Christmas wishes

di menestrella 07
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Di mantelli, sciarpe e partenze ***
Capitolo 2: *** Di confronti, torri e rivelazioni ***
Capitolo 3: *** Di presenze, stufati e malintesi ***
Capitolo 4: *** Di apparizioni, strangolamenti e... baci ***
Capitolo 5: *** Di caminetti, scope e scarpine ***
Capitolo 6: *** Di nascondigli, distanze e gelatina ***
Capitolo 7: *** Di pulizie, metafore e regali ***
Capitolo 8: *** Di (s)lanci, incidenti e scoperte ***



Capitolo 1
*** Di mantelli, sciarpe e partenze ***


Una brevissima introduzione per avvisare tutti coloro che leggeranno la mia storia che si tratta del mio primo tentativo di scrivere una fic incentrata sulla coppia (che io adoro) Lily/James. Spero vi piaccia!

 

Con l’occasione auguro a tutti uno splendido 2009, ricco di sorprese e magia!

 

XX M.

 

 

Christmas wishes

 

 

1

Di mantelli, sciarpe e partenze

 

 

 

Hogwarts, 24 dicembre 1978

 

 

 

“Buon Natale, miss Evans!”

 

Una studentessa del primo anno la abbracciò, scoccandole un paio di morbidi baci sulle guance, prima di essere trascinata via dalla marea di mantelli che si affrettava verso il portone d’accesso.

Si fece da parte, per lasciare via libera a chi cercava di raggiungere le carrozze trainate da quegli animali per lei fortunatamente ancora invisibili che chiamavano Thestrals. Una folata d’aria gelida superò l’atrio, raggiungendola ai piedi delle scale.

 

“Buone vacanze, Lily!” esclamò una vocina alle sue spalle, prima di abbracciarla rapidamente e tuffarsi nella mischia.

“Auguri anche a te, Thomas!” gridò, cercando di farsi udire al di sopra di quel gran vociare.

 

Una mano, spuntata miracolosamente da quel vortice di lana, le indirizzò un altro saluto. Rise allegra, ricambiando a sua volta, nonostante le possibilità di essere vista fossero scarse.

 

“Sei sempre la solita buona samaritana dei cuccioli, Evans,” ridacchiò Sirius, scostando bruscamente un piccolo mago per avvicinarsi a lei. “Come riusciranno a sopravvivere senza di te nelle prossime due settimane?”

 

“Ci riusciranno perfettamente,” commentò con un mezzo sorriso, “visto che non ci sarete tu ed i tuoi amici a tormentarli!”

“Va bene, va bene,” disse, fingendosi pentito. “Perché non abbandoniamo le ostilità, Evans? In cambio potrei darti un bacio…”

 

Lily fece istintivamente un passo indietro, andando a sbattere contro la ringhiera. Il ragazzo rise e si allontanò, scuotendo la testa.

 

Rossa in viso, accolse gli auguri più misurati di Remus Lupin e quelli appena balbettati di Peter Minus.

“Auguri, tesoro!” le gridò dalla porta la sua compagna di stanza Abigail. “Cerca di mettere a frutto il tempo che passerai qui sola, soletta…”

 

Ah, quella era una battuta crudele

Per l’ennesima volta Abigail, la Grifondoro più popolare della Torre, la incitava a trovarsi un ragazzo; impresa per lei difficilissima già durante l’anno scolastico, figurarsi durante le feste, con la Scuola praticamente deserta.

 

Rimase ad osservare l’onda colorata dei saluti ancora per qualche istante e poi prese a risalire le scale lentamente, perdendosi nei suoi pensieri… Aveva ricevuto gli auguri di tutta la sua Casa, ormai; eppure… qualcuno mancava all’appello.

 

Il solito maleducato! si disse, stringendo il pugno che accarezzava leggero il corrimano. Un gradino dopo una scia dorata schizzò all’altezza dei suoi occhi, abbagliandola, nel momento in cui il Preside illuminava la scalinata con una fila interminabile di candele galleggianti a mezz’aria. Un Boccino

 

Una mano calda incontrò la sua, ancora abbandonata sulla ringhiera di pietra.

 

“Evans.”

 

“Potter,” rispose automaticamente, prima ancora di alzare lo sguardo su di lui.

James Potter, mantello sbottonato e cravatta allentata, stava dritto davanti a lei. Dovevano essere ad appena uno scalino di distanza, perché le sue labbra sfioravano la fronte della fanciulla. Lily si tirò indietro immediatamente, cercando al contempo di controllare i suoi movimenti per farli sembrare disinvolti.

 

“Dunque non sei ancora partita,” disse semplicemente.

“Acuta osservazione,” notò la ragazza, senza riuscire a trattenersi.

James le rivolse un sorriso divertito.

 

“Mi permetterai di aiutarti con il tuo baule?”

 

Era carino da parte sua, lo doveva ammettere. I loro rapporti erano migliorati negli ultimi tempi, soprattutto da quando James aveva abbandonato la malsana abitudine di scagliare sortilegi contro qualsiasi essere animato.

 

“Grazie, Potter,” gli sorrise a sua volta. “Posso fare da sola.”

 

Migliorati sì, ma non ancora del tutto risolti.

 

“Dai, Evans,” si ribellò, piegandosi verso di lei ed abbassando leggermente il tono della voce. “Lasciami fare l’uomo ogni tanto...”

“Non c’è nessun baule, in realtà,” gli confessò allora Lily, trattenendo istintivamente il respiro. “Resto qui.”

 

“Per tutte le vacanze?” chiese subito lui, rivolgendole uno sguardo acceso che non comprese.

“Mia sorella si è presa la varicella ed io non l’ho mai avuta.”

“La vari-che?!”

“Varicella, Potter!” ripeté. “E’ una malattia babbana.”

 

Annuì meccanicamente, ma la sua attenzione era già rivolta altrove. Il suo sguardo nocciola analizzava una scena che avveniva alle spalle della compagna.

“Devo recuperare il mio baule,” disse rapidamente. “Prima che quelle ragazzine riescano a stregarlo perché le segua fino a casa…”

 

Un’ultima, fuggevole occhiata ed era già sparito.

 

 

 

. . .

 

 

 

Menestrellas corner:

Grazie a tutti coloro che sono arrivati sin qui!

Se questo primo capitoletto, che era poco più di un’introduzione, vi è piaciuto... lasciatemi un commentino!

XX

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Capitolo 2
*** Di confronti, torri e rivelazioni ***


Menestrellas corner:

Ecco il secondo capitolo! Spero lo apprezzerete!

Il primo, in effetti, era poco più che una introduzione; ora si entra davvero nel vivo della storia anche se, come noterete leggendo, il capitolo si incentra per lo più su di un flash-back...

Prima di lasciarvi alla lettura, permettetemi di ringraziare Bellis e IsabelM per le gentilissime recensioni al primo capitoletto, nonché ron84 e jaily che l’hanno inserito fra i preferiti!

grazie!

Come non mi stancherò mai di ripetere (e come sapete bene tutti voi autori) le recensioni sono sempre ultragradite... perciò non siate timidi! Se la storia vi piace, be’ fatemelo sapere! ^ ^

 

 

 

XX M.

 

 

 

Christmas wishes

 

 

2

Di confronti, torri e rivelazioni

 

 

 

Che cafone!

Anche questa volta se n’era andato senza salutarla. Il fatto che si fosse dichiarato disposto a farle da facchino migliorava di poco le cose.

 

Permettimi di fare l’uomo, Evans… Per tutti i nargilli arrampicatori! Doveva smetterla di essere così suggestionabile!

 

Potter aveva pronunciato quella frase così, tanto per dire. Punto. Basta. Perciò non c’era motivo di andare in iperventilazione… La sola idea di continuare a rifletterci su era ridicola.

 

Pessima uscita, d’accordo. Eppure non le era sembrato di cogliere malizia nelle sue parole. Un velo, forse. In realtà questa volta Potter le aveva dato l’impressione di volersi dimostrare carino. Non macho o latin lover

Solo galante. Gentiluomo.

 

Strano. Molto, molto strano. Fino a qualche mese prima si erano rivolti la parola solo per insultarsi, lui criticando le ore che lei passava in biblioteca come una zitella impenitente; lei mettendo in giro la voce che a stare troppo tempo con la scopa fra le nuvole ci si annebbia il cervello.

 

E poi le cose erano cambiate. Dopo quell’incontro, in cima alla Torre di Astronomia.

 

Lei ci andava quando aveva bisogno di stare un po’ da sola e la Sezione dei libri proibiti era troppo affollata. Lui per provare qualche azione di Quiddich lontano dagli occhi delle meticolose spie Serpeverde.

 

Lily aveva litigato con Severus, quel pomeriggio. Raggiuntolo nell’aula di Pozioni, lo aveva sorpreso a tentare la maledizione Imperius su una salamandra. Naturalmente lui aveva cercato di spiegare, come ormai avveniva sempre più di frequente; ma lei si era rifiutata di starlo a sentire ed era fuggita in lacrime sulla Torre. I segni del recente pianto non erano ancora svaniti del tutto, quando la zazzera ribelle di Potter era apparsa sulla terrazza.

 

“E che cavolo, Potter!” aveva esclamato furiosa. “Questa Torre sta diventando troppo frequentata per i miei gusti…”

 

“Che paroloni, miss Evans” l’aveva rimbeccata lui, rivolgendole uno dei suoi ghigni sornioni. Il suo sorriso si era però spento, dopo averla osservata meglio in volto.

 

“Ma che cavolo, Evans!” aveva detto allarmato. “Stai piangendo?!”

“No!”

 

La replica era stata immediata, ma non aveva sortito l’effetto auspicato.

“Allora hai pianto.”

 

Lily si era limitata a distogliere lo sguardo e a sussurrare uno spazientito “Te ne vai?” in direzione del parapetto di pietra.

Sconfitto, James aveva mosso qualche passo verso la porta. Poi però si era bloccato e con un rapido dietro front aveva preso posto accanto a lei.

 

“Dimmi cosa devo fare, Evans.”

 

Lily aveva solo potuto fissarlo con espressione stranita.

“In che senso, scusa?”

Il ragazzo aveva picchiato i pugni sulle ginocchia, a disagio.

“Insomma, io so cosa fare, di solito, quando una ragazza piange…”

 

“Allora fallo.”

 

Quelle parole le erano sfuggite di bocca prima ancora che la sua mente riuscisse a formularle per intero. Fortunatamente Potter non l’aveva presa sul serio.

“Non ti piacerebbe.”

“Con le altre ragazze funziona?”

“Perfettamente.”

 

Le labbra di Lily sembravano intenzionate ad esprimere un’obiezione, ma lui le anticipò.

“Con te non funzionerebbe, fidati.”

“Perché no?”

 

Wow… quella era stata la conversazione più lunga che avessero mai intrattenuto in tutti i sette anni della loro conoscenza ed era prevedibile che nessuno dei due fosse disposto a ritirarsi per primo.

 

“Perché tu non sei come le altre ragazze!”

 

James era scattato in piedi allargando le braccia, in un gesto che voleva sottolineare la straordinaria evidenza di quella sua affermazione. Certo, non avrebbe potuto prevedere la reazione esasperata di Lily, a cui quella gloriosa definizione era già stata appioppata in passato numerose volte.

 

“Sai, Potter, sono davvero contenta… ma che dico? Entusiasta di sentirtelo dire! Così finalmente ho qualcuno a cui poterlo chiedere: perché non sono come tutte le altre ragazze?! Che c’è che non va in me!?”

 

James guardò la porta per qualche istante, incrociando le braccia al petto; Lily pensò che avrebbe approfittato del suo silenzio per squagliarsela, però una piccola parte di lei aveva già colto un particolare non secondario del carattere del suo interlocutore: James Potter non era uomo da abbandonare una battaglia.

 

“Vedi,” riprese infatti il ragazzo. “Ci sono Jenny, Eliza e Sarah…” spiegò. “E poi ci sei tu.”

“Splendido” ammise tetra Lily, convinta di aver decodificato la sua spiegazione. “Solo perché loro sono carine e io no? Originale, Potter!”

 

“Non avevo intenzione di proporre un confronto estetico” ribatté James. “Anche perché tu hai gli occhi smeraldo e i capelli color del grano; non c’è paragone che tenga in tutta la Scuola, Evans.”

 

Alt.

A quelle parole il suo cuore aveva fatto una capriola, mentre la sua mente smetteva di rispondere a qualsiasi stimolo esterno per chiudersi a riflettere su quanto aveva appena udito.

 

Cos’è che aveva detto Potter? Che aveva gli occhi smeraldo e i capelli del colore del grano?! Non solo verdi e rossi? Da quando il ragazzo più distratto di Hogwarts era così attento alle sfumature?

 

“Ci sei, Evans?”

La voce pacata di James l’aveva riportata alla realtà.

“Dicevi?” si era informata, garbata.

“Dicevo che tu non sei una ragazza normale.”

“Grazie infinite.”

 

“Non… fraintendere, per cortesia!” si era agitato lui. “Sto cercando di dire che tu sei… Evans. E basta.”

“Come a dire che sono sfigata e senza speranza?”

“Come a dire che sei unica.”

 

Ok. Non era riuscita a capire se Potter fosse salito sulla Torre per farle dei complimenti o per prenderla in giro, però la sua conversazione la appassionava. Era molto diverso da lei: meno razionale e più impulsivo, non si lasciava spaventare dalle parole; o dalla verità. A dire il vero, Potter aveva tutta l’aria di uno che non si lasciava spaventare da nulla.

 

“Perché piangevi?”

Tombola. Lui era stato sincero e così lei era stata costretta a ricambiare.

“Severus…” aveva iniziato, ma Potter le aveva lanciato un’occhiata preoccupata.

 

Cosa ti ha fatto?”aveva gridato, facendola sussultare.

 

“Niente, non mi ha fatto nien-”

Ma Potter l’aveva afferrata per le spalle e l’aveva scossa con forza, intimandole di parlare.

“Evans, se ti ha mancato di rispetto me lo devi dire! Una tua parola e lo sistemo per tutta la vita!”

 

“A parte il fatto che so badare a me stessa” aveva iniziato lei, fulminandolo con lo sguardo, “ti chiederei di lasciarmi. Ora. E datti una calmata!”

“Non ti ha messo le mani addosso?” chiese James un’ultima volta, sempre stringendola.

“Vorrei farti notare che sei tu che mi stai mettendo le mani addosso…”

“Ti piacerebbe, Evans” mormorò, lasciandola all’istante, mentre le guance di Lily si imporporavano.

 

“Quanto ricevere il bacio di un Dissennatore.”

 

James le rivolse un sorriso divertito, ma cambiò argomento.

“Se non ti ha fatto nulla, allora perché piangevi a causa sua?”

 

Brevemente Lily cercò di spiegare l’accaduto, omettendo più particolari possibile; ma James indovinò comunque la natura del problema.

 

“Gli devi stare lontano, Evans,” concluse brusco.

“Non ho bisogno di un fratello maggiore, Potter,” lo redarguì lei.

 

I due ragazzi si fissarono negli occhi dopo quello scambio fulmineo.

 

“Credi voglia farti da fratello maggiore?!” la sbeffeggiò James, mentre Lily distoglieva lo sguardo, a disagio.

“Considerami piuttosto…” riprese quello, ma lasciò la frase in sospeso.

“Un angelo custode?” chiese allora Lily ironica.

 

James corrugò la fronte.

“Non so cosa significa,” disse.

La ragazza sorrise, rassicurandolo: “È normale per chi nasce in una famiglia di maghi. E comunque non mi serve nulla del genere.”

 

James attese qualche altro attimo in silenzio. La brezza della sera aveva iniziato a spirare, facendogli ricordare l’appuntamento con la sua squadra al campo di Quiddich.

“Devo andare,” aveva sussurrato, quasi timoroso di disturbare l’incanto del momento.

A Lily era sembrato di cogliere una nota di rammarico nella sua voce.

“Non ti trattengo.”

 

D’accordo. Era stata più brusca di quanto avesse voluto. Fortunatamente Potter non se l’era presa. Anzi, alzatosi in piedi, le aveva appoggiato una mano sulla spalla.

Snivellus è pericoloso. Promettimi che starai attenta.”

 

Lily si era alzata a sua volta, facendo scivolare via la mano del ragazzo, ma lui le aveva afferrato un braccio, trattenendola con una certa determinazione.

 

“Dico sul serio, Evans. Sei una strega straordinaria e tutto il resto, lo sappiamo…” aveva borbottato. “Ma stai attenta lo stesso.”

 

 

 

. . .

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Capitolo 3
*** Di presenze, stufati e malintesi ***


Menestrellas corner:

Ecco un nuovo capitoletto di Christmas wishes, che spero gradirete!

Chiedo scusa per il ritardo con cui arriva questo aggiornamento, ma è esattamente per questo che preferisco scrivere one-shots: perché sono un disastro con i tempi. Perciò, cari lettori, siete avvisati: l’aggiornamento sarà lento ma ci sarà! Vedrete che arriveremo alla fine! ^ ^

Prima di lasciarvi alla lettura, vorrei ringraziare, di cuore, XXX, che hanno inserito questa storia fra i loro preferiti e tutti i ‘lettori silenziosi’!

Grazie davvero!!!

Se vi va, ditemi che ne pensate di questa storia con un piccolo commentino!

 

 

XX M.

  
 

Christmas wishes

3

Di presenze, stufati e malintesi

 

 

 

Non che si aspettasse molto da lui, ovviamente. Però un Buon Natale credeva di meritarselo. Soprattutto dopo averlo lasciato copiare i suoi esercizi di Pozioni. Ingrato!

La piuma le sfuggì di mano mentre, accoccolata vicino al fuoco della Sala Comune, scriveva il bigliettino d’auguri che Squinter, uno dei vecchi gufi della Scuola, avrebbe recapitato ai suoi genitori.

 

Cari mamma e papà,

spero che Petunia si senta un po’ meglio e possiate passare un Felice Natale assieme…

 

La sua calligrafia formava eleganti parole d’affetto per i suoi cari, che avrebbe riabbracciato non prima dell’estate. La sua mente, tuttavia, faticava a restare fissa sul presente e continuava a tornare a quel breve incontro sulle scale, da cui era uscita ancora una volta sconfitta.

 

Non ti ha quasi vista! disse a se stessa, avvertendo una punta di umiliazione. C’è mancato poco che ti calpestasse

 

Io sto bene e attendo con ansia il cenone di questa sera…

 

Tu, Silente e la McGrannit… Ma che festa entusiasmante… pensò acida, ma se ne pentì subito. Non era certo colpa dei suoi professori se lei era così emotivamente suscettibile.

 

Si sgranchì le gambe semi-addormentate facendo due passi per la Sala Comune, addobbata con festoni giallo-oro e palline colorate per l’occasione natalizia. Dal caminetto pendevano numerose calze, destinate a rimanere vuote visto il consueto rientro a casa degli studenti. Per un istante, la prospettiva di essere pressoché l’unica allieva della Scuola rimasta ad Hogwarts le apparve elettrizzante, ma subito dopo si chiese come avrebbe potuto trascorrere quelle vacanze solitarie senza annoiarsi a morte.

 

Eddai, Lily, si disse, c’è sempre lo studio! E poi devi anche finire il biglietto.

 

Fu, dunque, con la rassegnazione di chi accetta il proprio destino che riprese posto sulla poltrona accanto al fuoco. Terminò rapidamente la lettera per la sua famiglia, disturbata solamente dal vento che infuriava al di là delle finestre e dalla sua frangia troppo lunga che, per la posizione assunta durante la scrittura, scendeva ripetutamente ad ostacolarle la visuale.

 

Più tardi cercherò un incantesimo per accorciarla, pensò, scostando con uno sbuffo l’ennesimo ciuffo.

 

Accadde in un attimo. Un istante prima la frangia le ricadeva impietosa sugli occhi. Quello dopo qualcosa di invisibile le sistemava i capelli ribelli dietro all’orecchio.

 

Per tutti i folletti della Cornovaglia!

 

Lily lanciò un urlo spaventato, che tuttavia rimase inascoltato. La ragazza si guardò in giro con circospezione, scrutando la stanza alla ricerca di una qualche presenza che potesse giustificare quanto era appena successo. Ma ogni suo tentavo fu vano: la Sala Comune rimaneva tanto silenziosa e deserta quanto lo era stata per tutto quel pomeriggio.

 

«Pix!» tuonò allora arrabbiata, ma non ottenne alcuna risposta.

 

Che cosa poteva essere stato? Escluso il malvagio folletto le rimanevano all’incirca... qualche altro migliaio di possibilità: identificare la magia ad Hogwarts non era così facile, soprattutto quando questa non voleva farsi riconoscere.

 

Eppure era certa che qualcosa l’avesse toccata... qualcosa di una consistenza bizzarra – tanto impalpabile da sembrare liquida, ma con una punta di ruvidezza – le aveva sfiorato la guancia, accarezzandola delicatamente.

 

Un brivido le percorse la schiena. Si guardò di nuovo attorno, ma di nuovo fu costretta a convincersi di essere l’unico essere senziente in tutta la stanza. Si alzò in piedi e tornò a muovere qualche passo, avanti e indietro, giusto per mandare giù l’idea di essere appena stata accarezzata da qualcosa di misterioso. Cosa che era strana persino per gli standard di Hogwarts.

 

 

. . .

 

 

Ci provò davvero, quella sera, a prepararsi come se stesse andando ad una festa. In fin dei conti si trattava pur sempre della Vigilia di Natale e la Sala Grande doveva essere incantevole. Non poteva certo deluderla.

 

Abbandonata la consueta divisa giallo-rossa, scelse un abito dorato, che metteva in risalto i riflessi ramati dei suo capelli, dopo aver scartato a priori l’idea di mettere il completo color smeraldo che, se da un lato avrebbe potuto intonarsi con i suoi occhi, dall’altro rappresentava un punto di verde troppo compromettente.

 

Sarò anche vestita a festa, ma resto pur sempre una Grifondoro.

 

Una rapida occhiata allo specchio e poi via, giù dalle scale, oltre il ritratto della Signora Grassa, corridoio dopo corridoio, raggiunse la Sala Grande e fu investita dal suo splendore: professori ed elfi domestici dovevano essersi dati un gran bel da fare.

 

Con una certa sorpresa notò che i quattro tavoloni nei quali, durante l’anno, prendevano posto gli studenti suddivisi nelle varie case di appartenenza erano ancora al loro posto, segnale evidente che lei non era l’unica allieva rimasta alla Scuola per le vacanze.

 

Non senza una qualche difficoltà, infatti, riconobbe alcuni compagni Corvonero che, come lei, avevano sostituito le divise con degli abiti eleganti, più consoni all’occasione. Alla sua destra, poi, poteva vedere un gruppo di Serpeverde che attendeva affamato il comparire della propria cena.

 

Dunque, due minuti nella Sala Grande ed aveva già intuito che nei prossimi giorni avrebbe avuto compagnia.

O forse no, visto che il tavolo dei Grifondoro era deserto. Sarebbe stata l’unica abitante della Torre e... avrebbe cenato da sola.

 

Il Preside li intrattenne con un bel discorso a tema natalizio, teso a ricordare la tradizione pagana e magica dell’albero di Natale, che riscosse molti successi soprattutto perché si dimostrò estremamente contenuto.

 

Pochi istanti dopo la sua conclusione, davanti agli occhi dei presenti si materializzò ogni tipo di pietanza e ciascuno poté pensare a celebrare la festa con una mangiata degna di essere ricordata.

 

Lily ebbe appena il tempo di assaggiare l’ottimo stufato di capriolo che una scheggia dorata, chiaramente impazzita, si tuffò nel suo bicchiere di succo di zucca.

Un Boccino? si chiese la ragazza, estraendo l’oggettino con una certa cautela. Come diamine aveva fatto ad arrivare fin lì? Per quanto ne sapeva lei quei cosi erano tenuti sotto chiave, proprio perché non se ne andassero in giro indisturbati a recar danni.

 

L’unico che, per una qualche ragione nota a lui solo, si divertiva ad andarsene a spasso con un aggeggio simile era... be’, era a casa, per le feste.

Gliel’aveva detto solo quel pomeriggio.

Si erano salutati qualche ora prima e già pensava a lui?! Male.

In realtà, aveva pensato a lui tutto il pomeriggio. Malissimo...

 

Lei era Lily Evans, per la miseria! Che mai poteva farsene di uno come James Potter? E che mai poteva farsene uno come lui di una come lei? Erano semplicemente incompatibili.

 

Con rabbia strinse in pugno il Boccino che prese ad agitarsi come un forsennato, sbattendo violentemente le ali.

“Che tenerezza!” disse una voce presuntuosa alle sue spalle. “Riconosce la vicinanza del padrone...”

 

James Potter stava ritto al suo fianco, camicia e cravatta per una volta al loro posto. Era elegantissimo.

“Grazie per esserti presa cura del mio amico, Evans,” disse ancora, tendendo la mano verso di lei.

 

“Deve essere stato difficile,” ammise Lily, restituendogli il Boccino ben attenta a non sfiorare la sua mano.

“Che cosa?”

James la fissava curioso, spostando lo sguardo dai suoi occhi vivaci alle sue labbra lievemente dipinte di rossetto, ai suoi capelli infuocati raccolti in un raffinato chignon...

“Stregarlo perché cercasse di affogarsi nel mio bicchiere.”

“Siamo egocentrici questa sera, eh, Evans?” la canzonò lui.

“No, quella è una tua prerogativa.”

 

James sorrise, annuendo in silenzio.

“Be’, Buon Natale, Evans,” sussurrò e, senza darle il tempo di rispondere, si allontanò, prendendo posto all’altro capo del tavolo Grifondoro.

 

Sta scherzando?! si chiesero in silenzio Lily e i pochi Corvonero che avevano notato la scena.

Cioè, siamo gli unici Grifondoro rimasti in tutta la Scuola e lui si siede... dall’altra parte del mondo?!

 

Come pochi istanti prima si era costretta a celare l’improvvisa euforia che l’aveva colta nel vederlo, a sorpresa, accanto a lei, così ora dovette impegnarsi a nascondere l’incredibile delusione che il suo gesto aveva suscitato in lei.

 

Senza accorgersene, fissò lo sguardo incredulo e ferito su di lui che, indifferente al suo stato d’animo, aveva iniziato la sua cena. Lo stufato di Lily giaceva ancora tutto nel suo piatto.

 

“Non lo mangi?” sillabò James da lontano, volgendosi improvvisamente a guardarla.

Lily, colta di sorpresa, rimase a fissarlo senza dire una parola.

 

Di nuovo un sorriso sornione animò il volto di Potter che, con finta disinvoltura, raccolse piatto, posate e bicchiere e finalmente si accomodò di fronte a lei.

 

“A quanto pare ci tocca cenare insieme, Evans,” accennò, assaggiando lo stufato della ragazza. “Non so proprio come faremo a sopportarlo...”

 

 

. . .

 

 

La cena passò tranquillamente. Potter sapeva essere un tipo divertente, quando voleva. Le raccontò di alcuni esperimenti che aveva fatto da bambino, prima di ricevere un’istruzione magica che gli impedisse di far saltare in aria la casa o coloro che la abitavano.

 

“Ricordo che mio padre mi diceva sempre: James, qualsiasi cosa succeda, ricordati di salvare Winnifred...”

“Una parente?”

“Oh no, Winnifred era la gatta di mia madre... Se per caso l’avessi, diciamo, trasformata in qualche cosa di strano mia madre non me lo avrebbe mai perdonato...”

 

“E sei riuscito a mantenere la parola?”

“Certo!” esclamò James scandalizzato. “Almeno fino a quando quell’orrendo sacco di pulci non si mise in testa di dormire nella mia camera...” aggiunse poco dopo. “Ma giuro che non lo feci apposta.”

 

Potter era stato bravo, doveva ammetterlo. Da quando si era seduto insieme a lei non aveva fatto altro che raccontare storie buffe facendola ridere fino alle lacrime. Tanto che Lily aveva quasi dimenticato di rivolgergli quella domanda che le era venuta in mente sin da quando lo aveva visto comparire a sorpresa nella Sala Grande.

Se ne ricordò tutto d’un tratto.

 

“Hei, Potter,” iniziò infatti, lo sguardo che rivelava tutta la sua curiosità.

“Evans.”

“Che ci fai qui? Non desideravi tornare a casa dai tuoi?”

“Oh, questa mattina Sirius si è svegliato con la faccia coperta da quelle macchie rosse… Come le chiamano i Babbani?”

 

Varicella?” domandò Lily stupita.

“Precisamente.”

 

James lo aveva detto simulando un certo contegno, ma alla fine sul suo volto si era dipinta una espressione furba che aveva messo Lily sul chi-va-là.

“Mi prendi in giro, Potter?”

Una domanda diretta, che il ragazzo aveva eluso tuffandosi nelle patate al forno.

“Ottime!” aveva commentato qualche istante dopo, disinvolto.

 

“Sul serio, Potter! Perché sei rimasto?”

“Oh, andiamo!” aveva esclamato lui. “Non potevo mica lasciarti qui tutta sola!”

“Ce la fai ad essere serio?!” si era informata Lily, anche se le sue guance traditrici erano in fiamme.

 

“Volevo studiare con un po’ di tranquillità,” ammise il ragazzo, mentre il suo piatto si riempiva magicamente con un’ampia porzione di stufato dall’aria davvero invitante.

“Ok. Non ce la fai proprio a rimanere serio” aveva concluso Lily e la conversazione si era di nuovo spostata sul cibo che entrambi stavano gustando.

O meglio. James aveva davvero fatto onore alla tavola, spazzolando in breve tempo tutto ciò che c’era da spazzolare, mentre Lily, troppo nervosa per quella situazione imprevista, aveva appena toccato cibo, cosa che non era sfuggita al suo compagno.

 

“Sei innamorata, Evans?” domandò lui a bruciapelo, dopo aver terminato la sua gigantesca porzione di torta al formaggio.

“Perché me lo chiedi?!”

 

Rossa in volto, Lily aveva lottato per non soffocarsi con il succo di zucca che tornava a riempire i loro bicchieri una volta vuoti.

“Be’, non hai mangiato niente...”

“Forse semplicemente non sono solita abbuffarmi come invece fai tu...” sottolineò lei, rincuorata dalla spiegazione del ragazzo.

 

“Mi pareva...”

“Che vuoi dire?!”

 

Le parole di Potter erano a dir poco oltraggiose. Come si permetteva?! Stava forse insinuando che Lily Evans non era in grado di innamorarsi?

 

“Dico che deve essere difficile per una come te innamorarsi...”

 

Ora sta esagerando, pensò Lily fulminandolo con lo sguardo.

Però ha ragione, ammise una vocina dentro di lei.

 

“Una come me?” replicò la ragazza, con una nota d’astio nella voce.

“Sei la creatura più a sangue freddo che io abbia mai incontrato” specificò Potter con uno scintillio negli occhi. “E, giusto perché tu lo sappia, nella mia affermazione comprendo anche le Sirene.”

 

“Grazie tante, Potter,” rispose asciutta.

La cosa la disturbava. Alquanto. Inutile persino tentare di negarlo.

Che Potter la prendesse in giro perché era la cocca dei professori, poteva anche sopportalo. Ma il pensiero che lui la considerasse una creatura dal cuore gelido, priva di istinto e di spontaneità, nonché priva della minima sensualità (perché era questo che le sue parole volevano dire, lo aveva capito subito) era intollerabile.

 

Si alzò dalla tavola con una espressione difficile da decifrare. Senza alzare lo sguardo su di lui, lo salutò rapidamente con un secco Buon-Natale-anche-a-te,-Potter e, rivolto un cenno al Preside, uscì dalla Sala, dirigendosi verso le scale che l’avrebbero riportata ai dormitori.

La cena per lei era finita.

 

 

. . .

 


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Capitolo 4
*** Di apparizioni, strangolamenti e... baci ***


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Ciao lettori!

Ecco un capitoletto nuovonuovo tutto per voi! Spero lo gradirete, come avete dimostrato di fare con gli altri!

Devo dire che non mi aspettavo questo successo: voglio dire, so che è pur sempre un successo relativo (ci sono fanfic con centinaia di recensioni), però non mi era mai capitato che una mia storia ricevesse tanti ‘preferiti’!

Perciò un supermegagigantesco GRAZIE per avermi fatto superare il mio personale record che avevo segnato con Il molliccio rivelatore!

Questa storia prevede qualche altro capitoletto; continuate a seguirmi!!!

Un bacio

 

 

XX M.

  
 

Christmas wishes

4

Di apparizioni, strangolamenti e... baci

 

 

 

“Dai, Evans, stavo solo scherzando... Non te la sarai mica presa?”

James-Compaio-All’-Improvviso-Potter la studiava con attenzione dalla poltroncina color rosso acceso accanto al caminetto della Sala Comune.

 

Lei in Sala Comune c’era arrivata qualche minuto prima, agitando i pugni con rabbia e scuotendo la testa, rassegnata. Ma lui quando ci era arrivato?

Mentre scagliava un cuscino contro la finestra con tutta la (scarsa) forza che possedeva, le era sembrato di sentire il ritratto aprirsi di nuovo ma poi, non avendo visto entrare nessuno, si era convinta di soffrire di manie di persecuzione.

 

Insomma, prima la cosa morbida che le sfiorava la guancia... ora lo sconosciuto invisibile che la seguiva...

Invece, eccolo lì: James Potter, zazzera, boccino ed espressione sorniona, tutto compreso. Sconosciuto non lo era per niente.

 

“Sai diventare invisibile, Potter?” gli domandò, scontrosa.

“Cosa?!”

Per qualche ragione il ragazzo era sbiancato.

 

“Immagino sia troppo difficile anche per te...”

“Sai, Evans, quella nota isterica che colgo nella tua voce non mi piace per niente” sottolineò lui, riprendendosi.

 

“Ti ci dovrai abituare, temo,” lo rimbeccò Lily, acida. “Sembra essere una caratteristica delle creature a sangue freddo. Perché non chiedi conferma alle Sirene?!”

 

E magari non affoghi nel Lago Nero?! pensò, stringendo con forza i pugni.

 

“Sei arrabbiata,” concluse James, un sorriso di comprensione sulle labbra.

“Non trovo divertente essere insultata, scusa.”

“Qualcuno deve pur dirti la verità, no?”

“La verità?!” gli fece eco Lily, adirata.

 

“Dimmi che non è vero, Evans,” cominciò James affilando lo sguardo. “Dimmi che sai che cosa significa sentire le farfalle nello stomaco, che hai mai provato un brivido... e non perché avevi freddo,” aggiunse subito. “Tu non capisci neppure di che cosa sto parlando!”

 

La sua voce era salita di tono, progressivamente, ed aveva raggiunto accenti di pura aggressività.

“Ti vorrei far notare,” mormorò Lily, spiazzata, “che ora quello arrabbiato sembri tu...”

 

James le sferrò un’occhiataccia e cercò di controllare il suo improvviso malumore. Per un istante diede l’impressione di voler aggiungere qualcosa, ma poi si morse la lingua e rimase zitto, a fissarla in cagnesco.

 

“E ora che c’é?” lo sgridò la ragazza, a disagio sotto quello sguardo.

“Non è naturale, Evans. Ecco che c’é!”

 

“Certo, se confrontato con il tuo stile di vita, il mio deve apparire davvero innaturale...”

 

Ok. Aveva appena perso un’ottima occasione per tacere. Se ne rese conto un secondo troppo tardi.

 

“Il mio stile di vita?”

Potter aveva abbandonato la sua postazione e le si era avvicinato con aria minacciosa.

“Che intendi dire, Evans?”

 

La ragazza sostenne il suo sguardo, ma non trovò le parole.

“Quale sarebbe il mio stile di vita?” insistette James.

“Andiamo, Potter!” esplose lei. “Quante ragazze cambi in un mese? Quattordici?!”

 

James le si avvicinò ancora ed appoggiò lentamente le mani sulle sue spalle.

“Ringrazia che sono un gentiluomo, Lily Evans,” sibilò a pochi centimetri dal suo volto. “Perché ti saresti appena meritata un insulto in pompa magna...”

 

“Qualcuno deve pur dirti la verità, no?”

 

Dio. Lo aveva detto senza pensarci. Ed ora quelle potevano essere le ultime parole della sua giovane vita. Potter era così vicino che gli sarebbe bastato allungare una mano per farle molto, molto male. Si preparò al peggio. Ma il peggio non venne.

 

James le afferrò il volto con le mani, ma con delicatezza.

Quindi non vuole strangolarmi, pensò rassicurata Lily, prima che la sua mente registrasse appieno gli stimoli che provenivano dalla sua pelle. Le mani di Potter le stavano accarezzando dolcemente le guance e nei suoi occhi, così vicini ai suoi, c’era un’evidente espressione di titubanza. Se possibile non lo aveva mai visto così indeciso.

 

Ma che cosa poteva averlo ridotto in quello stato?! I suoi occhi sembravano ripeterle una domanda che tuttavia il suo cervello non era in grado di decodificare. Forse perché, già da qualche secondo, il suo cervello, di solito così rapido a valutare, aveva issato bandiera bianca.

 

Una mano di Potter si spostò sulla sua nuca, scomponendo in parte lo chignon che aveva creato per la serata. Alcuni ciuffi le ricaddero all’istante ai lati dell’orecchio. Avvertì la mano del ragazzo indugiare dolcemente sul suo collo.

 

E poi accadde l’inverosimile.

 

La mano di Potter fece pressione sulla sua nuca, attirandola ancora di più verso di lui, tanto che le mani della ragazza, che finora erano rimaste immobili lungo i fianchi, finirono col reagire istintivamente, appoggiandosi sul suo petto.

 

E fu a quel punto, solo a quel punto, che la mente di Lily si riattivò quel tanto che bastava per formulare un lieve dubbio.

 

Non vorrà mica... insomma... non penserà davvero di ba-

 

Per un attimo fu colta dal desiderio di dire qualcosa, qualsiasi cosa potesse interrompere quella scena. Lo faceva sempre. Risolvere le situazioni imbarazzanti con una battuta. Ma questa volta non era così facile. Quello che ancora la guardava con uno sguardo impossibile da descrivere era James Potter. Il suo rivale giurato. Colui che aveva detestato per sei anni e mezzo e che per, lo stesso lasso di tempo, l’aveva tormentata con ogni sorta di scherzo o di battuta irriverente.

 

Loro erano semplicemente incompatibili. Scoperta recente, ma già acquisita. Quella scena era surreale. Se qualcuno fosse entrato nella Sala Comune e li avesse trovati così, avvinghiati l’uno all’altra, si sarebbe sicuramente stropicciato gli occhi. Non poteva essere vero. Punto.

 

Hei, un momento. Aveva detto avvinghiati?!

No. No. No. Non poteva essere. Non poteva andare così. Non adesso. Non con lui.

 

Il suo sguardo si incendiò e Lily non seppe mai che cosa doveva averci letto James. Di fatto però, mentre le labbra di lui abbozzavano un lieve sorriso mesto, tutte le barriere che gli anni e l’orgoglio avevano eretto tra di loro sembrarono cadere e Lily ebbe la netta percezione di poter leggere nei pensieri del ragazzo un triste Lo sapevo, Evans.

 

Un attimo dopo la fronte di James sfiorò la sua e Lily lo osservò chiudere gli occhi. Rimase così qualche secondo, ad assorbire il colpo.

 

“D’accordo, Evans. Per ora siamo pari,” sentenziò con voce roca.

 

“Dove vai?” gli domandò d’impeto, quando lo vide allontanarsi verso il dormitorio maschile con andatura contratta.

“A farmi una doccia!” sbraitò quasi, senza voltarsi.

 

Lily ringraziò la sua buona stella. Un po’ di tempo da sola era proprio ciò che le serviva per analizzare la situazione.

 

“È il cervello che ti frega, Evans,” borbottò il ragazzo, prima di sbattere la porta.

 

 

. . .


 


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Capitolo 5
*** Di caminetti, scope e scarpine ***


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Ragazzi, sono commossa!
23 preferiti... Grazie a tutti!!!  Ma nominiamoli, va, questi tutti: un bacio grande a AikoSenoo, Beba94Clod88, Danino, Elly 11, Frytty, Hugh, Igniflia, Jaily, Jayne, Jeginnybells, Kairi4ever, Lily D G, Lily Potter, Marco121184, Ninny, Princess Liliuzza, PrincessMarauders, Ron84, Riddikulus, Thaleron, Yumi_chan, Zarkyna!

Un abbraccio particolare a coloro che mi hanno lasciato una recensione! Grazie davvero!!! Sentire la voce di chi è tanto magnanimo da spendere un po' di tempo sulla  mia storia è sempre emozionante!
Un grazie soprattutto alle splendide ragazze che hanno commentato il 4 capitolo, il mio preferito finora! ^ ^

Pant_tere94:  cara amica, non so proprio come faccia Lily a resistere a James... Io non ci riuscirei di certo! ;)
Princess Liliuzza: ciao bella! Grazie mille, per il commento, troppo buona!  Eh sì, è proprio così che immagino James Potter 17enne... Carino, un po' sfacciato e INTRIGANTE... Ma vedrai che sotto la superficie si nasconde anche una persona dal cuore sensibile...
Frytty: grazie mille! Sei troppo buona!  Farò il possibile per meritarmi i tuoi complimenti... Intanto, continua a seguirmi! ^ ^
Ninny: Ha, ha! La tua recensione è troppo divertente... Penso esprima bene il desiderio di prendere la nostra vecchia Lily (o almeno è così che la immagino) per il collo quando si lascia soggiogare dalla parte più razionale di sé... Ma che dobbiamo fare, Lily ci piace così... o no?!
Dominic: Grazieeeee!!! Sì, cmq opterei anch'io per il ricovero immediato di Lily... Del resto, tu ti fideresti ciecamente di uno con la reputazione di James-Sono-O-Non-Sono-Il-Più-Fico-Potter?!
Zarkyna: be', credo che per Lily & James il battibecco sia proprio una questione di principio... Forse il loro modo più sincero di confrontarsi... Spero continuerai a seguirmi!
Lilly 94: ma come? Non vorrai mica che sveli tutto subito?! ^ ^ Continua a leggere & avrai le tue risposte! Intanto un grandissimo grazie!!!

Bene, ora posso davvero lasciarvi alla lettura di questo nuiovo capitolo, con la speranza che vi piaccia e vi faccia venire voglia di lasciarmi un commentino!
Un grazie anticipato a tutti coloro che leggeranno!!!

P.S. Notata l'aggiunta dei titoli ai capitoli?! Così mi sembra più divertente... ^^

Un bacio

 

 

XX M.

  
 

Christmas wishes

5

Di caminetti, scope e scarpine

 

 

 

E così, quel 24 dicembre sarebbe passato alla storia come la notte in cui Lily Evans aveva quasi baciato James Potter davanti alle calze degli elfi domestici.

 

Sempre che la sua impressione fosse stata corretta.

Magari aveva travisato. Frainteso. Mal interpretato.

 

Magari Potter non aveva preso in considerazione neppure per un piccolissimo istante la possibilità di poggiare le sue labbra su quelle della ragazza.

Magari era stato tutto un clamoroso equivoco.

Sì, insomma... il tradizionale ‘tanto rumore per nulla’.

 

Nonostante quello che le aveva detto Potter, doveva sedersi e riflettere con calma.

Lily prese posto sulla poltroncina accanto al fuoco. Ripercorse mentalmente le immagini di quanto era appena accaduto. Ma era tutto inutile: la scena aveva già acquistato dei contorni sfocati.

 

Solo un fotogramma le appariva perfettamente nitido. Quello che le mostrava il sorriso triste di Potter.

 

Dovevano chiarire. Era l’unico modo per mettere a tacere quella vocina insistente che continuava a ripeterle che aveva fatto qualcosa di sbagliato. Non riusciva a capire perché, ma si sentiva in colpa.

 

Avevano passato una bella serata insieme ed ora non poteva sopportare che finisse in quel modo. Doveva rimediare. Subito. Poi avrebbe pensato a capire.

 

Salì le scale con passo sicuro e raggiunse rapidamente la sua destinazione.

“Potter?” chiamò bussando. “Sono Lily. Potresti aprire?”

 

Per un istante le fece uno strano effetto rivedere le sue mani, mollemente appoggiate contro lo stipite.

“Quale onore, sirenetta,” la prese in giro la voce giocosa di James.

 

La doccia l’aveva fatta davvero visto che aveva i capelli tutti bagnati. Fortunatamente non era arrivata troppo presto: il ragazzo aveva già indossato il pigiama.

 

“Poche ciance, uomo-che-non-deve-chiedere-mai...”

“E questo che significa?”

“Lascia stare,” sbuffò Lily, che per un attimo di troppo aveva dimenticato la natura super purosangue del suo interlocutore. Errore imperdonabile, visto che gli aveva offerto la possibilità di prolungare quella conversazione a cui lei avrebbe invece voluto porre termine.

 

“È lo slogan di una pubblicità,” tagliò corto.

“Pubbli-che?” le fece eco Potter, sempre più confuso.

Lascia stare, ho detto!”

 

Potter la osservò con attenzione e poi sorrise.

“Ho combinato un macello prima.”

Lily seguì con apprensione la direzione del suo guardo e, portatasi le mani ai capelli, si accorse che dell’originale chignon doveva essere rimasto davvero poco.

 

“Mi potresti scusare un attimo?” iniziò in evidente imbarazzo, all’idea di trovarsi di fronte a lui con la foresta pluviale al posto della sua chioma solitamente ordinata.

“Perché sei venuta, Evans?”

 

No, non l’avrebbe scusata. Né un attimo, né due.

“Io...”

James non smetteva di fissarla. Non aveva mai distolto lo sguardo dai suoi occhi un solo istante da quando era venuto ad aprire. Lei, invece, avrebbe potuto descrivere alla perfezione ogni singola venatura del legno della porta.

 

“Volevo essere sicura che stessi bene.”

Lo aveva detto senza pensarci. Di nuovo. Stava diventando un’abitudine; una pessima abitudine.

 

“Che cosa?!”

James sembrava sbalordito.

Tu volevi sapere se io stavo bene?!”

 

Lily annuì meccanicamente.

“Lascia che ti faccia un ripassino, Evans,” disse lui. “Sono io, l’uomo.”

 

“Ma eri tu quello triste, poco fa.”

Era ufficiale: cervello e lingua avevano interrotto qualsiasi comunicazione in Lily Evans.

 

“Se ero triste, Evans,” concesse Potter, dopo un attimo di silenzio, “lo ero per te.”

“Per me?”

“Perché non sai cosa ti perdi!”

 

Brutto vigliacco dai pensieri impuri e volgari! si infuriò Lily, mentre le sue guance si imporporavano. Come diamine ti permetti!

 

“Hei, frena, frena, frena...” si scaldò James. “Hai capito male!”

“Ah sì?” riuscì a dire Lily.

“Sì.”

 

Ciò detto, il ragazzo le prese una mano e gliela strinse fra le sue.

Un’accogliente sensazione di calore le si diffuse su tutto il corpo, generata dal contatto tra la sua mano e quelle di Potter.

Questo è quello che ti perdi.”

“Non ho bisogno di un caminetto, Potter...” ironizzò Lily.

 

“Sai che succede al ghiaccio quando lo si espone al sole, Evans?”

“Non tutto il ghiaccio è fatto per sciogliersi.”

 

Tu ” specificò il ragazzo. “Ma non ancora. Devi ancora trovare il tuo caminetto...”

Lily rise, involontariamente. Non sapeva come replicare a quelle parole che forse nascondevano un velo di verità.


 

. . .

“Allora che si fa stasera?”

Potter si era rivestito e l’aveva raggiunta in Sala Comune.

 

“Potter, sono quasi le dieci...”

“Vuoi già andare a dormire?!” chiese il ragazzo disgustato. “È la notte di Natale!”

 

Lily ci pensò su. In effetti non aveva sonno. E poi quella sera erano successe troppe cose; non sarebbe riuscita a dormire comunque.

“Aspettami due minuti. Vado a cambiarmi e torno.”

 

Lily fu puntuale. James non aveva ancora escogitato un piano per terminare degnamente quella serata interessante, che la ragazza era già ricomparsa in Sala Comune. Indossava un maglioncino rosso da cui fuoriusciva una delicata camicia candida, abbottonata fino all’ultimo bottone.

“Non ti smentisci mai, Evans...”

“Come?”

 

Per tutta risposta, James aveva allargato le braccia in segno di resa.

“Ti lascio carta bianca, non posso fare altrimenti,” scherzò il ragazzo. “Che vuoi fare?”

“Oh, be’,” iniziò Lily, animandosi, “pensavo di andare in biblioteca!”

 

“Wow!” esclamò James, imitando il suo tono frizzante. “Che progetto entusiasmante! Come ho fatto a non pensarci prima?!”

Piantala, Potter.”

“Ragiona, Evans,” si infervorò lui. “Abbiamo tutta la Scuola per noi e tu vuoi andare in biblioteca?”

 

“Coraggio, abbiamo quella ricerca da consegnare, ricordi? Come classificare le erbe urticanti...”

“Che mi dici del giglio?”

James le rivolse il suo più collaudato ghigno da malandrino.

“Carina questa, davvero carina...”

 

Lily raccolse i libri e si avviò verso il ritratto.

“Vuoi davvero studiare la sera di Natale?”

“Tecnicamente Natale è domani...”

 

“Tecnicamente sei una guastafeste, Evans! E io che ero rimasto perché non ti annoiassi...”

“Ancora con questa storia?” esclamò Lily alzando gli occhi al cielo.

“Preferisci quella delle pustole rosse?” si informò il ragazzo.

“Va-ri-cel-la, Potter.”

 

Lily era già scesa in corridoio quando si sentì raggiungere dal compagno di solitudine.

“Vuoi andare in biblioteca? E va bene!” concesse. “Ma ci andremo a modo mio.”

Lily lo fissò preoccupata.

“Perché non riesco a sentirmi tranquilla?” chiese più a se stessa che a lui.

 

“Perché non sei in grado di fidarti degli altri.”

“Io degli altri mi fido; è solo nei tuoi confronti che nutro qualche fondato dubbio.”

 

James Potter, che per qualche motivo non riusciva a smettere di sorridere, la guidò in cima alla Torre di Astronomia.

“Questa non mi sembra la biblioteca,” disse Lily.

“Oh, ci arriveremo,” spiegò James, spalancando la porta del terrazzo.

 

“Hei! Avresti dovuto dirmi di prendere il cappotto!” si arrabbiò la ragazza, non appena fu investita da una raffica di vento gelido.

“Ci penso io.”

Le parole magiche di Potter si persero nella tempesta, ma Lily indovinò all’istante che doveva trattarsi di un incantesimo di appello.

 

Qualche istante dopo, giusto prima che iniziassero a congelare, dalla porta fuoriuscirono due pesanti mantelli che, magicamente, andarono a cingere le spalle dei rispettivi proprietari.

Solo che dalla porta arrivò anche qualche cosa d’altro.

 

Una scopa.

 

“Pulizie, Potter?” scherzò Lily, prima di intuire drammaticamente i piani del ragazzo.

“Dopo di lei, madame.”

 

Potter l’aveva invitata ad accomodarsi sulla sua scopa da corsa. Potter era pazzo.

 

“Andiamo!” la incoraggiò lui. “Scommetto che non ci sei mai salita su un bolide come questo!”

“Infatti,” puntualizzò Lily. “Preferisco vivere, io.”

 

James rise di fronte all’evidente terrore della ragazza.

“Ci sono io, Evans. Non ti accadrà niente finché sei con me.”

“A quanto ne so, i tuoi giochi sono spesso pericolosi, Potter.”

James fece spallucce.

“Lo sai che ho ragione! Pensa a Severus e a cosa stavate per fargli!”

“Come lo sai?”

“Me lo ha detto lui...”

“Immagino si sia dimenticato di dirti che sono stato io a salvarlo.”

“Oh no, mi ha detto anche questo... Non credo te lo perdonerà mai...”

 

James rise apertamente e la guardò in un modo che, per la prima volta, le fece capire che davvero si poteva rabbrividire per qualcosa di diverso dal freddo.

“Avanti...”

Il ragazzo le tese una mano, aiutandola ad accomodarsi davanti a lui.

 

Quella posizione non le piacque dall’inizio: primo, per la vergognosa vicinanza con Potter; secondo, per la difficoltà di evitare che il suo gonnellino salisse troppo. Particolare che ovviamente non sfuggì all’occhio attento di James.

“Tranquilla,” le disse, infatti, ridacchiando, “non sono uno che si imbarazza facilmente, io...”

 

Lily abbozzò un sorriso, ma il suo nervosismo sarebbe apparso evidente persino ad una salamandra cieca.

“Tranquilla, Evans,” ripeté infatti James. “Credi forse che potrei mollare la scopa per saltarti addosso, o che so io?!” aggiunse, coprendole le gambe con una parte del suo mantello.

 

“Stavo solo pensando ai titoli della Gazzetta di domani,” spiegò Lily. “Tragedia ad Hogwarts. E sotto la foto di noi due spiaccicati contro la finestra della McGrannit...”

 

Di nuovo quella risata e quello sguardo.

“Perché mi guardi così?” si costrinse a chiedere la ragazza, mentre James le passava un braccio intorno alla vita e la stringeva a sé.

“Allora non sei solo bella, Evans...”

 

La ragazza quasi soffocò.

“Tanto lo avevo già capito da un po’...”

 

Così non andava. Così proprio non andava. Doveva fuggire, allontanarsi da Potter il prima possibile.

“Fammi scendere, Potter,” intimò. “Ora.”

Fece per spostarsi, ma il ragazzo la trattenne saldamente.

 

“Non credo sia una buona idea” si piegò a sussurrarle nell’orecchio.

Per tutte le Veela!

Stavano sorvolando il Lago Nero! Quando erano partiti?!

 

“A meno che tu non voglia andare a trovare le tue amichette...” scherzò James.

“Ti potrei sempre salutare tuo cugino, la Piovra Gigante...”

 

“Non perdi un colpo, eh, Evans?!” sottolineò il ragazzo ammirato. “Vediamo che mi dici di questo...”

Il suo braccio serrò la presa attorno alla vita della ragazza, mentre la scopa si inclinava in maniera paurosa a puntare dritto il lago.

La discesa fu divertente, almeno per James che, comunque, aveva fatto attenzione a non accelerare troppo. Meno piacevole era stato sentirsi conficcare le unghie di Lily nei palmi delle sue mani, mentre la ragazza si sforzava coraggiosamente di non gridare.

Si fermarono a pochi centimetri dallo specchio d’acqua, che riuscivano a sfiorare con la punta delle scarpe.

 

“Non è stato forte?” chiese lui, immergendo una mano nel lago e ritraendola subito dopo, giusto perché non valeva la pena di correre rischi inutili.

Lily sembrava divertirsi, anche se era troppo terrorizzata o troppo orgogliosa per ammetterlo apertamente. Un po’ alla volta aveva allentato la stretta su di lui e, per quanto questo lo infastidisse, James era contento che iniziasse ad assaporare l’emozione del volo.

 

“È questo che fai per impressionare le ragazze, Potter?” domandò Lily ad un certo punto.

“Mah, di solito basta il mio sorriso...” si vantò.

 

Rientrarono nei confini della Scuola, ben attenti a non farsi disarcionare dalla furia del vento.

“Grazie, Evans. Senza di te non ce l’avrei mai fatta questa sera...”

Che cafone! pensò la ragazza, comprendendo al volo il sottinteso, eppure rise insieme a lui.

 

Si avvicinarono alla Torre lentamente, perché James voleva prolungare il più possibile quel momento. Erano quasi arrivati quando Lily si lasciò sfuggire un “Oh, no!”

“Evans?”

“La mia scarpa!” disse la ragazza, indicando un puntolino che precipitava rapidamente verso il suolo.

 

James ci pensò solo un secondo, giusto perché non stava rischiando solo il suo di collo.

“Aggrappati a me. Con tutta la forza che hai.”

“Cosa vuoi...”

“Nessuna timidezza, Evans, o questa volta ci faremo male.”

 

Il lampo negli occhi di James era inequivocabile. Lily lo fissò terrificata.

“Potter...” implorò.

“Sì, lo so che mi ami, Evans, ma non è ancora il momento per le ultime parole...”

 

“Potter, quella non è una PluffaaaaaaaaaAAAAAHHHHHH!”

Il grido di Lily si perse nella notte, risucchiato nel vortice della discesa.

 

 

. . .


 


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Capitolo 6
*** Di nascondigli, distanze e gelatina ***


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Ragazzi, sono ancora più commossa della volta precedente!!
35 preferiti... Grazie a  AikoSenoo, Akiko, Beba94Clod88, Cullen Isabella, Danino, DarlingAry, Elly 11, Frytty, Grow, Hugh, Huli, Igniflia, Jacopo25, Jaily, Jayne, Jeginnybells, Kairi4ever, Lady Patfoot, Lily D G, Lily Potter, Love Luna, Marco121184, Niky_95, Ninny, Pikkolina88, Pioggia, Princess Liliuzza, PrincessMarauders, Ron84, Riddikulus, Thaleron, Yumi_chan, Zarkyna, _evans_!

Un grazie soprattutto alle quattro meravigliose (e troppo buone) lettrici che hanno recensito lo scorso capitolo: PrincessMarauders, Frytty, Zarkyna, Pikkolina88, questo capitolo è per voi!


Grazie in anticipo a tutti coloro che leggeranno!
Fatemi sapere le vostre opinioni! ^ ^

Un bacio

 

XX M.

  

 

Christmas wishes

6

Di nascondigli, distanze e gelatina

 

 

 

“Evans... Hei, Evans, come ti senti?!”

 

La fronte pallida di Lily risplendeva alla luce della luna, mentre James, preoccupatissimo, la sorreggeva per la vita.

“Di’ qualcosa, Evans...”

Il problema era proprio quello. Da quando erano atterrati sul terrazzo della Torre di Astronomia Lily non aveva ancora aperto bocca.

 

Erano sopravvissuti a quel volo incosciente solo ed esclusivamente per la straordinaria prontezza di riflessi del cacciatore. Tuttavia, guardando il volto terreo della ragazza, James non poteva fare a meno di rimproverarsi quella pazzia.

 

“Scusa, Evans, ho osato troppo...” ammise. “Però ero sicuro,” si corresse subito. “Sapevo che ce l’avremmo fatta.”

 

Lily puntò lo sguardo, ancora stralunato, sul suo piede nudo.

“La scarpa...” mormorò.

“Ce l’ho qui!”

James la sollevò di peso per farla sedere sul davanzale di pietra e si chinò per aiutarla a calzarla.

 

“Come nelle fiabe...” sussurrò ancora Lily.

“Nelle fiabe babbane si fanno chilometri in caduta libera?!” chiese James incredulo ma felice che Lily avesse riacquistato l’uso della parola.

 

“Lascia perdere...” commentò la ragazza, con una voce un po’ più forte.

“Come stai, Evans?” domandò James in ansia. “Ce la fai a camminare?”

Lily annuì col capo e, con qualche cautela, scivolò giù dal davanzale e si rimise in piedi.

 

“Io ti porto in infermeria!”

“Dammi solo un momento...” lo pregò Lily, che ancora cercava di regolarizzare il ritmo dei suoi respiri.

Iniziò quindi a scendere i gradini della Torre, prima lentamente, poi con passo via via più sicuro.

 

Un sorriso le comparve a sorpresa sulle labbra.

“Che c’hai, Evans?”

La voce di James, che l’aveva raggiunta e procedeva al suo fianco, pronto ad afferrarla nel caso la ragazza si sentisse mancare, suonava ancora preoccupata.

 

“È stato...” iniziò lei.

“Da pazzi, lo so. Ti chiedo scusa.”

“Dio, è stato... forte!”

 

Per James fu come se qualcuno gli avesse tirato addosso una secchiata d’acqua ghiacciata.

“Sei sicura di stare bene?!”

“Sto benissimo!” rise Lily, che nel frattempo aveva riacquistato il suo consueto tono di voce.

 

“Sei stato fantastico!” esclamò con entusiasmo. “Proprio quando era certa che ci saremmo schiantati contro il recinto degli Schipodi, hai sterzato e ti sei rimesso in carreggiata!”

“Non sono proprio sicuro che si dica così, ma grazie, Evans!” rispose James.

 

“È stato grandioso!” continuava a ripetere Lily. “Insomma, non avevo mai fatto nulla del genere in vita mia! Pensa che mia madre da bambina mi impediva persino di salire sulle sedie per impedire che mi facessi male... pensa se mi avesse visto poco fa!”

James rise comprensivo. C’era una strana luce negli occhi di Lily, una luce che li rendeva più luminosi del solito. Si era divertita veramente e, se aveva compreso bene, ora lo considerava una specie di eroe.

 

Lily prese a saltellare per tutto il corridoio mimando la loro discesa e lodando l’abilità di volo del suo compagno, mentre James non riusciva a smettere di chiederle: “Ti è piaciuto davvero?”, solo per il gusto di vederla annuire.

 

Lily Evans eccitata era uno spettacolo che non aveva mai ammirato sino a quel momento. Non riusciva a staccare gli occhi di dosso a quel folletto impazzito che continuava a ridere e ad agitarsi. Per non perdersi neppure un istante di quella scena che, lo sapeva, non si sarebbe ripetuta facilmente, James camminava all’indietro, precedendo la sua compagna di qualche passo.

 

Fu così che non si accorse della presenza di una vecchissima armatura e ci finì dritto contro, provocando un baccano insopportabile.

“Porca vacca!” sbraitò Potter.

“Ti sei fatto male?” chiese Lily preoccupata e rinsavita.

 

“Fra poco potremmo stare entrambi molto male...” avvertì James.

“Ma cosa...?”

“Gazza!” sussurrò il ragazzo, non appena si udirono dei passi all’inizio del corridoio.

“Ma siamo due Caposcuola!” si ribellò Lily. “Non può farci nulla!”

“Vuoi provare a spiegarglielo tu?!”

 

“Che facciamo?!” chiese lei allarmata. “Ci sono botole... passaggi segreti, da queste parti?”

James la fissò strabiliato.

“La mia compagnia ti sta facendo molto male, Evans...”

 

Lily lo guardò estrarre uno strano involucro dalla tasca del mantello, di colore gelatinoso.

“Vieni qui,” le ordinò, “e rimani in silenzio.”

“Che cos’é?” domandò allora la ragazza, sentendosi avvolgere da una sostanza gelatinosa e impalpabile.

“Con questo non può vederci,” sussurrò James.

 

“Un mantello dell’Invisibilità?! Tu possiedi un mantello dell’Invisibilità?!”

E fra tutte le domande che poteva rivolgergli scelse questa.

“Allora eri tu, oggi pomeriggio in Sala Comune! Sei tu che mi hai toccato!”

“Ti piacerebbe, Evans, te lo ripeto!”

“Eri tu! Lo sapevo che non potevo essere pazza!”

“Quanto a questo potrei avanzare qualche dubbio,” commentò James, “però ora taci.”

 

Fu lui ad accorgersene, non appena scorse da lontano la lanterna di Gazza.

“Siamo troppo lontani, Evans! Devi starmi più vicino o il mantello non ci coprirà completamente.”

“Così va bene?” chiese Lily, muovendo un piccolissimo passo verso di lui.

Fu la volta di James di alzare gli occhi al cielo.

“No, così va bene,” precisò, stringendola tra le sue braccia.

 

Lily tentò di protestare, ma la comparsa di Gazza la costrinse a rinunciare. Con un certo imbarazzo accettò quella imprevista posizione e, decisa a fare le cose per bene, poggiò la testa contro la spalla del ragazzo.

Lo sentì irrigidirsi, ma fu solo per un istante. Quello dopo le sue mani si poggiavano sui suoi fianchi, appiattendola contro di lui.

 

“C’é qualcuno?” gracchiò Gazza a pochi metri da loro.

 

I due ragazzi trattennero il respiro, per evitare di produrre il benché minimo rumore.

“Ti conviene venire fuori!” sbraitò ancora il custode, ma di nuovo non ottenne alcuna risposta. Alzò la lanterna nella loro direzione e Lily nascose istintivamente la faccia contro il petto di James.

 

Non accadde nulla. Gazza rimase a fissare il vuoto ancora per qualche secondo e poi decise di allontanarsi, scomparendo rapidamente nel buio.

 

Cessato il pericolo, Lily si staccò bruscamente dal compagno che però la afferrò saldamente per la vita.

“Aspetta!” le intimò, infatti. “Fa sempre così: finge di allontanarsi e invece resta nascosto lì da qualche parte nell’ombra...”

 

Lily non ci credette neppure per un istante.

Eppure non si mosse.

 

Durante quei pochi minuti che avevano trascorso abbracciati si era infatti accorta di un particolare: mentre il suo cuore andava via via riprendendo il suo battito naturale, quello di Potter insisteva a martellargli in petto senza pietà.

 

Fu dunque con una strana serenità che riprese il suo posto fra le braccia di James Potter, fingendo di essersi bevuta la sua clamorosa invenzione.

 

 

. . .

 

 

Inutile aggiungere che in biblioteca non ci arrivarono mai.

Rimasero abbracciati ancora per parecchi minuti, prima che Lily si decidesse a separarsi da lui.

 

“Direi che ora possiamo considerarci al sicuro...” commentò dando un rapido sguardo ai corridoi, da tempo, deserti. “Sempre che non ti prenda un infarto...” non poté fare a meno di sottolineare.

 

“Fai presto a parlare tu che non ti sei mai trovata faccia a faccia con Gazza!” la rimproverò acre James, ma intanto era arrossito.

 

Lily si sorprese ad osservare quanto quel ragazzo di solito arrogante e presuntuoso apparisse carino con quel lieve colorito sulle guance. E, naturalmente, arrossì a sua volta.

 

Così non andiamo da nessuna parte, si disse.

“Per di qua,” suggerì Potter aprendo una porta invisibile nella parete. “Quello saltalo,” aggiunse poco dopo, indicandole un gradino particolarmente infame.

 

“Accidenti!” esclamò Lily un po’ ammirata. “Conosci la Scuola come le tue tasche!”

“Te l’avevo detto che, al mio fianco, non può accaderti nulla!”

“Più che altro, pensavo a cosa possa aver determinato una simile conoscenza...”

“Mi vuoi togliere dei punti, Signora Caposcuola?!” la canzonò James, scostando un tappeto dietro al quale si nascondeva un passaggio segreto.

 

“Almeno fallo per qualcosa di più divertente...” continuò il ragazzo, quando furono immersi nell’oscurità.

“Lumos!” sussurrò immediatamente Lily estraendo la bacchetta, ma non accadde nulla.

 

“Potter!” chiamò allora, ma di nuovo non ottenne alcun cambiamento.

“Sono qui, Evans... Proprio vicino a te...”

E vicino doveva esserlo davvero, visto che la ragazza aveva avvertito il respiro di lui solleticarle l’orecchio.

 

“Te lo giuro, Potter,” sibilò Lily, presa in contropiede. “Prova solo a sfiorami con un dito e te ne faccio pentire amaramente!”

“Ma allora la tua è una fissazione!” esclamò James, ridendo. “Perché pensi sempre che non abbia altro desiderio nella vita che toccarti?!”

 

“Ok, ok... Basta con questo gioco! Riaccendi la luce, Potter!”

La pazienza di Lily aveva un limite che era pericoloso superare. E James lo sapeva da tempo. In un battibaleno il tunnel nel quale era entrati fu illuminato dalle fiamme di numerose torce.

 

“Va meglio?” domandò il ragazzo con un sorriso sghembo.

 

Lily rimase in silenzio per tutto il resto del percorso che li riportò alla Sala Comune. Non era arrabbiata, come erroneamente pensava James; non con lui, almeno.

Per un piccolo, minuscolo istante era successa una cosa nel tunnel, qualcosa che aveva trasformato le sue gambe in gelatina: se il ragazzo avesse provato a baciarla, in quel momento, probabilmente non avrebbe opposto alcuna resistenza.

 

 

 

. . .

 


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Capitolo 7
*** Di pulizie, metafore e regali ***


Menestrellas corner:


E siamo arrivati alla sorprende quota di 42 preferiti!!!
Caspita, se solo lo avessi immaginato  ci avrei provato prima a scrivere una storia su Lily e James!
:D


Grazie di cuore a  AikoSenoo, Akiko, Aliceundralandi, Beba94Carolina, Christy94, Clod88, Cullen Isabella, Danino, DarlingAry, Elly 11, Frytty, Grow, Hugh, Huli, Igniflia, Jacopo25, Jaily, Jayne, Jeginnybells, Kairi4ever, Lady Patfoot, Lily D G, Lily Potter, Love Luna, Marco121184, Niky_95, Ninny, Pikkolina88, Pioggia, Princess Liliuzza, PrincessMarauders, Ron84, Riddikulus, Roby the best, Sherry, Sihu,Thaleron, Yumi_chan, Zarkyna, _evans_, _NovemberThree_!!!

Ragazzi, cominciate ad essere proprio tanti!


Un grazie particolare alle nove ragazze che hanno recensito il capitolo precedente!
aliceundralandi: per scoprirlo devi solo avere un po' di pazienza... ;)
hermy101: grazie per aver recensito un bel po' delle mie storie!!! Sei veramente carina!  Spero contiuerai a seguirmi!
Frytty: amica, è vero, Lily sta cedendo... ma vedrai che i tempi dello 'scongelamento' saranno ancora luuuunghi...
Ninny: eh, che ci possiamo fare se il nostro James ha le coronarie deboli?! ;)
Lilly 94: e tu sei sempre troppo gentile! Un bacio!
Akiko: trooooooppo buona, grazie!
Zarkyna: le tue recensioni mi fanno morire! ^ ^ Purtroppo, in quei brevi istanti trascorsi al buio non è successo niente... ma il punto è che sarebbe potuta accadere qualsiasi cosa... e Lily, sempre meno padrona di sé, avrebbe fatto mooooolta fatica ad opporsi... Alla prossima!
Princess Marauders: ora, mia cara Princess... La tua parzialità è fin troppo evidente.... ^ ^ Dovrò avvertire James di stare in guardia... ;)
Pikkolina88: ciao bella! Grazie mille! Purtroppo in questo momento sono superpresa con l'università ma appena posso giuro solennemente di leggere la tua storia!


Ok, ora basta! VI lascio al nuovo capitolo!
Non mi soddisfa molto, devo dire, però vabbé, non tutte le ciambelle riescono col buco, no?!

Grazie in anticipo a tutti coloro che leggeranno!

Un bacio

 

XX M.

  

 

Christmas wishes

7

Di pulizie, metafore e regali

 

 

 

Non lo aveva visto per tutto il giorno. E le ultime parole che si erano scambiati erano state un asciutto ‘Dormi bene’.

Lei, ovviamente, non c’era riuscita. Meglio dire che non ci aveva neppure provato. Si era girata e rigirata nelle coperte per tutta la notte, alla ricerca di una spiegazione che, nonostante i suoi sforzi, non era riuscita a formulare. E pensare che era sempre stata un asso nel razionalizzare.

 

E che diamine! Quello per cui, contro la sua volontà, sospirava era James-Quanto-Sono-Fico-Potter! Era una cosa talmente inconcepibile che se l’avesse pronunciata a voce alta, probabilmente si sarebbe messa a ridere.

 

Ci aveva provato. E non aveva riso. Pessima, pessima cosa. Il senso dell’umorismo non le era mai mancato, fino a quel momento.

 

Eppure doveva ammettere che, se aveva perso quello, di senso, di sicuro ne aveva acquistati altri: il tatto, in particolare, che negli ultimi giorni aveva molto sollecitato, si era dimostrato pronto a rispondere. Eccome. Lo poteva ben testimoniare il dolore fortissimo che provava al fondoschiena da quando si era alzata dal letto.

 

Tutta colpa della scomodissima scopa di Potter. Però, accidenti se si era divertita!

Un grazie, in fondo, glielo doveva.

Quindi era deciso: quando Potter avesse smetto di fare lo scemo, lo avrebbe ringraziato.

 

Già... Forse questo ‘grazie’ era destinato a non trovare mai una concreta espressione verbale.

 

La mattinata se n’era andata fra i tavoloni alti della biblioteca e le pulizie del baule ove custodiva gli appunti delle lezioni. Meglio mettere un po’ d’ordine in vista della prossima full immersion in occasione dei M.A.G.O.

 

Tra gli appunti aveva trovato un bigliettino scarabocchiato da una mano rapida e distratta, in cui si leggeva: Ma come fai a trasfigurare il cotone?!

Lily lo riconobbe subito. Era di Potter. Glielo aveva lanciato nei capelli durante una delle ultime lezioni di Trasfigurazione, durante le quali la McGrannit aveva cercato di insegnare ai Grifondoro a trasformare gli indumenti. Era stata una giornata gloriosa quella in cui Lily aveva trasformato il suo fazzoletto in una sciarpa.

 

Il pomeriggio era proseguito in modo altrettanto tranquillo (e noioso), con un unico episodio degno di essere riportato: il rovinoso volo per le scale di Tobias Mallory, che aveva fatto colare la sua pozione Polisucco dal quarto al terzo piano. Con le annesse imprecazioni di Gazza. Amen.

 

E poi era venuto il momento di scrivere alla sua amica Abigail, per raccontarle l’inaspettata novità.

Fu con un certo spirito critico che prese posto in Sala Comune, vicino al fuoco come sempre, ed incominciò a buttare giù:

 

Cara Abigail,

non sono sola, è rimasto anche Potter. Per farmi compagnia, dice. Ieri sera ho cavalcato la sua scopa ed è stato bellissimo. Forse gli chiederò di insegnarmelo come si deve.

 

“Sei sicura di voler scrivere proprio così?”

James-Dio-Quanto-Mi-Irriti-Potter era comparso dal nulla sulla poltroncina di fronte a lei.

“Giuro che te lo sequestro quel mantello, Potter!”

 

La loro conversazione non aveva assunto da subito la piega più civile. Niente di nuovo.

“Dicevi?” riprese Lily, nascondendo rapidamente la lettera.

Ma era del tutto inutile, dato che Potter l’aveva già letta.

 

“Ti chiedevo se eri sicura di voler scrivere proprio così alla tua amica che, a tua differenza, tende a giungere facilmente alle conclusioni più compromettenti...”

Lily lo squadrò con aria interrogativa.

“Ma, non lo so... Alle mie orecchie suona tanto come una metafora sessuale...”

 

“COME OSI?!” sbraitò Lily, mentre la sua faccia assumeva un colorito vicino al rosso estintore.

 

“Oh, andiamo, Evans!” la canzonò il ragazzo. “Ieri sera ho cavalcato la sua scopa ed è stato bellissimo...” recitò impietoso, imitando una vocetta femminile eccitata. “Mi sembra abbastanza esplicito, no?!”

“Non è affatto...” iniziò furibonda.

Affatto? Ma come parli, Evans?!” la sbeffeggiò James.

“Non è assolutamente una metafora ses...”

“Ma come?! Ti mancano le parole sul più bello?!”

 

Rossa come un peperone, Lily si chiuse in un ermetico silenzio, che neppure la minaccia di un Troll in Pozioni avrebbe potuto interrompere e così presto James, sentendosi un po’ in colpa, cercò di rimediare.

 

“Ti andrebbe di provarci per davvero?” le domandò. “A guidare la mia scopa, intendo!”

Lily alzò lo sguardo su di lui, ma non rispose.

“Dai, dopo ieri sera credevo avessi ormai superato la paura del volo!”

“Infatti è così,” puntualizzò la ragazza. “Solo non so se sarò in grado di sopportare un’altra folle serata in tua compagnia in cui, chiaramente, mi stai offrendo di rischiare di nuovo la vita...”

“Ne varrà la pena, vedrai...” concluse piano James, sorridendole incoraggiante.

 

 

. . .

 

 

“Allora,” iniziò James allegramente, facendole strada verso la Torre di Astronomia, “che ti hanno mandato i tuoi?”

“Libri, per lo più,” rispose la ragazza meccanicamente, con la mente ancora occupata a digerire il siparietto avvenuto poco prima in Sala Comune.

 

“Wow, anche quest’anno gran bottino, eh?!”

Eccolo, il solito, stupido Potter. Chi nasce ottuso, ottuso muore. Punto. C’è poco da aggiungere.

Non degnò il suo commento di una risposta, ovviamente.

 

“Dove li metti tutti quei libri, Evans?” continuò James, senza rendersi conto di quanto stesse peggiorando la sua situazione già precaria.

“Non li metto,” ribatté Lily, salendo gli ultimi gradini. “Li leggo, Potter. Li leggo,” spiegò, una nota d’irritazione nella voce che non sfuggì al suo compagno.

 

“Hei, ferma il cavallo! Sto scherzando!”

Lily gli lanciò una rapida occhiata e fu costretta a concedergli il beneficio del dubbio. James stava sorridendo in maniera tanto sincera da mettere in crisi la sua sicurezza.

Occhei, forse non era un cretino totale. Forse...

 

“Nonostante tutti i tuoi libri, secondo me questo non ce l’hai...” osservò in maniera enigmatica, prima di lanciarle contro un volumetto piuttosto malridotto che lei afferrò al volo giusto per un pelo.

 

Aprì con cura la copertina e sgranò gli occhi di fronte alle parole impresse sul frontespizio: Emma, 1815.

 

Lily rimase di sasso, rigirandosi a lungo tra le mani il libro prima che la sua mente accettasse l’idea di trovarsi di fronte ad una prima edizione del romanzo di Jane Austen, l’autrice che ormai da tanto tempo venerava.

 

“La risposta è sì,” la anticipò James, scrutando con bonaria curiosità la sua reazione. “È autentico,” confermò.

 

A quelle parole, Lily quasi svenne.

Lo guardò colpevole per qualche istante prima di domandargli: “Sarebbe davvero troppo scortese se ti domandassi di rimandare la nostra gita a domani? Sai, mi piacerebbe guardarlo meglio...” confessò, senza riuscire a staccare gli occhi da quell’oggetto meraviglioso.

 

“Che cosa?!” sbottò James. “Preferisci un qualunque Mr Knightley di carta ad un James Potter in carne ed ossa?!”

 

Mr Knightley... Per tutti i Gargoyle del quinto piano! Potter sapeva di cosa stava parlando! Questa, se possibile, era la cosa più incredibile di tutte...

 

“E comunque,” aggiunse il ragazzo, “avrai tutto il tempo del mondo per divertirti col tuo giocattolo, domani... Stasera stai con me...”

“Che vuoi dire?”

“È tuo, Evans! Lo puoi leggere quando ti pare; di giorno, di notte, a mensa, nella Foresta proibita... Ma non stasera!”

 

Il cervello di Lily si era congelato dopo le prime tre parole.

“È... mio?” ripeté incredula. “Mio nel senso che lo posso... tenere?! Mio nel senso di... mio?!”

“Certo, Evans,” precisò James, scettico di fronte ai suoi dubbi. “Tuo nel senso di tuo.”

 

James-Faccio-Le-Cose-Più-Impensate-Ed-Impreviste-Potter le aveva regalato una costosissima e praticamente introvabile prima edizione di Emma.

Lily, invece, non aveva neppure pensato di fargli un pensierino di Natale. Chi era il vero cafone?!

 

 

 

. . .

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Capitolo 8
*** Di (s)lanci, incidenti e scoperte ***


Menestrellas corner:

Cari amici,

 

ecco un nuovo capitoletto, giusto in tempo per festeggiare Pasqua assieme a tutti voi!

 

Grazie ai 5 ‘nuovi’ preferiti: Bluesky, Extraterrestre, Finleyana 4 ever, James_Lily_Love, Sarita46!

Grazie a Zarkyna, Fritty, Ninny, Pikkolina88, Hermy101, Akiko, PrincessMarauders per le splendide recensioni... siete sempre troppo bbbbuone!!!

Un bacio

XX M.

 

Christmas wishes

 

 

8

Di (s)lanci, incidenti e scoperte

 

 

 

Lily ripose il preziosissimo dono in una tasca del mantello e, aprendo la porta, si preparò ad affrontare il freddo tagliente della sera.

Chissà perché a Potter veniva in mente di volare sempre con il buio.

 

I suoi occhi esaminarono rapidamente il terrazzo della Torre di Astronomia che avrebbero usato come base di lancio. Il parapetto era molto alto; si chiese se l’avrebbero utilizzato come trampolino e sperò in cuor suo di sbagliarsi.

 

L’aveva già fatto prima, in realtà. Volare da sola su una scopa. Del resto era uno dei requisiti di ciascun mago/strega che si rispetti. Il primo anno, come ogni studente di Hogwarts, anche la disciplinata Lily Evans aveva preso lezioni di volo. Ed era andata malissimo. Al di là dell’antipatia per il vuoto ed il fastidioso senso di vertigine che le provocava stare sospesa a mezz’aria, era l’incapacità di controllare il mezzo a cui affidava il proprio fondoschiena ad impensierirla di più.

 

E dire che aveva sempre adorato i cavalli... Ma quelle sono creature senzienti.

 

Ce l’aveva fatta, comunque. Nonostante la paura e la proverbiale maldestria, aveva imparato a volare. Solo che l’aveva fatto – e con enorme fatica – su una vecchia e stanca scopa della Scuola. Governare l’astronave di Potter sarebbe stato come dare una Ferrari a chi aveva appena preso la patente dopo 24 ore di guida a doppi comandi e tre motori fusi.

 

Semplicemente non ce la poteva fare.

Eppure doveva. Doveva.

Non esistevano alternative. Non avrebbe concesso a Potter la possibilità di crederla una fifona.

 

Piuttosto sarebbe morta.

Riflettendoci, c’erano buone chances che capitasse.

 

“Dove pensi di andare?” le domandò brusco Potter, dopo aver raggiunto il parapetto.

Lily spostò lo sguardo dal ragazzo alla scopa e dalla scopa al ragazzo, senza riuscire a capire dove potesse sorgere il dubbio di James.

 

“Ti è venuta voglia di andare in biblioteca, Potter?”

 

In risposta James ridacchiò.

“Dove pensi di andare vestita così?” esplicitò, indicando con la punta della bacchetta la gonna a pieghe della ragazza. “Non mi sembra saggio cavalcare una scopa all’amazzone, se è quello che intendevi fare...”

 

Poiché Lily non rispose, James agì spontaneamente, risolvendo il problema: un colpo di bacchetta, una formuletta appena sussurrata ed ecco che al posto dell’elegante gonnellina la strega si ritrovò indosso un paio di virili calzoni da Quiddich. Orrendi.

 

“Wow,” commentò sarcastica, “ora sì che sono davvero sexy...”

“Sai come saresti veramente sexy, Evans? Senza tutti quei metri di stoffa addosso.”

 

Non era proprio riuscito a resistere. Nonostante si trovasse di fronte all’unica ragazza sul pianeta in grado di costringerlo sulla difensiva più di un Ungaro spinato, era passato all’attacco. Ed ora, per quanto lo rimpiangesse, poteva solo andare avanti.

 

Lei, ovviamente, lo guardava furibonda. E attonita. L’aveva davvero colta di sorpresa. Potter 1 - Evans 0, dunque. Almeno per una volta.

 

“Lo sapresti fare?”

 

La voce bassa e tremula della ragazza aveva interrotto il suo mentale scenario di trionfo.

“Era una battuta, Evans!” la tranquillizzò lui.

“Ma tu lo sapresti fare?” insistette, il tono leggermente stridulo.

 

Per James fu come trovarsi la Pluffa sulla mano destra di fronte ad una porta completamente incustodita... Non poteva esitare.

 

“Mi stai chiedendo se sarei in grado di lasciarti con la sola lingerie?”

Fece una pausa drammatica, mentre Lily tratteneva impercettibilmente il respiro.

 

“Saprei toglierti anche quella, Evans.”

 

Fu un attimo e sulla Torre balenarono accecanti lampi azzurri.

Expelliarmus!”

Protego!”

 

Accidenti se era stata veloce, pensò James. Era riuscito a riafferrare la sua bacchetta solo con la punta delle dita. Dal canto suo Lily era impegnata in un altro genere di considerazioni: l’atmosfera si era fatta improvvisamente elettrica e non solo per effetto degli incantesimi che si erano scagliati... Le rimaneva solo da chiedersi che cosa sarebbe potuto accadere se una simile schermaglia fosse avvenuta... be’, altrove.

Lo sguardo intenso di James le rivelò come la sua mente fosse occupata in interrogativi analoghi.

 

“Allora, Evans,” chiese infatti con un ghigno sornione, rimettendo lentamente a posto la bacchetta. “La vuoi cavalcare la mia scopa?”

 

Eccolo, di nuovo, il solito Potter. Se si era illusa di aver finalmente conosciuto il lato gentile e divertente di quello sbruffone, ora la realtà delle cose tornava a bussare con forza.

“Sei un... suino, Potter!”

“Suino?” le fece eco lui. “Decisamente più elegante di maiale o porco.”

“E con il vantaggio di avere lo stesso significato.”

 

Eh, già. La solita Evans. Fredda ed impermeabile a qualsiasi emozione. James la vide voltargli bruscamente le spalle ed avviarsi verso la porta della Torre.

“Dai, non prendertela! Volevo solo scherzare un po’!”

“Non mi piacciono i tuoi scherzi... Sono volgari!”

Il ragazzo le prese la mano, resistendo quando Lily cercò di divincolarsi.

“Non intendevo mancarti di rispetto. Non lo farei mai, lo sai!”

Lily liberò la mano, tentando nuovamente di rientrare, ma James le si parò davanti.

 

“Per favore, Evans, non mi lasciare qui come uno scemo!”

La sua era stata quasi un’implorazione. Ma non ottenne l’effetto sperato.

“È quello che ti meriti!”

 

“Andiamo! Ci siamo divertiti ieri, no?”

La sua voce aveva perso tutta la sua baldanza; Lily non poté che esserne grata, ma non cambiò opinione.

“Non attacca, Potter!” sibilò.

 

“Vorrei tanto passare un po’ di tempo con te, ora che ne ho l’occasione. Potrebbe non ricapitare...”

 

Che cosa? Che cosa?! Doveva averlo immaginato. Quel rozzo psicopatico arrogante di James-Gli-Altri-Valgono-Zero-In-Confronto-A-Me-Potter non poteva aver pronunciato davvero quelle parole.

 

“Per favore,” aggiunse, dopo un sospiro.

 

Potter aveva chiesto per favore. Due volte. Questa sì era un cosa difficile da veder ricapitare... Lily ci pensò su qualche secondo, valutando i pro e i contro di un’altra serata in compagnia di quel ragazzo dai mille risvolti. Poi prese l’unica decisione possibile.

 

“Va bene, Potter,” proclamò. “Resto.”

Il ragazzo le rivolse un sorriso aperto.

“Ma...” aggiunse Lily, subito interrotta da un borbottio del compagno che suonò molto simile a Lo sapevo che c’era un ‘ma’...

 

“Ad una condizione.”

James alzò istintivamente le mani, inducendola a fare silenzio.

“Non ti sfiorerò nemmeno con un dito, Evans. Hai la mia parola.”

 

Lily sorrise, non potendo impedirselo.

“Apprezzo la tua promessa,” spiegò, “ma volevo chiederti un’altra cosa.”

Con una mano lisciò le pieghe dei calzoni da Quiddich che poco prima James le aveva fornito.

 

“Si potrebbero avere rosa?”

 

 

 

. . .

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