The legends of my life

di Dana96
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Too much curiosity hurts ***
Capitolo 3: *** True ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Orfanotrofio “Harbor Heaven” 1974

Nel giardino del “Harbor Heaven”, un orfanotrofio fondato da alcune suore, i bambini correvano giocando e correndo, delle bambine prendevano il tè, altre facevano le principesse, c’erano guerrieri, principi, esploratori, tutti avevano un ruolo nella propria fantasia, tranne….lei. Lei era la bambina “matta”, “quella strana” la definivano tutti i bambini, lei era la bambina che parlava sola, perché lei ERA sola. “Perché?” si domandava sempre “Perché nessuno mi vuole? Neanche i miei genitori mi hanno voluta”. Lei rimaneva sempre lì, seduta sotto un ciliegio, a pensare e guardare gli altri che si divertono. Era stata abbandonata quando aveva solo 17 mesi, la chiamarono… Silka, nome strano si, è vero…crescendo iniziò a cercar di mettersi nella mischia, andare insieme agli altri bambini… cosa faceva allontanare i bambini da lei? Cosa?... la sua mente... La prima volta che successe fu abbastanza terribile… accadde quando aveva 5 anni, proprio mentre stava cercando di unirsi all’ora del tè con due bambine, si divertiva, era felice, fino a che non cadde per terra urlando come una pazza tenendosi la testa, iniziarono a spuntarle le lacrime per il dolore, il problema era… da dove veniva questo dolore se non era caduto niente sulla sua testa? Tutti i bambini furono allontanati e Silka fu soccorsa subito, la presero in braccio e la portarono nella sua stanza, nel momento in cui la misero nel letto, Silka girò il viso verso lo specchio e si mise ad urlare e piangere ancor di più… non riusciva a credere a ciò che stava vedendo, non riusciva a credere che quelle orrende… “cose” fossero proprio sulla sua testa.
Cercò di parlare, di urlare ciò che ebbe visto, ma non le uscivano le parole, solo urla, poi ci riuscì, le suore si guardarono stranamente, e poi cercarono di calmarla e dicendole che è tutto nella sua testa, ma niente, lei urlava e scalciava, poi il dolore cessò e Silka svenì. Il mattino dopo Silka si svegliò pensando che si trattasse di un orribile sogno, andò in giardino dopo la colazione a giocare con gli altri bambini, ma quando la videro si allontanarono da lei bisbigliando qualcosa, Silka non capiva, perché si comportavano in quel modo? Aveva fatto qualcosa di male? …
Dato che nessuno voleva giocare con lei si sedette in un angolo nascosto del giardino e si inginocchiò per terra, guardando i fiori che abbellivano quella parte di giardino, poi una fantastica farfalla blu si posò su uno di esso, a Silka scappò un sorriso e un risolino, la farfalla prese di nuovo il volo spostandosi da un fiore all’altro e Silka la seguì. “ehi” lei si girò, non c’era nessuno che la guardava, erano tutti impegnati a giocare, “ehi” di nuovo nessuno,  “qui!” lei si girò verso la farfalla e strabuzzò gli occhi facendo qualche passo indietro.
“Non aver paura” 
“Tu c-chi sei?” domandò tremolante la bambina
“Brucaliffo”
“Brucaliffo? Ma parli?”
“Certo, stupidina”
La bambina lo guardò
“Tu non sei reale!”
“Si che lo sono sciocca!”
“No! Lasciami in pace…sei solo frutto della mia immaginazione!” e così si girò per andare via
“ Dovresti ascoltarmi Silka! “
Lei si fermò “ Perchè?” lui non rispose e volò via.

                                                                                        *.*.*.*.*.*.*.*

Le palpebre si alzarono rivelando due bellissime iridi azzurre, Silka si sedette e sbadigliò, dopodiché scese dal letto e si guardò allo specchiò, Silka ormai era ventunenne, ed era considerata ancora “Svitata”, non è stata mai adottata, non era molto alta e aveva la pelle bianca come il latte, due occhi azzurri come le onde del mare e come il cielo che vi stava sopra, qualche lentiggine sulle guance, le curve…erano stupende! L’unica cosa che le faceva paura erano proprio i suoi capelli, erano neri ora… Puff! Delle ciocche bianche si presentavano, ma non era quel bianco come quello degli anziani no! Era un bianco… acceso. Silka andò a fare colazione, ea l’unica ventiduenne in mezzo ad altri ragazzini e bambini, dopo andò sotto il solito ciliegio, in un angolo nascosto del giardino, incrociò le gambe sull’erba e incominciò a leggere.

Era quasi sera, Silka stese là tutta la mattina, poi pranzò e poi andò di nuovo a leggere.

Qualcosa le passò davanti gli occhi, e si guardò intorno poi qualcosa si posò sopra il suo libro, abbassò lo sguardo…

“Brucaliffo?” sorrise lei

“Sbrigati Silka!” e poi volò, Silka si alzò e lo seguì.

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Capitolo 2
*** Too much curiosity hurts ***


Silka si ritrovò a rincorrere il Brucaliffo che la condusse dentro l'orfanotrofio, corse lungo i corridoi stando attenta a non incontrare nessuno e poi arrivó nella sua stanza, perse di vista il Brucaliffo e si guardó intorno cercandolo con lo sguardo, lui le passò davanti e gli occhi di Silka lo seguirono, finché egli non scomparve dentro lo specchio, lì Silka rimase interdetta e si avvicinò titubante, allungó una mano sfiorando la superficie del vetro e poi la ritrasse, la curiosità era più forte di lei, fece un enorme sospiro e infine si convinse ad attraversare quello specchio ed entrare in quello che le sembrava un sogno.

.*.*.*.*.*.*.

Silka chiuse gli occhi e poi li riaprì, si ritrovó in mezzo ad una foresta, lo specchio era proprio accanto a lei, e del Brucaliffo non c'era nemmeno una traccia.

La ragazza mosse un piede e cadde rovinosamente a terra imprecando, cercó di rialzarsi ma ricadde di schiena, facendo in modo che il suo sguardo sia rivolto alle stelle, sospirando la ragazza si chiese cosa non andava, ma una voce la interruppe

"Non te la cavi molto bene"

Silka però continuava a non vedere nessuno, finché un paio di occhi azzurri e un sorriso largo apparvero sopra il suo viso, poi comparì il corpo: era un gatto che sorrideva... Da quando in qua? Non che il Brucaliffo e lo specchio siano normali per carità.

"Ma chi sei? Dove sono? Per..." Le parole le morirono in gola quando il suo sguardo cadde sui suoi piedi...oh meglio...ehm...zoccoli.

"Che cosa mi è successo?! Dove sono?! No, no, non può essere vero! Sto sognando! Si! Sto sognando!"

"Calmati cara, ti trovi nel sottomondo" disse lui girando lentamente

"....sotto..mondo?"

Silka finalmente riuscì ad alzarsi e si guardò allo specchio, rimase sorpresa, spaventata e preoccupata dal suo riflesso nello specchio:la pelle era ancora pallida con le lentiggini, i suoi occhi ancora azzurri , ma la punta del suo naso aveva cambiato color della pelle, era nero e una sottile striscia andava verso le labbra rosee e carnose,i capelli erano peggiorati ancor di più, metà erano bianchi e metà neri, molto lunghi, al posto di orecchie umane, dalla chioma che aveva in testa uscivano un paio di orecchie non molto lunghe ma pur sempre visibili, che faceva muovere senza neanche accorgersene, gli zoccoli bianchi e pelosi partivano dalla caviglia, i suoi piedi non c'erano più, infine in cima alla sua testa spuntavano due corna simili a quelle di un cervo ma corte. Indossava un bodysuit di pelliccia marrone che aveva un buco proprio nell'ombellico, dalla vita in poi scendeva una gonna lunga fino agli zoccoli, aperta davanti, dietro di essa spuntava una piccola coda pelosa.

"Come faccio a svegliarmi da questo incubo?!" Domandó la ragazza più a se stessa che allo strano personaggio che le si era presentato.

"Io..." Cominció lo Stregatto

"Potrei aiutarti"

"Che devo fare? Per favore! Voglio svegliarmi! Ma non ci riesco!" Ormai calde lacrime rigavano le guancie della ragazza, accarezzandole le dolci lentiggini.

"In quella direzione" rispose lo Stregatto facendo un cenno con la sua rotonda zampa destra

"Ci abita un Cappellaio, e in quell'altra direzione" accennando con l'altra zampa

"Ci abita il Leprotto Marzolino. Vai da chi ti pare:tanto sono matti tutti e due!"

"Non voglio andare in mezzo ai matti!" Obbiettó Silka

"Bhe, è inevitabile, siamo tutti matti qui, io sono matto, tu sei matta"

"No! Io non sono matta!"

"Certo che lo sei cara... Altrimenti non saresti qui" detto questo si passò la coda davanti al muso e scomparve evaporando e lasciando cosi Silka sola. La ragazza, con il viso ancora bagnato di lacrime, cominció a cercar di camminare, facendo un passo alla volta, finché non ci prese la mano, scelse di dirigersi proprio nella direzione in cui lo Stregatto le aveva detto che si trovava un Cappellaio.

*.*.*.*.*.*.*.

Silka arrivò davanti ad una "casa" che aveva proprio la forma di un cilindro, si avvicinò, ma non era affatto tranquilla, bussó alla porta ed aspettò un po', ma nessuno le aprì, allora riprovò... Niente ancora, quindi si diresse verso la parte opposta, dal Leprotto come si chiamava.

Da lontano intravide un vecchio mulino a vento distrutto, un lungo tavolo con sopra tazzine, cucchiai, dolcetti e zuccheriere, tre strambi personaggi erano seduti attorno ad esso. Quando si avvicinò Silka potè vedere un uomo seduto a capotavola: sembrava alto, aveva la carnagione bianca, molto più di quella della ragazza, due paia di occhi verdi in cui le iridi erano sproporzionate, le sopracciglia erano grandi e rosse,le palpebre erano truccate, sopra azzurre e sotto rosa, i capelli erano rossi, scomposti e gli uscivano da sotto il cilindro scuro, con un nastro rosa e qualche piccola piuma di pavone che portava sopra la testa. Poi c'era una specie di Lepre che parlava e faceva un botto di caos, non stava ferma! Infine un piccolo ghiro bianco con dei vestiti era sopra il tavolo mentre scherzava con il Leprotto.

Silka non sapeva che fare, andare o non andare? Mentre fece quel pensiero, non riuscì a vedere che il Cappellaio era salito suo tavolo e si stava dirigendo verso di lei.

Silka fece qualche passo indietro ed inciampó, l'uomo con il cilindro in testa si sporse per vederla meglio, Silka cercó di rialzarsi e si fece coraggio:

"Ca..ppellaio?"

"Si, proprio io giovane fanciulla! E tu sei.... Persa nel paese delle meraviglie!" Le allungó la mano con le unghie azzurre e le dita rosse e distrutte da tagli e cicatrici, procurate mentre faceva cappelli,indossavano ditali. Silka afferró la mano un po' incerta sentendone il calore e il Cappellaio la tiró facendola alzare e poi la portó sopra il tavolo e la fece accomodare su una sedia accanto a lui.

"Dimmi, come ti chiami?" Le chiese il Cappellaio

"S-Silka"

Il Cappellaio la guardò per qualche minuto studiandola con i suoi occhioni verdi e Silka si sentì in soggezione.

"Sei tu?"

"Come?..."

"Si, sei tu... Riuscirei a riconoscerti ovunque"

"Ma di cosa sta parlando? Non ti ho mai visto"

Il leprotto si tirava un orecchio verso il basso e poi afferró piano uno di quelli di Silka, cercando le differenze.

"Del tè per la nostra ospite!" ordinó il Cappellaio

Il leprotto si sveglió subito, prese una teiera e saltelló sul tavolo facendo uscire il tè, arrivó alla tazzina di Silka e ne versó solo una goccia

"Oh,Oh"

A Silka scappó una risatina e il Leprotto le sorrise con quei denti storti, continuando a saltare sul tavolo ritornó al suo posto.

"Come faccio a svegliarmi da questo sogno?" Chiese lei

"Bhe, vedi c'è differenza, se vuoi svegliarti da un sogno, ti svegli e basta...noi siamo qui quindi...non credo che sia proprio un sogno"

A Silka vennero gli occhi lucidi e abbassó lo sguardo sulla tazzina di tè vuota, la prima lacrima calda le scese sulla guancia fino a cadere nella tovaglia bianca del tavolo

"No, no,no, ragazza non piangere" il Cappellaio lanció uno sguardo di aiuto verso il ghiro che non aveva spicciato parole e fece finta di bere il tè come il Leprotto Marzolino, il Cappellaio prese un piattino con dei dolcetti e lo offrì alla ragazza in lacrime che neanche li guardò, le porse una teiera e la ragazza alzó lo sguardo facendo scontrare i suoi occhi vitrei con quelli sorridenti del Cappellaio, lei alzó una mano e gli fece volare la teiera che cadde a terra frantumandosi

"Ohh cielo!..." Sussurró il Leprotto tremando

"NON VOGLIO IL TUO STUPIDISSIMO TÈ! VOGLIO TORNARE A CASA" il Cappellaio si alzó e Silka dovette alzare un po' lo sguardo per guardarlo negli occhi che ormai erano diventati arancioni e gialli, l'afferró per le spalle, facendole alzare gli zoccoli da terra e l'avvicinó al suo viso

"CAPPELLAIO!" Lo richiamò il ghiro, lui si giró e i suoi occhi ridiventarono di nuovo verdi

"Grazie, sto bene..."

"Portiamola dalla Regina Bianca!" Esclamò il Leprotto con un cucchiaio in mano

"...cucchiaio..."

"Ma certo, andiamo!" Le porse il braccio il Cappellaio, sorridendo e facendo intravedere lo spazio tra i due incisivi che aveva e Silka si allontanò guardandolo, il Cappellaio provó ad acciuffarla ma lei si spostó

"Dai, ti porto dalla Regina Bianca"

"Mi rifiuto di venire con te!"

Così giró i tacchi e cercó di andarsene verso la parte opposta ma una mano le fermó il polso,

"Per di là mia signora...tu hai idea del perché un corvo assomigli ad una scrivania?"

Silka corrugó la fronte, un po' interessata

"No, perché un corvo assomiglia ad una scrivania?"

"Non ne ho la più pallida idea" le sorrise lui, riporgendole il braccio che Silka afferró mordendosi le labbra,

"Buonviaggioavederci" salutó il Cappellaio

"Eh aspetta! Il tè!" Esclamò il Leprotto lanciandogli una tazza di tè, il Cappellaio mise una mano sulla testa di Silka sfiorandole le corna e facendola abbassare poi lui fece lo stesso, schivando la tazzina di tè, così Silka e il Cappellaio cominciarono a dirigersi verso il castello della cosiddetta "Regina Bianca".

 

*************Le immagini a cui mi sono ispirata:

  


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Capitolo 3
*** True ***


"Alice, così si chiamava, liberó il Sottomondo, schiavo della Regina Rossa, riuscì a salvare anche la mia famiglia da ella"

"E ora? Dov'è Alice?" Domandó Silka

Il Cappellaio si bloccó, smise di camminare ed allontanó la mano di Silka appoggiata sul suo braccio, poi si giró verso di lei e Silka notó qualcosa negli occhi lucidi del Cappellaio: dolore, sofferenza, solitudine, amore...

"Non è più venuta?..."

"....no.... mi ha abbandonato.... Ha abbandonato io suo amico più caro... L'ultima volta che è venuta è stata proprio quando riportó la mia famiglia a casa, poi non si è fatta più vedere, ho aspettato giorno e notte la sua presenza di nuovo qui, ma lei non è venuta!" Gli occhi erano diventati arancioni

"Cappellaio, non pensi che il fatto che lei non sia venuta fosse per problemi... Irrimediabili? Voglio dire....come faccio a dirlo senza peggiorare la situazione?...." Il Cappellaio ancora la guardava, il suo sguardo era diretto negli occhi azzurri di Silka, che rapivano i suoi, scese lo sguardo verso le labbra rosee della ragazza che si muovevano, il collo pallido e morbido, molto invitante, le spalle pallide con una sfumatura marroncina con sopra qualche puntino bianco, che ricordava il manto di un cerbiatto, i seni non molto grandi ma comunque sodi erano nascosti dentro quel body di pelliccia che scendeva lungo l'addome e lasciava uno spazio proprio al centro nell'ombelico, le gambe liscie e pallide, sembravano morbide e liscie al tatto.

"Vedi Cappellaio, Alice faceva parte del mondo... Di sopra?... Come si dice... Vedi, col passare degli anni si invecchia e... Insomma... È... Morta, Cappellaio"

Lui si ridestó e la guardô

"Lo sapevo già, ma ricorderó sempre cosa ha fatto per me e per tutti noi del Sottomondo, ricorderó sempre la sua moltezza..."

"La sua cosa?"

"Moltezza, anche tu hai una tua moltezza" alzó l'indice e le tocco il petto proprio dove si trovava il cuore

"Qui dentro"

*.*.*.*.*.*.*

"Cappellaio, Tarrant Altocilindro!" Esclamò la Regina Bianca quando lo vide.

Silka la osservó per bene: era bella senza ombra di dubbio, la pelle era bianca come il latte, i capelli del medesimo colore, scendevano sulle spalle, gli occhi grandi e felici erano scuri, le labbra erano colorate con un rossetto scuro, le unghie smaltate erano di un colore marrone scuro, molto scuro, indossava una graziosa coroncina bianca, il vestito, naturalmente bianco, aveva la gonna un po' gonfia, la Regina Bianca si muoveva in un modo strano, come se stesse galleggiando per aria, il che la rendeva un po' buffa, ma rimaneva pur sempre una reale.

"Abbiamo una nuova ospite vedo, ciao cara, son Mirana, la Regina Bianca, sovrana del Sottomondo" le porse una mano pallida, e Silka gliela strinse

"Silka, maestà" rispose lei, la Regina Bianca sgranó gli occhi e poi le sorrise, ma guardó il Cappellaio

"Sono stata accompagnata da voi, con la speranza che almeno voi risusciate ad aiutarmi a ritornare a casa, nel mio mondo"

La Regina la fissó per un attimo e poi le sorrise

"Ma certo cara. Ehm... Benvenuta a Marmoreal, seguimi" così Silka e Regina Bianca entrarono nel castello e Tarrant ovvero il Cappellaio non sapendo cosa fare si inchinó alla Regina Bianca prima che entrasse nel castello e se ne ritornò dal Leprotto e il Ghiro

*.*.*.*.*.*.*

"Innanzitutto potresti raccontarmi un po' di te non pensi?"

"Ehm... Va bene ci proverò" Silka prese un bel respiro e poi cominciò a parlare:

"Sono stata quando ero ancora neonata davanti un orfanotrofio, mi hanno cresciuta delle suore, non ho mai conosciuto veramente i miei genitori, e molte volte mi domando perché mi hanno fatto questo, non penso di meritarmelo, accadde un incidente quando avevo anni in orfanotrofio, e gli altri bambini non facevano altro che lasciarmi da sola, mentre andavano a giocare, mi prendevano in giro, mi davano della squilibrata mentale, e nessuno mi volle adottare in orfanotrofio. Lì c'era una suora molto giovane aveva sui 30 anni circa, ai chiamava Anglica, fu lei che si prese cura di me dopo quell'incidente, mi vedeva sempre sola e cercava di farmi fare amicizia ma gli altri non volevano, mi crebbe lei, come se fosse una mamma, mi faceva giocare, mi insegnava un sacco di cose, facevamo i braccialetti ad esempio, leggevamo insieme. Quando avevo 16 anni purtroppo le venne un tumore al cervello e dopo un po' se ne andò. In quel momento capii che la mia vita era finita molto più di prima. Mi aveva lasciata, colei che per me era come una madre se ne andò." La voce della ragazza era incrinata, negli occhi lucidi ora riflettevano i ricordi,

"L'unica cosa di cui mi pento è il fatto che non le dissi che un giorno mentre ero in giardino a guardare i fiori, una farfalla blu si posò su uno di loro e mi parlò, io non ci credevo, non volevo crederci, perché per me sarebbe stato come se se stessi dando ragione ai miei "compagni", del fatto che ero matta, quella farfalla non la vidi più per 15 o 16 anni. Fino a quando proprio ieri non mi si presentò un'altra volta in giardino mentre leggevo per l'ennesima volta il libro preferito di suor Angelica, e feci un grosso sbaglio, lo seguii, attraversando lo specchio della mia stanza, se mi fossi fatta gli affari miei adesso non sarei mezza cornuta!" Urló Silka piangendo.

La Regina Bianca allungó la mano accarezzandole la guancia pallida e i capelli bianchi e neri e cercò di calmarla

"Silka secondo te questo è un sogno?"

"Certo che domande sono, ho capito che sono matta, mi rinchiuderanno in un ospedale psichiatrico, e mi faranno marcire là"

"Silka" la chiamo La Bianca senza smettere di accarezzarla, la ragazza richiamata alzó piano lo sguardo

"In questi 21 anni di vita ti hanno mai detto la verità?"

Con questa domanda Silka sgranó gli occhi e rimase immobile, un brivido le percorse la colonna vertebrale e una solo parole comparve nella sua mente"VERITÀ".

 


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