Questi
personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà
di sir A.C.Doyle, Moffatt, Gatiss BBC ecc.; questa storia è
stata
scritta senza alcuno scopo di lucro per il mio puro divertimento
Angolo
autrice
Ed
eccomi qui, approfittando del momento in cui ho molta voglia di
scrivere, con la terza parte della trilogia!
Le
prime due parti le trovate qui:
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3035171&i=1
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3339117&i=1
Take
it easy
- Sherlock smettila – intimò John,
cercando di
divincolarsi. Ma quando Sherlock Holmes si metteva qualcosa in testa
non c’era modo di fermarlo o distrarlo.
Il detective continuava a passare le mani avanti e indietro
su
John, non smettendo un attimo di baciarlo dappertutto, al punto che
John fu costretto a spingerlo con tutta la forza che aveva; ben poca
visto che non gli dispiacevano per niente quelle attenzioni.
Sherlock gli lanciò uno sguardo infastidito -
Vedi che non
ti va mai bene niente? prima ti lamentavi che non lo facevamo
mai
e adesso fa il prezioso! -
- A parte che non mi sono mai lamentato, ero più
che altro
preoccupato. E comunque siamo in sala autopsie e Molly potrebbe tornare
da un momento all’altro – rispose John, cercando di
ricomporsi.
- Non volevo mica avere un rapporto completo sul tavolo
chirurgico. Anche se... – continuò languido il
detective,
accarezzando il freddo tavolo.
John aprì la bocca una serie di volte, al punto
che
sembrò simile ad un pesce in un acquario – Dovevo
immaginarlo che dovendo recuperare secoli di verginità e
conoscendo la tua inclinazione alle dipendenze, saresti
diventato
un po’ fissato, ma mi sembri un adolescente in calore
–
sentenziò il dottore.
Sherlock rise, facendosi più vicino con fare
felino - Non
mi sembrava che la cosa ti desse fastidio in luna di miele... e in quel
ristorante, nel taxi, nella Torre di Londra, a casa di Mycroft...
–
- Sherlock non occorre che elenchi tutti i posti –
lo interruppe John, arretrando.
- Quando mi hai ammanettato al letto, quando mi hai bendato,
quando... –
- Smettila, sta arrivando Molly – fece John,
spingendolo via nuovamente, anche se gli veniva da ridere.
La ragazza entrò in punta di piedi, ormai
abituata alle
effusioni improvvise di Sherlock per John e temendo di trovarli in
qualche posizione compromettente.
- Tutto bene qui? – chiese nervosa. In effetti,
dire che si
era abituata a vedere il detective saltare addosso a John era
un
po’ eccessivo, ma visto che dal matrimonio a Londra in
poi,Sherlock non si staccava mai dal dottore, aveva dovuto abituarsi
per forza.
Mai avrebbe detto che il gelido detective potesse essere
così passionale.
Sherlock voltò le spalle ad entrambi, andando a
recuperare
i fascicoli che Molly aveva portato con sé, mentre John
abbozzava una risposta alla domanda della ragazza.
- Si tutto bene, ti stavamo aspettando, teorizzando sulle
cause del decesso –
- Vedo – fece Molly con una risatina, passando in
rassegna
l’abbigliamento scomposto di John – Greg deve
parlarvi
comunque, riguardo ad Anderson – continuò lei,
mentre John
cercava di dissimulare l’imbarazzo.
- Cosa ha fatto adesso? – intervenne il detective.
- Dai fate i bravi, ha avuto un crollo nervoso
perché non
trova più lavoro e sua sorella e i genitori hanno deciso di
farlo ricoverare in una clinica. Ha accettato, a patto che voi lo
accompagniate. Siete gli unici amici che ha –
spiegò Molly.
Sherlock alzò gli occhi al cielo, Anderson un
amico?
***** ****
I due tornarono a casa qualche ora e qualche sbuffo di
Sherlock
dopo: era troppo evidente che il morto si era era suicidato e questo
voleva dire che non avevano un caso interessante da settimane.
Appena entrarono in casa, trovarono la signora Hudson sulla
porta con due valige.
- Signora Hudson, parte? – chiese stupito John.
- Vado da mia sorella per qualche mese – rispose
la donna, come se fosse una cosa evidente.
- Come mai? – chiese John, preoccupato.
- John, sono davvero contenta per te e Sherlock, ma, ho una
certa
età e sentire voi due che non siete per niente discreti. A
tutte
le ore poi. Non si dorme più –
- Mi scusi signora Hudson – rispose con la voce
bassa
diventando rosso peperone. Sherlock non stava nemmeno ascoltando,
probabilmente era uno di quei casi in cui teneva la signora Hudson a
muto.
Lei fece un gesto con la mano, come a sottolineare che non
era
grave e salì sul primo taxi. Il dottore fece un profondo
respiro
e si grattò la testa. La cosa gli stava sfuggendo di mano.
John seguì Sherlock al piano di sopra, sperando
ardentemente che Lestrade gli trovasse presto un caso interessante,
cominciava a non avere più l’età per le
maratone
del sesso. A differenza di Sherlock, che sembrava non pensare ad altro,
soprattutto nei posti meno opportuni.
Non gli si poteva togliere il senso del rischio nemmeno in
quelle situazioni.
Come preannunciato da Molly, Lestrade li contattò
per
fissare una visita alla clinica dove sarebbe stato ricoverato Philip.
Sherlock non fu per niente entusiasta, ma John trovò un modo
abbastanza efficace per estorcergli un sì, per cui la
domenica
di quella settimana erano tutti e tre in auto.
Lestrade si rivolse ai suoi compagni di viaggio, certo di
dover
fare alcune raccomandazioni - Ragazzi, so che non amate particolarmente
Philip, ma l’ho visto davvero male. Sono preoccupato
–
Sherlock fece un verso di fastidio - Nessuno si è
mai
preoccupato di quanto fosse idiota, ma tutti sono preoccupati che
voglia farsi ricoverare? Secondo me è la migliore idea che
abbia
avuto –
- Sherlock! – gridarono in coro Greg e John.
- Ok, andiamo a prenderlo – rispose, sapendo che
non gli avrebbero mai dato ragione.
Mezz’ora dopo anche Anderson era in auto con loro.
John e
Greg avevano provato a tirargli su il morale con qualche battuta e
frase di circostanza, mentre Sherlock aveva optato per il silenzio
totale.
Erano quasi arrivati alla clinica, quando un auto si
accostò alla loro e cercò di farli sbandare. Per
evitare
di finire fuori strada Greg frenò e la misteriosa auto
pirata si
mise di traverso per evitare loro ogni fuga.
- Ragazzi, tutto bene? – fece Anderson leggermente
preoccupato.
Dal grosso Suv nero uscirono tre uomini, vestiti di nero e
con fare minaccioso.
- Oh finalmente qualcosa da fare! –
esclamò Sherlock,
aprendo di scatto lo sportello dell'auto di Lestrade e
uscendo in
strada.
John scosse il capo e lo seguì, mentre Lestrade
estraeva pistola e distintivo.
- Voi sareste? – fece Sherlock osservando i tre
uomini che
erano usciti dal veicolo – Ovviamente lavorate per qualche
pezzo
grosso e sembrate di origine americana, ma questo è ovvio
–
- Ovvio – gli fece eco John, in tono canzonatorio
- Noi, signor Holmes, stiamo cercando suo fratello Thomas.
Ci ha
rubato 20 milioni in lingotti d’oro – fece uno dei
tre
uomini.
- E quindi? Vi sembra che sia con noi? –
ribatté il detective.
- No, ma sono sicuro che lei lo sa. Ce lo consegnerete o ..
–
- O cosa? Lasciatemi indovinare, prenderete uno di noi in
ostaggio
finché non vi consegneremo mio fratello? – rispose
beffardo il detective.
- Sherlock non dargli idee – intervenne Lestrade.
John annuì a fianco all'ispettore - Si, Sherlock
sembra una
cosa seria, la pianti di avere questo tono strafottente? –
- Ma per favore John, mi sembra di essere in una fanfiction
comica, anche di bassa qualità, visto che il tutto sta
diventando ripetitivo. Magari perdiamo di nuovo Lestrade? - fece
Sherlock parlando a razzo - Non potreste prendere Anderson per variare?
Lui non è ancora sparito e ve lo diamo senza fare storie -
continuò rivolgendosi ai tre uomini.
I mercenari continuavano a fissarli perplessi e la
distrazione
provocata dalle chiacchiere di Sherlock, bastarono per permettere a
John e Lestrade di disarmare due degli uomini, mentre il terzo fu
tramortito dal detective stesso.
Sherlock sembrò quasi contrariato che la
situazione si
fosse risolta così celermente. I tre uomini erano a terra e
loro
erano tutti sani e salvi.
- Ok, chiamiamo i rinforzi – affermò
Lestrade, estraendo il cellulare.
- Io chiamo Mycroft – fece Sherlock, pensando
all'ennesimo
problema causato da Thomas e la certezza che questa volta non ne voleva
sapere niente.
Anderson, nel frattempo era uscito anche lui dal veicolo e
si era
diretto a perquisire il Suv, ricordando per un attimo i bei tempi in
cui lavorava per la scientifica.
- Aspettate – gridò Philip–
nella macchina dei mercenari ho trovato qualcosa!
A Lestrade cadde il cellulare dalle mani, era la borsetta di
Molly.
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Angolo autrice
Due angoli in una sola
storia :-P Comunque, un grazie particolare a Evola_Love_Beatles per
avermi suggerito che sta volta poteva essere Molly a sparire nel nulla.
Suggerimento accetato!!!
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