Castles in the Sky

di Ashbear
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I. Ieri ***
Capitolo 2: *** II. Aurora ***
Capitolo 3: *** III. Spuntar del sole ***
Capitolo 4: *** IV. Alba ***
Capitolo 5: *** V. Mattina ***
Capitolo 6: *** VI. Mezzogiorno ***
Capitolo 7: *** VII. Pomeriggio ***
Capitolo 8: *** VIII. Crepuscolo ***
Capitolo 9: *** IX. Tramonto ***
Capitolo 10: *** X. Vespro ***
Capitolo 11: *** XI. Sera ***
Capitolo 12: *** XII. Calar della notte ***
Capitolo 13: *** XIII. Mezzanotte ***
Capitolo 14: *** XIV. Domani ***
Capitolo 15: *** XV. Per Sempre ***



Capitolo 1
*** I. Ieri ***


CASTLES IN THE SKY
di Ashbear, tradotto da Alessia Heartilly

Prefazione dell'autrice, 29 agosto 2002
Non perdere mai di vista chi sei, o perché siamo qui.

A volte perdiamo di vista il motivo per cui abbiamo iniziato a scrivere. Nel luglio del 2002, uno dei nostri autori di fanfiction.net se ne è andato. Mai nella mia vita ho pensato che qualsiasi cosa potessi fare avrebbe toccato qualcuno. Con una semplice lettera da parte di sua moglie, ho ricordato perché tutti noi siamo qui.
Quindi, Brian, voglio ringraziarti - per questo, per tutto. Le tue storie erano davvero speciali, come eri tu per tutti noi. A volte penso che ci perdiamo in tutta questa fantasia, e dimentichiamo la realtà intorno a noi. A volte è una buona cosa, a volte no... e a volte è un richiamarci a ciò che è davvero importante.
E per questo, non sarai mai dimenticato.
Per te Brian, Azrieal, ovunque tu sia, spero che tu abbia trovato il tuo castello in aria.

Castles in the sky
~ Capitolo 1: Ieri ~

Le luci erano così intense.

Cercò di ricordare esattamente cosa stava succedendo; voci, tante voci. Poteva sentire il movimento del veicolo in ogni respiro. Perché era così difficile respirare? La stavano toccando, infilando aghi in Dio sa cosa. Poteva sentire la pressione, ma non registrava il dolore.

Fuori, ora era fuori, nell'aria fredda della notte, trasportata in un edificio. Sembrava che stessero urlando, allarmati. Chi erano loro? Ora si fermò bruscamente. Le stavano ancora mettendo cose addosso; voleva solo che la smettessero.

All'incirca ventenne, donna... incidente automobilistico, trauma cranico ed emorragia interna.

Ecco... ricordava parti dell'incidente. Il camion non l'aveva vista. L'autista, stava bene l'autista? Aprì gli occhi, guardando il soffitto. Era ricoperto di piastrelle bianche, e illuminato da luci intense e incassate quasi come a formare un disegno.

Cercò di parlare. Nessuna parola uscì, solo la voce nella sua mente.

L'autista, devo sapere se sta bene. Sono così esausta. Chiuderò gli occhi per un secondo. Il dolore, se ne andrà il dolore? Poi sentì suonare gli allarmi dei monitor. Smettete di toccarmi! Le sue urla non erano sentite. Un'improvvisa oscurità ebbe la meglio su di lei...

Chiuderò gli occhi per un secondo... solo un secondo, e poi vedrò che sta succedendo..

*~*~*~*~*

Sei mesi dopo

Ragazzi, quanto odiava questi eventi. Garantire la sicurezza di un branco di ricchi, sì, era proprio quello a cui era stato addestrato tutta la vita. Squall Leonheart, guardia del corpo dei ricchi e irritanti. Seduto, guardava fuori dal finestrino della limousine, mentre le luci di Deling si avvicinavano.

Un balletto?

Ora era costretto ad andare ad un balletto. Era più una richiesta di Cid che altro. La signora Maude McCay voleva mostrare la sua gratitudine ai tre SeeD che l'avevano aiutata alla presentazione del nuovo presidente di Galbadia. Come li aveva ringraziati? Non con una bottiglia di vino o un biglietto di ringraziamento. No, aveva inviato biglietti per un balletto. Quando Squall aveva informato Cid di avere già altri piani, come pulire il suo gunblade o contare le mattonelle del pavimento, gli era stato detto senza mezzi termini: cambiali. Come avrebbe fatto ogni piccolo bravo mercenario, non aveva replicato a questa. A volte quando il preside prendeva una decisione, semplicemente non si poteva fargli cambiare idea. Nonostante ciò, mentre la città si avvicinava, desiderò davvero di essere nella sua camera a contar le mattonelle.

Un balletto, perché?

"Hey amico." Irvine interruppe rudemente i suoi sarcastici pensieri. "Prendila da questo lato - tutte le ragazze in calzamaglia e gonna corta; tutte le ricche giovani donne che ci saranno stanotte. Se non avessi avuto Selphie, questa sarebbe stata una grande esperienza per entrambi. Credo che dovrò viverla indirettamente attraverso di te."

Squall continuò a guardare fuori dal finestrino e mormorò, "Forse".

Lauren, il SeeD più giovane in macchina, finalmente parlò. "Non vedo l'ora! Sarà magnifico. Pensate a tutti i movimenti aggraziati, è una specie di battaglia... è un'arte."

Irvine si voltò verso Squall, "La prima volta che saremo in battaglia e comincerai a saltellare intorno finendo con la spaccata... sarà il giorno in cui ti sparerò io stesso." Ricevette una rigida occhiataccia da Squall. "Hey, ti stavo solo avvisando, amico. Squall, se mai indosserai una calzamaglia nelle mie vicinanze, ti farò ricoverare."

Dopo questa, Squall si voltò di nuovo verso il finestrino.

Un balletto, con Irvine... perché?

*~*~*~*~*

Quando arrivarono al Centro delle Arti dello Spettacolo di Deling, videro qualcosa di molto elegante, uomini in smoking, donne nei vestiti più raffinati. Squall d'improvviso pensò di non entrare, ma poi decise di affrontare questa situazione come ogni altra missione. Semplicemente una durante la quale il Comandante sperava di non addormentarsi. Non sarebbe stata una buona cosa per la reputazione della SeeD, nonostante i tre avessero scelto di non indossare le uniformi ufficiali. Eppure il completo blu scuro che indossava sembrava restringersi ogni minuto di più. La cravatta, ne era del tutto sicuro, gli stringeva intorno al collo come un cappio.

Irvine, comunque, aveva scelto il look 'cowboy elegantÈ con un lungo soprabito nero e pantaloni abbinati. Ad ogni modo, Cid lo aveva informato che un cappello da cowboy sarebbe stato inappropriato alla rappresentazione. Lauren aveva scelto un semplice vestito nero senza spalline.

I tre SeeD scesero dalla limousine e furono immediatamente scortati nella sala d'aspetto a lato della fila. La signora McCay aveva pianificato tutto, perfino il sedersi in un palco... con lei come accompagnatrice.

Grandioso pensò Squall, il mio primo appuntamento in un anno ed è con una donna di settantacinque anni. Che ha una scollatura davvero troppo profonda!

Lo stretto vestito rosso e l'abbinato rossetto rosso fuoco sull'anziana donna stavano attirando l'attenzione di chiunque passasse. Squall cercava di evitare gli occhi di chiunque. Ora era quasi sicuro di aver fatto il salto da mercenario a gigolò in poco più di quattro secondi e mezzo. La signora McCay offrì la sua mano a Squall perché la prendesse. Lui lo fece con un'espressione di disgusto che solo i suoi amici più intimi potevano distinguere. Per tutti gli altri era un perfetto gentiluomo.

Irvine si chinò verso Squall sussurrando, "Bel colpo! Non penso che porti il reggiseno."

Squall ignorò lo sgradito commento del tiratore.

*~*~*~*~*

Aspettare che quella sofferenza iniziasse fu la parte più difficile. Finalmente, le luci si abbassarono e l'orchestra cominciò a suonare. La prima parte non fu così male. Le donne danzavano con eleganza. Squall dovette perfino ammettere la bellezza della cosa, anche se solo a se stesso. Mentre i ballerini lasciavano il palco, apparve una carrozza da dietro le quinte. Poteva vedere una coppia nel mezzo trainato da cavalli.

Ovviamente, le star di questo piccolo spettacolo, pensò tra sé e sé. Questo oppure i cattivi ora viaggiano con stile. Ma chi porterebbe cavalli veri in scena, chi è stato il genio che ha avuto quest'idea?

Le sue ironiche riflessioni furono interrotte quando l'uomo uscì dalla carrozza e stava davvero indossando la calzamaglia. Grandioso... Beh, questo ha veramente reso la serata un successo.

La donna indossava un vestito bianco che scintillava sotto i riflettori. Poteva vedere che aveva i capelli neri raccolti con un fermacapelli luccicante, ma poteva solo vederla di schiena in quel momento. Questa rappresentazione, per qualche sconosciuta ragione, era migliorata dieci volte tanto. Dopo che il ragazzo ebbe saltellato per il palco per qualche minuto, tornò alla carrozza per riprendere la ballerina. Quando la ragazza uscì dalla carrozza, il suo cuore perse un battito.

"Rinoa, merda... quella è Rinoa?" sussurrò Irvine avvicinandosi a Squall. L'espressione sul viso del comandante rispose alla sua domanda. "Dannazione, è proprio figa... um... voglio dire bella." Il cowboy desiderò non aver detto nulla, ma a dire il vero, Squall non aveva sentito una parola. Si era ritirato in quel posto dove solo Squall Leonhart viveva.

Cercando tra i suoi ricordi, Squall ricordò un momento in cui lei aveva detto di aver studiato danza. Qualcosa a cui suo padre l'aveva costretta insieme alle lezioni di pianoforte e canto. Il tipo di cose sociali che i figli dell'alta società di Deling dovevano saper fare per qualche legge non scritta. Rinoa aveva detto di essere abbastanza brava, ma lui non aveva mai immaginato che fosse così brava. Non poteva quasi muoversi, mentre osservava ogni movimento pulito di lei.

Dio, Irvine aveva ragione, è più splendida che mai.

La signora McCay si chinò, per informare Squall che quella era la figlia del Colonnello Caraway. Squall lo sapeva; Squall sapeva tutto tranne il perché se ne era andata.

*~*~*~*~*

Un anno e una vita fa...

"Squall... Squall!"

L'energica Selphie quasi si scontrò contro di lui nei corridoi per quella che doveva essere la centesima volta.

"Indovina, molti studenti del mio vecchio Garden passeranno una settimana con noi! Siccome Rinoa è fuori città, ho già disposto che qualcuno usi la sua stanza, ma ci sono ancora circa quindici studenti che van sistemati. So che tu e Zell partirete per una missione domani. Mi chiedevo se potessimo usare la tua stanza per sistemare qualcuno? Una delle mie migliori amiche sarà tra loro. Lauren è una persona fidata e non toccherà le tue cose. Può per favore stare nella tua camera, per favore, per favore, per favore...?"

"Sì, va bene." Stava per andarsene, perché tutta quella felicità non faceva bene al suo carattere. Come ripensandoci aggiunse, "Non so quanto starò via. Chiamerò prima che la missione termini. Fai in modo che chiunque... o qualunque cosa... sia nella mia camera, sia fuori per il mio ritorno, capito?"

"Grazie Squall, sei così dolce!"

Selphie lo raggiunse, dandogli un abbraccio enorme. Sapeva che a Squall non piaceva ancora essere toccato, ma durante l'ultimo anno era migliorato giorno per giorno. Allungò la mano, battendole qualche colpetto sulla schiena come per dire, "Va bene. Ora levati." Selphie capì immediatamente e corse per i corridoi saltellando di gioia. Vedere di nuovo i suoi amici di Trabia sarebbe stato meraviglioso.

Quattro giorni dopo, la missione fu cancellata. Squall chiamò per informare Irvine che sarebbe tornato all'incirca all'alba. Rivoleva la sua stanza per l'unico scopo di buttarsi sul letto. Per l'ora in cui sarebbe arrivato, sarebbero già passate quasi ventiquattro ore senza che lui avesse potuto dormire.

Quando raggiunse il Garden, era tardi, o forse era davvero presto? Beh, era sicuramente buio. Dopo essersi spogliato nella sua camera, Squall si diresse immediatamente sotto una doccia veloce. Dopo essere uscito ed essersi asciugato con una salvietta, guardò il letto e vide Rinoa addormentata. I suoi capelli neri erano perfetti nella luce della luna. Se fosse stato più vigile, si sarebbe arrabbiato per questa invasione della sua privacy. Ma le aveva dato una chiave per le emergenze. Per lui, questa non era un'emergenza, ma la mancanza di sonno gli impedì di indugiare su sentimenti negativi. Anche se, doveva ammettere, una parte di lui amava tornare da qualcuno, da lei. Ma non l'avrebbe mai fatto trapelare.

Lo stupido orgoglio ha il suo prezzo.

Infilatosi dei boxer, si asciugò i capelli e scivolò nel letto. Allungandosi, si voltò verso la figura addormentata e le mise cautamente un braccio intorno. Rinoa era rimasta nella sua camera di notte solo una volta prima di allora, ma non era successo nulla, era soltanto rimasto steso accanto a lei. Toccare un'altra persona non era un gran passo per tutti gli altri. Ma per lui, era un gesto pieno di significato; aprirsi era qualcosa che prendeva tempo. Tenerla stretta durante la notte era il primo importante passo che stava facendo. Era così tardi; si addormentò immediatamente tenendola stretta.

*~*~*~*~*

Rinoa non vedeva l'ora di tornare al Garden. Trascorrere del tempo con suo 'padrÈ era qualcosa che si era ripromessa di fare. Cercare di far pace dopo tutti i tragici eventi della sua vita sembrava soltanto un'azione responsabile. I due avevano ancora opinioni molto differenti su tutto, dalla politica ai gusti della pizza, ma lei voleva provare a stabilire una relazione. A volte Rinoa sentiva che era tutto quello che faceva, un atto di bilanciamento tra due uomini testardi... due uomini che amava teneramente.

Dopo qualche giorno a Deling, Caraway era stato chiamato. Alcune manifestazioni anti-governative minacciavano di mettere a rischio le imminenti elezioni. Quindi, invece di rimanere sola nella grande e desolata magione, aveva deciso di tornare prima e fare una sorpresa a Squall. Quando il treno arrivò a Balamb era mattino presto, e lei voleva andare direttamente dalla persona che le mancava di più.

Afferrò la scheda-chiave della camera di lui, 'solo per le emergenzÈ le aveva detto. Era contro le regole avere la scheda di un altro SeeD, specialmente uno del sesso opposto. Ad ogni modo, visto che erano passate più di due settimane, per lei questa era un'emergenza. Fece scivolare la scheda e aprì la porta.

Rinoa non poteva credere a ciò che vide. Squall nel letto con un braccio intorno a un'altra. Trattenne il respiro, avvicinandosi di un passo; Rinoa poteva vedere che la donna non indossava vestiti. Da quello che sembrava, non ne indossava nemmeno Squall. I lunghi capelli neri della donna erano sparsi sul cuscino di seta. La sensazione nello stomaco le diede la nausea. Poteva sentire la bile in bocca; le parole le sfuggirono e i sentimenti la tradirono.

Squall Leonheart l'aveva baciata solo poche volte, mai nulla come... come... questo. Era consapevole che lui voleva andarci piano e pensarci bene. Era sicura di dargli tutto il tempo di cui aveva bisogno. Senza fargli pressione, ma sempre lì quando aveva bisogno di lei.

O non lì quando non aveva bisogno di lei.

Ma ora, lui aveva fatto questo con lei, chiunque 'lei' fosse. Le lacrime ora cominciavano ad annebbiarle la vista. Rinoa scosse la testa, ma ancora nessuna parola le uscì dalla bocca. Finalmente, riuscì a sussurrare le parole 'no... per favore... no'. Voltandosi chiuse la porta, non solo fisicamente ma simbolicamente su quella parte della sua vita.

Era ancora molto presto e nessuno si era già alzato al Garden. Rinoa Heartilly lasciò quel posto, giurando di non tornarci più.

Non al Garden, non da lui.

*~*~*~*~*

Beep, beep, beep.

La sveglia tagliò il silenzio nell'aria. Lauren borbottò parecchi bestemmie alla fastidiosa macchina... era ora di alzarsi e farsi una doccia, e affrontare un'altra eccitante giornata di innumerevoli lezioni. Dormire nuda era un'abitudine in cui aveva indugiato per moltissimo tempo, ma appena si voltò per alzarsi, lanciò un grido agghiacciante. Squall aprì gli occhi e si bloccò come un animale spaventato.

"Chi diavolo sei!?" domandò. Lauren si sedette velocemente tirandosi le lenzuola davanti al seno nudo. Per un momento, si fissarono l'un l'altro, Lauren scioccata, Squall con pura paura.

Quando la sua mente si ricompose dall'incredulità, lui ordinò, "Vattene!"

Lauren abbassò lo sguardo verso le lenzuola, impacciata, e replicò in modo imbarazzato "Ciao, devi essere Squall. Um... Selphie mi ha lasciato usare la tua camera e credo che tu sia tornato dalla tua missione."

Squall concentrò lo sguardo su qualsiasi cosa tranne che sulla donna esposta nel suo letto.

"È Comandante Squall Leonhart per te. Ho chiamato, ho detto che la missione era stata cancellata. Ho pensato che tu... fossi qualcun altro, non volevo toccarti. Ora vado in bagno. Per favore vestiti e vattene, come comandante di questo Garden ti ordino di non nominare mai questa cosa."

Lauren annuì con comprensione, capendo come avrebbe potuto apparire agli altri. Squall se ne andò, lei si vestì, uscì dalla stanza e nessuno dei due parlò ancora di quell'incidente.

Grandioso pensò Squall, la prima volta che vedo una donna nuda nel mio letto mi viene da vomitare. I suoi capelli, pensavo proprio che fosse Rinoa la scorsa notte. Si gettò dell'acqua in viso, grato che Rinoa fosse parecchie centinaia di miglia lontano, a Deling.

Rinoa non sapeva dove andare. Aveva deciso di tornare a Timber, sperando di incontrare Zone e Watts. L'avevano sempre trattata come una principessa e ora, aveva bisogno di quello più di ogni altra cosa. Dopo qualche giorno, Rinoa lasciò un messaggio a Quistis dicendo che sarebbe rimasta a Deling un po' più a lungo e che poi sarebbe andata in giro con suo cugino. Dopo essersi inventata delle scuse per più di tre settimane, Rinoa seppe finalmente cosa doveva essere fatto. Tolse Griever dalla sua collana, e lo posò in una scatoletta con un semplice biglietto.

Squall,
L'ultimo anno è stato meraviglioso,
ma è ora che andiamo avanti con le nostre vite.
Ho trovato qualcun altro,
per favore non provare a trovarmi.
Non voglio saperne di te.
--Rinoa.

Era una bugia, per giunta una dolorosa. Rinoa non aveva trovato nessun altro, e sapeva che probabilmente non l'avrebbe mai fatto. Dato che non le interessava più il futuro, voleva solo che lui pensasse che era andata avanti nel presente. Era più facile dire bugie che affrontare la verità. Rinoa si sentiva come se non fosse abbastanza per lui. Per lo meno secondo lei, doveva non essere stata intelligente abbastanza, bella abbastanza, o formosa abbastanza. Solo non sapeva perché lui l'aveva fatto, ma sapeva che Squall Leonhart non l'avrebbe ferita più.

Quando Squall ricevette l'anello con il biglietto, non riuscì a fare altro che fissarlo. Non capiva come lei potesse ferirlo così tanto. Il comandante sapeva che si stava aprendo lentamente, okay... molto lentamente. Le emozioni avevano bisogno di tempo, lei significava per lui più che il cielo e le stelle insieme. Lei doveva saperlo, anche se a lui mancava il coraggio di dimostrarlo. Squall voleva che lei fosse la prima, la prima in ogni senso: la prima nel suo cuore, la prima a cui concedersi completamente, e la prima a guardare negli occhi dei loro figli. Forse se fosse stato capace di comunicare meglio, di non nascondersi dietro la paura, nulla di tutto questo sarebbe successo.

Squall afferrò stretto l'anello e lo ripose nella scatoletta, insieme al biglietto. Mise il contenitore di velluto nero nel suo comodino, sapendo di non volerlo ora. Ironico, era stato con lui per tutta la sua vita... non era stato eccitato quando Zell l'aveva dato a Rinoa all'inizio. Ora detestava vedere l'oggetto metallico. Giurò a se stesso che non l'avrebbe mai più messo al dito. L'anello gli avrebbe solo ricordato del dolore e dell'angoscia che lei gli aveva provocato. Gli avrebbe anche sempre ricordato di non lasciar entrare nessun altro, perché non ne valeva la pena. Chiuse il cassetto, si sedette sul letto, e per la prima volta nella sua vita... sentì lacrime sulle guance.

Non piangeva mai; non ne aveva mai avuto un motivo, fino a quel momento.

Ma quello era allora...

*~*~*~*~*

La musica aumentò fino a quando raggiunse il suo culmine. L'intera compagnia di danza ritornò sul palco prima che calasse il sipario; ora era finito. La guardò inchinarsi con grazia di fronte al pubblico. Il ballerino le afferrò la mano sottile, porgendole un grande mazzo di rose rosa. Erano bellissime. Squall non era sicuro se fossero le rose, o la donna dietro ad esse a possedere la vera bellezza. La scena era uno dei momenti più memorabili a cui avesse mai assistito.

Chinandosi verso di lui, Maude gli diede una forte gomitata con le sua braccia ossute. Riteneva molto scortese che lui non stesse applaudendo, né partecipando alla standing ovation. Squall non poteva muoversi a quel punto, non era nemmeno sicuro che le sue gambe funzionassero. Figurarsi poi se aveva l'abilità di applaudire e stare in piedi nello stesso momento. La signora McCay avrebbe potuto dirgli di andare a ballare lui stesso sul palco; il risultato sarebbe stato lo stesso. Squall rimase seduto incantato ad osservare Rinoa.

Mentre tutti se ne stavano andando, Maude si avvicinò a Squall insistendo molto per un accompagnatore maschile. Aveva già messo gli occhi sul comandante. Ma lui era inconsapevole di qualsiasi cosa la più che impaziente donna implicasse. Sebbene non molto delicate, le sue avances non ricevettero risposta. Finalmente fu portato alla realtà quando la signora McCay lo informò del programma per il resto della serata. Avrebbero attraversato il viale per andare al ricevimento che seguiva lo spettacolo.

Squall era ancora immobile. Lei ci sarà? Ci sarà anche l'altro uomo? Non voleva andare, ma la curiosità gli diceva che doveva scoprire di più su di lei... sulla sua vita. Rinoa non lo voleva nella sua vita, ma forse lui poteva porre un qualche termine a questo insopportabile avvenimento. No, questo non sarebbe stato possibile, ma doveva cercare di comprendere.

*~*~*~*~*

La sala del ricevimento era decorata con finiture dorate e rosoni floreali. Irvine a Lauren erano rimasti alcuni passi indietro rispetto al comandante, lasciandogli il suo spazio personale. Il tiratore poteva solo immaginare le emozioni che il suo migliore amico doveva provare. Lauren aveva sentito che qualcosa non quadrava, ma non riusciva a capire bene cosa.

Selphie e Lauren erano di nuovo diventate migliori amiche. Quando un posto si era liberato a Balamb, Lauren era stata più che ansiosa di far richiesta di trasferimento. Il comandante aveva accettato la richiesta, con la massima professionalità. Lauren si sentiva a suo agio insieme agli altri, anche dopo 'l'incidente Squall'. Ora che era passato un anno, ne rideva dentro di sé. Anche se non lo aveva mai detto a nessuno, proprio come Squall le aveva fatto promettere. Sapeva che era la cosa migliore, perché il suo ragazzo avrebbe potuto non credere all'inverosimile circostanza.

Squall scrutò la stanza, vedendo Rinoa da sola in un angolo. Sembrava bellissima proprio come sul palco, se non di più. Indossava un vestito color avorio antico, i capelli neri raccolti in modo eloquente. Il vestito sottolineava i suoi lineamenti, facendola sembrare ancora più angelica. Era aderente intorno al busto, le cadeva gentilmente lungo le spalle. La guarnizione di perline poteva essere paragonata solo alla più raffinata arte del ricamo a mano, e poteva competere con qualsiasi vestito indossato da un regnante. Il vestito aderiva alla sua vita e poi scendeva dolcemente dai fianchi.

Più che la bellezza fisica, notò l'aura che la circondava. Rinoa non era mai stata il tipo da rimanere sola in un angolo... quello era lui. Ma era là in piedi, quasi un riflesso di come era lui prima. Non sapeva quanto a lungo l'aveva fissata, il tempo sembrava in qualche modo irrilevante. Una parte di lui voleva andarsene, scappare, ma una parte più grande voleva rimanere. Inconsciamente desiderava che lo guardasse, che sorridesse... che fosse la persona che ricordava.

I suoi sogni ad occhi aperti furono interrotti quando la signora McCay gli bloccò la visuale; era una visuale che non gli sarebbe mai importato di vedere. La sua scollatura era troppo vicina a lui per i suoi gusti, e non ne era sicuro... ma credeva che Maude si fosse appena passata la lingua sulle labbra in una mossa seducente. O questo o la sua dentiera era appena saltata fuori, sperava che fosse il secondo caso. La paura nei suoi occhi doveva essere stata un po' troppo visibile, dato che l'anziana signora si ritrasse leggermente Che era una buona cosa, visto che la quantità di profumo che si era messa era abbastanza forte da competere con un cadavere in decomposizione.

Finalmente, ebbe di nuovo una piena visuale di Rinoa, ma fu intristito dal vederla camminare lentamente verso un dignitoso collega. Non si spostava mai troppo dal pilastro, mai più di pochi passi. Quando si muoveva, la gonna di chiffon scivolava con lei, impedendogli di vederle i piedi. Sembrava che stesse volando. Tra le mani teneva ancora il bouquet di fiori che le era stato regalato dopo lo spettacolo.

In quel momento, Maude dal cattivo tempismo afferrò il braccio di Squall, trascinandolo verso la persona che lui stava esaminando. Irvine e Lauren li seguirono attentamente. Il cuore di Squall smise di funzionare quando si avvicinarono. Fu in quel secondo che realizzò dove stavano andando. Da lei.

"Rinoa cara."

La giovane donna voltò velocemente la testa verso l'impudica signora. Diede all'irritante voce un conveniente benvenuto, mostrando il sorriso che lui voleva vedere ancora - quello che gli tormentava i sogni ogni notte.

"Maude McCay, è meraviglioso vederla qui presente stasera. Si è superata di nuovo... un altro meraviglioso ricevimento. Spero che si stia divertendo stasera."

A insaputa di Squall, Maude gli fece l'occhiolino, posandogli una mano sulla schiena.

"Più di quanto pensi, dolcezza... oh, voglio che tu incontri il mio affascinante nuovo amico e i suoi compagni."

Rinoa aprì la bocca per parlare, ma fu bruscamente interrotta. Dal nulla, un pomposo signore di mezza età spinse via Squall. "Signora McCay abbiamo un problema, abbiamo bisogno di lei subito... l'organizzatore e la capo maitre d'area sono nel mezzo di un litigio tra innamorati! Hors d'oeuvres e caviale stanno volando per la cucina ad una velocità spaventosa. E hanno servito del chardonnay! È del tutto... imperdonabile."

Maude roteò gli occhi. "Quando imparerò?" Voltandosi verso Squall, gli diede una leggera pacca sulla schiena. Lui non lo notò, concentrato su una persona molto più importante. "Il dovere mi chiama, per favore presentatevi da soli. Farò in un batter d'occhio tesoro." E con questo, se ne andò con l'arrogante gentiluomo.

"Ciao, sono Rinoa Heartilly." Guardò direttamente le tre persone in piedi davanti a lei.

"Wow" disse Lauren con ammirazione. "Balli meravigliosamente, ti ho visto circa otto mesi fa quando hai partecipato al festival invernale."

Squall non poteva crederci. Stava guardando direttamente in faccia lui, poi Irvine. Si comportava come se non li conoscesse. Avrebbero potuto essere qualsiasi altra persona nella sala; non importava. Non si ricorda? O è questo il suo gioco? Bene, come vuole, possiamo giocarlo in due. Squall la fissò. Se gli sguardi potessero uccidere, i suoi sarebbero stati letali.

"Grazie, ho sempre amato ballare, fin da quando ero bambina." Il sorriso splendente di Rinoa poteva ancora illuminare la stanza. In quel momento, non fece alcun effetto sul suo cuore; la sua rabbia oscurava ogni luce.

Guardandola con rispetto, Lauren continuò la conversazione. "Ho sempre voluto incontrarti. Sei quasi una leggenda nel mio paese."

Un groppo in gola impedì a Squall di parlare mentre la ragazza continuava. "Mi sono trasferita da Trabia al Garden di Balamb circa un anno fa. Per così tanti anni ho voluto incontrarti. Ma te ne eri già andata quando sono arrivata. Vorrei personalmente ringraziarti per il tuo aiuto durante la faccenda della compressione temporale."

Al sentir nominare il Garden, il sorriso di Rinoa si spense. "Beh, quello è stato tempo fa... come vanno le cose..." Si fermò, nonostante quanto volesse continuare. "Mi dispiace... non pensateci.

Improvvisamente un giovane gentiluomo la chiamò, e Rinoa voltò la testa verso di lui. Un'ombra del sorriso di prima riapparve. Avvicinandosi a lei, lui le disse qualcosa all'orecchio, e lei rispose con lieve cenno della testa. "Oh, questo è Robert. Era il primo ballerino nello spettacolo di stasera."

Avvicinandosi ai tre, lui offrì la mano al comandante. Come era prevedibile, Squall non rispose al gesto. "Beh... va bene. Rin è ora di andare."

Detto questo, le prese il braccio, accompagnandola immediatamente alla porta. Rinoa si voltò verso il gruppo dicendo pensosamente, "È stato bello incontrarvi. Spero di vedervi di nuovo. La prossima volta forse potremo chiacchierare di più." E poi senza una sola parola a Squall o Irvine, se ne andò.

Ancora confuso, Irvine fu il primo dei due uomini a parlare. "Comandante, tutto bene?" Squall continuò ad esaminare Robert mentre accompagnava Rinoa fuori dall'edificio.

"Sto bene," fu la breve e scortese risposta.

Perché? si chiese Squall. Perché si è comportata così? Era solo così... se è così che Rinoa vuole che sia, allora che sia.

*~*~*~*~*

Tenendosi stretta al suo braccio, Rinoa salì i pochi gradini verso la veranda. "Grazie Rob, diventa sempre più difficile nasconderlo... ad ogni occasione penso solo a tornare a casa, a scappare da tutti." Guardò in basso, battendo leggermente il piede sul cemento. "Sai quelle persone erano del Garden. Non dovrebbe interessarmi, ma mi chiedo come stia lui." Robert le tenne il braccio fino a che furono al sicuro dentro la casa di Caraway.

"Senti Rinoa, tu sei la mia cugina preferita, ma non possiamo tenerlo nascosto per sempre. Un giorno le persone lo scopriranno, non importa quando ci provi. Siamo riusciti a tenerlo un segreto per la maggior parte di Deling City per sei mesi. La sfida diventa estremamente più difficile ogni volta. Per favore, pensa a dire la verità a tutti. Nessuno ti compatirà."

"No Robert, lo faranno. Mi compatiranno... quella povera, sfortunata ragazza. Non voglio che la gente mi guardi come qualcuno di diverso, ma non credo che potei sapere se lo fanno." Finì la frase con una piccolissima risatina. "Ancora un pochino, per favore."

"Va bene" fu l'unica risposta di Robert. Per un momento, rimasero in piedi in silenzio, poi lui le passò un bastone. "Mi sa che non devo accendere la luce nella tua stanza."

Rinoa sorrise amabilmente, dandogli una forte gomitata nello stomaco. "Divertente, ha ha. Lo so anche adesso mi stai facendo quella faccia. Quindi smettila." Chiudendo la porta, si voltò, sentendo la sua strada su per le scale nell'abisso oscuro.

*****
Nota della traduttrice: nel tradurre e pubblicare i nuovi capitoli, mi sono accorta che l'autrice, Ashbear, aveva apportato qualche modifica a questi due. Poche cose; qualche corsivo in meno, qualche frase spezzata in maniera diversa, ma nulla più. Se li avete già letti di recente, insomma, non c'è bisogno di rileggerli. Mi limito a segnalare che sono stati leggermente modificati, però^^
Segnalo anche che la storia è stata betata da DefenderX, quindi eventuali errorini che erano presenti sono stati eliminati^^ -Alessia Heartilly

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Capitolo 2
*** II. Aurora ***


CASTLES IN THE SKY
di Ashbear, tradotto da Alessia Heartilly
~ Capitolo 2: Aurora ~

Non era del tutto giusto, era come se mancasse qualcosa. Mentre Squall scrutava fuori dal finestrino, l'intera serata gli ripassava in testa come la bobina di un film. Un film per sempre inciso sulla pellicola, senza parole. Il suo comportamento parlava più chiaro di quanto potessero mai fare le parole. Rivisse mentalmente la scena, lei che stava in piedi, sorrideva, e non lo riconosceva. Arrivò a una sola conclusione. No, Rinoa non avrebbe semplicemente ignorato il suo passato.

Ma come previsto, non appena una spiegazione veniva data... veniva velocemente rovesciata.

Lo farebbe? Certo che no, abbiamo passato più di anno insieme, e lei è stata quella che mi ha lasciato. Perché dovrebbe essere arrabbiata con me? Rinoa è stata quella che ha trovato un altro, è andata avanti anche quando io non potevo. Era lui ieri sera? Forse è per questo che ha finto di non riconoscermi, che stronza, pensò. Seifer aveva ragione su di lei, è una piccola ragazzina viziata, corre da un altro uomo, e poi torna dal paparino quando le va.

Ora lei aveva raggiunto una posizione sociale con cui Squall non si poteva misurare, e nemmeno desiderava particolarmente farlo. Lascia che abbia la sua fortuna, i riconoscimenti sociali, e i suoi accompagnatori maschili... chi se ne frega. Chiuse gli occhi con risentimento, anche se stava pensando quelle parole; non poteva prenderle per vere. Perché mi sento ancora così?

Irvine si chinò verso di lui, battendogli leggermente la spalla. "Puoi sempre chiamarla, chiederle cosa è successo. Forse non è l'approccio migliore, ma almeno sapresti la verità. Certe cose devono essere dette. Non in un biglietto, ma faccia a faccia. Rinoa è ancora la ragazza che conoscevamo e che ci ha aiutato due anni fa. Fidati di lei."

Con questo ultimo amichevole consiglio, Irvine chiuse gli occhi. Il cowboy si addormentò, mentre il treno oscillava dolcemente verso Balamb.

Forse, pensò Squall, ma se vengo ferito nel frattempo? Forse la realtà farà più male che fingere che non sia mai esistita.

Con mille pensieri in testa, Squall chiuse gli occhi e si unì a Irvine nel pacifico sonno del treno.

*~*~*~*~*

Il giorno dopo continuò come al solito, la vita continua davvero. Squall stava seduto alla scrivania e controllava tutte le carte che stavano nella sua cartella 'in'. Lavorare al momento era in qualche modo fuori questione. I documenti sembravano non finire mai. Eppure, non c'era modo di mantenersi concentrato sul lavoro. Prese il plico dalla scrivania, e poi lo rimise a posto altrettanto velocemente.

"Devo uscire di qui." Detto questo, impugnò il suo gunblade, marciando verso il centro addestramento.

Fare strage di Grat era tanto divertente quanto guardare la pittura che si asciugava nel giardino, ma almeno lo teneva impegnato, più o meno. C'era una classe nell'area degli Archeosaurus. Per quanto Squall volesse affrontare qualcosa di più feroce di un'erbaccia troppo cresciuta, non voleva vedere nessuno della razza umana in quel momento. Proprio mentre stava per perdersi nei suoi più intimi pensieri, Quistis e Selphie svoltarono l'angolo.

"Hey Squall," cinguettò Selphie nella sua maniera allegra. "Non dovresti comandare o roba simile, o oggi è una festa nazionale e io non lo sapevo?"

Lo sguardo che Squall le lanciò rispose alla sua domanda.

"Selphie, voglio stare solo ora, per favore."

Fece un cenno con la testa alle due ragazze come per accomiatarsi, si voltò, ed entrò nel centro addestramento.

"Selph, sono preoccupata per lui," disse Quistis dolcemente con un tono preoccupato, materno. "Lauren e Irvine mi hanno raccontato cosa è successo la scorsa notte. Rinoa sembrava troppo sensibile per ignorarlo. Eppure, sembrava anche troppo dolce per abbandonarlo... soprattutto per un altro uomo."

Il comandante sparì dalla loro vista, lasciando le due ragazze completamente sole. "Selphie... sei ancora brava con i computer, vero?"

La ragazza più giovane annuì.

"Andiamo a vedere cosa possiamo scoprire di Rinoa che sia successo nell'ultimo anno. Se partecipava ai balletti, ci dovrebbe essere qualcosa su di lei negli archivi della stampa. È un inizio."

Selphie sorrise mentre camminavano verso la camera di Quistis, ansiose di vedere cosa potevano scoprire sulla loro ex compagna.

*~*~*~*~*

Zell si allungò nella soffice sedia reclinabile di Irvine, mentre il cowboy raccontava gli eventi della serata precedente.

"Davvero, vi ha proprio ignorato? Nemmeno un ciao?"

Irvine cercò di spiegarsi di nuovo, "Ha detto ciao e ci ha parlato. Beh, solo con Lauren, ma Rinoa ci guardava dritto in faccia, e si comportava come se non sapesse chi diavolo fossimo. Ho detto a Squall di chiamarla oggi, ma credo che ci sia una più alta probabilità di avere come nuovo compagno di stanza un RubRumDragon."

Zell pensò per un momento. "Forse non vi ha davvero riconosciuto, magari in qualche modo ha perso tutti suoi ricordi legati alla compressione temporale."

Irvine scosse di nuovo la testa. "No, ha parlato del Garden, è sembrata davvero emotiva su questo posto. Rin non ci ha parlato direttamente."

Guardando il telefono sul suo scrittoio, Irvine decise per un'azione diretta.

"Sai che faccio, Zell? La chiamo io. Conosco Squall. Non lo farà mai. Vediamo solo se possiamo capire cosa succede nella graziosa testolina di Rin."

Irvine afferrò il telefono, "Pronto, operatore?"

*~*~*~*~*

Rinoa era seduta sul suo letto, esausta. Perché alla ragazza SeeD della scorsa sera non aveva chiesto del Garden, di Squall?

Perché se realizzasse che non puoi vedere, non sentirebbe altro che pietà per te Rinoa. Questa è l'ultima cosa che lascerò accadere. Quell'uomo non saprà mai quanto mi ha ferito. Non saprà mai nemmeno quanto mi manca.

Il telefono squillò, scacciando la sua momentanea debolezza. Rinoa cercò sul comodino, trovando finalmente il telefono. Alzò il ricevitore, ma ancora persa nei suoi pensieri, riuscì a far cadere la cornetta.

"Merda," mormorò. Scendendo dal letto, rovistò per terra alla ricerca del telefono caduto.

"Pronto, sei tu Rinoa?"

"Um sì... chi parla?"

"Sono Irvine."

La testa di Rinoa iniziò a girare, mentre i pensieri peggiori le tormentavano la mente.

Oh mio Dio è tutto a posto, Squall è ferito? Fu la sua prima reazione. Ma sarebbe stata dannata a far sapere a Irvine la sua preoccupazione. Così, fece un sorriso, parlando nel tono più dolce che poteva.

"Wow Irvine! Come stai? È quasi un anno ormai. Allora come ti va la vita al Garden? Come sta Selphie? State ancora insieme voi due?"

Quasi un anno, ma che sta dicendo? Ci siamo visti ieri sera. Ok, la faccenda si fa strana. Irvine decise di stare al gioco.

"Al Garden va tutto bene. Selphie e io siamo felici come non mai. Um... a proposito, io e lei vogliamo venire a Deling la prossima settimana, pensavo che potessimo vederci per un pranzo insieme."

"Oh Irvine, mi piacerebbe molto. Ma sarò fuori città tutta la prossima settimana. Ragazzi, vorrei davvero vedervi. Sfortunatamente il dovere chiama, il lavoro richiede la mia presenza... la nostra... Robert e io, saremo fuori città la prossima settimana."

Grandioso, ora stava mentendo a uno dei suoi migliori amici. Non solo dicendo che sarebbe stata fuori città la prossima settimana, ma anche fingendo che Robert fosse qualcosa di più che suo cugino -Ick!

In cosa mi sto cacciando?

"Oh, peccato. In che campo lavori?"

Pensa... pensa a che tipo di lavoro... fuori città? Proprio in quel momento, in sottofondo sentì la televisione commerciale. "Vendo... tritatutto. Sì, sono fantastici! Tritano qualsiasi tipo di... di cibo."

Oh, andrò all'inferno per questo. Si colpì la fronte con la mano libera, tremando tutto il tempo per l'emozione.

"Tritatutto, um... sì... sono carini. Non sapevo nemmeno che tu sapessi cucinare." Irvine non se l'era bevuta fin dall'inizio, ma voleva che lei continuasse a parlare. Forse avrebbe accidentalmente lasciato cadere qualche informazione.

Rinoa tenne la mano sulla fronte; le sue bugie stavano diventando più grandi. "Beh, con il Tritautomatico 9000 anche io posso cucinare. Taglia a fette, a dadini, e fa anche le roselline per quelle occasioni speciali." Stava cercando di ascoltare la televisione parola per parola. "Se ti interessa sono solo quattro comode rate da 19.95 guil."

"Beh Rin, lascia che ci pensi su."

Zell stava disperatamente cercando di strappare la cornetta a Irvine. Da quello che sentiva, questa conversazione era la cosa più strana che fosse mai uscita dalla bocca di Irvine per molto tempo... il che era tutto dire.

"Beh, sì, è meglio che vada ora. Dì 'ciao' a tutti da parte mia. Dì loro che 'mi mancano' e che auguro a tutti tutto il bene possibile. Ciao." Detto questo, riattaccò. Ancora sul pavimento, si rannicchiò e cominciò a piangere.

"Perché è andato a finire tutto in questo modo?"

*~*~*~*~*

Irvine era più confuso che mai. "Questa è stata la chiacchierata più strana che ho mai avuto con l'altro sesso. Ma, a essere ottimisti, penso che potrei ottenere un nuovo tritatutto."

Zell rimase seduto sull'enorme sedia e fece a Irvine uno dei suoi scherzosi sorrisi. "Tritatutto... quelli che fanno anche quelle belle roselline?"

"Dobbiamo parlare con le ragazze, c'é qualcosa che non va. Lo so che non sono affari nostri, ma penso ancora che quei due abbiano bisogno l'uno dell'altro più di quanto possiamo immaginare." Si guardarono in segno di accordo, incamminandosi verso la camera di Quistis.

*~*~*~*~*

I quattro 'investigatori' erano seduti nella camera dell'insegnante, determinati a scoprire il mistero che avevano davanti.

"...e questa è stata più o meno tutta la nostra conversazione, "spiegò Irvine. "È stata molto...strana."

Quistis fece un cenno di assenso. Lei e Selphie avevano lavorato al computer tutto il pomeriggio, cercando vecchi articoli di giornale.

"Quello che abbiamo trovato per ora è che circa dieci mesi fa Rinoa è entrata nella compagnia di danza. Ci sono molte fotografie di lei in quel periodo. Sembra abbastanza contenta, considerate le circostanze. Qualche intervista, niente che sia fuori dal normale."

"Aspettate!" gridò Selphie da dietro lo schermo di computer. "Venite qui. Ho trovato un articolo che è di circa sei mesi fa, e parla di un incidente. I nomi dei feriti sono stati protetti, ma alcune fonti vicine all'ospedale dicono che si trattava della figlia di un politico di alto grado! Poi l'articolo successivo di Rinoa è di circa tre mesi dopo. È come se non avesse fatto nulla durante quel periodo."

"È rimasta ferita." disse Zell. "Era ferita e non poteva ballare. Guardate, questo articolo sul balletto si riferisce alla prima ballerina come 'sostituta' durante quei mesi. Rinoa non ha potuto ballare per un paio di mesi. Qui c'é la prima fotografia di lei dopo l'incidente. Sembra che stia bene, ma qualcosa non sembra... Beh, non Rinoa."

"Quindi qualsiasi cosa fosse, ha fatto in modo che non ci prestasse attenzione la scorsa notte. Eppure, mi ricordava al telefono, molto educata, piacevole, e quasi contenta di sentirmi. Non il tipo di persona che mi aveva ignorato la sera prima."

Quistis sembrò colpita da un muro di mattoni. "Irvine, hai detto che Lauren è stata l'unica a parlare effettivamente con lei, vero? Tu e Squall non siete stati presentati, non avete mai parlato. E se non vi avesse parlato perché non sapeva che foste voi?"

"Quisty, ha guardato Squall in faccia, ha guardato me in faccia. Come avrebbe potuto non sapere... a meno che non potesse 'vederci'?"

Il silenzio era assordante, in quel momento capirono il pezzo mancante del puzzle. L'unica risposta logicamente possibile.

Irvine annunciò l'ovvio. "Dannazione, quel ragazzo la stava aiutando... quell'uomo ha guidato Rinoa attraverso la folla perché non sbattesse contro qualcuno. Non ci ha visti."

Quistis e Selphie potevano a malapena trattenere la loro emozione. Gli uomini, a loro modo, cercarono di trattenere la loro.

Zell parlò per primo, "Non penso che dovremmo dire a Squall nulla di tutto questo fino a che non ne saremo sicuri. L'ultima cosa di cui abbiamo bisogno è turbarlo ancora di più, o far circolare false voci. Andiamo a Deling domani."

*~*~*~*~*

Squall stava coricato a letto a fissare il soffitto, pensare troppo può a volte mettere nei guai. Doveva sapere della vita di Rinoa, doveva sapere. Per quanto cercasse di detestarla, non poteva. Di fatto, era l'opposto.

Perché non l'ho mai seguita? I pensieri erano l'eco dei suoi sentimenti. In qualche modo, tutto ritornava a lui... era sempre in torto. Sempre. Non importava cosa succedeva nella sua vita, lui la rovinava. Ad ogni modo, nulla aveva mai fatto male quanto perdere lei... nulla. Proprio in quel momento, un bussare alla porta lo risvegliò dal suo sogno ad occhi aperti... più come l'incubo che la sua vita era diventata.

"Squall, sono solo Irvine. Il preside Cid ha dato a noi cinque una missione per domani. Partiremo al sorgere del sole. Non devi alzarti. Fammi solo sapere se stai ancora respirando lì dentro."

"Chi se ne frega." Fu l'unica risposta al suo irritante amico. Almeno questo avrebbe potuto mantenerlo concentrato sul lavoro per un po'.

*~*~*~*~*

Gli altri erano rimasti alzati la maggior parte della notte lavorando su una strategia. Prima di tutto, dovevano verificare i loro sospetti. Poi, dovevano capire come informare Squall. Se fosse stato vero, sarebbe stato più convincente mostrarglielo.

Poco dopo essere arrivati a Deling City, Zell e Quistis avevano deciso di andare alla residenza di Caraway. Dopo ore di pianificazione la sera prima, avevano alla fine deciso per l'approccio semplice e diretto. Quistis suonò il campanello, dopo pochi secondi un'anziana cameriera aprì la porta.

"C'é Rin?" Il piano, seppure diretto, richiedeva che la chiamassero con un soprannome. Avevano pensato che avrebbe evitato domande dal personale di servizio. E come previsto dall'idea di Zell, funzionò. La cameriera domandò loro di aspettare, chiudendo loro la porta in faccia velocemente. Dopo circa tre minuti, la porta si aprì lentamente.

"Rinoa!" Quistis le corse vicino e abbracciò la ragazza prima che potesse chiudere la porta. Zell e Quistis si scambiarono uno sguardo. Prima che lei continuasse, "Zell, Selphie e io volevamo solo vederti. Ci manchi così tanto."

Rinoa rimase ad abbracciare Quistis, come se fosse una famiglia persa da tempo. In un certo senso lo era. "Anche voi mi mancate, ma devo andare. Quistis, ho l'influenza e non potrei sopportare che tu la prendessi. È bello vedere voi tre di nuovo."

Rinoa sciolse l'affettuoso abbraccio, voltandosi verso la residenza. La porta quasi sbatté in faccia ai SeeD.

"Strano," spiegò Zell, "non è impressionante >vedere Selphie mentre sta facendo colazione a tre isolati da qui?"

"Lo so Zell, lo so."

*~*~*~*~*

"Irvy, puoi passarmi il sale?"

"Qualsiasi cosa per te tesoro. Vuoi qualcos'altro già che ci sono... caffè, tè, o me?"

Selphie roteò gli occhi alla battuta del tiratore. "Beh, ora sei davvero fantasioso, ma no grazie, va bene così."

In quel momento, Selphie sentì i campanelli sulla porta del ristorante suonare. Quistis e Zell entrarono nel piccolo Deling Café. Zell annuì semplicemente verso di lei.

Era inteso... era vero.

Chi lo dirà a Squall? la semplice, silenziosa domanda nelle loro menti.

Sedendosi tranquillamente, Quistis cominciò a guardare il menù. Alzò gli occhi, fissando gli altri. Ognuno cercava di nascondere il proprio nervosismo. Squall notò le espressioni che i quattro si stavano scambiando. Inoltre, il gruppo che non stava mai zitto un secondo aveva misteriosamente perso la parola.

"Perché mi avete portato qui? Non c'é nessuna missione. Una parte dell'essere comandante implica informarsi sempre su chi ci assume. Indovinate un po'... nessuno lo ha fatto. Volevo sapere che cosa diavolo stavate architettando. Perché di nuovo a Deling? Perché di nuovo qui?"

L'insegnante inalò, poi lentamente sospirò. Eccoci, ora o mai più, si preparò mentalmente prima di rispondere. "Squall, sei come un fratello per me." Si morse il labbro prima di continuare, non del tutto sicura di come dirlo. "Um... dopo che Selphie e io abbiamo sentito il racconto dell'altra sera, a nessuna di noi due è sembrato che avesse senso. Così, dovevamo scoprire la verità. Non era da Rinoa ignorarti e basta."

Tutti erano tranquilli. Il rumore di sottofondo degli altri gruppi che chiacchieravano e delle posate che tintinnavano era l'unica cosa che sentivano. La rabbia negli occhi di Squall era evidente. Non avevano nessun diritto di interferire con la sua vita, e il risentimento lo dimostrava. Quistis cercò disperatamente di spiegare prima che il comandante se ne andasse, e diavolo, sapeva che l'avrebbe fatto.

"Abbiamo trovato degli articoli di giornale. Squall, Rinoa ha avuto un grave incidente automobilistico circa sei mesi fa. Per favore, devi solo andare a parlare tu stesso."

Con l'idea della 'sua Rinoa' che soffriva in qualche modo, si alzò in piedi di scatto. 'La sua Rinoa', come se fosse un oggetto da avere.

Quando l'ho mai considerata un oggetto?

Era sempre stata più di quello, non un oggetto, ma qualcuno che portava gioia nella sua monotona vita. Dannazione, non succederà di nuovo.

Prima che qualcuno potesse dire una parola, Squall Leonhart era già fuori dalla porta.

*~*~*~*~*

Velocemente Squall corse lungo gli indaffarati viali di Deling. Era quasi le nove di mattina e la città era in piena attività. I mercanti vendevano oggetti agli angoli, dirigenti camminavano con valigette in mano, e i bambini giocavano nel cortile di fronte alla scuola.

Ma lui non vide nulla di tutto questo. Per lui c'era una sola cosa che voleva vedere.

La residenza di Caraway si stava avvicinando velocemente. Non ricordava nemmeno il tragitto dal barettino alla residenza; ora si fermò semplicemente di fronte alla porta.

Devo sapere.

Squall suonò il campanello. Mille frammenti di ricordi gli riempivano la mente. Cosa avrebbe pensato lei della sua presenza lì? L'avrebbe accolto con calore, gli avrebbe anche parlato dopo tutto quello?

Una cameriera più giovane rispose alla porta questa volta, sorridente e amichevole. Non avrebbe lasciato che Rinoa sapesse chi era; non avrebbe mai accettato di vederlo. Squall doveva comportarsi come se si trattasse di qualche affare ufficiale.

"Ho un telegramma per la figlia del Colonnello Caraway Rinoa... Caraway."

La cameriera sorrise all'affascinante uomo di fronte a lei, "Beh, casa giusta, cognome sbagliato ma non del tutto, aspetti qui."

Squall voleva far sembrare di non averla mai conosciuta. Un postino non avrebbe saputo della differenza; il cognome sbagliato avrebbe aiutato a dimostrarlo, no? Ora non sapeva nemmeno più cosa stava facendo o dicendo. Ogni forma di intelligenza sembrava sgusciare via da lui. Si era sentito così anche prima... confuso, frustrato, e insicuro.

Ogni volta che la guardava, e il sorriso che lo perseguitava ancora.

Minuti dopo Rinoa aprì la porta, rimanendo lì in piedi, come un angelo. I capelli raccolti in una coda morbida, jeans blu, una maglia bianca, e a piedi nudi. Non aveva mai notato che piedi piccoli avesse prima. Sembravano così perfetti, piccoli e perfetti. Eppure, poteva vedere lo stress che ballare procurava loro. Ma non importava... erano ancora perfetti per lui. Sembrava così diversa dall'ultima volta, quando l'aveva vista al ricevimento. Rinoa sembrava tale e quale a quando era la sua ragazza... no, si corresse... solo come quando viveva al Garden.

"Sono la figlia del Colonnello Caraway, mi hanno detto che ha un telegramma per me."

Squall guardò Rinoa, che stava ancora sorridendo. Dopo qualche secondo di imbarazzato silenzio, il suo sorriso cominciò a diminuire. Cercò ancora di essere gentile, come era sua abitudine. "Ha un telegramma per me o no, signore?"

Squall realizzò allora cosa c'era di sbagliato. L'incidente, il modo in cui lo guardava. O a dire il vero, il modo il cui non lo guardava.

"Oh Hyne Rinoa, non puoi vedermi, vero?"

Squall osservò il suo viso andare da leggermente irritato a completamente scioccato. La conosceva troppo bene, si sarebbe voltata e sarebbe scappata. Squall doveva fermarla; allungò una mano e afferrò il braccio dell'unica persona che aveva mai amato.

Amato?

Non ti lascerò sparire di nuovo, disse la sua mente, anche se non riusciva a dire nulla. Il suo cuore accelerò i battiti. Così tante cose voleva dire, voleva sentire, ma la voce gli mancava.

Aveva bisogno di risposte.

"Squall..." fu l'unica cosa che lei riuscì ad articolare.

Le lacrime le cadevano copiosamente dagli occhi, senza freni. Non appena lui l'aveva toccata, Rinoa aveva provato emozioni che non aveva sentito in più di un anno. Doveva fermare queste sensazioni a tutti i costi.

"Stai dannatamente lontano da me," sbottò tra le lacrime. Squall rimase fermo, tenendole il braccio. Più lei cercava di liberarsi da lui, più forte diventava la sua stretta. Poteva sentire l'incubo, il dolore di lei. Voleva prenderla tra le braccia e stringerla, senza mai lasciarla andare.

Improvvisamente, un giovane uomo aprì la porta e afferrò Squall al petto.

"Robert," gridò Rinoa. "Ti prego, non fargli del male!"

Suo cugino, e suo unico amico, si scagliò contro il petto di Squall. Robert non sapeva che rapporti quest'uomo alla porta avesse con Rinoa; era spaventato per sua cugina. Robert riuscì ad afferrarla per la maglietta, spingendola sempre, proteggendola dal pazzo alla porta.

"Vattene da qui o chiamo la polizia, pazzoide."

Con questo, la porta venne chiusa in faccia a Squall. Rimase lì in piedi prima di ripetere, "non puoi vedermi, vero?"

*****
Nota della traduttrice: come per il capitolo precedente, anche qui ci sono state alcune modifiche: corsivi in meno, frasi spezzate in maniera diversa, e basta direi. Poco aggiungono alla storia, quindi se avete letto il capitolo di recente, potete proseguire senza rileggerlo, se non per rinfrescarvi la memoria. Grazie^^
Segnalo anche che la storia è stata betata da DefenderX, quindi eventuali errorini che erano presenti sono stati eliminati^^ -Alessia Heartilly

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Capitolo 3
*** III. Spuntar del sole ***


CASTLES IN THE SKY
di Ashbear, tradotto da Alessia Heartilly
~ Capitolo 3: Spuntar del sole ~

Squall rimase fermo con gli occhi inchiodati all'elaborata porta d'ingresso, mentre gradualmente raccoglieva abbastanza forza da voltarsi. Non del tutto fiducioso nelle sue stesse capacità di razionalizzare.

Rinoa è cieca? Questo spiega perché se n'é andata?

No, i suoi amici avevano detto che l'incidente era avvenuto sei mesi prima, lei lo aveva lasciato più di un anno prima. Doveva tornare da loro; ora, aveva bisogno del loro aiuto per capirci qualcosa. No, confessò a se stesso, devo tornare da loro perché non posso farcela da solo, ora. Ho bisogno di loro.

*~*~*~*~*

Tornò velocemente al piccolo caffè, ancora insicuro di come ci fosse arrivato. Semplicemente sapendo di essere lì. Il viaggio stesso sembrava tanto vago quanto la verità che cercava. Aprendo la porta, notò i quattro Seed che stavano terminando la loro colazione casalinga. Un semplice lusso se paragonato al cibo della mensa.

Zell fu il primo a notare il suo ritorno. Sfortunatamente, si stava riempiendo la bocca di pancakes, e uscirono solo sillabe borbottate.

"Kall... ui."

"Eh?" chiese Irvine.

"Bleah, è disgustoso, chiudi la bocca!" Selphie era più che felice di far notare quel piccolo particolare.

Sospirando di rabbia, Zell fece un cenno verso la porta con la punta della forchetta, lanciando distrattamente un pezzo di salsiccia lungo la stanza. Il gruppo ignorò il grido successivo dal separé dietro di loro, perché tutti gli occhi erano puntati su Squall.

"Ah, ecco... Squall è qui!" tradusse felicemente Selphie per il resto del gruppo, che era oramai ben consapevole di quel fatto.

Nessuno voleva essere il primo a parlare, Squall finalmente ruppe l'imbarazzato silenzio. "Voglio rimanere in città stanotte. A qualcun altro serve una stanza?" Non era un ordine, ma capirono la tacita richiesta. Tutti e quattro annuirono, lui aveva bisogno di loro ora, e loro lo sapevano. Squall era il Comandante, l'avrebbero seguito in battaglia. Ma, cosa più importante, era un loro amico.

Mentre il loro leader si voltava e usciva dal ristorante, potevano vedere l'incertezza nei suoi passi. Era un guerriero... non era mai confuso. O no? I quattro erano più determinati che mai a vederci chiaro... e arrivare alla fine che i loro amici meritavano.

"Grandioso," si lamentò Zell. "Ora devo pagarmi la colazione. La prossima volta diciamoglielo dopo che ha pagato il conto." A questo, gli altri si voltarono e all'unisono lanciarono i loro tovaglioli verso la faccia dell'esperto di arti marziali. "Eh? Che ho detto?"

*~*~*~*~*

Camminarono verso l'hotel, e solo il suono dei tacchi che battevano sull'asfalto poteva essere sentito nel gruppo. Irvine notò i passi dell'amata, iperattiva guerriera che saltellavano dietro di lui.

"Hey cowboy, hai detto che era una ballerina, giusto? Come ci riusciva essendo cieca?"

Irvine pensò per un momento, cercando di ricordare lo spettacolo. Rinoa o stava seduta nella carrozza o ballava con il suo compagno, sempre a distanza di sicurezza. Lo stesso uomo che era stato al ricevimento, non era mai più lontano d'un tiro di schioppo.

"Quando ero al Garden di Galbadia, facevamo ogni mattina lo stesso allenamento. Era ripetizione. Un esercizio che tutti i cadetti conoscevano a memoria. Per quasi cinque anni... l'ho fatto, ogni mattina, ogni pomeriggio, e ogni sera. Potevo ripetere quei gesti ad occhi chiusi, e non sbagliare comunque. Se Rinoa ha fatto danza per anni, si muove per ripetizione. Se sbagliasse un movimento, il suo compagno sarebbe lì a correggerla. Non ha davvero bisogno di vedere, solo di sentire."

Zell capì esattamente quello che Irvine stava dicendo. Aveva imparato il Karate per pura ripetizione, fino a quando i movimenti erano diventati parte di lui.

Guardando la larga struttura alla sua destra il guerriero ebbe un'idea; era il Centro delle Arti e dello Spettacolo. Rinoa dovrà provare prima o poi. Chissà se Squall riuscirebbe a entrare e parlarle? si chiese la sua mente. Certo, è un SeeD e una cosa così poco faticosa come entrare in un edificio non dovrebbe essere una gran prova.

Zell sapeva che al momento, Squall era un uomo più che un Seed. Un uomo determinato a scoprire la verità... la verità sulla persona che gli aveva spezzato il cuore. Entrare sarebbe stato meno impegnativo che uccidere un Lesmathor di livello due... senza ali... quasi morto. Con quella teoria in testa, corse verso l'edificio parlando con la guardia di sicurezza.

Dopo una breve e concitata conversazione, Zell tornò. Raggiungendo Irvine e il gruppo, disse loro entusiasta, "Avrà finito le prove alle 5:30 stasera. La guardia mi ha aiutato più che volentieri. Il tipo ci ricordava dalla cosa con 'ArtÈ, pensa che siamo ancora amici di Rinoa. Beh, lo siamo. Ehm... non voglio che sembri che non lo siamo. Ma non sa che è passato più di un anno. C'ha detto di tornare circa un quarto d'ora dopo, e ci farà entrare."

Scuotendo la testa, Irvine ammirò molto l'energico ragazzo. "Zell Dincht, non ho mai conosciuto nessuno capace di escogitare i piani più semplici e diretti... e capace di farli sempre funzionare. Davvero, mi dà i brividi. La prossima volta che affrontiamo qualcuno come Artemisia, ti lasceremo le preparazioni. Hai una sottile perspicacia per l'ovvio." Zell sapeva che questo era un commento lusinghiero da parte di Irvine, e lo accolse come tale.

*~*~*~*~*

Le poche ore successive passarono, senza grandi sviluppi. Dopo essersi registrati all'hotel, ognuno aveva passato qualche ora da solo. Un po' di tempo per pensare, per riflettere su quello che sapevano, ma più particolarmente, su quello che non sapevano. Il fatto che fosse cieca non era il problema, lo era di più quello che poteva essere successo alla loro amica. Non solo per il fatto che nascondesse il suo segreto agli altri, ma anche a quelli a cui era più legata. Nessuno di loro la compativa; la conoscevano troppo bene. Ma per quanto provassero duramente, sentivano compassione solo per la solitudine che lei aveva creato. Un mondo che le era sconosciuto, proprio lo stesso mondo dalla cui stretta letale aveva salvato Squall.

I cinque avevano deciso diverse linee d'azione per il resto della giornata. Quistis e Selphie avevano deciso di iniziare al posto più logico, l'inizio. Al posto dove l'incubo era iniziato, l'ospedale. Là le due avrebbero potuto cercare cartelle mediche, vedere se potevano trovare qualcosa così, 'in giro'. O meglio, se lo potevano trovare 'sistemato in un computer con un sistema di sicurezza non così affidabilÈ.

Zell sarebbe andato alla biblioteca e avrebbe visto cosa poteva scoprire. Conosceva bene le librerie, perché uscire con una bibliotecaria aveva i suoi privilegi... come l'abilità d'avere la padronanza sui microfilm. Approfittando della visita, aveva pianificato di fare qualche indagine sui giornali del luogo. Sia quelli che riportavano le notizie che quelli con un po' meno scrupoli. Come direbbe Quistis, "c'è un granello di verità in ogni bugia, e in ogni verità c'è un granello di rimpianto."

Infiltrarsi con la gente del posto era la cosa più semplice per Irvine. Era cresciuto lì, e conosceva bene la città... anche quei posti che non rientravano nella lista dell' 'Ufficio Affari Migliori'. Il suo lavoro era semplicemente andare in giro e tirar fuori gli ultimi scoop dalla gente del posto. Era sempre scioccante il numero di paesani disposti a spettegolare, molti ci sguazzavano. Soprattutto se l'oggetto del pettegolezzo era rinomato quanto l'adorata figlia del colonnello.

Il primo pensiero del comandante fu di tornare subito al centro di danza, aveva bisogno di vederla. Eppure, sapeva che Rinoa aveva bisogno di assorbire il loro incontro precedente. Poi ebbe un'idea. Okay, l'idea era sgradevole... molto, molto sgradevole. Una cosa a metà tra il farsi fare una cura canalare a un dente e guardare Irvine che cercava di ballare il tango.

Squall Leonhart avrebbe fatto l'inimmaginabile. Sarebbe andato alla casa di città di Maude McCay, la donna che aveva rovinato la reputazione degli hot pants. Ma faceva parte dell'alta società, e c'erano buone speranze che avesse familiarità con gli ultimi pettegolezzi.

"Rinoa, spero che tu sappia tutto quello che sopporto per te. Prima lo spazio, ora la 'Signora McScollatura', ma tu ne vali la pena."

Non parlò con qualcuno in particolare, parlò più alle ombre della stanza. Forse era una promessa; una promessa a se stesso. A modo suo, riaffermò quello che avrebbe fatto per lei... e per sapere la verità. Con quell'ispirazione, raccolse tutto il coraggio che poté, e si guardò per l'ultima volta allo specchio, osservando il riflesso che lo fissava. "Sei uno scemo," sussurrò. In maniera beffarda, le stesse parole dette da Quistis così tanti anni fa. Questa volta non parlava all'aria, ma al suo cuore. Dopo un'ultima occhiata, lasciò la stanza, dirigendosi nella città spietata.

*~*~*~*~*

Arrivato alla casa di città, Squall fu accolto a braccia aperte, letteralmente.

La signora McCay era più che estasiata di vedere il muscoloso ragazzo. Questa era l'impresa più difficile che avesse mai affrontato, il balletto ormai sembrava una passeggiata. Prendendo il più profondo respiro conosciuto all'umanità, le mise delicatamente le braccia intorno. "Ero qui nelle vicinanze e ho avuto così tanta gioia e allegrezza l'altra notte. Dovevo passare di qui." Si maledì internamente, stava dicendo parole come 'allegrezza', quando mai sarebbe finito tutto?

"Beh, mio giovanotto preferito. Sono felice che tu l'abbia fatto, e per favore, chiamami Maude." Lui scoprì che lei non l'aveva ancora liberato dall'abbraccio. Non stava andando bene. Finalmente, lei lasciò andare la presa della morte domandando, "ti piacciono i gatti?"

Gatti? gridò la sua mente. Squall rimase fermo con il più grande sorriso che gli riuscì di fare. Con voce gioiosa rispose, "Maude, chi non adora i gatti!" Era ora moderatamente sicuro che si sarebbe sentito male da un minuto all'altro.

"Benissimo, ecco tieni Leechy e Cherry-Nut. Adorano semplicemente gli uomini, ma anche qui, non lo facciamo tutti?"

Improvvisamente spinse tra le braccia di uno Squall con ancora un bel sorriso forzato due soffici gatti persiani. "Vuoi qualcosa da bere? Non preoccuparti, ne prendo uno anche per te, biscottino." Fece l'occhiolino a Squall, e poi diede ai due gatti una grattatina leggera sotto la pancia. "Dolcezza, tieni d'occhio Cherry-Nut per me, sta sputando le più orrende palle di pelo da stamattina. Povera piccola." L'anziana donna lasciò la stanza canticchiando la melodia di 'Mrs Robinson'.

Un drink, pensò Squall, ed é meglio che sia alcolico, forte e doppio.

Poteva sentire il gatto che iniziava a tossire. Ew. Proprio allora, il felino si rizzò in piedi, sputando una mostruosa palla di peli. Sputo di gatto correva lungo i pantaloni neri del comandante. Peli insieme ad alcuni altri articoli che non sapeva identificare, e di questo era grato. Squall fissò il gatto e usò la voce il più malvagia possibile, "Spero che ad Angelo piaccia il sapore del cibo persiano." Dopo quella minaccia verbale, i due gatti saltarono giù dalle sue gambe, e velocemente Squall cercò di ripulire il disastro con un centrino di pizzo. Non uno dei suoi momenti più da comandante, ma uno per cui era sicuro che sarebbero servite ore di terapia.

"Ecco 'zuccherino', tieni il tuo drink. Ora, cosa ti porta alla mia umile dimora, hai detto?"

Sorridendo quanto gli era fisicamente possibile, Squall si alzò avvicinandosi a lei.

"Beh Maude, volevo solo il piacere della tua compagnia." Squall abbassò lo sguardo sul divano dove stava seduta la signora McCay, osservando che si era slacciata il primo bottone in alto. Ora era convinto che si sarebbe sentito male e che la terapia era obbligatoria. Si sedette velocemente vicino a lei, cercando di evitare il contatto visivo con ogni parte o parti del suo corpo. "Inoltre il mio amico Irvine, quello dell'altra sera, è rimasto davvero impressionato da quella rappresentazione. Era interessato alla figlia di Caraway, pensa che sia... davvero speciale."

Sentì che gli era mancata la voce, e si fermò cercando di continuare a recitare. "Siccome sono in città, ho pensato di cercare qualche informazione per lui. Si sente un po' solo, qualcuno come lei potrebbe..." Di nuovo, realizzò che non stava parlando di un 'ipotetico IrvinÈ, ma di se stesso. Maude sembrò un po' preoccupata quando i suoi pensieri iniziarono a divagare. Notando il suo turbamento aggiunse, "io, di mio, preferisco una donna matura." Il sorriso di Maude ritornò prontamente, mentre gli passava un braccio intorno alle spalle. , pensò lui, andrò all'inferno per questo. Dannazione a te Rinoa, guarda cosa sto facendo!

"Beh sicuro, 'bellezza'. Si chiama Rinoa. È una marmocchia dell'esercito, viziata. Scappò quando il governo galbadiano iniziò a scaldarsi un paio d'anni fa. Lavorava in una fazione opposta al suo povero papà. Voleva che liberasse quel villaggio insignificante, Timber, sì quel posto di colletti blu. Non che qualcuno della nostra importanza ci abiterebbe, ma qualcuno deve essere povero, credo. Comunque, tornò che era una sorta di eroina. Ha vissuto all'estero coi suoi amici, e poi circa un anno fa è tornata qui, aveva il suo appartamento nel quartiere più lontano."

Ora, pensò, cominciamo a ragionare... a parte per quella frase sulla marmocchia viziata dell'esercito. Ma non poteva lasciarsi infastidire, non ora che aveva un'importante missione da compiere. Lei era importante fino a quel punto.

Togliendo il braccio da lui, Maude posò il suo drink. Entrambi rimasero in silenzio mentre lei beveva il cocktail dalla minuscola cannuccia. Non era sicuro di quale fosse il problema, ma voleva che continuasse. Finalmente, lei si riappoggiò al divano.

"Ho sentito che è scappata con un ragazzo ed è rimasta coinvolta in un incidente automobilistico." Le parole lo colpirono con forza quando sentì dell'altro uomo. Qualcosa dentro di lui voleva scattare, ma usò tutto il suo addestramento per mantenere la concentrazione.

Avvicinandosi a Maude, Squall lentamente, molto lentamente, mise il braccio intorno a lei. Evita la maglia! Non guardare per sbaglio Squall. Non sarai mai più lo stesso! continuava a ripetersi.

"Oh, è terribile," riuscì a dire Squall. Poteva sentire le sue dita ossute toccargli il ginocchio. Oh, è terribile! gridò dentro di sé.

"Sì sì, fu terribile." La mano di Maude risalì lentamente sulla sua gamba, arrivando alla coscia. "L'incidente fu... oh, dev'essere stato sei mesi fa. L'amministrazione cercò di nasconderlo, il più possibile. Beh, almeno il colonnello Caraway ci provò. Almeno credo, con sua moglie morta in un incidente, e poi aver quasi perso la figlia non sarebbe stata una buona cosa prima delle elezioni libere. Il nome di Rinoa fu evitato dai giornali, ma alcuni di noi lo sapevano comunque. Tutti credono che ci fosse anche dell'alcol, sai con queste ragazzine viziate, ma nessuno sa qualcosa per certo. Si sa solo che andava veloce, e ignorò uno stop. Nessuno credeva che avrebbe superato la notte."

Squall non poteva nemmeno parlare al momento. Poteva solo immaginare Rinoa che giaceva in un letto d'ospedale da qualche parte, in qualche momento, aggrappandosi alla vita. Ha mai pensato a me? Voleva che qualcuno almeno provasse a chiamarmi? Se fosse morta, Caraway si sarebbe preso la briga di chiamare, o l'avrei letto nei giornali come tutti gli altri?

L'istinto prevalse sulla ragione, e senza rendersene conto, spinse via le dita di Maude con forza dal suo corpo. Perso in una tempesta di emozioni e dubbi, si guardò le mani. Ricordò quando lei era lì, quando lei le teneva per lui.

Quando lui aveva bisogno di lei.

Il recupero dopo la compressione temporale era stato lungo, e lei gli era stata accanto tutti i giorni tenendogli la mano. Anche se lui non voleva che lei rimanesse. Squall si ricompose quanto bastava per parlare. "Il suo ragazzo era con lei durante tutto quello? C'era Robert a tenerle la mano?"

"Ragazzo?" Maude guardò Squall che sembrava oramai perso nella sua disperazione. Prese il suo martini dal tavolino, mangiando meticolosamente l'oliva sullo stuzzicadenti. "No... no, da quando conosco la figlia di Caraway, non ha avuto una relazione seria a Deling. Ma gira voce che abbia avuto molti accompagnatori maschili... se capisci cosa voglio dire."

Lui tacque, e lei capì di dover continuare. "Dopo l'ultima guerra della strega, Rinoa vedeva qualcuno, si diceva che fosse serio. Infatti, penso che fosse legata a qualcuno di alto grado in un Garden. Sono sorpresa che tu non avessi sentito parlare della piccola debuttante prima d'ora. Dio sa che tutti sanno di lei. Ma quando tornò dal paparino, niente fidanzato. A dire il vero, non ha più parlato di Garden -né lei né Caraway. È etichetta non discutere di questi argomenti in loro presenza. La mia amica e io abbiamo le nostre teorie però, ma ne parleremo un'altra volta. Vero tesorino, che ci sarà un'altra volta?"

"Certo," farfugliò lui. "Certo, Maude, c'é sempre un'altra volta."

Lei allungò la mano verso quella di lui, che aveva ancora addosso i guanti. "No, non credo ci fosse qualcuno a tenerle la mano. Caraway passò pochissimo tempo all'ospedale. D'altra parte, con le elezioni dietro l'angolo, era un uomo impegnato. Hai... hai chiesto di un Robert?"

Maude si fermò un poco, avvicinandosi di più a Squall. "Ma certo, caro! Robert Caraway è il nipote del colonnello, è il cugino di Rinoa! A dire il vero, ha passato molto tempo a Deling dopo che Julia se ne andò. È considerato più un fratello che un cugino in casa Caraway. Ora Robert vive con lei, cosa abbastanza curiosa. Ha traslocato dopo l'incidente, iniziando a starle più intorno. Non vanno da nessuna parte se non sono insieme, credimi, i pettegolezzi si sprecano. Penso che fosse via quando ci fu l'incidente, gli ci vollero un paio di mesi per tornare qui. Dopo essere stata dimessa dall'ospedale, Rinoa tornò dal paparino. E così fece Robert."

Robert è suo cugino? Ma se è tornata qui senza un ragazzo, cosa significa? Non voleva davvero la nostra relazione? Il biglietto diceva che aveva trovato qualcun altro. Perché avrebbe mentito su questo? A meno che fosse davvero per me, se ne andò a causa mia...

Mentre Squall pensava profondamente, la signora McCay iniziò a chinarsi e sussurrargli all'orecchio. Quando l'anziana seduttrice iniziò a parlare, come fosse un segno di un'autorità superiore, il cerca-persone di lui iniziò a suonare.

"Oh no, Maude... è un codice '4:19 Alpha Silver!' Devo andare, tornare al Garden immediatamente. Perché il nostro amabile incontro deve finire così presto? Mi dispiace così tanto." Sì alzò velocemente dal divano, avviandosi alla porta.

"Oh no signor Gunblader, non te ne andrai così facilmente. Devi sapere cosa ti perdi." Con tutto il vigore di una teenager, l'anziana signora lo afferrò per la vita e lo baciò dritto sulle labbra. Lui stava cercando di non vomitare o non buttarla a terra sul suo sedere ossuto, ma voleva che la sanguisuga gli si staccasse di dosso più di quanto chiunque possa immaginare. Le mani di Squall furono, finalmente, capaci di spingere via il piranha.

Quando chiuse la porta, il suo primo pensiero fu 'disinfettantÈ. Ora c'erano due eventi nella sua vita che giurò di non dire mai a nessuno. Nuovamente, il suo cerca-persone iniziò a suonare. Meno male che l'ho fatto suonare all'ora di pranzo. Spero che non si sia accorta che non è un vero cerca-persone. E spero anche che non sappia che '4:19 Alpha Silver' è pittura per il mio gunblade.

*~*~*~*~*

Rinoa stava seduta nel suo salotto. La stanza non aveva mai avuto un'atmosfera intima, ma sempre una di noia. A dire il vero, nessuna stanza le sembrava intima in quella casa... tranne la sua. I suoi pensieri ricordarono sua madre che la abbracciava, che le leggeva storie ogni notte. Sempre sul 'vero amorÈ, e altre cose in cui, col tempo, aveva smesso di credere. Ora l'oscurità echeggiava soltanto l'aura della stanza, e i sogni perduti tra quelle mura.

Sentì dei passi avvicinarsi. La ragazza poteva dire chi stesse per entrare, semplicemente ascoltando il suono dei loro passi. Era un tratto distintivo per lei, così come la voce o il riconoscere toccando il viso. Poteva sentire un preciso aroma di erbe che riempiva l'aria.

"Mi hai portato del tè? Grazie." Lei allungò le mani, e lui posò attentamente la tazza tra le sue dita. Chinandosi, Robert la guardò negli occhi, un gesto di puro rispetto. Per lui, lei poteva vedere, poteva vedere tutto quello che c'era intorno a loro.

Anche meglio di quanto potesse fare lui.

"Hai voglia di andare a provare questo pomeriggio?"

Sorseggiando il tè, lei guardò un orizzonte lontano. Lui si avvicinò al divano, prendendo uno scialle dallo schienale. Dopo aver coperto con affetto la sua triste cugina, si sedette su una sedia lì accanto.

"Sì, mi va. Mi aiuterà a dimenticare."

"Rin, sto per dirti una cosa, che ti piaccia o no, perché ti voglio molto bene. Ho riconosciuto l'uomo che c'era alla porta. Hai la sua fotografia appesa, nella tua stanza. Hai anche parlato con lui alla festa, l'altra notte, dopo il balletto. Lo sa Rin, parlagli."

"Io..." Le parole di lui la colpirono. "Che vuol dire che gli ho 'parlato' l'altra notte? Non ho parlato con nessuno che non conoscessi." Poi ricordò Lauren, e quando realizzò quel che era successo, i suoi occhi non poterono evitare di riempirsi di lacrime. "Tranne quella ragazza del Garden di Balamb... e i suoi due amici, che non hanno mai parlato. Lo stavo guardando dritto negli occhi, vero? Che diavolo ci faceva Squall ad un balletto?"

Tremando, posò la tazza sul tavolo. Rinoa si ritrovò a raggomitolarsi con le ginocchia contro il petto. Alla fine, il suo corpo collassò nonostante la sua volontà. Posò la testa sulle ginocchia, pensando a tutto quello che era andato storto. Tutto quello che lui aveva fatto... e pianse.

"Sì, lo stavi guardando in faccia, sorridendo e parlando. Rinoa, hai fissato il tuo ex-ragazzo e non l'hai nemmeno riconosciuto. Ecco come l'ha capito, perché non hai reagito."

"Ma... ma... ero a un metro da lui e non mi ha parlato? Certo che no, gli ho lasciato il biglietto. 'TeoricamentÈ l'ho lasciato io. Senza una ragione vera e propria, l'ho lasciato."

La mente di Rinoa pensava velocemente, non poteva trattenersi dal parlare ad alta voce. "Squall non ha mai scoperto che sono tornata al Garden quella mattina. Non sa che ho visto il suo... perché ha cambiato dopobarba? So sempre quando c'é qualcuno con quel profumo vicino a me. Mi ha visto ballare? Io... non lo sapevo. Rob, l'altro SeeD com'era, non la ragazza con cui ho parlato, l'altra persona?"

"Rin, piano, non capisco nulla di quel che dici. Tornare al Garden, o questo Squall di cui parli. Ma posso rispondere all'altra domanda. Era un ragazzo, alto, capelli lunghi e castano chiari, una specie di vero cowboy."

"Irvine," disse lei a bassa voce. "Ieri mi ha chiamato così, a caso. Robert, ho guardato in faccia anche lui. Squall non mi avrebbe chiamata e allora l'ha fatto Irvine. Irvine sapeva che mentivo. E mi sono pure spinta al punto di dirgli che vendo... tritatutto."

Robert ridacchiò, "Figo, quelli che fanno anche quelle belle roselline di ravanelli. Posso comprarne uno a rate?" Immediatamente, fu colpito dritto in faccia da un cuscino tirato da lei. "Rin, la tua mira è sempre perfetta." Per la prima volta quel giorno, lei riuscì a ridere.

*~*~*~*~*

Passo dopo passo, Squall tornò all'hotel, cercando di immagazzinare tutte le informazioni che aveva ricevuto. Quella parte della città era commerciale, con negozi specializzati da ogni lato della strada. Guardando dall'altra parte, vide una piccola, invitante libreria. Controllando il flusso del traffico, attraversò la strada con cautela.

Quando aprì la porta, notò che il negozio era molto più grande di quanto sembrasse da fuori. Enormi scansie piene di libri e attrezzate con scale si estendevano fino a dove potesse vedere. Una donna di mezza età dietro il bancone sorrise, chiedendo se aveva bisogno d'aiuto.

"Avete libri sulla cecità, o su come aiutare un non vedente, forse qualcuno anche su come leggere il Braille?" La donna annuì, e lo condusse in fondo al negozio.

*~*~*~*~*

Raggiunta la sua camera d'albergo, Squall aprì il primo libro che aveva afferrato dalla grossa borsa. Come si faceva ad interpretare quei segni casuali? Chiudendo gli occhi, mosse attentamente le punte delle dita lungo le pagine. La sensazione del contatto gli mandò momentanei brividi lungo la schiena. La carta sembrava strana, e tutti i segni altrettanto. Era solo un libro senza parole, senza significato. Sospirando si arrese, aprendo nuovamente gli occhi sul libro.

Cercando l'indice alfabetico, cominciò a guardare le lettere, una per una. Più le guardava, più poteva riscontrare le differenze a occhio nudo. Sedendosi alla scrivania, prese un pezzo di carta e iniziò a disegnare punti. All'inizio, scriveva lettere a caso, ma prima che se ne rendesse conto, il suo subconscio aveva scritto Rinoa e Squall. Lì, sulla carta, c'erano i loro nomi, proprio come farebbe un adolescente con una cotta. Nessuno l'avrebbe detto; sembrava più un gioco a unire i punti, che una lingua conosciuta. Squall guardò ancora la pagina con l'elenco alfabetico. Poi, chiuse gli occhi di nuovo e cercò di riconoscere la forma delle lettere.

Non ci riusciva, nemmeno una.

Chiuse il libro e lo gettò sulla scrivania con disgusto. Le mani dei guerrieri erano fatte per combattere, non per leggere. Prese un guanto dalla sua tasca e cercò attentamente di memorizzare la sensazione. Certo, li aveva indossati per tutta la vita, ma aveva mai davvero pensato a quella barriera? Si portò una mano al viso e sentì ogni cicatrice, ogni difetto. Anni di battaglie avevano lasciato segni. Ora come poteva qualcosa di così letale capire le basi del sentire?

*****
Nota della traduttrice: Come sempre grazie a DefenderXper il beta-reading. -Alessia Heartilly

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Capitolo 4
*** IV. Alba ***


CASTLES IN THE SKY
di Ashbear, tradotto da Alessia Heartilly
~ Capitolo 4: Alba
~>

Era passata un'ora, e Squall sentì tutti riunirsi fuori dalla sua stanza.

Non potrebbero entrare e basta?

Qualcuno bussò. "Hey Squall, amico, sei vestito? Ho due signorine innocenti qui fuori, non vorrei allarmarle prima del tempo." La cosa seguente che Squall sentì fu un 'whack' e un ahi da Irvine.

"Entrate, la porta è aperta."

Entrarono tutti in maniera disinvolta e informale. Il comandante era stato difficile da comprendere nell'anno appena trascorso, e questa occasione non era un'eccezione. Selphie saltò sul letto di fronte a Squall, e Irvine si coricò con noncuranza accanto a lei. Quistis andò verso la scrivania, e guardando in basso finì per notare i libri posati lì, ma non disse nulla. Appoggiandosi alla finestra, Zell guardò gli altri. Stavano tutti aspettando che il loro leader parlasse.

Squall si sedette sul letto, il suo comportamento tornò ad essere formale. "Credo che siate state competenti abbastanza da raccogliere informazioni. Vediamo cosa ne esce quando mettiamo insieme tutti i pezzi." Guardò in giro nella stanza e scelse di far iniziare Selphie, gli avrebbe dato la base medica. Annuì con formalità verso di lei, e lei capì di poter iniziare a parlare.

"Rinoa è stata ricoverata il 15 febbraio alle 2:45 della mattina. Aveva un'emorragia interna e un grave trauma cranico. L'hanno portata direttamente in terapia intensiva. È riuscita a riprendere conoscenza un po' di minuti dopo, e si è guardata intorno. I suoi occhi rispondevano alla luce, le cartelle cliniche mostrano che le sue pupille hanno reagito abbastanza normalmente durante il primo esame. Ma, mentre i dottori cercavano di fermare la forte emorragia, ha avuto un arresto cardiaco. Secondo le cartelle cliniche di Rinoa, se ne è andata per parecchi minuti. Ad ogni modo, i dottori sono riusciti a rianimarla. Un paio di giorni dopo quando si è svegliata Rinoa ha riacquistato tutte le sue capacità motorie, ma ha perso la vista. È praticamente morta quella notte."

Squall non aveva intenzione di mostrare nessun segno visibile di emozione durante questa riunione. Il suo sguardo rimase di pietra. Poi, fece un cenno a Zell.

"Avete notato la data... il 15 di febbraio? Non so se può essere importante, ma è il giorno dopo San Valentino," affermò l'esperto di arti marziali.

Squall non lo stava più guardando. Di fatto, sapeva che gli altri stavano guardando lui dopo l'affermazione di Zell. Non mi lascerò sopraffare dall'emozione, anni di allenamento, di uccisione. Questo... questo è indolore, giusto? Quistis fece un suono dalla scrivania, facendo riemergere Squall dai suoi pensieri in maniera sottile. Lo conosceva bene. "Non so se è importante, Zell. Ora esattamente cosa hai scoperto? I fatti, tutto ciò che voglio sentire sono i fatti. Non ho tempo per le tue teorie."

"Ok, secondo questa informazione, Rinoa stava guidando a circa 95 chilometri all'ora. Un tir ha ignorato un segnale di stop, e lei è finita dritta contro la cabina del camion. La macchina si è capottata un paio di volte, prima di fermarsi capovolta. I verbali dicono che aveva la cintura di sicurezza, o sono sicuro che sarebbe morta. Scusa Squall... ancora teorie, lo so. Comunque, non c'erano tracce di alcol o droga nel suo sangue, ma ce n'erano in quello del camionista. Viste le pressioni politiche, il suo nome non è stato fatto negli articoli riguardanti l'incidente. Ma gli articoli successivi su di lei come ballerina non dicono mai che è cieca. Sono praticamente sicuro che nessuno, tranne le persone più intime, lo sappiano..."

Perso nel suo mondo, Squall guardò i rami degli alberi fuori dalla finestra scossi dal vento. "La conosco. Rinoa non voleva che la gente sentisse compassione per lei. Voleva essere amata per quello che era, non perché era la ragazza cieca che sa ballare. Quello che non sa è che la ameranno comunque... che lei possa vedere o no non ha nessuna importanza. Quale persona sana di mente potrebbe non... amarla?" Il comandante tornò al suo ruolo di leader. I suoi occhi si velarono leggermente quando guardò Irvine, facendogli cenno di iniziare.

"Ok, tutti quanti... teniamo a mente che quello che so sono voci. I pettegolezzi dei paesani non devono essere presi come verità assoluta. Secondo alcuni dei miei 'nuovi amici' alla taverna, era andata a una specie di festa quella notte ed è sembrata parecchio triste per un po' di tempo. Ad ogni modo, cosa molto importante, come ha confermato Zell non ha bevuto alcol. Un gruppo di ballerini aveva organizzato una festa per San Valentino. Lei... uhm..."

Si fermò, insicuro su come continuare. Occhi di ghiaccio incontrarono i suoi, e seppe che le prossime parole avrebbero ferito il comandante. "Squall, si è legata ad un ragazzo a quella festa. Ci sono voci di quello che è successo fisicamente tra loro... ma il resto è difficile da capire. Rinoa non è andata alla festa con lui, questo è un fatto assodato, praticamente. Non è andata via con lui. Lo sappiamo perché Rinoa era a circa un chilometro dal luogo della festa quando si è schiantata, ed era sola. Ma, per tutto il resto... semplicemente non voglio fare ipotesi comandante. Mi dispiace."

Squall finalmente si riebbe dai suoi pensieri, e alzandosi guardò i suoi più cari amici. "Grandioso, ora sappiamo cosa è successo sei mesi fa, ma qualcuno ha scoperto cosa è successo un anno fa? Merda, non credo nemmeno che ci fosse un altro uomo a quei tempi. Forse... forse non voleva semplicemente stare con me. Stavo meglio prima." Con queste parole, si alzò, andò in bagno, e sbatté la porta dietro di sé.

Gli altri si guardarono l'un l'altro increduli; era molto raro che Squall mostrasse emozioni. Figurarsi crollare a quel modo davanti ai suoi compagni. Quistis si alzò piena di preoccupazione, facendo cenno agli altri di andare.

Bussò alla porta del bagno. "Squall ci sono solo io, gli altri sono tornati nelle loro camere. Ho bisogno di dirti un'altra cosa." Lui aprì la porta, e si avvicinò alla finestra. Non la guardò mai; né disse una sola parola. "Ho parlato con un'infermiera che si è occupata di Rinoa durante la convalescenza. Caraway non c'era spesso, e lei era dispiaciuta per Rin dato che nessuno andava a trovarla. La donna mi ha detto che passava le pause caffè e le pause pranzo con lei. Nessuno sa dire quanto tempo Kimberley, l'infermiera, ha passato con lei. Rimaneva là per ore, parlando o leggendo, mentre Rinoa non era cosciente. Credo che Rin non si muovesse molto, chiamava solo ogni tanto. Squall, chiamava te."

Quistis lo guardò addolorata. Poi iniziò a fare qualcosa che non aveva mai fatto prima, davanti a qualcuno... pianse. Il ragazzo, quasi distrutto, poteva a malapena trattenersi dal piangere lui stesso, ma non l'avrebbe fatto in quel momento. Rinoa avrebbe avuto bisogno della sua forza; sarebbe stato forte per la sua Rinoa. Squall circondò l'amica con le braccia, consolandola mentre piangeva.

"Quistis, aveva bisogno di me... voleva me. La riporterò da me. prometto."

"Se sono sicura di una cosa su questa terra signor Leonheart, è che ce la farai. Ci vorrà tempo, ma non dubiterò mai di ciò che ti lega a lei. Sarà più impegnativo di una qualsiasi missione per la SeeD, ma Rinoa lo merita." I due amici continuarono a stare fermi, in piedi, guardando fuori dalla finestra, abbracciandosi in un momento sereno e caro a entrambi.

*~*~*~*~*

Squall sedeva sulla panchina di ferro nero. Guardò il suo orologio per vedere che ore fossero. Erano già le cinque e venticinque, e lui aveva aspettato pazientemente che Rinoa uscisse dopo le prove. In qualche modo, gli sembrava che negli ultimi trenta minuti il tempo si fosse fermato. Avendo deciso che era meglio mandare Squall da solo, gli altri erano rimasti all'hotel. Sapere che tutti erano lì, a guardare, avrebbe potuto essere troppo per Rinoa. In un giorno la sua vita era cambiata, e quello che aveva tenuto segreto... era stato scoperto. Dai suoi amici, da quelli che una volta chiamava famiglia, ma soprattutto da lui.

Finalmente, sentì la porta che si apriva. Robert uscì dall'auditorium, senza la sua compagna di danza. Ricordando che quest'uomo prima aveva cercato di ucciderlo, Squall contemplò seriamente di girarsi e andarsene. Eppure, una voce interna lo pregò di rimanere. Andarsene sarebbe stato facile, rimanere sarebbe stato difficile. Senza entusiasmo Squall si alzò dalla panchina, camminando verso il ragazzo esausto.

Stupito, Robert esaminò attentamente la sagoma che si avvicinava a lui. Per un brevissimo secondo, Squall desiderò non aver lasciato il suo gunblade all'hotel. Mentre Robert si avvicinava, i raggi del sole morente accecarono il comandante, impedendogli di leggere l'espressione sul viso dell'altro uomo.

L'ex cavaliere poteva intuire che il ragazzo fosse alto, muscoloso, e sorprendentemente tonificato per essere un ballerino. Con addosso una maglietta grigia e pantaloncini, sembrava più giovane rispetto alle due occasioni in cui si erano imbattuti l'uno nell'altro. E mentre si avvicinava gradualmente, Squall poté notare una vaga somiglianza.

Perché non l'ho notato prima? Forse perché aveva sentito un'involontaria animosità nei suoi confronti. Pensare a lui come al ragazzo di Rinoa era una cosa... pensare a lui come all'unica persona su cui lei poteva contare era sicuramente diverso. Con una nuova prospettiva, Squall poteva prendersi il tempo di vederlo come una persona. Strano, non sembra nemmeno un ballerino. Uno potrebbe mettergli un'uniforme, e sembrerebbe tranquillamente un SeeD. Non che Squall potesse sapere come doveva sembrare un ballerino, a meno che stesse indossando una calzamaglia e stesse piroettando sul palco.

La paura per sua cugina aveva quasi portato Robert ad assalire l'uomo che aveva di fronte. Eppure, c'era qualcosa di indimenticabile, di quasi disperato nei suoi occhi. Aveva sentito il legame tra i due l'altro giorno; anche se lei non voleva ammettere che ci fosse o che ci fosse mai stato. Rob aveva imparato fin da bambino che sua cugina era testarda, e che aveva sofferto destini terribili che le avevano lasciato cicatrici fisiche ancora visibili.

Ad ogni modo, il legame tra Rinoa e questa persona fece in modo che la violenza non fosse altro che un pensiero passeggero. Parte di lui l'aveva vista soffrire per gli ultimi sei mesi, non per la cecità... ma per pura solitudine. Qualcosa di diverso dall'incidente si era preso il suo spirito. Ironicamente, la perdita della vista le aveva dato qualcosa su cui pensare, qualcosa da dominare. Ma lui poteva sempre vedere il vuoto in fondo al suo cuore. Quel tipo di vuoto che, non importa quanto ci si prova, non se ne va con l'affetto della famiglia o degli amici. Quel tipo di vuoto che solo un'anima gemella può riempire, e in fondo al suo cuore, credeva che quest'uomo fosse quello giusto.

Quello che poteva aiutare Rinoa dove chiunque altro aveva fallito.

La luce del sole gli infastidiva ancora gli occhi, ma Squall poteva capire che oramai erano faccia a faccia. Istintivamente, si schermò gli occhi con una mano, cercando di bloccare il fascio di luce. Anche se era grato di non essere stato ancora attaccato, poteva ora leggere il comportamento dell'altro uomo. Qualche parte di Robert sembrava quasi un riflesso di Rinoa, e della sua abilità di ingannarlo. Spesso Squall aveva frainteso i suoi stati d'animo, e lentamente stava iniziando a interpretare ogni passo, ogni battere del piede, e ogni alzata al cielo degli occhi. Nessuna azione aveva mai significato la stessa cosa, lei era una lingua tutta sua. Un enigma la cui apparenza esteriore sembrava sempre positiva, ma c'era così tanto di più... non aveva mai avuto occasione di imparare.

"Mi chiamo Squall Leonhart e..."

Robert alzò una mano per farlo tacere. Prima che la sua mente capisse cosa stava dicendo la sua bocca, Robert raccontò, "vai al piccolo parco del Monumento alla Memoria, quello vicino all'ingresso est. È seduta su una panchina, e non dire che ci siamo incontrati... e chiamami Rob." Senza altre spiegazioni l'uomo si voltò, tornando nell'edificio. Aprendo la porta, si guardò alle spalle aggiungendo, "ma se le fai del male, ti uccido io stesso."

"Non preoccuparti, se le faccio del male... mi ucciderò da solo." rispose Squall.

Il suo sguardo d'acciaio incontrò quello dell'altro uomo, ed entrambi raggiunsero un comune accordo. Robert sapeva che Rinoa aveva bisogno dell'uomo di fronte a lui, e che quest'uomo aveva bisogno di Rinoa. Ora rimaneva solo una domanda, avrebbe permesso a quest'uomo di tornare nella sua vita? Era successo qualcosa; sperava solo che entrambi avessero la forza e la convinzione di lavorare insieme sui loro problemi.

Squall rimase fermo, sbalordito. Mi ha appena aiutato? Perché? Poi realizzò di quanto supporto potesse aver bisogno in questa cosa, decidendo di accettare l'aiuto sulla fiducia. A volte analizzare troppo era un male tanto quanto non pianificare nulla.

*~*~*~*~*

Il piccolo parco era dedicato alle passate Guerre delle Streghe. Onorava coloro che avevano combattuto e perso la vita, su entrambi i fronti delle forze in gioco. L'iscrizione inoltre andava oltre, onorando coloro che erano destinati a morire in futuro. Era semplice, ma la semplicità dava più valore. Una sola fontana con un monumento di marmo, e su tutti e quattro i lati si snodavano quattro sentieri di pietra che portavano al centro. Simbolici, per rappresentare i quattro lati del mondo che si univano per uno scopo superiore. Eppure, lei non vedeva nulla di tutto quello.

Avvicinandosi silenziosamente alla panchina da dietro, poteva vedere che Rinoa era lì da sola. "BÈ, ora o mai più," mormorò in maniera sconnessa. Per un momento, si trovò di nuovo perso alla vista di lei. Nell'ultimo anno, i capelli di Rinoa si era allungati un po'. Lei era malinconicamente appoggiata allo schienale della panchina, e il vento giocava gentilmente con le sue ciocche di capelli, dandole un aspetto surreale. Vicino a lei c'era una grossa borsa rossa, con il suo braccio sinistro che vi riposava gentilmente sopra. Anche lei indossava una maglia grigia e pantaloncini bianchi. Si avvicinò di qualche passo, trattenendo il respiro. Ad ogni passo, il suo cuore accelerava. La tensione si ruppe quando lui posò il piede per errore su un ramo. Sentì lo scricchiolio sotto la scarpa, e il suono echeggiò nel piccolo parco.

"Vattene, Squall."

"Come hai fatto a capire che ero io?"

Quando Rinoa sentì la sua voce roca, non desiderò altro che gettarsi tra le sue braccia, permettendogli di mettere tutto a posto. Ma era già stata ferita, e aveva intenzione di essere dannatamente sicura che non sarebbe successo ancora. Anche se avrebbe distrutto la persona che amava. Amava? si chiese. No, una volta l'ho amato... non lo farò più. Ricordi di quella fatidica mattina le tornarono alla mente. Ogni emozione, ogni ferita che la guardava... immagini di lui senza vestiti tra le braccia di un'altra donna. Il modo in cui lui stringeva lei, il modo in cui si era sentita devastata perché quella donna non era lei. Così, con una voce senza emozione, continuò, "ho già fatto quell'errore due volte. Voglio essere dannatamente sicura che non succeda ancora. Ora vattene via da me e stai lontano stavolta."

Come disobbedendo a un ordine diretto di un superiore, lui camminò fino alla panchina, la guardò e disse solo, "no."

"Non rovinarmelo."

"Rovinare cosa?"

"Guardare il tramonto."

"Rinny, so che non puoi vedere. Non devi mentirmi."

Furiosamente lei si alzò, avvicinandosi di un piccolo passo al suo sgradito visitatore. Le emozioni basate sul dolore che sentiva, le stesse che aveva sopportato per tutto quell'anno, tradirono la sua mente e i suoi pensieri. Ribatté sprezzante al Comandante della SeeD, "no Squall, io ci vedo proprio benissimo. Di fatto, vedo meglio adesso di quanto non abbia fatto in tutta la vita. Posso sentire il calore del sole sul mio viso, mentre la notte lo inghiotte. Posso ascoltare i grilli che si parlano, e gli uccelli che salutano un altro giorno. Posso sentire la vita intorno a me con la pelle... posso ascoltare il mondo con le orecchie. Sì, posso vedere tutto molto meglio col mio cuore, meglio di quanto tu possa fare con i tuoi occhi."

Puntò il dito all'ultima luce del tramonto, prima che sparisse dietro l'orizzonte. "Posso vedere il tramonto, Signor Leonhart. So che tu non potresti mai. Tu vedi solo quello che ti viene detto di vedere, quello che qualcuno ti ha ordinato di vedere. Mi fai pena... sei tu quello che non vedrà mai il tramonto." Si avvicinò di un altro passo audace verso di lui, puntandogli il dito in viso. "Un'ultima cosa, non chiamarmi mai più Rinny. Quello è per gli amici o per la famiglia, e tu, signore, non sei né l'uno né l'altro."

Squall rimase senza parole, senza sapere come rispondere a quell'improvvisa esplosione di lei. Qualcosa dentro di lei sembrava pieno d'odio e di amarezza, qualcosa che lui non aveva mai visto. Sembrava quasi che ci fosse un'altra persona di fronte a lui. La trasformazione faceva sembrare che un'entità fosse entrata nel suo corpo, e che lei fosse posseduta dalla repulsione. A guardarla sembrava calma, a parte le grida. Ma era quello che non poteva vedere che gli diede speranza. Un'aura di risentimento intorno alle sue azioni, e una di dolore che la seguiva... e che non dipendeva dalla cecità.

Finalmente lui parlò, "non ho intenzione di rinunciare a te. Ogni volta che ti girerai io sarò lì. Ogni volta che ti sembrerà che qualcuno ti stia guardando, sarò io. Io ci sarò... prometto."

"So esattamente quanto significa una promessa da te. Mai sentito parlare di pedinamento? È illegale. Non ti voglio Squall. Non ti ho mai voluto. Ho continuato la mia vita e trovato qualcun altro, è migliore di quanto tu sia mai stato, per me." Quando le ultime parole le sfuggirono, volle che non fossero mai state dette. Stava fingendo che Robert fosse il suo ragazzo, di nuovo, ma Squall non poteva proprio sapere quanto fosse sola. Robert starà al gioco, giusto?

"Il ballerino che c'era alla festa l'altra sera? Lo stesso che ha cercato di uccidermi stamattina? È lui il tuo ragazzo... Robert?"

"Sì, Squall, Robert. Hey, e indovina un po' Squall... non ha paura di toccarmi. Mi abbraccia, e mi dice cosa prova. Conosce i miei più profondi segreti e io conosco i suoi. Non devo preoccuparmi di offenderlo con ogni parola o azione, così può tornarsene nel suo dannato guscio solitario. Mi completa come tu non hai mai potuto fare."

BÈ, pensò, é tutto vero, si occupa di me. Fin da bambini, abbiamo condiviso tanti segreti. Quindi tecnicamente non è una bugia, no? Comunque, non era abbastanza. Doveva dire qualcosa di più sprezzante, per ferirlo quanto lui aveva ferito lei. Qualcosa che l'avrebbe tenuto lontano, per fargli capire che era finita... davvero finita. Okay, quindi qualche bugia non avrebbe fatto male. "Ed è fantastico a letto. Non riesco a credere a come mi fa sentire. Il modo in cui fa l'amore con me, è uomo più di quanto tu possa mai essere."

Rinoa si trovò in una posizione mentale a metà tra la pura rabbia e il puro disgusto. Cosa diavolo ho appena detto? Robert, sesso, oh Dio! Vattene Squall, non farmi continuare questa bugia... sta davvero diventando nauseante.

"Quindi ti scopi tuo cugino?" ribatté lui con disprezzo.

Rinoa non aveva mai sentito tanta rabbia in vita sua. Lo sapeva, dannazione a lui! Mi ha teso una trappola! Con tutta la sua forza, spinse la mano, colpendo con forza contro il suo viso. La mano le faceva ancora male quando sentì Squall rimanere senza fiato e indietreggiare di un passo. "Sei un bastardo Squall Leonhart. Vorrei non averti mai trovato durante la compressione temporale! Mi sarebbe piaciuto vedere il tuo cadavere che marciva in quel vuoto. Che leader che sei! Un leone? Quella è una dannata stupidaggine. L'ultima volta che ho imparato qualcosa sui leoni maschi, dormivano diciannove ore al giorno, mente la leonessa cacciava. La leonessa cresce i cuccioli, e la leonessa trova una tana per la sua famiglia. La leonessa è il vero re della giungla! Il leone maschio pensa soltanto d'essere migliore di chiunque altro. Sai cosa? Non lo è e non lo sei nemmeno tu, Squall Leonhart. Non valevi il prezzo che ho pagato. Non lo varrai mai."

Non voleva lasciare che questo lo scuotesse, ma l'irritazione stava cominciando ad annebbiargli il buon senso. Non era solo per quel giorno, ma per un anno di emozioni che stava cercando disperatamente di nascondere. Lei aveva sempre trovato un modo di portare alla luce i suoi sentimenti, che fossero buoni o meno. Per una volta, lasciò che a guidarlo fosse il suo lato più oscuro, quello che era rimasto in silenzio per tutto quel tempo. "BÈ, l'ultima volta che ho controllato, Rinny, Satana in persona era un angelo caduto... pare che abbia un po' di buona compagnia adesso. Sei tu quella che non valeva il disturbo. Il più grosso errore che ho fatto è stato saltare nello spazio per salvarti il culo. Non sei nulla più che una marmocchia irritante e viziata. Pare che alcune cose non cambino mai."

Squall non poteva credere alle parole anche se stavano ancora echeggiando nella sua testa; non voleva dire nulla di tutto quello. Dannazione, il suo piccolo gioco potevano giocarlo entrambi. "Credo che il leone abbia fatto un errore, ha cercato di salvare la sua leonessa. Ora sa che avrebbe dovuto guardare mentre i predatori sbranavano la sua carcassa. Tu sei quella che non valeva la posta." Non aveva mai voluto colpire una donna prima, ma la rabbia che sentiva dal giorno in cui aveva ricevuto l'anello si stava manifestando. Non solo in pensieri, ma anche in azioni. Squall doveva andare via subito; si rifiutava di farle del male.

Girandosi per andarsene, Squall vide Rinoa che si lanciava contro di lui con la coda dell'occhio. Le sue mani erano alzate, pronte a colpire. L'ex cavaliere sapeva che sarebbe stato probabilmente picchiato di nuovo dalla sua strega. Doveva fermare se stesso prima di farle del male, doveva fermare lei prima che si facesse del male. Con riflessi velocissimi, afferrò entrambe le sue braccia per impedirle di attaccare. Squall poteva sentire la lotta emotiva della donna. Le tenne le braccia forzatamente contro il seno. Poi notò qualcosa che l'avrebbe ossessionato per sempre, qualcosa che non poteva affrontare emotivamente... vide le lacrime.

Dagli occhi di lei sgorgavano fiumi di lacrime, anche se poteva vedere che lei lottava per trattenerle. Eppure, quello che lo avrebbe segnato per la vita, più di una ferita fisica, era la paura sul suo viso. Dannazione a lei. La sensazione della sua pelle, il bisogno di darle conforto, e la vicinanza del suo viso... era troppo. In qualche modo una passione che non aveva mai sentito si rivelò in quel singolo momento. L'attirò a sé, stringendole le braccia con forza intorno.

Squall abbassò lo sguardo sui suoi occhi castani e intensi. Non reagivano alla luce, né vedevano, ma in qualche modo contenevano così tanta emozione. Poteva sentire sul collo il respiro difficoltoso di Rinoa, che gli mandava brividi lungo la schiena. Prima che la sua mente potesse reagire, lasciò scivolare una mano fino al suo collo, la strinse a sé, e la baciò.

Rinoa stava lottando nel suo abbraccio deciso, insicura su cosa lui stesse per farle. Dannazione, non toccarmi. Anche lei non poteva affrontare la sensazione che lui risvegliava nel suo corpo. Con una reazione naturale, aveva alzato la testa a guardarlo, per puro riflesso. La cosa successiva che aveva sentito erano le sue labbra sulle sue. Provò a lottare e divincolarsi, ma lui continuò a tenerla stretta.

Perché diavolo mi fa questo? Squall, non mi hai mai baciata co... oh Dio... Era una passione purissima che lei non aveva mai sentito; prima che potesse fermare le reazioni del suo corpo, stava rispondendo al bacio. Non i bacetti incerti di un anno prima, ma una sensazione che le correva in tutto il corpo. Prima che potesse registrare completamente la sensazione nella mente, la lingua di lui le scivolava in bocca, e sorprendentemente, lei glielo stava permettendo, desiderando soltanto di più. Squall ora la stringeva di più, più vicina di quanto avesse mai osato prima. Ogni centimetro della sua forma muscolosa premeva contro il suo corpo piccolo, ed ogni tocco si registrava nella mente di lei... e nel suo cuore.

Squall non poteva più controllare la crescente eccitazione, i sentimenti era troppo dannatamente forti. Rimasero così per un tempo che sembrò infinito, esplorando appassionatamente ogni centimetro della bocca dell'altro. Alla fine, Squall raccolse la forza di fermare la sua improvvisa perdita di controllo, prima che la sua mente venisse sopraffatta dall'emozione. Gli ci vollero diversi secondi per riprendere fiato, prima di poter pensare chiaramente.

"Stai dannatamente lontano da me Squall!" Le parole di Rinoa erano appena udibili tra le lacrime e l'ovvia passione che l'aveva tradita pochi secondi prima.

Squall la lasciò completamente andare, indietreggiando esitante di un passo. Il suo cuore aveva ancora il battito accelerato per quello che era appena successo. Chinandosi verso di lei, avvicinò la bocca fino a pochi centimetri dal suo orecchio, e con una voce quasi seducente mormorò, "non rinuncerò a te, prometto."

Lei poté soltanto cercare di recuperare la calma, mentre sentiva i suoi passi sparire nella notte. Asciugandosi le lacrime dal viso, guardò ancora dove c'era il tramonto pochi minuti prima.

"È troppo tardi per noi Squall, è troppo tardi," sussurrò nella brezza estiva. Lui se ne era già andato.

*~*~*~*~*

Quando Squall arrivò all'hotel, non desiderava altro che farsi una doccia fredda e andare direttamente a letto. Con i suoi amici alle calcagna, sapeva che non sarebbe successo presto. Era solo che loro erano parte di tutta quella faccenda quanto lo era lui. Rinoa aveva bisogno anche di loro, anche se non l'avrebbe ammesso con nessuno, per il momento.

Ironico, due anni prima era lui quello che li teneva alla larga. Squall non poteva ammettere di aver bisogno di qualcuno nella sua vita. Erano la sua famiglia, tutti quanti. Ora era lei quella che aveva bisogno di lasciarli entrare nel guscio che si era costruita. Le cose cambiano, le persone cambiano, le situazioni cambiano. Quello che lo disturbava non era il fatto che lei fosse cieca, non poteva esserci nulla di più sbagliato, ma perché l'odio nei suoi confronti? Cosa ho fatto? Le parole che aveva detto, ma cosa ancora più importante, il modo in cui le aveva dette. Era stato fatto solo per ferirlo, per ferirlo di proposito, in maniera premeditata. Era una caratteristica che lui non aveva mai saputo che esistesse in lei; qualcuno l'aveva ferita profondamente. Qualcosa continuava a dirgli che c'era qualcosa oltre la cecità, qualcosa che le aveva guastato l'anima. Era ora più determinato che mai a scoprire la verità nascosta dietro quegli occhi castani.

*~*~*~*~*

"Hey Squall, sono Selphie," disse una voce incerta da dietro la porta della stanza. Senza la solita energia, il suo tono di voce tradiva la sua trepidazione. "Cid voleva che chiamassi quando saresti tornato. Vuole avere un aggiornamento sulla nostra permanenza a Deling. Non gli abbiamo detto nulla, pensavamo che fosse meglio lasciare i dettagli al nostro comandante. Quando hai fatto, ci vediamo tutti al bar per bere qualcosa. Per favore vieni anche tu, vorremmo sapere che è successo stasera. Per favore?"

Avrebbe odiato raccontare quello che era successo a tutti. Era passati più di due anni da quando li aveva accettati come amici, ma alcune parti della sua vita erano ancora top-secret. Squall immaginò di poter dare un resoconto generico dell'incontro. Sperava che sarebbe bastato a soddisfare la loro furiosa curiosità. Come aveva capito poco prima, erano anche loro amici di Rinoa, quindi logicamente volevano sapere come stesse. Sospirò.

"Dammi qualche minuto per chiamare il preside Cid. Vi vedo giù al bar, promesso." Promesso... era la seconda volta che usava quella parola quel giorno. Proprio quella che cercava di evitare così spesso. Stava diventando bravo a far promesse, sperava solo di non romperle.

*~*~*~*~*

"Sono il Comandante Leonhart, vorrei parlare con il preside Cid Kramer."

La voce dall'altro lato della cornetta era molto professionale ed educata. "Per favore rimanga in attesa comandante, sto inoltrando la sua chiamata all'ufficio del preside." Protocollo, quando odiava questo linguaggio burocratico. Non era davvero per lui, avrebbe preferito essere in battaglia che doversi comportare in maniera consona all'alta direzione. Cid era come un padre per lui, ma era anche il Preside per i mercenari d'elite della SeeD. I suoi doveri verso il Garden avevano la priorità sulle faccende personali. Una volta ogni tanto, Cid tornava al suo ruolo paterno, ma per la maggior parte delle volte si tratta solo di 'sì signore, no signorÈ. Squall preferiva così il loro rapporto, strettamente professionale.

"Parla il Preside del Garden di Balamb, Cid Kramer."

"Signore, sono il Comandante Leonhart, vorrei aggiornarla sulla nostra situazione."

"Situazione, Squall? Pensavo che ti fossi preso qualche giorno di ferie per andare a Deling. Credo che 'vacanza' e 'situazione' siano due parole diverse."

"Sì signore, penso anch'io." Ci fu uno strano silenzio in cui Squall si aspettava che il preside parlasse. Quando il silenzio continuò chiese, "quando vorrebbe che tornassimo al Garden?"

"Squall, finiscila. Ti puoi prendere tutto il tempo di cui hai bisogno. Hai lavorato con diligenza negli ultimi due anni. Gli altri possono tornare quando pensano sia il momento. Tu figliolo, voglio che torni quando saprai che è il momento."

"Sì signore, capisco," mentì Squall, non aveva davvero capito l'affermazione. Il silenzio della chiamata ora sembrò una coperta che doveva nascondere qualcosa. Che cosa, non sapeva dirlo. Perché Cid vuole che stia a Deling fino a che ne ho bisogno? Gli altri gli hanno già detto di Rinoa? Selphie mi ha detto che non hanno raccontato nulla. Allora perché il preside collabora così?

"Squall, devo dirti qualcosa, non come preside, ma come qualcuno che pensa a te come alla propria carne e al proprio sangue. Maude McCay ci ha telefonato circa tre settimane fa, chiedendo come poteva ringraziare i membri della SeeD che avevano curato la sicurezza del presidente. È una vecchia amica di Edea quindi quando ha suggerito denaro o regali... Beh, le ho detto di no. È contro le regole del Garden ricevere regali oltre al pagamento per i nostri servizi, ma avrei fatto un'eccezione. Le ho detto di quanto voi tre desideraste vedere il balletto di Deling City."

"Un balletto signore? Perché mai le avrebbe detto che volevamo andare al balletto? È qualcosa per cui non esprimerei mai il desiderio di fare in milioni di anni. Signore, non sono sicuro del perché abbia deciso di fare un'eccezione per questo, a meno che..."

"Sì Squall, lo so. Edea mi ci aveva trascinato una settimana prima, nella stessa maniera in cui ti ho fatto partecipare io. Ho visto Rinoa. Come preside, preferirei che tu pensassi solo al tuo lavoro al Garden. Come uomo che ti vuole bene, sapevo che non eri più stato lo stesso dopo la sua partenza. Avevi bisogno di lei. Ho pensato che forse vedendo Rinoa ancora una volta... l'avresti capito anche tu."

"Cid, Rinoa ha avuto un incidente automobilistico sei mesi fa. Ha perso la vista."

Non era sicuro del perché stesse dando quest'informazione al preside. Dio sapeva che Rinoa non voleva che qualcuno scoprisse il suo segreto. Forse voleva dire a Cid, senza dirlo direttamente, 'per questa missione ci vorrà un po'.' Squall non voleva abbandonare i suoi doveri al Garden, ma il comandante sapeva che concentrarsi sugli affari sarebbe stato impossibile fino a quando non si sarebbe sentito di nuovo completo. Perché ciò accadesse doveva avere lei al suo fianco.

"Sono molto dispiaciuto, Squall."

"Non lo sia. Lei non lo vorrebbe."

"No, hai ragione... Rinoa non lo vorrebbe. È ancora la benvenuta al Garden. Adorerei avere di nuovo qui quella cara ragazza."

"Grazie preside... Cid. Spero di riportarla a casa, prima o poi."

Posando la cornetta, Squall si ritirò negli abissi della sua mente. Sembrava che fossero passati secoli da quando Rinoa aveva vissuto al Garden, solo un corridoio lontano da lui. Aveva avuto la possibilità di fare l'esame per entrare nella SeeD, ma aveva gentilmente declinato l'offerta. "Non voglio compromettere i miei ideali solo perché qualcuno mi paga per farlo," avevo spiegato a Cid quando le aveva offerto quell'opportunità.

Rinoa aveva accettato di rimanere e aiutare dal punto di vista amministrativo, lavorando come assistente del preside. La parola 'segretaria' veniva usata spesso, ma lei replicava, "non gli porto il caffè, di solito lo porta lui a me." A Cid piaceva Rinoa, pensava a lei come ad una dei suoi figli. Anche il preside si era stupito quando se ne era andata all'improvviso. Rinoa era stata l'unica con la miracolosa capacità di mantenergli la scrivania in ordine; un'impresa in cui non era riuscita nemmeno Edea in venticinque anni di matrimonio.

"Lei sapeva... no, sa, " si corresse, "come trattare le persone. Come trattare me."

Squall osservò la stanza d'albergo. Se messa a confronto, la stanza era uguale al suo nuovo dormitorio al Garden. Eppure, in qualche modo, questa stanza sembrava più invitante. Vuota. Così gli sembrava la sua stanza a Balamb. Vuota, sin da quando lei se ne era andata. No, non viveva con lui, ma passava molto tempo là... la stanza sembrava quasi più una casa quando c'era Rinoa.

Guardò la scrivania, notando il libro in Braille. Lo prese in mano ancora una volta, voltando lentamente ogni pagina, come se la carta lo stesse risucchiando in un vortice. Quando raggiunse le pagine con l'alfabeto si fermò, chiuse gli occhi, e sentì la pagina. Non aveva ancora significato, solo punti in un libro, dove avrebbero dovuto esserci parole. Squall aprì gli occhi, guardando i piccoli punti in rilievo. Guardandoli poteva notare le differenze, proprio come prima. Leggerli era facile con gli occhi aperti. Era sempre facile quando si poteva vedere. Chiuse il libro e lo ripose sullo scrittoio.

Prendere tempo prima di fare quel che non poteva evitare era tutto quello che riusciva a fare con successo. Impedendo ai sentimenti di riemergere, prima di provare a rivivere la giornata raccontandola. Emozioni che erano state nascoste per così tanto tempo minacciavano di essere rivelate. Aveva sempre sentito il vecchio adagio per cui c'era forza nei numeri. Con il suo addestramento militare, lo aveva interpretato solo relativamente agli eserciti durante i tempi di guerra. Ora più che mai, sapeva che loro cinque erano più forti di uno solo. Di lui, da solo. Guardò l'ultima volta l'orologio prima di afferrare la sua giacca. Era tempo di scendere alla tavernetta dell'hotel, e di affrontare le domande di tutti. Domande a cui era sicuro di non avere risposta.

*****
Nota della traduttrice: come sempre, grazie a DefenderXche ha betato la storia^^ -Alessia Heartilly

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Capitolo 5
*** V. Mattina ***


CASTLES IN THE SKY
di Ashbear, tradotto da Alessia Heartilly
~ Capitolo 5: Mattina
~

Nel corso degli anni, il bar non era cambiato, come se almeno lì il tempo si fosse davvero fermato. Era cambiato poco dai tempi in cui Julia suonava lì il pianoforte, tranne la clientela. Era stato un punto di ritrovo per i soldati galbadiani in passato; ora era molto più comune trovare uomini 'di tutti i giorni' seduti tra la folla. I SeeD era tutti raccolti intorno a un tavolo, e non parlavano d'altro che di Rinoa dal momento in cui erano arrivati.

"Quindi se non c'era un altro ragazzo, perché se n'è andata secondo voi?" chiese Zell. Bevve un altro sorso di birra e guardò gli altri tre.

"Forse perché tu l'hai spaventata con la tua ossessione per gli hot dog," sbottò Selphie. "O forse era stanca che Irvine continuasse a provarci. Sappiamo tutti come ci si stufa alla svelta di questo."

In sua difesa Irvine replicò con noncuranza, "non flirtavo con lei più di tanto. Sapete che starei pulendo i bagni con uno spazzolino, se l'avessi fatto. Non avrei voluto far arrabbiare il nostro caro comandante. Squall poteva rendermi la vita un inferno e l'avrebbe fatto. Si arrabbiò persino una volta perché l'avevo chiamata tesoro e le avevo dato un bacio innocente sulla guancia."

"Davvero?" disse Selphie fingendo gelosia. "L'hai baciata?" Selphie non era arrabbiata. Le piaceva soltanto far penare Irvine per le sue vecchie abitudini. Sapeva che lui la amava, ma era divertente guardarlo cercare di difendersi.

"Sì, la prima e unica volta," spiegò il cowboy. "Avresti dovuto sentire la ramanzina che mi fece Squall sui codici di comportamento della SeeD. Era così arrabbiato. So che non gliene sarebbe potuto importare di meno, fosse stato qualcun altro... ad ogni modo, non era qualcuno a caso, era Rin. Ma farmi la ramanzina 'da comandante' era più facile che dirmi 'stai dannatamente lontano dalla mia ragazza, cowboy. O il tuo culo finirà a passarsela male nei deserti ghiacciati di Trabia.'"

"Hey, aspetta un attimo!" intervenne Selphie. "Questo mi offende!"

Irvine cominciò a ridere tra sé e sé, ignorando la protesta della sua compagna. "La parte divertente fu che Rin si voltò verso di me, si alzò sulle punte dei piedi, e mi baciò sulla guancia. Poi si voltò verso Squall, sorrise e disse, 'hey, io non sono un SeeD, tesoro'. Squall non aveva cambiato espressione agli occhi di chi non lo conosceva, ma io potevo vedere che era irritato. Si voltò, dicendo 'chi se ne frega' e se ne andò via furioso. Rin riusciva davvero a fargli mostrare emozioni come noi non siamo mai riusciti a fare, anche se non sempre erano positive."

Gli altri iniziarono a ridere piano immaginando Rinoa che baciava Irvine per ribellione. Quistis, che era stata relativamente tranquilla per tutta la sera, posò il suo vino sulla tavola facendo un commento che nessuno si sarebbe aspettato. "Squall è stato uno scemo a non dire a Rinoa che la ama."

Quando Rinoa si era trasferita al Garden, gli amici più vicini a Quistis si aspettavano che ne fosse infastidita. La cosa ironica era che lei non lo era mai stata. Il pettegolezzo per cui 'Quistis era innamorata di Squall' era stato ridicolmente gonfiato dai membri del suo fan club. Infatti, lei stessa incoraggiava Rinoa ad andare da Squall quando lui aveva bisogno di qualcuno, anche se quest'ultimo non avrebbe mai ammesso di 'aver bisogno' di qualcuno. Quistis voleva bene a Rinoa, per lei era come una sorella, e ora, due anni dopo, era più che determinata a vederla di nuovo insieme a Squall.

"Non glielo ha mai detto, sapete. Sono sicura che dentro di sé Rinoa sapeva quello che provava Squall. A volte sentirselo dire significa più di quello che si crede. Non si riferiva a lei nemmeno come alla sua 'ragazza', solo come a una delle sue migliori amiche. Sapevo che aveva problemi ad ammettere i suoi sentimenti, anche a se stesso. Eppure, credo che stavolta sarà diverso. Penso che finalmente ammetterà i suoi sentimenti con lei, e cosa più importante a se stesso. Non perché è cieca, ma perché la ama, a qualsiasi condizione. Il tempo ha uno strano modo di trattare le emozioni... solo quando lei è mancata lui si è reso conto di cosa ha perso. Di chi ha perso."

Tutti annuirono, mentre l'istruttrice finiva di parlare. Fin dalla sconfitta di Artemisia, Squall era stato più aperto e onesto coi suoi sentimenti. Non era successo da un giorno all'altro, né era stato un processo completo. Ma comunque, continuava a migliorare. Stava con il resto del gruppo, chiacchierava perfino, ma non come quando c'era ancora Rinoa con loro. Squall era felice allora, e anche se non gli era chiaro, le persone intorno a lui potevano capirlo. Dopo l'improvvisa partenza di Rinoa, era stato quasi impossibile trattarlo per i primi mesi. Con il tempo, il comandante era migliorato, ma nessuno si azzardava a fare il nome di Rinoa davanti a lui. Solo i suoi più intimi amici sapevano quanto stesse soffrendo, anche a un anno di distanza.

Selphie notò Squall che scendeva le scale e ne fece cenno agli altri intorno alla tavola con fare indifferente. Gli altri capirono e cambiarono velocemente argomento. Zell annunciò, "hey, il mio compleanno si avvicina. Mi servirebbe davvero un tritatutto, di quelli che ricavano roselline dai ravanelli." Sfortunatamente, a questa affermazione, Irvine cominciò a ridere così così forte che quasi si strozzò con la birra. Non c'é nulla di così spaventoso quanto un cowboy, con la birra che gli esce dal naso... non una bella cosa da vedere.

"Hey, Squall," disse Quistis salutando il comandante. Selphie stava dando rapidi colpi sulla schiena di Irvine, mentre lui cercava ancora di riprendere fiato. "Stavamo parlando di... tritatutto." A questo punto, nemmeno lei poteva trattenere le risate. "Davvero, eh."

Squall guardò semplicemente l'eterogeneo gruppo seduto intorno al tavolo e in una maniera molto 'da Squall' replicò, "certo, chi se ne frega." Si sedette al tavolo. "Be', le ho parlato, all'incirca. Non è andata molto bene, ma le ho detto che non rinuncerò, e dico davvero. Credo..." Gli sembrava strano dire quelle parole. Non era un fanatico del chiedere aiuto a qualcuno, specialmente su qualcosa di così personale. "Non so cosa fare, adesso."

A questo punto, Irvine era riuscito a ricomporsi, con il naso che ancora gli faceva male per tutta la faccenda. "Beh, penso che dovresti essere contento di aver qui con te il più grande esperto al mondo in fatto di donne."

Squall guardò Irvine negli occhi. "Sì, ne sono davvero contento... Zell, cosa suggerisci?" Con quel commento che veniva dal comandante di solito serio, tutti cominciarono a ridere di nuovo. Anche Squall sorrideva appena.

Quistis era così felice di vederlo comportarsi così. Non ricordava di averlo sentito prendere in giro qualcuno da quando Rinoa se ne era andata; era felice anche che lui stesse chiedendo aiuto ai suoi amici. Era un passo davvero grande per lui. Rinoa era tornata nella sua vita da tre giorni e già si poteva notare un cambiamento.

"Che ne dici dei fiori, Squall? So che li amava moltissimo. Potrebbe ancora sentirne il profumo, e non ricordo che tu le abbia mai regalato fiori."

"No, Quistis, non l'ho fatto, ma avrei dovuto. E' un primo passo no? Ma non sorprendetevi se finiranno nella spazzatura."

I cinque passarono le due ore successive a ricordare Rinoa, pianificando inoltre vari modi per farla aprire di nuovo. E' sorprendente, pensò Squall. Dev'essere quello che hanno fatto tutti due anni fa, farmi aprire a Rinoa a Fisherman's Horizon, e ora tocca a noi far la stessa cosa con lei.

*~*~*~*~*

L'ho abbracciata... per pochissimi secondi, è stata tra le mie braccia. Ora sorge il sole su un nuovo giorno. So che non vorrebbe che mi dispiacessi per lei, ma i colori là all'orizzonte sono così vividi... vorrei solo che anche lei potesse vederli. Rinoa ha detto di poterli vedere. Può vederli, può davvero vederli?

Squall sedeva sulla spiaggia sabbiosa, di fronte all'oceano. Si era alzato presto, ed era andato alla spiaggia tranquilla che distava parecchi chilometri da Deling, a piedi. Era ancora buio quando era uscito dall'hotel, ma il tempo che passava da solo gli faceva bene, come aveva sempre fatto. Si era portato il gunblade, nel caso avesse avuto problemi lungo il tragitto. Quando aveva raggiunto la spiaggia isolata, si era seduto sulla sabbia. Il sole aveva appena iniziato ad apparire all'orizzonte quando era arrivato. Ora stava apertamente salutando il nuovo giorno. Le tonalità rossastre e vinaccia si mescolavano con i toni bui del cielo notturno.

L'acqua rifletteva semplicemente la bellezza dei colori, rendendoli dieci volte più vividi. Alcuni gabbiani volavano sul mare per raccogliere gli ultimi rimasugli di quello che la marea aveva trascinato con sé. Onde schiumose incontravano gentilmente la riva, mentre Squall cercava di ricordare ogni minuscolo dettaglio. Non aveva mai notato la bellezza di un'alba, o di un tramonto. Era sempre sembrato qualcosa di frivolo, quando c'erano cose molto più importanti a cui pensare.

"Sentire sulla pelle, ascoltare con le orecchie, vedere con il cuore."

Erano state la parole pronunciate da Rinoa il giorno prima. Squall inalò profondamente, assaporando ogni respiro di aria salata, e chiuse gli occhi. All'inizio, la sensazione fu molto snervante. L'incertezza derivante dal non vedere ciò che stava intorno era quasi opprimente. Non essere in grado di vedere se si avvicinava un nemico lo faceva sentire debole e vulnerabile. Aveva passato molti giorni al Garden ad imparare a superare questa sensazione. Dopo un momento, la sensazione di insicurezza diminuì. Quando smise di pensare così tanto e iniziò soltanto a sentire, ci fu uno straordinario, nuovo fenomeno.

Le onde, le onde delicate, furono il primo suono che notò. Ognuna incontrava la terra con un leggero scroscio. Con gli occhi della mente, poteva vedere le onde color zaffiro e smeraldo che si infrangevano a riva con un suono confortante. Notò qualcosa di quasi ritmico in quell'unione di terra e acqua. Approssimativamente, suonava come una forma di musica forzata.

Poi Squall concentrò l'udito sui più rumorosi abitanti della spiaggia, i gabbiani. Ascoltando attentamente, si poteva quasi sentirli parlarsi l'un l'altro, in una lingua conosciuta solo a chi apparteneva alla loro razza. Uno di loro emetteva un verso, poi gli altri rispondevano con altri toni vocali... stavano comunicando. A volte, quando uno gli volava sopra la testa, Squall poteva percepire lo sbattere delle ali... e il vento che cambiava direzione. Vento? Sì, c'era una brezza pacifica che soffiava quasi tenera da... nord? Sì, era definitivamente un vento da nord. Poteva sentirlo che giocava coi suoi capelli lunghi, e ogni tanto una ciocca gli faceva solletico al naso.

Il sapore salmastro dell'oceano gli danzava nei sensi. Non solo poteva annusare l'oceano, poteva letteralmente sentirne l'amarezza. Squall sentì il caldo del sole che aumentava sul suo viso stanco. Il sole saliva velocemente adesso. Sentendone l'intensità, avrebbe potuto indicare, solo con le sensazioni, dove si trovava nel cielo del mattino. La sensazione poteva essere paragonata solo ad un nirvana. Perché non ho mai notato queste piccole cose prima?

Non poteva più trattenere il sorriso che ora si formava liberamente sul suo viso, ma prima di rendersene conto, Squall Leonhart rideva tra sé e sé. Stava ridendo. "Perché non ho mai visto prima questa bellezza?" Lo scroscio delle onde, il soffiare del vento, la voce dei gabbiani... tutto quello che lo circondava creava la ninna nanna più meravigliosa.

Quella mattina Squall Leonhart vide l'alba, per la prima volta nella sua vita.

Ed era bellissima.

*~*~*~*~*

Il giorno precedente era stato difficile per lei. Quello era un fatto assodato. I sentimenti che le correvano in testa erano quasi troppo da accettare. Lui l'aveva tenuta stretta. Per quanto Rinoa lo detestasse per averla tradita, non poteva scrollarsi di dosso la sensazione di sicurezza che sentiva con lui, solo con lui. Non si poteva negare che esistesse ancora un legame tra loro; un legame che avrebbe tentato di superare per sempre.

Davvero non rinuncerà a me? Perché combatte così tanto ora, dopo un anno? E' perché sono cieca, o perché ha davvero bisogno di me? E' ridicolo... perché dovrebbe volermi? Potrebbe avere tutte le donne che vuole... io non sarei mai nulla più che un fardello per lui... il Comandante della Seed che deve prendersi cura di me come se fossi una bambina.

Posò delicatamente la spazzola sul comodino, decidendo di non analizzare troppo quel che era successo, per il momento. Era ora di colazione, e lei era affamatissima. La sera prima non se l'era sentita di cenare, con lo stomaco ancora contratto per l'incontro di poco prima. Tornata a casa, nella sua stanza, Rinoa si era seduta sul balcone, sentendo il vento che le soffiava intorno. C'era una pace e una tranquillità nell'oscurità, che gli altri non avrebbero mai potuto comprendere. Aveva ascoltato tutti i suoni caratteristici della notte, una melodia con tutti i crismi.

Le mancava davvero Angelo in quel momento. La sua fedele compagna era stata portata a Dollet per essere educata con un addestramento speciale. Caraway le aveva offerto di regalarle un cane per non vedenti, ma Rinoa aveva insistito che Angelo era giovane e abbastanza intelligente da concludere il duro addestramento. Angelo sarebbe stata via per alcuni mesi, e poi gli addestratori le avrebbero riportato il cane oramai esperto perché lavorasse con lei. Tutto questo era stato fatto in segreto, per non destare sospetti. Nessuno a Deling avrebbe trovato strano vederla passeggiare con il suo cane. Angelo era stata una grande amica durante qualsiasi cosa, un'amica che si poteva accucciare accanto a lei e darle un bacio quando ne aveva bisogno. Le mancava quel dannato cane.

Scendendo le scale, Rinoa poté sentire suo padre che parlava nello studio. E' tornato? Era andato ad Esthar per motivi strettamente politici. Lei non faceva molte domande a suo padre sul suo lavoro, e lui non faceva troppe domande sulla sua vita. Era un accordo reciproco, di cui nessuno dei due aveva mai parlato. Quando arrivò all'ultimo scalino, lo udì riagganciare il telefono.

"Rinoa, per favore, vieni nel mio studio per qualche minuto."

Durante l'intero incubo, era stato più che disposto a pagare per i più raffinati trattamenti medici che il denaro potesse permettere di avere. I migliori medici, oculisti specializzati, e terapisti erano tutti a sua disposizione. Sfortunatamente, l'aiuto era stato soltanto economico. Aveva passato poco tempo con lei durante il ricovero ospedaliero, e ne passava ancor meno ora. Il colonnello entrava ogni tanto, le faceva un bel discorso 'sono qui se hai bisogno di me', e se ne andava altrettanto bruscamente.

Riuscire a muoversi per casa era stato qualcosa di ottenuto con ore di esercizio. Entrò facilmente nello studio e si sedette sul piccolo divano, il più vicino alla porta. Era davvero una delle cose più scomode su cui si era mai seduta. Rinoa immaginava che fosse costato un occhio della testa, e che fosse fatto solo per sembrare bello. Questo, ovviamente, non significava niente per lei.

"Sono arrivate queste per te poco fa." Mentre il colonnello parlava, lei poteva sentire un potente aroma di fiori che riempiva l'aria.

"Rose," replicò quasi dispiaciuta. "Di che colore sono?"

"Color pesca, non c'è nessun biglietto. Sai da chi possono arrivare?"

"Sì, penso proprio di saperlo." Lentamente allungò la mano, prendendone una per il gambo. Era solo un caso che nessuna spina l'avesse punta, ma a dirla tutta, a lei non sarebbe interessato. Alcune cose valevano tutte le loro conseguenze. Aspirando profondamente la loro fragranza, chiuse gli occhi, anche se non ce n'era bisogno. Eppure le permetteva di rilassarsi, essere incantata da un semplice fiore. "Sono bellissime, vero?"

"Sì, credo di sì... se a uno piacciono quelle cose," replicò Caraway. Avvicinandosi, si sedette sul tavolino da caffè di fronte a lei. Rinoa sapeva che c'era qualcosa che non andava, perché lui non le aveva mai parlato in quel modo. Mai. C'era qualcosa che non andava... o qualcosa di cui aveva bisogno. Lo conosceva bene.

"Rinoa, devo parlarti di una cosa. Dopo le elezioni di qualche mese fa, il presidente Mitchell ha deciso di creare un nuovo Consiglio Mondiale. Ho ricevuto una chiamata da lui in persona, vorrebbe che mi candidassi come rappresentate del congresso, terzo distretto, città di Deling. La ragione per cui sono andato ad Esthar era controllare i nuovi trattati di pace che abbiamo proposto. Se riesco a farli firmare, ho grandi possibilità di vincere le elezioni, sarò virtualmente senza avversari. Ristabilire un solido accordo commerciale con loro e vari loro alleati garantirebbe la vittoria. Sia Balamb che Trabia hanno già accordi commerciali con loro... e con i nuovi pozzi petroliferi trovati a Trabia, sarebbe una fortuna inaspettata per Deling."

"Grandioso! Accordi commerciali aiuterebbero davvero tutta l'economia, specialmente quella di Timber. Qualcosa di simile sarebbe fantastico per loro."

"Sì, lo sarebbe davvero, ne avrebbero anche un guadagno finanziario molto importante. Qui entri in gioco tu, Rinoa. Secondo i sondaggi, il colonnello Alexster ed io siamo testa a testa. Il presidente pensa che io abbia bisogno di qualcosa che mi metta in buona luce agli occhi degli elettori. Vorrei che tu rendessi pubblica la tua cecità sulla televisione nazionale. Sarei lì, accanto a te, in ogni momento. Quando gli ufficiali di Esthar ti vedranno, saranno felici di firmare i trattati... e ancora di più, dato che sarai dalla parte di Timber."

Rinoa non poteva credere a quello che udiva. "Tu cosa? Vuoi usare il fatto che ho perso la vista per far sì che il pubblico sia dispiaciuto per te? Per Timber? In televisione con il mio caro vecchio paparino accanto a me, che si candida per il padre dell'anno, vero? Sarò dannata se ti aiuterò mai a vincere un'elezione sulla base di simpatia. L'unica che avrà compassione di te sarò io!"

"Non parlarmi in quel tono signorina. Questa è ancora casa mia, e devi rispettare la mia autorità."

"Sì, signore! Qualunque cosa per lei, signore!" replicò in tono malevolo.

Rinoa si alzò dal divanetto, il più velocemente possibile. Dirigendosi direttamente alla porta del patio, sbatté le porte di vetro il più duramente possibile. Seguendo il sentiero di pietra, si diresse immediatamente al giardino fiorito. Aveva sempre amato i fiori, fin da bambina. Era un posto in cui si sentiva al sicuro, un posto a cui sentiva di appartenere. Sempre che ci fosse ancora un posto simile. Rinoa continuò a camminare verso il gazebo, sedendosi su un vecchio dondolo di legno. Da bambina ingenua, aveva trascorso molte ore seduta lì a fantasticare: la vita perfetta, il marito perfetto, e una famiglia che la amasse. Non avrebbe permesso a nessuno di farla piangere, ma ora nulla nulla sua vita sarebbe più stato perfetto.

*~*~*~*~*

Rinoa poté sentire qualcuno che si avvicinava. Vattene Caraway. Eppure non voleva parlargli, non ora. Poi realizzò che non era suo padre, mentre la persona si sedeva accanto a lei.

"Ti ho detto di lasciarmi in pace, Squall."

Ignorando la sua affermazione lui rispose con noncuranza, "passavi molto tempo qui da bambina?"

Senza il desiderio di lottare o litigare ancora, Rinoa rispose timidamente alla sua domanda. "Sì, soprattutto dopo che mia madre morì."

"E' davvero bello. Capisco il perché."

"Sì," sussurrò lei.

Dopo pochi secondi in cui non seppe come reagire alla presenza di Squall, Rinoa distolse lo sguardo. La curiosità iniziava ad aver la meglio su di lei, e voleva sapere come stavano tutti al Garden di Balamb. In quel momento, la rabbia per suo padre eclissava quella per Squall. Rinoa si sorprese per quanto facilmente potesse aprirsi all'uomo accanto a lei, lo stesso a cui non voleva parlare mai più.

"Vuole usare la mia cecità per vincere le prossime elezioni."

Squall era sbalordito. Per prima cosa, lei gli stava davvero parlando... non gridando contro, ma proprio parlando. E seconda cosa, era qualcosa che riguardava la sua vita privata. Il pensiero che il colonnello Caraway usasse Rinoa disturbava anche lui. Come può un padre usare l'inabilità di sua figlia per accattivarsi il favore del pubblico? Rispondere a quel che lei aveva detto si dimostrò estremamente complicato, perché una sola parola sbagliata l'avrebbe fatta infuriare di nuovo.

"E' imperdonabile, Rinoa, che un padre usi sua figlia per un tornaconto politico. E' una decisione tua e tua soltanto. Lo dirai alla gente quando sarà il momento."

"E se non fosse mai il momento? Non penso che ci sarà mai il momento perfetto. Hey tutti quanti, guardatemi perché io non posso dannatamente guardare voi." No, aveva promesso a se stessa che non avrebbe più pianto, ma perché era così difficile tenere a bada le lacrime? Lui non rispose al suo ultimo sfogo, lei poteva sentire soltanto il suo respiro ritmico, un suono che non avrebbe mai dimenticato. "Squall, perché sei qui?"

"Perché... ho promesso."

"Grandioso," rispose lei sarcasticamente. "Mantieni proprio quella promessa. Per favore... vai via e basta. Non posso affrontare anche questo adesso. Non capisci. Non ti voglio nella mia vita... né oggi, né domani, né mai."

"Non ci credo."

"Che c'é da credere Squall? E' semplice... lasciami in pace."

"Se non mi vuoi nella tua vita, perché mi hai chiamato?"

"Non ti ho mai chiamato! Ti sei presentato alla mia porta, come un cucciolo perso."

"No, non ieri Rinoa... all'ospedale, dopo l'incidente?"

"Ma di che cosa stai parlando, per amore di Diablos?"

"All'ospedale, l'infermiera ha detto a Quistis che chiamavi il mio nome. Rinoa, chiamavi me. Avevi bisogno di me... avrei dovuto esser là, accanto a te."

Il suo istinto le diceva di alzarsi e urlargli contro, "sì, avresti dovuto! Ma sono sicura che la puttana nel tuo letto non sarebbe stata molto felice se tu fossi uscito nel bel mezzo di... qualsiasi dannata cosa facciate voi due a letto." Decidendo che non glielo avrebbe mai fatto sapere, rimase zitta su qualsiasi cosa riguardasse il suo tradimento. Avrebbe dovuto esser lui a dirle la verità, se era forte abbastanza. Dubitava che lui lo sarebbe mai stato. Se è davvero questo leone che dice di essere, ammetterà facilmente che è un traditore figlio di pu... davvero... davvero ho chiamato lui? Era tutto così nebuloso, l'ospedale, le persone... forse l'aveva fatto.

Così, scelse di essere vaga. "Ho sopravvissuto benissimo senza di te."

"Siamo... sono felice che tu l'abbia fatto, dico davvero. Sono davvero contenta che tu non sia mo... che tu non ci abbia lasciato. Sono felice anche che ci fosse Robert con te."

"Be', mio padre di sicuro non c'é stato. La forza di Robert mi ha salvata." Una lunga, imbarazzante pausa seguì. Alla fine, Rinoa disse con una voce molto melodiosa, "come stanno?"

Squall sapeva esattamente di cosa lei stesse parlando, felice di avere una possibilità di parlarle senza essere schiaffeggiato. Non voleva dire troppo, quello sembrava cacciarlo sempre nei guai con lei... allora come adesso.

"Quistis ha riavuto la licenza per insegnare, ma penso che stesse lavorando per riottenerla quando tu vivevi ancora là. Insegna una classe avanzata di Progresso della Civilizzazione. Non provare a chiedermi che cosa sia... sono solo contento che non sia nulla che sono stato costretto a fare. Personalmente, credo sia una bella parola per 'storia', ma fa più scena su un curriculum." Rinoa ridacchiò al suo commento, anche se era sicura che lui non stesse cercando di fare umorismo in quel momento.

"Selphie ed Irvine sono ancora... beh, Selphie e Irvine. Tante litigate, ma alla fine fan sempre pace. Solo che qualche volta, qualche graffio finisce per essere una ferita di guerra. Fidati, la rabbia di Selphie non è bella da vedere, ma penso che lo sappia anche tu." Rinoa annuì, aveva visto coi propri occhi molti conflitti tra i due. Alla fine, Irvine aveva imparato che aveva sempre torto... anche se non era vero.

"Ellione sta tornando a scuola per laurearsi in medicina, vuole aiutare più persone possibile. Laguna, Kiros e Ward sono ancora i tre comici. Parlo a Laguna solo quando è necessario, per le vacanze, il lavoro, e la strega comprimi-tempo... queste cose qui. Zell è ancora la persona più felice che io conosca... beati gli ignoranti, credo. Edea sta bene. Cid... Cid mi ha mandato al balletto."

"Cid ti ha mandato?" domandò scuotendo la testa all'allarmante rivelazione. "Mi chiedevo perché diavolo al mondo tu fossi lì. E' solo una cosa 'non da te'."

La sua risposta fu sbalorditivamente seria. "Forse era una cosa 'da me', non lo sapevo ancora però. Non sapevo che andare ad un balletto potesse essere così meraviglioso, in così tanti modi." Lui si fermò ancora prima di rispondere alla sua prima domanda. "Sì Rinoa, il balletto è stata un'idea di Cid."

Con voce sarcastica, lei replicò, "ricorda di ringraziare Cid da parte mia." Lasciando correre le dita sulle catene che reggevano il dondolo, poteva rendersi conto di sentirsi troppo a suo agio. Doveva fermarsi; lui doveva andarsene. "Per favore Squall, voglio solo restare sola, adesso. Ti chiedo... di andare via e basta."

Squall poté sentire il tono supplichevole nella sua voce roca, ma qualcosa sul suo viso gli disse che voleva che rimanesse. Non volendo rovinare la conversazione civile che avevano appena avuto, lui si alzò, e iniziò a camminare lungo il sentiero bianco che lo portava fuori dal giardino. Poco prima di raggiungere l'angolo della casa, si fermò di colpo.

"Rinoa, ho 'guardato' l'alba oggi." Poi Squall si voltò, e andò via silenziosamente senza salutare.

Rinoa non avrebbe saputo dire esattamente cosa lui intendesse con l'ultimo commento. Ad ogni modo, non poté evitare un sorriso leggero, "anche io Squall... anche io."

*~*~*~*~*

Ancora una volta, si trovarono al piccolo caffè di due mattine prima. Questa volta tutti e quattro erano strizzati in un piccolo séparé. Conversazioni profonde, accese, e molto imperiose avevano luogo.

"Tutto quello che ti sto dicendo Zell è: vai in una drogheria! Compra un pacco di wurstel, e poi compra un pacco di panini. Cuoci i suddetti wurstel, infilali nei suddetti panini... problema risolto." ragionò Selphie, dando a Zell un'occhiata detestabile. "Davvero non difficile, prendi una padella, fai bollire l'acqua, metti dentro i wurstel. Facile."

Quistis e Irvine già facevano fatica a mantenere un'espressione seria. Fino a che Irvine aggiunse, "sai, se è la parte del 'bollire l'acqua' che ti confonde. Puoi sempre usare il nostro caro amico 'Signor Microonde'. Metti dentro, schiacci bottone, aspetti trenta secondi. Wow, hot dog istantaneo! E' una piccola scatola magica!"

Zell diventava più livido ad ogni parola. "Ragazzi, ho detto solo che il Garden dovrebbe fare più panini. Mi piacciono e basta. Fate sembrare che il mio mondo giri intorno ai panini, ma non è così. Io sono migliore di un hot dog!"

Quistis sbottò, "no, l'hot dog è andato leggermente meglio. Ho i risultati dei test proprio qui che lo dimostrano." A questo punto, tutti risero, anche Zell dovette sorridere della stupidità del suo sfogo.

Zell parlò di nuovo, "ragazzi, vi rendete conto che non ci divertiamo così da secoli. E' come se, anche se lei non è ancora con noi, noi ci sentissimo di nuovo una famiglia. Anche 'Squall-il-Deprimente' sembra star meglio. Non avevo realizzato quanto Rin fosse parte di noi... quanto lo sia."

Era vero. Anche se avevano continuato le loro vite, sembrava sempre che qualcosa mancasse. Ora sapevano cosa, o chi, era mancato.

"Penso che dovremmo tornare al Garden domani", aggiunse Selphie. "Ho parlato con Lauren questa mattina e i nuovi cadetti arriveranno tra due giorni. Dovremmo essere là, credo. Penso che Squall abbia bisogno di affrontare il resto da solo. Possiamo solo fare poco, e il resto è in mano sua." Tutti concordarono, trovandosi assolutamente d'accordo. "Ma stasera, indovinate? Ho preso biglietti per il balletto per tutti!"

"Bene!", gridò Irvine, "un'altra occasione per vedere uomini in calzamaglia!"

"Non dobbiamo nemmeno andare al balletto, per questo," chiarì Zell. "Ci basta andare nella camera di Irvine una sera qualsiasi." Gli altri risero di nuovo, tranne Irvine.

*~*~*~*~*

"Tre scalini, ringhiera sulla destra, quattordici passi, mano sinistra in avanti, aggrappati al palco," disse Robert, istruendo la sua sfinita cugina.

Inciampando leggermente sull'ultimo scalino, lei sembrò agitarsi di più. "Afferrare il microfono, urlare, gridare e dire al pubblico che sono tutti idioti."

"No Rin, quello non è in programma stasera." Scosse la mano in cui teneva un foglio, lasciando che il suono della carte echeggiasse nella hall deserta.

"Sì, beh... segnalo per le otto."

Detestava questo lato, la sua vita era diventata poco più che contare e memorizzare. Imparare com'era fatta casa sua era stato abbastanza complesso, ma provare a imparare com'era fatto uno spazio temporaneo era certamente un'altra cosa.

"Chi ha detto che dovevo presentare il Presidente, comunque? Quale genio è arrivato a questa brillante idea?" Rinoa era davvero di cattivo umore.

"Credo che sia stata la sempre sfuggevole Maude McCay."

"Sai che sono ancora una strega... ricordarmi di pietrificarla più tardi."

"Pensavo che l'avessi già fatto? Quindi mi stai dicendo che... quella è pelle?" Entrambi risero, mentre Rinoa percorreva la breve distanza ancora una volta.

Facevano esercizio nella sala dei ricevimenti interamente decorata, con lo spazio solo per loro. Rinoa non aveva preso molto bene la notizia. Da una telefonata ricevuta quel pomeriggio, era stata informata che il presidente Mitchell sarebbe stato alla rappresentazione quella sera. Dopo lo spettacolo in programma, avrebbe pronunciato una sorta di illuminante discorso. Senza dubbio, tutto questo era fatto solo per dare una spinta alla carriera di suo padre. Non era una carriera, era la sua vita... lei era soltanto il lavoro che lui doveva svolgere quando ne trovava il tempo.

Sfortunatamente per Rinoa, era stata lei a rispondere al telefono e non era riuscita ad inventarsi una bugia abbastanza velocemente per liberarsi dal fare questa dannata cosa. Mentire non era uno dei suoi punti forti; avrebbe potuto finire per parlare di qualcosa che riguardava i tritatutto, un'altra volta. Ad ogni modo, c'erano buone probabilità che il consulente del presidente non se la sarebbe bevuta. Dov'era Zell quando c'era bisogno di lui? Lei e Robert erano ora nella hall a fare pratica nel camminare verso il palco per il discorso... aveva memorizzato gli scalini, i passi, e dove si trovava il microfono a partire dalla sua sedia. Come avrebbe fatto a cavarsela?

"Capito: tre scalini, quattordici passi, e afferrare il palchetto sulla sinistra. Sì!" esclamò con gioia. Era la prima volta che lo aveva fatto senza errori. "Voglio solo provarlo ancora... diciamo qualcosa come cinquanta volte."

*****
Nota della traduttrice: grazie a DefenderX per aver betato la traduzione. -Alessia Heartilly

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Capitolo 6
*** VI. Mezzogiorno ***


CASTLES IN THE SKY
di Ashbear, tradotto da Alessia Heartilly
~ Capitolo 6: Mezzogiorno ~

Era appena passato mezzogiorno quando Squall tornò all'hotel. Scendendo le scale verso il piccolo bar, vide i suoi amici che pranzavano. Non se la sentiva molto di mangiare in quel momento, ma decise di sedersi comunque e ordinare dell'acqua minerale. Mangiare era qualcosa che faceva solo quando necessario. A volte andava avanti per giorni prima di cedere alla fame. Un bisogno primario di sopravvivenza che lui considerava soltanto secondario.

Quando Rinoa viveva al Garden, si assicurava che lui mangiasse tre volte al giorno. Anche se si trattava solo di un gambo di sedano, Rin controllava sempre. Quelle erano alcune delle piccole abitudini che lo irritavano di più, eppure quando lei se ne era andata, erano diventate anche quelle che gli erano mancate di più.

In qualche modo, la tensione degli ultimi due giorni iniziava ad aver la meglio su di lui. La sua mente era un vortice di sentimenti e pensieri andati perduti, nascosti in profondità tra le ombre della sua mente. Al Garden, sembrava sempre più facile. Poteva sfuggire agli studenti. Lo lasciavano in pace per puro rispetto. Molti conoscevano le sue abitudini, e avrebbero fatto di tutto per evitarlo. Se qualcosa lo preoccupava, o se sentiva il bisogno di ritirarsi nel suo mondo privato. Il centro addestramento era sempre un'opzione valida, a qualsiasi ora del giorno e della notte. Ma qui, tra i confini della città, si sentiva intrappolato. Doveva uscire da Deling, andarsene via da questo incubo.

Squall doveva combattere, sfidare se stesso sul piano fisico. Erano passati quasi due giorni ormai, un record per lui, e le emozioni pesavano con forza sulla sua percezione di chiarezza. "Hey ragazzi, vado fuori città a fare un po' di caccia al mostro. Ho solo bisogno di svagarmi. Chiunque voglia seguirmi. Vado ora."

"Sarà divertente!" esclamò Zell. "Sono quasi tre giorni che non faccio danni. Se non faccio qualcosa alla svelta, potrei anche uccidere Irvine."

"Dovresti prima colpirmi," replicò il cowboy, mangiando tranquillamente le sue patatine salatissime.

Zell fece finta di nulla, continuò soltanto a guardare Squall. Replicò, "devo proprio venire adesso. Qualcuno si rimangerà le parole."

"Sì," aggiunse Irvine, "e qualcuno mangerà polvere, come al solito. Per quanto possa essere divertente guardare Zell che pranza sulla terra, starò in città ancora per un po'."

Squall alzò gli occhi al cielo prima di chiedere, "qualcun altro?"

Quistis diede un colpetto a Selphie sulla gamba, puntando il dito verso Irvine sotto la tavola. La ragazza più giovane capì cosa Quistis cercasse di fare. Conoscendola, aveva un piano. Quindi, in un non-così-ovvio-tentativo-di-nascondere-il-suo-scopo, Selphie diede una gomitata nello stomaco a Irvine, facendolo quasi strozzare con l'ultima patatina.

Girandosi verso la ragazza che lo fissava duramente, lui si massaggiò le costole. Esagerare era uno dei maggiori difetti del carattere di Irvine, bastava chiedere a uno qualunque dei ragazzi intorno al tavolo. "Hey, Squall," replicò Irvine in modo sarcastico, alzando un sopracciglio verso Selphie. "Sembra che non lo sapessi ancora, ma vorrei davvero venire anch'io. Ero solo confuso, pensavo di voler rimanere... ma sono stato informato che mi sbagliavo... ancora una volta."

Zell borbottò qualcosa sottovoce, di cui tutti riuscirono a capire le parole 'accidentalmente' e 'uccidere'.

*~*~*~*~*

Dopo che gli uomini se ne furono andati, Selphie si voltò verso la SeeD più grande, "okay, cosa hai pensato? Cosa più importante, serviranno armi di distruzione di massa?"

Posando l'acqua sul tavolo, Quistis guardò la ragazza con occhi stupidi, ed estremamente nervosi. "Um... no Selphie. Nulla che causi distruzione di massa è in programma per oggi, mi dispiace deluderti. Ad ogni modo, volevo tornare all'ospedale e fare altre domande all'infermiera. Una cosa che ha detto ieri mi ha tenuta sveglia tutta la notte. Voglio solo chiarire questa cosa. Sono sicura che non è nulla... ma potrebbe anche essere qualcosa. Non voglio più lasciare nulla al caso."

"Possiamo fermarci a guardare i bambini? Adoro i neonati nella nursery!" Selphie fece i suoi migliori occhi da cucciolo. "Per favoreeeeeee..."

"Sì, possiamo fermarci alla nursery. Cioè, lo facciamo se non devo letteralmente trascinarti fuori quando è ora d'andare. Ricordi due anni fa? Hanno ancora la tua fotografia nella stanza delle infermiere."

Approvando velocemente la risposta, Selphie lasciò uscire un piccolo grido, e poi si alzò per fare un'appassionata rivisitazione della sua famosa in tutto il Garden 'danza della felicità'. Gli altri lì intorno si voltarono a guardarla, lanciandole le più malevole occhiatacce.

Quistis si morse il labbro, scuotendo la testa verso gli altri clienti intorno a lei. Alla fine disse loro, "dovreste vederla quando è davvero felice. Questo è niente."

*~*~*~*~*

Non appena le porte dell'ascensore si aprirono sul terzo piano dell'ospedale, Quistis e Selphie uscirono. Dirigendosi direttamente al banco delle infermiere, le due camminavano sperando di chiarire alcune cose.

"Sì, sono il SeeD Quistis Trepe e questa è una mia collega. Cerchiamo l'infermiera Kimberley Hatch. E' di turno oggi?"

L'anziana infermiera dietro il banco guardò le due donne che stavano in piedi di fronte a lei. Lentamente le guardò da capo a piedi, dalla pettinatura alla punta delle scarpe. "SeeD, eh?" Continuò a guardarle attraverso la montatura nera dei suoi occhiali da lettura. "Certo... come no."

Scrisse qualcosa sulla sua cartelletta, mostrandola a una ragazza più giovane. Entrambe risero di una sonora risata di derisione. Prima che la più anziana rispondesse, "aspettate qui". Schioccò le dita e indicò la sala d'aspetto, voltandosi con un grugnito. "SeeD, ho visto proprio tutto per oggi."

Selphie non poté non ridacchiare per la maleducazione della donna. "E' la nonna perduta di Squall," sussurrò a Quistis.

Quistis ridacchiò, "no, ha parlato troppo. Inoltre non ha mai detto parlare col muro."

L'infermiera comparì di nuovo dietro il bancone, dopo aver riagganciato il telefono. "Andate là. Nell'area con il segno 'sala d'attesa'. Parlare con i SeeD... bah... preferirei parlare con quel muro."

Selphie guardò l'amica, "è così..."

"...spaventoso," terminò Quistis. Si guardarono per l'ultima volta, prima di sbrigarsi a raggiungere l'area d'attesa. Era come una specie di universo parallelo... e Squall era un'infermiera sessantenne che veniva dall'inferno.

Si sedettero sulle scomode sedie di plastica, guardando la strana varietà di riviste che erano distribuite sui tavolini. "Guarda Selphie, cinquanta modi 'divertenti' di cucinare maccheroni al formaggio. Questa rivista è più vecchia di me."

Selphie la guardò soltanto con un gran sorriso. "Quello è niente... hanno anche il mio testo preferito qui, 'un pesce, due pesci'. E' un classico."

Da dietro l'angolo, una giovane e bionda infermiera entrò nella sala d'aspetto. "Salve, sono Kimberley Hatch. Posso aiutarvi?"

"Sì, sono Quistis Trepe. Ho parlato con lei per qualche minuto ieri mattina. Ho bisogno di chiarire una cosa che mi ha detto su una sua paziente, Rinoa Heartilly." L'istruttrice tese la mano, per stringere quella dell'infermiera.

L'infermiera sorrise educatamente e ricambiò il gesto cortese. "Sicuro, ora ricordo. Scusatemi, ho appena finito un doppio turno, sono un po' stanca."

"Ci credo, mi permetta di presentarle Selphie Tilmitt," disse con la sua migliore voce diplomatica. La ragazza più giovane tese la mano, più o meno come aveva fatto l'istruttrice. "Beh, la ragione per cui siamo qui, signorina Hatch, è che ieri aveva detto che Rinoa aveva parlato mentre era ancora in coma. Credo che lei abbia detto qualcosa a proposito del nome 'Squall'. Da quello che ho capito parlando con lei, intendeva che venisse pronunciato spesso... ad ogni modo, ha anche specificato che era tutto quello che Rinoa diceva, fondamentalmente. Non è che si ricorda se ha detto qualcos'altro? O, per caso, ricorda cosa altro venisse detto? Anche se non ha senso per lei, potrebbe avere importanza per noi."

"A dire il vero ricordo abbastanza bene. In quei giorni, non diceva molto, mormorava solo nel sonno. Per la maggior parte sillabe senza senso, per quel che riguarda questo... mi dispiace non posso aiutarvi molto. Quello che capivo chiaramente era il nome, sempre lo stesso. Tranne quest'unica volta. Mi ero addormentata sulla sedia, accanto al letto. Svegliandomi, sentii Rinoa che parlava. Controllai se fosse uscita dal coma, ma non rispondeva ancora agli stimoli. La cosa straordinaria era che sembrava che stesse davvero parlando con qualcuno. Pensai che fosse una conversazione immaginaria con questo 'Squall'."

Inarcando un sopracciglio Quistis domandò, "ricorda nulla di quello che diceva? Potrebbe essere molto importante per la guarigione di Rinoa... sia fisica che mentale."

"Sì, era qualcosa tipo, mi dispiace... so di non essere sola.' L'ultima frase comprensibile suonava, 'non ho mai pensato che me l'avresti detto, ti amo anch'io.' Onestamente, non ho sentito la prima parte della conversazione. Non so quanto ho dormito. Aveva le allucinazioni. E' molto comune tra pazienti in condizioni così traumatiche."

Quistis non poté evitare di sorridere. "Sono sicura anche io che è soltanto quello, grazie per il suo aiuto. Tutti gli amici di Rinoa e la sua famiglia apprezzano il tempo e le cure che le ha dedicato. Vorremmo solo essere stati qui, accanto a lei."

All'infermiera brillarono gli occhi e disse con sincerità, "so che lo avreste voluto. Be', devo tornare al lavoro adesso." Fece un cenno con la mano, indicando le stanze per il ricovero dietro di lei. "So che tecnicamente ho finito, ma... c'é ancora chi ha bisogno di me. Proprio come la vostra amica."

Quando l'infermiera lasciò da sole le due SeeD, Quistis era così felice che corse immediatamente ad afferrare Selphie. Dandole l'abbraccio più forte che poteva pianse quasi, "non ci posso credere!"

"Um, Quistis, stai bene? Mi sono persa qualcosa?"

Tenendo ancora Selphie in un abbraccio stretto, rispose gioiosamente, "sì! L'ha fatto. Finalmente l'ha fatto."

"Okay? Chi? Ha fatto cosa?" Selphie non poté nascondere l'incertezza della sua voce.

"Squall ha detto a Rinoa che la ama!"

Selphie si allontanò di un passo dalla sua ultra-energica amica. "Err, non è quel che ho sentito io... ho sentito che Rinoa stava avendo una conversazione immaginaria con Squall. Quindi l'immaginario Squall ha detto a Rinoa che la ama immaginariamente? O il nostro Squall sapeva, in quel preciso istante, che Rinoa era incosciente in un letto d'ospedale e lei lo ha sentito parlare a migliaia di chilometri di distanza."

Quistis continuò solo ad annuire, cercando di incoraggiare l'amica a giungere alle stesse conclusioni a cui lei era già arrivata. "Giusto Selphie, ma se qualcuno è privo di sensi, nessuno può sapere come fa la sua testa a sentire le cose. Proprio come se parli a qualcuno in coma. Così..."

"...così, non penso che l'infermiera stesse dicendo a Rinoa di essere innamorata di lei. Kimberley era l'unica nella stanza. Non c'é modo che lei abbia sentito un'altra voce, a meno che... qualcun altro fosse nella sua testa?"

Sempre stringendo la ragazza più bassa, Quistis poteva a malapena mantenere la sua serietà. "Quando la Sorella ci mandava nei ricordi di Laguna, lui diceva che poteva 'sentirlo'. Pensava soltanto che ci fossero le fate con lui. Comunque, quando Ellione ha mandato Squall nel passato di Rinoa, Artemisia ha sentito la sua presenza. Rin ha poteri di strega, e con la sua mente in stato di coma..."

"Lei poteva sentirlo!" urlò Selphie. Abbracciò velocemente Quistis e notò la malvagia infermiera al bancone che le guardava storto, indicando in maniera febbrile il segno 'silenzio'.

"Quindi Selph, se lui ancora non se lo ricorda. Non è successo. Forse, l'unico modo per farli tornare davvero insieme è che Squall viva il passato. Il passato di lei... e il proprio."

"Devo fare una telefonata!" disse Selphie allegramente. "Torno all'hotel e chiamo Ellione. Vedo se è disponibile domani, per incontrarsi a Balamb. Possiamo dirle allora cosa sta succedendo. Pensi che lo farà, vero?"

"Senza dubbi, è preoccupata per Squall da un anno a questa parte. Senti, penso che andrò alla Residenza Caraway e parlerò con Rinoa. Potrebbe esserci qualcos'altro che può aiutarci."

*~*~*~*~*

"Oh Squall, lasciaci qualche mostro," chiese Zell.

"Scusate ragazzi, ho un mucchio di pensieri," replicò Squall tra un colpo di gunblade e l'altro. La scarsa creatura non aveva mai avuto modo di farcela.

"Sì, certo amico... pensieri. Sono sicuro che non stai pensando a Rinoa stasera con il suo vestito stretto e aderente, le sue gambe lunghe, il suo seno in evidenza..."

Squall infilò la punta del suo gunblade in profondità nel terreno. Irvine sapeva che le sue parole avrebbero irritato il suo comandante e amico. Era proprio il suo scopo. Il gruppo aveva parlato della situazione molto profondamente, fino alle ore piccole. La cosa su cui tutti si erano detti d'accordo all'unanimità, era che Squall non aveva mai dimostrato molta emozione verso Rinoa... che fosse positiva o negativa. Nascondeva bene le sue vere sensazioni, ma forse insieme, nella situazione attuale, potevano fare in modo che si aprisse.

Quindi, Irvine aveva fatto un tipico commento da Irvine... sull'unico argomento che era tabù. Anche se significava far infuriare Squall ed essere fisicamente ferito. Il comandante doveva scoprire i suoi errori; quelli che in passato aveva commesso con Rinoa. Lei aveva bisogno di essere trattata come una donna, una fidanzata, qualsiasi cosa tranne che come un'altra amica femmina. Era tutto quello che lui diceva che lei fosse per lui, nulla più. Le paure lo avevano represso l'ultima volta, e gli amici di Squall avevano bisogno che lui sapesse di essere in grado di amarla stavolta. Rinoa aveva bisogno di qualcuno che la amasse, che la abbracciasse, che fosse accanto a lei con la mente e con il corpo, non qualcuno che la ignorasse la maggior parte del tempo.

"Non azzardarti a parlare di Rinoa così, come fosse un pezzo di carne! Te l'avevo già detto... questa sarà l'ultima volta." Il suo tono si fece più profondo per la rabbia.

"Squall," rispose Irvine, difendendo la sua posizione. "Non penso a lei come a un 'pezzo di carne'. Penso a lei come a una donna. Non come a una piccola bambola di porcellana che potrebbe rompersi, una donna. Anche se mi comporto da seduttore, ho Selphie. Dannazione, la amo più di qualsiasi cosa al mondo. Ti dico qualcosa sulle donne Comandante Leonhart, a loro piace essere notate, a loro piace essere toccate, e una volta ogni tanto... gradirebbero sentire cosa provi per loro."

"Irvine ha ragione, Squall," intervenne Zell, cercando di smorzare la serietà della conversazione. "Penso che il mondo stia per finire, ma Irvine ha ragione. Le hai mai detto cosa provi? Glielo hai mai mostrato davvero?"

Squall fece un passo indietro, posando la sua mano destra sul suo gunblade. Non voleva guardare i suoi amici, perché considerava impegnativo rivolgersi a loro in quel momento. Le sue dita giocarono attentamente con l'impugnatura, mentre abbassava gli occhi al terreno con dolore. "No, credo di non averle mai detto nulla." Si posò una mano sulla fronte, cercando di asciugarsi il sudore. Poi lasciò scorrere con noncuranza la stessa mano tra i capelli, spostandoli dal viso. "Credo... era tutto ancora così nuovo per me allora. Pensavo che Rinoa sapesse cosa provavo. Ripensadoci adesso, non ho mai nemmeno ammesso a me stesso cosa provavo per lei. Se non le dicevo mai nulla, o non facevo mai nulla per farglielo capire, come poteva fare lei a saperlo?"

Squall continuò a parlare ai suoi amici con l'incertezza che gli ostacolava la voce roca. "Una notte si addormentò nella mia stanza, non successe nulla. Io rimasi seduto sul letto accanto a lei, a guardare semplicemente la bellezza e la tranquillità del suo sonno. Dio, devono essere state ore, la guardavo soltanto. Ogni respiro, ogni suono... era tutto così magico. Alla fine, decisi di stendermi sul pavimento, mi addormentai così velocemente. A dire il vero, è stato il sonno migliore che abbia mai avuto. Il pavimento di cemento non significava nulla dato che lei era lì con me. Averla vicina, nella stessa stanza, mi faceva sentire completo. Perché diavolo non gliel'ho mai detto?"

Irvine ridacchiò, "allora questo significa che l'incredibilmente innocente Squall Leonhart non ha mai visto una donna nuda."

Squall scosse soltanto la testa al pensiero, ricordando d'essersi svegliato con Lauren. "Be', c'é stata questa volta... ma non è davvero quel che pensi tu Irvine. È stato del tutto un incidente. Poi sicuramente, credo di aver visto un bel po' della scollatura di Maude McCay. Qualcosa per cui, ne sono sicuro, avrò bisogno di terapia per il resto dei miei giorni." Non poteva credere a cosa stava dicendo, i due momenti più imbarazzanti della sua vita. Aveva giurato a se stesso di non dire mai nulla a nessuno dei due disturbanti eventi. Eppure in qualche modo, questi ragazzi l'aveva fatto parlare. Dire cose che non avrebbe mai voluto che anima viva conoscesse, nemmeno in un milione di anni.

Zell si grattò la testa e fece un sorrisetto a Squall. "Quindi significa che sei ancora ver..."

"Chiudi il becco, Zell!" ordinò Squall mentre alzava il gunblade da terra, puntandolo alla giugulare dell'esperto di arti marziali.

"Chiudo il becco, Comandante Leonhart... signore!", borbottò Zell, con un saluto ufficiale della SeeD rivolto a Squall.

*~*~*~*~*

Quistis camminava lungo il viale principale. In qualche modo, tutto le appariva più luminoso quel giorno. I fiori erano assolutamente mozzafiato, gli alberi avevano i colori più vividi di giada, e il cielo era di un azzurro profondo con nuvole color cenere. Anche le strade grigie e i marciapiedi sembravano incantevoli. L'istruttrice non poteva nemmeno evitare il leggero saltellare del suo passo. Ragazzi, è così che si sente Selphie tutti i giorni? Se era così, Quistis poteva ora capire come potesse una persona essere così positiva. Il mondo sembrava essere un posto migliore. Girando l'angolo, poteva ora intravedere la Residenza del Colonnello Caraway. Un pensiero improvviso le entrò in testa, e se Rinoa non avesse voluto vederla? Non era un'opzione possibile. L'avrebbe vista, Quistis se ne sarebbe assicurata.

"Sì, per favore dite a Rinoa che Quistis Trepe è qui per vederla."

"Lo farò signorina, ma la signorina Heartilly non è dell'umore migliore oggi. Controllerò per vedere se vuole compagnia," spiegò la cameriera iniziando a chiudere la porta. "Per favore aspetti qui."

L'istruttrice pensò tra sé e sé, Ma non fanno mai entrare nessuno? Immaginando che fosse una qualche sorta di misura di sicurezza per il Colonnello, lasciò velocemente svanire il pensiero quando Rinoa si presentò alla porta.

"Quistis?", chiese una voce debole, esitante.

"Ciao Rin, volevo solo fermarmi e chiacchierare per qualche minuto. Per favore."

"Certo, sei da sola vero?"

"Sì, sono sola."

"Andiamo nello studiolo."

Guardò Rinoa che andava dalla porta allo studio, completamente stupita. Se Quistis non l'avesse saputo, avrebbe pensato che Rinoa ci vedeva benissimo. Non un passo falso, non un piede che inciampava nei tappeti orientali. Sapeva dove si trovava ogni mobile, e li evitava.

"So che probabilmente sei qui per parlare di lui."

"Non proprio Rinoa, non se non vuoi."

Rinoa sorrise debolmente a Quistis, "non so più cosa voglio."

"Be' non tutto nella vita è sicuro, ma io punterei volentieri su voi due."

"Per favore Quistis... non farlo." Lo disse come se fosse una preghiera. "Se scommetti su noi due, sono sicura che perderai anche tu. E' tutto un gioco d'azzardo, vero? Non possiamo controllare nulla della vita, per quanto vogliamo provarci. Non sai mai cosa può succedere: diventare una strega, innamorarsi, tornare prima, guidare una macchina, perdere la vista. Nessuno può vedere il futuro. L'ho detto a Squall una volta, non mi sono mai resa conto di come fosse vera questa frase. Io non 'vedrò' mai più il futuro."

"Per favore, non dire così, Rin." Quistis pensò un attimo a quello che Rinoa le aveva appena detto. Aveva capito tutto di quello che aveva detto la sua amica a parte tornare prima, che doveva avere qualcosa a che fare con suo padre. L'istruttrice ricacciò il pensiero sul fondo della sua mente. "Stai bene davvero?"

"Onestamente? All'inizio no, la cosa più difficile della mia vita era aprire gli occhi tutte le mattine e vedere sempre solo la notte. Era come, be'... succedeva a qualcun altro. Continuavo solo a sperare di svegliarmi da questo incubo. L'unica cosa è che non mi sono mai svegliata. Poi dopo un paio di settimane, ho iniziato a imparare di nuovo a vivere. Era come essere bambini, imparare a fare le cose più semplici. Robert era tornato a Deling per aiutarmi. Alla fine, ho imparato a usare tutti i miei sensi per riparare alla perdita della vista. Sai, è vero sul serio, gli altri sensi si rinforzano davvero... sembra magia."

"A proposito... puoi ancora usare la magia, le tue abilità di strega?"

"A dire il vero sì, posso. Ricordo che una volta era così arrabbiata con Robert, pensavo che non capisse me o cosa stavo passando. Gli lanciai una Blind." Rinoa iniziò a sorridere al ricordo vivido. "Era così arrabbiato con me, ma rifiutava di ammetterlo. Era davvero troppo orgoglioso... come avrebbe fatto Squall, se avessi accecato lui. Sfortunatamente per lui, Rob non sapeva usare la magia, così non poteva curarsi. Lo lasciai così per due giorni. Ora, mi ringrazia col cuore, dice che quell'esperienza gli insegnò molto."

"Che differenza c'é tra la magia Blind e la tua situazione?"

"Be', come tutte le para-magie, le Blind non sono quello che sembrano. Con la magia, c'é l'equivalente di un fascio di luce fortissimo, come essere accecati dal sole. Ha effetto solo sulla visuale esterna della cornea... ma il mio è interno, per il trauma cranico. Non è un'illusione per il cervello, il danno è nella corteccia visiva. L'ho imparato all'ospedale... ci sono così tanti termini tecnici. E' classificata come cecità corticale, quindi non potrò mai usare Esna un giorno e curarmi."

Presa dalla spiegazione, Quistis aveva quasi dimenticato una delle ragioni principali della sua visita. "Rinoa, ricordi qualcosa dell'ospedale o dell'incidente?"

"Ricordo di aver guardato le luci, quando mi hanno portato nella sala d'emergenza. Le mattonelle rettangolari sul soffitto sono l'ultima cosa che ricordo, credo. Per quanto riguarda la guarigione là, non ricordo troppo. Squall mi ha detto prima che chiamavo il 'suo' nome. Non me lo ricordo proprio. Francamente, non credo che avrei chiamato lui."

Tutto quello che aveva detto fino all'ultima frase era vero. Eppure sapeva dannatamente bene che probabilmente aveva davvero chiamato Squall. Per quanto Rinoa provasse risentimento per lui, era consapevole di quanto ancora lo amasse. Dannazione, ho detto ancora amore? Okay, si corresse, quanto ancora tengo a lui come amico. Sì, ecco, un amico.

Quistis si allungò, dando all'amica un tenero abbraccio. Poteva notare le lacrime nei suoi occhi. Dal gonfiore del suo viso, poteva intuire che quella non era la prima volta che Rinoa piangeva, quel giorno. "Be' Rin, devo andare... per ora. Ho alcuni programmi per stasera che non posso cancellare. Hey seriamente, se hai bisogno di qualcuno, chiamami. Ci sarò sempre per te, non importa l'ora. So che Robert è qui, ma diciamocelo, per alcune cose hai bisogno di parlare con un'altra donna. E' che gli uomini non sempre capiscono. Se ti senti davvero coraggiosa, vieni a trovarmi al Garden, sarebbero tutti felici di vederti ancora. A Cid manca il tuo sorriso la mattina, e ovviamente, gli manca anche qualcuno che lo tormenta perché riordini la scrivania. Manchi a tutti noi."

"Anche voi mi mancate. Solo non penso di essere ancora pronta." In silenzio aggiunse, e non lo sarò mai.

*~*~*~*~*

"Quindi, perché nessuno mi ha detto di portare la mia uniforme?" chiese Zell.

Squall si voltò dallo specchio a figura intera nella sua stanza d'albergo, senza mai dare indizi di un'emozione diversa dalla completa serietà. "Regolamento 7: sezione 4: paragrafo 21 dice: tutti i membri SeeD devono portare con loro le loro uniformi ufficiali in qualsiasi viaggio personale, non legato al Garden. In caso la licenza sia revocata e affari ufficiali siano richiesti dal Garden di Balamb o dai suoi affiliati."

"Dannazione, ragazzi... dovrò sedermi e leggere quella roba prima o poi," replicò Zell, scuotendo la testa. "Ora devo noleggiare un tux. Il primo che mi chiama pinguino... è morto." Lisciandosi indietro i capelli chiari, chiuse la porta della stanza, lasciando gli altri due soli.

Fortunatamente, l'esperto di arti marziali non poté udire Irvine che ripeteva la frase 'paperotto, paperotto'.

Squall scosse la testa e sorrise, indossare la sua uniforme era qualcosa che detestava cordialmente. L'abbigliamento formale gli faceva ricordare la notte del suo diploma. La prima volta che aveva incontrato lei, ma quella sera, ci sarebbe stata anche lei quella sera. Indossare la sua uniforme sembrava solo adatto.

"Squall, ho letto il manuale della SeeD. Non c'é nessun paragrafo 21 nella sezione 4," disse il cowboy mentre si specchiava in bagno, lisciandosi la coda di cavallo.

"Lo so Irvine," disse Squall. "Ho pensato solo di incasinarlo un po'. Chissà perché le ragazze han portato la loro. Io ho messo la mia in valigia per abitudine, ma è tornata utile per l'occasione."

Irvine uscì dal bagno, avvicinandosi al suo comandante. Poi con noncuranza mise un braccio intorno alle spalle di Squall. "Ti ho mai detto che mi piace il tuo lato malvagio?"

"Sì certo... ora, non toccarmi mai più," disse Squall spingendo via con forza il braccio di Irvine dal suo corpo.

*****
Nota della traduttrice: al solito, capitolo betato da DefenderX. Faccio presente che anche i 5 precedenti, già pubblicati, sono stati modificati in seguito al beta-reading^^ E scusate il ritardo, ma siamo quasi alla fine :) -Alessia Heartilly

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Capitolo 7
*** VII. Pomeriggio ***


CASTLES IN THE SKY
di Ashbear, tradotto da Alessia Heartilly
~ Capitolo 7: Pomeriggio ~

Tecnicamente, indossare le uniformi era proibito dal regolamento - a meno che non si trattasse di affari 'ufficiali' del Garden. Le eccezioni alla regola erano le funzioni governative o militari. Siccome il Presidente Jefferson Mitchell avrebbe partecipato allo spettacolo di quella sera, era accettabile che i SeeD indossassero le loro uniformi formali. Forse Squall la indossava per mancanza di altri vestiti, o forse la indossava per rivivere un momento che l'avrebbe seguito come un'ombra per sempre. Un momento così bello, che solo le stelle in cielo potevano rifletterne lo splendore. Aveva bisogno del ricordo. Inoltre, aveva bisogno che lei ricordasse quella notte, quel sentimento che gli aveva toccato l'anima per sempre.

Le due donne si stavano preparando in un'altra stanza dell'hotel. Entrambe indossavano le loro uniformi, ed entrambe erano eccitate per la serata che stava per iniziare. Non solo per il fatto di vedere Rinoa che ballava, ma per le possibilità che si spiegavano davanti a loro.

Osservando il suo aspetto regale, Quistis stava in piedi vicino allo specchio. Attentamente, applicò gli ultimi tocchi di eyeliner. "La Sorella ha detto davvero che viene domani?" Anche se aveva già sentito la risposta, sentiva il bisogno infondato di chiedere ancora.

Selphie era anche impegnata a cercare di indossare la calzamaglia, e i suoi tentativi maldestri la facevano sembrare un coniglio che saltellava su un piede solo. Eppure il suo buonumore non si estingueva mai. "Certo che sì! Si organizzerà diversamente con lo studio per i prossimi giorni. Non riesco a credere che sia già al terzo anno di medicina." Selphie ora stava ansiosamente saltando su e giù, cercando di sistemare il lycra che le pendeva alle caviglie. "Oh Dio, ma chi mette le etichette su queste cose? Cosa vuol dire piccola? Sono grandi abbastanza perché possa indossarle Irvine e lasciare spazio."

"È un feticista dell'abbigliamente aderente, vero? Si mette le tue calzamaglie in segreto e gira per la stanza quando non c'è nessuno nei paraggi, e così te le allarga." Selphie lanciò una specie di gridolino, continuando la guerra con il malvagio lycra. Quistis continuò, "ad ogni modo, la carriera medica fa proprio al caso di Ellione, secondo me. Ha dovuto farci da dottore troppe volte, probabilmente per lei è naturale."

"Sì, è perfettamente logico. Ricordo di aver preso a pugni i ragazzi una volta o due... lei era sempre lì a medicarli. Il suo treno dovrebbe arrivare a Balamb domani, verso sera."

"Selph, ti ha detto se viene anche Laguna?"

"No, ma spero quasi che lui non venga. Squall è... beh, Squall. Non penso che abbiamo bisogno della tensione in più che verrebbe insieme al Signor Laguna."

Qualcuno bussò alla porta, e Selphie si avvicinò e guardò attraverso lo spioncino. "Allarme Squall, tutto il divertimento deve cessare adesso. Beep, beep, beep, questa non è un'esercitazione." Selphie aprì quindi la porta, guardando direttamente negli occhi senza divertimento di Squall.

Il comandante la guardava direttamente negli occhi, con l'espressione che non cedeva.

Selphie non poté fare a meno di ridere quando lo vide. La sua espressione stava tra la confusione e la rabbia... "Ripeto, questo è un vero allarme Squall. Per favore raggruppate bambini, anziani, animali domestici, e raggiungete il rifugio più vicino."

Quistis ridacchiò, prendendo la borsetta dalla scrivania. Squall non era divertito.

*~*~*~*~*

Selphie uscì dall'hotel, nell'aria umida e opprimente della sera. "Ma non lo sapeva nessuno che ci sono ancora tipo trenta gradi qui fuori? Queste uniformi non sono state create per notti come questa."

Quistis la capiva perfettamente. "Alla prossima riunione, ricordatemi di chiedere che venga disegnata un'uniforme estiva." I suoi lunghi capelli biondi erano pettinati in uno stretto chignon. Non indossò la giacca finché non raggiunsero l'auditorium.

"Qualcosa come un bikini a due pezzi e molto sgambato," ribatté Irvine. "Magari con un bell'emblema della SeeD centrato proprio sopra il sedere." Non ebbe il tempo di schivare i colpi sia di Selphie che di Quistis. "Ok, ragazze, scusate... non volevo offendere il vostro buon gusto... possiamo non mettere l'emblema."

Un altro round di borsette all'attacco lo colpì al torace.

"Hey, almeno non siete vestite come pinguini. Hey 'Ragazzo Pinguino', non dovresti essere a masticare qualche pesce?"

Squall stese la mano, afferrando la giacca di Zell senza nemmeno voltarsi a guardare, e senza perdere un passo. "Calmo amico... il vestito da pinguino ti dona."

"Beh, almeno non ho il look da 'John Wayne incontra Alice Cooper'," disse Zell provocatoriamente, fissando trucemente Irvine, al di là di Squall. Il comandante continuò a tenere la spalla di Zell, e con l'altra mano afferrò la giacca di Irvine.

Scuotendo la testa, Squall inalò profondamente l'aria notturna. In qualche modo, si sentiva più arbitro che giocatore nella vita. "Irvine, quella roba da cowboy di pelle nera ti dona. Zell, tu porti bene il look da pinguino... prendilo come complimento, ecco. Solo, per favore, non litigate che non voglio separarvi. Stiamo andando a un balletto, non a un incontro di pugilato."

L'arbitro lasciò quindi cadere le braccia lungo i fianchi. I due uomini camminarono in silenzio per il resto del tragitto, tranne Irvine, che si poteva sentire mentre bisbigliava 'paperotto, paperotto' se si ascoltava attentamente.

Il centro cittadino distava una decina di minuti a piedi. Di nuovo, stava afferrando lentamente la realtà della serata. Qualche sera prima, aveva fatto lo stesso cammino verso lo stesso evento. Due prospettive diverse basate su un singolo elemento. Rinoa. Curioso, come una persona potesse fare completamente la differenza tra inferno e paradiso. Il purgatorio pieno di torture che questo aveva rappresentato l'ultima volta, paragonato al magnifico nirvana che gli si presentava ora. Ad ogni modo, per adesso, si trovava da qualche parte nel mezzo. Senza sapere come lei avrebbe reagito alla loro presenza lì, ma comunque eccitato dall'idea della sua reazione.

La vita era davvero un paradosso.

*~*~*~*~*

Qualcuno avrebbe potuto pensare che, grazie ai numerosi spettacoli a cui aveva preso parte negli ultimi nove mesi, fosse diventato più semplice. Beh, ad essere precisi, lei aveva ballato sul palco per sei di quei mesi... gli ultimi tre senza vista. Non era mai stato questo il suo sogno; la danza era ben lontana dall'aiutare una nazione ad ottenere la propria indipendenza. Ma questo era personale. Aveva cose da risolvere in se stessa, promesse da mantenere. Non importava se c'erano voluti quindici anni per mantenere quelle promesse. Dopo quello che aveva passato, Rinoa sapeva quanto fosse importante aver dato la sua parola... anche se era stato a qualcuno che non era più sulla terra. Una promessa era una promessa, un legame che lei non avrebbe spezzato.

Dopo l'incidente, gli altri ballerini avevano pensato che fosse cambiata; quanto poco sapevano. Non si vestiva più con loro; non faceva più le prove con il resto della compagnia a meno che non ci fosse Robert al suo fianco. Molti pensavano che lei li considerasse responsabili dell'incidente, della festa da cui era scappata. Sì, si era allontanata da loro, ma solo per nascondere qualcosa che non aveva mai realmente accettato del tutto. Né le parole che pronunciava, né i sentimenti che provava... aveva solo pensato che gli altri l'avrebbero compatita, ed era quello il suo difetto.

Questo era lo spettacolo conclusivo della stagione, e lei ne era felice. Poteva andare avanti con la sua vita, ma non sapeva verso dove. Non c'era grande richiesta di ragazze cieche che lottavano per l'indipendenza di una nazione, o di streghe che non potessero vedersi le mani davanti alla faccia. In ogni caso, decise che non importava cosa avrebbe fatto... avrebbe fatto la differenza.

In qualche modo, lei avrebbe fatto la differenza.

"Hey Rin, sei pronta?" La voce di Robert tagliò l'oscurità silenziosa.

"Oh... uhm... sì. Scusa, mi sono persa a pensare," replicò timidamente.

"Va tutto bene, davvero. Hai molto a cui pensare, oggi." Saltò sul banco dello spogliatoio, sedendosi in maniera disinvolta. "Sono pronti per te al trucco... quando sei pronta anche tu, ovvio..." Robert fece una pausa quasi teatrale, prima di fare la domanda a cui voleva davvero una risposta. "Senti, so che non sono affari miei, ma gli hai più parlato?"

"Sì," rispose lei sommessamente. "Non penso che la capisca di andarsene."

"Beh, Rinoa, tu hai una di quelle personalità magnetiche. E lui non sembra il tipo di persona che rinuncia facilmente a qualcosa che desidera. Quindi, credo che tu sia bloccata con quella forza irresistibile e la contraddizione dell'oggetto inamovibile."

"Giusto," rise lei. "Sì, Squall Leonhart è un oggetto inamovibile, questa è l'unica cosa vera in quella frase... non sai praticamente nulla di lui. Le uniche cose che gli interessano nella vita sono la SeeD, la pelle nera, e i gunblades... e io non sono nessuna di queste. Quello che vedi è solo pietà, non affetto. Fidati di me, sono due cose diverse."

"Rinoa, io penso che gli importi... dovresti vedere come ti guarda." Si bloccò. "Hey, non intendevo questo."

"Sì, chissenefrega." La sua risposta fu brusca.

"Beh, quando sei pronta per essere accompagnata, grida." Saltà giù dal banco e uscì dallo spogliatoio. "Sai, Rinoa, forse è cambiato, se solo tu gli dessi una possibilità. E forse, solo forse, è cambiato perché gli importa di chi sei... non di quello che puoi o non puoi fare." Quando lui non fu più nei paraggi, lei poté a malapena controllare la rabbia che le montava dentro.

Fece sbattere la spazzola contro il tavolo. L'ultima cosa che l'umore di Rinoa poteva sopportare in quel momento era una predica da suo cugino, che normalmente le dava supporto. E che a un certo punto, lungo la storia, era sembrato saltare sul carro di 'Squall-è-un-semidio'.

"Sì, te lo dico io quando può essere grandioso quel bastardo traditore," mormorò tra sé e sé.

"Rinoa?"

"Oh Dio," disse chiudendo gli occhi, sperando disperatamente che lui non avesse sentito quel commento. Di questo non aveva bisogno, era già nervosa per il balletto... senza dover aver a che fare con lui e la sua infondata comprensione. "Perché dovrei essere sorpresa che tu sia qui? Senti, non ho bisogno di questo, stasera, solo uno spettacolo e sarà finita. Poi potrò lasciarmi alle spalle questo incubo infernale, di cui tu, in qualche modo, fai parte, ora come ora."

"Sei molto carina," replicò lui, la voce che non cedeva né si allontanava dalla sincerità.

Lei voleva urlare, voleva gridare. Lui proprio non capiva. Non in quel momento, non quel pomeriggio, non il giorno prima. In qualche modo, se lui avesse ammesso il suo tradimento, sarebbe stato tutto più semplice. Aveva avuto l'occasione di farlo. Se fosse stato veramente dispiaciuto della sua infedeltà, l'avrebbe seguita un anno prima. Ma non aveva detto nulla, non una sola parola, non fino a quando non aveva scoperto che lei era cieca. Poi Squall Leonhart non poteva star zitto un momento, un ossimoro vivente.

"Grandioso... te ne vai ora?"

"No."

"Ecco, lo sapevo."

"Volevo dirti che non vedo l'ora di vederti, stasera."

"Chissenefrega... non posso dir loro a chi vendere o no i biglietti. Fidati, se potessi, lo farei."

Sembrava ferita. Un momento era amabile, quello dopo diventava amareggiata e contrariata. Non poteva pensare che l'incidente potesse aver fatto tanto danno alla sua personalità, ma lui non c'era stato. Quel semplice fatto gli toglieva il diritto di fare supposizioni sulla sua condizione, ora come allora. A volte vedeva un desiderio nei suoi occhi, cose non dette. A volte non vedeva null'altro che rabbia diretta esclusivamente a lui. Voleva scoprire la verità, cosa l'avesse fatta cambiare così, cosa le avesse fatto concepire un tale disprezzo per lui. Era lei quella che se ne era andata; era lei quella coi segreti inconfessabili.

In qualche modo, il coraggio cercava di manifestarsi. Doveva farle la sola domanda che lo aveva perseguitato nel corso di quell'ultimo anno. Perché? Perché mi hai lasciato? Un improvviso bussare alla porta lo trattenne dal parlare ancora.

"Avanti, è aperto," disse lei. Personalmente, era felice che potesse esserci qualcun altro a parte lui, con lei.

"Salve signorina Heartilly, sono io, Richard Bennet... ho promesso alle mie nipotine che avrebbero potuto incontrarla. Quando pensa che possa andarle bene?"

"Ora!" Realizzò che la sua risposta poteva essere stata troppo rapida. Non che le importasse davvero, dato che voleva solo che Squall se ne andasse. Non essere più sola con quell'uomo. "Sì, ora sarebbe perfetto, signor Bennett... qualsiasi sponsor della compagnia di danza è sempre il benvenuto, qui. Soprattutto i loro nipoti, io adoro incontrare il futuro di Deling." Le parole le sembravano luoghi comuni. In ogni caso, aveva dato un grosso contributo al repertorio, e per quel motivo meritava di essere trattato con gentilezza... anche se un po' artefatta.

Squall osservò l'uomo fare cenno alle due frivole ragazzine di farsi avanti. Entrambe avevano un blocco note, e sembravano avere un leggero timore reverenziale di Rinoa. Si avvicinarono lentamente a lei, allungando i loro blocchi. La ballerina sorrise vivacemente, allungandosi verso le due ragazze. "Sono così contenta di incontrarvi. Come vi chiamate?"

"Io sono Nicky," rispose una, estremamente spaventata.

"E io sono Krissy," rispose l'altra, con la stessa voce della compagna.

"Wow, che nomi bellissimi," rispose amabilmente Rinoa. "Siete sorelle? Ho sempre voluto una sorella. Siete così fortunate... e incantevoli."

"Anche... anche lei, signora."

"Signora?" replicò lei, allegra. "Ho solo vent'anni, per favore, chiamatemi Rinoa. Così non mi sento vecchia."

"Scusa," replicò Krissy con ovvio imbarazzo.

"Oh, no, tesoro, non scusarti. Voglio solo pensare che siate mie amiche... vi andrebbe bene?"

"Sì!" grisò Nicky, entusiasta. "Ci... ci fermeresti il blocco degli autografi?"

"Tutto per un'amica... o amiche," rispose.

Sedendosi a una scrivania lì vicino, riuscì ad afferrare i blocchi e la penna che li accompagnava. Fortunatamente, il loro zio era occupato a parlare con un altro benefattore, e non aveva notato la sua lieve esitazione. Firmò, accompagnando il proprio nome con la semplice dedica, 'Seguite i vostri sogni', entrambi i blocchi. Squall la guardò mentre lei cercava di nascondere il proprio nervosismo, ma lui riusciva a sentirlo. La conosceva troppo bene, e i sentimenti arrivavano fino a lui... tanto che anche lui percepì il disagio.

Infine, sorrise appena alle due sorelle. "Ecco qui, ragazze. Spero che lo spettacolo di stasera vi piaccia." Le due sorrisero, radiose d'eccitazione. Fino a quando una guardò il proprio blocco.

"Signora... ehm... Rinoa? Uhm... Penso che la penna non scrivesse."

Un'improvvisa scarica elettrica le percorse tutto il corpo. Aveva sentito lo scorrere della penna sulla carta, ma aveva sentito lo scorrere dell'inchiostro? E cosa ancora più importante, aveva sentito l'odore tipico dell'inchiostro? No. Era stata troppo preoccupata di mantenere le apparenze; si era scordata l'ovvio. Squall poteva riconoscere l'espressione di panico sul viso di lei, e la paura che si faceva sempre più profondo nel suo animo.

"Hey," disse improvvisamente, inginocchiandosi a livello delle due ragazzine. "Vedete questa uniforme?" Entrambe annuirono quando lui puntò il dito verso la sua uniforme ufficiale. "Sapete che cos'è?"

"Sì... è della SeeD," rispose sicura Krissy. "Mio zio mi ha spiegato tutto!"

"Giusto," rispose lui. "E indovinate un po'? Beh, Rinoa lavorava per la SeeD. Ricordate di averne sentito parlare?" Annuirono ancora. "Bene! Beh, ora sta seguendo una missione segreta, per noi, qui a Deling!"

"Wow, forte!" esclamò Nicky.

"Già, è davvero forte. Ma la signorina Heartilly non può far sapere a nessun altro che lavora per noi... quindi vi affido un importante segreto. E l'ultima cosa che Rinoa può fare... è proprio 'firmare' un blocco, senza usare un codice segreto." Notando una matita accanto a un telefono nelle vicinanze, si allungò velocemente e l'afferrò. "Ecco, fatemi vedere." Gentilmente fece scorrere la punta della matita lungo il foglio, mostrando quindi i solchi che la penna aveva lasciato. Le due ragazzine divennero molto eccitate quando videro formarsi il messaggio segreto.

"Grandioso! Vero codice SeeD!"

"Sì," rispose il comandante, con un piccolo sorriso. "Ora conoscete alcuni dei nostri migliori segreti... spero di potermi fidare? Non ditelo a nessuno, per la vostra nazione, per la SeeD, o per Rinoa. Capito?"

Entrambe le ragazzine lo salutarono formalmente, prima di scappare via. Come un uragano, corsero fuori dalla stanza, quasi buttando a terra il loro zio. Bennet fece un cenno di saluto a Rinoa, che sembrava ancora completamente traumatizzata. Squall poteva intuire che si sentisse smarrita. Cercando di salvare le apparenze, salutò per entrambi.

"Io... Io... non posso credere che tu l'abbia fatto," rispose piano, quasi impercettibile.

"Va tutto bene, Rinoa, voglio aiutarti," cercò di rispondere sinceramente, avvicinandosi a lei.

"Aiutarmi... aiutarmi? Come diavolo mi stai aiutando? Mi stai facendo sembrare un'idiota." Alzò le braccia al cielo, piena di risentimento, e poté capire che lui era più vicino. "Stai... stai lontano da me... ora!"

"Rinoa, semplicemente non volevo che fossi in imbarazzo, stavo solo cercando di..."

"Non cercare di fare dannatamente niente. Stai dannatamente lontano da me, prima che chiami la sicurezza." Rinoa afferrò la spazzola che aveva usato solo pochi minuti prima, gettandola con forza verso di lui. Lui si scostò, schivando il colpo diretto. "Fuori di qui!"

"Ok... come vuoi," rispose lui, alzando la voce a sua volta. "Qualsiasi cosa tu desideri, principessa." La replica era sottile, ma qualcosa che rimaneva dai suoi giorni con i Gufi del Bosco. Un soprannome che lei avrebbe preferito dimenticare. Quando lui la chiamava così, sembrava in qualche modo avvilente.

"Non osare chiamarmi principessa!"

"Senti, Rinoa, non faremo questo, adesso. Non ho intenzione di farlo, adesso. Mi sono solo fermato per dirti che siamo tutti qui, e siamo dalla tua parte. Non so esattamente quali siano i tuoi problemi, ma dannazione... Mi importa. Ecco, felice? L'ho detto. Mi importa. Mi dispiace se ti ho offeso con parole, gesti, o pensieri. Devo... devo andare..."

Mai dicendo addio... non aveva mai detto addio. Era semplicemente uscito velocemente come era entrato. Chiuse gli occhi, combattendo l'angoscia. Sapendo nel profondo del cuore che lui l'aveva salvata dall'imbarazzo. Lo odiava per questo. Per una volta, Squall Leonhart aveva fatto qualcosa di giusto. Se non voleva avere più nulla a che fare con lui, perché era arrabbiata con se stessa? Perché era così arrabbiata per il suo aiuto. Perché era così arrabbiata che se ne fosse andato...

...senza dire addio?

*~*~*~*~*

Se ogni viaggio ha inizio da un singolo passo, Squall Leonhart aveva già fatto abbastanza passi da iniziare diecimila viaggi. A volte non capiva. Diavolo, per la maggior parte del tempo non capiva, specialmente qualcosa, o qualcuno, di così complesso come Rinoa Heartilly. Prima, quando non faceva nulla, era sempre al suo fianco, senza mai dubitare delle sue intenzioni. Ora, quando faceva qualcosa, lei lo buttava semplicemente fuori dalla porta, mettendo in discussione la sua integrità.

La sua vita era più di un mistero? Potevano esserci risposte a tutte le domande? O la derisione era più amara della decisione? Quando sentiva la propria voce dentro di sé, stava rispondendo alla sua domanda? Quella che non osava formulare. Il fatto che lei non lo volesse, non importava quanto lui volesse lei, era solo un'altra incongruenza tra tante.

Con ogni passo, la sua forza cresceva, insieme alla sua determinazione. Forse prima se ne sarebbe andato, ma solo perché non poteva vedere la disperazione di lei. Lei non solo viveva fisicamente in un mondo pieno di tenebra, ma era anche intrappolata nei recessi oscuri del suo cuore. Lui aveva fallito la prima volta, e non sapeva il perché. Ma stavolta, stavolta... l'avrebbe saputo.

Il balletto era lo stesso rappresentato alcune sere prima. Questa volta, Squall fu in grado di osservare l'intera danza, invece di perdersi nel suo piccolo mondo. Dopo lo spettacolo, il gruppo dei SeeD fu il primo a fare la standing ovation. Zell e Irvine fischiarono persino, abbastanza rumorosamente, cosa che non sfuggì al resto degli spettatori.

Quando l'auditorium si svuotò, lui rimase da solo mentre gli altri si recavano al salone dei ricevimenti. Lo lasciarono stare, mentre cercava di memorizzare ogni piccola sfumatura dell'edificio. Dalle stringhe dorate alle tende, alle decorazioni di mogano, riservò uno spazio speciale nei suoi ricordi a quell'edificio... e alla bellezza che aveva appena osservato sul palco.

Lasciò scorrere le dita senza guanti sulla fodera di seta del suo sedile. Affidò anche questo ai suoi ricordi. La sensazione era unica quanto lei, e avrebbe per sempre associato le morbide somiglianze tra le due. Con un ultimo respiro, si voltò verso l'uscita, ben sapendo di cosa era appena stato testimone. La fine di un miracolo. Rinoa non avrebbe più ballato, ma il suo impegno l'aveva tenuta lì per tutta la stagione, lei era fatta così. Una promessa. Aveva fatto loro una promessa... così come l'aveva fatta a lui, una volta. Ma quella, aveva scelto di non rispettarla.

*~*~*~*~*

La sala dei ricevimenti era stata decorata in maniera simile a quella della sera precedente, escluso il piccolo palco che era stato sistemato per il messaggio del Presidente. Squall aspettava nervosamente Rinoa. Sapendo quanto ci aveva messo prima, avrebbe dovuto aspettare una buona mezz'ora prima che arrivasse. Dato che la pressione cresceva troppo, decise di ordinare un drink... qualcosa di forte.

Selphie e Irvine avevano trovato un tavolo sul fondo, ma comunque vicino alla pista da ballo.

"Selph, posso avere l'onore di questa danza?" Si inchinò, offrendole la mano.

"Sì, potete, signore," Lei accettò graziosamente la sua mano e lo guidò alla pista da ballo. I due si abbracciarono, mentre altre coppie danzavano in cerchio intorno a loro. "Ti amo, Irvine. Volevo solo dire questo. Le circostanze mi hanno fatto capire quanto siamo fortunati."

"Selph, anche io. Sei l'unica per me. Ti amo più di qualsiasi cosa al mondo." I due continuarono a ballare, contenti della presenza l'uno dell'altra.

*****
Nota della traduttrice: al solito, capitolo betato da DefenderX. Per rispondere a una domanda nelle recensioni: i capitoli in totale sono 15, e la storia in originale è già conclusa. Anche la traduzione è quasi finita, quindi seguiteci ancora un po' :) -Alessia Heartilly

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Capitolo 8
*** VIII. Crepuscolo ***


CASTLES IN THE SKY
di Ashbear, tradotto da Alessia Heartilly
~ Capitolo 8: Crepuscolo ~

Quistis e Zell erano in piedi accanto a Squall, e guardavano i benefattori che arrivavano al ricevimento. Si erano già uniti abbastanza alla folla più importante, secondo l'etichetta. Cosa che nessuno di loro amava fare. Erano guerrieri, non abituati a questi incontri sociali, a differenza della maggior parte degli altri invitati.

Squall si sentì gelare quando sentì una mano ossuta sul sedere. Non ebbe bisogno di voltarsi, e cosa più importante, aveva paura. Sapeva che era lei, Maude McCay, più spaventosa di Artemisia.

"Maude, è così bello vederla di nuovo," disse il SeeD con finto entusiasmo. "Speravo così tanto di incontrarla, stasera. Come stavo dicendo ai miei amici, Quistis e attualmente single Zell, nessun ricevimento sarebbe completo senza una bellissima principessa."

"...e un brutto dragone," sussurrò Zell all'insegnante.

Voltandosi velocemente, Quistis nascose il fatto che non ce la faceva più. Squall si comportava in maniera così dannatamente felice, era la cosa più assurda mai vista dall'umanità. Camminò dietro a una colonna di pietra e quasi cadde a terra per le risate isteriche. Sentì una mano maschile sulla spalla.

"Quistis?" Sembrava ci fosse un po' di apprensione nel tono. "Stai bene? Ti prendo un po' d'acqua, o qualcosa?" Guardando al di sopra della sua spalla, vide che c'era Robert in piedi dietro di lei, accanto a sua cugina. Afferrò Rinoa e la abbracciò stretta, comunque senza fiato. Tra le risate rantolò, "Rin... Squall... Maude McCay... gli toccava il sedere."

Anche Rinoa iniziò a ridere. "Conosco Maude, può davvero creare problemi. Anche se non voglio avere più nulla a che fare con Squall, nessun uomo merita quel destino."

Quistis fece un cenno nella loro direzione; Robert guidò sua cugina in quel senso. L'insegnante si ricompose, e come una vera professionista, tornò sulla scena del crimine. Be', dopo alcuni secondi, dopo averlo visto contorcersi da lontano. Sì, le rivincite possono essere un inferno.

Zell rimase a osservare 'Squall Felice'. Anche lui quasi congelato dalla paura, mentre il suo migliore amico si trasformava nel ragazzo più felice del mondo. Qualcosa che il resto del Garden avrebbe probabilmente considerato uno dei segni dell'Apocalisse.

"Squall, ho davvero bisogno di ridipingere la mia camera da letto. Penso che tu sia perfetto." La signora McCay mise il suo braccio scarno intorno alla vita di Squall, attirandolo vicino. "Sono sicura che una persona del tuo calibro sappia come muoversi in una camera da letto. Ho sempre voluto vedere quanto sai usare bene il tuo pennello." Dando a Squall un lungo bacio sulla guancia, gli lasciò un'impronta di rossetto rosso fuoco sulla faccia.

Non vomitare, Leonhart, si allenava mentalmente alla filosofia dell' 'eccessivamente carino'... che, concluse... faceva veramente schifo. "Maude, sarebbe un piacere dipingere la sua stanza da letto. Ma sfortunamente, per i regolamenti del Garden, non posso accettare altri lavori."

Zell dovette intervenire, visto che il buon senso non era più dalla sua parte. "Certo Squall, è vero... solo se non prendi soldi per il lavoro. Il Garden permette che si faccia servizio alla comunità. Sono sicuro che saresti molto bravo con il tuo... pennello."

Robert e Rinoa avevano ascoltato la conversazione negli ultimi minuti. Sapendo che non poteva ridere, dato che l'etichetta era molto importante per la società di cui Maude faceva parte, Rinoa cercava disperatamente di trattenersi. Si avvicinò a Squall e gli strinse il braccio con le dita. Doveva farcela, anche se fosse stata l'ultima cosa che avrebbe fatto. E a questo punto... poteva anche esserlo.

"Sì, signora McCay, il Garden permette il servizio alla comunità, fin tanto che non ci sia un compenso in denaro. Ma dato che Squall è il 'Comandante' del Garden di Balamb, non può essere direttamente coinvolto. I regolamenti gli impediscono di svolgere tali lavori per ragioni politiche e di sicurezza. Ad ogni modo, Zell non deve sottostare a queste restrizioni. Potrebbe dipingere la sua stanza, e mi creda... sa dipingere molto meglio di questo ragazzo." Puntò il dito su Squall, che aveva sul viso un'espressione completamente meravigliata.

La giovane strega si chinò verso la predatrice, cercando di non svenire per l'odore che emanava il suo corpo... Lo sa che il profumo non deve essere usato come crema abbronzante? Pensò Rinoa in silenzio. "Maude, una volta avevo un'amica che usciva con il Comandante Leonhart qui presente... è cosa risaputa, tra le ragazze al Garden, che non è molto bravo con il suo 'pennello'. Triste davvero, che spreco per il genere maschile."

La signora McCay si voltò, guardando in faccia il comandante, ora stupefatto. "Peccato, baciava così bene." Voltandosi afferrò il muscoloso braccio di Zell, e l'altra mano scivolò giù fino al sedere. "Ho sempre avuto un debole per gli uomini vestiti da pinguino. Quindi tu sei bravo col pennello, mmh?" Zell ricambiò lo sguardo, la repulsione che prendeva il posto della sua espressione normalmente tranquilla.

Con un sorriso radioso, e un leggero cenno di saluto, Rinoa aggiunse, "ciao stallone, felice d'averti rivisto." Rinoa ruppe l'ultima barriera, e scoppiò a ridere.

Squall si voltò e rifletté, i suoi sbalzi d'umore erano imprevedibili quanto quelli di Seifer... ed era tutto dire. Alla fine, guardò la donna che stava usando il suo braccio come supporto. "Non so se sentirmi insultato o felice, adesso."

"La seconda, Squall... tutto quello che voglio dirti è... ora ho ricambiato, per quando sei saltato nello spazio. Fidati, il mio destino è stato ben peggiore," disse, giocosa.

Guardò nei suoi occhi bruni, era la prima volta che poteva guardarla così quella sera. Era squisita, esattamente come nei suoi vividi ricordi. Un vestito blu ricamato a mano con le spalline sottili le copriva tutto il corpo, enfatizzando sempre le sue curve. Intorno al collo, indossava una collana di perle color avorio, e un paio di orecchini di perle coltivate completavano la parure. I capelli erano acconciati in un morbido chignon, con boccoli leggeri che scendevano. Le delicate scarpe abbinate accentuavano i piedi che aveva notato solo pochi giorni prima. Senza rendersene conto, le guardò il seno, dannazione a Irvine. Ho mai notato quelle prima d'ora? Pensieri così fisici erano ben lontani dalla sua mente, l'anno prima. In quel momento invece non poteva distogliere lo sguardo da quelle... ehm... da lei.

Quistis scelse quel momento per svoltare l'angolo. Notò il modo in cui Squall stava guardando la donna bruna. Tracciò una linea immaginaria dai occhi a... al seno di Rinoa? Squall stava proprio fissando il seno di Rinoa. Scuotendo la testa, la donna cercò di trattenere di nuovo le risate. "Uhm... uhm, Squall?" Quistis guardò la sua espressione, che sembrava quella di un bambino beccato con le mani nel vaso della marmellata. Squall arrossì in quasi tre sfumature di rosso.

"Oh, ciao Quisty... err, Quistis. Rinoa e io stavamo solo parlando."

"Certo... parlando," rise la bionda insegnante. "Dove è andata la signora McCay, come sei riuscito a perderla così in fretta? Oh... e dov'è Zell?"

Rinoa intervenne, "se ne sono andati, insieme, a discutere del lavoro per 'servizio alla comunità'. Quistis, puoi farti un appunto mentale? Tieni Zell a distanza di sicurezza da me, per un po'."

Robert, che stava parlando con la coppia accanto a lui, si voltò nuovamente verso Rinoa. Mentre stava per aprire la bocca per parlare, una donna giovane e affascinante corse verso Squall. "Oh mio Dio, sei Squall Leonhart! Sono innamorata di te da anni. È grandioso pensare che al mondo ci siano eroi come te. Vorresti ballare?"

Squall era a disagio, questo genere di cose capitavano ogni tanto. Negli ultimi anni, aveva cercato di essere educato. La SeeD aveva una certa reputazione, e lui non voleva che fosse rovinata dal suo tipico comportamento altezzoso. Con tono da vero gentiluomo, rispose, "ora sono in compagnia della signorina Heartilly. Se sarò libero più tardi questa sera, mi piacerebbe ballare con te." La giovane ragazza corse di nuovo dalle sue amiche, puntando verso Squall. Il comandante, in tutta onestà, non intendeva ballare con lei, ma voleva comunque rifiutarla educatamente.

Qualcosa quasi si spezzò in Rinoa, mentre iniziava a pensare. La storia si ripete sempre, dicono. È successo questo quando sono andata da Caraway, un anno fa? Un'impaziente cadetta SeeD è corsa da lui e si è gettata ai suoi piedi? Si è almeno preoccupato di dire, 'non ora, sono con Rinoa, ma più tardi stasera?' O aveva davvero un legame affettivo con lei... o era solo fisico?

Si era già fatta queste domande, più di un anno prima. Quella mattina, ed ogni mattina successiva. Con ogni alba, se lo chiedeva... con ogni tramonto, dubitava. Ora, con lui accanto, si faceva le stesse domande che l'avevano portata sull'orlo della pazzia.

Doveva fermare tutto questo; doveva fermare lui.

A dire la verità, stava già ricominciando a provare qualcosa. Questo le uccideva l'anima. Quanto passerà, prima che se ne vada con un'altra ragazza, una che non debba aiutare per il resto della vita? Una che possa vederlo al loro matrimonio? Una che possa vederlo quando fanno l'amore? Rinoa sentiva che stava per iperventilare... doveva allontanarsi da lui ora. Prima di cadere in una trappola da cui non sarebbe potuta scappare.

"Squall, sono molto occupata, stasera. Ti prego, fammi il favore di starmi lontano. Non mi fa molto bene stare insieme ai SeeD. Qui tutti sanno che sono stati ingaggiati per uccidere soldati galbadiani. Quei membri della milizia hanno amici e familiari che partecipano a questo ricevimento, se sono vista insieme a te ci saranno effetti negativi per Caraway. Come cittadina di Deling, ho responsabilità verso il governo."

Squall rimase completamente spiazzato dal cambio di comportamento di Rinoa. "Rinoa, lo stesso governo che hai accusato due anni fa? Quello contro cui combattevi per la liberazione di Timber?"

"Quello è il passato, Squall. Lascia che stia dov'è. Robert, per favore, accompagnami al tavolo di mio padre. Vorrei dell'acqua." Si voltò verso suo cugino e gli offrì la mano.

Lui era perplesso quanto Squall. Afferrò la mano di Rinoa, guardando il comandante e Quistis con un'espressione di assoluta confusione. Comunque, non disse nulla a nessuno dei due, e guidò la cugina al tavolo del Colonnello.

L'insegnante guardò Squall, "stai bene?"

"Quistis, per te aveva un senso?"

"Be', no. Dalle un po' di tempo, cerca di parlarle ancora dopo la cena. Ora, vorrei che un SeeD molto importante, muscoloso, ed estremamente sexy mi accompagnasse al nostro tavolo. Non farmi richiamare Maude a toccarti il sedere ancora," disse Quistis, ripulendo la traccia di rossetto dal viso di Squall.

"Tutto tranne quello, Professoressa. Preferirei che fosse Irvine a toccarmelo, piuttosto che quella sanguisuga." Squall offrì il braccio a Quistis. Insieme, tornarono al tavolo, camminando con disinvoltura.

*~*~*~*~*

Quando Squall e Quistis arrivarono, erano tutti seduti al tavolo, con un drink. Zell era riuscito a pianificare una coraggiosa fuga dalla predatrice sessuale più insistente e preistorica di Deling. Squall cercò freneticamente di non guardarlo negli occhi, ma Zell, ovviamente, non era felice.

"Dì alla tua ragazza che ho un grosso debito con lei, Squall. La signora McCay mi pietrifica, e io ho visto cose davvero, davvero brutte."

Squall scosse la testa, leggermente rattristato. "Zell, non è la mia ragazza." Il comandante vide, con la coda dell'occhio, Quistis appoggiarsi allo schienale della sua sedia. "Solo qualcuno che spero davvero voglia diventarlo."

Quistis sorrise alla battuta.

La cena era terminata praticamente senza incidenti, a parte della polpa di granchio che era volata, finendo nei capelli di una donna. Irvine non riusciva ancora a guardarla direttamente. Avevano tutti ordinato vari drink. L'eccezione era Squall, al suo secondo bicchiere di vino rosso. Guardava Rinoa il più possibile, che chiacchierava, che sorrideva, e che rideva con vari gruppi di persone. Ragazzi, ha davvero delle gambe favolose. Grandioso, nota mentale: uccidere Irvine.

Suo cugino la accompagnò in giro tutta sera. Il comandante guardava come interagivano con le persone, le sottili sfumature che solo lui, o chi conosceva la verità, poteva notare. Ora Robert le stava sussurrando qualcosa all'orecchio, e la lasciava lì da sola. Questa era la sua occasione, e lo sapeva. Squall si tolse i guanti bianchi che indossava, e si scusò con gli altri per allontanarsi.

*~*~*~*~*

Rinoa era appoggiata ad un muro, in maniera simile a quella in cui si era appoggiato lui la sera del suo diploma SeeD. Tenne alta la testa, ingoiò l'orgoglio, e si avvicinò a lei. Pensando che avrebbe richiamato vecchi sentimenti, lui echeggiò le parole del loro primissimo incontro, "sai che sei la più carina?"

Distogliendo il viso, Rinoa rispose cinica, "non posso saperlo."

Senza permettere che il suo comportamento lo scoraggiasse, Squall si avvicinò di un altro passo. "Scommetto che balli solo con un ragazzo che ti piace."

"Già, non sei tu," dichiarò Rinoa senza emozione.

Allungò una mano a prenderle gentilmente la mano destra. Lei non si divincolò, ma non ricambiò il gesto. Lui si avvicinò di un altro passo, fino a che furono separati solo da pochi centimetri. Portandosi la sua mano alla bocca, la baciò gentilmente. "Ti piaccio... ti piaccio."

Rinoa sentì il suo corpo intorpidirsi, ma cercò di resistere al suo fascino. Perché non si è mai comportato così, prima? Non sarebbe riuscito ad influenzarla. "Niente da fare, non mi piaci e non sai ballare."

"Sto cercando qualcuno, ed è in piedi di fronte a me."

Wow, pensò tra sé, ora inizio a sembrare Laguna, o anche peggio, Irvine. Sembrava una battuta scadente per un bar da rimorchio per single. Eppure, stranamente, era quello che voleva dire. Quella battuta almeno ottenne la sua attenzione. Rinoa si voltò nella sua direzione, e dall'espressione sul suo viso, stava probabilmente pensando che suonava rozzo.

"Aspetta, mi sposto... così puoi vedere meglio chiunque 'lei' sia."

Lui tirò appena la sua mano destra. "Sono qui, Rin, fidati di me."

Lei grugnì appena, "fidarmi di te?" In qualche modo, prima che lei se ne accorgesse, lui la stava guidando alla pista da ballo. Continò a tenerle la mano destra, posizionando attentamente l'altra sulla sua vita stretta. Il tocco era molto esitante, all'inizio, come quando avevano ballato la prima volta. Squall guardò il viso di Rinoa; era semplicemente bellissima. Stupefacente. Per caso, le guardò di nuovo il seno. Alla fine si accorse del passo falso e smise di fissare quella parte del suo corpo, grato che lei non potesse vederlo ipnotizzato dal suo vestito scollato.

Dopo lo shock iniziale, Rinoa iniziò cautamente a rilassarsi. Furono in grado di tenere il passo degli altri ballerini. La fece persino girare e poi la attirò di nuovo al petto, gentilmente. "Hai fatto pratica, Squall."

"No, è che non puoi vedere che pesto i piedi a tutti," replicò l'uomo, con un sorriso sul viso che si sentiva anche nella voce.

"Squall, se indossi l'uniforme, perché non indossi i guanti?"

Strinse più forte le dita intorno a quelle di lei, avvicinandosi e sussurrandole all'orecchio, "ho pensato di fare il ribelle, stanotte. Non osare dirlo a Cid." Non poteva dirle la verità. Non ancora. A dire il vero, voleva sentirla senza barriere materiali, ma voleva fare le cose un passo alla volta.

Anche se il suo cuore si stava tuffando di testa.

Con l'ultimo commento, le fece scorrere con affetto lungo la schiena la mano che era stata intorno alla sua vita. Ogni movimento li faceva scivolare ancora più vicini. Lei non lottava più. Forse era solo per la sensazione di sicurezza. Non l'aveva sentita per oltre un anno, se davvero si era mai sentita così... era incredibile. Di nuovo, il suo corpo faceva cose contro cui la sua mente urlava. Lui era così vicino; Rinoa appoggiò la testa contro il suo petto muscoloso. Era definitivamente nervoso. Alcune cose non cambiano mai, pensò. L'uniforme era molto ruvida contro la guancia, ma a Rinoa in quel momento non interessava. Il suo battito era così rapido, così potente. Ho mai sentito il cuore di un'altra persona? No, di fatto non gli era mai stata così vicina a Balamb. Stavano camminando in un nuovo territorio, e lei ne era spaventata.

Quando la canzone finì, Rinoa realizzò che stava sorridendo senza accorgersene. Per quanto tempo ho sorriso? Cosa più importante, Squall l'ha notato? Non può vedermi così, non può sapere. Alzando la testa verso di lui, Rinoa seppe che doveva scappare, e velocemente. Più gli rimaneva vicino, più sarebbe stato difficile andarsene. Chiuse gli occhi, trattenendo le lacrime; non avrebbe pianto. Fece un respiro, uno dopo il quale, lo sentiva, una parte di lei sarebbe morta... per sempre.

"Addio, Squall. Questo è come ti ho incontrato, ed è adatto che sia anche come ci separiamo. Abbiamo avuto un anno grandioso, e ti ringrazio per tutto quello che mi hai insegnato sulla vita, e su me stessa. Anche se rifiuti di ammetterlo, siamo cambiati. Per favore, non dimenticare gli eventi delle nostre vite... il passato ci rende quello che siamo. Prendi gli errori che abbiamo fatto, e impara da quelli, Squall. Ti ho amato. Volevo solo che lo sapessi, ma è il passato. Tutto quello che puoi essere per me è il passato... un ricordo. Addio."

"Rinoa, non deve esserlo. Per favore non lasciarmi ancora." La sua bocca era vagamente spalancata, mentre la pregava con gli occhi di rimanere. Sapendo che non poteva vederli fisicamente, ma forse spiritualmente poteva sentirlo dentro.

Robert li raggiunse, prendendo Rinoa per il braccio. "È ora di andare sul palco, Rinoa. Il Presidente uscirà tra pochi minuti."

Allungò entrambe le braccia verso Squall. Con le mani, risalì lungo il suo petto fino al suo viso. Posò i palmi su entrambe le guance. In punta di piedi, Rinoa lo baciò gentilmente sulle labbra, "Addio, Squall Leonhart. Addio."

Robert guardò Squall. Uno sguardo che Squall aveva visto anche troppo spesso nel suo gruppo di amici. L'espressione che dice 'mi dispiace... deve far schifo essere te'. Squall rimase in piedi, solo, in mezzo alle altre coppie che ballavano. Un sentimento che somigliava a quello che aveva sentito la prima volta che s'erano incontrati; solo che questo era mille volte peggio. Aveva pensato a lei solo come a una bellissima ragazza, allora, e ora la vedeva come la bellissima donna che amava. Gli aveva spezzato il cuore un'altra volta. Non poté muoversi fino a quando non furono spariti completamente dalla sua vista. Solo pochi momenti prima, Rinoa aveva ammesso di averlo amato. Perché ora? Si smette di amare qualcuno da un giorno all'altro? Addio Rinoa Heartilly, addio.

Questa volta Rinoa non gli aveva detto di andarsene per rabbia, l'aveva detto col cuore. Non era più il benvenuto nella sua vita.

*~*~*~*~*

Gli altri avevano guardato dal tavolo; era più guardare un film tragico che vedere il proprio amico che veniva ferito. Era stata una settimana così strana. Potevano vedere che Squall stava tornando al tavolo. A chiunque altro la sua espressione sarebbe parsa indifferente. Loro lo conoscevano troppo bene. Quando arrivò da loro, afferrò il suo bicchiere di vino e lo vuotò dell'intero contenuto in pochi secondi. "Torno all'hotel. Verrò con voi al Garden domani mattina." Il comandante se ne andò senza un'altra parola, non ne aveva bisogno.

"Mi dispiace, signore, ma non posso lasciarvi uscire fino a quando il Presidente non avrà finito il suo discorso," lo informò l'ufficiale di sicurezza galbadiano alla porta.

"Sono un dannato SeeD!" gridò Squall, puntando alla sua uniforme.

"Sì signore, lo vedo. Grazie per avermi fatto notare l'ovvio. Ad ogni modo, questo mi dà ancora più motivi per dubitare delle sue intenzioni. Né Galbadia, né il reparto sicurezza del Presidente Mitchell, hanno ingaggiato la SeeD per questo evento. I SeeD sono noti come mercenari. Quindi, ora come ora, non posso sapere se qualcuno vi ha ingaggiato. Per quel che ne so, potreste essere pagati dal miglior offerente per uccidere il Presidente. Quindi, per favore, sedetevi finché non vi daremo un segnale."

"Potrei ucciderti in cinque modi diversi, e nessuno ti sentirebbe urlare. Nessuno," sbottò Squall al giovane soldato, prima di voltarsi. Non voleva creare a Cid ulteriori problemi con un conflitto SeeD contro cittadini galbadiani. Decise riluttante di tornare al tavolo e ordinare l'alcolico più forte che avessero.

Tornato dal resto dei suoi amici, notò che Robert aveva già portato Rinoa sul palco. Ora sedeva insieme al gruppo. "Grandioso, di questo ho proprio bisogno," disse ironicamente agli altri.

Squall gettò uno sguardo al palco. C'era un numero sorprendente di persone raccolte là, alcune sedute, alcune che spostavano oggetti, e un paio di tecnici che lavoravano al microfono. Prese un altro bicchiere di vino, gli altri sembravano non dar peso alle sue azioni. Irvine e Selphie guardavano la folla, Zell stava accoltellando quadratini di formaggio con degli stuzzicadenti, e Robert e Quistis erano molto coinvolti in una conversazione sulla pena di morte.

"Guarda Squall, c'è Maude McCay al microfono. Proprio figa stasera, vero Squall?" Irvine gli diede una gomitata, scherzando con fare malizioso.

Squall lanciò un'occhiata a Irvine, e il cowboy tacque immediatamente. La signora McCay prese il microfono e iniziò, "voglio ringraziare tutti i presenti stasera allo spettacolo finale di questa stagione della Compagnia di Danza di Deling. Voglio ringraziare personalmente tutti i giovani e talentuosi ballerini che abbiamo avuto quest'anno. Vorremmo inoltre ringraziare in modo particolare il Presidente Jefferson Mitchell per essere stato presente allo spettacolo d'addio di stasera, e per il suo aiuto nel rivitalizzare la stabilità di Galbadia. Ecco, con una speciale presentazione, la figlia del Colonnello Caraway... Rinoa Heartilly."

Tutti al tavolo guardarono il palco, tranne Squall, che continuò a far girare il contenuto del suo bicchiere quasi vuoto.

"Oh mio Dio!" gridò Robert. Gli altri, incluso, Squall, si voltarono velocemente verso di lui. "Hanno spostato il podio... Non stavo guardando. Quei bastardi hanno spostato il dannato podio." Robert si alzò, muovendosi veloce verso il palco. Quando il significato di ciò che Robert aveva detto colpì Squall, si alzò anche lui dalla sedia e si diresse verso il palco. A metà strada, entrambi sapevano che sarebbe stato troppo tardi.

Squall smise di muoversi. Sapeva che Robert sarebbe stato là, per lei, come era sempre stato per gli ultimi sei mesi. Voleva spaventosamente aiutarla, ma sapeva che Rinoa non voleva nulla da lui. Squall si voltò, e iniziò a tornare indietro. Parte di lui non voleva vedere Rinoa colpire il podio. L'altra parte non voleva vedere che non ci sarebbe stato lui lassù a darle conforto.

Tre scalini, ringhiera a destra, quattordici passi, mano sinistra, afferra il podio. Le parole si ripetevano nella mente di Rinoa. Quattro, cinque, sei... Si sentì colpire il podio. No, non stava camminando veloce, ma le fece comunque perdere l'equilibrio. Cercò di correggersi, ma riuscì solo a incastrare il tacco alto nello strascico del vestito complicato che indossava. Allungò una mano, sperando di afferrare il podio, ma non servì. Cadde rumorosamente a terra. Un suono come nessun altro mai sentito, uno che avrebbe echeggiato per innumerevoli ore nel suo cuore.

Umiliata, sola, e sconcertatamente spaventata.

Tutti erano in silenzio, confusi per ciò che era successo. Robert si fermò un secondo, dopo aver fatto i primi gradini. Rinoa non aveva alzato lo sguardo, ancora seduta per terra con il vestito strappato.

"Squall?" disse in un sussurro quasi teatrale.

Robert, in piedi lì di fianco, fece cenno a Quistis, e lei capì. Si alzò per incontrare il comandante che tornava, e mosse la mano lungo il suo braccio. "Vai da lei Squall, vuole te."

Pensò alle ultime parole di Rinoa per lui, ma ora quelle non contavano. Quindi si voltò e corse sul palco. Vide Robert che stava ancora lì fermo. Perché Robert non è ancora andato da lei? Squall sfrecciò sulle scale e Robert lo guardò dritto negli occhi, "ha chiamato te. Ha bisogno di te."

Perché... ha davvero chiamato me?

Squall si avvicinò a Rinoa, cadendo letteralmente in ginocchio di fronte a lei. Allungò le mani e le toccò gentilmente le spalle nude, "Rinoa... sono qui." Lei non disse nulla, si avvicinò semplicemente e lo afferrò per la vita. Rimasero così sul palco per un tempo che parve durare un'eternità.

Al tavolo, Irvine si chinò verso Quistis, "sembra che i nostri piccoli siano cresciuti."

Quistis sorrise soltanto, appoggiandosi alla sedia, "no Irvine, sono stati costretti a crescere molto tempo fa. Ora lo capiscono."

*****
Nota della traduttrice: al solito, capitolo betato da DefenderX. Alla prossima! -Alessia Heartilly

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Capitolo 9
*** IX. Tramonto ***


CASTLES IN THE SKY
di Ashbear, tradotto da Alessia Heartilly
~ Capitolo Nove: Tramonto ~

Squall continuò ad abbracciare Rinoa, comprensivo, "Rin, sono qui. Riesci ad alzarti?"

Rinoa non aveva pianto, non avrebbe permesso che accadesse in pubblico. Permise semplicemente a Squall di abbracciarla fino a quando recuperò la sua sicurezza, e poi gli permise di abbracciarla ancora. Non per un motivo preciso, se non quello della sicurezza che sentiva tra le sue braccia. Rinoa alla fine fece cenno di sì, e iniziò ad alzarsi lentamente. Gradualmente, con cautela, lui la aiutò. Le mise teneramente un braccio intorno alle spalle, con fare protettivo, e poi iniziò a scendere dal palco.

"No, Squall. Devo farlo." Rinoa lo guardò in faccia, non con gli occhi, ma col cuore. "Riportami indietro."

Sempre tenendo stretto il suo corpo delicato, Squall le sussurrò piano all'orecchio, "vuoi che rimanga con te?" Rinoa non rispose a parole. Sorrise soltanto, e allungò la mano tremante a incontrare quella di lui sulla sua spalla, tirandola gentilmente verso il basso e intrecciando le dita con quelle di lui.

Iniziarono a tornare sui loro passi, insieme. Squall le lasciò la mano, riluttante, quando raggiunsero il podio. Per quanto volesse abbracciarla, sapeva che lei aveva bisogno di affrontare tutto quello da sola. Ma la conosceva, e lei aveva bisogno di qualcuno che le stesse vicino. Come lei stessa gli aveva detto, una vita prima, "non posso lottare da sola." Se poteva sentire la sua presenza, poteva affrontare qualsiasi cosa. Era forte da sola, ma insieme erano invincibili. Trovò un posto direttamente dietro di lei, e la lasciò prendere posizione al microfono. Prima che potesse dire qualsiasi cosa, Squall si chinò in avanti e sussurrò, "sono qui, Rinoa. Sarò sempre con te."

Ogni parola le mandava un brivido lungo la schiena. Il modo in cui le pronunciava, il fatto che le stesse pronunciando, per di più di fronte a centinaia di persone. Voltandosi verso di lui, piegò appena la testa. C'erano così tante cose che voleva chiedere, e voleva dire in quel momento. Ma non era il momento, perché la folla di invitati iniziava a diventare più rumorosa ad ogni secondo che passava. Quindi il massimo che poté fare fu mimare con le labbra, "grazie, Squall."

Quello, insieme al suo sorriso, era tutto ciò di cui lui aveva bisogno.

Il Colonnello Caraway guardava lo svolgersi degli eventi dal suo tavolo. Solo poche ore prima, era questo che desiderava. Avrebbe dato qualsiasi cosa perché lei fosse la sua pedina politica. Sapeva che Rinoa avrebbe detto la verità. Sarebbe stata sulla televisione nazionale, a raccontare il suo segreto di fronte al Presidente Mitchell, pubblici ufficiali, e gli aventi diritto al voto di Galbadia. Quindi perché si sentiva così male? Perché in quel momento, realizzò che Rinoa Heartilly non era una pedina politica. Era la sua piccola bambina spaventata che doveva raccontare al mondo un segreto che aveva tentato così duramente di tenere nascosto.

Rinoa non aveva voluto la sua pietà, e di sicuro non voleva quella di Galbadia. Il suo unico desiderio era di non essere trattata in maniera diversa da chiunque altro. Caraway lo sapeva. In quel momento, il suo ruolo di padre divenne il titolo più importante che aveva mai avuto. Se né il suo valore né il suo coraggio potevano fargli vincere le elezioni, allora che andasse tutto all'inferno. Se c'era un unico momento nella sua vita in cui lui e Julia sarebbero stati d'accordo sul da farsi, che fosse quello.

Con ritrovata determinazione, si alzò ordinando, "per ordine del Colonnello Caraway, tutte le trasmissioni dal vivo di questo evento devono fermarsi."

Rinoa si voltò nella direzione della voce del padre, e si aggrappò al podio con mani ferme. Cosa diavolo ha in mente quell'uomo?, gridava la sua mente. Voleva solo che quest'incubo finisse.

Squall si allungò e le toccò affettuosamente una spalla, "dagli una possibilità, Rinoa." Uscì come un ordine, più che come una richiesta. Rinoa inspirò profondamente, e chiuse gli occhi. Poteva sentire il profumo della sua colonia, e in qualche modo la tranquillizzava. Gradualmente, riaprì gli occhi e riuscì solo a sorridere. Era una reazione naturale, sorridere era sempre stato qualcosa che faceva quando era nervosa.

Ora era davvero un buon momento per sorridere.

Il Colonnello Caraway si avvicinò al Presidente Mitchell, parlandogli mentre gli spettatori parlottavano tra loro. Dopo una breve discussione, il Presidente rese ufficiale l'ordine. Era il Presidente, e i suoi ordini venivano eseguiti, per quanto irrazionali potessero sembrare. "Per ordine diretto del Comandante delle Forze Militari di Galbadia, il Presidente Jefferson Mitchell, per favore cessate tutti i collegamenti. In questo momento, tutti i segnali televisivi, radiofonici, le videoregistrazioni o qualsiasi forma di registrazione deve cessare, immediamente. In caso contrario, state violando la legge di Galbadia, e verrete trattati di conseguenza."

Caraway era grato, anche se era sicuro che Rinoa non sarebbe stata felice della maggiore attenzione che veniva attirata su di lei. Come padre lo sapeva, ma alla fine, la sua decisione era giusta. Inoltre, per una volta nella sua vita, si sentiva un padre. Era un sentimento d'orgoglio, uno che si sarebbe mai affievolito. Notò che sia il Presidente che la stampa avevano rivolto la propria attenzione a Rinoa, e al SeeD in uniforme accanto a lei. Guardando il podio, Caraway poté vedere Squall in piedi dietro a sua figlia. Era la prima volta che guardava Squall come a qualcuno di diverso da un mercenario ben pagato.

Prima, quando si erano incontrati la prima volta, avrebbe fatto qualsiasi cosa per tenere quell'uomo lontano da sua figlia. Diavolo, era il tipo di persona che Caraway avrebbe ucciso senza pensarci due volte. Ma non era più così. Ora, vedeva qualcosa in lui che rispecchiava la sua stessa vita. Una tristezza, una speranza, e una devozione... solo che quella di Squall non era per la SeeD, ma per sua figlia. Qualcosa che Caraway aveva impiegato troppi anni a realizzare, e quell'uomo... soltanto uno. Forse c'era speranza anche per loro. I due soldati si scambiarono uno sguardo; non passò null'altro che rispetto reciproco tra loro. Squall fece un saluto SeeD a Caraway... un gesto che fu per Caraway più gradito di quanto potesse mai immaginare.

"Rinoa, inizia quando sei pronta," disse delicatamente Squall alla donna terrorizzata davanti a lui.

Si raddrizzò lentamente e guardò il pubblico. "Vorrei ringraziare tutti voi per la possibilità che mi avete dato di ballare ancora. Quando ero molto piccola, mia madre volle che prendessi lezioni di danza. La prima volta che me lo disse, mi arrabbiai molto. Allora preferivo pensare a me stessa come a un maschiaccio, non come a una persona che saltellava su un palco. Raggiungemmo un accordo. Avrei seguito le lezioni per dieci settimane. Dopo quel periodo, se l'avessi deciso, avrei potuto smettere senza che lei dicesse nulla. Sfortunatamente per me, dopo la prima lezione fui affascinata. Ballare divenne il momento migliore della mia settimana. L'anno in cui compii cinque anni, fui scelta per danzare nel Festival d'Inverno. Mia madre non riusciva a credere che avrei ballato al Festival sul palco, con tutti i riflettori puntati su di me. Era così eccitata per me, e mi disse che era il secondo miglior giorno della sua vita. Il primo era quello in cui sono nata. Tre settimane dopo, Julia Heartilly morì in un incidente automobilistico. Non ballai quell'anno, e feci giuramento di non ballare mai più in pubblico. Non senza di lei al mio fianco."

Rinoa si fermò brevemente, e voltò la testa verso Squall. Lui allungò la mano destra al viso di lei, e mosse gentilmente le dita nude sulle sue guance arrossate. Lei gli sorrise. Con il conforto di quel piccolo gesto, tornò al pubblico ancora confuso. "Io... ho continuato a prendere lezioni private. Quello che facevo era per me stessa, e per nessun altro. Dieci anni dopo, quando il governo dovette affrontare problemi interni, smisi di prendere lezioni. E' cosa risaputa che durante l'ultima Guerra della Strega, ho avuto numerosi disaccordi con il Colonnello Caraway."

Rinoa si fermò ancora per un momento e poi corresse l'ultima frase, "ho avuto numerosi disaccordi con... mio padre. Presi del tempo per me stessa e rimasi con i miei amici più stretti al Garden di Balamb. In seguito, le circostanze mi hanno costretto a tornare a Galbadia. Durante la guerra, sono stata costretta a crescere molto in fretta, e ho imparato molto velocemente cosa fosse il rimpianto. Una delle molte decisioni della mia vita che ho riveduto... è stata quella di non ballare più in pubblico. Dovevo mantenere una promessa, sapendo nel mio cuore che mia madre mi avrebbe visto, da lassù. Dovevo ballare ancora... e così ho fatto. Sono entrata nella compagnia, e ho ballato per ricordare e per dimenticare. Quello che nessuno, tranne pochi, sa è che ho avuto un incidente automobilistico sei mesi fa. Sono quasi morta. Quando ho ripreso conoscenza, due settimane dopo, avevo... avevo perso la vista. Da sei mesi, sono cieca."

Tutti i presenti iniziarono a bisbigliare, sussurrare, o in generale a rimanere a bocca aperta. Squall si avvicinò di un passo a Rinoa e posò gentilmente il palmo della mano sulla sua schiena. Lei aveva bisogno di sentirlo vicino, sia fisicamente che mentalmente.

Rinoa fece un profondo respiro e si scusò, "scusatemi se non l'ho detto a nessuno, soprattutto alle persone più vicine a me. Non volevo che nessuno mi guardasse in modo diverso. Per favore, ve lo chiedo, non sentitevi dispiaciuti per me. Voglio solo che vediate la stessa persona che avete visto da quando sono nata. Robert, mio cugino, è entrato nella compagnia in modo da poter provare con me. Lo sapeva... e mi ha aiutata. Voglio ringraziarti, Robert Caraway, per tutto il supporto che mi hai dato. Tutti sanno quanto posso essere testarda, a volte... grazie per non esserti mai arreso, con me. Voglio inoltre ringraziare i miei più cari amici Quistis, Selphie, Irvine, Zell e Squall. Per avermi fatto capire che pensate a me solo come a... a Rinoa Heartilly. Grazie a tutti." Si fermò e si voltò verso Squall. Il suo sorriso gli fece sembrare irrilevante l'anno appena trascorso. Si allungò verso il braccio nudo di lei, allacciando l'arto tremante con il suo, più forte.

Quistis e Selphie si scambiarono uno sguardo. Entrambe le ragazze sorrisero radiose, si alzarono, e iniziarono ad applaudire. Ben presto tutti i presenti seguirono il loro esempio, inclusi il Presidente e il Colonnello Caraway. Di nuovo, come allo spettacolo, Irvine e Zell iniziarono a fischiare e gridare. Questa volta nessuno si scandalizzò. Il Presidente Mitchell fece cenno a una delle guardie di sicurezza all'entrata, segnalando di aprire la porta bloccata. Squall continuò a tenere il braccio di Rinoa fino a quando non lasciarono l'edificio.

*~*~*~*~*

L'umidità della sera sembrava essere aumentata da quando erano entrati. Uscire dall'ambiente con aria condizionata nella vasta umidità della notte fu uno shock per il corpo di entrambi. Eppure, non interessava a nessuno dei due. Nella loro mente, la serata era quasi perfetta. Alla fine, era stata un sollievo dal fardello che Rinoa aveva portato per troppo tempo. Quello in sé era perfetto.

"Non ci posso credere... ce l'ho fatta! E' finita, basta nascondersi," gridò Rinoa voltandosi, catturando Squall in un forte abbraccio.

"Non ti senti meglio, ora che non ti nascondi più da nessuno? Sono un esperto sull'argomento, sai," le disse calmo all'orecchio, ancora con le braccia strette intorno alla sua vita.

"Mi sento benissimo!" continuò Rinoa, e poi ruppe l'abbraccio. "Squall... non so davvero come ringraziarti. Ora so che ho ancora bisogno di amici, tutti voi siete così meravigliosi." Gli voltò le spalle, incapace di affrontarlo. Anche se non poteva vedere, poteva sentire le sue espressioni... e questo la spaventava a morte. "Squall, amici però... tutto qui." Si allontanò simbolicamente di un passo dal suo cavaliere. "Non funzionerà mai tra di noi... è che non posso dipendere da te, o da chiunque altro. Vi vorrei tutti nella mia vita... ma solo come amici."

"Rinoa, lo capisco. Comunque, ora che ti ho ritrovato, non mi permetterò di perderti ancora."

"Squall, non succederà. Sarò sempre qui per te... prometto. Ma le nostre vite sono cambiate, la situazione è cambiata. Sarò qui... se hai bisogno di me, ma come amica, come Quistis o Selphie. Non posso più offrirti il mio amore, ma ti posso offrire la mia amicizia. Siamo due persone... in punti diversi delle nostre vite." Si voltò verso di lui e gli offrì la mano. "Per favore, accetta la mia amicizia, Squall Leonhart."

Lui le prese la mano pallida. Aveva bisogno di lei, anche solo come amica, per il momento. L'avrebbe accettato, per il momento. Tempo, altre cose nella sua vita avevano richiesto tempo. Lei valeva l'attesa, non importava quanto sarebbe durata.

"Amici, Rinoa Heartilly, sempre."

L'aria notturna era ancora incredibilmente calda. Il comandante iniziava a sentirsi molto a disagio nella sua uniforme. Immaginava inoltre che fosse meglio riportare Rinoa a casa, dopo quella serata stancante. "Rin, ti chiamo un taxi e ti porto a casa, lontana da tutti."

"No, Squall," lo pregò, muovendosi verso il sentiero. "Camminiamo." Gli teneva ancora la mano senza guanti, cosa a cui stava cercando disperatamente di non abituarsi. Lo trascinò sul sentiero, con un po' troppa forza. Lui perse appena l'equilibrio, come aveva fatto la prima notte che lei lo aveva trascinato sulla pista da ballo.

"Piano, ragazza," disse semplicemente.

"Scusa, dovevo proprio portarti via da là in fretta."

"Eh?"

"Uhm... non preoccupartene ora." Non appena finì la frase, una pioggerellina leggera iniziò a scendere.

"Sapevi che sarebbe successo... vero?" Lui alzò un sopracciglio, mentre lei continuava a guidarlo lungo il sentiero del parco.

"Sì... l'ho annusato nell'aria. In più, sta per peggiorare."

"Eh? Rinoa, ti cerco un taxi. Non voglio che ti ammali."

"No. Io voglio camminare sotto la pioggia. Squall, da bambino non hai mai giocato nella pioggia, vero?" chiese mentre continuavano a camminare nelle vie stranamente deserte della città.

"Mai. Non sai che hai il quadruplo delle possibilità di ammalarti, da bagnato? Esporsi agli elementi quando non è necessario è totalmente da sconsiderati," la informò lui. Sembrava che stesse leggendo da un manuale SeeD... o da una rivista medica.

"Sissignore, comandante," sbottò lei di rimando. "Dimentica il tuo addestramento militare, senti la pioggia e basta. Fa molto caldo, stasera, e c'è così tanto da festeggiare. Non mi interessa se mi inzuppo... mi piace la sensazione e me la godo."

"Cosa succede se ti ammali?"

"Be', te ne stai a letto e bevi brodino di pollo. Poi ripensi a tutto il divertimento della sera prima, e non te ne penti. Vivi il momento, Squall, la vita è troppo breve. Io lo so bene."

Squall osservò la notte, mentre la pioggerella delicata si faceva più violenta. Sentendo Rinoa che iniziava a ridere con il peggioramento atmosferico, guardò in silenzio l'acqua che cadeva sul suo corpo. Lei alzò una mano per sciogliersi i capelli. Scosse la testa, e i suoi lunghi capelli ondeggiarono gentilmente sulla sua schiena. Guardando verso il cielo scuro, chiuse gli occhi e continuò a ridere. Sembrava così dannatamente bella, così libera.

La pioggia le colpiva la pelle nuda, e le spalle e il collo le brillavano sotto la luce dei lampioni. Le gocce scendevano lungo il suo seno fin dentro il vestito. Ancora seno?, si maledì tra sé e sé per l'ennesima volta. Squall si chiese perché tornava sempre lì. Lei fece un passo avanti e allungò le braccia, girando su se stessa mentre continuava a ridere e sorridere, come se stesse gioiosamente ballando sotto la pioggia.

"Il tuo vestito si rovinerà," riuscì a dire lui, cercando di distogliere l'attenzione dal corpo di Rinoa.

"Non importa, se posso vedere la pioggia, Signor Leonhart," cinguettò. Squall allungò la mano verso di lei, afferrandole il braccio nel mezzo di una giravolta.

"Tuo padre mi ucciderà... se non ti riporto a casa sana e salva, signorina Heartilly," disse Squall maliziosamente, appoggiando il viso ai suoi capelli bagnati.

"Non posso certo permettere che succeda, giusto?" rispose mentre i loro corpi si toccavano. Lui la fece girare alcune volte nella pioggia. Alla fine, lei si fermò faccia a faccia con lui. "Giurerei, signor Leonhart, che tu stessi ballando con me... sotto la pioggia."

"Non so ballare," replicò solennemente lui.

"Allora... nemmeno io."

*~*~*~*~*

In dieci minuti arrivarono alla Residenza Caraway, assolutamente zuppi. Invece di entrare, Rinoa fece cenno a Squall di portarla sul retro. Rinoa sedette su una panchina vicino alla casa e si tolse le scarpe, la collana e gli orecchini. Si alzò con improvvisa urgenza, guardandolo maliziosamente...

"A volte, per essere liberi, si devono fare cose che gli altri considerano senza senso. Come disobbedire a tuo padre, entrare in un gruppo di ribelli, cercare di mettere un braccialetto a una strega o..."

Squall si alzò e urlò, realizzando che si dirigeva proprio alla piscina, "Rinoa, ferma, non muoverti!" Si avvicinò velocemente a lei, "non fare un altro o cadrai nella..."

"Piscina!" gridò lei, allungando una mano e spingendolo nell'acqua. Squall fu colto di sorpresa, e cadde facilmente nella piscina... uniforme SeeD e tutto il resto. Lei stava ancora ridendo quando lui riemerse dall'acqua.

"Rinoa Heartilly, sai in che guai puoi cacciarti, spingendo il Comandante del Garden di Balamb in una situazione di vita o di morte?" Era ancora scioccato per essere stato buttato dentro.

"Vedi, Squall, ora non noti nemmeno la pioggia, giusto?" Si chinò e si appoggiò al bordo della piscina. Poi, con una risatina quasi seducente, entrò nell'acqua.

"Ok, Rinoa, ora so che quel vestito si rovinerà."

"Sì, Squall, ma chissenefrega!" Nuotò in direzione della sua voce. "Come ho detto prima, alcune cose valgono la posta. Sapevi che nessuno riesce a battermi a Marco Polo? Sono un'esperta."

Squall nuotò verso di lei, incontrandola dove l'acqua era più profonda. "Chissenefrega," commentò scherzoso. "Sai che adesso sei nei guai."

"Chi, io, piccola dolce innocente, che avrò mai fatto?" replicò Rinoa, con la voce più ingenua che riusciva a creare.

"Mi hai incasinato," la informò ridendo. Poi iniziò velocemente a schizzarla d'acqua. "Mai incasinare un professionista allenato."

"Me ne ricorderò quando ne incontrerò uno!" urlò lei, schizzandolo a sua volta.

Squall le nuotò il più fisicamente vicino possibile, afferrandola per la vita. Notò che le luci della piscina riflettevano sull'intricato ricamo di perline del suo vestito. Il riflesso si specchiava nei suoi occhi, che brillavano anch'essi come cristalli. Ogni goccia d'acqua seguiva un sentiero proprio, e lui desiderava solo poterli tracciare con le dita. Di nuovo, il comandante si trovò ad avere pensieri che lo spaventavano soltanto; sentiva di perdere il controllo. Notò che Rinoa lo guardava con un'espressione vagamente confusa, dato che il suo silenzio parlava più del resto. "Sei davvero nei casini, ragazzina. Cosa pensi che dirà tuo padre, quando gli racconterò che hai spinto un povero SeeD indifeso nella grande e pericolosa piscina?"

Rinoa posò le mani sulle sue spalle. "Non lo so. Forse la stessa cosa che diranno i tuoi amici quando racconterò... che hai cercato di spingermi dentro per primo." Per un momento, camminarono nell'acqua, stretti l'uno tra le braccia dell'altra. Erano entrambi bagnati fino al midollo, ma a nessuno dei due interessava. Squall iniziò a nuotare con cautela verso il lato meno profondo, portando Rinoa con sé senza sforzo. I loro corpi rimanevano per lo più sott'acqua, dato che ora Squall toccava appena. Rinoa gli rimaneva stretta, senza riuscire più a credere alle emozioni che le correvano dentro.

La sua mente tornò al parco, e al bacio che si erano dati. Era stato così profondo e pieno di significato, e desiderava essere toccata ancora in quel modo. Sin da quando l'aveva sentito arrendersi alla passione, non aveva desiderato nulla più che il sentire di nuovo quell'emozione. Amici, giusto? Allora perché non desiderava nulla più che esplorare ogni parte dell'uomo che stava solo a pochi centimetri dal suo corpo? Puoi sentire come mi batte il cuore? Squall, puoi sapere i pensieri sensuali che sto avendo, ti senti nello stesso modo? Dio, amici... siamo solo amici, giusto?

Squall notò le figure d'ombra nella luce. "Be', Rinoa, non è quello che è successo, e lo sai. Hai spinto un SeeD innocente nell'acqua profonda, senza avvisarlo," disse il comandante, osando premere di più i loro corpi.

"E' la mia versione e la rispetterò," replicò lei spensierata, alzando un sopracciglio. Rinoa gli si strinse con forza, non voleva che quel miracolo finisse. "A chi pensi che crederanno?"

"Non so, perché non glielo chiedi?" Squall aveva visto i loro amici sul palchetto in legno, insieme ad un Caraway dall'espressione non troppo severa.

"Oh merda, sono dietro di me," mormorò Rinoa, portandosi una mano alla fronte. Si voltò e sorrise ai suoi amici. "Dunque... uhm... benvenuti nel retro di casa mia, qualcuno vuol fare un bagno di mezzanotte?"

*~*~*~*~*

Quando uscirono dalla piscina, tutti cercarono di non ridere, tranne Zell che invece rideva apertamente. Squall non sembrava esattamente un 'Comandante' con la divisa completamente inzuppata. Una zazzera piena d'acqua sulla testa rimpiazzava i suoi soliti capelli ben pettinati. Era ovvio a tutti che aveva grosse difficoltà a tenersi i ciuffi fuori dagli occhi.

Rinoa, d'altro canto, uscì dall'acqua e sembrò splendida come sempre. Il liquido sottolineava la sua pelle lattea, e il vestito si appiccicava seducente al suo corpo. Anche i suoi capelli neri brillavano alla luce della luna, che ora rimpiazzava le nuvole cariche di pioggia. Squall sapeva che avrebbe potuto essere coperta di fango... ed essere comunque un angelo. Rinoa coperta di fango... Di nuovo, si arrabbiò con se stesso per i propri pensieri, e per il sentiero in cui lo stavano guidando. In qualche modo credeva di essere al di sopra di quel tipo di allusioni. Quello era più appannaggio di Irvine.

Non ci volle molto prima che una cameriera tornasse con due grossi asciugamani. Ne diede uno ad entrambi i contendenti, e poi li lasciò soli con i loro amici. Gli altri erano stati relativamente zitti, per lo più scioccati da quello che avevano appena visto.

"Squall, dai un nuovo significato alla frase topo bagnato. Eppure, Rinoa, il look bagnato ti dona molto. Molto sexy," scherzò Irvine. Squall non avrebbe potuto essere più d'accordo, ma doveva fingere di essere irritato, e diede all'amico un'occhiata di ghiaccio. Quella che voleva dire, "zitto... ora."

Rinoa sorrise e piegò la testa, "grazie davvero, Irvine, sei molto dolce. E' sempre bello essere in compagnia di un gentiluomo."

Zell guardò velocemente i presenti, "no, Rinoa, il Colonnello Caraway è rientrato, quindi, niente gentiluomini qui."

"Devi scusare Zell," spiegò Quistis, sarcastica. "Non lo facciamo uscire molto, per ovvie ragioni. E' stata una lunga serata per tutti. Volevamo solo dirti quanto siamo orgogliosi di te, Rinoa. Ci è voluto molto coraggio per non andarsene e basta. Sei molto più forte di quanto sarei stata io al tuo posto... ti amiamo tanto."

"Rin?" intervenne Selphie. "Abbiamo parlato tutto il tempo. Noi quattro vorremmo invitarti a tornare a Balamb. Partiamo domattina. I candidati cadetti di quest'anno saranno là tra pochi giorni, e il dovere ci chiama. Sei una parte così importante della nostra famiglia... allora come adesso. Non ci sentiamo completi senza di te. E' come se mancasse qualcosa... te. Quindi, per favore, pensa a tornare a casa."

Più di ogni altra cosa al mondo Rinoa voleva dire 'sì' e urlarlo al mondo intero. Ma sapeva che sarebbe stata dura con Squall nelle vicinanze. Diavolo, sarebbe stato proprio impossibile. Tutta la storia del 'siamo amici' era una balla. Lo desiderava, non solo come amico. Sapeva che dopo quella sera, la piscina, e la pioggia, che i suoi sentimenti erano rimasti più forti che mai. Rinoa era profondamente innamorata di lui. E quello... sarebbe stato difficile. I ricordi di lui, dell'altra donna, di tutto il dolore, l'avrebbero perseguitata sempre.

Forse in futuro, se Squall fosse stato trasferito a un altro Garden, avrebbe potuto affrontare le sue paure. Senza di lui come ricordo delle ferite, del dolore. Dannazione, le mancavano i suoi amici. E se la ragazza di Squall è ancora là? E se la vede ancora? Allora come si sentirebbe, se sapesse come si è comportato con me stanotte... Diavolo, forse quella ragazza non ha mai saputo di me.

No, non poteva proprio andare.

"Ragazzi, essere ancora con voi sarebbe fantastico, ma le nostre vite sono continuate. Quistis insegna, Selphie e Irvine hanno se stessi. Squall ha..." Si fermò prima di fare un terribile errore, "...il suo lavoro. Sì, Squall ha il suo lavoro, e Zell ha... sì, be', forse Zell non è l'esempio migliore." Stava cercando di rallegrarsi un po', di nascondere il dispiacere. Come aveva sempre fatto.

"Hey Rin," disse Zell con tono astioso. "Me la devi ancora pagare per Maude McCay... cerca di non aggiungere altro, ok? Ma ti amiamo comunque, Rinny."

"Anche io ti amo, Zell. Ma non posso ancora tornare, troppi brutti ricordi."

Brutti ricordi? Quistis pensò che fosse un commento davvero strano da parte di Rinoa. Per quel che sapeva, niente di 'brutto' le era capitato quando viveva al Garden.

Anche Squall rimuginò sull'uso della parole 'brutti ricordi' da parte di Rinoa.

Non sono più che un brutto ricordo, per te? Se è così, stanotte non ha significato niente? Rinoa... pensavo che stanotte noi... diavolo, cosa stavo pensando?

*****
Nota della traduttrice: mi scuso innanzitutto del ritardo con cui metto questo capitolo. Problemi personali un po' pesanti mi hanno risucchiato forze e pensieri, e le fanfiction stavano all'ultimo posto della mia scala di priorità.
Mi inserisco in questa nota anche per una breve spiegazione: il gioco in cui Rinoa dice di essere fortissima, il Marco Polo, è un gioco popolare anche negli Stati Uniti (da dove proviene l'autrice originale). Si gioca in tre-quattro persone, di cui una, che "sta sotto", come si dice, chiude gli occhi mentre gli altri si mettono in vari punti della piscina. Chi sta sotto, sempre con gli occhi chiusi, cerca gli altri nuotando per la piscina e cercando di toccarli, e può chiamare "Marco" obbligando gli altri a rispondere "Polo" per localizzarli meglio. Chi viene toccato, ovviamente, deve poi stare sotto. Per maggiore informazioni, vi linko la pagina di Wikipedia, in inglese, in cui potete trovarle. Direi che l'ironia di Rinoa sul gioco e sulla sua cecità a questo punto è abbastanza chiara^^
Al solito, capitolo betato da DefenderX. Alla prossima! -Alessia Heartilly

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Capitolo 10
*** X. Vespro ***


CASTLES IN THE SKY
di Ashbear, tradotto da Alessia Heartilly
~ Capitolo 10: Vespro ~

Rinoa riusciva a sentire il disagio nell'aria, e sentendo il bisogno di chiarire, azzardò, "io... uhm... non intendevo 'brutti ricordi' in quel senso. Per favore, non fraintendete. Solo, sapete, prima che perdessi la vista e tutto il resto. Non servirei a nulla, là, sarei solo un altro fardello sulle vostre spalle. Non riuscirei a stare al Garden e non lavorare. Davvero, non c'è molto che potrei fare, là."

Quistis non sapeva come prendere il commento di Rinoa, ma per quanto riguardava il lavoro, aveva un'idea. "Rin, potresti sempre insegnare. Il Garden adorerebbe avere un'insegnante di Storia della Magia. Nessuno può insegnare la storia delle streghe meglio di... una strega."

"Grazie, ma non posso. La mia vita è qui... a Deling City, adesso. Non so esattamente cosa mi riservi il futuro. So solo che deve essere qui."

Lontano da te, Squall, aggiunse mentalmente Rinoa.

Il comandante ascoltò la conversazione negli ultimi minuti, senza dire una parola.

Cosa posso dire, per favore ritorna perché ti amo ancora? Forse valeva la pena tentare, ma aveva appena promesso che sarebbero stati amici. In più, anche il semplice fatto di non averglielo mai detto prima era un grosso peso per la sua mente. Ottenere che lei si fidasse nuovamente di lui poteva richiedere un po' di tempo. Ottenere che lei lo amasse ancora poteva richiedere una vita intera. Forse dando a Rinoa i suoi spazi e mantendosi in contatto... forse poteva farle realizzare che i suoi sentimenti erano sinceri.

Squall chiuse gli occhi, sentendosi più solo e confuso che mai.

Infine, intervenne, "Rinoa, noi partiremo per il Garden domani. Il treno parte alle otto di mattina. Per favore... se cambi idea, io... noi saremmo felici di vederti tornare a casa con noi."

Rinoa pensò per un momento che la parola 'casa' sembrava avere un significato diverso, in quegli ultimi giorni. "Non cambierò idea, Squall, ma sarò felice di venire a veder partire i miei migliori amici. Beh, non vedere, ma potrei almeno salutarvi con la mano," disse lei, cercando di essere allegra.

"Grandioso," replicò Irvine, "a domani, signora." Si avvicinò a lei, si portò le sue dita alle labbra e le baciò gentilmente.

Rinoa sorrise tenendo la mano di Irvine. Poi si alzò sulle punte e alzò la testa verso di lui. Gli diede un piccolo bacio sulla guancia, "vedi Squall, proprio come ai vecchi tempi." Tutti risero ricordando la storia che Irvine aveva raccontato loro in precedenza. Questa volta Squall non si arrabbiò, aveva sul viso un sorriso sincero.

*~*~*~*~*

Dopo che i suoi amici furono tornati all'hotel, Rinoa andò di sopra per togliersi l'abito bagnato. Si asciugò i capelli e si infilò una t-shirt e un paio di pantaloncini. Avvicinandosi al letto, ricordò il commento che Rob aveva fatto riguardo alla fotografia di Squall. Le fotografie sulle pareti sembravano così irrilevanti, adesso - non aveva mai pensato a quelle cose - ma ricordò immediatamente dove era appesa quella foto in particolare. Rinoa andò all'altro lato del letto e fece correre le mani sulle pareti lisce. Poi sentì la tavoletta di sughero, e staccò la fotografia nell'angolo in alto a sinistra. Era strano, non aveva mai avuto molte fotografie di Squall. Semplicemente, lui non era tipo da fotografie.

Tornò al letto, e si stese sulla schiena. Con la sensibilità che avevano acquisito le sue dita, poteva percepire la finitura lucida della foto. Nella sua mente, poteva vederla, chiara come qualsiasi cosa avesse mai visto. Era stata scattata sei settimane dopo la sconfitta di Artemisia. Era stata data una festa per gli 'eroi mondiali' al Palazzo Presidenziale di Esthar. La fotografia era stata scattata a loro due soli, grazie a Selphie e al suo tempismo perfetto con la macchina fotografica. Squall indossava la sua uniforme ufficiale, proprio come quella sera. Rinoa indossava un vestito nero, corto, di lustrini. Lei sorrideva, allegra come sempre. Le labbra di Squall erano aperte appena, ma l'espressione del viso era la solita, senza emozioni.

Per lei andava bene così.

Amava vedere il sorriso di Squall, anche se era successo solo poche volte. L'espressione che aveva nella foto sarebbe stata quella che avrebbe sempre ricordato di lui, molto simile a quella del loro primo incontro. Rinoa aveva anche alcune altre fotografie di loro due insieme. Dopo essere tornata a Deling, le aveva messe un soffitta, insieme alle altre fotografie delle sua infanzia... ricordi del passato. Aveva tenuto quella per ricordarsi di cosa significasse fidarsi troppo di qualcuno. Si era detta, ai tempi, che si trattava di un promemoria sul perché non innamorarsi di nuovo. Ora ammetteva a se stessa che era stata appesa perché lo amava ancora. Rinoa non voleva lasciarlo andare del tutto.

Ci fu un bussare insicuro alla porta, eppure era sicura di chi poteva essere. Infilò velocemente la fotografia sotto un cuscino. L'ultima cosa di cui aveva bisogno in quel momento era che lui scoprisse che ancora... "Ancora cosa?", mormorò. "Entra, Squall."

"Come sapevi che ero io?" rispose lui aprendo la porta.

"Sono cieca, non stupida. La cameriera bussa tre volte, e Rob bussa come Zell... 'fammi entrare ora.' Caraway non bussa. Quindi rimani tu e il tuo 'sarà meglio bussare, ma non voglio che sembri che sto esagerando... ma ho bisogno che sia comunque un bussare da maschio.' Fidati, non ci sei riuscito." Lui la guardò vagamente disorientato, prima di uscire nuovamente e chiudere la porta.

Questa volta, bussò con più sicurezza di sè prima di aprire la porta.

"Questo andava meglio... sembravi solo un po' patetico, stavolta."

"Rinoa, che stai facendo?"

"Sto seduta qui... nella mia camera... tu?"

Lui si passò una mano tra i capelli ancora umidi. "Non avevi intenzione di venire alla stazione a salutarci, domani, vero?"

Rinoa si intristì, per quanto cercasse di tenersi su di morale. "Squall... tu non capisci e basta. Non è così semplice. La vita non è così semplice. Gli addii non sono così semplici."

"Cosa, Rinoa? Che cosa non capisco... per favore, spiegamelo, così posso provarci. Dio, voglio provarci..."

Alzandosi dal letto, si avvicinò a lui, guidandolo nella stanza. Fece un cenno verso il letto, e lui si sedette immediatamente sul bordo, guardandola attentamente mentre chiudeva tapparelle e tende.

"Piante," mormorò. "Se ti stai chiedendo perché mi prendo la briga di aprirle... le piante han bisogno di luce. E questa è la tua lezione di biologia per oggi... ora, per la lezione di realtà." Si posizionò di fronte a lui, guardando verso il basso nell'oscurità. "Squall, fidati di me. Chiudi gli occhi." Lui la ascoltò... ogni parola, ogni respiro. Era sorpreso di riuscire perfino a percepire che il ritmo del respiro di Rinoa era cambiato.

"Ora rispondimi sinceramente, Squall... per favore."

La stanza era un vuoto completo di oscurità. La luce era spenta, il cielo non permetteva alla luce della luna di penetrare le barriere delle tende, e al di sotto della porta pesante non filtrava nemmeno un briciolo di luce dal corridoio.

"Quando apri gli occhi, cosa vedi?" Squall eseguì, insicuro su cosa lei si aspettasse da lei.

"Oscurità."

"Oscurità?" Non doveva sembrare una domanda. Aveva solo immaginato una risposta più elaborata, ma la semplicità la colse di sorpresa.

"Perché? Cosa dovrei vedere? Tu cosa vedi?"

"Una tabula rasa, un nuovo inizio, sogni che devono ancora venire. La mia vita."

"Rinoa... Mi dispiace, io proprio non lo vedo."

"Certo che no, Squall, tu vedi solo l'oscurità... perché è reale. Ma io la vedo ogni minuto... ho solo imparato a vedere altre cose, grazie alla fiducia e alla speranza. Ora, quando apro gli occhi... io vedo il futuro."

Lui riflettè per un momento, chiudendo nuovamente gli occhi, esattamente come si era concesso un altro tentativo con il bussare. Stavolta, era più simbolico che necessario. Allungò una mano, posandola accidentalmente un po' troppo vicino al seno di lei. Lei si irrigidì, ma fu felice quando lui mosse la mano verso il suo viso. Lentamente, fece scorrere le dita lungo il suo collo, e poi lungo il mento. Lei aveva fatto la stessa cosa, prima, al ricevimento, ma ora era il suo turno. Nel buio, la percepì... percepì ogni protuberanza, ogni imperfezione della sua pelle, ogni muscolo teso del suo collo.

"Squall, cosa stai facendo?"

"Chiedimelo ancora..."

"Chiederti cosa? Cosa vedi quando apri gli occhi?" esitò.

"Sì..." Lui si alzò in piedi, senza mai spostare le mani. "Rinoa, io vedo te."

"Eh?"

"Quando chiudo gli occhi ora, ogni volta, vedo solo una cosa... te."

Questa non era la risposta giusta. Beh, okay, lo era... ma non era quello il punto. Doveva solo vedere il niente... non fare affermazioni filosofiche per la prima volta nella vita. Lui doveva essersi accorto della sua esitazione, del suo disagio.

"Rinoa... per favore, ritorna."

Era un'affermazione con molte implicazioni. La tenerezza, la serata, tutto portava a questo momento. La sua voce era ammaliante, tutto di lui lo era. Forse era cambiato, forse stavolta poteva essere diverso. Il suo respiro era inebriante; cercò di contrastare i sentimenti, la passione. Si sporse in avanti, mentre lui si avvicinava a lei di un passo. Le mani di lui le accarezzavano ancora il viso, e le sue mani si stavano gradualmente muovendo per ricambiare il gesto. Le sue ciocche bagnate, il suo mento... tutto era così... perfetto.

"Rinoa, posso entrare un momento?" La voce venne immediatamente riconosciuta come appartenente a suo padre. Entrambi si scostarono l'uno dall'altra, comportandosi come se fossero stati colti nella situazione più imbarazzante, mentre la luce si accendeva.

Dannazione a te e al tuo non bussare mai, Caraway! voleva urlare Squall all'uomo più grande.

"Vi ho interrotti in un brutto momento?" Rinoa spinse via Squall, con una forza sorprendente.

"No, va benissimo. Squall se ne stava andando. Vero, Squall?"

"Sì, credo di sì," borbottò mentre si avviava alla porta. L'umore di lei si era nuovamente alterato nel momento in cui era comparso suo padre. Era tornata subito ad essere amara e sulla difensiva. Voltandosi prima di uscire, disse, "addio, Rinoa."

"Squall, ci sarò domani... ci saluteremo allora."

Chiusa la porta, appoggiò la fronte contro il legno. In qualche modo, nel profondo di sè, sapeva che lei non sarebbe venuta a salutarli; sarebbe stato troppo difficile. Diamine, era difficile per lui, lo era sempre. Perdere qualcuno non diventa mai più semplice.

Mimò nuovamente con la bocca la parola dolorosa, "addio."

*~*~*~*~*

Caraway era senza parole. Non si era mai aspettato di entrare e trovare sua figlia... con un uomo. "Mi sa che dovrei provare a bussare ogni tanto."

"Ma dai?"

"Sì, ecco il temperamento che amiamo tutti così tanto."

"Senti, è stata una giornata faticosa. C'è una ragione particolare per cui sei qui?"

Lui notò un piccolo angolo lucido sotto alle ombre del cuscino. Accese la luce più vicina al letto, e prese la fotografia. La sua attenzione si focalizzò naturalmente su sua figlia, a quanto sembrava felice nella fotografia, a quanto fosse spensierata in passato. Non era bravo nelle relazioni, non era mai stato.

"Rinoa, so che i tuoi amici partiranno domani. Li ho sentiti chiederti, stasera, di tornare a Balamb. Per quanto io stesso non riesca a credere di essere io a dirlo, penso che dovresti andare con loro."

"Non posso!" La sua reazione era un misto di rabbia e confusione. "E' troppo difficile. Non mi farò ferire ancora."

"Ferire? Sono tuoi amici, sono sicuro che nessuno di loro ti ferirebbe di proposito." Il colonnello Caraway seguì il profilo sulla foto con le dita. "Rin, ti dirò qualcosa che non ho mai detto a nessuno. Nemmeno a tua madre."

Ottenne definitivamente l'attenzione di Rinoa con quell'affermazione. Lei tornò al letto, e si tirò le ginocchia al petto. Caraway si avvicinò e si sedette accanto a sua figlia.

"Quando entrai nell'esercito, molti anni fa, tutto quello a cui pensavo era avanzare di grado. Tre anni dopo, venni assegnato a Dollet, e stazionai lì per molti anni. Incontrai qualcuno di molto speciale, là... la prima persona che abbia davvero amato. Ci divertivamo molto insieme, e passammo un'intera estate alla spiaggia. Alla fine, ho dovuto fare una scelta tra la mia carriera militare e lei. Avrei dovuto scegliere lei. Ma non potevo... ero una persona i cui genitori non si aspettavano nulla di diverso dalla perfezione."

"Le mandai una lettera, non ebbi nemmeno abbastanza fegato da dirle addio di persona. Mai guardare indietro - era il mio motto. Avrei potuto tornare da lei, un paio d'anni dopo. La amavo ancora... Alla fine il tempo aveva continuato ad avanzare, e lei aveva trovato qualcun altro. Incontrai tua madre un anno dopo e decidemmo di sposarci. Rinoa, non fraintendermi, ci tenevo a tua madre... e sì, arrivai ad amarla. Ad ogni modo, quando decidemmo di sposarci era più un'opportunità di carriera per entrambi. Amai davvero Julia... col tempo. Il fatto era che... non eravamo anime gemelle. Io credo davvero nel vero amore. L'ho avuto, una volta... e così è stato per tua madre. Le nostre carriere, la nostra testardaggine si mise in mezzo, per entrambi. Non voglio vederti sposata a uno di quegli snob della società solo perché è di convenienza."

Rinoa rimase seduta ad ascoltare attentamente suo padre. Era la prima volta che lo sentiva parlarle come a un'adulta. Per di più, di cose personali. Scivolò vicina a lui e, per la prima volta da che potesse ricordare, Rinoa abbracciò suo padre. "Ti voglio bene."

Anche lui ricambiava l'abbraccio e non poteva credere a quanto lei gli fosse mancata; sempre che lui l'avesse mai avuta per poterla perdere. Forse se ne sarebbe andata ancora, ma questa volta non poteva esserne più felice. "Ti voglio bene anche io, Rin." Sciogliendo l'abbraccio, Caraway tenne la presa sul suo braccio. "Può aver fatto errori. Li facciamo tutti, ma è tornato a combattere per te... significa qualcosa."

*~*~*~*~*

La stazione dei treni era affollata. I giorni feriali erano sempre giorni pieni di impegni, specialmente nel cuore del distretto più legato agli affari: uomini con valigette, donne con cellulari, e tutti con una gran fretta. Ci si poteva considerare fortunati a trovare un posto a sedere con una tazza di caffè. Il treno per Balamb sarebbe partito entro pochi minuti e il gruppo rimase sulla piattaforma, ognuno cercando di scovare Rinoa nella folla pressante.

"Verrà, Squall," cercò di confortarlo Irvine. "Conosci Rin, probabilmente doveva essere sicura che i suoi capelli fossero perfetti prima di mostrarsi in giro." Squall continuò a fissare la massa di persone, con la speranza infondata che lei avesse il coraggio di venire.

"Forse era troppo difficile, per lei," spiegò Selphie, cercando di rimanere allegra. "Dire addio non è mai facile. Per Rinoa, forse addio era troppo da affrontare, in questo momento."

"Aspetterò un messaggio per posta," sbottò Squall. "Pensavo che fosse cambiata dopo... dannazione, è passato un anno."

"Squall," intervenne Quistis, "Rinoa è nostra amica. Semplicemente, ha affrontato una cosa molto difficile ieri notte. Sii paziente, abbi fiducia in lei... non ti lascerà partire senza dire addio." Notò un piccolo roteare degli occhi in Squall, un'altra dimostrazione di emozione solitamente estranea al comandante.

Zell fu il primo a notare una figura che correva attraverso la folla. "Hey ragazzi, non è Robert quello che viene da questa parte?"

L'uomo dai capelli scuri stava cercando di attraversare la folla di passeggeri che era arrivata con l'ultimo treno. Finì per fare un po' più di spintoni e gomitate del previsto, ma alla fine arrivò all'ansioso gruppo. "Sono così contento di essere arrivato al binario in tempo," sbuffò Robert, senza fiato. "Rinoa non ce l'ha fatta stamattina. Ho voluto venire qui e ringraziarvi tutti di persona. Rinoa non è mai stata brava con gli addii."

Squall scosse soltanto la testa e si voltò, "chissenefrega." Iniziò a camminare verso il treno. Parte di lui voleva salire e lasciarsi dietro questa città e chiunque ci vivesse. Eppure, voleva sapere che lei sarebbe stata bene, non importava quanto fosse furioso in quel momento. Rinoa era importante fino a quel punto.

Come per un secondo pensiero, il carismatico SeeD si voltò verso Robert. "Per favore, prenditi cura di lei. È ancora una mia amica e non importa cosa accadrà, lo sarà sempre. Non lasciare che qualcuno le faccia del male." Robert accolse la richiesta di Squall con un leggero annuire. Il comandante non poteva più stare insieme agli altri. La scorsa notte non ha significato nulla, per te. Avevo ragione. Perché ora? Perché un'altra volta? I tuoi giochetti sono così stancanti. Se è questo che vuoi, Rinoa Heartilly, che sia. Addio, e buona fortuna.

*~*~*~*~*

Gli altri salutarono Robert e gli fecero i loro migliori auguri, a parte Quistis. Lasciarono i due a parlare tranquillamente nella stazione rumorosa. Alla fine, l'insegnante salì sul treno, raggiungendo Squall e gli altri. Il gruppo stava in piedi fuori dal lussuoso vagone SeeD, salutando Robert mentre il treno partiva.

"Apri la porta, Squall," urlò Selphie.

"Sbrigati amico, prima che ci faccia cantare un'emozionante edizione di 'Treno, Treno, Portaci via'," esclamò Zell.

Squall cercò la chiave nella tasca della giacca. Dannazione, doveva averla dimenticata all'hotel. Può peggiorare questa mattinata?

Ci fu un grido abbastanza alto che echeggiò nella carrozza. "Presto Squall, devo davvero far pipì. Non penso che quelle ultime cinque tazze di caffè fossero d'accordo con me."

"Quindi non vuoi che faccia questo, vero?" Squall sentì il pugno di Irvine che entrava in contatto con la vescica di Zell.

"Squall... muoviti!"

Domanda retorica, si disse Squall, con rabbia. Ora avrebbero dovuto sedersi sul pavimento di quella carrozza scomoda per il viaggio fino a Balamb, sette ore sul pavimente, che giornata stramaledetta. A far da babysitter a Irvine e Zell... "Non la trovo ragazzi, scusate."

Quistis intervenne velocemente, "ecco, ne ho una di scorta. Posso usarla per entrare nel vagone SeeD."

Beh, almeno non sarebbe stato così male. Perché non ho mai saputo che Quistis ne aveva una di scorta? E perché non si è mai preoccupata di aprire la porta? Così tante volte avrebbe potuto salvarlo dalla felicità completamente terrorizzante di Selphie. Grandioso, come spiegherò a Cid che ho perso una chiave per i treni della SeeD? Non era da lui perdere le cose, specialmente quelle così importanti. Mentre entravano nel corridoio del vagone SeeD, Quistis afferrò il braccio di Squall e lo spinse davanti alla porta.

"Tecnicamente, Squall," spiegò Quistis, "siccome tu sei il SeeD di rango più alto tra noi, devi essere tu ad aprire la porta. Sarebbe contro il regolamento che un superiore non in comando apra la suddetta porta. Il manuale SeeD mi proibisce severamente di farlo con il mio codice d'accesso, a meno che tu sia inabilitato e/o incapace di intendere e di volere. Ora, se non fossimo su proprietà del Garden, o sulla carrozza del treno, me ne fregherei. Ma di sicuro non ho bisogno che il mio rango SeeD diminuisca perché ho fatto qualcosa che mi era vietato."

"Merda, ragazzi," intervenne Zell, "mi serve una copia di quel dannato libro... ora! Non è possibile avere un rando SeeD negativo, vero?"

Quistis lanciò solo un'occhiata a Zell, una di quelle 'chiudi il becco Signor So-Tutto-Io' a cui Zell si era piuttosto abituato negli ultimi due anni. Squall afferrò la stupida chiave e la strappò dalle mani di Quistis.

"Che cosa fottutamente stupida..." si udì, in borbottii sommessi. Nessuno osò chiedere chiarimenti. Fece scorrere la carta magnetica nello spazio e digitò il codice. "Contenta adesso, Maestra Rigidina?" le sputò di rimando. ""Ho fatto scorrere la carta come da regolamento, o dovrei far riferimento al manuale nella sezione 'chi diavolo se ne frega'? Chissenefrega di 'sta merda..." Udì la serratura scattare e aprì la porta, furioso.

Ecco, stessa vecchia dannata camera, stesso vecchio dannato divano, stessa vecchia dannata Angelo... Angelo?

*~*~*~*~*

Il cane guardò il comandante con la testa leggermente piegata e le orecchie diritte. Angelo sembrò ricordarsi vagamente di lui, saltò giù e iniziò a gironzolare. Squall lo fissò e basta mentre gli si avvicinava, senza essere del tutto sicuro di cosa pensare. Perso in un tempo in cui una cosa simile era molto comune.

"Angelo è ancora un po' stanca," disse una voce morbida. "E' appena arrivata in treno da Dollet, è stata una notte molto lunga... sia per lei che per me."

Squall si voltò velocemente verso la voce. "Rinoa?", esclamò, lasciando che la sua emozione avesse la meglio. Lei si alzò a sedere sul letto, con addosso pantaloncini di jeans e una t-shirt rossa. I capelli erano tirati indietro in una coda lunga, molto simile a quando l'aveva vista a casa sua pochi giorni prima. "Cosa... cosa ci? Come hai fatto? Garden?"

"Facile per te dirlo," ribattè Quistis. "Ma penso sia un passo avanti dal classico 'chissenefrega'. Oh a proposito, eccoti la tua carta. L'hai accidentalmente 'persa' quando ti sei addormentato ieri notte. Inoltre, non ho in questo momento, né ho mai avuto, una carta per questa carrozza. Non pensi che anche io avrei adorato poter evitare qualche giro della canzoncina dei treni?" Guardò Selphie che sorrideva radiosa. "Senza offesa, Selph."

"Nessun problema," replicò Selphie alla bionda insegnante.

Rinoa si sedette sul letto a castello più in basso, mentre Angelo saltava su, coricandosi protettivamente accanto a lei. "Per rispondere alle tue domande, Squall, o almeno a quel che ho potuto capire: vengo con voi, Quistis, e sì." Ridacchiò per un momento, "ragazzi, per favore, perché non vi sedete? Il treno si muove. E' abbastanza ovvio, anche per me, e non scendo."

Quistis, Zell e Irvine andarono a sedersi sul divano, mentre Selphie si sentiva ugualmente comoda seduta sul pavimento tra le gambe di Irvine. Squall rimase in piedi un momento, senza sapere dove sedersi. Quistis gli lanciò un'occhiata insegnante/sorella, facendo un ovvio cenno verso la ragazza bruna. Cogliendo il suggerimento, si avvicinò al letto e si sedette vicino a Rinoa.

Lei si picchiò sul ginocchio una volta, e Angelo saltò giù dal letto per stendersi ai suoi piedi. Squall non poteva credere quanto gli era mancata quella stupida bastardina. Non era proprio una persona che amava i cani, ma Angelo era una parte di Rinoa così grande che non poteva fare a meno di tenere anche al dannato cane. Ora non poteva nemmeno resistere al tentativo di accarezzare Angelo, ma sorprendentemente il cane ringhiò.

Rinoa guardò la sua compagna pelosa, "Angelo, tutto ok. Scusa Squall, Angelo pensa di lavorare. Quando è usata come cane guida, il suo unico lavoro è proteggermi. Devo solo darle il comando perché sappia che può rilassarsi. Prova ancora, per favore, Squall."

Osservando il cane con curiosità per un momento, Squall allungò una mano e la grattò appena tra le orecchie. Godendosi l'attenzione che riceveva, Angelo si voltò sulla schiena per ricevere una grattata sulla pancia. "Vedi, anche Angelo ti ama... anche a lei piaci ancora, Squall. Bisogna solo dirle che è fuori servizio. Un po' come te, Comandante Leonhart."

"Quindi stai dicendo che ho bisogno che mi si dica quando sono fuori servizio?"

"Beh, una volta di sicuro sì. Separare il lavoro dalla tua vita privata non è mai stato il tuo punto forte."

Squall la guardò, c'era dolore negli occhi di lei. Persino lui poteva vederlo. Forse lui non c'era stato; forse non sapeva solo come esserci... ad ogni modo, giurò che stavolta sarebbe stato diverso. "Quindi Rinoa, se sono fuori servizio, anche io posso coricarmi sulla schiena e tu mi gratti la pancia?"

"Squall!" gridò Rinoa, scioccata. Riuscì comunque a dargli una gomitata nello stomaco, con una mira perfetta.

Irvine intervenne, "mi ha rubato la battuta, davvero, e stavo per dirlo io!"

Tutti stavano ridendo. Era così poco caratteristico di Squall fare un commento simile. Sapevano che l'avrebbe detto soltanto a Rinoa. Non perché non avesse un senso dell'umorismo sardonico, cosa che era evidente solo molto raramente, ma perché di fatto, era vero. Eppure, nessuno nella stanza l'avrebbe fatto notare.

"Ho riavuto Angelo da Dollet solo poche ore fa," continuò Rinoa, "gli addestratori saranno al Garden la settimana prossima per lavorare ancora un po' con noi. Ho ricevuto un corso veloce la scorsa notte, o era stamattina molto presto? E' stato tutto così confuso... penso di non saperlo."

"Era mattina, Rin," interruppe Quistis, "circa le cinque quando sono venuta a prenderti per incontrare Angelo."

Selphie guardò Quistis con sospetto, "quindi l'hai portata qui tu? Lo hai saputo per tutto il tempo che siamo rimasti a cercarla al binario?"

"Uhm... ecco... err," Quistis tentò di sorridere. "Beh sì, ho ricevuto una telefonata da Rinoa la scorsa notte, circa all'una, diceva che aveva cambiato idea sul tornare con noi. Mi ha fatto promettere di non dirlo a nessuno. Così, ho mantenuto la promessa e non ho detto una parola. A dire il vero, mi ha sorpreso che Robert si sia fatto vedere stamattina. Quello che voi ragazzi non avete visto è che mi ha passato la carta. Durante la confusione di stamattina, l'avevo lasciata nel treno. Ha aspettato l'ultimo momento per ridarmela."

Zell si grattò la testa, "okay... adesso... un attimo. Fatemi capire se c'ho visto giusto, Squall non doveva per forza aprire la porta. Volevi solo che lui fosse il primo a vedere Rinoa. Quindi, non avevi nemmeno una carta... avevi quella di Squall?"

"Sì," confermò Quistis. "Dovevo rimetterla nella sua giacca prima che se ne accorgesse, ma non sono riuscita a farlo. Quindi mi sono inventata una storia ridicola sui superiori che aprono porte, credo che Squall fosse arrabbiato abbastanza da non mettere in discussione la regola falsa."

"Non ero arrabbiato," disse Squall, come un dato di fatto.

"Ah davvero, Signor Chissenefrega," esclamò Selphie, "credo che le tue esatte parole fossero, 'aspetterò un messaggio per posta'. Fidati... non eri certo un campeggiatore felice, comandante."

*****
Nota della traduttrice: al solito, capitolo betato da DefenderX. Alla prossima! -Alessia Heartilly

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Capitolo 11
*** XI. Sera ***


CASTLES IN THE SKY
di Ashbear, tradotto da Alessia Heartilly
~ Capitolo 11: Sera ~

Il movimento ritmico del treno del mattino sembrava quello gentile delle onde dell'oceano sulla spiaggia. Una tale pace e tranquillità si trova raramente nei prodotti dell'uomo, ma il treno sembrava magico. Tutti sapevano che non era davvero dovuto al mezzo di trasporto, ma alle persone che trasportava.

"Squall," disse Rinoa, allungando una mano per rassicurarlo che la sua presenza era reale. Cercando di afferrargli una spalla, sbagliò mira e la mano si posò sulla sua gamba. Per un secondo, nessuno dei due parlò. In qualche modo, entrambi temevano, nello stesso momento, che la sensazione potesse finire... Voleva togliere la mano, ma in quel momento le sembrava che qualcuno avesse messo della colla forte sul suo palmo. Decise di lasciarla lì, con la speranza di non attirare l'attenzione sul suo piccolo errore di calcolo. Quand'è che la sua gamba è diventata così muscolosa? Quand'è che ho davvero potuto toccargli le gambe così? Lo guardò, "non crederai mai a chi mi ha fatto cambiare idea." Nessuno osò parlare. "Mio padre."

"Il colonnello Caraway?" chiese Zell.

"Sì, mi ha fatto realizzare che ho amici davvero meravigliosi. Persone di cui posso... imparare a fidarmi ancora. Persone che non mi tratteranno in modo diverso."

*~*~*~*~*

Il resto del viaggio in treno non vide particolari eventi. Solo un gran ricordare i tempi passati, parlare del balletto, e ovviamente i sempreverdi 'scherzi-su-Irvine-in-calzamaglia'. In qualche modo, la conversazione rimase sempre spensierata e nessuno si avventurò in territori inesplorati. Squall e Rinoa rimasero seduti l'uno accanto all'altra per tutto il viaggio, senza avvicinarsi nè distanziarsi. Alla fine lei tolse la mano, e Squall sentì d'aver perso una piccola parte di sé quando avvenne.

Quando il treno arrivò alla stazione di Balamb, il gruppo decise di noleggiare un'auto per tornare al Garden. Nessuno aveva voglia di combattere mostri; volevano protrarre la loro mini-vacanza il più a lungo possibile. Squall guidava, seduta accanto a lui c'era Rinoa, e poi Quistis. Sul sedile posteriore, Selphie sedeva tra Irvine e Zell facendo l'arbitro... e Angelo era senza alcun dubbio il giudice di linea. Se uno degli uomini invadeva lo spazio del cane, veniva velocemente dissuaso dal farlo. L'insegnante trovava molto divertente la nuova cagnetta da guardia.

A metà strada scoppiò un litigio tra Irvine e Zell, su chi tra i due fosse più 'maschio'. La conversazione terminò bruscamente quando Squall frenò di colpo, accostò, e Quistis cacciò letteralmente i due uomini fuori dalla macchina.

"Ma... Squall," pregò l'esperto d'arti marziali.

"Niente ma. Vi farà bene passare un po' di tempo insieme."

"Sì," borbottò Irvine. "Me ne ricorderò alla prossima Giornata del Comandante."

Quistis guardò fuori dal finestrino con occhi vacui. "Irvine, non esiste una Giornata del Comandante."

"Beh sì, ma Zell e io volevamo proporla come festa nazionale. Ora supporteremo la Giornata Nazionale dell'Abyss Worm per onorarlo. Così, se il verme vede la sua ombra, sono altre sei settimane di Squall."

"Come sono offeso," replicò sarcasticamente il comandante. Subito dopo averlo detto, diede gas e ripartì.

"Non cambieranno mai, vero?" rise di nuovo Rinoa. Era così meraviglioso essere di nuovo parte di tutto quello. Qualsiasi cosa quello fosse.

"No," rispose Quistis, mentre guardava le loro immagini che rimpicciolivano nello specchietto retrovisore a lato del passeggero. "Penseresti che tutti noi avremmo dovuto essere cresciuti un po' negli ultimi due anni."

Squall rimase silenzioso, ma lentamente, insicuro, posò la mano sulla gamba di Rinoa. Più o meno come aveva fatto lei sul treno, anche se il suo gesto era stato del tutto accidentale. Lei voltò la testa verso di lui, ma non disse nulla. La campagna sfrecciava fuori dai finestrini, ma Rinoa non la vedeva. Vedeva solo ciò che era nel suo cuore.

Selphie si appoggiò al finestrino, iniziando a chiudere gli occhi. "Vi ho mai detto che non sono una persona mattiniera? Mi servono tutte le forze solo per uscire dal letto... chi ha deciso di far partire così presto questi treni? Chi è il genio che ha deciso questo orario?"

Scuotendo la testa l'insegnante replicò, "Selphie, le otto non è prestissimo per un treno. Ricordo di aver preso parecchie volte quello delle quattro di mattina... quello davvero ti rovina la giornata."

"Fermo!" gridò Rinoa. Squall si allarmò quasi in preda al panico per il suo tono di voce.

Fermò la macchina, accostando a lato della strada. "Rinoa, cosa c'è?"

"Niente. Io... mi sono sentita all'improvviso un po' claustrofobica." Spinse via la mano di Squall dalla sua gamba nuda, "Quistis, puoi uscire un minuto? Preferirei sedermi dietro... dove c'è più spazio."

"Certo tesoro, un minuto solo." Quistis e Squall si scambiarono uno sguardo di pura confusione. I cambi d'umore della ragazza sembravano quasi violenti. Nonostante questo, l'insegnante non discusse, e aprì la portiera per Rinoa. Eppure Quistis sentiva che c'era qualcosa di più profondo in tutto quello, qualcosa che nessuno di loro vedeva. Demoni che Rinoa combatteva da sola... fino a quando avrebbe permesso ai suoi amici di aiutarla. In quel momento, tutto quello che potevano fare era esserci e basta.

*~*~*~*~*

Tornare al Garden fu un po' meno stressante di quanto Rinoa avesse immaginato. Squall camminava alla sua destra, Quistis alla sua sinistra. Angelo camminava attentamente davanti, controllando gli ostacoli che potevano materializzarsi lungo la strada. Selphie camminava alcuni passi indietro rispetto agli altri, osservando attentamente l'orizzonte in cerca di Ellione... in caso fosse arrivata in anticipo.

Il preside Cid era in piedi di fronte alla libreria, e fece cenno a Selphie di avvicinarsi a lui. Separandosi dal resto del gruppo, Selphie raggiunse il suo padre adottivo.

"Ellione ha preso il primo treno, ti aspetta nella tua camera," la informò Cid. "Ho avuto l'impressione che il suo arrivo dovesse essere tenuto segreto... almeno per il momento. Ho emesso una carta temporanea per entrare nella sua stanza, spero che per te vada bene."

"Perfetto. Devo solo andare a prendere Quistis e allontanarla da Rinoa e Squall. Penso che quei due saranno costretti a passare un po' di tempo insieme. Mi sento così cattiva, per questo." Selphie non poteva nascondere il sarcasmo nella sua voce.

Guardando oltre le loro spalle, Cid osservò Squall e Quistis che aiutavano la ragazza lungo la strada. "Ha deciso di tornare con voi. Mi fa piacere. Come... come sta?"

"Beh... onestamente, preside, ha i suoi momenti no. Può essere perfettamente deliziosa un minuto, e quello dopo fondamentalmente qualcosa le dà fastidio."

Uno sguardo preoccupato rabbuiò il viso del preside. "Non per i suoi poteri di strega, vero?'"

"No." Esitava a parlare troppo con Cid. "Penso sia personale. Forse la ragione per cui se n'è andata... c'è qualcosa che la fa soffrire. Spero solo che si possa aiutarla."

"Anche io," rispose il preside, sistemandosi gli occhiali sul naso. "Selphie, fai tutto quello che è necessario per risolvere la faccenda. C'è molto di più del singolo individuo in gioco. Potrei perfino spingermi a dire che ci sia il futuro del Garden in ballo."

*~*~*~*~*

Selphie riuscì ad allontanare Quistis, fingendo un'emergenza qualunque con il budget per il Festival. Squall non se la bevve per nulla, ma personalmente era felice che le altre li lasciassero soli.

"Rinoa, posso mostrarti una cosa?"

Lei rise dell'ironia della frase. "Certo Squall... cosa?"

"Seguimi." Lui le prese la mano, intrecciando le dita con quelle di lei. Lei era consapevole del fatto che erano entrati nell'ascensore, e poteva sentire il movimento fluido dei motori.

"Mi stai portando in classe? Sei così avventuroso, Leonhart."

Quando l'ascensore si fermò, la guidò fino a una grande stanza. Lei poteva sentire il suono dei suoi tacchi che picchiavano contro il pavimento di marmo. "Il salone delle feste, Squall? Volevi mostrarmi questo?"

Lui non rispose, la guidò soltanto al balcone. Sentì lo spostamento d'aria causato dalle porte quando lui le aprì, e l'aria umida che si mescolava con il clima interno. Quasi si infuriò. "Cosa puoi mai volere che veda, quassù?"

"Tutto," rispose lui con calma. "Dagli alberi agli uccelli, dal cielo all'orizzonte... tutto."

"Chi sei tu?" Il tono era vagamente irritato.

"Eh?"

"Cos'hai fatto all'uomo che conoscevo un anno fa?"

Voltandole la schiena, lui chiuse gli occhi. Non lo so, pensò tra sé e sé. Tutto quello che sono sempre stato, o che ho sempre voluto essere... non ha più significato nulla dopo che te ne sei andata. Dio, cosa sto dicendo? Così, invece di risponderle, scelse la frase più logica che aveva in testa, la risposta che aveva sempre voluto. "Perché Rinoa, perché te ne sei andata?"

Lei quasi si soffocò con la sua stessa bile. "Perché? Perché io me ne sono andata? Squall, forse non me ne sono andata, forse tu eri già andato via."

"Eh? Come puoi dirlo? Non sono io che ti ho lasciato un messaggio, di punto in bianco!"

Le parole di lei iniziarono a farsi piene di rabbia. "Cosa ero per te un anno fa?"

"Rinoa, eri mia amica... qualcuno di cui mi fidavo."

"Fidavo, strano come tutto torni sempre alla fiducia, vero? Ero una tua buona amica... cosa avrei dovuto fare, aspettare che tu, un giorno, mi riconoscessi come qualcosa di più di una tua buona amica? Per te ero come Irvine, Zell, Quistis o Selphie! L'unica differenza è che hai fatto tre piccoli, patetici tentativi di baciarmi!"

"Patetici? Mi sembra che usi spesso questa parola, quando parli di me. Oh, e a proposito, erano quattro tentativi... non dimenticare il parco, pochi giorni fa."

"Mi piacerebbe dimenticarlo!" urlò lei. Era la cosa più lontana dalla verità, perché quei sentimenti le avevano permesso di andare avanti in quegli ultimi giorni. Diavolo, quei sentimenti l'avevano portata al Garden. "Che cosa stavo pensando quando ho deciso di tornare qui? Dio, mettimi sul primo treno che va a Timber domattina. Ecco esattamente perché non dovrei ascoltare Caraway, lui e le sue grandiose idee. Dovrei avere imparato, oramai... ma no, siete tutti uguali."

"Chi... chi è uguale?"

"Gli uomini... e il loro essere bugiardi, patetici traditori bastardi!"

"Di cosa diavolo stai parlando?"

"Portami alla mia stanza... adesso."

"Non abbiamo ancora finito qu..."

"Ho detto riportami alla mia stanza adesso." I suoi occhi si appannarono come lui non aveva mai visto prima, in un miscuglio di odio e rabbia. Uno sguardo di cui non l'avrebbe mai creduta capace. Qualcosa l'aveva ferita, qualcosa che forse non sarebbe mai stata in grado di affrontare.

"Chissenefrega, principessa." La afferrò per il polso, senza stringere troppo, ma nemmeno con gentilezza. La guidò nuovamente lungo il corridoio mentre altri osservavano il comportamento del comandante. Alla fine, aprì una stanza per gli ospiti, mentre lei cercava di entrare guidandosi con le mani.

"Non chiamarmi mai, mai principessa." Senza dirgli altro, gli chiuse la porta in faccia.

*~*~*~*~*

Le due donne erano tornate nella stanza di Selphie, e avevano spiegato la situazione ad Ellione. Quistis fece attenzione a non menzionare il fatto che sapeva già come sarebbe andata a finire. Aveva deciso di dare ad Ellione solo la data precisa dell'incidente, e lasciare che le sue abilità facessero il resto.

Selphie andò a controllare i due, e fu sorpresa nel vederli separati. Rinoa disse che era stata sveglia tutta la notte, e che l'unica cosa a cui pensava era un pisolino. Squall non aprì nemmeno, ma anche lui disse di non aver dormito la notte precedente con la poetica espressione "Selphie, sto dormendo... dì a tutti di starmi dannatamente lontano."

Le tre ragazze videro l'occasione perfetta per mandare Squall nel passato. C'era qualcosa sotto, qualcosa di profondo... tutti se ne rendevano conto. E tutti volevano un risultato migliore di quello dell'anno precedente.

*~*~*~*~*

Luce, c'era così tanta luce.

Chi è che può dormire di giorno? Squall continuava a rigirarsi nel letto, ma sfortunatamente quasi tutti i suoi pensieri tornavano a un soggetto, Rinoa. La ragazza che aveva cercato così duramente di dimenticare era a un solo corridoio di distanza. Perché? Perché è tornata? E' stato per me, o solo per amicizia, come abbiamo promesso ieri sera? Perché si comporta così, e perché disprezza gli uomini così all'improvviso... patetici, traditori, bastardi... non sembrano proprio parole sue.

Era troppo complesso perché lui ci capisse qualcosa. Come può dire questo degli uomini? Ha mai provato a capire le donne? Rise quasi tra sé e sé. Tutto quello che sapeva era che lei era lì, era una seconda possibilità per entrambi. La rabbia era solo temporanea; si sarebbe calmata.

Mentre chiudeva gli occhi per cercare di dormire, un dolore acuto lo colpì alla base del collo. Conosceva questo dolore; lo conosceva bene. Ellione? Dannazione, Ellione? Il dolore risalì la sua spina dorsale fino alla tempia. Era insopportabile, come era sempre stato. Cercò di aprire gli occhi e si trovò solo circondato da un'oscurità surreale. Il dolore si attenuò, e allora provò ad aprire ancora gli occhi.

Una festa? Perché sono a una festa? C'era un salotto decorato con cuori e cupidi, e il profumo fragrante delle rose riempiva l'aria.

Un uomo dai capelli scuri era in piedi a un lato della stanza, con due uomini biondi. Bevve un sorso del suo... Squall capiva che si trattava sicuramente di qualcosa di forte. Il comandante guardò, come un fantasma, i tre uomini che osservavano quasi ogni donna presente alla festa. Alla fine il ragazzo coi capelli scuri disse, "ha detto che sarebbe venuta. Non penso che la principessina mentirebbe. Non darebbe un bidone ai suoi cari amici dell'alta società," disse, con durezza.

"Mike," intervenne uno degli altri. "Pensi davvero che sia il caso di farlo? È la figlia di Caraway, e io penso che sia abbastanza simpatica. Non puoi trovarti qualcun'altra, per stasera?"

"Senti," replicò Mike, "È festa, e odio pensarla tutta sola. In più, è quella che vale di più nelle scommesse... cinquanta punti. Voi dovreste farvi tre ragazze per quel punteggio. Sin da quando è tornata, beh, non è più stata la stessa. Sembra che passare un po' di tempo con i SeeD l'abbia fatta diventare... beh, dannatamente noiosa. Non ha mai sorriso, voglio solo fare passare una 'bella' serata. Quindi consideratelo un servizio alla comunità."

"Mike, lo so. Ho sentito che il suo ex-ragazzo era davvero un idiota. L'ha tradita, buttandola via dopo aver avuto quello che voleva. Penso che ci tenesse davvero a quel ragazzo. Non voglio che venga ferita di nuovo."

Seifer? Il comandante cercò disperatamente di ricordare. Pensavo che non avessero mai...

"So che è stata ferita. Ecco perché devo provarci stasera. Personalmente non potrebbe fregarmene di meno della puttanella, ma se mi gioco bene le mie carte, potrebbe essere una grandiosa mossa politica, per me. Se mai volessi aver successo nell'Esercito di Galdabia, avrei bisogno del supporto di qualcuno importante come Caraway. Quindi, stasera la sua amata figliola sarà mia. Vedete, anche io posso recitare benissimo se serve. Stasera vincerò un premio per il mio spettacolo." Mike ridacchiò , "sì, la principessa è la strada per il potere."

Squall cercò di capire di cosa stessero parlando questi uomini. E' stato Seifer a tradirla, o c'era davvero qualcun altro come diceva nella lettera? Davvero voleva bene a un altro? Chi avrebbe potuto tradire una persona fiduciosa, bellissima come Rinoa?

Il pensiero gli diede la nausea. Poi realizzò, perché sono qui? Ellione voleva che vedessi questi tre viziati immaturi che parlavano di Rinoa come di un mostro da sconfiggere? Rinoa non si sarebbe innamorata di un idiota simile, no? Mai. Non avrebbe mai... Qualcosa scattò dentro di lui... principessa, l'ho chiamata 'principessa' oggi, Rinoa ha dato di matto. Questo Mike... continuava a chiamarla così.

Poteva a malapena reggersi in piedi; lo stordimento gli annebbiava tutti i sensi.

La cosa successiva che vide Squall fu Rinoa che stava da sola su un balcone. Guardava le luci chiare di Deling City. Si comportava come se avesse ancora la vista. Teneva una rosa nella mano destra, e fece scorrere i petali tra le dita. Dopo un momento, disse piano qualcosa e gettò il fiore in un laghetto sottostante. Guardò la rosa mentre cadeva gentilmente, causando piccole increspature che spezzavano l'immobilità dell'acqua. Squall osservò mentre un uomo usciva sul balcone. Era Mike. Squall desiderò poter allungare le mani e strozzarlo, Rinoa vedrà dritto dentro questo tizio, Dio, Rin devi farlo.

"Oh, scusa, non pensavo ci fosse qualcuno qui fuori," disse Mike, con voce piena di timidezza.

Rinoa si voltò verso di lui. Era alto e attraente, se si amava il genere, ma lei amava un solo genere d'uomo. I suoi occhi azzurro-verdi catturarono la sua attenzione. Le ricordavano qualcun altro, in un'altra notte. Alla fine scosse la testa liberandola dal ricordo, e rispose, "oh, va tutto ben.- Stavo per rientrare."

Mike si avvicinò alla ringhiera, sorridendole sinceramente. "Ti prego, non farlo. Sarei davvero solo senza di te. Non potevo sopportare di stare da solo in una notte bella come stasera; sembri una principessa sotto la luna."

"Non ti piacerebbe essere da solo," ridacchiò Rinoa. "Credo sia una cosa che non ho mai pensato di poter sentire da un uomo."

"Eh? Come potrebbe una persona voler stare lontana da qualcuno così... beh... uhm, sbalorditivo come te? Non avrei dovuto dirlo." Si voltò per andarsene. "Credo che tornerò dentro, adesso."

"No, aspetta," disse Rinoa, afferrandolo per un braccio. "Rimani. Non voglio stare da sola in una notte così nemmeno io, e nemmeno nei miei sogni più sfrenati... sono una principessa."

Squall era incazzato. Si trovava a volerle gridare contro, anche se sapeva che non sarebbe servito. Pregava che lei riuscisse a vedere attraverso quel tipo, anche se il dolore nella sua voce gli rendeva chiaro di chi stesse parlando... lui. Le aveva sempre detto di voler restare da solo. Perché Rinoa non avrebbe dovuto volersi sentire dire qualcosa di diverso?

A malincuore, il comandante tornò a osservare la scena.

"...e così sono entrato nell'esercito a quindici anni. I miei genitori morirono in un incidente d'auto, e fino a dieci anni fui cresciuto da uno zio," disse Mike a Rinoa, mostrando comprensione.

"Anche io ho perso mia madre a cinque anni, in un incidente. Mio padre non è più stato lo stesso da allora. Caraway si è allontanato da tutto ciò che gli ricordava lei."

"Rinoa, non penso che lo facesse di proposito. A volte le persone hanno solo paura di perdere qualcuno che amano. Reagiscono tutti in maniera diversa. Per molto tempo sono stato un lupo solitario. Poi ho realizzato... avevo l'intera vita davanti a me. Dovevo correre dei rischi."

"Cos'è la vita senza rischi," echeggiò lei.

"Giusto, che divertimento c'è a vedere la vita stando in disparte? Ero giovane e immaturo, allora. Dovevo crescere, e non mi sono guardato indietro per vedere chi ero."

Nella sua mente, Rinoa stava sentendo tutto ciò che aveva sempre voluto. Non era dalla persona che avrebbe voluto, ma questo ragazzo era qui e, prima che se ne rendesse conto, si stavano baciando sul balcone. Nella sua mente, non era con Mike... era con Squall. Ogni tocco sul suo corpo, ogni sensazione... era solo Squall. Poi qualcosa scattò dentro di lei. Se Squall mi ha fatto questo, perché diavolo non dovrei poterlo fare anche io? Non stiamo più insieme, ha continuato la sua vita entrando nel letto di un'altra, perché io no?

Questo stava per farlo vomitare. Guardare la persona che amava più del mondo intero mentre veniva presa da questo tizio. Chiuse gli occhi e pregò silenziosamente Ellione di riportarlo indietro. Poi le grida di Mike si fecero più convulse, non erano più silenziosi, ma grida con tutti i crismi. Di certo questo non era d'aiuto per nulla, in quel momento.

Sfortunatamente, quando aprì gli occhi, la sua vita venne segnata per sempre.

Era una camera da letto. C'era rumore al piano di sotto, le vibrazioni dei bassi scuotevano le mura. Tutto nella stanza era buio, tranne il letto. Lì c'erano Rinoa e Mike nudi, che si baciavano. Come? Come cazzo è successo tutto questo? Poteva vedere Rinoa mentre Mike si stendeva sopra di lei, stava piangendo. Di sicuro non aveva pensato a questo. L'immagine lo fece infuriare così tanto che Squall gridò il suo nome più forte che poteva.

Rinoa scattò, "Squall?"

Mike la guardò, "non mi importa come mi chiami."

Rinoa fissò Mike e lo spinse via da sé più veloce che poteva. "Non posso... non posso farlo." Le lacrime le correvano sul viso. Saltò giù dal letto, cercando febbrilmente di raccogliere le sue cose. Squall fissò solo Mike. Lo odiava, e non importava cosa fosse successo nella sua vita, Squall Leonhart non aveva mai provato odio, fino a quel momento.

Un momento, Rinoa mi ha sentito? Ha detto il mio nome quando ho gridato. Davvero poteva sentirmi?

*~*~*~*~*

La scena divenne nera, e la cosa successiva che Squall vide fu Rinoa che entrava in macchina. Mike stava correndo fuori dalla festa, insultandola. Notò le sue lacrime disperate, e ognuna lo faceva morire un po' di più. Lei mise in moto, senza guardare la folla che si era radunata fuori dalla casa.

Rinoa uscì dal vialetto d'ingresso con una forza tale da far piovere la ghiaia come grandine. Squall poteva sentire lo stereo della macchina; era ad alto volume e la canzone rifletteva il suo stato d'animo. La musica la irritava, quindi allungò una mano ad abbassare la radio. D'improvviso, gridò, "mi dispiace, cazzo!" Non a qualcuno in particolare, ma al vento, a se stessa. Si sentiva così sporca e piena di vergogna, in quel momento, ma più di tutto... ferita. Ci fu un altro lento alla radio. Lei voleva solo silenzio... voleva il nulla che sentiva nell'anima. Rinoa si allungò a spegnere la radio e quando alzò lo sguardo...

Vide il buio.

Sentì il rumore delle lamiere che si accartocciavano.

E, per un momento, accettò l'inevitabile.

Squall guardò da spettatore, desiderando di non essere lì; quel momento era troppo da sopportare per chiunque. Si sentì nauseato, e desiderò morire con lei. Tenendola a sé, senza lasciarla andare. Il pensiero dell'incidente era stato troppo fin da subito. Ora, vedere i rottami era un calvario.

Il sangue, notò soprattutto il sangue. Il sangue non lo aveva mai infastidito, in battaglia... ora gli prosciugava la vita. Con ogni goccia che cadeva a terra, sentiva di perdere una parte di sé. Chiuse gli occhi, e sperò che l'oscurità di fronte a lui finisse.

*~*~*~*~*

Ospedale? Era in un ospedale. Anche se, a differenza delle altre volte, poteva sentire i pensieri di Rinoa. Perché? Perché ora?

Le luci sono così intense.

Cercò di ricordare esattamente cosa stava succedendo; voci, tante voci. Poteva sentire il movimento del veicolo in ogni respiro. Perché era così difficile respirare? La stavano toccando, infilando aghi in Dio sa cosa. Poteva sentire la pressione, ma non registrava il dolore.

Fuori, ora era fuori, nell'aria fredda della notte, trasportata in un edificio. Sembrava che stessero urlando, allarmati. Chi erano loro? Ora si fermò bruscamente. Le stavano ancora mettendo cose addosso; voleva solo che la smettessero.

Femmina di circa vent'anni... incidente automobilistico, trauma cranico ed emorragia interna, gridò una voce femminile.

Ecco... ricordo parti dell'incidente. Il camion non mi ha vista... l'autista, sta bene l'autista? Rinoa aprì gli occhi, guardando il soffitto. Era ricoperto di piastrelle bianche, e illuminato da luci intense e incassate quasi come a formare un disegno.

Cercò di parlare. Nessuna parola uscì, solo la voce nella sua mente.

L'autista, devo sapere se sta bene. Sono così esausta... chiuderò gli occhi per un secondo. Il dolore, se ne andrà il dolore? Poi sentì suonare gli allarmi dei monitor. Smettete di toccarmi! Le sue urla non erano sentite. Un'improvvisa oscurità ebbe la meglio su di lei...

Chiuderò gli occhi per un secondo... solo un secondo, e poi vedrò che sta succedendo.. Le sue palpebre si chiusero, pesanti... prima che qualcosa gliele facesse aprire un'ultima volta. Squall, che cosa ci fai qui?

*****
Nota della traduttrice: al solito, capitolo betato da DefenderX. Alla prossima! -Alessia Heartilly

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Capitolo 12
*** XII. Calar della notte ***


CASTLES IN THE SKY
di Ashbear, tradotto da Alessia Heartilly
~ Capitolo 12: Calar della Notte ~

La figura trasparente di Squall stava in piedi, come ipnotizzata, nella sala d'emergenza. I dottori e i tecnici si muovevano intorno a lei come locuste. Il cavaliere non poteva nascondere le lacrime che aveva agli occhi. Corse da lei, allungando le mani verso il suo corpo coperto di sangue. I dottori camminavano letteralmente attraverso la sua figura quasi da fantasma; lui guardava ogni rantolo, ogni movimento, mentre lei si aggrappava alla vita.

Squall le toccò una mano, "Rinoa, sono qui. Non ti lascerò mai più." Con sua sorpresa, Rinoa aprì gli occhi e lo guardò dritto in faccia.

Poteva vederlo.

"Squall," ansimò Rinoa, "non mi lasciare... ho paura." Gli sorrise debolmente; era una minima indicazione di vita. Lui sapeva che un gesto così semplice, che prima era così comune, le stava costando un grandissimo sforzo da parte di ogni muscolo del suo corpo. Il sorriso sparì velocemente come era arrivato, per essere rimpiazzato da una minima lotta per respirare e dalla vista del sangue che le colava dalla bocca.

Gli allarmi iniziarono a suonare tutt'intorno. Lui si sentì come al centro di un campo di battaglia. Per certi versi lo era, perché lei stava lottando tra la vita e la morte. Cercò di convincere se stesso che sarebbe sopravvissuta. Diamine, sapeva che ce l'avrebbe fatta, ma questo non negava nemmeno un briciolo del dolore di quel momento. Mentre medici e infermieri iniziavano a praticarle il massaggio cardiaco, Squall non riuscì più a guardare quell'orrendo spettacolo. Cadde in ginocchio e cominciò a piangere come non avrebbe mai pensato di poter fare. Era infinitamente peggiore di qualunque cosa fosse successa durante la compressione temporale. Questo terrore era molto più spietato... guardare qualcuno che amava... perso in mezzo a due regni.

"Squall, perché piangi?" La voce minuscola di Rinoa gli vagò nella testa.

Alzò gli occhi, e controllò l'ambiente circostante. Era una stanza d'ospedale scarsamente decorata. C'erano monitor collegati al suo corpo senza vita e, su una sedia accanto al letto, un'infermiera addormentata.

"Rinoa, dove sei? "Come... come fai a vedermi?" Squall si alzò in piedi.

Una figura translucida del suo angelo gli stava di fronte, mentre il suo corpo era ancora nel letto. "Perché tu vuoi che io ti veda, sciocco. Anche se sono un po' sorpresa che tu voglia che ti veda in questo stato."

"Io non... io non voglio che tu mi veda così... come puoi, se sei a letto?"

Rinoa rise, "Questo è così tipicamente 'Squall' da parte tua, pensare solo in termini fisici. Siamo più di questo... siamo connessi a un livello spirituale, non solo fisico."

"Quindi sei qui o al Garden? Ellione ha mandato nel passato anche te?"

"No, io sono qui nel letto. In parole povere, il mio spirito si è appena alzato per parlare con te. Ti ho visto anche al pronto soccorso. Eri lì per me... grazie."

"Non c'ero." Non poteva guardare il suo spirito negli occhi; nascose il viso tra le mani, cercando di mantenere la poca calma che gli era rimasta. "Rinoa... questo... ti è capitato sei mesi fa. Non lo sapevo. Dannazione... Io non ero lì con te. Ellione mi ha mandato nel passato. Sono successe tante cose. Dio, sono successe così tante cose."

Lei gli posò un dito sulle labbra, "Squall, smettila. Non conosco il futuro, solo il presente. Non so cosa ti ha portato qui, ma per come la vedo io, tu sei qui per me. Forse non fisicamente, ma emotivamente ci sei... adesso."

"Rinoa... Ho visto tutto, con Mike. So cosa è successo. Ho visto quanto eri sconvolta. Perché non me ne hai mai parlato prima? Ma nella mia vita avrei voluto pensare che tu potessi superare tutto questo da sola. Che tu soffrissi. Per favore, sappi che qualsiasi cosa ci succederà nella vita..." Squall posò la mano tremante sul cuore di Rinoa, e lei mosse la mano destra per congiungerla alla sua.

"Sarò qui per te... prometto."

"Ascoltami bene," pregò lei con gli occhi, gli stessi che, ricordò lui, non avrebbero più visto la luce. Rinoa si avvicinò e gli mise le braccia intorno alla vita. "Non mi ricorderò di tutto questo immediatamente. Sta nel mio subconscio. Se qualcosa riuscirà a richiamarlo, nella mia vita presente, allora ricorderò. Mi dispiace così tanto per tutto questo..."

"No!" gridò lui, mentre una lacrima gli scendeva lungo la guancia ispida. "Mi dispiace... Mi dispiace davvero tanto, per tutto."

L'immagine di Rinoa iniziò a svanire, mentre l'infermiera addormentata si svegliava e guardava la sua paziente stesa senza coscienza nel letto. La donna bruna sorrise affettuosamente a Squall, "non dispiacerti. So che non sono mai sola quando ho te."

Squall chiuse gli occhi e si chinò verso la figura trasparente di fronte a lui. Posò lentamente le labbra su quelle di Rinoa, e la baciò in una maniera che non avrebbe mai potuto immaginare. Un bacio così ricco di amore e passione che lo avrebbe perseguitato per l'eternità. Lei aprì gli occhi, asciugandogli le lacrime dal viso.

"Rinoa, ti amo."

Lei sorrise come una bambina, scuotendo la testa incredula. "Credevo che non l'avresti mai detto. Squall Leonhart, mio cavaliere, ti amo anch'io." Con questo, l'immagine di Rinoa svanì completamente in un'oscurità sconosciuta. Squall si voltò a guardarla un'ultima volta, ma fu sorpreso dal trovarsi a guardare se stesso. La sua figura trasparente si avvicinò al suo corpo addormentato, e chiuse delicatamente gli occhi.

Si svegliò con il cuore che batteva all'impazzata e i palmi sudati. "L'ho detto... Rinoa, ti amo." Le parole non sembravano così difficili da pronunciare la seconda volta. Vero, lei non era nella stanza; eppure il modo in cui esse rotolavano sulla lingua, la sensazione nell'anima... sapeva che era giusto, sapeva che lei era quella giusta.

Squall aveva finalmente detto a Rinoa che la amava, ora doveva solo fare in modo che lei ricordasse.

*~*~*~*~*

Per un tempo che stimò in circa un'ora, fissò il soffitto. C'erano così tante cose che cercava di ricordare: tutto ciò a cui aveva assistito, tutto ciò che gli era successo. Dalla sua infanzia fino al giorno in cui Rinoa era scomparsa. Da bambino, non poteva farci nulla quando le persone se ne andavano, quando lo abbandonavano. Ad ogni modo, da adulto, avrebbe potuto scegliere il proprio destino. Il suo stupido orgoglio lo aveva trattenuto dal rincorrere un sogno. Un sogno di lei. Ma in realtà aveva solo vent'anni e avevano ancora così tante vite davanti, in questo mondo e quell'altro. Insieme potevano affrontare qualsiasi cosa la vita avrebbe gettato loro in faccia. Non la amava perché era cieca... la amava perché lei era lei. Lo era sempre stata, e per questo lui la amava.

Un leggero bussare lo distolse dai suoi sogni a occhi aperti. A volte non se la sentiva di vedere i suoi amici, e questo era seriamente uno di quei momenti.

"Squall," sussurrò una voce delicata da dietro la porta. "Per favore, ho bisogno di parlarti."

Non c'era bisogno di presentazioni, perché lui avrebbe riconosciuto la sua voce per l'eternità. Si alzò lentamente a sedere e raccolse i pensieri prima di alzarsi in piedi. Avrebbe risposto immediatamente, ma l'esitazione e un giramento di testa gli impedirono di farlo. Dopo un profondo respiro, Squall si alzò e si avvicinò alla bell'e meglio alla porta. Riuscì a infilarsi una mano tra i capelli, per cercare di lisciare i nodi causati dal sonno. Uno shock improvviso gli percorse il corpo; aveva realizzato che questa era la primissima volta che Rinoa era andata da lui. Prima era sempre stato lui a seguirla, a invadere la sua privacy. Forse questo era un segnale positivo. Lo sperava con tutto il cuore.

Squall aprì la porta e vide Rinoa ferma ad attenderlo, splendida come sempre. I suoi lunghi capelli neri erano sciolti; indossava una maglia bianca abbottonata e pantaloncini in jeans. Anche se il suo abbigliamento era semplice, lei lo portava come fosse un formale abito da sera. Era l'atmosfera intorno a lei, l'aura che la circondava. Era maturata molto nel corso dell'ultimo anno, sia fisicamente che mentalmente. Irvine aveva ragione su una cosa, non poteva più pensare a lei come a una ragazzina. Non che l'avesse mai fatto sul serio, ma adesso era definitivamente una donna. Era il tempo trascorso lontani che glielo faceva capire, o era solo lui? Anche lui era maturato molto in quell'anno. Alcune cose erano inevitabili.

"Rin, entra pure. Hai bisogno di qualcosa?"

Lei sorrise e scosse la testa. "Squall, devo parlarti. Ero a letto e pensavo, cosa che a volte mi mette nei pasticci, più di quanto credi. Solo non penso di poter restare qui se... beh, possiamo sederci e parlarne per un po'?"

Confuso dalle sue parole, lui non desiderò altro che capirla, completamente. Dopotutto, sarebbe stato il primo passo per riallacciare la loro relazione... amicizia, si corresse mentalmente. Anche se lei era molto più di quanto un'amica sarebbe mai stata.

Lui cercò le parole da dire, anche se i pensieri gli venivano chiari in testa. "Uhm... ecco... siediti. Scusa, ancora oggi non ho molti mobili. Mi hanno spostato in una nuova stanza, è veramente più grande, ma essendo da solo anche quello era inutile. Oh, ho una sedia alla scrivania e due pouf che Zell mi ha propinato le scorse feste. Diceva che era stanco di sedersi per terra quando veniva a trovarmi, gli ho detto di non venire a trovarmi più. Purtroppo, però, non ha colto l'allusione."

"Beh, credo che potrei sedermi semplicemente sul letto, potrebbe essere più comodo. Ti direi che le decorazioni della tua stanza mi piacciono molto, ma sono sicura che non c'è nulla più di quattro muri bianchi. Quistis mi ha accompagnato qui. È piuttosto lontana dalla tua vecchia stanza, eh? Ne hai avuta una da vero comandante, sul piano degli ufficiali."

"Fotografia di gruppo," replicò Squall.

"Scusa?"

"Hai detto quattro muri bianchi... beh, sei precisa al novantotto per cento. Sopra il mio letto, ho una nostra fotografia di gruppo a Esthar. La festa che organizzò Laguna, ricordi? Tu hai quel vestito nero, Irvine è con il suo solito look formale da cowboy, e noi con le nostre uniformi SeeD."

Immediamente lei ripensò alla sua camera a Deling. Anche lei aveva una fotografia della stessa festa. Sì, sapeva perfettamente di cosa stava parlando. Rinoa sorrise di quell'ironia, "signor Leonhart, non posso credere che tu abbia una fotografia sul muro. Soprattutto una che ritrae, uhm... tutti noi." Squall le prese gentilmente un braccio e la guidò verso il letto. Lei salì carponi, si appoggiò al muro, e si tirò le ginocchia contro il petto. Con sua sorpresa, e gioia taciuta, Squall si sedette accanto a lei.

"Rinoa, intendi dire una fotografia con te ritratta?" La voce di lui non tremava.

"Sì Squall, è quello che intendo. Mi soprende che tu abbia una fotografia appesa al muro, e soprattutto, una che ritrae anche me."

In quel momento, lui non seppe cosa dire o come reagire alla sua affermazione. Poi pensò di dirle la cosa più ovvia, la verità. "Rinoa, a dire il vero è la terza copia." Lei lo guardò, piegando la testa confusa, ma il suo leggero sorriso non svanì.

"Cosa vuol dire 'terza' copia?"

"Beh, la prima ha avuto un tragico incidente col gunblade dopo che te ne sei andata. Selphie mi diede la seconda copia circa un mese dopo. Anche quella ha incontrato una morte prematura durante le feste... una di quelle cose che non ti aspetti... come essere tragicamente gettata-fuori-dalla-finestra." Chiuse gli occhi, abbandonandosi contro la testiera. "Per San Val... dannazione, proprio il giorno del tuo incidente, Selphie mi regalò la terza copia."

Guardandola, vide che il sorriso aveva iniziato lentamente a svanire. L'ironia aveva scelto proprio quel giorno... il giorno che l'aveva cambiata per sempre. "Rinoa," disse lui prendendole il mento nella mano, voltandola verso di sé. "Selphie disse che così non avrei mai dimenticato. Si prese perfino il disturbo di dirmi che aveva altre undici copie di riserva in camera sua. Era più economico comprare le ristampe in pacchi da dodici, o almeno così sostenne. Onestamente, non l'ho appesa per molto tempo. L'ho tenuta nel cassetto con l'anello. Dopo qualche settimana, mi è sembrato giusto averla appesa al muro. La copia è rimasta lì fin da allora. E rimane lì. Selphie aveva ragione, non voglio assolutamente dimenticare."

Lei aveva ascoltato tutto, assimilando ogni parola che lui pronunciava. In qualche modo, quando lui nominò l'anello, le parole le echeggiarono in testa. Qualcosa che aveva desiderato per così tanto tempo, qualcosa di cui aveva paura a chiedere in che luogo si trovasse in quel momento. "Griever?", chiese insicura, "tieni il tuo anello preferito in un cassetto?"

Lasciandola andare, Squall pensò alla domanda per un momento, e poi realizzò che non aveva avuto intenzione di nominarlo. Era un grosso errore da parte sua. L'anello era una cosa che non aveva guardato per oltre un anno, insieme al biglietto. Li teneva come ricordo di tutto ciò che aveva perso. Squall sapeva che di quasiasi cosa avrebbero parlato nei minuti a venire, sarebbe stato estremamente personale. Era insieme un grande sollievo e una fonte di grande paura. Per così tanto tempo aveva messo in dubbio ogni cosa. E se le domande avessero avuto risposta quel giorno, e le risposte non gli fossero piaciute? No, poteva affrontare qualsiasi cosa. Doveva farlo. Questo era il primo passo per sistemare quello che era andato storto, qualunque cosa fosse.

"Sì, Rinoa, tengo l'anello nel comodino. Non volevo vederlo mai più. Griever è stato una parte di me, fin da quando ho memoria. Sinceramente, quando l'ho dato a Zell è stato più o meno per fargli chiudere quella boccaccia. Eravamo sotto attacco, e non potevo permettermi di averlo alle costole a piagnucolare per uno stupido anello durante la battaglia. Non avevo idea che l'avrebbe dato a te. E, a dire il vero, non avevo il tempo materiale di interessarmi alla cosa. Il Garden e la sua sicurezza erano la mia unica responsabilità, ai tempi. Ma devo dirti la verità, se avessi saputo il motivo... non glielo avrei mai consegnato."

Squall notò l'espressione quasi derelitta di Rinoa. Odiava vedere quell'espressione, diamine, era colpa sua la maggior parte delle volte, ma avrebbe sentito la verità. Gliela doveva dopo tutto quello che avevano condiviso. Riluttante, continuò, "non fraintendere, poi non mi ha dato fastidio che tu l'abbia avuto. Per favore, lasciami spiegare prima di arrabbiarti. Rinoa... per favore."

L'ex cavaliere non potè evitare la naturale reazione di cercare di consolarla. Anche se quello che stava dicendo non era così sconvolgente, la realtà non lo faceva sentire certo meglio. Erano sentimenti che non aveva mai condiviso con nessuno; verità che non aveva mai rivelato. Sperando che lei riuscisse a capirlo un po' meglio dall'intera storia, allungò la mano sinistra, posandola sulla sua gamba nuda. Rinoa rabbrividì al contatto, ma questo era il suo momento, e non sarebbe stato fermato da nulla.

"Rinoa, dopo che ti ho salvato dal lato del Garden, mi hai detto di avere Griever. Ero molto arrabbiato sia con te che con Zell, ma naturalmente, non l'avrei dato a vedere. Eravamo sotto attacco. Avevo cose più importanti da gestire. Avrei potuto farmelo restituire all'ingresso del Garden di Galbadia. Francamente, non volevo che tu insistessi, come con Zell. Così, ho lasciato stare le cose com'erano. Con il tempo, ha cominciato a interessarmi meno. Anche dopo la compressione temporale, parte di me lo rivoleva indietro. Vedevo l'anello come qualcosa di speciale, un legame eterno. Non ero più irritato dal fatto che ce l'avessi tu, penso che mi desse più fastidio il modo in cui l'hai ricevuto. Mi è sempre sembrato di non aver avuto scelta in tutta la faccenda. La decisione non era mia, e mi sembrava sbagliato."

Rinoa non potè evitare le lacrime che iniziavano a formarsi nei suoi occhi. Si era ripromessa di non piangere mai più su cose così sciocche nella vita, eppure si sentiva come se fosse stata schiaffeggiata in pieno viso.

Non ha mai voluto darmi Griever? Mi ha permesso di tenerlo solo... solo perché non piagnucolassi?

L'altra parte di lei voleva sgridarla per il suo infantilismo, anche solo perché lui aveva ragione. Avrebbe veramente continuato a tormentarlo, allora, come aveva sempre fatto. Irritandolo ad ogni occasione. Dietro la sua insistenza, lui avrebbe ceduto, come aveva fatto al concerto a Fisherman's Horizon. Era sempre stato il suo modo di fare, la sua motivazione... dannazione, era quello che la rendeva... se stessa.

Per la prima volta, iniziò a gettare su di sé la colpa del tradimento. Forse era lei ad aver sbagliato; forse lui aveva bisogno di una relazione adulta di cui lei non faceva parte.

Perché mi intestardivo a irritarlo? Che stupida bambina sono stata. Realizzarlo stava avendo la meglio sui suoi sensi. Si sentiva tutta intorpidita... ogni cosa rispecchiava il vuoto che sembrava essere la sua vita da due anni. È colpa mia se mi hai tradito, Squall. Come avrebbe potuto una persona reggere una seccatura continua come me? Oh, Dio.

Aveva sempre avuto una filosofia, nei suoi continui tentativi di renderlo più aperto: l'assiduità. E ora, l'unica volta in cui lui era effettivamente indifeso a livello emotivo, era dopo che lei se ne era andata per più di un anno. Lei era quella che aveva provocato l'intera vicenda. Eppure, non avrebbe permesso a Squall di vederla piangere, non più... lottò disperatamente contro le lacrime.

Rinoa sentì la mano di Squall abbandonarle la gamba mentre si alzava dal letto. Che sia perché mi sto comportando di nuovo da bambina? Non lo vedrà mai più.

Tenendo alta la testa, si concentrò nell'obbligarsi a un piccolo sorriso. Tutto quello che riuscì a fare fu rabbrividire involontariamente nello sforzo. Lo sentì tornare sul letto, il materasso che si abbassava lentamente sotto il suo peso. Era il momento di scusarsi, non come la ragazzina che lui aveva conosciuto una volta, ma come la donna che era ora.

"Squall, mi dispiace. Ripensando al passato, so... di aver fatto degli errori. Ti stavo infastidendo. Non pensare nemmeno per un secondo che non fossi consapevole di quello che facevo. Pensavo che se avessi fatto l'innocente, ti sarei piaciuta. Potevo essere diversa dalle persone che ti circondavano. Non dovevo seguire i tuoi ordini. Era sbagliato. Sapevo che tutti i miei tentativi ti davano fastidio. Eppure, come una bambina, ho continuato a provare. Volevo che ti aprissi con me. Volevo essere quella che provava ad aprirti... tutto quello a cui pensavo era cosa posso fare 'io'," spiegò, la voce piena di sicurezza di sé artefatta.

"Ad ogni modo, non mi sto scusando per il fatto di aver voluto che tu notassi gli amici che ti circondavano. Credo solo che mi dispiaccia per come ho provato a fartene rendere conto. Ricordati che sono cresciuta in una famiglia militare, e la strategia era una parte importante della vita. Tutti qui erano così formali... ho pensato che forse stavi cercando qualcosa di diverso. Sapevo quello che stavo facendo, e mi dispiace. Sì, sapevo che non mi avevi tecnicamente 'dato' l'anello. Volevo solo tenerlo. Volevo che la gente pensasse che stavamo insieme. Avevi ragione, quando l'hai detto durante la battaglia. Forse se una persona sente dire una cosa abbastanza a lungo, la accetta come se fosse la verità. Forse se tutti intorno a noi avessero pensato che stavamo insieme... beh, forse anche tu l'avresti creduto. Ad ogni modo, questo non è onesto. Perché l'unica persona che non ci credeva era l'unica persona che contava, per me."

Guardare Rinoa mentre gli diceva queste cose gliela fece desiderare ancora di più. Stava per fargli perdere tutto il controllo. Il comandante dovette riprendere in mano le redini della situazione velocemente, prima che i suoi sentimenti influenzassero i suoi comportamenti. Non voleva fare altro che allungarsi e stringerla a sè, per sempre.

Amici, solo amici, si ripeté.

"Non volevo affatto dire questo, Rinoa. Anche se, è vero, diventava un po' seccante averti sempre alle costole. A volte volevo soltanto un po' di spazio. Eppure, a chi altri sarebbe interessato così tanto il semplice preoccuparsi della mia salute? Mi è mancato quando te ne sei andata... mi è mancato molto."

Ci fu un momento imbarazzante in cui Squall riacquistò la sua tranquillità. "Quando parlavo di Griever, sul fatto di dartelo, ho detto che mi dava fastidio il modo in cui lo avevi avuto. Ho sempre preso seriamente il simbolo di un anello, come un qualcosa di straordinario. Un legame condiviso da due persone. Il fatto che Griever e il mio gunblade fossero le uniche cose che mi erano rimaste dalla mia famiglia me lo ha fatto sentire ancora di più. Quell'anello era una parte di me più di quanto abbia mai compreso... fino a che non l'ho riavuto."

Sentì il velluto sotto alle punte delle dita, mentre accarezzava nervosamente la scatoletta. Forse non avrebbe dovuto far questo a un'amica, ma questa amica era l'unica persona a cui avrebbe mai voluto dare l'anello.

"Quello che sto cercando di dire... malamente, aggiungerei... è che avrei dovuto essere io a darti l'anello. Avrei voluto riavere Griever solo per potertelo regalare come si deve... non perché Zell te l'aveva dato così, a casaccio. Volevo che tu lo avessi, che lo indossassi, e che pensassi a me. Quando l'ho riavuto, non lo volevo vedere mai più. Ad un certo punto, Griever ha smesso di essere mio ed è diventato nostro. Dovresti tenerlo. L'anello è tanto parte di te quanto lo è stato di me."

"Squall, non lo hai mai regalato a nessun altro?" Le parole le uscivano a malapena dalla bocca. "E la tua ragazza?"

"Ragazza?" L'affermazione lo spaventava e ripugnava insieme. "Non ho avuto nessuna ragazza dopo di te. Non riuscivo a dire quelle parole prima, ed era un termine così infantile e di cattivo gusto. Tu eri così tanto di più... non potevo."

Rinoa scosse soltanto la testa, tutto quello che riuscì a dire fu, "eh?". Squall lo interpretò come 'perché non riuscivi a dire la mia ragazza'. Rinoa, d'altro canto, era ancora scioccata dal sentire che lui non nominava nemmeno l'altra donna. Anche dopo un anno, non avrebbe ammesso la sua colpa con lei. Questo doveva essere un nuovo inizio, il momento in cui lavare il passato. Era stata quella la sua intenzione.

"Quando le persone mi chiedevano se eri la mia ragazza, rispondevo di no. Non mi chiedere perché... una parte di me era troppo spaventata per ammetterlo con se stessa, figurarsi con il resto del mondo. Quello che sentivo per un'altra persona era troppo difficile da comprendere, per me. Volevo ancora credere di potercela fare da solo. Credo, in un certo senso, di averlo dimostrato in quest'ultimo anno. Ma negli ultimi dodici mesi ho imparato una lezione più importante: non voglio vivere da solo."

Prese gentilmente la mano di Rinoa, posandole una piccola scatoletta di velluto sul palmo. "È Griever. So che le cose sono diverse tra noi, ora. Non saranno mai più le stesse, ma non voglio questo anello, appartiene a te. Per favore, tienilo tu. Non mi interessa se lo indossi o no, è tuo. Fanne quello che vuoi."

Prendendola con entrambe le mani, Rinoa tastò la soffice scatolina di velluto; la stessa che aveva usato per rispedirglielo. Davvero non l'hai più indossato? Dio, forse mi sbagliavo sulla ragazza. Potrebbe essere stata solo l'avventura di una notte? Dannazione, Squall, questo migliora o peggiora le cose? Mi dici che ti importa, ma poi fai sesso occasionale con una. Allora quanto ti importava, davvero... o eri solo spaventato?

Continuò a tastare il contenitore vellutato, spaventata per qualche ragione misteriosa all'idea di aprirlo. Sarà come un vaso di Pandora, quando avrò il coraggio di aprirlo? Sarà più facile lasciar stare, metterlo in un cassetto come hai fatto tu?

Rinoa pensò a ciascuna parola pronunciata da Squall, sia quelle dette che quelle implicite. Era cambiato. Un anno prima, non avrebbe mai parlato così tanto. Non parlava mai dei suoi sentimenti, solo in rarissime occasioni. Non era sicura di come reagire al cambiamento dell'uomo che, osava ammettere, continuava ad amare. Passarono minuti senza che venisse pronunciata una parola tra i due.

Cosa c'era da dire?

*~*~*~*~*

Il lavoro monotono del correggere compiti in classe cominciava a pesarle. Quistis era seduta alla scrivania del suo grande dormitorio stile appartamento. Un altro guizzo della penna a sfera rossa, e le mancava un solo test da correggere prima di andare a letto. Per quanto ci provasse, l'insegnante al momento frustrata non riusciva a capire perché Lauren e Selphie avessero scelto di usare la sua stanza per il giro quasi giornaliero di pettegolezzi. Ma pensava che, con Ellione ospitata nel dormitorio di Selphie, le loro chiacchiere da ragazze avrebbero distratto la Sorella. L'insegnante cercò di vedere il lato positivo. Stava disperatamente cercando di concentrarsi, ma si trovò più interessata ai pettegolezzi delle ragazze che alla storia della Junction. Sempre professionale, Quistis era sempre molto concentrata su ciò che stava facendo.

"Sì, come no," disse la SeeD più giovane, roteando gli occhi.

"Selphie, e tu e Irvine, l'avete fatto?" la tormentò la sua migliore amica.

"Non sono proprio affari tuoi, Lauren! Comunque cambiando discorso, Irvine non parla soltanto... pistole e donne sono cose su cui la sa lunga," ridacchiò Selphie.

Lauren diede un altro morso alla sua pizza, "sei così fortunata! La prima persona con cui sono andata a letto se n'è andata nel mezzo della notte, e non si è più fatta viva. Bastardo! Ma ci ho ricavato dieci guil per il taxi. Mi sono sentita così facile."

"Quindi, è stato tipo l'ultimo?" Selphie non riusciva a credere di star parlando in questo modo con qualcuno, soprattutto con Quistis nella stanza. "O è stata una festa senza fine?"

"Eeeh, ora mi fai sentire proprio una ragazza facile! Ci sono stati solo due ragazzi che hanno avuto il piacere di vedermi nuda, il ragazzo del taxi, e il mio attuale ragazzo di Trabia." Lauren prese la sua birra; era la terza della serata. Selphie era solo alla prima, perché non reggeva molto l'alcol. La giovane ragazza di solito si faceva aiutare dalla sua allegria naturale per divertirsi. Preferiva così.

"Beh, mi batti solo per uno, a meno che conti il dottore quando sono nata," riflettè Selphie.

Lauren non riusciva a smettere di ridere, e l'alcol stava avendo la meglio sul suo buon senso. "Ti racconto un segreto Selph, ma non puoi dirlo ad anima viva. Giuramelo!"

"Ok Lauren... a chi dovrei dirlo? Sì beh, a parte Quistis e Rinoa."

"Oh Dio, non potrai mai dirlo a Rinoa! Mi ucciderebbe davveeeeero."

"Che ragione avrebbe Rinoa di ucciderti? Non l'hai incontrata solo pochi giorni fa?"

"Sì, sì, lo so, ma riguarda Squall. Penso che il mio rango SeeD stia scendendo solo a pensarci, figurarsi a dirtelo. Ho promesso segretezza al nostro caro, imbarazzato comandante." Lauren si chinò verso l'orecchio di Selphie.

Quistis ascoltava le due ragazze solo a metà. Essere addestrata come SeeD si era rivelato utile nella sua vita quotidiana e il multi-tasking era diventato del tutto naturale per lei. Stava correggendo i compiti di metà semestre, ma al nome di Squall, si trovò ad origliare.

Lauren stava cercando di calmarsi, mentre risate isteriche avevano la meglio sul suo corpo. I tentativi di sussurrare il suo segreto fallirono miseramente. "Ricordi quando sono stata nella camera di Squall, prima di trasferirmi a Balamb? Lui avrebbe dovuto essere in missione, ma finì per tornare prima. Pensava che fossi Rinoa... manco a dirlo, mi svegliai nuda a letto con Squall!"

"Oh mio Dio, voi due non...?" Selphie stava cercando di non perdere il controllo di sé.

"Diavolo no! Squall non vide che ero 'io' quando entrò nel letto! Era tornato prima, e coi miei capelli neri, la stanza buia, e la mancanza di sonno... beh, diciamo che non è stato uno di quei giorni che metti nell'album di famiglia. Anche se l'espressione sulla sua faccia la mattina dopo non aveva prezzo. Non penso che avesse mai visto una donna nuda, soprattutto una sconosciuta confusa!"

Quistis digerì l'informazione per un momento. Poi fu travolta da una sensazione di nausea, come se lo stomaco le venisse rivoltato.

"Merda... è tornata a casa prima!"

L'insegnante guardò le due ragazze accampate sul pavimento. "Devo andare. Penso di aver capito... ho finalmente capito!". Saltò in piedi da dietro la scrivania e si diresse velocemente alla porta.

"Ma che ha?" chiese Lauren, mentre guardava Quistis che spariva.

Selphie fissò semplicemente la porta che veniva sbattuta, "io... io proprio non ne ho idea."

*****
Nota della traduttrice: al solito, capitolo betato da DefenderX. Alla prossima! -Alessia Heartilly

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Capitolo 13
*** XIII. Mezzanotte ***


CASTLES IN THE SKY
di Ashbear, tradotto da Alessia Heartilly
~ Capitolo 13: Mezzanotte~

Quistis corse lungo il corridoio. Ad ogni passo, le sembrava che diventasse sempre più lungo, come un'illusione in una casa stregata del luna park. Il coprifuoco era oramai incombente, e lei aveva bisogno di aiuto immediato. Qualcuno che era un esperto nel girovagare per il Garden la notte, qualcuno che conosceva ogni sgabuzzino, ogni condotto dell'aria, e ogni posto in cui nascondersi... qualcuno che conosceva l'Area Segreta del Centro Addestramento come il palmo della propria mano... Irvine.

Lui era perfetto, in quanto era un esperto di spionaggio e anche un puro genio del computer. Quell'uomo poteva fare praticamente qualsiasi cosa... tranne lasciare in pace Zell. Continuò a correre lungo il corridoio fino a che raggiunse la camera di Irvine. Il cuore le batteva all'impazzata mentre bussava velocemente alla porta, lasciando da parte qualsiasi tentativo di segretezza.

"Irvine, sei sveglio? Sbrigati, ho bisogno di te!"

Il cowboy aprì la porta con un sorrisetto seducente sulla faccia, "non è così per tutte? Sapevo che saresti venuta da me prima o poi, dolcezza."

Quistis lo guardò, scuotendo la testa e dandogli uno schiaffetto sulla spalla, disgustata. "Non siamo andate abbastanza indietro... il passato... Ellione, non siamo andate abbastanza indietro."

"Di che cosa stai parlando? Squall ha visto Rinoa in ospedale, non era quello che volevate voi ragazze? Voglio dire, il 'Comandante Impossibile' le ha finalmente detto che la ama," replicò Irvine.

"No, intendo quando ha lasciato il Garden. Avremmo dovuto tornare indietro fino a più di un anno fa, non solo al momento dell'incidente. Non penso che ci sia mai stato qualcun altro... era solo una strategia difensiva, per lei. Rinoa 'pensava' che Squall avesse trovato qualcun'altra."

"Quistis, per il pelo di Cerbero, di cosa diavolo stai parlando? Il nostro Squall che si trova un'altra? Sarebbe più probabile che io indossassi la calzamaglia da balletto, prima che lui trovi qualcun'altra."

"Io lo so, tu lo sai, l'intera popolazione del Garden di Balamb lo sa... ma lei non lo sa. Alcune cose che ha detto un paio di giorni fa mi hanno impensierito. Prima cosa, c'è stato quel commento fuori luogo su 'brutti ricordi' al Garden. Quand'è che ci sono stati solo brutti ricordi? Durante la Guerra della Strega o quando se ne è andata? Poi è arrivata al punto di dire che non poteva fidarsi di Squall. Perché mai al mondo non potrebbe 'fidarsi' di qualcuno che le è più leale di un dannatissimo cucciolo?"

"Cucciolo... questo è un eufemismo. Non ho mai incontrato nessuno, nella mia vita, che fosse più interessato di lui a una sola persona. Ci sono milioni di persone al mondo, eppure riuscirebbe a trovarla in una stanza affollata. La ama, e ama soltanto lei."

"Esatto, lo so. Ultima cosa, ha detto che 'tornare a casa prima le ha cambiato la vita'. Pensavo che stesse parlando di Caraway, Julia, o qualcosa del suo passato. Però..." Quistis guardò per terra, leggermente imbarazzata dai suoi modi infantili. "Beh... stavo tipo origliando una 'conversazione da ragazze' tra Lauren e Selphie... e..."

"Vuoi dire che la sempre professionale insegnante... ha fatto qualcosa di vagamente poco ortodosso? Wow, questo è il segno numero 427 della fine del mondo!" Irvine la stuzzicò per alleggerire la tensione.

"Sì... stavo origliando... contento? Comunque, hanno bevuto un po' e Lauren parlava di ragazzi che l'hanno vista... uhm... nuda. Irvine, ha nominato Squall."

"Il nostro Squall? Non penso che ci sia una sola possibilità a... beh, nessuna possibilità. Squall non tradirebbe mai Rin. Perché dovresti anche solo pensare di credere a Lauren su una cosa simile?"

"No, no, no... Lauren ha detto che 'Squall ha perso la testa la mattina dopo'. Mi ha fatto pensare a tutto quello che ha detto Rinoa. Ricordi più di un anno fa, quando vennero qui gli studenti di Trabia? A causa delle nuove classi, e della costruzione della nuova ala, rimanemmo a corto di stanze per gli ospiti."

"Dio, me lo ricordo... Selphie saltellava tutt'intorno così dannatamente felice. Non che uno possa vagamente intuire la differenza tra il suo essere felice, davvero felice e dannatamente felice. Ho dovuto rinunciare alla mia camera e dormire con Sel... err... no, niente. Uhm, ecco, ho rinunciato alla mia camera per amore delle relazioni tra il Garden e Trabia. Davvero."

Lei non poté fare a meno di aggrottare un sopracciglio a quella frase. Non che ci avesse creduto anche solo per un secondo, era che lui aveva questo modo così affascinante di parlare. Nel senso buono... non cattivo. Ad ogni modo, continuò, "ok, Lauren fu assegnata alla stanza di Squall. Lui era via in missione. Ma mentre parlava con Selphie pochi minuti fa, Lauren ha detto che era abituata a dormire nuda."

Irvine si grattò la testa. "sai... Lauren e Rinoa hanno entrambe i capelli scuri. Penso che, date le giuste circostanze, con le giuste condizioni... uno potrebbe pensare... ma quindi? Anche se Squall ha detto, l'altro giorno, di aver visto solo una donna nuda, ma 'non era come pensavo'. Quindi... se è tornato a casa tardi, l'ha vista nel letto, era stanco..."

"Esatto! Squall ha pensato di essere con Rinoa. Ricordo che aveva passato molte ore senza dormire, solo perché Zell era con lui. Fidati di me... ho sentito molto più di quanto avessi mai voluto sentire. Per ipotesi, se Rinoa fosse tornata prima e li avesse visti insieme..."

"Sarebbe sembrato davvero brutto - una donna nuda a letto con Squall. Chi tra noi non l'avrebbe pensato? Ma come facciamo ad esserne sicuri? Non voglio chiedere a Rinoa se per caso ha visto il suo ragazzo a letto nudo con un'altra donna. Se non è successo, questo certo non li aiuterebbe, ora come ora."

Quistis si limitò a sorridere come chi la sa lunga, "chiavi magnetiche, ad ogni chiave magnetica viene assegnato un codice numerico. Se Rinoa aveva davvero la chiave magnetica della stanza di Squall, noi possiamo controllare quando l'ha usata. Anche Lauren ne avrebbe dovuta avere una, ma la sua sarebbe stata una chiave temporanea." Notò la confusione sul viso di Irvine.

"Ok, ok... allora, quando sei venuto a vivere qui, ti hanno dato due chiavi magnetiche per la tua stanza, giusto?"

"Sì, hanno detto che una era per le emergenze."

"Esattamente. Ma dimmi la verità, ne hai mai data una a Selphie? O lei ti ha dato la sua, per farti entrare nella sua stanza?" Lui non rispose, fece solo un sorrisetto molto, molto eloquente. Quistis fece un cenno con la mano, "fa niente, non voglio saperlo. Ora, e se Squall avesse fatto lo stesso? Diede a Rinoa la sua chiave di scorta."

"Oh, ho capito... quindi Squall potrebbe non aver mai saputo che Rinoa tornò."

"Sì! Ora, la chiave di Lauren era temporanea, come quelle di tutti gli ospiti. Funzionava solo per quella camera, per un certo periodo di tempo, quindi non poteva usarla per entrare in altri dormitori. La stessa cosa che succede quando vai in un hotel, e programmano la chiave: scade dopo un periodo prestabilito di tempo. Ma lo staff dell'hotel avrebbe comunque molte chiavi, per ragioni di manutenzione e pulizia."

"Ora, le chiavi vere e proprie, quelle consegnate agli studenti del Garden di Balamb, vengono codificate con il numero di matricola dello studente, insieme a un prefisso che può essere A o B. In quel modo, si può capire quale chiave è stata usata, con estrema precisione. Ogni volta che Squall, o chiunque altro, apre la porta della sua stanza, quel dato viene registrato. Nessuno controlla mai i rapporti, a meno che ci siano ragioni di sicurezza che lo richiedano. Comunque sia, i rapporti esistono, salvati nei computer nella stanza accanto all'ufficio di Cid."

"Quindi, chi di noi avrà la fortuna di spiegare questa incantevole ipotesi a Cid?" Il cowboy rise apertamente dei propri commenti. "Hey Cid, ha per caso un minuto? Squall potrebbe aver violato le regole del Garden e dato la sua chiave magnetica alla sua 'ragazza'. Poi la suddetta 'ragazza' è tornata per trovare il proprio ragazzo a letto 'nudo' con un'altra donna. Squall 'ha pensato' che la donna nuda nel suo letto fosse la sua 'ragazza'. Preside, capiamo che anche questo viola il regolamento del Garden, ma ora come ora questo è irrilevante..."

Fece un profondo respiro prima di continuare, un respiro molto profondo, "quindi a quel punto Rinoa 'si è inventata' un ragazzo e ha mollato Squall per averla tradita, anche se lui non l'ha mai fatto. Quindi per tutto lo scorso anno lei è stata incazzata con lui, e lui è stato incazzato con lei. Nota il paradosso, signor preside? Comunque la morale è... non c'è mai stata un' 'altra' ragazza, donna nuda - sì, non ragazza. E poi... non c'è mai stato un ragazzo, solo un cugino maschio. Visto, è tutto un grande e simpatico fraintendimento. Ora, non è che potremmo usare i computer del Garden per verificare questa storiella?"

Quistis non poté fare a meno di ridacchiare. L'intera faccenda sembrava ridicola, perfino a lei, se Irvine la spiegava in quel modo. "Ok, allora non 'diciamolo' a Cid. Andiamo di sopra stasera, e 'prendiamo in prestito' il suo computer e basta. Siamo SeeD, che vuoi che sia?"

*~*~*~*~*

Squall guardava ogni minimo movimento di Rinoa, seduto accanto a lei. La maggior parte dei suoi gesti, probabilmente, l'aveva già vista migliaia di volte. Eppure, in quel momento, realizzò di colpo che li aveva dimenticati tutti. Il modo in cui i capelli le ricadevano casualmente sulle spalle, il semplice gesto del respirare, il movimento delle sue dita sottili. Gli sembrava di vedere per la prima volta ogni suo gesto.

I minuti divennero ore, mentre rimanevano semplicemente l'uno in compagnia dell'altra. Nessuno dei due sapeva cosa dire, nessuno dei due voleva rovinare il momento. Il suono di un tuono risvegliò Squall dalla trance in cui si trovava. Un breve lampo illuminò la stanza, in cui la luce era fioca; alla fine, le domandò semplicemente, "Rin, com'è?"

Lei spostò la scatolina di velluto nella mano sinistra, stringendola per farsi forza. Esitò per un momento, non sapendo se rispondere o meno alla domanda, poi riuscì a fare un sorriso. Lo stesso sorriso che lui aveva imparato ad amare in quegli ultimi anni. ""Quando mi sono svegliata la prima volta, è stata la cosa peggiore che avessi mai provato. Desiderai essere rimasta uccisa. Non riuscivo ad immaginare di non vedere più le cose, di vivere il resto della vita nell'oscurità totale. Ho pianto, Dio, quanto ho pianto. Sapevo di dover prendere una decisione. Quindi per forza di cose sono andata avanti con la mia vita. Dovevo lottare. A volte mi svegliavo nel cuore della notte, e mi sentivo... sola, molto sola. Ho dovuto imparare a vedere oltre i miei occhi."

Lui non si mosse, ascoltò soltanto ogni sillaba pronunciata dalle sue labbra morbide. "Come ho detto sul tramonto, ho imparato a 'vedere' col cuore. Non pensare che fosse facile, non lo fu nemmeno per un secondo. Avevo moltissime ferite dovute all'incidente, e poi ne aggiunsi svariate dozzine in più soltanto mentre cercavo di camminare per la cucina. Sono caduta più volte di quelle che mi interessa ricordare. Fondamentalmente, come al ricevimento la scorsa notte. Solo che a casa... non ero davanti a duecento persone, al Presidente di una nazione potente, e ... te."

Lui non riuscì a dire nulla, mentre l'irritazione che sentiva nello stomaco iniziava ad avere la meglio su di lui. Aveva visto troppo della sua vita, e ora sentiva che lei non avrebbe mai approvato una cosa del genere. Con attenzione, si alzò e si allungò verso il lato del materasso dove c'era lei. Insicuro e tremante, allungò la mano, guidando piano il corpo di Rinoa verso la testata del letto. Riuscì a mettere due cuscini contro la testata per sedercisi contro. Muovendosi di nuovo sul letto, si appoggiò ai cuscini. Gradualmente, mosse il braccio verso di lei e le posò le mani sulla vita, attirandola contro di sé.

All'inizio, lei resistette, ma durò solo un attimo. Le gocce di pioggia battevano contro il vetro della finestra, ed era l'unico rumore nella stanza, oltre ai battiti dei loro cuori e ai loro respiri. Lei lottò contro il buon senso, e appoggiò la testa contro il suo petto. La schiena era contro il suo petto, e sentiva ogni minimo movimento, ogni muscolo. Rimasero seduti insieme senza che passasse un'altra parola tra loro, godendosi il senso di sicurezza che condividevano, ma che nessuno dei due avrebbe mai ammesso.

Squall sapeva di dover dire qualcosa alla svelta. Non perché il silenzio fosse imbarazzante, ma perché le sue emozioni lo stavano finalmente sopraffacendo. Quel giorno le aveva già detto cosa provava davvero. Certo, tecnicamente era stato sei mesi prima. Senza menzionare il piccolo fatto che lei non ricordava una parola di quello che le aveva detto. Ogni secondo che passava era, a tutti gli effetti, come il proverbiale dito nella piaga. L'attesa lo stava consumando.

Per la seconda volta in un giorno solo mise da parte l'orgoglio. Dicendo quello che provava, non nascondendosi dietro le maschere che aveva creato. "Rinoa, ti amo. Ti ho sempre amato. Ero spaventato e irrazionale, allora, incapace di ammetterlo anche a me stesso."

La sentì irrigidirsi immediatamente, e a Squall non piacque l'incertezza nelle sue azioni. Non essere in grado di leggere l'espressione del suo viso lo stava uccidendo. Il rumore dello scatolino di velluto che veniva lasciato cadere fu l'unico suono che echeggiò nella stanza vuota. Gli cadde sulla gamba e poi sul pavimento.

Rinoa non fece alcun suono, rimane soltanto seduta, completamente immobile.

"Per favore, dì qualcosa... qualsiasi cosa. So che oramai il danno è fatto. Se fossi stato capace di esprimere i miei sentimenti un anno fa, forse non sarebbe andata a finire così."

"Non dire un'altra dannata parola, signor Leonhart. Ho aspettato ogni giorno per un anno di sentire una cosa simile. Ora le cose sono diverse, ti faccio pena e pensi che questo mi farà sentire meglio." Buttò le gambe già dal letto, cercando di alzarsi senza perdere l'equilibrio.

Squall la seguì velocemente e si alzò in piedi. "Non mi fai pena, Rinoa."

"Comandante, guardami negli occhi e dimmi che non c'è pietà. Ah giusto, non puoi. Quindi, proviamo a dire alla povera, piccola ragazza cieca che sei innamorato di lei. Così, forse, un po' di colpa se ne andrà."

Squall rimase a guardarla, insicuro di cosa dire. Non importava cosa avrebbe detto, lei l'avrebbe preso per il verso sbagliato. Come faccio a non sentire colpa, o pena? Dopotutto, è una reazione naturale. Se le parti fossero state invertite, anche tu avresti sentito le stesse cose.

"Rinoa, forse sento un po' di pena per te, per me, per noi. Non perché sei cieca, ma per quello che avrebbe potuto essere, che sarebbe dovuto essere. Sì, mi sento davvero dannatamente in colpa. Era mio dovere come cavaliere proteggerti e non sono riuscito nemmeno in questo."

"Proteggermi, signor Leonhart? Da cosa... te? Tu sei l'unica cosa da cui ho mai avuto bisogno di essere protetta, mio cavaliere dall'armatura dorata. Perché diavolo non mi volevi, non solo emotivamente, ma anche fisicamente? Era perché ero solo una bimbetta irritante, per te? Avresti potuto semplicemente dirmi che la pensavi così, invece di tenermi a distanza di sicurezza."

"Rin, non ho intenzione di negare quello che ho fatto. Sì, sapevo esattamente come ti sentivi. Ogni volta che ti avvicinavi troppo, ti allontanavo un po'. Se capivo di essermi spinto troppo oltre, facevo qualcosa per riportarti da me e darti speranza. Sapevo che era quello che volevi sentire, dannazione. Lo sapevo. Non ho nessuna buona spiegazione o motivazione per quello che ho fatto. Avevo paura di perderti."

"Beh, signor Leonhart, il tuo piano ha funzionato alla perfezione, ma mi hai perso comunque, no? Mi sa che non hai controllato il tuo prezioso manuale SeeD su questo punto. Capitolo intitolato: come trattare una persona che tiene a te più che a ogni altra persona in questo mondo maledetto da Dio."

Lui si prese la testa tra le mani, cercando di inspirare lentamente e calmarsi. Quando il suo respiro si normalizzò, si fece passare entrambe le mani tra i capelli. Alla fine, quando si sentì abbastanza calmo, domandò, "potresti per favore smettere di chiamarmi signor Leonhart? Lo fai solo per far sembrare la situazione meno personale, meno intima. Sono Squall... chiamami Squall. So che siamo solo amici adesso. Dovevo dirti quello che sentivo, quello che ho sempre sentito. Rinoa, te lo dovevo, mi scuso per esserci arrivato con un anno di ritardo e con una vita di anticipo."

"Dannazione, Squall. Perché...? Perché non mi desideravi? Avrei fatto qualsiasi cosa per te."

"Per caso 'qualsiasi cosa' include l'andarsene?" Non aveva voluto dire quelle parole, anche mentre le pronunciava. La rabbia di lei le si rifletteva negli occhi, le pupille che rispecchiavano ancora ogni emozione che la attraversava. Per una volta, era lui quello che riceveva silenzio e la cosa lo spaventava. Non l'aveva mai vista così arrabbiata, e sembrava quasi che ci fosse qualcosa di più profondo di quello che mostrava... e poi le prime parole della sua domanda gli rimbombarono in testa.

"Rinoa, che vuol dire desiderarti? Certo che ti desideravo."

Per troppo tempo Rinoa aveva cercato di controllare le proprie emozioni. In qualche modo, si era sentita meno desiderabile dal giorno in cui l'aveva scoperto a letto con un'altra. Quest'altra donna aveva rubato una parte di Squall che lei voleva per sé. Qualcosa di personale, di emotivo, di reale... non la facciata che lui usava per gli altri.

Aveva bisogno di sentirsi desiderata, nell'unico modo in cui lui poteva farla sentire. Sorrise, non uno dei suoi soliti sorrisi, ma uno quasi intriso di pura cattiveria. Avvicinandosi a lui di un passo, allungò una mano, toccandogli la maglietta di cotone. Gentilmente fece scorrere le punte delle dita sulla sua spalla, giù lungo il suo petto, fino al fianco. Poteva sentirlo irrigidirsi al suo tocco. Poi lentamente si portò la mano al collo e gettò i capelli indietro. Dopo di che, fece una risatina maliziosa; la sua mano iniziò a sbottonare il primissimo bottone della sua maglietta.

Squall rimase fermo, completamente confuso dal suo cambio d'atteggiamento. Un attimo prima lo stava maltrattando per averle detto cosa provava... quello dopo gli stava toccando sensualmente il petto. Questo non l'avrebbe proprio mai fatto un anno prima. Anche se Rinoa aveva fatto la sua parte nel cercare le coccole, questo era qualcosa di completamente diverso. La sua più grande preoccupazione, al momento, non era il motivo per cui lei si stesse comportando così, ma piuttosto se sarebbe riuscito a controllare i propri desideri. Se questo era un test, per lei, era certo che non l'avrebbe superato. Si allontanò da lei di un passo, appoggiandosi con la schiena contro il vetro. Poteva sentire ogni goccia che batteva contro la finestra.

Gli servirono tutte le sue forze per dire, "Rinoa, smettila."

Lei sbottonò il secondo bottone. Lui stava cercando in tutti i modi di non guardarle il seno.

"Perché, Squall, non hai detto che mi desideravi? Non sono abbastanza, per te? O sono ancora soltanto una bimbetta che ha bisogno di un uomo grande e forte che mi protegga?" Aveva già sbottonato il terzo e quarto bottone, e continuava nel suo giochetto.

"Fidati, Rinoa... non penso a te come a una bimbetta. Ho solo paura di non riuscire a controllarmi. Io ti desidero... ti amo. Ma non così..."

Lei finì di sbottonarsi la maglietta e la lasciò cadere lentamente per terra. Rimase coi pantaloncini di jeans e un reggiseno di pizzo. Lui non riuscì a distogliere ancora lo sguardo, la curiosità, o gli ormoni, lo stavano sopraffacendo. Vent'anni di tentativi di controllo dei propri istinti sessuali stavano velocemente, e più che definitivamente, giungendo alla fine. Lei si avvicinò di un passo, riempiendo lo spazio tra loro. Si premette contro il suo corpo, con i palmi delle mani contro il vetro freddo della finestra. Lasciò una mano contro il vetro per darle equilibrio, e iniziò ad accarezzargli la schiena con l'altra, usando le punte delle dita.

"Che c'è, Squall? Non ti piace non avere il controllo della situazione. Pensavo che mi desiderassi, no?"

Squall non disse nulla. Poteva sentire il suo battito del cuore, il suo respiro, e la condensa della finestra che gli scendeva lungo la schiena. Sentire le sue dita che gli accarezzavano la nuca, insieme al suo seno premuto contro di lui, fu troppo.

"Ti amo," riaffermò con veemenza, mentre la afferrava dietro la testa e la baciava. Ogni muscolo del suo corpo reagì al contatto, alla sensazione del bacio. Era un fenomeno travolgente. Abbassò le mani per sollevarla, e poi la portò di nuovo sul letto.

Rinoa non si era certo aspettata che lui facesse davvero qualcosa. Non aveva mai reagito sulla base delle proprie emozioni. Con la fantasia, aveva immaginato questa scena centinaia di volte, ma esserci davvero era troppo. Quando lui la stese sul letto, lei allungò una mano e gli afferrò la maglia di cotone. In pochi secondi, l'aveva già tolta. La pelle nuda di Squall stava davvero toccando la sua.

Era una risposta primitiva che non si sarebbe mai aspettata. Che lui le permettesse davvero di toccarlo in quel modo... Non resisteva, anzi, la incoraggiava aiutandola a rimuovere i vestiti. Muovendo le mani lungo il suo corpo, lui arrivò al gancio del suo reggiseno. Fu preso da un'improvvisa voglia di ridere, dato che il seno a cui aveva cercato di non pensare per giorni stava per essere esposto.

Rinoa continuò a restituire i baci, che sembravano diventare sempre più appassionati. Mi vede davvero come una donna. Mi desidera davvero... Squall Leonhart stava dimostrando seriamente di avere in sé più passione di quanto Rinoa avesse mai creduto possibile. Trattenne appena il respiro quando lui le sfilò il reggiseno e sentì il suono dell'indumento che cadeva a terra.

Squall iniziò a baciarla lentamente sul collo, scendendo poi verso la spalla, e lei fece una piccola risata ai suoi baci delicati. Finalmente lui trovò il coraggio di esplorare con le mani. Iniziò alla vita, tracciando una linea invisibile che saliva lungo il fianco, fino a toccarle un seno. Incerto, molto attentamente, allungò le mani e le toccò il seno. La sentì gemere appena mentre la sua mano arrivava a destinazione. Continuando a esplorarla con le dite, accarezzando ogni centimetro del suo petto, continuò a baciarla con più passione di prima. Rinoa accettò impaziente il bacio, e rispose con più desiderio. Entrambi respiravano a fatica, provando un trasporto che non avevano mai sentito prima.

Rinoa sapeva di doverglielo dire, prima di andare oltre. Alzando il palmo della mano, cercò la sua guancia e lo spinse gentilmente via, separando le loro labbra. "Squall, aspetta... ti amo anch'io." Sorrise con un'espressione di felicità genuina negli occhi, anche se sapeva che lui poteva vederle dentro l'anima. Lui non riuscì a credere a cosa significasse sentirle davvero pronunciare quelle parole.

Nessuno, nella sua vita, gli aveva mai sussurrato quelle parole. Mai aveva voluto sentirle. Si sentiva completo. No, lei non sarebbe mai stata la sua 'ragazza', perché quello non bastava a definire la loro relazione. Erano anime gemelle a un livello superiore; non erano completi l'uno senza l'altro. Rinoa non sarebbe mai stata la sua ragazza - la sua amante, la sua salvatrice, un giorno sua moglie, questo sì.

Mai soltanto la sua ragazza.

"Ti amo, Rinoa Heartilly," ripeté, stringendola protettivamente al petto. Lei restituì l'abbraccio, senza trattenere più le lacrime.

Il passato è passato, giusto? Ti amo, Squall, più di quanto capirai mai, più di quanto io possa capire. I pensieri di Rinoa le giravano in testa, mescolati alle sensazioni del suo corpo. Gli credeva davvero, e sentì una sicurezza tra le sue braccia che avrebbe soltanto potuto sognare. Non importava cosa avesse fatto, era il passato, lui se l'era lasciato alle spalle, ne era sicura. Lei era il suo futuro.

Un forte bussare echeggiò alla porta, facendoli sobbalzare nell'abbraccio. Il tono da comando di Irvine echeggiò nella stanza. "Hey Squall, sappiamo che siete qui. Quistis e io dobbiamo parlarvi subito. Fidati, non possiamo rimandare."

*~*~*~*~*

Squall e Rinoa sospirarono al suono della voce di Irvine, fuori dalla porta. "Spero che questo posto stia andando a fuoco," borbottò con rabbia il comandante. Rinoa rise; tutto di lui sembrava così nuovo, e insieme così familiare.

"Squall, sono sicura che sia importante, se ti disturbano a quest'ora di notte," ragionò Rinoa nella sua posizione ora vagamente imbarazzante. Squall abbassò la testa, sconfitto, posandola tra il cuscino e il collo di Rinoa.

Irvine continuò a bussare, e a disturbare gli occupanti della stanza. La sua voce stava iniziando ad attirare l'attenzione degli occupanti dei dormitori vicini. "Hey amico, alza il tuo culone addormentato e..." All'improvviso, la voce gli mancò a metà frase.

Squall continuò a guardare la donna che giaceva sotto di lui, ancora nelle sue braccia. "Tu... uhm... hai appena usato una Novox su di lui, vero?" Rinoa fece un sorriso radioso in risposta, e si morse il labbro inferiore per trattenere le risate. Lui le diede un bacio veloce sulla fronte, prima di alzarsi riluttante, "Dio, è splendido averti di nuovo con noi." L'unica risposta di Rinoa venne sotto forma di una piccola risata. Squall si alzò e gridò in direzione della porta.

"Solo un minuto, sto..." Guardò Rinoa e si corresse, "stiamo arrivando."

Per un secondo chiuse gli occhi, e capì che non sarebbe mai più stato solo.

*****
Nota della traduttrice: al solito, capitolo betato da DefenderX. Alla prossima! -Alessia Heartilly

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Capitolo 14
*** XIV. Domani ***


CASTLES IN THE SKY
di Ashbear, tradotto da Alessia Heartilly
~ Capitolo 14: Domani ~

I corridoi del Garden erano deserti. Si potevano quasi sentire i ruggiti degli Archeosaurus nel Centro Addestramento, oltre ai due che bussavano alla porta del comandante. Fuori, nel corridoio, Irvine si toccò la gola, in un altro vano tentativo di esagerazione. Il fatto che non potesse parlare era già più che chiaro alla bionda insegnante. Il silenzio è d'oro, no? Quistis rise mentre lo guardava, "Novox?" Lui annuì, confermando i suoi sospetti. "Rinoa è qui dentro, ho già detto quanto è divertente averla di nuovo con noi?"

Irvine non era divertito.

"Non so cosa sta succedendo là dentro, forse non voglio saperlo." L'insegnante alzò un sopracciglio alla reazione del cowboy, dato che il sorriso malizioso che aveva sulla faccia la diceva lunga. Scuotendo la testa, Quistis continuò, "Dobbiamo assicurarcene. Non ho intenzione di perdere un'altra volta nessuno dei due... che sia per la distanza che creano tra loro o per una distanza di chilometri."

Fece un sorriso sornione ad Irvine, "tra l'altro, solo una strega può annullare quella Novox che ti ha lanciato, anche se potrei riuscire a convincerla ad aspettare un paio di giorni." Irvine incrociò le braccia e rivolse un duro sguardo di traverso alla giovane insegnante. "Scherzo, Irvine, è solo uno scherzo. Sono sicura che questa cosa della strega sia solo un pettegolezzo, scommetto che chiunque possa rimediare... in un paio di giorni." Fu più o meno in quel momento che Quistis notò Lauren che si avvicinava alla stanza di Squall.

Lauren guardò molto sospettosamente i due SeeD più anziani, e poi chiese, "cosa c'è di così importante da convocarmi nella stanza del Comandante Leonhart a quest'ora di notte? Non ho fatto nulla di male, giusto?"

Quistis scosse la testa. "Lauren, so che potrebbe essere difficile da capire, ma penso che tu abbia fatto qualcosa di davvero giusto. Ho sentito cosa hai detto a Selphie nella mia stanza... su Squall."

I pensieri della giovane SeeD corsero a quanto aveva detto, al segreto che aveva spiattellato prima che l'insegnante lasciasse la stanza. Cercò di fare l'innocente al riguardo, e guardò confusa l'insegnante. "Detto a Selphie cosa? Non sono sicura di cosa intenda, Professoressa Trepe."

"Lauren, ti prego... ho sentito cosa hai detto, su Squall che ti ha vista beh... ecco..." Quistis fece una pausa, gettandosi i capelli all'indietro. Alla fine guardò la ragazza, incapace di credere alla parole che stava per dire... "nuda... Lauren, hai detto che Squall ti ha vista senza vestiti. Credimi, non hai fatto nulla di male. È stato solo uno di quei 'momento-sbagliato-posto-sbagliato'. Sfortunatamente, credo, l'errore gli è costato più di quanto chiunque di noi avrebbe mai immaginato. Abbiamo solo bisogno di sistemare un paio di cose."

"Professoressa, non avrebbe dovuto sentirlo. Ho giurato di non dirlo mai a nessuno. Il Comandante Leonhart non mi perdonerà mai se ne parliamo ancora. Mi piace davvero stare qui, per favore... non dica niente."

"No Lauren, non ti perdonerà mai se non lo racconti. Mi spiegherò meglio non appena saremo entrati."

Lauren Rachels era davvero una brava SeeD, una dei migliori al Garden di Balamb. Aveva scalato facilmente tutti i gradi, e ora era un SeeD di rango 'A'. Qualcosa dentro di lei le diceva di fidarsi di Quistis, dato che la sua reputazione la precedeva. Aveva solo in mente l'interesse dei suoi alunni. Con quei pensieri, Lauren acconsentì a raccontare dell'incidente di più un anno prima.

Guardando Irvine, Lauren borbottò tranquilla, 'ciao'. Lui rispose solo con un piccolo cenno. Lauren si voltò verso Quistis, che aveva lo sguardo fisso e attento, mentre aspettava paziente alla porta. Una strana paura colpì la SeeD, che si chiedeva il perché dell'improvvisa timidezza del cowboy.

"Novox," rispose Quistis senza nemmeno girarsi verso Lauren.

"...Rinoa'?" chiese Lauren con apprensione, impaurita da ciò che la strega sarebbe stata capace di fare. Specialmente se provocata... come essere stata nuda, a letto, con il suo cavaliere.

"Già," replicò Quistis, sempre sorridendo.

*~*~*~*~*

Rinoa e Squall si affrettarono a recuperare qualsiasi articolo di vestiario avessero sparso nel corso degli ultimi minuti. Alla fine, quando tutto fu di nuovo al suo posto... capelli, magliette, e biancheria di pizzo... Squall annunciò che stava per aprire la porta. Dirigendosi alla porta, guardò un'ultima volta il letto. Aveva bisogno di assicurarsi che la sua mente non lo stesse ingannando, e che lei fosse davvero lì. Qualcosa catturò il suo sguardo, e osservando meglio notò la scatolina nera dell'anello sul pavimento.

Guardò un'altra volta la porta, e poi di nuovo lei. Loro potevano aspettare. Lei no. Squall afferrò l'astuccio di velluto, e lo ripose gentilmente nella mano di Rinoa. Lei sorrise e mimò con la bocca, "grazie." Non aveva fatto un solo suono, ma lui poteva sentire tutto ciò che stava dicendo, anche solo con lo spirito. Si chinò e le diede un bacio veloce sulle labbra, desiderando che il loro momento non fosse mai stato interrotto. Sospirando, si voltò verso la porta, e la aprì con impazienza.

"Seriamente... è meglio che questo posto stia andando a fuoco," ruggì. Furono le uniche parole che Squall pronunciò, mentre apriva la porta.

Le due donne aspettavano dall'altro lato, cercando di ignorare che cosa potevano aver interrotto. Irvine, d'altro canto, fece l'occhiolino al comandante, cosa che spaventò Squall a morte... dato che aveva dimenticato, per un momento, la faccenda della 'Novox'. Quistis mantenne le proprie posizioni sul perché si trovavano lì, senza mai rimpiangere l'intrusione anche solo per un istante.

"Squall, dobbiamo parlare ora, noi cinque. Pensiamo di aver stabilito la vera ragione per cui Rinoa lasciò il Garden un anno fa. Ti prego... non possiamo aspettare."

Le parole andarono a segno, e lui si sentì intontito dalla punta delle dita fino al cuore. Valeva la pena essere disturbati per alcune cose, anche se era molto improbabile che ne valesse la pena in quel momento. D'altra parte, se, per qualche motivo, poteva porre fine a qualsiasi dolore avrebbero potuto sentire in seguito, valeva sicuramente la pena essere separati per qualche minuto. Facendo il solito cenno da comandante, aprì la porta riluttante e lasciò entrare i visitatori. Il gruppo entrò, e ognuno di loro sentì un certo grado di imbarazzo quando vide Rinoa seduta sul letto.

Lauren si prese uno dei pouf nell'angolo, dato che nella stanza continuavano a scarseggiare sedie e divani vari. Irvine, d'altro canto, era più che felice di sedersi su un pouf; secondo lui... ci sarebbe voluto un po'. Aveva intenzione di stare comodo quanto era fisicamente possibile nella stanza di Squall; dopo il letto, quella era la seconda miglior scelta. Diavolo, era l'unica alternativa.

Quistis rimase in piedi, appoggiandosi contro la piccola scrivania di mogano. Fece cenno a Squall di sedersi, con un unico movimento della mano. Era molto strano il modo in cui si stava comportando, come se avesse il comando di una riunione. Era molto atipico, per Quistis, comportarsi da superiore in presenza di Squall. Dal solo comportamento, Squall poteva intuire la sua serietà nel problema che stavano per affrontare.

Tutti rimasero in silenzio, aspettando che qualcun altro rompesse, come si dice, il ghiaccio. Quando questo non successe, Quistis iniziò, "uhm... Rinoa, prima che inizi, e per quanto mi piaccia il 'nuovo e migliorato' Irvine, potresti per favore usare una delle tue Esna? Fidati se ti dico che mi fa male chiedertelo..." Rinoa annuì e, poco dopo, Irvine si afferrò il collo incredulo.

"La mia voce, la mia bellissima voce... è tornata! Come hai potuto fare questo al tuo dolce, piccolo, innocente amico, Rin? Pensavo di essere speciale."

Rinoa gli gettò uno sguardo, un sorriso ironico sul viso, "ma tu sei speciale, Irvine. Se mi disturbi ancora così... beh... non sarà la tua 'voce' a non funzionare. Capito, casanova?" Il cowboy non disse una parola, ma incrociò le gambe, cosa, tra l'altro... non facile a star seduti su un pouf troppo imbottito.

Quistis esaminò il foglio di carta che teneva in mano; i suoi sospetti erano stati definitivamente confermati. Il rapporto era semplicissimo, eppure aveva provocato il più grosso casino a cui lei avesse mai assistito. L'insegnante voleva urlare, dentro di sé, per tutto il dolore su un fraintendimento ridicolo che due persone erano troppo orgogliose per affrontare. Ognuno aveva preferito tenersi la propria dignità e andare avanti...

Mise da parte le sue paure, in quel momento, sul confrontare Squall riguardo a faccende personali. Qualcosa che metteva l'insegnante in agitazione, sin dal loro primo incontro al Garden. Trattenne il respiro, cercando di non guardare Rinoa, che sedeva sul letto... innocente com'era sempre stata. E questo uccideva Quistis. Quello che aveva pensato la giovane strega, diamine, quello che ogni essere umano col sangue nelle vene avrebbe pensato, nella stessa situazione. Incerta, mosse un passo verso Squall, consegnandogli la copia stampata del rapporto. Lui guardò le informazioni inutili, sembravano scritte in una lingua straniera. Questo piccolo gioco non gli stava bene; voleva risposte, non indovinelli. Guardò ancora la stampata, che all'inizio sembrava avere poca importanza...

Ago-11 10:37pm 41269X
Ago-12 4:13am 41269A
Ago-12 5:50am 41269B

"Eh sì, Quistis," commentò sprezzante Squall. "Questo mi chiarisce le cose. Come ho fatto ad essere così stupido. Questo pezzo di carta nega tutto l'anno di dolore. Grazie tante del tuo aiuto."

Rinoa era completamente confusa dalla situazione che le si svolgeva intorno. Non aveva sentito la conversazione che si era svolta fuori nel corridoio, sul 'risolvere la loro relazione'. Aveva solo sentito il tono cattivo di Squall per Quistis, un anno di dolore? Di cosa sta parlando?

"Sta' zitto, Squall," ordinò Quistis,

cosa che non avrebbe mai fatto in altre circostanze, ma la situazione richiedeva che lei avesse un approccio più aggressivo. Squall certamente non sarebbe stato di umore 'cordiale e gioviale' per tutto questo. "Spiega tutto, se aspetti un momento, Comandante Leonhart."

Quistis fece cenno a Lauren di fare un passo avanti. "Rinoa, questa è Lauren Rachels, ora è un SeeD di alto rango qui al Garden. In origine, però, ha frequentato il Garden di Trabia con Selphie. Penso che tu l'abbia già incontrata la prima sera, al balletto."

Avvicinandosi a Rinoa, Lauren deglutì, nervosissima. Arrivare nelle prossime vicinanze del comandante, che sedeva protettivo accanto alla ragazza mora, non le sembrava la più saggia delle idee. "Salve signorina Heartilly, sono la ragazza con cui ha parlato l'altra sera... al ricevimento. Le ho detto di averla già vista danzare, in passato. Ero lì - Irvine e Squall erano con me."

Educatamente, Rinoa allungò la mano, "felice di incontrarti di nuovo, ma esattamente, perché siete tutti qui?" Vagamente irritata, cercò di sorridere mentre chiedeva. Immaginava che non avessero disturbato Squall così tardi di notte, per una cosa così stupida come presentare Lauren.

Per un breve momento, pensò di pietrificare i tre invadenti, se non fossero arrivati al punto alla svelta. Molto, molto alla svelta.

"Beh, ecco..." Lauren lottò per trovare le parole giuste con cui continuare la sua storia, cosa non proprio facile con Squall che la fissava direttamente. Il suo sguardo avrebbe potuto costringere il nemico alla resa a prima vista, senza nemmeno bisogno di sfoderare le armi. Non mostrava spesso le emozioni, ma quando lo faceva... di solito non era piacevole. "Dopo la ricostruzione di Trabia, ci fecero venire a Balamb per assistere ad alcune lezioni." Non riusciva a distogliere lo sguardo dal comandante, i cui sguardi si trasformavano in coltelli che la colpivano al petto. "Hey Quistis... perché lo stavo facendo, me lo ripeti?"

"Io sono fottutamente sicuro di non saperlo," sbottò Squall. Era sul punto di perdere la pazienza per l'intera faccenda.

Quistis fece solo un cenno con la mano a Lauren perché continuasse. "Ok, quindi, arrivammo qui e c'erano poche stanze. Selphie disse che alcuni suoi amici erano via in missione, e le loro stanze sarebbero state libere."

Alzando velocemente la testa in direzione della giovane SeeD, come se avesse sentito il più orribile grido che poteva immaginare, Squall capì al volo ed esattamente dove andava a parare. "Zitta, ora. Non se ne parla. Ti ho dato un ordine. Sono ancora un tuo superiore. Puoi passare i prossimi dieci anni a rompere ghiaccio per le granite a Trabia, se lo decido."

Quistis fece un suono, a metà tra l'urlo e il respiro trattenuto. Non se la sarebbero cavata in fretta. "Squall Leonhart, non ti perdonerai mai se non la lasci parlare, fidati."

Lui si alzò e guardò Quistis dritto negli occhi. Una cosa di cui era sicuro era che lei non avrebbe ceduto. Non aveva mai visto così tanta determinazione nel suo sguardo. Rinoa di certo non aveva bisogno di sentire questa storia incredibilmente grottesca mentre lei e Squall stavano cercando di aggiustare, iniziare, quel che era... la loro relazione. Quistis si avvicinò a Squall di un altro passo, enfatizzando la sua posizione nella vicenda. Lui la guardò di traverso e basta, e infine tornò a sedersi, evitando di guardare Lauren.

"Chissenefrega," fu il suo unico, sussurrato commento.

Rinoa si voltò verso di lui, vagamente confusa da tutto. Cosa sta succedendo? C'è qualcosa di grosso che non riesco a vedere o percepire? Perché Quistis vuole che sappia, e Squall invece no? Cosa potrebbe avere Squall da nascondermi? Oh mio Dio... Lauren. Questa ragazza di fronte a me è quella con cui è andato a letto. Quistis deve averlo scoperto e vuole che Squall esca allo scoperto.

Quale altra ragione avrebbe potuto esserci?

Rinoa inalò profondamente, e trattenne il respiro. Grandioso, ecco il modo in cui lo scoprirò 'ufficialmente', davanti a tutti. Questa è l'altra donna. Come possono farmi questo... qui... con loro? Aspetta, forse Lauren è ancora la sua ragazza, e tutto il resto solo una bugia?

Pensò questa crudeltà, eppure non riuscì ad accettare che Squall potesse mentire sui suoi sentimenti. No, sapeva che non l'avrebbe fatto, perché Squall la amava davvero. Era un dato di fatto su cui non si poteva discutere. Di cosa poteva trattarsi, allora? Che Squall avesse ancora dei sentimenti per l'altra ragazza? L'ultima cosa che voleva fare era essere coinvolta in qualche specie di adolescenziale triangolo amoroso. E cosa ancora peggiore, non voleva uscirne vincitrice grazie alla pietà.

Rinoa doveva porre fine a tutto quello. "No, va bene," cercò di spiegare a Squall con onestà, anche se sentiva che il cuore le veniva strappato dal petto un'altra volta. "Vi lascerò a sistemare qualsiasi problema di coppia che voi due potete avere. Per favore, Quistis, lasciami fuori da questa storia. Non ne faccio parte, non appartengo a questo posto... non è mai stato così."

Rinoa gettò la scatolina dell'anello verso il comodino. Non ci furono parole, e poteva sentire che tutti stavano trattenendo il respiro. Per un momento, pensò a come dovesse sentirsi quest'altra ragazza. Avere il tuo ragazzo che riporta a casa qualcuno, fino a vedere che in qualche modo la tua relazione finisce improvvisamente. Conosceva quel sentimento anche troppo bene. Sarebbe stato difficile anche per Lauren, guardare Squall con la sua vecchia ragazza... si sentiva quasi dispiaciuta per lei.

"Non te ne vai nemmeno tu!" ordinò Quistis. "Qualcuno, qui, ha intenzione di finire entro stasera? Fidatevi di me, tutti. Semplicemente, per l'amor di Dio, fidatevi di me." L'insegnante sapeva esattamente dove, con tutta probabilità, era andata a finire la mente di Rinoa, cosa che di fatto dissipava tutti i dubbi che potevano esserle rimasti. "Lauren, se tutti hanno finito di fare scenate... prego, continua." L'insegnante guardò storto sia Rinoa che Squall; quei due erano impossibili.

Lauren iniziò, cauta, "ad ogni modo, il Garden non aveva più stanze per gli ospiti. Siccome ero amica di Selphie, mi permisero di usare una delle stanze dei SeeD che erano in missione. Ho usato quella di Squall, mentre lui era ad Esthar. Mi consegnarono una chiave magnetica temporanea, che funzionava solo per la sua stanza, e..."

"Oh Dio," sussurrò Squall, guardando di nuovo il foglio. Cercò risposte negli occhi di Quistis, "il mio numero d'identificazione, e la mia chiave magnetiche... le chiave magnetiche sono state usate entrambe." Lei non disse nulla; non ce n'era bisogno. Squall accartocciò il foglio e lo gettò dall'altra parte della stanza, e si mise la mano sulla fronte. Rinoa ci ha visti insieme. Rinoa mi ha lasciato. Rinoa mi ha visto a letto con un'altra donna... ha usato la sua chiave...

Irvine si alzò dal suo pouf, prendendo le redini del discorso, "Rin, a questo punto subentro io. Vedi, abbiamo fatto una festa per gli ospiti di Trabia. Io stesso ero nella camera di Selphie. Penso che molti di noi abbiano preso un po' troppi drink. Ok, davvero troppi. Squall mi chiamò per farmi sapere che la sua missione era stata cancellata. Solo che io... sono svenuto prima di riuscire a riferire il messaggio."

Lauren guardò la reazione delle persone che la circondavano. Anche lei aveva capito ciò che doveva essere successo. Questa volta, Quistis non ebbe bisogno di incoraggiarla a continuare il racconto. "Dio, Rinoa, quando la sveglia è suonata la mattina, Squall era lì... e basta. Lui ha quasi urlato quando mi ha vista accanto a lui. La parte peggiore è che avevo l'abitudine di dormire senza vestiti, anche se dopo quella notte l'ho persa."

Lui chiuse gli occhi; ogni pensiero che Rinoa aveva avuto, ogni tradimento. La ragione per cui se n'era andata, uno stupido fraintendimento. Oltretutto, il suo orgoglio aveva tenuto la cosa segreta. Quando si accorse che Rinoa non diceva nulla, aprì gli occhi e la guardò. In quel momento, aveva sul viso un'espressione che lui, senza ombra di dubbio, non le aveva mai visto. Non c'erano davvero parole per descrivere quel miscuglio di shock e confusione; sembrava quasi in trance, un fantasma.

"Rinoa, hai pensato che... per favore, te lo giuro, non è successo niente. Non lo sapevo. Mi hanno appena dato il rapporto sulle chiavi magnetiche, e dimostra che la mia seconda chiave è stata usata quella mattina. Dannazione... Rin, era la tua." Squall allungò una mano e le toccò una gamba, senza sapere come lei avrebbe reagito. "Ti amo più di qualsiasi cosa in questo mondo, Rinoa Heartilly. Se credi a qualcosa, credi a questo."

Lentamente, Rinoa si allungò a prendere la mano che le sfiorava la coscia. Come? Come è potuto succedere? Un dannatissimo, enorme errore. Eppure Rinoa non mise mai in dubbio la verità. La voce di Squall era tutto quello di cui aveva bisogno per sapere che era tutto vero. Si voltò verso di lui, "Squall Leonhart, anche io ti amo." Senza alcuna esitazione, gli gettò le braccia al collo.

"Ecco, uhm, ragazzi?" Cercò di intervenire Irvine, ma era chiaro che nessuno dei due aveva intenzione di separarsi a breve. "Beh, noi ce ne andiamo tutti a letto ora... nuovi cadetti che arrivano e cose così. Squall, Cid ha detto che dovresti prenderti più tempo per te. Ha detto che si sarebbe occupato di tutte le formalità per i cadetti. A dire il vero, ti ha ordinato di prenderti le ferie."

*~*~*~*~*

Rinoa fu la prima a separarsi, "Squall... mi dispiace così tanto."

Gentilmente, lui le scostò le ciocche di capelli dal viso, prima di posarle un dito sulle labbra. "Sssh, abbiamo bisogno di parlare un po', vero?" Lei annuì senza sorridere, cercando in ogni modo di frenare le lacrime. "Sai cosa, dammi la chiave della tua stanza. Vado a prendere Angelo e le sue cose, e puoi fermarti qui stanotte, se ti va. Non preoccuparti, Rin, dormirò sul pavimento."

Di nuovo, lei cercò di sorridere, ma sul viso le apparve nulla più che una piccola linea. Dopo aver preso la chiave, Squall guidò Rinoa fuori, sul piccolo balcone della sua stanza. Non somigliava affatto a quelli grandiosi sparsi nel Garden. Questo aveva a malapena spazio per due sedie, non che il comandante ne possedesse, comunque.

"Sono a posto, Squall." Non lo aveva chiesto, ma lei sapeva che lui voleva sentirlo.

"Non ci metterò molto."

"Lo so, lo so."

Mosse le dita sulla ringhiera liscia di metallo, mentre ascoltava ogni suono. Dal ronzio dei generatori, al suono stridulo che risuonava dalle luci. Da lontano, poteva sentire il frinire dei grilli, e qualche animale che ululava. Pensò a tutto, al passato, al presente e al futuro.

Futuro... una parola che, una volta, le faceva paura.

In pochi minuti, il comandante fu di ritorno con il cane fedele. Lei era ancora in piedi sul balcone, la luce della luna che si rifletteva sui suoi capelli. Stava aggrappata alla ringhiera con entrambe le mani, come se ne dipendesse la sua vita. Ogni dito sembrava aver trovato il suo posto nella barriera di metallo. Squall si avvicinò a lei, notando l'espressione solenne del suo viso. Non disse nulla, si mise semplicemente in piedi accanto a lei, in silenzio.

"Quando ero piccola," iniziò Rinoa, "mia madre mi leggeva sempre dei libri. Ogni settimana andava in libreria e me ne comprava uno. Era il nostro momento speciale, da passare insieme... mi leggeva un capitolo nuovo ogni sera. Era passata esattamente una settimana dal giorno in cui morì, e gli investigatori ci restituirono alcuni effetti personali. La sua borsetta, alcune mappe che teneva in macchina, e una borsa della libreria. Non ho saputo della borsa per un po'. Più avanti, durante le vacanze, mio padre impacchettò il libro e lo mise sotto l'albero di Natale. Il biglietto diceva che era da parte di mia madre. All'inizio, ho pensato che fosse una specie di scherzo crudele, e poi ho realizzato cosa era successo. Era andata al negozio, quella sera, per comprarlo... Squall, fu uccisa mentre tornava a casa dalla libreria." Rinoa non riuscì più a trattenere le lacrime; ognuna cadeva tracciandole un sentiero sul viso.

Squall guardò la luce che si rifletteva su ogni lacrima come un cristallo. Voleva abbracciarla, non lasciarla mai andare... cancellare ogni incubo e realizzare ogni sogno. Ma non era in suo potere farlo, era solo un uomo e poteva solo fare del suo meglio. Sperava solo che qualunque cosa avesse da offrirle fosse abbastanza. Lentamente mosse una mano su quella di lei; lei accolse volentieri il contatto. C'era un conforto che la rasserenava, nel suo tocco.

Si sfregò gli occhi nel tentativo di fermare le lacrime, e continuò, "mia madre è morta perché è andata a comprare qualcosa per me. Odiavo quel libro, e odiavo tutto quello che mi era costato. Quasi cinque anni dopo, avevo avuta una delle mie tipiche liti con mio padre. Mi ordinò di stare per una settimana nella mia stanza... niente amici, niente telefono, e niente televisione. Per qualche motivo, guardai la mensola e vidi quel libro. Cinque anni dopo la sua morte, mi sedetti a leggere il regalo di mia madre, il suo ultimo regalo per me... l'ultimo che mi avrebbe mai fatto."

Rinoa non aveva mai raccontato quelle cose ad anima viva, perché era più facile limitarsi a dimenticare tutto. Non possiamo prevedere il futuro, giusto? Un anno prima, aveva desiderato poterlo raccontare a Squall, ma lui non era emotivamente pronto a sentire una cosa simile. Entrambi erano cresciuti, quell'anno, e lui ora era in grado di darsi quasi liberamente. Beh, era sempre Squall, dopotutto... c'era sempre un limite. In qualche modo, raccontarglielo era il suo modo di restituire il favore. Darsi fisicamente era più facile che dare qualcosa che aveva disperatamente cercato di nascondere.

Le lacrime continuarono a scenderle sulla pelle pallida, troppo pesanti per non sottostare alla legge di gravità. La promessa che aveva fatto a se stessa di non piangere era stata infranta. No; era stata aggiustata. C'era una grossa differenza, perché ora non piangeva per rabbia, ma per amore. Amore per Squall, amore per sua madre. Stava cercando di guarire entrambi i loro dolori con la sua confessione.

Lui ascoltò la storia in silenzio. Immaginò la colpa che doveva aver affrontato una bambina di cinque anni, convinta di essere la causa della morte della propria madre. Per Squall, sarebbe stato più semplice pensare che non lo volevano, come aveva fatto con suo padre. Era più facile vivere con l'odio che con la colpa, e lui lo sapeva. Ad ogni modo, incolparsi della morte dei propri genitori sarebbe stato indescrivibile. Si mosse di un passo dietro di lei e le posò le braccia intorno alla vita, rassicurante, mentre lei continuava a guardare il cielo notturno.

Sentire la presenza di Squall dietro di lei la fece rabbrividire. Lui abbassò la testa per appoggiarla contro i suoi capelli morbidi. Una sensazione a cui avrebbe potuto, e l'avrebbe fatto, assolutamente abituarsi. Rinoa esitò prima di continuare, "Castelli in aria, il titolo del libro era Castelli in aria. Raccontava la storia di una donna che sognava sempre, senza mai fermarsi a notare cosa aveva davanti, troppo impegnata a cercare di raggiungere cose fuori dalla sua portata. Finalmente, un giorno, aprì il suo cuore e trovò la favola che aveva sempre sognato. Ironicamente, era proprio davanti a lei. Semplicemente, non riusciva a vederla."

"Squall... sono stata quella che ti ha detto di 'vedere' con il cuore, non con gli occhi. Eppure, io ho 'visto' quello che pensavo fosse successo tra te e Lauren. Se solo avessi guardato col cuore, l'avrei capito. Ero così presa dall'amore da favola con te, quello che mi ero creata... anche solo nella mia testa. Non ho mai smesso di apprezzarti. Squall Leonhart, eri una bellissima persona allora, proprio come adesso. Non ti ho mai meritato."

Lui la voltò, e furono faccia a faccia. La tenne stretta, i loro corpi a pochi centimetri di distanza. "Rin, non dirlo mai. Ero io a non meritarti. Non posso credere che qualcuno riesca ad avere a che fare con me per tutto il tempo che mi hai dedicato tu. Ogni volta che ti avvicinavi, ti allontanavo. Forse era una specie di gioco per me, e perderti potrebbe essere stato l'unico modo per capire cosa avevo buttato via. Forse ero io quello che rincorreva i 'castelli in aria'. Il guerriero perfetto, l'eroe perfetto, ecco cosa cercavo di essere. Non ho capito quello che avevo fino a che te ne sei andata. L'ho rimpianto ogni giorno dello scorso anno. Credimi, a parti invertite... avrei creduto la stessa cosa, entrando in camera. Con una piccola differenza, non penso che mi sarei girato e me ne sarei andato. Sicuramente sarei sotto processo per omicidio."

Poteva sentirgli il cuore che batteva più forte; sapeva che questa confessione doveva essere imbarazzante, per lui. Non era tipo da parlare di emozioni e sentimenti per sfizio. "Squall, ho bisogno di dirti una cosa. Non voglio che mi odi per questo... è che non voglio che ci siano altri segreti tra noi. Quando non stavamo insiere c'era questo ragazzo, Mike, e..."

Squall posò nuovamente e velocemente un dito sulle sue labbra, "Rin, è tutto a posto. So tutto."

Allontanandosi da lui, alzò lo sguardo sul suo viso. La sua espressione diceva tutto: come?

Rinoa non aveva detto una sola parola a Squall, ma lui poteva capirla meglio di chiunque altro al mondo. "Beh, niente segreti, giusto? Spero che tu possa perdonarmi per questo, Rinoa, non penso che reagirei bene se qualcuno invadesse la mia vita in quel modo..."

"Ellione... Ellione mi ha mandato nel passato. Mi dispiace, Rinoa... Non le ho mai chiesto di farlo. Penso che tutti i nostri amici volessero che vedessi... beh, che dicessi che ho bisogno di te, che ti amo."

"Quando?"

"Questo pomeriggio. Ho visto tutto, dalla festa all'ospedale."

Un'espressione scioccata le si dipinse sul viso. "L'ospedale... Deling... l'ospedale? Eri lì, ricordo. Squall, sei stata tu l'ultima cosa che ho visto, non le luci. Perché non me ne sono ricordata prima?"

"Credo che qualcosa dovesse stimolarti la memoria. Ero con te, nel suo inconscio. Rin, avrei dovuto essere lì in persona. Mi dispiace."

"Ma per me, tu c'eri. Mi hai dato la forza di andare avanti. Perché diavolo non me ne sono ricordata prima? Squall... mi hai detto di amarmi sei mesi fa. Anche pochi minuti dopo avermi visto con Mike... me l'hai detto."

"Mike non conta, non è mai contato nulla."

"Non era te," confessò lei, la voce ammorbidita. Alzò il viso verso di lui, sperando che forse riuscisse a capire. "Ho provato a pensare che lo fosse, a ingannare la mia mente. Alla fine, è stato il giorno peggiore della mia vita. Ho sentito la tua voce, ecco perché dissi il tuo nome... vero?"

Lui sorrise quasi imbarazzato, grato per una volta che lei non potesse vederlo. "Beh, non è stata una cosa semplicissima da vedere. Dovevo dire qualcosa, dirti quello che sentivo. Non mi interessa cosa è successo tecnicamente, per quando mi riguarda sono il primo. Il primo ad amarti, il primo ad abbracciarti, e il primo che farà l'amore con te... e l'ultimo."

Rinoa si appoggiò al suo petto e pianse ancora. Quest'uomo era il migliore del mondo, ed era tutto suo. Dopo alcuni minuti in cui rimasero abbracciati, Squall si abbassò e la sollevò teneramente tra le braccia. Il comandante la portò dall'aria umida della notte alla temperatura più fresca della sua stanza. Riuscì a coricarla sul letto, con la testa contro il cuscino.

Squall si abbassò e la baciò sulle labbra con dolcezza e passione. "Rinoa, stai sul letto, io dormirò sul pavimento per stanotte. Abbiamo avuto una lunga giornata, tutti e due."

Rinoa rotolò sul fianco, e si tirò su sul gomito. "Signor Leonhart, pensi che, dopo tutto quello che abbiamo passato lo scorso anno, ti lascerò dormire per terra?" Poi sorrise diabolicamente, "a meno che, ovviamente, tu non sia preoccupato che la tua ragazza torni domani mattina e si faccia un'idea sbagliata."

Squall saltò sul letto quasi giocosamente, e si stese accanto a lei. "Penso che rimanga fuori città per un po'. L'unico problema è... che probabilmente l'idea non sarà sbagliata, e se mi chiami un'altra volta 'Signor Leonhart', lo rimpiangerai, signorinella. Mi fai sentire molto vecchio."

"Scusa, signor Leonhart."

"Adesso basta!" Squall allungò una mano e se la attirò al petto rotolandole addosso, "ora devo farti il solletico. Davvero, non volevo farlo, ma se il nemico non ascolta, bisogna prendere misure drastiche per la sicurezza nazionale."

"Sicurezza nazionale, eh? Beh, allora è diverso. Solo per questo, smetterò di chiamarti con quel nome. Più che altro è perché odio il solletico."

"Ottima scelta," rispose lui, abbassandosi e annullando la distanza tra loro.

*****
Nota della traduttrice: nell'originale, il titolo del libro di cui parla Rinoa è Castles in the sky. Esattamente come la fanfiction, e dato che questa cosa ha una certa importanza nel prossimo - e ultimo! - capitolo, ho pensato fosse meglio dirvelo^^
Come al solito, capitolo betato da DefenderX. Alla prossima! -Alessia Heartilly

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Capitolo 15
*** XV. Per Sempre ***


CASTLES IN THE SKY
di Ashbear, tradotto da Alessia Heartilly
~ Capitolo 15: Per Sempre ~

Mentre stava coricata a letto, Rinoa sentì il calore del sole che filtrava attraverso l'unica finestra della stanza. Silenziosa, pensò, le otto. Negli ultimi mesi aveva imparato a capire che ore fossero dal calore del sole sul suo corpo. Una cosa di cui prima non si sarebbe mai accorta, e che ora era diventata perfettamente naturale, per lei. Respirò profondamente e aprì gli occhi, nonostante l'inutilità del gesto. Era un'abitudine, se non altro. Gli eventi della notte precedente le vorticavano attraverso i ricordi. Onestamente, nessuna delle loro azioni era stata pianificata.

Dio, Lauren era solo un equivoco. Ho perso la mia vita a causa di questo, o mi sono resa conto di cose intorno a me che non altrimenti non avrei mai notato? Sarei stata davvero grata per tutto ciò che ho nella vita, se questo non fosse successo? O l'avrei dato per scontato e basta?

Lo aveva già fatto in passato, era anche troppo ovvio adesso. Due anni prima, era ovvio che Squall si innamorasse di lei, era naturale, giusto? Lei aveva questo innegabile fascino ed era piena di vita. Era una dannata 'principessa' che otteneva sempre quello che desiderava.

Ora più che mai poteva capire come gli altri percepissero le sue azioni. Tutto, nella sua vita, era andato secondo i piani, fino a un anno prima, quando per una volta il fato le aveva messo i bastoni tra le ruote. Tornare da Deling aveva dato il via a una catena di eventi che avrebbe per sempre cambiato le loro vite.

Guardando al passato, poteva dire in tutta onestà che lo aveva davvero disprezzato. In qualche modo, non era mai riuscita a usare la parola 'odio'; quella era troppo lontana dalla verità. Oh, era stata disgustata dalle sue azioni, da quello che pensava fosse successo. Ma come persona, per quanto ci provasse, il puro 'odio' non si poteva provare verso Squall. E Dio, aveva desiderato poterlo odiare. L'aveva sorpresa, a quei tempi, il fatto che la persona che più insultava, al mondo, fosse anche la persona che amava di più.

Rinoa avrebbe ancora dato la sua vita per lui, senza esitazione. In un certo senso, l'aveva fatto. Fortunatamente, gli altri consideravano la vita che aveva perso come quella di una mocciosa egoista e viziata. La vita che aveva avuto in cambio era più meravigliosa di qualsiasi cosa l'umanità potesse immaginare. Squall amava lei, solo lei. Non per la sua bellezza, o per la sua posizione nell'alta società, ma per la persona che lei non aveva mai conosciuto. Quella nascosta dietro altrettanti strati e maschere di quelli che apparivano su Squall, tempo prima. Lui aveva visto quella persona. Per una sorta di ironia della vita, aveva finalmente aperto gli occhi... solo perdendoli.

La notte precedente, non sarebbe dovuto succedere nulla di serio. Solo stare con lui, solo stare insieme.

*~*~*~*~*

Dopo che gli altri tre se ne furono andati, loro si erano effettivamente coricati per dormire. Ok, dopo un po', o meglio, secondo lei, molto "esercizio fisico". L'idea di lei e Squall che facevano "esercizio fisico" la faceva quasi ridere, persino in quel momento. Quello era un termine adolescenziale che avrebbe usato Zell.

Irvine, da parte sua, utilizzava i celebri riferimenti al baseball. Prima base, seconda base, e così via... Rinoa non aveva mai del tutto capito la definizione delle basi, o quanto uno doveva spingersi in là per raggiungere una certa base. Si fece un promemoria mentale di chiederlo a Irvine, la mattina dopo. Però, Squall avrebbe potuto non esserne molto contento... così decise di chiedere a Selphie. La curiosità la stava uccidendo; doveva sapere a quale 'base' fossero arrivati lei e Squall. Dannazione a questi modi di dire da ragazzini.

Erano passate ore da quando si era messa a letto. Con addosso solo pantaloncini e maglietta, non si sentiva poi così attraente. Anche se si sentiva a suo agio, ed era quello l'importante. Per un po', rimase stesa contro il petto di Squall, sentendo ogni battito e l'eco che gli provocava nel corpo. Davvero, era una meraviglia, poteva letteralmente sentire la vita intorno a lei, e non era mai stata tanto preziosa. In tutta la sua vita, non aveva mai dormito così vicina a qualcuno, e la sensazione era completamente sconosciuta... eppure più che benvenuta.

Lui aveva giocato con le dita tra i suoi capelli, e le aveva mandato piccole sensazioni lungo la spina dorsale con ogni carezza. Nonostante questo, erano rimasti stesi, l'uno accanto all'altro... in silenzio. Gradualmente, il suo respiro era diventato più profondo e più regolare, e lei aveva sentito che il suo corpo cedeva lentamente al sonno di cui aveva bisogno. Ogni contrazione involontaria, ogni movimento che lui faceva nel sonno, lei poteva sentirlo. Alla fine, le sue dita avevano smesso di arricciarle le ciocche di capelli ed era scivolato nel mondo dei sogni.

Rinoa era rimasta in silenzio, senza riuscire a seguirlo nel sonno. La stanza aveva suoni propri, dalle eliche che giravano, al condizionatore che soffiava aria fresca, cosa che contrastava parecchio con il calore di agosto. La sveglia stessa emetteva un suono debole e regolare che solo chi stava davvero ascoltando poteva sentire. Occasionalmente, poteva sentire i passi di qualche studente, o ospite, che passava nel corridoio. Qualcuno che, ne era sicura, stava violando il coprifuoco, e stava andando senza dubbio alla Zona Segreta.

La Zona Segreta... il pensiero le riportò alcuni dei suoi più grandiosi e peggiori ricordi. Era lì che gli aveva rivelato i suoi veri sentimenti, quello che sentiva davvero. Ma quello era stato più di un anno prima, e lui aveva fatto orecchie da mercante. Per lei, ora lo capiva, era davvero più facile dire le parole che sentirle davvero. Ed era perché non importava a chi le avesse dette prima, non erano mai sembrate vere fino a quel motivo.

La Zona Segreta era anche... il posto in cui aveva sentito il più grande rimpianto, a parte l'enorme equivoco che aveva appena affrontato. Durante una serata che la ossessionava, aveva messo in gioco i suoi sentimenti. Lui se ne era andato prima figurativamente, e poi fisicamente. La ritirata non era stata diretta all'inizio; non era nel suo stile. Forse l'avrebbe fatto alcuni anni prima di conoscerla, ma anche lui era cresciuto dai tempi di Artemisia, anche se poco alla volta... L'aveva soltanto guardata. Spaventato. Anche se non aveva usato proprio le parole esatte... non un 'ti amo' fatto e finito, voleva dire la stessa cosa, e lui lo sapeva. Non solo non era pronto a ricambiare le parole, ma non era nemmeno in grado di affrontarle. Così si era avvicinato a lei, le aveva messo una mano sulla spalla e aveva detto, "Rinoa, non posso..."

Lei non aveva bisogno di sentire altro. Gli aveva voltato le spalle, più o meno come aveva fatto poche ore prima sul balcone. Ma quando si era voltata di nuovo... lui se ne era andato. Nessuno dei due ne aveva più parlato. Era successo tre settimane prima della faccenda di Lauren, e per così tanto tempo aveva immaginato il perché lui non la ricambiasse. Si era sempre sbagliata.

Lui la amava davvero. Solo che non lo sapeva.

Forse, ora, le parole suonavano vere per entrambi. Avevano bisogno di vivere, e imparare, prima di amare davvero. Entrambi spaventanti, ed entrambi senza saperlo. Fu in quel momento che lui si mosse nel sonno, mettendole un braccio intorno mentre dormiva sul fianco. Sembrava che la posizione gli venisse naturale quanto respirare. Ma non aveva mai dormito con un'altra persona, e quello rendeva più profondo il significato di quello che condividevano.

*~*~*~*~*

Tutto quel pensare, anche se non era particolarmente brillante, le aveva fatto venire sete. Voleva uscire dal letto e prendere un bicchiere d'acqua. Semplice, no? Rinoa non aveva mai pensato a cose così ordinarie, quando stava al Garden. Non voleva disturbare il sonno di Squall, e immaginando che non sarebbe stato poi così difficile, si tolse il suo braccio dalla vita. Chi aveva detto che prendere un bicchiere d'acqua era un intervento neurochirurgico? Se faceva piano, e cercava di ricordare dove stavano le cose... e poi aveva l'aiuto di Angelo. Arrivare all'acqua sarebbe stato facile, no?

Arrivare nel piccolo bagno fu la parte semplice. Anche trovare il bicchiere sul bordo del lavandino non fu difficile. Angelo era fedelmente al suo fianco, come se la stesse proteggendo da un nemico spaventoso. Ma in quel momento, l'unico nemico era la sua capacità di avere fiducia in se stessa. Aprendo il rubinetto, Rinoa sentì all'improvviso una mosca che le volava vicino alla faccia. Per puro istinto, si voltò per scacciare il fastidioso animale, facendo cadere con la mano libera il bicchiere. Il suono di vetro che si rompeva al contatto col pavimento echeggiò nel dormitorio quasi vuoto.

"Rinoa, stai bene?" Il suo preoccupato cavaliere balzò dal letto, correndo verso la fonte del rumore.

"Uhm, sì... Solo che... Solo che..."

Fu fulminata da un pensiero, Squall Leonhart è il Comandante, a capo della SeeD. Adesso sta facendo le stesse cose che la mia cameriera faceva per me a Deling. Non può passare la sua vita a prendersi cura di una ragazza cieca. Dannazione, non può concentrarsi sui suoi doveri mentre sono qui.

La addolorava pronunciare quelle parole, ma le suonavano vere. "Squall, non posso farti questo."

"Va tutto bene, Rin. Tanto, quel bicchiere non mi è mai piaciuto granché."

"Smettila!" Lei mise una mano avanti, per impedire che Squall le si avvicinasse. "Non intendevo proprio dire questo. A te, Squall Leonhart, è stata data la responsabilità di centinaia di vite umane. Sei responsabile della loro salvezza, sicurezza e benessere. Quanto sicuri potranno mai essere, se tu devi concentrare i tuoi sforzi sulla tua stupida fidanzatina che non sa sistemare un dannato bicchiere d'acqua?"

"Sono addestrati per prendersi cura di se stessi. Io mi prenderò cura di te."

"Ti prenderai cura di me? Dovrei riuscire a farlo da sola, e se non ci riesco... non dovrei essere in una situazione per cui posso causare danni a te, ai nostri amici, o agli altri innocenti che vivono qui. Per favore, Squall, pensa a tutta la situazione, non solo a quello che vogliamo 'noi'. Sii onesto con me e con te stesso."

Lui si passò una mano tra i capelli in disordine, cercando le parole migliori. Si chiese se dire qualcosa avrebbe fatto qualche differenza, o se lei avesse già preso la sua decisione. E sapeva che, se lei se ne fosse andata, l'avrebbe fatto anche lui. "Sì Rinoa, mi spaventa. Sai come mi sento quando devo dipendere dagli altri, o quando loro dipendono da me. Il giorno in cui ho scoperto che avevi perso la vista, ho passato gran parte della notte solo a pensare. Continuare a cercarti... sapevo a cosa avrebbe portato, a cosa diavolo volevo che portasse. Non pensare che sia arrivato a questo punto... senza aver immaginato ogni possibile scenario migliaia di volte. Ricorda, io pianifico strategie di battaglia, per vivere."

Avvicinandosi di alcuni passi, allungò la mano sinistra. Con gentilezza, in silenzio, le prese il polso magro, e poi intrecciò le loro dita. All'inizio, lei sembrò esitante, ma poco dopo cedette. "Ma Rin, pensi davvero che starebbero meglio le persone del Garden, se non me ne fregasse un cazzo? Vuoi che ci sia quel tipo di persona cocciuta, al comando? So che sarà dannatamente difficile. Sarai sempre il mio primo pensiero, ma dannazione... lo sei sempre stata. Non importa se ci vedi o no. Quando ci sei di mezzo tu, sono sempre irresponsabile: salto nello spazio, cammino fino ad Esthar, o non ti seguo quando mi lasci. Rinoa, ti amo, penso che la domanda sia... vuoi permettermi di amarti?"

"Sì, Squall." La sua voce era appena un sussurro. Giocò con le sue dita, sentendo il contrasto tra la struttura della sua pelle e quella di Squall. "Solo che... è così tanto." Lasciò andare la sua mano gentilmente, abbassando le braccia lungo i fianchi. Con cautela, Rinoa indietreggiò di alcuni passi verso l'angolo del bagno, le lacrime che le scendevano sulle guance. Si prese un momento per sistemare i pensieri, alzando la testa poco alla volta. Squall poteva quasi giurare, anche se lei non poteva vedere fisicamente, che in quel momento riuscì a vederlo fino in fondo all'anima.

Incerta, eppure con una sicurezza ritrovata, lei affermò semplicemente, "io... ho bisogno di aiuto, per un bicchiere d'acqua."

Per chiunque altro, era una richiesta esplicita e diretta. Squall la prese non per quello che diceva espressamente, ma per quello che sottintendeva. Rinoa non stava davvero chiedendo un bicchiere d'acqua, ma aiuto. L'assistenza che aveva negato per così tanto tempo. Non solo con quella mansione insignificante, ma aiuto per il resto delle loro vite.

Il suo cuore le sorrise sincero, "ti aiuterò con un bicchiere d'acqua oggi, domani, e per sempre."

"Lo so," replicò lei, le labbra che formavano un piccolo sorriso.

Si avvicinò a lei e la sollevò attentamente tra le braccia, riportandola a letto. "Squall, non lasciarmi, per favore." Sembrava quasi che lo stesse pregando, e forse era davvero così.

"Non ti lascio, Rin, vado solo a raccogliere il bicchiere rotto."

"no, non lasciarmi... per favore."

Squall guardò la sua espressione supplicante, come vederle nell'anima. Anche se lei non poteva vederlo, ci fu uno scambio emozionale senza vista e senza parole. In quel momento, lui capì che non era una richiesta. Era un invito a qualcosa di più... detto semplicemente, diretto, proprio come lui.

Lui si posizionò attentamente sopra di lei, iniziando da dove si erano interrotti quella notte. Insieme tolsero le barriere materiali, mentre Rinoa esplorava il suo corpo con le mani, sentendo ogni cicatrice e ogni ferita. Era il suo modo di 'vedere'. Con ogni carezza, memorizzava il suo fisico. Non si guardarono mai indietro, da quel momento in poi, e Squall non pensò nemmeno una volta di battere in ritirata. Lasciò che il suo istinto naturale prendesse il sopravvento, laddove una volta dominava solo la logica. Con cura e tenerezza, e con consapevolezza, iniziò a togliere gli ultimi indumenti. Quelli che li limitavano. Questo era giusto, loro erano giusti. Fare l'amore con lei quella notte era giusto.

*~*~*~*~*

I versi dei gabbiani che volavano sopra l'oceano piatto risvegliarono Rinoa dal suo sogno ad occhi aperti sulla notte appena trascorsa. Erano cambiate così tante cose, eppure il suo cavaliere era proprio lì, accanto a lei. La sua mente tornò al libro che sua madre aveva comprato, quella notte sfortunata. La sua vita rifletteva davvero quella storia, a voler cercare i parallelismi con Castelli in aria. Solo che lei aveva smesso di cercare anni prima rispetto all'eroina del libro. Aveva solo vent'anni, ma aveva vissuto una vita intera. In silenzio, chiuse gli occhi, pensando a quanto sarebbe stata felice sua madre. Rinoa aveva, di fatto, trovato l'amore vero ed eterno. Cosa che Julia non era mai riuscita a fare. Ti voglio bene, mamma, sussurrò, mentre una lacrima le scivolava sulla guancia.

Vicino a lei, il corpo addormentato iniziò a muoversi. Rinoa si sentiva un po' in colpa svegliandolo dal riposo necessario, ma una parte più grande di lei non vedeva l'ora di sentire ancora la sua voce. "Squall, sono più o meno le otto, devi andare a lavorare presto?"

Squall allungò le braccia, svegliandosi definitivamente dalla notte perfetta che aveva trascorso. Si girò sul fianco, verso di lei, e le mise gentilmente il braccio sotto la schiena nuda. Si girò anche lei e gli posò la testa sul petto, sentendo nuovamente l'eco del suo battito. Questo sarebbe diventato presto il suo passatempo preferito.

"Stai già cercando di levarmi di torno? Pensavo che ci sarebbero voluti almeno vent'anni o più prima che lo pensassi."

Scherzosa, lei lo picchiò sull'avambraccio, "Squall! Non lo penserei mai, e sai che non volevo dire quello."

"Lo so, Rin, è bello svegliarsi con te." Fece una pausa per darle un bacio sulla fronte. "Comunque no, non devo alzarmi. Se ne occupa Cid, oggi. A volte quell'uomo non lo capisco."

"Quell'uomo, diciamo tutti gli uomini," ridacchiò. "Ancora non capisco cosa ci facevi al balletto. O, uhm... quel commento di Maude McCay su come baci bene."

Lui nascose il viso tra i suoi capelli, cercando di fingere imbarazzo. "Dannazione, speravo che ti fosse sfuggita."

"Normalmente, mi ingelosirei se qualcuno mi dicesse che 'baci bene'. Ora ho soltanto paura."

Lui nascose ancora di più il viso, stringendosi forte Rinoa al petto. Parlò con una voce infantile e terrorizzata. "Rinny, è stato così orribile, peggio di Artemisia. Mi voleva, ho persino visto le sue... beh, un po' tanto della sua scollatura."

"Squall, per la prima volta, mi hai fatto felice di non avere la vista."

"No, peggio di quello... mi ha baciato. Ho anche sentito un po' di... lingua." Ora stringeva Rinoa anche più forte, e in cambio, lei non riuscì a fare altro che scoppiare a ridere. "Dovevo scoprire cose su di te, così c'erano bisogno di un po' di lavoro sotto copertura. Nessun doppio senso, eh. Sono andato a casa sua e le ho detto che piacevi a Irvine e-"

"Irvine? Perché mai al mondo le hai detto che piacevo ad Irvine? Prima baci settantenni, e poi mi metti con Irvine? Hai perso la ragione, signor Leonhart?"

"No, Rinoa... ho perso te... e beh, non potevo dirle che ero io quello innamorato di te. Mi voleva per sé, e tu sai come sono fatto. Non potevo ferire i suoi sentimenti, non volevo rovinarle i sogni in quel modo."

"Sto per vomitare," riuscì a mormorare lei, tra le risate.

"E Rinoa, quante volte devo dirtelo... non chiamarmi signor Leonhart?"

"Scusa, dimenticavo... Comandante Leonhart."

"Ora basta, signorina!" Rotolò su di lei e le bloccò le mani sopra la testa. "Ora vedrai..." Abbassò il viso sul suo collo e cominciò a baciarla leggermente.

"Wow, ho così pauuuura. Sono queste le punizioni della SeeD, signor Leonhart, signor Comandante, Signore." Rinoa stava ancora ridendo dallo scambio di battute di poco prima.

"Solo le tue, solo quelle dei cadetti e dei civili di cui sono innamorato. E la lista inizia e finisce con te." La baciò gentilmente sulle labbra, fino a che lei smise di ridere. Poi divenne più appassionato, e i baci più profondi. Per la seconda volta, unirono le anime, e i corpi.

Rinoa pensò tra sé, home run! Almeno dopo non dovrò chiedere ad Irvine delle basi...

*~*~*~*~*

Il gruppo si era riunito nel dormitorio di Zell - non che fosse più grande di quello degli altri, escluso quello del comandante. Aveva però un'atmosfera unica e invitante che solo lui sapeva offrire. Forse erano le lampade nere e il piccolo lampadario tondo da discoteca appeso nell'angolo... o semplicemente, era perché aveva mobili. Selphie e Lauren erano coricate sulla schiena, e contavano le forme di plastica fosforescenti attaccate al soffitto. Quistis e Irvine litigavano sulle regole di Triple Triad, e Zell stava sul letto con il suo cucciolo di furetto accanto.

"Zell, ma perché diavolo tieni quella brutta bestia?" chiese all'improvviso Irvine.

"Forse per la stessa ragione per cui Selphie tiene te."

A quel punto, un grosso sorriso illuminò la faccia di Irvine. Zell realizzò immediatamente dove era andato a finire il cervello da 'camera da letto' di Irvine, insieme a quello di tutti gli altri. "Ah... un attimo, non mi sono spiegato! Sapete cosa volevo dire." Tutti ridevano al commento dell'ormai infuriato esperto di arti marziali, e risero ancora di più per il modo in cui cercava di salvarsi la faccia. "Non volevo dire quello, ragazzi! Intendo perché è brutto come Irvine... non per altre ragioni, pervertiti."

Selphie si alzò a sedere e guardò negli occhi il furetto. Piccoli occhi ricambiarono lo sguardo. "Io penso che sia carino, a modo suo. Ma che differenza c'è tra una donnola e un furetto?"

Irvine non riuscì a trattenersi, "la donnola possiede il furetto. L'unica differenza fisica che mi viene in mente... è circa un metro e settanta."

Quistis intuì che Zell si stava arrabbiando sul serio; perché, di fatto, era quello che Zell faceva sempre. Irvine, da parte sua, faceva incazzare Zell... perchè era quello che Irvine faceva sempre. Secondo la professoressa Trepe, entrambi lo fanno tuttora molto bene. Dopo due anni e una vita intera di questo, quei due facevano sentire ancora Quistis come se stesse arbitrando il team nazionale di wrestling di Galbadia.

Prima Seifer e Squall, ora questi due? Finirà mai? Voglio davvero che finisca? Poi, nella sua voce tipica da sorella maggiore, annunciò, "ragazzi, non fatemi tirare fuori il registro... un'altra parola e saranno cinque ore di corvée."

"Sissignora!" gridarono entrambi, all'unisono.

*~*~*~*~*

Il mattino se ne era andato, come tutti i giorni. Erano quasi le due del pomeriggio e il Garden era quasi deserto. I cadetti stavano facendo un tradizionale campeggio di sopravvivenza guidato da aspiranti SeeD. Cid aveva accettato di accompagnarli, cosa che faceva raramente; a dire il vero, l'unica altra occasione in cui l'aveva fatto era stato l'anno in cui Squall e Seifer erano cadetti... quindi, questo permetteva a insegnanti e SeeD di avere un giorno di vacanza.

Lauren chiese, "avete sentito Squall e Rinoa, oggi?"

"Solo le persone che hanno il dormitorio vicino a quello di Squall, scommetto," disse Irvine, mentre Quistis gli dava prontamente una gomitata nello stomaco. "Hey... lo dico in senso buono, prof... un senso molto buono."

Prima che potessero dire altro, qualcuno bussò alla porta. Selphie andò ad aprire a uno Squall serio e una sorridente Rinoa.

"Ciao ragazzi, parlavamo giusto di voi," disse Irvine con un cenno al comandante.

Squall scosse la testa e disse soltanto, "tu di sicuro sì." Guidò Rinoa senza sforzo tra gli ostacoli nella stanza, non importava che fossero mobili, persone o donnole. Quistis pensò che sembrava lo facessero da anni. Angelo seguiva Rinoa da vicino, comportandosi come un cane da guardia al lavoro. L'insegnante pensò che, in un certo senso, lo era. La coppia continuò a camminare nella stanza, e si sedettero entrambi sul divano.

Tenendo il braccio il suo amico roditore, Zell chiese innocente, "hey Rinoa, hai dormito bene ieri notte?" Di nuovo, tutti scoppiarono a ridere, tranne Squall. Il comandante aveva trovato motivo di grande interesse nell'irregolarità del colletto di pelo della sua giacca, e senza dubbio cercava di nascondere gli occhi a tutti gli altri. Anche Rinoa si mise a ridere e ad arrossire leggermente, nascondendo il viso contro il petto di Squall.

Alzandosi, il biondo gridò, "voi siete pazzi. Ho solo fatto una domanda innocente e voi la ribaltate. Quand'è che tutti siete diventati come Irvine?"

Squall guardò Zell e replicò semplicemente, "direi quando abbiamo raggiunto la pubertà tanti anni fa... facci sapere quando ti succederà."

Ora era rosso di rabbia, "Et tu, Leonhart?"

"Beh, se non puoi batterli, unisciti a loro," disse Squall. In un momento di improvvisa giocosità, si allungò su Rinoa e la baciò profondamente, senza interessarsi di chi stesse guardando. Tutti nella stanza sapevano che Squall era cambiato; questo era l'uomo che solo una settimana prima era più deprimente che mai... davvero deprimente. Ora era diverso.

Seduta al tavolo, Quistis pensò a quanto gli fosse stato tolto fin da piccolo. Questo era l'uomo che Squall avrebbe sempre dovuto essere. Lei di sicuro approvava il cambiamento con tutto il cuore. Anche se, dannazione, non riuscì a non pensare, come fanno a respirare ancora quei due?

Ancora sorpreso dalle sue azioni poco da lui, Squall si sentì preso alla sprovvista. Non gli interessava chi guardava, o cosa pensavano. Pensava solo a Rinoa, a quel momento. Lei è davvero qui, tra le mie braccia, e...

"...aaaahgh!" Squall fu improvvisamente sbalzato dal romantico momento da un dolore pulsante alla mano.

"Che c'è, Squall?" Rinoa lo guardò, preoccupatissima.

"George," riuscì a dire lui.

"George?"

"George, lo stupido furetto killer."

"Killer cosa?" La preoccupazione di Rinoa si dissolse in divertimento.

"Il furetto - idiota - di Zell. Che mi odia."

"Ti odia? Per questo è idiota?"

"Sì, e ora il mostriciattolo è appeso alla mia mano sinistra e succhia sangue."

Rinoa ora rideva forte, "aspetta, vediamo se ho capito bene... Zell ha un furetto 'idiota' che ti odia. Quindi, ora 'George lo stupido furetto killer' è appeso alla tua mano... con i denti conficcati nella tua carne. La mia domanda è... come mai è ancora lì?"

"Sto cercando di staccare la dannata donnola."

"Furetto," lo corresse Zell, mentre toglieva la creaturina pelosa dalla mano di Squall. "A George non piace Squall. Ho cercato di non fargli piacere Irvine, ma odia solo Squall. Penso che abbia problemi con le cinture."

Squall si tenne la mano dolorante e un po' sanguinante, mentre Rinoa gli si accoccolava gentilmente contro. Il comandante guardò Angelo e puntò il dito contro George. "Prendilo... cibo per cani... uccidi, attacca, quel che è." La cagnolina lo guardò semplicemente senza capire.

Prima che Zell potesse dire un'altra parola, qualcuno bussò.

Selphie balzò alla porta, chiedendosi chi altro poteva essere, dato che praticamente tutti quelli che conoscevano erano stipati nella piccola stanza. Guardò attraverso lo spioncino e vide Cid in piedi con un'altra persona.

"Oh no!... per l'amor di Hyne!" Selphie si girò verso i suoi amici con un'espressione di completo disgusto,"Zell... porta... tu!" Corse in fondo alla stanza, e saltò sul letto nascondendosi dietro al suo fidanzato, sperando che il suo cappello da cowboy fosse grande abbastanza da bloccarle la vista.

"Cosa, Selphie? Cosa c'è di così spaventoso...?" Zell aprì la porta. Rispose da sé, ad alta voce, alla sua domanda, "Maude... Maude McCay."

Ed ecco l'anziana signora, con fuseaux verde smeraldo. Con, oh mio Dio, pensò Squall, spalline a sottoveste e un reggiseno push-up, ecco i ricordi che tornano... tutti brutti. I suoi capelli argentati erano tirati indietro in uno chignon molto stretto. Così si mostravano i tre, o forse quattro, lifting facciali a cui si era sottoposta nell'ultimo centinaio d'anni. Il classico rossetto rosso fuoco copriva gran parte delle labbra e parte della faccia...

Diplomazia e senso del dovere ebbero la meglio sull'apprensione; Squall si alzò e si avvicinò alla porta.

"Cid, a cosa devo l'onore della visita dell'adorabile Maude Mccay?" disse il professionista allenato in lui, mentre le prendeva la mano e la baciava leggermente.

Rinoa si voltò: dopo tutto quello che Squall le aveva detto quella mattina, questo doveva ucciderlo. Eppure, allo stesso tempo, sapeva che lo stava facendo a suo vantaggio, beh, almeno per il suo divertimento. Dannazione se è cambiato.

Anche Cid era più che stupito, ma come il resto del gruppo, si divertiva un mondo. Si fece un promemoria mentale di dare un aumento a Squall per il suo potenziale nascosto e le doti recitative. Maude era un'amica di Edea, non sua. Sua proprio no. Anzi, in due diverse occasioni, ricordava, Maude ci aveva provato con lui. Povero Squall. Meno male che aveva Rinoa adesso, a consolarlo durante il suo tragico momento di bisogno. Cid tornò a pensare alla scena davanti a lui, si scusò, e andò a raccontare ad Edea quell'episodio divertente.

Maude fece un passo verso Squall, invadendo il piccolo spazio personale che gli aveva concesso. "Heylà, bellezza," iniziò Maude. "Volevo ringraziarvi ancora per il vostro aiuto a Deling. Passavo da queste parti, volevo lasciarvi questo regaluccio. E poi, ho qualcosa anche per Irvine, Lauren, e il piccolo, dolce Zell. Continuo a non vedere l'ora che 'dipinga' la mia camera da letto."

"Uh... uh..." furono i soli suoni che riuscirono ad uscire dalle labbra del comandante. Maude afferrò il braccio di Squall e se lo tirò vicino. Di fatto, se abbassava lo sguardo... ci sarebbe voluta più psicoterapia.

"Vorrei ancora che fossi tu a dipingermi la camera, gunblader - sicuro che non vuoi? Triplicherò la paga." Diede un pizzicotto al sedere di Squall, e la paura nei suoi occhi era impagabile. Selphie stava raccontando a bassa voce tutti gli eventi fisici a Rinoa. Che, in quel momento, era ancora voltata, per nascondere le sue risate isteriche.

"Squall, sono sicura che non hai mai avuto una donna che ti aiuti a dipingere... con l'esperienza che ho io. È un'offerta che avrai una sola volta nella vita, maschione."

"Mi dispiace, Maude. Ma ho già una fidanzata che... uhm, ha bisogno che io le dipinga... no, che amo davvero molto."

"Squally, non mentirmi. La scorsa settimana non eri fidanzato. La gente non si innamora così velocemente." Maude rispose squadrando Squall dall'alto in basso, e, sfortunamente per lui, fermandosi al centro. "Lussuria, forse, amore proprio no."

Irvine conosceva i tipi come Maude, e sentì la nausea. Beh, diavolo, lui era come lei - sessant'anni nel futuro e di genere femminile. Grazie a Dio aveva incontrato Selphie. C'era solo un modo che, secondo lui, poteva salvare il suo povero amico, con il bonus aggiuntivo di un po' di sano divertimento alle spalle di Squall.

Irvine si alzò e mise un braccio intorno alla vita del comandante. "Maude... Squall sta con me."

La signora sembrò confusa, "con te?"

"Sì," e Irvine fece un altro passo verso Squall, "Con Me."

"Con te, che significa, con te? Tu sei maschio e lui... oh, davvero! Mi dispiace Squall, perché non me l'hai detto?"

Squall non era molto sicuro di come reagire, o di chi fosse peggio tra Irvine e Maude. Decise velocemente, e giunse alla preoccupante conclusione che era meglio Irvine, anche se di poco. "Uhm... non lo so, Maude. A volte queste cose ti sorprendono, molto in fretta. Voglio dire, ti sorprendono davvero. Diamine, si fidi di me, ha sorpreso anche me."

Le quattro ragazze ora sedevano sul divano cercando di farsi forza l'un l'altra, e fallendo miseramente. Selphie aveva un cuscino sulla faccia e cercava di ritrovare il controllo, mentre guardava il suo capo e il fidanzato in una situazione del genere. Irvine si voltò verso l'esperto di arti marziali. "Zell, però, ha detto che adorerebbe farsi un giro con lei. Per essere sicuro che arrivi tutta intera alla stazione."

"Che dolce," disse Maude, allungando una mano a tastare i bicipiti di Zell. "Wow, devi allenarti parecchio." Era così preso alla sprovvista dall'intera situazione, che non si accorse che Irvine lo spingeva fuori dalla porta, fino a quando non la chiusero alle sue spalle.

"Hey, Zell... voglio prendere qualcosa da mangiare alla stazione. Non è che per caso ti piacciono i panini?"

Maude... panini... Maude... panini... dannazione, gli gridava la voce interna. Fino a che, alla fine, riuscì a dirle solo una cosa: "paga lei, vero?"

*~*~*~*~*

Velocemente, Squall si levò il braccio di Irvine di dosso. Rimase in piedi per un momento, completamente schifato e scioccato, prima di tornare al divano e sedersi tranquillo accanto alla sua isterica ragazza. Rinoa gli mise di nuovo le braccia intorno, "perché non me l'hai detto? E poi, Irvine è davvero il tuo tipo?"

"Per favore," commentò Irvine, "ho abbassato i miei standard!"

Lauren guardò Irvine, "quando mai hai avuto degli standard? Mi sono persa qualcosa?"

"Oddio, Squall," intervenne Quistis. "Non sapevo che ci fossero così tante sfumature di rosso." Di nuovo, il comandante prese nota di quanto fosse affascinante il suo collo di pelo, cercando di bloccare il suono delle risate di tutti.

Rinoa fece scivolare lentamente la mano destra sulla guancia di Squall. Lui si sentì tremare alla semplice carezza. Si abbassò verso di lei, mentre ancora gli toccava il viso con le punte delle dita. Mentre lui le posava la testa sulla spalla, lei gli chiuse le braccia intorno al collo, stringendolo in un forte abbraccio. E così i problemi svanirono, anche se solo per un minuto. Gli sussurrò dolcemente all'orecchio, "hey, ti amo." Di nuovo lui non rispose a parole, continuò il bacio che era stato così rudemente interrotto prima.

*~*~*~*~*

Passò circa un'ora, e il gruppo stava ancora trascorrendo il tempo insieme nella stanza di Zell. Quistis e Lauren erano sedute al tavolo e giocavano a Triple Triad. Squall era sul divano e cercava di guardare il telegiornale locale alla tv, con Rinoa in grembo. Irvine aveva assunto il controllo totale del telecomando. Durante le pause del noioso programma informativo di Squall, lui faceva zapping guardando le pubblicità e annunciando 'naturale' o 'rifatto' per ogni seno di donna che appariva sullo schermo; subito dopo ogni commento veniva colpito da Selphie con un cuscino.

La porta si aprì, e la sagoma nel mezzo, come in un brutto film horror, era Zell. Squall pensò quasi di alzarsi e proteggere Irvine dalla rabbia personificata da Zell, ma poi... lui l'aveva messo in una situazione imbarazzante alcuni giorni prima. Cosa anche più importante, sarebbe stato più interessante dei telegiornali serali. Tutti lo fissavano senza sapere cosa dire. Alla fine, Lauren lo guardò e gli fece l'occhiolino, "beh?"

Chiudendosi la porta alle spalle, l'esperto di arti marziali si grattò la testa con un'espressione confusa. "Eh... sapete. Una volta che si impara a conoscerla, è quasi simpatica. Maude non si è comportata in quel modo, per niente, quando siamo saliti in macchina... e i sei panini che mi ha comprato. Voleva sapere se vi sono piaciuti i regali."

"Ancora impacchettati, non volevamo divertirci senza di te, caro il mio piccolo accompagnatore."

Con uno sguardo malevolo verso il cowboy, Zell si avvicinò ai regali. Come un bambino per il suo compleanno, strappò la carta. Lanciò un gridolino di gioia, "oh, ragazzi, è il Tritautomatico 9000, proprio quello che volevo!"

Gli altri, tranne Squall, aprirono i propri regali e scoprirono che erano uguali a quello di Zell. Rinoa e Irvine non poterono fare a meno di ridere dell'ironia della cosa.

"Hey, comandante," gridò Zell attraverso la stanza. "Non apri il tuo? So che non è la stessa cosa, scatola diversa eccetera. E poi Maude mi ha detto cos'è."

Squall era vagamente curioso: cosa poteva avergli comprato Maude McCay? Di sicuro lui non era tipo da tritatutto, anche Maude se ne sarebbe accorta. Aprì lentamente la scatola, che era larga e piatta, e pensò che potesse essere un quadro. Se è un disegno di cani che giocano a poker - beh, Zell può tenersi l'intera collezione d'arte volgare. Oh, è meglio che non sia un autoritratto da nuda di Maude. Santo Dio onnipotente, gli veniva da vomitare al solo pensiero. Quello che vide sotto la carta da regalo lo sorprese del tutto, e sull'angolo c'era una semplice dedica.

"Al ragazzo che spero riesca a trovare quel che cerca. All'uomo che sa apprezzare la bellezza dei gatti e dei balletti."

"Che cos'è?" chiese Selphie, con la curiosità di una bambina.

Squall voltò l'immagine per farla vedere a tutti; era una fotografia di Rinoa durante uno spettacolo a Deling. Solo che era stata ricopiata come dipinto ad olio, ed era semplicemente bellissima. Era decorata con una cornice dorata, e lei indossava lo stesso vestito bianco dello spettacolo tenuto la sera in cui l'aveva vista di nuovo.

Zell sorrise all'amico. "Sapevo che ti sarebbe piaciuto."

Squall scosse la testa e quasi sorrise. Sono stato così un libro aperto, per Maude? Non sono riuscito a nascondere tanto bene i miei sentimenti. Lo sapeva, dannazione a lei, lo sapeva. I pensieri gli vagavano in testa. Non riusciva a pensare ad altro, in quel momento. Guardò Rinoa, e notò la sua espressione confusa: non capiva cosa stava succedendo. Squall si avvicinò a lei, le prese la mano e la tirò a sé. "Andiamo a casa."

Rinoa sorrise e basta, casa. Il Garden è la mia casa. Era tornata.

Gli altri rimasero in silenzio, mentre loro uscivano.

"Mi piacciono le storie a lieto fine," commentò Selphie, appoggiandosi alla spalla di Irvine.

"Selph," replicò Quistis, "non dobbiamo pensare che questa sia la fine. Sarà difficile per loro, molto difficile, ma so che ce la faranno."

Zell rimase in piedi, con gli occhi ancora fissi sul suo nuovo giocattolo, "ci scommetterei... ragazzi, non per cambiare discorso, ma chi vuole fare un'insalata davvero divertente?"

Guardando il suo impaziente amico, Selphie corse al piccolo frigorifero, "le roselline coi rapanelli le faccio io!"

Lui corse da Selphie, iniziando a litigare con lei per gli ingredienti. Lauren guardò i due esterrefatta, mentre Irvine si avvicinava a Quistis e le metteva un braccio intorno alle spalle.

"Non è strano, Quistis? Più le cose cambiano, più loro restano gli stessi," disse puntando i due contendenti al frigorifero. "Ma io non voglio che smettano di essere se stessi."

Quistis sorrise e guardò fuori dalla finestra aperta. Per la prima volta, quella sera, notò lo splendido tramonto.

E tutti i colori al suo interno.

*~*~*~*~*

Insieme, Rinoa e Squall tornarono alla stanza di lui, senza scambiarsi una parola. In una mano, lui teneva il ritratto incorniciato, e nell'altra la bellezza ritratta. Aprì la porta con la sua chiave e Rinoa entrò appena prima di lui. Fece il movimento del guardarsi intorno; per lei non era guardare, ma sentire ciò che la circondava. Fece un respiro profondo e sussurrò, "casa". Sembrava più una domanda che un'affermazione. Non doveva suonare così.

Squall chiuse la porta e posò il ritratto. Aveva notato il tremolio della sua voce. Era una domanda, anche se lei non lo sapeva. Lui sì. Una domanda a cui Squall sapeva di dover rispondere chiaramente subito. Le prese la mano e la guidò un'altra volta sul piccolo balcone. Ironico che molti eventi che gli avevano cambiato la vita fossero avvenuti su un balcone. Mentre apriva le porte scorrevoli di vetro davanti a loro, lei si sentì completamente persa nell'estasi della sua compagnia. Come la sera prima, Rinoa si aggrappò con forza alla ringhiera di metallo. Squall le si mise alle spalle, circondandole la vita con le braccia. "Casa per sempre... se vuoi che lo sia, la nostra casa."

Lei sorrise alla vastità dell'aperta campagna di fronte a lei. "I tramonti sono sempre stati più belli, a Balamb." Smise di sorridere, mentre lui iniziava a tracciarle baci tra la spalla e il collo.

Rinoa si voltò verso il suo innamorato, così veloce da far quasi scontrare le loro teste. Fortunatamente, i riflessi veloci di Squall entrarono in azione, grazie ad anni di allenamento. Si rese conto di cosa lui aveva chiesto, e che si era persa la prima volta. Non era sicura di aver capito bene, spero che intendesse quello? Sicuro, lo voglio... niente mi farebbe più felice. O sono completamente fuori strada? Una volta avrebbe capito, ora, dopo l'anno trascorso lontani, non ne era così sicura. Lui era una persona diversa, ora. "Squall... la 'nostra' casa?"

Abbassò la testa e le baciò la fronte, "non ho intenzione di perderti mai più." Le strinse forte le braccia intorno, mentre le accarezzava la schiena. La tirò più vicino possibile a sé, e i loro corpi si toccarono. Di nuovo, si abbassò verso il suo bellissimo viso. Ora erano naso a naso, e le disse, "prometto di non chiamarti mai signora Leonhart, se litighiamo."

"Ma scusa, allora che divertimento c'è, signor Leonhart?" Lui chiuse lo spazio tra loro e la baciò. Non un bacio esitante come quello di due anni prima, ma uno che rifletteva i suoi sentimenti. Sentimenti che aveva sempre avuto, ma prima era troppo cieco per vederli o troppo orgoglioso per lasciarsi andare. Non si sarebbe mai stancato di questa sensazione, di questa euforia radicata nel suo profondo. Mise lentamente fine al bacio, "quindi?"

"Sì, lo voglio. Squall Leonhart, sono a casa." I due innamorati rimasero abbracciati, e guardarono il sole che si abbassava dietro l'orizzonte lontano.

Non con gli occhi, ma col cuore.

*~*~*~*~*

La stanza era buia, ma Squall non riusciva a dormire. Gli ultimi eventi lo avevano messo su di giri, in un modo al cui confronto non avrebbero retto nè alcol nè droghe. Alla luce della luna, guardò la sagoma di Rinoa, la sua Rinny, che dormiva profondamente e al sicuro accanto a lui. Ogni suo respiro era, per lui, prezioso come oro, ogni respiro gli dava un'altra possibilità. Avrebbe potuto continuare a guardarla per sempre; osservare come i capelli le ricadevano sul cuscino di seta, o il modo in cui le sue dita riuscivano a trovargli sempre il braccio. Il fatto che non potesse vedere non era importante, non lo era mai stato. Lei aveva visto attraverso la sua anima prima che lui stesso riuscisse a farlo. Non aveva bisogno degli occhi, le bastava il cuore. Non importava quali sfide avrebbero affrontato, lo avrebbero fatto insieme.

E non avrebbe mai avuto pietà di lei.

Dopo essersi voltato e rivoltato per alcune ore, decise di leggere qualcosa. Era una sua abitudine da sempre, ma di solito erano libri di testo, appunti importanti, rapporti di missioni. Ma il semplice atto di leggere di solito lo aiutava ad addormentarsi. Non volendo disturbare Rinoa dal sonno di cui aveva disperatamente bisogno, decise di non accendere la luce. Anche se, perfino lui lo capiva, era una decisione opinabile. Si ricordò dei libri che aveva comprato meno di una settimana prima, a Deling. L'unico che aveva consultato era quello che spiegava le basi del Braille. Non ne aveva guardati altri, dopo. Anche se sapeva di averne comprati molti, quasi tutti su raccomandazione della commessa.

Squall si allungò verso il comodino lentamente, per non svegliarla. Prese il primo libro che riuscì a toccare, senza sapere quale fosse. Chiuse gli occhi e svuotò la mente dai pensieri, cercando di ricordare tutto quello che aveva imparato negli ultimi giorni. Fece scorrere le sue dita callose sulle prime pagine del libro. Lentamente, sentì ogni rientranza, ogni rilievo della pagina.

Per la prima volta capì i simboli, esattamente come aveva capito la bellezza della vita.

Per un momento, Squall Leonhart si sentì paralizzato. Aveva capito davvero. Era curioso come una cosa così insignificante fosse paragonabile solo ai suoi più grandi successi professionali, al suo diventare un SeeD. Non ai successi personali, quelli erano Rinoa, e non c'erano paragoni. Ma poteva davvero aver letto quel che pensava? Un sorriso gli apparve sulle labbra e gli sfuggì una risatina, nella stanza illuminata dalla luna... l'aveva letto davvero. Si appoggiò alla testata del letto, nella stanza silenziosa, e iniziò a leggere il libro prima sconosciuto...

"Castelli in aria...Capitolo 1"

*~* FINE *~*

Note dell'autrice alla versione uno: 05/09/2001 evviva, è finita! Grazie a tutti coloro che hanno dedicato il loro tempo a questa storia. Lo apprezzo davvero molto. Alla fine, non ho voluto ridare la vista a Rinoa, anche se so che a molti di voi sarebbe piaciuto. Credo che la base della storia fosse la loro crescita, e ho pensato che ridarle la vista sarebbe stato andare contro tutto ciò che avevano imparato. Volevo solo ringraziarvi, per avermi scritto email e in generale avermi contattato negli ultimi mesi. Ma l'ho davvero finita!

Note dell'autrice alla versione riveduta: 07/09/2002 rieccomi qui, un anno dopo. Ho finito per la prima volta questa storia nel settembre 2001, ed è perfettamente adeguato che finisca la versione riscritta esattamente un anno dopo. Durante questo anno, molte cose sono cambiate. Noi come persone, noi come nazione, e noi come mondo. Nessuno poteva prevedere gli eventi dello scorso anno (la caduta delle torri gemelle, ndr), né avremmo potuto immaginare che impatto avrebbero avuto. Ho fatto amicizia con così tante persone, non solo americane, ma anche di altre nazioni. Quando tutto è finito, noi siamo rimasti noi stessi, sempre insieme, e insieme abbiamo mostrato al mondo che c'erano persone che condividevano l'amore per un videogame. So che suona infantile. Comunque, gli ideali del gioco sono quelli basilari: il destino, il trionfo sulle avversità, e l'amore vero. Cose che tutti noi cerchiamo, e insieme, anche se per poche ore, possiamo trovare in quel modo.
Ci sono così tante persone che voglio ringraziare, e sono sicura che me dimenticherò molte. Per prima, Nicole (Wayward Tempest e/o Kupo22), che è stata con me durante tutta questa revisione e molto altro. Conosce questa storia meglio di me, dato che non leggo quello che scrivo... strano ma vero. È stata una grande editor e una grande amica, e la persona che mi ha sgridato quando serviva, o che mi ha prestato la spalla su cui piangere quando le cose non andavano bene. Bob, grazie anche a te... nessuno che conosco potrebbe leggersi questi capitoli tre volte ciascuno, deciso a trovare errori, e dire ancora che la storia gli piace... grazie. Vick330, ultima persona costretta a rivedere la storia... grazie anche a te. Sei stata una delle prime persone a scrivermi, e mi ha sconvolta sapere che qualcuno leggeva... e che gli interessava. Infine, voglio ringraziare Larathia non solo per avermi incoraggiato a scrivere, ma a scrivere meglio. Una cosa è scrivere una storia - tutt'altra cosa cercare di migliorare.
Infine, voglio ringraziare tutti voi. Mi avete dato fiducia e incoraggiamento. Spero di essere stata in grado, almeno un po', di divertirvi per qualche momento prima di affronatre la vita vera. Cerchiamo tutti qualcosa, e il mio unico desiderio è che lo troviate lungo la strada. Non importa se grande o piccolo, spero che tutti voi vi portiate un po' di speranza nel cuore.
Per ora, e per sempre... grazie.
Kristine (Ashbear)

Nota della traduttrice: e abbiamo finito. Ci abbiamo messo un po' XD Però alla fine siamo stati anche bravi coi tempi... quindi via, il bilancio è positivo, no?^^ Grazie a tutti voi, e vi ricordo che le vostre recensioni verranno tradotte e inviate ad Ashbear. E infine, vi invito a controllare periodicamente l'account di Ashbear... presto torneremo anche con Crimson Lies!
Come al solito, capitolo betato da DefenderX (che vi saluta e ringrazia insieme a me). Che dire? Spero che abbiate amato questa storia come l'ho amata io. Baci, alla prossima! -Alessia Heartilly

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