto niente,” rispose il più giovane, lasciando andare la mano di Louis una volta arrivati in cucina. Si voltò per guardarlo, cercando sempre di trattenere le lacrime. “Mi sono svegliato ed era lì a coccolarmi e a dirmi quanto gli fossi mancato,” spiegò. “Sembrava che i mesi passati non ci fossero mai stati,” continuò alzando leggermente le spalle.
“Ma è successo, Li,” disse Louis, il tono di voce più severo di quanto volesse, ma continuò comunque. “Ti ha fatto del male e continuerà a farlo se glielo permetterai.”
“Non glielo permetterò,” ribatté Liam. “In più, penso che visitare la sua famiglia lo abbia davvero cambiato,” disse, credendo a tutto quello che diceva. “Ha detto che riusciva a malapena a dormire senza di me al suo fianco,” un piccolo sorriso spuntò sulle sue labbra, facendo aggrottare profondamente le sopracciglia al più grande.
“Ma, e te? Cosa ti hanno fatto questi due giorni?” chiese Louis, sentendo solo che si stava preparando a farsi spezzare il cuore. Fissò Liam, volendo ma temendo di sentire la verità.
Il più giovane lo guardò negli occhi e il sorriso sparì.
Louis deglutì. “Anche tu ti sei reso conto di riuscire a malapena a dormire senza di lui? Che io che ti abbracciavo quando piangevi fino ad addormentarti non ha significato niente? Che il nostro bacio non ha significato niente?” Il ragazzo si sforzò di spostare lo sguardo lontano dal più piccolo e gli scappò un singhiozzo.
Quando Louis alzò di nuovo lo sguardo, vide le lacrime rotolare giù sul volto di Liam. Prese un profondo respiro, capendo che il più piccolo non aveva intenzione di dire niente, o non poteva, non ne era sicuro. “Una volta mi hai detto che quando Harry ti baciava sentivi le scintille,” disse, la voce tremava mentre parlava. “Cos’hai sentito quando hai baciato me?”
Liam spostò lo sguardo, fissando il pavimento mentre si sfregava gli occhi e il naso. “Non ho sentito le scintille,” rispose, la voce rotta. “Non ho sentito niente,” disse e corse via dalla cucina.
Louis rimase da solo, il cuore squarciato in due.






.Angolo "Traduttrice".
Salve gente!! Finalmente sono riuscita a pubblicare anche il quarto capitolo!! Mi faccio i complimenti da sola!!
Cooomunqueee, in questo capitolo ci sono momenti che fanno sciogliere il cuore e altri in cui... boh, ci si vorrebbe arrabbiare con Liam? Tipo, alla fine? NO, vi prego, non fatelo! Non arrabbiatevi con lui, povero cucciolo!
E a proposito del finale, vi sarà tutto più chiaro nel prossimo capitolo che vi anticipo, sarà molto carico rispetto a quelli precedenti (oltre ad essere anche il più lungo!!): quindi, preparatevi!!
Detto ciò, vi ricordo che questa è una traduzione e che potrete trovare l'originale su AO3, dove, tra l'altro, potrete contattare l'autrice, Dassy1407 e nel caso, potete farlo anche su tumblr (il nome è lo stesso!)
Quindi, ora vi saluto e ringrazio, come al solito, tutti quelli che leggono e che seguono la storia!!
Lots of love,
Niomi

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Capitolo 5
*** I Can't Protect You If You Go/I Need You ***





Capitolo 5:
I Can’t Protect You If You Go/I Need You



Liam riuscì a raggiungere il bagno prima che gli cedessero le gambe. Si sostenne appoggiandosi alla vasca, singhiozzando contro la tenda della doccia; come quello di Louis, anche il suo cuore sembrava essere stato squarciato in due. Ma la colpa era di Liam: aveva appena mentito al suo migliore amico.
Era stato onesto quando aveva detto che non aveva sentito le scintille quando aveva baciato Louis.
Ma aveva mentito dicendo che non aveva sentito niente. Aveva sentito qualcosa e oh, quanto era stato potente quel qualcosa. Ricordava perfettamente quel momento; le labbra di Louis erano più sottili e più fredde di quelle di Harry, eppure Liam aveva sentito il calore in tutto il corpo. Invece che una scarica elettrica che lo attraversava, il bacio del più grande aveva lasciato una sensazione intensa e pulsante in tutto il suo essere. Per un breve istante, Liam non era stato certo di riuscire a muoversi. Si sentiva paralizzato. In quel momento, aveva pensato di essere scoppiato a piangere nel mezzo del bacio a causa dei sensi di colpa per aver baciato un altro ragazzo, ma non era del tutto così. Si sentiva peggio per il fatto che gli fosse piaciuto baciare Louis molto più che baciare Harry. Il riccio lo aveva sempre fatto sentire al sicuro, ma quello era diventato il compito del più grande ora.
Solo ora, Harry sembrava essere di nuovo il suo porto sicuro; Liam non si fidava ancora del tutto, ma il ragazzo che aveva conosciuto all’inizio sembrava essere ritornato, non aveva visto il mostro che aveva condiviso il letto con lui nei mesi precedenti.
“Li? Tutto bene?” la voce di Harry lo chiamò dall’altro lato della porta.
Liam si irrigidì e si asciugò le guance. “S-sì, esco tra un secondo!” rispose, alzandosi e cercando di rimettere insieme i pezzi. Aveva fiducia sul fatto che Harry fosse tornato, ma non voleva verificarlo dovendogli raccontare cos’era successo il giorno prima con Louis.
“Oh, okay,” disse il riccio, ma Liam poteva ancora vedere la sua ombra aspettare fuori dalla porta.
Si guardò allo specchio e quasi saltò dallo spavento nel vedere il suo riflesso. I lividi stavano sbiadendo in brutte chiazze gialle sulla faccia e gli occhi rossi lo facevano apparire anche peggio. Louis ti avrà fatto venire gli occhi rossi, ma guarda cosa ti ha fatto Harry, disse la voce nella sua testa e Liam rabbrividì.

Si sciacquò velocemente il visto e mise delle gocce negli occhi prima di aprire la porta.
“Li? Stai bene, piccolo?” chiese Harry, preoccupato.
“Mai stato meglio,” disse Liam, camminando verso il riccio e abbracciandolo. “Sono solo contento che tu sia a casa.”



̶



Louis non si era ancora mosso dal punto in cui era quando Liam gli aveva spezzato il cuore. Non riusciva a crederci, eppure il più piccolo lo aveva detto chiaro e tondo: non aveva sentito niente quando il più grande lo aveva baciato, il giorno prima. Louis, al contrario, aveva provato così tante emozioni solo con quel bacio che non pensava fosse umanamente possibile.
Alzò piano la testa quando sentì dei passi; si girò e vide Harry entrare, Liam dietro di lui.
“Ehi Lou,” lo salutò raggiante, il sorriso sulle labbra.
Louis fissò il riccio e ignorò completamente Liam.
Questi lasciò la mano di Harry quando il fidanzato si diresse verso il frigorifero e si sedette al bancone.
Louis ruotò sui talloni verso il riccio. “Quindi… com’è andato il viaggio?” chiese tra i denti.
“Bene, ma non riuscivo a stare lontano da Liam per troppo tempo, quindi sono tornato prima,” spiegò Harry, facendo l’occhiolino al fidanzato mentre si versava del succo d’arancia nel bicchiere.
Louis si fece scappare una fredda risata. “Oh, ne sono certo,” lo derise, infilandosi le mani in tasca.
Harry si accigliò e guardò il più grande. “Scusami?”
Louis rise di nuovo. “Scusare te? Scusare te?!” disse incredulo, le mani chiuse a pugno nelle tasche.
“Lou, qual è il tuo problema?” chiese Harry, sorpreso dalla reazione dell’altro.
“Penso tu sappia quale sia il mio problema, Styles,” rispose, facendo un passo verso il più piccolo con fare minaccioso.
Harry indietreggiò verso il frigorifero e fissò Louis, il quale gli aveva ormai bloccato il passaggio. “Mi spiace, ma non ho idea di che cazzo ti passa per la testa ultimamente, ma apprezzerei molto se evitassi di prendertela con me,” disse in tono calmo.
“So cos’hai fatto a Liam!!” urlò Louis, fregandosene. Anche se Liam gli aveva spezzato il cuore, non aveva intenzione di tirarsi indietro e fingere che Harry non gli avesse fatto del male.
Gli occhi del riccio corsero da Louis a oltre la sua spalla, verso Liam, che era seduto, tremando sullo sgabello e fissando il pavimento. Harry riguardò il più grande e un piccolo ghigno apparve sul suo volto. “Oh, davvero? Cosa ti ha detto?” chiese, la mano sempre più stretta attorno al bicchiere.
“Non ha avuto bisogno di dirmi niente, Harry! È ovvio!” scattò Louis, colpendo piano il petto dell’altro.
Harry alzò gli occhi al cielo: “Non sai niente, Tomlinson.”
“Stai.Zitto,” disse con un tono che non ammetteva repliche e il riccio sembrava davvero leggermente spaventato. Louis continuò a picchiettarlo sul petto: “Non so cosa ti ha spinto a cambiare così tanto, Harry, ma non ti lascerò mai più fare del male a Liam!” urlò. “Sono io che ho ripulito Liam dal casino in cui l’avevi lasciato l’altro giorno! Avresti potuto ucciderlo!”
Il corpo di Harry rimbalzò contro il frigorifero e il succo d’arancia si rovesciò sulla sua mano. “Ciò che riguarda la mia relazione sono affari miei, NON TUOI!” esclamò e, con uno scatto della mano, fece volare il succo restante fuori dal bicchiere e sulla faccia di Louis.
“Aaahh!” gridò il più grande, facendo un passo indietro e mettendosi i palmi sugli occhi per cercare di placare il bruciore. “Fottuto idiota!” urlò, ma non riuscì ad aprire gli occhi per vedere Harry.
“Io sono l’idiota?! Sei tu quello che cerca di rovinare la mia relazione!”
Louis mosse le mani, desiderando di poter vedere il riccio mentre litigavano, ma non riuscì ancora a far passare il bruciore. “Non è la tua relazione, Harry! Anche Liam ne fa parte, ma sembra che non te ne freghi un cazzo di lui!” urlò e sussultò quando sentì una mano colpirgli il viso. Gridò e inciampò, cadendo contro l’isola della cucina per poi finire con la schiena a terra.
Louis aprì gli occhi e vide Harry sporgersi verso di lui. “Tengo troppo a Liam per stare qui a sentire le tue cazzate,” ringhiò. Il più grande lo guardò di sbieco prima di fissare lo sguardo su Liam che aveva chiuso gli occhi e stava tremando lì dov’era seduto, le mani che stringevano le ginocchia.
“Non ti amerà mai,” continuò Harry, in un sussurro quasi diabolico. “Quindi fatti da parte, okay? Non me ne andrò da nessuna parte, perciò puoi lasciare me e Liam in pace,” si alzò. “Forza, Li, ce ne andiamo,” disse.
Louis si tirò su a sedere velocemente e guardò Liam. “Li, ti prego, non andare.”
Il ragazzo alzò la testa e i suoi occhi incontrarono quelli del più grande, cosa che fece cadere le lacrime lungo le guance del ragazzo di Wolverhampton. Aprì la bocca per scusarsi, ma poi si rese conto di non poter parlare senza andare completamente a pezzi. Invece guardò Harry che, in piedi vicino alla porta, allungava una mano verso di lui.
“Liam, ti prego, non posso proteggerti se te ne vai,” disse Louis in lacrime, guardando Liam alzarsi, prendere la mano del fidanzato e poi andarsene.



̶



Liam seguì Harry ciecamente fuori dalla casa, la mano stretta nella presa ferrea del più piccolo. Non riusciva a credere a quello che aveva appena visto. Non riusciva a credere a quello che aveva appena visto e lui era semplicemente rimasto seduto lì. Aveva guardato le due persone più importanti della sua vita urlarsi in faccia, su un argomento che decisamente coinvolgeva anche Liam, e lui era rimasto seduto lì. Non aveva fatto niente. Non aveva fatto niente perché in tutto ciò, non aveva idea di chi avrebbe dovuto difendere. Superficialmente, sentiva che avrebbe dovuto difendere Harry. In fin dei conti era il suo fidanzato e Louis stava avanzando delle accuse molto pesanti. Ma, dentro di sé, sapeva che avrebbe dovuto battersi per Louis, il ragazzo che stava cercando di proteggerlo.
“Li?” Harry si schiarì la gola, riportando Liam alla realtà. “Andiamo,” disse, tirandolo per la mano e aprendo la portiera del passeggero per farlo salire.
“Dove andiamo?” chiese, sorpreso dalla sua stessa voce. Sembrava che avesse appena urlato a perdifiato.
“Da qualche parte, non mi importa. Non riesco più a restare qui con quel coglione,” rispose Harry, lasciandogli la mano e appoggiando le sue sul volto dell’altro. “Guarda cos’ha fatto,” sospirò, asciugando le lacrime sulle guance di Liam.
Guardò il più piccolo negli occhi, ma non riuscì a fermare le lacrime; entrò nell’auto e il fidanzato chiuse la portiera prima di salire dal lato del guidatore.
Liam non riusciva a controllare le lacrime, ma fu in grado di piangere silenziosamente mentre Harry guidava; di tanto in tanto, sentiva gli occhi del fidanzato su di sé, ma non alzò mai lo sguardo. Non prestò particolarmente attenzione a dove Harry lo stava portando, non gli importava molto se non si fossero mai fermati. Voleva solo rannicchiarsi su se stesso e morire; provava più dolore in quel momento di quanto avesse mai fatto prima. Nessuno dei colpi di Harry o delle notti in cui si era approfittato di Liam lo aveva fatto sentire così: si sentiva completamente lacerato.
“Liam?” la voce di Harry ruppe lo stato di trance in cui si trovava Liam e finalmente alzò lo sguardo, rendendosi conto che l’auto era parcheggiata davanti a un hotel. Il più piccolo slacciò la cintura e scese.
Liam fece lo stesso, guardando l’enorme edificio.
“Ho pensato che potremmo nasconderci qui per un po’,” Harry fece spallucce e condusse il fidanzato dentro. Per fortuna non c’era nessuno, se non il ragazzo del parcheggio. Era un hotel carino, ma non uno dei più famosi così potevano tranquillamente evitare che i fan li vedessero.
“Perché?” chiese Liam. Dannazione, perché la sua voce era ancora scossa e bassa?
“Perché,” disse Harry, lasciando però cadere lì la frase. Condusse Liam all’interno dell’edificio spingendolo per la maglietta, guidandolo come se fosse un cucciolo smarrito. Harry ottenne una stanza e andò al piano giusto con il fidanzato.
Il più piccolo chiuse la porta e spinse Liam sul letto, per poi coccolarlo. “Mi dispiace per quello che ti ha fatto Louis, piccolo,” disse, baciandogli la fronte.
“Che intendi?” chiese, deglutendo mentre cercava di capire di cosa stava parlando il fidanzato.
“Le accuse contro di me ti hanno fatto piangere,” rispose Harry, asciugando alcune delle lacrime di Liam.
“Harry…” sospirò, serrando gli occhi. “Sai che non sono comunque delle false accuse.”
Harry allontanò la mano dal volto di Liam e il più grande sussultò, aspettandosi un colpo.
Ma non arrivò.
“Lo so,” sussurrò, la mano che si appoggiò di nuovo sul viso del fidanzato. Iniziò a baciargli via le lacrime. “Ma non sono comunque affari suoi,” continuò tra i baci, che si stavano spostando verso il basso, verso il suo collo.
Louis tiene a me, tutto qui, quindi come possono non essere affari suoi?
Pensò tra sé e sé Liam. “Harry, è così che dovrebbe essere una vera relazione,” esclamò con calma, aprendo di nuovo gli occhi.
“Già… ti stai forse lamentando di qualcosa?” chiese Harry, alzando la testa di nuovo per vedere il viso del fidanzato.
E lì, Liam lo vide. Lo sguardo negli occhi di Harry gli disse che Harry il mostro non se n’era andato per sempre. Si era solo nascosto, dietro gli occhi del più piccolo, aspettando qualcosa che lo liberasse nuovamente.
“N-no,” rispose Liam immediatamente, non volendo riportare indietro quell’Harry.
“Bene,” l’espressione del riccio si addolcì e continuò a lasciare baci lungo il suo collo.
Liam era bravo a evitare di schiacciare i bottoni che facevano scattare il fidanzato, quindi doveva solo stare attento e, forse, solo forse, avrebbe potuto tenersi questo Harry per sempre.


~


Liam si svegliò la mattina dopo in un letto che non riconosceva, da solo. Si mise a sedere lentamente, guardando la stanza, incerto sul come fosse arrivato lì. Riconobbe le scarpe di Harry lasciate alla rinfusa sul pavimento e poi ricordò. Ricordò il litigio del giorno prima tra Harry e Louis e che il riccio aveva deciso che fosse meglio per loro stare in hotel per un paio di giorni.
Liam si alzò dal letto e camminò verso la porta, mezza aperta. “Hazza?” lo chiamò uscendo dalla stanza e vide il fidanzato in piedi vicino al cucinino, gli stava dando le spalle e sembrava che stesse fissando il pavimento.
“Haz?” ripeté, avvicinandosi. Aggrottò le sopracciglia e girò intorno alla figura immobile di Harry, notando che stava guardando il cellulare di Liam.
“Come hai potuto farmi questo?” chiese Harry, facendo scattare lo sguardo su di lui.
Liam spalancò gli occhi. “Di cosa stai parlando?” domandò, guardando il telefono. Non c’era niente sul cellulare che potesse far arrabbiare il fidanzato o, almeno, per quanto ne poteva sapere, non c’era.
“Questo!” urlò Harry e gli schiaffò il telefono in faccia.
Il ragazzo indietreggiò e lo prese così da poter leggere sullo schermo.

Da Louis: [2:47]:
Mi dispiace per tutto. Non avrei dovuto baciarti. È tutta colpa mia.

Liam sbatté le palpebre, sorpreso. Oh no, pensò, pochi momenti prima che il pugno di Harry gli volò dritto in faccia. La sua testa scattò all’indietro quando il pugno gli colpì il naso e Liam cadde contro il muro, il telefono sbattuto a terra.
Da lì cominciò.
 

La testa di Liam colpì il muro, lasciandolo momentaneamente stordito.
“Come cazzo hai osato tradirmi, Liam?!” urlò la voce di Harry e il ragazzo sentì le grandi mani dell’altro afferrare i suoi capelli, spingendolo poi in avanti.
“N-non l’ho fatto!” disse Liam, ma tirò un urlo quando sentì i piedi scivolare sotto di sé. Harry ignorò le sue urla e continuò a spingerlo attraverso la stanza tirandolo per i capelli, l’altra mano attorno al collo. I piedi nudi di Liam sbatterono sul pavimento e sembrò la scena di un film horror, mentre veniva trascinato verso la camera da letto.
Harry gettò Liam sul letto e subito lo immobilizzò. “Come hai potuto farlo?!” domandò.
“Ti prego, lasciami spiegare!” urlò Liam in lacrime, ma improvvisamente gli mancò l’aria quando le mani di Harry gli circondarono la gola. Cercò di graffiare le mani del fidanzato, ma in risposta lui le strinse ancora più forte.
“Ti amo, Liam. Come hai potuto tradirmi?” ringhiò con rabbia.
Quando Liam sentì di stare per svenire per mancanza di ossigeno, Harry tolse le mani dalla sua gola.
Iniziò a tossire e ansimare alla ricerca di ossigeno. “M-mi dispiace,” riuscì dolorosamente a dire tra un attacco di tosse e l’altro, serrando gli occhi.
“Sono stanco delle tue cazzate, Liam,” disse Harry, stringendo con le braccia la gola di Liam di nuovo, ma solo una leggera pressione per fargli aprire gli occhi. “Dimmi la verità. L’hai solo baciato?”
Liam annuì debolmente, le lacrime che correvano sulle guance, mischiandosi con il sangue che gli usciva dal naso.
Harry assottigliò lo sguardo. “Non ti credo!” urlò e colpì di nuovo il volto del fidanzato.
Liam piagnucolò, senza cercare di difendersi. Se Harry non gli credeva, non c’era niente che avrebbe potuto fare per fargli cambiare idea.
“Cazzo, mi fidavo di te, Liam!” gridò, sollevando Liam con uno strattone e lanciandolo sul letto con una forza inimmaginabile.
Il corpo del ragazzo volò e rimbalzò fuori dal letto, facendogli sbattere la testa contro il comodino. Gli si scurì la vista, ma sentì che il suo corpo cadde con un tonfo sul tappeto bianco. Quando gli ritornò la vista, le mani di Harry lo presero per le gambe. “C-che ‘tai facendo?” farfugliò, la tempia che sanguinava copiosamente.
“Ti faccio vedere chi comanda qui,” ringhiò, mollando le gambe di Liam.
La vista annebbiata del ragazzo andava e veniva, mentre Harry alzò il suo corpo e lo lanciò di nuovo sul letto. Non riuscì a muovere un muscolo quando il riccio iniziò a spogliarlo.
Muoviti! Idiota, non lasciare che ti faccia questo di nuovo!
Gli stava urlando la sua stessa voce, ma per quanto la sua testa gli ordinasse di lottare, il suo corpo non voleva collaborare. Poteva sentire ancora il sangue scorrere dalla tempia e la vista continuava a traballare. La ferita alla testa era molto più seria delle altre e Liam si sentì contorcere lo stomaco.
“Non mi sono mai fidato di Louis, ma tu? Pensavo che avessi capito che la gelosia non sta bene con me,” ringhiò Harry di nuovo e fece rotolare il corpo di Liam cosicché la faccia fosse rivolta contro le coperte pulite. Il ragazzo chiuse gli occhi, desiderando di poter svenire; sapeva che il sangue stava inzuppando le lenzuola e gli venne la nausea quando si rese conto che ad Harry non interessava. Gli interessava solo che Liam fosse suo, ma non di lui.
Le mani di Harry erano cattive e implacabili mentre si muovevano sul suo corpo.
“Lou…” singhiozzò piano prima che il buio lo sopraffacesse.
 


̶



Liam si svegliò sul pavimento vicino al letto. Il suo corpo sembrava completamente straziato, la guancia premuta contro il tappeto. Poteva sentire il rumore dell’acqua della doccia che scorreva e spostò gli occhi verso il bagno, dove vide del vapore uscire da sotto la porta. La stanza era buia e fredda, come se fosse consapevole dell’orribile atto appena compiuto.
Liam deglutì e poi spalancò le labbra, rilasciando un piccolo rantolo di dolore. La laringe era gonfia e provava dolore nel muovere la mandibola. Sentiva gli arti pesanti, ma riusciva a muovere le dita sia delle mani che dei piedi. Sapeva di essere messo male e stava quasi per dare di nuovo il benvenuto all’oscurità quando la vista iniziò a vacillare… quasi. Riuscì a sentire la voce di Harry mentre cantava sotto la doccia.
Cantava? Stava cantando con Liam quasi morto steso sul tappeto di un qualche hotel?! Beh, non stava morendo, ma si sentiva così. Sapeva di doversene andare da lì. Aveva sbagliato a fidarsi di Harry di nuovo e desiderava solo di aver dato ascolto a Louis quando lo aveva pregato di non andare. Pensare al ragazzo più grande lo fece tremare; gli scappò un grugnito quando il leggero movimento acuì ancora di più il dolore in tutto il corpo. Aveva bisogno di uscire da lì.
Molto lentamente, iniziò a muovere le braccia. Gli ci vollero almeno dieci minuti prima di riuscire a girarsi sulla schiena e stava già ansimando a causa dello sforzo. Si fermò e ascoltò Harry: aveva smesso di cantare, ma l’acqua della doccia era ancora aperta. Liam deglutì e di nuovo boccheggiò per il dolore. Girò la testa, ignorando i problemi alla vista, e gli occhi si posarono sul telefono appoggiato sul comodino: lo stesso comodino contro cui era sbattuta la tempia di Liam. Non era sicuro di quanto tempo fosse passato. Le tende erano chiuse talmente strette che non era neanche sicuro se fosse giorno o notte. Ma non importava, doveva raggiungere il telefono.
Liam si reputò fortunato in quel momento, visto che Harry aveva deciso di fare una delle sue lunghe docce quel giorno, perché si sentiva come una lumaca mentre trascinava il suo corpo distrutto sul tappeto. Ignorò il sangue che stava macchiando tutto e si sforzò di non guardare sul letto. Cadde a lato di esso e cercò di riprendere fiato prima di raggiungere il telefono. Qualcosa nella sua mente fece sì che il mondo si inclinasse di colpo e le sue mani lo mancarono, facendolo cadere dal comodino sul pavimento con un tonfo.
Gli occhi di Liam corsero verso la porta e non sentì più l’acqua scorrere. NO! Cadde in avanti, verso il telefono, concentrandosi per digitare i numeri giusti. Fece confusione la prima volta, ma alla seconda li azzeccò. Si rannicchiò su se stesso premendo il telefono dell’hotel contro l’orecchio.
“Pronto?”
“Ho bisogno di te, Louis,” singhiozzò Liam.
 


̶



“Chi è?” chiese Louis, per poi schiaffeggiarsi mentalmente. Il ragazzo dall’altra parte del telefono non sembrava per niente Liam, ma sapeva esattamente chi fosse. “Liam? Dove sei? Sei ferito?” domandò. Ma certo che era ferito!
“S-sono in qu-quell’hotel,” gracchiò la voce del più piccolo e Louis stava lottando per riuscire a capire esattamente cosa stesse dicendo l’altro.
“Hotel? Quale hotel?” chiese con urgenza, precipitandosi già verso le chiavi. Non aveva dormito tutta la notte, era stato troppo preoccupato per Liam; aveva pianto così tanto da riuscire ad addormentarsi un paio di volte, ma la sua mente si accertava che rimasse sveglio: e se Liam chiamasse? E se avesse bisogno di te?
“Il Jefferson,” riuscì a dire Liam e il più grande trasalì percependo il dolore dell’altro. Corse alla macchina.
“Sto arrivando!” disse. “Dov’è Harry, Liam?” chiese, non perdendo tempo ad allacciare la cintura, partendo di corsa dal vialetto.
“B-bagno,” balbettò Liam. “Veloce!” urlò improvvisamente e poi ci fu un tonfo quando mollò il telefono.
“Che cazzo stai facendo?!” Louis udì la voce di Harry in sottofondo. Sentì il sangue salirgli in volto quando gli arrivò il piagnucolio di Liam all’orecchio, seguito da un forte schianto e poi più niente.
 


̶



“Deve dirmi in quale stanza sono! È un’emergenza!” urlò Louis alla donna della reception.
Questa sospirò e iniziò a digitare al computer; all’inizio si era rifiutata di rivelare il numero della stanza in cui alloggiavano gli altri due famosi membri della band, ma aveva un debole per quel ragazzo. Ovviamente, lo aveva riconosciuto, ma non aveva mai visto nessuno così determinato e spaventato allo stesso tempo. “Stanza 321,” disse e guardò Louis lanciarsi verso le scale.
Il ragazzo corse, spingendo le persone che si trovava davanti e ignorando le loro lamentele. Percorse velocemente il corridoio, la testa gli girava mentre leggeva rapido i numeri, deciso a trovare la stanza giusta. “Liam!” urlò quando trovò la porta e iniziò a batterci il pugno contro. Sentì dei movimenti provenire dall’interno.
“Harry! Apri questa cazzo di porta ora o giuro su Dio che chiamo la polizia!” lo minacciò Louis, incurante del fatto che potessero sentire tutto dalle stanze vicine.
Dopo qualche minuto passato a tirare pugni e a urlare, la porta si aprì. Ne uscì una mano che lo afferrò e lo fece entrare nella camera, chiudendo poi la porta dietro di lui.
Louis vide rosso e si lanciò su Harry, bloccandolo a terra. “Ti ammazzo!” gridò, alzando un pugno per colpirlo, ma il più piccolo gli afferrò il polso e lo spinse via da sé.
“Calmati, cazzo!” urlò Harry.
Louis si rimise in piedi, ansimando pesantemente, la rabbia che quasi gli usciva da tutti i pori. “Lui dov’è?” domandò.
Gli occhi di Harry si spostarono verso la porta dietro Louis; questi lo spinse di nuovo a terra prima di correre nell’altra stanza. “Liam?” lo chiamò e accese la luce. Quasi svenne alla vista. La stanza bianca era un disastro: le coperte sporche e insanguinate erano state mezze tolte dal letto, i comodini buttati a terra e il tappeto zuppo di sangue. Il sangue di Liam.
“Liam!” Louis sussultò e corse verso il corpo nudo sul pavimento. Liam era rannicchiato vicino al telefono caduto, il quale, notò il più grande, era stato strappato via dal muro. Stava tremando e stringeva forte gli occhi.
Liam scosse la testa, non riuscendo a credere che Louis fosse davvero lì.
“Sono qui, Li. Non può farti del male,” gli promise Louis e lo tirò su. Il ragazzo non protestò, ma boccheggiò dal dolore quando il suo corpo venne spostato e il più grande sentì una fitta al cuore. “Ti porto fuori di qui,” disse e prese poi una coperta pulita caduta dal letto per avvolgerla intorno alla figura tremante di Liam.
Louis sapeva che avrebbe dovuto far vestire Liam prima di portarlo fuori dall’hotel, ma per ora voleva solo portarlo fuori dalla stanza. Cercò di rimettere il ragazzo in piedi, ma questi urlò e cadde di nuovo a terra. Louis non ebbe altra scelta se non prenderlo in braccio. “Shh, ci sono qui io,” gli sussurrò dolcemente e lo portò nell’area principale della camera dell’hotel.
Harry era in piedi vicino alla porta, le mani in tasca. “Penso che ci sia qualcosa di sbagliato in me, Lou,” disse, gli occhi impiantati su Liam, alcune lacrime che gli solcavano le guance.
Louis si morse la lingua e lo ignorò, sistemando Liam sul divano di pelle; prese un’altra coperta e coprì il ragazzo. Poi andò verso Harry, che ora stava tremando.
“Ci sono un sacco di fottute cose che non vanno in te, Harry,” disse Louis con voce tagliente. “Ora stammi a sentire, ascolta bene. Voglio che tu esca da questa stanza ora e non osare mai più, e ripeto mai più, ritornare. Prova solo a contattare Liam o me e ti cercherò personalmente e ti ammazzerò. Non mi interessa sapere quale storia sconclusionata hai pensato di usare per difenderti, non voglio sentirla. Non voglio ascoltare nessuna scusa che hai pronta da offrirmi. Non voglio rivedere la tua faccia in mia presenza di nuovo. Mai più. Mi sono spiegato bene?”
Harry fissò Louis e annuì. Si voltò e aprì la porta. “Mi dispiace,” sussurrò prima di sparire.








.Angolo "Traduttrice".
Ahia, ahia, ahia!! Ve l'avevo detto, eh? Abbastanza tosto, questo capitolo. Non so davvero cos'altro dire, penso che il capitolo parli da sé.
Come al solito, vi ricordo che la storia non è mia, ma è una traduzione. Il testo originale lo trovate su AO3 (il link lo trovate alla fine del primo capitolo, perché sono davvero troppo pigra per metterlo in tutti!!). L'autrice che mi ha gentilmente concesso di divulgarla in italiano è Dassy1407, che potete trovare anche su tumblr (con lo stesso nome).
Ringrazio sempre chi legge e, ovviamente, chi segue la storia!!
Lots of love,
Niomi

 

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Capitolo 6
*** Broken Liam ***


Capitolo 6:
 Broken Liam




6 Giorni Dopo

“Sei sicuro che siano qui?” chiese Niall, entrando in casa e mollando la valigia vicino alle scale.
“Sì, ci sono le auto nel vialetto,” spiegò Zayn, mettendo le sue borse sopra quella dell’altro.
“Dovremmo portarle di sopra o Liam si arrabbierà,” disse l’irlandese sovrappensiero, ma non si mosse neanche di un millimetro per prenderle. Al contrario, andò in soggiorno e si lanciò di faccia sul divano. Era stremato, dopo aver passato una lunga settimana in Irlanda con la famiglia; l’amava da morire, ma ritornare a casa dopo tutto il successo ottenuto lo metteva molto sotto pressione. Era stato grato a Zayn per essere andato con lui.
Niall sorrise nel cuscino del divano quando sentì la mano del moro sulla schiena. “Piccolo? Vuoi vedere chi c’è in casa ora o vuoi prima riposarti?” chiese, la voce segnata dall’ansia.
Il biondo ci pensò un po’ prima di girarsi. “Facciamolo ora. Sento che se mi prendo del tempo per pensarci, poi non avrò più il coraggio,” rispose, arrossendo leggermente.
“Okay,” disse Zayn e gli prese la mano, aiutandolo ad alzarsi dal divano.
Sì, la Ziall era reale. Non era una cosa vecchia come la Lirry; quello che c’era tra di loro era nuovo, scoppiato durante il viaggio appena fatto. Si erano, in un certo senso, imbattuti l’uno nei sentimenti dell’altro, ma non si erano mai sentiti più a loro agio con l’idea.
“Liam? Haz? Lou?” provò a chiamarli dal fondo delle scale e aspettò una risposta. Si accigliò leggermente e guardò Niall. “Forse non ci sono,” fece spallucce, ma poi girò di nuovo la testa verso l’alto quando sentì una porta aprirsi.
Nessuno dei due ragazzi era a conoscenza di quello che era successo neanche una settimana prima. Come Louis, anche loro avevano avuto dei sospetti riguardo la relazione di Liam e Harry, pensando che non fosse del tutto sana, ma non avevano mai sospettato che potesse esserlo a tali livelli. “Louis, dove sono Li e Haz?” domandò Niall, mentre Louis scendeva le scale verso di loro.
Il più grande vide le mani intrecciate dei due, ma decise di non chiedere, per il momento. C’erano altre cose da affrontare prima. “Li sta dormendo, Harry non è qui,” rispose.
Sia Zayn che Niall si presero un momento per osservare l’aspetto di Louis: i vestiti erano stropicciati, gli occhi stanchi e sembrava più pallido. “Stai bene, Lou?” chiese il moro.
Il più grande annuì e lanciò un’occhiata oltre le proprie spalle prima di condurre gli altri due in soggiorno di nuovo. “Ho bisogno di parlare con voi,” spiegò.
“Beh, anche noi abbiamo qualcosa che vorremmo dirti, ma sarebbe più facile se ci fossero anche Harry e Liam,” disse Niall; si sistemò vicino a Zayn sul divano, mentre Louis si sedette sul bordo della sedia.
“Lo vedo,” Louis guardò le loro mani unite e apparve un sorriso sul suo volto, che però sparì. “Si tratta di Liam e Harry,” disse e cominciò a raccontare.

Non tralasciò niente. Non fu in grado di evitare di raccontare alcuni dettagli, inclusi la sua enorme cotta per Liam e il fatto che avesse avuto sospetti su una possibile violenza all’interno della relazione Lirry da un po’ di tempo.
“Hai trovato Liam dopo che era stato picchiato?” Niall sussultò, incapace di riuscire a capire cosa gli stava raccontando l’amico. “Harry non lo farebbe,” disse, ma sembrava incerto. “Cioè, sospettavo ci fosse qualcosa, ma, no, no,” scosse la testa e Zayn gli mise un braccio intorno alle spalle.
“È tutto vero, Niall, anche se vorrei che non lo fosse,” spiegò Louis, scuotendo anche lui la testa, tristemente. “Harry aveva fatto il lavaggio del cervello a Liam, tanto da convincere quel povero ragazzo che non ci fosse niente di sbagliato. Pensava di meritarsi tutto,” continuò, disgustato.
Niall si coprì la bocca, cercando di non piangere.
“Come sta Liam? Dov’è Harry?” chiese Zayn, desideroso di andare a dire due parole al compagno di band.
“Beh, come ho detto, Harry è tornato martedì e ha convinto Liam ad andare con lui,” raccontò Louis, le mani che gli tremavano. “Avrei dovuto chiamare la polizia,” disse, parlando più a se stesso che agli altri due. Sospirò. “Liam è riuscito a chiamarmi quella notte per andare a prenderlo, perché Harry aveva completamente perso la bussola,” continuò. “Quando sono arrivato, ho detto ad Harry di andarsene e di non tornare mai più.”
“Ma hai salvato Liam da lui, giusto?” chiese Zayn, volendo solo esserne sicuro.
Louis alzò le spalle. “Se si può dire così,” disse con le lacrime agli occhi. “Liam non è più lo stesso. A malapena mi parla e s-sta male,” terminò scoppiando a piangere.
“Male?” Niall impallidì. “Quanto male, Lou?”
“Molto male, ma non vuole andare in ospedale,” rispose il più grande, senza neanche cercare di fermare le lacrime. Si era rifiutato di piangere davanti a Liam e dopo aver trascorso ogni singolo momento insieme a lui negli ultimi sei giorni, sentì le proprie pareti crollare.
Niall, anche lui sul punto di scoppiare a piangere, decise di prendere in mano la situazione: “Zayn, andresti a controllare Liam?” chiese e si alzò, andando verso Louis.
Zayn annuì e si fece forza prima di salire le scale.
“Shh, Louis, ti aiuteremo noi ora,” promise Niall al più grande e lo strinse in un abbraccio.
Louis nascose il viso contro il petto dell’altro e scoppiò in singhiozzi disperati: “Non posso perderlo, Ni. Non posso!”
Niall fece del suo meglio per confortare l’amico, ma non trovò le parole giuste da dire per migliorare la situazione.
 


̶



Zayn non sapeva cosa aspettarsi quando salì le scale; superò la camera di Liam e Harry: vedendola vuota, suppose che il ragazzo si trovasse nella stanza di Louis. Provò disagio nel passare davanti alla camera da letto dei Lirry ora che sapeva la verità sulle terribile cose avvenute dietro quella porta chiusa.
Bussò gentilmente alla porta di Louis, ma non si disturbò ad aspettare una risposta prima di entrare. La camera era buia, l’unico leggero bagliore proveniente dal televisore senza volume posto nell’angolo. Riuscì a vedere il corpo di Liam rannicchiato sotto le coperte. “Liam?” lo chiamò dolcemente, avvicinandosi piano al letto. Il ragazzo tirò fuori la testa e si mise su un fianco quando Zayn si sedette.
“Ehi, amico,” disse questi con tono confortante; si allungò per appoggiare la mano sulla spalla di Liam, ma il più piccolo si allontanò di scatto. “Scusa, Louis mi ha raccontato tutto,” gli spiegò velocemente Zayn.
Liam permise all’amico di vedere solo i suoi occhi, ma i lividi erano comunque ancora visibili, soprattutto quel livido/taglio profondo e doloroso sulla tempia. Zayn deglutì: “Quindi… mi hanno detto che stai male, eh? Forse dovremmo farla controllare?” chiese, indicando la ferita.
Liam scosse freneticamente la testa, ma poi sussultò, chiudendo forte gli occhi e lasciando che la coperta cadesse sul petto.
Zayn lo fissò sconvolto. “Dio, Liam,” sussurrò e si sporse verso la lampada per accenderla.
Liam si allontanò dalla luce, emettendo un grugnito di dolore mentre nascondeva di nuovo il viso. Ma si rigirò di colpo, appoggiandosi al bordo del letto per vomitare; non uscì niente, se non della bile e Zayn riuscì a percepire la sofferenza dell’amico. Si avvicinò al ragazzo scosso dai conati, mettendogli un braccio attorno al corpo mentre Liam continuava a tossire e sputare verso il pavimento. Quando finalmente terminò, il più piccolo tremava così forte che Zayn temette che stesse avendo le convulsioni. “Liam, dobbiamo portarti in ospedale,” disse.
Liam non aveva più la forza per dire no, ma grugnì piano in protesta. Si appoggiò a Zayn, chiudendo gli occhi. Il moro lo adagiò delicatamente sul letto, spegnendo la luce, e uscì. Non riusciva più a sopportare di vedere il suo migliore amico in quella condizione; corse giù dalle scale e vide Louis sorseggiare una tazza di thè e Niall seduto vicino a lui in cucina.
“Tutto okay?” chiese il biondo, non piacendogli l’espressione di Zayn.
Il moro scosse la testa. “Cazzo, no,” disse e guardò Louis. “Come ha fatto Liam a ferirsi in testa? Sai cos’è successo di preciso?” domandò.
Louis ingoiò un sorso di thè e annuì. “Non me l’ha detto, ma ho trovato del sangue sull’angolo del comodino, in hotel. Penso sia lì che ha sbattuto la testa,” spiegò. “Perché?”
“Credo che abbia i sintomi di una commozione ed è messo male,” rispose Zayn. “Ha appena vomitato,” aggiunse.
“È da due giorni che non fa che vomitare e non ha mangiato niente, se non dei cracker, da quando è successo tutto,” ammise il più grande, vergognandosi. Avrebbe dovuto portare Liam direttamente in ospedale; era stato solo troppo sensibile verso la richiesta del più piccolo di voler tornare semplicemente a casa. “N-non voleva andare in ospedale,” disse tristemente. “E io non volevo arrabbiarmi con lui o costringerlo ad andare, non sarei stato migliore di Harry.”
“Louis, non sarai mai come Harry e Liam lo sa,” si intromise Niall, guardando Louis incredulo. “Quello che ha fatto Harry, lo faceva solo per se stesso, per Dio solo sa quali ragioni, ma tu ti stai semplicemente prendendo cura di Liam. Se sta così male, dobbiamo fare qualcosa,” disse con urgenza.
“Chiamerei almeno un dottore, sarà in grado di aiutarci a decidere come agire,” suggerì Zayn.
Gli occhi di Louis si illuminarono, ma solo leggermente. “Okay,” acconsentì. Perché non ci aveva pensato?
Zayn tirò fuori il cellulare e si diresse verso lo studio per cercare il numero del dottore.
“Andrà tutto bene, Lou,” disse Niall, abbracciandolo forte.
“È tutta colpa mia,” singhiozzò, ma si fermò quando udirono un colpo improvviso provenire dal piano di sopra. La testa di Louis scattò verso l’alto: “Liam!” urlò, lanciandosi fuori dalla cucina e correndo su per le scale. Aprì la porta con uno strattone e si affrettò verso il bagno, dopo aver visto la luce accesa. Trovò Liam sul pavimento, sdraiato sulla schiena e con il respiro pesante. “Li!” gridò, andandogli vicino.
“Mmm, no sento beneee, Lou,” singhiozzò piano il più piccolo, il suo corpo era ormai incapace di produrre altre lacrime, ma riuscì a mostrare il dolore e la paura attraverso il tremolio e i brividi.
“Lo so, piccolo, ma troveremo qualcuno che ti aiuti e tutto andrà bene di nuovo, te lo prometto,” disse dolcemente Louis tirando su il corpo debole e fragile di Liam. “Andrà tutto bene,” ripeté.
“’i amo, Lou,” sussurrò Liam contro il collo del più grande prima di perdere completamente conoscenza.
“Ti amo anch’io, Liam,” disse Louis in lacrime, urlando poi immediatamente a Niall: “Chiama un’ambulanza!”
 

 

̶

 


Una Settimana Dopo

“Come sta?”
Louis alzò la testa e vide Zayn in piedi vicino alla porta. “Sono per lui?” chiese, ignorando la domanda del moro.
Zayn guardò i fiori che teneva in mano e annuì. “Sì, ho pensato che avrebbero aiutato a illuminare un po’ questo posto,” fece spallucce, entrò e mise il vaso vicino al letto. Sistemò la composizione prima di guardare il viso addormentato di Liam. Ora c’era una brutta cicatrice sulla tempia, ancora coperta da un livido che stava lentamente scomparendo. “Ha iniziato a parlare?”
Gli ci volle un momento per decidere come rispondere. “Sì, parla con i dottori,” rispose Louis. Solo non con me.
“Bene,” disse Zayn, sedendosi vicino al letto d’ospedale. “Per il resto, come sta?”
“Il corpo sta guarendo e riesce a trattenere il cibo,” spiegò il più grande, appoggiò la mano su quella di Liam e la strinse dolcemente.
“Forza, andiamo a farci una passeggiata, okay?” suggerì il moro.
Louis scosse la testa. “No, vorrei stare qui. Dovrebbe svegliarsi presto,” aggiunse. Sapeva bene ormai quanto e fino a quando dormiva Liam a causa di tutte le medicine che gli davano. Alcuni erano per il dolore, altri per tenere sotto controllo i sintomi della commozione, altri ancora per la depressione. Questi ultimi rendevano il più piccolo stanco.
“Nah, Lou, tu vieni con me. Liam starà bene da solo per un paio di minuti,” gli promise Zayn, andando verso di lui e tirandolo su in piedi gentilmente, per poi spingerlo da dietro.
“Di cosa vuoi parlare?” chiese Louis, una volta usciti, camminando per il cortile dell’ospedale. Era il posto in cui andava quando Liam veniva visitato dai dottori. Ce n’erano così tanti.
“Qualsiasi cosa,” Zayn alzò le spalle. “Lo vedo che non stai gestendo bene questa situazione, Lou. Non devi cercare di essere forte per me,” gli spiegò.
Louis gli lanciò uno sguardo. “Non sto cercando di essere forte per te. Sto cercando di essere forte per Liam.”
“Lo so, ma Liam non è qui ora, quindi non nascondermi nulla, okay?”
Il più grande si morse il labbro e spostò lo sguardo. “Liam è già abbastanza distrutto, non ha bisogno del mio essere pietoso, quindi perché preoccuparsene?”
“Liam non è distrutto,” scattò Zayn, fermandosi. “Continui a dirlo, persino i dottori usano quella parola, ma Liam non è distrutto,” disse in tono aspro, ma calmo.
Louis fissò il pavimento. “Non è lo stesso Liam.”
“Hai ragione,” disse il moro con una risatina. “Non lo è, ma tornerà a esserlo. Se Liam fosse distrutto, sarebbe sparito per sempre, ma non è così. Ho visto il modo in cui ti guarda,” spiegò. “Vuole sentirsi meglio. Se fosse distrutto, significherebbe che ha rinunciato; ma sta lottando per stare meglio. Sta lottando per tornare da te.”
Louis si morse il labbro ancora più forte. “Non me ne parlerà neanche.”
“Parlare di cosa? Di Harry? Del fatto che gli hai salvato la vita? Ovvio che non te ne parlerà,” lo schernì Zayn. “È imbarazzato, non lo vedi?”
“Imbarazzato? Perché dovrebbe esserlo?” chiese il più grande, confuso.
“Perché sei sempre stato quello a metterlo in imbarazzo. Arrossisce sempre ogni volta che dici il suo nome; ti amava anche prima che succedesse tutto questo. Vuole essere al meglio per te, per tutti. Non sopporta l’idea che tu abbia dovuto salvarlo; era stata una sua scelta stare con Harry e guarda cosa gli è successo. Probabilmente pensa che se tira fuori l’argomento, tu te ne uscirai con un 'te l’avevo detto'.”
“Non lo direi mai!” sussultò Louis.
“Lo so che non lo faresti, Lou, ma pensa a come si sente Liam.”
Il più grande lasciò cadere la conversazione, perso nei suoi pensieri. Zayn continuò a camminare e Louis gli andò dietro. Dopo qualche minuto di silenzio, parlò di nuovo. “Hai sentito Harry?”
“Non dopo che ha chiamato settimana scorsa,” rispose Zayn. “Quando gli ho detto di andare al diavolo,” aggiunse.
Louis annuì solo.
“Ma Niall è preoccupato per lui,” riprese Zayn.
“Cosa? Perché?”
“Ha ascoltato i messaggi vocali che Harry ha lasciato in segreteria e ha paura che possa fare qualcosa di davvero stupido,” spiegò il moro. “Come, per esempio, togliersi la vita.”
“Lasciaglielo fare,” ribatté Louis.
Zayn si fermò di nuovo, afferrando il più grande per la maglietta e tirandolo indietro con uno strattone. “Non puoi essere serio,” disse in tono duro.
“Invece sì,” rispose Louis, imperturbabile. “Lasciamolo marcire all’inferno per quello che ha fatto.”
“Ascolta, sono incazzato con Harry tanto quanto te, ma non glielo augurerei mai,” disse Zayn. “E per quanto odi ammetterlo a te stesso, anche Harry ha bisogno del nostro aiuto.”
“Prima Niall, ora tu? Striscerà di nuovo nelle nostre vite e distruggerà Liam di nuovo!”
“Non è distrutto!” ringhiò Zayn, facendo sussultare Louis. Fissò lo sguardo sul più grande prima di continuare: “Non sto dicendo che dovremmo dare il bentornato a Harry accogliendolo a braccia aperte, ma ho intenzione di chiamarlo, okay? Metterò in chiaro che non voglio che torni per molto, molto tempo, ma penso che meriti almeno una telefonata,” disse. “Non è necessario che Liam sappia che parliamo con lui, penso solo che Niall abbia ragione. Se Harry facesse qualcosa di stupido, non riuscirei a perdonarmelo,” spiegò.
“Non lo voglio qui,” disse Louis.
“Non verrà qui, lo prometto. Solo una telefonata,” affermò il moro.
“Va bene. Ma se cerca di trovare delle scuse, non cedete. Liam è qui per colpa di quelle cazzo di scuse,” riprese il più grande, indicando il grande edificio in mattoni. “Ricordagli anche che la mia minaccia vale ancora se prova anche solo ad avvicinarsi a Liam,” aggiunse prima di girarsi e tornando dentro l’edificio, verso la camera del più piccolo.
 


~



Harry fissò la bottiglia di tequila vuota nelle sue mani. La maggior parte di essa, l’aveva bevuta, ma il resto era finito nel lavandino. Liam non lo avrebbe voluto così; Harry non aveva mai valuto essere così. Pensare al ragazzo gli fece venir voglia di uscire e comprare altro alcool. Invece lasciò cadere la bottiglia a terra e si lanciò sul divano, rannicchiandosi su di esso. Chiuse gli occhi e lasciò che le emozioni tornassero di nuovo in superficie.
Non riusciva a capire perché si fosse comportato in quel modo con Liam. Così cattivo, crudele: un mostro. Era disgustato da se stesso; ma ciò che lo spaventava di più era il perché non si fosse sentito abbastanza disgustato da se stesso da fermarsi. Sapeva cosa stava facendo a Liam; era cosciente di ogni pugno, calcio e dolorosa parola. Era che spesso il ragazzo faceva così arrabbiare Harry e solo dopo che il danno era fatto, si rendeva conto che non aveva davvero alcuna vera ragione per essere arrabbiato. Tutto ciò che riusciva a ricordare era la rabbia che aveva provato, ma non perché ne avesse provata così tanta nei confronti del ragazzo di Wolverhampton.
Harry voleva proteggerlo, non fargli del male. Quindi perché l’aveva fatto?
Amava Liam con ogni fibra del suo essere e non riusciva a togliersi dalla testa il fatto che fosse stato lui a causargli tutto quel dolore. Riusciva a ricordare la soddisfazione che aveva sentito una volta, quando Liam si era rannicchiato sotto di lui; aveva provato un moto d’orgoglio nell’essere la parte dominante della relazione. Ma ora si rendeva conto che era stato lui il codardo, non Liam.
Nel momento in cui aveva visto Louis portare il ragazzo fuori dalla camera dell’hotel, qualcosa era scattato in Harry. Prima che tutto ciò iniziasse, quando Liam aveva avuto una brutta giornata, si accoccolava contro il riccio. Il modo in cui si era rannicchiato contro Louis quella notte fece sì che Harry si rendesse conto che non sarebbe riuscito a tenersi Liam continuando a trattarlo così.
Il rapido cambio d’umore di Harry non era normale e aveva bisogno d’aiuto. Desiderava solo averlo chiesto prima. Quando Louis, il ragazzo che un tempo considerava il suo migliore amico, gli aveva detto di andarsene e non tornare mai più, Harry si era sentito sopraffatto. Come aveva potuto rovinare così terribilmente la propria vita e rendersene conto solo in quel momento? Aveva lasciato quell’hotel il prima possibile, non volendo che il suo umore cambiasse di nuovo. Aveva corso e corso finché non ce l’aveva fatta più. Ricordò che aveva cominciato a piovere e si era ritrovato in un bar. Aveva bevuto fino a che non aveva più potuto provare dolore. Si era svegliato in una camera d’albergo, la stessa in cui si trovava ora, almeno 5 città lontano da Londra, e non gli importava minimamente come ci fosse arrivato.
“Sei lontano da Liam, è al sicuro,” ricordò a se stesso, ma poi sentì lo stomaco contorcersi. Diede un morso al cuscino e si lasciò scappare un singhiozzo. Non era davvero sicuro che Liam stesse bene. Aveva provato a chiamare, nonostante la minaccia di Louis, ma nessuno aveva voluto parlare con lui. Sapeva di aver fatto dei seri danni, ma non era sicuro di quanto fino a quando Zayn non aveva finalmente risposto al telefono.
“Vai al diavolo, Harry,” era stato tutto ciò che aveva detto prima di riattaccare.
La situazione non era più tra Harry e Liam, e persino Louis, coinvolgeva tutta la band. Harry si sentiva così solo.
Si sedette di nuovo e guardò la bottiglietta delle pastiglie sul tavolo. Aveva acquistato i sonniferi qualche giorno prima, ne aveva però prese solo due una notte per concedersi una buona nottata di sonno, ma aveva sognato Liam e si era reso conto che non voleva sognare più. Si allungò, lesse le controindicazioni e pensò: “Sono sicuro che tutta la bottiglia funzionerebbe.”

Stava per aprirla quando sentì il cellulare suonare. Lasciò cadere le pillole sentendo la propria voce e quella di Liam, ridacchiavano: “Tesoro, rispondi al telefono! *Liam ride* Faresti meglio a fare quello che ti dice, ehm, io, potrebbe essere Liam! Sbrigati! *la risata di Harry si unisce a quella di Liam*”
Harry sussultò sentendosi il cuore in gola: era sull’orlo delle lacrime sentendo la voce di Liam, anche se era solo la suoneria. Saltò su e prese il telefono. “Pronto? Liam?” chiese, le lacrime che gli rigavano le guance.
“No, sono Zayn,” gli arrivò come risposta.
Harry si sentì crollare rapidamente. “Oh,” rispose, ma continuò a piangere silenziosamente. Cosa avrebbe potuto dire se fosse stato Liam? 'Mi dispiace' non avrebbe funzionato. Era sicuro che niente lo avrebbe fatto.
“Come stai?” domandò Zayn.
Harry si appoggiò al muro e scivolò a terra. “Non lo so. Non so più niente, Zayn,” rispose, chiudendo gli occhi. “Voglio tornare a casa.”
Il moro sospirò. “Non puoi, Harry,” disse, ma si poteva sentire della compassione nella sua voce, diversamente dalla loro precedente conversazione.
“Lo so,” pianse Harry. “Ma ho bisogno di aiuto, ti prego. Non so cosa c’è di sbagliato in me e non so cosa fare. Ho quasi…” gli occhi corsero alla bottiglietta di pastiglie.
“Quasi cosa, Harry?”
“Mi dispiace, Zayn, non posso vivere con quello che ho fatto,” disse Harry in lacrime.
“Harry! Non provarci neanche!” urlò Zayn.
“N-no, ma Dio, Zayn, voglio. Non capisci i sensi di colpa che provo ora e la parte peggiore è… è che qualche volta non è così male.”
“Non è così male? Non è così male?! Harry, sai cos’hai fatto?!” Zayn era arrabbiato in quel momento, Harry lo poteva sentire.
“Sì! E questo è il problema! Ho bisogno di aiuto! Mi sento così solo, non posso farlo senza qualcuno, PER FAVORE!” Harry lo stava implorando.
Zayn rimase in silenzio all’altro capo del telefono quando il riccio iniziò a singhiozzare.
“Ti prego, Zayn, ho solo bisogno di parlare con lui,” disse dopo alcuni minuti passati a cercare di calmarsi.
“Non succederà, Harry,” rispose Zayn in modo ovvio.
“M-ma deve sapere che mi dispiace. Ha ricevuto i messaggi vocali che gli ho inviato?”
“No, Liam era un po’ occupato all’ospedale,” sputò fuori il moro.
“Oddio,” Harry appoggiò il viso sulle ginocchia. “Ti prego, dimmi che sta bene.”
“Non lo so ancora, Harry,” mentì Zayn. Liam sarebbe stato bene e in realtà sarebbe tornato a casa quella mattina, ma voleva che Harry soffrisse ancora un po’. Il singhiozzo che raggiunse il suo orecchio lo portò ad aggiungere: “Ma starà bene, alla fine. Almeno finché tu non tornerai.”
“Mai?”
“No, non mai. Solo per molto, molto tempo,” disse il moro. “Devo andare ora, ma ti chiamerò più tardi, okay? Parlerò con Niall e vedrò se vuole venire con me da te.”
“N-non dovresti stare con Liam?” chiese Harry, la voce e il corpo che tremavano lievemente.
“C’è Louis a prendersi cura di lui,” rispose Zayn, quasi con tono compiaciuto. “E poi sei ancora nostro amico e hai bisogno di aiuto. Ti chiamerò più tardi. Non fare niente di stupido,” aggiunse.
“Non lo farò. Ti prego, tienimi aggiornato su Liam, okay?”
“Non te lo meriti, Harry. Solo perché tengo a te non significa che io non voglia ucciderti per quello che gli hai fatto. Si tratta di me che do un’opportunità a te, non spingerti oltre,” rispose Zayn prima di riattaccare.
“Per il bene di Liam, non lo farò,” disse Harry, anche se la chiamata era già terminata.
 

 

̶

 


“Sei sicuro che vada bene, Liam? Le luci sono apposto? Hai abbastanza coperte? E cuscini?”
Liam annuì, l’ombra di un sorriso sul volto mentre guardava il ragazzo di Doncaster muoversi intorno a lui per essere sicuro che il più piccolo fosse comodo. Aveva deciso che sarebbe stato meglio rimanere al piano terra per un po’, almeno finché non fossero spariti i sintomi della commozione. Non voleva rischiare di andare sempre su e giù per le scale. Liam era rannicchiato sul divano con una pila di coperte e cuscini; il dottore si era raccomandato con Louis di far sì che il ragazzo stesse al caldo, perché se avesse avuto un altro attacco di panico, il suo corpo avrebbe potuto avere un collasso.
Sì, un altro: Liam ne aveva avuti tre durante la settimana passata in ospedale. Il primo era avvenuto durante la prima sessione di terapia: il terapista non aveva perso tempo e aveva subito fatto domande su Harry: “Ti ha picchiato? Ti ha colpito? Ti ha stuprato?”
Liam aveva dato completamente di matto e si era abbandonato a un vero e proprio attacco di panico. C’erano volute alcune medicine e Louis per riuscire a calmarlo di nuovo. Il secondo l’aveva colpito durante la notte; aveva sognato che Harry si intrufolava in ospedale e cercava di fargli nuovamente del male. Per fortuna, Louis si era addormentato vicino al letto di Liam e aveva solo dovuto coccolarlo forte, dopo che si era svegliato, per calmare l’attacco.
Il terzo era successo solo qualche ora prima, quando Louis stava portando Liam a casa. Non stava parlando con il più grande e rispondeva solo con risposte semplici: temeva che Harry li stesse aspettando a casa. Louis lo aveva rassicurato che non si sarebbe più avvicinato, ma il ragazzo aveva avuto un attacco a causa della preoccupazione. Il più grande aveva dovuto accostare e far respirare Liam in un sacchetto di carta. Dopo che si era calmato, erano finalmente riusciti a tornare a casa.
“Sei sicuro che non ti serve altro?” chiese di nuovo Louis e Liam alzò gli occhi al cielo.
“Sto bene,” parlò e il più grande sorrise, sedendosi sul bordo del divano e appoggiando delicatamente una mano sul ginocchio dell’altro.
“Bene,” disse.
Il sorriso di Liam scomparì leggermente quando guardò il salotto. Lo spaventava il fatto che tutto gli ricordasse Harry, ma non volle dirlo a Louis: il ragazzo si stava già preoccupando tanto per lui, non voleva aggiungere altro stress.
“A seconda di quanto tempo resterai quaggiù, potrei spostare il mio letto qui,” disse Louis.
“È una buona idea,” ammise Liam. “Sarà un po’ difficile coccolarsi su questo divano stanotte,” aggiunse e sorrise timidamente quando vide le guance del più grande arrossire.
“Troveremo il modo,” ribatté Louis, stringendogli piano il ginocchio.
Liam sapeva che non sarebbe riuscito a dormire senza Louis accanto; si erano coccolati tutte le notti quando era all’ospedale. Non si erano mai toccati o baciati, non avevano fatto cose che andassero oltre il platonico. Si erano solo coccolati. Era la sola cosa che lo faceva sentire al sicuro la notte; Louis in generale era la sola cosa che lo faceva stare meglio.
“Louis,” sussurrò Liam piano.
“Sì, Li?”
“Mi dispiace,” disse.
Louis aggrottò le sopracciglia. “Per cosa?” Era la prima volta che Liam iniziava volontariamente una conversazione da almeno due settimane.
“Vorrei stare meglio ora. Per te.”
Louis sospirò piano. “Liam, non c’è bisogno che tu stia meglio ora. Hai tanto tempo per guarire e andare avanti,” disse, forzando un sorriso.
Nonostante sapesse che il sorriso era forzato, Liam si sentì comunque sollevato. “Ti amo.”
“Ti amo anch’io,” disse Louis, stavolta con un vero sorriso in volto.
“Alla fine starò bene,” aggiunse il più piccolo.
“Alla fine, sì, e io sarò esattamente qui per te quando succederà.”






.Angolo "Traduttrice".
Salve!! Finalmente un nuovo capitolo!! Ci stiamo avvicinando alla fine, gente.
Mi piace tantissimo la fine di questo capitolo, tanto amore tra i Lilo!! Sono carinissimi insieme, no? Ok, va bene, la smetto!!
Ripeto: ci stiamo avvicinando alla fine, manca davvero pochissimo!!
Ricordo a tutti che la storia non è mia, ma di Dassy1407 e potete trovare sia lei che la storia originale su AO3, solo l'autrice anche su tumblr.
Ringrazio, come sempre, chi legge la storia e chi l'ha messa tra le preferite, tra le ricordate e tra le seguite!! Spero davvero che amiate questa storia, perché a me piace davvero tanto tradurla!!
Lots of love,
Niomi


 

 

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Capitolo 7
*** Final Goodbyes ***


Capitolo 7:
Final Goodbyes



Niall bussò piano alla porta e poi guardò Zayn. “Sei sicuro che sia una buona idea?”
“Ti ricordo che è stata una tua idea,” gli fece notare il fidanzato.
“Oh, già,” disse il biondo e si girò verso la porta quando questa si aprì con uno spiraglio.
Intravidero una massa di capelli ricci prima che la porta venisse spalancata. Ci fu un lungo sospiro di sollievo e poi si accese una luce vicino all’entrata. “Sono così felice che siate venuti,” disse Harry, facendosi da parte per far entrare gli Ziall nella stanza.
“Penso tu debba essere molto contento per il fatto che il mio pugno non ti sia finito dritto in gola,” ribatté Zayn mentre spinse delicatamente Niall nella stanza: l’irlandese sembrava trovarsi al limite tra le lacrime e la rabbia.
Anche Harry sembrava sul punto di piangere; sbatté le palpebre per evitare di farle cadere e annuì semplicemente, girandosi verso il salotto e andandosi a sedere. Dopo aver chiuso la porta, Niall e Zayn lo seguirono, ma rimasero in piedi. Videro il riccio nascondere il volto fra le mani; ci fu un silenzio imbarazzante finché il biondo non si decise a parlare.
“Quando è iniziato?” chiese: non gli importava di essere stato troppo brusco, aveva bisogno di sapere.
Harry alzò la testa e si pulì il naso: “Uhm, un paio di mesi fa, non lo so di preciso,” rispose con tono dimesso.
“Non lo sai di preciso?” sputò Niall. “Non sai quando è stata la prima volta che hai colpito Liam?!” Stava quasi per lanciarsi sul riccio e tirargli uno schiaffo, ma Zayn lo bloccò.
“Piccolo, rilassati,” disse il moro.
“No! Non posso rilassarmi! Ha fatto del male al mio migliore amico e non sa neanche quando è cominciata!” Niall cercò di liberarsi dalla presa del fidanzato.
Harry rimase seduto lì, desiderando che il moro lasciasse andare il ragazzo perché si sarebbe meritato qualsiasi cosa il biondo gli avrebbe fatto.

“Per favore!” lo implorò Zayn e la supplica fermò Niall.
L’irlandese fissò il fidanzato, ma poi spostò la sua espressione infuriata verso Harry: “Cosa ti ha mai fatto Liam?” domandò, ansimando leggermente.
“N-non lo so,” rispose, mordendosi il labbro.
“Di nuovo, non lo sai? Beh, deve pure aver fatto qualcosa, no? Qualcosa per meritarsi ciò che gli hai fatto?” continuò Niall, la voce carica di puro sarcasmo.
Harry non riuscì più a trattenere le lacrime: “Non mi ricordo, ma mi dispiace, okay? Non l’ho fatto per divertirmi, ero arrabbiato e poi tutto diventava nero ed è tutto confuso, lo giuro!” singhiozzò. “Non volevo fargli del male. Lo amo, dovete credermi,” disse in lacrime.
“Non ti credo,” affermò Niall e si poteva percepire l’astio nella sua voce. Dopo qualche minuto passato a sentire i singhiozzi del riccio, riprese a parlare: “Quando Louis ci ha raccontato cos’era successo, non riuscivo a crederci. Onestamente, ho pensato che ci fosse stato un malinteso, perché non era possibile che il nostro Harry avesse fatto quelle cose al dolce Liam. Persino quando l’ho visto sul pavimento del bagno, che sembrava quasi morto, ho pensato: 'È uno sbaglio, Harry non lascerebbe Liam in quello stato'. Quando hai chiamato, ho provato compassione, ma ho passato più tempo con Liam. Non è cambiato all’improvviso, è stato un processo durato mesi. Tu gli ha fatto questo.”
“Fatto cosa? Ti prego, dimmi che sta bene,” lo supplicò Harry.
“Non riesce a dormire da solo perché ha paura che tu possa tornare e fargli del male,” iniziò Niall.
“Niall,” disse Zayn, mettendolo in guardia. Avevano già concordato che non avrebbero parlato delle condizioni di Liam con il riccio.
“No, Harry ha bisogno di sentirlo,” affermò il biondo.
“No, Harry non ne ha bisogno,” ribatté l’altro.
“Ha bisogno di sapere cos’ha fatto.”
“Sa cos’ha fatto. Sei stato tu a voler venire qua, ricordi?” Zayn gli ricordò di nuovo, prima di sedersi vicino ad Harry sul divano. Il moro poté vedere l’espressione ferita che attraversò il volto del fidanzato; spostò la sua attenzione sul riccio: “Ti porteremo da un dottore, okay?”
Harry tremò. “M-ma non vorranno sapere cos’è successo? E-e mi metteranno in prigione?”
Zayn scosse la testa. “Ho già preso appuntamento con un dottore discreto. Per di più, solo Liam può denunciarti se vuole.”
“Vuole farlo?” domadò piano Harry.
“Non lo sappiamo ancora,” fu la risposta.


 

̶

 


Una Settimana Dopo

Ci fu un tonfo in cucina e Louis si alzò a sedere sul letto. Guardò di fianco a sé e si irrigidì quando vide l’altro lato vuoto: i ragazzi avevano spostato il letto in salotto per Liam, ma ogni volta il più grande lo coccolava per tutta la notte. Quasi sempre, Louis si svegliava con il più piccolo ancora rannicchiato contro di lui, ma ora non era nella stanza. Sentì di nuovo il tonfo e Louis riuscì vagamente a intravedere del movimento in cucina. Si alzò, con solo i boxer addosso, e camminò verso la fonte del rumore. Avrebbe pensato potesse essere Niall, ma l’irlandese e il fidanzato erano andati a vedere Harry quella mattina. I due avevano fatto avanti e indietro tutta la settimana.
Lo tenevano aggiornato sulle condizioni del riccio; il dottore gli aveva prescritto delle medicine che sembravano aiutarlo con il problema della rabbia e le sessioni di terapia lo stavano aiutando a fare chiarezza su ciò che era successo. Anche Liam stava migliorando, o almeno così pensava Louis. Prendeva ancora molte medicine, ma non cambiavano più il suo umore così drasticamente. Sembrava quasi essere tornato il Liam normale.
Louis entrò in cucina e trovò il più piccolo armeggiare tra pentole e padelle. “Cosa stai facendo, Li?” chiese.
Liam saltò e si voltò velocemente.
“Scusa,” disse il più grande e si avvicinò al ragazzo che teneva la mano sul cuore.
“Sto bene, mi hai solo spaventato,” lo rassicurò e sorrise leggermente, ma Louis sapeva di averlo spaventato davvero tanto.
“Cosa stai facendo, tesoro?” chiese, appoggiando le mani sulle braccia del più piccolo per farlo calmare.
“Volevo prepararti la colazione, ma non riesco a trovare la padella per friggere il bacon,” rispose Liam, rilassando leggermente le spalle.
“È dolce da parte tua,” disse Louis, sorpreso. Di solito era lui a preparare la colazione perché il più piccolo impiegava molto tempo per riuscire ad alzarsi in quei giorni. “Sono sorpreso di vederti in piedi,” ammise.
Liam fece spallucce. “Non posso stare sdraiato per sempre,” ribatté Liam, guardando il pavimento.
“Puoi se vuoi,” disse il più grande per poi abbracciarlo. “E io posso sdraiarmi vicino a te,” aggiunse, sospirando piano quando Liam mise le braccia attorno a lui, appoggiando la testa sulla sua spalla.
“Non migliorerò stando semplicemente sdraiato lì,” sussurrò Liam.
“Okay, lascia almeno che ti aiuti con la colazione, va bene?” suggerì Louis e l’altro annuì.
I ragazzi prepararono insieme una colazione completa, composta da pancake, bacon, toast e patate. Parlarono di cose a caso, senza mai accennare a ciò che era successo nelle ultime settimane; Louis era bravo a evitare gli argomenti più spinosi, ma riusciva a scorgere un cambiamento nel comportamento di Liam ogni volta che pensava ad Harry o alla situazione in generale.
“Ehi,” Louis lo punzecchiò su un fianco; erano abbracciati sul letto a guardare Lilo & Stitch. Era quasi buio, avevano passato gran parte della giornata in casa, parlando, coccolandosi e giocando con giochi da tavolo. Ma Liam era improvvisamente diventato silenzioso e il silenzio preoccupò il più grande.
“Scusa,” disse il più piccolo e lo guardò.
“Che succede?”
Liam alzò le spalle: “Stavo solo pensando.”
“A cosa?”
“A noi,” ammise. “Non so come ringraziarti per tutto quello che hai fatto per me, Lou.”
Louis gli strinse la spalla dove già aveva appoggiato il braccio. “Non c’è bisogno che mi ringrazi, Li.”
“Ma devo, in qualche modo,” replicò Liam.
“Ma non-“
Louis venne interrotto dalle labbra del più piccolo premute contro le sue. Provò la stessa sensazione del loro primo bacio: gli fece sentire calore e brividi dentro. Ricambiò il bacio e strinse la mano sui capelli di Liam; dopo essersi baciati dolcemente a lungo, i due si staccarono.
Il più piccolo fissò Louis negli occhi: “Ti amo, Lou,” disse e sorrise timidamente, come se non avesse dovuto dirlo. Sapeva di aver detto tante volte a Louis di amarlo, anche quando si coccolavano la notte, ma sentiva che il bacio aveva dato a quella frase un significato totalmente diverso.
“Ti amo anch’io, Li, tanto,” rispose Louis, stringendo Liam più vicino a sé.
“Voglio stare meglio per te,” disse di nuovo Liam e il più grande aggrottò la fronte, non volendo più sentire il ragazzo preoccuparsi di quello: gli spezzava il cuore sentirgli dire che desiderava stare meglio, essere diverso, per Louis.
“Lo so, ma come ti ho già detto, ci riusciremo insieme,” affermò, ma poi vide Liam scuotere la testa.
“So che sembra che io stia meglio, ma non è così. Almeno non interiormente,” ammise, ma non si fermò per permettere a Louis di ribattere. “Ma penso di sapere di cos’ho bisogno per iniziare davvero a sentirmi meglio. Ho bisogno di vedere Harry.”


 

~

 


“Sei sicuro di volerlo fare, Liam?” chiese Louis, il braccio a circondargli la vita.
Liam annuì, fissando la porta chiusa della cucina: sapeva che dall’altra parte c’era Harry che aspettava il permesso per poter entrare in soggiorno.
“Stai tremando,” constatò il più grande, appoggiando la testa sulla spalla di Liam e abbracciandolo dolcemente.
“Ho paura,” ammise a bassa voce. “Ma voglio farlo. Devo farlo,” disse, più a se stesso che a Louis.
“Non devi per forza farlo ora; possiamo aspettare,” iniziò il più grande.
“No, ho bisogno di farlo ora,” ripeté.
Louis sospirò e annuì prima di alzarsi. “Torno subito,” disse e andò in cucina.
Liam infilò le mani sotto le gambe, mentre aspettava che il liscio tornasse con Harry. Riuscì a sentire delle voci provenire dalla cucina, ma cercò di ignorare ciò che stavano dicendo. Era pietrificato all’idea di rivedere il riccio, visto soprattutto che l’ultimo ricordo che aveva di Harry era lui che lo colpiva in faccia con un telefono. Liam rabbrividì al ricordo e ricacciò indietro le lacrime: doveva essere forte, non poteva crollare. Era stanco di essere trattato da tutti come se fosse un giocattolo rotto. Sentiva di star guarendo, sia fisicamente che mentalmente, ma si sentiva come bloccato: voleva Louis, davvero, davvero tanto, ma non riusciva a lasciarsi andare completamente a lui senza prima aver concluso le cose con Harry nel modo corretto. Faceva paura, ma aveva bisogno di mettere fine definitivamente a quella storia.

La porta si aprì e Liam alzò lo sguardò, vedendo Louis entrare seguito da Harry. Scorse anche Niall e Zayn che aspettavano in cucina. Il biondo gli fece un piccolo cenno con il capo come per dire, 'Noi siamo qui se hai bisogno'.
Louis si sedette vicino a Liam sul divano. Harry rimase in piedi.
“Volevi vedermi?”
Liam guardò Harry quando parlò, sorpreso dal tono di voce: era sorprendentemente nervoso, basso e tremante. Dopo averlo scrutato attentamente, si rese conto che neanche il riccio stava bene: era pallido e magro, sembrava sciupato. Liam sapeva che avrebbe dovuto sentirsi meglio per quello, ma non fu così. Eppure non stava neanche male. Annuì, ma non parlò finché Louis non fece scorrere la mano sulle sue spalle.
Sul viso di Harry apparve una smorfia e Liam trovò finalmente la voce: “Non puoi fare così,” sussurrò.
“Fare cosa?” chiese il riccio, confuso, ma gli occhi continuavano a fissare il braccio di Louis intorno al ragazzo.
“Essere geloso. Non puoi essere arrabbiato con noi per questo,” spiegò Liam, incapace di alzare la voce oltre al semplice sussurro.
Harry deglutì e spostò lo sguardo, iniziando a fissarsi le scarpe. “Hai ragione, non ho il diritto di arrabbiarmi. Ma posso essere geloso,” alzò leggermente le spalle. “Ho davvero fatto un casino, vero?”
A Louis scappò una risata amara, ma usò l’altra mano per coprirsi la bocca, sforzandosi di non dire niente. Aveva promesso a Liam di starne fuori, a meno che le cose non fossero precipitate.
Harry gli lanciò un’occhiata con espressione colpevole.
“Ti amavo,” disse Liam, decidendo di ignorare Louis che aveva alzato gli occhi al cielo. “Ma non sei più lo stesso Harry.”
“Lo so,” annuì il riccio. “Ma neanche tu sei più lo stesso Liam,” continuò.
Liam si accigliò e Louis lo guardò in modo truce. Cosa intendeva dire che non era lo stesso Liam? La mano del ragazzo si chiuse a pugno, pronto a protestare nel caso in cui Harry avesse provato a dargli la colpa.
“Ti ho distrutto,” disse il riccio e il pugno di Liam si aprì quando vide le lacrime scorrere sulle guance dell’altro. “Sono la ragione per cui tu sei diverso,” disse piano. “Eri perfetto e io- io ho rovinato noi… ho rovinato te.” Prese un respiro profondo, cercando di fermare le lacrime. “Non potrò mai perdonarmi per questo.”
Liam non seppe come rispondere. Non poteva dire ad Harry che era perdonato, aveva fatto troppi danni. Non gli piaceva che il riccio fosse così triste, ma non avrebbe cercato di consolarlo perché non se lo meritava. Quindi disse ciò che aveva pianificato di dire sin dall’inizio: “È finita, Harry.”
Harry rilasciò un piccolo singhiozzo. “Pensavo fosse ovvio,” disse, nascondendo il volto mentre singhiozzava. “S-sai,” tirò su col naso rumorosamente, strofinandosi il viso. “Pensavo c-che forse saremmo riusciti a sistemare le cose, s-sai?” Le spalle tremarono mentre continuava a singhiozzare. “M-ma ora che vedo voi due,” indicò il modo in cui Louis stringeva Liam.
“Non mettere in mezzo Louis, Harry,” disse, abbassando la testa. Aveva sempre odiato vedere il riccio piangere. “Hai fatto tutto da solo,” affermò, sorpreso anche lui da un tono di voce più alto di quanto pensava di poter riuscire a usare in quel momento.
Harry alzò gli occhi al cielo e cercò di ridere. Alla fine, annuì, continuando a piangere. “Lo so,” disse. “M-ma cosa facciamo ora? C-cosa ne sarà dei One Direction?”
Liam deglutì e guardò Louis, gli occhi carichi di lacrime: non sarebbe riuscito a spiegarlo ad Harry senza crollare, era troppo difficile.
“Faremo una pausa,” intervenne il più grande. “Per un anno, a partire da gennaio. In quel periodo non ti sarà permesso contattare Liam. Hai capito?”
Harry rabbrividì e annuì. “S-sì,” disse, asciugando le lacrime per poter guardare Liam, come se stesse cercando di memorizzarne ogni dettaglio.
Il ragazzo curvò le spalle, sentendosi a disagio sotto lo sguardo del riccio.
“A seconda dei progressi che sia tu che Liam raggiungerete durante questo periodo, decideremo se possiamo cominciare di nuovo. Nessuno di noi vuole mettere fine ai One Direction, soprattutto Liam,” continuò Louis, avvicinando a sé il corpo di Liam che aveva iniziato a tremare.
“È l’ultima cosa che voglio,” concordò Harry.
“Allora è tutto sistemato. Un anno,” disse il più grande. “Per quanto mi riguarda, ci vorrà un po’ di tempo prima che voglia parlare con te di nuovo. Ma Niall e Zayn ti aiuteranno, okay? Ci vedremo tra un anno,” concluse.
Harry continuò a fissare Liam, facendo suo ogni singolo dettaglio. Saltò su se stesso quando sentì una mano sulla spalla, si girò e vide Zayn che lo stava gentilmente portando di nuovo in cucina.
Una volta fuori dalla visuale di Liam, il riccio crollò tra le braccia del moro; questi lo abbracciò e guardò oltre la sua spalla, verso Niall che stava facendo del suo meglio per trattenere le lacrime. L’intera situazione era troppo incredibile perché l’irlandese riuscisse a gestirla: i One Direction avrebbero preso una pausa. Sapere che era la cosa migliore per Harry e Liam era stata la sola ragione per cui aveva accettato.
“Restiamo in contatto, okay?” chiese Zayn ad Harry e il riccio annuì.
“Lo farò, lo prometto,” disse, staccandosi dall’abbraccio. “Voglio solo che sappiate che l’ho davvero- lo amo davvero.”
“Harry…” sospirò Niall.
“Lo so, Niall,” lo interruppe Harry, stringendo la mascella. “È finita, l’ha detto anche Liam. So che niente di quello che potrei fare lo farà tornare da me, lo so questo. Ma la band è tutto quello che ho. Voi quattro siete l’unica cosa che ho, quindi farò tutto ciò che è in mio potere per far tornare tutto apposto di nuovo,” disse, gli occhi finalmente asciutti. Continuava a tremare. “I One Direction non sono finiti per sempre,” affermò e sorrise debolmente.
“Mai,” Niall e Zayn concordarono e strinsero il riccio in un abbraccio.


 

̶

 


“È andata meglio di quanto mi aspettassi,” disse Liam. Harry era andato via da qualche ora e i due ragazzi erano accoccolati di nuovo sul letto di Louis.
“Sono orgoglioso di te,” rivelò Louis, passando le dita tra i capelli del più piccolo. “Hai detto quello che avevi bisogno di dire.”
“Mi sembra di essermi tolto un peso dal petto,” affermò Liam. “Mi sento… libero,” spiegò, l’ombra di un sorriso che cercava di spuntare sulle sue labbra.
“Bene,” disse Louis, premendo le labbra contro quelle dell’altro. Si tirò indietro dopo qualche secondo. “Spero tu sappia che ho intenzione di passare ogni secondo di questo anno con te.” Un sorrisetto sfacciato comparve sul suo viso.
“Bene,” Liam disse e baciò Louis di nuovo. “Perché non ho intenzione di lasciarti andare,” ribatté, portando il più grande sopra di sé.
A Louis scappò una risatina strozzata. “Oh, davvero?” rise prima di mettersi a cavalcioni sul più piccolo, baciandolo profondamente.
“Mi hai salvato, Louis,” disse, il tono più serio. “Ti devo la vita.”
“Beh, non voglio che tu mi dia la tua anima o qualcosa del genere, ma accetto altre cose,” ribatté Louis in tono scherzoso.
Liam rise, facendo scorrere le mani sui fianchi dell’altro. “Ma quando quest’anno sarà finito, non pensare che ti libererai di me.”
“Oh, certo che no,” disse Louis, un luccichio negli occhi. “Ho progettato di tenerti con me per sempre, Li,” continuò, sistemandosi vicino a lui sul letto.
“Lo spero,” sospirò Liam, improvvisamente stanco. Si rannicchiò contro il più grande.
Louis lo coccolò contro il suo petto, guardandolo mentre iniziava ad addormentarsi. Le cose non erano ancora andate apposto, ma sapeva che presto sarebbero stati meglio. “Ti aspetterò per sempre,” sussurrò Louis, dando un ultimo bacio al ragazzo prima che entrambi si addormentassero, l’uno nelle braccia dell’altro.
 

Fine






.Angolo "Traduttrice".
Salve gente!! Eccoci con un nuovo (ultimo) capitolo!! Finalmente Liam ha messo un punto alla storia malata con Harry e si è definitivamente aperto a Louis: ma quanto sono dolci 'sti due alla fine del capitolo?! Happy ending per i Lilo!!!!!!
Comunque sì, è l'ultimo capitolo di questa prima parte. MA (perché sì, c'è un "ma") questa prima parte non è ancora completa, no. Nonostante io sia pienamente soddisfatta di questo finale, l'autrice ha inserito una sorpresina-ina-ina: un finale alternativo. Quindi, se non siete contenti/e di com'è finita questa prima parte della serie, tra qualche giorno vi accontenterò con una fine diversa!! Appena riesco, lo pubblico (penso che non mi ci vorrà tanto, perché è abbastanza corto).
Ricordo alla gentile clientela che questa storia non è mia, ma è una traduzione dall'originale di Dassy1407, che potrete trovare su AO3 (lei, come sempre, la potete contattare anche su tumblr). Nel caso vogliate i link sia della storia che del profilo dell'autrice, li trovate alla fine del primo capitolo (ah, la pigrizia!).
Come al solito, ringrazio chi legge la storia e chi l'ha messa tra le preferite, le ricordate e le seguite!! Grazie, grazie, grazie!!
Lots of love,
Niomi

 

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Capitolo 8
*** Alternate Lirry Ending ***


 
Capitolo 8:
Alternate Lirry Ending



 
Finale Alternativo

“Ho bisogni di vedere Harry.”
Louis si sedette accanto a Liam, ma c’era una discreta quantità di spazio tra i due. Dopo che il ragazzo gli aveva detto di voler vedere Harry, era stato distante. Il più grande non era sicuro del perché, ma sembrava che Liam non volesse più le sue coccole e si rese conto che il più piccolo era perso nei suoi pensieri mentre fissava il vuoto. Aveva pensato che il loro secondo bacio avesse significato qualcosa, ma ora non ne era così sicuro.
“Liam? Sei sicuro di stare bene?” chiese Louis.
Liam alzò lo sguardo e sorrise debolmente. “Sì, Louis,” disse, cercando di sembrare sicuro di sé quando in realtà non lo era affatto.
“Non devi essere forte per me, Li,” sospirò il più grande, utilizzando la stessa frase che Zayn aveva usato con lui.
“Mi stai dicendo che non sono forte?” domandò Liam e Louis raggelò.
“No, non intendevo quello,” disse gentilmente. Non era davvero quello che voleva dire, ma poté ancora vedere il dolore attraversare gli occhi dell’altro. “Intendevo dire che se hai paura, non c’è bisogno di nasconderlo.”
“Non ho paura,” mentì e guardò verso la porta della cucina, sapendo che Harry era dall’altra parte. Zayn e Niall gli stavano facendo un “discorso” prima di permettergli di vedere Liam. “Non ho paura di Harry. Non ne ho mai avuta,” alzò leggermente le spalle. Quella parte era vera.
Louis si morse il labbro, ma non rispose; allungò la mano per prendere quella di Liam, ma il ragazzo aggrottò la fronte e la spostò. Prima che il più grande riuscisse a chiedergli perché fosse diventato improvvisamente così distante, Harry entrò.
Liam alzò lo sguardo e puntò immediatamente gli occhi sulle lacrime secche sulle guance del riccio. Il fidanzato sembrava scosso e bianco come un morto e gli occhi sembravano pronti a rilasciare altre lacrime. Liam non seppe cosa dire. Quando aveva detto a Louis di aver bisogno di vedere Harry, aveva pianificato di rompere finalmente con lui. Aveva pensato che se fosse riuscito a mettere fine definitivamente a quella storia e lasciarsela alle spalle, avrebbe iniziato davvero a guarire.
Ma quando Louis si era chinato e gli aveva dato un bacio sulla guancia il giorno precedente, prima di andare a letto, si era ricordato che Harry era solito fare lo stesso. Il riccio lo confortava quando era triste e si prendeva cura di lui quando era malato.
E ora era Harry quello che stava male. Era Harry che era rotto, non Liam.
“Volevi vedermi?” chiese il riccio, sforzandosi di non guardare il ragazzo.
Liam poté percepirlo nella voce di Harry: stava lottando per non piangere. “Sì,” rispose, la voce solo un sussurro.
Harry si guardò attorno, gli occhi che si muovevano da un oggetto all’altro nella stanza per evitare di guardare Liam. Questi sentì la mano di Louis appoggiarsi sul suo fianco e si accigliò, guardando il più grande. “Vai, Li, io sono qui,” gli sussurrò.
Liam fissò Louis per un lungo istante, ricordando i teneri momenti che lui e il più grande avevano condiviso. Louis gli ricordava come sarebbe dovuta essere una relazione, come ci si sentiva ad essere amati. Ma nel profondo, sapeva che non sarebbe mai stato abbastanza. Guardò di nuovo Harry e vide che il riccio aveva posato gli occhi sul braccio che gli avvolgeva la vita.
“Non puoi fare così,” affermò Liam.
Gli occhi rossi di Harry corsero sul viso del ragazzo. “Fare cosa?” chiese con voce tremante.
“Essere geloso,” disse, ma poi si alzò lentamente, allontanandosi da Louis. “Mi ha salvato la vita, Harry,” continuò, avvicinandosi al riccio.
Harry annuì, abbassando la testa. “Lo so, e-e non sai quanto sia grato per questo,” ammise e Liam vide sul suo volto che credeva davvero a quello che aveva appena detto. “Non sto bene, Liam,” riprese. “Non sono più lo stesso da molto tempo, lo so,” le lacrime iniziarono a circondargli gli occhi di nuovo.
Liam non disse nulla, continuando solo a guardarlo. Avrebbe voluto allungarsi verso di lui e consolarlo, ma rimase dov’era.
“Neanche tu sei più lo stesso, Liam,” continuò Harry e le sopracciglia di Liam si arcuarono. “Ho davvero fatto un casino con te, vero?”
Liam deglutì e fece scorrere la lingua tra le labbra, sulla ferita che sapeva di rame: una delle tante provocategli da Harry.
“Sono la ragione per cui tu sei così diverso,” Harry iniziò piano a piangere. “Eri perfetto e io- io ho rovinato noi… ho rovinato te,” disse. Prese un respiro profondo, cercando di fermare le lacrime. “Non potrò mai perdonarmi per questo.”
“Harry…” sussurrò Liam e si allungò verso di lui. Il riccio fece lo stesso e prese la mano dell’altro nella sua, intrecciando le dita.
“Quando ho visto cosa ti avevo fatto, volevo morire,” ammise, la voce rotta. “Lo voglio ancora!”
“No,” Liam sussultò e gli strinse la mano.
Harry scosse la testa con forza, aggrappandosi alla mano dell’altro come se il ragazzo potesse sparire da un momento all’altro. Ma la stretta non era dura o cattiva, era carica di passione. “Non avere pietà per me, Liam, non la merito,” disse in lacrime, abbassando la testa per la vergogna.
Liam tirò il riccio verso di sé, più vicino, lasciando le mani intrecciate. “Ti amo, Harry,” affermò e Harry smise di piangere per un momento, scioccato da ciò che aveva detto il più grande, ma non osò alzare lo sguardo. “Odio ciò che è successo, ma amo te,” continuò Liam. “Ma ho paura,” la voce gli si bloccò in gola e il riccio lo guardò, gli occhi che luccicavano a causa delle lacrime. “Ho detto agli altri che non ho paura di te, ma sono così spaventato da ciò che sei diventato,” iniziò a singhiozzare.
Harry liberò la mano di Liam prima di stringerlo delicatamente tra le sue braccia. “Lo so, Liam, lo so,” sussurrò nel suo orecchio, prima di nascondere il viso tra i suoi capelli. “Mi dispiace così tanto,” stavano entrambi tremando. “Ti amo così tanto,” continuò in lacrime. “Non voglio perderti.”
“Non posso perderti, Harry,” confessò Liam, anche lui in lacrime.
Harry spostò la testa per appoggiare il mento sulla spalla del ragazzo. Aprì gli occhi e vide che Louis era in piedi; non riuscì a leggere la sua espressione. Ma sembrava deluso.
Liam strinse la vita del fidanzato ancora più forte, non volendo lasciarlo. Si sentiva come se non fosse stato fisicamente in grado di allontanarsi. Era come una dipendenza: l’amore che provava per il più piccolo. Vero era che se la relazione fosse continuata allo stesso modo in cui andava prima, Liam era sicuro che non sarebbe sopravvissuto a lungo. Ma ora c’era speranza. Non gli piaceva vedere Harry così a pezzi, ma era la prima volta che il riccio era stato sincero riguardo al male che gli aveva fatto.
Sentì il ragazzo allontanarsi leggermente, ma mantenendo le sue lunghe e dolci braccia attorno alle sue spalle.
“Ti ho fatto tante promesse non mantenute prima, Li,” ammise la verità. “Perciò non ti mentirò ora,” prese un respiro profondo. “Ho un problema serio e non mi fido più di me stesso quando sono con te,” disse e Liam alzò la testa per guardarlo.
“N-non puoi lasciarmi!” urlò, temendo che Harry avesse intenzione di forzare entrambi a stare separati.
“Non lo sto facendo,” Harry sussultò e abbracciò il ragazzo di nuovo. Posò gli occhi su Louis, il quale rimase in silenzio. “Ma abbiamo bisogno di aiuto. Abbiamo degli amici fantastici, Liam, quindi spero che ci aiuteranno a superare tutto questo insieme,” disse. “Louis?” deglutì. “Ci aiuterai?”
Louis spostò il peso da un piede all’altro e sembrava che stesse cercando di ricomporsi in qualche modo. “Certo. Cosa vuoi esattamente che faccia?”
Harry rilasciò un sospiro di sollievo. “Per prima cosa, non lasciare che gli faccia del male di nuovo,” la voce tremava in maniera incontrollata. “Non hai mai creduto alle mie bugie, quindi non lasciare che ci ricada di nuovo. Ti dico già che non mi fido di me stesso quando sono da solo con lui. Non voglio fargli del male, ma non l’ho comunque mai voluto, quindi chi dice che i miei… problemi… non possano tornare con più forza?” spiegò. “Farò qualsiasi cosa mi dirai, se mi lascerai rimanere,” continuò e sentì la presa di Liam stringersi attorno a lui. “Ti prego… non lasciarmi fargli del male,” ripeté.
Louis guardò oltre la testa di Harry e vide Zayn e Niall in piedi vicino alla porta. Si chiese quanto avevano sentito, ma dai loro sguardi, capì che conoscevano il succo della situazione. Spostò gli occhi su Liam che aveva nascosto il viso tra il collo e la spalla del riccio. “Okay,” disse e il viso di Harry si trasformò, mostrando sempre più sollievo e gratitudine.
Lentamente, Louis camminò verso Zayn e Niall. Si girò e vide Harry portare Liam verso il letto che ancora si trovava in mezzo al salotto. Il riccio si sedette e l’altro rimase incollato al suo fianco.
“Sembra un cucciolo sperduto,” notò il biondo.
“Nonostante tutto, tornerà sempre a casa,” sussurrò Louis, cercando di nascondere il suo cuore spezzato.
Zayn appoggiò la mano sulla sua spalla e la strinse. “Mi dispiace tanto, Lou,” disse gentilmente. Sapeva cosa sentiva il più grande per Liam e aveva pensato che quest’ultimo provasse la stessa cosa, ma evidentemente Harry, nonostante tutto quello che era successo, era quello giusto. “Forse… ha solo bisogno di tempo,” suggerì. Non gli piaceva per niente l’idea di Liam insieme ad Harry, ma una parte di lui, nel profondo, sapeva quanto i due ragazzi si amassero.
Louis deglutì e scosse la testa. “No. Per quanto pensi che Liam sia stupido ora come ora… ama Harry. Non sarò mai io. Ora lo so,” affermò, cacciando indietro le lacrime.
“E questo ti sta bene? Tutto questo?” Niall indicò i due ragazzi che si abbracciavano sul letto. Non si stavano dicendo niente, si stringevano semplicemente l’uno all’altro come se la loro vita dipendesse da quello.
“Non proprio,” Louis strinse i denti. “Lo odio ancora… ma come avete detto voi, è malato,” disse, accettando finalmente questa informazione su Harry. “Quindi, voi due mi aiuterete con questo?” chiese.
“Certo. Sono nostri amici e hanno chiesto aiuto. Come possiamo rifiutare?” rispose Zayn, nessun segno di resistenza nella sua voce. Fu quindi chiaro che i tre amici avrebbe fatto qualsiasi cosa in loro potere per far sì che le cose tornassero apposto di nuovo.



~



Quattro Ore Dopo

Zayn tornò al piano di sotto e vide Louis rannicchiato sulla sedia con il computer appoggiato sulle cosce. “Da quanto dormono?” sussurrò, sedendosi in terra di fronte alla sedia.
“Circa un’ora,” disse il più grande, lanciando uno sguardo verso Liam e Harry, stesi sul letto.
Dopo la “riunione”, Harry aveva elaborato delle linee guida e un piano:
1. Non lasciarlo da solo con Liam.
2. Chiamare i dottori la mattina seguente per iniziare a farsi curare e a capire cosa avessero entrambi.
Dopo di ciò, avrebbero deciso la cosa giorno per giorno.
“E questo è ciò che vuoi davvero, Liam?” gli aveva chiesto Louis.
“Sì,” aveva affermato Liam. “Penserete che sono stupido, ma non posso vivere senza di lui,” aveva spiegato.
“Non sei stupido, Li, lo ami,” aveva risposto il più grande e il sorriso che il più piccolo gli riservò fu abbastanza per far capire a Louis di aver fatto la scelta giusta accettando le loro richieste.
“Cosa farai?” chiese Louis a Zayn.
“So che hai deciso di rimanere qui con loro, ma ho deciso di rimanere anch’io. Giusto per essere sicuri,” spiegò il moro. “E ho pensato che ti servisse un po’ di compagnia.”
“Grazie,” disse, sorridendo leggermente. “Non ho intenzione di dormire, comunque. Non ora, almeno.” Credeva davvero che Harry volesse essere aiutato questa volta, ma visto che il riccio gli aveva chiesto di non lasciarlo da solo con Liam, aveva pianificato di restare sveglio, anche se fosse stato solo per le prime settimane. Anzi, se si trattava di proteggere Liam, Louis avrebbe fatto qualsiasi cosa in suo potere per riuscirci.
“Rimarrò sveglio con te finché riesco,” affermò Zayn, prendendo una coperta e appoggiandola sulle gambe. “Sembra davvero in pace, sai,” disse, guardando Liam.
Il ragazzo era accoccolato contro Harry, la testa appoggiata sul suo petto. Le braccia del riccio circondavano il corpo dell’altro, il viso nascosto tra i suoi capelli. Nonostante la pelle pallida di entrambi e i lividi sul volto di Liam, sembravano entrambi a loro agio. Il viso di Harry non era visibile, ma l’altro ragazzo stava sorridendo nel sonno.
“Lo sembra, eh?” Louis sorrise dolcemente e sospirò.
“Suppongo che l’amore lavori in questo modo alcune volte,” Zayn fece spallucce, le palpebre sempre più pesanti.
“Già,” sussurrò il più grande. “Chi l’avrebbe mai detto che colui che ha portato via il sorriso a Liam sarebbe stato il solo in grado di riportarglielo.”







.Angolo "Traduttrice".
Salveee!! Mi spiace di averci messo così tanto per un capitolo così corto, ma ho avuto qualche problemino settimana scorsa: sorry!!
Cooomunqueee, questa era la sorpresina di cui vi ho parlato nel capitolo precedente: finale alternativo tutto Lirry... non so voi, ma a me andava benissimo l'happy ending Lilo!! Tradurre questo semi-capitolo è stata una sofferenza, perché mi dispiaceva un sacco per Louis. Ma va beh, questa cosa è a sé, giusto per accontentare chi preferiva che Liam tornasse con Harry; nella seconda parte della serie (che ho intenzione di tradurre, se a voi va bene), la coppia principale è la Lilo, per la gioia di tutti!! Yeeehhhhh!! Ok, la smetto!!
Spero davvero che la storia vi sia piaciuta tanto quanto è piaciuta a me la prima volta che l'ho letta!! Fatemi sapere, anche perché per me, è stato un piacere tradurla. Vi ricordo, come sempre, che la storia originale la trovate su AO3 e che l'autrice, Dassy1407, la potete trovare sia su AO3 che su tumblr :)
Ringrazio tutti quelli che hanno letto la storia e chi l'ha messa tra le preferite, le seguite e le ricordate!!
Lots of love, 
Niomi
  
 

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