Christmas wishes di menestrella 07 (/viewuser.php?uid=34512)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Di mantelli, sciarpe e partenze ***
Capitolo 2: *** Di confronti, torri e rivelazioni ***
Capitolo 3: *** Di presenze, stufati e malintesi ***
Capitolo 4: *** Di apparizioni, strangolamenti e... baci ***
Capitolo 5: *** Di caminetti, scope e scarpine ***
Capitolo 6: *** Di nascondigli, distanze e gelatina ***
Capitolo 7: *** Di pulizie, metafore e regali ***
Capitolo 8: *** Di (s)lanci, incidenti e scoperte ***
Capitolo 1 *** Di mantelli, sciarpe e partenze ***
Una
brevissima
introduzione per avvisare tutti coloro che leggeranno la mia storia che
si
tratta del mio primo tentativo di scrivere una fic incentrata sulla
coppia (che
io adoro) Lily/James. Spero vi piaccia!
Con
l’occasione auguro a
tutti uno splendido 2009, ricco di sorprese e magia!
XX M.
Christmas wishes
1
Di mantelli, sciarpe e
partenze
Hogwarts, 24
dicembre 1978
“Buon
Natale, miss Evans!”
Una
studentessa del primo anno la abbracciò, scoccandole
un paio di morbidi baci sulle guance, prima di essere trascinata via
dalla
marea di mantelli che si affrettava verso il portone
d’accesso.
Si fece da
parte, per lasciare via libera a chi cercava
di raggiungere le carrozze trainate da quegli animali per lei
fortunatamente
ancora invisibili che chiamavano Thestrals. Una folata d’aria
gelida superò
l’atrio, raggiungendola ai piedi delle scale.
“Buone
vacanze, Lily!” esclamò una vocina alle sue
spalle, prima di abbracciarla rapidamente e tuffarsi nella mischia.
“Auguri
anche a te, Thomas!” gridò, cercando di farsi
udire al di sopra di quel gran vociare.
Una mano,
spuntata miracolosamente da quel vortice di
lana, le indirizzò un altro saluto. Rise allegra,
ricambiando a sua volta,
nonostante le possibilità di essere vista fossero scarse.
“Sei
sempre la solita buona
samaritana dei cuccioli, Evans,”
ridacchiò Sirius, scostando bruscamente un
piccolo mago per avvicinarsi a lei. “Come riusciranno a
sopravvivere senza di
te nelle prossime due settimane?”
“Ci
riusciranno perfettamente,” commentò con un mezzo
sorriso, “visto che non ci sarete tu ed i tuoi amici a
tormentarli!”
“Va
bene, va bene,” disse, fingendosi pentito.
“Perché
non abbandoniamo le ostilità, Evans? In cambio potrei darti
un bacio…”
Lily fece
istintivamente un passo indietro, andando a
sbattere contro la ringhiera. Il ragazzo rise e si
allontanò, scuotendo la
testa.
Rossa in
viso, accolse gli auguri più misurati di Remus
Lupin e quelli appena balbettati di Peter Minus.
“Auguri,
tesoro!” le gridò dalla porta la sua compagna di
stanza Abigail. “Cerca di mettere a frutto il tempo che
passerai qui sola, soletta…”
Ah, quella
era una battuta crudele…
Per
l’ennesima volta Abigail, la Grifondoro più
popolare
della Torre, la incitava a trovarsi un ragazzo; impresa per lei
difficilissima
già durante l’anno scolastico, figurarsi durante
le feste, con la Scuola
praticamente deserta.
Rimase ad
osservare l’onda colorata dei saluti ancora per
qualche istante e poi prese a risalire le scale lentamente, perdendosi
nei suoi
pensieri… Aveva ricevuto gli auguri di tutta la sua Casa,
ormai; eppure…
qualcuno mancava all’appello.
Il solito
maleducato! si
disse, stringendo il pugno che accarezzava leggero il corrimano. Un
gradino
dopo una scia dorata schizzò all’altezza dei suoi
occhi, abbagliandola, nel
momento in cui il Preside illuminava la scalinata con una fila
interminabile di
candele galleggianti a mezz’aria. Un
Boccino…
Una mano
calda incontrò la sua, ancora abbandonata sulla
ringhiera di pietra.
“Evans.”
“Potter,”
rispose automaticamente, prima ancora di alzare
lo sguardo su di lui.
James
Potter, mantello sbottonato e cravatta allentata,
stava dritto davanti a lei. Dovevano essere ad appena uno scalino di
distanza,
perché le sue labbra sfioravano la fronte della fanciulla.
Lily si tirò
indietro immediatamente, cercando al contempo di controllare i suoi
movimenti
per farli sembrare disinvolti.
“Dunque
non sei ancora partita,” disse semplicemente.
“Acuta
osservazione,” notò la ragazza, senza riuscire a
trattenersi.
James le
rivolse un sorriso divertito.
“Mi
permetterai di aiutarti con il tuo baule?”
Era carino
da parte sua, lo doveva ammettere. I loro
rapporti erano migliorati negli ultimi tempi, soprattutto da quando
James aveva
abbandonato la malsana abitudine di scagliare sortilegi contro
qualsiasi essere
animato.
“Grazie,
Potter,” gli sorrise a sua volta. “Posso fare da
sola.”
Migliorati
sì, ma non ancora del tutto risolti.
“Dai,
Evans,” si ribellò, piegandosi verso di lei ed
abbassando leggermente il tono della voce. “Lasciami fare
l’uomo ogni tanto...”
“Non
c’è nessun baule, in realtà,”
gli confessò allora
Lily, trattenendo istintivamente il respiro. “Resto
qui.”
“Per
tutte le vacanze?” chiese subito lui, rivolgendole
uno sguardo acceso che non comprese.
“Mia
sorella si è presa la varicella ed io non l’ho mai
avuta.”
“La
vari-che?!”
“Varicella,
Potter!” ripeté. “E’ una
malattia babbana.”
Annuì
meccanicamente, ma la sua attenzione era già
rivolta altrove. Il suo sguardo nocciola analizzava una scena che
avveniva alle
spalle della compagna.
“Devo
recuperare il mio baule,” disse rapidamente. “Prima
che quelle ragazzine riescano a stregarlo perché le segua
fino a casa…”
Un’ultima,
fuggevole occhiata ed era già sparito.
. . .
Menestrella’s corner:
Grazie
a tutti coloro
che sono arrivati sin qui!
Se
questo primo
capitoletto, che era poco più di un’introduzione,
vi è piaciuto... lasciatemi
un commentino!
XX
|
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Capitolo 2 *** Di confronti, torri e rivelazioni ***
Menestrella’s corner:
Ecco
il secondo capitolo! Spero lo apprezzerete!
Il
primo, in effetti, era poco più che una introduzione; ora si
entra davvero nel
vivo della storia anche se, come noterete leggendo, il capitolo si
incentra per
lo più su di un flash-back...
Prima
di lasciarvi alla lettura, permettetemi di ringraziare Bellis
e IsabelM per le
gentilissime recensioni al primo capitoletto, nonché ron84 e jaily
che
l’hanno inserito fra i preferiti!
grazie!
Come
non mi stancherò mai di ripetere (e come sapete bene tutti
voi autori) le
recensioni sono sempre ultragradite... perciò non siate
timidi! Se la storia vi
piace, be’ fatemelo sapere! ^ ^
XX M.
Christmas wishes
2
Di confronti, torri e
rivelazioni
Che
cafone!
Anche
questa volta se n’era andato senza salutarla. Il
fatto che si fosse dichiarato disposto a farle da facchino migliorava
di poco
le cose.
Permettimi
di
fare l’uomo, Evans…
Per tutti i nargilli arrampicatori! Doveva smetterla di
essere così suggestionabile!
Potter
aveva pronunciato quella frase così, tanto per
dire. Punto. Basta. Perciò non c’era motivo di
andare in iperventilazione… La
sola idea di continuare a rifletterci su era ridicola.
Pessima
uscita, d’accordo. Eppure non le era sembrato di
cogliere malizia nelle sue parole. Un velo, forse. In realtà
questa volta
Potter le aveva dato l’impressione di volersi dimostrare
carino. Non macho o latin
lover…
Solo
galante. Gentiluomo.
Strano.
Molto, molto strano. Fino a qualche mese prima si
erano rivolti la parola solo per insultarsi, lui criticando le ore che
lei
passava in biblioteca come una zitella impenitente; lei mettendo in
giro la
voce che a stare troppo tempo con la scopa fra le nuvole ci si annebbia
il
cervello.
E
poi le cose erano cambiate. Dopo quell’incontro, in
cima alla Torre di Astronomia.
Lei
ci andava quando aveva bisogno di stare un po’ da
sola e la Sezione dei libri proibiti era troppo affollata. Lui per
provare qualche
azione di Quiddich lontano dagli occhi delle meticolose spie Serpeverde.
Lily
aveva litigato con Severus, quel pomeriggio.
Raggiuntolo nell’aula di Pozioni, lo aveva sorpreso a tentare
la maledizione
Imperius su una salamandra. Naturalmente lui aveva cercato di spiegare,
come
ormai avveniva sempre più di frequente; ma lei si era
rifiutata di starlo a
sentire ed era fuggita in lacrime sulla Torre. I segni del recente
pianto non
erano ancora svaniti del tutto, quando la zazzera ribelle di Potter era
apparsa
sulla terrazza.
“E
che cavolo, Potter!” aveva esclamato furiosa.
“Questa
Torre sta diventando troppo frequentata per i miei
gusti…”
“Che
paroloni,
miss Evans” l’aveva rimbeccata lui, rivolgendole
uno dei suoi ghigni sornioni.
Il suo sorriso si era però spento, dopo averla osservata
meglio in volto.
“Ma
che cavolo, Evans!” aveva detto allarmato. “Stai
piangendo?!”
“No!”
La
replica era stata immediata, ma non aveva sortito
l’effetto auspicato.
“Allora
hai pianto.”
Lily
si era limitata a distogliere lo sguardo e a
sussurrare uno spazientito “Te ne vai?” in
direzione del parapetto di pietra.
Sconfitto,
James aveva mosso qualche passo verso la
porta. Poi però si era bloccato e con un rapido dietro front aveva preso posto accanto a
lei.
“Dimmi
cosa devo fare, Evans.”
Lily
aveva solo potuto fissarlo con espressione stranita.
“In
che senso, scusa?”
Il
ragazzo aveva picchiato i pugni sulle ginocchia, a
disagio.
“Insomma,
io so cosa fare, di solito, quando una ragazza
piange…”
“Allora
fallo.”
Quelle
parole le erano sfuggite di bocca prima ancora che
la sua mente riuscisse a formularle per intero. Fortunatamente Potter
non
l’aveva presa sul serio.
“Non
ti piacerebbe.”
“Con
le altre ragazze funziona?”
“Perfettamente.”
Le
labbra di Lily sembravano intenzionate ad esprimere
un’obiezione, ma lui le anticipò.
“Con
te non funzionerebbe, fidati.”
“Perché
no?”
Wow…
quella era stata la conversazione più lunga che
avessero mai intrattenuto in tutti i sette anni della loro conoscenza
ed era
prevedibile che nessuno dei due fosse disposto a ritirarsi per primo.
“Perché
tu non sei come le altre ragazze!”
James
era scattato in piedi allargando le braccia, in un
gesto che voleva sottolineare la straordinaria evidenza di quella sua
affermazione. Certo, non avrebbe potuto prevedere la reazione
esasperata di
Lily, a cui quella gloriosa definizione era già stata
appioppata in passato
numerose volte.
“Sai,
Potter, sono davvero contenta… ma che dico? Entusiasta
di sentirtelo dire! Così
finalmente ho qualcuno a cui poterlo chiedere: perché non
sono come tutte le
altre ragazze?! Che c’è che non va in
me!?”
James
guardò la porta per qualche istante, incrociando le
braccia al petto; Lily pensò che avrebbe approfittato del
suo silenzio per
squagliarsela, però una piccola parte di lei aveva
già colto un particolare non
secondario del carattere del suo interlocutore: James Potter non era
uomo da
abbandonare una battaglia.
“Vedi,”
riprese infatti il ragazzo. “Ci sono Jenny, Eliza
e Sarah…” spiegò. “E poi ci
sei tu.”
“Splendido”
ammise tetra Lily, convinta di aver
decodificato la sua spiegazione. “Solo perché loro
sono carine e io no? Originale,
Potter!”
“Non
avevo intenzione di proporre un confronto estetico”
ribatté James. “Anche perché tu hai gli
occhi smeraldo e i capelli color del
grano; non c’è paragone che tenga in tutta la
Scuola, Evans.”
Alt.
A
quelle parole il suo cuore aveva fatto una capriola,
mentre la sua mente smetteva di rispondere a qualsiasi stimolo esterno
per
chiudersi a riflettere su quanto aveva appena udito.
Cos’è
che aveva detto Potter? Che aveva gli occhi smeraldo
e i capelli del colore del grano?!
Non solo verdi e rossi?
Da quando il ragazzo più distratto di Hogwarts era
così
attento alle sfumature?
“Ci
sei, Evans?”
La
voce pacata di James l’aveva riportata alla realtà.
“Dicevi?”
si era informata, garbata.
“Dicevo
che tu non sei una ragazza normale.”
“Grazie
infinite.”
“Non…
fraintendere, per cortesia!” si era agitato lui.
“Sto cercando di dire che tu sei… Evans. E
basta.”
“Come
a dire che sono sfigata e senza speranza?”
“Come
a dire che sei unica.”
Ok.
Non era
riuscita a capire se Potter fosse salito sulla Torre per farle dei
complimenti
o per prenderla in giro, però la sua conversazione la
appassionava. Era molto
diverso da lei: meno razionale e più impulsivo, non si
lasciava spaventare
dalle parole; o dalla verità. A dire il vero, Potter aveva
tutta l’aria di uno
che non si lasciava spaventare da nulla.
“Perché
piangevi?”
Tombola.
Lui era stato
sincero e così lei era stata costretta a ricambiare.
“Severus…”
aveva iniziato, ma Potter le aveva lanciato
un’occhiata preoccupata.
“Cosa ti ha fatto?”aveva
gridato, facendola sussultare.
“Niente,
non mi ha fatto nien-”
Ma
Potter l’aveva afferrata per le spalle e l’aveva
scossa con forza, intimandole di parlare.
“Evans,
se ti ha mancato di rispetto me lo devi
dire! Una tua parola e lo sistemo
per tutta la vita!”
“A
parte il fatto che so badare a me stessa” aveva
iniziato lei, fulminandolo con lo sguardo, “ti chiederei di
lasciarmi. Ora. E datti una
calmata!”
“Non
ti ha messo le mani addosso?” chiese James
un’ultima
volta, sempre stringendola.
“Vorrei
farti notare che sei tu che mi stai
mettendo le mani addosso…”
“Ti
piacerebbe,
Evans” mormorò, lasciandola all’istante,
mentre le guance di Lily si
imporporavano.
“Quanto
ricevere il bacio di un Dissennatore.”
James
le rivolse un sorriso divertito, ma cambiò
argomento.
“Se
non ti ha fatto nulla, allora perché piangevi a causa
sua?”
Brevemente
Lily cercò di spiegare l’accaduto, omettendo
più particolari possibile; ma James indovinò
comunque la natura del problema.
“Gli
devi stare lontano, Evans,” concluse brusco.
“Non
ho bisogno di un fratello maggiore, Potter,” lo
redarguì lei.
I
due ragazzi si fissarono negli occhi dopo quello
scambio fulmineo.
“Credi
voglia farti da fratello maggiore?!”
la sbeffeggiò James, mentre Lily distoglieva
lo sguardo, a disagio.
“Considerami
piuttosto…” riprese quello, ma lasciò
la
frase in sospeso.
“Un
angelo custode?” chiese allora Lily ironica.
James
corrugò la fronte.
“Non
so cosa significa,” disse.
La
ragazza sorrise, rassicurandolo: “È normale per
chi
nasce in una famiglia di maghi. E comunque non mi serve nulla del
genere.”
James
attese qualche altro attimo in silenzio. La brezza
della sera aveva iniziato a spirare, facendogli ricordare
l’appuntamento con la
sua squadra al campo di Quiddich.
“Devo
andare,” aveva sussurrato, quasi timoroso di
disturbare l’incanto del momento.
A
Lily era sembrato di cogliere una nota di rammarico
nella sua voce.
“Non
ti trattengo.”
D’accordo.
Era stata più
brusca di quanto avesse voluto. Fortunatamente Potter non se
l’era presa. Anzi,
alzatosi in piedi, le aveva appoggiato una mano sulla spalla.
“Snivellus è
pericoloso. Promettimi che starai attenta.”
Lily
si era alzata a sua volta, facendo scivolare via la
mano del ragazzo, ma lui le aveva afferrato un braccio, trattenendola
con una
certa determinazione.
“Dico
sul serio, Evans. Sei una strega straordinaria
e tutto il resto, lo sappiamo…” aveva
borbottato. “Ma stai attenta lo stesso.”
. . .
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Capitolo 3 *** Di presenze, stufati e malintesi ***
Menestrella’s corner:
Ecco
un nuovo capitoletto di Christmas wishes,
che spero gradirete!
Chiedo
scusa per il ritardo con cui arriva questo aggiornamento, ma
è esattamente per
questo che preferisco scrivere one-shots: perché sono un disastro con i tempi. Perciò,
cari lettori, siete avvisati:
l’aggiornamento sarà lento ma ci sarà!
Vedrete che arriveremo alla fine! ^ ^
Prima
di lasciarvi alla lettura, vorrei ringraziare, di cuore, XXX, che hanno
inserito questa storia fra i loro preferiti e tutti i
‘lettori silenziosi’!
Grazie
davvero!!!
Se
vi va, ditemi che ne pensate di questa storia con un piccolo
commentino!
XX M.
Christmas wishes
3
Di presenze, stufati e
malintesi
Non che si
aspettasse molto da lui, ovviamente. Però un Buon
Natale credeva di meritarselo.
Soprattutto dopo averlo lasciato copiare i suoi esercizi di Pozioni. Ingrato!
La piuma le
sfuggì di mano mentre, accoccolata vicino al
fuoco della Sala Comune, scriveva il bigliettino d’auguri che
Squinter, uno dei
vecchi gufi della Scuola, avrebbe recapitato ai suoi genitori.
Cari mamma e
papà,
spero che
Petunia si senta un po’
meglio e possiate passare un Felice Natale assieme…
La sua
calligrafia formava eleganti parole d’affetto per
i suoi cari, che avrebbe riabbracciato non prima dell’estate.
La sua mente,
tuttavia, faticava a restare fissa sul presente e continuava a tornare
a quel
breve incontro sulle scale, da cui era uscita ancora una volta
sconfitta.
Non ti ha
quasi
vista! disse a
se stessa, avvertendo una punta di umiliazione. C’è
mancato poco che ti calpestasse…
Io sto bene
e attendo con ansia
il cenone di questa sera…
Tu, Silente
e la
McGrannit… Ma che festa entusiasmante… pensò
acida, ma se ne pentì subito. Non era certo colpa
dei suoi professori se lei era così emotivamente
suscettibile.
Si
sgranchì le gambe semi-addormentate
facendo due passi per la Sala Comune, addobbata con festoni giallo-oro
e palline
colorate per l’occasione natalizia. Dal caminetto pendevano
numerose calze,
destinate a rimanere vuote visto il consueto rientro a casa degli
studenti. Per
un istante, la prospettiva di essere pressoché
l’unica allieva della Scuola
rimasta ad Hogwarts le apparve elettrizzante, ma subito dopo si chiese
come
avrebbe potuto trascorrere quelle vacanze solitarie senza annoiarsi a
morte.
Eddai,
Lily,
si disse, c’è sempre lo
studio! E poi
devi anche finire il biglietto.
Fu,
dunque, con la rassegnazione di chi
accetta il proprio destino che riprese posto sulla poltrona accanto al
fuoco.
Terminò rapidamente la lettera per la sua famiglia,
disturbata solamente dal
vento che infuriava al di là delle finestre e dalla sua
frangia troppo lunga che,
per la posizione assunta durante la scrittura, scendeva ripetutamente
ad
ostacolarle la visuale.
Più
tardi cercherò un incantesimo per accorciarla,
pensò, scostando con uno sbuffo
l’ennesimo ciuffo.
Accadde
in un attimo. Un istante prima
la frangia le ricadeva impietosa sugli occhi. Quello dopo qualcosa di
invisibile le sistemava i capelli ribelli dietro all’orecchio.
Per
tutti i folletti della Cornovaglia!
Lily
lanciò un urlo spaventato, che
tuttavia rimase inascoltato. La ragazza si guardò in giro
con circospezione,
scrutando la stanza alla ricerca di una qualche presenza che potesse
giustificare quanto era appena successo. Ma ogni suo tentavo fu vano:
la Sala
Comune rimaneva tanto silenziosa e deserta quanto lo era stata per
tutto quel
pomeriggio.
«Pix!»
tuonò allora arrabbiata, ma non ottenne alcuna risposta.
Che
cosa
poteva essere stato? Escluso il malvagio folletto le rimanevano
all’incirca...
qualche altro migliaio di possibilità: identificare la magia
ad Hogwarts non
era così facile, soprattutto quando questa non voleva farsi
riconoscere.
Eppure
era certa che qualcosa
l’avesse toccata... qualcosa di
una consistenza bizzarra – tanto impalpabile da sembrare
liquida, ma con una
punta di ruvidezza – le aveva sfiorato la guancia,
accarezzandola
delicatamente.
Un
brivido le percorse la schiena. Si
guardò di nuovo attorno, ma di nuovo fu costretta a
convincersi di essere
l’unico essere senziente in tutta la stanza. Si
alzò in piedi e tornò a muovere
qualche passo, avanti e indietro, giusto per mandare giù
l’idea di essere
appena stata accarezzata da qualcosa di misterioso. Cosa che era strana
persino
per gli standard di Hogwarts.
. . .
Ci
provò davvero, quella sera, a
prepararsi come se stesse andando ad una festa. In fin dei conti si
trattava
pur sempre della Vigilia di Natale e la Sala Grande doveva essere
incantevole.
Non poteva certo deluderla.
Abbandonata
la consueta divisa giallo-rossa,
scelse un abito dorato, che metteva in risalto i riflessi ramati dei
suo
capelli, dopo aver scartato a priori l’idea di mettere il
completo color
smeraldo che, se da un lato avrebbe potuto intonarsi con i suoi occhi,
dall’altro
rappresentava un punto di verde troppo compromettente.
Sarò
anche vestita a festa, ma resto pur sempre una Grifondoro.
Una
rapida occhiata allo specchio e poi
via, giù dalle scale, oltre il ritratto della Signora
Grassa, corridoio dopo
corridoio, raggiunse la Sala Grande e fu investita dal suo splendore:
professori
ed elfi domestici dovevano essersi dati un gran bel da fare.
Con
una certa sorpresa notò che i
quattro tavoloni nei quali, durante l’anno, prendevano posto
gli studenti
suddivisi nelle varie case di appartenenza erano ancora al loro posto,
segnale
evidente che lei non era l’unica allieva rimasta alla Scuola
per le vacanze.
Non
senza una qualche difficoltà,
infatti, riconobbe alcuni compagni Corvonero che, come lei, avevano
sostituito
le divise con degli abiti eleganti, più consoni
all’occasione. Alla sua destra,
poi, poteva vedere un gruppo di Serpeverde che attendeva affamato il
comparire
della propria cena.
Dunque,
due minuti nella Sala Grande ed
aveva già intuito che nei prossimi giorni avrebbe avuto
compagnia.
O
forse no,
visto che il tavolo dei Grifondoro era deserto. Sarebbe stata
l’unica abitante della Torre e... avrebbe cenato da sola.
Il
Preside li intrattenne con un bel
discorso a tema natalizio, teso a ricordare la tradizione pagana e
magica
dell’albero di Natale, che riscosse molti successi
soprattutto perché si
dimostrò estremamente contenuto.
Pochi
istanti dopo la sua conclusione,
davanti agli occhi dei presenti si materializzò ogni tipo di
pietanza e
ciascuno poté pensare a celebrare la festa con una mangiata
degna di essere
ricordata.
Lily
ebbe appena il tempo di assaggiare
l’ottimo stufato di capriolo che una scheggia dorata,
chiaramente impazzita, si
tuffò nel suo bicchiere di succo di zucca.
Un
Boccino? si
chiese la ragazza, estraendo l’oggettino con una certa
cautela.
Come diamine aveva fatto ad arrivare fin lì? Per quanto ne
sapeva lei quei cosi erano tenuti
sotto chiave, proprio
perché non se ne andassero in giro indisturbati a recar
danni.
L’unico
che, per una qualche ragione
nota a lui solo, si divertiva ad andarsene a spasso con un aggeggio
simile
era... be’, era a casa,
per le feste.
Gliel’aveva
detto solo quel pomeriggio.
Si
erano salutati qualche ora prima e
già pensava a lui?! Male.
In
realtà, aveva pensato a lui tutto il
pomeriggio. Malissimo...
Lei
era Lily Evans, per la miseria! Che
mai poteva farsene di uno come James Potter? E che mai poteva farsene
uno come
lui di una come lei? Erano semplicemente incompatibili.
Con
rabbia strinse in pugno il Boccino
che prese ad agitarsi come un forsennato, sbattendo violentemente le
ali.
“Che
tenerezza!” disse una voce
presuntuosa alle sue spalle. “Riconosce la vicinanza del
padrone...”
James
Potter stava ritto al suo fianco,
camicia e cravatta per una volta al loro posto. Era elegantissimo.
“Grazie
per esserti presa cura del mio
amico, Evans,” disse ancora, tendendo la mano verso di lei.
“Deve
essere stato difficile,” ammise
Lily, restituendogli il Boccino ben attenta a non sfiorare la sua mano.
“Che
cosa?”
James
la fissava curioso, spostando lo
sguardo dai suoi occhi vivaci alle sue labbra lievemente dipinte di
rossetto,
ai suoi capelli infuocati raccolti in un raffinato chignon...
“Stregarlo
perché cercasse di affogarsi
nel mio bicchiere.”
“Siamo
egocentrici questa sera, eh,
Evans?” la canzonò lui.
“No,
quella è una tua prerogativa.”
James
sorrise, annuendo in silenzio.
“Be’,
Buon Natale, Evans,” sussurrò e,
senza darle il tempo di rispondere, si allontanò, prendendo
posto all’altro
capo del tavolo Grifondoro.
Sta
scherzando?!
si chiesero in silenzio Lily e i pochi Corvonero che
avevano notato la scena.
Cioè,
siamo gli unici Grifondoro rimasti in tutta la Scuola e lui si siede...
dall’altra parte del mondo?!
Come
pochi istanti prima si era
costretta a celare l’improvvisa euforia che l’aveva
colta nel vederlo, a
sorpresa, accanto a lei, così ora dovette impegnarsi a
nascondere l’incredibile
delusione che il suo gesto aveva suscitato in lei.
Senza
accorgersene, fissò lo sguardo
incredulo e ferito su di lui che, indifferente al suo stato
d’animo, aveva
iniziato la sua cena. Lo stufato di Lily giaceva ancora tutto nel suo
piatto.
“Non
lo mangi?” sillabò James da
lontano, volgendosi improvvisamente a guardarla.
Lily,
colta di sorpresa, rimase a
fissarlo senza dire una parola.
Di
nuovo un sorriso sornione animò il
volto di Potter che, con finta disinvoltura, raccolse piatto, posate e
bicchiere e finalmente si accomodò di fronte a lei.
“A
quanto pare ci tocca cenare insieme,
Evans,” accennò, assaggiando lo stufato della
ragazza. “Non so proprio come
faremo a sopportarlo...”
. . .
La
cena passò tranquillamente. Potter
sapeva essere un tipo divertente, quando voleva. Le raccontò
di alcuni
esperimenti che aveva fatto da bambino, prima di ricevere
un’istruzione magica
che gli impedisse di far saltare in aria la casa o coloro che la
abitavano.
“Ricordo
che mio padre mi diceva sempre:
James, qualsiasi cosa succeda, ricordati
di salvare Winnifred...”
“Una
parente?”
“Oh
no, Winnifred era la gatta di mia
madre... Se per caso l’avessi, diciamo, trasformata in
qualche cosa di strano
mia madre non me lo avrebbe mai perdonato...”
“E
sei riuscito a mantenere la parola?”
“Certo!”
esclamò James scandalizzato.
“Almeno fino a quando quell’orrendo sacco di pulci
non si mise in testa di
dormire nella mia camera...” aggiunse poco dopo.
“Ma giuro che non lo feci
apposta.”
Potter
era stato bravo, doveva
ammetterlo. Da quando si era seduto insieme a lei non aveva fatto altro
che
raccontare storie buffe facendola ridere fino alle lacrime. Tanto che
Lily
aveva quasi dimenticato di rivolgergli quella domanda che le era venuta
in
mente sin da quando lo aveva visto comparire a sorpresa nella Sala
Grande.
Se
ne ricordò tutto d’un tratto.
“Hei,
Potter,” iniziò infatti, lo
sguardo che rivelava tutta la sua curiosità.
“Evans.”
“Che
ci fai qui? Non desideravi tornare
a casa dai tuoi?”
“Oh,
questa mattina Sirius si è
svegliato con la faccia coperta da quelle macchie rosse…
Come le chiamano i
Babbani?”
“Varicella?”
domandò Lily stupita.
“Precisamente.”
James
lo aveva detto simulando un certo
contegno, ma alla fine sul suo volto si era dipinta una espressione
furba che
aveva messo Lily sul chi-va-là.
“Mi
prendi in giro, Potter?”
Una
domanda diretta, che il ragazzo
aveva eluso tuffandosi nelle patate al forno.
“Ottime!”
aveva commentato qualche
istante dopo, disinvolto.
“Sul
serio, Potter! Perché sei rimasto?”
“Oh,
andiamo!” aveva esclamato lui. “Non
potevo mica lasciarti qui tutta sola!”
“Ce
la fai ad essere serio?!” si era
informata Lily, anche se le sue guance traditrici erano in fiamme.
“Volevo
studiare con un po’ di
tranquillità,” ammise il ragazzo, mentre il suo
piatto si riempiva magicamente
con un’ampia porzione di stufato dall’aria davvero
invitante.
“Ok.
Non ce la fai proprio a rimanere
serio” aveva concluso Lily e la conversazione si
era di nuovo spostata sul cibo che entrambi stavano gustando.
O
meglio. James aveva davvero fatto
onore alla tavola, spazzolando in breve tempo tutto ciò che
c’era da
spazzolare, mentre Lily, troppo nervosa per quella situazione
imprevista, aveva
appena toccato cibo, cosa che non era sfuggita al suo compagno.
“Sei
innamorata, Evans?” domandò lui a
bruciapelo, dopo aver terminato la sua gigantesca porzione di torta al
formaggio.
“Perché
me lo chiedi?!”
Rossa
in volto, Lily aveva lottato per non
soffocarsi con il succo di zucca che tornava a riempire i loro
bicchieri una
volta vuoti.
“Be’,
non hai mangiato niente...”
“Forse
semplicemente non sono solita
abbuffarmi come invece fai tu...” sottolineò lei,
rincuorata dalla spiegazione
del ragazzo.
“Mi
pareva...”
“Che
vuoi dire?!”
Le
parole di Potter erano a dir poco
oltraggiose. Come si permetteva?! Stava forse insinuando che Lily Evans
non era
in grado di innamorarsi?
“Dico
che deve essere difficile per una
come te innamorarsi...”
Ora
sta esagerando,
pensò Lily fulminandolo con lo sguardo.
Però
ha ragione,
ammise una vocina dentro di lei.
“Una
come me?” replicò la ragazza, con
una nota d’astio nella voce.
“Sei
la creatura più a sangue freddo
che io abbia mai
incontrato” specificò Potter con uno scintillio
negli occhi. “E, giusto perché
tu lo sappia, nella mia affermazione comprendo anche le
Sirene.”
“Grazie
tante, Potter,” rispose
asciutta.
La
cosa la disturbava. Alquanto.
Inutile persino tentare di
negarlo.
Che
Potter la prendesse in giro perché
era la cocca dei professori, poteva anche sopportalo. Ma il pensiero
che lui la
considerasse una creatura dal cuore gelido, priva di istinto e di
spontaneità,
nonché priva della minima sensualità
(perché era questo che
le sue parole volevano dire, lo aveva capito subito) era
intollerabile.
Si
alzò dalla tavola con una espressione
difficile da decifrare. Senza alzare lo sguardo su di lui, lo
salutò
rapidamente con un secco Buon-Natale-anche-a-te,-Potter
e, rivolto un cenno al Preside, uscì dalla Sala, dirigendosi
verso le scale che
l’avrebbero riportata ai dormitori.
La
cena per lei era finita.
. . .
|
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Capitolo 4 *** Di apparizioni, strangolamenti e... baci ***
Menestrella’s corner:
Ciao
lettori!
Ecco un
capitoletto
nuovonuovo tutto per voi! Spero lo gradirete, come avete dimostrato di
fare con
gli altri!
Devo
dire che non mi
aspettavo questo successo: voglio dire, so che è pur sempre
un successo
relativo (ci sono fanfic con centinaia di recensioni), però
non mi era mai
capitato che una mia storia ricevesse tanti
‘preferiti’!
Perciò
un
supermegagigantesco GRAZIE per avermi fatto superare il mio personale
record
che avevo segnato con Il molliccio rivelatore!
Questa
storia prevede
qualche altro capitoletto; continuate a seguirmi!!!
Un bacio
XX M.
Christmas wishes
4
Di apparizioni,
strangolamenti e... baci
“Dai,
Evans, stavo solo scherzando...
Non te la sarai mica presa?”
James-Compaio-All’-Improvviso-Potter
la
studiava con attenzione dalla poltroncina color rosso acceso accanto al
caminetto della Sala Comune.
Lei
in Sala Comune c’era arrivata
qualche minuto prima, agitando i pugni con rabbia e scuotendo la testa,
rassegnata. Ma lui quando ci era
arrivato?
Mentre
scagliava un cuscino contro la
finestra con tutta la (scarsa) forza che possedeva, le era sembrato di
sentire
il ritratto aprirsi di nuovo ma poi, non avendo visto entrare nessuno,
si era
convinta di soffrire di manie di persecuzione.
Insomma,
prima la cosa morbida che le
sfiorava la guancia... ora lo sconosciuto
invisibile che la seguiva...
Invece,
eccolo lì: James Potter,
zazzera, boccino ed espressione sorniona, tutto compreso. Sconosciuto non lo era per niente.
“Sai
diventare invisibile,
Potter?” gli domandò, scontrosa.
“Cosa?!”
Per
qualche ragione il ragazzo era
sbiancato.
“Immagino
sia troppo difficile anche per
te...”
“Sai,
Evans, quella nota isterica che
colgo nella tua voce non mi piace per niente”
sottolineò lui, riprendendosi.
“Ti
ci dovrai abituare, temo,” lo
rimbeccò Lily, acida. “Sembra essere una
caratteristica delle creature a sangue freddo.
Perché non
chiedi conferma alle Sirene?!”
E
magari non affoghi nel Lago Nero?!
pensò, stringendo con forza i pugni.
“Sei
arrabbiata,” concluse James, un sorriso di comprensione sulle
labbra.
“Non
trovo divertente essere insultata,
scusa.”
“Qualcuno
deve pur dirti la verità, no?”
“La
verità?!” gli fece eco Lily,
adirata.
“Dimmi
che non è vero, Evans,” cominciò
James affilando lo sguardo. “Dimmi che sai
che cosa significa sentire le farfalle nello stomaco, che hai mai
provato un
brivido... e non perché avevi freddo,”
aggiunse subito. “Tu non capisci neppure di che cosa sto
parlando!”
La
sua voce era salita di tono,
progressivamente, ed aveva raggiunto accenti di pura
aggressività.
“Ti
vorrei far notare,” mormorò Lily,
spiazzata, “che ora quello arrabbiato sembri tu...”
James
le sferrò un’occhiataccia e cercò
di controllare il suo improvviso malumore. Per un istante diede
l’impressione
di voler aggiungere qualcosa, ma poi si morse la lingua e rimase zitto,
a
fissarla in cagnesco.
“E
ora che c’é?” lo sgridò la
ragazza, a
disagio sotto quello sguardo.
“Non
è naturale, Evans. Ecco
che c’é!”
“Certo,
se confrontato con il tuo stile di
vita, il mio deve apparire
davvero innaturale...”
Ok.
Aveva appena
perso un’ottima occasione per tacere. Se ne rese conto un
secondo troppo tardi.
“Il
mio stile di vita?”
Potter
aveva abbandonato la sua
postazione e le si era avvicinato con aria minacciosa.
“Che
intendi dire, Evans?”
La
ragazza sostenne il suo sguardo, ma
non trovò le parole.
“Quale
sarebbe il mio stile di vita?”
insistette James.
“Andiamo,
Potter!” esplose lei. “Quante
ragazze cambi in un mese? Quattordici?!”
James
le si avvicinò ancora ed appoggiò
lentamente le mani sulle sue spalle.
“Ringrazia
che sono un gentiluomo, Lily
Evans,” sibilò a pochi centimetri dal suo volto.
“Perché ti saresti appena
meritata un insulto in pompa magna...”
“Qualcuno
deve pur dirti la verità, no?”
Dio.
Lo aveva detto senza pensarci. Ed
ora quelle potevano essere le ultime parole della sua giovane vita.
Potter era
così vicino che gli sarebbe bastato allungare una mano per
farle molto, molto
male. Si preparò al peggio. Ma il peggio non venne.
James
le afferrò il volto con le mani,
ma con delicatezza.
Quindi
non vuole strangolarmi,
pensò rassicurata Lily, prima che la sua mente
registrasse appieno gli stimoli che provenivano dalla sua pelle. Le
mani di
Potter le stavano accarezzando dolcemente le guance e nei suoi occhi,
così
vicini ai suoi, c’era un’evidente espressione di
titubanza. Se possibile non lo
aveva mai visto così indeciso.
Ma
che cosa poteva averlo ridotto in
quello stato?! I suoi occhi sembravano ripeterle una domanda che
tuttavia il
suo cervello non era in grado di decodificare. Forse perché,
già da qualche
secondo, il suo cervello, di solito così rapido a valutare,
aveva issato
bandiera bianca.
Una
mano di Potter si spostò sulla sua
nuca, scomponendo in parte lo chignon
che aveva creato per la serata. Alcuni ciuffi le ricaddero
all’istante ai lati
dell’orecchio. Avvertì la mano del ragazzo
indugiare dolcemente sul suo collo.
E
poi accadde l’inverosimile.
La
mano di Potter fece pressione sulla
sua nuca, attirandola ancora di più verso di lui, tanto che
le mani della
ragazza, che finora erano rimaste immobili lungo i fianchi, finirono
col
reagire istintivamente, appoggiandosi sul suo petto.
E
fu a quel punto, solo a quel punto,
che la mente di Lily si
riattivò quel tanto che bastava per formulare un lieve
dubbio.
Non
vorrà mica... insomma... non penserà davvero di
ba-
Per
un attimo fu colta dal desiderio di
dire qualcosa, qualsiasi cosa
potesse
interrompere quella scena. Lo faceva sempre. Risolvere le situazioni
imbarazzanti con una battuta. Ma questa volta non era così
facile. Quello che
ancora la guardava con uno sguardo impossibile da descrivere era James
Potter.
Il suo rivale giurato. Colui che aveva detestato per sei anni e mezzo e
che
per, lo stesso lasso di tempo, l’aveva tormentata con ogni
sorta di scherzo o
di battuta irriverente.
Loro
erano semplicemente incompatibili.
Scoperta recente, ma già acquisita. Quella scena era
surreale. Se qualcuno
fosse entrato nella Sala Comune e li avesse trovati così,
avvinghiati l’uno
all’altra, si sarebbe sicuramente stropicciato gli occhi. Non
poteva essere
vero. Punto.
Hei,
un momento.
Aveva detto avvinghiati?!
No.
No. No. Non poteva essere. Non
poteva andare così. Non adesso.
Non con lui.
Il
suo sguardo si incendiò e Lily non
seppe mai che cosa doveva averci letto James. Di fatto però,
mentre le labbra
di lui abbozzavano un lieve sorriso mesto, tutte le barriere che gli
anni e
l’orgoglio avevano eretto tra di loro sembrarono cadere e
Lily ebbe la netta
percezione di poter leggere nei pensieri del ragazzo un triste Lo sapevo, Evans.
Un
attimo dopo la fronte di James sfiorò
la sua e Lily lo osservò chiudere gli occhi. Rimase
così qualche secondo, ad
assorbire il colpo.
“D’accordo,
Evans. Per ora siamo pari,”
sentenziò con voce roca.
“Dove
vai?” gli domandò d’impeto, quando
lo vide allontanarsi verso il dormitorio maschile con andatura
contratta.
“A
farmi una doccia!” sbraitò quasi,
senza voltarsi.
Lily
ringraziò la sua buona stella. Un
po’ di tempo da sola era proprio ciò che le
serviva per analizzare la
situazione.
“È
il cervello che ti frega, Evans,”
borbottò il ragazzo, prima di sbattere la porta.
. . .
|
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Capitolo 5 *** Di caminetti, scope e scarpine ***
Menestrella’s corner:
Ragazzi, sono commossa!
23 preferiti... Grazie a
tutti!!! Ma nominiamoli, va, questi tutti: un bacio grande a AikoSenoo, Beba94, Clod88, Danino, Elly 11, Frytty, Hugh, Igniflia, Jaily, Jayne, Jeginnybells, Kairi4ever, Lily D G, Lily Potter, Marco121184, Ninny, Princess Liliuzza, PrincessMarauders, Ron84, Riddikulus, Thaleron, Yumi_chan, Zarkyna!
Un abbraccio particolare
a coloro che mi hanno lasciato una recensione! Grazie davvero!!!
Sentire la voce di chi è tanto magnanimo da spendere un po'
di tempo sulla mia storia è sempre emozionante!
Un grazie soprattutto alle splendide ragazze che hanno commentato il 4
capitolo, il mio preferito finora! ^ ^
Pant_tere94:
cara amica, non so proprio come faccia Lily a resistere a
James... Io non ci riuscirei di certo! ;)
Princess Liliuzza:
ciao bella! Grazie mille, per il commento, troppo buona! Eh
sì, è proprio così che immagino James
Potter 17enne... Carino, un po' sfacciato e INTRIGANTE... Ma vedrai che
sotto la superficie si nasconde anche una persona dal cuore sensibile...
Frytty:
grazie mille! Sei troppo buona! Farò il possibile
per meritarmi i tuoi complimenti... Intanto, continua a seguirmi! ^ ^
Ninny: Ha,
ha! La tua recensione è troppo divertente... Penso esprima
bene il desiderio di prendere la nostra vecchia Lily (o almeno
è così che la immagino) per il collo quando si
lascia soggiogare dalla parte più razionale di
sé... Ma che dobbiamo fare, Lily ci piace così...
o no?!
Dominic:
Grazieeeee!!! Sì, cmq opterei anch'io per il ricovero
immediato di Lily... Del resto, tu ti fideresti ciecamente di uno con
la reputazione di James-Sono-O-Non-Sono-Il-Più-Fico-Potter?!
Zarkyna:
be', credo che per Lily & James il battibecco sia proprio una
questione di principio... Forse il loro modo più sincero di
confrontarsi... Spero continuerai a seguirmi!
Lilly 94: ma
come? Non vorrai mica che sveli tutto subito?! ^ ^ Continua a leggere
& avrai le tue risposte! Intanto un grandissimo grazie!!!
Bene, ora posso davvero lasciarvi alla lettura di questo nuiovo
capitolo, con la speranza che vi piaccia e vi faccia venire voglia di
lasciarmi un commentino!
Un grazie anticipato a tutti coloro che leggeranno!!!
P.S. Notata l'aggiunta dei titoli ai capitoli?! Così mi
sembra più divertente... ^^
Un bacio
XX M.
Christmas wishes
5
Di caminetti, scope e scarpine
E
così, quel 24 dicembre sarebbe passato
alla storia come la notte in cui Lily Evans aveva quasi
baciato James Potter davanti alle calze degli elfi domestici.
Sempre
che la sua impressione fosse
stata corretta.
Magari
aveva travisato. Frainteso. Mal
interpretato.
Magari
Potter non aveva preso in
considerazione neppure per un piccolissimo istante la
possibilità di poggiare
le sue labbra su quelle della ragazza.
Magari
era stato tutto un clamoroso
equivoco.
Sì,
insomma... il tradizionale ‘tanto rumore per nulla’.
Nonostante
quello che le aveva detto
Potter, doveva sedersi e riflettere con calma.
Lily
prese posto sulla poltroncina
accanto al fuoco. Ripercorse mentalmente le immagini di quanto era
appena
accaduto. Ma era tutto inutile: la scena aveva già
acquistato dei contorni
sfocati.
Solo
un fotogramma le appariva
perfettamente nitido. Quello che le mostrava il sorriso triste di
Potter.
Dovevano
chiarire. Era l’unico modo per
mettere a tacere quella vocina insistente che continuava a ripeterle
che aveva
fatto qualcosa di sbagliato. Non riusciva a capire perché,
ma si sentiva in
colpa.
Avevano
passato una bella serata insieme
ed ora non poteva sopportare che finisse in quel modo. Doveva
rimediare.
Subito. Poi avrebbe pensato a capire.
Salì
le scale con passo sicuro e
raggiunse rapidamente la sua destinazione.
“Potter?”
chiamò bussando. “Sono Lily.
Potresti aprire?”
Per
un istante le fece uno strano
effetto rivedere le sue mani, mollemente appoggiate contro lo stipite.
“Quale
onore, sirenetta,” la
prese in giro la voce giocosa di James.
La
doccia l’aveva fatta davvero visto
che aveva i capelli tutti bagnati. Fortunatamente non era arrivata
troppo
presto: il ragazzo aveva già indossato il pigiama.
“Poche
ciance, uomo-che-non-deve-chiedere-mai...”
“E
questo che significa?”
“Lascia
stare,” sbuffò Lily, che per un
attimo di troppo aveva dimenticato la natura super
purosangue del suo interlocutore. Errore imperdonabile, visto
che gli aveva offerto la possibilità di prolungare quella
conversazione a cui
lei avrebbe invece voluto porre termine.
“È
lo slogan di una pubblicità,” tagliò
corto.
“Pubbli-che?” le fece eco Potter,
sempre più confuso.
“Lascia
stare, ho detto!”
Potter
la osservò con attenzione e poi
sorrise.
“Ho
combinato un macello prima.”
Lily
seguì con apprensione la direzione
del suo guardo e, portatasi le mani ai capelli, si accorse che
dell’originale chignon
doveva essere rimasto davvero
poco.
“Mi
potresti scusare un attimo?” iniziò
in evidente imbarazzo, all’idea di trovarsi di fronte a lui
con la foresta
pluviale al posto della sua chioma solitamente ordinata.
“Perché
sei venuta, Evans?”
No,
non l’avrebbe scusata. Né un attimo,
né due.
“Io...”
James
non smetteva di fissarla. Non
aveva mai distolto lo sguardo dai suoi occhi un solo istante da quando
era
venuto ad aprire. Lei, invece, avrebbe potuto descrivere alla
perfezione ogni
singola venatura del legno della porta.
“Volevo
essere sicura che stessi bene.”
Lo
aveva detto senza pensarci. Di nuovo.
Stava diventando un’abitudine; una pessima
abitudine.
“Che
cosa?!”
James
sembrava sbalordito.
“Tu
volevi sapere se io stavo
bene?!”
Lily
annuì meccanicamente.
“Lascia
che ti faccia un ripassino,
Evans,” disse lui. “Sono io,
l’uomo.”
“Ma
eri tu quello triste, poco
fa.”
Era
ufficiale: cervello e lingua avevano
interrotto qualsiasi comunicazione in Lily Evans.
“Se
ero triste, Evans,” concesse Potter,
dopo un attimo di silenzio, “lo ero per te.”
“Per
me?”
“Perché
non sai cosa ti perdi!”
Brutto
vigliacco dai pensieri impuri e volgari! si
infuriò Lily, mentre le sue
guance si imporporavano. Come diamine ti
permetti!
“Hei,
frena, frena, frena...” si scaldò
James. “Hai capito male!”
“Ah
sì?” riuscì a dire Lily.
“Sì.”
Ciò
detto, il ragazzo le prese una mano
e gliela strinse fra le sue.
Un’accogliente
sensazione di calore le
si diffuse su tutto il corpo, generata dal contatto tra la sua mano e
quelle di
Potter.
“Questo
è quello che ti perdi.”
“Non
ho bisogno di un caminetto,
Potter...” ironizzò Lily.
“Sai
che succede al ghiaccio quando lo
si espone al sole, Evans?”
“Non
tutto il ghiaccio è fatto per
sciogliersi.”
“Tu
sì”
specificò il ragazzo. “Ma non
ancora. Devi ancora trovare il tuo caminetto...”
Lily
rise, involontariamente. Non sapeva
come replicare a quelle parole che forse nascondevano un velo di
verità.
. . .
“Allora
che si fa stasera?”
Potter
si era rivestito e l’aveva
raggiunta in Sala Comune.
“Potter,
sono quasi le dieci...”
“Vuoi
già andare a dormire?!” chiese il
ragazzo disgustato. “È la notte di
Natale!”
Lily
ci pensò su. In effetti non aveva
sonno. E poi quella sera erano successe troppe cose; non sarebbe
riuscita a
dormire comunque.
“Aspettami
due minuti. Vado a cambiarmi
e torno.”
Lily
fu puntuale. James non aveva ancora
escogitato un piano per terminare degnamente quella serata
interessante, che la
ragazza era già ricomparsa in Sala Comune. Indossava un
maglioncino rosso da
cui fuoriusciva una delicata camicia candida, abbottonata fino
all’ultimo
bottone.
“Non
ti smentisci mai, Evans...”
“Come?”
Per
tutta risposta, James aveva
allargato le braccia in segno di resa.
“Ti
lascio carta bianca, non posso fare
altrimenti,” scherzò il ragazzo. “Che
vuoi fare?”
“Oh,
be’,” iniziò Lily, animandosi,
“pensavo di andare in biblioteca!”
“Wow!”
esclamò James, imitando il suo
tono frizzante. “Che progetto entusiasmante! Come ho fatto a
non pensarci
prima?!”
“Piantala,
Potter.”
“Ragiona,
Evans,” si infervorò lui.
“Abbiamo tutta la Scuola per noi e tu vuoi andare in
biblioteca?”
“Coraggio,
abbiamo quella ricerca da
consegnare, ricordi? Come classificare le
erbe urticanti...”
“Che
mi dici del giglio?”
James
le rivolse il suo più collaudato
ghigno da malandrino.
“Carina
questa, davvero carina...”
Lily
raccolse i libri e si avviò verso
il ritratto.
“Vuoi
davvero studiare la sera di
Natale?”
“Tecnicamente
Natale è domani...”
“Tecnicamente
sei una guastafeste,
Evans! E io che ero rimasto perché non ti
annoiassi...”
“Ancora
con questa storia?” esclamò Lily
alzando gli occhi al cielo.
“Preferisci
quella delle pustole rosse?”
si informò il ragazzo.
“Va-ri-cel-la,
Potter.”
Lily
era già scesa in corridoio quando
si sentì raggiungere dal compagno di solitudine.
“Vuoi
andare in biblioteca? E va bene!”
concesse. “Ma ci andremo a modo mio.”
Lily
lo fissò preoccupata.
“Perché
non riesco a sentirmi
tranquilla?” chiese più a se stessa che a lui.
“Perché
non sei in grado di fidarti
degli altri.”
“Io
degli altri mi fido; è solo nei tuoi
confronti che nutro qualche fondato dubbio.”
James
Potter, che per qualche motivo non
riusciva a smettere di sorridere, la guidò in cima alla
Torre di Astronomia.
“Questa
non mi sembra la biblioteca,”
disse Lily.
“Oh,
ci arriveremo,” spiegò James,
spalancando la porta del terrazzo.
“Hei!
Avresti dovuto dirmi di prendere
il cappotto!” si arrabbiò la ragazza, non appena
fu investita da una raffica di
vento gelido.
“Ci
penso io.”
Le
parole magiche di Potter si persero
nella tempesta, ma Lily indovinò all’istante che
doveva trattarsi di un
incantesimo di appello.
Qualche
istante dopo, giusto prima che
iniziassero a congelare, dalla porta fuoriuscirono due pesanti mantelli
che,
magicamente, andarono a cingere le spalle dei rispettivi proprietari.
Solo
che dalla porta arrivò anche
qualche cosa d’altro.
Una
scopa.
“Pulizie,
Potter?” scherzò Lily, prima
di intuire drammaticamente i piani del ragazzo.
“Dopo
di lei, madame.”
Potter
l’aveva invitata ad accomodarsi
sulla sua scopa da corsa. Potter era pazzo.
“Andiamo!”
la incoraggiò lui. “Scommetto
che non ci sei mai salita su un bolide come questo!”
“Infatti,”
puntualizzò Lily. “Preferisco
vivere, io.”
James
rise di fronte all’evidente
terrore della ragazza.
“Ci
sono io, Evans. Non ti accadrà
niente finché sei con me.”
“A
quanto ne so, i tuoi giochi sono
spesso pericolosi, Potter.”
James
fece spallucce.
“Lo
sai
che ho ragione! Pensa a Severus e a cosa stavate per fargli!”
“Come
lo sai?”
“Me
lo ha detto lui...”
“Immagino
si sia dimenticato di dirti che
sono stato io a salvarlo.”
“Oh
no, mi ha detto anche questo... Non
credo te lo perdonerà mai...”
James
rise apertamente e la guardò in un
modo che, per la prima volta, le fece capire che davvero si poteva
rabbrividire
per qualcosa di diverso dal freddo.
“Avanti...”
Il
ragazzo le tese una mano, aiutandola
ad accomodarsi davanti a lui.
Quella
posizione non le piacque
dall’inizio: primo, per la vergognosa vicinanza con Potter;
secondo, per la
difficoltà di evitare che il suo gonnellino salisse troppo.
Particolare che
ovviamente non sfuggì all’occhio attento di James.
“Tranquilla,”
le disse, infatti,
ridacchiando, “non sono uno che si imbarazza facilmente,
io...”
Lily
abbozzò un sorriso, ma il suo
nervosismo sarebbe apparso evidente persino ad una salamandra cieca.
“Tranquilla,
Evans,” ripeté infatti
James. “Credi forse che potrei mollare la scopa per saltarti
addosso, o che so
io?!” aggiunse, coprendole le gambe con una parte del suo
mantello.
“Stavo
solo pensando ai titoli della Gazzetta
di domani,” spiegò Lily. “Tragedia
ad Hogwarts. E sotto la foto di
noi due spiaccicati contro la finestra della McGrannit...”
Di
nuovo quella risata e quello sguardo.
“Perché
mi guardi così?” si costrinse a
chiedere la ragazza, mentre James le passava un braccio intorno alla
vita e la
stringeva a sé.
“Allora
non sei solo bella, Evans...”
La
ragazza quasi soffocò.
“Tanto
lo avevo già capito da un po’...”
Così
non andava. Così proprio non
andava. Doveva fuggire, allontanarsi da Potter il prima possibile.
“Fammi
scendere, Potter,” intimò. “Ora.”
Fece
per spostarsi, ma il ragazzo la
trattenne saldamente.
“Non
credo sia una buona idea” si piegò
a sussurrarle nell’orecchio.
Per
tutte le Veela!
Stavano
sorvolando il Lago Nero! Quando
erano partiti?!
“A
meno che tu non voglia andare a
trovare le tue amichette...” scherzò James.
“Ti
potrei sempre salutare tuo cugino,
la Piovra Gigante...”
“Non
perdi un colpo, eh, Evans?!”
sottolineò il ragazzo ammirato. “Vediamo che mi
dici di questo...”
Il
suo braccio serrò la presa attorno
alla vita della ragazza, mentre la scopa si inclinava in maniera
paurosa a
puntare dritto il lago.
La
discesa fu divertente, almeno per
James che, comunque, aveva fatto attenzione a non accelerare troppo.
Meno
piacevole era stato sentirsi conficcare le unghie di Lily nei palmi
delle sue
mani, mentre la ragazza si sforzava coraggiosamente di non gridare.
Si
fermarono a pochi centimetri dallo
specchio d’acqua, che riuscivano a sfiorare con la punta
delle scarpe.
“Non
è stato forte?” chiese lui,
immergendo una mano nel lago e ritraendola subito dopo, giusto
perché non
valeva la pena di correre rischi inutili.
Lily
sembrava divertirsi, anche se era
troppo terrorizzata o troppo orgogliosa per ammetterlo apertamente. Un
po’ alla
volta aveva allentato la stretta su di lui e, per quanto questo lo
infastidisse, James era contento che iniziasse ad assaporare
l’emozione del
volo.
“È
questo che fai per impressionare le
ragazze, Potter?” domandò Lily ad un certo punto.
“Mah,
di solito basta il mio sorriso...”
si vantò.
Rientrarono
nei confini della Scuola,
ben attenti a non farsi disarcionare dalla furia del vento.
“Grazie,
Evans. Senza di te non ce
l’avrei mai fatta questa sera...”
Che
cafone!
pensò la ragazza, comprendendo al volo il sottinteso, eppure
rise
insieme a lui.
Si
avvicinarono alla Torre lentamente, perché
James voleva prolungare il più possibile quel momento. Erano
quasi arrivati
quando Lily si lasciò sfuggire un “Oh,
no!”
“Evans?”
“La
mia scarpa!” disse la ragazza,
indicando un puntolino che precipitava rapidamente verso il suolo.
James
ci pensò solo un secondo, giusto
perché non stava rischiando solo il suo di collo.
“Aggrappati
a me. Con tutta la forza che
hai.”
“Cosa
vuoi...”
“Nessuna
timidezza, Evans, o questa
volta ci faremo male.”
Il
lampo negli occhi di James era
inequivocabile. Lily lo fissò terrificata.
“Potter...”
implorò.
“Sì,
lo so che mi ami, Evans, ma non è
ancora il momento per le ultime parole...”
“Potter,
quella non è una
PluffaaaaaaaaaAAAAAHHHHHH!”
Il
grido di Lily si perse nella notte,
risucchiato nel vortice della discesa.
. . .
|
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Capitolo 6 *** Di nascondigli, distanze e gelatina ***
Menestrella’s corner:
Ragazzi, sono ancora
più commossa della volta precedente!!
35 preferiti... Grazie
a AikoSenoo,
Akiko, Beba94, Clod88, Cullen Isabella, Danino,
DarlingAry, Elly 11,
Frytty, Grow, Hugh, Huli, Igniflia, Jacopo25, Jaily, Jayne, Jeginnybells, Kairi4ever, Lady Patfoot, Lily D G, Lily Potter, Love Luna, Marco121184,
Niky_95, Ninny,
Pikkolina88, Pioggia,
Princess Liliuzza, PrincessMarauders,
Ron84, Riddikulus, Thaleron, Yumi_chan, Zarkyna, _evans_!
Un grazie soprattutto alle quattro meravigliose (e troppo buone)
lettrici che hanno recensito lo scorso capitolo: PrincessMarauders, Frytty, Zarkyna, Pikkolina88, questo
capitolo è per voi!
Grazie in anticipo a tutti coloro che leggeranno!
Fatemi sapere le vostre opinioni! ^ ^
Un bacio
XX M.
Christmas wishes
6
Di
nascondigli, distanze e gelatina
“Evans...
Hei,
Evans, come ti senti?!”
La
fronte pallida di Lily risplendeva
alla luce della luna, mentre James, preoccupatissimo, la sorreggeva per
la
vita.
“Di’
qualcosa, Evans...”
Il
problema era proprio quello. Da
quando erano atterrati sul terrazzo della Torre di Astronomia Lily non
aveva
ancora aperto bocca.
Erano
sopravvissuti a quel volo
incosciente solo ed esclusivamente per la straordinaria prontezza di
riflessi
del cacciatore. Tuttavia, guardando il volto terreo della ragazza,
James non
poteva fare a meno di rimproverarsi quella pazzia.
“Scusa,
Evans, ho osato troppo...”
ammise. “Però ero sicuro,” si corresse
subito. “Sapevo che ce l’avremmo fatta.”
Lily
puntò lo sguardo, ancora
stralunato, sul suo piede nudo.
“La
scarpa...” mormorò.
“Ce
l’ho qui!”
James
la sollevò di peso per farla
sedere sul davanzale di pietra e si chinò per aiutarla a
calzarla.
“Come
nelle fiabe...” sussurrò ancora
Lily.
“Nelle
fiabe babbane si fanno chilometri
in caduta libera?!” chiese James incredulo ma felice che Lily
avesse
riacquistato l’uso della parola.
“Lascia
perdere...” commentò la ragazza,
con una voce un po’ più forte.
“Come
stai, Evans?” domandò James in ansia. “Ce
la fai a camminare?”
Lily
annuì col capo e, con qualche
cautela, scivolò giù dal davanzale e si rimise in
piedi.
“Io
ti porto in infermeria!”
“Dammi
solo un momento...” lo pregò
Lily, che ancora cercava di regolarizzare il ritmo dei suoi respiri.
Iniziò
quindi a scendere i gradini della
Torre, prima lentamente, poi con passo via via più sicuro.
Un
sorriso le comparve a sorpresa sulle
labbra.
“Che
c’hai, Evans?”
La
voce di James, che l’aveva raggiunta
e procedeva al suo fianco, pronto ad afferrarla nel caso la ragazza si
sentisse
mancare, suonava ancora preoccupata.
“È
stato...” iniziò lei.
“Da
pazzi, lo so. Ti chiedo scusa.”
“Dio,
è stato... forte!”
Per
James fu come se qualcuno gli avesse
tirato addosso una secchiata d’acqua ghiacciata.
“Sei
sicura di stare bene?!”
“Sto
benissimo!” rise Lily, che nel
frattempo aveva riacquistato il suo consueto tono di voce.
“Sei
stato fantastico!” esclamò con
entusiasmo. “Proprio quando era certa che ci saremmo
schiantati contro il
recinto degli Schipodi, hai sterzato e ti sei rimesso in
carreggiata!”
“Non
sono proprio sicuro che si dica
così, ma grazie, Evans!” rispose James.
“È
stato grandioso!” continuava a
ripetere Lily. “Insomma, non avevo mai fatto nulla del genere
in vita mia!
Pensa che mia madre da bambina mi impediva persino di salire sulle
sedie per
impedire che mi facessi male... pensa se mi avesse visto poco
fa!”
James
rise comprensivo. C’era una strana
luce negli occhi di Lily, una luce che li rendeva più
luminosi del solito. Si
era divertita veramente e, se aveva compreso bene, ora lo considerava
una
specie di eroe.
Lily
prese a saltellare per tutto il
corridoio mimando la loro discesa e lodando
l’abilità di volo del suo compagno,
mentre James non riusciva a smettere di chiederle: “Ti
è piaciuto davvero?”,
solo per il gusto di vederla annuire.
Lily
Evans eccitata era uno spettacolo
che non aveva mai ammirato sino a quel momento. Non riusciva a staccare
gli
occhi di dosso a quel folletto impazzito che continuava a ridere e ad
agitarsi.
Per non perdersi neppure un istante di quella scena che, lo sapeva, non
si
sarebbe ripetuta facilmente, James camminava all’indietro,
precedendo la sua
compagna di qualche passo.
Fu
così che non si accorse della
presenza di una vecchissima armatura e ci finì dritto
contro, provocando un
baccano insopportabile.
“Porca
vacca!” sbraitò Potter.
“Ti
sei fatto male?” chiese Lily
preoccupata e rinsavita.
“Fra
poco potremmo stare entrambi molto
male...” avvertì James.
“Ma
cosa...?”
“Gazza!”
sussurrò il ragazzo, non appena
si udirono dei passi all’inizio del corridoio.
“Ma
siamo due Caposcuola!” si ribellò
Lily. “Non può farci nulla!”
“Vuoi
provare a spiegarglielo tu?!”
“Che
facciamo?!” chiese lei allarmata.
“Ci sono botole... passaggi segreti, da queste
parti?”
James
la fissò strabiliato.
“La
mia compagnia ti sta facendo molto
male, Evans...”
Lily
lo guardò estrarre uno strano
involucro dalla tasca del mantello, di colore gelatinoso.
“Vieni
qui,” le ordinò, “e rimani in
silenzio.”
“Che
cos’é?” domandò allora la
ragazza,
sentendosi avvolgere da una sostanza gelatinosa e impalpabile.
“Con
questo non può vederci,” sussurrò
James.
“Un
mantello dell’Invisibilità?! Tu
possiedi un mantello dell’Invisibilità?!”
E
fra tutte le domande che poteva
rivolgergli scelse questa.
“Allora
eri tu, oggi pomeriggio in Sala
Comune! Sei tu che mi hai toccato!”
“Ti
piacerebbe,
Evans, te lo ripeto!”
“Eri
tu! Lo sapevo che non potevo essere
pazza!”
“Quanto
a questo potrei avanzare qualche
dubbio,” commentò James,
“però ora taci.”
Fu
lui ad accorgersene, non appena
scorse da lontano la lanterna di Gazza.
“Siamo
troppo lontani, Evans! Devi
starmi più vicino o il mantello non ci coprirà
completamente.”
“Così
va bene?” chiese Lily, muovendo un
piccolissimo passo verso di lui.
Fu
la volta di James di alzare gli occhi
al cielo.
“No,
così
va bene,” precisò, stringendola tra le sue braccia.
Lily
tentò di protestare, ma la comparsa
di Gazza la costrinse a rinunciare. Con un certo imbarazzo
accettò quella
imprevista posizione e, decisa a fare le cose per bene,
poggiò la testa contro
la spalla del ragazzo.
Lo
sentì irrigidirsi, ma fu solo per un
istante. Quello dopo le sue mani si poggiavano sui suoi fianchi,
appiattendola
contro di lui.
“C’é
qualcuno?” gracchiò Gazza a pochi
metri da loro.
I
due ragazzi trattennero il respiro,
per evitare di produrre il benché minimo rumore.
“Ti
conviene venire fuori!” sbraitò
ancora il custode, ma di nuovo non ottenne alcuna risposta.
Alzò la lanterna
nella loro direzione e Lily nascose istintivamente la faccia contro il
petto di
James.
Non
accadde nulla. Gazza rimase a fissare
il vuoto ancora per qualche secondo e poi decise di allontanarsi,
scomparendo
rapidamente nel buio.
Cessato
il pericolo, Lily si staccò
bruscamente dal compagno che però la afferrò
saldamente per la vita.
“Aspetta!”
le intimò, infatti. “Fa sempre così:
finge di allontanarsi e invece resta
nascosto lì da qualche parte
nell’ombra...”
Lily
non ci credette neppure per un
istante.
Eppure
non si mosse.
Durante
quei pochi minuti che avevano
trascorso abbracciati si era infatti accorta di un particolare: mentre
il suo
cuore andava via via riprendendo il suo battito naturale, quello di
Potter insisteva
a martellargli in petto senza pietà.
Fu
dunque con una strana serenità che
riprese il suo posto fra le braccia di James Potter, fingendo di
essersi bevuta
la sua clamorosa invenzione.
. . .
Inutile
aggiungere che in biblioteca non
ci arrivarono mai.
Rimasero
abbracciati ancora per parecchi
minuti, prima che Lily si decidesse a separarsi da lui.
“Direi
che ora possiamo considerarci al
sicuro...” commentò dando un rapido sguardo ai
corridoi, da tempo, deserti.
“Sempre che non ti prenda un infarto...” non
poté fare a meno di sottolineare.
“Fai
presto a parlare tu che non ti sei
mai trovata faccia a faccia con Gazza!” la
rimproverò acre James, ma intanto
era arrossito.
Lily
si sorprese ad osservare quanto
quel ragazzo di solito arrogante e presuntuoso apparisse carino con
quel lieve
colorito sulle guance. E, naturalmente, arrossì a sua volta.
Così
non andiamo da nessuna parte,
si disse.
“Per
di qua,” suggerì Potter aprendo una
porta invisibile nella parete. “Quello saltalo,”
aggiunse poco dopo,
indicandole un gradino particolarmente infame.
“Accidenti!”
esclamò Lily un po’
ammirata. “Conosci la Scuola come le tue tasche!”
“Te
l’avevo detto che, al mio fianco, non
può accaderti nulla!”
“Più
che altro, pensavo a cosa possa
aver determinato una simile conoscenza...”
“Mi
vuoi togliere dei punti, Signora
Caposcuola?!” la canzonò James, scostando un
tappeto dietro al quale si
nascondeva un passaggio segreto.
“Almeno
fallo per qualcosa di più
divertente...” continuò il ragazzo, quando furono
immersi nell’oscurità.
“Lumos!”
sussurrò immediatamente Lily
estraendo la bacchetta, ma non accadde nulla.
“Potter!”
chiamò allora, ma di nuovo non
ottenne alcun cambiamento.
“Sono
qui, Evans... Proprio vicino a
te...”
E
vicino
doveva esserlo davvero, visto che la ragazza aveva avvertito
il respiro di
lui solleticarle l’orecchio.
“Te
lo giuro, Potter,” sibilò Lily,
presa in contropiede. “Prova solo a sfiorami con un dito e te
ne faccio pentire
amaramente!”
“Ma
allora la tua è una fissazione!”
esclamò James, ridendo.
“Perché pensi sempre che non abbia altro desiderio
nella vita che toccarti?!”
“Ok,
ok... Basta con questo gioco!
Riaccendi la luce, Potter!”
La
pazienza di Lily aveva un limite che
era pericoloso superare. E James lo sapeva da tempo. In un battibaleno
il
tunnel nel quale era entrati fu illuminato dalle fiamme di numerose
torce.
“Va
meglio?” domandò il ragazzo con un
sorriso sghembo.
Lily
rimase in silenzio per tutto il
resto del percorso che li riportò alla Sala Comune. Non era
arrabbiata, come erroneamente
pensava James; non con lui, almeno.
Per
un piccolo, minuscolo istante era
successa una cosa nel tunnel, qualcosa che aveva trasformato le sue
gambe in
gelatina: se il ragazzo avesse provato a baciarla, in quel momento,
probabilmente non avrebbe opposto alcuna resistenza.
. . .
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Capitolo 7 *** Di pulizie, metafore e regali ***
Menestrella’s corner:
E siamo arrivati alla sorprende
quota di 42 preferiti!!!
Caspita, se solo lo avessi immaginato ci avrei provato prima
a scrivere una storia su Lily e James! :D
Grazie di cuore a AikoSenoo,
Akiko, Aliceundralandi, Beba94,
Carolina, Christy94,
Clod88, Cullen
Isabella, Danino, DarlingAry,
Elly 11, Frytty,
Grow, Hugh, Huli, Igniflia, Jacopo25, Jaily, Jayne, Jeginnybells, Kairi4ever, Lady Patfoot, Lily D G, Lily Potter, Love Luna, Marco121184,
Niky_95, Ninny,
Pikkolina88, Pioggia,
Princess Liliuzza, PrincessMarauders,
Ron84, Riddikulus, Roby the best, Sherry,
Sihu,Thaleron, Yumi_chan,
Zarkyna, _evans_, _NovemberThree_!!!
Ragazzi, cominciate ad
essere proprio tanti!
Un grazie particolare alle nove ragazze che hanno recensito il capitolo
precedente!
aliceundralandi:
per scoprirlo devi solo avere un po' di pazienza... ;)
hermy101:
grazie per aver recensito un bel po' delle mie storie!!! Sei veramente
carina! Spero contiuerai a seguirmi!
Frytty:
amica, è vero, Lily sta cedendo... ma vedrai che i tempi
dello 'scongelamento' saranno ancora luuuunghi...
Ninny: eh,
che ci possiamo fare se il nostro James ha le coronarie deboli?! ;)
Lilly 94: e
tu sei sempre troppo gentile! Un bacio!
Akiko:
trooooooppo buona, grazie!
Zarkyna: le
tue recensioni mi fanno morire! ^ ^ Purtroppo, in quei brevi istanti
trascorsi al buio non è successo niente... ma il punto
è che sarebbe potuta accadere qualsiasi cosa... e Lily,
sempre meno padrona di sé, avrebbe fatto mooooolta fatica ad
opporsi... Alla prossima!
Princess Marauders:
ora, mia cara Princess... La tua parzialità è fin
troppo evidente.... ^ ^ Dovrò avvertire James di stare in
guardia... ;)
Pikkolina88:
ciao bella! Grazie mille! Purtroppo in questo momento sono superpresa
con l'università ma appena posso giuro solennemente di
leggere la tua storia!
Ok, ora basta! VI lascio al nuovo capitolo!
Non mi soddisfa molto, devo dire, però vabbé, non
tutte le ciambelle riescono col buco, no?!
Grazie in anticipo a tutti coloro che leggeranno!
Un bacio
XX M.
Christmas wishes
7
Di pulizie, metafore e regali
Non
lo aveva visto per tutto il giorno.
E le ultime parole che si erano scambiati erano state un asciutto
‘Dormi bene’.
Lei,
ovviamente, non c’era riuscita.
Meglio dire che non ci aveva neppure provato. Si era girata e rigirata
nelle
coperte per tutta la notte, alla ricerca di una spiegazione che,
nonostante i
suoi sforzi, non era riuscita a formulare. E pensare che era sempre
stata un
asso nel razionalizzare.
E
che diamine! Quello
per cui, contro la sua volontà, sospirava era
James-Quanto-Sono-Fico-Potter! Era una cosa talmente inconcepibile che
se
l’avesse pronunciata a voce alta, probabilmente si sarebbe
messa a ridere.
Ci
aveva provato. E non aveva riso. Pessima,
pessima cosa. Il senso
dell’umorismo non le era mai mancato, fino a
quel momento.
Eppure
doveva ammettere che, se aveva
perso quello, di senso, di sicuro ne aveva acquistati altri: il tatto,
in
particolare, che negli ultimi giorni aveva molto sollecitato, si era
dimostrato
pronto a rispondere. Eccome. Lo
poteva ben testimoniare il dolore fortissimo che provava al
fondoschiena da
quando si era alzata dal letto.
Tutta
colpa della scomodissima scopa di
Potter. Però, accidenti se si era divertita!
Un
grazie, in fondo, glielo doveva.
Quindi
era deciso: quando Potter avesse
smetto di fare lo scemo, lo avrebbe ringraziato.
Già...
Forse questo ‘grazie’ era
destinato a non trovare mai una concreta espressione verbale.
La
mattinata se n’era andata fra i
tavoloni alti della biblioteca e le pulizie del baule ove custodiva gli
appunti
delle lezioni. Meglio mettere un po’ d’ordine in
vista della prossima full immersion
in occasione dei M.A.G.O.
Tra
gli appunti aveva trovato un
bigliettino scarabocchiato da una mano rapida e distratta, in cui si
leggeva: Ma come fai a trasfigurare il
cotone?!
Lily
lo riconobbe subito. Era di Potter.
Glielo aveva lanciato nei capelli durante una delle ultime lezioni di
Trasfigurazione, durante le quali la McGrannit aveva cercato di
insegnare ai
Grifondoro a trasformare gli indumenti. Era stata una giornata gloriosa
quella
in cui Lily aveva trasformato il suo fazzoletto in una sciarpa.
Il
pomeriggio era proseguito in modo
altrettanto tranquillo (e noioso), con un unico episodio degno di
essere
riportato: il rovinoso volo per le scale di Tobias Mallory, che aveva
fatto
colare la sua pozione Polisucco dal quarto al terzo piano. Con le
annesse
imprecazioni di Gazza. Amen.
E
poi era venuto il momento di scrivere
alla sua amica Abigail, per raccontarle l’inaspettata
novità.
Fu
con un certo spirito critico che
prese posto in Sala Comune, vicino al fuoco come sempre, ed
incominciò a
buttare giù:
Cara Abigail,
non
sono sola, è rimasto anche Potter. Per farmi
compagnia, dice. Ieri sera ho cavalcato la sua scopa ed è
stato bellissimo.
Forse gli chiederò di insegnarmelo come si deve.
“Sei
sicura di voler scrivere proprio
così?”
James-Dio-Quanto-Mi-Irriti-Potter
era
comparso dal nulla sulla poltroncina di fronte a lei.
“Giuro
che te lo sequestro quel
mantello, Potter!”
La
loro conversazione non aveva assunto
da subito la piega più civile. Niente di nuovo.
“Dicevi?”
riprese Lily, nascondendo
rapidamente la lettera.
Ma
era del tutto inutile, dato che
Potter l’aveva già letta.
“Ti
chiedevo se eri sicura di voler
scrivere proprio così alla tua amica che, a tua differenza,
tende a giungere
facilmente alle conclusioni più compromettenti...”
Lily
lo squadrò con aria interrogativa.
“Ma,
non lo so... Alle mie orecchie
suona tanto come una metafora sessuale...”
“COME
OSI?!” sbraitò Lily, mentre la sua
faccia assumeva un colorito vicino al rosso estintore.
“Oh,
andiamo, Evans!” la canzonò il
ragazzo. “Ieri sera ho cavalcato la
sua
scopa ed è stato bellissimo...”
recitò impietoso, imitando una vocetta
femminile eccitata. “Mi sembra abbastanza esplicito,
no?!”
“Non
è affatto...” iniziò furibonda.
“Affatto? Ma come parli,
Evans?!” la
sbeffeggiò James.
“Non
è assolutamente una
metafora ses...”
“Ma
come?! Ti mancano le parole sul più bello?!”
Rossa
come un peperone, Lily si chiuse in un ermetico silenzio, che neppure
la
minaccia di un Troll in Pozioni
avrebbe potuto interrompere e così presto James, sentendosi
un po’ in colpa,
cercò di rimediare.
“Ti
andrebbe di provarci per davvero?” le domandò.
“A guidare la mia scopa,
intendo!”
Lily
alzò lo sguardo su di lui, ma non rispose.
“Dai,
dopo ieri sera credevo avessi ormai superato la paura del
volo!”
“Infatti
è così,” puntualizzò la
ragazza. “Solo non so se sarò in grado di
sopportare
un’altra folle serata in tua compagnia in cui, chiaramente,
mi stai offrendo di
rischiare di nuovo la vita...”
“Ne
varrà la pena, vedrai...” concluse piano James,
sorridendole incoraggiante.
. . .
“Allora,”
iniziò James allegramente,
facendole strada verso la Torre di Astronomia, “che ti hanno
mandato i tuoi?”
“Libri,
per lo più,” rispose la ragazza
meccanicamente, con la mente ancora occupata a digerire il siparietto
avvenuto
poco prima in Sala Comune.
“Wow,
anche quest’anno gran bottino,
eh?!”
Eccolo,
il solito, stupido Potter. Chi
nasce ottuso, ottuso muore. Punto. C’è poco da
aggiungere.
Non
degnò il suo commento di una
risposta, ovviamente.
“Dove
li metti tutti quei libri, Evans?”
continuò James, senza rendersi conto di quanto stesse
peggiorando la sua
situazione già precaria.
“Non
li metto,”
ribatté Lily, salendo gli ultimi gradini. “Li
leggo,
Potter. Li leggo,”
spiegò, una nota
d’irritazione nella voce che non sfuggì al suo
compagno.
“Hei,
ferma il cavallo! Sto scherzando!”
Lily
gli lanciò una rapida occhiata e fu
costretta a concedergli il beneficio del dubbio. James stava sorridendo
in
maniera tanto sincera da mettere in crisi la sua sicurezza.
Occhei,
forse non era un cretino totale.
Forse...
“Nonostante
tutti i tuoi libri, secondo
me questo non ce l’hai...” osservò in
maniera enigmatica, prima di lanciarle
contro un volumetto piuttosto malridotto che lei afferrò al
volo giusto per un
pelo.
Aprì
con cura la copertina e sgranò gli
occhi di fronte alle parole impresse sul frontespizio: Emma,
1815.
Lily
rimase di sasso, rigirandosi a
lungo tra le mani il libro prima che la sua mente accettasse
l’idea di trovarsi
di fronte ad una prima edizione del romanzo di Jane Austen,
l’autrice che ormai
da tanto tempo venerava.
“La
risposta è sì,” la anticipò
James,
scrutando con bonaria curiosità la sua reazione.
“È autentico,” confermò.
A
quelle parole, Lily quasi svenne.
Lo
guardò colpevole per qualche istante
prima di domandargli: “Sarebbe davvero troppo scortese se ti
domandassi di
rimandare la nostra gita a domani? Sai, mi piacerebbe guardarlo
meglio...”
confessò, senza riuscire a staccare gli occhi da
quell’oggetto meraviglioso.
“Che
cosa?!” sbottò James. “Preferisci
un qualunque Mr Knightley di carta ad un James Potter in carne ed
ossa?!”
Mr
Knightley...
Per tutti i Gargoyle del quinto piano! Potter sapeva di cosa
stava parlando! Questa, se possibile, era la cosa più
incredibile di tutte...
“E
comunque,” aggiunse il ragazzo,
“avrai tutto il tempo del mondo per divertirti col tuo
giocattolo, domani...
Stasera stai con me...”
“Che
vuoi dire?”
“È
tuo, Evans! Lo puoi leggere quando ti
pare; di giorno, di notte, a mensa, nella Foresta proibita... Ma non stasera!”
Il
cervello di Lily si era congelato
dopo le prime tre parole.
“È...
mio?” ripeté incredula. “Mio nel
senso che lo posso... tenere?! Mio nel senso di... mio?!”
“Certo,
Evans,” precisò James, scettico
di fronte ai suoi dubbi. “Tuo nel senso di tuo.”
James-Faccio-Le-Cose-Più-Impensate-Ed-Impreviste-Potter
le aveva regalato una costosissima e praticamente introvabile prima
edizione di
Emma.
Lily,
invece, non aveva neppure pensato
di fargli un pensierino di Natale. Chi era il vero cafone?!
. . .
|
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Capitolo 8 *** Di (s)lanci, incidenti e scoperte ***
Menestrella’s corner:
Cari
amici,
ecco un
nuovo
capitoletto, giusto in tempo per festeggiare Pasqua assieme a tutti voi!
Grazie
ai 5 ‘nuovi’
preferiti: Bluesky, Extraterrestre,
Finleyana 4 ever, James_Lily_Love,
Sarita46!
Grazie
a Zarkyna,
Fritty, Ninny, Pikkolina88, Hermy101, Akiko, PrincessMarauders per le
splendide
recensioni... siete sempre troppo bbbbuone!!!
Un bacio
XX M.
Christmas wishes
8
Di (s)lanci, incidenti e
scoperte
Lily ripose il
preziosissimo
dono in una tasca del mantello e, aprendo la porta, si
preparò ad affrontare il
freddo tagliente della sera.
Chissà
perché a Potter veniva
in mente di volare sempre con il buio.
I suoi occhi
esaminarono
rapidamente il terrazzo della Torre di Astronomia che avrebbero usato
come base
di lancio. Il parapetto era molto alto; si chiese se
l’avrebbero utilizzato
come trampolino e sperò in cuor suo di sbagliarsi.
L’aveva
già fatto prima, in
realtà. Volare da sola su una scopa. Del resto era uno dei
requisiti di ciascun
mago/strega che si rispetti. Il primo anno, come ogni studente di
Hogwarts,
anche la disciplinata Lily Evans aveva preso lezioni di volo. Ed era
andata
malissimo. Al di là dell’antipatia per il vuoto ed
il fastidioso senso di
vertigine che le provocava stare sospesa a mezz’aria, era
l’incapacità di
controllare il mezzo a cui affidava il proprio fondoschiena ad
impensierirla di
più.
E dire che aveva
sempre
adorato i cavalli... Ma quelle sono creature senzienti.
Ce
l’aveva fatta, comunque.
Nonostante la paura e la proverbiale maldestria, aveva imparato a
volare. Solo
che l’aveva fatto – e con enorme fatica –
su una vecchia e stanca scopa della
Scuola. Governare l’astronave di Potter sarebbe stato come
dare una Ferrari a
chi aveva appena preso la patente dopo 24 ore di guida a doppi comandi
e tre
motori fusi.
Semplicemente
non ce la poteva
fare.
Eppure doveva. Doveva.
Non esistevano
alternative.
Non avrebbe concesso a Potter la possibilità di crederla una
fifona.
Piuttosto
sarebbe morta.
Riflettendoci,
c’erano buone chances che
capitasse.
“Dove
pensi di andare?” le
domandò brusco Potter, dopo aver raggiunto il parapetto.
Lily
spostò lo sguardo dal
ragazzo alla scopa e dalla scopa al ragazzo, senza riuscire a capire
dove
potesse sorgere il dubbio di James.
“Ti
è venuta voglia di andare
in biblioteca, Potter?”
In risposta
James ridacchiò.
“Dove
pensi di andare vestita così?”
esplicitò, indicando con
la punta della bacchetta la gonna a pieghe della ragazza.
“Non mi sembra saggio
cavalcare una scopa all’amazzone, se è quello che
intendevi fare...”
Poiché
Lily non rispose, James
agì spontaneamente, risolvendo il problema: un colpo di
bacchetta, una
formuletta appena sussurrata ed ecco che al posto
dell’elegante gonnellina la
strega si ritrovò indosso un paio di virili calzoni da
Quiddich. Orrendi.
“Wow,”
commentò sarcastica,
“ora sì che sono davvero sexy...”
“Sai
come saresti veramente
sexy, Evans? Senza tutti quei metri di stoffa addosso.”
Non era proprio
riuscito a
resistere. Nonostante si trovasse di fronte all’unica ragazza
sul pianeta in
grado di costringerlo sulla difensiva più di un Ungaro
spinato, era passato
all’attacco. Ed ora, per quanto lo rimpiangesse, poteva solo
andare avanti.
Lei, ovviamente,
lo guardava
furibonda. E attonita. L’aveva davvero colta di sorpresa. Potter 1 - Evans 0, dunque. Almeno per
una volta.
“Lo
sapresti fare?”
La voce bassa e
tremula della
ragazza aveva interrotto il suo mentale scenario di trionfo.
“Era
una battuta, Evans!” la tranquillizzò
lui.
“Ma tu
lo sapresti fare?”
insistette, il tono leggermente stridulo.
Per James fu
come trovarsi la
Pluffa sulla mano destra di fronte ad una porta completamente
incustodita...
Non poteva esitare.
“Mi
stai chiedendo se sarei in
grado di lasciarti con la sola lingerie?”
Fece una pausa
drammatica,
mentre Lily tratteneva impercettibilmente il respiro.
“Saprei
toglierti anche
quella, Evans.”
Fu un attimo e
sulla Torre
balenarono accecanti lampi azzurri.
“Expelliarmus!”
“Protego!”
Accidenti se era
stata veloce,
pensò James. Era riuscito a riafferrare la sua bacchetta
solo con la punta
delle dita. Dal canto suo Lily era impegnata in un altro genere di
considerazioni:
l’atmosfera si era fatta improvvisamente elettrica e non solo
per effetto degli
incantesimi che si erano scagliati... Le rimaneva solo da chiedersi che
cosa
sarebbe potuto accadere se una simile schermaglia fosse avvenuta...
be’,
altrove.
Lo sguardo
intenso di James le
rivelò come la sua mente fosse occupata in interrogativi
analoghi.
“Allora,
Evans,” chiese
infatti con un ghigno sornione, rimettendo lentamente a posto la
bacchetta. “La
vuoi cavalcare la mia scopa?”
Eccolo, di
nuovo, il solito Potter.
Se si era illusa di aver finalmente conosciuto il lato gentile e
divertente di
quello sbruffone, ora la realtà delle cose tornava a bussare
con forza.
“Sei
un... suino, Potter!”
“Suino?”
le fece eco lui.
“Decisamente più elegante di maiale o
porco.”
“E con
il vantaggio di avere lo
stesso significato.”
Eh,
già. La solita Evans.
Fredda ed impermeabile a qualsiasi emozione. James la vide voltargli
bruscamente le spalle ed avviarsi verso la porta della Torre.
“Dai,
non prendertela! Volevo
solo scherzare un po’!”
“Non
mi piacciono i tuoi
scherzi... Sono volgari!”
Il ragazzo le
prese la mano,
resistendo quando Lily cercò di divincolarsi.
“Non
intendevo mancarti di rispetto.
Non lo farei mai, lo sai!”
Lily
liberò la mano, tentando
nuovamente di rientrare, ma James le si parò davanti.
“Per
favore, Evans, non mi
lasciare qui come uno scemo!”
La sua era stata
quasi
un’implorazione. Ma non ottenne l’effetto sperato.
“È
quello che ti meriti!”
“Andiamo!
Ci siamo divertiti
ieri, no?”
La sua voce
aveva perso tutta
la sua baldanza; Lily non poté che esserne grata, ma non
cambiò opinione.
“Non
attacca, Potter!” sibilò.
“Vorrei
tanto passare un po’ di
tempo con te, ora che ne ho l’occasione.
Potrebbe non ricapitare...”
Che cosa? Che cosa?!
Doveva averlo immaginato.
Quel rozzo psicopatico arrogante di
James-Gli-Altri-Valgono-Zero-In-Confronto-A-Me-Potter non poteva aver
pronunciato davvero quelle parole.
“Per
favore,” aggiunse, dopo
un sospiro.
Potter aveva
chiesto per favore. Due volte.
Questa sì era un
cosa difficile da veder ricapitare...
Lily ci pensò su qualche secondo, valutando i pro e i contro
di un’altra serata
in compagnia di quel ragazzo dai mille risvolti. Poi prese
l’unica decisione
possibile.
“Va
bene, Potter,” proclamò.
“Resto.”
Il ragazzo le
rivolse un
sorriso aperto.
“Ma...”
aggiunse Lily, subito
interrotta da un borbottio del compagno che suonò molto
simile a Lo sapevo che c’era un
‘ma’...
“Ad
una condizione.”
James
alzò istintivamente le
mani, inducendola a fare silenzio.
“Non
ti sfiorerò nemmeno con
un dito, Evans. Hai la mia parola.”
Lily sorrise,
non potendo
impedirselo.
“Apprezzo
la tua promessa,”
spiegò, “ma volevo chiederti un’altra
cosa.”
Con una mano
lisciò le pieghe
dei calzoni da Quiddich che poco prima James le aveva fornito.
“Si potrebbero
avere rosa?”
. . .
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