Non è detta l ultima parola

di kendrawrite
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Dove si capisce che ridere fa bene ***
Capitolo 2: *** Sorprese e Trasformazioni ***



Capitolo 1
*** Dove si capisce che ridere fa bene ***


Non è detta l'ultima parola



Sembra ormai quasi un rito, escono dal bar e vanno a giocare nel pacchetto sopra il parcheggio. Si conoscono da un po' ormai, alcuni di loro sono cresciuti insieme altri si sono conosciuti negli ultimi anni. Stranamente quella sera sono tutti e 16, non manca nessuno. Ancora più strano, il pacchetto è deserto, come le strade circostanti, si sente in lontananza i rumori del concerto nella piazza principale, per il resto è tutto silenzioso. Si mettono a chiacchierare in cerchio come al loro solito, sono tranquilli, ma non spensierati, tutti hanno quel pensiero in testa che non li fa dormire la notte. Sono tutti concentrati sulla nuova battuta stupida del ragazzo alto e secco, solo alcuni si accorgono degli scarponi di cuoio che salgono le scale, pochi vedono con la coda degli occhi dei nero vestiti avvicinarsi. Molti però sentono un brivido sul collo quando iniziarono a sentirsi accerchiati. Tutti si allarmano, quando il ragazzo si blocca nel raccontare, ed allora si rendono conto delle persone che gli chiudono le vie di fuga.

Sono nero vestiti, hanno i capelli raccolti o corti, indossano un alto girocollo che gli arriva fino al naso. Indossano giubbotti resistenti, dove ci sono applicate mostrine e gradi. Hanno pantaloni pieni di tasche, le mani guantate e la maggior parte sono armate di pistole nere e lucide. unico tocco di colore una fascia blu elettrico sulla spalla sinistra.
Il cerchio non è più tale, i ragazzi si sono stretti l’uno verso l’altro, andando istintivamente verso la persona a cui tenevo di più, per proteggerla. L’unica persona a rimanere tranquilla e ferma, è una ragazza dagli occhi scuri, i capelli raccolti in una coda che ondeggia al vento, li guarda respirando piano.
Tre nero vestiti si avvicinano, uno è più avanti e sulla fascia blu ha una stella dorata, gli altri due dietro imbracciano fucili e si tengono a due passi di distanza. 
Arrivano a tre passi dal gruppo e si fermano, fanno scorrere lentamente lo sguardo su tutto il gruppo, i loro occhi scrutano e cercano un viso, una persona, il loro obbiettivo. Il gruppo è fermo, non si guardano fra loro, fissano tutti i nero vestiti, alcuni tremano, altri trattengono il respiro, solo la ragazza respira normalmente e non sembra preoccupata.
Il ragazzo con la stella dorata ha i capelli neri tagliati corti e gli occhi azzurri scuro penetranti. Il suo sguardo si posa sulla ragazza, passa oltre e poi torna indietro, si guardano negli occhi e nessuno dei due abbasso lo sguardo. Stringe gli occhi e la guarda con più attenzione, le ricorda qualcuno, ma non riesce a capire chi. Si fissano per quelli che sembrano minuti, alcuni del gruppo iniziano a seguire lo sguardo del ragazzo, lui se ne accorge e sposta lo sguardo su qualcuno dietro di lei. Le sue pupille si dilatano, ha trovato il suo obbiettivo. I due con fucili hanno accerchiato il gruppo e contemporaneamente stringono le sopracciglia in una muta domanda su quegli sguardi. Vengono risposti con un muto sguardo di ghiaccio, abbastanza intenso da far loro abbassare gli occhi, nessuno avrebbe mai pensato che delle persone del genere avrebbero mai abbassato lo sguardo.
« Vogliamo lui » 

Il ragazzo parlò, con una voce profonda e ferma, indicando qualcuno dietro la ragazza. Tutto il gruppo si girò verso colui che era stato indicato, la ragazza lo fa in modo più delicato, meno frenetico e non volge le spalle a chi ha parlato. Dietro di lei c’era un ragazzo con gli occhi velati dalla paura, ma che la sua maschera fa apparire fermi. I due armati iniziano ad avvicinarsi al gruppo , ormai i ragazzi dal gruppo sentono quasi i loro respiri sulla pelle.
« Voi potete allontanarvi, non vi faremo del male, non teniamo a versare sangue non necessario » 
Parlò il ragazzo dagli occhi ghiacciati.
« Seguiteci, non ci faremo nulla a meno che non ci lasciate altra scelta » 
Così parlarono i neri vestiti armati e i ragazzi iniziarono ad allontanarsi lentamente. Tutti tranne la ragazza, che guarda negli occhi il nero vestito e non si muove.
Ragazza togliti, sei nel mezzo » 
Probabile » 
Continua a guardarlo negli occhi, non lo sta sfidando, lo guarda ferma senza battere ciglio. E’ come se tutto il corpo di lei urli “Non mi muoverò, resisterò a tutto ciò che vorrai farmi”
Il ragazzo si avvicina con passi leggeri e calcolati, si ferma solo quando fra i loro corpi non passa nemmeno un refolo di vento. I loro respiri si scontrano e sembrano già combattere, lui abbassa la testa per guardarla negli occhi perché è leggermente più bassa di lui. Morde l’aria e i suoi denti bianchi schioccano fra loro, vuole spaventarla, ma lei non batte ciglio. Sbatte le ciglia lunghe da cerbiatta, vuole mostrare innocenza, anche se tutto quello che aveva di innocente le era stato strappato via, pezzo a pezzo malamente. Inclina la testa e una ciocca le scivola sul viso, ribelle e rossa, lo dice anche la fisica, le cose rosse sono le più veloci, impossibili da controllare. Lui allunga la mano, le sfiora la fronte con i polpastrelli, tiene fra indice e medio la ciocca e la fa scivolare lentamente dietro l’orecchio. Espira e torna a guardarla negli occhi, continua a sembrale un volto conosciuto.
«Ragazza, preferire che ti spostassi. Non vorrei spegnere questi occhi. Hanno un qualcosa di combattivo, quella scintilla rara. Spostati e non ti accadrà nulla. Anzi vorrei che tu ti unissi a noi, appena avremo sbrigato questa “commissione”, perché sembri esattamente il tipo di persona che sto cercando... »
Parlando le accarezza la guancia con la punta delle dita, le ricorda qualcuno, ma soprattutto è attirato da lei, sta davanti ad un uomo armato e non batte ciglio. Non trema, non ansima, non abbassa lo sguardo. Anzi lo scruta, sembra guardarlo dentro ed emana una calma , terribile e regale.
E’ solo una ragazza, una bambina, sarà maggiorenne? Da dove prende tutta questa forza? Cosa hanno visto quegli occhi che paiono tizzoni contenenti un fuoco dirompente?
La ragazza sorride e con le lunghe ciglia crea un piccolo tubino.
« Non mi interessa passare del tempo con chi fa questo tipo di “commissioni”. Andatevene, siamo ragazzi, lasciateci fare le nostre cavolate tutti insieme. Se prendete uno di noi come facciamo a farle? »
Non è tipo a cui i rifiuti piacciono, i suoi occhi si infiammano e la mascella si serra. Appoggia la sua fronte su quella della ragazza, la fissa arrabbiato negli occhi, le mette una mano dietro il collo e stringe tirandola a se. Il suo respiro pare un ringhio, si avvicina con le labbra e la bacia vicino alla bocca. Pare il bacio di Giuda.
« Allora morrai »
Si allontana da lei dandole uno spintone e lei barcolla all’indietro. Estrae la pistola e gliela punta contro. Si sente urlare, i ragazzi fino ad allora silenziosi tirano fuori tutta l’aria dai loro polmoni. Si dimenano, strepitano e scalpitano. La ragazza respira piano e non li guarda, fissa il ragazzo negli occhi, senza paura, accettando il suo destino.
E’ così importante questa persona da metterti davanti ad una pistola? »
Tutti loro sono importanti, io sono tranquillamente sacrificabile »
Si sente un urlo più forte levarsi dal gruppo, ma diversamente da prima la ragazza si gira. Ha riconosciuto l’urlo, guarda nell'occhi l’urlatore e gli chiede scusa, lo vede piangere disperato e si sente incolpa, non vuole che assista. Dietro di lei sente dei passi, la persona a cui sta facendo da sudo è dietro di lei e le ha posato la mano sulla spalla.
So proteggermi da solo, non fare cavolate. Vai dagli altri, sono io ciò che vogliono. Salvati  »
Cosa vi state dicendo? Allontanati da lei ! »
Il ragazzo arretra lentamente, ma tiene gli occhi fissi sulla nuca della ragazza.
« Posso salutarli e salutarlo? L’ultimo saluto non si nega a nessuno… »
Il ragazzo armato fa un cenno affermativo con la testa, ma non abbassa l’arma. Lei si gira verso il gruppo e saluta a mano aperta, come fanno i bambini, sorridendo e stendendo in alto il braccio.
« Non vi preoccupate. Giratevi perché non voglio che vediate tutto questo, ma non vi preoccupate sarò sempre con voi.  »
Poi si gira verso colui a cui sta facendo da scudo e a passi lenti e calcolati si avvicina a lui.
Non posso andarmene perché ho fatto una promessa »
e tu mantieni sempre le promesse… »
Lo abbraccia, salvia, sente lui stringerla, vaniglia,lui la lascia andare, ma prima di girarsi gli lascai un bacio sulla guancia morbida, salvia e vaniglia. Si gira e cammina verso il nero vestito che continua a puntarle a dosso la pistola. Gli sorride, non ha paura, ha passato tantissime cose, tanti traumi alcuni direbbero, è stanca, le piace tenere fede alle promesse, è di quelle persone che si caricano sempre tutto e tengono tutto sulle spalle, ride sotto la pioggia, è li ma in pochi se lo ricordano, allarga le braccia e li davanti alla pistola, ride. 
Il ragazzo è sorpreso, non ha mai visto una cosa del genere, la pistola gli trema. Pensa che è un peccato sprecare una vita del genere ed è la prima volta che la sua pistola trema, è la prima volta che si chiede se sia giusto tutto ciò che sta facendo, è la prima volta che si chiede se sia giusto uccidere. Passa un minuto e la sua pistola non ha ancora fatto fuoco, tutti lo guardano mentre abbassa la pistola. La ragazza lo guarda con i suoi tizzoni ardenti e anche lei abbassa le braccia.
« Sei sicura di non volerti spostare? Vattene, avrai la tua vita salva, potrai ridere e scherzare. Hai tutte le strade davanti. »
I suoi compagni lo fissano stranito, non lo hanno mai sentito parlare in questo modo, sta mostrando umanità, pietà e le sta dando la possibilità di fuggire. Lui, il capitano dagli occhi di ghiaccio, lui che non si piega mai, lui che insegnava a non abbassare gli occhi, colui che tutti pensavano non sapesse neanche cosa fosse la pietà. Eppure era li, davanti a quella ragazza, sembrava debole. Tutti i neri vestiti lo guardano, lo scrutano, lo osservano e cercano di capirlo. Sembrano decidere tutti assieme che quella non è una ragazza, quella è una giovane donna e di quelle forti. Una ragazza non avrebbe mai potuto scatenare una cosa del genere in un pezzo di ghiaccio. 
Non sa cosa fare, dovrebbe sparare, ne è pienamente cosciente, ma non c'è la fa. Dietro quegli occhi vede qualcosa, ma non saprebbe dire cosa. Forse se stesso, forse il mondo o forse solo una storia che merita di essere raccontata. 
« Sono sicura, forse è destino. »
Sorride al ragazzo con un sorriso dolce e quasi compassionevole, non gli dà colpe, lo assolve, lo rende nuovo, lo fa respirare. Lui non c'è la fa, alza il braccio e spara. Dritto al cuore. A causa del colpo il corpo della ragazza subisce una rotazione e cade scomposto con il viso rivolto verso il ragazzo a cui faceva da scudo. Si sente il rumore di un aereo in lontananza, dopo lo sparo c'è un momento di silenzio in cui si sente solo questo.
Poi dal gruppo di ragazzi si levano urli e pianti, il ragazzo, che aveva urlato prima, cade in ginocchio, senza peso e guarda il corpo inerte a terra. Non riesce a guardare altrove, i suoi occhi sono catturati dall' amica, senza vita che guarda altrove, non riesce a vedere il suo viso. Il suo viso che ha visto ridere, piangere, consolarlo, sgridarlo, morderlo, fumare con lui, quel viso sempre pronto ad aiutarlo. È l unico che non si è girato, perché voleva vederla questa pazzia, non credeva sarebbe arrivata a tanto. Si sente incolpa, avrebbe dovuto correre, scostarla, avrebbe dovuto salvarla. Invece ha pensato troppo come al solito e ora è morta, non se lo perdonerà mai. Il ragazzo a cui faceva da scudo si scongela dal suo blocco, corre verso di lei e si butta in ginocchio. Allunga la mano verso lei e le sfiora la guancia, ha gli occhi chiusi e la bocca semi aperta. Scendono veloci le sue lacrime e si accascia distrutto su di lei, la stringe, ma lei ormai è lontana.
Il nero vestiti dagli occhi azzurri ha una lacrima che gli solca il viso, fa segno agli altri di trattenere il gruppo e non farlo avvicinare, ma lascia che il ragazzo pianga sul corpo della giovane donna.
« Da iaves fi ciresie, per una ragazza che si è sacrificata. Si merita un minuto di silenzio »
Si chiudono nel silenzio, si sente solo i due ragazzi piangere e un aereo in avvicinamento. Il rumore del aereo è sempre più forte mentre atterra sopra il tetto del mercato vicino. Il ragazzo guarda verso l aereo, ma sembra tranquillo, probabilmente era programmato.
« Lasciala e alzati, è passato abbastanza tempo. Ora è il tuo turno »
Due neri vestiti si avvicinano e lo prendono sotto le braccia strattonandolo via. Ha le mani e i pantaloni sporchi di sangue ed una faccia sconvolta, fissa la ragazza e balbetta. Sopra il tetto del mercato vicino si calano tre persone e atterrano nel pacchetto. Corrono verso il ragazzo dagli occhi azzurri, sembrano visibilmente infuriate.
« Kenno! Cosa stai facendo ? La missione è stata annullata! Non riusciamo a a comunicare con te da ore, hai disubbidito ai tuoi superiori, hai rischiato di mettere in pericolo... »
Si blocca e i suoi occhi strabuzzano, fissa la ragazza a terra e fa un passo verso di lei. Si inginocchia accanto a lei e delicatamente le sposta i capelli dagli occhi e la riconosce.  Si alza e estrae la pistola, puntandola contro il ragazzo.
« Come hai usato ucciderla ? Meriti solo la morte per quello che hai fatto! »
Gli spara un colpo prendendolo di striscio sul viso. Si avvicina tenendo l arma piantata verso di lui e gli arriva ad un soffio di distanza. 
Dal gruppo riesce a liberarsi il ragazzo e corre verso la sua amica, la raccoglie da terra e la stringe al petto. Il viso rivolto verso il suo, gli occhi chiusi e morenti sono rivolti verso lui, le accarezza la guancia e le sue lacrime le bagnano il viso ancora roseo.
I nero vestiti non si muovono, c'è evidentemente il loro capo li e non possono che aspettare un suo comando. Si avvicina alla ragazza anche il ragazzo coperto di sangue, si riappoggia a lei come prima e piange, riempiendo di salvia e vaniglia l aria.
« L hai uccisa, così a sangue freddo! Potevi evitarlo, potevi scostarla ! È l erede, non è una persona comune. Era...era... Tutto questo per colpa tua ! Dovrei ucciderti qui come hai fatto con lei! »
Un urlo disumano si diparte dal ragazzo mentre punta la pistola contro la fronte all'altro. Una mano lenta si appoggia alla guancia ispida del ragazzo che odora di salvia, delicatamente passa i polpastrelli nella barba, ma lui non sembra accorgersene. 

Non è detta l ultima parola...

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Capitolo 2
*** Sorprese e Trasformazioni ***


Questo capitolo è dedicato ad due persone speciali, ad una la dedica e ad entrambe il capitolo

 

Mi manchi, mi manchi tanto 

Ho sbagliato e  lo so bene, non ho la macchina del tempo, ma se l’avessi tornerei in dietro e cancellerei tutto. Cancellerie ogni singola cosa che ho detto, ritornerei nel baratro, ritornerei a non riuscire a non alzarmi senza le lacrime, pur di poter ancora parlare con te. Sono stata una stronza, ingrata, lo riconosco, ma più di riconoscerlo non so cosa fare. Stavo male, un male che nessuno riusciva a capire, di quel male che non ti fa sorridere, quel male che ti porta a farti del male per mandarlo via. 

Sai cosa mi ha fatto esplodere? Eravamo a parlare e hai tirato fuori un argomento che per me era delicato, molto, non potevi saperlo, ma per me era importante, lo è tutt’ora, tu lo hai tirato fuori come fosse nulla. Ho provato a farti capire che non era come pensavi , ma non ci sono riuscita. Nessuno quella sera mi era venuto a prendere, sono fuggitiva, ho mentito, ma mi sentivo soffocare. Poi cosa è successo quella notte lo sai.

Volevo che le persone smettessero di parlarne, di cercare di darmi una soluzione, perché di parole non me ne facevo nulla, avevo solo bisogno di essere stretta, che non mi si permettesse di scivolare giù ancora. Non volevo allontanarti , ma le tue parole erano come coltelli e io avevo troppe ferite. Ho sbagliato a dirtelo in quel modo, non avrei dovuto, stavo solo cercando di salvarmi. Poi alla fine ho seguito quello che mi dicevi tu e ho vinto. Ma tornerei a perdere, se solo tu fossi qui. 

La seconda volta non era mia intenzione fare la stronza a usarti. Tu sapevi che mi piacevi e che avevo paura a chiederti di passare del tempo con me. Non volevo pensassi che te lo chiedevo solo perché avevo una cotta per te, per “provarci” con te. Volevo stare con te e non passare quel giorno da sola. Volevo semplicemente far collidere le cose, sei la prima persona cui ho pensato, subito mi sei venuto in mente. Non volevo usarti, io in prima persona so cosa vuol dire essere usati ed è per questo che avevo paura a chiederti di passare del tempo con me. Provo qualcosa per te, ma no n volevo ne voglio usarti, ho paura di quello che provo. Ho paura, ed anche avevo , che tu iniziassi a provare qualcosa per me, non sono pronta e tu nemmeno, siamo usciti da storie non leggere, io non voglio usarti, ma non voglio neanche che tu lo faccia. 

Quel messaggio era scritto male lo riconosco, ma volevo passare un pomeriggio con te. Non volevo volevo usarti, anzi era ciò che proprio non volevo fare. Mi dispiace che tu abbia capito così, ma non era ciò che intendevo.

Una volta mi hai chiesto perché scrivo lettere, perché verba volant scripta manent.

Non voglio svegliarmi ricordandomi che mi odi, basta non ce la faccio  più. Dieci anni fa mi svegliai e una persona a cui tenevo se ne sara andata e io non potevo farci nulla. Non ho saputo fare nulla per farlo rimanere, ma la causa ero io. Mi sono alzata ed era sparito. Mi sono alzata con quel dolore anche questi giorni, perché ti sognavo e quando aprivo gli occhi dovevo ricordarmi che mi odiavi. Non voglio mai più svegliarmi così. Spero potrai perdonarmi, io ci sto male e non sai cosa darei anche solo per poterti abbracciare.

Perdonami Meliorn e Buon compleanno.

 

Sorprese e Trasformazioni

 

 

La ragazza sente le guance bagnarsi di lacrime non sue ed un ragazzo che odora di salvia stringerla. È rimasta immobile fino a quel momento, non accennando ad un solo movimento, fingendosi morta. Decide di rompere la quiete, muove una mano e raggiunge con i polpastrelli la barba di chi la sta stringendo, l’ accarezza lentamente e sente i peli ispidi solleticarle le punte delle dita. L’altra mano la porta a contatto del ragazzo che le sta bagnando le guance e fa piccoli disegni circolari sul suo polso. 

Apre di poco gli occhi e lo guarda, il ragazzo ha il fiato mozzato perché si è accorto della mano viva contro la sua. La guarda in viso e i loro occhi si incontrano, lei gli fa l’occhiolino e lui spalanca la bocca, è viva, respira. 

Quel viso è vivo e la sta guardando facendogli l’occhiolino!

Sorride, sorride come non gli succedeva da tanto, un sorriso vero non come quelli finti che si stampava in volto per evitare le domande. Le appoggia una mano sulla guancia e l’accarezza dolcemente, le ha visto fare anche questa pazzia, è incredulo, non si sarebbe mai aspettato una cosa del genere. Ma in fondo è pur sempre lei, questa è solo una delle tante avventure della sua vita. 

I nero vestiti nel frattempo hanno continuato ad usare e a minacciarsi a vicenda con le pistole, non curanti del corpo tutt’altro che morto, ma caldo e vivo della ragazza. Lei sorride di rimando al ragazzo e scosta la mano che lui le aveva appoggiato sul viso, poi delicatamente muove il busto. Solo in quel momento il ragazzo che sa di salvia e vaniglia si accorge che la ragazza è viva e che stava respirando piano sotto di lui. La ragazza lo scosta delicatamente e lo adagia terra, si tira in ginocchio e sfila un coltello dalla cavigliera, impugnandolo fermamente nella mano sinistra. Il ragazzo alla salvia la guarda sbigottita, l’altro sorride sornione ed il gruppo si divide fra chi urla disperandosi e chi è sbigottito. 

Gli urli fanno volare i nero vestiti che anche loro fissano la ragazza stupiti. Cala il silenzio nella piazza quando lei si erge in piedi. Si passa la mano fra i capelli, si stropiccia un occhio con il polso della mano armata, sbadiglia e guarda il ragazzo dagli occhi azzurri che le ha sparato con sguardo di sfida.

« Direi che hai mancato l’obbiettivo »

«Ma… ma… ma… il sangue a terra… ti ho sparato al cuore! »

La ragazza si apre la felpa e mostra un giubbotto antiproiettile sottostante che cola ancora un liquido rossastro simile al sangue.

«Solo un piccolo trucco a fin di bene »

Impugna saldamente più il coltello e si taglia il palmo della mano destra.. Fa scorrere bene la lama ed il sangue inizia a scendere e a zampillare a terra. Si pulisce il coltello sulla manica e la infila nella cavigliera. Stringe il pugno e il sangue inizia a scendere dalla mano e a raccogliersi in una pozza accanto ai suoi piedi. 

«Alla presenza di tutti questi testimoni prendo atto delle mie responsabilità come Erede e su questo mio sangue che sgorga lo giuro. Come Erede dichiaro protetti questi ragazzi, nessuno potrà attaccarli e godranno di tutte le immunità che io deciderò. E voi rifiuti umani della società avete un giorno per salutare i vostri cari e poi sarà caccia aperta, il vostro sangue scorrerà fra le mie mani , il cielo chiederà pietà per voi dopo tutto ciò che vi farò »

I tre nero vestiti , i due armati di fucili e il loro capitano dagli occhi di ghiaccio, si guardano e corrono via spaventati. Il ragazzo con la pistola piantata nella tempia dell’altro, rimasta senza appoggio oscilla verso il basso e cade a terra fragorosa. Con lunghi passi si avvicina alla ragazza sanguinante. La guarda negli occhi, sorride fra le lacrime e si inchina con lo sguardo che punta a terra. I suoi due compari lo imitano e il gruppo guarda la scena interdetto. Per loro lei è solo la ragazza strana, quando li invece è molto di più.

«Alzatevi, non mi interessa avere persone prostrate ai miei piedi »

I ragazzi si alzano e hanno gli occhi piantati sulla ragazza, sollevati, felici e velati di pianto.

«Mia signora posso avvicinarmi? La prego »

La ragazza annuisce e il ragazzo si avvicina piano. Le arriva vicino, sfiora con le dita il foro del proiettile ed il liquido che simula il sangue gli bagna la mano.

«Riconosco questa maglia anti proiettile, è un prototipo del nostro laboratorio, mia signora »

La ragazza ride e gli fa l’occhiolino.

«Smetti di chiamarmi “signora” mi fai sentire vecchia! l’ho preso in prestito quando mi hai portato a visitarlo, ho pensato che la sicurezza non è mai troppa »

Mentre parla estrae con un po' di fatica il proiettile dalla maglia e ci gioca con le dita.

«Il primo proiettile che mi sparano, magari mi ci faccio una collana »

Lo lancia e lo riprende al volo scherzosa, ma il tremore tradisce la scarica di adrenalina che ha ancora in corpo.

«Senti Minaxo, ho bisogno di parlare con te di cosa è successo stasera. Prenderò seri provvedimenti. Ma ora penso che dovrò tranquillizzare delle persone, puoi aiutarmi? Voi ragazzi potete accompagnarci e poi controllare che stiamo tutti bene? »

Annuiscono tutti e tre, visto che non sapevano con cosa sostituire il “Si, Signora”. La ragazza si avvicina al gruppo di ragazzi, fermi come fossero ancora accerchiati dagli uomini armati.

«Ragazzi, mi dispiace per tutto ciò a cui avete dovuto assistere. Ma sta bene, avevo in dosso questo giubbotto antiproiettile e mi verrà solo un livido e niente di più. Questo ragazzo vi accompagnerà in un luogo sicuro qui vicino dove potrete tranquillizzarvi e riprendervi. Poi appena i ragazzi decreteranno che state bene potrete andare, non sarete reclusi ma vi sconsiglieranno caldamente di allontanarvi per la vostra sicurezza»

La ragazza li abbraccia tutti, ad uno ad uno, poi li lascia nelle mani del ragazzo e si gira versoi i due rimasti verso il centro della piazza.

«Minaxo, potresti gentilmente controllare che il ragazzo con gli occhi del colore della schiuma del mare stia bene ? »

Annuisce e si avvicina al ragazzo che nel mentre non stacca gli occhi dall’amica, gli appoggia una mano sul braccio e lo allontana delicatamente, parlando piano.

La ragazza fa un grosso respiro e si porta lentamente vicino al ragazzo coperto del finto sangue.

Il ragazzo la fissa, non riesce a credere che sia viva e che sia in piedi davanti a lui. Si lancia verso di lei e l’abbraccia, poi scoppia a piangere, gli cedono le ginocchia e si sente cadere a terra accompagnato, per ridurre la caduta, dalle braccia della ragazza. La tiene stretta, piange come non mai, si è preso un bello spavento, quella scena se la sognerà per diverse notti. Lei gli possa le mani fra i capelli e aspetta che lui si calmi. Sente il suo odore attaccarsi a lei, quel odore di salvia e vaniglia, così forte e pungente da farle venire la nausea.

«Potevi morire… davanti ai miei occhi… ti sei fatta sparare… sei caduta a terra… il tuo sangue… ho il tuo sangue sui vestiti… »

Il ragazzo inizia a iperventilare e la ragazza accarezza il suo viso dolcemente.

«Respira… non hai il mio sangue addosso, è solo una soluzione di simile densità e colore. Mi verrà solo un livido, sto bene… »

Il ragazzo ha sempre il respiro accelerato, ma inizia a smettere di piangere, la guarda negli occhi e pare perdersi, sembra li veda per la prima volta.

«Perché lo hai fatto? Perché hai rischiato la tua vita per me? Non lo merito… dopo tutto quello che è successo… »

La ragazza sbuffa e smette di accarezzarlo.

«Non ho rischiato la mia vita per te, perché avevo ila maglia, quindi non c’erano rischi. Lo avrei fatto per qualsiasi altra persona, non reputarti più speciale di altri. Siete tutti importanti e farvi uccidere per qualcosa che non vi riguarda non ha senso. Ci sei finito in mezzo tu e ti ho salvato la vita, non c’è altro da aggiungere »

«Non mi riguarda? Volevano uccidermi! Certo che riguarda me!»

La ragazza rotea gli occhi, non ha voglia di spiegare tutto ad una persona confusa che probabilmente domani non si ricorderà nulla.

«Basta domande, sei sotto shock e non è il caso di starti a spiegare tutto ora. Respira tranquillo e calmati, poi vai con gli altri e vedrai che andrà tutto bene. Ne riparliamo domani con calma»

Il ragazzo annuisce e lei riprende ad accarezzarlo lentamente, aspettando che si calmi, mentre il suo pensiero vola altrove, lontano. In una villa lontana a pensieri su un incerto futuro. Vola accompagnato da un oceano di domande, di dubbi e speranze. La sua mente vola via nel suo mondo, mentre il suo finto sangue macchia la pelle dell’altro, l’odore di sangue si lega a quello di salvia e vaniglia. Il ragazzo alza il viso e la guarda, lei guarda altrove, ma la sua mano passa meccanicamente fra i suoi capelli. 

La luce dei faretti bassi, mischiati alla luna piena, fanno un gioco di luci particolare sul suo viso, lo fanno apparirei ancora più bianca di quello che lei gia è, ma al contemporaneo le addolciscono i lineamenti.

Sospira, a lei non interessa essere li, è uscita per non stare in casa ed ha finito per farsi sparare. 

E se fosse rimasta in casa? Probabilmente avrebbero sparato a quel ragazzo e lei non avrebbe dovuto rivelare a tutti il suo segreto. In fondo al genere umano non sarebbe mancata una singola ed insignificante persona, anzi forse ne sarebbe stato sollevato .

Il ragazzo la guarda, ma lei si sta trasformando sotto i suoi occhi. Lei si alza e pare scuotersi via il ragazzo come fosse una foglia secca. Si crocchia il collo e lo guarda dall’alto della sua trasformazione. 

«I ragazzi ti porteranno alla casa sicura, vai con loro »

Con una mano chiama un nero vestito rimasto in disparte, gli fa segno di prendere il ragazzo e portarlo via. 

«Io speravo potessi rimanere ancora.. » 

Il ragazzo si alza e protende una mano verso di lei. Cerca di prenderle il braccio, ma lei lo ritrae veloce e se lo porta vicino al cuore.

«Ti ho dedicato fin troppo tempo, ho altro da fare ora. Ci sono persone che hanno bisogno di me e a cui tengo più di te, vai a piangere e sfogare il tuo shock con qualcun’altro. Io non sono più affar tuo »

lo squadra un ultima volta e si allontana spedita verso il ragazzo dagli occhi dello stesso colore della schiuma del mare. Si è trasformata, è rinata sotto gli occhi che volevano affossarla, ma lei alla fine sarà misericordiosa e forse gli permetterà di non impazzire e non morire. Forse. L’imprevedibilità è tutto ciò che ora la compone, ma si porta dietro tutta l’umanità che ha tirato fuori e proprio questo la rafforza. 

Una lettera sembra bruciare la pelle attraverso la tasca dei pantaloni, l’ha scritta prima di uscire ed era decisa a darla a una persona. Questo la fa fermare, estrae la busta dalla tasca e la guarda. Ricorda ogni singola lettera che ha scritto li, prende un bel respiro e una decisione, la consegnerà. Riprende a camminare e giunge dal ragazzo, il nero vestito la vede arrivare e si congeda. 

«Come va Mark? »

Il ragazzo la fissa con uno sguardo omicida e incrocia le braccia. 

«Hanno appena sparato ad una ragazza davanti a me, secondo te come sto?»

«Ma infondo lei non è morta, quindi… »

«Quindi fallo un altra volta e ti stacco la testa, ma non rimarrai viva dopo, me ne assicurerò»

Si slancia verso di lei e l’abbraccia, la tiene stretta forte come volesse stritolarla, ma senza ucciderla. Sono li e nonostante lei si sia trasformata è ancora li per lui e ci rimarrà sempre. Stringe a se l’unico essere sulla terra che vuole fra le scatole da qui dieci anni. 

Scioglie lentamente l’abbraccio e estrae la busta. Gliela appoggia sul cuore, la tiene ferma col palmo e tamburella con le dita. Lui la prende e la rigira.

«Ecco cosa dovevo darti»

«Dimmi che non è un poema, ti prego»

La ragazza scuote la testa in segno di negazione, poi lo guarda e scoppia a ridere. il ragazzo rotea gli occhi e apre la busta. Guarda l’assembramento di parole e fa finta di avere un mancamento.

«Dici che non ti piace scriverli, ma io lo so che li adori!»

Si siede per terra e comincia leggere la lettera con un espressione concentrata dietro i suoi occhiali seri.

 

Mi ritrovo qua a scriverti e ora ti ritrovi li a leggere.

Mi è sempre piaciuto scrivere, ma ho sempre e solo scritto alle persone a cui tengo di più.Forse perché a voce avrei paura di non trovare le parole e perché nelle lettere, i poemi son ben accetti. 

Se si tratta di lettere, si mi piace scrivere tanto, quindi non so quanto verrà lungo .

Ho pensato a delle cose in questi giorni e si avevo troppe remore a scriverle al telefono. Vergogna ? forse si, troppa anche per dirtelo a voce. Quindi mi è venuto in mente la lettera, é perfetta ,posso scrivere quanto voglio, tu puoi leggerlo con calma  e si vede che una persona ci tiene o non avrebbe perso tempo a scrivere al primo che passa.

Da dove partire?

Forse da qui.

Eravamo in quel posto dove fanno il mojito orrendo e ho detto una cosa “sei il mio migliore amico “, ho visto che hai avuto un attimo di incertezza e non mi hai guardato bene, ansi. Credevo in quello che ho detto e ci credo ancora. 

Tengo a te, tengo tanto a te e come tutte le persone a cui tengo ho paura di perderti. Mi scendono le lacrime al solo pensarci. Non tengo a te soltanto perché posso dirti i miei problemi, no, non voglio approfittarmi del fatto che stai ad ascoltare, per quanto sia una cosa buona, tengo a te in tutte le piccole cazzate che fai, ma soprattutto per come fai uscire il sole nei giorni anche se sono i tuoi più  neri. 

Tengo a te perché sei te. 

Mi sono arrabbiata a morte con chi ha insinuato che provavo qualcosa per te in senso di “cotta”, perché il fatto che io mi metterei davanti ad una pistola per te senza giubbotto antiproiettile, non mi va venga scambiato come un voler avere una storia con te. 

Non ti augurerei mai di stare con me, non lo voglio e non è per quello che sono qui. 

Non potrei mai desiderarlo perché finirei col perderti, non voglio svegliarmi e ricordarmi che non ci sei più per me o che non vuoi io ci sia per te.

Sono una ragazza (che poi, forse non cosi tanto) quindi non sono o l’amicizia che potresti avere con altri, perché sono io ad essere diversa. 

Ma io a questa piccola “cosa” ci tengo e tanto. 

Mi fa piacere passare del tempo con te anche se non so cosa dire metà delle volte, ma questo mi capita con tante persone. 

So che non sono sempre di compagnia, ma sono umana con i miei giorni no e le mie risate. 

Ci sei stato nei miei giorni peggiori e vorrei ci fossi nei miei migliori. Una volta ti disi che sarei rimasta che non saresti stato meglio, se me lo permetterai vorrei esserci anche dopo.

E’ una cosa stupida, ma ogni tanto vorrei tu abitassi vicino  me così non dovrei scriverti, ma ti direi di scendere e vederci. Perché i tuoi abbracci sono i migliori, sembra di essere capiti e ascoltati pur stando in silenzio. 

E se piove sentire una tua chiamata per venire da me , per non stare a qualche nuova idea di tua mamma, poi addormentarti sul mio letto perché sei troppo stanco invece di studiare

Ma quando hai una giornata buia potresti venire da me e io da te, anche fosse solo per un abbraccio. 

Ora sei troppo distante e poi non credo mi vorresti a casa tua , ti chiamerei ma ho vergogna e paura di farmi sentire da qualcuno e poi i tuoi abbracci valgono 100 parole.

Non saprei cosa altro aggiungere, che probabilmente tengo più io a te che tu a me ? Che ho paura di di rovinare tutto con questa lettera? Che starò col fiato sospeso finche non saprò che hai letto e mi dirai che a me non tieni per nulla? .

Spero che sia la prima lettera con risultato positivo

Tengo troppo a te

 

Abbassa la lettera e la guarda, sospira, ma l’abbraccia.

«Certo che ti fai dei film mentali di tutto rispetto »

Passa la mano sulla sua spalla come a tranquillizzarla, poi la stringe e la guarda negli occhi. Schiuma del mare contro tizzoni ardenti.

«Devo pensarci bene, ma credo proprio che ci sarai»

Lei non può essere che più felice, scoppia a piangere dalla felicita e ride allo stesso tempo. Rimangono abbracciati per qualche minuto, poi si alzano per dirigersi verso la casa sicura, felici e stanchi. Scendono le scale e si avviano verso sud. 

«Sai mentre mi abbracciavi mi hai piantato l’anello che porti al collo nello sterno»  

Lei le sorride colpevole e accarezza il grande anello che porta alla collana. Lo porta al dito solitamente, ma le è enorme. E’ fatto di metallo, con due aperture simile a fiamme agli estremi collegate da un lato da una linea, lei ci tiene moltissimo.

«Non lo tolgo mai, è l’ultima cosa che mi rimane di lui, mi sento nuda senza»

«Mel?»

«Chi altri? »






Scritto nella notte delle fate e delle stelle cadenti, ovvero fra il 9-10 Agosto. Che porti con se un po della sua magia?

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