A simple Letter

di pandafiore
(/viewuser.php?uid=903328)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Like a dead man. ***
Capitolo 2: *** Run. ***
Capitolo 3: *** Maybe ***
Capitolo 4: *** Beautiful. ***
Capitolo 5: *** Fire ***
Capitolo 6: *** I love you. ***
Capitolo 7: *** But not you ***
Capitolo 8: *** Hate. ***
Capitolo 9: *** Hypocrisy ***
Capitolo 10: *** I do it for you. ***
Capitolo 11: *** You don't love people. ***
Capitolo 12: *** Where am I? ***
Capitolo 13: *** No. ***
Capitolo 14: *** Freedom. ***
Capitolo 15: *** Who is Peeta? ***
Capitolo 16: *** Destroyed ***
Capitolo 17: *** It would be much easier to kill you. ***
Capitolo 18: *** Words ***
Capitolo 19: *** Always. ***
Capitolo 20: *** Crazy ***
Capitolo 21: *** I can't. ***
Capitolo 22: *** I'll come back. ***
Capitolo 23: *** Crazy in Love ***
Capitolo 24: *** True. ***
Capitolo 25: *** A dream ***
Capitolo 26: *** Strange ***
Capitolo 27: *** Beautiful ***
Capitolo 28: *** I promise you ***
Capitolo 29: *** Life ***
Capitolo 30: *** A simple Letter - epilogo ***



Capitolo 1
*** Like a dead man. ***


1.

 
Like a dead man.

 
 
Cara Katniss,

sei la bambina più bella della scuola, e non lo dico solo io! No... insomma, non è che io parli di te anche agli altri, so che non ti farebbe piacere... volevo solo dirti che sei bellissima.
Sembri un fiore, soprattutto quando sorridi, anche se non avviene spesso.
Ma io ti ho vista, sai? Sorridere intendo.
Oh, Katniss, dovresti farlo più spesso! Le tue guance si imporporano di un rosa splendido, la tua solita espressione corrugata svanisce, lasciando spazio ad un'aria rilassata e dolce. Sì, Kat, dolce.
Io lo so che dietro quegli occhi di ferro, dietro quel cuore d'acciaio, tu sei buona, oltre che bella.
Io... io non so perché ti sto scrivendo questa lettera, Katniss; so solo che da quando ho visto le tue lunghe trecce nere, qualche giorno fa, ricadere sopra l'abitino rosso scozzese, ma anche da quando hai cantato la canzone della Valle, di fronte a tutti, impavida e meravigliosa, il mio cuore ha iniziato a fare un battito strano nel petto, più veloce e agitato ogni qualvolta incateni i miei occhi ai tuoi, grigi.
Vorrei spesso parlarti lo sai?
E ci ho anche provato, in diverse occasioni.
Ma ogni volta, ogni singola volta che passi accanto a me, il mio cuore riprende quello strano tamburellare, le mani iniziano a sudarmi, il viso dapprima mi si scolora, per poi arrivare a scottare; la vista mi si appanna, e tutto attorno a me gira vorticosamente, privandomi d'ogni lucidità e ragione; e mi sembra di morire.
E quando finalmente riesco a malapena a riprendermi, tu ormai mi hai già passato, ormai sono solo un ricordo nella tua mente.

Ma tu, Katniss, non sei solo un ricordo.
E non sarai mai solo questo.

Ormai occupi un pezzo del mio cuore, una parte di me, e ho come l'impressione che non te ne andrai tanto facilmente.
E per questo io ti odio, sì ti odio. Perché non riuscirò mai a rifarmi una vita, a distrarmi, a svagare la mente, finché tu ci sarai, ma non sarai al mio fianco.


Ti prego, perdonami, io non volevo provare tutto ciò per te; io non volevo che una fiamma divampasse e circondasse il mio cuore.
Ma ormai è successo, e sappi che non mi darò pace, finché tu non sarai qui con me.


 
Peeta Mellark




~Lettera mai spedita.~

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Run. ***


{318 parole}

~Peeta♥


Cara Katniss,
ancora non so perché sono qui a scriverti lettere che mai spedirò, ma questa è speciale.
Ieri... ieri c'è stato quell'incidente in miniera; e io ti osservavo correre, prendere tua sorella (perché lo so che eri preoccupata anche per lei) e dirigerti fulminea, con le lacrime al volto, verso il posto di lavoro di tuo padre.
Io le ho viste quelle lacrime, Katniss. Forse gli altri no, ma io le ho viste... tu sentivi che tuo padre non si sarebbe salvato, lo sentivi dentro.
Sei una persona buona, Katniss, e io lo so.
Non puoi nasconderti a me, non ce la farai. Io continuerò a capirti e ad accoglierti come fossi mia, se solo tu mi accettassi, ma prima di tutto se solo io avessi il coraggio di parlarti.

Ieri.. ieri io ho provato ad avvicinarmi a casa tua, sono arrivato fino al Giacimento, ho corso dietro ai bambini magri che lo abitano, scrutato da tutti quegli occhi grigi che rappresentano il distretto, alternati raramente a sprazzi di azzurro, che però non hanno nulla a che vedere con la speranza.
Ho corso, Katniss, ho corso e sono anche caduto. Non so perché te lo sto dicendo, mi prenderai per stupido, ma sono caduto e mi sono sbucciato un ginocchio. Ma sono andato avanti, mi sono rialzato e ho corso più forte di prima, fino ad arrivare di fronte a quelle serrande chiuse e grigie, come i tuoi occhi e quelli di tutti, qui.
Ho depositato un fiore giallo, un dente di leone, sullo zerbino di casa tua, che stonava per tonalità e delicatezza con tutto ciò che lo circondava; proprio come stoni tu, in mezzo a tutte queste persone che non hanno nulla a che vedere con quello che hai dentro, se non il tormento.
E poi ho ripreso a correre, forte, veloce, più di prima, perché tu non mi scorgessi.
Non voglio che tu sappia cosa provo io, Katniss. So che non lo accetteresti. Mai.
Ma voglio solo dirti che devi fare come ho fatto io: correndo, sono caduto e mi sono rialzato solo per correre più veloce di prima.
E questo devi fare tu, Katniss. Sei così bella, non gettare la tua vita, rialzati e corri, Katniss. Rialzati e corri.
E corri più forte di prima.


Peeta Mellark



~Lettera mai spedita.~

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Maybe ***


{371 parole}

~Peeta♥


Cara Katniss,
Sei lì, indifesa e piccola come una farfalla; ma sei così magra e i tuoi occhi così grigi che nulla in fondo ricorda le variopinte e leggiadre ali delle farfalle.
Che cosa è successo, Katniss? Perché non ti sei rialzata dopo quella caduta, dopo... dopo la morte di tuo padre?
Devi essere forte, Katniss. Devi.
Sennò qui muori. 

Sei troppo magra, amore mio... No. Non devo chiamarti così. Tu non vorresti... Ma in fondo cosa me ne importa? Tanto questa lettera non avrò mai il coraggio di dartela.
Non sopporto vederti così, il colore del tuo volto è spento e scarno, nulla in confronto alla dolce Katniss che, anni fa, cantava in classe la canzone della Valle con una voce soave e incantevole; nulla in confronto ad una persona sana e decentemente nutrita.
Ti osservo, sotto l'albero, con la pioggia battente che ti appiccica gli abiti addosso, evidenziando le tue forme troppo magre; e non posso fare a meno di sentire una morsa attorno al petto nel sapere che ogni sera mi attende un pasto caldo con la mia famiglia.
No, non posso vederti così.
Non me ne frega niente di quante botte riceverò, di quanto male subirò, ma io devo darti questo pane.
Prendo la pala da forno e spingo le forme dorate verso il fuoco, così da renderle presto nere e bruciacchiate.
Una sberla ed una bastonata, e il mio labbro si apre, cominciando immediatamente a sanguinare; ma non c'è tempo per queste ferite, tanto poi papà, l'unico che sembra volermi bene qui, rimedierà.
Esco dal panificio, e finchè quella vipera di mia madre mi osserva, sono costretto a lanciare il pane ai maiali, con quel dolore nel petto che si fa sempre più grande, nel vedere delle bestie meglio nutrite delle persone.
Finalmente mia madre se ne va, ed ecco che i tuoi occhi morenti incrociano i miei, ma questa volta non arrossisco, non provo tutte quelle emozioni d'amore; la pietà per una creatura così indifesa è maggiore.
Ti lancio la pagnotta che mi è rimasta; giuro che vorrei accompagnare quel pezzo di pane ad una carezza, ma so che tu scapperesti via da me. Per sempre.
E mia madre mi picchierebbe, se mi scorgesse.
Quindi, ti prego, accetta quel pane e scappa via, lontano da me.
Solo lontani potremo esser felici.
Forse.


Peeta Mellark.



~Lettera mai spedita.~

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Beautiful. ***


{169 parole}

~Peeta♥


Cara Katniss,
devi essere forte.
Devi farlo per Prim, la sorellina per la quale hai deciso di morire; ma non morirai, Katniss. Non morirai, finché io sarò con te. Ti proteggerò e ti cullerò sempre, te lo prometto.

Quando... quando ti ho sentito gridare che ti offrivi volontaria come tributo, le mie gambe hanno iniziato a tremare violentemente; e lo stesso hanno fatto i miei ricordi di te, delle tue trecce, del tuo abitino rosso scozzese, delle tue lacrime, della tua magrezza, del giorno del pane, quando hai ricominciato a vivere. La mia mente in quegli istanti vacillava come acqua tremola in un secchio del pozzo.

Quasi sorrido nel vedere il silenzio che ti porti dietro in questo treno diretto alla morte.
Ti trovo bellissima, anche se so che mi sacrificherò per te.
Ti trovo bellissima, forse proprio per i tuoi sguardi fatti d'odio e ben celato amore; per i tuoi sguardi fatti di silenzi e di mille parole.
Ti trovo bellissima e così ti troverò sempre, anche dopo la mia morte.


Peeta Mellark.



~Lettera mai spedita.~

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Fire ***


-390 parole-

Cara Katniss, 

quanto eri bella in fiamme sul carro?
Anche ora sei in fiamme, ma in maniera diversa; il tuo viso, inquadrato dalle telecamere, va a fuoco mentre ti mordi il labbro inferiore. Tutti notano la tua timidezza, ma io riesco a notare qualcosa di più: la rabbia.

La rabbia che ti fa ribollire il sangue.

La rabbia per quello che ho appena detto a Caesar.

"Perché... perché... lei è venuta qui insieme a me."

Fin dall'inizio, io avevo già ottenuto l'attenzione degli spettatori, facendoli ridere, gridare, esultare... ed ora anche innamorare.
"Povera, tragica coppia." Penseranno, in questi istanti, mentre l'unica cosa che voglio io è stringerti tra le mie braccia e scappare lontano, via da tutto lo schifo che ci circonda.
Solo io e te Katniss, ti va?
No, certo che non ti va...

Esco appena dall'ascensore, che immediatamente mi colpisci con tutta la tua foga, gettandomi a terra, portando a ferirmi i palmi con i frammenti di un vaso che faccio cadere io stesso.
"Non ne avevi nessun diritto!" mi gridi, infierisci contro il mio cuore.
Mi dispiace Katniss, ma se tu sapessi che io non l'ho assolutamente fatto per renderti debole, anzi. Se riuscissi a comprendere che io volevo solo aiutarti... lo capirai mai?
Ma più che altro... capirai mai che io non stavo mentendo?

Katniss, da questa Arena uscirà solo una persona, e quella sarai tu.
Non me ne frega niente di me! Nessuno mi aspetta a casa! La mia unica ragion di vita era osservarti nel doposcuola con le gote arrossate per il vento gelido e le labbra screpolate.
Ma proprio ora che voglio farlo più di sempre, Katniss, non posso.
Tu non me lo concedi.
Mi squadri con quegli occhi di piombo, grigi, che pesano addosso, e io son costretto a distogliere il mio sguardo indiscreto, troppo invadente per un fiore come te.

È stata una mia idea, Katniss.
È stata una mia idea, non di Haymitch, portarci su quel palco come gli sfortunati amanti.
È stata una mia idea e non me ne pento affatto.
Perché so che solo così tu tornerai a casa.

Katniss Everdeen, la ragazza di fuoco.
Un fuoco che brucia e devasta, proprio come stai facendo con il mio cuore.
Ma a me va bene così, purché tu torni a casa.
Torna a casa,
e morirò volentieri per te.


 

Peeta Mellark




-Lettera mai spedita.-

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** I love you. ***


~Peeta♥


Cara Katniss,
Mi dispiace per essermi alleato con i Favoriti all'inizio, perdonami. Ti prego di comprendere che l'ho fatto per depistarli dalle tue tracce ma, a quanto pare, non sono in grado nemmeno di proteggerti. Non sono buono a nulla.
Merito di morire.

Ti urlo di scappare, ti prendo per pazza, mentre mi guardi allucinata e non fai nulla. Cato ci sta inseguendo, Katniss! Scappa! Almeno tu salvati, te ne prego.
Una lama affonda nella mia gamba sinistra, giusto sotto l'osso dell'anca ed un dolore lancinante mi fa gemere, prima di accasciarmi a terra.
"Sono morto" penso. E il mio ultimo pensiero va a te, ragazza dagli occhi d'acciaio.


A quanto pare la mia era solo un'illusione, perché alle prime luci dell'alba mi ridesto. Provo ad alzarmi, ma la fitta che ne ricevo è lacerante, e ora noto quanto sangue sto perdendo.
Corro meglio che posso alla fonte più vicina d'acqua, il torrente, e, adagiandomi sui sassi, riesco a mantenermi in piedi. Le tracce del mio sangue sono ovunque e, con la poca lucidità che mi rimane, tento ancora di cancellarle.

Sono qui, nascosto sotto questa poltiglia fangosa, mentre spero che tu vinca. Non serve che mi salvi, anche se ora possiamo vincere entrambi. Non serve, davvero.
— Peeta?— Cosa? No, sarà la solita ghiandaia chiacchierona, o una semplice allucinazione dovuta all'avvelenamento del sangue.
Ma all'improvviso una scarpa sfiora il mio volto e, nonostante il dolore e la morte molto prossima, mi sembra di non aver mai avuto così tanta vita nelle vene.
Socchiudo gli occhi e noto i tuoi, grigi, che perlustrano attentamente la sponda, ma non mi notano.
—Peeta?— Ah, il mio cuore pulsa troppo veloce a questo suono. Temo che presto abbandoni la cassa toracica.

— Credo che tutte quelle ore passate a decorare torte ti siano tornate utili.— Un sorriso sincero sul mio volto, mentre ti dedichi a me e cerchi di farne dell'ironia.
Ma sappiamo entrambi che presto morirò; non dovresti perdere tempo con me.

—Chinati un momento — Ti sussurro, prima che mi trasporti in acqua. —Devo dirti una cosa.—
Tu ti abbassi e ti avvicini pericolosamente alle mie labbra, e, in questo momento, solo io so quanto vorrei baciarti.
—Ricordati che siamo perdutamente innamorati, quindi va bene se mi baci in qualunque momento tu ne abbia voglia.—
E tu ridi.
Ridi, come se il mio fosse uno scherzo.
E, in fondo, un po' di ironia c'è, ma leggera. Perché vorrei davvero che mi baciassi.

Mi curi con una premura ed una dolcezza che non avevo mai notato in te e, anche se provo a disilludermi, spero, nelle vie più profonde del mio cuore, che tu ti stia innamorando. Lo spero davvero.

Ci vuole abbastanza tempo, acqua e coraggio da parte tua, ma alla fine riesci a trovare i miei vestiti.
La delicatezza, la cura, mentre mi spogli, e la tua purezza per la nudità mi commuovono. Sei il mio fiore, Katniss. Tu non sei come gli altri.
Tu sei pura.

—Katniss— Mi faccio coraggio ed esordisco —Sì. Senti, se non ce la faccio... se per caso io non... —
Le tue dita sulla mia bocca per farmi tacere. Mi sembra di morire.
—Ma io... — Provo, ma le tue labbra sono sulle mie.

È il nostro primo bacio, Katniss.
E lo sai quanto ho seriamente paura che il mio cuore mi abbandoni in questo istante?!
Fino a poco fa avevo il terrore di morire a breve, senza averti mai detto ciò che provo da tanti, troppi anni.
E poi all'improvviso arrivi tu, con il tuo bacio.
Sei imprevedibile, Katniss Everdeen.
Ma ora il mio cuore è più grande di prima e, con il tuo amore dentro di esso, so che ce la farò.
Sopravviverò per te, Katniss.
Voglio... voglio uscire da questo schifo di giochi solo per vivere la mia vita con te.
Io ti amo, Katniss.
Io ti amo.


Peeta Mellark.



~Lettera mai spedita.~


___

Buongiorno! Vi prego di ricordare che al momento Katniss lo sta ancora facendo per le telecamere, o almeno di questo è convinta lei.
Quindi Peeta, col suo immenso cuore, la ama, ma lei... lei in teoria no.
*rumore di cuoricini che si spezzano*
Spero vi piaccia questa lettera,
Un abbraccio♥
pandafiore

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** But not you ***


But not you

~Peeta♥


Cara Katniss,
Le bacche zuccherine sono state un affronto, una orribile menzogna.
Mi sveglio e non ci sei.
Ed è inevitabile che tu sia andata alla Cornucopia per la mia medicina.
Non dovevi, Katniss.
Non dovevi.
Ti ho pregata, supplicata di non farlo, che tanto non ne sarebbe valsa la pena.
E me lo avevi promesso. Mi avevi detto che andava bene, che non avresti rischiato la tua vita per me.
Ma alla fine sei andata.
Mentre non dovevi.
Io morirò lo stesso, perché morire anche tu? Perché suicidarti così?
E se invecesse tu morissi e io no? Che diavolo farei? Lo sai che verrei lì, che ti raggiungerei anche lassù. Lo sai, ma non te ne frega niente.
Non si fa così, Katniss.
Non si fa così. Noi eravamo una squadra.

Un colpo di cannone e il mio cuore collassa, sprofonda nel petto.
So che sei tu, Katniss.
La ragazza di fuoco, alla fine, si è spenta anche lei.
E voglio spegnermi anch'io. Se muori tu, muoio io. È chiaro?

E ricado in un sonno profondo, con quegli occhi di metallo che, vivi, fiammeggiano nella mia mente, rischiarando appena le tenebre e l'oblio degli incubi.
E voglio rivederli, Katniss. Voglio rivedere quegli occhi. Subito. In questo, o in un altro mondo.

Mi sveglio e ti scorgo nella grotta in una terribile pozza di sangue. Cosa è accaduto?! Sei venuta qui a morire?
Ma il tuo petto si muove su e giù ritmicamente, e capisco che sei viva, grazie al cielo.
Mi alzo... sì mi alzo, una cosa che non pensavo avrei mai più rifatto in vita mia. Guardo la gamba che grazie a te non è più gonfia; e poi guardo te, e vedo che per colpa mia stai sempre peggio, con una smorfia di dolore sulle carnose labbra insanguinate.
Prendo delle bende dal tuo zainetto arancione, e con estrema cura provo a sollevarti dal tuo stesso sangue; ti adagio tra le mie braccia e tento di fasciarti il capo, insistendo dove il graffio è più profondo.
Spero solo che presto tornerai da me.
Spero solo che tu non abbia perso troppo sangue.

E poi ti svegli, e li rivedo, quegli occhi d'argento fuso, che non appena si immergono nei miei mi fanno morire, nonostante tu, con la tua medicina, mi abbia appena ridestato dal mondo dei morti.

— Voglio andare a casa, Peeta.— È tutto ciò che sai dirmi, sotto voce, con la tua flebile tonalità.
—Ci andrai. Te lo prometto.— Sussurro e mi chino per darti un bacio.
Quanto ho voluto queste labbra, Katniss, le tue labbra.
Quanto le ho sognate... e ora che sono mie mi sembra assurdo non approfittarne.
Ci andrai a casa, Katniss. È una promessa, e io mantengo sempre le mie promesse.
—Voglio andare a casa adesso.— Insisti, con il tuo animo cocciuto, ma terribilmente attraente.
—Ti dico io cosa farai. Ti riaddormenterai e sognerai di casa tua. E ci arriverai prima che tu te ne renda conto, d'accordo?— È così che faccio io; sogno casa, quando mi manca. E, se ci riesco io che fino a poco fa ero steso a terra agonizzante, puoi benissimo farlo anche tu.
—D'accordo.— E ti accoccoli tra le mie braccia, sorprendendomi.
È bello averti qui, con me, nonostante tutto.
Ti accarezzo la schiena, sfilando la treccia corvina disfatta, e la tua espressione preoccupata si addolcisce, regalandomi il panorama più bello che potessi mai sperare di vedere.
Le palpebre lisce e rilassate dormono, si riposano finalmente, dopo tutto; due sopracciglia nere si muovono appena, mentre sicuramente stai sognando ciò che ti ho detto.
La tua pelle è pallida e argentea come la luna, e anche il rosa più lieve degli zigomi, per quanto leggero, risalta sul tuo candore.
Per non parlare delle labbra che, rosse e piene, sussurrano cose incomprensibili.
Vorrei tanto baciarti, amore mio. E lo faccio.
Lo faccio perché posso farlo, ora.
Tu nemmeno te ne accorgi, perseveri nel sonno, ma il mio cuore è impazzito.
—Ti amo.— E lo dico per la prima ed emozionante volta ad alta voce.
Tutta Panem ha sentito, da Capitol City al distretto 12, da Effie a tua madre; ma non tu.
Tu non hai sentito nulla.
E forse è molto meglio così.


Peeta Mellark.



~Lettera mai spedita.~

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Hate. ***


Hate.

~Peeta♥


Cara Katniss,
La nostra vittoria è appena stata dichiarata, e non riesco ancora a crederci. Queste bacche avevano un sapore dolce, per quel poco che le ho avute tra le labbra e, terrorizzato dal fatto che stavo per suicidarmi — e dal fatto che tu lo stavi facendo assieme a me —, sono stato terribilmente contento di avercela fatta, anche se questo penso non vada molto bene a Capitol City.
Li abbiamo scoperti, Katniss. Li abbiamo denudati davanti a tutta la nazione, e questo è incredibilmente pericoloso. Ma cosa ce ne frega a noi, amore mio? Ora possiamo vivere assieme, non è così?

No. Non è così.
Sul treno mi ignori e, anzi, non appena puoi mi disincanti.
Mi dici che non era vero. Che non era vero niente, Katniss! Ma ti rendi conto?
Ti chiedo, imploro le tue spiegazioni, ma non mi parli; ti mordi il labbro e taci.
È stata tutta una menzogna, una orribile menzogna.
Non posso crederci. Non è concepibile per me.
Sento il cuore diventare pietra lentamente e dolorosamente, e, quando dobbiamo scendere nel distretto 12, un peso imponente mi schiaccia le viscere, perché, Katniss, fuori da qui dovremo mostrarci uniti per sempre e questo, se possibile, mi spezza ancora di più il cuore.
Ho perso una gamba, ho ucciso delle persone, ho dilaniato il mio cuore per te, Katniss. E tu mi vieni a dire che non mi ami, che è stata tutta una farsa, un idillio, una menzogna. Perché è questa la verità: sei una bugiarda.
Tu minacci, scommetti, giochi con le vite delle persone, non te ne frega niente di quanto soffrano loro, ti basta sentirti superiore, ragazza di Fuoco. Non ti importa che gli altri si riducano il cuore in brandelli per te.
Vuoi solo vincere e se, per farlo, puoi salvare anche qualcun altro, ben venga, così farai la figura dell'eroina, giusto Katniss?


Eppure, nonostante la rabbia che mi ribolle dentro e lo stato di apatia che ha sostituito le emozioni, creando un maschera sul mio volto... nonostante il fuoco che divampa nel mio petto per colpa tua io... io non riesco ad odiarti veramente. Giuro, giuro su quel che ho di più caro, che, dannazione, se vorrei odiarti!
Ma non ci riesco.
Mi ritorna sempre in mente la tua treccia corvina, i tuoi occhi d'argento e non posso, non riesco a riempirmi d'odio nei tuoi confronti.

Ed è così che, per scendere dal treno e approdare nel 12, ti porgo la mia mano, quella che tante volte ti ha consolato la notte con languide carezze sulla schiena, tra i capelli.
Guardi il mio palmo — segnato da mille ferite — e poi guardi me, con quegli occhi penetranti ma impenetrabili.
Così decido di parlarti per la prima volta, dopo estenuanti giorni, per chiarire: —Ancora una volta? Per il pubblico?—
Ma certo, questo ti convincerà a intrecciare le tue dita con le mie, ma chi convincerà me? Chi sarà sempre al mio fianco a dirmi: "Lo stai facendo solo per il pubblico, Peeta. Smettila di amarla."
Nessuno.
Non me lo dirà nessuno.
Ed è per questo che io non smetterò mai di amarti.


Peeta Mellark.



~Lettera mai spedita.~

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Hypocrisy ***


Hypocrisy

~Peeta♥


Cara Katniss,
Ma certo, posso sposarti.
Perché mai non dovrei farlo? Perché diavolo non dovrei realizzare ciò che ho sempre desiderato?!
Non ti viene nemmeno il bagliore del dubbio che, forse, non avrei voluto che andassero così le cose?
Lo so, ho capito che lo fai per salvarci la pelle, ma io non riesco a strapparti via dal mio cuore, non ce la faccio proprio! Non pensare che io non ci abbia provato, perché non sarebbe vero.
Ogni anno, d'ora in avanti, dovremo mostrarci tranquilli, sorridenti, UNITI al popolo di Panem. Ne sarai capace, Katniss?
Vorrei farti troppe domande, e già devi rispondere a tutte quelle che ti ho posto in questa lettera.
Oggi dobbiamo presentarci a Capitol City, Katniss, confermare che le nostre nozze sono vicine, sorridere, annuire, gioire... anzi, sai che ti dico? Tu sì che sarai capace di farlo, perché sei una bugiarda ed un'ipocrita; sarò io che non riuscirò a fingere così, a poggiare le labbra dove ci sono già state quelle di Gale.

Scendo le scale in contemporanea a te, e ti scorgo sorridere alle telecamere con apparente disinvoltura, e non so se è solo il mio occhio troppo attento a ciò che fai, che nota quanto tu stia mentendo a Capitol City.
Inizialmente cammini verso di me, con quegli occhi di ferro che guardano ovunque, fuorché il sottoscritto; poi, come se non riuscissi a trattenerti — ma in realtà è solo pura finzione — ti metti a correre.
Ti afferro come avrei sempre voluto fare e, per farti girare in tondo, scivolo sul ghiaccio e cadiamo insieme nella neve, tu sopra di me. Mi guardi, con la foschia grigio-argentea che ti ritrovi nelle iridi, e l'intesa della recita scorre in lampi e fulmini tra i nostri occhi, come scariche elettriche.
Ed è proprio in questo istante che — non so se prendo io l'iniziativa, oppure tu — ma fatto sta che ci baciamo per la prima volta dopo mesi.
È un bacio finto, surreale, assurdo; è un bacio caldo che me ne fa desiderare altri mille...
Non dovrei lo so, ma le tue labbra sono così dannatamente morbide, e il tuo profumo mi sta velando i sensi quando meno lo vorrei; e allora decido che non ti tradirò mai di fronte alle telecamere. Per quanto tu mi abbia ferito non ti condannerò dandoti un bacio senza entusiasmo, senza amore; anche perché mi risulterebbe impossibile.
—Complimenti, sembrava quasi un bacio vero.— Mormoro sprezzante, ma la verità è che ci tengo ancora a te, ipocrita che non sei altro.
La mia bellissima bugiarda ipocrita...


Peeta Mellark.



~Lettera mai spedita.~

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** I do it for you. ***


I do it for you.

~Peeta♥


Cara Katniss,
Non ho fatto in tempo a godere — se così si può dire — dei giorni nel distretto con la mia famiglia, con Haymitch e, sì, con te, che la televisione annuncia la Terza edizione della Memoria. Un'edizione che ci cambierà la vita, se ancora ne avremo una, una volta terminata l'Arena.
Il presidente Snow ha estratto, dalle molteplici buste ingiallite, quella che avrà l'onore di condannarci a morte.
L'ha letta senza alcuna esitazione, certo che dopo questa sua grandiosa idea non vi saranno più fuochi della rivolta: nella settantacinquesima edizione, affinché i ribelli ricordino che nessuno, nemmeno il più forte, può prevalere sulla potenza di Capitol City, i tributi saranno scelti tra i vincitori ancora in vita.
Al suono di queste parole, immediatamente il mio pensiero è andato a te.

Eravamo usciti vivi entrambi da quell'orrore, potevamo tornare alla normalità, o a qualcosa che le assomigliava... ed ora? Ora torneremo lì dentro, Katniss.
È così, non possiamo opporci. È così e basta.
Io morirò. Tu vivrai.
A qualsiasi costo.

Il Distretto 12 ha solo tre vincitori in vita tra cui scegliere. Io, Haymitch e tu.
Tu tornerai sicuramente nell'Arena, Katniss, in quanto unico tributo femmina, ma io farò di tutto per poterti proteggere da vicino.
Spero solo che venga estratto il nome di Haymitch, così mi offrirò volontario, per poterti stare accanto.
Perché, purtroppo, la verità è che io ti amo ancora.


Corro fuori dalla porta, attraverso il Villaggio dei Vincitori nel buio più totale, inzuppandomi i calzini con il fango umidiccio. Vorrei davvero venire da te, ma ci rinuncio subito per due motivi ben precisi.
Principalmente non mi vorresti, il che è più che certo, ma inoltre ho qualcosa di più urgente da fare: parlare con Haymitch.
Lo ritrovo sconvolto tra le sudice pareti di casa sua.
Gli scrollo le spalle, getto a terra la bottiglia di liquore — che si infrange come i nostri cuori qualche istante fa —, mi sfogo con lui in un modo che forse non mi appartiene nemmeno; solo dopo minuti interminabili mi rendo conto che dovrei calmarmi, altrimenti non otterrò ciò che desidero realmente.
-Salva Katniss. A qualsiasi costo.- Sibilo, sedendomi e incatenando i suoi occhi d'acciaio nei miei, ardenti.
Annuisce semplicemente con il capo, ma a me non basta. Ho bisogno di certezze.
-Promettimelo.- Ho un tono duro, austero, che non assumerei mai se non si trattasse di una cosa seria.
-Va bene. Te lo prometto, ragazzo.- Sussurra, con la voce impastata, fingendo menefreghismo, alludendo a tutt'altro con quel luccichio nelle iridi di ferro.
Va bene. Posso ancora salvarti.

Sbatto la porta e torno a casa mia, moribondo, trascinando i piedi.
Mi getto sul divano, e delle lacrime bollenti iniziano a solcarmi le guance; non voglio tornare nell'Arena, non voglio rivivere quegli incubi, come se non bastassero quelli che già ho di notte.
Potrei lasciare che ci vada Haymitch nell'Arena, perché mai dovrei offrirmi volontario, quando potrei salvarmi la pelle, una volta tanto? Più che altro... perché dovrei offrirmi volontario per salvare una ragazza che nemmeno mi considera?

Eppure so, non so come, che sotto quell'argento che ti fonde gli occhi, tu provi qualcosa per me.
Amicizia? Forse. Ma sempre meglio di niente, dell'apatia totale.

Mi rannicchio tra i cuscini del divano, mordendomi la stoffa della felpa per soffocare le grida che escono dalla mia gola, senza che io riesca a trattenerle.
Non voglio tornare là dentro.
Non voglio, ma devo.
Devo perché ti amo.
Ti amo e non riesco a farne a meno.
Vorrei, ma non ci riesco.


Peeta Mellark.



~Lettera mai spedita.~

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** You don't love people. ***


You don't love people.

~Peeta♥


Cara Katniss,
Mi stai baciando sulla sabbia di un'Arena che inghiottirà sicuramente uno di noi due.
E sono baci che, invece che placare la mia fame, la accrescono, la fanno divampare e arriva a bruciarmi le viscere.
Non credo tu sappia l'effetto che mi fai...
E non riesco davvero a capire se questi baci siano veri, falsi o altro; fatto sta che sono diversi da qualsiasi altra effusione tu mi abbia mai concesso, e mi fa illudere che... No. È impossibile che tu mi ami.
Tu non ami le persone.

Ma è arrivato il momento. È arrivato il momento che io ti dia ciò che ho fatto preparare apposta per te, per dartelo quando avrei saputo che da qui a poco me ne sarei andato; affinché almeno un piccolo ricordo di me rimanga tra le tue mani, e non solo nel tuo cuore.
Possiedi già la piccola e brillante perla scura, ma è un oggetto davvero minuscolo e, uscendo di qui - perché tu uscirai, Katniss, che ti piaccia o no -, potresti perdere quel minimo ricordo di me, quel semplice dono.
È per questo che mi sfilo il medaglione dal collo e te lo porgo, in un momento nel quale ci siamo solo io e te.
Solo io e te.

Quando lo apri, il tuo volto si anima di uno stupore che ti rende, se possibile, ancora più bella.

Io non so che accordi tu abbia fatto con Haymitch, ma lui mi ha promesso di farti uscire di qui; quindi ha sicuramente mentito ad uno di noi due. E solo Haymitch sa dove sta la verità.

—Se tu muori e io sopravvivo, non avrò più ragione di vivere, una volta tornato al nostro distretto. Tu sei tutta la mia vita.— Sussurro, aprendomi, dopo troppo tempo. —Non sarei mai più felice.— Stai per ribattere, ma ti metto un dito sulle labbra - quelle candide labbra. Ora parlo io. Ho bisogno di parlarti. —Per te è diverso. Non sto dicendo che non sarebbe dura, ma tu hai loro.— Ti mostro la catenella con il disco dorato, porgendotela alla luce della luna, in modo che tu possa vedere bene la ghiandaia imitatrice e poi, sulla destra, tua madre e Prim che ridono; sulla sinistra Gale.
Sono queste le persone a cui tu tieni davvero. Non io, non di certo io.

I tuoi occhi sono leggermente lucidi, e sei sempre più bella.
—La tua famiglia ha bisogno di te, Katniss —
La tua famiglia. Tua madre, tua sorella... e sì, Gale.
Ma spero che il mio intento ti sia chiaro: se io muoio, desidero davvero che Gale faccia davvero parte della tua famiglia, o che lo diventi un giorno. Che lo sposi.
Spero che tu capisca che sto cercando di regalarti contemporaneamente la mia vita e Gale in persona.
Tutto. Devi prendere tutto da me.

Non sto parlando per le telecamere, Katniss, non sto menzionando gravidanze inesistenti o baci finti; perché tutto quello che ti sto dicendo non fa parte degli Hunger Games, perché è vero, mentre i Giochi sono solo pura finzione. Tutto questo è semplicemente il mio cuore, che ti porgo con le mani tremanti, ma che desidero accetti.
—Nessuno ha davvero bisogno di me— È vero; la mia famiglia non ha bisogno della mia impicciosa presenza.
Forse gli mancherò un po', ma anche questo è in dubbio; dopo i primi Hunger Games nessuno mi guarda più come prima. Io sono solo l'assassino che ha vinto soltanto grazie ad una ragazzina furba; nient'altro.
Forse ad Haymitch potrei mancare, in fondo abbiamo legato in un modo tutto nostro, noi due; ma so già che, con qualche bottiglia di alcool un più, tirerà avanti anche lui.
E tu... tu Katniss sicuramente non avrai bisogno di me. Me lo hai detto tu, giusto, che non mi ami?
Eppure... eppure le tue sillabe giungono chiare e nitide al mio orecchio:—Io sì. Io ho bisogno di te.—
È per le telecamere, Katniss? È l'ennesima finzione per un pubblico che ci osserva in visibilio?
Tento di prendere un respiro profondo per spiegarti che per me le cose stanno veramente così, che non sto recitando, se non lo avessi capito... ma tu mi baci.

Sento nuovamente quella fame vorace, ma non è quella fame che ho provato ogni tanto nel Distretto. No... questa è tutta un'altra cosa.
Questo è desiderio, Katniss, desiderio di te.
Io ti amo, Katniss.
Io... io ti amo.
Nonostante le bugie, le falsità, le recite che hai messo in scena nei miei confronti, io ti amo Katniss.
Ma, diciamocelo, non sei forse tu, ad avermi salvato la vita, esattamente un anno fa?
Allora sono in debito con te, Katniss.
E sono fermamente certo che mi rifarò dando la mia vita per te.
Perché è questo quello che voglio.
Perché è te che amo.


Peeta Mellark.



~Lettera mai spedita.~

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Where am I? ***


12.


Where am I?




Dove sei, Katniss?

Perché non ci sei? Dove mi stanno portando? 
Perché questo posto puzza di candeggina, e le pareti sono così accecanti da impedirmi di aprire le palpebre? 

Dove sono? 

E... sono urla queste che sento in lontananza? Chi sta gridando? 
Ma questa urla non sono più così lontane, sono sempre più vicine, sempre più assordanti, dolorose, fanno male. Mi strozzano i timpani. 
È la voce di Johanna, questa. 
Perché Johanna è qui, e tu non ci sei? Dove sei? Dove sono io? 

Apro gli occhi ma bruciano, così mi alzo accecato, ma sono incatenato ad un tavolo di cemento e ogni movimento è nullo. 
Voglio venire da te, Katniss! Dove sei? Dimmi dove sei! 

Perché non parli? Parlami! O sei forse solo un'immagine contorta nella mia mente? Forse non sei qui? Cosa è reale?
E dove sei? 

Degli uomini interamente vestiti di bianco - come tutto qua dentro - mi si avvicinano con una siringa tra le mani. 
Cosa volete? Cos'è questa roba? 

La testa gira improvvisamente, e mi sento mancare. Sbatto la guancia su qualcosa di duro, gelido, liscio. Sembra asfalto ghiacciato, fa male.

Mi stanno drogando, Katniss, aiutami. Aiutami, ti prego Katniss, corri da me. 

Ti prego... ti prego... 

Aiutami. 



 
Peeta
 

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** No. ***


13.

 

No.




Katniss,
non sei venuta ad aiutarmi.

Questa cella puzza. Puzza di un odore acre, che ti entra dentro e non ne esce più; non me ne libereró mai.
Le sbarre scattano spesso, ma è a mezzanotte che ho veramente paura. Loro vengono a prenderci, a mezzanotte.
Loro...
Non ci è permesso guardarli nel volto, sennò la pena aumenta, e ci infliggono torture peggiori del solito, non immaginabili da mente umana.
Abbiamo paura, ma non è semplice paura; è terrore, ma non solo terrore.
Sento le urla di Annie, ma soprattutto quelle di Johanna, che è più vicina e... e ormai le conosco a memoria tutte, come una vecchia canzone dalle note ormai plasmate.
La parola terrore non è abbastanza per descrivere ciò che proviamo.


Vai avanti Mi dice Johanna, Vai avanti. 
Ma ogni volta che vado avanti rivedo te, ritrovo quegli occhi d'argento vivo, ed è come sbattere contro un muro.
Quegli occhi... quegli occhi che mai, mai avrei voluto vedere così iracondi e odiosi... perché so che non è reale. Non può esserlo.

Non è reale... mi dice Annie - eco lontana di voce flebile -, Non è reale.
Ma ogni volta che la tua immagine sovrasta le altre, la mia ragione se ne va, lasciando spazio a quella parte di me bugiarda e irrazionale. Non è reale.

Me lo ripeto nella testa, sai? Ogni notte, a mezzanotte, mi ripeto che non è reale, che non può esserlo.

Tu la ami Mi dicono, ma il mio dubbio non è certo questo. Io so di amarti.
La mia voragine, il mio vuoto è ricolmabile solo da ciò che tu non sai darmi; ma tu, Tu, Katniss Everdeen. Tu mi ami?

No.


 

Peeta


 

~Lettera mai spedita.~

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** Freedom. ***


14.

 

Freedom.




Katniss,
Dove sei?

Dove sei, lurido mostro? Ibrido. Schifosissimo ibrido.
I fumi mi stanno annebbiando la ragione, ma riesco ancora a digrignare i denti, pensando a te.
Mi hanno fatto dire delle cose, in televisione. Non so cosa ho detto, ma non andava bene, perché mi hanno picchiato, ancora una volta. Per colpa tua.
E sicuramente non andava bene, perché loro sono ancora qui.
Ogni notte, a mezzanotte.

Ed ora vedo Gale, fra i fumi.
Riconosco la sua figura in controluce, mentre si carica sulle spalle Johanna. Voglio vomitare, ma non ho niente da rigettare.
Questa sarebbe la nostra liberazione? Questa merda? Gale? Seriamente? Se davvero, lì al tredici, vi illudete che questa possa essere la nostra liberazione, vi sbagliate di grosso. Perché da questo posto non si esce. Mai.
Perché il suo odore rimarrà nella nostra pelle, e nemmeno scorticarci vivi servirà a qualcosa.
Perché le atrocità che ci hanno inferto, rimaranno vivide sempre - in cicatrici palesi sulla pelle, ed altre nell'anima.
Perché questa non si chiama libertà. Perché fuori di qui non saremo liberi.
Perché finché non ti uccideró, Katniss - opportunista, egocentrica, falsa -, finché non ti ucciderò, io non sarò mai libero.
Perché me l'hanno promesso, Katniss.
Mi hanno promesso che, se ti uccido, il demone uscirà da me. Mi hanno promesso la libertà, capisci Katniss? La libertà... la libertà.
Ma che cos'è, la libertà?


Peeta


 

~Lettera mai spedita.~

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** Who is Peeta? ***


15.

 

Who is Peeta?




Katniss.

Katniss.
Mi ripetono continuamente questo nome, qui dove mi avete portato. Katniss qui, Katniss lì. Katniss tra poco viene da te, lo sai Peeta? Peeta? Chi è Peeta?
Però ce l'ho qualche vago ricordo di te, Katniss. Non so chi sono io, ma, paradossalmente, so chi sei tu. Mi ricordo che siamo stati in ben due Arene. E l'ultima cosa che mi hai detto nella foresta, prima di sparire, non so se ce l'hai presente, ma è stata:-Ci vediamo a mezzanotte.-
Mezzanotte. Quando loro venivano a prenderci. Quando tu, assieme a loro, prendevi il mio cuore e lo divoravi con le tue zanne e i tuoi artigli da ibrido. In confronto a te, loro non erano niente, nessuno, aria che accarezza il viso d'estate.
Ed è quasi mezzanotte, quando i tuoi passi sono alle mie spalle.
Vuoi torturarmi, come ogni notte, Katniss. Ma oggi vi siete dimenticati di ammanettarmi. E io posso ribellarmi.
Posso farlo, perché mi avete promesso la libertà, ma non me ne avete porto nemmeno un briciolo, fino ad ora. Posso farlo, perché vedo tutto rivestito di chiazze nere, nere come i capelli che ti contornano il viso smunto, pallido, cattivo.
-Peeta...- Peeta? Chi è Peeta? Chi sei tu? Chi sei, se non una lurida bugiarda, un'egoista che mi ha tradito, sempre, ed ha ucciso tutta la mia famiglia? E ballavi sui cadaveri. Ed io ti ho vista, tra le fiamme, con la tua figura esile, scura, ridere sui corpi dei miei genitori, dei miei fratelli, dei miei amici. Quindi no, non meriti di vivere.
Perché assieme a loro mi hai promesso la libertà come se fosse vicina, bastava solo che dicessi un'altra parola a Caesar Flickerman, bastava solo che stessi zitto e buono, che non mi lamentassi, che non parlassi di Capitol a voi. Bastava solo che ti uccidessi, per la libertà. Me l'hai chiesto tu, di ucciderti. O no?
Sì, me l'hai chiesto tu, e io ho sempre fatto quello che mi chiedevi, sempre. E come posso, ora, disubbidirti? Proprio ora, che tutti qui mi parlano di te. Proprio ora, che mi guardi sconvolta, quando sei proprio tu ad avermi causato questi lividi e queste piaghe. Proprio ora, che le mie dita affondano con piacere in quel collo, in quella gola che è in grado di formulare solo menzogne.
Tu stessa sei una menzogna, Katniss.

Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** Destroyed ***


16.

 

Distrutto




Cara Katniss,

Mi hanno detto che immaginare di scriverti potrebbe farmi bene.
Così eccomi qui, a scarabocchiare qualcosa su questo foglio troppo bianco per rimanere tale.
Beh, ecco... allora io ho deciso di scriverti quello che penso davvero.

Questa notte ho ricordato una cosa particolare, mentre dormivo, sotto l'effetto dei calmanti.
Ho un fascio di lettere, a casa. Saranno una quindicina, e sono tutte per te. Le ho scritte nei momenti più svariati, senza il coraggio di dirti in faccia quello che pensavo, perché fin da bambino io sono sempre stato così.
Giuro che volevo davvero tanto parlarti, e mi ricordo le trecce nere che ti rimbalzavano sulle spalle; erano due, al posto di una. E avevi un vestito rosso, scozzese, sotto.
E a volte non riesco a capire come possa io confrontare quella bambina con la Katniss sadica, violenta, assetata di sangue. Ma è questo che sei, o no?
Fa male ricordare. Anche perché capisco che non sono totalmente a posto, ma non riesco a trovare la falla nei miei ragionamenti.
Vedo dei baci su un'Arena e non so se sono veri, o falsi. E non so dove andare a sbattere la testa.
Nemmeno quando sei venuta a parlarmi è servito a qualcosa, perché se tu, Katniss, fossi un tantino più espansiva, se, dannazione, mi dicessi la verità, una sacrosanta volta, forse io capirei. E non ti chiedo tanto, davvero. Ma non è possibile che quando ti chiedo: —E tu, mi amavi?— Mi rispondi che tutti dicono di sì; che tutti dicono che è per questo che Snow mi ha fatto torturare. Per spezzarmi.
Questa non è una risposta, Katniss. Questa non è una risposta, è solo un tentativo di rievocare in me cose che, fidati, vorrei dimenticare.

Perché tu devi capire che io non so più cosa pensare quando mi fanno vedere certi nastri. Prima sembra che tu mi voglia uccidere con gli aghi inseguitori, e poi vedo baci, baci e ancora baci. E devo ammettere che non sembravano un granché sinceri da parte tua. E questa cosa la odio, nonostante qui i dottori continuino a ripetermi che lo hai fatto per salvarmi la vita. Ma chi se ne frega, dovrebbe realmente piacermi la vita, dopo quello che mi hai fatto? Dopo che tutta la mia famiglia è morta per colpa tua?
Proprio per questo, decido di chiederti una cosa che mi assilla da tanto tempo, in realtà anche da prima che fossi catturato da Capitol City: —Ti piaceva baciarmi?—
—A volte— A volte... Mi viene quasi da ridere.
—E Gale?— Continuo, tanto ormai non puoi spezzarmi più di così.
— Anche lui non bacia male — Oh bene. Davvero! Perfetto, sei adorabile, Katniss.
— E andava bene a tutti e due? Che tu baciassi l’altro? — No perché magari me lo sono dimenticato, come tutto del resto.
—No. Non andava bene a nessuno dei due. Ma io non vi chiedevo il permesso.— Oh no, ora devo ridere davvero, e non mi contengo affatto.
—Be’, sei una bella stronza, non ti pare?—
E guarda che lo penso davvero, non sono sotto l'effetto dei veleni.

Sprezzante, o meglio: depistato, come vi piace etichettarmi.
Ma non ci pensate mai che, forse, sono semplicemente distrutto?

Ritorna all'indice


Capitolo 17
*** It would be much easier to kill you. ***


17.

 

It would be much easier to kill you.




Cara Katniss,

Oggi ho deciso di andare a pungere sul vivo già dall'inizio, senza tante perifrasi.
Allora sarò sincero: ci sono volte in cui voglio uccidermi per quello che sono diventato, per averti aggredita, o semplicemente sfiorata senza la delicatezza che meriti.
E ci sono volte in cui invece la vita vorrei toglierla a te.
E gli ultimi sono i peggiori, perché quando sento di stare un po' meglio - magari dopo aver decorato la torta per il matrimonio di Finnick ed Annie -, ho immediatamente una ricaduta, che sembra sempre più buia delle altre.
Ogni volta è come stare davanti ad un precipizio nero, del quale non vedi la fine; fino a quando sei su, va tutto bene, nonostante tu abbia il peso sulle dita dei piedi, e quest'ultime poggiate letteralmente sul lastrico. Ma va bene, basta stare in piedi, alla luce.
Poi qualcosa ti spinge - un soffio di vento, un piccolo sospiro, una mano della quale ti fidavi -, e ti ritrovi improvvisamente tra le tenebre, immerso in miliardi di ricordi luccicanti. Non fa male, cadere.
Fa molto più male rialzarsi, dopo un episodio.

Perché, fidati, sarebbe molto più semplice per me ucciderti, pulirmene le mani, e rimanere nel mio mondo oscuro e tenebroso; fatto sta che non voglio. Perché so che da quel precipizio ti farei del male, accecato dalla follia, dalla paura, dalla improvvisa - e non mia - sete di sangue. Del tuo sangue. Ed è per questo che appallottolo velocemente questi pensieri, e li getto lontano, come una cartaccia, perché ora che ho ritrovato la luce, per quanto io sia sempre in bilico tra realtà e depistaggio, tra vero e falso, sento che se vado avanti nel buio, io ti perdo per sempre.
E, come ti ho già detto all'inizio, per me è comunque difficile andare avanti, per due motivi precisi: il primo è che richiede uno sforzo immenso vivere come l'ago di una bilancia che tenta sempre di rimanere nella luce, ma a volte ricade nell'ombra; secondo, sapere cosa ti ho fatto, mi fa realizzare che è impossibile che tu, anche lontanamente, possa amarmi o, semplicemente, perdonarmi.
Perché ora sono un mostro, e sarà difficile per tutti, ma soprattutto per me. Per noi.




Peeta

Ritorna all'indice


Capitolo 18
*** Words ***


18.

 

Parole




Cara Katniss,

Nonostante io sappia che tu non vuoi - e che nemmeno gli altri vogliono - che io sia mandato in missione da voi, sto viaggiando, ben sedato, su un camion militare.
Mi aspetto di tutto, sul tuo volto, ma sinceramente non pensavo che, appena mi avresti visto, avresti puntato una freccia contro il mio viso. Vuoi colpirmi in un occhio, come con gli scoiattoli, giusto?
No, non è così... credo. Eppure non abbassi la mira, e continui a puntarmi, fino a quando non ti dicono che è tutto a posto, fino a quando non ti dicono che mi ha mandato la Coin o, semplicemente, fino a quando non vedi in che stato sono ridotto.
Nella mia mente continua a ripetersi la cantilena d'identità che mi hanno insegnato al 13, e non è facile rimanere sempre a galla, alla luce, quando ti ho di fronte.
Immagini di te assassina - ma terribilmente bella e provocante - mi scorrono davanti in mille lampi di flashback e, alla fine, mentre stiamo correndo lontano da quella sostanza oleosa e nera, inizio a vedere tutto scuro, sento la bestia crescere dolorosamente in me.
Ed è un attimo, prima che io ti afferri e ti getti per terra, e tenti di colpirti con la mia arma che, ovviamente, hanno sapientemente svuotato dalle cariche.
E quando, per liberarmi dalle mani che mi impediscono di ucciderti come vorrei, spingo lontano uno della vostra squadra e vedo salire in aria il suo cadavere, è proprio in questo istante che realizzo tutto.

Sono io il mostro. Sono io quello che Snow ha trasformato in un'arma.
Non sei tu l'ibrido, sono io.
Sento le pupille stringersi a spillo, mentre mi iniettate qualcosa nel braccio, facendomi cadere per terra, sbattendo contro un corpo solido, che mi porta in un edificio... spero solo non sia quello del tuo Gale, quello che tu ti facevi mentre io ero sotto tortura per te.
Il prossimo passo è uccidere me. Vero, Katniss?
Ma a me va bene. Io non voglio vivere per sempre con queste immagini davanti agli occhi, fanno male, feriscono in profondo, creano piaghe insanabili. Voglio uscirne, Katniss.
E so che la morte mi aiuterà a farlo.
Però poi ripenso a noi due, a quelle poche immagini nitide che mi rimangono. E adoro, adoro quando nella mia mente si ripresenta qualche frammento di ricordo che, stranamente, non luccica, perché è avvenuto poco fa. Qualche ricordo di te.
La tua voce si ripresenta in un flebile sussurro, soave e carezzevole, che mi mormora parole che non si addicono ad un'assassina...

“Sei un pittore. Sei un fornaio. Ti piace dormire con la finestra aperta. Non metti mai lo zucchero nel tè. E ti annodi sempre due volte i lacci delle scarpe.”

E il buio sparisce dalla mia visuale. Ritorna la luce, e mi sembra di essere nuovamente il ragazzo del pane, quello che, ad undici anni, con quel pezzo di pane ti ha dato la vita.
Devo solo concentrarmi sulle tue parole, su quelle sillabe leggere mormorate nel mezzo della cupa notte. Se mi concentro su di esse, riesco a sollevarmi da qualsiasi dolore che, pungente, mi distrugge il cuore.
Perché, a volte, sapere che in qualche modo mi ami, riesce a sollevarmi anche dal precipizio più profondo. Quello della tanto desiderata morte.

Ma queste, in fondo, sono solamente parole, e il mostro che alloggia in me le batte con semplice soffio, con una carezza leggera fatta a mano aperta... la stessa mano con la quale spezzerei volentieri quel collo bugiardo.




Peeta

Ritorna all'indice


Capitolo 19
*** Always. ***


19.

 

Always.




Cara Katniss,

Non ce la faccio ad andare avanti, lasciami qui, lasciatemi qui, perfavore.
Sento il mostro cocente, feroce, crescere dentro di me e la vista diventa maculata di nero. No, io non voglio colpirti, Katniss. Non voglio sfiorarti nemmeno con un dito, potrei sempre perdere il controllo, ucciderti.
Mi porto le mani amanettate al volto, tentando di ferirmi i polsi con quel ferro duro e gelido, provando a prendere le immagini luccicanti della mia mente e a gettarle lontano.
Ma non ce la faccio.
Non ce la faccio, Katniss, io non sono mai stato forte.

Ti accovacci di fronte a me, molto probabilmente non sai nemmeno quello che fai.
Una cosa la sai però: potrei ucciderti da un momento all'altro se solo lo volessi, se solo mi lasciassi andare alla facilità. Eppure mi togli lo stesso la mani rigide dal volto, lasciando che io ti guardi. I tuoi sono grigi, come lo sono sempre stati. E lo so che i miei adesso non sono azzurri. Non possono esserlo.
Non è reale... Ancora la voce di Annie nella mia testa, che mi ripete parole buone.
Ma non c'è la tua, di voce, perché tu non mi hai mai detto cose buone, in realtà.
Le mani mi si contraggono spasmodiche, mentre tento di tenerle ferme e non sul tuo collo.
Mi afferri le dita, e non sai cosa rischi.
Sei ad una distanza minima dalle mie labbra, e io non so se baciarti o ucciderti.

Ma mi baci tu, e non so nemmeno il perché. Molto probabilmente perché era l'alternativa più a tuo vantaggio. Fatto sta che mi sento quasi svenire, a questo nuovo contatto con le tue labbra calde, e morbide. È come il mio primo bacio, con te, perché tutti gli altri li rivedo luccicanti, falsi.
-Non permettergli di portarti via da me.- Sussurri, quando ti stacchi da me, per riprendere fiato.
Ma non voglio davvero che mi portino via, Katniss. Non voglio tornare là, in quella cella, ad ascoltare le grida di tutti, le mie stesse grida... ad aspettare la mezzanotte.
Ho paura.
Non ho mai avuto così tanta paura.

Ricordo quando, in quella cella, pensavo a te; le immagini che diventavano sempre più confuse, sempre più false.

Sono le tue mani a stringermi, ora, a riportarmi alla realtà.
-Resta con me.- Ricordi di treni, ricordi falsi misti a quelli veri. Qual è la realtà?
La realtà è che io voglio restare con te.
-Sempre.-

A volte mi viene da chiedermi se lo fai perché mi ami, o perché non vuoi darla vinta a Snow, uccidendomi.
In ogni caso, tu dovresti sapere che io lo faccio perché voglio uscirne, Katniss. E tu sei il mio balsamo, che allevia queste fitte atroci nel petto.
E forse sì, forse perché ti amo.
Ma aspettati un amore diverso.




Peeta

Ritorna all'indice


Capitolo 20
*** Crazy ***


20.

 

Folle




Cara Katniss,

Vogliono gli Hunger Games, la Coin vuole gli Hunger Games.
È folle.
Come... come possono volere una cosa del genere?

Mi ritrovo catapultato in un mondo completamente nuovo, abituato com'ero alla cella bianca e poi alle rovine della guerra; e mi dicono che Prim è morta nell'esplosione della bomba ideata da Gale, non posso guardarmi allo specchio che mi rivedo con il corpo ustionato da fiamme ardenti, tu sei più apatica di un vegetale, il mondo è uno scatafascio.
E, dopo tutto questo, sai qual è la prima cosa che mi viene proposta? Gli Hunger Games.

Abbiamo lottato con i denti, abbiamo riportato ferite che non guariranno mai, per abbattere quei sadici giochi, atti a saziare una folle sete di sangue. E, non so te Katniss, ma io non ho fatto tutto questo per niente.
L'ho fatto anche per te, è vero. Ma come posso immaginare che un giorno le nuove generazioni - i nostri stessi figli - entrino in quello che è un mondo crudele, malvagio, selvaggio, che lacera in brandelli ogni parte di te, il corpo, la mente, l'anima. Come potrei mai volere che i miei figli provino le stesse cose che ho provato io? E non parlo solo del depistaggio, anche se quello è stato proprio il periodo più buio e terribile, ma dell'Arena stessa. Io ce li ho tutti impressi qui, in questa testa tumefatta, i volti delle persone che ho - brutalmente, o non - ucciso. Perché non importa come, perché sia accaduto tutto; non me ne frega niente se era legittima difesa, se, senza uccidere quelle persone, io non sarei sopravvissuto. Perché vivere così è peggio che morire.

Per questo voto No.

E per me è ovvio, quasi banale oserei dire, che anche tu sia contraria a questa mattanza.
Ma tu voti Sì.

E per un attimo l' immagine di te malvagia, sorridente e danzante sui cadaveri che bruciano come tizzoni ardenti, si sovrappone alla treccia nera che ho realmente di fronte, che tutto ha, fuorché la forza per essere così nociva.
Poi lo vedo. Vedo quello sguardo furbo, quei profondi occhi grigi, che brillano, e che solo Haymitch è stato in grado di capire subito, perché è come fossero i suoi.
Per questo anche lui vota a favore.
Ma quello sguardo furbo io lo conosco. E ora che non ci sono più le macchie nere di fronte a me, ora che vedo nuovamente nitido grazie a quegli occhi di ferro, solo ora riesco a leggerti dentro.
In realtà non so che piani precisi tu abbia in mente, ma qualcosa ti inventerai, io lo so, e sarà qualcosa di giusto, che non farà in modo che tutti i nostri sacrifici siano stati vani.
Ora ti riconosco, Katniss Everdeen.
Ora sì che sei la ragazza di Fuoco.



Ritorna all'indice


Capitolo 21
*** I can't. ***


21.

 

Non posso.




Katniss,

L'hai uccisa.
Hai ucciso la Coin.
Era questo il tuo piano, giusto?
Ammetto che, guardandoti protendere quella corda ed incoccare quella freccia, per alcuni istanti la folle paura che tu la puntassi contro di me mi ha pervaso. Ma io mi fido di te, non mi uccideresti. Non ora.

Un piano geniale, ben architettato, furbo, come te. Freddo, calcolato e matematico; tanto ormai, cosa sarà mai un cadavere in più steso sul nostro lungo cammino, uno dei tanti omicidi che ormai siamo avezzi a compiere, per volere di altri? Ci hanno resi macchine assassine, che almeno ci diano la possibilità di scegliere chi uccidere.
E tu hai rivendicato questa libertà, con una mossa che ha sorpreso perfino me.

So già cosa cercherai di fare, in questo preciso istante, mentre le guardie ti trascinano via: tenterai il suicidio.
Ed ecco che allunghi il collo verso la spalla, proprio dove il morso della notte giace, ultimo regalo di Cinna.
E alzi lo sguardo sconvolta quando, invece che addentare la pillola, ti ritrovi con un sapore ferreo in bocca: quello del mio sangue. Perché non posso, e non voglio che tu muoia. E non so se è perché ti amo, fatto sta che in me c'è questo primitivo terrore di una vita senza te.

Mi implori di lasciarti andare, con un tono così supplichevole che mi strazia il cuore, ma io non posso. Non posso lasciarti morire.
Strappo il velcro, con il sangue che sgorga dal dorso della mano per il morso che mi hai dato, e lascio che la piccola pillola viola caschi a terra, calpestata dai piedi di mille militari, con le loro uniformi grigie, che ti trascinano via.
Lei voleva gli Hunger Games, e tu l'hai uccisa. Brava. Tanto Snow sta morendo da solo nella sua schiumosa tosse di sangue.

Katniss, qualsiasi scelta tu avessi fatto, devi sapere che io sarei stato con te. Sempre.



Peeta

Ritorna all'indice


Capitolo 22
*** I'll come back. ***


22.

 

Ritornerò.




—Dottore, mi lasci andare, la prego.—
—Sei ancora troppo instabile, Peeta. Io non posso. Vorrei, davvero, ma non mi è permesso. E se la aggredissi di nuovo? Mi hai detto tu che hai difficoltà persino nel vederla con un arco in mano; non posso lasciarti tornare. Non posso proprio.—
Mi alzo e sbatto la porta alle mie spalle.
Tornerò da te, Katniss.



Cara Katniss,

con un permesso alquanto contestato di fare ritorno nel nostro Distretto, eccomi qui, fra questi alberi che tu ami tanto, a cercare quel fiore che so che ti renderà felice, in un modo o nell'altro. O comunque ti darà qualcosa a cui pensare, abbandonando l'apatia.
Mi ritrovo a scavare nel tuo prato, piantando primule gialle, a sprazzi arancioni, come piacciono a me. Mi aiuta, tutto ciò: fare qualcosa per te, sentirti vicina, separata solo da quattro pareti di mattoni ed una veranda, sapere che questi fiori potrebbero portare del bene nella tua vita... è gratificante. È come se ogni secondo una porzione del mio mostro nero venisse affettata e gettata, lasciando spazio alla luce.
Io ti amerò, Katniss, ti amerò in un modo che tu non puoi neanche immaginare. Ma, come ti ho già detto in un'altra lettera, non puoi aspettarti l'amore del ragazzino sedicenne che farebbe di tutto per te. Sono già morto e rinato, per te, non ti sembra abbastanza?
Aspettati un'amore malato, un'amore cattivo, forse. Perché ora sono brutale, e non ho le forze per tornare quello di prima.
Se ti va bene come sono diventato per salvare te, allora benissimo, altrimenti addio.
Ho vissuto diciotto anni senza che tu mi amassi, credi che non sarei capace di farlo anche ora?

Certo che non ne sarei capace, molto probabilmente mi chiuderei in casa senza alcun tipo di rifornimento, e lascerei che sia la fame a mangiarmi, riducendo la mia vita ad un vegetale, e poi ad un cadavere.
Ma se tu mi ami, Katniss, se tu mi ami possiamo ricominciare assieme, capisci? Posso prenderti la mano e portarti nel mio mondo e tu nel tuo; un mondo diverso, un mondo senza morti né stragi, un mondo in cui noi non siamo quello che siamo, ma semplicemente due ragazzi che si amano.
Perché ce lo meritiamo, Katniss.
E ne sono ancora più convinto quando ti vedo uscire di casa in quello stato pietoso, ma, nonostante tutto, ti trovo la ragazza più bella del mondo. Dai capelli sporchi e aggrovigliati, alle guance colorate dal vento che non sei più abituata a prendere, o, forse, arrossate perché io sono qui.
Non sai che storie mi sono dovuto inventare con il dottor Aurelius... ho creato tante di quelle menzogne, solo per poter tornare da te, che tu non hai nemmeno idea.
Quindi, perfavore, accettami per come sono, che io mi presento qui da te a mani vuote, ma a braccia aperte.

Desidero solo baciare quei capelli ancora una volta, ancora per sempre.




Peeta

Ritorna all'indice


Capitolo 23
*** Crazy in Love ***


23.

 

Crazy in Love




E ricominciare a vivere, a crescere con te è la cosa più bella del mondo.
Arrivo con Sae, la mattina, e ti preparo la colazione che tu, con ingordigia, mangi e non so se lo fai per la fame o per rendermi felice. Fatto sta che adoro vederti ogni giorno mettere su un piccolo strato di carne su quella pelle troppo ossuta e spigolosa.
Ti ho trovata abbandonata a te stessa, praticamente morta su una poltrona, ed ora non posso che sentire il cuore palpitare nel vederti così.

Gli zigomi più belli e rosei, le guance tornite, così come le spalle e le cosce; e gli occhi... oh, quegli occhi!
Brillano di una luce propria, in un netto contrasto con il colore cupo e triste che rappresentano, ma che io amo. E mi incanto, ogni giorno, ad osservarli, fino a quando non mi lanci una delle tue occhiate truci, e torno a guardare il mio piatto, ma più sorridente di prima.

Oggi voglio portarti con me nel panificio ricostruito. Voglio farti vedere quanto è bello, voglio mostrarti come dalle ceneri possa rinascere un fiore.
E allora ti prendo la mano, godendo alla vista delle tue guance colorite, e ti porto lontano, nel centro del distretto, ancorandomi alle tue dita come fossero la mia ultima risorsa d'acqua, dopo quaranta giorni nel deserto.

Vieni Katniss, voglio farti vedere tutto: i forni, il laboratorio, la gente che compra il pane, la vita che risplende tra queste quattro pareti.

Siamo vivi, Katniss. Siamo vivi. E io questa vita voglio godermela con te. Voglio mostrarti l'impossibile, amarti come nessuno è stato mai capace, svegliare tutti, nel cuore della notte, e gridare, con quanto fiato ho in gola, che, sì, ti amo. E voglio scriverlo sui muri, sui tetti, in cielo.
E pregherò il sole perché sorga, per sentirti ancora una volta cantare, mentre stendi i panni da caccia sul retro della casa. Ma se tu lo vorrai, sarà invece notte per sempre, e il sole scomparirà, perché glielo dirò io, perché lo vorrai tu. Perché la notte appartiene agli amanti. Perché la notte appartiene a noi.




Ritorna all'indice


Capitolo 24
*** True. ***


24.

 

Vero.




Cara Katniss,

Baciami, baciami ancora ti prego, che qui non ci sono telecamere, che qui mi sento a casa, che qui non puoi fingere. E baciami, baciami ancora che voglio cucirmi il tuo sapore sulle labbra e non abbandonarlo mai più, con la folle paura che possa dimenticarlo, scordarmi il sale della mia vita, scordarmi le labbra che pulsano per i baci, i troppi baci, o dimenticarmi di questo cuore impazzito ogni volta che ti presenti di fronte a me... ho paura di dimenticarmi di te. Ho paura di dimenticarmi di te, in una delle mie mattane da ibrido.
Ma tu sei qui, ed evidentemente non temi il depistaggio quanto me, altrimenti scapperesti via, lontano, nei boschi, magari con Gale. Ma tu sei qui, con me.

E giochiamo ancora, su questo tetto, guardando le stelle, immersi nella coltre estiva di un agosto fresco, ma caldo perché sei al mio fianco; giochiamo a scoprire cosa è vero e cosa è falso, a darci baci che parlano per noi, a farci carezze proibite, che tanto quassù non ci vede nessuno. Solo la luna e le stelle, che, come morbidi mantelli, ci avvolgono nella notte.

-Tu mi ami. Vero o falso?- Mi sfugge. Non volevo nemmeno dirlo, volevo solo giocare, ma è scappato fuori, quasi fosse un desiderio impellente conoscerne la risposta. E, in fondo, è proprio così.
Ti guardo, mi guardi, e il mondo non esiste più. Pallida notte d'agosto, rumori distanti, sognanti, offuscato ogni suono ed ogni voce, perché qui ci siamo solo noi; io e te.
Mi sento bruciare in questi occhi d'un grigio fondente, che arde e che divampa incendi dolosi; io vivo di questo fuoco, Katniss, non puoi rispondermi Falso perché sennò muoio. Perché sennò mi togli la linfa vitale.

-Vero.- Il cuore va in cancrena, sento le mani scorrere veloci lungo il tuo corpo, raggiungere il tuo viso, racchiuderlo dolcemente. Sento le dita vibrare contro la tua pelle, carezzate dalla leggera brezza che annuncia un autunno precoce, su questo tetto che non mi ricordo più nemmeno se sia di casa tua, o casa mia. Sento il cuore prendere la rincorsa, per poi correre e saltare fuori dal petto, solo per abbracciare il tuo, e scaldarlo, scioglierlo in una soave carezza, ancora un po', ancora per sempre.

Vieni qui, vieni più vicino, Katniss, e lascia che ti baci come non ho mai baciato nessuno, se non te, Katniss, ora, su queste tegole che pungono, ma che ce ne frega? Ci siamo noi, c'è il vento, c'è la libertà, e c'è il tuo vero.

E facciamo l'amore, cullati dolcemente da questo profumo di pesche, d'estate, d'amore.

Sei mia, Katniss, sei mia come non lo sei mai stata. Sei mia e solo mia, e voglio stringerti ancora, piccola e gracile, ma non voglio stringerti troppo, con il recondito e folle terrore di ferirti, di farti del male.
-Stringimi.- Ma ogni tua parola è un ordine per me, in questa profumata notte magica.
Perché ti amo, ma soprattutto perché mi ami.




Peeta

Ritorna all'indice


Capitolo 25
*** A dream ***


25.

 

A dream




Cara Katniss,

Quanto tempo è passato, ormai? Da quanto ci conosciamo? Da quanto condividiamo lo stesso letto, lo stesso profumo? Non lo so, ho perso il conto.
Ti amo, ti amo in un modo irragionevole, irragionevolmente bello però. A volte le immagini scure e orripilanti ritornano nella mia mente; rivedo loro, a mezzanotte, che mi vengono a prendere. Tic Tac.
Rivedo te nelle vesti di una sadica manipolatrice, poi come assassina ed infine come amante dannata, provocante, suadente e sensuale, mentre io vengo torturato per te.

Poi sento una carezza fresca e leggiadra sul viso; una piccola mano, quasi fanciullesca, che silenziosamente mi sussurra che va tutto bene.
Ed è la pace.

È come se ogni incubo sparisse, come se in quelle celle, a mezzanotte, non fossero venuti a torturarmi, e a torturare Annie e Johanna.
È come se fossi rinato da poco, limpido, immacolato, senza alcuna macchia del nero depistaggio; ma in fondo, nei meandri del mio cuore, ricordo sempre che non è così, che in realtà io ora sono il buio, la notte, le cose più scure. Perché poi quelle immagini ritornano per ricordarmi chi sono, ma stringo i tuoi fianchi ancora e ancora, e va tutto bene. Perché finché sei qui con me, amore mio, va davvero tutto bene.

Siamo seduti sul tappeto davanti al fuoco, sfavillante e caldo, mentre fuori nevica. Che bella la neve, Katniss. Ti assomiglia, lo sai? Bianca, candida, pura.

Ti mangi le unghie, valutando con un'occhiata grigia il tuo lavoro sulle dita, mentre continui il tuo adorabile rosicchiare.
-Sposiamoci.-

Cosa?

La testa bassa, gli zigomi un po' arrossati, le ginocchia al petto, la concentrazione tutta su quelle unghie martoriate.
-Come, scusa?- Domando, sconvolto. Il cuore che ha abbandonato la cassa toracica, credo.
-Sposiamoci.- Tento di incontrare il tuo sguardo, ma continui a fissarti le mani, come se nulla fosse. No, ma dico... stai scherzando?
Con la mano che trema ti prendo il mento e volgo il tuo viso in mia direzione; un'espressione di assoluta naturalezza aleggia sui tuoi lineamenti delicati, e sembreresti del tutto indifferente, se non fosse... se non fosse per quegli angoli di bocca, che ti tradiscono e vanno ad incurvarsi leggermente verso l'alto.
-Lo hai detto o l'ho sognato?- Domando, perso in quel pizzicore argenteo delle grandi iridi plumbee.
Il tuo sorriso si allarga dolcemente; un sorriso raro, e forse proprio per questo bello.
L'hai detto davvero.


-Katniss Everdeen...- Il sorriso che si apre anche sul mio viso. -Vuoi sposarmi. Vero o falso?- Possibile che veda i tuoi occhi brillare? Possibile che questo non sia un sogno? No... è assurdo.

-Vero.-

Sento il cuore battere forte, mentre raccolgo le tue soffici labbra con le mie. Ma davvero è reale tutto questo? Mi sembra così impossibile... mi sembra quasi... un sogno.



Mi sveglio di colpo. Tiro su la testa e mi guardo intorno, realizzando che sono sullo stesso tappeto bianco del sogno. Fuori nevica. Tu sei al mio fianco e ti mangi le unghie.
Sorrido.

Per quanto ho dormito? Poco, giusto da avere un lapsus del genere. Il sorriso diventa una risata fragorosa, mentre mi porto una mano sulla faccia. Sono pazzo, questo sogno ne è la conferma. Perché mai dovresti chiedermi di sposarti?
Tu neanche mi guardi, troppo presa dalle tue unghiette mangiucchiate.

-Sposiamoci.-

No, aspetta... Cosa?!

Non capisco più niente, sento solo un rombo assordante che pulsa nei timpani, vedo solo i tuoi occhi grigi, la tua treccia nera, le tue unghie torturate, la tua indifferenza e quegli angoli di bocca rialzati, quelli che ti tradiscono, mentre ti sollevo delicatamente il mento.

-Come, scusa?- Domando, proprio come nel sogno.

-Sposiamoci.-

E non mi serve chiederti se lo vuoi davvero, salto quel Vero o falso che c'era nel sogno, perché so che è così. Perché non ho bisogno di conferme. E batto con irruenza le labbra sulle tue, facendomi quasi male, ma non me ne frega niente. Sono felice, Katniss, sono davvero felice!
Sorrido sulle tue labbra, con le lacrime di gioia che punzecchiano piacevolmente gli occhi.

-Sposiamoci.- Confermo, con questo maledetto sorriso ancora lì, ostinato a rimanere.

Per sicurezza, poi, mi tiro un pizzicotto. Ma è tutto dannatamente vero.

Ritorna all'indice


Capitolo 26
*** Strange ***


26.

 

Strana




Cara Katniss,

Da quanti anni siamo sposati? Eppure riesci sempre a sorprendermi, ancora e ancora.

Sei strana in questi giorni.
Mi guardi per ore, in silenzio, senza dire una parola.
Occhiate truci, occhiate benevole, a volte semplici occhiate perse, vuote, incantate. Quando ti chiedo cosa c'è che non va, tu scuoti la testa, disperdendo lo sguardo altrove, adagiando la schiena al divano. Ho provato diverse volte a capire, ma tu sei un enigma. Un labirinto, e io non posseggo alcun filo di Arianna per aiutarmi ad uscire da questo gioco intricato.

Sto dormendo, questa notte invernale, beandomi degli incubi che non tornano se sei al mio fianco, quando improvvisamente sento la tua flebile voce chiamarmi. Apro gli occhi, leggermente intontito, e cerco i tuoi, grigi, nel buio carezzevole di una calda serata.
-Dimmi...- Mormoro, tentando la dolcezza. Ma tu ti zittisci e riadagi la testa sul mio petto, muta e strana, come sempre negli ultimi giorni.
-Katniss...- Sussurro, accarezzandoti una spalla. -Hai avuto un incubo?- Propongo, cercando le tue iridi taglienti. Ma neghi con la testa, silenziosamente, e riadagi il capo sul mio torace.
-Sei così diversa in questi giorni... cosa c'è che non va?- Sussurro, baciandoti la fronte per incoraggiarti.

Ti tiri su a sedere, sostenendoti con un palmo sul materasso. Deglutisci, e sembri carica di un'agitazione che non ho mai visto tale nemmeno nell'Arena, con la morte certa e vicina. Inoltre nei tuoi occhi c'è una paura così folle che non l'ho vista neanche quando, nel distretto Tredici, avevo le mani strette attorno al tuo collo. Non hai mai avuto una quantità così grande di terrore nelle palpebre. E non posso far altro che preoccuparmi.

Non è che magari ho avuto un episodio, qualche giorno fa, e non me lo ricordo? Oddio, sarebbe terribile... E se ti avessi fatto del male? Ma no, non è possibile. Io... io non ricordo nulla!
-Katniss, ti ho fatto del male?- Domando, quasi con paura, temendo il peggio.
-Cosa? No!- Esclami, voltando il capo da un'altra parte. Tiro un sospiro di sollievo.
-Allora cosa ti succede?- Mormoro teneramente, portandoti una ciocca di capelli dietro l'orecchio; un gesto abituale che solitamente mi rilassa. Ma non oggi.
-Peeta, io...- Attendo con impazienza, ma non prosegui. Cosa potrà mai esserci di così spaventoso, da ammutolirti tanto?
Forse... forse giù al distretto qualcuno ti ha trattata male? Forse stai poco bene? Forse non mi ami più? Dimmi cos'hai, Katniss! Con te è come avanzare con gli occhi bendati, e sbattere ogni singola volta contro un muro di mattoni, perché tu non parli, perché non mi dici cosa ti turba. E io ci rimango male per questo.

Attendo ancora qualche minuto, perché vedo il tuo petto alzarsi e abbassarsi profondamente, in un lungo respiro che credo preceda le parole. Io invece trattengo il fiato, perché non so cosa aspettarmi.
-Io...- Ti muore la voce in gola. Tu..?

-Io sono incinta.-

Una pugnalata. Una dolce pugnalata.
Nella parte sinistra del petto, proprio lì. Tra le costole, tra i muscoli, dritta al cuore.
Tento di calmarmi.
-Sei... sei sicura?- Chiedo speranzoso, con una carezza sul tuo fianco. Annuisci. Il mondo si ferma.

Annuisci e sento un vortico indescrivibile di emozioni dentro di me; nella testa, nel cuore, ovunque. Tante, piccole radici che vanno ad inerpicarsi negli arti, tra le dita, tra le ossa, negli organi... È un fiore, quello che sento. Un piccolo fiore, roseo e candido, che inizia lentamente a sbocciare nel cuore. Poi, con la stessa flemma, intorpidisce le vene circostanti, e corre, in un leggero pizzicorio, lungo tutto il petto, aprendolo, sventrandolo dolcemente. Un'energia nuova mi accarezza le membra e mi dà la forza per fiondarmi sul tuo corpo prima ancora di vedere quella lacrima calda che ti bagna la guancia. Quando realizzo, però, che ho ignorato quella stilla di pianto, mi discosto rapidamente da quest'abbraccio impetuoso.
-Ei ei... amore...- Provo a mormorare, asciugandoti con il pollice la sofferenza racchiusa in un'unica lacrima, ma comunque troppo dolorosa per il mio cuore. -Ei... che fai?- Domando ingenuamente, sconvolto che tu stia davvero trattenendo un pianto. -È... è una notizia bellissima. È bellissimo. È... è...è... bellissimo.- Non mi vengono in mente altre parole, ma non sai quanto io senta il cuore straziarsi nel vederti reagire in questo modo ad una notizia così bella.

-Perché... perché piangi?- Domando, temendo il peggio. Il tuo non è nemmeno definibile come pianto, dato che in realtà la lacrima versata è una sola; eppure questi occhi grigi sono così lucidi e confusi che vorrei solo stringerti contro il mio petto e dirti che andrà tutto bene. E, anche se in realtà non lo so se andrà davvero tutto bene, io provo lo stesso a dirtelo, tentando di calmarti. Sarà una cosa nuova per te quanto per me, Katniss, chissà cosa ci aspetta! Sarà una cosa che non abbiamo mai provato prima... ma sarà una cosa normale, uno scalino della vita. Io credo che noi abbiamo affrontato cose peggiori, no?

-Ho paura.- È tutto ciò che dici, mordendoti il labbro inferiore. Mi avvicino e pianto saldamente le labbra sulle tue, sbrigliando quel tuo morso per saggiarlo a mia volta. -Anche io.- Quasi mi manca la voce, nel dirlo, a contatto con il tuo piccolo viso.

Ho paura, sì, ho davvero paura. Perché tutto ciò che è nuovo e che non si conosce fa paura, giustamente. Ma possiamo forse rassegnarci così? Tanto questa novità arriverà, che ci piaccia o no, e inoltre è una cosa bellissima.

-Ma siamo insieme, ricordi? Insieme...- Sussurro, rievocando le nostre frasi della prima Arena e accarezzandoti il viso.
Insieme non ci hanno mai fatto niente, Katniss; insieme siamo sempre stati dannatamente forti! Abbiamo creato una ribellione, abbiamo distrutto un governo ingiusto insieme, lo sai benissimo.
Non appena ci hanno separati sono accadute le cose peggiori, ma noi ora siamo qui, insieme, con nostro figlio tra di noi.

-Insieme.- Ripeti, dopo di me, abbozzando un sorriso lieve.

E lo so che, anche se volevi piangere, tu già lo ami questo bambino. Lo so. Lo so perché ti conosco, Katniss, amore mio.

Ho tanta paura anch'io, per davvero, ma quando appoggio il mio grande palmo sul tuo pancino ancora così piccolo e tiepido, sento ogni ansia e timore squagliarsi lentamente come neve al sole, e accarezzo con ancora più gioia quel ventre.
È soffice e profumato, quando lo bacio dolcemente all'altezza dell'ombelico e ti sento sorridere, mentre mi guardi assorta.
Alzo gli occhi sui tuoi e ti guardo perso, terribilmente innamorato. Torno su, sul tuo viso, e ti bacio con tutto l'amore che ho in corpo, sommato a quello che ora provo per la meraviglia che è in te, amore mio.

Nostro figlio...



Ritorna all'indice


Capitolo 27
*** Beautiful ***


27.

 

Bellissimo




Cara Katniss,

Un fagottino roseo, candido, puro è ciò che mi hai donato. Tenerla tra le braccia, questa creatura così piccola, mi da quasi la sensazione di spezzarla, di farle del male con le mie spesse braccia da panettiere.
Amore. È questo quello che provo per lei, solo e soltanto amore. Ma è così tanto questo amore, da straripare dalle fragili pareti del mio cuore e allagare ogni mio organo interno, nella vaga speranza di raggiungere anche le dita dei piedi, come se non fossero già rivestite anch'esse dello stesso sentimento.

Chiudo gli occhi, inspirando il profumo dolce e soave della mia bambina. Della nostra bambina.
Nostra figlia.
Ancora sento il cuore palpitare al solo pensiero. È... è bellissimo. Ancora non sono riuscito a trovare altre parole nel mio ampio dizionario per definire tutto questo.

Una pacca sulla spalla, mi volto ed è Haymitch, che mi sorride come un padre. Quel padre che non ho più. Sospiro, e sorrido a mia volta, in modo fiacco e affranto; ma mi basta riadagiare gli occhi su questa meraviglia, e subito è come se il mondo attorno a me non esistesse più, diventasse solo nebbia, inconsistente e impalpabile, tale da distaccarmi dalla frenesia del mondo. Come se, all'improvviso, non sentissi più i tacchetti di Effie alle mie spalle, o i suoi rimproveri nei confronti di Haymitch; come se i loro litigi non esistessero più. Ci siamo solo io e lei: io e la bambina. Io e la mia bambina.

Ma quanto bene si può volere ad una bimba così?
Gli anni passano, i capelli diventano lunghi e neri, gli occhi grandi e blu. Grigi. Dovevano essere grigi. Così sarebbe stata come te, uguale identica. Ma forse, in fondo, è meglio così, sennò avrei finito per confondervi!

Sorrido, quando torno dalla panetteria che è notte fonda per l'eccessivo lavoro, e vi ritrovo abbracciate strette, con il tuo viso, Katniss, affondato tra i capelli profumati della tenera bimba di sei anni.
Avrà avuto un incubo, ma chi meglio di te sa come farli andare via, almeno per una notte?
Ritorneranno, certo che ritorneranno bimba mia, ma la mamma sarà sempre qui a proteggerti. Ne sappiamo qualcosa di incubi io e te Katniss, non è vero?
Quante notti insonni, quante carezze per far passare la paura! Poi abbiamo realizzato insieme che quelle carezze non erano più semplici ancore a cui aggrapparsi per fuggire dalle morti, dai brutti ricordi. Quelle carezze valevano di più. Era celata in esse una miriade di emozioni e desideri che persino noi stessi non vedevamo.
Fino a quel giorno, Katniss. Fino a quando non mi hai risposto -Vero.-



Peeta

Ritorna all'indice


Capitolo 28
*** I promise you ***


28.

 

Te lo prometto.




Cara Katniss,

Sei di nuovo così taciturna. La bambina ha bisogno di te; io ho bisogno di te.
Ha solo sei anni ed è già incredibilmente bella, sembra un fiore. Non so cosa farei se qualcuno osasse sfiorarla, la mia bambina.
Però io e te dobbiamo parlare, Katniss, perché sei strana. E so già cosa significa; o almeno lo immagino.
Intimo alla bambina di andare in camera, che presto andremo a raccontarle la favola della buonanotte, o tu le canterai qualcosa, vedremo; ma ora dobbiamo parlare.
Mi lanci un'occhiata tanto profonda quanto micidiale, ma riabbassi subito lo sguardo; hai capito che ho capito.
Ti vengo vicino, mi siedo di fronte a te sul divano, prendendoti le mani tra le mie, stringendole forte; ho paura.
-Katniss...- Devo introdurre qualcosa o te lo chiedo a bruciapelo?
Diretto, conciso, tu odi i giri di parole.
Respiro profondamente, il mio petto si alza e torna giù pesante come piombo.
-Sei incinta. Vero o falso?-
Cala il silenzio. Sento il rumore dei nostri cuori, forse il tuo ancora più veloce e aritmato del mio. Ti prego, rispondi, sto morendo.

-Vero.- Il cuore smette di battere, sento solo il rimbombo del sangue nei timpani. Vedo solo i tuoi occhi, grigi. Grigi, dovranno essere grigi.
Mi butto sulle tue labbra, le bacio come fosse l'ultima volta in vita mia, stringo il tuo viso minuto tra le mie immense mani da panettiere. Rido, rido e rido ancora, senza nessun motivo. Follia? Non lo so, so solo che sto facendo ridere anche te e sento il cuore scaldarsi con il tuo dolce gracchiare.
-Kat...- Mormoro sulle tue labbra, perso nei tuoi occhi.
-Mh?-
-Questa volta però fammelo con gli occhi grigi.- Ti sento ridere, ma io te lo bacio quel sorriso che c'hai. Ti amo, ti amo troppo.
-Va bene.-
-Me lo prometti?- Domando, e sembro un bambino che parla con Babbo Natale, ma non mi importa, sono troppo felice.
-Te lo prometto.- Sorridi ancora, e giuri che questa volta saranno grigi. Grigi, argentei, fondenti, proprio come i tuoi amore mio.
Proprio come i tuoi...


Ritorna all'indice


Capitolo 29
*** Life ***


29.

 

Vita




Katniss!

Grigi! Sono grigi!!
Ha due grandi occhioni grigi, meravigliosi, incantevoli! Non posso smettere di guardarlo, ancora in fasce, con la sua boccuccia rosea, le sue guanciotte soffici e, ovviamente, i suoi occhi grigi. Quando prometti qualcosa, Katniss Everdeen, tu la mantieni... giusto? Beh, questa ne è la dimostrazione.

Sembra ieri che dovevamo prendere in braccio Daisy per permetterle di osservare Ryan da sopra la culla, ed ora eccoli, a correre tra il grano profumato. Lei, veloce e leggera come la mamma, e lui, ancora troppo piccolo e impacciato per starle dietro, ma che nonostante tutto ci prova. Sono semplicemente adorabili.
Li osservi, Katniss, e il tuo sguardo materno è incantevole quanto incredibile. Chi lo avrebbe mai detto, Kat, che un giorno ci saremmo ritrovati qui, con i nostri bambini, uniti e felici? Sì, è davvero assurdo, Katniss mia, ma è così! Sono troppo, troppo entusiasta.

Ryan mi travolge, e sento i tuoi occhi pizzicarmi piacevolmente addosso dalle spalle, quegli occhi grigi che io sto osservando su questo bambino bellissimo. Gli accarezzo i riccioli dorati e gli bacio la fronte, ricevendo un gran sorriso amorevole. Me lo stringo forte al petto come fosse la mia ultima speranza, come ne valesse la mia stessa anima. Ma non è forse così? Non venderei l'anima al diavolo, se questo significasse vedere mio figlio felice? Certo, certo che lo farei, e senza pensarci su due volte. Perché lo amo troppo, e anche tu, Katniss, ami i tuoi bambini più di te stessa; te lo leggo nell'argento degli occhi ogni volta che li guardi, o che mi guardi.

Crescono loro, crescono come se il tempo fosse sabbia, spazzolata via in un battito di ciglia; crescono e noi invecchiamo, Katniss. Invecchiamo, è vero, ma è una cosa bella. È una cosa che si chiama vita.
E finalmente, grazie al nostro stesso coraggio, alle nostre stesse azioni, che hanno portato ad un mondo di pace dove i nostri figli possono correre tra il grano senza il pericolo di essere uccisi da qualche pacificatore su di giri... grazie a noi, questa vita possiamo godercela, e ce la stiamo davvero godendo.







···
E va bene, va bene, arrabbiatevi pure, sono in ritardo madornale! Mi dispiace davvero, sono anche stata ammalata - la sfiga di ammalarsi d'estate, ditemela voi - e mi sono dedicata molto anche ad altre storie, quindi questa boh... mi ero dimenticata esistesse, aiuto ahahah
Comuuunque... non manca molto a terminare questa raccolta... *piange miseramente* ma spero di non deludervi mai, fino alla fine... :(
Vi abbraccio con tutto il mio affetto, e vi dò appuntamento alla prossima volta! :D
Sempre vostra,
pandafiore

Ritorna all'indice


Capitolo 30
*** A simple Letter - epilogo ***


30.

 

A simple Letter




Cara Katniss,

Ci sono delle lettere, sotto al nostro materasso. Sono esattamente 29, o meglio... beh, 30 con questa che sto scrivendo ora.
Ecco, in queste trenta lettere io ho scritto tutto.
Sono partito che avevo sì e no cinque anni, quando a malapena sapevo parlare, ma già ti scrivevo.
Lettere mai spedite, che ti dicevano quanto eri bella mentre ammiravi un dente di leone, di quanto sei stata coraggiosa, quando ti sei offerta come tributo per salvare tua sorella, lettere piene di gioia e d'amore, che le scrivevo perché mi scoppiava il cuore a tenere tutti quei pensieri dentro!
Ma ci sono anche le lettere tristi, quelle che non vorrei darti, ma che devo, per farti capire cosa provavo, quando mi respingevi, quando non eri con me, e quando mi torturavano per ottenere informazioni che io non sapevo nemmeno dargli, perché non ero a conoscenza dei ribelli, del piano di rivolta, e di tutto il resto. Volevano da me cose che io non avevo, e mi chiedevo quando saresti venuta a salvarmi. Ma tu non venivi mai, e mi sentivo perso, smarrito, come se me li fossi sognati i baci sulla spiaggia. E sì, ad un certo punto è sembrato davvero tutto un sogno; ogni immagine era sbiadita, ogni ricordo era malandato, scappava a gambe levate dalla mia mente, che piano piano si riduceva in brandelli, fustigata, maltrattata e obbligata a dire e fare cose che nemmeno pensavo. Ero distrutto. Ed è per questo che quelle lettere non vorrei tu le leggessi, dato che praticamente non ero io a scriverle. Ma è giusto tu le legga. È giusto, è dannatamente giusto perché devi sapere cosa ho passato, meriti di conoscere la mia vita, almeno per iscritto, dato che non riesco a parlarne.

Così ora ti lascio questa e tutte le altre buste sul tavolo, accanto alla colazione calda, per poi scappare al lavoro, prima che tu ti svegli e le possa leggere.
Non voglio essere qui mentre leggi, vorrei solo che tu capisca quanto io ti ho sempre amata, dal primo istante in cui ti ho vista.

Con tanto amore,
Peeta



~

Alle sei del pomeriggio circa, esausto e sfinito, Peeta tornò a casa; le mani bianche di farina, così come i capelli, il viso stanco, arrossato per le ore passate davanti al forno. Sovrappensiero, ormai dimentico della lettera - o meglio, delle trenta lettere! - lasciate sul tavolo, fino a quando non mise piede in casa e fu quasi impossibile non ricordarsene.

Katniss infatti - gli occhi gonfi, un fazzoletto di carta premuto sul naso - lo stava osservando appoggiata allo stipite della porta che conduceva alla cucina, e non sapeva se sorridere o piangere. In realtà, nessuno dei due lo sapeva.
I bambini fuori casa, il loro intreccio di sguardi forte come un tempo, anzi, più rinsaldato - dal matrimonio, dai figli, da tutto - un tutto carico di lacrime e sorrisi e batticuori - rispetto a prima, e fu il calore d'un momento.
Fu il calore d'un momento, la gioia, la rabbia, la foga d'un istante, che riassumeva ogni secondo della loro esistenza, per poi esplodere nella meraviglia del loro capitolare l'uno tra le braccia dell'altra, commossi, felici, uniti.

E il pensiero che attraversò le menti di entrambi, per un nanosecondo, fu quello che, forse, ne era valsa la pena passare tutte quelle disgrazie, se poi il risultato sarebbe stato quello. Meritato, eh! Meritatissimo.
Anzi, nessun amore è mai stato meritato più del loro.
E Peeta tutto questo lo aveva scritto volta per volta in una lettera.
Una semplice lettera.

...A simple letter.





Fine.





Ringrazio tutti,
per essermi stati vicini, per avere atteso così tanto il termine di questa storia, per essere ancora qui a leggere ciò che scrivo.

In questo epilogo ho voluto dare un po' un significato riassuntivo del titolo, "A simple Letter"; Peeta in tutta la sua vita scrive queste trenta lettete a Katniss. Delle semplici lettere che lo rappresentano, dicono ciò che lui era, ciò che è stato quando ha toccato il fondo, e ciò che è ora, quando finalmente può stare con la donna che ama e i propri figli.
Spero vogliate recensire anche questo ultimo, conclusivo capitolo della raccolta, sperando la abbiate apprezzata.
Ancora mille grazie,
pandafiore

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3384403