A trip through the truth

di Rain_Flames
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Chapter I ***
Capitolo 2: *** Chapter II ***
Capitolo 3: *** Chapter III ***
Capitolo 4: *** Chapter IV ***
Capitolo 5: *** Chapter V ***
Capitolo 6: *** Chapter VI ***



Capitolo 1
*** Chapter I ***


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A trip through the truth

Chapter I
A Ronnie
perché anche la nostra amicizia è una continua avventura


«Dragonite, siamo arrivati» esclamai facendo atterrare il Pokémon tra le casette del piccolo villaggio della Regione di Hoenn.
Scesi piano dalla sua schiena ringraziandola per il viaggio e l'accarezzai con dolcezza, poi la feci rientrare nella sfera poké sistemandola sulla cintura.

«Ben arrivato!» mi salutò subito quello che doveva essere mio cugino «Sono Max, mia madre ci ha avvertito del tuo arrivo».
«Grazie mille» sorrisi «Io sono Niall. Niall Parker, il nonno mi ha dato il vostro indirizzo, spero di non disturbare».
«Assolutamente no, vieni pure» disse facendomi strada attraverso le case che erano immerse nel verde, la luce del tramonto colorava tutto di un pallido arancione ed io iniziai a capire che il detto “Città di una bellezza ineguagliabile” fosse davvero meritato.
«Quella a destra è casa nostra, mentre quello laggiù è il laboratorio del Professor Birch, domani ti ci accompagno» continuò velocemente «Io e mia sorella Vera non viviamo più qui da tanto, ma quando abbiamo saputo del tuo arrivo siamo venuti a trovare mamma» continuò allegro sistemandosi i grandi occhiali sulla punta del naso.
«Non serviva tanto disturbo, davvero, sono solo di passaggio» mi affrettai a precisare.
«Non capita tutti i giorni di avere come ospite il famoso Parker» sorrise aprendo la porta di casa.
Lo ringraziai ed inevitabilmente non potei fare a meno di auto compiacermi interiormente.
Appena entrato fui accolto da quella che doveva essere la sorellastra di mia madre e da sua figlia Vera.
Ero felice di conoscerli dopo così tanto tempo. Se avevo rincorso il sogno di diventare un Maestro Pokémon il merito era anche loro. Fin da piccolo il nonno mi aveva raccontato di Ash, un giovane allenatore partito da Biancavilla che stava girando il mondo per diventare il migliore ed io volevo diventare come lui, il più grande campione di tutti i tempi. Conoscere Max e Vera, che avevano condiviso un pezzo del viaggio con il ragazzo era davvero fantastico.
Erano passati quasi vent'anni da allora, e dopo quello che era successo alla famiglia del “Campione delle Leghe”, difficilmente si sentiva parlare di lui: dall'attentato organizzato dal Team Rocket la vita era cambiata per tante persone.
Il solo pensiero mi fece rabbrividire, ma fui subito distratto dall’ospitalità e dalla deliziosa cena che zia Caroline aveva preparato in mio onore. I due fratelli mi raccontarono alcune delle loro avventure più avvincenti ed io restai ad ascoltarli meravigliato e divertito. Nonostante i suoi quarant'anni -circa- Vera era ancora una donna bellissima e piena di vita. Si era trasferita a Porto Alghepoli per seguire la sua carriera come giudice nell'Arena delle Virtù e sinceramente non vedevo l'ora di assistere ad una di quelle gare. Max invece aiutava suo padre alla palestra di Petalipoli, alcune volte lo aveva persino sostituito durante degli incontri ufficiali, battendosi con abilità e bravura.
Io avevo solo ventitre anni, ma ero diventato famoso per aver sconfitto la Lega di Kanto con soli tre Pokémon. Ero stato portato in trionfo, mi avevano osannato, mi avevano adorato, mi avevano... illuso. Illuso che fossero quelle le cose importanti nella vita ed a diciassette anni non avevo ancora la maturità necessaria per affrontare tutto quello che mi circondava; sull'onda della notorietà ero subito ripartito e nel giro di pochi mesi avevo attraversato Johto, sconfitto tutti gli otto capi palestra e battuto anche quella Lega, sempre solo con i miei fidati Charizard, Dragonite e Gengar.
Avevo soldi e fama, ma mi mancava tutto il resto. La frenesia, la voglia spasmodica di arrivare subito al top, non mi avevano fatto apprezzare la Regione: di tutti i posti in cui sono stato vi assicuro che non ne ricordo chiaramente nemmeno uno.
A che cos'era servito quindi stare su tutti i notiziari? A niente, tutti si sono subito scordati di me ed io sono rimasto con un pungo di mosche in mano.
C'è da dire un'altra cosa, amo i Pokémon, li trovo dei compagni di viaggio stupendi ma non posso dire altrettanto delle persone: quelle tradiscono e tramano alle tue spalle e quando non riesci a fidarti nemmeno del tuo migliore amico, capisci che forse hai sbagliato qualcosa.
Perché è questo quello che era successo. Per la smania di sconfiggere la Lega di Johto ero partito all’improvviso, senza dire niente a nessuno, lasciando così indietro Shannon e Lauren, i miei migliori amici, per poi ritrovarmi con un pugnale conficcato in profondità nella schiena.
Non era tutta colpa loro, ammetto le mie responsabilità: non sono un ragazzo facile e probabilmente la notorietà mi aveva dato alla testa... diciamo pure senza il “probabilmente”, però dopo aver condiviso così tanto dal viaggio nella Regione di Kanto, non mi aspettavo che anche loro mi lasciassero solo.
Quello che mi fece più male era il loro fidanzamento. Shannon sapeva benissimo quanto fossi innamorato di Lauren: lo avevo stressato fin dall'inizio del nostro viaggio; ma quando tornai non si fece problemi nel dirmi che aveva comprato casa a Zafferanopoli per andare a convivere con lei.
Così mi ero ritirato alla Pensione Pokémon che gestiva mio nonno su Quartisola, all’interno del Settipelago e avevo fatto perdere ogni contatto: niente più interviste, niente più televisione, niente di niente.
Decisi di riordinare la mia vita e con i soldi ricavati dalla vincita alle Leghe comprai praticamente l’intera isola, ampliando l'attività di famiglia.
Avevo ritirato tutti i miei Pokémon dal PC di Bill e avevo permesso loro di vivere liberamente in quella che io consideravo una piccola riserva naturale. Piantai alberi di bacche e curai personalmente gli habitat variandoli il più possibile, in modo da far sentire tutte le creature a proprio agio.
Grazie a questi interventi il tasso di natalità all'interno della pensione era aumentato moltissimo e alcuni allenatori venivano persino da Unima per incentivare il miracolo della vita.
Vedere il nonno contento e soddisfatto per il lavoro che stavo facendo mi inorgogliva enormemente. La nonna insieme alla mia Dragonite curavano la nursery, Charizard controllava che non ci fossero problemi sorvolando l’isola di giorno e Gengar faceva altrettanto di notte. Naturalmente questi non erano gli unici Pokémon a mia disposizione. Blastoise vigilava il perimetro dell’intera isola e Venusaur mi aiutava nel rendere sempre più rigogliosa la vegetazione. Ultimo ma non meno importante era Alakazam, forse il più potente tra tutti i miei compagni di viaggio, emanava un’aura di autorità e veniva rispettato da tutti all’interno della pensione. Mi aiutava molto nel mantenere l’ordine ed era un ottimo supervisore.
Con il tempo avevamo persino dovuto assumere del personale per aiutarci e per preparare i pasti di tutti i Pokémon. Inoltre, avevamo coinvolto le scuole per insegnare ai più piccoli a conoscere e rispettare tutte le specie. La nostra pensione era diventata così famosa che persino il Professor Oak veniva a trovarci regolarmente per le sue ricerche.
Ero finalmente fiero di me stesso, pensavo di aver trovato il mio posto nel mondo quando qualche mese fa scoprii che anche la mia amata Dragonite aveva deposto un bellissimo uovo. Eravamo tutti felicissimi per il lieto evento, fino a quando non si dischiuse e ci rendemmo conto che il nascituro era molto piccolo, debole e delicato. Era sottopeso e rischiava seriamente di non sopravvivere senza le dovute cure. Poco aveva preso da sua madre che invece era forte, maestosa, fiera e coraggiosa. Il Pokémon aveva paura di tutto ciò che gli si muoveva attorno e anch'io feci molta fatica a farmi accettare nella prima settimana. Decisi comunque di non arrendermi, cucinai diversi cibi fino a trovare il suo preferito e con tanta dolcezza e pazienza conquistai la sua fiducia. Con il passare dei giorni avevo anche intravisto delle buone potenzialità, bisognava solo aspettare che crescesse un po'.
Delegai le mie mansioni a dei giovani allevatori molto promettenti e decisi di prendermi cura personalmente di questo e di altri cuccioli: ero di nuovo felice.

Lunedì della scorsa settimana stavo giocando con lui e con un giovane Pichu per insegnare ad entrambi l'uso di tuononda, quando vidi arrivare Shannon in lontananza. Lasciai che i due piccoli giocassero tra loro mentre mi rialzavo scrollandomi la terra di dosso. Quando lo salutai vidi che era molto teso in viso e dopo il nostro ultimo litigio -quattro lunghi anni fa-, dentro di me speravo che fosse venuto a parlarmi per sistemare le cose.
Mi sbagliavo di grosso.
«Questo è l'invito per il nostro matrimonio» aveva annunciato senza tanti giri di parole «Lauren non sa niente riguardo a quello che è successo tra di noi, perciò ha insistito perché invitassi anche te. Fammi il piacere di trovare una buona scusa e non venire».
Ci misi qualche secondo ad assimilare le sue parole e probabilmente dovevo avere davvero una faccia da ebete in quel momento.
«Prego?» fu l'unica cosa che riuscii a chiedere.
«Lauren... Lauren non sa i motivi del nostro litigio, non sa che ti piaceva, non sa niente, pensa semplicemente che dopo il tuo viaggio a Johto non abbiamo più ripreso i contatti. Le ho fatto la proposta di matrimonio, ha accettato e tra due mesi ci sposiamo. Ha insistito perché venissi personalmente ad invitarti ma non ti voglio alla cerimonia, perciò declina cortesemente e a mai più rivederci» disse risoluto.
«Si può sapere che ti ho fatto?» sbottai scocciato «Sono io che dovrei essere incazzato con te, non il contrario».
«Io ho le mie ragioni e tu hai le tue, fai quello che ti ho chiesto e chiudiamola qui» mi rispose secco.
«Se invece volessi venire?» chiesi cercando di darmi un contegno.
«Non lo sto facendo per me, lo sto facendo per te, idiota. Ti sto dando la possibilità di non dover partecipare alle nozze di Lauren, saranno passati anche quattro anni, ma ti conosco, non fingere che ti sia passata perché so che non è così» continuò guardandomi dritto negli occhi.
Odio ammetterlo ma aveva ragione.
Sul momento però le sue parole mi fecero davvero innervosire, non potevo accettare un discorso simile, non da lui.
«Sei davvero uno stronzo. Io ho passato tre anni della mia vita, a raccontarti di quanto l’amassi, di quanto volessi stare con lei e tu alla prima occasione me l'hai portata via. Ed ora vieni a dirmi che stai facendo tutto questo per me? Che razza di faccia tosta» gli urlai contro.
«È stata solo colpa tua» mi rispose riuscendo a mantenere la calma «a me lei non piaceva, ma mi hai stressato così tanto parlandomi dei suoi occhi, dei suoi gesti, del suo profumo, che alla fine me ne sono innamorato anch'io. Quando te ne sei andato a Johto senza di noi, quando ci hai fatto capire che eravamo solo d'intralcio, ci siamo rimasti malissimo, non potevo sopportare di vederla triste e così ho agito come meglio credevo».
«Hai tradito la mia fiducia» ringhiai.
«E tu la nostra» rispose duramente.
Strinsi i pugni e capii che aveva ragione, per qualunque motivo io non volevo essere lì con loro quel giorno.
«E io che dovrei inventarmi ora?» domandai ironico «Che qui c'è troppo lavoro? Fammi il piacere non crederebbe mai che non riesca a liberarmi nemmeno per un giorno e sono certo che mi odierebbe se non venissi».
«Ti consiglierei di provare a sconfiggere la Lega di Hoenn, ma visto che “ti piace vincere facile” massimo a fine mese saresti già di ritorno» mi rispose in tono sarcastico.
«Che intendi con “vincere facile”?» indagai stizzito.
«Oh, avanti Niall... se avessi iniziato con uno starter a Johto, invece di portarti Dragonite e gli altri staresti ancora cercando di battere Lance» mi schernì.
«Non ti permettere, lo sai anche tu che sono un bravo allenatore» dissi piccato.
«No, non sei bravo...» rispose schietto «Sei il migliore, è diverso. Ero con te quando Oak ti ha affidato Charmender, l'ho visto crescere, ho visto crescere tutti i tuoi Pokémon. Io c'ero prima che la popolarità ti trasformasse in quello che sei diventato e ci sono ora che ti vedo rinchiuso nella pensione di tuo nonno. Bellissima, per amor del cielo, hai fatto un lavoro fantastico ma questo non sei tu. Tu vivi per l'adrenalina delle lotte, per le notti in sacco a pelo sotto le stelle. Tu sei un nomade, uno spirito libero, credimi, mi fa male vederti così».
D'improvviso il suo tono si era reso più malinconico e mentirei se dicessi che le sue parole non mi avevano colpito. Quella che era una discussione decisamente partita con il piede sbagliato, si era rivelata in realtà un piccolo armistizio. Era preoccupato per me, lo era davvero. Probabilmente si sentiva anche in colpa perché stava sposando quella che gli avevo sempre detto essere il mio primo e unico amore, ma in nome dei vecchi tempi -forse- stava cercando di dirmi qualcosa di più.
Mi arresi all'evidenza e sorrisi indeciso se cedere o meno all’istinto «Ti ringrazio per l'invito, ma puoi dire a Lauren che alla fine di questa settimana partirò per Hoenn».
Lui mi guardò per un attimo e vidi chiaramente che stesse pensando che non avevo capito niente dalla nostra conversazione.
«Lo vedi quel Dratini laggiù?» chiesi indicando il cucciolo «Lo porterò con me fino a quando non diventerà l'esemplare più forte della sua specie, è il figlio di Dragonite e diventerà il prossimo campione della Lega».
«É gracile» disse serio Shannon «non ce la farà mai da solo».
«Lo so, è per questo che prenderò uno starter ad Albanova e ripartirò da zero» esclamai convinto.
«Non so chi ti abbia dato questa splendida idea, ma ti auguro di goderti il viaggio» celiò stringendomi la mano «e magari di ritrovare te stesso».
«Avrai mie notizie» gli assicurai «Congratulazioni per il matrimonio».
«Sei ancora arrabbiato con me?» tentò di chiedere. Aveva capito anche lui che la conversazione aveva sbrogliato dei nodi molto importanti dalla nostra matassa.
«Arrabbiato? No... ma di certo non voglio vederla vestita di bianco» sospirai «Quando ritornerò magari ne riparleremo davanti a una buona birra».
«Promesso Niall. Se sei sicuro della tua decisione, buon viaggio» esclamò infine.
«Grazie» sussurrai mentre se ne stava andando.

Tutta la rabbia e il rancore che mi ero tenuto dentro per anni si era sciolto come la neve al sole. Quanti anni buttiamo della nostra vita ad odiare le persone?
Questo però era stato l'inizio della mia nuova avventura, o almeno speravo lo fosse...
Dovevo pensare bene a quello che stavo per fare, lasciare la pensione poteva essere un problema e mi dispiaceva affidare di nuovo tutto al nonno. Infondo però se l'era cavata egregiamente anche senza il mio aiuto e nelle ultime settimane per prendermi cura di Dratini non mi ero occupato molto del resto. Questo mi faceva pensare che sarebbero sopravvissuti tranquillamente anche senza di me. Inoltre ero sicuro che i miei Pokémon avrebbero continuato a proteggere tutti in maniera egregia. Dragonite sarebbe partita con me per portarmi fino a Hoenn e poi l'avrei lasciata tornare qui a prendersi cura della nursery.
Non era una follia, sapevo che avrebbe funzionato e lo sapevo per il semplice fatto che di loro mi fidavo ciecamente.
Quella stessa sera decisi di parlarne con il nonno.
Inizialmente fu stupito della mia decisione, non la comprendeva fino infondo perché non gli avevo mai raccontato niente di Lauren, ma la sfida che mi aveva lanciato Shannon -se così potevo chiamarla- aveva risvegliato in me un antico fuoco.
Successivamente avevo predisposto il tutto perché la mia assenza fosse il meno problematica possibile e lui mi disse che ad Albanova avrei trovato ad aspettarmi Caroline, la prima figlia che aveva avuto da un precedente matrimonio.
Così eccomi qui insieme a Max e Vera a parlare delle nostre esperienze passate. Mi consigliarono di visitare alcuni posti della Regione e in seguito andai a dormire nella camera degli ospiti. Lasciai Dragonite a riposare nella sua sfera, doveva essere stanca per il lungo viaggio e invece lasciai che Dratini dormisse con me. Al mattino mi svegliai dirigendomi subito in bagno, sciacquai il viso e guardai di fronte a me.

Occhi che mi guardano, dallo specchio osservano, occhi a volte un po' troppo severi scrutano

per capire quanto c'è, di diverso come se, dalla faccia e dai capelli fosse semplice

intuire se quello riflesso sono ancora io, se ogni piccolo dettaglio su quel volto è proprio mio

se ce la farò ogni giorno ad affrontare tutto quello che verrà, tutto quello che verrà.

Osservai a lungo il mio riflesso: i tratti si erano induriti un po' forse, ma infondo ero sempre lo stesso. Lo stesso ragazzino eccitato all'idea di partire alla scoperta del mondo, entusiasta di lottare, vincere e crescere. I capelli neri erano scompigliati come al solito, mentre la barba pungeva leggermente le guance: quella era forse l'unica cosa diversa dal mio aspetto di qualche anno prima.
I cristallini scuri si confondevano con la pupilla e la cicatrice sotto l'occhio sinistro mi riportò subito alla mente il Team Rocket, ma prima di lasciarmi andare ad indesiderate malinconie, immersi nuovamente il viso nell'acqua che tenevo tra le mani.

Avevo indossato i miei colori preferiti: il giallo e l'arancione mi davano la carica. Mi sentivo energico, pronto ad affrontare tutto quello che si sarebbe presentato. Era davvero una rinascita per me. Sorrisi allo specchio ed era un sorriso più maturo, più consapevole e sincero.
Niall Parker è tornato!

Scesi al piano inferiore finendo di infilare la giacca e trovai la tavola apparecchiata per la colazione.
«Buongiorno!» mi salutò Caroline «Ho preparato dei pancake, spero ti piacciano».
Le diedi il buongiorno a mia volta e mi sedetti a tavola per gustarmi le delizie che vi erano sopra.
Durante il pasto Max mi ragguagliò sul percorso che avrei dovuto intraprendere con i miei nuovi Pokémon: mi spiegò che anche se la prima palestra che avrei incontrato era quella di suo padre, per testare davvero le mie capacità avrei prima dovuto raggiungere Ferrugipoli e sfidare Petra.
Lo ringraziai e mi disse che appena fossi stato pronto mi avrebbe portato al laboratorio a prendere lo starter.
Salutai calorosamente la sorellastra di mia madre e le promisi che sarei tornato a trovarla, mi diede il suo numero di telefono -che aggiunsi subito al mio PokéGear- e uscii sistemandomi meglio lo zaino sulle spalle.
Appena misi piede fuori dall'abitazione una frizzante brezza estiva mi scompigliò i capelli corvini e il sole mi accecò con i suoi raggi, indossai velocemente il mio vecchio cappellino e feci uscire Dragonite dalla sfera.
«Ciao piccola» l'accarezzai sulla testa «Pronta a tornare a casa?»
«La lasci andare da sola?» mi chiese Vera stupita.
«Sì» sorrisi «è un'ottima navigatrice e sarà di nuovo alla pensione entro sera».
Poi mi rivolsi di nuovo al mio Pokémon «Ti fidi a lasciarmi Dratini vero?» chiesi accarezzandola ancora un po'. Lei in tutta risposta mi diede una spintarella con il muso contro la spalla.
«Allora grazie» esclamai «chiamerò il nonno per sapere come state, ci rivedremo presto».
Non pensavo che partire senza di lei sarebbe stato così doloroso, mi era sempre stata accanto e credo che mi mancherà davvero tanto.
Lasciai che Dragonite salutasse il suo cucciolo e poi con un sorriso a denti stretti la spronai a partire. Le affidai alcune bacche per rifocillarsi durante il viaggio e sbattendo le sue grandi ali prese il volo verso Kanto.
Mentre la guardavo diventare un puntino sempre più piccolo e indefinito all'orizzonte non riuscii a trattenere una lacrima, che venne prontamente asciugata da una carezza di Caroline che si limitò a sorridere materna.
Riaffiorò nella mia mente un ricordo sbiadito: mamma che mi teneva stretto a sé per proteggermi e non potei fare a meno deglutire per sciogliere il nodo alla gola.
Mi imposi di non pensarci e mossi qualche passo in direzione di mio cugino per fargli capire che ero pronto a partire.
«Avanti Parker, ce la puoi fare» mi spronai mentalmente.


Me la caverò, proprio come ho sempre fatto, con le gambe ammortizzando il botto
poi mi rialzerò, ammaccato non distrutto, basterà una settimana a letto

poi verrà da se, ci sarà anche qualche sera in cui usciranno lacrime

ci sarà anche qualche sera in cui starò per cedere,
ma poi piano piano tutto passerà, senza accorgermene tutto passerà.


Entrati nell'immenso edificio il professor Birch ci accolse con una stretta di mano e un gran sorriso.
«Il famoso Niall Parker!» esclamò vedendomi «È un vero piacere».
«Piacere mio» risposi sincero «ho sempre seguito le sue ricerche e i suoi studi».
«Devo dire che sono rimasto molto sorpreso quando Max mi ha chiamato dicendomi che venivi a Hoenn per ricominciare da zero» disse il professore facendoci strada per i corridoi della struttura.
«Avevo bisogno di un po' di adrenalina» celiai «e poi non vorrei che si dimenticassero di me».
I due uomini risero, ma dentro di me sapevo che quella non era del tutto una battuta.
«Hai già pensato con chi vorrai intraprendere il tuo viaggio?» mi chiese allora curioso mio cugino.
«Torchic» risposi sicuro.
«Hai le idee chiare ragazzo» sorrise il professore «Mi sembra di ricordare che il tuo primo Pokémon fosse un Charmender. Hai una passione per il fuoco?» domandò.
«Non esattamente, la scelta è dovuta ad uno studio approfondito del territorio della vostra regione» dissi quasi sovrappensiero.
Si fermarono entrambi a guardarmi stupiti ed io quasi li travolsi dato che non mi ero accorto della loro reazione.
Cercai di ricompormi e iniziai a spiegare «Qui ad Hoenn i Pokémon di tipo fuoco sono pochissimi, quindi a parte Numel, Camerupt e Torkoal, Torchic è l'unico della sua generazione che posso trovare facilmente nei dintorni, anche perché prima di incontrare uno di quei tre esemplari dovrei arrivare praticamente a Cuordilava.» poi mi fermai per un attimo a riflettere «Sono consapevole che la prima palestra da affrontare sia quella roccia, perciò a rigor di logica sarebbe più consigliato iniziare con Mudkip, ma sono certo di trovare alcuni Wingull e Lotad sulla mia strada. L'intenzione è di catturare entrambi, credo che una volta evoluto in Ludicolo sopperirà la mancanza sia di un Pokémon d'acqua che di uno d'erba, anche se sono fiducioso di riuscire a catturare gli altri due starter lungo il percorso come ho fatto a Kanto».
Il professor Birch mi guardò con un sorriso a trentadue denti «Ora capisco come hai fatto a battere la Lega con soli tre Pokémon».
Aveva capito perfettamente come mi sarei mosso, l'ultima settimana infatti l'avevo passata cercando informazioni su Hoenn e facendo scorta di tutto quello che sarebbe potuto servirmi. Pietre per l'evoluzione, cure totali, rivitalizzanti, sfere poké a non finire e tanto altro. Avevo depositato tutto nel PC e mi ero portato lo stretto necessario -il kit di emergenza diciamo-, avevo memorizzato i percorsi e cercato i luoghi in cui avrei potuto trovare i Pokémon che più mi interessavano. Avevo ripassato nella mia testa le tabelle sull'efficacia delle mosse contro i determinati tipi di Pokémon e mi ero già prospettato con quale squadra sarei arrivato alla Lega di Hoenn.
Il primo viaggio a Kanto era stato tutt'altro che preparato o calcolato, ma avevo dalla mia parte due amici ad aiutarmi, perciò avevo le spalle coperte in qualche modo. Durante l'attraversata di Johto però, avevo imparato a pianificare le mie lotte contro i capopalestra: avevo cercato informazioni su di loro e sui loro Pokémon per poi sfidarli al meglio delle mie possibilità. Non era barare, ma ammetto di essermi divertito un decimo rispetto alla mia prima avventura. Questa volta avevo studiato perché sapevo di essere solo -l'esperienza insegna-, ma avevo anche deciso di non essere troppo puntiglioso o schematico, volevo davvero svagarmi questa volta.
Per quanto volessi cercare di evitarli, dovevo ammettere che gli imprevisti mi eccitavano un sacco.
«Bene» esclamò Birch «Sei sicuro della tua scelta?»
Io annuii con il capo, mentre mi guardavo intorno. La stanza in cui ci aveva portati era ampia e luminosa. Le pareti erano praticamente delle gigantesche librerie su cui si potevano trovare tomi di ogni genere e dimensione.
Alcuni uomini vestiti con il camice bianco sfrecciavano da una parte all'altra con provette, libri e pokéball per tutta la sala. La decisione nei loro movimenti faceva pensare che sapessero esattamente dove essere al momento giusto.
«Niall Parker, a nome dei Hoenn ti auguro buona fortuna per il tuo viaggio» esclamò solennemente Birch consegnandomi la sfera poké.
Sorrisi e lo ringraziai sinceramente, poi feci subito uscire il Pokémon per poterlo conoscere.
In un primo momento Torchic sembrava confuso dalla situazione, ma appena mi vide gonfiò il petto alzando la testa come per mettersi ai miei ordini. Era davvero adorabile, così mi sedetti a terra ignorando il professore e Max che probabilmente non capirono che cosa stavo facendo, ma consideravo il primo approccio con un Pokémon fondamentale. Appena fui di fronte a lui zampettò verso di me con fare sicuro, così gli porsi una mano a palmo aperto nella quale tenevo cinque pokémelle. Mi guardò, incerto se poteva prenderle o meno, così mi avvicinai di più e dopo qualche secondo beccò quella rossa, per poi mangiarla soddisfatto.
«Sei un tipo tosto!» esclamai compiaciuto. Il fatto che tra tutte avesse scelto un gusto pepato mi faceva capire che aveva un carattere piuttosto forte, proprio come piaceva a me «Vediamo se ti piace anche questa» dissi estraendo il porta Poffin. Scelsi un piccolo panino fatto con le baccamele e provai a farglielo mangiare. Torchic esultò soddisfatto e iniziò ad assaggiarlo dalla mia mano.
«In tanti anni di lavoro non avevo mai visto una cosa simile» esclamò il professor Birch.
«Lo facciamo sempre alla pensione del nonno per capire con chi abbiamo a che fare» spiegai «Gestire tanti Pokémon tutti insieme potrebbe essere difficoltoso se non riuscissimo a destinare ognuno di loro nello spazio in cui si trova meglio. Solitamente individuiamo e dividiamo i piantagrane» ridacchiai accarezzando il mio nuovo amico «da quando abbiamo aperto la nursery ho imparato un sacco di cose dai cuccioli, perciò in questo viaggio voglio provare a metterle in pratica».
«Questo è il mio numero» disse Birch «se scopri qualcosa d'interessante sarei lieto di saperlo».
Lo ringraziai e salvai il suo contatto, poi salutai entrambi e decisi che era arrivato il momento di partire.
Dovevo andare verso nord, più precisamente verso Solarosa passando per il Percorso 101, mi sembrava un ottimo punto di partenza per far conoscere Dratini a Torchic. Mi avventurai lungo il sentiero e quando trovai un posto un po' appartato e tranquillo li feci uscire dalle loro sfere.
«Dratini, lui è Torchic e da oggi verrà con noi» dissi con voce tranquilla e rassicurante. I due Pokémon si scrutarono a lungo, il pulcino di fuoco restò impettito nella sua fierezza, mentre il piccolo drago lo guardava decisamente più cauto.
«Che ne dite di un piccolo spuntino prima di cominciare il nostro viaggio? Mi aspetto grandi cose da voi» esclamai coccolando entrambi «Un giorno diventerete fortissimi, vi va di combattere al mio fianco?» chiesi sorridendo.
L'intesa con i Pokémon era importantissima e non si poteva costringerli a fare qualcosa contro la loro natura.
Torchic saltellò più vicino emettendo un pigolio sicuro, mentre Dratini si accoccolò semplicemente con più forza contro la mia gamba.
«Fantastico» esclamai dando ad ognuno di loro un Poffin. Il cucciolo di drago adorava quelli preparati con le baccastagne, mentre per il mio nuovo amico provai con un gusto diverso da quello precedente dandogli un panino fatto con le bacceliegie. Entrambi mangiarono di gusto ed era molto importante perché solo così sarebbero potuti crescere sani e forti. La nonna negli anni mi aveva insegnato un sacco di ricette ed ero più che contento di metterle in pratica. Decisi di proseguire il viaggio senza farli rientrare nelle pokéball, era essenziale che iniziassero a guardarsi intorno.
«Restate vicini» mi premurai di dirgli, non volevo che si perdessero o venissero attaccati senza la mia supervisione.
Camminammo nell'erba alta, quando all'improvviso sbucò un Poochyena che ci guardava minaccioso.
«Torchic» dissi subito «ti va di farmi vedere quanto sei bravo?»
«Tooor-chic!!!» pigolò il Pokémon entusiasta.
«Bene, allora usa Graffio» affermai aspettando l'attacco.
L'avversario provò a schivarlo ma non fece in tempo e il colpo andò perfettamente a segno.
Il giovane lupo provò a contrattaccare con azione e Torchic incassò il colpo cercando subito di colpirlo «Un altro Graffio, ce la puoi fare!» lo spronai.
Il pulcino di fuoco eseguì e un attimo dopo Poochyena era a terra esausto.
«Bravissimo» esclamai congratulandomi «Ora torna nella sfera e riposa» dissi azionando la sfera poké. Un raggio rosso lo risucchiò al suo interno ed io mi affrettai a raggiungere il Pokémon che avevo sconfitto.
Aprii lo zaino ed estrassi un rivitalizzante e stappandolo gliene feci bere un po'. Avevo un mio codice nei combattimenti con i Pokémon selvatici e la regola principale era assicurarmi che stessero bene prima di andarmene. Avevo soccorso così tante creature stremate fuori dalla pensione del nonno che sinceramente non me la sentivo di essere il responsabile di una cosa simile.
Percorsi un pezzo di strada e quando fui sicuro dello stato di Torchic lo lasciai uscire facendolo appollaiare sulla mia spalla per non farlo stancare troppo. Dratini ci seguiva strisciando a terra sempre molto vicino ai miei piedi, tanto che dovevo fare attenzione a non calpestarlo a volte.
Quando sbucò uno Zigzagoon decisi che era il turno del piccolo drago.
«Ricordati quello che ti ho insegnato e sarai bravissimo» lo rassicurai «Prova con Tuononda.»
Dratini si concentrò e il suo corpo venne attraversato da piccole scariche elettriche, poi indirizzò la sua potenza contro l'avversario riuscendo a paralizzarlo. Il Pokémon procione provò a muoversi ma senza risultati.
«Avvolgibotta» ordinai e subito il drago eseguì il mio comando.
Dopo qualche stritolamento Zigzagoon si arrese esausto ed io proseguii il mio rito di rivitalizzarlo prima di riprendere il cammino.
«Ragazzi siete davvero stati bravissimi» sorrisi lasciando una carezza ad entrambi «Sono fiero di voi».
Dratini si arrampicò fino ad addormentarmisi in braccio, mentre Torchic spavaldo osservava tutto dall'alto della mia spalla.
Non ci volle molto per raggiungere Solarosa, erano appena le undici del mattino e una volta arrivato mi recai subito al Centro Medico per Pokémon, così lasciai i miei compagni d'avventura alle amorevoli mani dell'infermiera Joy.


 


Angolino dell'autrice

Un grosso saluto e abbraccio a tutti quelli che sono arrivati fino a qui ^^
Vi ringrazio molto per il tempo che avete dedicato alla lettura e spero sinceramente che questo primo capitolo vi sia piaciuto.
Insomma, è presto per dirlo forse, ma spero vi siate fatti un'idea di Niall e del suo passato. Essenziale a mio parere, per comprendere meglio il futuro e l'avventura di questo giovane ragazzo :)
Mi piacerebbe sapere che cosa ne pensate per capire se questa storia può effettivamente interessare a qualcuno oltre a me XD
Mi piace molto chiacchierare, perciò se avete domande o volete anche solo fare due parole mi trovate
qui :D

Come avrete trovato nel testo ho inserito una canzone.
Si tratta di
"Me la caverò" di Max Pezzali - Il mondo insieme a te - 2004
Questo perché inizialmente la storia doveva essere una OS per un contest.
Il contest è stato annullato e la mia mente malata l'ha trasformata in una Long.
Sono rimasti comunque al suo interno alcuni promt e canzoni (almeno nei primi due capitoli)
Spero vi piaccia comunque :D

A presto ^^
Un bacione, Rain

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Capitolo 2
*** Chapter II ***


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A trip through the truth

 

 

 

 

Chapter II

 

 

 



Mentre i miei due amici erano al centro medico ne approfittai per fare un giro nella cittadina, anche se non c'era niente di particolare da vedere. Si poteva proseguire verso nord dove il sentiero era chiuso per chi come me, non sapeva nuotare e non aveva pokémon in grado di usare surf fino alla riva opposta; oppure si poteva percorrere la strada tradizionale lungo il percorso 102.

Così tornai quasi subito al Pokémon Center ringraziai per le cure e ripresi il cammino.

Passai l'intero pomeriggio su quel tratto di strada, ritenevo che l'allenamento fosse essenziale e gli avversari non dovevano mai essere una sfida troppo semplice, altrimenti si poteva incappare in errori di distrazione. Fui molto fortunato a tale proposito, incontrai persino dei giovani allenatori con i quali mi cimentai per provare la nostra forza. Mi sembrava davvero di essere tornato indietro alle prime lotte, era strano non poter usare subito mosse potenti, ma capivo perfettamente che sia Dratini che Torchic avevano bisogno di tempo per apprendere nuove mosse ed io per capire quale fosse la strategia migliore da utilizzare con entrambi.

Sconfitto l'ultimo Bullo decisi di inoltrarmi nel sentiero per trovare un posto tranquillo in cui fermarmi per farli riposare. Trovai un passaggio praticamente intoccato e percorrendolo arrivai fino ad una fonte d'acqua. Pensai fosse il posto perfetto, così diedi loro delle bacche per farli riprendere e anch'io mi concessi un po' di riposo seduto su una roccia vicino al laghetto.

Stavo spazzolando il giovane pulcino che allegramente si era accovacciato tra le mie gambe godendosi il massaggio, quando dal nulla spuntò un Ralts.

Ero euforico, quello era esattamente uno degli esemplari che avevo scelto di portare con me nel mio viaggio. Oltre a trovare la sua evoluzione finale meravigliosa, era uno dei pokémon psico più forti in circolazione, questo anche perché erano soggetti particolarmente versatili: potevano persino imparare mosse di tipo acqua, fuoco, erba, ghiaccio ed elettro.

«Torchic sei pronto?» sibilai al mio nuovo amico che subito si era messo di fronte a me impaziente di combattere.

«Per prima cosa indeboliamolo, colpocoda» gli ordinai, ma non arrivò nemmeno a fare un passo che una ragazza sbucò all'improvviso «Fermo!!!» mi urlò parandosi davanti al Ralts.

Bloccai subito l'attacco di Torchic un po' deluso dal fatto che non fosse un pokémon selvatico e mi alzai in piedi.

Osservai la ragazza che mi stava di fronte, i lunghi capelli rossicci erano così chiari che assomigliavano quasi ad un arancione, mentre i grandi occhi nocciola restavano attenti e vigili su di noi. Era alta quasi quanto me, ma quello che mi colpii fu il suo abbigliamento e il suo modo di fare -aveva qualcosa di selvaggio-. Indossava un abito bianco a maniche lunghe che le arrivava fino al ginocchio e sopra di esso una specie di gilet verde, il collegamento fu immediato: doveva essere una pokéfanatica. Vedendo il pokémon a cui si affiancava, assomigliava molto ad un Kirlia.

«Scusa non pensavo avesse un allenatore» ammisi.

«Non mi appartiene infatti, ma non puoi catturarlo» esclamò facendogli scudo con il suo corpo.

«Ok, ok... stai tranquilla» risposi cercando di calmarla «non sono una minaccia e non voglio problemi».

Restammo in silenzio qualche minuto, io non sapevo cos'altro dirle e lei non voleva decidersi a parlare.

«Io sono Niall comunque, piacere» asserii porgendole la mano. La ragazza si ritrasse ma non capivo di che cosa avesse paura «Sono così spaventoso?» le chiesi non riuscendo a trattenermi.

«No,» pigolò non troppo convinta «ma perché sei qui?»

«Stavo cercando un posto in cui far riposare i miei pokémon e accamparci per la notte magari, ti sto creando qualche problema?» domandai scrutandola.

«No...» sussurrò così piano che feci fatica a sentirla «ma solo per questa notte, domani devi andartene».

«Ad una condizione» decretai vedendo comparire un'espressione stupita sul suo volto «Tu sei?»

«Kira» disse abbassando lo sguardo.

«Bene Kira, a te e al tuo amico andrebbe di fermarvi a mangiare qualcosa con noi?» le proposi sperando di riuscire a farmi dire dove avrei potuto trovare altri Ralts nella zona.

Vidi che era piuttosto scettica ma anche se un po' restia alla fine accettò l'invito e si sedette di fronte ai miei due pokémon.

Il grande zaino che portavo sempre con me, oltre ai cambi e ai generi di prima necessità, conteneva molti alimenti in scatola, oltre ad un piccolo fornello da capo nel caso in cui la pioggia mi impedisse di fare un piccolo falò.

Per questo motivo raccolsi un po' di legna nei dintorni e accesi un fuocherello stando ben attento che le fiamme non divampassero ed infine mi misi a cucinare.

Niente di particolare in realtà -con prodotti in scatola non si potevano fare miracoli-, ma sperai di conquistarmi la sua simpatia chiacchierando nel frattempo; impresa che si rivelò inutile in quanto continuava a rispondere usando monosillabi.

Usai il solito metodo delle pokémelle per capire i gusti del pokémon psico e scoprii che i sapori amari erano i suoi preferiti, guardandolo di certo la sua era una natura cauta. Scelsi dal contenitore un Poffin fatto con le baccafrago e glielo porsi, sebbene con molta diffidenza alla fine lo accettò e si sedette a consumare il pasto tranquillo. Ridacchiai divertito quando assaggiato il panino spalancò gli occhi e si mise a mangiare con foga.

«Vedo che gli piace» sorrisi alla ragazza «e a te? Non è niente di speciale, se non ti va puoi non...»

«È buonissima» mi interruppe «Grazie».

«Figurati... mi piace cucinare, ho imparato un sacco di piatti particolari nei miei viaggi.» spiegai contento nel vedere quanto i miei piccoli amici stessero apprezzano i Poffin «Tu sei una pokéfanatica?»

«Scusa?» chiese guardandomi male.

«Non intendevo offenderti!» precisai subito «Solo... sei vestita come un Kirlia pensavo...»

«Io sono un Kirlia» esclamò come se fossi stupido a non capirlo da solo.

Questa volta fu il mio turno di guardarla di traverso «Sei una ragazza».

«Certo che lo sono,» disse estremamente convinta «ma questo è mio fratello e mamma è una Gardevoir».

Ok, era matta da legare... o forse aveva solo voglia di scherzare, anche se mi sembrava estremamente seria.

«Ceeerto» celiai divertito provando a stare al suo gioco «e tua madre non si arrabbierà se ti troverà qui con me? Un allenatore...»

«Tu sei diverso» affermò scrollando la testa «tratti i tuoi pokémon con attenzione e gentilezza. Siete partiti solo oggi ma Torchic si è già affezionato molto a te, sei un bravo allevatore».

«Come fai a sapere che sono partito oggi?» chiesi stupito da quella sua risposta.

«Me lo hanno detto loro mentre raccoglievi la legna» si giustificò indicando il drago e il pulcino.

Era in grado di capirli davvero? Pensai che avesse sicuramente tirato ad indovinare, insomma non era difficile da capire che fossi passato da poco dal laboratorio di Birch.

«Oh, e che altro ti hanno detto?» domandai per vedere fin dove si sarebbe spinta in questo gioco. Era sicuramente una ragazza sopra le righe.

«Dratini dice che prepari i Poffin migliori di tutta Kanto» sorrise.

La guardai aggrottando le sopracciglia, distratto solo per un attimo dal suo sorriso così spontaneo, poi finalmente un lampo di genio «Capisco mi hai riconosciuto. Sì, sono Niall Parker».

«Sei famoso?» provò a chiedere curiosa.

«Per aver battuto le prime due leghe con soli tre pokémon.» dissi «Per questo sai da dove provengo».

«No» affermò facendo ondeggiare il capo «me lo ha detto lui» concluse indicando il cucciolo di drago.

Restai a guardarla sempre più stupito, sarebbe stata una fantastica attrice a mio parere.

L'idea che lei potesse davvero capirli era assurda, ma ero curioso di sapere cosa si sarebbe inventata per convincermi. Dovevo solo chiederle qualcosa che potevo sapere solo io.

«Se quella che dici è la verità per te non sarà difficile sapere qual'è l'ultimo Pokémon contro cui ci siamo battuti a Kanto» esclamai innocentemente.

Dopo qualche suono emesso dal draghetto rispose convinta «Psyduck».

«Con quale mossa l'abbiamo battuto?» azzardai cercando di mantenere il controllo.

Esitò qualche secondo guardando in direzione del drago e poi si rivolse nuovamente a me «Nessuna, era confuso e si è sconfitto da solo».

Restai a fissarla immobile, poi con uno scatto nella sua direzione la sovrastai senza toccarla.

«Chi diavolo sei?» ringhiai «Che cosa vuoi da me e perché mi stai seguendo?»

Era decisamente allarmata dal mio improvviso cambio d'umore, ma questo non le impedì di rispondermi a tono.

«Sono Kira, io da te non voglio proprio niente, sei tu che sei nel mio territorio» ribadì alzando la voce.

«Come fai a comunicare con Dratini?» chiesi allora senza perdere la mia posizione.

«Sono cresciuta con i pokémon è normale che riesca a capirli» disse alzando le spalle.

«Anch'io sono cresciuto con loro, ma fino ad ora sono state conversazioni a senso unico» risposi stizzito.

«È sempre stato così da che ne ho memoria» ammise facendo un passo indietro per prendere distanza dal mio corpo.

«È assurdo» borbottai.

«Non mi interessa quello che pensi» rispose fredda «è meglio che me ne vada ora» affermò cercando di allontanarsi.

Non potevo lasciarla andare, avevo troppe domande per la testa e pretendevo delle risposte: di cose strane nei miei viaggi ne avevo viste molte ma questa... questa le superava tutte.

Mi mossi nuovamente nella sua direzione e la trattenni per il polso.

«Lasciami andare» pigolò spaventata.

«No, prima...» iniziai a dire ma fui interrotto bruscamente dalla comparsa di una Gardevoir che si frappose tra noi. La mia mano liberò istintivamente la presa e arretrai allargando le braccia per difendere i miei due amici da un possibile attacco.

«Come ti chiami ragazzo?» sentii prepotentemente una voce nella mia testa. Guardai Kira ma ben presto capii che era l'ultima arrivata a parlarmi usando probabilmente i suoi poteri psico.

«Niall» risposi leggermente a disagio dalla situazione.

«Hai cuore» percepii nuovamente «e sei disposto a sacrificarti per i tuoi Pokémon, sento che sei quello giusto».

«Prego?» chiesi non riuscendo a seguire il discorso.

«Dammi la mano» esclamò porgendomi la sua. Non sapevo chi delle due guardare sinceramente.

La ragazza sembrava essersi tranquillizzata dal suo arrivo ed io iniziavo a pensare di aver perso qualche rotella.

Eseguii l'ordine con diffidenza e appena entrai in contatto con la creatura fui pervaso da una sensazione di calma interiore che non avevo mai provato in vita mia.

I miei occhi si chiusero senza che io potessi fare niente per evitarlo e restammo così per qualche attimo durante il quale come un flashback, vidi scorrermi la vita davanti: rividi il sorriso di mio padre e percepii il profumo al gelsomino di mia madre. Sembrava mi stesse leggendo dentro e se devo essere sincero non mi andava di condividere con degli estranei il mio passato, del resto sarebbe inutile negare che la cosa non mi scosse. Iniziavo a capire sempre meno da tutta questa situazione ed io odiavo non capire.

La voce del Pokémon tornò prepotente nella mia testa scuotendomi dal torpore con cui i ricordi mi avevano avvolto «Ora capisco molte cose.» disse quasi contenta da ciò che aveva visto «Porterai con te Kira lungo il tuo viaggio e insieme riuscirete laddove altri hanno fallito» sentenziò con un tono che non ammetteva repliche.

«Io dovrei fare cosa?» domandai incredulo.

«È lui mamma?» sentii chiedere alla ragazza «Posso andare con lui? Davvero?» continuava a ripetere saltellandole intorno.

Indietreggiai sempre più confuso aggrottando la fronte «Io non capisco» ammisi non trovando altre parole.

«Mamma mi lascia partire per conoscere Hoenn a patto che ci sia tu con me…» mi rispose Kira «per sicurezza».

«Mamma?» ripetei cercando di uscire da una spirale caotica che mi impediva di ragionare lucidamente.

«Gardevoir è mia madre» mi spiegò allora la ragazza «te l'ho detto prima, ma senza il suo permesso non sarei mai partita» disse sorridendo e affiancandola per abbracciarla.

«Quando hai detto di essere cresciuta con i pokémon intendevi proprio “con” loro?» domandai sgranando gli occhi.

A quel punto la creatura dalle sembianze umane mi porse nuovamente la mano e questa volta con molta più titubanza accettai il contatto.

Una sequenza di immagini mi scorse velocemente davanti agli occhi senza che io potessi chiaramente distinguerne i particolari, quando staccai la mano mi sembrava che niente fosse cambiato ma il pokémon si affrettò a spiegare «Questi sono tutti i miei ricordi. Ti prego di aiutare e prenderti cura di Kira» disse dolcemente.

«Io non... non riesco a capire» esclamai per l’ennesima volta ed effettivamente non riuscivo ad avere memoria di tutto ciò che secondo lei mi aveva trasferito.

«Non ti preoccupare ricorderai tutto a tempo debito, è importante che vi conosciate prima. Inoltre se venissi subito a conoscenza di alcuni particolari sono sicura fraintenderesti molti eventi. Le cose non sono mai come possono sembrare, l’unica cosa che puoi fare è non dubitare mai del tuo istinto» sentii dirmi.

«In che cosa la devo aiutare?» domandai ormai rassegnato che non avessi possibilità di sfuggire a questo compito.

«Anche questo lo scoprirete lungo il viaggio, ci sono cose che anche mia figlia è meglio non conosca per ora. Non ti mentirò, non sarà facile ma sono sicura che questo percorso farà crescere entrambi e alla fine di tutto, sarai in grado di ritrovare te stesso» aggiunse.

Presi dei respiri profondi chiedendomi se quello che stavo vivendo fosse davvero reale o un sogno, ma non riuscivo proprio a rendermene conto.

«Posso venire con te?» domandò Kira speranzosa e per la prima volta qualcuno stava chiedendo la mia opinione.

Annuii con il capo e ancora prima che le rispondessi a voce mi sentii stringere in un abbraccio per il quale avvampai immediatamente, insomma… non me lo aspettavo.

La ragazza si staccò raggiante e si rivolse a quella che mi ero rassegnato considerare sua madre, o perlomeno colei che l'aveva cresciuta fino ad ora. Riuscire a venire a capo di questo mistero era probabilmente uno degli obiettivi del nostro viaggio. Forse Gardevoir sperava che riuscissi a trovare i genitori biologici della ragazza, o magari che riuscissi a farle conoscere il mondo prima di tornare a vivere con lei. Più provavo a pensarci più sentivo i sensi confondersi, perciò rinunciai in partenza a rispondere subito a queste domande.

Certo che avere una compagna di viaggio era l'ultimo dei miei pensieri quando ero partito al mattino, ma speravo sinceramente che le cose andassero in maniera differente dalle volte precedenti. Forse essendo allevata da un pokémon mi sarei trovato meglio che con una persona normale -beh, ammettiamolo, strana era strana-.

«Mi mancherete davvero tanto» la sentii dire al Gardevoir e anche se mi stava dando le spalle potevo intuire la sua commozione dal tono e dal tremolio della voce.

«Davvero? Ralts per te va bene?» chiese ad un tratto rivolgendosi al piccoletto che ci aveva fatto incontrare «Mamma dice che può venire con noi» esclamò eccitata verso di me.

«Cosa?» domandai non riuscendo a seguire il discorso che per metà avveniva solo nelle loro teste.

«Se catturi Ralts potrà fare il viaggio assieme a noi ed io non dovrò separarmi dal mio fratellino» sorrise contenta «a lui va bene».

«Ti va davvero di fare questo viaggio?» dissi al pokémon chinandomi verso di lui.

«”Ra-Ralts!”» rispose sicuro annuendo.

«Allora ci vuole una pokéball speciale» affermai andando in direzione del mio zaino. Rovistai qualche secondo e infine estrassi una Premier ball «Pronto?» chiesi prima di azionare il meccanismo di cattura. Appena avuto il suo consenso premetti il pulsante e un fascio di luce rossa lo avvolse risucchiandolo nella sfera poké. Come di consueto ci furono tre oscillazioni, dopodiché il breve segnale sonoro ci fece capire che la procedura era andata a buon fine.

Lo lasciai uscire immediatamente e porsi la Premier ball alla ragazza «Avrai bisogno di un pokémon per seguirmi» le feci notare.

«No, sono sicura che Ralts è in ottime mani e poi io ho un altro amico di cui occuparmi» disse rendendomi un po' curioso.

A quel punto Gardevoir consegnò a Kira un uovo e lei tutta contenta lo strinse al petto materna «Tutto quello che viene realizzato attraverso l'amore è un dono, lo so.» esclamò accarezzandolo per poi abbracciare nuovamente sua madre «Anch'io, salutami il branco e di loro che ne avrò cura».

Tutta la scena mi ricordò molto l'arrivederci che diedi a Dragonaite al mattino. Capivo come si sentisse e non potevo fare a meno di pensare che forse avevamo in comune più di quanto avessi voluto ammettere.

«Direi che quando sei pronta possiamo partire» dissi pensando di riorganizzare mentalmente il viaggio: in due saremmo stati decisamente più lenti perciò dovevo rivedere i percorsi e… ma chi se ne frega… intanto dovevamo raggiungere Petalipoli prima che fosse troppo tardi e cercare una sistemazione per la notte. Se il giorno seguente Kira non si fosse rivelata un'allucinazione data da qualche fungo di Paras mi sarei preoccupato di rivedere le mie priorità. Nonostante tutto pensai che la sua capacità di saper parlare con i Pokémon mi sarebbe tornata utile in più di un'occasione… sempre che senza Gardevoir ne fosse ancora in grado -visti gli sviluppi avevo ancora qualche dubbio a riguardo-.

«Sono pronta» esclamò troppo velocemente per i miei gusti.

Aveva una specie di sacca in cui aveva riposto con cura l'uovo e qualche altro effetto personale, ma a parte questo nient'altro.

La guardai e la mia occhiata probabilmente fu molto eloquente perché mi rispose ancora prima che potessi fargli qualunque domanda.

«Sono stata allevata dai Pokémon, quello che vedi è tutto ciò che ho» ammise senza alcuna vergogna.

Controllai l'ora sul PokéGear erano appena le diciotto e trenta «Si prospetta una serata di shopping» annunciai non troppo entusiasta della cosa.

«Buon viaggio» sentii la voce di Gardevoir nella mia testa «Kira è giovane e ha ancora molte cose da imparare, cose che io non ho potuto insegnarle. Sei il primo umano di cui mi fido, credimi era destino che vi incontraste».

«Non vorrei deludere le vostre aspettative, ma non ho proprio niente di speciale» confessai atono.

«Ho visto il tuo passato e posso chiaramente vedere il tuo futuro. Io so che non ci deluderai. Hai la possibilità di ricominciare da zero non sprecare quest'occasione. Il bene genera bene» affermò la creatura e in qualche maniera volli credere alle sue parole.

«Ci rivedremo presto» annunciai abbozzando un sorriso.

«Andiamo?» domandò la ragazza stringendosi al mio braccio. Erano gesti a cui non ero abituato e il leggero imbarazzo che mi accompagnava in questi momenti ne era la prova.

Pigolai un «Sì» e facendo rientrare tutti i miei amici nelle rispettive sfere mi incamminai verso il sentiero tra la boscaglia da cui ero arrivato.

Camminammo per un po' in silenzio, non sapevo bene cosa dire e il suo costante contatto mi destabilizzava leggermente.

Il Campione della Lega di Kanto e di Johto, che reagiva come un adolescente alle prime armi solo perché una ragazza lo stava tenendo a braccetto: ma dove siamo finiti? «Niall datti un contegno ti prego!» pensai seriamente preoccupato.

«Hai freddo?» mi decisi a chiederle «Stai tremando».

«Un po', ma sto bene grazie» rispose prontamente «è solo che…»

«Che?» la spronai.

«Non mi sono mai allontanata dal branco da sola. Ho aspettato per anni questo giorno e adesso che sta succedendo davvero… ho paura» ammise.

Mi fermai e la feci staccare delicatamente dal mio braccio, così facendo vidi chiaramente lo smarrimento sul suo volto. Non so quanto quello sguardo influì sulle mie decisioni future, era come guardarsi allo specchio e capii che mai e poi mai l'avrei lasciata sola facendole passare quello che io avevo già provato con la perdita dei miei genitori.

Feci scivolare lo zaino sul davanti e aprendolo cercai al suo interno. Poco dopo estrassi una delle mie felpe e gliela posai sulle spalle. Infilò piano le braccia e rimase a guardarmi in attesa, così agganciai la zip e lentamente alzai la fettuccia per chiuderla. Era decisamente larga per lei ma ci si accoccolò sorridendo radiosa.

«Non devi avere paura» esclamai recuperando un po' della mia antica sicurezza «Ora siamo noi il tuo nuovo branco» le spiegai «qualunque cosa accada ci saremo».

«Grazie!» disse abbracciandomi con le maniche della maglia che penzolavano dalle sue mani di almeno una decina di centimetri.

Non riuscii a trattenere una risata nel vederla «Sbrighiamoci o il market chiuderà e sarai costretta ad indossare abiti due volte più grandi di te fino a domani».

«Va bene Niall» rispose allegra e molto più serena dopo le mie parole.

Tornammo a camminare, in un quarto d'ora al massimo saremmo arrivati alla nostra meta.

«Mi piacerebbe sapere qualcosa di più di te» dissi tranquillo «Con chi ho il piacere di condividere questo nuovo viaggio?»

La ragazza ci pensò un attimo «Mi chiamo Kira e sono stata allevata da Gardevoir» esclamò.

«Qualcosa che non so?» celiai.

«Ho diciotto anni circa, mese più mese meno» disse alzando leggermente le spalle.

«Tutto qui?» chiesi.

«Non mi è mai servito altro finora» si giustificò «e tu?»

Pensai per qualche secondo a cosa poterle raccontare di me.

«Mi chiamo Niall Parker, vengo da Kanto…»

«Qualcosa che non so?» ridacchiò facendomi il verso.

Risi anch’io coinvolto dalla sua allegria per poi proseguire «Ho ventitre anni, i miei nonni dirigono una pensione ed io abito con loro. Sono diventato famoso -se così posso dire- per aver sconfitto ben due Leghe con soli tre Pokémon e per motivi troppo lunghi da spiegare sto ritentando l'impresa, solo che questa volta ricomincio dalle basi».

«Mi dispiace non lo sapevo» disse all'improvviso «ti rallenterò e basta» concluse mortificata.

«Tranquilla» la rassicurai «il tempo non mi manca».

«Sicuro? Io… beh, io posso parlare con i Pokémon forse riuscirò ad aiutarti almeno un po'» affermò speranzosa.

«Certo ne sono sicuro.» le sorrisi scorgendo le luci della città poco più avanti «Siamo quasi arrivati, per prima cosa ti porterò al Market. Ti lascerò sola per qualche minuto, mentre tu proverai un po’ di vestiti io porterò tutti i nostri piccoli amici al Pokémon Center. In queste strutture ci sono delle infermiere che si prendono cura dei nostri compagni di viaggio e si assicurano di rimetterli in forma».

«So che cos’è un Centro medico» mi rassicurò.

Più tardi avrei dovuto assolutamente farmi spigare quanto selvaggia fosse stata la sua vita fino ad ora.

Annuii distrattamente con la testa «Questo vale anche per l'uovo, sarebbe meglio farlo vedere per assicurarci che sia tutto a posto».

«Va bene, mi fido di te» pigolò anche se vedevo che era leggermente combattuta nel separarsi dal dono che le aveva affidato sua madre.

Le spiegai che la Regione aveva diversi climi, perciò era necessario che rinnovasse il suo guardaroba in modo che non soffrisse il freddo o morisse di caldo quando avremmo attraversato il deserto a nord di Ciclamipoli, l’importante era comunque che fossero tutte cose comode. Così facendo arrivammo alle porte della città, controllai sulla mappa dove fossero gli edifici che ci interessavano e a passo sicuro mi diressi nella giusta direzione.

Entrammo nella struttura e ricambiai il saluto del commesso «Buonasera, siamo ancora in tempo per qualche acquisto?» chiesi cortesemente.

«Certamente» esclamò accondiscendente «Come posso esservi utile?»

«Alla mia amica servono dei nuovi vestiti,» spiegai al venditore «stiamo per fare il viaggio dell'intera Regione. Io torno fra cinque minuti».

«Molto bene» affermò il giovane «Mamma!» chiamò «Puoi venire ad aiutarmi?» poi si rivolse a Kira «Lei sarà molto più utile di me nel consigliarti cosa indossare».

Uscii velocemente dal Market e mi diressi al Pokémon Center, parlai con l'infermiera Joy e lasciai i miei amici nelle sue mani. Avevo visto che c'era una pensione ai margini della città così mi recai subito ad affittare una camera per la notte. Pagai la caparra e mi diressi nuovamente in paese per aiutare la ragazza negli acquisti.

Appena entrai il giovane mi venne incontro «Credo ne avranno ancora per un po’.» celiò «Ti serviva qualcos'altro?»

«Direi di sì.» ammisi «Mi servirebbe uno zaino comodo per lei in cui poter portare anche un uovo pokémon, hai qualcosa?».

Lo vidi pensarci su un attimo e poi si illuminò «Forse in magazzino, torno subito».

Nel frattempo feci avanti e indietro per gli scaffali prendendo i beni di prima necessità da aggiungere ai miei.

«Kira» dissi avvicinandomi ai camerini.

«Sì?» esclamò uscendo con addosso un paio di short bianchi, dei leggings dello stesso colore, una maglia verde con corpetto rosso e un giacchetto di jeans sempre bianco.

«Dalla faccia del tuo ragazzo direi che questi sono approvati» ridacchiò la donna.

«Il mio cosa?» domandò la giovane.

Cercai di cambiare subito discorso sperando di non essere arrossito per il fraintendimento, mentre la signora andava allegramente a prendere degli altri capi d'abbigliamento «Ho prenotato una camera per questa notte, appena abbiamo finito qui andiamo a prendere gli altri».

Annuì con il capo e si sistemò la giacca «Come facciamo a trasportare tutte queste cose?» mi chiese indicando quello che avevo sistemato sul bancone.

«Al Centro Medico per pokémon c'è un sistema in cui puoi depositare i tuoi oggetti e prelevarli in un'altra città» le spiegai.

«Un po' come il teletrasporto?» chiese curiosa.

«Sì, il principio è quello» affermai.

Il giovane commesso mi portò uno zaino perfetto per trasportare l'uovo nel quale iniziai a sistemare i nuovi acquisti della ragazza. Vagai con lo sguardo sul bancone e notai una bandana rossa piuttosto carina, l'aggiunsi al resto e pagai tutto con la carta di credito, poi insieme a Kira uscimmo salutati calorosamente da madre e figlio.

«Come posso ripagarti?» chiese.

«Ci penseremo più avanti tranquilla» la rassicurai, i soldi non erano un problema per fortuna.

«Insisto» rispose «Gardevoir mi ha sempre insegnato ad onorare i miei debiti. Che cosa posso fare?»

Restai piacevolmente colpito dai valori che sembrava aver appreso nonostante non vivesse nella civiltà.

Ci pensai un attimo «Potresti essere la mia consulente Pokémon» proposi allora.

«Davvero?» domandò sorridendo «Che cosa devrei fare?»

«Mi aiuterai ad allevarli e farai da traduttrice» le spiegai «inoltre mi insegnerai tutto quello che hai imparato grazie al branco, ti va?»

«Affare fatto!» esclamò stringendomi la mano.

Prelevammo Dratini e gli altri e la portai subito alla pensione.

«Avevano solo questa stanza, spero non sia un problema per te» dissi aprendo la porta.

La camera non era grandissima ma aveva due letti singoli posizionati piuttosto vicini, un armadio in legno, una piccola scrivania sulla quale c'era una televisione, un mini angolo cottura, la porta dietro la quale c'era il bagno e infine un'ampia vetrata che dava su un terrazzino. Niente di particolare ma per una notte era più che sufficiente.

«Hai fame?» le chiesi.

«Non molta in realtà» ammise sedendosi su uno dei letti mentre ne tastava la morbidezza.

«Facciamo così» proposi «mentre fai un bel bagno rilassante preparo qualcosa da mangiare per noi e per i pokémon, se poi non avrai ancora fame non c'è alcun problema. Lo shampoo, il balsamo e tutto il resto li trovi nello zaino che ti ho dato prima, fai pure con calma io qui ci metterò un po'».

«Niall» richiamò la mia attenzione dalla soglia «Grazie… grazie di tutto».

«Passeremo assieme tanto tempo» constatai «meglio andare d'accordo fin da subito» le sorrisi.

Lei annuì velocemente e poi scomparve dietro la porta. Qualche minuto dopo sentii l'acqua iniziare a scorrere e così mi concessi di sdraiarmi per un secondo sul mio letto.

Questa era una giornata che difficilmente avrei dimenticato.

Mi riscossi subito dai miei pensieri e feci uscire i miei amici dalle loro sfere, mi assicurai che stessero bene e infine iniziai a cucinare per tutti.

Dopo una mezz'ora buona Kira uscì dal bagno con dei pantaloncini sportivi e una canotta a spalle larghe in cotone bianca con delle scritte rosse, mentre i suoi capelli erano ancora avvolti in un asciugamano.

«Non ho mai fatto un bagno con l’acqua così calda. La città ha i suoi benefici» celiò strofinandoli per farli asciugare.

«Per molti aspetti immagino di si, ma deve essere fantastico vivere a stretto contatto con i pokémon e la natura» dissi convinto.

«Se hai un buon riparo anche i giorni di pioggia sono magici» affermò sedendosi di fronte a me «Che cos'hai preparato di buono?»

«Tramezzini, qualcosa di leggero.» risposi «Per loro invece Poffin» dissi indicando i tre che se ne stavano sul terrazzo a mangiare e guardare il tramonto.

Kira scoppiò a ridere e io la guardai perplesso «Torchic è davvero spiritoso» si giustificò dando un morso alla cena.

«Già tu riesci a capirli» affermai «devo ancora abituarmici scusa».

«Sappi solo che stanno apprezzando le tue doti culinarie» ridacchiò «e anch'io» affermò dando un altro morso al suo pasto.

La ringraziai e appena finito il panino decisi di andare a farmi una doccia. Quando mi rivestii indossai un paio di pantaloncini corti e una maglietta nera non troppo aderente per stare comodo. Infine lascia che i capelli si asciugassero da soli -tanto non sarei mai riuscito a domarli comunque-.

Uscii dal bagno e trovai Kira seduta sul terrazzo con indosso la felpa che gli avevo prestato prima di arrivare in città, mentre se la chiacchierava allegramente con i miei compagni di viaggio e accarezzava delicatamente l'uovo.

«Disturbo?» chiesi raggiungendoli e sedendomi per terra a mia volta.

«No tranquillo» esclamò la ragazza «Dratini ci stava raccontando di come hai fatto per insegnargli ad usare tuononda» rise «È riuscito davvero a paralizzarti?»

«Oh sì!» esclamai ricordando l'episodio «Sono rimasto bloccato per una decina di minuti, ma l'importante è che abbia capito come fare quella mossa» risposi accarezzando il drago lungo la schiena.

«Dice che un pochino gli manca sua madre» pigolò Kira.

così lo presi in grembo e lo coccolai un po', riservando lo stesso trattamento a Torchic, mentre Ralts aveva preferito accoccolarsi tra me e la giovane.

«Lo capisco» bisbigliai guardando le prime stelle comparire nel cielo sempre più scuro.

Restammo in silenzio a contemplare chissà cosa, quando mi ricordai della bandana rossa che recuperai allungandomi verso la giacca che avevo appoggiato sulla sedia «Questa è per te» dissi andandola a recuperare.

«Per me?» chiese stupita.

Annuii e la lasciai sistemarsi i capelli.

«Che carina! Grazie» esclamò abbracciandomi istintivamente e devo ammettere che mi stavo già abituando a queste sue calorose dimostrazioni d'affetto, non c’erano secondi fini. Kira era una ragazza affettuosa ed espansiva.

Restammo a chiacchierare per qualche ora di cibi e di cosa ci piacesse o meno per conoscerci un po' meglio, fino a che i miei occhi non ebbero serie difficoltà a rimanere aperti da soli.

«Sei stanco?» chiese premurosa.

«Leggermente» ammisi strofinandomi le palpebre con pollice e medio della mano sinistra «è stata una giornata particolarmente intensa».

«Andiamo a dormire?» sorrise.

«Andiamo a dormire!» le sorrisi a mia volta annuendo.

Avvolgemmo l'uovo in una calda e morbida coperta e feci rientrare i Pokémon nelle loro sfere per farli riposare meglio, poi ci coricammo ognuno nel rispettivo letto e spensi la luce. Nel giro di qualche minuto crollai esausto facendomi avvolgere dal buio.

Mi risvegliai dopo un paio d'ore e lei non era più lì.

Che fosse davvero solo un’allucinazione?

Cercai con lo sguardo la figura di Kira nella stanza e la trovai -nuovamente avvolta nella mia felpa- sul terrazzo, appoggiata alla porta finestra.

«Tutto bene?» chiesi avvicinandomi.

«Non sono abituata a dormire su un materasso» pigolò dispiaciuta «e soprattutto non sono abituata a dormire da sola».

«Ma ti si stanno chiudendo gli occhi» constatai, era davvero stremata.

Annuì e per poco con cadde a terra addormentata, fortunatamente i miei riflessi pronti l'afferrarono prima che potesse farsi male.

La presi in braccio e la riportai nel suo letto, ma appena provai ad adagiarla sotto le coperte sbuffò stingendomisi contro con più forza. Stava dormendo ma nonostante i miei tentativi, non riuscivo a farla staccare.

Ancora stanco e arreso all'idea di dormire con un koala -praticamente-, unii i due letti e facendo piano mi sistemai più o meno al centro, mentre la ragazza dormiva beatamente avvinghiata al sottoscritto. Io non ero più in grado di prendere sonno e continuavo a torturami con domande e castelli in aria a cui nessuno avrebbe dato importanza. Nessuno tranne me probabilmente.

Il fantasma di Lauren era costantemente nella mia testa e mi veniva istintivo mettere a confronto ogni singolo istante, gesto e parola che Kira mi rivolgeva. La mia migliore amica era l'unica misura che conoscevo sull'ipotetica bilancia della vita. È sempre stato un amore a senso unico, non ho mai visto nessuno al di fuori di lei e mi chiedo sinceramente come abbia fatto a non accorgersi mai di niente. Forse voleva semplicemente non vedere, esattamente come io non volevo parlare.

Col senno di poi, capisco benissimo che la mia fosse più un ossessione che amore. L’avevo così tanto idealizzata nella mia testa da renderla perfetta: talmente speciale da essere irraggiungibile. La possibilità di ricevere un suo rifiuto mi ha sempre bloccato dal dichiarami, questo perché le cose sarebbero inevitabilmente cambiate e se fosse andata male? Io non volevo perderla, così avevo stupidamente pensato che se avessi battuto anche la Lega di Johto riconfermando le mie abilità e aumentando il mio prestigio, forse mi avrebbe notato. Ed invece al mio ritorno mi annunciò felicemente il suo fidanzamento con Shannon.

«Sono un genio… già» sospirai tra me e me.

L'istinto di protezione che mi era scattato dentro quando Kira mi aveva confessato di avere paura però, non lo avevo mai provato nemmeno con Lauren: lei non ne aveva bisogno, si è sempre saputa difendere da sola.

Ero rimasto molto colpito anche dall'atteggiamento della ragazza nei miei confronti. Se in un primo momento era sta timida e remissiva, nel momento in cui Gardevoir le aveva detto che sarebbe potuta partire con me, si era immediatamente animata, e avevo visto nei suoi occhi qualcosa che non riuscirei a definire bene a parole. Era aspettativa, gioia, un'attesa ripagata in qualche modo.

Come potessi essere io la persona di cui sua madre aveva deciso di fidarsi invece era ancora un mistero per me. Non riuscivo a capacitarmi realmente del ruolo che avrei avuto nella sua vita e probabilmente avevo sottovalutato la situazione. Voglio giustificarmi dicendo però che non c'era confusione nelle mie scelte: quello di aiutarla era un desiderio nato spontaneamente nel momento in cui Gardevoir mi aveva preso per mano la seconda volta. Non credo fosse stata in grado di manipolare i miei pensieri, ma forse semplicemente tutto quello che mi aveva trasmesso e che avrei scoperto a poco a poco, mi facevano pensare che valesse davvero la pena aiutare e sostenere Kira in questo viaggio.

Ed era strano sentirla così vicina adesso. Non ci conoscevamo ancora -non abbastanza per dormire assieme abbracciati in questo modo almeno-, ma era completamente rilassata, il sorriso non le si era spento nemmeno dopo essersi addormentata, sembrava sentirsi protetta e rassicurata da questo contatto.

Era davvero carina.

Per quanto tentassi di non pensarci, mi risultava impossibile perché lei era lì: un piccolo miracolo cresciuto tra i pokémon, allevata senza conoscere i peccati dell'uomo. Senza l'invidia, senza l'odio, pura ed innocente come un fiore appena sbocciato.

Il silenzio a volte è, peggio del rumore che, perlomeno copre il brulicare delle idee;
che di notte vengono, che di notte affollano, col loro brusio il cervello e lo martellano;
e fanno sembrar difficile anche ciò che non lo è, e fanno sembrare enormi anche le cose minime;
così guardo te che dormi accanto e penso, che miracolo, vedi a volte accadono.

Kira si mosse appena cercando una posizione più comoda, io restai fermo per evitare di svegliarla e lei si accoccolò contro il mio petto appoggiando la testa alla mia spalla. Il collo era dolcemente solleticato dal suo tiepido respiro. La regolarità di quest'ultimo e la tranquillità che le leggevo in viso non poté infine far altro che rilassare anche me. Sorrisi e le posai un bacio leggero sul capo prima di decidermi a chiudere gli occhi.

«Parker sei fregato» suggerì una vocina nella mia testa, ma decisi di non darle ascolto pensando a quale fantastica storia avrei potuto raccontare una volta tornato a casa.

Niall & Kira

 


Angolino dell'autrice

Holaaaa!!!
Eccomi qui con il secondo capitolo :D
Voglio ringraziarvi tutti di vero cuore!!!
Sono davvero felice che vi sia piaciuto il primo e spero proprio che anche il secondo sia di vostro gradimento ^^
Ringrazio: Ronnie92, Dark Legend Trainer, DauntlessBadWolf, Pevensie, Principe Dracula, Kogami_Enforcer, Claire Watson e Viola Lagonigro per aver commentato e/o inserito la storia tra i preferiti/ricordati/seguiti ^^
Un grazie anche a chi legge restando in silenzio, spero di essere così brava un giorno da strapparvi una piccola recensione **

Come ho già detto mi piace molto chiacchierare, perciò se avete domande o volete anche solo fare due parole mi trovate su
Facebook oppure su Ask (non l'ho mai usato molto in realtà, ma sarebbe un buon modo per iniziare) ^^
Vi auguro una buona giornata e una buona domenica :)
Fatemi sapere cosa ne pensate *-*

Anche in questo capitolo ho inserito una parte di testo con:
"Me la caverò" di Max Pezzali - Il mondo insieme a te - 2004

A presto ^^
Un bacione, Rain

Nel prossimo capitolo...

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Capitolo 3
*** Chapter III ***


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A trip through the truth

Chapter III
 


Nota di servizio: la parte evidenziata in blu non è niente di speciale, semplicemente per problemi con l'html non era stata inserita nella prima pubblicazione.
Grazie per essere passati ^^  Un bacione, Rain



«Buongiorno» sentii pigolare una voce allegra vicino al mio orecchio «Svegliati dormiglione».

«Mmm…» mugugnai ancora addormentato.

«Niall…» continuava a cantilenare «sveglia sono le otto».

«Cosa?» esclamai tirandomi immediatamente a sedere.

«Ho provato a chiamarti anche prima ma non volevi proprio svegliarti. Hai dormito poco per caso?» chiese inginocchiata affianco a me «Comunque ho preparato la colazione».

Sbattei qualche volta le palpebre: impiegavo sempre un po’ prima di iniziare a connettermi con il mondo esterno. Come dire… partivo un po’ lento, ma poi non mi fermava più nessuno.

Cercai di abituare gli occhi alla luce che entrava dal terrazzo e quando uscii dal torpore del sonno mi resi conto che Kira aveva fatto in tempo ad alzarsi e tornare nuovamente di fronte a me, questa volta però con tutto quello che aveva preparato su un vassoio improvvisato.

«Colazione a letto» farfugliai felice «è un secolo che non mi capitava. Grazie».

«Di niente figurati, volevo rendermi utile in qualche modo» sorrise la ragazza porgendomi il tutto «Ho spremuto delle arance e ho strapazzato le uova che abbiamo comprato ieri al Market con dell’erba cipollina e formaggio cremoso».

«Wow» esclamai «questo si che da la carica».

«Spero ti piaccia» disse sedendosi a gambe incrociate

«Tu hai già mangiato?» chiesi dopo aver bevuto un sorso di spremuta.

«No, non ho mai molta fame al mattino, però ho bevuto anch’io una spremuta» mi spiegò.

«Non va bene:» dissi serio «uno, perché la colazione è il pasto più importante della giornate e due… perché è tutto veramente buonissimo» affermai mentre ridacchiava compiaciuta «Mi prometti che inizierai a mangiare insieme a me al mattino?»

«Posso provarci» disse accondiscendente.

Tentai di offrirle un po’ di frittata, ma rispose che per ora era sazia, così finii quello che aveva cucinato per poi andare in bagno a prepararmi.

Quando uscii Kira aveva appena finito di far mangiare i miei Pokémon «Sono una brava assistente?» celiò.

«La migliore che potessi trovare» le assicurai lasciandole una carezza sul capo.

«Sarà…» disse imbronciandosi appena «ma non mi hai ancora dato il buongiorno».

La guardai leggermente confuso non capendo cosa intendesse «Buon… buongiorno!?!» balbettai dubbioso guardandola.

Scrollò la testa quasi rassegnata «Da voi non si usa?»

«Cosa?» chiesi continuando a non capire.

«Questo» esclamò tirandosi sulle punte per stamparmi un bacio delicato sulla guancia.

Restai immobile per qualche secondo, dovevo decisamente metabolizzare la sua presenza, ma se questo significava colazione a letto e così tanta dolcezza già di primo mattino, credo proprio che mi sarei adattato molto volentieri al nuovo “branco”.

«Noi in realtà facciamo così» le spiegai iniziando a farle il solletico ai fianchi.

Scoppiò a ridere e cercò di divincolarsi per sfuggire a quella simpatica tortura «Smettila ti prego» continuava a singhiozzare tra una risata e l’altra «non resisto».

Risi assieme a lei fino a quando nel tentativo di scappare non mi fece cadere di schiena sul letto, finendomi irrimediabilmente addosso.

Se fino ad un attimo prima ero riuscito a stemperare il mio imbarazzo per quel “buongiorno” così innocente, ora potevo sentire il cuore rimbalzarmi in gola.

«Pizzica» affermò ridacchiando ancora mentre mi accarezzava distrattamente la barba «mi piace».

Trattenni il fiato per qualche secondo. Dovevo riprendere il controllo della situazione o dubito che sarei riuscito a mantenere la mia razionalità ancora per molto. Che diavolo mi stava facendo quella ragazza?

Mi misi a sedere aiutandola a fare altrettanto e poi mi alzai in piedi cercando di focalizzare le mie attenzioni sui nostri compagni di viaggio.

«Direi che è ora di partire» sorrisi cercando di distrarmi sistemando tutto nello zaino.

«Qual’è la nostra prossima tappa?» chiese curiosa ed incredibilmente calma.

Possibile che fra i due fossi io l’unico così turbato da quello che era successo? Ok, non era accaduto niente in realtà, ma perché per lei era tutto così spontaneo e io invece mi ritrovavo ad essere spaesato e confuso? «Niall quante volte devo ripetertelo» pensai rimproverandomi «datti una regolata. Tutto questo non significa niente. Non puoi fissarti su di lei solo perché ora Lauren non potrà più essere neanche lontanamente tua. Kira è una ragazza “spontaneamente affettuosa”, smettila di farti pare mentali e comportati degnamente!».

Presi un respiro profondo, ero finalmente riuscito ad auto-convincermi che le cose fossero e dovessero essere così.

«Attraverseremo il Bosco Petalo a nord ovest da qui, è un posto un po’ umido per via del poco sole che riesce a penetrare dagli alberi, tieni una felpa a portata di mano» mi premurai di dirle.

«Va bene capo!» ridacchiò sistemando a sua volta il suo bagaglio.

«Ragazzi voi siete pronti?» chiesi ai tre Pokémon che si stavano riscaldando con raggi solari che arrivavano sul terrazzo.

Ci fu un assenso generale e una volta caricati in spalla i nostri zaini decidemmo di partire.

L’aria era fresca e si poteva apprezzare pienamente l’estate in una giornata così bella. Camminammo in silenzio per i primi cinque minuti, entrambi ci stavamo godendo i suoni della natura e della vita che si era già svegliata da qualche ora.

Appena fuori città dovevamo scegliere che percorso prendere «Preferisci l’erba o la spiaggia?» domandai alla ragazza per coinvolgerla nelle mie decisioni.

«Spiaggia!» esclamò radiosa «Adoro il mare».

Sorrisi davanti a tanto entusiasmo e iniziammo a scendere la scalinata che portava direttamente sulla sabbia.

«Posso?» chiese quasi implorante facendo segno di volersi togliere le scarpe.

Annuii e pochi secondi dopo stava già saltellando spensierata sul bagnasciuga cercando di coinvolgere i nostri piccoli amici.

Ralts e Dratini la seguirono senza nessuna esitazione, mentre Torchic iniziò a guardarli perplesso, assolutamente intenzionato a stare il più lontano possibile dall’acqua.

«Hey tu!» sentii un ragazzino chiamarmi.

Mi voltai per accertarmi che ce l’avesse con me e feci due passi nella sua direzione.

«Ti va di fare una lotta contro di me?» chiese spavaldo.

«Iniziamo!» decretai contento di aver già trovato uno sfidante.

Ci posizionammo abbastanza distanti e lasciai che fosse Torchic a combattere.

«Pronto amico mio?» domandai al Pokémon.

«”Tor-chic!”» annuì quest’ultimo mettendosi in posizione d’attacco.

«Vai Zigzagoon, scelgo te» esclamò il ragazzo facendolo uscire dalla sfera.

Bene, questa era una specie contro cui avevamo già combattuto il giorno precedente e ad occhio e croce, probabilmente era persino di qualche livello più debole di noi.

«Colpocoda» dissi prontamente al mio compagno di battaglia.

Il Pokémon avversario provò a schivarlo, ma fortunatamente il colpo andò pienamente a segno.

«Azione» ordinò l’altro riuscendo a colpire di striscio Torchic spingendolo alla sua destra.

«Graffio, ora!» suggerii cercando di essere il più veloce possibile.

Il mio compagno saltellò e facendo un mezzo giro graffiò il procione.

«Ancora azione» comandò l’altro, mentre io ordinai al mio Pokémon di saltare per schivarlo, cosa che riuscì perfettamente.

«Un altro graffio!» intimai a Torchic che finalmente sconfisse l’avversario.

«Bravissimo!» mi complimentai con lui mentre zampettava contento e fiero verso di me.

Mi chinai per battergli due colpetti di riconoscimento sulla testolina e mi preparai al secondo compagno del Bullo che avevo di fronte.

«Seetod, tocca a te!» riprese subito il ragazzino «Pazienza».

«Molto bene» pensai tra me e me «Se non ricordo male quello è un Pokémon di tipo erba. Sopporterà due attacchi prima di sprigionare la potenza della sua mossa, perciò dobbiamo essere precisi e potenti. Questo è sicuramente più forte di quello precedente».

«Prova con braciere» mi sentii dire da Kira.

«Non l’ha mai usato, non so se è in grado» risposi nella sua direzione.

«Dice che si sente pronto» mi suggerì la ragazza.

«Perfetto! Torchic prova con braciere!» ordinai speranzoso.

Il piccolo pulcino fece un balzo in avanti e si piantò per bene a terra con gli artigli. Lo vidi concentrarsi e fare un respiro profondo, per poi ruggire e sputare dal becco delle lingue di fuoco che colpirono in pieno il Seetod avversario.

Non credo che la mossa fosse a piena potenza, ma l’impegno con cui riuscì a produrla per essere la prima volta lo rendeva davvero un Pokémon eccezionale.

Vista la combinazione di tipi l’attacco si rivelò superefficace e fecero cadere il nemico privo di sensi.

Ero rimasto incredibilmente stupito dalla situazione e ormai non avevo più alcun dubbio riguardo alle capacità “linguistiche” di Kira. Senza di lei non avrei mai usato braciere e non avrei spronato Torchic a dare del suo meglio, limitandomi ad attaccare con le mosse base e facendolo stancare probabilmente molto di più. Grazie alla sua presenza avrei sconfitto i miei avversari con molta più facilità.

«Grandioso!» esclamò Kira saltandomi sulla schiena «Niall, siete stati fantastici».

«Aspetta un attimo» ci interruppe il Bullo di fronte a noi «Tu per caso sei Niall Parker?»

«Sì» risposi facendo scendere la ragazza dalle mie spalle «tu invece?»

«Io… io mi chiamo Billy. È un grandissimo onore per me conoscerla. Le chiedo scusa ma non l’avevo riconosciuta.

Ora è così alto e la barba poi… non posso credere che sia a Hoenn!» continuava a dire in modo concitato «Ho sfidato Niall Parker. Ho conosciuto Niall Parker. Sono stato battuto da Niall Parker».

«Tranquillo dico davvero» affermai avvicinandomi e porgendogli la mano «Puoi darmi del tu, mi ha fatto piacere conoscerti e combattere con te».

Era realmente elettrizzato e non potevo negare che la cosa mi dispiacesse. Il mio ego aveva bisogno di queste attenzioni di tanto in tanto. Egocentrico? Sì. Ma non pretendevo di essere perfetto, anche perché sarebbe stata una noia mortale senza più niente da imparare o migliorare.

«Posso avere un autografo?» mi chiese cercando di ricomporsi.

«Certo, molto volentieri» sorrisi sincero.

«Ecco!» esclamò dandomi la sfera di Seedot e un pennarello.

«A Billy» iniziai a scrivere «affinché ogni lotta sia una nuova esperienza. Niall Parker».

«Grazie mille,» disse stringendomi la mano «ricorderò questo giorno».

«Continua ad allenarti, la prossima volta che ci incontreremo ti sfiderò di nuovo» gli assicurai.

Salutammo il ragazzo e piano riprendemmo la strada attraversando la spiaggia.

Kira continuava a camminare scalza mentre canticchiava allegra coinvolgendo Dratini nei suoi movimenti. Non avevo mai visto quel cucciolo così contento e spensierato, di certo la presenza solare della giovane migliorava il morale di tutti.

L’acqua fredda la faceva saltellare divertita, mentre io ridevo ogni volta che il mare riusciva a sorprenderla facendole lanciare dei piccoli strilli.

Dopo un po’ in lontananza, scorgemmo un bellissimo cottage in stile giapponese situato in riva alla spiaggia. Era stato fabbricato in legno, solido e stabile come solo i lavoratori di una volta sapevano fare, con ampie porte di vetro che davano direttamente sul soggiorno nel quale si poteva vedere un kotatsu: un tavolino basso che riscalda chi vi si siede intorno grazie ad una coperta e una resistenza elettrica. Quando fummo a pochi passi ci attardammo sul piccolo pontile davanti ad esso per rimetterci le scarpe, era un posto davvero tranquillo e le onde del mare avevano un effetto decisamente rilassante.

«Quella è l’entrata del bosco?» mi chiese Kira mentre l’aiutavo a rialzarsi in piedi.

«Esatto, prendi la felpa» dissi sorridendo.

«Va bene Niall Parker» celiò ridacchiando.

«Che c’è?» chiesi aggrottando le sopracciglia.

«Niente… o meglio, sei davvero famoso» esclamò portandosi una mano sul petto «sono colpita».

«E tu parli davvero con i Pokémon» la imitai «sono colpito».

«Touché» sorrise «ma non immaginavo che ti fermassero anche per strada. Ti capitava spesso dove vivevi?»

«No…» dissi scrollando la testa mentre entravamo nel Bosco Petalo «ora abito su un’isola che da qualche anno è interamente di proprietà della mia famiglia. Molte persone vengono per lasciare i loro Pokémon alla pensione dei miei nonni, ma sono in pochi a sapere della mia presenza in quel luogo perciò la mia vita è abbastanza tranquilla».

«Sembra ti dispiaccia» esclamò continuando a camminare al mio fianco.

«Sono passato dall’avere il PokéGear che squillava ogni due minuti per interviste, trasmissioni radio, tv e vari media, all’essere dimenticato dal mondo. Non dico che la calma di ora non mi vada bene, ma è stato un colpo decisamente forte all’inizio. Prima ti fanno sentire un Dio e poi se possono lanciarti giù da una scogliera non si fanno scrupoli. Mi sono ritrovato completamente solo da un giorno all’altro, così mi sono ritirato… questo almeno fino a ieri».

«Beh, ma avrai avuto qualche amico» mi rispose innocentemente.

Strinsi involontariamente i pugni e ricacciai indietro i ricordi che mi lasciavano ancora l’amaro in bocca. Nonostante il mezzo chiarimento avuto con Shannon, era una questione ancora aperta ed ero sicuro che lo sarebbe stata fino al mio ritorno da questa avventura.

«Cambio domanda?» mi sentii chiedere dalla ragazza dopo l’improvviso silenzio.

Le sorrisi grato del fatto che non insistesse e mi decisi a farle una chiederle una cosa che da un po’ mi gironzolava per la testa.

«Parlami di te invece» iniziai «sono curioso di sapere come fai a parlare così bene la mia lingua anche se sei cresciuta in un branco di Pokémon».

«Non abbiamo sempre vissuto vicino a Petalipoli» mi rispose tranquilla «Quando ero più piccola Gardevoir fece di tutto per farmi andare a scuola».

«Tu sei andata a scuola?» domandai sorpreso.

«Dai cinque ai dieci anni circa, poi ci siamo trasferiti qui ed ho studiato come autodidatta praticamente» mi spiegò placida.

«Ok… credo proprio di essermi perso qualcosa» dissi sbigottito «Com’è possibile?»

«Ero piccola e non ricordo molto» continuò lei stringendosi nella felpa «ma ricordo che una volta abitavamo ai margini di una grande foresta. Mamma mi portava sempre a giocare con gli altri bambini in una piccola città costruita sugli alberi, così quando loro iniziarono ad andare a scuola le chiesi di poter fare altrettanto. C’era un Ditto nel nostro branco e ogni volta prendeva sembianze umane per accompagnarmi a scuola. Fingeva di essere mio padre e Gardevoir intercedeva per lui con i suoi poteri psico, parlando a nome suo».

«Incredibile» commentai stupito.

«Già… avevo raccontato a tutti che mio padre era diventato muto a causa di un incidente e questo non aveva portato le maestre a fare altre domande» celiò «Il branco ha sempre fatto l’impossibile per soddisfare le mie richieste. Miltank mi ha svezzato fin da piccola e Scyther ci ha sempre difeso ed aiutato a procurare il cibo».

«Aspetta» la interruppi «il branco non era di soli Ralts, Kirlia e Gardevoir?»

«No, eravamo una decina, ma tutti provenienti da specie diverse» mi rispose.

«Devi ammettere che non è facile trovare un simile insieme di Pokémon in natura» le feci notare «Oltretutto da quello che mi hai detto vivevi con specie provenienti anche da Kanto e Johto».

«E qual’è il problema?» chiese perplessa.

«Nessuno, solo che è strano. Tua madre ti ha mai parlato delle tue origini?» domandai.

Lei scrollò la testa non avendo risposte da darmi.

«Se vuoi possiamo cercare i tuoi genitori biologici» proposi provando a capire se la cosa le facesse piacere o meno.

Si bloccò e sospirò profondamente, così mi fermai anch’io e mi voltai a guardarla.

«Ammetto di essermi sempre chiesta chi fossero i miei genitori» pigolò con la voce un po’ incrinata «ma se non mi hanno cercata fino ad ora… chi mi dice che saranno felici di rivedermi? E poi non li conosco, sarebbero dei perfetti estranei per me. Gardevoir e il branco mi hanno cresciuta, sono loro la mia famiglia» concluse trattenendo a stento un singhiozzo.

«Hey» dissi piano alzandole il volto e asciugandole un’unica lacrima sfuggitale e impigliatasi tra le ciglia «sei troppo pessimista. Sono certo che non ti avrebbero mai abbandonato. Il fatto che non ti abbiano ancora trovato non significa che non ti abbiano mai cercato. Sono sicuro che incontreremo molte persone, magari qualcuno ti riconoscerà e scopriremo qualcosa di più. Però devi volerlo… devi crederci, altrimenti non accadrà mai».

«Mi aiuterai a cercarli?» chiese così piano che feci fatica a sentirla.

Annuii e subito Kira protese le braccia avvolgendomi in un tenero abbraccio. Evidentemente aveva bisogno di un po’ di comprensione -di protezione- e devo ammettere che non mi dispiaceva il fatto che avesse trovato in me una figura che le trasmettesse sicurezza.

«Aiutala» percepii chiaramente nella mia testa «Proteggila».

«Gardevoir» pensai subito dentro di me.

Ricambiai l’abbraccio stringendola forte per farle percepire la mia presenza. Se solo avessi avuto il minimo dubbio che uno dei miei genitori fosse stato ancora vivo, sono sicuro che l’avrei cercato fino in capo al mondo.

Aiutala

«Va meglio?» chiesi dopo un po’ sorridendole tranquillo.

«Sì, grazie» sorrise a sua volta «Devi scusarmi, di solito non sono così pessimis…»

«Aiuto!» urlò una voce alle mie spalle «Aiutatemi vi prego! Mi sta inseguendo!»

Guardai l’uomo in giacca e cravatta che stava correndo nella nostra direzione e un attimo dopo uno strano tizio spuntò dietro di lui.

«Sei un allenatore?» continuò a chiedere il signore sempre più vicino.

Proteggila

«Sì» annuii con il capo «Che succede?» domandai prendendo la mano di Kira per tirarla dietro alla mia schiena in modo da difenderla ed aiutarla a scappare se fosse stato necessario.

«Quel ragazzo laggiù vuole rubare i miei studi» mi spiegò cercando di riprendere fiato.

Presi la sfera poké agganciata alla mia cintura con l’altra mano e subito pigiai il tasto per farla tornare a grandezza naturale, pronto a combattere con tutte le mie forze.

«Datemi quegli appunti e nessuno si farà male» esclamò spavaldo il ragazzino che mi stava di fronte. Era più giovane di me ed era vestito in maniera particolare, probabilmente faceva parte di una banda: i colori dei suoi abiti variavano dal nero, al bianco, all’azzurro e non aveva un aspetto rassicurante.

«Questo materiale non ti appartiene» esclamai sicuro, al minimo accenno di indecisione ero certo che ci avrebbe attaccati.

«Uh? Che cosa credi di fare?» chiese stupito «Non vorrai mica proteggerlo! Non c’è alcuna pietà per chi si immischia negli affari del Team Idro!»

Sentii una calma rabbia montarmi dentro «Vattene fin che sei in tempo» ringhiai. Non potevo sopportare le persone che come lui, entravano a far parte di un gruppo per sentirsi legittimati a commettere infrazioni o anche peggio. La persona che avevo di fronte mi ricordava molto il Team Rocket e Dio solo sa quanto rancore avevo ancora per quegli spregevoli invasati.

«Niall calmati» mi sussurrò Kira all’orecchio dopo aver appoggiato una mano sulla mia scapola.

«Sono calmissimo» mentii freddo senza però riuscire a guardarla negli occhi.

«Non credo proprio: mi stai stritolando la mano» pigolò la ragazza «Stai bene?»

Allentai immediatamente la presa e mi voltai verso di lei guardandola mortificato, così la recluta del Team Idro ne approfittò per attaccarci proprio in quel momento chiamando a sé un Poochyena.

Mi sistemai meglio davanti alla mia compagna di viaggio e al povero sventurato che aveva chiesto il nostro aiuto e con un movimento rapido del polso feci uscire Dratini dalla sfera.

«Tuononda, subito» ordinai perentorio.

«Schivalo» fu la semplice risposta del mio avversario, che fortunatamente non riuscì nel suo intento facendo così paralizzare all’istante il piccolo lupo.

«Tornado, usa la coda» comandai. Inizialmente il drago mi guardò un po’ incerto sul da farsi, non aveva mai utilizzato questa mossa prima d’ora ma io ero convinto che potesse farcela perché era cresciuto molto da quando eravamo partiti.

Si voltò subito verso l’avversario e iniziò a far vorticare la parte finale del suo corpo per poi scagliare una tempesta d’aria che travolse completamente Poochyena facendolo tentennare.

«Azione» esclamò il nostro sfidante, ma il suo Pokémon non fece nessun movimento essendo ancora troppo stordito dai nostri attacchi.

«Tornado, di nuovo» dissi velocemente a Dratini e quest’ultimo con una potente sferzata verso il nemico riuscì a farlo cadere a terra esausto.

«Accidenti a te! Questa me la paghi» ringhiò il tizio in preda alla collera.

Mossi un passo nella sua direzione con il braccio destro alzato pronto a sferrargli un pugno, ma mi sentii trattenere per la maglia da Kira, così il componente del Team Idro corse via borbottando qualcosa sul dover tornare a Ferrugipoli.

«C’è mancato un pelo» esclamò l’uomo ansimando ancora per la corsa fatta poco prima «Non so davvero come ringraziarti ragazzo, senza di te questi preziosi appunti sarebbero finiti in mano a quei criminali».

«Nessun problema, sicuro che vada tutto bene?» chiesi accertandomi che non gli fosse stato fatto del male.

«Sì, grazie» rispose grato «Devo correre in città e mettere tutto al sicuro ora che il Team Idro è a caccia dei nostri progetti. A proposito io lavoro per la Devon SpA, passate a trovarmi se raggiungete Ferrugipoli e chiedete di Christian».

«Molto volentieri» rispose la ragazza anticipandomi.

«Bene, grazie ancora è meglio che vada» disse l’uomo facendo per avviarsi.

«Mi scusi» lo fermò Kira «è sicuro di voler affrontare il viaggio da solo?»

«Certo» si affrettò a rassicurarci «prima quel teppista mi ha preso alla sprovvista, ma durante la lotta ho dato l’allarme alle guardie di sicurezza dove lavoro, mi sembra di vederli laggiù in fondo» concluse indicando due uomini grandi come armadi.

Lo salutammo nuovamente e feci per riprendere il passo quando la ragazza mi trattenne.

La guardai interrogativo per cercare di capire che cosa la trattenesse dal proseguire il cammino, quando incrociai il suo sguardo preoccupato.

«Che ti è successo prima?» mi chiese senza tanti giri di parole.

«Odio i prepotenti» minimizzai «meritava una lezione».

«Non era solo questo, eri furente e anche Dratini era allarmato dal tuo comportamento» disse «Conoscevi quel ragazzo per caso?»

Presi un respiro profondo, sapevo che aveva ragione ma ammetterlo era un altro paio di maniche.

«Non conosco lui, però conosco quelli come lui» spiegai ma nonostante questo rimase in attesa di qualche altro chiarimento.

Proteggila

La invitai a proseguire il cammino lungo il bosco e iniziai a raccontare.

«A Kanto e Johto fino a diciassette anni fa, c’era una banda chiamata Team Rocket. Controllavano tutti i traffici illegali dei due Paesi arricchendosi alle spalle degli onesti cittadini. Tra le tante cose gestivano i Casinò di Azzurropoli e Fiordoropoli, rubando i Pokémon di giovani allenatori per poi esporli come premi. Piano piano acquisirono alleati e potere. La prima volta che li incontrai stavo attraversando il Monte Luna con i miei genitori, ero piccolo, avevo poco più di tre anni e ammetto che i ricordi sono piuttosto sbiaditi a riguardo, ma questa» esclamai indicandomi la cicatrice sotto l’occhio sinistro «è un segno indelebile che mi ricorderà per sempre che cos’è accaduto quel giorno».

Kira non distoglieva lo sguardo da me ma manteneva un religioso silenzio per permettermi di proseguire.

«In quell’occasione stavano trafugando i fossili di alcuni Pokémon rari, che erano stati da poco rinvenuti da uno studioso del museo di Plumbeopoli» continuai «Solo in seguito si scoprì che avevano corrotto degli scienziati sull’Isola Cannella e li avevano convinti a resuscitarli. Ancora prima di riuscire nell’impresa c’erano dei ricchi compratori pronti a tutto per avere degli Aerodactyl, degli Omanyte e dei Kabuto nelle loro collezioni. Mio padre si oppose fermamente quando li scoprì durante la nostra esplorazione. Iniziò una lotta serrata contro alcuni dei membri del Team Rocket e mia madre gli diede una mano. Ad un tratto ad uno dei Pokémon avversari fu dato il comando di colpire dei bidoni di dinamite che servivano per estrarre i fossili dalla roccia» deglutii prendendo fiato «Mia madre mi strinse a sé per portarmi lontano e anche mio padre cercò di proteggerci. Fortunatamente l’esplosione non ebbe grosse ripercussioni, ma una scheggia di metallo dei contenitori mi ferì. Poteva andare molto peggio in realtà» minimizzai «e ricordo ancora come mamma mi protesse quella volta».

Scacciai velocemente l’immagine che avevo ricordato anche il giorno precedente.

«Comunque in conclusione, quel pezzo di grotta crollò sotto lo scoppio dell’esplosione e papà riuscì a mettere in fuga il Team Rocket che non ebbero nemmeno il tempo di portare via l’intero bottino».

«Deve essere un uomo coraggioso, ecco da chi hai preso» sorrise cautamente la ragazza.

«Il coraggio non paga» constatai tristemente «Non so ancora se sia stato un caso oppure no, ma alcuni anni più tardi i miei genitori morirono nello scoppio di alcuni vagoni di un treno a Fiordoropoli ed anche quella volta fu colpa del Team Rocket» dissi amaramente fermandomi e socchiudendo le palpebre per un attimo.

Se devo essere sincero non avevo ancora accettato del tutto questa cosa. Avevo dei bellissimi ricordi dei miei genitori nonostante i pochi anni trascorsi insieme e i miei nonni erano sempre stati fantastici: mi parlavano continuamente di loro tenendoli costantemente vivi nella mia memoria, ma che cosa potevano fare per un bambino che continuava a chiedere perché mamma e papà non sarebbero più tornati?

Poco.

Per questo avevo perso il controllo contro la recluta del Team Idro, pensare che in circolazione ci potesse essere un’altra banda simile mi faceva stare davvero male. Era un tormento interiore che ora difficilmente avrei scacciato e già sapevo che se si fosse presentata l’occasione avrei cercato di fermare con le mie mani quell’organizzazione. Non potevo e non volevo sopportare l’idea che qualche altro bambino innocente perdesse i genitori per colpa di vili e insensati ideali.

«Niall» richiamò la mia attenzione Kira «Stai bene?»

Aprii gli occhi respirando profondamente e scrollai flebilmente il capo «No» ammisi rassegnato «Usciamo da questo posto».

La ragazza non fiatò, ma prese la mia mano e si strinse contro di me continuando a camminare sopportando tenacemente il mio improvviso mutismo.

Impiegammo l’intera mattinata per attraversare il Bosco Petalo e per l’intero viaggio non parlammo, mi ero limitato a dare gli ordini a Torchic durante gli incontri con altri allenatori e Pokémon selvatici. Continuavo ad usare braciere per farlo allenare con questa nuova mossa, ma soprattutto per sconfiggere in fretta gli avversari di tipo erba e coleottero per poter tornare ai miei pensieri.

Nonostante questo la ragazza non mi lasciò andare per un secondo, facendomi sentire tutta la sua vicinanza.

«Grazie per avermene parlato, so che non dev’essere stato facile» esclamò Kira a pochi passi dall’uscita del bosco «e scusa per averti trattenuto prima, forse avrei dovuto…»

«No» dissi scrollando la testa «Hai fatto benissimo a fermarmi. Se avessi preso quel ragazzino non sono sicuro di come sarebbe andata a finire. Inoltre sono io quello che ti deve chiedere scusa per questo mio silenzio, non mi capita spesso di parlare del mio passato e ho ancora qualche questione in sospeso, ma ci sto lavorando».

«Non riesco a capirne il motivo, ma credo di sapere come ti senti» pigolò «Se ti dovesse succedere ancora, sfogati pure con me. Tenersi tutto dentro non fa mai bene».

Aiutala

Proteggila

Trova te stesso

L’attirai delicatamente verso di me e le posai un bacio leggero sul capo.

«Grazie» sussurrai «Prometto che mi isolerò il meno possibile in futuro».

Kira mi regalò uno de suoi sorrisi più incoraggianti e sinceri, così finalmente mettemmo piede fuori dal bosco.

L’aria frizzanti del posto ci avvolse subito e il sole iniziò immediatamente a scaldarci, strappandoci dall’umidità che ci aveva avvolti fino ad un attimo prima.

La ragazza si portò immediatamente una mano sulla fronte per riparare gli occhi dagli accecanti raggi solari, così diedi le spalle alla palla di fuoco e le infilai il mio cappellino in testa.

Ridacchiò divertita e mi scompigliò i capelli cercando di ridargli una forma -credo-, poi mi sorrise nuovamente allegra come avevo imparato a conoscerla.

«Ora sono Niall Parker» scherzò indicando le iniziali ricamate sul cappello.

«Se è così decidi tu che cosa fare» dissi cercando di migliorare definitivamente il mio umore.

«Laggiù c’è un prato» esclamò indicando verso nord, oltre un edificio ricoperto di fiori «ed ho una certa fame vista l’ora…Pic-nic?» propose.

Annuii con la testa e mi lasciai trascinare da Kira, che sembrava avesse recuperato definitivamente tutta la sua solarità.

Superammo quella che dall’insegna scoprimmo essere la Fioreria Bel Petalo e promisi alla ragazza che più tardi saremmo entranti a dare un’occhiata.

Feci uscire tutti i pokémon dalle sfere e lei sistemò l’uovo al sole, stando ben attenta che si trovasse in un posto pianeggiante e sicuro.

«È meraviglioso» constatò la mia nuova amica osservando il paesaggio circostante.

Il prato era all’interno di una piccola radura composta completamente da alberi di bacche probabilmente appartenenti alla fioreria. Ad est si poteva scorgere un piccolo lago e la temperatura era decisamente più fresca e mite del circondario.

C’erano dei tavoli con panche annesse e credo che nei fine settimana molte famiglie passassero il loro tempo in quel posto. Inoltre era molto tranquillo e perfetto per poter pranzare e riprendere le forze dopo l’attraversata del bosco e la nostra piccola disavventura.

«È pronto» esclamai dopo una mezz’oretta in cui mi ero dilettato a cucinare il pranzo.

I Pokémon smisero di giocare per precipitarsi al tavolo, così raggiunsi Kira e l’aiutai a rialzarsi da terra.

Mentre stavamo mangiando mi sembrò di sentire uno scampanellio in lontananza, ma pensai subito ad un’allucinazione sonora, così proseguii a consumare lo stufato che avevo cucinato e a parlare del più e del meno con la mia compagna di viaggio.

«Niall scusa se ti interrompo» esclamò mentre le stavo raccontando di quale magnifica vista si poteva osservare dal promontorio di Celestopoli «ma tu non senti come un rumore di campanelline?»

La guardai spalancando gli occhi «Pensavo di essermele immaginate» ammisi «Che cos’è secondo te?» chiesi guardandomi intorno.

«Non saprei» disse a sua volta «Voi sapete da dove arriva?» domandò ai miei Pokémon.

Ralts annusò l’aria e poi rispose alla ragazza che, come se niente fosse, continuò a consumare il suo pasto.

«Quindi?» domandai curioso.

«Oh, giusto» esclamò «Niente di particolare, dice che prima sugli alberi ha visto dei fogli argentati e delle campanelle. Probabilmente chi dirige la floricoltura non vuole che pokémon selvatici mangino le loro bacche».

«Capisco» sospirai «Kira posso chiederti un favore?»

Annuì velocemente continuando a mangiare un pezzetto di carne.

«Non parlare mai di questo tuo dono con nessuno».

«Che intendi?» chiese perplessa.

«Non dire mai a nessuno che puoi parlare con loro» esclamai indicando i nostri tre piccoli amici.

«Perché scusa? Non c’è niente di male» rispose leggermente risentita.

«No, certo che no» la rassicurai subito «È una cosa meravigliosa in realtà, mi piacerebbe poter fare lo stesso, ma ho paura che qualcuno come il Team Idro, se lo scoprissero, potrebbero farti del male per usarti».

Proteggila.

«Ti stai preoccupando per me?» pigolò con una vocina infantile.

«Mi sembra normale» borbottai arrossendo leggermente.

Mi sentivo come un bambino colto con le mani nella marmellata, ma non avevo niente di cui vergognarmi.

Insomma, la conoscevo da meno di ventiquattro ore ma… come posso dire… mi piaceva.

Come persona intendo.

«Awwwa, che carino» mi punzecchiò un fianco.

«Smettila» ridacchiai imbarazzato.

«Altrimenti?» mi provocò sporgendosi verso di me.

«Altrimenti mi riprendo il cappello» dissi allungando una mano per afferrarlo.

«Non se ne parla» esclamò tirandosi subito indietro «ormai mi ci sono affezionata».

Ok, mi piaceva in senso più ampio lo ammetto: era davvero carina e riusciva sempre a farmi ridere con queste sue uscite così spontanee.

Anche gli spettri del passato si erano arresi alla luminosità del suo sorriso.

 

Tesserò i tuoi capelli come trame di un canto
Conosco le leggi del mondo e te ne farò dono
Supererò le correnti gravitazionali
Lo spazio e la luce per non farti invecchiare
Ti salverò da ogni malinconia
Perché sei un essere speciale
Ed io avrò cura di te
Io sì... che avrò cura di te

 

Mi allungai nella sua direzione pronto ad usare il solletico se fosse stato necessario, quando dal nulla comparve un Wingull che si gettò sul nostro pranzo.

«Accidenti che maniere» constatai cercando di scacciarlo.

«Dice che è affamato» si precipitò ad informarmi la ragazza.

«Calmati» affermai rivolto al Pokémon «Se vuoi c’è un po’ di cibo anche per te, ma devi fare il bravo».

Appena afferrato il senso delle mie parole il gabbiano si quietò appollaiandosi sullo schienale di una delle due panche su cui eravamo seduti.

Posizionai una ciotola di cibo anche per lui sul tavolo in legno e subito si precipitò a mangiare la sua porzione.

«Mai vista così tanta voracità» constatai quando meno di un minuto dopo aveva finito tutto.

«Ha capito anche lui che sei un ottimo cuoco» sorrise Kira.

«Grazie» esclamai approfittando della sua distrazione per riprendermi il cappellino.

«Hey» sbuffò contrariata «Non è valido».

Risi davvero divertito per l’espressione imbronciata che aveva appena fatto, quando un Mudkip corse nella nostra direzione, attaccando il Pokémon selvatico.

Ci aveva completamente ignorato ed era focalizzato sull’uccello che cercava di schivare tutti i suoi attacchi volando al di sopra delle nostre teste.

Qualche attimo dopo comparve una ragazza piuttosto trafelata dal retro della fioreria.

«Mudkip basta» esclamò una volta che il Wingull fu fuggito.

«Scusate per il disturbo, io sono Violetta e con le mie sorelle gestisco quel negozio di fiori. Quell’ingordo viene sempre qui a rubare tutte le nostre bacche, spero non vi abbia dato noia».

«Non preoccuparti» la rassicurò la mia giovane assistente «per oggi non dovrebbe più fare danni, ha pranzato con noi».

«Quel golosone è sempre in cerca di cibo, non si arrenderà così facilmente…» sospirò sconsolata «Se mangiasse qualche bacca al giorno non sarebbe un problema, ma ogni volta fa delle vere e proprie stragi su questi alberi, tanto che abbiamo dovuto attraversare il Paese più di una volta per ritrovare delle specie piuttosto rare che si era divorato completamente».

«Quel Wingull è davvero un problema per la vostra attività» constatai, poi guardai il suo pokémon e ammetto che era davvero un ottimo esemplare: molto vivace e allo stesso tempo ostinatamente testardo. Aveva visto il suo obiettivo e fino a quando Violetta non gli ordinò di fermarsi, aveva tentato in ogni modo di colpire il volatile.

Mentre le due ragazze chiacchieravano provai ad offrire a Mudkip delle pokémelle e scoprii che era un estimatore dei sapori amari. Presi dallo zaino una delle monoporzioni di cibo che avevo sempre con me e prima di darla al pokémon chiesi il permesso alla sua allenatrice.

Sembrava piacergli molto e così iniziò subito a fare amicizia con i miei compagni di viaggio.

«È sprecato per questo posto» constatò la fioraia «ha un altissimo potenziale, ma è costretto a stare qui con me e le mie sorelle per aiutarci a scacciare Wingull, è l’unico che riesca a tenerlo lontano. Ogni volta che partiamo per qualche viaggio alla ricerca di bacche lo vedo illuminarsi» raccontò sovrappensiero.

Questo suo discorso mi convinse a fare un tentativo: chiedere non costa niente.

«Violetta» richiamai la sua attenzione «Se trovo il modo di risolvere il tuo problema con Wingull, accetteresti di lasciare che Mudkip venga con me? Sono un allenatore e voglio vincere la Lega di Hoenn, in questo modo potrebbe rafforzarsi e combattere, se è questo che gli piace. Naturalmente non sarà niente di definitivo, se vorrà una volta finito il mio viaggio lo riporterò qui da te».

La ragazza ci pensò meditabonda, si vedeva che era piuttosto restia a lasciar andare il suo Pokémon.

«Sarebbe egoista da parte mia tenerlo per sempre qui. Per me può andar bene» esclamò dopo un po’ «Ma dovete risolvere davvero bene il problema prima, altrimenti rischieremmo di dover chiudere l’attività senza nessuno a proteggere le nostre bacche».

«Bene» acconsentii «appena sappiamo come fare verremo a cercarti in negozio».

Salutammo la ragazza e il suo piccolo amico e poi guardai Kira trionfante.

«Perché mi fissi così?» chiese lei perplessa una volta che i due fossero stati piuttosto lontani.

«Chi meglio di te potrebbe aiutarmi in questa impresa» sorrisi.

«Immagino che questa cosa rientri nel mio “contratto”» scherzò.

Annuii e le spiegai che cosa avessi in mente: per prima cosa dovevamo ritrovare Wingull e per fare ciò dovevo preparare ancora un po’ di cibo. In seguito avrei chiesto a Kira di spiegare la situazione al Pokémon e in base alle sue risposte mi sarei mosso di conseguenza.

Presi delle bacchemodoro e tolsi tutti i semi che le rendevano particolarmente piccanti, poi creai una pappetta vista la loro incredibile tenerezza.

Questa specifica bacca aveva delle proprietà particolari che facevano diminuire la velocità di chi se ne cibava, donando però in cambio un po’ di felicità.

«Ora mi spiego perché Dodrio non voleva mai mangiarle» rifletté la giovane ad alta voce.

La lista del branco con cui aveva vissuto fino ad ora continuava ad allungarsi, ma ogni volta che ci pensavo seriamente sentivo arrivare un leggero mal di testa, segno che forse non era ancora ora di porsi queste domande -anche se la curiosità era tanta-.

Continuai a preparare il cibo, cercando di esaltare il più possibile gli odori: ero sicuro che una volta fiutato, il Pokémon si sarebbe subito precipitato da noi.

Ordinai a Dratini di usare Tornado e feci in modo che il profumo dei Poffin appena preparati si spargesse il più possibile nell’ambiente circostante.

«Appena arriverà dovete tenervi pronti» spiegai a tutti «Non attaccatelo fino a quando non ve lo dirò io, anche se spero non sarà necessario. Kira è importante che tu sia molto tranquilla mentre gli spieghi ciò che ti ho suggerito prima».

La ragazza annuì e così ci sdraiammo in disparte sul prato aspettando che accadesse qualcosa.

Avevo posizionato una coperta sull’erba e se non fossi stato così eccitato dall’idea di poter avere un Mudkip in squadra, credo proprio che l’abbiocco post pranzo mi avrebbe steso.

«Niall» iniziò a parlare la ragazza «secondo te perché Gardevoir ha scelto te?»

Restai sorpreso dalla domanda alla quale sinceramente io stesso facevo fatica a rispondere, così mi limitai a scrollare la testa aggiungendo un flebile «Non ne ho proprio idea»

«È strano non fare il viaggio da soli?» domandò allora cambiando argomento.

«Ammetto che la sensazione è di essere tornato indietro al mio primo viaggio» dissi sorridendo appena al pensiero.

La ragazza si mosse fino a trovarsi distesa contro il mio fianco, gli avambracci a sostenerla, mentre con sguardo incuriosito mi guardava fisso negli occhi.

«Hai avuto altri compagni di viaggio prima di me? Allora non sei un lupo solitario».

«Perché ti ho dato questa impressione?» chiesi perplesso.

«Non saprei come spiegarti… ma sin dal nostro primo incontro ti sei dimostrato molto cauto, misurato quasi nel relazionarti con il mondo. Sei gentile e molto cortese ma ho la perenne sensazione che ti stia trattenendo per qualche motivo. È colpa mia?» pigolò cauta.

«Non è assolutamente colpa tua» le dissi subito prima che potesse fraintendere «e hai ragione, non sono completamente spontaneo ma non perché abbia qualcosa contro di te, il problema è mio credimi».

«Ed io posso aiutarti in qualche modo?» chiese sorridendomi comprensiva.

«Se riesci sopportarmi e vedrai che piano piano migliorerò» celiai.

Ridacchiò appena rilassandosi e appoggiando la testa contro la mia spalla. La situazione non era molto diversa dalla notte precedente, ma questa volta avevo la certezza che non fossero incosciente per la stanchezza.

«Pensavo mi sarei sentita molto più sola senza il branco» sospirò appena «e invece con te mi sento incredibilmente al sicuro. Strano… di solito non mi adatto così facilmente ai cambiamenti».

Proteggila.

La strinsi leggermente più forte contro di me, pensando bene a cosa poterle dire.

«Sai credo che…» non riuscii nemmeno a finire la frase che finalmente Wingull comparve svolazzando sopra la ciotola che avevo preparato.

«Puoi mangiarla» esclamò prontamente Kira «prima però mi devi ascoltare».

Il Pokémon si posò sul tavolo e iniziò a picchiettare nella ciotola assaggiandone il contenuto.

La ragazza si alzò in piedi lentamente fino ad avvicinarsi «Non erano questi i patti, prima devi ascoltarmi».

Il gabbiano la ignorò volutamente proseguendo il suo pasto, così con un cenno del capo diedi a Dratini l’ordine di immobilizzarlo e dopo un potente tuononda l’uccello d’acqua fu costretto a starci a sentire.

«Sei davvero indisciplinato» sospirò scocciata la giovane «Dunque, le tue abbuffate stanno creando molti problemi a Violetta e le sue sorelle» iniziò a spiegare mentre il Pokémon cercava di divincolarsi e strillare per comunicare con lei «Devi capire che se continuerai a mangiare tutte le loro bacche saranno costrette a chiudere e a quel punto niente più cibo».

Wingull rispose in maniera concitata e vidi Kira annuire «Ti capisco credimi, ma va contro i tuoi interessi, se tu ti limitassi a una decina di bacche al giorno non si arrabbierebbe nessuno» disse pacata «Lo so che è più difficile trovare cibo se non hai un allenatore, ma è per questo che siamo qui» gli spiegò «Se ora ti lasci catturare, ti promettiamo che non sarai mai più affamato».

Il Pokémon stette in silenzio per qualche secondo valutando la situazione e poi rispose.

La giovane sorrise lanciandomi una rapida occhiata «Diciamo che al mio amico le cose convenzionali non piacciono. Ti sta dando l’opportunità di scegliere con le buone, se preferisci essere catturato contro la tua volontà iniziamo subito» esclamò mentre Ralts faceva un passo in avanti a supporto di quanto detto dalla “sorella”.

Il gabbiano tacque per qualche minuto e infine accennò un assenso con il capo.

Estrassi immediatamente una Friend Ball e azionai il meccanismo di cattura -piccoli trucchi del mestiere per evitare dei futuri ripensamenti-.

Ringraziai Kira per il suo ottimo lavoro e soddisfatto raccolsi lo zaino per poi dirigermi verso il negozio Bel Petalo.

«Buongiorno come posso esservi utile?» chiese una giovane donna.

«Siamo degli amici di Violetta» spiegò la mia compagna di viaggio.

«Io sono Rosa, sua sorella maggiore» ci sorrise «vado subito a chiamarla».

La ragazza dai capelli rossi iniziò a saltellare allegra da uno scaffale all’altro ammirando i fiori e le composizioni che si trovavano su essi, trascinandomi in questo impeto di entusiasmo.

«Wow, siete già qui?» chiese Violetta accompagnata dalle sorelle.

«È stata convincente» risposi sorridendo e indicando Kira.

«Allora, come avete risolto il nostro problema?» chiese Violetta spiegandosi poi alle altre due «Hanno trovato il modo per fermare le scorribande di Wingull».

«Davvero?» chiese l’unica delle tre che ancora non avevamo conosciuto, ma che dal cartellino sulla divisa capii si chiamasse Petunia «Sarebbe davvero fantastico!»

«Ecco qui» dissi estraendo la sfera poké «Ora avete due possibili soluzioni: o lo tenete qui con voi e vi fate aiutare ad annaffiare le piante e a seminare le diverse bacche -lavorando per voi potrete controllare la sua alimentazione dandogli del cibo Pokémon, riducendo così le sue abbuffate di bacche e soprattutto selezionando quante e quali dargli-, oppure lo terremo e ce ne occuperemo noi. La decisione è vostra, ma sono sicuro che con le giuste motivazioni potrebbe diventare davvero indispensabile per questa fioreria».

Le tre sorelle mi guardarono per poi scambiarsi un’occhiata fugace «Va bene» esclamò Violetta «direi proprio che potremmo usare Wingull per lo scambio con Mudkip come ti avevo promesso».

Guardai Kira soddisfatto e insieme alla fioraia raggiungemmo il Pokémon Center di Ferrugipoli per effettuare il trasferimento.

Una volta eseguita l’operazione lasciai alla giovane alcuni fogli su cui avevo appuntato delle ricette in grado di saziare anche l’enorme appetito del gabbiano d’acqua a base di baccavena e baccagostan.

Le lasciai il mio numero del PokéGear e le raccomandai di chiamarmi per qualunque problema, promettendole di fare altrettanto per farle sapere come stava il suo Pokémon.

Infine ci salutò ringraziandoci nuovamente e riprese la strada da cui eravamo arrivati.

A quel punto presi le Poké Ball e prima di affidare tutti i miei compagni all’infermiera Joy per ripristinare le loro energie, feci uscire ognuno di loro.

«Ragazzi date il benvenuto in squadra a Mudkip».



Angolino dell'autrice

Ciao a tutti ^_^
Inizio subito con il farvi gli auguri per queste festività (dubito che pubblicherò ancora prima di Natale, perciò colgo subito l'occasione).
Grazie mille a chi sta seguendo e leggendo questa sotria *.*
Mi piacerebbe sapere che cosa ne pensate, perché è solo con la vostra opinione che posso davvero crescere :)
Ho anche aggiornato il banner del primo capitolo ^^ e appena sarà pronto lo farò anche per il secondo :D

Vi ricordo che potete trovarmi su
Facebook oppure su Ask
Vi auguro una buona giornata e vi faccio ancora tanti, tanti, tanti, tanti auguri :D
Fatemi sapere cosa ne pensate *-*

In questo capitolo ho inserito una parte del testo:
"La cura" di Franco Battiato - L'imboscata - 1996

p.s. ho avuto qualche problema con l'html di questo capitolo, se trovate cose strane fatemelo sapere (^^') grazie infinite

A presto ^^
Un bacione, Rain

 

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Capitolo 4
*** Chapter IV ***


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A trip through the truth

Chapter IV
 


A causa di un errore con l'html il precedente capitolo si era mangiato una parte del testo... L'ho evidenziato con il colore blu, consiglio vivamente a chi non lo avesse già letto di controllare in quanto è una parte piuttosto fondamentale per la storia. Introduce infatti il Team Idro. Mi dispiace per l'inconveniente e vi ringrazio in anticipo per essere arrivati fino a qui ^^. Un bacione, Rain




Eravamo finalmente arrivati nella città in cui avrei trovato la prima Palestra da sconfiggere, mentre i miei Pokémon stavano riposando andai insieme a Kira a verificare gli orari della palestra. Attraversammo Ferrugipoli a piedi e ci prendemmo il tempo per ammirare i palazzi e le costruzioni del posto.
Era un luogo molto modesto in realtà, ad est e ad ovest era circondata dal bosco, mentre a nord si espandevano alcuni terrazzamenti di terreno che davano poi la possibilità di arrivare ad una spiaggia. Qualcosa mi diceva che insieme alla mia compagna di viaggio ci saremmo accampati nei dintorni.
Continuammo a camminare sul lastricato di pietra che componeva la pavimentazione e osservai ammirato le recinzioni in ferro battuto che si potevano scorgere un po’ ovunque e i lampioni che dovevano essere decisamente caratteristici per il posto.
Arrivati davanti alla Palestra ci guardammo attorno e notai che sulla sinistra c’era un palazzo alto diversi piani, che si estendeva inoltre in più edifici verso il mare. Dall’insegna capimmo essere la Devon SPA, l’azienda dell’uomo che avevo salvato al mattino nel Bosco Petalo.
«Sarà tornato tutto intero?» mi chiese Kira.
«Verifico gli orari della palestra e poi andiamo a dare un’occhiata» risposi tranquillo.
Entrammo per chiedere informazioni e quello che si presentò ai nostri occhi furono delle immense pareti rocciose con sculture di Pokémon roccia molto imponenti. Prima di poter accedere all’area lotte però, era stato creato una specie di museo -forse era meglio chiamarla mostra- nel quale erano stati esposti alcuni fossili e dei modellini di stratificazione del terreno che illustravano perfettamente la geologia di Hoenn. C’era persino un modellino in scala di tutta la regione e vidi Kira avvicinarsi piuttosto interessata al plastico, mentre io consultavo il ragazzo alla reception.
«Buongiorno» dissi cordiale «Volevo sapere gli orari della Palestra».
«Ogni mattino alle nove si svolgono le selezioni, prima di cominciare deve iscriversi compilando questi fogli» disse porgendomi una teca e una penna con il loro logo «una volta superati i due turni del mattino si potrà sfidare la capopalestra Petra nel pomeriggio a partire dalle ore quindici».
«Perfetto, quindi se io porto la documentazione compilata domani mattina posso partecipare alla competizione?» chiesi per essere sicuro di aver capito bene.
«Esattamente» rispose gentilmente l’uomo «per affrontare la Palestra consigliamo Pokémon in grado di usare mosse di tipo acqua, erba, volante e lotta. In bocca al lupo».
«Evviva il lupo» risposi rimediandomi un’occhiataccia, ringraziai e raggiunsi Kira.
«Io ho finito, quando vuoi possiamo andare» dissi affiancandola.
«Guarda» mi disse elettrizzata trascinandomi più vicino a lei «Qui!» esclamò «È qui dove vivevo prima con il branco. In questa foresta!»
Il punto indicatomi sul modellino dalla ragazza era un posto disperso a nord-est di Forestopoli e mi chiedevo che cosa li avesse fatti radunare tutti in quel luogo originariamente. Era una foresta umida e sottoposta spesso a temporali di ogni genere, non vi erano arrivati certamente per diletto.
Sentii nuovamente la testa chiudermisi in una morsa dolorante, tanto che persino Kira si preoccupò della mia improvvisa perdita di colore in viso. Cercai di rassicurarla, ma soprattutto cercai di pensare ad altro.
Andammo a riprendere i Pokémon al Centro medico e decisi di tornare indietro a sfidare gli allenatori che avevamo incontrato lungo il percorso dalla fioreria alla città mentre eravamo con Violetta.
Finalmente ebbi modo di testare le abilità di Ralts e Mudkip, che si rivelarono due compagni di viaggio molto diversi tra loro, ma estremamente utili.
Il “fratellino” di Kira era molto riflessivo, scrutava bene l’avversario prima di attaccare e preferiva infliggere poche mosse ma in maniera potente e molto precisa. Lo starter d’acqua invece, attaccava. Non gli interessava se era svantaggiato rispetto all’avversario, lui andava deciso senza preoccuparsi delle conseguenze. Avrebbe spostato una montagna a testate se solo glielo avessi ordinato.
Ebbi modo di provare anche una lotta doppia contro una coppia di gemelle che mi sfidarono con un Lotad e un Seedot, io provai ad usare Torchic e Mudkip e vidi nella loro caparbietà un ottimo punto d’incontro tra i due.
«Hai una squadra niente male» disse Kira mentre tornavamo in città «Pensi di riuscire al primo colpo domani?»
«Ti dirò che ero un po’ preoccupato quando sono partito, ma visto l’ultimo arrivato credo proprio che sarà un gioco da ragazzi».
«Sbruffone» mi prese in giro.
«Stai parlando con Niall Parker, piccoletta» dissi con fare altezzoso «portami rispetto».
La giovane mi guardò e dopo una sonora linguaccia mi rubò il cappellino e iniziò a correre fino all’ingresso di Ferrugipoli. La rincorsi anche se non ci volle molto a raggiungerla e una volta catturata mi ripresi il cappello. Da fuori dovevamo sembrare proprio due bambini delle elementari, ma ammetto che era da tanto che non mi divertivo più così.
«Mi dai una mano ad allenarli?» chiesi quando arrivammo sulle alture a nord.
«Che cosa devo fare?» domandò incuriosita.
«Prima li facciamo allenare un po’, voglio vedere come sono messi a velocità e precisione e poi facciamo qualche lotta uno contro uno».
«Non saprei, non ho mai combattuto prima» mi spiegò.
«Nessun problema, ti insegno io» sorrisi appoggiando per terra lo zaino.
Decidemmo di accamparci sulla sabbia, così montai la tenda per la notte in modo da essere libero da pesi superflui.
Chiesi l’aiuto ai miei compagni di viaggio per cercare rami e legnetti nei dintorni, oltre a qualche pietra per il falò che avremmo acceso quella sera.
Questo mi diede l’opportunità di vedere come ognuno di loro aveva deciso di risolvere il problema.
Mudkip iniziò a prendere a testate una parete di roccia per far staccare alcune pietre che poi trasportava in bocca fino al punto di raccolta. Torchic con dei Bracieri focalizzati diminuiva la resistenza dei rami per poi staccarli con delle Beccate e portarli cercando di svolazzare.
Dratini e Ralts avevano invece deciso di lavorare in coppia, il primo si arrampicava sugli alberi e ne staccava i pezzi con dei vigorosi Avvolgibotta, mentre il Pokémon di tipo psico raccoglieva con i suoi poteri il materiale e li teletrasportava nel punto stabilito.
Osservarli era davvero interessante e così iniziai a farmi un’idea più precisa della mia squadra. Mancavano ancora due componenti ma ero piuttosto sicuro delle scelte a cui avevo già pensato in precedenza.
Di certo i due da tenere più sotto controllo erano gli starter: avevano dimostrato un’elevata potenza, ma avevano bisogno di qualcuno che li indirizzasse meglio durante le battaglie, ed io speravo davvero di riuscirci al meglio.
Una volta raccolto il materiale sufficiente decisi che era ora di allenarsi sul serio.
Con Kira avevamo raccolto dei legni più grandi e consistenti, così li posizionai sulla spiaggia in maniera che fossero alla stessa distanza l’uno dall’altro. Feci sistemare tutti i Pokémon dietro una linea tracciata sulla sabbia e ordinai a turno di colpire i pezzi di legno a distanza.
Torchic utilizzò un vigoroso Braciere e carbonizzò il suo obiettivo. Mudkip decise di usare Pistolacqua e sebbene la potenza fosse davvero impressionante per un esserino così giovane, la sua precisione andava decisamente migliorata.
Dratini attraverso un portentoso Tornado fece alzare in aria il legno per poi farlo ricadere pesantemente a terra.
Ultimo, ma non da meno rispetto agli altri, Ralts con un leggero movimento del capo e delle braccia fece comparire un raggio misterioso che disintegrò in microscopici pezzettini il ciocco di legname.
«E quello che cos’era?» chiesi esaltato dalla potenza scaturita dalla mossa.
«Psicoshock» rispose prontamente Kira «mai visto?»
«Ad essere sincero no, ma è portentoso! Bravo ragazzo» affermai dandogli una pacca di sulla spalla per complimentarmi.
Pensai per qualche minuto a che esercizi fargli fare per migliorare le loro abilità.
«Proviamo una lotta: Ralts contro Mudkip e Dratini contro Torchic».
La ragazza doveva dare le istruzioni al Pokémon psico, ed ero sinceramente curioso di vedere come se la sarebbe cavata, mentre io dovevo capire meglio come lottare al massimo con Mudkip per la sfida del giorno dopo.
«Prima le signore» sorrisi facendo un mezzo inchino.
«Ralts: Fogliamagica» ordinò prendendomi di sorpresa.
Principiante? Come no…
«Spostati» ordinai ma inevitabilmente il Pokémon d’acqua fu colpito dall’attacco fulmineo avversario «Accidenti» sibilai.
Usare mosse elementali contro di loro non avrebbe avuto nessuna particolare efficacia, dovevo perciò puntare sulla forza del mio compagno.
«Azione» dissi velocemente a Mudkip «fammi vedere cosa sai fare» lo spronai.
Prese la rincorsa caricando per bene sulle zampe posteriori ed andò dritto in direzione del suo nemico.
«Teletrasporto» intimò la ragazza alcuni secondi prima che il mio Pokémon piombasse sul suo. Ralts eseguì prontamente l’ordine e sparì dalla vista dello starter facendolo schiantare contro un albero che per poco non si sradicò. Se non lo avesse mancato gli avrebbe arrecato davvero parecchi danni.
«Pistolacqua» contrattaccai subito. Mudkip prese un profondo respiro e infine lanciò un potente getto d’acqua contro il Pokémon psico, che però continuava ad eludere abilmente i nostri attacchi.
«Concentrati prima di attaccare» suggerii e lo vidi così fermarsi in attesa.
«Psicoshock» ordinò Kira e sapevo bene che se avesse raggiunto il suo obiettivo, per noi non ci sarebbe stata speranza.
Il Pokémon fango pesce aspettò che Ralts alzasse le braccia per caricarsi e finalmente scagliò il suo attacco andando a segno.
Non riuscì a sconfiggerlo in un solo colpo ma vidi che a questo punto della lotta entrambi erano piuttosto provati.
«Siete stati bravissimi» dissi prendendo dalla cintura le loro sfere poké «sarà meglio farvi riposare un po’».
«Che cosa? Già finito?» domandò delusa la giovane.
«Ho detto allenare prima, se continuassimo con questo ritmo sarebbero troppo stanchi per domani» le spiegai guardandola bene negli occhi.
La ragazza annuì e poi ricambiò il mio sguardo dubbiosa «Ho fatto qualcosa che non va?»
«Sei sicura che fosse la tua prima lotta?» chiesi perplesso.
«Assolutamente sì» rispose subito avvicinandosi.
«Le questioni sono due: o ce l’hai nel sangue, oppure vivendo con i Pokémon hai sviluppato un’abilità innata» risposi meditabondo.
«Ha importanza?» chiese alzando le spalle.
«Certe che ne ha» ribattei subito «Domani mattina ti iscrivi alle selezioni come me e vinci la tua medaglia».
«Tralasciando il fatto che non ho nessuno nella mia squadra da far combattere se non un uovo, non mi interessa sfidare i capopalestra» rispose schietta.
Sospirai pesantemente, incerto se aggiungere o meno qualcosa con cui ero sicuro avrei dovuto convivere per il resto del tempo che avrei passato con lei.
«Hai promesso di non isolarti» mi rimproverò scherzosamente dando una spintarella con la mano contro al mio bicipite, per poi lasciarla in quella posizione cercando -credo- di rassicurarmi.
«I Pokémon rispondono agli ordini del proprio allenatore se hanno stima e fiducia in lui. Questo legame si può ottenere in diversi modi, ma quello più veloce e sicuro è lottando al loro fianco e imparando a conoscerli meglio di noi stessi» spiegai cercando di essere chiaro «Non credo di avere problemi con loro, ho abbastanza esperienza alle spalle per potermela cavare in qualche modo, ma…»
«Ma?» chiese preoccupata.
«Sì, insomma… eri presente quando ho sfidato la recluta del Team Idro. Credo che non sarà l’unico che incontreremo sul nostro cammino e non voglio farmi trovare impreparato».
«Beh, se ti allenerai non potranno di certo batterti» disse tranquilla.
«Non capisci» sbuffai «Voglio che tu vinca le medaglie delle palestre, in modo che tutti i Pokémon ti rispettino come allenatrice».
«Non riesco a capirne l’utilità, hai ragione. Che cosa potrei mai fare io? Che c’entro in tutto questo discorso?»
«Se… se dovesse accadermi qualcosa, voglio essere sicuro che i miei Pokémon possano difenderti al meglio delle loro possibilità. Se mi dovesse succedere qualcosa prenderai tutti loro e tornerai da tua madre, o a casa mia a Quartisola, come preferisci. Potresti portare anche il branco con te».
Mi guardò seria e sentii la stretta sul mio braccio farsi leggermente più stretta.
«Perché dovrebbe accaderti qualcosa? Loro non ce l’hanno con te, basterà stargli lontano».
Sorrisi amaramente «Mi conosco» risposi semplicemente «so già che farò di tutto per fermarli se ne avrò l’occasione. Questo però non implica il fatto che tu debba essere con me in quel momento. Voglio essere sicuro che non ti accada niente, per questo ritengo che vincere le medaglie potrebbe essere una buona cosa per te. In fin dei conti la strada è la stessa, dovresti aspettarmi comunque… tanto vale che ci provi anche tu. Domani combatterai con Ralts, sono sicuro che non avrete alcun problema».
«Nemmeno io voglio che ti succeda qualcosa» disse di getto.
Le accarezzai la testa sorridendole grato per quell’affermazione così spontanea «Farò il possibile perché non accada, però devi promettermi che se le cose dovessero mettersi male prenderai tutti loro e te ne andrai».
«Io…» disse incerta.
«Per favore» esclamai deciso «Non posso continuare questo viaggio sapendo di metterti in pericolo. O così, o ti riporto indietro».
«Che cosa?» domandò stupita «Vorresti riportarmi indietro?»
«Ho promesso a Gardevoir che prima di tutto ti avrei protetta. Tutto possono dire di Niall Parker, ma non che non mantenga le promesse, fosse anche l’ultima cosa che faccio».
«Quindi se io sfido i capopalestra posso venire con te?» chiese continuando a guardarmi negli occhi.
«Esatto. Voglio che anche senza di me, tu sia indipendente» risposi tranquillo.
«Ok» accettò infine «ma non farti venire strane idee. Se ti succedesse qualcosa mi arrabbierei molto e non credo tu voglia vedermi arrabbiata» disse in maniera solenne.
«Farò il possibile» ribadii «Ora alleniamo Torchic e Dratini ok?».
La ragazza annuì ancora un po’ incerta dalle mie parole e poi iniziammo anche la seconda sfida.
Questi due Pokémon erano molto più equilibrati a livello di forza, era una lotta meno impari rispetto alla precedente.
Kira riusciva a sfruttare bene le potenzialità del piccolo drago che ascoltava ogni indicazione con la giusta calma e attenzione, mentre con il pulcino di fuoco agivo d’istinto. Era decisamente più veloce di Mudkip, peccato che con le sue mosse di tipo fuoco avrebbe fatto ben poco contro la Palestra di roccia.
Una volta terminato l’allenamento preparai uno spuntino per tutti, in modo che potessero rifocillarsi un po’. In seguito li avrei portati al Centro medico cosicché fossero in perfetta forma per il giorno dopo.
«Grazie» esclamai porgendo una bottiglietta d’acqua alla ragazza che si era seduta di fronte a me «mi hai aiutato tantissimo oggi e sei davvero un'allenatrice promettente».
Sorrise arrossendo appena per il complimento «Lo dici a tutte le ragazze che incontri?» mi prese in giro dandomi una spintarella.
Restai in silenzio pensando a quelle parole «Beh… non che ne abbia conosciute molte» ammisi con una leggera alzata di spalle.
«Mi prendi in giro?» chiese divertita.
«No…» scrollai la testa serio.
La vidi corrucciare la fronte «Mai avuto una ragazza?» domandò a bruciapelo.
Mi sentii avvampare e abbassai lo sguardo trovando incredibilmente interessante la sabbia sotto le mie scarpe.
«Dai non ci credo» disse senza alcuna nota di scherno nella voce «sei un bel ragazzo, sei simpatico, sei famoso, avrai avuto qualche amica».
«Sì, amiche si…» risposi cercando di scrollarmi di dosso l’imbarazzo… ma perché eravamo arrivati su questo argomento?
«Non farti pregare» esclamò dondolando «racconta un po’».
«Non c’è molto da dire» pigolai «Ci sono state le classiche amicizie nate ai tempi dell’asilo, ma poi quando mi sono trasferito a Quartisola dai miei nonni ho perso molti contatti. La nonna mi portava ancora a Kanto di tanto in tanto, ma le cose non erano più le stesse. Quando decisi di partire per conquistare le medaglie i nonni non furono molto contenti di lasciarmi andare, ma capirono che l’isola mi stava soffocando e avevo bisogno di viaggiare e scoprire il mondo. Tornai nella casa dei miei genitori, sotto Celestopoli e decisi che sarei ripartito da lì. Quando fui pronto raggiunsi Biancavilla e iniziai il mio viaggio».
«Perché proprio da Biancavilla?» chiese assorbita completamente dalle mie parole.
«Per Ash Ketchum naturalmente» sorrisi «e anche per il Laboratorio del Professor Oak».
Vidi che non coglieva il senso della mia frase così mi affrettai a spiegare.
«I giovani allenatori che decidono di intraprendere il viaggio, solitamente si rivolgono al Professor Oak facendosi affidare un Pokémon starter e il Pokédex su cui registrare ogni esemplare visto durante il viaggio. In questo modo la comunità scientifica scopre sempre più informazioni sui nostri piccoli amici».
«Interessante» affermò sorridendo.
«Già» risposi «E poi da quel piccolo paesino è partito il più grande allenatore che il mondo abbia mai visto. Ash è sempre stato il mio idolo, il sogno di diventare Campione della Lega deriva anche da lui. Quel giorno incontrai un ragazzo che come me aveva deciso di partire all’avventura. Diceva di non aver ancora capito cosa volesse fare nella sua vita e quello gli sembrava un buon punto di partenza».
«Quanti anni avevate?» domandò.
«Io sedici e lui diciassette. Eravamo parecchio fuori fascia d’età per gli standard, forse è proprio per questo che siamo subito diventati amici. Shannon mi ha accompagnato per i tre anni successivi praticamente e insieme a lui Lauren: l’abbiamo incontrata qualche settimana dopo la nostra partenza e si è unita a noi perché voleva conoscere l’intera regione, ma non si sentiva tranquilla a fare quel lungo viaggio da sola».
«Vi siete divertiti?» chiese continuando a mangiare il suo spuntino.
«Un sacco ad essere sincero, ma all’epoca ero una testa calda e alla fine ho mandato tutto a rotoli. Quando me ne sono reso conto era troppo tardi».
Vidi che era combattuta tra il lasciar cadere l’argomento o chiedermi di continuare, così decisi di approfittare della sua presenza per sfogarmi un po’.
Le raccontai di come mi ero innamorato di lei, di come trascorressimo le giornate tutti e tre assieme ed infine di come decisi di partire per Johto trovano una “meravigliosa” sorpresa al mio ritorno.
«Ma è ingiusto» ribatté Kira infervorata.
«Shannon si è giustificato dicendo che io li avevo abbandonati e non poteva sopportare di vederla triste, così ha cercato un modo per consolarla» ringhiai sull’ultima frase.
«Niall mi dispiace davvero tanto!» esclamò la ragazza sedendosi vicino a me per poi abbracciarmi di slancio.
Sorrisi nel vedere la sua reazione e le passai un braccio attorno alle spalle per farle capire che stavo apprezzando il suo tentativo di consolarmi.
«Razionalmente ho la mia parte di colpe» sospirai «però c’ero rimasto piuttosto male».
«Hai parlato al passato» disse raddrizzandosi per guardarmi negli occhi «vuol dire che l’hai superato?»
Pensai per bene a quelle parole. Mi era passata? Più o meno…
«Diciamo che questo viaggio doveva servire a pensare ad altro» dissi rassegnato «Si sposano tra meno di due mesi e con Shannon abbiamo convenuto che non fosse il caso di essere da quelle parti».
«Quindi tu sei partito per non andare al matrimonio dei tuoi ex migliori amici… e questo lo hai deciso con lui?» domandò molto perplessa.
Provai a spiegarle di come Lauren fosse ignara della situazione che si era creata e rimase davvero sconvolta dalla cosa.
«Accidenti quante complicazioni vi fate nella vita» esclamò infine «con il branco non è mai successa una cosa simile. Il si era si ed il no era no».
«Non è tutto così facile» risposi sorridendole «non ti è mai capitato di tenere così tanto a qualcuno da fare qualunque cosa pur di compiacerlo? Di dare tutta te stessa e di metterti in gioco?»
«Mmm…» pensò distrattamente «beh, per Gardevoir…»
«No…» la interruppi «non intendo verso familiari» -il branco era pur sempre la sua famiglia-  «dicevo verso amici o qualcuno che ti piaceva».
«Ho avuto diversi amici quando vivevamo vicino a Forestopoli, ricordo molto bene Tobias: era il mio migliore amico; ma non credo che al tempo potessi provare qualcosa di così importante».
«A dieci anni è normale» concordai.
«Quando le insegnanti iniziarono a fare troppe domande, Gardevoir capì che la nostra tranquillità era in pericolo e perciò vagammo per un po’ trasferendoci a poco a poco verso sud» mi spiegò «da allora ho conosciuto un sacco di persone, ma mi hanno sempre catalogata come quella strana. Credo che potrai capire da solo il perché».
«Non credo che tu sia strana» risposi «sei speciale, è molto diverso».
«Che carino, grazie!» esclamò gettandomi nuovamente le braccia al collo.
«Dico sul serio» esclamai addolcito dalla sua reazione «e poi la normalità è una cosa relativa».
La ragazza si sistemò meglio contro di me e mi solleticò il collo con i capelli.
«Credo che con te potrei anche provare» sussurrò al mio orecchio.
«Cosa?» domandai deglutendo piuttosto stupito dalla sua affermazione. Insomma, mi prendeva completamente in contropiede.
«A dare il meglio di me» sorrise solare come il suo solito «Tu hai detto che secondo te sono una brava allenatrice. Bene, voglio provarci seriamente».
«Oh…» dissi subito colpito dalla sua determinazione.
Ok, lo ammetto… ero anche un po’… deluso.
Stavo forse sperando che mi trovasse interessante in qualche modo?
«Niall?» mi richiamò perplessa facendomi schioccare le dita davanti al viso
«Scusa» dissi scrollando la testa «Sono davvero felice di questa tua decisione, sono decisamente più tranquillo adesso».
Kira sorrise e si alzò in piedi porgendomi la mano «Li portiamo al Centro Pokémon?» domandò aiutandomi ad alzarmi.
Annuii e una volta fatti rientrare tutti nelle Pokéball ci avviammo subito verso la città.
Arrivati consegnai tutti i nostri amici all’infermiera Joy e poi decidemmo di dirigerci alla Devon SPA, anche perché senza i Pokémon non era sicuro uscire da Ferrugipoli.
Chiedemmo di Christian il dipendente che avevamo salvato ed egli ci accolse molto calorosamente nel suo laboratorio, facendoci addirittura passare in zone riservate al personale.
«Che cosa state studiando?» domandò curiosa Kira.
«Di tutto» rispose l’uomo «Dallo studio dei fossili alle megapietre, dalla costruzione di Ball eccezionali fino alla Masterball».
«Voi studiate le megapietre?» domandai senza sapermi trattenere.
«Sì» rispose Christian «Le conosci? Sono in pochi» rispose sorpreso.
«Ho avuto la fortuna di trovarne qualcuna durante i miei viaggi, ma non disponendo del megacerchio le ho vendute ad un allenatore in grado di usarle».
«Un vero peccato, sappiamo per certo che ce ne sono molte qui a Hoenn, ma è difficile trovare allenatori in grado di riconoscerle e usarle, perciò anche studiare i loro effetti è davvero difficoltoso per noi».
«Immagino» risposi.
«Tu sai come sono fatte, se ti lasciassi i miei contatti potresti avvertirmi nel caso in cui te ne capitasse una per le mani».
«Certo nessun problema» risposi annuendo.
«Torna a trovarmi domani» continuò «mi organizzo in modo da farti avere un nuovo C-Gear così potremmo essere sempre in contatto, ci serviva proprio qualcuno che controllasse il territorio».
L’uomo si perse nei suoi pensieri progettando di farmi avere chissà quale nuova diavoleria tecnologica, finì di farci fare il giro dei laboratori e ci diede appuntamento per il giorno seguente dopo il nostro incontro con la capopalestra Petra.
Lo ringraziammo e salutammo per poi dirigerci verso il Centro Medico che ormai era sera.
«Di cosa stavate parlando poco fa?» chiese perplessa Kira «Non ci ho capito niente».
«Beh, da qualche anno sono state scoperte delle pietre in grado di far megaevolvere i Pokémon».
«Megaevolvere?» domandò continuando a non capire.
«È uno stadio successivo rispetto all’evoluzione, ma è temporaneo» provai a spiegarle non avendo comunque molte informazioni di mio «Per esempio con la Charizardite X e un megabracciale potrei far megaevolvere il mio Charizard».
«Perciò diventerebbe più forte» constatò.
«Esatto» risposi «ma anche avendo tutto il necessario, se tra Pokémon e allenatore non c’è uno stretto legame, non succederebbe assolutamente niente».
«Più complicato di quanto pensassi» ammise.
«Già» concordai. Eravamo praticamente davanti al Pokémon Central, perciò ritirai i miei amici e prima di tornare al campo base chiesi a Kira che cosa volesse mangiare per cena. Prendemmo il necessario al Market e poi ci dirigemmo verso la spiaggia.
Per prima cosa accendemmo il falò con il materiale che avevamo preparato nel pomeriggio, sistemai a scaldare la padella e iniziai ad impastare della farina con il latte e le uova in un recipiente.
Cenammo tutti insieme mentre raccontavo delle prime lotte che avevo affrontato contro i capopalestra, inserendo alcuni aneddoti per farli divertire e viste le espressioni di Kira stava decisamente funzionando.
Ci sistemammo sotto le stelle a chiacchierare prima di andare a dormire e lasciai i miei Pokémon liberi di svagarsi come meglio credevano.
«Hai freddo?» chiesi alla ragazza stesa affianco a me.
«Un po’, ma non ho voglia di alzarmi a prendere il plaid» piagnucolò.
Ridacchiai di fronte a quell’espressione così infantile e feci per alzarmi ad andare a prenderlo al suo posto.
«No» mi trattenne a terra «Non l’ho detto per farti alzare».
«Ci metto un attimo» le assicurai.
«No dai… sei troppo buono con me» esclamò accertandosi di riuscire a non farmi alzare trattenendosi al mio busto.
«Morirai assiderata» esagerai.
«Non è vero» rise «Ora ti mostro il mio metodo» esclamò stringendosi più forte a me fino a farmi sdraiare nuovamente.
«Vuoi usarmi come scaldino umano?» sbuffai leggermente imbarazzato.
«Sta zitto» mi prese in giro «Ralts mi passi una coperta?» chiese al suo fratellino che con i poteri telecinetici di cui disponeva fece levitare fino a noi l’oggetto richiesto «Grazie!» esclamò infine raggiante.
«Che razza di pigrona» la stuzzicai.
«Non è pigrizia, è uso intelligente delle risorse» concluse avvolgendosi nel plaid come se si volesse evolvere in un Metapod da un momento all'altro.
Risi insieme a lei e continuammo a guardare le stelle nel cielo della notte. Dopo un’oretta decisi che sarebbe stato meglio andare a dormire, dovevamo essere tutti e due carichi e riposati per il giorno seguente.
«Andiamo a dormire?» chiesi rimettendomi a sedere per stiracchiarmi un po’.
«Mi porti tu?» chiese mezza addormentata.
«Non se ne parla» risposi ridendo.
«Per favore» piagnucolò sfoderando un faccino da cucciolo.
«No» ribadii alzandomi in piedi.
«Niall» richiamò la mia attenzione «Non mi vuoi bene?»
«Questo che c’entra?» chiesi perplesso.
«Dai…» disse mettendosi seduta e allungando le braccia verso di me «Io ti voglio bene».
Mi inginocchiai sbuffando al suo fianco, ero razionalmente consapevole che facesse tutto parte della sua tattica.
«Tu non sai cosa stai dicendo» sussurrai poco distante dal suo viso, per poi farla sbilanciare puntando l’indice contro la sua fronte.
«Che cattivo» esclamò cadendo a terra non riuscendo però a stare seria.
La presi in braccio e scrollando la testa la portai fino alla tenda «Ti sto viziando troppo» affermai.
La sua risata cristallina risuonò nelle mie orecchie e poco dopo ricevetti un bacio sulla guancia come ringraziamento.
«Sì… ti sto decisamente viziando troppo» sbuffai.
«Sei noioso» celiò sbuffando a sua volta.
Ignorai il commento e mi sistemai nel mio sacco a pelo dandole la schiena «Buonanotte» le augurai tranquillo spegnendo la lampada portatile.
«No-io-so» ribadì il concetto punzecchiandomi il fianco.
Chiusi gli occhi rimanendo in silenzio, fino a quando la sentii appoggiarsi contro la mia schiena e sussurrare «Buonanotte».
Verso le cinque del mattino udii un rumore strano provenire fuori dalla tenda. Mi voltai e trovai Kira ancora addormentata, così mi alzai velocemente per andare a controllare in spiaggia.
Quando uscii trovai Ralts che correva nella nostra direzione.
«Che succede?» chiesi confuso.
Il Pokémon mi fece segno di seguirlo così iniziai a correre nella direzione indicata fino ad arrivare al margine più a sud della spiaggia.
«Torna da Kira» dissi al piccoletto che subito si diresse verso la tenda.
Ci misi un attimo a capire, ma quando vidi un branco di cinque Poochyena, andai deciso verso di loro.
Con mia grandissima sorpresa però al posto di Torchic tra i miei compagni di squadra trovai Combusken.
«Mudkip, Combusken: spingeteli verso la spiaggia» ordinai ai due Pokémon «Dratini tieniti pronto, Tuononda appena toccheranno l’acqua».
Tutti e tre si diedero da fare e appena lanciato l’attacco il piccolo drago riuscì a paralizzarli tutti in un colpo.
«Ora andatevene» intimai ai lupi in miniatura che appena poterono fuggirono via guaendo.
«Ragazzi siete stati grandi» esclamai inginocchiandomi sulla sabbia «Combusken ti sei evoluto magnifico!» mi complimentai con lui.
«Combu-sken» pigolò soddisfatto sferrando nel vuoto un paio di pungi a dimostrazione della sua nuova forza.
Tornammo verso l'accampamento e prima di entrare nella tenda gli lasciai alcune baccarancia e baccacedro per rifocillarsi.
Quando mi infilai nuovamente nel sacco a pelo mi accorsi che Kira stava ancora dormendo, così cercai di fare meno rumore possibile.
Inutile dire che il sonno era scomparso, ero troppo eccitato all’idea di avere un’asso nella manica contro la prima palestra. Se fosse stato necessario avrei usato le mosse di tipo lotta del Pokémon di fuoco per mettere fine alla competizione.
La ragazza si mosse cercando una posizione più comoda e la trovò poco dopo contro il mio petto.
Non so se fosse normale il fatto che mi stessi già abituando al suo calore, al suo profumo di erba fresca e pioggia, ma dovevo ammetterlo: mi piaceva sempre di più.
L’avvolsi in un tenero abbraccio e mi godetti questo piacevole momento di pace.
Il sole non era ancora sorto e l’unico costante rumore che si poteva sentire erano le onde che si trascinavano pigre sul bagnasciuga.
Improvvisamente le palpebre diventarono pesanti, provai inutilmente a tenere gli occhi aperti, ma un attimo dopo sprofondai nel mondo onirico.
C’era caos, confusione, non riuscivo a capire dove mi trovassi o il perché. Distinsi a fatica gli interni di un vagone del treno e poi lo vidi. Vidi mio padre trafelato e ansimante.
«Stagli lontana!» lo sentii urlare disperato prima che un esplosione mi accecasse la vista.
Mi svegliai di soprassalto mentre Kira mi teneva il viso tra le mani e chiamava il mio nome a cavalcioni sopra di me.
«Niall calmati» disse sottovoce quasi avesse paura di spaventarmi «sono qui. Calmati».
Cercai di sedermi e mi passai una mano sul volto trovandolo bagnato dalle lacrime.
«Che è successo?» chiese la ragazza spostandomi i capelli dalla fronte per guardarmi meglio «Improvvisamente ti sei messo ad urlare, mi sono spaventata».
«Scusa» balbettai cercando di riprendere fiato.
Anche i Pokémon stavano guardando all’interno della tenda per vedere che cosa stesse succedendo, ma li tranquillizzai con un gesto della mano.
«Niall» disse nuovamente Kira «Stai bene?»
«Credo fosse…» balbettai.
«Un incubo» intervenne lei.
«Sì, credo… era così vivido… sembrava più un ricordo, ma è impossibile» scrollai la testa cercando di calmarmi.
«Tranquillo» ripeté avvolgendo completamente la mia testa fra le sue braccia fino a farmi appoggiare la fronte contro il suo addome,  cullandomi poi dolcemente per cercare di calmarmi.
Presi dei profondi respiri mentre le mani della ragazza mi massaggiavano piano la nuca.
Iniziai a rilassarmi sempre di più grazie al suo tocco, ma non riuscivo ancora a capire come mai avessi fatto un incubo simile.
«Sono appena le sei» mi informò «vuoi riposare qualche ora prima dell’incontro?»
«Non credo di riuscire a riaddormentarmi» dissi abbracciandola a mia volta.
Avevo un estremo bisogno di non sentirmi solo.
«Vuoi fare due passi?» chiese alzandomi il volto delicatamente.
Scrollai la testa e mi lasciai cadere piano sulla schiena, feci segno alla ragazza di fare altrettanto a fianco a me e decisi di lasciarmi coccolare dalle sue premure.
La tenni stretta contro il mio petto, perché in qualche modo tenerla al sicuro mi faceva stare bene. Sentivo che fosse la cosa giusta, qualcosa che andasse oltre la semplice amicizia che potevamo costruire giorno per giorno, come se il destino si fosse messo a giocare con le nostre vite e noi non avessimo altra scelta se non sceglierci volontariamente e aiutarci ad andare avanti.
Complicato? Sì, a volte faticavo da solo a comprendermi, ma non cambiava il fatto che la sensazione fosse quella.
«Sono contenta di averti incontrato» esclamò Kira all’improvviso.
«Davvero? chiesi stupito.
«Sto bene con te» rispose candidamente «e anche se prima mi hai spaventata sei riuscito subito a farmi stare meglio».
«Io?» domandai perplesso «A dire il vero è merito tuo se mi sono calmato».
«Siamo l’uno il calmante dell’altro» sorrise «Forte».
Ridacchiai scrollando la testa e lei ne approfittò per infilarvi una mano torturandomi i capelli.
«Ci pensi che siamo partiti da solo due giorni?» constati pensando che tutto quello che avevamo già passato insieme lo facevano sembrare molto più tempo.
«Ti sei già stufato di me?» celiò strattonandomi appena i ricci.
«Come potrei stufarmi di una ventata d’aria fresca?» risposi accorgendomi solo in seguito di aver dato realmente voce a un pensiero che forse sarebbe stato meglio tenere per me.
Il rossore che le imporporò il viso mi fece capire che il “complimento” -se così volevamo chiamarlo- era andato a segno, non mi restava che sviare l’attenzione.
«E tu? Immaginavi in maniera diversa la persona che ti avrebbe accompagnato in giro per Hoenn?» chiesi velocemente.
«Di certo non pensavo che sarebbe stato così» ammise.
«In meglio o in peggio?» domandai ridendo.
«È strano» disse dopo un po’ «mi sembra di conoscerti da una vita».
«È la stessa sensazione che ho io» sorrisi leggermente imbarazzato «ma non è possibile perché Kanto è molto distante da qui e se anche ti avessi conosciuta quando ero piccolo avresti avuto appena qualche anno. Nel mio caso credo siano i ricordi di Gardevoir a influenzarmi, quelli che conosco ma che ancora non ricordo».
«Se quando ricorderai, qualunque cosa sia, non dovesse piacerti?» chiese rabbuiandosi appena.
Ci pensai un attimo, avevo già preso in considerazione quest’opportunità, ma ero convinto che Gardevoir non avesse motivo di dirmi qualcosa per farmi stare lontano da lei dopo avermela così insistentemente affidata.
«Io sono Niall, quello che hai iniziato a conoscere dall’altra sera. Quello che sente che questo viaggio ci porterà molto più lontano della Lega, che in genere va più d’accordo con i Pokémon che con gli esseri umani e tu sei Kira, una ragazza/Pokémon espansiva e solare. La tua positività contrasta la mia solitudine e la tua impertinenza mi spinge a reagire di conseguenza. Noi siamo questi» conclusi «Non c’è passato o ricordi altrui che potrà cambiare questa cosa».
Mi sorrise dolcemente lasciandomi l’ennesima carezza tra i capelli «Ma se scoprissimo qualcosa di sconvolgente?»
«Analizziamo razionalmente la faccenda» dissi comprensivo verso le sue preoccupazioni «Che cosa potrebbe legarci in maniera così forte?»
«Non saprei» disse alzando le spalle.
«Escludo un legame di parentela» affermai più che tranquillo «Siamo troppo diversi sotto tantissimi punti di vista. Colore dei capelli, colore degli occhi, fisionomia… al massimo potresti essere una cugina alla lontana. Questo di fatto non cambierebbe nulla» spiegai.
«Potrebbe avere a che fare con i miei genitori» propose incerta.
«Può darsi» risposi più convinto «Forse scopriremo che erano amici, questo giustificherebbe il fatto che ci siamo incontrati da piccoli magari».
«Questo significa che probabilmente anche i miei genitori sono morti» si lasciò sfuggire con voce tremante.
«Non credo che Gardevoir ti avrebbe fatto partire sapendo una cosa simile» la tranquillizzai «Comunque non è niente di sicuro, magari non si conoscevano nemmeno, infondo abitiamo in Regioni diverse».
Stette in silenzio e vidi dal suo sguardo che stava elaborando qualcosa di molto più tragico del solito.
«A cosa stai pensando» le chiesi per farla parlare.
«Pensavo che… se… insomma… se i miei genitori fossero stati membri del Team Rocket? Potrebbe essere colpa loro se i tuoi… e tu… tu mi odieresti» disse sotto voce quasi avesse paura che le sue parole si avverassero.
Restai stupito da questo collegamento, ed effettivamente non ci avevo pensato.
«Tu non ne avresti colpa» le risposi appena riuscii a razionalizzare le sue parole «è vero che spesso le colpe dei genitori ricadono sui figli, ma in qualunque caso non sarebbe una tua responsabilità» la tranquillizzai.
«Sì, ma…» provò a ribattere tristemente.
«Kira, sei una ragazza fantastica ok?» dissi costringendola a guardarmi negli occhi «Sei riuscita a tenermi calmo contro la recluta del Team Idro, mi hai aiutato ad allenare i miei compagni di squadra, hai ascoltato la storia della mia vita e mi hai consolato come nessuno aveva mai fatto prima. Anche ora sei qui a preoccuparti per qualcosa che è solo un’ipotesi lontanissima. Tu sei la persona che sto imparando a conoscere e che ho di fronte in questo momento, non la proiezione di spettri altrui. Niente mi farà cambiare quest’idea, va bene? Tu sii sempre sincera nei miei confronti, riprendimi quando sbaglio e noi andremo d’accordo».
Annuì energicamente con la testa per poi nasconderla contro il mio petto.
Le accarezzai piano la schiena restando in silenzio e quando la sveglia stava per segnare le sette del mattino decisi che era ora di cominciare la giornata.
«Vado a preparare la colazione» dissi lasciandole un bacio veloce sui capelli per poi uscire sulla spiaggia.
Mi stiracchiai guardando il sole che iniziava ad essere sempre più alto.
Ralts stava meditando sopra una roccia, mentre Dratini e Mudkip si rincorrevano giocando sulla sabbia tra un’onda e l’altra. Combusken si allenava sferrando calci ad un tronco d’albero sopra l'altura principale.
Sarebbe stata una giornata piena di emozioni, me lo sentivo.
Scaldai un po’ d’acqua nel bollitore per fare del tè o del caffè e preparai alcune fette biscottate con burro e marmellata.
I miei amici mi raggiunsero subito, così diedi anche a loro dei poffin speciali, in modo che fossero carichi per le sfide della giornata.
«Grazie per questa notte» dissi loro grato «avete fatto un ottimo lavoro».
Kira uscì sbadigliando dalla tenda ancora in pigiama e venne a sedersi vicino a me, per poi appoggiarsi in maniera poco aggraziata contro il sottoscritto.
«Sonno» commentò con un altro sbadiglio.
«Vuoi del caffè o preferisci del tè?» chiesi prima di porgerle una fetta imburrata.
«Caffè… decisamente» disse addentandola.
Le servii la bevanda e una volta finito di mangiare ci preparammo per andare alla palestra.
Quando la ragazza uscì finalmente dal suo stato di dormiveglia si accorse dell’evoluzione di Torchic rimanendo piuttosto stupita della cosa e chiese spiegazioni, scoprendo così dell’attacco dei Poochyena.
«Potevi svegliarmi» mi rimproverò «Ti avrei aiutato».
«A dire il vero sono servito a poco anch’io, se l’erano cavata egregiamente da soli» dissi convinto.
«Lo sai che non sono una principessa da salvare vero?» mi rimproverò agitandomi una fetta biscottata mangiucchiata sotto il naso.
«Certo» risposi ridendo «una principessa non avrebbe mai i tuoi capelli di prima mattina» affermai prima di scompigliarglieli ancora di più.
In risposta ricevetti una sonora linguaccia, così mi nascosi dietro ad un’altra fetta di pane per non riderle in faccia.
«Beh, anche tu non è che sei un principe azzurro» rispose leggermente acida facendomi divertire ancora di più.
«Quanto siamo permalose…» la punzecchiai «e comunque non ho mai aspirato a tanto. Sono un guerriero, non un cavalier splendente».

 

Ti darò certezze contro le paure
Per vedere il mondo oltre quelle alture
Non temere nulla io sarò al tuo fianco
Con il mantello asciugherò il tuo pianto


«Un guerriero, addirittura» mi fece il verso.
«Certo, ed anche tu lo sei» risposi schietto.

 

Io sono un guerriero
veglio quando è notte
Ti difenderò da incubi e tristezze
Ti riparerò da inganni e maldicenze
E ti abbraccerò per darti forza sempre


«Che intendi?» chiese seria.
«Se hai la metà del potenziale che io credo, come allenatrice di Pokémon potresti vincere la Lega prima di me» le sorrisi alzando le spalle, tralasciando un sacco di altri motivi che per ora preferivo non nominare.
«Mi sopravvaluti» rispose tranquilla.
«Ne riparliamo questa sera» conclusi facendole l’occhiolino.
Ci presentammo in anticipo alla Palestra per poter compilare anche l’iscrizione di Kira e mentre lei finiva di firmare io mi ero avvicinato al ring raccogliendo una manciata di terra e polvere per studiare il terreno di gioco.
Quando arrivò l’orario d’inizio mi avvicinai alla ragazza e le passai la Pokéball di Dratini.
«In casi estremi» le sussurrai, poi le consegnai alcune bacche e mi sistemai su una sedia in attesa del mio turno.
«Come fai ad essere così calmo?» domandò torturandosi le mani.
«Perché credo nei miei Pokémon» le sorrisi «Tu credi in Ralts?».
«Sì» esclamò sicura.
«Allora fidati di lui e stai tranquilla» la rassicurai.
Due giovani allenatori combatterono per le selezioni prima di noi ed entrambi passarono, sebbene uno dei due fosse stato messo in difficoltà fin da subito.
Io fui il terzo -e in quel momento mi sentii estremamente vecchio-, ma con dei Pistolacqua ben piazzati contro i due Geodude avversari, la lotta si risolse in tempi brevissimi.
Quando uscii dal campo Kira mi stava sorridendo e aspettava impaziente il suo turno.
«Fatti valere» le dissi con un labiale quando prese posto sul campo di battaglia.
Annuì leggermente ed estrasse la sfera poké contenente Ralts.
Ero più agitato per il suo incontro che per il mio, assurdo.
La guardai cercare di sciogliersi le spalle con delle leggere rotazioni delle stesse ed infine fece uscire il Pokémon parandolo davanti a sé.
Quando iniziò la lotta decise di non dare all'avversario nemmeno il tempo di studiarli un po' e con l'attacco Fogliamagica annientò l'avversario con un solo colpo.
«Sì» esultò a denti stretti pronta al prossimo Pokémon.
«Vai Geodude» esclamò il suo sfidante «Magnitudo» ordinò il suo allenatore.
«Teletrasporto» intimò al Pokémon psico che veloce come un fulmine iniziò a spostarsi da una parte all'altra del campo.
Kira aspettò di disorientare il nemico e poi fece scagliare a Ralts un Psicoshock degno dell'applauso dei presenti.
Nonostante non fosse una mossa superefficace per il tipo l’avversario finì k.o. in un attimo.
«Grande!» mi lasciai sfuggire ad alta voce.
La giovane mi guardò di sottecchi e aspettò che l’arbitro decretasse la sua vittoria.
«È stato fantastico!» esclamò appena uscita «Ho in circolo un’adrenalina pazzesca, ci credo che ti piace così tanto fare l’allenatore».
«Siete stati bravissimi» le battei il cinque «Si vede che tra voi c’è un profondo legame».
«Non vedo l’ora di lottare di nuovo» saltellò eccitata.
«Calmati tigre» risi appoggiandole una mano sulla testa scompigliandole i capelli «Riposati un po’ prima».
Ero contento di vederla così entusiasta e devo dire che tutto questo mi stava decisamente aiutando a non pensare all’episodio spiacevole della mattina. Avere a che fare con Kira era davvero una boccata d’aria fresca.
Aspettammo la fine del primo girone e poi passammo al secondo turno. Alcuni allenatori non riuscirono a qualificarsi per sfidare la capopalestra, ma fortunatamente sia io che la ragazza non avemmo alcun problema.
Portammo i Pokémon al Centro Medico per un breve check-up e poi la portai a mangiare in un ristorantino molto carino la cui vista dava direttamente sul mare.
Mi chiese più nozioni riguardo alle debolezze dei Pokémon che avremmo affrontato nel pomeriggio e mi chiese di insegnarle quanto più possibile.
Spiegai che con un attacco di tipo erba sarebbe andata sul sicuro con Geodude, mentre per il secondo Pokémon di Petra avrebbe potuto avere qualche difficoltà in più, le consigliai di perseverare con la stessa mossa in quanto era l’unica a conoscenza di Ralts di un tipo forte contro Nosepass.
«Tu come farai?» mi chiese.
«Io sfrutterò la forza di Mudkip come ho fatto fino ad ora, ma se dovessi essere messo alle strette userò il Doppiocalcio di Combusken per mettere la parola fine».
«Perché non usi subito lui?» domandò perplessa.
«Tutti hanno bisogno di fare esperienza» le sorrisi «Se usassi sempre lo starter di fuoco negli incontri gli altri non crescerebbero mai».
«Anche se si tratta di un incontro importante?» chiese ancora.
«Sono tutti incontri importanti» annuii «ma proprio perché è un incontro ufficiale in Palestra sono sicuro che Mudkip darà il meglio di sé per dimostrare a tutti quanto vale».
«Quindi anch’io dovrei usare Dratini?» provò a chiedere.
«Dratini è un buon compagno di squadra, ma contro i tipi roccia non è molto avvantaggiato, rischierebbe di farsi davvero male. Arrecherebbe danni è vero, ma non quanti può farne Ralts con Fogliamagica. In ogni caso se dovessi usarlo, ti consiglio Tornado, si è allenato molto ad usarlo in questi giorni perciò dovrebbe essere abbastanza forte».
«Che mi dici di Dragofuria?» domandò lasciandomi piacevolmente sorpreso.
«So che Dragonite gliel’ha insegnata prima di partire» ammisi «è una mossa estremamente potente ma spesso rischia di non andare a segno. Non ti consiglio di rischiare, volevo aspettare che crescesse ancora un po’ e poi allenarlo a padroneggiarla per bene».
«Accidenti quante cose ci sono da tenere in considerazione» disse rilassandosi contro lo schienale della sedia «devo ancora imparare un sacco di nozioni».
«Non pensare che tutti gli allenatori usino questo metodo» risposi compiaciuto «solo i migliori sfruttano al meglio le qualità dei loro Pokémon».
«Oh» ridacchiò «così ti consideri uno dei migliori».
«Modestia a parte so fare bene il mio lavoro» le strizzai l’occhio «Credimi ci ho messo un bel po’ per diventare bravo, ma ho avuto modo di apprezzare i risultati e se ora le mie conoscenze ti saranno d’aiuto sono felice di essere arrivato a questo punto».
«Sai sempre cosa è giusto dire vero?» mi punzecchiò un braccio.
«Si chiama essere diplomatici» le spiegai «a volte serve di più del saper lottare».
«Voi umani siete proprio strani» sospirò scrollando la testa.
«Ti ricordo che lo sei anche tu» puntualizzai.
Ci pensò un attimo «Circa… altrimenti non mi avresti portata con te» celiò.
Forse non aveva tutti i torti.
Il pomeriggio ci presentammo alla palestra puntuali e subito vedemmo Petra pronta per le sfide quotidiane.
«Siete in cinque… più del solito» constatò «Iniziamo subito allora, chi vuole sfidarmi per primo?»
«Vai per ultima» sussurrai a Kira che annuì prontamente.
«Tu!» esclamò diretta a me «Invece di chiacchierare fammi vedere cosa sai fare».
Sorrisi e misi mano alla cintura prendendo la Pokéball.
«Ai suoi ordini» esclamai avvicinandomi.
«Non sei un po’ troppo vecchio?» domandò scrutandomi di sottecchi mentre il suo assistente continuava a fissarmi con insistenza… era fastidioso.
«Ho avuto da fare in questi anni» celiai.
Stava evidentemente cercando di irritarmi e distrarmi.
Vincere contro Geodude fu fin troppo facile, dopo un Pistolacqua scagliato nemmeno a piena potenza l’arbitro aveva dichiarato il Pokémon sconfitto.
«Forza Nosepass» disse mandando la sua seconda scelta.
«Mudkip, Fangosberla» intimai al mio compagno. Sapevo che questo Pokémon era decisamente più forte e volevo ridurre la sua precisione prima di rischiare di essere colpito.
L’avversario incassò il colpo, scrollò la testa per riprendersi e si preparò ad attaccare.
«Rocciotomba» ordinò Petra e mi stupii del fatto che non cercasse di rafforzare il suo Pokémon come era solita fare, secondo le mie fonti.
«Mudkip, Pistolacqua contro le rocce» ordinai facendolo correre verso l’avversario.
Sapevo di quale potenza era dotato e se solo l’attacco fosse riuscito a penetrare le difese nemiche gli avrebbe arrecato almeno un po’ di danno.
Le mie previsioni si avverarono e vidi il Pokémon roccia in seria difficoltà.
Petra gli lanciò una baccarancia ed io decisi di mettere fine al combattimento.
«Fangosberla» dichiarai e subito Mudkip eseguì l’ordine.
L’avversario nel tentativo di prendere la bacca si sbilanciò sorpreso dall’attacco e quando ordinai un ultimo Pistolacqua non arrivò a difendersi, così riuscii ad avere la mia vittoria.
«Molto bravo» disse Petra a denti stretti «Il tuo Pokémon è decisamente forte, hai meritato questa medaglia».
«Grazie» risposi «È stata un’ottima avversaria».
Guardai verso Kira che contenta per me aveva alzato il pollice sorridente.
L’occhialuto assistente mi prese da parte per firmare i registri che attestavano la mia vittoria e quando firmai lo vidi iniziare a tremare.
«Tutto ok?» chiesi preoccupato.
«Tu sei… o mamma…» balbettò.
Sorrisi facendogli segno di stare in silenzio «Sono in incognito» dissi fintamente misterioso.
«Certo… certo» rispose annuendo velocemente.
«Che succede qui?» domandò la capopalestra dopo aver rivitalizzato i suoi compagni di squadra «Ci sono problemi?»
«No, nessuno» affermò l’assistente ancora evidentemente agitato.
Era da un sacco di tempo che non vedevo reazioni simili nei miei confronti… strano ma piacevole… per il mio ego.
«Se hai finito puoi anche andartene» mi rispose in malo modo.
«Ti ho fatto qualcosa?» chiesi scocciato dal suo atteggiamento, mandando a quel paese la forma di cortesia.
«Certo che no, Niall “Parktrer”…» sbuffò.
Ancora quello stupido soprannome…
«Sai chi sono?» chiesi sorpreso.
«Il Professor Birch mi aveva avvertito del tuo arrivo» sospirò «Voleva che ti dessi il giusto benvenuto a Hoenn, quindi sapevo già che sarebbe stata una sfida persa in partenza».
«Per questo sei arrabbiata?» domandai confuso dalla situazione.
«Nemmeno tu saresti molto contento sapendo di perdere dando il meglio di te» mi apostrofò schietta.
«Sì, ma come vedi ti ho sfidato con uno starter di Hoenn» risposi «Volevo fosse una lotta alla pari».
Sbuffò scrollando la testa e infine mi sorrise forzatamente «Sei stato bravo ed io qui ho del lavoro da fare» esclamò lasciandomi interdetto mentre andava a sfidare il prossimo avversario.
«Quella non è normale» bisbigliò Kira quando l’affiancai.
«Speriamo che gli altri capopalestra prendano un po’ meglio la mia presenza» borbottai dispiaciuto.
Seguimmo le altre sfide e purtroppo due allenatori non riuscirono a sconfiggere Petra, quando fu quasi il turno di Kira attirai la sua attenzione tirandole una manica della maglia.
«Vuoi Combusken al posto di Dratini?» le chiesi sotto voce «Io non l’ho usato perciò non possono sapere che è mio».
«Mi stai dicendo che è vietato usare Pokémon di altri allenatori?» mi chiese con uno sguardo di rimprovero.
«Non è contemplato nelle regole ufficiali» minimizzai «ma se rispondono ai tuoi comandi e hai la loro sfera poké non nasceranno dubbi. Io ho già detto a tutta la mia squadra di ubbidirti sempre se dovessero combattere con te, inoltre tu li puoi capire perciò… se ci sono problemi sai com agire di conseguenza».
«Mi fido di Ralts» esclamò con un tono che sembrava non ammettere repliche.
«Nosepass è un osso duro» l’avvertii.
«Ce la posso fare» disse tranquilla.
«Allora buona fortuna» dissi alzandomi in piedi con lei per poi abbracciarla dandole qualche pacca d’incoraggiamento sulla schiena.
La vidi prendere posto e lasciare uscire Ralts dalla sfera.
Feci giare le mie sul palmo della mano e sperai ardentemente che non dovesse ricorrere all’aiuto del secondo Pokémon, altrimenti si sarebbe accorta che l’abbraccio di poco prima era servito per scambiare Combusken con Dratini.
L’incontro si svolse regolarmente e sebbene vidi Ralts molto provato alla fine della battaglia riuscì a vincere anche contro Nosepass e così anche Kira vinse la sua medaglia Pietra.
Firmò il registro come avevo fatto io in precedenza e appena uscita dal ring mi saltò praticamente in braccio.
«Bravissima!» esclamai contento effettuando nuovamente lo scambio delle due sfere in dimensione ridotta: evidentemente rubare per anni il portafoglio a Shannon, ridendo ogni volta che voleva utilizzarlo e non era più in grado di trovarlo, erano serviti in qualche modo.
«Mi sono davvero divertita» esclamò rubandomi il cappello per metterselo in testa «e troverò il modo per convincerti che anche le mie sono scelte ponderate» concluse guardandomi severa.
«Come te ne sei accorta?» chiesi spiazzato. Avevo decisamente cantato vittoria troppo presto.
«Diciamo che “espansivo” non è il primo aggettivo che mi verrebbe in mente parlando di te… l’abbraccio di prima mi ha insospettito» rispose tornando a sorridere.
«Mi fido di te…» dissi sincero «e mi farò perdonare» affermai riprendendomi il cappellino, posandole in cambio un bacio sulla fronte con fare innocente.
«Su questo non ho dubbi» rispose e l’occhiata furba che mi rivolse non prometteva niente di buono. Avrebbe decisamente trovato un modo molto efficace per farmi pagare ammenda.

 



Angolino dell'autrice

Ciao a tutti ^_^
Grazie di nuovo per essere passati :)
Ammetto che nonostante le numerose visualizzazioni non ho ricevuto molte recensioni... perciò mi stavo chiedendo come poter fare per migliorare.
Non vi piace la storia? Capitoli troppo lunghi? Troppo sdolcinato? Troppa poca azione?
Mi piacerebbe tanto sapere cosa ne pensate, perché per uno scrittore avere un feedback è davvero importante.
Bastano due righe non pretendo grandi poemi ^^ solo fatemi sapere se ci siete XD mi sento estremamente sola...
Ok, la smetto!

Tornando alle cose belle (almeno credo) ho aggiornato i capitoli precedenti con qualche illustrazione in più :D

Vi ricordo come sempre che potete trovarmi su
Facebook oppure su Ask

 

In questo capitolo ho inserito una parte del testo:
"Guerriero" di Marco Mengoni - Parole in circolo - 2014

 

A presto ^^
Un bacione, Rain

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Capitolo 5
*** Chapter V ***


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A trip through the truth

Chapter V


 

 

Dopo aver vinto la nostra prima medaglia portammo subito Ralts e gli altri al Centro Medico per Pokémon in modo che fossero pronti per partire verso una nuova avventura.

Mentre l’infermiera Joy si prendeva cura dei nostri piccoli amici, cercai di far notare alla ragazza alcuni punti nella sua strategia di lotta che potevano essere migliorati. Con i giusti Pokémon e qualche dritta sarebbe diventata una vera campionessa: il potenziale lo aveva.

«La prossima volta ci proverò» mi rispose sorridente come sempre, alla fine del mio discorso «Ora andiamo alla Devon, Christian ci starà aspettando».

Annuii e una volta ripresi i nostri compagni di viaggio ci avviammo verso l’immensa struttura appartenente all’azienda.

Una volta arrivati alla reception chiedemmo alla signorina di annunciarci all’uomo che avevamo salvato il giorno precedente.

Stavamo aspettando seduti sui divanetti in pelle, quando un ragazzo uscì a passo svelto da una porta laterale, per poi dirigersi a sguardo basso fuori dall’entrata principale.

«L’ho già visto da qualche parte» sussurrò Kira sporgendosi verso di me.

«Anch’io» riflettei «aspettami qui, non muoverti».

«Vengo con te» disse alzandosi.

«Torno subito» la rassicurai impedendole di replicare e uscii inseguendo il tizio che mi sembrava sospetto.

Una volta fuori dalla porta cercai con lo sguardo il ragazzo e lo vidi dirigersi verso il tunnel che sapevo portasse a Mentania.

«Scusa… puoi fermarti un attimo?» dissi ad alta voce sfiorandogli la spalla.

Il giovane si voltò di scatto e una volta visto per bene in faccia capii subito chi fosse.

«Ancora tu» ringhiò divincolandosi per poi fare un salto indietro cercando di allontanarsi.

La recluta del Team Idro che avevo affrontato nel Bosco Petalo il mattino precedente, stava cercando di scappare dalla Devon con un pacco sospetto nascosto sotto la felpa.

«Ridammi quello che hai rubato» affermai deciso porgendo in avanti una mano.

«Scordatelo» affermò in tono beffardo per poi spintonare un signore anziano che stava passando dietro di lui. Inciampò quasi contro la Wingull dell’uomo e senza pensarci due secondi l’afferrò prendendola in ostaggio.

«Peeko» urlò il vecchietto «la mia Peeko, non fargli del male!»

«Non avvicinatevi» intimò il ragazzo iniziando a correre verso il percorso che portava al tunnel.

«Ti prego» mi supplicò l’uomo «Salva la mia Peeko! È tutta la mia vita».

«Ci penso io» risposi rassicurandolo per poi rincorrere la recluta «Combusken» dissi prendendo la sfera dalla mia cintura «preparati».

Rincorsi il giovane scavalcando cespugli e spaventando probabilmente i Pokémon della zona, alcuni allenatori che si trovavano nei dintorni ci guardarono stupiti, ma non provarono nemmeno ad intervenire.

«Fermati» tentai di urlargli inutilmente, ed appena poté si infilò nel Tunnel Menferro travolgendo un uomo in divisa da lavoro che stava uscendo in quel momento.

«Hey» disse scocciato «è inutile che corre, il tunnel è crollato qualche giorno fa».

Sorrisi a quelle parole, volevano dire che ormai era in trappola.

Entrai nella galleria in maniera molto cauta, cercando di non farmi sorprendere alle spalle e provai a capire dove si fosse nascosto. Fortunatamente per me, la piccola Wingull stava facendo il diavolo a quattro cercando di beccare il giovane che era rimasto con le spalle al muro contro una parete rocciosa che impediva il passaggio.

«Stai indietro» esclamò facendo uscire il suo Poochyena dalla sfera per difendersi.

«Lascia andare Peeko, ridammi quello che hai rubato e vattene» affermai stringendo la Pokéball tra le dita.

«Non se ne parla» affermò «e se non ti toglierai di mezzo te la farò pagare cara».

Scoppiai a ridere mentre avanzavo lentamente, ma a passo sicuro.

«Tu?» dissi sfoggiando un ghigno sadico «Tu vorresti fermarmi? Provaci» affermai aprendo le braccia in segno di sfida.

«Morso» ordinò al suo Pokémon contro di me.

«Combusken» esclamai facendo uscire il mio amico dalla sfera «Doppiocalcio».

Il Poochyena avversario riuscì a schivare il primo calcio cercando di azzannare il suo sfidante, ma il secondo attacco lo prese in pieno facendolo volare all’indietro verso il suo allenatore.

«Turbosabbia» tentò il giovane, ma il piccolo lupo si rialzò a fatica non riuscendo a schivare in tempo il nostro tempestivo attacco.

«Maledizione!» imprecò la recluta «Stammi lontano!»

«Comubusken cerca di prendere Wingull» affermai.

Il mio amico iniziò a saltellare verso il ragazzo sferrando qualche calcio per fargli lasciare il suo ostaggio, mentre io ero pronto ad una lotta impari se si fosse rivelato necessario.

«Ridammi ciò che hai rubato e non ti farò del male!» spiegai avvicinandomi sempre di più, facendo poi uscire Dratini, Mudkip e Ralts dalle sfere.

«Non è valido» affermò indicandoli «sei sleale».

«Disse il ladro» risposi sarcastico «Dratini, dragofuria!» ordinai.

«No, no, aspetta!» esclamò il giovane impaurito «Ecco!» esclamò lanciandomi il pacchetto.

«Ora lasciami andare» implorò tenendo ben saldo il volatile, mentre i miei Pokémon lo tenevano sotto tiro.

Iniziò a camminare tenendo le spalle contro le pareti rocciose e minacciando di fare del male al pennuto si diresse verso l’uscita. Io avanzai pronto a sferrare il mio attacco per risolvere la situazione, quando all’entrata del Tunnel vidi comparire Kira.

Non feci nemmeno in tempo ad urlarle di andarsene che la recluta del Team Idro lasciò libera Wingull per afferrare la mia amica e stringerle un braccio intorno al collo. La ragazza così non poté più muoversi, faticando persino a respirare.

Non potevo assolutamente rischiare che facesse del male alla giovane così cercai di mantenere il sangue freddo e pensare ad un modo efficace per liberarla.

«Stiamo calmi ok?» iniziai a dire mentre alzavo le mani per fargli vedere che non avevo niente di pericoloso «Lo sai che questa cosa non finirà bene... a meno che tu non la lasci libera immediatamente» spiegai cercando di essere il più calmo possibile.

«Adesso detto io le regole» disse rafforzando la presa su Kira e la vidi chiaramente arrancare mentre graffiava il braccio del giovane in cerca d’ossigeno.

«No, ti sbagli» risposi confondendolo per poi lanciare una rapida occhiata a Ralts «Sai io sono una persona tranquilla solitamente» affermai portando una mano al petto indicandomi «ma ti assicuro che a nessuno piace vedermi arrabbiato. Tu vuoi che io mi arrabbi?» continuai indicando lui questa volta «L’ultima persona che mi ha fatto incazzare mi ha colpito alle spalle» spiegai facendo roteare l’indice.

«Lei viene con me» esclamò scrollando la testa, evidentemente non riusciva a seguire il mio discorso e sinceramente non era ciò che mi importava.

«Teletrasporto» ordinai e subito il Pokémon psico, che al contrario di quello stolto aveva afferrato il senso delle mie parole, mi fece arrivare dietro le spalle del giovane con i suoi poteri.

Il pugno che gli sferrai in seguito, non solo gli fece lasciare Kira che corse verso i miei compagni di viaggio iniziando a tossire per riprendere a respirare, ma lo fece anche cadere a terra in modo tale che pochi secondi dopo ero già su di lui pronto a colpire ancora, se fosse stato necessario.

«Nessuno deve toccare il mio branco» ringhiai a bassa voce mentre lo tenevo fermo facendogli provare la stessa sensazione che aveva inferto alla mia amica.

«Niall» provò a dire la ragazza con voce roca.

«Vai a chiamare la polizia» le ordinai senza perdere di vista il delinquente.

«Niall» tentò nuovamente.

«Sbrigati» ripetei perentorio «Ralts va con lei».

La giovane seppure titubante camminò a passo svelto verso l’uscita.

«Sei uno psicopatico» arrancò la recluta in mancanza d’aria.

«Se permetti sono comunque meno pazzo di uno che fa parte di una banda criminale» risposi continuando a tenerlo a terra «Si può sapere cosa volete dal mondo?»

«Non sei degno di conoscere i piani del Team Idro» biascicò duro.

«Sei solo un esaltato» gli risi in faccia «Guardati, non riesci neanche a tenermi testa… dove sono i tuoi amici ora?»

«Loro mi vendicheranno» ribatté con un filo di voce.

«Li aspetterò a braccia aperte» sorrisi trionfante mentre sentivo arrivare l’agente Jenny di Ferrugipoli accompagnata dalla mia compagna di viaggio e dal signore a cui era stata rapita Wingull, che evidentemente aveva già provveduto ad allertare le autorità.

«È tutto suo» affermai bloccandogli i polsi affinché la donna non avesse difficoltà ad ammanettarlo.

«Grazie per l’aiuto» esclamò «ora ci pensiamo noi».

«Tenetelo sotto controllo, potrebbe fare qualche pazzia se lo lasciate solo. Non tradirà mai il suo gruppo, nemmeno sotto tortura» informai la poliziotta.

«Non abbiamo bisogno di eroi» borbottò facendosi aiutare da un collega a portare via il giovane del Team Idro.

«Che cosa gli farete?» chiesi ignorando la sua esclamazione.

«Non verrà liberato fino a quando non avremo preso e processato tutta la sua banda. Che decida di parlare o meno è solo un problema suo» rispose decisa.

«Perfetto!» esclamai «Grazie agente».

La donna accennò un assenso con il capo ed uscì dal Tunnel Menferro.

«Stai bene?» chiesi subito rivolto a Kira mentre mi avvicinavo a lei per accertarmi delle sue condizioni.

«Sì» affermò anche con il capo «Tu? Ti ha colpito?»

«No tranquilla» la rassicurai abbracciandola «È tutto finito…»

«Ragazzo ti ringrazio» ci interruppe l’uomo che nel frattempo si era ricongiunto alla sua Peeko «Sono Marino, ti ringrazio infinitamente per aver salvato la mia Wingull».

«Nessun problema» sorrisi tranquillo «Io sono Niall e lei è Kira».

«Come posso sdebitarmi con voi?» chiese stringendomi la mano.

«Non si preoccupi, l’importante è che sia andato tutto bene» mi limitai a dire.

«Insisto, davvero» esclamò «Non sono altro che un vecchio marinaio, ma se mai uno di questi giorni dovrete recarvi a Bluruvia ci terrei davvero tanto ad avervi come ospiti sulla mia barca».

«La ringrazio per l’offerta» dissi accondiscendente «ma non deve sentirsi obbligato, avrei salvato Wingull anche se fosse stata un Pokémon selvatico».

«Questo ti fa onore ragazzo» sorrise il vecchio «ma mio padre e il padre di mio padre mi hanno sempre insegnato ad onorare i miei debiti. Quando vorrete mi troverete nel mio cottage, sulla spiaggia che porta al Bosco Petalo».

«Quella casa bellissima è sua?» chiese Kira stupita.

«Sì» rispose fiero «è il frutto di una vita».

Poco dopo si congedò affermando che voleva portare a casa Peeko per farla riprendere dallo spavento della giornata e così anch’io e la ragazza ci avviammo verso Ferrugipoli. Una volta fatti rientrare i miei compagni di viaggio nelle rispettive sfere ed aver lodato Ralts per la sua perfetta interpretazione dei miei ordini mi diressi nuovamente verso la Devon deciso a restituire ciò che il giovane aveva rubato.

Quando arrivammo davanti alla struttura il caos era evidente, c’erano agenti della sicurezza ovunque e la reception era un via vai di persone.

«Christian» esclamai attirando l’attenzione dello studioso che subito ci raggiunse.

«Ragazzi scusate ma c’è stato un furto, è una situazione un po’ critica» spiegò nervoso ed imbarazzato.

«Ho fatto arrestare il ladro poco fa» esclamai sventolandogli sotto il naso il pacchetto che l’altro aveva rubato «Tieni».

«Accidenti, sei una continua fonte di sorprese» strepitò raggiante «Aspettatemi un attimo» affermò tornando dai suoi colleghi per poi mostrare decisamente più rilassato ciò che aveva in mano.

«Ti avevo detto di restare qui» dissi ad un tratto a Kira che non afferrò subito il senso delle mie parole.

«Mi ero preoccupata» si giustificò poco dopo «Volevo verificare che stessi bene».

«E invece hai rischiato di farti davvero male» sbuffai «Devi stare più attenta, potrei non riuscire a salvarti la prossima volta».

«Non dire stupidaggini» ridacchiò stringendosi contro il mio braccio «Siamo dei guerrieri ricordi? Fino a quando sto con te non può succedermi niente di male».

«Vorrei davvero che fosse così» sospirai convinto a lasciar perdere la faccenda per poter presto dimenticare l’accaduto «Comunque sia stai più attenta per favore, mi sono davvero spaventato prima».

«Credo proprio che ti ascolterò la prossima volta» sorrise per poi tornare subito seria «Che cos’è successo mentre eravate soli?»

«Guarda, Christian ci sta facendo segno di raggiungerlo» esclamai invitandola a camminare nella direzione dell’uomo spingendola delicatamente con una mano alla base della sua schiena.

«Non hai risposto» mi rimproverò «e non provare a cambiare discorso».

«Ho cercato di estrapolargli qualche informazione, ma è solo un fanatico» risposi alzando gli occhi al cielo.

La vidi annuire ed infine mi seguì docile mentre il dipendente della Devon ci conduceva nel suo laboratorio. Ci ringraziò calorosamente per aver recuperato il materiale rubato e come promesso il giorno precedente ci consegnò dei PokèNav di ultima generazione.

Erano un po’ più grandi di un normale orologio e avevano un cinturino in silicone morbido. Il mio era di colore nero, mentre quello di Kira era completamente bianco.

«Sono dei prototipi» ci spiegò Christian orgoglioso delle due creazioni «Potete videochiamare, grazie alle nuove funzionalità ed hanno dei proiettori di ologrammi incorporati. Lo schermo è infrangibile, adatto ad ogni situazione e abbiamo integrato alcune funzionalità molto interessanti che mi piacerebbe testaste per noi. La prima è stata chiamata NaviDex: contiene tutti i dati che abbiamo fino ad ora a nostra disposizione sui Pokémon che vivono in questa regione. Vi segnaleranno quali esemplari potrete trovare grazie ad un sistema di geo localizzazione GPS. Ogni qual volta incontrerete un esemplare il NaviDex registrerà automaticamente la sua presenza e vi segnalerà alcuni dati personali del Pokémon».

«Incredibile» lo interruppi stupito.

«Ci abbiamo messo anni a svilupparlo e finalmente stiamo rilasciando questi prototipi di prova, che insieme all’aiuto di altri allenatori come voi ci faranno capire se ci sono modifiche da apportare ai programmi» spiegò «I sensori e le telecamere al loro interno monitorano la zona per una distanza di cinquecento metri. Nel tuo inoltre» disse rivolgendosi a me «mi sono permesso di inserire un programma del tutto sperimentale al quale stanno lavorando dei miei colleghi da qualche mese. Si tratta di un rilevatore di Megapietre. Grazie a delle particolari radiazioni che abbiamo scoperto vengono emesse solo da queste pietre, in linea teorica il dispositivo dovrebbe segnalarne la presenza in una zona piuttosto ampia, un chilometro circa, ma il segnale dovrebbe rivelarsi sempre più insistente mentre vi avvicinate».

Ero davvero stupefatto da quanto la tecnologia fosse avanzata in questi anni, ed ero davvero curioso di sapere se sarei riuscito a trovare qualche Megapietra con questo modo.

«Ripeto, è in fase sperimentale perciò potrebbe dare falsi positivi nelle segnalazioni, ma ho pensato che avendo già avuto a che fare con le pietre tu sia in grado di distinguerle rispetto ad altre persone. Perciò ti sarà più facile trovarle».

Continuò ad elencarci altre funzionalità del PokéNav che permetteva di monitorare perfettamente la squadra, la loro salute e i loro progressi, poi ci spiegò come fare per contattarlo in qualsiasi momento.

«Christian ti ringrazio davvero tanto» dissi sincero «Sono sicuro che questi ci aiuteranno molto nel nostro viaggio».

«Di niente, sono io che devo ringraziare voi» sorrise caldamente «Prima che ve ne andiate, il mio capo vorrebbe incontrarvi».

L’uomo ci condusse all’interno di un grande ascensore che funzionava solo con apposite chiavi in dotazione ai dipendenti. Era spazioso, molto luminoso, circondato da grandi vetrate e soprattutto silenzioso. Arrivammo all’ultimo piano e quando la porta si aprì entrammo direttamente nell’ufficio del Direttore.

«Prego accomodatevi» annunciò una voce roca segnata dagli anni.

Avanzammo in silenzio fino ad arrivare davanti all’enorme scrivania intarsiata, porsi la mano a l’uomo che la strinse sicura per poi presentarsi.

«Sono Pierangelo Petri, Presidente della Devon SpA, volevo ringraziarvi personalmente per aver difeso Christian e recuperato il nostro materiale».

«Kira, piacere» rispose la ragazza sorridendo.

«Niall Parker» esclamai a mia volta «È un grande onore per me conoscerla signore».

«Quel Parker?» domandò alzando un sopracciglio.

«Presumo di sì» dissi compiaciuto «Non vedo l’ora di sfidare suo figlio».

«Figlio?» chiese la mia amica perplessa.

«È il Campione della Lega di Hoenn» le spiegai «Devo battere lui se voglio tornare a casa».

«Assisterò molto volentieri alla vostra lotta quanto arriverà il giorno, per ora non posso fare altro che chiederti un piccolo favore» disse sorridendo colpevole.

Annuii con il capo e ascoltai in silenzio al sua richiesta. Mi spiegò che doveva far recapitare a Porto Selcepoli un pacco molto importante ad un certo Capitan Remo, ma visti i recenti attacchi da parte del Team Idro non si fidava a lasciare il materiale in mano a sconosciuti. Mi chiese così di consegnarlo appena fossi arrivato nella cittadina di mare, in quanto pensava riuscissi a proteggere per bene la merce affidatami. Aggiunse inoltre una lettera da consegnare a suo figlio che attualmente si trovava sull’isoletta di Bluruvia, per delle ricerche su pietre e fossili, entrambi infatti condividevano una passione sfrenata per le pietre.

«Vista l’attuale impraticabilità del Tunnel Menferro e la tua imminente sfida contro il Capopalestra Rudi, credo di non ostacolare troppo il tuo viaggio» si giustificò infine sperando di farmi accettare l’incarico.

«Naturalmente» risposi «Nessun problema, lo facciamo molto volentieri».

«Vi ringrazio davvero tanto» sorrise più rilassato «in cambio del vostro aiuto vi lascio questa carta. Come Presidente della Devon SpA ho molte conoscenze, mostratela al momento opportuno e vi aprirà tante porte. Inoltre vi permetterà di avere degli sconti in tutti i negozi che vendono i nostri prodotti, spero così di ripagarti del disturbo».

«La ringrazio» affermai prendendo il pacchetto sul tavolo e posandolo con attenzione all’interno del mio zaino. Presi anche la lettera e la sistemai in modo che non si stropicciasse e infine salutammo uscendo dall’edificio.

«Che facciamo?» chiese Kira «Sono quasi le sei».

«Direi che facciamo provviste e ci accampiamo nuovamente sulla spiaggia» risposi dopo aver riflettuto qualche secondo «Domani mattina partiamo presto e attraversiamo nuovamente il Bosco Petalo, dobbiamo trovare un modo per arrivare a Bluruvia».

«Il signor Marino» esclamò la ragazza.

«Già… è quello che ho pensato anch’io, anche perché non abbiamo Pokémon in grado di usare volo e Mudkip non ce la farebbe mai a farci attraversare da solo il tratto di mare. Potrei chiedere a mio nonno di mandarmi Charizard e Dragonite ma impiegheremmo fin troppo tempo. Nonostante non mi esalti l’idea di salire su una barca non credo abbiamo molte alternative».

«Non dirmelo» sorrise la giovane «Il grande Niall Parker soffre il mal di mare».

«Circa... per uno che vive su un’isola è comico vero?» sospirai annuendo con il capo.

«Un po’» rispose battendomi una mano sulla spalla «ma supererai anche questa, ci sono io ad aiutarti».

«Vuoi farmi anche da psicologa?» scherzai «Non so se ti pago abbastanza per questo, vuoi un aumento?»

«Dai scemo» rise mentre ci avviavamo verso il Market «è a questo che servono gli amici, ci si aiuta a vicenda spingendoci a superare i nostri limiti. Io grazie a te ho lasciato il branco per cercare la mia strada, tu riuscirai a fare un giretto in barca?»

«Ci posso provare» affermai entrando nel supermercato.

Iniziammo a fare la spesa e poi andammo sulla spiaggia, montai nuovamente la tenda nello stesso punto del giorno precedente e accendemmo nuovamente un piccolo falò. La ragazza si propose di cucinare la cena, così io iniziai a preparare il cibo per i nostri piccoli amici. Tagliuzzai le bacche mischiandole poi con farina e acqua, ognuno di loro aveva una dieta specifica e sapevo che durante la crescita era importante fare degli apporti di vitamine. Mischiai un po’ di calcio al pasto di Ralts e Kira mi chiese cosa stavo facendo. Le spiegai così che quella polvere avrebbe aumentato l’attacco speciale del Pokémon, rendendolo ancora più forte. Mentre la cena stava finendo di cuocere decisi di mettermi comodo indossando un paio di pantaloncini corti e una t-shirt bianca leggera, nonostante il sole stesse calando faceva ancora piuttosto caldo. Anche Kira seguì il mio esempio e una volta uscita dalla tenda vidi che si era tolta i leggings ed era rimasta solo con una maglietta senza maniche.

Cenammo chiacchierando tranquilli, infondo erano ancora tante le cose che non sapevamo l’uno dell’altra, perciò non rischiavamo di essere ripetitivi.

«Vieni con me» disse poi alzandosi in piedi e ripulendosi dalla sabbia gli shorts.

«Che vuoi fare?» chiesi perplesso lasciandomi trascinare.

«Devi familiarizzare con l’acqua» disse camminando all’indietro fino ad immergere i piedi scalzi.

«Non se ne parla» esclamai bloccandomi «è fredda».

«Dai non farti pregare» sbuffò tirandomi verso di lei.

«Dico sul serio» affermai impuntando i piedi «sta calando il sole prenderemo una polmonite».

«Niall…» piagnucolò «ti sei mai divertito davvero in vita tua? Cogli l’attimo» mi spronò «Adesso! Subito!»

«Un conto è divertirsi, un conto è rischiare un malanno».

La giovane lasciò la mia mano e chiamò a sé i Pokémon immergendosi in acqua con loro fino alla vita. L’unico che era rimasto al mio fianco era Combusken che per ovvi motivi era restio ad entrare. Su questo ci assomigliavamo molto.

«Dai Niall… non è fredda» mi rassicurò.

«Abbiamo appena mangiato ti si bloccherà la digestione» affermai risoluto scrollando la testa.

«Mamma quanto sei noioso!» mi prese in giro.

«È già la seconda volta che me lo dici… io non sono noioso!» ribattei piccato.

«Dimostramelo» mi provocò tornando verso riva porgendomi la mano.

«So già che me ne pentirò» brontolai a bassa voce.

«Non ho sentito» rise la ragazza mentre mi trascinava sempre più in acqua.

«Kira non so nuotare».

«Fidati» sbuffò «tranquillo io qui tocco e tu sei più alto di me, perciò non avrai problemi».

«Mmmm» mugolai sfregandomi le braccia per scaldarmi.

Kira mi nuotò attorno lasciandosi galleggiare, mentre io controllavo perennemente di toccare la sabbia del fondale. Nemmeno la vista della sua maglia, aderente per effetto dell'acqua, mi distraeva da questa mia fobia.

«Rilassati» disse prendendomi i polsi per portarmi poco più a largo, ormai era immersa quasi fino alle spalle «se capisci che il mare non è un tuo nemico domani viaggerai più tranquillo».

«Sarà» esclamai raggiungendola a mia volta. In effetti aveva ragione: se restavo immobile come uno stoccafisso di certo avrei solo alimentato la mia paura.

La giovane si posizionò a qualche passo da me, verso riva e poi scese fino a prendermi le mani in modo che non potessi vedere la vastità del liquido alle mie spalle.

«Sai che in quel punto tocchi giusto?» domandò retorica «Ora prendi un bel respiro e lasciati galleggiare».

«Io non so se…»

«Avanti, prova» mi esortò «giuro che non ti lascio».

Il discorso non era solo affrontare una mia paura, ma anche dimostrarle che mi fidavo di lei. Le amicizie sono da sempre basate sulla fiducia, perciò non potevo tirarmi indietro… e forse non lo volevo nemmeno.

Osservai il paesaggio circostante, quella piccola baia ci aveva già fatto avvicinare tanto, sarebbe stato solo un passettino in più. Il sole dietro di me le illuminava il volto, sul quale era sempre stampato il suo solito sorriso rassicurante. I miei Pokémon nel frattempo avevano raggiunto la spiaggia e si erano accoccolati attorno a Combusken e al falò per farsi riscaldare dal tepore del fuoco.

Non sapendo bene cosa fare cercai solo di distendere le gambe, che a poco a poco venivano trascinate dolcemente verso l’altro.

«Bravissimo» esclamò la ragazza e sebbene la sensazione di vuoto sotto di me non mi facesse impazzire, avevo già raggiunto un grande risultato.

«Prova a sdraiarti sulla schiena ora» mi suggerì Kira «All’inizio l’acqua nelle orecchie potrebbe darti un po’ fastidio, ma ti ci abituerai subito».

Tornai quindi in posizione eretta di fronte a lei, poi mi voltai dandogli le spalle e appena la ragazza appoggiò lieve le mani sulla base del collo, provai a fare lo stesso movimento precedente. La mia amica mi aiutò subito a sostenere la testa ed io per la prima volta nella mia vita riuscii a provare una sensazione che non fosse spiacevole nonostante fossi in acqua.

Le onde continuavano a dondolarmi in una lenta ninna nanna, tanto che ad un tratto chiusi persino gli occhi, trovandomi in un luogo buio dove solo il battito del mio cuore mi faceva capire di essere ancora vivo. Qualunque altro rumore era attutito dal freddo liquido che mi stava avvolgendo.

Quando un’onda un po’ più forte delle altre mi sorprese bagnandomi il viso però, annaspai terrorizzato non riuscendo più a trovare il fondale sotto i miei piedi. Fortunatamente Kira mi fermò subito ed io mi aggrappai a lei come se non ci fosse stato nient altro al mondo.

«Niall, sono qui è tutto ok» esclamò la ragazza cercando di restare il più calma possibile per non agitarmi «Respira, non è successo niente» continuò appena riuscii a rimettermi in piedi.

Posò entrambe le mani ad altezza delle tempie e scendendo piano aveva liberato i miei occhi dalle gocce salate che li stavano facendo bruciare leggermente.

«Devo uscire» balbettai cercando di orientarmi per capire dove fosse la riva.

«No, aspetta» mi aveva subito rincorso lei, sebbene l’acqua facesse una certa resistenza contro il suo corpo «se abbandoni ora sarà peggio».

«Non ce la faccio» dissi amaramente «non è colpa tua, è sempre stato così».

«Fermati!» esclamò decisa facendomi voltare più per lo stupore che per altro «Siediti qui a riva per favore, voglio fare un ultimo tentativo».

«Non serve davvero, non viaggeremo a lungo in barca…» tentai sperando mi lasciasse in pace.

«Per favore» sussurrò posando una mano a metà tra collo e spalla, accompagnandomi con una leggera pressione fino a farmi sedere.

Le onde ci stavano trascinando avanti e indietro con un impeto più deciso essendo a riva e potevo distintamente sentire la sabbia seguire l’umore del mare, che continuava ad essere abbastanza calmo.

«C’è stato un momento in cui eri riuscito a rilassarti prima» disse lentamente in tono morbido «a cosa stavi pensando?»

«Non saprei… stavo provando a… non lo so» ammisi.

«Mmmm» la vidi pensierosa «va bene tranquillo».

Si era inginocchiata praticamente sedendosi sulle mie gambe per poi iniziare a massaggiarmi la fronte con leggeri movimenti circolari. Cominciò a parlare in modo tranquillo, raccontandomi della prima volta che aveva visto il mare e in pochi minuti ero completamente rapito dal suo racconto, riuscendo nuovamente a rilassarmi tra le sue mani.

«Stai meglio?» chiese facendomi riaprire gli occhi.

«Sì» risposi sincero «Grazie»

«Sarai un po’ più tranquillo domani?» domandò speranzosa.

«Credo di sì» le sorrisi.

La vidi tremare leggermente, così mi rialzai uscendo dall’acqua e trascinai anche lei con me.

«Stai congelando… vai subito a cambiarti» la esortai accompagnandola fino alla tenda.

Mentre si cambiava cercai di rendere il falò un po’ più grande in modo che emettesse più calore ed in questo naturalmente fui aiutato dai miei fedeli compagni di viaggio.

«Fatto» esclamò uscendo e vestita in una felpa comoda.

«Mettiti accanto al fuoco arrivo subito» dissi togliendomi la maglia zuppa per poi entrare a mia volta a cambiarmi.

La vidi imporporarsi leggermente e inciampare quasi mentre mi stava superando per mettere ad asciugare i vestiti che aveva prima. Io non potei che ridacchiare scrollando la testa leggermente compiaciuto. Quando tornai la vidi protendere i palmi delle mani verso il fuoco in cerca di un po’ di calore, così decisi di divertirmi un po’ sedendomi dietro di lei e sporgendomi leggermente in avanti facendo aderire il mio petto alla sua schiena per imitarla. Sussultò per quel contatto improvviso ma restò ferma strofinandosi le nocche persa in chissà quale pensiero.

«Hai freddo?» chiesi coprendo le nostre gambe con una coperta di pile.

«Un po’ ma passerà presto» esclamò accoccolandosi contro di me e fu il mio turno di sussultare questa volta.

«Ti fidi così tanto di me?» le chiesi sotto voce.

«Assolutamente sì» rispose lei tranquilla.

«Perché?» domandai serio «Potrei essere un maniaco, un approfittatore… non dovresti fidarti così semplicemente delle persone».

«Ma tu sei Niall» rise voltando leggermente il volto verso di me per guardarmi «Niall Parker».

«E per questo non potrei essere un poco di buono?» sbuffai.

«Gardevoir aveva predetto il tuo arrivo» sibilò pianissimo.

«Cosa?» esclamai stupito «Non me l’avevi detto».

«Sono quasi quattro anni che ti stavo aspettando» disse voltandosi e appoggiando la schiena contro la mia gamba destra per potermi guardare negli occhi senza staccarsi mai davvero «Insomma non sapevo esattamente chi eri, o come ti chiamavi, ma sapevo che prima o poi saresti arrivato. Solo allora sarei potuta andarmene dal branco».

«Quattro anni…» balbettai incredulo.

Com’era possibile che un Pokémon riuscisse a predire una cosa del genere? Se le cose fossero andate diversamente? Se non avessi parlato con Shannon? Se avessi scelto Unima o Kalos? Se…

«Questa mattina mi hai chiesto se immaginavo come te il mio compagno di viaggio e… la verità è che no non pensavo saresti stato così».

Mi irrigidii a quelle parole e distolsi subito lo sguardo. Effettivamente non erano stati giorni molto tranquilli: avevo già collezionato una rissa con un componente di un Team criminale, un attacco di panico in acqua e uno durante il sonno. Non era esattamente un buon biglietto da visita.

«Hey» esclamò la ragazza cercando di attirare la mia attenzione, facendomi voltare verso di lei con una carezza delicata sulla guancia «Guarda che non ho detto che mi dispiaccia».

Sorrisi abbassando nuovamente lo sguardo «Lo so di non essere stato il massimo fino ad ora, ma…»

«Ti sbagli» mi corresse «Avevo sempre pensato che la persona con cui sarei partita per Hoenn sarebbe stato qualcuno di inarrivabile per me e per il quale sarei stata semplicemente un peso. Qualcuno che avrei seguito cercando di dare il meno fastidio possibile e che comunque mi avrebbe fatto sentire inferiore» spiegò continuando a giocherellare con i miei capelli ancora bagnati.

Io restai in silenzio, limitandomi a chiudere gli occhi e sospirare pesantemente.

«Ho detto qualcosa di sbagliato?» chiese bloccandosi all’improvviso.

«No… però sarei potuto essere io» ammisi amaramente. Vedendo però che non mi seguiva mi affrettai a precisare «Anni fa… prima di perdere Lauren e Shannon. Subito dopo aver vinto la Lega a Johto ho passato qualche mese in completo delirio di onnipotenza. Avevo vinto, di nuovo… ero ancora l’invincibile Parktrer. Non mi avrebbe mai fermato nessuno. Se non fosse successo il casino con i miei amici credo sarei stato proprio un deficiente simile».

«Vedi…» iniziò cauta «a volte servono anche i dolori. Per come ti conosco io ti hanno reso una persona fantastica» affermò lei dandomi un leggero bacio sulla guancia.

Deglutii imbarazzato e Kira ridacchiò soddisfatta.

«Ecco» disse guardandomi negli occhi «se fossi davvero quello di cui parlavo avresti approfittato di me ancora la prima sera. Sono cresciuta con i Pokémon, ma non sono nata ieri» esclamò alzando un sopracciglio come per farmi capire molto di più di quanto aveva appena detto.

«Oh…» esalai sorpreso.

«Già…» sorrise colpevole «ho forzato un po' la mano mettendoti alla prova in questi giorni, ne sono consapevole, ma volevo stare tranquilla. Del resto passeremo tanto tempo insieme e mi sto affidando completamente a te. Spero mi perdonerai».

«Allora non ero impazzito» sospirai ridacchiando «Previdente da parte tua e... lo capisco. Tranquilla».

«Non sei arrabbiato?»

«No, no» esclamai scrollando la testa, ero decisamente più rilassato all'idea «Però a questo punto dovresti raccontarmi un po' più di te. Chi è la vera Kira?»

«Sono sempre io... solo che non sono così espansiva con gli estranei. Ma ora non sei più uno sconosciuto, perciò non cambierà niente… a meno che il mio comportamento non ti dia fastidio» rispose guardandomi in attesa «Ti da fastidio?»

«No...» balbettai.

«Perfetto» rispose allacciando le braccia dietro al mio collo «Domani ti racconterò qualcosina in più su di me, così avrò un argomento per distrarti dal mal di mare…»

«Mi sembra una buona idea» annuii lievemente.

«Bene, ora portami a dormire» ridacchiò rafforzando la presa.

«Mi stai dando un ordine per caso?» chiesi cercando di non ridere.

«No» scrollò la testa per poi stamparmi un altro bacio sulla guancia «te lo sto chiedendo per favore».

«Sei meno ingenua di quello che penso vero?» chiesi guardandola dritta negli occhi.

«Hey… stiamo imparando a conoscerci, no?» sorrise apertamente.

«So già che mi darai parecchio filo da torcere» sospirai alzandomi in piedi tenendola in braccio.

«E proprio per questo il viaggio sarà ancora più divertente» celiò soddisfatta.

Risi di fronte a questa nuova sfaccettatura del carattere di Kira, evidentemente anche lei era molto più tranquilla dopo questa chiacchierata, voleva capire chi davvero fossi prima di lasciarsi andare, ma avendole confessato praticamente tutte le mie paura aveva deciso di essermi veramente amica ed aiutarmi a migliorare.

Questo viaggio stava diventando davvero una rivelazione: avevo ricominciato a fidarmi di qualcuno, avevo ammesso i miei limiti e avevo trovato qualcuno per cui valesse la pena combattere. Non per lei, ma con lei. Una ragazza straordinaria e unica sotto più punti di vista, che mi stava piano piano mostrando un cammino che, seppur difficile, mi avrebbe davvero riconciliato con me stesso.

Feci spegnere il fuoco a Mudkip e sperai che almeno quella notte non ci attaccasse nessun Pokémon.

Mi sistemai nel sacco a pelo, ma non lo chiusi perché faceva piuttosto caldo. Mi incantai a guardare il cielo stellato dalla fenditura aperta della tenda e nel frattempo la mia amica si addormentò beata.

Io ripensai a tutto quello che era successo, a tutto quello che ci eravamo detti e sorrisi pensando a come sarebbero potute evolvere le cose dal giorno seguente. Dopo una mezz'oretta finalmente Morfeo venne a trovare anche me.

Dormii abbastanza bene, fino a quando non ripiombai nel sogno della notte precedente.

Rividi mio padre, la fronte corrucciata e il viso teso mentre si guardava intorno in cerca di qualcuno. Le pareti del vagone iniziarono a tremare, ma la mia attenzione fu attirata dal panorama all’esterno: riconobbi chiaramente la Torre Radio di Fiordoropoli e intravidi più in basso le insegne del Casinò.

Stavo cercando disperatamente di svegliarmi perché sapevo già come sarebbe andata a finire, ma rispetto alla prima volta si erano aggiunti molti particolari… dettagli di cui ero sicuro avrei voluto volentieri fare a meno. Lo vidi digitare qualcosa sullo schermo del telefono: «due, nove, zero, due, nove, due. Era una trappola.» Papà iniziò a correre, il viso sfigurato in una smorfia di puro terrore, intorno a lui iniziò a brillare qualcosa «Stagli lontana!» urlò, ma prima che tutto si tramutasse in luce bianca ed un boato intravidi il volto in lacrime di mia madre mentre annuiva cercava di trattenere inutilmente un singulto.

«Niall» la voce Kira arrivò alle mie orecchie e fu un sollievo sentirla nonostante stessi ansimando come la notte precedente per questo orribile incubo.

«Scusa» dissi ancora affannato.

«Un altro incubo?» mi chiese preoccupata mentre cercava di asciugarmi il volto con una salvietta fresca.

«Scusa» ripetei «vorrei non essere così incasinato… questi incubi sono sempre più orribili».

«Posso aiutarti? Vuoi parlarne?»

«Ho sognato la morte dei miei per la seconda volta» confessai «non era mai successo prima».

«Vieni qui!» esclamò la ragazza facendomi poggiare la testa sul suo petto per poi baciarmi dolcemente il capo «Prova a riposare ancora un po’».

Mi sdraiai nuovamente cercando di regolare la respirazione e Kira continuò ad accarezzarmi i capelli fino a quando non mi addormentai di nuovo. Fortunatamente le poche ore rimaste passarono in modo tranquillo e quando la sveglia suonò mi ritrovai ancora abbracciato alla ragazza. Rimasi fermo senza muovermi e seguii il suo respiro fino a quando lo sincronizzai involontariamente con il mio.

Che diavolo mi stava succedendo? Ero partito da soli quattro giorni e mi stavo riscoprendo con molti più problemi di prima… c’era decisamente qualcosa che non andava. Da quando mi ero ritirato su Quartisola ero cambiato molto, maturato un po’ alla volta e dedicato solo ed esclusivamente alle attività di famiglia. Avevo avuto modo di riflettere e di rimpiangere molte cose, ma non ero mai stato così male. Eppure Kira mi rallegrava le giornate, nella mia testa in un modo contorto era persino una presenza rassicurante. Dico così perché averla appresso mi frenava continuamente dal commettere qualche cazzata. Se non ci fosse stata lei avrei già chiesto scusa a Combusken e agli altri e prendendo il mio solito trio avrei messo a ferro e fuoco Hoenn per stanare tutto il Team Idro. Però, vederla in pericolo quel pomeriggio, mi aveva fatto salire il sangue alla testa e non so davvero che cosa mi avesse trattenuto dallo spaccare il naso a quell’individuo. Perciò la prima ipotesi non era ancora del tutto da scartare.

Sentivo davvero che fossimo legati da qualcosa d’importante e avevo la perenne sensazione che qualunque viaggio avremmo affrontato, sarei finito per innamorarmi di lei. Del resto bastava mi coccolasse un po’ per tranquillizzarmi e ammansirmi come una bestiolina docile. Naturalmente non volevo complicare le cose, ma dentro di me -razionalmente- sapevo già di essere fregato. Con Lauren ero stato troppo lento e con lei ora mi ritrovavo a bruciare le tappe. Certo, avevo scoperto che le sue attenzioni erano state volutamente provocatorie, ma nemmeno svegliarmi con lei mentre dormiva beatamente contro di me aiutava. Però stavo bene e tutto avrei potuto dire, tranne che la trovavo una cosa sbagliata, anzi era fin troppo naturale, come se fosse stato sempre così. Come se dovesse essere per sempre così.

 

Tra le mie braccia dormirai , serenamente
ed è importante questo sai, per sentirci pienamente noi

un'altra vita mi darai, che io non conosco
la mia compagna tu sarai, fino a quando so che lo vorrai

 

Questi pensieri vennero bruscamente interrotti da due soffici labbra che si posarono sulla mia gola e da un leggero respiro che mi solleticava la pelle.

«Buongiorno» farfugliò la ragazza mentre il mio cuore sembrava aver assistito allo scoppio di un’atomica.

Kira si allontanò leggermente tenendo una mano sul mio petto e con l’altra si stropicciò gli occhi «Scusa non volevo spaventarti» si giustificò ancora addormentata.

Sul momento non seppi cosa risponderle, ma poi cercai di mettere insieme qualcosa di convincente. «Buongiorno» farfugliai a mia volta facendola ridere.

«Davvero Niall? Non sai fare di meglio?» pensai dandomi mentalmente dell’idiota.

«Vado a preparare la colazione» tagliai corto uscendo dalla tenda per poi respirare a pieni polmoni, cercando di dare un freno al mio cervello.

Preparai qualcosa al volo per noi e poi iniziai a far mangiare anche Dratini e gli altri. Controllai l’uovo per vedere se stesse andando tutto bene, ma non trovai niente di anomalo.

«Niall» sentii Kira chiamarmi una volta uscita sulla spiaggia «mi aiuti?»

«A fare cosa?» chiesi perplesso.

«I miei capelli oggi non hanno intenzione di collaborare» rispose cercando di tirarli inutilmente con una spazzola.

Evidentemente il bagno in mare della sera prima non aveva aiutato per niente. Sbuffai alzando gli occhi al cielo, poi mi arresi e prendendo il pettine iniziai ad aiutarla come mi aveva chiesto.

 

 

Una volta raccolto e rimesso tutto nel mio zaino ci avviammo verso il Bosco Petalo, prendemmo una scorciatoia fatta di dislivelli alti anche diversi metri che ci permise di risparmiare qualche ora rispetto al viaggio di andata. Inizialmente Kira mi chiese per quale motivo non l’avessimo fatto anche la prima volta, ma quando dovette aggrapparsi alla roccia per scendere e farsi aiutare da me per non schiantarsi a terra, si convinse che fosse stato molto meglio così.

«Non sembrava così ripido» si giustificò pulendosi sugli shorts la polvere della roccia.

Le spiegai che la costante pendenza del terreno distribuita per un lungo percorso, non faceva sembrare così difficoltoso il viaggio.

Quando finalmente uscimmo dal bosco una frizzante aria di mare ci solleticò il viso. Le chiesi se volesse andare a trovare Gardevoir visto che non eravamo poi così lontani, ma mi rassicurò dicendo che andava tutto bene e che dovevamo proseguire il viaggio.

Il signor Marino fu sorpreso di rivederci così presto, ma dopo averci offerto qualche bibita fresca nel soggiorno del suo bellissimo cottage e averci raccontato qualche aneddoto sulla sua vita, si dimostrò felicissimo di poterci accompagnare a Bluruvia e Porto Selceopoli.

«È il minimo che possa fare per chi ha salvato la mia Peeko» ci rassicurò contento «Una bella avventura in mare è proprio quello che mi ci vuole».

Ci aveva congedati un’oretta chiedendoci di fare come se fossimo stati a casa nostra, per preparare la sua barca, così approfittammo della sua immensa generosità facendo entrambi una doccia veloce per toglierci dalla pelle la salsedine del mare.

Appena misi piede sull'imbarcazione una spiacevole sensazione mi attanagliò le viscere, del resto l’acqua non era proprio il mio elemento. Mi sedetti in cuccetta e cercai di pensare a tutt’altro.

Kira stava amabilmente facendo conversazione con l’uomo al timone che entusiasta di aver trovato qualcuno che lo stesse ad ascoltare, le raccontò qualche storia di quando era in marina.

Io passai le due ore del viaggio cercando capire come far funzionare al meglio il mio nuovo PokèNav. Era davvero un apparecchio notevole.

Mi girai e rigirai sul materassino alternando lo sguardo tra il display a cristalli liquidi e le venature del legno del soffitto, ma non vedevo l’ora di tornare sulla terra ferma.

«Ragazzo, siamo arrivati» mi informò Marino subito dopo l’attracco e per me fu davvero un gran sollievo.

«Grazie mille» dissi all’uomo «cerchiamo di fare il prima possibile».

«Sono vecchio ormai» mi sorrise bonario «ho tutto il tempo che volete, fate con comodo».

Lo ringraziai sinceramente e poi rimisi finalmente piede sulla spiaggia. L’isola di Bluruvia era proprio come me l’aspettavo: il paesino era piuttosto circoscritto e mi ricordava inevitabilmente casa. Spiaggia, montagne e bosco era tutto ciò che si poteva trovare, ma sembrava decisamente un posto molto tranquillo.

«Che si fa?» chiese Kira curiosa.

«Qui c’è una Palestra, mentre io vado ad iscriverci per vedere quando possiamo sfidare il Capopalestra dovresti farmi un favore».

«Certo» rispose subito «dimmi tutto».

«Prova a chiedere agli abitanti del posto se hanno visto Rocco Petri ed eventualmente dove possiamo trovarlo» le spiegai.

«Agli ordini!» esclamò contenta mentre stava per avviarsi.

«Kira» la richiamai.

«Sì?» mi guardò in attesa.

«Portati Ralts» risposi lanciandole la sfera poké «Non voglio che tu vada in giro da sola, ci sono tipi loschi in giro ultimamente».

«Geloso?» rise facendomi l’occhiolino divertita.

Alzai gli occhi al cielo e subito mi diressi verso la Palestra. Era l’edificio più grande della zona ed era decisamente inconfondibile.

«Buongiorno» esclamò il ragazzo all’entrata «posso aiutarti?»

«Sì, ecco… volevo sapere quando era possibile sostenere la sfida in questa Palestra» risposi conciso «Siamo in due».

«Due nuovi sfidanti» disse elettrizzato «Rudi sarà contento. Allora… non abbiamo orari prestabiliti in quanto Bluruvia non è facilmente raggiungibile, perciò non c’è un gran via vai di gente» mi spiegò loquace mentre cercava tra i suoi appunti «Il Capopalestra è sempre presente, devo solo trovare tre ragazzi per farvi fare le selezioni quindi direi che se venite qui dopo pranzo possiamo iniziare».

«Fantastico» risposi sorpreso «Pensavo avremmo dovuto aspettare fino a domani».

«Certo che no!» mi sorrise «Non succede mai molto da queste parti, perciò siamo contenti quando ci sono nuovi sfidanti».

Il ragazzo mi lasciò il suo numero ed io feci altrettanto, così se ci fossero stati dei problemi mi avrebbe subito contattato.

Uscii dalla Palestra e cercai con lo sguardo la mia compagna di viaggio e dopo cinque minuti decisi di usare il PokéNav per chiamarla.

«Kira, dove sei?» chiesi appena il suo volto comparve sullo schermo.

«Come funziona sto coso?» balbettò capovolgendo l’immagine e facendomi ridere.

«Dove sei?» ripetei ridacchiando.

«Non prendermi in giro» sbuffò mentre l’immagine continuava a muoversi e tremare «sono a nord della spiaggia».

«Arrivo, non ti muovere».

«Dove vuoi che vada…» bofonchiò cercando di spegnere la conversazione.

Poco dopo ero già da lei e la trovai, come al suo solito, con i piedi immersi nell’acqua.

«Sei un Magikarp, non una ragazza» la presi in giro.

«Sì confermò divertita, ma divento un Gyarados se mi fai arrabbiare».

La guardai impassibile per qualche secondo per poi iniziai a ridere coinvolgendo anche lei. Le chiesi se avesse saputo dove si trovava Rocco e mi disse che più di una persona le aveva assicurato che si trovava nella Grotta Pietrosa a nord est dal villaggio. Seguimmo quindi la spiaggia fino ad arrivare all’imbocco della grotta e nel frattempo sfidammo alcuni allenatori come riscaldamento. Nel frattempo istruii Kira sulle strategie da adottare per la Palestra, anche se fu estremamente semplice: Ralts e mosse di tipo psico. Non c’era altro da dirle.

Io avrei senz’altro dovuto impegnarmi di più, ma ero comunque abbastanza tranquillo.

«Stammi vicina e stai attenta a dove metti i piedi» dissi alla ragazza mentre entravamo nella grotta.

Kira rise e poi si avvinghiò al mio braccio appoggiandovi la testa, sorrise vedendo la mia espressione perplessa e si giustificò con il visino più angelico che le riuscì sul momento.

«Vuoi che ti porti in braccio?» scherzai.

«No dai… non pretendo tanto» mi rispose radiosa.

Camminammo all'interno della grotta costeggiando le pareti e lottando con i Pokémon selvatici che ci sfidavano lungo il cammino. Io quando potevo facevo allenare Combusken con mosse di tipo volante, mentre lei si dilettava con le mosse psico di Ralts.

Quando arrivammo alla fine del cunicolo c'erano due possibili strade, di cui una parecchio buia che scendeva lungo delle scale in un piano inferiore.

«Da che parte andiamo?» chiese la ragazza dubbiosa.

«Non saprei» ammisi provando ad avvicinarmi alla scala per capire se qualcuno l'avesse usata da poco.

Appena allungai la mano verso il piano sottostante un cicalino proveniente dal PokéNav ci fece prendere un mezzo infarto. Non mi aspettavo che all'interno della montagna prendesse. Quando però guardai lo schermo notai che l'allarme segnalava una Megapietra nelle vicinanze.

Stavo per scendere a dare un'occhiata, ma una voce alle nostre spalle ci fece prendere l'ennesimo spavento.

«Voi chi siete?» domandò.

Mi voltai e feci per presentarmi, quando riconobbi subito il volto del Campione di Hoenn.

«Rocco» esclamai sorpreso «Piacere, sono Niall. Ci ha mandati tuo padre».

L'uomo mi porse la mano «Piacere mio… e lei signorina?»

«Kira, piacere» disse risoluta la ragazza non lasciandosi andare ad inutili convenevoli.

«Ecco per te» continuai una volta estratta la lettera dallo zaino.

«Grazie ragazzo» affermò prendendo la busta «Ho la sensazione di averti già visto da qualche parte» esclamò poi titubante.

«Niall Parker... o Parktrer se può aiutare la memoria» risposi sorpreso che anche lui mi avesse subito ricordato -più o meno-.

«Ma certo!» esclamò annuendo «Il famoso campione dei tre. Sei venuto a soffiarmi il titolo?»

«Non ora, ma ci proverò sì» sorrisi divertito «per ora devo guadagnarmi le medaglie di Hoenn».

«Devi essere una persona di fiducia se mio padre ti ha affidato questo incarico» rispose pensieroso.

Assieme alla mia amica gli spiegammo che cos'era successo con il Team Idro e mi disse subito che avrebbe fatto quanto in suo potere per contrastarli. Mi ringraziò per la consegna che stavo per fare a Porto Selcepoli e prima di andarmene gli raccontai del rilevamento della Megapietra al piano inferiore. Spiegai che non avevo con me alcun Pokémon al momento in grado di illuminarmi la strada e lui si propose volentieri per recuperarla a nome della Devon SpA.

«Voglio ringraziarti per questa» esclamò infine indicando la busta «Tieni, è una pietrastante. Spero potrà tornarti utile in qualche modo».

Lo ringraziai ed infine ci avviammo nuovamente verso l’uscita cercando di ripercorrere la strada precedente.

Ad un tratto vedemmo un gruppetto di Pokémon intento a combattere, ma da subito ci rendemmo conto che lo scontro in atto fosse una lotta impari.

«Combusken, caccia quei Makuhita» ordinai velocemente in difesa di una Aron ormai quasi priva di forze.

«Ralts, psicoshock» corse subito in aiuto Kira.

In meno di un minuto avevamo sconfitto gli avversari ed eravamo pronti a prestare soccorso al Pokémon ferito.

«Tieni duro piccola» sussurrai mentre prendevo dallo zaino un rivitalizzante.

Glielo somministrai interamente, ma ci mise qualche minuto a fare effetto e comunque era ancora troppo debole per lasciarla dov’era. Chiesi alla mia compagna di viaggio di farmi da interprete per cercare di capire qualcosa di più. Era difficile vedere attacchi di questo tipo.

«Niall…» bisbigliò incerta dopo qualche secondo «è cieca».

«Accidenti» esclamai dispiaciuto «portiamola subito al Centro Medico».

Detto questo estrassi una pokéball e la catturai per facilitare l’operazione di trasporto e di cura una volta arrivati al villaggio. Corremmo velocemente fuori dalla grotta e poi ci precipitammo il più in fretta possibile verso il Pokémon Center.

Appena arrivati l’infermiera Joy del posto prese subito in consegna Aron e provvide a rimetterla in sesto al più presto. Dopo un quarto d’ora buono tornò da noi dicendoci che era tutto a posto e che presto Aron si sarebbe sentita meglio.

«È un sollievo» risposi ringraziandola.

«Avete fatto benissimo a portarla qui, da oggi ce ne prenderemo cura noi».

«No, no» la interruppi «la rivoglio con me».

«Purtroppo per motivi che non conosciamo ancora questo Pokémon è cieco» mi informò l’infermiera.

«Lo so già» risposi «non è un giocattolo rotto che si può decidere di abbandonare. È un essere vivente ed io voglio assicurarmi che stia bene».

«Qui avrà le migliori cure…» cercò di farmi ragionare.

«Una volta guarita la prenderò con me, ho esperienza in questo campo… so come fare».

La donna non si azzardò a ribattere e presi tutti gli altri compagni di squadra gli fece un breve check-up prima dello scontro con la Palestra.

Nel frattempo ci recammo nell’unico bar della zona per poter mangiare qualcosa e vi trovammo il signor Marino, perciò ci unimmo a lui durante il pranzo.

Ci chiese se eravamo riusciti nella nostra missione di consegna e come avremmo fatto con la Palestra. Quando gli spiegai che prima di sera avremmo già concluso i nostri impegni sull’isola insistette per partire quella stessa sera. Kira gli chiese se non fosse pericoloso navigare di notte e lui rispose che visto il giorno di navigazione che ci attendeva sarebbe stato meglio partire il prima possibile.

Concordai con lui e sperai che fosse davvero bravo come diceva. Io avrei passato di certo una notte in bianco.

Essendo una cittadina di mare il pesce fresco che ci servirono fu davvero squisito e anche la ragazza gradì il tutto, mentre aspettavamo il caffè mi prese la mano sopra il tavolo iniziando a giocherellarci.

«Cosa vuoi chiedermi?» domandai capendo che il suo era solo un tentativo di prendere tempo.

Mi sorrise colpevole e poi prese un respiro profondo «Prima hai detto di avere esperienza con i Pokémon come Aron… come… come mai?»

«Mia madre aveva trovato una Ninetales ferita poco distante da casa sua, quando più o meno aveva sedici anni» iniziai a raccontare «all’iniziò fece molta fatica ad avvicinarla, in quanto aveva una zampa incastrata in una tagliola da caccia probabilmente messa da dei bracconieri di Pokémon, ma non escluderei nemmeno il Team Rocket, erano già molto conosciuti anche a quei tempi per le loro malefatte. Dopo averle portato cibo e acqua per rifocillarsi riuscì finalmente a liberarla e da quel momento le fu sempre fedele. Era molto forte: probabilmente era stata liberata da qualche allenatore e l’unico motivo per cui era caduta in trappola era la sua cecità. Mia madre la curò al meglio delle sue possibilità e infine capì che nonostante questo handicap il Pokémon si era adattato ad una vita normalissima sfruttando tutti gli altri sensi rimasti» sorrisi a ricordare quella volpe gigante «Una volta quando ero molto piccolo mi persi in un bosco all’intero della proprietà dei miei nonni. Ero spaventato, stanco, avevo fame e sete, così appena trovai un laghetto mi precipitai a bere dalla cascatella più bassa. All’improvviso ci caddi dentro e non sapendo nuotare pensai davvero che sarei morto. Fortunatamente le mie urla arrivarono fino alle orecchie di Ninetales che subito corse a salvarsi gettandosi in acqua e portandomi a riva. Se non avesse avuto un udito così sviluppato non credo saremmo qui a parlare oggi».

«Ora capisco tante cose» si limitò a dire Kira comprensiva.

«Non dico che sarà facile, ma sono sicuro di poter aiutare quella piccola Aron» conclusi tranquillo.

La ragazza rafforzò la presa sulla mia mano iniziando a disegnare dei piccoli cerchi concentrici sul dorso, quando il mio PokéNav iniziò a suonare.

«Christian» dissi alla ragazza mentre a malincuore mi sottraevo a quel suo tocco così delicato.

«Buongiorno» esclamai accettando la chiamata.

«Buongiorno a te!» rispose allegro «Siamo appena stati contattati da Rocco, dice che sta tornando alla Devon con una Steleexite. Mi ha riferito che gli hai indicato dove cercare».

«Più o meno» risposi «Per ora il software sembra affidabile, anche se le onde erano piuttosto schermate dalle pareti rocciose».

«Fantastico! Grazie dell’informazione e del tuo aiuto… ancora».

«Di niente… posso chiederti un favore?» domandai dopo aver riflettuto qualche secondo.

«Naturalmente» rispose aspettando che continuassi.

Mi alzai e uscii dal locale per non disturbare gli altri clienti e per fare una sorpresa alla ragazza, qual ora la mia richiesta fosse stata fattibile.

«Avete delle trasmittenti auricolari? Qualcosa di discreto e difficilmente intercettabile?» chiesi.

«Ho qualcosa di simile ma sono…»

«Prototipi» ridacchiai vedendolo poi annuire.

«Ne parlo con il Direttore e nei prossimi giorni ti faccio sapere» disse tranquillo.

Lo ringrazia nuovamente e rientrai fermandomi a pagare il conto. Salutammo Marino dandogli appuntamento a più tardi mentre io e la ragazza tornammo al Centro Medico a ritirare i nostri amici. L’infermiera Joy ci chiese di passare più tardi per riprendere Aron e ci informò che in qualunque caso aveva bisogno di molto riposo nei giorni seguenti.

La ringraziai e infine varcammo la soglia della Palestra pronti per vincere la nostra seconda medaglia.

«Benarrivati» esclamò il ragazzo della mattina.

Firmammo alcuni fogli e subito iniziammo gli incontri per le selezioni.

«Vado prima io, così puoi vedere i Pokémon che useranno» sussurrai a Kira prima di farmi avanti contro una Combat Girl.

Il suo unico compagno di squadra era un Meditite e mentalmente pensai a quali tipi fosse più debole. Per mia fortuna Combusken aveva già raggiunto un buon livello, perciò con un paio di mosse di tipo volante sconfisse l’avversaria.

La mia seconda sfida fu contro un cintura nera che utilizzò un Machop, decisi di riprovare con la stessa strategia di attacco e non ebbi alcun problema.

«Forza Tessa» esclamò il Capopalestra dalla sua postazione alla Combat Girl che si preparava a sfidarmi per l’ultima selezione. Aveva dalla sua parte due Pokémon, gli stessi dei due sfidanti precedenti, ma non ci fu storia. Lo starter di fuoco era davvero un ottimo compagno.

Uscii dal ring e Kira mi batté il cinque «Fantastico!»

«Grazie» risposi compiaciuto «Meditite è di tipo lotta e psico… che mosse devi usare?» chiesi per capire se le nozioni che le avevo dato fino ad ora le erano entrate in testa.

«Vediamo…» pensò qualche secondo «Folletto!».

«Bravissima, per il resto puoi usare anche mosse psico» sorrisi «Divertiti».

La vidi entrare nel ring piuttosto carica e appena la sua sfidante fece uscire il suo Pokémon lei fece altrettanto.

«Forza Ralts!» lo spronò la ragazza.

Anche per lei fu tutto piuttosto semplice e in attimo arrivò al terzo incontro.

«Individua» ordinò Tessa al suo Meditite.

«Doppioteam» ribatté la mia amica. Il suo “fratellino” iniziò a sdoppiare la sua figura circondando completamente l’avversario e muovendosi continuamente.

«Pazienza» continuò la usa avversaria facendo concentrare il suo Pokémon.

«Incantavoce» esclamò Kira.

Perfetto, ottima mossa. Vidi lo sfidante incassare il colpo, ma si poteva notare benissimo quanto fosse provato.

«Di nuovo!» lo esortò la mia compagna di viaggio e in pochi secondi Meditite crollò a terra esausto.

Senza perdere tempo la Combat Girl fece uscire Machop dalla sfera.

«Psicoshock» disse prontamente la giovane non perdendo tempo.

«Machop evitalo» cercò di ordinare la combattente.

Ralts si concentrò e appena materializzato il raggio trafisse il Pokémon non lasciandogli scampo.

«Complimenti» esclamò Rudi «avete entrambi ottenuto il diritto di sfidarmi».

Feci per dare cambio alla ragazza quando il Capopalestra mi fermò.

«Prima le signore» mi sorrise furbo lasciando uscire il suo Machop dalla sfera «Non ti fidi della tua protetta, Parker?»

«No, al contrario… Ho solo paura che ti stancherà troppo, così da facilitarmi il lavoro».

«Ralts sei pronto?» chiese la ragazza mentre mi sorrideva contenta per la mia risposta.

«Rà» esclamò l’altro sicuro.

«Psicoshock!»

Il Machop di Rudi si scansò all’ultimo momento facendo fallire l’attacco, era decisamente più forte di quello precedente.

«Doppioteam» esclamò la ragazza sempre più decisa.

Il Pokémon psico corse verso destra e poi iniziò ad aumentare la sua elusione.

«Movimento Sismico» ordinò il Capopalestra.

«Non farti prendere! Prova con un altro Psicoshock».

Il piccolino si spostò velocemente dalla presa del Machop e appena gli fu alle spalle lo colpì con un raggio devastante. Il nemico crollò a terra esausto e Rudi si vide costretto ad usare il suo prossimo Pokémon.

«Makuhita, sberletese!».

Il piccolo lottatore di sumo avanzò deciso verso Ralts colpendolo con una serie di sberle che lo fecero barcollare all’indietro.

«Psicoshock, ora!» lo spronò la ragazza.

Il Pokémon psico non se lo fece ripetere e piantati per bene i piedi a terra colpì l’avversario con tutta la forza di cui disponeva. Questo non bastò per sconfiggerlo e Kira si vide costretta a tergiversare qualche secondo per non affaticare troppo il suo compagno di squadra.

«Doppioteam, resisti».

«Turbosabbia» fu la risposta dell’avversario.

«Schivalo e usa psicoshock» ordinò la giovane.

«Sberletese!!!».

Ci fu un forte scoppio provocato dallo scontro delle due mosse. Senza rendermene conto ero già di fronte a Kira e dando la schiena al campo di battaglia la stavo difendendo da quello che in realtà era un riflesso condizionato ai sogni che avevo iniziato a fare.

«Niall, che succede?» chiese la ragazza preoccupata tastandomi la fronte.

Mi guardai intorno smarrito riconoscendo subito la Palestra fortunatamente, quando mi voltai verso il ring trovai Makuhita steso a terra e Ralts che seppure vittorioso era davvero molto stanco.

«Hai vinto» sorrisi abbracciandola per cercare di giustificare la mia presenza lì.

«Complimenti l’hai istruita bene» affermò Rudi facendo rientrare il suo Pokémon per curarlo.

«Ha fatto tutto da sola» affermai cercando di distrarmi «è un talento naturale».

«Bene ragazzo ora tocca a te, sei pronto?» chiese guardandomi in modo strano.

«Sì, certo» annuii.

«Niall, sei bianco come un lenzuolo» mi sussurrò Kira «Sicuro di star bene?»

«Tu stai bene?» chiesi in risposta.

«Sì…» esclamò confusa.

«Bene, allora aspettami un attimo» dissi prendendo un profondo respiro per riappropriami del pieno controllo delle mie facoltà mentali «vinco e partiamo».

«Non ci andrò leggero con te» sentii dire a Rudi alle mie spalle.

«Nemmeno io» affermai voltandomi con un sorriso sfrontato stampato in faccia.

Quando dieci minuti più tardi uscimmo entrambi trionfanti dalla Palestra, stavo decisamente meglio. Kira era rimasta davvero colpita dalla velocità con cui avevo sconfitto il Capopalestra, ma del resto i combattimenti erano la mia vita e non c’era niente di meglio per farmi abbandonare per un po’ tutti i miei pensieri.

Tornai a prendere Aron e subito dopo ci imbarcammo diretti a Porto Selcepoli.

Quella notte per me, sarebbe stata decisamente la sfida più dura da affrontare.



Angolino dell'autrice

Ciao a tutti ^_^
Grazie di nuovo per essere passati :)

Secondo voi Niall riuscirà a mantenere la calma per un intero giorno in mare?

Vi ricordo come sempre che potete trovarmi su
Facebook oppure su Ask

In questo capitolo ho inserito una parte del testo:
"L'emozione non ha voce" di Adriano Celentano - Io non so parlar d'amore - 1999

Spero a presto ^^
Un bacione, Rain

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Capitolo 6
*** Chapter VI ***


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A trip through the truth

Chapter VI


 

Le onde continuavano a muovere la barca in maniera ritmata ed io ad ogni oscillazione mi sentivo sempre peggio.
Dopo aver dato di stomaco per la quarta o quinta volta Kira mi fece stendere da Ralts con un Ipnosi e mai avrei pensato avrebbe funzionato così bene.
Quando mi svegliai ero completamente stordito, mi sentivo strafatto e non riuscivo a reggermi in piedi per il continuo ondeggiare di quella stramaledetta barcaccia.
Questo riposo forzato non aveva giovato al mio umore, ma anzi mi sentivo ancora più nervoso e irrequieto del solito. Unica nota positiva era l’assenza di sogni, o meglio, di incubi.
«Buongiorno bell’addormentato» chiosò Kira entrando nella cuccetta in cui mi avevano relegato.
«Giorno…» biascicai tra lo scazzato e l’assonnato.
«Qualcosa mi dice che non hai apprezzato la mia soluzione» disse sorridendo colpevole.
«Lo avrei fatto» dissi prendendo fiato «Lo avrei fatto se non mi avessi preso di sorpresa».
«Oh, avanti Niall» disse porgendomi un piatto con sopra alcuni tramezzini «L’ho fatto per il tuo bene».
Scrollai la testa allontanandolo con una mano «Preferisco essere informato, prima» affermai «comunque grazie… credo sia servito».
«Certo che è servito» rispose raggiante «Hai dormito per quasi un giorno intero… il Signor Marino dice che se non ci sono complicazioni saremo a Porto Selcepoli prima delle dieci di domani mattina».
«Un giorno?» chiesi incredulo.
«Già…» rispose la ragazza sorridendo «mangia qualcosa» disse riproponendomi il pane bianco imbottito.
«Meglio di no, rischio di dare di stomaco un’altra volta» declinai gentilmente.
«Come vuoi» rispose addentandone uno per poi uscire sul ponte e raggiungere l’anziano al timone.
Provai ad alzarmi in piedi, ed e per prima cosa andai in bagno. Ne avevo urgente bisogno.
Una volta lavate le mani mi sciacquai il viso e lo trovai leggermente più spigoloso del solito. Tutta quest’acqua non aveva un bell’effetto sul mio fisico.
Nonostante questo mi imposi di uscire e cercare di respirare un po’ d’aria fresca.
Kira mi raggiunse subito per vedere che non stessi di nuovo male, dopodiché si appoggiò alla mia spalla e contemplò il tramonto che stava illuminando l’orizzonte liquido di tonalità calde.
«Pensavo di aver combinato un guaio» sospirò «iniziavo a credere che non ti saresti più svegliato».
«Non credo tu possa liberarti così facilmente di me» risposi accarezzandole distrattamente il fianco.
«L’importante è che tu stia un po’ meglio» esclamò contenta «Ho badato io ai Pokémon in tua assenza».
«Che ti pago a fare altrimenti?» celiai ricevendo un pizzicotto in risposta.
«Mudkip e Dratini si sono allenati percorrendo un tratto a nuoto» mi spiegò poi pensando a cosa era accaduto mentre dormivo «Combusken e Ralts invece hanno preferito sfidarsi sul ponte e meditare. Credo che l’uovo si sia mosso, ma non potrei giurarlo, forse era colpa di un’onda» proseguì pensierosa «Aron si sta riprendendo lentamente, ma come te è destabilizzata dall’oscillazione dell’imbarcazione, perciò l’ho fatta uscire lo stretto necessario».
«Sei stata bravissima grazie» affermai sincero prima di aggrapparmi alla ringhiera per un’onda un po’ più forte.«Ti conviene sdraiarti a poppa» disse prontamente Kira «ho sentito dire che aiuti contro la nausea».
Restai lì per una mezz’oretta facendo respiri profondi e cercando di scacciare la nausea, infine sentii la ragazza alzarsi così aprii gli occhi per vedere dove stesse andando.
«Sono un po’ stanca» esclamò «Ti spiace se vado in cuccetta a dormire».
«Nessun problema» risposi alzandomi a mia volta per dirigermi dal Signor Marino.
Parlai un po’ con l’anziano ma non ci volle molto per farmi stare nuovamente male. Decisi di andare nella stanzetta in legno con la mia amica, la sola vista dell’acqua mi metteva ancora un tremendo disagio.
Mi sedetti sulla poltroncina accanto al letto ed osservai la figura di Kira dormiente illuminata soltanto da una lampada ad olio vicino alle ante chiuse di un piccolo oblò.
Sembrava così… fragile e delicata. E sì, lo era in parte, ma perlopiù aveva un carattere battagliero, le piacevano le sfide e avevo scoperto con piacere un certo potenziale nel suo modo di combattere. D’altra parte aveva un animo profondo, la sorprendevo spesso osservare il mondo con un’attenzione che pochi avrebbero avuto.
Per non parlare della sua abilità di poter comunicare con i Pokémon. Allenare i miei giovani amici sembrava essere una passeggiata rispetto al primo viaggio, inoltre Dratini era decisamente cresciuto. Già, il merito anche in questo caso era della ragazza che dialogando con lui l’aveva rassicurato su un sacco delle sue paure ed incertezze, aiutandomi così a prepararlo al meglio.
Mi resi conto che mi stavo facendo coinvolgere troppo dalla situazione e benché non ci fosse niente di male, continuavo a reputare il sentimento d’affetto che nutrivo per Kira fin troppo precoce.
Decisi quindi di uscire nuovamente sul ponte e cercando di nuovo la poppa, mi sedetti trovando un posto confortevole che mi permise di appoggiare anche la schiena.
Incrociai le gambe ma feci in modo di lasciare uno spazio al centro, poi con molta calma feci uscire Aron dalla sua sfera.
Iniziai ad accarezzarla leggermente ed ebbi la conferma che come me, non si sentisse molto a suo agio per via del rollio della nave. La rassicurai continuando a lasciarle delle carezze sul capo e le raccontai delle mie esperienze passate con Ninetles. Volevo farle capire che sebbene fosse cieca aveva ancora un’intera vita davanti e che sarebbe bastato potenziare i sensi che le restavano per farla lottare al pari con gli altri.
«Le cose vanno sempre considerate per il loro lato positivo» le avevo spiegato «la tua cecità ti rende immune a determinati attacchi che potrebbero abbassarti le statistiche. Allo stesso modo sarai avvantaggiata una volta sviluppato l’udito o il tatto. Non importa da dove venga l’attacco, lo percepirai sempre un attimo prima» dissi convinto «Il tuo punto forte è sicuramente la difesa. Ti ho vista incassare colpi per i quali altri, si sarebbero gettati a terra dal dolore. Sono sicuro che se userai questa cosa durante le sfide riusciremo ad arrivare molto lontano insieme».
Il Pokémon acciaio si accoccolò contento e si lasciò accarezzare per il restante tempo. Senza Kira non ebbi una traduzione letterale della sua risposta, ma mi sembrò decisamente positiva. Del resto non ero nuovo nel mestiere e negli anni avevo sicuramente accumulato parecchia esperienza.
Inutile dire che non avevo sonno, ma allo stesso tempo l’idea di un’intera notte in mare non mi faceva saltare di gioia.
Tornai dal Signor Marino e gli chiesi se aveva bisogno di una mano.
«Grazie ragazzo, devo gettare l’ancora. Ormai la visibilità è molto ridotta e non è sicuro navigare in queste acque senza una visione chiara degli scogli che ci sono qui attorno» mi disse conducendomi verso l’enorme pezzo di ferro.
Lo aiutai a calarla in mare e nel frattempo gli chiesi che cosa avessero fatto mentre stavo k.o. nella cabina.
«Niente di particolare» rispose sorridendo «Ho raccontato a Kira altre storie di quando ero in marina, è incredibile quanta allegria riesca a metterti quella ragazzina».
«Oh, sì. È fantastica» dissi sovrappensiero.Lo sentii ridere debolmente, ma cercò di mascherare il tutto con un colpetto di tosse.
«Le ho insegnato a pescare» aggiunse poi «è molto portata, i Pokémon d’acqua abboccano con particolare facilità al suo amo».
«Davvero?» domandai incuriosito.
«Sì» annuì con il capo «è un’allenatrice davvero promettente. Sei fortunato ragazzo. Da quanto state insieme?» chiese facendomi probabilmente diventare rosso in viso.
«No… no… noi non stiamo assieme» dissi sbrigativo.
L’uomo mi guardò alzando un sopracciglio e poi borbottò qualcosa tra sé e sé «Beh, non aspetterei troppo a dichiararmi fossi in te. Potrebbe incontrare qualcun altro».
«Sembra la storia della mia vita» sbuffai lasciando definitivamente la catena a cui era legata l’ancora.
«Sono un uomo anziano» iniziò a dire con un tono di voce che lasciava capire che ne aveva passate tante «capisco che non sia facile, ma è evidente che vi stiate gironzolando attorno annusandovi come Poochyena selvatici. Cosa vi trattiene?»
«Perlopiù il tempo» risposi meditabondo «Non che ce ne manchi» chiarii «ma ci conosciamo da poco più di una settimana ed ho passato l’ultimo giorno a dormire praticamente…» sospirai pesantemente «sarebbe… prematuro. Non voglio che sia un fuoco di paglia, se quello che sento dovesse essere reale e non solo un infatuazione, allora mi dichiarerò molto volentieri. Non voglio rischiare di fare tutto troppo in fretta e ritrovarmi di nuovo da solo».
«Se le cose stanno così, fai decisamente bene» sorrise il Signor Marino.
Risposi al suo sorriso, chinai leggermente il capo ed infine gli augurai la buona notte, ma prima che potessi andarmene mi fermò.
«Quasi dimenticavo» si affrettò a dire «ho promesso a Kira che l’avrei portata a pescare in un punto segreto nella baia di Porto Selcepoli, ad est verso le correnti oceaniche che arrivano da Orocea. Si trovano Pokémon difficili da incontrare in altri luoghi e vista la sua bravura con la canna da pesca credo che potrebbe catturare un ottimo amico con cui condividere il suo viaggio, spero non ti dispiaccia».
«Per me va bene, ti chiedo solo di lasciarmi scendere al porto sulla spiaggia. Ho delle commissioni da portare a termine da parte del Signor Petri e vorrei fare il prima possibile. Mi faccia chiamare dalla ragazza al rientro e vi farò trovare un ottimo pranzo… o cena se starete via per più tempo».
Poco dopo rientrai nella cabina e trovai Kira profondamente addormentata, così mi sdraiai sulla seconda brandina e provai a rilassarmi.
Ammetto che ero piuttosto fiero di me stesso. Nelle ultime ore, nonostante la nausea e il disagio generale, ero riuscito a mantenere la calma e controllarmi anche senza le costanti rassicurazioni della mia amica.
Passai qualche ora a pensare e ripensare a cos’era successo negli ultimi anni e a quante cose avessi fatto nonostante non le avessi ancora volute tutte ammettere a me stesso. Quello che però non mi sarei mai aspettato, era di addormentarmi nuovamente su quella barca.

«Sarah, pensaci tu» la voce di mio padre riecheggiava nella mia testa.
«No! Resto con te» fu la risposta ferma e decisa di mia madre.

Non riconobbi il luogo in cui si trovavano e tutto sembrava piuttosto sfocato. Mi sentivo intontito e non riuscivo a capire che cosa stesse succedendo.
«È rischioso» continuò mio padre con un tono che non ammetteva repliche «Non voglio che ti accada qualcosa ed ho bisogno di sapere che queste informazioni restino al sicuro».
«È un suicidio quello che vuoi fare» esclamò mia madre visibilmente alterata «Ascoltami per una buona volta, lasciamo tutto! Siamo finiti in una situazione più grande di noi».
«Loro contano sul nostro aiuto, non possiamo deluderli» esclamò imperturbabile «Vai prima che sia troppo tardi».
«Io non…» fu la flebile replica.
«Sarah» tuonò mio padre per mettere un freno alle parole della donna. Una volta avuta la sua totale attenzione i tratti sul volto si ammorbidirono ed infine le prese il volto fra le mani e le lasciò un lungo bacio sulle labbra «Se le cose dovessero andare male ricordati che non potrai tornare da nostro figlio… è per il suo bene».
«È troppo piccolo per restare orfano Edward… Niall ha ancora bisogno di noi» rispose mia madre socchiudendo gli occhi.
«Hai ragione» acconsentì mio padre «Proprio per questo devi portare le informazioni alla base, altrimenti lui…».
Mia madre annuì senza replicare «Andiamo Gardevoir» furono le ultime parole che le sentii pronunciare prima di svegliarmi di soprassalto.


«Un altro incubo?» chiese Kira prima di mettersi a sedere, visibilmente preoccupata ma al tempo stesso ancora mezza addormentata «Sei bianco come un lenzuolo» aggiunse poi avvicinandosi con la lampada.
«Non sono incubi» farfugliai mettendomi le mani nei capelli.
«Niall che succede?» domandò definitivamente sveglia e chinata su di me.
Le sue mani provavano a calmarmi, ma ero troppo stordito da tutti i pensieri che stavo facendo in quel momento per poterle rispondere.
«Niall mi sto preoccupando» aggiunse nuovamente prendendomi il viso tra le mani «parlami, ti prego».
«Gli incubi in cui vedevo la morte dei miei… non sono incubi» provai ad articolare.
«Che diavolo stai dicendo?» chiese confusa.
«Non sono incubi» ripetei nuovamente «sono ricordi… ricordi di Gardevoir» conclusi con un filo di voce.
La ragazza sgranò gli occhi allontanandosi leggermente da me.
«Quello che dici è assurdo» replicò non troppo convinta.
«No…» provai a spiegarle «Nel sogno di questa notte, ho sentito mia madre chiamarla. Le diceva di andare con lei. Gardevoir conosceva i miei genitori… mia madre era la sua allenatrice credo».
Calò il silenzio…
Entrambi stavamo pensando e ripensando alle cose che implicavano questa scoperta.
«Devo parlare con lei» dissi senza troppi giri di parole e vidi Kira annuire con la testa.
«Che si fa? Torniamo indietro?» chiese.
«No… questo no, ma appena abbiamo la possibilità andremo a farle visita» pensai alla conformazione di Hoenn, ma non riuscivo a focalizzare esattamente quale fosse la strada migliore da prendere. Poi mi venne in mente che tra le opzioni del mio nuovo PokéGear c’era una mappa del Paese.
«Ci sarebbe una strada a nord-ovest di Porto Selcepoli» affermai «ma bisogna attraversare una specie di lago e non sono sicuro ci riusciremo».
«Alternative?» chiese Kira pensierosa.
«Da Ciclamipoli a Mentania e se hanno riaperto il Tunnel Menferro arriviamo a Ferrugipoli, da lì si scende e si torna a Petalipoli e poi finalmente da Gardevoir» spiegai cercando di essere chiaro.
«Lunghetta la strada» esclamò un po’ sconcertata.
«Beh, in qualche maniera a Mentania ci arriveremo comunque, poi da lì sarà un giorno di cammino se ci mettiamo di buona lena» dissi abbastanza convinto «in due massimo tre giorni saremmo di nuovo in viaggio».
La ragazza annuì senza chiedere altro, poi si sistemò nuovamente nel suo letto e si perse nei suoi pensieri. Anch’io del resto avevo molto su cui riflettere. Le ultime scoperte erano di certo destabilizzanti.
Quello che non riuscivo sinceramente a capire è che cosa c’entrassero mia madre e Gardevoir con Kira. Non era da escludere che il Pokémon psico l’avesse “adottata” una volta arrivata a Hoenn, perciò forse non c’era proprio niente a collegarle. Pensai però al fatto che nel branco della ragazza ci fossero anche specie provenienti da Johto e Kanto, questo poteva stare a significare che erano arrivati lì in un modo ancora tutto da accertare. Del resto non sapevo se i miei sogni erano effettivamente ricordi di Gardevoir e mi chiedevo se i miei durante quell’ultima discussione si trovassero a Hoenn, ma per quanto ne sapevo, non avevano mai viaggiato così lontano. Perciò forse era la “madre” della ragazza ad essere fuori posto, ma come faceva mamma ad avere un Pokémon del genere?
Un leggero mal di testa iniziò ad aggiungersi alla nausea del mal di mare, perciò cercai di pensare ad altro.
Il percorso che volevo scegliere era il più lungo, ma ritenevo che un po’ di allenamento extra ci avrebbe solo giovato. Inoltre potevamo passare nuovamente alla Devon SpA e anche incontrare Christian non mi dispiaceva affatto. Senza dimenticare che c’era la Palestra di Norman a Petalipoli, perciò non lo vedevo un viaggio così particolarmente sprecato.
Chiusi gli occhi e tentai di dormire, ma vidi le poche ore che mi separavano dal mattino scorrere lentamente secondo dopo secondo.
Poco prima dell’alba il Signor Marino bussò alla porta con cautela prima di entrare.
«È successo qualcosa?» domandai preoccupato.
«No, no» ci tenne subito a rassicurarmi «ma ho pensato che poteva farvi piacere vedere sorgere il sole. Insomma visto dal mare è tutta un’altra cosa».
Svegliai Kira con cautela, la quale sembrò contenta della proposta e infilatasi frettolosamente una mia felpa -questo vizio proprio non le sarebbe andato via tanto presto- si accoccolò contro la mia spalla mentre io ero aggrappato saldamente alla balaustra della barca.
Il marinaio aveva ragione. Lo spettacolo fu così bello che per un attimo dimenticai tutto e riuscii persino ad allentare la presa su quella che consideravo la mia unica salvezza.
Era stato un tripudio di colori, una nascita di forme, una gioia per gli occhi.
Poco dopo l’ex marinaio mi chiese una mano per ritirare l’ancora e in pochissimo tempo eravamo di nuovo sulla rotta che ci avrebbe portato al porto della città.

Salutai i due e fu con estrema gioia che rimisi i piedi a terra.  Era bastato davvero poco per farmi riacquistare un po’ di colore in viso.
«Sei sicuro di voler andare da solo?» chiese Kira titubante.«L’acqua è il tuo elemento, non il mio» le feci notare «sono davvero contento dell’occasione che ti da il Signor Marino. Vedi di sfruttarla al meglio. Voglio vederti con un nuovo compagno di squadra al tuo ritorno».
«Ok» rispose ancora un po’ titubante «ma tu che farai?»
«Un giretto in zona, prenoterò in qualche pensione e cercherò il Capitano Remo per consegnargli il pacco della Devon» elencai «Inoltre ho bisogno di stare un po’ da solo».
«Capisco» annuì muovendo il capo «allora ci vediamo più tardi».
Restai ad osservare l’imbarcazione allontanarsi verso nord-est ed io iniziai a percorrere la spiaggia combattendo contro alcuni bagnanti. Avevo la necessità di staccare per un po’ il cervello e sapevo che niente mi avrebbe fatto stare meglio.
Girovagai tra gli ombrelloni fino all’ora di pranzo e decisi di entrare in quella che dall’insegna veniva chiamata “Casa sul Mare”. Era un locale piuttosto piccolo, ma la frescura al suo interno fu una carezza piacevole sulla mia pelle accaldata. Ordinai un insalata con tonno e feci due chiacchiere con l’uomo dietro al bancone.
«Che cosa offrite in città?» domandai iniziando a condire il mio pranzo.
«Porto Selcepoli è famosa per l’Arena delle virtù, lo Scalo, il Pokémon Fan Club, il Museo Oceanografico, il Cantiere navale e anche il Mercato. Lì puoi trovare un po’ di tutto… dall’antiquariato agli strumenti più moderni. E non dimentichiamoci di questo splendido ristorante» continuò ironico.
«Il cibo è ottimo» sorrisi mettendo un altro boccone in bocca.«Beh se quando hai finito di mangiare vuoi fare una lotta per digerire, puoi sfidare quei due laggiù ed infine se batterai anche me vincerai un pacco di Lemonsucco» disse contento «Ma ti avverto… sono un osso duro!»
«Prepara i tuoi Pokémon migliori» annuii contento di aver trovato una nuova fonte di distrazione.
Inutile dire che le prime due lotte furono fin troppo semplici, ma con il ristoratore, un marinaio di nome Dwayne, ebbi decisamente più soddisfazioni.
La lotta iniziò con un Wingull, il livello non era altissimo ma avevo dovuto riflettere un po’ prima di scegliere con quale Pokémon lottare.
Non avevo a disposizione nessun attacco di tipo elettro escludendo Tuononda, che però non provocava danni fisici.
Decisi così di usare Aron l’unica in grado di utilizzare una mossa di tipo roccia abbastanza efficace da mettere in difficoltà l’avversario. Fu un azzardo. Un azzardo vero e proprio.
Provai a chiedere direttamente a lei se si sentisse pronta ed accettò con un sicuro accenno del capo. Senza Kira però non sapevo se Aron si fosse davvero ristabilita da poter lottare. Volli comunque darle una possibilità e benché il suo punto di forza fosse la difesa, scoprii grazie a quella lotta un Pokémon davvero straordinario.
Iniziai facendole usare Protezione, non volevo in alcun modo che potesse ferirsi gravemete. Cercai di studiare sia lei che l’avversario e provai a capire se effettivamente fosse nelle condizioni di combattere. L’attacco funzionò perfettamente e nell’eseguire un Attacco d’Ala, il Wingull avversario si schiantò letteralmente contro la difesa del mio Pokémon. Tra i due chi ebbe la peggio fu di certo il gabbiano.
Quello che però mi fece piacere fu appurare che effettivamente i sensi di Aron erano molto più sviluppati e quindi nonostante la sua cecità, la vidi rivolgere il capo in direzione dell’avversario molto prima che l’attacco le arrivasse addosso.
Questo significava che potevo provare a farla attaccare anche senza indicarle il punto esatto in cui scagliare il suo Rocciatomba.
Non fu esattamente semplice, ma capii qual era la sua strategia d’azione. Per alcuni turni rimase immobile a subire attacchi e a proteggersi con Protezione, fino a quando utilizzando la mossa di roccia riuscì quantomeno a tenere alla larga Wingull che le volava sopra in cerchio. Quando l’uccello si decise infine ad attaccarla di nuovo, si ritrovò scagliare contro un attacco potentissimo, che data la vicinanza non poté proprio evitare.
Aron aveva vinto ed io mi avvicinai subito per farle i complimenti e darle qualche bacca per farle recuperare le forze.
«Sei stata straordinaria!» esclamai accarezzandola «Ora ti meriti un po’ di riposo» aggiunsi infine sollevandola di peso e portandola ai limiti di quello che avevamo deciso fosse il campo di battaglia.
Dratini si strusciò subito su di lei festoso e felice per la vincita dell’amica e anche Combusken e Mudkip l’accolsero con calore.
Il Pokémon successivo fu un Machop, perciò utilizzai Combusken e continuai ad attaccarlo con Beccata fino a quando non fu sconfitto. Il mio amico di fuoco per fortuna non subì particolari danni, il suo livello era decisamente più alto di quello dell’avversario.
Infine mandai Mudkip contro il Tentacool di Dwayne. Tra tutti i miei alleati, era di certo il più debole per ora. La sua testardaggine lo rendeva potente, ma al tempo stesso restio ad acquisire esperienza. Con Kira avevamo provato a farlo ragionare un po’ prima di attaccare d’impulso, ma devo ammettere che i nostri sforzi non avevano dato ancora i frutti sperati. Eravamo certi fosse una questione di maturità, perciò con il tempo avremmo sicuramente sistemato le cose.
La sfida non fu semplice. Entrambi avevano un livello simile, sebbene sembrava fossimo noi quelli in vantaggio. Mudkip continuava ad attaccare senza sosta con Fangosberla, ma il più delle volte la foga nell’attaccare la medusa lo portava a mancarla o a colpirla di striscio. Provai a riprenderlo, ma vidi che con la sua cocciutaggine faticava anche ad ascoltare me.
Ero tentato di ritiralo e mandare Dratini al suo posto. Se solo Ralts fosse stato con me invece che con Kira a pescare, avrei vinto la sfida ad occhi chiusi. Questo però non mi fece scoraggiare e anzi, probabilmente con la medesima testa dura decisi di concedere un’ultima possibilità a Mudkip.
«Fermati e ascoltami!» ordinai «Smettila di sprecare mosse e concentrati! Ora usa Pazienza».
Il Pokémon d’acqua sebbene restio ubbidì e si immobilizzò raccogliendo le energie. Incassò i colpi di Tentacool ed infine sprigionò tutta la potenza accumulata in un colpo. Fortunatamente andò a segno e l’avversario fu definitivamente sconfitto.
«Era da tanto che lottavo così» esclamò euforico Dwayne «Eccoti le lattine, te le sei meritate ragazzo!»
Lo ringraziai e feci per avvicinarmi, quando notai qualcosa di strano. Mudkip era rimasto fermo e ancora concentrato, come se volesse nuovamente attaccare qualcuno.
«Che succede amico?» gli chiesi avvicinandomi e mettendomi di fronte a lui.
Il Pokémon sorrise ed infine fece una specie di saltello con le zampe anteriori per poi essere avvolto in un fascio di luce.
Si stava evolvendo. Finalmente era riuscito ad incanalare il suo potenziale e a sfruttarlo per un attacco efficace.
«Marsh-tomp!» esclamò euforico travolgendomi.
«Complimenti Marshtomp» dissi contento cercando di ricompormi «Sei stato davvero bravo!»
Salutai il marinaio e mi avviai verso il centro della città, ma appena mi diressi a nord della spiaggia un cicalino iniziò a suonare sul mio PokéGear. Guardai con attenzione e notai che il segnale proveniva dall’applicazione che ricercava le Megapietre. Seguii quindi le indicazioni e mi ritrovai a vagare nel Mercato caratteristico della cittadina.
Il cicalino diventò sempre più forte tanto che i passanti vicino a me mi guardarono piuttosto male. Cercai di togliere il volume, ma ci riuscii solo dopo qualche minuto.
Cercare la Megapietra fu come trovare un ago in un pagliaio e mi costò parecchio tempo. Pensai alle dimensioni ed alla forma di quell’oggetto così provai a ipotizzare dove potesse trovarsi, fino a quando non mi ritrovai davanti ad una bancarella d’antiquariato gestita da una signora anziana molto cortese.
«Buon pomeriggio giovanotto» mi salutò cordiale.
«Buon pomeriggio a lei signora» risposi sorridendo «Posso chiederle aiuto?»
«Ma certo, che cosa cerchi?» domandò curiosa.
«Sto cercando una specie di sfera di vetro grande come una noce circa, ma potrebbe essere anche una pietra incastonata in un gioiello» spiegai «ha qualcosa di simile?»
La donna mi guardò un po’ strano per l’insolita richiesta, ci pensò a lungo e dopo aver cercato tra le sue mille cianfrusaglie estrasse una retina piena di biglie.
«Queste possono andare?» chiese porgendomi il sacchetto.
«Posso vedere?» dissi mentre iniziai a far scorrere tra le dita le sfere. Erano molto belle, ma la più bella era proprio la fonte delle mie ricerche. Anche avvicinandola al PokéGear lo schermo smise di lampeggiare «Perfette» affermai «Quanto le devo?»
Comprai la Megapietra e le altre biglie per un prezzo ridicolo rispetto al suo vero valore, così aggiunsi ai miei acquisti un flacone di bolle di sapone, un frisbee ed un vecchio aquilone. Ero certo che avrebbero fatto piacere a Kira e ammetto che li avevo presi anche perché mi ricordavano la mia infanzia.
Chiesi alla vecchina di consigliarmi una pensione in cui passare la notte e una volta soddisfatto mi recai nel posto indicato. Presi una camera per la notte e sebbene non mi dispiacesse dormire in spiaggia avevo decisamente bisogno di una doccia e un letto comodo per riprendermi dalle fatiche del viaggio.
Mi fiondai subito sotto un getto di acqua scrosciante e mentre mi stavo insaponando i capelli, osservai la Megapietra che avevo appoggiato sopra un mobile bianco nel bagno, assieme alle altre cose che avevo in tasca. Dopo un’attenta osservazione capii che fosse un’Alakazamite ed io a Kanto avevo un Alakazam. Avevo mentito dicendo che non ero in possesso di un Megacerchio ed ero conscio del motivo per cui l’avevo fatto. Se non veniva usato con criterio il potere che ne scaturiva poteva creare seri problemi al Pokémon e all’Allenatore che li usavano. Le Megapietre in mani sbagliate avrebbero potuto sconvolgere l’equilibrio del pianeta ed io non volevo esserne il responsabile.

Il PokéGear iniziò a suonare e nel vedere il nome di Christian un brivido freddo mi attraversò la schiena.
«Pronto?» dissi titubante.
«Niall, Kira, state bene?» chiese immediatamente lo scienziato visibilmente preoccupato.
«Sì, nessun problema» risposi «Kira è a pescare con il Signor Marino ed io sono a Porto Selcepoli alla pensione in cui dormiremo… soffro il mal di mare perciò mi sono stancato durante il viaggio».
«Dovete stare molto attenti, ho ricevuto segnalazioni sul Team Magma da quelle parti» mi spiegò conciso.
«Team Magma? Team Idro… quanti decerebrati ci sono in giro?» sbottai alterato.
«Lo so, ma abbiamo un problema più grande» mi spiegò «Se sono da quelle parti sta a significare che stanno cercando di intercettare il pacco che devi consegnare al Capitano Remo. Lo staranno sicuramente pedinando e se proverai ad avvicinarlo potrebbe essere molto pericoloso. Credo… credo ci sia una talpa alla Devon» confessò «non so più di chi fidarmi».
«Risolverò la cosa, non preoccuparti» dissi lasciandomi trascinare dall’istinto.
«È pericoloso» ribadì l’uomo «ed io non posso permetterti di rischiare».
«Sono un bravo allenatore credimi» affermai convinto «So difendermi da solo e comunque non è detto che quei pazzi scapestrati siano davvero da queste parti».
«Fai attenzione comunque» disse flebilmente «mi sentirei davvero molto in colpa se succedesse qualcosa a te o a Kira».
Kira.
L’idea che potesse essere in pericolo mi lasciava una forte sensazione di malessere interiore. Dovevo fare qualcosa prima che tornasse per cena.
«Niall stai bene?» mi sentii chiedere nuovamente attraverso l’apparecchio elettronico.
«Sì, scusa… stavo pensando» ammisi innocentemente «Ora devo andare. Ti prometto che farò attenzione, ma comunque riuscirò a consegnare il pacchetto come richiesto».
«Aspetta un secondo» mi interruppe prima che potessi riattaccare «Ho ricevuto una segnalazione dal software per il rilevamento delle Megapietre, hai trovato qualcosa?»
«No mi dispiace» mentii «Ho sentito anch’io l’allarme, ma una volta arrivato nel posto indicato il segnale è sparito ed io non ho trovato niente».
«Forse è stato un errore delle apparecchiature» biascicò tra sé e sé «Tienimi comunque aggiornato, magari prova a ricontrollare domani».
«Certamente» lo rassicurai. Infine lo salutai e chiusi la conversazione.
Sapevo già cosa dovevo fare, ma sapevo anche che come minimo stavo per scatenare un putiferio. Era rischioso, pericoloso, ma estremamente eccitante. Shannon aveva ragione, dentro di me non mi ero mai arreso ad una vita tranquilla e sedentaria a Quartisola.

Quando stavo per uscire vidi la padrona della pensione leggermente agitata, perciò le chiesi se andasse tutto bene.
Mi guardò sospettosa ed infine si decise a parlare. Mi spiegò che negli ultimi due giorni in città si erano viste delle persone strane e si era chiesta se anch’io fossi una di loro. La rassicurai come potei ed uscii diretto verso il Centro Pokémon. Iniziai a guardarmi in giro e non ci misi molto a notare movimenti sospetti a nord-est, anche perché gli uomini del Team Magma indossavano delle divise rosse. Dio solo sapeva quale fosse il quoziente intellettivo degli alti ranghi, c’era qualcosa di davvero stupido nel far vestire le persone tutte nello stesso modo, soprattutto con i traffici loschi che stavano gestendo.
Vidi uno strano assembramento di fronte a quello che doveva essere lo Scalo di Selcepoli, ma in generale c’erano coppie di reclute un po’ ovunque. C’era chi stazionava davanti al Museo Oceanografico e chi più a sud controllava il Cantiere del Capitano Remo. Andare lì di persona era sicuramente rischioso, ma non avevo altre alternative, perciò mi decisi definitivamente a prendere particolari precauzioni.
Mi recai al Centro medico per Pokémon e affidai all’infermiera Joy i miei giovani amici, era arrivato il momento di passare alle maniere forti.
In guerra non c’erano mezzi termini e le regole non venivano considerate o rispettate né dai buoni, né dai cattivi. Perseguivo quella che era la mia visione di giustizia e questo voleva dire che li avrei ripagati con la loro stessa moneta. Violenza e terrore. O almeno ci avrei provato.
Non mi interessava essere un eroe, volevo solo essere un uomo giusto… come mio padre.
Mi sedetti in disparte ad un tavolo dietro un paravento e chiamai mio nonno con il PokéGear.
«Naill» rispose contento di sentirmi «Allora, come sta andando il tuo viaggio? La nonna mi legge tutte le sere i messaggi che le invii prima di andare a dormire. Ci manchi davvero tanto!»
«Ciao nonno» sorrisi «mi mancate molto anche voi, ma sta andando tutto bene. Sono a Porto Selcepoli ora».
«Dov’è la tua nuova amica?» chiese curioso «mi farebbe piacere conoscerla».
«Al momento non è con me. Il Signor Marino, l’uomo che ci ha portato fino a qui con la sua barca, l’ha portata a pescare e… beh, tu sai bene quanto amo l’acqua» risposi ironico.
«Decisamente Nà…» sorrise ricordandosi delle scene madri che facevo da bambino per non entrare nella vasca da bagno. Non era un caso se avevo fatto montare un box doccia al posto della vecchia vasca a casa.
«Nonno, mi serve un favore» dissi tornando serio e abbandonando i ricordi «devi entrare in camera mia e aprire l’armadio che ho sulla destra».
«Aspetta lo faccio subito» esclamò spostandosi verso la mia stanza.
«Ci sono tre cassetti, nell’ultimo devi cercare uno zaino nero. Aprilo ed infilaci i primi indumenti che trovi. Mi servono un paio di scarpe da ginnastica, pantaloni, una maglietta e una felpa senza maniche» gli spiegai.
«Ok, ok… una cosa alla volta» mi disse «Allora… ti metto le scarpe da corsa, poi pantaloni. Ah, ecco! Questi della tuta vanno bene?» domandò mostrandomeli.
«Sì non preoccuparti, è tanto per avere un cambio in più» mentii.
Il nonno aggiunse una maglietta bianca a maniche corte e una felpa con zip asimmetrica nera e grigia con cappuccio, infine mi chiese se avessi avuto bisogno di altro.
«Alakazam» risposi «Ho incontrato un vecchio amico e mi ha chiesto la rivincita di una lotta di anni fa».
Si bloccò istantaneamente «In che guai ti sei cacciato?» chiese severo.
«Nessuno» replicai sorpreso dalla sua esclamazione.
«Sei una testa calda come tuo padre, ed io ti ho cresciuto… so perfettamente quando menti. Che sta succedendo? La verità» disse imperturbabile.
«Non volevo ti preoccupassi» balbettai vergognandomi un po’ per essermi fatto beccare subito.
«Avanti Nà… dimmi tutto» mi spronò.
«Sto per consegnare un pacco» dissi sottovoce per essere sicuro che nessuno mi ascoltasse «Lo sto facendo per una grossa azienda, ma ci sono delle persone che hanno ripetutamente provato a rubarlo» spiegai «oggi devo fare la consegna, ma voglio essere sicuro di potermi proteggere nel caso mi attaccassero. La mia nuova squadra sta crescendo bene ma non hanno le abilità e il livello di Alakazam».
«Se è così hai fatto bene, ma non capisco perché mentirmi» disse mentre lo vedevo spostarsi verso l’esterno.
«Scusa» esclamai convinto «non volevo ti preoccupassi per niente. Insomma… quella che ti ho chiesto è solo una precauzione» mentii nuovamente. La verità è che non volevo raccontargli niente del Team Idro, del Team Magma e di tutto il resto, come aveva detto lui mi conosceva bene e avrebbe capito subito che non avrei mai lasciato perdere la questione, a costo di farmi male.
Salutai il nonno poco dopo e andai nel box a ritirare il Pokémon e lo zaino. Mi infilai nel bagno del Centro e mi cambiai i vestiti nella speranza di essere meno riconoscibile se nel peggiore dei casi, un giorno mi avessero incontrato insieme a Kira.

Uscii e mi diressi verso il Cantiere, studiai la posizione delle reclute del Team Magma e cercai di capire quale fosse il modo migliore di entrare senza avere problemi.
Mi ero finalmente deciso a fare irruzione, quando sentii dire ad uno dei Magma che il Capitano Remo era ancora all’interno del Museo Oceanografico e che nessuno fino ad ora si era fatto avanti per portare il pacco al Cantiere.
La cosa più sicura da fare era consegnare la merce direttamente al Capitano, possibilmente senza farsi scoprire. In questo modo anche se controllato, una volta fuori dal Museo nessuno avrebbe potuto immaginare che proprio lui avrebbe portato al sicuro il pacco.
L’importante era non farsi beccare durante la consegna. Riconoscevo che il piano non era dei migliori, ma avendo così poco tempo per decidere che strategie usare, non sapevo cos’altro potevo fare.
Salii quindi un po’ più a nord e pensai ad un diversivo per non farmi vedere dal Team Magma mentre entravo nel museo. Osservai la zona e dopo qualche minuto mi decisi. Mi posizionai in un vicolo appartato verso la scogliera ed infine feci uscire Alakazam dalla sua Pokéball.
«Ciao vecchio mio» lo salutai accarezzandogli al testa «sono contento di rivederti».
«Ala-kazam» rispose con un cenno del capo.
«Fai saltare tutti gli idranti che ci sono in zona, poi teletrasportaci all’ingresso di quell’edificio» gli spiegai indicando il punto esatto.
Acconsentì velocemente e poco dopo essersi concentrato, un botto spaventoso fece esplodere contemporaneamente tutti gli idranti di quella parte della città. In meno di mezzo minuto ero all’intero del museo ed ero abbastanza sicuro che nessuno mi avesse notato, erano tutti troppo distratti dal mio diversivo. Per precauzione avevo comunque indossato un berretto diverso dal mio e sopra avevo sistemato anche il cappuccio.
La giovane ragazza dietro al bancone mi salutò, ma si vedeva che era spaventata e con gli occhi sembrava quasi mi invitasse ad andarmene prima che potesse succedermi qualcosa. Io contraccambiai il saluto e le sorrisi cercando di essere il più rassicurante possibile.
All’interno del Museo Oceanografico si respirava un’aria pesante. Avevo intuito dalla reazione della biondina che il Team Magma fosse già al suo interno e questo complicava un po’ il mio piano, ma ormai ero in ballo. Gli altri visitatori sembravano smarriti, si muovevano con cautela e cercavano di non guardare direttamente i Magma negli occhi. Anch’io tenevo la testa bassa, ma era semplicemente per non rivelare dettagli del mio volto.
Ora arrivava la parte difficile. Trovare il Capitano Remo.
Non avevo idea di come fosse fatto e cosa peggiore non sapevo se le informazioni che avevo sentito dalle due reclute fossero state vere. Analizzai con logica l’intera sala. Oltre a quattro decerebrati vestiti di rosso, su quel piano contavo sette persone. Una famiglia composta da padre, madre e due figli, una coppia di fidanzati che si stringevano forte l’uno al braccio dell’altra e una ragazza che aveva all’incirca la mia età con un blocco di appunti mano. Potevo escludere che la persona che stavo cercando fosse tra di loro. Mi avvicinai all’uomo e alla sua famiglia e con la scusa di chiedere l’ora gli sussurrai caldamente di andarsene e mettersi al sicuro. Cercando di destare meno sospetti possibili avvertii anche la coppietta che si defilò senza tanti complimenti. Restava solo la giovane che però in un momento di distrazione si era avviata verso il piano superiore. La seguii lungo le scale e quando fui dietro di lei si bloccò girandosi di scatto facendomi quasi sbatterle addosso.
«Perché mi stai seguendo? Che cosa vuoi da me?» chiese timorosa.
Controllai che nessuno dei Magma fosse nelle vicinanze e le spiegai la situazione.
«Se non te ne fossi accorta questo è un posto pericoloso oggi» dissi a bassa voce «tra un po’ potrebbe scoppiare un casino, perciò è meglio se te ne vai».
La vidi scettica, ma non per le mie parole, sapeva benissimo che avevo ragione dall’aria che tirava lì dentro.
«Ne ero consapevole dai gorilla appostati qui intorno prima che entrassi» puntualizzò risoluta. Poi con una mano si sistemò il ciuffo di capelli neri che le pendeva verso destra e la fece scorrere spettinando gli altri molto più corti, forse per una sorta di nervosismo.
Non sapevo ancora cosa mi sarebbe aspettato al piano superiore, quello di cui ero sicuro però, era che non volevo attirare l’attenzione di nessuno.
«Che stai aspettando? Esci in fretta» le consigliai.
«Perché dovrei?» rispose diffidente.
«È molto pericoloso» ribadii.
La ragazza mora mi guardò assottigliando gli occhi «Tu perché non stai uscendo?»
«I Magma sono qui e questo significa che stanno cercando qualcosa o qualcuno» spiegai cercando di non dare troppe informazioni «Io cerco di non facilitargli troppo il lavoro».
«Balle» disse guardandomi con aria di sufficienza «Potresti essere uno di loro per quanto ne so…»
Accidenti… perché doveva impuntarsi proprio ora? Io stavo solo cercando di salvare capre e cavoli.
«Se fosse come dici tu saresti parecchio nei guai» sussurrai minaccioso sistemandomi meglio il cappuccio sulla testa e cercando di sfoderare il ghigno più diabolico del mio repertorio. Forse spaventandola un po’ -solo a fin di bene- si sarebbe decisa ad andarsene.
Ero quasi riuscito a convincerla, quando sentimmo dei passi provenire dal fondo delle scale. Sarebbe bastato che quelle persone girassero l’angolo e ci avrebbero colto a confabulare. Purtroppo era abbastanza chiaro ad entrambi che chiunque fosse, probabilmente era un membro del Team Magma.
Decisi che era il momento di far uscire Alakazam e mettere in fuga quegli squilibrati, ma la ragazza fu più veloce di me. Ergendosi sulle punte afferrò i lembi del cappuccio e tirandomi a sé mi baciò con trasporto. Questo movimento mi fece perdere l’equilibrio tanto che mi sbilanciai e finii per appoggiare le mani contro il muro dietro di lei e la intrappolai tra esse rischiando comunque di schiacciarla contro il mio corpo.

 

 

I due adepti una volta salita la nostra gradinata iniziarono a sghignazzare e fare qualche fischio.
«Prendetevi una camera» azzardò il più alto, ridendo con il suo collega.
Appena non furono più nel nostro campo visivo e uditivo mi staccai immediatamente.
«Sei impazzita!?!» bisbigliai a denti stretti ancora confuso.
«Oh, avanti» ridacchiò «Era solo un bacio. E comunque ha funzionato, ora siamo liberi di andare al piano di sopra».
«Siamo?» le chiesi stupito.
«Non sono così pazza da baciare qualcuno che credo possa essere pericoloso» rispose guardandomi come se fossi io, quello matto.
«Non se ne parla» ribattei.
«Sarebbe sospetto se salissi da solo ora» rispose angelica.
«Non voglio intralci» esclamai estremamente serio.
«Mi metterò in un angolino e starò buona» mi rassicurò «Lo prometto».
Era davvero testarda e non mi restò che acconsentire con un movimento del capo. Avevo già perso fin troppo tempo.
Salii gli ultimi scalini e le dissi di stare al gioco. La presi per mano e finalmente entrai nella sala superiore.
Cercai di analizzare la scena il più velocemente possibile.
C’erano le due reclute appena incontrate, altri cinque membri del Team dei deficienti in rosso, ma fortunatamente non c’erano altri civili. E allora dov’era il Capitano Remo?
Condussi la ragazza verso l’angolo opposto alla scalinata in modo da avere le spalle coperte. Questo mi dava una certa sicurezza e mi lasciava libero di agire come meglio credevo. E l’unica cosa che potevo fare a questo punto era almeno farli arrestare.
«Qualunque cosa accada non allontanarti da me» sussurrai alla giovane mentre fingevamo di osservare una rappresentazione delle stratificazioni del mare vicino a Porto Selcepoli «Hai dei Pokémon che possano difenderti?» le chiesi.
«Ho un Magnemite» mi rispose annuendo.
«Se le cose dovessero mettersi male paralizza chiunque si avvicini» bisbigliai passandole un braccio introno alle spalle per continuare a portare avanti la recita.
«Attaccare gli umani è proibito» esclamò a bassa voce, ed io dal modo in cui lo disse percepii tutta la sua indignazione.
«Loro non giocano e non giocheranno mai pulito. Bisogna essere pronti a tutto, c’è un solo modo per sconfiggere carogne come queste ed è diventare più bastardi e spietati di loro. Hai mai visto una persona per bene vincere una guerra? Sto dalla parte dei buoni, ma non pensare nemmeno per un momento che io sia uno di loro.» spiegai sottovoce leggermente infervorato dal mio ragionamento. Glielo avevo detto che avrebbe fatto meglio ad andarsene.
Annuì sebbene non troppo convinta e una volta arrivati nell’angolo opposto alla scalinata verificai nuovamente la situazione in sala.
«Sta arrivando il capo!» disse improvvisamente una recluta dopo aver letto un messaggio sul suo cercapersone «Voi!!!» alzò la voce qualcuno a pochi metri da noi «Non vogliamo impiccioni in giro. Fuori di qui, immediatamente!»
Sentii la ragazza al mio fianco irrigidirsi, così la strinsi contro il mio petto in modo che fosse l’unica a sentirmi.
«La curiosità uccise il gatto» dissi e dal modo in cui deglutì era palese se ne fosse resa conto anche lei.
«Siete sordi per caso?» domandò ancora la voce, mentre sentivo i suoi passi avvicinarsi sempre di più.
«Tra un attimo ce ne andiamo» esclamai con una lentezza estrema mentre portavo la mano sinistra sulla cintura con le pokéball.
«Ho detto ora!» esclamò toccandomi una spalla.
Pessima mossa.
La mia reazione -forse eccessiva- fu immediata. Con il pugno destro gli detti un colpo ben assestato nella pozza dello stomaco e lo feci piegare in due dal dolore, il secondo fendente arrivò subito dopo e gli ruppe il setto nasale, facendo schizzare il suo sangue su alcune teche di vetro poco distanti da noi.
«Qualcun altro?» ringhiai mentre vidi chiaramente che nessuno si sarebbe aspettato una reazione simile.
«Chi diavolo sei?» esclamò quello che sembrava il più vecchio, mentre tutti avevano messo le mani alle sfere poké e stavano per far uscire i loro Pokémon.
«Il vostro peggior incubo» sorrisi facendo comparire Alakazam.
Con un rapido movimento delle sue mani, il Pokémon psico sollevò tutti dal pavimento e li fece schiantare contro il soffitto e li ancorò lì con una portentosa Telecinesi.
Tra i vari improperi sentii una vocina dietro di me ridere.
«Che c’è?» chiesi sorpreso dalla sua strana reazione.
«Il vostro peggior incubo» scimmiottò cercando di imitare la mia voce «Non si può sentire!» rise.
«Sa troppo di cliché?» chiesi divertito.
«Decisamente… sarai anche forte» disse compiaciuta guardando i Magma ancora storditi e incazzati «ma dovresti cercare di essere un po’ meno teatrale. Contano i fatti» concluse indicando schifata le macchie di sangue del tipo che avevo pestato poco prima.
«Licenzierò il mio autore» dissi serio annuendo.
Ok… vista così era una situazione surreale, ma sinceramente io mi aspettavo qualcosina di più da un Team che sembrava terrorizzare tutti gli abitanti di Hoenn. Era stato fin troppo facile batterli, insomma mi ero persino sporcato le mani inutilmente. Ad averlo saputo prima avrei semplicemente mandato Alakazam, se la sarebbe cavata egregiamente anche da solo.
«Quando arriverà Max te la farà pagare» disse il ragazzo che avevo pestato ancora dolorante.
«Sto aspettando» esclamai aprendo le braccia in segno di sfida.
Sentii applaudire forzatamente alla mia destra e dalle scale comparve un uomo vestito in rosso, con occhiali e una pettinatura molto discutibile. L’uniforme che indossava era di un tessuto molto più pregiato rispetto a quelle degli altri membri che avevo incontrato e dal portamento fiero e l’aurea di superiorità che vantava capii fosse il capo del Team Magma.
«Sono venuto di persona per capire quanto fosse complicato trovare uno stupido vecchio. Lo avete visto entrare, lo avete visto salire, si può sapere dove diavolo si è nascosto!?! E ora arrivo e voi branco di pappamolli vi siete fatti fermare dal primo ragazzino di passaggio?» sgridò i suoi uomini non curandosi di me e della ragazza «Siete un branco di incompetenti!» poi finalmente si rivolse a noi «Sono Max, capo del Team Magma. Io e i miei uomini guideremo il genere umano verso un ulteriore stadio dell’evoluzione!»
«Tu e il branco di incompetenti?» lo derisi «Ora si che sto tranquillo».
«Sei troppo giovane per capire come funziona il mondo. Dovresti ascoltare invece di farti smuovere da smanie incontrollate di potere e giustizia. Sei sicuro che la tua causa sia quella giusta? La terraferma non è altro che un palcoscenico allestito affinché il genere umano possa progredire nella sua evoluzione. Per far si che gli umani prosperino è necessario che raggiungano un ulteriore stadio evolutivo e per questo è necessario espandere questo palcoscenico e farlo diventare una base abbastanza solida ed estesa da sostenere il nostro sviluppo. Per questo noi del Team Magma vogliamo espandere la terraferma. In questo modo garantiremo la felicità e la prosperità non solo al genere umano, ma a tutti gli esseri viventi!* Allora, cosa ne pensi?» chiese tutto soddisfatto a conclusione del suo discorso. 
«Dico che sei incompetente almeno quanto i tuoi uomini. Il mondo esiste perché vive in perfetto equilibrio tra terra e mare, espandere la terraferma vorrebbe dire creare nel mondo siccità prolungate, condannando la Terra ad una lenta e angosciosa torrida fine» risposi schietto senza doverci pensare due volte.
«Come ho già detto sei troppo giovane per poter capire» sospirò alzando gli occhi al cielo e si rabbuiò alla vista dei suoi uomini sospesi come marionette.
«Dov’è il Capitano Remo?» chiese attendendo una risposta.
«Non lo sappiamo» disse il portavoce del gruppo.
«Voi siete qui per…?» chiese rivolgendosi a noi, come se la nostra presenza fosse superflua.
«Sono qui per mettere fine al vostro Team. Alakazam bloccalo!» ordinai al mio Pokémon.
«Povero illuso…» esclamò facendo uscire dalla sua sfera un Camerupt «Eruzione!»
L’attacco impetuoso del Pokémon esplose prepotente verso di noi e Alakazam senza nemmeno una mia parola creò una sfera di energia che ci racchiuse proteggendoci dal fuoco.
Usando tutte le sue energie per difenderci, tolse i poteri alle reclute che dal soffitto caddero rovinosamente sul pavimento probabilmente incrinandosi pure qualche costola.
«Andiamocene» ordinò ai suoi uomini voltandomi le spalle.
«Se credi che vi lascerò andare così ti sbagli di grosso!» gli urlai per farlo voltare.
Non sopportavo di essere trattato con tanta sufficienza da un uomo come quello che avevo di fronte.
«Me ne sto andando per il tuo bene» rispose svogliatamente.
«Sei solo un arrogante pallone gonfiato, si capisce perfettamente dalle persone con cui ti sei circondato» lo provocai.
«Mi stai facendo arrabbiare» mi avvertì, come se questo dovesse impressionarmi.
«Io sono già incazzato» risposi piegando di lato la testa «hai paura di perdere contro un ragazzino?»
Si voltò lentamente e mi fissò cercando di capire meglio chi fossi, poi agitò la mano facendo segno ai suoi di andarsene.
«Alakazam fermali» ordinai. Lo scopo principale era quello di consegnarli alle autorità, non potevo lasciarli scappare.
«Camerupt, Terremoto!» ribatté Max serio.
La terra iniziò a tremare e fu chiaro a tutti che se avesse continuato di questo passo, del Mueso sarebbero rimaste solo macerie.
«Sollevalo e stabilizza l’edificio» ordinai al mio Pokémon, che subito eseguì l’ordine facendo smettere di vibrare la struttura.
«Ti pentirai di esserti messo contro il Team Magma» rise Max facendomi presagire il peggio «Camerupt Eruzione!» disse e mentre il Pokémon stava caricando l’attacco fece qualcosa che non mi sarei aspettato. Si portò una mano agli occhiali e diede il via al processo della megaevoluzione.
«Oh no! Che succede ora?» sentii una voce spaventata alle mie spalle «Scappiamo».
«Sei proprio uno stupido esaltato» scrollai la testa alzando lungo la gamba il pantalone destro, rivelando così un megagambale con una pietrachiave incastonata al suo interno. Erano passati anni dall’ultima volta, ma l’emozione era sempre la stessa. Mi chinai poggiando un ginocchio per tera fino a portare l’indice e il medio sopra la pietra e toccandola anch'io diedi il via al processo. Sentii il battito accelerare e una forza crescere prepotentemente dal gambale per poi propagarsi per tutto il corpo. L’Alakazamite iniziò a brillare e vidi il Pokémon prepararsi alla sua prima Megaevoluzione. Iniziò a levitare da terra e quando anche il suo aspetto mutò percepii intorno a lui un’aurea completamente diversa.
«Alakazam, Psichico!» ordinai mettendomi davanti alla ragazza per evitare che fosse coinvolta da una possibile esplosione.
I due attacchi si scontrarono e ad avere la peggio fu il Team Magma. Tutte le teche circostanti andarono in frantumi, ma quando il polverone iniziò a diradarsi, vidi i Magma fuggire come dei topi durante l’affondo di una nave.
«Stai bene?» chiesi alla ragazza dietro di me.
Fece segno di si con la testa, ma era piuttosto disorientata e sconvolta.
«Scusa ma non posso restare» mi giustificai mentre andavo all’inseguimento di cui farabutti.
Corsi giù per le scale schiantandomi contro i muri per facilitare le curve a gomito e una volta arrivato al piano terra vidi che non era messo molto meglio di sopra. L’intonaco dal soffitto si era staccato e alcune teche erano cadute probabilmente a causa del terremoto provocato da Camerupt.
Continuai verso la porta urlando inutilmente di fermarsi alle reclute che stavano uscendo, ma il tentativo fu vano. Appena misi piede fuori dal Museo sentii le urla della gente provenire da nord, ma non feci in tempo a rincorrerli che già si erano tutti dileguati.
Diedi un pugno contro un palo della luce per la frustrazione e mi sbucciai tutte le nocche. Non potevo credere di essermeli lasciati sfuggire così.
Ora dovevo dileguarmi il prima possibile, così mi feci teletrasportare da MegaAlakazam all’interno dei bagni del Centro Medico per Pokémon.
Riempii il lavandino con dell’acqua fredda ed immersi completamente il viso, per poi urlare e sfogare il nervoso che mi aveva assalito. Mi ero perso in inutili chiacchiere, dovevo agire ed essere più veloce. Dannazione!
Quando riemersi dal liquido freddo mi serviva ossigeno. Respirai più volte a pieni polmoni, cercando di riprendere fiato il prima possibile. Poi mi cambiai tornando ad indossare i miei soliti abiti arancioni e andai dall’infermiera Joy per ritirare i miei Pokémon. Ringraziai educatamente fingendo che non ci fossero problemi e uscii dirigendomi verso la spiaggia. Non sapevo esattamente quando sarebbero rientrati Kira e il Signor Marino, perciò decisi di andare alla Casa sul Mare ad aspettarli.

«Bentornato!» mi salutò Dwayne «ti porto qualcosa?»
«Un Lemonsucco, grazie» risposi sistemandomi sulla veranda del ristorante per poter vedere meglio il porto.
Dovevo ammettere che il rumore del mare era rilassante, insomma… fintanto che stavo fuori dall’acqua poteva essere accettabile.
Feci uscire i miei Pokémon e li lascia liberi di gironzolare per la spiaggia, osservando come interagivano con Aron. Volevo capire un po’ meglio che dinamiche si erano formate all’interno del gruppo. L’unico a restare nella sfera era Alakazam, che ora riponevo in un aggancio speciale che avevo applicato sul megagambale per avere sempre entrambi a portata di mano. Ora che avevo capito la vera potenza del Capo del Team Magma, sapevo che avrei dovuto fare molta attenzione. Le reclute erano del tutto ignorabili, ma Max era molto pericoloso, soprattutto per le idee malsane che stava cercando di diffondere.
«Ti vedo pensieroso, tutto bene?» chissà il proprietario portandomi la bibita che gli avevo chiesto.
«Sì, grazie… sono solo ancora un po’ scombussolato dal viaggio» riposi.
«La prossima volta prova a tenere una fetta di baccalemon in bocca, vedrai che aiuterà molto contro la nausea» sorrise per poi tornarsene al suo lavoro.
Restai assorto a guardare i miei giovani amici ancora un po’: stavano davvero crescendo bene.
Ero soddisfatto dei traguardi raggiunti, Combusken e Marshtomp si allenavano tra loro ed ero molto contento nel vedere i progressi che stava facendo il Pokémon d’acqua. Dratini invece, con la sua solita grazia e dolcezza familiarizzava meglio con Aron, passeggiando sulla sabbia mentre se la chiacchieravano tra loro.
In lontananza vidi una sagoma bianca che da piccola diventava sempre più grande, quando fu abbastanza vicina riconobbi la barca che stavo aspettando.
Finalmente erano tornati.

«Dwayne prepara un tavolo per tre per favore» dissi all’ex marinaio prima di andare incontro a Kira.
«Niall!» mi salutò agitando le braccia mentre attraccavano.
Alzai la mano a mia volta e le sorrisi, sinceramente contento di rivederla.
Appena scesa mi saltò praticamente addosso, abbracciandomi di slancio.
«Hey!» risi cercando di non cadere a terra «Ti sei divertita?»
«Un sacco!» rispose ancora piena di energie «Ho catturato un Horsea!!!»
«Sul serio?» chiesi stupito «Ma è fantastico!»
«Il Signor Marino mi ha portato in un posto segreto e dopo qualche ora di pesca sono riuscita a catturarlo» continuò raggiante.
«Mi dispiace non essere stato lì con te» dissi sciogliendo l’abbraccio.
«Tu che hai fatto oggi?» domandò curiosa spalancando i suoi occhioni nocciola.

Io che ho fatto oggi?

Deglutii rendendomi conto che tutto quello che era successo il pomeriggio con il Team Magma, doveva essere off-limits per lei e questo significava trovare delle scuse ragionevoli per giustificare l’ora trascorsa a cercare di far saltare gli invasati in rosso.
«Beh, mi sono allenato sulla spiaggia» elencai ripercorrendo la giornata «Ho mangiato in quel ristorante laggiù» continuai indicando “La Casa sul Mare” «Poi ho fatto un giro al mercato di Porto Selcepoli, ho trovato una pensione in cui stare e mi sono riposato per qualche ora, sono uscito a fare un giro e sono tornato qui sulla spiaggia ad aspettarvi».
«In pratica ti sei annoiato» esclamò guardandomi dispiaciuta.
«Dopo il viaggio avevo bisogno di riposo» la rassicurai «tutto tranne noia insomma…»
Sorrise, ancora… e più la guardavo, più capivo quanto mi era mancata, quanto lo starle vicino mi scombussolava lo stomaco nonostante facessi di tutto per cercare tranquillità ed equilibrio con leii. Se mi avesse baciato come era successo con la ragazza del Museo, non sarei riuscito a restare distaccato. Questo faceva nascere in me due profondi sentimenti: il primo era un infimo e profondo senso di colpa, mentre il secondo era una voglia irrefrenabile di assaggiare le sue labbra. Chissà quale sapore avrebbero avuto. Dopo tutto il giorno sulla barca dovevano di certo sapere di salsedine. Era così vicina che potevo percepire il suo profumo: pioggia prima di un temporale estivo, erba tagliata a maggio e anche il balsamo alla magnolia che tanto le piaceva.
«Mi stai ascoltando?» la voce di Kira mi fece uscire dal trip mentale in cui stavo per cadere.
«Cosa?» domandai, probabilmente con la faccia più idiota del mio repertorio.
«Ho detto che ho fame» ripeté giocosa.
«Ho già fatto preparare il tavolo» annuii prontamente.
«È per questo che ti adoro» concluse abbracciandomi nuovamente.
Dio… come potevo resistere ancora a tutto questo?
«I giovani d’oggi» bofonchiò il Signor Marino alle nostre spalle.
«Capitano» salutai mentre cercavo di farla staccare nuovamente da me.
Li portai fino al ristorante di Dwayne e sedemmo in veranda accarezzati dalla brezza proveniente direttamente dal mare.
Dopo aver ordinato e iniziato a mangiare Kira mi disse che le sembravo un po’ strano. La rassicurai dicendo che ero un po’ pensieroso per via del sogno fatto quella notte. Non era del tutto vero, anche se le vicissitudini del pomeriggio mi avevano di certo distratto da quello che avevo scoperto. La ragazza naturalmente non poteva saperlo, così la vidi annuire ed infine mi prese la mano sopra al tavolo per cercare di supportarmi un pochino.

Verso la fine della cena la nostra attenzione fu richiamata dalla televisione e in particolare dall’edizione serale del telegiornale.
«Buonasera e benvenuti all’edizione delle diciannove di Canale Selcepoli. Dopo giorni di assedio da parte del Team Magma oggi finalmente Porto Selcepoli è di nuovo libero. La nostra inviata Tea è riuscita a scoprire di più sulle motivazioni del Team e sull’eroe che ha messo in fuga i malviventi».
«Grazie Claudia. Dopo aver indagato sui Magma durante la loro presenza in città nei giorni scorsi, ho scoperto che il motivo di tanto scalpore era il nostro concittadino, il Capitano Remo. Remo al Cantiere navale sta da anni portando avanti un progetto in collaborazione con la Devon SpA per la produzione di un sottomarino di ultima generazione. A quanto pare il Team Magma era interessato al Capitano e lo stava pedinando da giorni controllando chiunque gli si avvicinasse. Questo pomeriggio il Capitano si era diretto al Museo Oceanografico e il grosso assembramento di Magma al seguito hanno confermato i nostri sospetti. Le cose si sono fatte interessanti quando, un misterioso e affascinante ragazzo ha fatto il suo ingresso nella struttura fingendosi un semplice visitatore, ha allontanato i civili al suo interno ed ha aiutato la sottoscritta a conoscere meglio i piani del Team Magma. Se la regia può mandare il video».
A quel punto partì una registrazione un po’ tremolante del discorso che mi aveva fatto Max per convincermi della nobiltà delle sue azioni. Nelle riprese si poteva scorgere la mia spalla di tanto in tanto, questo mi faceva pensare che la telecamera nascosta fosse addosso alla giovane. Era una giornalista! Accidenti a me! Con tutte le persone che potevo incontrare… proprio una giornalista. Io che ci tenevo tanto al mio anonimato stavo per essere smascerato in diretta tv. Kira mi avrebbe ucciso.
«A seguito della discussione tra il nostro misterioso eroe e il capo del Team Magma è nata un’accesa discussione che è sfociata con una lotta all’ultimo colpo. A seguito della prima esplosione purtroppo la videocamera si è rotta, potete comunque osservare dalle immagini che abbiamo recuperato dal video di sorveglianza del museo. In questo momento potete vedere come l’Alakazam del nostro eroe stia abilmente impedendo al Camerupt rivale di abbattere l’edificio con la mossa Terremoto. Quando però a mia grande sorpresa il Capo dei Magma ha usato la Megaevoluzione sul suo Pokémon per poter fuggire insieme ai suoi scagnozzi, anche il misterioso allenatore ha sfoderato la sua arma, dimostrando doti di combattimento eccezionali. Purtroppo nonostante la fuga dei Magma, vediamo come il giovane abbia tentato di inseguirli e a malincuore non sia riuscito a fermarli».
Le immagini mute della sorveglianza si interrompevano con me che prendevo a pugni il palo della luce per essermeli fatti scappare.
«Poco dopo che il Team se n’era andando via, da uno dei modellini della sala al primo piano in cui mi trovavo, il Capitano Remo è uscito dal suo nascondiglio ed ora sentiremo una sua testimonianza sulla vicenda».
A questo punto la qualità della ripresa era migliorata e si era tornati alla diretta.
«Possiamo dire che oggi abbiamo avuto un angelo custode» esclamò la giornalista porgendo il microfono a quello che dalle scritte in sovrimpressione doveva essere l’uomo che avevo cercato.
«Sono stato molto fortunato. Ho donato io stesso il modellino in cui mi sono nascosto circa un anno fa, perciò sapevo perfettamente come era fatto al suo interno. L’arrivo del giovane è stato provvidenziale per la mia salvezza, altrimenti sono sicuro che presto o tardi mi avrebbero di certo trovato» esclamò il Capitano Remo con solennità.
Poi la giornalista tornò a guardare in camera. «Spero che ovunque sia, continui a difendere noi onesti cittadini e voglio aggiungere che mi piacerebbe incontrarlo ancora per poterlo ringraziare come si deve. Da Tea è tutto, linea a te Claudia».
«Grazie Tea, continuiamo il notiziario. Ancora sconosciuti i motivi del malfunzionamento della rete idrica di Porto Selcepoli, un improvviso aumento di pressione ha fatto esplodere tutti gli idranti della zona nord est della città. Il capo dei pompieri ha assicurato...»
La voce della presentatrice continuava a riportare le notizie, mentre io ero completamente congelato per quello che era appena successo. Non avevano mostrato foto, non avevano fatto menzioni su una mia descrizione fisica e a parte le immagini non troppo nitide all’interno e fuori dal museo era davvero difficile riconoscermi.
«Niall che succede?» domandò Kira che ancora mi stava tenendo la mano.
In quel momento mi accorsi che stavo sudando freddo e che probabilmente il cambio della mia temperatura corporea era stato notato anche dalla ragazza.
In due parole: ero fregato.
 



Angolino dell'autrice

Ciao a tutti ^_^
Grazie di nuovo per essere passati :)

Sono sparita per quasi un anno... non ho scusanti (ma attenuati sì, credetemi), probabilmente molti non si ricorderanno neanche più fatti accaduti precedentemente.
Potrei cercare di spiegarvi tutto quello che mi è successo, ma credo che vi deprimerei e non poco. Perciò evito.
Questa storia è comunque molto importante per me e nonostante il poco tempo che ho per scriverla, vi assicuro che nella mia mente continua ad essere scritta, riscritta, rivalutata, reinterpretata. Ogni dialogo è discusso con quattro o cinque delle mie personalità e quella che infine viene scritta è la versione migliore (almeno secondo il mio modesto parere).
Mi piacerebbe avere un vostro parere sulla storia, perché solo così posso sapere se vi sta piacendo o meno. Io continuerò comunque con la scrittura, anche se non vi prometto date esatte di pubblicazione per i prossimi capitoli.
Spero vi sia piaciuto anche questo capitolo.
Un sincero grazie a chi deciderà di lasciarmi un commento (anche fossero solo 11 parole ^^)

Vi aspettavate una svolta simile in questa storia? :)
Tea creerà problemi a Niall in futuro?
E Kira riuscirà a mettere il ragazzo alle strette per farsi dire che cosa lo preoccupa tanto? 

Vi ricordo come sempre che potete trovarmi su
Facebook oppure su Ask

Spero a presto ^^'
Un bacione, Rain

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