Got my bad baby by my heavenly side.

di hodie
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo. ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1. ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2. ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3. ***



Capitolo 1
*** Prologo. ***








Era quasi notte e la città di Lawrence, in peno inverno, sembrava più vuota che mai. Sam era appena rientrato a casa dopo una faticosa giornata passata sui libri insieme alla sua compagna di lezioni al college nonchè migliore amica: Jessica. Una ragazza bionda, con un sorriso caldo, due gambe chilometriche, una risata contagiosa. La classica ragazza che non appena entra in una stanza tutti si voltano per ammirarla. Era così bella nella sua semplicità che se Sam fosse stato etero sicuramente ci avrebbe fatto un pensierino, grazie tante.
Era talmente assorto nei suoi pensieri che la povera Mary ha dovuto ripetere la frase due volte, con l'aggiunta di un « Sam » detto con tono esasperato.
« Sì, sì, mamma. Tranquilla, la signora Moore ha apprezzato la crostata che le hai fatto. » Rispose vago il figlio, mentre appoggiava malamente la cartella colma di libri accanto alla scrivania della propria stanza, dove Mary l'aveva raggiunto con un sorriso sornione sulle labbra rosee.
« Oh, ne sono lieta. Sammy, non è che hai un momento? Vorrei parlarti. »
« Hm, sì, certo.. Che è successo? Papà si è messo nei casini? » Chiese allarmato Sam, inarcando un sopracciglio.
« No, niente affatto, tesoro. Si tratta di tuo fratello, Dean..»
L'espressione del ragazzo cambiò all'istante, sbarrando gli occhi mentre fissava quasi spaventato sua madre, mentre si sedeva sul suo letto, facendogli cenno di sedersi accanto a lei.
« Sam, io.. Quando mi ha chiamato mi sono sentita morire, ma-- diamogli una possibilità--»
Aggiunse con esitazione Mary, guardando il figlio accanto a lei - con una espressione arrabbiata che non gli si addiceva affatto-, che la interruppe.
« No. Scordatelo. L'ultima volta che l'abbiamo visto io avevo sette anni. Per quanto mi riguarda, io sono figlio unico. Dean Winchester non è mio fratello. »
« Sam, non dire così. Io.. ho paura. È da tredici anni che non faccio altro che pensare a tuo fratello, alla sua salute, al suo futuro, alla sua felicità.. È sparito con i suoi amici e se non fosse per le e-mail che ogni tanto lo zio Bobby riceve io sarei persa. Ho sempre pensato di essere stata una pessima madre, di aver sbagliato tutto con lui e--»
« Mamma..» La interruppe di nuovo il figlio minore, con un tono più dolce e comprensivo, sentendosi in colpa per il tono con il quale prima si era rivolto a lei.
"--e invece mi ha chiamata, capisci? Dean mi ha chiamata. Ha parlato anche con papà e-- Sam, presto verrà qui noi, non so nemmeno per quanto ma non importa. Mi basta rivederlo. So che per te sarà difficile, però.. Mettiti nei miei panni, come può una madre respingere il proprio figlio, dopo anni e anni trascorsi a piangere?»

Il silenzio fu l'unica risposta che Mary ricevette. Dean è sempre stato il punto debole della famiglia, il tasto dolente, la causa di tutte le discussioni. Perchè la loro era una famiglia semplice, unita, felice. Mary è una delle insegnanti più apprensive e preparate del Liceo in cui insegna, mentre il padre, John, è socio - insieme a loro zio, Bobby - di una grande agenzia automobilistica, una delle più note di Lawrence.
Dean, invece, ha nove anni in più di Sam ed all'età di sedici anni è scappato di casa per andare insieme ai suoi amici, in seguito ad una violenta lite tra lui e John. Sam non sa nemmeno il motivo, non ha mai voluto saperlo. Ma è sicuro che niente poteva essere talmente grave da spingerlo a fare quel gesto.
Infatti, non sa che è in giro con dei ragazzi che ha conosciuto durante i primi anni del Liceo, nè tantomeno che vivono una vita spericolata, piena di rischi, che li fanno sentire fottutamente vivi. Non sa quanto si sentono liberi. Cosa potrà mai saperne di libertà un ragazzo che in vent'anni di vita non ha mai disubbidito ai propri genitori? È sempre stato uno studente ed un figlio modello, a differenza di quel disgraziato di suo fratello ma-- a cosa serve, se non si vive davvero?

Mary decise di lasciarlo in pace, aveva bisogno di elaborare il tutto, e non poteva di certo biasimarlo poichè lei stessa ci ha messo un po' prima di rendersi conto che stava succedendo tutto per davvero.
Ma prima di andarsene, quando era ancora sulla soglia della porta, si voltò verso di lui per dirgli l'ultima notizia, così poteva prepararsi psicologicamente. « Domani sera sarà qui, quindi cerca di non fare tardi. »











CIAO A TUTTI!!
È un po' insolita come ff, ma non ho resistito. Spero vi sia piaciuto questa piccola introduzione ( la storia inizia con il prossimo capitolo, questo è solo il prologo! ), anche perchè ho davvero tantissime idee da mettere per iscritto e niente, sono davvero felice!
Premetto che non sono un granchè a scrivere, ma darò il meglio di me. I promise!
Una recensione, un parere, un insulto ( omg spero di no!) è sempre ben accetto quindi.. Ci sentiamo tra qualche giorno. ♡

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Capitolo 2
*** Capitolo 1. ***








La Weshburn University School of Law è una delle università più selettive, nonostante la sua fama non sia nota come Oxford, Stanford - Sam aveva vinto una borsa di studio per quest'ultima, ma per non abbandonare i suoi genitori preferì non realizzare il suo sogno - e molte altre. Inoltre, i suoi corsi erano sempre molto interessanti e Sam adorava parteciparne attivamente, con le sue solite domande provocatorie ma allo stesso tempo ben fondate.
Peccato che quel giorno il ragazzo non riusciva proprio a concentrarsi sulla lezione. Ascoltava distrattamente ciò che la professoressa Palmers affermava con tono sicuro, insieme ai soliti mezzi sorrisi che la caratterizzavano, eppure non riusciva a concentrarsi. Trovava decisamente più interessante osservare dalle ampie finestre che davano sul campus la tempesta di pioggia che si stava abbattendo sulla capitale del Kansas. Topeka, infatti, non era molto distante da Lawrence: bastava pressoché una mezz'oretta di treno, e quel tempo non andava mai perso dato che Sam era solito a ripassare ogni mattina l'intero programma. Era una città magnifica, immensa, che non avrebbe mai scoperto del tutto. L'unica pecca, appunto, erano gli improvvisi temporali.

« Sam, dimmi che oggi sei libero, ti prego! Tra qualche giorno ho un esame e senza di te non riesco a studiare.. » Sussurrò Jessica al suo orecchio, dopo essersi avvicinata al suo viso, per poi allontanarsi di poco per sbattere le ciglia ripetutamente, assumendo un'espressione da cucciolo bastonato. « Jess-- »
« Oh, andiamo.. Ne ho davvero bisogno, non essere crudele. » Insistette la ragazza, mentre di tanto in tanto spostava lo sguardo verso la professoressa per non farsi beccare. « Jessica, mi piacerebbe, davvero. Solo che.. ho un impegno familiare, è una cosa di una certa importanza. » Rispose con tono titubante Sam. E per la ragazza la sua espressione preoccupata fu sufficiente. Sam non le mentiva mai, e sapeva quanto fosse legato alla sua famiglia. Dopo avergli dato un rapido bacio a stampo sulla guancia, come se volesse trasmettergli coraggio, si mise composta sulla sedia e riprese a prendere appunti fino al termine della lezione.


Le ore successive sembravano non passare più. Il ragazzo cercava di distrarsi il più possibile per evitare di pensare a suo fratello Dean. Non aveva idea di cosa sarebbe successo quella sera, probabilmente gli sarebbe saltato addosso e lo avrebbe iniziato a picchiare a sangue. E no, non era un tipo aggressivo, solo che in tutti questi anni la rabbia repressa che ha accumulato era troppa. Non si fidava di lui, non lo considerava un familiare, semplicemente perchè un fratello per essere riconosciuto come tale doveva meritarselo. Sospirò rassegnato quando suonò l'ultima campanella, e insieme al suo quaderno degli appunti vuoto faceva e la sua mente colma di pensieri, lasciò l'edificio e si diresse verso la stazione da solo.




Il Lawrence Municipal Airport era esattamente come se lo ricordava, in quel posto tutto era esattamente identico al giorno in cui erano partiti, e faceva un certo effetto ritrovarsi di nuovo lì.
« Dean, ma qui piove. Che diamine ti è venuto in mente? Pensa che se per una volta avresti ascoltato me, adesso saremmo a Saint Tropez. » Si lamentò Ruby, guardandosi attorno una volta che scesero dall'aereo. Dopo un viaggio di circa quattro ore, la ragazza non ne poteva già più. E non perchè non le piacesse viaggiare, era perchè detestava la destinazione.
« La prossima volta, mh? Promesso. » Le disse con un sorriso divertito sulle labbra, facendole l'occhiolino. Anche se Ruby non era del tutto convinta della sua risposta, si limitò ad annuire.
« Quindi domani a quest'ora ci ritroviamo qui per partire di nuovo, giusto? » Chiese per sicurezza Samandriel, il più piccolo del gruppo, che nel frattempo stava parlando con Castiel.
« Certo. Entro domani mattina vi faccio sapere se dobbiamo prenotare un posto in più. » Rispose Dean, alludendo al fratello minore.
I tre ragazzi capirono subito - impossibile non farlo, Dean parlava sempre del suo adorato fratellino - e dopo essersi scambiati dei sorrisetti complici si salutarono, prima di prendere direzioni diverse, un po' con timore ed un po' con curiosità.
Castiel, che per tutto il tempo era rimasto in silenzio, si voltò verso Dean quando gli altri due sparirono dal loro campo visivo e lo congedò con un « Mi raccomando, non fare stronzate » seguito da uno sguardo tremendamente serio. Dean sorrise, prima di dirigersi verso casa. Castiel è la persona più responsabile del gruppo, il loro punto di riferimento. Con lui tutti si confidano, perchè lui è davvero un ottimo ascoltatore e adora dare consigli, per cercare di aiutarli a superare le loro difficoltà. Un vero angelo, insomma. Inoltre è molto divertente, sa come divertirsi e spesso lo usano come esca perchè chi potrebbe mai dire di no ai suoi occhioni blu?

Era ormai sera, ed aveva appena avvisato Mary che tra qualche minuto sarebbe arrivato-- non voleva di certo farla morire d'infarto, conoscendo la sua sensibilità. Aveva preferito non prendere nessun mezzo pubblico poichè preferiva camminare, ed inoltre la loro abitazione distava non più di una dozzina di minuti dal centro di Lawrence. Adesso che si trova davanti al portone di casa, però, inizia a sentire una sensazione strana all'altezza del petto che non riesce a definire. Una parte di lui voleva scappare, ma non poteva tirarsi indietro proprio adesso. Quindi ispirò a fondo e suonò il campanello, attendendo con ansia.

Dall'altra parte, a qualche metro di distanza, Sam camminava avanti e indietro per la stanza con in mano il libro di Economia Politica e mentre nell'altra teneva il cellulare premuto contro l'orecchio mentre ascoltava la voce di Jessica. Alla fine la stava aiutando comunque, nonostante si fosse già scusato per l'accaduto di qualche ora prima. Quando sentì il campanello suonare, Sam era talmente concentrato a spiegarle l'ultimo passaggio che aprì il portone di legno con disinvoltura, credendo che fossero i loro genitori. Ovviamente non si aspettava di ritrovarsi suo fratello maggiore che lo scrutava da cima a fondo con un sorriso sulle labbra. Salutò rapidamente Jessica, e chiude la telefonata prima che potesse aggiungere altro.
« Allora, Sam, mi fai entrare o no? » Chiese il maggiore, spezzando il silenzio con la sua solita ironia. Il minore annuì facilmente, scostandosi di poco dall'ingresso ed aprendo meglio la porta per permettergli di entrare, richiudendo la porta di casa subito dopo.
« Non sono ancora arrivati.. Mamma e papà intendo, zio Bobby doveva parlare con loro. » Affermò con tono serio il più piccolo, dopo aver notato che Dean si guardava intorno come se stesse aspettando qualcosa. Infatti, sembrò quasi sollevato da quella notizia. « Ah, capisco. Come stanno? » « Non ti interessa davvero. » Rispose Sam, non riuscendo a trattenersi. Quando le iridi verdi del fratello maggiore si posarono su di lui, Sam non abbassò lo sguardo, e si avvicinò di qualche passo verso di lui.
« E adesso dimmi, perchè sei qui? Prova a dirmi che sei venuto perchè ti manchiamo e giuro che ti spacco la faccia. » Sam non sapeva dove aveva tirato fuori tutto quel coraggio, ma ne era davvero soddisfatto, tanto che stupì anche il fratello.
« Ma tu guarda che bel caratterino. E io che pensavo che fossi sottomesso al volere dei nostri genitori. » Rispose Dean, avanzando a sua volta verso di lui, guardandolo con una certa ammirazione. « Hai deviato la mia domanda, Dean. » Continuò il minore dei due, nonostante il suo sguardo lo mettesse perecchio in soggezione. Dean fece per aprire bocca, ma le parole gli morirono in bocca quando la porta si aprì e scorse le figure sorridenti dei suoi genitori. All'improvviso, tutti smisero di sorridere. John sembrava parlalizzato alla vista del figlio, infatti distolse lo sguardo ed entrò in casa, mentre Mary non perse tempo: gli corse incontro e avvolse le braccia intorno al suo collo, stringendolo con forza tra le proprie braccia e Sam, data la vicinanza, notò che stava tremando dall'emozione.


Durante la cena, John sembrava essersi calmato e aveva chiesto a Dean di raccontare ciò che faceva. Quest'ultimo iniziò a parlare dei suoi tre amici con cui condivideva quest'esperienza, dei luoghi che avevano visitato, delle cose divertenti e curiosi che aveva scoperto nei vari paesi. Ovviamente, scelse di evitare di parlare del modo in cui guadagnavano il denaro illegalmente attraverso il gioco d'azzardo e le slot machine. Il padre avrebbe voluto rimproverato, dirgli che era solo una delusione-- ma come poteva, dopo tutte le cose belle che aveva visto grazie al suo stile di vita? I suoi occhi brillavano quando parlava dei suoi amici o del modo in cui viaggiavano, non riusciva davvero a fargliene una colpa. Mary, accanto a suo marito, ascoltava le parole del figlio maggiore con un grande sorriso sulle labbra. Sam, invece, era completamente sconvolto. Non aveva toccato cibo ed era disgustato dalla scena a cui stava assistendo. Senza proferire parola, si alzò e andò dritto in camera sua, sdraiandosi sul letto. Inutile dire che la reazione di Dean fu immediata; ringraziò la madre per il cibo e si precipitò al piano di sopra verso la camera di Sam. Non appena entrò al suo interno, notò che era completamente diversa dalla stanza che si ricordava. La culla era sostituita da un letto a due piazze, le pareti blu erano ricoperte da poster e le mensole accanto la finestra che dava sul giardino erano colme di medaglie, premi, diplomi e certificazioni di ogni tipo. Doveva essere davvero brillante, pensò Dean. Si sedette accanto a lui sul letto e Sam non lo respinse, ma allo stesso tempo guardava ovunque pur di non spostare lo sguardo verso di lui.
« Sammy.. » Iniziò Dean per richiamare la sua attenzione, con tono dolce, mentre con una mano gli spostò la frangia che copriva la sua fronte. « Vattene via, non ti voglio qui. » Rispose prontamente il fratello, con un tono di voce talmente fragile che a Dean si spezzò il cuore.
Sarà pure cresciuto, ma alla fine era sempre il suo Sammy. « Dicevi la stessa cosa quando di notte ti infilavi nel mio letto durante le tempeste, eppure ti addormentavi sempre tra le mie braccia. »
« Dean, ero un bambino. » Ammise Sam esasperato, portandosi le mani sul viso, ma Dean riuscì ad intravedere un lieve sorriso sulle sue labbra.
« Vieni con me, Sam. » Disse tutto d'un tratto Dean. Il più piccolo spostò le mani dal proprio viso ed inarcò un sopracciglio, credendo che scherzasse, ma quando realizzò che era serio si alzò di scatto, mettendosi seduto accanto a lui. « Cosa? Sei pazzo? Io.. Io non sono come te, devo studiare, frequento il college! E.. Mamma e papà hanno bisogno di me, e Bobby, Jessi-- » Le labbra di Dean sul suo collo gli fecero dimenticare tutto. Erano dei piccoli baci, lo faceva sempre quando erano piccoli ma-- cazzo, era tutto molto diverso da allora. Sam si morse con forza il labbro inferiore, suo fratello sapeva davvero farci con le persone. Gli era mancato, ma non lo avrebbe ammesso facilmente.
« Tu verrai con me, chiaro? C'è un mondo da scoprire, Sammy, tu.. Non hai idea di quante cose meravigliose voglio mostrarti. Tu non sai cosa significa vivere. » Gli dice Dean, guardando il fratello dritto negli occhi - che adesso erano verdi, ma qualche minuto prima giurava che fossero grigi -. Sam sembrò pensarci su, ma prima che potesse dire ribattere Dean si avvicinò a lui e gli diede un rapido bacio sulla guancia. « Dai, dimmi di sì. » Sam non gli rispose, ma il suo sorriso valse più di mille parole.















































HI GUYS. Eccomi qui, con il primo capitolo!! Non ho molto da dire, le cose inizieranno ad evolversi nei prossimi capitolo. Cosa ne pensate del loro rapporto? Ve la aspettavate una cosa così fluff? ( Ecco, io no.. ) Come al solito, anche una piccola recensione è ben gradita. ♡ Ci sentiamo al prossimo capitolo!

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Capitolo 3
*** Capitolo 2. ***








Quella notte Sam non riuscì a chiudere occhio. Era troppo impegnato a riflettere a tutte le cose che erano successe, dal ritorno di Dean a tutte le parole che quest'ultimo disse, confondendo le sue idee. Ancora non realizzava che suo fratello era riuscito a fargli abbassare le difese, non avrebbe mai immaginato quanto le sue parole potessero spingerlo fino a questo punto. A dire il vero non gli aveva ancora dato una risposta concreta, ma di Dean sapeva poche cose, ed una di queste era che non accettava mai un no come risposta.

Erano passate le tre di notte da parecchi minuti e il più piccolo della famiglia si ritrovava con due ampie valigie - stracolme di roba - aperte ai piedi del letto, un armadio quasi vuoto e delle idee confuse.
Una parte di lui continuava a ripetersi che non poteva seguire la strada di suo fratello-- perchè diamine, quella strada non era fatta per lui. Sam doveva concludere al più presto gli studi, laurearsi con il massimo ed iniziare una brillante carriera da avvocato. Il divertimento, i viaggi, le nuove esperienze e il pericolo non erano fatte per lui.
Eppure, un'altra parte stava seriamente prendendo in considerazione l'idea di chiudere quelle dannate valigie e scappare via dalla sua opprimente vita. Come biasimarlo, dopo anni trascorsi a sentirsi già predestinato al proprio futuro? Era stanco di essere quello che gli altri volevano, solo che non riusciva a capire quello che lui voleva veramente.


In tutto questo, Sam si dimenticò di abbassare le persiane e la mattina seguente non riuscì a trattenersi dall'imprecare a bassa voce quando i raggi del sole lo colpirono in pieno viso, e istintivamente nascose la testa nel cuscino. Sentiva dei rumori provenire dal piano di sotto, che associò agli utensili della cucina, segno che tutti erano già svegli.
Sbuffò con fare teatrale mente si alzò dal letto, e dato che dormiva solo con i boxer si infilò una felpa piuttosto larga prima di scendere al piano di sotto. In cucina c'era Mary che era intenta a preparare dei pancakes mentre John, già in tenuta lavorativa, sedeva a tavola mentre sfoggiava con disappunto il giornale. John fu il primo ad accorgersi della sua presenza, e gli fece cenno di sedersi accanto a lui.
« Stavo quasi per preoccuparmi, Sam. Di solito a quest'ora sei già con la testa sui libri. »

« Sto bene, solo che non ho dormito granchè stanotte.. Sai, tra un po' inizia il periodo degli esami! » Disse Sam sorridendo sornione, cercando di essere credibile.
« Da quando ti preoccupi degli esami? » Osservò il padre, scrutanolo con aria confusa.
« Non sono preoccupato, sono solo un po' agitato. Sono importanti e ci tengo a raggiungere il massimo. » Mentì.
Il padre non sembrò soddisfatto della sua risposta, ma non andò oltre. Ad interrompere quella conversazione fu Mary che adagiò i due piatti di pancakes ricoperti dallo sciroppo d'acero, e dopo che quest'ultima si chinò verso il figlio per dirgli un bacio sulla tempia, iniziarono a discutere d'altro. Sam ne fu sollevato, anche se per tutto il tempo si domandava dove fosse andato suo fratello.


La risata di Ruby era l'unica cosa che si sentiva in quel bar, che era fin troppo silenzioso e monotono per i loro gusti. Si erano dati appuntamento tutti e quattro per fare colazione insieme e per discutere sulla prossima meta.
Facevano sempre così il giorno prima di affrontare un viaggio. Samandriel continuava ad imitare l'anziana cameriera del bar che gli aveva risposto a tono senza un apparente motivo, e Castiel lo assecondò nonostante di solito era il primo a difendere gli altri.

Dean era particolarmente felice, infatti non faceva altro che sorridere da quando era uscito di casa, e gli altri credevano che fosse dovuto al fatto che aveva rivisto la sua famiglia-- o molto probabilmente una sua vecchia fiamma.
« Tornando seri un attimo.. Che volo prendiamo per Saint-Tropez? E soprattutto, quanti posti devo prenotare? » Chiese Ruby mentre scorreva sul cellulare la homeoage degli orari dei voli Lawrence - Kansas City - Saint- Tropez. Alla seconda domanda il maggiore dei Winchester si sentì osservato e non appena alzò lo sguardo vide i tre guardarlo con aria curiosa. « Viaggiamo di notte, così domani mattina siamo già lì. E comunque prendine cinque, viene anche Sam. » Rispose con il suo solito tono calmo, mentre gli altri lo guardarono-- si vedeva che erano curiosi, Dean parlava sempre di suo fratello minore e non vedevano l'ora di poterlo conoscere.
Dopo aver stabilito l'orario e il punto di incontro si salutarono e le loro strade si divisero ancora-- non prima di assistere al modo in cui Samandriel fulminò con lo sguardo la signora dietro il bancone, ovviamente.




Sam cercava davvero di non pensarci, eppure si ritrovava a fissare la strada e il vialetto della casa da dietro la sua finestra, mentre si mangiucchiava nervosamente le unghie. Non stava assolutamente aspettando suo fratello maggiore, ci mancherebbe. Erano soltanto le quattro e mezza e non aveva ancora visto ombra di lentiggini ed occhi verdi. Gli venne in mente di inviargli un messaggio, ma subito realizzò che non aveva nemmeno il suo numero.

Il campanello suonò all'improvviso e lui scattò verso il piano inferiore, dirigendosi verso il corridoio per poi aprire il portone di casa, con un'espressione indecifrabile. Dall'altra parte, invece, Dean lo guardava con un sorriso strafottente sulle labbra mentre si faceva spazio ed entrava in casa, portando lo sguardo verso il suo fratellino.

« Ho visto le valigie, stamattina. Volevo svegliarti per portarti con me a fare colazione insieme ai miei amici, ma si vede che te li presenterò stasera. Ho preferito lasciarti riposare. Ah, si parte alle nove e mezza. »
Esclamò prima che l'altro potesse aprire bocca-- per fargli, molto probabilmente, una delle sue solite ramanzine.
« Io.. Cosa? Non ho intenzione di partire con te e degli sconosciuti. Ci ho ripensato. Non posso abbandonare mamma e papà, non sono te. » Rispose Sam accigliato, con aria sconvolta, mantenendo le distanze.
« Io credo che tu ne abbia davvero bisogno, invece. Sei sempre così nervoso, cazzo, cerca di rilassarti un po'. E non ho intenzione di rapirti; puoi decidere di tornare a casa quando vuoi. Sei grande abbastanza da capire le tue priorità-- prendila come una vacanza, mh? Una pausa. » Cercò di rassicurarlo il maggiore, evitando di soffermarsi sulla provocazione del minore.
« Una pausa? Sai quante ore di studio perderò per questa--pausa? E poi cosa dirò a mamma e papà? Dev--»
L'occhiataccia minacciosa che Dean gli rivolse lo zittì all'istante.
« Vedi? Sei perennemente agitato. Dovresti agire di più e pensare di meno. » Concluse il maggiore facendogli l'occhiolino, per poi allontanarsi da lui per precipitarsi nella sua stanza prima che l'altro potesse aggiungere qualcosa.



A cena Sam ebbe un deja-vu -- tanto per rimanere in tema, dato che molto probabilmente sarebbe partito per la Francia -- perchè mentre tutti mangiavano e parlavano con una certa tranquillità, lui stava letteralmente impazzendo perchè a distanza di ore non aveva ancora preso una decisione. Dean sembrò accorgersene all'istante, infatti spesso percepiva il suo sguardo a cui Sam non diede molta rilevanza.
Quando finirono di mangiare Dean disse tutto d'un fiato quello che stava assillando Sam, e non appena i loro genitori realizzarono che alludeva al fatto di portarsi il fratello minore con sè, non riuscirono a trattenersi.

« Cosa?! Dimenticatelo, Dean. Sam resta qui con noi, non farebbe mai una scelta così stupida. » Sputò con rabbia Mary, che stava cercando di trattenersi da quando lo aveva visto tornare a casa, nonostante gli mancasse.
« Tuo fratello sa benissimo chi è e cosa vuole diventare, a differenza tua. » Aggiunse John a seguito di un silenzio. Sam si limitava a guardare, non sapendo cosa dire, e rifilò un'occhiata disperata a Dean. Quest'ultimo gli rispose con un grande sorriso prima di rivolgersi ai suoi genitori.
« Lo porto con me solo per una settimana, poi torna qui. Non è mai stato all'estero e credo che dopo tutti questi anni di studio si meriti una piccola vacanza. Solo una settimana, e poi è in ottime mani! »
Insistette Dean, cercando di persuadere i genitori.
Quest'ultimi si allontanarono di qualche metro, discutendo a bassa voce tra di loro. Dopo qualche minuto -- di pura ansia, aggiungerebbe Sam -- si avvicinarono a loro e dopo un lungo sospiro John prese in mano la situazione.
« Una settimana, non di più. » Concluse rassegnato, mentre Sam lo guardava con la fronte corrugata.
Dopo una sfilza di raccomandazioni da parte di entrambi, Sam si precipitò verso di loro per ringraziarli e si ritrovò stretto in un abbraccio soffocante.



« È sempre così pieno di gente a quest'ora? » Chiese Sam, mentre si guardava attorno con aria curiosa. Aveva preso l'aereo solo due volte, una volta quando aveva dodici anni per andare a visitare i nipoti dello zio Bobby ed una volta per un viaggio di istruzione finanziato dalla scuola.
« Sì, più o meno è sempre così.. » Rispose frettolosamente Dean, mentre con lo sguardo cercava i suoi amici. Prima che il più piccolo potesse chiedergli altre informazioni, vide una ragazza mora piuttosto bassa che saltò addosso al fratello-- e per un istante Sam pensò che si trattasse della sua ragazza.
« Non vedo l'ora che sia domani! Ho scoperto che a Saint-Tropez c'è un posto bellissimo dove-... Oh, tu dovresti essere Sam Winchester! È un vero piacere poterti conoscere, sono Ruby.» Disse la ragazza con un sorriso raggiante non appena si accorse del più piccolo, porgendogli la mano che il ragazzo il questione strinse con vigore, ricambiando il sorriso.
« Lo è anche per me, Ruby! »

« Cas, Driel, guardate chi c'è. » Affermò entusiasta Ruby, quando anche gli altri due ragazzi lo raggiunsero con fin troppi bagagli in mano -- ecco spiegato il motivo per cui Ruby si era presentata senza nulla in mano --.
« Hey, ciao! Io sono Samandriel, lui è Castiel. Abbiamo sentito parlare bene di te. » Disse con tono gentile il più piccolo, mentre Castiel scrutò con attenzione il fratello di Dean. Quegli occhi blu lo mettevano parecchio in soggezione, ma cercò di non farci caso.
« Io sono Sam, ma credo che questo lo sappiate già.. » Rispose arricciando la punta del naso, scatenando una risata generale.
« Se non ci muoviamo perdiamo l'aereo. » Aggiunse Dean con tono freddo e distaccato, come se la situazione lo infastidisse, e afferrò Sam per il polso con la mano libera dalle valigie, dirigendosi verso la zona d'imbarco. Avendo già fatto il check-in si ritrovavano ad attendere il loro aereo che arrivò con qualche minuto di ritardo.



Sam adorava il posto che gli era stato assegnato, era il più esterno, aveva accanto il finestrino ed era accanto al fratello maggiore. Si ricordava ancora che, quando erano più piccoli, Dean era terrorizzato dagli aerei mentre adesso per lui era una cosa abitudinaria. Durante il viaggio socializzò parecchio con gli amici di Dean che sembravano davvero simpatici e di compagnia, non si meravigliava che avesse scelto delle persone come loro. Castiel era un tipo piuttosto riflessivo, ma allo stesso tempo quando interveniva nei loro discorsi diceva sempre cose intelligenti o divertenti, mentre Samandriel diceva qualsiasi cosa gli passasse per la mente. E Ruby, l'unica ragazza del gruppo, gli piaceva particolarmente. Aveva sempre un sorriso sulle labbra e, come lui, faceva sempre molte domande. Inoltre, andava d'accordo con le cose che sosteneva, infatti parlò soprattutto con lei in quelle ore.
Con il consenso di Dean, Sam si sporse verso di lui per parlare con la ragazza che era seduta nel posto accanto a quello del fratello maggiore. Dean ne approfittò per infilare una mano nei capelli del più piccolo, sistemandogli il ciuffo che gli copriva la fronte, e Sam sollevò lo sguardo verso di lui per sorridergli.
« Hai ragion--.. Che carini che siete. » Esclamò Ruby accorgendosi del loro comportamento fraterno, mentre il più piccolo abbassò lo sguardo imbarazzato.
« No, è solo che mi annoio e voi non fate altro che parlare. » Rispose Dean -- attirando l'attenzione degli altri due per qualche istante -- che fino a quel momento era rimasto in silenzio ad ascoltarli.
« Oh, ma sentilo! Sam, sei sicuro di non essere stato adottato? Sei troppo adorabile per essere suo fratello. » Disse Ruby spostando lo sguardo verso entrambi, per poi sorridere al più piccolo e fare la linguaccia al più grande che in risposta si lasciò sfuggire un "figlia di puttana" che si sentì più del dovuto.
« Mmh, sì. Ne sono più che sicuro, purtroppo. » Ammise Sam con un ghigno divertito, ricevendo un pugno sul braccio da parte del fratello, che lo fece sorridere ancora di più.



Le ore passarono in fretta, e ad un certo punto della notte tutti crollarono in un sonno profondo. Il giorno seguente una voce metallica svegliò i cinque ragazzi, e non appena sentirono nominare l'atterraggio che si sarebbe tenuto a breve a l'Aèroport de La Môle -- situato a circa 15 km a sud-est da Saint Tropez -- il gridolino di Ruby attirò l'attenzione di un paio di passeggeri lì accanto, ma poco importò. Sam si sporse verso il finestrino, e sorrise non appena scorse un paesaggio del tutto diverso rispetto alla sola presenza di nuvole che aveva visto fino adesso. Sam avvertiva una strana sensazione, come se quel viaggio avesse segnato un nuovo inizio. Le sue dita che per qualche strano motivo erano intrecciate a quelle del fratello ne erano la prova.



















HI GUYSSS. Scusate per il ritardo, ma con il termine della scuola, l'inizio degli stage e i vari impegni non ho avuto molto tempo a disposizione per scrivere. Inoltre non avevo molta ispirazione..... Anyway, volevo ringraziarvi! Mi fa piacere che ci siano persone a cui piace questa storia. In paricolar modo ci tengo a ringraziare le persone che hanno recensito il prologo e lo scorso capitolo, siete sempre gentilissime, vi adoro! ♡ Come al solito, fatemi sapere cosa ne pensate! Ci sentiamo tra tre giorni, addio! (...)

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Capitolo 4
*** Capitolo 3. ***








Dopo essere scesi dall'aereo i cinque ragazzi salirono sul taxi che li stava aspettando davanti all'edificio -- ovviamente, Ruby aveva organizzato tutto nei minimi dettagli -- che da La Môle li portò fino alla tanto attesa Saint-Tropez. Era strano pensare che fino agli anni '50 era solo un semplie borgo peschereccio, mentre adesso è uno dei luoghi più lussuosi e desiderati da tutto il mondo. Al confine tra Costa Azzurra e Provenza, Saint-Tropez sembrava davvero un paradiso terrestre. I quattro ragazzi avevano già visitato la Francia due anni prima, solo che non si erano mai spinti così a Sud. Erano rimasti nella zona Parigina e prima di visitare il Belgio avevano fatto una breve sosta anche più a Nord, a Lilla.

Di sicuro nessuno dei due luoghi era così particolare e glamour, e Ruby sembrò apprezzarlo particolarmente dato che, dopo un'ora e mezza di camminata aveva già quattro borse colme di vestiti ed accessori rigorosamente firmati. Era talmente ansiosa di visitare anche solo il centro che appena gli altri ragazzi finirono di sistemare le valigie fece irruzione nelle loro camere per supplicarli, quasi, di andare in giro con lei nonostante fossero tutto piuttosto stravolti per il viaggio.

Sam, accanto a lei, guardava il paesaggio che gli si presentava davanti con occhi sognanti, come un bambino che vede Disneyland per la prima volta. Era totalmente rapito dalle particolari architetture mediterranee che non aveva mai visto dal vivo. Adesso avevano smesso di girare per i negozi -- con grande approvazione da parte dei ragazzi -- e si ritrovavano a camminare tra i vicoli secondari del centro storico, fiancheggiati da case colorate con le facciate decorate con segni, mentre i tetti erano di varie sfumature del rosso.

Castiel non perse occasione e tirò fuori dallo zaino la sua adorata Canon, ed iniziò ad immortalare vari aspetti dei vicoli che stavano attraversando. Castiel aveva una passione per la fotografia, oltre alla scrittura, infatti quando visitavano un posto lui si muniva sempre della sua adorata macchina fotografia e del computer per sviluppare le foto, così che alla fine di ogni loro viaggio avevano anche dei ricordi concreti. Questo dettaglio non sfuggì di certo agli occhi curiosi di Sam, che nel frattempo si era già avvicinato a lui.

« E così sei il fotografo del gruppo.. Castiel? » Chiese inarcando un sopracciglio, sperando di non aver sbagliato nome. Anche se era abbastanza certo che fosse quello.
« Sì, qualcosa del genere. » Rispose Castiel, non riuscendo a trattenere una sana risata a quell'appellativo.
« È necessario che ci sia qualcuno in grado di fermare il tempo, non trovi? » Aggiunse, questa volta con tono piu serio. Quella domanda spiazzò completamente il minore dei Winchester, non si aspettava un pensiero così profondo per un inizio di conversazione così banale. Provò comunque ad assecondarlo.

« Sono d'accordo. Ma la fotografia, nonostante sia un modo meraviglioso per fermarlo, non è l'unico ad essere in grado di farlo. Esistono anche altre cose, come per esempio l'arte, il disegno, la piuttura..»

« Lo dici perchè sono queste le tue qualità, non è vero? » Chiese prontamente Castiel, facendo rimanere il ragazzo dagli occhi verdi di stucco. « Come fai a saperlo? Perchè lo dici come se ne fossi certo? »

« Non ci vuole molto a capirlo, Sam, basta guardare i tuoi occhi quando ne parli. » Gli rispose Castiel con una scrollata di spalle, mentre riprese a maneggiare con fare esperto la Canon, riprendendo a fare altre foto.

In quel momento Dean si avvicinò al fratello minore e gli indicò una piccola locanda che fece spalancare gli occhi del più piccolo all'istante, facendo scoppiare a ridere senza ritegno il maggiore che attirò l' attenzione del resto del gruppo.
« Non è affatto divertente. » Alzò gli occhi al cieco Sam, evitando con lo sguardo la piccola locanda la quale insegna rappresentava un clown in versione zombie dall'aria spaventosa. Ovviamente Dean alludeva alla paura che Sam aveva sempre avuto nei confronti dei clown, e proprio come quando erano piccoli Dean glie lo rinfacciava appena ne aveva l'occasione. Certo che non era affatto cambiato, pensò Sam.

« Sì, lo è. Ricordo ancora Plucky Pennywhistle's Magical--»

« Portavi tuo fratello da Plucky? Quel posto è orribile, tutti quel Clown mette ansia. Ci credo che adesso è traumatizzato! » Esclamò Ruby intromettendosi nel discorso tra i due fratelli, beccandosi rispettivamente un dolce sorriso dal minore ed un'occhiata furiosa del maggiore.
« Esatto! È tutta colpa tua, fratellone. » Confermò Sam, avvicinandosi a lui con un sorriso sornione stampato sulle labbra.
« A me piacciono i Clown, sono divertenti.. » Disse Samandriel che fino a quel momento osservava in silenzio la città, senza dare troppo peso alle parole degli altri.
« Bravo Driel, così mi piaci. » Rispose prontamente Dean, facendogli l'occhiolino. A Sam diede parecchio fastidio quel gesto, e non ne capì il motivo.



I ragazzi scelsero il quartiere di Ponche come loro ultima tappa per quanto riguardava la prima giornata. Questo è un labirinto di piccole stradine, vicoli e insenature in cui si concentrano gli edifici con pareti ocra, rosa e arancio. Inoltre lo scelsero perchè era una zona tranquilla -- lontana dal trambusto del porto, perennemente in vita -- e sia perchè distava pochi minuti dal loro hotel.
Notando la spiaggia a pochi metri da loro stabilirono che sarebbero tornati il giorno seguente, perchè ne valeva davvero la pena.

Dean e Castiel non avevano fatto altro che discutere per tutto il tempo, perchè ovviamente il ragazzo dagli occhi verdi non poteva non disturbarlo mentre era tutto concentrato nel trovare l'angolazione perfetta per scattare le foto. Non era una novità che Dean mettesse una mano davanti all'obiettivo nel momento in cui l'altro scattava la foto. Dannazione, Castiel non imprecava mai ma quel ragazzo riusciva a fargli dire cose che in vita sua non aveva mai detto. Ed era esattamente lo scopo di Dean, voleva che Cas diventasse più sciolto e meno rigido, anche se il suo carattere non era così male come sembrava alla prima impressione.

Infatti, Castiel era davvero una persona brillante, creative ed intelligente -- non si sarebbe meravigliato se con il passare del tempo diventasse il migliore amico del fratello, considerando che avevano molte affinità - ma allo stesso tempo era il Re dei divertimenti, per quanto assurdo potesse sembrare. Quando organizzavano le loro feste -- che di legale avevano ben poco -- lui era quello con le idee migliori e tutti lo apprezzavano molto anche per questo. « Sam, dì qualcosa a tuo fratello che non vuole lasciarmi in pace. » Disse esasperato il moro, rivolgendosi verso il fratello minore che stava osservando il mare insieme a Samandriel e Ruby, che erano impegnati a discutere tra di loro. « Dean, lascialo stare. » Replicò il più piccolo dei fratelli avvicinandosi verso di loro, mentre Dean fulminò entrambi con lo sguardo. « Vieni con me, piuttosto. » Sussurrò all'orecchio del fratello maggiore quando furono abbasanza vicini, accennando un sorriso.

« Cosa vuoi? » Chiese con la fronte corrugata Dean, che aveva seguito il minore fino ad un posto più appartato dietro uno dei tanti locali.
« Volevo sapere perchè non fai altro che evitarmi. »

« Ah, quindi è così che mi ringrazi? » Rise il maggiore, passandosi una mano sulla faccia. « Stavo solo dando un po' di privacy alla nuova coppia», aggiunse Dean, alludendo alla ragazza che stava perennemente attaccata al più piccolo dei due.
« Ruby? Oh, no, credimi.. Non mi interessa in quel senso. » Rispose Sam con aria confusa, trattenendosi dal ridere amareggiato.
« E lei lo sa? Perchè non sembra averlo capito. » Rispose con tono freddo Dean, contraendo la mascella e fissando il minore che lo guardò con un sopracciglio inarcato, non capendo il suo comportamento. Sembrava quasi geloso.
« Dean, secondo me ti fai troppi complessi. Probabilmente le sto solo simpatico, non sono quel tipo di ragazzo. Onestamente, non credo che uno come me possa piacerle. » Disse con sincerità il più piccolo, increspando le labbra in un espressione contrariata.

Dean si trattenne dal spalancare gli occhi a quella confessione. Come poteva pensare una cosa simile? Sam era praticamente tutto quello che una ragazza poteva desiderare; inoltre doveva ammettere che era diventato davvero bello. L'ultima volta che lo aveva visto era più basso di lui, aveva i capelli meno mossi ed aveva un fisico meno tonico di adesso. Ma nonostante ciò, anche se non fisicamente, Sam era ancora debole sotto molti punti di vista.

« Dean? Mi stai sentendo? » Lo rimproverò il più piccolo, che nel frattempo continuava il suo monologo. « Mh? Oh, sì, certo-- Ruby non ti piace, ho capito. »

« Dean, stavo parlando di Jessica? »

« .. Chi cazzo è Jessica? » Sam sbuffò esasperato, gonfiando le guance come quando faceva da bambino, per poi dargli un pugno debole sulla spalla. « Idiota. » Disse serio Sam, prima che l'altro potesse lamentarsi.
« Puttana. » Replicò Dean con il medesimo tono, proprio come facevano qualche anno fa.
« Andiamo dagli altri? » Chiese il minore, guardandosi attorno e notando che ormai il sole stava quasi per tramontare.
« Sì, altrimenti iniziano a pensare male. »
« Dean! » Esclamò l'altro, arrossendo di colpo mentre ascoltava le sue parole. « Dimmi! » Rispose prontamente l'altro, mettendosi a ridere per la sua espressione sconvolta.
« Oh, stai zitto. » Disse esasperato Sam, per poi afferrargli un braccio per tirarlo a sè, trascinandolo verso la stradina dove avevano lasciato gli altri.

Samandriel e Castiel erano seduti sulla panchina lì accanto mentre Ruby, in piedi, faceva avanti ed indietro mentre parlava al cellulare con quella che doveva essere una sua amica. Tutti si voltarono verso la direzione dei due fratelli non appena questi lo raggiunsero, e prima che Castiel potesse chiedere se era successo qualcosa, Ruby si posizionò davanti ai due con un grande sorriso.
« Finalmente, ragazzi! Dai, andiamo in Hotel che stasera vi porto a mangiare in un posto meraviglioso insieme ad una mia amica. » Disse rivolgendosi anche agli altri, e a quelle parole i due ragazzi seduti scattarono in piedi.
« Da quando hai amiche in Francia? » Chiese Samandriel, che era la persona con cui Ruby andava più d'accordo. « Ho le mie conoscenze. » Rispose scrollando le spalle.

Arrivarono in Hotel seguendo le indicazioni della ragazza, che adesso era nella hall a richiedere le chiavi delle stanze, con la sua parlantina francese. Si voltò verso i ragazzi dietro di lei e sorrise.

« Cas e Driel, per voi è la stanza 210. » Porse le rispettive chiavi ai due. « La 212, quella affianco, è da tre quindi io, Sam e Dean staremo lì. Purtroppo non c'erano stanze libere da cinque quindi questa era la soluzione migliore. » Aggiunse, mentre si diressero tutti verso l'ascensore che lì portò fino al loro piano. Le valigie le avevano scaricate nella hall appena erano arrivati a Saint-Tropez per cui gli addetti si erano già occupati di sistemarle nelle rispettive camere.

Dean non impazziva all'idea di condividere la camera con Ruby e suo fratello, c'era qualcosa negli atteggiamenti della mora che non lo convinceva. Ovviamente l'altro sembrava fin troppo spensierato e, soprattutto, andava troppo d'accordo con una ragazza che conosceva da poche ore.
La cosa che gli dava più fastidio era l'ingenuità con cui si porgeva a lei, mentre quest'ultima lo divorava letteralmente con lo sguardo. Dean non parlò fino a quando non arrivarono al loro piano. Entrarono nella stanza e notò subito due letti a castello posti lateralmente al piccolo balcone che si affacciava sul Borgo e un letto qualche metro più avanti con tanto di televisore a schermo piatto sulla parete e comodino con tanto di abat-jour e telefono fisso affianco.

Sulla destra c'era la porta del bagno che Ruby, con la scusa dell'essere una ragazza e in quanto tale di avere la precedenza, occupò all'istante. Sam si era gettato sul letto e controllava il cellulare, rispondendo a qualche messaggio ed e-mail. La maggior parte erano di Jessica, alla quale non aveva reagito bene a questa follia di andare in giro con il fratello, anche se Sam riuscì a tranquillizzarla non appena le disse che sarebbe tornato entro il fine settimana. Inoltre, aveva risposto ad alcune mail del College, orari per corsi ed inviti ai tipici eventi a tema, che evitava quasi sempre.

« Ancora quella Jessica? » Disse il fratello maggiore con un tono che fece alzare gli occhi al soffitto al più piccolo. « Hai capito il piccolo Sammy, sempre circondato da belle ragazze.. »
Aggiunse, sporgendosi verso di lui giusto per leggere qualche parola del messaggio di Jessica, dato che l'altro bloccò lo schermo del cellulare per impedirgli di leggere il resto.

« Dean! » Rispose senza trattenere una risata -- anche se il maggiore lo stava davvero portando all'esasperazione, un po' si stava abituando -- mentre Dean rimase un po' più del dovuto a fissare le fossette ai lati della bocca del fratello minore.
« Che c'è? È da anni che non ti vedo e non posso nemmeno essere curioso della tua vita sentimentale? »

« Dean, ma lascialo in pace. E comunque non lo direbbe di certo a te. »
Si intomise Ruby, dopo essere uscita dal bagno con solo una misera canottiera larga sopra l'intimo, che lasciava ben poco all'immaginazione. Dean scrollò semplicemente le spalle, andando verso di lei, mentre Sam spostò lo sguardo verso di lei.
« Tu non riesci proprio a farti gli affari tuoi, ah? » Le disse, mentre lei rise e si mise sulle punte dei piedi per dargli un sonoro bacio sulla guancia, per poi fargli l'occhiolino.

« Mi conosci. »



La situazione che si era creata durante la tanto attesa cena era stranamente piacevole. Come Ruby aveva promesso, si erano ritrovati in un ristorante nel bel mezzo della città di Saint-Tropez, L'auberge des maures. Era un posto davvero particolare e doveva essere anche piuttosto antico, pensò Sam. Il loro tavolo era situato in una zona un po' isolata rispetto alle altre, così che potessero avere una maggiore privacy.

L' amica di Ruby, Anna, era una ragazza che a giudicare dall'aspetto e dai suoi modi di fare doveva avere la loro età. Anche se il suo inglese era marcato da una forte pronuncia francese, riuscì benissimo a far conversazione con tutti conquistandoli con la sua semplicità e simpatia. Dopo aver ordinato, Anna si rivolse al cameriere in un modo troppo naturale e spontaneo-- e, dopo che chiamo papà il proprietario del locale, i ragazzi dedussero la parentela.

« Sapete, quando Ruby era piccola e veniva con i suoi genitori qui per passare l'estate, spesso passavamo intere giornate insieme. » Affermò la rossa, attirando l'attenzione dei ragazzi e della sua amica.« Quasi non ci credevo oggi, quando mi ha detto che era qui insieme a dei suoi amici! E adesso basta parlare di me, voglio sapere qualcosa su di voi. »

« Non c'è molto da sapere. Ci spostiamo spesso, non apparteniamo a nessun posto, appena concludiamo un viaggio ci prepariamo per affrontarne un altro. È da un po' di anni che andiamo avanti così. » Rispose Castiel con il suo tono tremendamente calmo, parlando a nome di tutti. « Tranne per Sam, questo è il suo primo viaggio con noi. »

« Primo e ultimo. » Ribadì quest'Ultimo, sentendosi tirato in causa. « Studio alla Weshburn University, in Kansas. Ho intenzione di finire almeno il college, poi vedrò che strada scegliere. » Anna gli rivolse un sorriso a trentadue denti che Sam ricambiò.

« Ne ho sentito parlare, i miei complimenti Sam. Chissà, magari un giorno anche noi faremo questo strano stile di vita. » Disse Anna, con tono a metà tra il divertito e il sognante, spostando lo sguardo dal più piccolo dei Winchester alla sua amica.

« Le ragazze sono sempre ben accettate, anche perchè non so se te ne sei accorta ma qui scarseggiano. » Ed ecco Dean e la sua solita sfacciataggine. Sam gli rifilò un occhiata mentre Anna osservava la scena divertita, annunendo.

« Sì, me ne sono accorta. Però sembrate un gruppo molto unito, è una cosa davvero bella. » Aggiunse la rossa, notando come andassero d'accordo nonostante fossero tutti così diversi.

« Siamo una famiglia. » Questa volta toccò a Samandriel rispondere, che era stato in silenzio per tutto il tempo. Sam si limitò a sorridere amareggiato, perchè anche se gli stavano già a cuore detestava il fatto che suo fratello avesse in qualche modo sostituito il suo posto e quello dei suoi genitori per loro. Lo faceva sentire indifferente agli occhi del maggiore, come se lui, mamma e papà non valessero nulla.

« Sammy, tutto bene? » Chiese al suo orecchio il fratello, seduto accanto a lui, mentre portava una mano sul suo ginocchio. Probabilmente si era accorto del suo stato di trance, diversamente dagli altri che erano troppo impegnati a mangiare le specialità tipiche del territorio Francese che il cameriere di prima aveva appena portato e parlare tra di loro riguardo i loro diversi stili di vita.

Sam annuì piano con il capo, accennando un mezzo sorriso, mentre portò la propria mano sulla sua per spostarla dal suo ginocchio, ma Dean invece di farlo strinse la mano del fratello minore e fece intrecciare le sue dita insieme alle proprie. « Sto bene, Dean. »

« Piccolo bugiardo. » Mormorò al suo orecchio, mentre Sam strinse maggiormente la presa della sua mano ed evitò di rispondere perchè sapeva di non essere bravo a fingere. Si limitò a mangiare insieme agli altri, lasciando a malincuore la mano di Dean, e come al solito quest'ultimo non perse occasione di provarci con la dolce Anna, mentre Ruby nascondeva una risata dietro il bicchiere di vino pregiato e Sam faceva di tutto per non fargli capire che la cosa lo infastidiva parecchio.


Inutile dire che alla fine della serata, mentre Sam si dirigeva insieme agli altri verso l'Hotel -- non prima che Ruby saltasse addosso ad Anna, proprio come due bambine che non si vedono da una vita -- Dean sussurrò qualcosa che a giudicare dalla reazione della rossa doveva essere davvero incedente, e dopo che quest'ultima salutò un ultima volta tutti si lasciò trascinare al piano di sopra, dove doveva esserci la sua camera da letto, e Sam capì che non avrebbe rivisto il fratello prima della mattina dopo.



































HI GUYS. Lo so, sono in ritardo sparato ed il finale è molto WTF DEAN CHE CAZZO FAI. (..) Ad ogni modo, sono già a metà del prossimo capitolo e non vedo l'ora di pubblicarlo. ( Le cose tra i due migliorano, I promise! ) Come al solito ci tengo a ringraziare chi segue, mette nei preferiti o nelle ricordate la mia piccola storia. E in modo particolare chi recensisce. ( devo ancora rispondere ad alcune recensioni, oddio..) Fatemi sapere cosa ne pensate, mi renderebbe davvero felice! ♡ Alla prossima!

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