Una Notte da Leoni 3

di Lory221B
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Take it easy ***
Capitolo 2: *** J come jemello? ***
Capitolo 3: *** Ora ci siamo proprio tutti ***
Capitolo 4: *** Piano? Quale piano? ***
Capitolo 5: *** Quote Rosa ***
Capitolo 6: *** Oh what a night! ***
Capitolo 7: *** Who are you? ***
Capitolo 8: *** Ultimo epilogo ***



Capitolo 1
*** Take it easy ***


Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di sir A.C.Doyle, Moffatt, Gatiss BBC ecc.; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro per il mio puro divertimento

Angolo autrice

Ed eccomi qui, approfittando del momento in cui ho molta voglia di scrivere, con la terza parte della trilogia!
Le prime due parti le trovate qui:
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3035171&i=1
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3339117&i=1


Take it easy


- Sherlock smettila – intimò John, cercando di divincolarsi. Ma quando Sherlock Holmes si metteva qualcosa in testa non c’era modo di fermarlo o distrarlo.

Il detective continuava a passare le mani avanti e indietro su John, non smettendo un attimo di baciarlo dappertutto, al punto che John fu costretto a spingerlo con tutta la forza che aveva; ben poca visto che non gli dispiacevano per niente quelle attenzioni.

Sherlock gli lanciò uno sguardo infastidito - Vedi che non ti va mai bene niente?  prima ti lamentavi che non lo facevamo mai e adesso fa il prezioso! -

- A parte che non mi sono mai lamentato, ero più che altro preoccupato. E comunque siamo in sala autopsie e Molly potrebbe tornare da un momento all’altro – rispose John, cercando di ricomporsi.

- Non volevo mica avere un rapporto completo sul tavolo chirurgico. Anche se... – continuò languido il detective, accarezzando il freddo tavolo.

John aprì la bocca una serie di volte, al punto che sembrò simile ad un pesce in un acquario – Dovevo immaginarlo che dovendo recuperare secoli di verginità e conoscendo la tua inclinazione alle dipendenze, saresti diventato un po’ fissato, ma mi sembri un adolescente in calore – sentenziò il dottore.

Sherlock rise, facendosi più vicino con fare felino - Non mi sembrava che la cosa ti desse fastidio in luna di miele... e in quel ristorante, nel taxi, nella Torre di Londra, a casa di Mycroft... –

- Sherlock non occorre che elenchi tutti i posti – lo interruppe John, arretrando.

- Quando mi hai ammanettato al letto, quando mi hai bendato, quando... –

- Smettila, sta arrivando Molly – fece John, spingendolo via nuovamente, anche se gli veniva da ridere.

La ragazza entrò in punta di piedi, ormai abituata alle effusioni improvvise di Sherlock per John e temendo di trovarli in qualche posizione compromettente.

- Tutto bene qui? – chiese nervosa. In effetti, dire che si era abituata a vedere il detective saltare addosso a John era un po’ eccessivo, ma visto che dal matrimonio a Londra in poi,Sherlock non si staccava mai dal dottore, aveva dovuto abituarsi per forza.

Mai avrebbe detto che il gelido detective potesse essere così passionale.

Sherlock voltò le spalle ad entrambi, andando a recuperare i fascicoli che Molly aveva portato con sé, mentre John abbozzava una risposta alla domanda della ragazza.

- Si tutto bene, ti stavamo aspettando, teorizzando sulle cause del decesso –

- Vedo – fece Molly con una risatina, passando in rassegna l’abbigliamento scomposto di John – Greg deve parlarvi comunque, riguardo ad Anderson – continuò lei, mentre John cercava di dissimulare l’imbarazzo.

- Cosa ha fatto adesso? – intervenne il detective.

- Dai fate i bravi, ha avuto un crollo nervoso perché non trova più lavoro e sua sorella e i genitori hanno deciso di farlo ricoverare in una clinica. Ha accettato, a patto che voi lo accompagniate. Siete gli unici amici che ha – spiegò Molly.

Sherlock alzò gli occhi al cielo, Anderson un amico?


***** ****

I due tornarono a casa qualche ora e qualche sbuffo di Sherlock dopo: era troppo evidente che il morto si era era suicidato e questo voleva dire che non avevano un caso interessante da settimane.

Appena entrarono in casa, trovarono la signora Hudson sulla porta con due valige.

- Signora Hudson, parte? – chiese stupito John.

- Vado da mia sorella per qualche mese – rispose la donna, come se fosse una cosa evidente.

- Come mai? – chiese John, preoccupato.

- John, sono davvero contenta per te e Sherlock, ma, ho una certa età e sentire voi due che non siete per niente discreti. A tutte le ore poi. Non si dorme più –

- Mi scusi signora Hudson – rispose con la voce bassa diventando rosso peperone. Sherlock non stava nemmeno ascoltando, probabilmente era uno di quei casi in cui teneva la signora Hudson a muto.

Lei fece un gesto con la mano, come a sottolineare che non era grave e salì sul primo taxi. Il dottore fece un profondo respiro e si grattò la testa. La cosa gli stava sfuggendo di mano.

John seguì Sherlock al piano di sopra, sperando ardentemente che Lestrade gli trovasse presto un caso interessante, cominciava a non avere più l’età per le maratone del sesso. A differenza di Sherlock, che sembrava non pensare ad altro, soprattutto nei posti meno opportuni.

Non gli si poteva togliere il senso del rischio nemmeno in quelle situazioni.

Come preannunciato da Molly, Lestrade li contattò per fissare una visita alla clinica dove sarebbe stato ricoverato Philip. Sherlock non fu per niente entusiasta, ma John trovò un modo abbastanza efficace per estorcergli un sì, per cui la domenica di quella settimana erano tutti e tre in auto.

Lestrade si rivolse ai suoi compagni di viaggio, certo di dover fare alcune raccomandazioni - Ragazzi, so che non amate particolarmente Philip, ma l’ho visto davvero male. Sono preoccupato –

Sherlock fece un verso di fastidio - Nessuno si è mai preoccupato di quanto fosse idiota, ma tutti sono preoccupati che voglia farsi ricoverare? Secondo me è la migliore idea che abbia avuto –

- Sherlock! – gridarono in coro Greg e John.

- Ok, andiamo a prenderlo – rispose, sapendo che non gli avrebbero mai dato ragione.

Mezz’ora dopo anche Anderson era in auto con loro. John e Greg avevano provato a tirargli su il morale con qualche battuta e frase di circostanza, mentre Sherlock aveva optato per il silenzio totale.

Erano quasi arrivati alla clinica, quando un auto si accostò alla loro e cercò di farli sbandare. Per evitare di finire fuori strada Greg frenò e la misteriosa auto pirata si mise di traverso per evitare loro ogni fuga.

- Ragazzi, tutto bene? – fece Anderson leggermente preoccupato.

Dal grosso Suv nero uscirono tre uomini, vestiti di nero e con fare minaccioso.

- Oh finalmente qualcosa da fare! – esclamò Sherlock, aprendo  di scatto lo sportello dell'auto di Lestrade e uscendo in strada.

John scosse il capo e lo seguì, mentre Lestrade estraeva pistola e distintivo.

- Voi sareste? – fece Sherlock osservando i tre uomini che erano usciti dal veicolo – Ovviamente lavorate per qualche pezzo grosso e sembrate di origine americana, ma questo è ovvio –

- Ovvio – gli fece eco John, in tono canzonatorio

- Noi, signor Holmes, stiamo cercando suo fratello Thomas. Ci ha rubato 20 milioni in lingotti d’oro – fece uno dei tre uomini.

- E quindi? Vi sembra che sia con noi? – ribatté il detective.

- No, ma sono sicuro che lei lo sa. Ce lo consegnerete o .. –

- O cosa? Lasciatemi indovinare, prenderete uno di noi in ostaggio finché non vi consegneremo mio fratello? – rispose beffardo il detective.

- Sherlock non dargli idee – intervenne Lestrade.

John annuì a fianco all'ispettore - Si, Sherlock sembra una cosa seria, la pianti di avere questo tono strafottente? –

- Ma per favore John, mi sembra di essere in una fanfiction comica, anche di bassa qualità, visto che il tutto sta diventando ripetitivo. Magari perdiamo di nuovo Lestrade? - fece Sherlock parlando a razzo - Non potreste prendere Anderson per variare? Lui non è ancora sparito e ve lo diamo senza fare storie - continuò rivolgendosi ai tre uomini.

I mercenari continuavano a fissarli perplessi e la distrazione provocata dalle chiacchiere di Sherlock, bastarono per permettere a John e Lestrade di disarmare due degli uomini, mentre il terzo fu tramortito dal detective stesso.

Sherlock sembrò quasi contrariato che la situazione si fosse risolta così celermente. I tre uomini erano a terra e loro erano tutti sani e salvi.

- Ok, chiamiamo i rinforzi – affermò Lestrade, estraendo il cellulare.

- Io chiamo Mycroft – fece Sherlock, pensando all'ennesimo problema causato da Thomas e la certezza che questa volta non ne voleva sapere niente.

Anderson, nel frattempo era uscito anche lui dal veicolo e si era diretto a perquisire il Suv, ricordando per un attimo i bei tempi in cui lavorava per la scientifica.

- Aspettate – gridò Philip– nella macchina dei mercenari ho trovato qualcosa!

A Lestrade cadde il cellulare dalle mani, era la borsetta di Molly.


***** *****

Angolo autrice
Due angoli in una sola storia :-P Comunque, un grazie particolare a Evola_Love_Beatles per avermi suggerito che sta volta poteva essere Molly a sparire nel nulla. Suggerimento accetato!!!


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Capitolo 2
*** J come jemello? ***


J come "jemello"?


Servirono gli sforzi combinati di Anderson e John per trattenere Lestrade dal picchiare tutti e tre i mercenari, che in attesa dell'arrivo dei rinforzi erano stati ammanettati usando le manette di Lestrade e quelle che Sherlock portava dietro per ogni evenienza.

Evenienza che, dopo la prima volta con John, non era solo di tipo criminale.

Lestrade cercò di calmarsi, aveva già provato a telefonare a Molly a casa e in ufficio, ma ovviamente nessuno l'aveva vista. Nella borsetta c'erano il suo cellulare e il portafoglio. Dovevano averla portata via di fretta, ma Molly era stata abbastanza in gamba da lasciare una traccia nella certezza che il marito l'avrebbe trovata.

Greg continuava a camminare avanti e indietro, in attesa che Sherlock deducesse il deducibile, ma chiunque fosse l'autore del rapimento era stato davvero in gamba, non c'erano indizi.

- Ok Lestrade, puoi iniziare l'interrogatorio - fece il detective, leggermente irritato.

- Chi siete, chi è il vostro capo e perché avete rapito mia moglie? - urlò ai tre uomini.

- Così ero capace anch'io - sussurrò Anderson.

Nessuno dei tre uomini rispose, allora Lestrade estrasse la pistola - Riproviamo, conto fino a tre.. -

John e Anderson fecero per bloccarlo, non capendo se fosse un bluff o avesse davvero intenzione di sparare, ma Sherlock si mise in mezzo - Tranquilli, al massimo sparerà ad una gamba. O a un braccio o magari li lasceremo dissanguare... -

- Va bene - gridò uno degli uomini - Sappiamo che non vi fareste problemi a spararci, magari in testa o magari fareste come con il tassista-

Lestrade e Anderson per un attimo sembrarono smarriti.

- Come fanno a sapere di Magnussen e del tassista? - chiese sottovoce John al marito.
 
- Primo errore direi - rispose Sherlock leggero, per niente impressionato - Allora chi è il vostro capo? -

- Non lo abbiamo mai visto. Comunica con noi in chat -

John esalò soltanto - Se salta fuori il nome di Irene Adler, non risponderò di me -

- Nemmeno io, sarebbe ripetitivo e scontato - fece Sherlock sbadigliando.Tra mercenari americani, sparizioni e Anderson, il gioco stava diventando un po' noioso.

- A me non dispiacerebbe rivederla - intervenne Philip.

- Stai zitto Anderson - Gridarono tutti in coro.

Lestrade continuò il suo ruolo da poliziotto cattivo e fece per sparare, così il mercenario continuò - Non sappiamo come si chiami la persona che ci ha ingaggiato, ma firma ogni comunicazione come "J" -

- J? - chiese John - Come Jim Moriarty? -

- John ti ricordi che concordavamo sul fatto che non avesse finto la sua morte, ma che fosse morto sul serio? - affermò il detective, contrariato dalla deduzione del marito.

- Si, ma io sono ancora per la teoria del gemello - ribatté il dottore.

- Quella teoria te l'hanno suggerita delle ragazzine sul tuo blog! - urlò Sherlock, esasperato. Era l'ennesima volta che bisticciavano sul ritorno di Moriarty e su come fosse possibile.

- Vi ricordate che mia moglie è stata rapita ed è nelle mani di persone pericolose? - sbottò Greg.

John assunse un'espressione di vergogna, poteva ben immaginare cosa stesse passando Lestrade. Anche se in cuor suo, ogni volta che si era trovata nei guai o aveva temuto per la salute del marito, aveva sempre avuto la tranquillità che Sherlock avrebbe risolto tutto perché, in fin dei conti, era il suo eroe. Ecco perché il detective non era un suo punto debole, se Shelock poteva ritornare dalla morte, poteva fare qualunque cosa.

Lo scambio di teorie venne comunque interrotto dall'arrivo della limousine di Mycroft, il quale dopo la telefonata di Sherlock si era subito attivato per scoprire cosa fosse accaduto. L'uomo uscì dal veicolo, lanciando uno sguardo accigliato dalla scena che si presentava davanti. Era pieno giorno, erano sul ciglio di una strada e stavano minacciando con la pistola tre uomini ammanettati: Scotland Yard non faceva una figura molto  professionale.

- Ho delle notizie - esordì Mycroft - Ho seguito gli ultimi spostamenti di Thomas e ho incrociato i dati per vedere se trovavo qualcosa. C'è un filmato in cui si vede Molly mentre viene caricata su un aereo privato -

- Un aereo? E per dove? - chiese Lestrade, leggermente preso dal panico.

- Non vi piacerà - rispose pragmaticamente Mycroft.

- Sono sicuro che lo troverò ripetitivo - fece Sherlock e l'unico che sembrò felice dei nuovi sviluppi fu Anderson, che non vedeva l'ora di essere nuovamente coinvolto in un'avventura.


***** ******

Quattro ore dopo erano nuovamente sul jet esso a disposizione dai servizi segreti britannici. E come nove mesi prima, erano diretti a Las Vegas, la città che non dorme mai.

John stava cercando di leggere qualcosa per distrarsi, mentre Sherlock e Mycroft stavano conducendo una sfida a colpi di deduzioni, per capire chi fosse dietro al rapimento.

Stufo del botta e risposta, in cui sembrava trionfare Mycroft,  Sherlock si girò per vedere cosa stesse facendo John, quando lanciò un urlo e gli strappò dalle mani il bicchiere d'acqua che il marito stava per bere.


- John sei impazzito? - sbraitò il detective.

John guardò gli altri, che li fissavano a loro volta - Tu piuttosto! - urlò John di rimando. Era già abbastanza nervoso dal dover tornare a Las Vegas, mancava il comportamento eccentrico del marito.

Sherlock assunse un tono paziente e di circostanza, come se stesse spiegando le cose a dei bambini dell'asilo - Nessuno berrà niente che non provenga da bottiglie di vetro sigillate, aperte personalmente. In questo viaggio non ci saranno vuoti di memoria, furti di macchine, tatuaggi.. -

- Chi si è fatto un tatuaggio? - chiese Anderson.

John arrossì, ma ringraziò di aver tolto la parola "proprietà" dalla sua chiappa sinistra, anche se per Sherlock ora era un po' strano che si sedesse sul suo nome.

Il detective si sedette accanto al marito, che in realtà aveva già fatto fuori un intera bottiglia d'acqua. Ma era stata fornita dall'MI6, non poteva essere contaminata.

- Senti - esordì il detective - stavo pensando, visto che il viaggio è ancora lungo, noi due potremmo...-

- Sherlock no! - esclamò il dottore - Cominci seriamente a preoccuparmi! -

Il detective lo fissò stupito.

- Senti, davvero capisco che la cosa ti abbia preso ma, non puoi voler fare sesso a ogni ora, dico davvero. E poi, non lo so ma, sono quasi geloso. Non vorrei che ti stufassi di farlo sempre con me-

- E con chi dovrei farlo? - rispose Sherlock shockato.

John rise - Non sarò io a darti idee -

- John non lo farei mai con qualcuno che non fossi tu. L'idea mi fa davvero schifo -

John gli accarezzò una mano, quando aveva certe uscite sembrava più un bambino.

- Dico sul serio John, ci abbiamo messo un'infinità di anni per raggiungere un livello di intimità tale da poter solo pensare di fare sesso, figurati se potrei farlo con qualcun altro  - rispose sconvolto.

John non sapeva se ridere per l'espressione del marito o offendersi per la razionalità con cui aveva risposto
- Avrei preferito qualcosa di più romantico, ma ok -

Sherlock gli lanciò un'occhiata annoiata - John ti amo, non ti tradirei mai e tra i due non sono io quello che è soprannominato "tre continenti Watson". Sono io quello preoccupato che ti possa stufare -

- Sherlock non potrei mai... Aspetta, non è che mi stai sfinendo con il sesso per evitare che mi restino tempo ed energie per tradirti? -

Sherlock sussurrò un poco convinto no.

John fece un verso tra l'esasperato e il compiaciuto.

- Beh, più che altro così siamo sempre assieme - sussurrò il detective.

- Sei un adorabile idiota! - esclamò il dottore sorridendo.

- Comunque - continuò Sherlock ritornando alla sua consueta espressione strafottente - volevo proporti una partita a cluedo da viaggio, non una sveltina nei bagni -

John arrossì imbarazzato, mentre gli altri, che ovviamente avevano sentito tutto dato che il jet non era così grande da permettere intimità, decisero o di sprofondare nella lettura di un giornale, o di mettersi le cuffie per non pensare che lo propria, dolcissima, moglie era stata rapita o di chattare con gli altri membri dello Sherlock fans club.

La squadra era pronta e il gioco era iniziato.


***** *****

Angolo autrice:


Ma ciao a tutti, grazie a chi continua a seguire questa pazza serie. Spero sia sempre all'altezza delle aspettative.

Oggi è anche il mio compleanno per cui ci tenevo ad un aggiornamento, anche se un po' breve. Si il "caso" vuole che sia nata lo stesso giorno della misteriosa fidanzata di Tom e sorella di Irene :-DDD

Un bacione


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Capitolo 3
*** Ora ci siamo proprio tutti ***


Ora ci siamo proprio tutti!



- Finalmente atterrati! - gridò Lestrade.

Sherlock si svegliò di soprassalto, non si era nemmeno accorto di essersi addormentato sulla spalla di John.

Il dottore sorrise, trovando dannatamente carino suo marito appena sveglio. Da quando erano sposati e condividevano il letto, aveva potuto ammirare quel piccolo miracolo ogni giorno: aveva i capelli ancora più scompigliati e un'espressione da tenero cucciolo la mattina, quando suonava la sveglia. A volte si strofinava anche gli occhi come un bambino. Peccato che poi, apriva sempre la bocca per dire qualcosa di fastidioso, come "John, perché non c'è ancora il té pronto" o "John hai già controllato il cellulare, c'è un caso?".

John comunque gli accarezzò i capelli e gli sorrise, nonostante la sua spalla si fosse addormentata sotto il peso del detective - Improvvisamente hai scoperto i benefici del sonno? - chiese,  guardando Sherlock che cercava di svegliarsi a fatica. Il detective strabuzzò gli occhi e cercò di ricomporsi.

Gli altri si stavano preparando a scendere, mentre Lestrade era già uscito dall'aereo e stava cercando un'auto a noleggio.

- Niente Ferrari questa volta? - chiese Anderson, rivolto a Mycroft. L'uomo alzò gli occhi al cielo e senza dire altro scese anche lui dall'aereo.

- Anderson mi ricordi perché sei venuto con noi? Non avevi avuto un esaurimento nervoso? - fece Sherlock infastidito, mentre John gli lanciava un'occhiataccia.

- Voglio essere d'aiuto! - affermò Phil, leggermente ferito. Ma nessuno lo consolò per cui decise si seguire Greg e Mycroft a testa bassa.

Sherlock e John si guardarono, il detective stava per dire che non era una gita al luna - park, era una cosa seria ed era assurdo fare da baby sitter ad Anderson, ma il dottore alzò le braccia in aria, quasi gli avesse letto nella mente, per cui si limitarono a ridere e seguirono gli altri.

Arrivati all'autonoleggio vicino al terminal, trovarono Greg che stava imprecando per la lentezza con cui l'addetto stava compilando i dati per il noleggio del veicolo.

- Perché non se ne è occupata Anthea? - chiese John a bassa voce.

- Hanno litigato - rispose il detective.

John lo guardò come se non stesse capendo di cosa stava parlando.

- Mio fratello e Anthea, lei vorrebbe la convivenza e mio fratello se la sta facendo sotto - rispose ridendo delle disgrazie di Mycroft.

- Da cosa lo hai dedotto? -

- Me l'ha detto lui, John; a volte parliamo anche tra Holmes - rispose pratico il detective.

L'apertura della porta d'ingresso del locale e degli eleganti passi, li fecero voltare. Anche Thomas e Lorelei, la rossa hostess dell'aereo per Bangkok, nonché sorella di Irene Adler erano appena entrati nell'autonoleggio.

- Dici bene Sherlock, anche tra Holmes parliamo - affermò Tom beffardo.

Tutti si guardarono, avevano pensato a una caccia all'Holmes in giro per la città, con rischiose prove da superare, matrimoni, casinò, ricchi giapponesi pazzi, invece avevano già trovato Thomas. Anzi, lui aveva trovato loro.

- Benissimo, ora siamo proprio tutti! - esclamò John.

Non fece in tempo ad aggiungere altro, che venne urtato da Lestrade che era partito all'attacco del nuovo arrivato.

Qualche cazzotto meritato dopo, i due Holmes decisero di separare l'ispettore dal più sconsiderato dei fratelli.

- Perché hanno rapito mia moglie? - gridava intanto Greg, trattenuto anche da John e Phil.

Thomas si lisciò la giacca e si ricompose - So di essere poco credibile, ma davvero non lo so. E non ho rubato quei lingotti, sono stato incastrato -

John aveva un'espressione poco convinta, ma più di tutto a stranirlo era la ragazza di Thomas, che lo guardava in modo quasi imbarazzato - La tua ragazza ha una cotta per me? - chiese il dottore, che non vedeva l'ora di essere fastidioso e indisponente con l'odiato piccolo Holmes.

Tom guardò Lorelei e alzò gli occhi al cielo, in un'espressione molto simile a Mycroft.

La ragazza si morse le labbra ma poi esclamò - No, è solo che vedere i Johnlock dal vivo è sempre un'emozione -

- I chi? - chiese il dottore.

- Saremmo noi due - rispose il detective paziente.

John lo guardò perplesso e la ragazza intervenne - Johnlock, il vostro nome da rotocalco, come i Brangelina, i Bennifer... -

- Preferivi "Scapolo John Watson? - chiese il detective, ridendo dello stupore del marito.

- E poi ci sono talmente tante fanfiction su di voi, che ormai siete degli eroi romantici per me - Continuò la rossa, con gli occhi quasi a cuore, mentre Tom si guardava le scarpe.

Anderson,  inaspettatamente prese parte alla conversazione - Come sarebbe fanfiction? Come quelle che scrivono sui personaggi di Harry Potter? -  

Lorelei strabuzzò gli occhi, stupita che nessuno fosse al corrente delle storie sul detective e il dottore - Esistono fanfction su personaggi di fantasia come Harry Potter, e su personaggi reali come Sherlock Holmes e John Watson. Io di solito leggo quelle leggere, ma ogni tanto mi tuffo nell'angst, ci sono autrici bravissime. Anch'io ne ho scritte alcune, poi ve le passo, non sono tanto lunghe, giusto otto capitoli - 

John aveva ancora la bocca aperta e Sherlock fissava Thomas come a chiedergli cosa c'entrasse lei con lui.

- Vi giuro che quando non fa la fangirl è una ragazza normale, con tanto di laurea in giurisprudenza! - esclamò Thomas, visibilmente imbarazzato. Forse per la prima volta.

Anderson sorrise ed estrasse lo smartphone dalla tasca - Devo subito twittare l'esistenza di queste storie,
agli altri del fanclub! -

- Bene, se avete finito possiamo spostarci da qui! - intimò Mycroft, uscendo dall'autonoleggio senza degnare Thomas di uno sguardo. Fu subito seguito da Greg, che se non si fosse preso un calmante avrebbe presto fatto una strage.

John rimase un attimo indietro, trattenendo il marito - Tu sapevi dell'esistenza di storie su di noi? -

- Certo, non le hai mai lette? Da dove pensi che prenda le idee per le nostre notti a luci rosse? - rispose il detective ammiccante.


***** *****

Fortunatamente l'autonoleggio li fornì di un mezzo per sette persone, anche se a detta di Mycroft sembrava più un pulmino per una gita scolastica, vista anche l'intelligenza media.

- Chi ti avrebbe incastrato Thomas? - chiese Sherlock, poco convinto.

- Qualcuno che vuole vendicarsi di me, mi sembra ovvio. C'è una taglia sulla mia testa ora, quella gente non scherza. Non ruberei mai a certe persone -

- Se è qualcuno che ce l'ha con te, sarà una lista lunga - commentò John lanciando uno sguardo duro in direzione del piccolo Holmes, per poi incrociare lo sguardo di Lorelei che sembrava solo stesse aspettando che lui e Sherlock si baciassero. Sarebbe stato un viaggio più complicato del previsto.

Tom ignorò il commento acido del cognato e proseguì - Secondo me hanno preso la signorina Hooper, nella convinzione che voi sareste venuti a cercarmi. E infatti, eccovi qui. Solo che io no c'entro -

- Quindi cosa facciamo? - chiese Greg - Andiamo a dire a queste persone che non c'entri niente? -

Sherlock e Mycroft si guardarono, sembrava stessero facendo una muta conversazione del tipo "sappiamo che non c'è altra soluzione, difficilmente ci crederebbero".

John intercettò gli sguardi e sbuffò - Non starete davvero pensando di recuperare i lingotti dal vero ladro!!! -

- Tu vedi altre soluzioni? - ribatté il detective - Pensi di poter ragionare con persone del genere? Se ci hanno coinvolti probabilmente hanno pensato anche all'evenienza che Tom non c'entri. Vogliono l'oro e ci ridaranno Molly solo in cambio dei lingotti, non abbiamo molta scelta -

- Chiamare l'MI6, la CIA, l'FBI, chiunque possa aiutarci - imprecò John.

- Non ha tutti i torti - intervenne Anderson.

Di nuovo Sherlock e Mycroft si scambiarono uno sguardo silenzioso, questa volta era più del tipo "fai tacere tuo marito, prima che Thomas sospetti qualcosa".

Anderson sembrò soppesare cosa dire, ma invece che contare fino a cento decise di parlare - Lorelei, tua sorella c'entra qualcosa? -

- Scusalo - intervenne Sherlock - si è preso una cotta e vorrebbe tanto rivederla.

La rossa trattenne una risata - Arrivi tardi, si è sposata con il Granduca di Cassel-Felstein (1) -

Il detective sembrò sorpreso, non sapeva niente della relazione della Adler. Watson arricciò le labbra: Irene era l'unica donna che il dottore non sopportava di vedere attorno al marito. Non solo fisicamente, anche quando passava per un secondo nel suo Palazzo Mentale lo faceva imbestialire.

- Comunque - continuò la rossa - io ho sempre tifato per la Johnlock, anche se mi dispiace per mia sorella.


***** *****

(1) Giusto per fare una piccolissima citazione di "Uno scandalo in Boemia"

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Capitolo 4
*** Piano? Quale piano? ***


Cap. 4 - Piano? Quale piano?



Una volta deciso all'unanimità, che un furgoncino non era la base ideale per coordinare le future operazioni, decisero di occupare una stanza di un hotel, dove Anthea, dimenticando momentaneamente che stava tenendo il punto con Mycroft, aveva già fatto allestire una postazione operativa.

C'erano computer e tutto quello che un entusiasta Anderson, aveva definito il perfetto kit della spia, stile agente 007.

Ognuno di loro si accomodò nella stanza, mentre Mycroft si apprestava ad "interrogare" il piccolo Holmes, che per tutto il tempo aveva fortemente negato di essere parte di qualche complotto, di aver rubato dei lingotti e di conoscere quella fantomatica organizzazione a cui sarebbero stati rubati e tanto meno il misterioso J.

- Come vi ho già detto, di questo gruppo criminale, so solo che ha iniziato ad agire da poco qui in America. Niente altro - ripeté Thomas.

- Non è da te essere così distratto - ribatté Mycroft - Come fai ad essere utile per la CIA se poi non sai le novità? - incalzò beffardo.

- Stai cercando di provocarmi? - chiese Tom - Sono qui per capire chi vuole incastrarmi, non mi interessa avere una taglia sulla mia testa. Anzi, un'ulteriore taglia sulla mia testa, da parte di gente sconosciuta! -

John fissò entrambi gli Holmes e poi sbottò - Perché non chiediamo aiuto alla CIA stessa? Saranno curiosi anche loro! -

- Perché non siamo esattamente in buoni rapporti in questo momento - rispose Tom, con un sorrisetto che a John ricordò tanto tutti gli Holmes messi assieme. Possibile che fossero fatti in serie? Tutti pronti ad essere sarcastici e saccenti.

Il dottore, comunque, era pronto a lamentarsi che un po' di aiuto governativo non sarebbe guastato, che Molly, una cittadina britannica, era stata rapita e l'MI6 avrebbe dovuto attivarsi, quando notò che il marito era completamente distratto da qualcosa che stava guardando sullo smartphone. Si avvicinò per chiedergli perché non stesse intervenendo nella discussione, quando vide che Sherlock stava googlando "Granduca di Cassel-Felstein".

- Perché stai prendendo informazioni  sul marito di Irene? - chiese, non mascherando la gelosia e il fastidio. La Adler era sempre in mezzo, nei momenti meno opportuni, anche se non era fisicamente presente.

Sherlock gli lanciò uno sguardo contrariato - John, ti sembra il momento? Abbiamo altri problemi -

- E a te, sembra il momento? - chiese il biondo con sguardo di sfida.

Tutti li fissarono, un po' irritati, tranne Tom, che rideva sotto i baffi e Lorelei che sembrava davvero preoccupata che la sua coppia preferita "scoppiasse".

Onde evitare una litigata in pubblico, Sherlock prese il marito per un braccio e lo trascinò in bagno per discutere senza dare fastidio.

John sbatté forte la porta, quando vide che Sherlock stava ridendo.


- Dio, sei così prevedibile John! - fece il detective sornione, appoggiandosi al lavandino - Dovresti vedere la tua faccia! -

- Lo hai fatto apposta? - chiese il dottore, sentendo la rabbia montargli dentro.

- Si, dovevo parlarti urgentemente e non c'era modo di farlo senza attirare sguardi curiosi - fece il moro, improvvisamente più serio.

- Di cosa stai parlando? -

- John devi promettermi che non ti arrabbierai - iniziò il detective, anche se a John stavano già "fumando" le orecchie - Se non ti ho detto niente fino ad adesso è perché so che le tue capacità recitative sono molto limitate. Ma i tuoi continui interventi rischiano di far saltare tutto; inoltre le cose non sono andate esattamente come preventivato, per cui stiamo un po' improvvisando e mi trovo costretto a rivelarti il piano - fece Sherlock, con la stessa tranquillità e ovvietà di quando aveva spiegato i tredici possibili scenari sul tetto del Bart's.

- Già sento che mi incazzerò - rispose John, anche se si sentiva sollevato dal non dover discutere di Irene.

- Ma dovrai tenertelo per te. Ok? Finché non avrai una faccia credibile non usciremo da qui. Non vorrei dover far qualcosa per farti avere un'espressione felice - continuò con uno sguardo malizioso che invogliò  John a tenere apposta, una faccia infastidita.


***** *****


L'interrogatorio intanto proseguiva, con Lestrade che doveva essere continuamente fermato dal mettere le mani addosso ai due Holmes, a cui attribuiva la colpa del rapimento della moglie.

Circa trenta minuti dopo, Sherlock e John uscirono dal bagno e senza dire niente si rimisero a sedere. Mycroft era uscito in terrazza per telefonare, mente Anderson e Greg stavano leggendo tutti i file relativi alla misteriosa organizzazione.

- Scusa John, potresti descrivermi a grandi linee cosa avere fatto? - fece Lorelei, seduta sul divano con il notebook sulle ginocchia.

John la fissò smarrito - Come dici? -

- Devo scrivere una scena hot credibile per la mia fanfiction - continuò.

- Tu stai scrivendo una fanfiction su quello che ci sta accadendo? - chiese il dottore, allucinato. Si voltò verso Sherlock, sperando di trovare sostegno, ma  lui  aveva completamente ignorato la conversazione ed era uscito in terrazza per parlare col fratello.

- Si, la terza parte. Tom mi ha raccontato di Las Vegas e a Bangkok c'ero anch'io - continuò, sorridendo, la fanfictioner.

Il dottore boccheggiò, guardò nuovamente in direzione di Sherlock, sperando avesse sentito questa ultima follia, ma stava continuando a confabulare con Mycroft. Non gli piaceva per niente quello che stava accadendo, era uno dei piani più stupidi che poteva venire in mente ai due Holmes e intanto Lestrade e Molly erano stati messi in mezzo.

Si accasciò sul divano, cercando di vedere un lato positivo o come si sarebbe giustificato con Greg. Più probabilmente avrebbe dovuto fare da scudo per evitare che staccasse la testa a suo marito.

Era ancora perso nei suoi pensieri, quando Anderson si sedette accanto a lui - Qualcosa non quadra - affermò, mostrandogli alcuni fascicoli portati da Mycroft -

- Che intendi? - chiese, cercando di mantenerne un tono neutro; non era possibile che Anderson avesse davvero intuito quello che stava accadendo.

- Questa organizzazione criminale, capitanata da questo misterioso "J", sarebbe sorta così dal nulla, qualche mese fa. Nessuno li conosce e sono collegati a casi di cui non ho mai sentito parlare -

- Forse non sono finiti sui giornali per questioni di sicurezza nazionale Phil -

- E perché non coinvolgiamo l'MI6, la Cia...? -

- Brutti trascorsi con Tom - rispose sintetico.

- John, non ci credi nemmeno tu -

Il dottore alzò gli occhi al cielo. Se ci era arrivato Anderson, ci sarebbe arrivato anche Tom. Anzi, sicuramente lo aveva capito anche Tom. - Scendo a prendere un po' d'aria - annunciò il dottore, anche se nessuno sembrava ascoltarlo - Tanto qui, non servo a niente - aggiunse, infastidito dall' essere stato nuovamente escluso dai piani.

- Scendo con te - fece Lorelei e John non trattenne un sospiro frustrato, probabilmente lo avrebbe messo al corrente di qualche altro tipo di fanfiction, magari una in cui Sherlock era un pirata e lui un commodoro.

Effettivamente quest'ultima idea non gli dispiaceva per niente. Immaginare Sherlock vestito alla Jack Sparrow era una fantasia abbastanza stuzzicante; ma dovette smettere immediatamente di fantasticare, la rosse sembrava anche leggergli nel pensiero.

Fortunatamente, invece, rimase in silenzio finché non uscirono dall'ascensore. Stava per dire qualcosa, ma qualunque cosa fosse, John non aveva alcuna intenzione di ascoltarla.

- Lorelei, senti, mi sembri simpatica e un po' pazza, ma davvero vorrei prendere due secondi per me -

La rossa si fece seria - Ne ho bisogno anch'io. Sono arrabbiata con Thomas, tanto per cambiare combina casini alle mie spalle -

- Non credo ci sia lui dietro - rispose John, quasi a consolarla.

- E' complesso stare con un Holmes - esalò soltanto Lorelei.

- Su questo concordo - rispose Watson, trovando per la prima volta un'alleata in quella conversazione.

- Non trovi fastidioso quando intuiscono tutto? Quando anticipano quello che stai per dire? Quando non si curano di quello che stai per dire? - fece lei, che sembrava avere la necessità impellente di lamentarsi.

- E vogliamo parlare del fatto che non vengo mai messo al corrente di niente? E Sherlock si comporta sempre come un bambino viziato a cui qualcuno ha rotto il giocattolo. E pianta il muso come se avesse 5 anni - ribatté John.

I due si guardarono e sospirarono, un po' d'aria ci voleva davvero.

- Il sesso però è fenomenale - fece lei.

- In effetti si - rispose lui, e scoppiarono a ridere. Questo finché un Suv nero, molto simile a quello dei rapitori di Molly, si fermò davanti all'ingresso dell'albergo. Le portiere si aprirono di scatto e scesero quattro uomini piuttosto robusti.

Lorelei cercò di rientrare nell'albergo, ma vennero presa di peso e buttata all'interno del suv. John oppose una strenua resistenza da capitano, riuscì anche a mettere ko uno degli uomini, ma gli altri lo colpirono in testa e trascinarono anche lui all'interno del veicolo.

Le grida attirarono i tre Holmes che si trovavano sulla terrazza dell'albergo e avevano visto parte della scena. Ma scendere venti piani in pochi secondi era impossibile anche per loro.

Sherlock ebbe anche la folle idea di considerare l'ipotesi, valutando quante ossa si sarebbero rotte se avesse provato a saltare, sfruttando le tende parasole del decimo piano, per poi gettarsi nel cassonetto delle immondizie situato proprio vicino al suv. Ma il braccio di Mycroft lo trattenne da qualunque acrobazia.

Il detective lo spinse via con forza, mente Tom continuava a fissare il veicolo nero che man mano stava sparendo nel traffico.

Sherlock e Thomas si guardarono impotenti e poi si rivolsero all'unisono contro Mycroft - Che diavolo sta succedendo? -

- Questo, ovviamente, non faceva parte del piano - rispose il maggiore.
 
- Piano? - chiese Greg - Quale piano? -


***** *****

Due ore dopo, John e Lorelei erano stati legati e portati in quella che sembrava la stanza di una lussuosa villa, probabilmente in mezzo al nulla. Quantomeno i loro rapitori erano stati così "gentili" da non buttarli in una camera buia e umida, piena di topi, come temeva la rossa, la cui fantasia aveva già cominciato a galoppare.

John, invece, era nel suo elemento naturale e aveva la tranquillità di uno che sapeva che suo marito avrebbe sguinzagliato tutti i cavalli del Re per salvarlo. Voleva solo essere così bravo da capire dove erano stati portati e perché.

Il biondo, mentre cercava di sciogliere i nodi delle corde, si rivolse alla sua compagna di prigionia - Lorelei, a questo punto dovrei metterti al corrente del piano di Mycroft e Sherlock;  visti i recenti sviluppi direi che è andato completamente all'aria -

- Piano? Quale piano? - chiese Lorelei, iniziando a collegare nella testa alcuni elementi che non sembravano combaciare. In effetti, Tom era apparso stranamente sincero quando aveva giurato di non c'entrare niente con i lingotti e tutto il resto.

La porta della camera si aprì e una figura fece il suo ingresso - Il piano, signorina Adler -

John impallidì - Sei tu "J"? -

- In persona -


***** *****


Angolo autrice:

Scusate l'imperdonabile ritardo, ma forze oscure (aka il lavoro unito al bel tempo e al Venezia Comics :-P) mi hanno tenuto lontano da questa storia.
Confidando di ritrovare tutti vi mando un abbraccio grande. Buona Pasqua!!!


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Capitolo 5
*** Quote Rosa ***



Quote rosa


John fissava "J", sorpreso, stupefatto, allibito e anche infastidito.

Non la vedeva da parecchio tempo, ma ricordava ancora la fortissima sensazione di cuore spezzato quando lei aveva baciato Sherlock o quando lui aveva tirato fuori l'anello per la finta proposta.

Due momenti traumatici. Non la trovava fastidiosa quanto la Donna, sapeva che il detective l'aveva usata e non provava niente per lei. Però l'idea che lei avesse "rubato" il primo prezioso bacio di suo marito, non la rendeva per niente simpatica.

Era assurdo, lo sapeva, lei non aveva rubato niente, era Sherlock che se ne era approfittato per entrare nell'ufficio di Magnussen. Nonostante ciò, avrebbe comunque voluto essere il primo e non riusciva a non pensarci, guardandola entrare ad eleganti passi nella stanza.

Janine, in carne e ossa e abiti succinti, sorrideva ai due sventurati.

- Non guardatemi con quella faccia, quando avrò finito di parlare sono sicura che capirete il mio punto di vista - fece lei, sbattendo le ciglia.

Lorelei si rivolse a John, con fare da complotto - E' quella che stava distruggendo la vostra storia? -

Il dottore, che fino a quel momento aveva mantenuto un'espressione seria e risoluta, scosse il capo, sgranò gli occhi e guardò la rossa - Non credo si possa definirla così, è Janine, la finta fidanzata di Sherlock - fece, nascondendo in un angolo del suo ripostiglio mentale, tutti i pensieri di due secondi prima su Janine.

- Avevo ragione allora, la rovina-matrimoni - fece la rossa, quasi stizzita - Da non confondere con Mary, la killer bugiarda -

- E' della mia ex moglie che stai parlando! - intervenne John, cercando di chiudere quella conversazione.

- Quella che ha sparato a Sherlock e finto di aspettare un figlio da te, mentre in realtà era del suo ex David? - rispose lei, in maniera saccente.

Il dottore aprì la bocca per ribattere, ma poi ci penso sù - Ok, hai ragione, killer bugiarda è anche poco. Aspetta, ma Tom quante cose ti ha raccontato? -

Lorelei gli strizzò un occhio, ma non disse niente.

Janine, intanto, aspettava paziente la fine della conversazione  - Non mi sembrate intimoriti quanto dovreste essere. Vi accompagno da Molly, cosa ne dite? -

- Però, quante donne - affermò Lorelei, per niente impaurita.

- Si, mi sento in minoranza - rispose John, mantenendo anche lui una certa tranquillità.

- Non preoccuparti John - fece Janine - presto arriveranno anche gli altri Holmes, la festa non è ancora iniziata -


****** *****

Sherlock passeggiava nervosamente sul terrazzo, incurante del fatto che Lestrade aveva strattonato Mycroft per la giacca e sbattuto contro il muro - Quale piano?! -

- Mycroft, dillo a Greg e a Tom, stiamo solo perdendo tempo! - sbraitò Sherlock. John era stato rapito, John era in pericolo. Doveva restare calmo se voleva salvarlo.

- D'accordo Shelock - rispose Mycroft, scrollandosi di dosso l'ispettore e mettendo a posto la giacca - Qualche mese fa siamo venuti a conoscenza del fatto che Thomas ha sviluppato un programma che permette di insinuarsi nei database dell'MI6, della CIA  e di tutti i  sistemi di intelligence -

Gli sguardi di Greg e Anderson corsero verso Thomas, che limitò a scrollare le spalle.

- Avevamo bisogno di mettere mano su quel programma, così abbiamo pensato che incastrarlo in qualche modo lo avrebbe fatto uscire allo scoperto. Dovevamo inscenare qualcosa che lo costringesse ad usare quel programma. Abbiamo creato la finta rete criminale, il furto di lingotti e per innescare la miccia, un finto rapimento -

- Cosa? - gridò Greg - Molly è stata rapita per finta? E poi perché Molly? -

- Doveva essere una persona esterna a noi, altrimenti Tom avrebbe capito subito che era una trappola  - continuò a spiegare Mycroft - Ma il rapimento non è stato proprio finto ispettore, le cose non sono andate come dovevano. La finta rete criminale ha preso gusto in quello che stava facendo e abbiamo perso il controllo. Trattengono la signora Lestrade e ora anche John e Lorelei -

- Il tutto mi sembra un po' delirante - intervenne Anderson - il mio caso di Jack lo squartatore era più credibile -

- No - fece Tom - Ha un senso, vi sarete serviti di persone non del tutto affidabili, ecco perché hanno finito per fare quello che volevano -

- Mycroft, chi è J? - chiese Sherlock, improvvisamente.

- Janine - rispose pacatamente.

I due Holmes minori storsero la faccia, non era di certo la persona che immaginavano avesse una brillante mente criminale.

Greg , invece, aveva mentalmente contato fino a mille, ma a mille e uno saltò addosso a Mycroft e iniziò a picchiarlo. Sherlock e Tom restarono due secondi ad ammirare la scena, ma poi decisero di intervenire, se non altro perché Mycroft era l'unico che sapeva quello che stava accadendo.

- Molly era d'accordo Greg - fece Sherlock trattenendo Lestrade, che era talmente furioso che non si era accorto che il detective aveva ricordato il suo nome proprio - Molly era d'accordo finché non è stata portata qui, non dovevamo venire in America -

L'ispettore si scrollò di dosso il detective e lo fissò furioso - Sherlock ne ho anche per te, come ti sei sognato di coinvolgere mia moglie? -

- Lei era d'accordo - protestò il detective, spalancando gli occhioni.

- La faccina da cucciolo funziona con John, non con me! - sbraitò Lestrade.

Tom alzò lo sguardo al cielo e poi si rivolse al fratello maggiore  - Ok Mycroft, avrai quello che vuoi, il mio programma, lo useremo per trovare Janine -

Sherlock annuì e lo fissò, aspettandosi che estraesse dalla tasca una chiavetta o qualcos'altro di tecnologico. Ma non aveva colto il tono ironico del fratello, troppo preoccupato per la salute di John.

- Pensi davvero che esista un programma simile? - fece Tom ridendo - Santo cielo, non vi ha  fregato già Moriarty con un trucco del genere? -

- Non li ha fregati - intervenne Phil - loro sapevano e stavano solo al suo gioco. O no? Non mi è mai stato chiaro - parò fra sé, sperando in una risposta da Sherlock. Ancora non era riuscito ad estorcergli tutto quello che voleva sapere sulla finta morte.

Thomas sbuffò - Ho solo penetrato qualche firewall, al mio solito, poi qualcuno ha messo in giro questa voce del programma spia, ma non esiste -

Sherlock e Lestrade si guardarono smarriti, mentre Anderson parve stranamente lucido - Non potremmo usare il GPS del cellulare di John per trovarlo? -

A tutti cadde la mascella, da quando Anderson era quello che aveva le idee?

Non ebbero il tempo di testare l'idea di Philip, che il cellulare di Thomas squillò. Il piccolo Holmes rispose, mettendo il vivavoce, in modo che tutti potessero partecipare alla chiamata proveniente da un numero sconosciuto, sicuramente dei rapitori - Con chi ho il piacere di parlare? - chiese.

- Ormai gli altri Holmes ti avranno detto di me - rispose Janine.

- Cosa vuoi? - sbottò il detective.

- Ciao Sherl, non essere così nervoso, voglio solo una cosetta e libererò gli ostaggi. So che Tom non ha un super programma spia, ma ha una chiavetta che era pronto a vendere ai russi. La voglio - e chiuse la conversazione.

Tutti fissarono il cellulare e poi alzarono lo sguardo verso il minore degli Holmes, che ancora reggeva il telefono, un po' preoccupato.

- Non ce l'ho io - fece Tom alzando le braccia in segno di resa, prima che tutti potessero urlargli contro - L'ho messa nella valigia di un tizio che ho incontrato in aeroporto. Non sa che la sta portando in Russia -

- Prega che non sia già partito, Thomas - fece Sherlock, sbattendolo contro il muro - Perché in quel caso scoprirai che la compassione familiare non è un sentimento che mi appartiene, soprattutto quando c'è di mezzo la vita di John -

- Hanno rapito anche la mia ragazza - Protestò Tom, spingendolo via - Magari le stanno facendo cose atroci e mi sentirò in colpa per tutta la vita. E voi con me, visto che avete ideato questo piano balordo -

- Emh ragazzi - fece Anderson - Lestrade se ne è andato -


***** *****

- Ok - fece calmo John, inzuppando un biscotto nel Tè - In effetti capisco le tue ragioni Janine. Non le condivido, ma visto che Sherlock mi ha tenuto all'oscuro del cosiddetto piano, non protesterò più di tanto - concluse il dottore.

- Bravo John - rispose Molly sorridendo. Lui la guardò stranito, era quantomeno curiosa l'evoluzione che aveva avuto la ragazza negli anni. Da timida dottoressa, irrimediabilmente cotta di Sherlock, a ragazza sicura di sé e con un'inaspettata vena vendicativa.

Lorelei assunse improvvisamente una faccia seria, rivolgendosi proprio a Molly - Scusami ma tu e Greg insieme, siete Mostrade o Lelly? -

- Ignorala, deve solo aggiornare la sua fanfiction  - intervenne John, intercettando lo sguardo stupito di Molly.

- Quindi adesso stiamo qui ad aspettare che i ragazzi svolgano il loro compito? - chiese la rossa, dimostrando una tendenza ad annoiarsi pari soltanto a quella di Sherlock.

Janine fece per rispondere quando vide un messaggio sul cellulare - Bene, abbiamo un'altra ospite -

John appoggiò la tazzina sul tavolino e poi sospirò - Continuo a sentirmi in minoranza -


***** *****

Angolo autrice:
aaaah scusatemi del ritardo, ma questo capitolo si ribellava, non so perché non riusciva a venir fuori in maniera soddisfacente.
Un bacione e grazie a tutti per essere ancora qui!!!

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Capitolo 6
*** Oh what a night! ***



Oh what a night!


- Bene facciamo un riassunto - Esordì Anderson, seduto in auto, mentre Tom sfrecciava per Las Vegas in direzione dell'aeroporto. - Molly, John e Lorelei sono stati rapiti da una organizzazione capitana da Janine, creata appositamente da Mycroft per fregare Tom ma che si è rivelata interessata ad una misteriosa chiavetta che doveva essere consegnata in Russia -


Sherlock fece una smorfia - Anderson, stai svolgendo le veci del narratore? -

Tom rise - Sembrava più "nelle puntate precedenti" -

Anderson fece finta di non averli sentiti e continuò - Adesso chiedono la chiavetta, che speriamo non sia già nella stiva dell'aereo e dobbiamo sperare che poi basterà consegnargliela per riavere gli ostaggi -

- Su questo dovremo parlarne - fece Mycroft - Noi non negoziamo con i terroristi -

- Tu non ci negozi Mycroft! Non lasceremo tutti in balia di Janine - rispose Sherlock, con rabbia.

- Oh per favore, la cosa più pericolosa che potrebbe fare è mettere lo smalto sulle unghie di tuo marito - ribatté il maggiore degli Holmes, guadagnandosi uno sguardo assassino del detective.

- Parli così perché non è Anthea ad essere stata rapita - commentò Thomas.

- Lei saprebbe cavarsela, è addestrata per queste cose - fece Mycroft, con un leggero sorriso che sconvolse Sherlock. Di solito aveva solo sorrisi beffardi, di rimprovero, di stizza, mai visto un sorriso vero. Ormai aveva cominciato a credere che non avesse nemmeno i denti, invece aveva sfoggiato un sorriso sincero.

Ci fu una pausa e Phil si intromise  - Lestrade probabilmente è in aeroporto, ma non sa chi è il passeggero che sta trasportando la chiavetta a sua insaputa. Ora, vi rendete conto che questa è la cosa più folle che sia mai successa? -


- Non più di sposarmi a Las Vegas, Phil - lo zittì Sherlock - Tom descrivi il passeggero, così possiamo dividerci -

- In realtà è un attore famoso, sta andando in Russia per presentare il suo ultimo film -

- Chi? - chiese Anderson.

- Se non era in 007, dubito che lo conoscerò - rispose il detective, maledicendo di non aver assecondato John nelle sue maratone cinematografiche.


***** *****

- Ecco la nostra ospite - annunciò Janine.

Anthea fece il suo ingresso nella sala, sotto gli occhi perplessi di John, che sprofondò nella poltrona - Fantastico, faccio parte del club delle fidanzate incazzate -


- Ben arrivata - fece Janine - Ora ci siamo proprio tutte. E tu John non lamentarti -

John maledisse il momento in cui gli era stato portato via il cellulare; non voleva che Sherlock si preoccupasse per lui, conoscendolo poteva fare qualcosa di molto stupido. Il detective ogni tanto meritava una qualche lezione, giusto per ricordargli di non fare il saccente, arrogante e presuntuoso con quello sguardo da "quanto è banale la gente comune", ma non questo.

Eppure sembrava l'unico a pensarla in quel modo: Molly era stata assorbita dal piano di Janine e di Lorelei non sapeva che pensare, forse trovava tutto terribilmente romantico e segretamente sperava che quando Sherlock e John si sarebbero rivisti, si sarebbero dati un bacio da film.


L'arrivo da Anthea gli fece però sospettare che la mente dell'operazione non fosse Janine, il cui quoziente intellettivo non sembrava in grado di concepire un piano così complicato e contorto, ma la segretaria di Mycroft. D'altronde, se il maggiore degli Holmes l'aveva scelta come assistente prima e come compagna poi, non doveva essere solo per il bel faccino.

John emise un sospiro frustrato, finché non capì che era la sua occasione per ragionare come Sherlock e togliersi da quell'impasse.

Doveva studiare la stanza, l'ambiente, i rumori. E poi, nessuna delle presenti era una combattente, lui era stato in guerra, se avesse voluto uscire da quella stanza ci sarebbe riuscito, doveva solo sfruttare il momento opportuno.

- Non verrà anche mia sorella vero? - sbottò improvvisamente la rossa, facendo perdere il filo dei pensieri a John. Non di nuovo Irene, piuttosto chiunque ma non lei.

- No, lei non c'entra, abbiamo fatto tutto da sole - rispose Anthea, non staccando lo sguardo dal solito palmare.

- Già - intervenne John - Nella lega delle spose furiose, non c'era posto per Irene la seduttrice - e si guadagnò l'occhiataccia di tutte le "spose".


***** *****

Appena arrivati in aeroporto, notarono che il volo per Mosca era in forte ritardo, infatti non era nemmeno indicato il gate sul tabellone. Si voltarono verso Mycroft, che sorrise compiaciuto, come dire "si, ho il potere di far ritardare le partenze aeree".

- Dividiamoci - fece Thomas e tutti annuirono.

Sherlock percorse avanti e indietro l'aeroporto, alla ricerca di quell'attore e del resto del cast del film. Girava con lo smartphone in mano con l'immagine dell'uomo, onestamente non lo aveva mai visto prima e non aveva idea di chi fosse, ma gli era stato detto che era molto famoso.

Girò l'angolo e trovò Lestrade seduto a terra, con l'aspetto di un barbone o di uno che aveva dovuto accamparsi in aeroporto perché il suo volo era stato soppresso. L'ispettore alzò lo sguardo e vide che il detective lo stava fissando - Mi spieghi cosa c'entro? Queste sono cose che capitano a voi, io non ho fatto niente per meritarmelo -

Sherlock non sembrò dello stesso avviso - Nemmeno io ho scelto di avere un fratello nell'MI6 e uno nella CIA, cosa dovrei dire? -

- Tu ci vivi in questo caos, ti piace - rispose frustrato l'ispettore. Era la prima volta che gli parlava con quel tono e in qualche modo Sherlock ne fu sorpreso ma anche infastidito.

- Pensi davvero che sia contento di come stanno andando le cose? - chiese, fintamente cortese. Adesso che aveva John tutto per sé, non voleva di certo perderlo in qualche piano idiota del fratello.

- Si, sei contento - ribatté Greg - Perché per quanto tu sia preoccupato per John, ti eccitano queste cose. Il brivido della caccia, l'hai definito una volta -

Il detective incassò il colpo, come se stesse sottintendendo che l'adrenalina veniva prima di John. Fece per ribattere duramente, ma poi si rese conto che in quel pasticcio lo aveva trascinato lui e l'ispettore era sconvolto per Molly.

Si abbassò sui talloni e gli disse calmo, guardandolo negli occhi
 - Ha smesso di essere eccitante quando ho perso John la prima volta, dopo il salto dal tetto e da allora, tutto questo folle mondo,  ha senso solo se c'è lui. Greg alza il culo e andiamo a salvare le nostre metà -.

Anderson arrivò di corsa e Sherlock capì subito che aveva delle novità importanti, per cui si rimise in piedi e stranamente sembrò pendere dalle sue labbra, cosa che non credeva sarebbe mai successa in tutta la vita.

- Ragazzi, eccovi qui. Ho scoperto che tutto il cast del film ha rinunciato a viaggiare, per via del ritardo del volo e sono andati a fare un party al Caesar Palace -

- Proprio lì? - esalò soltanto l'ispettore.

Sherlock tese un braccio a Lestrade per alzarsi - Andiamo noi tre e lasciamo indietro gli altri Holmes, gli manderemo un messaggio quando avremo recuperato la chiavetta nella valigia -


***** *****

Erano vestiti come tre camerieri dell'Hotel. Avevano rubato le divise riposte negli armadietti: Lestrade aveva dimostrato una capacità da scassinatore che aveva stupito positivamente persino Sherlock e in quel momento stavano spingendo un carrello lungo i corridoi, fingendosi gli addetti ai piani, unico modo per raggiungere la suite e frugare nelle valige dell'attore.

- Una volta che saremo dentro, come faremo a distrarli Sherlock? - chiese Phil.

- Improvviseremo -

I tre bussarono forte alla porta della stanza, da dove risuonava ad alto volume la musica che stava ascoltando il gruppo di attori, intenti a fare festa. Il volume era talmente alto che furono costretti a bussare più forte, finché Lestrade non prese direttamente a calci la porta.

- Giusto per essere credibili - commentò Sherlock.

La porta si spalancò, rivelando che la camera era conciata peggio di come l'avevano ridotta loro quando avevano trascorso la prima notte da leoni. Uno degli attori rivolse al trio un perfetto sorriso splendente made in Hollywood e li invitò ad entrare.

- Robert, c'è il servizio in camera - gridò il biondo attore.

Sherlock strinse gli occhi e fissò quello che era l'attore indicato da Thomas. L'uomo chiamato Robert, che il detective non aveva idea di chi fosse ma sembrava essere  particolarmente noto, si avvicinò ai tre presunti camerieri con lo smartphone in mano - Una foto per i miei fan su facebook - gridò facendosi un selfie con loro.

Lestrade si guardò attorno, nella speranza di vedere una valigia in quel caos. Altrettanto stava facendo Sherlock, finché un'attrice si avviò verso di loro - Ragazzi, siete sexy come camerieri - pronunciò la bionda con voce roca.

A Phil cadde la mascella - Sono un suo grandissimo fan, posso chiamarla Scarlet? -

- Barbetta, puoi chiamarmi come vuoi - sorrise l'attrice.

Sherlock approfittò del fatto che Anderson stava distraendo gli attori con diversi selfie, per dirigersi nelle loro stanze. Girò le camere da letto, finché proprio nell'ultima vide una valigia con le iniziali RDJ. Era quella. Si avventò sul bagaglio e aprì la tasca esterna senza tante cerimonie. La chiavetta era lì, quella stupida piccolissima chiavetta era lì. Caso risolto e potevano liberare John e le altre.

- Non così in fretta Holmes - esclamò una fredda voce alle sue spalle. Sherlock sentì chiaramente il rumore di una pistola che veniva caricata. Continuando a dare la schiena all'uomo che lo minacciava, alzò le mani confidando che Lestrade si accorgesse di quello che stava accadendo.


***** *****

John aveva studiato nei minimi particolari la stanza ed era sicuro di aver trovato una via di fuga, il modo di uscire da lì e liberarsi della lega delle spose vendicative. Nel guardarsi attorno incrociò lo sguardo di Lorelei, che sembrava annuire silenziosamente, forse era più sveglia di quello che sembrava. D'altronde era la sorella di Irene e la fidanzata di Thomas, sciocca davvero non poteva essere.

Fecero per alzarsi insieme, quando il rumore di un sms fece sobbalzare Anthea - Le cose si stanno complicando - mormorò lei, sbiancando leggermente.

- In che modo? - chiese John - Anthea? -

- Questo non era previsto - boccheggiò lei.

- Oh, ma guarda, pensare che fino ad adesso era andato tutto così liscio - rispose John stizzito.

- Non capite, sono in grave pericolo, Sherlock e Mycroft più di tutti! - fece lei. John non l'aveva mai vista scomporsi così e gli mancò un battito.


***** *****
Angolo autrice:
Rieccomiii..scusate il ritardo, davvero scusate tanto.
So che le cose si complicano di capitolo in capitolo, succede così nelle trilogie :-P. Sta diventando un po' angst,  forse? No dai....spero.
Grazie a tutti quelli che leggeranno e vi chiedo...
Capito chi è il cast e qual è il film? ;))
Alla prossima



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Capitolo 7
*** Who are you? ***



Who are you?

John saltò in piedi, imprecando contro l'assurdità della situazione. Era stato trascinato a Las Vegas senza sapere che era nel mezzo di un piano per fregare Tom, rapito assieme ad una fangirl fanfictioner da una banda di donne furiose, intente a realizzare un piano ancora più sconclusionato, e intanto non era assieme a Sherlock, che ovviamente stava rischiando la vita - Direi di prendere una pausa dal vostro geniale piano e ritornatemi subito il cellulare! – gridò.

Anthea, dapprima apparsa preoccupata per quanto poteva accadere a Sherlock e Mycroft,  aveva subito ripreso un contegno molto britannico e spedito un sms a Mycroft per allertarlo.

In meno di due minuti dalla notizia del potenziale pericolo per i due Holmes, Anthea aveva già organizzato i trasporti per spostarsi rapidamente all’hotel e fatto strada al gruppetto, fino alle auto che li stavano attendendo.

- Puoi spiegare? – chiese John, camminandole dietro a passo spedito.

- Teniamo tutti d’occhio, seguendo il gps del cellulare. Mi hanno informato che Sherlock, Greg e Phil sono al Caesar Palace, ma mi hanno appena comunicato che le telecamere dell’albergo hanno ripreso un altro uomo. Non mi sarei mai aspettata che spuntasse qui, mi dispiace, è una terribile mancanza da parte mia – affermò sconsolata.

- Anthea, chi è questa persona? - chiese John, già immaginando i peggiori scenari.

***** *****

Situazione di pericolo 42. Ritrovo al Caesar Palace
Anthea

- Che cosa vuol dire? – chiese Thomas, fissando il display del cellulare del fratello.

- Significa guai e significa che Sherlock, Lestrade e Anderson, se ne sono andati senza di noi –

- Tipico di Sherlock voler fare da solo. Quando il maritino è in pericolo, non capisce più niente –

- E’ questo che mi preoccupa – rispose Mycroft, ben sapendo che John riusciva ad essere contemporaneamente un punto di forza e di debolezza per Sherlock. In quel momento, era soltanto una debolezza.

Guardò il fratellino minore, così diverso ma così simile a lui. Si lasciava trasportare dalle emozioni molto meno di Sherlock, che nonostante tutto, poteva essere definito come il fratello sentimentale dei tre. Thomas, invece, non nascondeva le emozioni ma non lasciava che offuscassero il suo giudizio in alcun modo.

Mycroft non era ancora sicuro di cosa avrebbe fatto quando la faccenda si sarebbe risolta. Avrebbe dovuto consegnare Tom alle autorità oppure lasciarlo libero, con la certezza che avrebbe finito per dargli nuovamente la caccia?

– A questo punto dovrei rivelarti il resto del piano – aggiunse Mycroft, rimandando la decisione sul destino di Thomas a dopo.

- Un piano nel piano? – fece Thomas - Oh, Mycroft, sei l’Holmes più contorto che esista. Lasciami indovinare, sapevi che non esisteva un programma spia, ma sapevi della chiavetta e la volevi. Così per distrarmi e farmi cadere nella trappola, senza darmi modo di capire che mi stavi fregando, hai messo su tutto questo numero. Lorelei e John non sono stati “rapiti”, fa parte del tuo piano, Janine lavora per te anche adesso, non si è ribellata – concluse, quasi ammirato del piano machiavellico del fratello.

- Sapevo che prima o dopo lo avresti capito –

- E hai lasciato che Sherlock si preoccupasse per John? Sei senza cuore Myc  - commentò Thomas.

- Abbiamo altri problemi adesso! – rispose, con una leggerissima e appena percettibile, punta di panico nella voce.


***** *****

Sherlock era ancora voltato, la chiavetta che avrebbe salvato John, stretta saldamente nella sua mano sinistra.

Aveva sentito il rumore della pistola che veniva caricata. Un clic che poteva mettere fine per sempre alla sua vita. Le probabilità erano di gran lunga contro di lui. Non gli era mai importato di morire, non che non tenesse alla sua vita ma semplicemente non aveva mai preso in considerazione la cosa.

Questa volta era diverso, se fosse morto e l’uomo avesse preso la chiavetta, John sarebbe rimasto definitivamente in pericolo.

Pensare di morire, proprio quando aveva appena iniziato ad essere felice, non era contemplabile. Doveva trovare un modo per uscire da quella stanza, illeso, salvare John e finire tutta la vicenda in bellezza.

Si rivolse all’uomo, cercando di prendere tempo nel mezzo di quella situazione assurda, che sembrava precipitare di minuto in minuto.

- Quindi, mio fratello aveva ragione quando mi aveva chiesto dubbioso se ero sicuro di aver stanato tutta la rete di Moriarty. Non era così! – affermò il detective, voltandosi lentamente  - Vero, colonnello? – chiese, quando finalmente si fu girato completamente, per fronteggiare l’uomo che lo stava minacciando.

Quando poté vederlo in faccia, non trattenne uno sguardo stupito, squadrandolo da capo a piede – Ok, forse lei non è il colonnello Moran – affermò, non potendo distogliere gli occhi dal nuovo arrivato. Ecco un’altra cosa che gli era sfuggita, c’era sempre qualcosa.

- Da Sherlock Holmes mi aspettavo qualcosa di più – rispose l’uomo, con un sorriso indisponente.

- Sì,  anch’io mi aspettavo qualcosa di più, da me – fece lui, non capendo come si fosse trovato in quella situazione, ma in effetti se lo chiedeva ogni volta che rimaneva coinvolto in qualche affare di suo fratello minore.

Chissà se Mycroft aveva previsto l’inaspettato arrivo dell’uomo che lo stava minacciando.

- Come ti chiami, comunque? – chiese il detective.

- Andrew – rispose – Ma puoi chiamarmi Moriarty –

- Un gemello, John sarà contento – affermò, cercando la parte ironica della situazione.


***** ****

John e il gruppo delle ragazze erano seduti in auto, con il dottore che sollecitava l’autista a “spingere a tavoletta”, ignorando semafori e qualunque altra segnaletica stradale che rallentasse la loro corsa per Las Vegas.

Odiava quella città con tutte le sue forze, anche se, probabilmente, senza la loro prima notte senza memoria, non avrebbe sposato Sherlock.

-Anthea, hai chiamato Mycroft? – chiese John, con una certa apprensione. Erano ancora lontani dal Caesar Palace e la faccenda non gli piaceva per niente. Se gli Holmes non fossero stati così contorti, Sherlock non sarebbe stato in pericolo di vita.

Anthea annuì, sempre con la faccia sul palmare - Sì, lui e Thomas si stanno dirigendo all’hotel, stiamo andando tutti lì. Tranquillo John, non succederà nulla a Sherlock –

- Spero per voi tutti che sia così – commentò John, supportato dall’espressione risoluta di Lorelei, che non vedeva l’ora di vedere i johnlock in azione.

Molly, intanto, continuava a chiamare a vuoto il marito, non ricevendo risposta -Non capisco perché Greg non risponde! – sbottò.

John tamburellava le dita sul finestrino, incastrato in una situazione inaspettata. Quanto avrebbe voluto avere Sherlock lì con lui, anche solo per battibeccare. Invece suo marito stava rischiando la vita per una stupida chiavetta usb, in compagnia di Andrew Moriarty.

 – Possibile che sapevate dell’esistenza di un gemello di Moriarty e nessuno si è degnato di dircelo? Eravate pronti all’eventualità che spuntasse fuori e decidesse di vendicarsi e non ci avete detto niente? – imprecò Watson.

Anthea rispose paziente – Avevamo perso le sue tracce, John. Non sembrava pericoloso. Ha scoperto di essere il fratello di Jim Moriarty solo dopo averlo visto alla tv. Ha indagato e ha scoperto che quando sono nati, sono stati dati separatamente in adozione. Fa il panetterie, non credevamo nascondesse una mente criminale –

John non fu per niente contento di apprendere che per una volta nella vita aveva avuto ragione su Sherlock Holmes, Moriarty aveva un gemello.


**** *****

Sherlock sbuffò per l’ennesimo contrattempo e perché non solo aveva sbagliato l’identità dell’uomo, ma anche perché una sua precedente frase di negazione della possibile esistenza di un gemello, pronunciata con estrema convinzione, dando praticamente dell’idiota al marito, era stata palesemente smentita.

Si rivolse nuovamente all’uomo che lo stava minacciando  - Quindi, John aveva ragione, questa cosa me la rinfaccerà a vita – commentò, continuando a parlare con l’uomo - Però non ci siamo mai incontrati, avrei notato la differenza con Jim –

- No, mai incontrati – rispose subito il misterioso Andrew Moriarty, che sembrava meno a suo agio del detective.

- Lo sai che si è sparato in testa da solo? Io non c’entro – fece Sherlock, abbassando le mani, capendo che quell’Andrew era palesemente innocuo.

- Lo so – rispose l’uomo, con la voce molto meno sicura.

- Quindi sei qui, con una pistola finta in mano, per vendicare tuo fratello? – chiese Sherlock, con il tono spazientito che riservava alle persone stupide.
Andrew rimase a bocca aperta - Oh, si vede tanto che è finta? – chiese, abbassando l’arma.

- So distinguere le pistole –

L’uomo gettò a terra la pistola e si avvicinò a Sherlock, che era pronto ad usare ogni possibile contromossa, ma Andrew inaspettatamente, scoppiò a piangere per poi appoggiare la testa sulla sua spalla. Il detective era talmente stupito, che non fece in tempo ad arretrare.


***** *****

Finalmente, il gruppo di Anthea raggiunse l’hotel, incrociando nella Hall proprio Mycroft e Tom, appena arrivati, in attesa davanti all’ascensore.

John si fece strada, premendo ripetutamente il pulsante di chiamata dell’ascensore, con impazienza.

Tom non trattenne un sorriso – Quindi è così che si fa per chiamare l’ascensore? Si preme finché non arriva? -

- Io vado a piedi – sbottò John e fece per correre su per le scale, quando il rumore di arrivo dell’ascensore lo fece ritornare sulla sua decisione.

John entrò per primo e premette il pulsante dell’ultimo piano, incurante se tutti i presenti fossero entrati o meno e anzi bloccando metà del gruppo per paura di sforare il limite massimo di peso dell’ascensore. Se non fossero stati preoccupati anche gli altri due Holmes, avrebbero commentato che John era decisamente sopra le righe.

Arrivarono alla stanza e non dovettero nemmeno bussare, in quanto la porta era rimasta aperta. John entrò con foga, non perdendo nemmeno un secondo per guardare il gruppo di attori che ballava.

- Greg! – gridò Molly, quando vide il marito sul divano, nel mezzo di una discussione con gli attori Sebastian Stan e Chris Evans – Vedo che eri davvero preoccupato ! – commentò sarcastica.

- Molly?!? – fece lui, stordito dall’improvvisa apparizione e alzandosi dal divano. Le corse in contro, senza darle il tempo di dire altro, abbracciandola e baciandola, in una perfetta scena da film, incurante di tutto il cast di Captain America che riprendeva la scena con il cellulare e applaudiva.

Mycroft e Tom si lanciarono un’occhiata di muto dissenso, relativo all’eccesso di sentimentalismo dei loro compagni di sventure.

John, nel frattempo, aveva dribblato ogni singolo attore ed era corso nelle varie stanze da letto, cercando disperatamente Sherlock.

Quando trovò la camera giusta, lo spettacolo che gli si parò davanti lo lasciò più interdetto che preoccupato.

- Ti lascio solo qualche minuto e ti trovo con il gemello di Moriarty che piange sulla tua spalla? – chiese John, notando la pistola finta a terra e chiedendosi cosa diavolo stesse succedendo.

Sherlock, ancora perplesso dal comportamento di Andrew, sorrise non appena notò la presenza di John, scansò il Moriarty piangente, così assurdamente diverso da Jim e andò dritto ad abbracciare il marito.

- John, stai bene? – fece il detective, controllandolo da cima a fondo, ancora stupito di trovarselo davanti.

John si sentì in colpa per averlo fatto preoccupare, anche se non era colpa sua. Lo abbracciò per rassicurarlo e Sherlock si rilassò tra le sue braccia - Sì, tranquillo. Non sono stato rapito per davvero, era un piano delirante di tuo fratello –

Il detective si liberò dall’abbraccio e arretrò, torvo, furioso per essere stato ingannato.

John alzò gli occhi al cielo, non amando particolarmente i repentini cambi d’umore del marito - Non ero d’accordo, se è questo che stai pensando.  Puoi spiegarmi dell’altro Moriarty? –

Sherlock biascicò qualcosa a bassa voce e John poté capire solo le parole “ragione” e “ho sbagliato”.

- Lo so che è il gemello, ma perché sta piangendo? – chiese, ridendo e guardando quell’uomo così uguale al loro acerrimo nemico, in un angolo con i singhiozzi.

- Non lo so, la natura umana è il tuo campo – rispose Sherlock, con un’alzata di spalle.

Si guardarono e scoppiarono a ridere, giusto nel momento in cui Mycroft li raggiungeva nella camera. Ignorò il loro comportamento, ritenuto infantile, visto che fino a pochi secondi prima, John stava per entrare in modalità Hulk e allungò la mano aperta verso Sherlock, in attesa che gli consegnasse la pendrive.

Il detective gliela fece cadere in mano, fronteggiandolo - Quindi tutto questo caos per la chiavetta? –

Mycroft ignorò il tono risentito del fratello  - John non doveva essere rapito, volevamo prendere solo Lorelei. Ma, in effetti, era più credibile così –

Anche gli altri compagni di sventure si stavano radunando nella camera da letto, dove si trovavano Sherlock e John.

Phil, che era arrivato per primo, aveva sentito solo un pezzo di conversazione e non riusciva a collegare in alcun modo tutti gli eventi. Soprattutto la presenza di Moriarty.

- Time out, qualcuno può spiegare tutto? – fece Anderson.

Mycroft rispose spazientito -Era un piano nel piano, per ingannare Tom. Abbiamo finto che l’organizzazione si fosse ribellata, in realtà eravamo tutti d’accordo, Volevamo arrivare alla chiavetta e Tom non l’avrebbe mai consegnata. Non ho visto altra soluzione –

- Altra soluzione che mentirmi? – chiese Sherlock, che ancora non aveva digerito essere stato ingannato da Mycroft.

- Saresti stato più credibile se non avessi saputo tutto. Infatti, hai raccontato la prima parte del piano a John, nonostante ti avessi detto di non farlo.  Così non correvamo rischi –

Anderson stava ancora cerando di far combaciare tutti i punti, guardando smarrito gli altri presenti - Ma Molly, perché ha fatto finta di venire rapita? –  chiese perplesso, incassando l’assenso di Lestrade, che solo dopo la fine del racconto di Mycroft aveva scoperto che sua moglie non era mai stata rapita per davvero.

Molly si fece largo tra il gruppetto e fronteggiò Greg, che la guardava perplesso – Perché l’ho fatto? Sei più in centrale che a casa, non ti vedo mai, potresti dormire direttamente in ufficio. Pensi che io sia una piccola ragazza indifesa, volevo dimostrarti che sono molto più di quello che pensi  –

Greg cercò qualcosa da dire, ma scelse un più appropriato silenzio; effettivamente l’aveva trascurata negli ultimi tempi a causa del lavoro e la cosa era profondamente ingiusta, dato che erano sposati da pochissimo. Le prese una mano e la baciò, in segno di scusa.

Gli altri Holmes sembravano già stufi dello scambio di convenevoli, per cui ognuno di loro iniziò a cercare con lo sguardo, la via d’uscita più breve.

Thomas si mise una mano in tasca e con l’altra cinse la vita della sua ragazza, che stava ancora aspettando il bacio Johnlock, e si rivolte ai fratelli - Beh, avete la chiavetta, siete riusciti a fregarmi. Direi che possiamo salutarci così –

Sherlock non batté ciglio e anche Mycroft decise di lasciare stare l’arresto, poteva sempre farlo incarcerare un’altra volta.

Thomas rise per la reazione dei due Holmes – Lo so che molto in fondo, mi volete bene – affermò, salutando tutti con la mano, seguito dalla rossa, che ancora cercava con lo sguardo John e Sherlock.

Il dottore alzò gli occhi al cielo, ma poi prese Sherlock per la camicia e lo baciò, lasciando il detective interdetto e Lorelei, che stava trotterellando via assieme a Tom, con un’espressione di trionfo.

Mycroft si rivolse poi alla persona più sopravvalutata della stanza, il gemello di Moriarty – Andrew, ha ancora minacce in sospeso o possiamo tornare tutti alle nostre vite? –

Il gemello si grattò la testa, imbarazzato per essere osservato da tutte quelle persone - No, va bene, scusate –

Tutti si guardarono, come a chiedersi come fosse possibile che quell’Andrew e Jim Moriarty fossero anche solo parenti, ma evitarono ogni ulteriore questione, dopo tutta la girandola di eventi che li aveva coinvolti.

- Direi che è giunta ora che andiamo via – affermò Mycroft, supportato da tutto il gruppo.

Molly e Greg si presero per mano e seguirono in silenzio Mycroft, affiancato da Anthea che si era avvicinata al suo capo, salutata con un leggero sorriso che aveva stupito la maggior parte dei presenti.

Sherlock e John, si guardarono allegri e ringraziarono di tornare ai soliti, pericolosi, criminali di Londra.

Chiudevano il gruppetto Janine e Anderson, il quale cercava in tutti i modi di approcciare la bella mora.

Nel salotto della suite, gli attori erano ancora in festa e non sembravano minimamente sconvolti dall’ingresso del gruppo di inglesi, ma anzi non avevano ancora rinunciato a coinvolgerli nella loro nottata.

- Andate via? – chiese Robert Downey Jr. – Ma la festa è appena iniziata, Champagne per tutti! – gridò, mentre il gruppetto cercava di abbandonare la camera.


***** *****

Angolo autrice:
Ciao a tutti e grazie come sempre.
Capito tutto? Spero di sì, d'altronde anche il terzo film era più contorno dei precedenti :)
Alla prossima

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Capitolo 8
*** Ultimo epilogo ***



Ultimo epilogo



Sherlock aveva ancora gli occhi chiusi, quando percepì l’odore di caffè appena fatto e il cigolio di un carrello porta vivande.

Si agitò nella poltroncina dell’aereo, in maniera scomposta, finché rinunciò del tutto a dormire ed aprì gli occhi, ancora frastornato.

John era seduto accanto a lui e stava leggendo tranquillamente un giornale.

- Siamo già a Londra? – chiese il detective, sbadigliando rumorosamente.

John chiuse il quotidiano di scatto e lo guardò perplesso - Londra? Cosa stai dicendo? Siamo appena partiti da Londra –

Sherlock si mise seduto composto, massaggiandosi il collo - Cosa? –

- Per Las Vegas, ti ricordi? L’addio al celibato di Greg – rispose John, continuando a guardarlo quasi preoccupato.

Sherlock fissò John confuso, non poteva aver sognato tutto, non poteva essere stata solo una lunga fantasia, indotta da qualche sostanza stupefacente.

Iniziò a sudare freddo e d’istinto sollevò la mano sinistra. L’anello c’era. Restò a fissare la fede sul suo anulare senza capire, finché sentì il rumore di una risata soffocata, che poi finì per esplodere. John stava letteralmente piangendo dal ridere.

- Scusa, non ho resistito. L’unico modo per farti uno scherzo è quando sei appena sveglio e non hai ancora tutte le sinapsi accese – commentò il dottore, tra una risata convulsa e l’altra – Hai fatto una faccia memorabile!!! -

Sherlock non disse niente,  ma lo gelò con lo sguardo. Si alzò dal suo posto, risentito e si sistemò lontano da John e dalle sue risate.

Il dottore scosse la testa, sapeva quanto poteva essere permaloso Sherlock, se colpito nell’orgoglio, per cui si rimise a leggere il giornale, mantenendo impressa nella mente la faccia offesa del marito.

Gli altri erano tutti tranquillamente seduti ai loro posti, Greg con Molly, Mycroft con Anthea, mentre Janine era rimasta negli Stati Uniti.

John guardò le coppiette felici, ma aveva la sensazione che qualcosa fosse fuori posto - Aspettate un attimo, dov’è Anderson? – chiese ad un tratto, continuando a cercarlo con lo sguardo, anche se a pensarci bene, non si ricordava nemmeno di averlo visto salire sul jet.

- Io non torno a recuperarlo – gridò Sherlock dal suo angolo.

Molly intervenne, restando perplessa della capacità di Sherlock di notare tutto, tranne le cose che non Lo interessavano – E’ rimasto con quella attrice, la bionda –

- Ah – esclamò soltanto John, un verso tra l’ammirato e lo stupito. Pensò che così, con questo viaggio, avevano sistemato anche Anderson: non gli sarebbe più servita la clinica per l’esaurimento nervoso se iniziava una storia d’amore con un’attrice.

Sbarcarono qualche ora dopo, tutti con la promessa che per un po’ di tempo non si sarebbero mossi da Londra per nessuna ragione, nemmeno se glielo avesse chiesto la Regina in persona.

Sherlock e John presero silenziosamente un taxi, il detective aveva deciso di piantare il muso per lo scherzo di John, e il dottore non aveva nessuna intenzione di assecondare i suoi capricci, per cui fino a Baker Street non si scambiarono nemmeno una parola.

Entrarono in casa e il cucciolo di beagle, che avevano battezzato Micky, in onore del loro cupido Mike Stamford, saltò addosso ad entrambi, festoso.

Sherlock guardò il marito accarezzare il cucciolo e non trattenne un commento sarcastico e provocatorio – Se non fossimo andati a Las Vegas un anno fa, poi non saremmo andati a Bangkok e non avremmo il cucciolo. Vedi, Micky, quanto è crudele John? –

- Ma smettila – commentò John.

- Magari mi sarei stufato di aspettare che aprissi gli occhi e sarei fuggito con Irene Adler – continuò il detective, imperterrito.

John lo fissò, accigliato – Perché provochi? Sei ancora offeso? Io non dovevo offendermi per quando mi hai fatto credere di venire attaccato da un mastino mannaro a Baskerville o quando mi hai fatto credere che la Bomba nella metropolitana sarebbe esplosa, ma tu puoi offenderti per uno scherzo idiota? – chiese, fronteggiandolo.

Sherlock scosse il capo, a volte John era davvero lento - Per un attimo ho pensato di aver immaginato tutto e che non fossimo sposati, hai idea di quanto mi abbia fatto male? –

Il marito incassò il colpo in silenzio e Sherlock  ne approfittò per prendere il violino, mettendosi di schiena a John.

Il dottore, leggermente commosso, si avvicinò piano al  detective, fino ad abbracciarlo; la schiena di Sherlock che aderiva perfettamente al petto di John.

- Non sono in vena  - commentò Sherlock, mantenendo l’atteggiamento offeso.

- Dai, voglio scusarmi. Ho letto alcune fanfiction in cui facciamo un uso creativo della tua sciarpa – gli sussurrò all’orecchio, provocandogli un leggero brivido.

- Succede in quasi tutte le fanfiction a rating rosso – sminuì il detective.

- Sono anche più aggressivo nelle fanfiction, sono piuttosto dominante – continuò John, prendendo ad accarezzarlo.

- Non nelle omegaverse -

John bloccò le mani - Nelle cosa? -

Sherlock sorrise, la rivelazione delle gravidanze di John, se la sarebbe tenuta per un momento diverso  - Te lo spiego un altro giorno, continua il discorso sul più aggressivo che era interessante -

John si sollevò sulla punta dei piedi, appoggiandosi maggiormente su Sherlock e gli baciò il collo.

 - Ti amo – gli sussurrò John.

- Siamo passati alle fanfiction fluff? -

Sherlock sentì il marito ridere, uno dei più bei suoni del mondo - Ti amo anch’io –


***** *****


Un mese dopo

La signora Hudson era tornata a Baker Street, nella speranza che i suoi ragazzi si dedicassero anche ad altre attività, oltre alle maratone del sesso. Fortunatamente per lei, gli ultimi casi li avevano tenuti sufficientemente impegnati da diminuire le attività extra-lavorative.

Bussò alla loro porta, sperando di trovarli vestiti e venne accolta da un pigro “avanti” di Sherlock.

- Ragazzi, c’è posta per voi – comunicò la donna, appoggiando la busta sul tavolo del soggiorno.

- Grazie – fece John.

La donna sembrò imbarazzata, ma continuò a parlare – E ho trovato  la sciarpa di Sherlock e queste manette per le scale – fece, agitando i due accessori.

John boccheggiò delle scuse e prese in consegna entrambe le cose, correndo in camera per riporle lontano da sguardi indiscreti.

Il detective si alzò dal divano, dove era comodamente seduto a riflettere sull’ultimo caso che gli aveva proposto Lestrade e prese in mano la busta. Non aveva nemmeno bisogno di aprirla, aveva perfettamente capito di cosa si trattava.

- Una lettera per noi dall’America – fece Sherlock  - Oh è un invito a un matrimonio, Thomas si sposa – continuò, con tono leggermente divertito, puntando lo sguardo verso il corridoio, certo di una reazione agitata del marito.

John uscì dalla camera da letto, quasi terrorizzato, scuotendo il capo – Dove? Non ci andiamo vero? –

Sherlock non rispose, godendosi il panico del marito – Andiamo John, Lestrade ci aspetta in centrale –

John fissò il sorrisetto sadico del detective, sapendo che si stava vendicando a distanza di un mese per lo scherzo del jet – L’unico modo che ha Thomas per farmi salire su un aereo, è drogarmi Sherlock! –

- Attento a quello che bevi, allora – commentò, mentre John si appuntava mentalmente di bere solo da bottiglie chiuse o acqua del rubinetto.

 – Hai visto la mia sciarpa? – chiese in maniera innocente Sherlock, mentre il marito continuava a rimuginare sull'imminente crisi che si sarebbe scatenata con l'ennesimo viaggio per il mondo. Sherlock gli avrebbe detto che il matrimonio di Tom si sarebbe svolto a Londra prima o poi, ma per il momento voleva lasciarlo cuocere a fuoco lento, giusto per avere una scusa per farsi perdonare.

THE END

Angolo autrice
Autrice maledettamente triste di aver finito questa serie, iniziata un anno fa.
Ringrazio tutti voi, che avete letto, seguito e commentato questa folle storia. Senza il vostro entusiasmo non sarei andata oltre la prima parte…e adesso  i nostri eroi non avrebbero un cucciolo :-P
Ringrazio Blablia87, CreepyDoll, Evola_love_Beatles, 0803Anna, Athena_Laufeyson e Hotaru_Tomoe e arcobaleno2014 per aver recensito questa terza parte.
Grazie davvero per essere rimasti qui, proprio fino alla fine!!!
Un bacione e alla prossima storia

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