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di MartiNovak
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Capitolo 1
POV: Narratore onnisciente, terza persona (Castiel)


159870 anni dopo


Erano passati millenni da quando era morto.

Da quando aveva visto Dean per l’ultima volta.

Avrebbe voluto solo chiudere gli occhi per riposare un po’. Un breve riposino non avrebbe fatto male. Tutto quel lottare, combattere e rifiutare di cadere nell’oblio lo avevano sfiancato. Il suono ritmico e melodioso delle onde lo tranquillizzava, e il tocco gentile di Dean su di lui gli garantiva di essere al sicuro. Cas aveva sentito quest’ultimo dire qualcosa che non era riuscito a capire, e si era accorto di un basso ronzio. Dopo questo –
Oscurità.
Una luce accecante lo aveva risvegliato, e in qualche modo aveva capito di essere morto. C’erano delle figure attorno a lui che si muovevano senza una meta apparente. Provò a dire qualcosa, ma non ci riuscì. Provò ad alzare un braccio, ma si accorse di non avere più gli arti.

Appariva come una bolla di luce. Quando guardò giù, dove ci sarebbe dovuto essere il suo corpo, questo non c’era. Oh beh, credo di essere appena morto. Non dovrebbe essere una grande sorpresa.

“Castiel Novak. Benvenuto.”

Una voce si rivolse a lui. Non era né acuta né bassa, era piuttosto… lì. In realtà non sembrava nemmeno essere una voce, era più un pensiero che veniva spedito direttamente alla sua testa.

Cas osservò lo spazio circostante, ma non vedeva altro che delle figure sfocate. Non riusciva a capire da dove derivasse la voce.

“Sei stato scelto per essere un soldato del Paradiso. Dovresti esserne grato. Ti abbiamo valutato, e riteniamo tu sia una persona adatta a servire il Signore.”

--


In seguito, Cas tornò alle origini del tempo e vide la creazione di Adamo ed Eva con i suoi compagni angeli. Osservò le prime guerre che gli umani si fecero gli uni contro gli altri, e assistette alla costruzione della Torre di Babele. Al momento delle dieci piaghe d’Egitto, uccise e massacrò accanto a tutti gli altri.


Gli fu comandato di togliere la vita a quasi tutti i primogeniti delle famiglie egiziane. Lui incombeva su di loro ascoltando il loro respiro nel silenzio.  Che cosa hanno fatto? Pensò. La decisione è stata presa dal faraone. Quali deplorevoli azioni hanno commesso per meritare questo? Ma non aveva altra scelta. Questo ragazzo potrebbe avere un’amante, pensava. O questa ragazza. Potrebbero essere innamorati come tu e Dean lo siete stati una volta. Uccidere uno di loro distruggerà  la vita dell’altro. Dovresti saperlo meglio di tutti gli altri.
Tutto questo lo distruggeva, minacciava di farlo soffrire, di farlo sentire a pezzi come quando Dean lo aveva lasciato la prima volta. Non riusciva ad andare oltre, no, non voleva essere lui a seminare la distruzione tra gli altri.

Ricordava ancora quando Dean era con lui. Quando entrambi erano ancora stupidamente felici. Andavano sulla spiaggia e ridevano. Si abbracciavano. Si baciavano. Stavano l’uno aggrovigliato tra le braccia dell’altro, credendo che niente li avrebbe potuti separare.

Ma era successo.

E, per quanto ne sapeva, ora era lui ad essersene andato. Dio, cosa aveva fatto per meritarlo?

--

Tutti quei millenni lo avevano reso più forte. Osservare le stragi che si erano consumate durante i secoli, punire i peccatori per il Signore, uccidere milioni di persone per la salvezza del Paradiso.. Cas aveva dovuto smettere di provare emozioni. Di preoccuparsi. Era l’unico modo. Aveva convinto se stesso, ed ogni volta che guardava gli occhi spalancati e terrorizzati dell’uomo che gli era stato ordinato di uccidere, pensava che la sua azione era mirata al raggiungimento di un bene superiore. Ma questo non riusciva a scacciare il tremore dalle sue mani. Non riusciva a fermare gli orribili flashback di urla raccapriccianti.
Ma, alla fine, se ne andarono da soli.

Più anni passavano, più i suoi atti gli erano indifferenti. Poteva uccidere una donna che implorava perdono senza nemmeno pensarci. Gli altri angeli erano orgogliosi dei suoi progressi, ma, nel profondo, lui sapeva che quanto stava facendo non era giusto. Detestava se stesso.

Cosa avrebbe pensato Dean? Se ti vedesse ora, non ti amerebbe più. Sei diventato un mostro. Un mostro senza cuore.

“Castiel, c’è qualcuno all’Inferno di cui abbiamo bisogno.”

Una voce risvegliò Cas dal suo stordimento. Scosse la testa, cercando di chiarirsi le idee. “Questo è insolito. Se è stato condannato all’Inferno, perché dovremmo preoccuparcene?”

“Avevamo grandi progetti per lui, ma ha fatto un patto con un demone –cosa abbastanza idiota da parte sua-, e ora è bloccato nella fossa. Non possiamo usarlo se non è nemmeno vivo. Riteniamo opportuno che tu e le tue truppe facciate una visitina laggiù e lo tiriate fuori. Non ci metterete più di un giorno.”

“Va bene. Il nome?”

“…Dean Winchester.”

Castiel rabbrividì. Era quel nome. Quello stesso nome, con anche lo stesso cognome…

“…Da che anno arriva?”

“2007.”

Cas tirò un sospiro di sollievo. Dopotutto, non sarebbe mai potuto essere Dean. Era stato stupido da parte sua pensare anche solo per un secondo che fosse lui.
Gli era stato proibito di tornare al tempo in cui era ancora vivo onde evitare di provocare qualcosa di terribile, ma non avevano specificato cosa.


“Partirò al più presto.”

 

Nota dell’autrice:

Dovreste davvero guardare “Lazarus Rising” (4x01) di nuovo prima di continuare a leggere perché sto cercando di introdurre un po’ di Destiel nella storia originale.
Forse salterò alcune descrizioni di determinati eventi presenti nell’episodio, quindi potreste essere vagamente confusi senza aver riguardato la puntata.
Ma, naturalmente, se siete qui solo per l’angst, allora è tutto okay.. Sarete perfettamente in grado di capire cosa sta succedendo ;)
 

Nota della traduttrice:

Okay, per essere la mia prima traduzione non sta andando troppo male, ma alle volte ho dei seri problemi con la costruzione delle frasi >.<
Spero che questa storia vi piaccia, e spero di essere in grado di renderle giustizia!
Vi lascio di nuovo il link della ff originale in modo che possiate complimentarvi con l’autrice in persona: http://archiveofourown.org/works/6607345?show_comments=true&view_full_work=true#comment_63268603

P.s. Qualcuno saprebbe spiegarmi come mai da "Va bene" in poi mi ha messo tutto in grassetto? Ho controllato l'html cento volte e mi sembra giusto :c

 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Capitolo 2
POV: Narratore onnisciente, terza persona (Cas)

Cas ed i suoi compagni arrivarono all’Inferno in meno di un giorno. Erano pur sempre degli angeli, e i demoni si prostravano ad essi –anche perché, se non l’avessero fatto, sarebbero stati uccisi-.
Cas non provava alcun risentimento quando li colpiva. Per quanto ne sapeva lui, i demoni erano creature viscide quanto lo erano i vermi, e non meritavano di restare in vita.

Voleva terminare il lavoro nel minore tempo possibile. Doveva solo trovare quell’uomo, liberarlo dalla sua dannazione e riportarlo in superficie. Il forte odore di zolfo di quel luogo dimenticato da Dio gli era insopportabile.
Dopo aver interrogato e torturato un gran numero di demoni, arrivò finalmente dove si trovava Dean. Era voltato di spalle, ma Cas lo sapeva.

Quello era Dean.

Se anche si fossero trovati agli estremi di un campo da football, Cas sarebbe stato comunque in grado di riconoscerlo. Non sarebbe mai stato capace di confonderlo con un altro.

Cas rabbrividì. Millenni.
Erano passati così tanti secoli, e  il tempo che aveva passato assieme a Dean lo investì come un urlo improvviso nel più profondo silenzio.
Sentì il calore delle lacrime pulsare contro i suoi occhi, e gli ci volle tutta la forza che aveva per non correre tra le sue braccia. Ma..

Qualcosa non andava.

C’era qualcosa di terribilmente sbagliato.
Le sue ginocchia si indebolirono, e un respiro gli si bloccò in gola.
Dopo aver superato lo shock iniziale di aver rivisto Dean Winchester, il suo Dean, aveva finalmente realizzato quanto tutto questo fosse sbagliato.

Dean non si trovava legato ad alcuna ruota. Nessuno lo stava torturando. Anzi, stava forse meglio di come lo ricordava.

Quando lo vide, stringeva tra le mani un coltello con il quale stava dilaniando la carne di un ragazzo che, appeso ad innumerevoli ganci di metallo, non smetteva mai di gridare per il dolore.

Dopo tutto ciò che Cas aveva visto e sentito, quell’immagine riuscì a fargli venire il voltastomaco.
I suoi compagni gli lanciarono uno sguardo preoccupato, e lui fece loro un cenno con la mano, assicurandoli di stare “bene”.

Fece qualche passo avanti per vedere meglio, e fu in quel momento che Dean si voltò.
Oh Dean, cosa ti hanno fatto…
Gli occhi di Dean non sarebbero dovuti essere così. Cas li ricordava vibranti, gentili, dolci… Non così. Il suo sguardo era impregnato di una sadica follia, ma allo stesso tempo era…
Vuoto.

Cas si sentì come se un coltello gli avesse trafitto lo stomaco, forzandolo quasi a cadere sulle ginocchia.

Dean incontrò il suo sguardo e domandò con tono impassibile “Cosa ci fai qui? Chi sei?”
Dio, anche la voce era la stessa. La stessa voce che un tempo cantava delle dolci canzoni per lui, la stessa voce che gli disse di amarlo più di ogni altra cosa al mondo.

Cas non aveva abbastanza autocontrollo per parlare.
Era sul punto di cedere, ma sapeva che non doveva farlo. Avvertì il suo sguardo e mosse dei passi verso di lui. Gli afferrò una spalla ed aprì un portale che gli avrebbe permesso di riportarlo sulla Terra.

Vennero entrambi circondati da una luce bianca, per trovarsi poco dopo nell’oscurità.

“Figlio di puttana! Chi sei? Dove mi hai portato? E lasciami stare!”

Si trovarono in uno spazio incredibilmente stretto, e Cas capì di essere nella bara di Dean.
Erano l’uno premuto contro l’altro, e la loro vicinanza riportò alla mente di Cas tutti i ricordi che aveva cercato di scacciare fino a pochi secondi prima. I basi che si erano dati in qualche vicolo lurido e buio, le notti che avevano passato l’uno tra le braccia dell’altro, le volte che si erano messi a ridere su questioni che ai tempi sembravano così insignificanti..

Una lacrima rigò la guancia di Cas. Questo era peggio, molto peggio di quando Dean lo aveva lasciato. Almeno allora Dean se ne ricordava. Almeno Cas sapeva di avere ancora uno spazio, seppur insignificante, nel cuore di Dean.
Ma questo…
Dean non aveva idea di chi fosse, o di cosa erano stati in passato. Non c’era più posto per lui nel cuore di Dean. Per lui, era uno sconosciuto. Ma per Cas…

Era ancora tutto.

“Rispondimi, cazzo!” urlò Dean, cercando di togliersi Cas di dosso.
L’angelo gli si avvicinò e sussurrò “Non devi saperlo. È meglio così. Ed è meglio che ti dimentichi anche di questo.”

Cas guardò gli occhi confusi di Dean diventare immobili, per poi chiudersi.
Aveva terminato il suo compito, e gli sembrò inverosimile l’avere rivisto Dean.

Si lasciò sfuggire un sospiro sconsolato, e terminò la canzone che Dean aveva iniziato nel 1981.

“For I can't help falling in love with you.”

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Capitolo 3
POV: Narratore onnisciente, terza persona (Cas)


Cas uscì all’aria aperta prima che Dean si svegliasse,  ma non se ne andò. Si sedette sotto un albero accanto alla lapide di Dean, aspettando che uscisse anche lui.

Lasciò scorrere le lacrime.
I flashback iniziarono. Una marea di ricordi  sommerse la sua mente.
Il loro primo appuntamento con i milkshake, le patatine e tutto il resto, il tempo passato alla Van’s Noodle House, i meravigliosi momenti trascorsi sulla spiaggia…

Dean non ricordava niente. Niente. Com’era possibile?
Anche dopo millenni, dopo centinaia di secoli, Cas ricordava ancora tutto come se fosse accaduto il giorno prima.

Sai benissimo perché.

Reincarnazione.

Ne aveva già sentito parlare prima. Era insolito, ma qualche volta accadeva. Non si poteva prevedere a chi sarebbe successo, era abbastanza casuale.
Dopo la morte i più finivano in Paradiso o all’Inferno, ma per alcuni non era così. Alcuni, come Cas, diventavano angeli. Ad altri veniva donata una nuova vita e la possibilità di ricominciare, come era successo a Dean.
Le anime di questi ultimi non avrebbero mantenuto alcun ricordo delle loro vite passate, e questo voleva dire -

Dean non si ricordava di Cas.

A quel punto, Cas crollò completamente. Non poteva accettarlo. Aveva sempre pensato di essere solo di Dean, e che Dean fosse solo suo.
Si lasciò sfuggire un singhiozzo, e quel singhiozzo diventò un pianto.
Travolto dalla grandezza della verità ed in preda ad una rabbia che a malapena riusciva a gestire, urlò e distrusse tutti gli alberi che lo circondavano con il suo potere fuori controllo.
Le sue ali si dispiegarono, e a quel punto l’intera foresta venne rasa al suolo.

Cas cadde in ginocchio, totalmente sconfitto, e avvolse le braccia attorno alla propria testa.

“Dean…” singhiozzò. No, no, no… Non poteva essere reale. Dean non poteva aver perso la memoria. Meritava di andare in Paradiso, e, se così fosse stato, avrebbe tenuto con se’ tutti i suoi ricordi. Ma anche se avesse iniziato una nuova vita, non poteva aver dimenticato Cas. No…

Cas rimase in quella posizione per un bel po’. E, dopo quelli che gli sembrarono secoli, il suo respiro si stabilizzò.

Fu proprio in quel preciso istante che vide due mani emergere dal terreno alla ricerca di un appiglio.
L’immediata reazione di Cas fu quella di avvicinarsi e tirarlo fuori, ma si fermò giusto in tempo. Doveva ricordarsi che, anche se sembravano così uguali, lui non era più la stessa persona. Non poteva permettere che questo Dean lo vedesse.
Si disse che era perché il Cielo non lo avrebbe permesso. Cas aveva degli ordini, e quindi non poteva mostrarsi agli umani.

Ma, in realtà, Cas aveva solo paura che se avesse permesso a Dean di vederlo, non sarebbe più stato in grado di andarsene.
Avrebbe rivelato tutto. Avrebbe parlato di se’ e di quello che avevano condiviso. E poi probabilmente si sarebbe rifugiato tra le braccia di Dean ed avrebbe pianto per ore.

Cas restò invisibile ed ascoltò in silenzio i brontolii di Dean, e ad ogni suo verso Cas sussultava, usando ogni briciola di forza che gli era rimasta per bloccare il suo desiderio di aiutarlo.

Dean uscì dalla fossa e si alzò in piedi. Cas fece lo stesso e lo seguì di nascosto.

Dean si trascinò fino ad un piccolo alimentari. Cas si fermò fuori dalla porta, osservando i movimenti di Dean dalle finestre.
Guardò Dean frugare tra gli scaffali. Non riusciva ancora a crederci. Dean era uguale a come era ai tempi, persino i suoi occhi erano dello stesso verde brillante. Sembrava solamente più… forte.

Ma Cas sapeva che c’era una differenza fondamentale che non era dovuta solo alla sua perdita di memoria. Il Dean che conosceva non avrebbe mai ferito un’altra anima. Il Dean che conosceva era gentile, compassionevole, disponibile, dolce…

Cas ricordò quanto spietata ed implacabile era quella- persona che stava torturando quel ragazzo. Dean non lo avrebbe mai fatto. Cas avrebbe dovuto sapere che non c’era alcun modo di recuperare il Dean Winchester che conosceva, qualsiasi cosa avesse fatto,

Ma ci doveva provare.

“Dean, sono io, Cas.”

Cas osservò attentamente Dean. Solo poche persone potevano vedere il suo vero viso. E, visto quello che era successo tra loro, forse lui poteva. Dean sembrava spaventato. Lo capiva? Significava che lo aveva sentito?

“Dean, ti ricordi di me?”

Dean si guardò attorno in modo frenetico, e raggiunse le lattine di sale. Il cuore di Cas si spezzò.
Quindi non aveva capito…

“Dean, per favore. Siamo andati insieme alla spiaggia. Mi avevi detto che ero il tuo mondo, e che eri mio. Per favore, cerca di ricordare…”

La voce di Cas si ruppe insieme alle finestre in vetro del negozio, e vide Dean cadere sul pavimento cercando disperatamente di liberarsi di quel rumore.

Cas si fermò. Era l’ultima prova che gli serviva per confermare che Dean non era più lì. Con sua grande sorpresa, non pianse. Non sentiva niente. Liberò una risata debole ed impotente, e si raggomitolò a terra.

Non era stato già più che sufficiente separali due volte?

Nota della traduttrice: C’è una piccola cosa che potrà sembrare stana in questo capitolo, ovvero il fatto che Dean e Cas mangiavano patatine e bevevano milkshake già quale millennio fa… ma insomma, va bene così! :)


 

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Capitolo 4

POV: narratore onnisciente, terza persona (Cas)

Cas continuava a camminare avanti ed indietro. Non aveva mai pensato che rivedere Dean lo avrebbe scosso così tanto. Era riuscito a stare senza di lui per decine e centinaia di anni ed era stato bene. Il più delle volte, almeno.  Alle volte gli mancava terribilmente, ma non si era mai sentito così male.

Questo è perché pensavi che si sarebbe ricordato di te, che sarebbe andato in Paradiso e che avrebbe ricordato ogni singolo istante. In un certo senso, che fosse ancora tuo.

Ma non era più così.

Cas non aveva la più pallida idea di cosa fare. Forse doveva arrendersi, lasciar perdere. Questo nuovo Dean Winchester non aveva più niente a che fare con lui. Lo aveva tirato fuori dall’Inferno, e la cosa doveva fermarsi lì. Non avrebbe dovuto mai più rivederlo.

Ma non era così facile.

In più, non sapeva nemmeno cosa stava succedendo in Paradiso. Avevano detto che avrebbero usato Dean. Cosa intendevano?

“Capitano.”

All’udire quella voce, Cas si fermò. “Sì?”

“Si tratta dei progetti di Michael. È mio compito informarti.”

“Michael ha dei progetti?” Cas si grattò la nuca. “Che cosa ha in mente?”

“Dean Winchester sarà il suo tramite, e dovrai occupartene tu fino al momento prestabilito.”

“…Cosa?”

“C’è qualche problema, Signore?” chiese l’altro con fare preoccupato.
Cas era diventato così pallido che il sangue sembrava non scorrere più in lui.

“Perché deve essere lui il tramite di Michael?”

“Non lo so, Signore.” Rispose l’angelo. “La decisione è stata presa dai miei superiori.”

“C’entra qualcosa con la rottura dei sigilli?”

“È quello che sospetto, sì.”

 
Cas inspirò profondamente. “Grazie per l’informazione. Puoi andare.”

“Molto bene… Signore.” L’angelo si inchinò leggermente e se ne andò.

Una volta sicuro di non essere visto, Cas rilassò le spalle e chiuse gli occhi.
Dean, reincarnato? E anche destinato ad essere il tramite di un maledetto arcangelo? Cas sapeva cosa voleva dire essere un tramite: perdere ogni briciola di volontà e sottostare interamente ad un altro essere. Era orribile.
Anche se alcuni erano abbastanza devoti da pregare affinché questo capitasse, Castiel non avrebbe mai consentito che Dean subisse una tale tortura. Mai.

O forse la vera ragione era che non voleva condividerlo con nessun altro.

Improvvisamente, un dolore straziante fece piegare Cas su se stesso.

Ti invoco, scongiuro e comando, appari a me in questo cerchio.
“Oh, no…” borbottò Cas. Qualche gruppo di idioti stava cercando di vedere la sua vera forma. Non sapeva che motivo avessero, ma era certo del fatto che non poteva farsi vedere. Il suo vero volto li avrebbe uccisi, o, nella migliore delle ipotesi, li avrebbe gravemente feriti. Chiuse gli occhi e si concentrò, cercando di bloccarli.
Ti invoco, scongiuro e comando, appari a me in questo cerchio.

“Per favore, no…” disse Cas. “Il-il mio nome è Castiel. Girati, non avvicinarti più di così.”

Castiel? No. Mi dispiace Castiel, ma non mi lascio spaventare facilmente.

“Ti prego, stai indietro. Non ti piacerebbe. Per favore. Non riesco-non riesco a trattenerlo ancora…”

Ti invoco, scongiuro e comando, mostrami il tuo volto.
Ti invoco, scongiuro e comando, mostrami il tuo volto.
Ti invoco, scongiuro e comando, mostrami il tuo volto!


Cas cadde sulle proprie ginocchia e gemette. Non riusciva a bloccare quell’incantesimo. Quel cretino ripeteva incessantemente quelle parole, e Cas era tremendamente preoccupato e spaventato da quello che sarebbe successo se non avesse smesso al più presto.

Ti comando di mostrarmi il tuo volto, ora!

Cas mollò la presa e trasalì nel sentire l’urlo che ne seguì. Avevano visto la sua vera forma. E loro… non sapeva cosa era successo, ma di sicuro non era stato niente di buono.

Cas sospirò. Aveva ferito, o forse ucciso, altri esseri umani. E non era nemmeno necessario.

Ma chi erano? Chi poteva avere avuto tutto quel bisogno di vederlo?
L’unica risposta che riuscì a darsi fu-

Dean Winchester.

Era possibile che avesse ancora memoria di quanto era accaduto sottoterra? Castiel aveva provveduto affinché dimenticasse tutto.
O magari… stava cercando di capire chi era stato a trascinarlo via dall’Inferno.

Questa idea era decisamente plausibile.
E se fosse stato Dean a vederlo pochi istanti prima? Cosa era successo? Era ferito? La persona con cui aveva parlato sembrava ferita. Più che ferita, in realtà. Magari… morta?

Cas si accasciò a terra. Oh no. Sapeva che era ingiusto pensarlo, ma sperava vivamente che quella persona fosse chiunque, chiunque, ma non Dean. Certo, lui e Dean non erano più gli stessi di una volta. Ma questo non voleva dire che Cas avesse smesso di amarlo.

Inoltre, stando a quanto gli aveva detto l’angelo poco prima, Dean gli era stato appena dato in carico. Aveva tutte le ragioni per vegliare su di lui.

Cas aveva preso la sua decisione.
________________________________________________________________________Nota della traduttrice:
Questo capitolo è stato un casino da tradurre, ho dovuto rigirare praticamente tutte le frasi senza cambiare il senso globale della cosa, e ad un certo punto credo di avere anche iniziato a sudare :')
Approfitto di questo mio piccolo spazio per ringraziare tutti coloro che hanno letto la storia, ed in particolare chi l'ha recensita!
L'autrice di questo lavoro è al momento sotto shock post-finale, e quindi non sa quando continuerà a scrivere (don't worry, ci sono altri due capitoli!), quindi forse forse forse mi farò sentire presto con un'altra traduzione! E se qualcuno sapesse spiegarmi IL MOTIVO PER IL QUALE E TUTTO IN GRASSETTO mi farebbe un enorme piacere. Un bacissimo a tutti voi :)

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Capitolo 5


Ormai ho capito che mi pubblicherà sempre tutto in grassetto, ma cercherò di fare finta che mi vada bene c':
Un grazie immenso a tutti coloro che sono arrivati fino a qui, vi adoro tutti.


POV: narratore onnisciente, terza persona (Cas)

Cas tornò sulla Terra il giorno dopo. Trovò Dean ancora tutto intero, grazie al cielo.

Nei giorni seguenti seguì Dean senza farsi vedere, e notò che si era riunito a Sam. Erano rimasti fratelli anche in questa vita. Buon per lui.

Ascoltò le loro conversazioni. Parlavano soprattutto di demoni e mostri, e Cas comprese che Dean era diventato uno di quelli che loro chiamavano “cacciatori”. Si occupavano di uccidere quelle ignobili creature, e Cas pensava che non potesse esistere lavoro peggiore.
Come aveva fatto Dean a diventarlo?

Cas li seguiva ovunque andassero. Ai ristoranti, ai distributori di benzina, e, per quanto riguarda Dean, ci mancava poco al che lo accompagnasse anche in bagno.
Erano andati ad una piccola tavola calda. Quando Cas si accorse che dei clienti erano stati posseduti da dei demoni avrebbe voluto irrompere nel locale e polverizzarlo, ma si bloccò giusto in tempo.

Seguì i due fratelli nel motel dove alloggiavano e li ascoltò mentre chiacchieravano tra loro. Li guardò ridere, parlare, sorridere… “Sono ancora la coppia inseparabile di sempre”, pensò Cas.

Non se ne andò mai, e fece del suo meglio per non interferire. Si limitò a guardare in silenzio.

Quando Dean dormiva si sedeva in fondo al letto ed osservava il suo petto muoversi su e giù ad ogni respiro, ricordando quando ancora poteva poggiarvi la testa ed ascoltare il battito tranquillo e regolare del suo cuore. E, qualche volta, un braccio lo avrebbe stretto forte, portandolo ancora più vicino…

Così simili… E così totalmente diversi… questo Dean e quello che conosceva. Quello che amava.
Erano uno l’opposto dell’altro. Nel giro di pochi giorni, Cas riuscì a comprendere il carattere del nuovo Dean. Il suo modo di pensare, di parlare e persino di stare in piedi. Niente era più come prima.

Sentì il suo stomaco come dilaniato da qualcosa, da una qualche bestia di cui ignorava l’esistenza. Provò qualcosa che sembrava- rancore, una qualche specie di odio per questo Dean. Non poteva fare a meno di pensare che quest’uomo che aveva l’aspetto del suo Dean gli avesse portato via tutto quello che avevano condiviso, e che fosse lui il responsabile di quel dolore lancinante che sentiva al petto.

Sapeva di essere irragionevole. Non era stato Dean a scegliere di farsi cancellare la memoria. Però…

I suoi pensieri furono interrotti da un movimento improvviso di Sam, il quale si alzò senza dire nulla e uscì dalla stanza.
Supponendo che stesse andando a comprare della birra o qualcosa di simile, Cas non lo seguì.

Qualche ora dopo, gli occhi di Dean si spalancarono, e Cas rimase lì a fissarlo.
Lo stesso meraviglioso verde, pensò, ma con uno spirito completamente diverso. Dopotutto, sono i ricordi a fare di noi quello che siamo…

Cas aveva finalmente capito. Dopo aver assistito alle vicende e alla storia degli uomini per anni ed anni, aveva finalmente compreso in che modo questi ultimi funzionassero.
Una persona non è nulla senza i propri ricordi. Un uomo con la memoria alterata non può mai essere come prima.
Tutto quello che dovevano affrontare, in qualche modo, li formava.
Si potrebbe pensare che la personalità di qualcuno sia determinata fin dalla nascita, ma non è così. Il modo in cui si è allevati, le esperienze fatte, i fallimenti, le battaglie…
È questo a renderti quello che sei.

Il Dean Winchester che conosceva? Sparito senza lasciare traccia.

Ed ecco che sentì di nuovo le lacrime pulsare nei suoi occhi.
Si trattenne dall’avere un altro cedimento come quello di poco prima fuori dalla tavola calda, ma si lasciò sfuggire un piccolo singhiozzo.

L’effetto di quel suono strozzato fu istantaneo. Dean si coprì le orecchie e si acquattò tremante. Cas aveva dimenticato che gli uomini non potevano tollerare la sua vera forma.

Cas si zittì subito per evitare di provocargli altro dolore. Decise che sarebbe stato meglio lasciare Dean per un po’, il tempo necessario per prendersi una pausa e schiarirsi le idee. Non aveva ancora superato il fatto che Dean non si ricordasse di lui, ma come avrebbe potuto? Non ce l’aveva fatta nemmeno quando lo lasciò tanti anni prima.

Lo guardò ancora per qualche secondo, poi sparì.

Trovò un magazzino abbandonato non troppo lontano dal motel, e vi si stabilì. Il luogo sembrava deserto e, quindi, se anche si fosse lasciato andare, nessuno avrebbe sentito le sue grida strazianti.

Cosa doveva fare? Aveva ricevuto l’ordine di proteggere Dean finché Michael non avesse preso il controllo del suo corpo…

Rise debolmente. C’era una guerra in procinto di scoppiare, la maggior parte dei 66 sigilli era stata spezzata, Lucifero –il Diavolo in persona- sarebbe potuto apparire in qualsiasi momento, e lui si stava tormentando a causa di un amante che pensava di non rivedere mai più. Che diamine gli era successo?

Riprenditi, si disse. Castiel, sei un angelo adesso. Non dovresti provare delle emozioni. Sei un guerriero del Paradiso. Cosa ti hanno insegnato tutti questi anni di guerre e massacri?

Ricordò come era riuscito ad uccidere milioni di uomini senza alcuna esitazione. Ricordò come mettere da parte tutti i propri sentimenti. Ricordò come distruggere quanto era rimasto della propria anima.


Smettere di amare, di preoccuparsi. Nascondere tutto dietro una maschera. Iniziare ad uccidere, essere spietato. Fare qualsiasi cosa nel nome di Dio.

Ecco come dovrebbe essere un angelo.

 

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Capitolo 6
 


Nota dell’autrice: tutti i capitoli precedenti sono stati scritti secondo il punto di vista di Cas, ma in questo scoprirete qualcosa in più su Dean. Spero vi piaccia!
 


POV: narratore onnisciente, terza persona (Dean)


Mentre Bobby riempiva le pareti del magazzino con tutta una quantità indefinita di simboli, Dean controllava di avere portato con se’ tutte le armi necessarie. Stavano per evocare la creatura che lo aveva tirato fuori dall’Inferno.

“Cazzo, sembra che tu debba realizzare una qualche specie di progetto artistico!” sogghignò Dean, facendo roteare un coltello d’argento tra le mani.

“Trappole e talismani di ogni credenza del mondo,” rispose Bobby, finendo il lavoro. “Tu come sei messo?”

“Pali, argento, sale, coltelli… Siamo pronti ad intrappolare ed uccidere praticamente qualsiasi creatura che io conosca.”

Bobby scosse il capo e sospirò, “Credo ancora che sia una pessima idea.”

“Sì, Bobby, l’avevo capito le prime dieci volte” ribatté Dean. “Coraggio, che ne dici di suonare il campanello?”

Contrariato, Bobby fece un cenno con la testa e si avvicinò al tavolo dove aveva poggiato tutto l’occorrente per il rituale, prese un pizzico di polvere da una ciotola e lo spruzzò in un’altra.

“Amate spiritus obscure, te quaerimus…”


POV: narratore onnisciente, terza persona (Cas)
“Amate, spiritus obscure, te quaerimus…”
Proprio mentre Cas stava tornando al motel, sentì un canto provenire dal magazzino abbandonato.
In condizioni normali una cosa del genere non avrebbe suscitato l’interesse di Cas, visti tutti quei fastidiosi ragazzini che si divertivano con stupidi incantesimi. Questo canto, però, era diverso. Non lo percepì solo attraverso i sensi, ma era apparso anche nella sua mente, non diversamente da quello che aveva sentito pochi giorni prima.

Cas capì che qualcuno lo stava invocando. Chi poteva volere una cosa del genere? Gli stessi che avevano cercato di avere un assaggio del suo vero aspetto? Perché lo facevano? Cosa aveva fatto a parte salvare Dean dall’Inferno? Perché erano diventati tutti così curiosi?

Cas sentì la spinta dell’incantesimo che lo obbligava ad entrare. Doveva opporre resistenza? Doveva volare via?

Diamine, disse tra se’ e se’, e decise di andare a dare un’occhiata.

POV: narratore onnisciente, terza persona (Dean)
Era già passato qualche minuto senza che accadesse nulla di strano, e Dean iniziò a perdere la pazienza. “Sei sicuro di non avere sbagliato nulla?”

Bobby gli lanciò un’occhiataccia come a dirgli “taci, idiota”, e lui, scusandosi, replicò “Scusa! Siamo un po’ permalosetti, eh?”

Non appena Dean finì di parlare, un rumore fortissimo scosse il soffitto.
Entrambi si rimisero in piedi ed imbracciarono le armi. Si guardarono intorno, ma sembrava tutto a posto. A parte il picchiettare sulle tegole sopra di loro.

“Beh, magari è il vento” ridacchiò Dean.

All’improvviso, tutte le luci della stanza esplosero provocando una pioggia di schegge di vetro. La porta si spalancò, ed un uomo decisamente niente male entrò attraverso di essa come se niente fosse.

Le luci stavano ancora scoppiando lanciando scintille ovunque, impedendo a Dean e Bobby di vedere chiaramente cosa stesse accadendo. Afferrarono entrambi la pistola ed iniziarono a sparare verso quello strano tizio.
Erano sicuri di averlo preso in pieno, ma l’“uomo” non sembrava voler rallentare. Era come se i loro proiettili fossero fatti di cotone.

Dean e Bobby si lanciarono un’occhiata complice, e quest’ultimo afferrò il coltello che Ruby aveva dato a Sam.

L’uomo si fermò a pochi passi da Dean, il quale lo guardò negli occhi, notando qualcosa di simile a… affetto?
Non appena Dean iniziò a domandarsi da dove venisse quella tenerezza, essa sparì.
Dean imprecò tra se’ e se’. Pessimo tempismo, caro cervello. Davvero pessimo. Non è proprio questo il momento di prendermi per il culo.

“Chi sei?” chiese Dean con voce rauca. Doveva restare concentrato. Qualsiasi essere si celasse dietro quell’uomo, non poteva essere nulla di buono.

“Io sono quello che ti ha salvato dalla perdizione”, rispose l’altro con freddezza.

Dean lo schernì “Sì. E grazie, a proposito.”
Si spostò leggermente indietro per poi trafiggergli il petto con il pugnale.
Si aspettava che crollasse a terra –o che almeno sussultasse-, ma l’altro non ebbe alcuna reazione. E, come se non bastasse, rimosse il coltello dal proprio corpo con estrema facilitò, facendolo cadere a terra.

Dopo aver assistito incredulo alla scena, Bobby lo attaccò da dietro. Raccolse dentro di se’ tutta la propria forza per pugnalarlo, ma lui bloccò il colpo senza nemmeno guardarlo. Poi si girò verso Bobby, sollevò l’indice e il medio e li posò sulla fronte di Bobby, il quale crollò a terra incosciente.

L’uomo tornò a fissare Dean, e quest’ultimo avrebbe potuto giurare di aver percepito una specie di desiderio tra i due.

“Dobbiamo parlare, Dean. Da soli.”

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