A trip through the truth (/viewuser.php?uid=682139) Lista capitoli: Capitolo 1: *** Chapter I *** Capitolo 2: *** Chapter II *** Capitolo 3: *** Chapter III *** Capitolo 4: *** Chapter IV *** Capitolo 5: *** Chapter V *** Capitolo 6: *** Chapter VI *** Capitolo 1
Capitolo 2
Holaaaa!!! Anche in questo capitolo ho inserito una parte di testo con: A presto ^^
Capitolo 3
«Aspetta un attimo» ci interruppe il Bullo di fronte a noi «Tu per caso sei Niall Parker?» «Sì» risposi facendo scendere la ragazza dalle mie spalle «tu invece?» «Io… io mi chiamo Billy. È un grandissimo onore per me conoscerla. Le chiedo scusa ma non l’avevo riconosciuta. Ora è così alto e la barba poi… non posso credere che sia a Hoenn!» continuava a dire in modo concitato «Ho sfidato Niall Parker. Ho conosciuto Niall Parker. Sono stato battuto da Niall Parker». «Tranquillo dico davvero» affermai avvicinandomi e porgendogli la mano «Puoi darmi del tu, mi ha fatto piacere conoscerti e combattere con te». Era realmente elettrizzato e non potevo negare che la cosa mi dispiacesse. Il mio ego aveva bisogno di queste attenzioni di tanto in tanto. Egocentrico? Sì. Ma non pretendevo di essere perfetto, anche perché sarebbe stata una noia mortale senza più niente da imparare o migliorare. «Posso avere un autografo?» mi chiese cercando di ricomporsi. «Certo, molto volentieri» sorrisi sincero. «Ecco!» esclamò dandomi la sfera di Seedot e un pennarello. «A Billy» iniziai a scrivere «affinché ogni lotta sia una nuova esperienza. Niall Parker». «Grazie mille,» disse stringendomi la mano «ricorderò questo giorno». «Continua ad allenarti, la prossima volta che ci incontreremo ti sfiderò di nuovo» gli assicurai. Salutammo il ragazzo e piano riprendemmo la strada attraversando la spiaggia. Kira continuava a camminare scalza mentre canticchiava allegra coinvolgendo Dratini nei suoi movimenti. Non avevo mai visto quel cucciolo così contento e spensierato, di certo la presenza solare della giovane migliorava il morale di tutti. L’acqua fredda la faceva saltellare divertita, mentre io ridevo ogni volta che il mare riusciva a sorprenderla facendole lanciare dei piccoli strilli. Dopo un po’ in lontananza, scorgemmo un bellissimo cottage in stile giapponese situato in riva alla spiaggia. Era stato fabbricato in legno, solido e stabile come solo i lavoratori di una volta sapevano fare, con ampie porte di vetro che davano direttamente sul soggiorno nel quale si poteva vedere un kotatsu: un tavolino basso che riscalda chi vi si siede intorno grazie ad una coperta e una resistenza elettrica. Quando fummo a pochi passi ci attardammo sul piccolo pontile davanti ad esso per rimetterci le scarpe, era un posto davvero tranquillo e le onde del mare avevano un effetto decisamente rilassante. «Quella è l’entrata del bosco?» mi chiese Kira mentre l’aiutavo a rialzarsi in piedi. «Esatto, prendi la felpa» dissi sorridendo. «Va bene Niall Parker» celiò ridacchiando. «Che c’è?» chiesi aggrottando le sopracciglia. «Niente… o meglio, sei davvero famoso» esclamò portandosi una mano sul petto «sono colpita». «E tu parli davvero con i Pokémon» la imitai «sono colpito». «Touché» sorrise «ma non immaginavo che ti fermassero anche per strada. Ti capitava spesso dove vivevi?» «No…» dissi scrollando la testa mentre entravamo nel Bosco Petalo «ora abito su un’isola che da qualche anno è interamente di proprietà della mia famiglia. Molte persone vengono per lasciare i loro Pokémon alla pensione dei miei nonni, ma sono in pochi a sapere della mia presenza in quel luogo perciò la mia vita è abbastanza tranquilla». «Sembra ti dispiaccia» esclamò continuando a camminare al mio fianco. «Sono passato dall’avere il PokéGear che squillava ogni due minuti per interviste, trasmissioni radio, tv e vari media, all’essere dimenticato dal mondo. Non dico che la calma di ora non mi vada bene, ma è stato un colpo decisamente forte all’inizio. Prima ti fanno sentire un Dio e poi se possono lanciarti giù da una scogliera non si fanno scrupoli. Mi sono ritrovato completamente solo da un giorno all’altro, così mi sono ritirato… questo almeno fino a ieri». «Beh, ma avrai avuto qualche amico» mi rispose innocentemente. Strinsi involontariamente i pugni e ricacciai indietro i ricordi che mi lasciavano ancora l’amaro in bocca. Nonostante il mezzo chiarimento avuto con Shannon, era una questione ancora aperta ed ero sicuro che lo sarebbe stata fino al mio ritorno da questa avventura. «Cambio domanda?» mi sentii chiedere dalla ragazza dopo l’improvviso silenzio. Le sorrisi grato del fatto che non insistesse e mi decisi a farle una chiederle una cosa che da un po’ mi gironzolava per la testa. «Parlami di te invece» iniziai «sono curioso di sapere come fai a parlare così bene la mia lingua anche se sei cresciuta in un branco di Pokémon». «Non abbiamo sempre vissuto vicino a Petalipoli» mi rispose tranquilla «Quando ero più piccola Gardevoir fece di tutto per farmi andare a scuola». «Tu sei andata a scuola?» domandai sorpreso. «Dai cinque ai dieci anni circa, poi ci siamo trasferiti qui ed ho studiato come autodidatta praticamente» mi spiegò placida. «Ok… credo proprio di essermi perso qualcosa» dissi sbigottito «Com’è possibile?» «Ero piccola e non ricordo molto» continuò lei stringendosi nella felpa «ma ricordo che una volta abitavamo ai margini di una grande foresta. Mamma mi portava sempre a giocare con gli altri bambini in una piccola città costruita sugli alberi, così quando loro iniziarono ad andare a scuola le chiesi di poter fare altrettanto. C’era un Ditto nel nostro branco e ogni volta prendeva sembianze umane per accompagnarmi a scuola. Fingeva di essere mio padre e Gardevoir intercedeva per lui con i suoi poteri psico, parlando a nome suo». «Incredibile» commentai stupito. «Già… avevo raccontato a tutti che mio padre era diventato muto a causa di un incidente e questo non aveva portato le maestre a fare altre domande» celiò «Il branco ha sempre fatto l’impossibile per soddisfare le mie richieste. Miltank mi ha svezzato fin da piccola e Scyther ci ha sempre difeso ed aiutato a procurare il cibo». «Aspetta» la interruppi «il branco non era di soli Ralts, Kirlia e Gardevoir?» «No, eravamo una decina, ma tutti provenienti da specie diverse» mi rispose. «Devi ammettere che non è facile trovare un simile insieme di Pokémon in natura» le feci notare «Oltretutto da quello che mi hai detto vivevi con specie provenienti anche da Kanto e Johto». «E qual’è il problema?» chiese perplessa. «Nessuno, solo che è strano. Tua madre ti ha mai parlato delle tue origini?» domandai. Lei scrollò la testa non avendo risposte da darmi. «Se vuoi possiamo cercare i tuoi genitori biologici» proposi provando a capire se la cosa le facesse piacere o meno. Si bloccò e sospirò profondamente, così mi fermai anch’io e mi voltai a guardarla. «Ammetto di essermi sempre chiesta chi fossero i miei genitori» pigolò con la voce un po’ incrinata «ma se non mi hanno cercata fino ad ora… chi mi dice che saranno felici di rivedermi? E poi non li conosco, sarebbero dei perfetti estranei per me. Gardevoir e il branco mi hanno cresciuta, sono loro la mia famiglia» concluse trattenendo a stento un singhiozzo. «Hey» dissi piano alzandole il volto e asciugandole un’unica lacrima sfuggitale e impigliatasi tra le ciglia «sei troppo pessimista. Sono certo che non ti avrebbero mai abbandonato. Il fatto che non ti abbiano ancora trovato non significa che non ti abbiano mai cercato. Sono sicuro che incontreremo molte persone, magari qualcuno ti riconoscerà e scopriremo qualcosa di più. Però devi volerlo… devi crederci, altrimenti non accadrà mai». «Mi aiuterai a cercarli?» chiese così piano che feci fatica a sentirla. Annuii e subito Kira protese le braccia avvolgendomi in un tenero abbraccio. Evidentemente aveva bisogno di un po’ di comprensione -di protezione- e devo ammettere che non mi dispiaceva il fatto che avesse trovato in me una figura che le trasmettesse sicurezza. «Aiutala» percepii chiaramente nella mia testa «Proteggila». «Gardevoir» pensai subito dentro di me. Ricambiai l’abbraccio stringendola forte per farle percepire la mia presenza. Se solo avessi avuto il minimo dubbio che uno dei miei genitori fosse stato ancora vivo, sono sicuro che l’avrei cercato fino in capo al mondo. Aiutala «Va meglio?» chiesi dopo un po’ sorridendole tranquillo. «Sì, grazie» sorrise a sua volta «Devi scusarmi, di solito non sono così pessimis…» «Aiuto!» urlò una voce alle mie spalle «Aiutatemi vi prego! Mi sta inseguendo!» Guardai l’uomo in giacca e cravatta che stava correndo nella nostra direzione e un attimo dopo uno strano tizio spuntò dietro di lui. «Sei un allenatore?» continuò a chiedere il signore sempre più vicino. Proteggila «Sì» annuii con il capo «Che succede?» domandai prendendo la mano di Kira per tirarla dietro alla mia schiena in modo da difenderla ed aiutarla a scappare se fosse stato necessario. «Quel ragazzo laggiù vuole rubare i miei studi» mi spiegò cercando di riprendere fiato. Presi la sfera poké agganciata alla mia cintura con l’altra mano e subito pigiai il tasto per farla tornare a grandezza naturale, pronto a combattere con tutte le mie forze. «Datemi quegli appunti e nessuno si farà male» esclamò spavaldo il ragazzino che mi stava di fronte. Era più giovane di me ed era vestito in maniera particolare, probabilmente faceva parte di una banda: i colori dei suoi abiti variavano dal nero, al bianco, all’azzurro e non aveva un aspetto rassicurante. «Questo materiale non ti appartiene» esclamai sicuro, al minimo accenno di indecisione ero certo che ci avrebbe attaccati. «Uh? Che cosa credi di fare?» chiese stupito «Non vorrai mica proteggerlo! Non c’è alcuna pietà per chi si immischia negli affari del Team Idro!» Sentii una calma rabbia montarmi dentro «Vattene fin che sei in tempo» ringhiai. Non potevo sopportare le persone che come lui, entravano a far parte di un gruppo per sentirsi legittimati a commettere infrazioni o anche peggio. La persona che avevo di fronte mi ricordava molto il Team Rocket e Dio solo sa quanto rancore avevo ancora per quegli spregevoli invasati. «Niall calmati» mi sussurrò Kira all’orecchio dopo aver appoggiato una mano sulla mia scapola. «Sono calmissimo» mentii freddo senza però riuscire a guardarla negli occhi. «Non credo proprio: mi stai stritolando la mano» pigolò la ragazza «Stai bene?» Allentai immediatamente la presa e mi voltai verso di lei guardandola mortificato, così la recluta del Team Idro ne approfittò per attaccarci proprio in quel momento chiamando a sé un Poochyena. Mi sistemai meglio davanti alla mia compagna di viaggio e al povero sventurato che aveva chiesto il nostro aiuto e con un movimento rapido del polso feci uscire Dratini dalla sfera. «Tuononda, subito» ordinai perentorio. «Schivalo» fu la semplice risposta del mio avversario, che fortunatamente non riuscì nel suo intento facendo così paralizzare all’istante il piccolo lupo. «Tornado, usa la coda» comandai. Inizialmente il drago mi guardò un po’ incerto sul da farsi, non aveva mai utilizzato questa mossa prima d’ora ma io ero convinto che potesse farcela perché era cresciuto molto da quando eravamo partiti. Si voltò subito verso l’avversario e iniziò a far vorticare la parte finale del suo corpo per poi scagliare una tempesta d’aria che travolse completamente Poochyena facendolo tentennare. «Azione» esclamò il nostro sfidante, ma il suo Pokémon non fece nessun movimento essendo ancora troppo stordito dai nostri attacchi. «Tornado, di nuovo» dissi velocemente a Dratini e quest’ultimo con una potente sferzata verso il nemico riuscì a farlo cadere a terra esausto. «Accidenti a te! Questa me la paghi» ringhiò il tizio in preda alla collera. Mossi un passo nella sua direzione con il braccio destro alzato pronto a sferrargli un pugno, ma mi sentii trattenere per la maglia da Kira, così il componente del Team Idro corse via borbottando qualcosa sul dover tornare a Ferrugipoli. «C’è mancato un pelo» esclamò l’uomo ansimando ancora per la corsa fatta poco prima «Non so davvero come ringraziarti ragazzo, senza di te questi preziosi appunti sarebbero finiti in mano a quei criminali». «Nessun problema, sicuro che vada tutto bene?» chiesi accertandomi che non gli fosse stato fatto del male. «Sì, grazie» rispose grato «Devo correre in città e mettere tutto al sicuro ora che il Team Idro è a caccia dei nostri progetti. A proposito io lavoro per la Devon SpA, passate a trovarmi se raggiungete Ferrugipoli e chiedete di Christian». «Molto volentieri» rispose la ragazza anticipandomi. «Bene, grazie ancora è meglio che vada» disse l’uomo facendo per avviarsi. «Mi scusi» lo fermò Kira «è sicuro di voler affrontare il viaggio da solo?» «Certo» si affrettò a rassicurarci «prima quel teppista mi ha preso alla sprovvista, ma durante la lotta ho dato l’allarme alle guardie di sicurezza dove lavoro, mi sembra di vederli laggiù in fondo» concluse indicando due uomini grandi come armadi. Lo salutammo nuovamente e feci per riprendere il passo quando la ragazza mi trattenne. La guardai interrogativo per cercare di capire che cosa la trattenesse dal proseguire il cammino, quando incrociai il suo sguardo preoccupato. «Che ti è successo prima?» mi chiese senza tanti giri di parole. «Odio i prepotenti» minimizzai «meritava una lezione». «Non era solo questo, eri furente e anche Dratini era allarmato dal tuo comportamento» disse «Conoscevi quel ragazzo per caso?» Presi un respiro profondo, sapevo che aveva ragione ma ammetterlo era un altro paio di maniche. «Non conosco lui, però conosco quelli come lui» spiegai ma nonostante questo rimase in attesa di qualche altro chiarimento. Proteggila La invitai a proseguire il cammino lungo il bosco e iniziai a raccontare. «A Kanto e Johto fino a diciassette anni fa, c’era una banda chiamata Team Rocket. Controllavano tutti i traffici illegali dei due Paesi arricchendosi alle spalle degli onesti cittadini. Tra le tante cose gestivano i Casinò di Azzurropoli e Fiordoropoli, rubando i Pokémon di giovani allenatori per poi esporli come premi. Piano piano acquisirono alleati e potere. La prima volta che li incontrai stavo attraversando il Monte Luna con i miei genitori, ero piccolo, avevo poco più di tre anni e ammetto che i ricordi sono piuttosto sbiaditi a riguardo, ma questa» esclamai indicandomi la cicatrice sotto l’occhio sinistro «è un segno indelebile che mi ricorderà per sempre che cos’è accaduto quel giorno». Kira non distoglieva lo sguardo da me ma manteneva un religioso silenzio per permettermi di proseguire. «In quell’occasione stavano trafugando i fossili di alcuni Pokémon rari, che erano stati da poco rinvenuti da uno studioso del museo di Plumbeopoli» continuai «Solo in seguito si scoprì che avevano corrotto degli scienziati sull’Isola Cannella e li avevano convinti a resuscitarli. Ancora prima di riuscire nell’impresa c’erano dei ricchi compratori pronti a tutto per avere degli Aerodactyl, degli Omanyte e dei Kabuto nelle loro collezioni. Mio padre si oppose fermamente quando li scoprì durante la nostra esplorazione. Iniziò una lotta serrata contro alcuni dei membri del Team Rocket e mia madre gli diede una mano. Ad un tratto ad uno dei Pokémon avversari fu dato il comando di colpire dei bidoni di dinamite che servivano per estrarre i fossili dalla roccia» deglutii prendendo fiato «Mia madre mi strinse a sé per portarmi lontano e anche mio padre cercò di proteggerci. Fortunatamente l’esplosione non ebbe grosse ripercussioni, ma una scheggia di metallo dei contenitori mi ferì. Poteva andare molto peggio in realtà» minimizzai «e ricordo ancora come mamma mi protesse quella volta». Scacciai velocemente l’immagine che avevo ricordato anche il giorno precedente. «Comunque in conclusione, quel pezzo di grotta crollò sotto lo scoppio dell’esplosione e papà riuscì a mettere in fuga il Team Rocket che non ebbero nemmeno il tempo di portare via l’intero bottino». «Deve essere un uomo coraggioso, ecco da chi hai preso» sorrise cautamente la ragazza. «Il coraggio non paga» constatai tristemente «Non so ancora se sia stato un caso oppure no, ma alcuni anni più tardi i miei genitori morirono nello scoppio di alcuni vagoni di un treno a Fiordoropoli ed anche quella volta fu colpa del Team Rocket» dissi amaramente fermandomi e socchiudendo le palpebre per un attimo. Se devo essere sincero non avevo ancora accettato del tutto questa cosa. Avevo dei bellissimi ricordi dei miei genitori nonostante i pochi anni trascorsi insieme e i miei nonni erano sempre stati fantastici: mi parlavano continuamente di loro tenendoli costantemente vivi nella mia memoria, ma che cosa potevano fare per un bambino che continuava a chiedere perché mamma e papà non sarebbero più tornati? Poco. Per questo avevo perso il controllo contro la recluta del Team Idro, pensare che in circolazione ci potesse essere un’altra banda simile mi faceva stare davvero male. Era un tormento interiore che ora difficilmente avrei scacciato e già sapevo che se si fosse presentata l’occasione avrei cercato di fermare con le mie mani quell’organizzazione. Non potevo e non volevo sopportare l’idea che qualche altro bambino innocente perdesse i genitori per colpa di vili e insensati ideali. «Niall» richiamò la mia attenzione Kira «Stai bene?» Aprii gli occhi respirando profondamente e scrollai flebilmente il capo «No» ammisi rassegnato «Usciamo da questo posto». La ragazza non fiatò, ma prese la mia mano e si strinse contro di me continuando a camminare sopportando tenacemente il mio improvviso mutismo. Impiegammo l’intera mattinata per attraversare il Bosco Petalo e per l’intero viaggio non parlammo, mi ero limitato a dare gli ordini a Torchic durante gli incontri con altri allenatori e Pokémon selvatici. Continuavo ad usare braciere per farlo allenare con questa nuova mossa, ma soprattutto per sconfiggere in fretta gli avversari di tipo erba e coleottero per poter tornare ai miei pensieri. Nonostante questo la ragazza non mi lasciò andare per un secondo, facendomi sentire tutta la sua vicinanza. «Grazie per avermene parlato, so che non dev’essere stato facile» esclamò Kira a pochi passi dall’uscita del bosco «e scusa per averti trattenuto prima, forse avrei dovuto…» «No» dissi scrollando la testa «Hai fatto benissimo a fermarmi. Se avessi preso quel ragazzino non sono sicuro di come sarebbe andata a finire. Inoltre sono io quello che ti deve chiedere scusa per questo mio silenzio, non mi capita spesso di parlare del mio passato e ho ancora qualche questione in sospeso, ma ci sto lavorando». «Non riesco a capirne il motivo, ma credo di sapere come ti senti» pigolò «Se ti dovesse succedere ancora, sfogati pure con me. Tenersi tutto dentro non fa mai bene». Aiutala Proteggila Trova te stesso L’attirai delicatamente verso di me e le posai un bacio leggero sul capo. «Grazie» sussurrai «Prometto che mi isolerò il meno possibile in futuro». Kira mi regalò uno de suoi sorrisi più incoraggianti e sinceri, così finalmente mettemmo piede fuori dal bosco. L’aria frizzanti del posto ci avvolse subito e il sole iniziò immediatamente a scaldarci, strappandoci dall’umidità che ci aveva avvolti fino ad un attimo prima. La ragazza si portò immediatamente una mano sulla fronte per riparare gli occhi dagli accecanti raggi solari, così diedi le spalle alla palla di fuoco e le infilai il mio cappellino in testa. Ridacchiò divertita e mi scompigliò i capelli cercando di ridargli una forma -credo-, poi mi sorrise nuovamente allegra come avevo imparato a conoscerla. «Ora sono Niall Parker» scherzò indicando le iniziali ricamate sul cappello. «Se è così decidi tu che cosa fare» dissi cercando di migliorare definitivamente il mio umore. «Laggiù c’è un prato» esclamò indicando verso nord, oltre un edificio ricoperto di fiori «ed ho una certa fame vista l’ora…Pic-nic?» propose. Annuii con la testa e mi lasciai trascinare da Kira, che sembrava avesse recuperato definitivamente tutta la sua solarità. Superammo quella che dall’insegna scoprimmo essere la Fioreria Bel Petalo e promisi alla ragazza che più tardi saremmo entranti a dare un’occhiata. Feci uscire tutti i pokémon dalle sfere e lei sistemò l’uovo al sole, stando ben attenta che si trovasse in un posto pianeggiante e sicuro. «È meraviglioso» constatò la mia nuova amica osservando il paesaggio circostante. Il prato era all’interno di una piccola radura composta completamente da alberi di bacche probabilmente appartenenti alla fioreria. Ad est si poteva scorgere un piccolo lago e la temperatura era decisamente più fresca e mite del circondario. C’erano dei tavoli con panche annesse e credo che nei fine settimana molte famiglie passassero il loro tempo in quel posto. Inoltre era molto tranquillo e perfetto per poter pranzare e riprendere le forze dopo l’attraversata del bosco e la nostra piccola disavventura. «È pronto» esclamai dopo una mezz’oretta in cui mi ero dilettato a cucinare il pranzo. I Pokémon smisero di giocare per precipitarsi al tavolo, così raggiunsi Kira e l’aiutai a rialzarsi da terra. Mentre stavamo mangiando mi sembrò di sentire uno scampanellio in lontananza, ma pensai subito ad un’allucinazione sonora, così proseguii a consumare lo stufato che avevo cucinato e a parlare del più e del meno con la mia compagna di viaggio. «Niall scusa se ti interrompo» esclamò mentre le stavo raccontando di quale magnifica vista si poteva osservare dal promontorio di Celestopoli «ma tu non senti come un rumore di campanelline?» La guardai spalancando gli occhi «Pensavo di essermele immaginate» ammisi «Che cos’è secondo te?» chiesi guardandomi intorno. «Non saprei» disse a sua volta «Voi sapete da dove arriva?» domandò ai miei Pokémon. Ralts annusò l’aria e poi rispose alla ragazza che, come se niente fosse, continuò a consumare il suo pasto. «Quindi?» domandai curioso. «Oh, giusto» esclamò «Niente di particolare, dice che prima sugli alberi ha visto dei fogli argentati e delle campanelle. Probabilmente chi dirige la floricoltura non vuole che pokémon selvatici mangino le loro bacche». «Capisco» sospirai «Kira posso chiederti un favore?» Annuì velocemente continuando a mangiare un pezzetto di carne. «Non parlare mai di questo tuo dono con nessuno». «Che intendi?» chiese perplessa. «Non dire mai a nessuno che puoi parlare con loro» esclamai indicando i nostri tre piccoli amici. «Perché scusa? Non c’è niente di male» rispose leggermente risentita. «No, certo che no» la rassicurai subito «È una cosa meravigliosa in realtà, mi piacerebbe poter fare lo stesso, ma ho paura che qualcuno come il Team Idro, se lo scoprissero, potrebbero farti del male per usarti». Proteggila. «Ti stai preoccupando per me?» pigolò con una vocina infantile. «Mi sembra normale» borbottai arrossendo leggermente. Mi sentivo come un bambino colto con le mani nella marmellata, ma non avevo niente di cui vergognarmi. Insomma, la conoscevo da meno di ventiquattro ore ma… come posso dire… mi piaceva. Come persona intendo. «Awwwa, che carino» mi punzecchiò un fianco. «Smettila» ridacchiai imbarazzato. «Altrimenti?» mi provocò sporgendosi verso di me. «Altrimenti mi riprendo il cappello» dissi allungando una mano per afferrarlo. «Non se ne parla» esclamò tirandosi subito indietro «ormai mi ci sono affezionata». Ok, mi piaceva in senso più ampio lo ammetto: era davvero carina e riusciva sempre a farmi ridere con queste sue uscite così spontanee. Anche gli spettri del passato si erano arresi alla luminosità del suo sorriso.
Tesserò i tuoi capelli come trame di un canto
Mi allungai nella sua direzione pronto ad usare il solletico se fosse stato necessario, quando dal nulla comparve un Wingull che si gettò sul nostro pranzo. «Accidenti che maniere» constatai cercando di scacciarlo. «Dice che è affamato» si precipitò ad informarmi la ragazza. «Calmati» affermai rivolto al Pokémon «Se vuoi c’è un po’ di cibo anche per te, ma devi fare il bravo». Appena afferrato il senso delle mie parole il gabbiano si quietò appollaiandosi sullo schienale di una delle due panche su cui eravamo seduti. Posizionai una ciotola di cibo anche per lui sul tavolo in legno e subito si precipitò a mangiare la sua porzione. «Mai vista così tanta voracità» constatai quando meno di un minuto dopo aveva finito tutto. «Ha capito anche lui che sei un ottimo cuoco» sorrise Kira. «Grazie» esclamai approfittando della sua distrazione per riprendermi il cappellino. «Hey» sbuffò contrariata «Non è valido». Risi davvero divertito per l’espressione imbronciata che aveva appena fatto, quando un Mudkip corse nella nostra direzione, attaccando il Pokémon selvatico. Ci aveva completamente ignorato ed era focalizzato sull’uccello che cercava di schivare tutti i suoi attacchi volando al di sopra delle nostre teste. Qualche attimo dopo comparve una ragazza piuttosto trafelata dal retro della fioreria. «Mudkip basta» esclamò una volta che il Wingull fu fuggito. «Scusate per il disturbo, io sono Violetta e con le mie sorelle gestisco quel negozio di fiori. Quell’ingordo viene sempre qui a rubare tutte le nostre bacche, spero non vi abbia dato noia». «Non preoccuparti» la rassicurò la mia giovane assistente «per oggi non dovrebbe più fare danni, ha pranzato con noi». «Quel golosone è sempre in cerca di cibo, non si arrenderà così facilmente…» sospirò sconsolata «Se mangiasse qualche bacca al giorno non sarebbe un problema, ma ogni volta fa delle vere e proprie stragi su questi alberi, tanto che abbiamo dovuto attraversare il Paese più di una volta per ritrovare delle specie piuttosto rare che si era divorato completamente». «Quel Wingull è davvero un problema per la vostra attività» constatai, poi guardai il suo pokémon e ammetto che era davvero un ottimo esemplare: molto vivace e allo stesso tempo ostinatamente testardo. Aveva visto il suo obiettivo e fino a quando Violetta non gli ordinò di fermarsi, aveva tentato in ogni modo di colpire il volatile. Mentre le due ragazze chiacchieravano provai ad offrire a Mudkip delle pokémelle e scoprii che era un estimatore dei sapori amari. Presi dallo zaino una delle monoporzioni di cibo che avevo sempre con me e prima di darla al pokémon chiesi il permesso alla sua allenatrice. Sembrava piacergli molto e così iniziò subito a fare amicizia con i miei compagni di viaggio. «È sprecato per questo posto» constatò la fioraia «ha un altissimo potenziale, ma è costretto a stare qui con me e le mie sorelle per aiutarci a scacciare Wingull, è l’unico che riesca a tenerlo lontano. Ogni volta che partiamo per qualche viaggio alla ricerca di bacche lo vedo illuminarsi» raccontò sovrappensiero. Questo suo discorso mi convinse a fare un tentativo: chiedere non costa niente. «Violetta» richiamai la sua attenzione «Se trovo il modo di risolvere il tuo problema con Wingull, accetteresti di lasciare che Mudkip venga con me? Sono un allenatore e voglio vincere la Lega di Hoenn, in questo modo potrebbe rafforzarsi e combattere, se è questo che gli piace. Naturalmente non sarà niente di definitivo, se vorrà una volta finito il mio viaggio lo riporterò qui da te». La ragazza ci pensò meditabonda, si vedeva che era piuttosto restia a lasciar andare il suo Pokémon. «Sarebbe egoista da parte mia tenerlo per sempre qui. Per me può andar bene» esclamò dopo un po’ «Ma dovete risolvere davvero bene il problema prima, altrimenti rischieremmo di dover chiudere l’attività senza nessuno a proteggere le nostre bacche». «Bene» acconsentii «appena sappiamo come fare verremo a cercarti in negozio». Salutammo la ragazza e il suo piccolo amico e poi guardai Kira trionfante. «Perché mi fissi così?» chiese lei perplessa una volta che i due fossero stati piuttosto lontani. «Chi meglio di te potrebbe aiutarmi in questa impresa» sorrisi. «Immagino che questa cosa rientri nel mio “contratto”» scherzò. Annuii e le spiegai che cosa avessi in mente: per prima cosa dovevamo ritrovare Wingull e per fare ciò dovevo preparare ancora un po’ di cibo. In seguito avrei chiesto a Kira di spiegare la situazione al Pokémon e in base alle sue risposte mi sarei mosso di conseguenza. Presi delle bacchemodoro e tolsi tutti i semi che le rendevano particolarmente piccanti, poi creai una pappetta vista la loro incredibile tenerezza. Questa specifica bacca aveva delle proprietà particolari che facevano diminuire la velocità di chi se ne cibava, donando però in cambio un po’ di felicità. «Ora mi spiego perché Dodrio non voleva mai mangiarle» rifletté la giovane ad alta voce. La lista del branco con cui aveva vissuto fino ad ora continuava ad allungarsi, ma ogni volta che ci pensavo seriamente sentivo arrivare un leggero mal di testa, segno che forse non era ancora ora di porsi queste domande -anche se la curiosità era tanta-. Continuai a preparare il cibo, cercando di esaltare il più possibile gli odori: ero sicuro che una volta fiutato, il Pokémon si sarebbe subito precipitato da noi. Ordinai a Dratini di usare Tornado e feci in modo che il profumo dei Poffin appena preparati si spargesse il più possibile nell’ambiente circostante. «Appena arriverà dovete tenervi pronti» spiegai a tutti «Non attaccatelo fino a quando non ve lo dirò io, anche se spero non sarà necessario. Kira è importante che tu sia molto tranquilla mentre gli spieghi ciò che ti ho suggerito prima». La ragazza annuì e così ci sdraiammo in disparte sul prato aspettando che accadesse qualcosa. Avevo posizionato una coperta sull’erba e se non fossi stato così eccitato dall’idea di poter avere un Mudkip in squadra, credo proprio che l’abbiocco post pranzo mi avrebbe steso. «Niall» iniziò a parlare la ragazza «secondo te perché Gardevoir ha scelto te?» Restai sorpreso dalla domanda alla quale sinceramente io stesso facevo fatica a rispondere, così mi limitai a scrollare la testa aggiungendo un flebile «Non ne ho proprio idea» «È strano non fare il viaggio da soli?» domandò allora cambiando argomento. «Ammetto che la sensazione è di essere tornato indietro al mio primo viaggio» dissi sorridendo appena al pensiero. La ragazza si mosse fino a trovarsi distesa contro il mio fianco, gli avambracci a sostenerla, mentre con sguardo incuriosito mi guardava fisso negli occhi. «Hai avuto altri compagni di viaggio prima di me? Allora non sei un lupo solitario». «Perché ti ho dato questa impressione?» chiesi perplesso. «Non saprei come spiegarti… ma sin dal nostro primo incontro ti sei dimostrato molto cauto, misurato quasi nel relazionarti con il mondo. Sei gentile e molto cortese ma ho la perenne sensazione che ti stia trattenendo per qualche motivo. È colpa mia?» pigolò cauta. «Non è assolutamente colpa tua» le dissi subito prima che potesse fraintendere «e hai ragione, non sono completamente spontaneo ma non perché abbia qualcosa contro di te, il problema è mio credimi». «Ed io posso aiutarti in qualche modo?» chiese sorridendomi comprensiva. «Se riesci sopportarmi e vedrai che piano piano migliorerò» celiai. Ridacchiò appena rilassandosi e appoggiando la testa contro la mia spalla. La situazione non era molto diversa dalla notte precedente, ma questa volta avevo la certezza che non fossero incosciente per la stanchezza. «Pensavo mi sarei sentita molto più sola senza il branco» sospirò appena «e invece con te mi sento incredibilmente al sicuro. Strano… di solito non mi adatto così facilmente ai cambiamenti». Proteggila. La strinsi leggermente più forte contro di me, pensando bene a cosa poterle dire. «Sai credo che…» non riuscii nemmeno a finire la frase che finalmente Wingull comparve svolazzando sopra la ciotola che avevo preparato. «Puoi mangiarla» esclamò prontamente Kira «prima però mi devi ascoltare». Il Pokémon si posò sul tavolo e iniziò a picchiettare nella ciotola assaggiandone il contenuto. La ragazza si alzò in piedi lentamente fino ad avvicinarsi «Non erano questi i patti, prima devi ascoltarmi». Il gabbiano la ignorò volutamente proseguendo il suo pasto, così con un cenno del capo diedi a Dratini l’ordine di immobilizzarlo e dopo un potente tuononda l’uccello d’acqua fu costretto a starci a sentire. «Sei davvero indisciplinato» sospirò scocciata la giovane «Dunque, le tue abbuffate stanno creando molti problemi a Violetta e le sue sorelle» iniziò a spiegare mentre il Pokémon cercava di divincolarsi e strillare per comunicare con lei «Devi capire che se continuerai a mangiare tutte le loro bacche saranno costrette a chiudere e a quel punto niente più cibo». Wingull rispose in maniera concitata e vidi Kira annuire «Ti capisco credimi, ma va contro i tuoi interessi, se tu ti limitassi a una decina di bacche al giorno non si arrabbierebbe nessuno» disse pacata «Lo so che è più difficile trovare cibo se non hai un allenatore, ma è per questo che siamo qui» gli spiegò «Se ora ti lasci catturare, ti promettiamo che non sarai mai più affamato». Il Pokémon stette in silenzio per qualche secondo valutando la situazione e poi rispose. La giovane sorrise lanciandomi una rapida occhiata «Diciamo che al mio amico le cose convenzionali non piacciono. Ti sta dando l’opportunità di scegliere con le buone, se preferisci essere catturato contro la tua volontà iniziamo subito» esclamò mentre Ralts faceva un passo in avanti a supporto di quanto detto dalla “sorella”. Il gabbiano tacque per qualche minuto e infine accennò un assenso con il capo. Estrassi immediatamente una Friend Ball e azionai il meccanismo di cattura -piccoli trucchi del mestiere per evitare dei futuri ripensamenti-. Ringraziai Kira per il suo ottimo lavoro e soddisfatto raccolsi lo zaino per poi dirigermi verso il negozio Bel Petalo. «Buongiorno come posso esservi utile?» chiese una giovane donna. «Siamo degli amici di Violetta» spiegò la mia compagna di viaggio. «Io sono Rosa, sua sorella maggiore» ci sorrise «vado subito a chiamarla». La ragazza dai capelli rossi iniziò a saltellare allegra da uno scaffale all’altro ammirando i fiori e le composizioni che si trovavano su essi, trascinandomi in questo impeto di entusiasmo. «Wow, siete già qui?» chiese Violetta accompagnata dalle sorelle. «È stata convincente» risposi sorridendo e indicando Kira. «Allora, come avete risolto il nostro problema?» chiese Violetta spiegandosi poi alle altre due «Hanno trovato il modo per fermare le scorribande di Wingull». «Davvero?» chiese l’unica delle tre che ancora non avevamo conosciuto, ma che dal cartellino sulla divisa capii si chiamasse Petunia «Sarebbe davvero fantastico!» «Ecco qui» dissi estraendo la sfera poké «Ora avete due possibili soluzioni: o lo tenete qui con voi e vi fate aiutare ad annaffiare le piante e a seminare le diverse bacche -lavorando per voi potrete controllare la sua alimentazione dandogli del cibo Pokémon, riducendo così le sue abbuffate di bacche e soprattutto selezionando quante e quali dargli-, oppure lo terremo e ce ne occuperemo noi. La decisione è vostra, ma sono sicuro che con le giuste motivazioni potrebbe diventare davvero indispensabile per questa fioreria». Le tre sorelle mi guardarono per poi scambiarsi un’occhiata fugace «Va bene» esclamò Violetta «direi proprio che potremmo usare Wingull per lo scambio con Mudkip come ti avevo promesso». Guardai Kira soddisfatto e insieme alla fioraia raggiungemmo il Pokémon Center di Ferrugipoli per effettuare il trasferimento. Una volta eseguita l’operazione lasciai alla giovane alcuni fogli su cui avevo appuntato delle ricette in grado di saziare anche l’enorme appetito del gabbiano d’acqua a base di baccavena e baccagostan. Le lasciai il mio numero del PokéGear e le raccomandai di chiamarmi per qualunque problema, promettendole di fare altrettanto per farle sapere come stava il suo Pokémon. Infine ci salutò ringraziandoci nuovamente e riprese la strada da cui eravamo arrivati. A quel punto presi le Poké Ball e prima di affidare tutti i miei compagni all’infermiera Joy per ripristinare le loro energie, feci uscire ognuno di loro. «Ragazzi date il benvenuto in squadra a Mudkip».
Ciao a tutti ^_^ In questo capitolo ho inserito una parte del testo: A presto ^^ Capitolo 4
Capitolo 5
Una volta raccolto e rimesso tutto nel mio zaino ci avviammo verso il Bosco Petalo, prendemmo una scorciatoia fatta di dislivelli alti anche diversi metri che ci permise di risparmiare qualche ora rispetto al viaggio di andata. Inizialmente Kira mi chiese per quale motivo non l’avessimo fatto anche la prima volta, ma quando dovette aggrapparsi alla roccia per scendere e farsi aiutare da me per non schiantarsi a terra, si convinse che fosse stato molto meglio così. «Non sembrava così ripido» si giustificò pulendosi sugli shorts la polvere della roccia. Le spiegai che la costante pendenza del terreno distribuita per un lungo percorso, non faceva sembrare così difficoltoso il viaggio. Quando finalmente uscimmo dal bosco una frizzante aria di mare ci solleticò il viso. Le chiesi se volesse andare a trovare Gardevoir visto che non eravamo poi così lontani, ma mi rassicurò dicendo che andava tutto bene e che dovevamo proseguire il viaggio. Il signor Marino fu sorpreso di rivederci così presto, ma dopo averci offerto qualche bibita fresca nel soggiorno del suo bellissimo cottage e averci raccontato qualche aneddoto sulla sua vita, si dimostrò felicissimo di poterci accompagnare a Bluruvia e Porto Selceopoli. «È il minimo che possa fare per chi ha salvato la mia Peeko» ci rassicurò contento «Una bella avventura in mare è proprio quello che mi ci vuole». Ci aveva congedati un’oretta chiedendoci di fare come se fossimo stati a casa nostra, per preparare la sua barca, così approfittammo della sua immensa generosità facendo entrambi una doccia veloce per toglierci dalla pelle la salsedine del mare. Appena misi piede sull'imbarcazione una spiacevole sensazione mi attanagliò le viscere, del resto l’acqua non era proprio il mio elemento. Mi sedetti in cuccetta e cercai di pensare a tutt’altro. Kira stava amabilmente facendo conversazione con l’uomo al timone che entusiasta di aver trovato qualcuno che lo stesse ad ascoltare, le raccontò qualche storia di quando era in marina. Io passai le due ore del viaggio cercando capire come far funzionare al meglio il mio nuovo PokèNav. Era davvero un apparecchio notevole. Mi girai e rigirai sul materassino alternando lo sguardo tra il display a cristalli liquidi e le venature del legno del soffitto, ma non vedevo l’ora di tornare sulla terra ferma. «Ragazzo, siamo arrivati» mi informò Marino subito dopo l’attracco e per me fu davvero un gran sollievo. «Grazie mille» dissi all’uomo «cerchiamo di fare il prima possibile». «Sono vecchio ormai» mi sorrise bonario «ho tutto il tempo che volete, fate con comodo». Lo ringraziai sinceramente e poi rimisi finalmente piede sulla spiaggia. L’isola di Bluruvia era proprio come me l’aspettavo: il paesino era piuttosto circoscritto e mi ricordava inevitabilmente casa. Spiaggia, montagne e bosco era tutto ciò che si poteva trovare, ma sembrava decisamente un posto molto tranquillo. «Che si fa?» chiese Kira curiosa. «Qui c’è una Palestra, mentre io vado ad iscriverci per vedere quando possiamo sfidare il Capopalestra dovresti farmi un favore». «Certo» rispose subito «dimmi tutto». «Prova a chiedere agli abitanti del posto se hanno visto Rocco Petri ed eventualmente dove possiamo trovarlo» le spiegai. «Agli ordini!» esclamò contenta mentre stava per avviarsi. «Kira» la richiamai. «Sì?» mi guardò in attesa. «Portati Ralts» risposi lanciandole la sfera poké «Non voglio che tu vada in giro da sola, ci sono tipi loschi in giro ultimamente». «Geloso?» rise facendomi l’occhiolino divertita. Alzai gli occhi al cielo e subito mi diressi verso la Palestra. Era l’edificio più grande della zona ed era decisamente inconfondibile. «Buongiorno» esclamò il ragazzo all’entrata «posso aiutarti?» «Sì, ecco… volevo sapere quando era possibile sostenere la sfida in questa Palestra» risposi conciso «Siamo in due». «Due nuovi sfidanti» disse elettrizzato «Rudi sarà contento. Allora… non abbiamo orari prestabiliti in quanto Bluruvia non è facilmente raggiungibile, perciò non c’è un gran via vai di gente» mi spiegò loquace mentre cercava tra i suoi appunti «Il Capopalestra è sempre presente, devo solo trovare tre ragazzi per farvi fare le selezioni quindi direi che se venite qui dopo pranzo possiamo iniziare». «Fantastico» risposi sorpreso «Pensavo avremmo dovuto aspettare fino a domani». «Certo che no!» mi sorrise «Non succede mai molto da queste parti, perciò siamo contenti quando ci sono nuovi sfidanti». Il ragazzo mi lasciò il suo numero ed io feci altrettanto, così se ci fossero stati dei problemi mi avrebbe subito contattato. Uscii dalla Palestra e cercai con lo sguardo la mia compagna di viaggio e dopo cinque minuti decisi di usare il PokéNav per chiamarla. «Kira, dove sei?» chiesi appena il suo volto comparve sullo schermo. «Come funziona sto coso?» balbettò capovolgendo l’immagine e facendomi ridere. «Dove sei?» ripetei ridacchiando. «Non prendermi in giro» sbuffò mentre l’immagine continuava a muoversi e tremare «sono a nord della spiaggia». «Arrivo, non ti muovere». «Dove vuoi che vada…» bofonchiò cercando di spegnere la conversazione. Poco dopo ero già da lei e la trovai, come al suo solito, con i piedi immersi nell’acqua. «Sei un Magikarp, non una ragazza» la presi in giro. «Sì confermò divertita, ma divento un Gyarados se mi fai arrabbiare». La guardai impassibile per qualche secondo per poi iniziai a ridere coinvolgendo anche lei. Le chiesi se avesse saputo dove si trovava Rocco e mi disse che più di una persona le aveva assicurato che si trovava nella Grotta Pietrosa a nord est dal villaggio. Seguimmo quindi la spiaggia fino ad arrivare all’imbocco della grotta e nel frattempo sfidammo alcuni allenatori come riscaldamento. Nel frattempo istruii Kira sulle strategie da adottare per la Palestra, anche se fu estremamente semplice: Ralts e mosse di tipo psico. Non c’era altro da dirle. Io avrei senz’altro dovuto impegnarmi di più, ma ero comunque abbastanza tranquillo. «Stammi vicina e stai attenta a dove metti i piedi» dissi alla ragazza mentre entravamo nella grotta. Kira rise e poi si avvinghiò al mio braccio appoggiandovi la testa, sorrise vedendo la mia espressione perplessa e si giustificò con il visino più angelico che le riuscì sul momento. «Vuoi che ti porti in braccio?» scherzai. «No dai… non pretendo tanto» mi rispose radiosa. Camminammo all'interno della grotta costeggiando le pareti e lottando con i Pokémon selvatici che ci sfidavano lungo il cammino. Io quando potevo facevo allenare Combusken con mosse di tipo volante, mentre lei si dilettava con le mosse psico di Ralts. Quando arrivammo alla fine del cunicolo c'erano due possibili strade, di cui una parecchio buia che scendeva lungo delle scale in un piano inferiore. «Da che parte andiamo?» chiese la ragazza dubbiosa. «Non saprei» ammisi provando ad avvicinarmi alla scala per capire se qualcuno l'avesse usata da poco. Appena allungai la mano verso il piano sottostante un cicalino proveniente dal PokéNav ci fece prendere un mezzo infarto. Non mi aspettavo che all'interno della montagna prendesse. Quando però guardai lo schermo notai che l'allarme segnalava una Megapietra nelle vicinanze. Stavo per scendere a dare un'occhiata, ma una voce alle nostre spalle ci fece prendere l'ennesimo spavento. «Voi chi siete?» domandò. Mi voltai e feci per presentarmi, quando riconobbi subito il volto del Campione di Hoenn. «Rocco» esclamai sorpreso «Piacere, sono Niall. Ci ha mandati tuo padre». L'uomo mi porse la mano «Piacere mio… e lei signorina?» «Kira, piacere» disse risoluta la ragazza non lasciandosi andare ad inutili convenevoli. «Ecco per te» continuai una volta estratta la lettera dallo zaino. «Grazie ragazzo» affermò prendendo la busta «Ho la sensazione di averti già visto da qualche parte» esclamò poi titubante. «Niall Parker... o Parktrer se può aiutare la memoria» risposi sorpreso che anche lui mi avesse subito ricordato -più o meno-. «Ma certo!» esclamò annuendo «Il famoso campione dei tre. Sei venuto a soffiarmi il titolo?» «Non ora, ma ci proverò sì» sorrisi divertito «per ora devo guadagnarmi le medaglie di Hoenn». «Devi essere una persona di fiducia se mio padre ti ha affidato questo incarico» rispose pensieroso. Assieme alla mia amica gli spiegammo che cos'era successo con il Team Idro e mi disse subito che avrebbe fatto quanto in suo potere per contrastarli. Mi ringraziò per la consegna che stavo per fare a Porto Selcepoli e prima di andarmene gli raccontai del rilevamento della Megapietra al piano inferiore. Spiegai che non avevo con me alcun Pokémon al momento in grado di illuminarmi la strada e lui si propose volentieri per recuperarla a nome della Devon SpA. «Voglio ringraziarti per questa» esclamò infine indicando la busta «Tieni, è una pietrastante. Spero potrà tornarti utile in qualche modo». Lo ringraziai ed infine ci avviammo nuovamente verso l’uscita cercando di ripercorrere la strada precedente. Ad un tratto vedemmo un gruppetto di Pokémon intento a combattere, ma da subito ci rendemmo conto che lo scontro in atto fosse una lotta impari. «Combusken, caccia quei Makuhita» ordinai velocemente in difesa di una Aron ormai quasi priva di forze. «Ralts, psicoshock» corse subito in aiuto Kira. In meno di un minuto avevamo sconfitto gli avversari ed eravamo pronti a prestare soccorso al Pokémon ferito. «Tieni duro piccola» sussurrai mentre prendevo dallo zaino un rivitalizzante. Glielo somministrai interamente, ma ci mise qualche minuto a fare effetto e comunque era ancora troppo debole per lasciarla dov’era. Chiesi alla mia compagna di viaggio di farmi da interprete per cercare di capire qualcosa di più. Era difficile vedere attacchi di questo tipo. «Niall…» bisbigliò incerta dopo qualche secondo «è cieca». «Accidenti» esclamai dispiaciuto «portiamola subito al Centro Medico». Detto questo estrassi una pokéball e la catturai per facilitare l’operazione di trasporto e di cura una volta arrivati al villaggio. Corremmo velocemente fuori dalla grotta e poi ci precipitammo il più in fretta possibile verso il Pokémon Center. Appena arrivati l’infermiera Joy del posto prese subito in consegna Aron e provvide a rimetterla in sesto al più presto. Dopo un quarto d’ora buono tornò da noi dicendoci che era tutto a posto e che presto Aron si sarebbe sentita meglio. «È un sollievo» risposi ringraziandola. «Avete fatto benissimo a portarla qui, da oggi ce ne prenderemo cura noi». «No, no» la interruppi «la rivoglio con me». «Purtroppo per motivi che non conosciamo ancora questo Pokémon è cieco» mi informò l’infermiera. «Lo so già» risposi «non è un giocattolo rotto che si può decidere di abbandonare. È un essere vivente ed io voglio assicurarmi che stia bene». «Qui avrà le migliori cure…» cercò di farmi ragionare. «Una volta guarita la prenderò con me, ho esperienza in questo campo… so come fare». La donna non si azzardò a ribattere e presi tutti gli altri compagni di squadra gli fece un breve check-up prima dello scontro con la Palestra. Nel frattempo ci recammo nell’unico bar della zona per poter mangiare qualcosa e vi trovammo il signor Marino, perciò ci unimmo a lui durante il pranzo. Ci chiese se eravamo riusciti nella nostra missione di consegna e come avremmo fatto con la Palestra. Quando gli spiegai che prima di sera avremmo già concluso i nostri impegni sull’isola insistette per partire quella stessa sera. Kira gli chiese se non fosse pericoloso navigare di notte e lui rispose che visto il giorno di navigazione che ci attendeva sarebbe stato meglio partire il prima possibile. Concordai con lui e sperai che fosse davvero bravo come diceva. Io avrei passato di certo una notte in bianco. Essendo una cittadina di mare il pesce fresco che ci servirono fu davvero squisito e anche la ragazza gradì il tutto, mentre aspettavamo il caffè mi prese la mano sopra il tavolo iniziando a giocherellarci. «Cosa vuoi chiedermi?» domandai capendo che il suo era solo un tentativo di prendere tempo. Mi sorrise colpevole e poi prese un respiro profondo «Prima hai detto di avere esperienza con i Pokémon come Aron… come… come mai?» «Mia madre aveva trovato una Ninetales ferita poco distante da casa sua, quando più o meno aveva sedici anni» iniziai a raccontare «all’iniziò fece molta fatica ad avvicinarla, in quanto aveva una zampa incastrata in una tagliola da caccia probabilmente messa da dei bracconieri di Pokémon, ma non escluderei nemmeno il Team Rocket, erano già molto conosciuti anche a quei tempi per le loro malefatte. Dopo averle portato cibo e acqua per rifocillarsi riuscì finalmente a liberarla e da quel momento le fu sempre fedele. Era molto forte: probabilmente era stata liberata da qualche allenatore e l’unico motivo per cui era caduta in trappola era la sua cecità. Mia madre la curò al meglio delle sue possibilità e infine capì che nonostante questo handicap il Pokémon si era adattato ad una vita normalissima sfruttando tutti gli altri sensi rimasti» sorrisi a ricordare quella volpe gigante «Una volta quando ero molto piccolo mi persi in un bosco all’intero della proprietà dei miei nonni. Ero spaventato, stanco, avevo fame e sete, così appena trovai un laghetto mi precipitai a bere dalla cascatella più bassa. All’improvviso ci caddi dentro e non sapendo nuotare pensai davvero che sarei morto. Fortunatamente le mie urla arrivarono fino alle orecchie di Ninetales che subito corse a salvarsi gettandosi in acqua e portandomi a riva. Se non avesse avuto un udito così sviluppato non credo saremmo qui a parlare oggi». «Ora capisco tante cose» si limitò a dire Kira comprensiva. «Non dico che sarà facile, ma sono sicuro di poter aiutare quella piccola Aron» conclusi tranquillo. La ragazza rafforzò la presa sulla mia mano iniziando a disegnare dei piccoli cerchi concentrici sul dorso, quando il mio PokéNav iniziò a suonare. «Christian» dissi alla ragazza mentre a malincuore mi sottraevo a quel suo tocco così delicato. «Buongiorno» esclamai accettando la chiamata. «Buongiorno a te!» rispose allegro «Siamo appena stati contattati da Rocco, dice che sta tornando alla Devon con una Steleexite. Mi ha riferito che gli hai indicato dove cercare». «Più o meno» risposi «Per ora il software sembra affidabile, anche se le onde erano piuttosto schermate dalle pareti rocciose». «Fantastico! Grazie dell’informazione e del tuo aiuto… ancora». «Di niente… posso chiederti un favore?» domandai dopo aver riflettuto qualche secondo. «Naturalmente» rispose aspettando che continuassi. Mi alzai e uscii dal locale per non disturbare gli altri clienti e per fare una sorpresa alla ragazza, qual ora la mia richiesta fosse stata fattibile. «Avete delle trasmittenti auricolari? Qualcosa di discreto e difficilmente intercettabile?» chiesi. «Ho qualcosa di simile ma sono…» «Prototipi» ridacchiai vedendolo poi annuire. «Ne parlo con il Direttore e nei prossimi giorni ti faccio sapere» disse tranquillo. Lo ringrazia nuovamente e rientrai fermandomi a pagare il conto. Salutammo Marino dandogli appuntamento a più tardi mentre io e la ragazza tornammo al Centro Medico a ritirare i nostri amici. L’infermiera Joy ci chiese di passare più tardi per riprendere Aron e ci informò che in qualunque caso aveva bisogno di molto riposo nei giorni seguenti. La ringraziai e infine varcammo la soglia della Palestra pronti per vincere la nostra seconda medaglia. «Benarrivati» esclamò il ragazzo della mattina. Firmammo alcuni fogli e subito iniziammo gli incontri per le selezioni. «Vado prima io, così puoi vedere i Pokémon che useranno» sussurrai a Kira prima di farmi avanti contro una Combat Girl. Il suo unico compagno di squadra era un Meditite e mentalmente pensai a quali tipi fosse più debole. Per mia fortuna Combusken aveva già raggiunto un buon livello, perciò con un paio di mosse di tipo volante sconfisse l’avversaria. La mia seconda sfida fu contro un cintura nera che utilizzò un Machop, decisi di riprovare con la stessa strategia di attacco e non ebbi alcun problema. «Forza Tessa» esclamò il Capopalestra dalla sua postazione alla Combat Girl che si preparava a sfidarmi per l’ultima selezione. Aveva dalla sua parte due Pokémon, gli stessi dei due sfidanti precedenti, ma non ci fu storia. Lo starter di fuoco era davvero un ottimo compagno. Uscii dal ring e Kira mi batté il cinque «Fantastico!» «Grazie» risposi compiaciuto «Meditite è di tipo lotta e psico… che mosse devi usare?» chiesi per capire se le nozioni che le avevo dato fino ad ora le erano entrate in testa. «Vediamo…» pensò qualche secondo «Folletto!». «Bravissima, per il resto puoi usare anche mosse psico» sorrisi «Divertiti». La vidi entrare nel ring piuttosto carica e appena la sua sfidante fece uscire il suo Pokémon lei fece altrettanto. «Forza Ralts!» lo spronò la ragazza. Anche per lei fu tutto piuttosto semplice e in attimo arrivò al terzo incontro. «Individua» ordinò Tessa al suo Meditite. «Doppioteam» ribatté la mia amica. Il suo “fratellino” iniziò a sdoppiare la sua figura circondando completamente l’avversario e muovendosi continuamente. «Pazienza» continuò la usa avversaria facendo concentrare il suo Pokémon. «Incantavoce» esclamò Kira. Perfetto, ottima mossa. Vidi lo sfidante incassare il colpo, ma si poteva notare benissimo quanto fosse provato. «Di nuovo!» lo esortò la mia compagna di viaggio e in pochi secondi Meditite crollò a terra esausto. Senza perdere tempo la Combat Girl fece uscire Machop dalla sfera. «Psicoshock» disse prontamente la giovane non perdendo tempo. «Machop evitalo» cercò di ordinare la combattente. Ralts si concentrò e appena materializzato il raggio trafisse il Pokémon non lasciandogli scampo. «Complimenti» esclamò Rudi «avete entrambi ottenuto il diritto di sfidarmi». Feci per dare cambio alla ragazza quando il Capopalestra mi fermò. «Prima le signore» mi sorrise furbo lasciando uscire il suo Machop dalla sfera «Non ti fidi della tua protetta, Parker?» «No, al contrario… Ho solo paura che ti stancherà troppo, così da facilitarmi il lavoro». «Ralts sei pronto?» chiese la ragazza mentre mi sorrideva contenta per la mia risposta. «Rà» esclamò l’altro sicuro. «Psicoshock!» Il Machop di Rudi si scansò all’ultimo momento facendo fallire l’attacco, era decisamente più forte di quello precedente. «Doppioteam» esclamò la ragazza sempre più decisa. Il Pokémon psico corse verso destra e poi iniziò ad aumentare la sua elusione. «Movimento Sismico» ordinò il Capopalestra. «Non farti prendere! Prova con un altro Psicoshock». Il piccolino si spostò velocemente dalla presa del Machop e appena gli fu alle spalle lo colpì con un raggio devastante. Il nemico crollò a terra esausto e Rudi si vide costretto ad usare il suo prossimo Pokémon. «Makuhita, sberletese!». Il piccolo lottatore di sumo avanzò deciso verso Ralts colpendolo con una serie di sberle che lo fecero barcollare all’indietro. «Psicoshock, ora!» lo spronò la ragazza. Il Pokémon psico non se lo fece ripetere e piantati per bene i piedi a terra colpì l’avversario con tutta la forza di cui disponeva. Questo non bastò per sconfiggerlo e Kira si vide costretta a tergiversare qualche secondo per non affaticare troppo il suo compagno di squadra. «Doppioteam, resisti». «Turbosabbia» fu la risposta dell’avversario. «Schivalo e usa psicoshock» ordinò la giovane. «Sberletese!!!». Ci fu un forte scoppio provocato dallo scontro delle due mosse. Senza rendermene conto ero già di fronte a Kira e dando la schiena al campo di battaglia la stavo difendendo da quello che in realtà era un riflesso condizionato ai sogni che avevo iniziato a fare. «Niall, che succede?» chiese la ragazza preoccupata tastandomi la fronte. Mi guardai intorno smarrito riconoscendo subito la Palestra fortunatamente, quando mi voltai verso il ring trovai Makuhita steso a terra e Ralts che seppure vittorioso era davvero molto stanco. «Hai vinto» sorrisi abbracciandola per cercare di giustificare la mia presenza lì. «Complimenti l’hai istruita bene» affermò Rudi facendo rientrare il suo Pokémon per curarlo. «Ha fatto tutto da sola» affermai cercando di distrarmi «è un talento naturale». «Bene ragazzo ora tocca a te, sei pronto?» chiese guardandomi in modo strano. «Sì, certo» annuii. «Niall, sei bianco come un lenzuolo» mi sussurrò Kira «Sicuro di star bene?» «Tu stai bene?» chiesi in risposta. «Sì…» esclamò confusa. «Bene, allora aspettami un attimo» dissi prendendo un profondo respiro per riappropriami del pieno controllo delle mie facoltà mentali «vinco e partiamo». «Non ci andrò leggero con te» sentii dire a Rudi alle mie spalle. «Nemmeno io» affermai voltandomi con un sorriso sfrontato stampato in faccia. Quando dieci minuti più tardi uscimmo entrambi trionfanti dalla Palestra, stavo decisamente meglio. Kira era rimasta davvero colpita dalla velocità con cui avevo sconfitto il Capopalestra, ma del resto i combattimenti erano la mia vita e non c’era niente di meglio per farmi abbandonare per un po’ tutti i miei pensieri. Tornai a prendere Aron e subito dopo ci imbarcammo diretti a Porto Selcepoli. Quella notte per me, sarebbe stata decisamente la sfida più dura da affrontare.
Ciao a tutti ^_^ In questo capitolo ho inserito una parte del testo: Spero a presto ^^ Capitolo 6
I due adepti una volta salita la nostra gradinata iniziarono a sghignazzare e fare qualche fischio. «Bentornato!» mi salutò Dwayne «ti porto qualcosa?» «Dwayne prepara un tavolo per tre per favore» dissi all’ex marinaio prima di andare incontro a Kira. Deglutii rendendomi conto che tutto quello che era successo il pomeriggio con il Team Magma, doveva essere off-limits per lei e questo significava trovare delle scuse ragionevoli per giustificare l’ora trascorsa a cercare di far saltare gli invasati in rosso. Verso la fine della cena la nostra attenzione fu richiamata dalla televisione e in particolare dall’edizione serale del telegiornale.
Ciao a tutti ^_^ Spero a presto ^^' |