PICCOLA STELLA SENZA CIELO

di danyazzurra
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** PROLOGO ***
Capitolo 2: *** 1 CAPITOLO ***
Capitolo 3: *** 2 CAPITOLO ***
Capitolo 4: *** 3 CAPITOLO ***
Capitolo 5: *** 4 CAPITOLO ***
Capitolo 6: *** 5 CAPITOLO ***
Capitolo 7: *** 6 CAPITOLO ***
Capitolo 8: *** 7 CAPITOLO ***
Capitolo 9: *** 8 CAPITOLO ***
Capitolo 10: *** 9 CAPITOLO ***
Capitolo 11: *** 10 CAPITOLO ***
Capitolo 12: *** 11 CAPITOLO ***
Capitolo 13: *** 12 CAPITOLO ***
Capitolo 14: *** 13 CAPITOLO ***
Capitolo 15: *** 14 CAPITOLO ***
Capitolo 16: *** 15 CAPITOLO ***
Capitolo 17: *** 16 CAPITOLO ***
Capitolo 18: *** 17 CAPITOLO ***
Capitolo 19: *** 18 CAPITOLO ***
Capitolo 20: *** 19 CAPITOLO ***
Capitolo 21: *** 20 CAPITOLO ***
Capitolo 22: *** 21 CAPITOLO ***
Capitolo 23: *** 22 CAPITOLO ***
Capitolo 24: *** 23 CAPITOLO ***
Capitolo 25: *** 24 CAPITOLO ***
Capitolo 26: *** 25 CAPITOLO ***
Capitolo 27: *** 26 CAPITOLO ***
Capitolo 28: *** 27 CAPITOLO ***
Capitolo 29: *** 28 CAPITOLO ***
Capitolo 30: *** 29 CAPITOLO ***
Capitolo 31: *** 30 CAPITOLO ***
Capitolo 32: *** 31 CAPITOLO ***
Capitolo 33: *** 32 CAPITOLO ***
Capitolo 34: *** 33 CAPITOLO ***
Capitolo 35: *** 34 CAPITOLO ***
Capitolo 36: *** 35 CAPITOLO ***
Capitolo 37: *** 36 CAPITOLO ***
Capitolo 38: *** 37 CAPITOLO ***
Capitolo 39: *** 38 CAPITOLO ***
Capitolo 40: *** 39 CAPITOLO ***
Capitolo 41: *** 41 CAPITOLO ***
Capitolo 42: *** 42 CAPITOLO ***
Capitolo 43: *** 43 CAPITOLO ***
Capitolo 44: *** 44 CAPITOLO ***
Capitolo 45: *** 45 CAPITOLO ***
Capitolo 46: *** 46 CAPITOLO ***
Capitolo 47: *** 47 CAPITOLO ***
Capitolo 48: *** 48 CAPITOLO ***
Capitolo 49: *** 49 CAPITOLO ***
Capitolo 50: *** 50 CAPITOLO ***
Capitolo 51: *** 51 CAPITOLO ***
Capitolo 52: *** 52 CAPITOLO ***
Capitolo 53: *** 53 CAPITOLO ***
Capitolo 54: *** 54 CAPITOLO ***
Capitolo 55: *** 55 CAPITOLO ***
Capitolo 56: *** 56 CAPITOLO ***
Capitolo 57: *** 57 CAPITOLO ***
Capitolo 58: *** 58 CAPITOLO ***
Capitolo 59: *** 59 CAPITOLO ***
Capitolo 60: *** 60 CAPITOLO ***
Capitolo 61: *** EPILOGO ***



Capitolo 1
*** PROLOGO ***


I passi riecheggiarono nel corridoio e Lily si tolse le scarpe per cercare di fare meno rumore.
Il cuore le martellava così forte nel petto che aveva paura facesse eco nel corridoio vuoto.
Si guardò intorno. Sicuramente sarebbe stata presa per pazza se avesse incrociato qualcuno, ma la possibilità di incontrare qualcuno alle tre del mattino in quel reparto del San Mungo era praticamente nulla.
Appoggiò le scarpe ad un lato del corridoio con mano tremante per la fretta e la rabbia che l’assalivano; le avrebbe lanciate se non avesse avuto paura di attirare la sua attenzione più di quello che già sapeva di aver fatto.
Strinse una mano attorno al camice da tirocinante che indossava, doveva imporsi di smettere di tremare.
Adesso, dopo dieci anni, era finalmente arrivata la resa dei conti.
Dopo dieci anni nei quali non si era mai data pace e aveva indagato in ogni modo e con ogni mezzo.
Aveva studiato Medimagia, con grande impegno, pensando a quanto lo doveva alla sua famiglia, e adesso, era diventata una Tirocinante – una delle migliori-  che lavorava direttamente al San Mungo.
Aveva sacrificato se stessa, la sua vita e anche…
Non era il momento di pensare a Scorpius o la lucidità le sarebbe venuta meno e non poteva permetterselo.
Quando vide la stanza e la flebile luce che la illuminava prese un respiro, il cuore minacciava di uscirle dal petto e non era sicura che sarebbe riuscita a parlare dato che sentiva un nodo che la soffocava.
Cercò di attingere ai ricordi. A tutto ciò che le dava la carica. Il volto dei suoi genitori, sorridente mentre scherzavano con lei, lo stesso volto che qualche minuto dopo era cereo e privo di vita.
Prima che potesse fermarli i ricordi la invasero come un fiume in piena.
 
Si rivide ragazzina mentre entrava in casa e il suo volto era contratto in un broncio.
Quando si lasciò cadere sul divano afflitta, il suo papà la raggiunse e le mise una mano sulla spalla.
“ Il prossimo anno, Lily” le disse soltanto e lei annuì ancora un po’ scoraggiata.
Erano appena tornati da accompagnare i suoi fratelli all’ espresso e per il secondo anno di fila, lei era tornata sola.
Entrambi avevano preso il treno, entrambi l’ avevano lasciata sola.
“ Odio essere la più piccola” affermò lei in tono lamentoso e suo padre sorrise, avvolgendola con un abbraccio.
“ La mia piccola principessa odia essere la cucciolina di casa? “ chiese baciandole la testa.
Un sorriso spuntò sul volto di Lily si sentiva così al sicuro tra le braccia di suo padre.
Ginny li raggiunse e si sedette accanto a lei dall’ altro lato.
“ Dai retta a me, crescere non è così bello come sembra” le disse “ si smette di giocare e  scherzare, si pensa sempre al lavoro e alla casa…”
“ Ma possiamo andare ad Hogwarts” la interruppe Lily e Ginny sorrise “ bè, anche questo è vero” assentì.
“ Non sei contenta di poter passare ancora un anno con il tuo papà?” la rimproverò scherzoso Harry e Lily sorrise malandrina “ solo se mi prometti che da grande mi sposerai” affermò Lily con una linguaccia.
Ginny scosse la testa “ non sarai un po’ grande per pensare ancora di poter sposare il tuo papà?” la prese in giro e Lily scosse determinata la testa “ non si è mai troppo grandi per sognare” affermò con voce romantica.
“ Bè, devo dire che ha proprio ragione” concordò Harry e si sporse verso la moglie dandole un bacio a fior di labbra.
Lily sorrise per niente infastidita dal loro gesto di amore, adorava che il suo papà e la sua mamma si amassero così tanto.
Erano il suo ideale di coppia.
“ Cosa ridi, furbetta?” la stuzzicò sua madre pizzicandole il naso e Lily guardò suo padre con una luce negli occhi “ anche io voglio sposare un uomo che mi amerà anche quando sarò vecchia”.
Ginny spalancò la bocca nell’ esatto momento in cui Harry scoppiò a ridere.
“ Vecchia?” domandò Ginny cercando di sembrare offesa “ sai che adesso questa vecchietta non preparerà il pranzo né a te né a quel vecchietto di tuo padre che ride tanto?” la minacciò.
Harry smise di colpo di ridere “ scherzi vero?” chiese scambiandosi uno sguardo con Lily e Ginny rise “ bè…sì” ammise e tutti scoppiarono a ridere.
Lily si strinse ai suoi genitori. Era così bello il loro amore.
Poi ad un tratto un rumore forte. Una porta che si rompeva.
I suoi genitori che si alzavano e le facevano un muro proteggendola.
“ Come avete rotto le barriere?” chiese suo padre, ma Lily udì solo una risata in risposta.
Si sporse da dietro sua madre per vedere, ma sua madre la spinse di nuovo dietro di lei prima che potesse scorgere qualcosa “ scappa, Lily” la voce di sua madre era bassissima “ scappa! Subito!” l’ agitazione nella sua voce la fece iniziare a tremare gelandola sul posto.
Quando si sporse di nuovo vide degli uomini.
Erano tanti uomini, erano vestiti di nero da capo a piedi, un cappuccio gli copriva i capelli e avevano una maschera argentata sul volto.
“ Cosa volete?” la voce di suo padre “ il vostro capo è morto da anni, ormai”.
Lily non capiva niente di quello che lui stava dicendo. Chi era il loro capo?
Guardò verso le scale. Forse poteva chiamare aiuto.
Se fosse arrivata alla camera dei suoi poteva utilizzare la polvere volante per chiamare suo zio Ron.
Si voltò e corse via, veloce e senza guardarsi indietro. Proprio come le aveva detto la sua mamma.
Sentiva le voci sovrastarsi l’ un l’ altra e per quanto fosse di spalle vedeva i bagliori degli incantesimi.
Poi un “ no” un urlo pieno di dolore e di paura ed un uomo che l’ afferrò per i capelli attirandola a sé.
“ Lasciala. Non uccidiamo i bambini” era la voce di una donna “ stava andando a chiamare aiuto” protestò lui e mentre la tratteneva Lily vide che aveva un tatuaggio che usciva dalla tunica.
Un tatuaggio con un teschio ed un serpente.
Tremò. Quel tatuaggio sembrava vivo, sembrava che si muovesse.
Si concentrò sull’ immagine.Le sembrava di averlo già visto, ma adesso aveva la mente piena di panico e di terrore e anche solo ricordare chi era le risultava troppo difficile.
“ Non uccidiamo i bambini” protestò ancora quella voce di donna e l’ uomo la lanciò contro la parete.
Lily si accasciò su se stessa per un secondo.
La testa le faceva male e gli occhi le dolevano, non sapeva se per la botta o per il piangere.
“ Ti senti bene?” la donna si chinò davanti a lei e Lily la guardò, seppur avesse anche lei quella maschera e il cappuccio, dei capelli biondi le uscivano da sotto di essi.
Poi lo sguardo le andò verso il divano e sgranò gli occhi, la sua testa che faceva segno di diniego.
La sua mamma e il suo papà erano stesi a terra e non si muovevano.
“ Mamma…papà” non riusciva che a ripetere quei nomi e a tenere gli occhi fissi su di loro.
“ Non ti preoccupare” diceva la voce di quella donna “ non ti faremo…”
Non la lasciò finire, con un urlo pieno di rabbia si alzò in piedi e la spinse a terra quasi travolgendola.
Voleva ucciderli e andare dai suoi genitori.
Non le importava di essere una bambina di dieci anni. Non le importava di non avere ancora la sua bacchetta.
Non le importava di niente, tranne che dei suoi genitori.
Potevano essere morti.
Poteva essere feriti.
Non riusciva a vedere più niente, le lacrime le offuscavano la vista, ma la donna che in quel momento era sotto di lei la vedeva bene.
Era come se avesse la scritta obbiettivo sulla maschera.
La picchiava, sembrava indemoniata, la rabbia che le scorreva a fiumi nelle vene e che le dava una forza che non credeva di avere permettendole di sottomettere una donna adulta.
Con la forza della rabbia afferrò la maschera e gliela tolse.
I suoi occhi incrociarono quelli azzurri della donna per un solo secondo prima che un dolore incredibile la colpisse alla schiena e lei rotolasse via da sopra quella donna.
Poi fu questione di un attimo.
Un secondo prima l’ uomo la sovrastava, i suoi occhi divertiti trapelavano dalla maschera, un secondo dopo un fascio di luce partiva dalla sua bacchetta e un dolore al petto, un dolore che non aveva mai provato le fece perdere i sensi.
 
Strinse più forte la bacchetta. L’ avrebbe pagata e l’ avrebbe costretta anche a dirle chi era lui.
Entrò dentro e il respiro le si mozzò nel petto. Era davvero lei.
I suoi capelli biondi, quegli occhi azzurri, solo il volto non era del tutto uguale perché lei nascondeva la parte sinistra, quella che era sfigurata.
“ Sapevo che mi avevi scoperta”.
La sua voce, al contrario del suo ruolo, era così dolce che a Lily vennero i brividi.
“ La mia piccola stella, sei sempre stata la più caparbia e la più decisa a stanarci…” le sorrise dolcemente, quasi in modo materno “ forse è per colpa nostra” sembrava stesse davvero supponendo e Lily avrebbe voluto urlarle contro.
La mia piccola stella. La sua mamma la chiamava così, solo lei e quella donna lo sapeva benissimo. L’ aveva vista così tante volte insieme a sua madre.
Ecco perché era davvero colpa sua se era stata così decisa a stanarli. Certo che era colpa sua.
Lei aveva assistito all’ assassinio dei suoi genitori, lei li aveva visti morire, lei era rimasta ferita in quell’ attacco.
Avrebbe voluto dirle tutte queste cose.
Aveva sognato questo momento per tutta la vita, ma la verità era che non avrebbe mai pensato che fosse lei e adesso che se la trovava davanti, le veniva in mente solo una parola: “ perché?” le chiese in un sussurro roco e la donna si alzò dalla sedia.
“ Vedi, Lily, non posso pretendere che tu capisca…”
“ Io capisco benissimo…tu sei un’ assassina” disse rabbiosa, sentì le lacrime salirle agli occhi e strinse i pugni.
“ Dovrei ucciderti” asserì e la donna sorrise, un luccichio nei suoi occhi azzurri “ fallo” disse alzando le mani in gesto di resa.
“ Uccidimi adesso, sono qua davanti a te”.
Lily alzò la bacchetta e gliela puntò contro e ripensò a quel maledetto momento.
Se lo meritava.
Meritava di morire lentamente e soffrendo proprio come era successo a loro, ma lei era…
“ Non posso” disse sentendosi una stupida e si appoggiò al muro dietro di lei, piegandosi su se stessa, si sarebbe anche presa il volto tra le mani, ma aveva troppa paura di quello che lei poteva fare.
La donna sorrise, sapeva come si sarebbe comportata e quello era la cosa che faceva più male a Lily.
Lei la conosceva. La conosceva bene, in quasi tutte le sfaccettature.
Lily si raddrizzò e alzò la testa, la rabbia e la determinazione nel suo sguardo.
Lei non sarebbe mai riuscita ad ucciderla.
Dalla sua uscita da Hogwarts era stata la sua mentore. Da quando si era buttata a capofitto nell’ avventura di divenire un Guaritore, lei l’ aveva affiancata.
A lei aveva confidato i suoi dubbi sulle indagini che stata seguendo. Se a questo sommavi il fatto che la conosceva da sempre, che l’ aveva vista crescere…
Sì, lei non sarebbe decisamente riuscita ad ucciderla, invece, quasi sicuramente la donna lo avrebbe fatto, ma quanto è vero che era una Grifondoro, avrebbe affrontato la morte a testa alta.
“ I miei genitori mi hanno insegnato che essere dalla parte del bene non giustifica uccidere” affermò e la donna rise “ sei sempre stata la più simile a tuo padre…ma queste sue idee gli sono costate la vita” asserì e Lily strinse più forte i pugni: ormai sentiva le unghie conficcarsi a fondo nella sua pelle.
“ Per questo l’ hai ucciso?” le chiese con la voce che tremava.
“ Grand’ uomo tuo padre…una grande persona, uno dei pochi che sapeva far funzionare la…”
“ SMETTILA!” gridò Lily e si portò le mani alla testa comprimendola, si sentiva come se tutto quello che aveva scoperto stesse premendo per uscire. Non poteva sentire neanche nominare il suo adorato papà da quella maledetta donna.
“ Solo…devi smetterla…non devi parlare di lui” l’ ammonì e la donna per tutta risposta sorrise.
“ Sai che non smetterò di fare quello che faccio” la informò e Lily la guardò con rabbia “ non posso ucciderti, ma posso farti arrestare” le disse e prima che la donna potesse reagire Lily emise il suo Patronus e lo inviò al Ministero.
Sapeva che avrebbero riconosciuto la sua lupa e che chiunque lo avesse intercettato avrebbe informato Scorpius o i suoi fratelli.
“ Maledetta” inveì la donna lanciandole un incantesimo.
Lily alzò uno scudo e la guardò “ mi uccideresti davvero?” le chiese e dalla sua voce trapelava tutta la sua delusione.
“ Ti ho salvata una volta” le disse e la testa di Lily volò di nuovo a quel maledetto giorno, ma si riscosse immediatamente.
“ Perché non uccidevi i bambini” disse mesta. Non perché sapeva chi era, non perché l’ amava come una parente, solo perché era piccola.
La donna sospirò “ allora era così…adesso la situazione è cambiata” affermò “ ti ho vista crescere. Andare ad Hogwarts, ho visto il tuo coraggio mentre cercavi di sopravvivere alla morte dei tuoi genitori…”
“ DIMMI PERCHE’ LI HAI UCCISI” la interruppe e non era una domanda, era un’ imposizione.
Aveva sofferto così tanto per la morte dei suoi genitori, era stata portata via alla sua vita, aveva dovuto andare a vivere in un’ altra casa e, nonostante Teddy e Victoire l’ avessero voluti con loro e li avessero amati alla follia, per Lily era cambiato tutto.
A questo punto non le importava più di niente: morire o sopravvivere, era lo stesso. Lei voleva solo sapere perché li aveva uccisi. Voleva la conferma di ciò che aveva intuito dalle sue parole.
E poi se l’ avesse trattenuta ancora un po’ sarebbero arrivati gli Auror.
“Non è piaciuto neanche a me” le confessò seria e Lily strinse gli occhi.
Stava per dirle che era stata costretta? E pretendeva anche di essere creduta?
“ Tuo padre mi stava con il fiato sul collo” le rispose e Lily inspirò bruscamente “ ho provato a depistarlo, a fargli capire che era in errore, ma lui non smetteva di sospettare di me” i suoi occhi lampeggiarono di rabbia “ era incredibilmente testardo”.
Suo padre aveva capito. Aveva compreso, proprio come lei, aveva raccolto tutti gli indizi e aveva tirato le somme.
“ Non avevi paura che lo avesse detto a qualcuno?” ma la donna scosse la testa “ dopo la morte di Ron?” le chiese, poi sorrise “ impossibile. Non avrebbe confidato i suoi sospetti a nessuno, almeno fino a quando non fossero divenute certezze”.
Lily scosse la testa sentendo la voglia di saltarle al collo, ma non poteva abbassare lo scudo o avrebbe rischiato davvero di morire.
Poi all’ improvviso un’ illuminazione.
“ Sei stata tu” disse in un sussurro.
Ricordava quando era morto suo zio Ron. L’ attacco a Diagon Alley, il suo ferimento, una cosa che sembrava di poco conto.
La sua guarigione quasi immediata e poi il peggioramento improvviso, dal nulla, inaspettato e dopo poche ore, la morte.
“ E’ stato bello vedere la vita abbandonare quegli occhi, inebriante vedere il terrore nel suo sguardo” disse con aria sognante e Lily scosse la testa.
La rabbia la stava invadendo sempre di più facendole tremare le mani e la bacchetta racchiusa in esse.
La donna guardò lo scudo tremare e sorrise. Bastava davvero poco.
“Ricordi, Lily? ti ricordi anche di tuo zio Charlie? Quanto ti divertivi a giocare con lui…e poi, quella stupida caduta dalla scopa. Un semplice, banale, incidente…”
“ Sei una psicopatica” disse Lily schifata, ma la donna si limitò ad annuire “ una seccatura non esservene accorti prima che morisse tutta quella gente, vero?” chiese sarcastica.
“ Quante persone hai ucciso? Per quanto hai approfittato del tuo ruolo per uccidere?” chiese e la rabbia cominciò ad arrossarle le orecchie, in quell’ assurdo modo che aveva ereditato dalla sua parte Weasley.
“ E’ semplice per un Medimago uccidere, non trovi?” le chiese “ la gente peggiora di continuo” continuò, poi si tamburellò l’ indice sulle labbra, nel suo tipico modo di pensare “ settantatré persone…” disse, poi sorrise “ bè, più o meno, magari qualcuno sarebbe morto lo stes…”
Non riuscì neanche a finire la frase che si ritrovò a terra.
Lily non ce l’ aveva fatta più.
Settantatré persone? Più o meno?
“ Pazza…brutta stronza…”
Lily stava colpendo dovunque potesse. Non aveva neanche pensato alla bacchetta, la stava colpendo alla Babbana.
Si ritrovò a provare la sensazione di un deja-vu. Era come quando era bambina, tanta rabbia, le lacrime che le offuscavano la vista e solo il suo volto messo a fuoco e circondato di luce rossa come fosse un obbiettivo.
Non poteva lasciarla andare e stava cominciando a pensare che adesso sarebbe riuscita ad ucciderla.
Un dolore sordo alla schiena la fece cadere in avanti e le rovinò addosso.
La donna ansimò e la sollevò per farla cadere da sopra di lei.
Lily era immobile, gli occhi spalancati e il corpo rigido: l’ avevano pietrificata.
Guardò dal basso l’ uomo che la sovrastava, ma con la luce puntata negli occhi non riusciva a vederne il volto.
“ Ha capito chi sono…”
“ Ma dai?” la interruppe l’ uomo con tono sarcastico “ pensavo che ti stesse picchiando per divertimento” la schernì e Lily si concentrò sulla voce.
Aveva già sentito quella voce.
“ Dobbiamo ucciderla” disse la donna e se Lily non fosse stata immobilizzata avrebbe pianto.
Non avrebbe mai pensato che lei fosse capace di uccidere, non la dolce donna che conosceva da sempre.
E poi non poteva morire, loro non avrebbero ucciso solo lei.
“ Non possiamo…” Lily udì un sospirò e s’ immaginò che la donna lo stesse guardando con delusione “ non uccido i Malfoy” sentenziò e Lily inorridì dentro di sé.
Lo sapeva. Ma come poteva saperlo?
Lo sapevano solo quattro persone: Scorpius, Alice, Teddy e…
Che fosse…? Non fece in tempo a concludere la domanda interna che sentì quella maledetta parola.
Non poté che guardare immobile il suo destino compiersi, non poté che fissare con occhi pieni di lacrime l’ ombra dell’ uomo che le stava strappando i suoi ricordi per sempre.
“ Oblivion” e il buio l’ avvolse.
***
Vagava. Dove stava andando? Chi era?
Si sentiva così stanca. I suoi vestiti erano strappati ed era senza scarpe, ma non ne sapeva il motivo.
Ogni passo una fitta dolorosa. La testa le girava vorticosamente.
Che fosse stata aggredita? Ma allora perché non ricordava niente?
Le lacrime le riempirono gli occhi e cercò di fare mente locale. Lei era… un attimo, lei chi era?
Sentì il cuore accelerare fino a divenire un tamburo nel suo petto.
Lei chi era? Dove abitava? Oddio, non ricordava niente.
Le sembrava che la sua vita fosse come un vortice, qualcosa di confuso e che non aveva né un inizio né una fine.
Vide una luce nel buio. Non sapeva neanche che ore erano, ma doveva farsi aiutare.
Corse zoppicando verso di essa.
Era un pub. Era vuoto, forse era orario di chiusura.
Il proprietario si voltò verso di lei con la scopa ancora in mano. Un ragazzo con gli occhi verdi, i capelli neri e l’ aria gentile.
Per un attimo le ricordò qualcuno, ma la consapevolezza che non aveva la più pallida idea di chi dovesse ricordarle le fece salire di nuovo le lacrime agli occhi.
“ Santo cielo” gli sentì dire, poi sentì delle mani circondarle le braccia, si sentiva quasi esterna al suo corpo.
“ Sta bene? E’ stata aggredita? Che le è successo?” le chiese e la stava guardando con occhi pieni di compassione.
“Io…” si fermò lasciando che le lacrime le cadessero sulle guance, in qualche modo le sembrava di potersi lasciare andare con lui, forse erano quegli occhi di quel verde così intenso.
Scosse la testa più e più volte, non riusciva neanche a parlare, ormai che aveva lasciato che le lacrime scossero nel suo volto, non riusciva a smettere.
“Io non lo so…” ammise tra i singhiozzi e lui sorprendentemente annuì.
La condusse a sedersi e la guardò “ chiamo la polizia” la rassicurò e Lily annuì, anche se più cercava di ricordare e più le sembrava di annaspare in un vortice di oblio.
 
11 ANNI DOPO.
“ Bailey!” Lily alzò gli occhi al cielo e sperò con tutta se stessa che i vicini non si lamentassero per il suo urlo, dato che era sabato mattina.
Ma in fondo erano le nove, dovevano essersi alzati tutti, compreso suo figlio che invece, ancora poltriva a letto.
Stava per dirigersi in camera sua e buttarlo giù dal letto quando il campanello la fece desistere.
“ Bailey” brontolò dirigendosi verso la porta e sperando che non fosse qualche vicino infuriato.
Quando vide l’ uomo davanti a sé invece inarcò le sopracciglia rosse. Era un uomo distinto, capelli scuri e occhi nocciola, però aveva un’ aria strana, quasi come se con quei vestiti addosso si sentisse fuori posto.
“ Sì?” chiese Lily vedendo che la stava guardando imbambolato.
Non sapeva se avrebbe dovuto aver paura, ma in qualche modo quel viso non le trasmetteva paura.
Il modo in cui la stava guardando non era quello di un depravato o di un assassino, ma quello di un uomo incredulo. La stava guardando come si guarda un fantasma, se esistessero e Lily - che aveva dovuto imparare a restare ancorata alla realtà- non aveva mai creduto ai fantasmi.
“ Posso aiutarla?” ripeté sospettosa. Come mai la stava guardando come se fosse una mucca che cammina?
“ Ehm” disse l’ uomo, cercando di riscuotersi dallo stato di stordimento.
Non era possibile. Lei era scomparsa, forse morta, ma comunque sparita per undici anni.
Era andato alla cerimonia di commemorazione. Aveva pianto guardando come l’ ennesimo dolore straziasse la famiglia Potter- Weasley. E adesso ce l’ aveva davanti?
Gli aveva aperto la porta? Stava parlando con lui?
Com’ era possibile?
 “ Mi chiamo… mi chiamo Neville Paciock e sono il preside di Hogwarts… ehm… posso entrare?”
Neville studiò l’ espressione di Lily mentre si presentava e tutto in lei lasciava capire che non l’ aveva riconosciuto.
Ma non era semplicemente una cosa possibile.
Lui l’ aveva riconosciuta subito. Era cresciuta dai tempi di Hogwarts, i suoi lineamenti si erano fatti più maturi, si era lasciata alle spalle la sua espressione innocente e spaurita, adesso, aveva davanti a sé una donna e dalla sua espressione sembrava anche determinata e sicura di sé.
“ Preside di cosa?” chiese Lily, ma ancora non gli aveva detto di entrare, non si fidava di lui.
Questo era un altro elemento da aggiungere alla teoria che Lily non avesse davvero la più pallida idea di chi fosse.
Non lo avrebbe mai lasciato sulla porta. Lily lo adorava, da sempre, da quando lei e sua figlia erano divenute migliori amiche. Il cuore gli si strinse al pensiero di Alice, chissà come avrebbe preso la notizia, aveva sofferto così tanto per la scomparsa di Lily.
“ Lei ha un bambino” disse e per quanto lo trovasse una cosa assurda cercò di parlarle come fosse un’ estranea.
Lily assottigliò gli occhi sospettosa, la sua non era una domanda, lui lo sapeva.
“ Mi può dire cosa vuole?” ripeté dura e Neville sorrise, non era esattamente cordiale.
“ Suo figlio” tirò fuori una lettera e gliela porse “ Bailey Conner ha diritto di frequentare la scuola di magia e di stregoneria di Hogwarts” dichiarò solenne.
Lily aprì le labbra e per un attimo Neville pensò che gli avrebbe creduto subito, invece poi scoppiò in una risata leggera.
“ Lei è matto, mio figlio non è un mago…” lo guardò come se davanti a sé avesse un pazzo e forse, guardandolo bene, era davvero così.
“ Sì, invece” intervenne Bailey.
Si era alzato e Lily non se ne era accorta.
Si voltò e lo vide con il viso ancora un po’ assonnato, i capelli biondi scompigliati dal sonno – cosa che era sicura non sarebbe cambiata una volta pettinato – e il pigiama del Manchester ancora addosso, solo i suoi occhi grigi erano svegli e attivi come se non si fosse appena alzato.
“ Ho sempre saputo che c’ era un motivo se succedevano alcune cose… non riuscivo a capire come, ma sapevo che nessun altro poteva fare quello che facevo io”
Lily alzò gli occhi al cielo “ Bailey, smettila di dire…”
“Non sono stupidaggini” la interruppe arrabbiato “ ti ho detto che ieri non mi sono alzato per bere l’ acqua, me la sono semplicemente ritrovata in mano…”
“ Non è possibile” si oppose Lily “ invece sì” ribatté Bailey sicuro, guardando l’ uomo che li stava osservando dalla porta.
“ Mi succede di continuo” spiegò, poi guardò la madre con un sorriso che Lily aveva sempre ipotizzato avesse preso dal padre – chiunque fosse -  e che ogni volta riusciva a conquistarla “ Ed è perché sono un Mago” asserì soddisfatto e spostò lo sguardo sull’ uomo.
“ Quella è per me?” chiese così sicuro di sé che Neville non era sicuro che fosse davvero una domanda.
Assentì lentamente, era ancora scioccato.
Quel bambino era la copia di Scorpius Malfoy. Non vi era alcun dubbio che fosse suo figlio.
Lui non aveva mai saputo che Scorpius non aveva perso solo la fidanzata quel giorno.
Si chiese se lui ne fosse al corrente e poi si disse che lo avrebbe saputo presto.
“ La lettera di ammissione” disse porgendogliela e Bailey la prese con il sorriso sempre piantato in faccia.
“ Quando lo saprà Lucas…” disse sognante, ma Neville scosse la testa “ non devi dire a nessuno che sei un Mago” gli spiegò e Bailey fece una smorfia che a Neville ricordò molto Harry.
Sorrise con nostalgia pensando al suo amico e al fatto che avesse la figlia davanti a lui, ma che da quel che sembrava anche lei non era più se stessa.
“ Ora devo andare…”
“ Ma non so niente…non mi ha spiegato niente” si lamentò Lily “ Riceverete un’ altra visita e sarà più specifica” la tranquillizzò e Lily annuì “ ancora questa storia mi sembra così assurda…mio figlio un mago?” domandò in maniera retorica.
“ Anche lei, Lily…lo è anche lei” disse prima di darle le spalle e andarsene.
Lily guardò Bailey che leggeva la lettera, la felicità traspariva dai suoi occhi, poi rifletté su come l’ aveva chiamata il mago.
Lily? Fece scorrere le dita sulla collana con il suo nome che portava al collo e che per sua fortuna aveva anche quel giorno in cui aveva incontrato Sean, altrimenti neanche lei avrebbe saputo come si chiamava.
E quindi quell’ uomo come ne era a conoscenza? Magia?
Scosse la testa sorridendo, le sembrava assurda quella storia. La magia non esisteva davvero.
Suo figlio non era un mago e lei men che mai era una strega
***
Neville svoltò l’ angolo e afferrò la bacchetta per smaterializzarsi.
Sentiva il cuore battergli forte in petto e si pose una mano sopra di esso.
Era pazzesco e adesso? Da chi doveva andare?
Con qualsiasi persona immaginasse la conversazione, aveva la sensazione che non sarebbe stato creduto.
E come avrebbero potuto credergli quando anche lui aveva ancora la sensazione di essersi immaginato tutto?
In fondo non era tutto incredibile?
Lily Potter era scomparsa, era morta per tutti, da undici anni.
Undici anni e poi?
Improvvisamente, per caso, andando in una casa Babbana a spiegare che loro figlio è un mago, cosa che viene fatta per tutti i nati Babbani e la ritrovava. Viva.
Viva, ma senza che ricordasse minimamente chi era né tantomeno di essere una strega.
All’ inizio si era chiesto come fosse possibile ed ancora non riusciva ad ipotizzare una vera motivazione, ma lei non fingeva, nessuno recita così bene.
Rifletté attentamente, non poteva sbagliare o avrebbe creato un casino peggiore di quello che sapeva sarebbe successo comunque.
Doveva procedere per gradi.
Scartò Scorpius. Non gli sembrava il caso di andare da lui e dirgli che Lily era viva e che era anche padre.
Scartò anche James. Forse Teddy e Victoire, ma non era sicuro di come avrebbero gestito la cosa.
Gli rimaneva solo suo genero.
Sospirò. Sarebbe stato uno shock per lui, ma era sempre stato il più razionale dei fratelli ed anche il più calmo.
Era l’ unico che non sarebbe partito in quarta. L’ unico che avrebbe riflettuto sulla maniera migliore di agire.
O almeno così sperava, visto che era difficile anche per lui restare lucido e credere a quello che aveva appena visto.

COMMENTO: LO SO COSA STARETE PENSANDO, COME INIZIO RICHIAMA UN PO’ “ SE TORNERAI” MA VI ASSICURO CHE NON MI STO PLAGIANDO DA SOLA ;)) NON SARA’ COME QUELLA STORIA, TANTO PER INIZIARE LILY NON E’ SCAPPATA, LILY NON RICORDA PROPRIO Più CHI E’ NE’ CHE ESISTE LA MAGIA, POI BAILEY HA 11 ANNI E QUINDI LE REAZIONI NON SARANNO CERTO COME QUELLE DI PHOENIX CHE AVEVA 3 ANNI!! PER QUANTO RIGUARDA I CATTIVI ED I MOVENTI CHE LI MUOVONO SI SCOPRIRA’ PIU’ AVANTI, COME MIO SOLITO…PIANO PIANO :P SPERO CHE MI DARETE UNA POSSIBILITA’ E MI FARETE SAPERE SE VALE LA PENA CONTINUARLA!! GRAZIE MILLE A CHI LEGGERA’!! UN BACIONE!!

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Capitolo 2
*** 1 CAPITOLO ***


Ferma davanti alla finestra, Alice non aveva ancora osato voltarsi.
Non vedeva i colori estivi dipingere il cielo e non notava il verde acceso del prato davanti a lei, in quel momento aveva gli occhi troppo velati di lacrime ed era troppo impegnata a non piangere.
Ma non poteva lasciarsi andare, non adesso, non ora che Albus stava per sfondare il pavimento per l’ agitazione. Facendo avanti e indietro nei pochi metri davanti al divano.
Lei avrebbe dovuto calmarlo, prenderlo per mano, sorridergli sollevata e sussurrargli che sarebbe andato tutto bene, il problema era che non ne era convinta neanche lei.
Si voltò all’ ennesimo fruscìo delle suole delle scarpe di Albus sul pavimento. Suo padre, Neville, era seduto sul divano, le mani giunte e il viso piuttosto allarmato.
Sicuramente si era aspettato le loro reazioni, ma altrettanto sicuramente aveva sperato che fossero diverse.
“ E ora?” chiese piano, ma entrambi si voltarono verso di lei come se avesse urlato istericamente.
“Non possiamo andare da lei e dirle che ha una famiglia…”
“ Forse…”
“Albus, sono passati undici anni e se davvero lei non si ricorda di noi…” non concluse la frase; in realtà non sapeva come concluderla.
Se lei non si ricorda di noi…cosa? Cosa potevano fare?
Non esistevano incantesimi per rendere la memoria, e, avrebbero potuto sentire Draco o Rose, ma dubitava che esistessero pozioni che avrebbero potuto farlo.
Sentì Albus sospirare e lo guardò nei suoi occhi verdi e brillanti di lacrime non versate.
“ Dobbiamo pensare” disse Alice, stava cercando di restare lucida.
Fosse stata per lei, sarebbe corsa da Lily e si sarebbe gettata tra le sue braccia, ma se davvero Lily non ricordava chi era, sarebbe stato traumatico per lei e per sé.
“ Neville, tu sei sicuro?” chiese Albus e Neville annuì cercando di trattenere un sospiro,  era circa la trentesima volta che Albus glielo chiedeva, ma d’ altronde non poteva neanche biasimarlo.
Dirgli che Lily era viva era stato davvero difficile per lui e quindi, non poteva incolparlo se per Albus era quasi impossibile da credere.
Si passò per l’ennesima volta la mano tra i capelli e Alice non resistette più. Gli prese la mano tra le sue e lo guardò, lasciando che lui fissasse i suoi occhi e si calmasse.
La mano di Albus era quasi gelata, ma quella di Alice era uguale, era come se il gelo li stesse invadendo.
La paura che li paralizzava era che, pur avendo ritrovato Lily, non avrebbero potuto averla con loro e niente sarebbe stato uguale.
Certo, saperla viva era un sollievo. Avevano sofferto così tanto che adesso gli sembrava quasi di sognare, ma allo stesso tempo sapere di averla così vicina e contemporaneamente così lontana li uccideva.
“ Ha un figlio?” gli chiese e Neville sorrise annuendo di nuovo. Anche quella era stata una domanda ricorrente.
“ Somiglia molto a Scorpius Malfoy…credo di non sbilanciarmi troppo nel dire che è suo figlio” affermò e con sua sorpresa Alice annuì.
“ Sì, era incinta quando scomparve” asserì Alice e sentì Albus trattenere il respiro “ non me lo avevi detto” la rimproverò e Alice scosse la testa “ a che pro?” gli chiese “ per farti stare ancora più male?” chiese ancora retoricamente.
Albus abbassò la testa e si liberò le mani per agitarsi nervosamente i capelli.
Non ce la faceva. Gli sembrava che la testa potesse scoppiargli in qualsiasi momento.
“ Scorpius lo sa?” chiese Albus e Alice lo guardò “ sapeva che Lily era incinta, ma…”
Si fermò di nuovo. Per Scorpius sarebbe stato ancora più traumatico che per loro. Lily era viva e lui aveva un bambino.
Un bambino di undici anni che non aveva mai conosciuto.
“ Devo dirglielo” disse Albus “ non ancora” si oppose Alice “ è il mio migliore amico” ribatté Albus prontamente e Alice mosse le labbra da un lato all’ altro, come faceva sempre quando stava per dire qualcosa che non le piaceva.
“ Appunto” disse soltanto “ e James? Teddy? Rose?” chiese Albus, si affidava ad Alice, sapeva che in quel momento era quella più lucida dei due.
Non perché non fosse sconvolta, glielo poteva leggere in viso: tutta la sua paura e la sua angoscia, ma nonostante tutto riusciva a tenere comunque i piedi per terra.
“ Andiamo da lei prima e cerchiamo di spiegarle la situazione…se lo dici agli altri, vorranno venire tutti e per Lily sarebbe uno shock… già non sarà semplice così”
“ Portiamo anche Harry?” le chiese Albus e Alice annuì “ magari aiuterà il piccolo…”
S’ interruppe guardando suo padre, era la prima volta che si rendeva conto che non sapeva neanche il nome del bambino di Lily.
Non avrebbe mai creduto neanche in un mondo parallelo di arrivare a non sapere più niente della vita di Lily.
Erano troppo unite, troppo amiche, troppo…
La verità l’ assalì in un attimo. Lily non l’ avrebbe riconosciuta, Lily non l’ avrebbe abbracciata, Lily non avrebbe mai saputo quanto le era mancata.
Una lacrima cadde sul suo volto e poi una seconda e una terza.
Alla fine non ce l’ aveva fatta più.
Tutto il suo farsi coraggio. Tutto l’ impegno per Albus.
Si lasciò scivolare sul divano e si prese immediatamente il viso tra le mani.
Albus la guardò crollare e si sedette accanto a lei. Era prevedibile, era solo strano che non fosse successo prima.
Il camino si accese di fiamme verdi e tutti guardarono il piccolo Harry rotolare fuori.
“ Scusa, mamma. Sammy non mi lasciava più…”
S’ interruppe vedendo il volto di sua madre pieno di lacrime. S’ irrigidì immediatamente e spostò lo sguardo prima sul nonno e poi sul padre.
Studiò il suo volto pallido e gli occhi verdi uguali ai suoi che sembravano gonfi e stanchi.
“ Che succede?” chiese sospettoso.
“ Niente” rispose Alice, asciugandosi le lacrime, poi si alzò e lo raggiunse “ che ne dici di andare a conoscere qualcuno stasera?” gli propose “ potremo approfittarne per restare a mangiare fuori…magari in uno di quei posti Babbani che ti piacciono tanto” aggiunse con un sorriso.
Harry si allontanò dalla madre continuando a guardarla con sospetto “ ho dodici anni e non puoi prendermi in giro…dimmi perché piangevi” gli disse e Alice inarcò le sopracciglia.
Suo figlio era proprio testone come l’ uomo da cui prendeva il nome.
“ Harry, vieni qua” gli disse suo nonno “ andiamo a prendere un succo di zucca che ti racconto tutto” gli propose ed Harry annuì dirigendosi verso il nonno, ma non risparmiando la madre e il padre di occhiate arrabbiate.
Alice raggiunse di nuovo Albus che aveva osservato la scena in silenzio.
Era ancora sotto shock per quello che aveva saputo.
Gli prese il braccio e se lo passò intorno alle spalle, poi si rannicchiò contro di lui.
“ Piano piano capirà” disse sicura, anche se non ne era davvero del tutto certa.
Se era rimasto qualcosa della vecchia Lily sapeva che non sarebbe stato facile farle credere tutta questa storia, ma se contemporaneamente se era rimasto qualcosa della vecchia lei, sarebbe stata curiosa di sapere cos’ era successo e chi le aveva fatto questo e quanto era vero che lei era una Grifondoro l’ avrebbe aiutata e avrebbe scoperto chi le aveva portato via la sua migliore amica.
***
Quando suonarono il campanello, Lily sentì uno strano disagio dentro di sé, era stata tutto il giorno pensierosa.
Quella visita della mattina aveva esaltato Bailey tanto quando aveva messo in ansia lei.
Appena Bailey gli aveva fatto vedere la lettera, Lily era impallidita: calderoni, pozioni, toga da mago, libri su storia della magia. Bacchette magiche!
Le sembrava di vivere in un mondo irreale.
Non esisteva la magia e Bailey non era un mago. Santo cielo, era il suo bambino se fosse stato un mago se ne sarebbe almeno accorta.
“ Ehy, Sean, entra” disse Bailey allegro “ devo dirti una cosa” disse tutto felice.
Lily si alzò dal divano di corsa. Non poteva dirglielo. Sean era loro amico da sempre, ma li avrebbe sicuramente presi per pazzi.
“ Sono un mago” gli confessò e Lily arrivò precisa nel corridoio per vedere la faccia incredula di Sean.
“ Hai seguito un corso da illusionista?” gli chiese scompigliandogli i capelli e Bailey scosse la testa “ sono un mago vero” asserì.
Sean alzò un sopracciglio e guardò verso Lily.
Lei alzò le spalle e scosse la testa avvicinandosi “ ti racconto a cena…perché ti fermi, vero?” gli chiese e Sean sorrise “ perché no” rispose.
Bailey sorrise e poi corse in camera a prendere la lettera per mostrargliela.
“ Bè? Che gli è preso? Un mago?”
Lily si sedette mentre Sean prendeva dal frigo un analcolico per entrambi.
“ Non lo so, Sean” confessò Lily “ è così strano. Stamani è venuto un uomo, ha detto di essere il preside di…Hogwarts, mi pare. E ha detto che Bailey è un mago e che può fare cose straordinarie e adesso lui è tutto eccitato” gli spiegò.
Sean che era rimasto fermo accanto al frigo con gli aperitivi in mano, si sedette accanto a lei.
“ Non gli crederai, spero” disse “ non lo so” ammise Lily e Sean sospirò “ Lily, ti ricordi come ci siamo conosciuti, vero?” le chiese e Lily aggrottò le sopracciglia e in pochi secondi la rabbia le riempì le vene.
“ Non vedo cosa c’ entri questo” si arrabbiò “ Forse niente o forse tutto…ma le persone non vanno a casa di donne sole facendo loro strani discorsi sulla magia” le disse e per consolarla mise una mano sopra la sua.
Lily la tolse sentendosi a disagio. Aveva sempre considerato Sean un grande amico e anche se sapeva che per lui c’ era qualcosa di più lei non si era mai sentita di allontanarlo del tutto.
Un po’ per lei e un po’ per Bailey che gli era molto affezionato e che vedeva in lui la figura paterna che non aveva mai avuto.
Lesse la tristezza nei suoi occhi e sospirò. Non riusciva a fare altrimenti. Per un periodo aveva anche provato a frequentarlo non come amico, ma come uomo.
Era un bell’ uomo fondamentalmente, ma alla fine si era dovuta arrendere all’ evidenza che lo stava facendo solo per riconoscenza.
Glielo aveva detto, non si era sentita di prenderlo in giro, non dopo quello che lui aveva sempre fatto per lei e Bailey, ma lui aveva continuato a starle vicino e lei ne era stata felice.
Quando sentì di nuovo il campanello, s’ irrigidì ancora e si alzò di scatto.
“ Mamma” chiamò Bailey e Lily uscì dalla cucina. Quando arrivò davanti alla porta si fermò di scatto.
Quel volto. Quel volto le sembrava familiare, ma forse era perché aveva dei tratti in comune con Sean.
Sulla porta c’ erano un uomo, una donna e un ragazzino che sembrava avere più o meno la stessa età di Bailey.
L’ uomo e la donna la stavano guardando, ma la cosa che fece aggrottare le sopracciglia a Lily fu che avevano le lacrime agli occhi.
“ Possiamo entrare?” chiese l’ uomo, parlava con un filo di voce, quasi come se per lui fosse difficile farlo.
“ Non so neanche chi siete” rispose Lily e Albus cercò di sorridere pur sentendo le lacrime premergli sugli occhi per quello che Lily aveva appena detto.
Non so neanche chi siete. In quel momento, aveva sentito il suo cuore divenire duro come pietra e cadere nel suo stomaco.
“ Sono Albus Potter” si presentò tendendo la mano. Lily guardò il suo braccio tremante e per la seconda volta in un giorno si chiese se avrebbe dovuto avere paura.
Bailey stava osservando quella famiglia con gli occhi che aveva sempre quando studiava qualcuno: diffidenti e attenti al minimo gesto.
“ Per favore, Lily” la pregò la donna accanto all’ uomo dagli occhi verdi.
Quando sentì quell’ estranea usare il suo nome, Bailey si avvicinò protettivamente alla madre.
“ Il nome Albus Potter dovrebbe dirmi qualcosa?” chiese Lily e Albus ringraziò di aver ascoltato Alice.
Per Scorpius sarebbe stato un dolore così forte da stordirlo.
Albus valutò se dirle subito che era suo fratello, forse in quel modo si sarebbe fidata di lui, ma l’ arrivo di un uomo lo fece desistere.
Lily sentì una presenza accanto a sé e si accorse che Sean era arrivato, ma per un attimo si sentì a disagio con lui accanto.
C’ era qualcosa che glielo faceva sembrare fuori posto.
“ Cosa desiderate?” chiese educatamente Sean e Albus aprì le labbra: Lily aveva un compagno.
Non sapeva perché se ne stupiva così. Erano passati undici anni, era anche una cosa piuttosto normale.
 “ Sono Albus Potter e questa è la mia famiglia, se poteste farmi entrare e…”
“ E’ quasi ora di cena” li liquidò Sean “ ed io e la mia famiglia stavamo proprio per sederci a tavola” disse e il modo in cui sottolineò famiglia fece voltare Lily di scatto.
Le veniva voglia di chiedergli chi si credeva di essere.
Vedendo il suo volto così infastidito e sicuro di quello che stava facendo le venne voglia di contraddirlo.
“ Entrate” disse soltanto “ ma vi prego siate veloci” aggiunse.
Sean la prese per un braccio facendola voltare “ che ti prende?” le chiese in un sussurro “ sono una famiglia” disse Lily scuotendo il braccio per liberarsi “ che male vuoi che facciano” concluse, prima di voltarsi e prestare attenzione ai tre.
Bailey si appoggiò al muro guardando il ragazzino che sembrava osservarlo come se cercasse di capire qualcosa.
Strinse gli occhi. Odiava venir studiato.
“Quindi?” chiese Lily sedendosi sulla poltrona di fronte al divano dove li aveva fatti accomodare.
“Quindi…noi siamo qua a parlarti della visita di stamani” disse l’ uomo che si era presentato come Albus Potter e lo vide guardare Sean a disagio.
“ Lo sa” li informò “ sa che Bailey è un mago” continuò e Albus annuì. Era chiaro che il compagno di Lily lo sapesse.
“ Lui dovrebbe frequentare Hogwarts…”
“Lui non va da nessuna parte…la magia non esiste” commentò Sean e Lily sentì per la seconda volta in pochi minuti il fastidio crescere in lei.
Ma da quando in qua gli aveva detto che poteva decidere in vece sua?
Lei era sempre stata indipendente. Erano sempre stati lei e Bailey, Sean era un in più.
“ La magia esiste” disse la donna e guardò Lily con un sorriso così dolce che Lily sorrise in risposta.
“ Posso?” chiese tirando fuori un bastoncino di legno e Lily capì che doveva essere la bacchetta magica.
Le venne da sorridere. Solo un misero bastoncino di legno? niente stellina in cima e tante stelle filanti come coda?
Annuì curiosa suo malgrado e la donna la puntò contro la sedia dove Sean aveva appoggiato la giacca.
Questa si sollevò e si andò a depositare sulle spalle di una sorpresa Lily.
“ Wow” L’ espressione di Bailey era estasiata “ lo farò anche io?” chiese pieno di speranza.
“ Certo che lo farai anche te” rispose Albus sorridendo al nipote e Bailey guardò la madre con un’ espressione degna del miglior te l’ avevo detto.
“ La cosa più bella è che sa farlo anche tua madre” .
Albus parlava con Bailey, ma guardava lei e Lily scosse la testa “ io non so fare un bel niente” si oppose decisa.
“ So che non lo ricordi, ma tu puoi farlo” asserì Albus “ e il motivo per cui puoi farlo è che sei una strega, Lily”.
Albus decise che era arrivato il momento di sganciare entrambe le bombe infatti aggiunse: “ e sei anche mia sorella”.
Lily lo guardò cercando in lui segni di menzogna, ma non li vide.
Era diventata piuttosto brava ad inquadrare le persone, aveva dovuto imparare a farlo, in quanto medico doveva pesare ciò che dicevano le persone.
Sean rise “ non le assomigli neppure” ribatté e Albus storse la bocca. Non era esattamente il massimo della simpatia questo cognato, ma forse era la sua amicizia con Scorpius che gli impediva di trovarlo piacevole.
Merlino. Scorpius. Non osava immaginare la sua reazione.
“Ammetto che somiglia di più a mio fratello James…avete gli stessi occhi” aggiunse a beneficio di Lily “ ma insomma, guarda la mia bocca e anche il naso è simile al tuo” le disse e Lily che era ancora a bocca aperta si concentrò su di lui.
Sì, forse le labbra e la forma del viso, ma non ne era sicura.
“ Quindi io mi chiamerei Lily Potter?” chiese incredula “ Lily Luna Potter” la corresse la donna dall’ aspetto gentile.
“ Vuoi vedere i nostri ricordi?” le chiese “ ti aiuterebbero” aggiunse e Lily spalancò i suoi grandi occhi nocciola.
“ Si può fare?” chiese e Alice sorrise di nuovo “ certo che si può” affermò.
“ Ti stanno prendendo in giro” disse Sean guardandola “ vedere i ricordi, far volare le giacche…tutta roba da prestigiatori” continuò arrabbiato.
Lily si voltò verso di lui. Adesso era davvero arrabbiata con lui.
Lei non si faceva mai prendere in giro da nessuno “ anche il fatto che sappiano che io non ho ricordi della mia vita prima di Bailey è un trucco?” chiese e Sean alzò gli occhi al cielo.
Bailey osservò il ragazzino spostare di nuovo gli occhi su di lui.
“ Sei davvero uguale allo zio Scorp” si lasciò sfuggire e Bailey inarcò le sopracciglia bionde “ lo zio Scorp?” chiese stupito.
“ Sì, tuo padre” affermò e d’ un tratto l’ aria parve risucchiata dalla stanza.
Bailey impallidì e spostò lo sguardo sulla madre, quasi come se volesse essere rassicurato che non era vero o forse che era vero, e che non era più orfano di padre.
Lily guardò l’ uomo che asseriva di essere suo fratello e allungò un braccio per attirare protettivamente Bailey a sé.
Sean invece la stava guardando come se avesse paura che gli potesse scivolare dalle dita.
 “ Mi dispiace…Harry doveva aspettare, ma credo che la pazienza non sia una sua virtù” si giustificò Albus e Lily vide che la sua gamba ballava nervosamente.
Alice si alzò in piedi “ so che sono tante cose insieme da digerire…” le disse e Lily annuì, le sembrava che quella ragazza la conoscesse così bene.
Le parlava con le parole ed il tono che sembravano più adatte per lei.
“ Se ci dai modo di parlarti e mostrarti i ricordi…” Lily annuì di nuovo e Alice sorrise “ domani potremmo venire a prendere te e Bailey e se vorrai potrai vedere la casa dove sei cresciuta, conoscere l’ altro tuo fratello e Teddy e Vicky e…Scorpius”.
Quella era la prova del nove, se Lily avesse sobbalzato al suo nome o fatto un qualsiasi gesto, ma invece rimase ferma.
“ E i miei genitori immagino” disse Lily.
Alice impallidì e guardò Albus. Lui abbassò gli occhi fissandosi le mani.
Gli sembrava così strano dover spiegare a sua sorella che i loro genitori erano morti. Era strano perché Lily, la vecchia Lily aveva assistito all’ omicidio.
 
“ Lily”
Lei alzò gli occhi sul fratello, ma sembrava non vederlo davvero. I suoi occhi castani sembravano quasi assenti.
Le braccia erano distese lungo il busto e nonostante fosse sollevata a sedere, il suo viso era talmente bianco da sembrare mimetizzato con il cuscino.
“ Lily, sono Albus. Tieni mangia un pochino” disse e le avvicinò un cucchiaio di zuppa alle labbra, ma Lily non le aprì.
Teneva la bocca serrata. Erano passati due giorni dal suo risveglio e Lily non aveva detto una parola, non aveva pianto, non aveva mangiato niente.
“ Morirai, Lily” le disse con voce talmente angosciata da sembrare quella di un bambino piccolo “ i dottori dicono che ti porteranno ad una clinica dove ti cureranno per lo shock…ma io non voglio che mi lasci anche tu”.
Le lacrime rigavano il volto di Albus “ ho solo dodici anni, ho già perso la mia mamma e il mio papà”.
Lily ancora non lo guardò. Prese il piatto della zuppa e con rabbia lo lanciò contro il muro.
Il rumore attirò Teddy e Victoire che entrarono e mentre lei si occupava di Lily, Teddy portò fuori un Albus piangente e disperato.
 
“ Morti” ripeté Lily e Albus annuì riscuotendosi dai ricordi. Avrebbe aspettato a dirle che erano stati uccisi, per quella sera ne aveva sentite anche troppe.
“ Perché non mi avete cercato?” chiese improvvisamente e Albus sentì un nodo alla gola?
Già. Perché?
Pensare che era anche a Londra. Come avevano potuto accontentarsi del crederla morta?
Ma d’ altronde come potevano anche solo immaginare una situazione del genere?
“ Noi…” non sapeva cosa dire, all’ improvviso gli sembrava di non aver fatto abbastanza per lei. Fortunatamente Alice intervenne “ Noi ti abbiamo cercata… ma nel nostro mondo” si giustificò “ e quando non ti abbiamo trovato… abbiamo pensato che…forse tu…” non riusciva a dirle che pensavano che fosse morta.
Già farle questo riassunto, non rendeva minimante l’ idea di quello che avevano passato undici anni prima.
“Sì, insomma…abbiamo trovato le tue scarpe…il tuo camice strappato… segni di battaglia…”
Le scarpe. Ricordava di essere scalza il giorno che Sean l’ aveva trovata.
“ Adesso noi andiamo” disse Alice vedendo il suo volto sconvolto.
“ Io vorrei…” abbracciarti concluse dentro di sé, ma capì che non era ancora il momento, quando la vide alzarsi ancora rigida e composta.
“ Noi siamo amiche?” chiese Lily all’ improvviso.
Gli occhi di quella donna erano così caldi che le facevano pensare che provasse molto affetto per lei.
“ Molto più di quanto immagini” rispose Alice e non riuscì a trattenere una lacrima che asciugò prontamente.
“Mi chiamo Alice e ho trentun’ anni come te…”
“Ho trentun’ anni?” chiese facendo spalancare gli occhi ad Albus e Alice. Non si erano resi conto che essendo la sua vita cominciata da quando era scomparsa, lei non sapeva neanche quando era il suo compleanno, né tantomeno, quanti anni avesse.
Alice annuì “ ti farò vedere tutti i nostri ricordi…tutta la nostra amicizia” disse con voce chiusa per cercare di non piangere.
“ Vorrei davvero che domani venissi da noi” disse Albus “ può venire anche il tuo compagno” aggiunse e Lily sorrise “ è un amico” si giustificò, poi si diede della stupida da sola. Perché si giustificava?
Oddio le sembrava di impazzire di paura.
Era tanto, troppo da assimilare.
Avrebbe conosciuto un sacco di gente il giorno dopo, non ricordava già più i loro nomi, eppure, erano fratelli e cugini.
Solo un nome le era rimasto in mente: Scorpius e a quanto pareva era il padre di Bailey.
“ Sai che la loro storia non regge neanche un po’, vero, Lily?” domandò Sean dopo aver chiuso la porta alle spalle di quella famiglia.
“ Santo cielo, Sean” imprecò Lily “ mi sembrano sinceri, va bene?” continuò esasperata.
Non aveva voglia d’ intraprendere una discussione adesso. Aveva già troppe cose a cui pensare “ e poi perché non dovrei avere una famiglia…un passato. Cielo, non sono nata quando ti ho conosciuto” gli spiegò, cercando così di liquidare la questione, ma Sean rise sarcastico.
“ Dio. Sei così ingenua, Lily” disse esasperato “ delle persone arrivano qua, ti dicono di essere tuo fratello e una tua amica e tu…tu li segui?” la guardò con rabbia “ il tuo passato non ti ha insegnato niente?”
Lily s’ irrigidì di nuovo. Lui sapeva quanto odiava sentir parlare di quello, ma nonostante tutto, era la seconda volta che lo metteva in mezzo.
“ Quando mi hai conosciuto, eri appena stata aggredita. Eri incinta e ferita…e se fossero stati loro? Ricordi quello che ti hanno detto i medici? Forse la tua perdita di memoria era stata una rimozione dovuta allo shock…non pensi che forse non eri incinta per tua volontà? E che magari loro sono compl…”
Sean s’ interruppe quando sentì la porta della camera di Bailey sbattere e si portò le mani ai capelli “ Oddio” disse soltanto. Nella rabbia e nella foga si era dimenticato che lui era lì.
Sapeva di aver fatto un casino. Aveva appena instillato un dubbio nella mente di un ragazzino di undici anni.
Bailey sapeva qualcosa del passato di Lily, purtroppo negli anni, con vari aggiornamenti delle indagini e colloqui con la polizia, lo aveva imparato, ma adesso, Sean, aveva fatto sembrare che lui fosse frutto di un’ aggressione.
“ Fuori” disse Lily decisa guardandolo negli occhi “ mi dispiace…io non volevo ferire Bailey” si giustificò.
“ Vai via” disse Lily gelida e gli diede le spalle per andare in camera del figlio “ Lily, io gli voglio bene…non volevo…”
Lily non si voltò. Era troppo arrabbiata ed avrebbe rischiato di perdere la testa.
Gli credeva. Sapeva che voleva molto bene a Bailey e che non aveva voluto ferirlo, ma adesso era troppo furiosa per parlare.
Nessuno, neanche per sbaglio, poteva far soffrire il suo bambino.
Appoggiò la mano sulla maniglia e sentì la porta di casa chiudersi.
Chiuse gli occhi. Erano tante cose da assimilare, da credere e da capire, ma non erano tante solo per lei, lo erano anche per Bailey e lui, aveva solo undici anni e aveva appena saputo di avere un padre.
Aprì la porta e lo vide con la testa sommersa sotto il cuscino.
Il suo bambino con quegli occhi di quel colore così gelido, ma con quell’ espressione così accattivante che riusciva sempre a scampare le punizioni.
Quegli occhi che non erano i suoi, ma quelli del padre che lei non ricordava.
Ripensò alle parole di Sean, ma le parvero assurde. Era vero non ricordava l’ uomo con il quale aveva concepito Bailey, ma non credeva che fosse uno stupratore o un aggressore.
C’ era qualcosa che gli diceva che Bailey era frutto dell’ amore.
Si sedette accanto a lui e spostò delicatamente il cuscino dalla sua testa, ma Bailey continuò a non guardarla.
“Non devi dar retta a Sean, sai che quando si arrabbia dice un sacco di cavolate”.
“Invece potrebbe essere” si oppose Bailey con la voce rotta dal pianto, anche se non una sola lacrima scendeva nel suo volto “ e tu potresti odiarmi” confessò.
Lily gli accarezzò la schiena dolcemente facendo dei piccoli cerchi con le mani “ primo, non potrei odiarti neanche se fossi figlio di…” pensò a qualcosa che poteva capire e le venne in mente il cattivo di un telefilm che guardava insieme a Bailey “ neanche se fossi figlio del professor Moriarty in persona” affermò e Bailey sorrise suo malgrado.
Lily sorrise a sua volta. “E poi, hai visto quel bambino, lo chiamava zio Scorp e lo faceva con affetto. Se fosse una cattiva persona non l’ avrebbe fatto” gli disse e Bailey si voltò a guardarla, ma non pareva vederla davvero, sembrava valutare la teoria della madre.
Storse le labbra più volte e Lily sorrise, era lo stesso gesto che faceva lei quando pensava a qualcosa di cui non era del tutto convinta.
“ Non credi a tua madre?” lo rimproverò scherzosa “ io e te siamo la coppia indissolubile, ricordi?” gli chiese piegando l’ indice della mano destra a forma di uncino, Bailey sorrise e assunse la stessa posizione, afferrandolo nel gesto che facevano sempre per dimostrare che erano uniti.
Lily gli passò la mano in mezzo ai capelli ribelli “ questo cespuglio andrebbe pettinato” gli disse, sapendo quanto ne era infastidito “ mamma” si lamentò infatti lui e Lily gli pungolò i fianchi facendogli un po’ di solletico “ sì, sì” affermò guardandolo furba “ devono essere decisamente pettinati”.
Bailey rise e Lily lo attirò tra le braccia stringendolo a sé.
Lui avrebbe voluto dirle che non era un bambino, ma la verità era che in quel momento tra le braccia di sua madre stava proprio bene.
“ Sai che ti proteggerò sempre, vero?” gli sussurrò all’ orecchio e Bailey si scostò leggermente, guardandola con i suoi occhi bellissimi e determinati “ io ti proteggerò, mamma” le disse “ da chiunque voglia farti del male” aggiunse e Lily sorrise, anche se aveva tanto l’ impressione che Bailey sottintendesse che l’ avrebbe fatto anche se avesse dovuto mettersi contro il padre che non aveva mai avuto e che aveva sempre agognato.
“ Bailey, davvero…io non credo…”
“ Non importa” la interruppe e Lily capì che si stava nascondendo dietro la solita maschera che usava per non soffrire “ andiamo a mangiare adesso” le disse così dolcemente che Lily sentì il cuore sciogliersi per l’ unico uomo della sua vita.
***
Albus guardò le fiamme illuminarsi e Scorpius venire fuori dal camino. Neanche il tempo di salutare il suo amico che le fiamme s’ illuminarono di nuovo e James uscì fuori, poi di nuovo e di nuovo, fino a quando il suo salotto fu pieno di gente.
Guardò Alice che teneva le mani sopra le spalle di Harry e cercò di attingere forza da lei.
“ Che è successo?” chiese James preoccupato “ quando hai chiamato sembravi sconvolto” aggiunse Scorpius. “ Stai bene?” domandò Victoire osservandolo preoccupata.
Albus cercò di sorridere a tutte le persone che lo amavano così tanto da preoccuparsi in quel modo per lui, ma non vi riuscì.
Era ancora troppo scioccato e sconvolto per sorridere, per cui scelse la via diretta.
Niente giri di parole. Nessun fronzolo per addolcire la pillola. Solo tre semplici vocaboli.
“ Lily è viva” disse puntando gli occhi dritti in quelli del suo migliore amico.
 
COMMENTO: ECCOMI CON IL PRIMO CAPITOLO!! SCRITTO SUBITO SUBITO PERCHE’ HO ADORATO OGNUNA DELLE VOSTRE RECENSIONI INCORAGGIANTI E VI VOLEVO RINGRAZIARE : )) SPERO VI SIANO PIACIUTE LE PRIME REAZIONI, COME DICO SEMPRE NON è SEMPLICE RENDERE SU CARTA EMOZIONI TANTO COMPLESSE E SPERO DI ESSERCI RIUSCITA ALMENO UN PO’… SEAN HA FATTO UN BEL CASINO CON BAILEY…ADESSO SI’ CHE IL RAGAZZINO CORRERA’ TRA LE BRACCIA DEL PADRE, NON TROVATE? FATEMI SAPERE COSA NE PENSATE E RINGRAZIO LE FANTASTICHE RAGAZZE CHE MI HANNO INCORAGGIATO OVVERO: ICEPRINCESS / LUISA21 / ALWAYS89 / ARYELLE /  SHIORI LILY CHIARA / ROXY HP / EFFE95 / SINISA / CROOKSHANKSROSY / MIKYMUSIC /  LILITH LILIAN MALFOY e ZONAMI84!! GRAZIE DI CUORE !! INOLTRE RINGRAZIO CHI MI HA AGGIUNTO ALLE PREFERITE / SEGUITE E RICORDATE ED ANCHE CHI MI LEGGE SOLTANTO!! UN BACIONE!!

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Capitolo 3
*** 2 CAPITOLO ***


Scorpius si smaterializzò.
Si sentiva male. Non poteva restare. Non poteva punto e basta.
Non guardò neanche dove si era smaterializzato, ma cominciò a colpire la parete con calci e pugni.
Sembrava impazzito.
I capelli biondi gli ricalavano sugli occhi per la furia che stava imprimendo ad ogni movimento, ma non riusciva a farne a meno.
Non riusciva a controllarsi.
Non potevano venirgli a dire che Lily era viva.
Non adesso. Non dopo undici anni durante i quali aveva dovuto rassegnarsi.
“ VAFFANCULO!” urlò e questa volta tirò un colpo così forte che il dolore alla mano lo costrinse ad arretrare di un passo.
Lily viva? La persona che amava di più al mondo era viva?
Il suo cuore batteva ancora? I suoi polmoni immagazzinavano ossigeno ed i suoi occhi… Merlino i suoi occhi.
Ansimò tenendosi il polso e cercando di calmare il suo cuore per riportare la sua mente alla lucidità.
Gli sembrava un sogno. Gli sembrava così irreale che se non fosse stato per il dolore al polso avrebbe davvero pensato di star dormendo.
Man a mano che la lucidità tornava nella sua mente cominciò a sentirsi come una marionetta a cui erano stati tagliati i fili e cadde in ginocchio.
Lo sguardo perso nel vuoto e gli occhi pieni di lacrime.
Undici anni. Gli sembrava di avere dei coltelli arroventati che gli perforavano la pelle.
Tutto quello che aveva cercato di seppellire nel suo cuore stava tornando fuori così velocemente che sembrava potesse esplodere da un momento all’ altro.
Si lasciò cadere carponi, le mani puntate sul pavimento di legno e la testa china.
Il polso gli trasmise una scarica dolorosa, ma si perse in mezzo a tutte quelle che gli stava inviando il suo cuore e la sua mente.
Si concentrò sul pavimento. Quelle vecchie assi di legno piene di venature, ma si accorse che non lo stava davvero vedendo.
In quel momento vedeva solo delle iridi castane, vive, piene di quella vitalità e di quella determinazione che l’ avevano sempre contraddistinta.
E più fissava i suoi occhi immaginari e più la gola gli si chiudeva e l’ossigeno rischiava di non passare.
Quegli occhi. Quel giorno. L’ ultima volta che li aveva visti.

Era di fretta.
Lei lo stava guardando a malapena mentre si infilava le scarpe.
La sua testa sicuramente da un' altra parte e Scorpius, sapeva anche dove.

“Lily, non credi che adesso dovresti rallentare un po?” le chiese.
Non era da lui essere così incerto, ma si sentiva così combattuto.
Dentro di sé sapeva quanto Lily avesse bisogno di arrivare a capo del mistero dell’ omicidio della sua famiglia, ma contemporaneamente aveva paura per lei e per il loro bambino.
Era così strano guardare Lily e vedere il loro bambino o la loro bambina.
Immaginava una peste dai capelli rossi e gli occhi grigi o dai capelli biondi e gli occhi castani, ma forse lei non era ancora pronta ad immaginarla.
Sembrava che la sua priorità fosse un’ altra e, anche se in fondo la capiva, restava comunque doloroso.
“ Sai benissimo che sono quasi…”
“ Sei – quasi- da mesi, Lily” la rimproverò e lei alzò gli occhi al cielo “ non mi sei di aiuto” si arrabbiò, i suoi occhi già pieni di fuoco sembrarono divampare.
Era sempre così quando Lily si arrabbiava.
I suoi occhi sembravano un incendio che esplodeva, imperterrito. A dispetto di tutto e di chiunque portasse con sé.
“ Devi pensare a nostro figlio” si oppose lui sentendo la rabbia cominciare a crescere nelle sue vene.
“ Ci penso. E’ qui dentro di me. Non lo sa nessuno e quindi non corre alcun pericolo” disse quasi con sufficienza.
Scorpius indietreggiò quasi incredulo a quello che aveva appena sentito.
“ Merlino, Lily” sussurrò.
Come poteva essere diventata così fredda?
“Non ti importa niente di lui?” chiese. I suoi occhi erano spalancati e il suo cuore sembrava essersi fermato ad attendere una sua risposta.
Lily lo guardò e per la prima volta Scorpius vide che erano pieni di lacrime.
Pensò che dovessero essere gli ormoni, visto che Lily non piangeva da anni.
Da dieci anni, precisamente.
Aveva sempre detto di aver seppellito le lacrime insieme ai suoi genitori e che niente sarebbe più valso le sue lacrime.
“ Certo” rispose senza lasciare il suo sguardo “ certo che m’ importa di lui, ma non doveva succedere ancora…” confessò.
Scorpius la stava osservando a bocca aperta. Non sembrava quasi lei in quel momento.
“ E’ troppo presto” si lamentò e Scorpius aggrottò le sopracciglia “ Alice ha appena partorito…”
“ Harry. Sì, lo so.” disse Lily stringendo le labbra come se stesse assoporando qualcosa di disgustoso.
“ Dovrai imparare a pronunciare in un altro modo il nome di tuo nipote” la riprese di nuovo.
Lily scosse la testa “ sì, dovrò farlo” disse in maniera piuttosto atona, poi si portò le mani al ventre e si appoggiò al muro.
Sospirò “ non è l’ età, Scorp…e non è colpa sua o tua…sono io” specificò “ io che non potrò avere una mia famiglia, fino a quando non saprò perfettamente cosa…”
“ Vorresti dire che non vuoi il bambino?”
Scorpius non sapeva neanche con quale coraggio stava ponendo quella domanda e aveva così tanta paura della risposta che per la prima volta nella sua vita sentì le mani tremare.
Lily alzò gli occhi su di lui “ non lo so…” confessò con un filo di voce e Scorpius scosse la testa, lento, adagio, come se con quel movimento potesse impedirsi di sentire le sue parole.
“ Non voglio sentirti…spero solo che siano gli ormoni a farti sparlare” disse freddo, dandole le spalle.
“ Maledizione, Scorpius” imprecò Lily e il modo esasperato in cui alzò la voce fece fermare Scorpius prima di uscire di casa.
“ Io voglio avere questo bambino” disse e la sua voce rotta gli fece capire che aveva finalmente permesso alle lacrime di scendere.
“ Lo voglio… ma voglio poterlo amare” si voltò verso di lei e la vide con le mani tra i capelli “ io non sento niente… ho seppellito tutti i sentimenti e messo a tacere tutto per la mia sanità mentale e per quella di James, Albus e gli altri… ma vivo una finta vita e non avrò pace fino a quando non avrò trovato quei maledetti assassini e non potrò…” s’ interruppe guardando Scorpius negli occhi “ non potrò mai amare nessuno fino a quando non avrò riaperto la scatola delle mie emozioni” confessò.
Scorpius strinse gli occhi.
Non era mai stato un carattere insicuro e quindi non aveva mai preteso dei “ ti amo” o dei “ti sposerò” da Lily.
Non gli importava se lei non si sentiva pronta per dirglielo.
Gli erano sempre bastati i suoi gesti ed i suoi comportamenti, ma sentirsi dire che non l’ amava e che non sapeva se sarebbe mai riuscita ad amare loro figlio. Quello, gli stava spezzando il cuore.
Non era abbastanza capire che era bloccata dalla morte dei suoi genitori, non poteva bastargli sapere che era il trauma a parlare.
“ Ed io dovrei aspettarti?” le chiese guardandola dritta negli occhi “ lui” disse indicando la sua pancia “ dovrebbe aspettare che sua madre abbia snebbiato il suo cervello?” chiese con voce tagliente.
Scorpius scosse la testa e le diede di nuovo le spalle.
“ Credo davvero di aver…”
“ Non voglio saperlo” gli disse con la mano sulla maniglia “ non so se voglio sapere più niente” disse e la sua voce era talmente gelida che Lily rabbrividì.
Poi uscì, ignorando i suoi singhiozzi.

Si era chiesto così tante volte se, forse, potesse essere stata colpa sua.
Se Lily fosse fuggita. Se si fosse buttata in qualche fosso.
Quel pianto. Quell’ unico pianto a cui lui aveva assistito.
Per anni si era rimproverato, forse dietro la forza di Lily vi era una fragilità che lui non era riuscito a comprendere.
Forse era colpa sua. Forse…
Quando poi avevano trovato le sue cose e le sue scarpe, ancora più incertezza si era fatta strada dentro di lui.
Tutti iniziarono a pensare ai NewMan, ma lui non lo credeva possibile.
Forse perché sapeva un po’ di più degli altri. Forse perché aveva letto dentro di lei quell’ insofferenza, o forse perché la credeva una strega troppo in gamba per soccombere ai NewMan.
E invece si era sbagliato.
Picchiò un pugno contro il pavimento.
Era stato così stupido. Come aveva potuto smettere di cercarla.
Lily non si arrendeva. Lily non si sarebbe mai arresa.
Doveva cercarla ancora e ancora. Doveva sapere che lei non si sarebbe mai arresa, doveva immaginare che, alla fine, l’ unico che si sarebbe arreso era lui.
Si lasciò scivolare indietro e si mise a sedere contro il muro, le gambe sollevate e le braccia ciondolanti appoggiate sopra di esse.
Guardò fisso davanti a lui e sorrise, nonostante le lacrime che gli velavano gli occhi, era andato al lago dove lui e Lily avevano un miliardo di ricordi.
Affondò la testa tra le mani.
Aveva odiato così tanto Lily per così tanto tempo.
Si era sentito abbandonato. Si era sentito, per la prima volta, come se non fosse stato abbastanza per qualcuno.
Lei gli aveva detto di non amarlo abbastanza, di non considerare lui e il loro bambino come la sua famiglia e poi… era scomparsa.
Lily, la sua Lily. Scomparve lei e scomparve la sua vita.
Venne risucchiato in uno strano vortice, di routine e indifferenza. Faceva tutto.
Tutti, all’ epoca, si stupirono della sua ripresa. Tutti si sorpresero di come non avesse avuto neanche un attimo di incertezza, di come fosse stato persino un amico e un appoggio per Albus, ma nella realtà aveva erto un muro che era diventato incrollabile.
Niente gli importava più davvero. O almeno era quello che aveva creduto fino ad allora.
Fino al momento in cui Albus aveva detto quelle tre parole.
Il suo primo istinto era stato non crederci, ma poi aveva guardato quelle iridi verdi, quegli occhi che conosceva quasi quanto se stesso e vi aveva letto la verità.
Non che comunque avrebbe mai davvero dubitato, visto che Albus non avrebbe mai scherzato su sua sorella.
Quando aveva sentito Albus spiegare di come l’ avessero trovata e di come fossero andati da lei, Scorpius avrebbe voluto picchiarlo e sapeva che anche James Potter aveva provato lo stesso sentimento, visto che, seppur a parole, aveva offeso pesantemente suo fratello.
Poi era arrivata la rivelazione e lì aveva sentito il terreno oscillare.
Aveva un bambino. Era un padre. Subito il suo sguardo era scivolato sul piccolo Harry, la piccola copia di Albus e si era ritrovato a chiedersi se anche il suo bambino gli somigliasse.
Se avesse i suoi occhi o quelli di Lily, i suoi capelli o quelli di Lily, la sua forma del viso o quella di Lily e poi tutto si era abbuiato davanti a lui.
Il suo cuore aveva cominciato ad emettere scariche dolorose contemporaneamente ad ogni pensiero che gli veniva: il suo bambino aveva undici anni e lui non lo aveva mai visto, non aveva neanche mai saputo niente di lui; Albus e Alice lo avevano visto prima di lui.
La testa aveva cominciato a girargli e l’ aria a mancargli.
Aveva stretto i pugni sentendo su di sé lo sguardo di tutti e quando si era reso conto che stava ansimando per la rabbia e per lo shock, aveva distolto lo sguardo dal piccolo Harry e, prima che qualcuno potesse fermarlo, si era smaterializzato in quella rimessa.
E adesso, dopo tutta la rabbia iniziale,  riusciva solo a restare fermo.
Si sentiva come svuotato.
Non poteva pensare che l’ indomani avrebbe rivisto Lily e che lei non lo avrebbe baciato, non avrebbe respirato sulle sue labbra e non si sarebbe lasciata stringere da lui.
Si sentiva così stupido per essersi arreso. Per aver smesso di cercarla.
Avrebbe dovuto continuare anche dopo undici anni, anche senza prove, anche senza indizi.
Lei lo avrebbe fatto, era quello che aveva fatto per i suoi genitori.
E non poteva credere neanche al fatto che avrebbe conosciuto suo figlio. Il suo piccolo bambino di undici anni e che poteva solo chiedersi come sarebbe stato.
Se sarebbe stato in grado di fare il padre e se sarebbe piaciuto a suo figlio.
Odiava sentirsi insicuro. Soprattutto perché niente di tutto questo era colpa né sua né di Lily, ma avrebbe scoperto chi c’ era dietro.
E quando lo avesse capito che Merlino aiutasse il responsabile perché lo avrebbe maledetto tante volte quanti erano i giorni che era stato costretto a vivere senza Lily e senza suo figlio.
***
“ Dammi l’ indirizzo”.
“Non ti do proprio niente, Jamie” si oppose Albus.
James si passò una mano tra i capelli ricominciando a camminare in tondo.
Nessuno, a parte Scorpius, se ne era andato, ma improvvisamente quel salotto pareva essersi svuotato.
Vi era un silenzio sepolcrale e a parte James e Albus che discutevano, gli altri sembravano ognuno persi nei propri pensieri.
“ Non è giusto, Albus. Non dovevi decidere per me” si oppose James.
“ Jam…”
“Non dire Jamie…non farlo…tu mi hai trattato come un estraneo” si alterò.
Albus alzò gli occhi al cielo, cominciando a sua volta a perdere la pazienza.
“Puoi smetterla di dire cavolate? Vedi altri fare sceneggiate come te?”
“IO SONO SUO FRATELLO” gridò James perdendo la pazienza.
“ Non posso parlare con te quando sei in queste condizioni” disse Albus prima di aggirarlo.
 “ Puoi biasimarmi?” gli chiese improvvisamente calmo “ rispondimi, puoi biasimarmi?” chiese ancora e la sua voce rotta dal pianto fece voltare Albus che si riavvicinò a lui.
“No, non posso” gli rispose “ ma anche io sono suo fratello, tanto quanto sono il tuo e proprio perché ti conosco ho preferito sincerarmi che fosse lei e che davvero non ricordasse niente…” i suoi occhi brillarono di lacrime mentre guardava le iridi nocciola di James “ dovresti essere contento di essere preparato quando la vedrai…”
S’ interruppe e la lacrima che gli era scesa sul volto fece arretrare James.
“Lei non ricorda niente, Jamie. Non sapeva il mio nome, quello di Alice… mi ha persino chiesto se avrebbe conosciuto anche i suoi genitori…”
James strinse i pugni fino a sentire le unghie perforargli la pelle.
Era così incredibilmente irreale che Lily non si ricordasse di niente e che non si ricordasse dei loro genitori.
 
“Adesso basta, Lily”.
James sentì il suo viso divenire rosso come se stesse andando a fuoco e la rabbia prendere possesso di lui.
Aveva sempre amato sua sorella, e infatti, proprio per quel motivo non riusciva a vederla così.
Erano arrivate le vacanze di natale. Erano passati quasi quattro mesi dall’ omicidio dei loro genitori e Lily non aveva ancora detto una parola.
Non riusciva a vederla così.
Lily era sempre stata solare, allegra, la classica ragazzina felice, ma da quando erano morti i loro genitori, anche Lily sembrava morta. Morta dentro.
E lui sentiva il cuore spezzarglisi e sapeva che non era l’ unico.
Vedeva Teddy e Victoire chiedersi ogni giorno se fossero stati adatti alla responsabilità che si erano voluti prendere.
Vedeva Albus e i suoi occhi bellissimi e spenti per il dolore e la rabbia.
Mosso da un impeto d’ira le strappò dalle mani un peluche di un Ippogrifo.
Lui sapeva che era l’ ultimo regalo che Lily aveva ricevuto da Harry e Ginny e sapeva che era qualcosa di cui aveva bisogno quanto l’ aria, ma non poteva più vederla così.
Doveva reagire. Forse esistevano maniere più terapeutiche, ma lui aveva solo tredici anni ed un carattere impulsivo per cui scelse la via più facile.
“ Lo rivuoi?” le chiese vedendo gli occhi pieni di lacrime che lo fissavano con odio.
“ Chiedimelo” la sfidò.
Lily guardò il suo peluche prima di tornare a guardare lui. Di nuovo quello sguardo pieno di odio e di rabbia nei suoi occhi.
“ Chiedimelo e te lo rendo”  le disse deciso.
Lily si alzò e lo raggiunse tendendo le mani per prendere il peluche, ma più lei cercava di alzarsi sulle punte e più James – che avendo tre anni più di lei era molto più alto -  lo spingeva sopra alla sua testa.
“ Chiedimelo” le ripeté guardandola, ma Lily non lo guardava più, ormai fissava solo l’ Ippogrifo e cercava in tutti i modi di arrivarci.
“ CHIEDIMELO!” si spazientì James e Lily si fermò.
Si ricompose e le sue spalle si abbassarono quasi in una sorta di resa, poi alzò il mento, come se si fosse ricordata che lei non si arrendeva mai e fissò gli occhi di James.
Lui spalancò le labbra, non aveva mai visto tutto quell’ odio mescolato al dolore.
Stava quasi per arrendersi e renderle il peluche quando Lily aprì la bocca e urlò.
Urlò e urlò. Gridò come se non potesse fare altro. Come se riuscisse a comunicare solo così, come se si fosse finalmente resa conto di tutto quello che le stava accadendo intorno.
James la prese tra le braccia e lei si lasciò cadere contro di lui.
“ Ti odio” continuava a ripetere Lily tra i singhiozzi e James alzò gli occhi pieni di lacrime e vide che accanto a loro c’erano Teddy, Victoire e Albus e che tutti erano scioccati dal fatto che Lily avesse parlato.
“ Non lo faccio più, te lo prometto. Mai più” disse James continuando a tenerla tra le braccia.
 
“ Domani voglio esserci” sentenziò e Albus annuì “ la porteremo qua e piano piano vedrà tutti”.
James annuì e si sedette sul divano congiungendo le mani e giocherellando con le dita.
Gli sembrava d’ impazzire di rabbia.
La sua sorellina gli era stata strappata, ma chiunque fosse stato l’ avrebbe pagata cara.
***
Draco suonò al campanello della grande casa davanti a lui, sentendosi come un estraneo.
Non ve ne era motivo visto la frequenza con la quale andava in quella casa.
Senza contare che quella era la casa dei Black e che quindi per discendenza sarebbe dovuta essere anche un po’ sua, ma non gli era mai importato.
Anzi, quanto più poteva star lontano da quella casa, tanto più ne era felice.
Tutto quello che gli ricordava la guerra e la parte dalla quale aveva combattuto era qualcosa di cui sbarazzarsi per lui.
Così aveva fatto con la villa dei Malfoy che per un assurdo periodo era stato anche il quartier generale di Voldemort e così aveva fatto con buona parte degli oggetti che vi erano contenuti.
Anche quelli di valore. Tutto in beneficienza. Sperando che un po’ di bontà potesse ripagare di tutto quel sangue che era stato versato.
E lo stesso valeva per quella casa. Quando l’ ultima sorella Black, Andromeda, morì, la casa doveva essere divisa tra lui e l’ altro erede dei Black, ma lui alzò le mani e disse a Teddy che poteva benissimo tenersela.
E, dato il suo orgoglio, la motivazione che diede fu solo che aveva già troppi soldi e troppi terreni.
Stava per suonare di nuovo, quando la porta si aprì e due ragazzine bionde si affacciarono.
Una delle due aveva sedici anni ed era Dora, la secondogenita  di Teddy, l’ altra leggermente più piccola, era Sammy la figlia di James.
“ Ciao” le salutò cercando di sorridere, anche se non si sentiva di umore molto cordiale in quel momento.
“ Tuo padre c’è?” chiese rivolta a Dora e lei scosse la testa “ se vuoi entrare c’ è nonna Fleur” disse e Draco sospirò.
Aveva bisogno di qualcun altro.
Accettò comunque l’ invito ad entrare.
Percorse il corridoio, felice che Teddy e Victoire avessero tolto tutti i quadri dei loro antenati e arrivò in salotto.
Vide Fleur con Dominique e Gabrielle che parlavano e sembravano anche abbastanza sconvolte.
“ Buongiorno” lo salutò Dominique sorridente, mentre la madre e la zia lo guardavano come sempre leggermente diffidenti prima di rilassarsi e sorridere a loro volta.
Draco si chiese se chi lo aveva conosciuto in guerra avrebbe mai superato del tutto i pregiudizi.
“C’ è nessuno dell’ Ordine?” chiese e Fleur si alzò in piedi “ è successo qualcosa?” chiese con il suo accento ancora un po’ strascicato.
Draco prese un respiro.
“ Un attacco forse?” chiese Gabrielle preoccupata “ gli NewMan?” chiese ancora.
Draco si portò automaticamente una mano al braccio sinistro.
Quasi come se sentire la parola NewMan potesse farglielo bruciare di più.
Ancora ricordava il giorno che quel maledetto coso si era riacceso e ancora ricordava come la sua vita cambiò.

Era stato così semplice dimenticarsi della sua esistenza.
Non aveva potuto darlo via come aveva fatto con tutte le cose che gli ricordavano la guerra.
Non era riuscito a cancellarlo, non esisteva alcun incantesimo o pozione capace di toglierlo.
Gli avevano parlato anche dei tatuaggi Babbani e ci aveva provato, ma quello sembrava mangiarsi tutto l’ inchiostro che vi veniva posto sopra.
A quel punto aveva preferito dimenticarsi di quel maledetto tatuaggio sbiadito e opaco che aveva sul braccio sinistro.
O almeno lo aveva fatto fino a quel giorno.
Scorpius era tornato da scuola per assistere al funerale dei Potter e anche lui si stava preparando.
Tutto il mondo magico avrebbe partecipato e suo figlio voleva stare vicino al suo migliore amico e lui e sua moglie non avrebbero mai lasciato solo Scorpius.
Soltanto che lui non avrebbe mai pensato di presentarsi al funerale di Harry Potter con il marchio nero vivo e bruciante.
Oltre al dolore e alla preoccupazione, gli sembrava anche una grandissima mancanza di rispetto nei confronti del suo rivale di sempre.
“ Non è normale” disse sottovoce mentre Astoria gli controllava il braccio con gli occhi.
La sua mano che si avvicinava e si allontanava dal braccio, ogni volta senza avere il coraggio di toccarlo.
“ Sì, brucia” rispose alla domanda implicita della moglie, quasi seccato.
Lei poteva scegliere di non toccarlo, lui no, per lui era marchiato sulla pelle e adesso che si era riacceso e soprattutto, adesso che era successo dopo la morte di Harry Potter, sembrava quasi volergli ricordare chi era stato.
“ E’ un dannato incubo” si lamentò staccando con rabbia la camicia bianca dalla gruccia e cominciando ad infilarsela.
“ Harry Potter morto e adesso questo maledetto aggeggio… cosa dovrei fare?” chiese guardando Astoria, senza accorgersi che Scorpius li stava spiando dallo spiraglio della porta.
 “ Devi dirlo agli Auror” convenne Astoria e Draco scosse la testa “ senza Harry Potter e Ron Weasley non so se posso più fidarmi di quei bacchettoni” ribatté.
Astoria sospirò “ allora potresti provare a parlare con Teddy Lupin, in fondo è tuo cugino, no?”
“ Cugino di secondo grado “ chiarì “ e comunque perché dovrebbe ascoltarmi?” chiese retoricamente “ soprattutto ora, dire che ho il marchio e che si è risvegliato il giorno in cui è morto il suo padrino, equivarrebbe a dire che l’ ho ucciso io”.
Il rumore improvviso di qualcosa che cadeva fece voltare Draco e quello che vide se lo sarebbe ricordato a vita.
Vide suo figlio, i suoi occhi spalancati fissi su di lui e, nel suo volto, la paura e l’ incomprensione.
Suo figlio sembrava guardarlo nello stesso modo in cui lui, tante volte, aveva guardato suo padre.
Il cuore gli mancò un battito. Era finito in uno dei suoi incubi.
“ Scorpius” gridò Draco affacciandosi alla porta e vedendolo fuggire via, ma lui non si fermò.

“No, nessun attacco” rispose Draco e guardò Dominique, l’ unica che non aveva ancora parlato.
“ Non c’ è neanche James?” le chiese.
Sapeva che James era il più instancabile membro dell’ Ordine.
Dopo la perdita dei genitori e della sorella e soprattutto, dopo che Teddy ed Hermione ebbero ricostituito l’ ordine della fenice per opporsi a quei maledetti dei NewMan, James ne divenne uno dei membri più importanti.
Dominique guardò la madre e la zia come valutando se fosse il caso di dirglielo e Draco aggrottò le sopracciglia.
“ Che sta succedendo?” chiese sospettoso.
“ Dom…”
“ Suo figlio è lì” la interruppe Dominique con voce tenace e Fleur lentamente annuì.
Draco cercò d’ imporre al cuore di tornare a battere. Se fosse successo qualcosa a Scorpius l’ avrebbe saputo, però cos’ altro potevano intendere per “ suo figlio è lì” ?
“Cosa sta succedendo?” ripeté spazientito e con voce rabbiosa.
“ Abbiamo ricevuto una chiamata via camino da Rose…” iniziò “ Sembra… Sembra che Lily sia viva” rispose Dominique e Draco arretrò di un passo scioccato.
Adesso in testa non aveva più il marchio nero e improvvisamente gli sembrava quasi che non bruciasse più.
Adesso aveva solo suo figlio in mente.
“ Avete detto che Scorpius è lì…dove?” chiese cercando di tenere a bada il panico.
Scorpius. Che fosse vero oppure no, in quel momento, doveva essere a pezzi.
“ Dove sono tutti?” chiese loro e Dominique guardò il suo volto sconvolto “ da Albus” rispose.
Draco annuì soltanto prima di correre fuori di casa per procedere alla smaterializzazione.
***
Appena suonò alla porta ed il piccolo Harry venne ad aprirgli, Draco guardò quegli occhi verdi, come sempre con un pizzico di nostalgia.
Già quando anni prima suo figlio e Albus fecero amicizia, per Draco fu estremamente strano vedere quella piccola copia di Harry Potter giocare e scherzare con Scorpius che, a sua volta, era uguale a lui.
Adesso, però, quel bambino davanti a lui, nonostante non fosse somigliante ad Harry quanto lo era Albus, aveva il suo stesso nome e i suoi stessi occhi e quando lo guardavano curiosi come in quel momento, gli sembrava di essere catapultato indietro nel tempo.
“ Ciao, Harry…posso entrare?” chiese e subito dopo l’ assenso del bambino si precipitò verso il salotto.
Quella stanza era così stipata di gente che sembrava non poterci entrare più nessuno.
Tutti si erano voltati verso di lui e Draco poté notare che era davvero tutto l’ Ordine al completo.
Nessuno si stupì più di tanto di vederlo lì. Lui collaborava con loro.
Non faceva parte dell’ ordine della Fenice, al contrario di suo figlio, ma voleva quanto loro che i NewMan fossero estinti dalla faccia della terra.
I NewMan era un acronimo, dato dai giornalisti, per indicare i nuovi Mangiamorte, i nuovi adepti di un nuovo pazzo che voleva creare un mondo nuovo – roba vecchia. Trita e ritrita, ma purtroppo attuale come non mai.
Al contrario di Voldemort che era completamente accecato dal potere, quest’ uomo si nascondeva e il potere lo conquistava piano piano.
Nessuno sapeva chi era il nuovo capo. Chi fosse il nuovo Signore Oscuro e tantomeno riuscivano a capire chi fossero questi NewMan.
Persone qualunque, uomini e donne inseriti nella società.
Professori. Curatori. Avvocati.
Nessuno si salvava. Tutti erano sospetti e questi nuovi NewMan erano talmente organizzati da riuscire a seppellire il ricordo dei vecchi Mangiamorte.
Erano più cattivi. Più sadici e più organizzati, senza togliere il fatto che il riuscire a restare nascosti li facesse essere più pericolosi.
Ricordava ancora quando il suo collega, Dean Thomas gli disse che la pace non era fatta per durare, che il mondo non poteva resistere senza guerre, figurarsi un mondo magico, dove basta una bacchetta per sentirsi potente e soprattutto, dove basta un po’ di follia per sentirsi superiore agli altri.
E la morte di Harry Potter e di Ron Weasley, aveva segnato per sempre la fine del periodo di pace.
Quando due eroi su tre erano venuti a mancare, erano entrati definitivamente in una terza guerra magica.
Lorcan Scamander fu il primo a rivolgergli la parola “ che ci fai qua, Draco?” chiese e lui invece di rispondere, fece scorrere lo sguardo tra tutte le persone, cercando il viso di suo figlio in mezzo a tutte quelle facce, ma non lo trovò.
“ Dov’ è Scorpius?” chiese guardando Albus dritto negli occhi.
Albus sospirò “ il fatto è…”
Draco si mise una mano sul braccio “ non abbiamo tempo. A breve ci sarà un attacco…per cui dovete sguinzagliare ogni Auror disponibile” li avvertì interrompendo Albus.
Tutti guardarono il suo braccio e nonostante la giacca sembrava quasi che tutti potessero vedere il marchio e sentirne il bruciore.
James come da previsione si alzò in piedi immediatamente “ andiamo” disse soltanto e altri due Weasley si alzarono e attivarono una passaporta per andarsene.
“ Tu” disse indicando il fratello “ aspettami” si raccomandò e poi scomparve.
“ Arriveranno dei feriti” disse Rose e anche lei, Victoire e altre persone presero la polvere volante e se ne andarono.
“Domani faremo una riunione” disse Teddy alle persone rimaste “ tenete d’ occhio le monete” aggiunse Hermione.
Draco si avvicinò lentamente.
Adesso che erano rimasti in pochi era più semplice vedere che aveva ragione.
Scorpius non era tra di loro.
“ Albus, dov’ è Scorpius?” gli chiese diretto e Albus sospirò passandosi una mano tra i capelli “ a far la pace con se stesso immagino” rispose.
Draco chiuse gli occhi. Se Scorpius non voleva essere trovato allora non avrebbe mai potuto trovarlo.
“ E’ vero?” domandò “ di tua sorella” chiarì e Albus lo guardò stancamente e annuì.
Draco lo guardò incredulo.
Da quando gli avevano detto che Lily Potter era viva, aveva creduto che si fossero sbagliati, ma che pur essendo in errore avessero riaperto una ferita troppo dolorosa e Scorpius se ne fosse andato per quello, invece adesso Albus diceva che era viva.
E ne sembrava certo.
***
Lily si svegliò di colpo, il cuore ancora accelerato e i capelli umidi attaccati alla fronte.
Si alzò immediatamente e andò verso la camera di Bailey.
Lo vide che dormiva tranquillo nel suo letto, un piede che ciondolava fuori dal lenzuolo.
Sorrise guardando il suo bambino e sentendo il cuore tornare a battere regolarmente.
Solo Bailey aveva il potere immediato di calmarla.
Si avvicinò a lui e sollevò il suo piede per riportarlo sotto al lenzuolo e poi gli accarezzò i capelli biondi e disordinati.
Dio. Era così assurdo tutto quello che era successo quel giorno.
Lei. La sua vita precedente.
Poteva essere tutto vero? O aveva ragione Sean e stava imbarcando se stessa e Bailey in un’avventura pericolosa.
Si sedette a terra. Non voleva lasciare la stanza di Bailey.
Non dopo il sogno che aveva appena fatto.
Raccolse le ginocchia al petto e ripensò a gli occhi di quell’ uomo che si era dichiarato suo fratello, pregando con tutta se stessa di non aver sbagliato a dargli fiducia.
Sperò che non fosse stata la sua voglia di avere un passato, la sua curiosità di sapere chi fosse e cosa le fosse accaduto a farla essere avventata.
Poggiò la guancia sopra al ginocchio destro, forse avrebbe dovuto dar retta a Sean. Lei non aveva una vita prima di Bailey.
Nessuno l’ amava o l’ avrebbero cercata.
Per un attimo pensò ad un uomo. Un uomo biondo e con gli occhi grigi, le labbra sottili e il naso diritto.
Era così che s’ immaginava il padre di Bailey. Alcuni elementi li aveva presi da suo figlio e per quelli mancanti era andata ad immaginazione, a sensazione.
Quasi come se le sue mani potessero tracciare il contorno del suo viso, nonostante i suoi occhi non ne ricordassero i particolari.
Le parole di Sean le tornarono alla mente. Un solo attimo e Lily scosse di nuovo la testa.
Non era così. Lei lo avrebbe sentito se Bailey fosse stato un figlio dell’odio e invece lei credeva a quello che le aveva raccontato suo fratello.
Le sembrava che potesse tornare, che fosse realistico, pur nella sua stranezza.
Ma se davvero era così, qualcuno aveva voluto allontanarla dal mondo della magia.
Perchè?
Improvvisamente il ricordo del sogno le fece venire i brividi e nonostante la calura estiva si strinse nelle braccia.
Aveva sognato un uomo e una donna. I loro volti erano sfocati, ma le sembrava di conoscerli.
Sentì le lacrime salirle agli occhi mentre rivedeva l’ uomo che teneva Bailey per la gola, lo stava strangolando e lei, impotente, davanti a loro e gli urlava che loro non uccidevano i bambini.
La donna scoppiava a ridere e le diceva che non era più così e l’ uomo stringeva la gola del suo bambino sempre più.
I muscoli del braccio sempre più tesi e quel maledetto tatuaggio sempre più in rilievo.
Il teschio. Il serpente. Si tappò la bocca per non gridare e svegliare Bailey.
Sentiva il cuore scoppiarle di nuovo in petto. Doveva mettersi in testa che era solo un sogno.
Un messaggio della sua psiche che continuava a farle capire quanto era terrorizzata e quanto avesse paura di questa nuova vita dove stava portando se stessa e Bailey.

COMMENTO: ALLORA, TRE PICCOLE COSE: 1- I NEWMAN…I MANGIAMORTE, LO SO PUO’ SEMBRARVI SCONTATO, MA VI PREGO DI PROVARE A DARMI UNA POSSIBILITA’, NON CI SARANNO RISURREZIONI DI VOLDEMORT O COSE VISTE E RIVISTE ; ))  2- JAMES E DOMINIQUE…NON SONO UNA MIA SOLITA COPPIA, VISTO CHE SONO CUGINI, MA UNA LETTRICE ME LO HA CHIESTO PIU’ VOLTE E UN’ ALTRA MI HA DETTO CHE NON CONSIDERO MOLTO I CUGINI DI LILY A PARTE ROSE E QUINDI, HO UNITO LE DUE COSE E SPERO DI AVER FATTO PIACERE AD ENTRAMBE ;)) 3 – CAPITOLO DI TRANSIZIONE, LO SO, SPERO NON SIA TROPPO NOIOSO, MA LO SAPETE CHE MI PIACE PREPARARE LE COSE…CMQ NON TEMETE NEL PROSSIMO AVREMO FINALMENTE L’ INCONTRO DI LILY E BAILEY CON SCORPIUS ED HO GIA’ COMINCIATO A SCRIVERLO ;)) AH DIMENTICAVO, NON ODIATE LILY… LA STORIA DELLA GRAVIDANZA NON FINISCE CON QUELLO CHE DICE A SCORP ;)) RINGRAZIO LE FANTASTICHE 16 RAGAZZE CHE MI HANNO RECENSITO OVVERO ICEPRINCESS / LUISA 21 / ALWAYS89 / ARYELLE / SHIORI LILY CHIARA / MARY GRIFONDORO / ARIB / ROXY HP / ZONAMI 84 /SINISA/ MIKYMUSIC / EFFE95 / LILITH LILIAN MALFOY / DREEMER IMPERFECT / MIKILILY E SALLY 92…VI AMO TUTTE!! DAVVERO GRAZIE DI CUORE!! INOLTRE RINGRAZIO CHI MI HA AGGIUNTO ALLE PREFERITE / SEGUITE E RICORDATE ED ANCHE CHI MI LEGGE SOLTANTO!! UN BACIONE!!

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Capitolo 4
*** 3 CAPITOLO ***


Bailey si alzò dal letto stiracchiandosi leggermente, non aveva dormito per niente bene.
Non sapeva se era la paura o l’ attesa, ma sapeva solo che ogni volta che pensava a suo padre il cuore gli batteva come se dovesse scoppiargli nel petto.
Aveva un padre. Era talmente strano.
Aveva vissuto tutta la sua vita solo con la sua mamma, non aveva avuto nonni o zii, la figura più simile ad un padre che avesse mai avuto era Sean, ma per quanto lui fosse davvero forte, non era un vero padre.
Anche se, a volte, se sua madre era di turno, era andato a prenderlo a scuola o a vederlo alle gare sportive, Bailey sapeva che non era come quando i padri dei suoi amici facevano le stesse cose.
A volte gli sembrava che gli mancasse quell’ orgoglio e quella soddisfazione che notava negli occhi di quei padri.
Non che la sua mamma gli avesse mai fatto mancare l’amore, anzi, era stata una madre, un padre e ogni cosa lui avesse potuto desiderare, ma era la sua mamma.
Ogni bambino vorrebbe un padre, una figura maschile con la quale confrontarsi e paragonarsi e per quanto Bailey l’avesse sempre tenuto celato, anche lui lo voleva.
Quindi, per lui, svegliarsi quella mattina e sapere che avrebbe visto suo padre, era come se si fosse svegliato la mattina di Natale e gli avessero detto che avrebbe potuto incontrare Babbo Natale, ovvero, praticamente impossibile.
Sbadigliò piuttosto rumorosamente e pensò alla parte brutta di quella faccenda: neanche sua madre lo aveva mai visto.
Poteva essere qualunque tipo di uomo. Forse era davvero un delinquente che faceva del male alle donne.
Forse era stato lui a mandare via sua madre. Forse lui non lo aveva mai voluto. Forse era stato solo felice che Lily e il bambino fossero scomparsi e adesso gli si stava abbattendo un masso tra capo e collo.
E quello solo nelle migliori delle ipotesi. La cosa peggiore sarebbe stato scoprire che Sean aveva ragione.
Coscientemente sapeva che non sarebbe stata colpa sua, ma solo di quel vigliacco, ma più ci pensava e più non sapeva se sarebbe più riuscito a guardare sua madre negli occhi.
Anche se, sua madre poteva aver ragione. Ripensò alle frasi di quel ragazzino. Lo chiamava zio Scorp e lo faceva con affetto.
Oddio. E lui come avrebbe dovuto chiamarlo?
Si stropicciò con forza gli occhi, doveva smettere di avere questi pensieri. Era inutile pensare a come chiamarlo se ancora non sapeva come l’ avrebbe accolto.
Mise le gambe fuori dal letto e spalancò gli occhi: sua madre era appoggiata al muro, le gambe distese davanti a sé e la testa reclinata all’ indietro.
Stava chiaramente dormendo.
Per un attimo sorrise, non solo era una posizione in cui lui non sarebbe mai riuscito a dormire, ma era una posizione in cui, era convinto, nessuno sarebbe riuscito a dormire.
Poi però gli vennero in mente le motivazioni per le quali poteva essere in camera sua e il sorriso gli si spense nel viso.
Perché aveva accettato se aveva così tanta paura?
Conosceva sua madre, non avrebbe mai ammesso di essere spaventata da questa cosa, ma lo era e lo vedeva dal fatto che fosse lì con lui.
Ogni volta che era triste o angosciata in lei scattava una sorta di interruttore e diventava molto apprensiva.
Lei pensava che lui non se ne fosse mai reso conto e invece lo aveva fatto e ne aveva parlato anche con Sean.
 
Stava tornando da scuola, la testa china sul cellulare e la cartella pesante sulla spalla destra.
“ Ehy, ragazzino attento”.
Alzò la testa al richiamo e per poco riuscì ad evitare di scontrarsi con un poliziotto.
“ Mi scusi” disse fissandolo negli occhi.
Lui lo studiò con uno sguardo freddo che a Bailey parve quasi fuori posto in un poliziotto.
“ Ti è caduto questo” disse un altro poliziotto, chinandosi a prendere il cellulare di Bailey.
Nel movimento gli si scoprì un pezzo di pelle del braccio e il ragazzino notò quel tatuaggio particolare.
Era…sembrava un serpente infilato nella bocca di un teschio.
Fu solo un secondo però, perché l’ uomo si ricompose immediatamente.
“ Stai più attento la prossima volta” lo ammonì, ma nonostante le parole fossero cortesi, il suo sguardo sembrava duro.
Bailey annuì e ricominciò a salire le scale fino a quando non arrivò alla porta di casa sua.
Sbirciò indietro e vide che il poliziotto lo stava ancora guardando.
Gli dava una strana sensazione quell’ uomo.
Entrò in casa velocemente e si chiuse la porta alle spalle.
“ Mamma” chiamò, ma invece di Lily apparve Sean “ dov’ è la mamma?” chiese preoccupato e Sean sorrise mettendogli una mano sulla spalla e conducendolo verso la cucina.
“ Semplicemente in bagno, perché non ti togli la cartella e vieni in cucina? Tua madre stava preparando le crepes salate”.
Il volto di Bailey s’ illuminò e si diresse verso camera sua, ma si fermò poco prima di entrare.
“ I poliziotti sono stati qua, vero?” chiese rivolto a Sean e lui annuì e, nonostante le sue labbra fossero ancora sorridenti, i suoi occhi si adombrarono.
“ La mamma è davvero in bagno?” chiese Bailey e Sean sospirò “ dalle due minuti, ok, Bailey?” gli chiese e lui annuì.
Non aveva mai capito cosa fosse successo a sua madre tanti anni prima, ma non era sicuramente niente di buono visto che una volta l’ anno dei poliziotti venivano a casa loro.
Bailey si tolse la cartella e Lily apparve sulla porta. Sembrava sorridente come se non fosse successo niente, ma Bailey la conosceva troppo bene e poteva vedere che i suoi occhi sembravano tristi.
“ Amore mio” disse e si avvicinò velocemente per prenderlo tra le braccia “ ci sono le crepes” aggiunse mentre si separava da lui.
“ Poi se vuoi potremmo andare a comprare quelle scarpe che volevi t…”
“ Ma non devi lavorare?” chiese Bailey stupito. Era sicuro che sua madre avesse il turno di pomeriggio.
“Non oggi” rispose con un sorriso troppo ampio per essere vero “ oggi sto con il mio bambino” disse “ oddio le crepes” disse soltanto appena un vago odore di bruciato cominciò a diffondersi nell’ aria.
Bailey seguì sua madre con gli occhi e, appena la vide sparire alla sua vista, riportò lo sguardo su Sean.
Lui dovette leggere la preoccupazione nei suoi occhi perché sorrise “ va tutto bene, Bailey, davvero” lo rassicurò.
“ Ha solo bisogno di saperti felice e al sicuro” gli disse e Bailey aprì la bocca per chiedere qualche spiegazione in più, ma Sean era già sparito.
 
“ Mamma”.
Lily spalancò gli occhi al suono della voce di suo figlio, ma quando lo vide di fronte a lei con un sorriso nel volto, il suo cuore si rilassò.
“ Cielo. Bailey…” prese un respiro e osservò il suo bambino per la seconda volta. Voleva essere sicura che stesse davvero bene.
“ Io…io…devo essermi addormentata” si giustificò “ ma dai?” domandò Bailey sarcastico “ non lo avrei mai detto” scherzò.
Lily rise e si alzò in piedi “ a fare la doccia” gli disse, mettendogli una mano sulla guancia e attirandolo a sé per deporgli un bacio sullo zigomo.
“ Su veloce” gli ordinò e Bailey le diede un’ ultima occhiata prima di sparire in bagno.
Lily sospirò e si mise a rifare il letto di Bailey con gesti molto meccanici dato che aveva la testa completamente da un’ altra parte.
Iniziò a preparare la colazione e Bailey non era ancora uscito dal bagno quando il campanello suonò.
Lily guardò l’ orologio. A che ora dovevano arrivare?
Aveva forse dormito troppo? Guardò il suo pigiama: una giacchetta grigia e dei pantaloni a scacchi rosa e grigi. Non era esattamente l’abbigliamento adatto per accogliere dei nuovi, potenziali, parenti.
Guardò di nuovo verso il bagno, ma di Bailey nessuna traccia, per cui si avvicinò alla porta.
In fondo, se quello era davvero suo fratello, doveva averla vista in stati peggiori. Non si sarebbe scandalizzato per un pigiama e poi si sarebbe scusata e sarebbe andata a cambiarsi.
Guardò dallo spioncino. Quando vide i due poliziotti che si occupavano del suo caso si rilassò.
Capitavano precisi al momento giusto. Poteva dir loro che le indagini non erano più necessarie.
Aprì la porta e li invitò ad entrare, appena chiuse la porta però capì immediatamente che qualcosa non andava.
Quei due uomini tirarono fuori due bastoncini di legno.
Due bacchette magiche, le stesse che aveva visto in mano a quella ragazza il giorno prima.
Il cuore cominciò ad accelerarle nel petto. Cosa volevano?
“ Vorrei tanto poterti dire che mi dispiace, Lily” disse il primo in tono minaccioso e lei indietreggiò di un passo. Nella mente un solo pensiero: Bailey.
Bailey che era in bagno inconsapevole.
E se fosse uscito? Cosa potevano fare con quelle bacchette?
Lei aveva visto solo una giacca volare, ma potevano ferire? Uccidere?
“Cosa volete?” chiese “ non siete poliziotti veri” affermò e l’ uomo sorrise, ma il suo sguardo scintillò di perfidia.
“ Non possiamo rischiare”  le spiegò e Lily aggrottò le sopracciglia. Non capiva. Cosa rischiavano?
“ Hai scampato la morte due volte, non ci sarà una terza”.
Il suo cuore perse un battito “ morte?” chiese con un filo di voce.
Intanto la sua testa era un continuo campanello d’ allarme per Bailey. Era così terrorizzata per lui.
Non sentiva più il rumore della doccia, ma poteva essere anche per colpa del suo cuore che batteva così forte nelle sue orecchie.
“ Non potete rischiare cosa?” chiese vicina alla disperazione “ che cosa ho fatto?” chiese ancora e strinse le mani per tenere a bada il tremore e l’ uomo rise.
“ I miei incantesimi di memoria sono davvero perfetti” affermò “ allora ti conosco?” chiese Lily “ per quello hai paura di me?”
Si portò le mani chiuse a pugno a comprimere lo stomaco. Odiava sentirsi impotente, ma cosa poteva fare?
L’ unica cosa che le veniva era mettere in salvo Bailey, ma più pensava a come fare e meno le sembrava di trovare una soluzione.
“ IO non ho paura di nessuno” si oppose lui e la sua voce era così affilata da sembrare meccanica.
“ Tu non potresti identificare né me né lei… non adesso, in queste condizioni, ma cosa succederebbe se trovassero il modo di renderti la memoria?” chiese.
Lily era sempre più confusa, ma non era sicura che fosse solo perché erano discorsi per lei insensati o perché aveva la mente appannata dal panico per Bailey.
“ Addio, Potter”.
Potter? Era il cognome che le aveva detto suo fratello.
Allora era davvero il suo cognome.
Vide una luce partire da quel bastoncino di legno e il suo primo istinto fu buttarsi a terra, il secondo fu cercare di scappare verso il bagno per prendere Bailey e fuggire.
“ Impedimenta” urlò l’ altro uomo e Lily cadde battendo forte il viso contro il pavimento.
Urlò di dolore e si portò la mano al naso. Stava perdendo sangue, forse si era rotto.
Imprecò, ma si rialzò immediatamente, doveva raggiungere suo figlio.
Ricominciò a correre e a lanciargli contro qualsiasi cosa trovasse per la sua strada. Soprammobili, cuscini, libri.
Il tutto veniva sapientemente scansato o eliminato con il solo movimento della bacchetta, senza neanche proferire verbo.
“ Non hai speranze, Potter” le disse il primo uomo e Lily lo guardò. Sputava quello che doveva essere il suo cognome, come se fosse una cosa terribilmente disgustosa.
Quello che trasudava dalla sua voce era odio puro.
La sua corsa venne arrestata da un incantesimo che la sbatté al muro e letteralmente ve la inchiodò impedendole ogni movimento.
 “Tu non ti ricordi la potenza della magia, vero?” le chiese “ in effetti, ormai non sei che una lurida Babbana” continuò divertito.
Lily lo guardò con rabbia. Non erano neanche offese delle quali poteva capire il senso e poi, qualcosa le diceva che erano deliri di un folle.
“ Tu e il piccolo Malfoy…chi l’ avrebbe mai detto un Malfoy Babbano, vorrei che Lucius fosse ancora con noi” disse e scoppiò a ridere.
Lily avrebbe voluto chiedergli chi fosse Lucius, almeno per guadagnare un po’ di tempo, ma lui le puntò di nuovo la bacchetta contro e Lily sentì il cervello intorpidirsi.
“ Non fate del male al mio bambino” li supplicò mentre due lacrime le scendevano sulle guance.
Chi avrebbe badato a lui? Quegli strani parenti che si ritrovava? Il padre che ancora non conosceva?
“ Ho un debito con i Malfoy…o quel traditore di Draco sarebbe morto da molto tempo” la rassicurò.
Lily non sapeva neanche chi fosse Draco, ma il fatto che l’avessero rassicurata su Bailey fu l’ unica cosa che il suo cervello riuscì a recepire e immagazzinare. Anche se, in fondo, non poteva dire che fossero persone a cui credere.
Lui pronunciò un incantesimo e quando vide una luce verde uscire dalla bacchetta, Lily chiuse istintivamente gli occhi.
***
Astoria sentì squillare il campanello e andò ad aprire.
Chi poteva essere a quell’ ora? Forse Draco o Scorpius, ma era strano che non usassero la smaterializzazione o la polvere volante.
Quando aprì la porta le labbra le si aprirono in una smorfia di sorpresa e si portò una mano al petto per calmare il cuore che le si era subito accelerato.
Suo figlio era sull’ arco della porta, ma se non avesse conosciuto ogni minimo particolare di Scorpius, sarebbe stata insicura sul fatto che fosse davvero lui.
Teneva la testa bassa e i suoi capelli erano così tanto umidi da sembrare che si fossero scuriti di un tono, si teneva una mano con l’ altra ed erano entrambe sanguinanti e gonfie.
“ Per Salazar, Scorpius! Adesso torni? Sono le otto passate” disse mettendosi da parte per farlo entrare.
Si aspettava una ramanzina da Scorpius, dove le diceva che a trentatré anni era piuttosto libero di tornare a che ora voleva, ma questa non arrivò.
Anzi il suo viso non cambiò minimamente espressione, quasi come se lei non avesse parlato o, più probabilmente come se lui fosse lì soltanto fisicamente e la sua mente fosse altrove.
Lo guardò muoversi verso l’ interno della casa senza riuscire a dire niente.
Si muoveva come se fosse senza forze.
L’ unica volta che ricordava di averlo visto così fu il giorno della scomparsa di Lily Potter.
Quando si lasciò cadere sul divano e si chinò prendendosi la testa, Astoria si decise a chiudere la porta e a superare lo shock per aiutarlo.
Si sedette sul divano accanto a lui, ma non riuscì neanche a chiedergli cosa era successo che lui parlò per primo.
“ Papà mi ha visto nascere?” chiese e Astoria aggrottò un attimo le sopracciglia scure.
Perché le faceva questa domanda?
“ Scorpius…”
“ Mamma, per favore, ho bisogno solo di sapere se papà mi ha visto nascere” la pregò e Astoria non sapeva se le facevano più impressione i suoi occhi pieni di lacrime non versate o la sua voce disperata.
“ Certo” rispose “ è stato tutto il tempo accanto a me…”
“Scommetto che non ti ha lasciata mai, che ti ha riempito di attenzioni, che ti ha tenuto la mano, che…” si fermò “ che mi ha preso in braccio poco dopo che sono nato”.
“ Scorpius che ti succede?” gli chiese Astoria, non sapeva perché, ma sembrava quasi che ogni parola fosse una sofferenza.
“Sai, quando pensò a papà…penso a quando mi ha insegnato a cavalcare una scopa o a tenere la bacchetta, penso a tutte le volte che mi ha portato da qualche parte…”
“Ma Draco sta bene, vero?” chiese Astoria sempre più confusa.
Eppure, non poteva essergli successo niente, si era smaterializzato pochi minuti prima dicendo che sarebbe arrivato dai Potter.
Scorpius rise “ papà sì che è stato un bravo papà…”
“Scorpius sembri ubriaco” si alterò Astoria “ spiegami cosa ti sta succedendo, posso aiutarti” aggiunse mettendogli una mano sopra la sua, ma Scorpius la tolse immediatamente e si alzò in piedi.
“Non puoi aiutarmi” le disse, la rabbia che riempiva la sua voce. Per la prima volta la guardò negli occhi come se la stesse vedendo davvero.
“ Nessuno può aiutarmi” continuò “ nessuno…nessuno può farlo” ripeté alzando di un tono la voce.
“ MALEDIZIONE…QUALCUNO PUO’ PER FAVORE FARMI TORNARE INDIETRO DI UNDICI ANNI?” urlò e Astoria lo guardò impietrita.
Suo figlio non urlava mai, qualcosa lo aveva sconvolto.
“ PER FAVORE” ripeté comprimendosi la testa, la sua voce era qualcosa di straziante.
Astoria strinse i pugni sopra la vestaglia, sarebbe voluta correre da lui, abbracciarlo, ma era sicura che lui l’ avrebbe scacciata in malo modo.
In quel momento non era Scorpius suo figlio. Era Scorpius un uomo ferito.
“ Dovevo indagare. Mi sono perso undici anni della loro vita. Sono uno stupido” si arrabbiò e si rilasciò cadere sul divano.
Di nuovo chino. Di nuovo le mani tra i capelli.
“Merlino, Scorpius. Potresti spiegarmi cosa ti sta succedendo?” chiese Astoria sempre più preoccupata.
Undici anni della loro vita? A chi si riferiva?
Undici anni prima era morta Lily Potter, ma come poteva riferirsi a lei? Anche se Lily era sempre stata l’ unica persona con il potere di sconvolgerlo, in ogni senso possibile.
“ Ho un bambino” confessò con una voce così bassa che Astoria si chiese se avesse frainteso.
“Ho un bambino” ripeté a voce leggermente più alta.
Astoria aprì le labbra “ un bambino?” sussurrò incredula e Scorpius rise di una risata spenta.
“Già. Un bambino di undici anni” le disse e voltò la testa verso di lei “ bello, no?” chiese retorico e Astoria non poté fare a meno di guardarlo stupita.
Non le era ancora chiaro se fosse ubriaco o se fosse vero quello che diceva.
“In fondo, dovrei essere felice, mi sono evitato le notti in bianco, i pannolini da cambiare, le pappe lanciate contro il pavimento…” prese un respiro “ le sue prime parole, i suoi primi passi, l’ essere chiamato papà…” spostò lo sguardo davanti a sé “tu ti ricordi quando ti ho chiamato papà? Scommetto di sì” chiese ironico.
Astoria spostò gli occhi seguendo la direzione di quelli di Scorpius e vide Draco. Non lo aveva sentito arrivare, forse aveva usato il camino della loro camera.
Lo guardò cercando spiegazioni, ma lui era concentrato sul volto del figlio.
“Non farti del male, Scorpius” gli disse lentamente e Scorpius rise “ più male di così? Impossibile”  sentenziò e Draco si chinò “ giuro che quando Albus mi ha raccontato che Lily Potter è viva e che hai un figlio che non hai mai conosciuto, non riuscivo a crederci”.
“ Lily Potter è viva?” chiese Astoria i suoi bei occhi azzurri spalancati per lo shock. Draco annuì guardandola un secondo e poi tornò a guardare Scorpius.
“Ascoltami bene, ti sei perso tanto è vero”.
Scorpius fece una smorfia, tanto era un eufemismo.
“Ti sei perso tanto, ma non tutto. Ha undici anni e fino a ieri non sapeva neanche di essere un mago” gli disse “ puoi insegnargli come si cavalca una scopa, mostrargli Diagon Alley e tutte le sue meraviglie”.
Scorpius alzò gli occhi ancora lucidi di lacrime su Draco e annuì lentamente.
“Bene” disse Draco in tono un po’ più sereno “ quindi, adesso alzati da questo divano, lavati e vestiti che Albus Potter ti aspetta a casa sua tra dieci minuti”.
Scorpius rimase fermo immobile come se cercasse di capire se diceva sul serio.
“Ieri sera sei andato via subito, ma Albus stamani va a prendere Lily Potter e…”
Draco non riuscì a finire la frase che Scorpius si era già alzato in piedi e corso via.
Si fermò sulle scale e guardò suo padre e sua madre che lo stavano osservando da accanto al divano “ grazie” disse soltanto e poi sparì per le scale.
“ Vedrai appena capirà che fatica avere un figlio” disse ironico sedendosi sul divano “ Draco” lo rimproverò Astoria sedendosi accanto a lui.
Si appoggiò a lui “ Mi puoi spiegare tutto da capo? Ieri sera non mi hai detto niente” disse “ non sono sicura di aver capito bene” aggiunse con voce stupita e Draco scosse la testa “ non sono sicuro di averlo capito neanche io, Tori” affermò.
***
“ No!” un urlo disumano le fece aprire di nuovo gli occhi.
Il divano travolse entrambi i poliziotti come fossero birilli su una pista da Bowling e l’ incantesimo fu deviato contro il muro.
Lily prese un respiro e con il cuore ancora accelerato si voltò.
Era Bailey e la stava raggiungendo.
La sua espressione era mostruosa: un misto tra panico e rabbia e il suo corpo sembrava vibrare.
I vetri tremarono mentre la guardava, spaventato sicuramente, dal sangue che le imbrattava il viso.
“ Cielo, Bailey” disse Lily con la voce nasale, ma poi si accorse che non era il momento di capire come aveva fatto.
Gli uomini non erano molto storditi e stavano già cercando di rialzarsi “ FUORI!” urlò Lily e si precipitò insieme a suo figlio verso la porta.
L’ aprì di scatto e fece uscire Bailey prima di seguirlo “ corri…veloce…” lo intimò scendendo le scale di corsa “ andremo da Sean” lo informò.
Era ancora in pigiama e ciabatte e Bailey aveva ancora i capelli bagnati e a sua volta le ciabatte.
Tutto questo le sembrava un orrendo deja vu.
“ CORRI” urlò al figlio appena sentì un grido dal piano di sopra.
Era una parola che non conosceva e capì che era un incantesimo ancora prima di vedere la luce.
Spinse Bailey per evitare che venisse colpito, ma un bruciore al braccio le fece capire che avevano preso lei.
Si voltò appena e vide un altro incantesimo partire, ma stavolta riuscì a schivarlo.
Stava ancora ringraziando tutti i santi del paradiso, quando vide il portone d’ uscita.
“ IN STRADA…subito” gridò Lily e Bailey aprì immediatamente il portone uscendo.
Appena Lily mise una mano sulla maniglia però, questa si chiuse di scatto.
Lily vide Bailey spalancare gli occhi e provare a spingere il portone e urlarle a perdifiato di tirare.
“ MAMMA!” gli occhi di suo figlio erano così spaventati che Lily si sentì comprimere il petto come se fosse in una pressa.
Lei che aveva sempre giurato di proteggerlo e adesso…
Perché non era stata lontana dalla magia? A quanto pare quegli uomini erano dei maghi e ce l’ avevano con lei.
Un altro incantesimo la raggiunse e stavolta la prese in pieno.
Bailey vide Lily accasciarsi e urlò: “ MAMMA!” ma nessuno sembrava sentirlo.
Com’ era possibile che nessuno lo sentisse? Era un condominio e anche se era domenica mattina e l’ orario non era quello di pranzo qualcuno doveva esserci.
Quando vide sua madre venire presa per i capelli e sbattuta contro il vetro del portone sobbalzò.
Quell’ uomo si era come materializzato. Ed era lo stesso che aveva incontrato nel portone quel giorno.
Non sapeva perché, i lineamenti non sembravano neanche uguali, ma quel tatuaggio che usciva dal lembo di carne scoperta del braccio con il quale costringeva Lily contro il vetro, era lo stesso, orrendo marchio.
Non riusciva a guardare il viso di sua madre spiaccicato contro il vetro, i capelli rossi che le ricadevano quasi totalmente nel viso e il suo sguardo… era incredibile, sua madre non guardava cosa le stava succedendo.
Sua madre guardava lui e sembrava mimare una parola con le labbra: “scappa”.
Bailey deglutì, ma non scappò, anzi cominciò a sbattere le mani contro il portone.
Lo avrebbe buttato giù. Avrebbe aiutato sua madre.
Quando vide l’ uomo puntare la bacchetta alla tempia di sua madre e la sua espressione aprirsi in un ghigno quasi diabolico, non riuscì più a frenare le lacrime.
Non riuscì più a pensare nitidamente. Vide la pulsantiera dei campanelli e li premette tutti e mentre un eco di “ chi è” o di “ sì”  si sparse nell’ aria, Bailey cercò di ricordare quello che gli aveva raccontato sua madre.
Nelle situazioni d’ emergenza, se vuoi essere sicuro di ricevere aiuto, non gridare aiuto, grida…
“ AL FUOCO!”  urlò con tutto il fiato che aveva in gola “ USCITE TUTTI” gridò ancora.
Vide l’ uomo con il tatuaggio guardarlo e sillabargli “ troppo tardi”.
Bailey provò con le sue ultime forze a prendere a spallate il portone, sentiva i rumori di porte che si chiudevano, ma sapeva che non sarebbero mai arrivati in tempo.
“ Mamma, Mamma” riusciva solo a ripetere, le guance piene di lacrime. Si chinò sulle ginocchia restando con le mani appoggiate al vetro come se avesse potuto fare qualcosa.
“BAILEY, SPOSTATI” un urlo e lui si mosse di riflesso da un lato.
Una luce viola gli passò vicino e lui vide il vetro che si sfondava e Lily che veniva catapultata indietro addosso all’ uomo.
Bailey aprì le labbra e si voltò verso chi aveva emesso l’ incantesimo.
I suoi occhi s’ incatenarono con uno sguardo uguale al suo.
La sua espressione era furiosa e dopo averlo valutato per qualche altro secondo riportò di nuovo gli occhi su Lily.
Bailey si passò i dorsi delle mani sulle guance asciugandosele, non era esattamente così che aveva immaginato il suo primo incontro con suo padre.
Accanto a lui c’ erano due uomini: uno era quello che Bailey aveva visto il giorno prima e l’altro - che in quel momento teneva il secondo uomo per un braccio e gli puntava la bacchetta alla vita -  gli somigliava molto per cui suppose fosse il terzo fratello del quale gli avevano parlato.
“ Lasciala subito” la voce di suo padre era spaventosa. Bailey non aveva mai sentito nessuno parlare con una voce così fredda.
L’ uomo sollevò Lily come fosse un fagotto e la strinse per la vita facendola aderire con la schiena al suo petto.
“ Guarda chi c’ è”.
Bailey non avrebbe saputo dire a chi dei tre si riferisse, un po’ perché quell’ uomo li guardava tutti, studiandoli uno per uno e un po’ perché lui invece, era così terrorizzato che riusciva ad osservare solo il viso di sua madre.
Lei perdeva così tanto sangue dal naso e aveva anche un brutto taglio sulla fronte, per non parlare del braccio che sembrava come bruciato all’ altezza dell’ascella.
 “Tu sai chi siamo noi, ma noi non sappiamo chi sei te” gli disse Albus, la voce era calma, ma aveva uno strano tono come se tenesse nascosto il suo vero io.
“ E soprattutto non sappiamo cosa vuoi da lei” sottolineò.
L’ uomo rise “ non doveva andare così…lei doveva morire”.
Tutti inspirarono bruscamente alla menzione di quello che sarebbe dovuto succedere a Lily.
“ Perché?” sussurrò Bailey, ma nessuno lo stava ascoltando perché erano tutti impegnati a discutere tra di loro.
Nessuno gli stava prestando attenzione in quel momento, nemmeno sua madre, che sembrava priva di forze.
Bailey vide che ormai c’ erano tante persone che stavano osservando la scena e pensò per un attimo a quello che gli aveva detto suo zio.
La magia doveva restare segreta. E allora come l’ avrebbero spiegato?
Quando vide un uomo staccarsi dal gruppo degli osservatori dietro al mago e dirigersi verso di lui, Bailey lo seguì con gli occhi.
Sembrava intenzionato ad intervenire e Bailey trattenne il respiro.
Contò i passi che lo dividevano dall’ uomo che teneva sua madre e cominciò a muoversi di lato, vide suo padre spostare lo sguardo per un attimo su di lui e poi riportarlo al centro, ma la sua testa si muoveva in cenno di diniego, come se volesse dirgli di restare fermo, ma non volesse guardarlo.
Certo. Non voleva attirare l’ attenzione su di lui.
La mente di Bailey formulò quel pensiero, ma questo non lo fermò.
Mosse un altro passo e un altro ancora. Si chiese se il suo cuore stesse battendo ancora, se attorno a lui le persone stessero parlando ancora, visto che improvvisamente gli sembrava che il mondo si fosse fermato e tutto fosse silenzioso.
Quando Lily lo notò cominciò ad agitarsi tra le braccia del suo carceriere.
Bailey. No, non poteva rischiare Bailey. E se lui lo avesse notato?
Fu un attimo.
Lily si lasciò scivolare in avanti come se fosse svenuta e l’uomo perse leggermente la presa su di lei.
Tre incantesimi diversi partirono diretti al NewMan e Bailey si gettò su di lui assieme all’ altro uomo.
Né gli incantesimi, né Bailey raggiunsero il Mangiamorte però, perché lui evocò uno scudo con la bacchetta, poi si girò su se stesso e prese l’ uomo per il collo “ stupido Babbano” disse usandolo per proteggersi, poi successe una cosa che Bailey non avrebbe mai dimenticato.
Il NewMan gettò letteralmente l’ uomo ormai stordito verso i tre maghi e contemporaneamente il suo viso iniziò a deformarsi.
Sembrava quasi che si stesse liquefacendo, i capelli iniziarono ad allungarsi e gli occhi a cambiare forma, ma prima che riuscisse a vedere in cosa si stava “ trasformando” l’ uomo girò su se stesso e scomparve.
Tutto si congelò per un momento, ma dopo pochi secondi decine di voci cominciarono a sovrapporsi l’ una sull’ altra.
Bailey guardò sua madre solo un secondo e poi sentì le ginocchia cedergli e cadde sopra di esse.
Lo shock lo travolse. Non aveva mai avuto così tanta paura.
Sentiva persone urlare, alcune anche piuttosto istericamente, sentiva la voce di suo padre intimare di Obliviare quelle persone.
La sua voce sembrava ancora rabbia pura, ma Bailey non ce la faceva a guardarlo in faccia per assicurarsene.
Voleva essere coraggioso, non voleva farsi vedere in quelle condizioni, ma non ce la faceva.
Gli occhi gli si riempirono di lacrime e cominciò a tremare talmente tanto che sentiva i denti battere tra loro.
Lily vide Bailey, i suoi occhi fissi e il suo colore cereo e si precipitò da lui prendendolo tra le braccia.
“ Oddio. Oddio. Bailey” disse mentre le lacrime di sollievo le percorrevano le guance.
Lo sentì tremare tra le sue braccia e lo strinse più forte “ sono qui, Bailey” gli disse dolcemente.
Lui le mise una mano sopra al braccio quasi a volerla sentire ancora più vicina.
Piangeva e Lily poteva sentire come facesse fatica a respirare, o forse era lei. Non lo sapeva più.
Lily pose una mano sulla testa di Bailey per avvicinarselo ancora, per sentirlo, poi alzò il viso e guardò davanti a sé solo per vedere i tre uomini che la stavano guardando.
Sapeva di avere il viso che era ormai una maschera di sangue a causa del suo naso rotto, ma qualcosa le diceva che non era per quello che la stavano guardando con quell’ espressione piena di tristezza.
Il cuore le mancò un battito quando i suoi occhi si fermarono su quelli dell’ uomo al centro: i capelli biondo grano e gli occhi grigi come un cupo cielo di autunno.
Gli stessi occhi di Bailey. Lui era il padre di Bailey, lui era l’ uomo con cui aveva concepito suo figlio.
“ Lily…Bailey” la voce di Sean la fece quasi sobbalzare e spostò gli occhi su di lui che si stava facendo spazio tra la folla.
Per un attimo si sentì quasi vuota nel dover interrompere quel contatto visivo e strinse suo figlio più forte. tenere Bailey tra le braccia.
“ Dio mio, Lily”.
Sean spalancò gli occhi vedendola e Lily pensò che probabilmente non faceva un gran bell’ effetto.
“ E’ solo il naso, Sean” lo rassicurò, mentre lui spostava il viso di Bailey per vedere se stava bene.
Bailey alzò lentamente il viso e guardò Sean negli occhi “ sto bene” gli disse con un sorriso incerto.
Scorpius riuscì solo ad osservare la sua famiglia consolata da qualcuno che non era lui.
Sentì come se mille pugnali gli si stessero conficcando nel cuore. Sapeva che sarebbe stato doloroso vederli e pensare a quello che si era perso, ma non immaginava che sarebbe stato così doloroso.
Loro non lo conoscevano e lui era costretto a fare da spettatore.
I suoi pugni si contrassero per la rabbia, non avrebbe voluto altro che andare lì e sostituirsi a quello stupido damerino.
Strapparlo letteralmente dalle braccia di Lily e Bailey ed essere lui quello con loro. Accarezzare suo figlio, baciare Lily, invece nessuno dei due in quel momento lo stava neanche guardando.
Quando sentì una mano sul braccio si rese conto che stava vibrando di rabbia.
Alzò gli occhi e vide gli occhi nocciola di James “ dai loro un attimo di tempo” gli disse e Scorpius annuì prendendo dei respiri per calmarsi.
Di normale sarebbe stato infastidito dal tono pieno di compassione di James, ma, in effetti, di normale, James non lo avrebbe mai consolato.
Doveva avere davvero un aspetto orribile, ma quando, quella mattina era andato da Albus, si era immaginato più volte come sarebbe stato.
Si era quasi preparato cosa avrebbe detto, soprattutto a suo figlio, voleva tanto fare una buona impressione su di lui, fargli capire che lui lo voleva e che lo amava anche se era stato costretto a vivere senza di lui.
Invece quei maledetti avevano cambiato tutto.
In qualche modo avevano saputo del ritorno di Lily, ma come? Senza contare che l’ indirizzo di Lily era sconosciuto a tutti fino al giorno prima, eppure loro sapevano esattamente dove trovarla.
Maledì ogni maledetto NewMan. Che fossero maledetti tutti quanti.
Vide Albus Obliviare tutti i Babbani e desiderò solo poter andare via di lì, poter portare Lily e Bailey a casa.
Nella loro casa, lontani da quell’ uomo che li stava abbracciando e da quella vita senza di lui.
Voleva poter prendersi cura di loro, guarire Lily, consolare Bailey.
Quando Lily alzò gli occhi su di lui, inspirò bruscamente e il cuore gli mancò un battito.
Gli sembrava di poter tornare indietro nel tempo. Non sapeva neanche lui quanto gli erano mancati quegli occhi, quell’ intensità.
Seppur il suo volto in quel momento fosse una maschera di sangue desiderò sollevarla, stringerla a sé e baciarla fino a quando ad uno dei due non fosse mancato l’ ossigeno.

COMMENTO: OK, PRIMA DI TUTTO VOLEVO CHIARIRE UNA COSA DEL CAPITOLO PRECEDENTE, E MI DISPIACE NON ESSERMI SPIEGATA BENE, LA CASA DOVE STA TEDDY NON E’ GRIMMAULD PLACE, MA LA CASA DI NASCITA DELLE BLACK CHE MI SONO IMMAGINATA, MORTE TUTTE E TRE LE BLACK,  PASSASSE A DRACO E TEDDY : )) ED ORA PASSIAMO A QUESTO CAPITOLO, ALZI LA MANO CHI PENSAVA CHE L’ INCONTRO TRA LILY/ BAILEY E SCORP SAREBBE STATO TRANQUILLO…NESSUNO VERO? LO SO, ORMAI MI CONSCETE TROPPO BENE :p SPERO CHE IL CAPITOLO VI SIA PIACIUTO, PERCHE’ IO NON NE SONO CONVINTA, MA NON NE POTEVO PIU’ DI LEGGERE E RIVEDERE E QUINDI ECCO QUA… COME SEMPRE PER LE BATTAGLIE M’ INCHINO ALLA DIVINA ROW, PERCHE’ HO SEMPRE PAURA CHE NON FUNZIONINO COME NELLA MIA TESTA E DI RISULTARE CONFUSIONARIA…SPERO NON SIA STATO COSì !! RINGRAZIO LE FANTASTICHE RAGAZZE CHE MI DANNO SEMPRE PIU’ CARICA OVVERO: ICEPRINCESS / LUISA21 / ALWAYS 89 / ARYELLE / SHIORI LILY CHIARA / EFFE95 / ROXY HP / SINISA/ MIKYMUSIC / ZONAMI84 E JULIET LILY POTTER!! GRAZIE DI CUORE!! INOLTRE RINGRAZIO CHI MI HA AGGIUNTO ALLE PREFERITE / SEGUITE E RICORDATE O ANCHE CHI MI LEGGE SOLTANTO!! UN BACIONE!!

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Capitolo 5
*** 4 CAPITOLO ***


“ Lily non verrà da nessuna parte con voi”.
Lily sbuffò nel sentire i toni pieni di rabbia di Sean e pensò che, solo perché era ancora dolorante, gli avrebbe dato qualche altro minuto, prima di arrabbiarsi e urlargli contro.
“Posso?” chiese Scorpius avvicinandosi con la bacchetta in mano.
Lily indietreggiò di un passo, ma poi vide i suoi occhi e tutto si placò in lei: i battiti del suo cuore rallentarono e la respirazione decelerò.
Era come se lui, in quel momento, le avesse fatto da calmante.
Bailey alzò gli occhi su di lei e poi li riportò sul padre “ no” disse guardandolo in maniera decisa.
“Nessuno alzerà una mano su mia madre” enunciò con una decisione tale che la sua voce non vibrò di un millimetro.
Scorpius sarebbe stato orgogliosissimo del figlio, se solo quelle parole e quella rabbia non fossero state rivolte a lui.
Vide dallo sguardo con il quale lo stava osservando Albus che la sua maschera di tranquillità stava vacillando e cercò di tenerla con tutto il coraggio e l’ orgoglio che possedeva.
“Bailey” quello di Lily non era un rimproverò, ma era comunque stupita dalla durezza del tono con cui lui si rivolgeva a quello che doveva essere suo padre.
Era il sospetto che lo faceva parlare così. Lily lo sapeva e probabilmente quell’ uomo aveva capito qualcosa, perché non sembrava essere infastidito dal suo tono, anzi, ogni volta che il suo bambino lo guardava, pur in maniera rabbiosa, lui gli rivolgeva un gran sorriso.
Sembrava quasi sapere il modo migliore di comportarsi con Bailey, sembrava conoscere la sua avversità agli obblighi e le costrizioni.
“No, ha ragione…” assentì Scorpius, guardando lo sguardo pieno di rabbia del figlio “ non mi conoscete” disse e la sua voce sembrava imbevuta di pena.
Racchiuse le mani a pugno per un attimo fino a sentire le unghie perforare nella propria mano, aveva bisogno di provare dolore.
Aveva bisogno di sostituire il dolore fisico a quello mentale che stava provando in quel momento.
In quell’ esatto attimo. Proprio nell’ attimo in cui suo figlio lo aveva guardato con quegli occhi pieni di rabbia, solo in quel momento il suo cuore si era riempito di un dolore così forte che gli sembrava di aver perso stabilità sulle gambe.
Ma non poteva mostrarlo, perché suo figlio aveva ragione, perché Bailey non lo conosceva.
“ Io sono Scorpius” si presentò tendendo la mano, anche se questo sembrava costargli una fatica incredibile, visto che i suoi occhi lampeggiarono di quello che a Lily sembrava tanto dolore.
“ Lily…” s’ interruppe “ Lily Potter… a quanto pare” si presentò a sua volta con un sorriso incerto. Se era stata quasi uccisa per un cognome, tanto valeva usarlo.
Salazar, quel sorriso. Scorpius lottò contro se stesso per non baciarla lì e subito.
“Lo so” disse invece in un sussurro mentre lei stringeva la sua mano.
Lily quasi aprì le labbra. Quelle mani. Per un secondo la sua mente si riempì di un’ immagine, di una sensazione: la morbidezza di quelle dita mentre le sfioravano le labbra leggermente gonfie “ Ti amo”.
Ritrasse la mano di scatto e guardò Scorpius sentendosi di nuovo in carenza di ossigeno.
Che cos’ era quello?
Un ricordo? Un desiderio?
Vide dai suoi occhi che lui sembrava studiare ogni sua reazione e sorrise, calmandosi immediatamente con quello sguardo uguale a quello di suo figlio.
Abbassò gli occhi su Bailey e lo vide leggermente più quieto, forse Scorpius aveva superato una sorta di primo esame.
Forse lui si era aspettato che da cattivo qual l’ aveva dipinto Sean, almeno avrebbe perso la pazienza per come gli si era rivolto.
Per cui guardò quegli occhi ancora non pieni di fiducia, ma neanche di rabbia e lo presentò.
“Questo ragazzo è Bailey…è…”
S’ interruppe, sarebbe stato corretto dire: è tuo figlio? Le sembrava un po’ assurdo e stava ancora riflettendo quando vide Bailey alzare la mano e Scorpius stringerlo.
Dio. Aveva un’ espressione così piena di dolore, sembrava che volesse solo abbracciarlo e invece si dovesse limitare e tenere le distanze.
“ Posso curare la tua mamma, adesso?” chiese Scorpius gentilmente e Bailey guardò lui e poi la bacchetta, sembrava ancora un po’ incerto.
“Starai qua…potrai difenderla, se arriverai a pensare che ce ne sia bisogno” lo rassicurò e lui annuì, anche se Scorpius lo vide incrociare le braccia al petto e osservarlo ancora diffidente.
Scorpius si chiese per un attimo se Bailey reagisse così solo per lo shock dell’ attacco, oppure se vi fosse qualche altro motivo.
Non sapeva spiegarselo, ma vi erano dei gesti che gli facevano pensare che fosse dubbioso su di lui, come adesso, dopo che gli aveva detto che avrebbe potuto proteggerla, l’ aveva guardato come se volesse avvertirlo che l’ avrebbe fatto davvero. A qualsiasi costo.
“Curarmi?” chiese Lily sorpresa e Scorpius annuì, riportando lo sguardo su di lei e alzando leggermente la bacchetta per farle vedere come aveva intenzione di fare.
“ Si può curare con quella?” domandò ancora, sentendosi un po’ stupida.
Scorpius si limitò ad annuire in risposta e Lily notò che sembrava perso nei suoi pensieri.
Avvicinò la bacchetta al volto di Lily e vide Bailey assottigliare gli occhi, come se fosse sotto una continua valutazione “ non le farei mai del male” gli disse, ma lui non annuì, anzi continuò ad osservarlo fino a quando non ebbe finito.
Pronunciò alcune parole e Lily sentì uno scrocchio prima di cessare di sentire dolore, poi ne pronunciò altre e il sangue le si prosciugò nel viso, facendola sentire finalmente di nuovo asciutta.
“ Wow” disse Bailey  senza riuscire a trattenersi, guardando sua madre che si toccava il naso per essere sicura che fosse realmente a posto.
“ L’ hai guarita davvero” affermò Bailey come se improvvisamente si fosse dimenticato ogni ostilità e guardò Scorpius con un sorriso tale che a lui sembrò di toccare improvvisamente il cielo.
Sembrava che lo ammirasse. Ed in fondo forse era così.
Lily era il mondo di Bailey e lui non poteva che essere estremamente protettivo verso di lei.
“ Sì” rispose, insicuro del nodo che gli si era formato in gola.
“ Wow” ripeté Bailey sporgendosi per toccare il naso della madre.
“ Grazie” disse Lily ancora stupita. Aveva guarito un naso rotto in un attimo.
Cosa fantastica la magia.
“ L’ avevo già fatto” disse lui e Lily notò che i suoi occhi si erano rabbuiati di nuovo “ più volte” aggiunse, ricordando la prima volta che l’ aveva guarita.
 
 “ Merlino, Lily”
Scorpius spalancò gli occhi vedendo il livido violaceo che Lily aveva sotto l’ occhio e tutto il sangue che perdeva dal naso.
Le prese il mento e la voltò verso di lui “ hai fatto a botte?” le chiese e lei per tutta risposta spostò il mento fuggendo dalla sua presa.
Scorpius abbassò lentamente la mano, mascherandola facendo finta di aggiustarsi la sua cravatta da Serpeverde.
“ Se anche fosse?” chiese strafottente e lui sospirò.
Era il suo terzo anno ed era solo una ragazzina. Aveva poco più di tredici anni, eppure aveva degli artigli affilati come quelli di una tigre.
“ Dovrò toglierti dei punti” disse sistemando la sua spilla da Prefetto e lei scrollò le spalle con noncuranza “ prego” disse sfidandolo a farlo.
Scorpius sbuffò “ probabilmente lo farò” la rimbeccò con rabbia, ma lei non abbassò gli occhi.
Era una delle poche che non aveva paura del suo sguardo gelido.
Si era sempre detto che era per quello che aveva passato, ma forse, lei era semplicemente così.
“ Con chi hai fatto a botte?” le chiese e Lily voltò la testa per non guardarlo “ va bene, lo dirò a tuo fratello” le disse superandola, ma lei lo fermò per un polso e a Scorpius s’ informicolò il braccio “ non farlo” gli ordinò.
Scorpius incrociò le braccia “ non prendo ordini da te” la rimproverò e Lily si morse il labbro inferiore come se la cosa la disturbasse “ non farlo, per favore” lo pregò e gli occhi di Scorpius si addolcirono mentre guardava quello sguardo che sembrava quello di un cerbiatto spaurito.
“ Con chi hai fatto a botte?” ripeté, ma stavolta la sua domanda era meno dura.
“ Stephen Johnson…”
Stephen Johnson. Un Serpeverde del terzo anno. I pugni di Scorpius si strinsero automaticamente.
“ Ma lui è un ragazzo” protestò Scorpius dando voce ai suoi pensieri.
Poteva esserci niente di più vigliacco che picchiare una ragazza? Bè, almeno aveva tredici anni come lei.
“E quindi? Pensi…”
“ Penso che lui non doveva toccarti” la interruppe lui con una voce così fredda che a Lily vennero i brividi.
“ E’ colpa mia”
“Non lo dubito, ma non doveva farlo lo stesso…lo dirò a tuo fr…”
“Hai promesso” la voce di Lily vibrò.
“In questo caso le promesse non contano” disse sicuro e poi lui sentiva il bisogno di picchiarlo, offenderlo, stordirlo fino a farlo stare male, e se Albus non ne avesse saputo il motivo, probabilmente lo avrebbe interrotto.
Lily alzò gli occhi al cielo e poi questo si aprì sotto le sue urla.
“NON SONO UNA POVERA RAGAZZINA INDIFESA, VA BENE?” disse in un fiato “ LUI E’ IN INFERMERIA CON UN BEL PO’ DI LIVIDI E LA BOCCA CHE CONTINUA A CRESCERE E A SPUTARE STERCO, OK?”
Sterco? Scorpius trattenne una risata.
“ Non ho bisogno di cavalieri che mi salvino, ho bisogno solo che la gente la smetta di dire stronzate…”
Scorpius si perse un attimo nei suoi pensieri.
Stephen Johnson era figlio di Millicent Bullstrode e suo padre gli aveva parlato molte volte di lei e di come, anche dopo la fine della guerra avesse portato avanti le proteste e le iniziative per un mondo libero dai nati Babbani.
“ Che cosa ti ha detto?” chiese in un sussurro, ma Lily si limitò a distogliere lo sguardo pieno di lacrime che, come sempre, avrebbe trattenuto a costo di mordersi la guancia a sangue.
Niente valeva più le sue lacrime. Era sempre stata molto chiara su questo.
“Lily, cosa.ti.ha.detto.” ripeté Scorpius in tono deciso, lei lo ignorò ancora e lui la voltò verso di sè afferrandola bruscamente per un braccio. Possibile che non capisse?
Ora era un ragazzo della sua età, la prossima volta magari sarebbe capitato con un ragazzo più grande o con una ragazza abbastanza cattiva da farle una magia oscura.
Lui non poteva sopportare che si facesse male. Non sapeva perché, in fondo lei era poco più di una bambina, ma forse era proprio per questo che si sentiva così protettivo nei suoi confronti. O almeno era quello che si raccontava.
Sospirò “ va bene, fammi vede…”
“Andrò in infermeria” protestò lei sfuggendo alle sue mani, ma lui la fermò per un braccio deciso “ non mentirmi mai” le disse con voce fredda.
Sapeva benissimo che non sarebbe mai andata in infermeria e lui odiava le menzogne. Soprattutto dopo quella volta con suo padre.
Lei parve leggere la determinazione nei suoi occhi perché si fermò e incrociò le braccia “ se proprio ci tieni” disse e Scorpius sorrise “ vorrei evitare di vederti dissanguare per il tuo stupido orgoglio” le rispose e Lily lo guardò con occhi pieni di rabbia, ma se pensava d’ intimorirlo, non poteva essere più in errore.
Alzò la bacchetta e disse l’ incantesimo per guarirla e poi quello per asciugarle il sangue.
Lei stava per voltargli le spalle senza neanche ringraziarlo, ma lui la fermò di nuovo.
“Non risolverai i tuoi problemi così” l’ ammonì e Lily sorrise con un sorriso perfido “ e come li risolverò?” gli chiese “ anche questo mese sono fuggiti quattordici Mangiamorte… quattordici, Scorpius…” si fermò stringendo i pugni “ ci dev’ essere qualche falla, qualche traditore… e quello stupido di Johnson dice davanti a tutti che gli Auror sono degli incapaci e che forse dovremmo tutti stare dalla parte dei NewMan visto che sono riusciti ad uccidere anche…”
Si fermò e scosse la testa “ come ti ho detto è colpa mia” disse e prima che lui potesse ribattere, era già sparita.
 
Merlino. Lily aveva sofferto così tanto per la perdita dei suoi genitori.
Aveva sofferto più di Albus e James perché lei era lì, aveva subito gli strascichi per una vita e adesso non lo ricordava neanche.
Era così ingiusto.
“ Ti guarisco anche questo” disse riscuotendosi e alzandole leggermente il mento per vedere meglio il taglio che aveva sulla fronte.
Lily sentì le sue dita sulla pelle e di nuovo un’ altra immagine le invase la mente e alcune sensazioni le stimolarono il cervello.
Era lui. Erano le sue mani che le spostavano il viso di modo che i suoi occhi potessero cercare il suo sguardo.
“ Non scappare da me”.
“ Cosa?” chiese con voce stridula.
Lily si accorse dallo sguardo pieno di sorpresa di Scorpius che le parole che aveva sentito erano state solo nella sua testa.
Cielo. Era proprio stupida.
“ Cosa…cioè, volevo dire…cosa facciamo adesso?”
“Mamma non ti sei fatta guarire” si oppose Bailey, guardandola e cercando di capire perché avesse quasi urlato.
Scorpius vide Bailey guardarlo, ma non era solo uno sguardo pieno di sospetto e di rabbia come prima, era più un qualcosa di incerto che Scorpius non riusciva ancora ad individuare.
Lily sorrise al figlio “ non ne ho bisogno” disse portandosi la mano alla fronte “ è solo un graffio” si giustificò e si guardò intorno per vedere che tutti si erano zittiti e li stavano guardando.
Sean stava guardando Scorpius con una tale rabbia che Lily si chiese cosa avrebbe fatto con una pistola in mano.
“ E così tu sei il padre perduto?” chiese Sean avvicinandosi e porgendo la mano a Scorpius.
Lui lo guardò al pari di come avrebbe guardato un insetto da schiacciare.
Non era assolutamente deciso a conoscerlo e men che mai a toccarlo, neanche per stringergli la mano, ma poi i suoi occhi si fermarono su Bailey e vide come lo stava guardando.
Lui conosceva quello sguardo. Era lo stesso che usava lui quando valutava qualcuno.
E lui non voleva perdere quel paio di punti che aveva appena acquistato con la guarigione di Lily per cui gli strinse la mano, ma la sua espressione non variò di un millimetro.
Dalla stretta di mano, capì che anche per Sean non era un piacere conoscerlo e quasi sorrise.
Adorava queste cose. Sarebbe stato un piacere eliminarlo dalla vita di Lily e Bailey e l’ avrebbe fatto senza neanche un senso di colpa.
“ Adesso, noi dovremo proprio andare” disse sottolineando noi con la voce di modo che fosse chiaro che lui non era il benvenuto.
“ Lily e Bailey non verranno” disse deciso e Lily inarcò un sopracciglio “ cosa, scusa?”
“ Cielo, Lily. Vi hanno appena attaccati…in pieno giorno e tu sei…” la guardò bene in volto “ eri ferita” concluse aggrottando le sopracciglia.
“Non vorrai mica dire che vuoi andare, vero?” chiese e Lily voltò lo sguardo per non esplodere davanti a tutti.
“ Certo che voglio andare. Ora più che mai devo mettere ordine nella mia vita, devo capire perché…” automaticamente si portò Bailey al petto e lui per una volta parve non protestare, era ancora troppo scosso.
“ Ma la magia, tutta questa storia, hai già rischiato di morire…”
Lily trasalì per la durezza del tono con cui aveva pronunciato quella parola.
Vide tutti e tre i ragazzi guardarla e sembrava che avessero tutti uno sguardo che era un misto tra curiosità e divertimento, come se quella fosse una prova.
Sentì la rabbia montarle anche di più.
“No, Lily. Mi dispiace, ma tu non andra…”
Lily esplose e non lo fece neanche finire di parlare che scoppiò in una risata isterica.
Per quel giorno ne aveva viste abbastanza e non era neanche ora di pranzo, non aveva bisogno anche che Sean si mettesse a fare l’ idiota.
“Quando è stato che ho messo la mia vita e quella di Bailey in mano a te?” gli chiese e lui parve congelarsi sul posto “ tu non puoi permetterti di decidere per nessuno tranne che per te stesso…”
“Ma, Lily… non sai neanche cosa vogliono…”
Scorpius sentì la rabbia affluirgli come un fiume in piena nelle vene. Cosa stava insinuando quello stupido?
Stava per parlare, chiedendosi se gli fosse bastato parlare, quando vide Lily alzare una mano verso Sean come a voler mettere distanza tra i due.
Lily guardò un attimo Bailey e scosse impercettibilmente la testa per rassicurarlo, poi riportò lo sguardo su di lui “ per favore, Sean. Per favore, non farlo. Non obbligarmi ad odiarti… non mettere in mezzo quello che mi è successo per i tuoi scopi” gli disse sincera e Sean abbassò lo sguardo.
“ Se io e Bailey andremo con loro, sarà solo una decisione nostra. Non dei miei…” guardò Albus e James “ fratelli” disse incerta e loro annuirono con un sorriso così grande che sembrava arrivato all’ improvviso il Natale “ neanche del padre di mio figlio” aggiunse e guardò per un secondo Scorpius “ men che mai tua” concluse.
“ Io ti sarò sempre grata per quello che hai fatto per noi… davvero, Sean. Se io e Bailey siamo vivi e stiamo bene lo dobbiamo a te, non l’ ho dimenticato e non lo farò mai”.
Quella frase provocò due reazioni diverse in Scorpius: provò odio per Sean, per esserci potuto essere quando lui non aveva potuto e contemporaneamente provò gratitudine proprio per lo stesso motivo, perché se lui non ci fosse stato, Lily non sarebbe stata con lui adesso.
“Sean può venire con noi, no?” chiese Bailey e guardò direttamente Scorpius che s’ irrigidì.
Non voleva che quell’ uomo continuasse a restargli tra i piedi, lui voleva una vita nuova con Lily e Bailey senza quello tra i piedi, ma allo stesso tempo non sapeva come fare a dire di no a Bailey.
Lo stava di nuovo guardando come se lo stesse valutando, come se lo stesse mettendo su un piatto della bilancia, contrappesandolo con la fiducia da dargli.
Guardò Albus che annuì impercettibilmente.
Sapeva che aveva ragione, che doveva dire di sì, che agli occhi di Lily e Bailey era la cosa giusta da fare, eppure, Salazar, gli sarebbe costato meno donare tutti i suoi soldi.
Guardò di nuovo suo figlio e sospirò. Amava già quel ragazzino e non riusciva a restare più di qualche secondo senza sorridergli “ certo” disse “ se è quello che vuoi” aggiunse e si accorse di sperare con tutto se stesso che Bailey gli dicesse di no.
Invece le sue labbra si aprirono in un largo sorriso che a Scorpius ricordava moltissimo quello di Lily “ grazie…”
Si interruppe guardandolo e Scorpius vide l’ indecisione nei suoi occhi.
Si stava chiedendo come doveva chiamarlo.
La mascella gli si strinse mentre il suo cuore gridava: PAPA’ e la sua mente risuonava del suo incubo più grande: SIGNORE.
Cercò di tenere i battiti del cuore sotto controllo, non lo avrebbe chiamato signore, ormai nessuno usa più il termine signore per chiamare una persona sotto i cinquant’ anni… o almeno sperava.
“ Grazie” ripeté Bailey, come se avesse deciso che non chiamarlo proprio fosse la decisione migliore.
Bè, era sempre meglio che signore, pensò Scorpius rilassandosi impercettibilmente.
Lily sospirò. In realtà non era così sicura di volere Sean in questa sua nuova vita, sarebbe già stato difficile adattarsi per lei, riscoprire tutto quello che, a quanto le dicevano, una volta sapeva benissimo.
Conoscere nuove vecchie conoscenze e cercare di ricordare quello che volevano farle dimenticare.
“Bailey…forse Sean… non so, se lui…il pub…”
Non sapeva più su cosa arrampicarsi e non voleva sembrare ingrata, ma dentro di sé aveva la sensazione che Sean e la magia non c’ entrassero niente l’ uno con l’ altro.
“Potrei prendere una vacanza per iniziare e poi vedere come va” propose Sean e Lily sorrise guardando Bailey annuire con un entusiasmo che sembrava coinvolgere solo lui di tutti i presenti.
Smosse le labbra da un lato all’ altro. Era così strano, avrebbe dovuto sentirsi impaurita al pensiero di seguire questi sconosciuti, soprattutto dopo che due uomini avevano appena cercato di ucciderla, ma sentiva che era importante che scoprisse chi era e soprattutto perché le avevano fatto questo.
Era come se, anche se non riusciva a capirne il motivo, lo dovesse a qualcun altro, oltre che a se stessa.
“ Potrò mai ricordare?” chiese guardando Scorpius, ma quando vide che lui spostava lo sguardo sugli altri due ragazzi, guardò anche loro.
Non le sembravano visi di chi era felice e tranquillo che lei sarebbe tornata ad essere quella di un tempo.
“Allora a cosa serve?” domandò retoricamente “ se non posso ricordarvi sono inutile…”
“Non dirlo” la interruppe James “ non dirlo mai” ripeté e a Lily sembrò davvero convinto “ tu sei la mia sorellina e giuro su Godric, Lily, mi sei mancata così tanto che, se non avessi paura di farti scappare a gambe levate, ti abbraccerei così forte da stritolarti tutte le ossa…”
Lily sollevò le sopracciglia rosse e sorrise, poi spostò lo sguardo su Albus “ è dalla prima volta che ti ho rivista che desidero poterlo fare” le disse rispondendo alla sua domanda implicita.
Lily sorrise anche a lui e spostò lo sguardo su Scorpius, ma quello che vide le fece morire il sorriso sul volto.
Lui non aveva un viso cordiale come quello di Albus o di James, anzi, il suo viso era una tale maschera di freddezza che Lily si chiese che cosa potesse avergli fatto tutto ad un tratto.
Quando Scorpius si accorse degli occhi di Bailey puntati nuovamente su di lui cercò di calmarsi, ma non  gli era affatto facile.
Lily non si rendeva neanche conto di quale era stato il suo pensiero appena l’ aveva rivista e non poteva certo dirglielo.
Per lei, lui era solo uno sconosciuto e il fatto che fosse il padre di Bailey non significava niente.
In quel momento lei non ricordava tutto l’ amore e la passione che l’ avevano legati, in quel momento per lei, era solo un donatore di seme.
***
Victoire si prese una mano con l’ altra strusciandosela vigorosamente.
Si affacciò alla finestra e poi tornò indietro. Vedere quella strada vuota peggiorava solo il suo umore e la sua paura.
E se poi non fosse stata lei? E se si fossero sbagliati?
“Devi restare calma” disse una voce alle sue spalle.
Victoire non si voltò, dopo tutti gli anni di matrimonio, avrebbe potuto riconoscere la voce di Teddy dovunque, anche in una stanza affollata di gente.
“Dovevano già essere qua” si oppose Victoire e anche alle sue orecchie la sua voce parve tremare.
Teddy le circondò la vita con le braccia e lei appoggiò la testa sul suo petto.
“Ho paura, Teddy” disse in un sussurro “ ho paura che non sia vero… ho paura che non stiano tornando perché hanno scoperto che Albus e Alice si erano sbagliati… ho paura…”
Teddy la voltò verso di sé e la guardò dritto in quegli occhi azzurri “ pensi davvero che se Albus non fosse stato sicura al mille per cento ce lo avrebbe mai detto?”
Victoire sospirò “ immagino di no” rispose, ma sapeva che la risposta era: decisamente no.
“Mi sento nervosa come quando la portammo a casa…”
“E’ diverso” la interruppe Teddy e Victoire lo guardò “ diverso in quale modo? Lei non ci riconoscerà ora, come non ci ha riconosciuto per mesi allora” concluse tristemente.
 
“ Fisicamente sta bene” la voce del dottore fece spostare a Victoire gli occhi ancora puntati su Lily, sdraiata supina,immobile e con lo sguardo fisso sul soffitto da più di una settimana.
Da quando si era svegliata, non si era mossa di un millimetro, se non avessero visto il suo petto muoversi, avrebbero dubitato anche che fosse viva.
“ E’ la mente il problema, non ha minimamente superato lo shock”.
“E’ capibile… ha dieci anni e Harry e…” Teddy si fermò guardando James e Albus appoggiati al muro.
Erano entrambi tranquilli, ma lui sapeva che era solo apparenza.
In James non c’ era traccia di quel sorriso sempre pronto a venire fuori e in Albus, invece, vi era uno sguardo completamente spento, come se quegli occhi così simili a quelli del padre, avessero deciso di spegnersi insieme a lui.
“ Certo” rispose pensieroso il Guaritore “ vorrei, comunque continuare a seguirla, io e la mia assistente. La Guaritrice Simmons che tra l’ altro è una vostra familiare se non sbaglio”.
Victoire annuì, ma non riuscì ad aggiungere altro perché la porta si spalancò e quasi tutta la famiglia Weasley si riversò dentro.
Si informarono anche loro delle condizioni di Lily e baciarono ed abbracciarono James e Albus, poi il dottore uscì e restarono solo loro.
“Quindi, la ripresa di Lily è solo in mano sua…”
“Ha subito un trauma tremendo” Victoire interruppe sua zia Angelina, sapeva che lei non voleva sminuire quello che era successo a Lily, ma Victoire si era infastidita lo stesso. Lily non poteva solo “guarire”.
Bill sospirò e guardò la figlia negli occhi “ so quello che avete detto e quello che volete fare, ma ne siete sucuri?” chiese “ tu hai appena finito Hogwarts, devi ancora farti una strada tua e tu, Teddy, stai studiando da Auror, ancora non lavori neanche tu…”
“I soldi non ci mancano, li faremo vivere bene” si oppose Teddy e Bill sospirò “ non intendeva questo, Teddy” si oppose Percy.
“ Due bambini sono già una grande responsabilità, tre di cui una completamente scioccata sono una follia”.
Teddy s’ innervosì. Sapeva che dicevano così sia per loro che per i piccoli, ma non sopportava che li trattassero come dei pacchi postali, anche se inconsapevolmente.
“ So che non si stanno approcciando nel modo giusto” chiarì Hermione, rimproverando con lo sguardo tutti i cognati.
“ Ma lasciate che li prenda io” propose Hermione “ ho già Rose e Hugo…”
“No” li interruppe Victoire i suoi occhi ancora su Lily “ loro staranno con noi. Harry e Ginny hanno cresciuto Teddy quando erano più piccoli di noi…”
“Ma avevano sua nonna Andromeda” la interruppe Fleur e Victoire sospirò, guardando sua madre “ anche noi avremo voi, o sbaglio?” chiese.
Teddy guardò Albus e James che erano appoggiati al muro, lo sguardo basso come se le loro scarpe fossero la cosa più bella del mondo.
“ James, Albus e Lily sono dei fratelli per me e resteranno con noi” disse sicuro e sorrise ad Albus e James vedendoli alzare gli occhi su di lui.
“ Se vi va” aggiunse per non farli sentire dei pacchi da spostare a piacimento “ altrimenti potete dirlo” continuò e vide gli occhi dei due ragazzini riempirsi di lacrime mentre tutti si voltavano verso di loro in attesa di una risposta.
Annuirono in silenzio e Teddy sorrise leggermente.
Lui avrebbe cresciuto i figli di Harry e Ginny come suoi, proprio come Harry aveva fatto con lui.
“ E Lily? Lei ha bisogno di tanto aiuto…”
“Glielo daremo” replicò Victoire piena di rabbia.
George sospirò “ Per Godric, Vic, non ti siamo nemici. Vogliamo solo aiutarvi e cercare di farvi riflettere” le spiegò e Victoire guardò il suo zio preferito.
“ Lo so, ma loro staranno con noi…voi avete tutti dei figli e noi per ora no…siamo più liberi di seguirli in toto, di seguire Lily” ribatté e a quel punto non protestò più nessuno e spostarono gli occhi su Lily.
Era ancora immobile. La stessa posizione rigida e composta.
Le braccia fuori dal lenzuolo e le mani strette a pugno, lo sguardo ancora vitreo e fermo sul soffitto.
La domanda era chiara negli occhi di tutti. Lily sarebbe potuta essere aiutata? Sarebbe riuscita ad uscire da quel tunnel di dolore?
“ Che ne dite di un gelato?” chiese George, fingendosi spensierato, a James e Albus e tutti uscirono al seguito dei nipoti.
Victoire si sedette sul letto di Lily e le accarezzò la fronte spostandole una ciocca di capelli “ per favore, Lily” le sussurrò.
“ Per favore, Lily. Sono io: Vic” le disse “ ti ricordi di me? Mi volevi bene, mi veneravi” la incitò, ma Lily continuava a giacere immobile.
Cominciò ad accarezzarle la mano, piano, ma in un movimento continuo.
Era così doloroso per Victoire. Le salirono le lacrime agli occhi.
“So che quello che è successo è orribile” disse con la voce spezzata.
Orribile? Era più che orribile. Quando erano stati chiamati e avevano visto quello che era successo… faticava ancora a pensarci.
Amava così tanto i suoi zii.
Rabbrividì, “ troveremo chi è stato…” disse cercando d’ ingoiare le lacrime “ te lo prometto, Lily”..
Lily non accennava a voler vivere, ma lei non si sarebbe arresa.
Victoire Weasley non si sarebbe mai arresa. Non lei che era nata il giorno in cui suo zio aveva sconfitto Voldemort.
“Ti voglio bene, Lily” le disse poggiando una mano sulla sua, poi fece per alzarsi, ma le dita di Lily si distesero come se volesse stringerle la mano.
Victorie la guardò in viso, ma il suo volto era ancora inespressivo.
“Io sono qua…appena sarai pronta, non ti lascio” le disse e le strinse forte la mano.
 
“Vic”.
Victoire aprì gli occhi e poi li richiuse.
Si portò una mano tremante alle labbra e guardò davanti a sé: Lily era sull’ arco della porta e la guardava con un’ espressione curiosa.
Era stata talmente assorta nei suoi pensieri che non aveva sentito né suonare, né i passi.
“Per Godric” sussurrò sentendo gli occhi riempirsi di lacrime.
Vide Teddy fare un passo verso Lily e avrebbe voluto afferrarlo per un braccio, dirgli di fermarsi, di lasciarle quella illusione per qualche altro minuto, ma non ce la fece.
“ Lily” mormorò, poi tutto si abbuiò attorno a lei e si accorse di star correndo verso di lei, solo quando ormai la stava circondando tra le sue braccia.
“Lily, Lily, la mia cucciolina” disse e le accarezzò più volte i capelli prima di staccarsi da lei.
Lily s’ irrigidì quando vide quella donna correrle incontro, alzò il viso e incrociò lo sguardo di uno dei due fratelli che le sorrise annuendo, per cui comprese che era una cosa normale. Probabilmente quella donna l’ aveva sempre salutata così.
Però, per carattere, lei non amava essere toccata dagli sconosciuti per cui si tirò leggermente indietro sperando di non sembrare scortese e che allo stesso momento capisse l’ antifona.
“ Mi sei mancata così tanto” disse Victoire con voce rotta e Lily si sentì un attimo a disagio.
Cosa avrebbe dovuto dire? Anche te? Quella donna sembrava non aspettare altro, ma Lily non poteva dirglielo, lei non sapeva neanche chi era.
“ Piacere di rivederti” disse, intuendo che se avesse detto: piacere di conoscerti, Victoire, non si sarebbe più ripresa, ma anche così, parve accusare il colpo.
“Non ti ricordi proprio niente?” le chiese con voce tremante e a Lily parve di vedere il suo cuore spezzato riflesso nei suoi occhi.
Scosse la testa e spostò gli occhi.
Non riusciva a guardare quella donna piangere, le sue lacrime le inviavano scariche dolorose al cuore.
“Lily, io sono Teddy” si presentò l’ uomo che era accanto a quella donna che ancora piangeva, Lily stava per presentarsi a sua volta, quando la voce di Bailey la interruppe “ te li colori?” gli chiese indicando i capelli e Teddy portò l’ attenzione su di lui “ e tu ometto come ti chiami?” gli chiese e lui si raddrizzò sulle spalle, felice che gli fosse stato dato dell’ ometto “ Bailey…ma ti colori i capelli di celeste?” domandò sempre più curioso.
Lily avrebbe voluto dirgli che non si chiedono certe cose a persona appena conosciute, ma Teddy non sembrava infastidito e poi, era curiosa anche lei.
“No…non credo proprio” disse con un sorriso e per avvalorare la sua tesi fece cambiare il colore dei suoi capelli in un giallo acceso “ doppio wow!” disse Bailey e spostò lo sguardo su Scorpius come se volesse essere sicuro che anche suo padre l’ avesse visto.
Scorpius sentì il cuore mancargli un battito. Suo figlio l’ aveva cercato. Lo conosceva da poche ore, ma aveva cercato il suo sguardo e la sua approvazione.
“Mi dispiace” disse Lily guardando la donna davanti a sé, era ancora così sconvolta.
“Non è colpa tua” replicò lei “ ma giuro che…”
“Mettiti in fila” scherzò James e fece l’ occhiolino alla donna che sembrò sciogliersi, in modo molto materno, a quel sorriso.
“Comunque, abbiamo intenzione di farla visitare al San Mungo…”
“Pensate che possa riacquistare la memoria?” chiese Teddy speranzoso, ma Albus scosse la testa “ almeno che non riescano a trovare qualche pozione o incantesimo miracoloso…”
Victoire prese un respiro “ Lily è abituata a fare miracoli” disse sorridendole e Lily si guardò intorno. Le sembrava quasi che tutti avessero qualche aspettativa da lei.
I suoi fratelli, questi due parenti e anche…anche Scorpius. Solo che lei non sapeva come esserne all’ altezza.

COMMENTO: ECCOMI QUA, NONOSTANTE IL TERREMOTO CHE STA SCUOTENDO FIRENZE…MAREMMA IMPESTATA, COME SI DICE DALLE MIE PARTI ; )) SPERO CHE IL CAPITOLO, PUR DI PASSAGGIO, VI SIA PIACIUTO…ABBIAMO VISTO IL PRIMO MOMENTO LILY / SCORP ED ANCHE UN PICCOLO ACCENNO A SCORPIUS/ BAILEY…MA ANCORA DI STRADA CE N’ E’ ;)) E POI FINALMENTE LILY HA ACCETTATO DI SEGUIRE I NOSTRI E STA TORNANDO IN PUNTA DI PIEDI NEL MONDO MAGICO…NON TEMETE NON RESTERA’ PER MOLTO SPAURITA, IN FONDO E’ LILY ED ANCHE SENZA MEMORIA RESTA LILY…COME AVETE VISTO CON SEAN : )) RINGRAZIO MOLTISSIMO LE 13 RAGAZZE CHE HANNO RECENSITO, NON SAPETE QUANTO VOGLIANO DIRE I VOSTRI INCORAGGIAMENTI PER ME, PER CUI GRAZIE A : ICEPRINCESS / LUISA21 / ALWAYS89 / ARYELLE / SHIORI LILY CHIARA / SINISA / EFFE95 / ROXY HP / MIKY MUSIC / JULIET LILY POTTER / LILITH LILIAN MALFOY / ZONAMI84 E SALLY92!! GRAZIE DI CUORE A TUTTE!! INOLTRE RINGRAZIO CHI MI HA AGGIUNTO ALLE PREFERITE / SEGUITE E RICORDATE ED ANCHE CHI MI LEGGE SOLTANTO!! UN BACIONE!! 

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Capitolo 6
*** 5 CAPITOLO ***


Lily sobbalzò all’ ennesimo tuono e morse il lenzuolo per non urlare. Quando anche un lampo illuminò il cielo come se invece che notte, fossero le prime ore del giorno, sommerse la testa sotto la coperta.
Ogni suono troppo forte le ricordava la battaglia, quei colpi improvvisi e risonanti, ogni luce abbagliante le riportavano alla mente le luci degli incantesimi.
Ancora un tuono e si alzò a sedere di scatto, il respiro affannato e gli occhi spiritati.
Quando i suoi occhi misero a fuoco la figura davanti a sé si rilassò.
“ Albus” sussurrò e lui le sorrise dolcemente “ volevo vedere come stavi” in realtà lui sapeva che lei sarebbe stata terrorizzata.
Non l’ aveva persa d’ occhio per un secondo durante la cena, ed aveva visto tutte le sue reazioni al temporale.
“Sto bene” disse, cercando di non far tremare la propria voce “ davvero” rimarcò per sembrare più convincente.
Lei non voleva avere paura di nulla.
Aveva quasi undici anni e, se davvero era determinata a cercare gli assassini dei suoi genitori, non poteva certo aver paura di un temporale e questo Albus lo aveva capito da un po’.
“ Sai, mi sono svegliato per colpa dei tuoni” le spiegò “ e adesso non credo di riuscire più ad addormentarmi” aggiunse sperando di risultare convincente, ma leggeva negli occhi di Lily che non le credeva neanche un po’ “ vai da James” gli propose, ma non poté fare a meno di sobbalzare per l’ ennesimo tuono.
“Naa, James mi prenderebbe in giro fino a domani mattina ed io voglio dormire” le disse e Lily sorrise.
Adorava suo fratello e le sue astuzie da Serpeverde.
“Ok” disse soltanto e Albus corse verso di lei, scostò le coperte e si tuffò nel letto provocando il rumore di un rimbalzo “shhh” intimò Lily “ sveglierai tutti” lo rimproverò, ma quando un altro tuono risuonò e un lampo squarciò il cielo si strinse più forte a lui.
“Ti voglio bene, sorellina” disse Albus accarezzandole la schiena e Lily s’ irrigidì, ma annuì “ anche io” sussurrò facendo aprire le labbra ad Albus.
 
Lily si sentì strappare via e si ritrovò di nuovo seduta attorno ad un tavolo.
Nella stanza erano rimasti solo lei e Albus. Gli altri erano usciti dicendo che avevano diritto di restare soli e confrontarsi, poi sarebbe toccato a qualcun altro.
“ Da quando era successo di mamma e papà non avevi più detto ti voglio bene a nessuno” affermò Albus e Lily lo guardò cercando di metterlo a fuoco, nonostante le fossero salite le lacrime agli occhi.
Quando aveva chiesto ai suoi fratelli di mostrargli il momento più importante della loro infanzia, non credeva che avrebbe visto una cosa del genere.
Lily sentì un moto d’ affetto per suo fratello, ma non riuscì ad esternarlo. Si erano ritrovati solo da due giorni e non poteva, semplicemente non ci riusciva.
“Ti ha riportato alla mente qualcosa?” s’ informò Albus, ma Lily a malincuore scosse la testa.
Lui parve assorbire il colpo con un sorriso mesto, ma i suoi occhi trasmettevano ciò che provava davvero.
“Mi dispiace” si scusò Lily, ma Albus scosse la testa “ non devi” disse soltanto, prima di tornare sul discorso principale.
“Vuoi vedere qualche altro ricordo?” domandò e quando Lily annuì, Albus si puntò la bacchetta alla testa e un altro filo argenteo si staccò dalla sua tempia e venne depositato in quel bacile.
La guardò a fondo. Sembrava aver urgenza di sapere sempre di più di se stessa, era come un assetato di fronte ad una fonte d’ acqua.
“Non devi vederli per forza tutti assieme” le disse e poggiò una mano sulla sua.
Lily lo osservò e si stupì come non si sentisse a disagio, come se fosse una cosa normale tra di loro, ma Albus la tolse ugualmente e la guardò come se fosse dispiaciuto per essersi lasciato trasportare.
“ Solo un altro” disse Lily, precedendo quelle che sarebbero state le sue scuse.
Albus annuì con un sorriso e si riavvicinò la testa al pensatoio, qualche secondo dopo, Lily lo seguì.
***
Scorpius odiava restare ad aspettare.
L’ inattività non faceva parte del suo carattere.
Lui agiva, soprattutto quando si trattava di Lily. Invece adesso, per il suo bene, avevano deciso di reintrodursi nella vita di Lily, uno per volta.
Ed il primo era stato Albus. E, nonostante avesse sentito il cuore sgretolarsi al pensiero di dover aspettare, gli era anche sembrato giusto.
Gli occhi di Albus erano di nuovo scuriti, proprio come quel maledetto giorno.
 
“ Al, stai bene?” chiese Scorpius.
Era seduto sul letto, un libro in mano e la scopa vicino a sé.
La scuola era cominciata solo da due giorni e Scorpius era felice di aver ritrovato il suo amico.
Quell’ estate non si erano mai ritrovati. Scorpius aveva detto a suo padre di Albus, ma gli era sembrato un po’ impaurito dall’ argomento e lui non aveva avuto il coraggio di dirgli quanto erano diventati amici, ma durante l’ estate gli era mancato e Potter o no, nella prossima lettera, Scorpius gliel’ avrebbe detto.
Sapeva che Albus era un Potter e anche chi non li conosceva bene, ricordava l’ odio tra i loro padri, ma per loro non era stato così.
Da quando nel treno si erano stretti la mano, qualcosa era scattato in Scorpius.
Come la consapevolezza che quel ragazzino sarebbe stato un amico importante, come se con quegli occhi verdi, lo avesse studiato, valutato e capito veramente chi c’ era dietro quella maschera Malfoy.
“ Salazar, sei bianco cereo” disse alzandosi in piedi “ forse dovresti sederti” aggiunse avvicinandosi, ma Albus sembrava non vederlo e non sentirlo.
Si avvicinò al suo letto, esattamente di fronte a quello di Scorpius e aprì il suo baule.
Prese qualcosa da dentro e se lo infilò in tasca “ non so quando tornerò” disse e la sua voce era così piena di dolore che Scorpius si chiese cosa stesse succedendo.
Ora che ci pensava, Albus era sparito subito dopo pranzo, lui aveva pensato che fosse andato in biblioteca, ma a quanto pareva si era sbagliato.
“Va tutto bene?” gli chiese e Albus scosse la testa, gli occhi ancora bassi e i pugni stretti.
“Niente va bene” affermò e Scorpius avrebbe voluto tirargli fuori le parole a forza.
Non riusciva a vederlo così e non sapere cosa stava succedendo lo rendeva ancora più furioso.
Lo vide avvicinarsi alla porta e strinse i pugni a sua volta. Non lo aveva neanche mai guardato negli occhi.
Lo fermò per un braccio “ puoi dirmi cosa ti succede?” gli chiese e Albus alzò finalmente gli occhi su di lui.
Il dolore che lesse nei suoi occhi era così forte che le iridi di Albus sembravano aver cambiato colore e il verde aver lasciato il posto ad un cupo nero.
Scorpius gli lasciò il braccio ed indietreggiò di un passo.
Albus aprì la porta e uscì lasciandolo solo nella stanza.
Il giorno dopo, quando scese per colazione, tutta la sala grande sembrava in fermento.
Tutti bisbigliavano, qualcuno parlava anche a voce piuttosto sostenuta, Scorpius lanciò uno sguardo al tavolo degli insegnanti, sorpreso che nessuno intervenisse, ma li vide immersi in una fitta conversazione e la sedia del professor Paciock era vuota.
Cosa diavolo stava succedendo?
Si sedette al suo posto e tese le orecchie, qualche suo compagno di casa pronunciò il nome Potter e il cuore gli mancò un battito.
Potter? Il viso di Albus, quegli occhi distrutti e pieni di dolore gli tornarono alla mente.
“ Ehy, Scorp…hai sentito?” gli chiese Carter, un suo compagno, sedendosi proprio di fronte a lui.
Scorpius posò il suo bicchiere e guardò gli occhi castani del suo compagno di stanza “ pare che Harry Potter sia morto…”
“Morto?” lo interruppe Scorpius spalancando gli occhi.
Guardò immediatamente il tavolo dei Grifondoro, ma non vide neanche James Potter.
Maledizione. Tutti i tasselli stavano andando al suo posto.
“ Sì, qualcuno ha attaccato casa sua…sembra che la piccola Potter fosse in casa e che sia l’ unica sopravvissuta” gli disse serio.
Scorpius aprì le labbra “ e la loro mamma?” chiese a stento, Carter scosse la testa.
“ Sai qual è la cosa più brutta? Hanno trovato il marchio nero sopra la casa… sono stati quei nuovi Mangiamorte” lo informò in un sussurro, come se parlarne lo riempisse di terrore “ i giornali li chiamano NewMan” continuò sempre più piano.
Scorpius s’ innervosì per la vigliaccheria del suo amico e si alzò in piedi di scatto “ dove vai?” lo richiamò Carter, ma lui non si fermò.
Avrebbe scritto a suo padre, voleva andare via da lì e stare vicino ad Albus.
 
Guardò il suo bambino seduto a pochi metri da lui. Aveva solo undici anni e sembrava confuso e anche un po’ agitato.
Forse, sapere sua madre chiusa in una stanza con uno che, per lui era uno sconosciuto, soprattutto dopo tutto quello che era successo quel giorno, era troppo.
Si chiese dove fosse il cretino, non lo aveva neanche sentito alzarsi, ma poi scrollò le spalle, non aveva la minima importanza.
Anzi, più se ne stava fuori dai piedi e meglio era per tutti, visto che la sua pazienza era ormai arrivata al culmine con lui.
Si sedette accanto a suo figlio, ma Bailey non lo guardò continuando a fissare davanti a sé.
“ Vorresti bere una Burrobirra?”
Bailey si voltò verso di lui, le sopracciglia aggrottate e gli occhi pieni di confusione “ Bere cosa?” chiese e ancora sembrava guardarlo con diffidenza.
Scorpius si chiese per l’ ennesima volta, come mai suo figlio gli riservasse quel tipo di sguardo, ma decise di soprassedere.
Doveva conoscerlo, se voleva che si aprisse con lui.
“Si chiama Burrobirra” gli spiegò “ è una cosa buonissima…”
“Non la voglio” lo interruppe e Scorpius aprì la bocca, ma la richiuse immediatamente “ come vuoi” disse soltanto.
Vide Bailey stringere i pugni che teneva appoggiati sulle cosce e sospirò. Sembrava aver paura di lui.
“ Quando prima ho attaccato quegli uomini è stato solo per salvarvi” lo informò, forse era per quello.
“Lo so” disse Bailey “ anzi…grazie” aggiunse voltandosi verso di lui e Scorpius lo guardò.
Quelle iridi così simili alle sue lo stavano guardando con una tale diffidenza e contemporaneamente con una tale brama da fargli male.
Si rese conto che probabilmente Bailey  era in conflitto con se stesso e forse, poteva derivare dal fatto che lui non sapeva neanche se era stato abbandonato dal padre.
“ Lily…tua madre ti ha spiegato cosa le è successo?” gli chiese, ma rimase stupito dalla rabbia con la quale lui lo guardò “ dimmelo tu” lo sfidò e in quel momento lo sguardo di Bailey gli parve così simile a quello di Lily che lo fece quasi sorridere.
“Già, perché non ce lo spieghi tu?” chiese Sean apparendo alle loro spalle, così improvvisamente che, se non avesse saputo che era solo un Babbano, Scorpius avrebbe pensato che si fosse smaterializzato.
James Potter era accanto a lui e Scorpius suppose che gli avesse mostrato dov’ era il bagno.
“Perché non spieghi a tuo figlio come mai li hai lasciati? Come mai hai scacciato Lily nonostante fosse ferita? ”
“Stai parlando di merda” lo interruppe Scorpius alzandosi in piedi, ma James si frappose tra loro e gli fece cenno di diniego.
Scorpius guardò suo figlio. Adesso capiva tutta la sua diffidenza. Se quell’ emerito idiota gli aveva riempito la testa di queste idee… si chiese se le avesse dette anche a Lily e sentì la rabbia montargli sempre di più.
“ Allora se non è stata aggredita da te, chi è stato? E perché non l’ hai protetta”.
“ Aggredita da me?” Scorpius si rese conto di respirare con difficoltà a causa della rabbia che gli scorreva sempre più rapidamente nelle vene.
Riusciva a vedere solo il suo viso, non riusciva neanche più a vedere James che era davanti a lui come per proteggerlo.
“Tu, stupido, idiota di un Babbano, ti arroghi il diritto di parlare di Lily e di me come se ci conoscessi…”
“Le sono stato vicino per undici anni e tu dov’ eri? Dov’ eri quando lei mi è svenuta tra le braccia incinta e ferita? Dov’ eri, pezzo di merda?” gli chiese e Scorpius perse definitivamente la pazienza e si scagliò verso di lui, voleva fargli del male.
Cosa ne sapeva lui? Come si permetteva di anche solo pensare che lui avesse fatto del male a Lily? Che l’ avesse mandata via.
“ Io non l’ ho mai ferita…tu puoi dire lo stesso?”
Scorpius si agitò nella presa di James, sentiva il bisogno fisico di fargli del male.
“Stai calmo” gli disse James e poi voltò la testa verso Sean “ smettila di parlare di cose che non sai e vattene da questa stanza” gli disse rabbioso.
Sean assottigliò gli occhi “ Bailey, vieni con me, non voglio che ti succeda…”
Sean non fece neanche in tempo a finire che si ritrovò attaccato al muro, il braccio di Scorpius sotto la gola.
Scorpius non sapeva neanche come aveva fatto a superare James, aveva perso il controllo di sé dal momento in cui l’ aveva sentito pronunciare il nome di suo figlio.
In quell’ attimo, le sue orecchie avevano fischiato e lui aveva desiderato solo fargli ingoiare quella sua insulsa teoria.
“Tu puoi anche fingere di conoscere Lily, ma non la conosci neanche un po’” gli disse e la sua voce era così gelida da sembrare che facesse eco come se fossero in una grotta “ e men che mai conosci me” gli disse con un ghigno e continuando a stringere sempre più forte, incurante delle mani di James che tentavano di separarlo da lui.
“Smettila, Scorpius”.
Lo shock gli fece lasciare subito la presa e si voltò verso suo figlio. Lo aveva chiamato per nome.
Si era alzato in piedi ed aveva lo sguardo così furioso che tutto il suo corpo sembrava tremare.
In quel momento gli ricordava tanto se stesso.
“Smettila subito” lo ammonì e poi gli passò vicino per uscire, Scorpius tese la mano per fermarlo, ma poi ci ripensò e lasciò che se ne andasse.
Guardò Sean che si stava passando una mano sul collo “ stai lontano da noi” lo minacciò con voce ancora affannata “ stai lontano da lui” disse ancora con una rabbia tale che lo vide irrigidirsi e poi uscì anche lui dalla stanza.
Doveva calmarsi e poi cercare suo figlio.
Girò per diversi corridoi, quella casa sembrava davvero infinita, ma in effetti ci erano cresciute così tante persone che non poteva essere diversamente.
Entrò nella biblioteca e si appoggiò al muro, prendendo un respiro profondo dietro l’ altro.
Ripensò a quello sguardo deluso e pieno di rabbia del figlio e si accorse di esserne sconvolto, più che di quanto lo fosse per le parole di Sean.
La prima volta che aveva incrociato lo sguardo di Bailey era stato mentre feriva un uomo e la prima volta che suo figlio l’ aveva chiamato era stato per separarlo da un altro uomo che voleva ferire.
Maledizione. Non era esattamente il modo giusto per dimostrargli che quell’ idiota sparava stronzate.
***
“Bailey”.
“ Lasciami stare”.
Bailey non si voltò nemmeno, aveva riconosciuto la voce: era quella di quel suo zio che era in stanza con lui e suo padre, ma non gli interessava.
In quel momento gli tremavano le mani dalla rabbia, non sapeva più cosa doveva fare a chi doveva credere.
Aveva una tale confusione in testa e tutto quello che provava si stava trasformando in rabbia fluida.
“Che succede?” la voce di una donna e un mormorio sommesso “ Bailey, aspetta” anche lei cercò di fermarlo, ma lui non lo fece.
Che lo fermassero con la forza se volevano o con la magia, visto che erano tanto bravi, altrimenti lui sarebbe uscito.
Aveva bisogno di aria e di sbollire.
“ Aspetta un attimo”.
L’ uomo dai capelli blu lo fermò per un braccio, era una presa per fermarlo e non per fargli male, ma ormai Bailey era così arrabbiato che lo guardò con due occhi pieni di fuoco e scosse il braccio.
“Tu non puoi dirmi cosa fare” disse soltanto e poi iniziò a correre e non si fermò fino a quando non fu fuori di casa.
Si guardò intorno, non sembrava esserci niente che non fosse la strada principale, ma comunque non voleva allontanarsi troppo, non voleva lasciare sua madre, non da sola.
Voleva solo stare in pace qualche minuto.
“Ehy, Bailey, dove stai andando?”
Si fermò curioso di sapere chi gli avesse chiesto la destinazione e non di fermarsi, tornare indietro o ancora, cosa gli fosse preso.
Vide l’ uomo che aveva parlato: aveva i capelli di un colore molto simile al suo, due occhi grigi che differivano dai suoi solo nella forma e doveva avere circa una sessantina d’ anni.
Non ci voleva un genio per capire chi fosse.
Accanto a lui una donna con fluidi capelli argentei e due occhi azzurri, molto grandi ed espressivi.
“ Spero che i parenti siano finiti” disse piuttosto acidamente, ma l’ uomo si limitò a sorridere, guardando il nipote e trovandolo un bel mix del carattere dei suoi genitori.
“Se aspetti di veder finire i parenti da conoscere, fai in tempo a diventar vecchio” scherzò Draco “ devi conoscere ancora buona parte della famiglia di tua madre” continuò e Bailey alzò gli occhi al cielo.
“Allora, me lo dici dove stai andando?” chiese Draco.
Quando aveva visto quel ragazzino uscire sbattendo la porta di casa con la stessa furia che gli invadeva gli occhi. Era rimasto a bocca aperta.
Anche se non fosse stato così somigliante a Scorpius, non avrebbe avuto dubbi su chi fosse.
“Dov’ è tuo padre?” gli chiese e lui lo guardò dritto negli occhi, come se volesse sfidarlo “ Scorpius?” chiese con una freddezza tale che Draco vide Astoria irrigidirsi “ è dentro…sempre che non abbia deciso di picchiare qualcun altro” affermò e Draco guardò per un attimo la casa davanti a lui.
Picchiare?
Suo figlio raramente alzava le mani e con Bailey non l’ avrebbe mai fatto.
“ Non credo che ti abbia picchiato” intervenne e Bailey sorrise alzando solo il labbro superiore, proprio come faceva Scorpius.
Draco sorrise, la potenza del DNA era incredibile. Bailey non era cresciuto con Scorpius eppure gli somigliava così tanto negli atteggiamenti.
“ Se lo avesse fatto, mia madre gli avrebbe staccato le dita una per una” commentò pensando a quell’ unica volta che Sean l’ aveva afferrato per un braccio per rimproverarlo.
Sua madre aveva dato in escandescenze per ore.
“E allora chi…”
Poi si fermò. Quando Teddy lo aveva chiamato, gli aveva detto che Lily si era portata dietro un Babbano.
“Il Babbano” affermò scambiandosi uno sguardo con Astoria.
Scorpius era sempre stato geloso di Lily e probabilmente la vicinanza con il Babbano, lo aveva messo a dura prova.
“Sono sicuro che…”
“Il fatto che tu sia sicuro dovrebbe importarmi?” chiese Bailey e Draco inarcò un sopracciglio.
Non si poteva certo dire che Bailey non avesse carattere.
“Io credo che dovresti conoscermi e potrei sorprenderti” gli disse e Bailey si zittì pur restando fermo sui suoi passi.
C’ era qualcosa che gli piaceva in quello che doveva essere suo nonno.
“ Ci saranno più di trenta gradi…che ne dici di tornare dentro? All’ ombra? ” propose Astoria “ e poi abbiamo almeno una decina di spettatori” aggiunse Draco e Bailey seguì il suo sguardo vedendo che sulla porta c’ erano quasi tutti i parenti che aveva conosciuto.
Quando vide che c’ era anche suo padre distolse immediatamente lo sguardo e tornò a dargli le spalle.
Draco sorrise, gli ricordava così tanto Scorpius quando lui lo faceva arrabbiare.
“ Ti ha fatto arrabbiare parecchio, eh?” scherzò, ma Bailey restò con gli occhi bassi “sai, è tuo padre e farà sempre qualcosa che ti farà infuriare” commentò e Bailey risollevò la testa e sorrise suo malgrado.
“Vorrei solo non avere tutta questa confusione in testa” confessò e si stupì lui stesso di come si fosse aperto con quell’ uomo.
Astoria e Draco si guardarono anche loro stupiti.
“So che non è facile…vita nuova, parenti nuovi…tanti parenti nuovi, troppi parenti nuovi…addirittura un padre” scherzò Draco e Bailey rise.
Draco si rilassò sentendolo ridere e chiedendosi se nessuno si fosse chiesto di come doveva essere difficile per un ragazzino di undici anni vedere la propria vita stravolta, soprattutto apprendere che sua madre era una strega e che qualcuno voleva ucciderla  e che ci aveva provato anche quel giorno.
“ Ma secondo me potresti provare a dargli una possibilità”.
Draco alzò gli occhi, gli sembrava quasi di poter vedere suo figlio fremere dalla porta.
Sicuramente voleva riprendere il rapporto con Bailey. Merlino, suo figlio era un tale impulsivo.
Perché non pensava prima di agire?
“Tori, perché non vai da Scorpius e gli dici che noi torniamo subito?” chiese alla moglie, vedendo che Bailey continuava a lanciarle occhiate, quasi come se con una donna non riuscisse ad aprirsi.
Lei annuì “ ti rivedrò dentro, vero, Bailey?” gli chiese e lui assentì con un sorriso.
Quando Astoria si fu allontanata, Draco si avvicinò al nipote “ che ne dici di andare a berci una Burrobirra?” gli chiese e Bailey lo guardò.
Una Burrobirra? Anche lui? Doveva essere qualcosa di davvero buono.
Fece segno di assenso e Draco gli fece strada verso il primo bar per maghi che sapeva essere a quasi un chilometro di distanza.
Si sarebbe anche smaterializzato, ma voleva che tutte le prime volte di Bailey fossero con suo padre.
Alla fine Scorpius si era perso i suoi primi undici anni, ed era giusto che ora toccasse a lui, la stessa soddisfazione che lui aveva provato nell’ insegnare tutto ciò che era magia a Scorpius.
***
Lily uscì dai ricordi di Albus.
Ne aveva visti cinque o sei, era talmente confusa da tutte le informazioni che aveva in testa che in quel momento non le ricordava neanche lei.
“ Come ti senti?” le chiese Albus e lei lo guardò.
Era suo fratello. Era davvero suo fratello. E la Lily dei ricordi era pazza di lui o almeno così sembrava.
Aggrottò le sopracciglia e quello non sfuggì ad Albus “ che c’ è?” le chiese, quasi impaurito dalla sua espressione sospettosa. Lily guardò quelle iridi verdi che improvvisamente le sembrava di conoscere da tanto “Mi stai facendo vedere tutto?” gli chiese “ i fratelli litigano… noi non lo facevamo?” chiese ancora.
Non gli tornava “ non c’è mai stato una scazzottata fraterna, una litigata con tanto di urla e di frasi adolescenziali, tipo: fuori dalla mia vita o cose simili?” domandò.
Albus sorrise. Capiva cosa intendeva.
Le era mancata talmente tanto che lui le aveva fatto vedere solo le cose belle.
“Volevo che ricordassi quanto ci volevamo bene” si giustificò “ ma hai ragione, devi vedere tutto del nostro rapporto” afferemò, poi prese la bacchetta e tirò fuori un altro filo argenteo.
Si chiese per un attimo se facesse bene a farle vedere quel ricordo, ma poi scosse la testa, prima o poi avrebbe dovuto scoprirlo.
“Ce la fai a vedere un altro ricordo?” le chiese e Lily annuì con un sorriso e si riavvicinò al Pensatoio.
 
“ Salazar, Lily. Non puoi continuare così”.
Albus e Lily stavano uscendo dal San Mungo e lei aveva diverse ferite sul volto.
“Hai solo diciassette anni, ti sei appena diplomata e sono già venuto a prenderti al San Mungo circa una decina di volte”.
Lily sospirò “ se avessi voluto la ramanzina avrei chiamato Teddy e Victoire e comunque mi hanno curato Roxanne e Dominique quindi nessun giornale verrà avvertito”.
Albus alzò gli occhi al cielo e si fermò guardandola negli occhi “ credi che m’ importi dei giornali?” le chiese e i suoi occhi lampeggiarono furiosamente “ m’ importa di te, Lily” si arrabbiò “ m’ importa al punto tale che ogni volta che mi chiamano per te, tremo dal terrore…”
“Non devi” lo interruppe “ fino a quando ti chiamano di venirmi a prendere puoi stare tranquillo…”
Albus si portò le mani ai capelli sentendo la rabbia aumentargli.
Cosa pensava di essere l’ unica ad aver sofferto per i loro genitori? Ad avere paura e non aver pace?
Ma almeno sapeva che lui era stato avvertito dal preside? Che era stato chiamato quando meno se l’ aspettava?
“Santo cielo, Lily. Sei così idiota” la rimproverò pieno di rabbia “ pensi davvero di aver sofferto solo te quel giorno?” le chiese “ credi che né io, né James sappiamo cosa voglia dire perdere qualcuno? Ti sei chiesta noi come siamo stati? Tu eri quasi morta…sei stata mesi prima…”
“Smettila” urlò e i suoi occhi erano pieni di lacrime che sembrava faticasse davvero a controllare.
“Non parlare” gli disse e aprì una mano davanti a sé, quasi a difesa.
Albus guardò la sua mano tremante e il suo volto sconvolto e si accorse di aver esagerato.
Avrebbe voluto abbracciarla e dirle di lasciar scorrere le sue lacrime, almeno quella volta, ma prima che potesse aprire bocca lei si era già ricomposta e sembrava che non fosse successo niente.
“Non ti preoccupare, non ti farò chiamare più” gli disse e gli diede le spalle.
“Lily” la fermò lui, ma Lily scosse la testa senza voltarsi “ io lo farò con o senza il vostro permesso” disse atona “ io scoprirò chi è stato e se tu non ce la fai, allora stai fuori dalla mia vita” aggiunse con rabbia.
 
Lily uscì fuori dal ricordo e non riuscì a guardare Albus.
Era turbata. Aveva visto una tale rabbia ed un tale dolore negli occhi della Lily diciassettenne che si chiese da cosa derivasse.
Doveva chiedere qualche spiegazione in più.
“Bè, volevi sentire un fuori dalla mia vita” scherzò Albus, voleva che capisse che non gli importava di quello che era successo anni prima. Anzi, ad essere sincero, non gli era mai importato.
Non ne era rimasto ferito nell’ orgoglio, ma sconvolto per lei, quello sì.
“Ero davvero così viziata?” domandò Lily e Albus scosse la testa “ per quello non volevo ancora mostrartelo” le spiegò “ ci sono cose della Lily di allora che tu, Lily di adesso, non puoi capire” le disse tristemente e Lily aggrottò le sopracciglia.
“I miei genitori sono stati uccisi?” chiese ripensando a quella frase della Lily del ricordo.
Scoprirò chi è stato.
Albus annuì “sì, i nostri genitori sono stati assassinati” le confermò calcando la voce su nostri.
Voleva gli fosse ben chiaro che erano fratelli. Non doveva mai dimenticarlo.
Lily si morse il labbro inferiore fino a risucchiarlo tutto dentro la sua bocca.
Questo, probabilmente, spiegava tutto il dolore nei suoi occhi, ma non tutta la rabbia.
Ci doveva essere ancora qualcosa.
“Quindi volevo scoprire chi era stato” affermò seguendo un suo ragionamento interno “ e ce l’ ho fatta?” chiese.
Albus sospirò “ credo proprio di sì” disse, pensando a ciò che le avevano fatto, poi la guardò in quelle iridi castane e così comunicative, da riuscire, in quel momento, a mostrare tutta la sua curiosità, “ma è chiuso dentro la tua mente” concluse.
 
COMMENTO: ALLORA, PRIMA DI TUTTO: BUON NATALE!! PASSATE DELLE BELLE FESTE? IO SONO FINALMENTE LIBERA DA CENONI E PRANZONI ED HO PENSATO DI PUBBLICARE…SPERO DI AVER FATTO BENE ;)) SO CHE NON SUCCEDE MOLTO, MA E’ COMUNQUE UN CAPITOLO PIUTTOSTO IMPORTANTE…CON QUALCHE PICCOLA INFORMAZIONE!! SPERO VI SIA PIACIUTO E NON ODIATE TROPPO BAILEY, HA UNDICI ANNI E LE IDEE PIUTTOSTO CONFUSE E POI NESSUNO HA SAPUTO PRENDERLO, SONO TUTTI TROPPO COINVOLTI E SCONVOLTI… PER IL RESTO NON VI DICO NIENTE E LASCIO A VOI IL GIUDIZIO!! RINGRAZIO LE MAGNIFICHE RAGAZZE CHE HANNO COMMENTATO: 15 IO VI AMO TUTTE!! NELLE PERSONE DI: ICEPRINCESS / LUISA21 / ALWAYS89 / ARYELLE / SHIORI LILY CHIARA / MIKILILY / ROXY HP / SINISA / EFFE95 / MARY GRIFONDORO / MIKYMUSIC / JULIET LILY POTTER / LILITH LILIAN MALFOY / SALLY92 E ZONAMI84 !! GRAZIE DI CUORE A TUTTI!! GRAZIE ANCHE A CHI MI HA AGGIUNTO ALLE PREFERITE / SEGUITE E RICORDATE ED ANCHE A CHI MI LEGGE SOLTANTO!! UN BACIONE E AUGURI ANCORA…CI VEDIAMO NEL 2015!! UN BACIONE ;))

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Capitolo 7
*** 6 CAPITOLO ***


Draco guardò suo nipote sedersi e congiungere le mani di modo da far combaciare le dita lunghe.
In quel momento sembrava molto più maturo della sua età e forse lo era, a giudicare dallo sguardo che aveva in quel momento.
“ Allora? Cosa vuoi bere?” gli chiese guardandosi un attimo intorno.
La prudenza non era mai troppa in questi chiari di luna. I NewMan potevano essere dappertutto e il fatto che avessero attaccato Lily Potter, dimostrava che la temevano e anche che non si sarebbero fermati davanti a niente.
Invece, pur essendo ora di pranzo, il pub era piuttosto vuoto e anche questo era colpa dei NewMan, la gente evitava di uscire se non era necessario.
“Una birra al burro” rispose Bailey e Draco sorrise “ non sarai piccolo per una birra?” scherzò “ Burrobirra, si chiama Burrobirra” gli spiegò, rispondendo al suo sguardo confuso.
Bailey sorrise scuotendo la testa “ roba da maghi” scherzò e Draco capì che non l’ aveva mai assaggiata.
Soppesò un attimo se fosse giusto berla adesso. Non voleva togliere neanche una delle prime volte che poteva vivere Scorpius, ne aveva talmente poche, che voleva che provasse ogni minima sensazione.
“ Che ne dici di un succo, invece?” propose e Bailey lo guardò accigliandosi, ma alzò le spalle come se non gli importasse davvero cosa avrebbe bevuto.
“ Sono sicuro che a casa di Teddy ce ne siano diverse e molto più buone di queste…magari potresti berne una con tuo padre” propose, ma alla menzione di Scorpius, Bailey s’ irrigidì.
Draco assottigliò gli occhi studiandolo: sembrava davvero combattuto.
“Che succede, Bailey?” domandò e lui lo guardò prima di abbassare gli occhi sulle sue mani.
Non poteva dirglielo, o poteva? Quanto poteva fidarsi di questo nonno che aveva appena conosciuto?
“Sai, le litigate tra adulti succedono…”
“Nel mondo dei maghi vi prendete spesso a cazzotti?” chiese e Draco trattenne un sorriso, era un piccolo provocatore.
Gli piaceva.
“Di solito prediligiamo i duelli…” indicò la sua giacca “ sai…le bacchette, gli incantesimi” e Bailey spalancò gli occhi.
“Li imparerò anche io?” chiese “ gli incantesimi per duellare, intendo” e nella sua mente si formarono immagini dove lui si vendicava dell’ uomo che aveva quasi ucciso sua madre.
Le sue labbra che gli sillabavano “ troppo tardi” proprio come aveva fatto lui.
“ Certo” assentì Draco e l’ espressione che vide nel nipote lo face lievemente incupire. Sembrava pregustare qualcosa.
“ Comunque, immagino che tuo padre abbia preferito la maniera…”
“Smettila di chiamarlo così” lo interruppe Bailey e Draco si zittì.
Sembrava troppo furioso per essere in collera solo per quello che era successo con il Babbano.
“Posso sapere come mai sei così pieno di rabbia con Scorpius?” gli chiese, evitando, come lui aveva chiesto, di chiamarlo tuo padre.
Sperava in quel modo di metterlo a suo agio e di farlo aprire.
“E’ violento” affermò Bailey deciso e strusciò le labbra come se la sua mente fosse piena di altri pensieri, riflessioni che creavano un collegamento tra di loro.
“Bailey, ti assicuro che tuo pad… che Scorpius non è un violento” lo rassicurò.
“Non puoi saperlo” affermò e Draco rise “ scusami, signorino, ma dimentichi che l’ ho cresciuto io…”
“Quindi sei di parte”
“E tu sfibrante” ribatté Draco, la sua era una battuta, ma neanche del tutto.
Bailey aveva preso la stessa propensione a ribattere e cercare di vincere le sfide che aveva Lily Potter e lui, si era sempre chiesto come questo potesse piacere a Scorpius.
Lui la trovava una cosa esasperante.
“Bè, io sono fatto così” disse Bailey incrociando le braccia come se il discorso fosse chiuso.
Draco sorrise “ sei proprio figlio di tua madre” commentò scherzoso e Bailey sorrise alzando solo la parte sinistra della bocca “ grazie” rispose, prendendolo come un complimento e bevendo un grande sorso del suo succo.
Draco si sarebbe messo a ridere se non fosse stato così preoccupato.
Quel ragazzino covava molta rabbia verso Scorpius “ hai paura di non venire accettato da lui?” chiese senza riuscire a contenersi “ perché ti assicuro…”
“Se ci avesse voluto… se io e mia madre gli fossimo mancati, ci avrebbe cercato” lo interruppe e Draco sospirò, ricordando quegli orrendi momenti.
 
“ Merlino. Scorpius, come ti sei ridotto?”
Astoria entrò in casa seguita da Draco, anche se forse chiamarla casa non era il termine corretto.
Era solo una settimana che Lily Potter era scomparsa e Scorpius sembrava essersi letteralmente lasciato andare.
Draco si chinò a raccogliere una cornice da terra e la foto che vide lo fece sospirare: suo figlio e Lily Potter erano seduti su un prato e ridevano, ogni tanto i capelli di lei finivano sopra al suo viso e Scorpius glieli toglieva afferrando la ciocca con due dita.
“ Stai mangiando?” domandò Astoria, ma Scorpius non la degnò neanche di una risposta.
“Stai dormendo? Sei uscito di casa almeno una volta?”
Ogni domanda fatta da Astoria era una mancata risposta da parte di Scorpius, anzi, lui le diede le spalle e andò a sedersi sul divano, ricoperto anch’ esso di foto strappate.
“ Scorpius, rispondi a tua madre” lo rimproverò Draco, ma l’ unica cosa che ottenne fu un’ occhiata piena di rabbia.
“Scorpius, siamo solo preoccupati per te” affermò Astoria con voce rotta e Draco guardò suo figlio: la barba incolta, le occhiaie violacee sotto gli occhi e i capelli arruffati.
“Tu credi che Lily Potter si sarebbe ridotta come te?” gli chiese arrabbiato, ma Scorpius non rispose, i suoi occhi di nuovo oscurati dal dolore.
Draco non ce la faceva più. Suo figlio doveva reagire, qualsiasi reazione sarebbe andata bene.
“Mi hai costretto tu” disse e ignorando lo sguardo sorpreso di Scorpius lo levitò con un incantesimo “ che fai, Draco?” domandò Astoria, mentre Scorpius gli urlava di metterlo giù “ ora vedrai, Tori” rispose alla moglie, ma senza smettere di guardare suo figlio negli occhi.
Lo fece cadere dentro la doccia e sempre con un incantesimo lo tenne bloccato contro la parete e aprì l’ acqua fredda.
Scorpius urlò ogni tipo di impropero contro suo padre, fino a quando la testa non parve snebbiarsi.
Guardò sua madre e la vide con le lacrime agli occhi e guardò suo padre e il suo sguardo arrabbiato.
Le lacrime gli salirono agli occhi e non riuscì a fermarle. Non di nuovo.
Era una settimana che le ricacciava e le ricacciava ancora, adesso era esploso.
Le lacrime cominciarono a percorrergli il viso, inarrestabili e lui cominciò a piangere, impotente davanti alla forza della sua disperazione.
Draco lo guardò per un solo secondo. Odiava vederlo così, ma era l’ unica maniera con la quale sarebbe potuto venire a patti con se stesso e con quello che era successo.
Prese Astoria per mano e si chiusero la porta del bagno alle spalle. Mai come in quel momento aveva bisogno di restare solo.
 
“Non farti mai sentire da Scorpius” gli disse serio e Bailey inarcò un sopracciglio “ credo non ci sia cosa che si rimprovera di più… ma vedi…” sospirò “ io non so se ti hanno spiegato le cose per bene, ma tutto lasciava pensare che tua madre fosse morta”.
Soprattutto perché nessuno sopravvive ai NewMan, mentre Lily era sopravvissuta ben tre volte.
Era davvero un miracolo.
Bailey annuì “ Sean mi ha detto che era molto ferita quando lei lo ha trovato”.
Draco si chiese per un attimo chi fosse Sean, ma poi dedusse che doveva essere il Babbano.
“ Ah sì? E che altro ti ha detto Sean?” chiese, capendo dalla sua voce che Bailey teneva molto in considerazione quello che diceva questo Sean.
Bailey si mosse a disagio confermando a Draco che quell’ uomo doveva aver messo dei dubbi a suo nipote.
Come aveva detto prima? Scorpius è violento.
“ Non crederai che sia stato lui a ferire Lily” concluse a voce alta il suo pensiero, ma mentre lo diceva si rendeva conto che doveva essere proprio così.
Se il silenzio di Bailey non fosse bastato, le lacrime che gli riempivano gli occhi lo avrebbero confermato.
“Tuo padre non avrebbe mai…”
“Non avrebbe mai fatto cosa?” chiese Bailey e Draco vide che i suoi occhi si erano oscurati fino a divenire di un grigio simile ad un cielo in tempesta.
Erano davvero uguali agli occhi di suo figlio.
“Non avrebbe mai violentato mia madre? O forse sì… chissà magari è così che sono stato concepito…”
“Sei impazzito?” lo interruppe e vide dagli occhi di Bailey che credeva davvero a quello che diceva.
Inorridì. Aveva capito che Bailey sospettava che Scorpius avesse aggredito Lily, ma non che pensasse davvero…
Salazar, era così assurdo.
“Tuo padre non farebbe mai…”
“Ti ho detto di non chiamarlo così” si arrabbiò Bailey, poi sbuffò “ non posso parlarne con te… tu… tu sei suo padre, non mi diresti mai la verità” concluse alzandosi in piedi.
“Venire qua è stato un errore” sentenziò e fece per uscire, ma Draco lo fermò per un braccio.
“Io ti sto dicendo la verità” gli disse in tono deciso  “ tuo padre ha amato tua madre in un modo assoluto e indissolubile… non le avrebbe mai fatto del male” continuò “ tu sei stato concepito nell’ amore più forte che abbia mai visto”.
Il ricordo della sofferenza, così vivida e tangibile, di Scorpius quando Lily scomparve, gli apparve per un attimo davanti agli occhi.
E si ripromise di far vedere qualche piccolo ricordo della storia dei suoi genitori a Bailey.
Tanto per fargli capire quanto si amavano.
Vide in Bailey il dolore più assoluto e la confusione che ancora gli annebbiava gli occhi.
Voleva disperatamente credergli, Draco lo leggeva in quegli occhi pieni di lacrime e quelle mani strette così forte da fargli scricchiolare le nocche.
Draco sospirò sapeva che il dubbio non era ancora dissipato.
“Ti chiedo solo di pensarci” gli disse “ so che il fatto che tuo padre abbia attaccato quell’ uomo non abbia fatto che confermare quello che pensi…”
S’ interruppe maledicendo l’ impulsività di Scorpius, ma poi si disse che non poteva fare che mea culpa visto che era una cosa che aveva ereditato da lui.
“Sono sicuro che qualche volta anche te hai desiderato picchiare qualcuno” gli disse e Bailey sorrise suo malgrado.
“Quindi ho ragione” insistette Draco vedendo la sua reazione e Bailey lo guardò con un sorriso colpevole “ una…due… va bene, qualche volta” ammise e Draco sorrise “ e non per questo faresti del male alle persone che ami, no?” gli chiese e Bailey abbassò lo sguardo.
Draco vide che stava rilasciando i pugni e si chiese se stesse davvero pensando a quello che gli aveva detto.
“Non puoi credere a quel Babbano senza dare a tuo padre la possibilità di spiegarsi” rincarò.
“Ecco, anche questo, perché continuate a chiamare Sean: Babbano…”
Draco stava per spiegargli cosa significava Babbano e che non era esattamente un’ offesa come lui sembrava pensare, ma quello che aggiunse Bailey lo fece gelare sul posto.
“Come gli uomini di stamani…hanno detto Babbano e credo si riferissero a me” commentò e Draco provò a respirare fluentemente.
Non capiva come avesse potuto non pensarci, e si chiese se gli altri lo avessero fatto, ma Bailey e Lily erano dei testimoni.
“ Cosa hanno detto precisamente?” chiese Draco e si accorse che il panico nel suo volto stava influenzando la sua voce.
Bailey lo guardò confuso. Sembrava davvero molto agitato. Come se gli importasse quello che lui aveva passato.
Si risedette con un sospiro. Le parole di quella mattina, quelle pronunciate da quegli uomini, prima che quella luce verde partisse dalla loro bacchetta erano impresse come fuoco nella sua mente.
“ Chi l’ avrebbe mai detto un Malfoy Babbano…vorrei che Lucius fosse ancora con noi” recitò Bailey atono e con gli occhi bassi, poi li rialzò “ il cognome di Scorpius è Malfoy, giusto?” chiese “ quindi io sono il Malfoy Babbano… ho ragione?” chiese ancora e Draco strinse i pugni.
Non riusciva a rispondere. Era di nuovo dentro uno dei suoi incubi. Il passato che tornava.
Lucius. Per chiamarlo così doveva essere qualcuno che lo conosceva bene e le uniche persone che gli venivano in mente erano quelli della cerchia interna di Voldemort.
“ Merda” esclamò “ scusami” si riprese subito, ma si alzò in piedi, mise qualche Galeone sopra il tavolo “ andiamo” disse soltanto.
Bailey guardò suo nonno, aveva cambiato totalmente espressione, non era più calmo e incuriosito.
La paura sembrava invaderlo al punto tale che era sbiancato ulteriormente, lo vide portarsi una mano sopra al braccio sinistro e s’ incupì.
“Cosa sta succedendo?” chiese mentre veniva più o meno sospinto fuori dal locale “ niente” disse Draco continuando a seguire i suoi pensieri.
Maledetti. Aveva sempre pensato che i NewMan fossero dei nuovi esaltati che si credevano dei nuovi Voldemort, pericolosi certo, ma comunque disorganizzati e con la speranza che si facessero fuori tra loro in una sorta di lotta di potere, ma se invece era qualcuno della vecchia generazione, qualcuno che era adepto di Voldemort, la situazione era ancora più brutta di come si prospettava.
Bailey si fermò. Era stufo di tutti questi misteri.
Draco lo notò e si fermò anche lui “ andiamo, Bailey” gli disse, ma il nipote scosse la testa “ tu mi chiedi fiducia, ma non può essere a senso unico… devi dirmi che vuol dire Babbano” gli impose “ e cosa sta succedendo… perché all’ improvviso sei impazzito” e Draco sorrise, certo che Bailey non poteva che essere testardo e caparbio.
Lui ed Harry erano stati dei campioni in quanto a testardaggine e ostinazione.
“ Bailey, ti chiedo fiducia ancora una volta… non è sicuro parlarne qua. Arriviamo a casa di Teddy e poi ti spiegherò tutto” Bailey lo guardò con sospetto “ tutto quanto… non ti terrò nascosto niente, te lo prometto” concluse e Bailey si limitò ad annuire, cercando di riflettere su cosa avesse detto di così importante, ma seguendo suo nonno.
***
“Posso parlarti?” chiese Scorpius entrando nel salotto dove Lily e Albus stavano guardando i ricordi.
Doveva dirle di Bailey e doveva farlo subito. Forse lei poteva aiutarlo a capire perché suo figlio lo odiava in quel modo.
“Io devo andare a vedere se è arrivato Harry” li informò Albus e dopo un’ occhiata ammonitrice a Scorpius uscì dal salotto.
Lily annuì al fratello e poi guardò Scorpius.
Il suo corpo reagì al solo contatto visivo e Lily si chiese se lui le avesse sempre fatto quell’ effetto, se, semplicemente guardare quegli occhi, le avessero sempre fatto percorrere le membra da un brivido di elettricità.
Si rispose che probabilmente era così, visto che ci aveva fatto un figlio, e si chiese come dovesse essere, essere toccata da lui, baciata, amata.
Inspirò bruscamente arrossendo e distogliendo immediatamente lo sguardo.
Era impazzita?
Quanti anni aveva? Trentuno o quindici?
Chi era quell’ uomo per fargli quell’ effetto?
Abbassò gli occhi sentendosi una stupida e Scorpius la guardò incuriosito.
Era arrossita, ne era sicuro. E lui era sempre stato pazzo di lei anche per questo motivo.
Lei era naturale, era sincera, a volte anche maledettamente sincera, ma tutto le si leggeva in viso.
Sempre.
Scorpius mise le mani sopra alla spalliera della sedia da cui si era alzato Albus “ poco fa Bailey è fuggito…”
“Cosa?” Lily si alzò immediatamente in piedi, gli occhi impauriti e l’ agitazione impressa nel viso.
“E dov’ è adesso?” chiese e fece per avvicinarsi alla porta, ma Scorpius la fermò per l’ avambraccio “ è con mio padre” le disse e Lily scosse il braccio, prima di tornare a guardarlo.
Per un attimo Scorpius si sentì destabilizzato, quello era lo sguardo battagliero della vecchia Lily.
“Dovrebbe rassicurarmi il fatto che sia con tuo padre?” gli chiese “ non so neanche chi sono io…come posso sapere chi è tuo padre?”
Scorpius sospirò “ hai ragione, ma ti assicuro che Bailey era felice di stare con lui” ed era vero, era stata la prima volta che aveva visto Bailey sorridere.
“Voglio…”
Scorpius cercò di tenere a bada il suo temperamento. Avrebbe voluto arrabbiarsi, infuriarsi, sapere perché Bailey si comportava così con lui, ma sapeva che non era giusto per nessuno.
“ Io… ho perso la pazienza…”
“Con Bailey?” chiese Lily inorridita e Scorpius vide con i suoi occhi la trasformazione che Lily stava subendo: gli occhi le si spalancarono e il viso le divenne rosso.
Stava diventando una mamma apprensiva e arrabbiata.
“Tu… Tu… “ poi parve ripensarci e si avvicinò di nuovo alla porta “ devo vedere, Bailey” disse soltanto, ma Scorpius la fermò di nuovo.
“Smettila di dare in escandescenze, Lily” l’ ammonì “ Bailey sta bene, non ho perso la pazienza con lui, ma con quel ridicolo Babbano che vi siete portati dietro…” sospirò e si passò una mano tra i capelli biondi “ senti… so di aver sbagliato, va bene?” le chiese “ ho sbagliato a farmi vedere perdere le staffe davanti a Bailey dopo quello che ha passato oggi, ma…” s’ interruppe guardandola a fondo “ la rabbia che ha nei miei confronti…come mi ha fermato, come si è rivolto a me… lui non mi conosce ancora, eppure… eppure, ho come l’ impressione che mi odi”.
Disse l’ ultima parola in un sussurro, come se fosse il suo timore più grande.
Conosceva il suo bambino da quanto? Tre ore? Eppure si era già fatto odiare.
Almeno voleva sapere come mai.
Lily sospirò e mosse un passo indietro lasciandosi cadere sul bracciolo del divano. E a Scorpius parve così stanca.
“E’ colpa mia” ammise e Scorpius aggrottò le sopracciglia “ in che senso…”
“E’ colpa mia” lo interruppe Lily “ è colpa del fatto che io non mi ricordo niente”.
Scorpius fece cenno di diniego. Era tipico di Lily prendersi colpe che non aveva.
Ad iniziare dalla morte dei suoi genitori, fino ad arrivare a quel giorno.
Il giorno in cui lui l’ aveva baciata per la prima volta.
 
“Dove stai andando?”
“Esco dalla scuola” rispose Lily senza neanche voltarsi.
Scorpius aveva notato subito Lily. Era troppo vicina alla statua della strega orba per passare inosservata e poi lei, non passava mai inosservata ai suoi occhi.
Si maledì pensando a quante volte era rimasto sul suo letto fissando il soffitto e pregando d’ innamorarsi di un’ altra ragazza, di qualcuna più semplice, che fosse in pace con se stessa e gli altri, ma come aveva sempre sentito dire: all’ amore non si comanda e ogni volta, Scorpius si ritrovava ad alzarsi dal letto, solo più nervoso e più consapevole che quello che sentiva non sarebbe passato.
“E lo dici così?” domandò stupendosi della sua sincerità.
Si sarebbe aspettato che lei trovasse una scusa o che gli dicesse a chiare lettere di farsi i fatti suoi.
Lily si voltò verso di lui, un sorriso affabile sul volto che avrebbe potuto far credere a tutti di essere la persona più felice del mondo.
“E’ inutile mentirti non trovi?” gli chiese in maniera troppo sicura per una quindicenne “tu avevi già capito che stavo uscendo prima ancora che me lo chiedessi” aggiunse e Scorpius sorrise.
“Sei più sveglia di quel che sembri, Potter” la prese in giro e lei alzò le spalle “ conosco le persone” affermò e Scorpius incrociò le braccia “ ah sì?” le chiese con un sorriso furbo “ e cosa hai capito di me?” domandò.
Lily aggrottò le sopracciglia come se lo stesse valutando o più facilmente stesse soppesando quello che gli avrebbe detto e poi tornò a guardarlo negli occhi.
“Sei odiosamente arrogante, ma lo fai per non far vedere il tuo vero te stesso…” iniziò, ma Scorpius la interruppe subito.
“Io non ho altro me stesso che quello che mostro” si oppose “ forse sono davvero, semplicemente, arrogante” ribadì e Lily sorrise “oh, non ti preoccupare, se vuoi posso trovare altri difetti” gli disse compiaciuta “ sei troppo sicuro di te e pensi di poter piacere al mondo, questa emozione ti da un senso di superiorità immeritata…”
“Ok, basta. Ho capito ciò che pensi di me” e non mi piace neanche, aggiunse nella sua testa.
Proprio come la consapevolezza dell’ essere innamorato di lei, aveva anche quella di volere che lei fosse innamorata di lui.
“E so anche che adesso me ne andrò e non mi fermerai” disse sicura e Scorpius inarcò le sopracciglia “ e come di grazia, visto che non lo so neanche io?” le chiese.
“Perché non faresti mai qualcosa che potrebbe ferire mio fratello… il poverino ha già sofferto così tanto”
“Smettila, Lily” la rimproverò Scorpius. Odiava quando faceva in quel modo.
Quando doveva fingere che niente, neanche i suoi fratelli, le importassero davvero.
“Vuoi sapere cosa penso io di te?” la sfidò, ma riprese prima che Lily potesse rispondere “ Bene…ecco qua” disse “ tu sei ancora una piccola bambina spaventata che si nasconde dietro alla strafottenza” Lily spalancò gli occhi, ma Scorpius non si fermò “ una bambina che ha sofferto e che ha visto morire i suoi genitori, che ha dovuto rialzarsi e sopravvivere, ma che contemporaneamente sarebbe voluta solo morire insieme a loro e dato che non è stato così, se la rifà con il mondo” Sentì il respiro di Lily farsi affannato per la rabbia e la vide arricciare i pugni fino a conficcarsi le unghie dentro ai palmi delle mani.
“Una bambina che pensa che nessuno la capisca e che nessuno soffra come lei e questo le impedisce di guardarsi intorno e di vedere quante persone, in realtà, soffrono a causa sua…”
“Smettila”.
Lily alzò la voce di un tono per superare il suono del battito del suo cuore.
“Nessuno…nessuno mi ha mai trattato così” si oppose e Scorpius poté vedere che tremava di rabbia.
Si morse il labbro. Forse aveva esagerato, ma odiava tutte le fasi di autodistruzione che stava passando.
Sentì il senso di colpa pungolarlo “Lily…” iniziò, ma lei alzò una mano “ io volevo solo andare a compare il regalo ad Albus… io ho dimenticato di comprargli il regalo… “ sembrava titubante, sembrava, per la prima volta, la ragazzina che era.
“Come si può essere così egoisti da dimenticare che tuo fratello compie diciassette anni e che non… “ la voce le si spezzò e Scorpius inorridì.
Non sapeva come ci era riuscito, ma per una volta la maschera d’ indifferenza di Lily era appena caduta.
“C’ è una tradizione nella nostra famiglia. Ogni mago quando compie diciassette anni riceve un orologio…”
Si portò una mano ai capelli e si sollevò qualche ciocca “ sono una tale idiota… avevo detto a James che ci avrei pensato io e invece…”
“Te ne sei dimenticata” concluse Scorpius per lei e Lily annuì “ l’ ultimo week end in cui era programmata l’ uscita ad Hogsmade non sono venuta…”
Scorpius annuì, aveva notato la sua mancanza e ricordava che Albus gli aveva detto della nuova ossessione di Lily: la Medimagia.
Imparare ad essere un Curatore e secondo Albus anche quello c’ entrava con la morte dei loro genitori.
“E ora…lui non ha dei genitori che posson…”
S’ interruppe scuotendo la testa e Scorpius era sicuro che si stesse mordendo entrambe le guance per non cedere alle lacrime “ sono stupida ed egoi…”
Lily non finì mai la frase perché Scorpius le aveva preso il viso tra le mani e si era impossessato delle sue labbra.
Era stato un istinto, un desiderio e adesso non riusciva a fare a meno che approfondire il loro bacio.
Mosse i polpastrelli sentendo la sua pelle morbida e calda, le labbra piene di Lily sembravano fatte apposta per combaciare con le sue e farlo impazzire di desiderio.
Lily si aggrappò al maglione della sua divisa con entrambe le mani, come se fosse indecisa se allontanarlo da sé o avvicinarlo ancora di più.
Scorpius non riusciva a separarsi da lei, sembrava che tutto in quel momento fosse al proprio posto, come se il suo posto fosse con Lily tra le braccia ed i loro cuori che battevano furiosamente e simultaneamente.
Fu Lily a mettere fine al bacio, allontanandosi da lui e sentendo immediatamente la mancanza del suo calore.
Lei era sempre così fredda dentro, si sentiva sempre così gelida e adesso, per la prima volta, aveva sentito come se il ghiaccio dentro di lei si fosse sciolto, come se il sangue nelle sue vene avesse ricominciato a scorrere.
Ma era stato un attimo e tutto si rabbuiò di nuovo dentro di lei.
“Perché?” gli chiese in un sussurro sorpreso e Scorpius sorrise furbo allontanandosi di un passo da lei “ se sei tanto brava a capire le persone…dimmelo tu” la provocò e Lily scosse la testa “volevi che smettessi di darmi la colpa” sentenziò lei, dimostrando a Scorpius che non aveva capito niente.
Stava per ribattere, chissà, forse preso dal momento non sarebbe riuscito a fermarsi e le avrebbe confessato quello che provava, ma Lily lo anticipò salvandolo dall’ irreparabile.
“Adesso devo davvero andare… potresti coprirmi per cena?” gli chiese e la sua voce era talmente noncurante che Scorpius si chiese se il loro bacio avesse avuto qualche effetto su di lei.
Ma poi scosse la testa. I suoi occhi pieni di luce alla fine del loro bacio non mentivano, il suo cuore che batteva furiosamente contro il suo petto, non poteva essere una menzogna.
“Lily, non puoi andare da sola. I NewMan potrebbero…”
S’ interruppe allo sguardo di Lily. I suoi occhi bruciavano e sembravano trasmettere una combattività che Scorpius non aveva mai visto in nessun altro.
“Va bene, vengo con te”.
Sapeva che sarebbe andata con o senza il suo assenzo.
Non ascoltava i suoi fratelli. Non ascoltava Teddy e Victoire, perché avrebbe dovuto ascoltare lui.
A quel punto la soluzione migliore era andare con lei.
Lily lo guardò piegando leggermente la testa di lato, probabilmente si stava chiedendo perché facesse così, ma poi scosse le spalle.
“Come vuoi” disse e dicendo la parola d’ ordine aprì il passaggio segreto.
 
Scorpius guardò Lily. Salazar, doveva tenere a bada la propria mente.
Quei ricordi, quei momenti e adesso sentiva il bisogno fisico di baciarla.
Sentiva come se i muscoli gli stessero andando a fuoco, pregandolo di muovere quei pochi passi che li distanziavano e di baciarla mettendo fine a quell’ agonia che sentiva straziargli il cuore.
Si schiarì la voce e si grattò il labbro inferiore con i denti.
La spaventeresti, brutto pazzo furioso. Imprecò dentro se stesso.
Non doveva muoversi di un millimetro, doveva combattere e utilizzare tutta la sua forza di volontà.
Strinse più forte la spalliera della sedia fino a far diventare le sue mani rosse dallo sforzo e le sue nocche bianche per l’ impegno.
“E quindi…” si fermò schiarendosi la voce di nuovo. L’ immagine del loro bacio così vivido nella sua mente che gli sembrava fosse appena successo invece che essere accaduto circa diciassette anni prima.
“In che modo sarebbe colpa tua” la voce era ancora roca, ma almeno adesso l’ aveva ritrovata.
Lily lo guardò incuriosita e spostò leggermente la testa di lato, proprio come fece quel giorno.
Lo stava valutando. Stava cercando di capirlo, proprio come fece dopo il loro bacio.
Poi la vide raddrizzare la testa e il suo volto si distese, forse lo aveva reputato degno di fiducia.
“Vedi… io… quando Sean mi ha conosciuto…”
Scorpius assottigliò gli occhi alla menzione di quell’ idiota. Era sicuro che fosse colpa sua e non di Lily, ma non riusciva a capire come quell’ uomo avesse provocato in Bailey tutta quella rabbia nei suoi confronti.
“Io… ecco, io stavo molto male, non ricordavo niente ed ero incinta…” si fermò e per un attimo il suo sguardo parve vacillare, anche se non lo abbassò.
Lily non avrebbe mai abbassato lo sguardo davanti a nessuno e Scorpius era felice che questo non fosse cambiato in lei.
“Lui mi accompagnò all’ ospedale…” sorrise “ non so perché, ma ha sempre avuto questo senso di protezione nei miei confronti”.
Scorpius strinse la mascella. Lui lo sapeva il motivo e lo odiava per questo.
“Voglio dire, mi aveva appena conosciuto” lo guardò in un modo che Scorpius non riuscì a fare a meno di sorridere.
Merlino. Era sempre bellissima quando aveva quello sguardo.
Quando le si leggeva negli occhi che trovava ridicolo qualche atteggiamento o qualche comportamento.
“Comunque all’ ospedale mi fecero tutte le analisi del caso e poi… dissero che ero stata aggredita e che forse la gravidanza e la perdita di memoria erano collegate… era stato… poteva essere lo shock”.
La voce di Lily si spense in un soffio.
Lei non parlava mai di quella cosa. Aveva cercato di non pensarci per anni, e anche, quando con la comparsa dei suoi nuovi parenti, Sean l’ aveva ritirata fuori, lei si era solo arrabbiata.
Eppure adesso era lì. Seduta sul bracciolo di un divano che confessava tutto ad un uomo che per lei era uno sconosciuto e lo faceva guardandolo negli occhi.
Che tipo di fiducia le dava quell’ uomo? Perché lo guardava negli occhi e le sembrava normale aprirsi con lui?
Menti a te stessa, ma non menti a me.
Quella frase da dove era uscita? E perché sembrava pronunciata con la voce dura e profonda dell’ uomo davanti a lei?
Si portò una mano alla testa. Stava impazzendo o erano veri ricordi?
“Stai bene?” la domanda di Scorpius le fece rialzare il capo e lo guardò di nuovo.
Non poté fare a meno di aprire le labbra sorpresa, gli occhi di quell’ uomo erano tempesta pura, ma lei non ne era spaventata.
Perché non aveva paura? In fondo sembravano così furiosi e tormentati che avrebbe dovuto tremare al pensiero che lui potesse farle del male.
Ma era come se qualcosa nel suo corpo funzionasse al contrario, come se il suo cuore stesse trasmettendo impulsi al suo cervello dicendo che non doveva e non poteva essere spaventata da lui.
“Mi dispiace” affermò e vide Scorpius prendere un respiro, sicuramente stava cercando di calmarsi.
“Bailey sa questa storia” disse stringendo le mani ancora di più sulla sedia e chiedendosi se romperla avrebbe sfogato la sua rabbia.
Lily capì che non era una domanda e annuì “ quando Albus è riapparso nella mia vita, quando ha detto a Bailey di essere un mago, Sean ha dato i numeri e ha ritirato fuori quella storia e ha detto…”
Si fermò, non riusciva a continuare, ma a Scorpius non serviva.
Aveva capito cosa era successo e la rabbia nelle sue vene sembrava fluttuare e mescolarsi al sangue in una sorta di Adrenalina furiosa.
Forse, uccidere Sean avrebbe placato la sua rabbia.
Anzi forse neanche questo. Sentiva una furia tale che gli sembrava di tremare da capo a piedi.
Quell’ idiota. Non poteva pensare che quello stupido avesse messo a Lily e Bailey il tarlo che lui avesse potuto violentarla e picchiarla e poi mandarla via.
Merlino. Quella storia era un incubo.
L’ odio per Sean era direttamente proporzionale alla rabbia che provava e desiderò poter prendere la sua testa e spiaccicarla contro il muro, ma non era la cosa giusta. Per Lily e per Bailey e se voleva riaverli con sé, non poteva agire d’ istinto.
Forse stavolta doveva usare la testa.
Andare nell’ altra stanza e picchiare Sean fino a stordirlo o meglio ancora ucciderlo, avrebbe spaventato anche Lily e aveva già Bailey a cui pensare.
Adesso capiva tutto.
Non poteva biasimare Bailey. Anche lui avrebbe odiato suo padre se avesse avuto anche il minimo dubbio che avesse fatto del male a sua madre.
E sapere che Bailey pensasse che lui l’ aveva violentata… Merlino. Doveva decisamente smettere di pensarci o di Sean sarebbero rimaste davvero solo delle briciole così piccole che neanche la scopa sarebbe riuscito a raccoglierle.
Guardò Lily chiedendosi quale fosse stata la sua reazione al dubbio.
“Tu ci credi?” le chiese e il suo cuore batteva dolorosamente nella sua gabbia toracica, spaventato dalla risposta.
Lily fissò gli occhi in quelli di lui.
“Ho detto a Bailey che non è figlio di una violenza…”
“E ci credi?” le chiese interrompendola. Si accorse di non tremare solo per la rabbia, ma anche per l’ attesa della sua risposta.
“Vorrei avere qualche ricordo” ammise e Scorpius strinse i pugni.
Non era una risposta.
“Te li mostrerò” disse con una voce così bassa da provocare un brivido nel suo corpo e Lily si accorse che gli stava credendo.
Fece un passo avanti “ ti mostrerò come abbiamo concepito nostro figlio”.
Lily chiuse gli occhi.
Quella voce… una marea di sensazioni che invadevano il suo corpo.
Perché non aveva paura? Perché non indietreggiava fuggendo da lui e da quello che provava?
“Ti mostrerò ogni carezza” e Lily sentì la morbidezza delle sue dita sulla propria pelle.
Dio. Come potevano mani così grandi essere così morbide?
“Ogni bacio…” Lily aprì gli occhi e si perse nel grigio di quelle iridi.
Stava davvero impazzendo? La stava ipnotizzando? O Forse era stato davvero amore?
Lei non permetteva a nessuno di avvicinarsi troppo, figurarsi ad uno sconosciuto.
“Ogni volta che ti ho stretta…”
BAM.
Entrambi si voltarono. La porta si era aperta con un fracasso incredibile e Lily fu riportata alla realtà.
Si strinse le braccia intorno al corpo. Le sue membra erano ancora scosse da brividi.
Guardò un secondo Scorpius, in un misto d’ imbarazzo e stupore, ma vide nei suoi occhi solo il rimpianto e il desiderio.
Riportò lo sguardo sulla porta da dove un uomo biondo e Bailey che sembrava tanto una sua miniatura con qualche piccola variazione li stavano guardando.
Dietro di loro erano arrivati quasi tutti gli occupanti di quell’ immensa casa.
“Cosa stavate… non importa” disse Draco scuotendo la testa con un sorriso.
Sorriso che non c’ era in Bailey.
“Amore” disse Lily e corse incontro a Bailey che l’ abbracciò guardandola a fondo come per assicurarsi che non le fosse stato fatto del male.
“Mamma, il nonno qua dice…”
“Nonno?” lo interruppe Scorpius, come aveva fatto suo padre a raggiungere l’obbiettivo in pochi minuti?
Come aveva fatto a conquistarlo in quel modo?
Poi si ricordò perché suo figlio lo odiava e fu assalito di nuovo dall’ ira e dal desiderio di distruggere quello stupido Babbano.
Si ripromise di fargli un incantesimo appena Lily e Bailey si fossero distratti.
Forse con una maledizione Cruciatus, si sarebbe sentito ripagato per quello che gli aveva fatto.
No, forse erano meglio due. O magari tre.
“Scorpius, che ne dici di pensare al fatto che Lily e tuo figlio…” alla parola tuo figlio, Bailey parve guardare Draco con rabbia, ma lui scosse le spalle come se volesse dirgli: è così, fattene una ragione.
“Al fatto che Lily e tuo figlio sono dei testimoni” asserì “ ma…” la protesta di James fu stroncata sul nascere.
“Bailey, perché non dici a tuo zio che cosa hanno detto quegli uomini prima di provare ad uccidere tua madre?” domandò e Bailey quasi arrossì quando tutti i visi si voltarono verso di lui.
Odiava ricevere troppe attenzioni.
Guardò Lily e lei annuì cercando di ricordare quelle parole che in quel momento con la mente appannata dal panico aveva rimosso.
Bailey guardò suo padre negli occhi, come se volesse valutare quale effetto quelle parole avrebbero avuto su di lui e poi parlò: “Un Malfoy Babbano, vorrei tanto che Lucius fosse qui per vederlo…” quando vide tutte le bocche spalancarsi all’ unisono, si grattò la testa chiedendosi se avesse sbagliato qualcosa “ più o meno” disse in un sussurro e Lily lo strinse più forte tra le braccia.
“E’ vero” disse piano “ mi hanno detto che non avrebbero fatto del male a Bailey perché avevano un debito nei confronti dei Malfoy o…” si voltò verso l’ uomo che aveva accompagnato suo figlio “ tu sei Draco?” domandò e Draco deglutì annuendo.
Non sapeva cosa le avessero detto di lui, ma non doveva essere niente di buono.
“Cosa significa?” chiese Albus e nonostante la sua voce fosse stata calma, tutti lo guardarono come se avesse gridato.
Draco si schiarì la voce e guardò Scorpius che stava fissando il muro con sguardo vitreo.
“Vuol dire che io e Scorpius faremo una visitina a mio padre… Ad Azkaban” affermò Draco con una voce tale che sembrava che gli fosse andato qualcosa a traverso.

COMMENTO: OK, LE COSE NON DOVEVANO ANDARE PROPRIO COSì TRA LILY E SCORP, MA DIO SANTO, QUESTI DUE MI GUIDANO LE MANI SULLA TASTIERA…FANNO SEMPRE COME GLI PARE : )) CMQ NON PENSATE CHE ORA PER I MIEI DUE PICCIONCINI CI SIA LA STRADA SPIANATA…AFFATTO, RICORDATEVI CHE QUESTO E’ IL SESTO CAPITOLO E I CASINI STANNO SOLO INIZIANDO : p  SPERO CHE IL CAPITOLO VI SIA PIACIUTO, NON HO MOLTO DA DIRE, SE NON CHE NEL PROSSIMO O NELL’ ALTRO ( DIPENDE COME SEMPRE QUANTO SARò PROLISSA) CAPIREMO UN BEL PO’ DI COSE SULLA DONNA : )) GRAZIE MILLE A CHI MI HA INCORAGGIATO E RECENSITO, OVVERO LE MERAVIGLIOSE: ICEPRINCESS / LUISA 21 / ALWAYS89 / ARYELLE / SHIORI LILY CHIARA / SINISA / EFFE95 / MARY GRIFONDORO / ROXY HO / MIKIMUSIC / JULIET LILY POTTER / ZONAMI 84 E SALLY92!! GRAZIE DI CUORE A TUTTE!! INOLTRE RINGRAZIO CHI MI HA AGGIUNTO ALLE PREFERITE / SEGUITE E RICORDATE ED ANCHE CHI MI LEGGE SOLTANTO!! UN BACIONE!!

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Capitolo 8
*** 7 CAPITOLO ***


Draco guardò il cielo. Era cupo e grigio, come se invece di una mattinata di inizio luglio lo fosse di ottobre.
“Non capisco perché sono dovuto venire anche io”.
Scorpius si lamentò e per un attimo gli sembrò come quando era un bambino e faceva i capricci perché non voleva andare da qualche parte.
“Sei un Auror, no?”  domandò Draco distrattamente “ sì, ma tu vai da lui per incontrarlo come familiare…”
“E tu sei un familiare… sei mio figlio…” sospirò “ cosa vuoi che ti dica, Scorp?” gli chiese arrendendosi e Scorpius riportò lo sguardo davanti a sé.
Non aveva bisogno di saperlo. Capiva che lui era lì perché Draco non voleva vedere suo padre da solo.
Scorpius non aveva mai compreso fino in fondo il motivo.
I primi tempi suo padre visitava regolarmente suo nonno, lo portava almeno una volta al mese a trovarlo e, nonostante lo mettesse sempre in avviso che le idee di Nonno Lucius erano particolari e sbagliate, Scorpius si divertiva con lui.
Poi tutto finì. Era solo un ragazzino di dieci anni, ma lo ricordava molto bene.
Nonna Narcissa scomparve e suo padre non era più voluto andare a trovare Lucius. Mai più.
Ricordava le discussioni tra i suoi genitori, sua madre che diceva a suo padre che non si stava comportando bene.
Che cercava di farlo rifletterle e di dirgli che, nonostante tutto, nonostante fosse stato un assassino della peggior specie, era pur sempre suo padre e lo aveva sempre amato, ma Draco non ne aveva voluto sapere.
Tutto era morto il giorno della scomparsa di Nonna Narcissa.
Draco inalò un respiro e gli sembrò che l’ aria fredda gli raggiungesse i polmoni.
Sentiva come se dei Dissennatori gli stessero vorticando intorno e lui conosceva realmente la sensazione.
Quel freddo che ti gela dentro e ti toglie ogni felicità ed ogni speranza.
Quante volte, al suo terzo anno, aveva preso in giro Harry, simulando svenimenti, o altro.
Tanto lui era la persona più felice del mondo: ricchezza, popolarità e soprattutto, due genitori che lo amavano, o almeno così credeva all’ epoca.
Aveva creduto a quell’ amore.
Almeno fino al suo sesto anno. Fino a quando non si sentì sacrificato per un mondo migliore, almeno a detta di sua padre.
 
“ Non ti senti onorato, Draco?”
Draco osservò suo padre senza riuscire a rispondere.
Era terrorizzato, ma contemporaneamente esaltato all’ idea.
L’ importanza che lui avrebbe avuto se avesse assolto alla sua missione era grandissima.
Il Signore Oscuro gliene sarebbe stato sempre grato.
Forse, avrebbe liberato suo padre.
Voltò lo sguardo verso sua madre e la vide con le mani congiunte e lo sguardo basso.
“Narcissa…”
Lei alzò una mano interrompendo il marito.
“Lucius” iniziò alzandosi in piedi “ tu hai sacrificato tuo figlio per la tua libertà” disse irata, ma composta come suo solito.
“Lui sarà ricompensato senza eguali se farà quello che gli sarà richiesto”.
Narcissa scosse la testa “ lui non lo farà” scattò e poi sospirò alzandosi in piedi “ conosco mio figlio e lui non è come te”.
Draco abbassò la testa pensando che intendesse che non era coraggioso come suo padre, ma la mano di sua madre sulla spalla gli fece alzare di nuovo il capo.
“Mi assicurerò che lui abbia protezione. Mi assicurerò che possa sopravvivere in mezzo a tutti quegli assassini…”
“Narcissa” la riprese Lucius e guardò verso la porta della cella come se potesse spuntare qualcuno e maledirli tutti e tre.
“E’ mio figlio” ribatté Narcissa e aveva le lacrime agli occhi “ il mio bambino…”
“Anche il mio” la interruppe Lucius e Narcissa scosse la testa “ lo dimentichi troppo spesso” disse piano e Lucius batté una mano sul tavolo.
“Basta così” disse e guardò Narcissa dritta negli occhi “ non hai idea di quello che stai dicendo” disse “ nessuno si può opporre al Signore Oscuro e sopravvivere”.
Draco pensò ad Harry Potter, che era già sopravvissuto tre volte al Signore Oscuro, ma poi scosse la testa.
Non avrebbe mai chiesto aiuto a SanPotter. Era colpa sua se suo padre era in prigione.
Era solo e soltanto colpa sua se erano dentro a tutto questo casino.
“ Non ti rendi conto” continuò senza mai distogliere gli occhi da quelli di sua madre “ lui verrà investito di mille onori” lo sguardo di Draco s’ illuminò mentre suo padre puntava gli occhi su di lui “ avrà un destino pieno di successo e di ricchezza” Draco si raddrizzò nelle spalle e alzò le labbra in un ghigno con gli occhi persi nel suo destino di adulto al comando di un esercito di folli.
Sospirò. Era davvero sicuro che fosse quello che voleva?
Certo che era quello che voleva. Essere un Mangiamorte era il sogno di tutti quelli con un po’ di cervello.
Essere un Mangiamorte in così giovane età, sua zia Bella diceva che probabilmente era il Mangiamorte più giovane che il Signore Oscuro avesse mai avuto.
Era un onore senza uguali, era stato scelto e quindi doveva significare che il Signore Oscuro aveva fiducia in lui e lui non si sarebbe tirato indietro.
Lo avrebbe fatto. Sì, ce l’ avrebbe fatta. Stavolta sua madre aveva torto, lui era come suo padre.
Sì. Lo avrebbe fatto. Almeno sperava.
Lucius dovette leggere l’ incertezza nei suoi occhi perché sospirò “ Draco” disse “ andrà tutto bene. Dovrai solo fare quella piccola cosa e poi loro ti aiuteranno…”
Per un attimo il volto di Harry Potter gli entrò davanti agli occhi.
Quel maledetto, riusciva ad essere sempre dappertutto e se anche quella volta…
“Ti aiuteranno anche con Potter” suo padre interruppe i suoi pensieri in un modo tale che Draco si chiese se avesse usato l’ Occlumanzia.
“Quel moscerino è solo un fastidio molto fortunato…”
“Talmente fortunato da essere riuscito a sfuggire più volte alla morte” lo interruppe Narcissa alzando il mento furiosa.
Lucius sospirò “ Narcissa, così non fai altro che spaventare Draco…”
“Forse perché dev’ essere spaventato. Quello che succederà stasera…”
“Io avevo poco più della sua età quando è accaduto a me”.
“Eri già diplomato e poi è stata una tua decisione” Narcissa si sporse verso Lucius appoggiando le mani strette a pugno sopra al tavolo.
Draco non aveva mai visto sua madre così.
Non che fosse mai stata una persona che subiva. Narcissa diceva sempre che una vera Black lotta per le sue idee.
Come avevano dimostrato più volte le sue due sorelle: Bellatrix e Andromeda, entrambe dai lati opposti, ma entrambe ferme nelle loro idee.
E lei non si era mai sentita da meno.
Sposa di un Mangiamorte. Innamorata di un Mangiamorte.
Era sicura che lui l’ amasse e che amasse il loro piccolo Draco, ma era come sua sorella Bellatrix: il Signore Oscuro veniva prima.
Meritava tutta la loro lealtà e la loro disponibilità.
E a Narcissa questa cosa non era mai piaciuta. Era sempre stata una madre degna di tale nome.
Aveva cercato di insegnare a Draco quello che era giusto. O almeno, quello che sembrava a lei.
Non le importava di Mezzosangue, Ibridi o Sanguesporco, non le importava quale fosse il loro destino.
Quale delle sue due sorelle avesse ragione.
A lei importava che il suo bambino stesse bene e che capisse gli errori che stavano facendo, ma non era facile lottare contro le idee di un padre che per Draco era un mito.
E soprattutto, farlo senza farsi scoprire da nessuno. Ingannando anche il Signore Oscuro in persona.
“Anche lui lo sceglierà” si oppose Lucius e Narcissa scosse la testa.
Le lacrime che fluttuavano nei suoi occhi azzurri “ da solo? Davanti al Signore Oscuro?” chiese e la sua voce era spaventata.
“Salazar, Lucius” disse con voce rotta “ quando la smetterai di fare così…”
“Narcissa” la interruppe lui guardando eloquentemente Draco, ma lei continuò a scuotere la testa “ noi siamo le persone che ami… non siamo burattini” disse con il tono piatto di chi ha perso ogni speranza.
“Infatti” convenne lui “ vi amo. Vi amo tantissimo”.
Draco inarcò le sopracciglia e spalancò le labbra. Sapeva che i suoi si amavano, ma non aveva mai visto suo padre esporsi tanto.
“Dimostralo. Proteggilo… e se come dici il Signore Oscuro lo sta facendo per fartela pagare, andiamocene… abbiamo tenute in tutto il mondo, potremmo andare…”
“Narcissa” Lucius la interruppe e stavolta il suo sguardo era deciso.
“Non andremo da nessuna parte”
“No, certo che no” affermò Narcissa e alzò il viso “ andiamo, Draco” disse mettendogli di nuovo una mano sulla spalla.
Draco guardò gli occhi grigi di suo padre e li vide addolcirsi “è un grande onore” gli disse mettendosi una mano sopra al braccio sinistro e inconsciamente anche quella di Draco corse là.
Come se già prima di farlo potesse sentirne il bruciore.
“E ce la farai” gli disse “ per la missione. Sei mio figlio e sono sicuro che mi renderai onore” lo incoraggiò.
Draco sorrise leggermente titubante.
“Grazie, padre” disse soltanto.
Voleva disperatamente credere  alle parole di Lucius, ma dall’ altra parte le parole di sua madre gli rimbombavano in testa: lui non è come te.
Lui non era coraggioso, non sapeva come fare strategie, né i tempi nei quali agire ed era solo.
“Ciao, Lucius”.
La voce di sua madre era così piena di delusione che Draco si chiese se sarebbero mai tornati com’ erano stati.
Certo, non era la prima volta che li vedeva discutere e aveva sedici anni, sapeva che era una cosa normale, non era un bambino a cui vendevi la favola che i propri genitori non litigano mai, ma nonostante questo si ritrovò a chiedersi se la ferita che leggeva negli occhi di sua madre si sarebbe mai potuta richiudere del tutto.
“Amo tuo padre” disse Narcissa appena si furono chiusi la porta alle spalle “ e lui ti ama… in un modo un po’ personale, ma ti ama” rimarcò ancora e Draco aggrottò le sopracciglia guardandola.
Quando lei si voltò verso di lui aveva due iridi piene di dolore e di risolutezza “ ma tu sei la mia vita” gli disse “ farei qualunque cosa per te…qualunque, anche morire”.
Draco aprì le labbra sorpreso. Cosa stava succedendo?
“Voglio solo che tu lo sappia” concluse e poi si avviarono verso l’ uscita come se niente fosse accaduto.
 
“Papà”.
Draco si sentì strappare dal suo passato, ma ne fu immensamente felice.
A volte aveva pensato che la maschera che indossava sempre fosse un’ eredità Malfoy, ma in quel momento si chiese se non fosse un dono dei Black.
“Tutto ok?” gli chiese Scorpius guardandolo preoccupato e Draco si ricompose “ Certo” rispose un po’ troppo in fretta per risultare convincente.
“Sembri molto tuo figlio in questo momento” disse Draco osservando Scorpius che lo stava guardando come se non credesse che stava davvero bene.
Scorpius fece un sorriso, ma abbassò contemporaneamente la testa.
“Gli passerà” affermò Draco e Scorpius scosse la testa “ come può passargli?” chiese “ lui pensa che abbia fatto del male a sua madre…” chiuse gli occhi per raccogliere tutta la sua rabbia e impedirsi di esplodere lì in mezzo alla strada.
“Anche io ti odierei se sapessi che hai fatto del male alla mamma”.
Per un attimo la mente di Draco rischiò di perdersi nuovamente, ma poi si riconcentrò su di lui.
Adesso, doveva pensare a suo figlio e a tutto il casino che gli stava succedendo intorno.
“Senti” gli disse “ tu sei padre da un solo giorno e tutto può sembrarti assurdo… ma fattelo dire da uno che ha dovuto sopportare le peggiori crisi adolescenziali…”
“Ma smettila” lo interruppe Scorpius e Draco rise “ è così… fidati. Lui si comporta solo come il ragazzino che è…ma io ho visto nei suoi occhi una voglia di crederti, pari alla tua di essere creduto” Scorpius storse la bocca poco convinto.
“Appena torneremo da questo maledetto posto, ti prenderai un po’ di tempo con lui e vi berrete qualcosa… e gli spiegherai tutto” poi sorrise rivolto al figlio “ è un ragazzino intelligente…”
“Lo so” lo interruppe Scorpius “ tra l’ altro sembra molto curioso di provare la Burrobirra” aggiunse e Scorpius sorrise scuotendo la testa “ grazie, papà” disse soltanto, ma Draco scosse le spalle “ e di che. Le Burrobirre in quel locale erano scadenti e per il mio nipotino voglio solo il meglio” concluse.
Scorpius sorrise. Suo padre era tremendo.
Arrivarono dentro al Ministero della magia e si incamminarono verso l’ ufficio Auror.
Teddy aveva già fatto avere ad entrambi due permessi per andare ad Azkaban, ma per materializzarsi dovevano comunque passare da là.
Nessuno si materializza da e per Azkaban senza essere valutato dagli Auror, ma di solito nessuno fa caso a delle visite per motivi familiari come era la loro di quel giorno.
“Malfoy”.
Scorpius chiuse gli occhi alla voce di Estela, una sua collega piuttosto particolare.
Draco si voltò vedendo la sua reazione e non poté trattenere una smorfia di apprezzamento.
La ragazza era alta e piuttosto formosa, bella nei modi canonici di bellezza: capelli neri e profondi occhi verdi, ma aveva un qualcosa di strano che Draco non avrebbe saputo dire.
“Dici a me?” scherzò, ma Scorpius gli tirò una gomitata “ papà” lo rimproverò.
Era già abbastanza scocciante ritrovarsi con la donna che frequentava e suo padre nella stessa stanza, soprattutto contando il fatto che da quando era arrivata Lily – ed era accaduto da un solo giorno – l’ aveva rimossa completamente.
Un giorno e puf. Scomparsa totalmente dalla sua vita.
“Ciao, Estela” la salutò avvicinandosi e cercando di pensare, ma non riusciva a venirgli in mente niente che non fosse: - è tornato l’ amore della mia vita, mi dispiace, spero ti rassegnerai presto- ma decisamente non era quello che poteva dirle.
“Non ti si è visto al lavoro oggi” gli disse “ e tutti dicono che sia successo qualcosa… l’ assenza di James e dell’ Auror Lupin” lo squadrò da capo a piedi, quasi come se potesse vedere la verità attraverso le sue fattezze.
“Allora?” gli chiese “ che bolle in pentola?”
“Estela…”
Maledizione. Maledizione. Maledizione.
Ma perché non si era dato all’ astinenza nel periodo in cui Lily non c’ era? Forse perché doveva essere morta e non poteva non vedere mai più una donna.
Non aveva senso. O l’ avrebbe avuto?
 
Lily era distesa sul letto e lui era appoggiato sul suo ventre nudo.
Avevano appena fatto l’ amore e lei giocherellava ancora con i suoi capelli arricciandoli attorno al dito e guardandoli tornare dritti come spaghetti.
“A cosa pensi?” le chiese Scorpius. Sembrava così assorta nei suoi movimenti.
Lily scosse la testa e lui poté percepirlo anche se non la stava guardando.
“Vuoi che ti faccia parlare con la forza?” chiese malizioso e alzò il viso per guardarla negli occhi.
I suoi occhi castani e caldi che lo facevano impazzire.
“Posso farlo, sai?” le chiese ancora e Lily alzò gli occhi al cielo “ stavo pensando che sei un prepotente e che forse non dovrei stare con te” lo disse cercando di restare seria, ma Scorpius non ci cascò minimamente.
Si alzò quel tanto che bastava per afferrarla per la vita e invertire le posizioni di modo che lui fosse sopra di lei.
“Malfoy” lo rimproverò e lui si limitò a sorridere “ allora? A cosa stai pensando?” domandò e Lily sorrise “ mi stavo chiedendo… lascia perdere”.
Scorpius sentì il suo cuore perdere un battito.
Ogni volta che Lily iniziava una frase e poi la lasciava a metà non era un buon segno, era sempre un segnale che preannunciava qualcosa che non gli sarebbe piaciuto.
“Come vuoi” disse alzandosi da sopra di lei.
Forse era meglio che non lo sapesse. A volte con Lily era meglio vivere nell’ ignoranza.
Si alzò in piedi e si infilò i boxer  “ che ne dici di andare a…”
“Mi dimenticherai?” le chiese lei a bruciapelo e Scorpius la guardò trattenendo il respiro e sperando che non intendesse quello che sospettava lui.
“Quando sarò morta intendo” Scorpius strinse i pugni. Come erano arrivati da fare l’ amore, da donare tutto se stessi, a questo?
Come se non avesse già davvero paura per lei e per tutte le sue ricerche sugli assassini dei suoi genitori.
“Smettila, Lily. Tu non morirai, punto e basta”.
Lei sorrise e incrociò le gambe “ sai che non mi fermerò mai, vero?” gli disse guardandolo negli occhi “ che sono pronta a tutto” disse con un filo di voce, “ almeno tu devi saperlo” abbassò gli occhi sulle sue mani e cominciò a torcersele come quando era nervosa.
“I miei fratelli chiudono gli occhi, Teddy e Victoire sperano che con gli anni tutto si assopisca, ma tu devi averne la consapevolezza…”
“Non voglio ascoltarti” la interruppe e Lily sospirò “ va bene, ma ti prego se dovessi morire…dimenticami e vivi e…”
“Lily” la interruppe, la rabbia che gli faceva contrarre la mascella.
Lei si alzò con un sospiro, incurante della sua nudità e cominciò ad infilarsi l’ intimo senza più guardarlo come se fosse persa nei suoi pensieri, mentre Scorpius era talmente pieno di rabbia che ormai non riusciva a muoversi ed era fermo, immobile e rigido nella sua posizione.
“Allora? Dov’ è che volevi andare?” gli chiese come se nulla fosse successo e Scorpius la guardò “ Merlino, Lily… sei una tale egoista ” le sputò ancora troppo pieno di rabbia e prima che lei potesse anche solo rispondere s’infilò nel bagno.
Aveva bisogno di sbollire o rischiava di dire altre cose, forse ancora più cattive e di cui si sarebbe pentito.
Lei aveva solo un obbiettivo nella vita e tutto il resto era contorno.
Lui, i suoi fratelli, tutti i suoi parenti ad iniziare da Teddy e Victoire che l’ avevano cresciuta. Tutto sembrava come se fosse in stand by.
Lei li teneva tutti fermi lì, ad aspettare che fosse in grado di amare o anche solo di provare affetto.
Forse era stato un errore, forse il troppo amore lo aveva resto cieco pensò mentre s’infilava sotto la doccia.
Fece appena in tempo a regolare la temperatura che sentì le mani di lei sulla schiena.
Le sue piccole mani che scorrevano sulle sue spalle giù sempre più giù, fino ad arrivare ad abbracciarlo da dietro.
Sentì le sue labbra sulla sua schiena e trattenne un gemito “Non dovevo” gli disse lei con le labbra che continuavano a muoversi sulla sua pelle.
Non dovevo. Gli aveva detto: non dovevo e Scorpius sapeva che nella sua testa non significava che non doveva pensarlo, ma che non doveva dirlo.
Si voltò verso di lei e vide che i suoi occhi sembravano lucidi di lacrime. Quello era il suo modo per dirgli che l’ amava, Scorpius ne era sicuro.
Si voltò verso di lei e le prese il viso tra le mani, senza smettere di guardarla negli occhi “ non potrei mai, mai, dimenticarmi di te. Mai.” le disse e poggiò le proprie labbra sulle sue, risucchiando leggermente il suo labbro superiore “ spero fosse quello che volevi sentirti dire” le disse e scese a baciarle la linea della mascella.
“Non proprio” rispose Lily gemendo per un suo bacio posato dietro al suo orecchio.
“Tu mi ami così tanto” disse alzando il viso e succhiando qualche gocciolina che ricadeva sul suo petto “ io non so…” s’ interruppe fissando il suo sguardo negli occhi glaciali, ma contemporaneamente caldi di eccitazione di lui “ so solo che riesci a farmi sentire… riesci a farmi sentire qualcosa, a farmi sentire viva e succede solo con te” affermò e Scorpius poteva vedere quanto le costava aprire il suo cuore.
Era  “è per questo che io non voglio…tu devi…”
“Smettila, Lily” le disse alzandole il mento con due dita “lo so che mi ami…non importa che fai la sdolcinata” scherzò e Lily rise passandogli le braccia attorno al collo ed attirandolo ancora più verso di sé.
 
E invece… invece aveva permesso al fisico di comandare sulla mente.
Razionalmente sapeva di non averla dimenticata e di aver pensato a lei ogni giorno dei quattromilacentoventitrè giorni che erano rimasti separati, ma alla fine era andato con altre donne.
Era stato con altre donne. Pur sembrandogli sempre un errore, pur parendogli che ci fosse qualcosa che non tornava, aveva messo a tacere la propria coscienza e aveva fatto quello che aveva pensato di non poter mai fare.
Strinse i pugni fino a sentire le unghie premergli nella carne. Era stato l’ uomo che non voleva essere.
“Estela, devo parlarti” le disse risoluto “ ma non ora… ti spiegherò tutto. Stasera, ok?” le chiese speranzoso e vide che lei continuava a guardarlo sospettoso.
Scorpius ringraziò che fosse una ragazza tranquilla ed equilibrata e infatti annuì “ ti aspetto” disse soltanto e si sporse per sfiorargli le labbra.
Lui si tirò indietro per riflesso. Adesso non gli sembrava giusto.
Adesso gli sembrava un vero tradimento.
“Lui è mio padre” si giustificò vedendo che lo stava osservando con occhi pieni di stupore.
In effetti quale ragazzo si tira indietro ad un bacio.
Lei voltò leggermente la testa e Draco sorrise “ Draco Malfoy, davvero molto piacere. Adesso però dovremmo proprio andare” disse e le consegnò i loro pass prima di avviarsi al punto di smaterializzazione.
Scorpius guardò un’ ultima volta Estela e poi si smaterializzò con suo padre al seguito.
“Non la stai tradendo”.
Draco si voltò subito verso suo figlio appena i suoi piedi toccarono il terreno, immaginava che Scorpius fosse distrutto.
E infatti lo vide appoggiato al muro e con il fiato grosso come se si stesse riprendendo da una lunga corsa.
“Perché allora mi sento così?”
“Non potevi sapere che Lily Potter era viva e poi anche lei…”
Si riferiva al Babbano per il quale suo nipote andava tanto matto, ma gli occhi di Scorpius s’ infiammarono, divenendo due colate di ghiaccio.
“No. Lei non sarà mai stata con nessuno… sì, so per certo che ha vissuto con delle suore… suore tanto severe…roba Babbana… Monasteri, cinture di castità…”
Scorpius sorrise di fronte al modo di scherzare di suo padre e sentì la tensione sciogliersi.
Draco prese un respiro e sorrise a sua volta “ senti. So che ti può risultare strano, ma dovete cancellare gli ultimi undici anni, sessualmente parlando…” si beccò un’ altra occhiataccia dal figlio e poi riprese “ nessuno sapeva dell’ esistenza dell’ altro…”
“Lei è come se ancora non lo sapesse… lei non sa cosa io…”
S’ interruppe. Era ancora un tasto troppo doloroso per lui.
“Scorpius Malfoy, per caso hai perso il tuo charme?” lo prese in giro “ riconquistala” gli disse semplicemente.
“Ma se mi crede un violentatore…”
Draco lo interruppe con una risata “ bè, quando ieri sono entrato nel salotto non mi sembrava così” scherzò “ la vostra intesa non è morta”.
Scorpius distese le dita e se le guardò ricordando quando aveva di nuovo toccato la sua pelle.
Erano passati undici anni eppure la sua pelle era rimasta come la ricordava: la stessa morbidezza, la stessa purezza.
“La memoria può essere persa, ma lei è sempre la solita” aggiunse Draco e Scorpius rifletté. Aveva pensato la solita cosa quando il giorno prima, Lily aveva avuto alcuni atteggiamenti da Lily.
Era sempre lei. Certo, non avendo i ricordi, non aveva tutta la rabbia e il dolore che aveva avuto fino a undici anni prima, ma se uno guardava a fondo poteva vedere che anche quelli erano insiti in lei.
“Sì, lo è” disse e si raddrizzò come in una rinascita “ lei sarà di nuovo mia” disse sicuro e con negli occhi la determinazione che lo aveva contraddistinto la prima volta che aveva deciso di averla.
“Se proprio insisti” scherzò Draco che, proprio come era successo più di un decennio prima, non riusciva a capacitarsi di cosa lui avesse visto in una Potter.
“E ora andiamo” gli disse mettendogli una mano sulla spalla “ la pesa delle bacchette ci attende”.
***
Bailey si alzò dal letto e guardò la stanza che gli era stata assegnata.
Assegnata sì, perché anche se loro continuavano a dire che quella era anche la sua casa, a lui non sembrava affatto.
La sera prima sua madre aveva dormito con lui, lo aveva tenuto stretto tra le braccia e per una volta Bailey si era lasciato tenere come un bambino che ha bisogno di coccole.
Tutto quello che stava succedendo lo rendeva contemporaneamente determinato e insicuro.
Determinato a restare vicino a sua madre e insicuro sul fatto che quella sua nuova vita avesse un senso.
Aveva nostalgia delle sue cose: i poster del Manchester, le sue cuffie e persino i suoi cd.
Era rimasto tutto là ed anche se non era una grande distanza e se era passato solo un giorno a lui quelle cose mancavano moltissimo.
La porta si aprì piano e una ragazzina bionda mise dentro la testa, incrociò i suoi occhi e inarcò le sopracciglia “ sei davvero uguale a Scorp” disse e Bailey alzò gli occhi al cielo.
Il prossimo che gli diceva che era uguale a suo padre lo avrebbe strangolato.
“Volevi qualcosa?” chiese invece, se quella era la sua stanza, allora tanto valeva farla sentire un po’ in colpa per essere entrata senza neanche bussare.
Lei arrossì leggermente e Bailey notò che anche i suoi lunghi capelli avevano assunto un tono rossastro.
“Io sono Tess ” si presentò lei e Bailey la studiò a fondo: con le gote arrossate e quei capelli arancioni aveva davvero la faccia simpatica.
“ Tra poco arriveranno Harry e Sammy che ne dici di venire con noi a Diagon Alley?” gli chiese con un sorriso.
“Diagon Alley?” chiese Bailey e si concentrò cercando di ricordare i visi.
Harry e Sammy dovevano essere i due cugini che aveva acquisito il giorno prima.
Harry era quello con gli occhi verdi e Sammy la ragazzina con quei bellissimi occhi azzurri, gli occhi della ragazzina davanti a lui invece erano castani, ma erano talmente ambrati da sembrare due ciocchi di legno illuminati da un fuoco che ardeva.
“Ehy?” Tess richiamò la sua attenzione “ ci sei? Pensi di venire allora?”
“Stavo cercando di ricordarmi tutti i cugini” si giustificò “ oh, ma non li hai mica conosciuti tutti” intervenne lei.
La sera prima, non erano rimasti a cena, erano tornati alla loro casa insieme a Sean per prendere alcune della loro cose e con sua grande soddisfazione erano stati accompagnati da Teddy, visto che suo padre era a fare tutti i visti per poter visitare Azkaban e quindi poi, si erano fermati a cenare nel locale preferito di Bailey.
Fish and Chips…chissà se l’ avrebbe mangiati anche adesso nella sua nuova vita.
“Harry è figlio unico, ma Sammy, che è anche mia cugina, ha un fratello e una sorella…”
“Sammy è tua cugina?”
Tess alzò gli occhi al cielo “ sei un po’ tardo, per caso?”
Bailey assottigliò gli occhi “ e tu sei stupida, per caso?” esplose “ ho conosciuto tutti ieri sera, mi spieghi come posso ricordarmi chi è cugino di chi?”
Tess fece una linguaccia come se invece che averla rimproverata e offesa, lui le avesse fatto un complimento e Bailey inarcò le sopracciglia.
Davvero una strana ragazzina.
“Allora, Sammy, Ginny e Mattew sono figli di zio James e zia Domi, ma zia Domi è anche sorella di mia mamma, mentre zio James è fratello di tua madre, quindi abbiamo tre cugini in comune” gli spiegò.
Bailey sentiva la testa girargli per tutte le informazioni.
Ginny, Sammy e Mattew. Dio, non se li sarebbe mai ricordati tutti.
“Ti assicuro che tra un po’ ti verrà naturale destreggiarti tra tutti”.
“Ehy”
Dallo spiraglio della porta, arrivò una voce e un secondo una bambina con una zazzera di capelli neri fece il suo ingresso “ Lei è Sammy…entrerà ad Hogwarts quest’ anno, proprio come te”.
Bailey sorrise alla ragazzina e notò che aveva gli occhi di un azzurro come quello dell’ acqua cristallina.
“E tu invece?” chiese Bailey a Tess e lei sorrise “ oh no, io farò il secondo anno, come Harry…” e come evocato il bambino entrò nella stanza.
Bailey sperò non arrivassero anche gli altri cugini o avrebbero pienato la stanza.
Harry lo guardò con i suoi occhi verdi e Bailey sperò che non volesse dirgli di nuovo che era uguale a suo padre e quindi lo precedette.
“Sono contento di rivederti” gli disse e Harry sorrise.
“ Ginny e…”
“Ginny ha sedici anni e Mattew cinque” lo interruppe Tess.
“Si sono dati un bel da fare” scherzò Bailey “ e tu hai fratelli e sorelle?” domandò ancora “ una sola: Dora ed ha anche lei sedici anni” disse e in quel momento Bailey capì che non ne sarebbe mai venuto a capo.
Non ricordava già il nome dei primi.
“Tess, abbi pietà di lui. Come può ricordarsi di tutti…”
“Ma me l’ ha chiesto lui” si difese lei e Harry scosse la testa “ va bene, basta così comunque…allora, andiamo o non andiamo a Diagon Alley?”
Bailey alzò le spalle guardando il cugino “ dovrei chiederlo a mia madre” disse “ adesso è tutta impegnata, l’ hanno letteralmente rapita. Voleva venire a svegliarti, ma non la lasciano due secondi e quindi sono salita io”.
“E dove si trova Diagon Alley?”
“Oh non è lontano. Dobbiamo solo arrivare al Paiolo magico e poi Sam, il proprietario, batterà sui mattoni per noi…”
“Batterà sui mattoni?” Bailey era talmente confuso che sentiva il cervello fumare.
“Salazar, Tess…smetti di parlare” la rimproverò Harry e poi guardò Bailey “ è un posto bellissimo, davvero magico ed è semplicemente da vedere, abbiamo pensato…”
“Abbiamo pensato che dato che nessun adulto ci presta attenzione” lo interruppe Sammy “e noi ci siamo stufati di giocare a sparaschiocco o…”
“Spara che?” Bailey scosse la testa e aprì le mani “ ok, se questo è un modo per vedere se riuscite a farmi fondere il cervello ci siete riusciti” si arrabbiò e tutti si zittirono.
“Volevamo solo coinvolgerti” si giustificò Tess e i suoi capelli divennero di un violetto intenso.
Bailey prese un respiro “ non così, però” ribatté “ prima i cinque miliardi di parenti che non conosco, ora una strafila di luoghi e chissà che altro… ho bisogno di tempo per capire” disse soltanto e Harry annuì.
“Motivo in più per andare a Diagon Alley… almeno vedrai tutto con i tuoi occhi”
“Dai, torneremo in tempo per pranzo” lo incoraggiò Sammy e Bailey fece una panoramica dei volti di tutti e tre.
Sembrava temessero un suo rifiuto e Bailey fu felice di aver trovato questi ragazzini con cui stare.
Sua madre era completamente assorbita da questi ricordi e dalle nuove conoscenze e lui non voleva rischiare di dover passare la mattina con suo padre.
“Allora andiamo” disse con un sorriso e Harry ricambio il sorriso “ faremo grandi cose io e te” commentò facendolo ridere.
Le due ragazzine uscirono e loro le seguirono “ ma la biondina parla sempre così tanto?” si lamentò Bailey e Harry rise “ no” rispose “ con te si è trattenuta” aggiunse scoppiando di nuovo a ridere.
Passarono davanti al salotto e Bailey vide Lily parlare animatamente “ Amore” gli disse chiamandolo, ma qualcuno la distrasse di nuovo e Bailey si limitò a farle un cenno con la mano.
Sì, aveva fatto la scelta giusta. Con gli altri ragazzi si sarebbe divertito e poi aveva il diritto anche lui di entrare nella sua nuova vita, di chiedere di Hogwarts e della magia.
Arrivato alla porta di casa però si guardò indietro “ ma nessun adulto sa dove andiamo?” domandò e Tess annuì “ ho lasciato un biglietto” disse e poi lo prese per un braccio “ dai, andiamo, Mr responsabile” lo prese in giro e Bailey la guardò male prima di chiudersi la porta alle spalle.
***
“Non posso crederci, ma quanti siete?” chiese stringendo la mano all’ ennesima cugina: una bellissima ragazza di colore che si era presentata come Roxanne.
“Bè, tua madre aveva sei fratelli, uno purtroppo è morto durante la guerra, ma ognuno degli altri hanno una moglie e almeno un figlio…”
“ Quindi fa una montagna di gente” affermò Lily sconsolata lasciandosi cadere sul divano, si sentiva così confusa.
La donna la osservò.
Era così strano poterle stare di nuovo vicino.
La sua piccola stella. L’ aveva amata così tanto e, nonostante sapesse che era stata la cosa giusta, quando lui le aveva tolto la memoria una parte di lei aveva sofferto.
Sarebbe stato molto meglio saperla morta, ma con la consapevolezza di chi era lei e perché l’ aveva uccisa.
Sapere che si era dimenticata di lei dopo tutto quello che aveva fatto per Lily era stato doloroso, quasi quanto dover uccidere suo marito.
Per un attimo la sua mente si perse nei ricordi e lei si assentò dalla stanza pur rimanendovi fisicamente.
 
“Perché?” lui si portò una mano ai polmoni gli sembrava già di respirare male.
Lei si limitò a guardarlo.
Non sorrideva. Non stavolta.
In quel momento non stava facendo qualcosa che le dava soddisfazione, non era, come sempre, inebriata dall’ odore della morte che la paura sprigionava nell’ aria, anzi, stavolta le sembrava quasi di essere investita dalla nausea.
Non l’ avrebbe mai fatto se non fosse stato necessario.
“Dovevo” si giustificò e per un attimo rimase stupita di non leggere la comprensione nei suoi occhi.
Ma come poteva comprenderla? Anche per quello era necessario, l’ uomo aveva ragione.
Se qualcuno, qualunque persona si fosse avvicinata alla verità…
Non era solo la sua passione ad essere in pericolo, ma proprio tutta la loro causa.
I NewMan e il nuovo mondo.
Con un ultimo sprazzo di energia lui cercò di raggiungere la bacchetta sul comodino. Forse poteva chiamare qualcuno, ma lei si avvicinò a lui e gli spostò la bacchetta più lontana.
“Simone…”
Lei restò ferma nella sua postazione, ma il suo sguardo s’ incupì.
“Se ne farà una ragione… lei capirà che le persone possono peggiorare”.
Lui la guardò, ormai il dolore gli stava trasfigurando il volto.
Tutto si sarebbe immaginato tranne che sua moglie fosse un’ assassina e soprattutto, tutto avrebbe pensato tranne che di morire per una stupida caduta da una scopa.
Lui che aveva ucciso e domato draghi.
Quando gli occhi cominciarono a diventare pesanti deviò lo sguardo fissandolo sul pupazzo di peluche che gli aveva portato sua figlia.
La sua Simone.
Il respiro gli si inceppò nei polmoni e si accorse che il prossimo con tutta probabilità sarebbe stato l’ ultimo.
Stava morendo.
Inalò il respiro e poi si mise a contare.
Uno…due… quando arrivò a ventidue una fitta più dolorosa gli fece spalancare gli occhi, ma non ricevendo più ossigeno la gola gli si chiuse e il cuore gli si fermò nello stesso istante.
La donna si asciugò una lacrima.
Non l’ aveva neanche guardata.
Avrebbe voluto voltargli la testa con la forza, obbligarlo a guardarla mentre moriva, ma sapeva che lui meritava di morire come voleva.
In fondo lui l’ aveva amata e le aveva donato anche la bellissima figlia che avevano.
Spostò la bacchetta nella sua posizione originale e spostò il suo braccio di nuovo all’ interno del letto.
Poi prese un respiro e si aggiustò il camice ed uscì dalla stanza.
 
“Zia”
La donna si riscosse dai suoi pensieri ed incrociò il viso preoccupato di sua figlia prima di spostare lo sguardo su chi l’ aveva chiamata.
“Pensi che Lily debba essere visitata prima di procedere a fale vedere altri ricordi?” chiese Albus e la donna si accorse che tutti la stavano guardando un po’ straniti.
Doveva stare più attenta.
Erano passati così tanti anni eppure, a volte, la sua emotività rischiava di mandare tutto all’ aria.
Strinse il biglietto che stava tenendo chiuso dentro il pugno e lo accartocciò, poi si impostò di nuovo un sorriso in volto.
“ Sì, credo proprio di sì. Che ne dici, piccola stella?”

COMMENTO: ALLORA PER PRIMA COSA: SIMONE NON HO SBAGLIATO A SCRIVERE E’ UNA RAGAZZA E SI PRONUNCIA SIMON…NON FATEMI DIRE ALTRO, POTREBBE ESSERE TROPPO ; ))) POI COME AVEVO PREANNUNCIATO A QUALCUNO DI VOI, SIAMO IN PROCINTO DI SCOPRIRE LA DONNA…O MEGLIO NOI LA SCOPRIREMO E LA VEDREMO AGIRE, MA NESSUNO NELLA STORIA LO SAPRA’ ;)) HO DATO TANTISSIMI INDIZI E SPERO CHE VOGLIATE DIRMI LE VOSTRE TEORIE…ANCHE SE COME SEMPRE NON CONFERMERO’ : p DRACO, MI SONO IMMAGINATA UN MISSING MOMENT DEL SESTO…IN FONDO VEDIAMO NEL PRINCIPE CHE DRACO SI DIVIDE IN DUE: ORGOGLIO PER QUELLO CHE DEVE FARE E PAURA DI NON FARCELA E QUNDI MI SONO IMMAGINATA QUESTO…TRA L’ ALTRO IO HO SEMPRE PENSATO CHE LUCIUS AMASSE DRACO E NARCISSA, MA HO SEMPRE PENSATO, ANCHE, CHE AMASSE DI PIU’ VOLDEMORT : )) INFINE ESTELA… Bè, HO PENSATO CHE NON SAREBBE STATO REALISTICO SE IN 11 ANNI SCORP NON AVESSE AVUTO PROPRIO NESSUNA… E POI ALTRIMENTI ODIATE TUTTE IL POVERO SEAN :P  SPERO CHE VI SIA PIACIUTO E CHE MI FARETE SAPERE!! GRAZIE MILLE ALLE RAGAZZE CHE RECENSISCONO SEMPRE E CHE MI INCORAGGIANO TANTISSIMO, OVVERO: ICEPRINCESS / LUISA21 / ALWAYS89 / SHIORI LILY CHIARA/ ARYELLE / MARY GRIFONDORO / SINISA /MIKYMUSIC / JULIET LILY POTTER/ ROXY HP / EFFE 95 / ZONAMI E SALLY92 !! GRAZIE DI CUORE A TUTTE!! INOLTRE RINGRAZIO CHI MI HA AGGIUNTO ALLE PREFERITE /SEGUITE E RICORDATE E ANCHE CHI MI LEGGE SOLTANTO!! UN BACIONE!!

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Capitolo 9
*** 8 CAPITOLO ***


Quando Draco varcò la porta sentì il suo corpo irrigidirsi.
Quello era davvero suo padre? Il grande Lucius Malfoy si era ridotto ad essere questo in vent’anni in cui non lo aveva mai visto?
Poteva davvero essere lo stesso uomo che era stato il braccio destro di Voldemort e che aveva ucciso e sparso terrore?
In quel momento sembrava tanto un vecchietto di una qualsiasi casa di riposo. Se qualcuno lo avesse visto adesso, non avrebbe mai pensato che fosse un uomo pericoloso.
Eppure lo era stato e Draco sapeva bene che lo era stato anche da dentro Azkaban.
Ma non per questo gli faceva meno effetto vedere suo padre in quelle condizioni: era talmente pallido e magro, da sembrare malato e emaciato.
La stempiatura che aveva quando lo aveva visto l’ ultima volta era diventata ormai una calvizie e quei pochi capelli che gli erano rimasti erano di un bianco opaco.
Le mani. Le sue lunghe mani sempre curate, si erano riempite di macchie dell’ età, le dita erano rosse sulle punte e persino le unghie erano sciupate, sembrava quasi che le limasse contro il muro.
Il viso invece era così pieno di rughe che sembrava che uno scultore pazzo avesse infierito su di esso a colpi di scalpello.
Draco sapeva di aver spalancato gli occhi, lo vedeva dallo sguardo con il quale suo padre lo stava osservando e desiderò solo uscire dalla stanza.
“Ciao, nonno” disse Scorpius sedendosi e guardando Draco come per imporgli di seguire il suo esempio.
Draco mise le mani intorno alla spalliera della sedia.
Maledizione, dopo tutti questi anni suo padre era ancora capace di incutergli quel misto di terrore, affetto e ammirazione che per lui erano sempre stati letali.
Prese un respiro e guardò suo figlio, ammirandolo per un attimo. Non si stupiva che fosse diventato un Auror, né che avesse sempre saputo la parte dalla quale stare.
Non era stata solo l’educazione che lui e Astoria gli avevano dato e non era stato neanche la vicinanza con la famiglia Potter.
Scorpius era semplicemente più coraggioso di lui.
“Non ti siedi, Draco?” gli chiese suo padre e lui poté notare che la voce era rimasta quella fredda e autoritaria di sempre.
“Non dirmi che sei venuto a trovarmi dopo…quanti? Vent’ anni… mi pare, dimmi pure se sono in errore, solo per godere della mia presenza” lo sfidò e Draco sentì il bisogno di abbassare gli occhi, come se fosse ancora un bambino e fosse stato beccato a fare qualcosa di estremamente irrispettoso.
Ma era ridicolo. Lui ormai era un uomo. Era un nonno per giunta.
“Nonno, ad essere sincero sono io che ti ho voluto vedere”.
Scorpius corse in aiuto del padre. Non capiva a cosa fosse dovuto tutto questo disagio, ma doveva superarlo.
Dovevano parlare di cose importanti.
“Da dove posso cominciare…” Scorpius si concentrò un attimo e poi optò per il riassunto “non so se qualcuno ti ha mai detto che ero fidanzato con Lily…”
“Potter” lo interruppe Lucius e Scorpius annuì ignorando la freddezza con la quale aveva pronunciato quel cognome.
“Pessima scelta” disse guardandolo per un secondo prima di tornare a guardare suo figlio e sorridere lievemente “ pensavo di averti istruito meglio… solo Purosangue per i Malfoy” affermò e Draco sospirò perdendo definitivamente la pazienza.
“Certo e guarda dove ti hanno portato le tue idee moderne” commentò acido “ ti hanno detto anche che Scorpius è un Auror e che mi rende orgoglioso tutti i giorni dimostrando che i Malfoy possono stare dalla parte giusta delle sbarre o ti sono arrivati solo i pettegolezzi rosa?” chiese arrabbiato e Scorpius alzò le sopracciglia.
Suo padre era orgoglioso di lui? Era bello sentirselo dire, anche se sapeva che il fatto che lo avesse fatto davanti a suo nonno aveva un secondo fine e sapeva anche quale.
Il messaggio era scritto a chiare lettere sul volto di suo padre: io non ho imposto niente a Scorpius e non gli ho rovinato la vita.
Guardò suo nonno e si sentì stringere il cuore. Sembrava aver accusato il colpo pesantemente e il suo volto, già molto segnato, adesso sembrava iniettato di dolore.
“Non pensavo avessi tutto questo astio” commentò Lucius con voce più bassa “ io cercavo solo…”
“So benissimo quello che cercavi di fare e sono felice di aver lasciato che invece Scorpius scegliesse la sua vita, in tutto, anche nelle persone che frequenta…”
“I Potter, Draco?” chiese e per un attimo gli occhi di Lucius tornarono ad accendersi della stessa luce di un tempo.
“I Potter? Sei felice che abbia scelto come amico e fidanzata quei Babbanofili, tradito…”
“Nonno”.
“Smettila”.
Draco e Scorpius parlarono insieme. La voce di Scorpius era un stata un ringhio di rabbia ed era diventato rosso nello sforzo di trattenersi dal maledirlo, ma Draco si era anche alzato in piedi e lo stava fissando come se volesse soltanto aprirgli la testa e dare una shackerata prima di richiuderla.
“Nessuno usa più quei termini da almeno cinquant’anni…”
“A parte i NewMan” lo interruppe Lucius  con un sorriso “a parte i NewMan” concordò Draco “ e i vecchi Mangiamorte” aggiunse e gli occhi di Lucius luccicarono per un attimo.
Aveva intuito bene. Suo padre sapeva qualcosa.
“Quindi?” chiese Lucius tornando a concentrarsi su Scorpius “ tu e la Potter siete felici e contenti?” chiese e Scorpius strinse le mani a pugno sotto al tavolo.
Eppure quando era bambino non lo ricordava così. Forse allora cercava di compiacere suo padre e adesso non gli interessava più.
“Lo sai che non lo sono” intervenne suo padre “ tu sai tutto. Hai sempre saputo tutto” continuò e Lucius sospirò “ hai sempre pensato che io da qua…”
“Lascia perdere” lo interruppe “ non entrare in questo argomento”.
“O altrimenti cosa, Draco?” chiese Lucius e Draco capì che era spazientito “ fino a prova contraria, voi avete bisogno di me. Il mio bisnipote ha bisogno di me…”
S’ interruppe vedendo che entrambi lo stavano osservando con la bocca aperta.
“Salazar, nonno” disse Scorpius in un soffio “ fino a due giorni fa neanche io sapevo di Bailey… per favore…”
S’ interruppe sentendo il cuore minacciargli di uscire dal petto.
Suo nonno non poteva aver saputo tutto da tempo e averglielo tenuto nascosto.
“Perché non ce lo hai detto?” chiese Draco precedendolo e Lucius per un attimo parve valutare la risposta “ forse se in questi vent’anni ti fossi degnato di venire a trovarmi, forse, a quel punto, sapresti un po’ di più… e, sempre forse, non saresti costretto ad essere qua davanti a me… dico bene, figlio?”
La mascella di Draco si strinse “ sai bene perché non sono più venuto a trovarti, padre” gli disse e la sua mente si perse a quella sera di vent’anni prima.
 
Scorpius stava giocando con la sua bacchetta da prima infanzia e stava continuando a far cambiare colore all’ acqua.
In quel momento il telefono squillò. Draco ne aveva uno in casa, solo perché Daphne, la sorella di Astoria, aveva sposato un Magonò, facendo infuriare la famiglia e a quel punto, per protesta, Daphne si era rifiutata di usare qualsiasi cosa fosse magica.
“Pronto?” rispose, già convinto di sentire la voce della cognata, invece ci fu silenzio.
“Pronto?” ripeté e sentì un rumore sordo come se ci fosse una colluttazione e il telefono fosse stato sbattuto a terra.
“Non potete”.
Era la voce di sua madre e Draco strinse più forte la cornetta.
Dai rumori sembrava un’aggressione.
Non sapeva se urlare, forse se l’avesse sentito lei, avrebbe potuto farlo anche lui e poi a cosa serviva.
“Scorpius, la bacchetta…” intimò e il bambino alzò gli occhi quasi spaventandosi nel vedere il padre pallido e tremante.
Posò la sua bacchetta giocattolo e corse a prendere quella del padre in cucina.
“Lasciatemi parlare con Draco e con Lucius” di nuovo la voce di Narcissa e di nuovo una risata ferma.
“Signora Malfoy, non si preoccupi” la voce dell’ uomo era un misto di rassicurazione e derisione “ suo marito sa già tutto”.
Scorpius arrivò con la bacchetta e Draco si smaterializzò immediatamente, ma al suo arrivò trovò solo una stanza buia a una cornetta penzolante dal resto dell’apparecchio.
Si lasciò cadere sulle ginocchia. Le lacrime che fluttuavano nei suoi occhi e la sicurezza che suo padre avesse di nuovo scelto la sua causa rispetto a lui e sua madre.
In quel momento comprese che i NewMan erano davvero qualcosa di importante e che stavolta non avrebbe sbagliato.
Stavolta avrebbe scelto la parte giusta e avrebbe ritrovato sua madre. Senza smettere di riflettere andò al Ministero e disse a Potter tutto quello che aveva sentito dal telefono.
Tutto, anche il nome di suo padre.
 
“Mi hai sempre incolpato per tua madre, ma Draco…”
“Non voglio parlarne. Non ora. Lui ti rispetta ancora” disse indicando Scorpius che li stava guardando confuso.
“Amo Narcissa” confessò come per giustificarsi “ non le avrei mai fatto del male” continuò e Draco scosse la testa “ infatti. Tu eri ad Azkaban e non potevi far niente, ma non si sa come e non si sa perché, tutto diventa possibile con te” lo schernì.
“Perché non hai fatto fuori anche me? Solo perché sono tuo figlio? O perché tanto avevi scoperto tanti anni fa che non riuscivo ad essere un pericolo se non per me stesso?”
“Non ho fatto del male a tua madre” ripeté Lucius spazientito “ io non ti credo” disse Draco quasi urlando.
In quel momento non stava più guardando il signore anziano e pieno di dolore davanti a sé, stava guardando il vero Lucius Malfoy.
Stava guardando i suoi pericolosi occhi grigi e la sua mascella contratta in una smorfia di disapprovazione, stava guardando i suoi capelli biondi sempre perfetti e le mani curate che giocherellavano con il bastone con la testa di serpente.
Stava guardando il vero suo padre.
“Salazar, Draco. Sei così…così offuscato dal risentimento” disse e Scorpius guardò l’ orologio.
Gli mancavano una manciata di minuti e poi li avrebbero mandati via. Auror o non Auror.
“Papà, potresti uscire?” chiese e Draco lo guardò come se fosse impazzito, ma Scorpius rimase fermo nella sua idea.
Su una cosa suo nonno aveva ragione, Draco era troppo pieno di risentimento e, nonostante lo capisse, se avessero continuato con recriminazioni e colpe non sarebbero arrivati da nessuna parte.
“Scorpius, ma…”
Scorpius sorrise “ tu sei andato a fare una chiacchierata nonno-nipote, o sbaglio?” chiese bloccando le proteste sul nascere “ lascia che la faccia anche io” concluse e Draco lo guardò serrando i pugni.
Non lo stava paragonando a suo padre, vero? Non avrebbe sopportato che Scorpius lo credesse uguale a lui, ma scosse la testa.
Doveva dar fiducia a suo figlio. Sapeva che aveva cresciuto un ragazzo a posto.
Appoggiò le mani sul tavolo e si alzò guardando suo padre, poi uscì senza degnarlo di un saluto.
Lucius rilassò le spalle quando suo figlio uscì e guardò il nipote.
“Spero tu non voglia farmi la ramanzina dicendomi che rischio di perdere mio figlio… perché l’ ho già perso” disse l’ ultima parola come se avesse un boccone in bocca e questo fosse molto amaro.
“Hai perso il suo rispetto, non il suo amore” ribatté Scorpius e per un attimo s’ incupì e si chiese se suo figlio lo avrebbe mai amato tanto quanto suo padre amava Lucius.
Se lo avrebbe mai amato tanto da fargli male il pensiero di odiarlo.
“Chi l’ avrebbe mai detto... mio nipote è davvero saggio. Draco ha ragione ad essere orgoglioso di te”.
Scorpius lasciò cadere la provocazione, ma non lo sguardo. Sapeva benissimo che la cosa che suo nonno sapeva fare meglio era incutere timore, ma lui non avrebbe ceduto.
Lo avrebbe fatto per Lily e per Bailey.
“Sai, so cosa vuol dire essere odiati dal proprio figlio ed essere sospettati di aver fatto del male alla madre… ma forse papà è troppo arrabbiato per cogliere quello che ho notato io…”
“Scorpius” lo interruppe Lucius, con il tono di chi voleva dirgli di non addentrarsi in quei terreni rischiosi.
“Tu hai negli occhi la stessa paura che ho io quando guardo mio figlio” disse “ la paura che non possa mai riuscire ad amarti di nuovo, la paura che non possa perdonarti per quello che non hai fatto… ho ragione, nonno?”
Lucius congiunse le mani e abbassò lo sguardo sulle sue dita intrecciate “ che cosa hai fatto alla Potter?” chiese e per un attimo parve essere davvero interessato alla risposta.
“Io non le ho fatto niente, proprio come tu non hai fatto niente a nonna Narcissa, giusto?” chiese e più che una domanda era una speranza.
“Tu non lo sai”.
“Sì, che lo so”.
“No, che non lo sai” ribatté di nuovo Lucius “ sarebbe bello se tu lo sapessi. Avresti risolto i tuoi problemi” disse con compassione.
“Il destino di Lily e il destino di tua nonna sono legati” gli disse e Scorpius si raddrizzò con la schiena “ che vuol dire?” chiese facendosi attento.
“Tu dici che tuo figlio ti odia? Che cosa pensa che tu abbia fatto?” domandò.
“Nonno, rispondi alla mia domanda” si arrabbiò Scorpius, ma Lucius scosse la testa “ rispondi tu” gli ordinò “ crede che tu la volessi uccidere, vero?” domandò facendo roteare una delle due manette attorno al suo polso.
“Crede che tu ti sia voluto liberare di loro… la stessa cosa che pensa tuo padre” disse amareggiato e Scorpius sospirò.
“Non è quello che crede Bailey” si difese Scorpius anche se non era del tutto vero.
“Tienitelo stretto. Un figlio è una cosa importante…”
“Io non credo proprio di volere una lezione paterna da te, nonno” lo interruppe Scorpius e Lucius suo malgrado sorrise “ hai ragione, ho sbagliato tutto. Non avrei dovuto ascoltare Narcissa, ma era l’ unico modo per salvarlo”.
Scorpius aggrottò le sopracciglia e tutti i suoi sensi si fecero all’ erta. Gli sembrava quasi che una luce nel cervello stesse cantando vittoria.
Ma vittoria di che? Il suo cervello era arrivato a qualcosa che ancora non era riuscito a comprendere?
“Salazar Vittorioso, Scorpius. Credo di sentire il tuo cervello analizzare tutti i dati” lo prese in giro “ ma non puoi…non hai ancora…”
“ VISITA FINITA”
Scorpius non aveva sentito la porta aprirsi da quanto era preso dalle parole di suo nonno.
“No, aspetta, Arold” lo pregò alzandosi in piedi “ Malfoy, mi dispiace ma le regole sono uguali per tutti…”
“Una volta non era così per un Malfoy” disse Lucius con un sorriso “ aspetta…aspetta un attimo” gli occhi di Scorpius erano pericolosamente adombrati.
Sembrava capace di stordire la guardia e forse lo avrebbe anche fatto “ la furia di un padre” lo schernì suo nonno “ che cosa non si fa per un figlio” continuò alzandosi in piedi.
Scorpius sentì che gli stava sfuggendo qualcosa “ non tu, vero?” gli chiese chinandosi sul tavolo per avvicinarsi al suo viso “ non tu… tu hai sempre detto che Draco doveva farcela da solo…”
“Ma non ce l’ ho fatta a guardarlo morire” ammise “ sua madre non sarebbe sopravvissuta e anche io sarei morto di dolore” concluse.
“Mi dispiace, Malfoy” intervenne Arold, prendendo Lucius per le spalle per aprire la catena con cui era legato al tavolo e condurlo via, ma Scorpius tirò la catena e avvicinò suo nonno a sé.
“Tu non c’entri, vero?” gli chiese “ non c’entri con la scomparsa della nonna?” domandò ancora, ignorando le urla della guardia.
Lucius ghignò “ che coraggio per un Malfoy”  commentò, ma non confermò né negò.
L’ Auror si allontanò e con un incantesimo ben mirato colpì la mano di Scorpius che fu costretto a rilasciare la catena, ma non smise di guardare suo nonno.
“Mi hai costretto, Malfoy” lo ammonì la guardia “ e che non si ripeta o ti negherò ogni accesso alla cella”.
“Nonno” lo pregò Scorpius, agendo come se la guardia non avesse parlato “diglielo a tuo figlio che non hai fatto niente… tu che puoi, diglielo” disse soltanto e prima di essere condotto via, Scorpius avrebbe giurato di aver visto gli occhi di suo nonno velati di lacrime.
Batté un pugno sul tavolo frustrato. Suo nonno sapeva tante cose, ma non gliel’avrebbe dette, non così e lui non sapeva ancora come fare a fargliele dire.
Di una cosa, però, era piuttosto certo. Guardò suo padre entrare nella stanza e guardarlo e per un attimo si chiese se Bailey avrebbe mai avuto la stessa fiducia che lui riponeva in suo padre, o se sarebbe finito ad essere proprio come suo nonno. Detestato dal proprio figlio.
***
Bailey guardò il muro muoversi al tocco della bacchetta di quell’ uomo, era piuttosto preparato a questo.
Quando gli avevano detto che avrebbero avuto bisogno di qualcuno che battesse sui mattoni per loro, si era immaginato che si trattasse di qualcosa del genere.
Quello che non si sarebbe mai immaginato era quello che avrebbe visto al di là del muro.
Nessun racconto avrebbe mai potuto rendere un paesaggio del genere o, più probabilmente, se qualcuno glielo avesse raccontato lui non ci avrebbe mai creduto.
Le vie erano piuttosto affollate e quasi tutti gli uomini e le donne avevano delle vesti che sembravano appena uscite dal cartone animato della Disney: Fantasia.
Sembravano tutti dei piccoli apprendisti stregoni.
Ma non era neanche quello a stupirlo, quanto quello che vedeva ad ogni passo che faceva: negozi.
Luoghi pieni, straripanti di magia.
E l’ odore. Non capiva neanche lui che tipo di odore era, sembrava il profumo di spezie mischiato a quell’ odore che senti quando apri un quaderno nuovo.
Sarebbe rimasto tutto il giorno ad odorare e osservare quel luogo: era davvero magico.
Tutto sembrava gridare che erano dei Maghi. Dal negozio di animali, nel quale un gufo fischiava per attirare l’ attenzione, a quello di…
“Ma quello è un libro vero?” chiese e Harry sorrise sentendo il suo stupore nella voce.
Sì, era stata la scelta giusta portarlo a Diagon Alley.
Chissà quando qualcuno si sarebbe ricordato di mostrare a Bailey cos’era la magia.
“Sì” asserì Sammy guardando il libro che era in vetrina e che cercava di mordere l’ aria e che in realtà riusciva solo a staccare pezzi delle proprie pagine  “ mio padre dice che mio nonno Harry lo ha avuto anche come libro di testo” guardò il volto scioccato di Bailey e rise “ non preoccuparti, non lo usano più… credo sia in vetrina solo perché il padrone del Ghirigoro è Dean Thomas” concluse e Bailey avrebbe voluto dirle se pensava che a lui quel nome avesse potuto chiarire le cose, ma era troppo impegnato a vedere ciò che aveva intorno.
Si avvicinò ad una vetrina come attratto da una calamita.
“Quelle scope volano” e Harry si accorse che non era una domanda “ volano eccome e poi permettono di giocare allo sport più bello del mondo” Bailey lo guardò in attesa, uno sport che coinvolgeva delle scope che volavano doveva essere davvero qualcosa di fantastico.
“Non mi stupisce che tu sia attratto da quelle scope, mio padre dice sempre ai suoi tempi vi erano delle vere sfide epiche tra Grifondoro e Serpeverde e i tuoi genitori sono stati Cercatori per tutti i loro anni di scuola…” intervenne Sammy
“A cominciare dal secondo chiaramente. Non si può essere Cercatori al primo anno…” Tess interruppe Sammy, ma venne a sua volta interrotta da Harry “ tranne mio nonno” disse orgoglioso e Bailey si sentì di nuovo girare la testa.
Quando cominciavano a parlare tutti insieme e a interrompersi a vicenda era impossibile capire dove volevano andare a parare, ma una parola gli era rimasta in mente: Cercatore.
Non aveva la più pallida idea di cosa fosse o cosa dovesse fare, ma anche solo la parola gli piaceva tantissimo.
Lui adorava cercare e scoprire.
“Tuo nonno dev’essere un mito” disse tornando ad osservare la vetrina “ cosa?” chiese Harry preso alla sprovvista e Bailey si voltò, non gli piaceva granché il silenzio che si era formato.
“Tuo nonno” ripeté passando lo sguardo tra tutti i tre ragazzi “ cosa ho detto di strano?” chiese accigliandosi.
Odiava come lo stavano guardando, non ci voleva un genio per capire che aveva pigiato un tasto sbagliato.
Era per questo che odiava non sapere niente di nessuno, gli sembrava di essere un pesce fuor d’acqua e aveva sperato che, almeno quei ragazzi, lo avrebbero fatto sentire uno di loro.
E, almeno fino a quel momento, era stato così. Che cosa aveva detto di tanto strano ora?
“Scusali” si giustificò Tess e fulminò tutti con uno sguardo “Non sono abituati a sentirsi chiedere di vostro nonno Harry”.
“Perché? è famoso per caso?”
Bailey lo aveva detto con un sorriso strafottente, aspettandosi che gli dicessero di no e invece vide Harry annuire.
“Harry Potter era anche tuo nonno, ed era davvero molto, molto famoso” gli disse “ non c’è persona nel mondo dei maghi che non conosce il suo nome e quello che ha fatto”.
“E che ha fatto?” chiese Bailey, adesso più interessato al racconto che alle scope.
“Oh faresti prima a dire cosa non ha fatto” lo interruppe Sammy “ le avventure sul nonno a scuola si sprecano. Se senti Zia Herm, non hanno mai avuto un anno tranquillo…”
“E poi ha sconfitto il più grande mago oscuro di tutti i tempi”.
“LORD VOLDEMORT” urlò Sammy e una donna che stava passando loro vicini le lanciò un’occhiataccia.
Sammy si ravviò i capelli imbarazzata nello stesso modo in cui Bailey lo aveva visto fare al padre della ragazzina “c’è ancora chi teme il suo nome” si giustificò con un sorriso.
“Oh, accipicchiola. Sembra essere uno davvero forte” asserì e Harry annuì “dicono tutti di sì” disse un po’ mestamente.
“Non lo hai conosciuto neanche tu?” chiese e Harry fece cenno di diniego “ è morto quando mio padre aveva la mia età” rispose e Bailey annuì silenzioso.
Si chiese se fosse peggio arrivare ad undici anni senza aver conosciuto suo padre, come era successo a lui, o arrivare ad undici anni e perderlo pur avendolo avuto fino a quel momento.
Sperò di non dover mai provare la seconda ipotesi e anche lui si stupì del suo pensiero.
Per un momento, pensando ad un padre, il volto di Scorpius Malfoy si era materializzato davanti a lui.
 “Vuoi vedere nonno Harry?” gli chiese Sammy e Bailey inarcò le sopracciglia “ hai una foto?” le chiese e Sammy annuì “ naturalmente a casa è pieno di foto, ma…”
Lo prese per un braccio e Bailey si lasciò guidare, superando quella che doveva essere una banca e un altro edificio che sembrava una biblioteca.
“Eccolo” disse e si fermò davanti a una statua a grandezza naturale.
Era in bronzo e raffigurava un mago con un mantello e gli occhiali e sopra la sua mano, sorretti dalla magia, almeno così immaginava Bailey, vi erano diversi oggetti: un libro, una coppa, una collana con un ciondolo enorme, un anello, un serpente e una tiara; nell’ altra mano invece stringeva una bacchetta che, Bailey notò, era davvero in legno.
“La bacchetta è una vera bacchetta…è la riproduzione fedele della sua” spiegò Harry arrivando al suo fianco “ e gli oggetti che restano sospesi sopra la sua mano?”
“I sette Horcrux” spiegò Sammy , Bailey voleva dirle che erano solo sei, ma lei probabilmente notò il suo volto confuso perché rise piano e aggiunse: “ oh, non ti preoccupare lo studieremo a Storia della Magia, sappi solo che si chiamano Horcrux” lo informò.
“Certo. Adesso è tutto più chiaro” disse acido e Tess rise “ dai, dopo se ti va, potremo fare una scappatina in biblioteca, almeno potrai leggere e scoprire di cosa si tratta e cosa ha fatto precisamente tuo nonno” lo consolò e Bailey distolse lo sguardo da lei.
Non aveva bisogno di qualcuno che prendesse le sue difese. Sapeva farlo benissimo da solo.
“Prima però… un bel gelato dalla signora Fortebraccio” Harry e Tess alzarono gli occhi al cielo facendo sorridere Bailey, almeno fino a quando qualcosa non attirò il suo sguardo.
Era una luce immersa proprio in quella zona ombrosa e buia, ma scomparve subito.
“Di là dove si va?” chiese ai cugini e Harry scosse la testa “ Nocturne Alley” rispose “ nessuno va là. Nessuno da quando ci sono i NewMan”.
Bailey guardò il volto oscurato del cugino e ripensò alle spiegazioni di suo nonno.
“I NewMan sono quelli che hanno attaccato me e mia madre” disse ed il tono era così pieno di rabbia che tutti e tre i ragazzi si voltarono verso di lui.
Sembrava a loro, o Bailey dava l’ idea di poter partire da un momento all’ altro per andare a vedere con i suoi occhi se trovava qualche NewMan.
“Dai, andiamo” disse Harry circondandogli le spalle con un braccio “ Sammy ha ragione, ci serve un gelato” affermò e la ragazzina emise un urletto.
Presero il gelato e Bailey vide che avevano anche qualche bevanda come la Burrobirra e fu seriamente tentato di prenderla.
Le parole di suo nonno sul fatto che poteva berla con suo padre lo infastidivano, ma contemporaneamente era come se dentro di sé ci fosse una voce che gli diceva che se ne sarebbe pentito.
“Hai provato la Burrobirra?” chiese Tess, vedendo che osservava il menù sulla pagina delle bibite da qualche minuto, e Bailey la fissò come se invece che chiedergli se aveva assaggiato la bevanda, gli avesse chiesto se avesse mai visto una mucca volare.
“No” rispose seccamente e Tess si scambiò uno sguardo con Harry, ma chiuse immediatamente il discorso.
Non capiva come la Burrobirra potesse turbarlo, ma pareva proprio così.
Mangiarono il gelato parlando animatamente.
I tre ragazzi raccontarono a Bailey che cosa avrebbe trovato ad Hogwarts e Bailey non riusciva a fare a meno di agognare ogni parola e di interromperli solo ogni tanto con un “ davvero?” o un “non ci credo”.
Era tutto così irreale da sembrare una favola.
“Non vedo l’ ora di vederlo” commentò infine ed Harry sorrise “ sì, ma non credere che sia tutto bello. Ci sono compiti su compiti e poi al quinto anno abbiamo i G.U.F.O. e al settimo i M.A.G.O.” gli spiegò e Bailey fece una smorfia “ potresti tradurlo in Babbanese per favore?” scherzò e tutti scoppiarono a ridere.
 “Harry”.
Il dodicenne si voltò di scatto al suono della voce e contemporaneamente sorrise “ Zio Frank” chiamò alzandosi in piedi e l’ uomo gli scompigliò i capelli prima di salutare anche tutti gli altri che, seguendo l’ esempio del cugino si erano alzati a loro volta, e soffermarsi un secondo di più sul volto di Bailey.
Bailey guardò l’ uomo. Aveva una bella corporatura robusta e il suo viso era tondeggiante, ma per il resto sembrava la versione maschile della mamma di Harry.
Accanto a lui c’ era una donna bionda e una ragazzina con una lunga treccia bionda che ricadeva laterale incorniciandole il viso.
“Lui è Bailey Malfoy” lo presentò Harry vedendo come lo zio lo guardava e Bailey vide Frank aprire le labbra sorpreso “loro sono i miei zii Frank e Fiona e mia cugina Sarah” li presentò a sua volta “ anche Sarah verrà ad Hogwarts quest’ anno” lo informò e gli occhi di Bailey si concentrarono in quelli di Sarah: erano di un marrone così scuro da sembrare quasi neri e la pupilla si mimetizzava con l’ iride.
“Tu sei… Per Merlino, Alice ci aveva detto di Lily, ma…”
Sembrava che Frank non riuscisse a connettere per cui Harry gli andò in aiuto.
“La mamma ti ha detto di Bailey?” chiese curioso.
“ Certo” rispose Frank senza smettere di guardare Bailey “ certo” ripeté e Bailey assottigliò gli occhi infastidito.
Non gli piaceva essere valutato.
Si allontanò di due passi per permettere agli altri di finire di parlare con Frank e si mise a guardare la vetrina dell’ ufficio postale.
Certo che un ufficio postale in quel modo non l’aveva mai visto: Gufi. Gufi dappertutto.
Entravano, uscivano, alcuni avevano dei messaggi legati alla zampa.
Si voltò per vedere se avevano finito, ma li vide ancora intenti a parlare. Adesso nessuno lo stava guardando più, ma a Bailey sembrava quasi di poter capire di cosa parlavano prima ancora che dicessero le parole.
“La sua povera mamma. Le hanno tolto la memoria. Lui è cresciuto come un Babbano. Non ha mai saputo di avere un padre e una famiglia”.
Sbuffò spazientito, era passato solo un giorno, eppure aveva sentito quella storia talmente tante volte che stava iniziando a dargli la nausea.
Passò alla vetrina successiva e poi a quella dopo, fino a quando non arrivò a vedere di nuovo quel posto buio.
Come lo avevano chiamato. Nocturne Alley, gli pareva.
Nessuno ci entrava mai da quando erano arrivati i NewMan. Le gambe gli si mossero prima ancora che potesse riflettere.
Non si guardò indietro, voleva solo dare una sbirciata.
Si affacciò per un attimo.
Era davvero così buio. Sembrava che il sole fosse scomparso dal cielo, ma in realtà Bailey sapeva che era solo un gioco di luce: le case ed i negozi erano messi in un modo tale che creavano un cono d’ombra.
“Che ci fai qua, ragazzino” gli chiese una vecchietta e Bailey sobbalzò: il volto era di una donna anziana, ma la voce era di una donna nel pieno della giovinezza.
Forse era più giovane di sua madre.
Doveva essere una magia. Forse, in quel posto, niente era come appariva e nessuno si mostrava con il volto che aveva in realtà.
Quando un uomo con un grande cappello a punta da mago e un braccio finto lo guardò con un ghigno, fece un passo indietro. Deciso ad andarsene.
La curiosità uccise il gatto, si disse.
Glielo aveva ripetuto così tante volte sua madre, eppure lui non riusciva a fare a meno di voler sapere.
E adesso, dopo aver scoperto di aver avuto un nonno come Harry Potter e una madre a cui era stata tolta la memoria per colpa di ciò che aveva scoperto, era sicuro di aver ereditato questa propensione dal lato Potter della sua famiglia.
Vide un fantasma, o almeno credeva che fosse un fantasma, visto che aveva la consistenza di un velo ed era bianco cereo e a quel punto si voltò di scatto.
“Di questo posto ho visto abbastanza” commentò, ma appena alzò gli occhi si fermò di scatto.
Un uomo era davanti a lui e lo stava guardando con un sorriso che a Bailey non piaceva per niente. Poi gli vide il tatuaggio sull’ avambraccio e il cuore gli accelerò di colpo.
Si voltò di nuovo. Forse c’era un uscita dall’ altra parte.
Cercò di non correre e di tenere la testa bassa e le orecchie tese, ma il suo cuore rischiava di uscirgli dal petto e gli rimbombava nelle orecchie rendendolo sordo a tutto il resto.
Nella sua mente si accavallavano le immagini del giorno prima. Sua madre era quasi morta per colpa di un uomo come quello, o forse era il solito.
Gli avevano spiegato che quella specie di deformazione che aveva visto succedere al volto dell’uomo che minacciava sua madre era per la pozione Poli qualcosa che riusciva a cambiare i tratti delle persone.
Rischiò di sbattere contro un muro e rialzò gli occhi, dell’uscita neanche l’ombra, ma come poteva venir fuori da quel posto?
Svoltò un angolo e si mise una mano sul petto e guardò il muro di mattoni davanti a sé. Perché non era rimasto dov’era? Ormai i suoi cugini si erano senz’altro accorti che mancava.
Li aveva incasinati.
Uscì dal suo angolino, deciso ad uscire da quel luogo velocemente, ma una forza lo sbatté contro il muro facendogli battere la testa.
Strinse gli occhi e sbatté le ciglia per mettere a fuoco, ma in un punto talmente buio che vide solo una forma maschile.
Oddio. Oddio. Oddio. Adesso era davvero nei casini.
Le orecchie gli fischiarono, non sapeva se per la botta che aveva preso in testa o per il panico, ma cercò comunque di muoversi e di liberarsi; era impossibile, era come muoversi contro i mulini a vento.
La forza che lo teneva appeso al muro non gli lasciava scampo, quando vide l’uomo avvicinarsi tanto da poter distinguere i lineamenti del suo volto. aprì la bocca e urlò a pieni polmoni, ma dalle sue labbra non uscì un solo suono.

COMMENTO: VABBE’ NON VI HO LASCIATO BENISSIMO LO SO, MA LO SAPETE CHE ADESSO INIZIEREMO CON I CASINI ; )) SO ANCHE CHE C’E’ SOLO UN FLASHBACK E CORTISSIMO IN QUESTO CAPITOLO, MA ACCADEVANO GIA’ TROPPE COSE NEL PRESENTE : )) SPERO CHE IL CAPITOLO VI SIA PIACIUTO LO STESSO E CHE LUCIUS VI SIA PIACIUTO…SENTO ANCHE LE VOSTRE ROTELLINE AL LAVORO QUASI QUANTO QUELLE DI SCORP…CHE C’ ENTRA NARCISSA? E DOV’E’ FINITA? C’ENTRA O NON C’ENTRA LUCIUS? MAH…MI SA CHE SI COMINCIA CON LE DOMANDE, COMUNQUE NON PREOCCUPATEVI LO RIVEDREMO!! PER BAILEY INVECE CHE MI DITE? CHI E’ QUELL’ UOMO? E I CUGINI CAPIRANNO DOV’E’ FINITO? LO DIRANNO A FRANK? GRAZIE MILLE A TUTTE LE RAGAZZE CHE M’ INCORAGGIANO SEMPRE, SIETE DEI TESORI, OVVERO: ICEPRINCESS / LUISA21 / ARYELLE / SHIORI LILY CHIARA / SINISA / MARY GRIFONDORO / EFFE 95 / ROXY XP / ZONAMI84 / JULIET LILY POTTER / HEAVEN 0203 / MIKYMUSIC E CICCI12!! GRAZIE DI CUORE!! INOLTRE RINGRAZIO CHI MI HA AGGIUNTO ALLE PREFERITE / SEGUITE E RICORDATE E ANCHE CHI MI LEGGE SOLTANTO!! UN BACIONE!!

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Capitolo 10
*** 9 CAPITOLO ***


Lily prese una brioche dal vassoio posato sopra al tavolo e la guardò per un secondo.
In fondo avevano detto che era casa sua, giusto? Quindi poteva mangiare quello che voleva e quando lo voleva, allora perché si sentiva ancora come un’ospite?
Aveva già visto i ricordi dei suoi fratelli, ma era riuscita solo ad aumentare le sue domande.
Ad esempio: come mai era così fredda con i suoi fratelli? Anzi, come mai era così noncurante di tutto e di tutti?
Lei non era così.
O meglio. Forse non poteva esserne sicura visto che erano sempre stati lei e Bailey, con l’aggiunta saltuaria di Sean, ma lei amava Bailey e anche di Sean le importava, ne era sicura.
Per cui, come mai, invece, la se stessa di prima non riusciva ad amare?
Era sicura che le sfuggisse qualcosa e si ripromise di chiederlo al più presto.
“Vorresti mangiarla o pensavi di fissarla e basta?”
Lily alzò gli occhi e vide le sue due cognate. Quella che aveva parlato era quella bionda e dall’ aspetto quasi troppo bello per essere vero.
Aveva degli occhi così grandi e chiari che sembravano quelli di una bambola e la sua pelle era così liscia… bè, non stentava a capire che cosa suo fratello avesse visto in lei.
Non che Alice non fosse bella, con il suo viso tondo e quegli occhi scuri e brillanti che sembravano quelli di un gattino, ma Dominique era bella nel vero senso del termine.
Di quella bellezza perfetta e, secondo Lily, non le richiedeva neanche molto sforzo. Di quella bellezza che le permetteva di essere notata anche adesso con un paio di Jeans, i capelli raccolti in una coda lenta e un maglione largo e informe.
Era così di natura.
La cosa strana era che era la moglie di suo fratello, ma era anche sua cugina, la sorella di Victoire: la cugina che l’ aveva cresciuta.
“Non hai fame?” aggiunse Alice, guardando la sua mano che stringeva ancora il cornetto e Lily sospirò appoggiandola sopra al piatto e staccandone un pezzettino.
Le due cognate sorrisero e si sedettero su due sgabelli che circondavano l’isola della cucina e Lily le imitò mettendosi la porzione in bocca.
“Pensavamo che una chiacchierata tra donne avrebbe potuto farti bene” propose Alice “ magari conoscerci meglio, ricordarti di noi… potrebbe aiutarti” disse Dominique e con un colpo di bacchetta appellò un pensatoio.
Lily guardò quel bacile, adesso vuoto, sentendo quasi una fitta allo stomaco.
“Che c’è?” le chiese Alice a cui non era sfuggita la sua espressione.
Odiava non capire la sua migliore amica, ma ogni volta che la tristezza la invadeva al pensiero di non saperle più leggere dentro come prima, pensava al fatto che la sua migliore amica era viva e quello la faceva stare meglio.
Aveva sofferto così tanto la sua mancanza in quegli ultimi undici anni.
“Non sono sicura di voler vedere altri ricordi” affermò Lily storcendo la bocca “non mi piace vedere la ragazza che ero” spiegò vedendo i loro volti sorpresi.
Dominique sorrise spostandosi una ciocca bionda da davanti agli occhi e cercando di appuntarla assieme alla coda.
“Nessuno si è degnato di spiegarti il tuo passato?” le chiese e Lily assottigliò gli occhi confusa.
“Non è quello che sto facendo?” domandò “ vedere il passato per cercare di ricordare?” domandò ancora e Alice annuì.
“Sicuramente” affermò “cerchiamo di risvegliare la tua memoria, anche se Lucille e Gabrielle dicono che nessuno può riacquistare la memoria se è stata obliviata… ma noi speriamo sempre… un cenno… una parola…”
Si fermò accorgendosi che stava avendo difficoltà a parlare e prese un respiro.
“Ma ci sono cose di te che dovresti sapere per capirti” le spiegò ancora e si voltò verso Dominique “ pensi che non gliel’ abbiano spiegato apposta?” chiese e lei annuì “ credo che i due volpini, abbiano pensato che fosse meglio introdurla per gradi…”
“Pensi che capiranno mai le donne?” chiese Alice interrompendola e Dominique scosse la testa “impossibile” confermò e Lily rise.
Era così familiare come scena che pur non ricordandosi minimamente delle sue cognate, le sembrava di aver vissuto scene simili, un milione di volte.
“Siamo unite?” chiese ed entrambe la guardarono “ noi tre, intendo. Siamo unite come cognate?” chiarì e Dominique addolcì così tanto gli occhi che Lily si chiese se riuscisse a fare degli incantesimi con i suoi occhi.
“Siamo più che unite” le spiegò “ tu e Alice siete cresciute insieme da quando siete nate. I vostri genitori erano molto uniti, hanno combattuto insieme…”
“Combattuto?” la interruppe Lily, si sentiva come se stesse cominciando a perdersi e si accorse che era sempre così ogni volta che pensava ai suoi genitori.
Sembrava che quello, più di tutto, fosse avvolto in una nebbia così fitta, da non riuscire a vedere i loro volti neanche ora che le avevano mostrato le loro foto.
“Ti spiegheremo tutto, Lily” le disse Alice poggiando una mano sulla sua e lei la lasciò fare. Anche quel contatto le sembrava naturale.
Proprio come quando il giorno prima l’aveva toccata Scorpius. Non aveva provato alcun disagio, anzi la sua voce, la sua presenza, il suo alito sul suo viso. Si era infuocata come una ragazzina al primo appuntamento.
E non andava bene. Lei lo conosceva a malapena.
“Pensavi a Scorpius?” chiese Alice e Lily alzò bruscamente il capo “cosa?” chiese, troppo velocemente per passare inosservata ed entrambe le cognate scoppiarono a ridere, facendola avvampare d’ imbarazzo.
Avrebbe voluto chiedere ad Alice come aveva fatto a capire, ma non voleva confermare neanche indirettamente che stesse davvero pensando a lui.
“Non ti devi preoccupare” la rassicurò Dominique “ti assicuro che è una bella notizia” aggiunse “vuol dire che sotto sotto c’è ancora la vecchia Lily” concluse con un occhiolino.
“Ed è anche bello vedere che, nonostante siano passati undici anni, riesci ancora ad arrossire pensando a lui” aggiunse Alice e Lily abbassò gli occhi leggermente imbarazzata.
Si era fatta scoprire come una ragazzina.
“Comunque, puoi stare tranquilla…ti sei sempre fidata di noi…”
“Quasi sempre” Dominique interruppe Alice e guardò Lily negli occhi “ almeno per quanto mi riguarda” chiarì e Lily inarcò le sopracciglia.
“Pensavo avessi detto che eravamo migliori amiche…”
“No. Quelle eravate tu e Alice” chiarì Dominique “ noi abbiamo avuto qualche problemino” la informò e Alice scosse la testa, sembrava persa nei ricordi.
“Per colpa di mio fratello?” domandò e Dominique scosse la testa ridendo “ per James?” domandò stupita e i suoi occhi brillarono di più solo alla menzione del suo nome.
“Perché hai pensato che fosse… oh” il sorriso morì sulle labbra di Dominique e Lily avrebbe quasi voluto rimangiarsi quello che aveva detto.
“Tu credevi che perché siamo cugini… pensavi di non aver approvato…”
Sembrava quasi che ogni parola la ferisse, per cui Lily rimase in silenzio “ tu ci hai aiutato” le confessò e Lily sorrise.
“Bè, almeno qualcosa di buono la vecchia Lily l’ ha fatta” disse con un sorriso leggero e a Lily parve quasi che Dominique si rilassasse nel sentirla parlare così.
A Lily sembrava quasi di poter leggere negli occhi di entrambe le cognate, quanto loro tenevano a lei.
“Hai fatto molte cose buone, Lily” la rassicurò Alice “ tu non eri cattiva. Eri solo…”
“Distrutta” la interruppe Dominique e Alice annuì “nessuno ti ha detto che i tuoi genitori sono stati uccisi?” e Lily annuì “ Albus me l’ ha detto. Ho visto un ricordo… lui mi veniva a prendere all’ ospedale…” spostò gli occhi su Dominique “ nel ricordo dicevo che mi avevate curato te e Roxanne… forse lo ricordi anche tu” disse speranzosa, ma lei scosse la testa “ è impossibile” rispose e vedendo la sua faccia delusa, aggiunse: “ ti ho curata più volte di quante ami ricordare”.
Lily sospirò “ questo non aiuta a pensarmi una brava ragazza” disse mimando le virgolette su brava ragazza.
Dominique rise scuotendo la testa “ sai? C’è stato un periodo in cui avrei pagato per sentirti dire queste cose” la prese in giro e Lily staccò un altro pezzetto di cornetto “ forse perché avevi ragione?” la sfidò, ma Dominique scosse la testa “ perché non avevo imparato a capirti… proprio come tu non ti capisci adesso” le rispose.
“Ma adesso ci pensiamo noi” disse Alice con il tono di chi è abituata ad essere un punto di riferimento.
“Dopo aver passato la mattinata in mezzo ai nostri ricordi, capirai meglio chi eri... facci una domanda e ti daremo una risposta in ricordo” concluse facendole l’ occhiolino e Lily sorrise.
Si sentiva così a suo agio con quelle due.
“Okay” disse e guardò la sua cognata bionda “ mostrami quando hai imparato a capirmi” le disse e Dominique mimò il saluto militare “ agli ordini” disse togliendosi un filo argenteo e depositandolo nel bacile.
“Tu avevi quindici anni ed io diciotto” le disse e poi fece un cenno d’ invinto, si scambiarono un’ occhiata silenziosa tutte e tre e poi si tuffarono nel Pensatoio.
 
“Lily, esci fuori!”
Dominique non la pose neanche come una domanda. Era sicura che si trattasse di lei.
Poteva trattarsi solo di lei. Dell’unica incurante delle regole. Dell’unica che era sempre disinteressata ai sentimenti degli altri. Dell’unica e altezzosa Lily Potter.
L’unica che avrebbe potuto essere lì, appunto.
Guardò di nuovo all’interno della stanza. Niente lasciava presagire che vi fosse qualcuno, non un respiro, non un movimento, la finestra era chiusa, ma era stato proprio quello a tradirla.
Quando Dominique era passata davanti al bagno aveva sentito una folata di vento intensa e la brezza di fine estate le aveva scompigliato i capelli biondi.
Si era bloccata sul posto e aveva diretto gli occhi all’interno della stanza. Li aveva spalancati leggermente per abituarsi all’oscurità e proprio in quel modo aveva visto la tenda muoversi.
C’era sicuramente Lily ed aveva, altrettanto sicuramente, fregato il mantello a suo fratello.
“Lily” ripeté sporgendo un braccio davanti a sé e cominciando a tirare piccoli pizzicotti al niente.
L’ avrebbe trovata e le avrebbe detto tutto quello che pensava di lei. Tutto quello che Victoire aveva sempre preteso che tenesse dentro.
Le avrebbe detto che era un’egoista, un’incosciente, una stupida e tutte le altre cose che le fossero venute in mente.
“Va bene, vado a chiamare tuo fratello” sentenziò e fece per uscire, ma la porta le si chiuse davanti al viso e Dominique si voltò infuriata.
“Non usare la magia con me!” si arrabbiò voltandosi e guardando la testa di Lily fluttuare nell’ aria.
Lily sospirò e deviò lo sguardo pieno di rabbia da lei “ non credere che sia uscita per il tuo stupido ricattino” le disse acida e Dominique si voltò verso di lei, le mani sopra i fianchi ed un sorriso strafottente che sembrava dirle che non le credeva neanche un po’.
“ Anzi, forse dovevo restare nascosta. Non dovevo toglierti il piacere di parlare ancora con James” le disse e il sorriso di Dominique si spense leggermente.
Come faceva a saperlo?
“Osservo, Domy” rispose alla sua domanda implicita “come pensi che potrei trovare l’ assassino dei miei genitori se non fossi una brava osservatrice?” chiese, ma il suo non era un tono vittorioso di chi si è appena reso conto di aver avuto ragione, il suo era un tono pieno di rabbia malcelata, come ogni volta che parlava dei suoi genitori.
“ Comunque io sarei andata via prima che tu potessi tornare con James al seguito” la informò e Dominique strinse gli occhi, sentendosi sempre più arrabbiata “ quindi?” le chiese continuando a tenere gli occhi fissi nei suoi “ quindi perché non l’hai fatto?” domandò ancora e scrollò testa e spalle come se non capisse “perché non hai detto: e sei rimasta sotto il mantello dell’ invisibilità fino a quando non me ne fossi andata?”
Dominique non si aspettava una vera e propria risposta.
Lily rendeva mal volentieri conto delle sue azioni a Teddy e Victoire o ai suoi fratelli, per cui immaginava che mai, mai per nessun motivo si sarebbe giustificata con lei, per cui quasi trasalì quando la vide aprire le labbra per risponderle.
“Non potevo” disse con un filo di voce “ho bisogno del tuo aiuto” ammise e Dominique aggrottò le sopracciglia e fece scorrere il suo sguardo lungo il suo corpo, prima di rendersi conto che, tranne per la testa, era ancora coperta dal mantello dell’ invisibilità e quindi il corpo era come se non esistesse.
“Che hai fatto, Lily?” le chiese avvicinandosi e la vide mordersi le labbra sempre più forte.
Dominique si sentì sempre più piena di collera. Perché doveva essere sempre tutto così maledettamente difficile con lei?
“Per Tosca!” imprecò perdendo definitivamente la pazienza.
“Non è possibile che tutto debba sempre e solo girare attorno a te” si sfogò “non è possibile che tu debba sempre pensare solo a te stessa. Dov’eri stasera? Perché è chiaro che non eri a letto con un mal di testa incredibile come avevi detto a zia Gab ed è chiaro che non eri neanche da Alice come avevi detto ad Albus” continuò “ sei così egoista, che non ti preoccupi neanche di quante bugie devi dire per raggiungere i tuoi scopi. Fai diventare i tuoi fratelli dei burattini ai tuoi comandi…”
“Loro non sono…”
Lily s’ interruppe vedendo lo sguardo pieno di rabbia di Dominique e la mano con la quale le stava imponendo di fermarsi che tremava dalla collera.
“Non dirlo” le impose “non dire che i tuoi fratelli non sono i tuoi burattini perché loro pendono dalle labbra della loro povera sorellina sfortunata…” s’ interruppe un attimo e il suo sguardo s’ illuminò di rabbia e provocazione.
Sapeva che probabilmente Lily avrebbe reagito male.
Sapeva che le sarebbe saltata al collo con l’ intento di ucciderla, ma ormai era troppo arrabbiata.
Vedere sempre Albus e James disperati per Lily la uccideva. Vedere James seguire la sorella con lo sguardo e scuotere la testa come impotente davanti ai suoi colpi di testa, la riempiva di una collera così forte che si sentiva come un vulcano prima di eruttare.
E adesso era arrivato il momento. Adesso stava eruttando.
“Loro si sentono in colpa perché tu c’eri e loro no” la vide aprire le labbra per ribattere e il viso arrossarsi per la rabbia che stava cominciando ad invaderla e un angolino della sua mente le suggerì di fermarsi ed anche la sua coscienza Tassorosso sembrava volerglielo ordinare, ma li mise a tacere entrambi e disse quello che pensava e covava da anni.
Dalla prima volta che Lily, Albus e James misero piede nella casa di Teddy e Victoire.
“E tu li sfrutti…sfrutti i loro sentimenti perché non ne hai di tuoi…sfrutti il loro senso di colpa perché…
Non riuscì a finire perché si ritrovò a battere la testa contro le mattonelle del bagno. Il peso di Lily era totalmente sopra di lei.
Non riusciva neanche a vederla tanto si muoveva velocemente, era così accecata dalla rabbia che i suoi occhi sembravano vitrei, era come se invece che lei stesse vedendo qualcun altro.
Dominique si ritrovò terrorizzata con le mani strette al petto e gli occhi chiusi.
Sembrava quasi che non fosse una scazzottata portata da una litigata tra cugine, per lei sembrava che fosse una questione di vita.
“Lily, smettila” disse con la voce piena d’ affanno e tirandole i capelli per allontanarla da sé.
Lily la guardò e a Dominique sembrò quasi che i suoi occhi mettessero, per la prima volta, a fuoco il suo viso.
Rimase per un attimo seduta sopra al suo ventre, le spalle che si muovevano al ritmo del suo respiro e gli occhi pieni di lacrime fissi nei suoi. E poi sentì il peso di Lily togliersi da sopra di lei e prese un respiro profondo, prima di voltare la testa per cercare Lily.
La vide seduta sopra al bidet, la testa infossata dentro agli avambracci e le mani nei capelli.
“Scusa” disse senza guardarla “ Godric. Io… io ho perso… Oddio, scusa, Domy” le disse e Dominique si alzò a sedere spingendosi fino ad appoggiare le spalle contro le piastrelle del muro.
Avrebbe voluto dirle che era furiosa con lei, fargliela pagare per quello schiaffo che ancora bruciava e anche per averla spinta a terra, dato che le faceva anche male la testa dove aveva battuto, ma non ce la faceva.
La sua lealtà non lo permetteva.
Sapeva che le parole potevano ferire più delle botte e lei gliene aveva dette tante.
“Mi hai fatto male” si lamentò. Almeno quella poteva rinfacciargliela.
Era vero.
Lily sbuffò e sembrò ricomporsi dietro alla sua solita maschera d’indifferenza “ mi sono già scusata” disse semplicemente e si alzò in piedi.
Dominique la guardò camminare fino a quando non capì che per lei il discorso era chiuso e se ne stava andando, a quel punto alzò una mano e le afferrò il polpaccio, coperto dai Jeans, per fermarla “ aspetta” le disse.
Lily sibilò e si piegò sulle ginocchia crollandole accanto.
Dominique sbarrò gli occhi. Come aveva fatto?
Non l’aveva incantata e non aveva fatto forza e allora?
Ho bisogno del tuo aiuto. Le sue parole rimbombarono nella sua mente con la stessa forza di un tuono.
Lily non chiedeva mai aiuto. Lily doveva essere disperata per chiedere aiuto.
“Per Tosca, Lily” disse aiutandola a stendersi nel pavimento e cercando di alzarle il gambule del pantalone.
Lily gemette per tutto il tempo e Dominique quasi urlò quando vide com’era ridotta la sua gamba.
“Ma come fai a camminare?” le chiese con un tremito della sua voce, ma poi si rispose da sola: Forza di volontà.
Quella cosa che a Lily non mancava mai.
“Lascia stare non rispondere” le disse e cercò di valutare quanto fosse estesa l’ infezione “ quanto tempo è che ti sei fatta questa ferita?” domandò, cercando di non guardarla negli occhi, se vi avesse letto la spavalderia che vi leggeva spesso, questa volta l’ avrebbe presa a schiaffi lei.
Ferita o non ferita.
“Lily” ripeté per intimarle di rispondere mentre si allungava per prendere la bacchetta.
“Un paio di settimane…” gemette sonoramente al suo incantesimo “ forse tre” aggiunse e Dominique alzò lo sguardo su di lei, dimentica del suo proposito.
Era stupita.
“Tre settimane?” chiese e se avesse potuto l’ avrebbe scossa fino a sentire con le sue orecchie se nel suo cervello vi era qualcosa.
“Ma ti rendi conto che…”
“Sì, lo so…la mia gamba…”
Parlava con difficoltà e adesso Dominique si spiegava tante sue piccole stranezze: da qualche giorno aveva smesso di mangiare, sudava continuamente e a volte sembrava aver difficoltà ad essere coerente.
Dominique aveva pensato che fosse la sua ennesima trovata per attirare attenzione, ma adesso capiva che non era così.
“La tua gamba?” chiese “ la tua vita” le disse “ la tua vita che hai rischiato di perdere. Se l’infezione fosse arrivata al sangue saresti morta” decretò.
Le passò di nuovo la bacchetta sopra alla gamba e questa cominciò a espellere liquido bianco.
“Sei così incosciente” la rimproverò senza preoccuparsi di ferirla “ se non ti importa degli altri, almeno fai in modo che t’ importi di te stessa” le disse a bruciapelo.
La guardò: aveva gli occhi iniettati di dolore e i denti stretti per non emettere neanche un suono.
“Puoi fingere che quello che ti dico non t’importi, ma so che è una finzione… tutto in te è una finzione”.
“Ok…” Lily si alzò a sedere.
Dominique poteva vedere benissimo che era una battaglia contro la sua forza di volontà per Lily e poteva anche vedere che la stava perdendo e sicuramente alzandosi in piedi, avrebbe finito per crollare nuovamente a terra, la sua gamba non era ancora neanche lontanamente sana, ma sapeva anche che il suo orgoglio le avrebbe impedito di chiederle nuovamente aiuto.
Ho bisogno d’aiuto.
“Maledetto animo Tassorosso e maledetta tu, Lily Potter…rimettiti seduta e fatti aiutare” le ordinò.
Lily si spostò una ciocca di capelli rossi e sudati dalla fronte e la guardò diffidente “ che cosa?” chiese.
“Siediti. Subito. Immediatamente, non voglio doverti rianimare” brontolò, ma Lily la conosceva troppo bene e sapeva che la sua rabbia era evaporata per cui si lasciò scivolare a terra.
Dominique prese un respiro guardandola ancora con disapprovazione e ricominciò a curarla.
Non voleva che stesse male. Era sua cugina e le voleva bene, ma avrebbe dato tutta se stessa perché lei pensasse anche alle persone che aveva intorno.
“Mi importa”.
Dominique alzò il viso dal tratto di polpaccio che stava drenando in quel momento e la guardò “ m’ importa degli altri” chiarì, poi distolse lo sguardo come se avesse già detto troppo e guardò il muro “ so che non sembra” aggiunse con un filo di voce.
“No. Non sembra” convenne Dominique continuando a ripulire la ferita “ sai cosa direbbe James se ti vedesse la gamba in queste condizioni?”
“Wow che figata, posso farlo anche io?” scherzò Lily e Dominique quasi scoppiò a ridere, aveva imitato così bene il tono di voce di James e usato delle parole così simili a quelle che avrebbe usato lui che Dominique per un attimo ebbe come la sensazione di avere lui davanti.
“Quello, forse, appena si sarebbe calmato. Prima darebbe in escandescenze e nessuno riuscirebbe a contenerlo”.
“Tu sì” disse Lily e Dominique arrossì lievemente “ io non…”
“Non c’è niente di male, sai?” le chiese “ soprattutto nelle famiglie dei maghi… papà…” si fermò per prendere fiato, come se quella parola avesse avuto il potere di sfiancarla in un attimo “ lui…  diceva sempre che i maghi Purosangue sono tutti imparentati e poi…” sorrise furba “ quello che conta è che tu lo rendi felice”.
“Non dire idiozie” le disse fingendo che non le importasse e tornando a concentrarsi sulla sua gamba. Adesso il pus era stato tutto riassorbito.
Sillabò l’ incantesimo per ricucirle la pelle “ era uno squarcio bello grosso” disse mentre appellava una fascia.
“Come facevi a non sanguinare?”
“Incantesimi” rispose Lily guardando le mani della cugina che le fasciavano il polpaccio “ e le lenzuola e i vestiti? Ti sarai sporcata nei momenti in cui ti accorgevi che l’ incantesimo stava finendo…”
“Gratta e netta” rispose Lily pronta e Dominique scosse la testa “ sei sfrontata come Jam” sentenziò, ma i suoi occhi sembravano pieni di amore mentre pensavano a James.
Lily le fermò la mano e Dominique alzò gli occhi su di lei “ tu lo rendi felice” ripeté e stavolta la bionda non abbassò lo sguardo imbarazzata e né negò, anzi, sembrò volersi appigliare alle parole di Lily con tutta se stessa.
“Lui ti cerca quando è esasperato da me, cerca il tuo sguardo quando è preoccupato, la tua approvazione quando scherza… lui ti ama, Domy”.
Dominique deglutì, ma si accorse di avere la bocca secca “ è un errore…” disse in un sussurro.
“Siamo dei ragazzini… diciassette anni sono troppo pochi per capire cosa è giusto…”
“Non riuscite a stare lontani”.
“Non per questo è giusto”.
“Se non ci provi non può essere un errore, se non ci provi è solo un’occasione mancata” protestò Lily.
Dominique scosse la testa e si portò le mani alla fronte, la benda con la quale doveva fasciare la gamba di Lily si srotolò leggermente arrivando fino al pavimento.
“Non ci dev’essere nessuna occasione mancata, Lily” le disse “ tu non capisci… tutto è sbagliato in noi” lo disse con un’ enfasi tale che Lily rabbrividì.
Capì dai suoi occhi pieni di lacrime che avrebbe tanto voluto che lei lo negasse.
Si alzò in piedi, appoggiandosi alle mattonelle e facendo attenzione a non premere sulla gamba ferita.
“Tu e James non siete sbagliati” le disse e la collera le fece uscire un tono freddo “ sbagliati sono i NewMan, sbagliati sono gli assassini dei miei genitori, sbagliati sono gli uomini e le donne che uccidono e feriscono…”
Zoppicò per avvicinarsi al mantello dell’ invisibilità “ non ti posso neanche sentire…” disse furiosa e Dominique vide i suoi occhi castani vibrare di rabbia.
“Sai perché ero fuori stasera?” le chiese e Dominique scosse piano la testa “ Ti ricordi di Susan Bones? Abbiamo letto di lei e la sua famiglia a Natale… ti ricordi, ad Hogwarts?”
Dominique cercò di fare mente locale. Susan Bones era quella donna assalita assieme alla sua famiglia la notte della vigilia di Natale.
Aveva ancora i brividi al ricordo. Due bambini uccisi senza pietà. Il padre e la madre torturati fino ad essere lasciati esamini.
“La scorsa notte Susan Bones è morta”.
Dominique aprì le labbra, ma non disse niente “ era un membro importante nella caccia ai NewMan, l’ hanno voluta uccidere…”
“Lily, non sta a te indagare” le disse anche se sapeva che era inutile. Per Lily, i NewMan erano un’ ossessione.
“Non indago sui NewMan, ma sul SanMungo…lei non doveva morire…”
“Cosa stai dicendo, Lily?”
“Sto dicendo che lei si stava riprendendo, che lei stava meglio…”
“Per Tosca, Lily. Non sei un Medimago” la rimproverò Dominique “no, ma ho la sua cartella clinica” rispose Lily semplicemente e raccolse il mantello da terra.
Se lo passò tra le mani fino a scoprire tra le pieghe un fascicolo.
“Dio, Lily. E’ illegale rubare dati” disse guardandosi automaticamente alle spalle come se avesse paura che ci potesse essere qualcuno.
Ma non c’era nessuno. In quell’ attimo di silenzio totale avrebbero potuto sentire anche una mosca volare, ma non fu così.
“Muore troppa gente al San Mungo ultimamente” disse Lily e Dominique sospirò “ è un ospedale” chiarì esasperata “negli ospedali la gente può morire”.
Lily si voltò verso di lei “ non è un caso” sventolò la cartellina “ non è un caso ed io lo dimostrerò e se servirà diventare Medimago per scoprire tutti i loro magheggi, lo farò…”
“Sei sempre voluta diventare un Auror” la interruppe Dominique, non sapeva se essere stupita o dispiaciuta per lei.
Adesso aveva capito tutto.
E la cosa più brutta era che Lily aveva deciso tutto quando aveva dieci anni.
Da quel giorno non era più stata una bambina. Aveva seppellito infanzia, sentimenti e sogni insieme ai suoi genitori.
Lei era solo una ragazza con un compito.
“Non puoi proteggere tutti. Non puoi pensare che l’ estirpare i NewMan sia una responsabilità tua… è sbagliato” le disse alzandosi in piedi a sua volta.
“E’ sbagliato? Così come è sbagliato per te amare James?” il sorriso amaro nel giovane volto di Lily la rattristì “ non può essere un errore se non ci proviamo neanche” ripeté e stavolta uscì dalla stanza prima che lei potesse rispondere.
 
Lily fu risputata fuori e rimase per un attimo a guardare la cognata.
Quel ricordo, le aveva detto del suo carattere, molto più di quanto lo avessero fatto tutti i ricordi fino a quel momento.
Non era sicura di quello che avrebbe voluto dire, ma era sicura che finalmente aveva rivisto se stessa in quella quindicenne.
“Non ero proprio una stronza egoista e narcisista” disse arrossendo e Dominique scosse la testa “ sai, quello che mi dicesti quel giorno…” si risucchiò il labbro leggermente imbarazzata “ l’ ho usato con James pochi giorni dopo” ammise con un sorriso.
Lily sorrise a sua volta annuendo “ vorrei ricordarmi di voi insieme…”
Lily non fece in tempo neanche a finire la frase che la porta si spalancò e James e Teddy apparvero sulla soglia.
Aggrottò subito le sopracciglia. Già dall’ espressione era riuscita ad intuire che ci fosse qualcosa che non andava.
Si chiese se era sempre stata così brava a capire l’ espressione di James o se fosse stato merito dell’ ultimo ricordo e della consapevolezza di se stessa che aveva acquisito, ma non si stupì quando lo vide cercare gli occhi della moglie e poi i suoi.
“Stanno attaccando Diagon Alley” disse soltanto.
***
Scorpius stava ancora riflettendo su quello che gli aveva detto suo nonno.
Perché continuava ad avere l’impressione che gli sfuggisse qualcosa?
“Dammi retta, con tutta probabilità ti prendeva giro o ti valutava o chissà cos’altro gli stava passando per la testa”.
Scorpius strinse i pugni e riprese la bacchetta salutando l’ Auror che era nella gabbietta di controllo.
“Papà, ti rendi conto di essere offuscato dalla rabbia, vero?”
Scorpius guardò la reazione di Draco, ma lo vide solo irrigidirsi nelle spalle.
“Mia madre è scomparsa”.
“Gli hai mai chiesto se è stato lui?”
“Scorpius, ho sentito con le mie orecchie…”
“Gli hai mai chiesto se è stato lui?” chiese ancora e il silenzio di Draco rispose per lui.
“Ti stai comportando come Bailey” gli disse guardandolo rabbioso “ e la differenza è che lui ha solo undici anni” disse ancora e poi infilò nel camino e disse la destinazione per apparire nell’ ufficio degli Auror.
Appena riapparve però capì subito che qualcosa non andava. L’ ufficio era totalmente vuoto e lui, da Auror qual era, sapeva che non succedeva mai.
Era successo solo un’altra volta e anche quella volta… prima che potesse anche solo rendersene conto, la sua mente cominciò a perdersi.
 
“Perché mi ami?”
Scorpius guardò Lily. In quel momento era nella loro camera, ma era già entrata nella modalità lavoro e per chi li avesse visti dal di fuori, niente avrebbe lasciato pensare che fossero una coppia.
Contemporaneamente però i loro corpi e le loro reazioni non mentivano.
Le loro mani si sfioravano mentre si vestivano ed i loro occhi non si lasciavano un secondo.
“Chi ti ha detto che ti amo?” la provocò.
“Semplicemente lo so” la voce furba di Lily lo mandò fuori controllo per un secondo e senza riflettere la prese per la vita e l’ attirò a sé.
La targhetta del nome che gli pungolava la pelle “ tu non sai niente, Lily Potter” le disse stringendola più forte ogni volta che cercava di liberarsi.
“Sei un prepotente” affermò Lily spingendo le braccia contro il suo petto per cercare di allontanarsi.
“Oh sì” assentì divertito e premette le labbra sulle sue “ e anche un po’ bastardo” disse tornando a stamparle un bacio “ e viziato” e le stampò un altro bacio “ e uno abituato a ottenere sempre quello che vuole” le stampò un altro bacio e Lily alzò gli occhi al cielo cercando di trattenere un sorriso.
“Ma è per questo che mi ami, o sbaglio?” le chiese, ma Lily non cedette alla provocazione e anzi strinse le labbra in segno di sfida.
Scorpius rise “vuoi sapere perché ti amo?” domandò e riottenne tutta l’ attenzione di Lily, poteva leggere nei suoi occhi che voleva davvero sapere cosa trovava di buono in lei.
Cosa credeva vi fosse d’amare.
“Amo te…”
“Così non vale” lo interruppe lei e Scorpius sorrise facendo brillare i suoi occhi ghiaccio “ amo te perché non me ne lasci passare una, amo te perché è una sfida continua, amo te perché sei vita e forza, amo te perché tutto in te mi fa pensare a te…”
Lily scoppiò a ridere “ ma non torna” si oppose e Scorpius le pose un bacio sul collo “ non ci credi?” le chiese malizioso.
“Eppure…” le pose un bacio sul collo “ sapessi questo collo quanto mi ricorda te” sussurrò e Lily rise facendo vibrare la pelle ed eccitare Scorpius “ e queste labbra? Mi ricordano continuamente te…” le baciò un angolo delle labbra e poi l’ altro angolo e Lily gli gettò le braccia intorno al collo “ mi completi, Scorpius Malfoy” gli disse dolcemente e poi lo baciò.
Scorpius non avrebbe più smesso di baciarla, stava già cominciando a toglierle il camice quando la sfera di chiamata s’illuminò.
“Rosso” disse Lily voltandosi e riaggiustandosi il camice “ dobbiamo andare immediatamente” affermò Scorpius e prendendola per la mano si smaterializzò alla volta del Ministero.
Quando arrivarono trovarono l’ ufficio deserto e quel giorno fu il caos.
 
“ Non credere che abbiamo…”
La voce di Draco lo riportò alla realtà, ma si spense quando anche lui uscendo dal camino si rese conto che non c’era nessuno nella stanza.
“Non è normale” disse Scorpius bisbigliando nel silenzio irreale di quel posto, poi si voltò verso il padre “ riprendi la polvere e smaterializzati da Teddy, guarda che sia tutto a posto…”
“Cosa vuoi fare?”
“Un tale dispiegamento di Auror significa solo una cosa…”
“NewMan” lo interruppe Draco e Scorpius annuì prima di uscire dalla stanza.

COMMENTO: SCUSATE IL RITARDO MA PURTROPPO HO AVUTO UN GROSSO PROBLEMA DI SALUTE CHE MI HA TOLTO TOTALMENTE LA VOGLIA DI SCRIVERE, AVEVO PENSATO ANCHE DI METTERE UN AVVISO, MA NON RIUSCIVO PROPRIO AD ENTRARE NEANCHE SU EFP… ERO COMPLETAMENTE ASSORBITA DAL MIO PROBLEMA…POI HO AVUTO IL BISOGNO FISICO DI TORNARE ALLA MIA STORIA E QUINDI ECCOMI QUA…L’ UNICO PROBLEMA E’ IL CAPITOLO CHE HA RISENTITO UN PO’ DEL MIO STATO…MI DISPIACE…SPERO NON SIA PROPRIO COSì ORRENDO!! PER QUANTO RIGUARDA GLI AGGIORNAMENTI PURTROPPO CONTINUERANNO PER UN PO’ A NON ESSERE REGOLARI…SPERO DI NORMALIZZARMI IL PRIMA POSSIBILE!! RINGRAZIO LE FANTASTICHE RAGAZZE CHE MI RECENSISCONO SEMPRE E SPERO CHE MI FARETE SAPERE ANCHE IN QUESTO CAPITOLO OVVERO: ICEPRINCESS / LUISA21 / ALWAYS89 / ARYELLE / SHIORI LILY CHIARA / SINISA / EFFE95 / ROXY HP / MIKYMUSIC / JULIET LILY POTTER / ZONAMI 84 /CICCI 12 / SALLY92 E GIULIA HERONDALE!! GRAZIE DI CUORE A TUTTE!! GRAZIE ANCHE A CHI MI HA AGGIUNTO ALLE PREFERITE / SEGUITE E RICORDATE ED ANCHE A CHI MI LEGGE SOLTANTO!! UN BACIONE A TUTTE!!

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Capitolo 11
*** 10 CAPITOLO ***


A Cris! Buon compleanno, amica di fingirlamento.

Tutti parlavano, ma Lily non ascoltava nessuno.
La maggior parte degli abitanti della casa si era smaterializzata via quando avevano saputo dell’attacco.
A quanto pareva nella sua famiglia vi era una distesa di dottori e poliziotti, o meglio i loro equivalenti magici.
Tutti parlavano di come si sarebbero svolte le cose, dei pericoli, dei ragazzi che erano fuori da soli, persino Sean era coinvolto nella conversazione.
Lei però non ce la faceva. Si sentiva come la Lily che aveva visto nei ricordi.
Si sentiva quasi estranea al suo corpo, come se la paura di soffrire e la paura della perdita la facessero uscire di testa.
Eppure, non era sempre stato così. Che fosse una conseguenza del rivedere i suoi ricordi?
Che fosse una sorta di ritorno di memoria?
Sentì un forte rumore di materializzazione e si voltò con la speranza nel cuore.
Erano i ragazzini. Scandagliò i loro volti uno per uno, mentre tutti si alzavano per corrergli incontro, ma suo figlio non c’era.
Quei ragazzi sembravano stare bene, erano sporchi e avevano la paura impressa negli occhi, ma tutto sommato stavano bene.
Si lasciò ricadere sul divano, ormai vuoto dato che si erano alzati tutti, e si mise le mani a coprire il volto.
Suo figlio non sapeva neanche cos’era la magia, figurarsi se poteva difendersi da un attacco.
“Ho visto arrivare lo zio Scorp” disse Harry, parlava con sua madre, ma quando Lily scostò le mani vide che guardava lei “ gli ho detto dov’era Bailey e sono sicuro che sono insieme adesso” la tranquillizzò e Lily spostò i suoi occhi pieni di lacrime in quelli di Alice.
Lei sorrise e si avvicinò conducendo suo figlio con sé, come se avesse paura di vederselo sparire da davanti agli occhi.
“Scorpius è un Auror fantastico” disse “ tu non puoi ricordartelo… ma se c’è qualcuno che può portare via Bailey senza neanche un graffio è…”
Lily smise di ascoltarla quando il camino si accese e, per un attimo, Lily vide un paio di occhi grigi; il suo viso si aprì e un sorriso le comparve sulle labbra, ma si spense subito quando vide che si trattava del padre di Scorpius.
“Io devo andare” disse a suo fratello che aveva accompagnato i bambini “ io devo andare” ripeté facendosi prendere dall’agitazione.
Erano tutti lì. Tutti tranne il suo Bailey e lei non poteva restare con le mani in mano.
“Io non posso restare qua ad aspettare… io devo andare e trovare mio figlio, Scorpius…”
“Lily, non puoi” la interruppe Albus con calma, senza stupirsi che avesse incluso anche Scorpius.
“ Sì che posso” si oppose “ posso fare quello che voglio e nessuno di voi può impedirmelo” aggiunse spostando lo sguardo su tutti che la stavano guardando, ma senza un particolare stupore.
Sembrava che si stesse comportando esattamente come tutti si aspettavano si sarebbe comportata.
“Io posso…”
“Tu non sai neanche tenere in mano una bacchetta” la interruppe suo fratello “saresti un peso” aggiunse prima che lei potesse aprire bocca per protestare.
Lily strinse i pugni e guardò Albus con rabbia. Aveva ragione e lei detestava quando era così.
Non poteva. Lei non poteva combattere, avrebbe messo a repentaglio se stessa e gli altri che avrebbero dovuto proteggerla.
Lei era inutile, era un peso, ma non lo sarebbe stata a lungo.
Lily Potter era tornata e lei avrebbe fatto in modo di tornare ad essere la Lily Potter che si faceva temere.
***
Aveva solo sedici anni, ma già sapeva quale sarebbe stato il suo destino.
Un cognome ingombrante come il suo non ammetteva errori.
Nessuno perdona nessuno in una società come la loro.
Nessuno dimentica chi sono stati i cattivi in una guerra e tutti credono che chi porta un cognome si comporti come ci si aspetterebbe da lui.
“Avvicinala” si voltò verso Stephen che era accanto a lui, le sue labbra sembravano ancora avere il rossetto.
L’incantesimo della Potter era stato così potente che, nonostante in infermeria lo avessero guarito subito, le labbra sembravano tendere ancora al marroncino.
“Se ci beccano ci espellono…”
“Le toglieremo la memoria, non prima di averla torturata un po’…”
Lui si guardò intorno per un attimo prima di riportare di nuovo lo sguardo sulla ragazza davanti a loro: non li stava degnando di uno sguardo.
Era seduta sotto uno degli alberi secolari del giardino di Hogwarts e sembrava non vedere nessuno che non fosse il suo libro. Ogni tanto qualche amico o qualche cugino l’ avvicinava, ma lei si limitava a scuotere i suoi capelli rossi e riportare i suoi occhi sul libro.
Quando una leggera folata di vento le fece voltare la pagina, lei sembrò accorgersi che c’era qualcuno che la stava osservando e come calamitata dal suo sguardo, si voltò verso di loro.
Fu un attimo, un solo secondo e gli occhi azzurri di quella ragazza lo fecero scuotere come se si avesse appena messo le mani dentro una presa elettrica.
Lui resse il suo sguardo, incapace di distoglierlo, e lei sorrise.
Sorrise proprio a lui. A lui come persona. Non gli sorrise temendo il suo cognome e non distolse lo sguardo come avrebbero fatto i suoi cugini, lei sorrise.
Ed era la cosa più bella che lui avesse mai visto.
“Lei non c’entra niente, Steph” disse e lui si voltò e gli spostò prepotentemente un braccio per voltarlo verso di lui “ Sai benissimo che ci ha sentito” gli disse e il ragazzo scosse la testa “ gliel’ho chiesto” affermò ripensando a quel momento e a come, sicuramente, si sarebbe lasciato andare se non fosse arrivata la Potter.
“Mike, Se non ti conoscessi direi che hai pietà” gli disse ed i suoi occhi neri erano così scuri da sembrare senza iride.
“Non esiste la pietà in tempi di guerra” gli ricordò e Mike spostò di nuovo gli occhi sulla ragazza che si era di nuovo messa a leggere.
“E’ una Weasley” lo informò “ e quindi?” chiese Mike riportando lo sguardo su di lui “ quindi non puoi guardarla così e lei non può guardarti così…”
“Dobbiamo per forza comportarci come avete fatto tu e la Potter?” lo provocò guardando di nuovo le sue labbra.
Stephen scosse la testa “ siamo dalla parte opposta della guerra…”
“Non c’è nessuna guerra… non per ora” lo interruppe Mike e Stephen gli strinse un braccio “ non farti sentire mai” gli impose.
“Tuo padre potrebbe ucciderti per questo” disse indicando la ragazza con la testa “ e soprattutto, potrebbe ucciderti se non accetti il ruolo che dovrai prendere in questa guerra”.
Mike sospirò e distolse lo sguardo da Stephen “ certo che l’ accetterò” disse con un tono che era poco più di un sussurro.
“Non dirlo come se ti stessi avviando al patibolo… sarai un comandante ed io sarò il tuo consigliere” gli disse orgoglioso.
Mike tornò a guardare la ragazza: si era messa una pinza per fermare i capelli che continuavano a volarle davanti agli occhi.
Odiava il disordine e lui lo sapeva perché divideva tante lezioni con lei.
“Salazar! Non puoi davvero esserti innamorato di una Weasley” affermò scuotendo la testa “Non è neanche bellissima con quegli occhiali ridicoli di corno” lo punzecchiò Stephen.
“Io non sono innamorato di nessuna” commentò Mike “ bene” concordò Stephen “ tuo padre sarebbe orgoglioso di sentirlo e allora…facciamo quello che dobbiamo” lo provocò e Mike sentì lo stomaco che gli si torceva guardando di nuovo lei e sapendo cosa dovevano fare.
Prese un respiro.
Eppure doveva farlo.
Lui sapeva chi era. Che cosa comportava il suo cognome. Anche se cercava di tenere un profilo basso e di non attirare l’ attenzione, sapeva che tutti erano a conoscenza del passato della sua famiglia e che con l’ avvento dei NewMan, tutti avevano paura.
Mise un piede davanti all’ altro e l’avvicinò “ Ehy, Weasley” la salutò e di nuovo fu scosso da un fremito quando lei alzò quegli occhi azzurri su di lui.
La sua espressione era così ingenua e contemporaneamente così dolce e lui non era abituato a fare quell’effetto alle persone.
“Michael” lo salutò e lui si ritrovò a sorridere senza riuscire a resistere. Non sarebbe stato facile.
 
Bailey strinse i suoi occhi grigi cercando di mettere a fuoco l’uomo davanti a sé.
Perché diavolo doveva essere così buio in quel posto?
E poi come funzionava che all’ improvviso sembravano essere spariti tutti e i rumori essersi sopiti e tutto ad un tratto pareva che ci fosse solo un silenzio irreale in quella cittadina.
Bailey sentiva una rabbia tale che se quell’uomo gli si fosse avvicinato e se solo gli avesse liberato le mani, lui…
Prese un respiro.
Sua madre diceva sempre che con i ma e con i se non si arriva da nessuna parte ed anche in quel caso aveva ragione.
A cosa poteva servire dire: “se io…” o “se forse…” tanto non poteva fare niente se non cercare di gestire la rabbia e usare la sua intelligenza.
“Non voglio farti del male” disse l’uomo e se Bailey avesse potuto parlare, il suo pensiero sarebbe stato: “sì, come no”.
Per quale motivo un uomo tiene fermo immobile un ragazzino e lo riduce al silenzio?
Non era ingenuo o stupido, in un modo o nell’ altro sapeva che sicuramente non era per comprargli una scopa volante.
Probabilmente l’uomo dovette notare il suo volto pieno di collera repressa perché scoppiò a ridere “tanti direbbero che sei proprio un Malfoy” affermò e Bailey alzò gli occhi al cielo facendolo ridere nuovamente “ io ti trovo molto Potter” sentenziò facendo un passo in avanti.
Bailey cercò di memorizzare più cose possibili.
Non sapeva se sarebbe uscito di lì, ma se lo avesse fatto, suo padre avrebbe potuto utilizzare tutte le informazioni che racchiudeva nella sua mente.
Ad esempio quella: Quell’uomo non era uno sconosciuto, la sua famiglia doveva conoscerlo.
“Finalmente conosco Bailey Malfoy” disse l’ uomo e Bailey respirò rumorosamente con il naso.
Il piacere non era sicuramente reciproco.
“Anche se…” la sua voce era divertita e questo fece imbestialire Bailey ancora di più “sai, per noi non è una vera e propria prima conoscenza… io sono stato il primo a sapere che eri in arrivo” gli disse e Bailey spalancò gli occhi.
Il primo?
“Prima ancora del tuo papà” gli spiegò e fece un ulteriore passo in avanti.
Bailey si ritrovò ad osservare la linea del cono d’ ombra come se fosse un confine e a sperare che lui facesse ancora un passo.
Già così ne vedeva i contorni: la statura, la corporatura, i capelli ricci…o forse erano solo spettinati? Avrebbe tanto voluto poterne vedere il colore. Sarebbe stato un elemento fondamentale per suo padre.
“Vorrei tanto che tua madre potesse ancora ricordarsi di me…” la sua voce era fredda e dura, come se la perdita di memoria di Lily fosse una cosa che lo colpiva a livello personale, e Bailey si chiese cosa gli passasse per la testa.
“Ti sto salvando la vita, sai?” gli chiese e improvvisamente la sua voce sembrava più agitata “ io non sarei tenuto… io non le devo niente…” chiarì, e il silenzio che seguì fu così inquietante che Bailey cominciò ad agitarsi sempre più forte.
Non sapeva se era un pazzo, o se voleva solo fargli del male, ma la cosa che era chiara era che non voleva aiutarlo e se ne era convinto, era talmente folle che doveva averne più paura di quella che già non ne aveva.
VOGLIO SCENDERE! La sua testa urlava, i suoi occhi gridavano, nella realtà emetteva solo respiri affannati e impauriti, ma dentro di sé tutto stava urlando.
“BASTA!” l’urlo dell’uomo lo fece fermare di botto. Sembrava disperato.
“Io. Non. Voglio. Farti. Del. Male.” Ripeté scandendo le parole ad una ad una come se volesse che penetrassero.
“Ma se continui a fare il posseduto ti scopriranno e se ti farai scoprire saremo morti entrambi” disse semplicemente, poi lo vide portarsi una mano alla testa e alzarsi un cappuccio.
“C’è un attacco in questo momento” disse e fece un passo in avanti mostrandosi: era avvolto in una tunica nera e sul volto portava una maschera argentea.
Ma se aveva la maschera perché era stato tutto il tempo nascosto nell’ oscurità?
“Io ti sto proteggendo” aggiunse “sei prezioso” concluse e Bailey respirò a fondo, guardando il volto nascosto dalla maschera.
Fissando quegli occhi che sembravano azzurri e limpidi.
Prezioso? Lui era prezioso? Prezioso per chi?
Per sua madre? Sì, per sua madre lo era decisamente.
Per suo padre? Bah, forse? Si può considerare prezioso un figlio mai conosciuto?
“Ormai il combattimento è finito ed io ti lascio andare… sei libero di tornare dai tuoi cugini, ma devi dire una cosa a tua madre…” s’ interruppe per un attimo e sussurrò un incantesimo di rilascio.
Bailey sentì le braccia perdere la rigidità e finalmente fu libero. Si strusciò automaticamente il polso con la mano, quasi come se fosse stato legato.
Non sapeva se adesso poteva parlare, ma non provò neanche ad urlare ed attirare l’ attenzione, ormai voleva sapere cosa quell’ uomo aveva da dire su sua madre.
“Dille che il suo ricordo più importante è nascosto” gli disse e Bailey aggrottò le sopracciglia.
“Lei non ha ricordi… lei non ricorda niente”.
Quando udì la sua voce sprezzante, capì che lui gli aveva restituito anche quella, ma non avrebbe urlato. Quell’ uomo non voleva fargli del male, il suo fine era sicuramente un altro perchè se avesse voluto fargli del male, avrebbe avuto tutto il tempo del mondo.
 “Lei non ha ricordi è vero… ma lei temeva che giocassero sporco e teneva troppo a farli finire ad Azkaban… lei ha qualche ricordo nascosto” sentenziò l’ uomo.
“Visto che sei tanto bravo perché non li trovi e non glieli restituisci anche?”
L’uomo emise un verso che era un misto tra uno sbuffo e una risata, ma non sembrò infastidito dall’ insolenza di Bailey.
“Merlino. Sei uguale a tuo padre…”
“Non lo sono” lo interruppe Bailey. Dio. Era così stufo di quella storia.
Come poteva somigliare ad una persona che aveva conosciuto due giorni prima? Forse fisicamente, ma in quanto a carattere era tutta un’altra storia.
“E poi se davvero vuoi aiutare me e mia madre perché non parli chiaro?” lo sfidò con la sfrontatezza che solo un undicenne può avere davanti ad una bacchetta.
“Dimmi chi sei e cosa vuoi… anzi vai direttamente da lei… sono convinto che le sarai di grande aiuto”.
“Com’è bello avere undici anni. Tutto è lineare. Se è giusto così, devi fare così… ma non funziona sempre così. Entrano in mezzo variabili, problemi… tua madre l’ ha sempre saputo… lei undici anni non li ha mai compiuti” affermò e Bailey aggrottò le sopracciglia.
Che cosa voleva dire?
“Mia madre sa chi sei?” chiese stupito dal suo stesso coraggio e l’ uomo emise un suono che a Bailey ricordò quello di un sorriso amareggiato.
“Tua madre mi conosce benissimo. Tua madre sa chi sono. Tua madre mi ha convinto…”
“Allora, dimmi chi sei… se sei così tanto amico dimmi il tuo nome” lo interruppe Bailey esasperato e l’uomo rise “amico? Mi domando cosa direbbe tua madre se ti sentisse” lo prese in giro e Bailey strinse gli occhi.
Non era suo amico? Ma allora?
Scosse la testa“ non importa, dimmi lo stesso il tuo nome. Con l’ aiuto di mio padre e degli altri forse ricorderà chi sei e questa storia sarà finita” concluse e l’ uomo rise di una risata senza allegria “ questa storia non finirà mai… non fino a quando chi l’ha uccisa…” sospirò “ dille del suo ricordo più importante” gli ripeté, cambiando discorso come se avesse capito che stava dicendo troppo.
Bailey lo vide muovere di nuovo la bacchetta.
Improvvisamente intorno a lui tornarono i rumori. Sembravano suoni sordi come dei colpi o dei tonfi, o suoni acuti, come strilli e pianti.
Si guardò intorno e poi tornò a guardare l’uomo. “ Dov’è questo ricordo?” gli chiese e l’ uomo scosse la testa “ non lo so” rispose.
Bailey strinse la mascella “ allora a cosa servi?” lo provocò “ volevi spaventarmi? Volevi prendermi in giro?” improvvisamente la rabbia defluì con la stessa potenza di un fiume che straripa e Bailey si lanciò verso di lui, ma con un solo movimento di bacchetta da parte dell’ altro, si ritrovò a venire scaraventato contro il muro di un negozio e ricadde in avanti battendo il viso sull’ asfalto.
L’uomo si avvicinò piano e si chinò sui talloni proprio mentre Bailey rialzava il viso.
Lo prese per la maglia e lo tirò su “ vuoi sfidare la mia pazienza, Bailey? Io ti salvo la vita e tu mi ripaghi così?”
Bailey non rispose, ma l’ uomo non accennò a lasciarlo “ rispondimi, Bailey” gli ordinò portandolo verso di sé.
Bailey vide una piccola porzione di collo dal quale usciva quello che sembrava un tatuaggio di alcune linee in stile gotico intrecciate tra di loro, ma distolse subito lo sguardo.
Gli sembrava una cosa talmente importante che aveva paura che fissarla a lungo gli avrebbe portato solo guai.
Quelle persone potevano togliere la memoria nel migliore dei casi e nel peggiore ucciderti.
“Ragazzino” lo esortò per costringerlo a rispondergli, ma lui indossò solo uno dei suoi sorrisi strafottenti “ la mamma mi ha detto di non parlare con gli estranei. Temo che se vuole una risposta dovrà togliersi maschera e cappuccio” lo provocò e lo vide stringere più forte la presa, in quel modo le nocche dell’uomo sbiancarono e la manica della veste scese leggermente mostrando a Bailey lo stesso tatuaggio che aveva visto due giorni prima, ma lui aveva un doppio serpente che usciva dalla bocca del teschio e si separava, attorcigliandosi intorno al polso da entrambi i lati.
L’uomo si accorse che Bailey stava osservando il suo tatuaggio e lo spinse via.
“Per Godric! Sei così irritante… giuro che mi fai venir voglia di ucciderti anche se…”
Non riuscì neanche a finire la frase che un incantesimo potentissimo lo sbalzò all’ indietro, mandandolo lungo disteso sul selciato.
Bailey si voltò e vide suo padre che si stagliava alle sue spalle. Lo vedeva male perché sembrava immerso nella luce e poi comprese che era perché lui era finito nel cono d’ombra dove l’uomo era stato per tutto il tempo in cui avevano parlato.
Si alzò di nuovo in piedi e piano piano si allontanò da dov’era, continuando ad osservare l’uomo che si stava rialzando.
“Vai via di là, Bailey” disse Scorpius e Bailey vide che aveva lo stesso sguardo del giorno in cui l’aveva conosciuto.
I suoi occhi grigi sembravano due pozzi di argento liquefatto tanto sembravano bruciare e la mascella era così contratta che quasi gli sfigurava il viso.
Era il volto di un uomo pieno di rabbia e Bailey era sicuro che quella rabbia sarebbe esplosa di lì a pochi secondi.
“Bailey” ripeté in tono autoritario e il ragazzino si mosse verso di lui.
Scorpius lo valutò in pochi secondi, i suoi occhi si soffermarono per un attimo in più sul suo viso e la sua mascella si strinse se possibile ancora di più.
Bailey si portò una mano sopra la fronte non capendo e sentì bruciare. Doveva avere dei graffi, ma non fece in tempo a dire niente che suo padre aveva già riportato l’attenzione sull’uomo.
“Da quando in qua vi muovete per un ragazzino?” gli chiese e Bailey aprì le labbra stupito. La voce di suo padre era ancora più dura e cattiva del giorno in cui l’ aveva conosciuto.
“Chi ti ha detto che ci siamo mossi per lui, Malfoy?” chiese l’uomo che si era già rialzato in piedi e aveva la bacchetta puntata verso di loro.
Scorpius fece un passo in avanti e coprì il figlio con la sua figura.
“Neanche un NewMan qualunque poi? Il comandante in persona? Per un ragazzino?”
Scorpius pronunciò la parola ragazzino con una tale rabbia che Bailey s’irrigidì e desiderò scappare come un bambino beccato con le mani nella marmellata, ma qualcosa gli diceva che se fosse scappato avrebbe fatto un gran casino.
“Portalo in salvo, Malfoy” disse l’uomo e Bailey vide suo padre lanciare un incantesimo che l’uomo parò piuttosto agilmente.
“Non dirmi cosa fare… non mi faccio dare ordini da un uomo che si nasconde dietro ad una maschera” urlò Scorpius lanciando un altro incantesimo.
L’uomo quasi girò su se stesso e rimandò un incantesimo verso Scorpius che alzò uno scudo di protezione.
“Pensi ancora di non somigliargli?” chiese l’uomo e Bailey sapeva che parlava con lui.
S’irrigidì, ma non si mosse di un passo. Gli sembrò quasi di poter sentire gli occhi di suo padre su di sé, anche se era di spalle.
“Adesso basta” disse l’uomo e velocemente premette un dito sopra al suo tatuaggio.
Bailey sentì Scorpius imprecare e voltarsi verso di lui “ esci subito di qua” gli ordinò e Bailey spalancò gli occhi, non aveva mai visto gli occhi di suo padre assumere quel colore particolare, sembravano quasi grigio scuro.
Bailey scosse la testa, ma non fece in tempo a dire niente che tanti rumori di quelli che poi Bailey avrebbe capito essere dei rumori di materializzazione lo fece arretrare di un passo.
Scorpius si voltò verso di loro deciso a non dare neanche un vantaggio. Avrebbe voluto avere la sua tenuta da Auror, in quel modo avrebbe avuto la sua Passaporta personale ed uscire di lì sarebbe stata una passeggiata e invece adesso erano almeno una decina e lui era uno solo.
Si sentì assalire dal panico.
Suo figlio era lì. Il suo bambino e non sarebbe mai riuscito a proteggerlo da tutti quei maledetti NewMan.
“Mi hai costretto” disse il comandante “potevamo andarcene ognuno per la sua strada, ma tu dovevi fare l’eroe…”
Scorpius gli lanciò un incantesimo, ma fu costretto subito a spostarsi per evitare l’incantesimo di un’altra persona.
Si voltò e vide Bailey, si era appiattito contro il muro e i suoi grandi occhi grigi concentrati nei suoi, avrebbe tanto voluto stringerlo tra le braccia, poteva vedere che era spaventato e confuso, ma adesso doveva prima fare in modo da togliere entrambi da questo pasticcio.
Lanciò un altro incantesimo e poi diresse la sua bacchetta verso Bailey e il cassonetto si spostò fino a coprirlo totalmente con tutta la sua massa, ma per fare quello si distrasse ed un incantesimo lo colpì ad un fianco.
Cadde a terra, ma si rialzò immediatamente riparandosi dietro al cassonetto dov’era nascosto Bailey.
Si appoggiò contro di esso con un gran fragore “ maledizione” disse cercando di riprendere fiato.
Appoggiò le proprie dita sul suo fianco e le ritrasse sporche di sangue “ perfetto” commentò prima di rialzare gli occhi e vedere Bailey che lo stava osservando.
“Sei ferito” gli disse e aveva gli occhi pieni di sensi di colpa “ sto bene… ti prometto che usciremo di qua, ok?”
Bailey non rispose limitandosi a guardarlo e Scorpius non sapeva come interpretare il suo silenzio.
“Bailey, voglio che tu mi dica che mi credi…usciremo di qua, ok?” gli chiese di nuovo e Bailey avrebbe voluto appuntargli che sarebbe stato impossibile negare quando usava un tono così deciso, ma lasciò perdere e si limitò ad emettere un mezzo sorriso “ok” rispose.
Scorpius lo guardò solo un secondo, come per vedere se fosse convinto di quello che diceva e poi il suo sguardo si addolcì e gli sfiorò la tempia con le dita.
Sorrise vedendo che lui non si ritraeva, forse, adesso, non era più spaventato da lui.
“Ti fa male?” gli chiese e Bailey scosse la testa “ non sapevo neanche di essermi ferito… l’ho visto nei tuoi occhi” rispose e Scorpius sorrise. Si sentì come se fosse appena stato sottoposto ad una specie di prova e l’avesse superata, ma scosse la testa, non era quello il momento di pensare al rapporto con suo figlio.
Un altro incantesimo s’infranse contro il cassonetto e Scorpius vide Bailey sussultare, ma non disse niente.
Stava provando a dargli fiducia.
Scorpius uscì fuori dal riparo e cominciò a lanciare incantesimi cercando di abbattere più NewMan che poteva, quando un altro incantesimo lo prese sulla spalla si accasciò di nuovo dietro il cassonetto.
“Non puoi farcela contro di noi” disse l’ uomo e Bailey strinse i pugni.
Sapeva che aveva ragione, come sapeva che se erano in quella situazione era colpa sua e della sua curiosità.
Avrebbe voluto dire che gli dispiaceva. Gli dispiaceva essere stato stupido e adesso essere un inutile peso.
“Abbiamo solo una possibilità” disse Scorpius guardandolo e Bailey si concentrò su di lui. Quale possibilità?
“Conto fino a tre e mi alzo in piedi, mi vedrai fare un incantesimo di modo da spostare il cassonetto per proteggerci, durerà poco perché sono tanti e lo sposteranno immediatamente, ma ci serviranno pochi secondi. Quando vedi il cassonetto che si sposta, ti alzi in piedi e mi afferri il braccio…” Bailey aggrottò le sopracciglia, sperando di aver capito tutto, ma poi annuì.
“Fidati di me, Bailey” gli disse e il ragazzino annuì, poi prima di darsi tempo di pensare a quante cose potevano andare storte nel piano che aveva pensato, lo mise in atto.
Bailey guardò suo padre fare le cose nell’ esatto ordine in cui gliel’aveva elencato e quando vide il cassonetto levitare davanti ai suoi occhi si alzò in piedi e mise un braccio su quello di suo padre.
Neanche il tempo di alzare gli occhi per chiedere cosa dovesse succedere che uno strappo all’ombelico gli fece perdere la cognizione di ogni cosa.
***
L’uomo diede ordine agli altri di disperdersi e tornare al quartier generale.
Aveva dovuto chiamarli per assicurarsi una via di fuga. Aveva sottovalutato quanto l’ amore di un padre fosse importante, forse perché lui non aveva mai saputo se quello di suo padre fosse amore verso di lui o verso la causa e il ruolo che lui poteva rivestire.
Aveva rischiato molto però. Poteva avere la scusante per non ucciderli: erano Malfoy dopotutto, ma non aveva scuse per non fargli del male e il suo comportamento sarebbe stato sospetto, soprattutto per il comandante dei NewMan.
Salazar. Sperava così tanto che Lily Potter trovasse quel ricordo. Lei lo meritava.
La ragazza che amava lo meritava.
 
“Che cosa hai sentito?”
Aveva afferrato la ragazza per il collo, ma non stringeva.
Sentire quella pelle morbida sotto le dita, gli stava facendo venire voglia di accarezzarla invece che di farle del male.
Senza riuscire a resistere mosse il pollice, ma se ne pentì immediatamente, la sua pelle era davvero come sembrava.
“Non ho sentito niente… ho solo visto…”
“So che non è vero” la sua voce era così fredda e tagliente che la ragazza rabbrividì.
Guardò i suoi occhi azzurri, sembravano così dolci, non avevano niente della freddezza che voleva trasmettere con i gesti e le parole.
Sembrava quasi un ragazzino confuso che stesse recitando una parte.
Il tempo di finire di formulare il pensiero che lui la lasciò, ma la ragazza non scappò, anzi si limitò a guardarlo con odio.
“Dieci punti in meno a Serpeverde” sentenziò strusciandosi la gola, ma lui si limitò a ridere “ appena entrerai nel mondo reale, quello senza punti, Weasley… bè fammelo sapere” la prese in giro e dopo un’ ultima occhiata, sotto la quale lei si sentì bruciare, si voltò per andarsene.
“Lo dirò alla Preside Newton” disse con coraggio ed il ragazzo si voltò verso di lei.
Lei si era aspettata di averlo spaventato almeno un po’, ma invece lui aveva un sorriso sfrontato sulle labbra.
“E precisamente cosa, Molly Weasley?” le chiese avanzando di un passo.
“Precisamente cosa diresti alla Preside Newton?” chiese ancora e Molly s’impose di restare ferma sulle gambe.
“Tutto” rispose stringendo i pugni per non indietreggiare di un passo ogni volta che lui ne faceva uno in avanti.
“Tutto quello che ho sentito… i piani tuoi e del tuo amico”
In realtà Molly era andata ad intuito. Aveva visto quei due insieme e le erano sembrati stranamente loschi, ma non aveva davvero sentito niente, quindi aveva solo potuto fingere.
Perché che fosse maledetta lei e il suo orgoglio Grifondoro, non si sarebbe mai abbassata ad aver paura di lui.
La sua era una famiglia di eroi. Suo zio aveva sconfitto il più grande mago oscuro e suo padre aveva combattuto al suo fianco, almeno per la maggior parte del tempo e quindi lei non sarebbe mai stata da meno.
“Io non penso proprio che tu abbia sentito qualcosa, giusto Signorina Weasley?” le chiese lui, come se ripetendo il concetto potesse imprimerglielo nella mente.
Ormai era così presa dalla sua recita che riuscì soltanto a dire: “ invece sì” e non fu esattamente la scelta giusta.
“Non so se tu sia stupida o ingenua…” le disse ed ormai le loro distanze erano annullate, lui avrebbe potuto farle quello che voleva, ma Molly continuava a guardare i suoi occhi.
Credeva nei suoi occhi.
Lui non le avrebbe fatto del male.
“Sono solo una Grifondoro” si giustificò e il ragazzo sorrise “ quindi sei stupida…”
“Coraggiosa” lo interruppe “ coraggiosa tanto da non negare…”
Si zittì perché lui le aveva poggiato un dito sopra alle labbra “ tu non hai visto o sentito niente… fidati” le ripeté e Molly scosse la testa.
“Tu non sei come vuoi apparire” disse di rimando e lui inarcò le sopracciglia “ decisamente una stupida Grifondoro” sentenziò “ mi chiedo se l’idiozia sia solo nelle vene di voi Potter – Weasley o… mmm credo sia decisamente nelle vostre vene” disse “ tua cugina la settimana scorsa si è fatta picchiare…vuoi fare la stessa fine?” la provocò.
Molly fece un mezzo passo in avanti e si alzò sulle punte “ sono qua” disse spalancando le braccia.
Il ragazzo aprì le labbra stupito.
Era riuscito a sorprenderlo e non ricordava neanche più l’ultima volta che gli era successo.
Era una ragazza pazzesca: coraggiosa e incosciente come la maggior parte dei componenti della sua famiglia, ma lei aveva quel qualcosa in più che lo faceva sballare.
Si decisamente irresistibile, pensò mentre le passava un braccio intorno alla vita e l’attirava a sé per chiuderle quella bocca irriverente con un bacio.
“ MOLLY AUDREY WEASLEY” L’urlo che sentì ebbe la potenza di una strillettera nelle orecchie del ragazzo che si staccò di colpo rendendosi conto di quello che aveva appena fatto.
Aveva baciato una Weasley. Una pezzente traditrice del suo sangue e gli era anche piaciuto.
No, non gli era piaciuto. Era stato ingannato.
“Giù le mani da mia cugina, bastardo”.
Lo sguardo furioso di Lily Potter lo fece arretrare alzando le mani.
Era una ragazzina di un paio d’anni più piccola di loro, ma era così piena di rabbia e di odio da essere pericolosamente avventata e lui non poteva rischiare di essere scoperto “ solo un po’ di divertimento” commentò cercando d’ignorare quegli occhi azzurri pieni di lacrime.
“Divertiti con le tue ochette Purosangue” gli sputò Lily e poi prese sua cugina per un braccio “ andiamo, Molly” le disse dolcemente e la portò via, lasciando il ragazzo a fissarla e a cercare di mettere ordine in tutto il casino che aveva in testa.
***
Se a Lily avessero chiesto di quantificare il tempo che era trascorso da quando l’ultima persona si era materializzata nella casa ad adesso, probabilmente avrebbe detto: secoli o millenni.
Dio. Era così frustrante restare ad aspettare.
Avrebbe voluto prendere e uscire di casa, non sapeva neanche dove sarebbe andata, ma era sicura che il suo cuore l’ avrebbe condotta da Bailey.
Nessuno le parlava. Sembrava la conoscessero tutti abbastanza bene da sapere quanto detestava le frasi fatte del tipo: andrà tutto bene e similari.
Erano tutte bugie.
Andrà tutto bene e chi lo dice? Sei lì? O sei qui a parlare con me? Leggi nel futuro?
Chissà, magari nel mondo dei maghi era possibile.
Quando sentì come un tonfo sul pavimento di sopra scattò in piedi e prima che chiunque potesse fermarla o precederla corse di sopra.
Sentiva il cuore batterle velocissimo e le gambe tremare mentre saliva i gradini a due a due, di corsa e con una velocità che non sapeva neanche di possedere.
Cercò di pensare rapidamente a come erano disposte le camere e cosa c’era sopra il salotto.
Era la camera dove aveva dormito quella notte pensò e puntò dritta verso di questa.
Spalancò la porta, senza cerimonie e senza aspettare e quando i suoi occhi videro quelli di suo figlio le parve di tornare a respirare.
“Bailey” disse, sentendo come se un peso le si fosse appena tolto dai polmoni facendole tornare aria fresca dentro ad essi.
Lo guardò mentre correva verso di lui, sembrava stare bene e aveva solo un’espressione colpevole sul volto.
Lily lo abbracciò lasciandosi cadere sulle ginocchia e trasportando Bailey con lei e baciandogli la testa più e più volte.
Si era sentita così inutile, così impotente.
“ Sei salvo… Sei salvo… Dio!” riusciva a ripetere solo quelle parole, come una lenta litania.
Alzò gli occhi da sopra la testa di Bailey e incrociò lo sguardo di Scorpius, la stava guardando con un misto di comprensione e rimpianto.
Sembrava essere lo sguardo che riservava sempre a lei e a Lily cominciava a non bastare più.
“Grazie” disse alzandosi in piedi e Scorpius avrebbe voluto abbracciarla, baciarla, dirgli che quello che aveva salvato era anche suo figlio e non l’ aveva fatto per lei, ma per se stesso, per entrambi, per loro figlio. Per la sua famiglia.
Voleva dirle che non ce la faceva più, che aveva bisogno di lei e di essere considerato di nuovo parte di lei, ma invece si limitò ad annuire sorridendole e a sorpassarla per andare a farsi curare.

COMMENTO: SO CHE SEMBRA CHE LILY E SCORPIUS STIANO AFFONDANDO INSIEME ALLE LORO PAURE E AI LORO SENTIMENTI REPRESSI, MA FIDATEVI SIAMO VICINI AD UNA SVOLTARELLA E NON DICO ALTRO : )) BAILEY E SCORP VI SONO PIACIUTI? E PER IL CATTIVO CHE MI DITE? COME VI SARETE IMMAGINATI NON E’ IL SOLITO CATTIVO CHE HA TOLTO LA MEMORIA A LILY, MA FA SEMPRE PARTE DEI NEWMAN ED E’UN PERSONAGGIO IMPORTANTISSIMO… TRA L’ ALTRO IL SECONDO RICORDO VIENE PRIMA DEL PRIMO, MA I RICORDI NN HANNO MAI ORDINI CRONOLOGICI : )) UN ULTIMA COSA...ANCHE SE PER ORA NON SEMBRA...I RAGAZZINI NON LA PASSERANNO LISCIA :)) SPERO CHE IL CAPITOLO VI SIA PIACIUTO E CHE MI FARETE SAPERE!! RINGRAZIO INFINITAMENTE OGGI PIU’ DEL SOLITO LE FANTASTICHE RAGAZZE CHE MI HANNO RECENSITO O SCRITTO IN PRIVATO PERCHE’ LE VOSTRE PAROLE E LA VOSTRA VICINANZA MI HANNO AIUTATO TANTO!! OVVERO GRAZIE A: ICEPRINCESS / LUISA21 / ALWAYS89 / ARYELLE / SHIORI LILY CHIARA / EFFE95 / ROXY HP / MIKIMUSIC / JULIET LILY POTTER / SINISA / ZONAMI 84 / CICCI 12 / GIULIA HERONDALE E SALLY92!! GRAZIE DI CUORE A TUTTE!! INOLTRE GRAZIE MILLE A CHI MI HA AGGIUNTO ALLE PREFERITE / SEGUITE E RICORDATE ED ANCHE A CHI MI LEGGE SOLTANTO!! UN BACIONE!! 

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Capitolo 12
*** 11 CAPITOLO ***


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RINGRAZIO EFFE95 PER AVER DATO VOLTO AI MIEI SCORPIUS E BAILEY...NON SEMBRANO PROPRIO LORO QUANDO PARLANO PRIMA DELL' ATTACCO DI SCORPIUS A SEAN? BRAVISSIMA EFFE!! GRAZIE MILLE!!

“Mi sembra così impossibile”.
“Non ti credevo capace di fare una cosa così stupida”.
“Non sei mai stato così”.
“Si può sapere cosa ti ha detto la testa?”
Bailey era seduto su una sedia e sua madre in piedi davanti a lui lo stava rimproverando, ma non sembrava essere solo una, sembrava che improvvisamente sua madre si fosse sdoppiata o forse quintuplicata.
“Bailey, rispondimi”.
Quando si rivolse direttamente a lui non poté più farne a meno e alzò gli occhi su di lei.
Aveva cercato di non guardarla per tutta la durata del rimprovero perché non riusciva a guardare i suoi occhi così delusi.
“Mi dispiace” mormorò e riabbassò gli occhi infilandosi le mani sotto i glutei e sentendo la stoffa fredda della sedia.
“Bailey, non devi chiedere scusa solo a me” gli disse ancora furiosa “ tuo padre è stato ferito per venirti a cercare, i tuoi cugini erano disperati perché eri sparito, persino il fratello di Alice è rimasto coinvolto nella battaglia cercando di trovarti…”
Lily si voltò sentendo il rumore lieve della porta che si apriva e si fermò osservando Scorpius Malfoy entrare nella stanza.
Non aveva bussato quasi come se volesse mettere in chiaro che l’accesso a lui non poteva essere negato, ma Lily si rese conto stranamente di non provare fastidio, anzi, quando i loro occhi s’incrociarono annuì.
E, con suo stupore, lo fece anche con un lieve sorriso.
Bailey guardò suo padre appoggiarsi ad una sedia senza sedersi e incrociare piedi e braccia, infine, alzare la testa e guardarlo.
Sembrava si fosse messo a suo agio per godersi la scena.
Bailey lo osservò ancora un secondo e vide la fasciatura che spuntava da sotto la maglia: quella era colpa sua.
Spostò velocemente gli occhi in quelli del padre curioso di vedere se vi era ancora tutta quella rabbia che vi aveva visto quel pomeriggio e si stupì quando vide che non vi era rimasta traccia, anzi, sembrava che lo stesse guardando con sollievo, come se non potesse credere che adesso erano in una stanza tutti e tre insieme.
“Mi stai ascoltando, Bailey?”
Il ragazzino trasalì per il tono arrabbiato della madre e si riconcentrò su di lei e sui suoi rimproveri, sapeva di averla combinata grossa.
Certo non era lui ad aver provocato l’attacco, ma se i suoi cugini erano ancora là e se il fratello di Alice si era fatto male, quello, era colpa sua.
“Mi dispiace” ripeté.
“Chi ti aveva detto di uscire di casa prima di tutto?”
A quella domanda però Bailey perse la pazienza. Era rimasto in silenzio ad ascoltare tutto il tempo, ma accusarlo per essere uscito era davvero un’ingiustizia.
“Ero già uscito di casa” protestò “ sono andato al pub a bere una Burrobirra con Nonno Draco… ma non te ne sei neanche accorta. Sei tutta presa dalla nuova vita, dai nuovi ricordi, da tutto questo nuovo…” esplose allargando le braccia come per includere la stanza “ e non ti sei accorta che io me ne sono stato un giorno intero ad aspettare che tu avessi tempo per me”.
Bailey si accorse di essersi alzato in piedi e che le guance gli bruciavano dalla rabbia, ma non si risedette.
Era vero, aveva tante colpe. Ma cavolo, sua madre si era accorta di lui solo quando era uscito senza dire niente.
Lily sospirò “ rimettiti seduto” gli disse stancamente e Bailey la guardò arrabbiato “ rimettiti seduto” ripeté Lily e stavolta lui si rimise seduto, pur incrociando le braccia stizzito.
“Va bene. E’ vero e mi dispiace. Ti ho trascurato negli ultimi due giorni, ammetto che sono stata trascinata dagli eventi, ma resto pur sempre tua madre” affermò “ non ricorderò niente della mia vita, ma di te mi ricordo benissimo e quindi tu hai ancora bisogno del mio permesso per uscire di casa” continuò.
Bailey abbassò gli occhi sentendosi di nuovo un po’ colpevole e le braccia gli si sciolsero automaticamente.
“Guardami negli occhi, Bailey” gli ordinò e il ragazzino alzò gli occhi grigi in quelli castani della madre.
“Voglio che tu mi dica che non uscirai mai più senza aver prima avvertito me o…” si bloccò e lanciò un’occhiata veloce a Scorpius e lo vide ancora nella stessa posizione, i suoi occhi ancora fermi in quelli di Bailey.
Forse sarebbe stato giusto dire che andava bene anche la sua autorizzazione per farlo uscire. In fondo tra due genitori funziona così, anche se non stanno insieme, hanno comunque pari diritto sul figlio, ma qualcosa la stava trattenendo.
Non ce la faceva a fidarsi di nessuno quando si trattava di Bailey.
Bailey annuì spostando di nuovo lo sguardo su Scorpius e vedendo i suoi occhi argentei brillare.
“Promettimelo, Bailey” lo incalzò e Bailey per un attimo fu tentato di dire a sua madre che era più autoritaria di quanto aveva scoperto essere suo padre.
“Lo prometto” disse invece e cercò di non sorridere o le cose non sarebbero migliorate per lui.
Lily sospirò “ adesso, mi aspetto delle scuse da parte tua…”
“Mamma” protestò Bailey, i suoi occhi grigi da cucciolo concentrati in quelli castani di Lily “ devi scusarti con tuo padre, con Frank e con tutti i tuoi cugini per averli abbandonati”.
Bailey strinse gli occhi in quelli della madre e Scorpius notò il fuoco nei suoi occhi. Lo stesso fuoco di Lily.
Non l’avrebbe fatto. Non si sarebbe scusato.
“Non puoi costringermi a farlo” disse infatti Bailey e Scorpius sentì un angolo della bocca sollevarglisi suo malgrado.
Era decisamente suo figlio.
“Ah davvero?” chiese Lily e per un attimo madre e figlio si guardarono come se volessero dimostrare l’un l’altro che nessuno avrebbe ceduto.
“Io penso che la punizione che hanno ricevuto gli altri potrebbe essere sufficiente” propose Scorpius e nel silenzio della stanza la sua voce risuonò talmente che entrambi si voltarono di colpo verso di lui.
“Quale sarebbe?” chiese Lily e Scorpius la guardò un secondo prima di riportare lo sguardo su Bailey “ questa è una casa molto grande. Una dimora molto antica e prima che Teddy e Vic venissero a viverci è stata – diciamo- bonificata, ma ci sono esserini che continuano a tornare…quindi dovranno pulire…” Bailey fece una smorfia “ per tutto il mese rimanente prima dell’inizio di Hogwarts”.
Bailey aprì la bocca “ ma… ma…”
Adesso che conosceva Diagon Alley voleva andarci, voleva passare l’ estate con i suoi cugini era vero, ma non certo pulendo.
Scorpius sorrise di fronte al suo volto sconvolto “ è una punizione ricorrente nella famiglia Weasley” affermò e poi si voltò verso Lily.
“Inoltre, se tua madre non ha problemi, vorrei che lui avesse una punizione in più”.
Bailey strinse gli occhi furioso. Era suo padre da soli due giorni e voleva già dettare condizioni?
Guardò la sua ferita e si scoprì a non sentirsi più tanto in colpa, anzi, magari poteva premergliela un pochino, pensò con rabbia.
“Venire a bere una Burrobirra al giorno con me…ogni giorno fino a quando non dovrà partire per Hogwarts”.
“Non è una vera punizione” protestò, ma sentì un sorriso nascergli spontaneamente sulle labbra.
Forse suo padre non era tanto male.
“Oh, bè, non lo so, campione. Prima di dirlo dovresti proprio provare ad uscire con me” gli disse scherzoso e Bailey guardò sua madre in attesa di una sua risposta.
Lily però non riusciva a smettere di osservare Scorpius.
Era entrato nelle loro vite proprio nella stessa maniera in cui era entrato nella loro stanza, in punta di piedi, senza fare rumore e adesso era diventato parte della famiglia.
Aveva deciso la punizione e l’ aveva fatta sembrare una sua decisione.
Come c’era riuscito? Era indecisa se ammirarlo o arrabbiarsi.
Era semplicemente astuzia? O era stato talmente subdolo da manipolarla?
“Sì… sì, va bene” rispose incerta e sentì lo sguardo di Scorpius su di sé mentre sorrideva a Bailey “ adesso, andiamo a pranzo, ok?” gli chiese e Bailey prese un respiro.
“E’ davvero finita?” chiese alzandosi in piedi e Lily sorrise annuendo, poi parve ripensarci e lo attirò a sé circondandolo con le braccia.
Bailey la guardò un attimo imbarazzato, ma poi si lasciò abbracciare e passò le sue braccia attorno al torace della madre.
Aveva avuto così tanta paura quel giorno.
“Non me lo fare mai più” sussurrò Lily tra i suoi capelli “ sei troppo prezioso per me”.
A quelle parole Bailey si staccò di colpo.
Era prezioso per sua madre. Era prezioso per quel NewMan.
“Devo dirti una cosa” disse in un sussurro.
L’ultima cosa che voleva fare era tirare di nuovo fuori la storia dell’attacco, ma doveva dirglielo subito o alcuni particolari avrebbe potuto dimenticarli.
Guardò Scorpius “ lui mi ha detto di consegnare un messaggio” confessò ed iniziò a parlare.
***
Scorpius osservava il figlio mentre cercava di riferire quello che aveva visto e che quell’ uomo gli aveva detto.
Era un ragazzino, ma in quel momento il panico sembrava scemato dal suo volto e aveva lasciato il posto alla sicurezza. Poteva leggere nel suo volto che voleva essere sicuro di dire tutto e di dirlo in maniera corretta e completa.
“Quindi lo conosciamo” disse scavallando i piedi e staccandosi dallo schienale della sedia a cui era appoggiato “ o meglio tu lo conosci” aggiunse indicando Lily con la testa.
Lei lo guardò “ ma io non ricordo niente. Come posso ritrovare questo ricordo importantissimo…”
“Bè, dovrai ricordare” le disse come se fosse una cosa semplicissima.
Era arrabbiato. Furioso.
Fece qualche passo e poi si fermò. Quell’uomo era stato così vicino a fare del male a suo figlio e adesso scopriva che conosceva Lily?
E la conosceva talmente bene da aver saputo di Bailey prima di lui.
Si appoggiò contro la porta cercando di domare la sua rabbia. In quel momento avrebbe solo voluto prendere la sedia dietro di lui e scaraventarla contro il muro.
Così. Solo come sostituto per quello che avrebbe voluto fare a quel maledetto del Comandante.
Perché poi non era neanche un uomo normale. Un NewMan qualsiasi.
Era il comandante e ogni volta che si ripeteva che conosceva Lily così bene da aver saputo dell’arrivo di Bailey prima di lui, sentiva il sangue nelle vene fluirgli con la stessa velocità di un fiume in piena.
Prese un respiro e cercò di mettere a fuoco la stanza.
Bailey lo stava guardando e Scorpius non sapeva che cosa stesse frullando in quella testolina, ma quello di cui era sicuro era che voleva una possibilità con lui e con Lily.
E la maniera giusta non era focalizzarsi sul pensiero di quell’uomo che conosceva Lily talmente bene da sapere di suo figlio, quello era solo un pensiero dettato dalla gelosia.
La cosa che doveva essere notata. La cosa di cui era praticamente sicuro era che quell’uomo era un doppiogiochista.
Il Comandante in persona aiutava Lily a trovare il vertice dei NewMan e chi aveva ucciso i suoi genitori.
Quello che non aveva mai potuto fare lui, pensò con l’ennesima punta di gelosia.
“Perché lo fa?” chiese a se stesso e poi guardò gli occhi di Lily “ perché ti aiutava? Chi ha ucciso i tuoi genitori probabilmente è al vertice dei NewMan e lui è il Comandante?”
“Comandante?” chiese Lily e Bailey rifletté.
Suo padre lo aveva già chiamato così “ il comandante in persona che si smuove per un ragazzino”, sì, aveva detto proprio così.
“Sì” rispose “ sembrerebbe che tu abbia l’onore di conoscere il Comandante in persona…sopra di lui c’è solo il Supremo”.
Lily lo guardò innervosita. La sua voce era piena di rabbia come le sembrava?
“Almeno se questa conoscenza servisse a qualcosa…” commentò “ il ricordo più importante è nascosto… ma dove?” chiese Scorpius ricominciando a girare in tondo nella stanza.
“Dove potresti aver nascosto un ricordo…”
“Non credi che dovresti chiederlo a me?” lo prese in giro e Scorpius la guardò “ no, non credo. Perché tu per ora non hai la minima idea di come ragionasse la vecchia Lily e invece io sì” le disse semplicemente e Lily si sentì invadere dalla rabbia.
Era stufa di quella storia.
Sembrava che per tutti lei non fosse abbastanza.
Eppure da quello che aveva visto nei ricordi la vecchia Lily non è che fosse esattamente una simpaticona e una festaiola.
“Penso che ora…”
Venne interrotta dal bussare alla porta e la piccola di James e Dominique si affacciò alla porta “ mamma vuol sapere se venite a mangiare” le chiese e Lily annuì con un sorriso “ arriviamo subito” rispose e poi guardò Bailey “ anzi, perché non ti avvii con Sammy. Io devo parlare con Scorpius un attimo”.
Se non avesse avuto tutta quella paura quel giorno ed il suo umore non fosse stato così pessimo, Lily si sarebbe messa a ridere.
Bailey e Scorpius si voltarono di colpo verso di lei e in entrambi i loro volti vi era la sorpresa impressa.
L’unica differenza era che Bailey spostò subito lo sguardo sul padre come per valutare se potesse fidarsi di lui.
Poi annuì e fece per seguire la cugina senza dire altro né sorridere a nessuno.
“Bailey” lo fermò Scorpius “ per favore non dire niente per ora” gli disse e Bailey capì al volo a cosa si riferiva, lo guardò per un attimo accigliato, poi probabilmente la giustificazione che diede a se stesso dovette sembrare sufficiente perché annuì e se ne andò senza aggiungere altro.
“Pensavo che adesso si sarebbe fidato un po’ di più” affermò Scorpius appena la porta si fu chiusa alle spalle dei due ragazzi e Lily scosse la testa “ si è fidato eccome… lui non mi lascia mai sola con nessun uomo…”
“Non posso dire che mi dispiaccia” affermò Scorpius guardandola in un modo che Lily sentì fin dentro la pelle.
“Bè, si fida di Sean” affermò per togliergli quel sorrisino compiaciuto e quando lo vide stringere la mascella si sentì soddisfatta, anche se non riusciva a capire fino in fondo il motivo.
A lei non importava di lui e della sua gelosia. Non poteva importarle. Lo conosceva da due giorni.
Scorpius osservò lo sguardo che aveva in quel momento.
Salazar era lo stesso sguardo che aveva ogni volta che lo sfidava e poi vinceva. Era lei.
Era la sua Lily.
“Volevi dirmi qualcosa?” chiese dopo essersi schiarito la voce e Lily annuì.
“Sì, anche se a questo punto vorrei anche sapere perché hai detto a Bailey di non dire niente”.
Scorpius sospirò “ non possiamo fidarci di tutti” le disse e a Lily parve che studiasse la sua reazione, ma non riusciva a capire.
Perché le sembrava che lui si aspettasse qualcosa anche in quel momento?
“ Vorresti dire che non posso fidarmi dei miei fratelli?” gli chiese e Scorpius scosse la testa “ sono gli unici di cui ti sei sempre fidata… a parte me e… bè a quanto pare un NewMan” disse e la voce si alterò nell’ ultima parte della frase.
Lily alzò gli occhi al cielo “ sai che ti dico? Lascia perdere” disse stizzita, ma Scorpius poté vedere dai suoi occhi che si stava già pentendo dell’impulso del momento.
Lei aveva bisogno del suo aiuto, proprio come quella volta.
 
Una scintilla di luce, un incantesimo squarciò il buio della radura.
“Ti stanno cercando tutti”.
Lily si voltò di scatto, lo guardò un secondo e poi si girò di nuovo verso il niente che aveva davanti.
“Adesso mi troveranno di sicuro” disse semplicemente e Scorpius scosse la testa rassegnato.
“Vorresti dire che lo dirò a tuo fratello?” le chiese “ sbaglio?” chiese Lily in risposta e subito dopo imprecò per l’uscita dell’ennesimo sbuffo argenteo della sua bacchetta.
“La mamma non ti ha insegnato che non si risponde…”
Scorpius si bloccò immediatamente, anche se Lily gli dava le spalle, anche se la radura era piuttosto buia, illuminata solo da una luce da campeggio che Lily aveva posto sul selciato, lui poté vedere come la sua schiena si contrasse e le sue spalle s’irrigidirono.
Salazar, aveva fatto un casino.
Avrebbe voluto tanto che si voltasse verso di lui oppure prenderla per la vita e girarla verso di sé fino a farla poggiare sul suo petto.
Neanche lui capiva completamente i suoi sentimenti, forse a diciotto anni e con gli ormoni alle stelle, questi pensieri erano normali, ma non ne era sicuro.
L’unica cosa di cui era sicuro era che voleva vedere i suoi occhi e che non riusciva più a reggere questo silenzio.
“A quale incantesimo stavi lavorando, comunque?” le domandò e si chiese se la sua voce fosse apparsa fintamente disinvolta anche a lei.
Lei si voltò e finalmente lui vide nitidamente quei suoi occhi castani e pieni di fuoco.
“Stai facendo il corso Auror, vero?” gli chiese di nuovo e Scorpius si trattenne dallo sbuffare, perché doveva essere così esasperante?
Era sicuro che avesse risposto nuovamente con una domanda per stuzzicarlo.
“Lo sai benissimo” le rispose e lei si rigirò la bacchetta tra le dita più volte come se stesse pensando a qualcosa.
“Mi aiuteresti se te lo chiedessi?”
Scorpius sentì le sue labbra tirarsi in un sorriso furbo e incrociò le braccia “ questo si fa interessante” disse e Lily sospirò.
“Cosa vorresti in cambio?” gli chiese.
“Che cosa vorresti che facessi?” le domandò e Lily lo guardò dura “ la mamma non ti ha insegnato che non si risponde ad una domanda con un’altra?” lo provocò e Scorpius rise “ da che pulpito” scherzò.
“E comunque” aggiunse “devo sapere cosa devo fare per chiedere una contropartita” le spiegò e Lily annuì.
“Certo. Una delle qualità più utili di voi Serpeverde”.
“Non ci muoviamo certo spinti dall’onore, noi” la provocò di nuovo e Lily sospirò “ mi sto già pentendo” affermò, ma Scorpius poteva vedere dai suoi occhi che sembrava voler davvero disperatamente il suo aiuto”.
“Allora fingiamo che tu non mi abbia chiesto niente” le disse e poi le voltò le spalle.
Lily strinse i pugni, si voltò di nuovo verso il niente e poi però fu costretta a girarsi di nuovo verso di lui.
“Salazar putrefatto. E va bene” disse esasperata.
“Cosa?” chiese Scorpius voltandosi di scatto “ ho detto va bene” specificò Lily scandendo le ultime parole.
Scorpius scosse la testa “ hai davvero chiamato il fondatore della mia casa putrefatto?” le domandò assottigliando gli occhi.
Lily non rispose limitando a guardare la sua espressione scandalizzata, poi sentì un lato della bocca cominciare a solleticarle il viso, cercò di resistere.
Ci provò davvero. Per circa tre secondi e poi scoppiò a ridere.
Scorpius la guardò cercando di non ridere a sua volta, ma dopo pochi secondi perse anche lui la sua lotta.
Era così bella la risata di Lily.
“Va bene… va bene…” disse Lily ricomponendosi “ quindi posso contare sul tuo aiuto?” chiese mentre anche Scorpius smetteva di ridere.
“Che cosa vorresti?” le chiese a quel punto davvero curioso.
“Due condizioni” iniziò “ primo…”
“Ferma lì. Io non ho ancora accettato e tu già poni le condizioni?” chiese incredulo.
Lui aveva sempre creduto di avere una bella faccia tosta, ma lei lo superava.
“Sì, lo faccio” disse sicura “ perché, primo è bene che tu sappia che non puoi chiedermi qualsiasi cosa” e detto questo lo guardò in un modo che fece quasi scoppiare a ridere Scorpius “ secondo non devi dirlo a nessuno”.
Scorpius si accigliò “se stai per chiedermi di intraprendere una relazione clandestina sappi che non sono sicuro di essere in grado di sopportarti” la prese in giro e Lily scosse la testa.
“Sei un idiota” disse soltanto “non voglio dirlo a nessuno perché non so di quante persone posso fidarmi…”
“Stai parlando della tua famiglia? Ti fidi di me e non della tua famiglia?”
Lily sospirò “ non posso fidarmi di tutti” rispose e Scorpius annuì “almeno dei tuoi fratelli ti fiderai?” domandò e Lily annuì “ affiderei la mia vita a loro… ma loro non lo devono sapere perché quello che ti chiedo avrà uno scopo e a loro non piacerebbe”.
Scorpius sospirò “ mi chiedi di mentire ad Albus”.
“Ti chiedo di non dirlo ad Albus” replicò Lily e Scorpius che non aveva interrotto il loro contatto visivo per un solo attimo assottigliò gli occhi “ e allora? In cosa consisterebbe questo aiuto?”
“Devi aiutarmi ad effettuare un Patronus corporeo” gli disse diretta come sempre.
“Solo?” chiese Scorpius stupito. Si era aspettato chissà quale mistero.
“Sì, solo… allora? Cosa vuoi in cambio per accettare?”
Scorpius contrasse le labbra pensieroso e poi mano a mano che l’idea gli si formava nella mente un sorriso gli si formò su di esse.
“Una burrobirra al giorno…per ogni giorno dell’ allenamento”.
Lily aggrottò le sopracciglia “ che razza di condizione è. Non è niente di svantaggioso. Posso bere una Burrobirra al giorno senza problemi”.
“Devi berla con me” chiarì lui “ ci troveremo qua. Ogni giorno. Mezz’ora prima dell’ allenamento”
Lily sentì il cuore marcarle un battito. Che le prendeva adesso?
Era emozionata al pensiero?
No. Non lo era perché lei non aveva sentimenti.
“Ci sto” disse tendendo la mano e Scorpius la strinse pur desiderando suggellare il patto in un altro modo.
 
“Io vorrei che tu mi insegnassi a combattere”.
“Vorresti cosa?” la voce di lei lo riportò alla realtà e la guardò negli occhi.
Gli stessi occhi ipnotici di allora.
“Ho visto dei ricordi ed ho capito che non dovevo esattamente essere la ragazza che se ne sta a casa ad aspettare che le cose accadano”.
“Direi di no” affermò Scorpius reprimendo un sorriso al pensiero di come potesse aver vissuto quelle ore in cui lui era a cercare Bailey.
“E ho capito che sono tutti più che felici che io non possa fare niente e che debba starmene in disparte ad aspettare… devo aver dato un bel po’ di grattacapi ai miei parenti… cose che se le sapesse Bailey perderei tutta la credibilità di mamma” scherzò e Scorpius sorrise “diciamo che la curiosità di Bailey e il suo infrangere le regole è ereditaria” scherzò a sua volta.
“Risale addirittura a tuo padre” chiarì “ mio padre” ripeté Lily.
“Mio padre e mia madre meritano che ricordi chi sono i suoi assassini” gli disse guardandolo con determinazione negli occhi e per l’ennesima volta Scorpius ritrovò la sua Lily in quello sguardo.
Annuì  “E non pensi che valga anche per me?” chiese “ il volerti proteggere” chiarì e Lily scosse la testa “ non ho visto neanche un ricordo di noi insieme, ma credo che se…” arrossì “ io penso che… se ti amavo tanto quanto dicono gli altri… bè, credo che tu non mi abbia mai spinto a stare in disparte”.
Scorpius avrebbe voluto baciarla solo per le parole che aveva pronunciato.
Era vero e sembrava quasi che lei lo conoscesse pur non ricordando chi era. Lui aveva sempre cercato di reprimere il suo senso di protezione e lo aveva sempre fatto perché sapeva che permetterle di combattere la sua battaglia valeva molto più di cento ti amo.
“Va bene” le disse e il sorriso spontaneo che nacque nelle sue labbra lo fece quasi desistere dal dire la seconda parte.
Contemporaneamente però, fu proprio quel sorriso a fargli decidere di dirgliela.
“Ad una condizione però…”
Lily lo guardò storcendo le labbra proprio come faceva sempre quando qualcosa la infastidiva.
Scorpius sorrise “ prometto di non farti una richiesta compromettente” scherzò e Lily sorrise “ sentiamo” disse.
“La tua memoria è un buco enorme. Hai cancellato pagine e pagine di noi…”
Lily fece per parlare, ma Scorpius alzò una mano “ ho faticato troppo perché tu ti dimenticassi di noi e basta…”
“Io…” Lily s’ interruppe, cosa doveva dire?
Che le dispiaceva? Non era colpa sua.
Ma il dolore che leggeva negli occhi di Scorpius era così tangibile che ne fu quasi tentata.
“Un ricordo al giorno” le propose “ è quello che voglio in cambio” specificò.
“Considereremo la tua mente come un libro da riempire nuovamente e intanto lavoreremo su come fare a far riemergere i vecchi ricordi”.
Lily lo guardò attentamente. Da una parte avrebbe voluto accettare subito.
In fondo cosa poteva esserci di pericoloso nel vedere i loro ricordi assieme?
Dall’ altra più lo guardava e più le sembrava di avere sensazioni ed emozioni sepolte in maniera superficiale, come se bastasse scavare con un dito per farle tornare fuori e non sapeva se sarebbe stato un bene o no per lei.
Però lei non era mai stata una che si tirava indietro. Mai.
“Ci sto” disse tendendo la mano e Scorpius gliela strinse e proprio come qualche anno prima il desiderio di suggellare il patto in un’altra maniera, fu così forte che per tenerlo a bada ci volle tutta la sua determinazione.
Aveva tempo per quello. Il tempo di un ricordo al giorno.

COMMENTO: LO SO SONO DI NUOVO IN RITARDO PERDONO, PERDONO, PERDONO…  E IN PIU’ E’ UN CAPITOLO DI TRANSIZIONE, MA LO SAPETE CHE LE BASI DEVONO ESSERE PREPARATE : )) SPERO CHE VI SIA PIACIUTO ALMENO UN PO’ !! IL FURBETTO DI SCORPIUS IN POCHI MINUTI HA TROVATO IL MODO DI PASSARE DEL TEMPO E QUINDI FARSI CONOSCERE DA BAILEY E RI CONOSCERE DA LILY!! FATEMI SAPERE MI RACCOMANDO!! RINGRAZIO ANCORA EFFE PER IL DISEGNO BELLISSIMO...L' UNICO PROBLEMA E' CHE MI SA CHE NON E' DELLA GRANDEZZA CONCESSA NEL REGOLAMENTO PER CUI SE QUALCUNO SA COME FARE A RENDERLO DELLA GIUSTA DIMENSIONE E ME LO DICE GLIENE SARO' GRATISSIMA!! GRAZIE DI CUORE ALLE FANTASTICHE RAGAZZE CHE MI INCORAGGIANO SEMPRE E NON MI ABBANDONANO, SIETE FANTASTICISSIME NELLE PERSONE DI ICEPRINCESS / LUISA21 / ARYELLE / SHIORI LILY CHIARA / SINISA / EFFE 95 / ROXY HP / MIKY MUSIC / ZONAMI 84 / JULIET LILY POTTER / CICCI 12 / ROSA DI VETRO / ALY SLYTHERIN / GIULIA HERONDALE E LA LADRA DI LIBRI!! GRAZIE DI CUORE A TUTTE QUANTE!! INOLTRE RINGRAZIO CHI MI HA AGGIUNTO ALLE PREFERITE / SEGUITE E RICORDATE ED ANCHE CHI MI LEGGE SOLTANTO!! UN BACIONE!!

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Capitolo 13
*** 12 CAPITOLO ***


Lily si sedette sul divano e si mordicchiò un unghia.
Era stranamente sola, ma non era quello a disturbarla, anzi, sinceramente un attimo di tranquillità nella confusione che riempiva di solito quella casa non le dispiaceva.
Però il silenzio le permetteva di pensare più a fondo a quello che aveva sognato quella notte.
Un volto. Un uomo dai contorni sfocati come se fosse stato avvolto dal fumo di una sigaretta: capelli castani e occhi che parevano dello stesso colore.
E quelle parole: Potter, puoi anche smetterla… io voglio solo lei.
Potter era lei, ne era sicura e il fatto che la chiamasse così significava che era qualcuno della sua vecchia vita.
Quello che doveva scoprire era la seconda parte della frase: Voglio solo lei. Ma lei chi?
Oltre, chiaramente, a dover capire chi era l’uomo nei suoi sogni.
Si appoggiò ad una mano scuotendo la testa. Le sembrava di impazzire.
Era dentro ad un maledetto giallo.
Le erano sempre piaciuti i gialli, ma quelli dei romanzi o dei film televisivi, non ci teneva affatto ad esserne la protagonista.
E poi che doveva fare?
Dirlo? Avrebbe avuto un senso parlare di un sogno? Oppure sarebbe stata presa per pazza?
Quanto si spingevano in là nel mondo dei Maghi? Cosa era giusto e cosa no?
“Lily”.
Quasi trasalì quando qualcuno la chiamò e rialzò la testa vedendo una donna bionda sull’ arco della porta.
“Ciao, Gabrielle” la salutò lei e la guardò per essere sicura di aver ricordato chi era.
La donna sorrise annuendo e intuendo il suo imbarazzo e poi entrò nella stanza.
Aveva un libro e lo teneva poggiato su una mano mentre con l’ altra ne copriva la copertina.
“E’ per me?” chiese curiosa e Gabrielle annuì porgendoglielo.
“ E’ rimasto qua ad aspettarti” commentò e Lily prese il libro continuando a guardarla per un secondo.
Era bellissima, le avevano spiegato che era una bellezza di famiglia, qualcosa che aveva a che vedere con la loro nonna e che a loro volta avevano trasmesso alle loro figlie e figli.
Lei le sorrise e Lily abbassò gli occhi sul libro.
Era piuttosto consumato e la copertina si arricciava sui lati. Il titolo recitava: “ Le fiabe di Beda il Bardo”.
Lily osservò quelle lettere argentate su quella copertina azzurra e le sembrarono quasi familiari.
“Fiabe?” chiese soprappensiero passando le dita sopra la scritta, quasi come se ognuna di quelle lettere potesse trasmetterle qualcosa.
Gabrielle coprì la sua mano con la propria “ non sai quante volte ti ho raccontato queste storie” le disse, ma a Lily sembrava quasi che i suoi occhi non trasmettessero lo stesso affetto della sua voce.
“Quindi questo libro è mio?” chiese aprendolo e vide che vi era una dedica scritta sulla prima pagina.
Alla mia piccola stella.
Il respiro si inceppò nella sua gola. Era firmato Mamma.
Le sembrò così strana quella parola. Non aveva mai conosciuto la sua mamma, o almeno, non nella vita che ricordava e in quei pochi giorni che era stata lì aveva visto solo ricordi dei suoi fratelli e del suo rapporto con loro e quindi nessuno dove vi fosse la sua mamma.
Ma lei aveva avuto una mamma. Qualcuno che l’aveva amata, coccolata, tenuta tra le braccia proprio come lei aveva fatto con Bailey.
“Vuoi che ti faccia vedere quando te l’ha regalato?”
Sembrava quasi la stesse valutando. Lily avrebbe voluto dirle di sì, ma non le sembrava molto giusto. Le sembrava quasi di sbagliare qualcosa.
“Non lo so” sussurrò e Gabrielle spostò la testa all’indietro “ non lo sai?” chiese incredula “ non sai se vuoi vedere la tua mamma?” le chiese sempre più stupita.
“Non so se sono pronta, va bene?” si irritò Lily.
Il tono di disapprovazione che aveva Gabrielle la stava irritando.
La donna la osservò e la vide giocherellare nervosamente con le dita. Sapeva cosa voleva dire.
Sapeva che era vicina all’ esplosione e quindi prese un respiro per calmarsi.
“Non volevo insistere” le disse in tono di scusa, ma vide che Lily continuava a guardarla con diffidenza.
Merlino. Non era cambiata per niente.
 
“Mamma!”
Lily scese gli ultimi due gradini con un balzo e si precipitò verso la cucina, quando vide le donne attorno al tavolo però si fermò quasi piantandosi con i piedi.
Gabrielle vide Lily sorridere alla zia e correre ad abbracciare Victoire, la quale si perse nel farle molti complimenti e vezzeggiamenti.
“Sono molto unite” si giustificò Ginny guardandola e questo attirò l’ attenzione di Lily su di lei.
“Chi sei?” chiese e Gabrielle sorrise della sua esuberanza “ Sono tua zia Gabrielle…”
“No che non lo sei” si oppose Lily guardando sua madre e sfidandola a darle torto “ io conosco tutte le mie zie e non c’è nessuna Gabrielle”.
Ginny scosse la testa senza però smettere di sorridere “ devi scusare la mia piccola stella…credo abbia preso tutta l’ irrequietezza di Harry” la giustificò e Lily la guardò incerta se fosse stato un complimento oppure no.
“Non c’è alcun problema” ribatté Gabrielle “ e poi quanti anni ha… è piccola” disse e Lily aggrottò le sopracciglia “ non sono piccola ho quasi nove anni” protestò.
“Va bene, signorina Potter. Che ne dici di andare in salotto insieme a Victoire e lasciare me e le zie a parlare?”
Victoire si alzò immediatamente al consiglio di Ginny mentre Lily continuò a guardarla con diffidenza.
Continuava a non capire perché sua madre dicesse che era sua zia.
“ Gabrielle è la sorella di mia madre…” disse Victoire conducendola fuori dalla cucina “ e quindi è tua zia e non mia” ribatté Lily e guardò di nuovo Gabrielle.
“ Mamma dice che in Romania ha conosciuto lo zio Charlie e che forse lui tornerà in Inghilterra per lei…” disse Victoire in uno di quei sussurri che non sono affatto silenziosi.
“Davvero?” chiese Lily con un sorriso enorme “ lo zio Charlie?” era così felice.
Adorava suo zio. Era davvero forte. Ogni volta che veniva a Natale le portava qualche regalo particolare.
E poi sapeva tutto sui draghi e a quale bambino non piacciono i draghi?
Victoire annuì solennemente “ lei però è già stata sposata” concluse in un modo così serio che anche se Lily non capiva perfettamente cosa comportasse che lei era già stata sposata, spalancò gli occhi come se la cosa la sconvolgesse e tornò a guardarla.
 
Quegli occhi. Quella diffidenza. La stessa che aveva visto quando aveva cominciato a sospettare di lei.
E proprio come allora cercò di scappare dal suo sguardo indagatore.
Non voleva che si facesse male. Non lei e non se non ne fosse stata costretta come la volta precedente.
“Scusa”.
La voce di Lily la riscosse e lei alzò gli occhi dalle sue mani e la guardò.
Scusa? Se l’ avesse sentita la vecchia Lily probabilmente si sarebbe presa a calci nel sedere da sola.
“Scusami… non volevo essere maleducata, io credo di essere solo stanca… tutto questo non ricordare…”
Gabrielle le carezzò lievemente la guancia “ hai tutto il tempo, piccola stella” le disse dolcemente e poi si alzò.
Piccola stella? Era così strano sentire quella parola pronunciata da lei, non sapeva perché ma le dava i brividi.
Scacciò il pensiero, quella donna era così gentile con lei e lei reagiva così?
Come adesso, la stava guardando quasi dispiaciuta. Come odiava non ricordarsi niente.
“Tu non pensi che ricorderò, vero?”
Quella domanda a bruciapelo fece irrigidire Gabrielle. Lei sperava che non avrebbe mai ricordato, ma non era certo una cosa che poteva dirle.
“Tu sei sempre capace di cose incredibili” le disse semplicemente “ spero che il libro ti piaccia” le disse ed uscì senza permetterle di ringraziarla.
 
***
 
Scorpius guardò suo figlio prendere la bottiglia di Burrobirra e sollevarla osservandola a fondo.
“Non morde, giuro” scherzò e Bailey lo guardò in tralice “ simpatico” rispose e poi sospirò appoggiandola al tavolo.
“E’ solo che tutti mi parlate di questa Burrobirra come una cosa favolosa… e se poi non dovesse piacermi?”
Scorpius inarcò le sopracciglia “ impossibile” rispose e Bailey si incupì di più “ ma se così fosse?”.
Scorpius sorrise e scosse la testa “ non credo che sarà il tuo caso… ma se così fosse, basterà che tu lo dica e nessuno ti darà più la Burrobirra”.
Bailey storse le labbra in un modo che a Scorpius ricordava molto Lily.
“ Sai, avere undici anni e trovarsi in un mondo nuovo non è una cosa facile” affermò Scorpius, capendo che il problema non era tanto la paura che non gli piacesse la Burrobirra, ma che non gli piacesse tutto ciò che si stava creando attorno a lui.
“Puoi chiederlo a tanti nati Babbani, anche la tua prozia Hermione…”
“Nati Babbani?” chiese Bailey e Scorpius annuì “ sono bambini nati da famiglie di non maghi…”
“Non devi essere figlio di un mago per avere la magia?” lo interruppe. Aveva pensato e creduto che fosse così.
Scorpius scosse la testa in risposta “ però immagino che la loro magia sia meno potente…”
“No” lo interruppe Scorpius e il tono deciso con cui lo disse gli fece spalancare gli occhi.
“Non dirlo neanche…”
“Io credevo…”
Scorpius alzò una mano “ non devi scusarti, ci sono tante cose che non sai…”
“Raccontamele” lo interruppe di nuovo Bailey “ vuoi che mi fidi di te? Raccontami che vuol dire essere un mago… cosa significa la magia”.
Gli occhi con i quali lo stava guardando erano degni di un vero Malfoy, ma anche di un Potter.
Le sue iridi parevano bruciare.
“ Va bene” assentì Scorpius.
“E’ giusto. E’ giusto che tu abbia delle domande e che io possa risponderti… avrei voluto capirlo prima, ma non so cosa voglia dire essere figlio di maghi e non aver mai sentito parlare di magia. Per assurdo l’unica persona che probabilmente avrebbe saputo dirci per filo e per segno come ti senti è morta”.
Bailey guardò suo padre a quella affermazione e lo vide poggiare i gomiti sul tavolo e unire le mani pensieroso.
“E chi era?” chiese curioso.
Scorpius alzò gli occhi e guardò quelle iridi uguali alle proprie, ma che brillavano della stessa curiosità di cui brillavano a volte quelle di Lily.
“Tuo nonno Harry” spiegò  “ l’ eroe?” chiese Bailey “ sai di lui?” si stupì Scorpius e Bailey annuì “ Harry e gli altri mi hanno spiegato che era un eroe e che ha sconfitto Volde-qualcosa”.
Scorpius non riuscì a contenersi e scoppiò a ridere.
Volde-qualcosa. Sperò ardentemente che esistesse un posto dal quale quel maledetto potesse vedere quel momento.
“Cosa c’è da ridere così tanto? Non posso ricordarmi proprio tutto” s’imbronciò Bailey incrociando le braccia e Scorpius alzò le mani “ no… infatti… hai ragione…” disse tra le risate, poi vide che suo figlio lo stava ancora guardando offeso e cercò di ricomporsi “è solo che… bè devo ricordarmi di raccontarlo a mio nonno” disse semplicemente.
“Hai ancora un nonno?” e lo stupore nella voce di Bailey fece quasi scoppiare a ridere di nuovo Scorpius.
“Anche tu ce l’hai” rispose Scorpius “ sì, bè, ma tu non sei… diciamo che non sei… non sei giovanissimo ecco” protestò arrossendo leggermente e Scorpius fece appello a se stesso per cercare di mantenere la faccia seria.
“Ehy, signorino. Ma quanti anni pensi che abbia?” domandò e vide Bailey assottigliare gli occhi e studiare il suo viso “ trentacinque?” ipotizzò e Scorpius si raddrizzò sulla sedia “ trentatré e comunque siamo giovani anche a trentacinque” scherzò fingendosi offeso.
“Sì, come no” protestò Bailey e Scorpius lo osservò: stava finalmente sorridendo.
Stava sorridendo a lui, ed era davvero bellissimo vedere suo figlio scherzare con lui.
Era sicuro che non ne avrebbe mai avuto abbastanza.
“Comunque sì… tuo nonno ha sconfitto Voldemort… il mago oscuro più potente di tutti i tempi” disse tornando al discorso principale.
“Questo però non spiega perché dovrebbe capire cosa sto provando” si oppose Bailey.
“Lui ha scoperto di essere un mago nel tuo stesso modo… al compimento dei suoi undici anni…”
Era incredibile. Davvero poteva l’uomo che aveva sconfitto il più grande mago oscuro di tutti i tempi non aver mai conosciuto la magia fino ad undici anni?
“Vorrei sapere di più su di lui” disse Bailey pensieroso e Scorpius sorrise “ facile. Ti porto alla biblioteca di Diagon Alley… là è pieno di libri su di lui e su quello che ha fatto, anche se…”
“Anche se?” chiese Bailey notando che tutto ad un tratto i suoi occhi si erano oscurati.
“Come direbbe tua madre, non devi credere a tutto quello che è scritto sui giornali” gli rispose e Bailey annuì pur non comprendendo a pieno la sua frase.
“Davvero, Bailey. Vorrei che se dovessi leggere qualcosa che ti spaventa o ti porta ad avere dei dubbi su chiunque della tua famiglia venissi da me”.
Si diede dello stupido. Non poteva dirgli semplicemente che c’era stato un periodo molto oscuro per la famiglia Malfoy?
Non poteva dirgli che Draco, suo nonno, era stato a lungo dalla parte sbagliata della barricata?
Non poteva, non ci riusciva perché sapeva quello che vi avrebbe visto.
 
“ Scorpius, fermati immediatamente”.
Scorpius avrebbe voluto continuare a correre, ma purtroppo l’educazione che aveva ricevuto gli imponeva di ubbidire. Di farlo anche quando non voleva.
Quindi si fermò, ma questo non gli impedì di restare fermo con le spalle rigide e di non voltarsi verso il padre.
“Scorpius, cosa ti ho sempre detto dell’ origliare?”
Ora suo padre era di fronte a lui, ma ancora Scorpius restava con gli occhi fissi verso il basso rifiutandosi di guardarlo.
“Salazar!” disse esasperato e poi si chinò su di lui di modo da essere alla stessa altezza e ponendogli le braccia sulle spalle.
Scorpius venne attrato come una calamita da quel tatuaggio che usciva dal suo braccio sinistro.
Il tatuaggio che pochi minuti prima stava facendo vedere a sua madre. Quel tatuaggio che si muoveva.
Draco vide dove si era posato lo sguardo del figlio e srotolò velocemente la manica per coprirlo.
“Non ti ho mai nascosto niente, Scorpius” gli disse, ma lui ancora non lo guardò “ quando l’anno scorso sei partito per Hogwarts ti ho raccontato tutto, o sbaglio?”
Scorpius suo malgrado annuì “ ma mi avevi detto che non eri più cattivo…”
“Scorpius”.
“Hai detto che hai ucciso Harry Potter…”
“Scorpius non dire stupidaggini”.
“Harry Potter e sua moglie… Albus Potter è il mio migliore amico e tu hai ucciso i suoi genitori”.
Scorpius ormai stava piangendo e guardava Draco con tanto di quel dolore e quella rabbia negli occhi che il cuore del padre si stava spezzando.
“Tutti dicono di tutto su di noi… essere un Malfoy fa schifo e sai a chi non è mai importato? Ad Albus Potter…”
“Scorpius” lo interruppe di nuovo Draco, non avrebbe retto il suo sguardo di delusione un minuto di più.
Si inginocchiò davanti a lui e lo guardò  dritto negli occhi.
“Non ho ucciso nessuno. Non sono mai riuscito ad uccidere nessuno, Scorpius…te lo giuro”.
Scorpius lo guardò come se stesse decidendo se credergli o no.
Ma si fidava di suo padre come non si era mai fidato di nessun altro ed era sicuro che lui gli avesse sempre detto la verità.
Lui non aveva mai ucciso nessuno, tantomeno il padre e la madre del suo migliore amico.
“Albus è il mio migliore amico” ripeté di nuovo e lo guardò come se volesse sfidarlo a dire il contrario, ma Draco sorrise.
“Va bene” disse soltanto “ Albus Potter” chiarì di nuovo Scorpius e Draco annuì “ ho capito” disse alzandosi in piedi.
“Ti assicuro che ancora ci sento bene” scherzò “ posso andare al funerale?” domandò e Draco annuì “ ci andiamo insieme…”
“E come fai con quel coso?” gli chiese tornando a fissare la camicia come se potesse ancora vederlo.
Lo sguardo di Draco si rabbuiò per un attimo, ma poi quando tornò a guardare suo figlio era nuovamente sereno.
“Sai che ti dico? Lo fasceremo, lo fasceremo fino a dimenticarci che esiste” gli disse e Scorpius sorrise.
Draco gli passò un braccio intorno alle spalle “ e quindi un Potter come amico, eh?” domandò scherzoso “ bè immagino che mi sarebbe potuto andare peggio… fosse stato una femmina potevi sposarla” scherzò ancora e Scorpius fece una smorfia “ una femmina? Sai che noia parlarci di Quidditch?” e Draco scoppiò a ridere.
 
“Harry mi ha detto che lui è morto quando suo padre aveva la sua età… dodici anni e quindi la mamma era più piccola di me?” chiese Bailey riportandolo alla realtà.
Guardò i suoi occhi, sembrava cominciare a fidarsi ora di lui, non poteva raccontargli cosa avevano fatto i Malfoy.
Aveva tempo. Non poteva pensare di vedere negli occhi di Bailey lo stesso sguardo con cui lui aveva guardato Draco.
“Scorpius”.
Trasalì per un attimo. Merlino come avrebbe voluto sentire suo figlio chiamarlo papà.
Cercò di non apparire troppo deluso.
“Ti chiedevo se la mamma era più piccola di me quando è morto suo padre”.
 Scorpius giocherellò con la sua bottiglia di Burrobirra facendone roteare il fondo “ già… lo era” confermò “ però quell’ uomo ha detto che è tutto lineare ad undici anni tranne che per mia madre perché lei non ha mai compiuto undici anni… che significa?”
Scorpius guardò quegli occhi curiosi e per un attimo i suoi pensieri furono proiettati a quel giorno di tanti anni fa, la prima volta che aveva guardato a fondo un altro paio di occhi curiosi.
 
“Non posso perdermi lo smistamento di mia sorella”.
La voce di Albus, mentre correvano verso la sala grande, era un misto di preoccupazione e agitazione.
“James me lo rinfaccerebbe a vita e Lily… bè voglio vederla”.
Scorpius non protestò né aggiunse niente, era inutile. Quando qualcuno, chiunque, parlava ad Albus di Lily tutto cambiava in lui e tutto ciò che c’era di buono in lui veniva fuori, così come tutto il suo senso di protezione.
“Chissà come sta in questo momento…”
“Abbiamo fatto il viaggio in treno insieme e sta benissimo” lo tranquillizzò Scorpius, anche se, si ritrovò a pensare che forse un viaggio di ore immersa in un libro come se niente di tutto quello che aveva intorno la toccasse, non era esattamente segno di stare bene.
Albus frenò facendo stridere le scarpe. “Lei ha fatto il viaggio sulle barche” si lamentò.
“Paura della piovra gigante?” lo prese in giro Scorpius guardando la porta della sala e aggiustandosi la cravatta.
Albus lo guardò in tralice e poi entrò dentro la sala.
Scambiò i soliti sorrisi con i mille cugini sparsi per tutte le tavolate, ognuno nella loro casa e si sedette al suo posto al tavolo dei Serpeverde.
Quando arrivò Neville con i bambini del primo anno gli occhi di Albus s’illuminarono e cercarono subito la chioma rossa della sorella.
“Grifondoro o Serpeverde?” chiese Scorpius in un sussurro e Albus sospirò senza smettere di guardare sua sorella “ lei non è scappata, Scorp ed è saltata addosso ad uno di quei maledetti NewMan… tu che dici?” chiese retorico e Scorpius mosse leggermente la testa e tornò a guardare Lily.
Proprio in quel momento, solo per un secondo, gli occhi di Lily si posarono sui suoi: erano pieni di curiosità, ma anche di qualcos’altro che Scorpius era troppo piccolo per capire.
Lei aveva solo undici anni, ma sembrava avere negli occhi la determinazione e la sicurezza di una donna.
 
“Odio dar ragione a quel…” si fermò prendendo un forte respiro “Newman” disse in un modo che fece sospettare a Bailey che non fosse esattamente quello il termine che voleva usare “ ma è vero… tua madre è cresciuta molto in fretta”.
Bailey annuì anche se ancora non riusciva a capire totalmente “ perché i suoi genitori sono morti?”
“Perché lei era lì quando sono morti” rispose Scorpius e Bailey non poté fare a meno di spalancare la bocca.
“Lei era… quindi lei…”
Scorpius sospirò e posò la bottiglia sul tavolo “ si è fatto tardi. Devi raggiungere gli altri per la pulizia della casa” disse guardando l’orologio e poi guardò di nuovo suo figlio e il suo volto era di nuovo sorridente “ allora… la provi?” gli chiese e Bailey guardò la bottiglia e poi di nuovo suo padre.
Era stato bene con lui. Bene come non avrebbe mai creduto.
Aveva risposto alle sue domande ed era stato comprensivo. Si chiese se fingesse o potesse illudersi che voleva davvero passare del tempo con lui, ma poi si disse che era stato lui a proporre la storia di una Burrobirra al giorno e un sorriso gli nacque spontaneo sul volto.
Prese la bottiglia in mano e guardando suo padre ne trangugiò un sorso.
Subito il gusto dolce e contemporaneamente frizzantino gli stimolarono le papille gustative.
“Ma è buonissima” affermò bevendone ancora e Scorpius sorrise appoggiandosi allo schienale della sedia e godendosi il viso sorpreso e felice di suo figlio.
 
***
Lily salì in camera sua, si sedette sul letto e aprì il libro avvicinandoselo al viso: aveva il classico odore di libro che lei adorava, ma la verità era che lei sperava di trovare anche un odore che le facesse pensare a sua madre che le stimolasse un ricordo di lei, invece non sentiva niente.
Si alzò e raggiunse il comò. Lì vi era una foto che aveva messo la vecchia Lily  e che da quando era arrivata non faceva altro che guardare: suo padre e sua madre erano davvero una coppia bellissima e anche se non aveva ricordi di loro, era sicura anche che si amassero molto.
Bastava vedere il viso felice di sua madre mentre nella foto suo padre la cingeva da dietro, le mani di lei poste sapientemente sopra quelle di lui e la testa che andava ad appoggiarsi precisamente sull’ incavo della spalla di suo padre, era come se i loro corpi si completassero, come se i loro corpi avessero sempre un incastro per essere uniti.
Chissà se lei avrebbe mai provato un amore così forte, o forse lo aveva già provato e non se lo ricordava.
Forse era stata innamorata persa del padre di suo figlio.
Dio. Doveva decisamente smetterla di pensare a lui.
Non era da persona razionale che si era sempre imposta di essere. Cosa avrebbe raccontato a Bailey?
Non so ma c’è qualcosa che mi attrae in lui?
Guardò di nuovo la foto dei suoi genitori, non era solo attrazione quella che provavano tra di loro.
La appoggiò di nuovo sul comò, ma la mise troppo sull’ angolo e questa si rovesciò.
“Per fortuna siete caduti solo in avanti” commentò e guardò il vetro che fortunatamente non si era rotto.
Che poi, il vetro. Va bene che la società dei maghi era piena di tradizioni e non amava troppo le modernità, ma mettere ancora i vetri alle cornici?
“Meglio che vi tenga lontani da Bailey” scherzò e guardando i propri genitori le sembrò quasi che si muovessero.
Aspetta un attimo, ma si erano mossi.
Lo spavento le fece aprire le labbra e la foto le cadde di nuovo di mano questa volta però cadde sul pavimento e il classico rumore di vetro infranto fece capire a Lily che non era stata fortunata come la prima volta.
“Oddio, altro che lontani da Bailey, lontani da me vi devo tenere” commentò inginocchiandosi e raccogliendo i pezzi dei vetri.
“Ahi” disse tagliandosi con uno di quelli e si guardò il taglio sul dito: non era niente, ma aveva già cominciato a perdere sangue, forse era meglio metterlo sotto l’ acqua fredda.
Fece per alzarsi, ma un senso di deja-vu la invase.
Una mano sporca di sangue, un viso bianco, i capelli rossi della ragazza, ma non era nessuno dei suoi parenti, o almeno nessuno di quelli che aveva conosciuto.
Fu come uno schiaffo in pieno viso e rimase impietrita.
 
“Molly, non essere stupida”.
 
Era come essere uno spettatore esterno, vedeva se stessa. Ma era più giovane e indossava una strana divisa: un maglione grigio  con una gonna a pieghe dello stesso colore, sotto il maglione vedeva una camicetta e una cravatta rossa e oro. Si chiese che divisa fosse.
 
“Io non sono forte come te, Lily”.
 
La ragazza piangeva e si teneva un polso sanguinante. Oddio. Lily si portò una mano alle labbra. Aveva provato a suicidarsi? Aveva sì e no diciotto anni.
 
“Io non sono forte” ribatté Lily.
 
La Lily del ricordo si stava avvicinando a lei e aveva in mano una bacchetta, era sicura che fosse per aiutarla, per guarirla, proprio come Scorpius aveva fatto con lei.
 
“Certo che lo sei. Tu li combatti, io ne sono innamorata”.
 
Bè, smettila. Niente vale la tua vita. Lily non riusciva a pensare che a quello mentre scuoteva la testa.
Nella sua carriera di medico, aveva visto diverse volte ragazze e ragazzi che arrivavano a gesti estremi per amore, ma era così stupido.
 
“Bè, puoi smetterla”.
 
Lily non sapeva se sorridere vedendo la se stessa più giovane dire la stessa cosa che aveva pensato lei, forse c’era qualcosa della vecchia se stessa dentro di lei, ma forse non era quello che voleva: non aveva ancora deciso se la vecchia se stessa le piacesse o no.
 
“Lily, hai solo sedici anni, non hai ancora conosciuto il vero amore”.
La giovane Lily strinse i pugni e la mano che stringeva la bacchetta sbiancò per la forza che vi metteva.
“E tu ne hai solo diciotto sei sicura che sia amore?”
 
Vi era così tanta determinazione in quegli occhi che per la prima volta Lily ci si rivide. Capì che non era così senza sentimenti come voleva sempre apparire.
 
“S… Sì”.
“Maledizione” imprecò Lily tra i denti.
“Non importa. Non ti lascerò morire” affermò.
La ragazza scosse la testa “ e mio padre? E il suo? Lily, potrebbe essere un NewMan”.
Sulla parola NewMan la voce di lei si ruppe mentre il viso di Lily si contraeva in un moto di repulsione.
“Non lo sappiamo con certezza” affermò Lily, ma si poteva vedere che non credeva davvero alle parole che pronunciava.
Molly si passò il dorso della mano sotto il naso sporcandosi di sangue anche quello e Lily trasalì, odiava la vista del sangue. Le ricordava troppo quel giorno, ma doveva smettere, qualsiasi carriera volesse intraprendere, che fosse Auror o Curatore.
“E’ un assassino, Lily. Io lo so. Tu lo sai e prima o poi anche questo bambino lo scoprirebbe”.
 
Lily vide che si portava le mani al ventre e capì. Questa Molly era incinta.
Si guardò intorno cercando di capire dove si trovassero, ma non riusciva a capirlo.
Erano nella cucina di una casa, ma non di quella dove stavano adesso.
 
“Non è un buon motivo per uccidersi e poi qua? Fai sul serio?”.
 
Molly traballò e Lily ne approfittò per avvicinarsi ancora, si muoveva lentamente come se sapesse come comportarsi, come se non avesse fatto altro tutta la vita che guardare le persone e comportarsi di conseguenza, ma Lily era certa che negli occhi di quella Lily vi fosse terrore e apprensione per quella ragazza che amava moltissimo.
Poi ad un tratto più niente, solo il sangue che usciva dal taglio sul suo dito.
Spostò lo sguardo, ma vide che era di nuovo dentro la sua camera?
Cos’era stato? Poteva essere una reminiscenza del passato? Oppure aveva semplicemente rielaborato un sogno.
In fondo vi erano due teorie sui deja-vu e ognuna poteva essere quella giusta nel suo caso.
Si mise il dito in bocca succhiandone il sangue e guardò di nuovo la foto dei suoi genitori.
La prese da terra scuotendovi i vetri e la voltò più per abitudine che per altro, ma dietro vi era scritta una parola.
Era scritta a lapis, con un tratto leggerissimo, e la cosa strana era che era praticamente certa che la calligrafia fosse la sua.
“Sussurro” disse piano e l’accarezzò sperando quasi di poter vedere qualcosa e invece non accadde niente.
“Sussurro” ripeté.
Adesso aveva diversi elementi. Un volto di uomo sfocato e indistinto, una specie di ricordo di una conversazione tra una sé sedicenne ed una ragazza di qualche anno più grande di lei, incinta e suicida e ora una parola.
“ Facilissimo” si schernì da sola.
Probabilmente se avesse avuto la sua memoria sarebbe davvero stato semplice rimettere insieme i pezzi, ma così… e come poteva sapere di chi fidarsi per farsi aiutare?
Aprì la porta per andare a prendere una scopa, ma si ritrovò davanti a suo figlio e Scorpius Malfoy che aveva la mano alzata per bussare.
Questa era una di quelle cose che la sua amica Claire avrebbe chiamato segni. Ma poteva permettersi di credere nei segni?

COMMENTO: CIAO A TUTTE!! NON SONO QUA PERCHE’ LE COSE VANNO MEGLIO…ANZI… PER ORA LE COSE NON VANNO AFFATTO BENE, MA FORSE PROPRIO PER QUELLO - DATO CHE ANCHE LA DOTTORESSA MI DICE CHE DOVREI RICOMINCIARE A SCRIVERE - E POI PER VOI CHE MI MANCATE TANTISSIMO E PER I MIEI PERSONAGGI CHE HO ABBANDONATO Lì, PER TUTTI QUESTI MOTIVI IERI HO RICOMINCIATO A SCRIVERE!! NON CREDO CHE SARO’ REGOLARE NEGLI AGGIORNAMENTI, ALMENO NEI PRIMI TEMPI MA VORREI PROPRIO DI NON ABBANDONARVI PIU’ !! RINGRAZIO CHI NON MI HA MAI LASCIATO, TUTTE LE RAGAZZE CHE MI HANNO ASPETTATO CON UNA PAZIENZA INFINITA, CHI HA COMMENTATO IL MIO AVVISO CON TANTISSIME PAROLE INCORAGGIANTI E CHI MI HA SCRITTO IN PRIVATO ALTRETTANTE COSE INCORAGGIANTI!! OGNUNA DI VOI MI HA AIUTATO E OGNUNA DI VOI MERITA UN GRAZIE ENORME!! VI ADORO RAGAZZE!! ED ORA PARLANDO DEL CAPITOLO SPERO CHE VI SIA PIACIUTO…A ME E’ PIACIUTO SCRIVERLO… TORNARE NEL MIO MONDO FANTASTICO MI HA FATTO BENE : ) MA DITEMI SE HO FATTO UN PASTROCCHIO PERCHE’ SE LA MIA STORIA DOVESSE RIMETTERCI PREFERISCO ASPETTARE ANCORA UN PO’ : )  UN BACIONE A TUTTE!!


 

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Capitolo 14
*** 13 CAPITOLO ***


Lily era seduta davanti al tavolo in cucina, accanto a lei aveva da un lato suo figlio e da un lato Scorpius.
Erano soli in quel momento e Lily cercò di non pensare a come somigliassero ad una famiglia.
Scorpius e Bailey si somigliavano così tanto e anche gli atteggiamenti erano così simili, proprio come in quel momento in cui Scorpius aveva la testa bassa e giocherellava con qualcosa che teneva tra le dita, lui non poteva saperlo, ma quando Bailey era pensieroso assumeva la solita posizione.
Potenza del DNA.
Bailey stava raccontando per filo e per segno come era andata la scoperta di quella nuova bevanda, ma Lily lo ascoltava a metà, troppi pensieri per la testa.
Quella Molly di cui aveva avuto il ricordo., perché non l’aveva ancora conosciuta?
Eppure da come si parlavano sembravano conoscersi molto bene.
Che fosse riuscita nel suo intento e si fosse uccisa?
Le sembrava impossibile però, per quanto non fosse stata la persona più gentile del mondo, non avrebbe mai permesso a quella ragazza di morire.
Ne era sicura, così come era sicura che fosse un ricordo.
Non sapeva perché, ma se lo sentiva. Lo sentiva dentro, forse aveva qualcosa a che fare con il ritrovamento della sua magia.
“E quindi la devi per forza assaggiare” concluse Bailey con un tono entusiasta e Lily si dovette per forza riconcentrare su di lui.
Sorrise al figlio prima di spostare gli occhi su Scorpius, ma sentì il sorriso scivolarle via dalla faccia quando vide come la stava osservando.
Come se non volesse altro che penetrare i suoi pensieri e le sue emozioni.
Si doveva essere accorto che la sua testa era altrove. Come? Per Lily era un mistero.
“Lo rifaremo” disse Scorpius mentre lei distoglieva lo sguardo “ una burrobirra al giorno fino all’ inizio di Hogwarts” gli ricordò e fu sollevato nel vedere che Bailey non fece alcuna smorfia, ma anzi annuì.
Lily guardò suo figlio. Era felice che i rapporti tra lui e Scorpius fossero migliorati, non riusciva a capire perché le importasse, ma si disse che era perché Bailey aveva bisogno di un padre.
Aveva Sean e si volevano bene a vicenda, ma Scorpius era il suo vero padre e Bailey meritava di avere un rapporto con lui.
“Ehy, Bay”
Harry si affacciò alla porta, fece vagare il suo sguardo sorridendo ad entrambi i suoi zii prima che i suoi occhi verdi si concentrassero su suo cugino.
“Non vorrai mica lasciarmi in balìa di quelle streghe, vero?” chiese retorico “ e poi sei in punizione anche te” si lamentò e Bailey sorrise “grande!” affermò con finto entusiasmo, ma alzandosi in piedi.
“Pulizie aspettatemi” disse sarcastico, poi abbassò gli occhi su sua madre “ sarai felice…adesso diventerò un massimo esperto nelle pulizie” aggiunse con un sorriso, poi spostò gli occhi su suo padre e sorrise anche a lui prima di uscire seguendo Harry.
“Credo che Harry sia davvero felice di avere finalmente un maschio in casa”.
Lily cercò di ricordare tutti i figli dei suoi fratelli e di Teddy “ tutte femmine?” chiese e Scorpius annuì “ povero Harry” disse e Scorpius sorrise a Lily che distolse di nuovo lo sguardo.
“Pensi che mi guarderai mai per più di dieci secondi?” le chiese infastidito e Lily si morse il labbro nervosamente.
“Io ti guardo” si oppose e a dimostrazione di quello che stava dicendo fissò i suoi occhi e cercò di fare appello a tutto il suo coraggio per non spostarli nonostante il cuore le stesse martellando forte nel petto.
“Non posso credere che tu abbia paura di me” affermò Scorpius “non posso credere a quanti danni ha fatto quello stupido di un Babbano” continuò e Lily poté vedere dalla contrazione della sua mascella che si stava impegnando molto per tenere a bada la sua rabbia.
“Io non ho paura di te” affermò alzandosi e prendendo il suo bicchiere e quello di Bailey per metterlo dentro all’ acquaio.
“E Sean non ha fatto alcun danno”.
Scorpius si alzò in piedi innervosito sentendola intervenire in sua difesa.
“L’ha fatto perché ha instillato in Bailey una paura, l’ha fatto perché ha suscitato in te dubbi e incertezze…” la guardò in un modo tale che Lily dovette imporre a se stessa di non distogliere lo sguardo.
“Vedi?” le chiese “ posso vedere il panico nei tuoi occhi… ti spavento” disse con voce piena di rabbia.
“Ti ho detto che non ho paura di te”.
Adesso Lily si stava davvero alterando. Non aveva paura di lui nel senso letterale del termine.
Aveva paura di come la faceva sentire. La terrorizzava il fatto di sentirsi completamente nelle sue mani, di sentire qualcosa di troppo profondo per conoscerlo solo da pochi giorni.
Scorpius piegò leggermente la testa di lato e la guardò attentamente “ ah no?” la sfidò divertito e fece un passo in avanti.
Stava mentendo. Lui conosceva i suoi occhi in ogni sua espressione e lei era spaventata.
Cercando di tenere a bada la rabbia contro quel maledetto Babbano decise di giocare un po’ con lei e fece un altro passo avanti.
Lily si appoggiò con le mani sopra al lavabo intenzionata a non spostarsi e a non abbassare lo sguardo.
Lei non aveva paura di lui si ripeté.
Aveva capito che Bailey era stato concepito nell’ amore, era solo spaventata dall’ attrazione che provava per lui.
Lo conosceva da una manciata di giorni eppure si sentiva attirata da lui come un magnete da una calamita.
Scorpius fece un altro passo in avanti e la osservò ancora.
Forse oltre che un gioco poteva essere utile anche al loro rapporto.
Prima di lavorare sui ricordi e gli incantesimi come le aveva promesso, avrebbero dovuto lavorare su di loro.
Non poteva insegnarle niente se lei era terrorizzata da lui.
Fece un altro passo e un altro ancora fino a quando non fece l’errore di guardare le sue labbra.
Automaticamente si dimenticò del suo scopo e desiderò solo baciarla.
Lily lo vide avvicinarsi ancora e fu completamente invasa dal suo odore: era qualcosa di penetrante e di forte, come l’odore del legno e dell’ erba appena tagliata.
Un profumo inebriante, ma ancora non abbassò gli occhi.
Non gli avrebbe dato questa soddisfazione.
Lui alzò una mano e l’avvicinò al suo viso e Lily si accorse di non riuscire più a respirare.
I polmoni avevano smesso di funzionare, forse perché il cuore funzionava anche troppo.
Quando sentì il pollice di Scorpius scorrere sulle sue labbra Lily chiuse leggermente gli occhi e Scorpius non riuscì a resistere si abbassò sulle sue labbra e le sigillò con le proprie.
Non riuscì neanche ad avviare il bacio però perché il rumore di qualcosa che cadeva li fece staccare di colpo e la magia si interruppe.
La prima cosa che Lily vide quando aprì gli occhi furono gli occhi luccicanti di desiderio di Scorpius.
Arrossì si mosse per non essere più davanti a Scorpius, il quale si voltò infastidito proprio nello stesso istante in cui Lily concentrava il suo sguardo sul bicchiere rotto a terra e poi sulla persona che si stava chinando con la bacchetta in mano, pronto per ripararlo.
 “Teddy” disse Lily con un filo di voce “ mi cercavi?” chiese cercando d’imporre al suo cuore di rallentare.
I capelli di Teddy divennero più rossi di quelli di Lily e guardò Scorpius con uno sguardo pieno di scuse, era così goffo a volte, ricordava che Harry gli diceva sempre che aveva preso da sua madre.
“Sì, ma non importa” aggiunse subito guardando di nuovo Scorpius che si era appoggiato al lavandino e aveva incrociato le braccia.
“Volevo farti vedere un ricordo, ma… sì, insomma… posso tornare” disse soltanto e diede loro le spalle.
“Teddy, no…” lo fermò Lily.
In quel momento voleva tutto tranne che restare sola con Scorpius.
Cosa avrebbe detto? Come avrebbe giustificato il suo comportamento.
“No, Lily… davvero, ci vediamo più tardi” le disse con un sorriso imbarazzato prima di riparare velocemente il bicchiere e andarsene.
Lily rimase voltata verso dove prima vi era Teddy e chiuse gli occhi.
“Questo è imbarazzante” sussurrò, ma si rese conto di averlo detto ad alta voce solo quando Scorpius le rispose.
“Non è la prima volta che lui ci becca in certi atteggiamenti” disse in tono morbido e divertito.
Lily suo malgrado sorrise. Non riusciva ad immaginare la scena, ma al contempo le sembrava quasi di vederla.
“Posso… non lo so, credi che potrebbe essere il primo ricordo che guarderemo?” gli chiese e Scorpius inarcò le sopracciglia “ non credi che sia troppo presto per te?” la provocò e Lily si limitò a guardarlo in tralice.
“Va bene” concordò “ ma vedremo questo ricordo in un altro posto” le disse.
“Afferra la mia mano” le disse e Lily guardò la sua mano tesa prima di guardare lui “perché?”gli chiese, ma lui non rispose con uno scatto allungò la sua mano e l’attirò a sé.
Lily sbatté contro il petto di Scorpius e fu invasa dal suo profumo inebriante, ma non fece in tempo neanche a pensare di allontanarsi che lui aveva girato su se stesso e si erano smaterializzati.
Quando Lily sentì i piedi toccare il terreno sentì anche le sue ginocchia cedere e sarebbe caduta a terra se Scorpius non avesse tenuto una forte presa sulla sua vita.
Un senso di nausea la sopraffece, ma s’impose di non darlo a vedere “ respira profondamente” le consigliò Scorpius e Lily si voltò a guardarlo “cosa…cos’è successo?” chiese ancora un po’ stordita, ma allontanandosi da lui.
“Ti sei appena smaterializzata” le spiegò e Lily aggrottò le sopracciglia “ nel senso che il mio corpo si è diviso in tante particelle e ha viaggiato prima di ricomporsi?”
Scorpius scosse la testa alla visione scientifica della cosa “ in realtà è solo una magia” la riprese scherzoso e Lily lo guardò indecisa se ridere o no, ma poi optò per guardarsi intorno.
Erano all’interno di una casa. In un salotto precisamente.
Un salotto ordinato e impeccabile, quasi come se nessuno vi abitasse.
I divani bianchi erano puliti e ordinatissimi, i quadri tutti impeccabilmente lucidi e i soprammobili tutti perfettamente spolverati.
Si avvicinò ad un mobile in legno che sembrava anche piuttosto antico e guardò una foto.
Aggrottò le sopracciglia e sentì il cuore balzargli nel petto: era Bailey, ma quando vide che il bambino aveva indosso una divisa con tanto di mantello nero e distintivo verde e argento capì che doveva trattarsi di Scorpius da piccolo.
“E’ pazzesco” disse in un sussurro.
“Sì, mi somiglia tantissimo” affermò Scorpius e Lily trasalì quando sentì il suo fiato caldo sulla sua pelle.
Era dietro di lei e non se ne era neanche accorta.
Si voltò di scatto, ma così facendo si ritrovò direttamente tra le sue braccia.
Lily lo guardò solo un secondo, ma come sentì il suo cuore ricominciare ad accelerare si spostò leggermente e Scorpius la lasciò uscire.
“Dove siamo?” chiese fingendo noncuranza.
“A casa nostra” rispose Scorpius e Lily aprì le labbra sorpresa “ cosa?” chiese pur consapevole di sembrare più confusa di quello che era realmente.
“A casa nostra” ripeté e Lily guardò di nuovo l’interno della casa “questo arredamento non posso averlo scelto io” si oppose.
Era vero. A lei non piaceva il bianco. Aveva sempre odiato ciò che sembrava troppo puro.
La purezza era effimera.
Non esistevano cose totalmente pure, persino le rose avevano le spine.
“Non avrei mai scelto i divani di pelle” disse decisa “e sicuramente non bianchi” aggiunse e Scorpius sorrise annuendo “ è vero. Ho cambiato tutto” la informò “ho tolto tutto ciò che mi ricordava te, cambiato arredamento e ho addirittura ridipinto le pareti” proseguì.
Lily non disse niente, ma probabilmente Scorpius lesse la domanda muta nei suoi occhi.
“Stavo morendo, Lily” le disse “ non riuscivo più a vivere qui e per assurdo neanche lontano da qui” disse agitando una mano come ad includere tutto quello che avevano intorno.
“Qua siamo stati felici. Qua abbiamo concepito nostro figlio. Qua abbiamo parlato…” la voce gli si spense e Lily storse la bocca.
Le sembrava davvero di poter sentire la sofferenza trapelare dalla sua voce.
“E’ solo che vorrei proprio sapere com’era prima” spostò gli occhi sull’ arredamento “ capire cosa diceva di me…cosa mi piaceva… magari mi aiuterebbe” disse soprappensiero, poi spostò gli occhi su Scorpius e per la prima volta sorrise genuinamente.
“Bè, non c’è problema” disse Scorpius. Afferrò la bacchetta ed evocò un pensatoio, poi si tolse il ricordo e le prese la mano per entrare dentro di questo.
Lily si guardò intorno e finalmente riconobbe quella che poteva essere una casa dove avrebbe vissuto.
Non era neanche lontanamente pulita e ordinata come quella che aveva appena visto, ma non era neanche troppo disordinata.
Era vissuta. Proprio come quella che aveva a Londra con Bailey.
I divani di tessuto arancione davano una luce calda e accogliente alla stanza e anche il mobile di legno che aveva visto prima era ricoperto da alcuni tessuti che sembravano orientali e pieni di colore.
Appesi alla parete vi erano due piccoli stendardi gemelli: uno era di colore rosso e con un leone d’oro al centro dello stendardo, l’altro era verde e al centro un serpente argento faceva bella mostra di sé.
Vi era anche una boccetta di quelle come aveva visto nel suo viaggio in Egitto.
“Sentivo di aver già visto l’Egitto” disse con tono basso, ma Scorpius la sentì ugualmente e il suo cuore si accese di speranza nel sentire che aveva sensazioni ed emozioni che le ricordavano il passato.
Fece appena in tempo a vedere se stessa e Scorpius entrare nella stanza che subito Scorpius l’afferrò per un braccio e lei si sentì come sollevare prima di accorgersi di essere di nuovo in quel salotto incolore.
“Pensavo che volessi farmi vedere qualche ricordo” disse studiando la sua espressione.
Non capiva perché le aveva fatto vedere la stanza, ma l’ avesse portata via non appena il ricordo era iniziato.
Scorpius scosse la testa “ ne abbiamo già uno da vedere” commentò soltanto e Lily aggrottò le sopracciglia.
Aveva il sospetto che ci fosse altro in quel ricordo. Qualcosa che Scorpius la considerava non in grado di vedere.
Questo la infastidì. Credeva di conoscerla meglio di quanto si conoscesse per sé e questo senso di sicurezza che aveva la faceva sentire arrabbiata.
Avrebbe voluto dimostrargli che non la conosceva affatto. Anche solo per dispetto.
Prese un respiro sentendosi una ragazzina. Stava avendo dei pensieri che sicuramente non aveva più neanche Bailey.
Sembrava un’immatura, ma era lui a scatenare in lei queste reazioni.
Attrazione e opposizione.
“Prima di vedere un ricordo, vorrei fare una prova” le disse Scorpius riportandola alla realtà.
Alzò gli occhi su di lui e vide che non aveva smesso di guardarla un secondo.
“Del tipo?” chiese Lily e Scorpius le indicò il divano “ siediti” le disse.
Lily lo osservò indecisa se fidarsi o meno, poi con un lieve sospiro si sedette.
Doveva decidere a ritrovare il coraggio dentro di sé.
Non ricordava la sua vita precedente, ma da quello che aveva visto nei ricordi dei suoi parenti, aveva un brutto carattere, ma non era una vigliacca.
E anche nella sua nuova vita era sempre stata coraggiosa, aveva fatto il medico, cresciuto Bailey da sola ed aveva fatto tutto questo contando solo sulle sue forze.
Adesso questa situazione di incertezza e di paura la rendevano terrorizzata e odiava essere così.
Scorpius si avvicinò al mobile e ne aprì un cassetto.
Tirò fuori una scatola di legno e con calma l’appoggiò sopra al tavolino.
Lily lo osservò ad ogni passo. Aveva delle mani perfette o almeno così le sembrarono.
Le era sempre piaciuto osservare le mani degli uomini. Trasmettevano forza nelle loro dimensioni e anche le vene che si intravedevano le rendevano così maschili.
“Qualcosa di tuo l’ho conservato… bè più di qualcosa a dire il vero” affermò e a Lily parve di vedere un velo di nostalgia passargli davanti agli occhi.
“Qua dentro c’è la tua bacchetta” le disse sedendosi vicino a lei e aprendo il coperchio della scatola di legno.
Lily guardò dentro la scatola e vide una bacchetta.
In quei giorni ne aveva viste di tutti i tipi, di diverse dimensioni e colori, in base al legno con cui era forgiata.
Ma quella le parve subito bellissima. Era di legno chiarissimo e l’impugnatura finiva con un nodo, come se volesse mettere uno stacco dalla parte superiore a quella inferiore.
“Puoi prenderla” disse Scorpius con voce leggera e Lily lo guardò “ davvero?” chiese facendo sorridere Scorpius.
“Davvero” confermò “ è tua” le disse e Lily aprì le labbra sorpresa “ ho una bacchetta?” la domanda le uscì prima che potesse fermarla.
“Scusa” disse subito “ domanda stupida. Certo che avevo una bacchetta, ero una strega” disse con sicurezza.
“Sei” la corresse Scorpius decidendosi a prenderla lui dalla scatola “ sei una strega”  continuò e le porse la bacchetta dalla parte dell’ impugnatura.
Lily la osservò e vide delle parole incise sopra.
La prese da Scorpius e la guardò attentamente “Leon” lesse le parole ad alta voce e Scorpius scosse la testa.
“Ho visto quell’ incisione solo dopo che sei scomparsa” si giustificò “ sai non lasciavi la bacchetta molto spesso” continuò e Lily annuì.
“Mi sono chiesto spesso cosa potesse significare “ Leon” o se potesse essere qualcuno”.
Lily s’innervosì, possibile che ogni cosa dovesse portare alla sua mancanza di ricordi?
Sussurro. Le venne in mente la parola trovata dietro la foto dei suoi genitori e adesso Leon. Cosa potevano voler dire? Erano collegati? Erano parole in qualche modo importanti per lei?
Si sentiva la testa così gonfia. Le sembrava così importante ricordare.
Le sembrava di sentire la pressione e i desideri di tutti. Quello di Scorpius era addirittura palpabile.
 “Quindi?” gli chiese in tono irritato.
Scorpius sospirò “vorrei che tu facessi un incantesimo” disse e Lily si mise a ridere “vorrei farne molti” disse “ ma non so come mai non ricordo la formula” disse sarcastica.
Scorpius la guardò “ non sei mai stata brava nel sarcasmo” la prese in giro e ignorando i suoi occhi arrabbiati proseguì con la sua idea.
“Si chiama Vestibular e la formula è esattamente quella” le spiegò “ può lanciarla solo il padrone della bacchetta e mostra i tre ultimi incantesimi effettuati dalla tua bacchetta”.
Lily guardò la bacchetta, davvero questa aveva una sorta di memoria?
“Quindi questo sarà l’incantesimo di oggi?” chiese e Scorpius annuì “ è un incantesimo piuttosto nuovo e basilare, ma almeno riprenderai confidenza con la tua bacchetta e nello stesso momento potremo vedere cosa ti è successo quella notte” le disse.
Scorpius sperava fosse proprio così. Di solito quella magia riusciva a mostrare l’immagine dell’ ultimo incantesimo effettuato e se lei avesse schiantato la persona che l’aveva attaccata o anche solo se ci avesse provato.
Strinse i pugni che erano appoggiati sopra le cosce e la guardò.
“Punta la bacchetta verso l’alto e dì Vestibular” le disse e Lily si morse la guancia nervosamente.
E se l’avesse fatto e non fosse successo niente? E se questa storia di essere una strega fosse solo un gigantesco errore? O peggio, e se avesse perso i suoi poteri?
Guardò Scorpius e le loro iridi sembrarono incatenarsi e darle il coraggio che le mancava.
Sollevò la bacchetta e la puntò al soffitto “ Vestibular” disse e subito una luce bianca si sprigionò dalla bacchetta.
Per prima cosa vide se stessa e udì la sua voce “ protego” e si vide avvolta da qualcosa che sembrava una grande bolla inconsistente.
Era poco più di un’immagine sbiadita, era come guardare attraverso una nebbia, ma poteva dire che fosse un incantesimo di protezione.
“E’ un incantesimo scudo” le spiegò Scorpius “ devi esserti difesa” ipotizzò, ma da come Lily lo vide stringere la mascella capì che non era quello che sperava di veder uscire dalla bacchetta.
Dopo pochi secondi l’immagine cambiò; sentì la sua voce “ Expecto Patronum” e la forma di una lupa tremolante prese consistenza “ il tuo Patronus” disse Scorpius in un sospiro “ mi avevano detto che era arrivata la tua richiesta di soccorso”.
Sembrava sempre più contrariato. Lily non sapeva se era il bagliore argenteo, ma i suoi occhi sembravano scuriti.
Non fece in tempo a guardarlo ulteriormente però, perché una bambina apparve con la stessa consistenza di una nebbia argentea: aveva dei leggeri capelli mossi e occhi furbi, nello stesso momento sentì la sua voce che diceva “Oblivion”.
Lily lasciò cadere la bacchetta per lo spavento e l’incantesimo s’interruppe“ ho fatto del male ad una bambina?” chiese guardando Scorpius con occhi spaventati.
Lui rimase per un secondo a fissare l’immagine che si dissolveva, come se volesse memorizzarne ogni dettaglio,  e poi portò lo sguardo su di lei.
“Hai fatto a quella bambina quello che hanno fatto a te” disse semplicemente e Lily scosse la testa “ ma era piccolissima. Avrà avuto due o tre anni”.
Scorpius chinò la testa e si scompigliò nervosamente i capelli “ non capisco. Non capisco” ripeté.
Lily dovette alzarsi in piedi.
Era incredula. Che tipo di persona era?
“Sono una vigliacca” commentò, appoggiando le mani sul mobile dentro cui era la bacchetta e chinando la testa.
Neanche si prese la briga di farsi spiegare gli altri due ricordi. In quel momento contava solo che aveva incantato una bimba.
“Dio mio. Ero cattiva”.
“Non eri cattiva” protestò Scorpius alzando la testa e Lily sospirò girandosi verso di lui.
“Non c’è un ricordo dove mi comporto bene, non uno dove riesco a fare qualcosa per qualcuno e adesso scopro che ho anche fatto una magia su una bambina?”
“Una bambina ti rendi conto?” gli chiese e sentì gli occhi riempirsi di lacrime “ tu come lo chiameresti, se non cattiveria?”
Scorpius si alzò fino ad arrivare di fronte a lei “ Riesco a comprendere gli altri due incantesimi, ma non il terzo… lo ammetto anche io non so perché tu abbia fatto quello che hai fatto, ma so che ci dev’essere un motivo e sicuramente non è per cattiveria…e la ragione per cui lo so è che ti conosco, Lily”
Lei lo guardò volendo disperatamente credergli.
“Ti conosco e conosco il tuo cuore. So quello che hai sempre fatto per gli altri. So tutto quello che hai sempre nascosto e quanto hai lottato per dare giustizia ai tuoi genitori. So di tutte le notti che ti alzavi quando credevi che dormissi e ti mettevi sul divano a riguardare gli incartamenti. So che odiavi i NewMan e facevi parte dell’ ordine che si contrappone a loro… hai messo la tua vita in gioco più volte di quante ami ricordare e l’ultima volta… l’ultima volta ho pensato che ti avessero davvero ucciso e il mio cuore si è spezzato”.
Lily si asciugò le guance quasi con violenza e continuò a guardarlo.
“Io ti amavo, Lily… la verità è che ti ho sempre amato più di quanto ti amassi tu” le confessò e Lily aprì le labbra.
Avrebbe voluto parlare, ma non sapeva cosa dire.
Le era sempre sembrato una persona imperscrutabile e adesso le sembrava quasi di potergli leggere dentro.
Sembrava che i suoi occhi le dicessero che doveva assolutamente credergli e Lily lo fece.
Senza riflettere percorse quei tre passi che la distanziavano da lui e si sollevò sulle punte per baciarlo.
Un bacio leggero, fugace, un bacio di ringraziamento.
Era stato l’unico che non l’aveva fatta vergognare di quello che era stata.
Certo nessuno gliel’aveva fatto pesare, ma neanche l’aveva difesa più di tanto.
Si allontanò dopo pochi secondi, il cuore che minacciava di uscirle dal petto e il respiro affannato come se avesse corso per chilometri.
“Io…io… Mi dispiace” mormorò e alzò leggermente gli occhi per vederlo in volto, ma il suo viso era una maschera tale di emozioni che le fece aumentare di nuovo il battito.
“No” rispose Scorpius “ a me non dispiace” disse soltanto, prima di metterle una mano sulla nuca e attirarla a sé con passione.
Lily avrebbe voluto ricordare i suoi baci perché se fossero stati belli la metà di quello che stava vivendo adesso, sarebbero stati i baci più eccitanti che aveva mai ricevuto.
Si sentiva come una ragazzina: lo stomaco stretto per l’emozione e il cuore che non accennava a rallentare.
Il suo seno schiacciato contro il suo petto per poter assaporare tutto ciò che gli dava la sua vicinanza: profumo, pelle…vita.
Quando sentì le sue mani sulla sua vita per portarla ancora più vicina a sé però si stacco di colpo e lo guardò indietreggiando di diversi passi.
Che le prendeva? Lo conosceva da una settimana scarsa.
Eppure era sempre stata una donna assennata.
Non quando si tratta di lui. Non quando si tratta di amore. Le disse una vocina, ma Lily scosse la testa.
Sentì Scorpius ridere leggermente e alzò di nuovo il viso per guardarlo.
“Mi stai prendendo in giro?” chiese irritata e Scorpius sollevò un labbro in un mezzo sorriso. Amava così tanto quando gli atteggiamenti della vecchia Lily venivano fuori.
Continuavano a ricordargli che niente era perduto.
“Non hai perso il vizio di parlare con te stessa, vero?” domandò divertito e Lily scosse la testa seppure sorridendo.
“Mi dispiace” disse di nuovo.
Scorpius spalancò gli occhi “ per cosa?” le chiese e Lily si morse il labbro “ ti ho baciato” spiegò e Scorpius rise di nuovo “ io ti ho baciato… tu mi hai sfiorato le labbra” le disse prendendola in giro.
Lily alzò gli occhi al cielo “ ok, mi dispiace averti sfiorato le labbra” disse senza smettere di guardarlo, come se si aspettasse qualcosa in cambio.
“Non vorrai mica che ti dica che mi dispiace averti baciato, vero?” le disse e da come la guardò sembrava che la pensasse pazza.
“Va bene. Mi dispiace” disse e Lily sgranò gli occhi. Non le sembrava una persona che si scusava.
“Mi dispiace non averti potuto baciare più a lungo” le disse con un luccichio negli occhi “ mi dispiace non averti potuto stendere sul divano e dimostrarti quanto mi sei mancata. Mi dispiace non aver potuto toccare la tua pelle e perdermi in te…”
Lily arrossì e Scorpius sorrise “ ecco perché non l’ho fatto” le disse, riferendosi al suo rossore “ e adesso guardiamo il ricordo del quale ti parlavo” aggiunse e si avvicinò la bacchetta alla tempia togliendolo e versandolo nel pensatoio.
“Pronta?” le chiese tendendole la mano.
Lily lo guardò un secondo, le sue parole che ancora fluttuavano nella sua testa e il sapore del bacio che ancora le bagnava le labbra.
Respirò a fondo e mise la mano nella sua. “Pronta” disse soltanto e si tuffarono dentro.
 
Erano distesi in riva ad un lago.
Nessuno sapeva che erano lì perché nessuno ancora sapeva che si frequentavano.
Lily aveva voluto tenere tutto segreto, ma non perché avesse paura della reazione degli altri.
A Lily non importava cosa pensavano gli altri, era solo perché aveva paura che condividerlo lo avrebbe fatto sembrare vero e lei non poteva permettersi di amare nessuno.
Scorpius era disteso sulla schiena e Lily era appoggiata a lui, la sua testa appoggiata sul suo petto, così da poter sentire distintamente il suo cuore.
“Non mi piace dover mentire a tuo fratello” disse Scorpius continuando a far scorrere le dita lungo il suo fianco, in una lenta ma eccitante carezza.
Lily sospirò, ma non si mosse dalla sua posizione.
“Adoro stare così” disse soltanto “ sento il tuo cuore che batte e mi tranquillizza” confessò.
Scorpius sapeva a cosa si riferiva, la maggior parte delle cose che diceva o viveva si riferivano a quello.
“Lily…”
“Non dire niente, per favore” lo pregò “ altrimenti la tua voce fa eco e mi impedisce di sentire il tuo cuore” gli spiegò.
Scorpius sapeva che se si fosse spostato di modo da poterla guardare negli occhi, li avrebbe visti pieni di lacrime.
“Merlino, sembro una patetica ragazzina” affermò Lily alzandosi da lui e tornando ad indossare la sua solita maschera di freddezza e normalità.
Scorpius si alzò a sua volta e le sollevò il mento con due dita “ se parlassi con me, magari farebbe bene ad entrambi” le disse e Lily inaspettatamente sorrise.
“Non credevo che fossi venuto qua per parlare, Malfoy” lo provocò, sporgendosi verso di lui.
Scorpius non si fece pregare, sapeva benissimo che non sarebbe riuscito ad ottenere niente in questo momento.
La prese per la vita e la sollevò facendosela ricadere addosso, la sua bocca si impossessò subito di quella di Lily mentre le sue mani correvano dalla vita ai glutei.
“E cosa vorresti fare allora, Potter” le sussurrò sulle labbra staccandosi quanto bastava per riuscire a dire quelle poche parole.
Lily sorrise malandrina “ baciami e basta, Scorp” sussurrò e Scorpius si mise a ridere.
“Miseriaccia…”
Scorpius si voltò di scatto e vide il volto di Teddy che li guardava.
Nel volto un misto tra sorpresa e imbarazzo.
Non resistette un secondo di più e farfugliando un’ imprecazione si smaterializzò facendo finire Lily con la faccia contro l’erba.
 
Lily si voltò verso Scorpius e vide che non l’aveva persa di vista un attimo.
In effetti quel ricordo non aveva aiutato a dissolvere l’eccitazione e la passione che avevano condiviso pochi attimi prima.
Anzi, lo aveva peggiorato. Aveva sentito una tale passione tra di loro, così forte che dopo aver visto quel ricordo le pareva impossibile aver dubitato che Bailey fosse stato concepito con amore.
“Complimenti” scherzò cercando di dissimulare quello che aveva provato “ sei scappato. Davvero un cuor di leone” lo prese in giro e Scorpius rise “bè, sono un Serpeverde” disse come se quello dovesse spiegarle tutto.
Peccato che per lei non volesse dire niente.
Scorpius la prese di nuovo per la mano e le sembrò quasi di essere sollevata fino a ritrovarsi di nuovo nel salotto.
“Asserisci ancora che non ho un brutto carattere?” gli chiese.
Insomma, lo teneva nascosto da tutti, non era proprio una bella cosa.
“Non ho mai detto quello.” Le disse.
“Avevi un carattere orrendo, forse peggio del mio, e anche se tutti ti giustificavano per quello che avevi passato, io non l’ho mai fatto… mi sono arrabbiato, abbiamo litigato tante di quelle volte prima di scoprirci innamorati. E’ solo che ho sempre visto la te che nascondevi e quello passava avanti a tutto…” continuò e Lily sospirò.
“Spero di cominciare a vedere anche io questa me che nascondevo… questi ricordi mi stanno traumatizzando invece di aiutarmi… giuro che sto cominciando ad odiarmi”.
Vide Scorpius sorridere e aprì la bocca per protestare, ma lui la precedette “ quello perché sei sempre stata la peggior giudice di te stessa” le disse e Lily storse le labbra per niente convinta.
“Vuoi vedere la fine della storia?” le chiese “ c’è una fine?” domandò a sua volta e Scorpius annuì “ una bella fine” asserì e la condusse di nuovo nel pensatoio.
 
Scorpius si affacciò alla porta “ ciao” salutò educatamente.
Teddy lo guardò cercando di capire come due persone così diverse come lui e Lily fossero finite insieme, ma poi scosse la testa con un sorriso “ vieni, Scorpius” gli disse “sei qui per Albus?” gli chiese.
Non sarebbe certo stato lui a dire di loro, non era un suo compito.
“No. E’ qui per me”.
Scorpius sgranò gli occhi quando vide Lily sull’ arco della porta della cucina. Albus e James erano dietro di lei, ma non sembravano stupiti.
Lily si avvicinò a Scorpius e lo baciò sulle labbra.
Un bacio veloce, ma un bacio che non lasciava dubbi sulla natura del loro rapporto.
Vide Lily sorridere a Teddy e capì che lui c’entrava qualcosa.
“Finalmente” disse Albus “ speravo di sbagliarmi” aggiunse James scontroso.
Lily si staccò da lui e si voltò verso i fratelli “ lo sapevate?” chiese con stupore.
Albus rise “ ci pensi così rincoglioniti?” chiese.
 
Lily si sentì di nuovo tirare fuori dal ricordo.
“Allora ogni tanto…”
S’interruppe sentendo il campanello squillare e guardò Scorpius.
Lui prese la bacchetta e aprì la porta tenendola appoggiata alla gamba, pronto per usarla.
Spalancò gli occhi quando venne travolto da un abbraccio ed una massa di capelli neri.
“Non sapevo più dove cercarti” disse, senza accorgersi che lui la stava gentilmente staccando da sé.
“Estela, io…”
S’ interruppe vedendola entrare in casa e guardarsi un attimo intorno prima di notare Lily.
Gli occhi verdi di Estela si spalancarono“ Oh, Salazar” disse soltanto.

COMMENTO: ECCOMI QUA!! PRIMA DI TUTTO ANCHE STAVOLTA DEVO SCUSARMI PER IL TEMPO DI ATTESA… MA PER QUANTO VOGLIA SCRIVERE NON E’ FACILE FARLO IN QUESTO PERIODO. CMQ PARLANDO DEL CAPITOLO BACIO! BACIO! LO SO FORSE DOVEVO ASPETTARE, MA INSOMMA VOI CE L’AVRESTE FATTA? ERANO TROPPO BELLI ASSIEME : ) ADESSO E’ ARRIVATA ESTELA E…NO VABBE’ NON DICO NIENTE…E DELLA PAROLA SULLA BACCHETTA CHE MI DITE? E DEL VESTIBULAR? VABBè PREMETTO CHE L’HO INVENTATO IO E MI SONO BASATA SUL PRIOR INCANTATIO, CHE NON POTEVO USARE DATO CHE E’ CASUALE…MA DI INCANTESIMI NE ESISTONO TANTISSIMI CHE LA MITICA ROW NON HA DESCRITTO E QUINDI ;)) ORA LASCIO A VOI I COMMENTI…SPERO CHE VI SIA PIACIUTO : ) RINGRAZIO LE FANTASTICHE RAGAZZE CHE NONOSTANTE I RITARDI NON MI HANNO ABBANDONATO E ANZI MI HANNO AIUTATO CON LE LORO RECENSIONI OVVERO: ICEPRINCESS / ALWAYS 89 / ARYELLE / MIKILILY / CHIARA SHRIN SCINTILLA / ROXY HP / ZONAMI 84 / EFFE95 / JULIET LILY POTTER / LA LADRA DI LIBRI / ALY SLITHERIN E CICCI 12!! GRAZIE DI CUORE!! INOLTRE RINGRAZIO CHI MI HA AGGIUNTO ALLE PREFERITE / SEGUITE E RICORDATE ED ANCHE CHI MI LEGGE SOLTANTO!! UN BACIONE A TUTTE!!

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Capitolo 15
*** 14 CAPITOLO ***


“Questo che cos’è?” chiese Bailey, la voce ovattata per il fazzoletto che gli copriva la bocca e indicando un esserino piccolo e pieno di peluria scura che lo stava osservando mettendo in mostra i suoi denti aguzzi.
Tess si voltò distrattamente verso di lui, ma Harry la precedette “ Miseriaccia, hai trovato il nido di Doxy” gli disse spalancando gli occhi.
Bailey guardò più attentamente l’esserino. Nido? Ma se era uno solo.
Sporse la mano per afferrarlo, ma Sammy gli tirò uno schiaffo su di questa facendogliela abbassare “ sono velenosissimi” si giustificò abbassando il fazzoletto che le copriva la bocca e sorridendogli.
“Non ti ho fatto niente” si giustificò ancora vedendo che lui non rispondeva e che gli occhi con la quale la stava studiando sembravano freddi come il ghiaccio.
“Merlino. Hai decisamente lo stesso sguardo di tuo padre” affermò Tess raggiungendoli e Bailey alzò lo sguardo al cielo come ogni volta che lo paragonavano a suo padre.
“Cosa c’è di male?” chiese Harry raggiungendoli e Bailey scosse la testa “ allora? Cosa ne facciamo di questo mostriciattolo?” chiese per cambiare discorso.
“Anche io ho gli stessi occhi di mio padre e Sammy e Tess hanno quelli della madre… è normale” disse Harry che non si era fatto sviare dal discorso.
“So anche io che è normale” disse Bailey con voce irritata “ si chiama genetica… lui è mio padre”.
Sentì il cuore accelerare di un battito.
“Lui è mio padre” ripeté in un sussurro.
Era la prima volta che lo diceva ad alta voce. La prima volta che lo ammetteva.
Non che avesse avuto mai dubbi, ma non aveva mai voluto accettarlo come tale e invece adesso…
Dio. Era così stupido da bastargli una Burrobirra per capitolare?
Aveva dimenticato già tutto? Ma tutto cosa? si chiese. Cosa sapeva di certo?
“ E allora qual è il problema?” chiese Tess vedendolo ancora immerso nei suoi pensieri.
“Oltretutto Scorpius ha degli occhi fantastici” intervenne Sammy “ Sì, è decisamente Sexy” .
Bailey tossì.
Gli era andata attraverso la saliva. Cosa avevano detto?
Si voltò verso il lato della stanza da dove era provenuta la voce per vedere chi aveva definito suo padre sexy e rimase a bocca aperta.
Sull’ arco della porta c’erano due ragazze. Erano entrambe più grandi di lui, se avesse dovuto dar loro un’età avrebbe detto sui sedici anni, ma la cosa che l’aveva colpito era che erano bellissime.
La prima aveva dei capelli biondo cenere e degli occhi azzurri come il cielo, i lineamenti somigliavano un po’ a quelli di Tess, ma lei sembrava molto più bella.
La seconda aveva i capelli neri e degli occhi di un verde intenso che a Bailey facevano pensare ad un lago di montagna.
“Chiudi la bocca, cugino” sussurrò Harry con voce divertita e Bailey lo fece distogliendo lo sguardo dalle due ragazzine per guardarlo in tralice.
“Ciao” disse la prima “ io sono Ginny Potter” si presentò “ sono la sorella di questo mostriciattolo e quindi tua cugina” si presentò scompigliando i capelli di Sammy che la guardò imbronciata.
“Non ci siamo visti perché sono stata a casa sua” disse indicando l’altra ragazza “ lei è la mia amica Elle Scamandro” la presentò e la ragazza tese una mano a Bailey che la strinse.
“Quindi punizione, eh?” scherzò Ginny sedendosi su una sedia “devi proprio stare qua?” protestò Sammy lamentosa “ ti do fastidio?” chiese Ginny inarcando le sopracciglia.
Sammy gonfiò le guance “ tu ed Elle starete tutto il tempo a parlare di quanto è bello questo e quanto è brutto quello… noi abbiamo da fare” protestò Sammy con una tale convinzione che Bailey quasi scoppiò a ridere.
Gli occhi di Ginny si addolcirono guardando la sorella “ Sammy, hai decisamente un pessimo carattere…finirai in Serpeverde causando un infarto precoce a nostro padre” predisse.
“Io non finirò in Serpeverde” si oppose Sammy incrociando le braccia e guardando la sorella come se volesse solo che ritirasse quello che aveva detto.
“Serpeverde è una brutta casa?” chiese Bailey prima che potesse fermarsi e tutti gli sguardi si concentrarono su di lui.
Cercò di ricordarsi che cosa gli avevano spiegato delle case di Hogwarts: che erano quattro, che si chiamavano Grifondoro, Tassorosso, Corvonero e Serpeverde; ma nessuno gli aveva mai detto chi sceglieva e cosa dovevi fare per entrare in una casa.
Stava per chiedere cosa avesse detto, ma Elle intervenne prima “ sei un Malfoy, finirai sicuramente a Serpeverde” gli disse sicura e Bailey inarcò le sopracciglia e strinse gli occhi per guardarla “ cosa vorresti dire con questo?” le chiese. Non gli piaceva il tono che aveva usato.
La ragazzina sorrise “ solo che Malfoy uguale Serpeverde. E’ il tuo destino, non puoi sfuggirgli” disse sicura e Bailey incrociò le braccia irritato.
Avrebbe voluto chiedere ulteriori spiegazioni, chiedere cosa intendeva per il suo destino, ma sicuramente non lo avrebbe chiesto a lei.
“Elle, lascia stare il povero Bailey” la rimproverò Ginny senza però togliersi il sorriso dalla faccia, poi lo guardò dritto nel viso “ penso che non sappia neanche quali sono le case” disse.
“E voi? Scommetto che siete nella casa più forte di tutte, vero?” le provocò Bailey.
“Elle, Ginny, andate a dar noia altrove…” le rimproverò Tess e le due ragazze sorrisero ancora prima di uscire.
“Scusale” si giustificò Sammy guardando la sorella uscire “ sono un po’ eccentriche…mamma dice che è l’età, ma io dico che sono proprio così di carattere…”
“Non sono il massimo della simpatia, ma sono brave ragazze… io credo che tuo padre l’abbia viziata un po’ troppo… insomma è stata figlia unica per quattro anni…”
“Io sono figlio unico” la interruppe Harry “ e non sono viziato”.
Sammy si fece prendere da un accesso di tosse e anche Tess scoppiò a ridere.
Harry guardò in cagnesco le cugine “comunque… ti prendevano in giro perché loro sono delle Serpeverde e anche fatte e finite” affermò cambiando discorso.
 “ Voi di che casa siete?” chiese guardando Harry e Tess “ Grifondoro” rispose Harry e Bailey strinse gli occhi.
 Bailey guardò il punto dove erano le ragazze fino a pochi secondi prima. Lui non voleva essere come loro.
“Allora sarò un Grifondoro anche io”.
Tess rise “ a tuo nonno prenderebbe un colpo” affermò.
“Mio nonno?” chiese Bailey confuso.
“Bè se mio padre è sopravvissuto a mia sorella Serpeverde” disse Sammy.
“Per non parlare di nonno Harry quando papà è diventato Serpeverde”.
“Tuo padre era un Serpeverde?” chiese, ma ancora nessuno gli rispose continuando ad elencare i casi strani in famiglia.
“Sapete cosa vi dico?” chiese togliendosi il fazzoletto dalla bocca e buttandolo contro il Doxy che aveva smesso di ghignare e stava spostandosi piano piano.
“Non me ne importa niente delle vostre case e di essere un Serpeverde o qualche altro dei vostri mostriciattoli” affermò irato.
“ Mi sono rotto di non sapere niente” disse rivolto a Harry e lui aprì la bocca per rispondere, ma fu preceduto da un’ altra persona.
“Ha ragione” disse Gabrielle dalla porta e tutti si voltarono verso di lei.
“Zia Gab” Tess si lanciò tra le sue braccia seguita poco dopo anche da Sammy.
“Che ne dici, piccolo Malfoy. Vuoi sapere qualcosa di più sulla tua famiglia? E su come funzionano le cose in questo mondo?” gli chiese e lo sguardo di Bailey s’illuminò.
 
***
Lucius si distese sul lettino della cella.
Era così buia e oscura che, anche se ormai erano passati anni, riusciva sempre a fargli venire la pelle d’oca.
Nessuno lo avrebbe mai immaginato, ma lui, Lucius Malfoy, era ossessionato dalla luce.
Lui, il braccio destro del signore oscuro, non riusciva a dormire correttamente da anni, precisamente da quando era stato rinchiuso ad Azkaban.
La sua condanna era stata perentoria: carcere a vita.
Non che avesse avuto alcun dubbio.
Potter aveva testimoniato per Narcissa e Draco, ma non avrebbe mai fatto niente per lui, non si sarebbe neanche rotto un’unghia per lui e, sinceramente, non poteva dargli torto.
 
“Hai voluto vedermi?”
Harry Potter incrociò le braccia e si appoggiò al muro guardandolo negli occhi.
“Non ti siedi?” gli chiese con la sua solita voce melliflua, ma Harry scosse la testa.
“Non sono qua in visita di cortesia” gli ricordò, aggiustandosi il distintivo da Auror.
Lucius lo guardò e annuì impercettibilmente.
“Volevo chiederti un favore” sputò subito e Harry strinse gli occhi “ questa è una novità” affermò e lo guardò a fondo.
Era sempre lui: i suoi magnetici occhi grigi e i suoi lunghi capelli biondi, solo il viso sembrava contratto, come se le cose che stava dicendo fossero troppo per lui.
“Salva Narcissa e Draco… non lasciarli finire ad Azkaban” la voce con cui lo disse somigliava più ad una preghiera.
“Non sarò io a condannarli… verranno giudicati dal Wizengamot” disse soltanto e Lucius si guardò le mani.
“E’ colpa mia, non la loro… ed io sono già qua… ti sei già vendicato”.
Harry Potter si avvicinò e mise le mani sopra al tavolo “ non è una vendetta mia personale… io voglio solo che chiunque ha quel simbolo sul braccio finisca dietro le sbarre” affermò lanciando un’occhiata al suo braccio sinistro e al marchio che usciva fuori dalla divisa grigia della prigione “ e quindi, questo, include anche Draco” disse.
“Ma Narcissa ti ha salvato la vita. Ha mentito al Signore Oscuro per te”  si oppose e Harry sorrise raddrizzandosi.
“Non ha mentito per me, ma perché voleva vedere Voldemort sconfitto, questa guerra finita e Draco in salvo tra le sue braccia… ma è vero, mi ha salvato la vita e io lo dirò al processo… le devo la vita, la aiuterò quanto posso…”
“Draco è la sua vita” lo interruppe Lucius.
“Se vuoi salvare la sua come lei ha salvato la tua… salva Draco”.
Harry inarcò le sopracciglia “ davvero un padre modello” lo schernì e Lucius cercò di tenere a bada la rabbia.
Non poteva arrabbiarsi con Potter, doveva fare in modo che aiutasse Draco e Narcissa.
“Voglio solo che restino liberi, che non abbiano la vita rovinata”.
Harry emise un suono che era un misto tra uno sbuffo e una risata “ mi avresti mai aiutato se adesso fossi io quello prigioniero?” gli chiese “ avresti salvato Ron o Hermione se te lo avessi chiesto?” chiese ancora.
Lucius valutò se mentire, ma sapeva che lui glielo aveva chiesto solo perché conosceva già la risposta.
“No” disse sconfitto e accompagnando il gesto di diniego con la testa.
Harry sorrise leggermente “Bene…” iniziò, ma Lucius lo interruppe.
“Ma tu hai un senso dell’ onore e sei un…Grifondoro” accompagnò una smorfia alla parola “ quindi tu vuoi fare la cosa giusta e non è giusto condannare Draco. Lui non è un vero Mangiamorte, lui non sarebbe capace di uccidere… Potter, lui in prigione sarebbe un bersaglio a causa mia ed io ho già fatto questo errore una volta…”
Harry lo studiò e lesse la colpa nei suoi occhi.
Sapeva che si riferiva a quando al loro sesto anno gli aveva fatto prendere il marchio nero e a quando il Signore Oscuro gli aveva dato una missione praticamente impossibile solo per vendicarsi dell’ errore di Lucius.
Sapeva che intendeva quello.
“Se li aiuterò non lo farò per te… ma solo perché è giusto” affermò ed uscì dalla porta senza degnarlo di un’ altra occhiata.
 
Chi immaginava che pure fuori dalla prigione Draco sarebbe stato preso di mira? E chi poteva biasimare Narcissa se si era sacrificata per lui?
Esiste un amore più grande di quello di una madre?
“Hai visite”.
Lucius si alzò a sedere e guardò Rennie, una delle guardie di Azkaban. Quando si sporgeva per chiamarlo, la sua pancia sembrava entrare dentro le sbarre.
“Hai quella visita” rimarcò giocherellando con la bacchetta e guardandolo con un ghigno.
Lucius si mise le mani sopra le ginocchia e si alzò in piedi.
 
***
Estela stava parlando da dieci minuti e Scorpius riusciva solo a guardare Lily.
Era seduta sul divano e, nonostante volendo potesse vedere la cucina dove si trovavano, teneva la testa bassa e giocherellava con la bacchetta passandosela da una mano all’ altra.
Sembrava quasi che la cosa non le interessasse, o forse, lo faceva solo per lasciar loro la privacy?
In fondo non era una ragazzina. Aveva trentun’anni e la sua reazione non poteva essere quella di spaccare tutto e correre via.
E poi spaccare tutto per quale motivo? In teoria lui non la stava tradendo, anzi, aveva tradito Estela con lei.
Era stato solo un bacio, ma…
Merlino, quanto avrebbe voluto saper leggere dentro di lei come faceva una volta.
Il bacio le era piaciuto almeno la metà di quanto era piaciuto a lui?
Anche se dire che gli era piaciuto era riduttivo.
Lui ne era stato devastato. Si era sentito come se qualcosa di potente lo avesse travolto, come se una macchina lo avesse investito e risputato successivamente.
L’amava ancora? Ma forse la domanda giusta era: aveva mai smesso?
Spostò lo sguardo di nuovo, senza neanche rendersene conto e immediatamente i suoi occhi calamitarono quelli di lei.
Era sempre stato così, si erano sempre attratti a cominciare dagli occhi, come se fossero stati sempre capaci di trovarsi in mezzo alla folla riconoscendosi e attirandosi con un solo sguardo.
Lei però lo guardò per un solo attimo e nelle sue iridi a Scorpius parve di leggere la colpa e poi la vide alzarsi e percorrere il corridoio e si maledì perché voleva solo seguirla.
Solo poterle dire che l’amava ancora.
Quella consapevolezza lo colpì come uno schiaffo in faccia, con la stessa forza della prima volta che se ne rese conto.
 
“Sai che ti hanno cercato da ogni parte?”
La voce di Scorpius nel buio la fece sobbalzare e Lily accese la luce della sua camera facendogli strizzare gli occhi.
“Mi sono già presa la ramanzina da Teddy e Vic” spiegò Lily scocciata chiudendo la porta “ e comunque tu che ci fai in camera mia?” gli chiese e Scorpius sospirò “ mi sono fermato a dormire da voi…”
“Ma immagino che dovresti essere in camera di Al in questo momento…a dormire come sta facendo lui” lo interruppe e Scorpius guardò quelle iridi castane sembravano così piene di dolore e di rabbia.
“Non sta dormendo, Lily” le comunicò alterandosi “ nessuno sta dormendo…come puoi pensare che dopo essere scomparsa per tutto il giorno, in questo giorno, qualcuno stia dormendo” disse calcando la voce sull’ ultima parola, come se fosse una cosa impensabile.
“Stavo seguendo un seminario di Medimagia” si spiegò Lily anche se anche alle sue stesse orecchie risultava falsa.
“Smettila” la rimproverò Scorpius e Lily aggrottò le sopracciglia “ di fare cosa?” chiese con tono innocente.
“Stai inventando scuse…”
“Non sono scuse ero davvero lì…”
“Non era lì che dovevi essere”
“Non osare dirmi dove dovevo essere”.
Lily si era alzata in piedi, i pugni raccolti in due palline e gli occhi che sembravano emettere fulmini e saette da come erano arrabbiati.
“Avevi detto che saresti andata con loro…c’ero anche io quando l’hai fatto e quando sei sparita… Merlino, Lily…”
S’interruppe. Cosa poteva dire? Che erano stati i momenti più duri della sua vita?
“Ho cambiato idea…”
“Era per i tuoi genitori!” la interruppe Scorpius accalorandosi.
Lily assottigliò gli occhi e Scorpius si chiese se lo avrebbe schiaffeggiato. Forse aveva esagerato.
Invece per un attimo un’espressione di colpa passò nelle iridi di Lily, ma Scorpius credette di esserselo immaginato perché un secondo dopo tutto era tornato alla normalità.
“La celebrazione, l’inaugurazione della piazza, la consegna della targa…era tutto per onorare i tuoi genitori…”
“E me li renderà?” chiese lei con una voce talmente imbevuta di dolore che Scorpius sentì il cuore appesantirsi.
“Rispondimi. Tutto questo onore li farà tornare?”
Scorpius vide i suoi occhi pieni di lacrime e capì che era solo spaventata.
Una ragazzina spaventata da quello che avrebbe significato andare a quella celebrazione.
I suoi genitori morti, tanta gente che lo affermava, tante persone che la guardavano impietosite.
Era stato così furioso con lei, così preoccupato per lei e aveva solo voluto riversarle tutta la rabbia che aveva dentro, ma adesso si era accorto di essere stato uno stupido.
Senza riflettere, mosso solo dal cuore l’attirò a sé, stringendola solo a sé.
Senza provare neanche a baciarla, solo lui e lei, i loro corpi vicini, il loro calore e i battiti del cuore.
Si accorse che stava piangendo solo quando sentì la sua camicia inumidirsi.
Lily era abituata a piangere senza lasciare che gli altri lo notassero, era bravissima a nascondere le lacrime: le sue spalle non si muovevano e non un gemito usciva dalle sue labbra.
Scorpius avrebbe voluto dirle che l’amava e che gli stava straziando il cuore sentirla soffrire così, ma rimase immobile.
Se le avesse fatto capire che lui sapeva che stava piangendo, lei sarebbe fuggita, se ne sarebbe andata, non si sarebbe lasciata consolare.
Quindi rimase fermo, tenendola stretta a sé e limitandosi ad accarezzarle la schiena, stupendosi di come questo gli bastasse.
Stupendosi di come sapere di rasserenarla e di esserci per lei fosse la cosa che desiderava di più.
Stupendosi e comprendendo che l’amava davvero.
 
Guardò Estela e gli sembrò quasi che lo stesse implorando con gli occhi.
Implorando di dirgli che non era stata una stupida cogliona, che non aveva creduto per due anni che lui l’amasse e poi buttare via tutto.
Guardò di nuovo dove era seduta Lily e di nuovo sentì l’impulso di seguirla.
Merlino, come poteva essere stato così stupido?
Aveva bisogno di aria, mormorò “ bagno” e si chiuse dentro la stanza adiacente.
***
“Lily Potter?”
Lily era seduta sul divano e giocherellava con la bacchetta che stringeva tra le mani.
Se la passava nervosamente da una mano all’ altra sentendo la sua pazienza messa a dura prova.
Appena quella ragazza era arrivata, Scorpius si era premurato di dividerle e con una scusa le aveva chiesto di aspettare mentre lui chiariva due o tre cose con quella ragazza. Estela.
Adesso però erano più di dieci minuti e la domanda che sentiva era sempre la solita “Lily Potter è viva?” accompagnata da una strafila di imprecazioni e di lamenti.
Lily era davvero stufa. Oltre al fatto che la irritava che quella ragazza fosse così infastidita per la sua mancata dipartita, c’era il fatto che Scorpius era con lei.
Adesso. Dopo quello che avevano avuto.
Ma precisamente cosa avevano avuto? Un bacio?
Avevano più di trent’anni per Dio. Un bacio non era niente.
Non aveva certo il valore adolescenziale di una dichiarazione di amore.
Un bacio era… cosa precisamente? Che valore gli dava?
Dio. Era stata così stupida.
Non si era neanche premurata di chiedergli se fosse fidanzato, aveva dato per scontato che lui l’avesse aspettata.
E adesso si sentiva infastidita perché lui era in cucina a parlare con la donna più bella che lei avesse mai visto?
“Che idiozia” disse e si alzò in piedi.
Era stata così idiota. Il fatto che lui le desse quel tipo di segnali era perché la desiderava ed in fondo era quello che provava anche lei per lui.
Due ragazzi di trent’anni che si desiderano e si trovano attraenti, peccato che lui fosse fidanzato e quindi off limits.
E quello la faceva tornare al discorso principale.
Era stata una stupida. Baciare un ragazzo che conosceva da sì e no due settimane.
“Da quando in qua hai mandato il cervello in vacanza?” sussurrò e cominciò a girellare per il salotto, ma più lo guardava e più quella stanza non le piaceva.
Troppo bianca. Troppo pulita.
C’era qualcosa che la infastidiva pesantemente.
Gli dava quasi il voltastomaco, quasi come se quella stanza fosse sbagliata.
O forse era la situazione ad essere sbagliata.
Quella ragazza non doveva essere lì. O, forse, non doveva esserci lei?
Perché si sentiva in quel modo? Perché quella rabbia?
Si alzò in piedi e prima di accorgersene stava già percorrendo il corridoio e si ritrovò in camera da letto.
Vide il letto in ferro battuto fare bella mostra di sé in mezzo alla stanza.
Non sapeva se lo aveva scelto lei o no, ma quello le piaceva e le sembrava una cosa che avrebbe potuto scegliere lei.
Si sedette sul letto osservando la stanza da quella posizione.
Sulla destra vi era un armadio, era di un legno invecchiato e pieno di nodi, mentre sulla sinistra vi era un cassettone e sopra di esso un bello specchio incorniciato.
Il suo letto, il suo specchio.
Dio. Tutto quello che vedeva era anche suo. Tutto quello che vedeva un giorno lo aveva condiviso con Scorpius.
Forse era stata quella casa a farla sentire così coinvolta.
Tutto sembrava ricordare loro, tutto sembrava sprigionare loro parole, loro emozioni.
Si appoggiò con la testa sul cuscino e sentì il suo odore.
Era davvero un’idiota. Sentiva una rabbia strana farsi largo nel suo petto, sentiva un fastidio crescente mentre l’immagine della ragazza mora si faceva strada nella sua mente e immaginava Scorpius che la baciava esattamente come aveva baciato lei.
Cercò di reprimere il brivido di eccitazione che le percorse la spina dorsale e quello di rabbia e di fastidio nel saperlo in cucina con un’altra.
Non doveva neanche pensarlo.
Lui non era suo. Anzi, per essere precisi,  lei era l’altra.
Lei era la donna che stava rovinando il loro rapporto.
Un altro brivido di rabbia. Doveva smetterla, era solo quella casa che la stava facendo sentire così legata e così possessiva nei suoi confronti.
Doveva concentrarsi su altro.
Sollevò la bacchetta e se la pose davanti agli occhi. Era davvero una bellissima bacchetta.
Non sapeva se una strega o un mago si sentissero legati alla propria bacchetta, ma a lei sembrava quasi di sentirlo.
Le sue dita che premevano nei decori dell’ impugnatura e la forza che il suo braccio riusciva a trarre da essa.
E poi quella parola: LEON impressa appena sopra l’impugnatura e Lily non riusciva a capire se fosse un inizio o un avvertimento.
LEON. LEON. LEON.
Un mantra. Una cantilena. Una ninnananna.
 
“Lily, per favore”.
Era di nuovo quella ragazza, ma sembrava passato un paio d’anni da quel ricordo dove l’aveva vista tentare di togliersi la vita.
Erano nella stessa stanza dove della volta precedente ed erano sedute una di fronte all’altra e al lato del letto vi era una carrozzina che magicamente si cullava da sola.
“Non posso permettere che scoprano della sua esistenza”.
Lily scosse la testa “ non chiedermelo” sussurrò, osservando, con occhi pieni di dolore, la carrozzina.
“E’ figlia di un NewMan…” disse lasciando il discorso in sospeso, come se quelle cinque parole potessero già spiegare tutto.
“Non puoi chiedermi di aiutare uno di loro… hanno ucciso la mia famiglia, mi hanno portato via tutto quello che avevo” aggiunse decisa.
Molly prese in mano la bacchetta di Lily che era poggiata sul letto e cominciò e giocherellarci.
“Lily, lei è la mia bambina…”
“Anche sua”.
“Ha i miei occhi”.
“E il suo naso”.
Molly sospirò e guardò Lily dritta negli occhi “ stai dicendo che non mi aiuterai?” le domandò, la voce che sembrava tremarle di paura.
“Non posso farlo stavolta, Molly” le disse e la sua voce sembrava piena di angoscia.
“Non vuoi farlo” ribatté con forza Molly alzandosi in piedi e portando la bacchetta con sé.
“Non vuoi aiutare la mia bambina perché è SUA figlia, ma stai con un figlio di Mangiamorte anche te…”
Lily spalancò gli occhi incredula che lei avesse potuto dire una cosa come questa.
Molly era così piena di rabbia da non accorgersi minimamente della reazione.
“Odi suo padre per quello che rappresenta e non odi il tuo compagno? Anche Malfoy…”
“Lascia fuori Scorpius da questa storia” l’ammonì alzandosi in piedi “Tu non sai quanto ci ho messo per dargli la fiducia che merita” chiarì.
Molly rise senza allegria “ la fredda e distaccata Lily ha un cuore allora”.
Lily cercò di ingoiare il magone nel sentirle affermare questo “ ti ho sempre aiutato e lo sai” replicò e Molly annuì avvicinandosi alla carrozzina e mettendo le mani protettivamente su questa.
“ E te ne sono grata, davvero” affermò “ senza di te sarei… probabilmente sarei morta…” confessò, poi scosse la testa come per darsi una scrollata e la guardò.
“Non esiste nessuno più importante di lei, Lily. Quando diventerai mamma lo vedrai. Tutto perde d’importanza al confronto di questi minuscoli esserini… tutto quello che ho vissuto è come l’alone di un ricordo… la sofferenza, la paura, adesso è tutto più amplificato con lei e per lei…”
“Molly…”
“Lily sai benissimo che sono morta per tutti…sai benissimo come sono costretta a vivere e, sai benissimo, che sei stata tu…”
“Volevo proteggerti, Molly” si arrabbiò Lily  “ non ti ho messa io in questa situazione, io volevo solo permetterti di vivere…”
“Allora, aiutami a proteggerla” sentenziò Molly e Lily sospirò “ sei sicura che lui non lo sappia?”.
“Non lo sa e non lo saprà… per me lui è morto” disse con la voce che le si inceppava in gola.
Lily sapeva benissimo quanto significavano quelle parole per lei.
Era una donna innamorata anche lei.
“Lo farò” disse soltanto e Molly si avvicinò a lei.
“Farai i tre giuramenti con me?” chiese e Lily annuì con un sospiro.
Molly le passò la bacchetta e prese la sua tirandola fuori da un tascone della carrozzina.
Puntarono le bacchette l’una contro l’altra facendo combaciare le punte e sussurrarono “Votum”.
Le labbra di Molly si aprirono in un leggero sorriso e guardò Lily negli occhi prima di parlare.
“Giurami che la proteggerai come se fosse tua” le disse ma il tono era quello di una preghiera.
“Votum” rispose Lily.
“Giurami che farai qualsiasi cosa in tuo potere per assicurarti che possa vivere una vita felice e tranquilla e soprattutto, fuori da ogni guaio”.
“Votum” rispose Lily.
“Giurami che la proteggerai a costo della vita e che, se io non potessi…” la voce le si spezzò un attimo “ se io non potessi crescerla, troverai qualcuno in grado di amarla o lo farai tu stessa”
Lily deglutì “votum” disse senza staccare gli occhi dalla cugina.
“Adesso sei la sua madrina” sentenziò Molly.
Si alzò e andò alla carrozzina “ Eleonor Audrey Weasley” la presentò prendendola tra le braccia e Lily sorrise appena vedendo la sua figlioccia.
 
Lily si alzò dal letto di scatto.
Gli occhi spiritati e le guance accaldate.
Quella bambina. La bambina del ricordo era la bambina dell’incantesimo.
La sua madrina.
Lei era la sua figlioccia e le aveva fatto quello?
L’aveva privata della memoria? E perché?
Si alzò in piedi e uscì dalla stanza.
Doveva andare da Scorpius. Doveva parlare con lui.
Doveva cercare di capire cosa stava succedendo e lui l’avrebbe aiutata.
Appena arrivò in salotto però si bloccò sul posto.
Estela era sola. Scorpius non era più nella stanza.
Lily la guardò per un secondo. Era così bella: la sua pelle olivastra e i suoi capelli neri e selvaggi, non potevano certo competere con la sua pelle chiara e piena di lentiggini e quei capelli rossi e mossi che si ritrovava.
Non c’era certo da stupirsi che Scorpius l’avesse notata.
“E’ in bagno” le spiegò con un sorriso, riportandola alla realtà, e Lily annuì pur senza ricambiare il sorriso.
“Sta cercando di riprendersi” aggiunse “ riprendersi?” chiese Lily cercando di capire quello che voleva dire.
“Sì… sai… per gli uomini è sempre un tale shock”.
Lily aggrottò le sopracciglia, ma ancora non disse niente e quindi Estela riprese: “ diventare padre” chiarì
Lily sentì la sua gola inaridirsi.
“Padre?” chiese e si sentì come la stupida della situazione che ripete l’ultima parola della frase perché non vuole capire la situazione.
Estela non rispose e si limitò a continuare a sorriderle.
Era un sorriso così pieno di significati che Lily era indecisa se chiederle precisamente quali o toglierle subito il sorriso dalla faccia.
“Da quello che ho capito tu non ti ricordi di me” le disse cambiando discorso, ma per Lily il discorso era finito lì.
Lei non voleva rischiare di vedere Scorpius adesso.
Era convinta che lui avrebbe potuto leggere nei suoi occhi e capire che quello che le aveva detto Estela era… era…
Normale. Era normale. Doveva metterselo in testa.
Erano un ragazzo e una ragazza che avevano, probabilmente, cercato e trovato una vita. Era una cosa normale.
“Io devo andare” disse Lily in un sussurro e il sorriso di Estela si aprì ancora di più.
Si frugò dentro alla borsa e ne prese quella che sembrava una boccetta di smalto luccicante.
“Scorpius ha ragione… non sei più lei” le disse con soddisfazione e Lily sentì il cuore darle un colpo doloroso nel petto.
Scorpius aveva detto che non era più lei?
E perché quella Estela ne sembrava felice? E perché invece lei ne era ferita?
Cosa le importava di quello che pensava o diceva Scorpius?
Non era stato solo un bacio senza importanza? E, in fondo, non le stavano sempre ripetendo tutti che era cambiata?
E allora perché il pensiero che lo dicesse Scorpius la faceva inorridire?
Non aveva mai desiderato così tanto essere quella di prima.
Prima che potesse chiedere qualsiasi cosa però Estela le lanciò la boccetta “ vediamo se almeno sei sempre la stessa cercatrice di una volta” la sfidò e quando la bottiglietta le arrivò davanti al viso, Lily aprì la mano che non teneva la bacchetta e l’afferrò.
Subito sentì il fastidio di uno strappo all’ombelico e poi si accorse che i suoi piedi non erano più sul pavimento di quel salotto.
 
COMMENTO: SIMPATICA ESTELA, VERO? SPERO SI SIA CAPITO CHE LE ULTIME DUE PARTI SONO LO STESSO MOMENTO DAL PUNTO DI VISTA DI LILY E DI SCORPIUS E COME VEDETE LUI SI RENDE CONTO DI ESSERE ANCORA INNAMORATO DI LEI… E ANCHE LEI SI RENDE CONTO DI ESSERE GELOSA E INFASTIDITA, MA CHIARAMENTE NON RIESCE A COMPRENDERE FINO IN FONDO I SUOI PENSIERI : ) IN COMPENSO PERO’ CONTINUA AD AVERE QUESTI RICORDI SU MOLLY…MA NON SA COME METTERLI INSIEME… E DI LUCIUS CHE MI DITE? E DI BAILEY? E DI GINNY? SO CHE NON E’ IL MASSIMO DELLA SIMPATIA… MA AVRA’ UNA SUA IMPORTANZA NELLA STORIA : ) BE’ LASCIO A VOI I COMMENTI E VI RINGRAZIO TANTISSIMO PER NON ABBANDONARMI MAI!! VI ADORO TUTTE NELLE PERSONE DI: ICEPRINCESS/ SHIORI LILY CHIARA / ARYELLE / EFFE 95 / ROXY XY / MARY GRIFONDORO /  LA LADRA DI LIBRI / MITSUKI 91 / JULIET LILY POTTER / ZONAMI 84 / CHAPEAUCHINOIS /  CICCI 12  E STARK MALFOY!! GRAZIE DI CUORE!! INOLTRE RINGRAZIO CHI MI HA AGGIUNTO ALLE PREFERITE / SEGUITE E RICORDATE ED ANCHE CHI MI LEGGE SOLTANTO!! UN BACIONE GRANDE A TUTTE!!

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Capitolo 16
*** 15 CAPITOLO ***


Bailey si guardò intorno.
Era la più grande biblioteca che avesse mai visto, forse un po’ meno moderna di quelle vicino a casa sua, infatti non riusciva a vedere computer da nessuna parte, ma i libri compensavano la mancanza di questi.
Non riusciva a vedere neanche dove finiva uno scaffale da quanto erano alti e in ognuno di essi vi erano tanti di quei libri che si chiese se gli sarebbe mai bastata tutta la sua vita per leggerli tutti.
Si spostò per fare spazio a due libri che si stavano incrociando per aria mentre volavano verso due uomini che probabilmente si apprestavano a leggerli e scosse la testa “Magico” mormorò.
Gabrielle si voltò verso di lui con un sorriso “ bè, piccolo Malfoy, benvenuto alla più grande Biblioteca dei maghi. Qua potrai scoprire tutto ciò che vuoi sapere di entrambe le tue famiglie”.
Bailey guardò per un attimo Gabrielle annuendo, ma era talmente preso da quello che stava vedendo che riportò lo sguardo davanti a sé.
“Funziona così” gli spiegò e Bailey riportò la sua attenzione verso di lei “ ti siedi ad un tavolo, appoggi una mano su quella piccola sfera che vedi …” disse indicando un piccolo globo posizionato sul bracciolo di ognuna delle sedie “ e dici la parola chiave del libro che vuoi vedere” lo informò, poi però storse leggermente le labbra.
“Però pensandoci bene, qualsiasi parola tu dica: che sia Malfoy, Potter o seconda guerra magica verrai inondato di libri…”
Bailey non poté fare a meno di inarcare le sopracciglia, addirittura inondato?
In quel momento sentì la mancanza di Harry e gli altri. Per quanto i suoi cugini lo riempissero di informazioni senza capo né coda e lui, la maggior parte delle volte, non riuscisse a raccapezzarcisi, riuscivano sempre a metterlo a suo agio.
Invece con quella donna si sentiva leggermente sotto esame.
Come se lei stesse decidendo se valeva la pena o no perdere tempo con lui.
“Pensavo avessi capito ormai che la tua famiglia non è una famiglia qualsiasi da nessuno dei due lati” gli disse.
Le parole di Gabrielle risuonarono in una maniera strana nelle sue orecchie e Bailey all’ improvviso ricordò le parole di suo padre “ promettimi che verrai da me”.
Inizialmente non ci aveva fatto caso, ma per quale motivo voleva che chiedesse a lui?
 “Merlino quanto sei riflessivo, piccolo Malfoy” affermò guardando la sua espressione pensierosa “Ed io che credevo che il sangue Potter nelle tue vene scatenasse un po’ di curiosità in te”.
Bailey guardò i libri e poi tornò a guardare lei, in fondo bastava che non credesse a tutto ciò che leggeva, no?
Non era quello che continuavano a ripetergli tutti?
“Ti consiglio di cominciare con l’inizio di tutta la storia: Il Signore Oscuro e la sua ascesa dovrebbe aiutarti” lo guardò piegando la testa “ giusto per capire di cosa parliamo” continuò, poi sorrise di nuovo “ tornerò per le tredici” disse ancora e Bailey annuì.
Non capiva come mai non restasse con lui, ma alla fine ne fu felice, non sarebbe riuscito a leggere in pace con lei accanto, sarebbe stato a disagio.
Individuò un tavolo dove vi era seduta solo una ragazzina bionda con un volto familiare e si sedette su una sedia poco distante da lei.
Era sicuro di aver già visto quella ragazzina e strinse gli occhi per cercare di ricordare, ma quella mattina sembrava che il suo cervello avesse deciso di prendersi una pausa.
La vide china sul libro che aveva di fronte, così concentrata da non notare nessun libro che le passasse vicino e distolse lo sguardo infastidito dalla sua mancanza di memoria.
Poggiò la mano sulla sfera e si concentrò. Aveva quasi paura.
In fondo lui non aveva mai fatto una vera magia.
Aveva salvato sua madre da quegli uomini, ma era stato un puro caso, magia involontaria, come l’aveva definita l’uomo dai capelli blu, per cui perché adesso quel globo avrebbe dovuto ascoltarlo?
Decise di fare una prova e si guardò intorno sperando che nessuno gli prestasse attenzione e potesse assistere alla sua, eventuale, figuraccia, ma tutti sembravano troppo presi o concentrati.
Ricordava quello che gli aveva detto quella donna e sapeva che probabilmente era la mossa giusta per, come aveva detto, cominciare dall’ inizio della storia. Ma lui non era mai stato un tipo che ascoltava gli altri, era sempre stato uno che faceva di testa sua e la prima cosa che voleva cercare era l’inizio della sua storia.
“Giornali. NewMan. Lily Potter” disse cercando di tenere bassa la voce, ma di essere il più chiaro possibile.
Si voltò per vedere se avesse funzionato e sgranò gli occhi: una quantità incredibile di giornali si stavano dirigendo verso di lui.
Vide qualche testa voltarsi al passaggio di tutta quella quantità e si voltò di nuovo verso il tavolo leggermente imbarazzato.
Quando i giornali si posarono davanti a lui con un piccolo tonfo e un gran fruscio di pagine, Bailey si voltò di nuovo verso la ragazzina e vide che aveva attirato la sua attenzione.
Lei lo guardò con quei suoi grandi occhi color oceano e Bailey si chiese di nuovo dove l’avesse vista, ma poi decise che non aveva importanza e che doveva sbrigarsi a leggere.
Guardò il primo giornale e vide che era datato 01 settembre 2018 e il titolo in prima pagina era scritto in caratteri cubitali.
MORTO HARRY POTTER. 
E accanto al titolo una foto piuttosto grande di quello che era stato suo nonno.
Bailey guardò attentamente quella foto, ormai si era abituato alle foto che si muovevano. Suo nonno somigliava davvero tanto a suo cugino Harry, oltre ad averne ereditato il nome, aveva ereditato anche quegli occhi che sembravano pieni di onestà e curiosità.
Si chiese se si riferisse a questo Gabrielle dicendogli che non era curioso come un Potter.
Il trafiletto subito sotto al titolo in grassetto descriveva di come l’attacco fosse stato perpetrato ai danni di Harry Potter e sua moglie con il chiaro intento di ucciderli, mentre la loro figlia Lily, l’unica dei tre figli che si trovava in casa, dato che era troppo piccola per andare ad Hogwarts, era stata trovata ferita, ma ancora in vita.
Bailey sospirò guardando la foto di sua nonna e di sua madre, la piccola Lily aveva un sorriso così pieno di felicità che Bailey era sicuro di non aver mai visto sul volto di sua madre.
D’altronde da quello che c’era scritto, sua madre aveva assistito all’omicidio dei suoi genitori e lui non riusciva neanche ad immaginare cosa volesse dire.
Vedere sua madre rischiare di morire era un immagine che Bailey non avrebbe mai dimenticato, i suoi occhi che lo guardavano mentre quel NewMan le schiacciava la testa contro il vetro. Era una cosa che, ne era convinto, gli sarebbe rimasta impressa a vita.
Vederla morire sarebbe stato un dolore enorme.
Scosse la testa per mandare via quelle immagini e scorse altre pagine per vedere gli altri titoli di quel giorno e vide che l’intero quotidiano era centrato su quell’ avvenimento.
Bailey capì cosa volevano dirgli tutti quando gli ripetevano che la sua famiglia era davvero famosa.
C’era l’intera storia di suo nonno: il bambino che è sopravvissuto. Lo chiamavano così e spiegavano come, proprio lui, che era sopravvissuto innumerevoli volte a Colui che non deve essere nominato, fosse perito, inaspettatamente e per mano di alcuni seguaci con troppo potere.
Poi vi erano interviste a persone che si vantavano di conoscere suo nonno e anche di persone che lo ammiravano e che avevano lavorato con sua nonna presso quello stesso giornale.
Bailey non sapeva neanche che sua nonna fosse stata una giornalista. E pensare che tutti gli dicevano di non credere a tutto quello che poteva leggere su di essi.
All’ improvviso un titolo catturò la sua attenzione:
INTERVISTA AI VECCHI MANGIAMORTE. COSA PENSANO MALFOY, LESTRANGE E NOTT DELLA NUOVA MINACCIA?
Mangiamorte? Non sapeva neanche chi fossero, ma già dal nome non gli piacevano e il fatto che fossero associati alla famiglia del padre gli faceva venire una rabbia incredibile.
Quando vide quel simbolo maledetto però sentì l’ira aumentare così tanto che poteva sentire distintamente la vena del suo collo pulsare con il battito accelerato del suo cuore.
Ognuno di quegli uomini aveva sul braccio il marchio che aveva visto sul braccio di quell’assassino.
Alzò il viso e vide che i giornali si erano sollevati e vibravano come se fossero in attesa di un suo ordine.
Si voltò sconvolto, come aveva fatto? Incrociò lo sguardo della ragazzina vicino a lui e scosse la testa come per dirgli di non farlo.
Bella forza e come doveva fare?
Forse era la rabbia che aveva provato?
Chiuse gli occhi prendendo dei forti respiri. Calmati, Bailey. Gli sembrava di poter sentire la voce della sua mamma.
La voce più rassicurante che conosceva.
Quando riaprì gli occhi vide che i giornali si erano fermati ed erano di nuovo poggiati sul tavolo.
Si voltò di nuovo verso la ragazzina e vide che lo stava ancora fissando, infastidito decise che non l’avrebbe più guardata e si riconcentrò sulla ricerca.
Aveva ormai intuito che dal lato di suo padre non erano degli eroi come da quello di sua madre.
Addirittura suo nonno Harry sembrava essere colui che aveva liberato il mondo magico dal peggiore dei maghi.
Guardò di nuovo il suo volto, era così normale? Poteva davvero essere fortissimo? E nelle sue vene scorreva il suo stesso sangue?
Poi ripensò alla famiglia di suo padre. Potevano essere davvero stati i più cattivi? La parte malvagia della storia?
E, se così fosse, come aveva potuto sua madre amarlo? Doveva decisamente capirne di più.
Si guardò indietro, era indeciso sul da farsi.
Aveva paura che mettendo la parola Mangiamorte avrebbe ottenuto un po’ troppi libri, ma voleva davvero capire e sentiva che tutto era legato a quello.
Alla fine decise “Lucius Malfoy”  era sicuro che quello fosse il nome detto da quel NewMan, dubitava che l’avrebbe mai dimenticato “ Draco Malfoy” aggiunse e poi si morse il labbro “ Scorpius Malfoy” enunciò sentendosi un po’ scorretto.
In fondo avrebbe potuto benissimo chiedere a suo padre e suo nonno di raccontargli quello che sembrava essere un segreto importante.
Quando si voltò vide parecchi libri e giornali volare verso di lui, erano così tanti che aveva attirato l’attenzione di diverse persone.
Si sentì lievemente arrossire mentre si depositavano tutti davanti a lui con un rumore di libri sbattuti così forte che anche la bibliotecaria si alzò dalla sedia per osservarlo.
“Oh! Grazie mille, Bailey”.
La ragazzina si era alzata senza che lui la notasse e lo aveva raggiunto sedendosi accanto a lui.
“Credo proprio che così riusciremo a prendere un bel voto nella ricerca” disse a voce piuttosto alta e tutte le persone che lo osservavano persero interesse e tornarono ai loro impegni.
“Sei pazzo?” bisbigliò la ragazzina e Bailey inarcò un sopracciglio.
Avrebbe voluto chiederle chi era, ma lei riprese immediatamente a parlare.
“Non ti ricordi di me, vero?” gli chiese, poi sospirò “ tipico, d’altronde non ci prestasti molta attenzione quel giorno… Nocturn Alley ti attirava di più” gli disse con un sorriso e Bailey improvvisamente ricordò.
“Sei la cugina di Harry”.
Lei sorrise annuendo “ complimenti Malfoy, cinque punti a…”
Lo guardò spostando la testa di lato per osservarlo meglio “ sicuramente non Corvonero o non avresti fatto quello che hai fatto”.
“E cosa ho fatto di preciso?” chiese sorpreso.
“Non puoi evocare dei libri del genere” lo rimproverò “ soprattutto non con il cognome che porti” lo ammonì e Bailey incrociò le braccia “ e perché mai?”
Sarah prese un respiro e incrociò le braccia davanti a sé “ perché tuo nonno è stato accusato per molto tempo di essere affiliato con i NewMan” confessò e Bailey aprì le labbra sorpreso.
“Mio… mio nonno?” chiese. Con quelli che avevano cercato di uccidere sua madre?
“Sì, ma è stato ascoltato e scagionato…avevano paura per il rapporto che ha avuto con Harry Potter e per il suo essere stato, per breve tempo, un Mangiamorte”.
Bailey era sempre più sconvolto.
Quella ragazzina aveva la voce di chi voleva tranquillizzarlo, ma non ci stava riuscendo neanche un po’.
Ripensò al sorriso storto di suo nonno e ai suoi occhi cupi. Gli era sembrato che avessero qualcosa di strano.
Una sensazione di colpa repressa, ma aveva sempre pensato che fosse così con lui.
“Comunque non troverai vere notizie nei giornali”.
“Sembra essere il pensiero comune” rispose acido, ma per ora tutto quello che aveva letto era vero.
“Forse perché è la verità” replicò lei, poi mise una mano sul globo e bisbigliò qualcosa che Bailey non capì.
Un solo giornale le finì dritto tra le mani.
Bailey era ammirato. Quella sì che era magia.
Sarah lo guardò un secondo e poi gli chiese “ cosa hai imparato di tuo nonno Harry?” gli chiese e Bailey aggrottò le sopracciglia.
“So che è una sorta di supereroe, ha sconfitto un mago oscuro e potentissimo, è stato amatissimo da tutta la comunità magica, ha avuto una vita straordinaria ed è morto quando mia madre aveva dieci anni…”
“Hai sbagliato qualcosa” lo interruppe e Bailey incrociò le braccia. Era sicuro di no.
Ma non fece in tempo a replicare che Sarah distese il giornale sopra il tavolo, una vecchia copia della Gazzetta del profeta.
Era davvero molto molto vecchia “ questo è tuo nonno” disse indicando la foto “ aveva quindici anni ed era un pazzo e visionario” gli indicò il titolo del giornale dove accusavano Harry Potter di essere un ragazzino in cerca di attenzioni ed un certo Albus Silente di essere ormai un vecchio pazzo.
Stava per chiedere perché lo accusassero di essere pazzo, ma lei lo precedette “ diceva solo la verità” disse continuando a fissare il volto di Harry “ mio nonno dice sempre che lui non ha mai avuto dubbi, ma che Harry ha dovuto lottare e perdere tante persone che amava per far entrare nella testa delle persone che Voldemort era tornato”.
“Voldemort?” chiese Bailey e Sarah si strinse le braccia attorno con fare protettivo “ il mago Oscuro, quello sconfitto da tuo nonno…e anche un po’ dal mio” disse con fare orgoglioso e Bailey non poté fare a meno di sorridere all’espressione di Sarah.
Poi riabbassò gli occhi sul giornale e sospirò “ comunque so che non devo credere a tutto ciò che dicono i giornali, non ho bisogno che me lo dica tu” disse un po’ spazientito.
“Ok, allora diciamo che volevo solo esserne sicura, dato che pochi minuti fa sei riuscito a sollevare tutti i libri intorno a te e di solito questi atteggiamenti sono dovuti dalla rabbia” gli spiegò.
“Mi sono saputo controllare” replicò Bailey.
“Certo” ribatté Sarah con sarcasmo e rimettendo la mano sul globo per far volare via la copia del giornale che aveva richiamato.
“Cosa cercavi precisamente sulla tua famiglia?” gli chiese e Bailey avrebbe quasi voluto dirle di farsi i fatti suoi, ma fondamentalmente gli piaceva parlare con lei e poi era l’unica che si era messa a sua disposizione per aiutarlo.
“Tutto” disse in un sospiro “ le persone continuano a dirmi che non capisco cosa voglia dire essere un Malfoy, che sono un Serpeverde predestinato ed io non so neanche perché…anzi non so neanche cosa voglia dire essere un Serpeverde” ammise “ e adesso…” si fermò indeciso se confessare o no quel dubbio che gli si era insinuato dentro.
Decise che per ora era meglio non dire niente e, per fortuna, Sarah non parve accorgersi del suo tentennamento.
Sarah lo guardò “dev’essere tremendo essere discendente di due casate così importanti e non sapere niente di loro…”
“Grazie” la interruppe Bailey un po’ scocciato e lei sorrise di nuovo “non voleva essere una presa in giro, ti capisco davvero”.
“No, non è vero” replicò Bailey e lei annuì “ sì, hai ragione, ma diciamo che tendo a mettermi nei panni delle persone…sono molto sensibile” lo informò.
Stettero ancora molto tempo a parlare e Sarah gli descrisse per filo e per segno tutte le case di Hogwarts e le loro caratteristiche.
Gli confessò di aspirare ad essere una Tassorosso come la nonna od un Grifondoro come il nonno, ma che comunque ai loro tempi non c’era niente di male ad essere Serpeverde.
L’unico problema era la rivalità innata che c’era tra le case, soprattutto tra Grifondoro e Serpeverde.
Gli spiegò che anche sua madre era una Grifondoro e che quindi chi diceva che il suo destino era segnato non sapeva di cosa parlava e Bailey si sentì subito un po’ meglio.
La sensazione però durò solo fino a quando non gli tornò in mente che suo nonno era stato un Mangiamorte.
 “Sai mio nonno dice che c’è sempre una scelta” gli disse Sarah riportandolo alla realtà “ dice che è una lezione che ha imparato dal tuo…”
“Dal nonno Potter immagino” e Sarah annuì “ vuol dire che anche se tutti nella tua famiglia dovessero essere cattivi, te non dovresti per forza essere come loro…”
Bailey si chiese come avesse fatto a capire cosa stava pensando.
“E comunque la guerra è finita da tempo e tuo padre non l’ha neanche mai vista” continuò “e poi stava con tua madre ed è la cosa più romantica del mondo” concluse con fare sognante.
Bailey la guardò, le mancavano solo gli occhi a cuoricino.
“Come può essere una cosa romantica?” le chiese “ sono solo due che stanno insieme” disse poi.
Sarah scosse la testa senza togliersi quell’espressione dal viso “ solo due che stanno insieme?” chiese quasi inorridita “ i tuoi genitori hanno fatto pensare che tutto sia possibile…almeno così dice mia madre”.
“Tua madre li conosce?” chiese e Sarah scosse le spalle con naturalezza “ non credo, o almeno non bene… papà è il fratello di tua zia e quindi si conoscevano perché si vedevano alle feste… almeno penso” affermò pensierosa “però è impossibile non aver mai sentito parlare dei tuoi genitori…”
“Per le loro famiglie” assentì, ormai era sicuro di aver capito, ma quando la vide scuotere la testa aggrottò le sopracciglia incuriosito.
“No, proprio per loro” gli spiegò “ tua madre e tuo padre sono stati tra i più grandi oppositori dei NewMan…”
“Anche mio padre?” chiese stupito e Sarah rise “ sei davvero un testone, Bailey” affermò “tuo padre è un Auror… sta dalla parte del bene”.
Bailey avrebbe voluto chiederle cosa era un Auror, ma la vide alzarsi “Credo di dover andare” disse guardando l’orologio e anche Bailey osservo il suo: erano le dodici e trenta.
Era stato tutta la mattina a parlare con quella ragazzina e aveva capito delle sue famiglia molto più di quanto avesse fatto nelle tre settimane che era stato con gli altri.
“Immagino ci vedremo ad Hogwarts, Bailey” gli disse e lui inarcò le sopracciglia “Il primo settembre” chiarì e Bailey spalancò gli occhi.
Non aveva più pensato alla data e, ormai, al primo di settembre mancava poco più di una settimana.
Bailey annuì “ ok. Ciao” le disse e lei fece una piccola smorfia prima di tornare a sorridere “ ciao, testone” gli disse e se ne andò prima che lui potesse protestare per come l’aveva chiamato.
Bailey guardò i giornali. E adesso? Come li rimetteva a posto?
***
Lily cadde battendo il viso sul pavimento e sentì il naso scricchiolare.
Si tirò su mettendosi a sedere e portandosi una mano sul naso per sentire se fosse tutto a posto.
Quando lo constatò si alzò in piedi e vide di aver attirato l’attenzione di un bel po’ di persone tutte vestite di azzurro.
Li guardò a disagio. Non sapeva dov’era finita, ma quello che aveva capito era che quella cosa che aveva afferrato l’aveva fatta muovere da un posto all’altro.
Solo che dove era finita?
Ripensò a Scorpius e si chiese se si era accorta che mancava, ma poi rifletté: anche se l’avesse fatto perché in quel momento gli sarebbe dovuto importare?
Come poteva competere con una che aspettava un figlio da lui?
Arrossì. Competere? Cosa le prendeva, lei non aveva mire su Scorpius Malfoy.
Lui era solo il padre di suo figlio. Sì, ma l’hai baciato, disse la sua coscienza e lei sospirò cercando di metterla a tacere.
Non era il momento di pensare a cosa provava per Scorpius Malfoy. Non poteva mettere ordine in quel momento nella sua testa, doveva ancora capire dove fosse e chi erano quelle persone che la stavano guardando come se avessero appena visto un fantasma.
“Lily?” chiese una voce sorpresa.
Lily sbatté le palpebre guardando il ragazzo davanti a lei e si ritrovò nella stessa situazione di tante altre volte: e adesso lui chi era?
“Merlino. Quando me l’hanno detto non potevo crederci…sei davvero tu” le disse avvicinandosi e Lily per reazione si allontanò di un passo.
Questo fece spegnere il sorriso nel volto del ragazzo che si fermò sul posto “io… io… mi dispiace, mi hanno detto di questo tuo problema” disse scuotendo la testa “ è che mi sembrava così impossibile” sorrise e Lily pensò che era un sorriso familiare.
“Sono Lorcan” le disse tendendole la mano “Lorcan Scamander” aggiunse mentre lei gli stringeva la mano.
Lily guardò le altre persone. Uomini e donne tutti vestiti con la strana uniforme azzurra che la guardavano come se avesse il volto pieno di bubboni fluorescenti.
Si toccò automaticamente il viso e sentì Lorcan ridere “ va tutto bene, Lily” la tranquillizzò “ sono solo stupiti” affermò e poi la guardò “ ci sei letteralmente apparsa all’ improvviso”.
Lily sollevò quel piccolo oggetto “Estela mi ha lanciato questo” gli disse e lui guardò l’oggetto prima di rialzare il viso su di lei “Estela, eh?” le chiese a conferma e mentre Lily annuiva nel suo volto passò una smorfia.
“Immagino si volesse liberare di te” disse senza mezzi termini e Lily sentì il cuore sprofondare.
“Non ha pensato a quanto fosse pericoloso per te girare senza protezione? Credo che Scorpius stia impazzendo…sarà meglio mandare un Patronus…”
“No” lo interruppe lei, pur non sapendo cosa fosse un Patronus.
“Per favore, no” disse e Lorcan notò quanto la sua voce sembrasse triste.
“Voglio solo tornare a casa” disse e Lorcan si guardò un attimo intorno prima di tornare a concentrarsi su di lei.
“James e Teddy sono in missione” disse sovrappensiero “ ti accompagno io” affermò e le mise una mano sulla schiena per guidarla fuori dalla stanza.
Appena fuori dalla stanza però Lorcan si fermò e Lily si voltò verso di lui.
“Che ne dici di venire in un posto con me?” le chiese e Lily batté piano le ciglia.
Non aveva mai visto questo ragazzo eppure la tentazione di dirgli di sì era tanta, era come se lui le desse inconsciamente fiducia.
“Chi sei?” gli chiese improvvisamente e Lorcan s’irrigidì un attimo “ mi sono presentato” le disse.
Lily annuì “ intendo dire: ti conoscevo bene? Siamo amici? Siamo stati fidanzati? Non lo so… intendo chi sei per me” chiarì e Lorcan la guardò con un sorriso genuino.
“Mi conoscevi molto bene e sì siamo amici, ma mi dispiace non siamo mai stati fidanzati… abbiamo sempre avuto i gusti in comune” scherzò facendole un occhiolino.
“Oh” disse Lily cogliendo l’allusione e Lorcan rise “ reagisti così anche quando avevamo quindici anni… non sei mai stata brava a capire certe cose” la prese in giro e Lily sorrise spontaneamente.
Era vero. Anche nei ricordi della sua seconda vita, come aveva iniziato a chiamarla, non era mai stata brava ad intuire certe cose.
“Adesso vieni con me?” le chiese “ dove vuoi portarmi?” chiese semplicemente e lui sorrise ancora più ampliamente “ a vedere i Gorgosprizzi” le rispose e Lily inarcò le sopracciglia divertita.
“I Gorgo-che?” chiese cercando di tenere la voce seria, le sembrava un nome assurdo anche per il mondo magico.
“Dammi la mano” le disse e Lily annuì tendendogliela e lasciando che lui la smaterializzasse con sé.
Appena i suoi piedi toccarono terra Lily tirò un sospiro di sollievo. Provava sempre disagio con le smaterializzazioni, le sembrava di non poterle controllare e, purtroppo, era davvero così.
Si guardò intorno e vide un enorme giardino.
Vi era un gruppo di cespugli con dei piccoli frutti leggermente sollevate sopra essi, che se non fosse stato per il loro colore viola, Lily avrebbe pensato che fossero delle piccole zucche.
“Non toccate le prugne dirigibili” lesse Lily a voce alta, poi si voltò verso il ragazzo “ cosa fanno se le tocchi?” chiese e Lorcan sorrise “ meglio che tu non lo sappia” rispose continuando a camminare e Lily a malincuore lo seguì.
Arrivarono di fronte ad una serra piuttosto piccola, sembrava poter contenere a malapena una manciata di persone e sulla porta vi era scritto “ vietato l’ingresso: Jobberknoll”.
Lily si fermò mentre Lorcan stava già mettendo la mano sulla porta “ non avevi detto che mi mostravi i Gorgo-qualcosa?” chiese improvvisamente diffidente.
Lorcan sorrise “ allora avevo ragione” disse soltanto e prima che Lily potesse reagire la prese per un polso e con uno strattone la fece entrare insieme a lui dentro quella serra.
Le urla che la circondarono erano tremende.
Provenivano da quegli uccelli azzurri che la circondavano.
Quella non era una piccola serra, ma un’enorme gabbia piena di questi uccelli che dovevano essere i Jobberknoll.
Facevano un rumore tremendo, assordante.
Lily era convinta di non riuscire ad udire neanche i suoi pensieri, figurarsi se poteva parlare con Lorcan.
Improvvisamente lo vide prendere la bacchetta e automaticamente s’irrigidì, ma poi la mosse e lei poté finalmente togliersi le mani da sopra le orecchie.
Adesso sentiva le orecchie come ovattate, come se improvvisamente qualcuno avesse abbassato il volume.
Guardò Lorcan, i suoi capelli biondi ricadevano scomposti sul suo volto e i suoi occhi azzurri sembravano studiarla.
“Per tutti i Ricciocorni Schiattosi, Lily” disse e con slancio l’abbracciò.
Lily si staccò praticamente subito “ Cosa vuoi da me?” gli chiese improvvisamente diffidente e lui alzò gli occhi al cielo.
“Sia ringraziato Merlino… credevo non fosse rimasto niente di te” le disse “ quando ho visto con quale passività hai accettato che Estela ti avesse estromesso da casa di Scorpius… Non credevo che lo avresti mai permesso” le disse precedendo la sua protesta.
“E dovevi portarmi qua per dirmelo?” chiese ampliando le mani per indicare la serra attorno a loro, Lorcan scosse la testa.
“No, ti ho portato qua perché anche i muri hanno orecchie e perché devo dirti tre cose” le disse “ una più importante dell’altra” sentenziò e Lily incrociò le braccia pronta ad ascoltarlo.
“Sentiamo, ma sii veloce perché voglio davvero andarmene di qua” disse spiccia.
“Poco prima di scomparire mi hai consegnato qualcosa, ma prima di ridartela voglio essere sicuro che tu abbia ritrovato la grinta necessaria per combattere perché non permetterò che i NewMan facciano polpette di te e di tutto quello che hai combattuto per conquistare” iniziò.
Lily lo guardò “devi darmelo subito” protestò, forse poteva aiutarla a far combaciare Leon e Sussurro.
“Non posso” si oppose Lorcan “ ho promesso di custodirlo per te… ho promesso che non avrei permesso a nessuno di impossessarsene…”
“Ma te l’ho dato io” ribatté Lily “ me lo ha dato Lily Luna Potter… tu torna lei e io te lo renderò” sentenziò.
“E’ davvero una cosa così importante?” chiese e Lorcan annuì “ mi hai detto che ne sarebbe andato della tua vita”.
“E perché l’avrei affidata a te?” chiese “ mi hanno detto che Alice è la mia migliore amica e mi fido molto anche di Dominique… perché nessuno mi avrebbe detto che io e te siamo così amici da affidarti una cosa che…”
“Dovevi tenerla lontana dalla tua famiglia” disse soltanto e Lily indietreggiò di un passo “ allora non mi fidavo della mia famiglia” disse in un sussurro.
Quello spiegava perché non aveva confidato a nessuno quello che aveva affidato a degli oggetti.
Ma perché non si fidava di loro?
“Lily?” Lorcan la riportò alla realtà e lei vide dalla sua espressione che aveva capito quanto fosse turbata.
“Dio mio…sembra un maledetto giallo. La mia vita è diventata una puntata di C.S.I.”
“Di che?” chiese Lorcan e Lily sorrise “lascia perdere…la seconda cosa?” chiese.
“Penso di poterti rendere la memoria” le disse a bruciapelo e uno strano calore si diffuse nel petto di Lily.
Poteva renderle la memoria? Improvvisamente le vennero in mente gli occhi di Scorpius.
Avrebbe ricordato cosa provava per lui, anche se non era sicura che questo fosse un bene.
Già così, pensando a lui ed Estela, si sentiva come se il suo cuore fosse stato preso in mano e stretto fino a farlo sanguinare, non doveva volare troppo con l’immaginazione per sapere cosa avrebbe provato una volta avesse riacquistato la memoria.
Ma non poteva essere egoista, doveva pensare che nella sua memoria si nascondevano cose davvero importanti, come l’assassino dei suoi genitori.
“Come?” chiese e lui si strinse nelle spalle “ Tutti sanno che le piume di questi uccelli sono usati per gli incantesimi di memoria, ma nessuno sa che le femmine, pochi secondi prima di morire, fanno un uovo…nessuno si avvicina a loro al momento della loro morte, dato che emettono dei lamenti infernali” mosse per un attimo la bacchetta e quel suono ricominciò a perforarle le orecchie, ma lui li mise subito a tacere ricreando la bolla intorno a loro “ come dargli torto, vero?” chiese ironicamente.
“Pensi di riuscirci davvero?” e lui annuì “ io e mio padre li abbiamo studiati a fondo e…”
“Perché lo faresti?” lo interruppe Lily e Lorcan si sganciò un bracciale di cotone e le prese la mano agganciandolo al suo polso.
Lily alzò gli occhi su di lui e adesso questo cosa voleva dire?
“Era un patto che abbiamo fatto… un patto sigillato quando avevo sedici anni, il giorno del funerale di mia madre”.
Anche lui aveva perso sua madre? E anche lui per colpa dei NewMan?
Sentì un moto di solidarietà verso quel ragazzo che stava cercando di aiutarla.
Aprì le labbra “ mi…”
“Lo so” la interruppe Lorcan e Lily vide che il suo sguardo si era adombrato “Io, te e Frank Paciock…un altro compagno di scuola” aggiunse vedendo il suo sguardo smarrito.
“Che patto era?”
Per un attimo Lorcan fu trascinato dentro il ricordo di quel giorno.
 
La bara di sua madre che veniva lentamente calata sulla terra e quasi tutto il mondo magico che era lì a dare l’addio all’ ennesimo eroe di guerra che era stato ucciso.
Lorcan e Lysander si chinarono e gettarono un mucchietto di terra sopra di essa e insieme anche qualche fiore “ è pieno di Nargilli” disse Lorcan con la voce rotta prima di scappare via e dare le spalle al funerale.
Si lasciò cadere sotto un albero e si sedette prendendosi il viso con le mani e dando sfogo a tutta la sua disperazione.
Dopo poco avvertì la presenza di qualcuno e spostò le mani per vedere chi fosse.
Vide Frank Paciock il suo migliore amico che si era seduto accanto a lui.
“Non è giusto, Frank” disse disperato e lui gli mise una mano sul braccio stringendoglielo per fargli capire che anche se non aveva idea di cosa dire lui c’era.
“Il suo sorriso, I suoi occhi… era la mia mamma, Frank” continuò non riuscendo a tenere a freno le lacrime.
“Toglieremo il loro sorriso e caveremo i loro occhi”.
Lorcan alzò il viso per vedere Lily davanti a sé.  Quasi trasalì per il fuoco che vide nei suoi occhi, sembrava traboccare fuori da essi, sembrava bruciarla dall’interno.
“Te lo prometto, Lorcan” gli disse.
“Qualsiasi cosa hanno fatto a lei, io glielo farò il doppio e quando riuscirò ad uccidere il primo vedrò il volto dei miei genitori e di tua madre” concluse e lui le credette “ io ti aiuterò sempre” le disse soltanto annuendo tra le lacrime, poi guardò Frank in attesa di una sua risposta.
Lui li guardò indeciso se prenderli sul serio o no, ma infine annuì “ se si tratta di uccidere quei mostri io ci sto” disse semplicemente.
 
“Uccidere i NewMan” rispose soltanto e poi sospirò “ ti riporto a casa” le disse a mò di congedo e Lily annuì e si voltò aprendo leggermente la porta, ma lui la richiuse con una mano, rendendola prigioniera del suo braccio.
Non riusciva a lasciarla andare così.
“Devi tornare in te, Lily” le disse “ la pozione della memoria non sarà pronta prima di qualche mese, ma tu devi ritrovare te stessa prima di allora o ti uccideranno” le disse.
“Mi stai minacciando?” chiese Lily quasi spaventata da quegli occhi che sembravano spiritati.
“Non è un gioco, centinaia di persone sono morte per colpa dei NewMan…”
“So benissimo che non è un gioco” si oppose Lily arrabbiata “ mi hanno rovinato la vita…”
“Tu non sai neanche quanto, Lily. E’ questo il fatto. Tutti ti proteggono, tutti festeggiano perché sei tornata da loro, ma nessuno si preoccupa di quanto questo posto sia pericoloso per questa nuova te… non sai difenderti, non sai quanti di questi maledetti hai danneggiato, non sai chi sei e non hai neanche niente della rabbia e la grinta della vecchia Lily”
“Non posso farci niente” si oppose Lily sentendo la rabbia impossessarsi di lei.
“Certo che puoi e questa è la mia terza cosa: torna te stessa. Non si può essere prima un leone e poi un agnellino. Ritrova quella rabbia dentro di te e reagisci. Ad esempio se vuoi Scorpius riprenditelo… La vecchia Lily non si sarebbe lasciata scacciare da Estela…”
“Non è così semplice” replicò Lily e Lorcan scosse la testa “ritrova te stessa e lo sarà”.
Per un attimo a Lily tornarono in mente le parole di Estela, quando l’accusava di non essere più lei.
Lorcan sospirò “Combatti!” le disse.
***
La donna si mosse sul letto.
Era così piccolo e la sua cella così misera che si chiese se lei, da sempre abituata al lusso, si sarebbe mai adattata a vivere così.
E dire che ormai erano vent’anni che viveva così.
Si guardò le mani diafane e un ricordo la invase.
 
“Me lo devi. Abbiamo fatto un patto infrangibile”.
Quella voce dura e cattiva, eppure quella voce che era cresciuta ascoltando.
“Tu mi aiuterai, Narcissa” le disse porgendole una boccetta con all’interno un liquido opalescente “ mi aiuterai e io terrò fuori i Malfoy da questa nuova guerra”.
Narcissa lo osservò. Sapeva che un giorno si sarebbe pentita per il voto infrangibile stretto con quella persona, ma ormai non poteva più tornare indietro.
Draco, il suo bambino, era innocente e Scorpius, il suo nipotino, aveva tutto il diritto di crescere senza conoscere la guerra.
Pensò a Lucius e ai guai che avrebbe passato per la sua scomparsa, ma se erano arrivati a questo punto era colpa sua. Sua e di quella pazza di sua sorella, loro li avevano coinvolti nella guerra magica.
Loro li avevano fatti essere quello che erano diventati: dei reietti.
Prese la boccetta in mano “E sia” disse iniziando a bere con la sua grazia innata che l’aveva sempre contraddistinta.
 
Un uomo si avvicinò alle sbarre della cella e silenziosamente poggiò al suo interno una fiala.
Narcissa la guardò con il disgusto che traspariva dal suo volto, ma come sempre la bevve tutta.
 
COMMENTO: ECCOMI TORNATA! SEMPRE UN PO’ IN RITARDO E ME NE SCUSO, MA LE COSE NON VANNO AFFATTO MEGLIO E QUINDI… CMQ PARLIAMO DELLA STORIA CHE E’ MEGLIO :D CHE NE DITE DI BAILEY? CHIARAMENTE E’ UN RAGAZZINO E GABRIELLE LO HA LASCIATO Lì CON TANTI DUBBI E PAURE…PER FORTUNA E’ ARRIVATA SARAH, ADESSO SECONDO VOI CHIEDERA’ SPIEGAZIONI AL PADRE O AL NONNO? E LILY? COSA AVRA’ AFFIDATO DI TANTO IMPORTANTE A LORCAN? NE AVETE UN’IDEA? E QUESTO FATTO CHE NON SI SIA FIDATA DI NESSUNO OLTRE A LORCAN? E LA CHIACCHIERATA CON LUI LA CAMBIERA’ UN PO’? E INFINE NARCISSA…SARA’ DAVVERO LEI? E DOVE SI TROVA? COSA STA COMBINANDO? LO SO E’ UN CAPITOLO DALLE MILLE DOMANDE E DI POCHI RICORDI,  E CON POCO LILY SCORP MA D’ALTRONDE PER ANDARE AVANTI CON LA STORIA CI VOGLIONO ANCHE CAPITOLI PIU’ DESCRITTIVI COME QUESTO… SPERO VI SIA PIACIUTO ALMENO UN PO’…PROMETTO CHE NEL PROSSIMO CAPITOLO RITROVEREMO SCORPIUS E CI SARA’ ANCHE PIU’ AZIONE!! GRAZIE MILLE ALLE RAGAZZE CHE NON MI ABBANDONANO MAI OVVERO ICEPRINCESS / LUISA 21 / SHIORI LILY CHIARA / CICCI 12 / EFFE 95 / JULIET LILY POTTER / LA LADRA DI LIBRI / ROXY HP / ZONAMI 84 / MIKY MUSIC E GIN 97!! GRAZIE MILLE A TUTTE DI CUORE E GRAZIE ANCHE A CHI MI HA AGGIUNTO ALLE PREFERITE / SEGUITE E RICORDATE ED ANCHE A CHI MI LEGGE SOLTANTO!! UN BACIONE A TUTTE!!

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Capitolo 17
*** 16 CAPITOLO ***


Lily mise piede in casa lentamente quasi sentendosi sotto esame.
Sembravano aspettarla tutti, ma l’unica persona che avrebbe voluto fosse con loro non c’era.
Santo cielo, ma come mai dalla prima volta che aveva messo piede in quella casa aveva perso tutta la razionalità?
Scorpius non era suo e aspettava un bambino da un’altra donna, quella con cui era impegnato, quindi, come poteva pensare che lui fosse lì con lei?
“Lily” alla fine Albus si staccò dal gruppo e andò ad abbracciarla.
Lily si lasciò abbracciare senza irrigidirsi, ma non rispose neanche all’abbraccio.
“Sto bene” disse quando lui si allontanò.
“Col cavolo che stai bene” la voce di James era piena di rabbia mentre guardava i suoi capelli arruffati e i vestiti sporchi come dopo un lungo viaggio. “Quando Lorcan ci ha inviato il Patronus…”
“James” lo riprese Teddy che sicuramente aveva già sentito questo discorso e sapeva che non sarebbe andato a parare da nessuna parte di buono. James si fermò prendendo un respiro per evitare, probabilmente, una fila di parolacce.
“Comunque sia, appena Scorpius arriverà dovrà spiegarci un paio di cosette”.
Lily quasi rise, Dominique in quel momento sembrava molto materna con Matthew in collo, ma in realtà i suoi occhi sembravano alimentati dallo stesso fuoco di James.
“Non è colpa sua” lo difese Lily e poi si morse il labbro sorpresa da se stessa. Doveva smetterla.
Doveva smettere di difenderlo o anche solo di pensare a lui.
Era davvero una stupida idiota. Non si bacia un ragazzo del quale non si sa niente e menomale che si erano fermati, perché ad essere sincera, non sapeva dove sarebbe potuta arrivare.
“Non farlo” la voce di Dominique la fece quasi trasalire “conosco molto bene questa espressione e smettila subito”.
Lily sorrise “vorrei che voi foste trasparenti per me, quanto io lo sono per voi…”
“Era quello che speravamo di fare con i ricordi” la interruppe Victoire e Lily annuì.
Piano piano, non doveva avere fretta. Il suo carattere impulsivo però fremeva.
Pensò per un attimo alla pozione di Lorcan e si voltò verso di lui, ma lo vide scuotere la testa impercettibilmente.
Non si fidava. Neanche la vecchia se stessa si fidava, eppure sembrava una famiglia così normale, anche adesso sembravano sinceramente preoccupati per lei.
Sospirò “Bailey?” chiese “Biblioteca di Diagon Alley” rispose Alice con un sorriso.
Lily aprì le labbra “ok, c’è qualcosa di strano. Biblioteca e Bailey nella stessa frase non ci possono stare” commentò.
Alice scosse la testa ridendo “Lils, ti assicuro che è lì, voleva solo sapere qualcosa di più di cosa significa essere un mago” la informò “e non è solo…Gabrielle è con lui” aggiunse.
Lily si sentì una pessima madre, continuava a pensare a come fosse tremendo per lei: una nuova famiglia, nessuna memoria di loro, scoprire di essere una strega e di essere in pericolo, ma la stessa cosa era successa a Bailey, con l’aggravante che, mentre lei sembravano conoscerla come un testo già letto, lui non lo conosceva nessuno… neanche suo padre.
“Come si arriva a Diagon Alley?” domandò e tutti si guardavano.
Odiava quando facevano così. Sembravano scegliere chi dovesse avere la responsabilità di dire di no e spiegarne la motivazione.
Lily alzò una mano “prima che qualcuno di voi mi dica che non è il caso e mi elenchi i mille motivi per cui non posso andare, vi informo che, nonostante non sappia neanche quando è il mio compleanno…”
Quasi tutti aprirono le labbra sorpresi, nessuno aveva pensato a dire a Lily quando era il suo compleanno?
“Ho comunque trentun anni e io andrò a Diagon Alley, dovessi andarci a piedi” disse decisa.
“Se qualcuno vorrà venire con me, sarà il benvenuto, altrimenti troverò il modo di andare da sola”.
James sbuffò scherzoso “ecco la mia Grifondoro” la prese in giro bonariamente e Lily sorrise anche se non aveva la più pallida idea di cosa volesse dire essere Grifondoro.
“Ti porto io” aggiunse, ma Lily non fece in tempo ad annuire che le giunse un’altra voce alle orecchie, una voce che avrebbe preferito non sentire ancora.
“No, la porto io” disse.
Lily si voltò e vide quegli occhi grigi puntati dritti su di lei. Sembravano così sicuri, come se, quando si trattava di lei, non accettassero negazioni, non accettassero compromessi.
“Non se ne parla, Malfoy” disse James irato “ non ti eri neanche accorto che era sparita…”
“Dove cavolo pensi sia stato fino ad adesso?”
“Con Estela” rispose Lily e spalancò gli occhi capendo di aver fatto un enorme gaffe.
Le sembrava di sentire i respiri trattenuti di tutti, come se avesse appena urlato a Scorpius di amarlo.
Aveva fatto peggio. Con due parole, aveva appena confermato a tutti che le piaceva, che notava ancora cosa faceva e dove era.
Vide le iridi grigie di Scorpius riempirsi di dolore, ma non era pronta a sentire.
“Ti ho cercato…” la frase di Scorpius rimase ad aleggiare nell’aria perché nessuno disse niente, sembravano tutti aspettare la reazione di Lily.
“Non sapevo dov’eri, nessuno mi ha avvertito” continuò lanciando un’occhiata piena di rabbia a Lorcan.
Lui alzò le mani in segno di difesa “non sono stato io” lo informò “no, infatti, gli ho chiesto io di lasciarti in pace… di lasciarti festeggiare” affermò e non poté fare a meno di far trasparire dalla sua voce tutta la rabbia che provava.
Lei poteva non sapere che lui era fidanzato, ma lui lo sapeva benissimo e poteva evitare di usarla o illuderla.
 “Lily…”
Lily alzò una mano per fermarlo
Lei era consapevole di essere quella dalla parte del torto, l’altra che aveva tentato di portar via il fidanzato alla donna che stava con lui, ma era comunque troppo difficile.
Il loro bacio era ancora impresso sulle sue labbra e sembrava che le avesse lasciato una scottatura da come gliele faceva bruciare.
“Non voglio parlarne” disse decisa e si avviò verso le scale sotto lo sguardo stupito di tutti.
“Lily” Scorpius provò a richiamarla, ma lei scosse la testa “vado a cambiarmi e poi andremo a riprendere Bailey” disse sicura e Scorpius annuì lentamente.
Quando fossero stati soli avrebbero avuto più possibilità di chiarire o almeno, così sperava.
Lei non guardò più nessuno. Sentiva le guance andarle a fuoco ed aveva paura che qualcuno potesse leggere nei suoi occhi e scoprire l’effetto che le faceva Scorpius.
Salì le scale e camminò nel corridoio fino ad arrivare alla stanza che era diventata la sua.
Era incredibile come, dopo un mese che stava lì, quella casa le fosse diventata talmente familiare da non perdersi nonostante gli immensi e lunghi corridoi.
Si chiese se la famiglia di Teddy fosse sempre stata lì.
Entrò nella stanza, ma capì subito che non era la sua camera.
Davanti a sé si stagliavano scatoloni e armadi polverosi.
Era una stanza inusata, e menomale che aveva appena pensato di riuscire a girare la casa senza indugi.
Aprì la porta sul corridoio, ma vide che non era neanche il corridoio giusto.
Come aveva fatto ad arrivare lì? Eppure le sembrava di aver fatto la strada di sempre.
Rientrò dentro e si avvicinò ad uno scatolone, lo aprì e vide che vi era scritto il suo nome.
Lo aprì, se vi era scritto Lily sicuramente era roba sua e non avrebbe fatto del male a nessuno se lo avesse aperto e poi, come aveva detto Lorcan, doveva rimpossessarsi della sua vita e la vecchia Lily era sicura che non lo avrebbe lasciato chiuso.
Dentro vi erano tanti vestiti e sicuramente dovevano essere i suoi.
Guardò come si vestiva prima di scomparire, ma non aveva niente di particolare, vestiti, pantaloni, jeans, tutte cose piuttosto anonime e normali.
Cose che potevano appartenere a qualsiasi ventenne strega o no.
Quando le sue mani si chiusero attorno ad un globo però si fece più curiosa.
Era un globo di pietra, non avrebbe saputo dire se fosse quarzo rosa o altro, ma sembrava pieno di venature.
Lo guardò attentamente, ma vide che non succedeva niente.
Si chiese se nel mondo dei maghi esistesse leggere nel futuro e se lei fosse una persona con quel potere, ma lasciò perdere.
Adesso non poteva indugiare ancora.
Qualcuno avrebbe potuto insospettirsi e chiedersi dove fosse finita o peggio, venirla a cercare. In fondo lei doveva solo cambiarsi e non poteva metterci troppo.
Prese il globo e se lo infilò tra la pelle e la maglia, era gelato, ma se avesse incontrato qualcuno, la maglia leggermente larga sui fianchi avrebbe nascosto il globo.
Ringraziò la sua fissazione sui fianchi grossi e scese le scale.
Era salita di un piano rispetto alle camere e si chiese se ci fossero altre stanze come quelle, ma si sarebbe data presto una risposta perché ci sarebbe tornata appena possibile.
***
Scorpius strinse i pugni per resistere alla voglia di spaccarne uno nel viso di James Potter.
Si erano trasferiti in salotto e adesso che Lily era tornata ed era tranquilla al piano di sopra, quasi tutti se ne erano andati, tornando alle proprie occupazioni, ma non Albus e James ed entrambi sembravano davvero arrabbiati per quello che era successo con Lily.
“Non perderai mai il vizio, vero?” si arrabbiò “neanche quando Lily avrà cinquant’anni…”
“No, perché anche a cinquant’anni sarà ancora mia sorella e ogni volta che avrà bisogno di me io ci sarò” affermò rabbioso.
“Già, ed in effetti, lei ha sempre avuto bisogno del tuo aiuto” lo schernì e anche James fece un passo in avanti “Malfoy…”
Albus capì che la situazione stava diventando pericolosa e s’immise tra di loro.
“Dovreste davvero vergognarvi” disse “entrambi” chiarì quando li vide aprire la bocca per parlare.
“Perdete tempo ad offendervi e litigare, ma niente cambierà quello che è successo, ok?” si arrabbiò e Scorpius e James, seppur ancora pieni di collera, si sedettero.
“Tu calmati” disse indicando James “e tu, giuro che per quanto ci provi, non riesco a capire come mai non ci hai avvertito che Lily era scomparsa e come mai la stupida di Estela le abbia lanciato una Passaporta”.
Scorpius sospirò, ma guardo James Potter, non voleva parlarne davanti a lui.
“Scorp, anche lui ha il diritto di saperlo…”
“Non ha proprio nessun diritto sulla mia storia con Lily”.
“Perché avete una storia?”
Scorpius si sarebbe aspettato questa domanda da James, ma non da Albus.
Detto da lui sembrava così vero. Cosa avevano lui e Lily?
“Abbiamo Bailey” disse alzandosi.
“Già” convenne Albus “avete Bailey e…”
“Estela è incinta” sputò Scorpius.
“Cosa?” James si alzò in piedi e anche Albus lo guardò con delusione.
“Non l’abbiamo cercato, Potter” disse Scorpius cercando di non guardare il suo migliore amico.
Era così difficile vedere quegli occhi verdi pieni di disapprovazione. Ricordava di averli visti solo un altro paio di volte e anche quelle volte si trattava di Lily.
 
Scorpius entrò nella camera che condivideva con Albus e altri due ragazzi e vide Albus seduto sul letto.
Aveva i gomiti poggiati sopra le cosce e le dita erano intrecciate tra di sé, teneva il capo basso e Scorpius si chiese se lo avesse sentito entrare.
“Ehy” disse per richiamare la sua attenzione, non gli piaceva vedere il suo amico così turbato.
“Problemi con i compiti o con la Paciock?” scherzò vedendo che non alzava lo sguardo.
“Non farlo, Scorp”.
La voce di Albus sembrava venire da dentro una grotta per come era grave e Scorpius si accigliò “non fare cosa?” chiese sorpreso e Albus alzò finalmente gli occhi su di lui.
Scorpius vide quelle iridi verdi così piene di angoscia e di tristezza che sembrava potessero traboccare fuori.
“Per favore, Scorpius. Non lei”.
“Albus, se potessi dirmi di cosa stai parlando te ne sarei grato” rispose Scorpius sedendosi nel letto davanti al suo.
Adesso si stava davvero preoccupando.
“Lei non può innamorarsi di te e perderti. Lei non può perdere qualcun altro che ama…”
Scorpius finalmente capì. Parlava di Lily, ma come aveva fatto a capirlo?
“Ti ho visto con lei. Ti ho osservato ed è chiaro come il sole”.
“Chiaro?” ma se non lo era neanche per lui ancora.
“Non prenderla in giro…lei… lei ne ha passate troppe” gli disse e il suo sguardo era così pieno di disapprovazione, come se si chiedesse se quello davanti a sé era davvero il suo migliore amico.
Scorpius sospirò “non so quello che provo, ma non la prenderei mai in giro” disse sicuro “ te lo giuro, Albus. Se capissi che sono davvero innamorato non la lascerò mai più” e Albus sorrise sollevato, sentendo la sincerità nelle sue parole e vedendo la determinazione in quelle iridi grigie.
 
“Che non l’abbiate cercato è irrilevante, Scorp” si scaldò Albus, era quasi come se ritenesse infranta la promessa che gli aveva fatto quel giorno, tanti anni fa.
“Aspetti un altro figlio… immagino che vorrai sposarla, stare con lei e crescere questo bambino come non hai potuto fare con Bailey…”
“E’ un colpo basso” disse guardando James e odiando ogni parola di quello che stava dicendo.
“Non lo è… è la verità. Hai la possibilità di rivivere tutto da capo, come se il nastro si fosse appena riavvolto per te… anche se non sarà così per Lily”.
“Non dire cazzate!” imprecò Scorpius “io…” sospirò e si voltò verso la finestra guardando il prato verde che si stagliava nel giardino.
“Io…” non sapeva come spiegarlo. Non era facile per lui dire tutto quello che aveva nel cuore senza sembrare patetico.
Batté entrambi i palmi delle mani contro la cornice della finestre e il rumore sordo che produsse lo scaricò leggermente.
“Non siete gli unici ad averla appena ritrovata. Lei è…” prese un respiro “era la mia compagna e dovreste sapere quanto…” si fermò di nuovo.
Sembrava che la gola si fosse improvvisamente asciugata.
Ripensare ai momenti senza Lily era sempre troppo doloroso per lui.
“Ero morto, Al e tu lo sai” disse, poi si voltò verso James “e lo sai anche tu…sei stato proprio tu a presentarmi Estela…”
“Non sapevo che mia sorella fosse viva” disse James giustificandosi.
“Già, neanche io” commentò Scorpius stancamente e questo sembrò quietare tutti e tre gli uomini.
“Non ho intenzione di restare con Estela…”
“E come farai per il tuo bambino?” chiese Albus e Scorpius scosse la testa “sicuramente ci sarò per lui, ma…”
Il bussare alla porta li interruppe e una Lily pulita e cambiata si affacciò alla porta.
“Allora?” chiese tranquilla “chi mi mostra come arrivare a mio figlio?”
I volti di Albus e James si puntarono su Scorpius e lui capì che a modo loro gli avevano dato il benestare.
“Andiamo” disse e Lily annuì.
***
Quando entrarono a Diagon Alley, Lily non poté fare a meno di aprire le labbra meravigliata.
Era un mondo a parte.
Anche se le avessero raccontato come era fantastica quella cittadina, niente avrebbe davvero potuto prepararla.
Era tutto così magico.
“Wow” non riuscì a trattenersi dal dire e Scorpius sorrise. Era così bella quando i suoi grandi occhi castani si spalancavano ancora di più e luccicavano di sorpresa.
Scorpius le fece da guida e le spiegò la maggior parte dei negozi. Lily fu particolarmente colpita da quello di Scope volanti e da quello di animali magici.
“E quella?” chiese dirigendosi verso una vetrina “è una specie di cartoleria?” chiese e Scorpius annuì “più una libreria che una cartoleria” le disse “ verremo qua per comprare i libri di nostro figlio per Hogwarts”.
Lily ridivenne seria, non sapeva se era più il ricordare che da lì ad una settimana Bailey se ne sarebbe andato e non l’avrebbe rivisto fino a natale o più il fatto che dicendo nostro figlio, Scorpius le aveva ricordato che non aveva solo lui.
“Lily, credo che dovremmo parlarne” disse notando la sua espressione.
La conosceva come se stessa e sapeva che cosa le passava per la testa.
Lily alzò lo sguardo su di lui e Scorpius vide i suoi occhi bruciare. Per un attimo gli sembrò quasi che Lily, la sua Lily, fosse tornata.
“Sei fidanzato?”
“Lily…”
“Sei fidanzato?” ripeté decisa.
“Sì” rispose secco.
Odiava quello che lei stava facendo, ma una volta, un giorno di tanti anni prima le aveva promesso che lui non le avrebbe mai mentito.
“E aspetti un figlio?”
Scorpius si limitò ad annuire e Lily prese un respiro “allora non c’è niente di cui parlare” disse proseguendo nel viale.
“Lily, non capisci, non è stato cercato” ribatté Scorpius e Lily sbuffò in una mezza risata “sei tu che non capisci” si oppose “cercato o no, non cambia niente”.
Scorpius scosse la testa “non ti ricordi niente, ma continui ad essere uguale ai tuoi fratelli” la prese in giro.
Lily sospirò “è vero” disse “è così. Te, lei e il bambino, il quadro è completo non c’è bisogno di altri…”
“Devo pagare per un incidente?”
Lily scosse la testa “sei ridicolo. Non posso neanche sentirti parlare di incidente, hai trentatré anni, il profilattico dovresti conoscerlo”.
Vedendo l’espressione sorpresa di Scorpius quasi scoppiò a ridere “non lo conosci?” gli chiese e Scorpius scosse la testa.
“E come vi proteggete da malattie e gravidanze?”
“Incantesimi” rispose con un fare ovvio che innervosì Lily.
“Bè, a quanto pare mi sto facendo insegnare incantesimi dalla persona sbagliata” commentò sarcastica e gli voltò le spalle.
Ne aveva abbastanza. Tanto era un cane che si mordeva la coda.
Non c’era una soluzione, anzi c’era, ma non includeva lei.
Scorpius la fermò per un polso, ma Lily non lo fece neanche parlare.
Si voltò e legò i suoi caldi occhi castani a quelli glaciali di Scorpius.
“Non voglio parlarne!” quasi urlò e Scorpius le lasciò il polso per passarsi una mano tra i capelli esasperato.
Lily si allontanò di nuovo e s’infilò nervosamente le mani in tasca non volendo fargli notare quanto le tremavano.
Sentì la consistenza del globo. Se ne era quasi dimenticata, lo aveva messo in tasca anche quando si era cambiata sperando di poter chiedere a Lorcan cos’era, ma quando era scesa, lui se ne era già andato.
Appena lo toccò però sentì come uno strattone e la sua testa si svuotò.
 
Vide Teddy e Victoire uscire dalla stanza di un medico e chiederle di attenderli fuori.
Avrà avuto sì e no dieci anni e doveva esser da poco successo dei suoi genitori perché dai suoi occhi traspariva un dolore sconfinato.
Vide Scorpius, o meglio una sua versione di dodicenne avvicinarsi. Era così simile a Bailey che Lily non poté fare a meno di sorridere verso il bambino.
Lo vide fermarsi accanto a lei, anche se la piccola Lily non lo aveva degnato di uno sguardo.
Lily si stupì di come riuscisse a sentire ogni cosa che provava la piccola, come se tutto fosse lì, dentro di lei.
“Tu sei la sorella di Albus, vero?” chiese Scorpius e quando lei né rispose né lo guardò le si sedette accanto.
“Direi di sì” convenne e sentì i suoi occhi studiarle tutto il viso “mi aveva detto che non parli” la informò.
La piccola Lily strinse i pugni. Perché suo fratello parlava di lei?
E perché tutti non la lasciavano in pace?
Albus parlava di lei come se fosse un caso da curare e James? Lui l’aveva direttamente costretta a parlare, ma lei non voleva.
Anche se nessuno sembrava comprenderlo, lei non voleva parlare. Lei non voleva parlare con nessun altro che non fossero i suoi genitori.
“Non devi fare così” le disse Scorpius e Lily cominciò a respirare affannosamente. Perché tutti le dovevano dire come doveva fare? Come doveva soffrire?
“Lo so cosa si prova, sai?” le chiese e Lily alzò leggermente lo sguardo “ la mia nonna è scomparsa da poco e il mio papà non si dà pace” le disse.
Lily poté guardarlo liberamente perché lui non la stava guardando sembrava perso nel suo mondo. Nel mondo dei ricordi.
“Anche io non volevo parlare più con nessuno, ma poi ho capito…” si voltò verso di lei e Lily vide per la prima volta i suoi occhi.
Avevano il colore di un cielo d’ inverno, non aveva mai visto un colore simile.
“Ho capito che non era quello che la mia nonna avrebbe voluto e che lei voleva che vivessi… e che se mi avesse visto da lassù…” poi s’ interruppe e sospirò “Albus dice che i tuoi hanno cercato di nasconderti, di proteggerti” si fermò di nuovo e Lily poté vedere come si torturava le unghie e le dita “dei genitori che ti amano così tanto meritano di vederti vivere… ti guardano, sai? Non puoi farti vedere morta dentro”.
Morta dentro?
Sì, forse aveva ragione. Era davvero morta dentro, ma d’ altronde come poteva chiunque altro capire cosa era successo al suo cuore quel giorno?
Come poteva spiegare che le vene avevano smesso di pompare sangue al cuore, che mentre aveva visto i suoi genitori a terra e aveva intuito che fossero mori, aveva sentito anche il suo smettere di battere?
“Sono passati otto mesi e…”
“Sette mesi, ventitré giorni e sei ore” lo interruppe Lily e la sua voce era un gracidio, quasi come se fosse talmente fuori allenamento da non riuscire ad uscire correttamente.
Lo sguardo del ragazzo s’ illuminò e le sue iridi brillarono, in quel momento sembravano davvero luccicare e Lily si rese conto di quello che aveva fatto.
Si mise una mano davanti alle labbra e si accorse di tremare vistosamente. Lo notò anche il ragazzino e sembrò volerle dire qualcosa, ma non fece in tempo. La porta si aprì e Teddy e Victoire uscirono dalla stanza accompagnati da Draco che aveva appena avuto un colloquio con loro. Victoire aveva gli occhi talmente pieni di lacrime che Lily si sentì in colpa.
In quei mesi aveva imparato a gestirla, ma adesso non era sicura di farcela più.
“Scorpius” disse suo padre con uno sguardo di rimprovero e il ragazzino si alzò in piedi.
La piccola Lily guardò lo sguardo di rimprovero di Draco e quello colpevole di Scorpius.
Prese un respiro. Ce la poteva fare. Lo aveva appena fatto.
Non era così difficile.
Guardò Victoire ancora sconvolta e poi guardò Scorpius “non è colpa sua” disse e tutti spalancarono la bocca sorpresi.
 
Lily fu scagliata fuori e sentì come una pressione nel petto e le gambe le sembrarono deboli tutto ad un tratto.
Le mani di Scorpius erano chiuse attorno alle sue braccia come se la stesse scuotendo e quando spostò lo sguardo su di lui vide il sollievo nei suoi occhi.
“Che succede?” chiese preoccupato “sembravi assente” le disse e Lily indietreggiò di un passo per appoggiarsi alla porzione di muro tra la vetrina del Ghirigoro e la porta del negozio successivo.
Voleva capire cosa aveva visto, se era vero oppure no e voleva anche sfuggire al suo tocco che sembrava bruciarle la pelle.
“Hai ricordato qualcosa, vero?” chiese Scorpius, vedendo che lei continuava a non rispondere.
Ne era sicuro. Il suo sguardo si era come assentato e, nonostante lui l’avesse chiamata più volte, lei non aveva risposto.
“Dimmi cosa, Lily. Dimmi cosa hai ricordato” vedendo che ancora non rispondeva fece un passo verso di lei e la prese di nuovo per le braccia “Ti prego parla con me” disse in un misto di rabbia e supplica.
Lily alzò lo sguardo su di lui. La sua voce e quel ricordo.
Poteva davvero fidarsi di lui? In fondo si era fidata di Lorcan e aveva fatto bene.
Lui era il padre di suo figlio. La Lily che era stata non l’avrebbe mai scelto come compagno se non fosse stata sicura di lui e forse, anche adesso doveva iniziare a fidarsi di qualcuno.
E doveva seguire il suo cuore.
“Tua nonna è stata mai ritrovata?” gli chiese a bruciapelo e Scorpius inspirò bruscamente, indeciso se aggrapparsi a quello che aveva appena sentito.
Da quando era tornata lui non gli aveva mai raccontato di sua nonna e dubitava che nessuno lo avesse mai fatto.
Aveva avuto davvero un ricordo. Lily si era ricordata di lui.
Prima che potesse rispondere però il rumore di tante smaterializzazioni e gli echi di tante grida lo fecero voltare.
Si voltò con terrore. Immaginava chi fosse già prima di vederli, ma non poteva essere.
Non lì, non con Lily indifesa.
La prese per il polso per portarla via, ma si fermò vedendone apparire sempre di più.
Non sapeva neanche dove andare e Lily per loro era come se avesse un bersaglio disegnato sulla schiena.
Volevano lei, non erano lì per caso e Scorpius lo sapeva.
“Merda” imprecò tirando fuori la bacchetta e guardando le maschere argentee dei NewMan.
***
Estela si sedette sul divano e automaticamente si pose le mani in grembo.
Come avrebbe voluto vedere la felicità in Scorpius, come avrebbe voluto che l’abbracciasse che le sussurrasse parole dolci e le dicesse di amarla.
Invece non era stato così.
Lui era stato chiaro: non si sarebbe mai sottratto al suo dovere di padre e lo avrebbe amato, ma tra loro sarebbe comunque finita.
Lui non l’amava e purtroppo, Estela sapeva che non l’aveva mai amata.
Mai quanto lei.
Quando aveva saputo che lei era tornata sapeva di aver perso in partenza e in un attimo di impulsività aveva tirato fuori questa folle idea del bambino.
Adesso doveva dirgli che non era vero, che era una prova e che non l’aveva superata.
Doveva dirglielo.
Un Patronus a forma di gufo le arrivò davanti. Era la chiamata del capo.
“NewMan” disse soltanto e lei si alzò di scatto per smaterializzarsi.
 
COMMENTO: POSSO DIRE SOLO…SI INIZIA, TENETEVI FORTE!! PER CHI ME LO HA CHIESTO TROVERETE IN FONDO LO SPECCHIETTO DI TUTTI I RAGAZZI DI QUESTA STORIA, CHE IN EFFETTI SONO TANTI E CREANO UN PO’ DI CONFUSIONE : ) PER IL CAPITOLO CHE DIRE, ACCADONO UN BEL PO’ DI COSE IN QUESTO CAPITOLO, COMPRESO LILY CHE STA PIANO PIANO RINASCENDO E RITROVANDO SE STESSA E HA QUESTO RICORDO CON SCORPIUS…AVETE CAPITO DA COSA E’ DOVUTO? E I NEWMAN? E ORA LILY? E BAILEY? GRAN CASINO, VERO? SAPETE CHE SONO QUA PER OGNI DOMANDA, MA ANCHE CHE PROBABILMENTE NON VI POTRò RISPONDERE :p RINGRAZIO LE FANTASTICHE RAGAZZE CHE OGNI VOLTA ASPETTANO PAZIENTEMENTE E CHE ADORO perché MI LASCIANO SEMPRE UN LORO PARERE OVVERO: ICEPRINCESS / MIKYMUSIC / JULLIET LILY POTTER / LA LADRA DI LIBRI / EFFE95 / ZONAMI 84 / CICCI 12/ SHIORI LILY CHIARA / ARYELLE E ROXY HP!! GRAZIE DI CUORE!! INOLTRE RINGRAZIO CHI MI HA AGGIUNTO ALLE PREFERITE / SEGUITE E RICORDATE E ANCHE CHI MI LEGGE SOLTANTO!! UN BACIONE!!
 
JAMES -  DOMINIQUE = GINNY - SAMMY E MATTHEW
ALBUS – ALICE = HARRY
LILY – SCORPIUS = BAILEY
TEDDY E VICTOIRE = DORA E TESS
FRANK -  FIONA= SARAH

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Capitolo 18
*** 17 CAPITOLO ***


Scorpius si guardò intorno c’erano NewMan dappertutto.
Fortunatamente in mezzo a tutta la gente che scappava e urlava terrorizzata non erano ancora stati notati, ma lui era sicuro che cercassero Lily.
Probabilmente avevano qualche spia che controllava Diagon Alley e, come Lily si era presentata nella cittadina, loro era apparsi.
“Dobbiamo andarcene, subito” disse Scorpius agitato, ma Lily scosse la testa “non me ne vado senza Bailey” replicò e Scorpius notò che non sembrava per niente agitata.
Lui pensava che sarebbe stata terrorizzata, che questa incursione l’avrebbe riempita di paura, invece la sua voce non era per niente spaventata. Era come se la vecchia Lily fosse tornata.
Lei e il suo coraggio, ma contemporaneamente, era tornata anche la sua avventatezza.
“Dov’è la biblioteca?” chiese Lily facendo qualche passo in avanti e Scorpius scosse la testa “non se ne parla” disse deciso.
Lily lo trafisse con due occhi pieni di rabbia “pensavo amassi Bailey… a quanto pare mi sbagliavo” affermò senza riuscire a trattenere l’ira che traspariva nitidamente dalla sua voce.
Scorpius la trascinò praticamente di peso dietro ad un muro e la inchiodò letteralmente con il suo corpo a questo.
Lily aveva il suo viso a pochi millimetri dal proprio, il suo profumo era così vicino da ubriacarle i sensi, ma non era quello il momento di pensare all’attrazione che aveva per lui; la cittadina era piena di assassini e suo figlio era da qualche parte lì in mezzo.
“Tu non capisci” le disse e Lily sentì il calore del suo fiato sulla pelle “non posso badare alla sicurezza di entrambi” le spiegò “Tu e Bailey siete la mia priorità, ma sono sicuro che cercano te… questo attacco non è casuale” ribadì e voltò il viso verso l’entrata del viottolo dove l’aveva trascinata, aveva paura arrivasse qualcuno.
“Lascia che ti porti via e ti prometto che tornerò con Bailey…”
Lily lo interruppe scuotendo la testa e gli pose le mani sul petto allontanandolo da sé.
“Non esiste” gli disse “non lascerò mai mio figlio qua neanche per un secondo”.
Scorpius sospirò “non sai difenderti, ti farai ammazzare” le disse, imprimendo a quelle parole più rabbia del necessario per vedere se riusciva a smuoverla.
“Allora morirò, per Bailey” affermò semplicemente, ma i suoi occhi erano così decisi che Scorpius ne fu quasi ammirato.
Gli succedeva sempre così quando vedeva il coraggio e la stupidità di Lily.
“Conosci solo tre incantesimi…”
“Sono difensivi, no?” gli chiese “cercherò di farmeli bastare” affermò.
Scorpius la guardò negli occhi “non basteranno. Non contro di loro…”
“Non capisci” disse Lily in un ringhio e Scorpius si voltò di nuovo verso l’entrata del vicolo, non voleva che la sentissero.
“Puoi dire qualsiasi cosa, ma Bailey è la mia vita… nessun altro e nient’altro conta… solo lui” e ormai stava quasi urlando e Scorpius non poté che annuire.
Amava così tanto Bailey che l’idea che adesso fosse in pericolo sembrava potergli strappare il cuore dal petto, ma lui era sicuro che volessero lei e desiderava portarla in salvo per potersi dedicare completamente a Bailey e la sua sicurezza, ma doveva immaginare che lei non se ne sarebbe andata.
Poteva anche non ricordare niente, ma la sua natura non era stata sopita dalla mancanza di memoria.
Lei non scappava, soprattutto quando si trattava delle persone che amava.
“Ok” convenne alla fine “ma devi fidarti di me” le disse e cercò di capire dal suo sguardo se si fidava o no.
Ricordava quanto era stato difficile per Lily iniziare a fidarsi di lui.
Ricordava la prima volta che si erano scontrati e di come lei gli avesse detto che non si sarebbe mai fidato di lui.
 
Erano in treno e, come sempre, Albus e Scorpius stavano facendo il viaggio insieme a Lily e James, dato che i due fratelli non avrebbero mai lasciato sola la sorellina.
In quel momento però Scorpius avrebbe voluto essere da tutt’altra parte.
La Gazzetta del Profeta era appoggiata sul tavolino e aperta all’ennesimo articolo sui NewMan.
Stavolta sembrava che fossero riusciti a far scappare un altro gruppo di Mangiamorte da Azkaban.
Scorpius doveva ammettere che, da dopo la morte di Harry Potter, avvenuta due anni prima, la situazione era degenerata.
Lily teneva i pugni chiusi appoggiati sulle cosce e per quanto James e Albus stessero cercando di distrarla, sembrava che niente avesse efficacia.
Albus guardò disperato verso Alice, sperando che lei, la sua migliore amica riuscisse nell’impresa, ma ricevette in cambio solo un cenno di diniego.
Tutti la conoscevano e tutti sapevano che, in quel momento, sarebbe stato impossibile rasserenarla.
“Tuo padre era un Mangiamorte. Tuo padre era uno di loro” disse improvvisamente puntando gli occhi su Scorpius.
“Lily” protestò Albus, ma Scorpius gli diede una pacca sulla gamba.
“No, lascia stare, Albus” gli disse.
Era deciso ad ignorare le sue provocazione, anche se le sue parole gli avevano fatto male quanto una lama affilata.
Lui odiava che parlassero del passato di suo padre. Di errori che lo perseguitavano da una vita.
“Non credo di aver detto niente di male” affermò “in fondo lo era, no?” chiese piena di rabbia e James sospirò “Lily, andiamo a fare un giro” le disse afferrandole un polso e anche lui guardò Scorpius con gli stessi occhi pieni di dispiacere che avevano gli altri.
Sapevano che lui stava resistendo solo per lei. Perché Lily era solo una bambina terrorizzata di soffrire ancora e se la prendeva con tutti.
Lily però non si alzò e guardò Scorpius, sembrava volere solo che lui reagisse che lui l’attaccasse.
“Non è disgustoso sapere che tuo padre è un assassino?” gli chiese, tutti trattennero il respiro e stavolta Scorpius non ci vide più.
Si alzò in piedi e questo fece sembrare Lily ancora più piccola.
Nonostante lui avesse solo quattordici anni era già piuttosto alto, mentre lei era solo una piccola dodicenne.
Albus si alzò e mise una mano sul braccio dell’amico, non sapeva come Lily potesse dire delle cose del genere, ma non poteva permettere che nessuno le facesse del male.
Ma Lily come sempre non aveva bisogno di aiuto. Pur con questa differenza di stazza, non sembrava affatto spaventata, anzi, si limitò ad alzare gli occhi per seguire il suo movimento.
“Non permetto a nessuno…”
“Non permetti a nessuno di dire la verità?” lo provocò “Tuo padre era uno di loro, un assassino” disse con cattiveria e Scorpius strinse i pugni.
“Mio padre non era come loro” e il pensiero che proprio lei lo credesse gli faceva male, non sapeva perché, ma lo feriva.
“Se era un Mangiamorte era come loro” sentenziò Lily decisa e Scorpius assottigliò gli occhi.
“Non ha mai ucciso nessuno” replicò e si accorse che la sua voce stava diventando fredda e rabbiosa.
“Basta, Lily” cercò di intimarle anche Alice, ma lei non diede adito di averla sentita.
“Dovrei fidarmi di te? Del figlio di un assass…”
“Sei solo una patetica bambina sputasentenze” la interruppe e i suoi occhi color ghiaccio sembravano essersi scuriti per la rabbia che gli percorreva le vene.
“Scorp” lo riprese Albus, ma Scorpius, come Lily in precedenze, era ormai troppo oltre.
Conosceva il suo gioco, lo usava con tutti, ma non lo avrebbe fatto con lui.
“Credi di sapere tutto e credi che l’aver assistito all’omicidio dei tuoi genitori…”
Sentì la mano di Albus irrigidirsi attorno al suo braccio, ma ancora non si fermò “ti dia il diritto di dire tutto e anche quello di sapere tutto, ma tutto quello che vorresti è solo essere come tuo padre…”
Un sorriso diabolico gli si aprì vedendo finalmente la maschera di Lily Potter intaccarsi e le lacrime salirle agli occhi.
“Ma vuoi sapere una cosa?” le chiese, anche se non era per niente una domanda “tu non sei come tuo padre… tu sei oscura” le disse con cattiveria “Non assomigli per niente a tuo padre… tu sembri come loro… sei cattiva e senza scrupoli proprio come chi l’ha uccis…”
Non riuscì a finire neanche la frase che lei gli si avventò contro.
Scorpius rimase fermo, non avrebbe mai alzato un dito contro nessuna donna, figurarsi contro di lei, ma anche lei non fece in tempo a fare niente perché James, con i suoi riflessi sempre pronti, la afferrò per la vita e l’allontanò da lui con la forza.
“Smettila, Lily” le impose, ma anche lui guardava Scorpius con un’espressione ferita.
“Non osare parlare di lui! Non osare parlare di lui!” urlò Lily mentre James la trascinava fuori dallo scomparto.
Scorpius distolse gli occhi come se non gli importasse minimamente quello che stava succedendo, ma in realtà vederla piangere in quel modo gli stava facendo male al cuore.
Le aveva detto delle cose tremende.
Era vero, lo aveva fatto anche lei. Aveva accusato suo padre, quando lui ancora non si perdonava per quello che era stato o che aveva fatto, ma Scorpius sapeva di aver fatto di più.
Sapeva di averle fatto ancora più male. Toccare Harry Potter, parlare del padre morto, era stato davvero un colpo basso anche per lui.
Albus aveva i gomiti puntati sulle cosce e le mani tra i capelli.
Non riusciva a vederlo così e pensare che era anche colpa sua, gli pose una mano sulla schiena, ma Albus se la scrollò e si alzò in piedi.
“Sai quanto le costerà la tua bravata?” gli chiese e Scorpius prese delle lunghe boccate d’aria cercando di calmare il suo respiro e il suo cuore “hai sentito anche tu…”
“Ho sentito eccome” lo interruppe “ho sentito una ragazzina spaventata che passava ogni limite, ma ho sentito anche un ragazzo che voleva farle del male, che l’accusava di essere come gli assassini di suo padre e sua madre… gli assassini per mano dei quali anche lei ha rischiato la vita”.
Scorpius vide i pugni di Albus stringersi fino a far sbiancare le nocche e voltò lo sguardo fino ad incrociare quello dell’unica altra persona che era ancora nel loro scomparto.
Alice Paciock stava piangendo e lo fissava come se fosse un mostro, e forse lo era.
Si passò una mano tra i capelli pensando a quello che aveva appena fatto.
Aveva davvero passato ogni limite. Si era fatto guidare dalla rabbia.
Lei aveva dato di assassino a suo padre e quelle parole gli facevano ancora ribollire il sangue e lui aveva cercato di renderle la stessa moneta, ma non era stata la stessa cosa.
Aveva detto che era come loro.
Non riusciva a credere di averlo detto davvero. Lily non era in niente come loro, poteva essere fredda, ma non era senza scrupoli, anzi amava la sua famiglia sopra ogni altra cosa ed era disposta a tutto per loro.
Poteva essere cattiva, ma lo era solo nei loro confronti e men che mai era oscura. Ma come gli era venuto in mente?
Sentì la colpa pungolargli la pelle come se avesse tanti spilli conficcati in ogni centimetro di essa.
“Ho esagerato, ma le passerà” cercò di giustificarsi, come se quello potesse placare la sensazione di colpa che provava.
“Posso sopravvivere al fatto che non mi parli” aggiunse e dentro di sé pensò che si sarebbe fatto perdonare.
“Pensi sia quello?” chiese Albus guardandolo con quei suoi occhi verdi capaci di smuovere la sua coscienza fino a farlo star male.
“Abbiamo litigato e ora lei non mi parlerà fino a quando non le sarà sbollita” disse con la voce in falsetto “non è così” sentenziò “l’hai lacerata, Scorpius” disse semplicemente e uscì anche lui, sicuramente per andare a vedere come stava sua sorella.
Scorpius si voltò verso Alice e la vide asciugarsi velocemente le lacrime e poi seguire Albus come se restare anche solo un secondo sola con lui la schifasse.
Si distese sul divanetto. Non gli piaceva come Lily era riuscita a farlo sentire.
Non gli piaceva come lui aveva fatto sentire Lily e non gli importava nemmeno di essere rimasto solo.
Che andassero al diavolo tutti i maledetti Potter.
Tirò un calcio contro il bordo dello scomparto e si pose un braccio sugli occhi.
“Maledizione” imprecò stringendo i denti per la rabbia.
 
Scorpius ancora ricordava per quanto tempo Lily si fosse nuovamente chiusa in se stessa, ricordava come quella fu la prima volta in cui lui si sentì davvero in colpa verso qualcuno.
E ricordò anche la volta che chiarirono.
E di come, dopo di allora, fosse riuscito a scalfirla e a farle capire che, nonostante il passato di suo padre, si potesse fidare di lui.
Non era stato affatto un percorso facile il loro e adesso erano stati costretti a ricominciare.
Sospirò.  “Stammi attaccata come la colla” le ordinò guardandola con uno sguardo che non ammetteva repliche.
“Non allontanarti mai e ci dirigeremo verso la biblioteca”.
Lily sospirò, odiava ricevere ordini, fosse stato per lei avrebbe iniziato a correre fino a quando non avesse trovato suo figlio, ma Scorpius aveva ragione, se si fosse fatta ammazzare non lo avrebbe sicuramente trovato.
Annuì e lui la guardò come per valutare se poteva fidarsi.
Era incredibile come la conoscesse, stupefacente come sembrasse prevedere ogni sua mossa.
Fecero qualche passo e Scorpius si affacciò per vedere cosa stava succedendo sulla via principale, quando vide che erano arrivati anche molti dei loro si rilassò.
Probabilmente suo padre aveva avvertito tutti, sicuramente il marchio gli era bruciato sul braccio.
Scosse la testa, cercando di scacciare il pensiero di ciò che voleva dire; ancora, dopo tutti questi anni, si sentiva male al pensiero che suo padre, seppur per poco tempo, fosse stato un Mangiamorte.
La guardò “ricordi tutti gli incantesimi?”
La vide mordersi il labbro risucchiandolo all’interno come faceva sempre quando era concentrata.
“Expelliarmus, Diffindo e Incarceramus” elencò e Scorpius annuì.
Era davvero niente per affrontare i NewMan, ma era tutto ciò che aveva.
“Ricordati i movimenti della bacchetta e stammi sempre vicino” le disse e poi le prese la mano.
Lei la strinse e per un secondo si chiese se fosse fiducia quella che vedeva nei suoi occhi, ma poi si rese conto che dovevano andare.
Cominciò a correre con il solo obbiettivo di raggiungere la biblioteca.
Sentire i rumori della battaglia accanto a lui e non intervenire gli provocava lo stesso fastidio dello stridio di un gesso sulla lavagna, ma non poteva fare altrimenti.
Era Lily quella che volevano e non poteva esporla in nessun modo.
“Teddy” sentì Lily mormorare e si fermò “posso aiutarlo” disse con uno sguardo deciso.
Scorpius pensò di fermarla. Lui non aveva bisogno di aiuto.
Teddy era bravissimo con gli incantesimi e non era diventato il capo per caso, lui più di tutti aveva potuto usufruire degli insegnamenti di Harry.
L’impulso di fermarla però passò quando vide negli occhi quella determinazione ad aiutare la sua famiglia e si limitò a scuotere la testa.
Non sarebbe mai cambiata, ma lui non l’avrebbe mai voluta diversa.
La vide alzare la bacchetta, ma gliel’abbassò e nello stesso momento puntò la sua bacchetta verso i piedi del NewMan “incarceramus” disse guardandola negli occhi ed eseguendo piano il movimento di modo che potesse memorizzarlo e il NewMan cadde a terra con i piedi legati assieme.
Vide Teddy alzare lo sguardo per ringraziare chi l’aveva aiutato, ma quando il suo sguardo si posò su Lily lo vide spalancare gli occhi.
“Portala via” articolò con le labbra “è quello che sto cercando di fare” rispose Scorpius, ma era sicuro che con il rumore della battaglia lui non lo avesse udito.
Vide un NewMan correre verso di loro, ma lo schiantò prima che potesse avvicinarsi abbastanza da chiamare aiuto.
Quando videro James, la vide rallentare di nuovo.
“Non fermarti” le impose ricominciando a correre.
“Sono la mia famiglia” protestò lei e Scorpius annuì “loro sanno badare benissimo a se stessi, noi dobbiamo trovare Bailey” le disse per smuoverla e Lily annuì seguendolo immediatamente.
***
Bailey scese le scale della biblioteca in silenzio.
Sentiva lo sguardo di Gabrielle su di sé, ma non sapeva cosa dire.
Fingersi sereno non era un’opzione, ma non gli piaceva neanche l’idea di chiedere a lei.
Lui non era un vigliacco. Avrebbe affrontato suo padre e gli avrebbe chiesto quello che aveva bisogno di sapere.
Quando cominciò a sentire urlare non comprese subito cosa stava succedendo, ma poi sentì Gabrielle imprecare e alzò il viso su di lei.
“Che succede?” le chiese “NewMan” rispose lei e Bailey spalancò gli occhi “vieni ce ne andiamo” gli disse con un accento francese più marcato del solito.
Lo prese per la mano e girò su se stessa, ma quando Bailey riaprì gli occhi erano sempre nel solito punto.
“Maledizione!” imprecò “hanno messo delle protezioni. Nessuno può smaterializzarsi” gli spiegò.
Bailey sentì un brivido percorrergli la schiena vedendo la gente cominciare a correre impazzita.
Le serrande dei negozi cominciavano ad abbassarsi e tante persone si infilavano dentro di esse cercando di scappare.
“Vieni” urlò Gabrielle “andremo dentro il serraglio stregato” gli disse e lo sospinse davanti a sé costringendolo a correre.
Bailey non sapeva dove andare, ma ogni volta che rallentava o sembrava voler fermarsi lei lo spingeva facendogli capire che doveva ancora andare avanti.
Vedeva uomini e donne vestiti di celeste combattere contro quegli uomini mascherati che si facevano chiamare NewMan.
C’era anche suo zio, il padre di Sammy e lo vide combattere contro ben due NewMan “lui se la cava sempre” disse Gabrielle, probabilmente vedendo come lo osservava preoccupato “tu no” aggiunse e lo sospinse ancora.
Arrivarono finalmente davanti al Serraglio stregato, ma la serranda era già stata chiusa.
“Alohomora” provò Gabrielle, ma quella non si mosse “andiamo, Sam, apri” imprecò Gabrielle battendo forte contro la serranda.
Bailey la osservò sembrava fuori di sé, non capiva se era tutta preoccupazione o vi era anche qualcos’altro.
Qualcosa che lui non riusciva a capire.
“SAM!” urlò ancora Gabrielle e finalmente la serranda risalì appena per poterci passare di sotto.
Gabrielle s’inginocchiò “andiamo” disse agitata tendendo la mano verso di lui.
Bailey annuì, ma con la coda dell’occhio vide una macchia bionda.
Mise a fuoco e vide che nascosta dietro a dei cassonetti c’era Sarah.
Spalancò gli occhi. Era terrorizzata e sola.
Prima di poter anche solo pensare o dire qualsiasi cosa, prima che chiunque potesse fermarlo, Bailey aveva già cominciato a correre verso la parte opposta della strada.
Ignorò le urla di Gabrielle e cercò di non pensare agli incantesimi che vedeva passargli accanto.
Strizzò gli occhi pregando con tutto se stesso che nessuno lo colpisse e poi si lanciò letteralmente verso di lei.
Sarah cadde all’indietro mentre lui le finiva addosso. Si guardarono per un secondo prima che lei se lo scrollasse di dosso.
“Pesi, sai?” gli chiese e lui sbuffò “prego” disse irritato.
“Prego di che?” chiese “perché adesso siamo in due a nasconderci?” lo prese in giro e Bailey sospirò.
“Perché non ti ho lasciata nei guai” chiarì e lei lo guardò con i suoi occhi blu notte “nel caso non te ne fossi accorto… sono ancora nei guai” ribatté “la differenza è che ora ci siamo entrambi” aggiunse.
“No, perché adesso andremo…”
La voce gli si spense.
Si era voltato e aveva visto che la serranda del negozio era stata di nuovo buttata giù e di Gabrielle non c’era traccia.
“Pensavo che avrebbero…”
“Sei davvero sciocco nessuno lascia un rifugio sicuro…” sospirò “bè, nessuno a parte te” disse e Bailey si passò una mano tra i capelli.
“Non potevo lasciarti sola, e poi… e poi, perché diamine non sei venuta verso il rifugio quando hai visto che si apriva la serranda?” domandò stupefatto.
Lei abbassò gli occhi e guardò verso la battaglia e Bailey capì: aveva paura di essere colpita.
“Non molto Grifondoro” ammise lei, vedendo dai suoi occhi che aveva compreso.
“Bè, non essere Grifondoro non è la fine del mondo” le disse sincero “disse quello che ha rivoltato mezza biblioteca perché voleva che qualcuno gli dicesse che non era un Serpeverde”.
Il boato di un incantesimo li fece stringere di più contro il muro.
Adesso non vedevano più niente di quello che stava succedendo intorno a loro, ne distinguevano solo i rumori.
“Ma qualcuno mi ha spiegato che essere di una casa o di un’altra non è così importante… è importante quello che si è” le disse con un sorriso e lei sorrise a sua volta.
“Bè, questo qualcuno avrebbe dovuto dirti che per lei è importante essere una Grifondoro” ammise e Bailey inarcò un sopracciglio.
“Perché?” le chiese semplicemente e lei scrollò le spalle “perché i miei genitori sono entrambi Grifondoro, perché mio nonno è Grifondoro…”
“Non tutti” la interruppe e lei annuì “no, non tutti…i nonni materni sono Babbani e mia nonna paterna è una Tassorosso… ma credo che il vero motivo sia che io ammiro alla follia Hermione Granger”.
“Ho conosciuto Hermione” e lei rise “certo che l’hai conosciuta, è la zia di tua madre” gli spiegò “e anche una degli eroi della seconda guerra… è una donna mitica, il suo coraggio, la sua intelligenza… è pieno di interviste dove tuo nonno diceva sempre che senza di lei non avrebbero fatto niente e basta guardarla negli occhi per capire che è vero” disse e dal tono di ammirazione che usava, Bailey capì che la idolatrava davvero.
“Bè, se lo vuoi, potrai diventare come lei” e Sarah, per tutta risposta, scoppiò a ridere.
Una risata isterica “il mio coraggio non è neanche un decimo del suo…”
“Nessuno pretende che una ragazzina di undici anni abbia il coraggio di uscire allo scoperto…”
“Tu l’hai fatto” lo interruppe a sua volta e Bailey aprì le labbra per rispondere che non era così, ma poi si rese conto che lo aveva fatto davvero.
“Non sono sicuro che essere stupidi sia una caratteristica da Grifondoro” si schernì e lei scosse la testa però Bailey notò che era riuscito a farla sorridere “è qua che sbagli…essere stupidamente avventati e decidere con la pancia e con il cuore è decisamente Grifondoro” gli disse “credo che ti sia appena comportato come si sarebbe comportato tuo nonno o tua madre dopo di lui”.
Bailey sollevò entrambe le sopracciglia cercando di pensare a come si sarebbe comportata sua madre e, in effetti, non riuscì ad immaginarsela a comportarsi in altra maniera che quella.
Un incantesimo s’infranse contro il cassonetto facendo un gran fracasso e spostandolo fino a renderli scoperti.
Entrambi urlarono e Sarah gli strinse il braccio con la mano.
“Ce ne dobbiamo andare di qua” sussurrò Bailey, come se riuscissero a sentirlo nonostante i rumori della battaglia.
“Ci vedranno” protestò Sarah, ma lui scosse la testa “dobbiamo rischiare, qua siamo troppo scoperti” le disse e lei guardò davanti a sé prima di annuire.
Bailey la prese per la mano e si lanciò di corsa verso il negozio dove aveva visto entrare Gabrielle.
Avevano fatto, però, pochi metri quando un uomo mascherato si stagliò davanti a loro “guarda, guarda chi ho trovato” disse soltanto.
Bailey e Sarah si guardarono negli occhi terrorizzati e capirono che l’unica alternativa era girarsi e scappare dall’altra parte, ma non fecero in tempo perché l’uomo schiantò immediatamente Sarah.
“NO!” urlò Bailey, ma non riuscì a chinarsi su di lei perché con un movimento di polso, la bacchetta dell’uomo sembrò trasformarsi in una frusta ed una lunga lingua gialla brillante s’infranse sulle sue spalle facendolo urlare e cadere a terra privo di sensi.
***
Micheal Nott guardò verso suo padre, sembrava così soddisfatto di se stesso.
Coperto da quella maschera nessuno sapeva chi era, ma lui si sentiva così esposto.
Aveva tradito Lily Potter e si sentiva come se avesse tradito la sua Molly.
 
Era seduto sopra un masso nel mezzo della foresta di Dean, era lì che avevano appuntamento.
Lì che l’aspettava.
“E così anche gli assassini piangono”.
Quelle poche parole annunciarono l’arrivo di Lily Potter.
Quando gli aveva mandato un biglietto, non era sicuro che si sarebbe presentato, temeva che per paura o per repulsione non gli avrebbe dato la possibilità che chiedeva, ma doveva immaginare che lei non si sarebbe mai tirata indietro.
“Cosa vuoi, Potter?” le chiese e lei inarcò un sopracciglio rosso “questo dovresti dirmelo tu, o sbaglio?” domandò e Micheal strinse i pugni.
La odiava talmente tanto. Se non fosse stato per lei si sarebbe liberato di Molly, era sicuro che se lei non avesse provocato le ire di suo padre e del capo, allora non gli avrebbero mai ordinato di far del male a Molly.
Era un ragionamento senza capo né coda, lo sapeva, ma era un pensiero che lo faceva stare meglio.
Lui non amava. Ma allora, se non amava, perché era lì?
“Devi promettermi che questa cosa resterà tra noi”.
Lily emise un verso a metà tra uno sbuffo e una risata “e perché mai?” gli chiese “cosa mi impedisce di chiamare a raccolta…”
“Non fare la strafottente” le disse rabbioso e la vide stringere i pugni “ho bisogno di te quanto tu ne hai di me”.
Lily incrociò le braccia “permettimi di dissentire” lo provocò e lui per tutta risposta la guardò dritto negli occhi “So che Molly non è morta”.
La sentì inspirare bruscamente e questo confermò che aveva ragione.
“Dov’è?” domandò e la sua voce trasudava rabbia, ma Lily restò impassibile “dove non puoi trovarla”.
Lui fece un passo in avanti “devi dirmelo” le impose e lei sorrise “non ti devo un bel niente, Nott” gli disse “è colpa tua se è in quelle condizioni…”
“In quali condizioni?” gli chiese e adesso sembrava spaventato.
Lily scosse la testa “sei proprio uno stupido ragazzino viziato” disse “cosa pensi che le abbiano fatto i tuoi amici quando l’hanno trovata? È riuscita a fingersi morta per sfuggire a te e a loro, ma tu non potevi starle lontano, tu dovevi trovarla e dovevi metterla di nuovo in pericolo” gli disse con gli occhi che sembravano emettere fiamme.
“Sta male, Nott. Sta molto male” lo informò “è viva, ma per te e per i tuoi amici sarà morta per sempre”.
Lui si allontanò di un passo “posso aiutarti. Posso far finire la guerra”.
Lily inarcò le sopracciglia “non ti credo” ribatté e lui scosse la testa “lo farò, ti dirò ogni cosa, ti passerò ogni informazione, cercherò di organizzare raid e ti farò sapere dove, almeno tu e il tuo maledetto ordine potrete prendere il più possibile di noi…”
“Perché lo faresti?” chiese studiandolo. Sembrava sincero, ma Lily non capiva, non le era mai sembrato che fosse uno che non condivideva le idee del padre.
Lesse la risposta nei suoi occhi “Lo fai per lei?” domandò e stavolta la sua voce era un sussurro “non ti dirò lo stesso dov’è” sentenziò impietosa e lui strinse i pugni.
“Se la guerra finirà e solo allora mi dirai dov’è”.
“Tu sarai ad Azkaban” ribatté e lui annuì “non m’importa” si oppose.
Lily sorrise scuotendo la testa “la ami davvero” disse e non era una domanda.
“Fai solo il tuo dovere, Potter” ringhiò lui e lei incrociò di nuovo le braccia “chi mi assicura che lo farai” gli chiese e lui scosse la spalle “e chi mi assicura che tu lo farai?” domandò mimando le virgolette sul tu.
Lily sbuffò “Grifondoro” disse indicandosi come se fosse la cosa più normale del mondo “hai presente? Noi manteniamo sempre la parola data” lo prese in giro.
Micheal sospirò “mettimi alla prova” le disse “domani attaccheremo Villa Fosters. Cercherò di mandare più persone possibili e voi fatevi trovare lì”.
Lily annuì e gli diede le spalle per andarsene.
“Dammi la tua parola” la fermò “la tua parola che questa cosa resterà solo tra di noi”.
Lily si voltò e lo guardò “hai la mia parola” gli disse “e tu devi darmi la tua parola che lascerai in pace la mia famiglia… non posso rischiare ritorsioni”.
Lui ghignò “crederesti alla mia parola?” la provocò e Lily strinse gli occhi “credo a Molly e, anche se io non riesco a vederlo, lei dice che c’è del buono in te…provami che è vero”.
Micheal spostò gli occhi nel sentire nominare Molly, non voleva che lei vedesse quanto ne fosse turbato.
“Hai la mia parola” le disse e non alzò gli occhi fino a quando non sentì il rumore della smaterializzazione.
 
Invece adesso aveva lasciato che Stephen prendesse Bailey Malfoy.
Aveva lasciato che lo catturassero.
Ignorando la battagli che si stava svolgendo attorno a loro, Theodore creò una bolla di protezione che chiudesse tutti loro dentro e poi dal niente creò un palo dove appese il ragazzino.
“Vuoi avere tu l’onore, figliolo?” chiese, ma Micheal rimase fermo ad osservare il bambino della Potter.
Odiava quando i bambini venivano coinvolti.
Stephen gli tirò una gomitata e lui si riscosse e spostò lo sguardo su suo padre.
Quanto avrebbe voluto che le cose fossero andate diversamente, ma adesso lei era senza memoria e lui non aveva nessuno che lo aiutasse.
Si puntò la bacchetta alla gola e sussurrò “sonorus” poi prese un respiro e parlò.
“LILY POTTER” urlò e sapeva già che sarebbe uscita fuori subito.
Poteva non aver memoria, ma sicuramente era sempre la solita donna.
***
Lily sentì pronunciare il suo nome e si fermò sul posto.
Nelle strade ormai vuote la voce di quell’uomo, già molto forte, faceva eco tra le case e i negozi.
Guardò Scorpius e lui le fece cenno di diniego, ma lei aveva un brutto presentimento.
Sentì il suo cuore aumentare i battiti e le mani cominciare a sudare.
“LILY POTTER” ripeté la voce e Lily fu come scossa da un brivido.
“Che succede?” mormorò guardando Scorpius. Non sapeva perché continuavano a ripetere il suo nome.
“LILY POTTER, ABBIAMO QUALCOSA DI TUO”.
Lily sentì il respiro affannarsi e guardò Scorpius con occhi allarmati, ma lui scosse di nuovo la testa.
“E’ una provocazione” le disse “non possono avere niente… è una trappola” commentò, ma la sua voce piena di angoscia la terrorizzò ancora di più.
Poteva leggere nei suoi occhi che anche lui si stava chiedendo cosa potessero avere.
“LILY POTTER, VIENI FUORI…”
Lily sentì la mano di Scorpius stringere più forte la sua. Era come se avesse paura che lei potesse sfuggirgli.
“VIENI A PRENDERE TUO FIGLIO” concluse la voce e gli occhi di Lily si spalancarono.
“Bailey” sussurrò Scorpius, la sua voce era un misto di rabbia e spavento, ma Lily non lo guardò neanche.
Aveva paura che avrebbe letto nel suo viso un panico e una consapevolezza che lei non sarebbe riuscita a gestire.
Non si diede tempo di pensare ad un piano, né di consultare Scorpius, semplicemente iniziò a correre.
A correre verso il pericolo. A correre verso gli assassini di suo padre.
A correre per riprendersi il suo bambino.
 
COMMENTO: OPS…Bè VE L’AVEVO DETTO CHE COMINCIAVANO I CASINI…E ORA? BAILEY E SARAH IN MANO AI NEWMAN E BE’ IMMAGINO CHE SAPPIATE COSA VOGLIONO E LILY CONOSCE SOLO TRE INCANTESIMI… GABRIELLE ALLORA DA CHE PARTE STA?… PER LA STORIA DI MOLLY E IL NEWMAN SPERO DI AVERVI COMINCIATO A CHIARIRE UN PO’ LE COSE ANCHE SE COME IMMAGINATE SIAMO ANCORA IN ALTO MARE ; ) AH DIMENTICAVO, NON ODIATE LILY E NEANCHE SCORP PER LA LITIGATA…ERANO DUE RAGAZZINI E ALLA FINE LA FIDUCIA IN UNA BAMBINA COSì TRAUMATIZZATA, VA GUADAGNATA : ) RINGRAZIO LE FANTASTICHE 15 RAGAZZE CHE MI HANNO RECENSITO E INCORAGGIATO…SIETE FANTASTICHE: ICEPRINCESS / LUISA 21 / ALWAYS89 / SHIORI LILY CHIARA / ARYELLE / EFFE95 / MERYKARA / ZONAMI 84 / MARY EVANS / TERRYSTAR / GAILY66 / MIKYMUSIC / EMYCLARINET / CICCI 12 E ROXY_HP!! GRAZIE DI CUORE A TUTTE!! INOLTRE GRAZIE A CHI MI HA AGGIUNTO ALLE PREFERITE / SEGUITE E RICORDATE E ANCHE A CHI MI LEGGE SOLTANTO!! UN BACIONE!! 

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Capitolo 19
*** 18 CAPITOLO ***


Quando Bailey aprì gli occhi sentì un forte dolore ad un lato della testa.
Cercò di snebbiarsi la mente e di portarsi una mano dove sentiva dolore, ma questa non si mosse.
Agitò i polsi, ma ottenne solo di farsi male con la corda.
Perché erano legate? Cosa gli era successo? Ad un tratto tutto gli tornò in mente: l’attacco dei NewMan; Sarah e il loro tentativo di fuga.
Tentativo mal riuscito visto che erano stati catturati dopo neanche un minuto.
Si guardò intorno per cercare Sarah e incrociò gli occhi di un uomo mascherato, aveva la bacchetta puntata alla gola, ma lo guardava in un modo, sembrava quasi che stesse provando pena per lui.
“Lasciami andare” il suo era quasi un sussurro, si sentiva così stordito che dubitava di riuscire a trovare la voce necessaria per urlare.
L’uomo raddrizzò la testa smettendo di guardarlo e Bailey cominciò a scuotere la sua, avrebbe voluto che lui l’aiutasse.
“Lasciami andare” disse a voce un po’ più alta, ignorando la testa che gli pulsava ad ogni parola “lasciami andare! Liberami!” urlò.
Vide l’uomo avvicinarsi e sperò che lo stesse liberando e invece lo prese per il collo della maglietta e lo sporse verso di sé “fai quello che dico io” gli sussurrò e Bailey lo guardò cercando di capire se aveva la speranza di ricevere un aiuto.
I suoi occhi lo rendevano incerto, ma il fatto che lui sembrasse così duro lo facevano pensare che non aveva speranza.
“Dimmi perché sono qui” gli impose e l’uomo si limitò a sorridere o almeno Bailey immaginò che fosse così visto che i suoi occhi, l’unica parte che poteva vedere, si raggrinzirono appena, come quando una persona sorride.
“Ricorda a tua madre di Molly. Dille che deve ricordarsi di Molly” gli disse e fece per allontanarsi, ma Bailey cominciò ad agitarsi.
Come poteva pretendere che lui facesse quello che gli aveva detto, se neanche sapeva se sarebbe mai uscito vivo da lì?
“Liberarmi! liberami!” urlò più e più volte, fino a quando lo stesso uomo di prima tornò indietro.
Bailey si calmò osservandolo con attenzione e sperando che ci avesse ripensato e invece senza alcun preavviso l’uomo alzò la mano e gli tirò uno schiaffo.
Sentì la testa rimbalzare verso la corda e udì le risate soffuse degli altri NewMan intorno a loro.
La rabbia e la paura iniziarono ad avanzare in lui e cominciò a muoversi come un indemoniato. Sentiva l’agitazione dargli tutta l’adrenalina necessaria per muoversi senza stancarsi, ma l’uomo lo fermò afferrandolo per il viso e stringendogli le guance fino a fargli male.
“Non è il momento di fare lo stupido” lo ammonì e Bailey si fermò, il suo respiro affannato fu l’unica cosa che sentì per qualche secondo, poi l’uomo ricominciò a parlare: “vuoi sapere cosa ti faranno se non ti calmi? Per prima cosa diventerai una marionetta nelle loro mani…” gli disse guardandolo attentamente, come a voler essere sicuro che ogni parola stesse penetrando nel suo cervello “e poi ti costringeranno ad ucciderti… ad ucciderti davanti a tua madre…” sospirò “volevi sapere perché sei qua?” chiese retorico e Bailey smosse il viso per liberarsi dalla sua stretta, ma lui non lo lasciò “quindi dimostra che sei figlio dei tuoi genitori, Bailey Malfoy” gli disse lasciandolo “sii intelligente” concluse lasciandolo ciondolare nel vuoto.
Bailey sentì il panico attanagliargli lo stomaco. Esisteva davvero un incantesimo che lo avrebbe costretto a suicidarsi?
Lui non voleva morire. Lui sarebbe riuscito a liberarsi.
“LASCIATELO ANDARE, SUBITO!”
Quando sentì l’urlo di suo padre e lo vide scagliarsi verso di lui assieme a sua madre e venire rigettati indietro sentì la sua determinazione vacillare.
Guardò il volto di sua madre e il suo viso devastato gli fece salire le lacrime agli occhi, quello che lo fece definitivamente rompere però furono gli occhi di suo padre.
Quello sguardo uguale al suo che lo stava osservando come se fosse pronto a tutto per lui.
Sentì una lacrima scivolargli lungo il viso e avrebbe voluto asciugarsela, per non far vedere loro quanto era impaurito,  ma con le mani legate gli era impossibile per cui distolse lo sguardo dai suoi genitori e si concentrò sulla battaglia che si stava avvicinando sempre di più a lui.
Sicuramente gli Auror stavano cercando di arrivare a lui per aiutare i suoi genitori, ma i NewMan erano altrettanto bravi a tenerli occupati e a non farli avanzare.
“Amore” Bailey si voltò verso sua madre che si era di nuovo avvicinata a lui e aveva messo una mano sopra alla bolla trasparente come se volesse toccarlo.
Gli stava sorridendo, ma Bailey conosceva troppo bene sua madre per essere ingannato da quella maschera di tranquillità.
“Ti libererò, lo prometto” gli disse e Bailey avrebbe voluto dirgli che si fidava di lei e che stava bene, ma non trovava le parole per cui si limitò ad annuire.
***
Lily respirò a fondo, distogliendo a forza lo sguardo da Bailey, e si guardò intorno.
Aveva bisogno di sapere per agire.
Aveva bisogno di una conoscenza che non aveva.
Lei sapeva di aver già combattuto. Lo sentiva nelle vene.
Si sentiva fremere, quasi come se la bacchetta che teneva stretta nella mano destra, le vibrasse, ma in realtà non aveva la più pallida idea di come farla funzionare.
Conosceva solo tre incantesimi, quelli che le aveva insegnato Scorpius, ma qualsiasi cosa poteva andare male e lei non poteva rischiare la vita del suo bambino.
 
“Ecco, signora. Ecco il suo maschietto” le disse un’infermiera e poi uscì dalla porta per lasciarla sola con lui, ma Lily se ne accorse appena, troppo concentrata sul fagottino tra le sue braccia.
Sentiva ancora il suo respiro affannato e il suo cuore galoppare impazzito, ma sapeva che adesso non era più lo sforzo di spingere e la fatica di assecondare le contrazioni.
Tutto questo battere del cuore, in quel momento, era per il suo bambino.
Non aveva mai visto niente di altrettanto bello.
Mai. Mai nella sua vita.
Quelle manine paffute racchiuse in due piccoli pugni, quei radi e fini capelli biondi e quegli occhietti chiusi che ogni tanto si aprivano e si richiudevano sbattendo quelle lunghe ciglia chiare.
“Non ti lascio, Bailey” gli disse sollevandogli piano la manina e baciandogliela “qualsiasi cosa mi sia successa, tu sei… tu sei la mia meraviglia”.
Gli pose un bacio sulla testolina e se lo strinse ancora di più al cuore.
Aveva quel buon profumo di bambino ed era così intenso, o forse sembrava a lei per il legame che si era già stabilito tra di loro.
Madre e figlio. Quel legame che nessuno avrebbe mai potuto spezzare.
Quell’amore più forte di ogni cosa, più forte della vita stessa.
Più forte di quella vita che le avevano portato via e che con Bailey era ricominciata e aveva riacquisito un senso.
I suoi ricordi ripartivano da lì, dalla nascita di Bailey, da ciò che di più meraviglioso le era stato donato.
E stavolta lei non avrebbe permesso mai a nessuno di portarglielo via.
 
Quando capì di non poter fare molto decise che forse la cosa migliore era prendere tempo dando agli Auror la possibilità di aiutarla.
Li vide avanzare di qualche passo, ma per ogni metro che avanzano i NewMan riuscivano a buttare giù qualcuno.
Sembrava una mattanza: urla di incantesimi e persone che venivano ferite o uccise da entrambe le parti.
Per un attimo cercò i suoi fratelli con lo sguardo, ma l’unico che riuscì a vedere fu Teddy a causa dei suoi capelli blu elettrico, facilmente individuabili, anche nella confusione.
Riportò l’attenzione sugli uomini davanti a lei. Quelli racchiusi in quella bolla di protezione.
Sembrava che oltre a proteggerli, impedisse loro di colpire qualcuno al di fuori perché, nonostante la stessero guardando con repulsione, nessuno si muoveva.
Sembravano attendere una sua reazione. E l’avrebbero avuta subito, pensò guardando il suo bambino appeso a quella fune.
“Liberatelo!” disse cercando di dare alla sua voce quel tono di sicurezza che non aveva.
Vide l’uomo al centro stringere i pugni e avvicinarsi al limitare della bolla.
“Lily Potter” la sua voce aveva una rabbia tale che Lily provò l’impulso di indietreggiare, ma non gli avrebbe mai dato quella soddisfazione.
Non gli avrebbe mai dato la possibilità di vederla debole.
“Che bello averti qua con noi” le disse, ma il suo tono, come era prevedibile, non era per niente felice.
“Non posso dire di avere lo stesso piacere…”
La risata dell’uomo la interruppe, “non ricordi niente… eppure sembri ancora lei”
Lily lo guardò senza capire, se non avesse avuto quella maschera avrebbe potuto cercare di individuare i suoi pensieri dagli occhi.
“Sembri ancora la vecchia Lily Potter, ma hai una differenza…”
Si prese una pausa e Lily notò che la sua voce era diventata soddisfatta come se pregustasse qualcosa di buono.
“Lei non amava, non si permetteva di amare, sapeva che le avrebbe causato solo debolezza”.
Quelle parole le diedero una strana scossa al cuore, come se le avesse già sentite.
Anche Scorpius trasalì. Quell’uomo aveva ragione.
Lui ricordava la corazza che Lily aveva creato su di sé, ma era solo una finzione.
Una recita che sapeva portare avanti molto bene, ma lui, come ogni persona che davvero teneva a lei, sapeva che era una finzione.
Lo sapeva da sempre. Dalla volta che chiarirono dopo la loro litigata in treno.
 
Camminava per il corridoio di Hogwarts sperando di non venir beccato da qualche Prefetto o, peggio ancora, da qualche Caposcuola.
Aveva chiesto ad Albus di poter prendere la sua mappa, ma lui gliel’aveva negata.
Era ancora arrabbiato con lui per quel fatto che era successo nel treno, ma quello che non capiva era che anche lui era arrabbiato con se stesso.
Con un trucco era riuscito a dare un’occhiata anche se solo per pochi secondi e quindi aveva visto a grandi linee dove fosse, ma non sapeva il punto preciso.
Gli sembrava di essere stupido a percorrere un corridoio vuoto e cominciava a pensare che potesse essersene andata, ma poi la vide.
Seduta a terra, la schiena appoggiata al muro.
“E’ tardi” disse Scorpius e voleva solo che lei lo guardasse, ma non lo fece.
Si limitò a continuare a tenere lo sguardo fisso contro il muro davanti a sé, come se Scorpius non le fosse appena entrato nel campo visivo.
“Lily, io credo…”
Si fermò e per un attimo il suo orgoglio prese il sopravvento. Lui non avrebbe chiesto scusa.
Aveva esagerato, ma lo aveva fatto anche lei.
Poi però vide i suoi occhi: avevano delle orrende occhiaie violacee, era così strano vedere quegli occhi in un viso di una dodicenne. Era irreale e ingiusto.
Sospirò e si sedette accanto a lei.
Sapeva benissimo che lei non lo voleva lì, lo aveva capito da come si era irrigidita, ma lui voleva che questa storia finisse.
Voleva che la sua coscienza lo lasciasse in pace.
“Non è vero che sei come loro” le disse e la sua voce era poco più di un sussurro, ma la vide stringere i pugni e capì che aveva sentito.
Sospirò di nuovo.
“Senti… io so perché fai così” la informò “non chiedermi come mai, ma ti ho sempre capita” continuò “mi basta uno sguardo per vedere quanto ami Albus e James, ma…”
Si fermò e lei per la prima volta si girò verso di lui.
Scorpius le fu grato perché poté concludere quello che voleva dirle guardandola negli occhi. E questo, lo rendeva più semplice.
“Credi di non potertelo permettere… lo so perché lo vedo nei tuoi occhi” le disse e lei spostò immediatamente lo sguardo.
“Sai, mio padre mi ha sempre detto che l’amore non è una debolezza…”
Lei si voltò di nuovo, lo stupore nei suoi occhi e Scorpius si chiese se fosse perché non si aspettava che un ex Mangiamorte la pensasse così o se fosse perché anche a lei era stata detta la stessa frase.
“Sì, esatto. Draco Malfoy” le disse e poi sospirò.
“Sai cosa significa essere figlio del cattivo? Sai cosa vuol dire leggere sui giornali la notizia della morte del padre del tuo migliore amico e leggere il nome del tuo tra i sospettati?”
Lily continuò a non guardarlo e Scorpius le fu grato.
“In pochi danno seconde possibilità, ma ti assicuro che mio padre se la merita… e non perché è mio padre” aggiunse con una leggera sfumatura di divertimento.
“E’ che se io sono così lo devo anche a lui, non è stato facile per lui ricominciare e ancora meno affrontare i pregiudizi della gente e di suo figlio…”
Lily si voltò di nuovo e Scorpius dovette prendere fiato prima di continuare.
“Sono stato il suo peggior nemico” disse annuendo “non riuscivo neanche a guardare quel simbolo sul braccio”
Lily guardò in basso e strinse i pugni solo a sentire nominare il marchio nero.
“Non si toglie, sai?” domandò retorico “mio padre dice che ha provato a toglierlo in ogni modo anche coprendolo con tatuaggi Babbani, ma resta lì” si morse le labbra “resta là come un promemoria continuo del vigliacco che è stato, citando le sue parole”.
“Lui non nega niente… niente di tutto quello che ha fatto e mi ha sempre detto tutto e sono certo che mi abbia sempre detto la verità… lui non ha ucciso nessuno” le disse e Lily poté vedere la sicurezza nei suoi occhi.
“Mai” ribadì.
Lily continuò a restare in silenzio, quindi Scorpius riprese: “ero arrabbiato l’altro giorno, ma in realtà somigli molto a tuo padre… almeno in base a quello che mi ha sempre raccontato il mio” affermò con un sorriso.
“Ma ero sincero quando ti dicevo che ti manca qualcosa per essere come lui” vide i suoi occhi brillare di lacrime.
“Devi permetterti di amare, Lily. Mi hanno sempre detto che è stato l’amore a vincere la seconda guerra magica.
L’amore ha dato la forza a tuo padre. L’amore per tutte quelle persone gli ha permesso di andare a morire…”
Lily si asciugò una lacrima che le era scesa cercando di non farsi notare.
“Non ce la puoi fare da sola. Devi permettere alle persone che ti amano di aiutarti. Devi permetterti di amare” disse “e di farti amare” concluse e poi fece per alzarsi, ma Lily lo fermò per un polso prima che potesse farlo.
“Scorpius…” si fermò, non riusciva a concludere per orgoglio e per quella rabbia che ancora ribolliva nelle sue vene e si spandeva nei suoi occhi, ma lui lesse in essi quello che voleva dirgli.
“E’ tutto ok” rispose con un sorriso e poi si alzò “dovresti davvero andare a letto” le disse come se non le avesse appena parlato a cuore aperto e lei per la prima volta da quando Scorpius l’aveva conosciuta sorrise.
Lui aprì le labbra. Aveva un sorriso bellissimo, era come se potesse illuminarle tutto il viso.
Avrebbe voluto dirle che doveva sorridere più spesso, ma così come era apparso, dopo pochi secondi quel sorriso scomparve e Scorpius si limitò a guardarla di nuovo prima di andarsene.
 
“La vera Lily sapeva che amare era una debolezza” ripeté l’uomo riportandolo alla realtà dai suoi ricordi e Scorpius strinse i pugni.
Doveva trovare il modo di eliminare quella barriera, dopo sarebbe riuscito a liberare suo figlio.
Ne era certo.
Si avvicinò alla bolla e vide Lily seguirlo con la coda dell’occhio.
Fu un attimo, ma in quel secondo parve capire le sue intenzioni, la vide annuire impercettibilmente e Scorpius si sentì come quando combattevano insieme: in sintonia.
“Non è una debolezza” affermò Lily e l’uomo rise di nuovo “divertente” commentò.
“Divertente davvero, non trovi, amico mio?” chiese all’uomo che gli stava più vicino.
Lily capì le sue intenzioni nell’attimo stesso in cui vide la persona a cui il capo si era rivolto alzare la bacchetta e puntarla verso Bailey.
Corse verso la bolla pur sapendo che questa l’avrebbe rispedita indietro.
Corse tenendo gli occhi fissi su Bailey, come se potesse fare qualcosa per impedirlo, come se guardandola negli occhi, lui potesse non soffrire.
“NO!” urlò e il suo grido si confuse con quello del suo bambino.
Rimbalzò contro la barriera e cadde indietro e per un secondo pregò di perdere i sensi per non dover sentire le urla strazianti di Bailey.
Lo vedeva contorcersi davanti ai suoi occhi e per ogni suo spasmo lei sentiva il cuore sfaldarsi e le sembrava di vivere ogni dolore sulla sua pelle come se potesse sentirlo nitidamente.
Come se fossero le sue di braccia ad assumere quelle pose innaturali, le sue gambe a contrarsi come se dovessero spezzarsi.
“BASTA!” urlò tra le lacrime e si accorse di non avere la forza per rialzarsi in piedi.
L’uomo fece un cenno alla persona accanto a lui e questo alzò la bacchetta e interruppe l’incantesimo.
Lily guardò Bailey e lo vide respirare affannato e, nonostante i suoi occhi fossero chiusi, poteva riconoscere il dolore nel suo volto.
Lily non conosceva l’incantesimo che l’aveva colpito, ma sapeva dal volto pieno di rabbia di Scorpius che era qualcosa di forte, qualcosa di malvagio.
“Vedi che l’amore è una debolezza?” le chiese “Se non amassi tanto questo bambino saresti più lucida, non saresti una patetica mamma con il viso pieno di lacrime”.
Lily si asciugò le guance bagnate, quasi con rabbia. Su una cosa aveva ragione, non voleva mostrarsi debole davanti a lui.
Si alzò lentamente e prese un respiro.
“E’ così” disse notando che la sua voce non era più un tremito incontrollato.
“Hai ragione, lo amo e tu dici che la vera Lily non amava?” gli chiese e le parve quasi divertito.
“Bè la vecchia Lily sbagliava” disse sicura “perché l’amore che ho per lui mi permetterà di ucciderti” lo minacciò e a Lily parve di vedere un NewMan, dietro a quello che era il capo, scuotere la testa come per un avvertimento.
Le sembrò quasi che volesse dirle qualcosa.
“I tuoi occhi emettono scintille, Lily Potter. Senza contare quanto sia impressionante che tu possa credere di minacciarmi…” disse, ma lei non lo ascoltava, stava seguendo con lo sguardo il movimento dell’altro NewMan.
Lo vide impugnare la bacchetta, ma non fece in tempo a vedere cosa stesse facendo, perché un nuovo urlo di Bailey squarciò il silenzio che si era creato e lei si voltò di nuovo verso il maledetto che stava torturando suo figlio.
No. No. No.
Lily si portò le mani alla testa e si accorse di respirare a fatica, gli arti le dolevano e nel cuore sembravano essere conficcati mille coltelli.
Ogni secondo le sembrò interminabile. Non sapeva quanto tempo era che suo figlio si contorceva in quel modo, sapeva solo che le sembrava che fosse un’eternità.
Guardò Scorpius e lo vide cercare di abbattere la barriera, guardò verso gli Auror, si stavano avvicinando a loro, ma erano ancora troppo impegnati nella battaglia.
Tutto era sbagliato. Quell’uomo interruppe l’incantesimo sollevando la bacchetta, ma quando vide il suo volto pieno di paura e di dolore lo pronunciò di nuovo.
Subito. Per semplice sadismo, per godere ancora del suo terrore.
Lily era convinta che non sarebbe mai più riuscita a dimenticare le urla di dolore di suo figlio. Era sicura che non sarebbe mai più stata la stessa.
Quando sentì Bailey smettere di gridare capì che aveva perso i sensi e provò l’istinto di urlare, ma riuscì soltanto a cadere in ginocchio.
Era inutile mentire a se stessa. Inutile fingere di essere una guerriera se non aveva armi per combattere il nemico.
Poggiò le mani sull’asfalto e si ritrovò carponi, a cercare di respirare e di pensare perché in quel momento aveva solo Bailey nel cervello.
Le lacrime continuavano a scendere incessanti. Guardò Bailey e si sentì morire: aveva il capo reclinato sul suo petto e il respiro era così impercettibile, ma il suo cuore di mamma sentiva che era vivo.
Lo capiva perché il proprio cuore batteva e sapeva benissimo che se Bailey avesse smesso di vivere anche il suo si sarebbe fermato.
Fece l’unica cosa che poteva fare, da donna disarmata, da mamma.
“Prendete me!” disse indicandosi e alzando la voce “PRENDETE ME!” urlò per attirare di nuovo l’attenzione di quel gruppo di pazzi.
Vide il panico negli occhi di Scorpius, ma sapeva di non avere alternative.
Se la scelta era lei o suo figlio, lei non aveva dubbi.
Il capo rise. “Lily Potter, ho sempre sognato di vederti così: in ginocchio davanti a me ad offrirti per una morte certa” la schernì, ma Lily non rispose era troppo impegnata a cercare di non morire.
Bailey non aveva ancora riaperto gli occhi e, nonostante non avesse alcuna ferita esposta, Lily sapeva che era davvero ferito.
“Lascialo, per favore, lascialo! Prendi me… io… io non so neanche perché fai questo” lo pregò con voce disperata.
Non voleva mostrarsi debole davanti a loro, ma il suo cuore si stava sfaldando pezzo per pezzo e aveva bisogno di mettere il suo bambino al sicuro immediatamente.
L’uomo per tutta risposta rise ancora più forte.
“A volte dimentico che non ricordi più niente, Lily Potter” le disse “hai una pallida idea di quanti miei uomini sono morti o prigionieri per causa tua?” le chiese, ma poi rise di nuovo.
“No. Certo che no” affermò “ma potrei risponderti io. Elencarti ogni nome”
Lily sentì un gemito di dolore e spostò di nuovo lo sguardo sul suo bambino. Bailey stava riaprendo gli occhi.
Lei lo guardò e sentì il fiato tornarle nei polmoni, ma stavolta non riuscì a fingere e sorridergli, anche se dubitava che lui vedesse qualcosa con gli occhi offuscati dal dolore.
“E’ divertente” le disse l’uomo facendole riportare l’attenzione su di sé.
 “Quando abbiamo ucciso i tuoi genitori tu avevi lo stesso sguardo di impotenza che hai adesso”.
Lily sentì il fiato mozzarglisi nei polmoni.
“Non è impotente e non è sola” affermò Scorpius e Lily vide il suo volto: era cereo, ma i suoi occhi erano così pieni di rabbia che le iridi sembravano piombo liquefatto.
 “Adesso non è da sola” aggiunse “e se non libererete nostro figlio questo sarà l’ultimo cielo che vedrete prima dell’oscurità di Azkaban”.
“Malfoy” disse l’uomo spostando l’attenzione su Scorpius e Lily fu di nuovo attratta dal NewMan alle spalle del capo.
Lo vide mormorare un incantesimo e la bolla farsi quasi inconsistente alle sue spalle.
Adesso aveva bisogno di una distrazione per raggiungerla e, quasi come se le leggesse nel pensiero, suo fratello James le arrivò alle spalle.
“Sei ferita?” le chiese e Lily assentì “sì” rispose, ma James sapeva che il suo tipo di ferita non poteva essere curato da un incantesimo.
Lily si voltò di nuovo verso i NewMan, i suoi occhi fissi in quel lato della bolla che tremolava e nell’uomo accanto ad essa.
“Ho bisogno di aiuto” mormorò senza guardarlo, doveva essere sicura che agli occhi di quei maledetti, lei risultasse ferma, immobile e impotente, come l’avevano definita.
“Lily…”
“Non ci provare, James” lo fermò subito “non c’è tempo per stupide discussioni. Farò questa cosa, con la sola differenza che se non mi aiuti… morirò nel farla” lo informò e lo sentì inspirare bruscamente.
“Dimmi” disse soltanto.
***
L’uomo ravviò con calma e compostezza i suoi capelli e si voltò verso la persona accanto a lui.
“Credo che la morte di Harry Potter abbia cambiato tutto” disse lo vide trasalire.
Erano nella sua villa di famiglia. Una delle poche che gli fosse rimasta dopo che suo padre aveva perso quasi tutto a causa dell’arresto.
L’uomo sospirò “siamo in guerra, Draco” gli disse e per tutta risposta lui distolse lo sguardo guardando suo figlio giocare con Micheal.
Si erano sempre frequentati molto. Ex compagni di scuola, ex figli di Mangiamorte, e tra Scorpius e suo figlio c’era un solo anno di differenza.
Era stato divertente e anche piacevole avere qualcuno che come lui stava cercando di ricostruirsi una vita e una reputazione, ma adesso le cose erano cambiate.
I NewMan erano il futuro.
“La guerra sta arrivando, Draco e dobbiamo scegliere da che parte stare” disse calcando un po’ la voce.
“Credo che sapessimo da che parte stare, ormai” replicò Draco e lui strinse i pugni.
“Non credi che ormai senza Harry Potter, loro non potranno proteggerci?” lo voleva dalla sua parte.
Colui che aveva creato i NewMan era molto legato ai Malfoy e sapeva che se li avesse ricondotti dalla loro parte, lui sarebbe stato felice e sicuramente lo avrebbe ricompensato.
“Non puoi non sentirlo” gli disse “non puoi non aver sentito il marchio bruciare di nuovo. Loro possono proteggerci, darci la grandezza, la stessa potenza che i nostri padri avevano con il Signore Osc…”
“Smettila!” lo interruppe deciso e l’uomo vide i suoi occhi determinati.
“Non ripeterò gli stessi errori di mio padre” lo informò e si alzò, ma l’uomo si alzò a sua volta fermando Draco mettendoglisi davanti.
“Non dirai a nessuno di questa conversazione” gli impose e Draco assottigliò gli occhi “non lo dirai a nessuno o appena ne avrò l’occasione Scorpius sarà il primo che colpirò”.
Draco strinse i pugni, ma annuì.
Si avviò verso suo figlio, ma poi parve ripensarci e si voltò verso di lui “non fare lo stesso errore dei nostri genitori, Theodore” gli disse prima di dargli di nuovo le spalle.
“Andiamo, Scorp” impose al bambino che lo guardò stupito, ma si alzò ubbidiente, e senza aggiungere altro uscirono dalla porta.
 
“Scorpius Malfoy, hai sempre fatto così tante scelte sbagliate” affermò e Scorpius assottigliò gli occhi “non mi conosci” lo informò e l’uomo rise “oh, credimi… ti conosco meglio di quanto credi” gli disse e Scorpius si limitò a scuotere la testa.
“Se mi conoscessi sapresti che dopo quello che hai fatto a mio figlio non ti basterà neanche essere rinchiuso ad Azkaban per essere al sicuro da me” e l’uomo rise “ami tuo figlio?” chiese incredulo e Scorpius portò gli occhi sul suo bambino.
Sembrava guardarlo, ma non poteva esserne sicuro dato che non era neanche certo che i suoi occhi fossero davvero aperti.
“Ami un bambino che hai conosciuto da poco più di un mese?” lo sfidò e Scorpius prese un respiro.
Non voleva aprire il suo cuore davanti a un NewMan, ma sapeva che Bailey aveva bisogno di saperlo per sopravvivere.
Aveva bisogno di sapere che lo amava e che avrebbe fatto di tutto per liberarlo.
“Con ogni fibra del mio essere” rispose guardando Bailey e per un attimo si chiese se le lacrime che stavano scivolando nelle sue guance fossero ancora per il dolore.
“Salazar, che bel quadretto patetico, Malfoy” lo schernì l’uomo “peccato che non fai altro che dimostrare ancora di più come l’amore sia una debol…”
S’interruppe come decine di incantesimi iniziarono ad infrangersi contro la barriera.
“Tenetela alta” urlò l’uomo a tutti i NewMan accanto a sé e Scorpius non riuscì a sentire più niente se non il suo cuore che sembrava urlare il nome di Bailey.
Corse verso di lui per vedere se la barriera stesse davvero cedendo e riuscisse a raggiungerlo, ma questa lo rimbalzò di nuovo indietro.
Si alzò velocissimo e si avvicinò di nuovo alla bolla, stavolta lentamente.
Adesso era accanto al suo bambino. Un velo li divideva, ma era un velo che non riusciva a superare.
Appoggiò la mano alla barriera. “Bailey” lo chiamò, ma lui non alzò la testa e Scorpius sentì le lacrime premergli negli occhi.
Suo figlio doveva essere nel dolore più totale. Una Cruciatus era tremenda per degli adulti, figurarsi tre e su un bambino di undici anni.
Si accorse di non riuscire quasi a respirare per la rabbia.
“Bailey… Bailey, guardami per favore” lo pregò e Bailey mosse la testa per cercare di obbedire.
Aveva assunto una strana posizione, ma forse era il suo unico modo per riuscire davvero a guardarlo.
Scorpius si sentì, per assurdo, un po’ rinfrancato dal fatto che lui avesse fatto come gli chiedeva, non sapeva dopo quante Crucitus si perdesse la propria mente, sicuramente non tre, dato che conosceva persone che ne avevano subite di più, ma lui era il suo bambino e lo aveva ugualmente temuto.
“So di essere un pessimo padre, di aver fatto un errore dietro l’atro, di doverti spiegare un sacco di cose e…” si fermò. Che gli prendeva non era il momento, voleva solo che sapesse che l’amava e che avrebbe fatto tutto per lui.
Vide Bailey aprire la bocca e il respiro farsi ancora più pesante, come se quello fosse davvero troppo per lui e, Scorpius era sicuro che lo fosse, poteva solo immaginare la sua cassa toracica che esplodeva di dolore.
“Non dire niente, Bay” gli disse “ti salverò. Lo giuro. Fosse l’ultima cosa che faccio” gli disse e lo vide annuire.
Alzò la bacchetta e cominciò a lanciare incantesimi a sua volta per buttare giù quella maledetta barriera.
C’erano Auror, persone appartenenti all’ordine della fenice e, adesso, anche qualche cittadino più coraggioso si era unito a loro.
Erano decine e decine di persone che stavano cercando di abbattere quella barriera e questa crepitava ancora di più.
Quando questa si sciolse con la stessa consistenza di un velo che cade, Scorpius si precipitò verso Bailey, ma non fece in tempo ad arrivare perché il capo dei NewMan fu più veloce e gli puntò una bacchetta alla gola.
“Non provarci neanche, Malfoy” gli disse premendola a fondo sulla pelle della sua gola e facendolo gemere di dolore e Scorpius non poté che arrestarsi sui suoi passi.
“Ehy, tu”.
Scorpius quasi rabbrividì quando sentì la voce di Lily e si voltò di scatto verso di lei.
Tutto si era di nuovo quietato e in quel silenzio irreale sentiva solo i respiri mozzati delle persone accanto a lui.
Lily aveva il braccio stretto attorno al collo di uno dei NewMan e la bacchetta puntata al suo collo, ma dentro di sé stava impazzendo di paura.
Il cuore le stava esplodendo nel petto, c’erano così tante cose che potevano andare storte.
Poteva anche avere appena condannato a morte il suo bambino, ma doveva dar la possibilità a Scorpius di portarlo in salvo.
“Vuoi che ti spieghi una cosa dell’amore?” chiese Lily, gli occhi fissi su quello che ormai aveva capito essere il capo.
“E’ un arma a doppio taglio” gli spiegò “rende capaci di cose che non credevi di essere in grado di fare” affermò.
Cercò di tenere ferma la bacchetta sotto il collo dell’uomo, era sicura che al minimo segno di debolezza, il NewMan avrebbe ucciso suo figlio.
“Giù la bacchetta” ordinò e l’uomo si limitò ad allontanarla leggermente, pur continuando a tenerla puntata su di lui.
I NewMan più vicini le puntarono la bacchetta contro in attesa di ordini, ma lei non distolse lo sguardo dall’uomo che era a capo di tutto.
“Non sapresti ucciderlo… avrai imparato qualche incantesimo dal tuo ritorno, ma i tuoi cari e puri parenti…”
“Intendi dire l’Avada Kedavra?” chiese Lily sprezzante e dal silenzio dell’uomo capì di averlo spiazzato.
“E prima che tu pensi che non avrei abbastanza rabbia per farlo…” ringraziò mentalmente James per averle spiegato anche quel piccolo particolare. “Sappi che la rabbia di una mamma con il figlio in pericolo è infinita” concluse e vide l’uomo stringere la mascella.
Lily non avrebbe saputo dire se la rabbia fosse dovuta dall’incredulità o se fosse perché aveva capito di averla sottovalutata.
“E’ uno dei miei tanti uomini… puoi ucciderlo” disse sicuro e Lily sorrise di scherno “oh no, lui non è uno dei tanti…” affermò e Scorpius si chiese cosa stesse dicendo.
“Libera mio figlio e io libererò il tuo” concluse semplicemente e vide l’uomo stringere i pugni, sicuramente si stava chiedendo come l’avesse capito.
“Credi di essere più veloce di me?” la voce dell’uomo ormai era un ringhio e Lily si sentì più sicura: era spaventato.
“No. Credo solo di farti altrettanto male” rispose semplicemente e sapeva che era così.
Lo sapeva perché adesso che erano abbastanza vicini poteva vedere i suoi occhi e sembravano davvero spaventati.
Così spaventati da essere pieni di una rabbia al pari della sua.
Poteva essere anche il capo di una potente organizzazione, ma restava sempre un padre.
Era sicuro che se avesse potuto, se Lily non avesse avuto suo figlio sotto tiro, lui l’avrebbe uccisa e poi avrebbe ucciso Bailey.
Lily vide la bacchetta dell’uomo tremare leggermente, ma poi parve ergersi di nuovo in tutta la sua altezza.
Capì che non avrebbe ceduto.
“No” sussurrò intuendo che avrebbe lasciato morire suo figlio, ma prima avrebbe ucciso il suo Bailey.
Guardò Scorpius pregandolo con lo sguardo di aiutare Bailey dato che lei non sarebbe mai arrivata in tempo, ma lo vide già puntare la bacchetta contro l’uomo.
Era sicura che avrebbe tentato il tutto per tutto.
Scorpius però non aveva nessuno a fargli scudo per cui diversi incantesimi gli arrivarono contro e lui dovette difendersi da quelli.
In pochi secondi la battaglia era ricominciata.
NewMan, Auror, ognuno cercava di prevalere sull’altro e il capo sembrava godere di questo potere.
“E’ finita” le disse guardandola e Lily sapeva che Scorpius non avrebbe mai fatto in tempo e lei non aveva la più pallida idea di cosa fare, ma non poteva stare ferma a guardar morire il suo bambino.
Diede una spinta all’uomo che teneva sotto tiro perché aveva bisogno di avere le mani libere.
Pregò di ricordarsi il movimento e lo fece “diffindo” disse puntandola verso il suo torace, ma l’uomo si spostò e Lily si sentì perduta.
“Bel tentativo, Lily Potter” le disse e lei sentì il cuore che stava per uscirle dal petto mentre si voltava verso Bailey.
“FERMO” gli urlò puntandogli la bacchetta contro, ma ottenne solo che l’uomo la guardasse con un sorriso sadico.
Lily era come paralizzata. Sentiva che c’era ancora la battaglia attorno a sé, ma era tutto ovattato, l’unica cosa che riusciva a sentire nitidamente era il battito del suo cuore che scandiva ogni secondo.
“Avada…” pronunciò, ma prima che potesse pronunciare la parte finale dell’incantesimo, un boato fece vibrare la terra e tutti caddero all’indietro.
“BASTA!” una voce dura e piena di rabbia si materializzò insieme ad un uomo con la maschera scura, di un grigio quasi nero.
Era diversa da quella degli altri e Lily capì che era quello il vero capo.
Si chiese per un attimo se fosse sempre stato lì, ma lo dubitò perché emanava quell’aura di potere che era convinta avrebbe sentito se fosse stato presente dall’inizio.
“Supremo!” disse il capo rialzandosi e mettendosi in ginocchio, ma lui non lo seguì aveva gli occhi puntati su Scorpius.
Decine di incantesimi gli arrivavano addosso, ma quell’uomo sembrava non ne accusasse neanche uno, sembrava invulnerabile ed era una cosa impossibile.
“Nessuno tocchi il bambino” disse in tono sicuro di sé.
Lily notò che si muoveva in maniera fluida, come se sotto al mantello i suoi piedi fossero sollevati da terra.
“Scorpius Malfoy, riprendi tuo figlio” gli disse e con un gesto della bacchetta lo liberò dai legacci facendolo ricadere a terra.
Scorpius corse verso di lui e lo voltò verso di sé. Notò subito che la gamba destra sembrava rotta in più punti e da come si teneva il braccio destro, era convinto che anche quello fosse rotto.
Non si erano certo risparmiati davanti ad un bambino, pensò pieno di rabbia.
 “Ritiratevi tutti. E’ un ordine” disse l’uomo prima di sparire e approfittando dello stato di stordimento generale tutti i NewMan rimasti liberi o coscienti si smaterializzarono.
Scorpius guardò smaterializzarsi l’uomo accanto a sé, quello che aveva fatto del male al suo bambino, ma non riuscì a fermarlo. Adesso non avrebbe mai lasciato suo figlio.
 “Campione… ci sono io ora, ok?” gli chiese cercando di non fargli troppo male mentre cercava di aiutarlo a poggiare la testa sulle sue gambe.
Si guardò intorno sperando che gli altri facessero veloce nel togliere le barriere anti smaterializzazione.
“Come stai?” gli chiese, sapeva che era una domanda stupida, ma aveva bisogno di fargli capire che gli importava.
Bailey mosse la testa “non molto bene” affermò tossendo e Scorpius sorrise a sua volta, rivedeva così tanto di Lily in lui.
“Mi dispiace” confessò, ma Bailey non disse niente per cui Scorpius riprese: “mi dispiace, non sono riuscito a impedirlo… mi dispiace…“  non riusciva a trovare le parole per continuare, per ammettere tutto quello che aveva nel cuore e vide Bailey fare una smorfia che sembrava quasi un sorriso.
“Va tutto bene” gli venne in soccorso “va tutto bene, papà” gli disse e Scorpius spalancò gli occhi e aprì le labbra.
L’aveva appena chiamato papà. Si chiese se lo avesse fatto in maniera conscia, ma il suo cuore gli diceva di sì.
Non credeva lo avrebbe mai sentito dire questa parola, in cuor suo aveva sperato sin dall’inizio che Bailey prendesse abbastanza confidenza o che lo amasse abbastanza da considerarlo un padre, ma, per come erano andate le cose fin ora, non credeva sarebbe mai successo.
E adesso doveva fare i conti con quello che significava.
Era un’emozione che rischiava di sopraffarlo. Era come se il suo bambino gli avesse appena detto che lo riconosceva.
Vide Lily arrivare di corsa e lanciarsi verso Bailey. “Ferma” la bloccò e lei lo guardò come se fosse impazzito.
Come se avesse perso del tutto la ragione. Sapeva che la cosa che più desiderava era tenerlo tra le sue braccia.
“So che è dura” le disse Scorpius cercando di trasmetterle con gli occhi che la capiva “ma non abbracciarlo. Ha diverse ossa rotte. Gli faresti del male”.
Le mani di Lily si contrassero e gli occhi le si riempirono di lacrime, ma poi la vide alzare gli occhi al cielo per ricacciarle tutte e guardò suo figlio.
“Piccolo mio, starai meglio, ok?” gli chiese, accarezzandogli la guancia.
Quando gli occhi di madre e figlio s’incrociarono, Bailey parve perdere definitivamente la lotta contro se stesso e si sollevò per buttarsi tra le braccia di sua madre.
Scorpius sapeva che doveva provare un dolore incredibile, ma sembrava che solo così riuscisse a stare meglio.
A piangere e singhiozzare tra le braccia di sua madre.
“La Passaporta è impostata sul San Mungo” disse Albus avvicinandolo.
Anche la sua voce sembrava provata. “Dominique vi aspetta già” aggiunse e Scorpius annuì, prese una mano di Lily e, con delicatezza, una di Bailey e le pose sopra al globo.
Lily alzò gli occhi e lo guardò. Per un attimo i loro occhi si diedero conforto a vicenda.
Per un attimo le loro iridi parvero legarsi e poi sparirono tutti e tre.

COMMENTO: SE CHIAMA IL TELEFONO AZZURRO IO NON CI SONO…POVERO BAILEY : ( SCHERZI A PARTE, NON LO SO, DITEMI VOI… SPERO DI ESSERE RIUSCITA A RENDERE ALMENO UN PO’ LA BATTAGLIA PERCHE’ COME DICO SEMPRE TANTO DI CAPPELLO A CHI RIESCE A DESCRIVERE LE BATTAGLIE, COME LA NOSTRA MITICA ZIA ROW, VI GIURO E’ DIFFICILISSIMO PERCHE’ RISCHI DI PERDERE PEZZI DA TUTTE LE PARTI!! FATEMI SAPERE CHE NE PENSATE : ) OLTRETUTTO SO CHE IL CAPITOLO E’ DAVVERO LUNGO, 14 PAGINE DI WORD SPERO NON SIANO TROPPE MA NON HO AVUTO IL CUORE DI INTERROMPERE LA BATTAGLIA… CON L’ETA’ STO DIVENTANDO PIU’ BUONA : P  E DEL SUPREMO CHE MI DITE? PERCHE’ HA MESSO FINE A TUTTO? PERCHE’ HA SALVATO BAILEY DA MORTE CERTA? PER IL RESTO LASCIO A VOI I COMMENTI  ; )) RINGRAZIO LE FANTASTICISSIME RAGAZZE CHE HANNO RECENSITO LO SCORSO CAPITOLO OVVERO: ICEPRINCESS / ARYELLE / ROXY HP / EFFE95 / JULIET LILY POTTER / MIKYMUSIC / CICCI 12 E ZONAMI 84!! INOLTRE RINGRAZIO CHI MI HA AGGIUNTO ALLE PREFERITE / SEGUITE E RICORDATE E ANCHE A CHI MI LEGGE SOLTANTO!! UN BACIO GRANDISSIMO!!

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Capitolo 20
*** 19 CAPITOLO ***


Bailey urlò come la sua gamba rotta toccò il pavimento e subito sentì il dolore esplodergli anche nel petto, come se quell’urlo fosse riuscito ad aprirglielo e prendergli a pugni ogni organo interno che aveva.
Si accasciò per il dolore, ma non fece in tempo a cadere a terra perché suo padre lo trattenne mettendogli una mano attorno alla vita e lasciandolo adagiare piano sul pavimento.
“Grazie” mormorò a fatica mentre sentiva i passi delle persone accorrere verso di loro.
Scorpius non disse niente limitandosi a sorridere in risposta e Bailey, nonostante gli occhi appannati dal dolore, lo osservò.
Era la prima volta da quando lo aveva conosciuto che lo guardava davvero.
Non si era mai accorto di quanto si somigliassero: gli stessi occhi, lo stesso colore di capelli, era impressionante, era davvero la sua fotocopia.
Soltanto la forma del viso era diversa, quella di suo padre era più spigolosa come quella di suo nonno Draco, mentre la sua forma era più rotonda come quella di sua madre.
Osservò suo padre e per la prima volta si immaginò come sarebbe diventato lui a trentatrè anni e, sempre per la prima volta, non gli dispiacque affatto.
Si lasciò mettere sopra su una lettiga e sorrise stupito dal fatto che nessuno la stesse spingendo.
Era pura magia. E lui adorava la magia.
Subito però gli venne in mente quello che gli avevano appena fatto con la magia.
Lo avevano ferito. Gli avevano fatto del male, volutamente, solo per colpire sua madre.
Perché?
Quasi non sentì mentre lo trasferivano dalla barella al letto, era troppo il dolore e la paura che ancora aveva dentro.
Rabbrividì e si strinse le braccia al petto, ma anche quello gli provocò una fitta di dolore, forse anche il braccio era ferito.
Sentì la mano di sua madre posarsi sulla sua e lui alzò gli occhi riconoscente.
Non voleva fare la femminuccia, ma adesso, dopo tutto quello che aveva provato, dopo tutto l’odio che gli avevano scaricato addosso, aveva bisogno di un po’ di amore.
Lily gli accarezzò il viso accaldato “credo che abbia anche la febbre” disse voltandosi di nuovo verso Dominique, ma come sua madre si allontanò, Bailey sentì di nuovo la paura tornare a scorrere nelle sue vene.
Cercando di non pensare a quello che gli era successo, si concentrò di nuovo i suoi genitori.
Scorpius aveva i pugni stretti e la mascella contratta, il suo viso sembrava così furioso e teneva le labbra strette come se volesse essere sicuro che non una sola parola uscisse da esse.
Bailey si chiese se fosse arrabbiato con lui. Non gli aveva detto niente da quando erano arrivati.
Forse, adesso che era libero, era furioso con lui per come si era stupidamente fatto catturare.
Sospirò e gemette di dolore, anche il costato gli doleva. Era incredibile, non c’era una sola porzione di pelle che non gli facesse male.
Dominique si avvicinò al suo letto e sua madre si sedette accanto a lui prendendogli la mano, mentre suo padre si era fermato in fondo al letto, le mani sulle sponde, sembrava volesse stargli vicino e stranamente Bailey lo trovava davvero confortante.
Non era la prima volta che stava male, quando era piccolo si era rotto un polso giocando a basket e lo avevano anche operato di appendicite e sua madre c’era sempre stata per lui.
Notte e giorno. Non contava più niente, solo lui, proprio come in quel momento.
Ma adesso, avere anche suo padre lì, era confortante.
Cercò di sorridere e prendere respiri profondi, non voleva farli preoccupare, o arrabbiare di più, si sentiva già male così senza aggiungere altre colpe.
Improvvisamente il viso di Sarah gli sovvenne davanti agli occhi, ma non fece in tempo a chiedere niente perché Dominique, con addosso il camice da Guaritore, gli si mise davanti tirando fuori la bacchetta.
Bailey sgranò gli occhi e si ritrasse, sapeva che non doveva aver paura di lei, ma sapeva anche cosa potevano fare le persone con quella.
Tutto quello che aveva subito era stato colpa di una bacchetta.
Scorpius strinse più forte le mani intorno alla sponda del letto, non gli era sfuggita la reazione di Bailey e capiva anche cosa volesse dire: Bailey aveva paura della bacchetta.
Dominique guardò Bailey e poi Lily e la vide appoggiare la testa di Bailey sul suo petto e carezzargli i capelli.
Se solo avesse saputo quanto la reazione di Bailey somigliasse alla sua.
Per un attimo si sentì trasportare indietro.
 
Era a Diagon Alley con sua sorella Victoire, Teddy e i tre fratelli Potter.
Quell’anno anche la piccola Lily sarebbe andata ad Hogwarts e quindi era arrivato il momento di comprarle la sua prima bacchetta.
James e Albus camminavano accanto a lei e le parlavano delle meraviglie di Diagon Alley, ma niente sembrava capace di far sorridere Lily.
Dominique si morse il labbro, non credeva di aver mai visto Lily sorridere dopo la morte degli zii.
La morte dello zio Harry e della zia Ginny aveva, chiaramente, colpito tutti e tre i figli, ma la voglia di sopravvivere e di vivere di Albus e James era tornata e invece Lily aveva lo sguardo spento, come se niente fosse capace di farla tornare a vivere.
Entrarono da Smither’s per comprare la bacchetta e Dominique si avvicinò a Lily.
Lei aveva già la sua, dovendo iniziare il suo quarto anno come James, ma era sempre stata affascinata dal sapere le caratteristiche delle bacchette dei suoi parenti.
Poteva sapere molto di una persona dalla bacchetta.
Tipo James, il cugino più spocchioso e arrogante non poteva che avere una bacchetta con corda di cuore di Drago, mentre un tipo come Albus non poteva che avere un crine di unicorno dentro di essa.
Lily mise entrambe le mani sopra al bancone e Dominique notò che sembravano tremarle.
Alzò uno sguardo su sua sorella, se Lily non voleva farlo non doveva essere obbligata, ma vide dall’occhiata che si scambiarono lei e Teddy e capì che lo avevano messo in conto, ma che avrebbero provato lo stesso.
Dominique guardò Albus e James per vedere se anche a loro non fosse sfuggita e vide che il maggiore dei suoi cugini la stava già guardando.
Lei alzò le sopracciglia quasi a chiedergli il motivo, ma lui spostò bruscamente lo sguardo e lo riportò sulla sorella.
Era qualche giorno che lui sembrava quasi avercela con lei. Trovava motivi assurdi per litigare e starle lontano. Era davvero un mistero.
“Sei pronta, Lily?” chiese Victoire, poggiando una mano sopra la sua come a rassicurarla.
Lily come al solito diede solo un cenno del capo in risposta e Victoire prese un respiro e chiese la prima bacchetta.
L’uomo non l’aveva ancora tirata del tutto fuori dalla scatola che Lily arretrò di un passo.
Dominique non aveva mai voluto sapere niente di quel giorno, non aveva mai voluto ascoltare nessun racconto o leggere alcun giornale, amava troppo i suoi zii e non voleva soffrire, ma in quel momento, guardando gli occhi di Lily, le sembrò quasi di essere trasportata indietro nel tempo: a quel maledetto giorno, in quel dannato salotto.
C’era tutto il dolore del mondo in quello sguardo.
L’uomo la sollevò e gliela porse, ma Lily cominciò a scuotere la testa e indietreggiare.
Andò a sbattere contro il petto di Teddy e si voltò guardandolo negli occhi “non ce la faccio” disse con gli occhi pieni di lacrime e poi scappò.
Senza ascoltare nessuno e senza aspettare nessuno, uscì soltanto.
Dominique fu la prima a riaversi dallo shock “ci penso io” disse a sua sorella e le corse dietro.
La trovò poco più avanti era appoggiata ad un muro, piegata in due e aveva il fiato grosso come se avesse corso per chilometri invece che per poche decine dii metri.
“Lily” la chiamò avvicinandosi lentamente, ma Lily non si voltò, si limitò a raddrizzarsi e si passò le mani sulle guance più e più volte, facendo chiedere a Dominique se avesse pianto, ma poi si diede della stupida: Lily non piangeva. Erano ormai due anni che non sentiva più niente.
Felicità, tristezza, paura, niente. Sembrava esserci posto solo per la rabbia in lei.
“Lily, non è successo niente” le disse e lei finalmente si voltò.
Come immaginava i suoi occhi castani sembravano due ciocchi di legno ardente.
“Lily, davvero, non importa che la compriamo oggi” la rassicurò e la vide mordersi il labbro, quasi come se fosse indecisa su cosa dire.
Dominique le sorrise “torniamo da loro?” chiese, immaginando come fossero già tutti fuori di testa.
“Non la voglio, Dom” confessò Lily e Dominique la guardò stupita.
Si stava davvero aprendo? Lei che non parlava mai dei suoi sentimenti o di quello che provava?
Avrebbe voluto incitarla, chiederle il motivo, ma vide che Lily aveva il capo chino e i pugni racchiusi in due palline e capì che se avesse parlato, lei si sarebbe fermata.
“I miei genitori sono morti per colpa di una bacchetta” affermò e alzò gli occhi su di lei.
Dominique vide i suoi occhi pieni di dolore e sospirò “i tuoi genitori sono morti perché un assassino aveva in mano una bacchetta”.
Lily parve riflettere sulle sue parole e Dominique riprese “le bacchette fanno quello che il mago dice loro di fare… tuo padre ha salvato il nostro mondo con una bacchetta”.
Gli occhi di Lily si riempirono di lacrime sentendo nominare suo padre e quello che aveva fatto.
“Tua madre ha guidato la resistenza di Hogwarts con una bacchetta…”
“Sono morti, Dom” affermò Lily con la voce rotta e Dominique sentì il cuore sciogliersi “lo so” disse soltanto e si chiese se la cosa giusta fosse abbracciarla o restare immobile.
Fece un passo in avanti, se Lily fosse indietreggiata si sarebbe fermata, ma Lily non lo fece per cui Dominique si mosse di un altro passo.
“Non sono stati uccisi da una bacchetta, ma da una persona” le disse avanzando ancora.
Il labbro di Lily tremò e lei annuì piano, la testa ancora bassa, così bassa che sembrava quasi le toccasse il petto.
“Sono morti…” ripeté. “Lo so” le disse in un sussurro e fece l’ultimo passo in avanti riuscendo ad abbracciarla.
Lily non protestò e anzi le circondò la vita con le braccia infossando il viso nel suo maglione.
Restarono così per parecchio tempo, non riusciva a capire se Lily stesse piangendo oppure no, le spalle non si muovevano e nessun singhiozzo usciva dalle sue labbra, ma il fatto che lei non si fosse mossa da quella posizione le faceva capire che era quello di cui aveva bisogno.
Arrivarono gli altri e le guardarono.
Nessuno si mosse per andare da loro, tutti sapevano che era così raro che Lily si aprisse con qualcuno che non volevano rischiare di peggiorare le cose.
Dominique incrociò lo sguardo di James e stavolta lui non lo distolse, anzi la guardò con una tenerezza a cui lei non era preparata.
Il cuore le saltò un battito mentre il suo solito sorriso malandrino appariva sulle sue labbra. “Grazie” le mimò e Dominique cercò di annuire.
 
“Bailey, non ti preoccupare” lo rassicurò trovando nei suoi occhi lo stesso dolore di Lily “la metto via, ok?” gli chiese e Bailey annuì, aveva troppa paura che se avesse aperto la bocca avrebbe potuto vomitare.
Dominique si infilò la bacchetta in tasca. Sapeva che a breve avrebbe dovuto riprenderla per la visita e i primi incantesimi curativi, ma adesso doveva solo tranquillizzarlo.
“Come stai?” gli chiese dolcemente e Bailey annuì di nuovo.
Dominique guardò Lily, non voleva preoccuparla, ma non riusciva a capire se stesse bene o meno.
Pensò a sua zia Gabrielle. Lei era la migliore nei casi di trauma.
Lei aveva aiutato Lily a venirne fuori, ma, oltre al fatto che era tutto il giorno che in ospedale non si vedeva, c’era anche da considerare che si era licenziata per passare gli ultimi anni di lavoro nell’infermeria di Hogwarts, per cui adesso toccava a lei.
 Questo era uno dei momenti in cui avrebbe voluto che Lily fosse ancora se stessa, che ricordasse quello che aveva dovuto passare e come ne era uscita.
Per fortuna Scorpius parve leggere il suo sguardo e intervenne.
“Bailey, devi dirle se stai bene. Deve sentire la tua voce” deve capire se la tua mente è ancora con te, aggiunse dentro di sé e si accorse che il cuore aveva smesso di battergli in attesa.
Bailey lo guardò e Scorpius notò che non le sue iridi non lo osservavano più piene di rabbia come nei giorni passati.
“Sto… sto… bene” disse Bailey, ma non era così. Lo sforzo di parlare gli aveva fatto girare la testa e aumentare la nausea.
“Bene” disse Dominique, anche se in realtà non era molto contenta.
La sua voce era troppo affaticata, c’era qualcosa che non andava.
“Adesso devo riprendere la bacchetta, ok?” gli chiese e piano si portò la mano verso la tasca del camice.
“Sai, penso che sia tu che tua madre dovreste rileggere le fiabe di Beda il Bardo… la fiaba dei tre fratelli precisamente” gli disse per distrarlo.
Bailey stava per dirle che non aveva cinque anni, ma si accorse di non riuscire a prendere abbastanza fiato per parlare per cui restò in silenzio, ma Dominique parve capire e rise.
“So che sei grande” gli disse e intanto tirò fuori la bacchetta “ma riuscirebbe a farti capire quanto il mago sia più importante della bacchetta e poi…” si fermò passando attentamente la bacchetta all’ altezza del suo petto.
Aveva ragione. Maledizione.
“Tuo nonno Harry ha conosciuto queste fiabe a diciassette anni per cui, se vuoi sapere il mio parere, conoscerle da grande è un’impresa da eroi” concluse, cercando di sorridere e non far capire quanto fosse preoccupata.
Bailey avrebbe voluto dirle che non era un eroe, che l’unica persona che aveva provato a salvare adesso non sapeva neanche dove fosse, ma la vide accigliarsi e si fermò.
“Cosa c’è?” chiese sua madre. Anche a lei non era passato inosservato il cambio di espressione.
Dominique si raddrizzò e si voltò verso una delle infermiere che era rimasta indietro.
Elencò un sacco di nomi che Bailey suppose dovessero essere medicine e questa sparì oltre la porta.
Poi si voltò verso di lui “Prendi questa” gli disse porgendogli una fiala stretta e lunga più o meno una decina di centimetri.
Bailey guardò il liquido opalescente e tese una mano prendendola.
“Cos’è?” chiese Lily e Dominique fece per rispondere, ma Scorpius l’anticipò “Pozione sollievo dolore” le rispose e Bailey si voltò verso suo padre e vide che anche se parlava con sua madre, guardava lui.
“Starai meglio e dormirai” gli spiegò, sperando che Bailey si fidasse di lui.
Bailey non riusciva quasi più a vedere niente dal dolore che provava e si sentiva la testa ciondolare indietro, per cui accolse con piacere qualcosa che gli potesse alleviare il dolore, anche se gliene avesse tolto solo un pochino, sarebbe stato tantissimo.
La bevve senza smettere di guardare suo padre.
Il liquido gli bruciò dentro i polmoni e le ossa, come se avesse mandato giù qualcosa di alcolico, ma l’effetto fu immediato.
Gli sembrò di venir sollevato e adagiato dolcemente su una nuvola.
Non vedeva più niente, non sentiva più niente, forse era guarito.
Quello fu il suo ultimo pensiero e poi il buio lo avvolse.
***
“E’ normale?” chiese Lily alzando la testa di suo figlio dal suo petto per poggiarla sul cuscino.
“Sì, Lily” le rispose Dominique “è una pozione che contiene sia la pozione sedante che quella antidolorifica”.
Lily capì dalla voce di Dominique che c’era altro. Anche lei era un medico, era un medico Babbano, ma quanto poteva essere diverso?
Lily si alzò mentre Dominique si voltava verso altri due colleghi e cominciò a impartire gli ordini.
I due uomini sollevarono Bailey con la magia e lo portarono fuori.
“No… no…” disse Lily voltandosi di scatto “dove lo portate? Dove lo portano?” chiese girandosi di nuovo verso Dominique.
“Lily, ascolta…”
Ma Lily non riusciva a sentirla, le sembrava di nuovo di non riuscire a respirare.
Doveva raggiungerlo, farli fermare, doveva essere lei a visitare il suo bambino. Fece per uscire, ma Scorpius la fermò per un polso.
Il suo sguardo era greve e Lily si sentì morire.
“Che cos’ha?” chiese guardandolo e quando lui non rispose il suo cuore mancò un battito.
Il panico le stava facendo fischiare le orecchie.
“Cos’ha?” chiese ancora, alzando la voce.
Scorpius non riusciva a vederla così. Si stava comportando pressappoco come avrebbe voluto comportarsi lui, ma non era il momento di perdere la calma.
Le prese la mano e se la portò al petto e le fece sentire il suo cuore che sembrava galoppare impazzito al pari del suo.
Cercò di farle capire che anche lui aveva paura, ma dovevano pensare a Bailey in quel momento.
Lily alzò gli occhi su di lui e quando quelle iridi grigie incrociarono le sue castane le parve quasi che l’aria riuscisse a tornarle nei polmoni.
Sembrava quasi che comunicassero senza parlare.
“Calmati. Ci sono io con te” dicevano gli occhi di Scorpius.
“Ce la faccio” rispondevano quelli di Lily.
Dominique si morse il labbro nervosamente e guardò verso la porta sentendola aprire. Quando vide entrare James si tranquillizzò automaticamente.
Tornò a guardare Lily e sentiva una nuova forza dentro di sé. Quella che riusciva a darle James.
“Lily, riuscirò a guarirlo” le disse e avrebbe tanto voluto trasmetterle la sicurezza che sentiva, ma leggeva tanta di quella diffidenza in quello sguardo.
La verità era che la vecchia Lily poteva anche essere tornata, ma non aveva i suoi ricordi, la fiducia nella sua famiglia.
“La gamba è rotta, vero?” chiese Scorpius e dalla sua voce Dominique capì che era davvero preoccupato.
Annuì “ha il femore rotto e anche la tibia ha una frattura scomposta, la spalla destra è dislocata e il polso sinistro è rotto, due costole sono incrinate e cinque sono rotte e una ha perforato il polmone… è per quello che non riesce a parlare...”
“Oddio!” Lily si portò una mano tremante alle labbra e Dominique vide Scorpius avvicinarla protettivamente a sé.
Guardò James e vide anche il suo volto contratto. Era sempre così quando si trattava di Lily: ogni cosa che le succedeva era come se accadesse anche ai suoi fratelli, era come se con la morte dei loro genitori i sentimenti dei tre fratelli si fossero acutizzati.
“Dovrà essere operato” la voce di Lily era spaventosa. Era talmente roca che Dominique si chiese quanto avesse gridato ed era piena di angoscia per il suo bambino.
La prese per le braccia e la guardò negli occhi “tu non te lo ricordi, ma noi siamo già state in questa situazione…io ti ho già fatto questa promessa e anche questa volta la manterrò… starà benissimo, te lo prometto”.
 
Lily arrivò di corsa davanti alla sala in cui stava per entrare Dominique.
Ignorò Albus e tutti gli altri parenti e puntò direttamente verso di lei.
“Cosa è successo?” le chiese, la sua voce era impostata come quella di chi cerca di non far trapelare tutta la paura che ha.
“Lily, devo entrare…”
“Dove lo hanno colpito? Sta molto male?”
Dominique sospirò. Solo pensare a James e a come l’aveva visto al suo arrivo al San Mungo le faceva male al cuore, senza parlare del fatto che adesso stava entrando per assistere alla sua operazione.
“Devi salvarlo” la pregò Lily e Dominique sospirò “credi che non lo voglia anche io?” le domandò.
Lily era una delle poche persone che conoscevano i loro sentimenti.
“Non permettere che perda anche lui… ti supplico, Dom… se lo ami…”
“Lily!”
Dominique l’afferrò per le braccia “l’unico motivo per cui mi permettono di entrare è proprio perché nessuno lo sa” la rimproverò in un sussurro e Lily annuì mordendosi le labbra.
Dominique non la lasciò e si chinò per guardarla negli occhi “ti prometto che lo salverò… te lo prometto, Lily”
Vide Lily guardarla e sperò che leggesse la determinazione nei suoi occhi.
Non avrebbe mai permesso che James morisse, non lo avrebbe mai permesso perché non sarebbe mai riuscita a sopravvivere.
 
Dominique guardò per un secondo James e lo vide portarsi la mano al petto, là dove aveva la cicatrice.
Si chiese se fosse stato un movimento inconsapevole o se avesse capito che stava parlando di lui.
Lily guardò a fondo gli occhi di Dominique, quei bellissimi occhi celesti pieni di lacrime di determinazione.
Aveva ragione non lo ricordava, come non ricordava mille altri momenti dei primi vent’anni della sua vita, ma quello sguardo le sembrava davvero di ricordarlo.
“Ti credo” le disse e con gli occhi sembrò pregarla di non deluderla. Dominique le sorrise “grazie” rispose e li superò per uscire dalla stanza e James uscì con lei.
Fecero a malapena in tempo ad uscire che Dominique si dovette appoggiare al muro. Sentiva come se le gambe fossero in procinto di cedergli per il nervosismo.
“Non voglio neanche sapere cosa è successo” disse atona.
Davanti a Lily e Scorpius aveva cercato di tenere un comportamento professionale e sicuro, ma la realtà era che le condizioni di Bailey l’avevano davvero spaventata.
Aveva tante ferite. Troppe per un ragazzino che avrebbe solo dovuto pensare a giocare e alla scuola che sarebbe ricominciata da lì ad una settimana.
“Ed io non voglio raccontartelo, credimi, Dom” le disse James appoggiandosi accanto a lei.
Si sentiva così stanco.
“Ho avuto così paura che lo avrebbero ucciso” affermò “conosco nostro nipote da poco più di un mese e ho rischiato di non vederlo mai più… ho ancora le sue urla nelle mie orecchie… non ci voglio neanche pensare” disse passandosi nervosamente una mano tra i capelli.
Dominique sentì il cuore stretto in una morsa.
“Quante?” chiese a James e lui si voltò verso di lei “quante gliene hanno inflitte per ridurlo così?” domandò e James si staccò dal muro.
“Tre” rispose “ma era legato e sicuramente il fatto di non poter assecondare…”
“Tre?” la voce di Dominique era stridula “Dom” James la prese per un braccio portandola lontana dalla porta che li divideva dalla stanza di Lily e Scorpius.
Non avevano bisogno anche della loro ansia.
“Sono impazziti? Tre Cruciatus su un bambino di undici anni…”
“Dom”
“Non possono fare queste cose, hanno sempre detto che non toccavano i bambini…”
“Dom”
“Oggi Bailey e se la prossima fosse Sammy o Ginny…”
“Dominique!”
Lei si fermò sentendosi chiamare con il suo nome completo. James non lo faceva mai.
Lui la prese tra le braccia e la strinse a sé “Bailey è vivo” le disse tra i capelli “tu lo aiuterai a stare meglio, lo hai promesso a Lily e so che ce la farai, non esiste nessuno più in gamba di te nel tuo lavoro”.
Dominique si lasciò abbracciare e inalò il profumo di James. Il profumo di pulito ed erba tagliata.
“Sì, hai ragione” gli disse staccandosi per avviarsi verso la sala, ma poi ci ripensò e si avvicinò di nuovo a lui “come posso amarti come il primo giorno?” gli chiese retorica e James fece spallucce “perché sono io” rispose beccandosi un’occhiataccia e scoppiando a ridere.
***
Lily si fermò davanti a Scorpius e sembrò volergli dire qualcosa, ma poi riprese a camminare.
Scorpius si era seduto su una sedia e cercava di non guardarla.
Teneva il capo chino e le mani conserte, sapeva benissimo che dirle di calmarsi non sarebbe servito, ma la sua irrequietezza lo innervosiva ancora di più.
Dentro di sé aveva un fuoco che sembrava arderlo e la sua mente continuava a fargli vedere sempre le stesse scene.
Le torture che avevano inflitto a Bailey, il suo sguardo quando lo aveva chiamato papà, il modo in cui si era aggrappato a lui e a Lily e anche la sua paura verso la bacchetta, verso quell’oggetto che lo aveva ferito così tanto.
“Cosa gli hanno fatto?” chiese Lily fermandosi davanti a lui.
Scorpius sospirò e alzò lo sguardo su di lei.
Avrebbe voluto non parlarne per non alimentare la rabbia e la paura di nessuno dei due.
Soprattutto quella di Lily, avrebbe voluto cercare di farle dimenticare quello che avevano fatto al loro bambino, ma sapeva che, anche per lei, valeva lo stesso discorso: per quanto ci avrebbero provato non ci sarebbero mai riusciti e le urla di Bailey li avrebbero ossessionati per tanti giorni e tante notti a venire.
“E’ una delle maledizioni più oscure che esistono” le spiegò “Maledizione Cruciatus” aggiunse e Lily lo guardò “voglio impararla” gli disse e Scorpius sospirò di nuovo.
“Lily…”
“No, Lily niente. Voglio imparare quella maledetta maledizione e voglio guardare ognuno di quegli uomini negli occhi mentre gliela infliggo”.
Scorpius sapeva che era la rabbia a parlare, ma sapeva anche che se avesse potuto lo avrebbe fatto davvero.
“Finirai ad Azkaban o ti uccideranno” le disse stancamente e vide gli occhi di Lily pieni di lacrime di rabbia.
“Allora finirò in prigione o morta” sentenziò semplicemente e Scorpius per un attimo si chiese chi le avesse detto che Azkaban fosse una prigione, ma forse lo aveva semplicemente intuito.
“E non ti importa di Bailey, della tua famiglia…” s’interruppe prima di poter pronunciare la parte finale.
Non ti importa di me? Scorpius non riusciva neanche ad immaginare di vivere di nuovo senza Lily e Bailey.
“So che sei sconvolta…”
“Oh no” lo interruppe lei “sconvolta non è la parola esatta” lo corresse “furiosa, fuori di testa, in cerca di giustizia, queste sono le parole esatte…”
Sì, in effetti lo sapeva, pensò Scorpius.
Sapeva tutto di lei, conosceva tutto di lei, soprattutto la reazione a quando una persona che amava veniva ferita.
“Non posso pretendere che tu capisca” affermò stizzita.
“Sei tu che non sai neanche cosa stai dicendo” si arrabbiò lui “ la Cruciatus fa parte delle imperdonabili, non si insegna al pari di un altro incantesimo è…”
“Non m’importa” lo interruppe lei e poi si portò una mano alla testa e si massaggiò le tempie per un attimo.
Si sentiva la testa esplodere.
“Non t’importa proprio niente?” gli chiese e la sua voce era talmente fredda da essere quasi calma “hanno torturato il mio bambino… il mio bambino di undici anni, il mio bambino che ha solo me…”
“Smettila, Lily” la interruppe sentendo la rabbia invaderlo.
Adesso, dopo che Bailey sembrava averlo riconosciuto ci si metteva Lily?
Avrebbe mai avuto fine questa storia?
“Dovevo immaginare che non ti saresti più preoccupato per lui” Lily ormai era furibonda.
I suoi occhi sembravano emettere scintille e sembrava che riuscisse solo ad essere cattiva e a fare del male.
Scorpius conosceva bene questa reazione, ma non per quello gli faceva meno rabbia.
“Salazar, Lily!” gridò “ti rendi conto di cosa stai dicendo? Pensi che non sia preoccupato? che non vorrei strappare la pelle a brandelli della persona che gli ha fatto questo?”
Lily non rispose e ricominciò a camminare.
“Se hai qualche dubbio te lo tolgo io” gli disse cercando di calmarsi “Non sei l’unica…”
“Lui è il mio bambino” disse con voce rotta.
“Anche il mio” replicò Scorpius sentendosi stupido, non era una gara, era lei che non riusciva a capire.
Che pensava al proprio dolore e basta, che non riconosceva in Scorpius la figura di un padre.
“No. Non lo è”
“Lily” l’ammonì cominciando a vedere rosso per la rabbia.
“Il bambino che porta in grembo la tua compagna lo è, ma Bailey non ha niente in comune con te…”
“Stai dando aria alla bocca” la interruppe e si rese conto che il fiato gli si era fatto affannato, la rabbia che ormai era un fiume in piena nelle sue vene.
 Lei si fermò di nuovo e lo guardò dritto negli occhi “quando è nato? Quanto pesava alla nascita? Quando ha fatto il primo passo? Quando ha messo il primo dentino e la prima parola qual è stata?”
Scorpius non riusciva a credere che gli stesse davvero facendo questo.
Le diede le spalle, non riusciva neanche a guardarla negli occhi.
Come poteva rinfacciargli di aver perso undici anni della vita di Bailey, quando lui stesso, ogni volta che ci pensava, si sentiva morire
“Tu lo conosci da un mese e mezzo, io l’ho visto nascere, crescere…”
“Non è colpa mia” la sua voce era ormai un ringhio tra i denti e le orecchie cominciavano a fischiargli per la rabbia.
Chiunque lo conoscesse sapeva che sarebbe stato il momento di smettere, ma non Lily.
Anzi, ad essere sinceri, lei non l’aveva mai fatto.
“No. Hai ragione, ma è così” gli disse.
Scorpius strinse i pugni. La rabbia ormai ribolliva dentro di lui fino a fondergli ogni singolo neurone.
“Lui non ti conosce e tu non conosci lui… non sei suo padre più di quanto non lo sia S…”
“TU NON LO VOLEVI NEANCHE!”
Scorpius era esploso. Non ce l’aveva fatta più, la rabbia, la paura, la rabbia di nuovo, erano tutti elementi di un mix esplosivo micidiale.
“Non lo volevi. Volevi abortire. Volevi liberarti di lui. Era per te il peso e non per me, sei tu che non ti sei sentita sua madre, io non ho mai avuto dubbi su di lui!” le disse tutto un fiato.
Adesso era lui che non riusciva a fermarsi.
“Se fosse stato per te Bailey non sarebbe neanche esistito, era solo un impiccio che volevi toglierti dai piedi perché disturbava i tuoi piani di vendetta” continuò fuori di sé.
“E adesso sei di nuovo come lei” non riusciva neanche a credere di averlo detto.
Non dopo tutto quello che aveva fatto per farla tornare fuori.
“Credi di essere così perché sei preoccupata per Bailey, ma non è lui il tuo pensiero, così come allora non erano i tuoi genitori. E’ solo la vendetta che ti interessa… vuoi solo che gli altri soffrano quanto te, ma non è così, non funziona così…”
Si fermò quando vide gli occhi di Lily, sembravano quasi vitrei, era rimasta scioccata e completamente congelata, sembrava che qualcuno le avesse scagliato un incantesimo Immobilus.
“Cosa?” chiese in un sussurro talmente flebile che Scorpius sentì immediatamente la rabbia scemare.
Guardò le sue braccia e il viso, erano pieni di segni rossi. Graffi che si era autoinflitta, per cercare di smettere di soffrire e di impazzire.
“Lascia stare” disse lasciandosi ricadere sulla sedia e spostando lo sguardo.
Vide Alice e Albus e si chiese da quanto fossero lì, non li aveva sentiti entrare e dubitava che lo avesse fatto anche Lily.
A giudicare dai loro visi sconvolti avevano sentito almeno l’ultima parte.
Scorpius si sentì ancora più male, non voleva far sentire Lily una pessima mamma e sapeva che, nonostante le paure iniziali, poi aveva amato Bailey alla follia, ma non riusciva a dirlo.
Sentiva il cuore pieno di rabbia e di angoscia e non riusciva a ragionare fluentemente.
Riportò lo sguardo su Lily e la vide scuotere la testa incessantemente, il suo corpo tremava incontrollato.
Si alzò spalancando gli occhi. Cosa aveva fatto?
Avanzò di un passo, ma lei indietreggiò e alzò una mano a difesa.
I suoi occhi sembravano spiritati “Devo andare in bagno” mormorò e uscì dalla stanza.
Alice la guardò sfilare davanti a sé, gli occhi pieni di lacrime e il volto pieno di angoscia e poi riportò lo sguardo su Scorpius che si stava portando le mani ai capelli esasperato.
Lui la guardò come se volesse dirle che aveva fatto un casino, ma Alice scosse la testa “lascia stare” gli disse e poi si girò per raggiungere la sua amica.
***
Michael ringraziò mentalmente suo padre per avergli insegnato l’Occlumanzia.
In quel momento ne aveva bisogno fino all’ultima briciola.
Stephen era davanti a sé e si stava vantando di come era riuscito ad inveire su Bailey Malfoy.
“E’ solo un bambino, Steph” affermò stancamente lasciandosi cadere sul divano.
“Sì, ma è suo figlio” gli disse ridendo e sedendosi accanto a lui “è il figlio di quella maledetta della Potter” continuò “adesso non sembrava più tanto sicura di sé, vero?” domandò retorico.
“Lasciate stare il mio bambino. Prendete me” la schernì “Disgustoso” concluse con una smorfia “fosse stato per me a quest’ora sarebbero morti entrambi…”
“Ma non sono decisioni che dipendono da te” lo interruppe Micheal e dentro di sé si ritrovò a ringraziare tutti e quattro i fondatori di Hogwarts.
Non gli importava particolarmente del bambino, ma la Potter era la sua unica possibilità e non poteva contare su una Potter spezzata.
“Già” concordò Stephen, spostando una ciocca di capelli biondi che gli ricadeva sulle spalle.
“Tuo padre era d’accordo… avevamo tutto lo spettacolino concordato e poi è arrivato lui e ha ro…”
“Steph” lo ammonì Micheal, dire una cosa del genere equivaleva ad essere uccisi sul posto e per quanto non amasse il suo sadismo, Stephen era pur sempre il suo migliore amico.
“Perché lo ha voluto liberare? Quale profitto ne potrà trarre?”
“Non credo che sia una cosa che ti debba interessare”.
La voce profonda e carica di rabbia che accompagnò l’entrata dell’uomo nella stanza li fece gelare sul posto.
Micheal s’inginocchiò immediatamente e guardò Stephen perché si riavesse dallo shock e seguisse il suo esempio.
L’uomo entrò nella stanza e li scrutò a fondo, poi concentrò lo sguardo su Micheal.
Lui cercò di non trasalire, sembrava che gli stesse perforando l’anima con quegli occhi neri che pareva volessero frugargli dentro.
Si concentrò a tenere alto lo schermo protettivo della sua mente e vide l’uomo sorridere “sei davvero un grande mago, Micheal Nott, mi sarai di grande aiuto”.
Micheal trattenne una smorfia pensando a quanto fosse lontano dalla realtà.
“Dov’è tuo padre?” gli chiese e Micheal tirò un sospiro di sollievo.
Non sospettava niente e non aveva sentito Stephen.
“Non lo so, Supremo” rispose cercando di tenere la voce ferma.
L’uomo annuì e si voltò verso Stephen che parve farsi piccolo piccolo sotto lo sguardo dell’uomo.
“Sei stato tu a torturare il piccolo Malfoy?” domandò e Stephen si raddrizzò orgoglioso “sì, Supremo” rispose.
L’uomo sorrise “e cosa gli hai fatto?” domandò “solo Cruciatus, Signore”.
Micheal assottigliò gli occhi, il Supremo non sembrava molto contento.
Si chiese se fosse perché voleva gli fosse fatto di peggio o no, anche se, se avesse voluto una punizione maggiore, non lo avrebbe liberato.
Non ci avrebbe messo più di un attimo ad ucciderlo e invece lo aveva reso ai suoi genitori.
“Quante?” chiese l’uomo ed entrambi potevano vedere che stentava a trattenere la sua rabbia.
L’uomo strinse la mano attorno alla bacchetta.
Quello stupido ragazzo impulsivo non sapeva quanto era andato vicino a rovinare tutto.
Era andato lì per parlare con Theodore, lui era l’unico al corrente della sua vera identità, lui e un’altra persona.
Una persona che lo aveva aiutato e aveva posto una sola condizione.
 
L’uomo prese la mano di Narcissa e la guardò negli occhi.
“Hai fatto la scelta giusta” le disse, ma Narcissa non rispose e si limitò a spostare gli occhi su Theodore.
“Facciamolo” gli disse e Nott annuì.
“Pensa che ti stai sacrificando per la tua famiglia” aggiunse ancora il Supremo e Narcissa studiò quei familiari occhi neri “ricordati la mia condizione” gli disse soltanto.
Il Supremo sospirò, avrebbe tanto voluto che lei capisse cosa lo spingeva a ricominciare una guerra, che ricordasse quante persone anche della sua famiglia meritassero giustizia.
Quanto LEI meritasse giustizia.
“Dovresti farlo per lei” le disse, ma Narcissa scosse la testa “Io farò quello che mi chiedi e nessuno lo verrà mai a sapere, proprio come vuoi tu” lo assecondò “ma lo faccio solo ad una condizione e lo sai. Nessun Malfoy, nessun mio discendente dovrà mai essere colpito o coinvolto nella guerra” aggiunse e l’uomo annuì di nuovo.
“Ricordalo o anche la mia parte di voto sarà da considerarsi nulla” chiarì con una sicurezza che l’uomo non era abituato a vedere in Narcissa.
La guerra aveva decisamente forgiato anche lei.
Fece scorrere la mano fino a coprire il suo polso e lei fece altrettanto e poi Nott pronunciò la formula e il voto infrangibile fu definitivo.
 
Si riscosse e guardò di nuovo in volto quell’insulso seguace.
Riusciva a leggere nella sua mente ogni più piccolo pensiero, era così facile e così debole.
“Quindi…erano tre?” chiese, appena ebbe letto la risposta nei suoi pensieri.
“Bene! Cominciamo da una” disse alzando la bacchetta e puntandola verso di lui.
 
COMMENTO: OK, ECCOCI QUA! VI HO DATO DAVVERO UN INDIZIONE SUL CATTIVO…CREDETEMI E’ UN GROSSO GROSSISSIMO INDIZIO, SPERO TANTO DI NON AVER ESAGERATO E AVERVI SVELATO GIA’ TUTTO!!  POI FINALMENTE HO MESSO UN PO’ DI JAMES E DOMINIQUE SPERO VI FACCIA PIACERE, MA PRINCIPALMENTE MI SONO CONCENTRATA SULLA NOSTRA FAMIGLIA, SU BAILEY CHE A SUO MODO COMINCIA A GUARDARE IL PADRE CON OCCHI DIVERSI E IL RAPPORTO DI LILY E SCORPIUS CHE STA VIVENDO SCOSSONI TROPPO FORTI, CONSIDERATO CHE LILY E’ COME SE NON LO CONOSCESSE PIU’ !! SPERO VI SIA PIACIUTO E LASCIO A VOI LA PAROLA!! RINGRAZIO LE FANTASTICHE RAGAZZE CHE NON MI ABBANDONANO MAI E MI SPRONANO CON I LORO BELLISSIMI COMMENTI, OVVERO: ICEPRINCESS / SHIORI LILY CHIARA / ARYELLE / JULIET LILY POTTER / CICCI 12 / ROXY HP / MIKY MUSIC E ZONAMI 84!! INOLTRE RINGRAZIO CHI MI HA AGGIUNTO ALLE PREFERITE / SEGUITE E RICORDATE E ANCHE CHI MI LEGGE SOLTANTO!! UN BACIONE A TUTTI!!

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Capitolo 21
*** 20 CAPITOLO ***


Lily s’infilò nella prima stanza che trovò senza neanche guardare dove stesse andando.
Una donna con una borsetta al posto del braccio si voltò di scatto e anche il Guaritore al suo interno la guardò sconvolto, ma non disse niente.
“Scusate” mormorò Lily e uscì chiudendo la porta alle sue spalle.
Vide Alice in fondo al corridoio, ma scosse la testa, non voleva nessuno in quel momento.
Non voleva parlare, non voleva sentire, voleva solo trovare il suo bambino e stringerlo a sé, dirgli che non lo avrebbe mai lasciato e che era davvero da stupidi supporre che lei non lo volesse.
Mise la mano sulla maniglia della porta successiva, ma poi si fermò e appoggiò la fronte alla porta.
Scorpius non aveva detto che non voleva suo figlio o che non l’amava, ma che non l’aveva voluto e lei come poteva smentirlo?
Come poteva quando non ricordava niente di prima?
Si staccò dalla porta sentendosi invadere dalla rabbia.
“Lily” alla fine Alice l’aveva raggiunta “vattene” le disse scortese, poi si sentì in colpa, non dipendeva da lei se avevano appena attaccato il suo bambino per ferire lei e se, a causa della sua perdita di memoria, lei aveva dovuto assistervi impotente.
“Vattene via, per favore” la pregò e per un attimo pensò che lo avesse fatto davvero.
In fondo quale motivo aveva per restare? Erano state amiche, molto amiche a giudicare dai racconti, quasi sorelle, ma adesso cosa erano?
Due estranee che non sapevano niente della vita dell’altra.
Il silenzio che regnava nel corridoio sembrava interrotto solo dal suo respiro affannato e Lily si voltò, ma quasi trasalì quando si trovò davanti agli occhi blu mare di Alice.
“Ti… ti avevo detto di andartene” le disse anche se la sua voce non era più così dura.
Perché era rimasta?
“Oh, Lily” disse soltanto Alice e poi l’abbracciò.
Lily rimase per un attimo basita e s’irrigidì dentro il suo abbraccio, poi come se qualcosa fosse scattato in fondo al suo cuore passò le braccia attorno al busto di Alice e rispose alla sua stretta.
Alice era quasi incredula. Lily stava rispondendo al suo abbraccio?
Che avesse recuperato la memoria? Era impossibile, sapeva benissimo che nessuno al mondo era mai riuscito a recuperare i ricordi perduti.
“Come sta Bailey?” le chiese staccandosi e Lily alzò gli occhi al cielo cercando di mascherare i suoi occhi umidi.
“Come facevi a sapere…”
Come faceva a sapere quello di cui aveva bisogno quando nessun altro lo aveva capito?
Alice piegò la testa di lato e sorrise “Lils, Scorpius potrà dire di conoscere tutto di te, Albus e James potranno dire di non averti mai lasciato dal tuo primo vagito in poi, ma sinceramente…” s’interruppe solo un secondo come se volesse che il messaggio penetrasse a fondo “nessuno sa tutto di te” le disse “nessuno a parte me, chiaramente” concluse con un occhiolino e Lily sorrise.
Sì, ci si vedeva proprio ad essere amica con quella ragazza dolce e un po’ pazza che le stava davanti.
“E so benissimo che in questo momento non vuoi pensare a Bailey, certo, escludendo il tuo pensiero, stupido e irrazionale tra l’altro, di trovare la stanza operatoria e fare la tua entrata ad effetto…”
“Santo cielo!” esclamò Lily sedendosi, non si era accorta di essere un tale libro aperto.
“Allora, visto che mi conosci così bene perché non mi dici tu se è vero quello che ha detto Scorpius?” le chiese e Alice ridivenne seria.
“Lily, tu…”
“E’ un sì, quindi?”
Alice si perse nei ricordi e in un attimo le parve di essere tornata a dodici anni prima.
 
Alice sentì suonare il campanello e si diresse alla porta.
La aprì e aggrottò le sopracciglia: era Lily.
“Perché non hai usato la polvere volante?” le chiese girandosi un attimo per controllare il suo camino, ma sembrava attivo come sempre.
Lily non le rispose. Da quando aveva aperto la porta non si era mossa e adesso che la osservava bene, sapeva che doveva essere successo qualcosa: il suo sguardo era un po’ perso e sembrava anche molto pallida.
“Stai bene?” domandò subito, prendendola per un braccio e trascinandola all’interno della casa.
“C’è Albus?” chiese e Alice quasi trasalì, la sua voce era quasi un gracidio, adesso si stava spaventando.
Scosse la testa “siamo solo io e Harry” disse indicando la culla che dondolava magicamente.
Ad Alice non sfuggì il sussulto che Lily aveva fatto nel sentir nominare il suo nipotino, ma cercò di non prenderla sul personale.
Sapeva che l’idea di Albus non sarebbe stata accolta molto bene da Lily. Per lei sarebbe stato davvero dura accettare un nuovo Harry Potter in famiglia, ma Alice non era riuscita a dire no al marito, era troppo importante per lui.
“Siediti, Lily” le disse, trascinandola con sé verso il divano.
“Cosa è successo? Va tutto bene? Hai scoperto qualcosa?”
Lily scosse la testa “non va bene, Alice” le disse “ho fatto un casino. Scorpius ha fatto un casino. Entrambi ci siamo appena incasinati, ma io ne pagherò…”
“Ferma! Ferma! Se non mi spieghi non capisco di cosa stai parlando” la interruppe e la vide prendere un respiro profondo.
“Sono andata da un Guaritore oggi” le disse e Alice annuì per farle capire che la seguiva “non avevo il ciclo da due mesi…” Alice sgranò gli occhi, ma non ebbe il coraggio di chiedere niente “sono incinta” confessò semplicemente.
Alice si portò le mani alla bocca e i suoi occhi s’illuminarono di gioia, ma l’espressione di Lily la freddò subito.
“E noi siamo contente, vero?” domandò sperando di aver frainteso, ma Lily scosse la testa.
“Non lo voglio” disse lapidaria.
“Lily…”
“No, Alice, non lo voglio” ripeté decisa “e non cercare di convincermi con tanti discorsini su quanto sia bello diventare mamma e la soddisfazione che un piccolo frugoletto porta nella tua vita, non funziona così” continuò e si alzò in piedi nervosa.
“Anche Scorpius non si rende conto. Lo sa da un giorno e sta già cercando mobili per la camerina, ma io non lo voglio! È possibile che nessuno capisca?” si mise a camminare per il soggiorno.
“Sembra che essere donna significhi anche essere predisposta per essere mamma, ma non è così o almeno non ancora. Io devo far ordine nella mia testa, devo trovare l’assassino dei miei genitori, devo vendicarli…”
“Lily” la interruppe Alice, ma lei parve non ascoltarla.
Si fermò e la guardò “dimmi che mi capisci, Aly” la pregò “dimmi che tu, tu che mi hai sempre capito, mi comprendi anche stavolta”.
Alice la guardò attentamente.
Si portò le mani in grembo stringendole tra sé. Per tanti non sarebbe stato semplice capire Lily, l’avrebbero tacciata di egoismo e di cattiveria, ma non era così per lei.
“Certo che ti capisco” le disse e vide Lily annuire, i suoi occhi lucidi e l’espressione grata.
“Capisco che non lo vuoi” continuò e Lily assentì di nuovo, sedendosi sul divano come finalmente svuotata, finalmente libera di poter dire e pensare quello che voleva.
“Sei stata molto chiara. Sei incinta, ma è stato uno sbaglio, un errore…”
Lily annuì di nuovo, ma stavolta un po’ meno convinta e Alice si chiese se fosse perché aveva appena definito il suo bimbo un errore.
“Nessuno te lo porterà via” disse a bruciapelo “nessuno lo ucciderà o gli farà del male, Lily. Non sei più la bambina impotente di allora, sei una strega con i controfiocchi…”
Lily iniziò a scuotere la testa “non sono pronta… non lo amerei…”
Alice fece una mezza risata e le mise una mano sulla propria “smettila, Lily” le disse sincera “non voglio più sentirti dire che non sei capace di amare” la rimproverò “hai amore da dare e da regalare e lo avrai anche per quel bambino…”
“Non posso” affermò con un filo di voce.
“Infatti” concordò Alice “non puoi farti vincere dalla paura, Lily” continuò e Lily abbassò la testa, stringendo le mani.
“Gli faranno del male. Lo useranno contro di me…”
“Non riusciranno ad arrivare a lui, lo proteggeremo. Scorpius non lo permetterebbe mai” la rassicurò e Lily alzò il viso, guardandola.
“Ho paura, Aly” confessò e lei vide il mento tremolarle “Lily” disse dolcemente e la sua amica rialzò lo sguardo su di lei.
Una lacrima le scese sulla guancia rendendola ancora più vulnerabile e Alice l’abbracciò di slancio.
 
“Non è un sì” rispose sedendosi accanto a lei “quello che Scorpius non ti ha detto è che tu eri…” cercò la parola esatta, ma Lily la interruppe “non dirmi che ero distrutta, non è una scusante… lui è il mio bambino” disse e il suo viso scuro fece davvero tenerezza ad Alice.
Lily era lì, seduta in un corridoio, il cuore pieno di preoccupazione per Bailey e la mente piena di sensi di colpa perché da quello che le aveva raccontato Albus, volevano far del male a lei, colpire lei, e adesso, non meritava che Scorpius le instillasse questi dubbi, non lo meritava perché lei non conosceva la sua storia e non aveva armi per difendersi.
“Tu lo hai amato da subito” la rincuorò e Lily emise uno sbuffo leggero, non ci credeva neanche un po’.
Alice la prese per il braccio voltandola verso di sé “questa storia che non mi credi quando parlo non mi piace per niente” si arrabbiò “io e te ci conosciamo da quando le nostre mamme ancora ci cambiavano i pannolini. Io non ti mentirei mai e tu non lo faresti con me. Puoi anche non ricordarti niente, mi sta bene e non è colpa tua, ma devi fidarti di me…”.
Se non fosse stata così stanca Lily sarebbe scoppiata a ridere, sembrava quasi che Alice si fosse davvero offesa.
Non fece in tempo a replicare però che Alice le prese la mano racchiudendola tra le sue “per favore” le disse con le lacrime agli occhi “ho bisogno della mia migliore amica” la pregò.
Lily si sentiva sul punto di piangere. Non aveva mai avuto una vera amica nella sua nuova vita, tante conoscenti e qualche collega, ma nessuna vera amica a cui confidare le cose, forse la figura che più vi si avvicinava era Sean, anche se essendo un uomo tante cose non poteva capirle.
E adesso, la ragazza davanti a lei, la stava pregando, no anzi, proprio supplicando di ricordarsi la sua amicizia, di fidarsi di lei.
Voleva così tanto poterle credere, aveva davvero bisogno di un’amica.
“Non mi hai mai mentito?” le chiese e Alice scosse la testa “allora tu lo sapevi che mi volevo liberare di Bailey?” domandò e Alice si morse il labbro “non è proprio così” le rispose e iniziò a raccontarle quello che lei aveva appena ricordato.
“Quindi… avevo paura? E sarei stata così vigliacca da farlo davvero? Devo ringraziare quei maledetti che mi hanno tolto la memoria, almeno ho potuto avere il mio bambino?”
“Calma, Lily” la riprese Alice mettendole le mani sopra le gambe “non lo avresti mai fatto, io lo so e tu lo sapevi… e, nonostante quello che ha appena detto, lo sapeva e lo sa anche Scorpius. Avevi solo una paura matta di amare…” s’interruppe e Lily vide il suo volto rilassarsi leggermente, probabilmente stava vedendo nei suoi occhi che le stava davvero credendo “sai che non hai mai detto a Scorpius che lo amavi? Non hai mai detto a me o ai tuoi fratelli che ci volevi bene? E quando noi te lo dicevamo tu dicevi semplicemente: anche io” sospirò “ma non per questo abbiamo mai dubitato che ci amassi…”
“Lo sai per certo?” le chiese interrompendola.
“Certo che sì” rispose sicura “Tu potevi anche raccontare che non riuscivi più ad amare o che non ti potevi permettere di amare, ma questo non significa che il tuo cuore non lo facesse o che noi ti credessimo”.
“Vorrei fosse vero…”
“Cosa avevamo detto della fiducia?” le chiese severa e Lily sorrise, sembrava una maestra alle prese con uno studente indisciplinato.
“Alice, io vorrei crederti, davvero” la guardò con la tristezza negli occhi “ma più conosco la Lily che sono stata e più che mi odio…nascondevo una grande vigliaccheria dietro quello che chiamavo coraggio” ammise e Alice spostò la testa da un lato all’altro “non è esattamente così, Lily” le disse.
“Quello che t’imponevi per non soffrire veniva compensato dalle tue azioni… è questo quello che volevamo farti vedere nei ricordi” le spiegò “eri dura, inflessibile, a volte anche cattiva per raggiungere i tuoi scopi, ma non calpestavi gli altri, non ti servivi degli altri, anzi…” la guardò negli occhi per cercare di farle capire che non le mentiva “tutto il tuo allontanarti dagli altri era proprio per impedire agli altri di soffrire perché te saresti stata disposta a morire per trovare chi aveva ucciso i tuoi genitori e anche il fingere di non amare era per far credere che tu non avessi legami con nessuno e che fatti come quello di oggi non potessero accadere”.
Improvvisamente Lily si alzò in piedi, si era appena ricordata di una frase che quel maledetto le aveva detto.
“Loro lo sapevano” sussurrò e poi si voltò verso Alice “è quello che mi hanno detto di Bailey, del fatto che la vecchia Lily non amava e non aveva problemi…”
“Sì, esatto” le rispose annuendo “è quello che sei sempre riuscita a far credere a chi non ti conosceva… solo a loro però, perché io non ho mai avuto un’amica migliore di te” le disse con un sorriso.
Lily ricambiò il sorriso “e io credo che Lily fosse fortunatissima ad avere Alice vicino” disse parlando di entrambe in terza persona, poi si morse leggermente il labbro “e vorrei che io e te potessimo avere il loro stesso rapporto” confessò e Alice spalancò gli occhi e si alzò a sua volta.
“Lily…”
Alice si rese conto di non riuscire a parlare e che l’immagine di Lily si stava facendo sfocata.
Voleva quasi darsi un pizzico, neanche nei suoi sogni avrebbe mai pensato di riuscire a rivedere la sua migliore amica e adesso, per la prima volta da quando era tornata, lei era lì.
I suoi occhi che la guardavano quasi imbarazzati, il suo mezzo sorriso speranzoso. Era lì ed era Lily.
“Tu mi avrai sempre vicino” sussurrò cercando di controllare l’emozione nella voce.
Lily si morse il labbro, sembrava quasi volesse aggiungere qualcosa e Alice fece per parlare, ma poi la sua amica fece qualcosa che la spiazzò totalmente: l’abbracciò.
Da quando era tornata Lily non aveva mai abbracciato nessuno che non fosse Bailey.
Si era lasciata abbracciare, sì, a volte, proprio se non era riuscita a scamparla, ma non aveva mai iniziato un abbraccio e adesso invece…
“Godric, quanto mi sei mancata” le sussurrò Alice rispondendo all’abbraccio.
Non riusciva a lasciarla andare, era il loro primo abbraccio ed era come se, soltanto adesso, avesse ritrovato la sua migliore amica.
Era lei. Era lei davvero.
Lily si staccò piano e si allontanò di un passo, Alice non l’avrebbe quasi lasciata, ma sapeva che, nonostante per lei, fosse come ritrovarla dopo più di dieci anni, per Lily non era così e rischiava di sembrare solo un’amica appiccicosa.
Doveva accontentarsi di essere stata il suo primo abbraccio, anche se…
“Lily, ma cosa è successo tra te e Scorpius?” le domandò e quando la vide arrossire capì che non era stato decisamente il suo primo abbraccio.
“Non c’è molto da dire…”
“Certo” la interruppe divertita e Lily la guardò in tralice, riportandola per l’ennesima volta indietro di anni.
 “Lily” la interruppe divertita e stava per dirle che non le credeva neanche un po’ quando la figura di Dominique apparve in fondo al corridoio.
Lily era di spalle, ma le bastò vedere lo sguardo pieno di paura di Alice per capire che era successo qualcosa e si voltò.
Quando vide Dominique si precipitò da lei. Si guardò intorno come se pensasse di vedere comparire Bailey, in piedi, vicino alla cugina e trattenne il respiro capendo che non sarebbe stato così.
“Dov’è? Come sta?” chiese con la voce piena di panico.
Dominique le sorrise immediatamente e le prese la mano “lo stanno riportando in camera e sta bene” le disse e le orecchie di Lily presero a fischiare.
Quelle due parole avevano avuto il potere di sgonfiarla come un palloncino “sta bene?” ripeté incredula e Dominique assentì “adesso deve solo prendere delle pozioni” la informò “lo tratteniamo stanotte, ma Tra un paio di giorni dovrebbe essere in grado di tornare a casa” continuò e Lily scosse la testa.
Era contenta che il suo bambino stesse bene, ma tra un paio di giorni a casa?
“Ma… non lo avete operato?”
“Certo, lo abbiamo rimesso a nuovo ed ora le pozioni faranno il resto” le rispose “fidati, Lily. Ora starà benone” continuò.
Lily sentiva la testa girarle. “E tra due giorni me lo fate riportare a casa? Non deve stare qua almeno un settimana o due? non capisco”.
Si sentiva davvero confusa, ma Dominique le prese le mani ed, essendo qualche centimetro più alta di lei, abbassò il viso per guardarla negli occhi “è la magia, Lily” la rassicurò “lui sta bene”.
Lui sta bene. Le immagini della tortura del suo bambino le danzavano impetuose davanti agli occhi.
Lui sta bene. Si trattava di magia e, a quanto aveva capito, tutto era più veloce con la magia.
Bailey stava bene. Si sentiva soffocare, stava bene.
La testa le girava e tutta l’adrenalina stava scendendo, sarebbe stato bene.
Lo riportava a casa. Chiuse le mani a pugno per impedir loro di tremare convulsamente.
“Il mio bambino” sussurrò facendo un passo indietro sotto allo sguardo stupito delle due amiche.
“Bailey sta bene” ripeté cercando di contenere le lacrime, ma si rese conto che non ce l’avrebbe fatta.
Non stavolta.
“Oddio” disse soltanto prima che le lacrime cominciassero a scenderle sulle guance.
Inesorabili, inarrestabili, una dopo l’altra e Lily non sapeva come fare a fermarle.
“Oddio! Oddio…” un singhiozzo la interruppe e non riuscì più a parlare, a respirare.
Non era mai stata una donna dai mille piagnistei, le volte che aveva pianto poteva contarle sulle dita di una mano, almeno nella vita che ricordava, ma adesso… adesso si sentiva come se tutti gli argini fossero stati distrutti e come se non potesse far altro che piangere.
Piangere per Bailey e quello che aveva dovuto passare, per lei e la paura di perderlo, per questa nuova vita a cui non riusciva a stare dietro, per Scorpius, sì, si rese conto che stava piangendo anche per lui.
“Sta…” Dominique s’interruppe non riuscendo a finire la frase dallo stupore.
“Direi di sì” convenne Alice, chiedendosi se aveva mai visto la sua migliore amica piangere così.
“Io… io… scusate” disse Lily cercando di trattenere i singhiozzi che le stavano sconquassando le spalle.
Non riusciva più a trattenersi, più a smettere. I singhiozzi erano sempre più forti e il respiro si inceppava nella sua gola.
Alice la guardò un attimo stupita prima di prenderla tra le braccia.
Lily si lasciò consolare e per una volta si permise di piangere.
D’un tratto però si sentì strappare dalle braccia di Alice e si ritrovò a fissare due occhi che la stavano guardando preoccupati.
Due occhi che conosceva benissimo, due occhi che da quando era tornata avevano avuto il potere di sconvolgerle la vita.
Gli occhi di Scorpius.
“Bailey sta… sta bene?” chiese e Lily sentì nitidamente la paura nella sua voce e si dette di stupida da sola.
Quello non era il tono di una persona a cui non importava niente del figlio.
Non sentì la risposta di Dominique, ma sentì solo le braccia forti di Scorpius cingerle la schiena e attirarla a sé.
Era un gesto così intimo, forse più del bacio che si erano scambiati, perché era come se, in quel momento, si dessero l’un l’altra, si dessero la fiducia e anche un po’ di amore.
Scorpius strinse Lily più forte e ne assaporò il profumo. Era incredibile come, nonostante fossero passati undici anni, lei avesse lo stesso profumo di allora.
Respirò a fondo cercando di riportare il cuore ad avere i suoi battiti normali.
Quando aveva sentito il pianto di Lily aveva creduto che fosse successo qualcosa a Bailey.
Lei non piangeva praticamente mai e, quando l’aveva vista, aveva sentito il suo cuore rompersi.
Sembrava distrutta.
Il suo istinto era stato correre verso di lei e prenderla tra le braccia e non avrebbe permesso a nessun altro di farlo.
Comprese ancora più a fondo che la sua vita non era accanto ad Estela, se aspettava davvero un bambino, lui ci sarebbe stato, ma non sarebbe mai riuscito a restare accanto a lei.
Non poteva. Semplicemente non poteva.
Le pose un bacio sulla testa e Lily come risvegliatasi si allontanò da lui facendo un passo indietro.
“Scusa” mormorò e si guardò intorno. Si erano tutti volatilizzati, erano rimasti solo loro al centro di un corridoio.
Prese un paio di respiri, cercando di calmarsi del tutto. “Io di solito non faccio così” si giustificò asciugandosi le guance ancora umide e Scorpius annuì “lo so” le disse “credimi, lo so” ripeté e Lily vide che la stava guardando in quel suo modo indecifrabile.
Avrebbe tanto voluto sapere cosa gli passasse per la testa e per un attimo si chiese se la Lily che era stata avrebbe saputo decifrarlo.
“Certo” assentì Lily schiarendosi la voce “tutti ne sapete più di me su me stessa”.
Scorpius incrociò le braccia e spostò la testa guardandola divertito “non credo sia una frase coerente” la prese in giro e Lily sorrise suo malgrado.
“Dai, andiamo” le disse “a quest’ora Bailey sarà stato riportato in stanza”.
Lily sgranò gli occhi e con un’ultima occhiata cominciò a correre verso la stanza.
***
Lily non sapeva proprio dire cosa si sarebbe aspettata di vedere una volta arrivata nella stanza.
Trattandosi di polmoni, un respiratore attaccato o qualche monitor che mostrasse i suoi segni vitali, o flebo e altre diavolerie che lo aiutassero a stare meglio, ma certo non si aspettava questo.
Il suo bambino dormiva e non aveva niente.
Anche se ai suoi occhi c’erano diversi particolari che le facevano capire che era privo di sensi e non dormiva.
Il viso pallido quasi come il cuscino tanto per iniziare e il corpo disteso e immobile, e le braccia che fuoriuscivano inermi dal lenzuolo. Bailey quando dormiva era un piccolo terremoto.
Guardò intorno a Bailey e sembrava quasi esserci una piccola riunione: c’erano Albus e Alice e anche James con Dominique, ma Lily non ne fu infastidita, anzi, ne era quasi rinfrancata.
Diede un piccolo sorriso generale e poi andò dal figlio, si sedette sul letto e gli prese una mano tra le sue.
“Sta davvero bene?” chiese a Dominique e lei annuì “adesso dobbiamo solo aspettare che si svegli…”
“Ma si sveglierà, non è vero?” la domanda di Scorpius anticipò la sua e Lily si pentì ancora una volta della sua sceneggiata.
Nella voce di Scorpius sentiva la stessa paura che attanagliava il suo cuore.
“Certo” assentì Dominique “è fuori pericolo, ma è stato sedato pesantemente e tutte le pozioni che gli abbiamo dato lo hanno stordito ancora di più… dovete dargli qualche ora”.
Lily annuì mordendosi il labbro fino a farsi male. Aveva una paura folle.
Forse per la prima volta capiva la Lily del passato. Lei sapeva di cosa erano capaci quei maledetti.
“Potreste andare a casa intanto e tornare quando starà per svegliarsi…”
James fu interrotto da un’occhiata di fuoco di Lily “non mi muovo” disse soltanto e James si limitò ad annuire.
Ci aveva provato perché sua sorella era sconvolta, sporca e aveva nel viso tutta la stanchezza di quella giornata terribile, ma sapeva benissimo che neanche lui avrebbe lasciato nessuno dei suoi figli.
Scorpius si mise a sedere sulla sedia più vicina al letto facendo capire a tutti che non si sarebbe mosso neanche lui e tutti restarono così per un po’.
Fermi, a guardare Bailey e sperare di vedere i suoi occhi grigi e il suo sorriso malandrino.
“Ok” convenne Alice dopo un po’ che se ne stavano lì in silenzio “forse è meglio che andiamo un po’ a casa, almeno quando Bailey si sveglia potremo tornare a dare il cambio a loro”.
Guardò esplicitamente il marito e i cognati cercando di far loro capire quanto avessero bisogno, adesso, di restare da soli e loro annuirono.
“Sì, direi” convenne Dominique “comunque il mio turno era finito e siamo tutti stanchissimi” aggiunse e uscirono dopo aver salutato i due genitori.
Lily e Scorpius restarono per un attimo nel silenzio più totale.
Lily era ancora seduta sul letto di Bailey e carezzava la sua mano disegnando dei piccoli cerchi su di essa e Scorpius era sempre seduto vicino a loro, le sue ginocchia che sfioravano quelle di Lily.
“Il 13 dicembre finirà dodici anni” lo informò Lily senza smettere di guardare e carezzare la mano di Bailey.
Scorpius inspirò bruscamente e la guardò spalancando gli occhi.
“Il suo cibo preferito è il fish and chips. Ama il calcio ed il Manchester. Ha davvero un ossessione per una band degli anni ’90 che si chiama Queen e il suo colore preferito…” la voce le tremò leggermente “è il rosso, probabilmente per via del Manchester e delle loro magliette” gli spiegò e finalmente si voltò verso di lui.
“E’ testardo e sicuro di sé… anche troppo” sorrise Lily “non so per quanto tempo ha cercato di dirmi che poteva fare delle cose strane ed io non gli ho mai creduto” continuò e Scorpius non disse niente, limitandosi a guardare quegli occhi castani che brillavano di lacrime non versate.
“E’ sincero e si comporta sempre esattamente in relazione a quello che sente… anche se questo lo avrai capito anche da solo…”
E Scorpius sorrise, lo aveva capito eccome. Ricordava l’ultimo sguardo che aveva visto in suo figlio prima che perdesse i sensi per la pozione.
Lo aveva guardato come se improvvisamente si fidasse di lui.
“Bè, questo è lui” disse alzandosi e fermandosi davanti al letto di Bailey, le mani sopra la sbarra del fondo “pensavo solo che fosse giusto che lo sapessi” concluse guardandolo e Scorpius non riuscì a distogliere lo sguardo da lei.
Adesso si sentiva davvero un verme.
“Lily, per quello che ti ho detto prima…”
“Non importa” lo interruppe Lily alzando una mano per chiedergli di non aggiungere altro, ma Scorpius non riusciva a smettere di pensare al suo pianto di prima.
Si chiese se anche questa volta fosse colpa sua, proprio come poco prima che lei sparisse.
Si alzò in piedi. “Voglio solo dirti…”
“Per favore” lo pregò interrompendolo di nuovo “per favore non dirmi niente” gli disse mordendosi la guancia fino a sollevarsi la pelle.
“Merlino, Lily, voglio solo dirti che mi dispiace” disse esasperato e ora erano vicini, molto vicini, così vicini che Lily si allontanò di un passo pur senza smettere di guardarlo.
Scorpius non sembrava un uomo di quelli che chiedeva scusa molto spesso e lei si ritrovò quasi a stupirsene.
“Non fa niente” mormorò “è stato ingiusto dirti che non tieni a Bailey, non dopo ciò che hai fatto per salvarlo, se Bailey è qui e sta bene è merito tuo…”
“Lily, tu hai capito che quel NewMan era figlio del capo, tu hai minacciato di ucciderlo facendo fermare le…” non riusciva neanche a nominare le torture che aveva inflitto al suo bambino.
Gli bruciava ancora il cuore e gli occhi al pensiero di quello che aveva visto.
“No, Bailey è stato preso a causa mia…” s’interruppe per ricacciare le lacrime “ed io sono inutile, non so difendere né me stessa né gli altri, sono solo una…”
Scorpius le prese il viso tra le mani e l’attirò a sé.
Inizialmente fu solo un contatto di labbra, voleva solo farla smettere.
Solo farle capire che non era davvero colpa sua e che, se nessuno pensava che fosse colpa sua, lei men che mai doveva pensarlo.
Ma il suo intento durò poco, pochissimo. Subito il loro bacio divenne qualcosa di più. Divenne il mezzo della loro passione.
Lily sentì la testa girarle e subito le sue mani salirono sulle braccia di Scorpius, appigliandosi a lui come se rischiasse di cadere e forse era davvero così, dato che sentiva le gambe molli.
Il respiro le si fermò in gola, le sembrava quasi di non aver bisogno di respirare e che l’unica cosa di cui avesse bisogno fossero le labbra e il sapore di Scorpius.
Per un attimo si sentì la testa svuotare, non esistevano più i loro problemi, Bailey non era steso su un letto di ospedale ed Estela era rinchiusa in un angolino della sua mente, esistevano solo lei e Scorpius.
Le loro labbra si muovevano talmente velocemente e voracemente come se volessero assaporare tutto dell’altro, come se volessero succhiarsi via ogni emozione che l’altro poteva dare.
Sentiva come se lui le avesse sempre fatto quell’effetto. Quello di farle dimenticare di essere al mondo, di farla sentire leggera e svuotata.
Sentì le sue mani scendere sui suoi fianchi e attirarla possessivamente a sé e lei intrecciò le dita tra i suoi capelli. Erano morbidi e leggermente mossi, era così bello, così familiare toccarli.
Le sue mani invece erano una scia bollente sulla sua pelle. Erano ferme sui suoi fianchi, le dita come ancorate nell’unico pezzo di pelle che riusciva a raggiungere, ma le sembrava di sentirle, impresse sulla sua carne come un marchio di fuoco.
Era un qualcosa che non aveva mai provato, ma improvvisamente le tornò in mente il loro bambino e il bambino che Scorpius aspettava dalla sua compagna e si allontanò.
Si portò le mani a coprire le labbra come se ancora le bruciassero, come se avesse paura che si potessero ribellare a lei, tanto era il desiderio di continuare quel bacio.
“Dio! Come odio tutto questo” affermò aggirandolo e tornando verso il letto di Bailey, come se trovarsi accanto al suo bambino la facesse sentire al sicuro da lui.
Come poteva essere così stupida? Come poteva inorridire al pensiero di essere l’altra, al pensiero del male che faceva ad una donna che neanche conosceva, ma che aspettava un bimbo e poi non riuscire a resistere ogni volta che lui la baciava?
E lui come poteva avere tutto quel potere su di lei? E lei come poteva permetterglielo?
“Cosa odi? Il fatto che quando ci baciamo ti sciogli tra le mie braccia?” la sua domanda interruppe il fiume in piena che erano i suoi pensieri.
Lily lo guardò con rabbia “non sopravvalutarti, non faccio sesso da un sacco di tempo, probabilmente mi scioglierei tra le braccia di qualsiasi uomo” lo freddò e Scorpius strinse i pugni e la mascella, facendo capire a Lily che aveva colpito nel segno.
Non riusciva neanche a pensare che Lily avesse fatto sesso con qualcuno che non fosse lui e sentì subito il sangue andargli alla testa.
Sapeva che avrebbe dovuto sentirsi ipocrita, lui in fondo aspettava un bambino da un’altra e, sicuramente, quella era un’ampia dimostrazione che aveva fatto sesso con altre donne, ma non riusciva a pensare ad altro che a Lily tra le braccia di qualcun altro.
Lily che donava se stessa ad un altro uomo e lui sapeva come riusciva ad essere Lily.
Prese un respiro profondo. Una scenata di gelosia non avrebbe aiutato nessuno, doveva solo farle capire cosa provava, ma non era facile farlo.
Non era mai stato facile farlo e per un attimo i suoi pensieri volarono a tanti anni prima.
 
Erano di ritorno dall’ennesima sessione di allenamento e Lily per l’ennesima volta non era riuscita ad effettuare un Patronus corporeo.
“Non ci riuscirò mai” si lamentò afferrando una bottiglia d’acqua dal frigorifero e passandogliela, prima di prenderne una anche per se stessa.
“Ti ho detto come funziona, devi pensare al ricordo più felice che hai” le spiegò e la guardò bevendo un sorso d’acqua.
La vide pensierosa ed era sicuro che stesse riflettendo e scegliendo il ricordo più felice.
“I miei fratelli, sono un ricordo felice” ipotizzò “ed anche Teddy e Victoire” continuò e Scorpius scosse la testa.
“Non è solo la persona che ti rende felice, Lily” le disse e Lily si morse il labbro.
Scorpius adorava quando era così impegnata. Era così bella.
Prima di riuscire a fermarsi fece un passo verso di lei “non lo so, quando io ti ho accompagnato a comprare il regalo di tuo fratello” suppose e la vide inarcare le sopracciglia “o quando ti ho aspettato in camera e ti ho fatto capire quanto ero preoccupato per te…” avanzò di un altro passo e la vide appoggiarsi ai bordi della cucina come se volesse impedirsi di scappare.
“O quando ci siamo baciati…” adesso era vicinissimo a lei, eppure lei non accennava ad abbassare gli occhi o distogliere lo sguardo.
“Non è un ricordo felice per te?” le sussurrò ad un centimetro da lei e riempiendole di brividi tutta la pelle, poi la baciò.
La baciò con impeto, con foga, con passione.
Sapeva che avrebbe dovuto smettere, che la casa di lei, con le dodici persone più animali che ci abitavano non era il luogo giusto dove lasciarsi andare, ma non aveva resistito.
Quando si era trovato così vicino alle sue labbra, si era sentito come un leone vicino alla sua preda.
Quando lei s’infilò con le mani sotto la sua maglietta e gli toccò delicatamente il petto e i fianchi, lui inspirò bruscamente.
Il suo corpo stava reagendo più velocemente del suo cervello, la sollevò fino a farla sedere sopra al piano della cucina e scese sul suo collo per porle tanti piccoli baci.
“Ti voglio, Lily” le disse sulla pelle e lei gemette di piacere gettando la testa all’indietro per sentire ancora di più le sue labbra sulla sua pelle.
Lui sentiva il bisogno fisico di baciarla dappertutto e le sollevò piano la maglietta, esplorando tutta il suo corpo con le sue mani.
Sentì un gemito che era quasi più un ringhio nascergli dalla gola e lo spense solo quando le sue mani circondarono i seni di Lily.
“Salazar, Lily, io ti amo…”
Quelle parole ebbero l’effetto di una doccia fredda su Lily e la vide fermarsi.
Le sue mani si bloccarono sul bottone dei suoi pantaloni, la sua testa si raddrizzò e il suo sguardo si fece duro. “Cosa?” chiese ancora afona per la passione.
Scorpius chiuse gli occhi. Merda, fu il suo unico pensiero.
Erano mesi, forse anni che era innamorato di lei, aveva provato di tutto per dimenticarla, per dirsi che non era la donna per lui, che tutto quello che lei sapeva fare era pensare alla vendetta e alla lotta, ma ogni volta che si trovava vicino a lei riusciva solo a pensare al suo sentimento che cresceva.
Non era mai stato un tipo sdolcinato e dubitava seriamente che lo sarebbe mai diventato, ma dirle che l’amava era stata una debolezza momentanea, si era fatto scoprire come un ragazzino.
“Sai benissimo che non dicevo sul serio” le disse e si allontanò capendo che lei voleva scendere.
La vide infilarsi di nuovo la maglietta e scuotere la testa.
“Sono cose che noi ragazzi diciamo per farvi sentire volute e coccolate…”
“Non ne ho bisogno” disse soltanto Lily e alzò gli occhi su di lui, due lucenti occhi castani “non ho bisogno di essere amata e non ho bisogno di te…”
“Non si direbbe” la interruppe lui arrabbiato “potevo prenderti lì, sul bancone della cucina e tu mi avresti lasciato fare” le disse crudamente.
Lily si limitò a guardarlo “forse o forse no, ma non lo scopriremo più, o sbaglio?”
Scorpius assottigliò gli occhi e nell’arco di un secondo la spinse di nuovo contro il bancone e la baciò con rinnovata passione, ma si staccò dopo una manciata di secondi.
“Nega quanto vuoi” le disse in un sussurro “nega fino a quando ci riuscirai” aggiunse e poi afferrò la sua maglietta e se ne andò lasciandola sola nella cucina vuota e improvvisamente troppo silenziosa.
 
Tornò con difficoltà alla realtà, i ricordi, più quello che aveva vissuto poco prima lo stavano facendo impazzire di desiderio per Lily.
“Non sono un qualsiasi uomo” disse con freddezza “e tu non sei una qualsiasi donna. Io e te ci amiamo…”
“Volevi dire che ci siamo amati” lo corresse continuando a sostenere il suo sguardo, ma Scorpius scosse la testa “ci amiamo ora come allora e mi vuoi ora come allora” la informò “e per quanto ti ostini a negarlo… questo non cambierà”.
Lily rise sarcastica “non so se ti ricordi di avere una compagna che aspetta un bambino da te”.
Scorpius scosse di nuovo la testa “non mi interessa” convenne e Lily spalancò gli occhi prima di tornare a guardare il suo bambino “sei ridicolo. Non si mette al mondo un bambino per poi fregarsene di lui…”
“Non lo farò” la interruppe lui “ma non voglio stare con lei. Io voglio te, ho sempre voluto te…”
Lily scosse la testa “sei assurdo. Dai per scontato che anche io ti voglia e voglia stare con te…” lo guardò negli occhi “sei troppo presuntuoso” ribatté.
Lui fece per ribattere, ma proprio in quel momento si aprì la porta e Sean entrò accompagnato da Simone.
“Simone mi ha detto tutto e sono venuto appena possibile” le disse precipitandosi da lei senza neanche degnare Scorpius di uno sguardo.
Quando vide Lily alzarsi e abbracciarlo si sentì bruciare di rabbia. Era una sensazione strana, una sensazione che non provava da quando Sean era tornato a casa sua per riaprire il suo pub.
“Simone ti ha detto tutto?” domandò retorico guardando attentamente la colpevole.
Simone ebbe la decenza di arrossire “ogni tanto vado a trovarlo e mi sembrava giusto che lo sapesse” si giustificò e Scorpius si limitò a stringere i denti tanto forte da sentirli dolere.
“Guarda come sei ridotta” disse prendendole il viso tra le mani e Scorpius dovette trattenersi dal prenderlo per le spalle e allontanarlo da lei.
Conosceva bene Lily e sapeva che non avrebbe mai permesso un comportamento del genere.
“Io sto bene, ma Bailey…” la sua voce si spezzò ed abbassò gli occhi.
Sean spostò gli occhi su Bailey e poi guardò anche Scorpius “pensavo che avessi detto che eri in grado di proteggerli” affermò e Scorpius scattò verso di lui.
Vide Lily staccarsi da lui e mettersi in mezzo tendendo le mani da entrambi i lati, ma a Scorpius non interessava, voleva solo picchiare quello stupido.
Un campo di forza però gli impedì di continuare e lo fece retrocedere di qualche passo+++++++++++++++.
Si voltò rabbioso verso Simone, ma lei alzò le mani per fargli capire che non aveva fatto niente e allora comprese.
Era Lily ed era magia involontaria. Lui sapeva come funzionava la storia della magia involontaria, succedeva di solito ai bambini perché non avevano ancora imparato ad incanalarla, ma per Lily era la stessa cosa, in fondo era come una bambina che doveva imparare tutto da capo.
La cosa che gli bruciava più di tutto però, era che lei stava difendendo Sean, lo stava difendendo da lui.
Era come quella volta, quando le aveva confessato di amarla e l’aveva chiuso fuori. Si chiese se ce l’avrebbe fatta ad aprire una seconda volta il suo cuore.
Si chiese se non fosse stata una partita persa in partenza e si accorse che il solo pensiero gli straziava il cuore.
Era come se lo stessero accoltellando, il dolore era pressappoco il solito.
“Credo che andrò a prendere un caffè” affermò, guardando i suoi occhi pieni di rabbia e si voltò andandosene.

COMMENTO: OK, QUESTI DUE SONO UN GRAN CASINO LO SO, MA SONO I MIEI LILY E SCORP E LO SAPETE CHE NON POSSONO AVERE VITA SEMPLICE, SOPRATTUTTO, DATO CHE, COME DICO SEMPRE, MI GUIDANO LORO LE DITA SULLA TASTIERA E FANNO COSA VOGLIONO :P LILY E ALICE INVECE RICOMINCIANO A COSTRUIRE IL LORO RAPPORTO, NON POTEVO FAR STARE ANCORA LILY SENZA ALICE, SAPETE QUANTO ADORO QUELLE DUE ; )) AH DIMENTICAVO, ANCHE SE NON CREDO CI SIA BISOGNO DI SPIEGARLO, MEGLIO CHIARIRE, BAILEY FINISCE 12 ANNI A DICEMBRE E VA AD HOGWARTS QUEST’ANNO PROPRIO COME FECE HERMIONE, perché SE UNO FINISCE 11 ANNI A SCUOLA GIA’ INIZIATA DEVE ASPETTARE L’ANNO SUCCESSIVO ED ECCO PERCHE’…IMMAGINO LO RICORDASTE TUTTE, MA MEGLIO CHIARIRE : ))  SPERO CHE NONOSTANTE IL FINALE IL CAPITOLO VI SIA PIACIUTO E CHE MI FARETE SAPERE!! INTANTO RINGRAZIO LE MITICHE RAGAZZE CHE MI HANNO INCORAGGIATO LO SCORSO CAPITOLO, NON SAPETE QUANTO SIETE IMPORTANTI PER ME E PER LA STORIA!! QUINDI RINGRAZIO ICEPRINCESS / LUISA 21 / ARYELLE / SHIORI LILY CHIARA / ALWAYS 89 / CICCI 12 / JULIET LILY POTTER / EFFE 95 /  MIKY MUSIC E ZONAMI84!! GRAZIE DI CUORE!! INOLTRE RINGRAZIO CHI MI HA AGGIUNTO ALLE PREFERITE /SEGUITE E RICORDATE ED ANCHE CHI MI LEGGE SOLTANTO!! UN BACIONE A TUTTE!!

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Capitolo 22
*** 21 CAPITOLO ***


Micheal Nott vide suo padre alzarsi dal divano appena lo sentì entrare nel salotto.
Lo guardò, si sentiva un po’ spaventato e non ne capiva il motivo. In fondo non gli avevano raccontato niente di quello che lo aspettava, ma forse era proprio per questo, forse qualcosa lo aveva intuito.
“Sei pronto?” gli chiese sistemandogli il colletto della giacca invernale che portava e lui alzò le spalle.
Il fatto che suo padre si lasciasse andare in quelle che per lui erano considerate grandi dimostrazioni d’affetto, significava proprio che stava per essere coinvolto in qualcosa di grosso.
Sentì la gola bruciargli e la lingua secca.
Non era riuscito neanche a bere o mangiare, da quando suo padre gli aveva detto che avrebbe assistito per la prima volta ad una missione con il Supremo in persona, si era sentito solo impaurito.
“Prendimi il braccio, ci smaterializziamo” ordinò suo padre e Micheal obbedì senza dire neanche una parola.
Appena toccarono terra, Micheal vide immediatamente gli occhi del Supremo che lo fissavano freddi e guardinghi.
Lui aveva solo undici anni, doveva ancora partire per Hogwarts e non sapeva bene neanche perché il Supremo volesse creare una nuova guerra.
“Piccolo Nott” lo salutò “tuo padre è un grande e valido aiuto per me, e stasera vedremo se avrai la stoffa per essere come lui” Micheal annuì sperando che non capisse quanto era nervoso, ma forse lo aveva già intuito dato che il Supremo sorrise.
Per fortuna poco dopo smise di dargli attenzione e cominciò a pianificare quello che sarebbe dovuto accadere con suo padre.
“Dovrò entrare nella loro mente” sentenziò e Micheal sperò che lo tenessero ai margini dell’operazione, sapeva che non sarebbe stato in grado di fare molto.
“Ma niente ci impedisce di divertirci prima e dopo” continuò “hanno deciso che questo giorno sarebbe giunto tanti anni fa”.
La cattiveria che riuscì a imprimere in quelle poche parole fecero venire i brividi a Micheal e subito si sentì uno stupido vigliacco.
Stephen gli diceva sempre che sarebbe stato un pessimo leader quando avrebbe ereditato il posto di suo padre e che forse, se fossero stati intelligenti, avrebbero messo lui al suo posto.
Respirò a fondo mentre il padre gli ordinava di prendere di nuovo il suo braccio e si smaterializzarono in un campo aperto.
Camminarono a lungo fino a quando arrivarono a scorgere una casa. Era piuttosto grande e sembrava trasmettergli qualcosa di particolare che Micheal non riusciva a capire.
Suo padre e il Supremo lavorarono immediatamente per buttare giù gli incantesimi di protezione, ci misero quasi due ore e Micheal aveva sperato per ognuno dei minuti che esse contenevano che non ce la facessero.
Invece le sue speranze furono vane e mentre varcava la soglia cercò di isolarsi e non lasciare andare l’immaginazione a quello che sarebbe dovuto succedere.
Si disse che la sua immaginazione era troppo fervida, troppo tragica.
Si disse che sicuramente li avrebbero semplicemente uccisi e invece non fu così.
Li svegliarono con una maledizione Cruciatus e loro non riuscirono neanche a reagire.
Voltò la testa quando vide il Supremo amputare una gamba dell’uomo con un semplice incantesimo.
Era anziano e gli sembrava quasi che se la stessero prendendo con un indifeso.
Suo padre però si voltò e gli urlò immediatamente di continuare a guardare e lui lo fece, obbediente, come era sempre stato educato.
Strinse i pugni conficcandosi le unghie dentro il palmo per non impazzire mentre le urla della donna gli perforavano le orecchie e il cervello, si morse l’interno della guancia fino a sentire in bocca il sapore ferroso del sangue mentre vedeva l’uomo che sembrava essere smontato pezzo per pezzo, ma quando il Supremo cominciò ad entrar dentro la loro testa strizzò gli occhi tenendoli chiusi.
O così o dare di stomaco.
Era uno spettacolo orribile, sembrava che più che entrargli nel cervello glielo stesse devastando dall’interno.
I due avevano rovesciato gli occhi all’indietro e stavano avendo dei continui spasmi che sembrava li stessero facendo accartocciare le ossa su se stesse.
Quando le urla cessarono lui riaprì gli occhi, giusto in tempo per vedere lo sguardo vacuo dell’uomo e della donna e il sangue.
Tanto sangue.
Sangue che usciva dalle orecchie, dal naso e dalla bocca dei due, sangue che fuoriusciva persino dagli occhi.
Sembrava li avessero svuotati.
“Uccidi la donna” gli disse il Supremo e lui alzò gli occhi terrorizzato.
Non poteva averglielo chiesto davvero.
“Stai tranquillo” gli disse porgendogli la bacchetta “non reagirà, è come se fosse già morta” lo tranquillizzò e lui portò lo sguardo sulla donna davanti a lei.
Era ricaduta sul letto, braccia e gambe scomposte per le troppe maledizioni e fatture, non accennava a muoversi e comunque con tutto il sangue che perdeva sarebbe sicuramente morta entro pochi minuti.
Guardò suo padre e lo vide osservarlo come se lo stesse pregando di non deluderlo.
Lo sapeva. Sapeva anche lui che era un vigliacco.
Prese la bacchetta che il Supremo gli porgeva “se la uccidi farò di te il nuovo Comandante” gli disse e Micheal annuì cercando di sorridere anche se non era sicuro che ce l’avrebbe fatta.
“Micheal” sollecitò suo padre e il Supremo emise un ghigno, sembrava quasi che sapesse cosa stava provando e lo stesse mettendo alla prova.
Micheal prese un respiro e riportò lo sguardo sulla donna. Chiuse gli occhi e si ripeté il mantra che gli diceva suo padre: “ascolta l’odio che ti scorre nelle vene e desidera uccidere, desidera fare del male e senti la soddisfazione e il potere che dà”.
Senza aspettare oltre disse la formula e fallì.
Suo padre strinse i pugni, ma nessuno disse niente.
Riprovò un’altra volta e un’altra ancora.
Doveva smettere di pensare che stava per uccidere una persona, doveva solo pensare che era il suo modo per salvarsi.
Prese un respiro: “Avada Kedavra!”
Il respiro della donna si interruppe e tutto il suo corpo smise di fremere.
Aveva ucciso. Ce l’aveva fatta. Aveva ucciso una persona.
Mentre suo padre freddava anche l’uomo si guardò intorno per cercare di tenere il contenuto del suo stomaco all’interno di esso.
Non sapeva chi aveva ucciso né perché, aveva solo eseguito l’ordine.
Questo sarebbe stata la sua vita d’ora in avanti?
Suo padre gli mise una mano sulla spalla “sei stato bravo” gli disse con un sorriso e lui annuì piano continuando a guardarsi intorno.
Non voleva vedere gli occhi di nessuno dei due uomini, aveva paura che gli leggessero dentro tutta la paura che aveva.
All’improvviso vide un quadro. Era il disegno di un bambino. Era firmato da Albus per Nonna Molly e Nonno Arthur.
Almeno adesso quella donna aveva un nome: Molly.
 
Micheal si svegliò di colpo e si mise a sedere portandosi le mani al viso come se bastasse per scrollarsi quel maledetto ricordo da dosso.
Con il senno di poi aveva saputo chi era stato il suo primo omicidio.
Aveva letto i giornali che suo padre gli aveva porto con orgoglio e l’omicidio di Arthur e Molly Weasley era stato in prima pagina per molto tempo.
Lo avevano definito un delitto efferato e il fatto che metà degli Auror e tutti e tre gli eroi della guerra magica fossero imparentati con loro aveva creato un putiferio.
Ricordava di aver visto Harry Potter e Ron Weasley più volte quell’anno. Sembravano non aver pace, parevano essere dappertutto e voler braccare chiunque, ma non ce l’avevano mai fatta.
Due anni dopo fu ucciso anche Ron Weasley e l’anno successivo anche Harry Potter insieme alla moglie.
Ma la sensazione che aveva provato ad undici anni lo accompagnava ancora.
La sensazione di essere braccato, la sensazione di non sapere neanche cosa stava facendo o perché.
La consapevolezza di eseguire solo degli ordini.
O almeno era stato così fino a quando non aveva conosciuto lei. Fino a quando quegli occhi azzurri nascosti dietro quell’orrenda montatura di occhiali gli avevano stregato il cuore.
 
Lo sapeva la prima volta che aveva incrociato il suo sguardo che quella ragazzina gli avrebbe portato qualche casino.
Il modo in cui si era sentito stringere lo stomaco quando lei gli aveva rivolto quel sorriso innocente lo avevano immediatamente stregato.
Lui era ammirato e desiderato dalle più per quello che rappresentava la sua famiglia, la maggior parte dei suoi compagni Serpeverde immaginava chi fosse e qualcuno lo sapeva davvero, ma nessuno dei Potter – Weasley lo aveva mai degnato di un secondo sguardo.
Forse perché la maggior parte di loro sospettava chi fosse e lei invece no.
Sembrava così ingenua e priva di ogni malizia. Così diversa dalle maggior parte delle ragazze che conosceva che, pur avendo solo quattordici anni, gli si sarebbero donate anima e corpo ad una sua sola richiesta.
Invece lei. Lei, pur avendo quattordici anni come lui, gli sembrava molto più piccola di lui.
 
Già, doveva capirlo da allora.
Molly era stata un guaio dopo l’altro. Sembrava che il Karma avesse voluto punirlo per aver ucciso la donna da cui lei aveva preso il nome.
Sì, ne era sicuro.
Era come se qualcuno gli stesse dicendo: hai ucciso e ora verrai ucciso per lei.
Sì, perché troppo spesso aveva messo in pericolo la sua stessa vita per lei, troppo spesso aveva dovuto fingere con gli altri che lei non esistesse e con lei che i NewMan non lo coinvolgessero.
 
Ricordava ancora il profumo di quell’estate, il vento che le scompigliava i capelli e il sole che picchiava sulla sua pelle rendendola ancora più chiara e lentigginosa.
“Puoi giurarmelo?” gli chiese e Mike scosse la testa, avevano affrontato questo discorso più volte e ogni volta rischiava di fare un passo falso, per cui optò per distrarla.
E di farlo in un modo che piaceva molto anche a lui.
La prese tra le braccia. “Tu non dovresti essere la classica brava ragazza?” domandò togliendole gli occhiali e passandole una mano intorno alla vita.
“Ma lo sono” scherzò lei e quella punta di malizia che ci mise lo fece vibrare di eccitazione.
“E allora perché stai con me?” chiese, ma era una domanda retorica perché non le diede tempo neanche di rispondere che le chiuse la bocca con un bacio.
Come sempre i suoi baci lo spinsero a cercare di più, a volere più lei, più Molly e la strinse a sé, possessivamente, vogliosamente.
“Mike” sussurrò lei mentre lui scendeva con le labbra sul suo collo.
“Per favore, giuramelo” gli chiese e lui vide che stava mettendo tutto il suo impegno per restare controllata.
Mike alzò gli occhi per guardarla e lei gli accarezzò i capelli neri “giurami di non essere come loro, dimmi che mia cugina si sbaglia”.
Mike cercò di tenere la rabbia a bada e non era semplice. Ogni volta che nominavo Lily Potter lui tendeva a cominciare ad andare in ebollizione e in quel momento desiderava tutto un altro tipo di ebollizione.
“Per favore” disse lei infilando delicatamente le sue mani sotto la maglia e riempiendogli la pelle di brividi di eccitazione.
“Smetti, Molly” l’ammonì con voce roca e per un attimo pensò di dirglielo. Di confessarle davvero chi era, ma poi immaginò la sua reazione e non ce la fece.
La sua indignazione, la sua rabbia.
E lui, senza di lei, non sarebbe riuscito a vivere.
“Te lo giuro” le disse, ma spostò gli occhi come se avesse paura che potesse leggergli dentro.
Spostò gli occhi sentendosi un verme.
Spostò gli occhi facendo solo quello che sapeva fare: amarla.
 
Fino a quella volta.
La volta che lei lo riconobbe. Forse la troppa confidenza si disse poi, forse non avrebbe mai dovuto fare l’amore con lei, forse non avrebbe mai dovuto amarla.
 
“Guarda, guarda una Weasley”.
Quando Stephen la trovò in uno dei loro raid a Diagon Alley, lui pensò che gli si sarebbe fermato il cuore.
Lì, ora, subito.
Erano lì con la squadra e lui era già il Comandante, come poteva impedir loro di divertirsi, di torturarla?
La osservò: aveva la classica espressione che teneva quando cercava di essere coraggiosa, ma lui la conosceva bene e sapeva che dentro era terrorizzata.
Provò verso di lei un senso di protezione che non riusciva a capire neanche da dove arrivasse.
Non fino in fondo.
Fino a quel momento aveva continuato a mentire a se stesso. Un bel divertimento, una ragazza follemente innamorata di lui, il bello del trasgressivo di farsi un nemico e poi…
Adesso che era stata catturata capiva che lei non era l’unica dei due ad essere innamorata.
Maledizione! Imprecò dentro di sé mentre vedeva Stephen tenerla per il collo con una mano e accarezzarle una guancia con quell’altra.
“Basta!” disse e la vide spalancare gli occhi e stringerli su di lui.
Sicuramente si stava chiedendo se fosse lui. Anche se non poteva vedere il suo volto, lei conosceva bene la sua voce.
Però adesso aveva la totale attenzione della sua squadra e anche Stephen lo stava guardando come se non capisse perché doveva fermarsi, quindi non poteva fare a meno di parlare.
“Non è il momento, abbiamo una missione” disse semplicemente e quando vide le lacrime riempirle gli occhi capì che aveva compreso.
“Ma…”
“Niente ma” ringhiò interrompendo sul nascere la protesta di Stephen.
“Io do gli ordini qua e noi ce ne andremo, adesso!” chiarì e Stephen la lasciò di scatto “non finisce qua” le disse prima di smaterializzarsi.
Mike la vide traballare e si chiese se fosse per la spinta di Stephen o per lo shock e la delusione.
Non lasciò mai i suoi occhi nonostante le lacrime, non lasciò mai i suoi occhi mentre gli altri si smaterializzavano, non lasciò mai i suoi occhi fino a quando non fu lui a spostarli per vigliaccheria.
 
Lì era stata la fine di tutto.
Le sue lacrime non le avrebbe mai dimenticate.
Quel giorno, nel loro posto, fu il loro addio.
 
“Me lo avevi giurato!”
Lui era andato lì nella speranza di trovarla, ma nella convinzione che non ci sarebbe stata e invece eccola lì.
Splendente mentre il sole le picchiava nei capelli rendendoli rossi come il fuoco.
Rossi come quelli di sua cugina Lily e proprio come lei, in quel momento, aveva gli occhi iniettati di dolore e rabbia dietro a quegli occhiali sempre calati sul naso.
Aveva le guance piene delle troppe lacrime versate.
Lacrime versate per colpa sua.
“Io ti avevo creduto. Avevo detto a mia cugina che aveva torto…”
“Lascia-stare-tua-cugina” sillabò lui.
Odiava sempre di più quella stupida ragazzina. Si metteva sempre in mezzo. Lei e la sua sete di vendetta.
“No!” ribatté lei stringendo i pugni.
“No, perché aveva ragione!” un singhiozzo le impedì di parlare “SEI UN MOSTRO!” urlò.
“Molly” disse Mike facendo un passo avanti, ma lei ne fece uno indietro, era come se avesse paura di lui e Mike sentì il cuore perdere un battito.
“Non sono un mostro!”
Sì, lo sei, si disse dentro se stesso, lui ne era consapevole, ma non voleva che lei lo considerasse così.
“Lo sei!” disse lei come se avesse appena dato voce ai suoi pensieri.
“Hai ucciso?” chiese e Mike distolse lo sguardo facendo emettere a Molly un gemito di angoscia.
La vide chinarsi sui talloni e prendersi il viso tra le mani.
Non riusciva a smettere di piangere e di ripetere la parola no e a Mike sembrava di sentire il rumore del suo cuore che si rompeva.
“Molly, non ti farei mai del male…noi…”
Lei rialzò il viso e lui si fermò, i suoi occhi azzurri lo stavano guardando duri come due pietre di acquamarina.
“Non è solo di me che m’importa” disse fredda “smetteresti di essere quello che sei? Smetteresti di essere un assassino?”
Mike la guardò, avrebbe potuto, ma poi? Come avrebbe fatto a fuggire dai NewMan?
Molly capì la risposta dal suo silenzio e scosse la testa.
“E’ finita!” sentenziò, alzandosi piano come a simboleggiare una sua rinascita. Come se volesse dare uno stop alla sua disperazione.
“Non dirò niente a mia cugina. Ti proteggerò, ma tu devi starmi lontano” ordinò.
“Molly”.
Una preghiera nella voce e un altro passo avanti.
“Vattene!”
Un rifiuto da parte sua e un altro passo indietro.
Ormai la distanza tra loro sembrava insolcabile.
Sentì il cuore come se fosse un macigno troppo pesante e senza dire altro si smaterializzò.
 
Fu l’ultima volta che la vide.
Il suo ultimo ricordo di lei fu una sola parola “vattene” accompagnata da uno sguardo di repulsione, uno sguardo con cui lei non lo aveva mai guardato.
Vattene. Quella parola aveva rimbombato a lungo nel suo cervello e nella sua anima.
Si era chiesto spesso se le cose sarebbero potute andare diversamente.
Se avessero potuto scappare, ma cosa li avrebbe attesi? Una vita a fuggire dal bene e dal male?
Ricercati dagli Auror e dai NewMan? Era davvero quella la vita che voleva per lei e per se stesso?
Come poteva condannarla?
Anche se, salvandola quel giorno a Diagon Alley, l’aveva comunque condannata.
Era stato stupidamente ingenuo da parte sua pensare che Stephen avrebbe dimenticato quell’affronto.
 
“Non immaginerai mai chi abbiamo beccato oggi”
Gli disse allegro sedendosi nel divano accanto a lui.
“Chi?” chiese più per dargli soddisfazione che perché gli interessasse davvero.
“La ragazza Weasley” rispose e lui s’irrigidì, ma non alzò neanche gli occhi, aveva troppa paura che gli leggesse il panico dentro.
“Quale?” chiese fingendosi noncurante.
Magari non era lei. Esistevano non sapeva neanche quanti Weasley e vi erano molte ragazze tra di loro.
“Quella strana” rispose Stephen “quella con quegli occhiali ridicoli e quel taglio assurdo… bè adesso non ha più nessuno dei due…”
Mike si sentì rigettare indietro nel tempo.
Il sadismo di Stephen era paragonabile solo a quello del Supremo.
Sentì il contenuto del suo stomaco tornare su al pensiero che potessero averle fatto quello che avevano fatto ai suoi nonni.
“E…” si fermò cercando di non vomitare al pensiero “e… è morta?” chiese dissimulando la sua difficoltà a parlare con un colpo di tosse.
“Salazar, no!” esclamò Stephen, ma il suo sorriso non lo tranquillizzò affatto.
L’abbiamo lasciata in mezzo alla piazza con un biglietto per i suoi cugini fastidiosi.
Avrebbe voluto chiedere in quali condizioni si trovava, se era cosciente o meglio ancora precipitarsi al San Mungo, ma anche se le sue gambe tremavano per la voglia di obbedire al suo cervello, la paura lo bloccava.
Non poteva fare niente, abbassò di nuovo la testa e concentrò gli occhi sulla figura del giornale che stava leggendo.
“Ottimo lavoro” disse a denti stretti e dal sorriso soddisfatto con cui Stephen lo guardò prima di andarsene, capì di essere riuscito a ingannarlo.
Girò la pagina con le mani che gli tremavano.
Poteva raccontarsi la favola che voleva, che lei aveva scelto il suo destino, che lei non era affar suo, ma la verità era che un pezzo di lui era morto con lei.
 
Contrasse le mani in due pugni.
Ancora tremavano al pensiero di quello che aveva letto nei giornali i giorni seguenti.
Il calvario di Molly veniva raccontato ogni giorno.
Era stata trovata più morta che viva. James Potter l’aveva trovata e ricordava ancora la foto di lui in mezzo alla piazza che la teneva tra le braccia, il braccio di Molly che le ricadeva inerme lungo il corpo.
Gli aveva ricordato una statua Babbana che aveva visto in un libro una volta: La pietà si chiamava, se non ricordava male.
E lui non riusciva a smettere di guardare quella foto, provando una rabbia intensa per il suo amico che gli aveva fatto questo, provando ira verso di lui e verso se stesso che non poteva fare niente, non poteva vendicarla.
Per una volta capì quello che leggeva ogni volta negli occhi di Lily Potter.
Comprese la rabbia per l’impotenza e il dolore per non poter fare niente.
Quando poi era stata portata al San Mungo era stata presa in cura da molti dei suoi parenti e non era riuscito a saperne più molto.
Fino a quando non aveva letto la notizia della sua morte.
Quel giorno il suo cuore sprofondò con lei.
Non aveva mai creduto di condannarla a morte, non lo avrebbe mai creduto o non l’avrebbe mai amata.
Infine quel giorno. Il giorno in cui grazie proprio a sua cugina. Grazie a Lily Potter seppe che non era morta.
 
L’aveva seguita per così tanto tempo.
Voleva solo ucciderla, uccidere quella maledetta ragazza, forse, gli avrebbe dato un po’ di pace, ma sembrava impossibile. Non riusciva mai a trovarla sola o in difficoltà.
Conosceva la Potter e sapeva che poteva tenergli testa molto bene, senza contare che la maggior parte delle volte era con i fratelli o con Malfoy e vincere contro di lei quando poteva anche contare sull’aiuto di qualcuno diveniva impossibile.
Poi finalmente la vide sola, sembrava quasi guardinga, come se stesse andando in un posto dove gli altri non potevano accompagnarla e la seguì.
Forse avrebbe dovuto ucciderla subito, dopo il primo passo che aveva fatto da sola, ma c’era qualcosa che gli diceva di aspettare e aveva fatto bene.
Arrivò fino ad un gruppo di case anonime in un anonimo villaggio Babbano e la vide bussare alla porta di una di esse.
Quando vide la persona che era andata ad aprire il cuore gli si fermò in petto.
I suoi capelli erano corti in un taglio quasi maschile e non portava più gli occhiali di corno, ma dei semplici occhiali con la montatura nera e il suo viso era scavato e triste, ma era lei.
Era la sua Molly.
In quel momento le sue gambe scattarono in avanti, ma non fece in tempo a raggiungerle che la porta si richiuse alle spalle di Lily e la casa sparì sotto i suoi occhi.
Era un incantesimo. Un incantesimo che la nascondeva agli occhi dei maghi.
Non sapeva se esserne felice o meno. Il suo cuore gridava di felicità al pensiero che fosse viva, ma si riempiva di angoscia al pensiero che non sarebbe mai riuscito a vederla ancora.
 
Fu allora che contattò Lily Potter.
Allora che volle incontrarla e che le fece capire che sapeva che Molly era viva.
Fu allora che le propose di aiutarsi a vicenda.
La fine della guerra e la consegna di suo padre e del Supremo in cambio di poterla vedere ancora.
Sapeva che la sua fine sarebbe stata ad Azkaban, ma voleva rivederla, essere sicuro che stava bene e poterle dire che adesso saprebbe come rispondere alla sua domanda.
Adesso sceglierebbe lei.
 
COMMENTO: OK, QUESTO CAPITOLO E’ TOTALMENTE DEDICATO A MOLLY E MIKE, SPERO NON VI DISPIACCIA TROPPO, MA ALCUNE COSE E ALCUNI COMPORTAMENTI ANDAVANO SPIEGATI…ANCHE PER FAR CAPIRE LE COSE DEI PROSSIMI CAPITOLI ;) COMUNQUE NON VI PREOCCUPATE RITROVEREMO LA NOSTRA FAMIGLIA NEL PROSSIMO CAPITOLO CHE STO GIA’ SCRIVENDO E QUINDI NON TARDERA’ AD ARRIVARE ;) GRAZIE MILLE COME SEMPRE ALLE FANTASTICHE RAGAZZE CHE RECENSISCONO, DAVVERO GRAZIE PER INCORAGGIARMI…SIETE FONDAMENTALI!! QUINDI GRAZIE A ICEPRINCESS / SHIORI LILY CHIARA / ARYELLE / JULLIET LILY POTTER / ROXY HP / EFFE 95 / CICCI 12 / RAMOCLA E ZONAMI 84!!  SPERO MI FACCIATE SAPERE ANCORA : D INOLTRE RINGRAZIO CHI MI HA AGGIUNTO ALLE PREFERITE / SEGUITE E RICORDATE ED ANCHE CHI MI LEGGE SOLTANTO!! UN BACIONE!!

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Capitolo 23
*** 22 CAPITOLO ***


“Sai benissimo che non potete continuare così”.
Lily si infilò le dita tra i capelli e chinò la testa appoggiando i gomiti sulle cosce.
“Guarda Bailey, Lily…”
Come poteva dar torto a Sean? Come poteva? Adesso, con il suo bambino disteso nel letto davanti a lei?
Aveva ragione.
Forse avrebbe dovuto dargli retta dal principio, lui aveva sempre detto che lei non sarebbe dovuta andare con loro.
I pericoli a cui aveva esposto Bailey… era stata stupidamente ingenua e dopo quello che le era successo per giunta.
Si tirò su con un sospiro “Bailey sta bene” si ripeté come faceva ormai da qualche ora.
“Ti rendi conto che hai bisogno di ripetertelo perché sei terrorizzata, vero?” le chiese e Lily finalmente lo guardò.
Aveva ragione ancora una volta.
Aveva una paura matta. Bailey stava bene, si sarebbe ripreso, ma come avrebbe reagito a tutto quello che gli era accaduto?
Sarebbe rimasto traumatizzato? Ricordava come aveva reagito quando Dominique voleva visitarlo.
Non era un bambino piccolo a cui si poteva dare delle spiegazioni fantasiose, lui aveva capito per filo e per segno che cosa gli era successo e questo la portava anche alla sua paura più grande: avrebbe compreso che era solo colpa sua?
Colpa di sua madre? Di colei che gli aveva sempre assicurato di proteggerlo?
“Lo sono, hai ragione” convenne Lily “mi chiedo continuamente da quando è successo cosa potevo fare per evitarlo, perché hanno preso lui e soprattutto, perché mi odiano così tanto… ma io non scappo”.
Sean vide il suo sguardo combattivo e per un attimo fu riportato indietro nel tempo.
 
“Solo un secondo” gli disse l’infermiera e lui la guardò con riconoscenza.
Si chiese perché ci tenesse tanto a vederla, fondamentalmente era solo una ragazza tutta trasandata che gli era svenuta nel locale. Poteva benissimo essere una drogata, ma lui sentiva che non era così.
Le cose che aveva detto mentre chiamava l’ambulanza non sembravano le farneticazioni dei fumi dell’alcool o della droga, sembravano serie.
Era anche per quello che voleva vederla e, forse, anche perché era una ragazza davvero bella, aggiunse tra sé divertito.
Quando entrò nella stanza scostò la tenda e finalmente la vide.
Era seduta, le mani erano fasciate e appoggiate sopra le lenzuola e anche il volto era segnato da qualche livido.
Sentì di nuovo il dispiacere invaderlo.
“Hai ricordato qualcosa?” le chiese imponendosi un sorriso. Chissà cosa doveva aver passato per indurre se stessa a dimenticare tutto.
Gli occhi di Lily si adombrarono e scosse la testa “vorrei, ma ogni volta che provo a concentrarmi mi sembra di cadere nel vuoto… è quasi… mi sento… non so, quasi come se mi avessero resettato la testa. Non esiste niente fino al momento in cui sono entrata nel tuo locale” ammise abbassando gli occhi sulle sue mani.
Sean sospirò e Lily riprese “so solo che mi chiamo Lily” disse accarezzandosi la collana “a quanto pare il mio istinto sapeva che avrei avuto bisogno di un promemoria” scherzò e Sean le sorrise.
“Posso aiutarti in qualche modo?” le chiese e lei scosse la testa “voglio solo arrivare in cima a questa faccenda, capire cosa mi è successo e intanto reagire, non lo so mettermi a cercare un lavoro…”
“Non sarebbe meglio se lasciassi perdere il capire cose ti è successo? C’è la polizia per questo”.
Lily scosse la testa “qualcuno ha provato a farmi del male, ma io non scappo” disse soltanto e Sean non poté che ammirarne il coraggio.
 
“Non si tratta di scappare, Lily” disse tornando alla realtà “si tratta di pensare a Bailey, di metterlo in salvo…”
“Ah sì?” una voce dura e fredda lo interruppe e Lily riportò lo sguardo verso la porta dove era appena apparso Scorpius con ancora il caffè in mano.
Si sentì arrossire sotto il suo sguardo.
Aveva degli occhi così particolari, se avesse dovuto descriverli avrebbe detto che erano occhi che trasmettevano fuoco, forse perché, quando era particolarmente arrabbiato, come in quel momento, questi assumevano la tonalità del piombo fuso.
“E precisamente dove vorresti portare mio figlio per metterlo in salvo?” domandò Scorpius stringendo la mascella per contenere la rabbia.
Il suo corpo era rigido e composto quasi fosse pronto per reagire a qualsiasi attacco di Sean.
“Dovunque, ma lontano da te” affermò e Lily si alzò di scatto prevedendo quello che sarebbe potuto succedere.
Si parò davanti a Sean e guardò Scorpius che si era già mosso verso di lui.
“Andiamo, Lily” continuò Sean “sai benissimo che quello che è accaduto è colpa sua” affermò e Lily vide Scorpius stringere i pugni. “Lui vi ha voluto di nuovo nel suo mondo. In questo mondo di pazzi dove le persone torturano bambini e…”
“Sean, per favore” lo interruppe stancamente Lily.
Scorpius stava guardando Sean come se non desiderasse niente di meglio che dimostrargli che nel loro mondo torturano anche gli adulti e Lily per un attimo si dispiacque di essere così tanto più bassa di loro, non riusciva a interrompere il contatto visivo.
“Sai benissimo che non è colpa sua” determinò e si sentì addosso lo sguardo di entrambi gli uomini.
Bè, invece, a quanto pareva, era riuscita ad interrompere il loro contatto visivo.
“E’ colpa mia. Quelle persone odiano me, è con me che parlavano, me che volevano colpire… e sono io che ho sbagliato a tornare qua…”
La sua voce conteneva un tale dolore che Scorpius mosse un passo in avanti, ma stavolta non era per uccidere quello stupido Babbano, ma per prendere tra le braccia la sua Lily.
“Non dire stronzate…”
“Non lo sono. Sean, tu non eri là…”
“Ma io sì” disse Scorpius, non riusciva più a sentire la voce piena di angoscia di Lily “allora non puoi negarlo” replicò Lily e il modo in cui lo guardò scosse Scorpius fin nell’interno.
Non poteva entrare di nuovo in una spirale di sensi di colpa come successe per la morte dei suoi genitori.
“Lily, quello che è successo a Bailey non è colpa tua”.
Per un attimo Lily ci credette davvero.
La luce negli occhi di Scorpius e la sua voce profonda e calda l’avevano quasi convinta.
Quasi. Se non fosse stato che lei era lì, che quel maledetto che aveva torturato suo figlio aveva parlato con lei, direttamente con lei.
“Volevano colpire me e l’hanno fatto attraverso Bailey”.
Il suo tono di voce era così pieno di rabbia e dolore che sembrava quasi meccanico.
“Può essere” disse Scorpius “Ma questo non lo rende colpa tua” continuò e Lily per un attimo desiderò appigliarsi disperatamente alle sue parole.
Sembravano così sincere.
“E per il fatto di essere venuti qua” affermò spostando lo sguardo su Sean “nel vostro mondo…” Lily sapeva benissimo che Scorpius stava parlando con lei, ma aveva gli occhi fissi su Sean e la sua mascella pulsava di rabbia, “solo uno stupido può credere che lontani dal mondo magico sareste stati sicuri” affermò e Sean assottigliò gli occhi “eravate nel mondo Babbano quando siete stati aggrediti la prima volta e non permetterò mai che mio figlio…”
“Li proteggerò io”.
Se quella frase non lo avesse appena mandato fuori di testa probabilmente Scorpius avrebbe riso.
Lily in contemporanea cercò di ripetersi che doveva star calma, avrebbe voluto arrabbiarsi con Sean per aver detto che ci avrebbe pensato lui, ma non voleva peggiorare la sua situazione. Scorpius sembrava prossimo all’esplosione.
 “Tu non potresti proteggere nessuno, non sai niente del nostro mondo” gli disse gelido Scorpius scuotendo la testa e impostandosi uno dei suoi migliori sorrisi di scherno.
“Non mi servirà sapere qualcosa delle vostre buffonate” si oppose Sean.
“Ragazzi” intervenne Lily, la sua voce era bassa e infatti entrambi la ignorarono.
“Buffonate? Dov’eri quando sono stati attaccati in casa propria?” gli rinfacciò Scorpius.
“Ragazzi” ripeté Lily.
“Ho un lavoro!” Sean quasi gridò e si sporse verso Scorpius in un modo tale che Lily si chiese se gli sarebbe passato sopra la testa.
“Bene! Tieniti il tuo lavoro, la tua casa, i tuoi interessi e lascia stare la mia famiglia!”.
Lily sussultò sentendo Scorpius nominare lei e Bailey come se fossero la sua famiglia, era davvero così che pensava a loro?
Come la sua famiglia? I suoi cari? Una piccola fiamma si accese nel suo petto e Lily si chiese perché si sentisse così bene a quel pensiero.
Il calore però si spense subito appena sentì le urla dei due uomini che ormai stavano raggiungendo soglie pericolose.
“Sei veramente un coglione spocchioso, compari dopo undici anni e pret…”
“BASTA!” urlò e finalmente entrambi si zittirono come se Lily avesse premuto il tasto STOP del lettore DVD.
“Dio!” esclamò esasperata e mise una mano per lato per spingerli lontani da sé e ricavare di nuovo il suo spazio vitale.
Arrabbiandosi erano arrivati così in avanti da essersi sentita schiacciata come una sardina.
“Siete davvero assurdi” disse, passando lo sguardo dall’uno all’altro.
“Vi comportate come due ragazzini in piena tempesta ormonale” li accusò “chi è il più forte?” guardò Sean “chi ha più testosterone?” spostò lo sguardo su Scorpius.
“Sapete che vi dico? Chi se ne frega!” disse esasperata “Per me conta solo che Bailey stia bene ed è quello che dovrebbe contare anche per voi…”
“Tu hai sempre detto che pensi a Bailey come ad un figlio” disse indicando Sean “e invece tu… è davvero tuo figlio” continuò tornando a parlare con voce regolare.
“Appena si sveglierà vorrà sapere perché, vorrà capire e dare la colpa a qualcuno… non vorrà sentire due uomini di più di trent’anni che si accusano di poterlo proteggere perché la realtà è che nessuno di noi ha potuto evitare quello che gli è successo…”
Si portò una mano al petto mentre un dolore immenso si propagava nel suo cuore all’ennesima immagine del volto del suo bambino al momento della tortura.
“Bailey ha bisogno di voi” sentenziò “ha bisogno di quello che ha sempre considerato la figura più vicina ad un padre ed ha bisogno del suo vero padre”.
Li guardò entrambi “ed anche io ho bisogno di voi” si morse il labbro a disagio per l’ammissione, ma era vero, non poteva fare la super donna, aveva bisogno di aiuto.
“Sei il mio migliore amico” disse rivolta a Sean “e ho bisogno delle tue parole e della tua vicinanza e per quanto riguarda te…” si voltò verso Scorpius “non sono ancora riuscita a capire del tutto cosa ci lega, ma abbiamo in comune l’amore più forte che si possa avere, quello per nostro figlio” prese un respiro “fatelo per lui” concluse.
Il silenzio che seguì non era imbarazzante, era una quiete piena di pensieri.
Sembrava che ognuno fosse concentrato sulle proprie riflessioni.
Scorpius guardò Lily e vide che lo stava osservando.
“Lily…”
“Papà”
Qualsiasi cosa stesse per dire se la dimenticò immediatamente.
Sentì il cuore fermarglisi nel petto mentre il suo cervello assimilava piano piano la parola che aveva appena udito.
Vide la testa di Sean scattare verso il letto e gli occhi di Lily spalancarsi e, prima ancora di riuscire a muovere un muscolo, lei si era già precipitata verso Bailey e lo aveva attirato a sé.
“Bailey…Dio! Oddio, Bailey, stai bene?” gli chiese tra le lacrime e continuando a lisciargli il viso come se gli stesse togliendo dei lividi immaginari.
Scorpius vide suo figlio arrossire e scansarsi leggermente, ma non sembrava sofferente né tantomeno arrabbiato con Lily o con lui.
“Come stai, campione?” domandò Sean sorridendogli e Bailey gli sorrise in risposta “abbastanza bene, grazie” rispose toccandosi il costato come se volesse esserne sicuro.
“Certo che stai bene” lo consolò Lily e gli prese di nuovo il viso per dargli un bacio.
“Mamma” protestò Bailey, ma ancora non smise di sorridere e si lasciò coccolare come un bambino.
“Il mio piccolino... il mio piccolino”.
“Non sono piccolino. Andrò ad Hogwarts quest’anno” sentenziò sicuro, poi spostò lo sguardo su Scorpius che era rimasto ancora immobile a chiedersi se lo avesse chiamato papà o se intendesse dire qualcos’altro.
“Glielo puoi dire tu…papà?”
Scorpius spalancò gli occhi. Adesso non aveva più dubbi.
Adesso che quegli occhi ghiaccio erano fissi nei suoi non poteva più essere incerto.
Diceva a lui. Lo aveva chiamato papà. Lo aveva fatto davvero.
Si dovette schiarire la voce per non mostrare quanto era emozionato.
Guardò per un attimo Lily e Sean che si erano voltati verso di lui e poi tornò a guardare Bailey.
“Certo! Sei un ragazzo ormai” disse e il sorriso che vide nel volto di suo figlio fu impagabile.
Era come se qualcuno avesse appena illuminato la stanza e di solito quello gli succedeva solo con Lily, per quello aveva sempre amato tanto farla sorridere.
 
“Cosa fa una Grifondoro del quinto anno al chiuso in una domenica soleggiata come questa?” chiese Scorpius vedendola seduta in sala grande e china a leggere un libro.
Lily alzò gli occhi su di lui e lo vide sedersi accanto a lei, gli avambracci poggiati sul tavolo.
“E invece cosa fa un Caposcuola di Serpeverde seduto al tavolo dei Grifondoro?” chiese lei di rimando e lui non poté trattenere una smorfia.
“Dici che ne verrò contagiato?” scherzò fingendo di scuotersi la polvere dalla maglia “tutto ad un tratto diventerò un idiota pieno di onore e senza cervello?” continuò e Lily scosse la testa prima di riportare l’attenzione sul libro.
“Sei davvero uno stupido, Malfoy” lo rimproverò, ma a Scorpius non sfuggì il sorriso che si era affrettata a nascondere.
“Scherzi a parte…che fai?” le chiese e Lily alzò gli occhi al cielo, voltandosi di nuovo verso di lui.
“Scherzi a parte, perché sei così fastidioso?” domandò e Scorpius sorrise nel modo che riservava solo a lei.
Si sporse verso di lei come a spingerla a ritrarsi, ma lei non lo fece, anzi, rimase immobile ad osservarlo come se stesse cercando di capirne le intenzioni.
Si spinse ancora un po’ in avanti e la vide umettarsi le labbra. Bene un po’ di disagio lo provava allora.
Adesso erano vicini, davvero vicini e Scorpius non desiderava nient’altro che baciarla, ma non lo avrebbe fatto così.
“Allora? Me lo dici?” le sussurrò ad un centimetro dal viso e gli parve quasi di vederla tornare a respirare.
Poteva aver davvero trattenuto il respiro?
Poteva davvero provare qualcosa per lui?
“Va bene, se non me lo dici non mi lasci altra scelta” disse misterioso e la vide aggrottare le sopracciglia “sarebbe?”
“Dovrò toglierti dei punti” la minacciò e Lily strinse le labbra per evitare di nuovo di sorridere.
Scorpius sapeva che in pochi riuscivano a farla sorridere, ma sapeva anche che con lui si tratteneva spesso.
“E per quale motivo di grazia? Perché non sono fuori?” chiese e Scorpius si avvicinò “per disturbo della quiete della scuola” la informò.
Lily scosse la testa “non sto disturbando nessuno” protestò e Scorpius sorrise furbo e senza aspettare altro la prese per le gote e l’attirò a sé.
Le loro bocche si toccarono e si assaporarono un attimo, poi, sebbene fosse una delle cose più difficili che Scorpius avesse mai dovuto fare, la lasciò andare.
La vide spalancare gli occhi e guardarlo spaventata “che fai?” sussurrò e Scorpius scosse la testa senza togliersi quel suo sorriso strafottente dal viso.
Si attorcigliò una ciocca rossa attorno al suo dito e si avvicinò ancora “sei bellissima con le gote rosse” le sussurrò prima di alzarsi.
“MALFOY” urlò Lily, prima di beccarsi un rimprovero dal professor Paciock.
“Scusi, professore” si giustificò e Scorpius ne approfittò per voltarsi verso di lei “Disturbo della quiete” le ricordò.
Lily scosse la testa “me la pagherai, Malfoy” lo minacciò e poi, finalmente, sorrise.
 
***
Sean era rimasto ancora un paio d’ore e poi era rientrato a Londra, promettendogli di venire a trovarlo presto, sua madre e suo padre si erano seduti accanto a lui e Bailey aveva già intuito cosa stavano per dire, la maniera in cui si guardavano gli ricordava due attori che si preparano per recitare e si accordano per chi dovrebbe parlare per primo.
Lui non avrebbe parlato di quello che gli era accaduto, aveva troppa paura, non voleva ricordare e poi pensare al giorno prima lo avrebbe fatto pensare a Sarah... scosse la testa e prese un respiro.
“Bailey, vuoi parl…”
“No!” la maniera secca in cui Bailey interruppe Lily la fece gelare sul posto.
“Dovremmo parlare…”
“Non ora” anche Scorpius fu interrotto e Lily sospirò cercando lo sguardo di suo figlio “Bailey, quello che è successo ieri…”
“Per favore!”
Scorpius non sapeva se era stata più la sua voce incrinata o la disperazione che aveva letto negli occhi di suo figlio, ma all’improvviso la gola gli si inaridì e non riuscì più a parlare.
Guardò Lily cercando di farle capire che non sarebbe riuscito ad entrare di nuovo in argomento e continuare a far del male a suo figlio e lei scosse la testa, sicuramente stava provando la stessa cosa.
Il comportamento di Bailey non lo stupiva più di tanto, anche lui era sempre stato così.
Il Silenzio cominciò ad assordarlo, gli sembrava quasi di non riuscire a sentire altro che le grida di Bailey ed aveva come l’impressione che tutti provassero le stesse cose.
Per un attimo si ricordò di quell’estate. L’estate dopo l’omicidio di Harry e Ginny Potter.
L’estate che aveva passato quasi totalmente da Albus.
 
La vide seduta sulla veranda, una fila di sassolini vorticavano davanti a lei e per un attimo aprì le labbra.
Era la sua magia. Allora era una strega ed era anche brava, si chiese perché non mostrasse mai la sua magia, perché non dicesse agli altri che lo sapeva fare.
Starnutì e Lily si voltò verso di lui mentre tutti i sassolini caddero come in una pioggia.
Per un attimo i loro occhi s’incrociarono, ma fu solo un attimo prima che lei li spostasse cominciando a gettare quei sassi verso il giardino.
“Scorpius, hai preso il raffreddore?” gli chiese Victoire arrivando assieme ad Albus, lui sorrise alla cugina del suo amico “sto bene, grazie” rispose educatamente.
Albus lo salutò tranquillamente, ma Scorpius vide che i suoi grandi occhi verdi erano più tristi del solito.
Non erano più tornati puri e brillanti dal settembre precedente, quel primo settembre che cambiò per sempre le loro vite, ma se possibile oggi gli sembravano ancora più tristi.
“Che succede?” gli chiese, quando rimasero soli, seduti attorno alla tavola in cucina. Albus non rispose e scosse la testa, ma a Scorpius non sfuggì l’occhiata che lanciò nella direzione della sorella.
“Non parla ancora?” chiese e Albus fece cenno di diniego, Scorpius poteva vedere benissimo che il suo amico aveva le lacrime agli occhi e non riusciva a parlare.
Provò un moto di rabbia verso quella bambina, ma poi ripensò allo sguardo con il quale lo aveva osservato prima.
“Non è soltanto quello” disse Albus con un filo di voce.
Scorpius tornò a guardare il suo amico concentrandosi su di lui.
“Non interagisce proprio” gli spiegò “siamo riusciti a tirarla fuori dall’ospedale, ma lei non ascolta, non presta attenzione, non mangia…”
“Se non mangiasse morirebbe” disse con l’ingenuità di un bambino di dodici anni “inizialmente glielo abbiamo dato con la magia, l’abbiamo obbligata e adesso sembra che Teddy riesca a farla mangiare” gli spiegò Albus scuotendo le spalle.
“Il problema è che se fa così non potrà venire ad Hogwarts” disse Albus e Scorpius si rese conto che per lui era davvero importante che la sua sorellina andasse ad Hogwarts con loro.
“Lei non riesce a fare magie?” gli chiese. In realtà l’aveva appena vista, ma non gli piaceva l’idea di fare la spia su quella cosa, gli sembrava di aver visto il panico negli occhi della bambina e non voleva spaventarla ancora.
“Certo che ce la fa, Malfoy” affermò una voce dura e piena di rabbia entrando dalla porta che li divideva dal salotto.
“Ciao” lo salutò un po’ spazientito Scorpius.
Con il maggiore dei Potter non aveva affatto la stessa intesa che aveva con Albus. La rabbia che sprigionava da ogni sua parola e da ogni suo gesto scatenavano una sorta di collera in lui. Quindi tendevano per lo più ad ignorarsi.
“Ciao, sei di nuovo qua, vedo” disse appoggiandosi al lavandino e guardando fuori dalla finestrella per vedere dove fosse la sorella.
La vide anche lui e per un attimo un’ombra gli passò sul volto e poi si voltò di nuovo verso di lui.
“Lei fa delle magie” gli spiegò “ma non si fa mai vedere”. Scorpius annuì, allora lo sapevano anche loro.
“Il problema vero è che se lei non sta attenta alle lezioni, se non inizia a mangiare, se non cerca di voler venire ad Hogwarts, lei dovrà restare qua dove le possono dare assistenza” disse in un sospiro.
“Un po’ egoi…”
“Non finire neanche, Malfoy” lo avvisò James e anche Albus lo guardò con una rabbia così bruciante negli occhi che Scorpius si pentì immediatamente.
“Ma non siete arrabbiati con lei?” chiese senza riuscire a resistere.
Non riusciva davvero a capire come potessero sopportare che la loro sorella si lasciasse andare così.
James scosse la testa e spostò di nuovo lo sguardo verso l’esterno senza rispondere.
Lo fece Albus per lui. “Lei era lì, Scorp” gli disse semplicemente.
“A noi mancano ogni giorno, in ogni momento ed il dolore che ci invade ci brucia la pelle in un modo tale che ci sembra di essere sempre immersi nella lava bollente…” sospirò “e lei era lì” concluse.
Scorpius rimase a bocca aperta. Non aveva mai sentito Albus parlare di quello che sentiva verso la morte dei suoi genitori.
Sapeva che soffriva, lo sapeva dai suoi occhi, dalle sue azioni, ma lui non lo aveva mai detto in quel modo.
Vide James guardare Albus come se volesse dirgli qualcosa, e per una volta Scorpius provò compassione per James, capì da dove veniva tutta quell’ira che portava dentro, immaginava che come fratello maggiore si sentisse in dovere di tenere su i fratelli, ma non ce la faceva e in fatti anche quella volta non disse niente e voltò di nuovo la testa.
Scorpius si alzò in piedi grattando la sedia. “Non ho mai conosciuto nessuno abbia sentito parlare di Hogwarts e non voglia andarci” disse semplicemente e cominciò a camminare verso la porta finestra che portava alla veranda.
“Scorpius, dove vai?” lo bloccò Albus e lui gli fece l’occhiolino “conosci la favola della volpe e l’uva?” gli chiese e Albus inarcò le sopracciglia “conosci le favole Babbane?” chiese scioccato e Scorpius rise “a scuola… quella prima di Hogwarts intendo, avevo il maestro nato Babbano e lui si divertiva molto a citare le favole per spiegarci i giusti comportamenti” spiegò e vide James e Albus scambiarsi uno sguardo tra lo scioccato e il divertito.
“Allora sentiamo, Malfoy, cosa vorresti fare?” gli chiese James e Scorpius sorrise anche a lui “voi reggetemi il gioco” disse soltanto ed uscì seguito dai due fratelli.
In poche ore riuscirono a raggiungere mete inaspettate: Lily li aveva ascoltati per tutto il tempo mentre parlavano di Hogwarts, non aveva partecipato alla conversazione, certo, ma aveva seguito ogni loro discorso e aveva cominciato anche a puntare gli occhi su ognuno di loro a seconda di quale dei tre ragazzi stava parlando.
James riuscì anche ad ottenere un’ulteriore vittoria, con un piccolo gioco di parole riuscì a far capire a Lily che solo mangiando e mostrando che poteva far magie poteva venire ad Hogwarts, e, sorprendentemente, quella sera Lily mangiò tutta la zuppa e non smise mai di guardare i volti di chi sentiva parlare.
 
Hogwarts aveva riportato Lily alla tranquillità e quindi decise di provarci anche con Bailey.
Cominciò ad elencare tutte le materie, gli disse come erano disposte le case e Bailey rimase impressionato dal fatto che la sala comune di Grifondoro fosse in cima ad una torre e quella di Serpeverde fosse addirittura sotto al lago della scuola.
“Ma non ti faceva effetto sapere di essere sotto ad un lago? E se ci fosse stata qualche perdita?” domandò pieno di curiosità.
Scorpius rise e scosse la testa “ad Hogwarts non esistono perdite” rispose “bè, almeno che qualcuno non le provochi” ipotizzò e con un movimento della testa indicò Lily.
“Io?”  chiese Lily e lo guardò strabuzzando gli occhi prima di voltarsi verso Bailey e scrollare le spalle come per dire che non aveva la più pallida idea di cosa stesse parlando.
Bailey sorrise a sua madre prima di riportare l’attenzione su suo padre.
“Come ha fatto la mamma?” chiese e Scorpius alzò le mani “bè, io mi ero già diplomato, ma per festeggiare la vittoria della coppa delle case nell’anno dei M.A.G.O. di tua madre tutta la sua classe ebbe la favolosa idea di allagare i sotterranei…”
Bailey scoppiò a ridere così genuinamente che Scorpius si disse che amava decisamente la risata di suo figlio.
“Mamma” esclamò fingendosi scandalizzato e Lily scosse la testa “ma che scherzi, Bay?” chiese stupita “non avrei mai potuto fare una cosa del genere…”
“Oh, l’hai fatta eccome…”
“Tuo padre ti prende in giro” disse Lily decisa e Scorpius ammutolì per un attimo incrociando lo sguardo di avvertimento di Lily, gli sembrava quasi di avere di nuovo la sua Lily vicino.
In quel momento vide la sua vita come avrebbe dovuto essere senza i NewMan. In quel momento erano davvero una famiglia.
“Comunque sia” Scorpius riprese cercando di riconcentrarsi sul discorso “il primo giorno verrai smistato e…”
“Ho molte possibilità di finire a Serpeverde” lo interruppe Bailey e Scorpius si accigliò, sembrava a lui o lo aveva detto quasi dispiaciuto?
“Ci sarebbe qualcosa di male?” gli chiese, non era un accusa, voleva solo capire suo figlio.
“Niente” affermò, ma lo vide giocherellare con il lenzuolo e capì che non era sincero.
Lily lo guardò sorpreso, ma Scorpius non riusciva a capire la sua reazione “bè, se non ti piace Serpeverde puoi chiedere al cappello di metterti da un’altra parte…”
“Lo farebbe?”
La speranza che lesse negli occhi di Bailey quasi ferì Scorpius, c’era qualcosa che gli diceva che dipendeva da qualcosa che lo riguardava.
“Io non ho mai provato, ma tuo zio Albus mi ha raccontato che per tuo nonno ha funzionato” gli disse semplicemente.
“Nonno Draco?” e Scorpius scosse la testa “no, nonno Harry” rispose Scorpius trattenendo il respiro come succedeva ogni volta che lo nominava in presenza di Lily.
“Ma nonno Harry non è un eroe?” Bailey guardò suo padre “forse non ho capito qualcosa” sussurrò tra sé e Scorpius si pizzicò la radice del naso soprappensiero.
“Che stavi facendo in biblioteca, Bailey?” gli chiese e il bambino sobbalzò come se fosse appena stato beccato con le mani sporche di marmellata.
“Che ti hanno detto precisamente?” chiese Scorpius, la voce fredda con la quale si era rivolto a Bailey gli aveva fatto abbassare gli occhi e Scorpius per un attimo ebbe paura di aver perso tutto quello che si era così duramente conquistato, per cui prese un respiro per impedire alla rabbia che provava di esplodere come una bomba.
Mise una mano su quella di Bailey e ringraziò tutti i fondatori che lui non la scansasse.
“Perché non sei venuto da me?” gli chiese “ti avevo detto che ti avrei raccontato tutto”.
La voce dispiaciuta di suo padre fece alzare gli occhi a Bailey. Incrociò quegli occhi dai quali aveva ereditato il colore e si morse il labbro dispiaciuto.
Guardò per un attimo sua madre che continuava a passare lo sguardo dall’uno all’altro come se cercasse di capire cosa ci fosse che lo sconvolgeva tanto.
“Perché non mi fidavo” confessò onestamente e Scorpius sentì quasi il bisogno di ritrarre la mano, ma non lo fece.
La sincerità della sue parole lo avevano appena colpito con la stessa forza di un pugno in faccia.
“E ti fidavi dei giornali?” domandò “Speravo di trovare la verità” ribatté prontamente Bailey.
“Non troverai la verità in essi…”
“Direi che ormai l’ho capito” rispose acidamente, il pensiero del sorriso di Sarah mentre lo prendeva in giro gli fece male come una lama infilata nella carne.
Scosse la testa. Non voleva pensare a Sarah come non voleva pensare a quello che gli era successo.
Quello che gli era accaduto era ormai passato e come tale non poteva essere cambiato e per Sarah aveva troppa paura, e se gli avessero detto che quel NewMan l’aveva uccisa?
Strinse i pugni così forte che le unghie gli si conficcarono nella pelle e Scorpius fraintese il motivo di tanta rabbia.
“Lily, che ne dici di lasciarci un secondo soli?” domandò voltandosi verso di lei.
Voleva essere sincero con lui e non voleva che Lily sentisse, era già nei guai con Bailey, almeno a Lily voleva raccontarlo con calma e tranquillità.
Lily lo guardò confusa e anche un po’ diffidente, stava per dirgli che non lasciava mai Bailey solo con nessuno, ma poi vide lo sguardo di Scorpius, la stava osservando come se la implorasse di dargli fiducia.
Lily voltò lo sguardo verso Bailey e vide la sua mascella contratta, odiava vederlo in quel modo, la serenità di pochi minuti prima era stata gettata via in un secondo.
“Penso che andrò a prendere un caffè” disse semplicemente, baciò Bailey sulla testa ed uscì.
Appena la porta si chiuse Scorpius alzò la testa “ok, Bay. Tira fuori ogni domanda, ogni dubbio, ogni recriminazione ed io prometto di risponderti sinceramente” gli disse con un sorriso.
Bailey lo guardò per un attimo indeciso.
“Fidati di me, Bailey” gli disse.
Il bambino ripensò a tutte le volte che suo padre gliel’aveva detto e che non lo aveva mai deluso, sorrise a sua volta “ok” disse soltanto.

COMMENTO: OK, MI SONO RIFATTA DEL CAPITOLO PRECEDENTE E QUA SI INIZIA A GUSTARE I PRIMI ASSAGGI DELLA NOSTRA FAMILY E SPERO VI PIACCIA  : ) SCORPIUS SI STA PIANO PIANO CONQUISTANDO IL FIGLIO, MA ADESSO DEVE PRIMA ELIMINARE TUTTI I PREGIUDIZI DI BAILEY SU TUTTO QUELLO CHE HA SAPUTO!! FATEMI SAPERE CHE NE PENSATE DEL CAPITOLO E RINGRAZIO LE MITICHE RAGAZZE CHE MI SUPPORTANO E CHE AMO ALLA FOLLIA OVVERO: ICEPRINCESS / LUISA 21/ SHIORI LILY CHIARA / ROXY HP / EFFE 95 / JULLIET LILY POTTER / CICCI 12 / MERYKARA E ZONAMI 84!! INOLTRE RINGRAZIO CHI MI HA AGGIUNTO ALLE PREFERITE / SEGUITE E RICORDATE E ANCHE CHI MI LEGGE SOLTANTO!! UN BACIONE A TUTTI!!

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Capitolo 24
*** 23 CAPITOLO ***


“Ho molte domande”.
Lo sguardo con il quale Scorpius si sentì osservato sembrava quello dei primi tempi, quasi come se lo stesse mettendo alla prova.
Desiderò che Bailey lo chiamasse papà per ricordargli che non lo vedeva più come un nemico, ma scosse la testa con rabbia, possibile che suo figlio lo rendesse così insicuro?
“Va bene” gli disse “inizia pure… ti risponderò” gli disse e cercò di imprimere alla sua voce tutta la sua sicurezza.
Bailey annuì e non attese oltre. “Hai il marchio nero?”
Ahi pensò Scorpius, quelle parole abbinate alla sguardo di suo figlio, gli fecero male come se una fattura vagante lo avesse appena colpito.
“No” rispose. Bailey annuì, ma non parve molto colpito, probabilmente lo aveva sospettato.
“Sei stato un Mangiamorte?” Scorpius suo malgrado rise lievemente “Bay, i Mangiamorte si sono estinti con la morte del loro padrone e io non ero neanche nato”
“Ma adesso ci sono i NewMan, no?” domandò e pronunciò quella parola con una rabbia incredibile.
Scorpius si rese conto che avrebbe dovuto far parlare suo figlio o la rabbia che provava verso i NewMan per quello che gli era successo avrebbe rischiato di degenerare. Di divenire qualcosa di insormontabile.
“Sei mai stato uno di loro? Hai mai voluto esserlo?” chiese e l’ira che lo invase al sol pensiero che suo padre potesse essere come loro gli fece tremare le mani.
Scorpius alzò le mani in segno di arresa “Bailey, calmati” gli intimò vedendolo agitarsi molto.
Non lo sono mai stato e men che mai l’ho mai desiderato” rispose deciso e guardandolo dritto negli occhi per fargli capire che era sincero.
Era importante che Bailey capisse che era vero, non voleva che lui avesse neanche un dubbio. Sapeva anche troppo bene cosa voleva dire essere figlio di un Mangiamorte.
“Se facessi parte del loro gruppo probabilmente non saresti qua in ospedale adesso” disse, anche se stavolta non era stato del tutto sincero.
Il Supremo aveva liberato Bailey perché era un Malfoy. O almeno così aveva asserito. Ma era la verità? E se fosse, perché lo aveva fatto?
Cosa c’entravano i Malfoy con i NewMan? Doveva parlarne con suo padre.
In molti a Diagon Alley lo avevano sentito, quanto ci avrebbero messo a fare due più due e rimettere Draco Malfoy nella lista dei sospettati?
“E’vero che il nonno era un Mangiamorte?”
Una delle domande che Scorpius aveva temuto di più era arrivata. Annuì lentamente e vide Bailey spalancare le labbra e arricciare i pugni.
Poteva leggere la rabbia del tradimento nel suo volto.
Draco, per assurdo, era l’unico adulto a cui lui avesse dato fiducia.
“Non è una cattiva persona, Bay” lo rassicurò e Bailey rise amaramente “pensa lo diceva anche lui per convincermi a parlare con te…”
“E non era vero?” gli chiese a bruciapelo e Bailey sospirò “direi di sì” disse soltanto e Scorpius sorrise “bene” disse “e quindi, credimi, se ti dico che tuo nonno è stato il Mangiamorte peggiore della storia e che non ha mai ucciso nessuno…”
“Ha torturato qualcuno?”
Scorpius si fermò nell’atto di aprire la bocca. Non lo sapeva. Oddio, forse sì, non aveva mai pensato a chiederglielo e invece, con quello che aveva passato, quello, era stato il primo pensiero di Bailey.
“Non lo so” ammise “dovrai chiederglielo” disse semplicemente e Bailey annuì anche se non era molto convinto, infatti pochi secondi dopo chiese: “perché lo ha fatto? Perché, se non era cattivo, è voluto diventare un Mangiamorte?”
Scorpius si aggiustò meglio nella sedia. Si ricordava l’esatto momento in cui lui lo aveva chiesto a suo padre con la stessa ingenuità di Bailey.
 
Erano seduti in giardino ed era un estate piuttosto calda, Scorpius non riusciva neanche più a correre o allenarsi a Quidditch per colpa dell’afa e si era seduto accanto a suo padre e sua madre, inizialmente non avevano parlato di niente in particolare, fino a quando lo aveva chiesto.
“Perché sei stato cattivo? Perché sei voluto diventare un Mangiamorte?”
Draco lo guardò spalancando gli occhi, sicuramente non si aspettava quella domanda a bruciapelo, forse, aveva pensato che Scorpius avesse ormai digerito la questione.
Scorpius lo vide versarsi un po’ d’acqua dalla brocca e scambiarsi uno sguardo con Astoria, poi puntò di nuovo quegli occhi grigi su di lui.
“Sai, Scorp, credo che voluto non sia esattamente la parola più adatta” rispose e Scorpius aggrottò le sopracciglia “non volevi?” gli chiese quasi speranzoso per cui rimase amareggiato vedendolo scuotere la testa.
“Volevo eccome, ne ero onorato, il Mangiamorte più giovane della storia e poi, farlo sotto il naso di Silente e di Harry Potter… non vedevo l’ora di dimostrare che il grande prescelto non valeva che la metà di me”.
Scorpius abbassò lo sguardo, non si poteva certo dire che non se la fosse cercata, ma contemporaneamente non era la risposta che voleva sentire.
Avrebbe voluto che suo padre dicesse che Voldemort l’aveva ingannato, che non aveva capito la gravità della cosa e invece gli stava dicendo che era stato felicissimo di farlo.
“Fino a quando tutto è cominciato” aggiunse Draco e la sua voce angosciata fece alzare di nuovo gli occhi a Scorpius.
“Fino a quando ho capito che ero solo uno stupido ragazzino che si pavoneggiava e non aveva la più pallida idea di quello in cui si era cacciato”.
Si sistemò meglio sulla sedia, Scorpius poteva vedere che non riusciva a stare comodo, era come se la seduta avesse tanti puntaspilli appoggiati.
“E’ complicato, Scorp” disse con un sospiro e Scorpius per un attimo pensò che stesse per fermarsi e chiudere la questione, invece Draco si limitò a grattarsi la testa prima di ricominciare.
“Sai, tuo nonno si era fatto arrestare quell’estate ed era stata colpa di Potter e della sua piccola gang ed io ero pieno di rabbia… quando arriverai all’adolescenza sentirai la potenza con la quale la rabbia riesce ad invaderti nell’arco di pochi secondi, è come se una fiamma divampasse improvvisamente nel tuo petto ed io…” sospirò “semplicemente volevo riscattare il nome di mio padre, mia madre si oppose, ma quando lui lo suggerì” mimò le virgolette sull’ultima parola “io acconsentì come se non aspettassi niente di meglio”.
Scorpius vide sua madre spostare la mano sopra quella di suo padre e lui stringerla e per un attimo si chiese come facesse lei ad amarlo nonostante quello che stava dicendo.
“Poi mi è caduta addosso la realtà. La missione che mi aveva dato Volemort era un puro suicidio. Lui voleva vendicarsi di mio padre e mi aveva dato il compito di uccidere Silente…”
Scorpius risucchiò il respiro e Draco sorrise mesto “tranquillo, Scorp” gli disse “non ce l’avrei mai fatta. Quell’uomo era un mentore per tutti noi, ed io… bè, fortunatamente non ero un assassino”.
“Perché dici che voluto non è la parola esatta? Tu hai voluto essere un Mangiamorte” convenne e Draco annuì “non sarò tanto vigliacco da dirti di no, sono le scelte che facciamo che ci rappresentano, ma a volte queste scelte sono un po’ guidate ed è per questo che ci tengo tanto alla tua libertà, al fatto che tu possa fare quello che vuoi…anche l’Auror se tu lo volessi”.
Sorrise vedendo il volto pensieroso di Scorpius.
“Fidati di me, Scorpius. Non esiste cosa della quale mi penta di più, se potessi questo simbolo me lo strapperei di dosso” affermò portandosi una mano sopra l’avambraccio sinistro.
“Credimi” disse in un sussurro e poi si alzò per rientrare in casa.
 
Adesso capiva come, per tante volte, dovesse essersi sentito suo padre.
Messo in dubbio da suo figlio, leggere nei suoi occhi l’incertezza o la paura.
Ora che lo capiva avrebbe voluto scusarsi con suo padre, senza pensare che almeno lui lo accusava di un passato reale.
“Credo che le domande su nonno Draco sarebbe meglio che le facessi a lui” rispose Scorpius e Bailey sospirò.
“Non posso credere che il nonno abbia potuto fare a qualcuno quello che hanno fatto a me…”
“Bailey”
“E’ orribile” disse con voce rotta. “Fa male e tu non puoi fare nulla e…” s’interruppe rendendosi conto che stava piangendo.
Si asciugò velocemente le lacrime con il lenzuolo, pensando che potessero essere passate inosservate, ma poi vide l’espressione di suo padre e capì che non era così.
“Mi dispiace, non volevo piangere come un bambino” si scusò abbassando gli occhi, ma Scorpius si alzò dalla sedia e si sedette sul letto di Bailey, poi gli prese entrambe le guance e gli sollevò il viso.
“Quando è successo a me avevo ventitré anni ed ho pianto per un’ora intera”.
Bailey lo guardò con gli occhi che sembravano lampeggiare con la stessa forza di due fari nella notte.
“E’ vero?” chiese in un sussurro.
Gli sembrava così strano che suo padre potesse essersi lasciato andare in quel modo.
Scorpius guardò gli occhi di Bailey, potevano avere il suo colore, ma avevano la stessa espressione di Lily.
Quella con la quale lei lo aveva sempre guardato quando voleva dimostrare forza e coraggio.
“Non devi essere per forza coraggioso, Bailey” gli disse “a volte il coraggio è anche ammettere la paura…”
“Non ho paura” lo interruppe Bailey, spostando il viso per sfuggire dalle sue mani.
Scorpius lasciò cadere le braccia e scosse la testa, poi prese la sua bacchetta e gliela porse.
“Prendila” gli disse, porgendogliela dal lato del manico.
Bailey guardò la bacchetta e Scorpius vide dai suoi occhi che la stava osservando come se fosse la sua più grande nemica.
“Prendila se non sei spaventato. Tra qualche giorno te ne andrai ad Hogwarts…quindi, prendila” ripeté muovendo un po’ la bacchetta.
Bailey allungò la mano e Scorpius pensò che era un degno figlio suo e di Lily, non disdegnava mai una sfida.
“Io…”
Il labbro gli tremò e quando alzò gli occhi su di lui erano pieni di lacrime.
“Non c’è niente di male, Bailey” disse Scorpius “il segreto delle paure è accettarle” affermò semplicemente e quando vide le lacrime cominciare a scorrere libere sulle guance di Bailey non riuscì a resistere e lo prese tra le braccia.
Bailey affondò la testa nell’incavo della sua spalla e si lasciò andare piangendo e cercando di spiegare tra i singhiozzi tutto quello che aveva provato.
Scorpius lo tenne tra le braccia e giurò a se stesso che l’avrebbe fatta pagare ad ogni NewMan sulla faccia della terra.
Quando la porta si aprì, Scorpius voltò la testa e vide Lily che si era bloccata dopo i primi due passi.
La vide portarsi una mano alla bocca e gli occhi inumidirsi di lacrime e Scorpius scosse la testa, sapeva che se Lily avesse palesato la sua presenza Bailey si sarebbe fermato.
Ci teneva troppo ad essere il ragazzo grande, quello su cui sua madre poteva fare affidamento.
Lily li guardò entrambi e poi spostò lo sguardo su Scorpius. Quegli occhi ghiaccio che al contrario di quello che uno poteva pensare, avevano il potere di guardarla in una maniera così calda da farla sciogliere.
Annuì alle sue parole silenti ed uscì di nuovo dalla stanza.
Appena fuori si lasciò scivolare lungo il muro e si sedette a terra, non le importava se era una donna di trentun anni e se quello che aveva appena fatto era una cosa da ragazzina, il suo bambino stava soffrendo e dipendeva da lei.
Le sembrò quasi che la tasca le si stesse scaldando e vi mise una mano dentro.
La sfera. Se ne era quasi dimenticata.
La tirò fuori e la osservò: sembrava che ogni venatura del marmo si muovesse quasi di vita propria.
Sembrava quasi che le volesse dire qualcosa.
“Cosa vuoi dirmi?” chiese osservandola bene e girandosela più volte tra le mani “hai qualcosa da raccontarmi?” domandò e poi si diede della pazza.
E’ vero che aveva scoperto che le cose che per tutti questi anni aveva creduto assurde esistevano davvero, ma adesso forse stava esagerando.
Quella pietra non parlava e tantomeno rispondeva.
Fece per rimetterla in tasca chiedendosi se avrebbe mai capito cosa fosse, ma all’improvviso i suoi occhi si dilatarono e la sua mente fu risucchiata nel passato.
 
“Tieni, adesso serve più a te che a me”.
Lily guardò sua cugina Molly e la pietra che teneva in mano.
L’espressione curiosa che aveva fece capire a Molly che non l’aveva mai vista.
“Merlino, Lily, ma cosa facevi invece di studiare a scuola?”
Lily storse le labbra. Era sicura che la domanda di sua cugina fosse retorica, ma per un attimo ebbe una gran voglia di risponderle a tono.
“Scusami, secchiona” le disse invece “puoi spiegare anche a me cos’è quella pietra? È un po’ grande da mettere al collo e quindi immagino non sia un ciondolo, per cui cos’è?”
“Non ero secchiona” replicò Molly, poi vide gli occhi di Lily e sorrise “ok, solo un pochino” convenne “comunque questa è la pietra Sofor. E’ una pietra rara, si trova in Romania e anche trovarla lì non è facile… ho pregato per mesi lo zio Charlie per farmela portare e adesso è uno dei pochi ricordi che ho di lui…”
“Allora dovresti tenerla” disse Lily ritraendo la mano.
“Lily, questa pietra è davvero potente. Ha tanti incantesimi racchiusi in sé, può custodire per te dei segreti e nessuno potrà mai accedervi. Tu potresti mettere un incantesimo con una password e lei risponderebbe solo a te…”
“Ma è tua” la interruppe e Molly scosse le spalle “stai tenendo un peso enorme” disse indicando la casa “sei il mio custode segreto, mi stai tenendo al sicuro e…” la voce le si incrinò “e stai tenendo la mia bambina al sicuro”.
Lily storse le labbra come se quella parte le pesasse particolarmente.
“Credevo che ormai le volessi bene” affermò Molly alla quale non era sfuggito il gesto, ma Lily scosse la testa “non è questo. E’ il pensiero che quella bambina cresca senza ricordarsi di te, le ho dovuto togliere la memoria… nessuno lo meriterebbe…”
 
“Lily”
Lily sbatté più volte le palpebre quando si sentì sbattere fuori dal ricordo. Ogni volta che riusciva a guardare dentro quella sfera vedeva sempre dei ricordi particolari, dei ricordi che sentiva particolarmente suoi.
Forse era perché non era nessuno a mostrarglieli, era sola ed era come se fosse davvero dentro quella Lily, come se sentisse ogni minimo sentimento che provava e, quando era dentro di lei, si sentiva bene.
Riusciva finalmente ad inquadrare se stessa e a capire che non era cattiva come voleva apparire, il suo cuore era puro.
“Lily, stai bene?”
Si concentrò finalmente davanti a sé e guardò verso dove aveva udito la voce che la stava chiamando.
In piedi davanti a lei c’erano i due suoi fratelli: Albus e James e in quel momento la stavano guardando come se fossero indecisi su cosa dirle.
Sorrise verso di loro e si mise velocemente la sfera in tasca.
“Sai che l’abbiamo vista, vero?” chiese James che Lily aveva ormai imparato a conoscere e a capire che era la curiosità e l’impulsività fatta persona.
“Bè, speravo che mettendola via evitaste di chiedermi cos’era” rispose sinceramente e il suo tono sarcastico fece sorridere Albus “Bailey come sta?” le domandò.
Lily s’incupì e si guardò le mani “bene… credo” rispose, poi scosse la testa e sospirò “la verità è che è dentro alla stanza e sta piangendo ed io sono qua senza poter far niente…”
“E’ solo?” chiese James voltando la testa verso la porta chiusa e Lily scosse di nuovo la testa.
“E’ con Scorpius” rispose e Albus annuì senza nascondere un piccolo sorriso, il suo amico stava facendo dei passi da gigante con Bailey se lui si lasciava andare davanti a suo padre.
“Comodo laggiù?” scherzò James e si sedette accanto a lei.
Albus li guardò e con un sorriso li raggiunse e Lily si sentì scaldare il cuore. Le sembrava così familiare quella posizione.
“Non devi essere dispiaciuta” affermò Albus “i maschietti tendono a identificarsi con il padre e quindi si relazionano più facilmente con lui” continuò e Lily annuì “sono felice che Bailey abbia iniziato a fidarsi di Scorpius”.
“Ah sì?” chiese James inarcando le sopracciglia.
“Certo” affermò Lily quasi offesa “cosa pensate che preferisca per mio figlio? Un padre presente o un padre che non si fa vedere?”
“E’ chiaro che voglio che Scorpius renda felice Bailey, ma…”
Albus e James si guardarono da sopra la testa della loro sorella “ma?” chiese Albus.
“Bè, immagino che lo sappiate se siete così amici…”
“Ehi, piano con le parole” scherzò James e Lily sorrise anche se non ricordava niente, le sembrava anche questa una cosa normale.
“Lascialo stare” disse Albus lanciando un’occhiataccia al fratello “ti stai riferendo alla gravidanza di Estela?” le chiese e Lily spostò lo sguardo su di lui “sei sempre stato così acuto?” chiese retorica e Albus sorrise impettendosi.
“Sì, sono sempre stato il fratello intelligente” si vantò.
James si sporse per tirargli un pugno scherzoso, ma risolse solo di tirare una gomitata a Lily.
“Ahi” si lamentò Lily e Albus rise “lui, come avrai capito, è il fratello scemo”.
Lily rise mentre il cuore le si accendeva di familiarità.
“Come vorrei ricordarmi di voi” disse tornando seria “da quando questa storia è iniziata mi sento sempre divisa a metà, come se mi mancasse una parte di me… una parte enorme”.
Albus si morse un labbro e scambiò uno sguardo con James.
“E’ come ci siamo sentiti noi per undici anni, Lily” le confessò e James annuì “come se mancasse una parte enorme di noi” convenne.
Lily sorrise con gli occhi lucidi.
Poteva sentire quanto erano vere le loro parole e avrebbe tanto voluto provare la stessa cosa, invece le facevano tenerezza e sentiva già di volergli un bene innato, ma non era quello che sentiva trasudare dalle loro parole: non era amore.
“Anche per Scorpius è così”.
Lily voltò la testa di scatto e James lanciò un’occhiata di fuoco al fratello.
“Dai, Jamie, lo deve sapere” si arrabbiò “Scorpius ti ama, ti ha sempre amato, lui… bè ecco, lui è come se ti avesse scelta dalla prima volta che ti ha vista… ti amava anche quando era un bambino e non sapeva cosa fosse l’amore…”
“Oddio” commentò Lily arrossendo e alzandosi in piedi “non credo di voler parlare di questo con voi” disse imbarazzata.
“In realtà neanche mi importa, ho solo paura che il rapporto tra lui e Bailey cambi e per Bailey sarebbe…”
“Non cambierà” la interruppe James “Scorpius ama Bailey perché è suo figlio e tuo figlio, perché è vostro figlio”.
“Bene” disse Lily poi sgranò gli occhi “oddio, non bene… bene per Bailey perché è il frutto… vabbè, sì insomma…”
S’interruppe e vide i suoi fratelli che stavano cercando di non ridere e questo la fece arrossire ancora di più.
“Sì… ok… direi che entro da Bailey, venite con me?” chiese cercando di tornare ad essere una seria e composta donna e non la ragazzina che quei discorsi avevano fatto venire fuori.
Si affacciò appena dentro la stanza mettendo solo la testa con paura di essere ancora di troppo in quello che era stato lo sfogo di suo figlio.
Quando vide che Scorpius e Bailey stavano parlando più o meno tranquillamente entrò del tutto palesando la sua presenza.
Bailey e Scorpius si voltarono verso di lei e gli occhi di entrambi si illuminarono. Era un’espressione che era abituata a vedere in Bailey, ma che certo non si aspettava in Scorpius.
Le tornarono in mente le parole dei suoi fratelli: Scorpius ti ama, ti ha scelta da bambina.
Si accorse che avrebbe tanto voluto crederci e si sentì arrossire, era pazzesco pensare che dopo una manciata di giorni quell’uomo l’avesse colpita tanto da desiderare che l’amasse eppure ogni volta che i loro occhi si incrociavano il suo cuore iniziava a battere impazzito e se solo ripensava a quell’unico bacio che si erano scambiati, lo stomaco le si stringeva come se fosse una ragazzina alla prima cotta.
Dio. Era davvero patetica.
Lui aveva una relazione stabile ed aspettava un bambino dalla donna che probabilmente amava, certo, probabilmente si erano davvero amati molto, ma adesso era solo un ricordo.
“Mamma?”
Lily chiuse gli occhi un secondo e spostò lo sguardo da quello di Scorpius per portarlo in quello del figlio che aveva piegato la testa come se si stesse chiedendo cosa fosse successo.
“Tutto ok, sono solo un po’ stanca” si giustificò, cercando di non voltarsi di nuovo verso Scorpius, sentiva il suo sguardo su di lei e aveva la stessa potenza di un’onda che si infrange sugli scogli.
“Infatti siamo arrivati noi” disse Albus, spostandosi da dietro Lily e andando verso Bailey.
La stessa cosa fece James, sorridendo al nipote e avvicinandosi al letto.
“Che ne dici se chiamiamo i tuoi cugini e stiamo a farti noi un po’ di compagnia?” propose e Bailey sentì come se i polmoni si inondassero di aria nuova.
I suoi cugini? Volevano ancora stare con lui?
“Sarebbe bello” rispose piano e James sorrise ancora più ampliamente voltandosi verso Lily.
“Ok, allora buttiamo fuori mamma e papà e facciamo un festino ospedaliero” propose e Lily inarcò le sopracciglia.
“Non sta ancora bene” si oppose, ma James scosse la testa “sta benissimo, lo tengono in osservazione un’ultima notte, ma domattina se ne potrà andare fresco e riposato”.
“Ma non credo che l’ospedale sia adatto…”
James la interruppe con un gesto della mano e si voltò verso il nipote “ci sono dei piccoli vantaggi ad essere il marito di uno dei Guaritori più importanti dell’ospedale” gli disse mettendosi la mano davanti alla bocca come se fosse un segreto e facendo ridere Bailey.
“Quindi, mamma e papà di Bailey, fuori dalle scatole e Albus manda un Patronus ad Alice per venire con i bambini” ordinò e Albus eseguì immediatamente.
“Io non posso lasciarlo…”
“Lily, se non ti riposi qualche ora sverrai per la stanchezza” la interruppe Albus calmo.
“Non sono abituata a lasciarlo, non lo lascio mai” si oppose Lily, ma adesso che Albus gliel’aveva suggerito le sembrò che tutte le ossa le dolessero e le ginocchia le traballassero per lo sforzo di restare ancora in piedi.
“Scorp, portala a casa e riposatevi” consigliò e Scorpius al contrario di lei annuì quasi immediatamente.
“Ci vediamo tra un po’, ok campione?” gli chiese e Bailey annuì.
Lily lo guardò ancora indecisa, lasciarlo per pochi minuti con suo padre era un conto, ma lasciarlo per qualche ora…
“Posso riposarmi in sala d’attesa” propose, ma nessuno fece in tempo a risponderle perché la porta si spalancò e tutti i suoi nipoti si riversarono dentro la stanza, costringendo lei e Scorpius ad arretrare fino ad arrivare all’angolo della stanza.
Tessa si precipitò da Bailey e lo stesso fece Sammy. Entrambe le bambine si buttarono su Bailey abbracciandolo con le lacrime che scorrevano sui loro volti.
“Ehi, amico” lo salutò Harry quando le due ragazzine si furono staccate da lui “tutto pur di attirare l’attenzione, eh?” scherzò.
Lily studiò il volto di Bailey, aveva un’espressione che neanche lei riusciva a decifrare, ma era felice, poteva vederlo.
Poteva notare il suo sorriso imbarazzato mentre parlava con Ginny e la sua amica Ella e le guardava come se non avesse mai visto niente di più bello.
A dir la verità le guardava come Scorpius faceva solitamente con lei, sicuramente in maniera meno intensa e più infantile, ma era lo sguardo che sentiva sempre su di sé quando parlava con il padre di Bailey.
Spostò gli occhi su di lui attratta come una calamita e vide che anche quel momento non faceva eccezione per cui fece per allontanarsi di un passo, ma lui la fermò per un polso “credo che dovremmo approfittarne per parlare”.
Parlare con lui? Era decisamente l’ultima cosa di cui aveva bisogno.
“No… io, lui… Bailey” si oppose e Scorpius scosse la testa “starà benissimo ed Albus ha ragione, devi riposare” le disse.
Lily sentì come se le sue dita le stessero infuocando la pelle per cui si liberò il braccio.
Guardò verso Bailey ancora pronta ad opporsi, ma quando lo vide ridere e scherzare con i cugini capì che suo figlio stava davvero benissimo.
Si avvicinò ad Alice “mi avverti se succedesse qualcosa? La minima cosa anche solo se starnutisce” le disse e Alice annuì “promesso. Mi smaterializzerò da te”.
Lily annuì. Alice era una delle poche persone della quale avesse di nuovo imparato a fidarsi. Sentiva come se questa fiducia fosse innata, per cui si rilassò e guardò verso Bailey.
“Torno prestissimo, ok?”
Bailey le sorrise ed annuì prima di riconcentrarsi di nuovo verso i cugini e Lily sentì come se le avesse dato il lasciapassare.
Guardò per un’ultima volta i suoi fratelli e Alice e infine si voltò verso Scorpius “ok, sono pronta” disse ed uscirono dalla stanza per andare al punto dove si potevano smaterializzare.
***
Draco guardò suo padre negli occhi.
Era stato vent’anni senza vederlo e adesso era andato da lui per la seconda volta nello stesso mese.
Aveva la nausea nel guardare quegli occhi grigi e severi che lo studiavano e si sentiva come se il cuore potesse fermarsi in quel momento.
Forse stava per andare in overdose. Overdose di Lucius Malfoy.
“Allora, Draco, a cosa devo l’onore?” chiese Lucius, accarezzando il tavolo con l’indice.
Draco lo guardò ancora per un minuto, da quando era stato da lui l’ultima volta, i suoi capelli erano meno diradati e la pelle gli sembrava meno opaca.
“Devi fare una cosa innovativa per te” rispose “devi dirmi la verità”.
Lucius sorrise e si appoggiò con la schiena al sedile della sedia.
“E perché dovrei farlo? Per un figlio a cui faccio repulsione? Che è qua davanti a me solo perché il suo nipotino mezzosangue ha rischiato di morire?”
Draco strinse i pugni. Come poteva sapere sempre tutto?
“Mio nipote non è affare tuo per fortuna, se sarà fortunato non saprà mai neanche che esisti…”
“Oh, ma lui lo sa già” lo interruppe sorridendo “sa di me, di te, di ogni cosa che hai fatto… credo che in questo momento Scorpius stia cercando di giustificare i tuoi errori con lui… che brutta cosa avere un nonno che ha fatto le stesse cose che hanno fatto a lui”
Draco si conficcò le unghie nel palmo. Poteva essere vero? Davvero Bailey sapeva che lui era stato un Mangiamorte?
“Non importa” disse “gli parlerò e lui capirà…”
Lucius lo interruppe con una risata fredda, bassa, quasi minacciosa.
“Davvero, Draco?” gli chiese “lui ti capirà? E ti capirà anche Scorpius quando saprà che tu conosci uno di loro e che probabilmente è per quello che hanno salvato la vita a quel bambino?”
Draco sentì il cuore saltargli un battito. Si riferiva a Nott?
Per Salazar e gli altri fondatori, sapeva anche di quell’accordo?
Lucius si strusciò le mani per quanto le manette glielo permettessero e poi fissò gli occhi in quelli del figlio.
“Vedi, io al contrario di te non ho mai preteso di passare per chi non sono” disse “non ho mai detto di essere una brava persona, al contrario di te che ti professi cambiato, aiuti quello stupido Ordine e poi fai accordi con l’unico NewMan che conosci e che potresti denunciare”
Sorrise nel vedere il figlio respirare con difficoltà per la rabbia che lo invadeva.
“Lo hai detto a tuo figlio? O hai paura che pensi che il suo papà è d’accordo con i NewMan?”
Scosse la testa “devi solo ringraziarmi che non l’abbia mai detto a Scorpius…”
“La vita di Scorpius era in pericolo” si giustificò Draco e il sorriso di Lucius si ampliò di più “E’ qua che sbagli. La vita di Scorpius non è mai stata in pericolo, mai e tantomeno la tua o a quanto pare quella del nipotino mezzosangue” affermò.
“Che spreco un Malfoy impuro…”
“Smettila!” lo interruppe Draco alzandosi in piedi e sbattendo una mano sul tavolo.
“Ho sbagliato e lo riconosco. Dovevo denunciare Nott, ma io sono solo un vigliacco, non un assassino”.
Cercò di prendere fiato e di fermare il fiume di parole che stavano uscendo.
“Non cercare di paragonarmi a te, perché neanche in mille vite riuscirei a commettere gli sbagli che hai commesso tu, quindi non cercare di intimorirmi o di svicolare le mie domande… io voglio la verità da te. Voglio sapere perché hanno salvato la vita di Bailey, voglio sapere cosa c’entriamo con i NewMan e perché sembra che abbiano un credito da noi e lo chiedo a te, perché tutto questo può dipendere solo da te”.
Lucius lasciò che finisse la sfuriata e solo un lieve luccichio negli occhi fece capire quanto le parole del figlio lo avessero colpito.
“Mi lusinghi, Draco” gli disse e la sua voce era tornata fredda.
“Ma il merito non è mio, il merito è di tua madre”.
A Draco parve quasi di vedere un’ombra nei suoi occhi quando nominò la sua defunta moglie.
“La mamma?” domandò quasi senza voce “la mamma è morta… morta per colpa tua” affermò lasciandosi cadere sulla sedia, quasi come se dopo la sfuriata si fosse svuotato.
Draco vide Lucius guardarlo e per una volta gli sembrò di scorgere lo stesso sguardo con cui lui guardava Scorpius quando voleva fargli capire che lo amava, che non voleva deluderlo.
“Davvero, Draco?” gli chiese e lui aggrottò le sopracciglia “facile incolpare me, vero?”
“Non fare il santerellino, padre. Non sei una povera vittima”.
Lucius rise, il suo nome e vittima nella stessa frase gli provocavano una certa ilarità.
“Merlino, Draco! Neanche Potter era ottuso come te, se vuoi la verità devi scavare a fondo…”
La porta si aprì e suo padre si interruppe “cosa stai dicendo?” chiese Draco, ma la guardia era già arrivata e lo stava facendo alzare in piedi.
“Non sto dicendo niente che tu non sappia già, Draco” gli disse e poi scomparve oltre la porta lasciando Draco con molte domande e nessuna risposta.
 
COMMENTO: ALLORA, PRIMA DI TUTTO BUONE FESTE!! POI SPERO CHE IL CAPITOLO VI SIA PIACIUTO!! PER CHI VOLEVA UN CONFRONTO TRA LILY E SCORP SAPPIA CHE STA ARRIVANDO : ) LA PARTE TRA SCORPIUS E BAILEY SPERO NON VI SIA SEMBRATA SMELENSA, MA MI SI E’ MATERIALIZZATA DAVANTI AGLI OCCHI MENTRE SCRIVEVO, MI SEMBRAVA DI VEDERE I DUE CHE PARLAVANO E COME SAREBBE FINITA, CERTO I CHIARIMENTI DI CUI NECESSITA BAILEY NON SONO FINITI, MA DICIAMO CHE ORMAI SI FIDA DI SUO PADRE E PER LE ALTRE DOMANDE LE PUO’ PORRE PIANO PIANO ; ) PER DRACO DITEMI VOI COSA PENSATE CHE VOLESSE DIRE LUCIUS E COSA SECONDO VOI PUO’ COMPORTARE : ) ASPETTO I VOSTRI COMMENTI E INTANTO RINGRAZIO TANTISSIMO LE FANTASTICISSIME RAGAZZE CHE HANNO RECENSITO IL PRECEDENTE OVVERO: ICEPRINCESS / ARYELLE / CICCI 12 / JULIET LILY POTTER / EFFE95 / ROXY HP E ZONAMI 84!!  INOLTRE RINGRAZIO CHI MI HA AGGIUNTO ALLE PREFERITE / SEGUITE O RICORDATE O ANCHE CHI MI LEGGE SOLTANTO!! UN BACIONE A TUTTE E… CI VEDIAMO NEL 2016 ;)

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Capitolo 25
*** 24 CAPITOLO ***


Lily sentì i piedi poggiarsi sul pavimento e si allontanò subito dal braccio di Scorpius.
Si sentiva come se fosse in trappola ed era una trappola che si era provocata da sola.
Perché era lei che si sentiva così, era lei che non riusciva più a negare quello che sentiva, eppure, era così strano che non riusciva ad ammetterlo.
Lei non era mai stata una donna dai sentimenti facili, durava fatica ad affezionarsi a chiunque, per non parlare della fiducia.
Invece per Scorpius provava qualcosa, ed era inutile fare la ragazzina che negava e si opponeva, aveva trentun anni, era un po’ troppo cresciuta per fingere con se stessa e crederci anche.
“Tutto a posto?” le chiese Scorpius e Lily alzò finalmente gli occhi su di lui.
Aveva cercato di evitarlo, ma adesso non poteva farne a meno.
Come sempre, però, quando i loro occhi si incrociarono a Lily parve di non riuscire più a muoversi.
Era incredibile come avessero, per lei, un potere quasi magnetico.
Si chiese se lui ne fosse a conoscenza, se avesse mai saputo di avere questo potere su di lei.
“Sì, credo che andrò a farmi una doccia” rispose, cercando di non far trapelare quanto si sentisse turbata.
Scorpius le sorrise “sì, penso davvero che ne avremmo bisogno entrambi” convenne guardandola e Lily sapeva che la stava osservando per come era ridotta, ma il modo in cui la guardava la faceva sentire come se la stesse vedendo nuda.
“Be… Bene” balbettò e dandosi della stupida si avviò verso le scale.
Cominciò a salirle e non si voltò mai indietro, era sicura che lui fosse ancora nella stessa posizione e che ancora la stesse guardando.
Ne era sicura perché poteva percepire la sua pelle bruciare come ogni volta che il suo sguardo si posava su di lei.
Una volta in bagno si guardò allo specchio, le gote arrossate stonavano con il resto del suo viso.
Scorpius era riuscito a farle dimenticare per qualche minuto quello che il suo viso le stava ricordando, quello che era successo a Bailey.
“Dio” sussurrò appoggiando entrambe le mani ai lati del lavandino.
Il suo viso era così sporco e i graffi che aveva, non ricordava neanche come se li fosse fatti.
Scosse la testa più e più volte. Il suo bambino, gli avevano fatto così tanto male che non riusciva neanche a pensarci senza che il cuore gli si stringesse così tanto da pensare che potesse distruggersi da un momento all’altro.
Aprì la doccia direzionandola sull’acqua calda e si svestì con rabbia. Non doveva darsi il tempo di pensare o sarebbe impazzita.
I pantaloni emisero un rumore sordo quando vennero gettati sul pavimento e Lily sgranò gli occhi: si era dimenticata della pietra.
Si chinò immediatamente e la tirò fuori dalla tasca esaminandola, fortunatamente sembrava integra come era sempre stata.
La poggiò sopra lo specchio sospirando ed entrò dentro la cabina godendo immediatamente del flusso sulla sua pelle.
Rimase ferma, immobile, come se stesse stazionando sotto una pioggia incessante, ma ne sentiva davvero il bisogno.
Sentiva come se ogni goccia che le cadeva sulla pelle avesse il potere di farla sentire di nuovo viva e di rassicurarla che il suo bambino era vivo e stava bene.
***
Scorpius uscì dalla doccia dandosi dello stupido.
Si stava comportando come un ragazzino. Aveva sentito il bisogno per tutto il tempo di andare da lei.
Era stato come un bisogno fisico e sapeva benissimo da cosa derivava, il desiderio che aveva di lei gli ardeva nelle vene ed era come fuoco che lo pervadeva.
Se avesse dato retta agli impulsi in quel momento sarebbe nella sua stanza, nel suo bagno, l’avrebbe raggiunta sotto la doccia e le avrebbe ricordato quanto era potente il loro desiderio.
Ma non poteva farlo perché il suo cuore si era opposto ed era una sensazione così fastidiosa.
Gli succedeva sempre e solo con Lily, il cuore e la ragione riuscivano a sopraffare i suoi istinti.
Si frizionò i capelli con l’asciugamano, di una cosa era certo, lui e Lily dovevano parlare e non solo di loro due.
Quello che era successo al loro bambino era più che un attacco, significava guerra aperta e ora più che mai aveva bisogno della vecchia Lily.
Non era più solo un bisogno egoistico, ma una cosa necessaria.
Lei doveva tornare se stessa, doveva poter combattere, poter difendersi.
Se era vero che avevano salvato Bailey in quanto Malfoy, questo, per quanto inquietante e per quanto dovesse scoprirne il motivo, metteva in salvo lui e Bailey, ma non faceva lo stesso con lei e, dato che l’attacco di Bailey era stato fatto principalmente per colpire Lily, non poteva permettere che la prossima volta quella attaccata fosse proprio lei.
Non avrebbe permesso a nessuno di farle del male. Non avrebbe permesso a nessuno di portargliela di nuovo via.
Non sarebbe sopravvissuto di nuovo senza di lei.
Prima ancora di rendersene conto si era rivestito e si stava dirigendo verso la sua camera.
Non bussò neanche, si limitò ad entrare, in qualsiasi condizione l’avesse trovata non sarebbe stata una novità per lui.
Invece la trovò in piedi, già vestita, ferma davanti allo specchio, i capelli raccolti in uno chignon improvvisato e tra le mani una sfera di marmo rosa, quella sfera di marmo rosa.
Spalancò gli occhi.
“Quando l’hai trovata?”
Lily sussultò, non l’aveva sentito arrivare, ma gli occhi quasi spaventati con i quali la stava guardando la impressionavano quasi quanto la domanda che le aveva posto.
Quando l’hai trovata. Quindi sapeva cos’era e a cosa serviva.
“La conosci?” gli chiese continuando a guardarlo attraverso lo specchio.
Scorpius sospirò avvicinandosi a lei “certo che la conosco” rispose “ho provato per mesi a cercare qualcosa che mi facesse capire cosa avevi scoperto, ma quell’aggeggio infernale funziona solo con il tuo sangue… non so precisamente cosa vi sia racchiuso, ma so che è importante e che solo tu puoi tirarlo fuori”.
Lily abbassò gli occhi sulla pietra e poi li rialzò su di lui.
“Quindi qua dentro ci sono informazioni su cosa mi è successo?” chiese e Scorpius sorrise del suo volto sorpreso.
“Non ti ha mostrato niente?” chiese “sì, un paio di ricordi…” si fermò prima di dirgli di quella ragazza, di sua cugina Molly.
Se quella storia l’aveva tenuta segreta con tutti forse c’era un motivo, ma il bisogno di dirglielo era quasi qualcosa di fisico, come se potesse sentire le parole premerle contro le labbra per farsi liberare.
“Esatto. Funziona proprio così, ma solo tu puoi vedere i ricordi che ci sono dentro”.
Lily sospirò “ma non riesco a capire come farla funzionare… le volte che mi ha fatto vedere qualcosa è tipo partita da sola” si oppose e Scorpius si avvicinò di un passo “devi pensare a quello che vuoi vedere” le spiegò e Lily guardò di nuovo la pietra “vuoi dire che se penso alla persona che mi ha cancellato la memoria questa apparirà?”
“Se è un ricordo che hai messo all’interno della sfera sì”.
Lily chiuse gli occhi e pensò alla perdita della sua memoria “mostrami chi ha fatto questo” sussurrò, ma quando non accadde niente gemette frustrata.
“Te l’ho detto, non funziona a comando” si oppose rabbiosa e Scorpius sorrise “la mia ragazza impaziente” disse prima di poterlo fermare.
Lily spalancò gli occhi, ma Scorpius non si mosse, né cercò di rimediare a quello che aveva detto.
Perché sembrava che niente lo colpisse mai? Niente tranne Bailey.
“Bè, forse non funziona quando c’è qualcuno con me, oltretutto vorrei dormire un po’…”
“Dobbiamo prima parlare, Lily” la interruppe lui.
“No, non credo” disse togliendosi l’asciugamano dalla testa e lasciando liberi i suoi fluenti capelli rossi.
“Non ora. Io devo riposare e tu vorrai vedere Estela e assicurarti che lei e il tuo bambino…”
“Lily” la interruppe Scorpius, cercando di restare lucido, nonostante il profumo dei suoi capelli l’avesse fatto tremare come se una scossa lo avesse appena pervaso.
Merlino. Gli era mancata troppo.
Lei cercò di simulare indifferenza mentre ripiegava l’asciugamano e lo appoggiava sopra il comò, in realtà, il modo in cui Scorpius aveva pronunciato il suo nome le aveva fatto venire i brividi.
“E’ proprio per quello che dobbiamo parlare” le disse e quando la vide scuotere la testa sospirò “voglio mostrarti un ricordo… un nostro ricordo”.
Il modo in cui lo disse fece capire a Lily che non era il momento di vedere un ricordo con lui, si sentiva troppo coinvolta in quel momento.
Forse era stata colpa del ferimento del loro bambino e di quello che avevano condiviso, ma si sentiva come se avesse abbassato tutte le difese.
“Non posso” sussurrò cercando di uscire dalla stanza, ma lui fece scattare il suo braccio imprigionandole il polso.
Non stava stringendo, ma si sentiva comunque come se non potesse liberarsi, o forse, era soltanto che non voleva liberarsi.
Voltò il viso verso di lui incontrando di nuovo quelle iridi argentee “solo un ricordo” le disse e nonostante la sua voce fosse dura e controllata a Lily sembrò quasi una preghiera.
Annuì.
***
Bailey si sentiva come se fosse il giorno del suo compleanno.
Quella era una festa in piena regola.
I suoi zii giocavano facendo apparire quelli che chiamavano Patronus, i quali erano dei bagliori argentei che prendevano, per ogni zio, una forma diversa;
Suo zio James addirittura riusciva a far parlare il suo cane ed era una cosa che lo affascinava tantissimo.
Quando erano arrivati poi anche Teddy e Victoire e Teddy aveva cominciato a trasfigurarsi, Bailey aveva sentito la sua testa svuotarsi completamente ed aveva riso.
Per un po’ almeno.
Fino a quando il senso di colpa non era tornato ad opprimerlo come un macigno sullo stomaco.
Sarah.
Il pensiero di essersi dimenticato di lei e di aver riso e scherzato senza sapere cosa le fosse successo, lo aveva riportato subito alla realtà.
Guardò Harry e per un attimo pensò di chiederglielo, in fondo era sua cugina e questo, da una parte, lo tranquillizzava anche un poco, se Sarah fosse stata male lui non sarebbe stato lì a tenergli compagnia.
Non avrebbe potuto no?
Sarebbe stato triste e disperato. E se stesse fingendo?
“Bailey, stai bene?” gli chiese Tess a cui non era sfuggito come lui stesse guardando il cugino.
Bailey scosse la testa. Doveva dirlo a qualcuno o sarebbe impazzito.
Era incredibile come ogni volta che pensava di essere arrivato al limite e di dover chiedere a qualcuno di Sarah il coraggio gli venisse meno.
Improvvisamente gli occhi azzurri di Sarah gli apparvero davanti. Lei che gli diceva che avrebbe voluto essere coraggiosa quanto lui.
Coraggiosa quanto lui? Lui era soltanto uno stupido.
“Bailey?”
Perfetto, adesso aveva davvero attirato l’attenzione di tutti e lo stavano guardando come se non capissero cosa gli passasse per la mente, come se avessero paura che avrebbe ceduto.
Non era uno stupido, sapeva perché si comportavano così con lui.
Gli adulti in quella stanza avevano vissuto il dramma di sua madre e volevano essere sicuri che anche lui non si rompesse come lei.
“Sto bene” li rassicurò e vide suo zio Albus rilasciare il respiro, a conferma che quello che aveva appena pensato era vero.
“Posso… solo… potrei uscire un secondo?”
Il modo in cui tutti gli adulti si guardarono sembrò esagerato a Bailey, aveva solo chiesto di uscire nel corridoio.
“Non andrò a Diagon Alley a farmi torturare di nuovo, tranquilli” disse cercando di smorzare l’apprensione, ma nessuno si rilassò, anzi.
“Non sei simpatico, Bay” lo rimproverò Sammy e Bailey pensò che non era propriamente una battuta la sua.
“Voglio solo mettermi in piedi e fare due passi nel corridoio” si giustificò e finalmente qualcuno intervenne.
“Ok, dai che ti aiuto” disse sua zia Dominique e in un attimo gli fu accanto.
Bailey avrebbe preferito non avere tutti quegli spettatori mentre si appoggiava al braccio di sua zia per alzarsi.
Era già abbastanza umiliante quello che aveva letto nei loro occhi qualche minuto prima.
Per fortuna sua zia Alice parve capire ciò che provava perché si schiarì la voce e guardò il marito.
“Bè, noi intanto andiamo a pranzo, che ne dite?” domandò.
Albus parve riscuotersi e capire, in fondo Bailey era pur sempre figlio di Lily e Scorpius e, anche lui come Alice, conosceva benissimo sua sorella e il suo migliore amico e quindi, intuiva benissimo i sentimenti del nipote.
“Certo!” esclamò “andiamo, ragazzi” ordinò e lanciò un’occhiataccia anche al fratello.
“Sì, torniamo subito, Bay” aggiunse suo zio James.
Bailey sorrise felice che avessero capito ciò che provava e guardò per un attimo Harry che si stava avviando alla porta.
“Harry” lo chiamò e il ragazzino si voltò “potresti restare?” domandò.
Harry stava già per rispondere affermativamente, ma sentì la presenza di suo padre dietro di lui per cui alzò il viso per guardarlo.
Albus annuì “ti porto un panino” disse con un sorriso ed Harry sorrise a sua volta guardando il cugino “come no” rispose ironico “al suo servizio, maestà” lo prese in giro chiudendosi la porta alle spalle.
Mettersi in piedi fu più facile di quello che pensava, in fondo ormai era guarito ed era stato fermo a letto soltanto per due giorni.
Si lasciò sfuggire un sospiro di sollievo ed Harry cominciò a prenderlo in giro su quanto fosse femminuccia.
Bailey sorrise all’amico. Era l’unico che non lo avesse guardato neanche una volta con apprensione e pietà.
Era bello perché, per quanto conoscesse Harry da poco, sembrava che lui lo avesse subito inquadrato.
Sua zia Dominique uscì presto per continuare le sue visite e gli disse che sarebbe tornata al massimo entro un’ora e si raccomandò con Harry di chiamarla per qualsiasi evenienza.
“Merlino, spero abbia finito di lamentarsi” rispose Harry e fece un occhiolino a Bailey che sorrise di nuovo.
Quando rimasero soli però il silenzio aleggiò tra loro per qualche secondo.
Harry aprì la bocca per riempirlo e cercare di far distrarre il cugino dagli avvenimenti degli ultimi giorni, ma Bailey lo precedette.
“Sarah è viva?” gli chiese a bruciapelo.
Harry spalancò le labbra e sgranò gli occhi vedendo i grandi occhi di Bailey lampeggiare di paura nell’attesa della sua risposta.
Allora era quello.
Non gli era sfuggito lo sguardo sempre angosciato di Bailey di quella mattina, non che non ne avesse avuto tutte le ragioni, ma qualcosa, agli occhi di Harry, gli aveva fatto capire che c’era qualcosa di più.
Ed ora lo aveva capito. Si trattava di Sarah.
Sarah che era con lui in quel maledetto momento in cui l’avevano preso.
“Sì” rispose e lo vide chiudere gli occhi.
“E sta… sta… insomma, lei non è ferita, vero?”
Il cuore gli batteva così forte che Bailey aveva paura che Harry potesse sentirlo nitidamente.
“Bè, non è stata una passeggiata neanche per lei, ma non era ferita quanto te e adesso sta bene”.
Il cuore di Bailey si calmò un attimo.
“Pensi… credi che potrei andare a trovarla dopo che mi avranno dimesso?”
Vide le iridi verdi di Harry oscurarsi e sentì di nuovo il respiro farsi affannoso “Harry?” chiese e la paura nella sua voce fece riconcentrare il cugino su di lui.
“Vedi, Bay… lei sarebbe voluta venire a trovarti anche subito. Le dispiaceva, si sentiva in colpa, ma…”
S’interruppe e Bailey lo guardò in attesa “ma?” lo incalzò ed Harry scosse la testa “non ha importanza” gli disse “sono sicuro che le passerà” aggiunse.
Bailey si conficcò le unghie nel palmo tanto stava stringendo le mani.
“Non mi trattare da idiota, Harry Potter. Qualsiasi cosa sia vedo dai tuoi occhi che ha importanza eccome” si arrabbiò.
Harry sospirò “sì, immagino di sì” convenne.
“Sua madre non ha preso molto bene quello che è successo e… diciamo che dà la colpa a te”
“Che cosa?”
Cosa aveva fatto lui per averne colpa?
“Sì. Lei dice che volevano te e… insomma Sarah ha dovuto essere curata e sta prendendo ancora delle pozioni per riprendersi… mia madre e mio padre dicono che è la paura a farla parlare, ma mia zia ha litigato con loro e adesso… diciamo che non posso più vedere mia cugina…” concluse amareggiato.
“Ho fatto un bel casin…”
“Tu non hai fatto niente” lo interruppe Harry “mia zia è impazzita. Questa storia l’ha fatta impazzire e Sarah lo sa… lei non te ne fa una colpa” gli disse come se avesse letto la sua domanda nascosta nei suoi occhi.
“Immagino che lo scoprirò ad Hogwarts” affermò Bailey giocherellando pensieroso con il lenzuolo.
Almeno stava bene ed era la cosa più importante.
Tutto il resto poteva essere risolto.
“Bè. Anche con questo ci sarebbe un problemino…”
“Problemino?” chiese Bailey spaventato. E adesso cosa stava succedendo?
“Sua madre insegna ad Hogwarts” lo informò e Bailey storse la bocca. Non sarebbe stato semplice.
***
Lily permise a Scorpius di portarla di nuovo nel suo appartamento per vedere il ricordo.
Si guardò di nuovo intorno e per un attimo le sembrò quasi che qualcosa le stuzzicasse la memoria, non sapeva bene cosa fosse, ma c’era qualcosa, non sapeva se era qualcosa di visivo, di tattile o se fosse un odore, ma c’era qualcosa in quella casa che la faceva sentire bene.
Ripensò per un attimo al giorno in cui Estela le aveva detto che Scorpius sarebbe stato di nuovo padre, ma contemporaneamente si ricordò delle parole di Lorcan per cui, per una volta, rilegò il pensiero di Estela in un angolo della sua mente.
“Sei pronta?” le chiese Scorpius appellando un pensatoio e staccandosi un filo argenteo dalla tempia.
Lily annuì e lui le prese la mano prima di tuffarsi nel pensatoio.
 
La prima cosa che Lily vide fu se stessa, molto più giovane di adesso, il viso disteso di una ragazzina di diciassette anni, ma in contrapposizione, il corpo teso di una giovane donna.
“Expecto Patronum” continuava a ripetere, ma ogni volta usciva solo uno sbuffo argenteo dalla bacchetta e dal volto sempre più arrabbiato della giovane, Lily capì che non era quello che sarebbe dovuto succedere.
Si chiese dove fosse Scorpius, in fondo capiva poco di come funzionava tutta questa storia dei ricordi, ma di una cosa era certa: il ricordo era suo e quindi lui doveva essere da qualche parte.
“Dove sei?” chiese allo Scorpius adulto accanto a lei, ma lui si limitò a sorridere e Lily si riconcentrò sulla piccola se stessa che continuava a ripetere quel dannato incantesimo con sempre lo stesso risultato.
“Ti ho visto” si arrabbiò la giovane Lily fissando lo sguardo verso uno degli alberi davanti a lei.
Scorpius uscì da dietro l’albero più grande, il solito sorriso storto sul suo volto.
“Sapevo che mi avresti visto, ma…”
“Ti ho detto ieri che non voglio più il tuo aiuto. Basta Burrobirre e basta stupidi e inutili consigli”.
Scorpius sospirò “Lily, sei cocciuta come un mulo” si arrabbiò “se non provi a concentrarti su un ricordo felice non ci riuscirai mai” le disse alterato.
“Questa storia del ricordo felice è una gran fregatura” si oppose Lily “ho provato di tutto. Tutto. Davvero tutto… anche a concentrarmi sui miei” disse con la voce che scemava man a mano che arrivava alla fine del discorso.
“I tuoi non possono essere un ricordo felice”.
L’occhiata che Lily inviò a Scorpius avrebbe incenerito chiunque, ma Scorpius non ne parve impressionato.
“Non c’è niente di felice nel ricordo dei tuoi perché lo associ sempre a quello che è successo dopo” le spiegò Scorpius e nella sua voce si notava il dispiacere nel doverle dire quello.
“Non dire stronzate. Mio padre ha ottenuto il Patronus appigliandosi al ricordo della voce di mia nonna, eppure lei era morta”.
Scorpius scosse la testa “lui non li aveva davvero visti morire” cercò di trattenersi dal prenderla tra le braccia quando la sentì inspirare bruscamente.
“Certo. Lo so. Lui era lì quando Voldemort aveva ucciso sua madre, ma quindici mesi non sono dieci anni. Lui, nonostante sapesse che sua madre si era sacrificata per lui, non arrivava a farsene una colpa…non quanto te, comunque.”
Lily vide la giovane Lily voltarsi per non permettere a Scorpius di leggerle negli occhi quello che provava.
Si avvicinò ad un albero e appoggiò l’avambraccio sopra di esso.
“Vorresti dire che sono talmente morta dentro che non potrò mai riuscirci?” chiese e la sua voce sembrava venire da dentro una caverna tanto era angosciata.
Scorpius non rispose, ma si avvicinò a lei “no” rispose “non ci riuscirai così” le sussurrò tra i capelli e Lily si voltò, la rabbia che accendeva i suoi occhi castani.
“E allora perché sei qua?” domandò irata “per prendermi in giro? Per farmi arrabbiare? Per cosa precisamente?”
“Per insegnarti” rispose e Lily vide come lui e la piccola Lily fossero vicini e come entrambi i loro corpi sembrassero emettere scintille.
Lily indietreggiò di un passo e allargò le braccia “prego” disse “sono tutta tua”.
La Lily adulta sorrise vedendo quella più giovane arrossire. Pur essendo più giovane sembrava aver capito molto bene cosa aveva affermato.
“Bene” affermò il giovane Scorpius, riuscendo benissimo a far finta di niente.
“Mettiti ferma davanti a me, una gamba più avanti dell’altra come se stessi facendo un passo” le ordinò aggirandola e ponendosi dietro di lei.
“Non credo che la posizione sia fondamentale” si lamentò Lily e per tutta risposta Scorpius le passò un braccio intorno alla vita e mettendole una mano sopra alla pancia, la spinse indietro fino a cozzare contro il suo petto “è qua che ti sbagli” le disse facendola rabbrividire.
Fece scorrere l’altra mano lungo tutto il suo braccio fino ad arrivare alla mano di Lily e le spostò la bacchetta nella corretta posizione, intrecciando le loro dita come se fosse la cosa più naturale del mondo.
“Tutto è importante” continuò con una voce così calda che Lily non era sicura che sarebbe riuscita a concentrarsi sull’incantesimo.
“E’ importante la posizione della bacchetta” disse sfiorandole la mano “è importante la tua posizione” disse e mosse la mano che teneva attorno alla sua vita sul lembo di pancia scoperta “ed è importante quello che pensi”.
La mano che era stata fino a quel momento sulla propria scese sul suo volto e le accarezzò la tempia, scendendo poi sulla guancia e infine sul mento, dove si fermò e le voltò la testa.
“Lily Luna Potter, io ti amo” le sussurrò guardandola negli occhi e poi, senza attendere una sua risposta, scese a chiuderle le sue labbra.
Lily sentì un sorriso nascerle nel volto, si sentiva come se stesse guardando un film d’amore e ne avesse appena visto il lieto fine.
Aveva visto così tanti ricordi e anche qualcuno dove lei e Scorpius stavano insieme, ma Dio, l’amore che vedeva in quel momento era come se potesse toccarlo.
Come se il bacio dei due ragazzi fosse parte di sé.
“Eravamo davvero innamorati” affermò e Scorpius le sollevò una mano portandola alle sue labbra “sì, lo siamo sempre stati” le disse, prima di ricondurla fuori.
 
“Perché, Scorpius?” gli chiese appena furono fuori.
Perché? Perché metterla davanti a tutto quell’amore? Dimostrarle quello che c’era stato tra loro, quanto profondi fossero i loro sentimenti, quando lui non sarebbe mai potuto essere suo?
Lily scosse la testa e si allontanò da lui.
Era confusa. Confusa da lui e da se stessa e, in quel momento, aveva bisogno di tutto tranne che di quello.
Aveva bisogno di restare lucida e quel maledetto NewMan aveva ragione, lei si faceva influenzare dai sentimenti che provava, da quel groviglio di emozioni che non riusciva a tenere a bada.
“Volevo fartelo vedere da quando ti ho rivista” le spiegò lui e Lily lo guardò: i suoi occhi luccicavano come due squarci di cielo tanto erano limpidi in quel momento.
“Non l’ho mai fatto perché ho sempre avuto paura di questo” le disse indicandola con la mano “ti conosco, so come sei fatta e sapevo che avresti dato in escandescenze…”
“E allora perché?” lo interruppe. Perché farle quello?
“Perché ti amo ancora” confessò e Lily spalancò gli occhi e si immobilizzò completamente, non era sicura neanche di star respirando.
Cosa aveva detto?
Lui… lei… cosa?
Poteva aver detto quello che lei credeva di aver sentito? Eppure il suo volto non tradiva nessun imbarazzo.
Ed una confessione così, a bruciapelo, avrebbe dovuto farglielo avere, no?
Lily continuava a passare gli occhi sul suo volto cercando di non mostrare il panico che la stava invadendo.
Si era sicuramente sbagliata. Sì, ne era certa, aveva sentito male. Il suo volto era troppo impassibile.
“Io ti amo, Lily e tu devi saperlo. Non possiamo aspettare. Quello che è successo ieri non può aspettare” le spiegò avanzando di un passo verso di lei.
“I NewMan ti hanno dichiarato guerra ed io voglio che tu sappia che starò al tuo fianco, che ti proteggerò… che ti insegnerò ad essere quella che eri, tutti gli incantesimi…”
Lily indietreggiò di un passo, si sentiva così strana.
La sua testa era nel pallone. Lui le stava parlando di quello che sarebbe successo e del fatto che avrebbero dovuto prepararsi a combattere e lei riusciva solo a pensare a quello che aveva detto come prima cosa.
La amava?
“Lily” la chiamò e lei alzò gli occhi su di lui, il suo cuore era ormai così fuori controllo che le faceva aumentare il respiro.
La raggiunse con un altro passo e adesso era davanti a lei, pochi centimetri che li separavano, i loro occhi fissi l’uno nell’altro come se non potessero più dividersi.
Lily non sapeva se il suo cuore sarebbe mai riuscito a rallentare, eppure non avrebbe mai voluto essere da un’altra parte, cambiare quel momento.
Lei non sapeva cosa aveva provato per lui e non riusciva neanche a comprendere fino in fondo cosa provava per lui neanche ora, ma non poteva negare di essere attratta da lui come un orso dal miele.
“Ma Estela…”
La sua protesta fu stroncata sul nascere dalle sue mani, le sue mani che le circondarono il viso, i suoi pollici che le sfregarono piano le labbra, i suoi occhi che si concentrarono su di esse come se non avessero mai visto niente di altrettanto bello, il suo corpo che si tese come se stesse combattendo una battaglia contro se stesso e la stesse lentamente perdendo.
“Sono sempre stato tuo, Lily” sussurrò e scese sulle sue labbra.
Lily sentì come se improvvisamente fosse tornata a respirare, come se fino a quel momento fosse stata un pesce che soffre la mancanza dell’acqua e adesso ve l’avessero ributtata dentro.
Coprì le sue mani con le proprie come se vi si stesse appigliando e lasciò che il sapore del suo bacio le invadesse i sensi, che l’odore di Scorpius le sciogliesse ogni tensione, che il suo tocco la facesse sentire viva.
Non avrebbe saputo dire se aveva mai provato una sensazione simile, ma di una cosa era certa, da quando ne aveva ricordo non lo aveva sicuramente mai sentito.
Il corpo le fremette quando lui le passò una mano intorno alla vita e la strinse di più a sé, era come se fosse una cosa naturale, come se fossero destinati a fondersi e completarsi e Lily era sicura che non l’avrebbe fermato se lui avesse voluto di più.
Era sicura che lei non avrebbe avuto remore né pentimenti, ma non ebbe modo di constatarlo perché il campanello li interruppe.
Si allontanò dalle sue labbra, ma Scorpius l’attirò di nuovo contro di sé “lascia stare” le disse aprendo i suoi occhi grigi che luccicavano di desiderio.
Lily era così inebriata di lui che stava per lasciar perdere davvero. Che andassero al diavolo tutti quanti.
Ma il campanello suonò di nuovo.
“Scorpius…” sussurrò sulle labbra “Bailey” disse tornando se stessa e allontanandosi da lui.
Scorpius si accigliò, ma il pensiero del suo bambino servì a riportare anche lui alla realtà.
“Merlino” sussurrò frustrato, passandosi una mano tra i capelli.
La guardò un altro secondo, ma Lily si stava già risistemando la maglietta e non lo guardava più.
Avrebbe tanto voluto vedere i suoi occhi, capire quello che provava, era sempre stato così semplice per lui, ma il fatto che non lo guardasse gli impediva di farlo.
Sperò per la persona che stava continuando a suonare incessantemente che fosse una cosa importante o lo avrebbe maledetto fino al giorno del castigo.
Aprì la porta con rabbia e aggrottò le sopracciglia quando vide chi era.
“Meraviglioso” commentò sarcastico.
 
COMMENTO: BUON ANNO A TUTTI!! SCORPIUS NON CE L’HA FATTA PIU’!! LUI RIVUOLE LILY E LO SAPPIAMO CHE IL MIO SCORP NON E’ ESATTAMENTE UN ESEMPIO DI PAZIENZA : ) SPERO NON VI SIA DISPIACIUTO TROPPO, MA LO SAPETE CHE I MIEI PERSONAGGI DECIDONO DA SE’ COSA FARE E LORO HANNO DECISO COSì  :D ORA CHI SARA’ PERO’? E CHE VUOLE? IL NOSTRO PICCOLO BAILEY HA FINALMENTE AVUTO QUALCHE RISPOSTA SU SARAH… E CONTEMPORANEAMENTE IL SUO RAPPORTO CON HARRY SI RAFFORZA, SPERO CHE VI PIACCIANO ANCHE LORO :D RINGRAZIO LE FANTASTICHE RAGAZZE CHE MI RECENSISCONO SEMPRE E CHE ADORO PER I LORO INCORAGGIAMENTI… OVVERO: ICEPRINCESS/ ARYELLE / SHIORI LILY CHIARA / JULLIET LILY POTTER /CICCI 12 / ZONAMI84 E MIKYMUSIC!! GRAZIE DI CUORE DAVVERO PER OGNI VOSTRA PAROLA!! INOLTRE RINGRAZIO CHI MI HA AGGIUNTO ALLE PREFERITE / SEGUITE E RICORDATE…SPERO MI LASCERETE UN VOSTRO PARERE ANCHE VOI!! E RINGRAZIO ANCHE CHI MI LEGGE SOLTANTO!! UN BACIONE A TUTTI!!

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Capitolo 26
*** 25 CAPITOLO ***


Scorpius guardò suo padre nei suoi intensi occhi grigi, avevano quel qualcosa che gli aveva impedito di sbattergli la porta in faccia nonostante non avesse desiderato fare altro da quando lo aveva interrotto.
“Come sapevi che eravamo qua?” chiese stupito e Draco scrollò le spalle entrando in casa.
Se avesse aspettato l’invito di Scorpius, in un momento come quello che era sicuro di aver interrotto, avrebbe fatto in tempo a diventare vecchio.
“Sono stato in ospedale prima…” s’interruppe vedendolo aprire le labbra per parlare “no, non l’ho visto… so già cosa pensa di me…” alzò un mano interrompendo un’altra volta la sua protesta sul nascere “il come… te lo spiegherò tra poco” concluse.
Scorpius alzò gli occhi al cielo esasperato, ma non aggiunse nulla.
“Ho incontrato Potter Junior mentre andava a mangiare” spiegò e Scorpius non chiese a quale dei due fratelli Potter si riferisse perché di solito usava il termine Potter Junior per riferirsi ad Albus, data la sua notevole somiglianza con il padre e per James usava semplicemente il nome e cognome.
“Mi ha detto che vi avevano sostituiti per darvi l’opportunità di riposarvi” lo informò “e mi dispiace molto aver interrotto il vostro riposo” lo prese in giro calcando con la voce l’ultima parola “ma ho davvero urgenza di parlare con te” gli comunicò e spostò lo sguardo su Lily.
Scorpius capì che voleva parlargli da solo e lo capì anche Lily perché quando si voltò verso di lei la vide annuire.
Il suo viso era arrossato per la battuta di suo padre e Scorpius dovette lottare per trattenere l’impulso ad andare da lei e baciarla fino a farle diventare il volto ancora più paonazzo e gli occhi lucidi di passione.
“Sì…io… credo proprio di dover davvero dormire un po’” si giustificò e con un ultimo sguardo a Scorpius si voltò e tornò verso la camera.
Draco vide lo sguardo di Scorpius seguirla fino a quando non si fu chiusa la porta della camera alle spalle.
“Bè, sono davvero felice di vedere che avete ritrovato il vostro feeling” lo prese in giro neanche troppo velatamente.
Scorpius sospirò sedendosi sul divano “sei qua per intrometterti nella mia storia, papà?” gli chiese “pensavo avessimo superato quello scoglio” gli disse guardandolo e per un attimo la mente di Draco si perse nei ricordi.
 
Lily Potter tra i tre fratelli non era neanche la peggiore scelta.
Certo non era Albus Potter che, sicuramente, sarebbe stata la scelta migliore per lui: un ragazzo sempre calmo e tranquillo, un vero Serpeverde che studia e pensa prima di agire; probabilmente, quello che, nonostante l’apparenza, aveva preso meno da suo padre.
Però poteva andare peggio. Se si fosse innamorato di James Potter, probabilmente Draco non sarebbe riuscito a sopravvivere.
Invece suo figlio aveva scelto la piccola di casa, probabilmente la scelta più scontata tra i tre, dato che era eterosessuale, ma la cosa che lo aveva stupito più di tutti era che lui l’aveva scelta da sempre, da quando lei era ancora una bambina con i capelli a caschetto e la frangia troppo lunga che le copriva buona parte di quegli occhi castani.
L’aveva scelta, forse, addirittura, prima che la tragedia si abbattesse sopra la testa dei tre fratelli.
L’aveva scelta e Draco ancora si chiedeva perché.
Cosa poteva trovare in lei? Era una ragazzina impertinente, ma quello agli occhi di Draco, poteva quasi essere un pregio. Quello che in realtà non riusciva proprio a sopportare in lei, era che fosse una bomba ad orologeria.
Lei era pericolosa e lui non voleva che suo figlio ne restasse coinvolto.
E Scorpius questo lo sapeva.
Era sempre stato un ottimo attore, aveva cercato di non far trapelare niente e per un po’ e anche Draco ci era caduto,almeno fino a quel giorno.
Fino a quella mattina.
Erano a far colazione e a Draco, ripensandoci ora, a poche ore di distanza, pareva incredibile non essersene accorto prima.
Lui e Astoria erano sempre stati attenti al loro bambino, era stato il loro unico bambino, non per l’assurda credenza che i Purosangue dovessero solo assolvere al loro dovere di procreare un figlio e poi potessero tornare alle loro vite e anche a tradirsi se lo ritenevano necessario.
No. Era stato il loro unico figlio semplicemente per sfortuna.
Non era più capitato. Punto. Nessun motivo, nessuna ragione nascosta.
Ma questo portava lui e soprattutto Astoria, ad essere doppiamente apprensivi verso di lui ed era per questo che aveva sempre creduto che niente potesse sfuggirgli in Scorpius, soprattutto adesso, quando appena diciottenne poteva essere coinvolto in ogni cosa possibile.
E invece quella mattina d’estate bastò un Patronus a spiazzarlo.
Il Patronus di Albus Potter per la precisione. Una civetta che disse solo quattro parole: Lily. San Mungo. Corri.
Draco non aveva fatto in tempo neanche ad alzare gli occhi che Scorpius stava già girando su se stesso, negli occhi un terrore pari a quello che c’era nel suo sguardo ogni volta che temeva per Scorpius e per le sue ronde da tirocinante Auror.
Ma il terrore nei suoi occhi aveva un motivo. Draco era il padre di Scorpius e il suo amore era sconfinato.
Poteva davvero anche l’amore di Scorpius essere così sconfinato per Lily Potter?
Draco non poteva neanche pensarci. No, lei era troppo pericolosa per Scorpius.
Gli avrebbe fatto del male.
No, certo, sicuramente non lo avrebbe fatto consapevolmente e direttamente, ma il suo non temere, la sua caparbietà nell’assumere ogni pericolo pur di trovare l’assassino dei suoi genitori era rinomata ed era arrivata anche alle sue orecchie e lui non avrebbe permesso che questo rappresentasse un pericolo per suo figlio.
Proprio per questo adesso stava andando al San Mungo.
Lo avrebbe detto a suo figlio, fosse stato necessario glielo avrebbe impedito. In fondo non sarebbe stato come quello che suo padre aveva fatto a lui.
Non era impedirgli una scelta, nel suo caso, era impedirgli di farsi del male e quale padre non avrebbe voluto proteggere suo figlio?
Quando mise piede nella stanza però, la sua certezza vacillò.
Vide suo figlio prima di vedere Lily Potter.
Il suo cervello era talmente abituato a cercarlo dappertutto che i suoi occhi lo registrarono immediatamente.
Quello che però i suoi occhi non erano abituati a vedere era stato il suo sguardo perso nel vuoto.
Tante cose si potevano dire di Scorpius, ma suo figlio non era mai sperso, mai confuso o quasi disperato, come un’occhiata al suo volto aveva comunicato a Draco.
La cosa che poi gli aveva fatto male era stato vedere che quello sguardo era più o meno il solito che vedeva negli occhi di Albus Potter.
Solo di Albus però perché in quello di Teddy Lupin e di Victoire Weasley c’era una sorta di rassegnazione mista a consapevolezza e Draco si sentì stranamente dispiaciuto per loro; invece gli occhi di James bruciavano di rabbia e guardavano sua sorella come se avesse voglia di prenderla per le spalle e scuoterla fino a farle capire qualcosa.
Solo in quel momento Draco si rese conto che impegnato com’era ad osservare le reazioni di suo figlio e degli altri occupanti della stanza non aveva visto Lily e voltò lo sguardo verso di lei.
Spalancò gli occhi: Lily Potter era completamente nera e Draco era sicuro che non fosse fuliggine, era sicuramente una qualche maledizione oscura perché sembrava come ustionata ed i lembi di pelle che si salvavano sembravano accartocciarsi su se stessi.
Era indeciso se chiedere qualcosa, dato che nessuno sembrava averlo notato e non ne capiva il motivo visto che il fruscio dei suoi vestiti era stato l’unico rumore che aveva pervaso, seppur momentaneamente il silenzio della stanza; ma proprio in quel momento entrò un Guaritore che diede un’occhiata fugace a Draco e poi si concentrò sugli altri e si schiarì la voce.
Come se avessero appena sentito una sirena cantare tutti alzarono di scatto il viso e i loro occhi si puntarono prima su Draco e poi sul guaritore.
Anche quelli di suo figlio che indugiarono su di lui per un attimo più degli altri prima di spostarli a sua volta sul Guaritore.
“Dottore?” chiese Victoire dato che lui non si decideva a parlare.
“E’ una maledizione molto potente” sentenziò e Draco, che non aveva staccato gli occhi dal figlio, lo vide chiuderli come se le sue parole fossero quelle che più aveva temuto.
“Le somministreremo tutte le pozioni, ma richiede molta energia magica per guarire…”
“E’ possibile darle un po’ della nostra?” lo interruppe immediatamente Scorpius e Draco inarcò le sopracciglia. Scorpius era sempre stato il classico figlio unico: non riusciva a condividere niente con nessuno, a malapena qualcosa con Albus, ma sempre e solo perché il ragazzo aveva saputo come prenderlo.
Certo quella era una cosa diversa, ma era comunque un comportamento che in suo figlio lo stupiva.
Il Medimago scosse la testa “tu non puoi” gli disse semplicemente e Draco vide Scorpius stringere la mascella come se gli avessero appena dato un cazzotto in pieno volto “ci vuole il legame di sangue…”
“Glielo do io” disse James alzandosi la manica “sì, anche io” intervenne Albus e il dottore annuì “sarà comunque una cosa lunga, non posso permettervi di donare troppo sangue o dopo sarete voi ad essere in pericolo di vita”.
Il Dottore non parve accorgersi della gravità di quello che aveva appena detto fino a quando una voce flebile come quella di un pulcino sussurrò “ha solo sedici anni”.
Victoire scosse la testa dando le spalle al dottore e Teddy la raggiunse prendendola tra le braccia e lasciandola sfogare.
Il dottore di congedò dagli altri che ancora lo stavano guardando scioccati e sembravano aver percepito appena le istruzioni su come gli avrebbero preso il sangue per donarlo a Lily.
Scorpius appoggiò le mani alle sponde del letto e Draco vide che le nocche erano sbiancate e si chiese con quanta forza le stesse stringendo e se avrebbe potuto romperle.
Non piangeva, ma il suo volto era lo stesso il ritratto della disperazione ed i suoi occhi mentre la guardavano sembravano il ritratto dell’amore.
Draco si mosse per uscire, non ce l’avrebbe mai fatta a dirgli di starle lontano.
Era vero tutto quello che aveva pensato. Era vero che Lily Potter era un pericolo per se stessa e per gli altri, non osava neanche immaginare contro chi si fosse messa per ottenere quel tipo di maledizione e come se non bastasse aveva solo sedici anni, cosa poteva fare a venti?
Ma era anche l’amore della vita di suo figlio.
L’amore che gli aveva letto negli occhi e nel volto non erano paragonabili a nessuna infatuazione che lo avesse mai colpito.
Quello era Amore con la A maiuscola e lui non avrebbe mai privato suo figlio di quell’amore, né, era sicuro, lui gli avrebbe mai permesso di farlo.
Non poteva farlo perché chi era lui per impedirlo? Come poteva pensare di proibire a suo figlio di vivere un amore così intenso?
Si sarebbe ancora potuto considerare un padre se lo avesse fatto? Sarebbe stato tanto diverso dal vecchio Lucius se avesse anteposto le sue paure e il suo egoismo ai sentimenti di suo figlio?
Quando Scorpius si voltò finalmente verso di lui sentendolo muoversi e lo guardò con una domanda implicita negli occhi, Draco si limitò a scuotere la testa.
Gli sorrise incoraggiante e poi uscì.
 
Draco non credeva che Scorpius si fosse accorto del suo dubbio iniziale.
“Sei un po’ troppo vecchio per dirti come vivere la tua vita” gli disse scherzoso, anche se il sorriso gli morì subito in viso.
Sapeva benissimo che quello che stava per dirgli avrebbe allontanato per sempre suo figlio da lui.
Appoggiò gli avambracci sulle cosce e si chinò in avanti incrociando le dita, poi alzò di scatto la testa e prima di lasciare che la sua vigliaccheria prendesse di nuovo il sopravvento parlò.
“Conosco un NewMan”.
Scorpius registrò piano le tre parole che suo padre aveva appena detto.
Conosco un NewMan… aveva davvero sentito bene?
Lo guardò negli occhi ed era sicuro che lui stesse leggendo la sorpresa nel suo volto, ma non poteva farne a meno.
Aveva sempre creduto a suo padre. Ogni volta, ogni singola volta che lui aveva negato di avere rapporti con i NewMan e adesso gli diceva che conosceva uno di loro.
“Conosci…”
Lasciò la domanda in sospeso, anche solo pronunciare quella parola gli stava facendo ardere la gola.
“Conosci i NewMan?” riuscì finalmente a chiedere. Gli occhi che gli bruciavano di una rabbia talmente forte che sembravano liquefargli le iridi.
“Conosco un NewMan non i NewMan” chiarì Draco, ma a parte quello non provò neanche a negare.
Se doveva finire nei guai, se suo figlio doveva odiarlo voleva almeno uscirne pulito.
Almeno in quello voleva essere diverso da suo padre. Lui sarebbe stato sincero con Scorpius.
Scorpius scosse la testa.
“Hai sempre detto di non far parte di quel gruppo maledetto, hai sempre detto di non essere più un Mangiamorte… mi sono fidato” sentiva il cuore martellargli dolorosamente nel petto e per un attimo capì come dovesse essersi sentito Bailey.
Draco allungò una mano per toccargli il braccio, ma lui si scansò e si alzò in piedi.
“Sei sempre stato in combutta con loro?” gli chiese con la voce dura e tagliente.
Draco cercò di non esserne troppo ferito “Scorpius…”
“No” lo interruppe Scorpius “no… non propinarmi altre bugie, mi sono sempre fidato di te, ho creduto alle tue parole, ai tuoi pentimenti sul tuo passato, a tutto e tu… Merlino, TU SEI UN NEWMAN?”
“NON DIRE CAZZATE” lo riprese Draco alzandosi a sua volta e raggiungendolo, lo prese per le braccia per costringerlo a guardarlo comportandosi come se Scorpius fosse ancora un bambino da rimproverare.
“Ascoltami bene” gli disse e Scorpius alzò gli occhi su di lui “mi hanno offerto di diventare un NewMan, potevamo avere tutto… tornare ai tempi in cui il nostro cognome era temuto e rispettato” Scorpius lo guardò con una rabbia tale che Draco si sentì orgoglioso.
Non si poteva dire che suo figlio non sapesse distinguere il bene dal male.
“Ma ho detto no” chiarì “ho detto no perché non volevo avere niente a che fare con loro, perché tu meritavi un padre che non passasse in prigione buona parte della sua vita…”
“E non hai pensato a confessare agli Auror chi fosse quello che ti ha offerto un posto tanto ambito?” gli chiese liberandosi le braccia e ristabilendo la distanza.
“Perché immagino sia lui, giusto?” gli chiese “è lui il NewMan che conosci e…” i suoi occhi si spalancarono “un debito” sussurrò “il NewMan che ha liberato Bailey ha affermato che non avrebbe ucciso un Malfoy e anche Bailey a suo tempo ci disse che quando avevano provato ad uccidere lui e Lily, quell’uomo aveva detto che non uccidevano i Malfoy o te saresti morto da tempo… è per te?” chiese “è un accordo in cambio del tuo silenzio?”
Draco era rimasto immobile per tutta la durata della riflessione di Scorpius e anche adesso non sapeva bene cosa dire.
Non c’era stato un vero accordo. Solo Nott che gli aveva detto che se aveva cara la vita di Scorpius sarebbe dovuto restare zitto.
“Non lo so” confessò e quando lo vide stringere gli occhi si passò i palmi delle mani sopra i suoi nervosamente.
“Se lo sapessi te lo direi… non sono come mio padre…”
“Sì che lo sei” lo interruppe Scorpius e Draco sgranò gli occhi “sei esattamente come lui: un castello di carta. Fingi di stare dalla parte giusta, ma basta un alito di vento per farti crollare e far vedere cosa davvero sei…”
“Scorpius, ascolta…”
“No!” sentenziò “hanno quasi ucciso mio figlio, mi hanno impedito di vivere undici anni della sua vita, mi hanno tenuto lontano la donna che amo per undici anni e adesso mi ritrovo ad aver perso tutto… a dover ricominciare da capo… mi dispiace, papà”.
Draco deglutì. Adesso era troppo arrabbiato per cercare di fargli capire che lo aveva fatto anche per lui.
“Non vuoi sapere di chi si tratta?”
Scorpius rimase in silenzio senza confermare né smentire e Draco sentì un brivido, sapeva benissimo cosa significava quello sguardo, quel silenzio.
Che glielo avesse detto o meno non cambiava niente nel cuore di Scorpius, almeno non in quel momento.
“Farò la cosa giusta” gli disse “andrò dagli Auror, subito” aggiunse, ma ancora Scorpius non disse niente e si limitò a guardarlo.
Draco avrebbe preferito che non lo guardasse perché le loro espressioni erano così simili che riusciva a vedere tutto il disprezzo e il ribrezzo che provava in quel momento.
Non ce la fece più, gli voltò le spalle e se ne andò senza aggiungere altro.
Quando suo padre chiuse la porta Scorpius si lasciò cadere sul divano e si prese la testa tra le mani.
Amava suo padre ed odiava essersi comportato così, il senso di colpa gli pungolava la pelle al pensiero di come lo aveva trattato, in fondo, gli diceva una vocina nella sua testa, non era certo colpa sua se gli ex amici di suo padre erano quasi tutti persone di quel tipo.
Contemporaneamente però non riusciva a togliersi dalla mente le urla di suo figlio mentre veniva torturato, era una cosa che si poteva evitare?
Se suo padre avesse detto prima chi era l’uomo che aveva provato a reclutarlo, Lily e suo figlio sarebbero rimasti con lui?
Sapeva che erano domande che non avrebbero mai conosciuto risposta e che con i sé e con i ma non si risolveva niente, ma per adesso non riusciva a perdonarlo.
Non riusciva a fingere, a dirgli che sarebbe stato tutto a posto.
 
***
Lily entrò nella camera sentendosi quasi un automa.
Le gambe le avevano traballato tutto il percorso e non era sicura fosse stata solo la stanchezza.
Aprì la finestra per ricevere quel poco di aria che quel pomeriggio di fine agosto poteva darle.
Anche quel poco vento che le arrivava in volto le era di aiuto per far scemare tutto il calore che l’aveva invasa.
Che le era preso? Dove sarebbe arrivata? Perché quell’uomo aveva il potere di farle perdere la testa con pochissimi movimenti?
Il frinire dei grilli che arrivava da fuori la fece sorridere, era così che si sentiva adesso, così che sentiva la sua pancia.
Doveva smettere di pensare a lui o non sarebbe mai riuscita a riposare e ne aveva decisamente bisogno.
Il suo bambino aveva bisogno di tutte le sue forze.
Lasciò la finestra aperta e si distese sul letto, guardò il soffitto cercando di isolare le urla del salotto.
Per fortuna la camera era abbastanza lontana da non riuscire a distinguere le parole o il suo animo curioso l’avrebbe spinta ad impicciarsi di quello che stava succedendo tra padre e figlio.
Studiò il colore del soffitto. Era azzurro ed era spugnato in un modo tale che ricordava un cielo con le nuvole.
Sorrise, era la classica cosa che avrebbe scelto lei. Un cielo in camera, a disposizione ogni volta che si svegliava e che con la luce rosata del mattino avrebbe assunto una tonalità tutta particolare.
Per un momento si immaginò Scorpius accanto a sé, i capelli biondi illuminati dalla luce del tramonto, non le era mai successo davvero, non almeno da quando aveva ricordo, ma le sembrava di poter vedere l’immagine.
Era disteso sul fianco sinistro, una mano sotto la testa e l’altra abbandonata lungo il fianco; il suo respiro era regolare, gli occhi chiusi e le lunghe ciglia bionda abbassate e…
Dio santissimo. Doveva decisamente smetterla.
Non riusciva a capire come lui potesse farle quell’effetto, ma doveva decisamente smettere.
Si era messa in testa di volerlo e anche lui sembrava ricambiare, ma come avrebbe potuto combattere con la sua coscienza?
Come avrebbe potuto andare avanti sapendo di aver strappato un padre e un compagno ad Estela e il suo bambino?
Scorpius non ne parlava mai per cui era facilissimo dimenticare e mettere da parte, ma quella donna esisteva ed esisteva anche un bambino.
Si tolse la sfera di tasca, dubitava che sarebbe riuscita a dormire con quella sfera che ad ogni movimento le avrebbe premuto sull’inguine e approfittò per guardarla di nuovo.
“Cosa ti fa scattare?” chiese e cercò di pensare ad ogni volta che aveva visto qualcosa, ma non le sembrava di aver fatto né pensato a qualcosa in particolare.
La chiuse dentro al pugno pensando se fosse stato il caso di farsi aiutare da Scorpius o da Alice quando si sentì trasportare via.
Come sempre si sentì trasportare dentro Lily.
La particolarità di quella sfera era proprio quella, lei non assisteva, lei era Lily.
E quello le permetteva di sentire e provare ogni cosa sentisse e provasse lei e questo le piaceva perché quelle volte le permettevano di non vedere Lily dall’esterno e riusciva a capire perché si era comportata in quella determinata maniera e, a comprendere che non era solo la rabbia a guidare le sue decisioni.
 
“Dovevo immaginarmelo”.
Lily si voltò ancora traballante e vide Scorpius appoggiato allo stipite della porta, le braccia e le gambe incrociate e lo sguardo duro, severo.
“Immaginare cosa?” chiese Scorpius e Lily si accorse di vederlo sfocato.
Quello che di solito le faceva amare l’alcool in quel momento glielo fece odiare, avrebbe dato qualsiasi cosa per vedere nitidamente i suoi occhi ghiaccio.
“Dovevo immaginare che fossi qua” disse e nonostante gli occhi appannati le sembrò che il muscolo della mascella di Scorpius si tendesse.
“Ah davvero?” chiese scavallando le gambe e raddrizzando la schiena “non avrà forse a che vedere con il fatto che oggi è il trenta giugno?”
Lily rise in un modo che risuonò sciocco anche alle sue stesse orecchie.
“Bè, tanti auguri!” disse e lo sentì sospirare, forte, come se stesse cercando di non esplodere.
“Lily, è il tuo compleanno e non il mio!” affermò irato “e come sempre non hai permesso a nessuno di festeggiarti… non hai permesso a nessuno di entrare in contatto con te!” si arrabbiò.
Lily poté sentire tutta la rabbia della giovane Lily che la invadeva, ma non era solo quello, poté sentire anche tutto il dolore che le percorreva la pelle e le lacrime che premevano per uscire.
“Le feste sono stupide” biascicò, voltandosi per dargli le spalle “e poi non farmi la paternale anche tu… ho già parlato con Teddy e Vic e anche con…” s’interruppe per reprimere un conato di vomito che le stava salendo alla gola “Al e Jamie” concluse come se non si fosse interrotta.
“Lily” sentì la presenza di Scorpius dietro di sé, era qualcosa che riusciva a sentire anche da ubriaca e ne era felice.
Aveva bevuto, bevuto fino a stordirsi, fino a dimenticarsi che le avevano preparato una festa, fino a reprimere e obliviare tutto quello che provava, ma, in fondo a se stessa, era felice che non riuscisse anche a nascondere quello che Scorpius scatenava in lei.
Si voltò e con una spregiudicatezza data dall’alcool gli gettò le braccia al collo “sai cosa vorrei per il mio compleanno?” gli chiese e prima che lui potesse anche rispondere poggiò le labbra sulle sue, ma prima che potesse anche solo provare ad approfondire il bacio, lui la prese per le braccia e la scostò da sé.
I suoi occhi sembravano un blu cupo tanto erano adirati, ma Lily non colse il segnale di pericolo e sorrise, gli occhi che brillavano di ebrezza mista a desiderio.
“Non mi vuoi?” chiese sfacciata “eppure mi è sempre sembrato…”
La sua voce fu interrotta dalle labbra di Scorpius che si posarono sulle sue con una tale passione che Lily ringraziò il fatto che lui la stesse tenendo ancora per le braccia altrimenti sarebbe caduta come un sacco di patate ed era sicura che non fosse colpa dell’alcool.
Sentì le sue labbra schiudersi per accogliere Scorpius. Il suo sapore che si mischiava a quello fruttato del liquore che aveva bevuto.
Cercò di liberarsi le braccia per passarle intorno al collo di Scorpius, ma lui non la lasciò continuando a baciarla come se fosse aria e lui ne fosse stato privo troppo a lungo.
Fece pressione sulle braccia, ma senza farle male e l’attirò più vicina a sé e Lily poté constatare che la voleva.
Eccome se la voleva.
“Non ti desidero?” domandò senza staccarsi del tutto dalle sue labbra e Lily non disse niente.
Appoggiò la fronte alla sua. “Devi smettere di fare così” le disse continuando a tenerla per le braccia “Hai diciotto anni, Lily. Devi superare tutto questo. Devi permettere alle persone che ti amano…” si allontanò talmente di scatto che Lily barcollò.
“Non ho intenzione di aspettare ancora, di permetterti di annientarmi ancora di più…”
Lo sguardo di Lily si riempì di lacrime, ma allo stesso tempo la rabbia le bruciò le vene come un fiume di lava incandescente.
“Finalmente” disse e la sua voce era ferma, come se lo shock le avesse fatto perdere ogni traccia residua di alcool nelle sue vene.
“Finalmente dici quello che pensi. Dimmelo. Dimmi che sono egoista, che faccio soffrire tutti… dimmi che ti sei pentito… dillo e finiamola qua, per sempre”
“Non sei egoista, sei accecata” le disse “ma non sono pentito, perché ogni attimo che passo con te ripaga qualsiasi cosa” si avvicinò di nuovo, ma stavolta fu Lily a retrocedere di un passo.
“Ti ho chiesto di stare con me più volte di quelle che mi piaccia ricordare” si passò una mano tra i fluenti capelli biondi “non ho mai permesso a nessuna di farmi quello che mi fai tu…”
Lily avrebbe voluto ribattere, dire qualsiasi cosa l’avrebbe fatta star meglio, sentiva che doveva finalmente fidarsi fino in fondo di qualcuno, affidare la propria vita a qualcuno, ma proprio in quel momento un nuovo conato di vomito la fece spalancare gli occhi.
Una mano andò a comprimere le labbra mentre l’altra scendeva sullo stomaco.
Sgranò gli occhi incrociando quelli plumbei di Scorpius e poi corse via, sbattendosi la porta del bagno alle spalle e chinandosi sul water appena in tempo.
Diede un conato dietro l’altro imprecando contro l’alcool e promettendo a sé stessa che non avrebbe bevuto mai più.
“Lo spero proprio”.
La voce di Scorpius la fece sobbalzare, ma non riuscì a protestare e tirò lo scarico prima di appoggiarsi alle mattonelle e lasciarsi scivolare sul pavimento.
Sentì l’acqua scorrere e pochi secondi dopo sentì qualcosa di fresco tamponarle la fronte accaldata.
Aprì gli occhi e vide che Scorpius le stava passando un asciugamano sulla fronte, non le disse niente, ma neanche smise o se ne andò.
Lily rimase in silenzio, troppo debole per dire qualsiasi cosa e lui scese con l’asciugamano sulle sue gote e sulle labbra intorpidite.
“Fidati di me, Lily” la pregò allontanando per un attimo l’asciugamano “non sei sola in questa guerra. Non ho neanche idea del peso enorme che stai portando, ma so che se un peso è condiviso è più leggero…ed io ho le spalle larghe” scherzò.
Lily sorrise e sentì il suo amore come se le stesse invadendo la pelle.
Era vero, ormai stavano insieme da un paio di mesi e la loro relazione sembrava procedere correttamente, ma a volte lui aveva l’impressione che lei fosse lontana.
I suoi occhi si svuotavano e si perdevano in strade in cui lui non poteva arrivare, proprio come aveva fatto quel giorno.
Tutti avevano cercato di organizzarle una festa perfetta, soprattutto dato che quello che pochissimo tempo prima era successo a Molly aveva sconvolto Lily più di chiunque altro, ma lei, per l’ennesima volta aveva reagito a modo suo ed era fuggita dagli altri e da se stessa.
“Mi fido di te, Scorp” disse e si frugò in tasca fino a mostrargli una piccola sfera di marmo rosa.
“Questa me l’ha data Molly” gli disse e da come Scorpius guardò lei e poi la sfera capì che stava solo aspettando che lei si aprisse e quindi, gli raccontò tutto.
 
Lily aprì gli occhi di scatto.
Si era fidata di Scorpius e, adesso lo capiva, doveva farlo di nuovo.
Questo andava al di là dell’attrazione, al di là del loro rapporto o del loro bambino.
Doveva permettergli di aiutarla. Doveva parlargli di Molly e di tutto quello che aveva ricordato e doveva dirgli che forse aveva capito come far funzionare quella sfera e che anche questo, probabilmente, era merito suo.
 
COMMENTO: OK… ALLORA PRIMA DI TUTTO PERDONATEMI IL RITARDO, MA ORMAI NON RIESCO NEANCHE Più A SCUSARMI, VI PREGO PRENDETEMI COSì SAPPIATE CHE IO NON VI ABBANDONERO’ MAI : )) QUALCUNO HA CAPITO COME FUNZIONA LA SFERA? E TRA DRACO E SCORP? CHE MI DITE? LUI DIREI CHE E’ ARRABBIATO NERO… E DRACO FARA’ LA COSA GIUSTA? FATEMI SAPERE SE VI E’ PIACIUTO QUESTO CAPITOLO E RINGRAZIO CHI MI HA INCORAGGIATO NEL CAPITOLO PRECEDENTE, OVVERO: LUISA 21 / ROXY HP / JULLIET LILY POTTER / MERYKARA / EFFE95 / CICCI 12 E ZONAMI 84!! GRAZIE DI CUORE SIETE IMPORTANTISSIME!! INOLTRE RINGRAZIO CHI MI HA AGGIUNTO ALLE PREFERITE / SEGUITE E RICORDATE ED ANCHE CHI MI LEGGE SOLTANTO!! UN BACIONE!!

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Capitolo 27
*** 26 CAPITOLO ***


Draco entrò dentro al San Mungo sentendosi le gambe di piombo.
Aveva detto la verità a Scorpius, avrebbe confessato, ma non agli Auror e prima di ogni altra cosa voleva che anche un’altra persona sapesse la verità.
Era come se avesse un peso dentro che non aspettava altro di essere tolto.
Suo padre aveva ragione, era pieno di segreti come lui, ma le loro similitudini finivano lì.
Bussò alla porta, ma avrebbe anche potuto non farlo perché non lo sentì nessuno e quando entrò nella stanza fu tentato di tornare indietro per controllare se quella fosse davvero una stanza di ospedale.
Dentro quelle mura stava succedendo di tutto: areoplani fatti di garze volavano in lungo e in largo per la stanza, un cuscino fluttuava mosso da James Potter, un bisturi e una siringa ingaggiavano una battaglia comandati dalla bacchetta di Dominique, mentre Alice stava riempiendo i muri di ombre magiche che inscenavano una qualche favola dove c’era un lupo e una bambina con uno strano cappuccio in testa.
Quando un gufo argenteo gli si appollaiò su un braccio capì di essere stato visto e si rese conto di essere rimasto per diversi minuti a fissare quella che, a ben vedere, sembrava una festa ospedaliera di tutto rispetto.
“Draco” lo salutò Albus venendogli incontro e facendo evanescere il gufo con la bacchetta.
“Ciao, Albus” lo salutò a sua volta Draco scrollandosi di dosso della polvere immaginaria dalla manica, come se il gufo avesse davvero potuto macchiarlo.
“Hai trovato Scorpius?” gli chiese e Draco avrebbe voluto sorridere per il tono divertito con cui Albus gli si era rivolto, era certo che anche lui aveva intuito come doveva aver trovato i due piccioncini ricongiunti.
Albus era sempre stato intuitivo e Draco ricordava ancora la prima volta in cui lui gli parlò.
 
Se avesse dovuto stilare una classifica dei giorni in cui si era sentito peggio nella sua vita, questo rientrava sicuramente tra i primi tre, dietro soltanto al giorno in cui capì che non sarebbe riuscito ad uccidere Silente e che quindi Voldemort avrebbe fatto polpette di lui e della sua famiglia e al giorno in cui sua madre era scomparsa senza che lui potesse far niente.
Ed entrambi quei giorni erano in qualche modo legati con Harry Potter e, per assurdo, anche questo.
Si sentiva male, ma non sarebbe stato così ipocrita da dire che era perché il suo più grande rivale era morto, si sentiva male perché quel dannato marchio bruciava come il fuoco sulla sua pelle e, nonostante lo avesse coperto con diversi giri di benda, gli sembrava che questo volesse arderla fino a consumarla e uscire fuori per ricordargli chi era stato, per fargli tenere bene a mente che nessuno fugge dal suo destino.
Ma lui in fondo non ne era già fuggito una volta?
Doveva smettere di sentirsi in colpa, non dipendeva da lui se il marchio bruciava di nuovo. Però era vero quello che aveva detto a Scorpius e ad Astoria, gli sembrava una grave mancanza di rispetto e il perché gli importasse, non riusciva a capirlo neanche lui fino in fondo.
In fondo lui era lì solo perché suo figlio era amico del piccolo Potter altrimenti non avrebbe neanche pensato ad Harry Potter e alla sua morte, o almeno così continuava a ripetersi, ma non sapeva se ci credeva neanche lui.
Strusciò i denti e mise una mano sopra la spalla di Scorpius mentre entravano dentro il cimitero di Godric’s Hollow.
Aveva cercato di preparare Scorpius a quello che avrebbe trovato, alla disperazione che probabilmente avrebbe visto nel viso del suo amico, ma era comunque in apprensione.
Scorpius aveva solo dodici anni e relazionarsi con la morte a quell’età…
Non riuscì neanche a finire il pensiero perché le bare di Harry Potter e di Ginny Weasley attirarono il suo sguardo.
Ad essere onesto, dopo che il Signore Oscuro non era riuscito ad ucciderlo, Draco aveva sempre creduto che Harry sarebbe morto di vecchiaia, nel suo letto, come si concerne a qualsiasi eroe che si rispetti e, il sapere che non sarebbe mai stato così, lo rendeva ingiusto anche ai suoi occhi.
Guardò quegli occhi che parevano osservarlo dalla foto che era posta proprio dietro la bara, quelle iridi verdi che lo avevano ossessionato per anni, che si erano sempre ostinati a fare la cosa giusta, a seguire la strada del bene e che non avevano mai vacillato, come invece era successo a lui.
Di fianco, proprio in mezzo alle due bare era stato messo un cartello che valeva per entrambi i defunti coniugi Potter. Inneggiava la verità e l’onestà: Non ho paura della cattiveria dei malvagi, ma del silenzio degli onesti ed era una frase di Martin Luther King, un nome che non gli era del tutto sconosciuto, cercò di ricordare dove avesse letto di lui, ma gli venne in mente solo che era un Babbano che aveva lottato per degli ideali importanti.
“Papà” la voce di Scorpius lo riscosse e Draco si rese conto di essere rimasto immobile, davanti a quelle bare e che molte teste si erano ormai voltate verso di lui e, come al solito, moltissime persone avevano cominciano a commentare la sua presenza.
Draco abbassò gli occhi su Scorpius per studiare la reazione sul volto di suo figlio nel capire che le persone sembravano disgustate nel vederlo lì, ma lo sguardo di Scorpius era fermo mentre fissava i suoi occhi, sembrava non interessargli quello che la gente diceva o come li stava guardando.
“Ho visto Albus” disse soltanto e voltò la testa mostrando a Draco la direzione verso la quale doveva guardare.
Nella prima fila a fianco alle bare c’erano una moltitudine di teste rosse e Draco strinse le labbra, vi erano più Weasley di quanti amasse ricordarne, ma davanti a tutti c’era la Granger con la sua solita espressione dura e decisa che teneva per mano un bambino con i capelli rossi che somigliava molto a Ron Weasley ed una bambina con i capelli ancora più crespi dei suoi ed uno sguardo determinato e intelligente, a fianco a lei vi era un ragazzo di circa vent’anni con dei capelli grigio polvere, era così strano quel colore di capelli abbinato ad un viso così giovane che Draco, nonostante non lo vedesse da tempo, capì immediatamente chi era quel ragazzo: Teddy Lupin.
Subito dietro di loro vi erano due bambini, entrambi seduti sulla sedia ed entrambi con gli occhi fissi davanti a sé. Anche se non fossero stati al funerale di Harry Potter e di Ginny Weasley, Draco non avrebbe avuto dubbi su chi fossero quei bambini. Anche vedendoli da lontano, erano praticamente identici ad Harry.
Un bambino con dei folti capelli rossi era seduto accanto a quello che sembrava il più grande dei due, ma loro non sembravano curarsi di niente di quello che gli accadeva intorno e tantomeno percepire le molte persone che si presentavano davanti a loro e a tutti gli altri parenti per dare le proprie condoglianze, guardavano solo davanti a loro, lo sguardo fisso sui volti sorridenti dei propri genitori.
Draco notò che mancava una figlia, quella che secondo i giornali, era con loro e si chiese se fosse ancora al San Mungo e chi fosse con lei in quel momento, perché nessuno avrebbe dovuto essere solo in un momento come quello.
“Posso andare da lui?” chiese Scorpius e senza attendere risposta fece un passo, ma Draco gli strinse la spalla e lo fece fermare.
Scorpius lo guardò perplesso e Draco capì che non era arrivato fino a lì per lasciarsi vincere dalla vigliaccheria, per cui prese un respiro e annuì a Scorpius che ricominciò a camminare.
Mentre metteva un piede davanti all’altro sentiva un fastidioso brivido di paura che gli percorreva la nuca, si sentiva come se stesse andando incontro alla morte invece che ad un gruppo di ex compagni di scuola.
Quando arrivò a poca distanza da loro, il suo sguardo si incrociò con quello della Granger e la vide spalancare gli occhi che da vicino poté notare erano arrossati e gonfi come quelli di chi ha pianto troppo e dormito poco.
Avrebbe quasi voluto dire che gli dispiaceva essersi presentato e scappar via, ma sapeva che suo figlio non lo avrebbe mai perdonato e solo quello gli permise di fare gli ultimi passi sotto lo sguardo attento di Hermione Granger.
“Draco Malfoy” sussurrò Hermione quando gli fu davanti e come se lo avesse urlato davanti a tutti ogni testa appartenente a quella grande famiglia si voltò verso di lui.
Ringraziò i suoi geni per la capacità di riuscire ad indossare una maschera di freddezza anche in quel momento e restò fermo e impassibile nonostante ogni sguardo pieno di rancore si puntasse su di lui.
 “Condoglianze” disse e cercò di capire lo sguardo con il quale Hermione lo stava studiando.
Hermione lo guardò ancora un istante, poi abbassò gli occhi su Scorpius che era immobile accanto a lui, li rialzò di nuovo su di lui e parve pronta a ribattere qualcosa, ma un movimento li fermò.
Albus si era alzato dalla sedia e a quanto pareva era una cosa davvero strana, dato che tutti si fermarono e lo guardarono a bocca aperta e anche Draco non poté fare a meno di farlo.
Gli occhi verdi duri e rabbiosi con il quale Albus lo stava guardando sembrava averlo riportato indietro di tanti anni a quando, quel primo settembre, lui porse la mano ad un ragazzino uguale identico al bambino di fronte a lui e questo lo rifiutò guardandolo alla stessa maniera piena di rabbia.
Albus fece un passo in avanti mentre tutto sembrava si fosse fermato attorno a loro, qualsiasi voce si era quietata e chissà forse c’era anche qualcuno che sperava di vederlo arrabbiarsi ed urlare.
Invece Albus fece un altro passo in avanti fino ad arrivare davanti a lui “grazie” disse soltanto e Draco si immaginò fosse la risposta alle sue condoglianze, poi spostò lo sguardo su Scorpius e gli sorrise “grazie” ripeté e gettò le braccia al collo di Scorpius.
Draco sentì le lacrime salirgli agli occhi mentre guardava suo figlio rispondere leggermente imbarazzato all’abbraccio di Albus e capì che a quel bambino non era sfuggito quanto gli era costato arrivare fin là, e gli era grato per averlo fatto, per avergli permesso di poter abbracciare il suo amico.
Quel bambino aveva lo stesso intuito di suo padre.
 
“Quindi? Li hai trovati?” ripeté Albus aggrottando le sopracciglia, probabilmente preoccupato dall’assenza di risposta.
“Sì” affermò Draco tornando alla realtà “ho parlato con lui e adesso dovrei parlare un attimo con mio nipote” lo informò.
Albus annuì anche se Draco aveva notato che aveva ancora le sopracciglia aggrottate, come se ci fosse qualcosa nella sua voce o nel suo volto che gli facevano capire che qualcosa non andava.
“Non preoccuparti, Albus” gli disse guardando quei limpidi occhi verdi “Entro stasera sicuramente saprai tutto” gli spiegò.
Guardò suo nipote che, ancora preso dai mille giochi che gli facevano gli zii, non l’aveva ancora notato e poi si voltò di nuovo verso Albus.
“Avrei bisogno di due favori da te” gli disse e lo vide annuire “devo parlare con tua zia Hermione da solo e al più presto”.
Sembrava che Albus non riuscisse a fare a meno di guardarlo, non spostava gli occhi di un millimetro, come se volesse leggergli dentro.
“Dovrebbe essere a casa… le mando un gufo per avvertirla di andare al quartier generale” disse e Draco annuì “il secondo favore è: stai vicino a Scorpius” lo pregò e Albus fece scattare le sopracciglia in alto stupito, poi, vedendo probabilmente il volto serio di Draco, annuì.
Draco sorrise grato facendo un passo verso suo nipote.
“Draco” lo chiamò Albus “perchè?” gli chiese inquietato e Draco chiuse gli occhi per un momento, poi li riaprì puntandoli sul ragazzo davanti a lui “grazie” gli disse soltanto e la comprensione parve invaderlo e la mente di Albus essere rispedita a tanti anni prima.
 
***
Bailey guardò l’ombra cinese che era un puma diventare una libellula e sorrise seguendone il percorso fino a quando questa non lo portò a incrociare gli occhi argentei di suo nonno.
Il sorriso gli si congelò e poi si spense totalmente e il suo improvviso silenzio fece quietare piano piano anche gli altri, fino a quando tutti gli sguardi si concentrarono su di lui e Draco.
“Devo parlarti” disse Draco e Bailey strinse il lenzuolo tra le dita.
Suo nonno non sorrideva, ma non lo guardava neanche in maniera dispiaciuta e quindi Bailey non riusciva a capire cosa provasse e invece lui avrebbe voluto capirlo.
“Cosa vuoi dirmi?” chiese sospettoso e Draco sorrise, anche se Bailey notò che il sorriso si fermava alle labbra e non si espandeva ai suoi occhi come invece aveva sempre fatto quando era con lui.
“Devo parlarti, da solo” chiarì e Bailey storse le labbra. Non aveva paura di suo nonno, se avesse voluto fargli del male avrebbe avuto un milione di possibilità e quindi non dubitava di quello, ma era talmente arrabbiato con lui che non sapeva se voleva davvero parlargli.
“Tra poco torneranno mamma e papà…”
“Papà?” chiese Draco e stavolta sorrise davvero.
Bailey lo guardò e sembrò combattere contro se stesso, ma poi un sorriso fece capolino sul suo volto “bè…” disse imbarazzato “così mi dite tutti, no?” scherzò con la sua solita strafottenza e Draco incrociò le braccia al petto “vedo che hai cominciato ad ascoltare, ragazzino” lo prese in giro e vedendo che l’atmosfera si era rilassata gli altri uscirono con la scusa di una merenda per i ragazzi.
Come rimasero soli però Bailey si chiuse di nuovo in se stesso e spostò lo sguardo da Draco guardando fuori dalla finestra “Bailey” lo chiamò Draco e lui si morse le labbra nervosamente “so cosa pensi di me e quello che ti è...”
“Cosa penso?” lo interruppe Bailey “cosa credi che possa pensare sapendo che mio nonno ha torturato delle persone facendo quello che hanno fatto a me?” domandò in maniera talmente diretta e con una voce talmente piena di rabbia che a Draco sembrò di aver ricevuto un pugno in pieno stomaco.
“Non è come credi” ribatté “ah no?” chiese Bailey e il suo sguardo uguale al proprio sembrava luccicare per le lacrime di rabbia che risplendevano nei suoi occhi.
“Hai mai torturato nessuno?”
“Bailey…”
“Rispondi. Hai mai torturato nessuno?”
Draco sospirò. Sapeva dal giorno che l’aveva conosciuto che suo nipote era sfibrante quasi al pari di Lily Potter, ma si era affezionato a quel bambino in una maniera che non credeva possibile e non era solo perché era suo nipote, ma perché era sveglio, intelligente, molto Malfoy e, soprattutto, perché gli aveva dato subito fiducia e tra loro era stato immediatamente feeling.
“Sì” rispose e la maniera incredula in cui lo vide scuotere la testa gli fece capire che fino all’ultimo momento aveva creduto o forse sperato che negasse.
“Senti, Bailey…”
“Vai via” gli impose e Draco scosse la testa infastidito dall’ordine.
“Non ci penso neppure. Devi ascoltarmi un attimo e poi me ne andrò…”
Bailey lo guardò in tralice “Sei mai stato torturato?”
Draco sospirò. Dovevano togliersi da quell’impasse; lui cercava di fargli capire e invece Bailey cercava di sfogarsi.
“Ascoltami…” alzò la mano quando lo vide riaprire la bocca per dire qualcosa “no, aspetta… è davvero importante che ascolti e ti spiegherò tutto” gli disse e lo vide socchiudere gli occhi e stringere la mascella in un modo che gli ricordava molto Scorpius, ma stavolta rimase in silenzio.
Draco ne fu felice, voleva dire che non aveva perso del tutto il suo rispetto.
“E’ vero ho torturato delle persone… anche dei ragazzini poco più grandi di te. Le mie maledizioni non erano forti come quelle che hai subito te perché ero un ragazzino io stesso, ma questa non è una giustificazione…la verità è che ero molto stupido, ma non voglio passare per l’innocente della situazione, quindi, sì l’ho fatto… c’era la guerra e so che neanche questa è una scusante e la realtà è che una vera e propria scusante non ce l’ho… ho sbagliato, ho fatto tanti errori nella mia vita e ne ho pagata ogni conseguenza… ma da quando ho tua nonna e tuo padre io sono cambiato… totalmente… e l’ho fatto per non perdere il loro rispetto e adesso…” prese un respiro fermando il fiume in piena che erano state le sue parole “adesso non voglio perdere neanche il tuo” confessò.
Era per quello che era lì, era importante che Bailey capisse e dopo lo potevano sbattere ad Azkaban anche per il resto dei suoi giorni.
“Sai cosa mi hanno fatto?”
La sua domanda era un sussurro, ma Draco la udì nitidamente e annuì “e sai cosa si prova?” Draco annuì di nuovo.
“Perché lo facevi allora?”
“Te lo spiegherò, te lo prometto, ma non ora… adesso devo andare a parlare con Hermione, voglio solo che tu sappia che qualsiasi cosa succeda da adesso in poi, io non so più l’uomo di una volta e che per me tu e tuo padre siete le persone più importanti della mia vita!”
Bailey lo guardò attentamente cercando di capire come mai ogni volta che parlava con suo nonno la rabbia sembrava scemare, ma non riusciva a pensarci perchè quello che stava dicendo adesso lo impauriva, gli sapeva tanto di addio.
“Mi dispiace” gli disse e Draco spalancò gli occhi “per cosa?” domandò.
Bailey abbassò gli occhi e giocherellò con il lenzuolo “non lo so… perché sono arrabbiato, perché mi hanno fatto male…perché non è colpa tua” concluse e Draco scosse la testa e lo abbracciò “è a me che dispiace” gli disse e si rese conto che probabilmente era la prima volta in vita sua che chiedeva scusa.
Si alzò in piedi e sorrise al nipote “due giorni e parti per Hogwarts” gli disse cambiando argomento, voleva congedarsi da lui in maniera allegra.
Bailey sorrise e assentì con la testa e Draco lo scrutò a fondo poi storse le labbra “ho paura che cambierai le tradizioni di famiglia” disse e poi scosse la testa pensando che non gli dispiaceva poi tanto ed uscì con un saluto veloce.
Appena fuori vide Albus parlare con Gabrielle, tutti gli altri dovevano essere arrivati davvero al bar.
“Che succede, Draco?” chiese Albus avvicinandosi insieme alla donna.
Draco osservò prima lui e poi lei, quella donna non gli era mai piaciuta molto senza contare che non voleva parlare con nessuno di Nott prima di averne parlato con la Granger, per cui scosse la testa.
“Le hai mandato un gufo?” chiese soltanto e Albus annuì “è al quartier generale” rispose.
Draco ghignò “Ci vediamo” disse e poi girò le spalle e se ne andò per raggiungere il punto di smaterializzazione.
***
Quando i suoi piedi toccarono il terreno, Draco si guardò intorno e si rilassò vedendo che non c’era nessuno.
Il quartier generale dell’ordine della fenice era ancora Grimmauld place, solo che adesso il custode segreto era Hermione Granger, anche se in quel momento non gli importava perché lui conosceva già il posto e quindi non aveva problemi per trovarlo.
Bussò alla porta ed Hermione gli aprì. Aveva i capelli ormai un po’ ingrigiti raccolti in una coda e addosso aveva una tuta nera che portava sempre quando indiceva le riunioni, come se dovesse partire per l’azione da un momento all’altro.
“Albus mi ha mandato un gufo” disse spostandosi per farlo entrare e Draco annuì.
“Ho bisogno di parlare con te” la informò e per un attimo la sua mente si perse nei ricordi.
 
“Perché dovrei crederti, Malfoy?”
Hermione Granger era davanti a lui, le braccia incrociate davanti a sé e le labbra contratte dalla rabbia.
“Tu sei un Mangiamorte” disse con disprezzo e Draco assottigliò gli occhi “sai che tu e il resto del trio d’oro non mi siete mai piaciuti”.
Hermione sbuffò “ non piaciuti è un eufemismo” commentò e Draco scosse le spalle “va bene, vi odiavo e voi odiavate me… se pensi che ti possa far star meglio” le concesse.
Hermione sospirò e alzò gli occhi al cielo e Draco riprese “ma adesso c’è questa situazione e Scorpius…” intravide suo figlio che parlava con Albus, entrambi seduti sul divano in salotto “voglio fare la cosa giusta, Granger…”
“Davvero una grande novità” lo interruppe e Draco strinse i pugni “sei la solita petulante e saccente, speravo che fossi cambiata dai tempi della scuola” la offese “ma sei comunque l’unica persona sicuramente onesta che conosca, soprattutto ormai che tuo marito e Potter sono morti”.
Hermione parve accusare le parole di Draco “non rimarranno morti invano” lo rassicurò e Draco leggendo il suo sguardo deciso ci credette.
“Quindi, tornando al punto di partenza, devi credermi e permettermi di aiutarvi” le disse e Hermione inarcò le sopracciglia “quale sarebbe il tuo aiuto?” domandò e Draco alzò piano la manica sinistra del suo cardigan.
Hermione inspirò bruscamente “metti via quel coso” gli intimò come se avesse appena mostrato un coltello.
Draco ghignò soddisfatto di vederla ancora così turbata davanti a quel simbolo, ma la sua soddisfazione durò poco perché gli venne in mente che era una cosa che faceva ribrezzo anche a lui.
Si coprì di nuovo il braccio mentre Hermione lo guardava con occhi infuocati “quel simbolo in questa casa…”
Draco la interruppe ridendo “sai… questo simbolo in questa casa c’è stato più volte di quelle che pensi… Regulus Black e Severus Piton ad esempio” questo parve calmare Hermione, ma non per quello il suo sguardo si addolcì.
“Non ho ancora capito in cosa potresti aiutarci e non sono sicura neanche di aver capito il perché”.
Draco sospirò “forse, in effetti, sei cambiata dai tempi della scuola… non sei più molto brillante” la prese in giro, ma si riprese prima che lei potesse buttarlo fuori di casa senza finirlo di ascoltare.
“Granger, questo coso brucia come l’inferno ogni volta che i NewMan agiscono e quindi potrei avvertirvi di modo da darvi un po’ di vantaggio sui tempi… non è una mappa che può dirvi dove colpiranno, ma è comunque un segnale di pericolo che può dirvi che sta per accadere qualcosa” le spiegò.
“Il marchio nero funziona di nuovo?” chiese quasi spaventata dalla portata della cosa, Draco annuì ed Hermione imprecò.
“Ok, dimmi solo perché lo fai?” domandò e Draco spostò di nuovo lo sguardo su Scorpius “tu vorresti mai perdere il rispetto dei tuoi figli?” le chiese e questo chiuse la questione.
 
“Insomma, Malfoy, cosa devi dirmi di importante e mi raccomando veloce perché devo andare con Teddy a cercare indizi su quello che è successo a Bailey” lo informò.
Draco sorrise “posso darti io un indizio” le disse e lo sguardo di Hermione si spostò immediatamente sul braccio sinistro, nel suo viso la solita smorfia di repulsione, quasi come se potesse davvero vederlo.
“Stanno di nuovo per attaccare? Perché non lo hai detto…” si fermò, come se qualcosa avesse stuzzicato la sua mente e le avesse fatto accendere una lampadina.
“Sai chi è stato?” chiese in un misto tra domanda e affermazione.
“Nott” rispose subito Draco. Voleva togliersi il peso immediatamente, aveva bisogno di dirlo o sarebbe esploso.
“Come lo hai scoperto?” domandò, ma poi si portò una mano alle labbra spalancando gli occhi e Draco si chiese se la Granger sapesse leggere nella mente “da quanto sai che Nott è un NewMan, Malfoy?” gli chiese.
“Più o meno vent’anni” disse ed Hermione spalancò gli occhi “sei… sei…”
“Sì, lo so… sono schifoso, vigliacco o non so cos’altro volevi dire, ma non preoccuparti sono pronto a finire ad Azkaban, ma non volevo rischiare di trovare un Auror qualunque che magari è anche un NewMan infiltrato… non sarebbe bello morire per niente, voglio almeno sapere di aver fatto la cosa giusta…”
“Non morirai. Hai più vite di un diavolo, Draco Malfoy” affermò Hermione “e non ti preoccupare che ad Azkaban farò in modo di portartici personalmente” lo minacciò poi prese un respiro per calmarsi “Quindi Theodore Nott, giusto?”
“Già” assentì Draco finalmente più leggero “e adesso…” si fermò sentendo uno strano odore nell’aria “lo senti?” chiese ad Hermione.
Lei annusò l’aria e cominciò a guardarsi intorno “sì” rispose.
Non riusciva a vedere niente di strano, ma c’era uno strano odore di gomma bruciata nell’aria.
“C’è qualcosa di strano” affermò Hermione e Draco sentì il panico nascere dentro di sé “questo luogo non dovrebbe essere sicuro?”
La domanda cadde nel vuoto perché improvvisamente l’odore si fece più intenso e sentirono chiaramente che proveniva da sopra di loro.
Hermione tirò fuori la bacchetta e corse verso le scale e Draco la seguì.
Appena arrivarono nel pianerottolo superiore sentirono l’odore divenire quasi insopportabile.
“E’ puzza di bruciato” disse Hermione e cominciarono ad aprire tutte le stanza, alla seconda stanza dovettero retrocedere: stava andando a fuoco subito.
“Aguamenti” disse Hermione, ma il fuoco non si spense dando una brutta sensazione a Draco, sensazione confermata quando sia lui che Hermione cominciarono a scagliare un incantesimo dietro l’altro e il fuoco invece di spegnersi si espanse.
Aveva visto una sola altra volta una cosa del genere e un suo amico c’era morto.
“Ardemonio” disse ed Hermione si voltò verso di lui con occhi spiritati, come se l’averlo detto lo rendesse ancora più pericoloso.
“Andiamo” disse lei e indietreggiarono fino alle scale.
Il fuoco stava divampando ormai a tutto il piano superiore e Draco pensò che essendo una vecchia casa costruita buona parte in legno non ci avrebbe messo molto a prendere fuoco totalmente.
“DOBBIAMO USCIRE!” urlò e si avvicinò alla porta mettendo la mano sul pomello, come lo fece però un incantesimo gli fece prendere la scossa e venne sbalzato indietro, cadendo sul pavimento.
“MALFOY” urlò Hermione e si avvicinò a lui per tastargli il collo e sentì che anche se era privo di sensi era vivo.
Sospirò di sollievo e la trascinò per le ascelle fino alle finestre.
Tra il fuoco e lo sforzo le sembrava di grondare e di cominciare a perdere lucidità per il calore, eppure doveva far funzionare il suo cervello.
Si buttò verso le finestre per aprirle, ma le trovò bloccate.
Non ne fu sorpresa, questo era un attentato, chi volessero uccidere tra lei e Draco restava un mistero, ma non era quello il momento di pensarci, come non era il momento di pensare a chi poteva essere il traditore dato che quella casa era sotto l’incanto Fidelius.
Adesso però doveva pensare solo a mettere in salvo se stessa e Draco Malfoy.
L’ardemonio non si spengeva facilmente, ma un modo c’era sicuramente. Da qualche parte doveva averlo letto, ne era sicura.
Tossì e si piegò su se stessa per il fumo che ormai invadeva tutto.
Corse verso il bagno e aprì l’acqua immergendovi due asciugamani, uscì di corsa mettendosene uno a coprire naso e bocca e premette l’altro sopra le vie respiratorie di Draco.
Cercò di concentrarsi. Silente aveva sconfitto l’ardemonio di Voldemort, ma Silente era un mago leggendario e lei invece… come diceva sempre ad Harry? Furbizia e tanti libri.
Vide il fuoco avvicinarsi sotto forma di un Basilisco che sputava fiamme.
“Andiamo, Hermione” si disse, ma gli occhi le bruciavano e non riusciva più a vedere niente.
Sentì Draco tossire e le parve di vedere la sua sagoma sfocata che si rialzava e ricadeva giù.
“De…depr…” un accesso di tosse la costrinse a fermarsi.
“Deprimo” sussurrò puntando la bacchetta sulla finestra, ma probabilmente la debolezza gli fece sbagliare il movimento perché le finestre non si infransero, ma non poteva arrendersi.
Non voleva arrendersi, lei non si arrendeva per cui puntò di nuovo la bacchetta contro le finestre combattendo con tutti i puntini neri che le ballavano davanti agli occhi.
Non si sarebbe arresa… Non sarebbe morta…
***
Gabrielle contemplò il suo capolavoro indecisa sul da farsi.
Lei odiava uccidere così. Il suo stile era farli morire sotto le sue amorevoli cure, ma ormai il San Mungo era troppo controllato e non poteva rischiare che nessuno dei due sopravvivesse.
Senza contare che il Supremo non doveva sapere che c’era lei dietro all’omicidio di quei due.
Il Supremo e il suo voto infrangibile. Era l’unico motivo per il quale lui avrebbe potuto punirla.
Lui non avrebbe mai potuto uccidere Draco Malfoy, ma lei sì e non poteva rischiare che arrestassero Nott con il rischio che poi quello stupido la portasse a fondo con sé.
Non capiva, perché quell’idiota di Draco era riuscito a tenere quel segreto per quasi vent’anni e adesso aveva rovinato tutto?
Perché lo aveva fatto? E perché aveva coinvolto proprio Hermione?
Fortunatamente si trovava al San Mungo quando era arrivato e, sempre più fortunatamente, aveva capito che doveva dire ad Hermione qualcosa di davvero importante e aveva anticipato entrambi al quartier generale.
Una voce nella sua testa continuava a ripeterle che non doveva lasciarli morire così, che era molto più bello vederli spegnersi lentamente all’ospedale, ma non poteva permettersi di ascoltarla.
Ricordò che proprio questa sua voglia la portò a farsi scoprire da Harry.
No, questa volta non avrebbe fatto lo stesso errore pensò e diede le spalle alla casa ormai infuocata.

 COMMENTO: OK..EHM… Sì, IO VADO A NASCONDERMI E VOI RICORDATE SEMPRE CHE CON LE MALEDIZIONI SENZA PERDONO SI FINISCE A VITA AD AZKABAN... LO SO, HO UCCISO DRACO ED HERMIONE ED AVRESTE RAGIONE A DIRMI CHE IN QUESTA STORIA SONO UN SERIAL KILLER…MA D’ALTRONDE GABRIELLE E’ PROPRIO QUELLO, LEI E’ LEGATA AI NEWMAN MA SOLO PERCHE’ LE PERMETTONO DI POTER FARE QUELLO CHE VUOLE PER IL RESTO LEI NON HA IDEALI O PARTICOLARI VOGLIE DI VENDETTE, E’ SOLO PAZZA E SPERO DI AVERVELO INIZIATO A FARLO CAPIRE NEL TRAFILETTO FINALE, CMQ NON TEMETE LA LA VEDREMO PRESTO DI NUOVO : )) ALLORA? CHE NE PENSATE? MI RACCOMANDO FATEMI SAPERE CHE SONO UN PO’ IN ANSIA ;) GABRIELLE, ALCUNE DI VOI LA SOSPETTAVANO, ALTRE NO…CHI SE LO IMMAGINAVA? INFINE IN QUESTO CAPITOLO NON CI SONO I NOSTRI TESORI, MA SAPPIATE CHE NEL PROSSIMO CAPITOLO LI RIVEDREMO E FINALMENTE VEDREMO ESTELA… MA NON VI DICO ALTRO!! GRAZIE MILLE PERCHE’ HO DAVVERO ADORATO LE VOSTRE RECENSIONI PER CUI GRAZIE DI CUORE PER I VOSTRI INCORAGGIAMENTI E ADORO TUTTE LE RAGAZZE CHE MI HANNO SCRITTO NELLE PERSONE DI ICEPRINCESS / LUISA21 / SHIORI LILY CHIARA/ CICCI 12 / ROXY HP / JADE MORGESTEN / ZONAMI 84 E FURIA BIANCA!! GRAZIE DI CUORE!! INOLTRE GRAZIE A CHI MI HA AGGIUNTO TRA LE PREFERITE / SEGUITE E RICORDATE!! UN BACIONE A TUTTI!!

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Capitolo 28
*** 27 CAPITOLO ***


Lily arrivò dentro al salotto e immediatamente si immobilizzò.
Si era lasciata prendere dall’euforia per quello che aveva scoperto e per quello che rappresentava per lei e Scorpius, ma non aveva neanche notato che un silenzio irreale era sceso in quella casa.
Invece, adesso che era arrivata in salotto, non poté fare a meno che fermarsi e guardare Scorpius.
Era immobile, seduto sul divano, le braccia poggiate sulle ginocchia e le mani tra i capelli; aveva la testa china e le sembrava che i suoi occhi fossero strizzati, ma da quella distanza non poteva esserne sicura.
Si avvicinò piano a lui, la sfera ancora racchiusa nella sua mano. Non sapeva che cosa fosse successo, ma le sembrava che Scorpius ne fosse sconvolto come mai l’aveva visto prima.
Il suo cuore si strinse in una morsa per lui e Lily poggiò una mano sopra la sua, dolcemente. Le sembrò un atteggiamento così familiare che non si stupì quando le sue dita di mossero e si intrecciarono alle proprie.
“Tutto bene?” gli chiese e poi si diede della stupida da sola. Certo che non andava tutto bene, le persone non si prendono i capelli tra le mani quando va tutte bene.
Sospirò per la sua idiozia e fece per allontanarsi, ma quando fece per districare le dita dalle sue lui le strinse più forte e alzò gli occhi su di lei.
Per un attimo i suoi occhi le ricordarono un'altra espressione, un altro giorno, ma, come sempre, non riusciva a focalizzare quando.
Era sempre il solito problema con Scorpius. Tutto con lui era normale, tanto famigliare da essere piacevole, ma non riusciva a ricordare e la cosa la distruggeva.
Era come se arrivasse al penultimo capitolo di un romanzo dove mancava l’ultimo.
“Sto bene” disse lui riportandola alla realtà e Lily annuì con un sorriso staccando definitivamente la mano dalla sua e allontanandosi di due passi.
Non potevano permettersi di distrarsi di nuovo.
“Io volevo parlarti” lo informò e lui sorrise in quel suo modo strafottente che Lily avrebbe riconosciuto anche se avesse di nuovo perso la memoria “lo immaginavo” la prese in giro.
Lily rise a sua volta “wow… direi che tuo padre ti ha fatto un bell’effetto! Sei regredito di almeno quindici anni” ribatté scherzosa.
Scorpius rise di gusto “hai ragione” ammise e Lily non poté fare a meno di pensare che questo suo modo di prenderla in giro fosse per farle cancellare l’immagine di lui tormentato dai pensieri che aveva visto poco prima.
Incrociò le braccia “possiamo tornare a fare gli adulti?” propose e aprì la mano per mostrargli la pietra rosa.
Scorpius tornò serio in pochi secondi. “Cosa hai ricordato?” le chiese e Lily guardò i suoi occhi grigi ritornando con la mente ai suoi pensieri di pochi minuti prima.
La Lily di undici anni prima si fidava di Scorpius come di nessun altro e doveva farlo anche lei.
“Ho capito come farla funzionare” affermò e lo vide spalancare gli occhi e aprire le labbra per la sorpresa.
“C’è un modo per costringerla a mostrare i ricordi. Una specie di password che Lily… bè che io… la vecchia me insomma, ha impostato”.
Scorpius riusciva solo a guardarla negli occhi senza riuscire a spiccicare neanche una parola, un po’ perché Lily si stava finalmente aprendo con lui e senza che lui le chiedesse niente e un po’ perché voleva davvero saperne di più di quella dannata pietra.
“Non so quanti ricordi ci sono immagazzinati, ma so che adesso che ho capito come funziona li guarderò tutti quanti fino a quando non arriverò…”
“Come?” la interruppe Scorpius. Doveva saperlo. “Come si aziona?”
Si accorse che Lily lo stava guardando come se lo stesse mettendo alla prova e questo lo portò a ricordare quando le aveva visto lo stesso sguardo.
 
“Non provare a muoverti di un millimetro di qua” le impose con severità.
Si aspettava che lei si arrabbiasse o che strillasse, quello che non si aspettava era che lei si mettesse a ridere.
“Merlino, Scorpius, sei davvero divertente” gli disse tra una risata e l’altra.
Sembrava non riuscisse a smettere di ridere, ma Scorpius sapeva che non era una cosa sentita, vedeva che le risa non arrivavano agli occhi.
“Ti chiuderò dentro la stanza se devo” la minacciò e Lily incrociò le braccia muovendo appena la bacchetta che teneva tra le dita “sono proprio curiosa di vedere come farai” ribatté.
Scorpius assottigliò gli occhi “ti legherò al letto” la minacciò ancora e Lily fece spallucce “potrebbe essere divertente se resti con me” lo provocò con voce sensuale. Gli poggiò le dita sopra al petto facendole risalire per tutta la maglia fino come se queste stessero salendo degli scalini e arrivando fino alle sue labbra.
Scorpius chiuse gli occhi per ritrovare la lucidità e poi le fermò la mani, racchiudendole le dita all’interno delle proprie. “Non fare la stupida, Lily, so che sei meglio di così ed io voglio solo che tu stia al sicuro” la implorò con gli occhi e lei scosse la testa, lasciando cadere la maschera “non posso, Scorp” gli disse facendo un paio di passi indietro “non sono mai stata al sicuro da quando ho deciso di vendicare i miei genitori” aggiunse e lui sospirò.
“Fino a quando vuoi continuare, Lily? Sei appena uscita dall’ospedale. Dominique ha dovuto operarti e tu vuoi andare a Diagon Alley a controllare la zona?” il suo tono diventava più duro ad ogni parola, si poteva essere più stupidi?
 “Non avresti neanche dovuto sapere niente del mio informatore. E’ pericoloso” disse soltanto e Scorpius sbuffò sonoramente.
Sembrava la protagonista di uno di quei film di azione che gli faceva sempre vedere Albus. E’ pericoloso, stai lontano da me… wow davvero il migliore dei clichè, ma di solito le parti non erano invertite? Non era lui che doveva fare il gioco pericoloso e lei che tentava di cambiarlo?
“Oh ma davvero? E’ pericoloso? E a te invece hanno dato il mantello dell’invulnerabilità?” la prese in giro e Lily strinse le labbra per non ridere.
 “Fammi venire con te” le propose a bruciapelo, sapendo che non sarebbe mai riuscito a non farla andare.
Lei lo guardò e nei suoi occhi vide la sorpresa, forse si aspettava che davvero provasse a legarla al letto o a rinchiuderla in una stanza, magari pensava di dover lottare anche un po’, ma dal suo sguardo capiva che non credeva che lui le avrebbe chiesto di andare con lei.
“E invece per te non sarebbe pericoloso?” lo sfidò e dal suo sguardo divertito Scorpius capì che si aspettava che le dicesse che per lei lo era di più in quanto donna e, a dirla tutta, ce l’aveva un po’ sulla punta della lingua questa risposta, ma sapeva che a quel punto non sarebbe mai riuscito a convincerla e gli sarebbe toccato davvero legarla al letto.
Ignorò di nuovo i pensieri poco casti che gli arrivarono davanti agli occhi al solo pensiero e si concentrò di nuovo su Lily.
“Certo che lo sarebbe” esplose “è questo il problema. Tutto quello che fai è maledettamente pericoloso! Non so quante volte sono venuto in ospedale per te e non so quante ho provato a supplicarti di smettere e vorrei che tu mi amassi abbastanza da farlo davvero…” s’interruppe per prendere fiato, pensava che il cuore gli stesse per esplodere davvero per la rabbia che lei riusciva a suscitargli.
Scosse la testa “ma, dato che non è così, sarò io a dimostrarti che ti amo. Tu non puoi smettere ed allora io non voglio che tu lo faccia da sola, voglio solo venire con te, saperti al sicuro”
Il volto di Lily era allibito e Scorpius vide dal suo sguardo che lo stava davvero valutando. Ci stava pensando, gli stava dando questa possibilità e sapeva anche perché.
Lily si era sempre addossata tutta la responsabilità della morte dei suoi genitori e, conseguentemente, la responsabilità di vendicarli, ma, nonostante i suoi fratelli avessero sempre cercato di starle vicino, nessuno le aveva realmente proposto di dividere la cosa, avevano sempre e solo cercato di fermarla.
“Non posso” sentenziò, ma la sua voce adesso era un filo come se si volesse contraddire da sola, ma non potesse.
“Lily, non farlo…” la pregò, ma lei scosse la testa “non posso” ripeté mordendosi il labbro inferiore e aggrottando le sopracciglia come se le sue parole tradissero il suo cervello.
“E’ solo un informatore, probabilmente non userò neanche la bacchetta” cercò di confortarlo, ma Scorpius distolse lo stesso lo sguardo.
Era arrabbiato. Furioso. Sapeva che non sarebbe riuscito a fermarla perché la rispettava troppo, perché l’amava troppo per trattarla come un troglodita e chiuderla in camera, odiava se stesso perché non riusciva ad essere come quei personaggi dei libri o dei film di serie b dove lui se la carica in spalla e… oddio e invece, perché no?
Riportò lo sguardo su di lei con un sorriso maligno e la vide indietreggiare di un passo. Vedeva dai suoi occhi che aveva capito che stava architettando qualcosa, ma non riusciva a capire che cosa.
Si spostò verso la porta, ma lui fu più veloce si abbassò sulle gambe e le allacciò le sue sollevandola sulla schiena.
“Mettimi giù” gridò lei e Scorpius rise approfittando della sua sorpresa per prenderle la bacchetta dalle mani e gettarla sul letto.
“Non credo proprio, dolcezza” le rispose “dolcezza?” chiese lei con la voce divertita.
“Certo! Sto salvando la dolce fanciulla indifesa” la prese in giro sapendo quanto odiava essere considerata una fragile damigella in pericolo e infatti Lily gridò facendo ridere Scorpius che la condusse fuori dalla sua stanza.
“Mettimi giù, razza di scimmione, prepotente…”
Scorpius le diede un piccolo sculaccione “silenzio” le impose e lei cominciò ad urlare imprecazioni degne di una scaricatrice di porto.
“Niente male, Lily e con quella bocca mi baci anche?” scherzò lui cominciando a scendere le scale.
“Non ti bacerò mai più” la voce di lei usciva a scatti dato che rimbalzava sopra la spalla di Scorpius ad ogni scalino.
“Sopravvivrò” rispose Scorpius saltando l’ultimo scalino e Lily cominciò a muoversi come a voler sgusciare.
“Vi divertite, bambini?” li prese in giro la voce di Albus dal divano e Lily ringhiò letteralmente facendo ridere entrambi “Albus Potter, vieni subito a salvarmi!” urlò Lily e Scorpius incrociò gli occhi di Albus e in uno scambio di sguardi capì che lui aveva compreso che qualcosa di serio era stato buttato sullo scherzoso.
“Sai come si dice: tra moglie e marito…” Albus lasciò la frase in sospeso e Lily si mosse sempre di più per scendere “lui non è mio marito, questo stupido primitivo…”
Scorpius rise isolando le sue parole e pensando a come fare, non poteva certo lasciarsela in spalla per sempre, ma doveva trovare un modo.
Gli venne un’illuminazione, ormai tanto l’avrebbe già pagata cara quindi, perché no?
“Pronta per un bel bagnetto?” le chiese e Lily spalancò gli occhi “non osare!” lo minacciò “Scorpius Hyperion Malfoy, non osare!” gli disse picchiandogli la schiena con una tale violenza che Scorpius era sicuro che gli sarebbero venuti i lividi.
“Mi dispiace” le disse voltando la testa verso di lei, poi scrollò le spalle “no, non è vero” concluse ridendo e ricominciando a camminare.
 
Quel giorno era finito tra risate e coccole, ma come sempre la cosa non era durata.
Lily diceva sempre che avrebbe perso la stima di se stessa se si fosse arresa con i suoi genitori.
“Scorpius” la voce della Lily adulta, seduta davanti a lui, lo riscosse.
“Scusami” le disse, passandosi una mano tra i capelli biondi “quindi questa pietra come si aziona?” le chiese curioso e Lily sorrise portando la testa leggermente in avanti e lasciando che i capelli le coprissero una parte di viso.
Scorpius conosceva quell’espressione, quel modo di fare era segno che era fortemente imbarazzata.
Lily alzò gli occhi su di lui e Scorpius fissò quelle iridi castane che in quel momento erano talmente limpide da sembrare del colore delle foglie di autunno.
“Tu” confessò lei e Scorpius inarcò le sopracciglia “scusa?” le chiese, pensando di aver capito male, ma Lily si limitò ad arrossire e a ripetere la stessa parola “tu” disse “la fai scattare tu. Io penso a te con intensità, forse ad un episodio, una specie di sensazione, ancora devo capire le dinamiche precise… ma sei te che lo fai scattare” confessò.
Scorpius era senza parole, riusciva solo a passare lo sguardo da lei alla pietra e poi di nuovo dalla pietra a lei.
Lui aveva sempre saputo che Lily a suo modo lo amasse, non aveva mai dubitato di lei, ma quello…
“Bene” disse schiarendosi la voce e fingendo che la cosa non lo toccasse più di tanto “quindi sei riuscita a vedere già dei ricordi?”
Vide Lily guardarlo di nuovo con quel suo sguardo valutatore, ma poi la vide scrollare la testa. Probabilmente, nonostante per lei fosse difficile, stava imponendosi di fidarsi di lui.
“Ho bisogno che mi racconti tutto quello che sai di mia cugina Molly” gli disse e Scorpius aprì le labbra.
Allora aveva sempre avuto ragione. C’era qualche segreto che riguardava Molly, qualcosa che Lily nascondeva su di lei.
Ricordava come fosse sempre stata vaga su di lei.
 
Non era abituato ad andare al San Mungo per qualcuno che non fosse Lily.
Era capitato che ci fosse andato un paio di volte per James e qualche volta per andare a prendere Lily dopo una giornata di lavoro, ma ormai odiava il San Mungo e quindi cercava di andarci il meno possibile.
Era una questione di odore, ogni singolo profumo, quello intenso di pozione o quello sgradevole di pomate curative, il suo cervello lo abbinava a una Lily ferita.
Adesso però non aveva potuto evitare di andarci per cui arricciò il naso per cercare di non inspirare a fondo e continuò a camminare verso dove sapeva avrebbe trovato i Potter.
Svoltò nel corridoio successivo e li vide subito: James Potter aveva ancora addosso la divisa da Auror sporca di sangue e stava in piedi, le mani sopra i fianchi ed un’espressione che prometteva tempesta. Albus era seduto su una sedia e accanto a lui vi era praticamente tutta la famiglia Weasley. Tutta tranne tre persone.
“Come sta?” chiese Scorpius ad Albus, anche se egoisticamente avrebbe voluto chiedere prima di Lily.
“Non bene” rispose e il suo sguardo si fissò nella giacca sporca di sangue di James. Scorpius sapeva che era il suo sangue e strinse i pugni al pensiero di quello che James doveva aver provato arrivando nella piazza di Diagon Alley e trovandola in quelle condizioni.
“Dominique e Lily sono dentro” lo informò Albus e Scorpius annuì, lo immaginava. Lily non avrebbe mai lasciato sua cugina.
Non aveva veramente mai capito che cosa quelle due nascondessero, ma sapeva che Lily la copriva su qualcosa, era una sensazione e forse era stupido credere che una Weasley potesse essere in qualche modo impelagata nei NewMan, soprattutto perché Lily non lo avrebbe mai permesso, né tantomeno coperta, ma lui aveva sempre saputo che c’era qualcosa – qualcosa di grosso – che legava Lily Potter e Molly Weasley.
Dopo ore dal suo arrivo Lily e Dominique uscirono dalla sala ed entrambe avevano il viso stanco e provato.
James si avvicinò a sua moglie e le prese la mano, ma Scorpius riuscì solo a guardare Lily, i suoi occhi non erano disperati come quelli di ogni altro Weasley presente in quella stanza, erano rabbiosi, sembravano quelli di un toro infuriato.
Aggrottò le sopracciglia ascoltando appena mentre Dominique diceva che era viva, ma che le ferite erano davvero troppo vaste e non sapevano se ce l’avrebbe fatta.
Scorpius non riuscì a non guardare gli occhi di Lily riempirsi sempre più di furia cieca ad ogni parola di Dominique, ad ogni elenco di ferita che le torture avevano inflitto alla cugina. Era come se lei si stesse addossando qualche colpa, qualche responsabilità.
“Lily” la chiamò Albus, probabilmente anche a lui non era sfuggita l’espressione di sua sorella.
“Va tutto bene” rispose Lily e finalmente alzò i suoi occhi puntandoli in quelli di Scorpius, quasi come se volesse rassicurare lui più di tutti, forse perché sapeva che lui aveva già intuito che qualcosa di strano stesse passando nella sua mente.
“Io devo andare” disse “sono di notte e devo fare il giro dei pazienti” con quell’ultima frase lasciò tutti i parenti, senza neanche un abbraccio, un bacio, un sorriso di incoraggiamento.
“Lily” Scorpius la seguì e la fermò per un braccio. Lei si voltò e Scorpius richiuse le labbra. Avrebbe voluto chiederle come stava veramente, ma i suoi occhi, quegli occhi pieni di rabbia e disperazione…capì che sarebbe stata una domanda stupida, per cui l’attirò a sé e la circondò con le braccia.
“Posso chiederti una cosa?” gli sussurrò lei, il suo viso affondato dentro il suo petto come se volesse davvero entrarvi e accoccolarsi dentro di lui.
“Certo” rispose Scorpius, respirando il profumo dei suoi capelli.
La sentì respirare a fondo più volte come se volesse essere sicura che la voce non le si sarebbe rotta prima di finire la sua domanda.
“Fino a dove posso arrivare?” domandò e la sua voce era leggera come quella di un anziano “cosa posso arrivare a fare?”
Scorpius sentì il cuore saltargli un battito, la sua non era una domanda retorica. Lily gli stava davvero chiedendo quali erano i suoi limiti. Cosa poteva arrivare a fare prima di perdere se stessa.
La staccò da sé, piano, lentamente, senza mai perdere il contatto dei suoi occhi “cosa hai fatto, Lily?” le chiese in un misto tra spavento e apprensione.
Lei per la prima volta abbassò gli occhi “niente” disse “ma mi piacerebbe sapere cosa posso arrivare a fare…”
“Ti riferisci ai NewMan?” domandò Scorpius mentre l’agitazione prendeva possesso di lui “non andare da nessuna parte, Lily. Mi racc…”
“Non lascerei mai mia cugina” lo interruppe con un’espressione colpevole nel viso, poi prese un respiro “vado a lavorare” gli disse con un piccolo sorriso e poi gli voltò le spalle.
La mattina dopo seppe che Molly non aveva superato la notte, ma per assurdo il viso di Lily era molto meno sconvolto del giorno precedente.
Scorpius non capiva, ma sembrava che la disperazione avesse lasciato il posto alla determinazione e alla consapevolezza.
 
Se ne era sempre chiesto il motivo e adesso forse lo avrebbe scoperto.
“Tua cugina Molly” ripeté Scorpius “a dir la verità non la conoscevo molto bene. Aveva l’età di James e…”
Il campanello suonò interrompendoli ed entrambi scattarono in piedi.
“Bailey” disse subito Lily e Scorpius corse ad aprire, anche se era abbastanza sicuro che se fosse successo qualcosa gli avrebbero mandato un Patronus.
Aprì la porta con slancio e si trovò davanti Estela. Automaticamente chiuse gli occhi e prese un respiro.
Sapeva che si sarebbe dovuto scusare con lei. Da giorni sapeva che lei aspettava un bambino da lui, ma da giorni non aveva avuto ancora il tempo di discuterne con lei, aveva sempre rimandato.
Si era detto che era per le condizioni di Bailey, per quello che era successo a Diagon Alley, ma in realtà era solo per la sua vigliaccheria Serpeverde.
“Non è esattamente un buon momento, Estela” le disse e la vide annuire, come se anche lei non volesse davvero essere lì.
Sentì il profumo di Lily alle sue spalle e capì che anche lei si era avvicinata.
“Entra, Estela” le disse e se fosse stata turbata la sua voce non lo faceva capire.
Estela sorrise a Lily e Scorpius scosse la testa, cosa c’era di peggio che compagna ed ex che cercavano di fare conversazione civile?
Si mise da parte e lasciò che Estela entrasse dentro casa. Sentì Lily chiederle se stava bene ed Estela scusarsi per averla mandata via tramite la Passaporta.
“Fa niente” disse Lily “ho incontrato un vecchio amico e sono riuscita a parlare con lui di un paio di cose importanti” aggiunse facendo aggrottare le sopracciglia a Scorpius.
Per un attimo si sentì geloso, ma poi si diede dello stupido da solo, Lorcan e Lily erano amici da una vita, ancora da prima che lei lo conoscesse e oltretutto Lorcan era gay.
“La gravidanza come va?” chiese cortese Lily e Scorpius inarcò le sopracciglia. Non credeva che glielo avrebbe chiesto con una tale tranquillità, ma forse cercava solo di mettere a tacere la sua coscienza.
Estela si voltò verso di lui “a proposito di questo…” disse torcendosi le mani “dovrei parlarti” continuò e Scorpius annuì.
Lily guardò Scorpius e poi Estela e capì che per ora la conversazione su sua cugina andava rimandata.
Cercò di ignorare il groppo in gola al pensiero che Estela e Scorpius dovessero parlare del loro bambino.
Era stata bravissima fino a quel momento a fingere che la cosa non la toccasse e doveva continuare così.
Era lei in errore. Lei era la stupida che non riusciva a stare lontana dal compagno di un’altra donna.
Lei quella che si sarebbe dovuta scusare.
“Hai un’altra di quelle palline magiche?” le chiese facendo finta di niente. “Palline… ah, una Passaporta” comprese Estela e Lily sorrise “sì, quelle…vorrei tornare da mio figlio”.
“Lily, non ti sei riposata” protestò Scorpius e Lily alzò gli occhi su di lui impostandosi un sorriso che era sicura non convincesse neanche un po’.
“Mi sono riposata abbastanza. Finiremo il discorso presto, adesso tu hai un altro tipo di discorso da fare…”
“Lily” la interruppe Estela e Lily chiuse i pugni per non far vedere quanto le tremavano le mani. Le sorrise e si alzò in piedi “va tutto bene. Sono di troppo” disse continuando a sorridere.
Pensò che se continuava così le sarebbe venuta una paresi facciale per tutto l’impegno che stava mettendo nel sorridere.
“Mi vesto e torno subito” disse sparendo verso la camera.
Scorpius seguì Lily con lo sguardo e quando vide i suoi capelli rossi sparire dentro la camera e sentì la porta chiudersi guardò Estela "stai bene?” le chiese in un sospiro.
Era una situazione tremenda, ma non sapeva davvero come uscirne senza ferire quella ragazza davanti a lui.
Scorpius non aveva dubbi, amava Lily e non poteva prendere in giro né se stesso, né Estela, lui non sarebbe mai riuscito a restare lontano da lei.
“Non molto” rispose Estela e Scorpius la osservò: il suo viso perfetto sembrava preoccupato, ma, nonostante quello era sempre la bellissima ragazza che aveva conosciuto, anche se, ricordava ancora, non era per quello che l’aveva scelta.
 
“Ehy, ci sei per la bevuta tra colleghi?”
Scorpius si girò mentre si allacciava la camicia e guardò James Potter negli occhi. La bevuta tra colleghi era anche una cosa piacevole.
La facevano una volta al mese e anche Scorpius riusciva a divertirsi e rilassarsi, per una sera riusciva a smettere di contare i giorni che lo stavano tenendo separato da Lily.
Se non fosse che negli ultimi tempi James Potter si era fissato di aiutarlo a trovare un’altra donna.
E se c’era qualcosa di peggio dell’avere uno sbruffone come James Potter come cognato, era l’avere James Potter come consiglia-femmine come si faceva chiamare.
“Vengo solo se non mi metti a fianco di qualche stangona e non cerchi di piazzarmi con qualcuna…”
“Andiamo, Malfoy” gli disse James quasi rovesciando tutto il suo peso su di lui “dovresti essere felice, ti presento sempre delle donne bellissime” gli disse facendogli l’occhiolino.
Scorpius si scrollò l’ex cognato dalle spalle e si voltò ricominciando ad abbottonarsi “ogni volta che guardo i tuoi occhi vedo i suoi” disse semplicemente e sentì James inspirare bruscamente “i suoi occhi che mi spingono a cercare qualcun’altra” si voltò verso di lui e vide che le sue iridi si erano incupite.
“Sono passati più di nove anni, Scorpius e, per quanto mi scocci dirlo, sei un collega instancabile, un buon amico, soprattutto per mio fratello e vederti vivere giorno per giorno senza un obbiettivo, un qualcosa che possa di nuovo renderti felice…”
“Tu lo saresti?” gli chiese a bruciapelo “dimenticheresti Dominique?” domandò e James abbassò gli occhi e scosse la testa “è stato stupido da parte mia” rispose soltanto e Scorpius sorrise “nessuna potrà mai rendermi felice, nessuna riuscirà mai più a darmi un obbiettivo…” scosse la testa “però hai ragione su una cosa: devo vivere” gli disse ed uscirono insieme dallo spogliatoio.
Quando arrivarono al locale, James lo piazzò accanto ad una sua collega e Scorpius scosse la testa chiedendosi se quel ragazzo avesse capito una sola parola di quello che gli aveva detto.
Cominciò a parlare con lei. Era bellissima, sapeva che con la sua pelle olivastra, gli occhi da pantera e quei capelli vaporosi e neri, piaceva a più di metà ufficio e doveva ritenersi fortunato che lei ci stesse provando spudoratamente con lui, ma sapeva anche che lui l’avrebbe subito lasciata per Lily, che la sua bellezza dirompente non sarebbe stato niente se avesse potuto avere di nuovo Lily.
Ma non poteva. Nessuno poteva rendergliela e almeno Estela era quanto di più lontano di Lily ci fosse e non gleil’avrebbe mai ricordata.
“Che fai dopo?” le chiese e avrebbe voluto tanto potersi far contagiare dal sorriso che le illuminò gli occhi.
 
“Sono pronta” disse Lily spuntando dalla camera. Si era messa un paio di semplici pantaloni neri ed una camicia azzurra leggermente lente sulle maniche. Era bellissima.
“Posso accompagnarti io e tornare in un attimo” si offrì Scorpius, ma Lily scosse la testa “non pensarci neanche…devi parlare con Estela” disse e le parve quasi di sentire la gola raschiare per la difficoltà nel pronunciare l’ultima parola.
Scorpius annuì “mando un Patronus a Lorcan” le disse e uscì un attimo dalla stanza.
Lily vide qualcosa nel suo sguardo e capì che stava uscendo per non impedirle di andarsene senza di lui.
Estela si alzò e le diede una Passaporta “E’ impostata per lo stesso ufficio dell’altra volta” la informò “si attiva tra dieci secondi” le spiegò ancora e Lily la prese guardandola negli occhi.
Non sapeva cosa dirle, ma fu lei a parlare: “sono stata stupida” le disse e la pallina iniziò ad illuminarsi di una luce azzurra lampeggiante “non è mai stato mio” aggiunse e prima che Lily potesse ribattere qualcosa sentì uno strappo all’ombelico e gli occhi di Estela scomparvero.
 
***
Hermione aprì gli occhi e si guardò intorno. Sentiva di essere bloccata e non poter muovere la testa.
Cercò di ricordare che cosa le fosse successo e le vennero in mente diverse scene delle giornata.
Draco che veniva da lei, l’Ardemonio che si spandeva per tutta la casa.
Il cuore cominciò ad accelerarle nel petto mano a mano che i ricordi le sovvenivano sempre di più.
L’Ardemonio che non si poteva spegnere, le finestre bloccate, Draco svenuto, lei che non ricordava la formula.
Il panico la invase. Sapeva benissimo di aver perso i sensi. Sarebbe dovuta essere morta e invece respirava e il cuore le batteva decisamente, almeno che non le fosse esploso in quel momento.
“Hermione! Hermione, calmati!” la voce di Teddy e le sue mani che le bloccavano i movimenti convulsi le fece placare leggermente il tremore e si fermò spalancando gli occhi e con una domanda implicita in essi.
“Dov…” la voce già roca le mancò del tutto e quando riprovò fallì di nuovo. Era completamente afona.
“Hermione, stai calma!” le impose Teddy “sei al San Mungo” le spiegò ed Hermione si portò una mano alla gola “hai respirato molto fumo, ma ti tornerà…è un miracolo che tu sia viva”.
Si alzò in piedi e si avvicinò ad una seggiola mettendosi a sedere lì.
“Hai molte ustioni, ma sono lievi per fortuna il fuoco non vi aveva ancora raggiunto quando io e James siamo arrivati o non avresti avuto scampo”.
L’Ardemonio non perdona fu quello che gli lesse negli occhi.
Hermione avrebbe voluto chiedere come fosse possibile, come avessero fatto a sapere che stavano per morire bruciati e lo guardò sperando che capisse la sua domanda.
“Un messaggio” le rispose “siamo stati avvertiti o meglio il messaggio era per Lily, è praticamente apparso tra le mani di Bailey, chi lo ha mandato sapeva che Bailey era qua e immaginava che Lily fosse con lui”.
Teddy sospirò incrociando le gambe “James mi ha mandato un Patronus e per fortuna io ero vicino perché avevamo appuntamento per gli indizi”.
Hermione annuì e aggrottò le sopracciglia. Chi poteva voler salvare lei e Draco?
“Non lo so” rispose Teddy alla sua domanda implicita “però so che abbiamo un traditore”.
Hermione spalancò gli occhi. Come aveva potuto non pensarci? Chiunque avesse appiccato l’incendio aveva dovuto farlo dall’interno della casa e questo voleva dire che lui o lei vedevano la casa e quindi erano a conoscenza dell’incanto Fidelius.
Dio. Le sembrava di poter sentire le sue cellule celebrali cercare di snebbiarsi da tutto il fumo che aveva dentro.
Draco le aveva detto di Nott, quindi era qualcuno che non voleva che questo nome venisse fuori, qualcuno legato a Nott.
Le faceva male pensare che qualcuno dei suoi famigliari potesse essere un traditore.
“Mamma!” Rose aprì la porta e la vide sveglia e Hugo sopraggiunse dietro di lei, entrambi la guardarono con le lacrime agli occhi prima di precipitarsi da lei.
Per un attimo nei suoi occhi vide di nuovo quelli spaventati dei bambini che avevano appena perso il loro padre.
Le arrivarono addosso e Hermione sorrise ai suoi figli.
Teddy si alzò in piedi, lasciando lo spazio ai due ragazzi “ne riparleremo, Hermione” le disse “ora goditi i tuoi figli… io vado a vedere se ci sono novità”.
Il modo triste in cui lo disse fece aggrottare le sopracciglia ad Hermione e le venne in mente che non aveva chiesto niente di Draco, aveva dato per scontato che lo avessero salvato con lei.
“Draco?” cercò di dire con uno sforzo notevole, ma nessuno la udì e Teddy si chiuse la porta alle spalle.
***
La donna si sedette davanti al tavolo della mensa e guardò l’uomo davanti a sé.
Il petto le faceva ancora male per quando poco prima si era svegliata in preda ai tremori e, adesso, le voci che circolavano dentro la prigione, le facevano capire perché.
Prese in mano il bicchiere con le sue mani maschili, sapeva cosa vi era lì dentro, ma sapeva che lei aveva chiuso.
Lasciò cadere la pozione sul tavolo e guardò gli occhi dell’uomo davanti a sé.
I capelli radi e il viso scavato non avevano niente dell’uomo di cui era innamorata, ma immaginò che in quel momento con quegli occhi neri e quello sguardo arcigno, anche lei non avesse niente della donna di classe di cui si era innamorato.
I suoi occhi però e il modo in cui la guardava in quel momento erano i soliti di sempre, quell’apparente freddezza piena di amore che lei conosceva come le sue tasche.
“Non farlo, Narcissa” la pregò lui in un sussurro e lei distolse lo sguardo “se Draco muore io ho chiuso, puoi dirlo al tuo amico” sentenziò e Lucius cercò di resistere al prenderle la mano.
Sarebbe stato strano che lui e un altro ex Mangiamorte si tenessero per la mano in mezzo alla mensa.
“Ho accettato per lui, Lucius” disse Narcissa con la voce rotta “per lui perché sapevo che sarebbe stato sempre in pericolo, perché sapevo che lui non si sarebbe fermato davanti a niente… è un pazzo!”
“Narcissa, Draco non è ancora morto…”
“Non dirlo come se non ti importasse, Lucius. Non fingere con me che non ti importi che Draco stia morendo”.
Lucius abbassò gli occhi sulle sue mani ormai nodose e piene di macchie “ho davvero fatto di tutto. Ho cercato di escluderlo dai miei errori, di farmi perdonare per tutto quello che avevo fatto” disse con voce resa roca dalla disperazione.
“Lo so. Adesso lo so” disse Narcissa e poi alzò lo sguardo su di lui, per un attimo a Lucius parve di vedere di nuovo i suoi occhi azzurri. Forse era la pozione che si stava esaurendo o forse era il desiderio quasi fisico di poter rivedere i suoi veri occhi.
“Prendi la pozione, Cissy” le disse “adesso dobbiamo organizzare le cose come si deve” fece un cenno ad un altro uomo e questo si avvicinò lasciando cadere una piccola fiala dentro il bicchiere di Lucius.
“La pozione è servita” le disse e Narcissa cercò di pensare che lo stava facendo per Draco.
Era sempre e solo l’amore per Draco che aveva guidato ogni suo passo. Da sempre, da quando aveva sposato un Mangiamorte.
Ma se Draco fosse morto la sua parte di voto infrangibile non avrebbe più avuto senso e lei sarebbe stata libera.
Cercò di ignorare lo squarcio che aveva nel petto al pensiero del suo bambino. Se fosse morto lei sarebbe morta con lui e a quel punto avrebbe portato tutti con sé.
Mimò un brindisi e bevve la pozione per quella, che sperò, non essere l’ultima volta.
***
Micheal chiuse le mani a pugno. Aveva fatto bene a seguire quella stupida, idiota di Gabrielle.
Aveva capito che da giorni nascondeva qualcosa, ma non immaginava che fosse quello.
Era una scheggia impazzita, era pericolosa, rischiava di far saltare tutto prima che lui potesse far tornare la memoria alla Potter e riavere Molly.
Era stato costretto a mandarle un messaggio perché lui non poteva neanche vedere cosa aveva fatto.
Lui non vedeva la casa che lei stava fissando con quella disgustosa espressione felice perché lui non era un custode segreto, lei invece sì.
Come poteva essere così stupida? Non aveva pensato che adesso tutti avrebbero sospettato di lei?
Era un proiettile impazzito e lui aveva bisogno di eliminarla. E al più presto anche.

COMMENTO: OK! SPERO CHE SIATE FELICI CHE DRACO ED HERMIONE NON SONO MORTI!! HO PENSATO CHE IN QUESTA STORIA HO UCCISO ANCHE TROPPA GENTE, SBAGLIO? CMQ NON PENSATE CHE ADESSO SIANO TUTTI AL SICURO PERCHE’ NON E’ COSI’ :D  FINALMENTE ESTELA CON SCORPIUS…CE LA FARA’ SECONDO VOI? GLIELO DIRA’ FINALMENTE? O SI TIRERA’ INDIETRO? E HERMIONE E DRACO RIUSCIRANNO A RIPRENDERSI DEL TUTTO? E GABRIELLE COME REAGIRA’ VEDENDO CHE SONO VIVI? E I NOSTRI AMATI CATTIVI? OGNUNO PENSA A QUELLO CHE FA PIU’ COMODO E QUINDI NON PROMETTE BENE… MA SI SA CHE I CATTIVI SONO EGOISTI, NO? OPS… ALTRI CASINI IN ARRIVO LO SO, MA IN REALTA’ SIAMO NELLA FASE RISOLUTIVA, DAI CHE COMINCIO A SBRIGLIARE UN PO’ DI COSE ;) SPERO CHE IL CAPITOLO VI SIA PIACIUTO E CHE MI FARETE SAPERE!! RINGRAZIO LE FANTASTICHE RAGAZZE CHE MI HANNO RECENSITO E CHE ADORO ALLA FOLLIA OVVERO: ICEPRINCESS / ARYELLE / SHIORI LILY CHIARA / MIKIMUSIC / JULIET LILY POTTER / EFFE 95 / ROXY HP / CICCI 12 / FURIA BIANCA E ZONAMI 84!! INOLTRE RINGRAZIO CHI MI HA AGGIUNTO ALLE PREFERITE / SEGUITE E RICORDATE E ANCHE CHI LEGGE SOLTANTO!! UN BACIONE!!

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Capitolo 29
*** 28 CAPITOLO ***


Scorpius era furioso. Credeva di non essere mai stato così furioso in vita sua.
La rabbia gli pervadeva le vene dandogli delle piccole scosse elettriche in tutte le sue terminazioni nervose.
La voce di Estela continuava a penetrargli nel cervello come un fastidioso e persistente ronzio nelle orecchie.
Aveva smesso di ascoltarla dopo le prime due frasi, dopo la sua confessione.
Aveva capito che o smetteva di considerarla, o sarebbe stata la prima donna che avrebbe picchiato.
Per cui si era messo in una situazione di stallo. In quella che Lily aveva sempre chiamato: Spaventocalma*
Quella situazione in cui era calmo in una maniera quasi irreale, in cui tutto sembrava non toccarlo, ma in realtà sotto la superficie ribolliva di rabbia ed era il momento in cui chiunque si doveva tenere lontano da lui.
Come poteva Estela avergli fatto una cosa del genere? E soprattutto perché?
Si chiese se avrebbe dovuto ascoltarla e scoprire le sue ragioni, ma per quanto ci pensasse non riusciva a trovare ragioni valide per un comportamento del genere.
Inventarsi una gravidanza era una cosa da malati di mente, vi era anche una patologia piuttosto grave, ma quelle erano donne con un grande bisogno di aiuto, il problema di Estela era, probabilmente, solo una buona dose di gelosia.
“Per favore, dimmi qualcosa”.
Quando sentì la mano di Estela sul braccio lo ritrasse come se non riuscisse neanche a sopportare il suo tocco, ma sfidava chiunque a biasimarlo.
Lei fissò la sua mano ancora sollevata e poi riportò lo sguardo su di lui.
“Scorpius, mi dispiace” disse piano e lui scosse la testa.
Le cose erano due ed erano entrambe molto gravi: Estela, a quanto pareva, non lo conosceva bene come Lily, dato che lei aveva sempre capito i momenti in cui doveva lasciarlo stare; ed era anche piuttosto stupida, dato che voleva che lui le parlasse.
Cosa doveva dirle secondo lei?
“Per favore, Scorpius. Ti ho detto che mi dispiace” la sua voce si fece acuta per come era arrabbiata e Scorpius se non fosse stato così pieno di ira avrebbe riso.
Ecco l’unica cosa in comune con Lily, o forse la maggior parte delle donne era così.
Il tono di una donna arrabbiata tendeva ad essere più stridulo di un urlo di una sirena.
Per un attimo la sua testa si perse e come al solito si concentrò su Lily.
 
Non era raro che fosse arrabbiato con Lily, lui non era come gli altri che tendevano a perdonarle tutto per la sua infanzia sfortunata.
Era pieno di gente dall’infanzia sfortunata, ma, solitamente, compatirli non portava a niente di buono.
La cosa rara era che Lily fosse dispiaciuta.
La maggior parte delle volte lei andava per la sua strada, certo direttamente non faceva del male a nessuno, ma indirettamente, almeno una volta nella vita, ogni persona vicina a lei aveva sofferto per una sua decisione, eppure lei non l’aveva mai cambiata.
Lui le lanciò un’occhiata tagliente dall’altro lato del tavolo, di solito le stava accanto, cercava il suo contatto, la sua pelle da cui a volte gli sembrava di dipendere, ma non quel giorno.
Quel giorno era troppo arrabbiato con lei e con se stesso per non aver previsto il suo comportamento.
Doveva immaginarlo. Doveva saperlo data la sua unità con Molly.
“Sei stupida o cosa?” gli stava dicendo James e Scorpius fu felice che parlasse lui perché non poteva contare sulla sua voce o le sue reazioni.
“Merlino, Lily, a volte penso che la vita non ti prema per niente”.
Scorpius si isolò al secondo rimprovero di James e si concentrò sul suo volto: i suoi capelli rossi erano arruffati, il suo volto era pieno di lividi ed escoriazioni che Scorpius era sicuro dovessero essere nella parte di corpo coperta dai vestiti, ma era il suo sguardo ad attirarlo. Quegli occhi castani che di solito erano sempre pieni di soddisfazione quando riusciva a far arrestare qualcuno, o far venire un NewMan allo scoperto e invece quel giorno erano cupi.
Come sentendosi attirare dal suo sguardo Lily si voltò verso di lui, ma abbassò quasi subito lo sguardo facendo inarcare le sopracciglia a Scorpius.
Lily non abbassava mai gli occhi. Lily era una Grifondoro fatta e finita, onore e altre stronzate, ma anche una buona dose di convinzione di essere sempre dalla parte del giusto che le faceva tenere sempre il mento alto e le spalle dritte.
Si sentì sempre più pieno di rabbia e non si accorse neanche che gli altri si erano alzati e che adesso attorno al tavolo erano rimasti solo lui e lei.
Lily fece per alzarsi e Scorpius assottigliò gli occhi seguendo i suoi movimenti.
“Dove vai?” le chiese in tono tagliente ed era sicuro di essere riuscito a trasmetterle tutta la freddezza che provava in quel momento perché lei non lo guardò.
“Sei in fase spaventocalma*, lascio che ti passi e poi parlaremo” lo informò come se fosse la cosa più naturale del mondo.
“Puoi biasimarmi?” chiese Scorpius e finalmente lei voltò lo sguardo verso di lui, ma non fu solo quello a sorprenderlo, lo fu anche la sua risposta: NO
Un no sussurrato e soprattutto inaspettato che investì Scorpius con la stessa potenza di un masso.
Lei lo stava comprendendo?
“Senti, mi dispiace di aver messo a repentaglio la mia vita, soprattutto a pochi giorni dalla morte di Molly, ma io dovevo farlo e anche se non sono orgogliosa di quello che ho fatto…”
“Ho capito” la interruppe “dovevi farlo, ma comprendi perché siamo arrabbiati. E questo dovrebbe farmi star meglio?”
Lily sospirò “no. So benissimo che non lo farà” la sua voce d’un tratto era stridula e nervosa. “E credimi spero che quello che ho fatto sia almeno servito a qualcosa…”
Lasciò la frase in sospeso, ma Scorpius capì che doveva esserci altro dietro alle sue parole.
Si chiese che cosa avesse fatto che la faceva sentire in quel modo, che le faceva credere di aver fatto la cosa giusta e contemporaneamente quella sbagliata.
Si passò una mano tra i capelli nervosamente e poi tornò a guardarla.
“Merlino, Lily, è così difficile amarti a volte” le confessò e per la prima volta vide nei suoi occhi che le importava.
Le importava davvero ed aveva paura della sua reazione. La sua Lily, per la prima volta, aveva paura che lui potesse non amarla più.
Sentì il desiderio travolgente di abbracciarla, ma sapeva anche che non poteva perdonarle tutto per cui rimase fermo e fissò gli occhi sulle sue mani fino a quando non sentì chiudersi la porta della cucina.
 
“Per chi pensi che abbia fatto una cosa del genere?”
La domanda di Estela lo riportò alla realtà e si concentrò di nuovo su di lei.
“L’ho fatto per te. Perché da quando Lily Potter è tornata io ho smesso di esistere, credi che ci sia niente di più umiliante di passare due giorni a chiederti dov’è finito il tuo ragazzo per poi scoprire che è dietro al suo vecchio amore risorto?”
“Smettila, Estela”. Scorpius parlò per la prima volta e lo fece con una freddezza tale che nella stanza sembrò essersi abbassata la temperatura di almeno dieci gradi.
“Io ho sbagliato a non dirti subito quello che era successo, meritavi di più sicuramente, ma sono stato travolto dagli eventi…”
“Vuoi che ti scusi quando tu non perdoni me?”
Scorpius rise quasi in maniera isterica. Quanti anni aveva Estela? Dodici?
“Cosa cazzo stai dicendo?” si alterò “io non mi sto scusando, io ti sto solo elencando i motivi per cui l’ho fatto, ma la verità è che amo Lily” precisò e vide il suo volto sbiancare ed irrigidirsi.
Sapeva che le stava facendo del male, ma dopo che l’aveva preso in giro ed usato poteva forse fermarsi?
Era un Malfoy dopotutto e un Serpeverde di tutto rispetto.
“Amo Lily. L’ho sempre amata e quando è tornata non sono riuscito più a ragionare” le disse ancora “è vero. Dovevo dirtelo subito, ma tu non dovevi permetterti di inventare una cosa del genere…”
“Ti ho detto che mi dispiace” lo interruppe piangendo, ma gli occhi di lui divennero freddi come il ghiaccio “e con questo?” chiese “il fatto che ti dispiaccia cambierà qualcosa nel corso degli eventi? Davvero vorresti il mio perdono?”
In quel momento era troppo arrabbiato. Non era sicuro che sarebbe mai riuscito a perdonarla per aver finto una gravidanza.
La cosa che poi lo mandava più fuori di testa di tutte è che non era neanche dispiaciuto del fatto che non sarebbe stato padre una seconda volta, ma era quasi sollevato. E questo la diceva tutta.
Era questo che lo faceva ancora più arrabbiare, più ancora del comportamento di Estela era il suo e quindi non poteva fare a meno di prendersela con lei e se stesso.
Si alzò in piedi e si avvicinò alla porta “vattene, Estela” le disse aprendola.
Lei cercò di asciugarsi le lacrime che però non riuscivano a smettere di scendere e lo guardò alzandosi in piedi.
“Ne riparleremo, te lo prometto” le concesse alla fine e lei annuì prima di uscire.
La vide fermarsi un attimo sulla porta, ma se si fosse scusata ancora una volta, Scorpius non lo avrebbe davvero tollerato, per cui distolse lo sguardo fissando il muro e lei se ne andò.
***
Lily riuscì a non cadere come l’altra volta, ma non riuscì comunque ad evitare di sentirsi invadere dalla nausea.
Si chiese se sarebbe mai riuscita a tornare alle vecchie abitudini perché dubitava che la Lily di prima soffrisse di nausea ogni qual volta usasse quell’aggeggio infernale.
Osservò quella pallina come se fosse un suo nemico giurato, ma dovette alzare gli occhi sentendo ridere.
Sorrise a sua volta guardando negli occhi quello che, ormai sapeva, era stato per tanto tempo il suo migliore amico.
“Cosa ti ha fatto di male quella Passaporta?” scherzò lui e Lily fece una faccia esasperata “tutto e niente” rispose scherzosa.
Lorcan si avvicinò e l’abbracciò. “Allora, Lily, possibile che ogni volta che ti vedo tu sia in fuga da quei due?” la prese in giro.
Lily incrociò le braccia al petto. “Non sono in fuga da nessuno” si lamentò “ho pensato di lasciar loro un po’ di privacy e poi volevo sapere come va…”
Si bloccò non sapendo fino a che punto poteva parlare e anche Lorcan parve pensarla alla stessa maniera perché la prese per un braccio e la condusse nel punto più lontano dall’ufficio Auror che potesse trovare.
“Non devi mai e poi mai parlare di quello. A chi ti ha tolto la memoria non piacerebbe e se poi questa volta non si fermassero e ti uccidessero direttamente?”
Lily annuì. Avrebbe voluto dirgli che non aveva in realtà nominato la sua pozione, ma decise di lasciar perdere. Continuare ad insistere su una cosa di cui nessuno doveva parlare era stupido.
“Comunque ci sto lavorando, Lily” le sorrise “non mi sono mai dimenticato di te e non comincerò adesso” le disse con affetto, poi prese un respiro e piegò la testa per guardarla negli occhi “piuttosto sei pronta ad ascoltare?” le chiese.
Lily aggrottò le sopracciglia.
“Parli di quella cosa che ti ho affidato e di cui non vuoi parlare fino a quando non sarò di nuovo la Lily di un tempo? Vorresti dire che adesso lo sono?” le sue domande uscirono una di seguito all’altra e nella voce vi era una sorta di eccitazione.
Lily non riuscì a reprimere un sorriso. Sì, forse era pronta. Ogni volta che si era vista nei ricordi si era odiata per la sua freddezza e incapacità nel trasmettere un qualsiasi sentimento, ma da quando aveva iniziato a vedere i ricordi dal suo punto di vista, aveva anche cominciato a capirsi un po’ di più.
“Chiunque ti abbia visto l’altro giorno con i NewMan non può dubitare che tu sia di nuovo la nostra Lily” commentò Lorcan, ma Lily scosse le spalle “non è quello che hanno affermato loro ed hanno ragione, non ho neanche la metà della forza e delle capacità della vecchia Lily…”
Lorcan sorrise. L’ingenuità di Lily era disarmante, forse più adesso che quando era ragazzina, lei era semplice e pura e per lei era normale credere che tutto potesse risiedere nei poteri.
Ma la sua migliore amica, in fondo, era sempre stata così. Semplice e pura.
La sua mente si perse per un attimo nei ricordi.
 
“Allora? Credi di poterlo fare?”
Lorcan guardò Lily a fondo continuando a ripetersi che avevano fatto il giuramento di aiutarsi e che avrebbe fatto di tutto per vedere morti o in prigione le persone che avevano ucciso sua madre.
Doveva continuare a ripetersi quello o le avrebbe riso nel viso e se ne sarebbe andato dopo che lei aveva pronunciato la prima frase.
“Lily, mi chiedi molto. Non è un giocattolo”.
Lily assunse la sua posa più sarcastica e infastidita: si portò le mani sui fianchi e piegò la testa inarcando le sopracciglia e guardandolo come se fosse il peggiore degli idioti.
“Davvero? Non stai scherzando? E io che credevo di aver inventato qualcosa di nuovo e di magico”.
Lorcan sospirò “non essere irriverente, Lily” la rimproverò e lei alzò gli occhi al cielo “allora tu non essere stupido”.
Lui si morse il labbro più volte soprappensiero.
“Questa cosa cambierà tutta la mia vita” si oppose e Lily scattò in avanti prendendogli le mani.
“Ti prego, Lorcan, posso affidarla solo a te”.
Lui scosse la testa “sai benissimo che non è vero. Hai una famiglia che ti ama, un fidanzato che farebbe di tutto per te…”
“Ma non posso affidare questo a loro, non capisci?”
“Dovrei?” rispose Lorcan.
La verità era che non capiva davvero.
“Hai ragione. Cambierà la tua vita, ma tu sei un po’ eccentrico, lo sei sempre stato e nessuno si stupirà di vederti fare questa scelta. Non potrei affidarla a nessuno dei miei parenti per due motivi: primo, tutti i Potter sono osservati da vicino e niente passa in secondo piano quando si tratta di noi; secondo temo che ci sia una talpa molto vicino a noi… ci sono troppe cose che non tornano”
Scosse la testa, come se ormai quella idea la ossessionasse.
“Deve essere protetta a costo della vita, Lorcan e so che tu lo farai”.
“Lily…”
“No, conosco il tuo coraggio. So chi sei, siamo cresciuti insieme e credo di fidarmi solo di Scorpius e della mia famiglia quanto mi fido di te”.
“Va bene” convenne Lorcan “la terrò al sicuro per te” precisò e Lily non resistette all’impulso di abbracciarlo.
“Sei l’amico migliore che mi potesse capitare” gli sussurrò all’orecchio.
“Ruffiana” le sussurrò lui stringendola a sé.
“Devi promettermi una cosa, però” gli disse staccandosi e Lorcan inarcò le sopracciglia.
“Oh no! Basta ti prego” si lamentò scherzoso e Lily sorrise “solo un’ultima cosa, promesso” assicurò.
“Se mi dovesse succedere qualcosa…”
“Lily” la interruppe Lorcan, non voleva neanche sentire questo genere di discorsi.
“Non scherzo, Lorcan. Se dovessero uccidermi o morissi in battaglia, devi proteggerla e non dire a nessuno di questa cosa, mentre se dovessi farcela diremo a tutti la verità”.
Lorcan annuì solennemente. “Sembra semplice” affermò “direi che si può fare” concluse.
 
Allora non avrebbe mai creduto di dover fare davvero i conti con la scomparsa di Lily.
In un certo qual modo credeva che Lily gli sarebbe sempre rimasta al fianco, ad aiutarlo con quello che lei gli aveva affidato.
E anche sul sembrare semplice non ne era più così convinto. C’era qualcosa che lo terrorizzava nella verità e per una volta fu felice di non aver tutte le risposte.
“Hai il modo di amare della vecchia Lily ed hai la sua determinazione” la interruppe Lorcan, ma Lily storse le labbra “ed immagino che mi porterà molto lontano” commentò.
Lorcan scosse la testa “Dio. Sei sempre la solita capocciona” la rimproverò “le capacità si possono imparare, ma nessuno ti può insegnare ad amare di nuovo, a fidarti di noi o a essere una combattente… quello ti deve venire naturale”.
Lily annuì emettendo un leggero sorriso a Lorcan e fece per ribattere, ma in quel momento vide una ragazzina avvicinarsi a loro.
Ricordò di averla già vista. Era una delle migliori amiche di sua nipote.
L’aveva vista insieme a Ginny, la figlia di James e ricordava che Dominique le aveva detto più volte che erano davvero inseparabili.
Anche Lorcan si voltò sentendo i passi e i suoi occhi si illuminarono vedendo quella ragazzina venire verso di loro.
“Ella” chiamò e lei si avvicinò dandogli un bacio sulla guancia “Ciao, papà” salutò prima di spostare lo sguardo su Lily.
“Lei è Lily Potter” presentò Lorcan ed Ella annuì “la zia di Ginny, sì l’ho conosciuta” affermò e rispose al sorriso di Lily, ma le sembrò quasi che la ragazzina la stesse guardando in un modo scontroso.
“Papà mi ha detto di non restare sola con tutto quello che sta succedendo e Ginny è all’ospedale, quindi…”
Lasciò il discorso in sospeso, ma il silenzio fu subito riempito dalla voce di Lorcan.
“Hai fatto bene. Andremo a pranzo assieme e chiameremo tuo padre, magari riuscirà a raggiungerci anche lui” le disse e il tono di voce di Lorcan quando si rivolgeva alla figlia era di amore puro.
Si chiese se lui e il suo compagno l’avessero proprio adottata o fosse figlia di uno dei due, ma poi si rispose che non era davvero importante saperlo e che l’unica cosa che contava era l’amore che vedeva negli occhi del suo amico.
“Vieni con noi, Lily?”
Gli occhi di Lorcan sembravano chiedergli di accettare e ricordarle che doveva dirle qualcosa, ma contemporaneamente quelli di Ella sembravano dirle di stare alla larga.
Chissà perché non le stava simpatica dato che la conosceva pochissimo, ma forse era solo una sorta di gelosia verso il padre.
“Credo che andrò da mio figlio” rispose e fu sicura di vedere le spalle della ragazzina rilassarsi.
Lorcan sospirò e annuì “ti faccio accompagnare da Silver…”
“Non è necessario” si oppose Lily e Lorcan sorrise “se ti lasciassi raggiungere il San Mungo da sola credo che Scorpius vorrebbe la mia testa ed io tengo alla mia testa” scherzò facendo ridere Lily.
Quando tornò indietro per chiamare Silver, Lily restò sola con Ella e le sorrise di nuovo, ma questa volta, probabilmente dato che erano sole, la ragazzina non si sprecò neanche a rispondere.
“Ti ho fatto qualcosa?” chiese Lily curiosa.
Aveva visto quella ragazzina una o due volte, cosa poteva voler dire il suo comportamento.
La vide scrollare le spalle infastidita, ma non si sprecò neanche a rispondere.
E quando Lorcan tornò con l’Auror Silver, che Lily scoprì essere una donna, un peso si tolse dalle spalle di Lily.
Era molto felice di andarsene. Quella ragazzina la inquietava.
Cercò di non pensarci mentre ripoggiava i piedi sul pavimento dell’ospedale, oscillando dopo la materializzazione congiunta con l’Auror Silver.
Alzò gli occhi sul corridoio, ma non fece in tempo a salutare l’Auror che il fermento che c’era nel corridoio le fece aumentare i battiti del cuore ed un pessimo presentimento si fece strada in lei.
“Bailey” sussurrò e si precipitò di corsa nella stanza di suo figlio.
Quando arrivò e la trovò vuota il suo cuore si fermò per un momento.
Non c’era Bailey, non c’erano dottori o parenti vari, solo un letto perfettamente rifatto e un palloncino blu che continuava a restare attaccato al soffitto come se aspettasse che qualcuno lo afferrasse.
Si portò le mani ai capelli.
Il suo bambino. Non riusciva a pensare ad altro e il respiro le si stava facendo sempre più affannato, la testa sempre più confusa e il cuore le faceva sempre più male.
“Tranquilla, Lily” era la voce dell’Auror, probabilmente l’aveva seguita.
Sentì che stava parlando, ma la sua testa era talmente piena di pensieri e i suoi occhi talmente pieni delle immagini terribili di ciò che avevano fatto al suo bambino, che Lily non riusciva ad udire quello che stava dicendo.
Passarono quelle che a Lily parvero ore, ma che probabilmente non furono che pochi minuti quando si sentì travolgere da qualcosa che la fece traballare rischiando di cadere a terra.
Quando abbassò gli occhi pieni di lacrime e vide i capelli biondi e i tratti famigliari del suo bambino i sensi tornarono a funzionare.
La vista, l’udito, persino l’olfatto che le permise di sentire l’odore del suo bambino.
“Bailey” disse lisciandogli il viso come se fosse la cosa più bella che avesse mai visto.
“Bailey! Bailey!” non riusciva a smettere di dire il suo nome.
“Stai bene?” gli chiese appena il suo cuore riuscì a tornare ai battiti regolari. Il suo bambino aveva gli occhi rossi, come se avesse pianto.
“Che succede?” gli chiese preoccupata e lui accennò un sorriso spento, ma se il suo intento era quello di tranquillizzarla, non c’era riuscito per niente.
“Bailey, che succede?” domandò di nuovo e lui indietreggiò di un passo, “si tratta del nonno” affermò e Lily inarcò le sopracciglia.
Il padre di Scorpius?
Fece per chiedergli di nuovo cosa fosse successo, ma lo vide di nuovo con le lacrime agli occhi e si fermò.
Non voleva sconvolgere il figlio. Ne aveva passate davvero troppe.
“Albus e James sono con te?” chiese e lui annuì “non mi hanno lasciato un attimo, bè a parte lo zio James quando è corso a salvare il nonno ed Hermione”.
Lily aggrottò le sopracciglia.
“Tuo nonno Draco era con Hermione?” chiese stupita e Bailey annuì, ma Lily non riuscì ad aggiungere niente, perché in quel momento fu attratta da un rumore sul fondo della stanza.
“Quello che il tuo bambino non ti dice è che è un eroe” disse Gabrielle entrando nella stanza.
“Lui è quello che ha permesso a James di arrivare in tempo per salvare Draco ed Hermione”.
Lily strinse più forte Bailey a sé.
C’era qualcosa di inquietante nella voce di Gabrielle, forse era la serenità che la donna sembrava avere in quel momento.
“Bene” disse con un sorriso di circostanza, poi abbassò gli occhi sul suo bambino “mi porti da tuo nonno?”
Forse Draco sarebbe riuscito a dirle qualcosa di più.
Bailey scosse la testa “il nonno non sta bene” disse e Lily non capì se fosse una sensazione, ma le sembrava che la voce di suo figlio fosse impregnata di colpa.
“Non ha ancora ripreso conoscenza” affermò e Lily annuì, il suo pensiero andò subito a Scorpius.
Lui era molto legato a suo padre, ma ricordò che l’ultima volta che si erano visti avevano litigato.
Pensò a come potesse essere ironico il destino e si ritrovò a pregare che Draco stesse bene.
“Portami da lui” disse a suo figlio e lui la guardò per un secondo con lo stupore nei suoi grandi occhi grigi, poi la fece uscire, con Gabrielle che li seguiva.
Quando arrivò davanti alla stanza che doveva essere di Draco trovò lo stesso capannello di gente che aveva assistito suo figlio.
Sembrava che avessero semplicemente cambiato stanza.
L’unica differenza era che di tutti i bambini Potter – Weasley che erano arrivati per tenere compagnia a suo figlio ne era rimasto solo uno: Harry.
Lily intravide subito i suoi fratelli e si avvicinò a loro, Bailey ancora stretto a sé.
“Come sta?” chiese e vide Albus scuotere la testa.
“Non bene. Gabrielle e Dominique si sono occupate di lui, hanno curato le ustioni e aspirato il fumo dai polmoni, ma semplicemente non si sveglia e nessuno riesce a capire perché”.
Lily sentì Bailey irrigidirsi sotto le sue mani e lo strinse più forte per un secondo prima di lasciarlo andare da Harry.
“Scorpius lo sa?” chiese a bruciapelo.
Lily vide James ed Albus aggrottare le sopracciglia in sincrono alla sua domanda e quasi sorrise, quei due fratelli erano tanto simili quanto diversi.
“Non eri con lui?” domandò James di rimando e Lily sospirò “è arrivata Estela ed io dovevo parlare con Lorcan”.
“Estela?”
“E di cosa dovevi parlare con Lorcan?”
Le due domande furono fatte in contemporanea dai suoi due fratelli e Lily sospirò “possiamo parlare di tutto questo dopo?” chiese e si voltò verso gli altri, ma nessun altro sembrava seguire i suoi discorsi, anche se Gabrielle se ne stava seduta rigida sulla sedia, gli occhi chiusi e le mani strette in grembo.
“Perché è qua? Se è una Guaritrice e lo ha visitato lei perché adesso è tra i parenti?”
Lily non riuscì a non chiedere chiarimenti su quella donna, le metteva ansia e una strana soggezione e poi perché era insieme a loro?
 “Lily” la rimproverò James come se fosse una bambina piccola “Gabrielle ha staccato e sta aspettando che stacchi anche Dominique, almeno potranno andare a casa assieme, non essere maleducata con lei”.
La voce, praticamente un sussurro arrabbiato di James, la fece sentire in colpa, come una bambina beccata a fare qualcosa di sbagliato.
“Va bene. Va bene” disse stancamente e si appoggiò al muro con la schiena piegandosi leggermente in avanti.
Udì Albus dire agli altri che sarebbe andato ad informare Scorpius e vide Bailey fissare lo zio e mordersi le labbra come se volesse andare con lui.
Era incredibile come il rapporto tra Scorpius e Bailey si fosse evoluto e Lily si ritrovò a pensare che, probabilmente, anche se Scorpius avrebbe avuto un altro figlio, non avrebbe mai abbandonato Bailey.
Sentì con le mani il freddo della sua, ormai familiare, pietra rosa e si concentrò su Gabrielle e pensò a Scorpius, la sua password.
Come al solito la pietra parve risucchiarla.
 
Era in una casa molto piccola e buia.
Le sembrava di sentire addirittura i brividi che le trasmettevano la pelle d’oca.
Non doveva essere freddo date le sue braccia scoperte, per cui immaginò che la pelle d’oca fosse dettata dalla paura.
Si chiese perché fosse terrorizzata, in fondo il posto era buio e angusto, ma sembrava anche vuoto.
Non fece in tempo a finire il pensiero che il rumore della smaterializzazione la fece sobbalzare.
“Quindi anche Lily Potter ha paura” la prese in giro un uomo che Lily non aveva mai visto, ma la sua voce le era molto familiare.
Non era la prima volta che la sentiva, ma non riusciva a ricordare dove.
Questa volta però vedeva un volto ed era sicura che adesso se lo sarebbe ricordato.
Capelli castani ed occhi scuri, un’accoppiata forse banale, ma che nel suo viso risultavano affascinante.
“Non è paura” si sentì dire “è repulsione. Allora il prossimo attentato?” chiese sbrigativa.
L’uomo la osservò con rabbia, non faticava ad immaginare che la odiasse, e che si stesse trattenendo dal duellare con lei.
Nonostante questa rabbia reciproca, lui le diede le informazioni dovute e lei memorizzò tutto.
“Ricorda, nessuno dei miei deve essere ucciso”.
Lui rise senza allegria “tu pensi ai miei uomini? Pensa alla tua famiglia e pensa a come è morta la maggior parte di loro” le disse e poi si smaterializzò, lasciandola a chiedersi cosa volesse dire.
 
Lily tornò in sé, come sempre quando entrava in una queste visioni, con un po’ di fatica.
Avrebbe tanto voluto vedere ancora, ma ogni volta che pensava a quello che aveva appena visto, la visione la ributtava fuori.
Questa volta però il ricordo era stato utilissimo.
Certo non riusciva a capire cosa entrasse Gabrielle in tutto quello che aveva appena visto, ma almeno aveva un volto.
Un volto che era sicura appartenere a qualcuno di cui aveva già sentito la voce. Una voce che l’aveva aiutata.
Gli occhi le si dilatarono ricordando dove l’aveva udita.
Andò da Alice che era seduta su una delle seggiole del corridoio e teneva d’occhio Harry e Bailey e si sedette accanto a lei.
“Tu sai disegnare, vero?”
Alice inarcò le sopracciglia e boccheggiò per un attimo “hai riacquistato la memoria?” chiese speranzosa, ma Lily scosse la testa, “era una sensazione” affermò.
Alice sporse leggermente il labbro in un simpatico broncio che fece sorridere Lily.
“Ho bisogno di te. Devi fare un identikit” la informò e Alice sbatté le palpebre.
 
COMMENTO: LO SO VI HO FATTO ASPETTARE TANTISSIMO E ADESSO VI LASCIO CON UN CAPITOLO DI TRANSIZIONE, MA ORMAI LO SAPETE, LE COSE DEVONO ESSERE PREPARATE E QUINDI QUESTO METTE LE BASI AI PROSSIMI CAPITOLI!! LO SO SCORPIUS E’ STATO BASTARDO CON ESTELA, MA INSOMMA…DIREI CHE LEI SE LO MERITAVA IN PIENO, NO? INOLTRE HO LASCIATO QUALCHE INDIZIO QUA E LA’…AD ESEMPIO SULLA COSA CHE LILY HA AFFIDATO A LORCAN…COSA CREDETE CHE SIA? E INOLTRE LILY HA FINALMENTE IN MENTE IL VOLTO DI MICHEAL, MA CONTEMPORANEAMENTE GABRIELLE HA DI NUOVO UN GIOCATTOLINO AL SAN MUNGO!! SPERO CHE IL CAPITOLO VI SIA PIACIUTO E COSA IMPORTANTISSIMA, SPERO CHE MI FACCIATE SAPERE!! DIMENTICAVO LA PAROLA CON L’ASTERISCO NON E’ INVENTATA DA ME, MA DA UNA SCRITTRICE VERA E BRAVISSIMA ED E’ USATA IN UNA SAGA CHE ADORO E CHE E’ MOLTO FAMOSA…VEDIAMO CHI RIESCE AD INDOVINARLA? ALTRIMENTI VE LO DICO NEL PROSSIMO CAPITOLO!! INTANTO RINGRAZIO LE RAGAZZE FANTASTICHE CHE NON MI ABBANDONANO MAI OVVERO: ICEPRINCESS / ROXY HP / CICCI 12 / JULIET LILY POTTER / ZONAMI 84 E EFFE 95!! GRAZIE DI CUORE!! INOLTRE RINGRAZIO CHI MI HA AGGIUNTO ALLE PREFERITE / SEGUITE E RICORDATE E ANCHE CHI MI LEGGE SOLTANTO!! UN BACIONE E BUONA PASQUA A TUTTI!!

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Capitolo 30
*** 29 CAPITOLO ***


Albus suonò il campanello pensando che avrebbe anche potuto smaterializzarsi dentro casa, dato che, essendo stato anche l’appartamento di Lily, il sangue dei Potter permetteva alle barriere anti smaterializzazione di lasciarlo passare, ma, visto che Estela doveva essere a casa di Scorpius, non voleva rischiare di trovare il suo amico in un momento compromettente.
Anche perché non era sicuro che avrebbe resistito a non picchiarlo se fosse stato così.
Quando Scorpius andò ad aprire, Albus però spalancò gli occhi e strinse i denti, soffocando la rabbia, Scorpius aveva l’aspetto di uno che fosse appena stato strappato dalle braccia di una donna. Sapeva che non doveva odiare il suo amico, dato che era stato anche lui ad insistere perché si rifacesse una vita, ma da quando Lily era tornata aveva sempre detto di amarla e lui gli aveva sempre creduto.
“Fai davvero schifo” asserì osservando i suoi capelli spettinati ed i vestiti sgualciti.
“Entra, Albus” disse Scorpius con un sospiro, ma il ragazzo rimase fermo sulla porta. “Lily mi ha detto che sei con Estela e non vorrei disturbare” replicò calcando la voce sull’ultima parola, voleva farlo sentire un verme. Come poteva stare qua a godersi la fidanzata quando aveva asserito con tutte le sue forze di amare Lily?
“Estela è andata via…” affermò mettendosi da parte per farlo entrare, poi aggrottò le sopracciglia “ma Lily doveva essere al Ministero… eri là anche tu?”
Albus sospirò e si avvicinò al divano, sedendosi un attimo.
“No, Lily è al San Mungo adesso, è passato del tempo mentre tu copulavi con Estela” disse acido.
Scorpius sollevò le sopracciglia “hai bevuto, Albus?” chiese, poi non riuscì a trattenere un sorriso “copulavi…era dai tempi della scuola che non sentivo questo termine” rise.
“Allora lo ammetti?” domandò Albus, sentendosi tradito.
Scorpius sospirò sedendosi davanti a lui. “Non ho molta voglia di sentire le tue paranoie da fratello maggiore protettivo” disse stancamente, poi riprese prima che Albus potesse replicare: “Estela era venuta a dirmi che non c’è nessun bambino” confessò e lui spalancò gli occhi.
“Ha abortito?” chiese in un sussurro “per quello l’hai consolata?”
“Consolata?” stavolta fu il turno di Scorpius spalancare gli occhi “Salazar, Albus! Non ho fatto sesso con lei va bene?” si arrabbiò e Albus si calmò un attimo vedendo la sincerità in quegli occhi grigi ed annuì, sentendosi un po’ stupido.
In teoria non aveva alcun bisogno di giustificarsi, sapeva che l’aveva appena fatto solo in nome della loro amicizia.
Cercò di sorridergli sentendosi un po’ in colpa, ma Scorpius aveva poggiato le braccia sulle cosce e aveva intrecciato le mani e chinato la testa.
“Non c’è mai stato nessun bambino. Mai. Era tutta una stronzata di una stupida gelosa e bugiarda”
“Non c’è mai stato…”
Albus lasciò la frase in sospeso. Tutto si aspettava tranne che questo.
Aveva conosciuto Estela, essendo stata la ragazza del suo migliore amico per diverso tempo e non gli era mai sembrata un tipo capace di cose del genere.
“Doveva davvero essere fuori di sé” rifletté a voce alta.
“Già” disse Scorpius con una voce cavernosa per quanto era piena di rabbia “fuori di sé o pazza malata, dipende dai punti di vista” affermò sarcastico, rialzando la testa.
Albus sospirò “e adesso?” domandò e Scorpius lo guardò “e adesso l’ho lasciata” affermò “ho fatto quello che avrei fatto subito se un falso bambino non si fosse messo tra noi”.
Albus annuì sovrappensiero, adesso che il senso di fastidio e di rabbia erano passati gli era tornato in mente per quale motivo era andato da lui.
Si sentì ancora più in colpa, prima la notizia di Estela, poi lui stesso che faceva di tutto per farlo innervosire, adesso dirgli di suo padre sarebbe stata davvero la ciliegina sulla torta.
Pensò al modo più semplice per dirgli di Draco poi gli venne in mente come gli avevano detto dei suoi genitori.
 
“Cos’hai combinato, Jam?”
James si voltò verso Albus mentre entrambi seguivano Neville per il corridoio che li stava conducendo davanti al Gargoyle della stanza del preside.
Quando Neville era andato a chiamarlo in biblioteca, Albus aveva notato subito la faccia scura del professore e non era sfuggito neanche a James, ma l’uomo non gli aveva voluto dare nessuna spiegazione, balbettando confusamente che dovevano andare subito dal preside.
Albus conosceva troppo bene Neville per non capire che doveva essere successo qualcosa di grave. Erano amici dei suoi genitori dalla vita e per un attimo ripensò a tutte le volte che lui e Hannah erano venuti a mangiare da loro insieme ai loro bambini, a tutte le volte che la piccola Alice era rimasta a dormire da loro per far compagnia a Lily e lui era andato a riprenderla. Il modo in cui scherzava e rideva con i suoi genitori. A vederlo in quel momento, non sembrava neanche la stessa persona
Conosceva da sempre Neville ed oggi non era lui, aveva qualcosa di strano.
“Non ho fatto niente. Pensavo fossi stato tu” rispose James guardando le spalle di Neville come se le stesse studiando.
“Sì, come se fosse possibile” si lamentò Albus, ma vide che James non lo stava più ascoltando, il suo sguardo era fisso sulla figura di Neville.
Dopo ancora qualche passo, James si girò verso di lui ed indicò di nuovo Neville con la testa di modo che Albus seguisse il suo sguardo “secondo te piange?” sillabò James con le labbra.
Albus sbatté le ciglia. James doveva avere le visioni. Un uomo dell’età del loro professore non poteva piangere, il solo immaginarselo però gli fece stringere lo stomaco: se fosse stato vero doveva essere successo qualcosa di davvero grave.
Un brivido gelido gli percorse la spina dorsale, ma non fece in tempo a rispondere niente a suo fratello che Neville si fermò talmente di scatto che loro gli finirono praticamente addosso.
“Senta, professor Paciock se è per quelle Caccabombe…”
Albus non stava seguendo James perché era troppo impegnato a guardare Neville, aveva gli occhi lucidi e lo sguardo sembrava perso, lontano migliaia di anni luce.
Poi lo vide abbassarsi fino a mettere le mani sopra le spalle di suo fratello e guardare prima James e poi lui.
“Oggi non sono il vostro professore, ma uno dei migliori amici di vostro padre e di vostra madre” disse loro, poi prese un respiro “e sarò con voi in ogni secondo, va bene?”
“Neville, cosa…?”
La domanda di James rimase in sospeso mentre Neville si voltava per dire la parola d’ordine.
Albus poteva sentire James continuare a far domande a Neville, continuare a cercare di capire, invece lui si sentiva il solito Serpeverde con il terrore che lo attanagliava da dentro.
 
Si riscosse da quel maledetto ricordo cercando di scacciare tutte le immagini successive, le parole di Neville, la rabbia di James, il suo terrore… erano tutte immagini sfocate adesso, ma ancora capaci di trasmettergli le stesse sensazioni nitide di quel maledetto giorno.
Non sapeva come dirlo a Scorpius, semplicemente perché non c’era un modo per dirlo.
“Senti, Scorp… io sono qua per dirti una cosa”.
“Ah. Ed io che pensavo che fossi venuto solo per rompere le scatole” replicò con sarcasmo.
Albus fece un mezzo sorriso torcendosi le mani. In effetti, magari, poteva evitare di trattarlo come aveva fatto, soprattutto pensando a quello che in realtà era venuto a dirgli, ma diciamo che aveva dimenticato la compassione verso il suo migliore amico quando lo aveva visto in quel modo.
E adesso se ne era pentito.
“E’ importante, Scorp”.
Quando sentì il suo tono di voce Scorpius scattò subito sull’attenti, si raddrizzò e concentrò gli occhi su di lui.
Conosceva benissimo la voce di Albus e sapeva che in quel momento era davvero preoccupato per qualcosa.
“Bailey? Sta bene?” chiese spaventato e Albus annuì immediatamente “non si tratta di lui… tuo padre…”
Gli occhi di Scorpius sembrarono emettere scintille di rabbia al nome di Draco.
“E’ venuto da te? Ti ha detto tutto? Ti ha detto che conosceva l’identità di un NewMan?”
“Conosceva l’identità di un NewMan?”
Da come Albus lo interruppe, Scorpius capì che non era quello a cui si riferiva lui.
“Sì, voleva anche dirmi chi era, ma io ero troppo arrabbiato. E’ stato arrestato? E’ questo? Mio padre è ad Azkaban?”
Albus osservò il suo migliore amico, non avrebbe saputo dire se era più rabbia o tristezza quella che vedeva nei suoi occhi.
Si chiese se quello a cui si stava riferendo Scorpius c’entrasse con quello che gli aveva detto Draco prima di andarsene dalla stanza di Bailey: Stasera saprai tutto. Stai vicino a Scorpius.
Le ultime parole che gli aveva rivolto Draco gli erano sembrate da subito un passaggio di testimone, tanto che, quando avevano scoperto l’attacco Albus aveva temuto che Draco sapesse o sospettasse di essere stato attaccato, ma, probabilmente, in realtà, si riferiva a quello che ora gli stava dicendo Scorpius.
Sicuramente, pensava di finire in prigione.
“Mi dispiace, Scorp…”
“Ti dispiace?” la voce sempre priva di inflessioni di Scorpius sembrò avere una piccola nota di panico “è davvero ad Azkaban?”
Albus buttò fuori tutto il respiro. Come dicevi ad un uomo che aveva quasi perso il figlio che adesso rischiava di perdere il padre?
“E’ al San Mungo, Scorp” confessò sentendosi la bocca impregnata di qualcosa di molto amaro.
“Al San Mungo?” Scorpius sembrava spaesato, come se non capisse e non poteva certo dargli torto, per cui, gli disse tutto subito.
Gli spiegò dell’attentato. Gli disse che lui e sua zia Hermione erano nella sede dell’ordine. Di come quella fosse nascosta con l’incanto Fidelius e di come, sempre secondo Hermione, ci fosse una talpa nella famiglia.
“Quindi stanno bene? Hai detto che Hermione ha formulato una teoria…”
Albus poteva sentire la paura di Scorpius nella sua voce, quella paura talmente forte da impedirgli di fare una semplice domanda diretta.
“Tuo padre è in coma, Scorp”.
Il cuore di Scorpius parve fermarsi e lui indietreggiò verso lo schienale del divano come se avesse appena ricevuto un colpo di pistola.
Le sue parole cattive e piene di rabbia gli tornarono subito alla mente, impetuose, inarrestabili.
Non gli aveva dato neanche modo di spiegarsi e ora? Lo avrebbe più visto? Gli avrebbe più parlato?
Si alzò in piedi e guardò Albus “ci vediamo là” disse e senza dare al suo amico tempo di dire niente si smaterializzò.
***
Quando poggiò piede nell’atrio ci mise poco per arrivare al corridoio della rianimazione.
Quel corridoio gli era tremendamente famigliare. Era andato anche troppe volte in quel posto e purtroppo quasi sempre per Lily, che lei fosse la protagonista o una semplice spettatrice.
Percorse quei passi proprio come ogni volta, sentendosi le ginocchia molli e il cuore in gola, ma in quel momento sentiva anche le grida sue e di suo padre rimbombargli in testa.
Era così strano. Non voleva pensare a quello che lui gli aveva detto perché continuava a ripetersi che sembrava gli stesse dicendo addio, ma non riusciva a smettere di farlo.
Capì subito quale dovesse essere la stanza di suo padre perché erano tutti lì davanti. Sembrava che si fossero trasferiti in massa dalla stanza di Bailey a quell’orrendo corridoio.
Sua madre si alzò quando lo vide, aveva le guance piene di lacrime e Scorpius l’abbracciò immediatamente.
Lei pianse sul suo petto e lui le passò una mano lungo la schiena sentendo un grosso groppo alla gola, vedere sua madre piangere gli faceva capire che era vero, che non era solo la sua immaginazione e il suo senso di colpa a farlo sentire così.
“Possiamo vederlo?” le chiese e sua madre scosse la testa “non adesso…c’è la Guaritrice dentro” disse con la voce rotta dalle lacrime.
Era così strano vedere sua madre piangere in pubblico in quella maniera, lei tendeva a tenersi sempre tutto dentro, doveva davvero essere a pezzi per lasciarsi andare così.
Lui invece non capiva realmente come si sentiva, non sapeva se voleva entrare oppure no, vederlo oppure no, in realtà il suo senso di colpa e la sua paura di perderlo continuavano a dirgli di scappare e di tornare solo quando tutto fosse ormai finito.
Era davvero diverso da Lily.
Lily. Guardò oltre la testa di sua madre e la vide, era insieme a Bailey.
In quel momento stava parlando con Alice che sembrava scarabocchiare qualcosa in un foglio, ma continuava a tenere la mano di Bailey racchiusa nella sua, come se non riuscisse a lasciarlo neanche per un secondo.
Quando vide il viso di Bailey ne capì il motivo: era bianco quasi cereo, sapeva che anche Bailey aveva il carnato dei Malfoy, ma suo figlio era così pallido da portarlo a chiedersi se fosse guarito del tutto. La cosa che lo impressionava di più, però, fu la sua espressione, era angoscia pura.
Sicuramente, dopo tutto quello che aveva subito nei due giorni precedenti, Bailey soffriva tantissimo per l’attacco a suo nonno, senza contare che Draco era stato il primo ad entrare nel cuore di Bailey.
Si avvicinò a loro, mosso soprattutto dall’istinto paterno e Bailey alzò gli occhi. Lo osservò per un attimo. Parve studiare la sua espressione, quasi come se temesse qualcosa, ma poi si alzò di scatto e si lanciò su di lui circondandogli le braccia con la vita.
Rimase immobile, gli occhi spalancati e le mani alzate. Era stupito, emozionato e pieno di paura.
Non riusciva a reagire. Era la prima volta che Bailey lo abbracciava, senza contare che fino a due giorni prima non avrebbe mai creduto di ricevere un suo abbraccio.
Quando incrociò lo sguardo commosso di Lily si diede una scossa e abbassò le mani, mettendole sulle spalle di Bailey e attirandolo a sé fino a sentirlo aderire alla propria pelle.
Era il suo bambino, era parte di lui e finalmente lo stava tenendo per la prima volta tra le braccia.
Ripensò alla prima volta che suo padre lo aveva abbracciato, nessuno dei due era tipo da abbracci, ma quando quel giorno, tornando da Hogwarts il suo primo anno, suo padre lo aveva stretto a sé era riuscito a fargli sentire tutto l’amore che provava per lui, a trasmettergli tutto quello che aveva provato in quei mesi, quanto gli era mancato.
Anche Scorpius adesso sperava di riuscire a trasmettere a suo figlio quanto lo amava e quanto lo avesse reso il padre più felice del mondo in quel momento.
“Mi dispiace” sussurrò Bailey ancora affondato sul suo petto “mi dispiace tanto”.
Scorpius lo staccò da sé “per cosa?” gli chiese allontanandolo quel tanto che bastava per poterlo guardare negli occhi.
“Io… il biglietto… non sono stato abbastanza veloce…il nonno… dovevo ancora parlarci, io…”
Se Scorpius avesse dovuto ripetere cosa suo figlio aveva appena detto non ci sarebbe riuscito. Bailey era stato troppo confusionario e sconnesso, ma di una cosa era sicuro: la sua voce era intrisa di senso di colpa.
“Oh no! No, no, tu non prenderai la via di tua madre” gli disse e anche se la voce poteva sembrare scherzosa, i suoi occhi erano seri.
Non avrebbe mai permesso che Bailey si sentisse in colpa come Lily aveva fatto per anni per non essere stata in grado di salvare i suoi genitori.
Entrambi erano troppo piccoli per fare qualcosa.
Si abbassò e gli prese le braccia per fargli sentire il contatto delle sue mani, fargli sentire che lui era lì.
“Ascoltami bene: non hai niente di cui sentirti in colpa, ok? Non hai attaccato tu tuo nonno e sei riuscito a mandare James e Teddy ad aiutarli, senza di te sia lui che Hermione sarebbero sicuramente morti, adesso invece…” s’interruppe per non permettere alla sua voce di tremare, suo figlio aveva bisogno di sapere che lui ci credeva “adesso invece hanno una possibilità” concluse.
Bailey annuì, ma Scorpius poté vedere nei suoi occhi che non era del tutto convinto per cui scosse la testa e lo guardò ancora più a fondo, cercando di trasmettere la verità in quegli occhi così uguali ai suoi.
“Dimmi che mi credi, Bay” gli disse e il ragazzino storse la bocca, sembrava indeciso, come se avesse qualcosa che gli pesava sulla coscienza, per cui Scorpius si allontanò con lui di qualche passo, vedevano ancora la porta della stanza di suo padre, ma erano un po’ più nascosti rispetto agli altri.
“Cosa c’è?” gli chiese e gli occhi di Bailey si rabbuiarono confermando a Scorpius che c’era qualcosa che gli pesava dentro come un macigno.
“Niente” rispose cercando di risultare convincente e indossando un sorriso che Scorpius sapeva essere costruito.
Scorpius spostò gli occhi da Bailey per fissarli sulla porta della stanza di suo padre come calamitato dalla potenza dei ricordi che lo stavano assalendo.
 
Se ne stava chiuso in camera e non voleva uscire.
Sapeva benissimo che, se fosse uscito, suo padre avrebbe capito subito che c’era qualcosa che lo turbava e lui non voleva parlarne.
Quello che non aveva messo in conto, però, era il fatto che suo padre potesse venisse a cercarlo.
Draco diede un colpo alla porta ed entrò immediatamente senza dargli la possibilità di protestare od opporsi.
Si sedette sul letto dove lui stava semi disteso da ore con le cuffie alle orecchie e gli mise una mano sopra al ginocchio.
“Se tuo nonno potesse vederti” gli disse tirando leggermente il filo e togliendogli le cuffie “penso che gli prenderebbe un colpo”.
“Mi piace la musica Babbana” affermò lui semplicemente.
Sapeva benissimo a cosa si riferiva, erano ormai anni che suo padre non lo portava a trovare suo nonno, ma aveva passato undici anni ad andare con lui a trovarlo una volta al mese e i discorsi di suo nonno li ricordava molto bene.
Così come ricordava bene il disprezzo che aveva per tutto ciò che era Babbano.
“E poi non credo che possa saperlo se non glielo dici” disse scrollando le spalle con noncuranza.
Draco sorrise per la furbizia del figlio, ma tornò a concentrarsi sul motivo per cui era andato in camera sua. “Allora? Me lo dici che succede?” gli chiese e Scorpius assottigliò gli occhi per un attimo prima di calarsi di nuovo la maschera della tranquillità sul viso. “Niente. Non succede niente” rispose e riuscì anche ad emettere un sorriso che avrebbe dovuto avere il potere di confutare la sua risposta.
Suo padre inarcò un sopracciglio e poi sorrise a sua volta. “Sai, Scorp. Credo tu possa fregare tanta gente così, ma non me. La stessa maschera che stai indossando in questo momento, l’ho avuta su di me un milione di volte…” gli disse semplicemente “i tuoi occhi sono proprio come i miei” continuò.
La sua voce non aveva nessuna nota di rimprovero. Non si era arrabbiato perché gli teneva nascoste le cose, sembrava semplicemente voler sapere che cosa aveva.
Sembrava preoccupato.
 
E probabilmente era così che doveva essere un padre. Preoccupato più per il figlio che per sé e adesso lo capiva.
“Ti sarai reso conto che abbiamo gli stessi occhi, vero?” gli chiese ripetendo più o meno le stesse parole che aveva usato suo padre quasi vent’anni prima.
Bailey sorrise per la prima volta “direi di sì” convenne “penso che avrei dovuto non guardarmi allo specchio per non accorgermene” scherzò e Scorpius annuì.
“Quindi, credo che potrai immaginare che le espressioni che vedo in te, le ho viste prima su me stesso… le conosco tutte… ad una ad una…”
S’interruppe quando vide la confusione negli occhi di Bailey.
Probabilmente suo figlio stava realizzando quello che voleva dire.
“Io…” si mangiucchiò le labbra alla stessa maniera di Lily quando era molto nervosa e poi lo guardò come Lily, come se volesse sfidarlo a dimostrargli che veramente stava nascondendo qualcosa, ma prima che Scorpius potesse anche solo dire una parola, Bailey parve perdere quella breve battaglia con se stesso e gli disse tutto.
Gli spiegò che Draco era passato da lui, che lui non gli aveva dato neanche la possibilità di parlare, che gli aveva solo chiesto se aveva torturato le persone e se gli era piaciuto fare agli altri quello che avevano fatto a lui.
Scorpius si chiese se fosse davvero andata così. Se davvero Bailey non avesse dato a Draco neanche la possibilità di replicare, ma poi si disse che la cosa importante era che Bailey lo percepiva così.
Guardò di nuovo verso la porta del padre, proprio mentre usciva Dominique e si avvicinava a sua madre, ma non si mosse. Le parole di suo figlio gli avevano fatto tornare in mente la conclusione del ricordo precedente.
 
“Allora, visto che tanto sai sempre tutto, ok, c’è qualcosa, ma non è niente di importante, va bene?”
Draco sospirò. Aveva odiato quell’età già quando ci era passato lui e adesso che toccava a suo figlio non sembrava che la situazione fosse molto più rosea.
Ricordava benissimo come era avere quindici anni, con gli ormoni che girano a mille e il mondo che sembra caderti addosso facendoti pensare che tutti ce l’abbiano con te.
“Secondo me invece ti interessa molto se stai così” gli disse soltanto e Scorpius strinse i pugni poggiando le mani sulle ginocchia piegate.
“Non mi importa. Mi importerebbe se mi importasse di lei e invece non mi importa niente di lei, per cui non mi importa niente di quello che fa”.
Draco si trattenne dal ridere, se ripeteva un’altra volta la parola importa avrebbe creato un nuovo scioglilingua.
“Non mi importa” borbottò ancora. Continuava a ripetersi che non gli interessava perché altrimenti avrebbe dovuto ammettere che Albus e James non erano gli unici a preoccuparsi per lei. Per il suo essere esageratamente impavida come il giorno prima, quando, nel treno durante il suo turno da Prefetto, l’aveva trovata a parlare con Micheal Nott.
Se non fosse stato certo dell’odio che vedeva negli occhi di Lily, sarebbe quasi stato geloso per la vicinanza che c’era tra i loro corpi.
Nell’esatto momento in cui era intervenuto per essere sicuro che lei stesse bene si era reso conto di due cose: primo che gli interessava troppo di quella stupida ragazzina e secondo, e non meno importante, che lei non voleva essere aiutata.
Avevano litigato bruscamente ed erano scesi dal treno senza neppure rivolgersi la parola.
E lui continuava a non capire perché, dalla litigata con lei, quella sensazione di rabbia che aveva provato non se ne volesse andare.
Perché si sentiva come se le sue vene fossero fiumi di lava incandescente? Perché non riusciva a smettere di pensare alle sue parole e ai suoi occhi?
Continuava a ripetersi che lo faceva per Albus, che il suo migliore amico aveva già sofferto anche troppo, ma la realtà era che non avrebbe dovuto interessargli così tanto.
 “E qual è la dama della quale non ti importa?” chiese Draco e Scorpius spostò il viso interrompendo il contatto.
“Nessuno”.
“mm-mm, certo, capisco. Però questo nessuno del quale non ti interessa, ti rende così furioso da non farti scendere neanche a pranzo quando mancano due giorni a Natale e sai che i tuoi genitori vorrebbero tanto averti con loro”.
Il tono che usò Draco lo fece sorridere, ma Scorpius strinse le labbra per non dargli soddisfazione.
“Io ti capirò sempre, Scorp” lo rassicurò Draco e lui tornò a guardarlo.
“Anche se avessi fatto una grossa cavolata?”
Draco rise “soprattutto se avessi fatto una grossa cavolata.” Lo rassicurò “io ho fatto tanti errori, Scorp. Se immagini il peggio non ci sei neanche vicino, ed erano errori seri, ma tua madre mi ama lo stesso e sono sicuro che anche la tua misteriosa dama lo farà” aggiunse.
Scorpius lo guardò ancora poco convinto e Draco cercò i suoi occhi con lo sguardo.
“C’è un vecchio detto che dice: amare vuol dire non dover mai dire mi dispiace e significa che non dovresti mai fare qualcosa che ferisca l’altro, ma non è così nella realtà. Ho sempre pensato che amare possa essere anche rendersi conto di quello che uno ha fatto e non farlo mai più…”
“E se fossi io a dover perdonare?”
“Ho imparato sulla mia pelle che se ami perdoni quasi tutto” rispose come se fosse la cosa più naturale del mondo e lasciando Scorpius a chiedersi di chi stesse realmente parlando.
 
Guardò suo figlio negli occhi. Stava ancora aspettando una qualsiasi parola, sembrava attendere con fierezza, sapeva che era come Lily.
Si sarebbe preso qualsiasi conseguenza, ma Scorpius scosse la testa e lo abbracciò.
Non era mai stato molto bravo con le parole. Parlare di sentimenti non gli era mai venuto molto naturale e non ne aveva mai avuto molto bisogno, né con la sua famiglia, né successivamente con Lily, ma sperò di trasmettere con quel gesto più di mille parole.
E forse fu davvero così perché sentì il suo bambino prendere un respiro a contatto con il suo torace, come se ne stesse assorbendo energia.
Lo staccò leggermente da sé e lo guardò dritto negli occhi.
“Avrai modo di chiarire e di vedere che per lui non è successo niente, te lo prometto” Bailey annuì, ma Scorpius voleva essere sicuro che capisse.
“Ti fidi di me?” gli chiese e finalmente Bailey sorrise davvero “certo. Mi fido di te, papà” disse e Scorpius non riuscì a non sorridere.
Lo aveva già chiamato papà una manciata di volte, ma ancora per lui era un senso di calore che gli nasceva dritto dal cuore e in quel momento era proprio quello di cui aveva bisogno.
Cercò di nutrirsi di quella parola anche mentre si avvicinava alla porta di suo padre.
Lasciò che la voce di suo figlio gli rimbombasse nella testa più e più volte scacciando con forza la sua voce che urlava contro suo padre.
Doveva entrare.
Appoggiò una mano sulla maniglia. Sapeva di non avere più scuse, Dominique era ormai uscita e stava parlando con sua madre, avrebbe dovuto ascoltare anche lui, magari stava dicendo cose importanti, forse addirittura fondamentali, ma non riusciva a staccare la mano da quella maniglia.
Doveva entrare.
Piegò la maniglia, ma non spinse la porta. Sapeva che stava facendo la figura dello stupido, ma non gli importava.
Gli sembrava di essere dentro ad un sogno, si vedeva sospeso sopra il ciglio di un burrone e quella porta che lo divideva da suo padre era la sua condanna o la sua salvezza.
Doveva entrare.
Quale però? Condanna o salvezza?
Doveva entrare.
Doveva scoprirlo, smettere di essere vigliacco, ma lui riusciva soltanto in un modo a non essere vigliacco ed era quando Lily era accanto a lui.
Sentì una mano poggiarsi sulla sua. Era calda contro il freddo della sua pelle ed era rosata al contrario della sua che era diventata bianca per la forza con la quale stringeva quella maniglia.
Alzò gli occhi pur sapendo chi avrebbe visto. Il suo cuore aveva accelerato riconoscendo immediatamente quel tocco che gli aveva dato tante piccole scosse lungo tutta la spina dorsale.
Avrebbe voluto chiederle se poteva entrare con lui, ma si sentì patetico.
Un uomo di trentatré anni che non riesce, da solo, ad entrare dentro la stanza di suo padre? E poi era quello che doveva dar sicurezza alla sua famiglia?
“Posso venire con te?” gli chiese lei e Scorpius la guardò assorto.
Che avesse ricordato? Come poteva sapere di cosa aveva bisogno in quell’esatto istante?
Bè, che avesse ricordato o meno, in quel momento non contava niente, gli importava che solo che lei era lì con lui e che adesso non aveva più paura di entrare nella stanza.
Intrecciò le dita alle sue e spinse leggermente la porta.

COMMENTO: OK, ECCOCI QUA!! CAPITOLO DEDICATO QUASI TOTALMENTE A SCORPIUS E AL RAPPORTO CON DRACO E CON BAILEY!! NON HO MOLTO DA DIRE SU QUESTO, QUINDI VI DIRO’ CHE NEL PROSSIMO CAPITOLO AVREMO, COME POTETE INTUIRE, MOLTA LILY / SCORPIUS ED ANCHE QUALCHE INDIZIO…MA NON POSSO DIRE ALTRO ;))  LA CITAZIONE DELLO SCORSO CAPITOLO ERA PROPRIO QUELLA INDOVINATA DA ICEPRINCESS SU SHADOWHUNTERS CHE TRA PARENTESI ADORO ALLA FOLLIA : ) RINGRAZIO LE FANTASTICHE RAGAZZE CHE HANNO RECENSITO...SIETE STUPENDE E SPERO MI FARETE SAPERE ANCORA PERCHE’ VI HO ADORATO TUTTE, NELLE PERSONE DI: ICEPRINCESS / ROXY HP/JULIET LILY POTTER / JADE MALFOY / ARYELLE / EFFE95 / SHIORI LILY CHIARA / CICCI12 E ALF 89!! GRAZIE DI CUORE!! INOLTRE RINGRAZIO CHI MI HA AGGIUNTO ALLE PREFERITE / SEGUITE E RICORDATE E ANCHE CHI MI LEGGE SOLTANTO!! UN BACIONE A TUTTI!!

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Capitolo 31
*** 30 CAPITOLO ***


Scorpius entrò nella stanza continuando a tenere gli occhi fissi su Lily.
Aveva paura di come avrebbe potuto trovare il padre.
Lily gli sorrise incoraggiante e lui finalmente staccò gli occhi da lei e si voltò verso Draco: il colorito, sempre pallido di suo padre, aveva assunto la stessa tonalità del cuscino sul quale posava la testa; le braccia fuoriuscivano dal lenzuolo ed erano poggiate sul materasso con le mani racchiuse in due pugni; gli occhi erano socchiusi e continuavano a sfarfallare come se stesse per aprirli.
Scorpius si sentì cedere.
Tutto quello che aveva fatto per mostrarsi coraggioso e per tenersi su per suo figlio e per sua madre stava crollando.
Il castello che si era costruito si stava sfaldando.
Scosse la testa e fece qualche passo indietro fino a trovare il muro con le spalle, poi vi si appoggiò contro e si prese il viso tra le mani.
Non vi erano dubbi, suo padre stava morendo e le ultime parole che aveva udito da lui erano state parole di odio, mentre adesso non riusciva a fare a meno di pensare a quanto suo padre lo avesse amato.
 
“E’ impossibile” sentenziò Scorpius sedendosi sul divano vicino a suo padre.
“Non riuscirò mai a farmi apprezzare da Bailey… quel bambino mi odia”.
Draco scosse la testa con un sorriso “i tuoi sono solo dubbi da padre. Bailey non ti odia”.
Scorpius sospirò “sì che lo fa” disse con voce rassegnata “e non negare…tu sei riuscito a portarlo fuori a bere una Burrobirra e con me non riesce neanche a parlare senza farsi prendere dalla rabbia”.
“Scorp”.
“Per favore, papà… merito la verità”
Draco guardò gli occhi imploranti di suo figlio e gli sorrise confortante.
“Neanche io sono mai stato padre prima di avere te, sai?” gli disse, poi alzò una mano prima che Scorpius potesse protestare.
“E prima che tu dica che è diverso perché tu lo sei diventato dall’oggi al domani sappi che per tutti è così. Anche quando viviamo la gravidanza diventi padre solo al momento in cui vedi quell’esserino che ti fissa e per te lui diventa tutto”.
Scorpius sorrise leggermente imbarazzato. Sapeva che stava parlando di lui.
“Puoi anche essere stato la persona peggiore del mondo, ma ti dici che in qualche modo il Karma deve averti premiato per permetterti di tenere tra la braccia la creaturina più perfetta dell’universo…e che è solo tua”.
La voce piena di nostalgia di suo padre lo riempì di un misto tra rimpianto e felicità.
Avrebbe voluto poter tenere il suo bambino tra le braccia.
“Io ho perso il momento in cui potevo stringerlo…”
 “Non dirlo neanche. Diventare padre non è solo cambiare pannolini o essere lì quando tuo figlio fa i primi passi, essere padre è crescerlo, impedire che tuo figlio faccia i tuoi errori, fargli capire le cose davvero importanti… farlo diventare come te o meglio di te”.
Scorpius guardò gli occhi di suo padre che brillavano di lacrime represse.
 “Vorresti dire che sei orgoglioso di me? Anche dopo come ti ho trattato ieri? Anche dopo tutto quello che vi ho fatto passare dalla scomparsa di Lily? Anche…”
“Sarò sempre orgoglioso di te” lo interruppe Draco e si specchiò in quegli occhi uguali ai suoi “sempre” ribadì.
“E smettila di disperarti perché Bailey ti odia… qualunque figlio passa il periodo di odio del genitore… benvenuto nel mondo dei padri” scherzò riuscendo a farlo sentire più leggero.
 
Qualsiasi figlio passa il periodo di odio, ma suo padre si riferiva all’adolescenza, al momento dell’immaturità come era successo a Bailey e a lui prima ancora, ma sicuramente non avrebbe mai pensato di dovercene fare i conti adesso.
Sentì il cuore stringersi al pensiero di quello che doveva aver provato suo padre.
Quando Bailey gli aveva detto quelle cose era rimasto ferito anche se aveva potuto dar colpa al fatto che suo figlio fosse solo un ragazzino di undici anni e che probabilmente non sapeva neanche quello di cui parlava.
E invece suo padre? A cosa poteva dare la colpa per cercare di non affogare nel dolore?
Alla stupidità di suo figlio? Al fatto che Scorpius si fosse lasciato trasportare dalla rabbia?
Sperò tanto che lui lo sapesse e che lo conoscesse abbastanza da andare oltre a quello che gli aveva detto.
Sempre se si fosse svegliato, sempre se fosse tornato da lui.
Scosse la testa come a volersi scrollare qualcosa di dosso e si rese conto di essere rimasto solo, Lily era uscita dalla stanza.
Come al solito era riuscita a capire cosa fare e quando farla.
Lo aveva accompagnato all’interno, ma, sicuramente, quando lui era scoppiato a piangere come un bambino lei se ne era andata.
Sembrava che lo conoscesse pur non conoscendolo. Lo impressionava ogni giorno di più.
“Papà” disse sedendosi sulla sedia accanto al suo letto.
“Papà, per favore svegliati… torna da me, ho fatto un gran casino e non riuscirò mai a perdonarmi né riuscirà a farlo Bailey se non tornerai… per favore, per favore…”
Non sapeva se poteva sentirlo, ma sperava ardentemente di sì.
Sperava che lo sentisse chiamarlo papà perchè conosceva benissimo la potenza di quella parola nel cuore di un uomo.
 
***
 
Micheal entrò dentro la stanza e strizzò gli occhi acutizzando la vista, era impressionante l’oscurità che regnava lì dentro.
Era tutto studiato nei minimi particolari per essere ancora più terrificante.
Nonostante tutto, camminò ancora con passo sicuro, non avrebbe mai fatto niente che potesse dimostrare quanto, a volte, quell’uomo riuscisse ad incutergli timore.
Il Supremo si nutriva di paura ed era anche per quello che riusciva a soggiogare le persone o legarle al suo volere, ma lui non gli avrebbe mai dato quel potere anche su di lui.
Si fermò davanti a quello che, a tutti gli effetti, sembrava proprio un trono. Era fatto di metallo e aveva delle piccole protuberanze sulla cima che lo rendevano piuttosto riconoscibile.
Si inginocchiò e alzò gli occhi sull’uomo che lo stava studiando senza dire neanche una parola.
Era felice di aver imparato l’Occlumanzia, gli era sempre servita per proteggersi dal Supremo, gli era sempre servita per nascondere quello che faceva con la Potter.
“Alzati, Micheal” ordinò il Supremo con voce fredda e lui si alzò pur restando fermo e immobile, attento a non fraintendere alcun ordine.
L’uomo incrociò le braccia dietro la schiena e scese gli scalini che li separavano, Micheal ebbe come l’impressione che volesse quasi cercare di non mostrarsi minaccioso, quasi come se volesse essere creduto inoffensivo in quel momento, ma Micheal non avrebbe mai fatto l’errore di sottovalutarlo.
Lo conosceva troppo bene.
Era cresciuto a fianco di quell’uomo.
“Ti starai chiedendo perché ti ho chiesto di venire da me e perché da solo”.
Micheal si chiese se fosse davvero una domanda, ma non fece in tempo a rispondere perché l’uomo riprese immediatamente: “Voglio che tu uccida tuo padre” ordinò diretto.
Micheal indietreggiò automaticamente di un passo, come le parole gli penetrarono nel cervello.
Sperò di aver capito male mentre il volto di suo padre gli sovveniva davanti agli occhi come un macabro promemoria.
Il volto del Supremo si aprì in un sorriso e Micheal ne fu disgustato, ma non poté battere ciglio.
“Lo farai, Micheal?” lo provocò confermandogli che aveva davvero capito bene.
“Perché?” chiese in un sussurro.
Sapeva che non era una risposta e sapeva anche che questo poteva costargli una punizione molto dolorosa, ma aveva bisogno di sapere perché il Supremo voleva il suo braccio destro morto.
Fortunatamente l’uomo non sembrò turbato e non pensò neanche a punire Micheal, anzi, si avvicinò a lui di un altro passo.
“E’ arrivato il momento che tuo padre vada in pensione”.
Micheal strinse la mascella, ma restò in silenzio.
“Si è fatto scoprire ed io non posso rischiare che arrivino a me o a mio fratello”.
Micheal cercò di restare con un’espressione facciale immutata, ma era quasi impressionato dal fatto che il Supremo nominasse suo fratello.
Ricordava a malapena quello che successe quando l’altro arrivò al castello.
 
“Sei libero, fratello”.
Il Supremo diede affettuosamente una pacca sulla schiena dell’altro uomo.
Micheal aveva solo dieci anni e il fratello del Supremo gli faceva quasi più paura del Supremo stesso.
Aveva il volto scarno e l’espressione folle, sembrava che il suo viso fosse congelato in una sorta di sorriso perenne.
Ma non era un vero sorriso, non aveva niente di quello che a volte solcava il volto del suo papà o anche del Supremo stesso.
Era un sorriso che sapeva di pazzia interiore, che sapeva di consapevolezza.
“Non sono libero” affermò l’uomo “sarò libero quando le voci nella mia testa si saranno placate” continuò e per un attimo gli occhi del Supremo si offuscarono.
“Non temere, ho già pensato a come risolvere tutto questo, ho già in mente il Guaritore giusto” lo rassicurò.
L’uomo si premette le mani sulle tempie come se volesse estirparle da solo e annuì continuando a guardare gli occhi del fratello.
“Perché sono qua?” chiese e il Supremo sorrise mettendogli le mani sulle spalle.
“Siamo fratelli” gli disse semplicemente, “io ti aiuterò e poi tu mi aiuterai con la mia vendetta” continuò, poi si voltò verso il padre di Micheal “Nott, prepara la pozione di sollievo per mio fratello… intanto noi faremo una chiacchierata”.
Il Supremo fece per allontanarsi, ma suo fratello lo afferrò per un polso.
“Arriva al dunque. Chi vuoi uccidere?” gli domandò e Micheal rimase affascinato di come, nonostante la sua voce fosse affaticata, riuscisse ad essere sicuro e determinato.
Il Supremo sorrise, “Ginny Weasley” affermò.
 
E così fu. Non c’era nessuno migliore del fratello del Supremo a spezzare gli incantesimi di protezione, non per nulla anche il Signore Oscuro in persona si avvaleva di lui e, quando finì ad Azkaban, fu un grave indebolimento nelle file di Voldemort.
Farlo fuggire da Azkaban invece non fu affatto difficile e Micheal ancora si chiedeva come avesse fatto, anche se sospettava che suo padre lo sapesse e che fosse uno dei motivi per i quali il Supremo volesse Theodore Nott morto.
Non vedeva il fratello del Supremo da anni però, e tra le file dei seguaci si mormorava che nessuno fosse riuscito a fare nulla per le sue voci e che l’uomo fosse definitivamente impazzito.
Non era certo una domanda che però poteva fare al Supremo per cui cercò di ragionare e cercare una domanda coerente.
“Pensate che mio padre possa avervi tradito?” domandò e il Supremo sorrise “oh no, mi sono assicurato la sua lealtà tanti anni fa… tuo padre non mi tradirebbe mai”.
“Ma allora…”
“Ma, allora, direi che mi sembra chiaro che il problema non è il suo tradimento. Il problema è che ormai sanno di lui”.
Sanno di lui? Chi sapeva di lui e come?
“Draco Malfoy” rispose alla sua domanda implicita e Micheal si chiese se non gliel’avesse letta nella mente nel momento del suo massimo stupore e si affrettò ad alzare nuovamente una barriera difensiva.
Il Supremo si limitò a ghignare.
“Anni fa tuo padre è stato salvato da Draco Malfoy” lo informò e Micheal inarcò le sopracciglia. Suo padre non gliel’aveva mai raccontato.
“Fu durante la seconda guerra magica, ma questo non è importante… l’importante è che tuo padre è stato sempre troppo sentimentale ed ha provato a portare Draco Malfoy dalla nostra parte”.
Micheal stava cercando di capire dove volesse arrivare, ma non era facile quando le uniche parole che gli tornavano sempre in mente era uccidi tuo padre.
Uccidi tuo padre e poi? Che persona sarebbe diventata?
Sarebbe stato davvero il mostro che Lily Potter lo accusava di essere? Non avrebbe mai più potuto guardare Molly negli occhi, sempre ammesso che fosse riuscito a far ricordare qualcosa a quella maledetta della Potter.
“Draco Malfoy gli disse che non lo avrebbe mai fatto e lui lo minacciò, gli disse che se avesse parlato Scorpius sarebbe morto… peccato che ultimamente Draco abbia capito che nessun Malfoy può morire”.
“Cosa? e Perché?”
Micheal abbassò la testa quando vide gli occhi del Supremo lampeggiare. Sapeva che stava rischiando di essere ucciso sul posto.
Ma se il Supremo non l’aveva già fatto forse c’era un motivo, qualcosa di più forte.
“Pensi che ti dovrebbe interessare, Micheal?” lo provocò e lui si assicurò di tenere gli occhi bassi.
La paura di fargli leggere quello che pensava realmente era troppo forte.
“Alza la testa, Nott. Non ti maledirò”.
Il Supremo giocherellò con la bacchetta, soppesandola e voltandola più volte.
“Il fatto è che io ho preso molte precauzioni per me e per mio fratello, ma adesso che i nostri cavalieri dall’armatura scintillante conoscono il nome di tuo padre, non ci metteranno molto a trovarlo e a catturarlo”.
“Nascondiamolo”.
Il Supremo scosse la testa “lo voglio morto” disse semplicemente e Micheal si morse l’interno della guancia per non provare a maledirlo.
Sapeva come sarebbe finito, sarebbe morto e non sarebbe servito a niente.
“Io non posso farlo” replicò invece “non posso uccidere mio padre… non poss…”
“Neanche se avessi delle informazioni per te?”
Micheal aggrottò le sopracciglia. Di quali informazioni parlava?
Il Supremo lo guardò per qualche altro secondo e poi rise “davvero pensavi che non sapessi della tua piccola storia con quella Mezzosangue Weasley?”
Micheal resistette all’impulso di indietreggiare, farlo avrebbe significato ammetterlo.
“Tu e quella piccola mezzosangue” la rabbia che echeggiò nella voce del Supremo lo costrinse a restare in silenzio.
“Per fortuna ci siamo liberati della tua distrazione molto tempo fa, ormai”.
Micheal strinse i pugni al pari del suo cuore, se avesse dato retta al suo istinto in quel momento avrebbe preso la bacchetta e lo avrebbe cruciato fino a fargli dimenticare di averla anche solo menzionata, ma era più furbo di così.
Voleva sapere cosa sapesse e fin dove le sue conoscenze arrivassero.
Sicuramente non sapeva dell’accordo con Lily Potter o, in quel momento, lui non sarebbe stato davanti al Supremo, ma ai suoi piedi invocando la sua pietà.
Però sapeva della sua storia con Molly. Come lo sapeva? E come poteva chiederglielo senza confermarlo?
“Il motivo per cui lo so è che la persona con la quale sono alleato sa molte cose del Clan Potter- Weasley”.
Micheal quasi sorrise, un traditore in famiglia. Non era una novità per Micheal, l’aveva scoperto molto tempo prima e aveva anche cercato di avvertire Lily Potter.
“Se tu ucciderai tuo padre, ti dirò...”
“Se sapete di Molly, sapete che non mi interessa più niente di quella famiglia ora che lei è morta” lo interruppe irato.
Tirare in mezzo Molly, sapere che lui ne era a conoscenza lo aveva reso furioso.
“Ne sei sicuro?” piegò la testa come se volesse godersi a pieno della sua reazione “anche se fosse una cosa molto importante, qualcosa che potrebbe cambiare totalmente la tua vita?”
Micheal assottigliò gli occhi tentato di mandarlo al diavolo, ma non solo sarebbe stata una mossa da incosciente perché sarebbe stato sicuramente sconfitto, sarebbe anche stata stupida perché voleva davvero sapere cosa fosse.
Per un attimo si chiese se il Supremo sapesse che la sua Molly era viva, ma se sapeva questo lei poteva essere in pericolo, perché fino a quando il Supremo avesse pensato che lei aveva una qualche utilità per lui l’avrebbe tenuta in vita, ma dopo nessuno sarebbe riuscito a impedirgli di ucciderla.
E lui non poteva perderla di nuovo.
Ma come poteva uccidere suo padre?
Aveva bisogno che Lily Potter recuperasse i suoi ricordi al più presto.
***
Scorpius bussò alla porta sentendosi un po’ stupido.
Quando sua madre lo aveva trovato addormentato e con la testa appoggiata sul petto di suo padre, si era sentito come un bambino che stava aspettando che gli rimboccassero le coperte.
Non si era accorto del tempo che passava, ma aveva avuto bisogno di suo padre e di parlare con lui.
Era rimasto per ore a parlare con lui, a cercare di entrare nella sua mente, ma la mente di una persona in coma era come la mente di un bravissimo Occlumante: completamente bianca, come una pagina ancora da scrivere.
Poi sua madre era andata a dargli il cambio e gli aveva detto che erano tornati tutti a casa e che forse sarebbe stato un bene per lui e per Bailey se avesse passato con lui l’ultima notte prima di Hogwarts.
E così aveva fatto, era tornato a casa, la casa enorme dei Lupin ed aveva cercato immediatamente suo figlio.
Lo aveva trovato nella stanza che condivideva con Harry a parlare fitto fitto con il cugino che gli stava raccontando le meraviglie di Hogwarts.
Inizialmente gli era sembrato sereno, quasi come se fosse riuscito a metabolizzare tutto quello che era accaduto negli ultimi giorni, ma poi si era reso conto che non era affatto così.
Lo aveva capito quando le loro iridi si erano incrociate e i veri sentimenti di Bailey gli erano apparsi nitidi come il cielo estivo.
Harry era sceso a cena e invece lui e Bailey erano rimasti in camera, un elfo domestico gli aveva portato due tramezzini che avevano sbocconcellato mentre parlavano.
Avevano parlato a lungo e lui gli aveva raccontato di Draco, gli aveva detto che tipo di padre era stato per lui e come sperava di esserlo a sua volta.
Poi avevano parlato di Hogwarts e delle case, gli aveva spiegato che per lui non era importante se fosse stato un Serpeverde o un Grifondoro, ma che se fosse diventato un Serpeverde gli avrebbe comprato una scopa di ultima generazione, ma Bailey si era limitato a ridere.
Avevano parlato e riso come non gli era ancora mai successo e Scorpius non aveva potuto fare a meno di sentirsi bene.
Seduto sul letto di suo figlio, a parlare con lui come se fosse la cosa più normale del mondo, come se non avesse rischiato di morire solo un paio di giorni prima, ma soprattutto come se non si fossero appena ritrovati.
Poi era arrivato Harry, sbadigliando sonoramente e Scorpius si era alzato per andarsene, promettendo che il giorno dopo lo avrebbe accompagnato alla stazione.
E adesso era lì, a bussare per la seconda volta in attesa che Lily aprisse.
Doveva dirle tante cose. Doveva ringraziarla per essere stata con lui e dirle di Estela, ma soprattutto, dovevano parlare di loro.
Doveva dirle quello che provava, ma senza spaventarla e non sarebbe stato facile.
Lei aprì la porta e Scorpius rimase a bocca aperta.
Non l’aveva più vista in versione notturna, ma tutto era rimasto come undici anni prima.
Aveva un pigiama troppo grande per lei e lui sapeva benissimo che era perché la notte odiava sentirsi scoperta e il pigiama della giusta misura tendeva a salirle sempre.
I capelli erano raccolti in una treccia morbida che serviva solo per non trovarli annodati come un nido di uccelli la mattina dopo.
Il suo viso era completamente struccato, ma per Scorpius era ancora più bello.
“Io… io non credevo fossi tu” gli disse e come sempre i suoi occhi erano lo specchio della sincerità “cioè… ti ho visto in camera di Bailey” chiarì.
“Volevo parlare con te” rispose lui.
Ringraziò Merlino che la sua voce fosse riuscita ad uscire così ferma e sicura perché non era così che si sentiva.
Anzi, non si era mai sentito meno sicuro di sé in tutta la sua vita.
Era così bella con quel sorriso imbarazzato e le gote leggermente accese e sicuramente non sapeva neanche l’effetto che le faceva.
“Possiamo parlare domattina?”
La voce le tremò leggermente e tradì quello che stava pensando.
“No” rispose Scorpius e approfittando del varco libero entrò nella stanza.
Avevano finito di aspettare. La loro storia aspettava da troppo tempo.
Era stata in stand by per undici anni e anche da quando era tornata per un motivo o per un altro erano stati in attesa.
“Dobbiamo parlare di Estela e di oggi”.
Lily sospirò, parlare di Estela era l’ultima cosa che voleva fare in quel momento.
Lui non poteva sapere che lei era rimasta più o meno dieci minuti a spiarlo mentre parlava con Bailey e l’effetto che le aveva fatto la scombussolava ancora.
Era un padre perfetto e questo la stupiva ancora di più dato che era padre solo da poco più di un mese.
E adesso vederselo comparire davanti, i capelli biondi scompigliati e sparati in tutte le direzioni, lo sguardo stanco, ma comunque sensuale… bè, non era esattamente quello che le ci voleva poco prima di andare a dormire.
Fare buon viso a cattivo gioco e nascondere il desiderio che provava per Scorpius stava diventando sempre più difficile.
“Adesso proprio non posso. Devo finire di fare una cosa importante con Alice e…”
“Farò veloce” la interruppe Scorpius e Lily si morse il labbro non sapendo più cosa inventare.
Restare lì con lui era pericoloso. Ogni volta che erano rimasti soli si erano baciati e, l’ultima volta, lei avrebbe voluto anche qualcosa di più e forse anche lui.
Tirò fuori la pietra rosa mostrandogliela “Devo cercare anche…”
Scorpius le mise un dito sulle labbra zittendola, mentre posava l’altra mano sopra la pietra, ma non fece in tempo a dire niente perché la pietra si illuminò e si sentì come trasportare dentro di essa.
 
Questa volta suo padre l’avrebbe ucciso davvero.
Si passò due dita sotto al naso sentendolo gocciolare e vide che erano sporche di sangue.
Si nascose dietro una statua sentendo un rumore di passi.
Era un Caposcuola, ma se un Caposcuola o un Prefetto di un’altra Casa lo avessero beccato di notte e ferito avrebbero fatto sicuramente la spia e lui sarebbe finito nei casini.
Si pentì di non aver portato Albus con sé, ma non aveva voluto rischiare che il suo amico finisse nei guai o si preoccupasse per lui, doveva già farlo troppe volte per la scapestrata di sua sorella.
“Che fai?”
Scorpius sobbalzò.
Doveva dire che la scazzottata doveva avergli addormentato i sensi perché non si era accorto di Lily Potter che gli era spuntata alle spalle.
Si voltò, ma se ne pentì subito quando vide lo sbigottimento nel volto della ragazzina.
“Hai fatto a botte?” chiese stupita “ma tu non fai a botte!” affermò sicura.
Lo sbigottimento che vide nei suoi occhi quasi offese Scorpius che strinse la mascella, ma lei non se ne accorse perché continuò a studiargli tutto il volto.
“Però, ti hanno proprio conciato per le feste” affermò alzando una mano per toccargli uno zigomo.
Solo nel sentirsi sfiorare però una scarica elettrica gli percorse le membra per cui si scostò di scatto.
“Scusa” disse Lily, pensando di avergli provocato dolore.
Tra tutte le persone che potevano vederlo in quello stato, lei era l’ultima che avrebbe voluto.
“Scommetto che erano due” ipotizzò “o forse di più…sei grande e grosso non dev’essere facile sopraffarti” disse.
“Sto bene” replicò lui con voce fredda. Non gli andava di dire perché era cominciata e perchè era finita in quel modo… non gli andava perché riguardava lei.
“Lo vedo” lo schernì e Scorpius scosse la testa. “Non sono comunque affari tuoi” affermò e Lily alzò le mani a difesa.
“Certamente” confermò “hai pienamente ragione a dire che come studentessa non sono affari miei, ma la cosa cambia in quanto a Prefetto…”
“Se vuoi fare la spia falla…” imprecò sentendo il sangue ricominciare a scendergli dal naso “cavolo!”
Fece per portarsi una mano sotto di esso, ma Lily fu più veloce, tirò fuori dalla tasca della gonna un fazzoletto e glielo premette contro il naso.
“Alza la testa” gli ordinò e Scorpius eseguì senza protestare.
La guardò continuare a frugarsi in tasca e si chiese quante cose potessero stare in delle tasche così piccole, ma poi gli venne in mente un incantesimo che anche Albus amava usare e che permetteva alle cose come tasche, borse o giubbotti di ospitare molti oggetti.
“Eccolo” disse e prese una piccola boccetta che Scorpius guardò con diffidenza. “E’ solo essenza di dittamo” gli disse guardandolo con quegli occhi castani pieni di sincerità e Scorpius annuì.
Lily chinò lo sguardo e premette il contagocce attingendo ad un po’ di liquido, poi gli fece spostare la mano con la quale si teneva premuto il fazzoletto.
“Posso fare…”
“Stai fermo” gli ordinò posizionando le dita sopra alle sue labbra e piegando la testa di modo da arrivarci meglio.
Scorpius non solo si fermò come lei aveva chiesto, ma trattenne addirittura il respiro.
Sentire le sue mani sopra le sue labbra mentre gli metteva le tre gocce di Essenza di Dittamo sopra al naso era come avere del fuoco su di esse.
E quando lei le tolse fu quasi doloroso.
“Fatto” disse con un’espressione talmente soddisfatta che Scorpius non poté fare a meno di sorridere.
“Per il resto basta un piccolo incantesimo di guarigione” gli disse e afferrò la bacchetta mormorando le due piccole parole per curarlo.
Scorpius si toccò il viso, ormai non aveva più dolore da nessuna parte.
“Vedi? A volte anche io riesco ad essere utile” gli disse facendogli l’occhiolino e Scorpius sollevò un sopracciglio, “e con questo cosa vorresti dire?” le chiese curioso, ma Lily scosse le spalle.
“Niente di che” commentò “e adesso fila in dormitorio se non vuoi che ti tolga punti” lo provocò e gli diede le spalle.
Lui la guardò per un attimo poi si mosse di scatto e la aggirò per comparirle di nuovo davanti “ti rendi conto che stai minacciando di togliere punti ad un Caposcuola, Potter?”  la sfidò a sua volta e lei sorrise “e tu ti rendi conto che ti ho appena lasciato andare dopo una rissa e senza chiederti neanche il motivo e che potrei anche ripensarci?”
Scorpius chinò la testa fino ad avere il viso vicinissimo al tuo “come al solito il tuo onore Grifondoro ti ha fregato, piccola Potter” le disse, si spinse ancora più vicino a lei “provalo” la sfidò.
Lei sorrise nel modo in cui aveva sempre sentito Albus definire Malandrino e scosse la testa “io invece credo che sia la tua arroganza Serpeverde a fregarti” disse soltanto e con un movimento veloce di bacchetta riuscì a sfilargli il maglione lasciandolo con la sola camicia. “Guarda qua quanto sangue puro in questo maglione, Malfoy” lo prese in giro poi glielo lanciò di nuovo.
Si alzò sulle punte e si avvicinò al suo orecchio “Un grazie sarebbe bastato” scherzò, poi gli fece l’occhiolino e se ne andò.
Scorpius inarcò le sopracciglia. Lily lo aveva appena fregato.
 
Lily sbatté più volte le palpebre fino a quando i suoi occhi non riuscirono a mettere a fuoco di nuovo le iridi grigie di Scorpius.
Non riusciva a leggere cosa stesse passando nella sua mente, ma a quanto pareva per Scorpius non era così.
“Lo hai visto anche tu?” le chiese e Lily annuì ancora turbata.
Dio. Era solo una ragazzina, ma quello che aveva sentito entrando dentro la testa della Lily del passato erano talmente tanti sentimenti ingarbugliati insieme che ancora ne poteva sentire l’effetto.
“Perché ci ha mostrato questo ricordo?” chiese, allontanandosi di un passo. Non si sentiva affatto sicura di se stessa a stare così vicina a Scorpius.
“Vorrei capire…”
La voce le si spense quando le labbra di Scorpius si chiusero sulle sue e le mani, grandi e forti dell’uomo, si chiusero attorno alle sue guance attirandola a sé.
In un primo momento le sembrò che il pavimento si fosse mosso, ma poi capì che era colpa di quello che stava provando in quel momento.
La bocca di Scorpius era così calda e la sensazione che aveva sempre, in ogni loro bacio, era una sensazione di piacere e di consapevolezza.
Come se le loro labbra si conoscessero da sempre e forse era davvero così.
Le mani di Lily corsero ai suoi capelli mentre il bacio si faceva più esigente.
Sembrava che volesse fondersi con lei con un solo bacio, sembrava che le loro bocche dipendessero l’una dall’altra come se non potessero staccarsi mai più.
Era talmente travolgente che le sembrava di non poter restare ancora a lungo in piedi.
Un barlume di lucidità però emerse dalla nebbia del desiderio: non doveva farlo.
“Dobbiamo parlare” mormorò e Scorpius annuì “sono qua per questo” sussurrò sulle sue labbra e Lily pensò che era difficile farlo se continuavano a baciarsi, ma quando Scorpius si staccò dalle sue labbra per baciarle gli zigomi, le palpebre e poi scendere sul collo perse la battaglia con la sua coscienza.
La gambe le tremarono mentre si appigliava di più alle sue spalle per non cadere e il cuore nel petto le batté così forte che era sicura che presto sarebbe rimasta a corto di ossigeno.
Lui tornò sulle sue labbra e premette ancora di più le mani sulle sue guance, sembrava quasi che volesse imprimerle le sue impronte, farla sentire totalmente sua.
“Questo… questo non ci aiuterà” di nuovo una protesta, debole, come debole era la sua voce contornata dai gemiti di piacere che non riusciva a trattenere.
“Lo farà” replicò lui semplicemente e Lily non protestò più.
Le sembrava la cosa più normale e giusta del mondo, le sembrava di essere finalmente una donna completa, ma contemporaneamente c’era qualcosa di tremendamente sbagliato in quello, qualcosa che continuava a tornare a perseguitarla e che le impediva di lasciarsi andare totalmente.
Rischiò di lasciar correre ancora perché i suoi baci erano scosse elettriche nella sua pelle e continuavano a farla gemere e impazzire, ma non poteva più farlo.
Lei non era quel tipo di donna e anche se era difficile rinunciare a lui in quel momento, non sarebbe mai andata a letto con un uomo fidanzato.
“Estela” mormorò Lily staccandosi da lui con difficoltà.
Scorpius scosse la testa e provò ad attirarla nuovamente a sé, ma Lily si allontanò di un passo, cercando e attingendo alla sua solita forza di volontà.
Scorpius mormorò un’imprecazione a fior di labbra, odiava quel maledetto onore Grifondoro che la invadeva dalla testa ai piedi e che l’aveva costretta a fermarsi.
Non poteva essere stata una Serpeverde, subdola e interessata solo a sé stessa? No, doveva essere una Grifondoro con i controfiocchi.
“Estela mi ha mentito” le disse cercando di moderare il respiro e la vide spalancare gli occhi.
Merlino, anche solo quell’espressione gli faceva venir voglia di saltarle addosso, anche se temeva che qualsiasi cosa gli facesse quell’effetto.
Era la stessa cosa che aveva provato entrando nella testa del giovane Scorpius, solo che ora erano due adulti e non doveva mettere a tacere quello che provava come aveva fatto allora.
“Non c’è nessun bambino, non c’è mai stata ed io l’ho lasciata…”
Stavolta fu Scorpius ad essere interrotto dalle labbra di Lily che si lanciò su di lui con un impeto che Scorpius non si aspettava e che lo fece barcollare per un attimo.
Lily si rese conto di quello che aveva fatto solo dopo averlo fatto, ma quando lui aveva detto che la storia di Estela era stata solo una menzogna si era sentita viva e liberata e non era riuscita a contenersi.
Il desiderio aveva preso il sopravvento e da come il suo cuore batteva, non era sicura si trattasse solo di quello.
Sembrava ci fosse altro, qualcosa che stava cercando di farsi spazio dentro di lei, qualcosa che non le sembrava di aver mai provato in vita sua.
Qualcosa di così profondo da essere quasi equiparato a quello che provava per suo figlio, qualcosa che la spaventava a morte.
Fece per allontanarsi, ma Scorpius non glielo permise e l’attirò di più a sé.
“Ce ne pentiremo” sussurrò ancora, ma non ci credeva neanche lei.
“Io no” disse Scorpius sicuro senza smettere di assaporare la sua pelle.
Pentire? Lui non se ne sarebbe pentito e non poteva neanche pensare di mettere pentimento e Lily nella stessa frase, non quando si trattava di fare l’amore con lei.
Non poteva più mettere la loro storia in attesa, non poteva più tornare indietro.
Era andato da lei per parlare, ma adesso che sapeva che Lily lo desiderava quanto lui non poteva aspettare ancora.
Le parole potevano aspettare, persino i problemi potevano attendere.
In quel momento solo loro due non potevano più aspettare.
Staccò le sue labbra da quelle di Lily, ma non le diede il tempo di tirarsi indietro perché scese sul collo e sui punti che sapeva che lei adorava.
Le baciò dietro l’orecchio e le diede un piccolo morso sul lobo.
La sentì gemere e sorrise felice che sentisse ancora le stesse cose con lui.
Sentì le mani di Lily infilarsi sotto la maglietta ed emise un gemito gutturale così forte che quasi non si riconobbe.
Le arricciò la maglia con le mani e le assaporò la pelle con le dita sentendo la schiena liscia e priva di reggiseno.
“Ti voglio, Lily” le disse roco e la guardò in quegli occhi pieni così brucianti di desiderio e di fuoco da sembrare liquefatti proprio come dovevano essere i suoi.
Bastava una sua parola e lui si sarebbe fermato, ma Lily si alzò in punta di piedi e posò di nuovo le labbra sulle sue.
Quello bastò a Scorpius che la sollevò e la portò verso il letto.
In quei cinque secondi di lucidità che gli pervasero la mente si chiese se la mattina dopo lei se ne sarebbe davvero pentita.
Forse avrebbe dovuto darle più tempo per analizzare quello che provava per lui, ma lui sapeva cosa provava per lei e non poteva e non voleva più fare il bravo ragazzo pieno di remore.
Non dopo undici anni. Non con lei tra le braccia.
Inoltre erano due adulti e sarebbero stati capaci di gestire una notte di sesso tra due persone che si desiderano più che dell’aria che respirano.
Le tolse la maglia del pigiama e per un attimo la guardò, era ancora bellissima, era ancora la sua Lily.
Le mani di Lily erano lava incandescente sulla sua pelle e quando scesero a toccarlo dovette fermarla o non sarebbe resistito troppo a lungo.
La guardò negli occhi finendo di spogliarla e poi continuò a baciarla, iniziando dal suo piede, continuando con la sua tibia, il polpaccio, il ginocchio… voleva ricordarsi tutto di lei, riassaporare tutto, cercare di provare di nuovo tutto quello che aveva sempre provato.
Quando la fece sua gli sembrò di tornare a vivere e a respirare. Si accorse che non era mai più stato vivo senza di lei.
Si accorse che solo in quel momento il suo cuore era tornato davvero a battere.

COMMENTO: OK! SCUSATE IL RITARDO PRIMA DI TUTTO…  MA PER FARMI PERDONARE HO PUBBLICATO UN CAPITOLO CHE E’ MOLTO PIU’ LUNGO DEL SOLITO :D  VI AVEVO DETTO CHE CI SAREBBE STATO TANTO LILY / SCORPIUS E HO MANTENUTO LA PROMESSA ; ) SPERO VI SIA PIACIUTO E DI NON ESSERE SFOCIATA NEL RAITING ROSSO, EVENTUALMENTE DITEMELO E PROVVEDERO’…SO CHE FORSE DOVEVO ESSERE MENO ESPLICITA, MA LO SAPETE CHE QUESTI DUE SI SCRIVONO DA SE’ :P ORA CHISSA’ COME POTRANNO GESTIRE LA COSA E MICHEAL INVECE? CHE MI DITE? SPERO CHE IL CAPITOLO VI SIA PIACIUTO E CHE MI FARETE SAPERE!! RINGRAZIO TANTISSIMO LE FANTASTICHE PERSONE CHE HANNO RECENSITO E MI HANNO INCORAGGIATO OVVERO: ICEPRINCESS / ARYELLE / ROXY HP / ALF89 / CICCI 12 / EFFE 95 / ZONAMI 84 E JOANNE VANESSA GRANGER!! GRAZIE DAVVERO DI CUORE PER OGNI VOSTRA PAROLA!! INOLTRE RINGRAZIO CHI MI HA AGGIUNTO ALLE PREFERITE / SEGUITE E RICORDATE E CHI MI LEGGE SOLTANTO!! FATEMI SAPERE MI RACCOMANDO!! UN BACIONE A TUTTI!!

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Capitolo 32
*** 31 CAPITOLO ***


Quando suonò la sveglia per Lily fu come se ogni piccolo trillo le trapanasse il cervello.
Ci mise qualche secondo a spannare il cervello dalla nebbia del sonno, ma quando lo fece non poté fare a meno di spalancare gli occhi.
Trattenne il respiro quando arrivò anche la consapevolezza del corpo caldo accanto a sé.
Era successo davvero. I ricordi che cominciavano ad invaderle la mente e infiammarle i sensi erano reali.
Lo aveva fatto veramente. Stavolta non erano stati sogni o pensieri, lo aveva fatto e con tutta se stessa anche.
Aveva fatto l’amore con Scorpius.
Era forse impazzita?
“Merda” sussurrò e per tutta risposta le arrivò una risata divertita. “Buongiorno anche a te, Lily” le disse alzandosi su un gomito quel tanto che bastava per entrarle nel campo visivo.
Lei guardò i suoi occhi grigi e così limpidi in quel momento ed i suoi capelli biondi che sembravano spettinati ad arte e si innervosì ancora di più.
Perché doveva essere bello anche appena sveglio, mentre lei, ne era sicura, somigliava più o meno ad un cagnolino con il pelo tutto arruffato?
“Pensi che spegnerai quel maledetto aggeggio Babbano o dobbiamo svegliare tutta la casa?” le chiese ironico.
Lily si morse un labbro, ci sarebbe mancato solo quello.
Non che le interessasse cosa pensavano gli altri, a trentun’anni non doveva certo rendere conto a nessuno della sua vita sessuale, ma le interessava cosa pensava suo figlio.
E non voleva certo confondere le idee a Bailey, non era affatto sicura che lui avrebbe saputo distinguere il sesso dall’amore.
Perché era di quello che si trattava, no? Era solo sesso, giusto?
Allungò una mano e, andando a tastoni, la spense.
“Per Salazar, pensavo che avrei dovuto farla saltare in aria” commentò Scorpius e Lily lo guardò in tralice.
“Questa sveglia me l’ha regalata nostro figlio con i suoi soldi accumulati in mesi di lavoretti casalinghi, quindi sei pregato di starle lontano… almeno che tu non voglia che ti tagli le mani” rispose acida.
Scorpius cercò di ignorare il brivido che gli percorse la schiena mentre Lily diceva nostro figlio. Era ancora un’emozione sentirglielo dire e si limitò a sorridere.
Le si avvicinò e Lily restò immobile. Non sapeva perché, ma aveva idea che questa cosa fosse già successa, che fosse successa milioni di volte ed era decisa e non fuggire.
Non avrebbe mai perso contro quell’uomo, anche se il fatto che lui si stesse avvicinando ancora di più e che lei ormai potesse sentire il suo respiro contro la sua pelle non l’aiutava e tanto meno l’aiutava il fatto che quel gesto le stesse facendo rivivere le immagini di quella notte.
“Come faresti senza le mie mani” mormorò “non mi sembra che stanotte ti siano dispiaciute”.
Lily arrossì imbarazzata, poi gli puntò le mani sul petto e lo allontanò da sé.
“Scherza pure” gli disse dopo essersi schiarita la gola per ritrovare la sua compostezza.
“Scherza pure, ma la situazione è tragica” si lamentò e Scorpius rise scuotendo la testa “se non ti conoscessi bene, mi sentirei molto ferito nell’ego” disse divertito “non si può fare l’amore con un uomo e poi definirla una situazione tragica”.
Lily sbuffò “ho idea che ci voglia molto di più per ferire il tuo ego” si oppose e si alzò in piedi trascinando il lenzuolo con sé.
“Adesso devo andare a svegliare Bailey per cui ti dispiacerebbe tornare nella tua stanza?” domandò e la sua voce uscì più irritata di quello che avrebbe voluto.
Stava combattendo con l’impulso di staccare lo sguardo dal suo viso per osservare ancora una volta il suo bellissimo corpo e questo la faceva sentire come una ragazzina in preda agli ormoni e non le piaceva affatto.
E il fatto di non capirsi la rendeva davvero nervosa. Erano capitati altri uomini nella sua vita, con qualcuno aveva anche provato a farla funzionare, ma nessuno, nessuno, gli aveva fatto l’effetto di Scorpius.
Era come se quella notte avesse scatenato qualcosa in lei. Una sorta di dipendenza.
Da quando si era svegliata aveva desiderato solo baciarlo di nuovo e magari replicare quello che era appena successo.
Lo vide alzarsi in piedi e infilarsi i boxer e cercò di rilassare il respiro.
“Sul fatto di non farmi trovare qua da Bailey sono d’accordo con te” le disse mentre si infilava anche i Jeans e Lily perse la battaglia con se stessa e guardò per un attimo il suo fisico prima di riportare gli occhi nei suoi.
Dio, sembrava un’affamata di sesso, doveva farsi una bella doccia fredda e tornare padrona di se stessa e del suo corpo.
“Grazie” rispose e lui le si avvicinò “ma dobbiamo parlare” le disse infilandosi la maglia a meno di una decina di centimetri da lei.
Lily risucchiò le labbra all’interno della bocca infastidita.
Non voleva parlarne. Non aveva la più pallida idea di cosa avrebbero dovuto dirsi.
“Non credo ce ne sia bisogno” ribatté e lui per tutta risposta si avvicinò ancora di più fino a farle sentire di nuovo il profumo della sua pelle.
“Io credo di sì” mormorò sfiorandole le labbra con un bacio.
“Ci vediamo di sotto” le disse e Lily era sicura di avere nel viso tutta la confusione che i suoi sentimenti le stavano creando in testa perché Scorpius sorrise di nuovo.
“Adesso dovresti andare davvero a svegliare Bailey” le disse e poi uscì lasciandola confusa e stordita.
Era possibile provare tutte quelle cose insieme? E da dove stavano nascendo?
Lui era un mago, poteva averle fatto qualche incantesimo?
Come poteva desiderarlo così tanto? E come poteva già mancarle la sua presenza?
Si schiaffeggiò più volte sulla fronte “stupida! Stupida! Stupida!” ma che le era venuto in mente?
Si precipitò in bagno e si chiuse dentro appoggiandosi alla porta e prendendo diversi respiri.
Adesso basta. Doveva fare l’adulta. Doveva riprendersi o Bailey avrebbe notato quanto era fuori fase.
Andò al lavandino e si lavò la faccia con l’acqua fredda, passandoci più e più volte, ma quando lo alzò e si specchiò si rese conto che le sue gote erano ancora rosse come se stessero andando a fuoco.
Per forza Scorpius era divertito, gli doveva essere sembrata una ragazzina vergine e spaurita invece di una donna adulta e sicura di sé.
Sospirò e si infilò sotto la doccia, si lavò accuratamente restando sotto la doccia anche più del dovuto, era quasi tentata di non uscire mai più.
Per fortuna nessuno sapeva cosa era appena successo altrimenti non sapeva con quale coraggio avrebbe affrontato tutti i parenti che aveva cominciato a conoscere nuovamente.
Quando si fu asciugata e vestita uscì per andare a svegliare Bailey, ma lo trovò già seduto sul letto che tutto eccitato stava riponendo le sue ultime cose nel baule.
Alice era vicino ad Harry e stava parlando con entrambi i bambini.
Quando la sentì entrare Bailey la guardò con un sorriso, ma subito tornò serio e piegò la testa nel modo in cui faceva sempre quando la doveva studiare.
“Che succede, mamma?” le chiese e Lily inarcò le sopracciglia sorridendo al figlio “niente, tesoro” rispose “sei pronto?”.
Bailey la guardò ancora un secondo, poi l’eccitazione di Hogwarts dovette prendere il sopravvento perché si mise a raccontarle tutto quello che aveva messo nel baule e cosa gli aveva detto Harry lo avrebbe aspettato una volta arrivato al castello.
Alice si alzò mentre i bambini parlavano tra sé e le andò vicino “Merlino, Lily, ti si legge in faccia” le mormorò e Lily arrossì immediatamente “non so di cosa tu stia parlando” sussurrò a sua volta, continuando a guardare e sorridere a Bailey ogni volta che si voltava per controllarla.
Odiava che suo figlio fosse così maledettamente intuitivo.
Alice sospirò ed incrociò le braccia “ricordi il discorso di quando eravamo all’ospedale? Noi che ci conosciamo da quando avevamo ancora il pannolino eccetera eccetera?” le disse divertita “se ti dico che ti si legge in faccia puoi crederci” commentò e Lily sbuffò “e adesso cosa faccio?” domandò disperata facendo sorridere Alice.
Era davvero la solita Lily, poteva essere cresciuta e senza memoria, ma restava in tutto e per tutto la stessa.
 
Lily si sedette sul letto di Alice ed iniziò ad elencare ogni fondatore di Hogwarts e farlo seguire da una parolaccia.
Alice era davanti allo specchio che si guardava l’ennesimo brufolo che le era spuntato sulla fronte.
“Secondo te se mi taglio la frangia smetteranno anche di venirmi questi maledetti?”
Lily sospirò “uffa, Ali, io ho bisogno di te e tu pensi ai brufoli?”
“Sì, perché fa caldo, perché tra poco mi viene a prendere Albus e perché sono sicura che i tuoi problemi riguardino come al solito Malfoy” la prese in giro.
Lily la guardò in tralice ed incrociò le braccia offesa.
“Se è per questo fa caldo perché è il diciotto luglio, per i brufoli basta un semplice incantesimo e poi sai benissimo che Albus ti amerebbe anche se la tua faccia si dovesse riempire di bubboni e invece il mio problema resta”.
Alice si voltò divertita “però avevo ragione: si tratta di Malfoy”.
Lily alzò gli occhi al cielo ed appoggiò le mani sul copriletto “ho fatto un casino, Ali” confessò e Alice sbatté le palpebre sorpresa.
“Non lo avrai mica lasciato? Avevi ammesso adesso di stare con lui…”
“Ma no, sei impazzita?” chiese Lily divertendo ancora di più Alice, la sua amica aveva reazioni così spontanee e sincere che non si poteva non amare.
“Quindi ammetti che non lo lasceresti mai”.
Lily abbassò la testa e la scosse “Ali, ho fatto l’amore con lui”.
Alice fece un sorriso, ma non disse niente per cui Lily rialzò il viso e la guardò in quegli occhi blu come l’oceano.
“Non dici niente?” domandò.
“Cosa vuoi che ti dica?” chiese di conseguenza Alice “io e Albus lo abbiamo fatto mesi fa… non credo ci sia molto da aggiungere… tu hai diciassette anni, lui diciannove, bè complimenti e spero che siate stati attenti” la prese in giro e Lily sbuffò alzandosi.
“Grazie dell’aiuto” si lamentò avviandosi alla porta.
“E dai, Lily, che tipo di aiuto vuoi? State insieme da mesi e lui è pazzo di te da anni, cosa può esserci di sbagliato?”
“Tutto” si imbronciò Lily “non so amare ad esempio” continuò e Alice sbuffò pesantemente.
“Davvero, Lily, sai che odio quando fai questi discorsi…”
“Va bene, va bene” convenne Lily alzando le braccia in segno di resa “allora dimmi cosa faccio adesso?”
“So che pensi di non sapere amare, ma sai farlo e anche molto bene e anche se non fosse lui ti conosce meglio delle sue tasche e saprà benissimo cosa fare… non ti farà pressioni, Lily”.
 
Alice sorrise al ricordo e scosse la testa “ho già sentito questa domanda” rispose “e ti darò la stessa risposta: vivilo giorno per giorno e guarda come va. So che non ti senti pronta e so che pensi di conoscerlo a malapena, ma in realtà lui ti conosce da tutta la vita e probabilmente sa esattamente cosa sta passando nella tua testa adesso, non ti farà pressioni, fidati” le disse convinta.
Lily sospirò leggermente rincuorata “ok” disse soltanto e anche se avrebbe voluto chiedere altre cose, si fermò perché in quel momento Bailey ed Harry si avvicinarono a loro.
“Colazione?” propose Bailey e Lily annuì scompigliandogli il groviglio di capelli biondi che si ritrovava.
Aveva gli stessi capelli morbidi del padre e Lily si ritrovò a dover di nuovo lottare con se stessa per non rivivere la sensazione che aveva provato mentre glieli accarezzava.
“Mamma?”
Bailey la risvegliò, la stava di nuovo guardando preoccupato “va tutto bene?” le chiese e Lily annuì “mi mancherai, ometto” gli disse ed era vero, non si era mai separata da Bailey per più di mezza giornata.
Bailey sorrise soddisfatto e credendo di essere solo lui il motivo per cui lei era così fuori fase.
“Non vado mica in guerra” disse divertito e Lily rabbrividì al ricordo di quello che Bailey aveva passato solo una settimana prima.
“No, infatti” disse seria e poi lo prese per le spalle e lo guidò verso la porta, “adesso andiamo a fare colazione”.
Appena uscirono fuori dalla porta Lily sorrise per quella che le sembrava l’ennesima scena famigliare della mattina.
Dire degenero forse non sarebbe stato abbastanza.
Bauli levitavano uscendo da ogni camera, ragazzi correvano talmente veloci che sembrava quasi volassero da un lato all’altro della casa e anche gli adulti, che probabilmente si smaterializzavano davvero, sembravano tutti indaffarati a preparare le ultime cose.
“Wow” affermò Bailey guardando divertito la scena davanti a sé e Lily non poté fare a meno di annuire.
“Ehy” la salutò James fermandosi accanto a lei. Il Baule di uno dei suoi figli che gli levitava accanto. “Tutto bene?” le chiese “sembri sconvolta”.
Lily sorrise “è solo che non sono abituata a tutta questa magia” rispose e James sorrise passandosi una mano tra i capelli “già, immagino” disse pensieroso “se vuoi ti insegno a levitare il baule di Bailey”.
Lily guardò Bailey e vide che il suo viso si era illuminato per cui annuì.
“Devi puntare la bacchetta sul baule e dire Wingardium leviosa”.
Lily lo fece ma non accadde niente. Lo ripeté e di nuovo fu un fallimento.
“Sbagli il movimento” disse una voce prima che James potesse dirle qualcosa.
Lily trattenne il respiro sentendo il profumo di Scorpius prima di vederlo effettivamente.
Lui le prese la mano e la guidò facendole eseguire il movimento giusto “dillo ora” le disse e Lily non era sicura che sarebbe riuscita a dire qualsiasi cosa, il suo corpo premuto contro il suo le stava facendo battere il cuore in una maniera in cui non era abituata.
“Mamma” la riprese Bailey quasi scocciato “dì la formula” protestò e Lily si schiarì la voce dicendo la formula e finalmente il baule si sollevò da terra.
“Grazie” disse guardando Scorpius e lui le sorrise senza dire niente, poi guardò dall’altro lato ma suo fratello era sparito e aveva lasciato solo Bailey accanto a lei.
Il baule ricadde giù con un tonfo e Lily contrasse le sopracciglia “che ho combinato?” chiese guardando Scorpius che stava ridendo divertito mentre Bailey aveva il viso di uno che avrebbe potuto piangere da un momento all’altro “e se si è rotto qualcosa?” protestò.
Scorpius si avvicinò al figlio “tranquillo” lo rassicurò “non si è rotto niente, i bauli sono resistenti, fidati” poi si voltò verso Lily “non devi mai smettere di puntargli la bacchetta contro o l’incantesimo si interrompe”.
Lily sospirò “sono una frana” disse “non imparerò mai”.
“Certo che sì… eri una strega eccezionale e tornerai ad esserlo” le disse sincero e Lily gli sorrise per la prima volta da quando si erano svegliati l’uno accanto all’altro.
“Altrimenti potresti sempre venire ad Hogwarts” la prese in giro e Lily si imbronciò guardando il figlio “ti sembra il modo di trattare tua madre?” lo rimproverò scherzosa “fila a far colazione” ordinò e Bailey le fece una linguaccia e cominciò a scendere le scale, poi si fermò e si voltò indietro “tu vieni, papà?” gli chiese e Scorpius sorrise nel modo in cui solo Bailey riusciva a farlo sorridere “certo” gli disse emozionato.
Scorpius puntò la bacchetta verso il baule e questo si sollevò e poi si incamminò verso le scale, si accorse immediatamente che Lily era rimasta immobile e si voltò verso di lei “non vieni?” le chiese e Lily si morse il labbro “ho dimenticato una cosa in camera” si giustificò ed era vero, aveva lasciato la pietra sopra al comodino come una stupida, si era lasciata trasportare dai suoi pensieri su Scorpius e questo le aveva fatto mettere da parte quella che era una cosa davvero importante, sconfiggere i maledetti che avevano torturato Bailey.
“Lily” la voce di Scorpius era piena di rimprovero, sembrava che volesse dirle che non doveva fuggire da lui.
“Dico sul serio… ho dimenticato davvero una cosa in camera” si giustificò. Odiava che lui potesse pensare che volesse evitare di affrontarlo, anche se un po’ era vero.
Si voltò e si diresse in camera. Entrò e prese la pietra come la toccò però fu immediatamente trasportata dentro il ricordo di una Lily del passato.
 
Era una se stessa in miniatura. Doveva avere più o meno l’età di Bailey adesso.
Stava camminando a testa bassa ed i suoi fratelli erano accanto a lei che le parlavano vivacemente, ma lei sembrava non aver molta voglia di ascoltarli.
“L’anno scorso è andato bene, direi” stava dicendo James “vedrai, il secondo anno è ancora meglio…è fantastico e…”
Lily smise di ascoltare i piccoli Potter e si guardò intorno. La stazione era esattamente come l’aveva immaginata: c’erano gufi, persone che salutavano bambini e molti, moltissimi ragazzini pieni di eccitazione.
Ci fu una cosa però che l’attirò ed erano una coppia di ragazzini.
Lui aveva un viso che Lily aveva già visto, ci mise un attimo per rendersene conto, ma era il ragazzo che aveva visto nel ricordo precedente, quello di cui stava facendo l’identikit con Alice.
Quello era lui ne era sicura, era solo più giovane.
Accanto a lui un altro ragazzino che sembrava guardare in tralice proprio verso la piccola Lily, ma il primo ragazzo no, lui non solo non guardava verso Lily, ma non aveva neanche odio nei suoi occhi, sembrava quasi amore.
Seguì il suo sguardo e vide che stava osservando Molly. Non l’aveva mai conosciuta e nessuno era mai sembrato ben disposto a parlare di lei, ma Lily non avrebbe mai potuto non riconoscerla.
Aveva visto troppi ricordi su di lei.
Si chiese come questa cosa fosse legata con lei e perché quei due sembravano perseguitarla nei ricordi.
Erano forse collegati con quello che le era successo?
Decise di avvicinarsi per vedere se invece che seguire la piccola se stessa avesse potuto seguire gli altri due e parve funzionare.
“Un altro membro della famiglia Potter” disse il ragazzo biondo “spuntano come funghi... tuo padre avrebbe dovuto ucciderla”.
La mano di Lily tremò mentre la chiudeva a pugno e fece un passo indietro per lo shock.
Stava guardando il figlio dell’uomo che aveva ucciso i suoi genitori? Santo cielo, doveva dirlo agli altri.
Non fece in tempo ad uscire però che il ragazzino castano quasi le passò attraverso per la furia con cui si voltò e prese l’altro ragazzo per il colletto della maglia.
“Vuoi farti sentire?” lo minacciò a voce bassissima “e poi lei non avrebbe mai permesso che la piccola Potter fosse assassinata” disse a voce ancora più bassa “idiota” affermò poi lo scosse e lo lasciò andare.
“Ci vediamo sul treno” gli disse e si voltò.
Lily decise che tra i due ragazzi quello da seguire fosse proprio lui e lo fece.
Pregò che il ricordo non le impedisse di seguirlo e diede un’occhiata a dove fosse se stessa, ma si vide impegnata ad ascoltare Teddy e Victoire che cercavano di sorriderle incoraggianti.
Il ragazzo si fermò proprio davanti a sua cugina Molly che aveva già salutato i genitori e stava salendo sopra al treno.
“Ehy, ragazzina” le disse “quest’anno guarda di non infastidirmi perché potresti non essere fortunata come l’anno scorso” la minacciò.
Per tutta risposta Molly si aggiustò meglio gli occhiali di corno sul naso e lo guardò “sai, Micheal, dopo un po’ le tue minacce smettono di farmi paura” gli rispose e salì sul treno come se lui non contasse niente.
Micheal. Quel nome le ricordava qualcosa, ma in tutti quei mesi aveva saputo troppe cose e doveva davvero metterle in ordine o rischiava di far confusione.
Lily vide Micheal stringere la mascella per qualche secondo e poi perdere la battaglia interiore che stava avvenendo dentro di lui e seguirla sul treno.
La raggiunse in pochi passi e la fermò per un polso, poi la spinse dentro uno degli scompartimenti ancora vuoti.
“Ascoltami bene” le disse “non so se pensi di avere potere su di me, ma non sei nessuno, ok? Sei una dei peggiori traditori del suo sangue e per me non conti niente”.
Lily sentì il sangue affluirle al cervello. Non aveva neanche idea di cosa volesse dire, ma la faceva arrabbiare che lui potesse dire quelle cose a quella ragazzina che sembrava così pura.
“Allora guarda di starmi lontano quest’anno, Nott” gli rispose lei “e non baciarmi mai più”.
Lui per tutta risposta le mise una mano sul collo “non è mai successo” le disse, ma Lily non era molto sicura che fosse davvero così, infatti sentì Molly sbuffare “raccontati quello che vuoi” gli disse scrollandoselo di dosso, ma lui l’afferrò per le spalle e la chiuse tra il suo corpo e la porta prima di baciarla, dimostrando a Lily che aveva ragione a dubitare delle sue parole.
 
Lily fu rimandata indietro e sussultò per la forza con cui si era opposta. Le sembrava così importante quello che aveva scoperto.
Aveva un nome e cognome: Micheal Nott. Ed aveva un viso. Sorrise a se stessa, le pareva di aver fatto un grande passo avanti.
“Lily, stai bene?”
La ragazza si voltò e vide sull’arco della porta Gabrielle ed aveva il viso corrucciato, come se stesse cercando di entrarle dentro la mente e leggerle tutti i pensieri.
Quella donna continuava a darle strane sensazioni, sembravano tutti pazzi di lei ed in effetti lei sembrava dare affetto a tutti, ma a volte, quando credeva di non essere osservata, le sue espressioni erano piene di quelle che a Lily sembravano invidia o rabbia.
Le si avvicinò “mi sembrava che stessi sognando ad occhi aperti ed hai anche mormorato qualcosa”.
Lily strinse più forte la pietra rosa e cercò di nasconderla, non voleva assolutamente che lei la vedesse.
Si costrinse a sorridere “parlavo da sola, stavo riflettendo se Bailey aveva preso tutto”.
Gabrielle annuì senza togliersi il sorriso dal viso “era quello che pensavo” concordò.
Lily annuì a sua volta “adesso devo davvero scendere da mio figlio” le disse e con un movimento rapido fece scorrere la pietra da dietro la schiena alla sua tasca e poi aspettò che la donna uscisse per chiudere la porta della sua stanza alle sue spalle.
Scese giù senza più scambiarsi una parola con lei ed arrivò da Bailey proprio mentre stava parlando con Scorpius ed insieme stavano guardando qualcosa appoggiato sul tavolo.
“Galeoni. Zellini. Falci.” Diceva e intanto gli indicava le monete corrispondenti.
“Posso dargli io dei soldi” disse Lily quasi dispiaciuta che Scorpius non le avesse chiesto niente.
Lui la guardò immediatamente, sicuramente aveva riconosciuto il suo tono. Alice aveva ragione, conosceva tutto di lei.
“Le monete dei maghi non sono le stesse di quelle dei Babbani” le sorridendo e Lily lo guardò e come sempre si sentì risucchiare dal suo sguardo. Era come se all’improvviso tutto intorno a loro sparisse.
Respirò a fondo e si costrinse a spostare lo sguardo ed osservare quelle strane monete poggiate sopra al tavolo.
“Hai visto mamma? Sono tutte stranissime! Hai visto che disegni?”
Bailey gliele stava mostrando ad una ad una entusiasta e Lily si diede della stupida per essersela presa per quel motivo, è che le sembrava sempre di essere un passo indietro con tutto nella magia.
Era davvero quasi al livello di Bailey. Forse aveva ragione, forse sarebbe dovuta partire anche lei per Hogwarts.
Quel pensiero le fece tornare indietro il ricordo che aveva appena visto. Doveva parlarne con Scorpius, doveva finire il ritratto con Alice.
“Tranquilla, non avrà bisogno di molti soldi quest’anno, non può ancora andare ad Hogsmade quindi gli basta qualcosa per il carrello o per le emergenze e poi non ho mai pagato niente per lui, lascia che adesso ci pensi io” gli disse Scorpius riportandola alla realtà.
Aveva ragione, doveva cominciare a pensare che adesso non era più il solo genitore di Bailey anche lui doveva partecipare e da come si comportava ci teneva molto.
Tirò fuori diverse monete e le mise in mano a Bailey.
“Se hai qualche dubbio o non ricordi più quali sono chiedi ad Harry, ok?” gli disse e Bailey annuì “posso comprarci molte cose con queste?” chiese eccitato.
Scorpius sorrise e gli scompigliò i capelli “abbastanza” gli rispose e gli occhi di Bailey si illuminarono.
Non erano mai stati poveri, ma neanche avevano mai navigato nell’oro.
“Sei ricco?” gli chiese con quel misto di ingenuità ed eccitazione che pervade i bambini.
Scorpius rise “un po’” gli rispose.
“Wow” disse Bailey voltandosi verso Lily, la quale lo guardò storto “non significa nulla… il fatto che tuo padre…”
“E tua madre” la interruppe Scorpius e Lily aprì le labbra stupita “sono ricca?” chiese in un mezzo sussurro e Scorpius rise di nuovo.
“Avete la stessa faccia sconvolta” disse guardando prima lei e poi il figlio.
“Perché ti sembra così strano? Ti abbiamo raccontato dei tuoi genitori. Tuo padre era una figura di rilievo e tua madre ha rivestito un ruolo di prestigio in una squadra di Quidditch prima di passare ad essere una giornalista… diciamo che non hai tanti soldi quanto me, ma sei comunque messa molto bene…”
“Io credevo… pensavo… e allora perché non ho ancora pagato niente da quando sono qua?”
Scorpius scosse la testa “credi davvero che Teddy e Victoire ti avrebbero fatto tirare fuori anche solo un soldo? Per loro sei come una figlia”.
Lily si sentì leggermente in colpa. Aveva pesato per tutto quel tempo sulla sua famiglia di origine…
“Se ho davvero tanti soldi voglio comprarmi una casa…”
Sì, voleva decisamente farlo. Ormai poteva dire di amare ogni membro della sua enorme famiglia, ma era davvero enorme e lei era sempre stata abituata ad essere sola. Solo lei e Bailey e voleva tornare alle sue vecchie abitudini, al silenzio e alla tranquillità di una serata sola sul divano e un computer sulle ginocchia.
Ma esistevano i computer in questo mondo magico?
Vide Scorpius studiarla come se stesse per dire qualcosa, ma Albus li interruppe dicendo loro che era l’ora e anzi, dovevano sbrigarsi se non volevano far perdere l’espresso ai ragazzi per cui furono trascinati via dalla furia e l’agitazione.
***
Gabrielle guardò Lily, le sembrava di leggerle negli occhi la diffidenza ed era anche sicura di averla sentita nominare il cognome Nott quando si era affacciata nella sua camera.
Come aveva potuto ricordare Nott? E se si fosse ricordata tutto?
Sapeva che non poteva essere o non sarebbe rimasta così tranquilla, anzi, probabilmente avrebbe cercato di ucciderla, quindi era certa che non avesse ricordato tutto, ma qualcosa era sicura di sì.
E poi cos’era quella pietra che le aveva visto in mano? Da come aveva cercato di nasconderla, doveva essere qualcosa di importante.
Maledizione. Adesso avrebbe dovuto solo pensare a come proteggere se stessa e il Supremo.
Doveva già pensare a Draco Malfoy ed aveva già fatto l’errore di lasciare che Hermione Granger si risvegliasse, credeva che Malfoy non avesse fatto in tempo a dirle niente e invece… era stata una stupida.
Una stupida a non essersi accertata che fossero morti, una stupida a lasciarli in vita anche adesso.
Maledizione stava facendo un errore dietro l’altro, ma adesso non avrebbe più sbagliato.
Avrebbe lasciato stare Draco ed Hermione, ormai non erano più un problema, dato che tutti ormai sapevano già di Nott ed anche se era sicura che si sarebbe divertita molto a guardarli morire, non aveva tempo per giocare.
Era arrivato il momento di agire.
Guardò di nuovo Lily e la vide impegnata a parlare di soldi con Scorpius e Bailey. Era il momento, nessuno si sarebbe accorto della sua assenza nella confusione.
Era il momento di inviare un gufo.

COMMENTO: ECCOMI QUA!! STAVOLTA SONO PUNTUALE...PIU' O MENO : ) ALLORA, COME MOLTI DI VOI IMMAGINAVANO LILY NON SI E’ SVEGLIATA PROPRIO TRANQUILLA TRANQUILLA, MA CHE CI VOLETE FARE E’ LILY E MENOMALE CHE SCORP LA CONOSCE MOLTO BENE ; ) SO CHE QUESTO CAPITOLO TRASUDA CONFUSIONE, MA E’ QUELLO CHE VOLEVO PER IL GIORNO DELLA PARTENZA…LILY PASSA DA SCORPIUS A BAILEY E DA BAILEY AL RICORDO E POI DI NUOVO A BAILEY E A SCORPIUS…INSOMMA VOLEVO SI CAPISSE QUANTE COSE HA PER LA MENTE : ) A PROPOSITO DEL RICORDO PER IL FATTO CHE LEI HA POTUTO SEGUIRE MICHEAL E STEPHEN HO PRESO SPUNTO DA HARRY CHE SEGUE I MALANDRINI INVECE CHE PITON : ) ADESSO OLTRETUTTO GABRIELLE HA SCOPERTO CHE LILY STA RICORDANDO ALCUNE COSE CHE FARA’? SPERO CHE IL CAPITOLO VI SIA PIACIUTO E CHE MI FARETE SAPERE!! RINGRAZIO TANTISSIMO CHI MI HA RECENSITO E MI HA INCORAGGIATO TANTISSIMO CON OGNI PAROLA…VI ADORO TUTTI OVVERO: ICEPRINCESS / SHIORI LILY CHIARA / ALF 89 / JULIET LILY POTTER / MIKYMUSIC / CICCI 12 / ROXY HP / EFFE 95 E DREAMER IMPERFECT!! GRAZIE DI CUORE!! GRAZIE ANCHE A CHI MI HA AGGIUNTO ALLE PREFERITE / SEGUITE E RICORDATE E ANCHE A CHI MI LEGGE SOLTANTO!! UN BACIONE!!

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Capitolo 33
*** 32 CAPITOLO ***


Se il tentativo era di passare inosservati non era che ci stessero riuscendo proprio bene.
E dire che si erano divisi in due gruppi di modo da cercare di non attirare l’attenzione e invece attiravano lo sguardo di tutti e Lily non poteva neanche dar loro torto: quei bauli antichi e le gabbie piene di animali non aiutavano nell’intento.
“Forse dovremmo aspettare un attimo” sussurrò a Scorpius che a sua volta si guardò intorno e le sorrise “non preoccuparti, ci danno un’occhiata, ma non due, non siamo così interessanti per loro”.
Lily annuì distrattamente, stava continuando a guardarsi intorno e a chiedersi cosa avrebbe pensato lei fino a qualche mese prima. Probabilmente che fossero una banda di pazzi appena usciti da un manicomio.
Questo la portò a pensare a quanto fosse cambiata la sua vita in un paio di mesi: due fratelli, moltissimi parenti, qualche amico molto importante e lui… lo guardò, cosa era Scorpius per lei?
Perché più ci pensava e meno riusciva a darsi una risposta? Forse la vera risposta era proprio quella, lei era sempre stata pancia e cuore e non era mai stata brava con le riflessioni.
Appena tutti si fermarono si immobilizzò a sua volta, erano davanti ad una colonna, esattamente in mezzo ai binari nove e dieci.
“E adesso? dobbiamo davvero attraversarlo?” chiese Bailey che, come lei, era completamente a digiuno di queste cose.
Lily guardò James il più vicino alla colonna, lui le fece l’occhiolino e mise un braccio intorno a Sammy prima di lanciarsi contro il muro.
Aprì le labbra contemporaneamente a Bailey che emise una sonora imprecazione prima di mettersi una mano sulla bocca e guardare Lily.
Lei scosse la testa “farò finta di non aver sentito” scherzò, in fondo non poteva dargli torto se era rimasto così sconvolto. James e Sammy erano appena passati attraverso il muro.
“Serve un incantesimo?” chiese a Scorpius mentre anche Albus e Alice passavano oltre.
Scorpius scosse la testa, “la magia è insita dentro al muro” le spiegò, mentre anche Ginny e Dominique si appoggiavano alla colonna e ne venivano come risucchiate.
“E nessuno si accorge di niente?” domandò ancora vedendo Lorcan e il suo compagno passare insieme alla figlia.
“Riusciamo ad essere piuttosto veloci” rispose semplicemente.
Lily si morse il labbro nervosamente. Ci sarebbe riuscita?
Vide Bailey avvicinarsi ad Harry, entrambi i carrelli erano allineati. Suo figlio si voltò verso di lei e Lily poté vedere tutta la sua emozione.
Quegli occhi grigi uguali al padre brillavano come vassoi d’argento.
Cercò di immaginarsi come dovesse essere e sapeva che ai suoi tempi anche lei aveva avuto la sua prima volta, ma le pareva impossibile.
“E’ come tuffarsi: lanciati e basta” gli consigliò Harry e Bailey si voltò di nuovo, ma stavolta cercò gli occhi di Scorpius.
I loro occhi si incrociarono e Scorpius assentì. Come se Bailey non avesse atteso altro che quello si lanciò immediatamente contro la colonna e in pochi secondi sparì.
Lily si accorse di aver trattenuto il fiato nella paura che il figlio vi rimbalzasse contro e tirò un sospiro di sollievo.
“Va bene” disse prendendo un respiro di incoraggiamento. “Immagino che dovrò provarci e basta” aggiunse, sistemandosi alcune ciocche dietro i capelli, come se quello servisse a darsi la carica.
Scorpius le sorrise “so che è come se fosse la prima volta per te, ma…”
“Sì, so cosa vuoi dirmi: mi verrà naturale” concluse per lui e il sorriso di Scorpius si fece più ampio.
Aveva azzeccato in pieno. E la cosa non poteva che piacergli.
“Esatto” le disse prendendole la mano “passeremo insieme” aggiunse e Lily cercò di non pensare alla sensazione che aveva avuto appena lui aveva incrociato le loro dita.
“Non c’è bisogno” protestò cercando di lasciare la sua mano, ma Scorpius si limitò a stringerla di più.
Aveva la forza della passione, la stessa forza che quella notte… Dio! doveva decisamente smettere di pensare a lui in quel modo. Quella notte non era stata niente di più di quello che sembrava: una notte di sesso.
Ma come poteva crederci quando lui la guardava in quel modo?
Sembrava la stesse osservando come se non volesse altro che spogliarla di nuovo e far l’amore ancora una volta.
Quegli occhi erano davvero un tormento per lei.
Voltò la testa per imporsi di smettere di guardarlo, ma fu un errore, con una velocità che Lily non avrebbe mai attribuito a Scorpius lui le fu davanti.
Le alzò il viso con una mano e la guardò dritta negli occhi “Lily…”
Lei aprì le labbra intenzionata ad interromperlo, non voleva sentire niente di quello che lui poteva dirle.
Sapeva benissimo come sarebbe finita e non era un argomento che era pronta ad affrontare.
Non ancora. E forse mai.
Lui le mise un dito davanti alle labbra e lei non rimase in silenzio.
“Per noi è tutto naturale perché tu mi conosci ed io conosco te… è la stessa cosa del muro, vi passerai attraverso perché è la tua natura di strega che te lo permetterà e mi amerai perché è la tua natura di Lily Potter che te lo farà fare”.
Lily voleva dirgli di non sentirsi così sicuro di sé, ma poi lui mosse il dito che le teneva sopra le labbra, lentamente, come se volesse sentire ogni piccola curva e lei per un attimo chiuse gli occhi.
Lasciarsi andare, non pensare a niente, sembrava così facile con Scorpius nei dintorni.
Fu un secondo e si ritrovò le sue labbra poggiate sulle proprie, inizialmente in una maniera quasi incerta come se anche lui stesse cercando di trattenersi, poi la loro passione divampò in un secondo e Lily si aggrappò a lui come se rischiasse di cadere da un momento all’altro.
Fu un bacio veloce, ma fu talmente intenso che il mondo sotto ai piedi di Lily parve tremare. Le loro labbra sembravano fatte per restare unite, per muoversi l’una sull’altra, per darsi piacere.
Emise un sospiro di piacere e spalancò gli occhi.
Ci era caduta di nuovo. Si allontanò di scatto facendo un grande passo indietro e quasi inciampò sui suoi passi.
Si mise una mano sopra alle labbra e lo guardò per un attimo. Non poteva credere di averlo baciato di nuovo.
Perché il suo cervello le ordinava di fare una cosa e il suo corpo ne faceva un’altra?
“Te l’avevo detto” disse lui con un sorriso di trionfo, anche se dentro era devastato dal desiderio di lei che gli stava percorrendo le vene come se volesse fargli male.
“Non ti sembra di essere un pelino presuntuoso?” lo rimproverò respirando a fondo per cercare di tornare se stessa, ma Scorpius scosse la testa.
“Ci apparteniamo. E’ inevitabile e il fatto che tu non lo ricordi non significa che non sia così”.
Lo disse con una tale intensità che a Lily girò la testa, o forse era per il bacio che l’aveva appena resa come cera al sole.
Come poteva provare tutte quelle emozioni con un solo bacio? Cosa avevano le labbra di lui che erano capaci di stregarla in quel modo?
“Credo… Credo che Bailey ci stia aspettando” disse cercando di non far trasparire la confusione che le attanagliava il cuore e il cervello.
Scorpius annuì, conosceva Lily e sapeva che aveva bisogno di mettere in ordine tutto quello che le passava per la testa.
Le prese di nuovo la mano e si lanciarono contro il muro.
***
Bailey attraversò il muro e riaprì piano gli occhi.
“Wow” disse, rilasciando il respiro che aveva trattenuto senza neanche rendersene conto “sono appena passato attraverso un muro” esclamò incredulo ed Harry rise “benvenuto al binario nove e tre quarti” affermò.
Bailey si guardò intorno. Harry gli aveva racconto piuttosto esplicitamente cosa avrebbe visto, ma quello era ancora meglio.
Se fino a quel momento era convinto di adorare la magia, adesso era sicuro di amarla davvero.
Vi erano bauli che si sollevavano automaticamente per salire nel treno, ragazzi che correvano da ogni parte o si raggruppavano, ritrovandosi dopo l’estate.
Quelli che erano solo al primo anno, come lui, si riconoscevano piuttosto bene perché erano gli unici che se ne stavano vicino ai genitori o a qualche fratello maggiore.
I suoi occhi scorsero degli occhi blu come il mare che lo stavano fissando e automaticamente s’irrigidì.
Il sorriso gli morì sul viso e il cuore aumentò i battiti talmente tanto che per un attimo pensò che volesse uscirgli dalla gabbia toracica e andarsene.
Si portò una mano al torace, dove ancora, a volte, provava fastidio. In un attimo immagini orrende gli avevano invaso il cervello e in un secondo si era sentito addosso di nuovo il peso di quelle maledizioni che gli avevano scagliato.
“Bailey?”
Harry lo chiamò, stupito da come si era improvvisamente immobilizzato, poi seguì lo sguardo e vide chi stava fissando.
“Non è colpa sua” disse, fraintendendo la sua reazione.
Bailey prese un respiro per essere sicuro che la voce non gli tremasse “lo so” disse soltanto e deviò lo sguardo.
Gli dispiaceva che Harry avesse frainteso. Lui era stato per così tanto tempo preoccupato per Sarah e successivamente così mortificato dal fatto che la madre le avesse impedito di vederlo che non avrebbe creduto neanche lui di avere quella reazione.
Anzi, quando aveva pensato che l’avrebbe rivista aveva sentito un peso sulla pancia, un’emozione che non aveva saputo spiegare.
Invece lei si era portata con sé tutti quei ricordi orrendi e lui, in quel momento, non era riuscito a gestirli.
Harry salutò la cugina con la mano, sarebbe voluto andare da lei, aveva visto il suo sguardo mortificato alla reazione di Bailey, ma adesso era lui ad avere bisogno di aiuto.
Se prima l’eccitazione gli si poteva leggere negli occhi, adesso era la paura che aveva preso il controllo di lui.
Gli mise una mano sulla spalla “dai, raggiungiamo gli altri” affermò, indicando con la testa il gruppetto di parenti.
Quando li raggiunsero Bailey cercò subito la madre con gli occhi, ma non la vide.
Non capiva quanto ci volesse a passare quella barriere. Per lui era stato velocissimo.
“Quindi, mi raccomando, niente lettere quest’anno, Ginny. Tu ed Ella restate lontane dai guai”.
“Sono i geni di papà” si giustificò la ragazza e Dominique sospirò “lo so bene, tesoro” assentì e guardò in tralice il marito che si portò una mano a scompigliarsi i capelli imbarazzato prima di rivolgere l’attenzione alla sua bambina mediana.
“Ti prego, Sammy, almeno tu diventami una Grifondoro o sarà la volta che mi verrà davvero un infarto” scherzò James e Sammy rise “non ti deluderò, papà” gli disse quasi impettendosi e poi guardò Bailey “noi saremo entrambi Grifondoro” gli disse sicura e Bailey fece per ribattere che ormai non gli importava più, ma Dora lo precedette “in effetti nessuno di voi due è molto furbo” li prese in giro e Sammy le fece una smorfia.
Bailey sorrise, di nuovo sereno, doveva imparare a relegare il ricordo della tortura in fondo al suo cervello.
“Allora? Pronti, novellini?”
Bailey sentì il cuore accelerare come ogni volta che vedeva Ella, l’amica di Ginny.
Era così bella e dire che lui non era mai stato uno a cui importavano le ragazze, in fondo i ragazzi erano più simpatici. Ella poi era tutto tranne simpatica, ma… bè, aveva quel qualcosa che lui non aveva mai visto in nessuna.
“Ehi, Malfoy che guardi?” lo prese in giro Ginny e Bailey sospirò sentendo le sue guance leggermente accaldate.
Per fortuna sua cugina aveva tenuto la voce bassa, ma Harry e Dora l’avevano sentita ed ora l’avrebbero preso in giro a vita.
Quando sentì una mano sulla spalla però sobbalzò e si girò di scatto. I suoi nervi erano ancora a fior di pelle.
“Bailey” lo sguardo di suo padre era indagatore “come mai così nervoso?” gli chiese e si guardò intorno come se avesse paura di scorgere qualche NewMan.
“Tutto ok, papà” lo rassicurò e lo vide rilassarsi e sorridergli.
Appena spostò lo sguardo su sua madre però, capì che lei non gli credeva e che sapeva che c’era qualcosa che lo aveva turbato pesantemente, per cui decise di utilizzare l’unico modo che aveva per distrarla e l’abbracciò.
Lily strinse le braccia attorno al busto del figlio. Ormai era un piccolo ometto, era alto poco meno di lei ed anche il suo modo di guardarla sembrava cambiato.
Sentì gli occhi riempirsi di lacrime. “Mi mancherai, Bay” gli disse e lo strinse ancora più forte a sé.
“Cosa faccio tutti i giorni senza di te?” gli chiese “impari la magia” rispose Bailey staccandosi, ma continuando ad osservare la madre.
Scorpius li guardò. Continuava a chiedersi cosa avrebbe dovuto dire a suo figlio.
Come si saluta la persona che ami di più al mondo, ma che hai imparato a conoscere da un paio di mesi e che ha iniziato a fidarsi di te da un paio di settimane?
Si sentiva quasi spettatore dell’intimità che c’era tra loro due.
Non riusciva a dire niente, non riusciva ad intervenire.
“Papà?”
Bailey lo riportò alla realtà e vide che lo stava guardando. Lily si stava fingendo impegnatissima a parlare con i suoi fratelli e Scorpius capì che gli stava dando un po’ di spazio con il figlio.
Come sempre Lily lo aveva compreso pur non conoscendolo più come prima.
Sapeva che aveva bisogno di un minuto per poter essere solo lui e il suo bambino.
“Bailey…”
Scorpius iniziò senza neanche sapere dove andare a parare precisamente.
Mi mancherai tantissimo? Sento già l’aria che mi manca?
Cosa diceva un padre figo e moderno?
Cercò di ricordare come lo aveva salutato suo padre al primo anno, ma una fitta al cuore gli fece capire che pensare a suo padre in quel momento lo avrebbe solo portato ad essere ancora più triste.
“Bada alla mamma” disse Bailey togliendolo dall’impiccio e gli occhi di Scorpius si addolcirono subito.
“Non credo che tua madre abbia bisogno…”
Bailey lo interruppe scuotendo la testa “non la conosci abbastanza” affermò e Scorpius inarcò un sopracciglio divertito.
Quell’atteggiamento gli ricordava tantissimo se stesso.
“Lei vuol essere forte in tutti i modi, ma a volte anche lei ha paura e io vorrei che tu l’aiutassi”.
Lily che aveva paura? Gli sarebbe interessato vederla. Anche adesso, anche senza magia, quando Bailey era stato prigioniero non aveva esitato a mettersi contro i NewMan.
“E come pensi che potrei aiutarla?” gli chiese in un misto di voce seria e divertita.
Bailey scrollò le spalle “non devi farle vedere che l’aiuti” sussurrò, gettando un’occhiata alla madre “falla passare come un’idea sua, passate un po’ di tempo insieme, insegnale la magia… io le mancherò tanto”.
“Quello poco ma sicuro” affermò Scorpius e Bailey sorrise “stai con lei” lo pregò.
Scorpius sorrise scompigliando i capelli del figlio, aveva appena avuto la sua benedizione?
Lui che qualche settimana prima non voleva neanche che si avvicinasse alla madre, adesso lo pregava di stare con lei?
Non che Scorpius non volesse, non che non lo avrebbe fatto comunque, ma sapere che Bailey desiderava che facesse parte delle loro vite era importante per lui. Davvero importante.
Avrebbe voluto che suo padre potesse vederlo. Lui che gli aveva sempre detto che prima o poi sarebbe riuscito ad arrivare al cuore di Bailey.
“Non credo che sarai un Serpeverde, sai?” affermò.
Bailey lo guardò a fondo come se cercasse di leggergli dentro. Amava quando suo figlio lo guardava così.
Lo faceva sentire come se volesse conoscerlo e capirlo, lo faceva sentire l’uomo più fortunato del mondo.
“Ti dispiacerebbe?” domandò e sembrava davvero preoccupato.
Scorpius scosse la testa, “l’avevo messo in conto… sei cresciuto con tua madre e ti ha portato sulla cattiva strada” scherzò, poi fece un sospiro teatrale “anche se gestire un altro Grifondoro… Salazar mi scampi e liberi”.
Bailey rise e Scorpius si sentì bene. Adorava la risata del figlio.
Per un attimo i suoi occhi incrociarono quelli di Lily e sorrise vedendola orgogliosa di loro due.
Si riconcentrò su Bailey “passo da padre poco figo se dico che mi mancherai?” domandò e Bailey sorrise felice.
“Forse” rispose scrollando le spalle “ma mi va bene così” scherzò e Scorpius non resistette più e lo abbracciò.
Si godette ogni attimo dell’abbraccio al figlio. Erano così preziosi quei momenti e ne aveva avuti così pochi.
Cercò di non pensare che un padre ha undici anni per godersi il figlio prima che quello parta per Hogwarts e non due mesi come stava succedendo a lui.
Quei maledetti avrebbero pagato per ogni cosa.
Bailey allacciò le braccia attorno al busto del padre e lo strinse come se avesse paura di poterlo perdere.
“Di’ al nonno che mi dispiace” disse con la voce soffocata dal petto di Scorpius.
Scorpius appoggiò le labbra sopra la testa del suo bambino “glielo dirai tu” lo rassicurò, poi lo allontanò piano e lo guardò negli occhi “glielo dirai tu a natale” insisté.
“E adesso vai, Sali sul treno, divertiti, studia e non pensare più a niente che non sia Hogwarts” gli ordinò e Bailey eseguì un’imitazione di un saluto militare.
“Sissignore” disse e Scorpius rise tirandogli una lieve spinta “vattene di qua” scherzò e Bailey fece una linguaccia prima di tornare dalla madre e dagli altri.
***
Lily si guardò intorno. Aveva la sensazione di essere osservata, ma girandosi non vedeva nessuno che fosse voltato verso di lei.
Erano tutti troppo impegnati a salutare i loro bambini.
Si diede della paranoica e smise di osservare tutti come se fossero dei potenziali nemici. Nessuno avrebbe più assalito Bailey, nessuno sarebbe più riuscito a fargli del male.
Scorpius le aveva detto più volte, sicuramente per placare tutta la sua ansia da separazione, che non vi era nessun luogo più sicuro di Hogwarts e lei gli credeva.
Bailey la urtò con la schiena mentre si separava da Scorpius e poi si girò verso di lei.
Lily lo abbracciò di nuovo e poi lo guardò salire sul treno insieme a tutti i cugini.
Le si strinse il cuore. Se ne stava andando davvero.
Si morse un labbro, la tentazione di piangere era piuttosto forte, si sentiva più emozionata di quando lo aveva accompagnato per il suo primo giorno di scuola.
Quel giorno si rese conto che era cresciuto, oggi si rendeva conto che era un piccolo uomo.
Fece un passo indietro per costringere le sue gambe a non correre verso il treno come una mamma esagerata e sentì la sua schiena poggiarsi contro un torace.
Sapeva benissimo che era quello di Scorpius, lo sapeva ancora prima che lui le mettesse entrambe le mani sopra le spalle, come facesse a saperlo con quell’assoluta certezza non riusciva a capirlo, ma lei lo sapeva e basta.
“Starà bene” le sussurrò all’orecchio e Lily annuì senza spostare lo sguardo dal figlio che li stava guardando dal finestrino.
Bailey alzò la mano e li salutò ancora una volta, poi si voltò per rispondere ad Harry che gli aveva appena detto qualcosa e un secondo dopo era partito.
Lily sospirò. Era andato, non lo avrebbe più visto fino a natale.
Si portò un indice al lato dell’occhio e raccolse una lacrima che cercava di scendere in ogni modo, poi si voltò verso gli altri che sembravano guardare tutti lei.
Se c’era una cosa che era sicura di avere in comune con la Lily del passato era che odiava con tutta se stessa gli sguardi pieni di compassione.
“C’è qualche problema?” chiese cercando di sopprimere la rabbia che le era salita e di imprimere alla sua voce un tono più normale possibile.
“Forse voi sarete abituati, ma io no… non sono avvezza a vedere partire nessuno per Hogwa…”
S’interruppe rendendosi conto che non era del tutto vero e maledicendo la sua perdita di memoria.
Lei non lo ricordava, ma essendo la più piccola aveva visto partire i suoi fratelli e probabilmente metà dei suoi cugini prima di essere partita a sua volta.
Solo che quando era partita lei non c’erano i suoi genitori a salutarla.
Loro erano morti un anno prima, e il giorno era esattamente quello.
Spalancò gli occhi. Lei non aveva più memoria di quello che era successo quel maledetto primo settembre, ma non ricordare neanche che quello era il giorno dell’anniversario… si sentiva come se fosse mancata come figlia.
Sapeva che non dipendeva da lei, ma le avevano raccontato tutto e lei se ne era dimenticata lo stesso.
Sentì il cuore stringersi in una morsa e un macigno riempirle lo stomaco. Il senso di colpa la stava attanagliando.
Era stata così presa da tutti i suoi drammi personali, da Scorpius e dalla partenza di Bailey da aver messo in secondo piano i suoi genitori e non solo loro, ma anche i loro assassini.
Aveva un nome ed un volto e non ne aveva ancora parlato con nessuno. Non si era neanche degnata di finire quel ritratto con Alice.
Poteva essere più egoista e stupida?
La Lily del passato poteva aver avuto mille difetti, ma non si sarebbe mai dimenticata dei suoi genitori.
“Voglio tornare a casa” disse abbassando gli occhi e incamminandosi senza aspettare nessuno e senza notare le occhiate nervose degli altri.
Sicuramente erano rimasti feriti dalla sua noncuranza e Lily non avrebbe potuto vergognarsi di più.
Camminava talmente a testa bassa che si accorse di una buffa signora vestita con il cappello da strega più alto che avesse mai visto solo quando ormai ci si era scontrata.
“Mi dispiace” sussurrò e la donna la guardò in una maniera che a Lily parve così famigliare da farla fermare del tutto.
“Dispiace a me” rispose la donna con un sorriso inquietante.
Per un secondo Lily pensò anche di chiederle qualcosa, ma poi arrivarono Alice e Dominique e quando si voltò di nuovo la signora era sparita.
***
Una volta a casa, Lily se ne andò in camera.
Rifiutò di bere qualcosa o di restare in salotto o in cucina con loro, blaterò una scusa qualsiasi e se ne andò in camera prima che chiunque, compreso Scorpius, potesse dire qualsiasi cosa.
Si lasciò cadere sul letto per traverso e per un attimo si sentì una ragazzina che pensa che tutto il mondo ce l’abbia con lei e che si chiude in camera.
Era vero, era un comportamento infantile e se l’avesse vista Bailey probabilmente l’avrebbe presa in giro, ma per tutti i santi: quella notte aveva fatto sesso con Scorpius, Bailey se ne era andato per tre mesi e per concludere era l’anniversario del giorno più brutto della sua vita e lei neanche lo ricordava.
Per un giorno solo ne aveva avuto abbastanza. Voleva solo chiudersi in camera ed arrivare direttamente al giorno successivo.
Il giorno dopo, quando le cose sarebbero cambiate totalmente e lei sarebbe tornata più fedele alla vecchia se stessa.
Stava per fare una sorta di resoconto mentale su tutto quello che voleva e che doveva fare per i suoi genitori quando qualcuno bussò alla sua porta.
Lily sapeva che era Scorpius. Lui le aveva detto che voleva parlare e lei sapeva che non avrebbe rinunciato così facilmente, contemporaneamente però Alice le aveva detto che la conosceva e quindi non pensava che l’avrebbe seguita subito.
A quanto pare Alice si era sbagliata e Scorpius non aveva capito che ancora non se la sentiva, quel giorno men che mai.
Il bussare si ripeté, ma Lily si limitò a premersi il cuscino sopra il viso.
Evviva. Sempre più adulta come reazione, pensò con un sorriso stanco.
“Lily, sappiamo che sei lì” la voce di suo fratello James la sorprese e si tolse il cuscino dal viso.
Non era Scorpius? Per un attimo si sentì quasi delusa prima di darsi della stupida.
Non aveva appena pensato che non la conoscesse abbastanza da non sapere quando era arrivata al limite e doveva prendersi qualche attimo per sé?
A quanto pareva si era sbagliata lei e non Alice.
“Lily?” stavolta era la voce di Albus e Lily si sollevò a sedere, le mani molli sopra alle ginocchia.
Doveva aprire? Non doveva aprire? Cosa avrebbe fatto la Lily del passato?
Senza darsi una risposta si alzò in piedi e si diresse verso la porta.
“Lily, esiste un incantesimo per aprire la…”
Lily spalancò la porta e si trovò i suoi due fratelli davanti che subito sorrisero vedendola.
“Esiste davvero un incantesimo?” chiese curiosa e James annuì “certo che esiste. Possiamo entrare?” chiese diretto come ormai aveva imparato potesse essere suo fratello.
Lily si fece da parte per farli passare.
“Devo cambiarmi, lavarmi…” si giustificò e Albus inarcò un sopracciglio “hai dieci minuti per i tuoi fratelli?” domandarono e Lily sospirò leggermente, ma si sedette sul letto e fece segno a loro di sedersi dove volevano.
Sorrise quando li vide entrambi sedersi accanto a lei.
Uno era dal suo lato sinistro e l’altro al destro. Era una cosa molto fraterna, una cosa che nella sua nuova vita non aveva mai provato, ma una cosa che scoprì piacerle molto, la faceva sentire sicura e amata.
“Cosa volevate dirmi?” chiese e James tirò fuori un oggetto che Lily conosceva ormai molto bene: un pensatoio.
Lily storse le labbra, aveva imparato ad odiare quell’aggeggio.
“Che ne dici di vedere qualche ricordo con noi?” propose Albus, ma Lily si mordicchiò il labbro inferiore, sentendo il cuore sprofondare ancora al pensiero di prima.
“Ho dimenticato che giorno era oggi e voi me lo avevate detto diverse volte… mi disp…”
“Non dirlo, Lily. Non dirlo neanche” la fermò James.
“Abbiamo passato anni a ripeterti che non dovevi pensarci ogni momento…”
“Già, ma così è un po’ troppo”
James le prese il viso tra le mani e Lily si stupì di come non le desse per niente fastidio.
Lei odiava il contatto degli estranei, ma ormai James, così come Albus e gli altri non erano più estranei per lei.
In due mesi erano diventati la sua famiglia, o forse, avrebbe dovuto dire, era tornati ad essere la sua famiglia.
“Ci siamo preoccupati per te ogni primo settembre da quello maledetto, ce ne hai combinate di tutti i colori: sei scomparsa, ti sei ubriacata fino a finirti o milioni di altre cose e ti assicuro che non hai mai chiesto scusa, per cui non farlo adesso per una cosa così stupida”.
Lily non disse niente, si sentiva in colpa per la se stessa del passato. Ne aveva combinate così tante senza preoccuparsi degli altri.
“Non era colpa tua e noi lo sapevamo, Lily. Così come non è colpa tua adesso, nessuno pretendeva che il tuo primo pensiero non fosse Bailey” le sorrise vedendola rialzare gli occhi e le mise una mano sopra la sua e così fece Albus.
“Vedi, il primo anno fu difficile per te, molto difficile e Victoire un giorno ti inviò questo pensatoio” disse Albus indicandoglielo.
“Sai fino ad adesso abbiamo usato il Pensatoio con te, ma non ti abbiamo mai spiegato che questo serve anche per vuotare la mente, per fare in modo che un ricordo non ti ossessioni… lo ricordi sempre, ma diventa un po’ più sbiadito”.
Lily spalancò gli occhi “non ci sarà…” non sapeva come dirlo, ma non voleva vedere il ricordo dell’attacco dei suoi genitori.
“Non preoccuparti non ci hai mai messo quel ricordo e ti abbiamo anche chiesto più volte perché e tu hai sempre detto che volevi ricordarlo bene perché volevi che quando li avessi affrontati ricordassi ogni minima cosa che ti avevano detto o fatto”.
Lily sospirò “ironico, no? Mi hanno tolto anche il motivo per combattere” affermò con voce monocorde.
James le pose una mano sopra alla sua che era gelata.
“Noi te lo ridaremo, Lily” le promise “ti faremo vedere i ricordi più belli dei nostri genitori, ti faremo vedere cosa abbiamo perso quel giorno e l’amore che loro provavano per noi” le disse.
Lily non poté smettere di guardarlo. Vedere ricordi dei suoi genitori? Nessuno le aveva mai fatto vedere nessun ricordo dei suoi genitori.
“Dentro vi avevi messo tutti i ricordi che avevi di mamma e papà, o almeno quelli che consideravi più belli” le spiegò Albus “poi anche noi unimmo i nostri e per tanti anni abbiamo avuto questo rito: ci ritrovavamo insieme, la sera del primo settembre, dopo aver sistemato le cose e prima della cena e guardavamo qualche ricordo…”
Lily sentì il cuore accelerarle per la paura. Forse era irrazionale, ma aveva paura di vedere cosa ricordava di loro.
“Vogliamo farti conoscere mamma e papà” la voce emozionata con la quale James parlò fece annodare la gola anche a Lily.
Si voltò verso Albus e vide che le lacrime riempivano i suoi occhi dietro gli occhiali.
Si chiese quanto dovessero essere stati fantastici i loro genitori per soffrire in quel modo anche dopo più di vent’anni e decise che sì, voleva decisamente conoscerli meglio.
“Ma non dovete pranzare con Alice e Dominique e poi Scorpius…”
Albus scosse la testa con un sorriso “Scorpius è andato all’ospedale e Alice e Dominique staranno già pranzando… sanno benissimo che il primo settembre vogliamo stare insieme… abbiamo bisogno di stare tra di noi”.
Lily sorrise titubante. Continuava ad avere paura, ma sentiva un tale amore nelle parole dei fratelli che le faceva venire voglia di abbracciarli per la prima volta.
“Fatemeli conoscere” disse sentendo la stessa emozione di una bambina che sta aspettando di aprire un regalo e loro sorrisero prendendola per la mano ed avvicinando la testa al pensatoio per essere risucchiati.

COMMENTO: Sì LO SO CHE VI HO LASCIATI SUL PIU’ BELLO OVVERO SENZA FARVI VEDERE NIENTE DELLA FAMIGLIA POTTER, MA SE INSERIVO ANCHE I RICORDI IL CAPITOLO VENIVA DAVVERO TROPPO LUNGO E SO ANCHE CHE IN QUESTO CAPITOLO, PER LA PRIMA VOLTA, NON CI SONO RICORDI, MA QUELLI CHE AVEVO IN MENTE NON RIUSCIVO A PIAZZARLI… QUINDI ECCO IL CAPITOLO! SPERO CHE VI SIA PIACIUTO… RACCHIUDE UN PO’ DI AMORE DI TUTTI I TIPI: AMORE DI COPPIA, DI GENITORE E FRATERNO : D  RINGRAZIO LE FAVOLOSE PERSONE CHE ADORO ALLA FOLLIA E CHE MI HANNO DATO IL LORO PARERE! GRAZIE DI CUORE A ICEPRINCESS /ARYELLE / SHIORI LILY CHIARA/ ROXY HP /  ALF 89 / JULIET LILY POTTER / CICCI 12/ REDNECKRONALD / EFFE 95 / DREAMER IMPERFECT / ZONAMI 84 ED EMILIEN!! GRAZIE MILLE DAVVERO!! SPERO MI FARETE SAPERE ANCORA!! INOLTRE RINGRAZIO CHI MI HA AGGIUNTO ALLE PREFERITE / SEGUITE E RICORDATE ED ANCHE CHI MI LEGGE SOLTANTO!! UN BACIONE!!

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Capitolo 34
*** 33 CAPITOLO ***


Bailey non riusciva a crederci.
Erano sulle barche che li avrebbero condotti ad Hogwarts, tutti stavano guardando l’acqua rapiti e lui non riusciva a staccare gli occhi da Sarah.
Si sentiva così stupido ad essersi fatto portare via dalla paura di quel giorno e adesso non riusciva a fare a meno di sentirsi in colpa, senza contare il fatto che ricordava ancora quando, poco prima di essere rapito, lei gli aveva confessato di aver paura di non essere una Grifondoro, di non meritarsi davvero di stare nella sua famiglia composta quasi tutta da Grifondoro.
E dire che gli aveva detto che lui lo sarebbe stato senza dubbio e invece adesso non riusciva neanche a parlarle.
“Ti dirò… secondo me la piovra gigante è una leggenda” affermò Sammy, seduta accanto a lui e Bailey si decise a dare un po’ di attenzione a quell’enorme lago che stavano percorrendo. Sammy era buffissima, era talmente chinata che la fronte poteva rispecchiarsi nelle acque illuminate dalla luna.
“Secondo me adesso tirerà fuori un tentacolo e farai un bagno fuori programma” la prese in giro.
Sammy rise e gli tirò una gomitata però, con soddisfazione di Bailey, si allontanò un po’ dal bordo tornando ad avvicinarsi a lui.
Attraccarono sullo spiazzo apposito e Bailey tirò il fiato. Non aveva creduto del tutto alle storie di Ginny ed Ella, ma quelle due erano così inquietanti quando le raccontavano che era impossibile non farsi venire qualche dubbio.
“Nessuna piovra gigante, visto?” chiese Sammy e Bailey le sorrise “no, nessuna” rispose, voltandosi di nuovo verso il lago, ma il sorriso gli morì nel volto quando vide l’acqua incresparsi. Era un’impressione, vero?
“Primo anno! Primo anno, seguitemi”
Bailey voltò la testa di nuovo verso quel Mezzogigante che Sammy gli aveva detto chiamarsi Hagrid. Lo aveva già visto alla stazione, quando aveva dovuto seguirlo per andare verso le barche, ma era troppo lontano per poterlo vedere bene, adesso invece era a pochi metri da lui e data la stazza e la luna quasi piena di quel giorno era impossibile non vederlo per bene.
Sammy gli aveva detto che quel buffo e gigantesco uomo era molto amico dei loro genitori, o meglio della parte Potter, e che era stato uno dei primi e migliori amici di suo nonno Harry.
Si ritrovò a studiarlo attentamente: aveva una barba e dei capelli così crespi e lunghi da sembrare un tutt’uno e anche il cappotto che portava sembrava urlare trasandatezza, quando però si voltò verso di lui e un sorriso gli illuminò il volto, Bailey capì che cosa gli altri potessero trovare in lui.
Aveva negli occhi bontà e ingenuità. Era così strano vederli in un uomo di quella stazza.
“Dai, Bailey” gli disse avvicinandosi e mettendo una delle sue manone sulla sua spalla “vedrai che ti troverai benissimo ad Hogwarts” gli disse e Bailey sorrise spontaneamente, ma non fece in tempo a dire niente che Sammy si appese al braccio del Mezzogigante.
“Hagrid! Hagrid! Come stai? Come hai passato l’estate?”
Sammy gli riversò una domanda dopo l’altra e Hagrid si perse dietro la ragazzina, rispondendo ad ogni domanda con il suo vocione profondo, ma il tono amichevole di un ragazzino della loro età.
“Quindi tu saresti un Malfoy?”
Bailey si voltò verso la voce che aveva appena parlato e vide due ragazzini: uno moro con gli occhi castani e il naso leggermente spigoloso e l’altro castano con la pelle olivastra e gli occhi di un colore indefinito, un misto di un verde e grigio, davvero bello.
“Voi sareste, invece?”
Il ragazzo moro si voltò verso l’altro e un ghigno si formò sul suo volto “è davvero un Babbano, ridicolo” affermò e fece per accelerare il passo, ma Bailey lo precedette e gli si piazzò davanti costringendolo a fermarsi.
“Non credo sia corretto che tu sappia il mio nome ed io no”.
“E da quando un Malfoy si preoccupa della correttezza?” lo schernì il ragazzo.
“Da quando è anche un Potter”.
Bailey si irrigidì al suono della voce di Sarah.
“Ti fai difendere da una ragazza, Malfoy?”
Bailey non distolse lo sguardo dai due ragazzi. Conosceva i bulli come quelli. Sembrava che non vedessero l’ora di trovare la loro prima vittima, ma dovevano solo provarci con lui o con chiunque altro lui conoscesse.
“Non credevo ci fosse qualcosa o qualcuno da cui difendersi” affermò con voce calma e controllata “se ci fosse stato qualcuno di cui avere paura penso che i tuoi pantaloni sarebbero stati i primi a saperlo” aggiunse.
Il ragazzo moro e più alto dei due strinse la mascella “attento, Malfoy, i traditori del suo sangue saranno i primi…”
Bailey scoppiò a ridere “sai di essere solo ridicolo, vero?”
Il ragazzo fece un passo avanti e Bailey stava per farlo a sua volta, ma Sarah lo prese per il braccio e Bailey finalmente si voltò verso di lei.
La rabbia che vide in quegli occhi blu come l’oceano lo fecero fermare. “Lascia stare” gli sussurrò e Bailey annuì. Aveva ragione.
Girò su se stesso e ricominciò a camminare ignorando le urla dei due ragazzi che continuavano a volerlo provocare.
“Sai chi sono?” le chiese quando si furono allontanati.
“Ah, ora mi parli?” chiese Sarah a sua volta.
Bailey sospirò “mi dispiace” confessò “non volevo… è solo che tu… quello che è successo…”
“Lo so” disse Sarah annuendo e fermando così il patetico tentativo di Bailey di chiederle scusa.
Lo guardò negli occhi per un attimo, quasi come se volesse leggergli dentro.
Bailey non era abituato, di solito era lui a studiare le persone e non il contrario, ma non abbassò gli occhi e Sarah alla fine sorrise scuotendo la testa “dai, corriamo, o manderanno qualcuno a cercarci”.
 
***
 
Lily vide entrare sua madre e suo padre nel ricordo e un sorriso le nacque spontaneo nel volto.
Era uno di quei sorrisi pieni di tenerezza, come quelli che appaiono quando vedi un bambino piccolo o un cucciolo tutto peloso.
Era impossibile non trovare dolci i volti di quell’uomo e di quella donna. Aveva visto già un altro ricordo dove vi era sua madre, ma mai mentre era insieme a suo padre e la dolcezza che avevano tra di loro, quelle piccole attenzioni come uno scambio di sguardi, un bacio veloce o uno sfioramento di mani, erano bellissime.
Cose che probabilmente aveva percepito sin da piccola, ma che ora da grande vedeva con l’occhio adulto e che sapeva che loro due si amavano intensamente.
“Sono bellissimi” disse con voce sognante e sia James che Albus si voltarono verso di lei.
“Che c’è?” domandò, vedendo i loro volti stupiti.
“Niente” disse Albus, arrossendo lievemente e voltandosi di nuovo verso il ricordo e anche James si limitò a sorriderle prima di spostare di nuovo lo sguardo verso i propri genitori.
Lily era quasi tentata di insistere, ma per quel giorno si era già sentita abbastanza infantile senza dover mettersi a puntare i piedi per sapere cosa stesse passando per la testa dei suoi fratelli.
Nel ricordo lei era stravaccata nel divano e rivide in se stessa il suo bambino, stava usando il divano al contrario: aveva la testa poggiata sulla seduta e le gambe sullo schienale.
 
“Mi annoio” stava dicendo facendo penzolare le gambe al ritmo della sua voce “Voglio che James torni a casa” commentò ancora e la Lily adulta guardò suo fratello in viso, ma lui non la stava guardando, stava guardando la piccola Lily e la tenerezza che aveva nello sguardo le fece salire le lacrime agli occhi.
“Tornerà tra pochi giorni” affermò suo padre sedendosi accanto a lei “purtroppo” aggiunse Albus che era seduto sulla poltrona vicina con un libro in mano.
Lily lo guardò dalla sua posizione al contrario “non sei felice che torni?” domandò studiandolo e Albus scosse le spalle “più o meno” disse con lo stesso entusiasmo con cui avrebbe affermato di non sentirsi bene.
 
“Fa sempre piacere essere apprezzati” affermò il James adulto.
“Lo dici tutte le volte” si lamentò Albus.
“Menomale che ho la mia Lils”.
“Dici anche questo” scherzò Albus facendo un sorriso complice a Lily.
Lily scosse la testa “forse mi sfugge quanti anni avete” li prese in giro ed entrambi le risposero con una smorfia scherzosa.
Lily vide la sua piccola copia raddrizzarsi e guardare prima il suo papà e poi la sua mamma che era seduta sul bracciolo del divano e teneva una mano sulla gamba di suo padre.
 
“Il prossimo anno andrà via anche Albus” disse mettendo il broncio.
Albus alzò gli occhi dal libro, un sorriso furbo gli increspava le labbra “ti mancherò anche io?” domandò e Lily scrollò le spalle “più o meno” scherzò e Albus la guardò offeso, ma Lily si mise a ridere facendogli capire che stava scherzando. Harry la seguì a ruota e pochi minuti dopo ridevano tutti.
 
“Riuscivi sempre a farci ridere” affermò Albus con lo stesso sorriso di allora dipinto sulle labbra.
“Sì, portavi l’allegria… eri fuoco puro…” la voce gli si spense e gli occhi si abbassarono.
Lily intuì immediatamente a cosa stava pensando. Fino a quel maledetto primo settembre.
 
A voi James manca?” chiese la piccola Lily “e Albus vi mancherà?” domandò ancora nell’ingenuità dei suoi otto anni.
“Certo che ci manca e anche Albus ci mancherà” rispose suo padre con uno sguardo dolce verso il figlio mediano.
“E io? Io vi mancherò?” domandò ancora Lily.
“Amore, hai ancora quasi tre anni prima di andare ad Hogwarts” le rispose sua madre.
Lily fece una smorfia, si vedeva che odiava dover aspettare ancora così tanto.
“Due” precisò infatti, sistemandosi meglio sul divano “comunque non mi avete risposto. Io vi mancherò?”
Suo padre la mise un braccio intorno alle spalle a la tirò a sé.
“Vuoi sentire una cosa?” le chiese e Lily assentì più volte con la testa mentre con la guancia si posizionava precisa contro il torace del suo papà. Amava sentire il suo cuore battere.
“Albus e James sono le mie gambe, mi sostengono ogni giorno…”
“Ed io?” lo interruppe Lily.
“Sarai la terza gamba” rispose Albus in vece di suo padre, ma Harry scosse la testa “sei la mia bambina, la mia principessa, la mia spina dorsale”.
La piccola Lily parve pensarci un attimo, poi dovette immaginarsi che la spina dorsale era importante tanto quanto le gambe per rimanere in piedi e si voltò gettando le braccia al collo a suo padre.
“Mi sposerai, papà?” gli chiese continuando a tenerlo abbracciato, ma allontanandosi quel poco che le permetteva di guardarlo negli occhi.
“Se sposi papà che ne sarà di me, birbantella?” chiese sua madre scherzosa.
Lily alzò le spalle “sposi Albus… o James… quello che preferisci” rispose Lily.
 
Lily alzò gli occhi al cielo.
Si stava commuovendo, ma non voleva farlo.
Aveva diritto di commuoversi? In fondo quella bambina era lei, ma non era lei.
Non aveva nessun ricordo di quei giorni, ma si sentiva come se l’avesse.
Era riuscita a vedere negli occhi di suo padre e sua madre, l’amore per loro stessi e per i figli.
Si sentiva come se le mancassero. Ed era così, avrebbe dato tutto per averli potuti rincontrare anche in questa vita.
“E’ così ingiusto che non possa ricordarmi niente di loro” disse con voce commossa.
Albus le prese la mano “è vero, ma riusciremo a trovare un modo per ridarti i ricordi, te lo prometto”.
Lily guardò quegli occhi verdi e per la prima volta notò quanto fossero simili a quelli del padre.
“Somigli davvero tanto a papà” gli disse all’improvviso e Albus le lasciò le mani come se si fosse scottato.
“Cosa ho detto?” domandò voltandosi anche verso James, ma lui stava guardando fisso Albus.
“Cosa ho detto?” ripeté Lily. Odiava cadere in errori come quello.
“Non vuoi che ti dicano che assomigli a papà? E’ questo?”
Albus scosse la testa “è il fatto che tu lo dica” affermò e Lily sbatté le palpebre sorpresa. “In che senso, scusa?”
James sospirò “tu non lo nomini, non fai affermazioni come quella di prima su quanto sono belli insieme. Quando ho chiamato mia figlia Ginny non sei riuscita a dire il suo nome per più di due mesi e lo stesso hai fatto anche con Harry, limitandoti a chiamarli piccolini, cuccioli o similari…”
“Ho capito” lo interruppe lapidaria “ma adesso sono diversa e tu…” affermò guardando Albus “somigli tantissimo a papà… anche se, da quel poco che vedo, il carattere è più il tuo” concluse girandosi verso James.
Si morse il labbro inferiore pensando a cosa aveva preso lei da lui e cosa da sua madre.
“Il loro fuoco” rispose James, come se le stesse leggendo nella mente.
“Hai il loro fuoco, il loro coraggio e la loro gioia di vivere”.
“Grazie” Lily non riuscì a dire altro, il nodo nella sua gola si stava facendo sempre più grande. Si schiarì la voce e guardò avanti verso il nuovo ricordo che si stava formando.
 
La piccola Lily era distesa sul letto, le lenzuola che la coprivano totalmente lasciando scoperti solo il viso e le mani.
“Dormo ancora tutta coperta” sussurrò e James le sorrise incoraggiante.
Adorava vedere quando sua sorella si rivedeva in se stessa.
“Mamma, perché non posso sposare papà?”
“Avevi una vera fissa” affermò Albus alzando gli occhi al cielo.
“Sì, pensavi che papà fosse il rappresentante di sesso maschile più perfetto che esistesse”.
“Bè, se il paragone era con voi” scherzò.
“Spiritosa” ribatté James, ma dal suo viso e da quello di Albus poteva vedere che erano davvero felici.
Questa esperienza li stava unendo tantissimo. Li stava rendendo di nuovo i fratelli che erano.
 
Ginny carezzò dolcemente il volto della piccola Lily “perché un giorno troverai l’uomo perfetto per te e non è papà” le disse precedendo la sua protesta.
“E come lo saprò?” domandò.
Ginny si puntò l’indice contro le labbra, battendolo un paio di volte.
“Vediamo… quando io ho visto la prima volta tuo padre avevo dieci anni…”
“Un anno più di me?”
“Sì, piccola stella. Un anno di più ed è stato amore a prima vista…”
“Come hai fatto a capirlo?” domandò la piccola con voce sognante.
“Non lo so… i miei occhi hanno trovato i suoi ed il mio cuore ha fatto un salto. E’ stato come se lui già sapesse quello che ancora il mio cervello non aveva capito e ogni giorno che passavo senza vederlo mi mancava e ogni volta che lo vedevo il cuore prendeva il volo e nello stomaco mi volavano tante farfalle…”
“Nella pancia?” chiese Lily quasi inquieta e Ginny rise “sì, ma quella è solo una cosa iniziale, poi le farfalle si trasformano e divengono sensazioni ancora più belle…ma credo che per quello tu sia ancora piccola” scherzò e Lily sospirò rassegnata, ma poi un sorriso le illuminò il volto “E come sarà?” chiese
“Chi?”
“L’uomo che sposerò?” domandò e Ginny scoppiò a ridere “oh non lo so proprio, amore, ma spero che sarà simpatico, dolce, ma anche deciso e che ti saprà anche tenere un po’ a freno”.
Lily aggrottò la fronte in un’espressione buffissima “che significa?”
“Significa che questa testolina…” le puntò un dito sulla fronte “gira troppo veloce e vuole fare troppo di testa sua”.
Lily sorrise alzando il lenzuolo e portandoselo sotto il mento.
“Allora so chi sarà” disse furba.
“Chi?” chiese Ginny con la curiosità nello sguardo.
“Papà” rispose Lily facendo la linguaccia e per tutta risposta Ginny l’abbraccio “la mia piccola stella”.
 
Lily sentì il labbro tremare per lo sforzo di trattenere le lacrime. Allora era così la sua mamma.
Era bellissima e avevano un meraviglioso rapporto e lei non poteva rendere giustizia né a lei né a suo padre perché non si ricordava di tutto quello che di fantastico avevano fatto per loro. Per lei.
A quel punto non ce la fece più e le lacrime cominciarono a scorrere, come se fossero state un fiume che aveva abbattuto gli argini.
“Non piangere, Lily. Non è colpa tua se poi hai conosciuto il platinato” scherzò James che non riusciva a vederla così.
“Stupido” affermò Lily con un sorriso tra le lacrime e James per tutta risposta l’abbracciò.
Lily lo lasciò stare, anzi lo strinse a sua volta e quando lui la lasciò lei spostò lo sguardo su Albus e abbracciò anche lui.
Aveva iniziato un abbraccio e lo aveva fatto perché erano i suoi fratelli ed era consapevole che lo fossero.
Non sapeva a che punto dei ricordi fosse successo, ma lo aveva capito e adesso poteva dire di provare per loro quell’affetto sconfinato che aveva la Lily dei ricordi.
“Se vuoi usciamo di qua” le disse Albus mentre Lily prendeva dei respiri profondi e cercava di asciugare le lacrime.
Lily scosse la testa “anzi, scusate. Scommetto la vecchia me non sarebbe mai scoppiata a piangere in maniera così patetica”.
James piegò la testa e le sorrise “credevo che ormai avessi capito che amiamo qualsiasi versione della nostra sorellina” le disse e Lily sorrise a sua volta.
Prese un ultimo respiro e cercò di concentrarsi di nuovo. Si raccolse i capelli con una mano, la mente ancora sul ricordo che aveva appena visto.
“Piccola stella” mormorò. Sua madre l’aveva chiamata più volte così nel ricordo e questo le faceva venire in mente che qualcun altro l’aveva chiamata così.
“Lei ti chiamava sempre così” commentò James e Lily poté vedere la tristezza nello sguardo.
“Solo lei poteva chiamarti così, se lo faceva qualcun altro si arrabbiava e quindi non lo faceva nessuno… neanche papà” aggiunse Albus.
“Sì, nessuno faceva arrabbiare consapevolmente la mamma” assentì James con una voce che era un misto di divertimento e nostalgia.
Lily storse le labbra. Eppure…
“Gabrielle mi ha chiamato così” obbiettò Lily e James inarcò un sopracciglio “strano” disse soltanto, ma poi si distrasse quando un altro ricordo si formò.
“Ah ricordo quel ricordo”
“Ricordo quel ricordo? James, sei cosciente che esistono dei sinonimi, vero?”
James fece una boccaccia ad Albus e Lily sorrise, “siete sicuri di avere più di trent’anni?” domandò e James si strinse nelle spalle “ha cominciato lui” disse in una perfetta imitazione di suo figlio Mattew e facendo scoppiare a ridere sia Lily che Albus.
 
Lily stava saltando da un piede all’altro e saliva e scendeva da un marciapiede.
I suoi fratelli erano appena dietro di lei e suo padre li precedeva di qualche passo, lo sguardo fisso a terra.
Ad un certo punto si fermò e fece il movimento di pestare il piede “qua” disse e Lily corse verso di lui “un pinolo” urlò raccogliendolo e Harry le sorrise come se non ci fosse niente di più bello dell’entusiasmo della sua bambina.
James incrociò le braccia dietro la testa “perché non usiamo la magia?” era appena tornato dal primo anno di Hogwarts e adesso sembrava che ogni cosa potesse essere fatto con la magia.
“Adoravi raccogliere pinoli l’anno scorso” disse Harry voltandosi verso il suo primogenito.
“Sì, ma ora so che potrei farlo con la magia”.
“Vuoi solo esibirti” protestò Albus.
“Ma lui non può”.
Tutti si voltarono verso la piccola Lily, sinceramente stupiti che si ricordasse la regola delle niente magie fuori da Hogwarts.
“Esatto, principessa” disse suo padre e poi tirò un altro pestone “qua” le disse facendole l’occhiolino.
Lily si chinò a prenderlo e quando ne ebbero fatto un bel mucchietto si riavviarono verso casa.
“Perché non ci smaterializziamo?” domandò James.
 
“Io avrò avuto una fissa per papà, ma tu non facevi altro che rinfacciare le cose che sapevi fare”.
“Mica tanto… uno impara a smaterializzarsi a diciassette anni” si giustificò mettendosi una mano tra i capelli imbarazzato.
“Sì, diciamo che a James è sempre piaciuto sollevare le penne” lo prese in giro Albus.
“Ah ah, davvero divertente” si offese James.
 
“Smaterializzarmi con tutti voi sarebbe praticamente impossibile e poi non vogliamo mica dimenticarci come si cammina o peggio ancora la strada di casa”.
Lily e i suoi fratelli risero mentre passavano davanti ad una gelateria.
 
“Ed ecco il giovane Malfoy” disse James “neanche allora riusciva a tenere gli occhi lontani da te” aggiunse alzando gli occhi al cielo.
Lily che stava osservando suo padre, cercando di trattenere nella sua memoria ogni piccolo particolare, non si era accorta di niente, ma solo a sentir nominare Scorpius il suo cuore mancò un battito.
Si voltò verso il tavolo che stavano guardando i suoi fratelli: Draco era seduto di fronte al suo punto di vista e lo vedeva benissimo. Sembrava più cupo e pallido del solito, lo vide lanciare un’occhiata nervosa verso Harry e gli fece un gesto con la testa, ma senza aspettare neanche la risposta riportò l’attenzione sull’uomo davanti a lui che Lily non poteva vedere dandole le spalle.
Accanto a Draco, seduto, con nel viso l’espressione di chi avrebbe voluto essere a chilometri di distanza, c’era Scorpius Malfoy e Lily sorrise nel vedere che era davvero la copia sputata di Bailey, aveva persino la stessa pettinatura.
“Sei un bugiardo… Stava guardando tutti noi” protestò Lily tirando una gomitata al fratello, poi spostò gli occhi sull’ultimo occupante del tavolo e rimase gelata.
Quegli occhi… quei capelli…
“Io conosco quel bambino” affermò con il cuore che batteva all’impazzata.
***
Bailey alzò gli occhi verso il soffitto e aprì le labbra meravigliato. Sapeva di averlo già pensato tante volte, ma adorava la magia, la amava sempre di più.
Al posto del soffitto vi era solo una grande cielo stellato, candele ondeggiavano ovunque e rendevano tutto ancora più magico.
Sul fondo vi era la tavolata dove vi erano seduti tutti gli insegnanti e con al centro il nonno di Harry mentre alla sua destra e alla sua sinistra vi erano le famose tavolate delle quali tutti gli avevano parlato.
Le tavolate dove erano seduti quelli che sarebbero diventati i suoi compagni di scuola e che erano già stati smistati nelle case.
Passando vide Ginny con la sua amica Ella accanto e capì che quella doveva essere la tavolata di Serpeverde. Sua cugina non lo guardò, troppo impegnata a guardare la sorella e per la prima volta Bailey vide la dolcezza nel suo sguardo.
Le stava bene avrebbe dovuto averlo più spesso.
Anche Sammy la stava guardando e Bailey poteva vedere quanto la cuginetta, anche se non voleva mostrarlo, fosse impaurita.
“Sarai una Grifondoro” le disse incoraggiante E Sammy gli sorrise come se le avesse appena detto che era la ragazzina più bella del mondo.
Non capì molto della canzoncina del Cappello parlante, era davvero troppo preso da ogni cosa che stava vedendo.
Era tutto talmente meraviglioso, talmente stupendo che gli sembrava davvero assurdo che un mondo come quello gli fosse stato celato fino a pochi mesi prima.
Lui era parte di quel mondo, lo sentiva dentro se stesso. Era qualcosa di vivo, era come una scintilla che lo alimentava. La magia era parte di lui.
“Eric Alivar”
Il primo ragazzino chiamato a raggiungere uno dei tanti professori della scuola, si diresse verso di lui con una camminata quasi titubante.
Si mise a sedere e il cappello gli fu calato fino a coprirgli gli occhi. In quel momento scese il silenzio. Sembrava che i ragazzi di tutte e quattro le case fossero rapiti dal momento e in attesa del verdetto.
Bailey sapeva che in quell’esatto momento il cappello stava interagendo con il ragazzo, ma lui non riusciva a sentire niente, almeno fino a quando a tutta voce esclamò: “CORVONERO!”
Per tutto il tempo si ritrovò ad ascoltare il suo cuore che batteva. Non gli sembrava di averlo mai sentito battere così velocemente, neanche quel giorno.
Finalmente arrivati a Baldwin ci fu la prima Serpeverde, era una ragazza e sembrava anche piuttosto solare, niente a che vedere con l’idea, che forse complice anche sua cugina ed Ella, si era fatto delle ragazze Serpeverde. Callen fu invece il primo Grifondoro e Bailey si chiese se fosse vero che la caratteristica maggiore della casa era l’audacia perché quel ragazzino non sembrava neanche capace di mantenere il contatto visivo con nessuno.
Ogni volta che il cappello annunciava una casa, il tavolo appartenente a quella casa esplodeva in una serie di ovazioni e applausi rendendo tutto più caratteristico.
Donovan e Dural furono entrambi smistati in Tassorosso e per la prima volta Bailey vide le caratteristiche della casa nel volto di uno dei due: Cassandra Donovan aveva degli occhi dolcissimi e per un attimo si posarono su di lui mentre gli sfilava accanto per andare verso il tavolo dei Tassorosso.
“Edward Caleb Flint”.
Bailey assottigliò gli occhi quando vide il ragazzo con cui aveva discusso circa un’ora prima.
I suoi occhi trovarono automaticamente quelli di Sarah mentre il cappello urlava a gran voce “SERPEVERDE”.
Era pazzesco, il cappello aveva deciso più o meno in trenta secondi. Bailey non avrebbe saputo dire se era un buono o cattivo segno, ma lo sguardo che Edward gli diede e quel sorriso di trionfo gli fece scorrere la rabbia nelle vene forte e impetuosa come una tempesta.
Cercò di calmarsi e per farlo spostò lo sguardo su Harry e Dora. Erano seduti al tavolo dei Grifondoro, i loro sguardi entrambi puntati su di lui e due sorrisi così enormi che Bailey si chiese se non lo stessero facendo solo per lui, ma in fondo perché avrebbero dovuto sorridere solo per lui?
“Bailey Aaron Malfoy”.
Oddio. Toccava già a lui. Bailey strinse i pugni e prese un respiro profondo cercando di moderare il suo cuore. Non voleva certo farsi prendere da un infarto ancora prima di essere smistato.
Fece quei tre scalini che lo dividevano dallo sgabello con il cappello continuando a pensare che non sarebbe cambiato niente. Grifondoro, Serpeverde. Suo padre lo avrebbe amato comunque.
Grifondoro o Serpeverde, si arrampicò sullo sgabello.
Grifondoro o Serpeverde, il cappello gli venne calato sulla testa.
Grifondoro o Serpeverde.
“Ecco qua un caso particolare” la voce del Cappello non era esattamente come se l’era aspettata. Era maschile, ma un po’ troppo stridula per i suoi gusti.
“Non sono un caso particolare” protestò.
“Sì che lo sei. Io conosco la tua storia, la leggo nella tua mente. Tu non sai a chi appartieni. Hai molte caratteristiche di diverse case. La tua mente è come quella di tuo nonno Harry, tanta ambizione e tanto coraggio ed un certo disprezzo per le regole. Potresti fare grandi cose in entrambe le case. Quindi farò a te la stessa domanda che all’epoca feci a lui: dove ti colloco?”
Bailey deglutì, sapeva la storia di suo nonno. Harry gliel’aveva raccontata: suo nonno non aveva la più pallida idea di quali fossero le case e quali fossero le loro qualità di appartenenza, ma chiese di non andare a Serpeverde dopo aver conosciuto l’altro suo nonno.
Lo faceva sorridere pensare che i suoi nonni fossero stati nemici a scuola e invece poi i suoi genitori si fossero innamorati.  Chissà com’era innamorarsi di qualcuno.
“Non hai richieste? Allora sceglierò io… direi che tu possa essere un ottimo…”

COMMENTO: OK, PRIMA CHE MI SCAGLIATE 1000 CRUCIATUS E 500 AVADA KEDAVRA PER COME HO INTERROTTO IL CAPITOLO VI DIRO’ CHE QUESTA VOLTA HO AVUTO UNA DELLE MIE FOLLI, PAZZE IDEE E MI SON DETTA: DIVERTIAMOCI!! QUINDI HO INTENZIONE DI FARE UNA COSA CHE NON HO MAI FATTO…OVVERO FAR DECIDERE A VOI DOVE PIAZZARE BAILEY! IL MIO ORGOGLIO GRIFONDORO AVREBBE PIAZZATO IL MIO CORAGGIOSO BAILEY IN GRIFONDORO, MA POI HO GUARDATO LE MIE STORIE E I PRIMOGENITI DI LILY E SCORP, ECCEZION FATTA PER UNO (CHISSA’ SE VI RICORDATE QUALE) LI HO MESSI SEMPRE IN GRIFONDORO, ALLORA MI SON DETTA DI METTERLO IN SERPEVERDE, MA NON ERO CONVINTA! NON CAPITERA’ MAI PIU’ PERCHE’ AMO AVERE IL CONTROLLO DELLA MIA STORIA, MA STAVOLTA NON RIUSCIVO A DECIDERMI E QUINDI ECCO QUA L’IDEA: DECIDETE VOI! LA CASA DI APPARTENENZA NON INCIDE MOLTO SULLA STORIA, DOVREI SOLO CAMBIARE UN PAIO DI COSE E QUINDI MI SON DETTA: PERCHE’ NO? DATO CHE CON QUESTO CAPITOLO VI SALUTO PER FERIE, VI LASCIO FINO AL 31 AGOSTO PER FARMI SAPERE COSA PREFERITE TRA GRIFONDORO E SERPEVERDE: ) SENZA NULLA TOGLIERE ALLE ALTRE DUE CASE, MA SI TRATTA DI BAILEY E NON PUO’ ESSERE CHE O GRIFONDORO O SERPEVERDE! NESSUN VOTO VALE PIU’ DI UN ALTRO, SI VA SEMPLICEMENTE A MAGGIORANZA…SPERO CHE L’IDEA VI PIACCIA…E’ SOLO PER DIVERTIRCI UN POCHINO E SE NON VI PIACE PERDONATEMI… LO SAPETE CHE OGNI TANTO MI PRENDE IL PAZZO :D
ADESSO DOPO TUTTO QUESTO PO-PO DI COMMENTO PASSIAMO AL CAPITOLO: SPERO VI SIA PIACIUTO E CHE MI FARETE SAPERE E RINGRAZIO DI CUORE LE FANTASTICHE RAGAZZE CHE MI HANNO FATTO SAPERE IL LORO PARERE OVVERO: ICEPRINCESS / ROXY HP / ARYELLE / JULIET LILY POTTER /MIKIMUSIC / ALF 89 E ZONAMI84!! INOLTRE RINGRAZIO CHI MI HA AGGIUNTO ALLE PREFERITE / SEGUITE E RICORDATE FATEMI SAPERE CHE NE PENSATE E RINGRAZIO ANCHE CHI MI LEGGE SOLTANTO!! UN BACIONE E BUONE FERIE A TUTTI!!

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Capitolo 35
*** 34 CAPITOLO ***


PICCOLA PREMESSA: NON SO COME CI SI DEBBA COMPORTARE DA QUANDO LA ROWLING HA SENTENZIATO COME CANON QUELLO CHE SUCCEDE NELLO SPETTACOLO TEATRALE, MA HO APPENA FINITO IL LIBRO E NON VI TEDIERO’ SU COSA NE PENSO PERCHE’ POTREI PARLARNE PER ORE E FAREI SPOILER A CHI NON L’HA ANCORA LETTO, MA VOLEVO SOLO SPECIFICARE CHE IN QUESTA STORIA NIENTE DI QUELLO CHE E’ SCRITTO NEL LIBRO VERRA’ PRESO IN CONSIDERAZIONE… Bè TRANNE L’AMICIZIA TRA AL E SCORP E IL FATTO CHE SIANO SERPEVERDE ( ALMENO IN QUELLO L’HANNO PENSATA COME ME ;))

“GRIFONDORO!”
Bailey quasi saltò sulla sedia mentre il cappello parlante urlava a tutti la sua decisione.
Era felice. Sapeva di aver appena pensato che sarebbe stata la stessa cosa, sapeva che dopo aver davvero conosciuto suo padre non gli importava più così tanto la casa di appartenenza, ma l’essere un Grifondoro e soprattutto essere rivale di quel Flint lo rendeva davvero soddisfatto.
E poi sarebbe stato nella stessa casa di Harry e Dora e vedendo come si stavano scorticando le mani, anche loro ne erano felici.
Gli avevano appena sfilato il Cappello quando saltò su dalla sedia e si precipitò verso il tavolo da cui provenivano tutte le grida e gli applausi.
Diede un’occhiata generale al suo tavolo, tanti volti di cui alcuni lo guardavano e alcuni chiacchieravano tra loro.
Si sedette accanto ad Harry che gli tirò una leggera pacca sulla spalla. “Sapevo che saresti stato un Grifondoro” esordì Dora sporgendosi da accanto ad Harry e Bailey sorrise “ma se non lo sapevo neanche io” protestò sempre senza smettere di sorridere.
Dora scosse la testa “sei sopravvissuto per due volte ai NewMan…”
Bailey inspirò bruscamente. In quel momento, così sereno e spensierato, aveva messo da parte quei maledetti. Ed era la prima volta.
Sperò con tutto se stesso che Hogwarts avrebbe voluto dire anche quello. Dimenticare i NewMan e tutto quello che gli avevano fatto.
Harry dovette percepire il suo disagio perché guardò male Dora e cambiò discorso “chissà cosa dirà tuo padre” chiese e Bailey alzò le spalle “mi ha detto che sarebbe stato uguale per lui… anzi, credo che sospettasse che sarei stato il primo Malfoy- Grifondoro” disse con la soddisfazione nel volto.
Questo gli fece venire in mente sua cugina e la sua amica. Erano così convinte che lui sarebbe stato un Serpeverde, così sicure di conoscere il suo destino meglio di lui. Le cercò con lo sguardo lungo tutto il tavolo dei verde - argento, voleva dar loro uno sguardo sprezzante, ma non le vide.
Le aveva visto passando insieme a tutti gli altri primini, ma adesso, da seduto al tavolo dalla parte opposta di una sala così grande, era praticamente impossibile trovarle tra tutti quegli studenti senza sapere la loro posizione.
“Sarah Lauren Paciock”.
Quando sentì quel nome girò la testa di scatto. Era arrivato il momento di Sarah e lui si sentiva nervoso quasi quanto quando era stato il suo momento.
Anzi, forse di più, perché per lui sarebbe stato più o meno indifferente, mentre lei teneva davvero molto all’essere una Grifondoro e in qualche modo questo portava a tenerci anche lui.
Probabilmente quello che era successo loro quel giorno li aveva uniti in un modo che neanche lui riusciva a capire del tutto.
Strinse i pugni quando lei si sedette sullo sgabello ed espirò quando le calarono il cappello sulla testa.
Tutto accadde in un attimo, in un battito di ciglia il cappello stava già urlando “GRIFONDORO!”
Ci aveva messo meno di un minuto mentre la decisione nel suo caso era stata lunghissima. Stava ancora pensando ai meccanismi di quello strano cappello quando il sorriso di Sarah lo distrasse.
Stava guardando proprio lui e quel sorriso così sincero gli illuminava gli occhi blu rendendoli come due fari nella notte.
Si precipitò verso di loro e si tuffò tra le braccia di suo cugino. Harry la strinse e le disse qualcosa che Bailey nella confusione non riuscì ad udire, ma che probabilmente le fece molto piacere perché il suo sorriso si distese ancor di più, poi si sedette tra lui ed Harry e finalmente lo guardò di nuovo “compagni di casa” gli disse e Bailey sorrise “a quanto pare” disse soltanto, ma quello parve bastarle perché annuì e si concentrò di nuovo sullo smistamento.
Pepper finì in Serpeverde e Bailey guardò di nuovo la loro tavolata e finalmente le vide.
Ginny stava applaudendo composta per il nuovo acquisto mentre Ella guardava lui.
Non gli piaceva molto come lo stava osservando perché più che guardarlo sembrava studiarlo.
Aveva gli occhi socchiusi e le sue dita erano poggiate sul ciondolo della sua collana e lo facevano scorrere su e giù con disinteresse.
“Tocca a lei” sussurrò Harry e Bailey si concentrò sullo smistamento.
“Samantha Delphine Potter”.
“Delphine?”
“Lascia stare… credimi, ti merita” rispose Dora e Bailey sorrise, qualcosa gli diceva che la cugina non amava molto il suo secondo nome.
Sammy camminò alzando orgogliosamente il mento e non curandosi di tutti gli sguardi curiosi che la seguivano. Sembrava sceso il silenzio più totale e Bailey se ne stupì.
Non era successo per nessun altro. Sembrava che tutti fossero in attesa, che tutti fossero interessati.
“Succede sempre” bisbigliò Harry che si era accorto del suo viso stupito “è il nostro cognome”.
Bailey inarcò le sopracciglia, ma non replicò. Gli sembrava estremamente strano che un cognome potesse far scendere un silenzio totale in quel modo, ma non era il momento di chiedere spiegazioni. In quel momento voleva solo seguire lo smistamento della cugina.
Il Cappello venne calato sulla sua testa e Bailey era convinto che, se vi fosse stata una mosca che girava per la sala grande, probabilmente ne avrebbero sentito il battito delle ali.
Quel silenzio si protrasse a lungo, il cappello sembrava doverle dire molte cose e Bailey si chiese se anche nel suo caso il tempo fosse sembrato così infinito.
Sentì Harry sospirare e capì che probabilmente lei lo stava superando.
Poi, finalmente: “GRIFONDORO” gridò il cappello e l’ovazione che scoppiò nel loro tavolo fu la più forte che avesse sentito in quel giorno. Sembrava che ogni singola persona applaudisse e molti si misero anche a battere le mani sul tavolo. A quanto pareva avere una Potter era una grande soddisfazione per i Grifondoro.
Bailey osservò la cugina, anche lei aveva lo sguardo luminoso di Sarah ma Sammy non guardava lui, sembrava non aver occhi che per sua sorella e Ginny la stava fissando in una maniera molto orgogliosa e anche molto fraterna, o almeno pensava che tra fratelli ci si potesse guardare così.
Chissà se sua madre e suo padre avrebbero mai… Godric, ma cosa gli veniva in mente.
Una smorfia disgustata gli nacque sul volto e Dora lo notò “cosa c’è che non va?” gli domandò e Bailey scosse la testa “lascia perdere” le rispose e guardò Sammy che finalmente stava guardando il gruppetto e si stava dirigendo verso di loro.
Si sedette accanto a Dora e cominciò a parlare fitto fitto con lei spiegandole per quale motivo il cappello ci aveva messo così tanto.
Il sorriso le era scomparso dal viso mentre spiegava che lui avrebbe voluto metterla in Serpeverde.
“E come mai sei una Grifonodoro, allora?” chiese Bailey curioso e Sammy lo guardò sicura “il cappello ti ascolta”.
“Bè, allora che senso ha… tutti potrebbero andare nella casa che preferiscono”.
Dora scosse la testa ridendo “non hai visto come ha fatto con Sarah? La maggior parte della volte lui decide e non chiede niente, è solo quando è indeciso che puoi provare ad influenzarlo…”
Bailey sospirò chiedendosi se avrebbe mai capito del tutto il mondo della magia.
Quando la sala si fu calmata riprese di nuovo lo smistamento e Bailey continuò a guardarlo, ma ormai con poca attenzione, fino a quando non fu il momento di Marcus Brian Zabini e Bailey lo riconobbe come l’altro ragazzo che lo aveva provocato mentre salivano al castello.
“E’ bellissimo” mormorò Sammy, prima di portarsi una mano alle labbra accorgendosi di quello che aveva appena detto.
Harry rise rumorosamente e il ragazzo lo guardò in cagnesco mentre si sedeva sullo sgabello. Bailey sospirò piano, qualcosa gli diceva che il cugino era appena diventato nemico di quell’odioso ragazzo.
Il Cappello ci mise poco più che per Flint e poi lo piazzò in Serpeverde e lui lo guardò un attimo con un sorriso soddisfatto, prima di unirsi al suo amico e sedersi accanto a lui.
Con Zenitor che fu smistato a Tassorosso lo smistamento finì e tutti seguirono Neville che si alzò e si avvicinò al leggio.
“Solo pochi avvertimenti” enunciò nel silenzio più totale “la foresta proibita è chiaramente proibita e prego tutti gli studenti di non andarci se non sotto supervisione di qualche adulto. Il programma delle lezioni verrà distribuito dal capo della vostra casa appena finita la cena per cui vi prego di restare per qualche minuto e poi gli studenti del primo anno potranno seguire i loro Prefetti che li condurranno ai dormitori dove troveranno la divisa con lo stemma della Casa di appartenenza…per il resto, come disse un mio grande predecessore: Pigna, pizzicotto, manicotto e Tigre… Buon appetito a tutti”.
La confusione fu istantanea. Tutti gli studenti cominciarono a parlare e a mangiare.
***
“Cosa vorresti dire con: conosco quel bambino?” chiese James voltandosi di scatto verso di lei.
“Dove lo hai visto?” domandò contemporaneamente Albus.
Avevano nel volto uno stupore spaventato e Lily si risucchiò le labbra all’interno della bocca.
Quelle poche parole le erano sfuggite. Lei non aveva ancora detto a nessuno dei ricordi.
Aveva avuto l’intenzione di dirlo a Scorpius, ma poi le cose erano andate talmente veloci che non era riuscita a dirgli niente di davvero rilevante.
Sospirò. Era arrivato il momento di smettere di avere segreti con la sua famiglia, o almeno con i suoi fratelli.
Aveva già capito che poteva fidarsi di loro, ma adesso, dopo aver visto quei ricordi, ne era ancora più sicura.
“In alcuni ricordi” rispose, prima di potersi far assalire da altri dubbi.
“Ricordi che ti sono stati mostrati?” chiese Albus assottigliando gli occhi.
Possibile che avesse già capito? Aveva capito da tempo che Albus avesse un intuito notevole, ma non pensava così tanto.
Adesso non poteva più tirarsi indietro.
Scosse la testa e si frugò nella tasca “questi ricordi” disse mostrando loro la pietra ed entrambi sgranarono gli occhi.
“Dove l’hai trovata? Pensavamo non funzionasse più…”
“Cosa vi hai visto?”
James interruppe Albus come se volesse arrivare dritto al sodo “i tecnicismi non mi interessano in questo momento” si giustificò infatti e Lily sorrise.
“Diverse cose… principalmente ricordi su Molly…”
“Molly?” James quasi sussurrò quel nome, come se ne avesse paura.
“Nostra cugina Molly?”
Ok, forse era stata troppo ottimista sull’intuito di Albus, pensò scherzosa.
“No, sulla sua amica Babbana” lo prese in giro James e Albus lo guardò in tralice “volevo solo esserne sicuro” protestò e senza dire altro li afferrò per le braccia e guardò in alto.
Lily si sentì come se fosse appena stata sputata fuori da una boccetta di shampoo o almeno si immaginò che ci si dovesse sentire in quel modo.
Era di nuovo nella sua camera e il pensatoio fluttuava in mezzo a loro come un ospite silenzioso.
James fu il primo a tornare alla realtà.
“Cosa hai visto su Molly?” le domandò e Lily si morse il labbro. Era ancora un po’ restia a parlar loro di Molly.
Non perché non si fidasse, ma aveva tenuto tutto nascosto per così tanti anni che adesso le sembrava quasi di tradire se stessa e le sue idee.
Ma contemporaneamente non poteva fare a meno di pensare che uno degli errori più grandi della vecchia Lily era proprio non essersi fidata di nessuno.
Non avrebbe mai potuto vincere contro i NewMan da sola, e, nonostante capisse che lo aveva fatto per proteggere le persone che amava, lo trovava anche un po’ troppo presuntuoso da parte sua.
Anche perché la Lily dei suoi ricordi le sembrava una ragazza normale, una brava strega probabilmente, addestrata sicuramente e anche motivata, ma comunque normale.
“Lily, è importante!” la sollecitò Albus e Lily alzò gli occhi su di lui “perché?” chiese ed era seria.
Perché era così importante per loro? Eppure non si erano degnati di dire mai una parola su di lei.
James la guardò a fondo. Quella era l’ennesima cosa che gli ricordava che la Lily che era davanti a lui era una donna completamente diversa dalla ragazza che era vissuta con loro fino a undici anni prima.
 “Molly è… era…” vide James stringere forte le labbra quando fu costretto a correggersi “era nostra cugina. La figlia di zio Percy e zia Audrey, li hai conosciuti, ricordi?”
Lily annuì. Sapeva dai ricordi che Molly era sua cugina, ma non sapeva di chi fosse figlia e ora che glielo avevano detto non poteva fare a meno di ricondurre i suoi lineamenti in quelli dei genitori.
Ed in effetti Molly somigliava molto a suo padre.
“E’ importante, perché tu non facevi mai niente a caso” Lily guardò Albus “tu eri totalmente concentrata sulla vendetta e lei, anche se non abbiamo mai capito quanto, era collegata ai NewMan…”
“Collegata? No, non era una di loro” protestò Lily, dopo aver conosciuto la dolce ragazza, timida e riservata che era, non poteva sopportare che parlassero in quel modo di lei.
Però sapeva anche che era vero. Ormai aveva ricostruito tutto. Molly aveva avuto una storia con il Comandante in persona e aveva avuto una figlia da lui.
James si passò una mano tra i capelli riportandola alla realtà.
“Lo so, Lily” le disse e per un attimo il modo spazientito con cui le parlò le sembrò quasi confidenziale.
Non si erano mai rivolti a lei in una maniera esasperata o arrabbiata e in questo la fece sentire veramente parte della famiglia.
“Lo sappiamo che non era parte di quel gruppo maledetto, ho detto solo che era in qualche modo collegata…” si bloccò e la guardò a fondo “ma tu lo sai già, vero?” le domandò e dal modo in cui la guardava si sentì come una bambina beccata con le dita nella marmellata.
Lei lo sapeva eccome, sapeva come mai era collegata ai NewMan, sapeva chi era quel bambino e l’importanza che adesso rivestiva in quell’organizzazione, sapeva anche che lei non era morta, almeno fino a quando lei era stata nel mondo magico.
Cosa le fosse successo negli ultimi undici anni restava un mistero per lei.
Si avvicinò alla finestra, “sì, lo so” confessò e James e Albus la guardarono con un’espressione ferita.
“Come hai potuto non dircelo?” le domandò Albus “non ti fidavi di noi? Siamo i tuoi fratelli” si arrabbiò James.
Lily strinse i pugni cominciando ad alterarsi. Odiava il modo in cui la stavano guardando. Odiava quello che sembravano sottintendere con i loro sguardi.
Somigliavano troppo a quelli con cui la maggior parte delle volte la guardava anche Scorpius. Almeno all’inizio, adesso il suo sguardo era decisamente diverso.
Era pieno di desiderio.
“Come potete pretendere fiducia da parte mia?” domandò “vi conoscevo appena quando ho trovato questa” gli spiegò stringendola più forte tra le dita “siete i miei fratelli, è vero, ma all’epoca lo eravate solo sulla carta…”
S’interruppe vedendo Albus scuotere la testa “quando hai messo i ricordi lì dentro eravamo i tuoi fratelli in tutto e per tutto e tu hai scelto di non fidarti di noi… non ti sei fidata di nessuno”.
Le parole di Albus trasudavano delusione, ma lo sguardo di James era quanto di peggio Lily avesse mai visto nei suoi occhi. Sembrava tradito, ferito e deluso tutto insieme.
“Io…”
Si fermò, cosa poteva dire? Non aveva mai compreso appieno il modo di ragionare della Lily del passato, ma sapeva che dei suoi fratelli si fidava.
“In un ricordo che ho visto con Scorpius dicevo che voi eravate gli unici di cui mi fidavo…”
“Non abbastanza” la interruppe James.
Ricordava quante volte le avesse chiesto di fidarsi di lui, quante volte avesse intuito che Molly avesse qualche problema. Fosse finita in qualche casino. Forse se lei si fosse fidata, adesso Molly sarebbe viva.
La mente gli andò al giorno in cui l’aveva esplicitamente supplicata.
 
James entrò dentro la camera di Lily come sempre con un solo colpo sulla porta che preannunciasse il suo arrivo.
Gli era sempre piaciuto vedere il suo sguardo arrabbiato mentre lo rimproverava di rispettare la sua privacy.
Ed anche quella volta non fu diverso.
“James, ho diciassette anni e se fossi stata nuda?”
James si lasciò cadere sul suo letto con una tale forza che quasi rimbalzò e poi la guardò “perché avresti dovuto esserlo… e poi non sei molto diversa dalla bambina che correva nuda per tutta la casa” la prese in giro, poi si bloccò vedendo il suo sguardo.
Era sempre così. Quando lui o Albus nominavano un episodio che era successo negli anni della loro infanzia, nei dieci anni che Lily aveva vissuto con i loro genitori, lei si isolava. Il suo sguardo si faceva cupo e gli occhi le si velavano come se un’ombra prendesse possesso di loro.
“Comunque sono venuto per un’altra cosa” le disse per cambiare discorso e Lily rialzò la testa annuendo.
Come sempre il suo desiderio di non mostrare la sua debolezza prese il sopravvento e lei si vestì del suo solito, finto, sorriso.
“Volevo chiederti di Molly” le disse e lei aggrottò le sopracciglia, segno che aveva la sua più completa attenzione.
“Credo che sia nei casini” le spiegò e la vide scrollare le spalle “perché lo dici a me?” domandò noncurante e James incrociò le braccia.
“Perché tu da un paio d’anni a questa parte non la perdi d’occhio e sai sempre tutto quello che le capita…”
“Questo lo dici tu” lo interruppe e James sospirò “senti, io sono un Auror e non mi piace l’idea di essere preso in giro dalla mia sorellina diciassettenne”.
Lily inarcò un sopracciglio, ma non disse niente.
“Molly è finita in qualche casino. Lo so io, lo sai tu e, probabilmente, lo sa anche lei, ma non riesce a tirarsene indietro”.
“James…” iniziò Lily, ma lui alzò una mano “so che c’entrano i NewMan perché se così non fosse tu ce lo avresti detto” le scrutò il volto, ma il viso di Lily rimase impassibile.
“A questo punto mi chiedo fino a che punto sia coinvolta e come” era una domanda diretta e Lily si mosse sulla sedia “Non puoi pensare che nostra cugina faccia parte di quel maledetto gruppo” lo provocò.
James scosse la testa “non lo penso… non entrerebbe mai a far parte di loro… ma il mio intuito mi dice che c’è qualcosa… due attacchi e da entrambi ne è uscita viva per miracolo… non si sopravvive ai NewMan”.
Lily si alzò in piedi di scatto. Odiava suo fratello quando faceva così. Quando la provocava per farla crollare, per farle dire quello che voleva.
Era sempre stato il suo metodo, come quando da piccola le aveva tolto il peluche per farla parlare.
“Io sono sopravvissuta e lo sai bene…”
James si alzò vedendola interrompersi e con le lacrime di rabbia che gli invadevano gli occhi.
“Lily…”
“No, io sono sopravvissuta e lo è anche lei…”
Lui la prese per le spalle e la guardò a fondo. Due paia di occhi castani e caldi come il fuoco si scontrarono.
“Io so che la stai proteggendo e non so come né perché” le disse “ma sono qua solo per pregarti… per pregarti prima che sia troppo tardi di parlarne con me… posso aiutarti… posso aiutarvi”.
Lily si scosse le braccia allontanandosi da lui.
“Stiamo bene” disse e James ebbe un moto di rabbia e batté un pugno contro il muro “sono pericolosi!” inveì e Lily scosse la testa scoppiando a ridere.
Una risata isterica in piena regola.
“Davvero, James?” domandò e lui si passò nervosamente una mano tra i capelli “sai quello che volevo dire…”
“Sì… certo che lo so” sentenziò e si mosse per uscire, ma James la fermò per un polso “ti prego” le disse “per favore, fidati di me” sapeva che i suoi occhi stavano sicuramente trasmettendo tutta la supplica che sentiva nella sua voce.
Lily lo guardò “mi fido” gli disse, ma non aggiunse altro ed uscì dalla stanza.
 
James avrebbe tanto voluto che fosse stato così e invece aveva continuato a nascondergli tutto.
E adesso non era diverso. Lily non era diversa. Era più matura, ma la sua natura restava quella.
E chissà da quanto aveva ricostruito la storia di Molly e non aveva detto loro niente.
Lily sospirò dispiaciuta “All’epoca ero una ragazzina spaventata e arrabbiata, non conta quello che feci allora, ma quello che faccio adesso… e adesso scelgo di fidarmi di voi, di fidarmi di Scorpius, voglio dirvi tutto…”
James e Albus annuirono, ma le loro espressioni restavano comunque ferite.
“Comunque in questo momento la cosa più importante è il bambino del ricordo…”
“Nott” chiarì Albus. Era un suo vecchio compagno di casa e anche se aveva un anno meno di lui e Scorpius, conoscevano entrambi molto bene Michael.
“Sì, lui. E’ l’uomo che mi ha aiutato durante la tortura di Bailey, quello che mi ha fatto capire da dove passare”.
Guardò fisso James, doveva ricordarsi del momento. Di quando lei gli aveva chiesto quale fosse il peggior incantesimo esistesse nel loro mondo.
“E’ il figlio del loro capo…” la voce di Albus era piena di consapevolezza.
 “E’ quello che tutti chiamano il Comandante” aggiunse James.
Il capo dei NewMan era Nott senior, suo figlio Mike era il famigerato Comandante. E in qualche modo erano collegati a Molly.
Aveva scoperto più Lily in due mesi che tutti insieme in vent’anni.
Praticamente mancava solo quello che chiamavano il Supremo, ma sicuramente se fossero riusciti a prendere i due Nott, l’organizzazione avrebbe subito un tale smacco che il Supremo avrebbe fatto qualche errore.
“Stavo facendo un identikit con Alice” li informò Lily “sapevo che aveva un viso famigliare, sapevo di averlo visto o sentito…” Lily si avvicinò alla sua borsa per prendere il blocco dove vi era la prima bozza dell’identikit.
Non lo aveva ancora fatto finire ad Alice, ma a quel punto non serviva più.
Lo afferrò con una mano, ma in quel modo vide una piccola bottiglietta sul fondo della borsa.
Che cos’era? Lei non ce l’aveva messa.
La sollevò e questa s’illuminò di una luce celeste. Capì che cosa fosse. Ormai le aveva già usate un paio di volte.
Alzò lo sguardo sui suoi fratelli e li vide sorpresi quanto lei.
“Hai una Passaporta?” chiese James prima di pensare che non era possibile che Lily avesse fatto un incantesimo così difficile quando sapeva a malapena fare incantesimi basilari.
“No!” eslamò Albus correndo verso di lei, ma era troppo tardi. Sentì uno strappo e i suoi fratelli scomparvero da davanti ai suoi occhi.
“Ci hai messo più di quanto mi aspettassi” l’accolse una voce appena i suoi piedi toccarono il suolo e Lily si irrigidì voltandosi lentamente.
Capelli castani, occhi marroni, con un viso dai lineamenti praticamente perfetti.
L’uomo del quale stava parlando con i suoi fratelli era davanti a lei e la stava guardando con un’espressione di scherno.
“Ho sempre pensato che una donna frugasse dentro la sua borsa continuamente” s’interruppe e una luce di rabbia gli illuminò gli occhi “ma a quanto pare, non Lily Potter” concluse e Lily capì di essere nei guai.
Il Comandante era davanti a lei e lei non aveva la più pallida idea di dove fossero.
***
Scorpius aveva gli avambracci poggiati sulle cosce e le mani incrociate e poggiate sulle sue labbra.
Aveva deciso di venire in ospedale a trovare suo padre, sia per permettere a sua madre di riposarsi che per lasciare sola Lily con i fratelli senza che gli venisse la tentazione di andare da lei e parlare di quello che era successo quella notte; ma stare lì gli faceva male al cuore.
Non riusciva a fare a meno di pensare che le ultime parole che aveva rivolto a suo padre erano parole piene di cattiveria.
Adesso capiva che lui era andato per dirgli il nome del NewMan, stava tradendo quell’uomo e questo rischiava di costargli la vita.
Aveva cercato il suo appoggio e invece lui gli aveva voltato le spalle. Lui che gli aveva sempre giurato di fidarsi.
 
Scorpius entrò in casa e si rese conto che adesso era un diciassettenne libero. Si era lasciato alle spalle la scuola.
Ormai aveva dato anche gli esami per i M.A.G.O. e l’ultimo anno di Hogwarts era finito.
Salì le scale che lo conducevano in camera sua con la consapevolezza che si era chiuso un capitolo della sua vita.
Un grande capitolo.
Gli sarebbe mancato, ma sapeva benissimo il perché, non era la paura di crescere, lui non l’aveva mai avuta; amava le sfide e l’accademia Auror sarebbe stata la sua prima sfida da adulto.
Gli sarebbe mancata Lily Potter. Quella piccola testa rossa gli era entrata dentro al cuore e al cervello in una maniera che non riusciva neanche a capire del tutto. E non gli sarebbe potuta capitare disgrazia peggiore.
Non poteva innamorarsi della facile Sally Griford che lo idolatrava o di Jane Solver che, nonostante avesse un caratterino niente male, era sicuramente una ragazza più semplice.
Lily con i suoi traumi, con i suoi problemi e la sua rabbia erano una pessima scelta, ma il problema era che lui non poteva scegliere. Lily era la sua unica scelta, non sarebbe mai riuscito ad amare nessun altro, non come lei.
E lui non era un ragazzo che amava accontentarsi.
“Scorpius, posso parlarti?”
Scorpius si voltò e vide suo padre sull’arco della porta e aveva un’espressione piuttosto seria.
“Certo” rispose sedendosi sul letto e guardandolo per invitarlo a sedersi accanto a lui.
Draco si sedette e incrociò le mani tamburellando gli indici l’uno contro l’altro.
“Devo spaventarmi?” chiese Scorpius in un misto di divertimento e confusione.
Draco sorrise “volevo solo sincerarmi che fossi sicuro della strada che vuoi che prenda la tua vita”.
Scorpius alzò gli occhi al cielo “papà” si lamentò “ho appena finito Hogwarts…”
“E a settembre vuoi entrare all’accademia” lo interruppe Draco e Scorpius notò quanto la sua voce suonasse amareggiata.
“Perché sei così dispiaciuto? Hai paura che scopra qualcosa su qualche tuo amico?”
Scorpius lo stava dicendo in maniera divertita, ma smise di sogghignare quando vide che il volto di suo padre era serio.
“Vuoi dire che sei ancora amico di qualche…”
“No” lo interruppe immediatamente Draco “assolutamente no” ribadì e Scorpius si tranquillizzò vedendo la sincerità nei suoi occhi.
“Ma…” sospirò “ho avuto amici molto cattivi, Scorpius. Per una parte della mia vita ho dovuto nascondere cose e fingere…”
“Ne abbiamo già parlato. Eri un ragazzino” lo interruppe Scorpius, leggermente esasperato.
Perché finivano sempre negli stessi discorsi?
“No, non è vero. Sono stato uno stupido anche da adulto…”
“Che stai dicendo?” Scorpius si alzò in piedi di scatto, il cuore che batteva furiosamente nel petto.
“Scorpius, siediti” ordinò Draco, ma Scorpius scosse la testa “non puoi dirmi che mi hai sempre detto bugie e poi pretendere che me ne resti buono e seduto” protestò.
“Scorpius, non ti ho detto nessuna bugia. Non faccio parte dei NewMan e non ne ho mai avuto l’intenzione. Puoi stare tranquillo su questo”.
Scorpius lesse nei suoi occhi la verità e automaticamente si calmò tornando a sedersi sul letto, ma non riuscì a calmare del tutto il suo cuore.
Non gli piaceva l’espressione di suo padre.
“Voglio solo dirti che avrei dovuto tagliare più ponti, interrompere più amicizie, cessare di dare occasioni”.
Scorpius finalmente sorrise “cioè avevo ragione io… qualche tuo amico potrebbe essere coinvolto, vero?”
Si sentiva soddisfatto di sé come se fosse stato un giovane Sherlock Holmes. Aveva capito quello che suo padre voleva dirgli senza doversi sforzare più di tanto.
Draco però non stava sorridendo.
“Più o meno, Scorp” poi prese un respiro come se stesse preparando a dirgli una cosa estremamente seria.
“Devi promettermi che ti fiderai sempre di me e delle mie parole. Devi promettermi che ascolterai sempre prima la mia versione e poi deciderai”.
Scorpius inarcò le sopracciglia “certo che ti crederò sempre, papà” lo rassicurò “l’ho sempre fatto” aggiunse.
Draco sembrò riprendere un po’ di colore e gli mise una mano sulla spalla, poi parve pensare che non fosse abbastanza e lo attirò a sé.
Scorpius si stupì dell’abbraccio. Aveva sempre saputo che suo padre lo amava e lui aveva sempre fatto in modo che non ne dubitasse mai, ma non era tipo da abbracci.
Gli aveva dato sei abbracci in diciassette anni di vita e li ricordava tutti.
Si staccò e guardò suo padre negli occhi “papà…”
“Un figlio Auror” lo interruppe “se non fosse che questa cosa destabilizzerà molto Lucius, ti chiederei, per la prima volta in vita mia, di ripensarci… di farlo per il tuo vecchio padre”.
Scorpius rise tirandogli una spallata “non sei poi così vecchio…” gli tirò una spallata e anche Draco si rilassò.
 
Era stato così stupido. Suo padre lo aveva avvertito.
Adesso quella conversazione così strana aveva un senso. E lui aveva tradito se stesso e suo padre.
Gli aveva giurato che gli avrebbe chiesto e che si sarebbe fidato, invece non lo aveva neanche fatto finire di parlare.
Se l’era presa con suo padre senza fargli finire la sua versione.
Si era comportato come Bailey faceva con lui i primi tempi o come suo padre faceva con suo nonno, ma entrambi avevano delle attenuanti.
Lui no.
In fondo Draco in trentaquattro anni non gli aveva mai dato motivo di dubitare, eppure per lui era stato così semplice farlo.
Gli prese la mano, cercando di non pensare a quanto fosse fredda e pallida. “Mi dispiace, papà” disse senza riuscire a trattenersi, ma non riuscì ad aggiungere altro perché un Patronus a forma di cavallo irruppe nella stanza di suo padre.
Un cavallo argenteo che Scorpius aveva visto solo un’altra volta. Il Patronus di Albus.
Scorpius scattò in piedi e sentì un brivido percorrergli la spina dorsale. Albus odiava mandare Patronus.
Era successo qualcosa. Qualcosa di grave.

COMMENTO: ECCOCI QUA! PARTIAMO DAL PRINCIPIO, PRIMA DI TUTTO GRAZIE DI CUORE DATO CHE BEN IN 21 AVETE ACCETTATO LA MIA IDEA E AVETE PARTECIPATO ALLA VOTAZIONE : )  COME AVRETE INTUITO HA VINTO CHI HA VOTATO BAILEY IN GRIFONDORO PER 13 A 7 E POI VI E’ STATO 1 CORVONERO! QUINDI RINGRAZIO TUTTE LE PERSONE CHE HANNO PERSO QUALCHE MINUTO ER FARMELO SAPERE SIETE STATI CARINISSIMI, GRAZIE DAVVERO A: ICEPRINCESS (SERPEVERDE) / AGRIFOGLIO ORO ( SERPEVERDE) /DREAMER IMPERFECT (GRIFONDORO) / ZONAMI 84 (GRIFONDORO) / EFFE95 (GRIFONDORO) / LILYSCORPIUS (SERPEVERDE) / GINNYWEASLEY01 ( SERPEVERDE) / SHIORI LILY CHIARA ( GRIFONDORO) / CICCI 12 ( GRIFONDORO) / ROXY HP ( SERPEVERDE) / AMY DEMIGOD ( GRIFONDORO) / FIRE LOVE BLADE ( GRIFONDORO) / ARYELLE ( GRIFONDORO) / EMILIEN ( SERPEVERDE) / JULLIET LILY POTTER ( GRIFONDORO) / MARY GRIFONDORO ( CORVONERO) / MIKY MUSIC ( SERPEVERDE) / ELISE CS ( GRIFONDORO) / LUMAMO64 (GRIFONDORO)/ EMI ( GRIFONDORO) / ALF 89 ( GRIFONDORO) !! POI PARLIAMO DI LILY, CREDO SI SIA CAPITO CHE LA STREGA CHE L’AVEVA URTATA ERA MICHEAL NOTT E ADESSO? COSA VORRA’ DA LEI? INFINE SCORPIUS…POVERINO, GLIENE SUCCEDE UNA DOPO L’ALTRA :D CONCLUDENDO! GRAZIE ANCORA A TUTTI PER LA PARTECIPAZIONE…NON MI ASPETTAVO FOSSE ACCETTATA DA COSì TANTI E MI AVETE DATO ANCHE UN’IDEA ;) INOLTRE GRAZIE A CHI MI HA AGGIUNTO ALLE PREFERITE / SEGUITE E RICORDATE, SPERO MI FARETE SAPERE!! E GRAZIE ANCHE A CHI MI LEGGE SOLTANTO! UN BACIONE A TUTTI!!

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Capitolo 36
*** 35 CAPITOLO ***


Quando Scorpius entrò dentro la casa e vide tutta la confusione che vi era in quel momento, sentì il cuore accelerare immediatamente i battiti, quando cercò Lily con lo sguardo e non la vide, invece, lo sentì fermarsi.
Gli abitanti della casa sembravano in preda alla follia pura: James continuava a camminare come se volesse misurare il salotto in grandi passi, Albus parlava con Alice e Teddy senza sosta ed Hermione e Dominique sembravano concentrate sui propri pensieri, era quasi come se Scorpius potesse sentire gli ingranaggi del loro cervello muoversi ad una velocità allucinante.
Si avvicinò a loro sentendo le gambe pesanti come il piombo. Non poteva essere successo niente di grave, vero?
Il problema era che sapeva che era successo qualcosa di grave. Non era la prima volta che vedeva la sua famiglia in quelle condizioni.
 
“Dov’è?” Scorpius si avvicinò ad Albus con il cuore stretto in una morsa dolorosa.
Albus alzò gli occhi su di lui “non lo sappiamo” confessò in un sussurro, come se ammetterlo a voce alta fosse troppo doloroso.
Guardò James, le mani strette in un pugno che era convinto non sarebbe mai riuscito a sciogliere e gli occhi che erano così spalancati che sembravano spiritati.
“Oggi è l’anniversario della morte dei nostri genitori” disse Albus, appoggiando gli avambracci sopra al tavolo e unendo le mani in una specie di preghiera.
Scorpius annuì, se anche non fosse stato così coinvolto con tutti i fratelli Potter, non avrebbe potuto non saperlo, tutto il mondo magico era in preda ai preparativi per la commemorazione della sera.
Erano passati otto anni e I fratelli Potter avrebbero dovuto presenziare alla consegna di una targa.
“Sicuramente ha deciso di non venire alla festa” disse Scorpius.
Ormai la conosceva troppo bene e sapeva che quando decideva qualcosa, non dava spiegazioni a nessuno.
“Aveva detto che sarebbe venuta e non che sarebbe sparita” lo informò James, la sua voce che sembrava immersa in una caverna.
Scorpius non replicò. C’era anche lui quella mattina. Lei aveva detto che sarebbe andata con loro, che l’avrebbe fatto per loro.
Albus infilò le mani tra i capelli e parlò da quella posizione.
“E’ che in questo giorno lei potrebbe fare di tutto, potrebbe anche andare a cercare i NewMan...”
“Albus, non lo dire neanche” lo interruppe Scorpius, non poteva pensarlo o la lucidità che stava cercando di tenere sarebbe andata a farsi benedire.
“Lily non è matta e sa cavarsela benissimo” non sapeva se stava rassicurando i fratelli Potter o anche se stesso.
James batté un pugno contro la cornice della porta e Albus sobbalzò mentre Scorpius si limitò a spostare gli occhi su di lui.
“E’ un’egoista” convenne “pensavo che crescendo avrebbe capito e invece continua a pensare di essere l’unica a soffrire, che a noi non importi né dei nostri genitori, né di lei e dei suoi mille colpi di testa…” s’interruppe voltandosi verso di loro e Scorpius spalancò gli occhi vedendo la rabbia fluttuare in quegli occhi castani, ne erano così colmi da essere uguali a quelli della sorella.
“Andremo alla commemorazione senza di lei” ordinò.
“Non se ne parla” replicò Albus “non vado da nessuna parte senza mia sorella”.
James sospirò “vuoi che continui su questa strada? Vuoi che arrivi fino a farsi ammazzare? Allora continua a fingere che lei non sia la persona più egoista che conosci, continua a farti offuscare il cervello dai tuoi sentimenti”.
Scorpius strinse gli occhi chiedendosi se James Potter dicesse sul serio.
Lui era molto più unito alla sorella di Albus, i loro caratteri erano così simili da fare scintille in entrambi i due sensi del termine.
Le loro litigate erano epiche, ma la loro intesa era qualcosa di unico. Scorpius stesso non voleva che la cosa si spezzasse.
Sarebbe stato l’ennesimo dolore per Lily.
“Non puoi dire sul serio” sentì la sua voce prima che il suo cervello si rendesse conto di aver davvero parlato.
James voltò gli occhi su di lui e per un attimo sembrò che volesse dirgli che lui non c’entrava niente in questa storia, ma poi parve ripensarci e serrò le labbra in una linea sottile.
“Sarebbe l’ennesima perdita per Lily” gli spiegò “stavolta non sopravvivrebbe”.
James scosse la testa “a lei non importa di noi, perché noi dobbiamo continuare a preoccuparci per lei?” si oppose in modo piuttosto infantile.
“Potter, hai ventun anni, direi che la tua idiozia può avere una fine adesso… devi crescere, come ha fatto lei”.
“QUESTO LO CHIAMI CRESCERE?” si arrabbiò James “anche tu la difendi sempre, anche tu sei offuscato dai sentimenti… la ami credi che non lo sappia?” Scorpius spalancò le labbra, ma non replicò, non ce la faceva a negare quando il suo cuore stava sanguinando dalla preoccupazione. “Credi che non si veda? Credi che lei non se ne sia accorta? E’ troppo intelligente per non averlo capito, ma non le importa” decretò “non le importa di noi e non le importa di te… le importa solo della sua guerra, della sua vendetta…”
“Non è così” lo interruppe Scorpius “e se la pensi così non hai capito un cavolo di tua sorella! Lei è terrorizzata” gli disse “terrorizzata da quello che ha passato e questo è il suo modo di fuggire… fingere che non le importi delle persone, di non amarle, perché se ammettesse di amarle dovrebbe ammettere di avere paura per loro e che le persone muoiono e si fanno male e puoi perderle e lei non potrebbe sopportare un’altra perdita… ogni volta che succede qualcosa ad un vostro parente, e purtroppo vi è capitato spesso, qualcosa dentro di lei si rompe e le fa male… un male boia, un male che non riesce a sopportare, che la fa impazzire e andare fuori di testa”.
Si zittì, e James emise un lieve fischio di ammirazione “bè direi che l’hai osservata molto per capirla così bene” convenne e Scorpius spostò gli occhi, non gli piaceva l’espressione divertita di James, lo faceva sentire scoperto.
Era vero, amava Lily e ci aveva messo molto tempo a capire ogni sua più piccola sfaccettatura, ma adesso credeva di conoscerla piuttosto bene.
“Quindi? Quale sarebbe la tua soluzione? Aspettarla sempre a casa, incrociando le dita che non muoia, che torni a casa sana e salva?”
Quando sentì la domanda del suo migliore amico, spostò gli occhi su di lui e vide quegli occhi verdi pieni di dolore, come ogni volta che Lily faceva una cosa come quella.
“Lei non ci dice dove va… non ci dice cosa vuol fare… io non posso pensare… non posso aver sempre paura…”
“Voi andate alla commemorazione, l’aspetto io… ci parlo io…”
“Perché dovrebbe ascoltarti?”
“Fatemi provare”.
 
Quel giorno i fratelli Potter andarono alla commemorazione e fecero in tempo anche a tornare prima che Lily rientrasse a casa, piena di disperazione e di rabbia.
Scorpius lo ricordava bene. L’aveva aspettata per quasi tutta la notte nella sua camera ed era stata la prima volta che Lily si era fidata di lui, tanto da piangere tra le sue braccia.
Qualcosa però gli diceva che stavolta Lily non era andata ad ubriacarsi e che la situazione era più grave.
“Dov’è?” chiese avvicinandosi al gruppo.
Non aveva urlato, ma era come se l’avesse fatto.
Tutti si immobilizzarono come se fossero stati congelati sul posto e si voltarono su di lui con delle espressioni così spaventate e piene di dolore che Scorpius sentì le gambe farsi sempre più pesanti.
“Dov’è?” ripeté e stavolta non poté fare a meno che la sua voce avesse una nota di panico.
“Una Passaporta l’ha trascinata via”.
 “Che vuol dire?” fece un passo avanti, il suo volto una maschera di rabbia.
“Ci stava parlando di Micheal Nott…”
“Ma non credo che le cose siano collegate”.
I due fratelli Potter parlarono contemporaneamente, ma entrambe le informazioni arrivarono in maniera disconnessa nella mente di Scorpius.
Micheal Nott?
Quel Micheal Nott? Il suo vecchio amico? Colui che era sospettato da tempo di essere un NewMan?
Non ci stava capendo niente. Perché Lily stava parlando di lui? Non avrebbe neanche dovuto ricordarsi di lui, ma adesso non era questa la cosa importante, la cosa importante era che Lily era sparita di nuovo.
Era scomparsa e non sapeva difendersi. Il respiro gli si fece affannoso per lo sforzo di tentare di controllare la rabbia.
“Scorpius…”
Scorpius guardò per un attimo la mano di Alice che si era appena posata sul suo braccio e sembrava tremare, quando la spostò si rese conto di essere lui a tremare per la calma e lei stava cercando di farlo calmare, ma, sapeva altrettanto bene, che non c’era alcuna possibilità che succedesse.
Non si sarebbe calmato, le sue vene sarebbero rimaste fiumi di lava incandescente e la sua pelle avrebbe continuato a fargli male fino a quando non avrebbe potuto vedere di nuovo Lily, toccarla, parlare con lei.
 “L’ho lasciata con voi” disse, la voce pericolosamente calma e facendo un altro passo verso i due fratelli Potter.
“L’ho lasciata con voi, mi avevate assicurato che sarebbe stato tutto ok…e lei sparisce?”
Scorpius non sapeva più se stava parlando o se stava ringhiando come un cane pronto ad azzannare qualcuno.
“Senti, Malfoy, siamo preoccupati quanto te…”
“Oh ma io non sono preoccupato” lo interruppe Scorpius “IO SONO FUORI DI TESTA” urlò e tutti spalancarono gli occhi.
Scorpius Malfoy non urlava. Mai.
Adesso però, quella, era stata l’ennesima goccia che aveva fatto traboccare il vaso. Prima suo figlio, poi suo padre, adesso lei, la calma era andata, fuggita ed era rimasto solo un terrore pieno di rabbia.
“Lily è intelligente e sa…”
Anche Dominique venne interrotta da un’occhiata gelida di Scorpius “non dire che sa difendersi perché questa Lily non sa farlo. La vecchia Lily saprebbe farlo, ma lei conosce sì e no una manciata di incantesimi…”
“L’hai vista combattere quando Bailey era stato preso, direi che sa far fruttare quella manciata di incantesimi” si oppose Alice e Scorpius sentì come se gli avessero appena acceso una lieve fiammella nel corpo.
Si attaccò a quella tenue fiamma, in fondo era vero, Lily non conosceva molti incantesimi, ma era forte, determinata, intelligente, avrebbe trovato il modo di fuggire o almeno di restare in vita.
Dovunque fosse.
Strinse i pugni e prese un respiro, poi spostò gli occhi su James ed Albus e vide che anche i loro occhi erano pieni di rabbia come i suoi.
Capì che non era il momento delle colpe e che il tempo era poco e non lo dovevano usare litigando.
“Cerchiamo di riflettere” intervenne Hermione e Scorpius le fu grato, serviva qualcuno che riportasse la discussione sulla giusta via.
“Sì, ricapitoliamo” convenne Teddy “eravate in camera a vedere i ricordi e lei vi stava spiegando di Micheal Nott…”
“Dite che lui c’entri qualcosa?” chiese Dominique riportandolo alla realtà.
“Non lo sappiamo, ma sappiamo per certo che Nott è un NewMan” affermò Albus, spostando gli occhi su Scorpius.
“Lily lo ha riconosciuto” affermò e Scorpius sapeva perché lo stava guardando.
Lui lo aveva sempre sospettato e una volta lo aveva detto anche a Lily, ma lei non gli aveva mai creduto, adesso sapeva il perché.
Aveva appena collegato anche le parole di suo figlio il giorno del primo attacco dei NewMan a Diagon Alley.
Lily conosceva bene Micheal, Lily sapeva che era un NewMan e lo aveva sempre lasciato libero, ma perché?
Cercò di tenere a bada la rabbia.
L’ira continuava a sopraffarlo ad ondate ed era come se non riuscisse a tenere la mente sgombra mentre in questo momento doveva pensare solo a trovare Lily.
“Basta!” urlò Teddy dato che le voci si erano di nuovo sovrapposte. “Uno alla volta, ma velocemente” ordinò e Albus iniziò a raccontare dei ricordi, di come lei avesse riconosciuto Micheal in uno di quelli e di come dopo volesse far loro vedere qualcosa in un blocco, ma fosse stata portata via prima.
 “Il mio ritratto” intervenne Alice “io stavo facendo il ritratto di un uomo che Lily aveva visto in un ricordo…”
“Quale ricordo? Ricordo di chi?” intervenne Hermione e stavolta fu James a rispondere “ha la sua rimiricordo” li informò e Scorpius annuì. L’aveva vista, ma non sapeva cosa Lily vi aveva visto dentro.
Forse avrebbe dovuto preoccuparsi di quello, magari da quello dipendeva la salvezza di Lily.
“Come ha fatto a ricordare come accedere ai ricordi?” domandò Dominique, ma nessuno rispose.
La realtà era che nessuno lo sapeva, così come la realtà era che stavano solo perdendo tempo.
“Ma come c’era finita una Passaporta in borsa di Lily?” chiese Hermione e Dominique sospirò “sicuramente alla stazione… è l’unico momento in cui qualcuno può averla avvicinata…”
Il nome di Nott arrivò ancora nella mente di Scorpius... ma l’avrebbe visto se fosse venuto alla stazione. E lui non c’era.
“Se sapessimo chi…” Alice lasciò la frase in sospeso perché il resto aleggiò nell’aria e nei loro pensieri.
Non sapevano dove Lily fosse, ma non potevano neanche restare in casa ad aspettare che gli venisse un’idea geniale.
Dovevano comportarsi come avrebbe fatto lei. Per una volta dovevano essere loro a mettere da una parte la testa e privilegiare l’istinto.
“Comincio da Nott” comunicò Scorpius e Albus alzò la testa per guardare il suo migliore amico negli occhi.
“E’ saggio?” chiese il suo migliore amico.
Scorpius sospirò “Sono anni che dico che lui fa parte di quei bastardi e adesso che Lily lo ha riconosciuto pensi che gli starò lontano?” domandò retorico, ma con una nota di rabbia nella voce.
James scosse la testa “penso che ti farai arrestare stavolta…”
“Non abbiamo nessuna prova, come può essere collegato? La Passaporta e i ricordi non sono collegati… Nott non sapeva cosa avreste visto” disse Dominique e tutti si guardarono.
Aveva ragione.
Erano così felici che Lily avesse riconosciuto qualcuno tra i “cattivi” ma cosa c’entrava con la Passaporta? Un bel niente.
“Anche se non fosse stato Nott in persona ad ordinare il rapimento… la passoporta è sicuramente un’idea dei NewMan” disse Hermione e Teddy annuì “tutto con Lily è sempre collegato ai NewMan” concluse.
“Tu non puoi andare comunque da Mike” aggiunse poi voltandosi verso Scorpius e lui strinse i pugni.
“Non starò ad aspettare che voi parliate con lui… vengo anche io” si oppose.
“Non essere sciocco” replicò James “peggiorerai le cose, sai che ha un ordine restrittivo su di te”
“Se ti fai denunciare un'altra volta da lui, ti toglieranno il distintivo” gli disse e Scorpius strinse con rabbia i pugni.
Albus aveva ragione. L’ultimo loro incontro non era andato bene e Scorpius era stato diffidato.
 
Se c’era una cosa che Scorpius aveva sempre odiato era la faccia tosta con la quale molte persone andavano in giro per la società magica, nonostante ci fosse la quasi certezza che fossero dei NewMan.
Forse perché gli ricordava il racconto che suo padre gli aveva sempre fatto dei Malfoy e di suo nonno in particolare che continuava a camminare a testa alta e con aria di superiorità, nonostante in molti sapessero che era un Mangiamorte. E così era per Micheal Nott.
La maggior parte delle persone neanche sospettavano che lui potesse avere un legame con i NewMan, ma per Scorpius era sempre stato chiaro come il sole.
L’unica cosa che non era mai riuscito a capire era perché, per Lily che considerava tutti sospetti, lui fosse l’unico che aveva sempre considerato al di sopra di ogni dubbio.
Adesso che Lily era scomparsa da un anno però lui era l’unico che poteva dirgli qualcosa.
L’unico che poteva avere delle risposte e Scorpius, con le buone o con le cattive, le avrebbe ottenute.
Aveva provato più volte a seguirlo, ma non lo aveva mai trovato in situazioni compromettenti.
Ed anche le volte che lo aveva avvicinato, si era sempre comportato come un cittadino modello, ma Scorpius sapeva che non era così.
Solo che non era mai riuscito a dimostrarlo, anzi, il vecchio Theodore lo aveva più volte diffidato da avvicinarsi ancora e lo aveva accusato di perseguitare suo figlio.
E questo aveva spinto Scorpius a darsi una calmata per un po’, ma non era durata a lungo.
Micheal Nott era troppo calmo, anche con lui… era sempre stato Theo a dirgli di smetterla e ad intervenire, Mike sembrava quasi volerne restare fuori e quello non lo faceva sentire in colpa, anzi, lo convinceva sempre più del fatto che lui c’entrasse qualcosa con la presunta morte di Lily.
Entrò dentro la casa degli Smith con la sua veste di ordinanza. Era stato invitato alla festa anche come Scorpius Malfoy, ma aveva deciso di andarci come Auror addetto alla sicurezza.
Lui non voleva partecipare alle feste, ormai la sua voglia di divertirsi era morta con Lily, lui voleva solo giustizia.
Voleva la vendetta che aveva sempre agognato Lily e voleva torchiare le persone che partecipavano a quella festa, in particolare Mike.
Lo trovò quasi subito, seduto davanti al bar, un bicchiere di Firewiskey in una mano e l’espressione torva sul viso.
Lo studiò per un attimo: gli occhi spenti e le mani che stringevano il bicchiere come se stessero trattenendosi dal frantumarlo.
Sembrava che avesse la sua stessa rabbia, la sua stessa disperazione.
Sembrava quasi che anche lui fosse fresco di un lutto e per un attimo sentì un moto di pena per lui, ma poi le iridi di Lily gli apparvero davanti agli occhi per riportarlo alla realtà.
Lui era il cattivo, lui sapeva sicuramente chi aveva fatto del male a Lily, non poteva commuoversi.
Camminò fino ad arrivargli vicino e subito Micheal alzò gli occhi su di lui. Non abbozzò un sorriso e non lo fece neanche Scorpius, sapevano entrambi che la loro amicizia era finita da tempo e sapevano entrambi che quella non sarebbe stata una conversazione sui vecchi tempi.
“Posso offrirti qualcosa?” chiese ironico Micheal e Scorpius si appoggiò con la schiena al bancone e continuò a guardare il centro della sala.
“Informazioni” rispose secco e lo sentì emettere una risata mista ad uno sbuffo “sui migliori investimenti da fare alla Gringott?” gli domandò, poi fece un cenno distratto con una mano “siamo entrambi eredi di una buona quantità di denaro…” Mike si interruppe quando Scorpius prese la mano con la quale aveva appena gesticolato e la sbatté sopra il bancone.
Mike strinse i denti per il dolore, ma non disse niente, limitandosi a guardare Scorpius negli occhi.
Il grigio tempesta di Scorpius si scontrò contro il marrone roccia di Mike, sembrava che tra i loro occhi ci fosse già la battaglia che i loro possessori non avevano ancora dichiarato.
“Non è un gioco” disse Scorpius, continuando a tenergli inchiodata la mano contro il bancone.
“Povero Scorpius” lo schernì Mike “piangi per la tua donna scomparsa? Credi di essere l’unico a conoscere quel dolore?”
Scorpius gli lasciò la mano e fece un passo indietro. Allora era vero, c’era qualcosa nei suoi occhi.
Un dolore inespresso.
“Dov’è?” sibilò tra i denti “dov’è Lily?”
Micheal si alzò in piedi e si sistemò la giacca “ho sempre amato il tuo coraggio, sai?” domandò retorico, poi si voltò verso di lui “io e te abbiamo in comune più di quanto credi…” sorrise di scherno e Scorpius non ci vide più e lo afferrò per i baveri della giacca “siamo simili solo in una cosa, ma io ho saputo scegliere e tu no… e adesso dimmi…”
Si sentì scagliare via da un incantesimo, ma si rialzò subito, pronto a scagliarsi contro chiunque lo avesse disturbato durante il suo “interrogatorio” ma si fermò quando vide che era il suo capo: Joseph Whisper e la sua espressione era tutt’altro che raccomandabile.
“Auror Malfoy, voglio una spiegazione” ordinò mentre lui si alzava in piedi.
Scorpius si guardò intorno e vide che la festa era stata sospesa e che tutti li stavano guardando.
La rabbia montò in pochi secondi. “Stavo facendo il mio lavoro” rispose “stavo interrogando un sospetto NewMan”.
I sussurri si sparsero per la stanza e Scorpius vide Micheal stringere la mascella, nonostante cercasse di restare con un’espressione neutra.
“Questo è troppo…” sbraitò la voce di Theodore Nott “pretendo giustizia…”
 
Chiaramente poi, come insegnava anche la storia della sua famiglia, tutto fu ridotto ad una grande bolla di sapone e Micheal Nott non fu mai accusato di niente, mentre Scorpius fu accusato di diffamazione e diffidato nell’avvicinarlo di nuovo, pena il ritiro del distintivo.
Ancora ricordava l’espressione soddisfatta di Micheal. Anche se poi Scorpius l’aveva visto un’altra volta…
“Credi davvero che mi importi del distintivo quando c’è in ballo la salvezza di Lily?” domandò e Albus sospirò “dobbiamo ragionare” disse e guardò suo fratello “Lily ci ha detto che lui è quello che l’ha aiutata a liberare Bailey”. Le nocche di Scorpius scrocchiarono per quanto erano strette e James annuì “so che non puoi crederci, ma credi a Lily, lui è il Comandante…”
“Se Lily ha ragione e lui è il Comandante, credi che non sappia tutto di questa loro fantastica idea? Credi, dicendomi questo, di convincermi a non andare da lui?”
Non rimase neanche ad aspettare le loro risposte “io vado” disse, ma prima che potesse smaterializzarsi una mano si posò sul suo braccio, seguita da una seconda.
“Veniamo con te” disse Albus “sì, qualcuno deve tenerti a bada” aggiunse James e Scorpius gli sorrise leggermente prima di procedere alla smaterializzazione.
***
Lily osservò attentamente l’uomo davanti a lei.
Forse avrebbe dovuto essere terrorizzata, ma non lo era. Sapeva che lui l’aveva rapita e aveva visto abbastanza ricordi per capire cosa sarebbe stato in grado di fare, ma non era spaventata. Ormai le sembrava di conoscerlo troppo bene per esserlo.
Inoltre, l’uomo davanti a lei sembrava così lontano da quel ragazzo dei ricordi: gli occhi luminosi con i quali osservava sempre sua cugina erano adesso spenti e pesanti, delle piccole rughe si erano formate attorno agli occhi e sulla fronte, quasi come se tenesse sempre un’espressione corrucciata.
“Sai chi sono?” le chiese distogliendola dallo studiarlo.
Lily si alzò in piedi e piegò la testa “Micheal Nott” rispose e l’uomo la guardò assottigliando gli occhi.
“Potrei pensare che tu abbia riacquistato la memoria, ma credo che mi guarderesti in tutt’altro modo…” le sorrise “mi adori, ma non puoi ricordartelo” le disse sarcastico.
Lily storse le labbra “non stento a crederlo” rispose con altrettanto sarcasmo e incrociò le braccia “nonostante tutto mi hai aiutato con mio figlio” disse Lily e Mike sorrise di nuovo “mi piace il piccoletto, ha fegato” affermò “e poi una volta ho giurato che non avrei attaccato la tua famiglia”.
“Perché?” chiese subito Lily “che tipo di alleati siamo?”
“Alleati?” inarcò un sopracciglio “credo che la vecchia Lily non avrebbe usato esattamente questo termine… ci usiamo…”
“Per Molly”.
Lily vide subito l’effetto che quel nome ebbe su di lui: sbiancò immediatamente e la mascella gli si contrasse automaticamente.
“Non credevi che lo sapessi”.
“Diciamo che mi sorprende”.
“Avevo preso qualche precauzione… ero molto, molto previdente”.
“Non abbastanza visto che hai permesso ti cancellassero la memoria” la rabbia con cui lo disse fece pensare a Lily che per lui fosse quasi un affronto personale.
“Sai chi è stato?”
“Ha importanza?”
Lily sbuffò, in effetti non ne aveva. Sapeva che si trattava di uno dei suoi amici ed anche se ne avesse saputo il nome cosa sarebbe cambiato? Tutti le avevano spiegato che si trattava di un incantesimo irreversibile.
“Veniamo allora al motivo per cui sono qua” gli chiese e si guardò intorno. Era stata talmente concentrata su di lui che non sapeva neanche dove fosse.
Dubitava che comunque lo avrebbe riconosciuto, ma memorizzare qualcosa non avrebbe di certo fatto male.
“Anche senza memoria resti comunque l’unica che può aiutarmi” le rispose semplicemente e Lily alzò gli occhi al cielo. Possibile che dovesse chiedere tutto?
“Come precisamente? E ti prego non darmi un’altra risposta incompleta o me ne andrò” gli disse brusca, ma lui non si offese, anzi, per una volta vide un vero sorriso nel suo volto, uno di quelli che aveva visto nei ricordi, uno di quelli sinceri, simile a quelli che di solito riservava a sua cugina.
“Pensi davvero che potresti andartene se io non volessi?” replicò e la sua voce divertita fece capire immediatamente la risposta a Lily “potrei obbligarti a tagliarti le vene e guardarti morire e tu non potresti opporti” la sfidò. Quella frase le fece venire in mente sua cugina e il suo tentativo di suicidio.
“Le hai mai fatto del male?” gli chiese e comprese che lui aveva capito chi intendeva perché i suoi pugni si chiusero fino a far sbiancare le nocche.
“Allora?” gli domandò ancora “le hai fatto del male? È per quello che è morta?”
In un movimento fulmineo lui le fu davanti, vi erano pochi centimetri a separarli e i suoi occhi si erano oscurati, sembrava quasi che il marrone delle sue iridi si fosse fuso con il nero della pupilla.
“Non osare neanche insinuarlo” le disse e si allontanò di un passo prendendo un profondo respiro.
Lily lo guardò rilasciando il respiro. Sembrava davvero un uomo innamorato, però aveva un pentimento negli occhi, un’ombra che le aveva fatto pensare che potesse averle fatto del male.
Senza contare che aveva visto un ricordo dove gli diceva che l’aveva nascosta per proteggerla.
“Tu sai che non è morta” disse semplicemente e Lily cercò di mantenere la sua espressione più neutra possibile.
“E sai anche dov’è” aggiunse “è nascosto nella tua mente, ma sai dov’è…”
“Pensi che te lo direi? Mi hai portata qua per farmelo dire?”
Lui piegò la testa “sei sempre stata un’enigma… non capisco se tu sia stupida o coraggiosa” la provocò “ma ti dirò, non voglio saperlo” aggiunse subito dopo. “Ti ho portata qua per darti delle informazioni” le spiegò “stasera ci sarà un attacco e voglio che tu lo dica, voglio che tu li faccia arrestare…”
“Non so che ricordi tu abbia di me, ma non posso più dare ordini a nessuno, non posso più mandare gli Auror da nessuna parte” replicò Lily e lui scosse le spalle “Scorpius Malfoy e James Potter possono però e se non sbaglio sei già tornata in buoni rapporti anche con Lorcan Scamander…”
“Funzionava così allora?” domandò “tra di noi, intendo” spiegò guardando quegli occhi marroni come i suoi, ma in realtà molto più scuri.
“Tu mi chiamavi per darmi delle informazioni ed io eseguivo?”
Michael scosse le spalle “più o meno… io ti davo informazioni e tu facevi arrestare le persone…”
“Perché?”
“Perché questa guerra deve finire… io voglio essere libero”.
“Se questa guerra finisse tu finiresti in prigione”.
Mike sorrise triste “e sarei sicuramente più libero di adesso…” sospirò “tuo padre ha reso le prigioni molto diverse rispetto a quelle di un tempo…”
“Sono sempre prigioni. Come puoi affermare che saresti libero?” chiese e lui la guardò con un’espressione che per Lily fu già una risposta. “Pazzesco, vero?”
Lily si morse il labbro. Le sembrava di potersi fidare, ma non era più la Lily di una volta, magari stava commettendo il suo peggior errore di giudizio. E quello poteva portare alla morte di decine di uomini e donne.
“Chi mi dice che non li farai uccidere tutti?”
Un sorriso furbo gli invase il viso “sospetti una trappola?” le domandò e Lily inarcò le sopracciglia “non dovrei?” domandò, si appoggiò al muro e lo guardò attentamente.
“Pensi che insieme alla memoria abbia perso anche la mia intelligenza?” domandò retorica “tu mi aiuti a salvare mio figlio e non chiedi niente in cambio, adesso mi offri su un piatto d’argento dei tuoi complici e, di nuovo, non chiedi niente in cambio… non ti sembra che ci sia qualcosa che stona?” Lui sorrise di nuovo “ti ho aiutato con tuo figlio perché abbiamo un patto…”
“Già… mi hai appena detto che vuoi la fine della guerra, ma io non ricordo nessun patto… non mi dovevi niente.”
Mike emise una mezza risata “non ti devo niente, è vero” ma lo devo a Molly, aggiunse la sua testa e lui sapeva che se davvero Molly era viva, stavolta lo avrebbe odiato per sempre.
 
“Perché me lo stai dicendo?”
La voce di Molly era quanto di più doloroso avesse mai dovuto sopportare. Era come quando qualcuno fa stridere le unghie su una lavagna.
Si avvicinò di un passo, ma lei si allontanò.
“Non sapevo chi fossero quando è successo” si giustificò lui, ma lei continuò a scuotere la testa.
“Perché me lo hai detto?” chiese ancora e stavolta alzò gli occhi su di lui. Quelle iridi azzurre erano piene di lacrime. “DIMMELO!” urlò “DIMMI PERCHE? ME LO STAI DICENDO ORA?”
Perché devo perderti, si rispose Mike. Perché ti amo, aggiunse, ma nessuna di queste era la risposta che doveva dare.
“Ho promesso di non mentirti” le rispose finalmente e Molly rise isterica “troppo tardi” disse e scosse di nuovo la testa “Lily aveva ragione… ha sempre avuto ragione…”
Mike strinse gli occhi e cercò di dominare la rabbia che lo stava assalendo, ogni volta che nominava la cugina la cosa non finiva bene per loro, anche se, riflettendoci bene, non sapeva come quel giorno sarebbe potuto finire bene.
“Molly…”
“No” lo interruppe, la voce tutt’un tratto ferma e decisa.
Lei era sempre così ed era uno dei lati che lo affascinavano di più.
Un minuto prima era una ragazza debole che sembrava potersi spezzare da un momento all’altro e che sembrava aver bisogno di qualcuno che la sorreggesse, l’attimo dopo sembrava una donna potente, forte, così simile alla cugina da arrivare quasi a spaventarlo.
“Ti perdono” gli disse “ti perdono perché avevi dieci anni… ti perdono perché non sapevi cosa facevi e perché non siamo gli unici ad averne bisogno, ma stai lontano da me…”
Cosa voleva dire con: non siamo gli unici ad averne bisogno? Chi altro aveva bisogno che lui fosse perdonato?
“Molly…”
Lei alzò una mano e lui si fermò a metà del passo che stava muovendo.
“Lei era la mia nonna preferita, porto il suo nome… sai almeno perché lo hai fatto?” di nuovo la voce le si ruppe e per Mike fu come se avesse appena scagliato una freccia e gli si fosse conficcata nel cuore.
Non aveva neanche idea del perché gliel’avessero fatta uccidere e men che mai cosa avessero fatto prima.
Crescendo aveva capito che non era stata una tortura gratuita, avevano bisogno di informazioni e al Supremo non era importato di torturare quella donna.
Aveva anche capito perché con lei si era accanito così tanto, ma quando era piccolo non lo sapeva e non lo aveva chiesto.
La guardò in volto prima di rispondere. Sapeva che stavolta era finita sul serio. Sapeva che adesso non poteva tornare indietro e la cosa orrenda era che l’aveva sempre saputo.
Lo aveva fatto con cognizione di causa. Adesso era finita.
Per sempre. Conclusa. Lei non avrebbe più voluto vederlo e sarebbe stata in salvo, da lui e dalla sua vita.
“No” rispose e fu come se avesse visto il suo cuore che si rompeva riflettendosi nei suoi occhi.
 
Ma non era stata in salvo da lui, mai. Una volta Lily Potter gliel’aveva anche detto.
“Non potevi lasciarla stare? Lei era salva perché tutti la credevano morta e invece no, hai rovinato tutto”
Quel giorno Molly era quasi morta davvero, o meglio, lui e probabilmente tutti gli altri l’avevano creduta morta davvero e invece anche stavolta era sopravvissuta, ma adesso non poteva più trovarla.
E forse era un bene. Per quanto il cuore gli sanguinasse al pensiero di non poter mai più vedere i suoi occhi, forse stavolta avrebbe fatto la cosa giusta.
Avrebbe agito per lei e non per se stesso.
“Magari rispetto i patti”
“Un cattivo che rispetta i patti? Questa mi è nuova”.
“Forse non sono io il cattivo della tua storia” replicò e Lily lo osservò a fondo.
In tutti i ricordi che aveva visto con lui si era ritrovata a pensare che forse non fosse così cattivo come voleva far pensare, ma allora perché?
“Se non sei il cattivo della mia storia, chi lo è?”
Mike sorrise scuotendo la testa “Oh domanda interessante” replicò “la tua storia ha una cattiva e non mi pare che abbia finito con la tua famiglia…”
Una cattiva?
“Che vuol dire che non ha finito?” fece un passo in avanti “chi è?” chiese, i suoi occhi erano talmente agognanti di risposte che sembravano voler uscire dalle orbite.
Micheal si frugò in tasca “tu fai come ti ho detto e poi torna qua con questo ed io ti dirò quello che vuoi sapere…”
“Per far finire la guerra” disse e lui annuì.
Lily assottigliò gli occhi guardando quella biglia che Mike stringeva tra le dita. Era così piccola che nessuno avrebbe mai pensato che fosse una Passaporta.
“Come farò ad azionarla?” domandò e lui gliela porse “dovrai racchiuderla nel pugno e dopo dieci secondi si attiverà” le spiegò “ma non dire a nessuno di questa Passaporta e non dire chi ti ha dato le informazioni… devi solo comunicare quello che ti ho detto senza dire da chi ti sono arrivate…”
“Come posso fare?” domandò e lui inarcò le sopracciglia “oh, non lo so, Potter… prova ad usare la tua testolina e qualcosa ne verrà fuori… basta che non venga fuori il mio nome o morirai…”
“Morirò?”
Lui annuì e per un attimo Lily si chiese se doveva credergli visto che aveva ancora il sorriso sul volto.
“Perché dovrei morire?” chiese piano. Le sembrava di aver appena fatto la domanda più stupida del mondo.
Lui piegò la testa “io non mi fido di te, tu non ti fidi di me... ergo, abbiamo fatto un patto infrangibile…” sospirò vedendo il suo volto confuso.  “E’ sfibrante come tu possa non ricordare anche cose così elementari… fai quello che ti ho chiesto” la congedò e fece cenno con la mano di un pugno che si chiudeva.
Lily avrebbe avuto ancora un milione di domande, ma sapeva che doveva agire per cui fece come le aveva detto. Chiuse il pugno attorno alla biglia e sparì.

COMMENTO: OK, ECCOCI QUA! LILY SE NE VA E SCORPIUS ARRIVA? CHISSA’ CHISSA’… DICIAMO CHE IN QUESTO CAPITOLO VI HO DATO PARECCHI INDIZI… MA TANTI, TANTI DAVVERO…QUINDI LE COSE DOVREBBERO COMINCIARE A CHIARIRSI…DICIAMO CHE INIZIAMO AD ESSERE NELLA PARTE DISCENDENTE E TUTTI I NODI DOVREBBERO VENIRE AL PETTINE!! LA RIMIRICORDO E’ LA PIETRA DI LILY E DI CONSEGUENZA UNA MIA INVENZIONE ;) LASCIO A VOI I GIUDIZI, FATEMI SAPERE SE IL CAPITOLO VI è PIACIUTO E SE VI SIETE COMINCIATI A FARE DELLE IDEE :) INTANTO RINGRAZIO LE FANTASTICHE RAGAZZE CHE MI HANNO RECENSITO, CON LE VOSTRE BELLISSIME PAROLE MI AVETE SPINTO AD AGGIORNARE SUPER VELOCE :D QUINDI GRAZIE A: ICEPRINCESS / SHIORI LILY CHIARA /MIKYMUSIC / ELISE CS / ALF89 / DREAMER IMPERFECT / ROXY HP / EFFE95 / JULIET LILY POTTER / CICCI12 / MERYKARA E LUNA NERA 17!! GRAZIE DI CUORE! INOLTRE RINGRAZIO CHI MI HA AGGIUNTO ALLE PREFERITE /SEGUITE E RICORDATE E ANCHE CHI MI LEGGE SOLTANTO!! UN BACIONE!!

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Capitolo 37
*** 36 CAPITOLO ***


Lily cadde sulle ginocchia e si disse per l’ennesima volta che odiava quel modo di viaggiare.
Era sicuramente comodo poter fare affidamento su un piccolo oggetto che poteva portarla dappertutto, ma  tutte le volte che l’aveva usata si era scordata di chiedere come poter atterrare e, sempre, si era ritrovata con dei lividi sulle ginocchia e un bel po’ di dolore, almeno quel giorno era atterrata sull’erba.
“Lily!”
Alzò gli occhi e vide gli occhi azzurri di una donna che aveva visto un paio di volte, due occhi che la guardavano sorpresa, come se fosse una visione, come se tutto si aspettasse fuor che di vedersela comparire davanti.
Lily si prese un secondo per capire dove fosse, ma non aveva mai visto quel luogo: era un giardino più grande della sua casa a Londra e curato nei minimi particolari. Sorrise vedendo un cespuglio di siepe tagliato a forma di un animale che non conosceva. Si chiese se avrebbe visto spuntare Edward mani di forbice.
Comunque anche se quel giardino non le diceva niente, poteva dedurre dov’era dal fatto che era stata accolta dalla madre del padre di suo figlio: era a Villa Malfoy.
Come e perché fosse arrivata proprio lì, per lei restava un mistero.
“Stai bene?” le chiese Astoria, porgendole una mano per aiutarla ad alzarsi. Lily la prese leggermente imbarazzata e si stupì che non fosse gelata come si immaginava.
Quella donna sembrava così fredda e con un’aria un po’ austera, ma Lily si chiese se non fosse tutta apparenza e desiderò conoscerla meglio. In fondo le ispirava simpatia.
“Mi chiedo come tu sia arrivata qua…”
“Passaporta” la interruppe Lily, ma si pentì immediatamente. Non sapeva precisamente cosa poteva dire dell’incontro con Micheal Nott, senza contare che aveva difficoltà a fidarsi dei suoi stessi parenti, come poteva desiderare di parlare con una donna che era poco più di una sconosciuta per lei. Però aveva come la sensazione che nel passato si fidasse di lei.
“Andiamo dentro almeno potrai sederti tranquillamente”. Le sorrise vedendola un po’ confusa, ma non sembrava prenderla in giro, era un sorriso dolce, aveva un che di materno, era come se quella donna le stesse risvegliando qualcosa dentro. Eppure la prima volta che l’aveva vista non era stato così… che fosse il luogo a rendere tutto così famigliare?
Entrarono e Lily si guardò di nuovo intorno: vi erano dei quadri appesi alle pareti i cui soggetti si muovevano da un lato all’altro, ma quello non era una novità per lei, anche a casa di Teddy e Victoire ve ne erano alcuni. I mobili sembravano molto vecchi, ma forse molto vecchi non era la parola giusta, forse era più corretto dire antichi dato che sembravano tutti molto preziosi ed anche il divano su cui si stava accomodando in quel momento pareva così prezioso da portarla a chiedersi se sedendosi con i pantaloni macchiati che indossava potesse sciuparlo.
“Non si rovinerà” la voce di Astoria interruppe il flusso dei suoi pensieri e Lily alzò lo sguardo. Parlava con lei? Sembrava quasi avesse sentito quello che pensava… un attimo, ma si poteva fare? Guardò Astoria allarmata chiedendosi per un attimo se avesse pensato il nome della persona di cui non poteva assolutamente rivelare nulla.
“La prima volta che sei entrata in questa casa avevi esattamente lo stesso sguardo intimorito… forse un po’ meno confuso, ma sai eri entrata normalmente dalla porta quel giorno” la informò con voce divertita “mi sono sempre chiesta come potesse, una ragazza come te, affrontare i NewMan a bacchetta sguainata e farsi spaventare dalla suocera”.
Lily arrossì. La parola suocera aveva una tale potenza.
Quella donna di fronte a lei era sua suocera, la madre di quello che era stato il suo fidanzato ed era anche il suo unico figlio.
Si chiese se la odiasse per averglielo portato via, ma non sembrava.
“Twinies”
Lily aggrottò le sopracciglia. Disse quel nome e fece schioccare le lunghe dita affusolate e nel tempo di un battito di ciglia un buffo esserino comparve davanti a loro.
Lily sorrise spontaneamente e vide l’essere spalancare quegli enormi occhi che aveva al centro del buffo viso rugoso.
“Signorina Lily” disse con la sua vocina stridula “Twinies sapeva che la signorina Lily sarebbe tornata, lo diceva sempre al padroncino Scorpius” affermò aprendo la larga bocca in un sorriso così amplio che fece sembrare come se la bocca le occupasse tutto il volto.
“Twinies è così felice che la signorina Lily sia tornata, almeno adesso il signorino potrà sposarla”.
Lily divenne paonazza e Astoria simulò una risata con un colpo di tosse “un po’ di Thè, Twinies, per favore”.
L’esserino si prostrò fino quasi a strusciare la fronte a terra e poi scomparve.
Astoria che ancora sorrideva guardò Lily “immagino che non ricorderai gli Elfi domestici” le disse e Lily scosse la testa.  Non aveva idea di chi fossero.
“Sono dei camerieri?”
Astoria mosse la testa da un lato e dall’altro in un modo che le ricordò molto Scorpius quando soppesava le parole.
“Oddio!” esclamò Lily alzandosi in piedi e vide Astoria alzarsi con lei “ti sei ricordata qualcosa?” chiese con gli occhi talmente pieni di speranza che parevano luccicare.
“Devo andare a casa… a casa di Teddy… i miei fratelli mi hanno vista sparire… loro saranno preoccupati…”
“Avranno avvertito anche Scorpius” e lui starà impazzendo dalla paura di averla persa di nuovo, aggiunse dentro se stessa.
Ricordava ancora la prima volta che Lily era sparita.
 
Astoria entrò in quella che ormai era la casa dei tre ragazzi Potter quasi in punta di piedi.
C’era un silenzio talmente profondo che, era sicura, si sarebbe sentito anche un respiro più profondo.
Già quello le fece capire con certezza che Lily Potter non era in casa perché dove era lei non vi era mai silenzio.
Quella giovane donna era un tornado. Era talmente piena di vita che nessuno sembrava riuscire a fermarla.
Nessuno a parte suo figlio. E forse, riflettendoci, era proprio quello il fatto. Loro due si compensavano, di solito lui riusciva a fermare lei e lei riusciva a domare lui in un modo per lei alquanto incomprensibile.
In quel momento però sembrava che l’incantesimo di immobilità fosse stato gettato tra quelle mura e dire che, a quanto le era stato riferito, erano tutti in quella casa.
Appena entrò in salotto individuò subito Scorpius, il suo cuore di mamma, la portò a spostare leggermente gli occhi e trovarlo in mezzo alle decine di persone che occupavano quella stanza.
Scorpius era fermo, vicino alla finestra, tra le mani stringeva quello che sembrava un pezzo di stoffa bianco e i suoi occhi erano così pieni di una rabbia gelida da farla rabbrividire.
Non sapeva neanche che suo figlio potesse avere una tale rabbia dentro di sé.
La voce di Draco che salutava con tono basso, ma deciso, echeggiò nella stanza con una tale potenza che tutti si voltarono verso di loro e anche Scorpius alzò gli occhi su di loro. Lo vide guardare prima il padre e poi concentrarsi su di lei.
Ad Astoria parve di sentire scoppiare il cuore per la sensazione che il suo sguardo gli diede, era come se cercasse di comunicarle quanto soffriva. Era come se la guardasse per farsi aiutare dalla sua mamma, ma sapeva benissimo che se lo avesse avvicinato e lo avesse abbracciato, con ogni probabilità lui se ne sarebbe andato. E infatti le voltò le spalle e, dopo aver aperto la porta finestra, uscì in giardino.
Fu come se aprendo avesse fatto uscire quel silenzio irreale ed entrare la dura realtà perché in quel momento tutti cominciarono a parlare, o forse avrebbe dovuto dire a gridare.
James Potter era quello che urlava più forte di tutti, era come se la presenza di Scorpius l’avesse tenuto a freno e adesso si fosse liberato.
Astoria approfittò del momento di confusione per seguire suo figlio ed uscì dalla stanza.
“Scorpius!” chiamò e lui le comparve davanti come se si fosse appena materializzato. Lei si avvicinò e gli mise una mano sopra la sua “Che cos’è?” chiese, indicando quel grosso lembo di stoffa che ancora stringeva in un pugno.
Alla sua domanda le dita lo strinsero ancora di più e Astoria sospirò, ma non disse niente.
Scorpius si lasciò cadere sopra una panchina di pietra e lo rigirò ancora un attimo tra le dita, poi lo voltò di modo che il nome cucito sopra si leggesse bene.
“E’ il suo camice?” chiese ancora e Scorpius annuì, sembrava non riuscire più a parlare.
Astoria si avvicinò ancora di più e gli prese il volto tra le mani “la troveremo” gli disse accarezzandogli le guance.
Scorpius chiuse gli occhi, sembrava non avesse atteso altro che sentire quelle parole da lei perché si slanciò verso di lei e le circondò la vita, appoggiando la testa sul suo ventre.
Astoria aprì leggermente le labbra. Per un attimo rivide Scorpius all’età di dieci anni quando sua nonna era scomparsa lui l’aveva abbracciata alla stessa maniera. A quell’età lo aveva fatto da in piedi e invece adesso era seduto – e non avrebbe potuto essere altrimenti, dato che era molto più alto di lei - ma la sensazione fu la stessa.
Era come se le stesse chiedendo aiuto, come se si stesse affidando a lei e anche allora, come dieci anni prima, Astoria non si tirò indietro e lo abbracciò cercando di trasmettergli tutto l’amore di cui aveva bisogno.
 
Astoria scosse la testa per mandare via il ricordo di undici anni prima e prese la bacchetta da sopra il mobile del salotto.
Formò un Patronus e lo inviò a Scorpius. Non aveva mai imparato a far parlare i Patronus, ma sapeva che l’avrebbe comunque raggiunto e Scorpius sarebbe comunque corso da lei.
Guardò la nuora e la vide con un’espressione concentrata. “Vorresti raccontarmi cosa ti è successo?” le domandò dolcemente e Lily si morse un labbro prima di annuire e sedersi di nuovo.
Le raccontò tutto, omettendo il nome di Mike e cosa la vecchia Lily faceva con lui. Le spiegò come un NewMan l’avesse portata via tramite una Passaporta e come le avesse detto di avvertire tutti che ci sarebbe stato un nuovo attacco, ma si tenne per sé le ultime rivelazioni.
Il fatto che la sua storia, a detta di Micheal Nott, avesse una cattiva, era una cosa che per il momento voleva tenersi per sé. Ancora non riusciva a determinare di chi poteva fidarsi, ma di una cosa era piuttosto sicura, la donna davanti a lei, poteva essere esclusa.
***
Scorpius non voleva essere lì.
Scorpius non doveva essere lì.
Scorpius non poteva essere in nessun altro posto.
Non poteva neanche pensare che Lily fosse scomparsa di nuovo. Questa volta non si sarebbe permesso di arrendersi, non avrebbe ascoltato nessuno, anche se questo avrebbe voluto dire strappare il cuore dal petto di quel maledetto Micheal Nott.
“Noi suoniamo e tu resti indietro” gli ordinò James e Scorpius lo guardò con lo stesso sguardo con cui avrebbe guardato un rifiuto in mezzo alla strada.
Suo cognato avrebbe dovuto conoscerlo meglio, ormai.
“Se ti vede potrebbe non collaborare” disse Albus, anticipando la sua protesta e guardandolo dritto negli occhi.
Il suo migliore amico, invece, lo conosceva anche troppo bene e sapeva i tasti che doveva premere.
Annuì lentamente cercando di concentrarsi e Albus suonò il campanello.
Respirò a fondo quando un elfo domestico aprì la porta e gli chiese cosa volessero.
James gli disse che dovevano parlare con Micheal Nott e per fare più scena tirò fuori anche il distintivo da Auror, ma l’elfo scosse la testa dicendo che il suo padroncino non era in casa.
Scorpius respirò di nuovo, ma stavolta il fiato gli si fermò in gola senza riuscire ad arrivare ai polmoni.
Micheal non c’era e Lily era scomparsa, era una coincidenza troppo strana per esserla davvero.
Le orecchie cominciarono a fischiargli, per la rabbia che lo invadeva, mentre sentiva Albus aggiungere che era un’indagine e non poteva esimersi dal venire fuori se veniva convocato e l’elfo scuoteva la testa continuando a giustificare il suo padroncino.
Scorpius sapeva benissimo come funzionava. Sapeva quanto gli elfi domestici potevano essere collaborativi e quanto potevano sacrificare per proteggere i loro padroni.
Non poteva permettersi di sbagliare per cui tirò fuori la bacchetta e la puntò contro l’elfo domestico.
Questo spalancò i suoi, già grandi, occhi verdi e indietreggiò di un passo.
“Libbi non sa niente, Libbi non sa niente… Libbi non sa dove sia il suo padrone” ripetè, ma non fece in tempo a continuare a minacciarla che Albus gli sfilò la bacchetta di mano.
“Sei impazzito?” domandò “non puoi minacciare un povero elfo”.
Scorpius sapeva che non era solo l’amore che Albus aveva per quelle creature, amore che aveva ereditato da suo padre, a portarlo a difendere quell’elfo.
Sapeva che gli elfi domestici eseguivano solo ordini e che anche se ormai la maggior parte di loro era stata liberata, continuavano a lavorare per i loro padroni, eseguendo i loro ordini.
“Che Salazar mi fulmini se quello che tormenta il mio elfo non è Scorpius Malfoy”
Scorpius si voltò di scatto. Micheal Nott era apparso sul vialetto di casa sua e li guardava da lontano.
“Che ci fa in casa mia dato che dovrebbe starmi…”
Non fece neanche in tempo a finire la frase che Scorpius gli fu addosso con una forza tale che entrambi finirono a terra.
“Dov’è?” chiese soltanto premendogli l’avambraccio sul collo fino a sentire il battito del suo cuore contro la sua pelle.
“Tu… dovresti starmi… lontano” rantolò lui con difficoltà, ma Scorpius non si mosse e anzi premette ancora più forte.
“Dimmi dov’è e prega di non averle fatto del male oppure…” si fermò perché non riusciva neanche a terminare la frase. Sapeva benissimo che avrebbe potuto ucciderlo.
Micheal rise anche se ne uscì un verso gorgogliante.
“Uccidimi pure” riuscì a dire con voce soffocata e Scorpius lesse nei suoi occhi che dicava sul serio.
Aveva nelle iridi castane una determinazione che quasi lo spaventava. Sembrava che fosse pronto a morire.
E questo lo portò a lasciarlo. Non avrebbe mai fatto niente di quello che desiderava Nott, fosse anche ucciderlo.
Tolse l’avambraccio e si sollevò allontanandosi da lui.
Micheal si trascinò a sedere e si strusciò il collo dolorante.
“Penso proprio che tu possa dire addio al tuo distintivo” disse appena ebbe ritrovato la voce.
Scorpius fece uno scatto verso di lui, ma stavolta Albus lo trattenne.
“Non se troviamo le prove che tu sia un NewMan” disse furbescamente, ma Micheal sorrise.
“Buona fortuna” disse senza sprecarsi a negare.
James strinse gli occhi. “Ci stai dicendo che sei un NewMan?”
“Vi sto dicendo che non so niente e che sono stato aggredito da un Auror senza motivo apparente”.
“Il motivo è Lily, brutto figlio di puttana” urlò Scorpius, ancora trattenuto da Albus.
“Tu l’hai rapita una volta e adesso è scomparsa di nuovo” aggiunse.
Micheal non rispose e si alzò lentamente in piedi, scuotendosi i vestiti e sistemando le pieghe.
“E immagino che tu ne sia sicuro” disse quando ebbe finito.
Scorpius strinse la mascella “non giocare con me” lo minacciò “devi riportarci Lily, o finirai in galera prima ancora che tu possa fare un passo verso casa”.
Micheal non ne fu per niente spaventato. Si limitò a inarcare le sopracciglia.
“E con quale accusa precisamente?”
Albus si concentrò su quelle parole. Gli avevano appena ricordato una conversazione che aveva origliato una volta.
Era solo un ragazzino, ma la ricordava come fosse oggi.
 
Era rimasto a casa nonostante fossero tutti fuori.
Si sentiva male. La gola gli doleva e non riusciva a smettere di starnutire. Neppure le pozioni che gli aveva dato Victoire erano servite.
Gli stava venendo un’influenza di quelle tremende.
E prendere l’influenza sotto natale era proprio una sfiga tremenda. Aveva nostalgia di Hogwarts, per lo meno lì qualcuno gli avrebbe fatto compagnia, invece erano tutti a finire di comprare i regali.
Si mise una coperta sulle spalle e si trascinò al piano di sotto per farsi un bel thè caldo.
Scese le scale in silenzio, frusciando a malapena la coperta che gli stava facendo da mantello e appena arrivò davanti al salone sentì delle voci.
Sorrise, felice di non essere solo e fece per entrare e palesare la sua presenza, ma quello che sentì lo bloccò sul posto.
“Possiamo farlo arrestare” disse quella che riconobbe come la voce di sua sorella.
“Sì? E con quale accusa?” aggrottò le sopracciglia, quella era la voce di sua cugina Molly.
“Per averti messa incinta” la voce di Lily grondava di sarcasmo “va bene, va bene, sto scherzando lo sai… l’accusa è una sola: è un NewMan” disse.
Albus sentì il silenzio improvviso e immaginò sua cugina che tratteneva il respiro.
Allora James aveva ragione a sospettare che Lily e Molly fossero coinvolte in qualcosa di strano. E dire che lui l’aveva sempre creduto paranoico.
“Non puoi dimostrarlo” disse Molly.
“Sai che potrei farlo se solo tu testimoniassi” Albus capì che Molly stava scuotendo la testa quando sentì sua sorella imprecare.
“Assurdo” disse “è davvero assurdo, ti sto aiutando a proteggere un bastardo che fa parte di quelli che hanno ucciso i miei genitori…”
“Sai che non può essere stato lui. Era solo un bambino” lo difese.
“Un NewMan figlio di NewMan non è mai solo un bambino. Ci hai mai pensato? Hai pensato a quante persone ha ucciso quando ci sei andata a letto? Hai pensato che le mani da cui ti sei fatta toccare sono sporche di sangue e ora tutto quel sangue è dentro di te…”
Lily venne interrotta da un singhiozzo e Albus provò una pena infinita per la cugina.
Sapeva che Lily aveva ragione. Sapeva che avrebbe dovuto odiare Molly, dato che a quanto sembrava proteggeva un NewMan ed, anche se non era mai stato plateale come Lily, anche lui voleva vedere ogni NewMan estirpato dalla faccia della terra.
“Non posso testimoniare contro di lui… non chiedermelo, Lily” le disse con voce piena di pianto “hai ragione su tutto. Sono stata una stupida a fidarmi di lui… mi aveva giurato…”
S’interruppe di nuovo.
“Aiutami, ti prego, Lily”.
Albus non sentì più niente per un po’, solo un fruscio di vestiti che gli fece capire che probabilmente si stavano abbracciando e che Lily la stava consolando.
 
Adesso gli sembrava tutto chiaro. E si pentì di non aver mai detto niente di quella conversazione.
Inizialmente non lo aveva fatto perché gli sembrava di aver sentito qualcosa di troppo grosso. Non sapeva come gestire la grandezza di quello che aveva sentito: dirlo a James era da escludere, avrebbe torchiato le due ragazze e non sapeva neanche se sarebbe riuscito ad ottenere qualcosa. Dirlo a Teddy lo faceva sentire un vigliacco e dirlo a Victoire era come andare a fare la spia dalla mamma.
Ricordava che mentre stava ancora valutando la strada migliore Molly venne ritrovata torturata e poi morì e lui desiderò dirlo agli Auror che stavano indagando, ma le due ragazze non avevano mai fatto un nome. Potevano parlare di chiunque.
Ricordò che a quel punto la strada migliore gli parve affrontare sua sorella, ma a quando pareva lei aveva già cambiato idea su quel NewMan.
 
“Non avresti dovuto sentire” lo rimproverò.
“Avreste dovuto stare più attente”.
“Pensavamo non ci fosse nessuno e comunque non avresti dovuto origliare”.
“Lily…”
“Lo hai detto a qualcuno?” gli chiese quasi spaventata.
Albus la osservò: i capelli che le uscivano dalla treccia che sicuramente si era fatta senza neanche pettinarsi e gli occhi pieni di occhiaie e borse. Si chiese se dormiva la notte.
“Per favore, Lily, sembri una pazza”.
“L’hai detto a nessuno?” ripetè come se lui non avesse appena parlato e Albus sospirò scuotendo la testa.
“In cosa diavolo siete…”
Lei lo interruppe prendendolo per le braccia. Le sue dita magre lo stringevano con una forza incredibile.
“Non lo dire mai a nessuno”.
Albus lesse la supplica nei suoi occhi e aprì le labbra.
“Per favore, Albus… per favore, devi promettermelo” strinse ancora più forte le mani sulle sue braccia, come ad invitarlo a reagire ed Albus si ritrovò ad annuire di nuovo.
“Dimmi cosa avete combinato, Lily”.
“E’ pericoloso” affermò lasciandolo.
“Non avevo dubbi… è sempre così quando si tratta di te”.
Lily fece un sorriso, ma Albus vi vide tutta la tristezza.
“Stavolta non si tratta di me e non si tratta di mamma e papà”.
“Si tratta di Molly…”
Lily lo guardò come se ancora dubitasse della sua promessa, ma poi scosse la testa. Si fidava del suo fratellone.
“Non si sceglie chi amare” gli disse soltanto “adesso comincio a capirlo anche io”.
Albus avrebbe voluto sorridere ad una confessione del genere, ma non ce la fece.
“Questa scelta però le è costata la vita… perché non fai niente, Lily?” le domandò “se tu sai di chi parlava Molly perché non lo fai arrestare?”
“E’ complicato, Albus” gli disse e lui ebbe un moto di rabbia.
“E’ tutto complicato con te! E’ sempre tutto complicato e pericoloso” disse rabbioso “ma Molly è morta e probabilmente è stato perché ha cercato di allontanarsi da quel NewMan…” i suoi occhi verdi si illuminarono “era davvero incinta?” domandò incredulo.
Lily si morse un labbro, unico segno dell’insicurezza e della rabbia che stava provando.
“Ricordati la promessa… non devi sapere altro” gli disse e si voltò, ma Albus la fermò trattenendola per un polso.
“Perché vuoi vendetta per i nostri genitori, ma non vuoi arrestare l’uomo che, probabilmente, ha ucciso nostra cugina?”
“Lasciami!”
“Dimmelo” insisté.
“Lasciami, subito!” ripeté Lily.
“DIMMELO!” urlò Albus. Era arrabbiato. Lily si sentiva sempre in dovere di essere quella più arrabbiata di tutti, più fuori di sé, fino quasi a rasentare la follia, ma non era così. Anche lui aveva una buona dose di ira pronta a venire fuori.
“Non è stato lui, ok?” gli disse semplicemente “non l’ha uccisa, ma è un po’ come se l’avesse fatto perché doveva tenerla lontana da sé”.
Albus la guardò. Era sincera e lui le lasciò il polso.
Lei lo guardò ancora per un minuto e poi se ne andò senza aggiungere più niente.
 
Aveva sempre mantenuto la promessa. Era sempre stato il classico tipo di cui ci si poteva fidare e poi sua sorella era scomparsa, data per morta e quella conversazione era passata in secondo piano, fino quasi a dimenticarla, ma adesso le sue parole avevano fatto riaffiorare i ricordi.
E adesso gli sembrava tutto chiaro. Anche se, allora, non aveva mai sospettato che l’uomo di sua cugina potesse essere Nott, adesso ne era sicuro. Tutto combaciava alla perfezione e dato che Lily era viva e sicuramente non ricordava la promessa che le aveva fatto. Adesso si sentiva in diritto di infrangerla.
“Tu sei il NewMan che se la faceva con mia cugina Molly”.
Quella frase ebbe l’effetto di una bomba detonata. Tutti portarono gli occhi su di lui, ma nessuno disse niente.
Il silenzio continuava ad aleggiare su di loro e Albus sentiva gli sguardi di tutti che sembravano volergli entrare dentro per capire come mai stava dicendo quello che aveva appena affermato, quando un Patronus aleggiò davanti a loro.
“E’ quello di mia madre” disse Scorpius stringendo la mascella.
Non voleva andarsene ora. Sapeva che Albus non avrebbe mai detto una cosa importante in quel modo se non ne fosse stato sicuro, ma non poteva rischiare che sua madre fosse in pericolo.
Per cui si voltò verso Nott. Una dura promessa nei suoi occhi e si smaterializzò senza dire una parola.
 
***
 
Bailey uscì dall’aula di Trasfigurazione. Sarah e Sammy al suo fianco che continuavano a parlare emozionate di come sicuramente sarebbero riuscite ad imparare a trasfigurare qualcosa già prima di Natale.
“Anche se i nostri nonni avevano la professoressa McGranitt… lei era un Animago…”
“Doveva essere bellissimo far lezione con lei” la interruppe Sammy sognante.
“Già, anche se anche il Professor Tantol non è male”.
Sammy sorrise e annuì e poi si voltò verso il cugino “che c’è, Bay?” chiese dato che era stato in silenzio fino a quel momento.
“Hai ricevuto risposta dai tuoi?” le chiese e Sammy annuì “mi ha scritto mia madre” gli rispose “tu no?” chiese curiosa e Bailey scosse la testa.
“Ti scriveranno” lo rassicurò Sarah e Bailey stavolta annuì, ma non era molto convinto.
In realtà aveva come la sensazione che fosse successo qualcosa. Era come se vi fosse un qualcosa che gli mozzava il respiro nello stomaco e aveva paura che si trattasse di suo nonno.
“Povero, piccolo, Malfoy” lo prese in giro una voce e Bailey si voltò vedendo i due ragazzi che odiava di più in quella scuola.
“Vuoi metterti a piangere sulla mia spalla? Ti manca la mammina?” lo prese in giro.
“Vattene, Flint” ordinò Sarah, ma lui si limitò a voltarsi verso il suo compagno ed entrambi risero.
“Continui a farti difendere dalla tua ragazza?” domandò.
“E tu continui a fartela nei pantaloni, Flint?” lo provocò lui.
Gli altri ragazzi stavano cominciando a fermarsi nel corridoio, sembravano interessati a quello che stava succedendo. In fondo, anche se la scuola era appena cominciata, in molti sembravano riconoscere Bailey.
Il ragazzino del miracolo. Non solo sua madre era sopravvissuta ai NewMan e questo gli aveva permesso di nascere, ma era lui stesso sopravvissuto ai NewMan. E se questo non fosse abbastanza essere il nipote del grande Harry Potter faceva il resto.
Flint e Zabini tirarono fuori le bacchette e anche Bailey fece lo stesso, seguito da Sarah e Sammy, ma non fecero in tempo a scagliare nessun incantesimo che una barriera si fermò davanti a loro.
“Toglietevi tutti dalle scatole” ordinò Ginny, guardando i ragazzi che si erano fermati a guardare e questi la osservarono con una faccia scocciata per aver fatto sfumare un duello che si prospettava interessante, ma si allontanarono velocemente.
“E voi” disse Ella guardando i suoi compagni di casa “volete far togliere dei punti alla nostra casa già il primo giorno?” li rimbrottò.
“Non ci importa” protestò Zabini, impettendosi. Era piuttosto alto per essere un undicenne, ma Ella lo era di più e si limitò a guardarlo dall’alto in basso.
“Che hai detto, ragazzino?” domandò, talmente arrabbiata che si sporse verso di lui e la collana che aveva al collo dondolò davanti agli occhi di Zabini che la guardò come ipnotizzato.
“Non ho detto niente” disse subito ed Ella annuì.
Bailey si chiese se quella collana avesse qualche potere. Sembrava avere qualcosa di rosso che vi vorticava dentro e Zabini aveva cambiato completamente atteggiamento quando questa aveva dondolato davanti a lui.
“Anche voi dovreste correre in classe” disse Ginny, guardando soprattutto la sorella “sono un Prefetto e posso togliervi dei punti” li informò e Sammy strinse i pugni piena di rabbia.
“Andiamo” disse ai suoi amici, ma Bailey non riusciva a smettere di guardare Nott che si chinò per riprendere la bacchetta.
“Farai la fine di tuo nonno” sibilò piano e Bailey gli si scaraventò contro finendo però per rimbalzare contro la barriera.
“Cinque punti in meno a Grifondoro” dichiarò Ginny, assistendo solo all’aggressione “e se non ve ne andate, diventeranno dieci”.
Bailey non si mosse da seduto. Non riusciva a smettere di guardare Flint. Aveva come la sensazione che lui sapesse più di quel che diceva.
Quella frase non era stata buttata lì a casaccio. Sembrava sapere di cosa parlava.
Si alzò in piedi. Non voleva sembrare un ragazzino impaurito, ma non smise di guardarlo.
“Dico sul serio” lo redarguì Ginny e Sarah gli mise una mano sul braccio “andiamo, Bailey” gli disse e lui si lasciò portare via, cercando di ignorare il sorriso di scherno che aveva quel maledetto.
“Dove sono i nostri di Prefetti quando servono?” protestò Sammy “quella stronza di mia sorella ci ha tolto cinque punti…”
“Non devi arrabbiarti con lei, ho davvero aggredito Flint…” s’interruppe. Perché difendeva Ginny?
In fondo aveva davvero tolto loro dei punti senza neanche preoccuparsi di chiedere com’era cominciata, ma gli sembrava come se lo avesse fatto per proteggerli.
Era anche questa una sensazione certo, ma era abbastanza sicuro che non volesse che loro si scontrassero con Flint e Zabini.
Scosse la testa. Era stufo di tutte queste sensazioni, non aveva nessuna prova di aver ragione, eppure aveva la testa piena di dubbi.
“Che è un idiota patentato e lo sa anche lei” protestò ancora Sammy.
Lui e Sarah si guardarono. Non potevano dirle che in quel momento aveva la stessa rabbia che leggevano spesso negli occhi di Ginny.
“Non penserà mica di fare così tutto l’anno. Perché io…”
Bailey si sconnesse e si mise a pensare a quello che gli aveva detto Flint.
“Sei ancora furioso con Flint o sei così pensieroso per l’estasi di aver visto Ginny ed Ella?” lo prese in giro Sarah.
Bailey la guardò male e lei sorrise.
“Vedo come guardi Ella… ma è un po’ fuori dalla tua portata, senza pensare che uno dei suoi padri è il capo del tuo”.
“Padri?”
“Sì, Ella è figlia di Lorcan Scamander e Jason Whisper che guarda caso è il capo di tuo padre”.
“Uhm che fortuna” commentò Bailey storcendo le labbra.
“Comunque pensavo a quello che mi ha detto Flint” chiarì ed ebbe quasi l’impressione che la cosa le facesse piacere.
“Sarebbe?” chiese Sarah, improvvisamente concentrata.
“Mi ha detto che farò la fine di mio nonno”.
“E’ stato uno stronzo, ma si tratta di Flint. Cosa c’è di strano?” domandò Sammy che aveva smesso di imprecare contro la sorella.
“Oltretutto l’attacco a tuo nonno è una cosa pubbilca. Ricordo che era finito anche nella Gazzetta del Profeta” aggiunse Sarah.
Bailey annuì “lo so… è solo stato strano. Era come se sapesse esattamente cosa gli hanno fatto… e non lo sanno neanche i dottori”.
“Lo terremo d’occhio” mormorò Sarah, entrando nell’aula di incantesimi.
“Lo diremo anche agli altri. Siamo con te” disse Sammy e Bailey si sentì davvero fortunato ad averle vicino.
Le guardò sedersi e poi prese a sua volta posto accanto a Callen.
 
COMMENTO: OK, LO SO SONO IMPERDONABILE E PENSO DI AVER ORMAI FINITO LE SCUSE, MA GIURO CHE SONO DAVVERO IN UN PERIODO PERSONALE INCASINATO E CHE SEMBRA NON AVERE MAI FINE… SCRIVERE PERO’ MI MANCA CONTINUAMENTE E VOI ANCORA DI PIU’, PER CUI NON TEMETE NON LASCERO’ LA STORIA INCOMPIUTA!! VI RINGRAZIO PER L’IMMENSA PAZIENZA E PER CHI MI SCRIVE PER CHIEDERMI SE E’ TUTTO OK E DI NON ABBANDONARVI, SIETE LA DOLCEZZA FATTA PERSONA :D PASSANDO ALLA STORIA, IL CAPITOLO E’ BELLO PIENO PER CUI SPERO DI ESSERMI FATTA PERDONARE PER L’ASSENZA :D SCORPIUS E LILY SI STANNO PER RINCONTRARE E ALBUS HA SCOPERTO QUALCOSA DI IMPORTANTE E ANCHE BAILEY ANCHE SE LUI ANCORA NON L’HA CAPITO… CHISSA’ SE INVECE NON E’ SFUGGITO A VOI ;)  FATEMI SAPERE SE IL CAPITOLO VI E’ PIACIUTO E CHE NE PENSATE : ) RINGRAZIO LE FANTASTICHE RAGAZZE CHE HANNO RECENSITO!! GRAZIE DI CUORE A: ICEPRINCESS / JULIET LILY POTTER / CICCI 12 / ROXY HP / ARYELLE / ZONAMI 84 / DREAMER IMPERFECT E CECI PAPA!! INOLTRE RINGRAZIO TUTTE LE PERSONE CHE MI HANNO AGGIUNTO ALLE PREFERITE / SEGUITE E RICORDATE E ANCHE CHI MI LEGGE SOLTANTO!! UN BACIONE!! 

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Capitolo 38
*** 37 CAPITOLO ***


“Ehi, cugino”.
Bailey non alzò il viso, continuando a leggere il libro che aveva poggiato sulle ginocchia, quando Harry si lasciò cadere accanto a lui sul divano della loro sala comune.
“Tutti parlano di te” affermò, guardandolo con aria divertita e Bailey fece spallucce, ancora senza alzare il viso.
Harry aggrottò le sopracciglia e guardò Sarah che cercò di mimare qualcosa con le labbra, ma smise quando Bailey sentendola alzò gli occhi su di lei fulminandola.
“Ok, ok, ho capito… bolli nel tuo brodo, Malfoy, io raggiungo Sammy nel dormitorio” disse alzandosi e Bailey la guardò andare via, ma non la fermò.
Era arrabbiato. Era arrabbiato con quell’idiota di Flint, era arrabbiato per non averlo potuto affrontare, per non avergli potuto far sputare tutti i denti per quello che aveva detto di suo nonno, ma soprattutto era arrabbiato perché nessuno gli aveva ancora scritto.
E odiava essere arrabbiato per quel motivo perché lo faceva sentire infantile. In fondo quanto poteva essere importante la lettera dei suoi genitori? Lui sapeva che lo amavano e suo padre gli aveva detto che lo avrebbe accettato nonostante tutto… ma allora perché non scriveva?
“Qual è il problema? Non si tratta di Flint e Zabini, giusto?” chiese Harry incrociando le gambe sul divano e voltandosi verso di lui.
Bailey lo osservò sentendo per la prima volta l’impulso di sorridere. “Questa è la tua versione del mettersi comodo?” scherzò e Harry sorrise a sua volta “che c’è di male?” chiese e Bailey scosse la testa.
Se mettersi nella posizione di un fachiro lo faceva stare comodo chi era lui per opporsi?
“Dai, sul serio, dimmi cosa ti ossessiona” lo spronò e Baley sospirò. Non voleva dire la verità, non voleva che Harry lo pensasse un bambino a cui mancano mamma e papà.
“L’idiota di Flint, i cinque punti che per colpa mia ha perso Grifondoro, l’idiota di Flint, Ginny ed Ella, l’idiota di Flint” elencò ed Harry sorrise di nuovo “che sia colpa di Flint credo di averlo intuito” affermò divertito “ma non c’entrano niente zia Lily e zio Scorp?” domandò piegando la testa come per osservarlo meglio.
Bailey lo guardò attentamente. Come faceva a saperlo? Poi gli vennero in mente le parole di Flint: “ti manca la mammina?” doveva averlo detto a tutti.
Si sentì gelare. Sarebbe stato lo zimbello di tutti. Non esattamente il modo migliore di cominciare Hogwarts.
“Lo sa tutta la scuola?” chiese invece di rispondere e Harry storse leggermente le labbra “Non preoccuparti, lo scorderanno presto… ogni giorno c’è qualcosa di nuovo di cui parlare”.
Bailey alzò gli occhi al cielo “ma che fantastica giornata” affermò esasperato.
“Sì, davvero un bel primo giorno di scuola” concordò Harry “ma c’è a chi è andata peggio” affermò “ho sentito dire che Flint e Zabini sono stati già messi in punizione”.
Bailey inarcò le sopracciglia “per la nostra litigata?” chiese ed Harry scosse la testa “sono stati sorpresi a rubare nella scorta di pozioni del professor Thomas”.
Bailey aprì le labbra e poi le richiuse “facile immaginare su chi la volessero usare” disse semplicemente ed Harry sospirò “potrebbe essere” ipotizzò con una smorfia “ma non devi preoccupartene perché non sei solo e non permetteremo che ti succeda niente”.
Bailey raddrizzò le spalle ed ebbe subito l’impulso di dire che non aveva bisogno di nessuno, ma poi vide l’espressione del cugino e cambiò idea, in fondo lo diceva perché gli voleva bene.
“E non devi preoccuparti se non ti è ancora arrivata nessuna lettera…”
“A te hanno scritto?” domandò interrompendolo e per un attimo Harry rimase in silenzio “allora?” chiese Bailey e Harry annuì. “Mi ha scritto mia madre”.
Fu quasi un sussurro, ma Bailey lo sentì lo stesso “Ci avrei scommesso” borbottò, tornando a leggere il suo libro di incantesimi.
Odiava sentirsi così, ma non riusciva a smettere di pensare che conosceva poco suo padre e magari lui era stato così deluso da non riuscire a scrivergli. Sua madre però… era sicuro che gli avrebbe scritto e non riusciva a togliersi quella strana sensazione, quell’oppressione dal petto.
Per un attimo ci fu silenzio tra loro due, sembrava che gli unici rumori fossero gli studenti che uscivano ed entravano dal ritratto facendo chiasso e preparandosi per la cena, poi d’un tratto Bailey si sentì scivolare il libro dalle dita e si voltò di nuovo verso Harry.
Il cugino aveva la bacchetta sollevata e il libro stava levitando davanti ai loro visi.
“Wingardium leviosa” gli spiegò “uno dei primi incantesimi che imparerai” aggiunse e poi, dato che finalmente aveva di nuovo la sua attenzione, rilasciò l’incantesimo ed il libro si poggiò sulle sue mani.
“Sono sicuro che a zio Scorp non importa se non sei un Serpeverde”.
Bailey sentì nascere un po’ di calore nel suo cuore, ma non sapeva se poteva crederci. In fondo aveva aperto le porte a suo padre solo da poco e non lo conosceva abbastanza.
Non sapeva quanto fosse rimasto deluso da lui.
“E’ impossibile che sia deluso da te… non lui, non per così poco…”
“Non puoi saperlo” lo interruppe Bailey rinunciando a negare il motivo per cui era così sconvolto.
“Sì, che posso” disse Harry e Bailey lo guardò mentre osservava uscire gli ultimi studenti.
“Lo conosco da quando sono nato” affermò e Bailey si sentì quasi geloso di questa cosa. Adesso che amava suo padre, non riusciva a non essere dispiaciuto per il fatto che lo conosceva appena.
“E se questo non dovesse bastare…” iniziò, continuando a studiare la sala comune e quando vide che ormai erano andati tutti fuori per la cena tirò fuori un piccolo contenitore dalla tasca. All’occhio inesperto di Bailey sembrava quasi una tazza da caffellatte, ma dato la consistenza e il materiale di cui era fatto, sospettava ci fosse di più.
“Pensatoio” spiegò Harry e Bailey aggrottò le sopracciglia, aveva visto dei Pensatoi quando sua madre visionava tutti i ricordi con i loro parenti, ma erano molto più grandi.
“Non è un po’ piccolo?” chiese e Harry sorrise “Portatile… l’ho rubato a mia madre”.
Bailey sorrise alla precisazione di Harry.
“Sammy ha rubato il mantello a suo padre invece” disse a sua discolpa e Bailey si chiese cosa fosse il mantello e perché fosse così importante da rubarlo, ma lasciò perdere. Non aveva ancora ben capito il motivo che aveva spinto Harry a rubare un pensatoio.
“Pensavo ci sarebbe servito” disse, probabilmente leggendo la domanda nei suoi occhi “e avevo ragione” aggiunse, strizzando l’occhio.
“Voglio farti vedere un ricordo” lo informò e Bailey aggrottò le sopracciglia “vedere un ricordo?” chiese stupito.
Sua madre aveva visto decine di ricordi, ma lui neanche uno. Che motivo ci sarebbe stato? Nessuno aveva ricordi di lui.
Lo vide puntarsi la bacchetta alla testa e tirare fuori un filo argenteo.
“E’ un incantesimo da secondo anno?” chiese Bailey, eccitato all’idea di poterlo fare anche lui.
“E’ un incantesimo del sesto” rispose Harry con tono orgoglioso e Bailey aprì le labbra stupito, facendo ridere Harry.
“Mio padre era ossessionato dai ricordi già da prima che tornasse tua madre… non so, ho sempre pensato che avesse a che fare con la sua infanzia e quest’estate dopo che voi siete arrivati si è premurato di insegnarmelo” continuò con lo stesso tono di prima.
“Quindi mi mostrerai un ricordo degli ultimi mesi?” domandò e Harry annuì “i primi giorni in cui sei arrivato da noi”.
Bailey annuì curioso di sapere cosa il cugino voleva mostrargli.
“Pronto?” chiese Harry, lasciando il piccolo pensatoio che galleggiò in mezzo a loro “non proprio” rispose Bailey, ma Harry per tutta risposta sorrise e lo prese per mano conducendolo dentro di esso.
Bailey si ritrovò circondato da una strana nebbia scura che sembrava fluttuare su di loro più che intorno a loro, guardò turbato Harry ma lui gli restituì uno sguardo sereno.
“E’ tutto ok” disse mentre la nebbia si diradava e la cucina di una casa che non aveva mai visto prendeva forma.
“E’ casa mia” gli spiegò Harry e Bailey assentì mentre vedeva suo padre e suo zio Albus entrare dentro la stanza.
Non vedeva Harry, ma sapeva che da qualche parte doveva esserci anche lui, una delle poche cose che aveva capito dei Pensatoi era che il padrone del ricordo doveva essere sempre presente.
 
“Ho un figlio” affermò Scorpius, sedendosi al tavolo e poggiando gli avambracci su di esso e la testa sui propri pugni.
Albus si sedette accanto a lui e gli mise una mano sulla spalla. “Immagino come debba essere…”
Scorpius scosse la testa interrompendolo “no, non puoi immaginarlo” disse sicuro e alzò la testa guardando gli occhi verdi del suo migliore amico.
“Tu hai visto Harry quando era un esserino così piccolo da stare racchiuso nelle tue mani, hai conosciuto Harry quando lui non vedeva che te e Alice, quando sorrideva solo a voi…”
“Scorpius, Bailey ti amerà…”
“Non lo farà” lo interruppe “non lo farà perché pensa che abbia fatto del male a sua madre…”
“E tu diglielo…”
“Non mi ascolta…”
“Fatti ascoltare!” esclamò Albus, ma Scorpius scosse di nuovo la testa “ha già dovuto sopportare troppo, una nuova vita, si è ritrovato solo in una realtà completamente diversa, senza pensare che ha assistito ad un attacco dei NewMan…un attacco a casa sua… non posso mettergli pressione anche io… so che sarebbe semplice, ma non posso” lo guardò attentamente “e ti prego non dirmi che sono un vigliacco”.
Albus inarcò le sopracciglia prima di sorridere “non penso che tu sia un vigliacco, penso che tu sia già un buon padre”.
Scorpius scosse la testa, ma un piccolo sorriso gli si aprì sul viso “mi piacerebbe… vorrei davvero esserlo, ma sono un disastro in realtà”.
“E invece ti sbagli, amico mio” disse Albus con aria quasi saccente “sei già un ottimo padre perché preferisci che lui ti odi piuttosto che mettergli pressione, piuttosto che obbligarlo a fare qualcosa… e credimi, sarà solo questione di tempo prima che lo noti anche lui…” gli disse e mentre l’immagine si dissolveva Bailey vide finalmente dov’era Harry.
Appoggiato allo stipite della porta, quasi mimetizzato e con la tristezza negli occhi. Doveva essere molto affezionato a Scorpius per essere così dispiaciuto per lui.
 
Quando si ritrovò di nuovo seduto sul divano guardò il libro davanti a lui sentendosi un po’ stupido.
“Ti sembra uno a cui potrebbe importare della casa in cui sei finito?”
Bailey sospirò. No, decisamente non era un padre a cui poteva importare.
 
***
“Che cosa vorresti dire?”
La domanda non venne dal diretto interessato come Albus avrebbe pensato, ma da suo fratello James.
Micheal Nott lo stava guardando con un’espressione che Albus non aveva mai visto, era un’espressione strana, un qualcosa che sembrava voler gridare libertà, mescolato ad uno strano panico e fu proprio quella a confermargli definitivamente che ci aveva visto giusto.
“Quello che ho detto” affermò Albus senza staccare gli occhi da Micheal. “Lui e nostra cugina Molly stavano insieme. Erano innamorati… o almeno lei lo era… tu puoi amare?” gli chiese strafottente e lo vide stringere i pugni, ma ancora non rispose.
“E vuoi sapere perché lo so?” domandò “nostra sorella lo sa, lo ha sempre saputo e l’ha sempre protetto…”
“Non è possibile” lo interruppe James. Non poteva essere perché Lily non avrebbe mai protetto un NewMan.
Non sarebbe mai stato possibile.
“Lily non avrebbe mai…” ma Albus lo interruppe con un sorriso. Uno dei suoi sorrisi freddi e furbi, quelli da calcolatore per il quale Lily lo aveva sempre preso in giro dicendogli che era proprio da Serpeverde.
“Glielo spieghi tu?” domandò voltandosi di nuovo verso Micheal e lui si limitò a stringere gli occhi.
Stava sicuramente cercando di capire fino a che punto sapesse, di quanto fosse a conoscenza e Albus conosceva abbastanza bene le persone come lui: non si sarebbe mai tradito ed era sicuramente per quello che ancora non aveva mosso un muscolo.
Smaterializzarsi o picchiarlo sarebbero state ammissioni di colpevolezza e lui non era uno stupido. L’unica cosa che gli sfuggiva è che avrebbe potuto assumere l’espressione più innocente di questo mondo, ma suo fratello non avrebbe mai messo in dubbio quello che lui stava dicendo.
James era troppo leale e loro troppo uniti, gli bastava guardarlo negli occhi per sapere se stava dicendo la verità.
 
Un colpo alla porta fece voltare Albus.
Era seduto sul letto della sua camera, ma non in maniera scomposta e serena come qualsiasi dodicenne che si rilassa nella sua stanza, ma composto, con la schiena rigida e le mani strette e poggiate sul suo grembo.
James entrò nella stanza e si sedette accanto a lui facendo rimbalzare il materasso sotto il suo peso, ma Albus non disse niente, né sorrise. Cominciava a dubitare che sarebbe riuscito a tornare a sorridere.
“Come stai?” gli chiese James.
Albus aveva passato tutto il pomeriggio a fingere sorrisi di cortesia o alzare semplicemente le spalle a domande come quelle. Era una domanda così fuori luogo. Come stai? Come poteva star bene dopo aver visto i suoi genitori seppelliti sotto due metri di terra?
Detto da James però ebbe tutto un altro sapore. Forse perché lui sapeva davvero cosa stava provando o forse perché sapeva quanto costasse a James essere lì davanti a lui e sorridergli nonostante tutto, nonostante Albus non avesse dubbi che se solo avesse potuto lasciarsi andare, James avrebbe rotto ogni singolo mobile presente in quella casa.
Lo faceva per lui e quell’atteggiarsi a fratello maggiore protettivo, scaldava il cuore di Albus.
“Bene” rispose in un sussurro e James storse le labbra in un modo dolorosamente famigliare, aveva visto mille volte la loro mamma fare quell’espressione quando stava per rimproverarli.
“Non devi mentirmi” lo riprese e guardando quegli occhi nocciola Albus non poté fare a meno di abbassare gli occhi.
“Ti conosco troppo bene e so che non stai bene… non puoi stare bene… nessuno di noi sta bene”.
Albus alzò il viso e guardò il fratello “se lo sai allora perché me lo chiedi?” chiese in maniera stizzita, ma James si limitò a fare un sorriso triste.
“Sono tuo fratello e ci sarò sempre”. Albus abbassò gli occhi di nuovo, ma James gli passò un braccio intorno alle esili spalle “ti ho visto di sotto e sembravi davvero aver bisogno di me”.
Albus scosse la testa pronto a dirgli che non aveva bisogno di nessuno, non doveva aver bisogno di nessuno, ognuno di loro doveva curare il proprio dolore, ma non ce la fece.
La realtà era che sapere che James ci sarebbe stato lo faceva sentire meglio. Lily era… non riusciva neanche a pensare a Lily, ma sapere che almeno James era rimasto, che almeno un elemento della sua famiglia era con lui, lo faceva sentire meno solo.
“Io ti chiederò sempre come stai. Io ti permetterò sempre di piangere o arrabbiarti, non devi contenerti con me e non devi mentirmi… non posso vedere quegli occhi mentirmi o ingannarmi…” gli si ruppe la voce “ti prego non mentirmi mai, Albus… non farlo mai”.
Una lacrima gli scivolò sul viso, ma fu un attimo prima che se l’asciugasse e riassumesse la sua espressione determinata.
“Ti dico che potrai sempre sfogarti con me e poi mi metto a piangere come un bambino” disse con un sorriso imbarazzato, ma ad Albus non sfuggirono le lacrime ancora presenti nei suoi occhi.
“Non puoi essere sempre quello forte” lo rassicurò.
“Sono il fratello maggiore”.
“E quindi?”
“Quindi mi devo prendere cura di te e di…” prese un respiro “di Lily” disse quasi mormorando.
L’argomento Lily era doloroso quasi quanto quello dei loro genitori. Non riuscivano a darsi pace per non essere stati con lei.
Albus sorrise e per la prima volta da quando erano morti i loro genitori era un vero sorriso ed era tutto per suo fratello.
“Il fatto che tu sia il maggiore non ti rende il più forte e coraggioso…”
James abbassò gli occhi e una lacrima si staccò dai suoi occhi fino a finire sopra i suoi pantaloni neri.
“Mi mancano, Al” disse con voce tremante.
Albus annuì anche se il fratello non poteva vederlo. “Anche a me” sussurrò “da morire” concluse e James lo abbracciò di slancio.
Era stato fatto un patto quel giorno ed entrambi ne erano consapevoli. Non si sarebbero mai più mentiti.
Mai.
 
“Ti portiamo via” disse James, dopo un minuto di silenzio.
Micheal distolse lo sguardo da Albus e lo concentrò sul maggiore dei Potter.
“Con quale accusa?” ripeté la domanda Mike e James sorrise con il suo solito fare malandrino.
Aveva quel sorriso di chi sa che stavolta non può essere fregato.
“Indagini… ti interroghiamo sulla morte di nostra cugina Molly e poi non preoccuparti altre cose verranno fuori con il tempo”.
“Non troverete niente” affermò e James scosse le spalle. “Può essere, ma mio fratello raramente si sbaglia…”
“Mi arrestate per le supposizioni di un folle che non è neanche un Auror?” chiese “vostra cugina potrebbe essere…” s’interruppe.
Voleva dire che poteva essere stata con qualsiasi NewMan, ma l’amava troppo per dire quello. Sapeva che era una bugia e sapeva che non si sarebbe perdonato per averla infangata in quel modo, non dopo tutto quello che le aveva fatto.
Salazar, quanto era stupido!
“Non ce la fai, vero?” lo sfidò Albus, osservandolo attentamente “non ce la fai a disonorare la sua memoria, giusto?” insisté.
“Ancora dopo tutti questi anni fa troppo male” incalzò.
“Non sapete di cosa state parlando” disse “non sapete in cosa vi state invischiando” li minacciò, ma James lo avvicinò per mettergli le manette.
“Sarò fuori prima di sera” affermò.
“Può darsi” disse James chiudendo le manette attorno ai suoi polsi “ma prima di allora parleremo molto…” si avvicinò al suo orecchio “anche con il Veritaserum” gli sussurrò e Mike spalancò gli occhi.
Gli Auror non potevano usare quel metodo di interrogatorio con chi collaborava, ma qualcosa gli diceva che James non sarebbe stato un Auror corretto.
Fece per liberarsi, ma ormai era troppo tardi e James lo voltò puntandogli la bacchetta al petto.
“Non provarci, Nott” gli disse e poi con uno sguardo al fratello azionò la passaporta per andarsene da lì.
 
***
Lily udì il rumore della smaterializzazione e si voltò di scatto.
Fu un attimo. I suoi occhi incrociarono subito quelli di Scorpius e quello che riuscì a vedere in fondo a quelle iridi grigie le vuotarono la mente e le riempirono il cuore.
All’improvviso si ritrovò a correre verso di lui e a tuffarsi tra le sue braccia senza neanche aver capito se aveva davvero pensato di farlo.
Aveva agito l’istinto per lei. Era stato tutto quello che aveva visto nel suo viso: il sollievo e l’amore.
Scorpius sentì Lily travolgerlo e quasi perse l’equilibrio. Quando l’aveva vista aveva pensato per un attimo di avere le allucinazioni: Lily a casa dei suoi genitori.
Lily che era scomparsa, che avevano cercato ovunque. Per un secondo, un solo secondo l’aveva pensato un sogno, poi lei era corsa da lui e allora aveva capito che era reale.
Chiuse le braccia attorno al suo busto e la strinse. Era reale.
Piegò la testa per sentirne il profumo, quella era la sua Lily.
Non poteva crederci. Aveva avuto così paura e ora…
“Scusa” disse Lily, allontanandosi da lui e Scorpius sentì quasi la mancanza fisica, come se i loro corpi potessero stare bene solo se uniti.
“Non volevo travolgerti” disse lei arrossendo leggermente.
Scorpius la conosceva molto bene e sapeva che si stava pentendo di quel suo gesto d’impulso.
Guardò per un attimo alle spalle di Lily, ma sua madre se l’era delicatamente defilata. Eliminò la distanza che Lily aveva creato tra loro e le circondò il viso con le mani prima di baciarla.
Mise in quel bacio ogni minima cosa aveva provato quel giorno. Voleva che lei capisse l’ansia che aveva provato, voleva che sentisse il sollievo nell’averla ritrovata.
Voleva che capisse quanto aveva bisogno di lei.
Lily poggiò le mani sulle sue e sentì il calore delle sue dita che le bruciavano la pelle. Amava così tanto le sue labbra che ogni volta che la baciava lei si sentiva sollevare da terra.
Era come se improvvisamente non esistesse più niente… E invece esisteva.
“Merda” disse staccandosi di colpo da lui.
“Come prego?” domandò Scorpius inarcando un sopracciglio.
Lily divenne quasi paonazza “scusa…scusa… non merda in quel senso… merda perché… insomma, devo spiegarti un po’ di cose…”
Scorpius rise “non ti ho mai visto così imbarazzata” le disse e Lily aggrottò le sopracciglia “non sono imbarazzata!” protestò “sono solo agitata… non capisco niente di tutta questa storia e vorrei ricordarmi tutto per comprendere fino a che punto sono coinvolta e oltretutto ora non c’è tempo di spiegare perché stasera ci sarà un attacco dei NewMan…”
“Ferma, ferma, chi ti ha dato questa informazione?” chiese e Lily si morse il labbro, prevedeva già quale sarebbe stata la reazione.
“Non posso dirtelo” disse e Scorpius assottigliò gli occhi.
“Non guardarmi così. Non posso davvero dirtelo”.
“Lily” l’ammonì e lei sbuffò “ok, se vuoi fare il bambino te lo dico, ma poi morirò…”
“Che stai dicendo?”
“Ho fatto un voto infrangibile… o meglio la vecchia me l’ha fatto e mi ha messo in un casino non indifferente” spiegò in poche parole.
“Chi te l’ha detto?”
“La persona con cui l’ho fatto”.
“Quindi, potrebbe non essere vero”.
“Vuoi fare una prova?”
Scorpius sospirò. Lo sguardo di sfida di Lily era sempre pronto a tornare fuori anche quando la situazione era seria.
Non riusciva a capire come tutto questo fosse collegato, ma Scorpius cominciava a credere che fosse proprio Nott la persona con cui Lily aveva fatto il voto, ma non poteva chiederglielo; il patto infrangibile era una cosa tremenda, in qualsiasi modo una delle due parti non avesse onorato il suo dovere sarebbe morta e se davvero Lily non poteva dire il suo nome, probabilmente non poteva neanche annuire.
Si scompigliò i capelli con rabbia.
“Salazar, Lily, sei davvero una stupida Grifondoro”.
Lily spalancò gli occhi “e tu sei un idiota patentato, ma come siamo passati dal baciarci all’offenderci?” scherzò e Scorpius non riuscì a fare a meno di sorridere.
“Come hai potuto fare un voto infrangibile?”
“Io… io non sapevo neanche di averlo fatto” protestò Lily.
Scosse la testa, ancora turbato. Dovevano andare per gradi, ma l’unica cosa che adesso contava era che Lily fosse lì davanti a lei.
Gli sembrava di essere riuscito finalmente a tornare a respirare.
“Allora, dove sarà quest’attacco?”
Lily gli disse tutto quello che sapeva e Scorpius trasmise le informazioni al dipartimento tramite uno strano aggeggio circolare che Lily non aveva mai visto.
Comunicò anche alla centrale che Lily Potter era stata ritrovata e loro comunicarono che avrebbero pensato a dirlo ai famigliari.
Poi, dopo essersi assicurato che sua madre stesse bene, si smaterializzò con Lily.
Quando arrivò a casa di Teddy e Victoire la trovò deserta e si chiese dove fossero tutti, ma immaginò che in un modo o nell’altro stessero cercando Lily.
“Non dovremmo andare anche noi?” chiese lei e Scorpius la guardò. “La domanda giusta sarebbe: non dovresti andare anche tu, Scorpius? Dato che tu non ti muoverai di qua”.
Lily lo fulminò con gli occhi. Non aveva mai sopportato gli ordini ed era sicura di non averli mai sopportati neanche prima della perdita di memoria.
Ma in quel momento non le sembrava il caso di mettersi a litigare, aveva solo bisogno di riposarsi e di rimettere in ordine le idee.
“Non scherzo, Lily” la ammonì “ogni volta che tu vai da qualche parte succede un casino…”
“Come se fosse colpa mia” si lamentò lei e Scorpius sorrise.
“Non è colpa tua… sono i tuoi geni ad attirare casini… ma, comunque sia, non ho intenzione di perderti di nuovo…” Lily fece per parlare e Scorpius era sicuro che volesse protestare e manifestare la sua indipendenza, ma lui la precedette: “non posso provarlo di nuovo, Lily” le disse a voce talmente bassa che Lily si chiese se lo avesse detto davvero.
Scorpius alzò una mano e gliela poggiò sulla guancia, facendola scorrere dal lato del dorso e saggiando la sua pelle delicata.
“Ogni volta che ti perdo… perdo me stesso” le disse e Lily si perse in quegli occhi che in quel momento parevano argento fuso tanto la stavano guardando intensamente.
“Ho già provato due volte quel terrore di non sapere dove sei, di non sapere se potrò rivedere i tuoi occhi…”
Lily non riusciva neanche a respirare. Erano così vicini che poteva sentire il battito del suo cuore che correva velocemente quanto il suo.
“Tu e Bailey siete la parte migliore di me… non so come ho fatto a sopravvivere per undici anni, ma…” il suo respiro caldo era sulle sue labbra e Lily sentì un brivido percorrerle la schiena.
Non sapeva che cosa provava per Scorpius, ma in quel momento non avrebbe voluto essere in nessun altro posto. In quel momento aveva un bisogno quasi fisico di lui.
“Non riuscirei a farcela di nuovo… oggi, oggi io…” non concluse la frase perché scese sulle sue labbra e le sfiorò lentamente, come se volesse essere sicuro che fossero davvero lì, davanti a lui.
Le sfiorò una e poi due volte e infine la baciò.
Lily emise un piccolo gemito, come se si sentisse appagata, come se dopo tutte le sue parole non stesse aspettando che quello.
Per la prima volta da quando si erano rivisti era un bacio più consapevole anche per lei. Non sapeva cosa voleva dire e non aveva riacquistato la memoria, ma era qualcosa che voleva e che aveva desiderato con tutta se stessa.
Quando lui le sfilò la maglia lei lo lasciò fare e quando lui la prese tra le braccia per portarla in camera, non le passò per la testa neanche per un minuto di fermarlo.
Lo voleva e sapeva che lui voleva lei. Qualsiasi cosa fosse che stava esplodendo nel suo cuore e nella sua pancia non sarebbe mai riuscita a fermarlo.

COMMENTO: PRIMA DI TUTTO, GRAZIE COME SEMPRE PER LA PAZIENZA NELL’ASPETTARE IL CAPITOLO : )) E POI LO SO, AVETE RAGIONE, C’è UNA GUERRA IN CORSO E LORO… MA INSOMMA DEVONO PUR VIVERE, NO? E CON TUTTO QUELLO CHE GLI SUCCEDE HANNO DIRITTO ANCHE AD UN PO’ DI PACE, NON TROVATE? E POI LO SAPETE CHE I MIEI PERSONAGGI HANNO UNA LORO VOLONTA’ E SI SCRIVONO DA SOLI ;) PER IL RESTO SPERO CHE IL CAPITOLO VI SIA PIACIUTO…LO SENTITE UN PO’ CHE STA PER VENIRE FUORI TUTTO? Perché VI ASSICURO CHE E’ PROPRIO COSì… NON SO QUANTI CAPITOLI CI VORRANNO MA SIAMO IN DIRITTURA DI ARRIVO ;) SPERO CHE MI FARETE SAPERE!! INTANTO RINGRAZIO TANTISSIMO LE RAGAZZE CHE MI HANNO FATTO SAPERE IL PROPRIO PARERE…SIETE LA MIA CARICA IN QUESTO PERIODO UN PO’ COSì…GRAZIE DI CUORE A: ICEPRINCESS / SHIORI LILY CHIARA / ARYELLE / ROXY HP / CECI PAPA / CICCI 12 / MIKY MUSIC / JULIET LILY POTTER / DREAMER IMPERFECT E EFFE95!! GRAZIE DI CUORE!! INOLTRE RINGRAZIO CHI MI HA AGGIUNTO ALLE PREFERITE /SEGUITE E RICORDATE E ANCHE CHI MI LEGGE SOLTANTO!! UN BACIONE A TUTTI!!

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Capitolo 39
*** 38 CAPITOLO ***


Lily sapeva che avrebbe dovuto alzarsi, ma non ci riusciva.
Sapeva che avrebbe dovuto sciogliersi dal suo abbraccio, ma in quel momento, con il braccio di Scorpius sotto le spalle e la sua mano che le accarezzava dolcemente la nuca disegnandovi dei piccoli cerchi aveva semplicemente la sensazione che avrebbe potuto scordare tutto. NewMan. Pericoli. Tutto.
Invece non era così. C’erano così tanti problemi ancora, a cominciare dalla sua memoria ancora piena di buchi.
“Dobbiamo andare” disse in un sussurro, forse se lui non l’avesse udita, sarebbero potuti restare ancora così, ma lui la sentì e annuì con la testa in maniera così profonda che le diede un bacio sopra i capelli.
Lily fece per mettersi seduta, ma Scorpius strinse ancora più forte la presa e lei sorrise alzando il viso verso di lui. “Se non mi lasci resteremo qua per tutto il giorno” lo rimproverò con un sorriso e lui assottigliò gli occhi, guardandola malizioso, poi chinò il viso fino a permettere alle proprie labbra di sfiorare il suo orecchio “forse è quello che voglio” soffiò e Lily avrebbe riso se non fosse stata troppo impegnata a concentrarsi per non perdersi di nuovo tra le sue braccia.
“Sei così bella” le disse ponendole un bacio proprio dietro l’orecchio “e non te ne rendi neanche conto” le sue labbra si chiusero sopra il suo lobo e Lily rabbrividì. “Ricominceremo” disse in un debole tentativo di protesta.
Lui si girò fino a finirle sopra anche se rimase sollevato tenendosi con le braccia puntellate sul letto.
“Non è finita qua” la minacciò scherzoso e Lily sentì il cuore farle una capriola a quelle parole.
Si chiese cosa le stesse prendendo. Sicuramente la Lily del passato l’aveva amato molto, ma lei?
Lei, la Lily di adesso. La donna di oltre trent’anni cosa provava per lui?
Era normale che i suoi baci la rendessero eccitata come una ragazzina in piena tempesta ormonale?
Era normale che solo sentire il suo profumo o la sua voce provocasse reazioni inaspettate nel suo corpo?
Si staccò da lui spaventata dai suoi stessi pensieri.
“Andiamo” gli disse cercando di tenere ferma la voce e lui la guardò come se avesse notato il suo cambiamento improvviso.
“Tutto ok?” le chiese spostandosi da sopra di lei e Lily sorrise quasi impacciata “certo” disse, ma da come lui la guardava mentre si rivestivano non ci aveva creduto neanche un po’.
“LILY” la porta si spalancò di colpo mentre lei si stava ancora infilando il pantalone e Scorpius la maglia.
Una paonazza Alice la stava guardando dall’arco della porta come se fosse stata indecisa se dire qualcosa o fingere di non essere entrata uscendo alla chetichella.
Quando la vide diventare del colore di un pomodoro maturo, Scorpius intervenne. “Alice?” chiese e lei divenne se possibile ancora più rossa.
“E’ che…Albus… scusate… lui mi aveva detto…” sospirò alzando gli occhi al cielo e finalmente il suo viso perse un po’ del rossore “mi aveva detto che eri stata ritrovata…”
“Veramente mi sono ritrovata da sola” protestò Lily e Alice sorrise all’amica “ti andrebbe di andare al quartier generale degli Auror?” le chiese e Lily sorrise immediatamente. Ci era stata solo una volta, almeno che ricordasse, eppure era come se qualcosa in quel posto la facesse sentire bene.
Scorpius guardò il suo volto, sembrava una bambina che aveva appena visto un grande cesto pieno di caramelle.
Anche se non ricordava niente del suo passato, per Lily era un qualcosa di innato amare il quartier generale.
Era come se Harry ancora la legasse a sé.
 
Entrò dentro il quartier generale degli Auror.
Suo padre aveva voluto portarlo con sé. Sua nonna era appena scomparsa e lui non voleva restare da solo.
Anche se si vergognava ad ammetterlo, aveva tanta paura.
Aveva dieci anni e quando a settembre fosse andato ad Hogwarts avrebbe dovuto farsi coraggio. A quel punto stare solo e dormire al buio sarebbe dovuto tornare ad essere la normalità.
Continuava a tenere gli occhi fissi sulle porte chiuse come se sperasse che una di quelle si aprisse e spuntasse sua nonna.
Finalmente suo padre si fermò e lui alzò gli occhi vedendo un uomo con due grandi occhi verdi che fissavano in volto suo padre e scuotevano la testa.
“Mi dispiace” disse soltanto e Scorpius guardò suo padre e vi vide la sconfitta.
“Non abbiamo ottenuto niente… è stato un vicolo cieco”.
Draco sospirò e gli lasciò la mano per portarsela alla fronte.
L’uomo con gli occhi verdi mise una mano sulla spalla di suo padre e Scorpius lo vide puntare gli occhi argentei su quell’uomo.
Era come se suo padre fosse a disagio davanti a quell’uomo, come se si vergognasse a lasciarsi andare.
“So cosa provi… non posso prometterti che la ritroveremo, ma ti prometto che mi impegnerò a trovare il capo di questi NewMan e lo metterò sotto torchio”.
“Grazie, Harry”.
Scorpius fece scorrere di nuovo lo sguardo dall’uno all’altro. Suo padre sembrava così a disagio davanti a questo Harry, era come se si vergognasse di qualcosa. Come se fosse faticoso parlare con lui.
Dopo pochi secondi quell’uomo venne letteralmente travolto da una bambina e Scorpius inarcò le sopracciglia, sembrava che un tornado dai capelli rossi si fosse abbattuto su quell’uomo gentile.
“Scusatemi” si giustificò Harry, staccando con delicatezza la bambina che si era allacciata ai suoi fianchi.
“Questa piccola peste che deve aver usato la metropolvere di nascosto…” iniziò guardandola con finto rimprovero, ma al sorriso di sua figlia, i suoi occhi si sciolsero come neve al sole, rendendo quel verde brillante come un prato d’estate.
“Lei è la mia piccola Lily” terminò presentandola e i due bambini si guardarono.
Due grandi occhi castani si posarono su di lui, ma lo degnarono appena di un sorriso prima di riconcentrarsi sul padre e in quel momento Scorpius vide gli occhi della bambina brillare come se ardessero di una luce perpetua.
Cominciò a parlare a raffica e Draco e Scorpius si allontanarono lasciando in pace padre e figlia, ma Scorpius non riuscì a togliersi quegli occhi dalla testa per tutto il giorno.
 
“Ma prima dovete scrivere a Bailey”
“Bailey? Sta bene?” chiese subito Lily, proprio mentre Scorpius si portava una mano alla testa “merda, lo smistamento” affermò, facendo voltare Lily verso di sé.
“Lo smistamento?” chiese, non riuscendo a stare dietro a quei due.
“Hogwarts è divisa in case e Bailey ieri è stato smistato in…” guardò Alice con un misto di vergogna e dispiacere per non saperlo. “Grifondoro” disse lei e Scorpius sospirò.
Grifondoro. Avrà sicuramente pensato che ce l’avesse con lui, quando in realtà non poteva esserne più orgoglioso.
Sapeva benissimo che sarebbe stato un Grifondoro. L’audacia che aveva mostrato ogni volta che si era trovato davanti ad un NewMan, il coraggio con il quale gli aveva tenuto testa che gli aveva sempre ricordato molto Lily.
Aveva sempre saputo che non sarebbe mai divenuto un Serpeverde come lui e non gli era mai importato.
Pregò di non aver perso tutti i punti che aveva duramente guadagnato.
“Mi ha scritto Harry chiedendomi perché voi non vi foste fatti sentire…”
“Con tutto quello che è successo…” si giustificò Scorpius. Il suo unico pensiero era stato ritrovare Lily e quando finalmente l’aveva fatto, era così incredulo e felice che non era riuscito a lasciarla.
“Gli scriviamo subito” aggiunse poi ed appellò carta e piuma.
Lily lo guardò attentamente. Gli piaceva anche la versione di Scorpius padre.
Dopo quello che Alice aveva detto, Lily aveva potuto leggere nei suoi occhi lo stesso senso di colpa che sentiva lei e quello le scaldava il cuore.
Quando lo vide sedersi davanti al tavolino che aveva in camera e cominciare a scrivere non riuscì a fare a meno di fissare le sue mani, le stesse mani che erano state su di lei, che le avevano percorso tutto il corpo come se non vedessero niente di più bello.
Scosse la testa violentemente “lasciami un po’ di carta anche a me, mi raccomando” gli disse e fece per uscire. Aveva decisamente bisogno di una bella doccia, ma non fece in tempo ad andarsene che Alice la prese sotto braccio.
“Potevi dirmelo” le sussurrò, mentre varcavano la porta.
“Potevi bussare” scherzò Lily e Alice arrossì di nuovo “oh, credimi, d’ora in avanti lo farò” le disse con una piccola spallata.
“Da quando va avanti?” le chiese con un tono così felice che Lily non poté fare a meno di sorridere.
“Non va avanti un bel niente, Ali… è successo e basta”.
Anche se sapeva che non era del tutto vero. La prima volta poteva essere successo e basta, la seconda era stata diversa. L’aveva percepito, ne era sicura.
Alice rise piano “tra te e Scorpius non c’è mai niente che succede a basta. Tu sei la persona meno… meno…” si fermò a pensare per un secondo “come si dice quando una persona ha paura a lasciarsi andare?”
“Philo…” iniziò ritrovando il medico che era in sé, poi si ricordò che parlava di lei e guardò in tralice l’amica.
“Non ho nessuna paura” protestò “è successo e basta!” ripeté sicura, ma Alice si limitò a ridere un po’ più forte.
 
***
Mike entrò dentro la stanza e si guardò intorno.
Aveva visto altre volte la sala interrogatori, ma continuava a fargli un po’ impressione.
Si era sempre chiesto come mai, dato che era un uomo grande e grosso, ma quelle pareti chiare con tutti quegli specchi gli davano un senso di oppressione.
Era come se dietro ognuno di quegli specchi potesse esserci Molly e giudicarlo.
“Siediti” gli ordinò James, sedendosi dall’altro lato mentre Albus restava in piedi dietro di lui senza staccare lo sguardo.
Era sicuramente una tattica e lui lo sapeva.
Prese un respiro e si sedette. Doveva cercare di stare calmo, non sapevano niente, non potevano ricondurlo a niente.
L’unico problema era il dover mentire sulla sua relazione con Molly. Il fatto che non riuscisse a dire di non aver mai avuto niente a che fare con lei era un problema non di poco conto.
Cosa gli prendeva?
Da quando gli veniva così difficile mentire?
Eppure non ci riusciva. Era come se ogni volta che provava a dire qualcosa su Molly semplicemente la voce gli mancasse e il cuore gli sprofondasse nello stomaco.
Era una sensazione orrenda e lui l’aveva già provata.
 
Voleva soltanto andare a casa e liberarsi da quel peso.
Non riusciva a credere che Molly fosse morta.
Strinse i pugni fino a sentire le nocche scricchiolare, non poteva piangere, ma contemporaneamente non era sicuro di averne il controllo.
Il dolore che sentiva dentro gli stava squarciando il petto in una maniera tale che non era sicuro che si sarebbe mai potuto ricucire.
Aveva sempre creduto di non avere un cuore. Di avere solo un organo atrofizzato dentro di sé, poi era arrivata lei, con la sua allegria e la sua ingenuità e improvvisamente si era ritrovato a stupirsi nel sentirlo battere furiosamente, nel sentirlo vivo nel suo petto.
E invece adesso era morta ed era sicuro che il suo cuore si fosse fermato con il suo.
Potevano interrogarlo, avrebbero potuto anche torturarlo, ma niente gli avrebbe fatto male quanto lei.
Si erano lasciati da mesi ormai, ma saperla morta non era neanche lontanamente paragonabile a quello.
 
All’epoca gli Auror avevano continuato ad interrogarlo per ore, ma anche allora non avevano neanche una prova che lo collegasse ai NewMan e lo dovettero scagionare ed era sicuro che era anche stavolta sarebbe stato così.
“Non hai niente da dire?” chiese James e lui si limitò a scrollare le spalle.
“Non ho neanche capito perché sono qua” protestò e vide Albus spostarsi di modo da poter vedere suo fratello nel viso. Era sicuro che volesse esser certo di poter comunicare con James.
Quei due fratelli avevano un’intesa spettacolare che lui non avrebbe mai potuto avere con nessuno.
Non si fidava di nessuno.
“Parliamo del rapimento di mia sorella di oggi…” iniziò James.
“Tua sorella è tornata? Sapevo che era scomparsa da anni… è stato fatto anche il funerale…”
James si scambiò un’occhiata fugace con il fratello. Avrebbero dovuto giocare di astuzia, ma lui non era un furbo Serpeverde. La sua specialità era agire di impulso.
Albus però non poteva interrogarlo, non era un Auror, era già tanto che lo facessero restare.
Per quello aveva chiamato Scorpius e Lily.
Godric, non riusciva a credere che Lily fosse a casa. Gli sembrava come se qualcosa si fosse appena alzato da sopra il suo addome e fosse riuscito a tornare a respirare.
“Sai benissimo che non mi riferisco a quella scomparsa” disse James freddo.
“Oggi pomeriggio, Lily Potter è stata portata via dalla sua casa tramite una Passaporta”.
“Modo intelligente” commentò Mike, come se fosse stato chiamato là solo per dare la sua impressione.
“Non molto considerato che chiunque sia stato potrebbe aver lasciato una traccia nella Passaporta”.
“Non si lasciano tracce nelle Passaporte” affermò Mike, sapeva che lo stavano provocando apposta.
“La magia lascia sempre tracce” affermò Albus, ma Mike si limitò a guardarlo.
Conosceva Albus. Era stato un suo compagno di casa. Aveva un anno meno di lui, proprio come Scorpius, ma non lo aveva mai conosciuto abbastanza a fondo.
Si era sempre tenuto alla larga dai Potter – Weasley, forse perché non riusciva a reggere il peso di quello che aveva fatto alla loro nonna.
E avrebbe dovuto mantenere il suo proposito sempre, non avrebbe mai dovuto avvicinarsi a Molly.
 
Era seduto in un angolo del giardino e non aveva voglia di vedere nessuno.
Sapeva che se si fosse palesato Stephen lo avrebbe coinvolto nell’ennesima elucubrazione su come sarebbe stata bella la loro vita dopo il diploma.
Di come lui sarebbe stato il Comandante e Stephen il suo fido consigliere. Ma l’amico non si rendeva conto che, forse, lui, non voleva diventare il comandante proprio di niente.
Senza contare che come si fosse allontanato da Stephen, il suo primo pensiero sarebbe stato correre da lei e guardarla.
Solo vederla.
E lui non poteva permetterselo. Non doveva provare niente per lei, soprattutto perché non aveva mai provato niente da nessuno.
L’amore era per deboli. Il Supremo lo diceva sempre, era una lezione che aveva imparato amaramente, aggiungeva.
“Ti nascondi?”
Come evocata dai suoi stessi pensieri, Molly Weasley si era appena materializzata davanti a lui; gli occhiali di corno che come al solito sembravano troppo grandi per lei, la divisa leggermente stropicciata e i capelli ricci che sembravano degli enormi tentacoli attorno al suo viso, ma che gli facevano solo venir voglia di giocarci e vedere quanto fossero morbidi.
Sentì le gambe formicolargli e le braccia prudergli dalla voglia di alzarsi e stringerla a sé, ma doveva starle lontano. Doveva smettere di pensare a lei.
“Vattene, Weasley” gli intimò duro e lei alzò le spalle e raddrizzò il mento prima di proseguire a dritto, senza degnarlo di un ulteriore sguardo.
Non era neanche rimasta ferita dal suo comportamento e lui si disse che era stato solo per quello che si era alzato per seguirla.
L’aveva afferrata per un polso. La voglia di vedere una reazione nei suoi occhi, la voglia di vedere la rabbia, perché era giusto che fosse così.
Era giusto che lei volesse stargli lontana, invece che continuare ad avvicinarsi a lui, a dargli una possibilità dietro l’altra.
“Perché eri qua?” le chiese, cercando di imprimere alla voce tutta la freddezza che riusciva.
“E’ un giardino libero mi sembra” rispose lei.
“Non voglio che mi giri intorno… non sono interessato a te” provò nel tentativo di umiliarla.
“Non credo di essere interessata neanche io” replicò lei e Mike rimase quasi ferito, contrariamente ad ogni logica, non era quello che voleva sentire.
“Ah davvero?” chiese senza riuscire a lasciarle il polso, anzi cercando di trattenersi, la tentazione di accarezzarle quel lembo di pelle morbida era troppo forte.
“Davvero” disse lei “e anzi, se potessi…” s’interruppe perché lui le aveva sfiorato la guancia con il dorso della mano libera.
La vide trattenere il respiro e si chiese cosa stesse combinando. Perché la sua forza di volontà soccombeva davanti a lei?
Arrendendosi a lei fece un passo in avanti. Adesso sembrava che non ci fossero più ostacoli tra loro e lui vicino a lei si sentì come se tutto fosse scomparso.
Come se non esistesse più il suo destino. Come se non fosse più obbligato ad essere chi non voleva essere.
Era come se vicino a lei sentisse di nuovo la speranza.
Poteva sentire il suo seno sfiorare il suo petto, il suo respiro affannato per la loro vicinanza e il cuore di lei rimbombare o forse era il suo?
Rispondendo ad un richiamo a cui non riusciva a resistere piegò il viso. Le loro labbra erano a pochi millimetri di distanza e i loro occhi erano incatenati.
Non riusciva a dire niente, sapeva che una parola detta da uno dei due avrebbe interrotto tutto e li avrebbe ributtati nella realtà.
Quella realtà dove lui era costretto ad odiarla.
Sfiorò le sue labbra ed udì un suono gutturale salire dalla propria gola, era come se qualcosa si fosse liberato dentro di lui.
Senza più riuscire a fermarsi le passò un braccio attorno alla vita e l’attirò a sé prendendo definitivamente possesso delle sue labbra.
Non fu affatto come il bacio che si erano scambiati quando Lily Potter li aveva beccati, quello non aveva niente di impulsivo, quello rispondeva a tutt’un altro tipo di impulso. Rispondeva ad un desiderio ed un sentimento che lui non riusciva più a reprimere.
Le mani raggiunsero il suo viso e l’attirarono ancora più verso di sé.
Mentre si stendevano sul prato pensò che non la desiderava e tantomeno l’amava. Voleva solo rubare la sua innocenza, solo renderla come lui, sporcarla. Ma la realtà era che non ci credeva neanche lui.
 
In quel momento però non poteva pensare a Molly. Pensare a Molly lo rendeva debole e alla fine faceva sempre qualche stupidaggine, mentre ora doveva restare concentrato.
Vide Scorpius entrare nella stanza, era solo, ma questo non lo fece rilassare, anzi cominciò ad osservare ognuno degli specchi presenti nella stanza.
Era sicuro che Lily Potter fosse dietro ad uno di quelli.
Conosceva ormai troppo bene quella ragazza per credere che sarebbe rimasta a casa.
“Guarda, guarda chi c’è qua” disse Scorpius, sedendosi accanto a James e mettendo con noncuranza gli avambracci sopra al tavolo.
“Lily mi ha parlato un po’ di te nel frattempo” gli disse guardandolo negli occhi e Mike sostenne il suo sguardo.
Sapeva benissimo che non poteva essere così o Lily sarebbe morta.
Il problema è che non poteva negare perché dalle parole di Scorpius era abbastanza certo che lei gli avesse detto del patto e se lui avesse negato, Scorpius avrebbe avuto la conferma di quello che per ora era solo un sospetto.
Maledizione. Questa Lily Potter non era diffidente neanche un decimo della vecchia Lily e adesso lui era nei guai.
Stava per ribattere, quando la porta si spalancò di colpo “PRESI!” urlò un Auror entrando nella stanza.
Doveva avere sui cinquant’anni ed era anche abbastanza sovrappeso, il fiatone accompagnò la sua parola e sembrava anche molto sudato, ma aveva negli occhi la felicità di una vittoria.
Mike si rilassò. Sapeva cosa stava per dire già prima che lui lo dicesse.
“Colti in flagrante… Theodore Nott era tra di loro” disse, lanciando un’occhiata verso Micheal che si rilassò ancora.
Suo padre era stato arrestato. Non avrebbe dovuto provare e fallire nell’ucciderlo, la sua copertura con il capo era salva.
“Come mai così tranquillo?” lo provocò Scorpius “non hai paura che ti trascinino a fondo con sé?”
“Non ho niente da temere, io non c’entro niente”
“E tuo padre sì?” chiese James.
“Non ho detto questo” protestò.
“Sai” iniziò Scorpius “se qualcuno fosse entrato dicendo di aver arrestato mio padre non sarei rimasto tranquillo e seduto davanti a te”.
“Forse sono sicuro che lui sia innocente e che uscirà presto”.
“I tuoi amici lo faranno uscire, vuoi dire?” chiese ancora Scorpius, ma Mike scosse la testa.
“Siete dei folli… io non so niente di tutta questa storia”.
James sospirò “non costringerci ad usare il Veritaserum”.
Mike sorrise, sapeva che non potevano farlo. Non fino a quando non avessero avuto prove certe o lui avesse collaborato.
“Fatelo” li sfidò, piegandosi sugli avambracci per mostrar loro che non era affatto spaventato, ma Scorpius si piegò altrettanto a fondo. Tra i due ora c’erano pochi centimetri.
“Non intendeva su di te” gli sussurrò e Mike strinse la mascella per non cedere alla tentazione di dargli un pugno in volto.
Cedere alle loro provocazioni, non lo avrebbero forse condannato, ma lo avrebbe messo in una posizione scomoda.
Scorpius incrociò le braccia “Possiamo usare il Veritaserum su tuo padre, è stato beccato con molti seguaci… cosa pensi che ci dirà?”
Mike sentì una goccia di sudore percorrergli la schiena.
Era un rischio che non aveva calcolato fino in fondo.
Prima che potesse dire qualcosa un uomo entrò nella stanza. Aveva un viso famigliare.
Non sembrava avere più di quarant’anni. Era moro e aveva negli occhi una risoluzione e determinatezza incredibili.
“Potter, Malfoy, fuori di qua” ordinò.
“Capitano Whisper…” tentò James pur alzandosi in piedi, ma l’uomo non lo guardò neanche e posò gli occhi su Mike.
“Sei libero con le scuse del dipartimento Auror” disse soltanto. Aveva nel viso l’espressione di chi sta prendendo una medicina amara.
Mike sentì un sorriso nascergli in volto. Sicuramente uno dei tanti NewMan infiltrati nelle istituzioni aveva già agito.
Guardò l’uomo annuendo e poi spostò lo sguardo su Scorpius. La rabbia che vide nei suoi occhi quasi lo congelò sul posto.
Sembrava promettergli che per lui non era affatto finita.
***
Bailey stava correndo nel corridoio. I suoi passi facevano un eco tremendo per quanto era vuoto e lui aveva quasi paura che un Professore potesse uscire da una qualunque di quelle porte e rimproverarlo.
Aveva fatto tardi, come sempre non era riuscito a svegliarsi e dopo la terza volta anche i suoi compagni di dormitorio ci avevano rinunciato ed erano andati a chiamare il cugino.
Adesso rischiava di non riuscire a fare in tempo a fare colazione e lui se restava digiuno diventava un orso di proporzioni cosmiche.
Harry, dopo essere riuscito a buttarlo finalmente giù dal letto, lo aveva lasciato lì dicendogli che se avesse perso la colazione, forse, la prossima volta si sarebbe svegliato subito.
Anche se Bailey non era sicuro che quella fosse una buona frase motivazionale.
Inciampò sui suoi piedi mentre scendeva le scale, ma riuscì a non cadere e continuò a scenderle velocemente.
Quando le scale si spostarono passò al gruppo dopo e poi a quelle dopo ancora.
Era quasi arrivato in fondo però quando vide Flint e Zabini erano appoggiati al corrimano e aveva il sospetto che aspettassero lui.
Sospetto che venne confermato quando Zabini lo scorse e disse due parole a Flint che si voltò subito verso di lui, i suoi occhi neri che scintillavano.
Sollevò la veste nera e prese immediatamente la bacchetta e i due ragazzini ghignarono.
“Ma guarda, guarda, stavolta Malfoy è da solo” lo provocò Flint.
“Ma guarda, guarda due idioti che fanno un giro sulle scale… vi hanno detto che non è una giostra, vero?” li prese in giro.
Li vide staccarsi di colpo e tendere le bacchette davanti a loro come se fossero due spade e lo volessero infilzare.
Le loro espressioni non promettevano niente di buono e Bailey si chiese che tipi di incantesimi potessero sapere due ragazzini della sua età. Lui non sapeva neanche un incantesimo che non fosse il Wingardium Leviosa che aveva provato e riprovato la sera prima con Harry, ma non glielo avrebbe certo detto.
“Adesso che non c’è nessun Prefetto a difenderti e nessun cugino a pararti le spalle come ti senti?” lo schernì Zabini e Bailey sorrise, gli occhi grigi scintillanti “mi sentirei meglio se non fossi costretto a vedervi”.
Con quelle parole riuscì a togliere il sorriso dal volto di entrambi e si sentì soddisfatto.
“Ti accontenteremo… Obscuro”.
La prontezza di riflessi salvò Bailey, si buttò a terra e l’incantesimo non lo raggiunse. Non sapeva che cosa sarebbe successo, non aveva mai neanche sentito parlare di quell’incantesimo, ma qualcosa gli diceva che non era niente di piacevole.
Aveva la rabbia che gli ribolliva nelle vene, le scale si mossero ancora e fu come se fossero tornati indietro perché si andarono ad unire ad un gruppo di scale che salivano.
Guardò di sotto chiedendosi quanto mancava alla fine della colazione.
A breve il corridoio si sarebbe riempito di nuovo di gente e studenti e professori li avrebbero visti costringendoli alla fuga.
“Che volete da me?” chiese per prendere tempo e i due ragazzini si interruppero nell’atto di inviargli un altro incantesimo.
“Farti fare la fine di tuo nonno”.
Bailey strinse i pugni. “Quale nonno lo lasciamo scegliere a te, preferisci morire o diventare un vegetale?”
Bailey non riuscì più a ragionare e si scagliò contro di loro, ma i due ragazzi si aprirono a ventaglio e lui finì con la faccia a terra, battendo il viso su una scalino e sentendo il mento scricchiolare.
Le scale si mossero di nuovo e nello stesso momento si sentì afferrare da due mani e si ritrovò bloccato per le spalle mentre Flint gli arrivava davanti agli occhi.
“Ci sono tante persone che si chiedono come mai ti abbiano risparmiato. Cosa vede il Supremo in te?” lo provocò e Bailey capì. Loro sapevano. Sicuramente i loro famigliari erano immischiati nella guerra.
“Ma ci sono anche tante persone che odiano tua madre… sei finito” lo minacciò e Bailey buttò in avanti la testa come se fosse sconfitto e di scattò l’alzò colpendo Zabini che lo stava tenendo fermo.
Come previsto Zabini lo lasciò per portarsi le mani al sopracciglio.
“Me l’hai spaccato” urlò, ritraendo le mani sporche di sangue, ma Bailey stava già guardando le scale, mancavano pochi centimetri e si sarebbero riunite al gruppo dopo.
Che salissero o scendessero non faceva differenza, doveva andarsene da lì, non conosceva abbastanza magie per affrontare due piccoli, futuri, NewMan.
Scese velocemente le scale restanti, ma sentì la voce di Flint urlare “STUPEFICIUM” e mentre perdeva i sensi capì che stava ruzzolando tutte le scale e sperò che nel frattempo si fossero unite.
***
Lily sospirò guardando Mike alzarsi ed uscire dalla stanza con un sorriso di trionfo.
Voltò le spalle. Non voleva vederlo uscire, non voleva vedere il suo volto soddisfatto.
“Mi dispiace” disse Lorcan che era accanto a lei. “Jason mi ha spiegato che l’ha chiamato l’assistente del ministro in persona”.
Lily annuì “immagino” disse in un sospiro “e sono solo io a pensare che questo assistente abbia chiamato con un po’ troppo tempismo?”
Lorcan scosse la testa. “No” disse soltanto “ma ti assicuro che Jason non lo lascerà davvero andare del tutto. Lo farà seguire, adesso Micheal Nott non potrà più sgarrare di un millimetro”.
“E per l’assistente del Ministro? Non faranno niente?”
“Non possiamo andare in giro ad accusare la gente di essere affiliati dei NewMan, senza contare che Nott Junior non era qua perché sospettato di essere parte dell’organizzazione…”
“Ma avete beccato suo padre e invece di interrogarlo per sapere se anche lui fosse coinvolto lo lasciate andare? Come funziona la testa degli Auror?” domandò, ma Lorcan si limitò a sorridere.
“Sai, non puoi ricordartelo, ma tanti anni fa mi hai già detto una frase del genere e credo che fosse per quello che la maggior parte delle volte agivi da sola… sapevi che il marcio era dappertutto e che non potevi fidarti di nessuno… o quasi” affermò facendole l’occhiolino.
Lily alzò gli occhi al cielo “bè comincio a pensare che la Lily del passato avesse ragione” e Lorcan sorprendentemente annuì “l’ho sempre pensato anche io” la rassicurò “e finalmente rivedo in te un po’ di lei”.
Poi la guardò dritta negli occhi, con l’intensità di chi sta per dire qualcosa di importante e Lily aggrottò le sopracciglia leggermente inquieta.
“Devi venire con me” le disse “le mie creature hanno fatto il loro dovere… ti devo portare a conoscere qualcuno” disse criptico.
Sicuramente aveva paura che qualcuno potesse ascoltarli, ma Lily comprese o almeno, sperava di aver capito bene.
La pozione era pronta. La persona che doveva conoscere era se stessa. Avrebbe ritrovato i suoi ricordi.

COMMENTO: OPLA’ ECCOCI QUA!! LILY RIACQUISTERA’ LA MEMORIA? DI MICHEAL CHE MI DITE? NON PENSARE CHE ORA CHE E’ FUORI SIA TUTTO OK, perché NON E’ AFFATTO COSì ;) E IL PICCOLO BAILEY? VOLEVO SPECIFICARE, PRIMA CHE INSORGIATE, CHE I DUE RAGAZZINI NON SANNO TUTTI GLI INCANTESIMI DEGLI ADULTI, MA DICIAMO CHE ESSENDO CRESCIUTI IN MEZZO AI NEWMAN NE SANNO PIU’ DI DUE NORMALI UNDICENNI ;) SPERO CHE IL CAPITOLO VI SIA PIACIUTO E CHE MI FARETE SAPERE!! INTANTO RINGRAZIO LE FANTASTICHE RAGAZZE CHE LO HANNO FATTO NEL CAPITOLO PRECEDENTE OVVERO: ICEPRINCESS / ARYELLE / ROXY HP / EFFE 95/ JULIET LILY POTTER / LUNA NERA 17 E ZONAMI 84!! GRAZIE DI CUORE DAVVERO, LE VOSTRE RECENSIONI SONO BENZINA PER ME : ) INOLTRE RINGRAZIO CHI MI HA AGGIUNTO ALLE PREFERITE / SEGUITE E RICORDATE E ANCHE CHI MI LEGGE SOLTANTO!! UN BACIONE!!

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Capitolo 40
*** 39 CAPITOLO ***


Theodore tamburellò con le dita sopra al tavolo. Sapeva benissimo che lo stavano osservando tramite il globo che era posizionato sulla parete e sapeva che non doveva mostrarsi nervoso, ma era difficile.
Bevve un po’ d’acqua e respirò a fondo per calmarsi.
Come avevano fatto a sapere dell’attacco? Era stato tutto pianificato per troppo tempo per essere finita così, qualcuno doveva averli traditi.
Arrivato a questo punto era piuttosto certo dell’identità della talpa, quello di cui non aveva la più pallida idea invece era quanto avesse detto.
Vide entrare Scorpius Malfoy nella stanza e lo osservò, la somiglianza con il padre era straordinaria, ma i suoi lineamenti erano leggermente più addolciti, meno spigolosi, quasi come se anche il suo viso volesse dire che, nonostante la somiglianza, non era come lui.
 
“Avada Kedavra”.
L’Auror cadde davanti ai suoi occhi e il suo viso si accese di soddisfazione.
Osservò trionfante la sua opera prima di guardare davanti a sé. Nessuno sembrava averlo notato nella confusione della battaglia, anche perché nessuno sapeva che non tutti i Serpeverde erano stati portati nei sotterranei del castello.
“Non distrarti adesso”.
Si sentì afferrare per la spalla e vide gli occhi di suo padre prima ancora di sentire la sua voce.
Il suo volto era nascosto dietro la maschera da Mangiamorte, ma quelle iridi sembravano trasmettere una luce piena di orgoglio per l’operato del figlio.
Era la prima volta che lo guardava così e Theodore non poté fare a meno di sentirsi trionfante.
“Sei stato perfetto” disse suo padre, indicando con la testa il cadavere dell’Auror.
“Sono sicuro che il Signore Oscuro ti donerà il marchio dopo l’uccisione di Harry Potter”.
Theodore sentì le labbra distendersi in un sorriso. Il marchio era ciò che aveva sempre voluto.
Significava essere adulto, essere degno di servire il Signore Oscuro.
Vide suo padre spostare gli occhi da lui e poi fu questione di un secondo, Theodore Senior lo spinse da parte e sollevò la bacchetta per colpire l’Auror che era comparso dietro di lui, ma questo fu più veloce e suo padre cadde ai suoi piedi in un battito di ciglia.
Theodore guardò il corpo di suo padre, gli aveva appena detto di essere orgoglioso di lui. Era stata la prima volta da che ne aveva ricordo.
Con le lacrime agli occhi sollevò la bacchetta e la puntò contro l’Auror che sembrava osservarlo indeciso.
“Non farmelo fare. Sei solo un ragazzino”.
Per tutta risposta Theodore lanciò un incantesimo. Voleva che quell’uomo perdesse entrambe le gambe, voleva vederlo soffrire, ma non fu così fortunato perché lui sollevò uno scudo e Theodore lo vide prepararsi a contrattaccare.
Sperò che il suo scudo fosse un minimo potente, ma quando lo sentì pronunciare le parole di una delle maledizioni senza perdono capì che non sarebbe servito a niente.
Cercò di girarsi e scappare o nascondersi da qualche parte, ma era sicuro che quell’uomo fosse abbastanza allenato per riuscire a colpirlo anche in movimento, poi vide una luce blu raggiungerlo e sbalzarlo contro il muro e subito dopo una luce rossa raggiungere l’Auror che cadde a terra stordito.
Si alzò da terra reggendosi la testa e guardò chi lo aveva salvato. Non fu stupito di vedere davanti a sé il suo amico Draco Malfoy.
Sorrise, ma lui non lo ricambiò.
“Suppongo che dovrei ringraziarti” gli disse avvicinandosi “ma prima voglio uccidere questo maledetto” disse sollevando la bacchetta e puntandola verso l’uomo svenuto, ma si sentì afferrare il polso.
“No” disse Draco.
“Ha ucciso mio padre”.
“Non voglio che tu uccida più nessuno… dobbiamo solo fuggire da qua” gli disse, ma Theo scosse la testa.
“Ha ucciso mio padre, non lo lascio vivere” ripeté più sicuro.
Questo sembrò colpire Draco che abbassò gli occhi sul cadavere del vecchio Nott. Ripensò a quante volte aveva visto Theodore Senior con suo padre, al fatto che aveva anche scherzato con lui, a quante volte Theo era stato a casa sua accompagnato proprio da lui.
Theodore lo vide annuire e sorrise soddisfatto. Puntò la bacchetta sull’ignaro e svenuto Auror e guardò solo un secondo Draco.
Aveva chiuso gli occhi. Era davvero un vigliacco e Theodore si stupì di come fosse riuscito per tutto l’anno a torturare gli studenti insieme a lui.
Scosse la testa e pronunciò la formula peggiore di tutte. Nell’uomo parve non cambiare niente, solo il petto si fermò nell’atto di sollevarsi.
Era morto. Suo padre era vendicato.
Draco si mosse accanto a lui e gli diede le spalle per andarsene.
Lo fermò afferrandolo per una spalla “ti devo la vita” gli disse e Draco assottigliò gli occhi per guardarlo attentamente “allora, lasciami in pace” gli disse e se ne andò.
 
Forse quel giorno avrebbe dovuto capire che Draco sarebbe diventato un rammollito, forse avrebbe dovuto comprendere dai suoi occhi che Draco non era fatto per quella vita e che non sarebbe mai stato dalla parte dei NewMan, ma una cosa era certa, non avrebbe mai creduto di vedere il figlio di Draco, un Malfoy, divenire Auror.
Era una cosa così inconcepibile che lo aveva portato a pensare di togliergli quel figlio indegno e torturarlo fino ad ucciderlo per fargli capire cosa significava disonorare il cognome che portava, ma quel debito di vita glielo impediva.
Uccidere suo figlio sarebbe stato un dolore troppo grande per Draco, lo aveva visto più volte insieme a Scorpius e non era come lui con Micheal, Draco sembrava vivere per quel ragazzo.
Uccidere suo nipote d’altro canto, gli sembrava accettabile, sarebbe stato comunque una lezione per Draco, senza però intaccare il debito di vita che aveva con lui.
Peccato che il Supremo non la pensasse così e che lo avesse anche maledetto per essersi dimenticato di ciò di cui un giorno era stato testimone.
 
“Me lo devi, Narcissa e non solo a me… lo devi a tua sorella”.
“Non le devo niente, tutto è stato una sua scelta. Dall’allearsi con quell’assetato di potere, al combattere stupidamente al suo servizio”.
“Non parlare in questo modo di lei”.
Theodore vide Narcissa arricciare i pugni e l’uomo si spazientì.
“La terza guerra magica è iniziata e lo sai” la informò “per troppi anni sono dovuto restare nascosto, ma mi sono serviti per pensare tutto nei minimi particolari” disse “Ho già ucciso la sua assassina, ma adesso devo andare oltre…ma per questo mi serve mio fratello e lui è ad Azkaban”.”.
 “Non è un problema mio”.
L’uomo sorrise “è qua che ti sbagli. E’ un problema tuo, eccome se lo è” le disse “ho molti agganci ad Azkaban e tuo marito è rinchiuso là…potrebbe avere uno strano incidente”.
Vide Narcissa trattenere il fiato e vide che anche all’uomo non era sfuggita la sua reazione.
“Sei ancora innamorata di lui, lo vedo dai tuoi occhi, quindi puoi capirmi…puoi immaginare la mia sete di vendetta”.
“Mi dispiace, ma ho imparato la lezione anni fa, non farò la cosa sbagliata solo perché ho paura” disse sicura, ma lo sguardo dell’uomo non vacillò.
“Neanche se quello in pericolo fosse tuo figlio?”
Stavolta gli occhi di Narcissa si riempirono di lacrime.
“E non credere che perché Harry Potter non l’ha denunciato e lui non è finito ad Azkaban, voglia dire che lui è salvo… nessuno sarà più salvo quando io porterò questa guerra a livelli incredibili, nessuno sarà al sicuro quando la gente temerà i NewMan quanto temevano i Mangiamorte… e ti assicuro che sarà a breve” sorrise di nuovo, una luce piena di cattiveria nei suoi occhi.
“L’onore del Signore Oscuro sarà vendicato. Saremo dei Mangiamorte nuovi, saremo dappertutto e così come allora spargeremo terrore e nessuno sarà in salvo, a cominciare dai traditori del suo sangue” minacciò con una voce talmente profonda che Theodore si raddrizzò automaticamente con le spalle.
Quell’uomo era nato per essere leader, quell’uomo era degno di essere il Supremo.
Spostò lo sguardo su Narcissa e la vide stringersi le braccia al petto come se improvvisamente avesse freddo.
“Cosa devo fare?” chiese piano, quasi si vergognasse delle sue stesse parole.
Theodore sorrise, sapeva che il Supremo aveva giocato sporco, sapeva che se c’era una cosa a cui Narcissa non avrebbe potuto sopravvivere sarebbe stata perdere il figlio.
“Voto infrangibile” rispose sicuro il Supremo.
“Tu ti impegnerai a prendere il posto di mio fratello e io farò in modo che nessuno della tua famiglia muoia per questa guerra… tutti sapranno che nessun Malfoy dev’essere ucciso”.
Theodore la vide deglutire più volte come se stesse capendo la portata di quello che doveva fare.
“Perché devo prendere il suo posto?” chiese “a cosa ti serve tutto questo?” domandò ancora.
“Uccidere Molly Weasley non è stato difficile… non quanto vedere i suoi ricordi e scoprire che la mia amata Bella è morta per colpa della moglie di Potter…” lo vide stringere i denti “Potter sempre lui… ma morirà, moriranno sia lui che la sua amata moglie Babbanofila”.
Narcissa tremò vistosamente, il suo naso era arricciato in una smorfia di disgusto così evidente che Theodore si chiese per quanto tempo il Supremo sarebbe stato calmo.
“Come pensi di riuscire dove il tuo signore ha fallito?” chiese e le labbra di lui si aprirono in un ghigno.
“Il Signore Oscuro ha sottovalutato Potter. La forza di Potter sono le persone… io prenderò le persone che lo circondano e le ucciderò tutte ad una ad una” la informò con una freddezza inquietante “e quando non avrà più nessuno, lo prenderò nella tranquillità della sua casa, dove non se lo aspetta, quando non se lo aspetta…” si fermò, lo sguardo perso e un ghigno nel suo volto, era come se si stesse pregustando la scena “lo attaccherò quando le sue difese sono abbassate, ma mi serve mio fratello… mi serve lo spezzaincantesimi che è in lui, per poter abbattere tutti gli incantesimi di protezione e così avrò la strada libera e potrò ucciderlo…” rise “potrei farlo quando i suoi figli sono in casa almeno potranno assistere allo spettacolino che ho in mente…”
“Non posso” lo interruppe Narcissa. Theodore poteva vedere le lacrime brillare nei suoi occhi.
Era troppo per lei. Tutto quello che il Supremo aveva appena detto era allucinante e angosciante e lei aveva il terrore nello sguardo.
“Non posso fare quello che vuoi” disse risoluta.
“Allora sarà tuo nipote ad assistere allo spettacolino che ho in mente”.
“Non è quello che avrebbe voluto Bella” tentò Narcissa e l’uomo sorrise “a volte mi chiedo se tu abbia mai capito la vera natura di tua sorella”.
Theodore vide Narcissa portarsi entrambe le mani al naso e coprirselo inspirando profondamente e capì che stava cedendo.
“Lo farò” disse così piano che Theodore si chiese se lo avesse immaginato, ma il dolore che lesse negli occhi di Narcissa gli fece capire che non era così.
“Bene” disse il Supremo e poi si voltò verso di lui. Era la prima volta che lo guardava da quando erano entrati in quella casa e Theodore quasi si spaventò per quello che vide nei suoi occhi: era un misto tra rabbia, odio, soddisfazione e vendetta.
Era un qualcosa che non aveva mai visto.
“Celebrerai il rito” gli ordinò e Theodore non poté che annuire ammirato.
 
“Allora”.
La voce di Scorpius Malfoy lo riportò alla realtà e Theodore cercò di non mostrarsi nervoso.
Non voleva finire ad Azkaban. Sapeva cosa gli sarebbe successo se fosse finito lì, probabilmente qualche NewMan infiltrato lo avrebbe ucciso prima ancora che avesse messo piede nella cella.
Non voleva certo morire e sapeva che vi era un solo modo per evitarlo.
Scorpius lo osservò studiando i suoi occhi castani e cercando di capire il modo migliore per fargli dire quello che gli serviva: il nome del Supremo.
Era sicuro che lui sapesse chi era ed era sicuro anche che lo avrebbe tradito pur di salvarsi le penne.
Lo vide aprire e chiudere i pugni prima di rilasciare la mano e appoggiarle sopra al tavolo. Scorpius gli leggeva negli occhi il nervosismo. Per quanto cercasse di nasconderlo trapelava da ogni suo gesto.
“C’è una cosa che mi eviterà Azkaban” disse Theodore, il sudore gli imperlava il viso.
“Niente ti eviterà Azkaban” replicò Scorpius “ma potresti abbassare la pena se collaborerai”.
Theodore sorrise “voglio parlare con il tuo capo” disse in risposta e Scorpius assottigliò gli occhi “non cambierà niente”.
“Oh sono sicuro che cambierà” disse con la soddisfazione nella voce “cambierà quando saprà che quello che voglio dire è proprio il nome del Supremo”.
Scorpius trattenne il respiro per un attimo, ma quando vide gli occhi di Nott illuminarsi di trionfo, tornò a respirare normale.
“Non otterrai quello che vuoi”.
“Ero sotto Imperius” disse con voce teatrale “non potete accusarmi se non sapevo quello che facevo” recitò con finta innocenza. Poi piegò la testa con un sorriso “non è così che tuo nonno se l’è cavata la prima volta?”
Scorpius sentì la rabbia cominciare a percorrergli le vene, ma sapeva che era il suo intento per cui non vi cedette.
“Non ti crederà nessuno” disse semplicemente.
“E come pensate di smentirmi?” chiese scrollando le spalle “non si dimostra l’Imperius”.
“Lo stai dicendo adesso e tutto quello che dici viene registrato”.
Theodore sorrise di nuovo “già, ma è molto facile costringere un povero uomo a dire quello che degli Auror pieni di pregiudizi sulle famiglie Purosangue vogliono farti dire”.
Scorpius si aggrappò al bordo del tavolo con rabbia, ma le rilasciò quando lo vide guardarle e sorridere.
“Sei nervoso, Scorpius”.
“Mi devi chiamare Auror Malfoy” lo riprese e Theodore si limitò a sorridere più ampliamente “ma io ti conosco bene...” affermò “hai forse dimenticato quanto sei stato amico di mio figlio… davvero strano se lui risultasse un NewMan e tu non ne sapessi niente”.
Stava cercando di insinuare nella mente di chi li stava osservando che fossero complici?
Illuso.
“Ho una diffida nell’avvicinarmi a lui… dovresti ricordarla, mi hai denunciato tu” disse con soddisfazione.
“Già…” sorrise “una bella copertura, vero?”
Scorpius si spazientì e batté le mani sul tavolo provocando un rumore sordo. “Stai accusando un Auror decorato” lo informò, ma Theodore scosse le spalle.
“Io non sto accusando nessuno. Non è colpa mia se quando visioneranno questo ricordo penseranno che sia davvero strano che tu non abbia voluto chiamare il tuo capo e farmi assicurare più di un assassino alla giustizia”.
Scorpius strinse i pugni nervosamente. Era un bastardo, ma non poteva fare a meno di accontentarlo.
Si alzò di scatto dirigendosi verso la porta.
La aprì e fece cenno ad un Auror di avvicinarsi. Theodore lo vide dirgli qualcosa e l’uomo alzare gli occhi su di lui prima di allontanarsi, poi tornò lentamente al tavolo e si sedette di nuovo di fronte a lui.
“Lo hai fatto chiamare quindi?” chiese e Scorpius annuì e fece per dire qualcosa, ma si fermò quando sentì bussare.
Theodore seguì il suo sguardo mentre si posava sulla porta e un ragazzo fece capolino.
Scorpius si alzò di scatto quando vide di chi si trattasse e anche Theodore lo riconobbe: era la copia sputata del padre. Era Albus Potter.
Sentì un calore nascergli nel petto mentre ripensava al giorno dell’omicidio e a come avesse visto quegli occhi verdi spengersi dopo aver visto la moglie morire.
Gli sembrò di sentire il nome di Lily Potter e sentì una nuova sensazione, solo odio per quella donna e pensare che quando era solo una bambina aveva avuto la possibilità di ucciderla e l’avrebbe fatto se Gabrielle non l’avesse fermato.
“Non uccidiamo i bambini” gli aveva detto.
Se avesse avuto la consapevolezza di tutto quello che era successo dopo, del problema che quella bambina sarebbe stata per tutti i NewMan, probabilmente l’avrebbe uccisa.
Si portò una mano al collo sentendo un’improvvisa vampata di calore.
Era qualcosa di troppo forte per essere normale, il respiro cominciò a farglisi affrettato. Il cuore aumentò i battiti fino a sentirlo rimbombare dentro la cassa toracica.
Si chiese cosa gli stesse succedendo mentre dei rivoli di sudore gli percorrevano il viso.
Lo stomaco parve squarciarglisi dall’interno e urlò di dolore o almeno così credette dato che quello che uscì dalle sue labbra fu solo un rantolo.
La spina dorsale gli si contrasse e cadde a terra, il dolore che provava era inimmaginabile, peggiore della Cruciatus, era come se i suoi organi interni stessero prendendo fuoco e le ossa si stessero frantumando.
Ormai non riusciva neanche più a sentire il suo cuore, l’unica cosa che provava era dolore.
Un dolore incessante.
Pregò che finisse presto. Pregò di morire.
I suoi occhi registrarono il volto di Scorpius Malfoy chino su di lui, ma fu solo un attimo prima che gli occhi si velassero e il respiro si fermasse nei suoi polmoni.
 “Merda!” si arrabbiò Scorpius, alzandosi in piedi e portandosi le mani ai capelli.
“E’ morto” annunciò guardando Albus che ancora stava osservando l’uomo che aveva assunto un colore violaceo.
 “Credo sia stato avvelenato” lo informò sentendo l’ira invaderlo con la stessa potenza con cui un’onda si infrange sugli scogli.
Non era possibile. Ogni volta che si avvicinavano a scoprire qualcosa di più, erano costretti a fare un passo indietro.
Quel maledetto Supremo era sempre un passo avanti a loro.
Albus si guardò intorno pensieroso. Entrò dentro la stanza e prese in mano il bicchiere che era ancora sopra al tavolo.
Lo annusò a fondo e scosse la testa “non sono sicuro… ma credo che il veleno fosse qui dentro” commentò e poi lo guardò, “ma se è successo qua, significa…”
“Significa che c’è una talpa” concluse Scorpius per lui.
“Lily!” esclamò Albus agitato e Scorpius spalancò gli occhi.
Lily.
 
Aveva appena finito di interrogare Micheal Nott, o forse avrebbe dovuto dire che l’aveva appena lasciato andare via, quando Lily gli si avvicinò e fece scivolare la sua mano nella propria.
Stringere la mano di Lily gli diede una nuova forza.
“Abbiamo ancora suo padre” disse sicura e Scorpius si voltò verso di lei “pensi che riusciremo a fargli dire qualcosa? E’ un NewMan…”
“E’ un vigliacco” lo interruppe.
“E tu come lo sai?” le domandò curioso e Lily scosse la spalle “l’ho osservato… forse è solo una sensazione, ma io credo che lui voglia solo uscirne pulito”.
Scorpius annuì e la baciò sulle labbra, un bacio veloce, casto, così diverso da quello che avrebbe voluto darle.
“Io devo andare via… adesso”.
Lui scosse la testa “non puoi andare da nessuna parte” la contraddisse.
“Devo… è importante” replicò e Scorpius sentì la mascella contrarsi per la rabbia.
“Giuro su Merlino che odio quella parola… è tutto sempre importante per te… tutto…” tranne noi, aggiunse dentro sé e Lily lo guardò come se sapesse benissimo a cosa stava pensando.
Si girò di modo da trovarsi completamente davanti a lui e gli mise le mani sulle guance, accarezzandolo.
“Ti chiedo di credermi” gli disse “stavolta non è un modo per svicolare, è davvero importante e se tieni a me…” Scorpius spalancò gli occhi, se teneva a lei?
Se teneva a lei?
Lui l’amava più della sua vita. Ora come allora e avrebbe voluto urlarglielo, ma lei aveva appena spostato gli occhi da lui e Scorpius si voltò per vedere chi fosse arrivato.
Non fu sorpreso di vedere Lorcan Scamander..
Era il migliore amico di Lily e loro avevano condiviso più segreti di quanti Scorpius riuscisse ad immaginare.
“Promettimi solo che starai attenta e che gli starai appiccicata come la colla” le ordinò riportando gli occhi su di lei.
“Non dubitare” gli rispose e lui annuì “non conosci abbastanza incantesimi… state lontani dai NewMan…”
“Non sono io che vado a cercare loro”.
Scorpius piegò la testa per guardarla incredulo. Era andata così tante volte a cercarli che Scorpius non sarebbe mai riuscito a dire un numero preciso.
“Diciamo che non lo faccio più” si corresse con un sorriso e lui annuì.
Lei sorrise e lo superò per andarsene, ma lui la fermò per un polso.
“Ti amo, Lily” le confessò e vide i suoi occhi luccicare per la sorpresa.
La baciò con passione, con urgenza, come se non potesse farne a meno e quando si staccò da lei appoggiò la fronte alla sua “torna da me sana e salva” le sussurrò e lei annuì, gli occhi ancora confusi per quello che le aveva detto prima.
Scorpius si voltò per vederla andare via e vide Lorcan e il capitano Whisper attenderla.
 
***
Gabrielle entrò dentro il castello con indifferenza.
Era dovuta scappare come un piccolo topolino indifeso, ma non aveva potuto fare altrimenti.
Il Supremo aveva dimostrato più volte di essere stufo dei suoi colpi di testa, ma lei non riusciva a resistere.
Era come un impulso che la colpiva e lei non poteva opporsi. Non voleva opporsi.
Adesso però, ora che aveva toccato il protetto del Supremo, non aveva potuto fare altro che scappare.
Il Supremo era troppo forte, aveva una così ampia conoscenza delle magie oscure e una tale cattiveria che chiunque non poteva che soccombere se si opponeva a lui.
Eppure ricordava il giorno in cui si erano visti la prima volta, ricordava la luce nei suoi occhi e l’ammirazione che vi aveva letto.
Certo era sotto un incantesimo che impediva alle persone di riconoscerlo, ma non era mai stata così certa di quello che aveva letto nel suo volto.
 
Non era riuscita a resistere. Era dovuta scendere in obitorio per contemplare ancora la sua opera.
Era così bello vedere un giovane e defunto volto e sapere di esserne stata la causa.
Le era dispiaciuto un po’ per lui, aveva sentito dentro di sé una sensazione che non aveva mai sentito per gli altri che aveva ucciso e forse era stata determinata dal fatto che lui fosse stata la sua prima cotta giovanile.
Aprì lo sportello e tirò fuori il cadavere dal loculo, aveva gli occhi chiusi, ma sapeva che se fossero stati aperti avrebbe visto il terrore in quelle iridi azzurre proprio come nel momento in cui gli aveva fatto quell’iniezione.
Sembrava aver capito subito che non era una normale iniezione, pur non potendo parlare l’aveva guardata con quegli occhi impauriti, ma dignitosi.
Impauriti come quelli di chi sa che la morte sta sopraggiungendo. Dignitosi come quelli di chi non ha paura di affrontarla.
Guardò il corpo impotente di Ron ancora un attimo prima che Harry entrasse nella stanza, irrompendo con la stessa forza di un tornado.
“Che è successo?” chiese agitato “come è successo?” domandò ancora, afferrò con le mani il bordo del vassoio e guardò il suo migliore amico per diversi minuti senza riuscire a proferire parola.
“Stava bene” disse con la voce che trasudava pena infinita “stava bene” ripeté e Gabrielle era sicura che il suo cuore si stesse lacerando.
Era quella la sua ricompensa. Quello il trionfo successivo, contemplare il dolore che aveva inflitto, osservare quello che aveva causato.
“Mi dispiace” affermò fredda e lui la guardò con occhi supplichevoli come se volesse pregarla di dirgli che era uno scherzo e che il suo migliore amico si sarebbe ripreso.
“Io non capisco… non capisco…” sembrava un disco inceppato “era solo ferito ad una gamba… ne aveva superate di peggio” continuò a dire.
“E’ stato un embolo”.
Un embolo provocato da lei.
“Un embolo?” chiese in un sussurro senza riuscire a staccare gli occhi da Ron “perché?” chiese quasi completamente afono e poi si chinò su se stesso e si prese il viso tra le mani iniziando a piangere.
Gabrielle sentì il cuore esplodere di gioia. Aveva distrutto il grande Harry Potter. Era una cosa di cui solo lei poteva vantarsi.
“Vado a chiamare qualcuno” disse velocemente ed uscì non riuscendo più a trattenersi.
Arrivata fuori superò il corridoio ed arrivò in giardino, poi si appoggiò al muro e sorrise sempre più ampliamente fino a quando il sorriso si trasformò in una lieve risata.
“Sei ancora più contorta di quel che credevo” una voce e un uomo, un guaritore, uscì da dietro l’albero.
Gabrielle sobbalzò spaventata e automaticamente la mano corse alla bacchetta.
“E’ inutile” le disse lui avvicinandosi, aveva un portamento quasi austero.
Gabrielle alzò il viso e si rilassò. Era impossibile che sapesse qualcosa.
“Che fa si nasconde?” chiese cercando di apparire tranquilla.
L’uomo sorrise “non vorrei essere ucciso anche io”.
Gabrielle voltò di scatto la testa “cosa sta dicendo?” chiese irritata.
Come poteva saperlo? Era stata molto attenta.
“Diciamo che seguo la famiglia Weasley molto da vicino e diciamo che lei mi ha fatto un favore…”
Gabrielle inarcò le sopracciglia “un favore?” chiese.
L’uomo si chinò su di lei “che ne dice di parlarne in privato, Guaritrice Simmons?” domandò di rimando.
“Dico che se è informato sulla famiglia Weasley saprà che ormai sono tornata ad essere Delacour” rispose con un sorriso.
 
Da lì era cominciato il loro sodalizio.
Apparentemente si era avvicinata a Charlie e lo aveva anche sposato prendendo finalmente il cognome che le spettava, ma nella realtà lei era vicina anima e corpo a quell’uomo che l’aveva sempre compresa.
Adesso però tutto era finito. Sapeva che avrebbe rischiato di fare una brutta fine e non poteva semplicemente liberarsene come aveva fatto con Harry ed i suoi sospetti.
Lui non era una persona di cui liberarsi. Senza contare che per paura di Narcissa e di quello che avrebbe potuto fare, sicuramente aveva scatenato i migliori Guaritori per far riprendere Draco Malfoy e quindi anche in famiglia i suoi giorni erano contati.
Sarebbe stata scoperta e non le restava che scappare.
Adesso era là, il volto di una studentessa qualunque al posto del suo, ma non sarebbe stato quello definitivo.
Aveva una cosa in mente. Una vendetta tutta sua e niente l’avrebbe fermata.
 
COMMENTO: ECCOCI QUA!! SONO IN RITARDO, MA IN COMPENSO CREDO DI AVER PRATICAMENTE FATTO CAPIRE TUTTO IN QUESTO CAPITOLO… VI AVEVO DETTO CHE ADESSO INIZAVA LA DISCESA VERSO LA RISOLUZIONE DI TUTTO ED ECCO QUA CHE ABBIAMO INIZIATO... NON MI CONVINCE NEANCHE FINO IN FONDO...MA ERO STUFA DI LEGGERE E RILEGGERE PER CUI ECCO QUA...SPERO VI PIACCIA : ) NOTT SENIOR E’ MORTO E GABRIELLE E’ IN CERCA DI VENDETTA…IMMAGINATE COSA VOGLIA FARE? FATEMI SAPERE E FATEMI SAPERE ANCHE SE VI E’ PIACIUTO IL CAPITOLO!! INTANTO RINGRAZIO LE MITICHE RAGAZZE CHE MI INCORAGGIANO!! SIETE FANTASTICHE, NELLE PERSONE DI: ICEPRINCESS / DREAMER IMPERFECT / ARYELLE / ROXY HP / CICCI 12 E EFFE95!! SPERO CHE MI FARETE SAPERE ANCORA, GRAZIE DI CUORE!! INOLTRE RINGRAZIO CHI MI HA AGGIUNTO ALLE PREFERITE / SEGUITE E RICORDATE E ANCHE CHI MI LEGGE SOLTANTO!! UN BACIONE!!

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Capitolo 41
*** 41 CAPITOLO ***


“Pensi che funzionerà?”
Lily guardò la fiala che Lorcan teneva tra le dita e che aveva estratto dalle lacrime di non ricordava già più quale tipo di uccello.
Era un animale fantastico e rarissimo che veniva usato molto spesso per incantesimi di memoria, ma era la prima volta che qualcuno provava a sperimentarne le lacrime per una cosa così irreversibile come l’Oblivion.
Che poi, lo sapeva anche lei che era a conoscenza di davvero poche cose nel mondo della magia, l’incantesimo Oblivion era irreversibile.
E quindi… come poteva pensare di sconfiggerlo?
“Non lo so” rispose infatti Lorcan “non faccio tutti i giorni pozioni del genere…” scherzò, poi prese un respiro “è una prova, mal che vada non cambierà niente”.
Lily si mordicchiò il labbro nervosamente. Non avrebbe rischiato niente nel prendere la pozione, non era una cosa che le avrebbe portato via anche i ricordi che si era faticosamente riguadagnata attraverso quella pietra o visionandoli nei pensatoi.
La verità, era che ciò che la terrorizzava davvero era il pensiero di riacquistare tutti i ricordi.
Che effetto le avrebbe fatto essere la ragazza che era stata? Ritrovare tutta quella rabbia che aveva visto nei ricordi, tutta quella tristezza.
Contemporaneamente però il suo corpo fremeva e le sue mani tremavano al pensiero di Scorpius.
Era già incerta su quello che provava. Sentiva già ora come se qualcosa di profondo la legasse a lui, cosa sarebbe successo al suo cuore quando avesse ripreso i ricordi?
Se avesse ripreso i ricordi.
Lorcan le porse la fiala e lei guardò per un attimo quello che ormai aveva capito essere il suo migliore amico.
I suoi occhi azzurri così limpidi, ma contemporaneamente così tristi.
Gli occhi di chi aveva avuto una buona parte di tragedie, ma che non aveva perso la speranza.
“Ho un po’ paura…stupido, vero?” disse prendendogli la fiala dalle mani.
Lorcan sorrise e scosse la testa “dimostra solo che la vera te sta tornando comunque”.
“Da quello che ho visto non ero mai spaventata”.
“Lo eri eccome” la informò Lorcan “anche se, se questa fiala funzionerà, mi farai una delle migliori fatture orcovolanti che esistano per vendicarti di quello che ho detto”.
Lily sorrise e sollevò la fiala come a mimare un brindisi.
Guardò il suo contenuto, ricordava un po’ il colore dei ricordi contenuti nel pensatoio.
Prese un respiro e poi lo trangugiò tutto.
Quando ebbe finito guardò Lorcan, non sapeva cosa aspettarsi.
Avrebbe provato dolore? I ricordi sarebbero tornati subito? Avrebbe dovuto aspettare?
La prima domanda ebbe subito risposta perché non provò dolore, ma neanche accadde niente.
Passarono diversi minuti nel silenzio. Lorcan pareva studiare ogni angolo del suo volto come se sperasse di vedere anche un semplice battito di ciglia che gli ricordasse la sua amica.
“Non ha funzionato” disse Lily infine.
Lorcan continuava a guardarla sospettoso. “Non è detto… non so come funzioni, magari serve un po’ di tempo”.
Lily continuava a frugare nella sua mente, era come se volesse trovare un cassetto da riaprire, ma non sapeva dove si trovasse.
Anche se forse più di un cassetto doveva cercare un armadio, data la quantità di ricordi perduti.
“Perché mi hanno fatto questo?” chiese esasperata, piegandosi sui talloni.
Aveva sperato davvero di recuperare la memoria e ora invece…
Lorcan si inginocchiò davanti a lei “facevi loro paura, ti volevano fuori dai piedi…”
“Allora perché non uccidermi!”
Lily sentiva le lacrime salirle agli occhi. Era così arrabbiata.
Era furiosa.
“Perché? Hanno ucciso senza problemi i miei genitori, tua madre… perché mi hanno lasciato vivere?”
Lorcan scosse la testa “me lo sono chiesto da quando ho saputo che eri tornata”.
Lily guardò di nuovo il suo amico. Sembrava tormentato.
Anche lui aveva sperato con tutto se stesso che lei riacquistasse la memoria e lei era sempre più convinta che non fosse solo per l’affetto che li univa.
“Cosa ti ho affidato, Lorcan?”
Lui trasalì come se invece che una domanda gli avesse appena puntato la bacchetta alla testa.
Si alzò in piedi e si passò una mano tra i capelli.
“Non posso dirtelo” disse, ma Lily poteva vedere che non era così.
Poteva vedere che si stava trattenendo.
“Dimmi almeno…” scosse la testa agitata “ho trovato due indizi: Leon e Sussurro…sono collegati, vero?” lo guardò implorandolo con gli occhi “si collegano a quello che ti ho lasciato…”
“Non posso Lily” la interruppe “non chiedere… non posso…”
“Certo che puoi” affermò alzandosi in piedi “mi vedi, sono qua… sono sempre io, devi vedere qualcosa di lei in me o non mi aiuteresti”.
“Certo che vedo qualcosa della mia migliore amica in te!” esplose Lorcan “ma la rivoglio tutta, ho bisogno di lei perché mi ha lasciato qua, senza informazioni e senza poter far niente per aiutarla, solo con…” si fermò e prese un respiro “è troppo importante, Lily” le disse.
“Che cosa? Che cosa è importante?” chiese Lily alzando la voce.
Lorcan scosse la testa di nuovo e Lily ebbe uno scatto di impazienza.
“Devi dirmelo…”
“Non posso”.
“DEVI!” urlò “devo sapere tutto per sapere con chi combatto, devo rendermi conto…”
“Non mi hai lasciato una cosa, mi hai lasciato l’amore della mia vita” esplose Lorcan.
Lily si zittì di colpo. L’amore della sua vita?
Frugò nella sua mente e vi frugò ancora, ma le sembrava di continuare a sbattere contro un muro nero.
Non aveva un’immagine, non aveva un ricordo.
Si chiese ancora una volta come lei stessa aveva potuto fare ad una bambina quello che qualcuno aveva fatto a lei.
Aveva condannato una piccola bambina al suo stesso destino. A cercare di ricordare e ricordare fino ad arrivare a niente.
Non riusciva a credere di essere stata così malvagia, non riusciva a credere che la se stessa di un tempo avesse così poca umanità da fare una cosa del genere.
Anche per quello rivoleva i suoi ricordi. Lei odiava la ragazza che era eppure tutti sembravano in un qualche modo rimpiangerla e lei voleva capirne il motivo.
Voleva capire se stessa e invece anche questa possibilità era svanita.
L’assalì l’angoscia e la tristezza. Non sarebbe mai riuscita ad avere tutti i ricordi, a capire come mai si comportava così.
“Me ne vado” annunciò e tirò fuori la Passaporta che Scorpius le aveva dato per tornare in centrale.
“Lily…”
“Non importa, Lorcan” gli disse guardandolo negli occhi “non sono arrabbiata con te” lo informò “non è colpa tua se la pozione non ha funzionato…era un esperimento, me lo hai sempre detto”.
Lorcan annuì.
“Mi dispiace” le disse e lei scosse la testa “non possiamo farci niente…”
“Tenterò di nuovo” la informò e Lily sorrise attivando la Passaporta “lo so” disse fissando gli occhi celesti del suo amico.
Pochi secondi dopo scomparve.
 
***
Bailey riprese conoscenza in quella che capì immediatamente essere l’infermeria del castello.
Sei letti gemelli erano disposti lungo le mura della stanza, ognuno munito di una tenda che poteva essere chiusa, ma nel suo caso era stata fortunatamente lasciata aperta.
Odiava i luoghi troppo chiusi.
Snebbiò la mente per un attimo prima di ricordarsi perché era finito lì.
Quei maledetti di Zabini e Flint l’avevano aggredito.
Si alzò a sedere di scatto e buttò giù le gambe per scendere, ma come appoggiò la sinistra un dolore lancinante lo percorse.
Doveva essere rotta.
Fece una smorfia, sembrava che da quando era arrivato nel mondo magico qualcuno ce l’avesse con le sue ossa.
“Credo sia un record”.
La voce di una donna lo fece voltare e piano piano si girò senza muovere la gamba ferita.
“Prima settimana di scuola e già in infermeria… non credo di averlo mai sentito dire… neanche di tuo nonno”.
Bailey storse le labbra. Non era esattamente il record che sperava di avere.
Quando la donna entrò nel suo campo visivo e vide di chi si trattava si sollevò di più nel letto.
“Simone” le disse e lei sorrise “qua a scuola sono Madame Weasley” lo corresse e Bailey sorrise a sua volta.
“Allora salve, Madame Weasley” disse con un po’ di strafottenza “comunque, sto bene e vorrei andare in classe”.
“Ormai, vorrai dire che vuoi andare a pranzo” affermò porgendogli una fiala.
Bailey spalancò gli occhi “sono stato svenuto per tutto questo tempo?”
“Ti è andata bene” rispose Simone “e ora prendi la fiala, per favore, o quella gamba rotta non tornerà a posto neanche per stasera”.
Bailey guardò la fiala con rabbia.
Per colpa di quegli stupidi aveva perso le lezioni della mattina, ma l’avrebbero pagata. Afferrò la fiala e la bevve, ma si portò subito la mano alla bocca per evitare di rigurgitarla tutta.
“Che schifo” commentò prendendo aria per non vomitare.
“Dai che vale la pena… tornerai in forma alla velocità della luce” lo consolò lei “e poi se la signorina Scamander non ti avesse visto cadere ti sarebbe andata molto peggio” lo informò “come hai fatto a non vedere che non erano ancora arrivate le scale successive? A che pensavi?”
A difendermi pensò immediatamente, ma poi un altro pensiero prese il sopravvento.
Ella aveva visto tutto? O lo aveva visto solo cadere? E perché, se aveva visto, non aveva detto cos’era davvero successo?
Anche se poteva intuirne il motivo, neanche lui voleva fare la spia.
Voleva vedersela di persona con i due idioti e sicuramente Ella aveva deciso di restarne fuori. Da brava Serpeverde.
Non fece in tempo a rispondere a Simone però perché le porte si spalancarono e Sarah e Sammy entrarono di corsa.
Sammy gli si buttò addosso costringendolo a stringere i denti per il dolore alla gamba.
“Piano, piano, Samantha” la rimproverò Simone “sto cercando di fargli risaldare la gamba, potresti evitare di romperla di nuovo?”
“Una gamba rotta?” chiese Sarah “ma cos’è successo? Non ci hanno fatto uscire fino a quando non sono finite le lezioni…”
“Quando non ti abbiamo visto…” Sammy interruppe Sarah “abbiamo pensato a…” si bloccò guardando Simone, era della famiglia, ma pur sempre un’adulta e certe cose se le dovevano vedere tra di loro.
“Ho capito, vado a mangiare, cosa che dovreste fare anche voi… per cui tra poco verrò a buttarvi fuori” disse Simone con un sorriso gentile.
Le ragazze ricambiarono con uno ancora più amplio e lei scomparve dentro la stanza.
“Comunque erano a lezione” riprese il discorso Sarah, appena la porta si fu chiusa “per cui non posso essere stati loro” aggiunse guardando Bailey con occhi pieni di speranza.
“Ma sono stati loro” le rispose Bailey “mi hanno attaccato mentre venivo a colazione”.
“Maledizione” imprecò Sammy ed entrambi inarcarono le sopracciglia. Sammy che perdeva la pazienza era sempre molto buffa.
“Inutile arrabbiarsi” incalzò Sarah “una cosa è certa…”
S’interruppero voltandosi verso la porta dell’infermeria che si spalancò di nuovo ed Harry fece il suo ingresso insieme a Ginny.
“Non avete pensato di dircelo, magari?” chiese Harry stizzito guardando entrambe le cugine.
“Non è che perché siamo in classi diverse dovete tenerci nascosto che nostro cugino…”
“L’abbiamo saputo ora” Sammy interruppe il rimprovero della sorella con voce irritata.
“Siamo arrivate due minuti fa e stavamo…”
“Non te lo ha detto Ella?” chiese Bailey interrompendo la cugina e guardando Ginny.
“Ella?” chiese stupita.
“Pare che mi abbia salvato lei da una caduta che mi sarebbe costata più di una gamba rotta”.
“Ti sei rotto una gamba?” chiese Harry “c’entrano Zabini e Flint?”
“C’entrano sempre Zabini e Flint” rispose Sarah per lui.
“Perché ce l’hanno tanto con te?” chiese Harry, ma Bailey non lo sentì.
Stava ancora osservando Ginny. Ella non aveva detto niente neanche a lei.
“Magari non voleva agitarti” disse Bailey per consolarla “sì, forse…” disse vaga, poi gli sorrise “comunque sono felice che stai bene… ci vediamo dopo” e prima che chiunque potesse dire qualcosa era già sparita.
“Mia sorella è un vero mistero” affermò Sammy in tono sconsolato.
Bailey la guardò come se volesse dirle qualcosa, ma poi si trattenne. Ginny ed Ella erano davvero molto strane.
“Comunque torniamo al discorso principale: cosa vogliono Zabini e Flint?”
 
***
Ginny entrò in sala grande, ma Ella non c’era.
A dirla tutta non si era presentata neanche a lezione, ma lei aveva pensato che fosse uno di quei giorni in cui Ella voleva solo essere lasciata in pace.
E, invece, poi veniva a scoprire che aveva salvato suo cugino.
Ignorò la fame che cominciava a farsi sentire e si diresse verso la loro sala comune.
Pronunciò la parola d’ordine e superò l’arazzo, appena entrò la vide subito.
Era seduta su una poltrona troppo grande per lei. Non era certo bassa, anzi, per essere donna era piuttosto alta, ma era sempre stata molto magra e con le gambe intrecciate come aveva in quel momento, sembrava scomparire dentro la poltrona.
“Ella?” la chiamò piano, ma la ragazza sobbalzò come se avesse urlato il suo nome.
Ginny si guardò intorno e vide che c’erano soltanto un paio di ragazzi impegnati a studiare, chini su una montagna di libri.
Li superò ignorandoli e si sedette sul bordo del caminetto proprio davanti all’amica.
“Che ti succede?” le chiese.
Ella la guardò, ma sembrava quasi non vederla davvero. Giocherellava con la sua collana e pareva quasi che le stesse vedendo attraverso.
“Perché non mi hai detto di mio cugino?” domandò e lei si limitò a sospirare, per cui Ginny si chinò in avanti e le poggiò una mano sulla coscia “perché non mi hai detto di Bailey?” domandò di nuovo.
Ginny non sapeva se era stato il contatto fisico o il nome di Bailey, ma finalmente lo sguardo di Ella si concentrò sul suo.
“L’ho salvato, no?” le chiese e Ginny sospirò “così mi hanno detto…” s’interruppe “così mi ha raccontato lui” chiarì.
Ella annuì, ma Ginny si spazientì “vuoi smetterla di essere criptica? Mi vuoi spiegare perché non me l’hai raccontato? Noi ci diciamo tutto e tu mi lasci fuori proprio su una cosa che riguarda mio cugino?”
Ella sospirò “non ti sto lasciando fuori”.
“Allora perché non me l’hai detto?”
“Non lo so”.
“Non lo sai?”
“No, non lo so” ripeté e la guardò dritta negli occhi “c’è qualcosa di strano in tuo cugino…”
“Vuoi dire a parte il fatto che è stato un Babbano fino a pochi mesi fa?” scherzò, ma Ella si afferrò di nuovo la collana e poi la lasciò di scatto, quasi come se non volesse pensarci.
“Quando lui mi tocca questa si illumina” confessò portandosi una mano al collo e sfiorando la pietra.
“Era già successo il giorno che me l’hai presentato, l’avevo sotto la maglia, ma ne avevo percepito il calore…” la guardò a fondo “solo che pensavo che fosse stata semplice suggestione” disse.
Ginny batté piano le palpebre, ma non lo mise in dubbio. Sapeva che Ella non era una ragazza che diceva cose tanto per dire.
“Ma non torna… lui lo conosci solo da pochi mesi e hai la collana…”
“Da sempre, da prima che i miei padri mi adottassero… loro mi hanno sempre raccontato che all’orfanotrofio mi hanno trovato con questa ed io… io credo…”
Ginny si sedette di nuovo e le prese una mano tra le sue cercando di respirare a fondo, ma le risultava sempre più difficile.
Si ricordava. Ne avevano parlato più volte. Ella aveva sempre pensato che quella collana le fosse stata lasciata da sua madre.
“Come è possibile che reagisca con lui? E perché si illumina? Che vuol dire?”
“Non ne ho la più pallida idea” rispose “ma ho salvato tuo cugino da un volo di una decina di metri e quando gli ho toccato la gamba per vedere se era rotta, la mia collana è diventata di un bianco brillante… non riuscivo a smettere di guardarla, ma avevo paura che qualcun altro lo notasse…quindi ho portato Bailey in infermeria e sono scappata…sono venuta qua…”
Ginny la guardò di nuovo, le sembrava di vedere della lacrime fluttuare nei suoi occhi verdi e questo la disturbò più di tutto.
Ella non piangeva praticamente mai.
“Pensi… credi… “
Non riusciva neanche a dire quello che pensava. Non riusciva a riordinare i pensieri.
Era tutto un gran casino.
“Ho sentito di medaglioni che reagiscono al sangue…”
“Non potete essere parenti” il cuore di Ginny si fermò.
Temeva che Ella potesse aver pensato questo, ma non poteva essere.
Non doveva essere.
“Non puoi saperlo…”
“Non sei una Potter” la interruppe alzandosi in piedi.
Sentiva il respiro affannoso e la rabbia le faceva tendere tutti i muscoli.
“Ginny…”
“No! Con me non si è mai acceso…” s’interruppe sentendo una lacrima scenderle nel volto “ed io ti ho toccata” sussurrò.
“Non vuol dire niente” disse amaramente.
“No… no… no…”
Ginny mosse la mano davanti a sé. Si sentiva come una bambina che non voleva sentire.
 “Zio Albus non ha avuto figli prima di Harry…” affermò con voce agitata e confusa.
“E immagino che tu lo sappia anche se non eri ancora nata quando sono venuta al mondo…”
“Va bene, allora diciamo che non ti avrebbe mai abbandonata” la interruppe tagliente.
Ella sospirò “lo so…ho conosciuto i tuoi zii… ma tua zia Lily?”
“Sei pazza? Aveva sedici anni quando sono nata io…”
“Potrebbe avermi abbandonato per quello” confermò Ella.
“Tu scherzi, lei non sarebbe mai il tipo, l’hai vista con Bailey… lo adora, non ti avrebbe mai lasciato andare…”
“Tornerebbe però. Se Bailey fosse mio fratello…potrebbe essere il motivo per cui con lui la collana funziona e con te no”.
Sentiva il panico crescere. Non potevano essere parenti, non poteva essere figlia di nessuno dei Potter.
“Non lo avrebbe mai fatto” affermò con una sicurezza che non aveva.
Non conosceva abbastanza sua zia per sapere con certezza che non era vero.
“Dicono che è cambiata tanto…magari… prima…”
“Prima un corno!” esclamò arrabbiata Ginny “tu non sei mia cugina” affermò. Ormai sentiva di non riuscire più a contenere la rabbia.
“Non sei mia cugina e basta” disse con le lacrime che cominciavano a scendere.
“Non sei mia cugina…” ripeté con la voce rotta.
Ella la guardò. Le sembrava di poter vedere il suo cuore spezzarsi.
Si alzò a sua volta e le prese il volto tra le mani “non cambierebbe niente” la tranquillizzò, ma Ginny scosse la testa “non posso essere figlia dei tuoi genitori, dato che tua madre era già incinta di te, per cui siamo a posto, no?”
Ginny cominciò a respirare a fondo per non iperventilare. No che non erano a posto.
Non erano a posto proprio per niente.
Ella le accarezzò le guance con i polpastrelli per toglierle le lacrime e Ginny la guardò. Non riusciva a smettere di guardarla, come se volesse notarne ogni particolare ed essere sicura che non fosse una Potter.
“Anche i tuoi sono cugini” affermò per consolarla, ma Ginny scosse la testa “i miei genitori sono cugini è vero, ma per loro non è stato facile… tu non sei…” si allontanò mettendo spazio tra loro.
Non poteva starle vicina. Non se questo avesse cambiato tutto tra di loro.
“No!” ripeté di nuovo.
Non era vero.
“No!” si portò le mani alla testa e si sollevò qualche ciocca “tu non sei mia cugina… io…”
Ella ridusse le distanze che lei aveva messo tra loro e prendendola di nuovo per il viso la baciò.
Ginny si aggrappò alle sue mani indecisa se staccarla o attirarla di più verso di sé.
Le lacrime si unirono insieme alle loro bocche e i loro respiri agitati si intrecciarono.
“Ella…”
Quello di Ginny fu solo un sussurro mentre si guardava intorno. I due ragazzi le stavano guardando come se ne volessero ancora.
“Adesso tutti…”
“Non mi importa” la interruppe Ella “che lo sappiano tutti” disse decisa “io ti amo e non importa altro”.
“E se siamo cugine?”
“Io sarò sempre Eleanor Whisper- Scamander e se qualche Weasley o Potter mi verrà a cercare dovrà spiegarmi molte cose”.
Ginny le sorrise titubante. Lei più di tutte avrebbe dovuto pensare che non c’era niente di male a stare insieme tra parenti, anche i suoi genitori erano cugini ed aveva continuamente le prove di quanto si amavano.
Farli stare lontani solo per la parentela sarebbe stato criminale, ma ricordava anche con quanta angoscia sua madre parlava di cosa era voluto dire per loro accettarsi e farsi accettare.
In quel momento però non riusciva a pensarci.
Ella era il suo amore e le aveva appena detto di amarla.
Le passò le braccia intorno al collo e tornò a baciarla, ma si staccò quasi subito “e se fossi in parte Malfoy?” domandò “in fondo Bailey è anche un Malfoy non solo un Potter… e con me non funziona… magari ci agitiamo per niente…”
Ella la baciò di nuovo. Qualunque fosse il motivo per cui quella dannata collana si illuminava potevano pensarci dopo.
 
***
 
“Tuo padre è morto”.
Micheal si voltò verso il Supremo lentamente. Gli aveva appena lanciato la notizia con la stessa inflessione nella voce che avrebbe usato per dirgli che aveva iniziato a piovere.
Eppure non scherzava.
Micheal lo sapeva. Se anche non lo avesse visto dai suoi occhi, lo avrebbe comunque capito.
Il Supremo non scherzava mai sulla morte.
Mandò giù il groppo che gli salì in gola.
Aveva fatto di tutto per non far morire suo padre eppure era successo lo stesso.
Per un attimo cercò di capire come fosse possibile. Lui l’aveva praticamente consegnato nelle mani degli Auror ed era praticamente sicuro che suo padre avrebbe confessato piuttosto che rischiare il bacio del dissennatore, ma a quanto pare non era l’unico a conoscerlo bene.
“L’hai fatto uccidere” disse atono, ma in quel momento il suo cuore stava sprofondando dentro il suo stomaco.
Quella era l’ennesima colpa da aggiungere alla sua lunghissima lista.
“Si era fatto arrestare” disse “non potevo permettere che facesse il mio nome o quello di mio fratello e sappiamo entrambi che lo avrebbe fatto” aggiunse.
“Già” convenne Micheal pur senza guardarlo.
Era sempre stato difficile tenere alta la sua maschera, ma in quel momento gli risultava quasi impossibile.
Theodore non era mai stato un buon padre, ma aveva sempre pensato che a modo suo gli volesse bene e che, alla fine, volesse davvero il meglio per lui.
Solo che non si era mai reso conto che quello che per Theodore Nott era il meglio, non lo era per Micheal.
Lui avrebbe voluto una vita normale. Entrare nei NewMan non gli era mai interessato.
Era stato l’esatto contrario di Stephen che non vedeva l’ora. Eppure il suo destino era di essere il Comandante mentre quello di Stephen un semplice gregario.
“Mi pare che avessimo parlato del fatto che tuo padre doveva morire, giusto?”
Mike strinse la mascella fino a farsi scricchiolare i denti, ma il suo volto rimase impassibile.
“Certo” rispose.
Il Supremo annuì e sorprendentemente gli si sedette accanto.
Mike trattenne per un attimo il respiro. Ricordava che fosse successo solo una volta che il Supremo gli si fosse seduto accanto come se fossero amici e anche quel giorno stava festeggiando qualcosa.
 
“Ci siamo tolti Lily Potter dai piedi”.
Mike spalancò gli occhi.
Non poteva essere morta. Non teneva particolarmente a lei, ma se lei fosse morta, si sarebbe portata il suo segreto con sé.
“E’ morta?”
“Obliviata” rispose suo padre e Mike si sentì barcollare.
Era come se fosse morta.
Nessuno guariva da un Oblivion. Se anche fosse riuscita a rintracciarla lei non lo avrebbe mai riconosciuto né avrebbe mai saputo dirgli dov’era Molly.
Si lasciò cadere sul divano e strinse le mani. L’unico segno che poteva concedersi, l’unico cedimento.
Era tutto perduto. Aveva perduto Molly, stavolta per sempre.
Molly. La sua Molly. L’unica cosa pura che avesse.
“Come mai non l’avete uccisa?” chiese ed immediatamente se ne pentì.
E se avessero capito quanto questa cosa lo aveva devastato?
Non avere più l’unica alleata che gli permettesse di finire questa guerra.
Di essere libero. Di trovare Molly.
E non poteva neanche fidarsi di nessun altro. Nessuno gli avrebbe creduto perché nessuno sapeva cosa lo spingeva ad agire.
Il Supremo si sedette accanto a lui e Mike cercò di mostrarsi naturale, aveva la certezza che fosse un buon Occlumante per cui non poteva permettersi errori: sguardo basso e pagina bianca nel cervello.
“Uccidere Lily Potter sarebbe stata una chiusura del cerchio” disse semplicemente “uccidere l’unica sopravvissuta all’attacco del secolo” lo vide sorridere mentre pronunciava la citazione giornalistica.
“Ma quella ragazza ha davvero troppi angeli dalla sua parte” commentò e Mike non resistette e spostò lo sguardo su di lui.
Cosa voleva dire?
“Mi avevano riferito che aspetta un bambino… un piccolo Malfoy”.
Le labbra di Mike si aprirono automaticamente. Non pensava che una come lei sarebbe mai diventata mamma.
Sembrava avere troppi obbiettivi che offuscavano il suo senso di maternità.
“E noi…”
“Non uccidiamo i Malfoy” concluse in un sussurro.
Anche se non ne aveva mai compreso del tutto il motivo, sapeva benissimo che quella era l’unica etica che lui rispettasse.
L’unica regola in un mare di cattiveria.
“Quindi l’avete Obliviata… non resterà un pericolo?”
Il Supremo sorrise e lo guardò soddisfatto, come se fosse orgoglioso che anche lui avesse pensato a questo piccolo particolare.
“Giovane Nott, sei nel giusto, ma noi non abbandoneremo la ragazza… faremo in modo di controllarla almeno una volta l’anno…”
“Ma perché? L’Oblivion non è irreversibile?”
“Sì, ma con la Potter niente è sicuro” divenne serio e il suo volto si scurì “ha ereditato troppo da suo padre… aveva scoperto la talpa nella sua famiglia… poteva aver trovato anche un qualcosa che la rendesse sicura di non dimenticare niente” congiunse le mani “dobbiamo essere certi che nessuno della sua famiglia l’avvicini e che non abbia possibilità di tornare nel mondo magico”.
 
“Quindi, credo di dover assolvere ad una promessa” disse il Supremo riportandolo alla realtà.
Era vero. Quasi non lo ricordava più.
Gli aveva detto che se avesse ucciso suo padre, lui gli avrebbe detto una cosa importante.
Si voltò verso di lui stando attento a non far cadere il suo scudo mentale.
“Mi avevi detto che lo avresti fatto se avessi ucciso mio padre ed io…”
“Non importa” lo interruppe.
“Si dice che certe cose fortifichino o indeboliscano ed io devo sapere di poter sempre contare sui miei fedeli soldati”.
Mike si morse l’interno di una guancia nel tentativo di non pensare a quanto lui non fosse realmente il suo soldato.
“Tu hai un privilegio”.
Mike aggrottò le sopracciglia.
“Un futuro soldato da portare nelle mie fila”.
Mike strinse gli occhi. Che stava dicendo?
“Hai un figlio… anzi, una figlia”.
Il cuore di Mike si fermò in quel momento.
“Co…co…cosa?”
Si pentì della sua emotività quando vide il Supremo sorridere nella sua maniera perfida.
“Sì, dovrebbe essere ad Hogwarts adesso”.
“Io non…”
“Tu non…cosa?” lo sfidò “non sei andato a letto più di una volta con quella traditrice del suo sangue?”
Mike non capì, lo sapeva? Sapeva di Molly?
“Chi credi abbia ordinato a Stephen di farla fuori”.
Mike cercò di non lasciar cadere il suo scudo mentale, ma non era sicuro di esserci riuscito.
Non era sicuro neanche di riuscire ancora a sentirlo.
Lui sapeva di Molly. Lui aveva voluto che lei morisse.
Le orecchie gli fischiavano e il cuore gli batteva così forte nel petto da impedirgli di sentire qualsiasi altro rumore.
Merlino, era impossibile.
Era tutto così irreale. Aveva una figlia.
Aveva fatto di tutto per ritrovare Molly perché era sicuro che Lily Potter l’avesse nascosta e adesso scopriva che gli aveva nascosto anche una figlia.
Era sicuro che lei lo sapesse. Niente sfuggiva alla Potter.
Come aveva potuto?
Provò una tale rabbia che si alzò in piedi di scatto “come si chiama?” domandò immediatamente.
La voleva trovare. Voleva trovarla subito.
Chissà, magari aveva gli occhi di Molly o i suoi lineamenti.
Non riusciva neanche a pensare di avere una figlia e non averla mai vista.
“Calma, calma, Micheal” disse con voce melliflua il Supremo “non serve a niente precipitarsi ad Hogwarts… sai che è il posto più sicuro al mondo…”
Mike prese un respiro. Non gli importava, non gli sarebbe importato neanche se fosse dovuto andare all’inferno e ritorno.
Lui voleva conoscere la sua bambina e poi avevano degli infiltrati anche ad Hogwarts.
Fissò per un attimo il Supremo negli occhi. Chissà da quanto lo sapeva pensò con rabbia.
Probabilmente pensava di averlo avvicinato a sé dicendoglielo, in realtà non era così.
Gli aveva solo regalato un motivo in più per far finire quella guerra e per consegnarli tutti.
Tutti.
Supremo compreso.

COMMENTO: ECCO SVELATO UNO DEI MISTERI, O PER LO MENO PENSO DI AVERLO FATTO CAPIRE ABBASTANZA CHIARAMENTE…LA NOSTRA ELLA SCAMANDER E’ PIU’ DI QUEL CHE PENSAVAMO…CHIARAMENTE NEL CORSO DEI CAPITOLI VERRA’ ANCORA DI PIU’ APPROFONDITO ;) IL FATTO CHE STIA CON GINNY INVECE E’ NATA IN CORSO D’OPERA…DICIAMO CHE MI PIACEVANO INSIEME :D CONTEMPORANEAMENTE PERO’ LA POZIONE PER LILY E’ FALLITA…POVERA LILY!! SPERO CHE IL CAPITOLO VI SIA PIACIUTO!! FATEMI SAPERE SE AVEVATE SOSPETTATO CHE ELLA FOSSE ELEANOR : )) GRAZIE MILLE A CHI MI HA RECENSITO NELLO SCORSO CAPITOLO, COME SEMPRE SIETE STATI LA MIA FORZA, PER CUI GRAZIE MILLE A: ICEPRINCESS / SHIORI LILY CHIARA / ARYELLE /ROXY HP / JULIET LILY POTTER / CICCI 12 / DREAMER IMPERFECT / ELYANDRE 003 E MITSUKI91!! INOLTRE GRAZIE A CHI MI HA AGGIUNTO ALLE PREFERITE / SEGUITE E RICORDATE ED ANCHE A CHI MI LEGGE SOLTANTO!! UN BACIONE!!

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Capitolo 42
*** 42 CAPITOLO ***


“Allora, se bevo questo posso andarmene?”
Bailey guardò quella pozione dal colore violaceo che teneva tra le mani, aveva il sospetto che sarebbe stata la cosa più cattiva che avrebbe mai bevuto, eppure negli ultimi tempi, purtroppo ne aveva bevute parecchie.
Quella però sembrava avere la consistenza della melma e l’odore di marcio non aiutava, ma se berla fosse servito ad uscire dall’infermeria lo avrebbe fatto subito.
Non poteva sopportare che per colpa di due idioti fosse stato costretto a passare la sua terza sera ad Hogwarts chiuso nell’infermeria della scuola. Certo i suoi cugini erano stati con lui fino al coprifuoco, ma questo non lo aveva fatto sentire meglio.
“Direi di sì” confermò Simone e Bailey guardò ancora la pozione come se fosse la sua più grande nemica, ma poi la trangugiò tutta insieme.
Si mise le mani sulla bocca per non vomitare, avrebbe tanto voluto aver pensato a tapparsi il naso perché forse l’odore era stato addirittura peggio del sapore. Quando ebbe la certezza che non avrebbe più vomitato guardò di nuovo Simone e gli parve di vederle uno sguardo soddisfatto, ma fu solo un secondo prima che gli sorridesse tranquilla.
“Alzati, vediamo la gamba” gli disse e Bailey saltò letteralmente giù dal letto. Non ne poteva più.
Quando vide che la gamba lo reggeva ringraziò la magia, ma contemporaneamente un brivido lo percorse, da quando era nel mondo magico aveva rotto più ossa che nel resto della sua vita… era impressionante.
“Mi vesto” disse solo e Simone annuì “non dimenticarti di tornare a pranzo per l’altra pozione” lo ammonì.
“Ancora?” si lamentò Bailey “la tua gamba deve ancora guarire del tutto” gli spiegò “ed ora corri a colazione” aggiunse scompigliandogli i capelli.
“Grazie, miss Weasley” rispose Bailey, ricordandosi che ad Hogwarts Simone voleva essere chiamata per cognome.
Finì di vestirsi e corse via.
Quando arrivò in sala grande guardò verso il tavolo dei Serpeverde, voleva trovare i due stronzi, voleva fargli vedere che lui non aveva paura di loro, che li avrebbe aspettati e che provassero di nuovo a fargli del male questa volta non lo avrebbero trovato impreparato, invece i suoi occhi incrociarono quelli di Ella.
Lo stava guardando con un misto di sollievo, curiosità e rabbia, come una persona potesse provare tutte quelle cose per Bailey era un mistero.
Le sorrise, in fondo era grazie a lei se se l’era cavata con solo una gamba rotta, ma lei non gli restituì il sorriso e spostò gli occhi da lui toccandosi la gola.
Bailey la stava ancora guardando incerto quando si sentì travolgere da un abbraccio e la sua vista fu oscurata da una massa di capelli scuri.
“Sammy” la rimproverò, ma si godette l’abbraccio della cugina ancora per qualche secondo prima di staccarla da sé.
“Non mi è successo niente, lo sai” le disse grattandosi la testa imbarazzato.
“Lo so, ma non ho resistito” si giustificò lei mentre anche gli altri li raggiungevano.
“Come stai?” gli chiese Sarah “adesso bene” rispose e battè più volte la gamba a terra per dimostrarlo. Harry gli tirò una pacca sulla schiena “allora andiamo a far colazione” gli disse sorridendo, alzando gli occhi per vedere i gufi cominciavano ad entrare nella sala bubolando e consegnando la posta.
Bailey invece non diede loro attenzione e si sedette, ma subito un gufo lo raggiunse. I suoi occhi si illuminarono, era la scrittura di sua madre.
Finalmente gli avevano scritto.
Tolse la lettera dalla zampina e alzò gli occhi su Harry che gli sorrise “ne ero sicuro” disse soltanto e Bailey strappò la chiusura cominciando a leggere.
La calligrafia che iniziava la lettera non la conosceva per cui presuppose che fosse quella di suo padre, era ordinata e un po’ spigolosa, proprio come lui.
 
Ciao Bailey, scusami se non ho potuto scriverti prima. Non ti mentirò, nonostante tu sia sempre nei nostri pensieri, saperti al sicuro ad Hogwarts ci ha portato a concentrarci sempre più sulla guerra e su tutte le cose che stanno accadendo, ma sappi che non potrei essere più orgoglioso di avere come figlio un valoroso Grifondoro.
Ho sempre saputo che lo saresti stato, purtroppo l’influenza di tua madre è stata troppo forte” A Bailey sembrò quasi di poter sentire la risata di suo padre “sto scherzando chiaramente. L’ho sempre saputo solo perché sei stato capace di affrontare tutto quello che ti è successo senza fare una piega e non ti sto parlando dell’attacco dei NewMan, ma del coraggio che hai avuto nel conoscere e fronteggiare tutta una vita nuova. Sei il mio ragazzo e lo sarai sempre anche se Grifondoro, in fondo non molto tempo fa mi sono innamorato di una Grifondoro per cui direi che riuscirò a digerire anche un figlio Grifondoro” Bailey sorrise “e mi raccomando non dubitare mai dell’amore che ho per te... Adesso che ti ho trovato non ti lascio più. Con affetto il tuo papà”.
Subito dopo c’era la parte di sua madre, ma Bailey si accorse di non riuscire a leggerla perché aveva le lacrime agli occhi. Non riusciva a credere di aver avuto così tanta paura della reazione del padre.
Harry aveva ragione, era uno stupido. Suo padre non poteva non amarlo solo per una stupida casa di appartenenza.
Alzò gli occhi e vide che Harry lo stava guardando “avevi ragione” gli disse soltanto, poi si alzò e corse via, voleva andare in camera e leggere la parte scritta da sua madre e magari leggere di nuovo la parte di suo padre.
***
Micheal si sentiva un leone in gabbia. Da quando il Supremo gli aveva detto che aveva una figlia e che era ad Hogwarts non riusciva a pensare ad altro.
Ma si sentiva in un vicolo cieco. Voleva vederla, voleva conoscerla, ma non sapeva come fare, non poteva certo suonare il campanello, sempre ammesso che Hogwarts ne avesse uno, e pretendere che lo facessero entrare.
Era un NewMan ed ora grazie a quello stupido di Scorpius Malfoy aveva tutti gli Auror che gli stavano alle calcagna.
L’unica che gli veniva in mente era Lily Potter, ma se in questo momento l’avesse chiamata a sé probabilmente la rabbia lo avrebbe portato a maledirla.
Lei lo sapeva ne era sicuro, forse nella sua nuova vita no, ma in quella vecchia sicuramente.
Forse proprio per questo aveva nascosto sua cugina. Salazar gli sembrava di impazzire, il Supremo voleva assicurarsi la sua fedeltà con la sua confessione, in realtà gli aveva dato un motivo in più per far finire questa guerra.
Si alzò in piedi non riuscendo più a stare seduto. Sì doveva chiamare Lily Potter, ricordava quando aveva scoperto che lei era incinta, avrebbe potuto ucciderla o approfittarsi di quella debolezza e invece l’aveva lasciata andare. Adesso era lei che doveva aiutare lui.
 
Era seduto su quella roccia da circa un quarto d’ora e stava cominciando a spazientirsi quando il rumore della smaterializzazione lo fece voltare verso la radura.
“Fai aspettare i tuoi amichetti e non me” la riprese, ma quando incrociò i suoi occhi capì subito che qualcosa non andava.
Una risata fredda gli nacque nel petto “sei influenzata, povera, piccola, Potter?” la prese in giro e la vide appoggiarsi all’albero.
Pareva quasi ondeggiare ed era sicuro che senza quell’appoggio sarebbe caduta.
“Non che mi importi, ma se stasera andrai al blitz probabilmente faranno polpette di te”.
Lei gli puntò contro due occhi pieni di odio.
“Da qui a stasera starò benissimo” gli disse, ma il suo tono contraddiceva le sue parole “è solo la smaterializzazione”.
Era quasi un sussurro, ma Mike abituato a cogliere ogni minimo particolare lo sentì ugualmente.
La vide portarsi la mano alla fronte per asciugarsi il sudore e prendere un paio di respiri profondi.
“Sto bene” ripetè staccandosi dall’albero, ma dopo pochi secondi si chinò su se stessa e vomitò.
Mike alzò gli occhi al cielo ricordava di aver visto una compagna NewMan una volta in quelle condizioni.
“Non posso crederci” affermò alzandosi in piedi “ti sei fatta mettere incinta” disse soltanto e le diede le spalle afferrando la bacchetta per smaterializzarsi.
“Aspetta” lo fermò lei e quando la guardò si stava ancora pulendo la bocca “non mi sono fatta mettere incinta” chiarì calcando le parole su fatta.
Non era certo una bambina che aveva subito la sua sorte, certo non l’aveva voluto, ma era ben lontana da subire qualsiasi cosa nella sua vita.
“Certo, come ti pare” le disse con un finto sorriso e Lily strinse la mascella “non è qualcosa di cui ti debba interessare” si oppose.
Micheal strinse più forte la sua bacchetta. Non aveva negato.
Lily Potter era incinta. Maledizione, adesso si sarebbe complicato tutto nella guerra.
Adesso non poteva più contare su di lei.
“Annulleremo il patto…”
“Non possiamo annullare un voto infrangibile”.
“Possiamo se entrambi facciamo finta che non sia esistito…tu ti scorderai di me ed io…”
“Ti scorderai di Molly?” lo sfidò e sembrò erigersi in tutta la sua altezza.
Mike avrebbe riso se non fosse stato così arrabbiato. Pensava di fargli paura? Una ragazzina di appena vent’anni e che superava di poco il metro e sessanta?
Era soltanto un’arrogante.
Adesso le sue guance avevano ripreso colore e lei riusciva a stare diritta senza doversi appoggiare da nessuna parte, ma sapeva che l’arroganza non sempre pagava, lo aveva imparato a proprie spese.
“Sei incinta” ripetè con rabbia.
“Sei castano” rispose lei e Mike aggrottò le sopracciglia “non stavamo sottolineando l’ovvio?” domandò fingendosi stupita.
“Non voglio giocare con te” ribatté lui e Lily strinse gli occhi “io non gioco con i NewMan” sentenziò.
Si spostò una ciocca di capelli che continuava a caderle sopra il viso.
“Voglio ancora prendere ognuno di quei bastardi” dichiarò, ma Mike scosse la testa “ti farai ammazzare e tutto il mio sacrificio sarà stato inutile”.
“Senti, sicuramente non sei nella rosa delle persone che avrei scelto tra i primi a cui dire che aspetto un bambino, ma ormai è andata così…” alzò gli occhi al cielo e Mike immaginò che si stesse maledicendo per non essere riuscita a trattenersi “l’unica cosa che deve interessarti è che adesso voglio giustizia ancora di più…”
“E immagino che combatterai anche quando avrai un pancione di nove mesi… quando non vedrai più i tuoi piedi” la schernì, ma lei non si impressionò “abbiamo ancora otto mesi per pensarci” disse soltanto.
E così aveva ceduto. Si era fidato di lei per l’ennesima volta e le aveva comunicato tutto quello che serviva per fargli prendere un po’ di NewMan, per indebolire un po’ le fila del Supremo.
E invece solo qualche settimana dopo lei si era fatta obliviare e il suo segreto su Molly era scomparso con lei.
E adesso scopriva anche di avere una figlia. Aveva dovuto rassegnarsi al perdere Molly, ma non avrebbe mai perso la sua bambina.
Sapeva che nulla sfuggiva a Lily Potter per cui era sicuro che lo sapesse, ma anche questo, come quasi tutto il resto, era nascosto nella sua mente.
***
“Se non ti conoscessi direi che vuoi unirti al club - odio Bailey Malfoy -  insieme a quei due stupidi”.
La voce di Ginny le fece distogliere lo sguardo dal ragazzino.
“Non odio tuo cugino” le disse giocherellando con il cucchiaio “è che è così strano” ribatté.
“Lui non è tuo parente”.
Ginny ripeté le parole che le aveva detto in sala comune la sera prima anche se dopo che ne avevano parlato, aveva capito che non le importava.
Non aveva significato niente per i suoi genitori ed anche se lei ed Ella fossero risultate cugine non sarebbe cambiato niente.
Era solo che aveva la sensazione che non fosse per quello che la collana di Ella si illuminava.
“Ho pensato di scrivere a papà Lorcan” confessò Ella.
Ginny la guardò confusa. “Perché a lui? L’altro tuo padre è il capo degli Auror”.
“Sì e probabilmente ne farebbe un caso di stato” rispose lei posando il cucchiaio sopra al tavolo.
“Papà Lorcan ha una visione tutta sua delle cose e poi era molto amico di tua zia Lily e anche poco prima di partire per Hogwarts li ho visti insieme e sembravano confabulare… lui sa sicuramente qualcosa”.
 
“Di cosa parlavate?”
“Ella”
Ella vide lo sguardo di disapprovazione del padre e contrasse le labbra.
“E’ solo per sapere… lei non mi piace” ammise.
“Perché non ti piace? Non la conosci neppure” la voce divertita del padre la fece arrabbiare ancora di più.
“So perché fai così…”
“Sì, sei solo un’adolescente irritata dall’aver trovato tuo padre con una donna… ma ti assicuro che rimarrò fedele a tuo padre” e rise della sua battuta.
Ella alzò gli occhi al cielo “hai davvero un pessimo senso dell’umorismo” si lamentò “ma non è come pensi tu” disse incrociando le braccia “lei non mi piace solo per i suoi occhi”.
Lorcan inarcò le sopracciglia bionde “cos’ hanno i suoi occhi?”
“Non lo so è quasi come se mi ricordassero qualcosa, quasi come se quegli occhi fossero pronti a tutto… potessero anche…” guardò suo padre. Era diventato serio e ogni traccia di divertimento era sparita dai suoi occhi.
“Perché mi guardi così?” gli chiese “è solo che…” suo padre si fermò. Sembrava che mille pensieri gli stessero attraversando la testa.
“Solo che?” lo spinse, ma lo vide scuotere la testa “sembra che certe cose superino magie ed incantesimi” le disse misterioso e poi le passò un braccio intorno alle spalle “andiamo da tuo padre” disse.
 
Avrebbe voluto che lui gli spiegasse, ma non l’aveva fatto. Erano andati a cena e nessuno aveva più toccato l’argomento.
Ella era sicura che suo padre sapesse più di quanto le dicesse. Da quando era tornata Lily Potter tutto era cambiato con lui.
Non era più stato il solito. Era come se fosse ossessionato, si era chiuso nella sua serra sempre più spesso e si era dedicato alle sue ricerche per sempre più ore e se questo andava bene al suo altro padre non andava bene a lei.
Lily Potter era strana, ricordava quando ancora la credevano morta e quante volte aveva letto articoli su di lei, l’aveva spesso ammirata…sempre alla ricerca del bene, sempre dal lato giusto, mai un’incertezza, ma qualcosa le diceva che non era davvero così.
Era come se fosse un sentimento innato. Si toccò la collana chiedendosi se era davvero qualcosa che si collegava a lei.
***
Scorpius entrò nella stanza di suo padre e sospirò.
Aveva appena parlato con i dottori e quelli continuavano a dirgli che andava tutto bene.
I polmoni erano tornati a posto e a dirla tutta sembravano non capire neanche perché non si svegliasse.
Intanto però continuava a stare là, disteso in quel letto e sembrava dormisse.
“Assurdo” disse continuando a camminare per la stanza, eppure doveva essere abituato alle cose assurde.
Negli ultimi tre mesi aveva fatto una collezione di cose assurdamente incredibili.
Lily era tornata dopo undici anni, aveva scoperto di avere un figlio ed ora avevano di nuovo una vita da coppia.
Era tornata tra le sue braccia, era riuscito ad amarla di nuovo e ancora gli sembrava incredibile.
Per non parlare di suo padre. Ancora non riusciva a credere di non averlo voluto ascoltare.
Adesso aveva la certezza che il NewMan che conosceva fosse Nott, ricordava quanto fossero amici quando era bambino, ma ricordava anche che ad un tratto smisero di frequentarsi.
E lui avrebbe dovuto pensarci, avrebbe dovuto ricordare che suo padre aveva tagliato i ponti con uno dei suoi migliori amici e, anche se non collegarlo ai NewMan, poteva almeno pensare che vi doveva essere un grave motivo.
Invece si era chiuso e non gli aveva dato neanche modo di spiegare.
L’aveva accusato di essere come suo padre, come l’uomo che negli ultimi anni aveva odiato cercando di cancellare ogni traccia di amore avesse ancora per lui.
 Se invece avesse provato a dargli una possibilità, se l’avesse ascoltato, se avesse provato anche solo per un minuto a dargli il beneficio del dubbio non avrebbe avuto bisogno di parlare con Hermione perché lo avrebbe fatto con lui.
Aveva immaginato tante volte in quei giorni di averlo fatto, di essere andato con lui al ministero e di avergli fatto dare la deposizione agli Auror.
Sbuffò e pensò che avrebbe anche potuto emettere vapore come un drago da come era arrabbiato.
“Mi fai venire il mal di mare”.
Scorpius voltò la testa talmente in fretta che ebbe paura gli si fosse staccata dal collo.
Gli occhi gli si spalancarono e per un attimo temette di essersi addormentato.
“E adesso che stai facendo?”
No, decisamente non stava dormendo.
“Papà!”
Forse a trentatrè anni era troppo vecchio per abbracciare suo padre come fosse un bambino, ma gli era mancato decisamente troppo e si era sentito in colpa per ognuno dei giorni in cui era rimasto in queste condizioni, per cui gli gettò le braccia al collo.
“Sto morendo?” gli chiese quando Scorpius si separò da lui “non mi abbracci non so da quanti anni” scherzò e Scorpius sorrise “non ti abituare troppo” lo prese in giro.
“Mi par di capire che non sei più arrabbiato con me”.
Scorpius si sedette sulla sedia accanto al suo letto “papà sei stato in coma dieci giorni…”
“Dieci giorni?” lo interruppe Draco, i suoi occhi si adombrarono mentre si guardava intorno e registrava di essere al San Mungo.
“Salazar… che è successo?” chiese confuso, poi si portò una mano alla testa come se potesse servire a raccogliere le idee che gli vorticavano nel cervello “ho visto Hermione Granger e poi… poi il fuoco… eravamo bloccati in casa… è morta?”
Gli occhi spaventati di suo padre quasi consolarono Scorpius. Lo aveva accusato di essere come suo nonno, ma non poteva essere più lontano dalla realtà.
“Hermione è già a casa da tempo, sei tu che ci hai preoccupato…” scosse la testa, stava perdendo tempo e suo padre aveva bisogno di essere controllato.
“Vado a chiamare il medico…”
“E quindi mi hai perdonato per compassione?”
Scorpius si fermò sul posto a quella domanda e vide che suo padre lo stava osservando attentamente.
“Papà, sono stato uno stupido, ok?” ammise.
“Dovevo ascoltarti quando mi volevi dire di Nott… non pensavo correttamente quel giorno e per un attimo ho dimenticato la tua promessa, ma non capiterà ancora”.
Draco sorrise “sono davvero felice di sentirtelo dire e… aspetta un attimo, hai detto Nott?”
“Perché non è lui?”
“Certo che è lui, ma come fai a saperlo?”
“Sono stati dieci giorni intensi” rispose scherzoso “ma la cosa più importante è che Nott è morto”.
“Morto?”
“Avvelenato” spiegò “e proprio dentro la sala interrogatori del ministero”.
Scorpius si alzò di nuovo in piedi. Ogni volta che ci pensava la rabbia continuava ad invaderlo ad ondate così forti che pensava sarebbe esploso.
“Morto” ripetè Draco in un sussurro e strinse i pugni attorno al lenzuolo, aveva rischiato la vita ed era stato tutto inutile.
Dire a chiunque di Nott ormai non sarebbe servito a niente.
“Come facciamo a vincere, papà?” chiese retorico “Nott senior ci muore sotto il naso, avvelenato in mezzo a tutti gli Auror, a quelli che dovrebbero essere il bene e Nott junior è stato rilasciato dopo aver rapito Lily…”
“Ha rapito lui Lily?”
Scorpius scosse la testa “non quel rapimento” chiarì e Draco si alzò piano a sedere “mi stai confondendo” disse e suo figlio sorrise.
“Hai ragione e tu devi soltanto riposare, quindi ora vado davvero a chiamare…”
“Dieci giorni?” lo interruppe all’improvviso e il suo volto parve contrarsi.
Scorpius stava per chiedergli se stava bene, ma Draco riprese “Bailey… Bailey quindi è a scuola?”
Lui sorrise e annuì.
“Io dovevo parlargli… volevo…”
Scorpius alzò una mano “è anche merito suo se sei salvo, sai?” al suo sguardo interrogativo riprese “qualcuno ti voleva salvo ed era qualcuno che conosceva Lily per cui ha inviato il messaggio in ospedale dove credeva fosse stata ed invece era un attimo a riposarsi e Bailey ha ricevuto il biglietto…”
Draco osservò il figlio aveva nel volto tutto l’orgoglio che provava in quel momento.
“Ha avvertito James e Teddy… ti hanno trovato loro”.
Draco sorrise e fece per parlare, ma Scorpius lo precedette “ti vuole talmente bene che quando è partito per Hogwarts ha detto che se ti fossi svegliato avrei dovuto dirti che gli dispiaceva” confessò Scorpius e sorrise vedendo il padre commosso.
“Credevo che fosse arrabbiato con me” disse semplicemente e poi sospirò scenograficamente “un nipote così coraggioso e … è stato smistato in Grifondoro, vero?” chiese, ma la sua domanda sembrava più una constatazione.
Scorpius annuì e Draco scosse la testa “mi toccherà amare un Grifondoro” affermò scherzoso, poi alzò gli occhi “chissà se mio padre l’ha già saputo” aggiunse divertito e a Scorpius parve di vedere un lucchichio di soddisfazione nei suoi occhi.
“Papà” lo riprese scherzoso poi però tornò serio “quello che ti è successo denota che c’è una talpa… tu ed Hermione siete stati colpiti al quartier generale ed è nascosto con l’incanto Fidelius”.
Draco sospirò “non mi ricordo niente… a parte il fuoco, il fumo, il cercare di fuggire… le finestre bloccate”.
“Quello dimostra solo ancora di più i nostri sospetti… Lily aveva ragione, non possiamo fidarci di nessuno…”
“E questo te l’ha detto quando eravate a riposarvi?”
Scorpius sentì un sorriso nascergli nel volto, ma lo nascose subito “se solo fossero appena un pochino fatti tuoi potrei dirti che stavo parlando della vecchia Lily, ma siccome non lo sono…”
Draco fece un gesto di impazienza con la mano e rise “come ti pare” affermò con sguardo furbo.
***
Lily entrò in casa. Era delusa.
Era davvero tanto, tanto delusa.
Aveva sperato con tutta se stessa che l’incantesimo di Lorcan potesse funzionare.
Erano passati solo tre mesi da quando aveva ritrovato la sua famiglia, aveva visionato, probabilmente, un centinaio di ricordi e nella maggior parte di essi si era anche odiata, ma, forse proprio per questo, voleva con tutta se stessa tornare quella che era.
Forse così si sarebbe davvero capita. Forse ricordare tutto il dolore che aveva provato quel maledetto giorno le avrebbe aperto gli occhi e fatto capire perché metteva sempre da parte tutti. Perché aveva messo da parte i suoi fratelli, Scorpius e persino il suo bambino.
Sentì la pietra a contatto con la gamba, era ancora nella tasca dei suoi pantaloni.
La passaporta che le aveva detto Nott e lei non aveva detto nulla a nessuno. Aveva avuto la possibilità di condurli da lui dicendolo.
Sicuramente avrebbe potuto farlo, sicuramente avrebbe aggirato anche quello che chiamavano voto infrangibile, ma non l’aveva fatto.
Non si era fidata di nessuno e questo le aveva fatto capire che era la sua natura.
Criticava tanto la vecchia Lily Potter per tutte le precauzioni che aveva preso, perchè diceva di fidarsi dei suoi fratelli, di Scorpius, di Alice, ma erano solo parole, non si era mai fidata davvero di nessuno.
E questo le era costato undici anni della sua vita.
Undici anni in cui per tutti era morta.
E adesso lei aveva fatto la stessa cosa. Poteva aver detto a chiunque della Passaporta, ma non l’aveva fatto e sapeva anche il motivo.
Lei voleva combattere la sua guerra. Lei voleva sapere e non voleva che nessuno si mettesse in pericolo per lei.
Avevano ragione, era sempre la solita, vecchia Lily.
Si appoggiò con i gomiti sul piano della cucina e lasciò che i capelli le ricadessero in avanti, sentiva le lacrime premerle sugli occhi fino a farli bruciare.
Voleva piangere, voleva per una volta lasciarsi andare e non trattenere tutto, si sentiva come un vaso pieno d’acqua pronto a traboccare, le mancava solo la famosa goccia.
Si portò le mani al volto premendosi forte gli occhi, non avrebbe pianto.
Non avrebbe pianto si ripetè mentre sentiva le dita divenire umide.
Non aveva importanza se ci aveva creduto, se l’incantesimo non aveva funzionato.
“Lily”.
La voce di James la fece sobbalzare e si tolse subito le mani dal viso strusciandole leggermente per assorbire qualsiasi lacrima fosse sfuggita.
Si voltò con un sorriso, ma vide dall’espressione del fratello che non l’aveva fregato neanche un po’.
“Per favore non ricominciare a nascondermi le cose ” la pregò e Lily sentì il sorriso scivolarle dal viso.
Aveva ragione. Lei era diversa, aveva più di trent’anni e la maturità di una mamma.
“Scusa, io…”
Tutto si fece confuso davanti a lei. Suo fratello scomparve dal campo visivo, per un attimo fu tutto buio e poi arrivarono i colori.
Fu come se all’improvviso il libro bianco che aveva nella testa ogni volta che provava a pensare a se stessa fosse appena stato riempito di parole, immagini e colori, ma anche di paura e terrore.
Spalancò gli occhi ansimando e cercando di non morire mentre le immagini del giorno più brutto della sua vita tornavano nella sua mente. Si resse al mobile sentendo le gambe diventarle molli mentre vedeva morire il suo papà e la sua mamma.
Gli occhi le si riempirono di lacrime mentre riviveva ogni dolore, ogni momento che ha accompagnato la sua rinascita.
Il cuore cominciò a batterle così forte che per un attimo pensò che sarebbe esploso mentre ogni sentimento soppresso la stava riempiendo. L’amore per Scorpius, Merlino se quello che aveva creduto di provare quella mattina pensava fosse stato così intenso da non aver mai provato una cosa simile era solo perché non si ricordava quello che provava per lui perché l’amore che la stava invadendo in quel momento era così forte che sembrava che improvvisamente le sue vene avessero cominciato a far scorrere il sangue solo verso il suo cuore lasciando il suo cervello a secco dato che non riusciva a pensare ad altro che a quello.
Arrivò anche l’amore per i suoi fratelli, quello per Teddy e Victoire, Alice e Dominique… tutto quello che aveva provato negli anni in cui era stata se stessa stava tornando nella sua mente e nel suo cuore.
“Oddio” ansimò mentre anche tutta la rabbia tornava prepotentemente dentro di lei.
Tutta l’ira che aveva sepolto dentro di sé e con la stessa forza di allora, la forza di un fiume in piena che scorre veloce fino a straripare ed era letteralmente così. Lily si sentiva come se non potesse sopportare altre emozioni.
Ce n’erano troppe e stavano arrivando tutte insieme.
La pozione di Lorcan aveva funzionato. I ricordi erano tornati.
“Lily”.
Quando finalmente riuscì ad aprire gli occhi si trovò a pochi centimetri da quelli del fratello.
Gli occhi nocciola di James, adesso poteva vederlo davvero, adesso poteva ricordare.
Era invecchiato rispetto ai suoi vecchi ricordi e quegli occhi sembravano più spenti dell’ultima volta che lo aveva visto.
Alzò una mano e gliela poggiò sulla guancia “Jamie” disse soltanto, ma lo vide spalancare gli occhi.
Forse fu il fatto che la nuova Lily non aveva mai usato quel nomignolo o forse la voce che sembrava carica di emozioni, ma lo vide aprire e chiudere la bocca più volte come se volesse parlare, ma non riuscisse a fare uscire nessun suono.
“Lily?” finalmente riuscì a parlare, ma sembrava quasi una domanda, come se si stesse chiedendo se aveva intuito bene quello che stava succedendo.
Gli gettò le braccia al collo. Suo fratello, il suo fratellone.
“Jamie! Merlino, James!”
“Lily… che… che sta succedendo?” le chiese staccandola da lui.
Lily gli sorrise. Aveva la confusione impressa nel viso, ma così non era per lei.
Adesso ricordava tutto. Ricordava quella maledetta sera di undici anni prima.
“Dov’è Gabrielle?” chiese e James sbattè più volte le palpebre “cosa?” chiese soltanto.
“E dai, James, non ho tempo, dimmi dov’è Gabrielle”.
“E’ partita”.
Partita. Partita per dove? Lei non sarebbe mai partita così, sicuramente aveva sentito che tutto si stava chiudendo accanto a lei… forse qualcosa che aveva fatto…
“Draco”.
Draco. Ecco perché non si svegliava. Lei si era occupata di lui. Maledetta stronza.
“Draco? Lily, vuoi dirmi… è la memoria?”
Lily sorrise e gli prese le mani racchiudendole nelle proprie “puoi non dire niente?” chiese e vide che il volto del fratello era ancora pieno di confusione.
“Lily, ma sei davvero tu?” chiese in un misto di shock e incredulità.
 Lei annuì e gli accarezzò di nuovo la guancia. Non riusciva a smettere di toccarlo, le era mancato così tanto.
Però insieme ai sentimenti erano tornate tutte le responsabilità e le paure. Non poteva permettersi di stare ferma ad aspettare. Doveva trovare Gabrielle ed aveva un solo modo…
“Scusa, Jamie” gli disse allontanandosi di diversi passi e lui si accigliò “scusa per cosa?” le chiese.
“Per questo” gli rispose, poi tirò fuori la bacchetta e si smaterializzò.

COMMENTO: OK, PENSO CHE CHI SEGUIVA QUESTA STORIA L’AVRA’ DATA ORMAI PER INCOMPIUTA ED AVREBBE RAGIONE A PENSARLO, HO PORTATO AVANTI LE ALTRE ( SEPPUR MOLTO LENTAMENTE) MENTRE QUESTA NON L’AGGIORNO DAL GIUGNO 2017…PRATICAMENTE DA QUANDO SONO RIMASTA INCINTA :D SCANDALOSA LO SO E ME NE SCUSO TANTISSIMO PERO’ QUALCHE GIORNO FA L’HO RILETTA ED HO DESIDERATO DAR LORO UNA FINE VISTO ANCHE CHE NON MANCAVA MOLTO PER CUI ECCOMI QUA…SI RICOMINCIA E SPERO CHE DAVVERO QUALCUNO SI RICORDI DI QUESTA STORIA ;) PARLANDO DEL CAPITOLO SPERO VI SIA PIACIUTO!! SUCCEDONO DIVERSE COSETTE, MA LA PIU’ GROSSA E’ LILY, LA POZIONE DI LORCAN HA FUNZIONATO E LA NOSTRA VECCHIA LILY E’ TORNATA O FORSE NO? SARA’ LA STESSA? FARA’ LE STESSE SCELTE? VEDRETE NEI PROSSIMI CAPITOLI CHE ARRIVERANNO PRESTO… COMPATIBILMENTE CON TUTTO PERO’ :D AH DIMENTICAVO SPERO SI SIA CAPITO CHE DRACO SI E’ RIPRESO PERCHE’ GABRIELLE NON C’E’ PIU’ E SE VI RICORDATE NEGLI SCORSI CAPITOLI VI HO ANCHE DETTO DOVE E’ FINITA ;) SPERO CHE INTANTO MI FARETE SAPERE QUELLO CHE PENSATE DI QUESTO CAPITOLO E RINGRAZIO DI CUORE QUELLI CHE LO FARANNO E CHE LO HANNO FATTO LO SCORSO CAPITOLO OVVERO: ICEPRINCESS / LUISA 21 /ARYELLE / ROXY HP / LAX / FEDELA WATSON / DREAMER IMPERFECT / EFFE 95 /  CICCI 12 E VIOLA 02!! GRAZIE DAVVERO!! INOLTRE RINGRAZIO CHI MI HA AGGIUNTO ALLE PREFERITE/ SEGUITE E RICORDATE ED ANCHE CHI MI LEGGE SOLTANTO!! UN BACIONE A TUTTE!!

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Capitolo 43
*** 43 CAPITOLO ***


“Non posso farlo, Lily”.
La voce rotta dal pianto della ragazza spinsero Lily a fermarsi mentre incantava i vestiti per farli entrare tutti nella valigia che era posta sopra al letto.
“Devi farlo, Molly” le disse limitandosi a guardarla per un attimo.
Molly strinse al suo petto la sua bambina “non puoi chiedermi di separarmi da lei” insisté e Lily sospirò andandole davanti.
Guardò la bimba e le sorrise bucandole il pancino con un dito, poi spostò lo sguardo su Molly.
“E’ la seconda volta che ti trovano e rischi di morire… questa volta sono riuscita a fingere che tu fossi morta, ma non è stato semplice” si portò le mani al viso strusciandolo più volte “ho mentito a tutta la famiglia, Molly” le spiegò come se glielo stesse dicendo per la prima volta invece che per la decima “ho mentito ai miei fratelli, a Teddy e Vic… ho mentito ai tuoi genitori e tua sorella…” si fermò un attimo e chiuse gli occhi per cercare di cacciare il senso di colpa.
L’enormità di quello che aveva fatto l’avrebbe segnata a vita.
“Tu mi hai chiesto aiuto ed io ho fatto quello che sono riuscita a fare… ti avevano ridotto in fin di vita, fortunatamente Leon non era con te o chissà cosa le sarebbe successo… vuoi questo?” le chiese retorica.
“Io non potrei vederti morire e non potrei vedere morire la piccola Leon…”
Molly avrebbe voluto farle notare che non le piaceva il nomignolo con cui continuava a chiamare sua figlia, ma sapeva che in quel momento non era importante e poi ricordava cosa le aveva sempre detto a giustificazione Eleonor racchiudeva il nomignolo Leon.
“E’ la figlia di un NewMan” le ricordò però con sfida. In fondo era il motivo per cui l’aveva odiata tanto.
“E’ Eleonor Weasley ed a me basta questo”.
Prese la bambina dalle braccia della madre e la fece vorticare facendola ridere.
“In questi quattro anni mi sono affezionata tanto a lei… troppo e ora che è nato anche il mio nipotino e poi…”
Fece scendere la piccola e le diede la sua bacchetta per giocare poi si sedette sul letto.
“Poi?” chiese Molly sedendosi accanto a lei.
“Aspetto un bambino” le confessò e vide la cugina aprire le labbra sorpresa “già… questa è più o meno la reazione comune” affermò pensando a quello che aveva visto sul volto di Nott quella mattina, ma si sarebbe guardata bene dal dirlo a lei.
Molly non doveva sentire più il nome di Micheal. Era tutto troppo pericoloso.
“E allora? Come puoi solo pensare a dividermi da lei?”
“Molly, davvero metteresti a rischio la tua bambina?” le chiese.
“Almeno lascia che si ricordi di me…”
“Ha quattro anni e se si ricordasse potrebbe farci scoprire…”
“Nessuno crederebbe ad una bimba così piccola che afferma di aver visto la mamma morta”.
“Probabilmente no o forse sì… e se le analizzassero la memoria? Così piccola ricorderà probabilmente solo dei frammenti di conversazioni, ma sarà comunque troppo”.
Molly si chinò prendendosi la testa tra le mani.
“Come farò senza di lei” e Lily le mise una mano sulla gamba “ti prometto che finirà presto… penso di sapere qualcosa di concreto stavolta…”
Molly si voltò verso di lei e Lily annuì “sono abbastanza sicura di chi sia la talpa nella nostra famiglia ed è pericolosa…”
“Chi è?”
Lily sorrise “stasera l’affronterò e domani lo saprai… sono sicura che questo farà uscire allo scoperto il Supremo e questa guerra sarà finita prestissimo”.
Molly le prese le mani tra le sue “Lily, ma se è pericoloso… ”
“Mi addestro per questo momento da anni”.
“Devi farti aiutare”.
“Nessun altro nella mia famiglia deve morire…”
“Lily” la interruppe Molly, ma lei si limitò a scuotere la testa e si portò una mano al ventre.
“Hai ragione… la piccola Leon non deve perdere tutti i ricordi…” si voltò verso la bimba “ehi, Leon, facciamo un gioco?” le propose.
La piccola si avvicinò a Lily e tese le mani per essere presa sulle ginocchia, cosa che Lily fece subito.
Le riprese la bacchetta e la puntò contro il comò “accio collana” disse puntandola verso la collana che era appoggiata sopra al cassettone.
La bambina guardò sorridente Lily e lei sorrise a sua volta prima di spiegarle cosa le avrebbe fatto e poi lo fece.
Prelevò dei fili argentei dalla sua mente e li portò con un incantesimo nella collana trasformandoli in una sorta di pensieroso, poi fece la stessa cosa con Molly.
Ricordi di mamma e figlia, tutto ciò che lei avrebbe voluto ricordare se le fosse stata portata via la memoria.
Ella battè le mani felice per la magia che aveva appena visto e intanto Lily usava il suo sangue per sigillare il pensatoio.
“Nessun altro potrà aprirlo” la rassicurò “nessuno vedrà i suoi ricordi, ma almeno lei potrà riaverli quando tutto sarà finito” rassicurò Molly e lei annuì con le lacrime che ricominciavano a scendere sul suo volto.
“Rifallo, Lily” disse Ella con la sua voce infantile, ma Lily si limitò ad abbracciarla.
Per quanto cercasse di essere coraggiosa per sua cugina, anche il suo cuore si stringeva al pensiero di fare una cosa del genere ad una bambina di tre anni.
“Devo farlo, Molly” le disse e la cugina annuì riprendendo la sua bambina tra le braccia e stringendola così forte da farla protestare, poi la fece scendere.
“Promettimi che finirà”.
“Te lo prometto, Molly” le disse e poi puntò la bacchetta sulla bimba e con un peso nel cuore e le lacrime agli occhi pronunciò “Oblivion”.
 
Lily tentò di non pensare al fatto che le aveva detto che sarebbe tornata che tutto sarebbe finito, che avrebbe rivisto la sua bambina prestissimo ed invece era sparita da dodici anni.
Lily cercò di non pensare al fatto che poteva essere morta o che poteva essere impazzita in questi dodici anni da sola ad aspettare notizie che non arrivavano. A sperare che finisse una guerra che pareva infinita.
Cercò semplicemente di non pensare mentre bussava alla porta davanti a sé.
Strinse la bacchetta più forte sperando che nessuno la vedesse.
Molly era nascosta in un quartiere babbano e per assurdo neanche molto lontano dal quartiere dove lei era finita ad abitare, si chiese se la sua mente inconsciamente l’avesse cercata di guidare da lei.
Stava ancora pensando a quello quando la porta si aprì ed una donna di trentasei anni con qualche filo grigio nei capelli rossi e gli occhi azzurri spenti da una vita troppo triste le aprì la porta.
Lily cercò di tirare le labbra in un sorriso mentre aspettava di vedere se sua cugina l’avrebbe riconosciuta e se le avesse rivolto almeno la parola.
La vide spalancare appena gli occhi, ma si ricompose subito “entra” le disse guardandosi intorno e Lily lo fece.
“E’ bello rivederti, Molly” le disse, ma non osò abbracciarla, aveva troppa paura della sua reazione. Si sentiva come un esperimento da studiare.
Sua cugina la guardò e poi si diresse in quella che Lily sapeva essere la cucina.
La seguì e la vide prendere la bacchetta e puntargliela contro “chi sei?” le chiese e Lily trattenne il respiro.
Che avesse davvero perso la testa?
Sentì il cuore aumentarle i battiti al pensiero. Non si sarebbe mai perdonata.
Era vero, non era colpa sua. Le avevano tolto la memoria ed era rimasta anche lei dodici anni sola e senza nessun familiare.
“Molly, sono Lily…” s’interruppe per guardarla attentamente, voleva capire se davvero la solitudine e la mancanza della sua bambina potessero averla fatta impazzire, ma non le sembrò di notare niente.
Aveva ancora la stessa montatura di occhiali di dodici anni prima, Lily pensò che quella montatura di corno le permettesse di sentirsi ancora un po’ legata con la sua famiglia.
I suoi occhi erano spenti, ma vigili e attenti ed erano segno che aveva sofferto molto, ma era ancora legata alla realtà e a quello che le stava succedendo intorno.
“Sono tornata e ti ridarò Ella…”
“Questa l’ho già sentita” le disse interrompendola, ma poi si sedette stancamente su una delle sedie, la bacchetta abbassata nella sua mano.
“Sono rimasta ad aspettarti per anni e poi ho smesso di sperare” confessò amaramente.
“Non è dipeso da me e comunque potevi tornare…”
“Per andare dove? Per parlare con chi? Sono morta per tutti” la interruppe con le lacrime agli occhi.
Lily abbassò gli occhi. Aveva ragione, come poteva presentarsi all’improvviso nella vita dei suoi familiari quando la credevano morta?
“All’inizio continuavo a sperare che tornassi, non uscivo allo scoperto perché mi dicevo che avevi dei piani per me… poi ho capito che mi avevi abbandonato ed ho cominciato a dirmi che dovevo uscire allo scoperto, ma nel frattempo gli anni passavano ed io avevo sempre più paura…”
“Non ti ho abbandonato” si oppose Lily con fervore.
“No, immagino di no dato che ora sei qua”.
“Mi credi?” le chiese Lily appoggiando le mani alla spalliera della sedia davanti a lei “dove sei stata?” le chiese di rimando.
E in quella domanda parevano esservene racchiuse altre mille.
“Mi hanno obliviata… ho dimenticato tutto…”
“Non si torna indietro da un oblivion” la interruppe guardandola con sospetto.
Lily scosse le spalle “che vuoi che ti dica, pare che sia la donna dei miracoli, d’altronde sono sopravvissuta ai NewMan per tre volte ormai…”
Non voleva dirle della pozione di Lorcan, non ancora, non fino a quando non fosse stata sicura che sarebbe riuscito a replicarla perché sapeva benissimo che lei avrebbe pensato subito a sua figlia e non sarebbe stato giusto darle questa speranza senza una certezza. Senza contare che Lorcan era l’uomo più buono e leale che conoscesse, ma voleva sicuramente molto bene ad Ella e doveva pensare a come dirgli che adesso anche sua madre avrebbe voluto tornare nella sua vita.
E per ultimo, ma non meno importante, doveva pensare ad Ella. Lei non ricordava nulla della madre ed anche quando avesse liberato i ricordi della collana li avrebbe probabilmente visti come estranei, come se non le appartenessero.
Errori. Aveva fatto tanti errori.
Sbagli di una ragazzina di vent’anni che aveva tanta rabbia e voglia di vendetta.
“Ed ora cosa vorresti fare?”
“Devo trovare Gabrielle come prima cosa e poi arriverò al maledetto supremo e metterò fine a questa guerra”.
“Mi sembra che non sia cambiato niente da dodici anni fa, perché adesso dovrebbe andare diversamente?” le chiese.
“Qualcosa è cambiato” le disse sorridendole “io sono cambiata” sentenziò.
***
James stava consumando il pavimento della cucina a forza di percorrerlo avanti e indietro.
Gli sembrava che la testa potesse fonderglisi a forza di pensare e ripensare allo stesso momento.
Lily si era accasciata, gli occhi le si erano fatti vitrei, lui la chiamava, ma lei non lo sentiva e poi era come tornata indietro.
E non tornata indietro da quella specie di mancamento.
Era tornata indietro nel vero senso della parola. Era la vecchia Lily, quella di dodici anni prima.
Se all’inizio aveva dubitato, se lo shock lo aveva fatto esitare adesso ne era sicuro e non era soltanto perché aveva fatto un incantesimo che la nuova Lily non avrebbe ancora saputo fare, ma anche per i suoi occhi.
Aveva letto nei suoi occhi la stessa rabbia e furia che parevano essere sopiti negli occhi della nuova Lily e il modo in cui l’aveva toccato e la voce, il modo di chiamarlo.
“Che succede?”
Tra tutte le persone che potevano trovarlo, doveva essere proprio il suo intuitivo fratello?
“Niente” rispose, probabilmente troppo in fretta per fregare Albus.
Lily lo aveva pregato di non dire niente, ma era davvero la cosa giusta da fare? Non era per colpa di tutti i segreti di Lily se erano rimasti dodici anni senza di lei, dodici anni a piangerla e pensarla morta?
 
James era disteso sul letto, non aveva avuto voglia neanche di spogliarsi ed infilarsi sotto le coperte.
Lo avrebbe fatto dopo. Forse.
Aveva detto a Dominique che aveva mal di testa e di perdonarlo se non l’avrebbe aiutata a mettere a letto Ginny e lei aveva compreso. Come sempre.
Sentì un colpa alla porta e la vide aprirsi e per un attimo pensò che potesse essere Lily, di solito solo lei bussava così.
Lei ed Albus ed infatti era proprio lui.
Non che potesse essere altrimenti visto che Lily era scomparsa da poco meno di un anno.
“Cosa fai?” chiese Albus entrando di più nella stanza e chiudendosi la porta alle spalle.
“Dormo” rispose sarcastico James, ma Albus si sedette sul letto con un sospiro “non conviene mai fare del sarcasmo con un Serpeverde… perderai in partenza” ribattè soltanto.
James emise un mezzo sorriso. Amaro proprio come si sentiva lui.
“Non mi divertono più le schermaglie sulle case”.
“Non mi hanno mai divertito” ribattè Albus e James si alzò a sedere “che vuoi, Al?” gli chiese.
Non aveva molta voglia di giocare e scherzare e si stupiva che l’avesse lui, data la giornata che ricorreva.
“E’ il primo settembre” disse soltanto.
James si lasciò ricadere sui cuscini “vattene, Al”.
Se Albus fosse rimasto male alle parole di James non lo diede a vedere.
“E’ il primo senza Lily” affermò, ma James rimase con gli occhi fissi al soffitto.
“Abbiamo la nostra tradizione” aggiunse.
“Senza di lei non ha senso… lo facevamo per lei” rispose finalmente.
“Lo facevamo anche per noi”.
James lo guardò come se volesse dirgli qualcosa, come se volesse negare ed arrabbiarsi, ma poi parve ripensarci.
“Sì, lo facevamo anche per noi… per sentirci una famiglia”.
Ma gli sembrò quasi che le sue parole fossero vuote.
James era sempre stato quello più forte di tutti loro. In tanti avrebbero potuto pensare a Lily dato che si era ripresa da una cosa come assistere all’omicidio dei genitori, ma Albus sapeva che James era quello più forte e coraggioso.
La roccia a cui tutti si erano appigliati per non affogare, ma adesso quella roccia si stava sgretolando.
La perdita della sorellina lo stava distruggendo, ma lui non poteva pensare di perdere anche lui.
“Quindi non lo siamo più? Era lei che teneva su la nostra famiglia?”
James vide le lacrime in quegli occhi verdi. In quegli occhi così uguali a quelli del loro padre.
Erano ormai entrambi padri e ne avevano passate tante, ma ogni volta che vedeva le lacrime negli occhi di suo fratello, il suo istinto di fratello maggiore si risvegliava.
“Certo che lo siamo” gli disse scendendo dal letto e appellando il pensatoio con la sua bacchetta.
Albus sorrise felice di aver smosso l’apatia che aveva invaso il fratello.
“Noi siamo una squadra, Al” gli disse e quando vide il suo sorriso si sentì più leggero.
“Sei un rompiscatole serpeverde, ma ormai mi devo accontentare” disse divertito.
“Non ti erano venute a noia le schermaglie tra case?” gli ricordò.
“Ci ho ripensato” gli disse bloccandogli la testa con un braccio e cominciando a frizionargli i capelli.
“Mi fai male, James” si lamentò, ma la sua voce era allegra e James lo lasciò solo per tenergli le mani sulle spalle “tra noi non ci saranno segreti” lo ammonì e Albus annuì.
 
Era stato lui a richiedere quella promessa. Era stato quando pensavano di essere rimasti gli unici Potter, quando pensavano che anche Lily fosse morta e che a causa di tutti i suoi segreti i NewMan l’avessero uccisa ed in parte era davvero così.
Lei era stata obliviata solo perché aspettava Bailey altrimenti sarebbe morta ed era tutto a causa dei segreti.
Quei segreti che aveva sempre avuto e che ora sembrava voler ricominciare ad avere.
Non poteva pensare che la sua vita sarebbe ricominciata come prima, la paura verso Lily e i suoi colpi di testa, adesso sarebbe stato diverso.
Lui e Albus dovevano fare squadra come si promisero allora.
 “Anzi no… qualcosa è successo” gli disse e lo vide assottigliare gli occhi “devo parlarti”.
Albus prese un respiro, sapeva che doveva essere qualcosa di importante, anche se non sapeva cosa.
“Parlami allora” gli disse sedendosi e James guardò per un ultimo secondo il fratello “Lily è tornata” gli confessò ed Albus aggrottò le sopracciglia “James, Lily è tornata da tre mesi” lo riprese, ma lo vide scuotere la testa.
“No, Al, non capisci… Lily, la vecchia Lily, nostra sorella, la testa calda, la casinista, quella che finiva al San Mungo ogni due giorni e soprattutto quella che aveva sempre, sempre, sempre in mente la vendetta…” s’interruppe facendogli assimilare ogni parola “è quella la Lily che è tornata”.
Albus sbatté le palpebre più volte. James poteva vedere come Albus aprisse e chiudesse la bocca, era come se potesse sentire tutte le rotelle del suo cervello al lavoro.
“Non è possibile, James” disse alla fine e lui sospirò “non so come ha fatto, ma ti giuro, Al, era di nuovo lei…”
“Come puoi dirlo?”
“Mi ha chiamato Jamie, mi ha abbracciato e accarezzato e soprattutto…” spostò lo sguardo nel punto dove prima aveva trovato Lily a piangere “soprattutto si è smaterializzata”.
“Magari gliel’ha insegnato Scorpius…”
“Sì e magari è resuscitato Silente… Albus, la Lily che è tornata da noi sa a malapena cinque incantesimi, Scorpius non le avrebbe mai insegnato la smaterializzazione con il rischio che si spaccasse…”
“Forse no” ammise Albus, ma aveva ancora l’incredulità nella voce “come ha fatto a guarire?” chiese, non avrebbe messo ancora in dubbio le parole del fratello.
“Non lo so, ma dobbiamo trovarla, Al”.
“Non ti ha detto dove è andata?”
“L’ha mai fatto?”
Albus sospirò scuotendo la testa “se è tornata se stessa sa difendersi benissimo” provò a rassicurare suo fratello e se stesso.
“Se è tornata se stessa sa chi c’è dietro all’omicidio di mamma e papà e se fosse andata di nuovo a riaffrontarli?” chiese “è sopravvissuta solo perché aspettava Bailey, ricordi?”
Albus strinse i pugni. Maledizione, era tornata se stessa da mezz’ora e già stava ricominciando a sentire quel cieco terrore che l’accompagnava sempre quando c’era di mezzo lei.
“Dobbiamo avvertire tutti… devo dirlo a Sc…”
“Mi ha chiesto di non dirlo a nessuno” lo interruppe James, ma Albus sbuffò “non esiste” si oppose.
“Se lei non è cambiata di una virgola, noi lo siamo… avvertiremo tutti e la troveremo e poi proveremo a instillare un po’ di cervello in quella testa bacata”.
“Ho promesso”.
“Se il tuo onore Grifondoro ti impedisce di fare la cosa più furba solo perché non è la più onesta, vorrà dire che ci penserà questo subdolo Serpeverde… vado da Scorpius, dovrebbe essere in ospedale”.
James avrebbe voluto fermarlo. Aveva rotto la promessa per lui, perché era Albus, perché era suo fratello. L’unica persona che aveva avuto e voluto vicino per tutti i trentaquattro anni della sua vita, ma non avrebbe tradito Lily con nessun altro.
Però Albus aveva ragione, Lily doveva cambiare e doveva imparare a farsi aiutare e se non aveva capito lei dove aveva sbagliato, avrebbero deciso loro per lei.
“Ti aspetto qua per dirlo agli altri” gli disse soltanto ed Albus sorrise smaterializzandosi.
***
 Quando era arrivata sua madre, Scorpius era andato via dall’ospedale, ma non si era smaterializzato dai Potter bensì a casa sua.
Voleva vedere Lily talmente tanto che sentiva le membra dolergli, ma doveva prendere qualche vestito o avrebbe dovuto chiedere ad Albus di prestargli qualcosa.
Si tolse le scarpe facendo forza prima con un piede e poi con l’altro e andò verso la cucina per prendere un bicchiere d’acqua.
Quando entrò in cucina sobbalzò, seduta al tavolo della cucina c’era Lily, ma non era possibile.
Era sicuro di aver messo le protezioni e lei non aveva né le chiavi, né sapeva togliere gli incantesimi. E poi come aveva fatto a sapere che lo avrebbe trovato lì?
“Come sei entrata?” le chiese.
Certo non sarebbe stata annoverata tra le domande più intelligenti, ma fu quella che gli sorse spontanea.
Lily si alzò in piedi con un sorriso “sotto la statua di Merlino, fuori dalla porta, come sempre” gli disse mostrandogli la chiave.
Scorpius sentì il cuore aumentargli i battiti. Come era possibile che avesse ricordato dove teneva la chiave di scorta?
“Dopo dodici anni forse dovresti cambiare abitudine” lo rimproverò scherzosa, avanzando verso di lui, ma Scorpius non sorrise era troppo occupato a tenere sotto controllo il battito del suo cuore.
Che fosse un NewMan sotto polisucco? Eppure lo sguardo che aveva in quel momento…
“Per Godric, Scorp, hai sempre la capacità di guardarmi come se fossi la cosa più bella dell’universo” gli disse con voce emozionata, avvicinandosi ancora di qualche passo.
Il cuore di Scorpius esplose definitivamente. Era come se tutto quello che era riuscito a tenere a freno fino a quel momento avesse avuto il via libera.
Eliminò la distanza tra loro in due passi e la prese tra le braccia senza neanche dire niente.
Aveva capito. Non sapeva come aveva fatto, ma in quel momento non gli interessava, l’unica cosa che gli importava era che Lily era tornata.
Le prese le guance e la portò a sé baciandola con una passione che non aveva osato usare fino a quel momento per non spaventarla.
Fino a quella mattina era quasi come se fossero ai primi appuntamenti, ora no.
Scese a baciarle il collo, le sue labbra una scia bollente sulla pelle di Lily e contemporaneamente le mani scesero ai suoi fianchi per sollevarla e lasciare che si allacciasse al suo busto.
“Te non hai idea” mormorò senza smettere di baciarla in ogni angolo del suo viso, del suo collo.
“Scorp” lo chiamò in un gemito e lui si accorse quanto le era mancato sentirla chiamarlo con il suo nomignolo.
“Dillo ancora, Lily, dillo di nuovo” la pregò sulle labbra.
“Ti amo, Scorpius Hyperion Malfoy” disse lei con un sorriso furbo.
Scorpius per un attimo sentì come se avesse potuto deflagrare come una bomba, un’ esplosione nucleare, ma fatta di amore e passione.
Lily gli aveva detto di amarlo solo un’altra volta nella sua vita ed il fatto che lo avesse appena pronunciato usando il suo nome completo gli aveva dato quella piccola parte di certezza che ancora mancava.
La poggiò sul letto, la vide provare a parlare, a staccarsi da lui, sicuramente voleva spiegargli ed anche lui voleva sapere, ma non ora.
Adesso il loro cuore e la loro passione avevano la precedenza.
Avrebbe voluto far l’amore con lei, lentamente, assaporando ogni bacio, ogni movimento, osannando ogni secondo il fatto che si fossero ritrovati, ma non ce la faceva.
Non ce la facevano nessuno dei due, era troppo l’urgenza di toccarsi, di baciarsi, di sentirsi completi.
Avevano fatto l’amore due volte da quando Lily era tornata, ma questa era come se fosse la prima, perché adesso Lily era davvero tornata.
Fecero l’amore con urgenza e con foga, come se non riuscissero a staccarsi e se il loro corpo non riuscisse a smettere di toccare l’altro.
Quando riuscirono di nuovo a respirare Lily si lasciò cadere sul letto.
“Come hai fatto?” le chiese Scorpius ancora ansante “Lorcan” rispose solo Lily e lui annuì baciandole la testa.
Avrebbe dovuto immaginare che il loro amico alchimista non se ne sarebbe stato con le mani in mano. Li aveva visti confabulare tante volte.
“Lo sa nessuno?” le chiese ancora passandole un dito sulla pelle.
Salazar non sarebbe mai riuscito a smettere di toccarla.
“Solo James… ero con lui quando mi è tornata la memoria”.
“Dobbiamo dirlo ad Albus” disse pensando a come avrebbe reagito il suo migliore amico.
Aveva sentito così tanto la mancanza della sorella.
“Sicuramente” assentì Lily “ma dopo” affermò e gli stampò un bacio sulle labbra alzandosi in piedi incurante della sua nudità.
Scorpius sorrise fino a quella mattina non l’avrebbe mai fatto. Avevano fatto l’amore, ma non aveva la confidenza necessaria per farlo.
“Ho ricordato tutto e devo raccontarti tante cose” disse e lo stava guardando in un modo che Scorpius sentì il sangue bollirgli nelle vene.
Era lo sguardo di Lily.
Sorrise “sono davvero felice di sentirlo” le disse e Lily sorrise a sua volta “bè, non avere aspettative troppe alte… non mi hanno trapiantato il cervello” scherzò continuando a vestirsi.
“Però per iniziare vorrei che venissi subito con me…”
“Aspettavo da dodici anni di sentirtelo dire” disse e si alzò in piedi per vestirsi.
“Non vuoi sapere dove ti porto?” gli chiese agganciandosi il bottone dei Jeans.
Lui era ancora a petto nudo, ma si avvicinò a lei e le prese di nuovo il viso tra le mani “ti ho appena ritrovato non ti lascerei andare neanche se mi dicessi che mi stai per portare all’inferno, per cui portami dove vuoi, Lily Luna Potter” le disse baciandola.
Lei sentì il cuore aumentarle di nuovo i battiti “Merlino, Scorp, devi lasciarmi o non andremo da nessuna parte ed io voglio porre fine a questa guerra…”
“Progetti ambiziosi” scherzò lui.
“Ho aspettato dodici anni” ribattè soltanto, poi prese la bacchetta e gli diede la mano prima di smaterializzarsi.

COMMENTO: LO SO NON CI CREDERETE… QUESTA STORIA E’ STATA PIU’ DI DUE ANNI FERMA E POI AGGIORNAMENTO VELOCISSIMA, MA COME DICO SEMPRE QUESTI DUE SI SCRIVONO DA SOLI…IO NON C’ENTRO ;) SO CHE LILY HA RITROVATO LA MEMORIA E DOVREBBE PENSARE ALLA VENDETTA, MA HA APPENA RITROVATO ANCHE L’AMORE DELLA SUA VITA ED IO AVREI REAGITO COSì ;) TRA L’ALTRO COME AVETE NOTATO E’ UNA LILY UN PO’ DIVERSA ANCHE SE NON DEL TUTTO COME NOTERETE PIU’ AVANTI, PERO’ E’ PIU’ MATURA ED HA AVUTO TANTE ESPERIENZE DI VITA PER CUI NON POTEVA ESSERE LA SOLITA ED INFATTI SI E’ APERTA CON SCORPIUS…FINO A CHE PUNTO SECONDO VOI? SPERO CHE IL CAPITOLO VI SIA PIACIUTO… PER UNA VOLTA NON E’ DISPIACIUTO NEANCHE A ME :D RINGRAZIO TANTISSIMO LE RAGAZZE CHE NON MI HANNO ABBANDONATO E CHE ADORO TANTISSIMO PERCHE’ SONO STATE LA MIA BENZINA!! QUINDI GRAZIE A ICEPRINCESS / ARYELLE / DREAMER IMPERFECT / GIALY 66 / MERYKARA E ERIKA160701!! GRAZIE DI CUORE A TUTTE!! SPERO CONTINUIATE A FARMI SAPERE!! INOLTRE RINGRAZIO CHI MI HA AGGIUNTO ALLE PREFERITE /SEGUITE E RICORDATE!! ED ANCHE CHI MI LEGGE SOLTANTO!! UN BACIONE!!

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Capitolo 44
*** 44 CAPITOLO ***


Bailey non era mai stato un tipo ansioso, ma questa storia dei NewMan lo stavano facendo diventare proprio così.
Forse non erano neanche solo i NewMan ma Sarah e Sammy che lo mandavano fuori di testa.
Erano entrambe paranoiche, vedevano complotti ovunque.
L’ultima loro novità era che Flint e Zabini si fossero alleati con i NewMan. Bailey non capiva molto delle dinamiche di questa guerra, ma di una cosa era sicuro, non erano tipi da arruolare ragazzini.
Flint e Zabini erano semplicemente due idioti.
Entrò in infermeria e vide Simone intenta a bere qualcosa, da quella distanza gli sembrava quasi che la mano le tremasse, ma quando si avvicinò pensò di esserselo immaginato.
Come da previsione stava diventando paranoico come loro.
“Sei venuto per la pozione?” gli chiese e Bailey annuì “quante ne devo prendere ancora?” le chiese prendendo la boccetta dalle sue mani.
Simone piegò leggermente la testa “stai meglio?”
“Decisamente” rispose lui battendo la gamba e mostrandole che ormai non gli dava più alcun dolore.
“Bene, allora direi che finita la settimana possiamo smettere”.
“Finita la settimana? Ma oggi è martedì” si oppose Bailey.
Simone scrollò le spalle “e se bevi subito ne avrai una in meno da prendere”.
Bailey sospirò, guardò per un attimo quel disgustoso liquido bluastro e poi lo bevve tutto un fiato.
“Neanche all’ospedale ho preso così tante pozioni” si lamentò.
“Altre quattro” lo rassicurò “altre quattro e saluterai questa infermeria”.
Bailey sospirò ma sorrise ugualmente e con un cenno della mano uscì.
Fece in tempo giusto a girare l’angolo prima che una mano lo afferrasse da dietro.
Si voltò sguainando la bacchetta, se fossero stati quegli idioti di Flint e Zabini questa volta l’avrebbero pagata cara.
Invece quando si voltò e vide chi l’aveva fermato capì che si era decisamente sbagliato.
Davanti a sé aveva Ella e in quel momento lo stava guardando con un misto di divertimento e severità.
“Sai che potrei toglierti dei punti per voler attaccare un tuo compagno di scuola?” disse picchiettandosi la spilla da Prefetto che aveva sul maglione “ma non lo farò” aggiunse prima che lui potesse protestare “perché sono davvero felice di vedere che hai capito come funziona a scuola” concluse con un sorriso e Bailey la guardò.
Gli sorrideva e scherzava con lui mentre solitamente Ella si limitava a guardarlo come se fosse poco più di una pulce e quasi non gli rivolgeva parola.
“Cosa vuoi?” le chiese sospettoso ed Ella scrollò le spalle “un semplice favore” gli rispose e lui aggrottò leggermente le sopracciglia bionde.
Lei sorrise di nuovo scuotendo la testa “non è da me che ti devi difendere” gli disse portandosi le mani al collo e sganciandosi la collana “tua cugina è la mia migliore amica ed io non ti farei mai del male” chiarì.
Bailey guardò la collana che adesso lei gli stava tendendo, la pietra aveva una consistenza particolare, sembrava quasi che le venature si muovessero dentro di essa.
“Prendila” gli disse Ella e Bailey la guardò, ma non la prese “perché?” le chiese.
Voleva forse fargli qualche scherzo?
“Ti ho detto…”
“Lo so cosa hai detto, ma guarda un po’? ho imparato a non fidarmi di voi Serpeverde… per colpa di due tuoi compagni sto ancora prendendo delle schifose pozioni”.
La vide aggrottare le sopracciglia, ma non gli disse niente limitandosi a sospirare.
“Per favore, prendila. Ti assicuro che non ti sto facendo nessuno scherzo”.
Bailey incrociò le braccia “Perché?” ripetè ed Ella alzò gli occhi al cielo “sei davvero fastidioso, ma sei furbo te ne rendo atto” gli rispose “diciamo solo che questa collana ha delle strane reazioni quando mi tocchi e voglio vedere se davvero dipende da lei” gli spiegò.
Bailey pensò che quella spiegazione era talmente strana che poteva essere vera e finalmente prese la collana che lei gli offriva.
Appena la toccò questa si illuminò e cominciò a scaldarsi nella sua mano. Era quasi come se all’improvviso fosse diventata viva.
“Che succede?” le chiese senza alzare gli occhi dalla collana e dalle sue venature che ora si stavano muovendo senza sosta formando una sorta di liquido, ma con una consistenza che non sembrava liquida.
“Vorrei saperlo” gli rispose e poi scosse la testa incredula “bene” convenne “adesso puoi ridarmela” gli disse e fece per riprenderla, ma quando le loro mani si toccarono lasciando la collana al centro si sentirono entrambi risucchiare e improvvisamente tutto scomparve attorno a loro.
Appena la loro visione si schiarì videro che attorno a loro non vi erano più le mura di Hogwarts, erano dentro una cucina e Bailey non l’aveva mai vista.
Capì che era un ricordo perché ai suoi occhi era tutto leggermente sfocato come nel ricordo che gli aveva mostrato Harry su suo padre.
“Dove siamo?” chiese alzando gli occhi su Ella “non ne ho idea” rispose lei “ma dev’essere un tuo ricordo… era nella tua collana” affermò Bailey.
Ella lo guardò e nei suoi occhi potè vedere tutta la confusione che provava in quel momento.
Non fece in tempo a dire niente però che all’improvviso una bambina entrò in cucina saltellando e cantando.
“Quella…”
Ella guardò quei capelli castani e quegli occhi verdi e vivaci.
“Sì, sono io” disse soltanto, ma quello la rendeva ancora più confusa, ma se era lei come mai non ricordava niente di quel posto?
Sembrava avere tre o quattro anni, anche solo un ricordo avrebbe dovuto averlo.
Le sue domande vennero messe a tacere appena vide chi stava entrando dietro di lei.
Lo shock si impossessò di lei mentre vedeva entrare una donna con i suoi stessi occhi. Non poteva sbagliarsi, gli occhi avevano la stessa forma e lo stesso colore ed anche la forma del viso era la stessa… che potesse essere…
“Sembra tua madre” disse Bailey in un sussurro ed Ella non potè che concordare con lui.
Sembrava sua madre, ma non poteva essere. I suoi padri le avevano sempre detto che lei non aveva mai conosciuto sua madre.
Quindi, sembrava sua madre, ma non poteva essere lei oppure avrebbe voluto dire che loro le avevano mentito.
***
I piedi di Scorpius si poggiarono sul terreno e lui si guardò subito intorno: erano in un bosco e almeno all’apparenza non gli pareva di conoscerlo.
“Dove siamo?” chiese guardando Lily.
Lei gli lasciò la mano e si portò nervosamente un ciuffo di capelli rossi dietro l’orecchio.
“Lontano” rispose evasiva e lui strinse gli occhi “hai già cambiato idea?” le chiese e Lily sospirò.
“Credo di no…” sospirò, allontanandosi di qualche passo da lui e vide i suoi occhi incupirsi “no. Sicuramente no” chiarì “però…” s’interruppe, ma Scorpius non disse niente e lei lo guardò mordendosi nervosamente il labbro inferiore.
“Ho fatto tante cose, Scorp” gli confessò “lo so” rispose lui e Lily scosse il capo “no, non lo sai” ribattè.
“Tu non ti rendi conto di cosa sono arrivata a fare per la mia vendetta ed ora stai per scoprirne una ed io…” abbassò gli occhi per un secondo, ma li rialzò subito fissando quelli di Scorpius con ancora più forza come se si fosse pentita di quell’attimo di cedimento.
“Io ho bisogno di sapere che tu mi amerai ancora…”
Scorpius inarcò le sopracciglia. Non riusciva a credere a quello che Lily stava dicendo.
Per un attimo gli sembrò di essere tornato indietro nel tempo.
 
Lily scavalcò la finestra ed entrò dentro la stanza buia.
Era ormai abituata a tornare nel cuore della notte di nascosto.
A volte si sentiva persino in colpa, ormai aveva quasi vent’anni e non era più una ragazzina capricciosa e arrabbiata con il mondo.
Però sapeva che non poteva fare diversamente, nessuno l’avrebbe capita, nessuno avrebbe potuto comprendere quello che faceva.
Posò il piede sul pavimento della camera e magicamente la luce si accese mostrando Scorpius appoggiato alla porta della sua camera.
Sembrava star comodo in quella posizione e Lily si chiese da quanto fosse lì.
“Hai fatto una giratina?” le chiese. Il suo tono era freddo, ma come al solito la sua rabbia sembrava essere calcolata.
Scorpius era l’unica persona che Lily conoscesse e che sembrava riuscire a dosare la rabbia.
Era come se riuscisse a tenere legata tutta quella che sarebbe stata eccessiva.
“Sei qui per controllarmi?” chiese Lily di rimando e si scosse i jeans dalla polvere.
Lui ne seguì il movimento e si spostò dalla porta “pensi che smetterai mai di rispondere ad una domanda con una domanda?”
Lily si tolse la felpa gettandola distrattamente sulla poltrona “e tu smetterai mai di farti i fatti miei?”  chiese di nuovo.
Scorpius piegò leggermente la testa “non ti capisco, Lily” le disse e prima che lei potesse ribattere riprese subito “a volte penso che tu sia la persona più immatura e viziata che conosco, ma poi fai cose come quella che hai fatto per tuo fratello e tua cugina e capisco che la tua è solo apparenza”.
Lily si sedette sul letto cominciando a togliersi le scarpe come se non le interessasse minimamente quello che stava dicendo e Scorpius sospirò “perché lo fai?”
Lily alzò il viso con ancora la scarpa in mano “c’è bisogno che ti risponda?” chiese e i suoi occhi sembravano ardere di rabbia.
Si alzò in piedi prendendo le scarpe per metterle nella scarpiera, ma si fermò davanti a lui “e poi se mi consideri tanto immatura e viziata forse dovresti smettere di venire a letto con me” lo provocò prima di voltarsi.
Lui però non glielo permise e le prese il braccio facendola voltare verso di lui “non giocare con me, Lily” l’ammonì.
Lily guardò la mano di Scorpius attorno al suo braccio e poi tornò a guardare i suoi occhi, quegli occhi che erano come calamite per lei.
“Non vorresti davvero sapere” gli disse.
“Certo che lo voglio e lo sai” le prese il viso tra le mani “non so cosa darei per poterti aiutare, perché tu capisca che non sei sola”.
Lily scosse il viso sentendosi quasi spogliata dai suoi occhi e si allontanò da lui.
Non riusciva a stargli così vicino, non quando come in quel momento avrebbe voluto dirgli tutto.
“Lily” la chiamò lui ed era un sussurro nel silenzio di quella notte.
Lei si lasciò di nuovo cadere sul letto, le scarpe che ciondolavano nella sua mano.
“Lily, lascia che…”
“Tu non hai idea di quante cose ho dovuto fare, probabilmente non mi ameresti alla stessa maniera…” alzò gli occhi su di lui e Scorpius vide che erano pieni di lacrime.
Con un passo la raggiunse e si chinò fino ad avere il suo viso davanti al proprio.
“Mai” le disse “non osare mai mettere in dubbio quello che provo io” continuò e Lily poteva notare la rabbia che gli faceva serrare la mascella, era come se stesse cercando di uscire, come se questa volta tenerla racchiusa dentro di sé gli riuscisse difficile.
“Se tu sei confusa e arrabbiata e altre mille cose non pensare che lo sia anche io” concluse con gli occhi che erano così duri e rabbiosi da sembrare più scuri, poi si alzò e se ne andò senza dirle altro.
 
Fece un passo verso di lei e poi un alto fino ad annullare la distanza che Lily aveva messo tra loro.
“Hai bisogno davvero di chiedermelo, Lily?” le chiese e lei sospirò “sono cose davvero orribili” si giustificò.
Scorpius inarcò le sopracciglia bionde.
Da una parte gli sembrava incredibile che Lily avesse potuto fare delle cose realmente orribili, ma dall’altra gli sembrava credibilissimo. Sapeva che era impossibile pensare entrambe le cose, ma era così.
“Prometto che cercherò di capirti” le disse cercando di comunicarle con gli occhi la sua sincerità “prometto che qualsiasi cosa sia sarò prima di tutto dalla tua parte e…”
Lily non lo fece finire e con uno slancio gli passò le braccia attorno al collo e posò le labbra sulle sue con passione e con bisogno.
Scorpius non si fece pregare e rispose al suo bacio. Le passò le mani attorno alla vita e l’attirò a sé sentendo di nuovo un bisogno fisico di lei.
“Non mi hai lasciato finire” scherzò staccandosi appena dalle sue labbra “non mi sembrava ti dispiacesse” rispose Lily stando allo scherzo.
Scorpius le accarezzò una guancia “non sono perfetto, Lily e non so che cosa tu abbia fatto… ti ho promesso che sarò dalla tua parte e non mentivo perché non riuscirei a smettere di amarti, ma non so come saranno le mie reazioni…”
Lei gli mise un dito sopra le labbra “non dire più niente, per favore” lo pregò “mi basta sapere che mi amerai ancora, tutto il resto potrò gestirlo” gli disse allontanandosi da lui e Scorpius sorrise.
Sentirla dire quanto desiderava che lui l’amasse era una tale novità per lui che era abituato alla Lily sprezzante che non aveva bisogno dell’amore di nessuno per paura di soffrire di nuovo.
“Perché quel viso stupito?” gli chiese infatti lei.
“A volte non sono sicuro che tu abbia recuperato la memoria” rispose e la vide aggrottare le sopracciglia confusa“Lily, non so se ti ricordi, ma hai sempre avuto paura ad ammettere che amavi le persone perché questo poteva renderti debole e scoperta” le spiegò.
Lily annuì ormai ricordava com’era stata e sapeva che quella era stata una delle cose che più aveva trasmesso agli altri. Il suo non amare era noto a tutti, anche quel NewMan l’aveva detto quando aveva rapito Bailey, peccato che in pochi sapessero che la sua era solo paura.
Paura di ammetterlo come aveva appena detto Scorpius.
“Te l’ho detto… sono cambiata” gli disse e tirò fuori una pergamena dalla tasca.
Scorpius la guardò, non l’aveva mai vista eppure sembrava piuttosto vecchia, stava per chiedere cosa fosse quando vide Lily batterci due volte con la bacchetta e poi dire: “Subito. Dove sempre” e quindi capì che era una specie di messaggio.
“Chi hai chiamato?” chiese Scorpius. Aveva creduto che fossero lì perché volesse mostrargli qualcosa, ma non aveva pensato che fosse qualcuno.
“Ho un voto infrangibile che mi lega a lui, non posso dire niente, non posso mostrarlo, non posso guidarti da lui, ma tu hai già capito chi è” gli disse e Scorpius guardò quegli occhi castani così decisi “dillo prima che arrivi qua o morirò… dimmi che hai capito chi ho chiamato…”
“Nott” la interruppe lui con urgenza.
Era ancora una stupida incosciente e se lui non fosse stato sicuro? Aveva fatto due più due dopo gli ultimi avvenimenti, ma se lui avesse titubato?
“Micheal Nott” ripetè per essere sicuro e la vide sorridere “ero sicura che avresti capito dopo l’altro giorno” gli disse, ma lui non rispose al sorriso era troppo impegnato a tenere la rabbia sotto controllo “collabori davvero con un NewMan?” le chiese stupito “ti fidi di un NewMan quando hai sempre detto…”
“Lui è diverso” lo interruppe e Scorpius strinse i pugni così forte che sentì le nocche protestare, ma non fece in tempo a dire niente che il crack di una materializzazione lo fece zittire.
Guardò gli occhi nocciola dell’uomo davanti a lui. Micheal Nott era arrivato.
“Lui che ci fa?” chiese “perché sei viva se mi hai tradito?” chiese ancora senza una particolare inflessione della voce.
“Forse dovrei dire piacere di rivederti ma tecnicamente ci siamo visti qualche giorno fa” scherzò Lily.
“Perché sei viva se mi hai tradito?” ripetè lui e Scorpius dovette tenere a bada la rabbia per non saltargli al collo per quello che aveva appena chiesto.
“Non ti ho tradito, l’ha capito dopo le tue genialate per cercare di contattarmi”.
“Quindi sei davvero di nuovo tu?” chiese Mike, quando aveva visto il suo messaggio quasi non poteva crederci.
Lily si limitò ad annuire e lui la guardò con rabbia. Adesso che era di nuovo lei poteva dirgli dove era sua figlia e come trovarla.
“Come hai fatto?”
Lily scosse la testa “non ha importanza… quello che importa è che adesso è il momento di concludere i giochi. Dimmi dov’è Gabrielle”.
Mike emise un mezzo sorriso “e quindi adesso ricordi tutto e anche di più, vero? E sei già tornata a fidarti del tuo eterno amore?”
Scorpius fece un passo in avanti, ma Lily gli mise una mano sul ventre per fermarlo.
“Oh, non c’è problema, Potter… io e il tuo compagno qua ci siamo scontrati tante di quelle volte negli anni in cui ti pensava morta…” fissò Scorpius negli occhi “quanto brucia il fatto che io sapessi che era viva e perduta e non…”
Lily stavolta faticò a tener fermo Scorpius e si dovette frapporre tra i due prima che la cosa degenerasse.
“Non provocarmi” disse Scorpius, le mani chiuse in due pugni stretti.
“Non vi ho portati qua per farvi litigare come due adolescenti in calore” si arrabbiò Lily “devi dirmi davvero dove si trova Gabrielle” gli ordinò e lui abbassò finalmente gli occhi su di lei.
“E tu che ne dici di parlarmi di mia figlia?”
Lily spalancò le labbra, ma si riprese subito, non doveva capire quanto l’avesse stupita.
“Non so di cosa stai parlando” rispose facendo un passo indietro, ma lui non glielo permise e l’afferrò per un polso.
Lily non fece neanche in tempo a protestare che Scorpius l’aggirò e con una spinta lo allontanò da lei.
“Non osare toccarla” disse rabbioso e Mike lo guardò con altrettanta rabbia prima di sorridere.
“L’hai portato per questo? Hai paura di me?”
Lily strinse gli occhi “ti sembra che l’abbia mai avuta?” chiese a sua volta.
Mike soffiò con il naso. Adesso la cosa più importante era trovare sua figlia.
“So che tu sai dov’è, come hai sempre saputo tutto, Molly non può non averti coinvolta…”
“Molly?” sussurrò Scorpius e Lily gli lanciò un’occhiata e lo vide con gli occhi spalancati, lo stupore nel suo volto riusciva a trasparire anche dal suo volto solitamente freddo e controllato.
“Scorp…”
“Non parlare con lui, parla con me!” le urlò Mike e Lily vide dal suo volto che era davvero fuori di sé.
Per un attimo fu incerta se continuare a negare poi decise che era meglio smuoversi da questa situazione di impasse e l’unico modo era dirgli la verità, tanto la piccola Leon era ad Hogwarts e non c’era luogo più sicuro di quello.
“Come l’hai saputo?” gli chiese. Era stupita, credeva di essere riuscita a tenerlo nascosto a tutti.
“Allora è vero” lo vide stringere i pugni con rabbia e si limitò ad annuire “e dov’è?”
“Non posso dirtelo” rispose perentoria.
“Non ci pensare neanche”.
“L’ho promesso a lei”.
Mike sentì il cuore fargli male, Molly non si era fidata di lui, aveva confidato a sua cugina che aspettava una figlia e non gli aveva detto niente.
“Mi hai nascosto mia figlia” disse freddo “mi hai impedito di vederla crescere, di conoscerla…” la rabbia nella voce di Mike cresceva ad ogni parola e Scorpius si avvicinò ancora di più a Lily.
Non voleva intervenire perché sapeva quanto Lily odiasse mostrarsi debole, ma non voleva rischiare che lui reagisse contro di lei.
In fondo anche lui era un padre a cui avevano nascosto un figlio e sapeva quanta rabbia si poteva provare.
“Aiutami a finire la guerra e la rivedrai” disse Lily.
“Non osare giocare con me” le disse facendo un passo in avanti, lo sguardo era così pieno di collera che Lily sentì una goccia di sudore percorrerle la schiena, ma non si mosse e cercò di concentrarsi sulla mano di Scorpius che sfiorava la sua.
 “Mi hai già nascosto Molly per anni, non mi nasconderai anche mia figlia”.
Lily strinse i pugni. Non si sarebbe presa colpe non sue.
“Tu hai attirato tutto su di te, non io. Tu non sei riuscito ad opporti al tuo destino e poi perché diavolo quando non c’ero io non hai iniziato a collaborare con qualcun altro? Ora sarebbe tutto finito…”
“Non ti fidavi tu e avrei dovuto farlo io?” la interruppe “ed ora dimmi dov’è mia figlia”.
“Dove pensi che sia, genio… ha sedici anni…”
“Hogwarts”.
“Già, Hogwarts e non c’è posto più sicuro al mondo…”
“Non in questo momento” la interruppe di nuovo “Gabrielle è ad Hogwarts” le rivelò.
Lily inspirò bruscamente e si portò le mani alle labbra “Bailey” sussurrò e guardò Scorpius dove vide lo stesso sguardo pieno di terrore.
Il loro bambino non poteva essere di nuovo in pericolo.
“Non gli succederà niente” la tranquillizzò e Lily cercò di appigliarsi a quegli occhi argentei che per lei erano sempre stati la sicurezza “loro” disse Scorpius indicando Mike “non attacano i Malfoy, il loro capo non gradirebbe, ricordi?”
“Gabrielle non è molto d’accordo con quest’ordine… chi pensi abbia scagliato l’ardemonio… nessuno sapeva dov’era il quartier generale…” s’interruppe fissando Scorpius negli occhi “e invece chi pensi abbia mandato il biglietto all’ospedale?”
Scorpius cominciò a collegare le cose.
Inizialmente non era riuscito a stare al passo con loro, ma adesso aveva capito Gabrielle Delacour era la spia ed era la responsabile del tentato omicidio di suo padre e di Hermione.
“Dobbiamo andare” disse lui e Lily annuì prima di riportare lo sguardo su Mike.
“Non ti ho mai mentito e non inizierò adesso… ti spiegherò tutto, ma devi continuare ad aiutarmi”.
Mike la guardò attentamente “stavolta non farti obliviare od uccidere ed io ti aiuterò” le disse soltanto e Lily annuì prima di sparire insieme a Scorpius.
***
Lily si materializzò nel salotto di casa e la prima cosa che notò fu lo sguardo pieno di colpa di James.
Conosceva quegli occhi da così tanto tempo che ormai sapeva leggerli come se fossero un qualsiasi libro.
“Godric, James, pensavo avresti resistito almeno mezza giornata” disse alzando gli occhi al cielo e poi si decise a spostare gli occhi su gli altri occupanti della stanza.
Albus, Alice e Dominique erano in quel momento gli unici occupanti della stanza e la stavano guardando come se fosse stata un qualcosa da analizzare.
Probabilmente non erano sicuri che James avesse capito cosa era successo.
Sospirò “sì, sono di nuovo io e non abbiamo tempo perché…”
Lily non riuscì neanche a finire la frase che si ritrovò travolta e la sua visuale fu offuscata da una massa di capelli mori.
Alice la stava abbracciando con una tale intensità che Lily rischiò più volte di perdere l’equilibrio.
“Mi sei mancata, Lils” le disse l’amica e Lily la strinse più forte “anche te, Alys” le sussurrò in risposta.
Quando Alice si separò da lei fu il turno di Dominique che l’abbracciò e poi le tirò un pugno in un braccio “sei sempre la solita egoista” la rimproverò, ma Lily le vide il sorriso sulle labbra “prima sembri morta e poi non lo sei più, poi sembri una piccola ragazza indifesa e senza memoria e ora non lo sei più… pensi sempre a te stessa”.
L’aveva rimproverata così tante volte quando era davvero una ragazzina egoista che Lily non aveva dubbi che questa volta non fosse vero e che semplicemente fosse il suo modo di dirle quanto le era mancata.
Lily sorrise e scosse le spalle “mi sei mancata anche te, Dom” le disse soltanto e la cognata le sorrise così sinceramente che i suoi occhi brillarono.
Poi Lily spostò gli occhi su Albus e lo vide in piedi che la fissava con le lacrime agli occhi, ma non aveva mosso un solo passo verso di lei.
“Al…”
“Sei davvero tornata” disse così piano che Lily non riuscì a capire se fosse una domanda e per sicurezza annuì.
Albus sarebbe voluto andare da lei ed abbracciarla, ma in quel momento non riusciva a pensare, la sua testa era in confusione, riusciva solo a pensare a quel giorno.
 
Lily era sul suo letto, era distesa e guardava semplicemente il soffitto e Albus si sentì quasi riportato indietro nel tempo a quando era una bambina traumatizzata che aveva chiuso tutti fuori.
“Stai bene?” le chiese preoccupato e Lily spostò gli occhi per guardarlo “sto bene” rispose e poi si riconcentrò sul soffitto come se quello fosse la cosa più interessante del mondo.
“Non si direbbe” le disse lui sedendosi sul letto.
“Alice mi ha detto come chiamerete il bambino” disse soltanto Lily e Albus sentì il cuore saltargli un battito.
Era da tempo che avevano deciso, praticamente da subito, appena avevano saputo che si trattava di un maschietto e ormai lo sapevano quasi tutti, ma non Lily.
Aveva avuto paura di dirglielo e adesso capiva che aveva ragione.
“Lily…”
“Come puoi farlo, Al” lo interruppe e Albus cercò di non restare ferito dal tono di accusa di sua sorella.
“Non puoi chiamarlo Harry” disse in un misto di rabbia e disperazione.
“A dir la verità posso e lo farò” si oppose Albus.
Lily spostò di nuovo gli occhi su di lui e lo guardò piena di rabbia “non può esserci un altro Harry Potter”.
“Lily” la riprese “James ha chiamato sua figlia Ginny”.
“Non è la stessa cosa” ribattè tornando a guardare il soffitto “la figlia di James è Ginny Potter e non Ginny Weasley, tuo figlio sarà Harry Potter” spiegò e Albus sospirò “dovresti esserne felice”.
Lily scosse la testa “non lo sarò mai e non riuscirò mai ad accettarlo fino in fondo”.
“Non spetta a te, Lily” si oppose Albus alzando la voce.
Adesso si stava arrabbiando.
“Ti ho sempre capito e appoggiato… ti ho sempre difeso con tutti, dando a tutti degli stupidi e degli egoisti per non capire come stavi e cosa stessi passando, ma non adesso” i suoi occhi verdi erano come un prato invernale in quel momento, sembravano scuri e cupi “ questo è il mio bambino e non il tuo e dovrebbe essere un momento felice per me ed Alice…tu dovresti essere felice per noi e invece tu… tu continui a pensare a te e a quello che provi tu verso il nome di tuo nipote” la guardò piena di rabbia.
“E’ semplicemente assurdo” disse alzandosi “devi far pace con te stessa, Lily o questa volta non venire a cercarmi” concluse e Lily gli lesse negli occhi la determinazione.
Lo guardò con le lacrime che fluttuavano nei suoi occhi castani “e se dovesse avere i tuoi occhi?” gli chiese “i suoi occhi?”
La sua voce era quasi un sussurro e Albus potè notare che era quasi terrorizzata.
Era terrorizzata all’idea di dover chiamare suo nipote Harry e vedere gli occhi del loro padre nel suo volto.
“E’ quello che mi auguro” disse soltanto Albus e uscì dalla stanza.
 
Passò un mese da quel giorno e finalmente Harry vide la luce, ma Lily non tornò da Albus, non si scusò e non lo cercò.
Giocava e amava suo nipote, ma lo chiamava sempre cucciolo o piccolino, mai con il suo nome di battesimo, parlava con Alice e scherzava come sempre, mentre con Albus non era più riuscita a tornare ad  avere il rapporto di prima.
E poi quando Harry aveva poco più di due mesi lei scomparve nel nulla e quando tornò non sapeva più cosa significasse il nome di suo nipote e non poteva capire che Harry alla fine aveva davvero gli occhi del nonno ed Albus non aveva avuto il coraggio di dirle niente.
Neanche quando lei gli aveva chiesto di mostrarle una loro litigata, in fondo quella era stata una rottura che sarebbe stato impossibile spiegare ad una ragazza che non sapeva niente di se stessa.
Ed ora? Ora che era di nuovo lei? Cosa sarebbe successo?
Lily lo guardò ed Albus avrebbe voluto poterle leggere dentro come era sempre riuscito a fare Scorpius e invece per lui non era così semplice capire quello che le passava per la testa.
“Scusa” disse solo Lily e Albus capì che stava ripensando allo stesso momento a cui stava pensando lui.
“Scusami, Al” ripetè facendo un passo verso di lui “io ero…” scosse la testa e fece un altro passo verso di lui “ero solo…” si interruppe di nuovo e alzò gli occhi al cielo come se stesse cercando le parole, ma Albus era sicuro che lo facesse per impedire alle lacrime di scendere “ero una stupida ragazzina arrabbiata” gli disse e si fermò come se aspettasse un qualsiasi suo gesto.
Albus si sentì gli occhi di tutti addosso e avrebbe voluto che fossero soli.
Sapeva che tutti all’epoca avevano capito cosa fosse successo e che ne erano stati fuori per rispetto di entrambi, ma lui non ne aveva mai parlato apertamente, non lo aveva fatto con Alice, né con Scorpius e neanche con suo fratello.
Aveva solo cercato di non soccombere alla colpa del sapere che l’ultima cosa che lui e Lily si erano davvero detti erano state parole di rancore.
“Albus…”
Lui la interruppe alzando una mano “se mi chiedi di nuovo scusa potrei pensare che non sia davvero tu” le disse emozionato, poi sorrise e la prese tra le braccia.
Quando Lily vide il volto di Albus aprirsi in un sorriso sentì il suo cuore ricominciare a battere e quando la prese tra le braccia sentì come se i polmoni ricominciassero a immagazzinare ossigeno.
“Salazar, Lily, tu non hai idea di quanto abbia sognato questo momento” le disse tra i capelli “speravo di poterti abbracciare di nuovo” continuò e Lily avrebbe voluto dirgli che tecnicamente l’aveva già abbracciata mesi prima, ma sentiva che se avesse provato a parlare probabilmente non sarebbe riuscita a fermare le lacrime per cui rimase in silenzio, il viso affondato nel petto del fratello a respirare il suo profumo, il profumo dolce di Albus.
“Lily” la voce di Scorpius la riportò alla realtà e lei si staccò di colpo dal fratello.
Aveva perso tempo? Merda era una tale stupida. La Lily del passato era troppo concentrata sulla vendetta, ma da una parte riusciva a capirla, lei si lasciava trasportare dai sentimenti e perdeva di vista quello che succedeva intorno.
Guardò gli occhi di Scorpius e annuì prima di riportare lo sguardo sugli altri e fermarlo su Alice.
“Devi chiamare tuo padre” le disse.

COMMENTO: ECCOMI QUA!! PRIMA DI TUTTO SPERO CHE STIATE TUTTI BENE IN QUESTO BRUTTO PERIODO!! PARLANDO DELLA STORIA STASERA NON RIESCO A FARE UN COMMENTO DECENTE, VI DIRO’ SOLTANTO CHE IL FATTO CHE JAMES POI ABBIA CHIAMATO SOLO ALICE E DOMINIQUE VERRA’ SPIEGATO NEI PROSSIMI CAPITOLI!! IL FATTO DELLA COLLANA PENSO CHE ADESSO SI SIA CAPITO IL FUNZIONAMENTO MA SE COSì NON FOSSE NON TEMETE CHE ANCHE QUESTO VERRA’ SPIEGATO PER BENE NEI PROSSIMI CAPITOLI!! RINGRAZIO TANTISSIMO LE FANTASTICHE RAGAZZE CHE HANNO RECENSITO, NON SAPETE QUANTO SIA IMPORTANTE PER ME SAPERE CHE NE PENSATE PER CUI GRAZIE DI CUORE A: ICEPRINCESS / ARYELLE / SHIORI F / MERYKARA / ENDYLILY / MIKYMUSIC / DREAMER IMPERFECT / EFFE95 E FEDELA WATSON!! GRAZIE TANTISSIMO!! INOLTRE RINGRAZIO CHI MI HA AGGIUNTO ALLE PREFERITE / SEGUITE E ANCHE CHI MI LEGGE SOLTANTO!! UN BACIONE!!

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Capitolo 45
*** 45 CAPITOLO ***


Bailey si sentiva di troppo vedendo un ricordo dietro l’altro di quelle che dovevano essere Ella e sua madre, ma non osava parlare perché non voleva palesare la sua presenza.
Ella d’altra parte pareva rapita, sembrava completamente assorbita da tutti i ricordi che stava vedendo, come se non riuscisse a staccare gli occhi da quella donna con i capelli rossi e gli occhi verdi che la stava facendo giocare, volare o che le insegnava a contare.
Ogni ricordo era quasi sempre incentrato sulle stesse immagini.
L’interno di una casa. Una casa normale, non troppo grande, ma neanche troppo piccola.
Una cucina, dove una mamma e una bambina facevano delle torte e si imbrattavano di farina, una camera con le pareti dipente di rosa dove la stessa mamma e la stessa bambina giocavano a far prendere il thè alle bambole ed un letto con delle tende come quelle di Hogwarts ma con sopra disegnati delle principesse delle fiabe dove sempre quella mamma cantava una canzoncina alla sua bambina.
Perché Bailey ormai non aveva più dubbi che quella fosse la piccola Ella e quella che era sempre con lei fosse sua madre.
Bailey sapeva che Ella era stata adottata, conosceva anche i suoi padri, uno era il capo del suo, da quello che aveva capito, ma non sapeva quanto Ella sapesse di sua madre, quanto l’avesse conosciuta.
Si chiese perché una donna così dolce che sembrava innamorata della sua bambina, come sua madre era di lui, avesse potuto darla via.
Quando però vide la bambina del ricordo gettare le braccia attorno alla madre e dirle quanto le voleva bene decise che doveva andarsene, conosceva poco Ella, ma era certo che non avrebbe mai voluto avere proprio lui come spettatore.
“Io…” iniziò, ma si interruppe quando la scena cambiò di nuovo e davanti ai suoi occhi apparve sua madre, Lily Potter.
“Quella è tua madre” disse Ella parlando per la prima volta e sottolineando l’ovvio.
Bailey annuì pur senza spostare gli occhi dalla Lily dell’epoca.
Sembrava giovanissima, ma i suoi occhi erano comunque tristi, probabilmente suo padre aveva ragione, lei non era mai stata spensierata.
“Che ci fa tua madre nei miei ricordi?” chiese Ella e Bailey sospirò riportando l’attenzione sul ricordo, aveva una brutta sensazione.
Vide sua madre giocare un po’ con la piccola Ella e la bambina sorridere e divertirsi con lei in maniera spensierata.
Capì che la piccola Ella la conosceva bene.
Ella dovette giungere alla stessa conclusione perché strinse i pugni “sai, ho sempre avuto la sensazione di conoscerla” confessò e Bailey avrebbe voluto dirle che neanche sua madre doveva avere memoria di quei giorni, ma non fece in tempo perché Lily iniziò a parlare.
 
“Ti giuro che starai bene” la rassicurò Lily e la bambina la guardò confusa “perché devo andare via?” disse con la sua vocina infantile.
“Non andrai via, andrai a stare con due signori tanto gentili e che ti ameranno tanto…”
“Voglio la mamma” la interruppe e Lily le accarezzò la guancia “lo so, ma tornerai presto dalla mamma… sarà solo per qualche settimana”.
La bambina la guardò con le lacrime che scendevano dai suoi occhioni verdi e Lily sentì il cuore stringersi.
Lanciò un’occhiata a Molly come una preghiera per farsi aiutare, ma vide che anche lei stava piangendo per cui si morse il labbro inferiore e ricacciò a sua volta le lacrime indietro.
“Ti ricordi quando ti abbiamo detto di quei signori cattivi che vogliono fare male alla tua mamma?”
La bambina annuì tirando su con il naso.
“Quegli uomini potrebbero voler fare del male anche a te”.
“A me?”
“Sì” rispose Lily “ma se starai per qualche settimana lontana dalla mamma, quei signori ti proteggeranno e la zia Lily li sconfiggerà”.
La bambina guardò il viso della mamma e quando vide le lacrime mise di nuovo il broncio.
Molly si accorse del cambiamento e si asciugò velocemente le sue lacrime chinandosi sulla figlia e prendendole la mano.
“La mamma non ti vorrebbe lasciare, ma…” Lily le prese l’altra mano per infonderle coraggio “ma sarà sempre con te, metteremo dei ricordi dentro questa collana e quando tutto sarà finito potrai vederli… te li renderemo”.
La piccola scosse la testa e gettò le braccia attorno al collo della mamma “voglio stare con te” pianse e Molly e Lily si guardarono.
Anche la freddezza di Lily era messa a dura prova, le lacrime che le premevano sugli occhi sempre più prepotentemente come se non riuscissero più a restare confinate.
Lily le prese la manina “ti prometto che sarà per poco, Leon… la tua mamma tornerà prestissimo da te”.
“Ti amo, amore mio” disse Molly.
“Ti amo, mamma”.
 
Bailey guardò Ella non riuscendo ad emettere neanche un fiato.
Se prima gli sembrava di essere di troppo, adesso gli sembrava di essere invadente nel senso letterale del termine.
Da quello che aveva capito dal ricordo che avevano appena visto neanche Ella aveva mai visto quei ricordi e Bailey aveva il sospetto che avessero fatto ad Ella quello che altri avevano fatto a sua madre.
L’Oblivion.
“Voglio uscire” disse Ella mentre tutto tornava a vorticare intorno a loro probabilmente per cominciare a formare un nuovo ricordo.
Bailey non disse niente, era lei che doveva decidere, anche se lui a quel punto avrebbe voluto vedere quale altro ricordo poteva esserci dato che quel giorno dovevano aver tolto la memoria alla bambina.
Ella lo guardò e dopo un secondo gli afferrò il braccio e chiuse gli occhi.
Come da volere di Ella furono risputati fuori dalla collana, ma non si mossero da quella posizione.
Lei gli dava le spalle e Bailey poteva vedere solo quanto queste fossero rigide e i pugni serrati.
“Mi hanno tolto i ricordi” sussurrò voltandosi verso di lui.
Gli occhi di Ella erano pieni di rabbia e di lacrime mentre lo guardavano “tua madre mi ha tolto i ricordi… mi ha portato via da mia madre”.
Bailey voleva giustificare sua madre, voleva dirle che doveva essere una cosa temporanea, che doveva essere per proteggerla, ma vederla in quelle condizioni gli stava facendo stringere il cuore.
“Mi ha portato via da mia madre” ripeté.
“Lei non…” ma Ella lo interruppe alzando una mano “non dire niente, non dovevi neanche esserci, questi sono miei ricordi” disse stringendo la collana in un pugno “e se dirai qualcosa…”
“Non dirò niente” la rassicurò Bailey “non sono fatti miei” aggiunse e la vide annuire prima di dargli le spalle ed andarsene lasciandolo molto turbato da quello che aveva visto.
Gli era venuto naturale difendere sua madre, ma era possibile che non avesse trovato una maniera migliore di agire che non fosse strappare una figlia ad una madre?
Sì, doveva essere una cosa temporanea, ma affrontando i NewMan doveva immaginare che potevano andare storte mille cose.
Si chiese se la madre di Ella fosse ancora viva e cosa ne fosse di lei dato che sua madre non la ricordava.
Sapeva che aveva detto ad Ella che non avrebbe detto niente, ma doveva dirlo a suo padre.
Qualcuno doveva controllare se quella donna era ancora viva. Come si chiamava? Come l’aveva chiamata sua madre? Molly gli pareva, sì doveva essere proprio Molly.
 
***
 
Lily vide il viso di Neville affacciarsi nel camino ed illuminarsi di gioia nel vedere la figlia.
“Che succede?” chiese preoccupato.
“Hai visto Bailey e gli altri stamattina?” chiese Lily.
Neville parve concentrarsi un attimo “li ho visti a colazione” rispose.
“E… per caso, Gabrielle è ad Hogwarts?”
“Gabrielle?” domandò Neville “certo che no, non è una nostra insegnante” spostò di nuovo gli occhi sulla figlia “che sta succedendo, Alice?”
Alice lanciò uno sguardo veloce a Lily che annuì.
“Lily, ha ritrovato la memoria…”
“In che senso ha ritrovato…”
“Non c’è tempo, papà” lo interruppe Alice, sapendo già cosa stava per chiedere Neville.
“Gabrielle è la spia ed è quella che ha tolto la memoria a Lily, adesso pensiamo che sia ad Hogwarts…”
“Non è possibile” la interruppe Neville “conosco i miei insegnanti e non è tra di loro e sicuramente non può passare per una studentessa”.
Lily strinse i pugni, eppure era certa che Micheal non le avesse mentito. Lui non le mentiva mai.
Era il loro accordo.
“Possiamo venire là?”
Neville inarcò le sopracciglia “certo, ma non voglio che spaventiate gli studenti, a cominciare dai vostri figli che saranno stupiti nel vedervi”.
Lily sapeva che aveva ragione.
“Club dei duellanti” disse James e Lily si voltò verso di lui “che cosa?” chiese.
James scosse le spalle “tu, Alice, Dominique e Albus girerete alla ricerca di Gabrielle ed io e Scorpius, in quanto Auror, faremo una sessione di club dei duellanti… questo spiegherebbe la nostra presenza e nessuno farà caso a degli adulti che girano per la scuola”.
“Potter, io non farò l’insegnante”.
“Oh andiamo, Malfoy, non vuoi farlo perché sai che sono più bravo di te”.
Scorpius alzò gli occhi al cielo e fece per ribattere, ma Lily li precedette “aggiudicato” disse soltanto, poi guardò Scorpius “l’idea di mio fratello non è tanto male” si giustificò.
“Noi dobbiamo restare insieme” le disse guardandola con rabbia.
Aveva già dimenticato?
“Non l’affronterò da sola… te lo prometto” ribattè Lily.
Scorpius la guardò ancora, desiderando fidarsi di lei, ma sapeva benissimo che se si fosse trovata sola davanti a Gabrielle non lo avrebbe certamente aspettato e l’avrebbe affrontata.
Avevano troppe cose in sospeso.
 
Aveva il volto appoggiato sul suo ventre e il vento le scompigliava i capelli mentre lui cercava di arrotolarseli intorno al suo dito.
 “Sai cosa vorrei?”
“Fare l’amore all’aperto?”
“Un fidanzato meno pervertito” scherzò Lily, ma non passarono neanche un minuto in silenzio che Lily riprese “guardare in faccia la persona che ha tradito i miei genitori”.
“Lily…”
“Ne sono sicura, Scorp” lo interruppe “sicuramente c’è una talpa, mamma e papà avevano delle barriere perfette, mio zio Ron è morto mentre stava guarendo, i miei nonni… non possono essere casi”.
“Lily, la tua famiglia era un bersaglio per quei maledetti”.
“Sì, ma non hanno fatto tutto da soli e quando troverò quella persona, la guarderò in faccia e le chiederò come ha potuto e poi la ucciderò”.
Scorpius sospirò e si ritrovò a sperare che se davvero ci fosse stata una talpa nella famiglia Potter lei non la trovasse mai.
 
E come sempre, quando si trattava di NewMan, Lily aveva ragione. C’era una talpa nella sua famiglia.
Anche se ancora non era riuscito a capire quanto c’entrasse in tutte le morti nelle famiglie Potter – Weasley.
Sospirò “e sia… torniamo ad Hogwarts” disse e la vide sorridere.
“Ci smaterializzeremo subito ad Hogsmade e poi arriveremo con le scope ai cancelli di Hogwarts” informò Neville e lui annuì “stasera a cena annuncerò la vostra presenza… intanto farò un giro per il castello”.
Lily sapeva che adesso Neville era in preda all’ansia e sarebbe corso a controllare che i nipoti e gli altri Potter stessero bene.
“Prepariamoci” disse alzandosi.
“Tu non puoi farti vedere ad Hogsmade ogni NewMan ti cerca…” disse Dominique, poi alzò una mano bloccando sul nascere la protesta di Lily “ricordi cosa è successo quando sei apparsa a Diagon Alley? Non possiamo rischiare una battaglia prima ancora di arrivare al castello”.
Lily si morse il labbro inferiore portandoselo dentro la bocca. Dominique aveva ragione.
Lei era stata impulsiva come al solito, non poteva semplicemente partire così.
Vide dagli occhi di tutti che non era stata l’unica a non valutare questa cosa e ringraziò la mente acuta di sua cugina.
“Il mantello” disse e James scosse la testa “ce l’ha Sammy”.
Lily strinse i pugni. Eppure doveva esserci una soluzione. Qualcosa che la facesse arrivare ad Hogwarts senza essere scoperta da tutti i NewMan in circolazione.
“La stamberga” propose Albus “ti smaterializzerai direttamente nella stamberga ed arrivermo ad Hogwarts con il passaggio segreto”.
Lily sorrise e guardò Albus “sei un genio” disse soltanto e i suoi occhi si illuminarono di soddisfazione.
Guardando tutti prepararsi Lily capì che la prima volta aveva davvero fatto un errore grande come una casa a non coinvolgere i suoi fratelli e Scorpius. Le avevano già impedito di fare due errori che probabilmente l’avrebbero fatta scoprire.
Albus appellò una pergamena e una piuma “che fai?” chiese Lily e Albus cominciò a scrivere “lascio un biglietto a Teddy e Vic…”
“Non puoi farlo” lo interruppe Lily e Albus la guardò con rimprovero “il fatto che a te non importi mai di comunicare agli altri cosa fai e dove vai, non significa che debba farlo anche io…”
“Al, ha ragione, si preoccuperanno se spariamo tutti senza lasciare neanche un biglietto”.
“Allora non spariremo tutti, ma non diremo quello che stiamo facendo” protestò Lily “non metterò a rischio mio figlio solo perché voi non sapete tenere un segreto…”
“Lily…”
Gli occhi di James si oscurarono come succedeva sempre quando la sorellina lo stava facendo arrabbiare.
Era incredibile come, seppur fossero passati dodici anni, appena Lily aveva ritrovato la memoria, le dinamiche tra fratelli fossero ricominciate alla stessa maniera.
“Restiamo noi” disse Alice interrompendo James “avete ragione entrambi ed ora non è il momento di litigare” aggiunse e poi fece un gesto con le spalle “io e Dom resteremo qua e ci contatterete appena possibile per dirci che stanno tutti bene, a Teddy e Vic diremo che siete fuori per altre indagini…” spiegò indicando James e Scorpius “e che Albus e Lily sono con voi” concluse.
Lily annuì guardando le cognate. Sapeva che loro l’avrebbero capita meglio dei fratelli.
James sospirò guardando Lily ancora innervosito “andiamo” disse soltanto e baciò la moglie sulle labbra “ti chiamo via camino prima di subito, ma sono sicuro che Ginny e Sammy stanno bene”.
Dominique annuì.
Albus fece la stessa rassicurazione ad Alice, ma lei lo fermò per un braccio prima che potesse andarsene.
“Non sei un Auror, Albus” gli disse guardandolo con ammonizione “per cui mi raccomando… non fare l’eroe”.
Albus sorrise e le mise una mano sulla guancia “la mia mogliettina apprensiva” scherzò e le diede un altro bacio “sai che sono un Serpeverde, se dovesse iniziare una battaglia mi nasconderò dietro una colonna”.
Alice conosceva il marito e sapeva che non lo avrebbe mai fatto per cui incrociò le braccia fingendosi arrabbiata “non prendermi in giro, Potter” lo rimproverò.
Lily mise una mano sul braccio dell’amica e guardò entrambe le cognate “penso io a loro” disse ed entrambe annuirono.
“Ehi” protestò James “vi ricordo che io sono un Auror decorato e Lily è una guaritrice… semmai sarò io a pensare ai miei fratelli”.
“Certo, James, lo sappiamo” scherzò Lily con voce condiscendente “e adesso andiamo” ordinò prima che il maggiore dei suoi fratelli protestasse di nuovo.
***
Ginny aveva cercato Ella dappertutto e non l’aveva trovata.
Aveva guardato anche la mappa del malandrino, ma sembrava essere stata risucchiata nel niente.
Adesso stava entrando in sala grande per il pranzo e sperava di trovarla là, ma quando scandagliò il tavolo con il suo sguardo attento non la vide.
Guardò verso il tavolo dei Grifondoro e vide sua sorella parlare in maniera concitata con Harry e Sarah, anche lì mancava qualcuno: Bailey.
Fu investita da un pessimo presentimento, il ricordo delle parole di Ella dove le diceva che Bailey le dava strane sensazioni continuava a tornarle in mente.
Si avvicinò al tavolo dei Grifondoro e si fermò a pochi passi dalla sorella “che succede?” chiese fingendosi vaga.
Forse loro ne sapevano qualcosa in più.
“Si tratta di Bailey” le rispose la sorella e il cuore di Ginny accelerò, aveva ragione.
“Ogni volta che va in infermeria da solo scompare” continuò Harry.
“Che vuol dire scompare?”
“Significa che non lo troviamo è come se fosse stato risucchiato nel nulla” chiarì Sarah.
Risucchiato. Proprio come Ella. Spariti nel nulla.
“Avete detto che andava in infermeria…avete provato a fare la strada che avrebbe preso al ritorno?”
“Certo” le rispose la sorella con tono offeso “non siamo così stupidi”.
Ginny sospirò. In quel momento non aveva la pazienza per l’orgoglio Grifondoro di sua sorella.
“Va bene e quindi non si trova e…”
Ginny venne quasi travolta da Bailey che arrivò di corsa e si fermò piegandosi sulle ginocchia per riprendere fiato.
“Sono in ritardo?” chiese mentre tutti lo stavano guardando stupiti.
“Se sei in ritardo?”
Sarah si alzò in piedi e il viso con cui si avvicinò a lui fece pensare a Ginny che probabilmente lo avrebbe picchiato.
“Bailey Malfoy, non puoi sparire ogni volta che ti pare e poi ricomparire dopo averci fatto preoccupare a morte”.
“Preoccupare? E perché?”
“Merlino, Bailey, hai saltato le ultime due lezioni… penso che stavolta il professor Ruf avvertirà il nonno” intervenne Harry.
“Due lezioni? Ma…”
“Ella era con te?” chiese Ginny e subito notò lo sguardo quasi colpevole di Bailey.
Aveva già fatto due più due perché anche Ella aveva saltato le ultime due ore.
“Non provare a mentire, Bailey” lo ammonì e lui sospirò “sì, era con me” ammise e tutti lo guardarono stupiti.
“E dove eravate?”
“Da nessuna parte”.
“Non mentire ho guardato la mappa”.
“Non sto mentendo, non eravamo da nessuna parte che vi possa interessare” sentenziò e Ginny vide nei suoi occhi grigi una grande determinazione.
Non glielo avrebbe detto ne era sicura.
“Bene” convenne seppur ancora arrabbiata “e allora puoi dirmi dov’è adesso?”
Gli occhi di tutti si puntarono di nuovo su Bailey come in attesa di una sua risposta, ma lui si limitò a scrollare le spalle.
“Mi dispiace, Ginny, ma non ne ho idea”.
Lei emise un moto di stizza e senza dire niente gli diede le spalle e se ne andò.
Bailey la seguì ancora un secondo fino a quando non vide la ragazza uscire dalla grande porta, sicuramente per cercare l’amica e poi si sedette sulla panca.
“Mia sorella non meritava di essere trattata così” la difese Sammy, pur stringendosi per far posto al cugino.
“Non l’ho trattata in nessuna maniera” rispose Bailey prendendo un pezzo di carne dal vassoio e cercando di combattere con il senso di colpa che gli stava dando la nausea.
Sammy in fondo aveva ragione, lui aveva visto Ella salire verso le torri e poteva dire almeno quello a Ginny, forse in quel modo l’avrebbe trovata, ma si era messo nei panni di Ella e probabilmente lei in quel momento non voleva parlare, magari voleva solo mettere ordine in tutte le cose che aveva visto.
“Quale segreto hai con Ella?” chiese Sarah guardandolo curiosa, ma Bailey scosse le spalle senza neanche guardarlo.
“Ehi, non sarete mica andati a pastrugnarvi?” chiese Harry con l’espressione fiera di chi ha capito tutto.
“Pastrugnarvi?” chiese Bailey.
Sammy rise “vuol dire baciarvi, limonare, pomiciare… non so come dite precisamente nel mondo babbano”.
A Bailey quasi andò di traverso il succo di zucca “scherzi?” chiese ad Harry.
“In effetti non credo che Ella ti guardi neanche”.
“Ella lo guarda eccome” intervenne Sarah e gli altri tre si voltarono verso di lei che arrossì violentemente “nel senso che…” incespicò per un attimo nelle parole e incrociò lo sguardo stupito di Bailey, cosa che la rese ancora più paonazza “nel senso che l’ho vista molte volte osservarti…” si bloccò di nuovo spostando lo sguardo sul cugino “oh insomma, siete una banda di ciechi se non avete visto…”
Sammy fu la prima a riprendersi e si schiarì la voce “e quindi ti sei imboscato con lei? Per quello che non vuoi dirci dov’eri?”
Stavolta fu Bailey ad arrossire. Ella in effetti gli piaceva, ma non potevano essere più lontani dalla verità.
Sentì di nuovo la colpa di sua madre infrangersi su di lui con la forza di un’onda in uno scoglio.
Non riusciva proprio a trovarle una giustificazione e questo lo portava ad essere davvero arrabbiato con lei.
Si alzò in piedi “non ho più fame” sentenziò e fece per scavalcare la panca, ma la testa gli girò così forte che sbattè contro il tavolo come se qualcuno gli avesse dato una spinta fortissima.
“Che succede?” chiese Sammy alzandosi in piedi.
“Mi gira un po’ la testa” ammise e rimase per un secondo appoggiato al bordo del tavolo.
“Forse dovresti mangiare” disse Sarah anche se la sua voce era ancora fredda e distaccata.
“O magari dovresti farti ricontrollare da Simone” propose Harry.
Bailey spalancò gli occhi. Per un semplice giramento di testa Simone lo avrebbe legato al letto per un mese.
“O magari è meglio se torno in sala comune e mi riposo un po’” disse soltanto e si avviò verso il portone, ma pochi secondi dopo fu affiancato da Harry.
“Non penserai mica che ti lasci solo dopo che sei sparito per due ore, vero?” gli chiese retorico e Bailey alzò gli occhi al cielo, ma poi sorrise al cugino.
***
Ella si appoggiò al muro e guardò il panorama dalla feritoia.
Hogwarts aveva una vista bellissima e lei l’aveva sempre adorata.
Ricordava come i suoi padri le avessero sempre decantato i fasti di quella scuola e come lei avesse sempre sognato di andarci.
I suoi padri. Sembravano amarla così tanto, eppure le avevano mentito.
Tante volte aveva chiesto notizie di sua madre e loro le avevano risposto che non sapevano chi fosse e che lei non l’aveva mai conosciuta.
E invece non era vero.
Si portò la collana alle labbra e le premette sulla pietra.
Non avrebbe mai pensato che fosse un pensatoio e che lì dentro ci fosse tutto ciò che aveva della sua mamma.
La sua mamma, lei aveva avuto una mamma.
Una come quella di Ginny, che l’amava, che le voleva bene e voleva stare con lei.
Aveva odiato per così tanto tempo quella figura misteriosa che si era voluta liberare di lei prima ancora di conoscerla e invece aveva scoperto che non solo l’aveva conosciuta, ma che non si sarebbe neanche voluta liberare di lei.
Era stata costretta. Costretta dalla madre di Bailey.
Perché l’aveva fatto?
In quale pericolo poteva essere una piccola bambina? Che paura poteva fare a dei maghi cattivi e senza scrupoli come i NewMan? E perché il pericolo sarebbe scomparso se lei fosse rimasta lontana dalla madre?
Appoggiò la fronte sulle ginocchia sentendo le lacrime cominciare a scenderle sulle guance.
Perché le avevano fatto questo?
“Ella”.
Ella si voltò alla voce, ma non si preoccupò neanche di asciugarsi le guance, Ginny l’aveva vista in condizioni peggiori.
“Come mi hai trovato?” le chiese e la ragazza mostrò la mappa che stringeva nella mano.
“Certo” convenne Ella, ma non disse altro e Ginny riempì il silenzio nella speranza che lei gli dicesse di più “prima non c’eri e poi sei comparsa… ti prego dimmi che non eri nella stanza delle necessità a farti mio cugino”.
Ella portò gli occhi su Ginny “sei ubriaca?” le chiese “ha undici anni” e Ginny sorrise “sono davvero felice di sentirtelo dire” affermò, ma vide che Ella non rispondeva al sorriso per cui si avvicinò e si sedette di fronte a lei.
“Che succede?” le chiese mettendole la mano sopra al ginocchio.
Ella guardò per un attimo gli occhi sinceri di Ginny poi riportò lo sguardo fuori “cosa diresti se ti dicessi che ho conosciuto mia madre?”
Che è uno scherzo pensò Ginny, ma non lo disse, sapeva che Ella non avrebbe scherzato su uell’argomento.
“Ti chiederei com’è possibile”.
Ella sospirò “pare che la tua cara zietta ritrovata, in gioventù mi abbia letteralmente strappato dalle braccia di mia madre”.
“Che stai dicendo? E come faresti a saperlo? C’entra Bailey?”
Ella prese un respiro e le prese le mani “tu sarai dalla mia parte sempre, vero?”
Ginny la guardò attentamente “certo, ma…”
Ella la baciò mettendole le mani attorno al viso cercando in lei tutto l’amore di cui necessitava in quel momento.
Quando si separarono Ella rimase per un attimo con gli occhi fissi in quelli di Ginny “mi sembra di vedere il mare” le disse in un sussurro “se mi concentro sui tuoi occhi mi sembra di vedere il mare” le disse e poi tornò a baciarla, ma stavolta con più tenerezza e meno urgenza.
“Puoi spiegarmi tutto?” le chiese Ginny le loro labbra ancora vicinissime.
“Devo andare a mandare un gufo ai miei padri…devo parlare con tua zia e poi ti spiegherò tutto” le stampò un bacio veloce sulle labbra “te lo prometto” le disse alzandosi e uscendo velocemente.
***
Draco entrò dentro Azkaban.
Da quando era stato dimesso, da quando suo figlio si era scusato per aver frainteso, aveva capito.
Lui si era comportato esattamente come lui, anzi peggio, si era comportato come suo nipote quando non voleva ascoltare Scorpius.
Eppure era un uomo adulto e non avrebbe dovuto fare certi errori, ma l’aveva fatto.
Si era fatto portare dalla rabbia e dall’odio per tanti anni senza neanche dargli una possibilità, senza ascoltarlo neanche una volta.
Eppure conosceva bene suo padre. Sapeva che per quanto fosse algido e freddo amava la sua famiglia sopra ogni altra cosa.
Aveva fatto molti errori, ma li aveva fatti anche in nome della sua famiglia, del prestigio certo, ma anche per dare a lui e sua madre una posizione che a lui era piaciuto avere.
Ringraziò l’Auror che lo aveva accompagnato e si sedette guardando mentre un altro Auror stava conducendo suo padre nella sala visite.
“Ciao, Draco” gli disse e lui lo guardò, se possibile sembrava più vecchio e provato dell’ultima volta che l’aveva visto.
“A cosa devo questa visita e a poche ore da quando hai lasciato l’ospedale”.
Draco prese un respiro e strinse i pugni. Come al solito sapeva ogni minima cosa gli era successa.
Ma non era questo il momento di farsi innervosire.
Lucius ci riusciva benissimo, ma Draco cominciava a pensare che fosse una difesa, un modo per non farsi chiedere cose scomode e lui non ci sarebbe caduto più.
“Sono venuto a trovarti per farti un paio di domande”.
“Di nuovo sul mio bisnipote?” chiese Lucius avvicinando le mani e provocando un rumore ferroso per le manette che si muovevano.
Draco scosse la testa “no” rispose guardandolo negli occhi “su mia madre” e per la prima volta gli sembrò di vedere suo padre trasalire.

COMMENTO: ECCOCI QUA!! PRIMA DI TUTTO SPERO CHE STIATE TUTTI BENE, SECONDO SO CHE IN QUESTO CAPITOLO NON SUCCEDONO GRANDI COSE, MA COME SAPETE CI VOGLIONO ANCHE QUESTI DI TRANSIZIONE PER PREPARARE LE BASI : ) ELLA HA SCOPERTO DI AVERE UNA MADRE E CHIARAMENTE SE LA STA PRENDENDO CON IL MONDO…CON LILY, CON I SUOI PADRI, PERSINO CON BAILEY, MA SPERO NON CE L’ABBIATE CON LEI…HA SEDICI ANNI E LE STA CADENDO IL MONDO ADDOSSO!! DRACO STA AFFRONTANDO LUCIUS…NE VERRA’ A CAPO? E GLI ALTRI TROVERANNO GABRIELLE? SARA’ DAVVERO AD HOGWARTS? RINGRAZIO TANTISSIMO TUTTE LE PERSONE CHE HANNO RECENSITO LO SCORSO CAPITOLO E CHE SONO IMPORTANTISSIME PER ME, OVVERO: ICEPRINCESS / ARYELLE / SHIORI F/ DREAMER IMPERFECT / MIKY MUSIC / FEDELA WATSON E EFFE 95!! GRAZIE DI CUORE PER AVERMI DEDICATO DEL TEMPO PER FARMI SAPERE COSA NE PENSATE…E’ IMPORTANTISSIMO PER ME!!  INOLTRE RINGRAZIO CHI MI HA AGGIUNTO ALLE PREFERITE / SEGUITE E RICORDATE ED ANCHE CHI MI LEGGE SOLTANTO!! UN BACIONE!!

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Capitolo 46
*** 46 CAPITOLO ***


Draco guardò suo padre, per chi non lo avesse conosciuto quanto lui, probabilmente sarebbe sembrato il solito freddo, glaciale, uomo, ma per lui non era così.
Lui conosceva ogni sfaccettatura del padre, ogni espressione e in quel momento le mani e le spalle lo avevano tradito.
Le sue mani si era inconsapevolmente distese, quasi come se avessero voluto poggiarsi sul tavolo per alzarsi di scatto e le spalle si erano irrigidite, come se avesse voluto scappare.
Non era un mistero da chi avesse preso la propensione a fuggire, per fortuna aveva fatto un lavoro migliore con Scorpius.
“Sei a disagio, padre?” gli chiese con un ghigno e lo vide inspirare e alzare il mento, quasi come se volesse nascondere l’esser stato scoperto.
“Non riesco a capire cosa tu voglia sapere di tua madre” gli rispose “è morta e…”
“No, non lo è” lo interruppe Draco “o forse lo è” sentiva la rabbia crescere, perché doveva essere tutto così maledettamente complicato con Lucius Malfoy?
“So solo che non è così semplice” concluse con l’ira nella voce.
Ormai dopo vent’anni pensava di essere venuto a patti con la morte di sua madre, ma forse non era del tutto così dato che gli bastava pensare a quello che le potesse esser successo per perdere il controllo sulla sua famosa calma.
“Draco, non dovresti mettere bocca in cose più grandi di te” replicò Lucius “hai prestigio, nessuno ti collega ai NewMan e tuo figlio è un Auror…”
“Voglio sapere!” lo interruppe deciso “ho diritto di sapere, è mia madre ed ho pianto per anni la sua morte ed adesso… adesso mi hanno quasi ucciso…” vide suo padre trasalire e si fermò “se ti importa, se non è solo apparenza, dimmelo”.
“Io merito di star qua, Draco”.
“Non ne avevo alcun dubbio” replicò subito quest’ultimo, forse un po’ troppo immediatamente visto che gli occhi di Lucius parvero brillare di lacrime “già”.
Draco sospirò sentendo la colpa pungolargli la pelle, ormai suo padre era un vecchio che avrebbe passato tutto il resto della sua vita in prigione, non aveva bisogno che anche suo figlio gli rinfacciasse gli errori del passato che seppur pesanti restavano nel passato.
Adesso a Draco importava il futuro. Quello di suo figlio e della sua famiglia.
“Senti, padre…”
“Quello che voglio dire è che ci sono persone che non meritano di essere qua”.
Draco aggrottò le sopracciglia, perché gli sembrava che quello che gli stava dicendo suo padre fosse importante?
“E ti riferisci a qualcuno in particolare o ti stai dilettando in diritto magico?” lo provocò.
Lucius sorrise furbo “non mi interessa quello che succede agli altri, mi interessa quello che succede alla mia famiglia” rispose.
“A chi ti riferisci allora?”
A parte lui non c’era più nessun parente che fosse ad Azkaban.
“Non posso dirti altro”.
“Non vuoi dirmi altro”.
“Se tu entrassi in questa storia tu, Scorpius o anche il tuo prezioso nipotino sareste di nuovo in pericolo” gli spiegò senza riuscire a trattenersi “quella sconsiderata di tua nuora non riesce a tenersi fuori dai guai neanche adesso che non sa più chi è… ha sempre messo il naso dove non doveva”.
Draco strinse i pugni. Anche lui aveva sempre pensato che Lily fosse pericolosa nella sua impulsività, ma non le aveva mai dato la colpa di quello che era successo a lui o a Scorpius e Bailey.
“Le hanno ucciso i genitori quando aveva dieci anni, direi che è normale che ne sia ossessionata”.
Lucius si sistemò meglio nella sedia.
“Cosa sai, padre?” gli chiese diretto. Sembrava che anche lui avesse voglia di dirgli qualcosa.
“Uccidere Harry Potter è stata una mossa di prestigio, ma quella che volevano davvero morta era Ginny Weasley” confessò come se non riuscisse più a trattenersi.
Draco sentì il cuore fermarsi. Gli stava finalmente dicendo qualcosa.
“Cosa vuol dire? Perché?”
Suo padre scosse la testa e lui strinse più forte le mani attorno ai braccioli della sedia.
“Padre…”
“Tu non capisci, qualsiasi cosa ti dica metterò la nostra famiglia in pericolo e, nonostante quello che pensi, farei qualsiasi cosa per la nostra famiglia”.
Continuava a ripetere quanto fosse importante la famiglia come se volesse fargli cogliere qualche particolare, ma Draco non riusciva a capire.
Si sentiva come quando Scorpius gli aveva fatto provare uno di quei cosi babbani dove se sblocchi un numero ne sblocchi un altro e così via.
Era come se gli mancasse la chiave da cui partire e poi il tutto avrebbe avuto un senso.
“Perché qualcuno della famiglia sta pagando per errori non suoi? che vuoi dire? di chi si tratta?”
Gli occhi grigi di suo padre non gli erano mai sembrati così vecchi e disperati, era come se d’un tratto volesse scaricarsi la coscienza, dire tutto al figlio, riscattarsi ai suoi occhi, ma sapesse quanto fosse pericoloso farlo.
Improvvisamente un’idea gli si fece spazio in testa.
“E’ la mamma? In che maniera sta pagando?”
Lucius scosse la testa “Draco…”
“Ti farò dare protezione” lo rassicurò interrompendolo “parlerò con Scorpius e…”
Stavolta fu lui ad essere interrotto dalla risata del padre “più della metà degli Auror sono NewMan… persino le guardie di Azkaban” rise di nuovo, ma Draco notò che i suoi occhi rimasero cupi.
“Come pensi che sapessi tutte le cose che sapevo? Chi pensi mi avesse detto di Bailey?”
Draco strusciò le mani contro il tavolo, gli stavano sudando dal nervoso.
Erano davvero così tanto circondati?
“Dimmi cos’è successo alla mamma” lo pregò e Lucius parve perdere la battaglia con se stesso “lei ha fatto quello che io non sono mai stato capace di fare”.
Draco aggrottò le sopracciglia, ma non fece in tempo a dire niente che suo padre rialzò gli occhi e li fissò in quelli di lui.
“Lei ti ha salvato, tanti anni fa, quando ti sei messo contro Nott, quando hai fatto capire chiaramente da che parte volevi stare…”
“Quando ho rifiutato di entrare nei NewMan”.
Lucius annuì e Draco deglutì piano
“Come mi ha salvato?”
“Visita finita!” la porta si aprì con un forte clangore metallico
“E’ un accordo” disse velocemente Lucius guardandosi alle spalle e notando l’uomo che si stava dirigendo verso di loro.
“Quale accordo?”
“Visita finita!” l’uomo afferrò Lucius per un braccio e lo costrinse ad alzarsi.
Draco guardò il suo orologio “mancano ancora cinque minuti” gli comunicò, ma ricevette in cambio solo un ghigno deciso “visita finita!” ripetè l’Auror deciso.
“Protesterò alla centrale” minacciò Draco vedendo suo padre che veniva spostato con forza dall’Auror.
Questo non rispose e guardò Lucius “visita finita”.
Sembrava quasi che lo stesse minacciando con gli occhi. Suo padre sembrò ritrovare tutta la sua vecchia dignità e si raddrizzò sulle spalle.
“Tieniti fuori dai guai” gli disse mentre veniva spinto fuori “non rendere vano il sacrificio di tua madre”.
“Ti farò dare protezione” lo rassicurò Draco, ma lo vide sorridere “non ne ho bisogno, sono un Malfoy ricordi?”
Draco vide la guardia guardarlo quasi con rabbia. Sapeva che suo padre aveva appena sfidato i NewMan.
E lo aveva fatto per lui.
“Ciao, papà” gli disse sentendo un nodo alla gola che gli impediva di aggiungere altro.
“Ciao, figliolo” rispose e dopo un secondo era sparito al di là della porta.
Draco si portò le mani ai capelli sollevandosi qualche ciocca.
Doveva mettere ordine in tutto quello che gli aveva detto suo padre.
Sapeva che gli aveva detto alcune cose molto importanti.
Sua madre aveva fatto un accordo per proteggerlo, ma che tipo di accordo e perché se si trattava di un semplice accordo era come se fosse scomparsa dalla faccia della terra?
Che l’avessero obliviata come Lily? Ma che vantaggio ne avrebbero tratto?
E in che senso volevano morta Ginny Weasley? Cosa aveva fatto che potessero volerla morta?
Aveva bisogno di schiarirsi le idee pensò mentre usciva dalla prigione.
***
“Dici che hanno scoperto le caccabombe che ho messo negli spogliatoi di Serpeverde?”
La voce di Sammy fece trasalire Bailey.
Lui insieme a Sammy, Harry e Sarah erano stati chiamati nell’ufficio del preside ed adesso la professoressa Jupiter ce li stava conducendo.
Era da quando erano partiti dalla sala comune che tutti ipotizzavano quale fosse il motivo e Sammy sembrava sicura che dipendesse da lei e dalle caccabombe che aveva lanciato.
Harry si premurò di rassicurarla, ma Bailey non riusciva a parlare.
Era ancora troppo ossessionato dal comportamento della madre.
Come aveva potuto togliere la memoria ad Ella quando era ancora una bambina?
Per proteggerla? Ma quale bambina della sua età dev’essere protetta dai NewMan? Che poteva aver fatto di così grave?
“Tu hai qualcosa”.
Bailey si voltò verso Sarah e vide che lo stava guardando con i suoi occhi curiosi e indagatori.
“Non ho niente” rispose guardando quegli occhi che avevano il colore dell’oceano e sentendo la rabbia salire.
Perché non poteva semplicemente farsi i fatti suoi?
“Sì, invece” protestò lei.
“Puoi lasciarmi in pace?” chiese guardandola con rabbia.
Bailey la vide fermarsi e aprire le labbra sorpresa e lesse il dispiacere nei suoi occhi, ma in quel momento non gli importò.
Continuò a camminare sentendo la rabbia fluire così velocemente nelle vene che sembrava non vi fosse posto per nient’altro.
Harry gli si avvicinò “perché le hai risposto così? Era solo preoccupata per te”.
“Non ho bisogno che si preoccupi per me”.
“Che ti prende, Bay?”.
“Non mi prende niente, vorrei solo esser lasciato in pace”.
Harry fece per aggiungere qualcosa, ma la professoressa si fermò. Erano arrivati davanti al Gargoyle e lì trovarono anche Ginny insieme alla professoressa Spider, la capocasa di Serpverde.
Subito Sammy andò da lei e la sentì chiedere secondo lei cosa fosse successo.
Ginny strinse i pugni “se tutti i Potter siamo qua… ho paura sia successo qualcosa ai nostri genitori” le sussurrò, mentre le due professoresse si salutavano e la professoressa Jupiter recitava la parola d’ordine al Gargoyle.
Bailey si irrigidì e vide gli altri fare altrettanto.
Ginny aveva ragione, erano solo Potter. Il pensiero di sua madre lo assalì.
Era sempre in prima linea in quella guerra e non sapeva difendersi, ma suo padre non avrebbe mai permesso che le succedesse qualcosa.
E se fossero morti entrambi?
Sentì il cuore accelerargli come se fosse in punto di scoppiare.
“Io non sono Potter”.
Registrò quelle parole una per una e il fiato tornò ad immagazzinarsi nei suoi polmoni.
Era vero. Sarah non era Potter.
“Godric, ti ringrazio” disse Harry e guardò Ginny “non dev’essere una brutta notizia o che senso avrebbe Sarah?”
Ginny si morse il labbro “forse” disse sovrappensiero.
La professoressa Jupiter bussò e poi dopo due parole con il preside li lasciò soli.
“Ragazzi…”
“Non è successo niente a mamma e papà vero?”
Neville aggrottò le sopracciglia guardando il nipote nei suoi occhi verdi e per un attimo la sua mente venne rimandata indietro a due decenni prima quando degli occhi verdi uguali ai suoi lo guardarono alla stessa maniera.
Con apprensione e terrore puro.
 
Il preside Dormont era alla sua sinistra.
Avevano parlato a lungo prima di chiamare i due ragazzi e avevano convenuto che, dato che nessun familiare poteva essere lì in quel momento e avendo lui familiarità con i due ragazzi, sarebbe stato lui a comunicarglielo.
Neville invece non avrebbe voluto essere lui perché sapeva che da quel momento in poi lui sarebbe sempre stato quello che gli aveva dato la peggiore notizia della loro vita.
“Che succede?” chiese James.
Neville non aveva avuto dubbi che sarebbe stato lui il primo a parlare, nonostante fisicamente fosse Albus quello più somigliante ad Harry, il carattere del primogenito del suo amico era decisamente uguale a quello del padre.
Albus invece era in silenzio, sembrava che delle lacrime fluttuassero già nei suoi occhi, come se il suo intuito lo avesse portato già alla soluzione.
“Mamma e papà stanno bene, vero?” chiese in un sussurro.
Neville, nonostante fosse ormai un uomo adulto, si ritrovò a trasalire alle parole di un ragazzino di dodici anni.
Cercò di controllare le lacrime che minacciavano di uscire.
“James, Albus…”
Albus cominciò a scuotere la testa “sono al San Mungo?”
Aveva già capito.
“Vedi…”
“No, no, no”.
Albus lo interruppe di nuovo, piangeva e scuoteva la testa talmente forte che Neville sentì il cuore dolergli.
Perché doveva essere così maledettamente intuitivo.
“Ma cosa è successo? Sono al San Mungo? E Lily dov’è?”
James invece era una fornace di domande e i suoi occhi nocciola sembravano due ferri arroventati.
“Vedete, loro…” Merlino, come poteva farlo? Eppure contemporaneamente sapeva che doveva farlo velocemente.
Era diventata un’agonia vedere Albus straziarsi di dolore e James diventare sempre più furioso.
“Loro non ci sono più” lo disse così piano che per un attimo si chiese se l’avesse solo pensato, ma era sicuro che non fosse così.
Si fermò in attesa di una rezione, una qualsiasi reazione e invece per un attimo non successe nulla.
Si sarebbe aspettato lo scoppio di un pandemonio e invece tutto si era fermato, come se le sue parole avessero avuto il potere di congelarli nel posto.
Quel silenzio era assordante. Se non fosse stato per i singhiozzi che ancora scuotevano il corpo di Albus o per la furia che ormai faceva tremare quello di James, Neville avrebbe potuto sentire anche il battito dei loro cuori.
Per un attimo pensò che forse avrebbe dovuto ripeterlo, ma poi si disse che non ce l’avrebbe fatta.
Non poteva rompere i loro cuori di nuovo.
“Sono morti?” James ruppe il silenzio mentre due lacrime gli scendevano nel volto, sicuramente aprendo la strada a tante altre.
“James, mi disp…”
Il ragazzo alzò una mano “Lily?” chiese senza neanche asciugarsi le lacrime che una dopo l’altra finivano nel suo collo.
Anche Albus alzò gli occhi a quella domanda e Neville sospirò “so solo che è al San Mungo…”
“Voglio andare da lei”.
Neville si chiese come facesse la sua voce a non tremare dato che tutto il suo corpo lo faceva sconquassato dalle lacrime e la rabbia.
“Anch’io” aggiunse Albus che invece pareva quasi non riuscire a respirare.
Neville annuì “certo” assentì “il preside ha già predisposto una passaporta, vostra zia Hermione voleva essere qua, ma…”
“Non importa” disse James gelido “voglio andare da… loro”.
Si voltò verso il fratello come se stesse aspettando una sua opinione e quando lo vide ancora con gli occhi bassi e le spalle che sussultavano ad ogni respiro lo attirò a sé stringendolo in un abbraccio quasi violento, come se volesse scaricare la sua rabbia e contemporaneamente incoraggiare il fratello.
Albus si lasciò avvolgere dalle braccia del fratello fino a quando le sue spalle non si calmarono e il respiro tornò regolare poi si staccò da lui e si avvicinò alla porta.
“Dove vai?” gli chiese James asciugandosi le lacrime.
“Devo prendere una cosa…”
“Albus…”
“Torno subito, ok?” disse e senza degnare nessun altro di un’occhiata uscì dalla stanza.
Quando rientrò aveva qualcosa in mano ed erano ormai arrivati tutti i cugini.
 
“Stanno tutti bene” si affrettò a dire e li vide rilassarsi e il sorriso tornare sui loro volti, o almeno su qualcuno di loro visto che Sarah, Bailey e Ginny sembravano arrabbiati.
“Vi ho chiamati solo per essere sicuri che voi steste bene”.
Harry aggrottò le sopracciglia “perché?”
Neville si sedette dietro alla scrivania “ve lo diranno i vostri genitori”.
“Sono qua?” chiese subito Bailey e Neville non riusciva a capire se quello che vedeva nei suoi occhi fosse speranza.
“Non ancora, no” rispose.
“Stanno venendo qua?” chiese Sammy.
Neville sospirò “sì, credo che arriveranno in serata e a cena io annuncerò che domani verrà fatta una sessione di club dei duellanti”.
Bailey vide il volto di Sammy ed Harry illuminarsi.
“Che cos’è?” chiese.
“Semplicemente la cosa più figa…”
“Harry” lo riprese suo nonno.
“Scusa…” si portò le mani alla testa imbarazzato, tendeva a dimenticare sempre quando era a scuola e che ruolo rivestiva suo nonno “è la cosa più divertente che ci sia al mondo” spiegò.
“Ma non è più stato fatto da non so quanti anni” protestò Sarah lo sguardo fisso sul nonno, c’era qualcosa che non le tornava.
Neville sospirò e incrociò le dita “hai ragione, Sarah” le disse “in effetti c’è più di un motivo per cui i vostri genitori stanno arrivando ed è per quello che volevo assicurarmi che steste tutti bene”.
“Ci sono NewMan nella scuola?” chiese Ginny e Neville sospirò “vorrei essere sicuro di no”.
Vide i loro volti confusi e sorrise “lasciamo che vi spieghino tutto i vostri genitori, va bene?” si alzò in piedi e fece il giro della scrivania.
“Ora tornate a studiare e stasera appena arriveranno potrete passare un po’ di tempo con loro”.
Passare un po’ di tempo con loro. Per la prima volta Bailey non sapeva se ne era felice.
***
La notizia del club dei duellanti, come da previsione, fu presa con molto entusiasmo da parte degli studenti e nessuno parve chiedersene il motivo.
Scorpius e James poi erano degli Auror molto conosciuti e quindi tutti sembravano non veder l’ora di imparare da loro.
“Potrei prenderci gusto” sussurrò James a Scorpius con un sorriso compiaciuto in volto.
“Solo perché adori essere idolatrato” ribattè lui.
“Credi che mi idolatrino?” chiese impettendosi un po’.
“E’ Hogwarts allora che riesce a renderti un cretino di prim’ordine” si intromise Lily e James alzò gli occhi al cielo “so che mi idolatri anche tu, sorellina” la prese in giro e Lily sbuffò proprio nell’attimo in cui tutti i ragazzi cominciarono ad alzarsi per tornare nelle loro sale comuni.
“Bailey non mi ha neanche guardata” disse Lily, osservando la testa bionda del figlio dar loro le spalle.
“Forse è un’impressione” la rassicurò Scorpius e Lily inspirò a fondo “può darsi”.
Scesero le scale del tavolo dei professori e andarono verso i loro figli che li stavano aspettando.
Come si aspettavano furono subissati di domande, ma non da Bailey che, come Lily aveva notato, sembrava decisamente arrabbiato.
“Ehi, non abbracci tua madre?” gli chiese avvicinandosi e lui la guardò “non ne ho voglia” rispose senza neanche guardarla.
Lily si morse il labbro nervosamente, ma cercò di fingere che la sua risposta non l’avesse colpita.
“Mi sembri un po’ pallido” gli disse alzando una mano per accarezzargli il viso, ma lui spostò il viso per non farsi toccare “sto bene” disse soltanto e Lily aprì le labbra facendo un passo indietro sbattendo contro il petto di Scorpius.
Alzò gli occhi al cielo per ricacciare le lacrime.
“Che succede, Bay?” gli chiese Scorpius guardandolo attentamente. Bailey adorava sua madre, perché adesso si comportava così?
Bailey alzò finalmente gli occhi e guardò il padre in quelle iridi così simili alle proprie “posso parlarti?”
Scorpius vide Lily voltarsi verso di lui con sguardo confuso.
“Certo” gli disse e poi si voltò verso di lei “perché non mi aspetti nei nostri alloggi” le disse cercando di rassicurarla con gli occhi, di comunicarle di fidarsi di lui e che avrebbe risolto la situazione.
Lily annuì seppur controvoglia, avrebbe voluto prendere il figlio e scuoterlo fino a fargli dire che cosa gli stava succedendo.
Si morse il labbro per non cedere alle lacrime. Il suo bambino aveva il potere di farle davvero del male e il suo cuore in quel momento si stava sgretolando.
“Sì, io… certo… se è quello che vuoi, Bailey” lo guardò speranzoso, ma lui tenne rigorosamente lo sguardo lontano da lei.
Lily strinse i pugni e diede un’ultima occhiata a Scorpius “ci vediamo dopo” gli disse e poi se ne andò.
Mentre camminava verso l’uscita si guardò un po’ intorno, non era rimasto più nessuno a parte un paio di studenti che stavano facendo capannello e… si bloccò.
Merlino, avrebbe riconosciuto quegli occhi ovunque.
Sentì il cuore accelerargli. Certo, era normale che adesso fosse ad Hogwarts e non sapeva neanche perché fosse così stupita di vederla, lei stessa aveva detto a Micheal dove era la figlia senza contare che l’aveva già incontrata insieme a Lorcan, forse era semplicemente il fatto che adesso era consapevole di chi era e cosa le avesse fatto.
La stava guardando con un odio tale che Lily si chiese se anche lei sapesse chi fosse e cosa le avesse fatto, ma si disse che non era possibile.
I suoi ricordi erano tutti immagazzinati nella collana con cui in quel momento lei stava giocherellando, ma non poteva averli già visti. Erano sigillati e senza l’unione del loro sangue non si sarebbero mai aperti.
Le diede un sorriso incerto e alzò una mano per saluto, ma lei non le rispose e Lily sospirò.
Possibile che tutti i ragazzi che conosceva la detestassero? Eppure i nipoti l’avevano salutata con entusiasmo.
Sembravano solo Bailey ed Ella a non poterla neanche guardare negli occhi.
Distolse lo sguardo da lei e si incamminò di nuovo prima di essere raggiunta dai fratelli.
“Harry dice che Bailey è stato nervoso tutto il giorno non credo ce l’abbia con te” la rassicurò Albus.
“Sì, me lo ha confermato anche Sammy ed è normale che voglia parlarne con Scorpius più che con te” aggiunse James, ma Lily scosse la testa “apprezzo lo sforzo” disse con un sorriso amaro “ma non mi guarda neanche negli occhi”.
James sospirò e si scambiò un’occhiata con il fratello prima di riportare gli occhi su di lei “che ne dici se ci facciamo portare dagli elfi un po’ di idromele?”
“Non siamo qua per ubriacarci” gli disse “e poi gli elfi non ce lo porterebbero mai”.
James le fece l’occhiolino e le diede uno dei suoi migliori sguardi da malandrino “non sfidare James Sirius Potter” disse tronfio e Lily si scambiò un’occhiata esasperata con Albus.
Era decisamente Hogwarts a rendere James un gasato di prim’ordine.
***
“Ci sediamo qua?” chiese Scorpius al figlio quando ormai furono rimasti soli.
“Ti siederesti al tavolo dei Grifondoro?” lo provocò Bailey sedendosi accanto a lui con un sorriso e Scorpius assunse una finta espressione preoccupata “dici che verrò contagiato?” scherzò e Bailey rise, ma fu solo un secondo, poi la sua rabbia parve riprendere il sopravvento.
Scorpius vide il cambiamento nei suoi occhi “me lo dici che succede?” gli chiese e lo vide arrotolare i pugni nervoso.
“Sei così furioso con me o con tua madre?”
Bailey si morse il labbro e poi lo guardò “tu lo sapevi che la mamma aveva tolto la memoria ad una bambina?” chiese in un soffio.
Scorpius trasalì, come aveva fatto a scoprirlo?
“Come lo sai?” chiese dando voce ai suoi pensieri e Bailey sbuffò “dovevo immaginare che lo sapessi” disse distogliendo lo sguardo da lui.
Scorpius gli pose due dita sotto il mento e gli riportò il viso verso di lui “l’ho scoperto solo poco tempo fa” si giustificò “ed è per questo che sei così arrabbiato?”
Bailey si alzò di scatto, i suoi occhi sembravano emettere lampi di rabbia e per un attimo Scorpius si ritrovò confuso nel vedere in degli occhi così uguali ai suoi la classica espressione rabbiosa che contraddistingueva Lily.
“Dio mio, papà!” esclamò “ma ti rendi conto che cosa ha fatto la mamma?” gli chiese.
Non era una domanda retorica e Scorpius per un attimo non potè che rimanere ammirato dal suo bambino che non avrebbe potuto essere altro che un coraggioso Grifondoro.
“Lei ha fatto a quella bambina quello che altri hanno fatto a lei” chiarì “lei era sconvolta quando ha scoperto questa storia della memoria ed anche prima… io… io mi ricordo, ogni anno lei si isolava nel giorno dell’anniversario ed era così sconvolta che neanche io o Sean riuscivamo a calmarla” Scorpius cercò di ignorare quanto il riferimento al babbano gli facesse salire la rabbia in un solo secondo “lei pensava di essere stata rapita, o peggio e il non sapere cosa le fosse successo la uccideva”.
Scorpius guardò attentamente Bailey assorbendo ogni parola di una storia che lui non conosceva e pensando a quanto Lily fosse stata confusa per anni, quanto quello che le fosse successo doveva averla fatta soffrire e sentì una voglia incredibile di prendere Gabrielle per il collo.
Prima però dovevano trovarla.
“E se penso che ha fatto la stessa cosa ad una bambina… io non so neanche quanti anni avesse, ma sembrava piccolissima”.
Scorpius prese una mano di Bailey per fermarlo nel suo muoversi nervosamente.
“Mi dici come fai a saperlo? Poi ti prometto che ti spiegherò tutto”.
Bailey guardò gli occhi del padre, quello sguardo di cui aveva imparato a fidarsi e si sedette con un sospiro.
“Non so come sia successo” ammise incrociando le mani in grembo e posando lo sguardo su di esse “un attimo prima eravamo nel corridoio e parlavamo e un attimo dopo siamo stati risucchiati in un pensatoio”.
Scorpius aggrottò le sopracciglia “tu e chi?” domandò.
Bailey trattenne il respiro per un attimo. Aveva promesso ad Ella di non dirlo.
“Le ho detto che mi sarei fatto i fatti miei” si giustificò e Scorpius alzò gli occhi al cielo, era proprio il degno figlio di Lily.
“Sai che quello che è successo a tua madre è stato perché lei non si è fidata di nessuno?” gli chiese e Bailey tornò a guardarlo.
“Esatto” confermò Scorpius annuendo “se lei ne avesse parlato con qualcuno, se lei si fosse fidata veramente di qualcuno probabilmente…”
“Ho capito l’antifona” lo interruppe Bailey e scosse le spalle “devi giurarmi di non dirglielo”.
Scorpius sorrise, fortunatamente poteva giurarglielo senza tradire la promessa dato che Lily aveva ritrovato la memoria e sarebbe bastato citare l’episodio perché lei capisse di chi parlavano.
“Te lo prometto” gli disse “parola di Serpeverde” aggiunse e Bailey storse le labbra “dai Serpeverde che ho conosciuto ho scoperto che non ci si può fidare di loro… ti attaccano alle spalle e…” si fermò rendendosi conto che aveva detto troppo.
Lesse la sorpresa negli occhi del padre che pochi secondi dopo si trasformò in una rabbia furiosa “chi ti ha attaccato?” gli chiese, ma Bailey scosse immediatamente la testa cercando di rimediare “non è successo a me” lo rassicurò “diciamo che qualche mio compagno di casa…”
“E’ una bugia e non voglio che mi menti” lo rimproverò.
“Allora tu non chiedermi queste cose” replicò lui “non voglio farmi la nomea di quello che va a piangere da mamma e papà” disse deciso.
Scorpius sospirò e pensò che avesse ragione. In fondo erano solo litigate tra ragazzini e lo dimostrava il fatto che Bailey fosse davanti a lui senza alcuna ferita visibile.
“Va bene” assentì “quindi mi dici con chi sei entrato in questo pensatoio?”
Bailey si guardò intorno, erano rimasti soli.
“Ella Scamander-Whisper” confessò e Scorpius aprì le labbra sorpreso.
Certo. Come aveva potuto non pensarci fino a quel momento.
Doveva capirlo da quando Nott aveva nominato la figlia e Lily gli aveva detto che doveva essere ad Hogwarts.
Quella bambina adottata da Lorcan e dal suo capo, quella bambina di tre anni così timida e insicura.
Eleonor Scamander era in realtà Eleonor Nott.
Adesso tutto si stava sbrogliando nella sua testa, era come se, grazie a Bailey, una lampadina si fosse accesa nella sua mente.
La cugina di Lily. Quella cugina che lei difendeva con tutta se stessa, lei doveva essere la madre di Ella.
“Tu” disse afferrando le mani di Bailey “non devi dirlo a nessuno” lo pregò.
“Non ne avevo intenzione” si giustificò Bailey poi parve notare l’espressione quasi spaventata di suo padre “perché?” domandò curioso.
“Te lo spiegherò, Bailey, ma non ora” si alzò in piedi e lo guardò per fare altrettanto “adesso ti riaccompagno in sala comune…”
“Ma io…”
Scorpius si abbassò e gli mise le mani sulle spalle “guardami, Bailey” gli disse e lui alzò lo sguardo sul padre “so che sembra assurdo, ma ti assicuro che tua madre aveva un motivo per fare quello che ha fatto…”
“Ma era solo una bambina” protestò lui “e lei voleva proteggerla” ribattè Scorpius e per un attimo si rese conto di quanto quelle parole fossero vere.
Se qualcuno avesse scoperto chi fosse Ella… Lily le aveva assicurato un futuro.
“Da chi doveva essere protetta? Quindi è ancora in pericolo?”
Scorpius mosse la testa da un lato e dall’altro come per soppesare la risposta “se dovessero scoprire chi è sì”.
“E chi è?”
Scorpius guardò gli occhi brillanti del figlio “devo prima parlare con tua madre e poi ti spiegherò tutto per bene, tu nel frattempo non muoverti dalla sala comune” strinse più forte le mani attorno alle sue spalle “me lo prometti?” gli chiese e Bailey seppur controvoglia annuì.

COMMENTO: ECCOCI QUA CON IL NUOVO CAPITOLO!! PRIMA DI TUTTO COME STATE? SPERO CHE VOI E LE VOSTRE FAMIGLIE SIATE TUTTI OK : )) PARLANDO DEL CAPITOLO CI SONO SEMPRE PIU’ INDIZI!! CI AVVICINIAMO SEMPRE DI PIU’ ALLA FINE : ) AVETE COLTO GLI INDIZI DI LUCIUS? E GABRIELLE AVETE PIU’ CHIARO COSA STA COMBINANDO? SPERO CHE IL CAPITOLO VI SIA PIACIUTO E CHE MI FARETE SAPERE!! INTANTO RINGRAZIO LE FANTASTICHE RAGAZZE CHE MI HANNO INCORAGGIATO LO SCORSO CAPITOLO E CHE SONO FANTASTICHE DAVVERO OVVERO ICEPRINCESS / ARYELLE / SHIORI F / DREAMER IMPERFECT / MERYCHIARA / LUISA21 / FEDELA WATSON / CLALIP E ALESSYA !! GRAZIE DI CUORE!! INOLTRE RINGRAZIO CHI MI HA AGGIUNTO ALLE PREFERITE / SEGUITE E RICORDATE ED ANCHE CHI MI LEGGE SOLTANTO!! UN BACIONE!!

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Capitolo 47
*** 47 CAPITOLO ***


Scorpius entrò come una furia negli alloggi che divideva con i tre Potter, ma non vi trovò nessuno.
Man a mano che percorreva la distanza tra la sala grande e gli alloggi aveva sentito la rabbia aumentare.
Era vero quello che aveva detto a suo figlio, Lily aveva probabilmente salvato la vita di quella bambina, ma a quale prezzo?
Quando a casa sua avevano visto l’incantesimo fatto da Lily su quella bimba l’aveva giustificata, anche con suo figlio l’aveva fatto, almeno fino a quando non aveva capito di chi fosse figlia.
Fino a quando ogni tassello, anche l’ultimo, era andato al suo posto e il nome della madre era apparso nella sua mente come la soluzione ad un indovinello.
Sarebbero mai finiti i segreti e i sotterfugi con Lily? E lei si sarebbe mai fermata?
Sbattè una mano contro il mobile, era furioso ed aveva assolutamente bisogno di parlare con lei.
Il pensiero che non ci fosse nessuno gli stava solo facendo aumentare la rabbia.
Tutto il suo corpo fremeva.
Doveva parlare con lei e capire come avesse potuto farlo.
Come aveva potuto prendere in giro tutte le persone a lei vicine, lui compreso.
 
Era seduta su una sedia nella sala d’attesa ed era strano.
Quando una tragedia si abbatteva sulla sua famiglia Lily tendeva a scappare.
Era quello che aveva sempre fatto, quando il dolore la sopraffaceva lei fuggiva.
Non molto Grifondoro forse, ma era così.
Poteva affrontare decine di NewMan, ma non sapeva affrontare la perdita di un famigliare.
“Come stai?” le chiese sedendosi accanto a lei.
Aveva sempre odiato quella domanda, ma vederla lì, ancora avvolta nel suo camice che si mangiucchiava un’unghia a testa bassa lo aveva portato ad avvicinarsi a lei con una scusa qualsiasi, anche se era una domanda banale.
“Non lo so”.
Scorpius aggrottò le sopracciglia. Gli stava rispondendo?
Stranezza che si sommava alle altre stranezze.
Le tolse la mano di bocca e la trattenne nella sua “tua cugina è appena morta e tu eri l’unica presente in quel momento è normale che…”
“Non lo so, Scorp” gli disse interrompendolo e alzando lo sguardo su di lui “non so come mi sento…”
“Sei sotto shock” la rassicurò e lei si alzò come se volesse mettere le distanze tra se stessa e le parole di Scorpius.
Lo guardò e, anche se dai suoi occhi non scendeva nessuna lacrima, pareva disperata.
Sembrava una disperazione diversa, quasi un rimorso.
Forse era colpa del non essere riuscita a impedire che la cugina morisse.
“Non è colpa tua” le disse e lei sospirò “non lo puoi sapere”.
“Lily…”
Lei scrollò le spalle e deviò lo sguardo verso i suoi parenti.
Guardava i suoi zii e sua cugina Lucy in particolare e i suoi occhi luccicarono di lacrime.
“Non sono riuscita ad impedirglielo”.
Impedirlo a chi? Ai NewMan?
Avrebbe mai smesso di darsi la colpa per ogni azione di quel maledetto gruppo di pazzi?
“Non hai guidato tu la bacchetta di quei maledetti…”
“Sì, ma potevo evitarlo… io dovevo… io le avevo detto…”
“Lily, di cosa stai parlando?” domandò Scorpius, cominciava ad essere confuso.
Forse non si riferiva ai NewMan.
Lily scosse la testa “devo tornare al lavoro” disse dandogli le spalle, ma Scorpius la fermò per un braccio “prenditi almeno la giornata libera” le suggerì.
“Non posso” rispose e se ne andò prima che lui potesse aggiungere qualsiasi altra cosa.
 
Lui aveva pensato al dolore per l’ennesimo parente perduto, aveva pensato alla rabbia per non essere riuscita a salvarla e invece non era così.
L’aveva preso in giro. Di nuovo.
Si sedette sul divano e poggiò gli avambracci sulle cosce.
Era stato il suo ennesimo sotterfugio, un suo inganno.
Uno dei mille segreti, ma il peggiore di tutti.
Si portò le mani ai capelli sollevandone qualche ciocca.
Salazar, come aveva potuto farlo? Stare a guardare persone che soffrivano, famiglie che si sgretolavano.
Come aveva potuto convivere con quello che aveva fatto.
Il rumore della porta che si apriva lo ridestarono e rialzò la testa in tempo per vedere i fratelli Potter entrare dentro il salottino.
“Te l’avevo detto che ce l’avrebbero dato” disse James guardando i fratelli.
“Certo che hai una faccia tosta…”
Lily si bloccò sul posto.
L’aveva visto e aveva sicuramente intuito dal suo volto che c’era qualcosa che lo stava tormentando.
“Bailey?” chiese subito e anche Albus e James portarono gli occhi su di lui.
Gli sguardi dei tre fratelli erano molto simili: preoccupati e confusi.
“Sta bene” la rassicurò subito, ma non riusciva a smettere di guardarla negli occhi.
L’aveva sempre amata per come era, le era sempre sembrata limpida pur nascondendo mille segreti, aveva pensato avesse una rettitudine nel suo modo di essere, un confine che seppur arrabbiata e vendicativa non avrebbe mai superato e invece si era sempre sbagliato su di lei.
“Allora che c’è?” gli chiese spronandolo a parlare.
“Si tratta di Gabrielle?” domandò James e lui scosse la testa senza distogliere lo sguardo da lei “devo parlarti” disse alzandosi e la vide guardarlo confusa.
“Sicuro che Bailey stia bene?” chiese di nuovo e lui annuì.
“Devo parlarti subito” ripetè facendo il giro del divano per dirigersi verso la camera, ma Lily non si mosse.
Era ancora troppo stupita.
“E’ una cosa dell’indagine?” chiese Albus guardandolo interrogativo.
“Fatti i cavoli tuoi, Al”.
Tutti e tre sgranarono gli occhi, si sarebbero aspettati una risposta simile data a James, ma mai ad Albus.
Scorpius doveva essere decisamente fuori di sé.
“No che non mi faccio i cavoli miei” si arrabbiò Albus, gli occhi verdi che sembravano emettere lampi d’ira.
“Se si tratta di qualche litigio tra fidanzati non me ne può fregare di meno, ma se si tratta dell’ennesima cosa che riguarda Lily e la sua vita pre oblivion lo voglio sapere”.
Scorpius guardò il suo migliore amico. Aveva ragione.
In quella cosa c’erano dentro insieme e insieme la dovevano affrontare proprio come avevano sempre fatto.
 
Come facesse a piacergli così tanto la biblioteca per lui era un mistero.
Forse per il silenzio, o forse perché la maggior parte dei suoi parenti la scansava come la peste.
Adesso però era tutto il pomeriggio che era lì e non era una cosa normale.
Lo vide seduto ad un tavolo, due libri davanti a lui e sua cugina Rose accanto.
Lei alzò lo sguardo e scosse la testa mentre Albus restò concentrato sui libri.
“Avrai finito tutti i compiti fino alla prossima settimana” lo prese in giro sedendosi davanti ai due ragazzi.
Albus alzò lentamente gli occhi su di lui, come se provasse fatica nel farlo e forse era davvero così.
Era passato un mese da quel maledetto giorno eppure la sua vita sembrava ancora lontana dall’essere tornata alla normalità.
“Non è così” disse soltanto e tornò a concentrarsi sul libro.
Scorpius guardò le mani strette attorno alla cornice del libro e poi guardò la cugina di Albus, non aveva mai avuto un grande rapporto con lei… Grifondoro e tutto il resto, ma in quel momento gli sembrò l’alleata ideale.
“Rose, ti va di venire con me ed Al fino al campo da Quidditch? Potremmo guardare gli allenamenti di…”
“Io non vengo” lo interruppe Albus senza neanche alzare gli occhi.
“Ma dovrai pur uscire di qua prima o poi”.
“Dovrò davvero?” gli chiese guardandolo di nuovo.
Scorpius sospirò e mise le mani sul tavolo “Salazar, Albus, devi tornare a vivere… loro…”
Albus alzò una mano “non ci provare” gli disse con rabbia “non provare a propinarmi il discorso di ciò che avrebbero voluto loro perché loro in primis non avrebbero voluto morire e avrebbero voluto vederci crescere e sicuramente non avrebbero voluto vedere Lily in quelle condizioni”.
Scorpius vide Rose abbassare gli occhi, le lacrime le riempivano gli occhi al pensiero della cugina dopo quelli che furono solo una decina di secondi lei si alzò e con uno scusate mormorato se ne andò.
Sicuramente il pensiero dei propri zii e della cugina era stato troppo e non voleva piangere davanti ad Albus.
Il suo amico parve percepire appena che la cugina se ne fosse appena andata e restò a guardarlo con rabbia per qualche altro secondo e poi riportò di nuovo gli occhi sul libro.
“Va bene” convenne Scorpius “quindi restare qua è quello che davvero vuoi?”
“Può darsi” mormorò.
“Nascondersi dal mondo?” lo sfidò.
Albus alzò di nuovo gli occhi su di lui e Scorpius vide che le mani che prima erano attorno al libro ora erano arricciate per la rabbia.
“E se anche fosse? Se non avessi voglia di vedere sguardi compassionevoli intorno a me? E se non volessi sentire tutta la scuola che bisbiglia al mio passaggio o se non volessi tornare in una classe dove tutti mi guardano come se dovessi esplodere da un momento all’altro?”
“Probabilmente avresti ragione” gli rispose e Albus aggrottò le sopracciglia come se non si aspettasse quella risposta.
“Quindi lasciami in pace” gli disse e la sua voce era una preghiera.
“No invece” replicò Scorpius “io resto con te” aggiunse e storse le labbra “io non ti guarderò mai con falsa compassione, io le cose te le dirò sempre in faccia e non bisbiglierò al tuo passaggio e tantomeno avrò paura di una tua esplosione” lo rassicurò.
“Non dire cazzate”.
Scorpius si raddrizzò sulla sedia e incrociò le braccia “io resto” disse con la caparbietà di un bambino di dodici anni.
“A te non è importato di chi fossi, hai visto solo quello che ero e per me è la stessa cosa” gli disse con la stessa semplicità con cui gli avrebbe elencato i motivi per cui amava il Quidditch.
“E’ solo perché sei mio amico” si giustificò Albus.
“Infatti e gli amici si spalleggiano sempre” gli disse Scorpius e per la prima volta da quando era tornato vide un piccolo sorriso nascere sul suo volto.
 
Lo doveva ad Albus ed alla sua amicizia e in quel momento era troppo arrabbiato per pensare al fatto che forse stava, in qualche modo, tradendo Lily.
“Penso che Lily ci abbia nascosto una cosa” disse semplicemente.
Lei aggrottò le sopracciglia, ma non disse niente.
Né una conferma né un diniego.
“Bè, non è una novità” replicò James “perché dovrebbe farti arrabbiare così tanto?” chiese Albus.
Scorpius sorrise amaramente “vuoi dirglielo tu?” chiese guardando Lily.
“Non so a cosa ti riferisci” rispose lei e come poteva darle torto, chissà quanti segreti aveva nascosto negli anni.
“Forse al fatto che in questa scuola c’è una ragazzina…” la vide spalancare gli occhi “di sedici anni…”
“Non farlo” lo pregò e i due fratelli si voltarono verso di lei.
“No?” domandò lui “e perché?” strinse le mani attorno alla costola del divano.
Gli occhi di lei sembravano pregarlo di non andare avanti, di non indagare, di non cercare motivazioni e questo gli fece salire la rabbia ancora di più.
“Perché non dovrei, in fondo nostro figlio ha appena scoperto che a quella ragazzina tu hai tolto la memoria… forse a questo punto dovresti spiegare tutto anche a noi”.
Gli occhi di Lily si fecero lucidi e le mani si strinsero in due pugni, ma non disse niente.
“Tolto la memoria?” la domanda di James gli ricordò che non erano soli “hai tolto la memoria ad una ragazzina di sedici anni?”
“Oh no, James, vedi qual è il fatto? Lei ha tolto la memoria ad una bambina e…”
“Bailey come l’ha saputo?”
Non negava neanche e Scorpius chiuse per un attimo gli occhi per riprendere il controllo di sé.
“Non lo so precisamente… ha parlato di una collana…”
Lily si portò le mani alla bocca e Scorpius vide che tremavano “chi altri l’ha visti?”
“Visti cosa?” James intervenne di nuovo, nel suo volto la rabbia di chi non riusciva a comprendere una parola.
“Merlino, Lily! Puoi dirmi che sta succedendo?”
“Chi era quella bambina?” chiese Albus parlando per la prima volta.
Lily guardò gli occhi verdi di suo fratello, quegli occhi verdi così simili al padre e desiderò potergli dire tutto, ma come poteva?
Aveva fatto così tante cose per proteggerla.
“Chi era, Lily?” insistette James.
La ragazza spostò gli occhi su di lui poi parve perdere la battaglia con se stessa.
Sospirò e prese la bacchetta, con un colpo di mano silenziò la stanza poi fissò gli occhi su Scorpius.
Si stava chiedendo come avesse potuto non capire quello che aveva appena fatto.
Se qualcuno li avesse sentiti… Se qualcuno avesse capito chi era… eppure lui era lì quando avevano parlato con Micheal, sapeva chi era suo padre e quanto fosse stato pericoloso.
E poi lui sapeva che aveva tolto la memoria ad una bambina, l’avevano visto insieme ed era stato il primo a giustificarla… perché adesso era così arrabbiato?
Guardò James e Albus e si morse nervosamente il labbro. L’avrebbero perdonata?
“Aveva tre anni quando le ho tolto la memoria” confessò e si appoggiò alla porta come se la stanchezza non riuscisse più a farla reggere in piedi.
Vide entrambi i fratelli aprire le labbra sorpresi.
“Ho dovuto” si giustificò immediatamente “io non sapevo cos’altro fare”.
“Ma perché? Perché hai dovuto? Cosa ti ha portato a togliere la memoria ad una bambina, a fare una cosa così…” James si fermò, ma Lily sapeva qual era la parola che era rimasta ad aleggiare tra loro.
Abominevole. Come aveva potuto fare una cosa così abominevole.
“Perché non gli dici chi era la bambina? E soprattutto di chi è figlia?”
Lily sussultò alla freddezza delle parole di Scorpius.
Non riusciva a capire perché fosse così arrabbiato, in fondo lei non gli aveva mai nascosto di avere dei segreti.
“La bambina è Ella…”
“Ella?” la interruppe James “Ella? Quella Ella? La migliore amica di Ginny? La figlia di Lorcan e del mio capo?”
“Per Salazar, Lily! Come hai potuto? Che ti ha detto la testa?”
Lily restò in silenzio al rimprovero di Albus e abbassò gli occhi.
“Non sapevo come fare” ammise.
“Già, non sapeva come fare” intervenne Scorpius e Lily alzò gli occhi su di lui, sapeva che non aveva smesso un attimo di guardarla, aveva sentito il suo sguardo sul viso.
Poteva sempre sapere quando Scorpius la guardava, era una sorta di rilevatore.
“Quello che non capite, dato che vi manca un tassello, è perché doveva proteggerla, perché doveva togliere la memoria a quella bambina…”
“Non farlo” lo pregò in un sussurro facendo un passo in avanti, ma Scorpius non accennò ad andare verso di lei.
Rimase fermo, gli occhi grigi che promettevano tempesta.
Ora capiva perché era così arrabbiato. Lui sapeva di Nott ed aveva fatto due conti sull’età di Ella.
“La piccola Ella non doveva ricordarsi di lei, non doveva ricordare i discorsi che Lily aveva fatto con la madre perché…”
“La madre di Ella?” chiese Albus “tu conosci sua madre?”
“Oh sì che la conosce e la conoscete molto bene anche voi…”
“Scorp, per favore” lo pregò “lei sarà in pericolo”.
“Non c’è posto più sicuro di Hogwarts” le ricordò James “e se ci spiegherai tutto potremmo darle ulteriore protezione…”
“Non è Ella la lei a cui si riferiva Lily” lo interruppe Scorpius e Lily si lasciò cadere sul divano.
“Adesso basta!” esplose Albus “sono stufo di questi mezzi discorsi che non portano da nessuna parte” si arrabbiò.
“Tu” disse indicando Scorpius “se sei arrabbiato con Lily o vuoi fargliela pagare per qualcosa sei pregato di farlo in privato e tu…” s’interruppe voltandosi verso la sorella “sei pregata di dirci cosa c’entra Ella con i NewMan e chi è la madre che a quanto pare conosciamo così bene”.
Scorpius parve per la prima volta colpito e distolse finalmente lo sguardo da Lily, si appoggiò al muro e incrociò le braccia come se volesse dire che lui non avrebbe più emesso un fiato.
“Sto aspettando, Lily” la pressò Albus.
“Ella è…” Lily non sapeva se guardare Albus o James, sapeva che appena avesse detto il nome della madre entrambi sarebbero diventati furiosi come Scorpius.
“Sua madre è Molly” confessò infine.
“Chi?” chiese James sicuro di aver capito male.
“Molly” ripetè Lily alzando il mento, a quel punto era troppo tardi per tornare indietro e lei non si sarebbe mai vergognata di se stessa.
“Molly Audrey Weasley” rincarò per essere sicura che il messaggio fosse chiaro.
“Ma… ma… non è possibile”.
Albus fu il primo a riaversi e a ritrovare la voce.
“Ella ha sedici anni e Molly è morta da quasi diciotto… anche ponendo che fosse stata incinta…”
Lily credeva di poter sentire i loro cervelli in funzione, quasi come se ognuna di quelle rotelline stesse cercando di capire come poteva Molly essere la madre di Ella se era morta.
“Ho mentito” disse e all’improvviso fu come se tutto si fosse spento in quella stanza.
Nessuno avrebbe mai messo in dubbio le parole di Lily.
Lily non scherzava sulla morte.
“In che senso hai mentito?” chiese James con un filo di voce, e nonostante fosse stato quasi un sussurro sembrò quasi che le sue parole riverberassero in tutta la stanza e nelle orecchie di Lily.
Sapeva che tutto dopo sarebbe cambiato, ma ormai non poteva più tornare indietro e neanche l’avrebbe voluto.
Doveva togliersi questo enorme peso dalle spalle.
“Nel senso che Molly non è morta” ammise infine.
Il silenzio divenne tombale e i volti di Albus e James parvero sbiancare.
Lily non osava guardare Scorpius che era ancora appoggiato al muro alle sue spalle, ma sapeva che invece lui la stava osservando, sentiva i suoi occhi come se potessero perforarle l’anima.
“Che vuol dire che non è morta?” chiese Albus “non è sopravvissuta all’operazione, le abbiamo fatto il funerale, abbiamo pianto per lei…”
“Lei è sopravvissuta e il funerale l’abbiamo fatto ad una bara con una sconosciuta trasfigurata”.
Albus scosse la testa e distolse lo sguardo da lei per puntarlo alle spalle, sicuramente stava guardando Scorpius.
“Chi sei tu?”
La domanda di James la fece trasalire.
“Jamie…” disse alzandosi in piedi, ma lui la interruppe alzando una mano “tu sai quanto abbiamo sofferto per ognuna delle nostre perdite e…” si passò una mano tra i capelli allontanandosi di qualche passo “lo hai fatto davvero?”
La stava guardando come se le stesse dando la possibilità di negare, ma Lily non lo fece.
“Tu non ti rendi conto…”
“Perché lo hai fatto, Lily?” la interruppe Albus e Lily appoggiò le mani accanto a sé premendole contro la seduta del divano.
“Forse dovresti chiederle chi è il padre di Ella”.
Scorpius parlò per la prima volta da quando Albus li aveva rimproverati e Lily si voltò di scatto verso di lui, i suoi brillanti occhi grigi si erano, se possibile, scuriti ancora di un tono.
Sembrava che la rabbia che gli pervadeva le membra stesse uscendo dai suoi occhi.
“Il padre è un NewMan”.
“Stiamo ancora parlando di Molly?” chiese James stupito.
Gli sembrava impossibile, la dolce e ingenua Molly incinta di un NewMan?
Lily annuì, ma non fece in tempo a dire niente perché Albus la precedette “Nott” disse soltanto.
“Nott…ecco di chi parlavate quel giorno”.
“Nott?” domandò James “Ella Scamander è in realtà Ella Nott?”
“Ella Scamander è Ella Scamander chi è il padre biologico non conta niente… conta chi l’ha cresciuta”.
“Davvero?” chiese Scorpius “è davvero così che la pensi?”.
Lily avrebbe voluto prendersi a schiaffi. Ogni cosa che diceva peggiorava la sua situazione.
“Non ora, Scorp” lo interruppe di nuovo Albus “prima deve spiegarci tutto dall’inizio alla fine”.
Lily sospirò di nuovo e cominciò a raccontare tutto.
“Non so se lui sia capace davvero di amare, ma lei era innamorata persa e quando l’ho scoperto ho provato in tutti i modi a divederli, a farle capire che persona era, ma lei era come ogni donna innamorata e quando anche io mi sono…” s’interruppe, non voleva umiliarsi, non in quel momento “quando ho cominciato a capirla ho solo cercato di proteggerla, la prima volta che l’hanno attaccata l’ho nascosta, ma quando l’hanno trovata ho capito che dovevo fingere che fosse morta… non l’avrebbero lasciata in pace fino a quando l’avessero saputa in vita…”
“Perché non ce l’hai detto?”
“Non lo doveva sapere nessuno” si giustificò.
“E ora? È viva? Dov’è?”
“Sono andata a trovarla appena ritrovata la memoria… è stato il mio primo pensiero, non sapevo cosa le fosse successo nei dodici anni che sono mancata, ma è viva… è un po’ fuori dal mondo, ma sta bene e si ricorda di me…”
“Cosa che invece non fa Ella” la interruppe James  e Lily scosse la testa cercando lo sguardo del fratello “no, lei non si ricorda, perché le ho tolto la memoria”.
“Ma perché?” la voce di Albus era una supplica “per quanto provi a comprenderti non riesco a farlo” prese un respiro per calmarsi “perché hai dovuto togliere la memoria ad una bambina di tre anni?”
“Poteva ricordare qualcosa dei nostri discorsi”.
“Chi avrebbe creduto ad una bimba così piccola?”
“La stavo per affidare ad un capo Auror”.
“Motivo in più per non farlo… lui l’avrebbe protetta dai NewMan”.
“Nessuno può essere protetto dai NewMan se loro vogliono colpirti” disse con amarezza.
“E’ la figlia del capo degli auror” insistette James.
“Ed io non lo ero?”
Il silenzio invase di nuovo la stanza, come se il fiato fosse stato risucchiato dalle ultime parole.
“Lily, non puoi sempre paragonare tutto a quello che è successo a mamma e papà”.
Lily si piegò in avanti e si prese le mani tra i capelli “quella bambina è innocente, James” disse semplicemente “cosa pensi fosse successo se qualcuno avesse scoperto chi era? Chiunque l’avrebbe strumentalizzata”.
“Lorcan lo sa? E il capitano Whisper?”
“Lorcan lo sa, suo marito no”.
James emise quella che era un misto tra uno sbuffo e una risata “sei incredibile, sai?” le disse “hai reputato il tuo migliore amico degno di fiducia, ma non i tuoi fratelli”.
“Avrei dovuto spiegarvi di Molly” si giustificò e James scosse la testa allontanandosi da lei “non posso parlare ora” le disse guardandola.
Lily lesse tutto quello che pensava di lei in quelle iridi nocciola. Suo fratello era sempre stato talmente tanto espressivo da essere un uomo diretto prima ancora di aprire bocca.
“Devo prendere aria” disse e con uno sguardo ad Albus uscì.
Il secondo dei suoi fratelli aveva ancora lo sguardo fisso su di lei. Non si era mosso di un millimetro dopo le ultime rivelazioni.
“Qual era il tuo piano per far riapparire Molly?”
“Non ce l’avevo” ammise Lily, ormai era stata condannata, cosa cambiava?
Albus scosse la testa “Merlino, Lily, dimmi che almeno ti rendi conto dell’enormità della cosa… di come reagiranno zio Percy e zia Audrey, di come la prenderà Lucy…era la sua gemella”.
“E’ la sua gemella” lo corresse “e poi reagirà come voi, anche io sono ricomparsa dopo anni…”
“Ma non l’hai voluto tu” la interruppe lui.
“Sarebbe cambiato?” lo sfidò “quando ami una persona, una sorella, fa davvero la differenza?”
Albus la guardò con quegli occhi verdi che di solito erano sempre particolarmente dolci quando osservavano lei, ma che in quel momento erano arrabbiati e confusi.
“Non lo so” disse e poi uscì anche lui.
Lily avvolse la testa tra le braccia e se la portò verso le gambe “fanculo! Fanculo! Fanculo!” disse tra i denti poi si sollevò e prese un respiro profondo e un altro, al terzo si voltò verso Scorpius.
“Non potevi farne a meno?”
“E tu?”
“Io? Io cosa?”.
“Mi hai mentito, Lily” le disse avanzando verso di lei.
“Dov’è la novità?” lo provocò guardandolo con rabbia.
“Salazar, Lily!” imprecò “possibile che tu non capisca, pensavo che avessi dei limiti e invece li hai superati tutti, non hai guardato in faccia niente e nessuno, hai calpestato la morte, i tuoi fratelli, portato via una bambina alla madre e ti sei alleata con un NewMan... devo davvero aggiungere altro?”
Lily sentì il cuore sprofondarle al livello dello stomaco. Scorpius aveva ragione, aveva fatto delle cose orribili.
“Ho delle attenuanti” provò a giustificarsi. Si sentiva stanca e spossata, era come se fosse stata messa alla ghigliottina da tutti, ma quando aveva fatto quelle cose sapeva a cosa sarebbe andata incontro.
“Dimmele… dimmele, ti prego, Lily, perché davvero non riesco a capirti”.
“Avevo vent’anni e volevo salvare Molly e sua figlia, per quanto non avessi voluto mi ero affezionata a Leon…”
Leon? Per un attimo la scritta nella sua bacchetta tornò in mente a Scorpius.
“Non hai trovato un modo migliore? Tipo parlare con me? Con i tuoi fratelli?”
“Non potevo”.
“Non volevi” la corresse lui “Merlino, Lily… io non posso…giuro che non posso” si staccò dal muro e si avvicinò alla porta.
“Avevi detto che saresti stato dalla mia parte” gli ricordò e si vergognò della supplica che stava mettendo nella sua voce, ma si sentiva sopraffatta da tutto.
Lui mise la mano sulla porta e non la guardò “mi è difficile esserlo in questo momento”.
Lily sentì le lacrime salirle agli occhi e si morse l’interno delle guance per non piangere “mi stai lasciando?” sussurrò e lui finalmente si voltò verso di lei.
“Ti ho giurato che non ti avrei lasciato mai” le disse con gli occhi che splendevano “che ti avrei sempre amato, io sono sempre stato sincero con te e per me quella promessa è come un voto infrangibile” aggiunse ed uscì dalla porta.

COMMENTO: OK, NON INVIATEMI MILLE CRUCIATUS, TUTTI CONTRO LILY LO SO E STARETE DICENDO NON LE BASTAVA BAILEY E SCORPIUS? PURE IL CARICO DEI FRATELLI? BE’ MA NON PENSAVATE MICA CHE UNA COSA GROSSA IN QUEL MODO VENISSE SEMPLICEMENTE DIGERITA E CHE NESSUNO GLIENE DICESSE QUATTRO? METTETEVI NEI LORO PANNI : ))) E POI E’ NORMALE A QUESTO PUNTO DELLA STORIA ENTRARE NELLE COSIDDETTE MONTAGNE RUSSE… SIAMO QUASI IN FONDO PER CUI CI SARANNO MOLTI DI QUESTI SBALZI, MA NON TEMETE SAPETE CHE AMO GLI HAPPY ENDING ;)) SPERO CHE MI FARETE SAPERE SE IL CAPITOLO VI E’ PIACIUTO E RINGRAZIO TANTISSIMO LE RAGAZZE CHE LO HANNO FATTO NELLO SCORSO CAPITOLO DANDOMI TANTA CARICA!! QUINDI GRAZIE MILLE A: ICEPRINCESS / SHIORI F / ARYELLE / DREAMER IMPERFECT / FEDELA WATSON / LUISA 21 / ALESSYA E CLALIP!! GRAZIE DI CUORE A TUTTE QUANTE!! INOLTRE RINGRAZIO CHI MI HA AGGIUNTO ALLE PREFERITE / SEGUITE E RICORDATE ED ANCHE CHI MI LEGGE SOLTANTO!! UN BACIONE!!
 
 

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Capitolo 48
*** 48 CAPITOLO ***


“Non credo dovresti essere in giro per la scuola”.
Lily si voltò di scatto.
Quando aveva deciso di uscire dalla stanza che condivideva con Scorpius e i fratelli e che era ormai vuota, le era sembrata una buona idea.
Aveva bisogno di schiarirsi la mente e capire come affrontare la situazione e l’alternativa era stata quella o buttarsi sul letto a piangere tutte le sue lacrime.
Aveva optato per uscire, ma adesso avrebbe voluto non averlo fatto perché davanti a lei c’era uno degli oggetti dei suoi pensieri.
Uno di quelli che la ossessionavano di più.
Leon Weasley.
“Non so come funzionino le cose in questa scuola” finse Lily.
In fondo era pur sempre senza memoria.
“Risparmiamelo” la freddò Ella “è tutta l’estate che vedo mio padre pasticciare con le pozioni e adesso compari qua con la scusa del club dei duellanti… io non ci credo” disse semplicemente.
“E’ un problema tuo” replicò Lily con un sorriso tirato.
“Penso che tu mi debba la verità” ribattè Ella.
Lily sospirò, Ella era come Molly. Non demordeva.
“Io credo che tu non debba essere qua” le disse e la frase voleva essere scherzosa, ma lei non sorrise neanche limitandosi a battere un dito sulla spilla da Prefetto che portava appuntata sulla giacca della divisa.
“Ti ho sentita prima con i tuoi fratelli...”
“No che non l’hai fatto” la interruppe.
Stava mentendo perché lei aveva imperturbato la stanza… forse, però poteva averla sentita di ritorno dalle cucine, parlavano dei tempi di Hogwarts.
Merda. Li aveva sentiti davvero.
“Sì invece e se non vuoi che lo dica a tutti...” lasciò la frase in sospeso e Lily sorrise scuotendo la testa.
La stava ricattando?
“Somigli davvero a tuo padre”.
“Quale dei due?” le domandò in un tono così rabbioso che Lily capì che sapeva che alludeva al padre biologico.
Sospirò “voglio che sia chiaro che puoi tenerti il tuo stupido ricatto perché se volessi potrei benissimo farti dimenticare la conversazione che hai ascoltato”.
“Già, in fondo è il tuo incantesimo preferito, no?” la sfidò con gli occhi oscurati dalla rabbia.
“Veramente no” rispose Lily sarcastica poi sospirò “comunque, in fondo, penso tu abbia diritto di sapere e dovevo immaginare che saresti venuta ad affrontarmi dopo quello che hai visto”.
Ella emise un sorriso amaro scuotendo la testa “sai già tutto” disse con l’irritazione che trapelava dalla sua voce “dovevo immaginare che Bailey sarebbe corso a piangere dalla mammina”.
Lily ignorò la frecciatina sul figlio, era inutile spiegarle perché avesse avuto il bisogno di dirlo e quanto ne fosse rimasto sconvolto.
A lei non sarebbe importato.
“Avanti, chiedimi quello che vuoi…”
“Pensi abbia bisogno di chiederti qualcosa?” la interruppe e Lily vide che il suo volto era pieno di rabbia.
“Pensi che il mio problema sia struggermi per sapere chi sono i miei genitori?”
Era impressionante, in quel momento Ella aveva la stessa espressione strafottente di Micheal Nott.
“Non mi interessa chi sono quelli che mi hanno abbandonata” decretò “io ho due padri perfetti”.
Sputava ogni frase come se fossero una sentenza. Come se Lily non avesse neanche diritto di replica e dovesse solo ascoltarla.
Lily prese un respiro e cercò di tenere a bada il suo temperamento già provato dalla discussione precedente.
“Allora perché sei qua a parlare con me?”
“Perché volevo sapere come fai a non odiarti”.
Lily sentì come se le avessero appena tirato un pugno in pieno stomaco.
“Come puoi vivere con te stessa dopo quello che mi hai fatto?”
Non lo faceva. Semplicemente non lo faceva, ma nessuno pareva capirlo.
Men che mai Ella, ma come poteva spiegarlo ad una ragazzina la cui vita era stata stravolta?
“Non ti vergogni?” le chiese, la sua voce si alzò di un paio di toni e Lily vide i personaggi dei quadri mettersi a bisbigliare tra loro.
Gli occhi di Ella luccicavano di pianto e le sue mani erano strette in due pugni.
Lily sentì risvegliare dentro di sé la tenerezza che provava per Leon. L’affetto innato che aveva sentito per quella bimba dai grandi occhi verdi.
Gli stessi occhi della madre.
“Ella, qua letteralmente anche i muri hanno orecchie, ma se vuoi possiamo andare fuori e parlare un pochino”.
Ella scosse la testa “già, come hai detto nei ricordi? Sono in pericolo” la sua voce era rabbia pura “è per questo che mi hai letteralmente strappato dalle braccia di mia madre, giusto?”.
Stava parlando con i denti talmente serrati dalla rabbia che le parole uscivano sibillate.
“Per favore, Ella, andiamo fuori”.
Ella era tentata di dire di no, non voleva avere niente a che fare con la donna che l’aveva portata via da sua madre, contemporaneamente però voleva sapere per cui annuì e la precedette fuori senza neanche aspettarla.
Lily attese di essersi allontanata un po’ dal castello e poi si voltò verso Ella.
Il suo viso pieno di rabbia le provocava una tenerezza incredibile.
Era già stato difficile farlo dodici anni prima, ma vedere adesso, nel volto di Leon, il risultato della sua impresa la faceva stare ancora peggio.
“Ti farebbe star meglio schiaffeggiarmi?” le chiese a bruciapelo e la vide aggrottare le sopracciglia.
“Davvero, prometto che non mi difenderò”.
Ella la guardò stupita “non provocarmi che potrei decidere di farlo davvero” le disse e Lily sorrise “non ne dubito” concordò vedendo che gli occhi della ragazza era ancora in preda ad una rabbia che raramente Lily aveva visto in qualcuno che non fosse se stessa.
“Ho visto decine di volte l’espressione che indossi in questo momento… mi bastava guardarmi allo specchio”.
“Io e te non ci somigliamo” chiarì subito Ella.
“Non fisicamente… certo, ma nei tuoi occhi vedo la stessa potente rabbia che vedo nei miei quando scopro di essere stata ingannata…”
“Tu mi hai ingannata” la interruppe lei “tu mi hai portato via tutto quello che avevo e mi hai fatto ricominciare da capo”.
“L’ho fatto per il tuo bene, Leon”.
Il cuore di Ella mancò un battito nel sentire quel nome. Aveva qualcosa di talmente familiare da farle stringere lo stomaco.
“Non sono Leon” chiarì e Lily assentì “hai ragione non lo sei… non più almeno” sospirò chiedendosi da dove doveva iniziare e quanto poteva spingersi in là con una ragazzina di sedici anni.
“So che la scelta che feci all’epoca non è stata forse la più corretta per te, ma tu e tua madre eravate in un pericolo enorme ed io dovevo trovare un modo… ero una ragazzina anche io” si giustificò, ma Ella scosse la testa.
“Non mi interessano le tue scuse” le disse così bruscamente che Lily rimase per un attimo interdetta.
“Non ho intenzione di perdonarti” continuò con ancora più rabbia.
“Non voglio il tuo perdono” replicò Lily, anche se non era del tutto vero, non poteva certo spiegarlo ad una ragazzina di sedici anni furiosa “voglio solo farti capire” aggiunse.
“Bene” convenne Ella “è quello che voglio anche io, per cui forza…siamo qua, dove volevi te e adesso devi solo parlare”.
Lily annuì “cosa vuoi sapere?” chiese.
“Voglio sapere perché lo hai fatto? Che pericolo corro? Mia madre è ancora viva?”
Lily fu tentata per un attimo di dirle che non ricordava e sfuggire a tutte quelle domande, ma poi ricordò a se stessa che era una Grifondoro per cui cominciò con la domanda più importante.
“Sì, tua madre è viva…”
“Perché non mi ha mai cercato?” la interruppe di nuovo e Lily dentro di sé sorrise, pochi minuti prima aveva detto che non le importava niente dei suoi veri genitori e invece adesso le sue parole la contraddicevano.
Dentro di sé fu felice per sua cugina. Forse Ella avrebbe accettato di conoscerla di nuovo.
“Lei è nascosta e non ha saputo più niente di te perché io ero stata data per morta”.
Lily sentì come il rumore di un fruscìo e si voltò verso la foresta proibita, ma non vide nessuno.
Si disse che doveva essere la sua solita paranoia. C’erano tanti animali nella foresta proibita e loro erano vicinissime.
“Ed è rimasta nascosta senza porsi il problema per tutto questo tempo?” la domanda di Ella la riportò alla realtà.
Lily annuì ed Ella rise portandosi le mani alla fronte come per circondarla.
“Assurdo… tutto questo è assurdo” disse frenetica “e quindi quale sarebbe questo tremendo pericolo?”
Di nuovo un rumore, come di un ramo spezzato e il cuore di Lily aumentò di un battito.
Potevano essere state seguite? Qualcuno stava ascoltando la loro conversazione?
“Forse è meglio rientrare” disse però non sentendosi tranquilla.
“Avevi detto che avresti risposto alle mie domande” si oppose Ella con rabbia.
“E lo farò, ma non ora e non qui” sentenziò Lily voltandosi, ma Ella la fermò per un polso “ora e qui!” disse con rabbia.
“Dimmi in quale pericolo eravamo” ripetè, l’ira era quasi tangibile nella sua voce.
Lily sospirò “Ella…”
“Dimmelo!” le impose e Lily sentì l’irritazione crescere.
Perché doveva essere così caparbia e testarda? Perché voleva in ogni modo mettersi in pericolo?
Era solo una ragazzina, ma prima che potesse controllarlo la sua mente andò indietro nel tempo a quando la ragazzina era lei. A quando quell’espressione l’aveva lei.
 
“Avevo detto che l’avrei presa io”.
Lily si fermò a metà rampa e si chinò sulle gambe per vedere chi c’era di sotto oltre a sua zia Hermione di cui aveva appena sentito la voce.
Vide che c’erano James e Albus, il primo era in piedi e guardava fuori dalla finestra, il secondo era seduto sul divano, le gambe incrociate e il viso appoggiato sul palmo delle mani.
Oltre a loro c’erano sua Hermione che aveva appena parlato, Teddy e Victoire che si tenevano per mano e Bill e Fleur.
Suo zio era in piedi e teneva le mani attorno alla costola del divano, mentre sua zia era seduta accanto alla figlia e le teneva l’altra mano.
“Avevo detto che li avrei tenuti tutti e tre e sarebbero cresciuti con Rose e Hugo…”
“Vorresti dire che li stiamo crescendo male?”
Victoire alzò il viso e Lily vide che aveva gli occhi rossi di pianto.
Hermione sospirò “non ho detto questo, ma Lily…”
“Lily ha fatto uno sbaglio, non capiterà più ce l’ha promesso…”
“Capiterà eccome”.
La voce di James le fece venire i brividi.
Lily era abituata a sentire la voce spensierata e felice del fratello, anche dopo quello che era loro successo lui sembrava sempre tenere quella voce, adesso si chiese se non lo facesse solo per lei.
James si voltò e Lily vide che anche lui aveva gli occhi gonfi e scuri. Non sembrava il volto di un quindicenne.
“Nessuno la conosce come me” chiarì “Lily non avrà pace e non si fermerà fino a quando non avrà ucciso gli assassini dei nostri genitori…”
“Ha solo dodici anni” lo interruppe Fleur con voce agitata.
“E’ solo una ragazzina” le diede manforte Bill, ma James scosse le spalle “Allora si farà uccidere” disse semplicemente.
Lily strinse i pugni. Suo fratello sarebbe rimasto così indifferente alla sua morte?
“James” lo riprese sua zia Hermione “cosa stai dicendo?”
“Sta dicendo la verità” intervenne Albus e anche la sua voce sembrava rassegnata.
“Lily non cambierà idea e non smetterà…questa è stata solo la prima volta…”
“E’ finita al San Mungo, è stata tre giorni in coma…”
“Ma non sarà l’ultima” continuò Albus come se Fleur non lo avesse interrotto.
“E’ una ragazzina, possiamo impedirle di rischiare la vita…”
“E come?” la voce di Teddy era forte, ma contemporaneamente disperata “chiudendola in casa? Impedendole di uscire? Magari mettendole le sbarre alle finestre?”
Lily sapeva che Teddy non l’avrebbe mai fatto. Sapeva che anche lui era cresciuto con i racconti di suo padre.
“Lei non è una ragazzina normale” disse James e Lily cercò di non rimanere troppo ferita dalle sue parole.
“Quindi vorresti dirci anche tu…”
James scosse la testa interrompendo quello che per lui era un fratello acquisito.
“Io voglio stare con voi, così come Albus e credo anche Lily, ma voglio solo che sappiate quello a cui andate incontro” lo interruppe “non crescerete più la ragazzina traumatizzata di tre anni fa, ma una completamente diversa a cui potrebbe essere difficile approcciarsi”.
Tutti lo guardarono con la bocca aperta. Era così strano sentire James così maturo e deciso.
“Bè, credo che James abbia ragione” convenne Hermione “per cui la mia domanda è sempre valida”.
“No” rispose semplicemente Victoire “staranno con noi e impareremo a gestire anche Lily, le staremo vicini e impediremo che si faccia del male” sentenziò.
 
Sospirò. Come poteva non capire Ella quando era stata esattamente uguale a lei?
“Allora?” le chiese la ragazza.
“I NewMan” le rispose a bruciapelo ed Ella la guardò un secondo perplessa e poi si mise a camminare e parlare da sola.
“I NewMan ed io dovrei crederti? Mia madre ed io braccate dai NewMan…” s’interruppe e si voltò di nuovo verso di lei “perché?” domandò “chi sono i miei genitori? Perché i NewMan ce la dovrebbero avere con me?”
Lily si voltò di nuovo. Aveva una sensazione strana, era come se ci fosse qualcuno vicino a loro, ma non era possibile, non vedeva nessuno.
“Ella, dobbiamo davvero tornare dentro” disse mentre la sensazione cresceva opprimendole il petto.
Sentì di nuovo un fruscìo, questa volta sembrava più vicino.
Afferrò la bacchetta, “lumus” disse e la puntò alle sue spalle, ma ancora sembrava non esserci nessuno.
“Stai cercando di spaventarmi?” le chiese e anche se la sua voce sembrava sicura, Lily la vide guardarsi intorno.
“Dovevo immaginare che non saremmo state al sicuro neanche fuori” rispose Lily “sono stata una stupida” affermò afferrandole un polso per trascinarla dentro.
“Non vengo da nessuna parte con te” disse Ella scuotendosi il braccio.
Lily strinse i denti e cercò di non urlare dalla rabbia quando sentì un altro rumore.
“Va bene!” le disse “va bene! Sei una ragazzina, sei arrabbiata, confusa e spaesata senza sapere perché ti è capitato tutto questo… credimi lo so, ci sono passata anche io, ma adesso non abbiamo tempo…”
“Hogwarts è sicuro” la interruppe Ella e Lily si spazientì “nessun posto è sicuro dai NewMan, lo capisci? E tu sei troppo importante, tutti vogliono poterti manovrare ed io sono la stupida che…”
Quando vide una luce arancione dirigersi verso di loro gettò Ella a terra e si voltò verso il nemico invisibile.
Il silenzio regnò per un secondo c’era solo il suo respiro affannato che si mischiava a quello di Ella, neanche un bubolare di un gufo o un muoversi dell’acqua del lago, tutto attorno a loro pareva addormentato.
“Che sta succedendo?” chiese Ella, la sua voce era piena di panico adesso.
“Shhh”.
Lily si voltò da entrambi i lati, ma ancora niente pareva smuoversi intorno a loro. Eppure chiunque aveva mandato l’incantesimo non poteva essere sparito.
Non ci smaterializzava nei confini di Hogwarts.
Lily si voltò verso Ella e vide che sembrava davvero spaventata. Non poteva fare li stessi errori.
“Expecto Patronum” disse e subito una lupa si formò davanti ai loro occhi e Lily le ordinò di raggiungere Scorpius.
Aveva bisogno di aiuto. Doveva portare Ella al sicuro.
“Andiamo” le disse tendendole una mano per aiutarla ad alzarsi.
Vide Ella guardarla come se volesse ripeterle che non sarebbe andata con lei, ma sapeva che era più furba di così. Non avrebbe permesso alla rabbia di offuscarle il buon senso.
Era una Serpeverde in fondo e non una Grifondoro impulsiva come lei.
Ella le afferrò la mano senza guardarla e si diede lo slancio finendole quasi addosso e scansandosi immediatamente come se il corpo di Lily l’avesse bruciata.
“Ti prometto che finiremo il discorso” si sentì in dovere di rassicurarla mentre si avviavano verso il castello.
“Quello che è successo ora…” Lily si interruppe ruotando su se stessa per non abbassare la guardia “dovrebbe dimostrarti che i NewMan…”
S’interruppe vedendo di nuovo una luce arancione, ma questa volta non riuscì a fare in tempo a spostare Ella e questa ne fu colpita in pieno venendo sbalzata lontano da lei.
“LEON!” urlò Lily, il cuore che rischiava di uscirle dal petto.
Non pensò neanche al fatto che lei poteva essere la prossima, ma si diresse di corsa verso la ragazza e la vide con il volto riverso sul prato.
La voltò subito e vide che il sangue le sgorgava da una grossa ferita sul ventre.
“Oddio, Leon!”
Sentì le lacrime salirle agli occhi e cercò di tenere la mente razionale.
Lei era una curatrice o per lo meno lo era stata in quella che le sembrava ormai una vita precedente.
Creò una barriera attorno a loro e cominciò a curarla.
Sapeva che se avessero voluto attaccarle di nuovo quel leggero scudo non avrebbe retto, ma Lily sperò che Scorpius arrivasse velocemente.
***
“Siamo arrivati da meno di dodici ore e guarda già cosa è successo” la voce di Lily ruppe quella specie di silenzio effimero che invadeva l’infermeria.
Quando Scorpius era arrivato di corsa e trafelato aveva subito guardato Lily come se la stesse esaminando centimetro per centimetro.
Quando aveva visto che stava bene aveva spostato gli occhi e aveva visto chi Lily tenesse tra le braccia.
Aveva capito immediatamente la gravità delle ferite e l’aveva presa in braccio per portarla immediatamente in infermeria, dopo di allora Simone l’aveva letteralmente strappata alle sue braccia per poterla curare e Scorpius era uscito raggiungendo James per perlustrare la zona mentre lei e Albus si erano seduti sulle sedie attaccate al muro costretti a spiare nello spiraglio delle tende quello che stava succedendo ad Ella.
Lily si mise le dita tra i capelli sollevandone qualche ciocca.
Era furiosa.
Era furiosa perché erano state attaccate; perché Leon rischiava la vita e perché era tutta colpa sua.
Dentro di sé sapeva che non avrebbe dovuto coinvolgerla, che avrebbe dovuto continuare a mentire, a recitare per il bene di entrambe, ma non ce l’aveva fatta.
Si era fatta portare dai sentimenti che aveva per lei. Dal senso di colpa che provava per quello che le aveva fatto.
Merlino, era diventata una tale stupida. Se non l’avessero attaccate probabilmente le avrebbe davvero raccontato tutto.
E doveva essere impazzita per farlo.
Leon rischiava di diventare la pedina più importante per questa guerra e tutto quello che lei aveva fatto per proteggerla sarebbe stato reso vano.
E la responsabilità sarebbe stata solo sua.
Vide Simone andare all’armadio delle pozioni ed afferrarne una che aveva tutta l’aria di essere quella per fermare le emorragie.
Aprì e chiuse le dita nervosamente. Avrebbe voluto essere lei stessa a curare Ella, ma sapeva benissimo che farlo avrebbe significato dire a tutti che aveva recuperato la memoria.
Una mano coprì la sua impedendole di aprire e chiudere le dita per quella che sarebbe stata la decima volta.
“Non è colpa tua” le disse Albus.
“Non sei costretto a parlarmi” replicò Lily togliendo la mano da sotto la sua e portandosela in grembo “e men che mai a rassicurarmi”.
Albus sospirò “cosa vorresti che ti dicessi?” si tolse gli occhiali e li strusciò alla maglia “che è colpa tua?”
Si infilò di nuovo gli occhiali e la guardò “ti aiuterebbe?”
“Se lo pensassi sì…”
“Ma non lo penso” la interruppe subito Albus e Lily lesse nei suoi occhi la verità e si sentì meglio, ma fu solo un attimo.
Un secondo prima che la colpa tornasse a farsi strada in lei “dovresti invece” gli disse abbassando gli occhi.
“Ho fatto quasi uccidere Ella” affermò semplicemente ed Albus alzò gli occhi al cielo “per Salazar, Lily” imprecò “è da quando sono morti mamma e papà che cerco di insegnarti che la colpa è di chi compie la magia e di nessun altro”.
Lily guardò suo fratello e per un attimo si sentì come una sorellina che ne aveva combinata una delle sue.
“Le stavo raccontando tutto” si guardò intorno. Sembrava non esserci nessuno a parte loro, ma non si sentiva sicura.
“Tutto quello che so sulla sua dieta” gli confessò sostituendo le parole chiave.
Albus colse l’allusione.
“Bè, penso che meritasse di sapere qual era la dieta più adatta per lei”.
“Non se per una dieta rischia di morire… dovevo calcolare correttamente le calorie”.
Albus si grattò la testa. Stava perdendo la ragione per cercare di capire ogni metafora.
“Quindi le hai detto tutta la dieta?”
“No, avevo iniziato solo con i primi due giorni”.
“Capisco” affermò Albus, anche se non ne era del tutto sicuro.
Lily vide di nuovo passare Simone e fissò lo sguardo su Ella. Il suo viso era bianco e una mano pendeva floscia dal letto.
“E’ ridicolo!” esclamò Lily alzandosi in piedi “io posso aiutarla”.
Albus la fermò per un polso “no che non puoi” le disse “conosci a malapena qualche incantesimo” le ricordò ammonendola con gli occhi e Lily si risedette con un sospiro “e poi Simone è molto brava” aggiunse Albus per tranquillizzarla.
La porta si aprì e Lily vide Scorpius entrare con James accanto a lui.
Per un attimo i loro occhi si incrociarono e Lily ebbe voglia di correre tra le sue braccia, farsi stringere e dire che sarebbe andato tutto bene, che Ella non sarebbe stata l’ennesima morte nella sua coscienza, che non avrebbe perso la sua figlioccia prima ancora di averla ritrovata.
Però non lo fece.
Nei suoi occhi sembrava esserci una tempesta in quel momento e Lily non riusciva a capire cosa provasse.
Sembrava pieno di rabbia, ma contemporaneamente sembrava non riuscire a toglierle gli occhi di dosso.
Non poteva andare da lui come una ragazzina che ha bisogno di rassicurazioni, erano troppe le cose da chiarire, le cose non dette e le parole non comprese.
Erano degli adulti e doveva lasciargli il tempo di capire cosa voleva.
E soprattutto se la voleva ancora pensò con una fitta al cuore.
Spostò lo sguardo su James che stava osservando quel poco che le tende mostravano di Simone ed Ella ed aveva gli occhi così tristi che li rendevano ancora più simili a quelli di un cerbiatto.
Sentì lo sguardo della sorella su di sé e si voltò verso di lei. La osservò solo un secondo e poi andò da lei e la sollevò di peso dalla sedia per abbracciarla.
“Maledizione, Lily” le sussurrò tra i capelli e Lily si permise un sorriso tra le braccia del fratello, le sembrava di essere tornata una bimba coccolata dal fratello maggiore e anche se sapeva che James faceva così solo perché aveva avuto paura fece finta di non pensarci e si godette solo il suo abbraccio.
Poi lui le diede un bacio sui capelli e si staccò da lei con un respiro profondo prima di allontanarsi.
Non le avrebbe detto altro. Conosceva troppo bene James.
“Come sta?” chiese Scorpius riportandola alla realtà e Lily vide che la stava guardando di nuovo come se volesse essere sicuro che stesse davvero bene.
“Nessuna novità” rispose Albus “voi avete trovato qualcosa?”
Gli occhi di Lily si posarono in quelli di Scorpius speranzosi, ma lui scosse la testa “niente” rispose.
James si appoggiò all’arco della porta e guardò di nuovo verso le tende “Ginny… dovrei avvertire Ginny”.
“E’ quasi mezzanotte” lo riprese Albus “probabilmente Ginny sta dormendo”.
Lily si alzò in piedi colpita da un pensiero: lei doveva avvertire delle persone.
“Mi devo mettere in contatto con Lorcan”. E non solo con lui.
“Fatemi sapere come sta” disse superandoli e uscendo dalla porta, ma Scorpius la raggiunse e la fermò per l’avambraccio “non andrai da sola” le disse, la rabbia nei suoi occhi grigi.
“Pensavo non riuscissi a starmi vicino” lo sfidò liberandosi il braccio “non è questo che mi hai detto un paio d’ore fa?”
Scorpius si passò una mano tra i capelli biondi “hai idea di quello che ho provato?” le chiese e Lily vide che la sua mascella era così tesa da sembrare fatta di roccia “hai idea di come mi sia sentito appena ho visto arrivare il tuo fottuto patronus?”
Lily rimase per un attimo scioccata nel sentirlo parlare in quel modo.
Doveva essere fuori di sé e Scorpius non era mai fuori di sé.
“No che non ce l’hai” rispose al suo posto “perché se lo avessi non mi chiederesti se voglio starti vicino” si avvicinò di un passo “perché se lo avessi probabilmente ti renderesti conto che quando ho visto il tuo Patronus ho avuto paura di non essere arrivato in tempo per la seconda volta e che questa si è trasformata in puro terrore al pensiero che forse questa volta ti avessero uccisa ed io…” s’interruppe voltandosi verso la finestra i pugni chiusi in una morsa così ferrea che le nocche erano completamente bianche.
“Scorpius…” Lily riuscì solo a sussurrare il suo nome perché lui si voltò di nuovo e la prese per le braccia attirandola a sè e lei si ritrovò a sbattere contro il suo petto.
I loro volti così vicini che poteva sentire il suo respiro sulla pelle.
Ed era un respiro pieno di rabbia e di tensione.
“Per Salazar, Lily, continui a non capire che ti amo? Perché non riesci a capire che posso anche essere arrabbiato con te…anzi, certo che lo sono… sono furioso, ma vederti respirare, parlare e anche guardarmi con quegli occhi stupiti con cui mi stai guardando adesso…” scosse la testa “Merlino… quanto ti amo” ripetè e senza darle tempo di rispondere si impossessò delle sue labbra.
Il bacio scosse Lily fin nelle ossa, le labbra di Scorpius su di sé; le braccia di Scorpius che la stringevano facendola sentire sicura e amata, il suo corpo premuto contro il proprio.
Avrebbe voluto perdersi tra le sue braccia, farsi trascinare nella loro camera e sentire tutto l’amore che potevano darsi tramite i loro corpi.
Ne aveva così bisogno e ne aveva bisogno anche lui perché le posò una mano sulla schiena e l’avvicinò ancora di più a sé. Lei gli passò le braccia attorno al collo per aderire ancora di più a lui.
Voleva sentirlo. Voleva perdere il controllo e dimenticarsi di tutto, ma il suo cervello non glielo permise.
Il suo cuore perse la lotta contro la sua mente ed il pensiero di Ella prese il sopravvento e si staccò da lui, di colpo, quasi violentemente.
Non poteva permettersi incertezze o sarebbe tornata a farsi avvolgere da lui, a farsi amare da lui, ma non poteva.
Aveva fatto quasi uccidere Ella. Doveva parlare con il suo migliore amico e con il suo nemico e alleato.
“Non approveresti quello che devo fare” gli disse facendo due passi indietro.
“Non penserai di farlo venire ad Hogwarts?” domandò attonito e Lily si stupì di come avesse intuito subito le sue intenzioni.
Si morse le labbra sentendosi per un attimo colpevole. “Andrò da lui e poi deciderò”.
“Merlino, Lily, non puoi farlo venire qua…”
“Devo capire cos’è successo e perché hanno attaccato Ella, oltretutto da quello che ho visto la maledizione che l’ha colpita è oscura per cui non potete aiutarmi…”
“Io e James siamo Auror… studiamo le maledizioni oscure” la interruppe arrabbiato per dover evidenziare l’ovvio.
Lily emise un sorriso amaro “già, allora dimmi, quale maledizione l’ha colpita?”
Scorpius aggrottò le sopracciglia “l’ho a malapena vista, devo fare un controllo più approfondito… forse dovremo consultare gli archivi, ma lo capiremo…”
“Sì e magari nel frattempo morirà” lo interruppe “oh no, non ho intenzione di avere altri morti nella coscienza…”
“Lily”
Lei scosse la testa “Scorpius, devo farlo…devo liberarmi da quest’incubo che ogni volta sembra stringermi sempre di più come fossi tra le spire di un serpente e se lui può aiutarmi allora andrò da lui”.
Scorpius strinse i pugni “non mi piace” sentenziò.
“Neanche a me” rispose semplicemente Lily.
Lui la guardò ancora un secondo e poi parve perdere la battaglia con se stesso “va bene” convenne “andiamo a scrivere a Lorcan e poi contatterai il tuo grande amico…” sospirò “ma io sarò con te”.
La fissò come a sfidarla ad opporsi, ma Lily alzò le braccia in segno di resa.
“Io sono d’accordo” disse con un piccolo sorriso.

COMMENTO: OK PRIMA DI TUTTO DEVO DIRE UN ERRORE CHE MI HA FATTO NOTARE UNA MIA LETTRICE FEDELE OVVERO L’ETA’ DI LILY E DI CONSEGUENZA DI TUTTI GLI ADULTI, NON TORNEREBBE IL FATTO CHE LILY ABBIA FATTO SCOMPARIRE MOLLY DICHIARANDOLA MORTA 17 ANNI PRIMA DATO CHE LEI NE AVREBBE AVUTI 14 QUINDI DEVO INNALZARE L’ETA’ DI TUTTI DI 4 ANNI DI MODO CHE LILY ALL’OPOCA AVESSE 18 ANNI E DI CONSEGUENZA MOLLY CHE HA L’ETA’ DI JAMES 21… SCUSATEMI TANTO PER L’ERRORE DI CALCOLO E DIRE CHE SONO ANCHE UNA CONTABILE NELLA VITA  : )) PARLANDO DEL CAPITOLO !! SECONDO VOI NOTT VERRA’ DAVVERO AD HOGWARTS? E LORCAN COME REAGIRA’ AL FATTO CHE LILY HA MESSO IN PERICOLO ELLA E LE HA RACCONTATO TUTTO? E CHI LE HA ATTACCATE? AH E NON PENSATE CHE TUTTI SI SIANO DIMENTICATI DI QUELLO CHE HA FATTO LILY, LA COSA E’ GROSSA E TORNERA’ FUORI, MA LA PAURA CHE HANNO AVUTO PER L’ATTACCO E LE CONSEGUENZE GLIEL’HA FATTO MOMENTANEAMENTE ACCANTONARE : )) SPERO CHE IL CAPITOLO VI SIA PIACIUTO E CHE MI FARETE SAPERE!! INTANTO RINGRAZIO DI CUORE LE RAGAZZE CHE LO HANNO FATTO NELLO SCORSO E CHE MI HANNO DATO TANTA CARICA OVVERO ICEPRINCESS / ARYELLE / SHIORI F / LUISA 21 / DREAMER IMPERFECT / ALESSYA E CLALIP!! GRAZIE DI CUORE!! INOLTRE RINGRAZIO CHI MI HA AGGIUNTO ALLE PREFERITE / SEGUITE E RICORDATE ED ANCHE CHI MI LEGGE SOLTANTO!! UN BACIONE!!

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Capitolo 49
*** 49 CAPITOLO ***


Lily vide la testa del suo migliore amico spuntare nel fuoco e per un attimo desiderò scappare.
Lui aveva riposto fiducia in lei. Nella vera lei.
Aveva lottato per farla tornare fuori e poi… era stata proprio la vera lei che stava facendo rischiare la vita a sua figlia.
Ricordava ancora il giorno in cui gliel’aveva affidata.
 
Entrò dentro casa di Lorcan trafelata e guardandosi intorno “chiudi” gli ordinò e anche lui diede un’occhiata fuori per vedere se stesse scappando da qualcuno, ma la strada sembrava vuota e buia.
“Jason?” chiese poggiando la bambina sul divano e solo in quel momento il suo amico parve accorgersi che non era sola.
“E’ al lavoro” guardò attentamente la bambina e poi alzò di nuovo gli occhi su di lei “chi è? Che hai combinato?”
Le sue domande fatte da un’altra persona avrebbero anche potuto ferirla, ma Lily sapeva che Lorcan le chiedeva questo perché la conosceva come le sue tasche.
O meglio, la conosceva sul piano NewMan meglio di chiunque altro.
“Ricordi la promessa?” gli chiese di rimando e lo vide assottigliare gli occhi “quella che abbiamo fatto io, te e Frank sulla tomba di mia madre?”
Lily annuì “ho bisogno che tu mantenga la tua parte”.
“Promettevamo di sterminarli uno ad uno…” spostò di nuovo gli occhi sulla bimba “non capisco cosa c’entri lei”.
Lily sospirò “c’entra eccome” gli disse “ed ho bisogno che tu la tenga con te, che la cresca come se fosse tua” gli spiegò con semplicità. Quasi come se gli stesse chiedendo di accompagnarla a fare shopping.
Lorcan spalancò gli occhi, probabilmente una cosa del genere non se l’aspettava neanche da lei.
Prese un respiro profondo e guardò la sua amica dritta negli occhi.
“Chi è, Lily?”
“Non credo tu voglia saperlo” gli rispose mordicchiandosi nervosamente il labbro inferiore.
“E perché non dovrei?” ribattè “mi stai chiedendo di adottarla, di nascondere a Jason che tu mi hai spinto letteralmente questa bimba tra le braccia…”
“Ti giuro che è una bambina buonissima…”
“Lily!” la interruppe deciso “non è un cane che si decide se adottarlo o no perché ha un musino adorabile, mi stai dando una bambina che porti di nascosto con te e mi stai dicendo che dev’essere protetta e infine non vorresti neanche dirmi chi sono i suoi genitori?”
Lily chiuse gli occhi. Sapeva che aveva ragione.
Non aveva detto a nessuno di Molly, ma il suo amico meritava di sapere, doveva avere una visione totale di quello a cui stava andando incontro.
“E’ la bimba di Molly” confessò.
“Molly? La Molly che è tua cugina e che dovrebbe essere morta tre anni fa?”
Lily si sentì arrossire ma annuì lo stesso.
“Per Tosca, Lily!” imprecò Lorcan “Praticamente mi stai dicendo che non solo tua cugina è viva, ma ha anche avuto una bambina?”
“La bambina è il motivo per cui sto simulando la sua morte” gli spiegò.
“Perché?”
Lily rimase per un attimo in silenzio. Doveva valutare attentamente quello che poteva dirgli.
“Il padre è pericoloso” disse soltanto e Lorcan fece un passo indietro “scherzi, vero?” domandò.
“Non mi stai dando la figlia di un NewMan?”
Lorcan lesse la risposta negli occhi di Lily e scosse la testa “hanno ucciso mia madre…”
“Anche la mia” lo interruppe Lily “e anche mio padre” aggiunse “ma lei è innocente e se la trovassero tutti vorrebbero usarla”.
Lorcan sospirò e spostò gli occhi sulla bambina “e se dicesse qualcosa?”
Lily sorrise sentendo nel suo tono la rassegnazione.
“Non dirà niente… le ho tolto la memoria”.
Lorcan spalancò di nuovo gli occhi, ma questa volta non riuscì a dire niente, anche se Lily gli lesse la disapprovazione negli occhi.
“So come sembra” disse.
“No” ribattè lui “non sai assolutamente come sembra, hai simulato la morte di tua cugina, le hai preso la bambina e ora me l’affidi come un pacco…”
“So che l’amerai” lo interruppe e Lorcan emise un piccolo sorriso “non posso dire a Jason chi è…”
“Hai sempre voluto un figlio”.
“Non è come un pacco” le ripetè “non puoi riaverlo indietro dopo che avrò iniziato ad amarla”.
“Tutto quello che anche Molly vuole è proteggerla e quando tutto sarà finito rivedrà parte dei suoi ricordi… amerà di nuovo sua madre…potrà avere tutti e tre” disse impostando alla sua voce una sicurezza che non aveva.
“Per favore, Lor” lo pregò “puoi aiutarmi solo tu”.
 Lorcan sospirò “come si chiama?” le chiese e Lily sentì il cuore alleggerirglisi.
L’avrebbe presa e l’avrebbe protetta.
 
“Allora? Che sta succedendo?” le chiese e Lily capì che dal suo volto aveva già compreso che era successo qualcosa di grave.
“Dovresti venire qua” gli comunicò e lui aggrottò le sopracciglia “Ella sta bene?”
Lily guardò Lorcan e scosse la testa “è stata attaccata” gli rispose e lo vide aprire le labbra sorpreso “in che senso? Ha litigato con qualche altro studente?”
Lily si mordicchiò il labbro nervosa e guardò per un secondo Scorpius prima di riportare gli occhi su Lorcan.
“Lor, sono arrivati a lei” gli disse in un fiato e vide i suoi occhi spaventati “chi…”
S’interruppe probabilmente il suo cervello aveva registrato come l’aveva chiamato, come l’aveva guardato.
“Hai ricordato” disse in un sussurro sorpreso e Lily sapeva che non era una domanda, ma annuì lo stesso.
“Grazie” gli disse con un sorriso, ma Lorcan non ricambiò e scosse la testa “non ti ho aiutato a ricordare per mettere mia figlia in pericolo” le disse e Lily potè sentire la rabbia nella sua voce “tutto il contrario, direi”.
Lily sospirò “mi hai aiutato perché sono la tua migliore amica e perché era la cosa giusta e tu fai sempre la cosa giusta”.
Lorcan emise un lieve sospiro, ma le sue labbra si incresparono in un lieve sorriso.
“Come sta?” chiese e Lily potè notare tutta la tensione nella sua voce.
“Non bene” rispose “ti ho pregato di tenerla al sicuro e poi sono io quella che ha fallito, ma non preoccuparti riuscirò a farla star di nuovo bene” lo rassicurò.
“Come?”
“E’ l’ora che anche il padre biologico faccia la sua parte”.
“Ti ho detto una volta che non potevi riprenderla al pari di un pacco…è mia figlia!”
Lily sorrise. Come si era immaginata quel giorno di tanti anni prima, Lorcan aveva cominciato ad amare Ella come una figlia e ora non voleva rinunciare a lei.
“Non ti preoccupare, lei la pensa come te” lo rassicurò e Lorcan aprì le labbra “lo sa?”
Lily piegò la testa da un lato e dall’altro “qualcosa” rispose “vieni ad Hogwarts e ti spiego tutto” gli disse e Lorcan annuì impercettibilmente e poi il fuoco si spense.
“Vuoi andare davvero da Nott?” le chiese Scorpius e Lily fissò i suoi occhi grigi. Aveva così bisogno di lui in quel momento, eppure tutto quello che stava succedendo aleggiava su di loro come un fantasma e lei non riusciva a dirglielo per cui gli prese la mano e intrecciò le sue dita con le proprie.
***
Ginny si guardò intorno ed entrò piano nell’infermeria.
Non capiva neanche lei come potesse saperlo, ma era sicura che lì avrebbe trovato Ella.
Quando quella mattina si era svegliata e non aveva visto la sua ragazza distesa nel letto di fianco al suo era stato come se un macigno le si fosse posato sul petto.
Quando era corsa verso la sala grande sperando che si fosse avviata a fare colazione senza aspettarla e aveva visto che Ella non c’era, era stato come se qualcuno ne avesse aggiunto un secondo.
Quando a quel punto si era precipitata nella classe della loro prima lezione sperando che si fosse ricordata di un’interrogazione improvvisa e invece l’aveva trovata vuota, era stato come se ne avessero aggiunto un terzo.
Con una pessima sensazione era corsa nell’unico posto avesse avuto un senso in cui Ella fosse andata senza degnarsi di avvertirla, ma il fatto che avesse avuto ragione non aveva fatto sì che quei macigni si fossero alzati dal suo petto, anzi, era come se adesso l’avessero seppellita sotto un quintale di questi.
Il cuore le batteva velocemente e l’aria le arrivava in maniera discontinua per come si sentiva in preda all’ansia.
Aveva come la sensazione che stesse andando incontro ad un pericolo mortale, eppure non era così.
L’infermeria era silenziosa e vuota. Ginny sapeva che Simone doveva essere da qualche parte, ma non la vedeva.
Eppure era sicura che Ella fosse lì.
Quando arrivò in corrispondenza dell’ufficio di Simone gettò un’occhiata alla stanza, ma era vuota.
Avanzò ancora, lentamente, quasi come se mettere un passo avanti all’altro fosse la cosa più difficile del mondo.
Arrivò davanti all’unico baldacchino con le tende tirate e prese un respiro prima di aprirle.
Appena vide il corpo steso di Ella sentì le ginocchia cederle e dovette sedersi e a quel punto i suoi occhi registrarono la presenza di suo padre e suo zio che occupavano due sedie piuttosto vicine a quella dove si era lasciata cadere.
“Cos’è successo?” chiese senza spostare gli occhi da Ella.
James sospirò e si alzò per andare accanto alla figlia.
“C’è stato un attacco…”
“Ad Hogwarts?” chiese girandosi velocemente verso di lui e vide suo padre annuire e chinarsi accanto a lei “la guariremo” la rassicurò e Ginny sorrise scuotendo la testa.
La guariremo? Il suo cuore non poteva sopportare quelle due parole.
Erano così effimere. Erano le parole che dicevano sempre ai parenti delle vittime quando brancolavano nel buio.
Le sembrò di morire. Il cuore le stava sanguinando ne era sicura.
Non riusciva a sentirlo battere, non riusciva a vedere bene, ma era sicura che fosse per le lacrime che sembravano non voler far altro che scorrere sul suo volto.
“E non avete pensato… non so di informarmi?” domandò rabbiosa.
“Ginny, era molto tardi…” James cercò lo sguardo della figlia “probabilmente dormivi”.
“Già” concordò Ginny “non svegliamo la piccola Ginny” aggiunse e sorrise di nuovo scuotendo la testa.
James notò che non era un vero sorriso e si irrigidì. Conosceva abbastanza sua figlia per sapere che stava per arrivare una tempesta.
“Pensi che sia stupida?” gli domandò infatti e James non si prese neanche la briga di rispondere, sapeva che non era una vera domanda.
“Non fare l’Auror con me” gli disse e si alzò in piedi “non c’è Simone, non c’è nessuno a parte te e lo zio Al…quindi vuol dire che nessuno sa cosa fare…” lo fissò negli occhi assottigliandoli per controllare quelle maledette lacrime che volevano scendere “dimmi che sbaglio, papà” lo pregò.
“Ginny…”
“No” lo interruppe lei.
Non le avrebbe detto che sbagliava. Lo sapeva.
Le lacrime cominciarono a scorrerle sulle guance “non mi importa quello che devi dirmi” si arrabbiò “perché l’hanno attaccata prima di tutto?” domandò alzando sempre di più la voce “è figlia di zia Lily? Per quello? Ce l’hanno con lei perché zia Lily è sempre in prima linea?”
“Ginny, ma cosa stai dicendo?” James avanzò di un passo vedendo la figlia così in preda alla furia, ma lei fece un passo indietro.
“Ella aveva capito qualcosa sui suoi veri genitori, ma non ha fatto in tempo a dirmelo” si asciugò le guance senza smettere di guardare suo padre.
“E’ così?” domandò ancora “è figlia di zia Lily?” lo sfidò.
James scambiò uno sguardo con Albus. Come poteva tranquillizzarla senza spiegarle niente?
E come avrebbe potuto spiegarle visto quello che era successo ad Ella per essere stata coinvolta in quel casino?
Albus si alzò in piedi affiancando il fratello “Ginny…”
Ma anche le sue parole vennero spazzate via da un gesto della mano della ragazza.
“Sai che ti dico? Non mi interessa”.
Gli occhi di Ginny erano ancora lucidi, ma nessuna lacrima solcava ormai il suo viso.
“Non mi interessa perché io la amo”.
Fu come se tutta l’aria fosse stata risucchiata dalla stanza perché rimasero tutti senza fiato.
“La amo… possiamo essere cugine, anche sorelle, non mi interessa perché io la amo…”
Ancora nessuno emise un fiato.
“E voi dovete salvarla perché io la amo! Papa, la amo… io la amo… io…”
S’inginocchiò e si prese il viso tra le mani dando sfogo a tutte le sue lacrime.
James si scambiò uno sguardo con Albus.
Era incredibile come la sua bambina gli somigliasse, eppure non capiva come mai nel confessare di amarla doveva essere così sconvolta.
Per il fatto che fossero, secondo la sua teoria, cugine? E come poteva esserne così sconvolta quando i suoi stessi genitori erano cugini?
Forse era per il fatto che gli avesse confessato di essere gay?
Albus gli mise una mano sulla spalla come per spingerlo ad uscire da quello stato catatonico e poi uscì dalla stanza.
 James s’inginocchiò davanti alla figlia e le prese le mani aprendole per poter vedere di nuovo il suo viso.
Per assurdo Ginny nonostante il nome non aveva preso quasi nessun tratto Weasley, ed i capelli rossi che distinguevano quasi tutti gli appartenenti a quel cognome li aveva ereditati solo Mattew.
Ginny al contrario aveva una chioma corvina come la sua, ma un po’ più disciplinata come la madre.
“Credo di doverti chiedere scusa” le disse e Ginny spalancò gli occhi azzurri ancora pieni di lacrime e si liberò le mani per potersele passare di nuovo sulle guance.
“Per cosa?” gli chiese con voce rotta e James le sorrise “se tu pensi di dover imporre così il tuo amore vuol dire che ho sbagliato qualcosa… che io e tua madre abbiamo sbagliato qualcosa”.
Ginny aggrottò le sopracciglia. Cosa intendeva dire? La stava disapprovando?
“Io e tua madre abbiamo lottato tanto per poterci amare e sì…” sospirò e alzò gli occhi al cielo “siamo cugini” ammise.
Ginny abbassò gli occhi, ma James le mise due dita sotto il mento “non devi mai vergognarti di chi ami… sei gay? E quindi? Siete cugine? No, ma pensi davvero che cambierebbe qualcosa tra voi?”
Pensò per un attimo a quando quelle parole furono dette proprio a lui.
 
“Non sei stufo di tutto questo?”
Lily entrò in camera di James dopo aver dato il solito singolo colpo di nocche allo stipite della sua porta e si gettò subito sul suo letto.
“Accomodati pure, sorellina” le disse acido voltandosi verso di lei, ma senza alzarsi dalla sedia “a cosa ti riferisci comunque?”
“A te e al negare e nascondere quello che provi…”
“Lily” la interruppe. Odiava che sua sorella avesse capito tutto.
“Sai, non credo che ormai importi neanche avere spirito di osservazione… si vede proprio tanto”.
“Non si vede niente perché non c’è niente” ribattè James.
“Ah-ah certo e questo niente ti fa dormire la notte?” gli chiese “o ti impedisce di respirare e ti fa sentire incompleto?”
James strinse la mascella, ma non disse niente.
“E’ mia cugina” disse soltanto, inutile continuare a negare con lei.
“E quindi?”
“E quindi non dovrei amarla”.
“Certo… tu pensi che il fatto di non dovere cambierebbe qualcosa tra di voi?” domandò semplicemente “smetterai come per magia di essere innamorato di lei?” lo provocò.
Ancora una volta James non riuscì a replicare.
“Tu non potrai mai smettere di amarla e poi perché dovresti farlo?” alzò una mano “smetti di dire che siete cugini… pensate davvero di essere gli unici in tutto il mondo magico?”
“Io…”
“Tu meriti di essere felice e anche lei e se la vostra felicità è amarvi non capisco perché dovete impedirvelo” concluse alzandosi dal letto.
“Merlino,Lily a volte sei così…”
“Sì, ti voglio bene anche io, fratellone” lo interruppe Lily e poi uscì dalla porta, lasciandolo con una bella sensazione nel petto.
Era come se all’improvviso un piccolo fuoco di speranza gli si fosse acceso dentro.
Poteva davvero permettersi di amarla? In effetti, a chi doveva importare del loro amore se non a lui e Dominique?
 
“Il vero amore supera le barriere e per assurdo questo me lo ha insegnato proprio Lily” confessò tornando alla realtà e Ginny lo guardò sorpreso.
James annuì con un sorriso “sembra incredibile lo so” scherzò.
Le asciugò le lacrime con i pollici e lasciò le mani attorno al suo viso “non devi vergognarti e non devi chiedere scusa… nel vostro amore contate solo voi, gli altri sono contorno”.
Ginny guardò suo padre, gli occhi ancora pieni di lacrime, ma un sorriso vero nel volto.
“Merlino, sei davvero il papà migliore del mondo” gli disse gettandogli le braccia al collo “ho avuto un buon insegnante” ribattè James avvolgendola tra le sue braccia.
Le baciò i capelli “e non faccio l’auror quando ti dico che guarirà… ne sono sicuro” le disse e Ginny si strinse di più a lui.
 
***
Bailey si svegliò quella mattina con una strana sensazione.
Si sentiva stanco quasi come se invece che appena sveglio fosse appena rientrato da una festa.
Poteva essere ancora il pensiero ossessivo di sua madre, in fondo da quando aveva visto i ricordi non era più riuscito a dormire bene, ma aveva quasi la sensazione ci fosse di più.
Si avvicinò al suo baule e prese una delle pozioni che Simone gli aveva dato per momenti come quello, era come se la ragazza sapesse sempre come si sentiva.
Forse aveva un debole per lui perché l’aveva vista con Sean e non aveva detto niente o forse solo perché era una delle mille cugine di sua madre, ma doveva dire che non poteva pretendere infermiera migliore.
La trangugiò tutta insieme e poi scosse la testa come per scacciare il gusto tremendo.
Scese in sala comune con ancora quella sensazione e vide Harry ad aspettarlo insieme a Sammy e Sarah.
“Sempre l’ultimo” lo prese in giro Sarah e Bailey emise un verso che somigliava ad un grugnito.
“Buongiorno anche a te” lo prese in giro Sammy mentre Harry lo studiava con i suoi acuti occhi verdi “stai bene? Sembri molto pallido” constatò e Bailey scosse le spalle “non sono in forma stamani”.
Anche se forse era un po’ un eufemismo.
Sentiva la testa scoppiargli, era come se qualcuno gliel’avesse infilata in una morsa e ora stesse stringendo sempre di più.
“Probabilmente starò meglio dopo colazione” disse cercando di sorridere ai suoi amici e loro si scambiarono uno sguardo preoccupato “sì, andiamo” convenne Sarah pensando che in sala grande ci sarebbero stati i genitori di Bailey, probabilmente loro avrebbero preso in mano la situazione.
Arrivarono in sala grande che Bailey cominciava a vedere tutto ondeggiante. Si dovette reggere al bordo del tavolo per non cadere davanti a tutti.
Harry gli prese l’avambraccio “che c’è che non va?” gli chiese adesso sinceramente preoccupato.
“E’ la testa” si lamentò Bailey chiudendo e aprendo gli occhi come per mettere a fuoco.
Sentì delle risatine e si voltò verso il tavolo di Serpeverde dove Flint e Zabini lo guardavano e ridevano apertamente.
“Sanno qualcosa” disse Sammy sedendosi al tavolo e cercando suo padre con gli occhi.
“Dove sono i nostri genitori?” chiese subito ed anche Bailey ed Harry guardarono verso il tavolo dei professori, ma lo videro pieno solo dei loro insegnanti intenti a parlare concitatamente.
“E dov’è Ginny?” chiese Sammy scattando immediatamente in piedi.
Di nuovo anche gli altri seguirono lo sguardo della ragazzina e osservarono il tavolo dei Serpeverde.
Ginny ed Ella non erano sedute al loro posto.
“Io vado” disse Sammy scattando in piedi “e dove?” chiese Sarah alzandosi a sua volta “niente riuscirebbe a far stare mia sorella lontana dalla colazione e i nostri genitori non sono qua per cui è successo qualcosa” dedusse e Bailey dovette concordare che il ragionamento non faceva una piega “e quindi vado in infermeria” sentenziò.
“Aspetta” la fermò Bailey “vengo anche io” le disse scavalcando di malagrazia la panca “non penserete mica di andare da soli, vero?” li fermò Sarah e anche Harry annuì.
Erano a malapena arrivati alla porta quando Flint e Zabini urtarono Sammy facendola cadere a terra.
“Dovresti guardare dove metti i piedi, Potter” la prese in giro il primo “o hai qualcosa che non va come tuo cugino?”
Bailey strinse gli occhi. La sua visione non era delle migliori, ma gli leggeva in faccia che nascondevano qualcosa.
“Sto abbastanza bene da piazzarti un incantesimo in mezzo agli occhi, Flint, per cui sparisci” lo minacciò Bailey.
Flint e Zabini fecero per muovere un passo verso di lui e anche Bailey avanzò, ma Sarah lo fermò per un polso e gli fece cenno di diniego indicando con la testa alle sue spalle.
I professori avevano finito la colazione e si stavano alzando per le lezioni.
Anche Flint e Zabini li videro e si sporsero verso Bailey “è iniziato” gli disse Zabini in un sussurro e poi uscì.
Bailey strinse i pugni, ma Sarah gli pose una mano sul braccio “sai che sono solo degli sbruffoni, vero?” gli chiese “cosa vuoi che ne sappiano?”
Bailey annuì seppur non convinto e ricominciarono a correre per andare verso l’infermeria, ma erano solo a metà del lungo corridoio quando Bailey inciampò e cadde a terra.
“Che succede?” chiese Harry chinandosi per aiutarlo.
Bailey non era mai stato un ragazzo goffo. Come mai quel giorno sembrava aver difficoltà a coordinare anche il minimo movimento?
Bailey si alzò in piedi, la testa gli pulsava ormai così tanto da farlo pensare di rimanere a terra.
“Bay, che sta succedendo?” ripetè Harry e Bailey scosse la testa, ma quel movimento gli peggiorò il dolore così tanto che la sua visione si offuscò e la nausea lo assalì.
“Ho qualcosa che non va” disse cercando di non vomitare nello sforzo di parlare.
“Cosa ti senti?” gli chiese Sammy.
 “Ti fa ancora male la testa?” chiese Sarah cercando di mantenere la lucidità necessaria per capire cosa stesse succedendo.
Bailey annuì lentamente. Non vomitare. Non vomitare si ripetè più volte.
“Dev’essere un incantesimo” ipotizzò Sarah “dobbiamo correre in infermeria” concordò Sammy.
“Dovremmo trovare chi l’ha fatto” disse Harry “sappiamo chi è stato” replicò Bailey “Flint e Nott” aggiunse passandosi una mano sotto al naso che sentiva umido e ritraendola sporca di sangue.
Alzo gli occhi e incrociò quelli di Sarah spaventati quanto i suoi “non va bene” sussurrò e Bailey strinse i pugni “giuro che li stendo” disse tirando fuori la bacchetta dalla tasca.
“Dove pensi di andare?” lo fermò Sammy prendendolo per un polso “ad ucciderli e a farmi tornare a posto” rispose semplicemente ed Harry emise una risatina seppur nervosa “e pensi di farlo prima o dopo che ti avranno ridotto ad un pancake informe?” gli chiese “non ti reggi neanche in piedi come puoi lottare contro di loro?”
“Non mi importa” disse rabbioso scuotendo il braccio per liberarsi, ma in quel modo rischio di cadere di nuovo ed Harry lo dovette reggere.
“Sei uno stupido” lo rimproverò lei “dovresti usare la testa invece che voler sempre la vendetta”.
Bailey quasi sorrise aveva sentito diverse volte questo discorso, quasi sempre rivolto a sua madre.
Forse quello che aveva fatto ad Ella… forse non era esattamente un piano ragionato, ma qualcosa che le era venuto d’istinto.
Non fece in tempo a sentirsi in difetto come figlio però perché sentì una sensazione di bagnato sugli occhi, come se stesse piangendo, eppure non erano lacrime.
“Oddio, Bay…”
Bailey alzò il viso e vide l’orrore in quello dei suoi amici proprio mentre si portava le dita ad asciugarsi gli occhi e le ritraeva sporche di sangue.
Sammy fu la prima a riuscire a parlare, “perdi sangue dagli occhi…”
“Andiamo in infermeria…” la interruppe Harry passandogli un fazzoletto per tamponarsi quella che ormai era una vera e propria emorragia.
“I nostri genitori sapranno cosa fare… tua madre e tuo padre risolveranno subito la situazione” lo rassicurò Harry e Bailey annuì cercando di non svenire, ora si sentiva più debole che mai.
Dopo pochi passi però sentì le gambe farsi più deboli e la sensazione umida di quello che ormai aveva capito essere sangue gli riempì anche il collo.
“Sto peggiorando…” disse a nessuno in particolare e poi perse la battaglia con se stesso e svenne.
***
Lily si appoggiò ad un albero per riprendere fiato.
Avevano passato tutta la notte passando da un posto all’altro e non avevano dormito un solo secondo, senza contare che anche la notte prima avevano dormito poco.
Era decisamente sfinita.
“Stai bene?” le chiese Scorpius voltandosi verso di lei.
“No” rispose sinceramente “ma non possiamo fermarci” aggiunse ricominciando a camminare.
“Forse dovremmo riposare almeno un’oretta”.
Lily scosse la testa “dobbiamo arrivare al punto di incontro e poi tornare a scuola… probabilmente Lorcan ha già parlato con il tuo capitano, lui vorrà delle risposte”.
Scorpius strinse la mascella al pensiero di Ella e annuì a Lily.
Quando finalmente arrivarono Nott era già lì, aveva l’espressione guardinga e sembrava che anche lui non dormisse da giorni.
“Ve la siete presa comoda” disse loro mentre Lily si lasciava cadere a terra.
“Anche tu sei in condizioni tremende” ribattè lei riprendendo fiato.
Mike sollevò un angolo delle labbra quasi come se stesse combattendo contro un sorriso e guardò prima Scorpius e poi Lily, “Comunque perché mi avete chiamato? Avete trovato Gabrielle e non sapete gestirla?”
Gabrielle? Per un attimo Lily e Scorpius si guardarono. Che fosse stata lei?
Che ci fosse lei dietro l’attacco ad Ella? Ora più che mai dovevano trovarla.
“Esistono magie oscure per rendersi invisibili?”
“Esistono magie oscure quasi per tutto” rispose lui e di nuovo Lily guardò Scorpius.
In effetti ricordava che suo padre le aveva detto che maghi potenti come Silente o Voldemort sapevano rendersi invisibili senza mantello.
Solo che Gabrielle non era così potente, però negli anni che lei era mancata si era sicuramente fatta insegnare qualche trucchetto in più.
“Le magie oscure lasciano una traccia sulle persone, giusto?” chiese ancora Lily e Micheal strinse gli occhi “mi hai chiamato per parlare di magia?” chiese alzandosi dal masso dove era seduto.
“Vuoi anche un thè magari?” la provocò.
Lily alzò gli occhi al cielo, ma a rispondere fu Scorpius “no, Nott, ti abbiamo chiamato per un altro motivo” gli disse e lui puntò lo sguardo sul suo vecchio compagno di casata “sono tutt’orecchi” ribattè.
Scorpius guardò Lily. Sapeva che sarebbe stata lei a voler informare quella specie di alleato che aveva e lei annuì alzandosi in piedi.
“Tua figlia ha bisogno del tuo aiuto” disse andando direttamente al punto e come si aspettava gli occhi di Nott si aprirono un po’ di più sorpresi.
“Cosa vorrebbe dire?”
“Che qualcuno dei tuoi amici è arrivato ad Hogwarts” rispose Lily e Mike inarcò un sopracciglio incredulo “non è possibile”.
“Ti assicuro che lo è, qualcuno ci ha attaccate nel giardino”.
“Sta bene?”
Lily esitò un attimo.
“Sta bene?” ripetè e Scorpius guardò Lily, ma quando vide che non riusciva a rispondere prese un respiro e lo fece per lei: “Le hanno fatto un incantesimo oscuro”.
Mike non distolse gli occhi da Lily guardandola con rabbia, lei sapeva che lui la stava incolpando.
Quando lui l’aveva affrontata su sua figlia, Lily gli aveva detto che l’aveva fatto per proteggerla proprio da quelli come lui.
“Non l’hai protetta molto bene” disse soltanto, poi non le diede tempo di rispondere e si voltò verso Scorpius “brancolate totalmente nel buio?”
Scorpius annuì e Mike cercò di prendere un respiro e di isolare il pensiero che avrebbe potuto non conoscere mai la sua bambina.
“So cosa stai pensando” gli disse Scorpius e lui sorrise con amarezza “ah sì?” replicò.
Scorpius annuì “ho provato la stessa cosa con Bailey, quando lo avete preso quel giorno a Diagon Alley”.
Nott strinse i pugni, sapeva che aveva ragione.
“Conoscevo Bailey da pochi giorni e lui non mi parlava neanche ancora”.
“Già, peccato che io non abbia neanche mai visto il suo viso…”
“Vieni con noi ad Hogwarts” lo interruppe Lily e due reazioni diverse eruppero nel viso dei due ragazzi.
Nott scoppiò a ridere anche se la sua risata non coinvolgeva gli occhi e Scorpius si voltò verso Lily gli occhi spalancati.
“Pensi di farlo venire con noi?” domandò sperando di aver capito male, ma Lily annuì.
“Come pensi di non farmi scoprire?” chiese Mike e Lily notò che nonostante fosse una cosa pericolosissima per lui, non si era opposto.
“Un incantesimo” rispose “un incantesimo di disillusione” spiegò.
“Qualsiasi mago esperto mi vedrebbe”.
“Beh faremmo in modo che non ti veda e una volta al castello ti daremo un po’ di Polisucco…”
“Potrebbe funzionare”.
“No, non potrebbe” si oppose Scorpius, i pugni chiusi e la mascella serrata con rabbia.
“Hai presente chi sta venendo al castello per Ella, vero?” le chiese Scorpius “credi che un incantesimo di disillusione riesca a fregare il capo degli Auror?”
“Whisper? Ma perché…” Nott si fermò “avete affidato Ella al capo degli Auror? Siete…” si voltò verso Lily “sei impazzita?”
Lily sospirò “l’ho affidata al mio migliore amico e Jason non era ancora il capo di un bel niente all’epoca”.
Lily non capiva perché Micheal fosse così irritato.
“Lui non ha idea di chi sia lei, vero?”
Lily scosse la testa e Mike sospirò “dovete farmi entrare ad Hogwarts” sentenziò e Lily e Scorpius si guardarono.
I loro cervelli che sembravano lavorare all’unisono.
“Tu non stai dicendo…?”
Mike sorrise “mi domando perché i buoni siano sempre così illusi e fiduciosi…” scosse la testa “andiamo” disse soltanto.
Scorpius gli sbarrò la strada e Nott lo guardò “so che sei l’unico che può aiutarla” gli disse “ma al primo passo falso ti porto dentro prima che tu possa pronunciare la parola Hogwarts” gli disse e Mike annuì con un sorriso di sfida “non mi aspetterei niente di diverso, auror Malfoy”.

COMMENTO: OK, ECCOCI QUA E PRIMA DEL SOLITO…SPERO NE SIATE FELICI E’ CHE ORA CHE CI STIAMO AVVICINANDO ALLA FINE I MIEI PERSONAGGI FANNO TUTTO DA SE’ E MI ASSILLANO PER ESSERE PORTATI SEMPRE UN POCHINO PIU’ AVANTI : )) ALLORA DA CHI COMINCIAMO? LO SO POVERO BAY, MA IN FONDO L’AVEVATE CAPITO TUTTI CHE GLI STAVA SUCCEDENDO QUALCOSA, VERO? E GINNY E JAMES SPERO VI SIANO PIACIUTI : )) I NOSTRI PROTAGONISTI INVECE COMINCIANO A SBROGLIARE QUALCHE TASSELLO… E NOTT STA ANDANDO AL CASTELLO E LORCAN E GABRIELLE… INSOMMA UN GRAN CASINO :D:D:D AH E NON PENSATE CHE NESSUNO ABBIA FINITO DI PARLARE CON LILY O PASSI SOPRA A QUALCOSA…DOVRANNO TUTTI CONTINUARE IL DISCORSO :P INTANTO SPERO CHE IL CAPITOLO VI SIA PIACIUTO E CHE MI FARETE SAPERE!! GRAZIE CON TUTTO IL CUORE A CHI LO HA FATTO NELLO SCORSO CAPITOLO, VI ADORO LO SAPETE NELLE PERSONE DI ICEPRINCESS / ARYELLE / DREAMER IMPERFECT / ALESSYA / FEDELA WATSON / CLALIP E LILYEVANS 98!! GRAZIE DAVVERO DI CUORE!! LE VOSTRE RECENSIONI SONO BENZINA PER ME!! INOLTRE RINGRAZIO CHI MI HA AGGIUNTO ALLE PREFERITE / SEGUITE E RICORDATE ED ANCHE CHI MI LEGGE SOLTANTO!! UN BACIONE!!

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Capitolo 50
*** 50 CAPITOLO ***


50° capitolo: grazie a tutti quelli cha amano questa storia…avete tutto il mio amore!!
 
Harry stava correndo verso l’infermeria, l’immagine di suo cugino pieno di sangue ancora negli occhi, quando vide suo padre appoggiato al muro appena fuori dalla stanza.
“Papà!” urlò e frenò talmente di scatto che quasi rischiò di finirgli addosso.
Albus alzò immediatamente gli occhi al richiamo del figlio e l’espressione che vide nel suo volto lo mise subito in allarme.
“Che succede?” gli chiese, ma Harry lo afferrò per il polso e lo strattonò per portarlo via.
Albus cominciò a correre dietro di lui con un peso nel cuore. Stava succedendo qualcosa ne era sicuro.
“Harry, che sta succedendo?” gli chiese mentre correvano.
Suo figlio si voltò verso di lui senza smettere di correre “si tratta di Bailey” rispose con il fiatone per la corsa, ma senza fermarsi.
“Bailey?”
Albus pregò con tutto se stesso che suo nipote stesse bene, ma il fatto che stessero correndo verso di lui non prometteva niente di buono.
“Cosa gli è successo?” tentò ancora, ma per risposta suo figlio decelerò e gli fece segno con la testa.
La scena che aspettava Albus sarebbe stata degna di un film horror- splatter di quelli che piacevano tanto a James.
Bailey era letteralmente coperto di sangue e Sarah e Sammy erano inginocchiate accanto a lui, le bacchette in mano sporche di sangue.
“Stavamo cercando di far qualcosa, zio” disse Sammy piangendo “ma non volevamo rischiare di far peggio” aggiunse Sarah che a sua volta sembrava sull’orlo delle lacrime.
Albus si riscosse accorgendosi di essere rimasto talmente basito che non era riuscito a fare neanche un passo.
Si inginocchiò sul nipote e guardò Sammy “vai a chiamare tuo padre è dentro l’infermeria e guarda se riesci a intercettare Simone dovrebbe essere andata a rifornire le scorte” ordinò a Sammy.
Lei annuì e partì per la sua missione.
“Sarah, vai a chiamare tuo nonno e portalo in infermeria dove andremo io ed Harry con Bailey… sta succedendo qualcosa di grave…”
“Papà, Zabini e Flint ce l’hanno con lui da quando è iniziata la scuola…”
“Questo non possono averlo fatto due ragazzini” lo interruppe Albus cominciando a drenare il sangue con la bacchetta.
Alzò gli occhi un secondo su Sarah che sembrava non riuscire a muoversi da inginocchiata accanto a Bailey “vai” le ordinò e lei sembrò indecisa se opporsi, ma poi guardò il cugino e si alzò sparendo alla loro vista.
“Che gli sta succedendo, papà?” chiese Harry con voce tremante, sembrava che anche lui stesse lottando contro le lacrime “quando è iniziato?” chiese di rimando Albus.
“Quando si è svegliato ha detto di non star bene, diceva che gli faceva male la testa… abbiamo pensato di venire in sala grande e che voi l’avreste aiutato, ma non c’era nessuno e lui stava sempre peggio… siamo corsi in infermeria, ma ha cominciato a sanguinare dagli occhi e poi dalle orecchie… poi è svenuto” si asciugò una lacrima “e adesso sta sanguinando dappertutto”.
Albus annuì al racconto del figlio e sollevò la bacchetta avendo tolto tutto il sangue, ma il tempo di sollevarlo con la magia che Bailey ricominciò a sanguinare.
“Andiamo” disse Albus sempre più preoccupato “dobbiamo dargli delle pozioni immediatamente o tra poco morirà dissanguato”.
Corsero verso l’infermeria lasciando una scia di sangue dietro di loro. Era pazzesco come Bailey perdesse sangue dappertutto. Addirittura dalle giunture delle ossa. Era come se avesse delle ferite aperte, ma quando Albus aveva drenato il sangue non aveva visto alcuna ferita.
Arrivarono in infermeria mentre Sammy stava ancora parlando con James che stava cercando di capire qualcosa nelle urla sconnesse della figlia.
James alzò gli occhi sentendo aprire le porte e subito li spalancò spaventato.
“Da dove arriva tutto questo sangue?” chiese precipitandosi verso Albus proprio mentre lui depositava il nipote sul letto accanto ad Ella.
“Non lo so” rispose Albus e James lo guardò spaventato “che vuol dire che non lo sai?” domandò agitato “se non troviamo l’origine come possiamo…”
Non finì la frase, ma Albus sapeva quello che intendeva: come possiamo fermarlo?
“Prendi una pozione rimpolpa sangue” ordinò al fratello “se non possiamo fermarlo faremo in modo che non si esaurisca…”
“Fino a quando?”
La domanda di James fece drizzare i peli delle braccia ad Albus che si voltò verso il figlio “cerca Simone… subito!”
“Simone? Qua serve il San Mungo” si oppose James e Harry si fermò sul posto proprio nell’istante in cui una trafelata Simone entrava nella stanza seguita da Neville e Sarah.
La ragazzina aveva un’espressione orripilata nel viso e Harry si strinse istintivamente di più alla cugina mentre Sammy era seduta accanto a Ginny con il viso tra le mani e la sorella la stringeva protettivamente a sé spostando gli occhi da Bailey ad Ella e da Ella a Bailey.
“Simone, finalmente” disse Albus con sollievo “cosa facciamo? Dobbiamo portarlo al San Mungo?”
Simone tirò fuori la sua bacchetta dalla tasca e cominciò a visitarlo senza dire una parola, né degnare nessuno di uno sguardo.
I suoi occhi si fecero sempre più preoccupati mentre mormorava formule o si precipitava al mobile delle pozioni e niente cambiava in Bailey.
Albus si allontanò di qualche passo per lasciare spazio di azione a Simone e si guardò le mani sporche di sangue.
Il sangue di Bailey.
Il sangue di Lily e lo aveva avuto così tante volte nelle sue mani che per assurdo la sua mente andò all’unica volta in cui quel sangue non gli aveva provocato un dolore immenso.
 
“E’ normale, Lily” gli disse mentre anche James scendeva al volo dalla scopa.
“Non puoi imparare a volare e pretendere di non cadere mai” le spiegò mentre le guardava il ginocchio sanguinante.
“Non ci sono guerre senza feriti” enunciò James pomposo e Lily sbattè le lunghe ciglia da bimba di quattro anni e guardò di nuovo Albus “che vuol dire?” chiese confusa e Albus scoppiò a ridere “vuol dire che hai un fratello scemo”.
“Ti fa male?” le chiese Albus cercando di toglierle piano piano i sassolini che erano rimasti incastrati nella pelle sbucciata.
Gli occhi della piccola Lily si riempirono di lacrime, ma lei serrò le labbra per non versarle, sapeva che James l’avrebbe presa in giro.
Sempre con le labbra serrate scosse forte la testa e James annuì soddisfatto “vado a chiamare la mamma” la informò “ti farà guarire in un baleno”.
Lily annuì ancora e James si allontanò sempre di più fino a scomparire in casa.
“Ti fa male?” ripetè Albus sapendo che adesso Lily sarebbe stata sincera. Una lacrima le scorse nel viso e il labbro le tremò vistosamente “tanto” rispose.
 
Ma quella era la Lily prima della tragedia. La Lily piccola, infantile, ma già coraggiosa e sincera.
La Lily bambina prima che perdesse ogni traccia di infanzia durante i suoi nove anni.
Incrociò lo sguardo di James e vide che anche lui aveva le mani piene di sangue e le teneva rigide e lontane dal corpo come se avesse paura di guardarle, di intravederle anche per sbaglio.
“Che è successo?” la voce di Neville lo riportò alla realtà ed Albus si voltò verso il suocero “non lo so” sussurrò e spostò gli occhi sul figlio che guardava il cugino ancora allucinato.
“Harry? Sarah?”
Entrambi guardarono il loro nonno come se si fossero dimenticati di dove erano e Sarah cominciò a spiegare tutto.
“Io devo andare” disse Harry quando ebbero finito. Voleva cercare Flint e Zabini. Dovevano dirgli cosa avevano fatto a suo cugino.
Albus strinse gli occhi “dove?” gli chiese. Non era mai stato un padre opprimente, ma il fatto che Bailey ed Ella fossero stati colpiti in maniera così imprevedibile, ma contemporaneamente così semplice lo spaventava.
“Devo cambiarmi” disse atono e si guardò la divisa sporca di sangue con una smorfia.
Albus sospirò e guardò il nipote, non voleva lasciarlo, ma anche lasciare andare suo figlio da solo gli sembrava un’eresia.
“Dai, Harry, non è così importante ora” lo rimproverò e vide suo figlio stringere i pugni “sì, lo è” disse soltanto ed Albus scosse la testa “non posso mandarti da solo, ma se Bailey dovesse andare al San Mungo…”
“Non sono un bambino, papà” si arrabbiò Harry “tornerò subito” gli disse ed Albus scosse di nuovo la testa, ma fu bloccato prima di dire qualcosa “vado io con lui” disse Sarah, ma Albus esitò ancora. Non era che se lo avessero attaccato Sarah avrebbe potuto fare qualcosa.
“Vado io con loro” sentenziò Neville ed Albus vide Harry fare una smorfia, ma non protestò “Bailey dovrà sicuramente andare al San Mungo appena Simone l’avrà stabilizzato…vado ad avvertire Dylis” li informò pensando al quadro della vecchia preside che era anche nell’ospedale dei maghi.
Mise una mano su una spalla di entrambi i nipoti per guidarli fuori poi si voltò di nuovo un attimo verso Albus “ho quasi paura di chiederlo, ma dove sono Lily e Scorpius?”
“Avevano qualcosa da fare” rispose Albus cercando di far capire al suocero che ne avrebbero parlato in privato.
I ragazzi e Simone non sapevano ancora della memoria di Lily e la cosa doveva, per ora, restare così.
 
***
Draco Malfoy entrò dentro Azkaban.
Era stato a trovare suo padre più in quei tre mesi che negli ultimi vent’anni, ma in qualche modo sentiva che la soluzione era lui.
Erano passate solo un paio di settimane dall’ultima volta e sperò di non risultare sospetto agli occhi dei, sicuramente numerosi, NewMan che riempivano le file degli Auror.
Quella volta era accompagnato dall’ex ragazza di suo figlio. Quella Estela gli pareva si chiamasse.
Lei doveva averlo sicuramente riconosciuto, data la somiglianza con suo figlio, ma non gli aveva rivolto né una parola, né un qualsiasi cenno di genere e quindi anche lui si era limitato ad osservarla senza dire niente.
Era una bellissima donna, quei capelli ricci e vaporosi, sembravano quasi indomabili, la sua pelle leggermente più scura e le sue labbra carnose creavano un mix di bellezza quasi selvaggia, non stentava a capire cosa suo figlio avesse trovato in lei, anche se era sicuro che Scorpius fosse stato attratto più di tutto dalla mancanza di elementi in comune con Lily Potter.
Quella povera ragazza, seppur bellissima, non aveva mai avuto speranze dopo il ritorno della Potter, quello tra Scorpius e Lily era l’amore più profondo che avesse mai visto.
Forse superava anche il suo e quello di Astoria perché era qualcosa che aveva resistito allo spazio e al tempo, era come se la lontananza e gli undici anni che erano passati non fossero più esistiti nel momento esatto in cui i due si erano rivisti.
Lui sapeva quanto era profondo l’amore di entrambi, anche lui una volta aveva provato a dividerli a pensarci bene ancora si sentiva un po’ in colpa.
 
Era la seconda volta in pochi mesi di frequentazione con Lily Potter che Scorpius tornava dall’ospedale con l’aria distrutta.
Astoria corse subito a chiedergli cosa fosse successo, ma Draco si limitò a raddrizzarsi dalla poltrona sapeva già cosa avrebbe detto: Lily Potter.
L’avventata e stupida Lily Potter sicuramente si era cacciata in qualche altro guaio con qualche NewMan.
Era mai possibile che quella ragazza non riuscisse a mettere la testa a posto e darsi una calmata?
Draco poteva anche capire il suo bisogno di vendetta, ma dopo tutti quegli anni chiunque si sarebbe arreso.
Per un attimo lo sguardo del suo vecchio compagno di scuola gli sovvenne davanti agli occhi.
Davvero pensava che San Potter si sarebbe mai arreso se quella a morire fosse stata sua figlia?
No, probabilmente no.
“Non so se tornerà a muovere il braccio correttamente” si sfogò Scorpius sedendosi accanto a sua madre “dicono che l’incantesimo potrebbe essere permanente”.
Sua madre annuì comprensiva e Draco si sentì solo invadere di più dalla rabbia.
“Ha un miliardo di parenti al San Mungo riusciranno a guarirla” disse sprezzante e ricevette un’occhiata sprezzante dal figlio.
“All’improvviso ti interessa se guarisce?” gli chiese rabbioso e Draco scosse le spalle “non particolarmente, ma non farmi passare per il cattivo della situazione se a lei importasse di qualsiasi persona a parte se stessa non farebbe quello che fa”.
Scorpius si alzò in piedi talmente velocemente che Draco pensò quasi avesse usato la smaterializzazione.
“E tu che ne sai?” gli chiese “gliel’hai chiesto? O meglio ti sei mai degnato di parlarle?”
Draco inarcò un sopracciglio, ma non disse niente limitandosi ad alzarsi per andarsene.
Parlarle certo. Ecco cosa doveva fare.
Avrebbe fatto appello al suo lato Potter. A quello votato al sacrificio.
Le avrebbe fatto capire che era troppo pericolosa per lui e se davvero amava Scorpius, l’avrebbe lasciato andare.
E invece andò in ospedale e quello che ottenne fu solo capire che non sarebbe mai riuscito a dividerli.
Lily Potter lo guardò dritto negli occhi, aveva ancora la fasciatura al braccio sinistro “E’ quello che vorrei anche io” gli disse “lasciarlo andare intendo” il suo sguardo era intenso, sicuramente stava cercando di fargli capire quanto fosse sincera.
“Ma lui è come se fosse il mare ed io l’onda… ogni volta mi allontano, mi infrango sempre più forte sugli scogli, cerco di distruggermi, ma anche se di me resta solo la schiuma lui riesce sempre a trarmi di nuovo a sé”.
Draco sospirò. In effetti era proprio così e nessuno poteva separare il mare dalle sue onde per cui, probabilmente, lui avrebbe solo dovuto accettarlo.
 
“Aspetti qui” ordinò Estela facendolo sedere dietro all’ormai familiare tavolo della sala colloqui.
Tornò dopo pochi minuti con suo padre al seguito e Draco strinse i pugni che aveva appoggiato sulle cosce.
Ogni volta che lo vedeva sembrava più vecchio, eppure dall’ultima volta che l’aveva visto era passato più o meno un mese.
Adesso sembrava che la pelle fosse diventata violacea sulle guance o forse erano i capillari nella sua pelle chiara che risaltavano.
“Dieci minuti” ricordò la ragazza ed uscì dalla stanza.
“Ma guarda, sono felice di vedere che stai bene”.
Draco cercò di ignorare il tono sarcastico del padre “sì, anche io” rispose “e sono qua proprio riguardo a questo, padre” aggiunse.
Lucius lo guardò incuriosito “sei qua per l’ennesima tua indagine”.
Draco non capì se fosse una domanda o una constatazione, ma notò comunque il volto di suo padre oscurarsi.
“Ho bisogno di capire” gli spiegò “ho bisogno di rendere a mio figlio la felicità perduta”.
Lucius sorrise “vorrei aver avuto la tua determinazione e il tuo senso di protezione per la famiglia, ma penso che tu l’abbia presa da tua madre… lei è pronta a tutto”.
“E’?”
Draco chiuse gli occhi per un secondo sentendo la fiammella della speranza accenderglisi in petto. Quella che l’altra volta era stata una sensazione si stava trasformando in una certezza.
Sua madre era viva ed era al centro di qualcosa, ma cosa? E dov’era?
“Era” si corresse suo padre “sono un vedovo inconsolabile e ne parlo ancora al presente”.
Draco sorrise e scosse la testa “davvero hai ancora il coraggio di mentirmi?” lo provocò e lo vide irrigidirsi.
Un lampo di colpa passò nei suoi occhi grigi e le sue mani si rilasciarono contro le manette magiche.
A Draco sembrò quasi che suo padre si stesse arrendendo.
“Gioverebbe se ti dicessi, per ipotesi, che hai capito tutto, ma non posso dirti niente?” gli domandò.
“Penso di sì” gli rispose sincero, mentre la fiammella si faceva sempre più grande e il cuore iniziava a scalpitare.
Sua madre era davvero viva?
“Dov’è, papà?” chiese con un’urgenza tale che dimenticò la formalità con cui si era sempre rivolto a lui.
Lucius spalancò un po’ di più gli occhi e un piccolo sorriso increspò le sue labbra consumate, ma fu solo un secondo, prima di serrarle nuovamente.
“Vorrei aiutarti credimi, ma se io dicessi qualcosa tutta la nostra famiglia sarebbe in pericolo… tutta, anche parenti di cui a malapena ricordi l’esistenza” gli disse.
“Cosa vuoi che mi importi di parenti…”
Draco si fermò. Parenti di cui non ricorda l’esistenza? Anche a suo padre non importava un bel nulla, non rispetto alla sua famiglia, per cui glielo aveva detto per un motivo e anche l’altra volta aveva citato dei parenti in prigione, solo che lui non l’aveva colto.
La fiamma era ormai diventata un incendio e lui si alzò in piedi di scatto guardando suo padre con un’espressione piena di speranza e lo vide guardarlo con un sorriso sincero.
“Spero che ci rivedremo” gli disse “anche quando le tue indagini saranno terminate”.
Draco guardò i suoi occhi grigi come i propri e gli sembrò di vedere la stessa espressione curiosa di Bailey.
Era strano abbinare suo padre a suo nipote, non potevano essere più diversi, però in Bailey c’era anche un pizzico di Lucius.
“Sicuramente” gli rispose con un piccolo sorriso e bussò alla porta per farsi aprire.
“Ciao, papà” lo salutò mentre la oltrepassava.
I suoi pensieri vorticavano veloci, talmente veloci che si ritrovò al momento di riprendere la sua bacchetta senza neanche rendersene conto e successivamente si trovò al quartier generale degli Auror in quelli che gli parvero pochi minuti dopo.
“Avrei bisogno di Teddy Lupin” disse rivolgendosi ad Estela per la prima volta e lei annuì senza emettere un fiato.
Draco si sedette su una sedia e attese. Si mise una mano sul braccio che sapeva celare il marchio nero.
Gli sembrava di essere a un passo dalla soluzione. Doveva cercare i suoi parenti.
Ma chi? Chi era ancora vivo?
“Draco”
Teddy Lupin gli comparve nel campo visivo e Draco alzò gli occhi per incrociare quelli celesti dell’uomo.
“Possiamo parlare un attimo?” gli chiese dato che Estela era ancora accanto a lui, ma non aveva niente di meglio da fare?
“Certo” disse Teddy e Draco guardò Estela come per sfidarla a seguirli, ma lei dopo un ultimo sguardo intenso si allontanò.
“Ti fidi di lei?” chiese mentre entravano nella stanza.
“Di Estela O’Donnell?”
Draco annuì e Teddy scosse le spalle “penso di sì… hai nuovi elementi?”
“Mio padre…” lo vide irrigidirsi come ogni volta che Draco nominava un vecchio mangiamorte “lui mi ha fatto capire che un mio vecchio parente potrebbe essere la chiave di tutto” si riavviò i capelli biondi “un parente che dovrebbe essere in prigione”.
Teddy assottigliò gli occhi, ma se gli sembrò una storia strana non lo diede a vedere, probabilmente aveva imparato dal suo padrino di non ignorare mai una pista.
“Un tuo vecchio parente? Un vecchio Mangiamorte che è anche un tuo parente e che oltretutto è in prigione, quindi?”
Draco prese un respiro e annuì.
“Aspettami qua” disse e tornò pochi secondi dopo con quello che sembrava un vecchio libro pieno di pagine.
Lo appoggiò sul tavolo e questo riempì di polvere la stanza facendo pizzicare il naso a Draco che guardò Teddy interrogativo.
“E’ il vecchio registro” gli spiegò “gli arresti ai tempi della fine della guerra, gli arresti dei Mangiamorte…” s’interruppe guardando Draco “vediamo se c’è un nome che conosci” gli disse.
***
Gabrielle guardò Bailey.
Sentiva una rabbia incredibile. Il ragazzo stava morendo, ma senza i suoi genitori che senso aveva?
Certo anche i fratelli Potter avrebbero sofferto per la loro morte e anche i giovani cugini, ma non sarebbe stato quel dolore totalitario che amava vedere, quello per cui aveva sempre fatto tutto.
Quello per cui anche lui l’aveva reclutata.
Vedere gli occhi della persona che li ama di più spengersi fino a diventare senza vita ed era quello che voleva vedere in Lily Potter.
Ne aveva visti tanti negli anni. Anche quelli di Harry quando aveva saputo di Ron gli avevano dato soddisfazione, ma l’unica che l’aveva colpita nel profondo che le aveva dato appagamento per anni era stata Lily Potter con la sua sofferenza, il suo mutismo e apatia iniziale trasformatasi poi in una voglia di vendetta tale che l’aveva portata quasi a scoprirla.
Merlino. Era stato così bello che a ripensarci il cuore le si riempiva di gioia.
Non aveva mai provato di nuovo quella felicità e se uccidere Bailey Malfoy le avrebbe ridato quelle sensazioni era quello che avrebbe fatto, anche se andava contro le indicazioni del capo supremo.
Soltanto che non aveva pensato che Lily Potter potesse lasciare la scuola. Non capiva dove fossero andati e adesso Bailey avrebbe potuto morire senza che lei potesse vederlo perché la realtà era che la pozione che gli aveva dato era irreversibile.
Il sangue non si sarebbe fermato mai.
Avrebbero potuto dargli qualsiasi pozione, ma nessuna sarebbe servita. Solo che adesso doveva rallentarlo, doveva fare in modo che Lily arrivasse o il suo appagamento non sarebbe stato totale.
“Simone”.
Inizialmente non pensò a rispondere dato che non era il suo nome, ma poi si ricordò della sua copertura.
“Penso che dovremmo davvero portarlo al San Mungo”.
La voce di James agitata e angosciata fu come una droga nelle sue vene, come se le stessero iniettando felicità.
“Non fino a quando non si sarà stabilizzato”.
Mai. Non si sarebbe mai stabilizzato.
Guardò il bambino. Il suo volto sembrava ormai del colore della cenere, le sue labbra stavano assumendo una colorazione violacea.
James scosse la testa “no” disse soltanto “andrà subito al San Mungo… a quanto pare tu non riesci a interrompere l’incantesimo”.
Lo sguardo di James le fece quasi paura. Che sospettasse di qualcosa?
Aveva forse esagerato con Bailey?
Alzò automaticamente le mani dal ragazzo, ma le sembrò quasi che formicolassero. Aveva così voglia di tornare a toccarlo, a fingere di essere indispensabile.
Le porte si spalancarono di colpo e Lorcan entrò trafelato nell’infermeria, la veste da mago che frusciava contro il pavimento.
Gabrielle sentì di perdere il controllo.
Avevano chiamato uno dei padri di Ella e lui era venuto con tutta la sua attrezzatura da alchimista e se avesse avuto una pozione o qualche altra diavoleria alchemica per far riprendere i due ragazzi?
Cominciò a sudare e chiuse e riaprì le mani per riprendere il controllo di se stessa.
Alzò gli occhi e vide James osservarla, era come se la stesse valutando. Forse era la sua paura, ma le sembrava quasi di sentire tutti gli ingranaggi del suo cervello che ricostruivano un puzzle.
“Puoi passarmi la pozione che è sul comodino?”  gli chiese e James si voltò lentamente quasi come se volesse essere sicuro di non perderla di vista. Di non perdere neanche un movimento.
La mano di Gabrielle tremò vistosamente mentre prendeva la pozione da quella di James e vide lo sguardo del ragazzo farsi ancora più duro.
Lorcan si avvicinò a loro e lei sentì il cuore batterle più veloce nel petto. Le sembrava che la gola le si chiudesse per la paura.
Era stata presuntuosa, aveva creduto che avrebbero avuto così tanta fiducia in sua figlia da lasciarle gestire i ragazzi e invece avevano chiamato il padre di Ella e oltretutto quello sbagliato. Quello che era più unito a Lily… non avrebbe mai lasciato morire Bailey, non se aveva qualcosa in grado di salvarlo.
Sentiva le pareti delle stanza stringerglisi addosso.
“Non voglio nessuno qui” sentenziò dura appena Lorcan li raggiunse, ma lui non le rispose neanche e l’aggirò per raggiungere il letto della figlia.
Fece una carezza al volto di Ella e la baciò lentamente, poi si voltò verso di lei come se solo allora avesse percepito la presenza di qualcun altro oltre alla figlia.
“Cos’è successo?” le chiese semplicemente.
Gabrielle si toccò automaticamente il viso, sembrava quasi che lui potesse vederla per chi era davvero, ma neanche il potere di un alchimista arrivava a tanto.
“E’ stata attaccata e…”
“Questo lo so” la interruppe duro “ma perché non hai fatto niente? Che pozioni le hai dato?”
Sentì gli occhi di tutti addosso, non era abituata ad essere messa in dubbio… tutti si erano sempre fidati di lei, sia quando era stata nei panni di Gabrielle, la sorellina di Fleur, la vedova di Charlie, così dolce e così disperata e ancora di più da quando era nei panni di Simone, sua figlia.
“Certo che ho fatto qualcosa” disse sdegnata.
Cominciò ad elencare pozioni ed incantesimi che in realtà non aveva usato e lo vide osservarla attentamente, ma non disse più niente e si voltò di nuovo verso Ella carezzandole piano il viso.
Gabrielle si rilassò e  sentì il suo cuore tornare a battere.
Forse li aveva convinti.
Quando vide di nuovo lo sguardo con cui la stava osservando James però capì che doveva fare di meglio.
“Quindi mi stavi dicendo che pensi sia una buona idea portarlo al San Mungo?” chiese simulando un’indifferenza che non aveva.
Sentiva che le sue bugie ormai erano come un castello fatto di carte da gioco, rischiavano di cadere da un momento all’altro.
James lanciò uno sguardo al fratello, ormai i due ragazzi si capivano al volo.  
“Dov’è tua madre, Simone?” chiese il primo e Gabrielle poggiò le mani su Bailey per non far vedere quanto tremavano.
“Ve l’ho detto… non lo so” rispose “non mi dice mai niente lo sapete” aggiunse e lo vide annuire, anche se nei suoi occhi non vi era la fiducia dei giorni precedenti.
Guardò di nuovo Bailey, forse aveva davvero osato troppo.
James guardò Albus “non ti muovere di un millimetro” gli ordinò, poi guardò le due figlie che erano ancora sedute abbracciate “tornerò subito” le rassicurò e uscì dalla stanza.
Doveva fare veloce. Era ormai abbastanza sicuro che Simone fosse Gabrielle, ma non poteva fare niente, non fino a quando non avesse tolto Bailey ed Ella dalle sue grinfie.
Corse più veloce che poteva, corse fino a sentire i muscoli delle gambe protestare, corse sulle scale, passando da una rampa all’altra con un salto per perdere meno tempo e non aspettare l’allineamento.
Corse come se avesse la morte alle calcagna e un po’ era così.
Arrivò al camino della sua stanza con il fiatone e lo attivò poi chiamò le uniche persone in cui avesse fiducia.
“Domi” disse cercando di riprendere fiato.
Dominique e Alice apparvero subito, le loro espressioni erano preoccupate al pari della sua, ormai sua moglie poteva capire il suo stato d’animo al primo sguardo.
“Devi venire qua… dovete venire qua”.
Sua moglie era un medimago, sua cognata una pozionista.
Loro avrebbero fatto ciò che Simone, o forse avrebbe dovuto dire Gabrielle, non avevano fatto.
“Che è successo?” chiese Dominique e lui chinò un attimo la testa.
Si sentiva travolto dagli eventi, ma non avevano tempo.
“James, mi preoccupi” disse Dominique e lui avrebbe voluto che fosse già accanto a lei per sentirsi dire che sarebbe andato tutto bene.
“Abbiamo trovato Gabrielle” rispose e vide le due ragazze guardarsi.
“Portate pozioni curative, qualsiasi cosa…”
“Chi sta male?” lo interruppe Alice.
James prese un respiro “Bailey ed Ella… credo che li stia uccidendo”.
Il silenzio calò immediatamente nella stanza perché Dominique e Alice avevano interrotto di colpo la comunicazione, sicuramente sapevano che James non era il tipo da esagerare gli eventi e, se conosceva le due ragazze, stavano già raccogliendo tutto per precipitarsi da loro.
James si alzò in piedi per tornare dagli altri. La testa gli girava per l’intensità delle emozioni che stava provando.
Simone era Gabrielle ne era certo, era stato come se all’improvviso gli si fosse accesa una lampadina nella testa e non poteva che darsi dello stupido per non aver collegato i pezzi.
Era un auror, maledizione!
Corse di nuovo alla porta nello stesso istante in cui si spalancò dall’esterno.
Vide Lily e l’abbracciò di slancio, lei fece un passo indietro per la foga dell’abbraccio del fratello e subito i suoi sensi si misero in allarme.
“James…”
Una muta domanda negli occhi. Una domanda a cui non era sicura di voler risposta.
Il suo cuore cominciò ad accelerare e la sua mano cercò quella di Scorpius, era come se il suo corpo fosse già consapevole di quello che suo fratello stava per dire.
“Si tratta di Bailey…”
Non dovette aggiungere altro, Lily aveva già letto gli occhi di James come se fossero un libro familiare.
Si voltò su se stessa e cominciò a correre.
 
COMMENTO: TA- DAN!! OK IN REALTA’ NON E’ MOLTO TA-DAN PERCHE’ CHI FOSSE GABRIELLE ORMAI LO AVEVATE CAPITO PRATICAMENTE TUTTI!! ADESSO PERO’ C’è UN VERO E PROPRIO CASINO IN CUI NESSUNO E’ AL SICURO E IL FATTO CHE SIANO PRATICAMENTE TUTTI AD HOGWARTS NON E’ ESATTAMENTE UN BENE : )) DELLE INDAGINI DI DRACO CHE MI DITE? AVETE CAPITO DI CHI PARLAVA LUCIUS? AVETE CAPITO CHE FINE HA FATTO NARCISSA? BE’ PER FORTUNA LE VOSTRE RECENSIONI SONO STATE MERAVIGLIOSE E MI HANNO DATO LO SPRINT E LA VOGLIA DI ANDARE ANCORA AVANTI ( SO CHE STO TRALASCIANDO LE ALTRE DUE PERDONO : )) PER CUI MI RACCOMANDO FATEMI SAPERE ANCHE QUA E SPERO CHE VI SIA PIACIUTO!! RINGRAZIO LE FANTASTICHE PERSONE CHE HANNO RECENSITO LO SCORSO CAPITOLO OVVERO: ICEPRINCESS / SHIORI F / ARYELLE / DREAMER IMPERFECT / LUISA 21 / FEDELA WATSON / LILY EVANS 98 E CLALIP!! GRAZIE DI CUORE DAVVERO!! INOLTRE RINGRAZIO CHI MI HA AGGIUNTO ALLE PREFERITE / SEGUITE E RICORDATE ED ANCHE CHI MI LEGGE SOLTANTO!! UN BACIONE!!

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Capitolo 51
*** 51 CAPITOLO ***


Scorpius si bloccò sull’arco della porta.
Davanti a sé vide immediatamente il corpo del suo bambino disteso sul letto e pieno di sangue.
Il battito del suo cuore aumentò talmente tanto e in maniera  così veloce che Scorpius pensò che sarebbe davvero potuto esplodergli nel petto e non se ne sarebbe accorto.
Era morto? Era vivo?
Quanto sangue poteva esserci nel corpo del suo bambino?
Quello era davvero tanto sangue. Troppo sangue.
Arrivava al pavimento bianco e lo stava sporcando talmente, che Lily che era già corsa da lui, stava seminando orme rosse tutto intorno al letto.
Era stupido concentrarsi su un pavimento bianco sporco, ma se si concentrava su Bailey sentiva come se delle lame incandescenti gli si conficcassero nel cuore.
Era morto? Era vivo?
Forse doveva andare a vedere, ma perché le sue gambe non si muovevano?
Non era mai stato un vigliacco, ma semplicemente non riusciva ad avvicinarsi.
Era morto? Era vivo?
Ammirava Lily che era corsa da lui, che gli aveva afferrato la mano, si era chinata sul suo viso e ne aveva baciato ogni centimetro lasciandosi andare al pianto.
Merlino. Come era coraggiosa, riusciva a trasmettere coraggio anche piangendo e invece lui? Cosa riusciva a fare?
Non piangeva, non urlava, restava fermo nelle sue gambe a fissare suo figlio.
“Scorpius!”
Sentì l’urlo di Albus, ma ancora non si mosse e non si voltò neanche verso di lui.
Era morto? Era vivo?
Se si fosse avvicinato avrebbe dovuto affrontare la cosa mentre così poteva ancora pensare che andasse tutto bene.
Che quel sangue che sporcava il pavimento immacolato non fosse quello di suo figlio.
Era morto? Era vivo?
Perché doveva scoprirlo quando poteva continuare a pensarlo vivo?
“Scorpius!”
Albus lo afferrò per le braccia scuotendolo più volte e finalmente Scorpius spostò gli occhi su di lui.
“Che ti prende?” si arrabbiò, ma poi parve leggere la risposta nei suoi occhi.
Lui lo aveva sempre letto senza difficoltà. Forse era sempre stato il Potter che lo aveva capito meglio. Più ancora di Lily.
 
Albus vide i suoi genitori e Lily salutarlo con la mano mentre il treno si allontanava lentamente fino ad acquisire sempre più velocità.
Si sentiva triste, nonostante suo padre gli avesse detto che non ci sarebbero stati problemi se non fosse stato un Grifondoro, lui temeva lo smistamento.
Sapeva di essere diverso da suo fratello James o dagli altri cugini, ma non sopportava che proprio lui dovesse rompere le tradizioni.
Lui era quello ubbidiente, gentile, non era ribelle come James, non poteva essere lui a rompere gli schemi?
A James veniva benissimo rompere qualsiasi cosa.
“Vado in bagno” disse alzandosi e subito gli occhi di suo fratello scattarono su di lui.
“Ti accompagno?” gli chiese, ma lui scosse la testa “penso di trovarlo da solo, grazie” rispose sarcastico.
James fece spallucce e ricominciò a giocare a sparaschiocco con Fred.
Trovò subito il bagno e si infilò dentro con una grande voglia di piangere.
Il figlio del grande eroe e sarebbe stato un vigliacco Serpeverde?
Strinse le mani attorno al lavandino e si guardò allo specchio, eppure era tra i figli quello che somigliava di più a suo padre, perché doveva essere quello che gli somigliava meno caratterialmente?
Era ingiusto.
Prese un respiro e aprì la porta per uscire dal bagno o James sarebbe venuto a cercarlo.
Lui con la sua mania di protezione non poteva che essere un Grifondoro.
Aprì la porta e sentì subito di aver colpito qualcosa, subito dopo sentì un lamento ed ebbe un pessimo presentimento.
Si affacciò lentamente e vide un ragazzo biondo reggersi il naso e questo sanguinare copiosamente.
“Oddio, scusa” disse e il ragazzo lo fissò con i suoi occhi plumbei e il suo viso si rischiarò come se lo avesse riconosciuto.
“Già, mi avevano detto che i figli del grande eroe non mi avrebbero reso la vita facile” disse con voce nasale ed Albus lo riconobbe.
Era il ragazzo che era sulla banchina. Se ne stava lì tutto impettito con i vestiti che parevano essere stati presi nel migliore atelier del paese. Ad Albus era sembrato quasi un manichino.
 Aveva visto suo padre e il proprio scambiarsi uno sguardo di timoroso rispetto e poi aveva sentito suo zio ammonire Rose di vincere tutte le gare contro di lui, ma lui non era riuscito neanche a guardarlo tanto era nervoso.
Malfoy gli pareva si chiamasse.
“Non l’ho fatto apposta” si inalberò e Scorpius alzò la testa per cercare di fermare il sangue “conosci qualche incantesimo per fermarlo?” domandò.
Albus si morse il labbro “io no… forse mio fratello, o mia cugina, loro sono meglio di me”.
Scorpius abbassò immediatamente la testa e la piegò leggermente come se lo stesse studiando.
“Qualcosa ci verrà in mente” disse prendendo un fazzoletto dalla tasca e infilandolo nel naso.
Albus rise per la scena.
Quello cozzava con l’immagine di rampollo viziato che si era fatto.
“Non sei come mi ero immaginato” non potè trattenersi dal dire con voce divertita.
“Bè, se è per questo neanche tu” ribattè Scorpius, poi anche il suo viso si aprì in un sorriso “io sono Scorpius Malfoy” disse tendendogli la mano.
Albus guardò la sua mano tesa, aveva capito che tra i suoi genitori e quelli di Scorpius non vi era sicuramente amicizia, ma tanto valeva rompere anche quella tradizione.
“Sono Albus Potter” rispose stringendogliela.
 
Albus gli strinse le braccia più forte come se volesse farlo restare connesso a sé.
“Bailey è vivo” gli disse e automaticamente Scorpius sentì gli occhi riempirsi di lacrime.
Poteva crederci? Albus non gli aveva mai mentito.
Lo guardò con la preghiera negli occhi. La preghiera che non lo stesse facendo in quel momento o non ce l’avrebbe fatta.
“Scorpius, Bailey è vivo” ripetè Albus annuendo per fargli capire che era vero e Scorpius sentì il fiato tornare ad immagazzinarsi nei suoi polmoni.
Lentamente spostò gli occhi sul figlio e le immagini che vedeva intorno a sé cominciarono a farsi più nitide.
James stava parlando concitatamente con Ginny e Sammy mentre Lily e Lorcan sembravano concentrati su fiale e fialette.
Suo figlio era vivo e stava respirando.
Improvvisamente come se fosse una fenice che risorge dalle sue ceneri, il respiro gli si fece pesante e i pugni gli si strinsero.
Si mosse per liberarsi dalle braccia del suo amico e lo fissò con gli occhi che erano diventati duri come due pezzi di granito.
“Che cazzo è successo?” domandò.
Non aveva urlato, ma la sua voce doveva essere uscita talmente gelida che anche James si voltò verso di lui e si avvicinò al fratello.
“I ragazzi dicono che non stava bene da stamani, ma fondamentalmente non sappiamo cosa sia successo”.
Scorpius guardò di nuovo il letto dove era steso suo figlio e le sue iridi incrociarono quelle disperate di Lily, prima che lei riportasse di nuovo lo sguardo su Bailey.
Sembrava che a lei non importasse cosa fosse successo e Scorpius la capiva. Era una guaritrice che aveva riacquistato le sue competenze e adesso la cosa più importante era salvare il loro bambino.
Lui invece non poteva far niente e non poteva restare inattivo a guardare Bailey o sarebbe impazzito.
Si guardò intorno. Doveva capire cosa era successo. Forse doveva chiedere…
“Dov’è Simone?”
Guardò entrambi i cognati e vide Albus abbassare lo sguardo e James puntare due occhi furiosi sul fratello.
Non prometteva niente di buono.
Le sue orecchie iniziarono a fischiare. La rabbia che fluiva come lava infiammando le sue vene.
Aveva una brutta sensazione.
“Che succede?” chiese e questa volta non guardava suo cognato, guardava il suo collega Auror.
“Simone è stata portata via”.
Il cuore aumentò i battiti, il tono di James gli fece capire che Simone fosse la chiave di quello che era successo al figlio.
“In che senso? Volete spiegarmi o pensate di continuare a dirmi una frase per volta?”
Nonostante non avesse alzato la voce capì che il suo tono dovesse essere stato spaventoso perché vide la due ragazzine sobbalzare.
James fece un sorriso alle figlie scuotendo la testa e si avvicinò a lui.
“Se te lo dico promettimi di non fare cazzate” disse James e si girò verso Lily di modo da tenere sott’occhio anche lei.
“Dimmi subito cosa sta succedendo, Potter” ordinò al cognato.
Poteva il cuore andare ancora più veloce? O sarebbe davvero esploso?
“Io penso che Simone sia Gab…”
James non ebbe neanche bisogno di finire la frase che Scorpius lo interruppe “dov’è stata portata?” chiese con urgenza “chi l’ha portata via?”
“Scorpius, adesso è in mano a Whisper” rispose Albus.
“Che cosa? Perché non l’hai tenuta qua?” Scorpius non si accorse neanche di aver alzato la voce, ma lo lesse negli occhi dell’amico.
Lui lo guardò colpevole e poi si voltò verso il fratello. Sicuramente anche James gli aveva fatto la stessa domanda.
“E’ il capitano degli Auror… ha voluto prenderla con sé per interrogarla” si giustificò.
Scorpius lo guardò in tralice, sapeva che il suo amico non avrebbe potuto far niente contro l’autorità del capitano degli Auror, ma avrebbe voluto tanto che lo fermasse.
Si voltò di scatto, ma Albus lo fermò per un braccio “dove stai andando?”
“A trovarla” rispose lapidario e si scosse il braccio.
“E dove pensi di trovarla?”
Domanda stupida. Pensavano davvero di fermarlo?
Di potersi mettere tra lui e quella maledetta di Gabrielle? Dopo tutto quello che lei gli aveva fatto?
“Non lo so, ma troverò dove è stata portata dovessi setacciare tutta la scuola”.
James sospirò e scosse la testa “potresti smettere di dare in escandescenze e finire di ascoltare ciò che dobbiamo dirti?”
Escandescenze? Il cuore di Scorpius esplose definitivamente e il dolore si sparse tutto lungo il suo corpo riempiendolo di rabbia e tremiti come se milioni di spilli gli si stessero conficcando nella pelle.
Si voltò di scatto e tirò un pugno contro la porta a vetri di ingresso nell’infermeria.
Il rumore di vetri infranti riverberò in tutta la stanza e tutti sobbalzarono guardandolo a bocca aperta.
“ESCANDESCENZE?” urlò verso il cognato.
“Scorpius, la tua mano” sussurrò Albus, ma Scorpius non lo degnò di uno sguardo, gli occhi fissi in quelli di James.
“CERTO CHE DO IN ESCANDESCENZE” gridò ancora “LO VEDI MIO FIGLIO? GUARDALO BENE E DIMMI SE E’ VIVO PERCHE’ IO NON NE SONO SICURO”.
“Scorpius, guarda la tua mano” ripetè Albus, ma Scorpius la mosse in un gesto di impazienza.
“NON ME NE FREGA UN CAZZO DELLA MANO” gridò e se la passò nervosamente tra i capelli biondi sporcandoli di sangue.
Per un attimo i suoi occhi incrociarono di nuovo quelli di Lily, lo stava guardando con i pugni serrati e la mascella tesa.
Doveva calmarsi, ma più guardava Bailey e più pensava che Gabrielle era di nuovo la colpevole di tutto e più che la rabbia sembrava aumentare in lui come un vulcano che fino a quel momento era rimasto silente.
Adesso non riusciva a fare a meno di espellerla tutta e, se possibile, voleva farlo su Gabrielle.
“Lei è la motivazione per cui sono stato lontano dalla mia famiglia per dodici anni…”
Lily lo interruppe con un verso che sembrava un misto tra una risata e uno sbuffo “sei un ipocrita” gli disse e lui strinse gli occhi.
Lei lo tacciava di essere ipocrita?
“Hai un bel coraggio a dirmi questo” ribattè stringendo i pugni “tu che hai giurato vendetta da quando avevi nove anni… come mai non stai correndo da lei? Come mai non stai combattendo per lasciarti andare ad ucciderla?”
Era furioso e vide che aveva toccato i tasti giusti perché gli occhi di Lily si accesero come se un fuoco stesse bruciando dietro di lei.
“Non è facile, vero?” lo derise e Scorpius sapeva a cosa si riferiva.
Quante volte le aveva detto di non agire di impulso, che la vendetta non l’avrebbe portata da nessuna parte?
“Non è facile essere coerente con quello che mi hai sempre detto” riprese “non ora che nostro figlio è in pericolo”.
Alzò leggermente la testa di Bailey e gli fece scivolare tra le labbra una fialetta, poi lo riadagiò piano sul cuscino.
“Pensi che appena ho sentito di Gabrielle non mi siano pizzicate le mani? Penso che la mia bacchetta si sia accesa di volontà propria per la rabbia che ho sentito… però mi sono fermata, perché ora conta Bailey, ora devo curare Bailey…”
“Bene, tu curalo che io vado ad interrogarla” ed il tono con cui disse l’ultima parola non prometteva niente di buono.
“E se qualcuno volesse venire con me…” lasciò in sospeso la frase guardando il vuoto.
Era sicuro che Nott stesse fremendo come lui, anzi si stupiva che non avesse ancora palesato la sua presenza.
“Se mi lasci finire di parlare posso dirti che il vostro capitano la sta portando al quartier generale… ha riacquistato le sue sembianze e conta di farla confessare sui NewMan”.
Scorpius udì una risata “scusate, ma questo è davvero troppo” disse Mike facendosi scorrere il mantello di dosso.
Lily si stropicciò nervosamente gli occhi con la punta delle dita. Perfetto adesso erano due gli uomini pieni di rabbia da dover arginare.
“Salve, fratelli Potter, Scamander, piccole fanciulle” salutò vedendo i volti sconvolti di tutti.
Lorcan si voltò di scatto verso Lily “lui è… Lily hai portato… lui è…”
Lily annuì in risposta “lo so, ma vedi lui potrebbe aiutarci, lui è…”
“Non dirmi che lui è…” Lorcan sembrava non riuscire a trovare le parole per definirlo.
“Esatto il vero padre della ragazzina qui presente che nessuno è riuscito a difendere” terminò lui con gli occhi adombrati dalla rabbia.
“Non sei il vero padre proprio di nessuno” ribattè Lorcan e i suoi occhi azzurri persero la sua limpidezza oscurandosi “lei è mia figlia”.
“Sì? Vogliamo fare un test di paternità?”
“Non è così che si stabilisce un padre” rispose Lorcan “tu non ci sei mai stato per lei”.
Gli occhi di Micheal si assottigliarono e si puntarono duri in quelli di Lily, ma lei non fece in tempo a dire niente perché Lorcan riprese a parlare.
“Sei un NewMan, vero? È per questo che Lily te l’ha portata via…”
“Non parlare di cose che non sai” Micheal strinse pericolosamente le dita attorno alla bacchetta e Lily capì che doveva prendere in mano la situazione.
“Sentite, non è affatto il momento, non vi pare?” li rimproverò “oltretutto questa non è una gara a chi ha la bacchetta più lunga si tratta di una bambina che adesso ha bisogno di tutta la vostra concentrazione, quindi…” sospirò “a cosa dobbiamo la tua entrata in scena?” chiese a Nott.
“Whisper la ucciderà… forse l’ha già fatto” rispose senza smettere di fissare Lorcan.
“Non può farlo davanti agli altri Auror…”
“Credi davvero che non possa restare solo con lei?”
“Un attimo” li interruppe Lorcan “mio marito è il capo degli Auror non ucciderebbe proprio nessuno” si arrabbiò.
“Chi credi che abbia ucciso mio padre?” lo sfidò con un sorriso.
Lorcan aprì le labbra e le richiuse e poi fissò Lily come a volerla spingere a negare, a dirgli che Nott era solo un pazzo.
“C’ero quel giorno, Jason è stato con me quasi tutto il tempo…”
“Ma non tutto, vero?” lo interruppe sarcastico.
Lily avrebbe voluto dirgli di non parlare in quel modo con il suo migliore amico che in quel momento aveva il viso di chi ha appena sentito cadergli addosso il mondo intero, ma non ce la fece.
Era anche lei un po’ arrabbiata con lui. Possibile che non avesse mai sospettato niente?
“Sei un NewMan e un bugiardo… non possiamo crederti” intervenne James a difesa di Lorcan e del suo capitano.
Gli sembrava assurdo aver avuto un NewMan così vicino e non essersene accorto, ma d’altronde aveva una pazza in famiglia e non se ne era mai accorto.
Strinse i pugni per la rabbia, che razza di Auror era?
Mike si voltò verso di lui, pur senza togliersi il sorriso strafottente dal viso.
“Già, sono un NewMan, ma non sono mai stato un bugiardo…”
Sapeva che non era del tutto vero, aveva mentito a Molly, ma era stato solo per non perderla.
E invece l’aveva persa comunque. E aveva perso sua figlia.
Posò per un attimo gli occhi su di lei. Aveva i capelli del suo stesso colore ed anche i tratti del viso somigliavano molto ai suoi, tranne il naso e le labbra, quelle erano di Molly pensò con rimpianto.
Sentì la furia invaderlo. Dovevano capire cosa quella psicopatica aveva fatto ai due ragazzi.
“Whisper la ucciderà” sentenziò infine e riportò lo sguardo sulla figlia “a me non interessa niente di lei, ma quella pazza ha fatto qualcosa ai nostri figli e solo lei sa cosa…”
“Ci arriveremo” protestò Lorcan “io e Lily ci arriveremo…”
“E tra quanto?” lo sfidò “pensi che abbiano tutto il tempo del mondo? Pensi di poter dare a tuo figlio ancora molte pozioni prima che il suo corpo vada in shock?” chiese guardando Lily, poi spostò gli occhi su Lorcan “e nostra figlia? Sai cosa sta vivendo? Cosa è racchiuso nella sua testa?”
Lily abbassò gli occhi e strinse i pugni attorno al bordo del lenzuolo. Aveva ragione.
James le aveva detto che stavano arrivando anche Alice e Dominique, ma se fosse stato tardi?
“Qual è la tua proposta?” chiese Scorpius.
“Lily deve andare da lei”.
Lily rialzò gli occhi e li puntò su di lui “perché?” domandò.
Aveva sempre sognato di affrontarla, ma non così, non ora che la sua mente era concentrata solo su Bailey.
“Perché a te dirà cosa ha fatto”.
“Sì, come no e magari si scuserà anche” ribattè James.
Mike guardò James incredulo “sei ingenuo o stupido?” chiese retorico “loro sono qua per Lily”.
Lily trasalì. Stava dicendo che era colpa sua?
“Si è vantata per anni di aver spezzato Lily Potter, del fatto che la bambina non era riuscita a riprendersi per anni, del fatto che era diventata ossessionata… sicuramente voleva ottenere di nuovo la stessa soddisfazione”.
Lily sbiancò era come se mille coltelli le fossero appena stati piantati nello stomaco “mi viene da vomitare” mormorò cercando di respirare a fondo e guardò i suoi fratelli, ma anche loro avevano lo shock dipinto nel viso, quindi spostò gli occhi su Scorpius.
Voleva vedere se tutta quella rabbia che aveva dentro e che fino a quel momento era quasi sembrata una presenza fisica inglobata dentro di lui, adesso fosse rivolta verso di lei, ma lui non la guardava probabilmente era davvero in quel modo.
In fondo dalle parole di Nott si capiva che Gabrielle aveva colpito Bailey per colpa sua e i NewMan lo avevano attaccato per colpa sua.
Era sempre colpa sua.
Sentì le gambe cederle e gli occhi riempirsi di lacrime.
Avrebbe voluto chinarsi su suo figlio e chiedergli scusa per tutto quello che lei era, per quanto era stato costretto a soffrire per colpa sua.
“Non è il momento di crollare” l’ammonì Nott a cui sicuramente non era sfuggita la sua reazione.
Sentì che tutti spostavano lo sguardo su di lei, ma non guardò nessuno limitandosi ad alzare il viso e annuire verso Mike che annuì a sua volta.
“Lei sicuramente non sopporta di non aver portato a termine la sua opera… ti ha già rotto una volta, sicuramente non vuol perdersi la tua reazione per la seconda…”
“Ma se è così perversa, come abbiamo potuto non accorgercene” protestò Albus con un filo di voce e Nott scosse le spalle “infatti qualcuno con una folle sete di vendetta se ne era accorta, ma è stata obliviata”.
Lily raddrizzò le spalle e ingoiò tutte le lacrime che continuavano a salire per cercare di farle sputare tutto il dolore che sentiva dentro.
“Bene, allora andrò al quartier generale” disse soltanto.
***
Draco Malfoy chiuse il registro di scatto.
Era incredibile quanti Mangiamorte fossero stati arrestati nei primi anni dopo la guerra.
Aveva visto il nome di suo padre ed anche quello di alcuni amici dell’alta società magica e la maggior parte di questi erano accompagnati da un rapporto firmato da Harry Potter o Ronald Weasley.
Era capibile come questi nuovi Mangiamorte avessero subito voluto farli fuori. Erano pericolosi.
Erano già bravi durante la guerra, con l’esperienza dovevano essere diventati temibili.
“Non c’è nulla”.
“Nessun tuo parente psicopatico?” scherzò Teddy chiudendo a sua volta il registro.
Draco sospirò “penso sia inutile sottolineare che la parente più psicolabile era anche parente tua, vero?” domandò acido e Teddy alzò un sopracciglio azzurro.
“Bellatrix Lestrange aveva disconosciuto mia nonna già prima che venisse spedita ad Azkaban… quindi lei non mi è proprio niente”.
Draco annuì e si lasciò cadere sulla sedia premendosi le tempie con gli indici.
Sentiva la testa esplodere. Sapeva che c’era vicino, ma non riusciva a capire.
Il nome di sua zia, di Bellatrix Black, continuava a balzargli in mente quasi come se volesse fargli capire qualcosa, ma a parte il fatto che quella pazza non lo avrebbe mai aiutato contro coloro che agiscono in memoria del signore oscuro, era anche impossibile,
 Lei era morta durante la battaglia finale.
Allora perché non riusciva a smettere di pensare a lei?
“Non capisco” confessò guardando gli occhi blu elettrico di Teddy “mio padre era sincero, gliel’ho letto negli occhi… è stata una delle poche volte che è stato sincero nella sua vita” ammise e si sentì un po’ a disagio a confessare a Teddy una cosa così personale.
Però continuava ad avere quella fastidiosa sensazione, come qualcosa che gli pungolava il cervello e forse parlandone a voce alta sarebbe riuscito a trovare cosa fosse.
“Forse è qualcosa che ti ha detto e che ti sfugge” propose Teddy sedendosi accanto a lui e congiungendo le mani “ricordi tutto quello che ti ha detto?”
“Mio padre parla per enigmi, dice che non può dire niente o la famiglia sarà in pericolo…”
“La famiglia chi? La sua famiglia siete tu e Scorpius… tua madre è scomparsa e non credo che consideri Lily una parte della sua famiglia”.
“E se mia madre fosse viva? Se lui sapesse come farmela trovare?”
Teddy espirò “ci credi davvero? Dopo più di vent’anni? E dove sarebbe? Perché non si sarebbe fatta viva con te?”
Draco si pizzicò la radice del naso “non lo so…l’unica cosa che so è che lui continua a sottolineare quanto fosse importante per mia madre la famiglia…”
“Pensi ad una Black? Bellatrix è morta da folle e da Lestrange e mia nonna non era più…”
“Lestrange?”
Merlino come aveva potuto non pensarci.
Si alzò in piedi di scatto e cominciò a rovistare sui registri.
Non ricordava in quale aveva letto il suo nome, ma era sicuro di averlo letto…
“Sei stai pensando a suo marito sai che non è mai stato trovato e né tantomeno arrestato… non può essere lui quello a cui si riferiva tuo padre…”
“Trovato!” lo interruppe Draco ed un sorriso gli increspò il viso.
“Non è possibile” lo contraddisse Teddy avvicinandosi e sbirciando il registro da sopra la sua spalla.
Draco si voltò e lo fissò in quegli occhi blu elettrico.
“Dammi l’autorizzazione per visitarlo” disse alzando il registro e lasciandogli leggere il nome.
“Rabastan Lestrange? Ma non è tuo parente…”
“No, ma è la cosa che più si avvicina” lo interruppe “tu procurami l’autorizzazione e io ti darò le risposte che cerchi” disse soddisfatto.
***
Harry guardò Sarah.
Non era felice del fatto che fosse con lui, ma quando era riuscito a fuggire al controllo del nonno non era riuscito a fuggire anche al suo.
“E adesso?”
“Non lo so”.
“Che vuol dire non lo so? Non hai un piano?”.
“Certo che ce l’ho” rispose lapidario.
“E vuoi mettermi al corrente?”
“Merlino, Sarah, Bailey ha ragione sei petulante”.
La ragazzina parve colpita dalle parole del cugino e abbassò gli occhi.
Harry sospirò “non lo penso davvero” ritrattò subito sentendosi in colpa “e neanche Bailey” aggiunse.
Sarah alzò il viso “certo che lo pensa ed ha ragione” ammise ed Harry sorrise “sei un po’ noiosa e perfettina, ma alla fine non sei male” scherzò tirandogli una spallata “e poi hai tempo per cambiare e conquistarlo…”
“Conquistare chi?” domandò lei divenendo rossa come un pomodoro.
“Bailey, ti piace, no?” chiese furbo.
Sarah si fermò sui suoi passi e fissò gli occhi verdi del cugino “tu sei pazzo, Harry Potter” si aggiustò nervosamente una ciocca di capelli “e comunque credevo volessi trovare Flint e Zabini”.
La rabbia tornò negli occhi verdi di Harry al pensiero di quei maledetti.
Era certo che loro c’entrassero qualcosa con lo stato del cugino.
“Certo che voglio” affermò “saranno sicuramente ad infastidire qualcuno… non credo sarà difficile trovarli”.
“E poi?”
“E poi li faccio parlare” rispose.
“E credi davvero che se anche fossero coinvolti in qualcosa lo diranno a te?” domandò e Harry annuì “avevo rubato questo dalle scorte di mamma quest’estate” le rispose mostrandole una boccetta.
“Ma quella è…” piegò la testa “e cosa volevi farci?” chiese curiosa.
Harry fece spallucce “dopo aver preso a papà il mantello, ho pensato che anche questo potesse essermi utile… avevo ragione, no?”
Sarah si morse il labbro “ma non sappiamo niente di Veritaserum”.
“Sappiamo che gli va fatta ingoiare e tanto basta” replicò Harry e Sarah sospirò.
Voleva anche lei sapere come aiutare Bailey, ma troppe cose rischiavano di andare male.
“Ci sono gli auror che girano per la scuola” provò a protestare.
“Staremo attenti” sentenziò Harry e la guardò scocciato, Sarah era sicura che se avesse protestato ancora lui avrebbe trovato il modo di liberarsi di lei e non voleva lasciarlo solo per cui tacque.
Pensò a Bailey, era sicura che lui sarebbe riuscito a fermare il cugino e lo stomaco gli si strinse al pensiero di come lo aveva visto.
Pieno di sangue e senza sensi. Se fosse morto…
“Eccoli” la voce di Harry interruppe i suoi pensieri e Sarah seguì l’indice puntato del cugino per vederli in riva al lago che facevano levitare il libro di una ragazzina di Corvonero.
“Sono troppo esposti” gli disse ed Harry sorrise “per quello mi servi tu”.
Sarah inarcò le sopracciglia “in che senso ti servo?” domandò.
“Nel senso che ora andrai là e farai a Zabini una fattura gambe molli e poi te la darai a gambe verso la foresta… all’imboccatura ti aspetterò io” propose eccitato.
“E se dicessi di no?” tentò Sarah.
“Vorrà dire che farò tutto da solo” rispose semplicemente e Sarah lo guardò in tralice guardando verso i ragazzi.
Poteva davvero farlo? 

COMMENTO: ECCOMI QUA!! SCUSATE IL RITARDO, MA LE FERIE E IL POST FERIE MI HANNO TRAVOLTO, MA ORA SI RICOMINCIA : )) PER FARMI PERDONARE PERO’ IN QUESTO CAPITOLO SI COMINCIANO A CAPIRE UN SACCO DI COSE : )) SONO SINCERA IL CAPITOLO NON MI CONVINCE TANTISSIMO PERCHE’ COME DICO SEMPRE NON E’ FACILE RENDERE SU CARTA EMOZIONI TANTO INTENSE E VI DIRO’ CHE L’HO SCRITTO, CANCELLATO E RISCRITTO CAMBIANDO ADDIRITTURA POV TRA LILY E SCORPIUS E INFINE MI SONO DETTA: LANCIAMOCI!! SPERO CHE VI PIACCIA ALMENO UN PO’ E CHE MI FARETE SAPERE!! OLTRETUTTO ANCHE SE CI SONO DIVERSE RIVELAZIONI E’ UN CAPITOLO DI TRANSIZIONE PERO’ SI PREPARANO DAVVERO UN SACCO DI COSE E ORA CHE SUCCEDERA’? GABRIELLE SARA’ ANCORA VIVA? SARA’ RABASTAN IL SUPREMO? HARRYCHE COMBINERA’? FATEMI SAPERE CHE NE PENSATE!! COME AVRETE CAPITO CI AVVICINIAMO ALLA FINE, NON SO PRECISAMENTE QUANTI CAPITOLI CI SARANNO ANCORA, MA LE CARTE SI STANNO SCOPRENDO : )) RINGRAZIO LE RAGAZZE CHE HANNO RECENSITO LO SCORSO CAPITOLO OVVERO: ICEPRINCESS / ARYELLE / SHIORI F / DREAMER IMPERFECT / LUISA 21/ CLALIP / FEDELA WATSON E LILY EVANS 98!! INOLTRE RINGRAZIO CHI MI HA AGGIUNTO ALLE PREFERITE / SEGUITE E RICORDATE ED ANCHE CHI MI LEGGE SOLTANTO!! UN BACIONE!!

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Capitolo 52
*** 52 CAPITOLO ***


Tutti se ne andarono nell’arco di un secondo.
Scorpius e Nott uscirono per organizzare una passaporta e permettere a loro due e Lily di raggiungere il quartier generale.
Portare Nott al quartier generale era un vero e proprio azzardo, ma lui doveva restare con loro. Poteva aiutarli. Sapeva chi erano i NewMan e gli infiltrati, finalmente anche il reparto Auror poteva essere ripulito.
James aveva portato le figlie nelle rispettive sale comuni e Albus era andato incontro ad Alice e Dominique che avevano fatto sapere con un Patronus di essere arrivate.
Lily si sentiva meglio al pensiero che le sue due migliori amiche a cognate fossero arrivate. Non voleva lasciare Bailey solo.
Osservò il suo bambino: erano riusciti a rallentare il flusso del sangue, ma continuava a perderlo, seppur non più come un’emorragia continua. Nott aveva ragione, non avrebbe potuto continuare a lungo con pozioni sostitutive.
Per non parlare di Leon. La sua piccola Leon, chissà se riusciva a sentire qualcosa, ma forse sperava di no.
Tutto il casino che era successo, non meritava di subirlo soltanto, meritava di poter replicare, assorbire cercare di capire e perché no, anche arrabbiarsi come stava facendo prima di venire colpita da quell’incantesimo.
“Mi dispiace mormorò portandosi la mano di suo figlio alle labbra e baciandola piano.
Sapeva che Nott aveva ragione e che quello non era il momento di crollare, ma non era così semplice.
Semplice sarebbe stato piangere.
Semplice sarebbe stato poter assecondare il suo cuore e morire di dolore accanto a suo figlio.
Chinò la testa e si mise le mani sui capelli cercando di tenere a bada le lacrime.
Ma se lo avesse fatto, se si fosse arresa a cosa sarebbe servito?
Gabrielle avrebbe forse fermato la sua follia? Forse sì.
O forse no. Forse era solo pazza.
Ma se Nott avesse avuto ragione? Se tutto questo stesse succedendo a causa sua?
Forse lei avrebbe dovuto scomparire. Forse se avesse dato retta a Sean e fosse rimasta nel mondo babbano suo figlio adesso sarebbe felice.
Ma non avrebbe ritrovato la sua vita, la sua identità.
Non avrebbe ritrovato Scorpius.
Si mise una mano sulle labbra per soffocare un singhiozzo.
“Non è davvero colpa tua”.
La voce di Lorcan la fece trasalire. Si era quasi dimenticata del suo migliore amico e non poteva biasimarsi.
Erano rimasti soli e dopo la confusione di un’ora prima, adesso erano di spalle, ognuno seduto al fianco del proprio figlio.
Lily era sicura che Lorcan fosse arrabbiato con lei per cui non aveva avuto il coraggio di dirgli niente.
“Scusa” disse senza voltarsi.
Lorcan emise uno sbuffo “Lily Potter che si degna di chiedermi scusa” disse e la voce amareggiata con cui lo disse fece capire a Lily che era davvero molto arrabbiato con lei.
Sorrise amaramente “che vuoi che ti dica… sono maturata”.
Lorcan emise uno sbuffo che Lily era sicura sarebbe stata una risata in un altro momento “sei maturata, ma sei sempre tu… non hai esitato a portare Nott nella scuola” lo sentì muoversi sulla sedia “un NewMan in un posto dove ci sono centinaia di bambini innocenti”.
“Pensavo che…”
“Lo so quello che pensavi” la interruppe Lorcan spazientito, poi sospirò per calmarsi “ti conosco troppo bene è quello il problema”.
Lily si voltò verso di lui “cosa vuoi che ti dica?” chiese retorica.
Vide che nonostante tutto non aveva la minima intenzione di voltarsi e quindi si alzò e fece il giro del letto per poterlo guardare negli occhi.
“Vuoi che ti dica che questa storia è tutta colpa mia? Che quella pazza ha ragione? Che chi mi si avvicina muore?”
Si morse l’interno della guancia con tutta la forza che aveva, sentiva la sua voce vacillare per tutta la disperazione e la rabbia che aveva dentro, ma non avrebbe pianto.
Non avrebbe fatto la figura della patetica, né tantomeno avrebbe perso il controllo.
Lorcan rimase con gli occhi ancora fissi su Ella per un secondo, poi li alzò sull’amica.
“Tanto per iniziare voglio sapere se è vero quello che quel NewMan ha detto di Jason” la voce monocorde con cui lo chiese fece capire a Lily quanto anche lui fosse devastato.
Stava perdendo tutto ed aveva il volto segnato da quelle cicatrici invisibili che Lily conosceva molto bene.
Le cicatrici di chi si sentiva scivolare tutto dalle dita.
“Ho solo la parola di Nott, ma lui non mi ha mai mentito…”
Lorcan si alzò in piedi talmente di scatto che la sedia vacillò rischiando di cadere.
“Ti rendi conto di quello che dici?” le disse stringendo i pugni “è un NewMan e tu mi stai dicendo che ti fidi di lui… ma ce l’hai un po’ di coerenza in quella testa?”
Scosse la testa “Merlino, Lily, abbiamo giurato di eliminarli tutti… lo abbiamo fatto sulla tomba di mia madre… ha qualche valore per te?” chiuse le mani con rabbia attorno allo schienale della sedia.
“Lorcan, tu non capisci. Lui ha interesse che tutto questo finisca…”
“Ah davvero?” la interruppe lui “e come mai, sentiamo?” le chiese “per una figlia di cui a quanto pare non conosceva neanche l’esistenza?”
“Non sono io che ho deciso di nascondergliela” rispose Lily.
Quella non sarebbe stata l’ennesima colpa sulle sue spalle.
“E se adesso lui la volesse?” esplose Lorcan “se volesse sua figlia e se davvero Jason è…” s’interruppe e Lily vide una lacrima scendere sul suo volto.
“Per Tosca, Lily” disse con voce rotta “non posso perdere mia figlia…” si coprì gli occhi con una mano “non posso perdere tutto…”
Lily si avvicinò per prenderlo tra le braccia, ma lui alzò una mano come per tenerla lontana.
“Non ce la faccio, Lily” le disse gli occhi ormai pieni di lacrime “ma non preoccuparti io so che non è colpa tua” ripetè, ma Lily leggeva nel suo sguardo che le sue parole non erano sincere.
“Tu non hai mai conosciuto la pace, né quella vera, né quella interna” sentenziò duro e Lily sentì le lacrime premerle pericolosamente sugli occhi “io l’ho sempre saputo e ti ho sempre assecondato, anche quando mi hai affidato Ella… non ti ho fatto domande e l’ho amata e lei adesso è mia figlia…”
“Lorcan…”
“No” lui alzò una mano “non voglio che ti scusi di nuovo, io lo so perché lo hai fatto”.
Lily vide gli occhi azzurri del suo migliore amico brillare con una forza ormai a lei conosciuta, quella di un genitore.
“So che tutto quello che fai lo fai per difendere le persone che ami e so che le tue scelte erano quelle di una ventenne senza ulteriori risorse”.
Lily annuì asciugandosi una lacrima ribelle. Perché il suo migliore amico la doveva conoscere così bene?
“Ma se mi porteranno via mia figlia non so se riuscirò a perdonarti”.
Lily aprì le labbra sorpresa. Non pensava che sarebbe mai potuta succedere una cosa del genere.
Il suo migliore amico era la persona più leale e onesta che conoscesse e lei lo aveva portato a quel punto.
Lui diceva che non la incolpava di niente e che sapeva perché aveva fatto certe scelte.
Forse era vero, ma non per questo le aveva condivise.
Lily si rialzò lentamente e si asciugò velocemente una lacrima mentre le immagini della loro amicizia e dei loro momenti condivisi le apparivano davanti agli occhi come se fossero un film.
Un film crudele che si aggiungeva ai tanti pesi che portava sulle spalle.
Sentì il cuore dolerle dalla pena che provava in quel momento, ma lei non avrebbe pianto. Non avrebbe fatto la figura della ragazzina che voleva intenerire l’amico e lui questo lo sapeva perché la guardò ancora un attimo poi si rialzò a sua volta.
“Hanno bisogno di altra pozione” disse e sparì nella stanza adiacente.
Lily guardò la sua figura poi si voltò e tirò un calcio alla sedia davanti a lei facendola sbattere contro il muro vicino.
“Maledizione” urlò e si mise le mani nei capelli voltandosi.
Appena si girò però vide Scorpius e Nott fermi sull’arco della porta.
Entrambi la guardavano ed entrambi avevano delle strane espressioni sul volto.
Lily si chiese da quanto fossero lì, ma lesse la risposta negli occhi di Scorpius.
Ringraziò tutti e quattro i fondatori che non la stesse guardando con compatimento perché non avrebbe sopportato di perdere anche quel briciolo di dignità che le era rimasta.
“E’ tutto pronto?” chiese ritrovando la voce.
Scorpius annuì e le mostrò una penna “aspettiamo solo Alice e Dominique”.
***
Draco entrò nella sala colloqui e per un attimo si dovette concentrare per riconoscere nell’uomo che stava entrando.
Per riconoscere uno dei peggiori mangiamorte di sempre.
Per riconoscere il fratello di suo zio: Rabastan Lestrange.
Merlino. Era così cambiato.
La sua pelle prima leggermente olivastra, adesso aveva il colore della cenere. I capelli neri erano ancora raccolti in una coda lenta, ma ormai la calvizie gli aveva reso pelata la testa fino a metà del cranio.
Non riusciva a vedere bene il viso perché entrando aveva tenuto tutto il tempo il capo basso, ma Draco era sicuro che anche il suo volto dovesse essere sciupato.
Guardò per un attimo Teddy seduto accanto a sé. Erano una strana coppia.
Lui con i suoi capelli platino e l’altro con i capelli blu elettrico.
Teddy annuì verso l’auror che uscì seppur sembrasse contrariato, poi guardò Draco come per indurlo a cominciare.
Aveva assecondato la sua richiesta, ma non per quello aveva capito dove volesse arrivare.
Draco sembrava avere un’ipotesi tutta sua.
“Buongiorno Rabastan” salutò.
Lui alzò il viso e per un attimo Draco rimase sconcertato. Sembravano esserci lacrime nei suoi occhi e il suo volto, la sua espressione, aveva qualcosa di famigliare.
Era come se stesse guardando sua zia Bella, ma senza quella vena di pazzia che l’aveva sempre contraddistinta.
Sua zia Bellatrix, tutto continuava a ricondursi a lei.
“Immagino che vorrai sapere perché siamo qua?” chiese, ma ancora l’uomo non parlò limitandosi a continuare a guardarlo.
Sembrava passare lo sguardo su ogni centimetro del suo volto, quasi come se lo stesse studiando, ma con meno maniacalità.
“Credo che a voi vecchi Mangiamorte non sfugga niente di ciò che sta succedendo all’esterno” disse mentre la sua mente stava lavorando senza sosta per cercare di capire cosa invece stesse sfuggendo a lui.
“E sicuramente se vedi mio padre saprai che noi Malfoy siamo coinvolti in prima persona”.
“Non vedo come questo abbia a che fare con me” disse Rabastan parlando per la prima volta e Draco aggrottò le sopracciglia spostando lo sguardo su Teddy per un secondo e vedendo la sorpresa anche nei suoi occhi.
Quella era la risposta che si sarebbe aspettato da lui, ma non nella maniera in cui immaginava gliel’avrebbe data.
Non aveva sarcasmo, non aveva freddezza. Era una voce quasi incerta come se avesse paura di qualcosa.
Rabastan era vecchio ed era sicuramente provato dalla prigione, ma lui ricordava il suo sguardo, la sua maniera di parlare.
Aveva una voce così fredda e tagliente da far restare tutti immobili mentre parlava.
Anche suo padre ne aveva sempre avuto un rispettoso timore e invece in quel momento, con quegli occhi e con quella voce faceva solo pena.
“Ha a che fare con te lo so, ma non so in che modo” gli chiarì “è come se sapessi che tutto questo casino dipendesse da mia zia”.
Vide i pugni di Rabastan arricciarsi e i polsi sbattere sulle manette.
“Ho ragione, vero?”
“E se anche fosse?”
“Se anche fosse?” chiese di rimando “se anche fosse merito di sapere cosa sta succedendo” rispose “merito di sapere cosa è successo a mia madre vent’anni fa” lo vide irrigidirsi “e merito di sapere al sicuro la mia famiglia”.
“I Malfoy sono al sicuro” disse immediatamente.
“Certo così al sicuro che sia io che mio nipote abbiamo rischiato di morire”.
“Non doveva succedere” replicò e poi parve pensare di aver detto troppo perché il suo sguardo saettò prima su Teddy e poi sulla porta.
“Non ci disturberà nessuno” chiarì Teddy “ho imperturbato la porta” aggiunse capendo il motivo del suo disagio.
Rabastan lo guardò con un misto di gratitudine ed affetto. O almeno a Draco parve così anche se vedere quell’espressione in quegli occhi neri e senza fine gli diede quasi un brivido.
Perché era così?
“Come mai non ti arrabbi? Perché non ci dici di farci i fatti nostri e vai via?” domandò diretto e l’uomo riportò lo sguardo su di lui.
“Forse sono cambiato”.
“E in che modo? Hai avuto una conversione? Ti sei avvicinato a qualche fede babbana?”
L’uomo sospirò ed abbassò lo sguardo per un attimo, poi lo riportò su di lui.
“Non fare domande” gli disse “non indagare più…”
Draco sbattè una mano sul tavolo “come puoi chiedermi questo” disse “si tratta della mia famiglia… di mio figlio, di mia madre… non smetterò mai di indagare”.
Rabastan scosse la testa “devi lasciare le cose come stanno”.
“Non lo farò” disse deciso.
Non era mai stato un uomo coraggioso, ma ormai c’era troppo vicino.
Non avrebbe mai lasciato stare, mai fino a quando vi fosse stata vita in lui.
“Per favore…” s’interruppe come se quelle parole stonassero anche alle sue stesse orecchie ed in effetti anche Teddy e Draco non poterono fare a meno di inarcare le sopracciglia.
Quelle parole dette da un uomo che aveva torturato e ucciso decine di uomini erano quasi impossibili.
“Non metterti in pericolo più di quanto non sia già, Draco” gli disse e lui spalancò gli occhi mentre la sua mente volava indietro a tanti anni prima.
A quando aveva sentito quella frase per la prima volta.
 
Stava chiudendo il suo baule.
Sentiva il malumore crescere mano a mano che passavano le ore e il momento di prendere il treno per Hogwarts si avvicinava.
Quella, se tutto fosse andato per il verso giusto, sarebbe stata l’ultima volta che l’avrebbe preso.
E se tutto fosse andato per il verso giusto sarebbe stato merito suo.
Avrebbe avuto tutti gli onori e il signore oscuro probabilmente lo avrebbe premiato, ma allora perché si sentiva così male?
Si portò la mano a comprimersi il braccio sinistro. Perché quel marchio nero non smetteva di bruciare?
“Ti fa ancora male?” la voce di sua madre lo fece trasalire e lui tolse la mano dal suo braccio per voltarsi verso di lei con un sorriso.
Da quando suo padre era stato arrestato pochi mesi prima, Narcissa aveva sempre delle occhiaie sotto gli occhi che sembravano sciupare il suo bellissimo sguardo, ma a parte quello niente sembrava tradire la sua sofferenza.
“Non mi fa male, mamma” la rassicurò, poi si chinò per far scattare le serrature del suo baule.
Quasi trasalì al rumore forte e metallico, per un attimo gli fecero tornare in mente le serrature della cella che scattavano allontanando suo padre da lui.
Ed era tutta colpa di Potter, ma quell’anno sarebbe cambiato tutto.
“Il Signore Oscuro non doveva darti quella responsabilità” disse Narcissa avvicinandosi “sarebbe impossibile farlo anche per un mago adulto…sarebbe impossibile anche per…”
“Non dirlo” la interruppe “lui può fare tutto e sicuramente sa tutto”.
Draco sapeva che sua madre era arrabbiata con Voldemort per quello che gli aveva chiesto e anche lui capiva che lo aveva fatto per vendicarsi di suo padre, ma il signore oscuro poteva tutto e sapeva tutto.
Non poteva rischiare di perdere anche sua madre.
“Per Salazar, Draco, sei cresciuto tantissimo” affermò accarezzandogli una guancia e Draco per un attimo si lasciò coccolare dalla carezza di sua madre.
Adesso era in privato, a casa, nella sua camera e non doveva tenere alcuna maschera.
Poteva permettersi di crollare, di essere semplicemente un ragazzino di sedici anni.
Però c’era sua madre e lui era rimasto l’uomo di casa, quello che doveva darle forza.
Le mise una mano a coprire la sua e la staccò piano dal suo viso “non preoccuparti, mamma” la rassicurò “ho già un’idea per introdurre zia Bella e gli altri nel castello”.
Narcissa annuì e la forza sembrò tornare nei suoi occhi “se avessi bisogno di aiuto chiedi al professor Piton, lui…”
“Non avrò bisogno di aiuto” la interruppe Draco offeso.
Possibile che sua madre non capisse. Lui sarebbe riuscito nella sua impresa.
Avrebbe fatto entrare i Mangiamorte ed avrebbe ucciso Silente e dopo il nome dei Malfoy sarebbe tornato al rispetto che meritava.
“Non ho bisogno di aiuto” ripetè voltandosi per afferrare la bacchetta dal letto.
Narcissa lo afferrò per le braccia prima che potesse fare la magia per levitare il baule “non metterti in pericolo più di quanto tu non sia già, Draco”.
 
Draco guardò quel volto davanti a sé e sentì il cuore aumentare i battiti fino a quando non riuscì a sentirlo distintamente anche nelle sue orecchie.
Osservò quel viso: vecchio, rugoso e soprattutto maschile.
Sentì un sudore freddo percorrergli la schiena.
Gli sembrava così assurdo eppure così possibile.
“Mamma” sussurrò.
***
“E se succedesse qualcosa?”
Sarah si fermò all’imboccatura della foresta proibita.
Le loro strade stavano per dividersi, ma lei aveva una brutta sensazione.
“Cosa dovrebbe succedere?” chiese Harry di rimando.
“Non lo so… tipo che mi attacchino alle spalle mentre cerco di tornare da te?”
“E tu corri a zig zag” le rispose e Sarah alzò gli occhi al cielo.
Harry notò l’espressione preoccupata della cugina e sospirò “senti, basta allontanarli dalla confusione, poi li immobilizzeremo e daremo loro il veritaserum… così sapremo cosa hanno dato a Bailey”.
Sarah si morse il labbro. Non c’era niente che voleva di più, ma il piano di Harry continuava a sembrarle assurdo.
Come assurdo le sembrava che due ragazzini di undici anni avessero potuto fare un incantesimo o una pozione come quella che era stata data a Bailey.
“E se non fossero loro i colpevoli?”
“Chi altro vuoi che sia?”
“Potrebbe essere chiunque” si allentò la cravatta. Il nervosismo non la faceva respirare.
“Rifletti sono due undicenni come noi… tu sapresti fare un incantesimo come quello fatto ad Ella o Bailey?”
“Noi non siamo impelagati con i NewMan” protestò Harry.
“Ma neanche Voldemort accettava i ragazzini, pensi davvero che questi maledetti NewMan si servirebbero…”
“Lo vuoi fare o no”.
Sarah chiuse le labbra sentendo il cugino alzare la voce.
Avrebbe tanto voluto dirgli di no, ma non riusciva a pensare di lasciarlo solo.
“E’ un errore” tentò.
“Lo vuoi fare?” sillabò le parole una per una e Sarah chiuse gli occhi prendendo un respiro poi annuì.
Harry si nascose dietro l’albero ed attese.
Non riusciva a vedere bene il punto dove i due Serpeverde dovevano essere attaccati da Sarah, ma sicuramente quando sua cugina avrebbe cominciato a scappare lui l’avrebbe vista.
Aspettò cinque minuti poi cominciò a preoccuparsi.
Che l’avessero davvero attaccata alle spalle? Aveva già un cugino di cui preoccuparsi, non poteva pensare di aver messo nei guai anche lei.
Merlino. Era davvero stato avventato.
Uscì fuori dal nascondiglio e guardò verso il lago, ma vide i due serpeverde ancora intenti a bullizzare quella povera ragazzina.
Si guardò intorno di Sarah non c’era traccia.
Aveva deciso di abbandonarlo? Era andata a chiamare qualche adulto? Loro nonno forse?
Come aveva potuto fidarsi di lei?
Adesso avrebbe avuto tutti gli adulti addosso e non sarebbe riuscito a fare più niente.
La boccetta di Veritaserum pesò nella sua tasca per la voglia che aveva di usarla contro i due idioti.
Sospirò e fece per uscire dalla foresta, ma aveva fatto solo un passo quando si ritrovò una persona a sbarrargli la strada.
La prima cosa che vide fu che questa persona stava puntando la bacchetta alla gola di Sarah, la seconda fu che aveva un cappuccio rosso sangue ricalato sul viso.
Era un NewMan. Davanti a lui c’era un NewMan in carne ed ossa.
Un NewMan era entrato nella scuola e chissà se ce n’erano altri.
Erano tutti in pericolo.
D’istinto si girò e cominciò a correre gridando aiuto, aveva pronunciato solo le prime due sillabe però quando un incantesimo lo colpì sulla schiena e si ritrovò a sbattere la faccia contro il terreno.
***
Simone sentì il suo corpo intorpidito tornare a funzionare.
Stese un braccio e poi l’altro. Aprì la mano e si guardò per un attimo le dita.
C’erano ancora e se le apriva e le chiudeva le sentiva rispondere al comando del suo cervello.
Si massaggiò una gamba. Ora che era tornata ad avere possesso del suo corpo le faceva molto male e poi si ricordò il motivo.
Sua madre. Sua madre gliele aveva rotte entrambe per impedirle di scappare nel caso si fosse ripresa.
Come aveva potuto farlo?
Come aveva potuto ferire così sua figlia?
Si guardò intorno senza capire dove fosse. Aveva addosso la semplice tuta ginnica con la quale sua madre l’aveva stordita la prima volta mentre si stava allenando.
Era assurdo, non l’aveva mai cambiata. Chissà da quanto tempo la teneva in quel modo.
Chiaramente non le aveva lasciato la bacchetta e tantomeno qualsiasi pozione con la quale risanare le sue gambe.
Le scale per uscire da quel maledetto posto erano lì davanti a lei e non poteva prenderle.
Mano a mano che il cervello le si snebbiava ricordava tutto.
Inizialmente l’aveva tenuta cosciente e legata.
Le aveva raccontato tutto e ancora inorridiva al pensiero.
Non sapeva neanche lei di quanti omicidi si era macchiata e tra i tanti c’era anche quello di suo padre.
Il suo papà.
Lo aveva amato tanto e sua madre l’aveva ucciso.
Si prese il volto tra le mani piangendo. Come aveva potuto non accorgersi di quanto fosse stata psicopatica?
Quando aveva ucciso suo padre lei era solo una bambina, ma dopo?
Aveva sempre nascosto tutto dietro il suo lavoro.
Era facile per lei uccidere le persone. Negli ospedali la gente peggiora continuamente.
Negli ospedali la gente muore continuamente.
Per qualche minuto lasciò che la disperazione prendesse il sopravvento, in fondo aveva perso tutto.
Sua madre, suo padre che le sembrava morto per la seconda volta e persino la sua dignità.
Chissà se l’avrebbero mai creduta.
Soprattutto dato che era stata lei ad attaccare Eleanor.
Sua madre l’aveva tenuta sotto Imperius per farle attaccare la ragazza, poi quando aveva perso la sua funzione e si era accorta che l’unica cosa di cui avrebbe avuto bisogno da quel momento sarebbero stati i suoi capelli, le aveva rotto le gambe e rinchiusa da qualche parte tenendola priva di sensi con qualche pozione.
Le venne in mente Bailey. Quel povero bambino.
Sua madre aveva dei progetti per lui. L’aveva vista preparare la pozione quando riusciva a riprendere i sensi tra una dose e l’altra di pozione.
Lei sapeva cosa aveva somministrato a quel bambino, così come sapeva quale incantesimo avesse colpito la ragazzina.
L’unica cosa che non sapeva era come uscire da quel dannato posto.
Si asciugò le lacrime. Era pur sempre una Weasley e nessuno in quella famiglia si era mai arreso.
Provò ad alzarsi in piedi, ma un dolore lancinante la fece urlare e nello stesso momento cadde rovinosamente a terra.
Le gambe rotte non avrebbero mai retto il suo peso.
Provò a trascinarsi. Non sapeva come avrebbe potuto salire le scale, ma almeno avrebbe potuto avvicinarsi.
Si trascinò per un paio di metri prima che qualcosa scivolasse dalla tasca della tuta.
Era il cellulare. Quell’aggeggio babbano che le aveva regalato Sean per rimanere in contatto e lo erano rimasti davvero.
 
Lo vide nella terrazza dell’ospedale, le mani attorno alla balaustra e lo sguardo perso nel vuoto.
Aprì la porta finestra e uscì a sua volta. Lui si voltò per un attimo e poi tornò a guardare davanti a sé anche se con un sorriso sulle labbra.
“Ho parlato con mia madre. Bailey si riprenderà” gli disse avvicinandosi e lui annuì.
“E’ la cosa più importante” disse lui e lei sospirò appoggiando gli avambracci alla balaustra.
“Devo ringraziarti per avermi avvertito… se fosse stato per Lily non credo che l’avrei mai saputo”.
Simone annuì, ma non fece in tempo a dire niente perché lui riprese “non che me lo aspettassi dopo che è voluta restare qua”.
Simone intuì le successive parole che però non arrivarono mai.
Lei era voluta restare con lui. Con Scorpius.
“Lei appartiene a questo mondo” disse lei spontaneamente.
“Doveva restare nel nostro mondo. Doveva restare con me e…”
“E tu l’avresti protetta? E lei ti avrebbe amato?” gli chiese senza riuscire a resistere.
Lui si voltò verso Simone di scatto.
“Lei…”
“Non puoi obbligarla ad amarti” lo interruppe di nuovo.
“In undici anni non l’ho mai obbligata, semmai è quel Malfoy che…” sbuffò “lascia perdere tu sei come loro”.
“E come sarei?” domandò “sei uno di quei babbani che ritiene la magia una malattia?”
Sean scosse la testa “è che con la magia lui gioca sporco, ha la vittoria in tasca”.
Simone rise e lui la guardò quasi offeso “ha la vittoria in tasca, ma non per la magia” ribattè “io ero piccola, ma ricordo il loro amore come la cosa più romantica del mondo”.
Lo vide stringere la mascella “forse dovresti lasciar perdere invece di incaponirti e, sempre forse, dovresti guardarti un po’ intorno”.
E così nacque quel loro strano rapporto fatto principalmente di chiacchierate notturne. Fino a quando lui non decise di restare nel mondo babbano, ma prima di andarsene le diede quello strano aggeggio.
“Resteremo in contatto” le disse soltanto con un sorriso sincero.
 
E lo fecero. Lo fecero davvero.
Si sentirono ogni giorno più volte al giorno, fino a quando… l’oblio l’aveva avvolta.
Si erano sentiti poco prima che Simone venisse attaccata e sua madre non aveva sicuramente pensato a toglierglielo.
Non conosceva il cellulare e Simone non aveva fatto in tempo a raccontargli del regalo di Sean.
Per fortuna.
Sperò che il colpo subito quando era caduta non l’avesse rotto o che non fosse finita la batteria, ma si ricordava che Sean le aveva detto qualcosa sul fatto che si consumava ad usarlo.
Lo aprì.
Funzionava.
Sentì il cuore riprendere a battere e un sorriso le si aprì sul volto.
Funzionava. Forse avrebbe potuto uscire di lì.
Vide che vi erano tantissimi messaggi di Sean e che il più vecchio risaliva a due settimane prima.
Due settimane? Due settimane della sua vita perse in quel modo?
Sentì la rabbia mescolarsi all’odio verso sua madre e risalirle lungo le vene fino ad arrivarle al cuore.
Vide le sue mani tremare e cercò di calmarsi. Doveva telefonare.
Uscire di lì doveva essere il suo primo pensiero per cui accantonò sua madre in un angolo della sua mente.
C’era solo un numero nel cellulare. Sean era l’unico che conosceva da chiamare con quello strano aggeggio.
Pigiò i tasti con mani frenetiche e se lo mise all’orecchio sentendo il famigliare rumore che faceva capire che stava effettivamente chiamando qualcuno.
“Pronto, Simone”.
L’urgenza nella voce di Sean le fece di nuovo salire le lacrime agli occhi.
“Sono io” disse con voce spezzata.
“Dove sei? Che è successo? Sei scomparsa”.
Sembrava così preoccupato che il cuore di Simone si fermò per un attimo. Forse aveva pensato che lo avesse lasciato anche lei.
“Ho bisogno di te” disse in un sussurro.
Sapeva che non rispondeva a nessuna delle sue domande, ma aveva davvero bisogno di lui.
“Dove sei?”
“Non lo so” la voce le si spezzò.
“Come non lo sai? Dio, Simone che è successo?”
“Io… io… devi aiutarmi, Bailey è in pericolo”.
Un attimo di Silenzio e poi di nuovo la voce di Sean.
“Dimmi dove sei”.
“Ti ho detto che non lo so” ripetè Simone, la sua voce era ormai un singhiozzo incontrollato. Le veniva così semplice lasciarsi andare con lui.
“Vado da tua madre…”
“No” lo interruppe subito “no, lei…oddio…” un nuovo singhiozzo le uscì dalle labbra.
“Simone…”
“Da mia zia” gli disse cercando di far uscire la voce in maniera corretta “vai da mia zia Fleur”.
“La casa dove ci siamo conosciuti?”
“Sì…”
“Loro sapranno come trovarti? Salveranno Bailey?”
“Non lo so, Sean” confessò “non so dove sono”.
Di nuovo silenzio. Sembrava così pieno di domande non fatte.
“Ti richiamo quando sono là” disse.
Simone si era già staccata il telefono dall’orecchio quando si sentì chiamare.
“Resisti” le disse lui “io ti… tu resisti” ripetè e riattaccò prima che lei potesse aggiungere altro.
Simone guardò il telefono e il simbolo che Sean gli aveva insegnato a capire dovesse tenere d’occhio per capire quando dovesse ricaricarlo.
Aveva una sola tacca.
Sperò che in qualche modo la trovassero davvero.
 

COMMENTO: ECCOMI QUA!! LE BASI COMINCIANO AD ESSERE PRONTE PER IL MACELLO :P PER PRIMA COSA SIMONE E SEAN, NEL CAPITOLO DELL’ATTACCO A BAILEY SE VI RICORDATE VI LANCIAI LA’ CHE SEAN FOSSE ARRIVATO INSIEME E GRAZIE A SIMONE E QUELLO ( ANCHE SE E’ SUCCESSO PARECCHI CAPITOLI INDIETRO E NON SO SE LO RICORDERETE) MI SERVIVA PER ARRIVARE QUA ;)) QUINDI VEDIAMO SE PER UNA VOLTA SEAN SERVE A QUALCOSA :P PER QUANTO RIGUARDA LORCAN NON ODIATELO TROPPO GLI STA CASCANDO TUTTO ADDOSSO, SA CHE ANCHE LILY NON E’ MESSA BENE MA IN QUESTO MOMENTO IL DOLORE CHE LO TRAVOLGE E’ TROPPO : )) DI DRACO CHE MI DITE? ORMAI IL MISTERO DOVREBBE ESSERE ABBASTANZA CHIARO FATEMI SAPERE SE VE LO ASPETTAVATE E INFINE I RAGAZZI…SO CHE AVRETE MILLE DOMANDE, VOI FATELE ED IO SE POSSO RISPONDERO’ : )) GRAZIE MILLE A CHI MI HA FATTO SAPERE NELLO SCORSO CAPITOLO OVVERO ICEPRINCESS / ARYELLE / SHIORI F / DREAMER IMPERFECT / LUISA 21 / FEDELA WATSON E CLALIP!! GRAZIE DAVVERO DI CUORE!! INOLTRE RINGRAZIO CHI MI HA AGGIUNTO ALLE PREFERITE / SEGUITE E RICORDATE ED ANCHE CHI MI LEGGE SOLTANTO!! UN BACIONE!!

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Capitolo 53
*** 53 CAPITOLO ***


Draco vide Rabastan trattenere il fiato e capì che aveva ragione.
“Mamma” ripetè stavolta a voce un po’ più alta e fece il giro del tavolo.
Stava guardando quegli occhi neri, ma era come se in realtà vedesse quelli azzurri della madre.
“Draco… che fai?”
La voce sorpresa di Teddy era solo un sottofondo per Draco mentre si inginocchiava davanti all’uomo e poggiava le mani sulle sue.
“Sei tu, vero?”
La sua voce era una preghiera. Non si chiese nemmeno se fosse stato il vero Rabastan come avrebbe reagito una volta passata la sorpresa perché lui era sicuro che non fosse Lestrange, ma che lì sotto si nascondesse Narcissa Malfoy.
Rabastan lo guardo per un secondo e nei suoi occhi Draco vide la lotta interna che stava vivendo.
Sembrava come se i suoi occhi volessero dire quello che la sua voce non riusciva a fare.
Lo vide mordersi il labbro fino a quando una goccia di sangue non scese da esso insieme alla prima lacrima e poi alla seconda infine annuì.
Draco sentì il suo cuore galleggiare come se fosse incerto su quale fosse la sua funzione in quel momento.
La sua mamma era scomparsa da vent’anni e l’aveva sempre avuta sotto il naso.
“Liberala” disse guardando Teddy che li stava ancora osservando a bocca aperta.
Draco sapeva che la scena dovesse avere qualcosa di comico vista dall’esterno.
Lui inginocchiato davanti ad un vecchio Mangiamorte che piangeva e le loro mani intrecciate le une con le altre.
“Io…” Teddy si sentiva momentaneamente senza parole.
Non era sicuro di aver capito tutto. Si sentiva stupido, ma gli sembrava tutto così impossibile.
“Liberala, Teddy” ripetè Draco “questo non è Rabastan Lestrange, questa è mia madre: Narcissa Malfoy”.
Teddy spalancò ancora di più gli occhi.
“Polisucco?” domandò senza neanche mettere più in dubbio le parole di Draco.
Era tutto troppo reale per farlo.
“Direi di sì” rispose Draco.
“Merlino, ma per tutti questi anni?” chiese ancora Teddy e Narcissa lo guardò per un attimo “sei uguale a mia sorella” gli disse “anche lei sarebbe rimasta stupita, non avrebbe mai pensato che avessi avuto la forza di reggere per vent’anni chiusa ad Azkaban”.
Teddy abbassò per un attimo gli occhi. L’accenno a sua nonna l’aveva colpito dritto al cuore.
Dopo aver perso Harry e Ginny, sua nonna era rimasta l’ultimo legame con la sua famiglia e quando era morta anche lei per Teddy era stato un colpo durissimo.
“Vorrei che lasciassi mia nonna fuori da questa storia” le disse soltanto e la vide annuire.
Era strano come, ora che sapevano la verità, Teddy potesse vedere oltre al viso reale.
Si chiese se fosse così anche per Draco, ma non ne ebbe più dubbi quando lo vide alzarsi e puntare due occhi pieni di lacrime su di lui.
“Dobbiamo portarla via”.
“Dobbiamo aspettare che riacquisti la sua identità”.
Draco scosse la testa, non avrebbe atteso un minuto di più.
Non avrebbe permesso che sua madre restasse ancora un solo secondo in quel buco puzzolente.
“Non se ne parla. E’ in pericolo a restare qua”.
“Lei è ancora Rabastan Lestrange, non posso portare via un criminale da Azkaban”.
“Lei è Narcissa Black e lo dimostrerà a chiu…”
“No” lo interruppe Narcissa.
Draco si voltò al suono della voce burbera di Lestrange, ma non sembrava disturbato nel pensare che appartenesse a sua madre.
Ormai era andato oltre.
“Io non me ne vado” sentenziò.
Draco rise sarcastico “è scioccata” si voltò verso Teddy “è chiaramente scioccata”.
“No, Draco, non lo sono” ribattè Narcissa “c’è un motivo per cui sono stata vent’anni in questo posto e non manderò tutto in malora adesso”.
Draco fece per ribattere ma Teddy lo anticipò “come hai fatto a prendere la pozione polisucco per tutti questi anni?” chiese.
Gli era venuto in mente solo in quel momento perché era stato troppo scioccato per pensarci prima, ma Narcissa aveva dovuto avere un aiuto molto vicino.
“Ogni giorno, poco prima di cena…”
“Poco prima di cena? Ma la polisucco dura…”
“Lo so, ma nessuno può vederti dentro la cella, giusto?”
Teddy si alzò in piedi di scatto “quindi chi ti ha accompagnato qua…”
Non attese neanche la risposta di Narcissa che si precipitò alla porta e la spalancò la porta, ma l’Auror era sparito.
“Lo sanno già” disse con urgenza e Narcissa spalancò gli occhi portandosi le manone di Rabastan alle labbra.
“Lucius” disse in un sussurro e Draco che stava ancora guardando Teddy si voltò di scatto verso di lei “che significa Lucius?”
Narcissa non riuscì più a controllarsi e le lacrime cominciarono a scendere nelle sue guance barbute, nello stesso istante la sua pelle cominciò a tendersi e contrarsi come un budino che sta per sciogliersi.
Draco si allontanò di un passo mentre sua madre gemeva e piano piano il suo volto cercava di tornare fuori.
“Come ci hanno sentito? Avevi imperturbato la stanza”.
Teddy scosse la testa “non lo so, forse hanno solo intuito e preferito non rischiare…”
“Salvatelo”.
Draco e Teddy si interruppero voltandosi di nuovo verso Narcissa e per un attimo Draco dovette fare i conti con quello che vedeva.
Sua madre aveva tutti i capelli bianchi, ma erano talmente sporchi e intrecciati che Draco si chiese per un attimo se fosse davvero lei.
Il suo viso era sciupato e segnato dal tempo e la sua bella pelle candida era ormai chiazzata dal freddo e dall’età.
Gli fece male vederla così. Sua madre aveva sempre avuto un’ossessione per la cura di se stessa.
Narcissa alzò una mano e la tese a Draco, la manica della maglia adesso troppo larga per lei si impigliò nelle manette “ti prego nasconditi” lo pregò poi si voltò verso Teddy che la stava ancora guardando scioccato “so di non essere nessuno per chiederti un favore, ma non so di chi fidarmi… salva Lucius, porta al sicuro Draco e avverti Scorpius e Bailey”.
Draco aggrottò le sopracciglia ancora troppo scioccato per parlare.
Non ci voleva un genio per capire che sua madre aveva appena elencato tutti i Malfoy ancora in vita.
“Cosa hai promesso?” chiese lentamente.
“Non ho promesso niente, Draco” rispose e prima che Draco potesse dire qualsiasi cosa aggiunse “ho fatto un voto infrangibile, ho barattato la mia libertà con la salvezza di tutti i Malfoy”.
Teddy aspirò l’aria rumorosamente e guardò Draco indeciso sul da farsi “vai” gli disse lui, ma Narcissa scosse la testa “non lasciare qua Draco, per favore”.
Teddy guardò Narcissa e poi Draco indeciso sul da farsi, ma lui scosse la testa “non la lascio sola e non abbiamo tempo” disse sbrigativo “avverti Scorpius, deve proteggere Bailey e non preoccuparti per me, andremo da Lucius e verremo via insieme”.
Teddy annuì “ti mando qualcuno di fidato” disse mentre con una formula apriva le manette di Narcissa.
Li guardò un’ultima volta e poi sparì.
Draco chiuse gli occhi e prese un respiro.
Avrebbe dovuto fare i conti con così tante cose, aveva odiato suo padre per vent’anni e invece lui era innocente, non aveva fatto niente a sua madre.
Aveva sempre detto la verità e lui era sempre stato cieco.
Scorpius aveva ragione, si era comportato come Bailey, si era fatto accecare dalla rabbia e dal risentimento.
Solo che Bailey era un bambino.
“Draco” la voce di sua madre lo riportò alla realtà e lui aprì gli occhi leggendo in quelli della madre la paura.
Annuì soltanto e le puntò la bacchetta contro. I suoi vestiti si restrinsero e si adattarono al corpo minuto di Narcissa.
“Sai dov’è la cella di Lucius?” domandò e Narcissa annuì.
Certo che lo sapeva, era lui che non ne era a conoscenza perché l’aveva abbandonato.
Era felice che per ordine di Potter i dissennatori non fossero più ad Azkaban o avrebbero trovato terreno fertile con lui in quel momento.
Il senso di colpa lo stava soffocando.
 
***
Sarah riprese conoscenza piano piano e subito la sua testa si riempì di informazioni e ricordi di quello che era successo poco prima.
Era stata sorpresa al limitare della foresta e presa ostaggio da una persona che le aveva immediatamente puntato la bacchetta alla gola.
Quando Harry l’aveva vista era fuggito per chiedere aiuto, ma quella persona l’aveva schiantato e quando lei approfittando della distrazione si era divincolata per fuggire l’aveva presa per il collo e aveva stretto fino a quando non aveva creduto di essere morta.
Ma non era morta.
Era legata ad un albero, ma le sembrava di essere ancora nella foresta proibita.
Nell’albero vicino a lei c’era Harry ugualmente legato e ancora svenuto o almeno sperava che fosse svenuto.
“Harry” chiamò, ma non emise alcun suono, quell’uomo l’aveva silenziata.
Si mosse cercando di liberarsi dalle corde, ma quando lo fece queste si strinsero ancora di più attorno al suo corpo muovendosi come se fossero vive.
Abbassò gli occhi per guardare meglio e vide che non era legata con la corda, bensì era stretta dai viscidi rami del tranello del diavolo.
La mente le andò subito alle avventure narrate di Harry Potter e ricordava che anche loro avevano affrontato quella pianta.
Hermione li aveva liberati, dovevano stare fermi e sarebbero stati rilasciati, ma non era così nel loro caso perché Harry era immobile eppure la pianta lo stringeva in una morsa ferrea.
“Non reagisce come un normale tranello del diavolo” disse una voce e dopo un secondo l’uomo a cui apparteneva si spostò fino a comparirle nella visuale.
Aveva il cappuccio ricalato come se non gli importasse che lo vedesse in viso e quello non doveva essere un buon segno.
Tutti i NewMan giocavano sulla segretezza, nessuno conosceva i loro volti proprio perché almeno nessuno sapeva se uno di loro era un tuo vicino, un tuo amico o addirittura un famigliare.
Quindi se quell’uomo non temeva di essere riconosciuto voleva dire che non aveva intenzione di farli sopravvivere.
Un brivido di paura le risalì lungo la schiena, ma cercò di scacciarlo via. Aveva bisogno di tutta la sua lucidità.
“E’ incantata” le spiegò e Sarah vide quegli occhi azzurri freddi come il ghiaccio che la guardavano con un ghigno sadico.
Fece per parlare, ma si ricordò di non avere voce e serrò le labbra indispettita.
“Mi chiamo Stephen” si presentò e Sarah chiuse gli occhi.
Le stava dicendo anche il nome. Non sapeva quale fosse il suo scopo, ma una volta utilizzati sarebbero sicuramente morti.
“Tu sei Sarah Paciock e lui…” rise “lui si chiama Harry Potter” rise di nuovo “sarà buffo uccidere di nuovo Harry Potter”.
Non sapeva se fosse stato per la minaccia di uccidere suo cugino o per la voce piena di entusiasmo con cui lo disse, ma i brividi si propagarono in tutto il corpo.
Una lacrima le scorse sulla guancia.
Aveva paura. Avrebbe voluto non averla.
Ricordava quando presero Bailey, ricordava quando le disse che il coraggio non era non aver paura, ma adesso ne aveva così tanta che non era sicura di essere stata smistata nella casa giusta.
“Che dolce” disse lui avanzando verso di lei fino ad accarezzarle una guancia “che piccola ragazzina dolce, perché piangi? Perché ho detto che il tuo amichetto morirà?”
Sarah mosse il viso per sfuggire alla sua mano, ma lui le afferrò il mento per riportare i suoi occhi a fissare i propri “tranquilla, se vuoi ucciderò prima te” la minacciò e Sarah in quel momento fu felice di avere la visione sfocata per colpa delle lacrime perché era sicura di non aver mai visto un volto più crudele.
Si allontanò lasciandola di scatto e Sarah si mosse di conseguenza e sentì il tranello del diavolo stringerla un po’ più forte.
“A dir la verità non ce l’ho con voi” confessò sedendosi a terra “volevo la piccola stronza, ma so che è in infermeria e voi mi siete praticamente finiti tra le braccia…”
Sarah avrebbe voluto chiedergli a chi si riferiva, ma non ne aveva la voce.
“Lui pensava che non lo sapessi, anni a leccargli il culo e poi…” s’interruppe picchiando un pugno sul terreno “chi si crede di essere per rovinare tutto”.
La sua voce era così piena di rabbia che Sarah temette li avrebbe uccisi immediatamente.
“Ma la pagherà” la guardò con un ghigno e Sarah distolse lo sguardo agitata.
Non voleva che si sentisse sfidato, un ragazzo con tutta quella rabbia dentro poteva farle del male per molto meno.
Vide Harry fare una smorfia di dolore e aprire gli occhi e istintivamente cercò di muoversi verso di lui, ma una nuova stretta della maledetta pianta le ricordò che non poteva.
“Ecco il piccolo Potter” affermò lui alzandosi di nuovo in piedi “mi stavo giusto annoiando…”
Sarah si morse l’interno della guancia più forte che poteva per smettere di piangere e guardare il cugino negli occhi.
Dovevano trovare una soluzione. Non potevano morire così.
Harry le lanciò un’occhiata confusa, ma non fece in tempo neanche a provare a parlargli che vide una luce raggiungerlo e il suo corpo cominciare ad essere travolto dal dolore.
Harry gridò delle urla senza suono e Sarah si accorse di non riuscire a smettere di guardarlo.
Avrebbe voluto aiutarlo, ma più si muoveva e più quella maledetta pianta la soffocava.
“Sai, mi chiedo se resisteresti più o meno del giovane Malfoy”.
Sarah spalancò gli occhi. Ricordava che Harry gli aveva raccontato quanto Bailey fosse rimasto ferito con tre Cruciatus.
“Potremmo provare” disse alzando la bacchetta e mettendo fine a quella tortura.
Sarah vide Harry rilasciare la testa contro il suo petto e prendere grandi boccate d’aria.
“Oppure” aggiunse voltandosi verso di lei “ti offro una possibilità”.
Lei lo guardò in attesa, avrebbe fatto qualsiasi cosa per salvare Harry da quel maledetto sadico.
“Mi porterai Eleonor Nott e io libererò questo piccolo giovane e innocente ragazzino”.
 
***
Lily entrò dentro il quartier generale degli auror aspettandosi di trovare confusione e agitazione e invece era quasi vuoto.
Aveva visto tante volte quell’ufficio sia quando era bambina e suo padre vi lavorava che quando da adulta vi era andata per James o Scorpius e, sempre, sempre, pullulava di gente.
C’erano Auror e sospettati, un grandi andirivieni di persone e invece ora sembrava essere stato svuotato.
Un paio di auror erano chini su una scrivania ed altri due in un angolo sembravano immersi in una fitta conversazione, uno era quasi mimetizzato dietro a una pila di fogli alta quasi quanto la scrivania dove erano poggiati.
“Tipico” commentò Nott alla sua destra, ma lei lo ignorò e si voltò verso Scorpius “dove sono tutti?”
Scorpius scosse la testa “non ne ho la più pallida idea” mormorò.
Sembrava a sua volta turbato. Erano state rare le volte in cui l’ufficio era così vuoto ed una delle volte era stato per l’attacco ad Hogsmade.
“C’è stato qualche attacco?” chiese con ansia e l’auror seduto sulla scrivania più vicina alzò la testa.
“Salve Malfoy” salutò “non che io sappia” rispose e scrollò le spalle “pare che stamani non si sia presentato nessuno”.
Scorpius strinse la mascella nervoso.
Che cosa stava succedendo? Che c’entrasse Whisper.
“Non possono essere tutti NewMan” disse ed era quasi un mormorio, ma Nott lo sentì “tu dici?” lo provocò.
Scorpius si voltò verso di lui con rabbia.
“Gli auror difendono le persone…”
“Non quando il loro capo…”
Lily sospirò e si frappose tra loro prima che la cosa degenerasse “ok, non abbiamo tempo… la sala interrogatori” ordinò a Scorpius e lui annuì.
Lily aveva ragione. Nonostante la voglia di togliere quel sorriso sghembo dal viso di Nott, non era quello il momento.
“Ne abbiamo quattro” affermò e cominciò a correre verso il corridoio.
Erano appena arrivati davanti alle quattro stanze quando qualcuno si schiantò letteralmente su Scorpius.
Entrambi caddero a terra e Lily vide che lo sconosciuto era Teddy.
“Teddy, ma che diavolo sta succedendo?” gli chiese mentre entrambi gli uomini si rialzavano.
Teddy guardò Lily con affetto prima di spostare gli occhi su Scorpius “Bailey dov’è?” chiese e Scorpius s’irrigidì immediatamente.
“Al castello” rispose e nello stesso istante parlò anche Lily “perché?” domandò.
“Abbiamo scoperto dov’è tua nonna e abbiamo scoperto che proteggeva voi…”
Lily si voltò verso Nott e lo vide assottigliare gli occhi. Forse quel passaggio mancava anche a lui.
“In che senso mia nonna?” chiese Scorpius scioccato “mia nonna è…”
“No, non lo è e se Bailey è al sicuro devi venire con me” si passò una mano tra i capelli azzurri e si guardò indietro quasi come se temesse che qualcuno gli potesse arrivare alle spalle.
“Ho lasciato tuo padre solo ed è in pericolo…”
Lily guardò Scorpius sembrava travolto dagli eventi, aveva i pugni chiusi e la mascella così stretta che sembrava un blocco di pietra.
Gli pose una mano sul pugno fino ad aprirla e la strinse intrecciando le dita alle proprie.
Scorpius si destò e abbassò lo sguardo su di lei.
“Vai” gli disse soltanto.
Lui scosse piano la testa “non ti lascio sola” e Lily sorrise “da quando in qua pensi che non sia in grado di cavarmela da sola?” lo sfidò e Scorpius strinse le labbra in una linea sottile poi annuì.
Sapeva che Lily si preparava da una vita per questo momento.
La baciò dolcemente sulle labbra “stai attenta” le sussurrò, poi si rialzò e guardò Nott “tradiscici e io…”
“Sì mi uccidi in maniera barbara… messaggio ricevuto” fece un cenno annoiato con la mano “e ora sparite” disse e Scorpius guardò un secondo Lily prima di seguire Teddy.
Lily sospirò. Quel bacio aveva avuto il sapore dell’addio.
Sperò di sbagliarsi e si ritrovò a combattere con la sensazione di nausea che le stringeva lo stomaco.
Alzò una mano “non dire niente” disse rivolta a Nott “guardiamo queste maledette stanze”.
Aprirono la prima e la trovarono vuota e così la seconda, la terza e persino la quarta.
Lily sbattè una mano contro la porta e si voltò verso Mike “tu conosci il modo di ragionare di Whisper… dove possono essere?” chiese.
Nott sospirò “vuoi sapere prima la buona notizia o la cattiva?” la sfidò con un luccichio negli occhi.
Lily indurì la mascella “devo risponderti?” chiese retorica e Mike alzò le spalle “immagino di no” replicò “ma la buona notizia è che probabilmente Gabrielle è viva, la cattiva è che, sempre probabilmente, l’ha portata dal Supremo”.
Lily sorrise “bene, due piccioni con una fava” commentò e Mike aggrottò le sopracciglia “tu e Scorpius avreste avuto bisogno di frequentare un po’ più di babbanologia ad Hogwarts”.
Nott la guardò come se Lily gli avesse appena offeso la mamma e lei sospirò “significa che mi ha solo fatto un favore, sarebbe stato la mia seconda tappa…”
“E come pensi di entrare, di grazia?” le chiese.
“Bè, sono con te, no?” domandò per contro “non sei il suo secondo in comando?”
“Che si è dato alla macchia da giorni…” replicò “il Supremo non è uno stupido” aggiunse.
“Per catturare Lily Potter” ribattè “ti sei dato alla macchia per catturare me” gli spiegò e vide un sorriso nascere sul volto di Nott “potrebbe funzionare” disse.
“Funzionerà e mentre andiamo studieremo un piano” fece per avviarsi, ma Mike la fermò per l’avambraccio “ti fidi di me?” le chiese “non hai paura che tutto faccia parte di un mio piano?”
Lily lo guardò negli occhi “non dopo aver visto come guardi Eleonor” gli rispose “è lo stesso sguardo di Scorpius, lo sguardo di chi vorrebbe poter ripartire da capo”.
Mike sentì l’irritazione invaderlo. Perché quella ragazza sapeva vedere così bene dentro le persone?
“Andiamo” disse soltanto.
 
***
 Sean arrivò a casa di Lily e si accorse che non gli faceva nessun effetto.
Nei giorni successivi al trasloco di Lily si era sentito più volte solo e frustrato e si era accorto che ogni volta che arrivava nei pressi di quella casa la sensazione si amplificava.
Anche per quello ad un certo punto aveva diradato le visite.
Invece adesso la morsa che sentiva allo stomaco ogni volta che pensava a Lily felice con un altro uomo si era allentata e quella casa non gli faceva alcun effetto.
E sapeva che il merito era solo di Simone.
Simone.
L’aveva sentita al telefono neanche mezz’ora prima e ancora riusciva a sentire la sua voce nelle sue orecchie.
Quella voce devastata, di chi ha perso tutto e sta soffrendo come non mai.
Suonò il campanello e quando vide la zia di Simone le riversò addosso tutte le sue informazioni prima ancora di aver varcato l’arco della porta.
Lei lo ascoltò attentamente poi si incamminò immediatamente verso casa.
“Non abbiamo tempo” le disse vedendo che lo conduceva verso il salotto.
Cosa voleva fare? Le diceva che sua nipote era prigioniera in qualche luogo che non conosceva e lei se la prendeva calma?
Lo portava in salotto, magari voleva offrirgli un thè con i pasticcini?
Si fermò di colpo. Non avrebbe aspettato oltre.
Voleva trovare Simone. Chissà magari lei si sbagliava, gli aveva detto di avvertire sua zia e non sua madre, ma magari era solo confusa.
L’aveva sentita così angosciata.
Di nuovo la sua voce gli riempì le orecchie e il cervello.
“Non entro in salotto… voglio trovare Simone”.
Fleur sorrise e lui per un attimo si chiese se fosse impazzita, poi aprì la porta e vide diverse persone all’interno del salotto.
Non le conosceva tutte, ma qualcuna ricordava di averla vista, tipo la donna riccia con lo sguardo intelligente o l’uomo alto e con i capelli rossi legati in una coda bassa.
“Mi ha detto di non parlare con sua madre”.
Vide Fleur chiudere gli occhi per un secondo, ma a parte quello non ebbe nessuna reazione.
“Non c’è” disse lapidaria “puoi fidarti di loro” lo rassicurò, poi guardò gli altri prima di tornare a guardare lui “ripetigli tutto e voi organizzate un incantesimo, io devo chiamare una persona”.
Fleur uscì dalla stanza e corse su per le scale si chinò davanti al camino. Le sembrava ancora così strano poter parlare con lei.
Ricordava ancora quando l’aveva vista due settimane prima.
 
Era sola in casa, come capitava spesso ultimamente.
Da quando i NewMan avevano nuovamente dichiarato guerra alla sua famiglia, ognuno era perso in mille impegni.
Camminava avanti e indietro in salotto aspettando di vedere tornare Victoire o Teddy quando il camino si accese per un attimo e poi si rispense.
Si fermò di scatto e lo guardò, che fosse un semplice guasto? Od era qualche giochetto dei NewMan? Non poteva rischiare che stessero cercando di abbattere le barriere doveva parlarne subito con Bill.
Si inginocchiò davanti al camino e questo si illuminò di nuovo e stavolta vide il volto che apparve.
Cadde indietro urlando per la sorpresa e la donna che era apparsa scomparve di nuovo.
Fleur cercò di calmare il suo cuore. Le sembrava che volesse esploderle nel petto.
Non poteva essere vero. Lei era morta.
Restò davanti al camino per tre ore e non riapparve nessuno.
Si era ormai convinta di essersela immaginata quando il giorno dopo il camino fece lo stesso giochetto.
Questa volta quando la vide cercò di ignorare il battito furioso nel suo petto.
Non voleva farla scappare di nuovo.
“Molly” disse in un sussurro “Merlino, Molly sei davvero tu?”
La donna annuì e Fleur sentì calde lacrime scorrerle lungo le guance.
“Ma come è possibile?”
Inizialmente Molly non rispose e Fleur si chiese se si sarebbe sconnessa di nuovo, poi invece parlò e le raccontò tutto.
Tutto senza tralasciare niente.
“E perché allora me lo dici oggi? Perché non hai continuato a nasconderti… non è ancora finita”.
Lei abbassò gli occhi per un attimo e poi li rialzò “per quello che mi ha detto Lily” rispose.
“Ho vissuto una finta vita per dodici anni, non sapendo niente del mondo esterno e avendo paura di tornare… ora basta, voglio aiutare, voglio tornare a vivere e riprendere in mano la mia vita…”
“Ma se ti trovano…”
“Mi ha chiamato Lily ieri… Ella sta male” sembrava aver difficoltà anche solo nel pronunciare quel nome “l’hanno trovata, l’hanno colpita… io restavo nascosta per lei… non mi importa di altro…”
“Ma chi è suo padre, Molly?”
“Non importa… l’ho dimenticato tanto tempo fa”.
Fleur annuì e si fece promettere di richiamarla il giorno dopo.
Per quella sera aveva la testa troppo confusa.
Molly viva e sua sorella un’assassina.
Si asciugò una lacrima. Come avrebbe potuto fare i conti con tutto questo?
Come poteva crederle?
 
Il volto di Molly le apparve davanti al viso e Fleur stirò le labbra in un tiepido sorriso.
“E’ il momento” le disse “ti aspetto”.
 
***
Draco si guardò intorno.
Non c’era nessuno.
I corridoi erano vuoti e le guardie assenti.
Possibile che, nonostante ormai camminassero da una decina di minuti, non avessero incontrato nessun auror?
Oltretutto anche l’interno delle celle davanti a cui passavano erano stranamente silenziose.
Draco si accorse di non essere tranquillo. Forse le minacce che gli aveva esposto sua madre lo stavano inquietando più di quanto avesse pensato.
Non doveva pensarci. Non sarebbe morto adesso, o almeno sperava dato che attaccarlo alle spalle in quel momento sarebbe stata una mossa geniale.
Gettò un’occhiata dietro di sé, ma non c’era nessuno.
Sentendosi paranoico osservò sua madre per concentrarsi su altro.
Aveva l’andatura claudicante, ma non l’aveva notato quando era entrata nella sala interrogatori, forse perché non avava degnato di una grande attenzione quello che per lui era solo un vecchio mangiamorte.
“Che cos’ha il tuo piede?” chiese Draco.
Narcissa si prese una mano con l’altra chiudendole a pugno sul ventre.
“Sto bene” affermò “ci siamo quasi” aggiunse e girò nel corridoio di sinistra.
“Io non posso crederci” non riuscì a fare a meno di dire “sai cosa ho provato pensandoti morta?”
Narcissa annuì pur senza voltarsi verso di lui “Lucius me l’ha detto, mi ha detto di tutto l’odio che vedeva nei tuoi occhi…”
“E non hai pensato di dirmelo, di mandarmi un messaggio anche criptato che avrei capito solo io”.
Narcissa si fermò di scatto girandosi verso Draco fissando i suoi occhi nei propri.
“Non potevo guardarti morire” gli disse e Draco quasi indietreggiò vedendo le lacrime nei suoi occhi “non potevo pensare che tu vivessi nella paura di perdere tuo figlio come è successo a me”.
Il cuore di Draco saltò un battito a pensare a quanto sua madre dovesse aver sofferto per lui negli anni della guerra magica.
Ricordava la testimonianza di Potter e di come lei avesse mentito al Signore Oscuro in persona pur di poterlo riabbracciare.
Si ritrovò ad annuire anche se ancora non era sicuro di aver capito del tutto la sua motivazione, ma ne avrebbero riparlato in un altro momento.
Narcissa annuì a sua volta e ricominciò a camminare.
“Mi dispiace” gli disse, ma Draco non rispose.
Capiva le motivazioni di sua madre, ma lui l’aveva pianta per vent’anni, aveva incolpato suo padre e lei era rimasta a guardare.
Non riusciva a fare a meno di essere arrabbiato con lei.
“Siamo arrivati” disse Narcissa fermandosi davanti ad una porta blindata con solo una feritoia nella parte superiore.
Draco tirò fuori la bacchetta e con un bombarda la divelse.
Appena il fumo si diradò però avrebbe voluto aver lasciato la porta chiusa.
Sentì sua madre urlare, ma non riuscì a voltarsi verso di lei.
I suoi occhi non riuscivano a staccarsi dal corpo di suo padre che penzolava dal soffitto.
Gli occhi chiusi, il collo piegato in una posizione innaturale.
Lucius Malfoy era morto.
 
COMMENTO: OK, ECCOCI QUA, PRIMA DI TUTTO VI DICO CHE NON HO LA PIU’ PALLIDA IDEA DELLE MODALITA’ DI SUICIDIO NEL MONDO DEI MAGHI PER CUI HO PRESUPPOSTO CHE L’IMPICCAGIONE POTESSE ESSERE UNA COSA CHE USAVA ANCHE DA LORO… POI ECCOCI QUA!! SPERO NON VI SIATE PERSI PERCHE’ CI SONO DIVERSE LINEE CHE SI SONO SEPARATE IN QUESTO MOMENTO, MA NON PREOCCUPATEVI SIGNIFICA CHE TUTTE LE FILA SI STANNO PER TIRARE : )) NON SO NEANCHE BENE COSA DIRE PERCHE’ SONO UN PO’ TUTTI NEI CASINI PER CUI LASCIO A VOI LA PAROLA : )) FATEMI SAPERE COSA NE PENSATE E RINGRAZIO DI CUORE CHI MI HA FATTO SAPERE NELLO SCORSO CAPITOLO OVVERO: ICEPRINCESS / ARYELLE / SHIORI F / LUISA21 / FEDELA WATSON E DREAMER IMPERFECT!! GRAZIE DAVVERO DI CUORE!! INOLTRE RINGRAZIO CHI MI HA AGGIUNTO ALLE PREFERITE / SEGUITE E RICORDATE ED ANCHE CHI MI LEGGE SOLTANTO!! UN BACIONE!!

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Capitolo 54
*** 54 CAPITOLO ***


Quando Scorpius e Teddy imboccarono il corridoio che conduceva alla cella di Lucius Malfoy capirono subito che qualcosa non andava.
Davanti alla cella di Lucius Malfoy c’erano due persone e non potevano avere reazioni più diverse.
Draco sembrava una statua. Era immobile, gli occhi sgranati e i pugni chiusi mentre una donna stava piangendo, una mano sugli occhi e l’altra al ventre, una spalla poggiata contro il muro come se temesse di cadere senza un sostegno.
Scorpius si avvicinò sentendo una morsa allo stomaco.
La reazione di suo padre non gli lasciava alcun dubbio su cosa avrebbe visto appena fosse arrivato e, seppur il rapporto con suo nonno fosse sempre stato un po’ altalenante, gli faceva dolere il cuore.
Vide Teddy fermarsi davanti alla cella e voltarsi verso di lui mentre anche le sue gambe si fermavano.
“Maledetti” sussurrò stringendo la mascella fino a sentire i denti scricchiolare.
Suo nonno era appeso a dei tubi del soffitto con un lenzuolo usato come una corda per impiccarsi, ma neanche per un momento Scorpius avrebbe creduto che avesse fatto tutto da solo.
Si potevano dire molte cose di Lucius Malfoy: che fosse un vigliacco ed un egoista per primi, ma non avrebbe mai posto volontariamente fine alla propria vita.
Amava troppo se stesso.
Si voltò verso Teddy “aiutami a tirarlo giù” disse con la voce più incolore che possedeva.
Doveva cercare di restare freddo e non pensare che quello era suo nonno o tutta la sua lucidità sarebbe andata a farsi un giretto.
Teddy annuì e insieme entrarono dentro la cella.
Scorpius si guardò intorno cercando di notare se ci fosse qualcosa fuori posto, qualcosa che potesse dargli un indizio, ma non riuscì a vedere niente.
Teddy intanto si tolse la giacca e prese la sedia per arrampicarsi. Era il più alto dei due, aveva senso e poi, lui preferiva non vedere da vicino il volto di suo nonno.
Si posizionò sotto il corpo e prese le gambe tirandole su e lasciando che gli ricadesse in braccio dopo che Teddy ebbe slegato il nodo.
Il peso gli sembrava quasi insopportabile da tenere, ma sapeva che non era realmente quello a pesare, quanto la sensazione del corpo senza vita di suo nonno.
Teddy scese dalla sedia e lo raggiunse immediatamente aiutando a stenderlo per terra, poi gli pose un lenzuolo sopra e guardò Scorpius.
“Io non credo che si sia suicidato” affermò Scorpius mettendo una mano su quella di suo nonno e sentendola tiepida.
Non era morto da molto tempo.
“No, infatti”.
Teddy lo disse con una sicurezza tale che Scorpius alzò gli occhi su di lui “hai notato qualcosa?” gli chiese.
Sapeva che Teddy aveva imparato da Harry Potter ed aveva avuto più volte esempio della sua bravura.
“Cosa abbiamo appena fatto, Scorpius?” chiese tranquillo.
Scorpius guardò di nuovo suo nonno. Era evidente quello che avevano fatto.
Dove voleva arrivare?
“Non abbiamo tempo per una lezione accademica, mio nonno non è molto freddo”.
Teddy annuì “se fossi meno coinvolto sono sicuro che l’avresti notato, ma per scendere tuo nonno ho preso la sedia da…”
“In fondo!” concluse Scorpius per lui “la sedia era in fondo” ripetè incredulo.
Teddy annuì “esatto e non credo che Lucius Malfoy senza bacchetta abbia potuto prendere la sedia impiccarsi e rimetterla a posto, ti pare?”
Scorpius non rispose e spostò lo sguardo su suo padre che lo stava guardando, probabilmente stava seguendo ogni loro ragionamento.
“Non abbiamo tempo” disse Teddy intuendo i suoi pensieri “torneranno presto” aggiunse “dobbiamo andarcene…tornare organizzati”.
Scorpius strinse i pugni appoggiati sulle cosce, sapeva che aveva ragione.
Si alzò mettendosi le mani sulle ginocchia per darsi la spinta e si diresse per primo da suo padre.
“Papà”.
Lui scosse la testa “sto bene” disse “porta via tua nonna, per favore”.
La sua voce sembrava calma e quasi lucida, ma Scorpius sapeva che era solo apparenza.
Vedeva lo shock nel suo volto e gli occhi, quegli occhi uguali ai suoi, erano sgranati e pieni di lacrime.
Sospirò, ma non insistette, prima di tutto perché contraddirlo in quel momento lo faceva sentire un pessimo figlio e poi perché sua nonna sembrava davvero poter crollare da un momento all’altro.
Si avvicinò a lei e le tolse dolcemente la mano dagli occhi.
Lei alzò lo sguardo e Scorpius cercò di deglutire sentendosi improvvisamente la bocca secca.
Era lei. Era sporca e deperita, ma quella era sicuramente Narcissa Black.
Com’era possibile?
Aveva la domanda sulla punta della lingua, ma in quel momento la cosa più importante era andarsene.
Era sicuro che non fosse un caso se non si vedeva nessuno.
“Nonna” pronunciò ancora incredulo e lei gli gettò le braccia al collo.
Scorpius chiuse gli occhi, non ricordava di aver mai ricevuto un abbraccio del genere da sua nonna.
Lei non era mai stata tipo da abbracci calorosi e dimostrazioni d’affetto importanti, ma lui non aveva mai avuto dubbi che gli volesse bene.
“Scorpius” disse tra le lacrime.
Scorpius sentì il respiro incepparglisi nei polmoni. Era così incredibile.
La allontanò a malincuore da sè e la guardò negli occhi “dobbiamo uscire di qua lo capisci, vero?”
Lei annuì guardandolo con gli occhi velati di lacrime “è colpa mia” disse e Scorpius sapeva che stava parlando di Lucius.
“Non lo è” la rassicurò.
“Dovevo restare Rabastan” singhiozzò “loro l’hanno già saputo”.
Scorpius si voltò verso Teddy dato che faticava a seguire ciò che gli stava dicendo sua nonna e lui sospirò “ti spiego appena saremo fuori di qua” gli disse e Scorpius annuì.
Quella calma apparente era peggio di una battaglia, sapevano che sarebbero arrivati, ma non sapevano da dove o quando.
“Prendila tu” gli disse e lasciò che Narcissa si appoggiasse a Teddy per avvicinarsi di nuovo a suo padre.
Non si era ancora mosso da quella posizione, se non avesse parlato con lui un minuto prima, avrebbe detto che qualcuno gli avesse fatto un incantesimo.
“Andiamo papà, dobbiamo uscire di qua”.
Draco scosse la testa e Scorpius sentì la rabbia fluirgli velocemente nelle vene.
“Dobbiamo andare” disse afferrandolo per l’avambraccio “potrebbero tornare da un momento all’altro”.
“Sto aspettando solo quello” ribattè restando ben piantato per terra.
Scorpius capì che quella che aveva scambiato per un’espressione di shock era in realtà un odio intenso.
“Non dire stronzate” disse voltandolo verso di sé “non hai la preparazione, torneremo io e Teddy…”
“Non me…”
Le parole di Draco furono interrotte da un fiume di incantesimi che uno dopo l’altro si riversarono verso di loro.
Erano arrivati. Quanti fossero non riusciva a vederlo, ma sicuramente non pochi visto quanti incantesimi stavano inviando verso di loro.
Scorpius gettò suo padre a terra, ma per farlo fu colpito ad una spalla e la maglia cominciò subito a riempirsi di sangue.
“Scorpius!” urlò Draco rialzandosi e afferrando la bacchetta.
“Sto bene” disse cominciando a rispondere agli incantesimi mentre Teddy trascinava Narcissa dietro al muro.
Inviò un incantesimo al NewMan che era appena uscito dal nascondiglio per colpirli e questo cadde a terra, ma subito un collega lo sostituì allo scoperto.
Restavano nascosti fino a quando non era il momento di esporsi, in quel modo non riuscivano a capire quanti fossero realmente.
Potevano essere tre come venti, ma qualcosa gli diceva che la prima ipotesi era da scartare.
Vide anche suo padre e Teddy combattere e gettò una rapida occhiata alle sue spalle, sua nonna era dietro l’angolo e anche se ogni tanto faceva capolino era sicuro che non riuscissero a colpirla.
L’unico che gli faceva paura era suo padre. Sembrava mosso solo dalla furia.
Quella furia che aveva visto tante volte negli occhi di Lily, quella furia che solo l’omicidio di una persona importante ti può dare.
Era un pericolo per se stesso e per loro. Poteva fare qualsiasi cosa.
Si alzò in piedi per creare uno scudo che li proteggesse per potersi organizzare.
“Sono almeno dieci” disse a Teddy “lo so” confermò lui “dobbiamo andarcene subito” disse.
“Volete lasciare la prigione in mano a loro?”
La voce di Draco era scandalizzata.
“Non abbiamo alternative, papà” rispose Scorpius cercando di tenere ferma la bacchetta sotto i colpi dei NewMan, ma sempre più uomini stavano uscendo allo scoperto e unendosi agli altri.
Sentì Teddy imprecare e si voltò accigliato verso di lui “che succede?” gli chiese e Teddy imprecò di nuovo prima di rispondere.
“Hai la passaporta con te?” gli chiese.
Scorpius scosse la testa “non sono in divisa” e Teddy chiuse gli occhi per un secondo.
“Non ce l’hai neanche te?” domandò Scorpius preoccupato “sì, ma…” titubò un secondo “ma dentro la giacca” aggiunse “che è dentro la cella… “
“Merda!” imprecò Scorpius cercando di tenere saldo lo scudo “ok, vai!” gli intimò.
Teddy lo guardò per un attimo “sicuro di farcela a resistere?”
Scorpius valutò la situazione.
Quando Teddy avesse abbandonato il suo fianco avrebbe dovuto concentrare tutta la sua forza e la sua concentrazione sul trattenere lo scudo da solo o, quei NewMan l’avrebbero raggiunti e nel migliore dei casi portati via.
Guardò suo padre, aveva paura che facesse una stronzata e non poteva reggere lo scudo e contemporaneamente preoccuparsi per lui.
“Immobilizzalo” sentenziò guardando Teddy che annuì soltanto e lo fece prima che Draco potesse anche solo emettere un fiato.
Draco divenne rigido e sarebbe caduto a terra se Teddy non lo avesse preso e adagiato giù.
“Mi dispiace, papà” disse Scorpius distogliendo per un attimo gli occhi dalla battaglia.
Un altro NewMan si unì agli altri, adesso erano in quattro.
Erano tutti a volto scoperto, erano vestiti da Auror e Scorpius cercò di ignorare il dolore nel vedere i suoi colleghi, persone con cui aveva mangiato e lottato, persone di cui si era fidato.
“Adesso!” intimò a Teddy, non sapeva quanto avrebbe potuto reggere ancora.
Lui non se lo fece ripetere due volte e si precipitò all’interno della cella uscendone pochi secondi dopo.
Tirò fuori la passaporta, prese Narcissa e Draco poi si voltò verso Scorpius “come facciamo?” gli domandò.
Avevano pensato a tutto, ma adesso con quattro NewMan che erano venuti allo scoperto non potevano certo lasciare andare lo scudo o li avrebbero colpiti.
“Aziona la passaporta” gli ordinò “contiamo fino a dieci e poi lascio andare lo scudo”.
Teddy non sembrava del tutto convinto, ma sapevano che non avevano alternativa.
Premette il dito sulla passaporta.
Uno.
Due.
Tre.
Un altro NewMan ma questa volta gli occhi di Scorpius si sgranarono.
Quattro.
Era Estela. Com’era possibile?
Cinque.
Sei.
Sette.
Non riusciva a smettere di guardarla. Era sempre stata parte del loro gruppo o si era unita a loro per la rabbia verso di lui?
Otto.
Lasciò cadere lo scudo e si voltò, ma un secondo prima che mettesse il dito sulla passaporta un incantesimo lo colpì in pieno.
Teddy vide la scena come al rallentatore nonostante si fosse svolta nell’arco di tre secondi, o forse proprio per quello.
Provò ad afferrare la sua mano per portarlo con sé, ma non ci arrivò e un secondo dopo la passaporta lo strappò via di lì.
 
***
“Dove sono Sarah ed Harry?”
Sammy abbassò la testa per un secondo alla domanda del preside, ma la rialzò subito.
La realtà era che non aveva la più pallida idea di dove fossero dato che l’ultima volta che li aveva visti erano proprio con lui, ma sapeva che non doveva dirlo.
Li avrebbe cercati lei, magari si sarebbe fatta aiutare da Ginny, ma aveva la sensazione che non avrebbe dovuto mettere gli adulti in mezzo.
E per far ciò doveva mentire. Solo che lei era una frana a mentire, era risaputo e tutti se ne approfittavano.
Ma in quel momento non poteva permetterselo. In fondo anche lei aveva i geni di suo padre per cui avrebbe mentito e lo avrebbe fatto fino a riuscire a convincerlo.
“Nella loro camera” rispose con voce sicura.
Neville annuì “per cui se io adesso vado nel dormitorio maschile…”
“Lo troverà” lo interruppe annuendo più volte con la testa e sperando che non decidesse di farlo davvero “ma non le consiglio di andare in quello femminile perché Sarah era molto arrabbiata e… insomma la conosci”.
Neville sospirò e Sammy cercò di reggere il suo sguardo senza vacillare e proprio in quel momento sentì il ritratto aprirsi e vide entrare dei ragazzi.
Sapeva che Neville non avrebbe insistito ancora molto davanti agli altri studenti.
Tutti dovevano pensare che non ci fosse niente di strano, niente di cui aver paura.
Vide il preside guardare il volto spensierato dei ragazzi che rientravano per prepararsi per la cena.
“Va bene” disse Neville anche se non sembrava del tutto convinto e Sammy vide Sarah rientrare proprio in quel momento.
Il sollievo che la invase le si dovette leggere negli occhi perché Neville si voltò e espirò lentamente quando vide la nipote attraversare il ritratto.
“Non dovevi essere a letto?” le chiese lanciando un’occhiata a Sammy che sgranò gli occhi per far capire all’amica che doveva reggerle il gioco.
“Lo ero” disse lei con una voce così flebile che Sammy aggrottò le sopracciglia.
“Se non ti dispiace vorrei tornarci, nonno” aggiunse e si incamminò ma Neville la fermò facendo comparire uno scudo davanti a lei.
Vide di aver attirato lo sguardo di qualche studente, ma non se ne curò. Aveva la sensazione ci fosse qualcosa di strano.
“Harry dov’è?”
Sammy vide gli occhi di Sarah pieni di lacrime per cui decise di intervenire.
“Nel suo letto, professor Paciock” rispose al posto dell’amica “non si sentiva bene”.
Neville spostò per un attimo gli occhi su Sammy e poi li riportò su Sarah.
“Cosa avete fatto nel tempo in cui mi avete confuso?” domandò e Sarah trasalì.
Si era dimenticata di aver incantato suo nonno.
“Niente” disse e Sammy chiuse gli occhi, la sua voce era talmente debole e incerta che anche lei poteva capire che stava mentendo.
Figurarsi un adulto e soprattutto suo nonno che la conosceva molto bene.
Lo vide assorbire entrambe le labbra dentro la sua bocca pensieroso.
“Va bene” disse infine “preparatevi per la cena, ci vediamo tra poco” continuò e uscì con un frusciò del mantello.
Sammy sospirò e si portò una mano al volto per un attimo poi guardò Sarah “pensi che tuo nonno ci abbia credute?”
“Penso di no” ammise “e penso che lo dirà al primo adulto che incontrerà…probabilmente tuo padre, per cui ho bisogno di te” affermò decisa.
Sammy guardò dei ragazzi passarle accanto per salire le scale e afferrò l’amica per un polso per allontanarla da lì.
Sarah gemette e si strusciò il polso con la mano.
Sammy la osservò, non poteva averle fatto male.
“Che succede?” le domandò preoccupata “dov’è Harry?”
 
***
Dominique sospirò guardando la figura della figlia addormentata sulla sedia più vicina ad Ella.
“Non la lascia mai” disse James comparendole alle spalle e Dominique si lasciò investire dal profumo del marito desiderando solo potersi appoggiare al suo petto e farsi cullare fino a dimenticare tutto.
“Neanche io ti lascerei” gli disse soltanto e James le poggiò le mani sulle spalle cominciando a massaggiarle leggermente e facendola immediatamente rilassare sotto le sue famigliari dita.
“Te lo ha detto?” chiese curioso.
“Non ce n’era bisogno” rispose Dominique arretrando di un passo fino a poggiarsi davvero al suo petto.
“Sono sua madre” aggiunse “la conosco in tutto e lei ed Ella si amano tantissimo”.
James appoggiò leggermente il mento sulla testa della moglie “mi sento uno stupido…”
Dominique si voltò verso di lui con un sorriso “sei solo suo padre” lo interruppe “è normale, nessun padre vuole pensare che la sua bambina sia già innamorata, ma lei non si allontanerà da te”.
James sorrise “sarà bene che non lo faccia o io…”
“Ci siamo!” l’esclamazione di Alice che entrava nella stanza assieme a Lorcan li interruppe e svegliò Ginny che guardò subito Ella forse aspettandosi che si fosse svegliata.
Quando vide i suoi occhi chiusi puntò i propri in quelli dei genitori e poi della zia per cercare di capire il motivo di tanta confusione.
“Ella o Bailey?” chiese Dominique avvicinandosi alla cognata.
“Ella…”
“…o almeno speriamo” Lorcan interruppe Alice e la guardò severamente “dobbiamo tenere i piedi per terra” la riprese.
“Dai, diteci tutto” ordinò James pratico.
***
Lily sentì un brivido percorrerle la spina dorsale nel vedere stagliarsi davanti a sé la casa dove sicuramente era Gabrielle e dove si trovava il quartier generale dei NewMan.
L’aveva cercato così tanto e ora stava per entrare nella tana del serpente.
Avrebbe ucciso l’uomo che aveva messo fine alla vita dei suoi genitori.
“Non credevo avrei mai visto Lily Potter nervosa”.
“Non lo sono”.
“Se lo dici tu” ribattè Nott scuotendo le spalle.
“Va bene lo sono, ma entrare nella tana dei lupi senza bacchetta e legata non era esattamente come immaginavo che avrei affrontato il supremo” si lamentò muovendosi un po’ per allentare la corda che le stringeva il busto.
Mike rise “sai benissimo che quella corda non ti sta stringendo veramente, senza contare che tieni nascosto tra le mani il capo per scioglerla e la tua bacchetta è solo trasfigurata” ribattè battendosi la collana di cui spuntava solo il filo “la proteggerò a costo della vita” la prese in giro e Lily alzò gli occhi al cielo.
“Piuttosto sei sicura di quel Teddy Lupin?” le chiese.
Lily sapeva che glielo chiedeva per il piano e annuì.
“Affiderei la mia vita a lui” rispose immediatamente.
“Lo hai fatto davvero” le disse guardandola attentamente e Lily annuì di nuovo sperando con tutta se stessa che Teddy trovasse presto il suo messaggio.
Cercò di calmarsi “tu piuttosto, pensa a recitare bene” lo riprese.
“Recito da una vita” replicò lui e Lily sentì un dolore trafiggergli il petto.
Forse era arrivato il momento di dirgli di Molly.
In fondo, anche se le faceva strano anche solo pensarlo, ormai si fidava di lui.
Si fermò e lui si arrestò con lei e la guardò interrogativo.
“Molly è ancora là” gli disse e lo vide stringere la mascella. Forse era stato un colpo basso nominarla così all’improvviso.
“Potter…”
“No, devi saperlo perché se io dovessi morire… lei non merita di restare ancora sola” abbassò gli occhi sicuramente intuendo le mille cose che probabilmente passavano dalla mente di Nott.
“Promettimi che andrai da lei e che la renderai felice, ha sofferto così tanto per colpa mia”.
La mascella di Micheal si indurì ancora di più e i suoi occhi si fecero più sottili.
“Mi lasceresti andare? Un NewMan?”
“Se sarò morta non ci saranno alternative, ma promettimi che Scorpius e Bailey…”
“Stai zitta!”
La interruppe con un tono così deciso che Lily si zittì davvero.
“Il Supremo non è uno stupido per cui se morirai sicuramente ti seguirò poco dopo… pensa a recitare bene e la tua benedizione me la darai quando saremo fuori da questo casino”.
Lily si morse il labbro, ma sospirò e annuì prima di riprendere a camminare.
“Per chiarire, un NewMan non avrà mai la mia benedizione” disse e Mike non replicò, ma Lily era sicura di aver visto una specie di sorriso spuntargli sul volto.
Cominciò a sentire come la presenza di qualcuno e si rese conto che essendo arrivati molto vicini alla villa del Supremo sicuramente vi erano decine di NewMan che li stavano spiando.
“Guarda guarda chi è tornato” disse una voce quando ancora mancavano una decina di metri al loro traguardo.
“A cosa dobbiamo la tua visita, traditore?” chiese un altro e Lily vide che puntarono la loro bacchetta alla gola di Mike mentre non la degnavano di uno sguardo.
Certo tra il Comandante ed un prigioniero legato non era certo lei il pericolo maggiore.
“Devo vedere il Supremo” disse Nott con voce fredda, quasi come se non avesse alcuna paura di due bacchette puntate addosso.
I due uomini risero “certo che lo vedrai, ti divertirai da morire con lui” lo schernì uno dei due calcando la voce sulla parola morire.
“Può darsi” replicò Mike “ma prima ho un regalino per lui” disse scuotendo la corda di modo da attirare la loro attenzione.
I due uomini guardarono per la prima volta chi c’era all’altro capo della corda e sgranarono gli occhi “dalla a noi” disse il primo.
“Ti piacerebbe, Zacker, forse in quel modo ti solleveresti dalla merda in cui navighi da sempre”.
“Stai attento, Nott, non sei più il cocchino del capo”.
Mike sorrise “dove si trova? Nel salone?” chiese ignorando la provocazione e ripartì facendo cenno con la mano agli altri di seguirlo.
Lily chiuse gli occhi ed ogni battito del suo cuore sembrava trasmettergli solo due parole: ci siamo.
Si sentì strattonare di nuovo e seguì Mike che ormai non la guardava più.
Il suo viso era divenuto una maschera di freddezza.
Quando entrò nella stanza Lily avrebbe voluto guardarsi intorno, studiare l’ambiente, cercare vie di fuga per quando fossero state necessarie.
Per fare tutte le cose che si era programmata di fare, ma non ce la fece.
I suoi occhi furono catalizzati dalle due persone che più odiava al mondo.
Una la conosceva bene, era Gabrielle ed era in piedi, la mano appoggiata allo scranno dove sedeva l’uomo.
Lily sentì il corpo vibrare di rabbia e di odio nel guardare entrambi, ma soprattutto nel guardare negli occhi quell’uomo.
L’uomo che Lily aveva cercato per tutta la vita.
L’uomo dalla cui bacchetta erano partiti gli incantesimi che avevano interrotto la vita dei suoi genitori.
Il Supremo.
Rodolphus Lestrange.
Rodolphus sorrise puntando gli occhi dritti nei suoi.
“Divertente” disse “avrei pensato che una persona al passo dalla morte non guardasse il suo futuro uccisore dritto negli occhi” la provocò.
“Non mi importa di morire se vi porto con me” replicò e Mike strattonò la corda talmente forte che lei cadde a terra “non provocarmi se…”
“Mike, Mike, Mike, sii educato” lo interruppe il Supremo e si alzò in piedi scendendo i tre scalini davanti a lui.
“Forse hai dimenticato come si sta alla mia corte?”
Corte? Lily avrebbe riso se non fosse stata così piena di rabbia.
Quell’uomo era così assettato di Potere che poteva fare a gara con quel simpaticone di Voldemort.
“Il mio comandante…” disse accarezzandogli la testa “il mio primo ufficiale…” gli afferrò i capelli “…e poi hai deciso di tradirmi” concluse tirandoglieli indietro con forza.
Lily vide come l’espressione del Supremo si fosse fatta di pietra. Un solo ghigno sadico impresso sul volto.
“Avevo grandi progetti per te…”
“Non vi ho tradito” replicò Mike “ho fatto tutto per potermi avvicinare alla Potter”.
Il Supremo lo lasciò con una spinta talmente forte da far barcollare Mike.
“Pensi sia stupido?”
Mike si inginocchiò e abbassò lo sguardo talmente velocemente che Lily non riuscì a reprimere una smorfia di disgusto.
“Sapete che non farei niente contro di voi, ma se non mi credete usate il Veritaserum”.
Lily aggrottò le sopracciglia. Cosa stava dicendo?
Alzò gli occhi verso Gabrielle e la vide con l’espressione felice come se fosse una bambina il giorno di natale.
Come poteva essere viva? Come poteva il Supremo volerla ancora viva?
Aveva così voglia di picchiarla che si alzò automaticamente in piedi.
“E sia” concordò il Supremo “portatemi il Veritaserum e intanto potremo toglierci dai piedi la famigerata Lily Potter…” la guardò avvicinandosi a lei, la bacchetta stretta nel suo pugno e uno sguardo pieno di odio.
Le puntò la bacchetta nel solco delle sopracciglia e sorrise “vorrei darti una morte rapida come quella dei tuoi genitori, ma tanto tu non la ricordi, giusto?” rise sguaiatamente e guardò i suoi adepti che si unirono a lui come cagnolini ubbidienti “non ricordi neanche quanti problemi mi hai creato, gli incantesimi di mio fratello sono perfetti…” spostò gli occhi verso un uomo che Lily aveva a malapena notato presa com’era da lui e Gabrielle.
“Come può essere qui?” chiese sinceramente stupita e per un attimo si pentì della sua domanda. Potevano capire che ricordava.
Il Supremo ghignò e tornò indietro di qualche passo di modo da avvicinarsi al fratello.
Lily aggrottò le sopracciglia. Lei stessa aveva visto Rabastan Lestrange ad Azkaban.
“Pensi davvero che sarei riuscito ad abbattere le barriere di casa tua senza di lui?”
Lily cercò di capire cosa intendesse, ma non riusciva.
“Le barriere innalzate da tuo padre erano molto potenti, barriere che soltanto il più potente spezzaincantesimi poteva abbattere”.
Lily continuò a passare lo sguardo tra i due uomini. Sentiva che le mancava un pezzo.
“Ma lui era in prigione…”
“Già, lo era, vero?” la interruppe divertito “ma c’era una persona che mi doveva un favore e che voleva proteggere la sua famiglia più di ogni altra cosa…” piegò la testa “ricordi che non ho permesso che tuo figlio morisse?”
Certo che lo ricordava. Aveva ogni immagine di quel maledetto giorno stampata nel cervello.
“Tuo figlio è un Malfoy e fino a quando lei mi avesse aiutato nessun NewMan avrebbe toccato un Malfoy”.
Lily pensava che il cervello le sarebbe andato in fumo cercando di unire tutti i pezzetti mancanti.
Qualcuno aveva preso il posto di Rabastan Lestrange e sicuramente era successo prima che morissero i suoi genitori dato che il Supremo aveva usato suo fratello per superare le barriere e arrivare ai suoi genitori.
E c’era solo una persona che era scomparsa da decenni e che poteva avere a cuore la salute dei Malfoy.
“Narcissa” disse in un soffio e lo sguardo del Supremo brillò e guardò Gabrielle “la sua intelligenza è sempre stata notevole”.
Lo disse quasi come un complimento, ma Lily sentì un brivido percorrerle tutte le membra.
Non avrebbe saputo dire se fosse stata per la rabbia o per il disgusto.
Altro che ucciderla, il Supremo amava Gabrielle.
Però lei si era opposta a lui e non una volta soltanto.
“Però Draco è quasi morto ed è colpa sua” lo provocò sperando di metterli l’uno contro l’altro.
“Non l’ho dimenticato” rispose soltanto però spostò lo sguardo da lei e Lily sperò di riuscire a creare una spaccatura.
“E lei può fare come le pare? Lei può metterti in discussione?”
“Nessuno mi mette in discussione!” disse deciso.
Narcisismo. Il problema di quasi tutti gli uomini di potere.
“Lasciala parlare” la voce leziosa di Gabrielle le fece stringere i pugni.
La vide scendere i tre scalini senza mai distogliere lo sguardo da Rodolphus “vuole solo dividerci” aggiunse giungendogli accanto e mettendo una mano sul suo braccio, ma lui non ricambiò e neanche la guardò.
Forse si era sbagliata. Forse non era innamorato di lei, forse era solo Edonismo.
Edonismo. Un altro problema di tutti gli uomini di potere.
“Ciao, piccola stella” le disse e Lily sentì le lacrime salirle agli occhi.
Solo sentirsi chiamare piccola stella strideva nelle sue orecchie come se avesse appena passato le unghie su una lavagna.
Il suo cervello si abbuiò.
Non le importava se era legata e senza bacchetta, non le importava neanche delle conseguenze, non riusciva a pensare a niente se non che erano entrambi lì davanti a lei e la guardavano con scherno.
Si lanciò contro di loro in una specie di imitazione di un sacco di farina che viene scagliato con forza.
Riuscì a raggiungere Gabrielle e lei cadde di schianto sotto il suo corpo “non osare…” Lily però non fece in tempo neanche a finire la frase che subito si sentì travolgere da un dolore lancinante.
Le sue membra si contrassero e si espansero in posizioni innaturali ed essendo legata il dolore fu così intenso che Lily sentì la coscienza vacillarle mentre provava a smettere di urlare.
Non meritavano le sue urla o il suo pianto.
“Sei davvero una guerriera” affermò il Supremo sollevando la bacchetta e mettendo fine all’incantesimo.
“Dimentico sempre che avevi solo nove anni quando ti scagliasti la prima volta su di me” la sua voce era divertita e Lily sbattè più volte le palpebre per cercare di guardarlo nonostante lo sguardo offuscato dal dolore.
“Ucciderti con un semplice Avada sarebbe quasi un offesa, devi morire combattendo, anche se non sai farlo…” rise e di nuovo tutti si unirono a lui.
Lily prese un respiro cercando di sollevarsi a sedere, il Supremo fece cenno ad un uomo e questo la sollevò di peso senza tante cerimonie.
Lily barcollò. Era bastata una sola cruciatus e già si sentiva così debole?
Guardò Gabrielle che nel frattempo si era sollevata e si stava scuotendo la veste dalla polvere.
La vide lanciare uno sguardo a Rabastan e lui incrociò le braccia, ma la sua espressione non variò.
“Ma prima penso che meriti una punizione per ogni uomo e donna che mi hai sottratto catturandolo o costringendomi ad ucciderlo” disse il Supremo facendole riportare l’attenzione su di lui.
Lily si morse la guancia per cercare di non spalancare gli occhi.
Se le avesse inferto una Cruciatus per ogni uomo dopo sarebbe stata troppo debole per combattere.
Aveva fatto arrestare decine di uomini.
“Basta una mano per combattere, giusto?”
Il respiro le si inceppò nei polmoni e guardò Gabrielle, la sua espressione sadica la fece rabbrividire, ormai non doveva neanche più nascondersi.
Prese un respiro preparandosi alla sofferenza psicologica e fisica.
Non poteva sperare in un aiuto di Nott. Non fino a quando il loro piano non fosse giunto a compimento.
Lo guardò appena mentre con la magia la liberavano dalle corde e due uomini le stringevano le braccia per tenerla ferma.
No, non sarebbe stata ferma.
Tirò una testata all’uomo dietro di lei e spostò le gambe per cercare di mantenere l’equilibrio nonostante sentisse la testa rintronarle dall’interno.
Quando il secondo le si avvicinò gli tirò un pugno e subito un calcio nello stomaco che lo fece piegare, fece in tempo a girarsi verso il terzo che si ritrovò immobilizzata e cadde a terra di schiena spezzandosi il fiato nei polmoni.
Non riusciva a muoversi di un millimetro ed un volto le comparve nel campo visivo: il volto di Gabrielle.
Avrebbe voluto sputarle nel viso nel vedere lo sguardo con cui la stava osservando, ma non poteva muoversi.
“Sai dove sbagli?” chiese il Supremo comparendole nel campo visivo “ripeti sempre gli stessi errori” rispose alla sua stessa domanda “anche se ammetto che è impossibile non ammirare il tuo mordente”.
“Sarà più divertente spezzarla” aggiunse Gabrielle e Lily si chiese se si potesse essere più sadiche di lei.
Godeva a vedere le reazioni angosciate delle persone.
“Liberatela” disse infatti “non c’è soddisfazione così” aggiunse divertita.
Sentì il suo corpo tornare a funzionare e fece per alzarsi, ma due mani le cinsero le braccia tirandola su di peso.
Era Nott e, nonostante la sua espressione fosse rimasta di ghiaccio, sentì che le sue mani non la stavano stringendo troppo forte come avrebbero fatto altre.
Lo ringraziò mentalmente.
Gabrielle sorrise come se avesse intuito i suoi pensieri e si avvicinò di nuovo a Rodolphus mettendogli una mano sopra il braccio e spalmandosi letteralmente contro di lui.
Lily cercò di trattenere una smorfia di disgusto, ma non era certa di esserci riuscita.
“Potremmo farle vedere il nostro regalino” propose avvicinando il volto costì tanto a quello di Lestrange che Lily era sicura che l’avrebbe baciato.
Lui si voltò verso di lei e le sollevò il mento “pensi sia già il momento, mia cara?” le chiese.
Lily si guardò intorno con un pessimo presentimento.
Vide l’altro Lestrange e il suo volto cereo e fisso sul fratello e Gabrielle. Un sospetto si fece strada in Lily, ma come poteva usarlo a suo vantaggio?
Spostò lo sguardo e vide Whisper e non riuscì a trattenere un gemito di rabbia nei suoi confronti.
Sentì Gabrielle ridere “oh no, non è lui” disse e fece un cenno ad un NewMan che a sua volta si voltò e fece cenno ad un altro.
Il cuore di Lily minacciò di uscirle dal petto mentre vedeva entrare Scorpius privo di sensi e sorretto da altri NewMan. Estela che gli puntava la bacchetta contro la nuca.
Estela? Estela?
Non riusciva neanche a immaginare come si fosse sentito Scorpius quando l’aveva scoperto.
Se l’aveva scoperto e non l’aveva preso di sorpresa alle spalle.
Quel pensiero le fece provare una rabbia incredibile e sentì il desiderio di scagliarsi su di lei, ma Nott dovette intuire i suoi pensieri perché le strinse più forte le braccia.
Questo la riportò alla realtà.
Scorpius era davanti a lei. Era quello che contava.
Adesso erano davvero nei casini perché non doveva più solo pensare a se stessa, lo potevano usare.
Sapeva che Gabrielle lo avrebbe usato per farla soffrire, sembrava non aspettare altro.
La sua espressione era piena di soddisfazione mentre studiava ogni sua minima reazione.
Provò a nasconderla dietro ad una maschera, ma non era mai stata brava a fingere, senza contare che era anche preoccupata per la riuscita del piano.
Scorpius era con Teddy e se lo avessero ucciso? Come avrebbero fatto ad uscire di là?
Non poteva pensarci. Non doveva pensarci perché non poteva permettere alla sua determinazione di vacillare.
“Scorp” sussurrò e come se non avesse atteso che sentire la sua voce gli occhi di Scorpius si aprirono lentamente.
Gabrielle battè le mani eccitata “i due innamorati sfortunati” disse senza distogliere lo sguardo da lei “che si ritrovano sempre nonostante tutto, perché non mettere alla prova il loro amore?”
 
COMMENTO: OK, ECCOMI QUA!! IN RITARDO LO SO, MA PER FARMI PERDONARE HO PUBBLICATO UN CAPITOLO PIU’ LUNGO DEL SOLITO : ) MI DISPIACE AVER INTERROTTO PROPRIO SULL’ARRIVO DI SCORPIUS, MA SAREBBE VENUTO UN CAPITOLO TROPPO LUNGO : ) PER IL RESTO COME PRATICAMENTE TUTTE AVEVATE IMMAGINATO LUCIUS NON SI E’ SUICIDATO E ORA SI COMINCIANO A SCOPRIRE GLI ALTARINI DEI CATTIVI!! CHE NE DITE DI GABRIELLE E DEI DUE LESTRANGE? E SARAH E SAMMY CHE COMBINERANNO? DRACO HA RITROVATO LA MADRE MA PERSO IL PADRE E IL FIGLIO COME LA PRENDERA’? GRAZIE MILLE A CHI MI FARA’ SAPERE!! RINGRAZIO TANTISSIMO SOPRATTUTTO CHI MI HA FATTO SAPERE NELLO SCORSO CAPITOLO OVVERO: ICEPRINCESS / ARYELLE / SHIORI F / LUISA21 / DEAR DRACO / FEDELA WATSON E DREAMER IMPERFECT!! GRAZIE DAVVERO DI CUORE!! GRAZIE ANCHE A CHI MI HA MESSO TRA LE PREFERITE / SEGUITE E RICORDATE ED ANCHE A CHI MI LEGGE SOLTANTO!! UN BACIONE!!

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Capitolo 55
*** 55 CAPITOLO ***


Teddy si smaterializzò in quello che capì immediatamente essere il salotto di casa sua e si sentì subito sollevare da due mani grandi e forti.
Guardò negli occhi il proprietario di quelle mani e si accorse che si trattava di suo suocero e che lo stava guardando preoccupato in modo molto paterno.
“Sto bene” disse passandosi una mano tra i capelli e cercando di riordinare i pensieri di tutto quello che era appena successo.
“Scorpius è stato preso, il quartier generale degli Auror è invaso di NewMan e…” abbassò gli occhi e vide Victoire sollevare Narcissa e guardarla con un misto di sospetto ed incredulità “sì è lei” confermò alla moglie.
Victoire lo guardò con entrambe le sopracciglia sollevate, sembrava aver perso le parole.
“Per favore liberate Draco” disse rivolto ad una delle decine di persone che aveva intorno e di cui parve accorgersi solo in quel momento “come mai…?” chiese lasciando la frase in sospeso.
Hermione si fece avanti e indicò Sean che nel frattempo si era seduto ad un tavolo ed aveva aperto un qualcosa che Teddy non riconosceva, ma aveva l’aspetto di un piccolo televisore.
“Si chiama tablet” spiegò vedendo il suo sguardo sorpreso “mi serve per trovare Simone…”
“Sappiamo dove sia Simone? E come funziona? Può guidarci anche da Scorpius?” si guardò intorno “Lily è tornata?”
“Lily?” gli occhi di Victoire si spalancarono, ma Teddy non fece in tempo a rispondere perché come ebbe pronunciato il nome di Lily un foglietto gli si materializzò tra le mani.
Guardò tutte le persone intorno a lui.
Erano troppi e il fatto che quel foglio si fosse materializzato quando aveva pronunciato il nome di Lily lo rendeva prezioso.
Guardò Victoire, era sicuro che anche lei stesse pensando le stesse cose che invadevano la sua mente.
Lily aveva già usato quel metodo e non erano state buone notizie.
 
Doveva essere ad Hogwarts.
Doveva essere al sicuro, ma Teddy si chiese perché non ne fosse stupito.
Il primo anno in cui Lily era rimasta sola, senza nessuno dei suoi fratelli o Scorpius a tenerla d’occhio e lei si era già messa nei guai.
O almeno era sicuro che stesse per mettercisi.
Appena era rientrato in casa dall’ufficio, si era rilassato e non aveva pensato a niente e nessuno.
Poi James era passato a fare incetta di provviste ed Albus era tornato dall’università magica e allora avevano cominciato a parlare e scherzare, fino a quando non aveva pronunciato il nome di Lily e, in quel momento, esattamente nell’istante in cui le sue labbra si erano richiuse dopo il suo nome, un foglio si era materializzato tra le sue mani.
Lo aprì ignorando le domande curiose di James ed Albus e lo sguardo smarrito di Victoire.
Le sue labbra si ridussero sempre di più in una linea sottile e le sue mani si incresparono per chiudersi violentemente attorno al foglio ad ogni riga che leggeva.
“Che succede?” chiese James senza riuscire più a trattenersi.
Sapeva che c’era solo una cosa capace di ridurre Teddy in un tale stato.
“Che ha fatto Lily?” chiese Albus dimostrando a sua volta di aver capito.
Teddy poggiò la lettera sul ripiano, ma non la lasciò e per un attimo trattenne il fiato per impedirsi di urlare.
“Che ha fatto?” insistette Victoire.
Teddy finalmente lasciò la presa sulla lettera che fu immediatamente afferrata da James e che ne lesse ogni riga con avidità.
“Che stiamo aspettando?” chiese poi.
Teddy si alzò e guardò la moglie “crede di aver trovato un covo di NewMan” le spiegò e Victoire si portò le mani alle labbra.
“Per fortuna non ha del tutto perso la testa” disse Albus posando la lettera “ti ha praticamente detto dov’è”.
 
Gli occhi di Victoire si riempirono di lacrime in quel momento proprio come in quello di anni prima.
“Vai” gli disse e indicò la porta con la testa.
Teddy annuì, ma prima che potesse uscire la porta si aprì e quello che vide lo bloccò sul posto.
Fece un passo indietro quasi spaventato e andò a sbattere contro qualcuno che a quanto pareva lo stava seguendo.
Si voltò e vide Draco che lo stava guardando con l’espressione più fredda e rabbiosa che avesse, ma non gli stava dicendo niente.
Teddy se ne stupì per un attimo. Si sarebbe aspettato che Draco cominciasse a dare in escandescenze per la sorte del figlio e che lo avrebbe tartassato di parolacce o chissà che altro, ma capì immediatamente di essersi sbagliato.
Aveva imparato a conoscere Draco Malfoy e la sua famosa maschera. Non gli avrebbe mai detto nulla.
Non ora davanti a tutti.
Stava per chiedergli dove pensasse di andare quando il rumore di un bicchiere che si infrangeva a terra fece sobbalzare i suoi nervi a fior di pelle.
La sua mano si strinse attorno alla bacchetta e si rilassò di nuovo quando riportò lo sguardo sulla porta.
Per un attimo il pensiero di Lily e Scorpius lo aveva distratto, ma quello che era davanti a lui era la cosa più innaturale al mondo.
La persona che era davanti a lui non era normale che fosse lì perché doveva essere morta da più di vent’anni.
“Molly” sussurrò e spostò gli occhi sulla suocera che era accanto a lei.
Aveva bisogno di spiegazioni.
Sapeva che il biglietto di Lily doveva essere urgentissimo, ma Molly, la figlia di Percy era lì.
Ed era viva.
Era la seconda persona che pensava morta e che vedeva quel giorno.
Non sapeva se fosse un attentato alle sue coronarie o un test sulla sua salute mentale.
Si voltò verso gli altri per capire se fosse una sua visione, ma li vide tutti impietriti come lui.
Per un attimo sentì la mancanza di James, lui con la sua spontaneità avrebbe detto qualcosa che avrebbe spezzato la tensione che in quel momento sembrava così tangibile da poterla toccare come una presenza fisica.
Vide gli occhi di Lucy e capì che il bicchiere doveva averlo rotto lei.
Erano pieni di lacrime, ma sembravano talmente scioccati che Teddy si chiese se stesse respirando.
Fece per andare da lei, ma vide Molly muoversi e capì che ci stava andando lei per cui restò immobile ad aspettare quello che sarebbe successo.
Gli sembrava quasi un deja vu di quando aveva ritrovato Lily e di nuovo quella lettera parve prendere fuoco nella sua mano.
Lily era ormai come se fosse la sua bambina, l’amava in un modo così paterno che il pensarla in pericolo le faceva davvero male.
“So che avrai tante domande…”
La voce di Molly fu soffocata dall’abbraccio di Lucy e Teddy capì che qualsiasi fossero le spiegazioni che avrebbe voluto dare avrebbero dovuto aspettare perché la voglia di abbracciare e stringere la sua gemella erano troppo forti.
La voglia di capire che non era un sogno, che era davvero lì davanti a lei.
“Come è possibile?” sussurrò voltandosi verso Fleur.
Lei prese un respiro “non sono sicura di averlo capito neanche io…”
“C’entra Lily, vero?” il tono di Draco era più quello di un’affermazione che di una domanda e Teddy strinse la mascella.
Avrebbero mai scoperto tutti i segreti di Lily?
“Va bene” sentenziò infine “tenetemi aggiornato, vado a vedere cosa mi deve dire…” s’interruppe sentendosi seguito. “Tu non vieni con me” disse voltandosi verso Draco.
“Oh, sì invece” si oppose lui.
“Scorpius non ti ha salvato perché io ti metta in pericolo…” lo guardò attentamente cercando di far penetrare ogni parola “non hai la preparazione”.
Draco sospirò “può darsi” convenne Draco “ma sono un padre arrabbiato per il figlio in pericolo e non c’è niente di più temibile… dovresti saperlo anche te”.
Teddy sospirò “questa lettera è di Lily” provò a dire per capire se si sarebbe arreso.
“Neanche undici anni di lontananza sono riusciti a dividerli… sicuramente dov’è lei c’è anche lui” disse lapidario e Teddy annuì “non essermi di intralcio” gli disse e neanche lui sapeva se fosse un avvertimento o una preghiera.
Ormai negli anni aveva cominciato ad apprezzare quello strano cugino di secondo grado, altezzoso, ma che provava a rimediare ai suoi errori del passato.
Si chiese se fossero stati i geni Black di sua nonna, ma lui aveva sempre capito Draco Malfoy.
“Va bene, andiamo” ed uscirono dalla stanza.
***
Lorcan finì di versare la pozione nella bocca di sua figlia ed attese.
Non sapeva cosa si aspettasse, forse che si svegliasse immediatamente o che almeno cominciasse a fare qualche movimento ed invece Ella rimase immobile come prima della pozione.
“Tra quanto dovrebbe fare effetto?” la voce di Ginny, con la sua fretta di sedicenne, lo fece trasalire.
Si voltò verso di lei e vide che James l’aveva attirata protettivamente al suo petto.
Per un attimo quell’immagine gli fece male. Quando avrebbe potuto di nuovo stringere Ella?
“Non lo so” disse in un sospiro “non so neanche se funzionerà” continuò sentendo la rabbia invaderlo.
Erano giorni che lavorava alla pozione.
Giorni che si concentrava su quello per non pensare al fatto che suo marito era probabilmente un NewMan dei più cattivi.
Avrebbe tanto voluto non credere a quel bastardo di Nott, ma qualcosa dentro di lui gli diceva che era vero.
Aveva letto la verità negli occhi di quell’uomo, mentre sapeva che erano anni che cercava di darsi spiegazioni coerenti davanti a quelle che era stranezze di Jason.
Jason che avrebbe voluto non cambiasse mai e che invece era cambiato da tempo.
“Non c’è niente che sappia” si sfogò piano.
La voce indirettamente proporzionale alla rabbia che provava.
“A quanto pare mi sfuggono anche le cose più evidenti” aggiunse alzando la voce “mia figlia sta rischiando la vita e mio marito probabilmente sta cercando di pianificare come uccidere la mia migliore amica” esplose portandosi le mani ai capelli.
“Lorcan…”
“Non farlo!” interruppe James sul nascere “non cercare di giustificarlo. Jason è un NewMan, Jason che è l’amore della mia vita, il padre di mia figlia se anche si riprende come posso dirle una cosa del genere?”
“Lorcan…”
“Già, per non parlare del fatto che potrebbe non volermi ascoltare, non dopo che suo padre e sua madre biologici sono vivi e redenti a quanto pare…”
“Lorcan, Ella non ti volterebbe mai le spalle, non smetterà mai di volerti come padre…”
“Oh certo, perché continuare a tenere un padre alchimista quando il padre biologico è uno strafigo NewMan pentito che cerca di salvare il mondo insieme a Lily e soprattutto…”
“Un NewMan?”
La voce che lo interruppe gli fece ghiacciare il sangue nelle vene e il collo gli si girò così velocemente che Lorcan non era sicuro che fosse ancora rimasto attaccato al suo corpo.
“Ella” sussurrò e poi corse da lei e l’attirò tra le sue braccia.
Finalmente si permise di piangere per tutta la tensione e la rabbia che lo avvolgevano da giorni.
Finalmente si permise di tornare a respirare e lo fece per odorare il profumo della sua bambina.
“Come stai?” le chiese senza lasciarla andare.
“Sto bene, papà” rispose lei con voce soffocata dal suo petto.
Lorcan sorrise e la staccò da sé asciugandosi le lacrime.
“Merlino, mi dispiace così tanto” le disse tirando su con il naso “sei sicura di star bene?” chiese di nuovo prendendola per le spalle e osservandola a fondo.
Ella strinse le labbra “cosa mi è successo?” chiese spostando finalmente gli occhi dal padre per spostarli sul resto della stanza.
Quando i suoi occhi incontrarono quelli di Ginny si spalancarono e le labbra si stirarono automaticamente in un sorriso.
Ginny fece un passo in avanti. La voglia di abbracciarla era così forte che per tenerla a bada non faceva altro che mordersi l’interno della guancia.
Lorcan si voltò e sorrise vedendo come le due ragazze si stavano guardando poi si alzò per dare la possibilità a Ginny di avvicinarsi.
“Ehi, Potter, ti sei preoccupata?” chiese Ella sarcastica e Ginny scosse solo la testa prima di precipitarsi da lei, prenderla per il viso e attirarla in un bacio senza curarsi che i genitori di entrambe fossero lì attorno a loro.
“Hai ragione, sai?” sussurro James “mi sa che devo rassegnarmi, la mia bambina è cresciuta”.
Dominique guardò il marito intenerita e gli poggiò la testa sulla spalla “dai, pensa che gli altri due sono ancora piccoli” lo consolò e James sorrise.
“Cosa mi è successo?” chiese Ella separandosi da Ginny e guardando dappertutto tranne che suo padre.
Lorcan cercò di non restarne ferito, forse era solo un’impressione.
“Qual è l’ultima cosa che ricordi?” le chiese ed Ella puntò finalmente gli occhi su di lui “a parte il tuo sfogo di cinque minuti fa?” chiese e dalla voce trapelava rabbia.
“Ella…”
“Figlia di un NewMan? Pensavo di essere tua figlia” lo interruppe sottolineando il tua con la voce.
“Tu sei mia figlia!” affermò deciso Lorcan “e lo sarai sempre, ma i tuoi genitori biologici sono tornati fuori e non posso ignorare che tu possa volerli conoscere…” abbassò leggermente la testa “che tu preferisca stare con loro” aggiunse lentamente.
“Non esiste” disse Ella “puoi raccontarmi tutto, io non preferirò mai loro a te” lo rassicurò e Lorcan sentì le lacrime tornare prepotentemente nei suoi occhi, ma le scacciò deciso, sua figlia non meritava che sorrisi da lui.
 
***
Lily non era sicura che il suo cuore stesse ancora battendo.
La visione di Scorpius privo di sensi e sorretto solo dalla magia era stata un colpo troppo forte e inaspettato per lei.
Adesso la situazione si complicava.
Lily non era più sicura che il suo piano avrebbe funzionato perché comunque fossero andate le cose, loro avrebbero sempre avuto Scorpius dalla loro.
E lei sapeva che non sarebbe mai riuscita a rischiare la sua vita.
La propria era un conto, ma quella di Scorpius… non sarebbe mai riuscita a sopravvivere senza di lui.
“Scorpius” sussurrò e lui, quasi come se non riuscisse a non rispondere alla sua preghiera,
 aprì gli occhi.
Quando incrociò le iridi di Lily li spalancò, d’un tratto sembrava che la confusione fosse evaporata dalla sua testa ed avesse lasciato il posto alla lucidità di un Auror.
Capì immediatamente dove fosse e quali fossero i guai in cui si era cacciata Lily.
Cominciò a muoversi per liberarsi, ma la morsa della magia di Estela pareva non allentarsi mai.
“Perché lo fai?” le chiese Lily vedendo il suo viso soddisfatto “eri un Auror” aggiunse.
Lei sorrise “un Auror sottopagato e con dei colleghi troppo orgogliosi per capire quando sei stufa di questa vita” si lamentò.
Scorpius si voltò di scatto verso di lei, la rabbia glaciale nei suoi occhi grigi.
“Abbiamo passato nottate intere a parlare” le ringhiò pur senza smettere di agitarsi.
Lily cercò di ignorare la fitta di gelosia al pensiero di Scorpius che si sfogava con qualcuno che non fosse lei, ma era un’altra vita e non poteva pensarci.
“Già e poi? Poi è tornata lei e tu sei sparito più veloce di un boccino”.
“E’ stata vendetta la tua?”
Il viso bellissimo di Estela si deturpò in un ghigno “avrei anche potuto accettarlo, in fondo anche quando stavamo insieme mi hai detto quanto fosse stata importante per te… l’amore della tua vita… di quelli che ne succede solo uno in tutta la vita” la voce di Estela era piena di amarezza e Lily capì che non era stato il suo ritorno a farla arruolare nei NewMan.
Lei c’era già.
“Io dovevo proteggerti da vicino” confessò “proteggere Malfoy erano questi gli ordini…”
“Estela!”
La voce del Supremo la interruppe ed Estela si raddrizzò sicuramente rendendosi conto che stava per dire troppo.
“Adesso basta!” tuonò e si diresse verso Scorpius “la situazione è cambiata, i Malfoy non hanno più necessità di protezione, come penso saprai visto che ti hanno catturato davanti alla cella del vecchio Lucius…”
“Maledetto!” inveì Scorpius continuando a muoversi nella speranza di riuscire a liberarsi.
Rodolphus scosse le spalle “eravamo amici io e il vecchio Lucius, non mi è piaciuto ordinare di ucciderlo” sentenziò e la sua voce fece venire i brividi a Lily.
Era un uomo a cui importava solo della vendetta e del potere.
“Adesso cosa faccio con te? Ti rispedisco dalla tua nonnina fatto a pezzi in un pacchetto?” sorrise “forse quello le farà capire che doveva molta più devozione a sua sorella…”
“Ha sacrificato vent’anni della sua vita” lo interruppe Scorpius.
“Ma per voi, non per lei… non l’ho dimenticato”.
Lily strinse i pugni. Non poteva temere anche Scorpius.
“Tu non vuoi uccidere lui, se uccidi me la tua vendetta sarà completa…”
“NO!” urlò Scorpius e Lily lo guardò. Non avrebbe mai permesso che si sacrificasse per lui.
Il Supremo si voltò verso di lei, ma Lily restò concentrata sulle iridi di Scorpius.
Quelle iridi argentee che la guardavano con una forza e una determinazione che solo l’amore più puro poteva dare.
“Potresti torturare lui e vedere l’effetto in lei…sarà delizioso” affermò Gabrielle raggiungendola “o ancora meglio se lo fai torturare da lei… un bell’Imperius e il gioco è fatto”.
Lily sentì il cervello andarle in fiamme ed era sicura che le stessero uscendo anche dagli occhi perché il sorriso di Gabrielle si congelò nel volto prima di ritirarsi.
Torturarla? Imperius?
Che fosse maledetta se avesse permesso a Gabrielle di giocare ancora alla piccola sadica con la sua vita.
Si mosse talmente velocemente per aggredirla che riuscì a sfuggire alla presa di Nott, gli tirò una gomitata in pieno viso e mentre lui si accasciava gli strappò la collana dal collo che come da previsione riprese la forma della sua bacchetta appena la strinse di nuovo nella sua mano.
Sapeva che probabilmente non era il momento migliore.
Sapeva che non era il piano che avevano studiato.
Sapeva che probabilmente stava mandando tutto al diavolo e che non aspettare Teddy poteva costarle la vita, ma semplicemente non riusciva più a ragionare.
Voleva Gabrielle morta.
In un secondo le puntò la bacchetta contro e le invio uno schiantesimo con una tale rabbia che la potenza la fece finire contro il muro opposto.
Per un attimo il silenzio regnò nella sala.
Lei contemplava il corpo accartocciato di Gabrielle e gli altri guardavano lei sorpresi, poi ad uno ad uno si voltarono tutti verso il Supremo in attesa.
“SCHIANTATELA!” ruggì lui con rabbia.
E quasi come se avesse dato una sorta di via, incantesimi iniziarono a volare verso di lei.
Lily Alzò immediatamente uno scudo e si voltò verso Nott.
“Era necessario colpirmi?” le chiese alzandosi e afferrando la sua bacchetta che si trasfigurò al tocco come quella di Lily.
“Mi avresti lasciato fare?” gli chiese retorica e lui scosse la testa “sai che è una follia, vero?”
Lily rispose ad un incantesimo mentre Nott si sostituiva a lei nel tenere alto lo scudo e si voltò verso Scorpius.
Per ora nessuno lo stava considerando troppo presi com’erano dal cercare di abbatterla, ma prima o poi a qualcuno sarebbe venuto in mente, per cui doveva liberarlo immediatamente.
Rodolphus Lestrange si avvicinò al fratello, ma questi lo guardò solo un secondo prima di precipitarsi da Gabrielle.
Lily capì di averci visto giusto. Rabastan era innamorato di Gabrielle mentre Rodolphus continuava ad amare Bellatrix.
Gabrielle aveva usato anche loro.
 
***
Ginny aveva la mano in quella di Ella e non riusciva a credere quanto le fosse mancato il suo contatto.
Le avevano lasciate sole per dar loro un pochino di privacy ma sapeva che non sarebbe durata, erano troppo preoccupati per la situazione, oltre al fatto che Bailey aveva bisogno di cure costanti.
“E quindi hai gridato a tuo padre tutto il tuo amore per me? Come nei film romantici?”
Ginny arrossì “ero arrabbiata e nervosa” si giustificò ed Ella sorrise “direi” sottolineò “hai mai urlato contro tuo padre?” le chiese e Ginny scosse la testa.
Suo padre era un giocherellone, il cosiddetto poliziotto buono come amava definirsi per cui non aveva mai avuto bisogno di arrabbiarsi o fare qualche scenata adolescenziale… almeno fino a quel momento.
“Ero terrorizzata” disse baciandole la mano “tu non ti riprendevi e Bailey…”
“Cosa è successo a Bailey?”
“Non lo sappiamo, ha cominciato a perdere sangue da ogni parte, uno spettacolo orribile… ora sono riusciti a bloccare il sangue quasi del tutto…bè, a parte qualche episodio” le spiegò con voce triste.
Ella annuì e lo guardò steso accanto a sé, sembrava quasi dormire se non fosse stato per il suo viso cereo e le labbra violacee.
“Non può andare avanti ancora a lungo se non trovano un contro incantesimo”.
Ella annuì di nuovo poi si voltò verso di lei “e perché la sua scooby gang non è con lui?”
Ginny strinse le labbra pensierosa, con tutto quello che era successo le era passata di mente, ma dove erano sua sorella, Harry e Sarah.
“A dir la verità non lo so… per molto tempo sono sempre stati qua e poi…”
“Continuiamo ad essere qua”.
Come evocate dai loro discorsi Sarah e Sammy si tolsero il mantello dell’invisibilità da addosso e comparvero al loro fianco.
Ginny ed Ella le guardarono stupite “perché mai devi usare il mantello?” chiese verso sua sorella “puoi venire quando vuoi” aggiunse.
Sammy aggrottò le sopracciglia “gli adulti non devono sapere che siamo venute” si giustificò poi entrambe posarono lo sguardo su Ella “siamo felici che ti sia ripresa” aggiunse.
Ella annuì, ma non sorrise, sembrava che il suo discorso includesse un ma.
“Ma abbiamo bisogno del tuo aiuto” aggiunse infatti Sarah e spiegò alle due ragazze cosa era successo.
“Non esiste si è appena ripresa” disse subito Ginny, stringendo senza rendersene conto ancora più forte la mano di Ella.
“Si tratta di Harry!” si arrabbiò Sammy “nostro cugino in mano ad un NewMan” chiarì come se ce ne fosse bisogno.
Ginny scosse la testa. Sentiva le lacrime di frustrazione invaderle le guance.
“Verrò io e insieme abbatteremo quel NewMan…”
“Già dimenticavo che sei un asso nei duelli, capace di combattere contro i NewMan…”
“Nostra zia Lily lo faceva…”
“Sì e hai sentito nostro padre quante volte ha rischiato di morire?”
Le due sorelle stavano continuando a battibeccare, ma Sarah riusciva solo a guardare Ella.
Vedeva la battaglia che imperversava nei suoi occhi.
La paura che le invadeva la pelle e il cuore, ma la voglia di fare la cosa giusta.
“Perché vuole me?” chiese e improvvisamente anche le sorelle si fermarono dal litigare e guardarono Sarah in attesa della risposta.
“Dai suoi vaneggiamenti ho capito che si tratta di una vendetta verso il tuo vero padre…”
“Non è il mio vero padre, è il mio padre biologico…” abbassò gli occhi e si portò le mani in grembo “e ancora non posso credere di essere figlia di un NewMan”.
Ginny sentì il dolore nelle sue parole. Non ne avevano ancora parlato, non voleva sprecare i loro primi momenti da sola e oltretutto voleva che fosse Ella a decidere quando e se parlarne, ma sapeva che quello che aveva scoperto era stato uno shock per lei.
“Va bene, andiamo” sentenziò e Ginny scosse la testa.
“Non sarò una vigliacca che lascia morire un altro al mio posto…”
“Non morirà nessuno!” la voce decisa di James fece intirizzire tutte e quattro, il loro piano di fuga era durato più o meno cinque minuti.
Sammy si voltò lentamente e vide suo padre appoggiato allo stipite della porta con Neville accanto.
Dominique, Albus, Alice e Lorcan erano solo un passo dietro.
“Anche se sarei curioso di vedere fino a che punto avreste trascinato la vostra follia di combattere contro un NewMan…”
“Io ed Ella sappiamo combattere” si giustificò Ginny punta nell’orgoglio.
“Hai la più pallida idea di quanti incantesimi conosca un NewMan?” chiese James che non scherzava più “sareste morte prima ancora di fare una sola domanda” spiegò loro.
“Come avete fatto a scoprirci?” chiese Sarah.
Neville sorrise alla nipote “Harry a riposarsi? Era meglio non andare a controllare? Ho chiamato Albus e Alice dieci secondi dopo aver parlato con voi”.
Ginny riflettè, ecco dov’erano i suoi zii quando avevano risvegliato Ella.
“Dov’è Harry?” chiese Albus facendosi spazio per passare davanti a loro.
Sammy e Sarah guardarono i suoi zii, erano il ritratto del terrore.
“Se ve lo dico Harry sarà in pericolo… ha detto che se avverto qualcuno lo ucciderà”.
Vide Albus irrigidirsi e stringere i pugni alle sue parole.
“Dov’è?” chiese di nuovo come se ogni altra parola fosse troppo difficile da pronunciare.
“Sarah non è uno scherzo” l’ammonì James la voce dura.
“So che non è uno scherzo” la voce di Sarah si ruppe “mi ha tenuta legata ad un albero insieme ad Harry, l’ha torturato davanti a me… non ho mai avuto così tanta paura nella mia vita” disse e tutte le lacrime che era riuscita a trattenere fino a quel momento cominciarono a scorrere.
Neville si fece avanti e prese la nipote tra le braccia.
“Ho sempre voluto essere come Hermione” si sfogò con le lacrime che fluttuavano nei suoi occhi blu “e poi me la faccio sotto davanti al primo NewMan e non riesco neanche a mentirti…”
“Scoprì anche loro” la interruppe il nonno alzandogli il mento “anche Harry, Ron ed Hermione” le spiegò e Sarah sgranò gli occhi incredula.
“Solo che all’epoca ero piccolo e loro mi immobilizzarono facilmente” disse con un sorriso, poi sospirò “so che sei spaventata, ma è importante, lo capisci?”
Sarah guardò Albus somigliava così tanto a suo cugino e quegli occhi spaventati gli sembrarono gli stessi occhi di Harry.
“Va bene è nella foresta proibita”.
Neville si voltò di scatto “come può essersi avvicinato tanto?” chiese “ci sono molti Auror in giro per la scuola” si giustificò.
James scosse la testa “qualcosa mi dice che possiamo fidarci solo delle persone che sono qua dentro” rispose semplicemente.
“Neville, avete scorte di Polisucco?” chiese.
“Naturalmente” rispose il preside.
“Ella, ti dispiace darmi qualche capello?”
Ella annuì immediatamente.
“Bene, allora non preoccuparti, Sarah… Ella sta per andare incontro a questo NewMan” si voltò verso suo fratello “ti riporterò Harry indietro” gli disse e Albus scosse la testa.
“Non hai Scorpius a pararti il sedere, non ti lascio solo” sentenziò “e prima che tu dica qualsiasi cosa sappi che si tratta di mio figlio e di mio fratello” precedette le sue proteste.
James sospirò “e sia… Sarah, avrei bisogno anche dei tuoi capelli” si arrese.

COMMENTO: ECCOMI SONO TORNATA!! E STO FINALMENTE BENE ANCHE SE CONTINUO AD ESSERE POSITIVA MA VABBE’ TORNEREMO NEGATIVI DAI : )) VOI COME STATE? PRIMA DI TUTTO GRAZIE MILLE DI CUORE A TUTTI PER LA VICINANZA ED I VOSTRI MESSAGGI DI INCORAGGIAMENTO!! SIETE DEI TESORI!! TANTO TANTO AMORE!! SECONDA COSA IL CAPITOLO SO DI AVERVI LASCIATO NEL PIENO DELLA BATTAGLIA CON LILY E SCORP, MA SAREBBE VENUTO UN CAPITOLO DAVVERO TROPPO LUNGO IN COMPENSO SPERO DI RIUSCIRE AD AGGIORNARE PRESTO!! PER I NOSTRI PICCOLI POTTER NON PENSAVATE MICA CHE NEVILLE SI SAREBBE FATTO FREGARE DA DUE RAGAZZINE COSì FACILMENTE? :D:D:D INFINE IL RITRORNO DI MOLLY…SO CHE POTEVO FAR VEDERE PIU’ REAZIONI, MA CI SARA’ TEMPO, ORA DEVONO SALVARE SIMONE E LILY : ))) INFINE DRACO NON PENSATE CHE NON AVRA’ ALCUNA REAZIONE A QUELLOCHE GLI E’ SUCCESSO… DICIAMO CHE ADESSO DOVEVO DARE DELLE PRECEDENZE!! SPERO CHE MI FARETE SAPERE SE IL CAPITOLO VI E’ PIACIUTO E CHE COME REGALO DI NATALE ABBIATE VOGLIA DI LASCIARMI LA VOSTRA OPINIONE CHE E’ SEMPRE GRADITISSIMA : )) INTANTO RINGRAZIO LE FANTASTICHE RAGAZZE CHE LO HANNO FATTO NEL CAPITOLO PRECEDENTE OVVERO: ICEPRINCESS / ARYELLE / SHIORI F /  LUISA 21 / FEDELA WATSON / CLALIP / GINGER ALE E DREAMER IMPERFECT!! GRAZIE DI CUORE!! INOLTRE RINGRAZIO CHI MI HA AGGIUNTO ALLE PREFERITE / SEGUITE E RICORDATE ED ANCHE CHI MI LEGGE SOLTANTO!! INFINE BUON NATALE A TUTTI!! SEPPUR CHIUSI IN CASA SPERO CHE PASSIATE TUTTI UN SERENO NATALE!! UN BACIONE!!

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Capitolo 56
*** 56 CAPITOLO ***


“Non fare cazzate”.
Il tono era duro, ma la voce dolce e posata di Ella lo rendeva meno minaccioso.
James però non era mai stato così serio.
Nonostante ora avesse le sembianze della fidanzata della figlia e fosse alto più o meno la metà del suo solito, continuava a guardare suo fratello come se avesse ancora il suo vecchio corpo e da come Albus si interruppe nel bere la polisucco capì che anche lui lo stava vedendo come il vecchio sé.
“Tu devi solo assistermi” ordinò “non correrai verso Harry” iniziò ad elencare alzando un dito “ti fingerai terrorizzato e farai credere di sapere cinque o sei incantesimi, solo al momento che inizierà la battaglia tra me e lui andrai da Harry e insieme…” sottolineò l’ultima parola con la voce “correrete al riparo del castello dove vi aspetteranno anche gli altri nel caso dovesse vincere e venire a riprendervi”.
Albus scosse la testa con vigore per evitare di vomitare e poi guardò James mentre la sua statura si abbassava tornando ad essere più basso del fratello e i capelli gli si allungavano fino a diventare una chioma bionda e fluente.
“Allora siamo d’accordo?” chiese di nuovo James e Albus sospirò “sei conscio che non ti lascerò solo?”
“Devi farlo” gli disse guardando gli occhi blu di Sarah, ma immaginando quelli verdi del fratello “devi mettere in salvo Harry”.
James vide che Albus sembrava sul punto di protestare di nuovo, ma poi lo vide annuire e si rilassò.
Probabilmente il suo cervello di padre aveva valutato che la persona più in pericolo sarebbe stata Harry e lui aveva la priorità.
James abbozzò una specie di sorriso. Sperava che lo facesse davvero.
Non poteva preoccuparsi anche per suo fratello.
Uscirono dalla stanza e con un’ultima occhiata alla persone che occupavano l’infermeria se ne andarono.
Dire loro qualsiasi cosa sarebbe stato di troppo. Qualsiasi frase sarebbe saputa di addio.
Lo avevano fatto così tante volte ed ora erano in due contro un solo NewMan potevano farcela.
Anche se, la cosa che spaventava davvero tanto James era che questo NewMan dal racconto di Sarah sembrava davvero assetato di vendetta verso Ella e quello che lei rappresentava ed aveva Harry prigioniero.
Non poteva rischiare la vita di suo nipote non se lo sarebbe mai perdonato.
Arrivarono all’imboccatura della foresta proibita che ormai era quasi buio, ma quello non dava alcun fastidio a James, anzi, l’oscurità avrebbe impedito di vedere che la sua mano impugnava la bacchetta già pronta a scagliare il primo incantesimo o che le mani di Albus tremavano per l’ansia e l’agitazione.
“Tieni gli occhi aperti” ammonì il fratello “non possiamo essere sicuri che qualche suo amichetto non sia con lui”.
Albus si limitò ad annuire e James era sicuro che fosse per tutta la tensione che stava vivendo in quel momento e si chiese se avrebbero mai avuto pace.
Se i NewMan si sarebbero mai estinti.
Sentì un fruscìo e si fermò di colpo giusto in tempo per vedere un incantesimo volare verso di loro.
Si abbassò portando il fratello con lui e maledicendo la mancata lealtà di quei maledetti.
Mai che aspettassero di essere faccia a faccia, dovevano sempre giocare scorretto e di anticipo.
“Siamo qua come hai chiesto” urlò rialzandosi e puntando la luce della bacchetta verso il punto più oscuro.
“Devi liberare Harry” ordinò e seppur la sua voce fosse quella di una ragazzina di sedici anni si accorse che era comunque autoritaria.
“Hai la stessa spavalderia di tuo padre” rispose una voce.
Ancora James non riusciva a vederlo, ma cercò di tenere la bacchetta puntata verso il punto da cui gli sembrava venire la voce.
“E la stessa mania di fare la cosa giusta” aggiunse.
“Erano i patti” intervenne Albus.
James poteva sentire il suo corpo rigido e all’erta accanto al proprio.
La voce rise “i patti?” domandò “io non rispetto i patti”.
James vide Albus fare un passo in avanti, poteva sentire il calore della sua rabbia e si ritrovò a trattenerlo per la giacca con le dita come se fosse davvero la ragazzina di cui aveva il corpo.
“E se io andassi via?” lo sfidò James “non avresti la tua vendetta”.
L’uomo rise di nuovo “pensi di poter andare via?” la derise “sei già morta da quando hai messo piede in questo bosco” le rispose “ma voglio renderlo spettacolare per tuo padre”.
James indurì la mascella “perché?” chiese “non sei suo amico?”
L’uomo si mosse di nuovo schiacciando alcune foglie e James mosse un altro passo verso la fonte del rumore.
Voleva lasciargli meno vantaggio possibile.
“L’amicizia è una cosa da ragazzini” rispose “e lui mi ha tradito… si è alleato con la Potter, pensava che non l’avrei capito?”
La rabbia che sentì nella parte finale della frase fece capire a James ciò che sarebbe successo prima che succedesse e gli permise di spostarsi dalla traiettoria portando di nuovo Albus con sé.
“Sei una ragazzina sveglia” disse l’uomo “pensavo che a quest’ora saresti stata già nelle mie mani pronta ad essere torturata”.
James si rialzò di nuovo e ancora fece un passo verso di lui, ma si voltò di scatto quando vide che Albus si era alzato, ma era rimasto indietro.
“Stiamo perdendo tempo” si arrabbiò “non sappiamo cosa ha fatto ad Harry… devo trovarlo”.
“Harry…” la voce sembrò assaporare quel nome come se fosse qualcosa di dolce “non l’ho ucciso se è quello che questa giovane ragazzina teme” continuò “mi sono solo divertito un po’” aggiunse enigmatico.
I pugni di James si strinsero così tanto che si sarebbe aspettato di sentire dolore, ma dimenticava che Ella non aveva la sua forza.
Si voltò verso Albus “trovalo” disse e per un attimo gli parve quasi di scorgere il verde famigliare dei suoi occhi in quelli di Sarah tanto era il dolore che stava provando.
Dolore che James era abituato a vedere.
“Tornerò…”
“Pensa solo a portarlo in salvo” lo interruppe e Albus annuì prima di sparire.
James non lo guardò correre via troppo preso a controllare che quel maledetto non incantasse suo fratello, ma Stephen non lo fece.
Anzi rise e si mosse fino a rendersi scoperto.
Errore. Grosso errore.
James alzò la bacchetta pronto ad attaccare, ma non si mosse subito, non voleva scoprire le sue carte.
Che la credesse una sedicenne indifesa ancora per un po’.
“Quanti incantesimi di attacco conosci?” chiese Stephen sarcastico.
James lo guardò bene, era alto una decina di centimetri più di Ella ed era anche piuttosto robusto.
In un corpo a corpo, dove il suo corpo era quello di Ella, non avrebbe mai potuto vincere.
Doveva contare tutto sulla magia.
“Più di quanti credi”.
L’uomo arricciò un labbro in un ghigno crudele “sei arrogante” la prese in giro “sarà il tuo lato Weasley” aggiunse.
James assottigliò gli occhi felice di aver scoperto i piani dei ragazzi, quella tortura psicologica sarebbe stata troppo per Ella.
“Sai che sono stato io ad uccidere tua madre?” chiese ancora.
James cercò di tenere a bada la collera alla menzione di Molly. “Era una continua distrazione per Mike” si giustificò.
“Tuo padre intendo” chiarì “sai qualcosa di lui? Cosa ti hanno raccontato?”
“Cosa vuoi?” chiese di rimando James.
Non voleva stare al suo gioco “cosa vuoi da me?”
Stephen giocherellò con la bacchetta. La stava sottovalutando.
“Ucciderti e cosa sennò?”
James approfittò della sua distrazione e lanciò un incantesimo di disarmo, ma la mano di Stephen si strinse di più attorno alla bacchetta.
“Ma che brava ragazzina” si complimentò “credo di averti sottovalutata” continuò guardandola attentamente negli occhi.
“Penso che ti farò a pezzetti e poi lascerò una testimonianza con la mia memoria a beneficio di tuo padre”.
“Perché?” chiese James pentendosi subito. Davvero voleva capire come funzionasse la mente di un pazzo?
Stephen però scosse le spalle, per niente disturbato all’idea di rispondere.
“Perché tuo padre mi ha tradito” rispose con una calma glaciale che fece capire a James quanto fosse infuriato.
“Dovevamo dirigere i NewMan, lui era il secondo del comandante e io dovevo diventare il suo secondo quando avesse preso il suo posto e poi?” sbuffò “quello stupido si è fatto traviare dalla Potter… la Potter che era nostra nemica da sempre e lui ci si allea e sai perché?” alzò la bacchetta per indicarla “per te e perché ancora vive nel ricordo di tua madre”.
James vide la rabbia di Stephen aumentare ad ogni parola e capì immediatamente che stava per attaccarlo.
Questo gli permise di non lasciarsi sorprendere e si riparò dietro ad un albero prima di rispondere all’attacco.
La battaglia era cominciata.
Non c’era tempo di chiedersi se Stephen fosse stupito per come Ella sembrasse preparata negli incantesimi, ma per la prima volta James fu felice di avere quel corpo.
Era piccolo e agile e gli permetteva di scattare da un lato all’altro come lui con il suo corpo di quasi quarantenne non avrebbe potuto fare.
Non facilmente comunque.
Si fermò dietro ad un albero per riprendere fiato.
“Tuo padre ti ha insegnato qualche incantesimo vedo” urlò Stephen “ma non ti basteranno”.
James si sporse quel tanto che bastava per elettrizzarlo, ma riuscì a colpirgli solo la mano.
“Ti squarterò, ragazzina” disse l’uomo urlando di dolore.
Quell’uomo parlava decisamente troppo per fortuna di James perché ogni volta che perdeva tempo a minacciarlo era una distrazione che permetteva a James di attaccarlo.
“Ti aprirò il petto e ne strapperò il cuore” James approfittò per uscire di nuovo dal nascondiglio e tornare a colpirlo.
Stavolta riuscì ad aprirgli una ferita ad una gamba e lui si accasciò a terra con un grido.
“Ti ridurrò in pezzi talmente piccoli…”
“Adesso basta!” ordinò James uscendo dal suo nascondiglio e lanciandogli contemporaneamente un ultimo potente incantesimo.
L’uomo provò a spostarsi, ma la ferita non gli permise di essere abbastanza veloce e il suo corpo volò contro l’albero vicino per non rialzarsi.
James si portò una mano alla fronte riprendendo fiato.
Ce l’aveva fatta.
Sentì la mano che aveva poggiato sulla fronte cominciare ad ingrandirsi e piano piano vide le cose da una prospettiva diversa.
Prospettiva di quindici centimetri più alta.
Si chinò su Stephen e gli legò gambe e mani, sorridendo tra sé.
Era finalmente finita.
Nello stesso istante Albus emerse dalla foresta di nuovo se stesso con suo figlio appoggiato sotto braccio.
Sembrava stare bene a parte delle strisce di pelle che sembravano essere state letteralmente strappate dal suo collo.
“Harry, stai bene?” gli chiese avvicinandosi per guardare da vicino quelle brutte ferite.
“Si è divertito un po’ nell’attesa di Ella” rispose Harry con una smorfia di dolore.
James non riuscì a dire niente limitandosi a guardare Albus che aveva una tale ira negli occhi che sembrava chiedere solo vendetta.
“Tornerai come nuovo” gli disse James scuotendogli i capelli “ci penserà Dom a te” lo rassicurò.
Harry annuì e abbassò gli occhi su Stephen “sapevo che lo avresti battuto” disse cercando di emettere un sorriso tra tutto il dolore che doveva provare per la pelle strappata.
“Ehi tuo zio è un Auror di tutto rispetto” si vantò James ed Harry sorrise più ampliamente anche se quello lo fece gemere di dolore.
James e Albus si guardarono preoccupati, ma Harry sembrava deciso a far finta di niente.
“Un Auror in minigonna” lo prese infatti in giro seppur con voce incerta e James abbassò gli occhi per vedere che la gonna della divisa era diventata cortissima dato che le sue gambe erano diversi centimetri più lunghe.
“E poi Ella ha delle gambe più belle” rincarò e James si rilassò sentendolo scherzare nonostante tutto.
Guardò Albus e vide che anche lui sembrava più sereno.
“Ho comunque delle gambe più belle di tuo padre” ribattè James stando allo scherzo.
“Ma se sei il doppio più peloso” replicò Albus a sua volta ed Harry fece una mezza risata che però si chiuse con un colpo di tosse.
“Dai, torniamo al castello” disse James e puntò la bacchetta contro Stephen per sollevarlo e portarlo con loro.
 ***
Sean guardò Fleur “trovata” sentenziò chiudendo il lap top e ringraziando tutti i santi che esistesse la tecnologia.
Fleur annuì “bene” concordò “Hermione e Bill con noi, gli altri aspetteranno Teddy” ordinò.
Hermione si alzò subito e si avvicinò a Sean “quando tutto sarà finito mi spiegherai come funziona questo sistema per rintracciare un cellulare… è davvero troppo che vivo in mezzo alla magia” si lamentò.
Sean sorrise e annuì verso la donna, poi mostrò l’indirizzo e Bill lo prese per un braccio per smaterializzarsi.
Quando riappoggiò i piedi per terra Sean fu investito da un conato di vomito.
“E voi lo fate continuamente?” chiese retorico.
“Potevi avvertirlo” lo rimproverò Fleur apparendo accanto a loro nello stesso istante di Hermione.
“Oh insomma se si metterà con tua nipote si dovrà pur abituare…”
“Io… che cosa?” chiese Sean tornando subito in posizione eretta.
Hermione rise al suo imbarazzo e gli diede un colpetto sul braccio “dai, andiamo”.
Sean disse loro qual era la casa e poi si affidò a loro che aprirono porte e perquisirono stanze con il solo aiuto della bacchetta.
Finalmente quando arrivarono in quella che sembrava poco più di una cantinetta trovarono Simone.
Era accasciata sulle scale. Sembrava dormire ed aveva il cellulare stretto al petto come se fosse la cosa più preziosa che aveva.
“Simone” urlò Sean e corse verso di lei.
La ragazza aprì gli occhi “mi hai trovata?” chiese con voce rotta “davvero mi hai trovata?” chiese ancora e sembrava sofferente.
Fleur si chinò su di lei e quando le tastò le gambe la ragazza urlò.
“Mi dispiace” disse spostando subito le dita e guardando attentamente la nipote.
Aveva entrambe le gambe rotte.
Poteva essere stata Gabrielle? Fleur non potè fare a meno di rabbrividire.
Davvero sua sorella aveva perso il senno in quel modo e aveva torturato persino sua figlia?
Non era rimasto niente della piccola ragazzina che era cresciuta con lei? Quando era diventata così malvagia? E come poteva non essersene mai accorta?
Sentiva come se si potesse sgretolare da un momento all’altro e Bill parve percepirlo perché le mise una mano sulla spalla.
Un semplice contatto per incoraggiarla.
Fleur guardò gli occhi del marito per trarne la forza e ricacciò indietro le lacrime. Se fosse crollata non sarebbe servito a nessuno.
“Sì, me le ha rotte la mamma…” confermò Simone come se Fleur avesse espresso i suoi dubbi ad alta voce.
“Voleva essere sicura che anche se mi fossi ripresa non sarei fuggita” gli occhi le si riempirono di lacrime “ha preso il mio posto… ha preparato una pozione per Bailey…” afferrò la mano di Sean “dimmi che non è morto” lo pregò.
Sean sentì il cuore accelerargli i battiti.
Lui non sapeva come stesse Bailey, non sapeva neanche che fosse ferito.
“Se fosse grave lo avremmo saputo” li tranquillizzò Hermione, anche se non era del tutto convinta.
Stavano succedendo troppe cose tutte insieme perché qualcuno informasse gli altri.
Simone annuì “io conosco l’antidoto” disse cercando di mettersi seduta, ma riuscendo solo ad emettere un altro grido.
“Dobbiamo prima portarti via e curarti” disse Sean sollevandola tra le braccia e facendola gemere di dolore.
“Scusa” disse, ma Simone gli allacciò le braccia attorno al collo e scosse la testa prima di appoggiarla sulla sua spalla “sapevo che mi avresti trovata” disse con un filo di voce.
“Sei al sicuro adesso… penso io a te” disse stringendola protettivamente.
 
***
Teddy aprì il foglio e lo lesse sbiancando di più ad ogni parola che leggeva poi lo passò a Draco.
“Come li troviamo?” chiese quest’ultimo appena ebbe finito di leggere.
Teddy guardò attentamente Draco. Aveva Il volto così duro e tirato che Teddy si chiese se si sarebbe crepato tipo una maschera di cera.
“Dice di aver lasciato delle tracce per me” storse le labbra “e comunque tu non verrai”.
Draco emise una risata sarcastica “sai cosa apprezzo di te?” chiese retorico “la tua lealtà, penso tu l’abbia assorbita tutta da Harry, ma forse da lui hai assorbito anche un’altra cosa…” lo fissò negli occhi “l’ingenuità”.
Teddy fece per parlare, ma Draco lo precedette.
“Hanno ucciso mio padre e rapito mio figlio davanti ai miei occhi… davvero credi che possa stare qua ad aspettarti?” chiese.
“Non hai la preparazione” si oppose Teddy.
“Quando hai arrestato Dolohv eri ancora all’accademia, ma ricordo di aver guardato i tuoi occhi nella foto sul Profeta ed aver pensato che avevi la luce della vendetta negli occhi” assottigliò gli occhi “e tu non hai neanche mai conosciuto i tuoi genitori…”
“Non per questo non volevo la vendetta” lo interruppe e strinse le labbra cercando di capire dove volesse andare a parare.
“No, certamente” concordò Draco. Chi meglio di lui poteva capire cosa voleva dire la vendetta?
Lui che per vent’anni aveva ignorato suo padre per vendetta verso una madre scomparsa.
E adesso, adesso che sapeva la verità. Adesso che tutte le sue parole avevano avuto un senso non aveva neanche potuto guardare suo padre negli occhi e chiedergli scusa.
Quei maledetti gli avevano tolto anche quella possibilità.
“Ma ricorda quello che hai provato quando hai avuto quel maledetto di Dolohv tra le mani e pensa a cosa potrebbe impedirmi di voler provare la stessa cosa” gli spiegò.
Teddy stava per dirgli che avendo frequentato l’accedemia era comunque più preparato, ma sapeva che non era vero.
E sapeva anche che aveva ragione. Neanche lui sarebbe riuscito a restare fermo a guardare.
“E comunque hai bisogno dell’aiuto di tutti quelli che conosciamo preparazione o no… o credi di battere tutti i NewMan da solo?”
Teddy sospirò. Una delle tante cose che aveva ereditato da Harry era la poca voglia di mettere in pericolo gli altri, ma questa volta era una cosa più grande di lui.
Tutti avevano il diritto di combattere e tutti avevano qualcosa per cui combattere e per un attimo la sua testa fu rispedita indietro di tanti anni.
 
Era sdraiato sul pavimento, le mani a coppa attorno al suo viso e lo sguardo fisso sull’albero di natale.
Era a casa di Harry e Ginny e quell’anno anche la piccola Lily aveva dato il suo contributo nel fare l’albero e proprio lui nonostante avesse solo undici anni l’aveva sollevata per permettere alle sue piccole manine di duenne di mettere il puntale.
“Ehy, campione, perché non sei a letto?” chiese Harry avvicinandosi e sedendosi accanto a lui.
“Se non vai a dormire babbo natale non può arrivare” rincarò e Teddy fece una smorfia “non credo più a babbo natale, Harry” disse guardando il padrino imbronciato.
Harry sorrise mestamente “pensieri tristi?”
Teddy si voltò di nuovo verso l’albero. Come faceva il suo padrino a capire sempre tutto?
“Come fai a saperlo?” chiese e Harry scosse le spalle “io lo chiamo effetto natale… rende più pensieroso anche me…” si voltò a guardarlo “certe persone mancano di più a natale”.
Teddy sospirò e annuì “passerà mai?” gli chiese.
“Non del tutto, no” rispose Harry sinceramente.
“Vorrei che almeno mia madre fosse rimasta con me, la nonna dice che la pregò di restare… ora lei sarebbe…”
“Forse” lo interruppe Harry “ma è quello che avresti voluto, davvero?” gli chiese osservandolo attentamente.
“Certo che lo avrei voluto, sarebbe stata viva e…” esitò un secondo “e accanto a me” concluse abbassando lo sguardo sulle mani.
Harry sospirò e incrociò le dita portandosi le mani sotto il mento.
“So che è difficile da capire, soprattutto ad  undici anni” gli disse “ma tua madre meritava di combattere Voldemort tanto quanto me ed era sicuramente più preparata di tanti che erano là… era una madre, ma era anche una donna e una moglie e meritava di combattere al fianco del marito” sospirò “anche io avrei voluto poter proteggere tante persone e non metterle in pericolo, ma non è così che dimostriamo di amarle… dobbiamo renderli liberi di scegliere e tua madre ha scelto per te e per tuo padre…ed ora…” s’interruppe alzandosi in piedi “a letto che Babbo Natale…”
“Ti ho detto che non ci credo” lo interruppe alzandosi ma senza riuscire a togliersi il broncio.
Harry gli cinse le spalle con un braccio “va bene, allora vuoi fare l’assistente di questo babbo natale?”
Teddy vide il suo padrino fargli l’occhiolino e non riuscì ad impedirsi di sorridere.
 
Aveva capito il discorso di Harry soltanto anni dopo, ma rivide molto di quel discorso in quello che aveva appena detto Draco.
Nella seconda guerra magica combatterono ragazzini e gente che non aveva alcuna preparazione se non l’odio e la rabbia verso quel coglione di Voldemort e quindi chi era lui per impedire a tutti di combattere contro i NewMan, soprattutto visto che l’aiuto di tutti gli avrebbe fatto comodo?
“Va bene” convenne guardando gli occhi grigi di Draco “raduniamo le truppe” scherzò.
***
Lily corse verso Scorpius.
Doveva liberarlo, sapeva che era solo questione di secondi prima che qualcuno decidesse di puntargli una bacchetta alla gola e far finire la loro lotta.
Già erano solo in due, non potevano permettersi che avessero anche un vantaggio del genere.
Si voltò per rispondere ad un attacco, sapeva che non sarebbero durati molto se non fosse arrivato qualche aiuto e si pentì della sua dannata impulsività, ma il pensiero che quella maledetta di Gabrielle torturasse Scorpius solo per vedere l’effetto che avrebbe avuto su di lei era stato insopportabile e le aveva azzerato il cervello.
Si voltò di nuovo e vide che Scorpius la stava seguendo con gli occhi, non perdeva neanche una mossa, era come se fosse sicuro di ogni suo più piccolo movimento, ma volesse aiutarla con lo sguardo.
Lily fissò quegli occhi grigi come una meta.
Doveva arrivare a liberarlo. Dopo sarebbero stati tre, certo, non molti più di due, ma qualunque aiuto sarebbe stato il benvenuto e Scorpius era un Auror.
Era quasi arrivata quando qualcuno le si piazzò davanti.
Le mani sui fianchi, la pelle scura e i capelli vaporosi che sembravano perennemente mossi dal vento, in quel momento Estela sembrava quasi statuaria.
Non c’era da stupirsi che Scorpius fosse stato attratto da lei, lo era anche lei pur essendo eterosessuale, era decisamente una ragazza bellissima.
“Togliti” le disse, non aveva né tempo né voglia di mettersi a litigare come una ragazzina gelosa.
“E dove vorresti andare? A liberare il tuo amato?”
Le puntò la bacchetta contro “non te lo ripeterò” le disse facendo un passo in avanti.
Estela sorrise sarcastica “pensi davvero che abbia paura?” le chiese facendo a sua volta un passo in avanti “siete solo in due” le ricordò “è questione di secondi” concluse e Lily sapeva che aveva ragione.
Non potevano reggere.
“Quelli che bastano per stenderti” rispose alla provocazione ed Estela sorrise.
“E’ vero la leggendaria Lily Potter non teme niente” disse con voce impostata “ha affrontato i NewMan ed è sopravvissuta, nessuno l’ha mai dimenticata…” piegò la testa “bè, nessuno tranne il tuo fidanzato… è finito nel mio letto più veloc…”
La voce le si spense nello stesso istante in cui Lily gemette portandosi una mano al petto.
Il pugno che le aveva tirato era sicura che le avesse rotto ogni singola nocca della mano.
“Ahia” disse e senza riuscire a trattenersi portò lo sguardo su Scorpius “parlava troppo non trovi?” scherzò scuotendo ancora la mano.
Lo vide abbassare gli occhi su Estela e poi rialzarli dopo un secondo su di lei, un sorriso divertito che faceva capolino nel suo volto.
“L’ho sempre detto che sei manesca” scherzò “e che sei gelosa di me” aggiunse divertito.
Lily lo guardò in tralice poi evocò delle corde per legare Estela e si precipitò da lui.
“Forse dovrei lasciarti legato” lo provocò pur cominciando a sciogliere i nodi con la magia “così impari a far lo spiritoso”.
Scorpius fece scorrere la corda e quando finalmente ebbe le mani libere si voltò di scatto e le prese il volto tra le mani.
“Sai che amo solo te, vero?” le chiese “e se non stessimo per morire ti bacerei qua e subito”
Lily guardò gli occhi grigi di Scorpius e per un attimo si chiese se potesse dimenticarsi di tutto e baciarlo.
In fondo lo aveva detto lui stesso, stavano per morire, non meritava di morire felice?
Quando vide con la coda dell’occhio una luce verde dirigersi verso di loro interruppe quei pensieri.
Si abbassò appena in tempo portando con sé Scorpius che afferrò la bacchetta di Estela entrando immediatamente in modalità Auror.
“Bene, vediamo di trasformare lo svantaggio in vantaggio” le disse e Lily annuì “Vedi Nott?” le chiese lui e Lily scosse la testa e lo cercò con lo sguardo.
Era sicuramente da qualche parte circondato da una decina di NewMan.
“Andiamo” disse Scorpius alzandosi in piedi.
La fermò per un braccio quando la vide dirigersi dalla parte opposta “stai attenta” le disse e le accarezzò per un secondo la pelle scoperta del polso.
Lily sorrise. Non sarebbe cambiato mai. Per quanto la rispettasse avrebbe sempre cercato di essere il suo cavaliere dall’armatura scintillante e Lily non sarebbe mai riuscita a fargli entrare del tutto in testa che non ne aveva mai avuto bisogno.
Si buttarono nella battaglia e per infiniti minuti Lily combattè senza sapere minimamente dove fossero gli altri.
La battaglia li aveva divisi e lei non avrebbe saputo neanche ritrovarli.
Vide entrare dalla porta il capitano Whisper ed altri Auror venduti e gemette. Arrivavano sempre di più di loro e questo li metteva sempre più in svantaggio.
Se fino a quel momento se l’erano cavata adesso diventava un’impresa impossibile.
Finalmente ritrovò Nott e vide che aveva il volto pieno di sangue, ma ancora combatteva come una furia.
Riuscì a nascondersi dietro ad un tavolo e in quel modo riuscì a schiantare molti NewMan, almeno fino a quando non si sentì sollevare di peso e il pavimento mancarle da sotto i piedi.
La prima cosa che sentì fu la puzza infernale seguita dalla sensazione di viscido dove l’essere l’aveva afferrata.
Si agitò nella stretta per cercare di guardarlo, ma questo era così forte che le sembrava di essere un passerotto nel becco di un aquila.
“Lasciami, maledetto” imprecò Lily scuotendosi ancora per cercare di liberarsi, ma non riuscendo ad ottenere niente se non vedere finalmente una parte del viso dell’uomo.
Se uomo poteva chiamarsi.
Ormai non aveva niente di un uomo. Non aveva più i capelli, la pelle era viscida e raggrinzita, il colore del volto era grigio.
Era in mano ad un Inferius.
Quindi il NewMan che l’aveva risvegliato doveva essere lì vicino dato che quegli esseri non facevano niente se non gli arrivava il comando da chi li aveva svegliati.
Guardò la battaglia e vide che Scorpius e Nott stavano combattendo, nessuno dei due si era accorto di niente. Per fortuna.
Lily non voleva che smettessero di combattere per lei.
Non voleva che catturassero tutti e tre, ma quando vide arrivare Rodolphus Lestrange capì che era finita.
Era lui il padrone di quell’Inferius.
“Hai conosciuto Lestat, vedo” le disse e Lily cercò di guardarlo per quanto la stretta dell’uomo glielo permettesse.
“Un inferius… è una mossa schifosa anche per te” disse Lily nonostante la voce uscisse faticosamente a causa dello sforzo.
Regulus sorrise “non è facile risvegliarli, sai?” le chiese “magia nera…tanto oscura…”
“Degna del tuo vecchio padrone” lo interruppe Lily, ma Rodolphus sembrò quasi soddisfatto alla menzione di Voldemort.
Incrociò le braccia guardando verso la battaglia.
Era come se si stesse godendo uno spettacolo alla tv.
“Sono bravi lo ammetto” disse spostando lo sguardo da Scorpius a Micheal e viceversa “anche tu lo sei…i miei uomini combattono da parecchio e non sono neanche riusciti a stordirvi”.
Lily strinse la mascella cercando di deglutire nella presa di quella specie di uomo.
“Ma anche se avete la qualità vi manca la quantità” disse divertito “sarebbe comunque stata questione di minuti, ma non voglio perdermi il divertimento di vedere lo sguardo di quei due mentre Lestat ti spezza il collo”.
Lily non poteva voltarsi verso Rodolphus ma lo guardò con la coda dell’occhio e vide dalle sue iridi fredde e rigide che diceva sul serio.
“Volevi affrontarmi, battermi lealmente” gli ricordò e lui mosse la testa da un lato all’altro come se soppesasse l’idea.
“Fino a quando non hai fatto fuggire mio fratello e Gabrielle” rispose semplicemente.
Lily spalancò gli occhi.
Che aveva detto?
Cercò Gabrielle e Rabastan con lo sguardo, ma non li vide da nessuna parte.
Era fuggita? Quella maledetta di Gabrielle era fuggita ancora?
Sentì le lacrime salirle agli occhi e percorrerle le guance.
L’idea che Gabrielle fosse libera e insieme al suo amore le perforava il cuore e le bruciava la pelle.
Era un dolore più forte che il sapere che stava per morire.
Voleva la sua vendetta più di ogni altra cosa, voleva poterla fronteggiare.
“Ma adesso basta chiacchiere” disse Rodolphus interrompendo i suoi pensieri su Gabrielle.
Si puntò la bacchetta alla gola “FERMI!” urlò e Lily sentì come se un miliardo di spilli le stessero percorrendo la pelle mentre lo sguardo di Scorpius la trovava immediatamente come se ci fosse stato un segnalatore dentro di lei.
Lo vide spalancare gli occhi e fare un passo avanti come se volesse dirigersi da lei, ma poi si fermò sui suoi passi e guardò Rodolphus, probabilmente immaginava che un solo passo falso le sarebbe costata la vita.
“Vedo che sei intelligente” disse Rodolphus “un solo passo e Lestat le stritolerà ogni osso…” sorrise “bè lo farà lo stesso, ma perché anticipare i tempi” disse divertito.
A Lily sembrò di percepire il cuore di Scorpius aumentare i battiti, il flusso del suo sangue incrementare la velocità e il suo sguardo cercò immediatamente quello di Nott in una sorta di consultazione telepatica.
Era come se gli stesse chiedendo un aiuto o un’idea qualsiasi che potesse togliere Lily da quella situazione.
“Voglio prima darvi una possibilità” disse Lestrange “e…”
Tutto si fece buio intorno a Lily e per un attimo Lily credette che fosse una qualche magia di quel maledetto di Lestrange, ma quando lo sentì imprecare capì che non era così.
Due secondi dopo un volto illuminato dalla bacchetta comparve nella sfera visiva di Lily.
E Lily sentì le lacrime agli occhi dal sollievo.
“Giù le mani dalla mia piccola Lily”.
Era arrivato Teddy e dal rumore di sottofondo capì che non era solo.
Un attimo dopo anche il volto di Teddy si spense e Lily vide soltanto le luci delle magie scaturite dalle bacchette.
Si chiese come potessero vedere contro chi stavano combattendo, ma poi si disse che probabilmente se avevano gettato la buio pesto era proprio perché avevano trovato un modo, un vantaggio.
Capì che era sicuramente merito di Fred Jr o di Roxanne e il pensiero che ci fossero anche loro le scaldò il cuore.
“Maledizione” imprecò Lestrange “è tutto sbagliato” la sua voce era piena di rabbia.
“Uccidila” disse soltanto e Lily chiuse gli occhi immediatamente, nonostante il buio voleva essere sicura che l’ultima cosa che avrebbe visto sarebbero stati gli occhi grigi di Scorpius e del suo bambino.
Sapeva che nessuno avrebbe fatto in tempo a fermarlo.
Gli inferius erano difficilissimi da uccidere ed il buio che avrebbe dovuto avvantaggiarli in questo caso non lo avrebbe fatto.
Prese un respiro e si preparò mentalmente a morire, ma la morte non arrivò mai.
L’unica cosa che sentì fu il collo bruciarle intensamente.
Cadde a terra e si voltò nel buio totale vide Lestat bruciare come una torcia ai suoi piedi.
Due mani le cinsero le spalle e alla luce del fuoco provocato da Lestat Lily vide che era Scorpius.
“Ti ho bruciata?” chiese guardandola attentamente “no” mentì Lily e si gettò tra le sue braccia.
Sentiva i rumori della battaglia e sapeva che dovevano partecipare, ma era stata così vicina a morire che aveva bisogno di respirare un po’ dell’odore di Scorpius per tornare se stessa.
Lui parve pensare la stessa cosa perché le prese il viso e le baciò dolcemente le labbra “Merlino, pensavo che non avrei fatto in tempo” le disse con le labbra poggiate ancora sulle sue.
 Lily si staccò da lui mentre l’effetto della polvere buio pesto finiva e la luce tornava nella stanza “a quanto pare mi sbagliavo… ogni tanto ho bisogno di un cavaliere”.
Scorpius sorrise e la baciò di nuovo “è stato un onore” scherzò “aspettavo da anni di poterti smentire” aggiunse e si prese uno schiaffo sul braccio “non ci prender troppo gusto” lo riprese lei pur con un sorriso.
Il sorriso però le si spense subito quando vide un incantesimo arrivare verso di loro.
La battaglia non era finita.
Dovevano combattere… adesso però avevano qualche possibilità.

COMMENTO: OK SONO IN RITARDO LO SO, PERO’ PER FARMI PERDONARE QUESTO CAPITOLO E’ PIU’ LUNGO DEGLI ALTRI…SPERO NON TROPPO, MA NON RIUSCIVO A TOGLIERE NIENTE : )) COMUNQUE PROMETTO CHE PER I PROSSIMI CAPITOLI CERCHERO’ DI VELOCIZZARMI ANCHE PERCHE’ ADESSO NE MANCANO DAVVERO POCHI : )) ALLORA CHE DIRE, SPERO CHE IL CAPITOLO VI SIA PIACIUTO, IO PERSONALMENTE HO GODUTO NELLO SCRIVERE DEL PUGNO AD ESTELA : )) PER IL RESTO GRAZIE A JAMES CI SIAMO TOLTI STEPHEN DALLE SCATOLE, SEAN HA SALVATO SIMONE E COME AVETE VISTO TEDDY E COMPANY SONO ARRIVATI IN BATTAGLIA E ORA? FATEMI SAPERE COSA NE PENSATE E INTANTO RINGRAZIO LE FANTASTICHE RAGAZZE CHE LO HANNO FATTO NEL CAPITOLO PRECEDENTE OVVERO ICEPRINCESS / ARYELLE / SHIORI F /LUISA 21 /FEDELA WATSON / DEAR DRACO E  DREAMER IMPERFECT!! GRAZIE DI CUORE!! INOLTRE RINGRAZIO CHI MI HA AGGIUNTO ALLE PREFERITE / SEGUITE E RICORDATE ED ANCHE CHI MI LEGGE SOLTANTO!! UN BACIONE!!

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Capitolo 57
*** 57 CAPITOLO ***


Lily si guardò intorno. La battaglia infervorava intorno a lei e parecchi dei suoi parenti e amici stavano combattendo contro i NewMan.
Adesso la situazione era più equilibrata e le due fazioni stavano combattendo al massimo delle loro possibilità.
C’era qualcosa però che continuava ad ossessionare Lily ed era che Gabrielle era sparita.
Perché era sparita?
Razionalmente si diceva che forse aveva capito che la situazione si stava mettendo male per lei, ma in fondo sapeva che non era così.
Gabrielle era furba, ma contemporaneamente non resisteva all’idea di fare del male e non sarebbe mai andata via prima di vederla soffrire come si era prefissata.
E allora perché era sparita?
Perché non aveva approfittato della confusione per provare ad uccidere Scorpius e porre fine a tutte le sue speranze.
Forse…
Forse lei…
Gli occhi le si spalancarono. Aveva capito.
Aveva studiato Gabrielle per così tanto tempo e adesso che aveva raggiunto la maturità anche lei, le sembrava di comprendere le sue intenzioni ancora meglio.
Il cuore le si strinse per la paura per Bailey.
Gabrielle stava andando ad Hogwarts.
Voleva colpire dove era più vulnerabile e adesso che tutti erano lì a combattere sapeva che nessuno sarebbe stato ad Hogwarts.
“Devo andare” disse a Scorpius che stava combattendo al suo fianco.
Lui si voltò verso di lei solo un secondo prima di essere costretto a riportare l’attenzione sul NewMan davanti a lui.
“Che stai dicendo?” le chiese rapidamente e Lily ci riflettè un attimo.
Se glielo avesse detto lui sarebbe sicuramente voluto andare con lei e in fondo Gabrielle era un problema suo.
Era lei che doveva affrontarla.
Ad armi pari e questa volta non avrebbe avuto pietà.
“Lily, sii sincera per favore” l’ammonì lui stendendo il NewMan e voltandosi di nuovo a guardarla.
Lily si stupì di come Scorpius la conoscesse e capì che meritava la verità.
Non poteva più fare gli errori della vecchia Lily.
Essere voluta andare ad affrontare da sola Gabrielle la prima volta le era quasi costata la vita e aveva stravolto quella di molti suoi parenti.
“Penso che Gabrielle stia andando ad Hogw…”
“Bailey” la interruppe Scorpius capendo dove voleva arrivare.
La mano si strinse più forte attorno alla sua bacchetta, sarebbe mai finita?
“Pensi che quella maledetta stia andando dal nostro bambino?”
Lily si limitò ad annuire, ma Scorpius parve leggere nei suoi occhi tutte le cose che stavano passando per la mente di Lily.
“Ci sono James e Albus con lui” disse ed a conferma delle sue parole si guardò intorno per essere sicuro che il suo collega ed il suo migliore amico non fossero dentro alla battaglia.
“Devo affrontarla o non smetterà mai… è diventata una psicosi”.
Lo guardò sfidandolo a fermarla, non era solo il fatto che ci fosse il loro bambino in pericolo a renderla così decisa, ma anche l’essere così vicini alla fine… doveva farla finita.
Affrontarla di nuovo come dodici anni prima, ma quella volta sarebbe finita diversamente.
“Non posso…” Scorpius alzò una mano interrompendola e poi sospirò “andiamo” disse soltanto.
Lily sorrise e con un’ultima occhiata alla battaglia uscirono di corsa.
***
Nott si gettò di lato per evitare una maledizione e ne rispedì immediatamente un’altra che stese uno dei suoi vecchi alleati.
Aveva perso di vista la Potter e Malfoy ed adesso che erano arrivati tutti i buoni per lui sarebbe stato difficile uscirne indenne.
Emise un gemito di rabbia mentre rispondeva all’ennesimo incantesimo. Come aveva potuto farsi fregare in quel modo?
La Potter e la sua mania di fare la cosa giusta.
Lo aveva fregato e lo aveva fatto premendo sull’unica cosa che sapeva avrebbe avuto importanza per lui.
Molly.
Molly era viva.
Gli sembrava praticamente impossibile.
Erano vent’anni che viveva nel suo ricordo.
Che lottava di nascosto per quello che le avevano fatto ed invece era viva.
Come poteva esserlo?
Stephen si era vantato così a lungo di tutte le torture che le aveva inflitto, all’epoca gli aveva raccontato la storia così tante volte nei dettagli che lui aveva sempre pensato potesse essere una sorta di punizione.
Dover rivivere nella sua mente ogni scena di quello che il suo amico aveva fatto alla donna che amava.
E invece era viva.
E dov’era? Sarebbe mai riuscito a vederla di nuovo?
Un brivido lo percorse talmente forte che dovette tenere salda la bacchetta perché non gli sfuggisse di mano. Meritava di vederla di nuovo.
La Potter glielo doveva, soprattutto da quando era tornata aveva sacrificato tutto per lei.
Doveva fargliela incontrare.
Merlino gli sembrava di sognare.
Per un attimo gli parve di poter incrociare di nuovo quelle iridi castani, di vedere di nuovo quei capelli indomabili, di…
Le gambe gli si bloccarono nell’atto di sferrare un attacco e il NewMan non perse tempo e lo colpì ad una gamba facendolo cadere a terra, ma lui quasi non sentì niente.
Non aveva gli occhi chiusi e non stava dormendo com’era possibile che la vedesse?
Gli stavano forse facendo qualche incantesimo? Allora che lo continuassero ad incantare perché non era disposto a smettere di guardare quegli occhi.
Gli erano mancati così tanto, in quella particolare sfumatura di blu profondo che gli sembrava quasi di potervi annegare dentro.
Merlino, come poteva avere la forza di distogliere lo sguardo e riportarlo sulla battaglia davanti a lui?
Come poteva proteggersi da tutti gli incantesimi che gli stavano scagliando quando l’unica cosa che lo faceva continuare a respirare era vedere quel viso davanti a sé?
Poteva chiedere ad un incantesimo di restare per sempre? Di ucciderlo se avesse dovuto, ma di non smettere di fargli vedere quegli occhi e quel viso?
Quando gli occhi di lei si riempirono di lacrime ed una scorse piano sul suo viso capì che non era un incantesimo e non era un’allucinazione.
Quando la vedeva nella sua testa non piangeva mai, lo guardava con delusione, con rabbia, gli diceva che aveva avuto fiducia in lui, che pensava avrebbe messo fine a quella guerra e che lo avrebbe fatto per lei.
E invece la Molly davanti a lui stava piangendo. E lo faceva silenziosamente e senza neanche muoversi, come le aveva sempre visto fare.
Era come se non volesse disturbare, se volesse passare inosservata, ma passare inosservata ai suoi occhi era sempre stato impossibile.
Si alzò lentamente reggendosi la gamba ferita.
Era davvero lei. Poteva esserlo?
Certo che poteva. La Potter gli aveva rivelato che era viva, ma non avrebbe mai creduto di vederla in una battaglia.
E se si fosse fatta di nuovo del male?
Le gambe gli si mossero di volontà propria. Voleva correre da lei, abbracciarla, baciarla e dopo darle tutte le spiegazioni che meritava.
Dirle che era uno stupido ragazzino, ma che adesso era diventato un uomo e che aveva bisogno del suo perdono.
E poi perché no, dirle anche che l’amava.
Prima che potesse emettere anche solo una sillaba però un NewMan entrò nel suo campo visivo oscurandogli totalmente la figura di Molly.
“Sei peggiorato, Nott” lo sfottè.
Mike concentrò gli occhi su di lui, il suo sguardo duro, arrabbiato. Si sentiva come se gliel’avessero portata via un’altra volta.
“Vattene, Flender” lo ammonì e il NewMan rise “il nostro bravo comandante ha paura di morire?” lo prese ancora in giro giocherellando con la bacchetta.
“Aveva ragione Stephen, ti sei rammollito”.
“E’ questo che pensa Stephen di me?” chiese Nott con rabbia.
Il suo pseudo migliore amico che gli aveva girato le spalle appena aveva capito che non avrebbe più avuto una figura di rilievo… davvero un amico prezioso.
“Però non è qui, giusto?” domandò ancora muovendo la mano e indicando la sala dove tutti stavano ancora combattendo “Per cui non seguirei i suoi consigli fossi in te” lo avvertì “perchè se c’è un rammollito è lui…”
La risata del NewMan lo interruppe “aveva qualcosa da fare ad Hogwarts… pensava che ti avrebbe stanato”.
Gli occhi di Mike si sgranarono ad Hogwarts c’era Eleonor.
“Eppure lui…”
L’uomo non riuscì a finire la frase perché Mike lo stese, poi spostò di nuovo gli occhi per vedere se Molly fosse ancora lì, ma non riuscì a vederla.
La cercò all’interno della battaglia, ma sembrava esserne stata inglobata o forse era stato davvero un sogno.
Un attimo di debolezza.
“Fanculo!” imprecò e poi uscì dalla stanza per correre ad Hogwarts. Doveva andare da Eleonor.
***
Simone varcò il portone di Hogwarts.
Quasi non riusciva a credere che le sue gambe fossero già tornate a posto, ma Hermione si era rivelata brava quasi quanto una curatrice.
Chiuse le mani a pugno desiderando che Sean fosse accanto a lei e stupendosene allo stesso tempo, era pazzesco quanto, adesso, anelasse la sua vicinanza.
Chiaramente non avrebbe potuto portarlo. Essendo un babbano non avrebbe mai visto Hogwarts, ma solo un cantiere dismesso.
“Pensi davvero di riuscire ad aiutare Bailey?” chiese Hermione e Simone annuì.
“Mia madre sembrava pensare che drogandomi non avrei ricordato niente ed invece…”
“E se lo avesse fatto apposta?”
Simone guardò sua zia Fleur, quella domanda fatta così a bruciapelo l’aveva ferita quanto una coltellata dritta in petto, ma sapeva che anche per sua zia era un dolore immenso porla.
Entrambe soffrivano tantissimo al pensiero che la loro madre e sorella fosse impazzita a tal punto da dover dubitare che si servisse della sua stessa figlia per continuare a fare del male.
“Potrebbe…” rispose pensierosa “ma non credo… non saprei dirti perché… è una sensazione”.
Fleur annuì con un sospiro e Bill le prese immediatamente la mano.
Si amavano così tanto e più Simone ci pensava e più non ricordava di aver mai visto sua madre avere un briciolo d’affetto per nessuno.
Non riuscire a dimostrare affetto non è una colpa ripeteva sempre, ma ormai Simone era sicura che lei non lo provasse proprio.
Era troppo cattiva. Troppo egoista.
Neville venne loro incontro e squadrò Simone dalla testa ai piedi poi si voltò verso Hermione.
“Hai controllato che non abbia incantesimi o sia sotto l’influsso di una maledizione?”
Simone strinse i pugni cercando di tenere a bada la rabbia.
Aveva sempre avuto un bel rapporto con Neville e la fiducia non era mai mancata. Lei era l’infermiera di Hogwarts e lui ne era il preside doveva fidarsi di lei o come avrebbe potuto ricominciare ad occuparsi dei suoi studenti?
“E’ a posto” rispose velocemente Hermione, Simone era sicura che intuitiva com’era sapesse esattamente cosa stava provando e la mancanza di fiducia di Neville era l’ultima cosa di cui aveva bisogno.
“Siamo sicuri? James ha appena arrestato un NewMan nella scuola e…”
“Neville” lo interruppe Hermione “è a posto e siamo qua per aiutare per qualsiasi cosa ci sia bisogno”.
Neville guardò ancora un secondo Hermione poi spostò lo sguardo su Simone ed annuì “andiamo…sono tutti in infermeria” disse e li guidò lungo il corridoio.
Simone si sentiva ogni momento più agitata.
Avrebbe avuto quell’accoglienza da tutti? Ma poteva davvero biasimarli?
Quando entrò nell’infermeria invece vide che erano tutti troppo indaffarati per star dietro a lei.
Dominique e Alice stavano curando Harry. James e Albus parlavano fitto fitto e avevano un’espressione piena di rabbia e Lorcan con la figlia e gli altri ragazzi erano intorno ad un intruglio che sobbolliva in un angolo.
Bailey era steso in un lettino, il viso così bianco da sembrare quasi trasparente.
Una boccetta di sangue sembrava venire iniettata nelle sue vene tramite un ago e Simone aprì le labbra sorpresa, ricordava di aver visto qualcosa quando aveva studiato medicina Babbana.
“Le cure babbane non funzionano sui maghi” disse e come se avesse urlato tutti si voltarono verso i nuovi arrivati.
Il silenzio invase la stanza ed ogni singolo occhio fu puntato su di lei.
“Non è una medicina” disse Hermione per rompere quel silenzio atroce attorno a loro “serve per far sì che continui ad avere sangue dentro di sé…” si avvicinò a Baiely, ma guardò Dominique “quanto ne ha perso?” le chiese.
Quella domanda sembrò far capire a tutti che anche se davanti a loro avevano la figlia della persona che aveva causato tutto quello dovevano mettere da parte tutto.
Ci sarebbero stati altri momenti per chiarire.
“Troppo” affermò Dominique “siamo riusciti a rallentare gli episodi, ma non smette” le spiegò e come se non avesse atteso altro che le sue parole il sangue ricominciò a sgorgare da Bailey.
“Maledizione!” esclamò brusco James avvicinandosi al nipote e cercando di fermarlo.
Simone prese un respiro “non serve la bacchetta” disse e James si voltò brusco verso di lei “vuoi dirci qualche altra ovvietà?” le chiese “sono giorni che cerchiamo di farlo smettere e tu sai dire solo che non serve la bacchetta o le cure babbane?”
“James” lo rimproverò Hermione, ma Simone alzò una mano “ha ragione e non posso pretendere che lui sappia che io non potevo essere qua o sarei venuta ad aiutare molto prima e comunque in questo momento non ha importanza…” si morse il labbro “quello che ha fatto mia madre è aberrante, ma io so come fermarlo”.
James sgranò gli occhi “sai fermarlo?” chiese stupito e Simone annuì e girò la testa per cercare Lorcan “avrò bisogno di aiuto” disse e lui annuì.
 
***
Draco vide Rodolphus uscire dalla stanza e lo seguì immediatamente.
Non avrebbe permesso al bastardo di scappare. Non dopo tutto quello che aveva fatto.
Lo raggiunse a metà corridoio ed evocò una barriera per fermarlo.
“Dove volevi andare, zietto caro?”
Rodolphus strinse la bacchetta e si voltò verso di lui “vattene, Draco, non voglio farti del male”.
“E da quando?” domandò Draco stringendo la mascella.
“Da sempre… se non sbaglio voi Malfoy siete sempre rimasti protetti e lontani dalla guerra”.
“Mio padre è appena morto” disse lapidario.
Quello che parve essere un’ombra di pentimento passò sul volto di Rodolphus.
“Scelta infelice, caro Draco, ma dovevo tenere un punto”.
Draco strinse gli occhi cercando di domare la rabbia.
“Tenere un punto?” chiese stupito.
Rodolphus annuì “ero affezionato a tuo padre, siamo stati leggendari Mangiamorte e lui era comunque mio cognato…”
“Ma non hai esitato ad ucciderlo per…” mimò le virgolette con le dita “tenere un punto” concluse e gli sembrava quasi che la lingua gli si inceppasse per la rabbia.
“Ho dovuto, Draco, tua madre ci aveva traditi”.
“Mia madre ha sacrificato vent’anni della sua vita” disse alzando di un tono la voce “vent’anni rinchiusa in gattabuia per prendere il tuo posto…”
“Lo doveva a sua sorella” lo interruppe.
Draco si morse il labbro per resistere alla tentazione di cruciarlo lì e subito.
“Non doveva un bel niente a quella pazza”.
“Non parlare così di tua zia” s’inalberò Rodolphus e per un attimo a Draco venne quasi da sorridere, aveva davvero il volto scandalizzato di uno zio deluso.
“Perché non dovrei parlare così di lei? Era davvero una pazza… è sempre rimasta dalla parte di Voldemort e si è fatta uccidere per lui e per le sue idee…”
“Non è morta per colpa del Signore Oscuro” lo contraddisse “è morta per colpa di Ginny Weasley, ma ha pagato”.
“Ginny Weasley? Che stai dicendo?”
Lui sapeva com’erano andate le cose. Ricordava i racconti l’aveva uccisa Molly Weasley.
Rodolphus rise “è stato bellissimo togliere la ragione e la vita a quella sempliciotta di Molly…” s’interruppe con lo sguardo perso nel vuoto, sembrava sognante… sembrava folle.
“Siamo andati da lei per ucciderla, per vendicare la mia Bella, ma prima…” emise una mezza risata di naso e Draco non riuscì a trattenere una smorfia di disgusto “prima dovevo vedere e sapere e così le ho profanato la testa e i ricordi, sempre di più, sempre più a fondo… sentivo la sua coscienza scivolare via, l’oblio avvolgerla e godevo, e le ho rubato il ricordo prima di lasciarla agonizzante in una pozza del suo vomito e della sua bava”.
Draco chiuse gli occhi per mandare via la scena dalla sua mente.
Non era mai stato in buoni rapporti con i Potter – Weasley, non almeno fino a quando suo figlio non l’aveva costretto a diventare un loro parente, ma immaginare la matriarca dei Weasley, con quel visto gioioso e rubicondo, diventare una specie di fantasma privo di vita gli faceva venir voglia di rimettere il pasto degli ultimi venti giorni.
“Con quel ricordo ho visto tutto…Bella voleva uccidere la piccola Weasley ed è per quello che Molly l’ha uccisa… per proteggerla, per vendetta…”
“Sei pazzo” non riuscì a trattenersi Draco.
“Pazzo?” chiese Rodolphus ed era quasi un urlo “per aver voluto vendicare tua zia? Tua zia che è morta, quando la giovane Ginny è potuta diventare la signora Potter, ha potuto vivere la sua vita, fare figli e la mia adorata moglie è finita sotto terra…”
Draco scosse la testa “non sono sicuro che Azaban sia abbastanza per te” affermò “vorrei che Potter non avesse scacciato tutti i Dissennatori” disse soltanto.
La rabbia che vide negli occhi di Rodolphus gli permise di spostarsi prima che la maledizione Cruciatus lo colpisse in pieno.
“SEI SUO NIPOTE” urlò Rodolphus “SEI IL SANGUE DEL SUO SANGUE…DOVRESTI ESSERE FELICE CHE ABBIA UCCISO NEL SUO NOME” continuò lanciando un’altra Cruciatus.
Draco si spostò dietro ad un muro. L’aveva davvero fatto arrabbiare.
“Dovrei essere felice che tu abbia fondato i NewMan? che ci abbia dato vent’anni di guerre? Che tu abbia quasi ucciso mio nipote?”
Si sporse leggermente per mandargli un incantesimo, ma lui lo parò facilmente.
“Pensavo avresti capito… avevo speranza per te” disse Rodolphus e pur senza sporgersi Draco capì che si stava avvicinando.
Strusciava i piedi, forse era ferito per via della battaglia, ma quello gli dava il vantaggio di capire dove fosse.
“Avevo mandato Nott a parlare con te, ma dovevo già capire allora che ormai eri perduto” ancora un paio di passi.
“Non hai più nessuna parte dei Black in te… non ucciderò niente di lei”.
Draco strinse più forte la bacchetta “quindi adesso vuoi uccidermi?”
“Lo devo a lei” gli rispose lui e la voce era sempre più vicina.
Draco aveva la sensazione che se si fosse affacciato lo avrebbe visto ad una manciata di passi da lui.
Per un attimo gli ammonimenti di Teddy gli balzarono in testa: Non sei un Auror, non hai addestramento.
Era tutto vero, ma lui provava una rabbia e un risentimento verso quello che doveva essere suo zio.
Gli aveva rovinato la vita. E tutto solo per vendetta.
Gli aveva strappato sua madre, fatto odiare suo padre, per non parlare del fatto che aveva distrutto suo figlio.
Però sapeva che non era un assassino, non era mai riuscito ad esserlo e non avrebbe cominciato in quel momento.
Voleva poter continuare a guardare suo nipote negli occhi e a dirgli che lui non uccideva le persone, che nella sua vita non aveva mai ucciso nessuno.
Quindi poteva fare solo una cosa.
Una di quelle azioni che aveva visto nelle opere teatrali tanto amate da Astoria, forse il suo caro zietto Purosangue non se lo sarebbe mai aspettato.
Uscì fuori di corsa urlando e, come se fosse un toro impazzito caricò letteralmente suo zio, colpendolo con la testa preciso sullo sterno.
Lo fece così forte che Rodolphus finì per sbilanciarsi e cadde indietro lasciando la bacchetta che rotolò sul pavimento.
Rodolphus si riprese immediatamente e si lanciò verso la bacchetta, ma Draco l’appellò immediatamente e la strinse tra le dita.
“Come dicevo non sono sicuro che Azkaban sia abbastanza per te…”
“Non ci finirò” lo interruppe “siamo dappertutto… anche nel Wizengamot”.
Draco sorrise “sai che ti dico?” chiese “dopo stasera credo che quei pochi che resteranno si nasconderanno come conigli… in fondo siete dei nuovi Mangiamorte, no?” lo schernì prima di evocare delle corde e legargli le mani dietro la schiena.
Si stava giusto domandando se avesse dovuto chiamare qualcuno quando vide arrivare Teddy tutto trafelato.
“Ti ho trovato” disse appoggiando la mano al muro per riprendere fiato, poi guardò dietro di lui e vide Rodolphus a terra e legato e riportò immediatamente gli occhi su Draco.
Questo sorrise guardando quegli occhi blue elettrici puntati su di lui con quell’espressione stupita.
In effetti doveva fare un bell’effetto vedere il capo dei NewMan già catturato e da lui che non era un Auror per giunta.
“Niente di speciale” commentò noncurante.
“Niente di speciale?” chiese Teddy inarcando un sopracciglio.
“Già, direi che avrebbe potuto catturarlo anche un qualsiasi Auror” lo schernì “ora è tutto tuo” commentò avviandosi per tornare dentro la sala.
 
COMMENTO: ECCOCI QUA!! CHIEDO SCUSA PER IL RITARDO, MA IN QUESTO MOMENTO NON RIESCO A TROVARE SEMPRE LA CONCENTRAZIONE PER SCRIVERE E CI TENGO A SPIEGARVI PERCHE’ DATO CHE E’ UNA BELLA NOTIZA OVVERO ASPETTO IL MIO SECONDO BIMBO!! QUESTA VOLTA E’ UN PICCOLO GRIFONDORO!! E NASCERA’ A LUGLIO!! QUANDO SI E’ INCINTA LA CONCENTRAZIONE PARTE PER LA TANGENTE :D :D :D PERO’ MI SONO RIPROMESSA DI FINIRE QUESTA STORIA PRIMA DELLA NASCITA VISTO CHE ORMAI SIAMO ALLE NOTE FINALI PER CUI SPERO CHE CONTINUIATE AD ASPETTARMI NONOSTANTE I TEMPI PERCHE’ LO SAPETE CHE NON VI ABBANDONO… ADESSO MANCANO UNO O DUE CAPITOLI A SECONDA DI QUANTO SARO’ PROLISSA NELLO SBROGLIARE IL TUTTO QUINDI SE AVETE DOMANDE FATEMELE E, COME SEMPRE, CERCHERO’ DI SPIEGARE TUTTO NEI CAPITOLI CONCLUSIVI!! DIMENTICAVO L’ALTRA STORIA NON L’HO ABBANDONATA, HO SOLO DATO LA PRECEDENZA A QUESTA PERCHE’ APPUNTO VOGLIO FINIRLA DATO CHE STA ASPETTANDO UNA CONCLUSIONE DA ANNI, MA RIPRENDERO’ ANCHE L’ALTRA APPENA POSSIBILE : )) RINGRAZIO DI CUORE LE RAGAZZE CHE MI HANNO COMMENTATO E CHE NON MI ABBANDONANO MAI OVVERO ICEPRINCESS / ARYELLE / LUISA 21 / CLALIP / GY HOGGY E DREAMER IMPERFECT!! GRAZIE DI CUORE A TUTTE!! INOLTRE RINGRAZIO CHI MI HA AGGIUNTO ALLE PREFERITE / SEGUITE E RICORDATE E ANCHE CHI MI LEGGE SOLTANTO!! UN BACIONE!!

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Capitolo 58
*** 58 CAPITOLO ***


Simone sentiva il sudore percorrerle la pelle.
Sapeva che aveva gli occhi di tutti addosso e pregò di non sbagliare neanche un passaggio nel distillato che stava preparando.
Il fatto che Bailey avesse ricominciato a sanguinare sicuramente non l’aiutava a stare tranquilla.
Era impossibile che il bambino potesse sopravvivere ancora a lungo e, la cosa che le faceva più paura, era che sua madre aveva programmato tutto questo.
Il pensiero di sua madre continuava a tormentarla.
A che punto sarebbe arrivata per la sua follia?
Aveva ucciso innumerevoli persone tra le quali anche suo padre e, probabilmente, avrebbe ucciso anche lei dopo che non ne avesse più avuto bisogno.
Che persona era una che uccideva la figlia?
Che persona era una che uccideva?
Quando sentì una mano poggiarsi sulla sua e sollevò il viso si accorse di star piangendo.
Il viso di sua zia infatti era una maschera sfocata.
Si passò velocemente i palmi sopra gli occhi sperando che nessun altro l’avesse notato, ma sapeva che era praticamente impossibile dato che nessuno di loro si perdeva un suo movimento.
Cercò di non restare ferita dall’atteggiamento dei suoi cugini. Erano stati così uniti e adesso leggere la diffidenza nel loro volto le bruciava la pelle come un attizzatoio bollente.
Sentì ancora una volta la mancanza di Sean.
Lui si era fidato subito di lei e non aveva avuto bisogno di prove o altro, la conosceva; aveva imparato a conoscerla fin dentro l’anima.
“Hai bisogno di una mano?” chiese Alice rompendo il silenzio e Simone scosse la testa inviandole un lieve sorriso.
Era grata alla moglie di suo cugino, si sentiva come se le avesse teso una mano.
“Ho quasi finito” disse piano e mise una scaglia di drago nel composto.
“E’ incredibile” affermò Lorcan mettendosi al suo fianco “è una pozione incredibile” ribadì mentre Simone spegneva il fuoco e afferrava il mestolo.
“Hai idea di dove tua madre abbia preso questa formula?” chiese.
Simone lo guardò stringendo più forte la provetta.
“Simone non ha niente a che fare con quella pazza” chiarì di nuovo Fleur e Simone la osservò un solo secondo notando che non avesse menzionato né il nome, né il fatto che fosse sua sorella.
Anche per lei doveva essere dolorosissimo.
“Mi sembra che la cosa sia stata chiarita” le diede manforte Hermione mentre Simone continuava a versare la pozione nella provetta.
Lorcan annuì distrattamente mettendo da parte il lato accademico della cosa.
In quel momento più niente aveva importanza.
In quel momento l’attenzione di tutti si era spostata su Bailey e sui passi che separavano Simone dal suo letto.
Sembrava che nessuno avesse dubbi che la pozione potesse funzionare.
Se il momento non fosse stato così pieno di ansia, Simone probabilmente si sarebbe messa a ridere.
Nemmeno un minuto prima sembravano tutti ansiosi e spaventati, adesso sembravano solo in aspettativa.
Le persone presenti in quella stanza si aprirono a ventaglio mentre lei percorreva quella decina di passi.
Le sembrava quasi di poter sentire i battiti dei loro cuori.
Nessuno emetteva un fiato, neanche i bambini. Tutto era sospeso.
Era come se il tempo si fosse fermato e, se non fosse stato perché lei si stava muovendo verso il letto, avrebbe pensato che fosse davvero così.
Si chinò su Bailey e guardò Albus e James che erano i più vicini al bambino.
Le parve quasi di chiedere loro il permesso con gli occhi.
Il permesso di avvicinarsi a Bailey, al figlio della donna a cui sua madre aveva fatto più male.
Entrambi annuirono e Albus le diede anche un accenno di un nervoso sorriso.
Si sentì rincuorata e cercò di tenere a bada il tremito delle sue mani, neanche una goccia doveva andarne sprecata.
Prese un respiro e lo fece.
Piegò la boccetta fino alle labbra di Bailey e ne lasciò scivolare il contenuto nella cavità della bocca.
Quando neanche una goccia fu presente nella provetta la sollevò e si rimise dritta.
Le girava la testa. Sembrava vorticare tutto intorno a lei.
Si sentiva come se fosse stata dentro una giratempo.
Vedeva i volti di tutti concentrati su Bailey in attesa.
Gli adulti, i bambini, continuava ad esserci un silenzio assordante, poi un colpo di tosse.
Lieve, quasi impercettibile, ma che sembrò un tuono nel silenzio di quel momento.
James la guardò “che succede?” le chiese, ma non fece in tempo a rispondere perché ci fu un altro colpo di tosse da parte di Bailey e lei vide il volto del bambino riacquistare un po’ del suo colorito.
Era sempre molto pallido, ma era sicura che anche gli altri avessero notato il cambiamento perché molti volti si distesero.
Un altro colpo di tosse questa volta accompagnato dallo spasmo di una mano.
Sammy emise un singhiozzo e la sorella le cinse le spalle pur senza spostare lo sguardo dal cugino.
“Sta tornando?” chiese Harry che come da suo carattere non riusciva ad aspettare.
Simone vide che il bambino aveva delle chiazze rosso vivo sul collo e si chiese cosa gli fosse successo.
L’ennesimo colpo di tosse e il corpo di Bailey si scosse.
“Perché fa così?” chiese James con voce preoccupata.
Simone non rispose, in realtà non sapeva cosa rispondere.
Lei aveva fatto tutto quello che poteva, tutto quello che sua madre le aveva detto nei momenti in cui pensava fosse drogata e allora perché stava succedendo tutto quello?
Un altro colpo di tosse, sembravano quasi dei singhiozzi.
Dei singulti talmente spontanei da chiedersi se davvero fossero un segno di guarigione.
Poi all’improvviso un mormorio a fior di labbra e di nuovo silenzio.
Un gemito e silenzio.
Silenzio.
Silenzio sempre più vuoto come gli occhi di tutti persi su Bailey come se non riuscissero a concentrarsi su altro.
Infine un urlo e gli occhi di Bailey si spalancarono.
Simone fece un passo indietro all’urlo del bambino talmente ne fu spaventata.
Che avesse sbagliato qualcosa? Che sua madre le avesse dato di proposito la formula sbagliata?
Bailey urlò per pochi secondi, ma furono i secondi più lunghi della sua vita.
Poi finalmente si placò, si portò una mano al petto e abbassò la testa cercando di prendere fiato, come se avesse corso per qualche chilometro.
Come alzò di nuovo il viso però si levarono quelle che parvero mille voci e, nel silenzio che c’era stato fino a pochi secondi prima, sembrarono riverberare per tutta la stanza.
Era come se Bailey avesse dato il via e da quel momento tutto avesse ripreso vita.
“Come stai?” chiese James.
“Come ti senti?” domandò Albus.
“Devo controllarlo” aggiunse Dominique piegando lievemente la testa.
Ma tutte le voci si spensero quando la piccola Sammy gli si buttò addosso.
 
***
 
Bailey sentì le braccia di sua cugina cingergli il torace e cercò di respirare a fondo.
Vedeva tutti i suoi parenti attorno a lui, ma non riusciva a ricordare niente.
“Che è successo?” chiese scostando piano la cugina da sé e guardando Harry.
“Cosa ricordi?” chiese sua zia Dominique.
Bailey ebbe la tentazione di alzare gli occhi al cielo, lo stava trattando come un malato, ma lui non lo era… o almeno non credeva.
Che era successo?
Scavò nella sua mente sempre più a fondo fino a quando non ricordò.
“Mi sono svegliato e non stavo bene…” cominciò “cercavamo la mamma, ma non c’era nessuno in sala grande…” istintivamente cercò sua madre con lo sguardo.
“Dov’è mia madre?” chiese immediatamente.
“Sta bene non temere” la rassicurò suo zio, ma Bailey non era convinto.
Se tutto fosse stato tranquillo niente avrebbe impedito a sua madre di essere là in quel momento.
Stava per replicare quando di nuovo lo assalì una strana sensazione, come un capogiro così forte che se non fosse stato seduto avrebbe vacillato.
“Che succede, Bay?” chiese Ginny a cui non era sfuggito il suo cambiamento.
“Non lo so” rispose Bailey sentendosi sudare.
“Sarà normale” ipotizzò Sammy guardando sua madre come per chiedere una rassicurazione “in fondo si è appena svegliato…”
“Vado a prendere un bicchier d’acqua” la interruppe Sarah e per la prima volta Bailey la guardò.
I suoi occhi blu sembravano gonfi come se avesse pianto per giorni, ma perché? Quella mattina non era così.
Non fece in tempo a dire niente però che la ragazzina si dileguò nella stanza e tutti tornarono a riempirlo di domande.
Sentiva il sudore come fresche goccioline nella sua pelle accaldata e i brividi ogni tanto gli davano delle piccole scosse in tutto il corpo.
Forse aveva la febbre? Ma perché tutti sembravano così sconvolti?
Prima che potesse chiedere qualche spiegazione però vide tornare Sarah e i suoi occhi grigi si spalancarono.
Sarah aveva in mano il bicchiere d’acqua che gli stava portando, ma aveva anche una bacchetta puntata alla testa.
Accanto a lei c’era Gabrielle, un’espressione soddisfatta nel viso e la mano distesa nel tenere la bacchetta contro la testa di Sarah.
Al suo fianco un uomo che Bailey non conosceva.
Un uomo magro e con un’espressione di follia negli occhi.
Nessuno si era accorto di loro perché tutti guardavano lui.
“Sarah” sussurrò, ma mentre alcune teste cominciarono a girarsi loro approfittando della distrazione e dello sgomento schiantarono James e Albus Potter.
“Papà!” urlò Harry cercando di trattenerlo dal cadere, ma ottenne solo di cadere con lui.
Contemporaneamente anche Bill e Neville furono abbattuti e prima che chiunque altro potesse anche solo pensare di fare qualcosa l’uomo afferrò Ginny che era quella più vicino e le puntò la bacchetta alla gola.
“Ma guarda un po’ chi si è svegliato” disse Gabrielle puntando gli occhi sulla figlia “penso sia merito tuo no?”
Bailey cercò di far lavorare il cervello.
Quell’uomo aveva steso tutte le persone che sapevano combattere, e stava tenendo sotto tiro due ragazzini per impedire agli altri di intervenire.
Cosa poteva fare? Vide la bacchetta di suo zio quasi fuori dai pantaloni e ne fu ammirato.
Nonostante i pochi secondi di preavviso era quasi riuscito ad estrarla. Doveva essere davvero un grande Auror.
I suoi occhi si spalancarono. Aveva trovato. Forse lui poteva completare il lavoro.
Gli bastava prenderla. Nessuno in quel momento lo stava osservando perché erano troppo presi dai discorsi di Gabrielle.
Cercò di piegarsi senza farsi notare, era ormai disteso quando le urla strazianti di Sarah gli giunsero alle orecchie.
Il respiro gli si inceppò nel petto. Conosceva quel tipo di urla.
“Credi che per te le regole non valgano?” chiese retorica Gabrielle e Bailey vide la cattiveria nei suoi occhi “sei proprio il figlio di tua madre” affermò.
“Grazie” rispose Bailey strafottente pur restando semi disteso com’era arrivato. Forse poteva riprovarci, anche se non voleva rischiare di mettere di nuovo in pericolo Sarah.
Stava ancora cercando di far funzionare il cervello quando sentì l’uomo dire di ucciderlo.
“No” replicò Gabrielle e si sistemò meglio tra le braccia Sarah che era ancora afflosciata senza forze.
Sentì la rabbia montargli in un attimo, lui sapeva cosa aveva provato.
Avrebbe potuto descrivere ogni sensazione, ogni dolore.
Desiderò potergliene fare lui. Vendicare Sarah.
“Sicuramente a quest’ora avrà già capito, se lo uccidi sarà finita…”
“No” lo interruppe di nuovo lei decisa “io lo ucciderò davanti a lei” continuò separando ogni sillaba come se volesse essere sicura che il messaggio penetrasse nella mente di quell’uomo “non mi perderò i suoi occhi…”
Merlino era davvero pazza.
Bailey non riusciva a capire i suoi ragionamenti, era sicuro che gli mancassero diversi tasselli, ma era altrettanto certo che stesse parlando di sua madre.
Perché voleva farle del male?
C’entrava ancora Ella?
Come calamitata dai suoi pensieri Ella lo guardò ma scosse la testa, non sapeva se voleva dirgli di non fare l’eroe o di non dire niente.
I suoi occhi verdi sembravano duri come la pietra mentre osservava Gabrielle e quell’uomo accanto a lei e Bailey credette di sapere cosa stesse pensando in quel momento; sicuramente stava riflettendo se suo padre biologico avesse la stessa cattiveria e follia di quell’uomo davanti a lei.
Se potesse somigliargli.
“Alzati!”
La voce imperiosa e rude dell’uomo gli fecero riportare l’attenzione su di lui.
“Immediatamente” aggiunse Gabrielle e per ribadire il concetto premette la punta della bacchetta contro la tempia di Sarah.
Bailey la guardò. Aveva il senso di colpa che gli opprimeva il petto. Si era presa una maledizione per la sua impulsività senza contare che era la seconda volta che finiva nel mezzo ad un tentativo di catturarlo.
“No” sussurrò Harry afferrandogli il polso per impedirgli di alzarsi “perché?” chiese guardando la zia di suo padre “cosa volete da lui? ha undici anni, non può aver fatto niente”.
Questo sembrò riscuotere tutti dallo shock in cui erano caduti e anche Alice e Dominique si mossero verso Gabrielle per oscurargli la visuale di Bailey.
“Non riuscirete a portarlo via siete solo in due” asserì Alice con una calma quasi irreale.
“Sì, ma voi non siete armati” rispose Gabrielle con un sorrisetto e guardò l’uomo “Rabastan” disse con voce melliflua e lui non si fece pregare.
Tolse la bacchetta dal collo di Ginny e la puntò verso Alice “Avada Ke…”
La spallata di Ginny lo fece barcollare e questo gli impedì di completare l’incantesimo, da quel momento fu tutto un tumulto.
Rabastan si rimise in equilibrio ed inviò un incantesimo a Ginny mentre Simone si gettò sulla madre che fu costretta a lasciar andare Sarah per combattere a mani nude.
Dominique urlò vedendo Ginny cadere e corse insieme ad Alice verso Rabastan buttandosi su di lui.
Harry e Sammy scattarono a loro volta verso Rabastan afferrandogli le gambe per farlo cadere mentre Lorcan afferrò una bacchetta ed inviò un incantesimo contro Gabrielle, ma questa lo scansò facilmente e lui prese di striscio Dominique che gridò di dolore.
Bailey non riusciva a vedere niente che non fosse un groviglio di mani e corpi, ma sapeva che doveva fare qualcosa per cui si gettò di sotto dal letto.
Le gambe gli cedettero e cadde addosso a suo zio che giaceva svenuto accanto a lui.
Vedeva luci di incantesimi partire e persone a lui care cadere, non poteva farsi fermare da un po’ di debolezza anche se continuava a non capire come mai si sentisse così privo di energia e come mai la testa continuasse a girargli vorticosamente.
Suo zio. Era sicuro che lui avrebbe steso quel maledetto.
Prese la bacchetta dalla tasca di suo zio, ma non sapeva quale fosse l’incantesimo per risvegliarlo.
“Innerva” urlò Sarah quasi leggendogli nel pensiero.
Lui la guardò di nuovo, stava aiutando Simone e Fleur a disarmare Gabrielle e sembravano ormai avercela fatta.
Ella era china su Ginny invece che non sembrava dar cenni di vita.
Si morse un labbro cercando di trattenere le lacrime, aveva paura, ma non poteva perdere tempo perché Rabastan aveva ormai sopraffatto gli altri.
Puntò la bacchetta contro lo zio, ma come iniziò a pronunciare la formula un incantesimo gli fece volare via la bacchetta dalle mani.
Aprì le labbra sorpreso e si voltò vedendo un altro ragazzo afferrare la bacchetta di James al volo.
E quello chi era? Da dove spuntava?
Lo guardò attentamente, i capelli biondi e unticci non gli dicevano niente, ma lo sguardo folle gli fece capire che era sicuramente compagno di quei pazzi.
Vicino a lui c’erano Alice e Dominique privi di sensi…o almeno così sperava.
Rabastan inviò un incantesimo a Lorcan e stavolta lo colpì facendolo cadere come in preda a degli spasmi convulsi, poi continuò a pronunciare formule che Bailey non aveva mai sentito e nell’arco di nemmeno un minuto Gabrielle era di nuovo accanto a lui e gli altri erano tutti a terra.
Tutti tranne Ella che era tra le braccia di Stephen con una bacchetta puntata ad un fianco e aveva gli occhi puntati sul corpo disteso di Ginny, occhi che erano pieni di lacrime.
Rabastan si voltò verso il nuovo ragazzo “e bravo Stephen” si congratulò “tu invece…” si fece spazio tra quelli che Bailey sperò fossero solo corpi svenuti e lo afferrò per la maglia cercando di tirarlo su.
Le gambe cedettero di nuovo a Bailey e Rabastan non lo tenne lasciandolo di nuovo cadere a terra.
“Sei debole, piccolo tesoro?” lo prese in giro Gabrielle.
Il tono pieno di scherno gli fece stringere i pugni.
Avrebbe tanto voluto che il suo corpo collaborasse per poterle saltare addosso e toglierle quel sorrisino dalla faccia.
“Non temere tra poco non soffrirai più…ormai tua madre si sarà accorta che non sono più lì e avrà fatto due più due…penso che manchi molto poco al suo arrivo”.
“Gabrielle” il tono di Rabastan era deciso “sai che lui non la lascerà mai sola e anche noi siamo in due…”
“Tre” lo interruppe Stephen.
“Rischiamo di essere svantaggiati” continuò Rabastan come se Stephen non avesse parlato.
“Non sono uno stupido, so combattere” si piccò Stephen come se fosse un bambino “Ho ucciso molte…”
“Non è il momento di litigare” li interruppe Gabrielle con la voce paziente di una mamma.
Parve anche lei avere lo stesso pensiero perché abbassò lo sguardo sulla figlia “per tua sfortuna lei non sapeva tutto… tutti i miei progetti per tua madre”.
Scavalcò con grazia il corpo di Albus e affiancò Rabastan poi si chinò su di lui e lo sollevò con grazia.
Bailey sentì le gambe piegarsi, ma stavolta riuscì a restare più o meno in piedi. Forse stava migliorando.
“Credimi non sei per niente in salvo” smentì immediatamente i suoi pensieri.
Bailey aggrottò le sopracciglia ma non disse niente “non ti senti debole?” domandò “non ti sembra di essere senza forze?” chiese con voce divertita.
Bailey spalancò gli occhi “da quando lei ti ha dato quella pozione nel tuo corpo è scattato un conto alla rovescia… molto breve”.
Sentì lo sguardo di Ella su di sé ma non ebbe il coraggio di guardarla. Aveva paura di mettersi a piangere come un bambino.
Stava morendo? Era quello che stava dicendo?
Si voltò “Tu” disse rivolta ad Ella “sarai un messaggero…”
“No, lei è la mia vendetta”.
Gabrielle piegò la testa e assottigliò gli occhi “potrà essere entrambe le cose” concordò e fu l’ultima cosa che udì prima che Gabrielle lo stordisse con un incantesimo.
 
***
Lily entrò dentro l’infermeria e la prima cosa che vide fu la decina di corpi che giacevano a terra e il sangue che impregnava il pavimento bianco.
“Santo cielo” sussurrò e per un attimo si immobilizzò.
La mano di Scorpius strinse la sua e lei si riscosse, guardò subito verso il letto di suo figlio ma era vuoto, poi spostò lo sguardo verso il pavimento cercando lì in mezzo una testa bionda, ma quella di Bailey non sembrava lì.
Sentì il cuore accelerare.
“Per Salazar!” la voce di Scorpius la costrinse a seguire il suo sguardo e vide quello che ad una prima occhiata le era sfuggito perché troppo concentrata su quello che c’era davanti a sé.
Di lato, sollevata e incollata da una magia alla porta dell’ufficio dell’infermiera c’era Ella.
I suoi occhi erano aperti ma sembravano offuscati dal dolore, ma la cosa più orrenda era che dal suo corpo quasi del tutto annerito sembravano colare gocce dorate.
Lei aveva visto solo un’altra volta quella magia. Su se stessa ed era servito non sapeva neanche lei quanto sangue e magia dei suoi fratelli per farla riprendere.
“Ella!” urlò e corse da lei.
Con un colpo di bacchetta la staccò dal muro e se la lasciò cadere addosso prima di scivolare con lei sul pavimento.
Guardò Scorpius che stava controllando gli altri, ma cercò di restare concentrata su Ella, non poteva pensare a loro, era troppo doloroso cercare di capire cosa potesse essere successo e perché Bailey non fosse lì.
Piano piano i primi gemiti si sparsero per la stanza.
“Ella, mi dispiace tanto” disse con voce spezzata mentre usava tutta la sua conoscenza da curatore per arginare l’emorragia.
“Ginny” mormorò e Lily la cercò con lo sguardo, ma se anche fosse stata lì non la stava riconoscendo e non poteva essere buon segno.
“Che è successo, Ella?” le chiese.
“Hanno attaccato… ci hanno sorpresi…” sentirla in mezzo alle urla e ai lamenti non era facile, soprattutto perché il cuore le doleva al pensiero di come mai stessero urlando.
Tutte le persone che erano lì erano parte della sua famiglia. Del suo cuore.
“Bailey?” chiese e fu come se pronunciare quel nome le stesse graffiando la gola tanta era la paura.
“Lo hanno portato via…” disse piano Ella.
“Dove?” chiese.
“Godric’s Hallow” rispose soltanto.
Lily sentì il cuore trasformarsi in pietra. Perché quella maledetta la odiava così tanto? Perché portare Bailey dove aveva ucciso i suoi genitori?
“Posso lasciarti un attimo?” le chiese cercando di appoggiarla al muro e lei annuì debolmente.
Sapeva che era questione di minuti e poi avrebbe perso i sensi.
Doveva parlare con Lorcan, doveva contattare Mike e Molly non avevano molto tempo.
Si precipitò dai suoi fratelli.
Albus era in ginocchio le mani sul viso e Lily vide che sdraiata accanto a lui c’era Alice.
Alice.
Alice la sua migliore amica, sua cognata. Aveva il volto pieno di sangue e Dominique le stava facendo qualche incantesimo.
“Che è successo?” chiese immediatamente guardando la sua altra cognata “menomale sei arrivata” le disse agitata “ho un braccio rotto e non riesco a fare l’incantesimo correttamente”.
Le spiegò brevemente e Lily annuì “la salverò” disse ad Albus che annuì.
Dominique si alzò e corse da Ginny che ricordava di aver visto cadere, ma si fermò vedendo Lorcan che sembrava respirare a fatica e non aveva ancora aperto gli occhi.
Scorpius stava svegliando James che saltò immediatamente in piedi come una molla e senza neanche chiedere cosa fosse successo cominciò ad urlare e si precipitò verso i ragazzi ancora tutti privi di sensi.
Lily prese un respiro continuando con l’incantesimo ad Alice e a vagare lo sguardo per rassicurarsi che fossero tutti vivi.
Albus era corso da Harry che si era risvegliato e stava piangendo e James stringeva Sammy mentre chiamava Dominique per Ginny.
Ginny che aveva il petto squarciato e stava perdendo tantissimo sangue.
Si morse il labbro per arginare il dolore che le stava stringendo lo stomaco e voltò ancora lo sguardo.
Sarah si era svegliata ed era abbracciata a suo nonno, non piangeva ma i suoi occhi erano pieni di disperazione poco più in là vide suo zio Bill sembrava una statua di cera, aveva gli occhi spalancati e fissava un punto sul pavimento, Simone era accanto a lui, si teneva una gamba dalla quale usciva copiosamente del sangue, ma non sembrava sentire niente. Aveva solo gli occhi pieni di dolore.
Lily seguì velocemente il loro sguardo e vide sua zia Fleur. Lo sguardo fisso e immobile, era sicuramente morta.
Sentì la bacchetta tremare nella sua mano e abbassò lo sguardo, Alice aveva appena riaperto gli occhi, ma sembrava ancora lontana dallo star bene.
Fece per chiamare Albus e Harry ma lei le prese un polso “non affrontarla da sola…”
“Ha Bailey” la interruppe e la vide sgranare gli occhi “che cosa?” chiese cercando di alzarsi ma fallendo.
Lily fece un cenno ad Albus che si precipitò immediatamente insieme ad Harry e abbracciarono subito Alice.
“Al, devi andare da Teddy e dirgli che prenda Molly e Nott e li porti qua…”
“Dove stai andando…”
“Non c’è tempo” disse guardandolo intensamente “Hai visto Ella, Albus?” domandò “te lo ricordi quell’incantesimo?”
Gli occhi di Albus parvero perdersi per un attimo nei ricordi “e lei non ha fratelli che lottino per farla sopravvivere”.
“Ma non puoi andare da sola…”
“Ha il mio bambino…”
“Lei e Lestrange…”
Ma Lily non lo ascoltava più, si alzò e cercò Scorpius con lo sguardo, stava aiutando Dominique e James con Ginny e Lorcan.
Come se lui avesse percepito la forza dei suoi occhi alzò i propri e la guardò.
Lo vide sgranare gli occhi, sapeva cosa stava vedendo guardandola.
Vedeva il fuoco della vendetta bruciare nelle sue iridi castane.
Un fuoco che stavolta non si sarebbe spento fino a quando non l’avesse uccisa con le sue mani.
“Godric’s Hallow” sillabò e poi corse via.
 
COMMENTO: OK SONO TORNATA!! MI SIETE MANCATE!! : ))) NON SO QUANTE DI VOI CI SARANNO ANCORA DATO CHE MANCO DA UN ANNO, MA ADESSO IL MIO SECONDO PICCOLINO COMINCIA A DARMI MENO DA FARE PER CUI PROMETTO A QUELLE CHE ANCORA CI SONO CHE RESTERO’ E DATO CHE MANCANO SOLO UN PAIO DI CAPITOLI LA PRIMA COSA SARA’ FINIRE QUESTA STORIA : )) PRIMA DI TUTTO GRAZIE A TUTTE QUELLE CHE MI HANNO SCRITTO SIETE DEI TESORI E POI PARLANDO DEL CAPITOLO NON PENSATE CHE LILY SIA REGREDITA, NON HA ASPETTATO SCORPIUS MA GLI HA COMUNQUE DETTO DOVE ANDARE : )) SPERO CHE VI SIA PIACIUTO PERCHE’ AVEVO TANTISSIMA VOGLIA DI TORNARE A SCRIVERE, MA CONTEMPORANEAMENTE SONO UN POCHINO SPAVENTATA PERCHE’ RIPRENDERE NON E’ MAI FACILE!! SPERO CHE MI FARETE SAPERE : )) RINGRAZIO TANTISSIMO LE RAGAZZE CHE HANNO RECENSITO OVVERO ICEPRINCESS / LUISA21 / ARYELLE / DREAMER IMPERFECT / FEDELAWATSON / CLALIP / GYHOGGY 2020 E MIKYMUSIC!! GRAZIE DI CUORE!! INOLTRE RINGRAZIO CHI MI HA AGGIUNTO ALLE PREFERITE/ SEGUITE E RICORDATE!! E ANCHE CHI MI LEGGE SOLTANTO!! UN BACIONE A TUTTE!!

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Capitolo 59
*** 59 CAPITOLO ***


Mike sentì a malapena la porta della stanza del San Mungo chiudersi.
La moglie del maggiore dei Potter gli aveva appena messo un tubo che dal suo braccio arrivava a quello di sua figlia e lui non riusciva a smettere di guardare la piccola Ella.
Anche ad un osservatore meno attento di lui non sarebbe sfuggito che lei era sua figlia.
Gli somigliava così tanto da fargli male.
Vedeva tanti piccoli particolari che la riconducevano a lui e gli altri erano ugualmente dolorosi perché li aveva visti mille volte in Molly.
Sospirò passandosi più volte la mano libera sopra la fronte. Merlino, quando si fosse svegliata avrebbe voluto così tanto parlare con lei, anche se ogni volta che pensava al momento in cui l’avrebbe affrontata lo stomaco gli si stringeva in una morsa dolorosa.
Aveva paura.
Paura.
Eppure, quello era un sentimento che non era abituato a provare, lui: il comandante. Colui che era capace di decidere ad occhi chiusi della vita di una persona, colui che aveva torturato e ucciso più persone di quante amasse ricordare… e allora perché nel vedere la pelle martoriata della sua bambina aveva la nausea?
Forse era anche perché sapeva che quello era un attacco personale contro di lui.
Quello era il tratto distintivo di quello stronzo di Stephen, era stato lui a lanciarlo contro la Potter e lui ancora ricordava quanto aveva urlato mentre la pelle le si anneriva fino a staccarglisi a brandelli.
Non poteva pensare che Ella avesse sopportato lo stesso dolore, l’unica fortuna di sua figlia rispetto alla Potter era stato essere curata quasi immediatamente, almeno quello era riuscito a stoppare il processo.
Anche se, per essere fuori pericolo, aveva bisogno di un ricambio totale di sangue ed ecco che entrava in gioco lui.
Lui che come un idiota si era esposto al pericolo di un arresto.
Si era fatto un incantesimo di camuffamento, ma da quando il Supremo e le altre alte cariche erano state arrestate dalla Potter e gli altri, adesso lui e la pazza erano rimaste le persone più ricercate.
Ed invece di fare la valigia e scappare in Brasile lui era in un ospedale dove addirittura c’era chi sapeva chi era e lo poteva fare arrestare immediatamente.
Anzi, poteva non era il termine adatto, sicuramente lo avrebbero fatto arrestare appena Ella sarebbe stata meglio.
Conosceva ormai troppo bene i Potter e i Weasley, avevano un senso della giustizia troppo sviluppato, proprio come Molly.
Molly.
Il cuore gli saltò un battito al solo pensiero.
Era lei quella che aveva visto nella battaglia? Poteva essere davvero lei?
Viva?
Vera?
La porta si aprì di nuovo e lui si voltò con tutti i sensi in allarme dato che Dominique gli aveva detto sarebbe tornata più tardi e quando vide chi era scattò immediatamente in piedi rischiando di staccare i tubi che lo univano alla figlia.
“Maledizione” imprecò controllando che non fosse successo niente, poi riportò immediatamente gli occhi sulla persona che era sull’arco della porta e lo stava guardando in silenzio.
“Non pensavo avrei mai visto Micheal Nott goffo” disse semplicemente e Mike la guardò attentamente.
Non sorrideva, i suoi occhi erano cupi, ma per il resto era sempre lei.
Sembrava che il tempo per Molly Weasley si fosse fermato.
“Sei viva” disse in un soffio e lei scrollò le spalle per un attimo prima di spostarsi e rompere l’incantesimo che la teneva legata ai suoi occhi.
Si diresse verso il letto della loro figlia posizionandosi dal lato opposto, poi lo guardò.
“Lo sono sempre stata grazie a…”
“Tua cugina”.
Lei aggrottò le sopracciglia “sì, grazie a Lily” affermò accarezzando la mano di Ella “come lo sai?” gli chiese, ma Mike decise che per il momento fosse meglio non rispondere.
“Non sei cambiata per niente” le disse e lei sorrise mestamente “se fossi un bravo legilimens non lo diresti” sospirò “c’è un casino nella mia testa” affermò.
“C’è sempre stato” scherzò lui e Molly sorrise di nuovo, ma questa volta i suoi occhi si illuminarono, ricordando a Mike quanto fossero belli quando era serena.
“Come sta?”.
Mike alzò il braccio mostrando il tubo “immagino che se tu sei qua abbiano pensato che il mio sangue non sia abbastanza, giusto?”
“Beh non che i miei parenti non ti avrebbero dissanguato volentieri, ma fanno parte dei buoni e così preferiscono tu sopravviva” rispose scrollando le spalle.
Mike emise un lieve sbuffo “tua cugina a volte mi avrebbe dissanguato volentieri” stette allo scherzo.
Molly si sedette sul letto senza lasciare la mano di Ella.
“Mi ha detto di questa vostra alleanza” disse alzando gli occhi su di lui “cosa ti ha fatto tradire i tuoi amici?” gli chiese a bruciapelo.
“La tua morte” rispose immediatamente.
Per un attimo aveva pensato di mentire, di non esporsi, come era sempre stato, ma lei era Molly, la sua Molly e meritava la verità.
“La mia morte?”
“La tua morte mi ha fatto alleare con la persona che meno avrei pensato di volere dalla mia parte”.
“Già” disse Molly con un sorriso triste “anche se adesso non sembra neanche la stessa persona che mi ha nascosto per tutto questo tempo”.
“Non lo è” confermò Mike “e se stavolta è riuscita ad affondare i NewMan è proprio per questo”.
Molly annuì “già” sospirò “messa così mi viene difficile avercela con lei per avermi tenuto dodici anni lontana dalla mia bambina”.
Mike arricciò i pugni “io non sapevo neanche che esistesse”.
“Già, è sempre stata dannatamente brava con i segreti”.
“Ella ci odierà, lo sai?” le domandò.
“Gli adolescenti odiano sempre i genitori” scherzò Molly, ma lui scosse la testa.
“Lei ha dei genitori che ama e che la amano…” si pizzicò la radice del naso “almeno uno dei due”.
“Mi ricordo di Lorcan, era simpaticissimo… spero sia rimasto così e spero che rivedrò quella sua simpatia in lei” rispose semplicemente poi vide gli occhi cupi di Mike e aggiunse: “imparerà a conoscerci…” accarezzò ancora la sua mano “non so se ci amerà, ma so che ci proverò e che passerò tutto il tempo che lei mi concederà a cercare di costruire di nuovo qualcosa con lei…”
“Io sono il cattivo della storia” la interruppe stringendo le mani a pugno.
“Non della mia” replicò Molly e lui vide dai suoi occhi che diceva davvero.
“Ti ho messo in pericolo, ti hanno quasi ucciso per colpa mia…”
“Sapevo chi eri quando abbiamo concepito Ella, mentivo a me stessa, ma Lily me lo ha sempre detto” alzò di nuovo gli occhi su di lui “non è colpa tua” sentenziò infine e lo guardò a fondo.
Mike si concentrò in quei meravigliosi occhi verdi desiderando solo poterla baciare.
***
Lily entrò dentro la casa e sentì le gambe divenirle molli.
Era come se il solo varcare quella soglia l’avesse fatta tornare ad essere una bambina spaventata.
Le sembrava di avere ancora nelle orecchie le urla dei suoi genitori che cercavano di difenderla, la risata di quel pazzo che ormai aveva scoperto essere Rodolphus.
Dio, era così assurdo.
Non era più riuscita ad entrare in quella casa, ma vide che niente era cambiato, era solo, per quanto sembrasse strano, più ordinato e pulito di vent’anni prima.
Era quello, probabilmente, a rendergliela effimera.
Tutto era come allora, ma, al contrario di allora, non c’era traccia di presenza umana.
Non c’erano le maglie che suo fratello lasciava dappertutto, o i libri che l’altro fratello disperdeva per casa e non c’erano neanche i suoi disegni che sua madre incollava con la magia ad ogni stipite delle finestre e soprattutto non c’era il calore dei suoi genitori.
Il fatto che Gabrielle l’avesse attirata proprio lì le sembrava una chiusura del cerchio.
Dove tutto era cominciato, dove l’aveva risparmiata la prima volta, sicuramente adesso voleva vederla morire.
Spostò gli occhi velocemente per cercarla, ma non ci mise molto perché Gabrielle spuntò dalla cucina. Con una mano teneva Bailey per il collo e con l’altra gli puntava la bacchetta contro il fianco.
Dietro di lei c’erano Rabastan e il NewMan biondo che aveva visto altre volte.
Guardò suo figlio e nel suo sguardo lesse la stessa paura che aveva lei quando da piccola era stata attaccata in quella casa.
Cercò di trasmettergli tranquillità con uno sguardo. Sarebbe tutto andato bene.
Stavolta sarebbe finito tutto.
“Se volevate fare uno spuntino mi dispiace informarvi che la cucina è vuota” disse per rompere il silenzio.
Il volto di Gabrielle si distese e le labbra formarono un sorriso. Sembrava seriamente felice.
Nel vederle quell’espressione un calore le nacque nel petto. Era odio, vendetta e le si stava spandendo velocemente dentro.
Sentiva come se la piccola fiammella che era riuscita a tenere sopita fino a quel momento stesse per divampare in un incendio.
Un incendio che avrebbe devastato tutto e che sarebbe bruciato fino a quando la morte di Gabrielle non l’avesse spento.
“La mia piccola stella… mi era mancata la tua impertinenza” la voce di Gabrielle la riportò alla realtà.
“Non chiamarmi in quel modo” disse fredda e stavolta Gabrielle rise con quella risata bassa e fastidiosa.
Odio. Vendetta. Rabbia. Le vene parevano bollire.
“Lily, Lily, perché fai così?” le chiese con voce lamentosa “io volevo seriamente parlare con te…prima” aggiunse.
Lily arricciò i pugni fino a sentire il dolore che le portò sollievo.
La stava prendendo in giro?
“Vuoi davvero che te lo spieghi?” le chiese poi scosse la testa.
Non avevano tempo, e lei voleva che per prima cosa Bailey se ne andasse di là.
Lui non doveva assistere ad una battaglia come era successo a lei.
“Sai che ti dico? Non mi interessa giocare con te. Sono stufa, lascia andare Bailey e poi parleremo quanto vuoi”.
Gabrielle sorrise di nuovo e guardò Rabastan che prese in custodia Bailey.
“Lasciami, bastardo” imprecò lui cercando di divincolarsi, ma la presa dell’uomo era ferrea.
 Lily chiuse gli occhi, le sue vene erano ormai fiumi di lava incandescente, non avrebbe retto ancora a lungo.
“Ti ho detto di lasciarlo e non di darlo a qualcun altro...” si morse il labbro “non voglio che nessun NewMan metta le mani su di lui”.
Gabrielle si avvicinò a lei e Lily la osservò attentamente.
Non capiva dove volesse arrivare, cosa volesse ottenere, ma sicuramente Bailey doveva andarsene.
“Non torcerò neanche un capello a tuo figlio” le disse e la sua voce sembrava quasi divertita “non ce n’è bisogno”.
Lily avrebbe voluto chiederle il significato dell’ultima affermazione, ma lei riprese subito “dimmi che cosa hai provato venendo qua?” chiese e Lily emise una risata sarcastica “mi chiedo se tu sia pazza o stupida a pensare di potermi analizzare come quando ero piccola”.
Gabrielle si accarezzò una guancia persa nella propria memoria “ti ricordi?” le domandò “non ho mai analizzato una mente più bella della tua” la gratificò. “Eri così scioccata, ma contemporaneamente la colpa ti uccideva dentro. Sentivi la loro mancanza, ma eri altrettanto arrabbiata con loro…”
“Smettila” la interruppe arricciando i pugni.
La rabbia. L’elettricità che le percorreva la pelle e il corpo come se potesse essere un conduttore di corrente.
Come osava? Come poteva ricordarle i suoi sentimenti?
“Eri una contraddizione vivente e mi hai sempre affascinato così tanto… riuscivi a provare odio e amore così intensamente da confonderli l’uno con l’altra”.
Si conficcò le unghie dentro la pelle. Non avrebbe giocato al suo gioco.
Non avrebbe ceduto. Non avrebbe rischiato di morire davanti a suo figlio.
Era più intelligente di così.
“Bè sono cresciuta” le comunicò “Ad esempio ho chiarissimo in testa cosa provo per te” la schernì.
“Cosa provi per me?” domandò Gabrielle e Lily rise anche se era una risata effimera.
Non poteva crederci. Sembrava davvero interessata alla risposta.
“Stai scherzando, vero?” chiese poi scosse la testa “mi stai provocando” rispose alla sua stessa domanda “ma non riesco a capire perché”.
O meglio aveva un sospetto, ma era tutto così surreale e di una cosa era certa suo figlio doveva andarsene.
Gabrielle era una bomba ad orologeria e non sapeva quanto sarebbe andata avanti con questa pantomima.
Cercò di controllare il respiro, non poteva perdere il controllo di sé.
Non era più la Lily che dodici anni prima l’aveva affrontata da sola e che sarebbe morta pur di ucciderla.
Aveva suo figlio e Scorpius e la sua famiglia…
“Lascia che porti via Bailey” le ripetè e Gabrielle si limitò a sedersi sul divano.
Lily seguì il movimento sentendosi come se avesse potuto vomitare da un momento all’altro.
Gabrielle sul divano su cui non si era più seduto nessuno da dopo i suoi genitori.
Alzati! Urlò la sua testa e dovette chiudere gli occhi per ritrovare la concentrazione.
I ricordi, le sensazioni, tutte le emozioni che aveva provato quel giorno stavano cominciando a scorrerle di nuovo nelle vene, impetuose e forti come un fiume in piena.
“Eccola! Eccola la mia piccola stella!”
Ed esplose.
Tutta la rabbia che aveva dentro esplose con la potenza di un razzo e con un incantesimo la fece ribaltare insieme al divano che però le attutì la caduta.
“Gabry” la chiamò Rabastan e si voltò per affrontare Lily che alzò subito la bacchetta per difendersi.
“No” lo fermò Gabrielle alzandosi lentamente a sedere “sto bene e…” si alzò in piedi scuotendosi la polvere di dosso e le sorrise.
Lily era confusa, perché non si arrabbiava? Non combatteva? Dove voleva arrivare?
“Fidati non lo rifarà” aggiunse e nei suoi occhi c’era un lampo di cattiveria che inquietò Lily.
“Dobbiamo finirla” disse lui e Gabrielle gli sorrise “lo faremo subito, ma finalmente puoi vedere” gli disse.
“Cosa?” chiese stupidamente Stephen che fino a quel momento non aveva proferito parola.
Gabrielle rise, ma ignorò il ragazzo “non lo vedi, Rabastan?” domandò, ma lui la stava guardando confuso.
“Vedi perché volevo arrivare a questo momento?” chiese ancora quasi fosse a una lezione accademica ed i suoi studenti non notassero l’ovvio “è bellissima adesso, tutto lotta dentro di lei ed è così espressiva…”
Lily sentì il cuore appesantirsi come se un macigno le fosse appena stato appoggiato sul petto.
Era davvero capace di leggerle così tanto dentro?
“Questo dolore” disse indicandole il volto con la bacchetta “è così tangibile”.
Lily sentiva il godimento nella sua voce e si chiese fino a che punto fosse malata quella donna.
“E’ per questo che lo fai?” le chiese.
“Per questo hai ucciso tutte quelle persone?”
Gabrielle rise e Lily inorridì vedendo che nei suoi occhi non c’era la minima traccia di pentimento.
“Mi chiedi se godo del dolore delle persone?” domandò retorica “pensavo ormai mi avessi capito” rispose.
“Per quanti anni mi hai studiato prima di scoprirmi?” la provocò “tutti quei casi strani al San Mungo e nessuno che avesse un minimo sospetto… nessuno tranne la nostra piccola Lily” emise uno sbuffo con il naso “sono riuscita ad ingannare tutti, ma non te, vero?”
Con un colpo di bacchetta risollevò il divano e mise entrambe le mani dietro alla schiena come fosse ad un congresso.
“Tu mi hai inquadrato tanto tempo fa, anche tuo padre aveva qualche sospetto, ma a te è bastato entrare al San Mungo ed avere l’accesso alle cartelle per capire” scosse le spalle “ma nonostante questo ancora non hai capito perché lo faccio”.
“Sai com’è, mi resta difficile pensare come una pazza furiosa” si oppose aprendo e chiudendo la mano attorno alla bacchetta.
Aveva così voglia di usarla di nuovo, ma le bastò un’occhiata a Bailey per fermarsi.
Rabastan però seguì il suo movimento e alzò minaccioso la bacchetta, ma Gabrielle sollevò una mano per fermarlo.
“Non c’è bisogno” gli disse con una voce così tranquilla che Lily sentì i brividi lungo tutto il corpo.
“Se non avesse questo fuoco, questa arroganza, non sarebbe lei e non mi piacerebbe così tanto” sorrise e una luce parve brillarle negli occhi “non è vero, piccola stella?”
 Lily sentiva le lacrime premerle sugli occhi.
Quella donna, quel nome, quella casa. Tutto aveva il potere di farla sentire di nuovo una piccola bimba smarrita e piena di rabbia repressa.
Come era possibile?
“Beh direi che per te è arrivato il momento di morire” sentenziò Gabrielle semplicemente e Lily spalancò gli occhi.
“Non penserai che lascerò che tu mi uccida senza combattere”.
Gabrielle si appoggiò al tavolo del salotto con entrambe le mani “a dire la verità sì” le rispose e Lily scosse la testa con un sorriso sarcastico “sei ancora più folle di quello che pensavo”.
Gabrielle smise di sorridere e i suoi occhi parvero divenire freddi come il ghiaccio.
“Vuoi sapere quello che non hai capito di me?” chiese tra i denti “io amo le reazioni della gente” le spiegò.
“Amo vedere la disperazione, la lotta interiore” continuò senza staccare gli occhi da lei.
“Tuo padre…il giorno che gli ho comunicato che tuo zio Ron era morto… la disperazione dei suoi occhi, il suo pianto… mi sembrava di non averne mai abbastanza”.
Lily sentì una lacrima scenderle sulla guancia e abbassò gli occhi.
Non riusciva a vedere il suo sguardo soddisfatto e a sentire la sua voce eccitata.
Era una cosa disgustosa. Contro ogni logica.
Rialzò lo sguardo e dalla finestra le parve di vedere qualcosa che si muoveva, ma lo distolse subito per non attirare l’attenzione.
“Non ho mai provato niente di simile, almeno fino a quando sei arrivata tu… tu e il tuo trauma…” le sorrise in maniera quasi materna “trauma che ti avevo provocato io” aggiunse con voce sognante e Lily dovette reprimere un conato di vomito “Dio quanto è stato bello, hai avuto così tante fasi che pensavo fossi diventata la mia droga…”
“Per favore basta” la pregò con la voce rotta.
Non riusciva più a sentire quella follia.
“E adesso contro ogni logica vedrò la più grande delle lotte nei tuoi occhi” sentenziò “ogni madre si dice pronta a morire per il proprio figlio…tu moriresti per il tuo?”
Lily guardò Bailey e lo vide spalancare gli occhi.
Il fatto che fosse stato in silenzio fino a quel momento non voleva dire che si fosse estraniato, sicuramente stava ascoltando tutto e cercando una falla nel piano. Un momento in cui agire e muoversi.
Si odiò perché se il suo bambino era diventato così esperto sul come e quando agire ed era colpa sua.
Della sua battaglia contro i NewMan che lo aveva esposto così tante volte. Troppe volte.
Prima che potesse anche solo provare a rispondere però scoppiò un tumulto.
Lily vide Scorpius e James irrompere nella stanza insieme ad un altro paio di auror e cominciare a combattere contro Rabastan e Stephen.
Quest’ultimo, nonostante la sua presunzione, cadde piuttosto velocemente mentre Rabastan continuava a farsi scudo con Bailey rendendo difficile la sua cattura, ma Scorpius lanciò un’occhiata a suo figlio che comprese subito, approfittando della distrazione di Rabastan che si stava difendendo da un incantesimo gli assestò una gomitata nello stomaco.
Lui si rigirò immediatamente e gli assestò un pugno che lo fece cadere a terra, ma quello bastò a suo padre perché lo stordisse senza perdere altro tempo.
Ora restava solo Gabrielle che continuava a tenere lo sguardo fisso su Lily.
Nessuna delle due si era mossa.
Lily avrebbe voluto assalirla di nuovo, magari questa volta picchiarla alla babbana, o maledirla fino a farle perdere il senno, rendergli un po’ della pena che aveva patito, ma non era riuscita a farlo per quello che aveva letto nei suoi occhi.
C’era qualcosa dietro alla frase di prima.
Lily lo sentiva. Lo percepiva fin dentro le ossa.
Vide Scorpius correre da suo figlio e curargli immediatamente il labbro spaccato e poi si voltarono verso di lei, uguale fece suo fratello dopo aver congedato gli altri auror che portarono via i complici di Gabrielle la quale non si mosse minimamente mentre portavano via il cosiddetto amore della sua vita.
“Lily?” chiese James guardandola confuso.
Gabrielle sorrise “già, Lily…perché non mi arresti e metti fine a tutto?” domandò retorica.
“A dire la verità la mia domanda era perché non ti aveva ancora ucciso” replicò James con la voce pregna di odio, ma Gabrielle non ne parve particolarmente colpita.
“Perché Lily mi conosce” rispose per lei “lei sa che non faccio minacce a vuoto, sa che non scherzo mai, lei…”
“Lily, per favore non ascoltare quella pazza” la interruppe Scorpius che era ancora in ginocchio davanti al figlio semisdraiato “abbiamo sentito tutto… è solo una pazza furiosa…”
“Lily, Lily, tu mi hai studiato a fondo” Gabrielle interruppe l’uomo “sai perché faccio certe cose, vero? È per quello che mi hai creduto subito”.
Lily era rimasta senza parole.
Era passata dalla rabbia più intensa alla disperazione più totale e vedeva in Gabrielle il godimento per quello che stava vedendo.
“Sta davvero morendo?” chiese e il suo era quasi un sussurro, ma lo sentirono tutti.
“Chi?” chiese immediatamente James, invece Scorpius parve capirlo e si mise più dritto, la bacchetta davanti a lui.
“Puoi sguainare la bacchetta quanto vuoi, Scorpius Malfoy, ma c’è solo un modo per salvare tuo figlio” affermò Gabrielle, prima di riportare l’attenzione su Lily “Merlino quanto amo i tuoi occhi… così espressivi” ripetè e Lily sentì una lacrima scenderle nel volto.
“Tu vuoi che io muoia e vuoi che lo faccia davanti a mio figlio” comprese Lily lanciando un’occhiata al suo bambino che la stava guardando allarmato.
“Bingo!” si esaltò Gabrielle “non ti sembra una fantastica chiusura della tua storia?” domandò battendo le mani come una bambina.
“Non esiste!”
Scorpius si mosse più velocemente di un fulmine ed un secondo dopo Gabrielle era contro il muro, una mano di Scorpius stretta attorno alla sua gola.
“Non sono neanche sicuro che mi serva una scusa” le sibillò tra i denti.
“N…N…”
La morsa di Scorpius era talmente forte che Gabrielle pareva già non riuscire più neanche a respirare.
“Lasciala, Scorp”
Lui si voltò sentendo la voce decisa di Lily “perché?” chiese “perché dovrei farla vivere? Con tutto quello che ha fatto a te… a noi”.
La rabbia era così tangibile che Scorpius strinse ancora più forte.
“Tu non sei un assassino” intervenne Lily.
“Perché la difendi?” si oppose James “Scorpius ha ragione, lei continua a minacciarti e lo farà fino a quando avrà respiro in quei maledetti polmoni”.
“Jamie…”
“Mamma, ha ragione… non lo saprà nessuno” intervenne anche Bailey andando verso di lei e agganciandosi alla sua vita.
Era ancora alto più o meno quanto lei, ma in quel momento sembrava un gigante dato che i suoi occhi parevano di piombo fuso e la rabbia era quasi tangibile nel suo volto.
“Mia madre non morirà per i tuoi giochi malati” disse verso Gabrielle che stava diventando violacea, ma la voce parve tradirlo e si spezzò come se fosse in carenza di ossigeno.
Lily gli spostò il viso e lo studiò, poi riportò gli occhi su Gabrielle.
“Che gli succede?”
Lei si limitò a rantolare per cui Scorpius lasciò la presa per farla rispondere “morirà” disse con voce arrochita.
“Morirà… se…senza l’antidoto” chiarì.
“E se invece uccidessimo te?” la interruppe Scorpius i cui occhi parevano emettere lampi di rabbia.
Segno che non desiderava altro che riprendere da dove aveva lasciato.
“Chi vi darà la pozione per salvare il piccolo Bailey?”
 “Ci siamo già arrivati una volta” la sfidò James.
“Ma farete in tempo?” replicò lei “tic tac, l’orologio corre” affermò massaggiandosi la gola “non potete uccidermi” concluse soddisfatta.
Scorpius si mosse automaticamente fino ad affiancare Lily e tornare a proteggere la sua famiglia.
Ci doveva essere un modo. Avevano bisogno solo di più tempo.
Tempo e lucidità, ma non parevano avere nessuna delle due cose.
“Senza pozione il tempo del vostro bambino si può contare in una manciata di ore” guardò James con sfida “o pensate di riuscire a trovare l’antidoto in così poco tempo?” lo schernì.
“Maledetta!” imprecò Scorpius. Aveva ragione, ci avevano messo una vita a capire come guarirlo la volta precedente, settimane che, da come respirava affannosamente suo figlio, non parevano avere.
“Non ti preoccupare, Malfoy, tuo figlio sopravvivrà se Lily sarà disposta a morire per lui”.
“Perché?” chiese Bailey cercando di trattenere le lacrime e Gabrielle mosse la testa da un lato e dall’altro come per soppesare le parole.
“Tu sei ancora piccolo per capire, ma le reazioni delle persone davanti alla morte…sono tutti rassegnati, mentre tua madre si accende, è come se volesse porre un freno alla morte e questo lo deve all’aver assistito alla fine dei suoi genitori… mi chiedo… mi chiedo se tu sarai come lei…”
“Tu sei pazza” James interruppe le sue folli elucubrazioni.
“Ditemi qualcosa di nuovo” lo schernì Gabrielle.
“Sei marcia fino al midollo” asserì Scorpius stringendo i pugni così forte che le nocche scricchiolarono.
“Non giocheremo al tuo gioco, nessuno morirà”.
Scorpius non riuscì ad aggiungere altro perché sentì la mano calda di Lily poggiarsi sulla sua e aprirgli piano i pugni fino ad intrecciare le dita alle sue.
Si voltò verso di lei e la vide sorridergli.
Non era un sorriso normale, era qualcosa che non aveva mai visto nel suo volto.
Era rassegnazione.
Capì immediatamente cosa stava per fare, ma Lily era veloce, maledettamente veloce.
“No” urlò mentre lei si spostava in avanti ed erigeva un muro invisibile davanti a lei.
“Che cazzo fai, Lily” la voce di Scorpius era un ringhio rabbioso.
“No, Lily, non sei lucida” anche James corse davanti a lei.
“No, Jamie, non lo sono” assentì “non lo sono mai stata, io sono quella avventata…”
“Lily, butta giù questo muro” Scorpius era imperioso e accompagnò il suo ordine con un pugno che però non fece alcun effetto.
“E’ il nostro bambino” rispose soltanto.
“Mamma…Mamma non farlo” la voce di Bailey era qualcosa di straziante alle orecchie di Scorpius.
Lily si morse il labbro fino a farsi male, fino a sentire la pelle sollevarsi, non poteva cedere neanche alle suppliche del figlio.
Scorpius guardò James e cominciarono a lanciare incantesimi contro il muro e anche Bailey provava a buttarlo giù a spallate.
Cosa completamente inutile, ma Scorpius era troppo concentrato sugli incantesimi per fermarlo.
Lily diede loro le spalle proprio mentre le lacrime cominciarono a scendere dai suoi occhi.
“Come faccio a sapere che dopo salverai Bailey?” domandò e Gabrielle sorrise “solennum” rispose.
Lily annuì sapeva che il Solennum era una sorta di voto infrangibile, ma non vi era bisogno di testimoni.
Si asciugò le lacrime con il dorso della mano non voleva che Gabrielle godesse ulteriormente della sua debolezza.
Le strinse la mano provando una sorta di repulsione nel doverla toccare e quando l’incantesimo fu effettuato la guardò.
Non aveva trovato ancora il coraggio di voltarsi verso i suoi cari. Li sentiva urlare incantesimi e preghiere, ma non poteva guardarli.
Sapeva che li stava deludendo per l’ennesima volta.
“Ebbene?” chiese e Gabrielle tirò fuori una piccola fialetta dalla tasca che le porse con un sorriso.
Lily afferrò l’ampolla “non era più semplice un Avada Kedavra?”
“E perdermi la vita che abbandona il tuo corpo?”
Lily si morse il labbro per non piangere poi lo fece.
Raccolse tutto il coraggio che possedeva e si voltò verso i suoi cari.
Si avvicinò al muro infrangibile e tutti si fermarono immediatamente.
Sembravano in attesa o forse, più semplicemente, speravano che lei rinunciasse.
Mise una mano sopra al muro “James, scusa…”
“Lily, no”
“Non sono stata la sorella ideale, dillo anche ad Al…avrei tante cose da farmi perdonare e pensavo di avere tempo… a quanto pare mi sbagliavo” fece un sorriso stentato “vi amo… anche se non sono mai riuscita a dirlo…io vi amo”.
James scosse la testa ignorando le lacrime che gli scendevano nelle guance “non lo fare… troveremo una soluzione” ma Lily non lo stava più ascoltando e si spostò di un passo.
“Scorp…”
“No” la interruppe lui. Gli occhi due rocce granitiche.
“Non dire niente perché non morirai”.
“Scorp…”
“Non puoi farlo, non puoi…” picchiò un pugno contro il muro invisibile che parve incurvarsi ma non si mosse “ti ho già perso una volta” picchiò un altro pugno “non puoi farmi questo…”
Cominciò a tempestare il muro di pugni ma questo non si mosse.
“Ti amo” disse Lily “Ti amo davvero, come non ho mai amato nessuno, forse avrei dovuto dirtelo, fartelo capire di più… ma sei stato la mia salvezza…” le si spezzò la voce “sei stato la mia ancora… sei riuscito a tenermi a te… a farmi…” prese un respiro “a farmi capire che riuscivo ad amare di nuovo”.
Scorpius aprì il pugno e appoggiò la mano dove Lily aveva la sua “non farlo” la pregò con la voce rotta “per favore…”
Lily si morse di nuovo il labbro e lo guardò un’ultima volta prima di scorrere lo sguardo fino ad incontrare quello del figlio.
Bailey stava piangendo, sembrava immobile come se l’avessero incantato e se non fosse stato per i singulti che gli scuotevano il corpo Lily avrebbe pensato fosse stato davvero così.
“Sei l’amore della mia vita…” non riuscì più a trattenere le lacrime “sei il mio principe azzurro, il mio piccolo tesoro e ogni volta che penserai a me dovrai ricordarti che sarò qua dentro” gli disse toccandosi il petto all’altezza del cuore “io e te siamo…” si asciugò le lacrime con il dorso della mano “siamo una squadra e lo saremo sempre”.
“Mamma” disse lui tra i singhiozzi.
“E’un addio, ma non è per sempre ricordatelo” gli disse e poi senza smettere di guardarlo trangugiò tutta la fialetta in un sorso.
Dopo pochi secondi sentì il respiro farsi pesante e si appoggiò al muro, ma con la mancanza delle forze questo si sgretolò fino a lasciarla cadere.
Non riuscì a toccare terra però perché Scorpius la prese immediatamente tra le braccia.
Sentiva che le parlava, ma non riusciva già più a distinguerne le parole.
Vide anche suo fratello e Bailey chinati accanto a lei, ma ormai i suoni erano talmente ovattati da divenire rumore indistinto.
Poi anche i volti cominciarono a sfocarsi e riusciva a percepire il dolore mangiarle ogni singolo organo interno.
Chiuse gli occhi cercando di costringere i suoi polmoni a respirare, ma non ce la faceva più e anche il suo cuore cominciò a rallentare talmente tanto che riusciva a contare i battiti alternati al respiro.
Li riaprì, voleva continuare a tenerli su Scorpius, ma questi si richiusero.
Cercò ostinatamente di riaprirli, di lottare, ma era stanca, poi tutto divenne nero e la sua coscienza si spense.
 
COMMENTO: LO SO CHE VI LASCIO MALISSIMO E LO SO CHE DI SOLITO I MIEI TEMPI DI SOLITO SONO LUNGHI, MA IL CAPITOLO E’ GIA’ PIU’ LUNGO DEL SOLITO ED AVEVO PAURA RISULTASSE PESANTE, PERO’ TRANQUILLE IL PROSSIMO, OLTRE AD ESSERE IL CAPITOLO FINALE, E’ QUASI GIA’ SCRITTO PER CUI DOVREI RIUSCIRE A METTERLO LA PROSSIMA SETTIMANA…FORSE ANCHE PRIMA : )  QUINDI SPERO MI PERDONERETE PER IL CLIFFANGHER TREMENDO ;) SPERO CHE COMUNQUE IL CAPITOLO VI SIA PIACIUTO E CHE MI FARETE SAPERE!! FINALMENTE ABBIAMO AVUTO UN CONFRONTO TRA MIKE E MOLLY ( ANCHE SE NON FINISCE QUA ;))) E SI CAPISCE TUTTO CIO’ CHE HA MOSSO LA PAZZA DI GABRIELLE… E PENSARE CHE PERSONE COSì ESISTONO DAVVERO… CHE SCHIFO!! RINGRAZIO TANTISSIMO LE PERSONE CHE MI SEGUONO E CONTINUANO A FARMI SAPERE I LORO PARERI SIETE PREZIOSISSIME!! OVVERO ICEPRINCESS / LUISA21 / ARYELLE / SHIORI F / MARY GRIFONDORO E GY HOGGY!! GRAZIE MILLE A TUTTE!! GRAZIE ANCHE A CHI MI HA AGGIUNTO ALLE PREFERITE / SEGUITE E RICORDATE E A CHI LEGGE SOLTANTO!! FATEMI SAPERE!! UN BACIONE!!

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Capitolo 60
*** 60 CAPITOLO ***


 
“L'ultimo nemico che sarà sconfitto è la morte” HP e i doni della morte.


 
Lily aprì gli occhi lentamente.
Quella pozione non l’aveva uccisa? Perché respirava, apriva gli occhi e pensava di nuovo?
Si guardò le mani quasi come se tramite quelle potesse vedere se fosse davvero il suo corpo, ma lo era.
Mentre la testa le si snebbiava però si accorse di essere sola.
Non c’erano Scorpius e Bailey e non c’era neppure James, era sola, ma il luogo era il solito.
Era Godric’s Hallow.
Si alzò in piedi e notò che non le girava neanche la testa.
Battè un paio di volte il piede per terra.
Era viva.
Sorrise automaticamente, ma il sorriso le morì subito sulle labbra quando i suoi occhi si posarono sull’arco della porta della cucina.
Harry e Ginny Potter la stavano guardando con un sorriso sul volto.
Un urlo le uscì dalle labbra mentre si lanciava contro di loro.
Doveva essere un sogno, non poteva che essere un sogno.
I suoi genitori.
Li abbracciò e loro l’accolsero cadendo in ginocchio travolti dalla potenza dell’abbraccio.
“Dio, quanto mi siete mancati” disse piangendo e respirando il profumo famigliare dei suoi genitori.
Era tutto uguale, quel profumo di casa, di erba e di menta fresca di suo padre e quello fruttato di sua madre.
Forse avrebbe dovuto chiedersi se allora era morta davvero, ma non le importava.
Non riusciva a concentrarsi su niente che non fossero loro.
Voleva toccarli, odorarli, stringerli fino a togliersi il fiato.
Voleva godere di nuovo dei suoi genitori.
“Lily, amore” suo padre la staccò leggermente e lei vide i suoi occhi verdi.
Quegli occhi pieni d’amore che non riusciva a dimenticare.
Quegli occhi uguali a quelli di Albus, ma contemporaneamente, unici nelle espressioni di suo padre.
“Amore mio, non abbiamo molto tempo” aggiunse sua madre.
I capelli rossi portati come sempre in una coda scomposta e gli occhi castani pieni di fuoco e combattivi, proprio come i suoi.
“Perché?” chiese Lily lasciandoli andare ma restando in ginocchio davanti a loro, aveva troppa paura che le sparissero davanti.
“Perché non abbiamo tempo?” chiese ancora “questo è il mio sogno e lo decido io…”
“Lily, non è così” la interruppe Ginny “questo non è un sogno” le spiegò accarezzandole una guancia.
“Vuoi dire…” si guardò intorno di nuovo in cerca di qualche indizio “vorresti dire che… che io…” puntò gli occhi in quelli della madre “sono morta davvero?”
Ginny annuì “sì, lo sei”.
Lily scrollò le spalle “quindi perché non abbiamo tempo?” domandò “io posso stare con voi, giusto?” si portò le mani alla bocca “oddio, non merito il paradiso, vero?” chiese e scosse la testa “so di averne fatte tante, ma ero una ragazzina, poi ho capito, lo giuro… io posso rimediare… ditemi cosa fare…”
“Lily” Harry interruppe il fiume in piena prendendole le mani e lei si fermò fissando gli occhi in quelli del padre.
“Non c’entra niente quello che hai fatto” le disse “anche se abbiamo visto tutto e ne hai combinate tante” la rimproverò scherzoso.
“Io… io ero…”
“Sì, lo sappiamo, Lily” intervenne Ginny “lo sappiamo perché abbiamo vissuto ogni istante tuo e dei tuoi fratelli”.
“Ci avete visti crescere?”
“Te ne stupisci?”
“No, ma…”
“Lily, niente avrebbe potuto tenerci lontani da voi” le disse Harry prendendole il viso tra le mani “neanche la morte” aggiunse.
“Il fatto che voi non possiate vederci non significa che non possiamo starvi vicino”.
“Ti ricordi?” le chiese Harry “ricordi cosa ti raccontavo dei nonni? Le persone quando muoiono non ci lasciano mai del tutto…”
Lily abbassò gli occhi cercando di nascondere le lacrime.
Le erano mancati così tanto.
Ginny le rialzò il viso “non vuoi tornare da Bailey e da Scorpius?” le chiese, ma Lily non rispose.
Non riusciva a pensare di lasciare i suoi genitori neanche per tornare dagli amori della sua vita.
Come scegliere tra un amore e un altro?
“I tuoi fratelli, Teddy e Vic che ti hanno amato come una figlia”.
Lily si portò le mani al volto.
Poteva nascondersi come quando era piccola ed evitare qualsiasi decisione?
“Ti hanno già pianto una volta, non dar loro un altro dolore” disse Harry.
Lily tirò su con il naso e Ginny la guardò con rimprovero facendola sorridere di nuovo.
“Ma come posso… come è possibile che possa tornare giù se sono morta?”
Harry sorrise furbo.
“L’esperienza insegna” le disse e Lily aggrottò le sopracciglia “in che senso?”
“Quando tutti intorno a noi hanno cominciato a morire come mosche io e tua madre abbiamo preso spunto dall’incantesimo di protezione di mia madre”.
Lily si sentì confusa.
Ricordava l’incantesimo che aveva impedito a suo padre di morire quando era poco più di un neonato, ma era solo perché sua madre era morta per lui, mentre, per quanto i suoi genitori fossero morti davanti a lei, non si erano sacrificati per lei perché i NewMan volevano uccidere loro.
Per la precisione volevano uccidere Ginny.
“Non è lo stesso incantesimo” chiarì Harry vedendola confusa “si serve sempre dell’amore, certo, ma non serviva il nostro sacrificio quanto la nostra morte”.
Lily passò gli occhi dall’uno all’altro “sapevate che stavate per morire?”
“No, certo” sorrise Harry “ma ne avevamo il timore e non volevamo lasciare te e i tuoi fratelli scoperti, per cui in caso di un attacco dove noi fossimo morti e avessero provato ad uccidervi, voi non sareste morti”.
“Quindi anche James e Al…?” lasciò la domanda in sospeso.
“Se fossero stati uccisi nella nostra casa, dopo la nostra uccisione sì… anche loro” rispose Ginny.
“Quindi ha funzionato perché quella pazza di Gabrielle ha voluto tornare a Godric’s Hallow?”
Harry annuì “e perché Godric’s Hallow non è cambiata ed è ancora il posto che voi tre ragazzi potete chiamare casa” spiegò ancora.
Lily non era certa di aver capito del tutto, ma una domanda le premeva di più.
“Non è che adesso divento un Horcrux di Gabrielle, vero?”
Sua madre rise anche se Lily poteva vedere che i suoi occhi erano cupi “penso che quella pazza non sappia neanche come si fa a creare un horcrux”.
Lily annuì “ma quindi anche James e Albus se venissero uccisi nella nostra casa sopravvivrebbero?”
“Probabilmente sì, ma non ci terrei a provare” scherzò Harry.
Lily scosse la testa con un sorriso e prese le mani dei suoi genitori.
“Non chiedetemi di perdervi di nuovo” disse con voce rotta ed Harry sospirò “adesso sei una donna e devi andare avanti” le asciugò una lacrima “saremo sempre con te, credici, ma Bailey…”
“Conoscete Bailey? L’avete visto?”
“E’un bambino bellissimo, è un po’ troppo impulsivo come il nonno, ma…” Ginny guardò Harry “ci sono anche dei lati positivi” scherzò e Lily rise.
“Ti avevo detto che prima o poi avresti trovato il ragazzo che avrebbe messo un freno a questa testolina che va troppo veloce” scherzò ancora sua madre ripetendo le parole di tanti anni prima.
“L’avresti mai detto, un Malfoy, papà?” lo provocò.
“Penso ci siano persone peggiori” scherzò Harry “e anche Draco ha cominciato a fare l’eroe ho visto” aggiunse.
Lily sorrise di nuovo, anche se non sapeva a cosa si riferiva.
In effetti il pensiero di passare tutta l’eternità senza Scorpius e suo figlio le faceva dolere il cuore.
Sì, doveva tornare.
Era la scelta giusta, seppur dolorosa.
“Mi mancherete tantissimo” disse in un sussurro.
“Anche tu, sai?”
Harry l’abbraccio per primo, poi venne il turno di Ginny che sembrava non riuscire a lasciarla andare.
“Dì ai tuoi fratelli che siete il nostro orgoglio e non cambieremmo una virgola di come siete fatti” le disse cercando di trattenere le lacrime.
“Dì loro che tutti i nostri nipoti sono bellissimi e intelligentissimi e che Harry e Ginny sono proprio dei bei nomi” scherzò Harry facendole l’occhiolino.
“E ti prego dì a Teddy e Vic che non potremmo mai ringraziarli quanto meritano, che vi hanno cresciuto meglio di quanto noi siamo riusciti a fare con Teddy e che vi hanno dato così tanto amore che non riusciremo mai ad essere in pari con loro e, soprattutto, dì a Teddy che Remus e Tonks non perdono un secondo della sua vita…”
Lily non riusciva a smettere di piangere e suo padre le prese di nuovo il viso tra le mani.
“Vivi felice e soprattutto vivi perché vedere come da ragazzina non riuscivi a fare altro che esistere ci ha straziato il cuore per cui per favore fallo… fallo per Scorpius e per Bailey”.
Sua madre le diede un bacio sulla fronte.
“Vivi, Lily” le disse.
Harry ripetè il gesto di Ginny.
“Vivi, Lily” le disse a sua volta e poi tutto si fu dissolto.
Lily aprì gli occhi e il dolore fu la prima cosa che l’accolse facendole capire che stavolta era davvero viva.
Le faceva male ogni organo interno di cui era in possesso.
Le sembrava di respirare affannosamente e quando si sollevò appena la testa le girò vorticosamente.
“Non è fico come sembra tornare in vita” disse a se stessa e poi cercò di mettere a fuoco l’ambiente intorno a sé.
Era in una specie di stanza di ospedale.
Le pareti erano bianche e a parte il letto dove era distesa c’era solo una sedia.
Doveva essere stata portata lì dopo esser stata dichiarata morta.
Sentì aprirsi la porta e si preparò mentalmente una balla per il medico che sarebbe entrato.
Poteva dire di aver preventivamente preso un antidoto che aveva fatto effetto dopo un po’.
Quando però vide chi stava entrando rimase congelata.
Scorpius stava entrando a testa bassa, una bottiglia d’acqua in una mano e la bacchetta nell’altra, per cui non l’aveva ancora vista.
Forse avrebbe dovuto parlare, evitargli lo shock, ma cosa poteva dire?
Lui alzò lo sguardo e la bottiglietta gli cadde di mano rotolando sotto al letto.
Lily si morse il labbro e si riavviò lentamente i capelli in un gesto nervoso.
“Tu…” un sussurro e Lily annuì non riuscendo ancora a dire niente.
“Lily…” stavolta la sua voce era nitida, ma i suoi occhi erano pieni di lacrime per cui Lily credeva che ne stesse vedendo solo la sagoma sfocata, ma quello parve bastargli perché le labbra si distesero in un sorriso.
“E’ un sogno?”
Lily scosse la testa.
“Parlami allora” la pregò “per favore, Lily, parlami”.
“Chi sei?” chiese e vide il sorriso morire nel volto di Scorpius.
“Ti conosco?” rincarò e Scorpius si avvicinò e si passò le mani tra i capelli.
Sapeva che sarebbe dovuto essere grato. Meglio senza memoria che morta, ma l’idea di ricominciare tutto da capo…
“Lily, io sono…”
“Un credulone” lo interruppe Lily con un sorriso furbo, ma non riuscì ad aggiungere altro perché Scorpius percorse i pochi passi che li separavano e l’attirò in un bacio feroce.
Un bacio pieno di amore, pieno di paura, di gioia, ma soprattutto pieno di vita.
“Tu non…” iniziò il rimprovero, ma poi parve ripensarci e tornò a baciarla “tu sei…” il suo sguardo minaccioso si interruppe con un altro bacio “per Salazar… tu sei…” il suo tono veniva sempre contraddetto dal suo corpo e l’attirò di nuovo in un altro bacio.
Lily rise sulle sue labbra “dovevi vedere il tuo viso” scherzò e Scorpius la guardò in tralice, ma poi tornò a baciarla.
Non poteva credere di essere lì con lei a scherzare.
Fino a una manciata di secondi prima pensava di averla persa per sempre.
“Sei davvero viva?” domandò con un filo di voce.
Lily appoggiò le mani su quelle di Scorpius che le circondavano il viso “sono viva, Scorp” gli disse e lui scosse la testa.
“Merlino quanto ti amo Lily Luna Potter”.
“Ti amo anche io, Scorpius Hyperion Malfoy”.
***
Ginny si alzò usando la stampella come perno per farsi forza e James le andò subito incontro.
“Che stai facendo?” domandò.
“Devo andare a vedere Ella”.
“Ginny, non puoi”.
“Perché? E’morta?” chiese e James sentì nelle sue parole un dolore fortissimo.
“Anche tu stavi per morire”.
“Non mi importa” replicò scuotendo la testa “se lei muore niente mi importa più”.
James strinse le braccia di Ginny “non dirlo mai” la rimproverò deciso.
“Non devi dirlo mai”.
“Papà, mi fai male” si oppose Ginny guardandolo stupito e James scosse la testa.
“Scusa” affermò lasciandola subito e passandosi una mano tra i capelli, la realtà era che quell’affermazione lo aveva fatto pensare subito a sua sorella.
A Lily che gli era appena morta davanti agli occhi.
Ogni volta che pensava a lei il cuore gli si squarciava nel petto.
Non aveva neanche avuto ancora il coraggio di andare a dirlo ad Albus che per un Grifondoro come lui era tutto un dire.
Ma come poteva dirgli che la loro sorella era morta?
Come potevano passare di nuovo lo stesso dolore?
Si appoggiò con le mani sul comodino, la testa infossata nel petto e gli occhi che minacciavano di tradirlo facendo scendere quelle lacrime traditrici.
“Papà” il sussurro stupito di Ginny gli ricordò che non era solo.
“So che ti sei spaventato e mi dispiace…”
James prese un forte respiro e alzò la testa cercando di sorriderle, ma vide dalla sua espressione curiosa che non l’aveva convinta neanche un po’.
“Adesso stai bene è questo l’importante” le disse “e starà bene anche Ella, e staremo tutti bene perché quei maledetti sono tutti ad Azkaban”.
Ginny si lasciò ricadere sul letto “cosa c’è che non mi dici?” gli chiese e James maledì l’intuitività di sua figlia.
“Niente, Gin…”
“Non è vero”.
Stava per rispondere di nuovo che andava tutto bene quando venne interrotto da un colpo alla porta e Scorpius Malfoy mise dentro la testa.
Aveva gli occhi gonfi e cerchiati, ma la sua espressione era diversa da prima.
Quando lo aveva visto più o meno un’ora prima lasciando il corpo di sua sorella in una stanza del san Mungo aveva l’espressione di chi ha perso tutto.
Di chi non sa come tornare a vivere, ma deve farlo.
Adesso però sembrava diverso, non avrebbe saputo dire precisamente in cosa, ma era diverso.
I suoi sensi si allarmarono subito.
“Che è successo?” chiese pensando ad Albus.
Forse era venuto al San Mungo.
Forse aveva saputo e ora c’era bisogno di lui.
“Puoi assentarti cinque minuti?” gli chiese.
James continuava ad osservarlo stupito.
“Torno subito” disse a Ginny ed uscì con Scorpius.
“Che succede?” chiese di nuovo appena si furono chiusi la porta alle spalle.
“Ginny sta meglio, vedo”.
“Scorpius”.
Nessuna risposta.
“Si tratta di Bailey?”
“Bailey dorme, dopo andrò a svegliarlo…devo parlare anche con lui”.
James lo afferrò per un braccio “mi dici che succede?”
“Hai detto a nessuno che Lily è morta?” rispose.
James si passò una mano tra i capelli nervosamente “no, ma…”
“Meglio” lo interruppe Scorpius ricominciando a camminare.
“Che vuol dire meglio? Che succede?” chiese e la sua voce era talmente snervata che Scorpius si voltò.
“Lei non ha voluto che te lo dicessi” gli disse con un sorriso ed aprì la porta.
***
Dominique staccò il tubo dal braccio di Mike e guardò Molly “tra poco vengo a toglierlo anche a te”.
“Sta bene?” chiese subito Molly e Dominique annuì “dovrebbe riprendersi” le disse con un sorriso che però non arrivava agli occhi.
“Come sta Ginny?” chiese Molly a cui non era sfuggita.
“Migliora, ma è irrequieta… è dura tenerla lontana da qua” disse sorridendo di nuovo.
Molly ricambiò il sorriso e poi guardò Mike.
Capiva Ginny, come poteva non capirla.
Era stata una vita a cercare di stare lontano da Mike ed aveva sempre fallito, anche quando Lily l’aveva aiutata a fingersi morta il pensiero di Mike non l’aveva mai abbandonata.
“Sono ragazze” disse Dominique e se ne andò chiudendosi la porta alle spalle.
Molly guardò Mike che si era alzato in piedi e si strusciava leggermente il braccio che sicuramente gli si era intorpidito.
“Puoi andartene, sai?”
Lui spostò gli occhi su di lei e si fermò nel camminare avanti e indietro.
“Ora. Appena tutto sarà finito” indicò il tubicino che univa il suo braccio a quello di Ella “puoi scappare e non ti fermerò anzi, se mi chiederanno dirò che non ti ho neanche sentito uscire… posso dire che dormivo”.
Mike aprì lievemente le labbra.
“Perché dovresti farlo?” le domandò “in onore dei vecchi tempi?” la sfidò.
Molly sorrise e fece cenno di diniego. Se avesse potuto leggergli il cuore non l’avrebbe chiesto.
“E allora perché? Tu sei l’onestà fatta persona”.
“Forse lo ero” ribattè.
Mike rise di naso “figurati” affermò.
“E allora forse è solo perché hai fatto la cosa giusta, almeno per una volta…”
“E così pensi che sia cambiato?” le chiese fermandosi ai piedi del letto e mettendo le mani sulla sponda.
“Sono sicura che tu sia cambiato” rispose semplicemente.
Lui riprese a camminare verso di lei “quindi non merito di pagare?” la sfidò “gli omicidi che ho commesso, l’omicidio dei tuoi nonni…” Molly sussultò a quella menzione.
“Tutto dimenticato? Tutto scusato perché adesso ho fatto una cosa buona?” la sfidò.
“Non è una cosa buona… senza di te la guerra non sarebbe mai finita”.
Mike scrollò le spalle “ho la sensazione che tua cugina ce l’avrebbe fatta”.
Molly gemette spazientita “insomma, vuoi scappare o no?”
Mike si fermò di nuovo, adesso le era proprio davanti, se lei si fosse alzata probabilmente i loro corpi si sarebbero sfiorati.
“No” rispose lui semplicemente e la sua voce era così sicura che Molly non potè fare a meno di guardarlo.
“Ho smesso di fare scelte sbagliate” le disse “lo devo a te e a mia figlia” aggiunse e Molly sentì i brividi percorrerle la schiena sotto il suo sguardo.
Merlino, seppur il suo viso non fosse il solito viso, quell’espressione, quella passione che solo lui riusciva ad avere guardandola.
“Puoi…” si fermò indecisa “potresti…” prese un respiro “vorrei vederti di nuovo, solo te… senza incantesimo”.
Le sembrò quasi di vederlo trasalire, ma con un colpo di bacchetta tornò ad avere il suo vecchio viso.
Molly si alzò e, proprio come aveva pensato, il suo petto sfiorava quello di Mike.
Alzò una mano e gliela mise sul viso “sono anni che sognavo di poterlo fare di nuovo” ammise, poi abbassò la mano “scusa” mormorò, ma lui le fermò la mano stringendola nella sua.
“Anche io sono anni che sogno di fare questo” le disse e poggiò le labbra sulle sue, prima con calma, quasi volesse ricordarne il sapore e poi sempre con più passione, fino a non riuscire a respirare se non con le labbra dell’altro.
***
Lily prese un respiro.
Aveva appena finito di festeggiare con suo fratello la sua rinascita e il classico buon umore di James Sirius Potter le aveva dato una carica incredibile.
Non era ancora riuscita a dirgli che aveva visto i loro genitori, sapeva che avrebbe voluto sapere tutto e ci sarebbe stato tempo anche per quello.
Adesso però voleva fare un'altra cosa e non aveva molto tempo dato che Scorpius si era avviato da Bailey e lei non vedeva l’ora di raggiungerli e avere un po’ di tempo per la sua famiglia.
Questo però doveva farlo perché voleva chiudere il capitolo e dimenticarsi di lei non appena fosse uscita da quella stanza.
Adesso meritava di vivere come avevano detto i suoi genitori e di vivere felice.
Entrò dentro la stanza dove sapeva essere ricoverata Gabrielle.
Quando aveva chiesto di lei, Scorpius le aveva spiegato che casualmente era stata colpita da più incantesimi, ufficialmente per resistenza all’arresto, per cui adesso si stava riprendendo in ospedale.
Lily doveva ammettere che era ammirata che né James, né Scorpius l’avessero uccisa.
Quando entrò vide Gabrielle spalancare gli occhi.
“Tu sei… Tu sei…Tu sei…”
“Credo che viva sia la parola che cerchi” le andò in soccorso “e sì, lo sono” confermò con un sorriso.
“Ma non… non è…” il colore era drenato dal suo viso e Lily vide che nonostante fosse sdraiata le mani che teneva in grembo avevano stretto il lenzuolo e stavano tremando visibilmente.
“Non è possibile?” l’aiutò ancora, senza smettere di sorridere mai.
“Oh sì che è possibile” rispose alla sua stessa domanda e la vide continuare a passare gli occhi in ogni lato del suo viso come se non credesse ai suoi occhi.
E come poteva?
“Vorrei raccontarti tutto come fossimo vecchie amiche” la prese in giro “ma vedi ho tante cose da fare e nessuna voglia di perdere tempo con te” le disse “sono venuta solo per un motivo” continuò “volevo che vedessi che sto bene e che sapessi che adesso vivrò la mia vita felice lasciandoti alle spalle…” piegò la testa da un lato e dall’altro “fondamentalmente, sarà come se non fossi mai esistita” concluse e si voltò, ma aveva fatto appena due passi che si dovette girare.
Gabrielle stava mugolando e annaspando. Sembrava in cerca di aria.
La stava guardando con gli occhi pieni di paura e si portò una mano alla gola per farle capire che non le arrivava aria.
Lily la guardò e per qualche secondo fu tentata di osservarla mentre moriva, ma poi non ce la fece.
Lei non era un’assassina. Seppur avesse davanti a sé la donna che aveva ucciso decine e decine di persone innocenti solo per il suo divertimento.
Pigiò un pulsante sopra il suo letto e immediatamente arrivarono dei guaritori.
Lily si fece da parte, ma Gabrielle non smise per un secondo di guardarla, non fino a quando i suoi occhi si chiusero.
Dopo pochi minuti uno dei Guaritori si voltò verso di lei e la guardò attentamente.
Per un attimo Lily pensò che stesse per chiederle cosa fosse successo, ma non lo fece.
“E’morta” si limitò a dire e Lily si stupì di sentire uno strano calore nel petto.
“Come è successo?” chiese.
“Ci penseranno esami più approfonditi a stabilirlo, ma ad occhio direi che è uno di quei casi particolari che succedono negli ospedali… semplicemente il suo corpo non ha retto”.
Uno di quei casi particolari.
Come quelli che provocava lei.
Un lieve sorriso le nacque nel volto.
Era una sorta di giustizia.
Si voltò. Non voleva sapere altro.
Adesso sarebbe caduta nell’oblio, per sempre.
***
Bailey si svegliò e trovò suo padre accanto a sé.
Non ricordava granchè di quando l’avevano portato al San Mungo, solo di aver preso la pozione di quella maledetta e di aver iniziato a sentire tutto vorticare intorno a sé, poi le gambe gli avevano ceduto e aveva pregato di poter raggiungere sua madre.
E invece non era successo.
Adesso era sveglio e il dolore che sentiva nel petto gli sembrava una voragine che non sarebbe mai più riuscito a risanare.
Avrebbe voluto dire qualcosa, ma la realtà era che non riusciva neanche a parlare.
Il groppo che sentiva alla gola era sicuro che si sarebbe trasformato in un urlo se solo avesse aperto la bocca.
Era felice che nessuno dei suoi amici fosse lì perchè non avrebbe saputo come affrontarli, cosa dirgli.
“Bailey…”
Suo padre disse il suo nome piano e Bailey era sicuro che lo avesse fatto per palesare la sua presenza per cui spostò gli occhi su di lui.
Quando vide gli occhi di suo padre sentì i propri riempirsi di lacrime, ma lui gli pose una mano sulla sua.
“So che è dura, ma ti devo dire una cosa”.
Bailey scosse la testa. Non voleva sapere più niente.
Non poteva reggere altre notizie.
“Ti assicuro che è una cosa bella” gli disse con un sorriso e Bailey sentì un moto di rabbia verso suo padre.
Come poteva essere così tranquillo?
“Bail…”
“No” disse interrompendolo “no, non voglio sapere niente, soprattutto non voglio sapere belle notizie… non oggi e mi stupisco che lo voglia tu…”
“Bailey…”
“No” disse di nuovo asciugandosi una lacrima “tu dicevi di amare mia madre alla follia e poi? Come mai sei così?” indicò il suo viso “come puoi sorridere se la ami? Come puoi sorridere se lei è…”
Si sentì prendere le braccia da suo padre e si accorse di star tremando per la rabbia.
“Bailey, smettila” gli disse serio e Bailey si chiese se l’avesse ferito, ma poi si disse che non gli importava più di tanto e distolse lo sguardo.
Suo padre gli prese il mento e lo voltò verso di lui “posso parlare un attimo?” domandò e Bailey tornò a guardarlo cercando di dominare la rabbia.
“Quello che devo dirti sarà dura da digerire, ma tornerai a sorridere…”
“Impossibile”.
“Fidati, Bay” disse sorridendo “tua madre… Lily… lei è viva”.
Per un attimo Bailey non parlò.
“L’ho vista morire” disse soltanto.
Non chiese neanche se scherzava, né se fosse possibile, sapeva che non lo era.
“Bailey, è una cosa particolare, lei ti spiegherà tutto, ma ti assicuro…”
“Ho sentito il suo cuore fermarsi”.
Scorpius sospirò “è vero, ma ti giuro che è così e se smetti un attimo di protestare te lo posso dimostrare” gli disse e lo vide avvicinarsi alla porta.
Dopo pochi secondi sua madre entrò dalla porta come se non fosse morta solo poche ore prima.
Le labbra di Bailey si aprirono sorprese, ma dopo pochi secondi si stirarono in un grande sorriso.
Proprio come gli aveva predetto il padre.
 
COMMENTO: ED ECCOCI AL CAPITOLO FINALE!! COME PROMESSO ENTRO LA FINE DELLA SETTIMANA!! ALLORA, SPERO CHE IL RITORNO IN VITA DI LILY VI SIA PIACIUTO, ERA UNA DELLA PRIME COSE CHE AVEVO PENSATO PER LA STORIA : )) HO IMMAGINATO CHE HARRY, STUDIANDO A FONDO L’INCANTESIMO DI SUA MADRE E SAPENDO QUANTO RISCHIAVANO DATO CHE MORIVANO MOLTE PERSONE ATTORNO A LORO, ABBIA PENSATO SUBITO A SALVAGUARDARE I SUOI FIGLI…SPERO CHE VI SIA PIACIUTA LA MIA IDEA!! SPERO ANCHE CHE VI SIA PIACIUTA LA FINE FATTA DA GABRIELLE…MORTA NORMALMENTE SENZA NESSUN CLAMORE DATO CHE MERITAVA DI ESSERE DIMENTICATA : )) E SPERO VI SIA PIACIUTA LA CONCLUSIONE DELL’INCONTRO TRA MIKE E MOLLY, ANCHE PER LUI AVEVO SEMPRE IMMAGINATO DI VEDERLO FINIRE AD AZKABAN, MA PER SUA SCELTA, A TESTIMONIANZA DEL SUO COMPLETO CAMBIAMENTO : ))  ADESSO COME IN TUTTI I CAPITOLI FINALI VI CHIEDO DI FARMI SAPERE PIU’ CHE MAI DI MODO CHE SE VI E’ RIMASTO QUALCHE DUBBIO POSSA SVILUPPARLO NELL’EPILOGO : )) SO CHE SI DEVONO VEDERE ANCHE IL RESTO DEI PERSONAGGI MA LI RITROVEREMO TUTTI NELL’EPILOGO!! RINGRAZIO LE FANTASTICHE RAGAZZE CHE HANNO RECENSITO E CHE HANNO TUTTO IL MIO CUORE OVVERO ICEPRINCESS / ARYELLE / GIALY 66 / GY HOGGY E FEDELA WATSON!! INOLTRE RINGRAZIO CHI MI HA AGGIUNTO ALLE PREFERITE / SEGUITE E RICORDATE ED ANCHE CHI MI LEGGE SOLTANTO!! UN BACIONE!!

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Capitolo 61
*** EPILOGO ***


ECCOMI QUA…COME ORMAI SA CHI HA IMPARATO A CONOSCERMI, IL COMMENTO PER L’ EPILOGO LO METTO PRIMA DI MODO CHE L’ ULTIMA COSA CHE LEGGIATE SIANO LILY E SCORPIUS E NON I MIEI SPROLOQUI…ALLORA ANCHE QUESTA STORIA E’ FINITA… O FORSE DOVREI DIRE E’ “FINALMENTE” FINITA PERCHE’ E’ VERAMENTE DURATA TANTISSIMO : )E PROPRIO PER QUESTO METTERE IL FLAG ALLA PAROLA COMPLETA MI HA FATTO EFFETTO, PERCHE’QUESTA STORIA E’ INIZIATA CHE AVEVO UN CERTO TIPO DI VITA ED E’ FINITA CHE NE HO TUTTA UN’ALTRA, E’INIZIATA CHE NON AVEVO FIGLI E ORA CHE E’ CONCLUSA NE HO DUE : ) TUTTI QUESTI CAMBIAMENTI PERO’HANNO COMPORTATO UNA DILAZIONE NEI TEMPI ED E’ ANDATA A FINIRE CHE QUESTA STORIA CI HA ACCOMPAGNATO PER QUASI 8 ANNI…NO VABBE’ MI FA EFFETTO ANCHE DIRLO :D QUINDI RINGRAZIO LE RAGAZZE CHE NON MI HANNO ABBANDONATO E CHE MI HANNO SPRONATO CON LA LORO PRESENZA AD ANDARE SEMPRE AVANTI E PORTARLA IN FONDO OVVERO ICEPRINCESS / LUISA21 / ARYELLE / SHIORI F / GYHOGGY 2020 / CLALIP E GIALY 66!! OGNI VOSTRA PAROLA E’ STATA FONDAMENTALE J VEDERE LE VOSTRE TEORIE COMPLOTTISTICHE E AVERE I VOSTRI CONSIGLI E’ STATO IMPORTANTISSIMO!! GRAZIE DAVVERO DI CUORE : )SIETE PREZIOSE E FANTASTICHE!! MI SCUSO COME SEMPRE PER I MIEI ORRORI NELLA PUNTEGGIATURA E RINGRAZIO ANCHE CHI HA LASCIATO OGNI TANTO TRACCIA DEL SUO PASSAGGIO E LE 94 PREFERITE / 28 RICORDATE E 123 SEGUITE !! INFINE RINGRAZIO ANCHE LE 220 PERSONE CHE MI HANNO MESSO TRA GLI AUTORI PREFERITI!! SIETE FANTASTICI E PAZZI!! VI AVVERTO E’ UN EPILOGO LUNGO 16 PAGG. WORD MA SPERO NON SIA PESANTE E’ CHE MI PIACEVA DARE UNA FINE A TUTTI E SPERO DI ESSERCI RIUSCITA!! COME SEMPRE MI PIACEREBBE CHE L’ EPILOGO FOSSE RECENSITO ANCHE DA CHI NON L’ HA MAI FATTO ANCHE SOLO PER DIRMI SE LA STORIA VI E’ PIACIUTA OPPURE NO: )) GRAZIE DI CUORE !! AH DIMENTICAVO ADESSO MI CONCENTRERO’ SUL FINIRE L’ALTRA LILY/ SCORP LEGGERA E TENETE D’ OCCHIO IL MIO PROFILO PERCHE’ HO GIA’ UN’ ALTRA IDEA CHE MI FRULLA PER LA TESTA…PUR SEMPRE CON I MIEI TEMPI ;) E ADESSO COME SEMPRE…UN BACIONE E PREPARATE L’INSULINA : ))
 
Simone sospirò guardando la bara venire calata nel terreno.
Era sola mentre sua madre veniva seppellita.
Nessuno dei suoi parenti era con lei perché erano tutti al funerale dell’unica che, probabilmente, sarebbe stata accanto a lei.
Erano tutti al funerale di Fleur.
Sarebbe stato facile per lei ignorare il fatto che fosse sua madre e non andare al funerale, ma non vi era riuscita.
Nonostante da lei non avesse ricevuto l’amore di una madre, nonostante si fosse rivelata una pazza, manipolatrice e che avesse ucciso centinaia di persone non era riuscita a non andare.
Forse… forse aveva davvero ragione Sean che quando si era rifiutato di andare e l’aveva pregata di fare altrettanto l’aveva accusata di avere una sorta di timore riverenziale.
O forse, più probabilmente, era semplicemente la cosa che non aveva capito nessuno.
Nel bene o nel male lei era sua madre. Nonostante tutto era la donna che l’aveva generata.
Quando sentì una mano calda scivolare nella propria alzò gli occhi e sentì il cuore riscaldarglisi in quella uggiosa giornata di ottobre.
“Pensavo avessi detto che non volevi venire” disse cercando di impedire alla sua voce di tremare.
“Era quello che volevo” rispose Sean “e infatti fino a pochi minuti fa ero al funerale di Fleur con tutto il resto della tua famiglia”.
Simone sentì una punta di colpa.
“Ed è dove dovresti essere anche tu”.
Simone liberò la mano da quella di lui e si voltò per fronteggiarlo “ne abbiamo già parlato…”
“Esatto. Ne abbiamo già parlato e tu non le devi niente” la interruppe indicando la bara con la testa.
Simone abbassò gli occhi e poi li rialzò “non si tratta di cosa le devo e non pretendo che tu capisca, ma…” si fermò.
Ma vorrei che fossi vicino a me pensò la sua testa, ma non riuscì a dirlo.
Poteva dirlo? Poteva pretenderlo?
Cosa erano loro adesso?
Non c’era stato un bacio né tantomeno un appuntamento, solo qualche telefonata e qualche parola dolce.
“Ma?” la incalzò lui.
Simone scosse la testa “ma niente” disse, poi si voltò verso la buca dove adesso stavano buttando della terra fresca sopra la bara di sua madre.
“Adesso è finito” sentenziò “Grazie per essere venuto” lo liquidò, ma invece di aspettare girò le spalle alla tomba della madre e si allontanò per prima.
“Ehi”.
Sean la raggiunse e la fermò poco prima che uscisse dal cimitero.
“Cosa c’è?” domandò Simone rabbiosa “hai chiarito che non volevi essere qua e mi hai detto, più volte di quante volessi sentirne, che non avrei dovuto esserci neanche io” alzò gli occhi al cielo per essere sicura che nessuna lacrima uscisse senza il suo permesso “cosa vuoi ancora?” chiese.
“Simone…”
Simone alzò una mano “non so perché sono qua” disse “volevi sentire questo? O volevi essere sicuro che non fossi come lei? Vuoi consolare Lily che non ha un’altra pazza da cui fuggire in…”
Si interruppe sentendosi prendere per le braccia e l’ultima parola morì sulle labbra di lui dato che l’aveva appena attirata a sé zittendola con un bacio.
Simone sentì la testa vorticarle e il cuore rischiare di esploderle nel petto, ma mise le mani sulle sue braccia per staccarsi da lui.
“Non farlo” gli disse e lui la guardò confuso. “Non farlo per pietà” aggiunse.
Sean sorrise e le prese il volto tra le mani “puoi smetterla di dire cose a caso?” le chiese ironico.
“Nessuno ti sospetta” le disse accarezzandole il volto con il pollice “ma su una cosa hai ragione, non voglio essere qua…”
Simone si mosse per liberarsi ma lui accentuò appena la stretta sul suo viso “ma non per il motivo che pensi tu” le spiegò.
“Odio tua madre, ma non solo per quello che ha fatto a Lily e al piccolo Bay… la odio soprattutto per quello che ha fatto a te e quando dico che non le devi niente è vero, ma…” le mise un dito sulle labbra per fermare la protesta sul nascere e Simone suo malgrado sorrise “ma tu vuoi essere qua ed allora lo voglio anche io” posò le labbra sulle sue delicatamente “io voglio stare con te, Simone Weasley”.
Simone fissò gli occhi brillanti di Sean senza riuscire a dire niente. Era rimasta senza parole, solo il battito del suo cuore pareva parlare per lei.
“Voglio stare con te nei momenti peggiori come questo o in quelli migliori che spero ci aspetteranno…”
Fece per baciarla di nuovo, ma Simone scansò leggermente la testa “E Lily?” chiese mentre il suo cuore le gridava che era una grande idiota e che lui le stava offrendo tutto ciò che lei voleva, ma la realtà era che lo amava talmente tanto che lo voleva senza dubbi, senza ombre di altre donne in mezzo a loro e lui aveva amato così tanto Lily.
“Diciamo che ora c’è un’altra strega che occupa il mio cuore ed i miei pensieri”.
Simone sorrise e gli passò le braccia dietro al collo “davvero? È davvero, davvero finita?”
Sean piegò la testa fingendosi pensieroso “forse…” ma si interruppe dovendo evitare una ginocchiata da Simone.
Rise e l’attirò a sé “con Lily non è mai davvero iniziata, appena ha rivisto Scorpius non è più riuscita a pensare ad altro…” le pose un bacio sul collo “dice che succede così con il vero amore” poggiò le labbra sullo zigomo “adesso so che è vero” le disse e la baciò dimostrandole con i fatti quello che aveva appena detto.
***
Lorcan si fermò davanti alla stanza di sua figlia con un peso nel cuore.
Era stato ricoverato qualche giorno in cui avevano dovuto rimetterlo in sesto e sapeva che nel frattempo Ella era stata curata grazie ai suoi genitori.
Gli avevano anche raccontato che Micheal Nott subito dopo era stato arrestato, ma che non aveva opposto resistenza e neanche aveva provato a fuggire.
Sapeva di non reggere minimamente il confronto con un padre così figo da diventare buono per amore della sua famiglia.
Per un momento aveva anche preso in considerazione di non andare da lei, di lasciarla sola con la sua nuova mamma e che sicuramente sarebbe stata più felice, ma poi si era reso conto che era solo il suo animo tassorosso a portarlo a pensare in quel modo perché dentro di sé in realtà non desiderava altro che poterla vedere.
Soprattutto adesso che suo marito era risultato un membro della cerchia dei NewMan, adesso restavano solo loro.
Prese un respiro e aprì la porta.
Immediatamente vide che Ella era sveglia.
Sembrava stare bene a parte qualche livido e stava parlando con sua madre piuttosto amichevolmente.
Appena lo vide Ella si zittì e lo fissò come in attesa di un suo qualsiasi movimento.
Anche lui la guardò. Era la sua bambina e non desiderava altro che prenderla tra le braccia e consolarla per tutto quello che aveva passato, ma in quel momento si sentiva insicuro come non gli era mai successo.
“Ciao Lorcan” lo salutò Molly vedendo che nessuno diceva niente.
Si alzò dalla sedia e gli andò incontro stringendogli la mano “non so se ti ricor…”
“Certo” la interruppe lui cercando di sorridere, ma era sicuro che gli fosse venuto fuori poco più di una smorfia.
Molly sorrise a sua volta e parve capire l’imbarazzo per cui guardò Ella poi Lorcan e infine di nuovo Ella “sai, credo proprio di aver bisogno di una doccia”.
La ragazza annuì guardandola un secondo prima di riportare lo sguardo su Lorcan.
“Ci vediamo dopo” disse Molly e mise una mano sulla spalla di Lorcan prima di uscire dalla stanza.
Lorcan era sicuro che se in quel momento un fazzoletto fosse caduto a terra ne avrebbe potuto sentire il rumore per il silenzio che era calato.
Guardò di nuovo Ella e la vide spostare lo sguardo verso la finestra per cui decise che doveva essere lui, l’adulto, a fare il primo passo.
Impose alle sue gambe di muoversi fino ad arrivare davanti al suo letto, ma si fermò ai suoi piedi.
“Ella, io…”
“Sei venuto a dirmi addio?” lo interruppe immediatamente e Lorcan comprese.
Conosceva talmente bene Ella da sapere tutto quello che pensava e che nascondeva dietro espressioni di indifferenza e parole sprezzanti.
“Come puoi pensare che…”
“Adesso ho una nuova mamma e un nuovo papà, giusto? Per cui puoi benissimo scaricarmi” la vide stringere i pugni attorno al lenzuolo “chi vorrebbe la figlia di un capo NewMan”.
Lorcan non sapeva se ridere o arrabbiarsi per cui scelse di non fare niente e si avvicinò semplicemente sedendosi nella sedia precedentemente occupata da Molly.
“Lo pensi davvero, Ella?” le chiese dolcemente.
“Perché non dovrei” rispose sfrontata “da quando mi sono svegliata non ti ho mai visto…”
“Ella, ero ricoverato anche io e poi…” si fermò un attimo e studiò i suoi occhi “pensavo volessi un po’ di spazio con i tuoi veri genitori” confessò.
Ella emise uno sbuffo “tu sei il mio vero padre” disse e il cuore di Lorcan si alleggerì improvvisamente.
“Tu e… davvero papà era in combutta?”
“Di quale papà parli?” scherzò Lorcan, ma tornò immediatamente serio “a quanto pare sì” confermò e sentiva le sue parole impregnate del dolore che provava.
“Non posso crederci” sussurrò Ella mordendosi più volte le labbra.
“Neanche io” concordò Lorcan, ma poi scosse la testa. Ella ne aveva passate troppe per concentrarsi anche su quello per cui le pose una mano sopra la propria e la guardò attentamente.
“Non pretendo di reggere il confronto con i tuoi veri genitori…”
Ella tolse immediatamente la mano da sotto quella di Lorcan “smettila” lo interruppe.
“Non voglio più sentirti parlare di loro come veri genitori, anche tu sei mio padre” i suoi occhi sembravano emettere scintille “tu mi hai cresciuto…”
“Ma loro hanno il diritto…”
“Lo so, ma…”
“Avranno bisogno di vederti…”
“E lo farò, ma…”
“Non posso opp…”
“Si può sapere da che parte stai?” lo interruppe esasperata da quelle frasi lasciate a metà da entrambi.
“Dalla tua” rispose immediatamente Lorcan ed Ella si calmò immediatamente ed un sorriso le nacque spontaneo “e questo non ti rende il papozzo migliore del mondo?” scherzò e lo abbracciò di slancio.
Lorcan accolse sua figlia abbracciandola a sua volta e passandole una mano tra i capelli “e tu sei la figlia più tosta del mondo” le disse e lo pensava davvero.
 
***
James ed Albus uscirono dal pensatoio sentendosi entrambi con le gambe molli e si guardarono intorno quasi come se vedere le pareti della camera di Lily e non più la famigliare cucina di Godrics Hallow desse loro quasi fastidio.
E come poteva essere altrimenti. Dato che avevano appena visto Harry e Ginny mentre parlavano con Lily.
Lei sapeva che sarebbero stati turbati nel rivedere i loro genitori, ma non aveva potuto non mostrare loro quel ricordo.
Voleva che anche loro potessero vederli con i loro occhi ancora una volta, voleva che anche loro potessero sentire la loro voce… le loro parole.
“Merlino. E’ davvero come se non fossero mai andati via” sussurrò Albus asciugandosi le lacrime che gli bagnavano ancora le guance.
“Quelli erano davvero mamma e papà” aggiunse James con la voce così roca che Lily si chiese se sarebbe riuscito a trattenere le lacrime ancora a lungo.
“Sono loro” confermò Lily sedendosi sul letto “mi hanno salvato… come sempre”.
James e Albus si sedettero accanto a lei, uno per lato, come quando erano bambini.
“Sono orgogliosi di noi” affermò James ancora con voce incredula.
“Avrei voluto vederli anche io” confessò Albus.
“Meglio di no… io sono dovuta morire” scherzò Lily, poi vide le occhiate severe dei suoi fratelli “troppo presto per scherzarci su?” domandò con un sorriso innocente.
“Sarà sempre troppo presto, Lily” rispose James con tono scherzoso, ma Lily notò che i suoi occhi erano rimasti seri.
“Davvero, Lily, saresti voluta restare lì?” chiese Albus “ancora? Dopo tutto questo tempo?”
Lily sapeva cosa nascondeva quella domanda e abbassò gli occhi.
Albus le stava chiedendo se davvero ancora non aveva superato la loro morte, se davvero ancora avessero dovuto temere dei suoi colpi di testa.
“A dire il vero no” disse e lo guardò dritto negli occhi per fargli capire che era sincera “l’ho capito parlando con loro, devo accettare la loro morte seppur ingiusta perché loro vogliono che andiamo avanti e oltretutto tutti i colpevoli sono morti o ad Azkaban per cui adesso possono riposare in pace” poi parve pensarci un attimo “non per questo dovete smettere di stare con noi” disse alzando la voce e sollevando gli occhi verso il soffitto come se parlasse ancora con loro.
James rise e le circondò le spalle con un braccio “non smetteranno mai… lo hanno detto”.
“Non è che potete anche rimproverare James?” chiese Albus sempre guardando verso il soffitto.
“Che vuoi da me?” scherzò James staccandosi dalla sorella.
“Tu dovresti essere l’integerrimo Grifondoro che mi aveva promesso di essere sempre sincero e vengo a scoprire così che mia sorella è morta”.
Lily ebbe un brivido nel sentirgli dire quelle parole. C’era andata così vicina.
James arrossì.
“Hai il buon gusto di arrossire almeno” affermò Albus incrociando le braccia e fingendosi arrabbiato.
“Non ce la facevo, Al” confessò James con voce cupa e Albus aprì le labbra, lui scherzava.
Sapeva che non glielo aveva davvero tenuto nascosto.
“Come potevamo affrontare di nuovo…”
La voce di James si spezzò e una lacrima gli scese nel volto.
Albus e Lily si guardarono. Erano sicuri di non aver mai visto James piangere.
Anche dopo la morte dei loro genitori, lui era stato la roccia a cui entrambi si erano aggrappati per non affogare.
“James, mi dispiace…” iniziò subito Albus, ma Lily scosse la testa “dispiace a me” lo interruppe in maniera così decisa che entrambi i fratelli la fissarono.
“Io sono stata sempre sconsiderata, egoista e vigliacca…” alzò una mano per interrompere le proteste sul nascere “se state per dire che ero giovane non è una scusante, voi non eravate tanto più grandi di me e vi siete dovuti accollare non solo il vostro dolore, ma anche il mio e…” scosse la testa “anche il fatto di aver assistito al loro omicidio mi scusa fino ad un certo punto” affermò vedendo Albus aprire la bocca.
“Non posso che scusarmi per la Lily egoista che non vedeva altro che la vendetta davanti a sé che non vedeva il male che faceva ai suoi fratelli ogni volta che si metteva in pericolo, ogni volta che arrivava vicino a fare la stessa fine dei nostri genitori… quindi mi dispiace…” le si ruppe la voce e sentì le lacrime pizzicarle i lati degli occhi “mi dispiace per non essere stata la sorella giusta, mi dispiace…” non riuscì a finire perché James l’attirò in un abbraccio “sei una stupida” le disse tra i capelli “certo che sei la sorella giusta” continuò, poi aprì un braccio “ehi vieni qua, fratello moderatamente giusto” scherzò guardando Albus che non si fece pregare e si unì all’ abbraccio.
 
***
“Sai, se cammini ancora un po’ su quel tratto probabilmente scaverai una buca”.
Ginny si voltò verso la porta e il suo cuore ebbe un sobbalzo mentre Ella entrava nella sala da pranzo.
Da quando era uscita dall’ospedale non c’era stato un giorno che non avesse chiesto di lei e adesso vederla lì era come un sogno.
Zoppicò verso di lei e prima che Ella potesse dire qualsiasi cosa la prese per le guance e l’attirò a sé baciandola.
“Ehi, Potter, questo sì che è un bacio” disse Ella schiarendosi la voce non appena si furono staccate “ma a cosa lo devo?” domandò scherzosa.
“A cosa lo devi?” chiese Ginny “sono quasi morta di paura” rispose alla sua stessa domanda “pensavo che saresti morta e non riuscivo a venire da te perché eri tipo blindata in ospedale per via di tuo padre”.
“Quale dei due ad Azkaban?” scherzò lei, ma a Ginny non sfuggì il suo sguardo triste “mi spiace, Ella” le disse sincera e la guidò verso il divano. Stare in piedi era ancora doloroso per Ginny.
“Non devi dispiacerti” le disse “io sto bene mi conosci”.
“Conosco la tua testardaggine, ma non devi fingere con me” la riprese ed Ella sospirò “riuscirò a gestire tutti questi cambiamenti… e poi quattro genitori sono meglio che due, soprattutto pensando che due sono ad Azkaban” alzò le spalle “magari ci fanno uno sconto famiglia dall’avvocato” scherzò  e Ginny rise appoggiando la testa sulla sua spalla.
“Tu piuttosto” le disse “come stai?” le chiese indicando la gamba con il tutore che Ginny stava continuando a massaggiare.
“La guaritrice dice che potrebbe non tornare mai al cento per cento, ma io non mi arrendo come hai visto prima…”
“Non credo che massacrarti di esercizio possa aiutarti”.
“E tu sei un’esperta Scama… no aspetta, ma adesso diventi Nott?”
Ella scosse la testa “rimarrò una Scamander… non credo che Micheal Nott pensi di dovermi dare il cognome”.
“Non puoi saperlo se non glielo chiedi” disse Ginny semplicemente e vide Ella incupirsi “la realtà è che non l’ho mai visto” replicò “lui è stato arrestato prima che io mi svegliassi e…”
“Hai paura, Eleonor Scamander?”
Lei sorrise “forse un po’” ammise e Ginny spalancò gli occhi “che hai detto?” domandò e le mise una mano sulla fronte fingendo di sentire se avesse la febbre.
“Non fare la sciocca” scherzò Ella scuotendo la testa per togliersi la mano di Ginny “certo che ho paura” disse.
“Lui è Micheal Nott… era il comandante dei NewMan, quindi dovrebbe essere un uomo cattivo e spietato, un uomo a cui non interessa niente di nessuno che non si perita ad uccidere e torturare” strinse le mani in due pugni “ma questo non collima con il racconto che mi ha fatto mia madre e neanche con il fatto che si sia fatto arrestare pur di salvarmi con il suo sangue o ancora con il fatto che si sia alleato con tua zia…”
Ginny le mise una mano sulla sua e il pugno di Ella si ammorbidì per poter stringere a sua volta le sue dita.
“Forse dovresti davvero parlare con lui”.
“Sì, forse…” disse Ella e Ginny decise di non insistere sull’argomento.
Sicuramente lo avrebbe fatto quando si fosse sentita pronta per cui le si sedette in braccio e la baciò.
Ella però si tirò indietro “aspetta e il tuo proposito di non stare insieme ad una parente?” le chiese “in fondo sono anche una Weasley” la provocò.
“In effetti” finse di pensarci ed Ella le posò un bacio sul collo facendola rabbrividire “ah davvero?” domandò lasciandole una scia di baci lungo tutto il collo.
“Però” disse Ginny sentendo il fiato accorciarglisi per l’eccitazione “siamo…” Ella fece scorrere le sue mani lungo la sua vita “parenti molto…” un altro bacio “molto alla lontana” concluse e la baciò non lasciando spazio ad altre parole.
***
“Si direbbe quasi che tu non voglia tornare ad Hogwarts” affermò Sarah vedendo Bailey camminare a testa bassa.
Erano insieme ad Harry e Sammy e suo nonno Neville li stava riconducendo ad Hogwarts mentre Ginny ed Ella sarebbero andate da sole essendo maggiorenni.
Le ingiustizie della vita.
“Non tutti hanno un rapporto speciale con la scuola come te” ribattè Bailey fulminandola con lo sguardo.
Sarah sorrise accorgendosi che lo sguardo freddo di Bailey non la feriva più. Ormai sapeva come era fatto.
Soprattutto sapeva che non la odiava.
Ricordava i suoi occhi quando aveva visto la bacchetta puntata alla sua gola.
Ebbe un brivido ripensando alla paura che aveva visto riflessa in quelle iridi.
“Che succede?” le chiese subito Bailey a cui non era sfuggita la sua reazione.
Sarah sorrise di nuovo “pensavo al magico trio” mentì anche se non del tutto.
“A mio nonno?” intervenne subito Sammy che li affiancò insieme ad Harry.
Sarah annuì “sì, a lui e a Ron ed Hermione…”
“La tua amata e ammirata Hermione” la prese in giro Harry e Sarah scosse le spalle “puoi darmi torto?” domandò.
“Quello che abbiamo passato quest’anno loro lo hanno passato tutti gli anni di scuola…”
“Oddio non scherziamo” la interruppe Harry.
“Morirei” aggiunse con voce drammatica Sammy.
Bailey sentì quell’ultima parola penetrargli nel cervello con la stessa forza di una lama.
Solo quella parola era riuscita a farlo rabbrividire.
Vedere morire sua madre era stato così tremendo che non era ancora riuscito a parlarne con nessuno.
Si voltò e la vide alla finestra, suo padre era dietro di lei.
La salutò con la mano. Doveva pensare che era viva, che sarebbe stata bene, che aveva vinto.
Che quella pazza era morta per sempre.
“Che succede?” gli chiese Harry vedendo che si era fermato, ma Bailey sorrise e si voltò verso di loro.
“E’ tutto ok”.
E finalmente lo era davvero.
***
Lily salutò Bailey dalla finestra.
Vederlo andarsene per la seconda volta era ancora più dura, soprattutto perché adesso sapeva che non era più lo stesso bambino.
Quello che aveva vissuto, l’averla vista morire lo avevano cambiato per sempre e quella sua parte d’infanzia che aveva perso non sarebbe mai tornata.
Proprio come era successo a lei.
“A cosa pensi?”
La voce di Scorpius fu un sussurro caldo sulla sua pelle e come sempre le infuocò tutti i sensi.
“Spero tanto che Bailey riesca a dimenticare” rispose.
Si appoggiò con la schiena al suo petto piegando leggermente la testa come a cercare di entrare letteralmente dentro di lui e Scorpius le fece passare le braccia attorno alla vita voltandola verso di sé.
“Non tutto probabilmente” affermò Scorpius.
“Come è successo a me” replicò Lily amareggiata. Odiava che suo figlio avesse in parte passato la sua stessa cosa.
Nessuno avrebbe mai dovuto assistere alla morte di un genitore.
“Ma tu sei qua” disse stringendola più forte come se avesse paura di poterla perdere da un momento all’altro “e poi Bailey non è te” aggiunse.
Lily aggrottò le sopracciglia “e questo cosa vorrebbe dire?” domandò.
Scorpius scosse le spalle “ha un altro carattere” chiarì e Lily abbassò gli occhi “non è pazzo come me” ammise.
Scorpius le rialzò il viso “pensavo avessimo concordato di smettere di avere rimpianti” la rimproverò.
Lily si specchiò in quegli occhi grigi che sembravano luccicare illuminati dal sole che entrava dalla finestra.
“Merlino, quanto sei bello” gli disse senza riuscire a trattenersi.
“Non riuscirai a farmi cambiare discorso” scherzò Scorpius ma contemporaneamente fece scorrere le sue dita sulla linea scoperta della vita.
“Vogliamo scommettere?” lo provocò Lily aprendo un bottone della sua camicia e muovendosi per passare al successivo.
Scorpius le mise una mano sulla sua “siamo a casa di Teddy e Vic” le disse e Lily sorrise “stai invecchiando se ti preoccupi di questo, Malfoy” lo prese in giro.
Scorpius la sollevò tra le braccia “brutta, perfida, strega” le disse e tirando fuori la bacchetta smaterializzò entrambi.
Quasi non si accorsero che i loro piedi avevano toccato il pavimento della loro casa troppo impegnati a baciarsi e a togliersi i vestiti.
Quando riuscirono a riemergere dalla loro passione fuori il sole stava tramontando e Lily si accorse di essere distesa a terra seppur tra le braccia di Scorpius.
“Non abbiamo neanche raggiunto il letto” scherzò.
“Non è la prima volta mi pare” ribattè lui posandole un bacio sulla testa.
“No, infatti” concordò “mi ricordo di una volta che abbiamo a stento chiuso la porta”.
Scorpius rise e poi la guardò con espressione seria “non sai quanto sono felice che te lo ricordi” le disse.
Lily si issò su un gomito e si voltò verso di lui sentendo il rimpianto nella sua voce.
“Ormai ricordo tutto, lo sai”.
Scorpius annuì “sì, ma quanti anni abbiamo perso per colpa di quella maledetta” imprecò “undici anni di ricordi…”
“Li rifaremo”.
“Quelli però non ce li rende nessuno, la vita che ho perso di Bailey…”
“Bailey ti ama, lo sai e non dobbiamo guardarci indietro, ma vivere il presente e il futuro” lo interruppe e gli diede un bacio sul petto.
“E tutta questa saggezza viene da Lily Potter?”
Lily per un attimo ebbe la visione dei suoi genitori.
Vivi.
Vivi le avevano detto.
“Non proprio” affermò incrociando le mani e mettendole sul petto di Scorpius per appoggiarci il viso.
“Ti amo, Lily” disse lui ponendole un bacio sulla punta del naso.
Lei chiuse gli occhi pensando che non poteva essere più felice di così… o forse sì.
“Sposami, Scorp” gli disse e lo vide aprire le labbra sorpreso.
“Chi sei tu? Che ne hai fatto della mia Lily che pretendeva di essere senza sentimenti e senza legami?” le chiese con un’occhiata sospettosa.
“E’ morta ed è letteralmente andata in paradiso” rispose stando allo scherzo “non ti piace questa versione?” domandò fingendosi offesa.
“Ci farò l’abitudine” scherzò lui  e la fece scivolare sotto di sé per tornare a baciarla.
 
7 ANNI DOPO
“Faremo tardi lo so”.
“E’impossibile fare tardi…il matrimonio sarà qua”.
“Ma dobbiamo ancora vestirci”.
“E di chi è la colpa?”
Sarah si allacciò il reggiseno dando un’occhiata di fuoco al suo interlocutore.
“Non osare dare la colpa a me, Malfoy” lo freddò infilando le calze con delicatezza per essere sicura di non smagliarle per la fretta.
“Certo che è colpa tua” la raggiunse e la strinse a sé “sei così sensuale” le disse baciandola sul collo.
“E tu sei così…” ma furono interrotti da un bussare nervoso e incessante.
“Ehi voi due datevi una mossa”.
“Harry” dissero in coro e Bailey si staccò mal volentieri da Sarah ed andò ad aprire al cugino.
Solo uno spiraglio per permettere a Sarah di continuare a cambiarsi.
“Giuro, Harry, non potresti essere più fastidioso” lo rimproverò.
“Oh risparmiami le tue occhiate di ghiaccio, Bay, dobbiamo andare” e guardò dentro la stanza mentre Sarah stava ancora infilando il vestito.
“Per Godric, nessuno dovrebbe vedere la propria cugina così…”
“Anche secondo me” lo interruppe Bailey guardandolo in cagnesco, ma prima che potesse aggiungere qualsiasi cosa un urlo li interruppe ed entrambi si voltarono verso le scale.
“Non siete ancora pronti?” urlò Sammy che per l’occasione sfoggiava un vestito verde che faceva risaltare i suoi occhi ed aveva domato i suoi capelli corvini con uno chignon da cui erano caduti alcuni ciuffi che parevano accarezzarle il collo.
Bailey vide Harry sgranare gli occhi e aprire le labbra “chiudi la bocca, Harry” gli sussurrò e lui lo guardò in tralice “scommetto che questa cugina la vedresti volentieri senza vestito…”
“Smettila, Malfoy o giuro che…”
“Cosa state confabulando voi due?” li interruppe Sammy arrivando davanti a loro “forza, forza vestitevi…”
“A loro non importa se arriviamo in ritardo” la interruppe Bailey.
“Certo, come no” lo contraddì Sammy “mia sorella è in piena crisi isterica” continuò portandosi le mani alla testa come tentando di mimare la pazzia “dice che essendo zoppa farà una figuraccia andando verso l’altare”.
“Ginny non è zoppa” protestò Sarah aprendo del tutto la porta mostrandosi splendida nel suo vestito corallo lungo fino ai piedi
“Lo so” concordò Sammy “ma ti dico che è impazzita”.
“Ginny è una sopravvissuta come tutti noi” disse Bailey con occhi duri e tutti si guardarono, sapevano che Bailey era ancora tormentato dagli incubi sulla madre.
Harry si portò una mano al collo come se ancora potesse sentire la mancanza della pelle che gli aveva strappato Stephen e Sammy gli prese la mano intuendo i pensieri.
“Basta!” esclamò Sarah decisa e tutti si voltarono verso di lei con espressione confusa.
Era come se la parola di Sarah li avesse strappati da visioni tormentate.
E forse era davvero così.
 “Non meritano neanche un pensiero…soprattutto oggi” spiegò Sarah e Bailey annuì tornando alla realtà.
“E poi tua madre mi ha pregato di pensarci io a te…” gli disse maliziosa e Bailey stette al gioco “E tu l’hai fatto infatti” disse facendole l’occhiolino.
Le baciò il collo “tra l’altro sei bellissima” le sussurrò “scusa se non te l’ho detto subito”.
“Risparmiateci” la voce di Sammy li fece dividere e prendendo Harry a braccetto si avviò verso le scale.
Quando arrivarono in fondo alle scale Bailey vide che c’era tutta la famiglia ad aspettarli.
“Sei incorreggibile” disse sua madre cercando di sistemargli i capelli, ma Bailey sfuggì alle sue mani e si avvicinò a suo padre che teneva Eliza, sua sorella, tra le braccia.
“Che facevate?” chiese lei e Bailey rise “polpettina, non vorrai sapere troppe cose?” le chiese prendendola in collo e facendola volteggiare “e poi, non sei ormai troppo grande per stare in braccio?” la rimproverò scherzoso e la mise a terra.
Lei puntò i piedini di bimba di cinque anni “invece no” disse e si avvicinò di nuovo a Scorpius facendosi circondare dalle sue braccia.
Bailey guardò per un attimo Scorpius pensando a quanto si fosse perso non crescendo con lui e incrociò le iridi del padre capendo che stava pensando la stessa cosa.
Anche Lily parve capirlo perché prese per mano la piccola Eliza e insieme agli altri si avviarono verso le sedute.
“Lo sai che vorrei…”
Bailey lo interruppe con una mano.
“Ne abbiamo già parlato” disse ed era vero. Avevano fatto quel discorso un milione di volte, soprattutto dopo che Lily si era scoperta di nuovo incinta.
Scorpius aveva sempre temuto che Bailey si sentisse secondo rispetto a lei non avendo mai vissuto la sua infanzia con suo padre, ma per Bailey non era mai stato così.
“Sei un padre fantastico e so che non è colpa tua, ma…” Scorpius aggrottò le sopracciglia non capendo dove volesse arrivare.
“Ma se vuoi che ti perdoni del tutto mi devi concedere un ballo” concluse Bailey scoppiando a ridere e Scorpius scosse la testa “il mio era un discorso serio” lo rimproverò con voce divertita e Bailey fece spallucce “anche il mio che credi?” chiese retorico “recupereremo gli anni mancanti con tanti balli” lo prese in giro.
Scorpius scosse di nuovo la testa ridendo e si avviarono verso la sala continuando a ridere e fare battute.
Scorpius poteva vedere lo sguardo cupo dietro la maschera perché anche lui era sempre stato bravo a nascondere quello che provava, ma decise di non insistere.
Era vero. I maledetti NewMan gli avevano portato via tanti anni con Bailey, ma il loro rapporto era sempre stato talmente complice che sembrava fossero sempre stati assieme.
Quando entrarono in sala Bailey si fermò a parlare con Sean e Simone e anche Scorpius li salutò prima di raggiungere Lily ed Eliza in tempo per l’entrata delle spose.
Ginny fu portata all’altare da James e, nonostante le sue paure, sembrava quasi non zoppicare, mentre Ella fu condotta da Lorcan.
Il rito fu celebrato da Molly e quando entrambe furono dichiarate spose ci fu un’ovazione generale che poi lasciò lo spazio solo ai balli e le feste.
Fino a quando non venne il momento del ballo padre e figlia.
James condusse Ginny sulla pista e lo stesso fece Lorcan con Ella.
 “Sei meravigliosa oggi” disse Lorcan ed Ella si strinse a suo padre “anche tu, papà” gli disse.
“Sembra ieri che mi ballavi sui piedi” le disse perdendosi nei ricordi.
“Sono un po’ più grande ormai” replicò con un sorriso.
“Sei una donna ormai” disse con voce leggera, non voleva cedere alla commozione “so che sei andata a trovare tuo padre ieri” aggiunse poi e la vide tornare seria.
“Io…”
Le mise una mano sulla guancia “non devi giustificarti” la tranquillizzò “come ti ho detto ormai anni fa, è giusto che anche loro facciano parte della tua vita e Nott è tuo padre…”
“Così sembra” scherzò Ella ricordando la prima volta che l’aveva visto.
 
La descrizione che ne aveva fatto sua madre non gli rendeva giustizia, né tantomeno le foto dei giornali.
Neanche Azkaban era riuscito a smorzarne la bellezza.
Aveva occhi verdi così penetranti che pensava le stesse leggendo dentro l’anima e quell’espressione seria e cupa che molto spesso vedeva anche su di sé gli davano un aspetto di misterioso, i capelli neri erano legati in una coda ordinata.
Capiva come sua madre non fosse riuscita a resistergli.
“Speravo che ti avrei vista” le disse ed Ella notò come la sua voce sembrasse calma e tranquilla, in netto contrasto con l’idea che aveva di lui.
“Ero a trovare l’altro mio padre…”
“Ed hai pensato di venire anche da me?”
“Beh sei mio padre anche tu, no?”
Lo vide sobbalzare, come se non si fosse aspettato quella frase da lei.
“Non devi fare niente perché devi” le disse “io non mi aspetto niente”.
Ella strinse gli occhi.
“Non sei esattamente il cattivone che immaginavo” commentò subito.
Mike scoppiò a ridere e si lasciò andare indietro contro la sedia creando un rumore metallico.
“Non so se mi colpisce più l’umorismo o la sfrontatezza” assottigliò gli occhi per studiarla “mi ricordi tantissimo tua madre alla tua età”.
Ella si raddrizzò nelle spalle, ma non disse niente.
“Quindi come mi immaginavi?”
Ella scosse le spalle “il comandante dei NewMan?” chiese “immaginavo di vedere in te un’espressione sadica e perfida come quello che mi ha fatto…”
“Non sono come lui” la interruppe subito. Ancora le vene gli ribollivano al pensiero di Stephen e anche solo le poche volte che l’aveva visto ad Azkaban gli faceva venire voglia di ucciderlo.
“Lo spero” disse lei sistemandosi meglio sulla sedia “ma sicuramente non sarai uno zuccherino o non saresti stato quello che eri…”
Mike congiunse le dita.
Prima aveva pensato a quanto lei somigliasse a Molly, ma ora vedeva anche così tanto di lui.
“Hai ragione” le disse “ho tante cose di cui pentirmi e infatti sono qua…”
“Ma hai anche aiutato il bene, no?”
Mike sorrise “sì, immagino che allearsi con Lily Potter possa chiamarsi così” convenne poi piegò la testa vedendole storcere la bocca al nome di Lily.
“Non pensi che lei faccia parte dei buoni?” domandò curioso.
Ella indurì tutti i muscoli del volto “mi ha tolto la memoria a tre anni e mi ha affidato a degli sconosciuti portandomi via a mia madre”.
Mike si strinse la radice del naso pensieroso.
“La mente degli adolescenti è molto strana” commentò “è tutto molto assoluto alla vostra età” le disse ed Ella fece per protestare ma lui riprese.
“Lily Potter aveva giurato di proteggerti sulla sua vita e sapeva che bastardi come Stephen non si sarebbero mai fermati e anche che probabilmente Lestrange ti avrebbe usato fino a ridurti ad una piccola bambola senza vita”.
La vide rabbrividire e capì che forse era stato troppo crudo.
“Mi dispiace, ma tu non hai idea di cosa abbiamo fatto”
“Io sono stata attaccata…”
“Sì, purtroppo hai avuto a che fare con Stephen, ma Lily Potter ha vissuto sulla sua pelle decine di combattimenti e visto più di quello che probabilmente tu vedrai in tutta la tua vita, per cui sicuramente la sua è stata la scelta più giusta…”
“Ma io…”
“Se stai parlando o anche solo respirando è proprio perché lei ti ha portato via i ricordi” sospirò “e anche perché ti ha affidato ad altri padri” concluse anche se gli sembrava di avere una lametta in gola nel dirlo.
Ella si morse le labbra sentendo le lacrime salirle agli occhi.
Aveva davvero odiato Lily Potter per quello che le aveva fatto, ma non aveva mai preso in considerazione che non avesse scelta.
“Va a finire che dovrò ringraziarla” disse scontrosa.
“Non sarebbe una brutta idea” concordò Mike scherzoso.
“Ma tu da che parte stai?” gli chiese e Mike alzò le spalle “mi piace rimettere le cose al proprio posto” disse semplicemente.
“Anche con me?” domandò Ella.
“Se lo vorrai sì” le disse guardandola attentamente e il sorriso di Ella gli fece capire che aveva una speranza.
 
“Mi stai ascoltando?”
Ella rimise a fuoco suo padre.
“Scusa mi sono distratta” gli disse tornando a concentrarsi sulle sue parole.
“Ti stavo dicendo che ho un regalo” le disse con un sorriso ed Ella si illuminò come una bambina a natale “cosa?” gli chiese curiosa.
Lorcan si fermò ed Ella quasi gli finì addosso inciampando nel vestito.
“Che fai?” gli chiese un po’ scocciata.
Lorcan sorrise ancora di più “ti do il mio regalo” le disse e le indicò un lato della stanza dove appoggiato al muro c’era Micheal Nott.
Ella si voltò di colpo verso Lorcan “ma come hai fatto?” chiese e lui alzò le spalle “ho i contatti giusti” le disse sorridendo a qualcuno ed Ella vide James Potter che ballava con la figlia farle l’occhiolino.
“Merlino, papà!” disse Ella sentendo il cuore uscirle dal petto.
Si voltò verso di lui e l’abbracciò di slancio “grazie” gli disse contro il suo collo e Lorcan le accarezzò i capelli “metà padre e metà ballo” disse con voce rotta “corri da lui” le sussurrò ed Ella lo guardò un altro secondo prima di correre da Mike.
“Hai fatto una bella cosa” gli disse Hermione avvicinandosi a lui.
“Lo so” sussurrò Lorcan con le lacrime agli occhi.
***
Lily guardò Mike mentre ballava con Ella e gli sorrise, anche lui le fece un cenno e un abbozzo di sorriso.
“Dovrei essere geloso che mia moglie si scambi cenni con un altro uomo mentre balla con me?” le chiese Scorpius e Lily sorrise scuotendo la testa “sei troppo sicuro di te per esserlo” lo provocò scherzosa beccandosi un’occhiataccia da parte del marito.
“Sai che Molly sta andando a trovare Mike tutti i giorni?” domandò tornando seria e osservando la cugina che sembrava commossa nel vedere Mike ballare con Ella.
“Te lo ha detto lei?”
Lily annuì “è irrecuperabile” commentò.
“E’ innamorata” la corresse Scorpius.
“Già… e pensare a quanto tempo ho passato a cercare di farle cambiare idea” sospirò “ma alla fine penso avesse ragione lei”.
Scorpius aprì le labbra sorpreso “tu torto? Sicura di stare bene?” la prese in giro e Lily lo guardò in tralice.
“Ti dirò di più, le sto dando una mano con il processo” gli disse “sai la mia testimonianza lo aiuterebbe parecchio” ammise.
Scorpius alzò un sopracciglio “sai che stai aiutando un NewMan?” le chiese stupito ricordando le sue parole.
“Sto aiutando quel NewMan” specificò Lily decisa “gli altri possono marcire dove è giusto che marciscano” disse con cattiveria.
Scorpius le baciò la mano che stava tenendo per ballare vedendo la rabbia sempre pronta a riaffiorare negli occhi di Lily al minimo accenno ai NewMan.
La stessa rabbia che c’era nei suoi occhi o in quelli di Bailey.
“Abbiamo vinto” le sussurrò e Lily annuì guardandosi intorno.
Bailey ballava con Sarah, Harry e Sammy  stavano facendo ballare Eliza sotto gli occhi divertiti di Albus e Alice, Sean e Simone ballavano stretti per quanto lo consentisse il pancione di lei, James e Dominique sembravano gli eterni fidanzatini da come ballavano sussurrandosi parole e sorrisi e le spose, che erano tornate a ballare insieme sembravano felicissime.
Poco più in là, seduti ad un tavolo, Teddy e Vic stavano parlando con Mike e Molly come se si conoscessero da una vita e Draco e Astoria erano impegnati in una conversazione coinvolgente con Lorcan.
Tutto era perfetto.
Tornò a guardare Scorpius e i suoi occhi grigi parvero brillare ancora di più mentre incrociavano i suoi.
“Hai ragione abbiamo vinto” gli disse e lo baciò.

FINE

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