Il mio mondo - prigione

di Giuls_breath
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Primo capitolo ***
Capitolo 3: *** Secondo Capitolo ***
Capitolo 4: *** Terzo Capitolo ***
Capitolo 5: *** Quarto Capitolo ***
Capitolo 6: *** Quinto Capitolo ***
Capitolo 7: *** Sesto Capitolo ***
Capitolo 8: *** Settimo Capitolo ***
Capitolo 9: *** Ottavo capitolo ***
Capitolo 10: *** Nono capitolo ***
Capitolo 11: *** Decimo capitolo ***
Capitolo 12: *** Undicesimo Capitolo ***
Capitolo 13: *** Dodicesimo capitolo ***
Capitolo 14: *** Tredicesimo Capitolo ***
Capitolo 15: *** Quattordicesimo Capitolo ***
Capitolo 16: *** Quindicesimo Capitolo ***
Capitolo 17: *** Sedicesimo Capitolo ***
Capitolo 18: *** Diciassettesimo Capitolo ***
Capitolo 19: *** Diciottesimo Capitolo ***
Capitolo 20: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***





 

Il mio mondo - prigione
 
Prologo


 
Era trascorso circa un anno dagli ultimi terribili eventi che avevano devastato Mystic Falls, era tutto normale…. o almeno così mi piaceva pensare.
Avevo cominciato il college, finalmente. E insieme a Caroline. Lei è un po’ troppo chiacchierona per i miei gusti, ma almeno mi aiutava a non pensare, o almeno ci provava. Sono successe troppe cose che mi hanno segnata nel profondo, il mondo – prigione, la frustrazione e la solitudine, Kai, la perdita della mia migliore amica, Elena, e poi c’era…..
“Lo stai facendo di nuovo!” mi rimprovera sottovoce Caroline all’improvviso.
“Cosa?” le chiedo sussurrando cadendo dalle nuvole.
“Pensare.”
“Signorina Forbes, qualcosa non le è chiaro?” chiede il professore.
Caroline sorride dolcemente e scuotendo la testa bionda rispose ringraziando che aveva capito tutto.
Le scrissi un biglietto scarabocchiando poche parole: “NON E’ SEMPLICE, LO SAI. E’ NORMALE.”
“E’ VERO.” mi risponde subito scrivendo sotto la mia piccola frase “MA TU NON CI PROVI NEMMENO!”
“C’E’ UNA COSA CHE NON TI HO DETO…”
Sapevo di averla fatto incuriosire, infatti la vidi sistemare una ciocca di capelli biondi dietro l’orecchio e sistemarsi meglio sulla sedia e scrivere “CIOE’?” scritto talmente grande da occupare mezza pagina, alzai gli occhi al cielo e riflettendo un po’ su quello che dovevo scrivere, finalmente mi decisi “DA UN PO’ SOGNO ME E DAMON…. INSIEME, IN UNA STANZA, NELLA NOSTRA STANZA QUI AL COLLEGE. NON FACCIAMO NIENTE DI RILEVANTE, INSOMMA CI GUARDIAMO SOLO NEGLI OCCHI, POI IN UN ANGOLO DELLA STANZA, SEDUTO SU UNA POLTRONA DELLA STANZA… C’E’ KAI. MI FISSA CON UNA STRANA NEGLI OCCHI. IL SOGNO FINISCE QUI.
A QUESTO NE SEGUE SEMPRE UN ALTRO: SONO A MYSTIC FALLS E C’E’ ELENA. ELENA MI AVVISA CHE NON E’ FINITA, CHE DEVO STARE ATTENTA E CHE QUALCOSA E’ IN AGGUATO. FINE.”
Passo il foglio alla mia amica, la quale assume varie espressioni per poi restare definitivamente senza parole, almeno per un minuto. La vedo scrivere frettolosamente e poi passarmi il foglio “BONNIE SECONDO ME SEI SOLO MOLTO SCOSSA ANCORA. E’ NORMALE.
RIGUARDO AI DUE, PENSACI, SONO LE PERSONE CON CUI SEI STATA PIU’ IN CONTATTO NELL’ULTIMO ANNO E POSSO ANCHE SPIEGARTI PERCHE’ LI VEDI IN QUESTO MODO: DAMON E’ STATO… ODDIO… LA TUA ANCORA IN UN CERTO SENSO, KAI ERA L’OPPOSTO SE NE STAVA LI’ SEDUTO APPUNTO A TRAMARE CHISSA’ CHE COSA CONTRO VOI DUE, TI HA QUASI UCCISA! E’ CHIARO CHE LO VEDI MALEFICO E PRONTO A TESSERE CHISSA’ QUALE PIANO DI MORTE!”
“Forse sono io e basta il problema, Care.” mi alzo diretta verso le scale due secondi prima che la campanella suonasse, prima che tutti gli altri si riversassero in corridoio, uscii nel giardino che circondava l’imponente edificio, mi rifugiai sotto un grosso albero, nascosta da tutti.
Stavo male, era un dato di fatto, non una fantasia o una suggestione.
Stavo male per tante cose, mi sentivo come una bomba ad orologeria e non sapevo che cosa avrebbe potuto disinnescarla, chi mi avrebbe aiutata.

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Capitolo 2
*** Primo capitolo ***





 

Il mio mondo - prigione
 
Primo Capitolo


Bonnie smise di scrivere, buttava giù – da quando era tornata dal 1994 – tutti i suoi pensieri, le sue ansie, le sue paure. Non scriveva un vero e proprio diario eppure così facendo si sentiva meglio, tutto le sembrava meno terribile e tutto più sopportabile.
Odiava sentirsi in quel modo, si sentiva un pesce fuor d’acqua, fuori posto.
Ovunque andasse si sentiva persa, era circondata da tanti, studiava, passeggiava eppure a volte aveva l’impressione che non fosse lei che faceva tutte quelle cose, certe volte si sentiva come se vivesse una vita non sua, si sentiva in colpa di vivere, soprattutto la sera quando era a letto e si ritrovava a fissare il soffitto incapace di tranquillizzarsi e dormire.
Nel sonno era agitata, tutto la turbava, la inquietava. Neppure la troppa allegria di Caroline la aiutava, anzi le faceva sentire ancora di più la mancanza di Elena, lei almeno forse la poteva capire, o forse no.
Chi poteva capire come ci si sentiva a tornare al mondo, come ci si sentiva a trovarsi improvvisamente – dopo mesi – circondata da tanti e tanti ragazzi, ragazze piene di speranze, di sogni, inconsapevoli dei suoi turbamenti, delle sue angosce? Nessuno.
Si sentiva molto sola.
 
Damon, subito dopo la scomparsa di Elena, aveva deciso di spegnere tutto, di staccarsi da tutto.
Ora il suo rapporto più importante era rappresentato da una bottiglia di Bourbon e da una ragazza a sera che provvedeva a dissanguare dopo essersi divertito.
Stava male anche lui.
Solo che Bonnie si chiudeva in se stessa, anzi piangeva a volte quando era sola in camera sua.
Damon si sfogava, a modo suo.
Entrambi erano consumati dal vuoto, dal dolore, dalla paura di vivere ingiustamente le loro vite, di viverle indegnamente, era difficile riuscire a vivere, a pensare in quelle condizioni.
 
Bonnie tirò su col naso, non aveva mai pianto così tanto, non si era mai sentita così.
Credeva di essere più forte, invece si rese conto di essersi terribilmente sbagliata, di aver abusato di quella forza che credeva di avere, di aver trovato in quel mondo – prigione, quando scappava da Kai, quando era riuscita a fuggire da lì e quando lo aveva pugnalato alle spalle, invece era debole.
Credi di meritare di vivere al posto della tua migliore amica?, le ripeteva una voce nella sua testa.
Più pensava a questa frase e più si sentiva sull’orlo di quel precipizio, sull’orlo di un buio precipizio.
 
Damon bevve l’ennesimo bicchiere di quel liquido ambrato che amava tanto, lo mandò giù tutto d’un fiato strizzando appena gli occhi per dar l’impressione che quei quaranta gradi fossero tanti, quando in realtà per lui erano troppo pochi, tutto era troppo poco per cercare di stare meglio.
Teneva una ragazza, una biondina dalle lunghe trecce seduta sulle sue ginocchia che gli accarezzava i capelli quando sentì come una voce nella sua testa ripetergli Come credi che reagirebbe Elena se vedesse come ti comporti? Pensi che ti amerebbe ancora? Lo sai cosa devi fare per riavere indietro la tua Elena.
Sospirò forte e sollevò tra le braccia l’ennesima ragazza senza nome e destinata a restare tale.
 
 
L’autunno venne e come venne così se ne andò.
Giunse l’inverno. Due settimane prima della fine del trimestre, il cielo si illuminò all’improvviso di un candore opalino e abbagliante e una mattina i prati fangosi intorno al college si ricoprirono di un gelo lucente. I ragazzi non ebbero tanto modo di apprezzare quel soffice e candido prato, troppo presi dai loro giganteschi volumi, tutti terribilmente nervosi all’idea che presto sarebbero cominciati gli esami, sia Bonnie che Caroline non trovarono molto difficoltà nello studiare grazie alle loro doti, ma se avessero studiato come delle normali ragazze forse anche loro sarebbero state preda dell’isteria collettiva che si sprigionava in quel periodo dell’anno, forse anche loro sarebbero ricorse a tante macchinette di caffè per restare sveglie e concentrate fino a tardi, invece trovavano il tempo anche per dormire, chiacchierare, giocare a palle di neve.
Fu proprio una di quelle mattine che giocavano scivolando sulla neve o colpendosi a palle di neve, che accadde una cosa strana….. Caroline colpì l’amica sul cappotto scuro, piccoli pezzettini di ghiaccio le rimasero addosso formando tanti piccoli cristalli di ghiaccio, Bonnie sorrise e raccolse un piccolo mucchietto e lo lanciò verso l’amica, le due risero, a turno cercavano buffamente di sfuggire agli attacchi di quelle soffici palline.
Stava bene Bonnie in quel momento, veramente bene.
Sorrideva di cuore.
Era bella quando sorrideva sincera, sembrava essere molto più giovane.
Caroline raccolse un’altra pallina così come Bonnie, quest'ultima fece per ammucchiare la neve, ma prima che la raccogliesse per appallottolarla, notò qualcosa nella neve, era un oggettino piccolo rotondo e metallico, lo posò nel palmo della mano e lo avvicinò al viso come per osservarlo meglio.
Dove lo aveva già visto?


                                                                   



Le balenò lo sguardo folle di Kai che la osservava, aveva tra le mani la sua via di fuga e la osservava come un animale in gabbia, come chi è messo con le spalle al muro e non ha nessuna via di fuga se non quella che è sbarrata dal suo pazzo compagno di prigione.
“Bonnie!” la richiamò Caroline, lei si voltò ed ebbe la palla di neve in pieno viso, barcollò leggermente “Scusami. Ma che cos’hai? Pensavo ci stessimo divertendo!” esclamò la bionda allargando le braccia spazientita e avvicinandosi all’amica.
“CAROLINE!” la chiamò “Cosa vedi?” disse tendendo il palmo della mano.
Questa si sporse e corrugò la fronte “Io vedo solo la tua mano. Cosa ha che non va?”
Bonnie stupita constatò che quel piccolo oggetto rotondo e metallico era sparito, non c’era più.
 
 
Giorno 293.
Stessa scena, stesso posto, stessa ora.
Ormai Damon era diventato abitudinario: entrava al Mystic Grill alle 11 in punto e usciva quando il cameriere cominciava a spazzare quindi quando tutti, salvo la sua compagnia serale, erano andati via e dettaglio non meno importante, si vestiva sempre elegante, come se fosse rimasto ad un momento in particolare, come se intendesse rivivere ogni giorno la sera in cui aveva perso Elena, la sua ragione di vita; solo che lui faceva perdere la vita ad altri.
Quella sera non intendeva fare eccezioni….
Si sedette sullo stesso sgabello e quella sera chiese la bottiglia di bourbon, invece del solito bicchiere, provava una grande rabbia e un grande dolore dentro di sé. Nessuno poteva capirlo.
Quella sera entrarono un gruppetto di ragazze che a giudicare dai loro zaini, dall’aria stanca ma entusiasta e dai loro abbigliamenti, dovevano essere appena arrivate in città in sosta da un viaggio on the road. Damon le osservò a lungo, la cosa ovviamente non sfuggì al piccolo gruppo che cominciò a ridacchiare e a parlare concitatamente su quanto fosse bello e sexy l’uomo dinanzi a loro. Si unì a loro per bere, chiacchierare, le conobbe, erano delle ragazze molto sveglie e gentili, si sentì quasi in colpa e si dispiacque quasi per loro e per la fine che avrebbero fatto di lì a qualche ora, ma cosa ci poteva fare?
“Beviamo ancora qualcosa insieme, bambole?”
“Sì.” risposero in coro le giovani alzando i loro bicchieri ormai vuoti.
Damon si alzò e andò a chiedere una bottiglia al banco, quando una ragazza del gruppo lo raggiunse e gli disse che lei e le altre avevano cambiato idea e dovevano andar via poiché il giorno dopo sarebbero ripartite, il vampiro stava per rispondere quando qualcosa, o meglio qualcuno, attirò la sua attenzione: aveva le gambe accavallate ed era seduto due sgabelli più avanti, guardava verso di lui e aveva un’aria mista tra il divertito e l’eccitato, aria di chi non vedeva l’ora succedesse qualcosa.
Levò il calice nella sua direzione, Damon pensò in un primo momento di aver bevuto troppo perciò lo ignorò e tentò inutilmente di far restare le ragazze, nulla, non ci fu verso.
“Brutta serata, eh Damon?”

                                                             


La speranza che fosse solo l’alcool a giocargli un brutto scherzo svanì.
Era in piedi davanti a lui, quel piccolo pazzo succhiatore di magia.

                                                         

“Sorpreso?”
“Com’è possibile? Ti ho ucciso.”
Inclinò appena la testa “Veramente pensavi fosse stato così facile liberarti di me?”
Damon roteò gli occhi.
In quel momento una del gruppo si avvicinò a Damon, aveva un biglietto fra le mani forse con un numero di telefono scarabocchiato, questo Damon non lo seppe mai.
Phesmatos somnumia, sussurrò Kai e la ragazza cadde rovinosamente a terra, le amiche si precipitarono verso di lei e incolparono Damon, lo additarono, presero a guardarlo come un mostro.

Evidentemente nessuna riusciva a vedere Kai, per loro c'era solo Damon.
“Ho appena cominciato, Damon. Perciò attento. Vedremo così chi perderà per primo la testa.”

                                                               
                                                               


 
******

Sono tornata.... e a quanto pare anche qualcun'altro!
Nei prossimi capitoli vi spiegherò come - ovviamente nella mia fantasia - è possibile!
Ah sia nel prologo che nell'epilogo (ho già pensato di far così anche per la chiusura della storia) ci sarà il pov dei personaggi,
tutti i capitoli invece saranno alla terza persona.
Fatemi sapere cosa ne pensate, mi fa piacere!


 

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Capitolo 3
*** Secondo Capitolo ***





 

Il mio mondo - prigione
 
Secondo Capitolo


Damon rimase profondamente scosso alla vista di Kai.
Era scappato via dopo le accuse da parte delle ragazze, dopo la comparsa di quel mostro psicopatico, non riusciva a capire come fosse possibile che lui fosse ancora lì.
Lo aveva ucciso, aveva osservato l’espressione dipinta sul suo volto, il corpo mozzato grondante sangue… era sicuro che fosse morto. L’Altro Lato era stato distrutto… e allora come era possibile che fosse tornato?
Damon, da quando Elena era ridotta in quella sorta di coma, non aveva più visto Bonnie, né lei lo aveva cercato. Entrambi, credeva, facevano finta che niente fosse successo, ognuno voleva far finta di condurre una vita normale, facevano finta di non soffrire, di non aver vissuto esperienze terribili.
Damon si chiedeva, inoltre, se Kai si fosse messo in contatto solo con lui o anche con Bonnie, se così fosse stato perché Bonnie non lo aveva ancora chiamato? Doveva farlo lui? O non doveva dire niente e proteggere l’amica?
Ci pensò un po’ su e decise di non dire niente.
“Damon, lo sai, che ti è venuta una ruga proprio qui?” Kai era seduto accanto al posto di guida.
Damon alzò gli occhi al cielo e rispose: “Sta’ zitto!”
“Mh, ne ho sentita una troppo carina questa estate, sai qual è il colmo per un giardiniere?”
“Kai io ti ammazzo!” disse digrignando i denti.
“Non lo sai, scordarsi di innaffiare i nontiscordardime.”
“Sta’ zitto, maledetto!”
“Come sta Bonnie?” chiese fissandolo.
“Lascia stare Bonnie! Hai fatto già abbastanza danni.”
Kai guardò il sedile del passeggero e chiese “Ma non c’era una levetta per abbassare il sedile!”
Damon non ce la fece più e diede un pugno dritto verso di lui, ma colpì il vetro rompendolo.
Kai era sparito.
Non ci poteva credere….
“Ahi, ahi.” era fuori dalla vettura proprio accanto al vampiro “Che guaio! Certo che l’hai combinata grossa!” fece una pausa di qualche secondo “E’ un danno costoso?”
“Cosa vuoi Kai? Perché sei qui? Come fai ad essere ancora qui?”
“Ci sono.” rispose evasivo “Allora? Come sta Bonnie?”
Damon capì che era inutile cercare di ragionare con quel piccolo bastardo, così scese trovandosi faccia a faccia e rispose: “Non lo so. Non la vedo più da… da mesi ormai.”
Un’espressione stupita gli attraversò il volto, si morse appena il labbra come se stesse pensando a qualcosa e quando Kai non parlava e assumeva quell’espressione pensierosa, Damon aveva paura.
“Dov’è?”
“Chi?” chiese Damon ,anche se conosceva già la risposta.
“Mia sorella… ah no, mia sorella è morta. Che testa!” disse con macabra ironia.
“Dovrai uccidermi Kai…” Damon ritornò in macchina, mise in moto e si allontanò sgommando, guardò nello specchietto retrovisore, Kai si allontanava sempre di più, tirò un sospiro di sollievo finalmente….
“Ti ho già detto che ho intenzione di tormentarti?”
OH NO!
“Non riuscirai più a distinguere la realtà dalla fantasia. Dopo mi dirai dov’è Bonnie, sempre che tu non ti uccida. Oh, giusto tu non puoi morire!” sorrise “Però puoi impazzire e vedrai che ci riuscirò.”
In realtà Kai sapeva dov’era Bonnie, ma voleva divertirsi un po’ con Damon.
“Oh no!”
Dal momento in cui erano tornati a casa, Kai non aveva smesso di parlare un istante “Dunque, so che ti piacciono gli animali, comincerò a parlarti del primo animale che ho avuto. Si chiamava Hernie, era una tartaruga. Poi abbiamo avuto dei gatti, i quali hanno avuto dei figli, uno dei quali lo abbiamo chiamato Stivale perché aveva le zampettino bianche e sembrava portasse proprio delle scarpe.”
“Ah sì?” rispose distrattamente il vampiro che si sforzava di preparare da mangiare.
“Poi c’era un gatto che noi pensavamo essere gatto finché lui non ha avuto dei gattini così lo abbiamo chiamato Madame Winkley. Ha avuto sei gattini, ma come si chiamavano?”
Ad un certo punto qualcuno bussò il campanello.
Damon vide quasi un barlume di luce, la fine di quel fluire di informazioni sugli animali del pazzo, forse era Stefan, qualcuno bussò alla porta. Due volte.
Damon corse, aprì la porta e si ritrovò Kai davanti “Mi sono ricordato il nome dei gatti! Erano Willie, Beth, Wiskey, Pedro, Teddie e Nero.”
Le chiacchiere continuarono fino all’alba “..e poi c’è stato Pop che è stato il mio ultimo cane. Penso di aver finito. Dovresti dormire un po’.”
“Grazie.” Damon chiuse gli occhi e in quel momento suonò la sveglia.
“Buongioooornoooo!!” lo salutò Kai allegro.
Preparare la colazione fu terribile, Damon ci provava, ma non ci riuscì, finì col tagliarsi.
“Ahi! C’è un calo dell’attenzione. E’ un dato preoccupante, potrebbe essere un sintomo di stanchezza e/o stress.”
“Grazie mille PsycoDoc!”
“Dunque, avrai una giornata impegnativa perciò ti elenco i miei numeri e colori preferiti, blu, nero, sette, tredici, diciassette, verde acido, verde bosco, giallo, uno, blu… l’ho già detto blu? Ricominciamo da capo, blu..”
“Va bene, okay! BASTA! SMETTILA DI PARLARE, HAI VINTO! Ti dirò dov’è Bonnie!”
Kai sorrise incrociando le gambe sul divano in pelle di casa Salvatore.
“Sono tutto orecchi.” lo incitò Kai.
“E’ al Whitmore.”
Kai fece un lungo sospiro di sollievo e poi si stese, Damon rimase stupito di questo atteggiamento “Scusa, ti ho appena dato l’informazione che volevi e tu che fai? Ti stendi?”
“Sì, ho bisogno di fare un sonnellino, sai non ho dormito molto questa notte.” rispose sorridente.
“Oh no.” ora cominciava a capire “Tu lo sapevi già, non è vero?”
“Certo che sì. Sono o non sono uno stregone? Ah e per la cronaca, se mentre dormo cercherai di uccidermi, sappi che ci saranno conseguenze peggiori di un inferno in cui sei condannato a rivivere in eterno lo stesso giorno!”


    
                                              

Bonnie si era addormentata, la testa abbandonata sui libri, la bocca semiaperta e le mani distese sulle pagine piene di nozioni di storia medioevale. Ebbe la strana sensazione di svegliarsi, di vedersi dormire e di allontanarsi dal suo corpo, cominciò ad allontanarsi dalla stanza, percorse i lunghissimi corridoi vuoti del Whitmore College, il pavimento ligneo non scricchiolava al suo passaggio e la cosa non le dispiaceva affatto: infatti da quella mattina non faceva che darle fastidio quel rumore.
La porta principale del Whitmore si aprì e Bonnie vide il cielo stellato dinanzi a sé, era una notte serena come poche. Si sentiva bene, benissimo anzi, dopo tanto, tanto tempo di inquietudine e di sofferenza psicologica.
La ragazza posò la mano sul petto, lo sentì battere normalmente, era una piacevole sensazione.
Ultimamente il cuore le batteva sempre forte, qualcosa la opprimeva, era un peso che la schiacciava, ma non sapeva quale peso potesse portare con sé….
“E’ una splendida serata, non trovi?”
Sobbalzò, pensava di essere sola. Quando guardò meglio verso il giovane che aveva parlato, si rese conto che non aveva nessun motivo per stare tranquilla, Kai era lì vicino a lei, seduto su uno dei gradini dinanzi a lei.
“Questo è un incubo.”
Kai voltò la testa versa di lei, un’espressione diversa, stranamente normale dipinta sul volto.
“Mi fa piacere che tu stia bene.”
“Com’è possibile?”
Kai non rispose, guardò le stelle.
“Stai studiando geografia astronomica?”
“No.” rispose semplicemente.
“Peccato, avrei potuto far ampliare il tuo sapere in materia! Sai, nel 1994 ho avuto modo di approfondire il mio sapere, sai sono diventato più intelligente, colto e tra i tanti saperi, ho avuto modo di conoscere anche svariati modi di uccidere e torturare… ma non è questo quello di cui voglio parlarti. Siediti.” disse indicando il gradino su cui era seduto.
“Non mi siederò mai accanto a te!” disse netta la ragazza.
Il volto del ragazzo si scurì “Sei diversa Bonnie.”
L’espressione della ragazza divenne dura e il volto si irrigidì “No, sono me stessa.”
Kai la guardò, era come se la stesse studiando, Bonnie odiava essere fissata, così guardò altrove.
Per un minuto riuscì quasi a ignorare la presenza dello psicopatico accanto a lei.
“Bonnie, sono qui perché devo parlarti.”
“Non voglio ascoltarti né parlarti!”
Bonnie scese i gradini e si allontanò, Kai non demorse e le corse dietro “Non puoi allontanarti troppo dal tuo corpo!”
Si fermò di colpo e lo guardò “Di che stai parlando? Ti avverto, se è un trucco per parlarmi ti cavo gli occhi!”
Kai assunse un’espressione disgustata “Questo dovrei dirlo io! E comunque è una cosa schifosa, quindi la eviterei… ad ogni modo, tu non sei sveglia! Stai sognando, ma non in modo normale… stai ferma.” le si avvicinò e posò le mani sulle tempie della ragazza, la quale provò a divincolarsi, non voleva che quel mostro la toccasse ancora “BONNIE, STA’ FERMA!” urlò Kai stringendo la presa.
“Kai, lasciami.” lo implorò.
Il giovane aveva gli occhi chiusi e stava blaterando delle formule che perfino a Bonnie sfuggivano, questa posò le mani su quelle di Kai nel tentativo di far allentare la presa, sentiva la testa in fiamme, sembrava sul punto di esplodere “KAI, LASCIAMI!” urlò forte infine prima di trovarsi stesa per terra.
Per qualche istante non sentì più nulla, era morta?
Kai l’aveva uccisa?
Poi riuscì a riaprire gli occhi e sentì battere il suo cuore, era viva.
Kai era su di lei.
“Stai tranquilla, è finito.” Bonnie cercò di mettersi a sedere e di allontanarsi dal mostro che la guardava, non la attaccava stranamente, quando avrebbe potuto benissimo farlo. “Sta’ calma. Non ti faccio del male.”
“Non ti credo.” biascicò lei.
Un’altra espressione triste attraversò il volto di Kai.
“Tu pensi che io sia un mostro, vero?”
Bonnie annuì.
Era quello che pensava lei, quello che pensavano i fratelli, la sorella, il padre, tutta la sua dannata Congrega, eppure nessuno pensava che anche i mostri hanno un cuore, nessuno pensava che potesse esserci speranza per lui, nessuno gli avrebbe mai dato una seconda occasione, lo avevano già condannato.
“So di esserlo, ma non è molto diverso dal mostro che si è annidato dentro di te.”


 
                                  

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Capitolo 4
*** Terzo Capitolo ***


                                                
 
Il mio mondo - prigione
 
Terzo Capitolo

 
Bonnie si svegliò di colpo, la fronte madida di sudore e con l’inquietante sensazione di essere osservata. Si guardò intorno e ciò che vide erano le pareti marrone scuro della stanza in cui si trovava, la pagina del libro su cui si era posata era spiegazzata e cerchiata c’era la parola magia, l’aveva cerchiata lei prima di addormentarsi?
Decise che era meglio uscire dall’edificio e fare due passi nel parco intorno al college. Aveva paura, ansia, frustrazione durante il giorno quando era circondata da tante, troppe persone, invece una strana calma la prendeva la sera quando il silenzio incombeva sul College. Scese le scale ed aprì il portone dell’edificio e vide qualcuno seduto sui gradini, sobbalzò.. quel qualcuno si voltò ed era un giovane dai capelli folti e biondi che circondavano il viso spigoloso e pallido, la bocca rosea e sottile, dal naso sottile e dagli occhi verdi; Bonnie si sentì come paralizzata nel vedere quel giovane dallo sguardo penetrante, abbassò per una breve frazione di secondo lo sguardo e ricordò che aveva sognato Kai nella stessa posizione in cui si trovava quel giovane.
Quello doveva essere solo un altro incubo, sì doveva essere così.
Si fece coraggio e superò il giovane che non le aveva tolto gli occhi di dosso, aumentò il passo come a voler mettere quanta più distanza possibile tra lei e lui.
“Fumi?”
Si fermò voltandosi “No.” fu la sola risposta secca della ragazza, la quale temeva che da un momento all’altro potesse sbucar fuori Kai che la strangolava o la pugnalava alle spalle.
“Io sono Sebastian.” disse alzandosi e rivelando così un corpo ben fatto e la sua bella statura.
Tese la mano, Bonnie si morse il labbro indecisa se stringerla o meno, le buone maniere alla fine prevalsero e la strinse presentandosi. Una strana, vibrante ed inquietante scossa attraversò il suo corpo come se avesse preso la corrente.
Sciolse subito la presa e si allontanò da lui dicendo: “Non per essere scortese, credimi, ma voglio stare sola.”
“Lo capisco.” riuscì a fermarla di nuovo “E’ lo stesso per me. Sai, sono venuto fuori proprio per respirare, a volte mi sembra che nessuno mi capisca… o peggio che facciano finta di non capirmi e io… ci soffro.”
Era esattamente come si sentiva Bonnie incredibile!
La ragazza, come rapita, si sedette e il giovane Sebastian la imitò.
“Amo stare da solo, a volte sai mi sento meglio quando sono circondato dal nulla, dal silenzio piuttosto che da tante persone che vogliono soffocarti. Mi puoi capire Bonnie?”
“Sì, certo. E’ lo stesso per me.” tra loro scese qualche secondo di silenzio “Tu studi qui?”
“Sì, sono arrivato da poche settimane…”
“Strano, non ti ho mai visto!”
“Te l’ho detto, non sono un tipo molto socievole! E a quanto vedo neanche tu!”
La vecchia Bonnie si sarebbe offesa, invece annuì.
“Cosa ti tiene sveglia Bonnie?”
“Ciò che tiene sveglio te.” rispose lei.
“Cioè?”
“Un fantasma.”
“Mh…. mi piacciono le storie di fantasmi, dai racconta!”
“No! Non ti conosco abbastanza da…. dal parlarti così.”
“A me tiene sveglio la morte dei miei genitori, sai, li ho visti morire entrambi e per mano di un pazzo. Un lurido verme che… odio con tutto me stesso!” concluse con voce rotta.
Bonnie provò pietà per lui e fu più forte di lei, gli parlò di Kai – omettendo ovviamente i dettagli della magia, del mondo – prigione, di tutta la magia che l’ha segnata nel corso degli anni. Non avrebbe capito e soprattutto non voleva mettere in pericolo qualcuno che aveva appena conosciuto, qualcuno che sembrava condividesse le sue stesse paure, le sue stesse cicatrici.
 
Damon intanto per giorni sopportò la presenza e le chiacchiere ininterrotte di Kai, gli aveva descritto dieci volte la sua stanza, dieci volte la casa delle bambole della sorella, la casa in cui viveva con i genitori, gli aveva parlato di tutti i programmi che erano trasmessi in televisione nel 1994, le canzoni dell’epoca, delle attrici che gli piacevano.
“Sai, faccio ancora parecchia fatica ad adattarmi a tutte queste nuove inutili tecnologie, insomma non bastavano le videocassette? Non bastava….”
“Kai, ti ho detto quello che volevi, ora che altro c’è?”
“Ti ho promesso che ti avrei fatto perdere la testa, io mantengo sempre le promesse!”
“Puoi togliermi una curiosità? Come fai ad essere ancora qui?”
Il giovane osservò il vampiro con sguardo attento, poi posati gli avambracci sulle cosce disse: “Basta un po’ di magia e puff, eccomi ancora qui.”
“Spiegati!”
“Perché dovrei farlo con te?”
“Perché per esempio sono giorni che mi tormenti, chiedi qualcosa di cui sei già a conoscenza, non fai altro che dire cose inutili, il minimo che tu possa fare è rispondere ad almeno una mia domanda!”
“Il minimo?” disse accavallando le gambe sul divano in pelle rossa di casa Salvatore “Io non ti devo nulla, Damon. Ti risponderò se avrò voglia di farlo, altrimenti dovrai tenermi qui comunque.”
Damon digrignò i denti forte.
“Ti conviene non stringerli così forte o rischi di rimanere senza denti! Uuuh, immagini un vampiro senza denti?” scoppiò a ridere “E’ una scena inquietantemente divertente, non trovi?”
“No.”
“Oh, dimenticavo il tuo scarso sarcasmo.” fece una breve pausa “Bonnie che tipo è? Comico o noioso come te?”
Damon ormai non rispondeva nemmeno più, comunque avrebbe continuato a parlare.
“Sai cosa ti servirebbe? Una bella dormita.” disse Damon schizzando verso Kai.
Questa volta fu più veloce di Kai e gli spezzò l’osso del collo, non l’aveva ucciso lo sapeva, ma per un po’ sarebbe stato zitto.
 
 
Sapeva che non avrebbe dovuto abbassare la guardia, neanche per un istante.
In fondo lo aveva sempre fatto, eppure quel microsecondo gli era stato fatale da una parte e ottimo dall’altro: con la mente corse al Whitmore, quell’edificio sembrava trasudare malvagità e inquietudine più di quanto lui stesso potesse emanarne.
Aprì la pesante porta dell’istituto e salì l’imponente rampa di scale dinanzi a lui, fece i gradini due a due – non sapeva per quanto tempo sarebbe rimasto incosciente perciò doveva sbrigarsi – ed entrò nella stanza di Bonnie e di un’altra ragazza dai capelli sottili e biondi, si guardò in giro: lei non c’era.
Uscì di nuovo in corridoio e aprì tutte le porte presenti sul piano, dov’era finita quella ragazza?
La testa cominciava a girare e cominciò ad avvertire piano, piano il mondo attorno a lui… si stava per risvegliare; corse giù per le scale e la vide, fuori dall’istituto seduta sul prato insieme ad un tale.
“BONNIE!” gridò.
Non lo sentì, la vide sorridere e la sentì parlare di lui, stava parlando male di lui.
Si sentì offeso, sapeva quello che lei pensava di lui, ma sentirsi definire con tanta cattiveria in un discorso con un terza persona fu peggio. Uscì dalla struttura e corse sul prato, verso i due.
Voleva prendere Bonnie per le spalle e scuoterla, temeva di aver capito qual era il suo problema, ma ancora una volta gli fu impossibile parlarle perché a meno di un metro da lei, Kai restò come bloccato: era come se dinanzi a lui vi fosse una barriera invisibile, provò con delle formule ad eliminare quel muro, ma senza alcun risultato.
Bonnie non lo sentì e lui non riuscì a parlarle….
 
Riaprì gli occhi, sbatté le palpebre confuso.
Alzò la testa e si toccò il collo “Questo ha fatto male.”
Damon alzò le sopracciglia con un’espressione di disgusto e scocciata.
“Damon, mi devi aiutare!”
“Devo? Vediamo, piccolo diavolo, perché dovrei farlo?”
“Perché temo che ci sia qualcosa di molto grave nell’aria.” rispose.
“E cosa sarebbe?”
“Esiste una biblioteca in questo posto?”
“Credo di sì, ma se vuoi qui in salotto ci sono una serie di libri con delle belle figure che puoi colorare.”
Damon gli voltò le spalle e Kai aprì il palmo della mano, Damon cadde a terra avendogli provocato un aneurisma e facendolo contorcere dal dolore. Chiuse il palmo e il dolore abbandonò la testa del vampiro dagli occhi chiari.
“Non. Prendermi. Mai. Più. In giro.” sibilò Kai accovacciandosi di fianco a lui. “Chiaro?”
“Cristallino.” sputò Damon con dolore.
Kai si alzò e disse: “Allora, hai per davvero qui qualcosa inerente alla magia o stai solo cercando di farmi arrabbiare?”
“Ah…” si lamentò Damon ancora per i postumi di quel lacerante dolore.
“Lo prendo come un sì.”
Si voltò e cominciò a cercare tra i tanti e polverosi scaffali, prese la scala e salì fino in cima: osservava attentamente il titolo e sottotitolo dei vari libri dalle copertine azzurre, rosse, verde bosco. Non c’era nulla che riguardasse l’argomento che lui cercava.
Si lasciò cadere lungo la scala tenendosi solo con le mani lungo i bordi della stessa e fu di nuovo alla stessa altezza di Damon che lo osservava confuso.
“Oltre ad un pazzo psicotico affamato di magia all’improvviso sei anche affamato di libri?”
“Ti ho già avvertito una volta, Damon, non farmi fare qualcosa di cui poi ti pentiresti.”
“Uuuh, per esempio?”
“Vediamo… potrei metterti fuori gioco in pochi secondi se volessi, potrei farti ritrovare in uno scantinato senza occhi e senza lingua. Ti piace l’idea? Se conosco la risposta giusta, come credo sia, eviterai altre affermazioni o soprannomi del genere, sono una persona molto suscettibile, sai? Quindi, mi accompagni alla biblioteca della città. Tipo.. adesso?”
 
Damon e Kai erano nella biblioteca di Mystic Falls sezione Esoterica, paranormale.
Se solo ci fosse stato Stefan con lui forse non avrebbe dovuto vedersela da solo con quel pazzo!
Parecchie cose facevano ridere entrambi, quante bugie c’erano tra quelle pagine, quante nozioni errate sui vampiri, sulla morte, sulle streghe, sui rituali magici….
“Trovata!” urlò Kai.
“Ssssh!” intimò qualcuno presente in sala.
“Forse ti sei dimenticato, ma non siamo più in quel posto maledetto in cui eri da solo!” bisbigliò Damon.
La Magia Nera è stata bandita nel 1603, dopo che una Congrega di streghe l’aveva utilizzata per torturare un’intera città, causando follia tra i suoi abitanti e costringendoli a trasformarsi l’un l’altro. Le streghe in questione furono poi punite, furono private dei loro poteri e prontamente mandate all’Inferno, dove si dice risiedano tuttora, le loro anime non sono nient’altro che un involucro oscuro senza possibilità di redenzione. Ad ogni luna nera – o luna nuova – una leggenda dice che le streghe ritornino sulla Terra in cerca di ricettacoli per i loro abominevoli scopi.
Kai continuò a sfogliare le pagine velocemente e con sguardo attento e molto concentrato.
Colui che esercita la Magia Nera può realizzare qualunque cosa, anche se vista moralmente sbagliata o ingiusta dagli altri. Il Mondo, e l’Universo, apparterrebbe alla persona che esercita questa abominevole magia, causando terrore ed una brama che non potrà mai essere appagata. La Magia Nera ha bisogno di essere controllata e potrebbe possedere l’ospite al fine di essere utilizzata, spesso il ricettacolo viene ucciso e si passa così alla prossima vittima dopo che l’ospite si rivela inutile per la stessa. La Magia Oscura non può morire, rimbalza semplicemente da un corpo ad un altro. L’unico modo per rimuovere tale magia dal corpo della vittima è farla manifestare e affrontarla. L’amore, la gentilezza e la gioia sono tossiche per la Magia Nera, la quale inizierà a rimuoverli lentamente dall’essere prescelto, rendendo l’ospite uno schiavo privo di emozioni e-
Kai chiuse il libro, deglutì e rimase senza parole.
Sospettava già dal primo incontro con Bonnie che la Magia Nera la stesse iniziando a possedere, ma ora ne aveva conferma, Bonnie era in grave pericolo.
 
 
“Allora? Cosa ne pensi?”
Una ragazza dai capelli castani lunghi e ricci osservava Bonnie piena di speranza, le aveva infatti chiesto di controllare che il suo elaborato sulla storia medievale in Inghilterra andasse bene, ma Bonnie senza dirle cosa pensasse, le strappò l’elaborato e poi aggiunse: “Riscrivilo! Sai, dimostra che non hai nessun interesse per la materia, sei arida, povera, come le pagine dei libri a cui sei disperatamente devota.”
La ragazza osservò i pezzetti di carta strappati e li raccolse con le lacrime agli occhi prima di andare via. Caroline vide la scena e rimase sconcertata “Non hai esagerato?”
“Se lo meritava!”
“Che ti ha fatto?”
“Odio questo tipo di persone! Fanno finta di sapere tutto, quando non sanno un bel niente. La verità è altrove. Non ha proprio idea di cosa sia la storia… Povera illusa!”
Caroline guardò con un’espressione confusa l’amica e con gli occhi dilatati, Bonnie la guardò e le disse: “Togliti quest’aria assurda dal viso! Sei orrenda.”
Bonnie si allontanò e si diresse sotto un albero, sotto l’albero dove aveva trascorso diverse ore a parlare la notte scorsa con Sebastian, il misterioso ragazzo che non aveva ancora visto in giro.
Si stese…
 
 
“Bonnie… Bonnie….” Kai era a casa Salvatore seduto per terra insieme a Damon, aveva gli occhi chiusi e una candela tra i due uomini accesa. “Bonnie…. ti devo parlare. Bonnie…”
 
 
La ragazza fissava le foglie e sentì alzarsi il vento, un vento forte che scuoteva quelle foglioline verdi e poi una voce che la chiamava, lei si guardò attorno, ma non c’era nessuno che la chiamasse.
“Bonnie…”
“Oh, guardate chi c’è!” esclamò una voce, poi vide una ragazza circondata da un piccolo gruppetto di ragazzi e ragazze “Miss Perfettina Io Conosco La Storia! Come ti sei permessa di umiliare la mia amica, eh? Solo perché tu vieni da una scuola in cui si studiava molta storia, nessuno ti da il diritto di comportarti in quel modo!!”
“Ma io…” tentò di difendersi Bonnie “Io non ho fatto niente..”
“Ah certo e ora la mia amica oltre a stare male per colpa tua, sarebbe anche una bugiarda! Sta’ zitta, Bennett o ti giuro..”
Bonnie stese la mano e la ragazza che la stava insultando, cadde all’indietro e sbatté la testa.
“Oh mio Dio.” esclamò Bonnie sconvolta, si alzò e le si avvicinò “Mi dispiace, non volevo, io…” la allontanarono spingendola via.
“Vattene, sei un mostro!” ruggirono i ragazzi che stavano aiutando a rimettere in piedi la malcapitata. La fulminarono in gruppo con lo sguardo e andarono via.
Bonnie non trovò la forza di dire o fare altro, gli occhi le si riempirono di lacrime e cadde a terra, appoggiandosi all’albero sotto il quale si trovava.
“Ma che mi sta succedendo?”
 

“Allora?” chiese Damon “Perché non risponde? Sei sicuro che la procedura sia questo?”
“Senti, lo stregone sono io. E comunque sì, ne sono sicuro! C’è qualcosa che blocca il contatto, non sono io che non lo so fare!”
“E che sarebbe?”
“Non lo so.”
“Ma hai detto che con il sonno riesci a metterti in contatto con lei, giusto? Dormi!”
“Deve dormire anche lei e non c’è tempo di aspettare la notte.”
“Quindi cosa suggerisci?”
“Andiamo al Whitmore.” rispose Kai spegnando la fiamma della candela con le dita e scattando in piedi.
“Piccolo mostro, aspetta!”
“Cosa?”
“Io non riesco a capire…. perché ti interessa tanto salvare Bonnie?”
“Mi interessa il… potenziale della sua magia, ecco..” rispose esitante “Su, andiamo!”
La risposta non convinse per niente Damon il quale prese le chiavi della Camaro pronto ad aiutare l’amica e a capire quali fossero le vere intenzioni del suo piccolo amico.

 

 
__________



Buon pomeriggio!
Fortuna che oggi non c'è la Luna Nuova, vero?
Sono appena tornata dalla Convention tenutasi a Roma
dedicata a TVD e TO ed è stata 
una delle esperienze più belle e divertenti che io abbia mai avuto!
Ho incontrato Ian, Paul, Malarkey, Trevino, Chase, Rick Cosnett, Claire, Daniel Gillies
e sono tremendamente sexy tutti loro, ma
chi ha colpito oltre Ian sono stati
Daniel, Trevino e Rick *^*
BTW, a voi i commenti e alla prossima!!

 

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Capitolo 5
*** Quarto Capitolo ***




Il mio mondo - prigione 

Quarto Capitolo


 
Damon bussò alla porta della stanza di Caroline e Bonnie, non aveva detto che c’era anche Kai o non lo avrebbe mai accolto. 
“Ciao Biondina!” disse Damon salutando Caroline con il suo solito sorriso seducente.
“Ehi, Bonnie è dentro.” disse Caroline in un sussurro a malapena percepibile “E’ a pezzi.” aggiunse, guardò verso il corridoio e alla vista di Kai sgranò gli occhi “E lui che..?”
Damon le tappò la bocca “Non dire niente. E’ qui per aiutare Bonnie.”
Caroline socchiuse la porta “E come?” chiese guardinga.
Scrollò le spalle.
“Okay. Spero solo che possa veramente aiutarla!” sbottò sottovoce prima di lasciare il campo libero a Damon che era più vicino e poi a Kai, si allontanò quindi lungo il corridoio.
Damon guardò Kai, il quale fece un segno con la testa, quindi il primo bussò per poi entrare.
Bonnie piangeva, si era infilata sotto le coperte ancora vestita.
Troppo scossa per cambiarsi o svestirsi.
“Bonnie!” la chiamò il vampiro.
Lei tirò su col naso e si asciugò con il palmo della mano il viso, guardò chi avesse parlato e si mise seduta “Damon.” disse solo.
Ci fu per qualche istante silenzio, poi Damon parlò “Cosa ti è successo?”
“Sto diventando pazza.”
“Perché?”
“Faccio del male a chi mi sta intorno, io non sono così.” si morse il labbro come per frenare il tremore che ancora la scuoteva “Che mi sta succedendo?”
“Siamo qui per questo.”
Tirò su col naso “Siamo?”
“Vieni!” disse Damon invitando Kai nella stanza. Due passi avanti e fu accolto dalla luce che filtrava nella stanza, Bonnie rimase senza parole, le labbra schiuse e un’espressione contrariata dipinta sul volto. Guardò sconvolta Damon, poi guardò Kai con gli occhi spalancati.
“Non ci posso credere.” 
“Ciao Bonnie.” la salutò nervoso Kai.
Gli occhi della ragazza guizzarono da quelli chiari di Damon a quelli grigio-blu di Kai.
“Non ci posso credere.” ripeté “Come è possibile?”
“E’ una lunga storia, Bon, ma siamo qui per te adesso.”
“Per me? Cosa vi serve un incantesimo?” chiese alzandosi “O magari il mio sangue? O magari ancora mi devo uccidere, eh? Perché io non sono utile che per questo, dico bene? Mai qualcuno che mi avesse chiesto cosa ne pensavo? Devo essere sempre io quella sacrificabile, quella che si fa in quattro per gli amici e per gli amici degli amici, BASTA!” 
“Bonnie, smettila!” gridò quasi Kai spazientito da quell’isteria “Siamo qui un motivo e nessuno di noi ti toccherà o ferirà, te lo prometto.” continuò in tono più pacato.
“Le tue promesse non valgono niente.”
Kai sollevò le sopracciglia, per poi assumere un’espressione ferita sul volto.
“Ahia!” la guardò negli occhi “Posso spiegarti..”
“Cosa? Perché sei così? Ti prego evita futili ed imbarazzanti spiegazioni! E tu” disse rivolta e indicando Damon “potevi restartene anche a Mystic Falls se dovevi portarmi un fantasma pazzo che blatera di voler dare spiegazioni!” disse drastica Bonnie la quale stava per schizzare fuori dalla stanza, quando Kai si frappose fra lei e la porta, la ragazza vi andò contro convinta che vi sarebbe passata attraverso invece, sbatté contro il corpo forte di Kai, rimase senza parole. Ancora.
“Bon, non è morto. E’ vivo.” aggiunse Damon notando l’espressione di sorpresa e paura di lei.
Bonnie si allontanò da lui come se avesse davanti il peggiore dei mostri, l’essere più orripilante che avesse sconvolto la sua vita e in effetti la ragazza pur avendo incontrato già nella sua vita mille pericoli, pur essendosi sacrificata tante e tante volte per i suoi amici, per chi amava, non si era mai sentita tanto sconvolta e tanto indifesa come in quel momento, nell’aver rivisto Kai.
“Bonnie” disse Kai aprendo le mani come a voler dimostrare che non aveva nulla in mente “non sono qui per farti del male. Sono qui.. per… te.” aggiunse imbarazzato.
Quelle parole le provocarono uno strano palpito, Bonnie si allontanò da Kai voltandogli le spalle.
“Damon, ti prego, dimmi che è solo uno scherzo di cattivo gusto.”
Damon si sistemò sul letto dell’amica “Capisco che tu sia sconvolta, ma lascialo parlare. Sembra davvero preoccupato circa…”
“Per cosa? Ma te lo sei dimenticato che cosa ci ha fatto? Cosa mi ha fatto? Ti ho fatto provare ogni mio singolo dolore da lui provocatomi e tu? Diventi suo alleato?”
“Senti…”
“NO! NON VOGLIO SENTIRE PIU’ UNA PAROLA DA PARTE TUA!” urlò Bonnie sgranando gli occhi “E tu, mostro, stammi lontano o giuro… che ti uccido!” sibilò minacciosa Bonnie superando Kai e correndo – la sentirono – giù per le scale.
“Ora mi spieghi cosa facciamo qui? E perché sembra che tu sia tanto interessato a Bonnie?”
Kai esitò ancora, fece saettare gli occhi per la stanza poi ricordò la vaga risposta data al vampiro qualche ora prima a casa Salvatore “Sono interessato alla sua magia.”
“Stronzate.” ribatté secco l’altro. 
Kai lo guardò.
“Allora, mettiamola così, io non posso ucciderti, ma se tu non parli, ti farò vivere le pene dell’inferno e ti farò diventare più pazzo di quanto tu già lo sia!” sputò Damon minaccioso parandosi dinanzi a lui.
“Sbaglio o questa è una mia frase? Eh” disse Kai battendo sulle spalle di Damon “vecchio mio, bisogna che tu rinnovi un po’ il vocabolario delle tue minacce! Sai, questo copiare le battute altrui è piuttosto patetico!” lo punzecchiò sorridente.
Damon tolse le mani dell’ibrido dalle spalle con un’espressione di disgusto dipinta sul viso “Ciò che è patetico oltre ad essere uno scherzo della natura, sei tu. Perché sei qui? Non vorrai dirmi che all’improvviso hai scoperto il lato buono di te!”
Kai accennò un sorriso.
“Non essere sciocco!” disse guardandosi intorno come se stesse cercando qualcosa “Io non sono buono né lo sarò mai, mi conosci!”
“Ahimè!” esclamò Damon.
Prese in mano un iPhone e se lo rigirò tra le mani, guardò incuriosito l’oggetto tra le sue mani, vide la sua immagine riflessa “E’ uno… specchio in miniatura?” chiese mostrandolo a Damon, lui rispose: “E’ un telefono, c’è anche internet e ci ascolti le canzoni o giochi se vuoi.”
“Oh! Accidenti, non so proprio niente!” esclamò con una punta di tristezza nella voce.
“Cosa hai fatto per tutta l’estate si può sapere?”
“Sono stato nei paraggi.. ho preferito far calmare le acque, speravo che mi perdonasse… Non credevo facesse così male non essere perdonato da qualcuno!” ammise “Ho passato anni di prigionia con il macigno di aver massacrato la mia famiglia senza vederlo come tale e ora… ho passato tre mesi facendomi credere morto e odiato da tutti e mi sembra impossibile sopportarlo.” concluse posando l’aggeggio lì dove lo aveva preso.
Si sedette sulla poltrona in fondo alla stanza e guardò fuori.
Non si era mai sentito così, non aveva mai provato il bruciante desiderio di far cambiare l’opinione che gli altri avevano di lui, di farsi perdonare. 
“Ora che siamo soli” disse Damon ottenendo l’attenzione di Kai “puoi dirmi perché siamo piombati qui? Sembra che siamo venuti qui a detonare una bomba o qualcosa del genere.”
“Siamo qui perché Bonnie è in pericolo e temo che sia posseduta dalla magia nera. Ora ti spiego cosa possiamo fare…”


Bonnie lasciata la stanza corse giù per le scale, la gente quando la incrociava scappava o si allontanava bruscamente: tutti avevano paura di lei. 
La ragazza piangeva scappando via, corse talmente tanto da non rendersi conto dove fosse.
Non sapeva che si trovava proprio sotto la finestra della sua stanza e che sia Damon che Kai la stavano osservando. La situazione era grave e se volevano evitare il peggio dovevano intervenire subito: Kai aveva proposto un piano piuttosto ambiguo, ma se volevano salvare la ragazza, dovevano farlo. 


“Si tratta di un po’ di tempo, Caroline.” precisò Damon.
“NO! Io non lascio di nuovo Bonnie in compagnia dello psicopatico..!”
“Ti ricordo che posso sentirti!” disse l’ibrido che se ne stava fermo in un angolo della stanza.
“Meglio!” sbottò “Damon, no. Bonnie ha paura di lui e io, secondo te, sarei tanto stupida da lasciarla nella stessa stanza per… chissà quanto? Scordatevelo!” 
“Caroline, io sono stato terribile con lei” intervenne Kai che si avvicinò ai due “ho braccato e ferito fisicamente Bonnie. Adesso però voglio fare qualcosa per lei, c’è qualcosa che non va. Io non voglio che lei diventi chi non è.”
“E tu cosa ci guadagni?” chiese Caroline incrociando le braccia.
“Questo è un tasto dolente ed è una domanda a cui il nostro amico non vuole rispondere.” disse Damon alzando le sopracciglia e assumendo un’espressione incerta.
“Vediamola così” disse Kai “la chiave per risolvere il problema di Bonnie sono io.” 
“Bonnie non ha nessun problema! E’ solo un po’ tesa per via degli esami!”
“Andiamo, Caroline, anche una superficiale come te deve essersi resa conto che Bonnie non è normale! Bonnie è diversa, è aggressiva, non vuole che nessuno le dica niente che sia diverso dalla sua opinione e alterna questi momenti ad altri in cui si rende conto e si dispera!” sbottò Damon.
“Caroline, guarda.” disse Kai avvicinandosi alla finestra e guardando verso il basso, la bionda si avvicinò “Ti sembra una persona che sta bene? Perfino uno come me lo nota, figurati tu che sei la sua migliore amica. O perlomeno dovresti esserlo!”
Caroline guardò prima verso il ragazzo, poi verso l’amica. 
Con un’espressione corrucciata acconsentì a quel tentativo, anche se lei riteneva eccessivo far dormire nella stessa stanza quei due, soprattutto considerando i trascorsi.


Bonnie dopo aver versato tutte le lacrime che credeva di avere, tornò di sopra.
Salì i gradini lentamente, sperava che sia Damon che Kai se ne fossero andati, non voleva più vederli e per quanto le cose tra lei e il vampiro fossero migliorate, dopo che le aveva portato Kai davanti agli occhi per la seconda volta, sperava di non vederlo per il prossimo anno.
Kai…. sperava che fosse stato uno scherzo di pessimo gusto, sperava di aver avuto problemi divista piuttosto che rivederlo realmente! Lo odiava.
Quando giunse in camera sua fu assalita da un abbraccio particolarmente caloroso di Caroline.
“Oh, tesoro.”
“Ehi, che succede?”
“Ho regolarizzato le cose Car…” stava dicendo Kai alle spalle di Bonnie, la quale sciolse l’abbraccio e si voltò verso di lui.
“Cos’è che avresti fatto?” si voltò verso l’amica “E tu che c’entri con lui?”
“Io… perché non entri?” la invitò prendendola per un braccio.
I tre entrarono in stanza, Damon era già lì.
“Cos’è questa storia?” 
I tre si guardavano l’un l’altro come se stessero scegliendo chi fra loro doveva parlare.
“Allora? Voglio delle risposte! Care mi spieghi almeno tu?”
“Bonnie, ehm…. Kai ha..”
“Non mi interessa niente di Kai…”
“Infatti” intervenne proprio l’ibrido “Damon ha insistito per venire qui. Io ho detto soltanto che ho percepito un’energia molto… potente e malvagia provenire da qui, se fosse per me lascerei tutto così, in balia del dolore, della sofferenza, ma siccome Damon è molto preoccupato soprattutto per te e… beh, siamo qui per… diciamo proteggerti. Mi ha chiesto, su poi insistenza anche di Caroline, di restare qui. Di vedere se c’è per davvero qualcosa che non va. Nel caso sia stata una svista da parte mia, me ne andrò, ti chiederò scusa e ti prometto che non mi vedrai mai più.” disse tutto d’un fiato. 
Bonnie lo odiava e dirgli quello che provava in quel momento, sarebbe stato inutile. 
Gli avrebbe solo sbattuto la porta in faccia senza ottenere niente. 
“Vi ringrazio, ragazzi, per preoccuparvi così tanto per la scuola e per me, ma perché non puoi restare tu Damon? Insomma io e te abbiamo passato le pene dell’inferno in quella prigione, puoi restare qui.”
“Non sono uno stregone, Bonnie. E lui è l’unica alternativa.” concluse indicandolo con una mano e scrollando le spalle.
“Cosa dovrebbe fare?”
“Stare con te.”
Bonnie aprì la bocca sbalordita, aveva capito.
“Mi volete rifilare lo schizzato? 24 ore su 24? Se devo stare con lui allora dovrete preoccuparvi sul serio! Volete farmi impazzire?! Vi siete scordati quello che ha fatto?”
“No, ma…”
“Bonnie” intervenne Kai “te lo giuro, non ti farò del male!”
“Me lo avevi giurato anche un’altra volta e ricordo benissimo com’è andata a finire.”
“Stavolta è diverso!”
“Perché?” chiese guardandolo dritto negli occhi.
“Perché… sono cambiato. Ti prego, dammi questa possibilità.”
Bonnie distolse lo sguardo e tamburellò nervosamente un piede per terra.
“Io starò nella stanza accanto” intervenne Caroline “se solo osa farti del male..”
“Non accadrà!” intervenne Kai.
“Se solo osa farti del male” riprese la bionda “lo ucciderò io per te.”
Bonnie sorrise amaramente e poi non poté fare altro che accettare di nuovo il suo destino: dover condividere la stanza con quel mostro che l’aveva quasi indotta al suicidio.
“Non pensare che questo cambi qualcosa tra noi!” proferì con veleno Bonnie che prese a guardare in cagnesco prima Kai, poi Damon e infine Caroline.
Damon e Caroline uscirono dalla stanza, mentre Damon stava per andare via, Care gli si avvicinò e disse: “Mi auguro per te, ma soprattutto per lei che tutto questo funzioni!” 


Kai da quel giorno stette con Bonnie, nella stessa stanza, stessi corsi. 
Si mise subito in pari con il programma e le materie studiate sorprendendo un po’ tutto il corpo docente e attirando non poche occhiate di stupore e ammirazione da parte dei suoi “coetanei”.
Ammirazione che accrebbe nel momento in cui si sparse la voce che lui divideva la stanza con “quella pazza della Bennett”.
Bonnie nei giorni seguenti divenne se possibile ancora più intrattabile, odiava Kai. 
Quella vicinanza forzata non fece che accrescere quel sentimento.
Stavano l’uno all’angolo opposto della stanza, Bonnie spesso e volentieri alzava lo sguardo per guardarlo in cagnesco. 
Kai alzò lo sguardo proprio in quel momento e i loro sguardi si incrociarono.
“Perché mi fissi in questo modo?” chiese Kai con un’espressione curiosa.
Lei scrollò le spalle e abbassò lo sguardo rispondendo “Ti guardo come meriti.” tornò a guardarlo dritto negli occhi “Con disprezzo. Non ho ancora capito perché tu sia qui, cosa speri di ottenere da me, ma ti assicuro che non l’avrai. Qualunque cosa essa sia.”
Kai abbassò lo sguardo e sospirò, sfogliò inutilmente e ancora il libro di letteratura, poi decise che era meglio fermarsi, non stava capendo nulla.
“Bonnie, ti prego, puoi darmi una seconda occasione? Tutti ne hanno diritto.”
La ragazza lo fulminò e senza rispondergli tornò a leggere delle opere di Geoffrey Chaucer.
“Okay, la mia seconda occasione l’ho sprecata, è vero, ma ti prego dammene una vera, una che sappia sfruttare nel modo giusto!”
“Per farmi pugnalare di nuovo o uccidermi questa volta?” disse pungente “No. Stai qui, forse vuoi solo studiare o forse hai altri scopi, ma ti assicuro che non ti aiuterò.” disse dura Bonnie guardando verso il libro di nuovo.
Kai abbassò lo sguardo “Sai, fino ad alcuni mesi fa tutto questo mi sarebbe scivolato addosso, ma ora no. Ora fa male. Fa male capire quanto male abbia inflitto..”
Lei sollevò le sopracciglia e senza pietà gli disse “Bene, buon per te!” lo guardò “Spero che almeno questo ti stia servendo.”
“Ciò che è necessario per cambiare una persona è cambiare la propria consapevolezza di se stesso.”
Alzò gli occhi su di lui, stupita.
“Abraham Maslow.” disse il ragazzo con l’espressione di chi sperava che la cosa stesse funzionando, ma lei sospirando riprese a guardare la pagina del libro senza leggere davvero, portò le ginocchia vicine al corpo e disse: “Kai, perché?”
La guardò. 
“Perché dovrei credere che tu sia cambiato?” chiese guardandolo.
“Perché Damon sì e io? Bonnie, forse tu lo hai dimenticato, ma io so cosa ha fatto, cosa ti ha fatto. Non mi sembra che lui sia stato una persona buona, anche lui ha avuto i suoi demoni da affrontare.
Perché la stessa cosa non può valere per me?”
“Perché tu dici di essere cambiato, ma la verità è che alla prima occasione torni quello di prima. Se non peggio.”
“Non è così e se non mi dai quella possibilità non lo saprai mai.” ribatté Kai.
“Ma io non voglio dartela! Non voglio conoscerti, non voglio conoscere il mostro che sei! La facciata mi è già bastata!” sbottò voltando la testa verso l’altra parte della stanza.
“Anche i mostri sono umani.” aggiunse sentendo gli occhi pizzicare, non voleva piangere, ma una cocente delusione la provò. Fu quasi peggio della rabbia che aveva provato vent’anni prima quando aveva scoperto che la sorella lo aveva ingannato e aveva organizzato la cerimonia per la fusione, in realtà rivelatasi la cerimonia della sua condanna.   
 

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Capitolo 6
*** Quinto Capitolo ***




Il mio mondo - prigione 

Quinto Capitolo


 
Dopo quel vivace scambio di opinioni né Bonnie né Kai disse più una parola.
Bonnie voleva dare quanto meno corda era possibile al ragazzo, lui non voleva che lei pensasse che volesse usarla.
Il pomeriggio perciò passò nel modo più silenzioso possibile, la sera quando le luci si spensero fu un silenzio rumoroso quello che oppresse Kai. Non ce la faceva a non parlare con Bonnie, a non dirle quale era esattamente il suo problema, ma Damon gli aveva praticamente imposto il silenzio per il bene della stessa Bonnie e così, per la prima volta nella sua vita, Kai scelse di seguire il consiglio di un’altra persona.
Somnius.” cominciava a dire fra sé e sé sperando che quella magia potesse funzionare, ma niente. Doveva solo aspettare che il sonno giungesse spontaneamente e con i pensieri che aveva, temeva di non riuscirci facilmente.
 
 
Bonnie invece scivolò in un sonno profondo e come le accadeva ormai tutte le notti da circa un anno, sognò di alzarsi dal letto e vedendo la stanza vuota uscì fuori, sui gradini anche quella volta c’era Sebastian che questa volta l’attese con uno splendido sorriso a illuminare il volto pallido, reso ancora più pallido dal chiarore della Luna.
“Come stai mia deliziosa Bonnie?”
“Nessuno mi ha mai chiamata così!” gli confessò sorridendo radiosa “Nemmeno il mio ex fidanzato!”
“Che sciocco! Non sa cosa si è perso!”
Bonnie rimase un attimo interdetta.
“Lo splendido sorriso che mi hai appena donato!”
Abbassò gli occhi un po’ imbarazzata, i complimenti le facevano piacere, ma la mettevano sempre un po’ in agitazione e disagio.
Con Sebastian era tutto semplice, era tutto naturale e immediato. Lui la sapeva ascoltare, la consigliava, la consolava, le suggeriva delle cose. Tutto era bello.
Se non fosse stato un sogno…. che sfociava sempre in un incubo, l’incontro con Kai.
Sebastian se ne andò e Kai le apparve in sogno trafelato e con una strana luce negli occhi.
“Finalmente ti ho raggiunta! Bonnie, ti prego, dimmi che mi senti?”
“Vorrei poter dire di no, ma… purtroppo sì.”
“Ti devo parlare, la tua te diurna non lo fa, perciò temo che la tua notturna dovrà.”
“La mia… diurna?” non capiva “Di che cosa stai parlando?”
Un’espressione terrorizzata apparve sul volto di Kai “Sei già a questo punto?”
Abbassò lo sguardo preoccupatissimo.
“Kai? Come fai ad essere ancora qui?”
“Bonnie” rispose Kai prendendola per i polsi, Bonnie sussultò poiché ebbe timore che l’avrebbe strattonata o fatta del male, ma non lo fece. Anzi Kai percepì il terrore che provava Bonnie e così cercò di essere il più delicato possibile nel compiere quel gesto “Bonnie, io sono al Whitmore. Sono venuto stamattina con Damon. Io sono qui perché non sono morto.”
“Ah..” Bonnie disse solo guardandolo “Perché sei qui?”
“Io…. c’è un qualcosa che minaccia l’istituto..”
“Tu!”
“No! Qualcosa. Non ‘io’. Qualcosa. E, ehm.. Bonnie, io l’ho percepita dal primo momento in cui mi sono messo in contatto con te ed è ancora più potente ora che sono al college.”
“Aspetta, ora mi sembra di ricordare…” disse con un’espressione concentrata e sedendosi sul prato “sì, tu sei venuto e hai mandato via Caroline per stare con me nella stanza.” lo guardò “Ma perché?”
“Per… diciamo tenerti d’occhio.” concluse Kai sedendosi vicinissimo a lei.
La ragazza non sopportava tale vicinanza con chi non conosceva, ma soprattutto con chi l’aveva quasi strangolata, pugnalata più volte, abbandonata nel mondo – prigione, quasi indotta al suicidio e l’aveva quasi uccisa così si allontanò con un piccolo sobbalzo.
“Perché me? Cosa ti serve?”
“Perché credi che io voglia qualcosa da te?”
“Oh vediamo, da quando ti conosco non hai fatto altro che pretendere, più che volere, qualcosa da me indipendentemente dalla mia volontà.” tacque qualche istante “Seriamente Kai, che cosa vuoi?”
Kai le prese le mani, Bonnie guardò le sue mani posate sui palmi dell’assassino con aria sconcertata e intimorita soprattutto“Io non voglio niente da te, voglio solo e soltanto aiutarti. Ti prego, lascia che ti aiuti!”
“Aiutarmi? Lasciartelo fare?” Bonnie ritrasse le mani e si alzò parandosi dinanzi a lui “Spiegati.”
“C’è una forza, temo Magia Nera, che si è annidata in un posto nel college. Sono riuscito a captarla grazie alla tua presenza.”
“Magia Nera? Ne sei sicuro?” chiese perplessa.
“Sì” disse annuendo “visti i sintomi ne sono sempre più sicuro, io da solo non so se ce la faccio.”
“Ah, ecco! Lo sapevo che c’era la fregatura!” sbottò “Hai bisogno di me, come sempre! Per una volta non voglio aiutare nessuno, sono stanca di dover essere l’ancora, di dover sacrificare la mia vita, le mie amicizie, di dover fare sempre la martire per salvare il culo a qualcuno! Non ne posso più!” sbottò con gli occhi lucidi e allontanandosi da Kai.
Si morse il labbro con gli occhi pieni di lacrime.
“Mi dispiace, Bon.” disse solo Kai alzatosi e alle spalle di lei.
“Va bene.” disse lei tirando su col naso, c’era una domanda che però voleva porgergli “Kai… perché non mi hai uccisa e basta al matrimonio? Perché creare tutto questo diversivo con l’incantesimo che ha colpito e legato me ed Elena? Lei starebbe con Damon, sarebbe felice. Io non sono comunque felice… questa non è la vita che volevo né quella che ci auguravamo quando eravamo ragazze.” stava parlando a ruota libera ormai con sguardo assente, Kai sapeva certe cose? Che importanza aveva? Non le dava neanche fastidio al momento il pensiero che il mostro sapesse.
“Cosa ti aspettavi dalla vita?” le chiese.
Bonnie sorrise tirando su col naso “Volevo essere una dottoressa. O una poliziotta. Volevo…. ormai non ha più importanza. Il mondo che conoscevo è stato distrutto, le persone che amavo o sono lontane o sono morte o sono diventate qualcuno che non conosco più. Tutto quello in cui credevo è sparito.” chiuse gli occhi e sentì le lacrime spiccare il volo lungo le guance. Se le asciugò con entrambi palmi delle mani.
“Io volevo solo dire che…”
“Non importa, ormai dovrei esserci abituata!” esclamò voltandosi verso di lui con un sorriso amaro ad incresparle le labbra “Uno in più uno in meno!”
“Volevo dire che ho bisogno che tu mi dia una mano, ma non nel modo in cui credi.” fece una piccola pausa come a cercare le parole più adatte “Ho letto che quando si va a fare una terapia, il dottore ha bisogno che il paziente collabori per farlo guarire ed è quello che dobbiamo fare. Insieme.”
“Chi è il dottore e chi il paziente?”
Tentennò qualche secondo poi rispose, sempre per cercare di proteggerla “Io e te siamo i dottori, l’istituto il paziente.”
“E come può collaborare il paziente – istituto?”
L’aveva fregato! No, con queste nozioni – Kai – non ci sapeva fare!
“Beh, se uniamo le forze.. possiamo farcela!”
Bonnie tentennò “Perché? Perché dovrei collaborare con uno come te?”
“Ti prego, dammi una sola altra possibilità! Vedrai che non la sprecherò!”
 
                        

Kai si sentì come risucchiare da un vortice: il sogno purtroppo cessò prima che Bonnie potesse rispondergli o potesse voltargli le spalle e dire o fare chissà cos’altro, Kai era sveglio. Di nuovo.
Fissò il soffitto illuminato appena dalle luci dei lampioni che circondavano l’edificio, la paura, ma anche il rimorso e il terrore di non aver fatto in tempo, di non aver saputo sfruttare bene quel poco tempo che gli era concesso per parlare come si doveva con Bonnie, forse avrebbe dovuto parlarle apertamente, forse proteggerla – come diceva Damon – non era stata la cosa giusta.
Ma che vuoi che me ne importi di Bonnie Bennett? si chiedeva una parte di lui.
Io sono cambiato, per quanto sia difficile dimostrarlo.
Penso davvero di essere diverso? gli chiese il vecchio Kai dentro di lui. Se sono cambiato allora devo fare in modo che lo veda, altrimenti avrà ragione a dubitare ancora… a meno che non abbia realmente un altro obiettivo, un altro scopo…
E quale sarebbe?
Voglio solo che la Magia Nera faccia il suo corso e distrugga poi il corpo della strega, quindi passerebbe a me. Così sarei veramente invincibile e i miei poteri di ibrido controllerebbero questa potente magia.
“No!” urlò quasi Kai mettendosi seduto e mantenendosi la testa con entrambe le mani “Non voglio… no, non può finire così.” disse a mezza voce in tono preoccupato e imparito, poi guardò verso Bonnie, la quale gli dava le spalle.
Sono davvero sicuro di essere cambiato fino a questo punto?
Deglutì, non sapeva nemmeno da quanto stesse in quella posizione, gli occhi cominciarono a diventare pesanti e cadde in un sonno profondo prima che potesse rendersene conto e potesse concentrare le sue forze sul suo obiettivo..
 
 
Bonnie si svegliò di soprassalto, alzò la testa di scatto e vide la luce invadere prepotentemente la stanza, aveva ancora sonno, voleva dormire. Si guardò intorno e Kai non c’era, era sola.
Riposò il capo sul cuscino e osservò il soffitto ormai chiaro, aveva sognato quel piccolo pazzo… gli stava dicendo qualcosa, ma non riusciva a ricordare esattamente che cosa… la porta si aprì e lei chiuse prontamente gli occhi, fece finta di dormire.
Sentì i passi di Kai, non sapeva fino a che punto potesse davvero fidarsi di lui e di quell’innaturale gentilezza e disponibilità, ci aveva già provato in passato e ogni volta si rivelava una pessima idea, perché mai avrebbe dovuto farlo ora?
Poi cosa gli stava dicendo a proposito della Magia…?
“Lo so che sei sveglia!” esclamò Kai, la cui voce risuonò per la stanza avvolta completamente dal silenzio, Bonnie non si mosse anzi continuò a far finta di niente.
Forse se lo avesse ignorato, avrebbe smesso e rinunciato a qualunque strana pretesa o scopo su di lei.
“Nel caso tu ti sia dimenticata adesso sono un ibrido, sento quanto se non meglio di un vampiro e licantropo messi insieme, quindi far finta di dormire, non mi farà sparire!”
Bonnie non demorse.
Nemmeno Kai.
“Sai, si stanno avvicinando le vacanze di Natale e visto che né tu né io abbiamo parenti, pensavo di passarlo con te!”
“Sarebbe l’Inferno, non Natale!” sbottò Bonnie aprendo gli occhi “Non festeggerò mai il Natale con te! Io almeno ho degli amici, tu? Chi hai? Nessuno. Sei solo e sei patetico!” continuò velenosa mettendosi seduta.
“Deduco che hai dormito bene!” constatò Kai tentando di comportarsi con lo stesso menefreghismo di sempre. Anche se il suo stava diventando un menefreghismo apparente, ne stava cominciando a soffrire di tutto quel veleno, del dito costantemente puntato contro. Kai aveva portato la colazione in stanza e l’aveva posata sul tavolo enorme che si trovava nel centro della stessa.
“Sì, finché non ho sognato te!”
Kai alzò lo sguardo su di lei: “Ah sì? E che cosa?” chiese fingendosi a malapena curioso di quello che gli stava dicendo, in realtà sperava profondamente che Bonnie ricordasse ciò che gli stava dicendo e potesse rispondergli.
“Non molto a dire il vero..” rispose sedendosi “Mi stavi dicendo che c’è un pericolo in atto o pronto a scatenarsi, non mi ricordo. Dicevi che era nell’istituto e…. basta.”
Kai abbassò lo sguardo deluso.
“L’ho liquidato come un incubo.” proseguì lei “Perché ogni cosa che ha a che fare con te lo è.” fece una piccola pausa “Dico bene?” chiese come a voler infierire.
Kai non rispose, anzi le disse: “Ti ho preso un cornetto, c’erano anche i pancakes ma penso tu ne abbia abbastanza.”
“Non voglio niente da te, da uno psicopatico che mi ha quasi uccisa.”
Bonnie si alzò, ma Kai la bloccò per il polso trattenendola.
Bonnie lo guardò dritto negli occhi, sguardo che lui ricambiò “Pensi che se fossi ancora un mostro, ti avrei permesso di parlarmi così? Ti avrei già strappato la lingua se fossi il mostro con cui credi di parlare!” esplose per poi lasciarla di colpo.
Bonnie decise di sedersi il più lontano possibile da lui, si sedette sul letto avvicinando le gambe al corpo e posando il capo sulle ginocchia, lo sguardo imbronciato e confuso.
Il ragazzo si alzò con il cornetto tra le mani e lo posò vicino a Bonnie “Mangialo se hai fame, per me puoi anche non mangiare. Visto che la mia presenza non è gradita, vado fuori.” detto questo prese la busta marroncina che aveva posato sul tavolo e con passo deciso uscì dalla stanza sbattendo appena la porta.
Bonnie guardò pensierosa più e più volte il cornetto avvolto da un foglietto di carta indicante il nome del bar del college, piccoli pezzetti di sfoglia si erano staccati ed erano sparsi sul copertino. Fece degli incantesimi per controllare che non fosse avvelenato, poi decise di addentarlo e le costò ammetterlo, ma il mostro ci aveva azzeccato, amava l’amarena.   
Una piccola parte di lei si dispiacque di aver trattato in quel modo Kai, così decise di scendere e andare a chiedergli scusa per quello che aveva detto, nonostante ciò però niente la induceva a vedere Kai in modo diverso, per lei Kai voleva ancora qualcosa, sebbene non sapesse di cosa si trattasse. Scese lentamente le scale del College semideserto e andò fuori, si guardò in giro e poi lo vide, era seduto ad un tavolo da picnic, la carta marroncina messa in un angolo e briciole di cornetto erano sparse sul tavolo.
Kai guardò di sottecchi Bonnie per poi tornare a fissare il tavolo “Controllato che non avessi avvelenato il cornetto?”
“Sì, l’ho fatto.” ammise sedendosi di fronte a lui.
Lo guardò, lui fece lo stesso.
In quel momento entrambi notarono dei pezzetti di sfoglia rimasti agli angoli della bocca di entrambi.
“Hai qualcosa..” dissero entrambi indicando la bocca dell’altra con una tale sincronia che sembrava si fossero esercitati nel farlo. Sfuggì a entrambi un piccolo sorriso.
Kai provò per la prima volta un profondo imbarazzo nel sorridere e nel ricevere un sorriso sincero da parte di un’altra persona, provò uno sconosciuto crampo allo stomaco che non aveva niente a che fare con l’abituale nervosismo o rabbia che aveva verso il mondo a lui circostante.
Abbassò lo sguardo e sperò che questo fosse l’ok per avere un’altra chance, per essere visto almeno come una persona normale e non per forza come il tanto temuto mostro, come quel mostro da imprigionare, dal quale guardarsi.
“Bonnie, vorrei chiederti una cosa, in passato ti è mai capitato di trovarti a fronteggiare la Magia Nera?”
Alzò gli occhi su di lei e vide il suo sguardo divenire freddo, duro, da far mancare il respiro.
“Perché me lo chiedi?”
Kai scosso scrollò le spalle e rispose vago: “Mi sono imbattuto qualche giorno fa leggendo in questo tipo di magia molto potente e non l’ho ben capita. Dal momento che tu sei una strega potentissima, volevo sapere se potevi illuminarmi.”
Non c’era più la Bonnie di qualche secondo prima davanti a lui.
Doveva stare attento…
Lo sguardo di Bonnie divenne meno duro, ma comunque non la convinse completamente la risposta del giovane davanti a lui “Per rispondere alla tua domanda, ne so molto, ma non ne parlo volentieri. Per colpa della magia sono.. beh, sono successe tante cose orrende. La Magia Nera fu bandita nel 1600 e da allora nessuno la utilizza più. Fu una Congrega di Streghe ad utilizzarla e da due Congreghe imprigionata, fu la Congrega Bennett assieme a quella Gemini a bloccarla.
Vuoi sapere altro?” disse quasi tutto d’un fiato.
Kai abbassò lo sguardo e rispose: “Sì, parlamene ancora. Questo tipo di Magia Nera… mi affascina.” fece un secondo di pausa “A te no?”
“Certo che no!” esclamò con voce acuta “Quel tipo di Magia è proibita e, soprattutto se capitata in mani sbagliate o inesperte, può far danni peggiori di quanti ne infligga normalmente!”
“Come la si può evocare?”
Bonnie scrollò le spalle, “Non ne ho idea.” fece una piccola pausa “Mi vai a prendere un cappuccino?”
Era meglio in quel momento non contraddirla, perciò si alzò e ci mise più tempo del dovuto per prendere ciò che gli aveva chiesto.
La Magia Nera poteva essere evocata, liberata e quindi diffusa. Restava da capire chi l’avesse evocata e cosa c’entrava Bonnie… era stata la sua Congrega assieme alla Gemini a intrappolarla.
Poteva uno spirito tornare ed impossessarsi di un corpo, trasformare la persona in un ricettacolo, consumarla al fine di far rinascere quel tipo di magia?
Kai non ne sapeva molto di spiriti, sapeva della Magia, aveva conosciuto la sete di potere, di gloria, ma di spiriti ritornati dall’Inferno pronti a far diffondere la Magia Oscura no. Tornò dalla ragazza dieci minuti dopo con aria pensierosa e con l’obiettivo di parlare con la vera Bonnie.


 
_______________

Notte di Luna Nuova, eh!
Fate attenzione!! 
Scherzo naturalmente.
Avete visto il video - parodia mandato in onda durante il panel di TVD
con il bacio DaKai ahahahah tipo che non riuscivo a smettere di ridere!
Peccato abbiano fatto fuori il personaggio di Kai perché se voleva la Plec
avrebbe potuto costruirci una bella storia, magari una svolta BonKai, ma c'est la vie.
Veniamo a Kai, riuscirà mai a farsi perdonare ed accettare dalla vera Bonnie?
Si accettano scommesse.
Alla prossima

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Capitolo 7
*** Sesto Capitolo ***




Il mio mondo - prigione 

Sesto Capitolo


 
TRAILER - o almeno così mi piace vederlo - DELLA FANFICTION 
http://www.youtube.com/watch?v=TdkKTSQR9eo

Thara ymbsittendra ofer hronssajdeuhyran. Unheran cahscatun bregksjdan.. bewksa odothya rinsai quickhakum” sussurrò Kai, aveva stordito Bonnie con un incantesimo soporifero.
La testa pendeva verso destra, le labbra schiuse.
“Kai?” chiese confusa la ragazza aprendo gli occhi.
Aveva funzionato.
“Cosa succede? Che cosa mi hai fatto?”
“Bonnie” le si avvicinò e si accoccolò dinanzi a lei, le prese le mani lasciandola stupita “come stai?”
“…bene… ehm, perché come dovrei stare?” Bonnie si guardò intorno “Perché quella candela?” chiese indicando la candela accesa sulla tavola al centro della stanza.
Kai si alzò, la prese e la spense rispondendo con un vago ‘niente’.
“Mi sento strana.”
“Cioè?” chiese il ragazzo di nuovo avvicinandosi a lei.
“Come se mi fossi svegliata da un lungo sonno.” tacque “Sai perché?”
Sì, lo so.
“Immagino sia stress da esami, ehi tra tre settimane dobbiamo sostenere i primi esami al college!” esclamò strofinandosi i palmi “Emozionata?”
“Non molto veramente. Sarà che…. in questo periodo non sono molto presente. Ho continui sbalzi temporali, dimentico le cose.” fece una pausa “Tu da quanto sei qui?”
“Intendi con te al College?” Bonnie annuì “Circa quattro settimane. Non.. ti ricordi?”
“Qualcosa.” rispose “Ma non tutto.”
Si alzò.
Bonnie lo guardò e gli chiese: “Seriamente, che cosa mi hai fatto?”
“Te l’ho già detto, niente e non voglio farti niente. Lo sto ripetendo dal giorno in cui sono tornato a Mystic Falls. Sono diverso. Questi mesi… mi hanno reso diverso.” 
“Com’è possibile che tu sia ancora qui? Come hai fatto? Damon ti ha…”
“Credeva di avermi ucciso. Era solo un’illusione.”
“Sì, ma… ricordo che avevi un morso di licantropo. Saresti morto comunque.”
“No.” scosse la testa “Ricordi che avevo trasformato il morso di licantropo in magia? In realtà non ero del tutto guarito come pensavo. Sono un Eretico, il morso di licantropo non si è del tutto rimarginato e non ha lo stesso effetto che ha sui normali vampiri.” Kai fece una pausa “Il morso è fatale per i vampiri, per me è… un po’ diverso. Gli effetti sono gli stessi, sudorazione, attacchi di panico, allucinazioni, desiderio di morire in fretta. Solo che non so come, non ci capisco molto, nel mio caso è come se avessi il gene della licantropia, sai come quando diventi immune ad un virus. Non mi ha ucciso, non è stato del tutto assorbito quindi non so come, ma da allora oltre ad avere la sete di sangue, ad ogni luna piena avverto come un richiamo, un istinto e quindi ho dedotto che una parte di me sa di essere anche licantropo.” tacque per alcuni secondi “Conosci qualcuno che sia stregone, vampiro e licantropo?”
Bonnie ci pensò su qualche momento “Beh, c’è un ibrido di no Klaus che è sia vampiro che licantropo.”
“Dove lo trovo? Voglio parlare con lui.”
“Klaus non ti aiuterà.”
“Perché?”
“Non hai mai sentito parlare di lui?” chiese stupita.
“E da chi avrei dovuto sentirlo? Visto che la mia tenera famiglia mi ha sbattuto in quel maledetto mondo parallelo!” sbottò.
Bonnie tacque per circa un minuto e disse: “E’ pericoloso. E’ pericoloso quasi quanto te.”
“Quindi dovremmo andare d’accordo!”
Lei sospirò e scosse piano la testa, non aveva intenzione di parlargli di Klaus o cercare di fargli cambiare idea, se voleva farsi ammazzare realmente da lui, che lo facesse pure.
“Va bene, okay, lasciamo perdere Klaus.” disse, avrebbe scoperto da solo quell’essere unico nel suo genere. Tra i due scese il silenzio, Bonnie si guardava in giro per la stanza come se temesse l’arrivo di una terza persona e Kai la guardava facendo zigzagare lo sguardo da lei alla direzione in cui lei guardava.
“Che ne dici di studiare un po’?”
Lei lo guardò e rispose: “Va bene, ma cosa dovremmo studiare?”
“C’era un tema che dovevamo fare” mentì “riguardante il folclore in epoca medievale.”
“Wow, interessante!” esclamò Bonnie entusiasta “Perché non me ne ricordo affatto?”
Kai scrollò le spalle.
Perché non c’è nessun tema, ti sta prendendo in giro come sempre. Le sussurrò una voce all’orecchio e Bonnie perse l’entusiasmo e la luce dai suoi occhi.
“Che c’è?” chiese il ragazzo notando che la ragazza era triste improvvisamente.
“Tu stai mentendo.” affermò con voce tremante.
“No. C’è per davvero.”
E allora perché esita? Perché sembra essere impallidito?
“Tu stai nascondendo qualcosa.”
“Ti sbagli.” disse Kai “Che ti succede Bonnie?” proseguì Kai preoccupato.
Mente. sibilò la voce nella testa della ragazza Non permettergli di imbrogliarti. Lo ha già fatto in passato, tu non sei stupida e capisci quando qualcuno vuole ingannarti ed è quello che lui sta facendo. E’ un manipolatore, non vuole essere tuo amico. Ha altri scopi.
Bonnie cominciò a guardarsi intorno spaventata, sentiva questa voce, si sentì terrorizzata “Dov’è?” chiese tremante guardando verso Kai.
“Dov’è, chi?” chiese alzandosi e andando verso di lei.
Bonnie girava su sé stessa, continuava a sentire quella voce, rimbombava nella sua testa.
“Falla smettere!” urlò quasi.
“Calma, Bon, sta’ calma!” cercò di tranquillizzarla, ma fu inutile.
La ragazza provò un terrore profondo, un terrore che credeva di aver già provato, ma che a quanto pare non era assolutamente paragonabile a ciò che stava provando in quel momento.
Avrebbe voluto urlare, ma sarebbe servito?
Avrebbe fermato la voce?
Il ragazzo la guardava sconvolto, voleva aiutarla, ma non sapeva esattamente come.
Provò ad abbracciarla, ma la ragazza continuava a dimenarsi come in preda ad un qualche tipo di attacco.
“FERMALA! FALLA SMETTERE, TI PREGO!!” cominciò a urlare tappandosi le orecchie.
“BONNIE!” urlò Kai per farsi sentire “COMBATTI! SMETTILA DI URLARE E AFFRONTA QUELLO CHE TI STA TERRORIZZANDO!!”
Bonnie si fermò e lo guardò, la voce era cessata, aveva le lacrime agli occhi per la paura e per aver strizzato troppo forte gli occhi.
“Avevo paura e tu l’unica cosa che mi sai dire è combatti?”
“Che dovrei dirti? Falla vincere, permettile di prevaricare su di te? Vuoi sentirti dire questo?”
Bonnie scosse la testa, le lacrime a inumidirle le guance e con voce rotta disse: “Non capisci proprio niente!” Scappò via.
Per quanto dovrò far finta che m’importi di lei? pensò il vecchio lui. Pensi che lei dopo ti sarà grata? Pensi che questo ti riabiliterà ai suoi occhi? Davvero sono diventato così ingenuo e stupido?
“Io voglio che sia felice, il mio vecchio io non capirebbe.” sussurrò rivolto a sé stesso.
Infatti non capisco, ormai è lampante la cosa: permetti alla Magia di consumarla, la consumerà a tal punto che poi sarà costretta a trovare un nuovo ricettacolo, magari sarò proprio io e con i poteri che ho, non avrò problemi a gestirla e usarla.
“Dici che dovrei approfittarne? Lasciare che lei muoia per avere ancora più potere? Per avere tanto potere da controllare ogni forza soprannaturale?” chiese debolmente fra sé e sé come se ci stesse realmente pensando “Sarei il padrone del mondo, ogni vampiro, ogni stregone, ogni licantropo si sottometterebbe a me.”
Un urlo, un boato fece vibrare l’edificio, Kai capì che era Bonnie e corse fuori, gli studenti - rimasti lì per le feste - anche corsero fuori convinti che fosse un terremoto. Quando Kai uscì vide qualcosa che lo turbò: Bonnie era sospesa a mezz’aria, gli occhi rovesciati e un’espressione vacua sul viso.
Le braccia erano aperte e dal centro di queste, vide una luce nera sprigionarsi, fu così potente che la terra tremò, si sentirono gli alberi spezzarsi e la terra sollevarsi in tante minuscole zolle, i ragazzi gridavano, cercavano di fuggire, ma per via probabilmente della magia nessuno ci riuscì.
Caroline uscì barcollando, vide l’amica in quelle condizioni e trasalì portandosi le mani alla bocca.

                                                             

Era il momento di scegliere per Kai, lasciare che la magia consumasse il corpo della strega o salvarla con un incantesimo di protezione.
Sanguinem Pythonissam Protego. Sanguinem Pythonissam Protego. Sanguinem Pythonissam Protego. Sanguinem Pythonissam Protego.
Bonnie sembrò sentire la formula di protezione che Kai stava facendo: spalancò il palmo della mano, e un miscuglio di quello che sembrava Pietra Nera, vetro e terra puntò dritto verso il petto di Kai. Questo riuscì a difendersi e proteggersi schivando prontamente il colpo, Bonnie ritentò il colpo, ma fallì di nuovo.
“Malus Pugione.” gridò la ragazza.
Un pugnale colpì Kai in pieno petto facendolo indietreggiare e accasciare contro il tronco divelto di un albero, Kai tossì, era senza fiato. Era come se quel pugnale gli stesse togliendo l’aria.
Era come se delle corde invisibili gli si stessero attorcigliando attorno al collo, prese a tossire forte.
“Funziona, giusto?” chiese Bonnie con voce demoniaca avvicinandosi.
Il volto era deformato da un’espressione diabolica, gli occhi completamente bianchi.
“Ho capito cosa stavi cercando di fare. Sei perverso e diabolico.” la voce di Bonnie era mostruosa e grossa, il frastuono che produceva era quasi paragonabile al rombo di un tuono “Non riuscirai a salvarla, non ci riuscirai. Lei è mia. Sei patetico, tu vorresti avere il potere sugli altri esseri soprannaturali? Tu sei solo una patetica caricatura che… sta per morire!” esclamò con enfasi.
La Bonnie demoniaca estrasse un pugnale dall’elsa nera formata da due serpenti intreccianti le cui code si tramutavano in corna argentee. La lama era affilatissima e lucente, stava per colpirlo, per affondare la lama nel petto del giovane sotto di lei, quando lui urlò “UT LUCIFER!!”
Bonnie arretrò urlando e la terra, gli alberi, la terra che si stavano muovendo vorticosamente attorno all’edificio, ricaddero al loro posto, tutto tornò come prima, la polvere solo si sparse dappertutto accecando quasi i presenti.
Caroline prontamente soggiogò i ragazzi presenti affinché dimenticassero tutto l’accaduto.
Le corde invisibili che stavano attanagliando il corpo di Kai si sciolsero, questi tossì forte piegandosi su un lato. Respirò pesantemente e guardò verso Bonnie, gli occhi tornarono color nocciola e il pugnale le cadde di mano, si conficcò sul terreno dinanzi ai suoi piedi, barcollò per poi cadere per terra all’indietro.
Rimase qualche secondo così a fissare il cielo di nuovo grigio intervallato da piccoli spicchi di cielo azzurro, poi una volta ripresosi, si mise seduto e si avvicinò a Bonnie. Non sapeva come si faceva a capire se una persona fosse ancora viva, se non quello di posare il capo sul petto della persona – lo aveva visto fare al padre quando sua madre era morta – perciò replicò il gesto e sentì il cuore battere all’impazzata.
Si allontanò, prese il pugnale tra le sue mani e lo osservò con attenzione: i due serpenti incrociati… sembrava essere un simbolo, ma di cosa? Perché aveva la sensazione di averlo già visto?

                                                                                    

Ripose il pugnale nella cintura dei suoi pantaloni e dopo aver tossito un’ultima volta, con un po’ di fatica sollevò Bonnie tra le sue braccia portandola in stanza, Caroline le stette accanto e non poté fare a meno di far zigzagare il proprio sguardo dall’amica svenuta a quello pensieroso di Kai.
Lui era seduto sulla sedia, a debita distanza. Si sentiva in colpa: aveva pensato a delle cose orribili su Bonnie, sulla possibilità che lui potesse divenire ancora più potente, si sentiva in colpa di aver pensato a sé stesso e alla sua gloria piuttosto che alla vita di un’altra persona.
Si sentì profondamente scosso e turbato, aveva avuto paura… di sé stesso.
Notò poi il continuo sguardo di Caroline su di lui “Che c’è?” le chiese.
Caroline si alzò e guardato verso l’amica un’ultima volta, si appoggiò ad un mobiletto in modo da guardare Kai quasi dritto negli occhi.
“Pensavo che è stato bello quello che hai fatto! Qualunque cosa tu abbia detto, ha fermato la cosa che si era impossessata di Bonnie.”
Kai non commentò, non disse niente. Si limitò a guardare fuori, il cielo stava divenendo di nuovo grigio, il tempo stava cambiando di nuovo.
“Quindi adesso è sicuro? Insomma dopo quello che abbiamo visto, è chiara la presenza della Magia..”
“Sssh.” la zittì “Sì, ormai non ho dubbi” sussurrò “anzi una parte di me forse quella più egoista e subdola di me lo aveva avvertito già da tempo e faceva finta di niente.”
“Voglio solo sapere” disse Caroline iniziando a sussurrare “e veramente perché ti stai interessando così tanto a lei? “
Scrollò le spalle “E’ solo una fonte di grande Magia.”
“Quindi… non sei interessata a lei?” chiese ora diretta Caroline.
“A chi? A Bonnie? Per favore, l’amore non fa per me!” disse sprezzante e sistemandosi scompostamente sulla sedia.
“Chi ha parlato di amore? Interesse non vuol dire amore!” Caroline stava cercando di capire Kai e stava provando a farlo parlare.
“Dalle mie parti e ai miei tempi significava questo!”
“Ah già dimenticavo!”
“Già, un quarantenne intrappolato nel corpo di un ventiduenne per sempre… uuh!” sbuffò “Non ho mai voluto nessuno accanto a me né lo desidero in questo momento.” concluse con un pizzico di malinconia che andava contro quello che stava dicendo “Meglio se continuo a stare per i fatti miei.”
“Vuoi startene per i fatti tuoi eppure torni a Mystic Falls, torturi Damon per vedere Bonnie, decidi di restare qui per.. com’è che hai detto? Non volere nessuno accanto a te? Per me c’è qualcos’altro.”
“Oddio, ora capisco perché Damon ti definiva una spina nel fianco! Sei… non la smetti mai di parlare?”
“Mi pare sia un difetto comune!” lo rintuzzò prontamente la vampira.
“Ok, sono qui perché voglio che Bonnie cambi idea su di me! Prima che m’intrappolasse nel 1903 desideravo solo questo e quando lei mi ha lasciato lì, è come se qualcosa dentro di me si fosse… spezzata. Volevo uccidere colei che mi aveva imprigionato, come ho fatto con mia sorella, ma… volevo che fosse qualcun altro a fare il lavoro sporco per me.” tacque “Ad ogni modo” disse cambiando completamente il tono di voce “lei è viva. Sta bene ed è questo quello che conta.”
“Non dirai altro, vero?”
Accennò un sorriso e scuotendo la testa rispose con un semplice no.
Caroline si alzò ed era quasi tornata dall’amica quando si voltò verso di lui e constatò: “Per essere uno che non se ne importa, hai fatto davvero tanto. Potevi lasciare che Bonnie morisse, invece l’hai salvata. Ti ringrazio e sono sicura che anche Bonnie ti ringrazierà non appena saprà…”
“No.” l’interruppe “Non dirle niente. Non fare parola dell’incantesimo fattole. Caroline, non una parola.” instette notando lo sguardo perplesso della bionda “Siamo d’accordo?”
“Ma perché?”
“Sono fatti miei! Chiaro? Non dire nulla di quello che hai visto, sii vaga.” ordinò ansiosamente “Per favore.” aggiunse in tono più gentile.
Quella che poi seguì fu una muta richiesta da parte di Kai, alla fine Caroline alzando gli occhi al cielo e alzando le spalle acconsentì.
Nessuno deve essermi grato per niente. pensò deciso Kai allontanandosi dalla stanza.
Ero tornato per sentirmi dire ‘ehi, ti perdono’ e ora non vuoi? gli chiese il vecchio lui.
Non voglio, non ha senso farmi perdonare se penso ancora come prima… ero tornato con le migliori intenzioni, ma forse sto solo ingannando me stesso. Anzi sicuramente mi sono solo illuso.
 
Kai si allontanò dalla stanza, si sentiva stringere le viscere, la testa in fiamme.
Corse, come se correre potesse aiutarlo, ma nonostante si trovasse vicino ad un albero distante circa un paio di chilometri dall’istituto, si sentì attanagliato, schiacciato da questa sensazione fastidiosa e asfissiante. Posò il capo contro l’enorme tronco e si lasciò scivolare per terra, alcune zolle erano ancora sollevate, prese la terra tra le mani la osservò e si sentì un ingrato, un falso, strinse forte i pugni e sbriciolò la terra che cadde così dalle sue mani, si pulì le mani sui pantaloni per poi posare il capo di nuovo contro il tronco.
Scosse la testa più e più volte.
 
“Pensi di restare così per molto?”
Kai sollevò la testa, chi aveva parlato?
Voltò la testa e vide… sé stesso.
Era come guardarsi allo specchio, solo che il suo riflesso era in piedi e lo fissava con aria di scherno.
“Risolvi qualcosa? Bonnie ti ringrazia se fai il muso lungo? Ti dico io che cosa farà, continuerà a detestarti e tu diventerai qualcosa che non sei, ovvero una persona patetica senza spina dorsale afflitta dai sentimenti, dalla compassione e soprattutto dall’inutile sentimento che è l’amore.
Hai dimenticato chi ti ha attirato nel 1903? Chi ha fatto finta di ascoltarti, per poi pugnalarti alle spalle? Ti sei dimenticato lo sguardo di soddisfazione della strega mentre andava via e ti lasciava lì, vittima di un covo di vampiri assetati di sangue? Ti sei dimenticato di tutta la rabbia, l’angoscia che hai provato dopo che sei stato bevuto dai vampiri? Ti sei dimenticato del patto stretto con Lily e della condanna che ti sei firmato da solo? Hai dimenticato qual era l’obiettivo? Vendetta. Era quella la cosa che ti spingeva a combattere ed è solo grazie a quella se ne sei uscito.
E ora? Perché dovresti salvare la Bennett? Te lo ha detto lei stessa, ricordi? Fu la sua Congrega a rinchiudere il gruppo di streghe all’Inferno, quindi loro vanno da lei, lascia che muoia. A te sotto sotto non ti importa di lei e questo lo sai benissimo, stai solo giocando. Non lo hai sempre fatto?
Perché questa volta non dovresti farlo? Smettila di giocare, va’ in camera e uccidi la Bennett in sogno, se pugnali la Bennett il gioco è fatto. Gli altri si rivolgeranno a te.”
Kai prese il pugnale che portava ancora con sé e osservò i due serpenti attorcigliati, la lama affilata.
“Sta a te scegliere o uccidi la Bennett, fai in modo di avere tu il Controllo della Magia o uccidi la Bennett e fai in modo di avere tu il Controllo della Magia. Cosa scegli?”
Kai si alzò, aveva deciso.
Prese il pugnale ancora infilato nella cinta dei pantaloni. Non smise di osservare la lama scintillante, l’idea di uccidere continuava ad esistere in qualche angolo della sua testa, ma ora doveva scegliere.
Alzò lo sguardo e osservò il suo riflesso “Ho deciso.” disse a sé stesso.
Corse all’improvviso contro il suo riflesso e lo pugnalò, la sua immagine ruggì di dolore, dolore che colpì il Kai reale.
 
Kai urlò cadendo per terra e rotolando di fianco, sentì come una parte di sé stesso spezzarsi, sgretolarsi sotto il peso di quella lama che era dinanzi a lui per terra sporca di sangue dal colore denso scuro, il sangue sgorgava a fiotti dalla ferita che si era inflitto sul torace, respirò affannosamente premendo convulsamente le mani sulla ferita, sperava che così facendo il dolore diminuisse, premette con forza continuando a respirare affannosamente.
Sentì il cuore battere forte, lo sentiva rimbombare forte nelle orecchie. Un suono sordo.
Stava aspettando che il dolore cessasse, alzò le mani dalla ferita e vide le dita, i palmi delle mani completamente sporchi di sangue. Scosse la testa preso da un dolore non sconosciuto, quante volte in passato si era pugnalato, era morto dissanguato… e poi di lì a qualche ora si era risvegliato a casa sua come se nulla fosse?
Quella volta il dolore però non cessava, continuava e sembrava che volesse farlo impazzire, che volesse consumarlo fino a costringerlo a implorare, a chiedere pietà, aiuto, ma Kai non l’aveva mai fatto in quei diciotto anni trascorsi lì: non aveva gridato, non aveva implorato, scalciato… non l’avrebbe fatto neanche allora.
 
Quando Kai si rese conto di essere stato rinchiuso, si trovava ancora nel bosco vicino casa sua, disteso per terra tra il terreno e le foglie, dolorante, come se fosse stato picchiato, come se le sue ossa fossero state rotte e si stessero ricomponendo dolorosamente in diretta. Ricordò di essere rimasto disteso per terra per ore forse, poi vide la prima eclissi, la prima di migliaia di eclissi. Confuso. Arrabbiato. Ingannato.
Poi l’istinto di sopravvivenza lo costrinse ad alzarsi e a capire dove si trovasse, quella solitudine, quell’esilio lo resero ancora più folle, più crudele, voleva fare solo del male da quel momento, uccidere, nessuno aveva avuto pietà di lui, nessuno.
Non voleva essere così stupido da risparmiare la vita a qualcuno…
 
Tossì, la ferita si stava – come a rallentatore – chiudendo, lentamente il sangue cominciò a uscire con meno prepotenza, fino a non uscire più neanche una goccia, rimase solo il sangue secco che aveva impregnato la t-shirt nera e le mani di Kai.
“Che idiota!” imprecò a mezza voce e con ancora una leggera smorfia sul viso, si mise a sedere. “Ho pugnalato me stesso, ma…”
 
“Oh mio Dio.. mi dispiace.. non volevo..”
“Ma l’hai fatto perché anche se stai dicendo la verità, il vecchio Kai è ancora dentro di te.”
Ricordò le parole di Bonnie, quando aveva cercato di parlare con lei come una persona civile.
Lei non gli credeva più, non poteva. E come poteva essere diversamente?
 
“Oh mio Dio, sei insopportabile!”
“Perfetto!”
“Perfetto!”
“E non farti più vedere!”
Kai si destò di colpo, aveva sognato? Aveva lasciato la tv accesa?
Non era possibile!
Kai scese le scale, indossò una canottiera a righe, gli shorts e le sue solite scarpe da ginnastica, aprì la porta della casa in cui si trovava da una decina di giorni.
Era a Mystic Falls, una graziosissima e silenziosissima cittadina, una come tante in quel mondo. O meglio silenziosa fino a quel momento. Cercò di capire da dove provenissero le voci,era sicuro di non essersele immaginate – o così credeva almeno – in quel mondo non era nemmeno sicuro di esistere  finché…
“Bonnie!” vide un uomo dai capelli scuri correre dietro ad una figura mingherlina.
Li seguì silenziosamente e nascondendosi dietro le file di auto parcheggiate dinanzi alle villette.
“Scusami! Facciamo pace?”
Li aveva quasi superati, voleva vederli bene in faccia. Erano più di 15 anni che non vedeva nessuno e aveva quasi dimenticato la fisionomia umana. Trasse un sospiro di sollievo, loro lo avrebbero aiutato. Lo avrebbero aiutato ad evadere.
La ragazza… Bonnie?... continuava a camminare un paio di passi avanti all’uomo che la implorava di perdonarlo, aveva l’aria leggermente altezzosa e quello sguardo offeso e sprezzante, per un breve momento fu identico a quello della sua gemella, rischiò quasi di inciampare tanto che stava fissando la ragazza, tanto da non accorgersi quasi nemmeno dell’idrante che si accendeva come ogni giorno alla stessa ora. Se i due non fossero stati tanto presi dalla foga di litigare, forse lo avrebbero visto e si sarebbero resi conto che non erano soli.
Quei due erano quasi meglio di un talk show, non facevano che litigare per poi fare pace. Si guardavano in cagnesco e la sera si sorridevano di nuovo, non li capiva. Vide dove vivevano i due in quel mondo e da quel momento decise di non abbandonare più Mystic Falls.
 
“Non posso fuggire dal mio passato… da ciò che sono…” sussurrò rivolto a sé stesso ancora steso per terra con lo sguardo rivolto al cielo che via via diveniva sempre più buio.

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Capitolo 8
*** Settimo Capitolo ***


                                                 
Il mio mondo - prigione
 
Settimo Capitolo

 
Tornò lentamente in camera, Bonnie ormai doveva essere sveglia.
Quando salì le scale e aprì la porta, vide - di contro a quello che aveva pensato - Bonnie ancora stesa: il respiro era regolare. Sospirò, si guardò allo specchio e scoprì la t-shirt sporca di sangue; guardò ancora un momento verso Bonnie, controllando che non si svegliasse; una volta accertatosi che la situazione era calma, si spogliò. Indosso una t-shirt grigia con su delle scritte arancioni, gli piaceva quella maglia, non era nulla di eccezionale, ma almeno era comoda.
Aveva fame…. ed era quel tipo di fame, Kai oltre ad essere uno stregone, era anche un vampiro. Era stato trasformato da Lily Salvatore, la madre di Damon e Stefan, aveva stretto un patto con la vampira: in cambio della trasformazione e del suo ritorno al presente, avrebbe fatto tornare la sua famiglia di vampiri. Aprì la finestra, si appoggiò sul davanzale e scrutando attentamente l’ambiente a lui circostante, si dondolò sui talloni per poi spiccare il volo verso il terreno. Toccò con forza la terra sotto i suoi piedi e i palmi delle mani, poi rimessosi in piedi e guardatosi di nuovo intorno, corse velocemente: sentiva le orecchie fischiarli e lo stomaco contrarsi in una morsa leggermente fastidiosa. Ormai lontano dal Whitmore e lontano anche da Mystic Falls, si fermò e chiuse gli occhi annusando l’aria a lui circostante, avvertì l’aria frizzante attorno a lui, gli insetti notturni cominciavano a ronzare, sentì anche un gufo lontano svegliarsi e prendere il volo, poi… il rombo di una macchina, aprì gli occhi e scattò.
Si ritrovò sulla strada, vide una macchina scura – Kai non se ne intendeva affatto di automobili –  correre, correva dritta verso di lui, poi sentì i freni, il conducente non avrebbe frenato in tempo, avrebbe investito Kai; questi aperto il palmo della mano dinanzi a lui, fece fermare di colpo la macchina facendo scattare l’air bag. Il conducente era nel panico, Kai lo sentì: il cuore del conducente accelerò, il sudore gli scorreva lungo le tempie e lungo la schiena, mentre Kai intatto si avvicinava a lui con aria minacciosa e trionfante, per un istante l’uomo osservò il giovane di fianco a lui, poi vide il suo volto trasformarsi e deturparsi in una maschera demoniaca con tanto di denti affilati, poi fu afferrato e morso. 

                                                                               


Kai non aveva mai provato niente del genere, la voglia di bere in quel momento fu persino maggiore rispetto alla prima volta, bevve con ingordigia, assaporando quello strano e gustoso nettare, l’uomo cercò inizialmente di combattere e di allontanare le zanne dal collo, poi a mano a mano che il vampiro beveva, le forze diminuivano. Lo avrebbe dissanguato… ci stava andando vicino, se in quel momento non avesse sentito una voce chiamarlo “Kai”. Il vampiro si fermò, le labbra schiuse e ancora sporche di sangue, si guardò intorno confuso, tra le mani stringeva ancora l’uomo ormai svenuto e bianco in volto, “Kai” di nuovo e questa volta riconobbe la sua voce, la voce di Bonnie. Il vampiro si ridestò dalla frenesia provocata dal bere il sangue, guarì l’uomo e grazie ai suoi poteri di Eretico, riuscì a fargli dimenticare l’accaduto - nonostante fosse svenuto - e modificò la scena che lo aveva visto come vittima di un vampiro per trasformarla in un piccolo incidente dovuto alla stanchezza.
Poi così com’era venuto di corsa, così tornò al Whitmore.
Rientrò in stanza e vide che la t-shirt era impregnata di sangue “Accidenti di questo passo dovrò rifarmi il guardaroba da capo!” sbottò tra sé e sé.
Si cambiò di nuovo controllando che Bonnie non lo guardasse, proprio mentre stava per indossare una nuova maglia, lo sentì di nuovo “Kai..” questa volta lo sentì chiaramente e sentirsi chiamare durante il sonno o dormiveglia gli provocò uno sconosciuto tuffo al cuore, nessuno lo aveva mai fatto. Nessuno lo aveva mai chiamato nel sonno né chiamato da sveglio così, in quel modo, in un sussurro. Si avvicinò a lei e si sedette sul bordo del letto – dimenticandosi del tutto della sua seminudità – stando attento a non far rumore né a far cigolare il letto sotto il suo peso e in quel momento ricordò di nuovo…
 
“Quella a destra è la mia stanza Bonnie!”
“Ehi, scusa tanto!” abbaiò la ragazza uscendo dalla stanza e andando dall’altra parte del corridoio verso la sinistra, la intravide – dal luogo in cui si trovava – camminare a passo svelto e chiudere sonoramente la porta alle sue spalle.
Accidenti chissà cos’altro aveva fatto… Damon?... era già la decima volta che li sentiva.
Restò accovacciato vicino ad un cespuglio nelle vicinanze della casa dove si trovavano i due per un’ora circa, poi entrò.
Rischiò, ma voleva vedere quella casa, da fuori sembrava enorme e lui voleva esserne sicuro. Era terribilmente curioso. Si guardò attorno, si trattenne appena in tempo dal fischiare in segno di approvazione, era davvero immensa!
Poi vide abbandonato sul tavolo della cucina, vicino al camino, un cruciverba: la ragazza – a giudicare dalla scrittura – lo aveva quasi finito tranne l’ultimo lungo spazio orizzontale rimasto vuoto “Uno scioglilingua che Eddie Vedder ha portato nella top 40”, sorrise, era semplice “Yellow Ledbetter”.
 
“Kai?” Bonnie era sveglia.
Aveva gli occhi leggermente aperti, lo guardava con un’espressione leggermente confusa dipinta sul volto.
“Sei sveglia!” lei non rispose, si limitò a guardarlo “Come ti senti?”
“Come se qualcuno mi avesse picchiato e spezzato in mille parti.” rispose la ragazza lentamente.
“Non ti preoccupare, è finita!” disse Kai in tono rassicurante, ma per nulla convinto che fosse finita davvero.
“A te cosa è successo?” chiese vedendolo a torso nudo e notando il sangue secco rimasto sul torace e sul collo.
Kai si guardò e per la prima volta si sentì in imbarazzo, si era completamente dimenticato di non essersi vestito del tutto, cercò di far finta di niente dicendo: “Niente, un piccolo incidente.”
Si alzò e si vestì, andava meglio. Si sentiva più a suo agio, non era mai stato semi svestito in presenza di una ragazza quindi la cosa lo metteva profondamente a disagio.
“Ho fatto qualcosa di terribile, vero?” chiese Bonnie.
La guardò scuotendo la testa e cercando di essere il più rassicurante possibile le rispose “Fortunatamente niente di irreparabile. Nessuno si è fatto male.”
Lei voltò la testa dall’altra parte, l’aria afflitta e in un soffio disse: “Per ora.” lo guardò “Ma la prossima volta? Chi ferirò, chi ucciderò?”
“Perché dovresti farlo? Tu non sei una persona cattiva, Bonnie.” disse avvicinandosi in fretta e improvvisamente a lei, poi si fermò come se avesse cambiato idea e avesse deciso che non era una buona idea.
“Ma sto facendo cose terribili e non mi spiego tutto questo, tutta la rabbia, la frustrazione che provo… non capisco perché voglio far del male agli altri.”  si mise seduta e scosse la testa “La rabbia la provavo quando ero rimasta completamente sola laggiù….”
Kai annuì dicendo “Quando si resta soli per tanto, tanto tempo, ti trovi costretto a pensare e pensare e continuare a pensare per tutto il tempo.” Bonnie alzò gli occhi su di lui “Finché questo pensare non ti uccide, ti dilania e ti distrugge.”
Kai si sedette sulla sedia, di nuovo a distanza di sicurezza, e le disse: “So anche che un 80% di te, Bonnie, crederà che io non sia cambiato, che sia il solito stronzo bastardo pronto a tutto pur di vincere.” disse con lo sguardo perso nel vuoto “Non nascondo che amo vincere. L’ho sempre amato e credo che amerò quella sensazione fino… beh, per sempre.” disse ripesando le parole dal momento che sarebbe vissuto per sempre, non potendo morire “Prendere quello che voglio. Ma ora è diverso, ora voglio solo aiutarti, voglio aiutarti a liberarti dalla rabbia, frustrazione che dici di sentire, dalle tue paure.”
Bonnie lo guardò e con una piccola smorfia di dolore si mise a sedere meglio sul letto “Posso concederti il beneficio del dubbio sul tuo essere cambiato e apprezzo che tu sia stato sincero.” fece una piccola pausa “O almeno credo tu lo sia. Solo che… proprio non riesco a capire perché tu voglia aiutarmi, dici che vuoi aiutarmi, ma non capisco perché voglia farlo tu e come.”
Kai si guardò intorno, cosa doveva risponderle: lo faccio perché sono preoccupato… per te? O, le doveva mentire e dire che le interessava il potenziale della magia? O ancora doveva essere evasivo?
“L’ho fatto perché ho sentito questa energia così forte, così vibrante provenire da questo posto che mi sono insospettito, sono andato a Mystic Falls e da quel momento… ho – ho cominciato a, come dire, sognarti.”
Sul volto di Bonnie apparve un’espressione tra lo stupore e il divertito “Ti ho sognato anch’io.” ammise. Kai la guardò aspettandosi che dicesse qualcos’altro, ma lei non aggiunse altro.
“Sono stato io a indurti a sognarmi.” ammise in tono colpevole il giovane che non osò guardarla mentre ammetteva questo, quando alzò lo sguardo incontro gli occhi e lo sguardo furente di Bonnie “Hai manipolato i miei sogni?” chiese quasi fra i denti.
“Questo no, ma ho fatto in modo di essere presente nei tuoi sogni.”
Apparve un’espressione simile allo sconcerto sul volto di Bonnie “Ma che vuoi da me, vuoi farmi impazzire?” abbaiò furente la ragazza.
Kai fu colto alla sprovvista, non pensava ad una reazione simile. Si aspettava certamente delle domande, ma non pensava che si sentisse.. violata.
“Mi dispiace.” tentò di scusarsi il ragazzo abbassando la testa.
Bonnie non disse niente, guardò seccata verso la finestra scrutando l’oscurità avanzare, la sera cedere il posto alla notte. Nella stanza si sentirono solo dei respiri pesanti turbare il gelido silenzio propagotosi nella stanza. Bonnie non scese a comprarsi nulla, non aveva fame. Si sentiva come se avesse fatto infinite volte le montagne russe, aveva lo stomaco sotto sopra. Kai non osò chiederle nulla, anzi capì che meno parlava in quel momento e meglio era.
Se i loro sguardi si incrociavano, Bonnie non mancava di lanciargli occhiate che avrebbero fatto paura a chiunque, anche alla persona più spavalda. Così Kai appena vedeva che stava per volgere lo sguardo verso la sua direzione prontamente guardava altrove o fingeva di allacciarsi le scarpe.
Quella notte Kai decise di non dormire, non aveva il bisogno di farlo né voleva farlo. Si sedette sulla poltrona, in fondo alla stanza e in un angolo vicino alla finestra: sentiva il vento leggero accarezzargli la pelle, era una sensazione piacevole ed estremamente rilassante. Fu tentato dal chiudere gli occhi e lasciarsi andare, ma..
“C’è una cosa che voglio chiederti.” disse Bonnie rompendo il silenzio, silenzio che durava da circa tre ore e mezzo.
“Dimmi.” la invitò a parlare pacatamente il ragazzo.
“Verso la fine dell’estate, ho… fatto un sogno. Ero con Damon proprio in questa stanza e lo guardavo, poi sei sbucato tu così.. all’improvviso. Ti ho visto lì, proprio dove sei seduto. Eri tu? Eri già tu che… interferivi?”
Kai pesò le parole che stava per utilizzare “Che importanza vuoi che abbia? Mi hai di nuovo prontamente condannato!” poteva dire, o poteva rispondere con un semplice no. Ma questo avrebbe fatto la differenza? Avrebbe calmato l’ira di Bonnie?
Probabilmente no.
“Bon, ho… interferito – come dici tu – solo da quando sono tornato a Mystic Falls, quindi da circa… due mesi e mezzo, ma io quel sogno non l’ho mai visto perciò mai.. manipolato.”
Gli occhi color nocciola della ragazza indugiarono un momento sul color pesca delle lenzuola del suo letto poi sul ragazzo che si ostinava a mantenere le distanze, come se nascondesse un segreto. Un segreto così grande da vergognarsene quasi. Un segreto che voleva proteggere ad ogni costo.
Un segreto che magari riguardava proprio lei.
“Dovrei crederti?” ecco si aspettava una domanda del genere e si aspettava anche di non trovare una risposta adeguata, una risposta che non lo tradisse, una risposta che potesse ancora tenerlo al sicuro, una risposta che potesse proteggerlo.
“Ascolta” la guardò “questi tuoi… problemi quando sono iniziati di preciso?”
Bonnie abbassò lo sguardo pensandoci su un momento “Da quando sono tornata da quel mondo prigione, io… non sono più la stessa. Ho paura di tutto, mi sento soffocare e frastornata quando sono in mezzo agli altri.” strinse le labbra “E’ normale. Così leggevo da qualche parte. Desideravo tornare, ma da quando sono tornata… sono tornata diversa. Sono… irascibile, sempre di cattivo umore, non va niente bene.”
Kai si avvicinò abbandonando la sua postazione vicino alla finestra, si sedette vicino a Bonnie.
Era la prima volta che i due erano così vicini e né l’uno né l’altra aveva un coltello tra le mani con cui ferirsi, fu strano per entrambi. Sia per Bonnie la quale ebbe un sussulto nel trovarselo così vicino, temette che avesse un pugnale o usasse le mani per strangolarla o ferirla, ma non fece nulla. Sia per Kai che ora poteva guardare la ragazza negli occhi, doveva parlarle e voleva aiutarla, farla stare meglio e sperava davvero di poter fare qualcosa per lei. Ce l’avrebbe messa tutta.
“Da quando sei tornata, cioè da marzo/aprile?”
“Sì, solo che… prima potevo giustificare quella mia irritazione con il fatto che ero tornata al mondo, ero rinata per.. non mi ricordo neanche se è la decima volta nella mia vita, sono morta e rinata talmente tante volte che… ormai questi miei stati non dovrebbero neanche sorprendermi, sì insomma dovrebbero essere assolutamente normali, no?”
Kai la guardava solo, era affascinato dal suo sguardo concentrato nel cercare di esternare i suoi pensieri e le sue sensazioni, dai suoi occhi e dall’espressione che assumevano: quando era arrabbiata era come guardare un vulcano pronto ad eruttare, quando pensava era come se si guardasse allo spazio cosmico visto nei tanti film di fantascienza; amava la fierezza che sprigionava, gli dava una strana forza. La guardava e pensava che in quel momento più che mai avesse bisogno di lui. Del suo aiuto s’intende.
“Non dici niente? Ti faccio pena?”
Kai scosse lentamente la testa e rispose in tono pacato “No, non mi fai pena. Penso solo che.. tu abbia vissuto tante esperienze traumatiche che ti hanno segnata nel profondo e per quanto tu sia di tuo una ragazza buona e altruista, hai anche tu un tuo limite. Una soglia che se superata può farti.. diciamo.. cadere in uno strano baratro. Baratro che” disse schiarendosi leggermente la voce “ho contribuito ad estendere, ho contribuito nel far estendere. Ti ho pugnalata non solo fisicamente e, credimi, mi dispiace.” tacque per circa un minuto come se stesse ripensando agli errori commessi poi riprese “Ora sono qui.. perché voglio aiutarti e perché ho.. bisogno” disse accentuando la parola ‘bisogno’ perché lo era, era qualcosa di cui ormai non riusciva a fare a meno, era, e per lui paradossale, il motivo del suo ritorno in quel posto “del tuo perdono.” deglutì “Quando mi hai pugnalato ripagandomi con la stessa moneta che io ti avevo dato in passato, qualcosa dentro di me si era spezzata. Le due parti di me stesso non combaciavano più…. poi ti ho di nuovo messa in pericolo di vita e…” Bonnie lo vide stringere i denti “…e volevo ucciderti sì, ma quando ho visto Damon lasciarti – o meglio far finta di lasciarti – ho capito che avevo sbagliato e che per qualche paradossale scherzo del destino, io che ti avevo ferito, io dovevo curarti, avvicinarmi a te e aiutarti. Non l’ho fatto. Mi sono limitato a fuggire e a far perdere le mie tracce, sono tornato però e… te lo giuro, finché non finisce questa storia non me ne vado. Non ti lascio da sola.” concluse prendendole le mani e stringendole, Bonnie sobbalzò quasi; Kai che le prendeva le mani e le faceva il giuramento di non abbandonarla, le suonava nuovo e strano, soprattutto Kai che le giurava di non abbandonarla, un essere che mentiva sempre, che era disposto a tutto pur di ottenere ciò che voleva.
Eppure le sembrava sincero. Gli occhi gli brillavano nella semi oscurità della stanza, sul suo volto non c’era la solita espressione divertita o l’espressione di chi stava architettando qualcosa.
Poteva fidarsi realmente di lui e di quello che diceva?  
O era l’ennesimo piano architettato contro di lei?
Bonnie era piena di dubbi. Si trattenne dal rispondere ed esprimersi circa le sue perplessità, fece indugiare lo sguardo per qualche momento sulle mani di lui che tenevano ancora le sue, protette quasi come in una sfera per poi guardarlo di nuovo in volto. Voleva dirgli qualcosa tipo ‘dammi tempo’ o ‘forse con il tempo mi abituerò a questa nuova versione di te’, ma si limitò ad annuire.
Tra i due scese il silenzio, ancora.
Un silenzio imbarazzato. Kai rimase lì in quella posizione per tanto tempo, stringendole le mani e guardandola nonostante lei non ricambiasse spesso lo sguardo, era in imbarazzo. Per dirla tutta, entrambi lo erano. Bonnie aveva un po’ di timore verso quel ragazzo che si dimostrava gentile e protettivo nei suoi confronti, Kai… era imbarazzato, ma visto che sembrava essersi rotto il ghiaccio tra i due, volle restarle vicino e creare un contatto visivo oltre che fisico.
“Io sono stanca.” disse finalmente Bonnie dopo che si era creato quel silenzio imbarazzato “Che ne dici se… dormiamo?” fece una brevissima pausa “Promettimi, di non manipolare i miei sogni.”
“Bonnie” disse saldando la presa sulle sue piccole mani “io non ho mai manipolato i tuoi sogni, se mi sono presentato nei tuoi sogni era perché volevo capire cosa ti stava succedendo. In fase onirica, leggevo in biblioteca, si manifestano in modo lampante e innocuo i demoni, gli orrori che dilaniano l’animo e.. volevo vedere se si manifestava qualcosa.”
“E tu hai visto qualcosa?” chiese curiosa.
“Non ne sono sicuro, ma ho visto già in due tuoi sogni un tipo… strano.”
“Sebastian?” chiese Bonnie.
Kai la guardò e confermò annuendo.
“Cos’avrebbe di male?” chiese guardinga.
“Non lo so, ma… lo hai mai visto dal vivo? Cioè sì insomma, esiste?”
Ci pensò un attimo su “Beh, io non è che sia stata molto in giro in questi giorni. Troppo preoccupata da quello che mi stava succedendo.”
“Quindi potrebbe non esistere!”
“Non essere sciocco..”
“Ti prego, Bonnie, rifletti! Potrebbe essere lui a provocarti questi stati…”
“Kai, solo perché ora stiamo iniziando ad avere un.. dialogo, non vuol dire che tu debba già cominciare a dirmi chi sia giusto, chi sia a provocarmi tutto quello che ho! Anche perché a quanto ne so potresti essere benissimo tu che… cerchi di avere ancora più potere da questo mio stato di confusione!”
Kai lasciò di colpo le mani di Bonnie, la fronte si corrugò in un’espressione offesa, le labbra divennero una linea dura, “Questo non avresti dovuto dirlo! Ti sbagli, e lo sai!” si alzò, andò verso la poltrona vicino alla finestra, sperava in un alito di vento fresco che lo calmasse da quella rabbia e delusione cocente che provava. Chiuse gli occhi e respirò affannosamente tante volte, strinse gli occhi – la rabbia sembrava scalciare nel suo animo e sembrava premesse per uscire, per esplodere – altrettante tante volte finché non sentì Bonnie stendersi sul letto e girarsi dall’altra parte.
Solo allora aprì gli occhi.
Ferito.
Ci stava veramente provando ad essere un Kai buono, diverso, disponibile, e ad avere tutte le qualità che una persona dovrebbe avere per essere perdonata ed accettata da chi ha ferito, aveva perso solo tempo leggendo questo tipo di libri? Se veramente fosse ancora il vecchio Kai, l’avrebbe lasciata, abbandonata quando l’aveva vista con quello sguardo assente, con quel pugnale, era assolutamente terrificante, eppure non l’aveva guardata con orrore, non era scappato.
Era rimasto ancora lì, con lei… per lei.
Possibile che non notasse nulla del suo cambiamento, che dopo settimane credeva ancora che fingesse?
 
Bonnie si addormentò quasi subito arrabbiata con Kai e per aver messo in dubbio l’esistenza del suo unico amico, si trovò di nuovo in giardino e lui – Sebastian – come ogni notte, l’aspettava lì, sotto un grande albero, poteva quasi definirlo il loro punto di incontro, il loro posto.
La salutò con un dolce sorrise che gli increspò le labbra, “Tutto bene?” le chiese cordiale.
“Insomma.” rispose confidandosi Bonnie.
“Perché?” le chiese invitandola con un gesto della mano a sedersi.
“Non lo sopporto proprio!”
“Chi.. ehm, Kai? Non mi hai mai detto chi è.”
“Perché non è importante.”
“Lo è.” disse invece deciso Sebastian con un lampo negli occhi chiari.
Bonnie lo guardò quasi contrariata.
“E’ solo per capire meglio che tipo è.” disse con una voce molto più dolce.
“E’ uno stregone. Faceva… fa, non ne ho idea, parte della Congrega Gemini.” il volto di Sebastian sembrò impallidire ancora più del normale “Ora è un vampiro, credo. Veramente non lo so, la sola sua presenza mi irrita e poi non potrò mai fidarmi di lui, anche se mi implora di essere gentile!”
“Scommetto che ti ha chiesto di dargli una seconda possibilità, ti avrà detto cose tipo che.. se fosse stato il vecchio lui ti avrebbe abbandonata…” disse a mò di cantilena.
“Esatto.” ammise Bonnie sorpresa.
Sebastian fece un piccolo sbuffo divertito “E’ tipico di chi ha combinato qualche magagna, ma è anche tipico di chi non può né vuole cambiare.”
Bonnie lo guardò “Sì, lo credo anch’io. Per me… vuole qualcosa.”
“Hai mai pensato che potrebbe avere un tipo di interesse diverso per te?”
Bonnie lo guardò stupita “Interesse di che tipo?”
“Andiamo Bonnie, sei una bella ragazza, forte, intelligente. Sicuramente sono qualità che avranno colpito anche lui!”
Bonnie arrossì, lui la trovava bella, forte e intelligente, sorrise e lo guardò dicendo “Ti ringrazio, sei davvero carino a dirlo.. ma lui vorrà qualcosa da me che coinvolga il mio sangue magico per chissà quale diavoleria!”
Sebastian posò la mano, era ghiacciata, e un brivido la scosse. La scosse oltre il semplice contatto fisico, la scosse nel profondo. Sembrava come se venisse attraversata da parte a parte da una lama gelida, le spezzò il respiro. Si irrigidì…
 
“BONNIE!!!”
La chiamò Kai, Bonnie lo guardava, ma senza guardarlo realmente: un’espressione di terrore e stupore dipinta sul volto, gli occhi rovesciati, le labbra schiuse….



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Salve a tutte!
Ultimo capitolo prima delle mie vacanze estive, ho pensato tanto per
non lasciarvi completamente a bocca asciutta di darvi qualche piccolo estratto del prossimo capitolo....

Nel capitolo successivo....


Kai abbandonato lo smarrimento iniziale, si precipitò verso Bonnie [...] Terrorizzata da quello che aveva fatto e ancora scossa da un terrore profondo lo abbracciò. Kai rimase sorpreso per poi ricambiare quell’abbraccio, la sentì abbracciarlo forte. [....]
“Ti prego, aiutami..” lo supplicò tra i singhiozzi.
“Lo farò, te l’avevo già promesso. Mantengo sempre le mie promesse.”
[...]
Ti prego, non ancora. Fa’ che riesca a salvarla. Si scoprì a supplicare. [...]

[...] "Ho troppa paura di non farcela e vederla sparire così da un giorno all’altro e sotto i miei occhi. Non me lo perdonerei.” [...]
“Tu tieni a lei non è vero?”

“Senti, Damon, ciò che è davvero importante in questo momento è che Bonnie viva!” esclamò “E che trovi la strega!” aggiunse poi.
“Va bene! Quindi? Qual è il piano?”
“Torno a Mystic Falls, magari potrei cominciare cercando qualcosa di più sulla famiglia di Bonnie. Magari ha qualche parente ancora in vita! Qualcuno che magari può aiutarla!”
“Ottimo piano! Vengo con te.” disse Damon strofinandosi le mani.
“Perché?”
“Andiamo, non penserai mica che ti faccia fare questa ricerca da solo! E poi semmai dovrai dire a Bonnie che sei stato tu a salvarla e a riportarle una zia o cugina di quinto grado, ci sarò io a confermarlo!”

“Non ho bisogno di testimoni, Damon! E non ho bisogno che Bonnie mi ringrazi! Te l’ho detto, mi interessa essere visto almeno come una persona e non come un mostro. Se succedesse già qualcosa così, mi riterrò soddisfatto, credimi!”
“E la tua brama di potere?”

Kai ci pensò un momento prima di rispondere “Quella l’ho messa da parte per ora.” [...]

“Sebastian è stato qui."



VI AUGURO BUONE VACANZE!!!



 

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Capitolo 9
*** Ottavo capitolo ***


                                                
Il mio mondo - prigione
 
Ottavo Capitolo

 
Motus!” gridò Bonnie, Kai fu travolto dalla magia finendo contro i vetri della finestra che si infransero e lui finì giù: i vetri lo ferirono alla testa, uno si conficco nel polpaccio. Non urlò, strinse solo forte i denti e lo sfilò.
Intorno a lui cominciò a sentirsi un gran chiasso, urla, corse, passi affrettati seguiti da rumori sinistri… gli ricordò la terribile notte in cui aveva braccato e ucciso i suoi fratelli, c’era sangue dappertutto, coltelli sporchi, sedie spezzate nel tentativo di sfuggirgli, porte divelte…. aprì gli occhi e vide tutte le luci nell’istituto accese. Le ferite si erano rimarginate, si rimise in piedi e corse di sopra, delle ragazze gli tagliarono la strada, scappavano urlando a squarciagola, “Che succede?” provò a chiedere loro. Urlarono solo più forte per correre via.
Prese a salire di corsa le scale, altri ancora gli tagliarono la strada, riuscì a fermare uno studente dal volto pallidissimo e dall’aria terrorizzata “E’ impazzita, è entrata nella nostra stanza e ha cominciato a…” altri rumori, altre porte spalancate e altre urla.
“Che è successo? PARLA!” urlò Kai scuotendo il ragazzo davanti a lui.
“La faccia. La faccia.” ripeté con crescente terrore prima di scappare via. Kai corse di nuovo a perdifiato al piano da cui provenivano le urla, cercò Bonnie chiamandola, era quasi arrivato alla fine del corridoio quando la vide, vide una scena che lo sconvolse: Bonnie aveva la sclera completamente bianca, manteneva per i capelli una ragazza dai capelli rossi e sottili con una mano e con l’altra stringeva un pugnale, quel pugnale.
“Sei qui vedo.” disse Bonnie con voce disumana.
Kai fece un passo avanti deglutendo.
“Cosa ci fai qui? Vuoi imparare qualche nuovo trucchetto?” chiese rafforzando la presa sulla ragazza urlante e sul pugnale.
“Non ho ben capito, cosa stai cercando di dimostrare a tutti, alla ragazza per prima." proseguì "Nessuno ti crede. Nessuno lo farà mai. Dunque, perché non scappi? Perché non vai via? Perché so che in realtà il mostro vive ancora dentro di te.”
Kai guardò la ragazza, ben sapendo che non era lei a parlare né lei a vederlo in quel momento, e le disse: “So chi ero, non ho fatto altro che pensarci in quei 20 anni di prigione che mi hanno reso ancora più terribile. So cosa sono diventato dopo la fusione con mio fratello, so che cosa mi ha reso l’abbandono e l’inganno di Bonnie, ma so oggi chi posso essere, chi voglio essere, un ragazzo diverso… sarò ciò che tu non sarai mai e ti garantisco che farò di tutto per sconfiggerti e non ti permetterò mai di averla.”
Rise “E come? Con le chiacchiere? Non puoi sconfiggermi con qualche semplice magia.” rise di nuovo “Nessun’arma di questo mondo può farlo.”
“Cosa vuoi da lei?”
“La sua Congrega ci ha imprigionato e solo con il suo sangue e la sua morte potremmo tornare a regnare sulla Terra.”
“Perché?”
“Per ora siamo confinati in una dimensione, ma presto riusciremo a sopraffare la Bennett, prendere il suo potere e con questo e con il suo sangue, spezzeremo definitivamente il sigillo che ci ha tenuto segregati al 1903.”
“1903? Avevo letto che eravate confinati all’Inferno!”
“E’ strano che non lo ricordi…. ricordi quando tu proprio dicesti che il 1994 non era l’inferno di Damon Salvatore?”
“….ma il mio.” concluse in un soffio “Vi ho liberato io. Ho liberato lo spirito della vostra setta.”
Il suo volto si deformò in un ghigno “Già. Hai liberato la seconda famiglia di Lily Salvatore, ma hai dimenticato che se facevi uscire loro, avresti in un certo senso liberato anche noi. Prigionieri nello stesso Inferno, è strano che tu non ci abbia mai visto, sai c’è stato un momento – e sarebbe stato ironico, sai – in cui ho persino pensato di usare il tuo sangue, ma poi ho saputo del patto stretto con la Salvatore e puff, uscita indolore per te.”
A Kai mancò quasi il respiro, tutto questo dolore, questa sofferenza a cui stava sottoponendo Bonnie, l’aveva creato lui. Non era cambiato…. 
Minus Blessem Somnium Invoco.”
Il volto di Bonnie si deformò in un’espressione di grande sofferenza, urlò. Urlò così forte che le pareti sembrarono vibrare. Kai corse verso Bonnie, le sfilò il pugnale di mano e lo gettò dall’altra parte della stanza. Ci furono risate demoniache che scossero l’edificio, la ragazza tenuta prima in ostaggio, riuscì a fuggire. Le sclere della ragazza divennero di un bianco ancora più intenso mentre il terreno prese a oscillare così forte che Kai dovette mantenersi allo stipite della porta.
“Temo serva qualcosa di più forte.” disse schernendolo la voce demoniaca.
Sanguinem Invocio Arresto Immediate.” la creatura strillò, i vetri della finestra si infransero.
Kai guardò alle sue spalle e vide una donna dai capelli scuri e la pelle olivastra, lo sguardo duro e determinato, i palmi delle mani aperte e rivolte verso Bonnie, ora piegata in due per il dolore.
Sanguinem Invocio Arresto Immediate.” continuò la donna con tono imperioso.
Le urla demoniache lentamente cedettero il posto alle urla di Bonnie che era distesa a terra.
La creatura si era fermata, Kai guardò dietro di sé, la donna era sparita. 
Ci furono ancora delle urla, che piano piano scemarono nel silenzio.
Silenzio rotto solo dalle urla e da un pianto disperato di Bonnie, Kai abbandonato lo smarrimento iniziale, si precipitò verso Bonnie, la fece girare lentamente pancia in su. Aveva gli occhi chiusi, li teneva chiusi con quanta forza aveva. Tremava come una foglia. 
Kai posò le mani sulle sue braccia e la scosse, “Bonnie” la chiamò “mi senti?”
Bonnie aprì gli occhi, altre lacrime rigarono le sue guance, lo guardò mettendosi a sedere. 
“Mi ha fatto del male, mi ha fatto male!” esclamò tremante mettendosi seduta “Non ci posso credere.. oddio… ma perché… io…” diceva cose sconnesse.
Kai la scosse piano per le braccia di nuovo “Bonnie, è finita.”
Bonnie tremava, tremava se possibile ancora di più, era terrorizzata. Terrorizzata da quello che aveva fatto e ancora scossa da un terrore profondo lo abbracciò. Kai rimase un attimo sorpreso per poi ricambiare quell’abbraccio, la sentì abbracciarlo forte. Doveva essersi proprio spaventata molto.
“Non posso credere che stavo per uccidere una persona, non ci posso credere!” ripeteva rafforzando la presa sulla maglia di Kai che stringeva forte a sua volta la ragazza tra le sue braccia “Ti prego, aiutami..” lo supplicò tra i singhiozzi.
“Lo farò, te l’avevo già promesso. Mantengo sempre le mie promesse.”
Bonnie continuò a piangere, Kai non sciolse l’abbraccio, aspettò che si calmasse prima di aiutarla a rimettersi in piedi. Bonnie ci provò, ma svenne tra le sue braccia. Kai la prese e la portò in stanza, incrociò Caroline che correva a velocità soprannaturale da una parte all’altra, stava rimettendo tutto in ordine. Kai non sapeva dove fossero gli altri studenti, ma al momento la priorità ce l’aveva Bonnie la cui testa era poggiata contro il suo petto, il viso di nuovo sereno e bagnato dalle lacrime versate. 
Quando la mise a letto si scoprì avere il cuore che batteva forte. Aveva avuto così tanta paura per lei, paura che fosse troppo tardi e che il demone avesse vinto, l’avesse sconfitta. 
Ti prego, non ancora. Fa’ che riesca a salvarla. Si scoprì a supplicare.
“Come sta?” chiese Caroline alle sue spalle.
La mise a letto assicurandosi che posasse la testa sul cuscino, le mani sul ventre, la guardò ancora un istante per poi coprirla. 
“E’ stato terribile e temo che si sia resa conto di ciò che ha fatto questa volta.” rispose in tono grave.
“Cosa possiamo fare?”
“Non lo so, ma devo farti una domanda. Tu hai mai visto qui al College una donna dai capelli scuri lunghi e lisci, la pelle un po’ olivastra..”
“No.” disse Caroline scuotendo la testa bionda e arruffata “Non mi pare ci sia qualcuno con questa descrizione qui, perché?”
“Perché lei è riuscita a fermare il mostro che aveva preso il controllo su Bonnie. Ora devo trovarla e quando ci riuscirò devo saperne di più su tutta la storia, ho… bisogno di documentarmi con chi ne sa veramente. Io qui… arrangio, ma non so se riesco a far fronte a tutto questo. Ho troppa paura di non farcela e vederla sparire così da un giorno all’altro e sotto i miei occhi. Non me lo perdonerei.”
“Kai?” lo chiamò, lui la guardò “Di nuovo ti preoccupi per lei!”
“Mi preoccupo di non riuscire a uscirne vivo!” esclamò nel tono di chi dice una cosa talmente ovvia che si stupisce di chi afferma tutt’altro.
“Sì, sì certo.” lo canzonò come per dirgli che non credeva neanche un po’ a ciò che diceva, ma faceva finta di niente.
Kai guardò Bonnie, che cosa gli stava succedendo?



“Non puoi andartene adesso!” gridò Damon.
Kai aveva deciso di andarsene, non poteva restare. Non poteva dopo quello che gli stava succedendo, se fosse morta ci sarebbe stato troppo male perciò tanto valeva andarsene subito.
“Damon, non ti ci mettere anche tu! Mi è bastata Caroline!”
Quest’ultima, saputo che Kai voleva andarsene, aveva chiamato Damon per convincerlo a restare, mentre lei aveva portato a fare una passeggiata Bonnie.
“Dì la verità, perché te ne stai andando?”
“Non sono utile qui! Se non fosse stato per quella strega, Bonnie sarebbe rimasta già uccisa! Non sono abbastanza bravo!”
“Ehi, ehi, ehi e dov’è finito Mr Potente Stregone, Mr Io-So-Tutto-E-Voi-No?”
“E’ stato spazzato via da quello sguardo demoniaco, dalla consapevolezza di non essere abbastanza!”
“Ehi, è vero che avevi bisogno di una gran bella dose di umiltà, ma questo è troppo!” Kai continuò ad infilare le maglie in valigia “E non pensi a Bonnie?” chiese Damon.
“Proprio perché penso a lei me ne vado.” rispose con tristezza.
“Che è successo veramente? Con te non so perché ma ho sempre la sensazione che dietro una risposta ce ne siano altre dieci e che quelle dieci siano corrette, mentre la prima che mi dai è sempre una facciata. Sputa il rospo!”
“Te l’ho detto, non sono bravo, né utile e Bonnie…” abbassò lo sguardo con espressione triste, si sentiva dilaniare in due. Aveva voluto così tanto tornare lì e dimostrare chi poteva essere, voleva convincere Bonnie e poi aveva scoperto che era posseduta dalla Magia Nera e aveva tentato di aiutarla; aveva vissuto momenti brevi sì con lei, ma intensi e non li avrebbe mai dimenticati, ma non poteva sopportare di veder morire anche lei e per colpa sua ancora. 
“Bonnie ha bisogno di te.” gli disse Damon “Va’ a cercare la strega, questo sì. Ma non abbandonarla o le darai motivo di pensare che hai voluto solo prenderti gioco di lei, illudendola e abbandonandola. Di nuovo.” aggiunse.
Quelle parole furono come un pugnale che trapassò Kai da parte a parte, lo fecero riflettere. Aveva ancora alcuni pantaloni tra le mani, così deciso a restare li buttò tutto sul letto per poi accasciarsi su quello.
Tra i due scese il silenzio, Kai fissava il comò al lato del suo letto e Damon fissava Kai.
“Tu tieni a lei, non è vero?”
Kai sembrò ridestarsi “Cosa? Io? Per favore, no!” rispose con l’espressione di chi ha proposto qualcosa di orribile.
“Sì, okay. Tanto so che non mi diresti mai come stanno le cose. Non è necessario che tu me lo dica, tu conosci la verità e anche se la respingi prima o poi verrà a galla.”
Altre parole che colpirono Kai nel profondo: sì, forse quella verità avrebbe echeggiato presto nel suo animo, solo che per il momento, Kai preferiva tener sopito qualunque tipo di verità. Non si sentiva ancora pronto a denudarsi in quel modo. 
“Senti, Damon, ciò che è davvero importante in questo momento è che Bonnie viva!” esclamò “E che trovi la strega!” aggiunse poi.
“Va bene! Quindi? Qual è il piano?”
“Torno a Mystic Falls, magari potrei cominciare cercando qualcosa di più sulla famiglia di Bonnie. Magari ha qualche parente ancora in vita! Qualcuno che magari può aiutarla!”
“Ottimo piano! Vengo con te.” disse Damon strofinandosi le mani.
“Perché?”
“Andiamo, non penserai mica che ti faccia fare questa ricerca da solo! E poi semmai dovrai dire a Bonnie che sei stato tu a salvarla e a riportarle una zia o cugina di quinto grado, ci sarò io a confermarlo!” 
“Non ho bisogno di testimoni, Damon! E non ho bisogno che Bonnie mi ringrazi! Te l’ho detto, mi interessa essere visto almeno come una persona e non come un mostro. Se succedesse già qualcosa così, mi riterrò soddisfatto, credimi!”
“E la tua brama di potere?”
Kai ci pensò un momento prima di rispondere “Quella l’ho messa da parte per ora.”
Damon annuì pensieroso.
“Andiamo!” disse Kai uscendo dalla stanza.
“Ok.” lo seguì Damon.


“Siamo arrivati?”
“No.”
“Siamo arrivati?”
“No.”
“Siamo arrivati?”
“No.”
“Siamo arrivati?”
“NO!” sbottò Damon “La pianti di fare sempre la stessa domanda? Ti si è inceppato il neurone?”
“No, ma tu stai andando pianissimo!” tacque qualche istante “Oh, guarda ci sta sorpassando una lumaca sulla sinistra.”
Damon guardò verso il lato indicato, guardò verso Kai e con espressione disgustata esclamò “Non sei divertente! E poi cosa vuoi fare? Guidare tu?”
“Per esempio!” 
“Ah sì, e quando avresti preso la patente, nel mondo – prigione? Chi ti ha promosso? Il tuo amico nessuno?”
“E tu, Damon quando l’hai presa? A, vediamo, 150 anni? Chi ti ha promosso il trisavolo dall’aldilà? Perché mi risulta che ai tuoi 16 anni c’erano ancora i cavalli e le carrozze!” lo schernì Kai a sua volta. 
Il viaggio andò avanti così. Quando arrivarono a Mystic Falls i due smisero di rintuzzarsi e si comportarono da persone serie. La biblioteca di Mystic Falls era molto più moderna di quanto Damon ricordasse: c’erano sì centinaia, migliaia di volumi accatastati sulle tante mensole lignee dei mobili aderenti alle pareti, ma c’erano anche decine di tavoli singoli e doppi dotati di computer. C’era un leggero odore di muffa dovuto senza dubbio ai tanti libroni conservati negli scaffali. Kai sorrise a sentire quell’odore, gli piaceva l’odore dei libri, indipendentemente dal loro stato di conservazione. Damon invece storse il naso, gli provocava una leggera nausea l’odore della muffa. 
Con una gomitata al fianco, Kai invitò Damon ad entrare nella biblioteca. Si avvicinarono ad un addetto e chiesero l’albero genealogico della famiglia Bennett, il tipo si insospettì e chiese loro i documenti, dal momento che nessuno dei due poteva fornirli in quanto “solo un parente poteva fare questo tipo di richiesta” secondo il bibliotecario, Damon lo soggiogò. Ernie Baston, così si chiamava il tipo sulla cinquantina, divenne molto più gentile ed esaudì la richiesta dei due. Dopo due minuti tornò con quanto loro richiesto.
Kai prese un tavolo doppio dotato di computer, Damon lo raggiunse di lì a un minuto. 
“Ecco qui il volume. Dovrebbe esserci ciò che cercate.” disse dando il pesante volume a Kai che lo appoggiò sul ripiano “Vi serve altro ragazzi?”
“Un bicchiere di bourbon, per favore.” disse Damon.
“Ma.. ehm, veramente… qui è vietato..” balbettò Ernie.
“Damon mi meraviglio di te! Ti vanti tanto di essere un gentiluomo e mi cadi su queste piccole cose!” lo punzecchiò Kai in tono divertito “Lo perdoni, alla sua epoca non esistevano nemmeno le biblioteche.”
Ernie non disse niente.
Kai e Damon cominciarono a sfogliare le pagine polverose, quando Kai con la coda dell’occhio vide il bibliotecario ancora lì, accanto a loro. 
“C’è qualcosa che non va?” gli chiese proprio Kai.
“Ehm, se posso chiedere, come mai cercate la famiglia Bennett?”
Kai e Damon si guardarono “Stiamo facendo una ricerca sulle famiglie di Mystic Falls.”
“Oh, beh è una cosa curiosa. Assai curiosa.” 
“Cioè? Si spieghi cortesemente.” disse in tono brusco Damon.
“La settimana scorsa anche un altro tipo è venuto qui e ha chiesto della famiglia Bennett in particolare di due persone Bonnie Bennett e Johanna Bennett. Ha detto per una ricerca anche lui. Per questo dico che è curioso.”
Kai si alzò e si pose dinanzi all’uomo che lo osservava tra il curioso e lo spaventato, dovuto probabilmente allo sguardo inquisitore del giovane dinanzi a lui. Kai posò le mani sulle tempie dell’uomo “Ma cosa fa?”
“Si rilassi.” lo rimproverò in tono calmo Kai che chiuse gli occhi.
“Ma – ma, io – io non…” 
Kai aprì gli occhi, sembrava volesse incenerirlo, fu talmente duro lo sguardo che assunse che bastò ad interrompere il balbettio sconnesso di Ernie che smise di parlare pur non rilassandosi affatto. Kai chiuse di nuovo gli occhi ed entrò nella mente dell’uomo. Vide i suoi pensieri, lo vide al lavoro, lo vide rimproverare un gruppo di ragazzi che aveva rovesciato una bottiglia d’acqua su un volume sembrava dell’800, lo vide a casa con i suoi figli adolescenti, lo vide sorridere alla moglie e accarezzarle la guancia, salutarla prima di andare a lavoro, poi…. lo vide. Pallidissimo, capelli folti e biondi che circondavano il viso spigoloso, occhi verdi e sguardo penetrante. Era lo stesso ragazzo che aveva visto nei sogni di Bonnie, Sebastian.
“Signore” diceva “sono qui per fare una ricerca sulle famiglie del posto, in particolare la famiglia Bennett. Avete un volume dedicato a questa famiglia particolarmente… diciamo, stravagante?”
“Ma, ehm, veramente?” chiese non capendo esattamente la domanda.
“Allora?” chiese in tono impaziente.
“In biblioteca ci sono gli alberi genealogici di tutte le famiglie, ma non so se c’è proprio un volume dedicato ai Bennett.”
“Per favore, controlli.” 
Ernie entrò negli archivi e trovò il volume, lo stesso che aveva fornito a Damon e Kai e rimase perplesso dalla richiesta di quel giovane di soli 20 anni, si meravigliava che un giovane potesse provare interesse per una famiglia così antica. Perplesso e curioso, Ernie portò il volume a Sebastian.
“La ringrazio.” Ernie si allontanò tornando alla sua postazione, senza mai però distogliere la sua attenzione dal giovane, perché i Bennett? Perché era tanto interessato a quella famiglia?
Era forse un parente, un discendente? Oh, accidenti non aveva chiesto alcun documento di identificazione! Si alzò e andò dal giovane, ma prima che potesse fare quella domanda, Sebastian gli chiese di Bonnie Bennett, non l’aveva mai sentita nominare. Chiese quindi anche di Johanna Bennett, ma ignorava chi fosse anche quest’ultima. Il ricordo sfumò per poi diventare una nebbiolina fitta di cui non si comprendeva più nulla né le parole né i volti, era stato soggiogato
.
Kai tornò al presente, aprì gli occhi e ringraziò Ernie, il quale grattandosi la testa completamente sconcertato – e ancora sotto effetto del soggiogamento – tornò alla sua postazione.
“Sebastian è stato qui. E’ lui. E’ riuscito a rendersi reale, è passato dal sogno alla realtà. E’ qui. Esiste. Prima” spiegò a Damon “era solo nei sogni di Bonnie, io l’ho visto ed è lo stesso presente nei ricordi di Ernie, dopo però l’ultimo… attacco, evidentemente ha guadagnato potenza ed è riuscito ad entrare nella nostra dimensione.”
“Okay, il Morfeo Oscuro è sulla Terra etc etc. Ritorniamo alla stessa domanda, come lo fermiamo?”
“Perché ha chiesto di questa Johanna Bennett? L’hai mai sentita nominare?” chiese Kai.
Damon ci pensò, ma non ricordava nessuno con quel nome.
“No.” rispose solo. “Proviamo a cercarla qui in biblioteca, forse… anzi doveva essere una strega, ti pare?” chiese Damon cercando conferma.
Kai annuì. 
“Dai accendi quest’affare!” lo invitò Damon mentre iniziava a sfogliare le pagine del volume.
Kai guardò il monitor spento, lo squadrò facendo zigzagare lo sguardo da una parte all’altra dello schermo. Provò a spingere il monitor, come si accendeva quell’affare?
Damon alzò lo sguardo perplesso “Prova a spingere ancora un po’ e lo rompi!” 
Kai lo guardò con sguardo interrogativo, Damon alzò gli occhi al cielo, passò così senza troppi complimenti il pesantissimo libro che stava consultando tra le braccia di Kai e accese lui il computer. Kai cercò di non badare troppo al disagio che sentiva in quel momento nel non sapere fare quella cosa, a quanto sembrava banale. 
Il computer si accese e Damon iniziò a cercare, ma cercando direttamente di Johanna Bennett non ottenne nessun risultato. “Prova a cercare Bennett!” propose Kai, ma uscirono nomi di artisti che non avevano nulla a che vedere con Bonnie e la sua famiglia.
“Mh.” dissero entrambi pensierosi.
“Proviamo con le parole magia, Congrega, Bennett.” disse Kai quasi urlando – e attirando non pochi sguardi minacciosi da parte degli altri presenti in sala – “Mi spaventi a volte! Positivamente, si intende.” disse Damon.
Kai lo fulminò con lo sguardo poi tornò a fissare lo schermo, 1 risultato.
“Forse ci siamo!” esclamò Kai di nuovo.
“Sssh.” disse qualcuno.
Damon ci cliccò su e si caricò una pagina il cui sfondo era di un giallo ocra, probabilmente chi aveva costruito il sito pensava di dare un’aura antica a quanto andava a leggere, poi a mano a mano la scrittura e le immagini si caricarono.
Nel 1550” cominciò a leggere sottovoce Damon “Salem Village era una comunità rurale staccatosi dal nucleo di Salem Town formata da emigranti di seconda e terza generazione. Gli abitanti di questa ‘Nuova Inghilterra’ erano “un popolo prescelto da Dio perché colonizzasse quei territori che una volta erano del diavolo” così scrisse una volta Cotton Mather, ministro della colonia. La gente di Salem si è sempre considerata una nemica del diavolo e del suo operato. Gli anni precedenti non erano stati semplici: invasioni di locuste, prolungati e ripetuti periodi di siccità avevano distrutto i raccolti in tutta la regione causando una miseria generale. A tutto ciò si aggiunse un terribile incendio che distrutte gran parte della città, a seguire ci fu un terribile terremoto che rase al suolo Port Royal uccidendo duemila persone. A molti il tutto sembrò essere parte di un piano del diavolo per cacciare i parenti e amici dei coloni dalle terre del Massachusetts. In questo clima di forte superstizione, cominciò una vera e propria caccia contro le streghe.
Tra le tante famiglie allora residenti nella colonia, vi era la famiglia Bennett. Vi fu un clima di forsennata caccia alle streghe, Priscilla Bennett fu additata come tale e cacciata dalla colonia. La donna dunque giunse a Mystic Falls, allora minuscolo paese..”
“Perché ora è una metropoli?” disse ironicamente Kai.
“sperando di poter ricominciare una nuova vita.” proseguì Damon “ma proprio in quello stesso anno 1560 ci fu una terribile epidemia, seguita da una terribile siccità. Il popolo essendo molto superstizioso attribuì quelle calamità all’arrivo della donna. La stessa fu costretta a lasciare Mystic Fall per farvi successivamente ritorno nel 1570 con due figlie adolescenti, Monika e Adele. 
Nel 1585 Monika ebbe un bambino di nome Sam, secondo una leggenda, dotato di poteri paranormali. Fu sin da subito, si vocifera, un bambino dotato di poteri eccezionali, si dice che sapesse parlare sin dai primi mesi di vita, che facesse strani versi gutturali e facesse levitare gli oggetti. Il bambino Sam all’età di 7 anni scomparve, la madre non sembrava preoccupata, anzi predisse che presto sarebbe tornato. Nessuno le credette, tanto è vero che la polizia iniziò a sospettare che la donna avesse ucciso il figlio e gettato il corpo in qualche terra nei pressi di Mystic Falls. 
Realmente il figlio tornò poco tempo, il bambino giocando nei boschi si era smarrito ed era stato ritrovato da Joseph Parker, ricco proprietario terriero.”
Kai fece un piccolo sobbalzo “Monika fu molto grata all’uomo, con il quale strinse probabilmente una forte amicizia.” 
“Andiamo un po’ più avanti, dobbiamo arrivare al 1600.” disse Kai.
Damon fece scorrere la pagina, 1600. 
I Bennett e i Parker si unirono in quello che sembrava essere uno strano sodalizio, secondo una leggenda, si unirono per scacciare i demoni che avevano dilaniato Mystic Falls e dintorni nei decenni precedenti. I Parker e i Bennett furono quasi tutti uccisi in seguito a quella terribile notte, tranne Sam Bennett e August Parker.”
Ci fu un attimo di silenzio alla fine di quel racconto, non avevano trovato nulla di questa Johanna Bennett in quel racconto. Avevano soltanto avuto conferma che ciò che Kai aveva letto tempo prima non era falso.
“Consultiamo l’albero genealogico della famiglia Bennett!”
Partirono dall’inizio, c’erano più donne che uomini in quella famiglia… erano tutte così simili…
“ECCOLA!” urlò Kai.
“Sssh!”
Stessi capelli scuri e lisci, lo stesso colore della pelle, occhi castani. Era lei che aveva visto quella sera quando Bonnie era stata posseduta, era lei che aveva liberato Bonnie, era lei che ora doveva cercare. “Lucy Bennett” c’era scritto sotto la foto, doveva essere stato aggiornato da poco quel documento poiché la foto era recente.
“Okay, ora dobbiamo cercare questa Lucy Bennett! Quante Bennett potranno esserci nel Paese?” chiese ironico Damon.
“Non m’importa! A costo di doverla cercare per tutto il Paese, lo farò.”
“Frena i cavalli, Psycho! Allora, sappiamo che non te lo sei inventato, lei esiste e probabilmente è in città quindi forse non c’è bisogno di andare a cercarla per il Paese, quasi sicuramente è a Mystic Falls.”
“E che facciamo, bussiamo ad ogni porta e chiediamo se c’è una Bennett dentro?” chiese Kai ironicamente.
“Non sei divertente.” 
“Sto solo cercando di essere ironico quanto te!”  
Damon con uno sbuffo spense il computer e con un cenno della mano gli disse di seguirlo, Kai si guardò intorno pensieroso. La sua famiglia e quella di Bonnie si conoscevano, erano alleate un tempo! Forse ecco spiegato anche il motivo per cui ci voleva il sangue di una Bennett per uscire da lì, magari avevano fatto precedentemente qualche patto, chissà!
“Ernie” sentì Damon parlare “il ragazzo… che ha chiesto precedentemente della famiglia Bennett, ha trovato quello che cercava? Ha trovato niente qui su Johanna?”
“Non lo so… io – io non… mi ricordo bene. Ricordo fino ad un certo punto.”
“Damon, lascia perdere. E’ stato soggiogato.” disse Kai dando una pacca sulla spalla di Damon.
I due uscirono dalla biblioteca pieni di dubbi e di domande, le risposte però certamente non le avrebbero trovate in quel posto. Forse tutte le risposte alle loro domande le aveva questa donna, Lucy.
“Che facciamo?” chiese Kai.
“E’ quasi buio. Ti riporto al Whitmore.”
Detto questo né Damon né Kai parlarono più, ognuno perso nei proprio pensieri. Ognuno cercava di collegare quante più cose era possibile fra loro. Kai si sentiva stanco, aveva un gran mal di testa. 
Aveva bisogno di dormire.




_____________________


Buonasera!

Però quante scoperte in questo capitolo, eh?
Bonnie che abbraccia Kai, Kai che scopre dell'alleanza tra le loro famiglie ma soprattutto Lucy!
Lucy - ci tengo a dirvelo - è un personaggio realmente apparso in The Vampire Diaries ed è apparso nella 2x07. Se fate un rewatch la trovate ;)
Tornando al capitolo, spero vi sia piaciuto e spero di trovare le vostre recensioni anche nel prossimo.
Grazie alle lettrici che commentano, grazie anche a quelle silenziose e al prossimo capitolo x

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Capitolo 10
*** Nono capitolo ***


                                                
Il mio mondo - prigione
 
Nono Capitolo

 
“VATTENE!” urlò Bonnie da dentro la stanza.
Kai era in piedi dietro la porta, le chiedeva di aprire la porta, le chiedeva di parlare, ma ogni volta che provava a girare la maniglia sentiva qualcosa frantumarsi contro la porta perciò decise di non provarci più.
“Bonnie, che succede? Perché fai così?”
“VOLEVI ANDARTENE VIA!” urlò. La sentiva muoversi avanti e indietro nella stanza.
Come un perfetto idiota, aveva lasciato la valigia con le sue cose sparse sul letto. Posò la mano e la fronte contro la porta.
“Bonnie, ti prego, aprimi. Voglio spiegarti.”
Non la sentì più muoversi, era sicuro che avesse le mani sui fianchi e che ci stesse pensando.
La sentì muoversi e poi sprofondare nel letto, chiuse gli occhi sospirando.
“Bonnie!” la chiamò “MI COSTRINGI A..” disse a voce alta “mi costringi ad entrare dalla finestra.” proseguì in tono molto più basso.
“Fai pure! Dalla porta non ti lascio entrare!”
Kai strinse i denti provava in quel momento tanto nervosismo nei confronti di Bonnie, che se non fosse stato un edificio composto da studenti, avrebbe potuto dare un calcio e aprirla. Si contenne.
Attese un’ora abbondante, poi con un salto arrivò al davanzale. Entrò agilmente all’interno della stanza, il tempo che vi mise piede e Bonnie cominciò a colpirlo con tutto ciò che trovava a portata di mano, li prese prima che potessero finire per terra e rompersi. Bonnie poi passò a colpirlo con le mani, stava per schiaffeggiarlo, ma Kai bloccò a mezz’aria la prima mano “Ma che…?” parò anche l’altra che voleva fare la stessa cosa “fai?”
Bonnie aveva le braccia incrociate e le mani ferme a mezz’aria tra le sue mani, i loro visi a poco più di un palmo di distanza.
“Avevo ragione io, allora. Tu sei ancora il bastardo che mi ha lasciato laggiù! Stavi per fare lo stesso!” Bonnie lo spinse via allontanandosi da lui “Mi fai schifo, sei un viscido, un falso! Prima mi giuri che mi aiuti, che sei cambiato, mi illudi e poi? Cosa fai? Prepari le valige per andare via! Cosa potevo aspettarmi da uno come te?” sbottò puntandogli il dito contro.
“Ma se…”
“E io stupida che ci avevo creduto, che ci speravo! Sono una stupida!” proseguì senza ascoltarlo.
“Lasciami parlare, Bon.”
“E non chiamarmi così!” esclamò furente.
Il silenzio scese “Posso parlare ora?” chiese Kai leggermente esasperato.
“NO! Non puoi, anzi. Sai che c’è? Da questo momento dividiamo solo la stanza! Non voglio nessun aiuto da parte tua! Non voglio essere aiutata da uno come te, da una persona che pensa al proprio tornaconto e che scappa pur di non aiutare l’altro! No, grazie. Non ho proprio bisogno di uno come te nella mia vita. Ne ho conosciuti già troppi di stronzi, non ne ho bisogno di un altro da aggiungere alla mia lista.” Bonnie spostò le coperte e ci si infilò dentro furente.
“Per favore, mi fai spiegare?”
“Da questo momento silenzio!” disse Bonnie in tono autoritario.
Kai respirò forte, scosse la testa mentre attraversava la stanza. Si tolse la maglia e si infilò i pantaloni di tuta corti per poi stendersi. Odiava dormire con tutta quella rabbia che sembrava volersi impossessare di lui, e pensare che in tanti anni ci aveva convissuto con la rabbia, con quella rabbia cocente che sembrava volesse carbonizzare le viscere! Provò a rilassarsi, ma non ci riuscì, accidenti a te Bonnie Bennett!!
 
 
Il giorno dopo Bonnie scese prima che Kai si svegliasse, andò a fare colazione al bar self service del College, prese un cappuccino e un cornetto all’amarena e con il vassoio andò a cercare un tavolo libero. Erano già quasi tutti occupati da gruppetti di quattro – cinque persone, prima che lei entrasse erano tutti impegnati a guardare i libri, poi appena mise piede nella saletta divenne oggetto di attenzione da parte di quasi tutti gli studenti.
“Rotto qualcos’altro stanotte, Bennett?”
“Ah!” fece finta una ragazza di essersi fatta male. Qualcuno ridacchiò.
Bonnie abbassò un momento lo sguardo, per poi rialzarlo e stringere i denti. Avanzò nella stanza ignorando con quanta forza aveva gli sguardi malevoli degli altri. Prese a guardare il telefonino, ma nessuno le scriveva.
Ci fu un altro piccolo brusio, Bonnie alzò lo sguardo. Kai era entrato in stanza con dei pantaloni strettissimi e una t-shirt forse di una taglia più piccola rispetto a quella che doveva essere la sua, un sorriso scintillante e il vassoio pieno. Tutte lo guardarono adoranti.
“Posso sedermi?” chiese educato.
Bonnie scrollò le spalle.
“O preferisci stare da sola e sentire le altre che parlano male di te?” riprese Kai posando il vassoio sul tavolino.
“Come sai che parlano male di me?”
“Altro potere da Eretico.” sussurrò avvicinandosi a lei facendole l’occhiolino.
Si sedette quindi al tavolo e Bonnie disse ironicamente: “Immagino quali altri poteri tu abbia avuto!”
“Se mi dessi la possibilità di parlare forse lo capiresti…”
“Non voglio conoscerli. Credevo di volere essere aiutata da te, ma poi ho avuto la prova che da te non potrò mai aspettarmi nulla, perciò… evitiamo perdite di tempo inutili, okay?”
“Ti prego, ascoltami.”
Bonnie non lo guardò affatto. Si era stancata di essere presa in giro, di essere illusa e poi abbandonata a sé stessa. Se dovevano andare di nuovo così le cose, preferiva non essere aiutata da lui.
“Ma è mai possibile che facciamo un passo avanti e tre indietro io e te, mh?” chiese Kai amaramente.
“Questa domanda dovevi portela prima di decidere che scappare era la cosa migliore.”
“Bon, io mi sono fermato. Ammetto le mie colpe, ma poi sono tornato. Sono tornato perché ho capito che stavo facendo una sciocchezza. Non credo che tu sia perfetta o non abbia mai commesso errori!”
“Qui non si tratta di perfezione!” sbottò alzando di un’ottava la voce per poi riabbassarla rendendosi conto degli sguardi altrui “Si tratta di un giuramento, un giuramento che tu mi avevi fatto. Avevi detto che mi avresti aiutato, e invece? Quando torno scopro la valigia! Ma come credi che mi sia sentita?” sbottò tremante cercando di controllare il tono della voce.
“Sola.” rispose. Bonnie annuì. “Bonnie, per favore!”
“Senti, stai diventando patetico! Non voglio le tue scuse, anzi sai che c’è? Non aiutarmi. Da uno come te non voglio proprio essere aiutata!”
Kai la guardò sorpreso, sbatté le palpebre più volte come se facesse fatica a capirla.
Bonnie osservò il mezzo cornetto rimasto nel piattino a lungo come se fosse l’oggetto di studio di una ricerca, il cornetto si divise a metà. Bonnie sobbalzò.
“Fa’ attenzione.” la redarguì Kai, il quale non si scompose affatto circa quell’incantesimo involontario.
La ragazza respirò forte, per poi afferrare la bottiglina di caffè al centro del tavolino. Kai allungò la mano e le loro mani si toccarono.
“Altro potere da Eretico?”
“No, volevo solo toccare la tua mano.” ammise Kai. Assunse l’espressione di chi sperava che lei gli sorridesse o dicesse qualcosa, invece Bonnie alzò solo lo sguardo su di lui con un’espressione scocciata, Kai sospirò deluso abbassando lo sguardo.
“Io vado in aula. Tu… fai come vuoi, non m’importa niente.” disse secca. Bonnie fu la prima ad uscire dalla saletta, fu poi seguita da altri studenti. La lezione stava per iniziare. Kai si versò un po’ di caffè nella tazza e la sorseggiò amaramente.
Ancora convinto di quello che fai? gli chiese la parte peggiore di sé stesso.
“Sempre di più.” rispose secco ad alta voce.
“Non c’è da stupirsi se Bonnie non vuole più avere a che fare con te!” esclamò Caroline sedendosi al posto di Bonnie.
“Chi ti ha invitato a sederti qui?” chiese senza mezzi termini Kai che voleva evitare di sentirsi dire qualche altra fandonia dalla bionda.
“Parli da solo! E’ normale che non ti voglia più accanto!”
“A parte che non mi ha mai voluto accanto, ma praticamente l’ho costretta ad avermi intorno. Secondo pensavo ad alta voce. Lo fai anche tu continuamente, eppure non ti ho mai detto che sei fuori… pur pensandolo!” confessò.
“Come ti pare, allora sei riuscita a farla ragionare?” chiese Caroline non dando peso al leggero insulto che le aveva rivolto “Stanotte sembrava che camera vostra cadesse a pezzi!”
“Mi pare inutile dirti quello che hai già prontamente sentito. Piuttosto, come faccio a farmi guardare come prima da Bonnie?”
“Non lo so, sii gentile. Le passa.” fece una brevissima pausa “Oddio con te non lo so, tu sei un caso a parte. Potrebbe anche non perdonarti.”
“Fantastico.” disse in tono atono.
“Dai sono sicura che oggi tutto andrà bene!”
“Come mai sei così positiva stamattina?”
“Ho letto che oggi devo sfruttare la mia energia positiva e dare tanti consigli, aiuterà un sacco di persone.”
Kai la guardò con aria contrariata. “E tu credi ancora a queste sciocchezze?”
“Beh…” abbassò notevolmente il tono della voce “esistiamo noi vampiri, i licantropi, gli ibridi, i mondi – prigioni, quindi perché non si potrebbe credere nelle stelle?”
“Io credo solo nelle eclissi che poi, ad oggi, non ho ancora capito perché si dovesse aspettare quell’evento!” esclamò pensieroso.
Caroline scrollò le spalle “Io vado in aula. Se non vuoi essere bocciato, ti suggerisco di venire.”
“Sì. Sì. Arrivo.” disse congedando Caroline.
Lentamente si avviò verso l’aula, quando entrò in questa, il professore era appena entrato perciò non si accorse che aveva fatto un paio di minuti di ritardo. Si sedette accanto a Bonnie dal momento che tutta la sua fila era vuota, un paio di ragazze avevano anche proposto al ragazzo di sedersi vicino a loro, ma lui declinò l’invito con un piccolo sorriso e con un ‘magari un’altra volta’, le due ragazze un pochino deluse si voltarono, ma sperarono comunque nella volta successiva.
La lezione riprese, si parlò di storia moderna, della guerra di secessione.
“Tutto bene?” sussurrò Kai con la mano davanti alla bocca per evitare di essere scoperto.
 Bonnie lo guardò, Kai fece lo stesso.
“Con te non può mai andare niente bene perciò…!” esclamò ad alta voce.
“Signorina Bennett, qualcosa non va? Crede che la mia lezione non meriti di essere ascoltata?”
“Penso solo che lei sia un grande incompetente.” la classe scese in un silenzio tombale.
“Come ha detto?”
“Lei è un incompetente. Insegna a tutti noi solo alcuni aspetti della storia, li modifica, li distorce. Lei non sa che cosa è successo in quel periodo, nessuno di voi può saperlo!”
Kai la osservò impallidendo.
“Ah, e lei di soli 20 anni pensa di essere in grado di sapere cosa è accaduto tra il 1861 e il 1865? Mi fa piacere sapere che c’è un’allieva molto interessata al mio corso, ma signorina questo è il mio corso e qui si studia la storia del nostro Paese…”
“Storia che non corrisponde alla verità!!” urlò alzandosi in piedi “Lei – e chi come lei – è un bugiardo oltre che ad essere un ignorante!”
Kai scattò in piedi “Professore, la porto fuori a prendere una boccata d’aria!”
“E’ meglio!” esclamò il professore spazientito e rosso in viso.
“Perché?” proseguì Bonnie “Ha paura di conoscere la verità? Ha paura di essere giudicato?”
“Qui giudico io.” sibilò l’uomo “E se non la smette la porto davanti al Preside e la faccio sospendere.”
“Sa, professore, che se fossi in lei io starei attento…”
“Mi sta minacciando?”
Le cose stavano peggiorando decisamente, senza chiedere il permesso dell’uno o dell’altra, Kai tirò via Bonnie prima per le braccia poi la condusse fuori tenendola per mano.
“Scusatela, per favore.” disse Kai uscendo.
La porta alle loro spalle si chiuse, i due camminarono per un bel po’ in silenzio, mano nella mano.
Kai la portò fuori dal college, s’incamminarono lungo un manto innevato, oltrepassarono il gigantesco albero che dominava la piccola collina davanti all’istituto e proseguirono. Arrivati in una piana si fermarono, Kai era furente con Bonnie. Questa lo guardò e fu un attimo, Kai la colpì in pieno viso. La ragazza si massaggiò la guancia dolorante e guardò incollerita Kai.
“Vuoi farti espellere? Bonnie, ma che ti sta succedendo?” chiese preoccupato per Bonnie.
“E a te che t’importa? Decidi di abbandonarmi, pretendi di fare l’amico, mi dai uno schiaffo, e ora torni a preoccuparti di me? E’ bene che tu decida cosa fare!” urlò quasi con le lacrime agli occhi e incrociate le braccia si voltò dall’altra parte.
Kai si appoggiò al tronco di un albero “Io sono qui per aiutarti, te l’ho detto, ripetuto e lo ripeterò fino alla nausea se necessario. Ieri è vero avevo pensato di scappare perché… temevo di non essere abbastanza capace per darti l’aiuto di cui hai bisogno.” Bonnie voltò il capo verso di lui “Poi… ho capito che stavo.. sbagliando. Che se non ci provavo almeno, non potevo neanche saperlo se ne ero capace. Quindi mi sono fermato e sono andato a Mystic Falls a fare ricerche.”
“Ricerche?” chiese Bonnie che aveva il corpo di nuovo rivolto verso di lui.
“Ho fatto qualche ricerca sui Bennett e ho scoperto che un tuo e un mio antenato erano amici.”
“Davvero?” chiese sorpresa.
Kai annuì. “Forse… potremmo esserlo anche noi?” chiese titubante Kai.
Con uno sbuffo e un mezzo sorriso, Bonnie disse: “Non farti strane idee! Ho chiesto il tuo aiuto, ma non voglio la tua amicizia.”
Kai abbassò il volto con espressione delusa, strinse le labbra e disse: “Se il mio aiuto può servire a farmi vedere come una… persona normale…. allora lo farò.”
Bonnie non seppe decifrare quel tono, quella frase.
Aveva bisogno di lui, aveva capito che c’era qualcosa che non andava in lei, ma l’idea di essere sua amica, la inquietava.
“E poi? Cos’altro hai scoperto?”
“Ho scoperto che il tuo Sebastian ha fatto ricerche su di te, sulla tua famiglia e sulla tua antenata Johanna Bennett. Ehm, c’è una cosa che non ti ho detto: la notte in cui tu hai avuto quel terribile attacco, è intervenuta una terza persona. Ho scoperto il suo nome è una certa… ehm, aspetta… com’è che si chiama? Ehm….”
Bonnie lo guardò incuriosita.
“Ops, non me lo ricordo più! Forse me lo ricorderò dopo un po’ di allenamento!” concluse sorridendo.
La ragazza alzò gli occhi al cielo scuotendo la testa, Kai era sempre lo stesso.
Anche se diceva di essere diverso.
“Che vuoi fare? Fare a pugni?”
“Non ti nascondo che prendere lezioni dal Maestro Kesuke Miyagi non mi sarebbe dispiaciuto! Quando ero ragazzino volevo tanto essere come Daniel… in effetti sono sempre stato un po’ come lui, ma io non ho mai trovato un Maestro.” disse inizialmente in tono entusiasta per poi concludere tristemente.
“Chi sono Kesuke e Daniel?” chiese la ragazza.
Kai assunse un’espressione sconcertata e sorpresa “Karate Kid!”
Bonnie alzò le sopracciglia come per dire che non ne aveva mai visto uno di quei film e quindi non sapeva proprio di che parlava!
Kai sbuffò e disse: “Okay, okay una di queste sere affittiamo un film e te lo faccio vedere!”
Bonnie incrociò le braccia guardandosi intorno per poi riguardare verso il ragazzo davanti a lei.
Kai si alzò ed esclamò “Da oggi sarò io Kesuke Miyagi e tu..” indicandola con il palmo rivolto verso l’alto “Daniel.”
“Che dovremmo fare?” chiese scettica.
“Ma tu puoi chiamarmi Maestro.” disse ironico il ragazzo.
“Non ti chiamerò mai Maestro e io non sarò mai Daniel!”
“Okay allora Danielle, ti piace di più?”
“Mi spieghi che scopo avrebbe questo chiamarsi Kesagi o Danielle?”
“Kesuke Miyagi.” la corresse il ragazzo.
“Quello che è!” sbottò lei.
“Allora, pensavo che se ti sono venuti questi attacchi è perché probabilmente le tue difese sono deboli, molto deboli e questo permette all’intruso di avere la meglio su di te. Ora con questo training, in teoria le tue difese dovrebbero acquistare vigore e gli attacchi sarebbero meno frequenti.”
“Ma non è detto che accada!”
“Per questo ho sottolineato la parola teoria.”
“Perfetto! Davvero perfetto! Io mi dovrei affidare a te, Maestro” disse ironicamente l’ultima parola “che ti muovi per fare qualcosa in teoria! No, ma mi stai prendendo in giro? Io dovrei affidarmi a te?! Neanche per scherzo! Il tuo potrebbe essere solo un trucco per farmi indebolire ancora di più!”
Kai sospirò tristemente “Voglio solo aiutarti e secondo me – e ne sono sicuro – funzionerà! Puoi provare a fidarti di me?”
“Sei un mostro e niente riuscirà a riabilitarti ai miei occhi.”
Quelle parole spezzarono Kai, si voltò dall’altra parte per nascondere gli occhi lucidi. Avrebbe voluto prendersi i capelli e tirarli con tutta la forza che aveva, forse il dolore stesso avrebbe fatto meno male delle sue parole.
“Sai, Bonnie” si voltò verso di lei senza guardarla “quella sera” alludendo alla sera in cui era stata preda della Magia Nera “tu mi hai abbracciato e supplicato di aiutarti e io ti ho giurato che l’avrei fatto. Ora ti giuro che lo farò a costo della mia vita e non m’importa se tu mi credi ancora un mostro o meno, niente mi fermerà. Stavolta vado fino in fondo.” alzò gli occhi non le importava se avesse notato il luccichio nei suoi occhi, doveva convincerla “Tu? Cosa vuoi fare? Vuoi guarire ed essere te stessa o vuoi lasciare che sia qualcos’altro ad avere la meglio su di te, a tenerti sotto scacco e preda costante della paura?”
Sperava di averla convinta, di averla scossa. In ogni caso poco più di un’ora dopo erano l’uno di fronte all’altra, il sole splendeva alto nel cielo. Kai voleva che lei divenisse più forte, che lasciasse quanti meno spazi era possibile al nemico.
“Chiudi gli occhi, Bon, e respira. Profondamente.” disse Kai chiudendo gli occhi.
Bonnie tutto riusciva a fare fuorché rilassarsi con lui che parlava in quel modo, con lui che faceva sembrare quella cosa una passeggiata a cavallo. Esitò qualche istante, ma poi obbedì.
“Ancora una volta.”
Lo sentì respirare profondamente, lei rilasciava piccoli sbuffi più che respiri.
Non era convinta, non ci credeva. Era tremendamente scettica.
“Ti sento!” la rimproverò pacatamente Kai “Respira bene o non potremo fare quello che sto progettando.”
“Tu che progetti mi fai paura!” esclamò Bonnie.
“Ancora uno!” disse facendo finta di non aver sentito.
Bonnie si guardava intorno con l’aria di chi aveva tante cose da fare e non aveva tempo da perdere nella respirazione, Kai aprì gli occhi e chiese in tono di sfida: “Pronta?”
Bonnie lo guardò preoccupata.
Manifestat putas!
Bonnie si sentì attraversare come dalla corrente, ogni cellula del suo essere sembrava impazzita e preda ad atroci dolori. Quel dolore fu insopportabile, svenne.
Kai riuscì a vedere solo poche cose, Bonnie era svenuta e il contatto interrotto. La soccorse, le sollevò il busto e le tenne in alto la testa, la chiamò.
“Bonnie? Bonnie, mi senti?”
Lentamente – e dopo alcuni minuti – la ragazza aprì gli occhi confusa.
Visto Kai si mise subito a sedere “Attenta, fai piano! Sta’ tranquilla, non ti faccio niente!”
“Che cosa mi hai fatto?”
“Ho fatto una sorta di lettura mentale.”
Bonnie con un piccolo lamento si mise seduta sulle ginocchia “Ha fatto male.”
“Lo so.” disse solo Kai “Perché non combatti Bonnie? Avresti potuto bloccarmi o respingere questa.. invasione con niente e invece? Hai lasciato che ti colpissi.”
“Mi hai colto di sorpresa!” rispose seccamente la ragazza.
“Non è vero, ti stavo preparando alla cosa. Tu non hai fatto niente. Avanti, so che puoi farcela. Forza.”
“Non ce la faccio.” disse mettendosi in piedi.
“Sì, che ce la fai!”
“COME?” urlò. “Non ci riesco.”
“Bonnie” disse prendendola per le braccia “avanti, so che puoi. Concentrati!”
Lei chiuse gli occhi, la testa le faceva terribilmente male e le girava forte.
“Ehi!” si trovò aggrappata alle braccia di quell’estraneo che aveva così tanta fiducia in lei, che la spronava a non arrendersi a lottare. L’ultima volta che si erano trovati vicini in questo modo, era stato quando l’aveva pugnalata di fronte casa sua prima di abbandonarla. Come trapassata da una scarica elettrica al ricordo di quel momento terribile, la ragazza lo respinse barcollando leggermente.
“Forse per il momento basta così, non voglio che tu stia male e poi stasera dobbiamo vedere Karate Kid!”
“N – no,  non.. mi v – va.” biascicò Bonnie che si sentiva talmente tanto stanca e affaticata che Kai la prese in braccio.
“Io ti porto in braccio, tu sopporti il film.”
“D – de – devo sopportare g – già.. te.”
Sorrise “Dici tu che basta. Forse sì, ma mi è venuta una voglia matta di guardare quel film. Ti piace la pizza?” Bonnie fece segno con la testa di sì “Forse parlo anche più di te e Caroline messe insieme, ma che ci posso fare? Saranno stati gli anni di isolamento! Non hai idea in quegli anni quanto abbia desiderato che qualcuno mi ascoltasse, mi parlasse e invece… l’unica che parlava era la televisione, pensa che ho visto tutte le serie tv, tutti i film, tutti gli show trasmessi credo un.. mille volte, poi ho finito con il parlare da solo e infine… credo di essere impazzito..” guardò verso Bonnie, ma lei era crollata.
Kai scrollò appena le braccia e con un leggero broncio. Odiava fare confidenze a qualcuno che poi nemmeno lo ascoltava, ma sembrava essere la storia della sua vita: tutti lo avevano sempre visto debole, inutile, incapace e siccome nessuno lo avrebbe mai preso in considerazione per il ruolo di leader, lo aveva fatto da lui. Voleva dimostrarsi forte. Voleva essere l’unico. Quel gesto era stato estremo senza dubbio, ma lui gridava solo un briciolo d’attenzione da parte della sua dannata Congrega, del padre e invece, lo avevano giustiziato e condannato senza possibilità di difendersi.
Era un mostro e come tale doveva essere trattato, ma nessuno si era mai scusato per averlo reso il mostro tanto temuto.

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Capitolo 11
*** Decimo capitolo ***


                                                
Il mio mondo - prigione
 
Decimo Capitolo

 
Bonnie si svegliò su una superficie morbida, avvertì un piacevole tepore. Lentamente riprese contatto con la realtà, mise a fuoco i vari oggetti nella stanza e in ultimo vide Kai che si guardava le mani, provò un moto di pietà per lui: aveva sentito quello che le stava dicendo e ci pensò, doveva essere stato terribile tutto quello che aveva passato. Ricordò che cosa avesse provato lei nello stare da sola in quel posto, era angosciante, opprimente. Quindi chi meglio di lei poteva capirlo. Aveva desiderato morire, lo aveva desiderato con tutto il cuore. Lui chissà come e quante volte ci aveva provato e la punizione implacabile lo faceva tornare indietro, lo costringeva a continuare a vivere e vivere e vivere ancora quel giorno. Cosa che alla fine lo aveva reso folle.
“Ehi, sei sveglia!” esclamò Kai accennando un piccolo sorriso “Come ti senti?”
Ma ora come era possibile che lui fosse in questo modo: paziente, gentile, la aiutava? Si poteva guarire dalla follia? O magari il suo essere una creatura magica diversa aveva anche il potere di cambiare la mentalità della persona?
“Ehi, tutto bene? A cosa pensi?"
Bonnie lo guardò e rispose: “Mi sento debole. Come se avessi corso sulla coda di una cometa!”
“Spazio 1999.” rispose come se avesse appena trovato la risposta ad un quiz particolarmente difficile.
“Cosa?” chiese confusa.
“E’ una citazione di… oh, lascia perdere. Scusa.” tacque per qualche secondo “Vuoi mangiare qualcosa?”
Bonnie scosse piano la testa, si mise seduta. Piegò la testa all’indietro chiudendo gli occhi.
“Stanca?”
Annuì.
“Se vuoi continuare a dormire…”
“No – no..” lo guardò “insomma, sì sono stanca, ma non posso dormire sempre… ehm, da quanto sono in questo stato?”
“Quasi 24 ore.”
Bonnie lo guardò stupita.
“Tutto questo tempo?”
Lui annuì. “Ne avevi bisogno.” aggiunse.
“E tu cosa hai fatto?”
“Oh… ho… letto, contato tutti coloro che sono passati sotto la finestra, sentito le loro conversazioni.” scrollò le spalle “Cose così.” mentì, in parte. “Ti va della pizza? E’ tanto che non ne mangio una!”
“Laggiù non te le facevi?” chiese curiosa.
“C'ho provato, ma finivo col fare sempre delle pietre o a fare delle pizze minuscole e poco cresciute quindi..” scrollò le spalle “Muoio dalla voglia di mangiarne una con salame piccante e origano! Poi vorrei anche..” ci pensò su qualche istante “patatine e wurstel e, ehi sapevi che ne avevano fatta una anche con lo zucchero a velo e nutella?” Bonnie lo guardò divertita “Insomma la pizza dovrebbe essere salata, piccante, ma dolce? Non ne avevo mai sentito parlare, ho tanta tantissima voglia di mangiarla!”
“Ehi, fermo, stop!” esclamò Bonnie interrompendo il flusso continuo di parole del ragazzo davanti a lei “Primo i soldi dove li troviamo e secondo ce la fai a mangiare tutta questa pizza?”
“Ehi, sono magro sì, ma ho uno stomaco enorme!” disse strofinandosi le mani sulla pancia “E per quanto riguarda i soldi, beh se non ce la faccio… c’è la persuasione mentale, no?” disse strizzandole l’occhio.
“Dimmi che non è un modo per dire ‘ehi lo uccido per avere delle pizze’?”
“Certo che no!” fece una brevissima pausa “A proposito, tu che pizza vuoi?”
Bonnie indecisa disse “Margherita.”
“Naaaa. Dai, sii più creativa! Cosa vuoi?” la incitò Kai accoccolandosi di lato al letto.
“Ehm… non so.” rispose guardandolo.
“Sì, che lo sai.”
“Prosciutto cotto, mais e panna.”
Lui sorrise alzandosi “Così va meglio!” tacque un momento “Forza, Bonnie, puoi farcela!” aggiunse accarezzandole il viso e lasciando Bonnie senza parole, con le labbra schiuse e gli occhi puntati su di lui.
“Vado! Fai la brava.” disse poi dando un bacio tra i capelli a Bonnie.
Lei a quel punto sembrò ridestarsi dallo stordimento dovuto a quel gesto “E questo? Da dove salta fuori?”
“Confesso, l’ho visto farlo ad un uomo nei confronti di sua moglie.”
“Ma io e te non siamo marito e moglie!” esclamò.
“Lo so, non m’illudo certo di essere tuo marito!”
“Illudo?”
Kai si sentiva in difficoltà “Oh, accidenti! Senti dimentica quello che ho detto, okay? Con queste cose… sono ancora più in difficoltà. Vado, allora. A dopo.”
Poi più in fretta che poteva uscì dalla stanza e si richiuse la porta alle spalle.
Bonnie era totalmente confusa, che stava succedendo?
 
“Ho portato due birre, spero vada bene.” disse entrando in stanza.
Bonnie si alzò e rispose: “Benissimo, mi piace!” per poi sedersi al tavolo con aria contenta.
“Ho fatto tagliare le pizze e sono riuscito a pagare tutte le pizze, ah aspetta controlla un attimo!” disse porgendole il conto, dopo aver posato le pizze sul tavolo.
“Ti hanno dato 5 dollari in meno!”
Kai fece il giro del tavolo per vedere.
“Ma no aspetta io gli ho dato 25!”
“Le pizze stavano 20 dollari! Non ti hanno dato il resto!”
“Ora gli stacco la testa!” sbottò Kai pronto a scattare.
“Fermo!” disse Bonnie trattenendolo per il polso, la guardò “Non fa niente, ma la prossima volta sta’ più attento a come usi i soldi, okay?” lo ammonì bonariamente sorridendogli.
Ci fu un istante di silenzio.
“Sei una persona buona, Bonnie.” commentò Kai.
“Sì?” chiese lei, lui annuì “Dai, vai a sederti e mangiamo.” proseguì in tono triste. La fiducia in se stessa era calata notevolmente da un po’. Bonnie non si credeva affatto una persona buona.
Kai notò quello sguardo assente e pensieroso “Stai pensando di non esserlo, vero?”
Bonnie lo guardò e gli bastò come risposta.
“Forse non sono la persona più adatta per dare consigli, ma ti voglio dire questo: non bisogna mai dimenticarsi di chi si è, per quanto la vita ci abbia segnato, per quanto ci abbia fatto male, dobbiamo lottare per noi stessi, per chi eravamo, per chi siamo e per chi vorremo essere ancora in futuro.
Sai, prima di… perdere la testa ero un ragazzo normale, sì insomma beh qualche stravaganza l’ho sempre avuta, ma come chiunque credo. Poi sentii mio padre dire ad un membro della Congrega che ero inadatto per il ruolo di leader, che mi considerava come una specie di scarto da non tenere minimamente in considerazione per nessun compito nella Congrega.” guardò Bonnie “Capisci? Mio padre, l’uomo che avrebbe dovuto amarmi, mi considerava il nulla.
Decisi di dimostrargli che aveva torto, che potevo essere invece un buon capo.” sospirò “Provai ad esercitarmi, ma senza risultati. ‘Tu non sarai mai uno stregone, Kai. Tu sei solo uno scherzo della natura.’ mi disse una volta uno dei miei fratelli.
Credo che una persona possa sopportare fino ad un certo punto tutte queste cattiverie. Io non ce la feci più e nel momento in cui capii che mio padre non mi avrebbe mai concesso la possibilità che desideravo, non mi avrebbe mai visto come un pari dei miei stessi fratelli, compii quel massacro.”
Il ragazzo fissò i cartoni ancora chiusi della pizza, quella vicenda gli provocava ancora dei dolorosi crampi allo stomaco. Lui voleva solo essere apprezzato, voleva sì essere il capo, ma prima di tutto desiderava che gli altri non lo guardassero come un abominio, come il rifiuto della Congrega Gemini.
“Comunque” riprese “nessuno ha cercato di capire perché fossi esploso in quel modo, mi hanno solo condannato e buttato la chiave.” sorrise amaramente “Pensavano che rinchiudendomi lì mi avrebbero aiutato, anzi forse non lo hanno fatto nemmeno per me, ma per proteggersi da me, dal mostro. Mostro reso così per colpa loro.” guardò verso Bonnie che lo stava guardando a sua volta “Erano convinti di essere al sicuro, di essere forti dal momento che avevano tagliato il ramo secco dell’albero. Mio padre… quell’uomo non era neanche degno di essere definito così. Un padre. Quale padre farebbe questo al proprio figlio?”
“Forse esisteva un’altra soluzione.” la guardò “Al massacro.” aggiunse la ragazza.
“Sai, dopo averlo fatto e dopo che mia sorella aveva accettato di fondersi con me, tutti in famiglia mi guardavano… scioccamente allora pensavo con rispetto e invece era disprezzo. Tutti erano pronti, tutti tramavano nell’ombra. Anche lui. Lui mi sorrise il giorno dopo.” lo sguardo era furente “Non avevo mai visto sorridermi, mai. Forse solo all’inizio quando sperava che avessi poteri magici, poi capì che non ne avevo e… fine dell’affetto, fine di sguardi affettuosi per passare a sguardi carichi di pietà verso questo figlio venuto al mondo in modo anormale. Mi ha fatto diventare un mostro, un mostro come lui.” sospirò pesantemente.
“Il passato è passato.” commentò Bonnie “Certo hai commesso un atto gravissimo, ma ormai… credo tu sia stato già condannato duramente.”
Lui annuì cupamente.
“Anche tu pensi che io sia un mostro?” 
Bonnie tentennò, in quel momento la finestra si aprì di colpo, Bonnie scattò in piedi allontanandosi dalla finestra. Kai anche scattò in piedi e si mise dinanzi a lei, “Stai tranquilla, okay?” disse rivolto verso Bonnie che era diventata pallidissima.
Il ragazzo si avvicinò a Bonnie per poi tirarla via e nasconderla dietro di lui. Quindi si avvicinò alla finestra cautamente, Bonnie prese a tremare e proprio in quel momento, i vetri della finestra con un boato si infransero. Bonnie urlò, Kai si voltò di scatto per proteggersi dalle schegge e per proteggere la ragazza, i vetri implosero verso di loro. Kai strinse a sé la ragazza, mentre i vetri continuavano a conficcarsi sulla sua pelle e si frantumavano per terra.
Strinse i denti mentre sentiva rivoli di sangue correre lungo la schiena, respirò forte stringendo i denti. Le ferite avrebbero dovuto rimarginarsi velocemente, invece continuavano a far male. Ci fu quindi il silenzio, tutto tacque. Gli occhi di Kai si fecero pesanti, sentì il respiro quasi mozzarsi, cadde sulle ginocchia, Bonnie cercò di soccorrerlo, di parlargli, ma Kai non la sentiva, era svenuto.


Quando rinvenne, era steso a pancia in giù sul letto. Provò a scattare in piedi, ma Bonnie gli posò una mano sulla spalla “Sta’ fermo!” lo ammonì.
Kai la guardò “Cosa è successo?”
“Sei svenuto.”
“Cosa?”
“Credo ti siano rimaste delle schegge nella pelle.” rispose titubante.
Chiuse gli occhi e strinse le labbra un momento prima di dire “Toglimele.”
“Cosa?!” esclamò Bonnie terrorizzata.
“Toglimele.” ripeté ansante.
“M – ma, i – io…”
“Apri il mio armadio e prendi un paio di pinze e il coltello. Sono entrambe nella valigetta nera.”
Timorosa Bonnie si sollevò e aprì l’armadio, osservò l’interno vedendo due valigie più una più piccola nera, s’inginocchiò e l’aprì, dentro c’era quello che lui le aveva indicato.
Si avvicinò al letto - quindi Kai, con una smorfia di dolore, si mise a sedere.
“Sei proprio un testardo! Ti avevo detto di stare fermo!”
Kai sorrise “Non sono uno che ama le regole.”
“Oh, l’ho notato!” posò il coltello e la pinza sul tavolo “Cosa dovrei fare?” chiese titubante.
“Con il coltello apri la maglia e con le pinze.. togli le schegge.”
Gli occhi di Bonnie si dilatarono “Non posso.”
“Sì, che puoi. Bonnie Bennett, tu puoi fare tutto. Quale concetto non ti è chiaro?”
“Sta’ zitto, stai solo cercando di farmi sentire meglio!”
“Non è così, devi convincerti che tu hai la chiave, il potere di fare tutto. E’ qui” disse indicando la testa “che c’è il blocco. Forza, io mi fido di te.”
Bonnie guardò prima verso Kai poi verso i due strumenti.
Si alzò e prese il coltello: osservò la lama lucente, il manico che stringeva. Respirò forte come a prendere coraggio, poi si voltò verso Kai che la incoraggiò con un cenno della testa.
Fece il giro del letto trovandosi alle spalle del ragazzo.. Tremò, poi prese la maglia e la tranciò di netto in due parti.
“Ti ho fatto male?”
“No.” rispose solo.
Posò il coltello, per un millesimo di secondo aveva avuto l’idea di ucciderlo, di certo non era nuova, ma questa era stata più acuta, più forte.
Aveva fatto quasi male l’idea di togliergli la vita.
“Ora prendi la pinza e fai con calma.”
Aveva così tanta fiducia in lei? Ma perché? In fondo di lei doveva avere mille dubbi e invece…
Con mani tremanti Bonnie fece avvicinare la pinza alla prima scheggia, Kai sobbalzò e Bonnie ritrasse di colpo la mano. “Scusami!” esclamò terrorizzata.
“Non preoccuparti, fa male! Non per colpa tua però.”
“Perché ti fidi così tanto di me? Io ho cercato di ucciderti, dovresti odiarmi.”
“Anche io ho cercato di ucciderti eppure mi stai aiutando adesso. Dovresti odiarmi tu di più.”
“Non ci riesco più.” ammise.
Kai non disse niente.
Afferrò la scheggia di prima e la estrasse, Kai sobbalzò di nuovo stringendo i denti con una smorfia di dolore dipinta sul viso.
“Fatto.” buttò la prima scheggia sul tavolo.
Si preparò a prendere la seconda, era andata un po’ più a fondo della precedente. Sobbalzò ancora più forte e un ‘AHIA!’ gli sfuggì.
“Mi dispiace.” disse Bonnie in tono mortificato.
“Sta’ tranquilla.” la consolò.
“Ti dispiace parlarmi?”
“Di cosa?” chiese voltando appena la testa e guardandola di sbieco.
“Non lo so, ti prego aiutami però a non pensare a quello che sto facendo.”
“D’accordo.” ci pensò un po’ su “Cosa farai quando tutto questo sarà finito?”
Bonnie scosse la testa, estrasse la seconda scheggia e la mise sul tavolo “Non ci ho pensato, ma direi che… dovrò cambiare college, sì insomma ho fatto troppi casini per poter restare qui dopo. Una volta conclusi gli studi te l’ho detto vorrei diventare o dottoressa o poliziotto.”
“Perché? Io ti vedrei benissimo nei panni di avvocato.”
“Avvocato?” chiese scettica.
“Sì, insomma sei brava nel sostenere la tua opinione, nel difendere quella altrui quando è necessario. Avresti un futuro come avvocato.”
“Beh, da adesso anche come infermiera, guarda che sto facendo!” Kai sorrise, anche Bonnie, ma nessuno dei due vide il sorriso dell’altro.
“Tu invece cosa vuoi fare dopo?” Kai non seppe rispondere a questa domanda. Kai era un vagabondo in quel nuovo mondo, un estraneo. Lui era stato strappato al mondo per troppi anni, talmente tanto che in quel momento non sapeva realmente cosa avrebbe fatto della sua vita di lì ad alcuni anni. Si poteva fingere per il momento uno studente, ma poi? Che avrebbe fatto?
Sarebbe rimasto da solo. Tutti avrebbero continuato le loro vite, il loro naturale percorso e lui?
“Ho paura.” disse prima ancora di controllare ciò che stava dicendo “Io non so cosa voglio né cosa volevo, io sono sempre stato solo e continuerò a stare da solo.” la voce gli si incrinò “Per sempre.”
Bonnie si sentì stringere la gola e le viscere in una sensazione dolorosa.
Provava un’enorme pietà per lui.
Posò le mani sulle sue spalle, le strinse come a voler dire ‘coraggio, dai, non ci pensare’, ma come faceva a non pensarci se aveva tutta l’eternità per farlo?
“Ehi, senti, una cosa alla volta, okay? Intanto estraiamo queste schegge, mangiamo la pizza e poi pensiamo all’eternità! Oh, spero per te che la pizza sia buona!” disse dandogli un pizzicotto sulla spalla.
Kai sorrise, ma era un sorriso triste quello che gli increspava le labbra. Era incredibile, aveva desiderato tanto il potere, il controllo e ora invece… “AHIAA!!” urlò quasi.
“Guarda cosa avevi conficcato.” disse mostrandogli un enorme pezzo di scheggia frastagliato lungo circa 4 cm e largo 2. “Finito. Fammi controllare.” gli scrutò attentamente la schiena, ma non trovò altre schegge. “Ora dovrebbero guarire da sole, giusto?”
“Sì.” rispose. I due osservarono le schegge che misteriosamente di lì a qualche istante sparirono consumandosi in una polvere diamantina nera.
Entrambi si guardarono negli occhi interrogativi.
“Le disinfettiamo le ferite che dici?” gli propose la ragazza.
“Va bene, ma poi mangiamo che mi sta venendo fame.”
Le prime due ferite – quelle più lievi – si rimarginarono di lì a pochi istanti dopo la disinfettata, quella più profonda invece continuava ad aprirsi e sanguinare.
“Perché fa così?” chiese il ragazzo con dolore.
“Non lo so. Provo con un incantesimo?”
“Ma non dovrebbe rimarginarsi da sola?”
“Kai, non lo so! Dovrebbe, ma a quanto pare si chiude e si riapre. Non so cosa succede.”
“Fa’ qualcosa, qualunque cosa ma falla!”
“Ehm…” pensò “Occludo.”
La ferita si chiuse dopo aver fatto scorrere un ultimo rivolo di sangue.
L’Eretico respirò pesantemente prima di ringraziare la ragazza con una carezza sul braccio e un piccolo sorriso.
“Mangiamo?” propose di nuovo di buonumore Kai.
“Aspetta, ripariamo prima i vetri.”
“Oh sì, giusto!”
Finalmente 5 minuti dopo i due erano a tavola e mangiavano, Kai pur essendo magro, mangiava tanto infatti era alla seconda pizza e la addentava ancora con gusto, Bonnie invece era al terzo spicchio e si sentiva già piena.
“Forza, Bonnie, mangia!” la incitò dandole dei piccoli pizzicotti sulle braccia.
“Smettila o ti rovescio la birra addosso!” lo minacciò scherzosamente.
I due fecero scontrare le bottiglie di birra e bevvero con un piccolo sorriso. 
Chissà se la normalità - come lo era quella situazione - sarebbe durata! pensarono entrambi pur non dicendolo...

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Capitolo 12
*** Undicesimo Capitolo ***


                                                
Il mio mondo - prigione
 
Undicesimo Capitolo

 
   “Forza, Bonnie! E’ la sesta volta che faccio questo incantesimo e ancora non hai capito quando e come bloccarmi? Su!”
Kai incitava Bonnie a lottare, a impegnarsi se voleva veramente avere la meglio su quella presenza che aleggiava su di lei e che rischiava, con il passare del tempo, di diventare sempre più forte dunque sempre più difficile da sconfiggere. Se su questo versante le cose non procedevano bene, sull’altro versante – quello della ricerca di Lucy – le cose procedevano se possibile ancora peggio: Lucy doveva aver utilizzato un incantesimo di protezione in quanto nessun tipo di incantesimo di localizzazione funzionava.
“Ancora.” annunciò Kai.
Bonnie lo guardò, sentiva di potercela fare, insomma sapeva di potercela fare. Lei non era debole.
Manifestat putas!”
Bonnie fu colpita di nuovo, reclinò la testa all’indietro e si sentì come se quell’incantesimo le stesse aprendo la testa, si sentì come se un coltello dividesse a metà la sua testa, poi una sensazione di profondo dolore la trafisse, strinse i denti non voleva urlare né svenire, ma non sapeva esattamente come evitarlo. Kai riuscì a vedere altri ricordi e pensieri di Bonnie, se era così facile accedere alla sua mente, a ciò che amava, a ciò che desiderava vedere, sentirsi dire, chiunque avrebbe potuto impossessarsi di lei e della sua mente.
Tranne te! lo canzonò il vecchio Kai Tu solo riesci ancora a farti guardare con un certo distacco. A quel Sebastian saranno bastati tre o quattro sogni da quanto dieci minuti?E ha guadagnato tutta la sua fiducia, tu?
Kai vide Bonnie in macchina con Elena, erano così giovani. Bonnie, Caroline ed Elena vicine all’albero di Natale. Bonnie che sorrideva alla nonna dopo che questa le aveva regalato un ciondolo con le iniziali del suo nome e cognome. Bonnie che dava il suo primo bacio a Jeremy.
“Basta!” ansimò la ragazza gattoni. Kai strinse gli occhi, li strizzò forte. Li sentiva in fiamme. Interruppe l’effetto dell’incantesimo.
“Per oggi basta così, ma più tardi voglio insegnarti degli incantesimi di protezione e di difesa.
Ne hai decisamente bisogno.”
Lei si limitò ad annuire con la testa mentre si rimetteva in piedi.
“Una mano?” chiese lui tendendole una mano.
Lei annuì afferrandola.
“Vuoi appoggiarti?” lei lo guardò, gli sorrise un po’ imbarazzata scuotendo la testa.
I due presero a camminare verso l’istituto, la neve ormai aveva abbondantemente imbiancato il Paese, gli scarponi affondavano nella neve e facevano un bel po’ di fatica nel camminare normalmente. Stettero in silenzio non sapendo esattamente cosa dirsi, fu Bonnie a parlare per prima.
“Tra due giorni è Natale.”
Kai annuì cupo.
“Cosa farai?” chiese la ragazza guardandolo.
Tenne bassa la testa, “Non lo so.” rispose “In genere è un momento che si trascorre in famiglia, ridendo, scherzando, insultandosi, scambiandosi doni.” proseguì tristemente.
“Era il mio momento dell’anno preferito.” proseguì a sua volta Bonnie “La nonna preparava dei dolcetti che faceva la sua antenata, avevano il sapore un po’ troppo speziato e perciò non li ho mai apprezzati, ma.. oggi mi mancano.” confessò.
“Mancano anche a me delle cose. Per esempio, quando ero bambino aiutavo mia madre assieme a Jo a fare l’albero di Natale, mia madre faceva levitare gli oggetti e questi riuscivano a raggiungere il ramo da lei scelto e poi lei lo posizionava come voleva. Io e Jo la guardavamo a bocca aperta, volevamo farlo anche noi, ma lei disse che per il momento non potevamo.” disse con un piccolo fugace sorriso. “Io non so se posso definirti così, ma… sei, ecco.. al momento sei l’unica persona dopo… vent’anni con cui vorrei poter passare il Natale. Sei un po’ una famiglia – se posso definirti così - con cui voglio condividere quel giorno.”
Bonnie lo guardò e lui ricambiò lo sguardo, strinse le labbra tornando a guardare avanti e continuando ad affondare con i piedi nella neve.
“Con questo non ho detto che tu debba trascorrerlo con me!” esclamò qualche istante dopo notando che la ragazza non aveva replicato né aggiunto nulla “Forse preferisci trascorrerlo con Caroline e Damon.” aggiunse successivamente.
Kai sospirò pesantemente, mentre i due proseguirono scalpicciando con gli stivali nella neve.
I due si strinsero nei loro pesanti cappotti, faceva più freddo a mano a mano che avanzavano sulla neve. Kai guardò verso Bonnie fugacemente con sguardo triste, aveva stupidamente detto e pensato – ma anche sperato – che lei volesse trascorrere il Natale con lui! Che stupido!
Chi vorrebbe mai festeggiarlo con me? La mia famiglia lo faceva, certo, ma solo perché costretta.
Perché Bonnie avrebbe dovuto? Lui era solo uno psicopatico in fase quiescente, ma che sicuramente temeva potesse riesplodere e ferirla di nuovo. Avrebbe passato il Natale di nuovo da solo. Un’espressione profondamente triste fece formare una spessa ruga tra le sopracciglia.
Avrebbe comprato il regalo per sé stesso e finto che glielo aveva donato qualcuno, avrebbe finto che a qualcuno importava di lui, non lo aveva forse già fatto per 18 anni? Un anno in più non avrebbe certo fatto la differenza.
 
 
“Mi cambio un attimo. Poi entri tu, okay?” disse Bonnie, lui annuì. Chiuse la porta.
Rimase qualche istante così a fissare la porta lignea, poi decise di andare a comprare il suo regalo di Natale. Scese le scale e poi una volta fuori, svoltò a destra per poi percorrere una stradina leggermente in salita, era la via più breve per arrivare ad una stradina piena di negozietti splendidamente addobbati, pieni di luci e di colori azzurro chiaro, rossi, dorati, bianchi, blu. C’erano solo ragazzi in quella zona, cominciò a guardarsi intorno indeciso su cosa comprarsi: c’erano abiti sportivi, eleganti, poi c’era un negozio di elettronica ed entrò – doveva informarsi assolutamente. Passò forse un paio d’ore lì dentro chiedendo ad un addetto la funzione dei vari oggetti che non aveva mai visto prima in vita sua, lasciando perplesso l’uomo. Infatti, Kai aveva chiesto la funzione di una penna usb o di un cavetto, cose che un qualunque giovane avrebbe dovuto sapere, ma lui non era uno qualunque e di questo se ne rammaricava profondamente ogni volta.
Uscì quindi dal negozio e proprio di fronte c’era una piccola gioielleria, osservò la vetrina e ciò che lo colpì fu una collanina con tre fiori pendenti i cui petali erano formati da brillanti.


                                                                                                                              



Non seppe resistere, lo comprò.
Non importa che Bonnie non mi compri nulla, ma un regalo lo deve avere, pensò.
“Vorrei la collana in vetrina con quei tre piccoli diamanti a forma di fiore.”
La signorina lo guardò sorpresa “Ce li hai i soldi?”
“La voglio.” disse in tono persuasivo usando il controllo mentale.
La ragazza gli sorrise e andò a prendere l’oggetto. Lo incartò e quando gli disse il prezzo, Kai usando lo stesso tono disse “Ti pagherò la prossima volta.”
Mentre stava uscendo, un dolore lancinante lo fece fermare di colpo e strizzare gli occhi. Ansimò per il dolore, ma per non farsi scoprire strinse il cappotto e uscì. Non capiva cosa stesse succedendo.
Infine per sé stesso decise di comprarsi una sciarpa dai colori rosso e giallo di lana. Tornò quindi al Whitmore e salito, trovò un bigliettino attaccato alla porta con un pezzettino di scotch “Sono da Caroline”.
Alzò le spalle e prese le chiavi per la porta della stanza, entrò.
Si tolse il cappotto e poi la maglia, aprì le ante dell’armadio dove c’era uno specchio lungo l’anta sinistra e vide che la ferita che aveva sulla schiena non sanguinava più, ma i lati frastagliati della stessa erano ancora aperti. Guardare le proprie ferite era qualcosa che aveva sempre disgustato Kai, perciò per cercare di frenare i conati, si sforzò a respirare e a pensare che era forte, che non aveva mai urlato, che si era perfino decapitato quando era laggiù e non aveva urlato, non aveva pianto, non aveva vomitato. Sarebbe stato forte anche adesso.
 
 
“Da una parte mi dispiace lasciarlo solo il giorno di Natale, ma dall’altra… non lo so, lui sembra diverso, ma sembrava diverso anche precedentemente e alla fine è andata come è andata.” disse Bonnie che si confidò con Caroline accasciandosi sul letto dell’amica.
“Io non so cosa consigliarti!” sbottò dopo alcuni istanti di silenzio.
“Andiamo, tu Caroline Forbes che non hai consigli? Questa mi giunge nuova!” la prese in giro.
Le due si sorrisero.
“Davvero, non lo so. Insomma Kai è un essere diverso da tutti gli altri e proprio per questo è pericoloso.”
“Da una parte mi dico che è pericoloso, Care, davvero! Ma se avesse voluto di nuovo ferirmi o uccidermi, lo avrebbe già fatto! Ormai sono due mesi che dividiamo ogni cosa e… niente è successo di tutto quello che temevo. Forse dovrei dargli la possibilità che tanto desidera.” concluse pensierosa.
“Bon, fossi in te ci penserei su un attimo!”
“Ma non avevi detto che non sapevi cosa consigliarmi? Insomma, Caroline, si tratta di passare una giornata insieme, come se poi fosse una novità! Ne abbiamo condivise già tante insieme, un’altra non sarà certamente un problema.”
“Non starai iniziando a provare qualcosa per lui, vero?” chiese con espressione scioccata.
Bonnie quasi si strozzò con la sua stessa saliva“Cosa?! Andiamo! La nostra è solo una… pacifica – coesistenza – finalizzata – ad – aiutarmi, tutto qui.”
Lo sguardo indagatore di Caroline non cambiò e Bonnie così fu costretta a rispiegarle altre due volte cosa stava “succedendo tra loro” prima di riuscire a calmarla.
“Voglio solo proteggerti da lui, insomma hai visto cosa ha combinato con Elena! Non voglio che tu finisca male!” esclamò buttandosi sul letto accanto all’amica.
“Caroline” disse Bonnie prendendo le mani dell’amica “mi ha confessato una cosa, un po’ di tempo fa, sai? Mi ha detto che in occasione del matrimonio… non voleva uccidermi, o meglio sperava che lo facesse qualcun altro al suo posto perché lui non aveva il coraggio di farlo.”
“Ma allora vedi??? Insomma questa cosa che ti sta attaccando conferma solo le parole di Kai.
Kai potrebbe star aspettando che la cosa ti uccida al posto suo. Magari aspetta solo il momento opportuno!”
“Sì, ma allora perché due settimane fa mi ha aiutata, mi ha abbracciata, ha iniziato a fare ricerche pur di aiutarmi?”
“Ti ho spiegato il mio punto di vista, lui per me è affidabile fino ad un certo punto. Chi ti dice che non abbia altri scopi?”
“Caroline, sto iniziando a dubitare che ne abbia e se ne dubito io che ho convissuto con lui per mesi laggiù e ho passato le pene dell’inferno per colpa sua, beh allora vuol dire che qualche cambiamento c’è!”
“Sì, ma tu stessa hai detto che non sai se trascorrere quel giorno con lui oppure no!”
“Senti, sono un po’ confusa in merito.” si alzò dal letto “Forse… non lo so, magari se gli parlassi di più forse riuscirei a capire se il mostro si rintana ancora dentro di lui oppure no! Che ne dici?”
Caroline alzò le mani “Fai tu, tu hai visto in faccia il mostro! Sta a te capire se sta solo fingendo o se fa sul serio!”
Bonnie si alzò e senza dire altro, uscì dalla stanza dell’amica e andò in camera sua.
Aprì la porta e vide Kai che armeggiava con qualcosa dentro l’armadio, quando sentì la porta chiudersi, il ragazzo si alzò di scatto e chiuse maldestramente – e facendo notare che nascondeva qualcosa – le ante. Bonnie chiese “Tutto okay?”
“Io? Ehm… sì, a te?”
“Anche.”
“Entra, non stare sulla porta, fa’ come se fossi in camera tua!” la invitò sorridendole.
Lei ricambiò per poi entrare e chiudere la porta.
“Sai che è la prima volta che mi sorridi veramente? Anzi, forse è la seconda.”
Bonnie lo guardò, abbassò lo sguardo e lo rialzò.
“Potrei abituarmi a questo tipo di sguardi, sai?” continuò lui.
“Ah sì?”
“Sì.” disse lui avvicinandosi lentamente a lei.
Lei si paralizzò, non sapeva che aggiungere né cosa fare esattamente, restò lì.
Aspettò che le fosse di fronte, lo guardò… non l’avrebbe mica…?
Lo guardò sentendosi completamente a disagio, non sapeva cosa sarebbe accaduto di lì a pochi istanti dopo.
Kai fu come scosso da un brivido, sobbalzò appena in avanti facendo sobbalzare Bonnie a sua volta.
Afferrò la ragazza per i polsi, un dolore trafisse Bonnie che si sentì come se fosse trapassata da centinaia di spilli nello stesso istante, “KAI!” urlò e in quel momento gli occhi divennero completamente bianchi. Bonnie trasalì.
“LASCIAMI!” urlò terrorizzata, facendo di tutto per allentare la presa, per sfuggirgli.
Tentò due o tre volte senza risultati, poi gli sfuggì facendolo retrocedere di qualche passo.
Sapeva che non doveva fidarsi di lui.
Gli occhi di Kai tornarono normali.
“Bonnie..” disse in tono vacuo.
La ragazza si allontanò con un’espressione di puro terrore dipinta sul volto, retrocesse.
“Aspetta!” disse lui avvicinandosi.
“Stammi lontano!” urlò.
Kai si fermò.
“Cosa è successo?” le chiese, ma la ragazza retrocesse ancora.
“Non farmi credere di non saperlo! Caroline aveva ragione, non dovevo fidarmi di te e invece pensa un po’ lo stavo facendo!”
“Bonnie…” provò di nuovo.
“Sai tra noi chi è il pazzo? Il vero pazzo? Io. La vera pazza qui sono io perché ho pensato di potermi fidare di un mostro che in tutti questi mesi ha solo recitato una commedia!” sputò prima di fuggire.
“Aspetta!” gridò Kai che si lanciò al suo inseguimento.
Bonnie corse a perdifiato giù per le scale – avrebbe potuto rifugiarsi da Caroline, ma era il posto più ovvio – finché si trovò di fronte ad una scelta: correre sulla neve e rischiare di essere subito raggiunta o correre lungo i corridoi del college e rifugiarsi in qualche aula purtroppo deserta a causa delle festività. Svoltò verso destra, verso il corridoio in quanto non c’era più tempo: Kai l’avrebbe raggiunta, lo sentiva scendere di corsa.
Sperò di essere abbastanza veloce e brava nel nascondersi. Corse ancora svoltò due volte a destra e poi a sinistra, aprì le porte del laboratorio di chimica, corse tra i banchi, tra le provette e i microscopi, i passi frettolosi di Kai si erano notevolmente attutiti, forse lo aveva seminato. Anche se non ne era del tutto sicura. Proseguì ancora.
Aprì ancora una porta e la richiuse prontamente alle sue spalle.
Si chiuse a chiave nell’aula. Chiuse anche l’altra porta a vetri che affacciava su un altro corridoio.
Per un po’ sentì il suono sordo del suo cuore, lo sentì battere all’impazzata, chiuse gli occhi posando una mano sul petto.
 
Possibile che fosse stata così tanto stupida, che si fosse sbagliata così tanto su di lui?
Possibile che si stesse chiedendo di essersi data della stupida per uno che conosceva a malapena?
Possibile che fino a qualche minuto fa si sentisse imbarazzata alla sua presenza e ora ne aveva paura?
Possibile che con lui nulla potesse andare bene, essere prevedibile?
 
Per un po’ rimase in piedi al centro della stanza con la mano premuta sul cuore ad occhi chiusi. Riaprì quindi gli occhi e si rese conto che Kai era fuori dall’aula che la guardava.
Sobbalzò appena e con sguardo sospettoso lo osservò.
“Apri, Bonnie.” ordinò pacatamente.
Bonnie non si mosse, rimase immobile.
“Ti prego, apri.”
Niente.

                              

Posò una mano sul vetro e disse affannosamente: “Non so cosa mi sta succedendo… ti prego, penso che se mi aiuti… potremmo risolvere la cosa.”
Bonnie sembrò non sentirlo.
“Bon, non ti farei mai del male. Non più. Io ti… ho promesso di proteggerti anche a costo della vita.”
Bon abbassò un attimo lo sguardo stringendo le labbra.
“Io e te non potremmo mai essere una coppia di persone normali, ne abbiamo passate troppe per essere normali. Troppe cose ci hanno spezzato e rimettere insieme i cocci non è così semplice come poteva sembrare o come ci siamo sforzati tante volte a fare. Tu non riuscirai mai a fidarti di me del tutto perché temi che una parte di me – quella più crudele, sadica, quella peggiore – torni alla ribalta distruggendo anche le piccole cose buone che ho fatto e forse non hai tutti i torti.”
Bonnie lo guardò fisso negli occhi. Si avvicinò a piccoli passi alla porta.
“E io… mi fiderò forse sempre troppo di te, perché credi che sia venuto laggiù nel 1903? Volevo seguirti, volevo convincerti che ti sbagliavi, che… anche gli psicopatici possono cambiare, io non sono nato pazzo, Bonnie. Mi hanno fatto diventare quello che sono. Mi farei pugnalare altre dieci volte da te e per te se ti servisse ad accettarmi, io non chiedo altro da te!
E’ questo ciò che voglio da te! – te lo confesso – Voglio che tu mi guardi negli occhi e mi guardi non come un essere ripugnante dal quale rifuggire, ma come una persona normale!
E’ chiedere troppo?”
Bonnie si avvicinò ancora.
“Anche tu hai dovuto sopportare le pene dell’inferno, la perdita di tua madre, tuo padre, tua nonna. Ti sei sacrificata così tante volte che ormai dovresti esserci abituata eppure è qualcosa che ti ha toccata, segnata, ha scavato profonde cicatrici dentro di te e ti hanno resa forte sì, ma anche tremendamente insicura per quanto paradossale possa essere la combinazione.
Ricordi quando eravamo insieme nel 1994? Ricordi che ti dissi che volevo essere di più come te?
Non erano solo parole, non era qualcosa detto per tenerti buona. Lo pensavo davvero.
Ero solo troppo arrabbiato per riuscire a mettere in pratica ciò che dicevo.”
Bonnie stava ascoltando tutto e sentì quelle parole vibrare dentro di sé.
L’aveva letta così chiaramente e in meno tempo rispetto ad altre persone che la conoscevano da una vita. Il cuore sembrò rallentare la sua corsa frenetica, dovuta alla corsa, e cominciò a battere forte per ciò che lui le stava dicendo. La stava spogliando, stava abbattendo tutte le pareti, le mura che lei aveva costruito attorno alla sua persona.
“Sappi che poco fa non ho voluto farti male intenzionalmente, è stato come se qualcuno si fosse impossessato di me.” nel momento in cui diceva queste parole, Kai capì. “Io non riesco nemmeno a pensare di poterti fare del male, figuriamoci farlo! Ti prego, fidati di me.”
Bonnie e Kai ormai erano divisi solo dalla porta, la ragazza doveva solo girare al contrario la chiave nella toppa. Lui spingere la porta. Quei gesti apparivano ora terribilmente complessi.
Guardò a lungo la chiave come se fosse oggetto di uno studio particolarmente raro.
Poi tese la mano verso quella, girò il piccolo arnese nella serratura che Kai sentì scattare, poteva aprire la porta e lasciare che il suo vecchio sé esplodesse e facesse del male alla ragazza, ma ormai quella parte di sé diveniva via via sempre più piccola e sempre meno visibile.
A Kai tremò la mano con cui sospinse la porta, questa si aprì per poi appoggiarsi contro la parete interna dell’aula.
“Mi credi?” le chiese una volta che le fu di fronte e che nulla li separava.
Kai ripose quella domanda una seconda volta a Bonnie dopo pochi mesi.
 
“Mi credi?” chiese guardandola di sottecchi.
Nevicava leggermente, alcuni fiocchi erano finiti tra i capelli di entrambi, alcuni erano posati sulle sue ciglia e sopracciglia.
“Certo che no. Non mi fiderò mai di te.”
Lo superò allontanandosi.
 
“Mi credi?” le chiese di nuovo.
La risposta dopo tutto questo non poteva essere che una, anche se una parte di lei qualche dubbio ancora lo nutriva.
“Sì.”

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Capitolo 13
*** Dodicesimo capitolo ***


                                                
Il mio mondo - prigione
 
Dodicesimo Capitolo




 
Kai si sentì scuotere dentro: qualcuno che gli credeva, qualcuno che lo guardava in modo diverso dopo anni. Qualcuno che non lo riteneva il mostro da mettere in gabbia, qualcuno che gli permettesse di dimostrare il suo cambiamento, i suoi sforzi per essere diverso, per stare bene con sé stesso veramente, per far star bene gli altri.
Bonnie gli aveva concesso quella possibilità, gli credeva e lui avrebbe fatto di tutto per farsi credere e perché no anche volere bene.
Avanzò ancora verso di lei. Lei lo guardò.
Lui tese il palmo verso di lei, pochi istanti dopo apparvero tre fiori: un giacinto, un giglio e una viola.
Kai le sorrise, lei guardò prima i tre fiori poi lui, gli sorrise. Fu un piccolo sorriso, ma bastò a scaldare l’animo del giovane che credeva ancora di avere – nonostante gli sforzi che stava facendo – un animo freddo come il ghiaccio.
Prese gli steli e li porse alla ragazza, la quale guardò di nuovo prima Kai poi i fiori.
Sorrise prima di afferrarli.
“Ti piacciono? Non conosco esattamente i tuoi gusti floreali, ma… ecco durante queste feste estive ho letto anche un libro con il linguaggio segreto dei fiori e la viola significa che voglio dimostrarti di aver imparato dai miei errori, il giglio è il desiderio di fare tabula rasa degli errori del passato e ricominciare da capo con le migliori intenzioni e il giacinto significa cercare un ricongiungimento con chi.. beh si è allontanata.”
Bonnie scoppiò a ridere, Kai rimase un attimo interdetto, poi lei disse: “Scusa non rido di te, ma rido con te perché è un gesto… ehm, carino, ecco. Mi hai lasciata senza parole e soprattutto quello che mi ha fatto ridere è stata tutta la spiegazione.” Bonnie sorridendogli poi aggiunse “Grazie.”
A entrambi sfuggì un piccolo sospiro prima di sorridersi di nuovo e decidere di uscire dalla stanza.
Si sorrisero di nuovo mentre avanzavano lungo il corridoio semideserto dell’edificio.
 
 
Il giorno di Natale venne.
“Mi dispiace, ma Caroline ha organizzato una piccola rimpatriata, sai, con Matt, Damon, Alaric, Stefan e… non credo che sia il caso che tu venga, sai…” si scusò riferendosi ad Alaric e all’evento tragico in cui si era trasformato il suo matrimonio.
“Sì, sì, lo capisco. E’ naturale.” disse annuendo e sentendosi un po’ a disagio. “Beh, allora… buon Natale, Bonnie.” aggiunse più pacatamente.
“Buon Natale, Kai.”
Il telefono della ragazza squillò facendola sobbalzare, “Devo rispondere.” aggiunse distogliendo lo sguardo dal volto di Kai. “Sì?” sospirò “Care, dì a Matt che… trenta secondi ed esco. Sì.” riagganciò. “Quella ragazza mi farà impazzire, va di fretta anche il giorno di Natale!”
Kai sorrise e la guardò mettersi il cappotto che dava l’idea di essere più pesante della stessa Bonnie.
Quando si fu vestita, prese un paio di buste piene di regali e poi guardò Kai con un’espressione imbarazzata mista ad una triste.
“Allora…. vado.” lui annuì “Tu cosa farai?”
Kai aprì le braccia e disse: “Andrò a comprare la crostata, lo zabaione, il tacchino.. e festeggerò questo nuovo Natale da solo.” concluse sorridendo, ma era un sorriso amaro e triste, lo capì anche Bonnie che si dispiaceva nel lasciarlo da solo, ma non sapeva come fare.
“Ti farò sapere cosa ha combinato Caroline, hai il cellulare con te?” lui annuì “Ti manderò il menù.” concluse avvicinandogli e dandogli un bacio sulla guancia.
Kai rimase impietrito, la ragazza si voltò e aprì la porta.
“Ehi” lei si voltò “ti – ti rendi conto di quello che hai fatto, sì?”
La ragazza fece zigzagare lo sguardo da una parte all’altra della stanza “Certo.” rispose “Non mi ha uccisa, visto?” lo stava addirittura prendendo in giro adesso? “Ciao!” lo salutò prima di chiudersi la porta alle spalle.
 
Kai rimase in quella stessa posizione per un po’, lo sguardo fisso sulla porta.
Sembrava in trans ma non lo era. Era solo ancora sconcertato di quel bacio sulla guancia. La madre gliene aveva dato uno tanto, ma tanto tempo fa. Non ricordava che scaldasse così tanto il cuore, che lo facesse sentire bene e voluto bene da qualcuno.
Poi si ridestò ricordandosi che era il giorno di Natale e che in quel mondo non stavano sempre aperti, scese e comprò del tacchino, la crostata, lo zabaione e comprò persino le cozze e le ostriche. Ritornò in camera e quando entrò uno strano magone gli fece contrarre dolorosamente le viscere: era solo.
Anche quel giorno.
Di nuovo.
Nonostante tutto. Nonostante Bonnie gli avesse mostrato un po’ d’affetto, comunque non lo sentiva in quel momento, in quella circostanza.
  


 
“Ehi, ho portato… il tacchino, le cozze, le ostriche, la crostata e lo zabaione. Che profumino!” disse ad alta voce, illudendosi che stesse parlando con qualcuno presente in un’altra stanza.
Posò i piatti e i vassoi in alluminio, sospirò e, dopo essersi lavato le mani e messo il tovagliolo intorno al collo, aprì il vassoio con il tacchino e ne tagliò un pezzetto, lo addentò e disse: “Tu avresti potuto finire in una famiglia, in una grande famiglia con magari dei bambini che corrono intorno alla tavola, in cui vi sono nonni e genitori, zii e cugini in cui fanno a gara per mangiarti, ma qui non c’è nessuno che fa a gara, nessuno che fa la lotta per avere le cosce di tacchino. Ci siamo solo tu ed io.” mangiò un altro pezzo, restò in silenzio qualche secondo per poi far cadere la posata facendola tintinnare nel piatto.
“ODIO STARE DA SOLO!” sbottò quasi urlando “NON NE POSSO PIU’! E’ TUTTA LA VITA CHE SONO SOLO, CHE… DEVO LOTTARE DA SOLO!” scoppiò a piangere improvvisamente.
Pianse stringendo convulsamente i palmi delle mani gli uni negli altri e infilando violentemente le unghie nella carne, senza sentire davvero il dolore.
“Non sono pazzo, non voglio ritornare quello di prima! Non voglio! Non posso! Non posso.. Ho una missione!” tirò su col naso “Ma io non faccio mai niente di buono perché con questa missione dovrei?” sorrise scoppiando di nuovo a piangere “Sono un idiota! Davvero pensavo di essere.. diverso?” cominciò a ridere “Io non posso cambiare, io sono… Kai. Il sociopatico tanto temuto.” si guardò intorno per la stanza “Dovrei fare di nuovo pratica contro la Bennett…” scosse la testa “Ma cosa sto dicendo?” si guardò intorno confuso asciugandosi le lacrime.
Si toccò poi le ferite che aveva ancora sulla schiena, ne sfiorò una con le dita e la scoprì fredda e frastagliata. Toccò infine quella più evidente, quella più ‘brutta’ e sentì qualcosa sui polpastrelli, scoprì dei frammenti neri come di pietra nera.
Una scena gli balenò davanti agli occhi: Bonnie che – posseduta – gli lanciava contro polvere di pietra nera e che lui aveva scansato. Era stato colpito e… contagiato.
Ecco perché aveva aggredito Bonnie, ecco perché gli sbalzi d’umore.
Presto avrebbe potuto aggredire qualcun altro o fare del male sul serio a Bonnie e farla allontanare di nuovo da lui. Per Kai non ci sarebbe mai stata un po’ di serenità, mai.
Era destinato a restare inevitabilmente solo, qualunque cosa facesse era inutile, insignificante e serviva a ricordargli sempre chi era e da dove proveniva. Nulla sarebbe mai cambiato.
 

/---/


“Brindiamo a Bonnie perché è tornata a festeggiare il Natale tra noi!” esclamò Matt levando il calice e facendo sì che gli altri lo imitassero. Il Natale però per tutti quell’anno era diverso. C’erano Caroline, Matt, Damon, Stefan ed Alaric, ma ognuno era ancora troppo scosso da ciò che aveva vissuto per vivere pienamente quel giorno di festa. Alaric se ne stava in silenzio per lo più, si limitava ad annuire o a ripetere alcune parole già dette o a confermare quanto dagli altri avevano detto. Bonnie sapeva il perché di quel comportamento – come tutti gli altri – perciò non lo punzecchiarono per farlo parlare.
Era troppo presto.
Anche Caroline non aveva molto da dire, lei e Stefan si guardavano solo e in effetti l’unico che parlava stranamente era Matt che parlava del suo nuovo lavoro e di un episodio che lo aveva colpito.
“Cioè?” chiese Bonnie mentre Caroline tagliava la crostata.
“Ieri sera verso la mezzanotte, ero in giro a fare il mio solito controllo quando ad un tratto la macchina si ferma. C’era uno strano e gelido silenzio, era tutto come.. sospeso, come se qualcuno mi stesse osservando. E’ stato molto inquietante.”
“E chi era?” chiese Damon “Una tartaruga che ti stava sorpassando pensando che fossi ubriaco?”
Matt e Caroline lo fulminarono.
“Sta’ zitto.” gli intimò Caroline “Continua.”
“Ho acceso la torcia che porto sempre per i miei controlli notturni e…. vedo qualcosa, o meglio qualcuno aggirarsi tra i palazzi. Non ci sarebbe niente di male se non fosse che, appena scendo, chiamo l’uomo. Invece di voltarsi verso di me, sparisce nel giro di un istante. E allora ho avuto la certezza che c’è qualcosa ancora a Mystic Falls.”
Bonnie si sentì rabbrividire.
“Qualcosa tipo… vampiri?” chiese tremante Bonnie.
“Da come è scappato direi di sì, ma non posso giurarci.”
La giornata trascorse mostrando una visibile tensione. Bonnie verso le quattro chiese a Matt di poterla riaccompagnare al college. Si aspettava un Natale diverso, sicuramente non aveva messo in conto di festeggiarlo pensando a Kai e a quanto doveva sentirsi solo.
Con una bustina ancora tra le mani salì, anche lei aveva comprato qualcosa per lui. A sua insaputa.
Aprì la porta e sul tavolo trovò buste, bustine, cartoni di plastica, sacchetti, scatole, una forchetta e un coltello e ancora metà tacchino. Kai era seduto sul davanzale della finestra.
Guardava di sotto, aveva l’aria assorta. Talmente assorta che nemmeno con il suo super udito aveva sentito Bonnie entrare.
“Ciao.”
Kai si voltò di scatto verso la ragazza, sorpreso.
“Già qui? Come è andata?” le chiese interessato.
Bonnie scrollò le spalle, “Piuttosto noioso.” posò la borsetta e si tolse le scarpe.
“Cosa fai lì?” gli chiese.
“Oggi mi sento un po’ strano. Nervoso.”
Bonnie gli si avvicinò e salì sul davanzale “Woho, woho, cosa fai?” chiese Kai ponendo l’avambraccio davanti a mo’ di protezione.
“Voglio salire anch’io.” insistette Bonnie.
“E’ pericoloso.” disse serio.
“Non importa.” ribatté decisa a salire.
“Okay, se hai deciso. Aspetta.” fece Kai pronto a girarsi verso di lei per proteggerla.
“No, posso salire da sola.” proseguì testarda.
Kai alzò gli occhi al cielo.
Ce la fece da sola, anche se Kai la tenne d’occhio.
“Brr, che freddo!” esclamò stringendosi nelle spalle.
Kai senza pensarci su due volte le diede il suo giubbotto.
“Meglio?”
“Mh, mh.” mugolò annuendo.
“Allora, come sta Alaric?”
“Beh, non ha quasi aperto bocca.”
“E… gli altri?”
“A dire il vero è stato un rendez – vous un po’ strano. Volevamo stare insieme, ma nessuno sapeva esattamente cosa dirsi.” Kai annuì “E tu cosa hai fatto?”
“Niente di speciale, insomma sono stato solo con un tacchino troppo grande per me e… la solitudine mi ha divorato. Pensavo di vomitare, ma così non è stato, Insomma a parte qualche boccone di tacchino, non ho mangiato nulla.”
Lei lo guardò “Scusami.” lui ricambiò lo sguardo non capendo di cosa parlasse “Per averti lasciato da solo.” spiegò lei, lui le accarezzò la guancia in un gesto tenero come a voler dire ‘capisco’ e per la prima volta – anche se per pochissimi istanti – lei chiuse gli occhi, si stava cominciando ad abbandonare a lui.
“Non preoccuparti.” disse poi lui ad alta voce “L’importante è che tu sia stata bene.”
Lei lo guardò. No, non era stata bene, ma non era così semplice dirlo. Cosa avrebbe provocato quella sua sincerità? A cosa l’avrebbe portata? Il cuore le batteva forte nel petto.
Lui lo percepì.
“Che c’è?”
“Niente.” mentì.
Confessare quel suo malessere nello stare lontana da lui, non l’avrebbe condotta da nessuna parte.
Anzi probabilmente sarebbe stato come salire su una macchina senza freni.
Bonnie aveva paura di salire, di saltare in una zona buia e assolutamente non priva di pericoli e rischi.
Kai la guardò, a cosa pensava? Perché non lo guardava negli occhi?
Fino a quel momento lo guardava sempre dritto negli occhi, ora gli sfuggiva. Forse con quel contatto aveva osato troppo. Fino a quel momento sapeva a cosa pensava, sapeva cosa si stava scatenando oltre quelle pozze color cioccolato. Ora non lo sapeva più.
Temeva che stesse innalzando di nuovo una barriera nei suoi confronti.
Abbassò la testa sentendo l’aria gelida graffiargli il viso, vide di sottecchi Bonnie stringersi nelle spalle. “Dovresti rientrare.” nella sua voce Bonnie notò un pizzico di freddezza, così rientrò. Si sedette su una sedia vicino al tavolo al centro della stanza e attese. Attese di vedere come si evolvevano le cose. Con lui – come aveva detto lui stesso riferito ad uno strano ‘noi’ – non c’era mai certezza, in quanto esseri che hanno vissuto esperienze troppo gravi, troppo difficili per permettere di vivere momenti tranquilli. Si diede della stupida, ma cosa si rimproverava?
Kai era lunatico, Kai era imprevedibile e Bonnie non riusciva a stargli dietro, o meglio nel momento in cui vi riusciva, Kai le sfuggiva.
Il vampiro rientrò con un balzo nella stanza, Bonnie lo guardò.
A cosa pensava adesso?
Kai la guardò, abbassò lo sguardo. Poi ricordò del regalo nascosto sotto il piccolo regalo fattosi. Le voltò le spalle e aprì l’armadio, Bonnie si alzò. Che cosa stava facendo?
 

 
“Ho sicuramente sbagliato a farlo, ma…. non ho saputo resistere.” cominciò Kai voltandosi verso di lei “Ti prego, non giudicarmi male. Io sbaglio sempre. Sembra che viva per fare errori o stronzate, ma questo è stato un errore che ho fatto perché mi sembrava giusto che la mia coinquilina avesse un regalo.” concluse porgendole il pacchettino.
La ragazza fece saettare gli occhi dal pacchettino a Kai che la guardava visibilmente teso, gli occhi di Bonnie erano spalancati per lo stupore, mai avrebbe immaginato che lui le potesse fare un regalo.
“G – grazie.” rispose Bonnie afferrando il pacco con mano leggermente tremante.
Osservò la carta blu e il nastro rosso con su l’etichetta ‘buone feste’ e poi il nome del negozio, una gioielleria. Lo osservò così tanto che Kai pensò che non lo avrebbe aperto e che glielo avrebbe restituito.
“Apri!” la incitò il ragazzo facendo un gesto con le mani.
Bonnie guardò verso Kai e poi sciolse il fiocco, aprì la carta e la scatolina. Al centro una splendida e raffinata catenina, Bonnie si sentì mancare la terra da sotto i piedi, era bellissima.
Osservò il gioiello a lungo, “Ti piace?” le chiese.
Lo guardò commossa “Sì” disse annuendo “è molto bella. Grazie mille.”
“Prego.” disse alzando le spalle e infilando le tasche nei pantaloni.
Bonnie sorrise guardando il gioiello “E’ incredibile sembra che io e te siamo telepatici.”
“Perché?”
Bonnie scavò nella sua borsetta “Ti ho fatto un pensierino, non so precisamente i tuoi gusti in quanto non ti conosco molto sotto questo aspetto, ma… eccolo qui.” Bonnie lo tirò “Non l’ho incartato spero ti piaccia e che per te non sia un regalo troppo femminile.”
Era una collanina avente il ciondolo in Yin e Yang.
“Wow.” disse in un sospiro il ragazzo mentre lo afferrava e se lo rigirava tra le mani.
“Penso tu sappia che cosa significa.”
Lui annuì sorridendo, come a voler dire ‘sì, capisco, ed è il regalo che fa per me’.
“Ho apportato una modifica.” disse lei “Ho lanciato su un incantesimo di protezione. Quindi se… dovesse succederti qualcosa. Qualunque cosa” sottolineò “tu tornerai in vita.”
Kai con un piccolo sbuffo disse: “Forse era utile quando ero solo uno stregone, ma ora sono anche vampiro e…. non vedo come potrei morire.”
La guardò, Bonnie scrollò le spalle dicendo “Non si sa mai.”
“Una volta mi avresti voluto morto.”
Si guardarono negli occhi “Beh, ora è un po’ diverso.” spiegò Bonnie “Diciamo che abbiamo raggiunto un equilibrio. Ehi, e poi ho capito come fare per sopravvivere con te!” esclamò Bonnie sorridendogli.
“Ah sì?” le chiese lui divertito.
Annuì “Basta non darti mai torto.”
Kai sorrise “Hai ragione.” fece una breve pausa “Spero solo tu non abbia più paura di me.”
“Non ho paura di te. Mi fido di te.”
Kai sorrise ancora più apertamente di quanto avesse fatto precedentemente.
Si guardarono per un po’ in volto senza dirsi nulla, poi ridestatisi da quello stato, presero la propria strada per andare a dormire. Trovarono entrambi difficoltà nell’addormentarsi quella notte, Kai steso sul fianco sinistro, si girava fra le dita il ciondolo della collana che aveva indossato subito dopo che Bonnie glielo aveva dato. Bonnie era inquieta e felice al tempo stesso.
Era una sensazione che non provava da tanto tempo e che la scuoteva, la faceva sentire strana.
Stranamente bene.
 
 
Il giorno dopo quando Kai aprì gli occhi, Bonnie era già uscita.
Era andata a fare una passeggiata oltre la collina, distante da occhi indiscreti. Era andata lì oltre che per godersi l’aria fredda del mattino, ad esercitarsi. Stava provando – ad insaputa di Kai – alcuni incantesimi respingenti. Se l’incantesimo riusciva, l’aria attorno alla strega vibrava e sembrava liberarsi attorno a lei uno scudo forte, ma che finiva con lo stancarla moltissimo ogni volta e la rendeva debole con gli incantesimi con Kai.
Phesmatos oculus protego.” cominciò a sussurrare incessantemente per circa dieci volte, ma non accadde nulla. Ci riprovò… all’improvviso un forte brivido la scosse. Brivido che andava al di là dei meno dieci gradi di quella mattina, aprì gli occhi e vide l’ultima persona che avrebbe pensato di vedere: Sebastian.
 

 
Era lì.
“Stammi lontano!” esclamò spaventata Bonnie retrocedendo.
“Voglio solo parlarti.” esordì Sebastian avanzando verso di lei con aria innocente mostrando i palmi.
“No.” retrocesse ancora.
“Mi dispiace per quello che ti è successo.”
“Non m’interessano le tue scuse, stavi per farmi uccidere una persona!!”
“Non ho fatto niente, Bonnie. Come potrei? Tu ti fidi di me. C’è un rapporto di fiducia tra noi, giusto?”
“Io mi fidavo di te! Ora stammi lontana, capito?”
“Non è come sembra!”
“Ah no?”
“Sarà stato lo stregone con qualche incantesimo!”
“Non provarci!” ruggì tremando quasi “Lui è stato l’unico – a discapito delle mie paure e insicurezze nei suoi confronti – ad aiutarmi e proteggermi!”
“Davvero?” chiese scandendo ogni lettera “Tu credi di sapere proprio tutto su di lui, vero? Ma ti ha mai parlato di sua madre, mh? Ti ha mai detto di come è morta?”
“E tu come faresti a saperlo? Tu hai la mia età, Kai è molto più grande di quello che sembra e di certo sua madre è morta prima della tua e della mia nascita!”
Sebastian rise, fu una risata fredda la sua e che la fece rabbrividire.
“Oddio, non so se sei talmente sciocca o se sei tanto ingenua da fidarti di ciò che lui ti dice!”
“Sono ingenua. Ingenua perché mi sono fidata di una persona in un sogno! Credevo che il nostro incontro fosse un sogno e l’incontro successivo con Kai fosse un incubo, invece è l’esatto contrario.”
Sebastian con il cappotto nero che gli avvolgeva il corpo, si appoggiò ad un albero posando anche un piede contro quello.
“Molto commovente, Bennett. Deduco dunque che tu provi qualcosa per quel bugiardo.”
Bonnie digrignò i denti, era pronta a fare un incantesimo….
“Ti avverto, le tue stregonerie non funzioneranno contro di me!”
Bonnie si paralizzò.
“Ma tu chi sei?”
“Lascia che te lo mostri.” rispose tranquillamente il giovane che si stava per allontanare dall’albero.
“STA’ LONTANO DALLA MIA STREGA, MOSTRO!” urlò qualcuno alle spalle di Bonnie.
Kai.
“Toh, arrivano i nostri.”




____________

DLIN DLON.
Nuovo capitolo. 
Il BonKai si sta cominciando a delineare ;)
Che ne pensate? 
E... sorpresa finale, l'arrivo di Sebastian. 

POOOI, oggi è ripreso TVD e a discapito della mia scetticità, mi è piaciuta questa prima puntata.
A voi?

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Capitolo 14
*** Tredicesimo Capitolo ***






Il mio mondo - prigione

Tredicesimo capitolo 

 
Sebastian rise e prese a guardare Kai a mo’ di sfida e dall’alto in basso.
Kai si era parato dinanzi a Bonnie, questa osservava la scena impaurita e cercava di ricordare se Jeremy o qualunque altro suo precedente fidanzato – non che ne avesse avuti tanti – avesse avuto un simile atteggiamento di protezione nei suoi confronti, forse all’epoca del ballo del liceo, ma decisamente quella non era una semplice lite tra due studenti della stessa scuola, c’era qualcosa di molto più grosso e pericoloso in gioco.
“La tua strega?” Sebastian lo sbeffeggiò “Da quando? Non mi sembra che lei ti abbia autorizzato a divenire di tua proprietà. E da quando la proteggi? Tu hai sempre voluto farle del male, hai sempre voluto il peggio per lei, non ti è mai importato nulla di lei pur di raggiungere i tuoi scopi. Come puoi vendicare un qualunque tipo di diritto su di lei? Giusto Bonnie?” Bonnie non rispose “Gli permetti di proteggerti addirittura?! Come se nella sua vita non avesse fatto altro che del bene! Lo sa lui e lo sai tu – anzi tu meglio di tutti – e ti fidi di un tipo così?”
“Dovrebbe credere a te, Fatina dei sogni?” lo sbeffeggiò Kai.
L’altro sorrise, un sorriso falso e che non esprimeva certamente gioia o tranquillità.
“Come hai fatto a materializzarti? Come hai potuto passare dalla dimensione onirica a quella reale?” chiese Kai.
“Davvero non conosci la risposta? Ma… comunque…” disse cominciando a camminare avanti e indietro “… vi spiegherò. Vedete più Bonnie si indeboliva, più io mi fortificavo e più la parte umana in lei presente si attutiva, più io mi riavvicinavo al mondo reale. Oh, e naturalmente il fatto che anche tu” spiegò guardando Kai “sia divenuto un elemento importante dell’equazione, non è cosa da poco! Infatti, dal momento che tu hai scelto di proteggere Bonnie, quindi hai deciso che l’avresti protetta a qualunque costo, ho deciso che saresti stato tu il mio cavallo di Troia.”
“Cavallo di Troia per cosa?” chiese Bonnie.
Kai restò in silenzio.
“Oh, ingenua Bonnie. Davvero credevi che io fossi apparso nei tuoi sogni per il tuo faccino o perché mi facevi pena?” sbuffò “Credi che sia stato un caso?”
“O mio Dio!” esclamò Kai “Tu sei il leader della setta!”
“Fuochino!”
“O tu sei il braccio armato?”
“Fuochino!” disse ancora Sebastian.
“Quale setta? Di che setta parli?” chiese Bonnie rivolta verso Kai.
“Ops, un altro piccolo segreto per la mite, dolce e ingenua Bonnie. Quale sarà il prossimo, mh?”
“Lui fa parte di una setta legata alla Magia Nera” spiegò Kai “Magia Nera bandita ed esiliata secoli fa, ma rimasta latente nel 1903. E’ rimasta intrappolata in quel limbo e dopo che lui si è messo in contatto con te, a quanto pare è pronta a riscatenarsi.”
“Siamo più forti di prima e la storia è molto più complessa di questa semplicistica versione del tuo amico ex-pazzo. Vedi mio padre era un potente alchimista, amava fare esperimenti e così – un giorno – e per caso scoprì della magia e del mondo soprannaturale. Fece degli esperimenti su mia madre e su di me, gli effetti furono catastrofici, mio padre fu ucciso.
Mia madre ebbe delle mutazioni inimmaginabili, subì atroci sofferenze. Le mutazioni che subii io invece furono cerebrali, mi resero forte e potente, molto più di quello che mio padre si sarebbe immaginato e così dopo vari studi, abbracciai la Magia Nera. Mi resero più potente di qualunque creatura soprannaturale, l’essere più potente del mondo.” fece una brevissima pausa “Ma anche un genio, la Perfezione ha bisogno di un seguito e così cercai qualcuno come me. Lo trovai e formammo la setta. Facemmo grandi cose, almeno fino a quando non incappammo nella Congrega Gemini e Bennett, ci misero i bastoni tra le ruote dal momento in cui giungemmo a Portland e lì, la cara Johanna Bennett assieme a Sam Parker creò con un incantesimo i mondi – prigioni e la Bennett poi li sigillò così che nessun essere soprannaturale potesse sfuggire da lì. Quando tutto fu pronto quei… miserabili ci intrappolarono e così la nostra setta rimase lì. In stasi. Fino a qualche mese fa. Fino a quando non ti abbiamo vista nel bosco assieme a lui nel bosco del 1903. Ed è lì che io, capo e braccio armato, ho avuto l’idea di camuffarmi come docile ragazzo, come quel ragazzo e amico che avresti desiderato accanto a te. Tu poi mi hai reso il gioco molto, molto facile. Non hai lottato, ti sei abbandonata a me in modo così semplice che pensavo di metterti fuori gioco in poco tempo, poi è arrivato lui e di nuovo una Bennett e un Parker riuniti. La storia si ripeteva.” concluse furente “Abbiamo dovuto rallentare e cambiare i piani.” aggiunse poi Sebastian.
“Perché pensi che tua nonna ti abbia mandato nel 1994?” proseguì poi Sebastian “Per poterti far incontrare con Kai, un erede della dinastia Parker. Solo che quella solitudine e la frustrazione di non sentirsi mai abbastanza e mai accettato, avevano reso l’incontro pericoloso per te.”
“Ma mia nonna come faceva a sapere di Kai?”
“Semplicemente perché è stata lei che lo ha imprigionato, o meglio ha fornito l’ascendente e il sangue per bloccarlo nel 1994.”
Bonnie rimase senza parole, non pensava che le cose fossero andate così.
Le aveva immaginate diversamente…
“Adesso che ti sei manifestato…. cosa vuoi esattamente?” chiese Bonnie superando la protezione di Kai.
Un ghigno deformò le labbra di Sebastian “Tornare, definitivamente. E sai come?” lei scosse la testa “Davvero non lo immagini? Oh, è qualcosa che tu hai fatto già tante, ma tante volte.” tacque.
Tacque per così tanto tempo che Kai pensò di intervenire e costringerlo a parlare, ma dopo quelli che parvero dieci minuti, si decise a proseguire “Morire. E questa volta farò in modo che sia per sempre.” Kai scattò impercettibilmente in avanti “Tutti ne sarebbero contenti: tu porresti fine a questa vita che – mi hai detto tu stesso – essere penosa, Kai ti voleva morta e so che una parte di lui lo vuole ancora” Bonnie si voltò incredula verso Kai “Elena tornerebbe in vita e Damon avrebbe il suo lieto fine, io e la mia setta torneremo. Visto? Tutti felici.”
Bonnie si sentì venir meno.
“Bonnie” la chiamò Kai facendo alzare i suoi occhi su di lui “non credergli, okay? Non ascoltarlo. Tu puoi vivere una vita felice e serena…”
“Magari con lui? E’ questo quello che vuoi dire vero, Parker?” lo stuzzicò il ragazzo che con un balzo si era arrampicato su un ramo.
Kai sospirò pesantemente.
“Quello che cerco di dirti” proseguì “è che tu puoi vivere la tua vita. La tua vita non è un qualcosa che si può prendere ed annullare così, in uno schiocco di dita o con una pugnalata!”
“Ha parlato quello che ha ucciso tutta la famiglia per il potere!” lo canzonò di nuovo.
“Sta’ zitto.”
“Oh, oh la verità fa male!”
“Qui qualcuno vuole morire!” sbottò rabbiosamente Kai ad un certo punto “Sei peggio di Damon!”
Sebastian allargò le braccia soltanto.
“Non sentirti in colpa, okay?” proseguì Kai rivolto verso Bonnie che aveva gli occhi profondamente tristi “So che c’è stato un momento in cui non ti capivi né accettavi la tua vita al posto della tua migliore amica, lo so!
“Ti ricordi che cosa mi hai detto più di una volta? Dicevi di non meritare questa vita e che in fondo la vivevi al posto di un’altra, non una qualunque, ma della tua migliore amica. Bonnie, Damon aspetterà sempre Elena, non importa per quanto lo farà, quindi ti ha detto di vivere!
“Non lasciarlo vincere, Bon, ma non vedi che potere ha su di te!” esclamò Kai prendendo la ragazza per le spalle.
“Vedi come cerca di distorcere i fatti, di discolparsi? Farebbe e direbbe qualunque cosa pur di riscattarsi ai tuoi occhi, ma ti invito a ricordare che ha commesso tanti crimini, uno peggiore dell’altro. Vuoi veramente uno come lui dalla tua parte?”
“E invece vorresti uno come lui? Uno che ti dice apertamente quello che vuole farti?”
“Bonnie, è meglio uno come lui, no? Pugnala e basta, ti ferisce, ti spezza e poi pretende il tuo perdono? E’ uno schizofrenico, non vedi?” disse Sebastian.
“Crederesti ad uno che ti appare in sogno e si finge qualcuno che non è? Io almeno mi sono mostrato, in tutte le mie sfumature, in tutti i miei errori e ora sono diverso. Ti prego, Bon. Tu sai chi sono, mi conosci ora.”
“Ti conosco?” chiese Bonnie tra sé e sé, sempre più confusa, e senza più guardare in faccia né Kai né Sebastian.
“Esatto!” la incitò Sebastian “Lo conosci? La risposta è una sola, è chiara. Vibrante. Avanti!”
Bonnie guardò Kai con sguardo confuso ed era come se non lo vedesse veramente.
“Avanti! Qual è la tua risposta?” chiese ossessivo Sebastian.
Kai guardava la ragazza davanti a sé, si sentiva come sospeso, in attesa di giudizio, come se si fosse gettato da un precipizio e aspettasse di toccare terra.
“Per quanto non ti conosca ancora, mi fido!” esclamò Bonnie guardando verso il biondo.
Improvvisamente Kai afferrò violentemente Bonnie per le braccia, la ragazza si sentì come scossa ed attraversata dalla corrente, come da un fortissimo formicolio che diramava verso le mani di Kai, si sentiva la pelle in fiamme e non era la prima volta che aveva quella sensazione con Kai, ma sapeva che non era stato lui volontariamente.
Era stato Sebastian. Questi interruppe il controllo su Kai, che lasciò andare Bonnie e che cadde sulla neve con un lamento.
Non era stata colpa di Kai, lo sapeva.
“Allora, ti fidi ancora di lui?” chiese velenoso Sebastian.
“Sì.” sputò con dolore Bonnie.
“Perché?” chiese furente “Perché ti fidi di lui?” urlò.
“E’ diverso.” rispose riprendendo fiato.
Bonnie guardò verso Kai e vide il suo volto cambiare, formarsi spesse rughe sotto gli occhi, le sclere divennero completamente rosso sangue e gli occhi grigio – verdi divennero più brillanti, Kai aprì le labbra mostrando le zanne. Bonnie non lo aveva mai visto così e trasalì inorridita.
Prima di poter dire ‘Kai torna in te’, le fu addosso. Sentì il suo fiato caldo sul collo e le zanne, sembrò quasi che le sondassero la pelle, Bonnie trattenne il respiro spaventata, poi la morse. Bonnie all’inizio si trattenne non voleva urlare, ma Kai le stava facendo male.
Strinse fortissimo gli occhi e le lacrime di prima e quelle nuove scivolarono lungo le guance.
Urlò.
“E ora ti fidi di lui?”
Kai continuò a bere il sangue di Bonnie, la ragazza piano, piano cominciò ad avere la vista appannata, cominciava a non sentire nemmeno più freddo, nemmeno le zanne nella sua carne facevano così male.
“Ti sta uccidendo, vedi Bonnie? E pensare che ti fidavi di un mostro. A cosa è servito fidarsi, mh?”
“Speranza…” sussurrò solo Bonnie che cercava di resistere alla grandissima voglia che aveva di dormire… per sempre.
“Che cosa hai detto?”
“Gli ho dato speranza e lui ne ha data a me.”
Bonnie abbandonò la testa contro la neve, il contatto mentale si era interrotto. 


 

 
 

Kai si ridestò, il suo volto, i suoi occhi tornarono normali, le zanne si ritrassero. Sbatté le palpebre un paio di volte, poi vide Bonnie.

“BONNIE!!” urlò sgranando gli occhi vedendola svenuta e notando la pelle lacerata sul collo e il sangue che ne sgorgava “NO! NO! NO!” esclamò prendendola tra le sue braccia “Bonnie, ti prego, guardami! Svegliati, ti prego!” la scosse.

Sentì Sebastian ridere “Ti ho fatto un gran servizio, Parker, non credi? Volevi che Bonnie morisse, che qualcun altro lo facesse per te! Beh, detto fatto, mi sembra.”

Kai non lo guardò, si morse il polso e lo posò contro le labbra di Bonnie “Svegliati, Bon, ti prego.” supplicava. Era sconvolto.

“Sai, la cosa buffa che ha detto è stata… mh… ah sì, ‘gli ho dato speranza e lui ne ha data a me’. Poveretta, mi ha sempre fatto una gran pena.” Kai lo guardo furibondo come se volesse incenerirlo “Spero mi perdonerai l’uso di una frase che a te piace tanto: io vinco sempre, e aggiungo non importa chi o cosa ci sia sul mio cammino.” sparì.

Kai si guardò rapidamente intorno, poi tornò ad osservare Bonnie ancora incosciente tra le sue braccia “Non ti ho potuta uccidere. Non… l’avrei mai fatto. Io tengo a te.” confessò con gli occhi pieni di lacrime. La tenne stretta a sé, al suo petto. “Svegliati, ti prego, svegliati.” ripeteva in un sussurro continuo.

La guardò, era ancora priva di sensi. Sentiva il suo cuore. Batteva molto lentamente.

Le accarezzò il viso “Bonnie” la chiamò, non si svegliava. La guardò di nuovo in viso e prima di pensare ad una qualunque altra magia, posò piano e delicatamente le labbra sulle sue, quando allontanò il viso dal suo, Bonnie aveva aperto gli occhi.

“Lo sapevo.” disse con un lieve sorriso “Sapevo che saresti stato tu a salvarmi.”

Kai le sorrise teso e ancora scosso, la abbracciò. Bonnie ricambiò debolmente la stretta, quando fu sciolto l’abbraccio, Kai le diede di nuovo il suo sangue e la guarì.

“Non posso credere di essere stato io, non posso pensare che qualcuno abbia potuto controllarmi così.”

Bonnie gli strinse forte la mano “Non eri tu. Lo so. Non saresti più capace di una cosa del genere.” si guardarono a lungo negli occhi e quello sguardo, bastò a far sciogliere tutte le insicurezze di Bonnie a riguardo, a scaldare il cuore di Kai che si lasciò invadere da una calda sensazione di benessere, di pace.

“Vuoi vedere una cosa?” gli chiese la ragazza con uno sguardo che sprizzava orgoglio e gioia.

“Certo.”

“Okay.” disse Bonnie. Espirò profondamente e inspirò “Phesmatos Oculus Protego. Phesmatos Oculus Protego. Phesmatos Oculus Protego.” l’aria vibrò, forte.

Poi lo scudo si estese formando una sorta di piccola onda d’urto.

Kai rimase senza parole “Quando..? Quando ti sei esercitata?”

“Lo confesso, prima delle nostre lezioni. E’ un incantesimo che richiede molta concentrazione mentale, quindi ecco perché non riesco mai a contrastarti e sono sempre debole dopo.”

“Perché non me l’hai detto?”

Bonnie scrollò le spalle “Non volevo che la cosa ti potesse turbare o farti sentire… non lo so. Avrei dovuto semplicemente dirtelo, forse.”

“Non sono arrabbiato con te.” disse Kai guardandola negli occhi “Voglio solo che tu lo sappia.” aggiunse subito dopo.

All’improvviso un dolore acutissimo si sprigionò nell’aria, dolore che colpì sia Bonnie che Kai i quali si portarono le mani alla testa gemendo.

“E ora giochiamo ancora un po’.” annunciò una voce alle loro spalle, Sebastian.

“Un po’ di dolore per il nostro salvatore.” Kai si contorse per il dolore digrignando forte i denti e mantenendosi la testa “Rompiamo un vaso? Sì, non dovrebbe essere letale.”

“Ah!!” urlò Kai.

Bonnie era rimasta a terra accanto a Kai schiacciata dalla forza di un altro tipo di incantesimo.

“Smettila!” urlò lei.

“Da quello che ho sentito, direi che siete l’uno prezioso per l’altra. Ma, mi chiedo se ti ritenga veramente preziosa anche lui dopo….” schioccò le dita e l’incantesimo che teneva bloccata lei per terra si dissolse, riuscì infatti a mettersi seduta sulle ginocchia, e il dolore per Kai scemò. Sebastian stese la mano e Bonnie fu colpita da una sensazione di gran bruciore che le portò a rovesciare la testa all’indietro e quando guardò di nuovo Kai, aveva la sclera bianca.

“Ora vediamo se l’animo tanto sensibile di Kai si rispezza, mh!”

Bonnie si mise in piedi, prese velocemente un ramo e spinse Kai di nuovo a terra, si mise cavalcioni su di lui e gli puntò la parte acuminata del ramo contro la gola.

“Bonnie.” la chiamò Kai ansante “Cosa fai?”
 

 

“Mi sono guadagnata la tua fiducia e ora abbiamo chiuso.” sputò colpendolo all’addome, Kai reclinò la testa all’indietro stringendo forte gli occhi per il dolore, dalle sue labbra ne uscì un piccolo lamento.

“Fa male?” chiese Bonnie con un piccolo sorriso che aleggiava sulle sue labbra.

A Kai sfuggì un altro lamento.

“Allora? Perché non le rispondi?” chiese Sebastian che se ne stava appoggiato al tronco di una pianta con le braccia incrociate.

“Non è Bonnie, non è lei. Sei tu, pazzo!”

Bonnie ruotò il tronco nel torace, a Kai sfuggì un lamento più forte del precedente.

“E ora, Parker?” gli chiese il ragazzo “Ti offro la possibilità di uccidere tu stesso la Bennett. Io immobilizzo Bonnie e tu la finisci. Qual è la tua scelta?”

Kai tossì forte più volte sputando sangue, si fece sfuggire dalle labbra poi dei lunghi e prolungati lamenti, qualcosa non andava in lui, si sentiva debole. Profondamente debole.

Kai non rispose, sapeva a che gioco stava giocando. Non gli avrebbe permesso di vincere. Sapeva che voleva fargli uccidere Bonnie, ma non avrebbe mai ceduto.

Bonnie ruotò ancora il ramo nel corpo di Kai che questa volta urlò forte, urlò così forte che il suo grido riecheggiò tra le colline innevate.

“Parker, sento il tuo cuore. Batte così forte che tra non molto temo esploda. Sai, non ne sapevo molto a riguardo, ma quando sono andato in biblioteca, ho potuto aggiornarmi sulle tue condizioni di vita. O non – vita come la vuoi definire tu. Tu eri uno stregone, anzi inizialmente eri solo il gemello difettoso della Congrega Gemini, quello non voluto e rifiutato da tutti, quello che poteva solo assorbire la magia altrui. Poi ti sei trasformato in un vampiro dotati di poteri magici e questo tipo di vampiro, non è immortale come il ‘classico’ vampiro, bensì vulnerabile come qualunque essere umano. Puoi guarire sì, ma non vivrai per sempre, non guarisci come se nulla fosse e morirai.” sorrise “Con la ferita che ti ha fatto la strega, direi che ti restano poco più di 10 minuti di vita.” Kai sentì il sapore del sangue in bocca, cominciava a non sentirsi più lucido, la voglia di combattere stava scemando “Stai perdendo troppo sangue perché tu guarisca in un lampo e torni ad essere quello di prima.

Se tu però accetti di uccidere Bonnie, beh io guarirò la ferita fatta dalla strega, ti alleerai con me e saremo i padroni del mondo, io e te. Che ne dici? Ti va di fare un accordo con il più grande e potente leader del mondo?”

Kai non ebbe altra scelta…

“Va bene, accetto.” sussurrò sputando altro sangue.

“Bonnie basta.” disse Sebastian, la ragazza si fermò. I suoi occhi tornarono normali, pochi secondi e la magia la colpì di nuovo. Kai si mise con un sonoro gemito seduto sulle ginocchia.

“E’ tutta tua.” disse Sebastian rivolto verso Kai.

“Guariscimi prima.”

“Lo farò dopo.” Kai posò una mano sulla parte grondante di sangue mentre si metteva a sedere “Tieni, usa questo.” comparve accanto al giovane un pugnale, lo stesso che aveva visto precedentemente “Bello, vero? Lo avrai già visto, credo. Ora usalo.”

Kai guardò il pugnale e poi Bonnie stesa accanto a lui, gli occhi stretti e il viso contratto in un’espressione di dolore. Lo afferrò, l’elsa era fredda. Puntò la lama contro Bonnie.

“Forza.” lo incitò Sebastian.

Kai sollevò il pugnale, “Forza, amico mio.” continuò Sebastian.

“IO NON SONO TUO AMICO!” urlò Kai che colpì a sorpresa Sebastian con un incantesimo respingente molto potente. Sebastian urlò e sparì così come il pugnale.

Kai posò le mani entrambe per terra, la mano sinistra era inzuppata di sangue. Si sentiva il viso imperlato di sudore, un sudore freddo, il sudore della morte imminente.

“B – Bonnie.” gemette il suo nome guardandola, la ragazza aprì gli occhi.

Le fece una piccola carezza e cercò di sorriderle, poco prima che Bonnie chiudesse gli occhi svenuta. Lui quindi batté la testa contro la neve.

Morente.

________________-


Buonasera a tutte!
Chiedo scusa per la lunga attesa,
ma questo capitolo mi ha fatto penare!
E' stato il più difficile da buttar giù.
E ora non ci resta che sperare che Kai non lo faccia finire così....
Buon inizio di settimana,
Giuls

 

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Capitolo 15
*** Quattordicesimo Capitolo ***


                                                              

 
Il mio mondo - prigione

Quattordicesimo Capitolo


 
Bonnie aprì gli occhi stordita. Si sentiva terribilmente stanca. La prima cosa che vide fu una luce accesa vicino ad un comodino, lontano dal letto su cui era distesa.
Era terribilmente confusa, dov’era? Quella stanza non sembrava essere il college, ma allora….?
Vide poi qualcuno di spalle, una donna. Bonnie sobbalzò quasi mettendosi seduta, la donna di spalle si voltò e guardò la giovane con un sorriso.
“Fa’ attenzione! Ho dovuto metterti un paio di punti sul fianco.”
Bonnie si toccò il fianco e un dolore acuto attraversò il suo corpo.
“Come ti senti?” le chiese gentilmente.
“Chi sei tu?” chiese Bonnie quasi nello stesso istante.
“Non dirmi che ti sei già dimenticata di me!” esclamò sedendosi sul letto.
Bonnie ci pensò un po’ su, in quel momento non ricordava.
“Ti ricordi della pietra di Luna che Katherine voleva? Io ero la strega che la proteggeva.”
Bonnie ricordò.
“Io e te siamo parenti!”
Lucy sorrise “Sono le stesse parole che mi dicesti, ti ricordi?”
Bonnie sorrise annuendo appena.
“Come mi hai trovata?” chiese Bonnie.
Lucy rispose: “Come ti ha ritrovata Kai.” disse in tono ovvio “Con la magia. Ho percepito il pericolo e lo strano potere emanato da te. Ti ho vista, sai? A distanza. Mi sono tenuta sempre a distanza per… sai, non volevo interferire nella tua vita.”
“Ma tu potevi aiutarmi!”
“Kai lo stava già facendo. Non avevi bisogno anche di me.”
“Ma tu hai fermato il demone che aveva preso possesso di me!”
“E’ vero! In quella circostanza dovevo intervenire, sono intervenuta anche oggi.”
Bonnie aggrottò le sopracciglia.
“Kai – per proteggerti – ha finto di volerti uccidere per poi scagliare un incantesimo contro di lui, incantesimo che dalla parte opposta avevo lanciato anch’io. Per un po’ Sebastian non dovrebbe tornare.”
Bonnie era confusa … si guardò intorno ed ebbe la conferma di non trovarsi in camera sua.
“Questa non è la tua stanza, Bonnie.”
“E allora dove sono?”
“Sei a casa mia a Mystic Falls.”
Bonnie si mise a sedere tenendosi per il fianco ferito, gemette.
Si sentiva frastornata.
“Vuoi un po’ d’acqua?”
Bonnie annuì.
Lucy le porse un bicchiere d’acqua che Bonnie trangugiò in due grossi sorsi.
Lo posò sul comodino accanto al letto.
Respirò quindi profondamente e assaporò per qualche istante il silenzio chiudendo gli occhi, poi li aprì e cercò quelli di Lucy.
“Dov’è Kai?” chiese non sentendo la sua voce.
Lucy divenne seria, le sopracciglia formarono un’unica strana linea dritta.
“Quando vi ho portato qui, tu non eri in gravi condizioni. Fortuna che qualche passata nozione di medicina mi è tornata utile, ma… per Kai…” scosse piano la testa “non ho potuto fare niente. Lui è un essere… completamente diverso. Non so come aiutarlo.” confessò.
Bonnie si mise in piedi dolorante esclamando flebilmente un ‘oh no’.
“Dov’è?”
“E’ nella stanza accanto.” Bonnie lentamente aggirò il letto diretta verso la stanza in cui si trovava Kai.
Entrò e lo vide, l’immagine la paralizzò: Kai era steso a pancia in su, coperto da un lenzuolo che gli lasciava scoperto il torace pieno di sangue, alcune bende ormai zuppe a coprirgli la parte lacerata. Era pallidissimo.
“Devo cambiargli di nuovo le bende.”
Bonnie deglutì rimanendo ai piedi del letto, le labbra aperte e un’espressione sconvolta dipinta sul viso.
“Chi… chi gli ha fatto questo?” la risposta le faceva orrore.
Lucy le mise solo una mano sulla spalla e le bastò come risposta, come conferma. Poi la superò e si sedette accanto a Kai, Bonnie la vide cambiare le bende. Disinfettare le ferite per poi coprirle.
“Vuoi stare un po’ con lui?” le chiese guardando Bonnie che non riusciva a distogliere lo sguardo dal volto di Kai, dalle palpebre chiuse che coprivano i suoi occhi. Annuì dopo qualche istante.
Lucy si alzò e prima di uscire le disse: “Devi riposare, non stare troppo tempo seduta o rischi di far riaprire i punti.”
Bonnie piano si sedette sul bordo del letto con una piccola smorfia, i punti tiravano.
Guardò verso la ferita di nuovo coperta e vide le bende che si stavano di nuovo sporcando di sangue, Bonnie si morse il labbro con aria colpevole e gli occhi lucidi. Gli prese la mano e la strinse, non era fredda, ma non la si poteva definire neanche calda, non ricambiava la stretta, Bonnie la prese tra le sue come aveva fatto lui stesso tanto, tanto tempo prima e notò per la prima volta che aveva delle belle mani.
“Kai, non arrenderti. Ti prego, non farlo. Ho bisogno di te.” ammise in un sussurro.
Gli rimase vicino accarezzandogli la mano che stringeva ancora, il braccio, i capelli morbidi e scompigliati, le guance tastandone la peluria che cominciava a ricrescere.
“Quando mi promettesti che mi avresti aiutato a costo della vita, non ti ho creduto. Avrei voluto che non mi avessi mai fatto una promessa del genere. Non è giusto. Perché lo hai fatto? Perché fino a questo punto?” guardò verso Kai che però non diede nessun segno, nessuna risposta.
Vide che respirava lentamente, molto lentamente. Poi notò che aveva la collanina che lei gli aveva regalato, vide l’amuleto e finì col disperarsi ancora di più, perché l’incantesimo che vi aveva lanciato non funzionava? Cosa aveva sbagliato?
Presa la collanina, rigirò tra le mani il medaglione con aria colpevole, il rimorso era enorme. Come aveva potuto permettere di essere manovrata in questo modo contro di lui? Non avrebbe mai pensato di sentirsi in colpa per lui. Gli accarezzò il viso e per la prima volta le labbra, chiuse gli occhi quasi travolta dal sentimento che cominciava a farsi sempre più chiaro dentro di lei.
“Perché non mi hai uccisa e basta? Perché? Avrei preferito che lo avessi fatto… ora non saremmo qui e… tu non staresti così. Ti prego reagisci, combatti e vinci com’è nella tua natura! Fallo.
Ti darei la mia vita se servisse a farti riaprire gli occhi e a combattere…”
“Non darti la colpa, Bonnie.” disse Lucy facendo sobbalzare la ragazza “Non è stata colpa tua, Sebastian è sempre stato pericoloso e i suoi poteri sono da sempre spaventosi soprattutto il controllo mentale. E’ quello che avete subito entrambi. Kai ti ha morso, lo sai?”
Bonnie si toccò il collo, aveva una benda.
“Non voleva farti male, ma è per dimostrarti che come lui non voleva farti male, anche tu non volevi. Non avresti mai trafitto Kai in quel modo riducendolo in fin di vita.” Bonnie tornò a guardare verso Kai...
“Cosa posso fare adesso?”
“Niente, Bonnie. Devi solo aspettare e andare a riposare, per lui non puoi fare niente, se vuoi fare qualcosa di buono, va’ a letto e dormi.”
“Non posso. Sono io che l’ho ridotto così e… adesso devo trovare io la soluzione.”
“Bonnie, guardami.” la esortò energicamente Lucy, Bonnie si voltò verso di lei “Non sei responsabile per quello che è successo, okay? Non è colpa tua. Kai non vorrebbe che tu stessi così!”
Bonnie abbassò lo sguardo per nulla d’accordo con quanto Lucy diceva.
Lei era responsabile eccome, lei era colpevole e lei avrebbe aiutato Kai con o senza l’aiuto di Lucy.
“Ora vieni a riposare.” la invitò prendendola per le spalle e portandola fuori dalla stanza.
Bonnie si stese. Voleva restare sola.
Lucy chiuse la porta, la sentì camminare lungo il corridoio e spostare una sedia più in là, così si alzò lentamente dal letto e si guardò intorno. La stanza era piena di libri dall’aria datata, alcuni sembravano addirittura di secoli passati, ne guardò vari poi ne vide uno che la colpì in particolare: un Grimorio. Lo afferrò e lo prese tra le mani, quello era il Grimorio di suo nonna, ma come faceva Lucy ad averlo?
Lo aprì e lo sfogliò, sfogliò le pagine ingiallite fino a che non trovò qualcosa di  interessante: Eclissi. Le eclissi sono fenomeni importanti e che occupano una posizione di estrema importanza nel contesto della situazione planetaria globale. Corrispondono sempre alla manifestazione dell’inizio o della fine di un capitolo della vita. Le eclissi indicano inoltre un cambiamento necessario che avviene nello spirito del prescelto. Le eclissi di tale portata sono da definirsi con il nome di “Ciclo di Saros” evento che si verifica in tutta la sua potenza una volta ogni 18 anni
L’eclissi ha anche il potere di punire chi ha compiuto gesta malvagie, la punizione è restare al buio in maniera periodica in compagnia sola del buio, di incubi e delle sue opere nefaste.
Ecco perché le Congreghe avevano punito Kai proprio in quel giorno con l’eclissi!
Sfogliò ancora le pagine e una formula la colpì “Quando nel silenzio mezzanotte rintocca
ecco che da ogni cuor subito terror trabocca: se guardi in alto lassù verso il castello
uscir dalla torre vedi un grosso pipistrello a concentriche spire vola sopra la città
non c'è nessuno che fermar lo potrà. La luna si riflette cinerea sul suo viso e mostra il ghigno dell'appuntito suo sorriso. Gli basta un soffio per aprir quell'inutile barriera ed entra nella stanza silenzioso come una cameriera. Si avvicina al letto dell'ignara dormiente e già pregusta…”
Bonnie si interruppe con un sussulto, quella cantilena la inquietava.
Riprese a sfogliare e vide la formula che cercava..
Raggiungere uno spirito…” sussurrò.
Era sicura che lo spirito di Kai fosse altrove, non lì in quella stanza.
Era convinta che il suo stato di ‘coma’ fosse soprannaturale e fosse indotto, voluto.
Bonnie strinse a sé il Grimorio e andò nella stanza in cui si trovava Kai.
Fece molta attenzione a che Lucy non la scoprisse, entrò e chiuse la porta a chiave stando ben attenta a girare lentamente la chiave nella toppa.
Si sedette su una sedia accanto al letto di Kai, lo guardò…
“Sono sicura di quello che faccio.” sussurrò facendosi quasi coraggio.
Respirò un po’ più energicamente e aprì il formulario, deglutì e guardò verso Kai di nuovo.
Lo faceva per lui.
Leptus motus invocio spiritum. Phesmatos tribum invocio caveum.” la luce traballò appena, Bonnie si guardò intorno, “Phesmatos tribum invocio caveum.” Bonnie ripeté questa formula per sei – sette volte di seguito.
Quando aprì gli occhi, vide un posto totalmente diverso… Kai non c’era più, lei era in piedi in mezzo al… nulla, nevicava. Faceva molto freddo e Bonnie si strinse nelle braccia, cominciò a camminare, capì di lì a pochi istanti di trovarsi nel 1903. Kai era lì. Ma perché?
Era forse legato al fatto che Sebastian e la sua setta erano segregati lì?
Aveva lui in ostaggio Kai?
Tutto questo Bonnie non lo sapeva, non sapeva in quale guaio si era messa.
Avanzò ancora nella boscaglia e vide una casa, la porta principale era aperta e così si avvicinò, dentro non c’era nessuna luce, vide solo candele di tanto in tanto lungo un corridoio. Tutto era buio, deglutì spaventata. Sentì il cuore in gola, si fece coraggio ed entrò. Prese una candela e imboccò il corridoio, il pavimento scricchiolava sotto il suo peso. Non era sicura di essere nel posto giusto, ma non sapeva che cosa fare esattamente.
Si trovò di fronte una rampa di scale una scendeva, l’altra saliva.
Bonnie indugiò qualche istante per poi scendere.
L’amore stava guidando i suoi passi….
Scese ancora, i gradini scricchiolavano cupamente sotto i suoi passi.
Poi….
“Bonnie?”
Questa alzò la candela e lo vide.
Era legato ad una sedia in fondo alla stanza.
Stava bene.
“Che cosa ci fai qui?” le chiese sussurrando.
“Sono venuta qui per te.” gli confessò.
Kai rimase senza parole, sbatté più e più volte le palpebre come incapace di dire altro.
“Cosa è successo?” gli chiese posando la candela su un mobiletto proprio accanto a lui.
“Sebastian, credo.” lui rispose scrollando le spalle.
Bonnie si mise dietro di lui e cercò di liberarlo, non ci riuscì.
“Chi ti ha fatto questo?” gli chiese.
“Quando ho aperto gli occhi mi sono trovato qui e così. Cosa è successo al mio corpo?”
“Non lo so, insomma…. non reagisce. E’ come se…” non riuscì a concludere.
“Come se fossi morto.” concluse lui per lei.
Lei annuì cupamente.
“Perché sei venuta qui? Come hai fatto a capire che ero qui?”
“Magia…. credo. Cerco qualcosa per rompere questo nodo.”
Bonnie si allontanò da lui, cercò tra le varie mensole, aprì cassetti, non c’era nulla di quello che cercava, poi ci pensò su e si diede della stupida.
Si voltò “Neptunia solvere vincla.”
Le catene si spezzarono e caddero con un leggero fragore.
Bonnie si gettò fra le sue braccia ancora prima che lui potesse massaggiarsi i polsi. Lui l’accolse stringendola forte a sé per qualche istante, ricordando poi dove si trovavano.
“Dobbiamo andare.” disse spronandola.
Bonnie si allontanò da lui e lo guardò negli occhi, non si mosse.
“Che c’è?” le chiese non capendo quello sguardo.
“Mi dispiace. Per quello che ti ho fatto, io non…”
Kai le posò un dito sulle labbra scuotendo la testa “Non devi rimproverarti di niente, tu non l’avresti fatto. So chi sei.”
“Ti devo dire una cosa…” cominciò Bonnie “…io, me ne sono resa conto solo adesso… e voglio che tu lo sappia. Io ci tengo a te.”
Kai la guardò negli occhi, le accarezzò il viso – non lo aveva mai potuto fare, lo aveva visto solo una volta in un film senza però capire veramente quanto potesse essere bello farlo e quanto fosse magico guardare negli occhi la persona che si ama e capire finalmente che la si ama con tutto il cuore – Bonnie non riuscì a distogliere gli occhi da quelli grigio – verdi di Kai, sperava che le dicesse anche lui qualcosa, ma forse lei aveva parlato per entrambi. Forse non era necessario dire altro, l’unica cosa che in quel momento contava per entrambi era dimostrare ciò che si aveva dentro.
Bonnie non ricordava nemmeno da quanto desiderasse provare una cosa del genere, con Jeremy tutto era stato relativamente più semplice. Non c’era stato tutto quello che c’è stato con Kai. Con lui – con questo individuo così strano, così contorto, così infelice – aveva la bella sensazione di incastrarsi, di aver trovato l’altra metà di se stessa.
Kai non aveva mai approcciato con nessuna, non aveva mai fissato negli occhi come aveva fissato Bonnie, non aveva mai accarezzato qualcuno, non aveva esperienze in niente. Aveva solo tante idee su come avvenissero certe cose, ma senza mettere mai in pratica quel tipo di cose, troppo preso da altro, troppo preso nel cercare di farsi accettare, di farsi guardare, ammirare.
Troppo lontano da cose belle e semplici come quella.
“Ti avevo detto che avrei dato la mia vita per te.” le disse Kai che fece avvicinare i loro visi posando la fronte contro la sua delicatamente.
Bonnie gli accarezzò il viso – per la seconda volta in quella giornata, solo che ora lo sapeva, poteva sentirla – accennando un sorriso.
“Non prometterlo più. Non potrei sopportare di saperti… morto. Mi distruggerebbe.” concluse in un sussurro strozzato chiudendo gli occhi, travolta di nuova dall’ondata di quella forte sensazione, dal cuore che le batteva forte nel petto. Lo amava, ormai era chiaro come il sole.
Tutti quei battibecchi, quei suoi goffi tentativi di avvicinarla, l’avevano fatta innamorare di lui anche se lei per prima lo negava. Tutti gli sforzi che lui aveva fatto per diventare chi era in quel momento, l’avevano portata lì con il cuore gonfio d’amore verso quel ragazzo tanto diverso e tanto difficile.
“Non dovevi venire, tu eri salva. Al sicuro. Lucy ti aveva trovata, si stava prendendo cura di te. La mia missione era questa. Proteggerti.”
Bonnie lo guardò “Non ci credo che era solo questa. Tu volevi che io ti guardassi in modo diverso, che mettessi da parte la mia paura nei tuoi confronti, che ti guardassi per quello che sei veramente e non per quello che le circostanze ti hanno reso.” fece una piccola pausa “Ci sei riuscito.”
Fu lei a posare le labbra sulle sue, a sentire per prima il cuore incespicare per un istante per poi partire a battere all’impazzata, fu lei a lasciarsi andare per prima, lei che era stata quella che lo aveva respinto e allontanato finché c’era riuscita, finché non aveva capito cosa provava oltre la rabbia e la paura. Lui quasi sobbalzò nel sentire le sue labbra sulle sue, cosa doveva fare esattamente? Cosa facevano in… non ricordava nemmeno il nome del film a cui stava pensando, in quel momento c’era solo un nome: Bonnie. Si ingrandiva a dismisura dentro di lui, dentro la sua testa, dentro il suo cuore. Tutto aveva un solo nome, quello della ragazza che aveva davanti, che lo teneva stretto a sé con le mani sul viso, come spaventata che lui potesse fuggire, ma lui non lo avrebbe mai fatto: posò le sue mani su quelle di Bonnie e le condusse sul suo petto, facendole sentire quanto in quel momento il suo cuore battesse forte.
A mano a mano che la paura scemava e che i sentimenti – l’amore – presero il posto dell’insicurezza. Le loro labbra cominciarono a toccarsi sul serio, i loro cuori entrarono realmente in contatto.  Il contatto divenne più sicuro e meno timido.
Cominciarono a baciarsi sul serio, i loro respiri si infrangevano l’uno contro il viso dell’altro.
Si sentirono come sospesi, come in una bolla che nulla poteva infrangere, nemmeno la magia nera.
Kai la cinse con le braccia stringendola forte a sé, desiderava comunicarle tutto il suo amore e tutto quello che non avrebbe, forse, trovato mai il coraggio di dire a voce.
Quel momento magico cessò un po’ per mancanza di fiato e un po’ perché furono riportati alla realtà, si guardarono negli occhi consapevoli che non si sarebbero più guardati come prima, ora l’uno sapeva cosa c’era nel cuore dell’altra. Kai accarezzò con entrambe le mani per l’ultima volta il viso di Bonnie, per poi dirle “Dobbiamo andare”.
Lei annuì e presa la candela, salirono le scale cercando di fare quanto meno rumore era possibile.
Una volta arrivati a piano terra, sentirono uno scricchiolio al piano superiore che li costrinse a correre fuori di casa, corsero il più velocemente possibile: Kai fu il primo a correre fuori, a respirare aria fresca, a uscire da quella soffocante oscura, Bonnie non ci riuscì.
Gemette urtando una parete invisibile, Kai che aveva già disceso la rampa di scale, si voltò e vide che Bonnie era ancora dentro.
“Ma cosa fai? MUOVITI!” urlò.
Bonnie posò i palmi delle mani sulla parete e rispose: “Non posso uscire, qualcosa mi blocca!”
“Benvenuti.” una voce roca alle loro spalle.
Kai si voltò e vide un uomo di circa quarant’anni vestito con abiti d’epoca e un bastone da passeggio nella mano destra.
“Chi sei?” chiese Kai.
L’uomo schioccò le dita e scomparve, al suo posto si materializzò Sebastian.
Questi sorrise “Sei più a tuo agio se mi vedi come un pari, Parker? Beh, in ogni caso io e te siamo coetanei, giusto?”
Kai rimase senza parole.
“Un altro dei miei poteri e che anche tu, sciocco, potevi avere se non ti fossi rifiutato di uccidere Bonnie!”
Questa urlò, Kai si voltò e vide due figure tirarla via da lì.
“KAI!”
“BONNIE!”
Urlarono entrambi nello stesso momento, Kai corse verso la porta principale della casa, ma non riuscì ad entrare.
“Allora, il patto è questo” disse Sebastian “ti permetterò di uscire dal mio mondo – prigione, tu parlerai con la strega. Sì, so che eravate rifugiati lì.” spiegò notando lo sguardo confuso di Kai “Tu e lei creerete un nuovo ascendente, so cosa serve per farlo. Te lo spiegherà lei. Con quell’ascendente – più potente dei precedenti – permetterete di creare un legame indissolubile e indistruttibile tra i nostri mondi, attuali e passati. Se lo farai, a Bonnie non sarà torto un capello. Se entro tre giorni non succede nulla, allora capiremo che hai rifiutato il nostro piccolo accordo quindi della strega non t’importa nulla – sia che viva sia che muoia. In questo caso, provvederemo noi stesso a… come si dice? Toglierle la vita? La scelta è tua.
E’ tutta una questione di scelte.”
Kai deglutì.
“Chi mi assicura che non le facciate del male?”
Sebastian scrollò le spalle “Devi soltanto fidarti.”
“Fidarmi?” sbuffò “Di te e… dei tuoi? Mai.”
“O lo fai o la Bennett muore, e sai che lo farò. Chi meglio di te può comprendere la testa di un genio.”
“Tu sei pazzo!”
“Tutti i geni devono esserlo un po’, non ti pare?”
Kai strinse i denti.
Non voleva scendere a patti con lui, ma non aveva scelta.
“Va bene, accetto.”
“Anche l’altra volta mi hai detto che lo avresti fatto e invece mi hai colpito, come posso fidarmi di te?”
“Nello stesso modo in cui io mi fido di te e soprattutto… ho troppo da perdere.”
Sebastian alzò le sopracciglia e allargando le braccia disse: “Va bene. Voglio fidarmi e sperare per te, ma soprattutto per lei che tu faccia ciò che ti dico. Sai, conosco tanti giochini che potrei fare su di lei… uh, immagino le urla.” disse guardando verso l’alto con un’espressione di chi sta guardando qualcosa di macabramente piacevole.
“Permettimi di rivederla.”
Sebastian allargò le braccia e assunse un’espressione fintamente dispiaciuta “Spiacente, non è possibile. Per te è arrivata l’ora di andare. Tre giorni…” un fascio di luce si sprigionò dall’alto verso il basso “… a partire da adesso.”
Kai fu risucchiato, vorticando tornò al presente.
Si svegliò respirando come se fosse appena risalito in superficie dopo una lunga nuotata.
“Bonnie…” sussurrò.

 

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Capitolo 16
*** Quindicesimo Capitolo ***


Buonasera a tutte e buon Natale fatto!
Lo so, sono pessima, avrei dovuto aggiornare molto tempo prima, 
ma credetemi tra Master in cui ti chiedono di scrivere format dandoti tempi precisi
e un pizzico di vita sociale che vorrei mantenere, non ho più tanto tempo perciò
scusatemi tanto e spero che ci sia ancora qualcuno interessato alla mia storia BonKai.
Auguri di una buona fine e di un buon inizio 2016
e diciamoci a presto,
o almeno auguriamocelo!


 

Il mio mondo - prigione

Quindicesimo Capitolo
 
Kai si risvegliò annaspando e trovandosi accanto una Lucy, la strega che aveva visto tempo prima soccorrere Bonnie, furibonda.
“Glielo avevo detto che doveva solo riposare!”
Kai non commentò si sentiva ancora frastornato per tutto quello che gli era accaduto in quella dimensione di morte apparente… in effetti, pensava di aver vissuto già di tutto in quella vita e invece la vita continuava a mostrargli strane sfaccettature. Non sapeva come avrebbe fatto, come avrebbe risolto la situazione e tirato fuori Bonnie, ma di certo non avrebbe lasciato che Sebastian e gli altri uscissero. Doveva trovare un modo, ma cosa avrebbe dovuto fare?
“Sta’ steso, per favore, fammi vedere come stai!” Kai si stese, non sapeva ancora bene come fare, ma non voleva discutere poiché sembrava già abbastanza infastidita da quello che Bonnie aveva fatto “Almeno tu mi dai retta!”
La ferita andava meglio nonostante facesse ancora male, ma c’era qualcosa di più profondo che bruciava, che gli faceva battere il cuore forte. Oltre il dolore e i punti che Lucy gli stava controllando. Era quel bacio. Non faceva che pensarci con trasporto e quando vi pensava, sembrava di tornare laggiù in quella cantina, illuminato solo dalla luce di una candela a stringere le mani di Bonnie prima e poi stringerla a sé.
“Mi dici come è andata o vuoi restare così imbambolato ancora per molto?” gli chiese bruscamente.
Kai tornò al presente, accanto c’era una versione di Bonnie leggermente più vecchia, i capelli castani e lunghi, la pelle un po’ scura e gli occhi color nocciola bramosi di sapere, come i suoi
“Bonnie è venuta laggiù per salvarmi…”
“Laggiù dove?”
“Nel 1903.”
Lucy fece saettare gli occhi a destra e a sinistra poi si alzò di scatto e uscì dalla stanza borbottando qualcosa. Kai si mise a sedere sul letto per poi portare i piedi fuori dal letto e lasciarli penduli.
Lucy ritornò “Non saranno mica i folli della miniera?”
“I chi?” chiese confuso il ragazzo.
Lucy sbottò “All’epoca della mia antenata nel 1903 c’era un… gruppo, non voglio usare la parola Congrega, la insozzerebbe soltanto! Comunque, questo gruppo dopo che la Congrega Bennett e la Congrega Gemini lo ebbero bandito, si rifugiarono nelle miniere e lì compirono atti efferati che… una volta sola mi sono stati raccontati e avrei preferito non saperli, comunque sono loro?”
“Non so di cosa tu stia parlando. Io ho visto Sebastian presentarsi prima sotto le vesti di un uomo adulto, poi… puff si è trasformato nel ragazzo che avevo già visto altre volte. In casa, quando Bonnie è stata imprigionata, ho visto delle sagome, ma non so proprio chi sono. Io, ripeto, ho visto sempre e solo Sebastian.”
“Il gruppo della miniera e Sebastian e la sua…. schiera sono la stessa cosa!”
Kai sbatté le palpebre con aria confusa “Forse sono gli antidolorifici, ma c’è qualcosa che non mi è chiaro, anzi a questo punto non so più quale parte della storia che io ho letto sia vera e quale sia stata romanzata.”
Lucy si mise a sedere e spiegò “Penso tu sappia che la mia e la tua Congrega sono alleate, più di un secolo fa hanno stretto un patto, un legame di sangue che imponeva gli uni ad aiutare gli altri in caso di estremo pericolo. I Parker intervennero per aiutare noi Bennett nel 1864 quando ci fu il problema dei vampiri a Mystic Falls e noi ricambiammo poco più di un decennio più tardi quando ci fu la tua scelleratezza.” concluse con tono di rimprovero “Ci siamo sempre aiutati ed è mia intenzione continuare questo. Tornando a Sebastian, cosa ha detto esattamente?”
“Ha detto che sapeva dove eravamo e che io e te dovremo creare un nuovo ascendente..”
Lucy sgranò gli occhi “Ma è pazzo? Nessuno può farne più!”
“Lui ha detto che sapevi cosa ti serviva e che me lo avresti spiegato tu.” Lucy si portò le mani tra i capelli “Con quell’ascendente – ha detto – si creerebbe un legame indissolubile e indistruttibile fra i mondi precedenti e presenti. E ha detto che se tutto ciò sarà fatto in tre giorni, Bonnie sarà salva. Se non facciamo nulla, Bonnie morirà.”
Lucy si alzò di scatto “Non posso farlo! E’ contro natura creare un nuovo ascendente, è stato imposto alle generazioni a venire di non farlo e soprattutto è contro natura creare un legame tra passato e presente, ti rendi conto? Nessuno saprebbe più cosa fare o in cosa credere, ciò che esiste attualmente potrebbe sparire visto che il passato ritorna!” scosse energicamente la testa “Non posso. Sono addolorata per Bonnie, ma non eseguirò mai una cosa simile.”
“E vuoi lasciarla laggiù?” sbottò scattando in piedi.
“Credimi, mi dispiace. Sono profondamente dispiaciuta dell’infausto destino che ha segnato Bonnie, ma non chiedermi collaborazione per una cosa del genere.” si voltò pronta ad uscire.
“Sei una vigliacca!” urlò Kai.
Questa si voltò, guardò Kai furente e un istante dopo Kai si sentì stringere la gola da una mano ferrea invisibile che lo sollevò a mezz’aria “Ti ho già detto che per lei mi dispiace, che l’avrei aiutata. L’ho fatto per lei in passato, ma al prezzo di far fondere due mondi, di creare un ascendente che abbia poteri di quella portata no. Questo non lo farò mai, il prezzo per far sopravvivere l’umanità intera è lei. Bonnie resterà lì e affronterà il suo destino.” la mano si sciolse e Kai ricadde per terra tossendo.
“Che razza di parente sei se la lasci morire?” sputò tra un colpo di tosse e l’altro.
“So perché parli così, ma non cambierò idea.” Lucy uscì dalla stanza lasciando Kai per terra con la testa contro la parete a riprendere fiato.
A costo di ricorrere al suo vecchio sé, ma avrebbe fatto uscire Bonnie di lì!
 
 
Provava una sensazione di rabbia mista ad una sgradevole sensazione di vuoto, di un silenzio che faceva un gran baccano e rimbombava con gran frastuono dentro di lui. Chiuse gli occhi, non sapeva che cosa gli stesse accadendo, perché provasse quelle sensazioni così tanto contrastanti, sapeva qual era il suo obiettivo e lo avrebbe raggiunto…. non importava come, ma lo avrebbe fatto.
Respirò profondamente più e più volte e all’improvviso come un’onda d’urto, la sentì: la rabbia che prendeva il sopravvento su ogni cosa, sulle buone maniere che aveva acquisito nell’ultimo periodo, la gentilezza, la pazienza, la disponibilità, tutto fu spazzato via e l’onda d’urto travolse tutto, fece piazza pulita di tutto, fu come sentire cancellare ogni cosa, niente gli importava più in quel momento, niente ad eccezione del suo scopo.
Si alzò e avanzò lungo il corridoio, un’espressione vuota e terrificante caratterizzava i suoi occhi grigio – verdi, le braccia stese lungo il corpo, tutta la magia sembrava volesse esplodere e diramarsi in ogni dove, colpire chiunque e qualunque cosa gli capitasse a tiro, ma Kai doveva colpire solo lei, doveva farlo, aveva capito la determinazione ferrea in quegli occhi e nelle sue parole, non si sarebbe piegata alle sue suppliche, avrebbe avuto veramente il coraggio di lasciarla morire laggiù.
La vide, era di spalle. Lo sguardo gli divenne più cupo, più spietato. Rimase lì sulla porta della cucina per circa un minuto, forse la strega lo aveva già sentito, ma che importava?
Questa si voltò come richiamata dai pensieri di Kai.
“Lo sai, che posso leggere anche nella mente?” era ovvio che non aspettasse una risposta negativa “Le tue intenzioni sono anche giuste, ma le mie lo sono molto di più. Io lo faccio per amore di tutta l’umanità, tu?”
Kai strinse i denti e avanzò nella stanza, testa bassa e occhi puntati verso Lucy.
“Ti posso schiacciare come un insetto se mi fai arrabbiare.”
Kai alzò lentamente la testa e scoppiò a ridere senza entusiasmo, si fermò e la guardò di nuovo fulmineo “Sto tremando di paura.”
Avanzò ancora.
“Fermo!” gli ordinò Lucy.
Kai si fermò “O? Sono tutto orecchi. Sai, c’è un vantaggio nell’essere come me. Sai, qual è questo vantaggio?”
Lucy tentennò “Quale?”
“Posso ancora assorbire il potere magico altrui.” sorrise malignamente, sorriso che si allargò ancora di più nel notare il volto stupito della donna “Che c’è? Senza parole? Niente più minacce?” chiese ironicamente piegando il capo e avanzando ancora.
“Se mi uccidi, Bonnie non ti perdonerà mai.”
“Bonnie? Oh, ti ricordi ancora di lei? Eppure credevo che avessi già deciso il suo destino, quindi tecnicamente lei non se ne accorgerebbe neppure.” sorrise “Qualche altra frase per farmi… paura?”
Lucy arretrò “Motus!” urlò.
Kai assunse un’espressione pensierosa prima di sorridere di nuovo “La cosa strana è che pensavo di aver perso questa qualità! Ah!” chiuse gli occhi come a gustare ciò che provava. Sentì Lucy fare il giro del tavolo per raggiungere la porta, Kai voltò la testa di scatto e stesa la mano, la porta si chiuse.
“Oh, dimenticavo quanto fosse bella questa vita!” esclamò sorridendo.
“Che c’è? Il pazzo furioso dentro di te si è scatenato di nuovo?”
Kai guardò la donna contrariato “E chi ha mai detto che si sia scatenato di nuovo? Lo sai, siamo tutti un po’ pazzi se ci rifletti. Per esempio, tu sei una pazza bipolare perché prima aiuti Bonnie, la salvi e poi decidi che è giusto sacrificarla per salvarti il culo.” si sedette “Ti sembra logico?”
Lucy incrociò le braccia e lo guardò contrariata “Ovvio che non capisci. Se ci fosse un’altra scappatoia, lo farei.”
“C’è sempre una scappatoia, qualcosa che gli faccia credere che l’ascendente è stato creato, e che i mondi sono connessi.”
“Ah sì? E chi fa da esca? Tu? Una volta che scoprirà che tu non hai fatto quello che ti ha chiesto, vi ucciderà entrambi e questa situazione si rivelerà inutile.”
“E se, si legasse quel mondo – prigione ad una persona interna allo stesso mondo – prigione?”
Lucy lo guardò confusa e allo stesso tempo interessata, forse non era una sciocchezza.
“Queste tue intuizioni mi fanno paura.” commentò facendo sorridere Kai “Beh, legare un mondo – prigione ad una persona è possibile. Solo che i mondi – prigioni, sono legati a te. E teoricamente per rompere il legame con te dovremmo aspettare la luna nuova, quindi servirebbe il sangue del primo e del nuovo padrone, diciamo. Una volta che il vostro sangue è venuto in contatto, si dovrebbe usare l’ascendete temporale e poi ci sarebbe una formula da usare.”
“Il tutto facendolo con l’inganno.” aggiunse Kai.
Lucy annuì pensierosa.
La rabbia che si era impadronita di Kai cominciò ad attutirsi, vedeva di nuovo una possibilità, molto pericolosa, ma era pur sempre una possibilità non da escludere.
“Ora che, pare che, abbiamo un piano, potresti ridarmi la mia magia?”
Kai la guardò con leggero sospetto e se voleva fregarlo? Ma al momento, a parte la minaccia di poco prima, non sapeva cos’altro inventarsi. Perciò decise di restituirle i poteri.
“Grazie.”
“Se provi a fregarmi sei morta.”
Lucy con aria contrariata si alzò “Allora, le pietre per creare l’ascendente temporale, dovrebbero trovarsi nell’antica miniera poco fuori Mystic Falls” disse quasi tra sé e sé “Possiamo arrivarci in una mezz’ora.”
“Bene, andiamo.” scattò subito in piedi Kai.
“Fermo, c’è un problema. La luna nuova di cui ti parlavo prima, ci sarà tra due settimane.”
“Bonnie non può aspettare tanto!” esclamò.
“Possiamo ricrearla però!”
“Come?”
“Una volta arrivati lì, dovrai darmi tutta la tua magia così che io riesca ad alterare le fasi lunari.”
“Non se ne parla! E se abbandoni il piano pur di salvarti la pelle?”
“Devi farlo, ne avrò bisogno. Se vuoi salvarla, è anche l’unica soluzione. A proposito, a chi vorresti legare il mondo – prigione?”
“Pensavo proprio a Sebastian.” Lucy corrugò la fronte “Che io sappia i mondi – prigione si legano ad una persona esterna e quelli sopravvivono sia che la persona risieda o che non. Nel caso in cui la persona sia già interna, il 1903 diverrà suo, ma non potrà più uscirne.”
“In teoria, ma non è stata mai fatta una cosa del genere perciò non possiamo esserne assolutamente certi.”
“E’ una cosa che però dobbiamo fare.”
“E se fallisse?”
Kai scosse appena la testa deciso “Almeno avremo risparmiato una vita innocente.”
“A prezzo però di altre vite.” commentò Lucy.
“Forza!” Kai scattò in piedi “Il piano pericoloso sta per iniziare.”
La donna sbuffò e prese le chiavi, entrarono in macchina diretti verso la miniera.
 
 
Lucy fermò la macchina quasi davanti alla miniera abbandonata, i due scesero e ad accoglierli ci fu un vento estremamente tagliente che li costrinse a chiudersi i pesanti cappotti. La prima cosa che Kai vide di quel posto fu l’erba incolta ormai da decenni che lo infestava, alcuni massi ai lati dell’entrata erano caduti e davanti all’entrata c’erano delle assi in legno con su scritto ‘vietato l’ingresso’. Kai respirò pesantemente per poi avanzare, Lucy prese a camminare dietro di lui.
Lui era estremamente deciso, lei era inquieta.
“La miniera è abbandonata da almeno 70 anni, forse anche di più.” lo informò.
“Ok.” disse solo.
Kai toccò le assi “Con le magia si possono facilmente distruggere.”
Kai fece qualche passo indietro pronto a lanciare l’incantesimo.
“Non credo sia una buona idea…”
Annihilare!” le assi si distrussero producendo un’enorme nuvola di fumo e trucioli.
“O forse sì.” Lucy allargò le braccia per poi sbottare.
“Se non vuoi collaborare, non ci metto niente a riprendermi la tua magia!” la minacciò Kai “Dai, andiamo.” la invitò per poi entrare.
“Aspetta!” Kai si fermò “Lux!” la luce si accese e sprigionò lungo la lunga e stretta galleria.
I due silenziosamente cominciarono a camminare dapprima in silenzio, poi Kai chiese: “Cosa serve per formare quel tipo di ascendente?”
“Serve un tipo di pietra che sia stata toccata dalla magia nera.”
“Hai detto che qui si riuniva la Cong…” Lucy lo fulminò “il gruppo.” si corresse.
“Sì, esatto, non so esattamente dove né quale sia la pietra che sia stata toccata dalla magia nera.”
“Tecnicamente tutte, allora!” esclamò “Rifletti, se loro hanno compiuto delle cose molto macabre qui dentro, allora la magia prodotta si deve essere sprigionata ovunque perché – a quanto ho letto – la magia nera è ben più forte della magia bianca.”
“Sì, hai ragione. Solo che, di certo non si vedevano qui all’ingresso, ti pare? Dove ti tenevano imprigionato nel 1903 in una stanza illuminata o sul portico? No. Sceglievano, e a quanto pare scelgono ancora, posti bui in cui fare i loro misfatti.”
Kai aveva mille domande da porre, ma a quanto pare la strega non era molto socievole o comunque preferiva tenere per sé tutti i dettagli dell’azione.
“Se solo i miei antenati sapessero quello che sto facendo! Oddio, mi diserederebbero! Una Bennett alla ricerca di una pietra intaccata dalla magia nera!” si lamentava a bassa voce.
“Tu non hai nessuno?” chiese improvvisamente Kai, Lucy si voltò “A parte Bonnie.”
Tornò a guardare avanti “Ho deciso io di non avere legami, è… complicato da spiegare.”
“Dal momento che la galleria è molto lunga, ti ascolto.”
Alzò gli occhi al cielo “Ho sempre avuto una vita difficile, mia madre si spostava da una piccola cittadina ad un’altra con me sin da quando ero bambina. Lo faceva per aiutare le persone in difficoltà, l’ho sempre vista come una dottoressa del soprannaturale. Poi da quando è morta, ho cominciato a fare quello che faceva lei, mi spostavo senza sosta. A volte nello stesso giorno stavo in sei o sette cittadine. Un giorno a New Orleans, delle persone mi sono venute a cercare. Dissero che avevano visto la mia magia, che mi teneva d’occhio dal momento che discendevo dalle streghe di Salem. Non compresi inizialmente il loro interesse o come avessero fatto a sapere di me e delle mie origini, poi capii. Erano streghe. Mi invitarono ad andare al loro collegio privato per sole dotate e così ci andai. Imparai molto da loro e poi una volta conclusi gli studi, mi proposero di diventare insegnante lì. Dal momento che non avevo legami né nulla che mi trattenesse altrove, accettai.”
“Wow.” fu il solo commento di Kai. Ebbe un’idea, ma l’avrebbe confidata a Lucy solo quando avrebbe rivisto Bonnie sana e salva.
“Ma” riprese Kai “come hai fatto a sapere che Bonnie aveva… diciamo quei problemi?”
“Le streghe sono in via d’estinzione, facciamo in modo di proteggerci le une con le altre e quando il pericolo di essere scoperte è diventato così forte, ho deciso di raggiungere Bonnie.” fece una brevissima pausa “Lo sai di aver spento le tue emozioni, vero?”
Kai la guardò di sbieco “Cosa?”
“Quando ti ho detto di no, tu hai reagito arrabbiandoti. Hai scelto di lasciare lo spiraglio aperto della tua semi – umanità con l’obiettivo di salvare chi ami, cioè Bonnie. Se avessi deciso di tutto e del tutto, beh… forse mi avresti uccisa e avresti abbandonato anche Bonnie.” fece una piccola pausa “Lo hai fatto volontariamente?”
“Cosa?”
“Nel lasciare aperto quel piccolo spiraglio della tua umanità?” Kai scosse la testa “Beh, è un altro dono – o maledizione come preferisci – che hai, allora. I vampiri quando spengono la loro umanità diventano delle vere e proprie macchine da guerra, niente e nessuno li ferma. Possono uccidere, smembrare e non importarsene minimamente, tu un po’ di controllo almeno ce l’hai.”
Kai divenne pensieroso.
Nessuno disse più niente, troppo concentrati sul loro scopo o su quanto era stato detto precedentemente, la galleria cominciò lentamente a divenire meno illuminata segno che erano quasi vicino alla zona in cui il gruppo aveva lanciato la magia nera, non sapevano che cosa avrebbero trovato, ma anche se ci fossero stati ostacoli, Kai li avrebbe abbattuti e superati. Avrebbe fatto di tutto per raggiungerla e salvarla.
 

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Capitolo 17
*** Sedicesimo Capitolo ***


Il mio mondo - prigione

Sedicesimo Capitolo


 
La galleria illuminata divenne solo un pallido ricordo, più procedevano in quel tunnel e più l’oscurità li avvolgeva. Nessuna magia sembrava funzionare, probabilmente la magia bianca veniva respinta da quel luogo maledetto. Procedettero a tentoni, i passi risultavano incerti e rimbombavano, i loro cuori battevano forte e sembravano far addirittura più rumore dei passi stessi.
“FERMO!” lo richiamò Lucy. Kai si fermò di colpo guardando verso la direzione in cui doveva trovarsi la donna “LA SENTI?”
Kai chiuse gli occhi e provò ad isolare la paura primordiale che provava nel trovarsi circondato da quell’oscurità che sembrava volesse soffocarlo da un momento all’altro, provò a concentrarsi su tutte le altre sensazioni che provava in quel posto, prestò la massima attenzione a ciò che sentiva, se c’era qualcuno. Si sentiva come sospeso, quasi come se avesse paura a voltarsi e aprire gli occhi, come se sentisse che ci fosse qualcos’altro lì con loro.
Sentì una goccia d’acqua infrangersi contro il pavimento roccioso su cui si trovavano, a parte questo e la sgradita sensazione di trovarsi in un posto malvagio, non riuscì a percepire altro.
“L’oscurità?” chiese Kai titubante, che la strega avesse sentito altro e si arrabbiasse? Quella donna era peggio di Bonnie quando…
“Ricordo che riesco a sentirti, quindi vediamo di non offendere, mh?” vi fu un secondo di nuovo soffocante silenzio e poi disse “Comunque sì, l’oscurità. Qui è netta.”
“Come ci muoviamo se non sappiamo nemmeno dove stiamo andando e qui non si può accendere nessun tipo di luce con la magia bianca. Dobbiamo usare per forza la magia nera. Anche se... come….?”
“Posso farlo io.” disse Kai “In fondo io e la magia usata non per fare del bene, non siamo nuovi.”
Non seppe esattamente quale fosse l’espressione di Lucy, ma immaginò che avesse alzato gli occhi al cielo a mo’ di ‘fa come credi’.
Kai respirò profondamente, avrebbe saputo gestire però quel tipo di magia oscura o l’avrebbe sopraffatto, costretto a perdere totalmente il controllo e avrebbe perso sé stesso?
All’improvviso fu come se qualcosa scattasse dentro di lui, la sentì chiaramente dentro di sé, fu fredda e calda al tempo stesso, ci fu come una lotta dentro di lui tra ciò chi era e ciò che avrebbe potuto essere con quel tipo di magia. Fu come vedere un fumo denso e nero raggrupparsi al centro della stanza per poi dirigersi verso il ragazzo che l’accolse dentro di lui. La stanza si illuminò mentre Kai si accasciò per terra piegandosi in due con gli occhi e la testa in fiamme, gli sembrò di aver avuto un calcio nello stomaco, aveva quasi voglia di vomitare.
“Kai?” lo chiamò Lucy accoccolandosi accanto a lui.
La voce della strega rimbombava nella testa del giovane che aveva la vista offuscata e la testa in fiamme, si sentiva come se ogni parte di lui stesse bruciando, si stesse deteriorando e ricomponendo. Gli sembrò di impazzire per il dolore fortissimo che provava.
“Kai?” lo richiamò.
Kai non rispose, troppo preso dalle mille sensazioni prima confuse poi sempre più nette che si delineavano in lui, le mani furono scosse da una serie di lunghi e incessanti tremori, poi il nulla…
“Kai?” lo chiamò una terza volta. Il ragazzo alzò la testa e la guardò, credette di vedere Bonnie in quel momento, di sentire la sua voce e vedere i suoi occhi dolci che lo guardavano. Stava quasi per protendere la mano verso il suo viso, ma poi rammentò che era impossibile: Bonnie era bloccata laggiù…
“Stai bene?” Kai annuì deglutendo “Sei ancora tu, sì?” annuì nuovamente “Bene” gli diede una pacca sulla spalla “mettiti in piedi e diamoci da fare.”
Quella non era decisamente Bonnie, determinata sì, ma era troppo distante come tipo.
Non avrebbero potuto essere più diverse sotto quell’aspetto.
“Come mai non ti sento più?” chiese perplessa Lucy.
“Effetto della magia, credo.” rispose scrollando le spalle.
“Peccato, mi faceva piacere sentire ciò che pensavi della mia cuginetta e di me!” esclamò sorridendo. Era la prima volta che la vedeva sorridere e illuminarsi il volto.
“Sì, immagino! Allora, diamoci da fare.”
La stanza era squadrata e scavata nella roccia, l’aria era molto umida e penetrava come affilati coltelli nella pelle dei due. Al centro c’era solo un tavolo al quale evidentemente il gruppo si sedeva, lungo le pareti c’erano strani oggetti, strani barattoli in cui erano contenuti quelli che sembravano essere resti umani.
Kai si trovò a deglutire e si scoprì avere la pelle d’oca nell’osservare quei macabri oggetti. Continuò ad osservare la stanza scoprendo un libro in pelle nera ricoperta da uno spessissimo strato di polvere e ai lati dei mozziconi di candela.
“Come si crea questo tipo di ascendente?” chiese Kai.
“Per la parte plastica, possiamo usare il legno di questo tavolo, però per fondere i pezzi abbiamo bisogno della magia nera in questo caso, del tuo sangue e del mio. Credo che così possa bastare.”
“Bene, proviamoci.”
Presero a distruggere con calci e pedate il tavolo, Lucy si ferì tagliandosi le mani mentre cercava di formare l’ascendente, la magia non funzionava.
“Accidenti.” sbottò di nuovo Lucy.
“Forse… ho trovato!” esclamò “La magia non funziona perché ti stai ostinando ad usare la magia bianca, proviamo con la nera.” guardò le ferite che aveva sulle mani e immediatamente quelle si rimarginarono “Visto?” esclamò sorridendo.
“Fantastico.” disse senza entusiasmo “Sai, come la penso sulla… magia nera.” concluse con disgusto.
“Preferisci rimanere con le mani insanguinate e rischiare che qualche scheggia entri sottopelle? Vuoi provare a pensare che magari posso avere un qualche tipo di controllo sulla magia?”
“Proprio perché sei così sicuro, ho paura della magia. Di quel tipo di magia. Mai sentito parlare di un tipo di magia che ti illude di far avere il controllo su di essa e poi prende il sopravvento?”
“No, ma onestamente penso di avere un po’ di autocontrollo. Non sono stupido.”
“Sì, come ti pare, ma con la magia, quella magia non ci devi scherzare. Sai, questa tua sicurezza mi fa paura.”
“Mi hanno detto di peggio.”
Lucy mugugnò qualcosa che Kai non capì, ma probabilmente stava ancora blaterando sull’uso della magia e su quanto detestasse la magia nera.
“Lucy” disse Kai destando l’attenzione della strega “quando tutto questo sarà finito, voglio che tu porti via Bonnie. Voglio che la porti con te a New Orleans, lì non avrà problemi. Lì ci sarai tu e tutte le sue simili che potrete ridarle la fiducia e la forza che questa esperienza le ha tolto.”
Lucy abbassò lo sguardo pronta subito a ribattere, ma poi cambiò idea chiedendo: “E tu? Se Bonnie va via ed entra a scuola, non potrà più lasciarla per i prossimi cinque anni. Non vi vedrete più.”
Il cuore di Kai batté forte nel petto, sospirò e si mise a sedere per terra accanto ai resti del tavolo, li guardò e poi disse: “Preferisco non vederla più… che saperla debole e priva di fiducia in sé stessa. E’ questo quello che mi ha colpito subito di lei. La forza che aveva. Dopo che però Sebastian le è apparso, quella… energia si è come… eclissata.” guardò verso Lucy “Non sopporto di vederla così, voglio che ritrovi sé stessa e se per farlo deve andare via” annuì lentamente “così sia.”
 
 
Nessuno parlò più, tra loro scese il silenzio. Kai sentì il vento fare un gran baccano fuori la caverna, doveva essere in arrivo una vera e propria tempesta. Si alzò e senza dire nulla, uscì. Percorse con passo lento la lunga caverna, pensava a Bonnie… a quando l’aveva guardata veramente la prima volta… a quando aveva sentito la sua mano sul suo petto… a quando l’aveva guardata distrattamente mentre dormiva sul divano di casa Salvatore dopo che le aveva sparato o quando dopo aver chiuso il cofano della macchina l’aveva lasciata per terra in una pozza di sangue, l’aveva guardata e diveniva via, via sempre più piccola. Lo stomaco di Kai si contrasse al ricordo, come aveva potuto?
Ripensò allo sguardo terrorizzato di Bonnie alla sua vista e a come era fuggita…. a quando l’aveva vista piangere… a quando i loro sguardi si erano incrociati… le loro mani sfiorati… a tutto il tempo che avevano perso nel non capirsi, nel diffidare l’uno dall’altro….
Kai chiuse gli occhi, posò la mano sulla parete della roccia, ma scoprì posare la mano sul tronco di un albero e allora aprì gli occhi, si trovò fuori. Gli alberi erano scossi da un vento violento che frustava quasi il suo volto, gli graffiava le mani e i vestiti con addirittura più violenza di quanto non lo facessero quei suoi pensieri.
Volse il viso al cielo e le prime fredde gocce di pioggia gli colpirono il viso. Le prime furono rade, poi le gocce divennero più fitte fino a impedirgli addirittura la vista di quello che aveva davanti.
C’era qualcosa che gli sfuggiva, Bonnie era intrappolata nel 1903. Il mondo – prigione era legato a lui ancora e se fosse riuscito a creare un diversivo nel mondo – prigione, avesse liberato Bonnie, sigillato la prigione e poi ne assorbisse il potere? Sarebbe sempre stato legato a lui, solo che non sarebbe più esistito. In teoria, a meno che...
“Ti suggerisco di tornare dentro a meno che tu non voglia farti venire una broncopolmonite e morire prima di salvare Bonnie!” alzò lo sguardo.
“Oh, dimenticavo quanto fossi spiacevole!”
“Ah, ah. Un grazie almeno sarebbe carino da ricevere.”
Kai la guardò di traverso e la ringraziò.
Quando furono dentro, Lucy chiese: “Pensato a qualcosa mentre ti facevi una doccia fredda?”
Kai sbuffò, ma poi rispose: “Correggimi se sbaglio, il mondo – prigione è legato a me” Lucy annuì “e alla mia vita” annuì di nuovo “ho pensato ad un’altra alternativa.”
“Sono tutta orecchi.”
Kai roteò gli occhi “Se i mondi – prigione sono legati alla mia vita, potremmo andare nel mondo – prigione e fingere di dare a Sebastian quello che vuole, dovremmo creare un diversivo, liberare Bonnie, neutralizzare Sebastian e la sua combriccola, ritrovarci in una zona prestabilita e poi puff tutti a casa. Una volta tornati qui, tu o Bonnie dovrete… uccidermi temporaneamente, in modo che né il 1903 né il 1994 esistano più. Così Sebastian sarà fuori dai giochi per sempre.”
“E’ tutto estremamente geniale, ma ci sono una serie di ma. Primo per fare come dici tu, l’ascendente deve essere di andata – ritorno, insomma deve avere un timer diciamo. Secondo, chi sarà il diversivo? In quale zona ci ritroveremo? Come salviamo Bonnie? Hai pensato a tutto questo.”
“No, ma sapevo qual era l’obiettivo.”
Lucy respirò pesantemente e disse: “Lo immaginavo.”
Lucy si apprestò a percorrere per prima la caverna, mentre Kai si voltò e guardò verso l’esterno. L’aria stava diventando terribilmente umida e fredda, il freddo penetrò nelle ossa del ragazzo. Proprio mentre si stava per voltare verso il corridoio, udì perfettamente una voce, quella di Bonnie.
Non poteva essere, eppure la riconobbe.
Era impossibile, lo sapeva, ma si guardò comunque intorno. A destra e a sinistra. La cercò con lo sguardo, ma senza vederla. Forse era al di là della pioggia…. “BONNIE?” la chiamò, ma nessuno gli rispose. Continuò a guardare verso l’esterno cercandola disperatamente, ma Bonnie non c’era.
“Ti porterò a casa…. te lo prometto.”
 
 
Bonnie era in una stanza buia, e polverosa a giudicare dagli starnuti che stava facendo, e cercava forsennatamente un modo per riuscire ad uscire, ma come? Si alzò e portando una mano avanti a sé, per evitare di urtare contro qualcosa, cominciò a camminare lentamente.
Cercò di fare quanto meno rumore era possibile, ma quel pavimento era talmente vecchio che scricchiolava ad ogni minimo movimento. Il cuore di Bonnie prese a martellare forsennatamente, aveva paura, ma al tempo stesso doveva farsi forza e uscire. Trovare un modo per farlo.
Urtò contro quello che sembrava un gradino e perciò sollevò un po’ la gamba, era per davvero una scala e così cominciò a salirla. Il cuore batteva così forte che sembrava far addirittura più rumore dello scricchiolio dei suoi passi sul pavimento malandato.
Arrivò al primo piano dell’abitazione, non udì alcun rumore o voce perciò si apprestò a raggiungere la porta ancora aperta. Prese un piccolo respiro come per prendere coraggio e così avanzò, mancavano due passi alla porta e Bonnie si fermò, guardò di nuovo verso dove si dovevano trovare le scale – l’unica luce che Bonnie vedeva proveniva dall’esterno – e poi si voltò verso la porta, avanzò di nuovo e proprio mentre si apprestava a varcare la soglia, un uomo le si parò davanti.
Bonnie sussultò spaventata.
“Dove stai andando?” chiese l’uomo con voce strisciante.
Bonnie retrocesse di mezzo passo e l’uomo entrò. La guardò con il viso piegato di lato.
“Lasciami andare.”
Sapeva che non l’avrebbe mai fatto, ma non sapeva cos’altro dire.
L’uomo aprì il palmo della mano e Bonnie cadde all’indietro. Sbatté la testa per terra, con gli occhi chiusi si trovò ad annaspare per il dolore, si sentì confusa per alcuni istanti, poi riaprì gli occhi e vide troneggiare su di lei l’uomo che l’aveva colpita.
“Va’.” sentì una terza voce, si sentiva così stordita che non si accorse nemmeno di essere sollevata, la mancanza di forze la fece accasciare sulle ginocchia. Bonnie guardò dietro di sé verso la direzione della voce e vide per prima cosa una chiazza di capelli biondo pallido avanzare poi vide il volto ironico del giovane.
“Tu…” annaspò senza riuscire però a trovare le parole per esprimere il suo disprezzo.
“Sì, io. Ti sono mancato?”
Bonnie lo guardò torva.
“Non serve quello sguardo, non me ne faccio nulla. Sai” si piegò all’altezza di Bonnie “spero che il tuo amico non ce la faccia a procurare l’ascendente.”
Bonnie sorrise ironica “Ah no? Così vuoi restare qui per sempre, eh?”
Sebastian sorrise “Sai, io riuscirò ad uscire comunque. Quelli come me in un modo o nell’altro sopravvivono sempre. E Kai ne è la prova. Sai, un giorno potrei svegliarmi e decidere di diventare tuo amico e un giorno magari provarci anche con te.” Bonnie lo guardò disgustata “In fondo, prima che sapessi chi ero, ti piacevo. Lo so.”
“No.”
“Oh sì, invece. Ti piaceva che qualcuno ci provasse con te, che fosse dolce con te. Chissà se Kai ha utilizzato i miei stessi trucchetti per arrivare al tuo cuore. Volevi un cambiamento da parte sua e puff è arrivato, non è un po’ strano? Ti ha accontentata soltanto, secondo me.”
“Puoi dire tutto quello che vuoi, ma non puoi paragonare Kai a te.”
“Eh no, lui è un mostro che ha potuto essere perdonato perché si è dimostrato un bravo cavaliere. Timido, dolce e con un grande bisogno di perdono e di affetto.” disse in tono teatrale “Io, invece, il mostro che usa la Magia Nera, imperdonabile!” esclamò con lo stesso tono “Forse dovrei uccidere anch’io qualcuno e mendicare poi il perdono e l’amore di una ragazzina dal cuore tenero!”
“Perché mi stai dicendo tutto questo? Che vuoi da me?”
Sebastian spalancò le braccia “Niente, sprecare un po’ del mio prezioso tempo con te, Bennett.”
Bonnie alzò le sopracciglia ed esclamò dicendo: “Allora va’ a fare altro! Io non ho intenzione di stare con te.” fece poi per girarsi e cercare di fuggire, ma Sebastian la trattenne per un braccio.
“Abbiamo appena iniziato.” la colpì alla bocca con il dorso della mano e con l’anello che portava alla mano destra, Bonnie cadde rotolando su un fianco. Il sapore del ferro le invase la bocca.
“Che stronza mi hai rovinato l’anello!” esclamò in tono dispiaciuto. Si pulì la mano dal sangue strofinandola lungo i pantaloni, si sfilò l’anello per poi pulirlo con cura sui lembi della maglia indossata.
Bonnie sputò il sangue che sentiva in bocca.
“Kai…” lo chiamò “Phesmatos audire… Kai…”
Un dolore lancinante le trapassò la testa, strinse i denti per non urlare, ma un gemito le sfuggì ugualmente.
“Kai in confronto ti sembrerà un agnellino. Lui lo faceva per uno scopo, io solo per divertirmi. Non sai quanto sia noioso trovarsi con qualcuno che non puoi attaccare o con cui non puoi sfogare i tuoi poteri perché parte della stessa Congrega.” fece terminare il suo attacco su Bonnie.
“Allora, cosa posso farti per divertirmi, ma senza ucciderti?”  
 
 
Phesmatos Tribum Nas Ex Viras…
“Almeno hai idea di cosa stai facendo?”
“Certo!” replicò seccamente Kai senza aprire gli occhi onde evitare di perdere la concentrazione.
“E’ impossibile che Bonnie sia qui!”
Kai perse la concentrazione e così aprì gli occhi guardando Lucy con rabbia.
“Lo so, ma io l’ho sentita. E’ probabile che mi volesse dire qualcosa o mostrarmi qualcosa. Nel Grimorio c’era scritto che con un incantesimo è possibile inviare messaggi o immagini ad un’altra strega. Forse Bonnie voleva fare questo e non c’è riuscita…. o è stata interrotta.” aggiunse come se fosse stato appena trapassato da quest’ultima idea.
“Quindi” proseguì Kai “ho pensato di contattare io Bonnie e inviarle un messaggio.”
Fece per chiudere gli occhi e riprendere il contatto, ma Lucy lo interruppe di nuovo “Abbiamo meno di 36 ore per organizzare la fuga di Bonnie e la trappola definitiva di Sebastian. Ancora non mi hai detto a chi vuoi rivolgerti.”
 
 
“COSA?!” risposero in coro Caroline e Damon.
“Stessa mia reazione.” disse Lucy sistemandosi meglio sul divano di casa Salvatore.
“Lo so è un piano disperato e pericoloso, ma voi siete l’unica speranza per la riuscita del piano. Damon, Bonnie è laggiù ed è in grave pericolo. Ti prego. Caroline, lei è l’unica amica rimasta. Aiutala.”
Caroline e Damon si guardarono come per capire rapidamente cosa dovessero fare.
“Andiamo laggiù e…?” chiese Caroline.
“Io e Lucy useremo la magia per arrivare laggiù. Una volta lì, tu e Damon farete da esca. Farete allontanare gli amici di Sebastian dalla casa. Quanto più è possibile.” spiegò Kai.
“Sebastian non uscirà mai dal covo, non con una merce di scambio come Bonnie!”
“Lucy, Bonnie non è merce di scambio!” la rimproverò Kai in piedi davanti a lei. “Il piano non cambia, anche se Sebastian non lasciasse la casa, io lo affronterò. Mentre tu, linguaccia, andrai a liberare Bonnie e scapperete nel bosco. Ci vedremo nello stesso punto in cui arriveremo e poi, una volta lasciato il 1903, tornati al presente. Lucy o Bonnie – dettaglio ancora da definire – mi fermeranno il cuore per…. diciamo il tempo che serve per far sì che i mondi – prigione collassino e con essi Sebastian e i suoi dannati.” tacque alcuni secondi “Che ve ne pare?”
“Kai, forse non lo sai, ma in genere nessun piano – per quanto perfetto e intelligente possa esserlo – va come previsto. I miei soprattutto!” esclamò Damon versandosi da bere.
Kai raggiunse Damon “Beh, appunto i tuoi piani, il mio andrà bene!” prese il bicchiere di Damon dalle mani e cominciò a bere quel liquido ambrato e molto forte che il vampiro amava tanto, si sedette e gustò il bourbon pensando che forse quel piano non era così semplice come lo era esporlo. 

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Capitolo 18
*** Diciassettesimo Capitolo ***


Il mio mondo - prigione

Diciassettesimo Capitolo



 
“AAAAH!” Bonnie urlò di nuovo.
“Okaaay.” disse Sebastian ammirando l’atrocità che aveva fatto lungo il braccio destro di Bonnie: aveva preso un ferro acuminato e tracciato linee piccole parallele e oblique, il braccio di Bonnie era pieno di strisce sanguinanti.
Bonnie piegò la testa all’indietro abbandonandosi per come le catene lo consentivano.
“Forza, Bonnie!” la incitò prendendola per i capelli “Sei più forte di così.” la guardò “Vero?”
Bonnie non rispose.
“Ti medico, ti lascio riposare un po’ e poi continuiamo a divertirci, ti va?” si allontanò per prendere le garze “Continuiamo fino a che non arriva il tuo amico, okay?”
Bonnie alzò la testa e aprì gli occhi “Più che divertirti… ti suggerisco di cominciare a nasconderti. Kai ti farà vedere…”
“Non mi preoccupa.” disse senza neanche voltarsi.
Forse Sebastian voleva davvero ucciderla, lentamente.
Senza fretta.
Forse avrebbe voluto farla spegnere il più dolorosamente possibile.
Con violenza.
Forse Kai l’avrebbe salvata e tirata fuori.
Con l’aiuto di Lucy o forse senza di lei, non era sicura che i due avrebbero collaborato.
Stava cominciando ad avere voglia di morire, di spegnersi e questa volta per sempre.
“Eccomi.”
Guardò verso il suo aguzzino con aria spenta.
Prese ovatta e acqua ossigenata e prese a disinfettare le ferite da lui inflitte “Anche lui ti ha medicata, non è così?” Bonnie non rispose “Non è così?” chiese con insistenza, non ebbe nessuna risposta da Bonnie e così le pestò con violenza il piede, urlò.
“Allora?”
Bonnie strinse gli occhi e mugolò un sì.
“Quindi come funziona Bonnie, lui fa il pazzo, ti salva un po’ e tu cadi ai suoi piedi? Funziona così per te?”
Bonnie rispose: “Non va così. Ma tu cosa ne vuoi sapere?”
“Hai ragione, io non so nulla. Ma a cosa serve? Si vive tranquillamente anche senza conoscere questi… sentimenti. Forse tu hai bisogno di vedere il lato buono delle cose e delle persone, magari ti aspetti che gli altri li abbiano sempre. Con Kai ha funzionato, ma con me…. direi proprio di no.
Io ho solo bisogno che tu muoia, Bonnie.” disse mentre avvolgeva intorno al suo braccio delle medicazioni.
“Perché allora mi stai medicando se mi vuoi morta?”
La guardò “Perché dovrà essere Kai a ucciderti… o meglio a credere di averti uccisa. Il rimorso lo ucciderà, niente Bennett, niente Parker uguale liberazione per me e per gli altri.” le sorrise “Tutti saranno vincitori… in qualche modo.
Fatto!”
Si allontanò da Bonnie e si sedette di fronte a lei.
“Riposa adesso. Riprendiamo tra… diciamo… un paio d’ore.”
Bonnie si guardò intorno, doveva fuggire.
Subito.
“Ho fame.”
Sebastian si alzò e sparì per pochi minuti, tornò con un piatto con pane e formaggio.
Le porse il piatto “Slegami.”
Sebastian le slegò i polsi e le porse il piatto, Bonnie si massaggiò i polsi e proprio mentre lui le stava avvicinando il piatto, lei gli diede un pugno in pieno viso facendolo cadere all’indietro e facendo rovesciare il contenuto del piatto.
Incanto!” urlò alle catene che le tenevano bloccati i piedi, si spezzarono.
Fuggì per le scale.
Immobilus!” sentì urlare Sebastian.
Sfuggì all’incantesimo per un pelo, salì di corsa per le scale. La porta di casa era chiusa, ma immaginava fosse bloccata ancora da quell’incantesimo quindi si guardò intorno e salì al piano di sopra.
“Nessuno può toccarti, ho dato quest’ordine. Tutti tranne io, Bonnie.” urlò Sebastian.
Bonnie si trovò di fronte ad un corridoio lungo e scuro, da nessuna stanza filtrava una luce. Tutta la casa sembrava deserta, aprì una porta e poi un’altra per far credere a Sebastian di trovarsi in una di quelle. Entrò poi in una stanza e si chiuse dentro.
Sentì il pazzo salire le scale di corsa, poi per un lungo istante il silenzio.
Si udì quindi il pavimento scricchiolare, era lì. Vicino.
Retrocesse.
Voleva nascondersi, ma dove?
I passi furono sempre più vicini e Bonnie era lì al centro della stanza pietrificata dalla paura.
I passi poi si allontanarono, Sebastian era andato oltre.
Sentì chiaramente allontanarsi il pericolo. Ci fu di nuovo il silenzio.
Attese un paio di minuti e poi aprì piano la porta.
Era quasi pronta a scagliare un incantesimo, ma nessuno le si parò davanti.
Uscì, stava per scendere le scale quando, a un paio di gradini di distanza, si trovò davanti il ragazzo.
Mo..”
“No, shh, shh, shh.” la zittì Sebastian.
Lei voleva fare l’incantesimo, ma non ci riusciva. Era stata bloccata.
Sebastian le si avvicinò e prima che potesse pensare a qualunque cosa, la pugnalò.
Urlò forte piegandosi verso di lui, la fronte contro la sua spalla.
“Fa male?” le chiese all’orecchio.
Le accarezzò i capelli in un gesto quasi dolce e che contraddiceva quanto aveva appena fatto.
“Doveva essere fatto.”
La prese quindi per la testa e la spinse per terra, cadde e svenne.
“Come ti ho già detto, andava fatto.” voltò le spalle e se ne andò lasciandola con un coltello piantato nello stomaco.
 
Le ore passavano, ma tutti i piani che Kai proponevano venivano bocciati.
“Guardiamo in faccia alla realtà, nessun piano riesce!” sbottò Caroline.
“E’ quello che ho detto io!” affermò contrariato Damon.
“Sentite, se non ci proviamo come facciamo col dirlo?” chiese Kai.
“Per una volta sono d’accordo con lui.” assentì Lucy.
Kai allargò le braccia dicendo “Bene, allora andiamo a salvarla!”
“Fermi!” 
“Cosa?” sbottarono in coro Kai e Lucy che si guardarono negli occhi quasi con meraviglia.
“Non sapete quanti sono, se realmente ci sono o se sono illusioni di questo pazzo che a quanto pare è più pazzo di qualcun altro… senza offesa!” disse Damon.
“Mi hanno detto di peggio.” disse Kai quasi in tono neutro.
“Io non so…” affermò indecisa Caroline.
“Io sono estremamente perplesso.”
“Ma insomma che vi prende! E’ di Bonnie che stiamo parlando! Lei quante volte si è sacrificata per voi? Tante, forse troppe e per delle persone che lei considera amici, ma che a quanto pare non la vedono come tale!” sbottò furiosamente Kai.
Nella stanza scese il silenzio, Kai non aveva mai provato una rabbia simile.
Quella ragazza si era fatta in quattro – anzi di più – e loro la liquidavano con un ‘non so’ e ‘sono perplesso’? Kai scosse la testa.
“E’ incredibile! Sapevo che tu eri un egoista e tu una superficiale, ma non pensavo lo foste anche verso una persona che si è sacrificata più di quanto sia umanamente possibile!” Damon e Caroline si guardarono di sfuggita “Andiamo, che vi prende? Fatelo per Bonnie, non ho detto di farlo per me. Forza, ragazzi. Possiamo farcela.”
Caroline si mise le mani tra i capelli e annuì dicendo: “Sì, okay. In fondo non è la prima missione difficile in cui ci buttiamo.”
Damon sollevò le sopracciglia e si morse piano il labbro inferiore. Non disse niente. Voltò le spalle e se ne andò.
“Ma che cos’ha?” chiese Lucy.
Kai ci mise pochi secondi a capire che cosa passasse per la testa a Damon, quindi si alzò dal divano e lo seguì silenziosamente. Damon lo aveva sentito, ma non commentò.
Il suo pensiero andò ad Elena.
Era inevitabile.
Come poteva non pensarci ogni volta che si parlava della vita di Bonnie?
“Damon.” lo chiamò Kai.
“Che vuoi?”
“So a cosa pensi.”
“Ah, davvero?” si voltò.
“Ad Elena.” rispose sostenendo il suo sguardo gelido.
Damon si affacciò alla finestra, non perché ci fosse qualcosa da vedere, ma solo per trattenere ciò che provava in quel momento. Rabbia, dolore, voglia di vendetta.
“E’ stata tutta colpa mia, lo so. Non avrei mai dovuto lasciarmi convincere a farlo, ma in quel momento volevo solo uscire e….”
“Aspetta, cosa?” Kai si interruppe “Che cosa hai detto?”
Il giovane si interruppe.
“Hai detto… non avrei mai dovuto lasciarmi convincere.. ma da chi? Di chi parli?”
Kai si morse la lingua e assunse l’espressione di chi aveva parlato troppo.
“Sputa il rospo! Con chi ti sei messo d’accordo?”
Kai osservò il soffitto in difficoltà.
“Ti devo minacciare?” chiese in tono minaccioso Damon.
Sospirò profondamente, poi Kai rispose: “No.”
Tacque.
Aveva promesso che sarebbe stato zitto, ma ormai la frittata era fatta.
“E’ stata…” si voltò “E’ stata tua madre.”
Damon retrocesse di mezzo passo come se fosse stato spinto, assunse un’espressione stupita e confusa.
Sua madre?
Non era possibile.
“Stai mentendo.”
“Che motivo avrei di mentire?” chiese Kai.
“Non lo so, ma da uno come te ci si può aspettare di tutto.”
“Ancora con questa storia? Damon, ti ho dato prova su prova di essere diverso e tu cosa fai? Appena ti dico la verità mi dici che mento? Se non vuoi vedere la verità dei fatti, okay. Ma non accusarmi di essere un falso.”
“Perché lo avrebbe fatto?” chiese Damon ancora profondamente scosso.
“Se vuoi i motivi della sua collera nei tuoi confronti o verso Elena.. non lo so. Ho accettato solo perché volevo punire Bonnie, il resto non m’importava.”
Damon abbassò lo sguardo, profondamente ferito.
Odiava già prima la donna che lo aveva messo al mondo per aver abbandonato lui e suo fratello, ora se possibile la odiava ancora di più.
Si sedette per terra, come a voler assestare il colpo, ma più sentiva il pavimento freddo sotto di lui e più la voglia di ucciderla – e questa volta per sempre – si faceva forte.
“Damon, immagino cosa tu stia provando, ma…”
“Sta’ zitto! Proprio tu…. stai zitto. Non voglio parlare con te. Vuoi parlarmi di Bonnie, okay, ma di quello che sto provando e di Elena è meglio che non metti bocca.”
Kai abbassò lo sguardo, aveva detto troppo.
Quindi uscì dalla stanza.
Percorse lentamente il corridoio di casa Salvatore, forse doveva stare zitto, ma era una qualità che non aveva mai avuto.
Tornò in salotto e vide Caroline e Lucy in silenzio l’una su un divano e l’altra in piedi davanti al camino acceso.
“Allora?” chiese Lucy.
“Credo che non ci aiuterà.”
Caroline parve shockata “Cosa? Ma…”
“Gli ho dato una brutta notizia… come se non ne avesse avute altre.”
“Quindi? Cosa facciamo?”
“Caroline, tu vieni?” le chiese Lucy.
La bionda annuì “Bonnie lo avrebbe fatto per me, io lo farò per lei.”
“Bene. Andiamo.”
Kai e Lucy fecero per uscire.
“Aspettate!” disse Caroline.
“Che c’è?”
“Lascio un biglietto a Damon, se vuole raggiungerci, siamo al bosco dietro al Whitmore.” rispose la vampira.
Detto questo, i tre si diressero al Whitmore.
Lucy guidava, Caroline fissava l’orologio continuamente facendo accrescere l’ansia in Kai.
 
 Ben presto giunsero alla miniera, teatro di quelli che erano stati gli orribili atti della setta.
Kai fu il primo a scendere dalla macchina, seguito da Lucy e Caroline. Di Damon non vi era ancora traccia, ma sia Kai che Caroline confidavano nella sua presenza.
Si addentrarono nella caverna, là dove avevano lasciato il Grimorio della Magia Nera.
Lucy estrasse l’Ascendente creato e disse in tono grave: “Dobbiamo andare.”
“E Damon?” chiese Caroline.
“Non c’è più tempo.” le rispose ancora Lucy.
“Aspettiamo ancora, può darsi….”
Sentirono dei passi riecheggiare alle loro spalle, si voltarono e Damon comparve all’ingresso della stanza. Aveva l’aria perplessa mentre si guardava intorno, “Facciamolo.” disse solo.
 
 
Bonnie sussultò per il dolore: vide le mani sporche di sangue e le sfuggì un lamento. Quel bastardo l’aveva ferita profondamente, non riusciva quasi a respirare per il dolore. A fatica si voltò sul fianco, provò un gelo inquietante…. era forse la morte?
La morte che stavolta voleva portarla via?
Chiuse gli occhi e attese…. il cuore le batteva violentemente nel petto, il respiro era accelerato, sentiva il sangue inzupparle i vestiti, la pelle… voleva pensare a qualcosa di bello, che la aiutasse a morire serenamente, dolcemente, ma niente. Il dolore aveva la meglio su tutto, il cuore batteva forte… non poteva morire così – a un certo punto si disse – in preda al dolore. Aprì gli occhi e cercò di mettersi in piedi, ci mise quasi dieci minuti a sedersi e altri dieci per alzarsi, ma ce la fece.
Mentre si incamminava lungo il corridoio buio, Bonnie incappò di nuovo in Sebastian. Pallidissimo in volto e in tono lugubre disse: “Ti curo io.”
Era nelle mani di un sadico…
Sebastian la prese per il braccio sinistro e la portò in una stanza oscura. Il cuore di Bonnie continuava a batterle forte nel petto, aveva paura, ma non poteva cedere. Doveva restare lucida e pensare al da farsi. Poi un’idea – altamente pericolosa – le saltò alla mente.
“Sai, Bonnie, non sono cattivo io in realtà.”
La ragazza era stesa, pallida. Sempre più pallida e il cuore che le batteva sempre più forte nel petto, stava morendo. Sebastian la stava guardando morire senza fare nulla, questo era atroce e totalmente folle.
“Sai perché l’ho fatto?” aspettò alcuni secondi come aspettandosi che la ragazza gli rispondesse “Non perché voglia ferire te… cioè sì una parte di me vuole ferirti, o meglio la tua antenata, quindi il tuo sangue. Sai, adoro veder zampillare il sangue dalle tua pelle lacerata.” sorrise ampiamente, scosse poi la testa e disse: “Oh, beh se non ti curo tu morirai e mi servi ancora. Viva.” sorrise forzatamente.
Cominciò quindi a ripetere un incantesimo di guarigione chiudendo gli occhi, la ferita di Bonnie cominciò molto lentamente a chiudersi, Bonnie gemeva sommessamente per il dolore non voleva dargliela vinta, ma soprattutto lentamente cercava di afferrare un coltello che si trovava lì vicino al tavolo.
“E’ snervante dover far del male, ma… se gli altri non ti danno scelta! Ti pare, Bonnie?”
Questa non rispose, anzi riuscì ad afferrare il coltello e lo conficcò nel polso di Sebastian inchiodandolo al tavolo. Sebastian urlò forsennatamente. Bonnie guarita saltò giù dal tavolo e fece per avvicinarsi alla porta, ma il ragazzo scagliando un incantesimo fece chiudere la porta e imprecando e urlando estrasse il coltello, si tenne il polso come per scongiurare la perdita di altro sangue, Bonnie allora urlò con tutta la forza che aveva “PHESMATOS INCENDIA!!”
Attorno a loro fu tutto un tripudio di fiamme e calore…

 

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Capitolo 19
*** Diciottesimo Capitolo ***


A sorpresa è arrivato il capitolo finale!
Avevo pensato di dividerlo in ancora due capitoli, ma poi 
ho pensato che era meglio darvi un finale in una volta.
Dopo questo c'è l'epilogo,
grazie a quante hanno letto la mia storia,
recensita e apprezzata,
grazie anche a quelli che l'hanno solo letta in silenzio...


 
Il mio mondo - prigione

Diciottesimo Capitolo
 
Erano pronti a far scoppiare questa bomba, ma gli effetti erano ancora incerti: non sapevano se effettivamente avrebbero salvato Bonnie o se fossero rimasti vittima di quel tentativo disperato.
Cominciarono a pronunciare la formula magica e lentamente il vento si alzò, divenne via via sempre più sferzante, sembrava voler far desistere Kai, Lucy, Caroline e Damon dal loro intento, ma la loro volontà era più forte, quella di Kai più di tutte. Sapeva cosa doveva fare, sapeva a cosa andava incontro, ma sapeva anche che avrebbe sofferto come non mai, ma come sentì dire da qualcuno una volta “l’amore comporta dei sacrifici, se ami veramente qualcuno si è pronti a farli”.
Una volta non lo avrebbe capito, ora sì.
Si strinsero sempre più forte le mani, come spaventati all’idea che quel vento potesse piegarli, ma questo non accadde, poi così come quel vento pungente si era alzato, così cessò. Restarono qualche istante in totale silenzio, completamente immobili, poi si resero conto di non essere più nella grotta, quindi liberate le loro mani dalla stretta, si guardarono intorno e capirono di essere altrove: erano arrivati.
 
Si guardarono intorno e la prima cosa che notarono fu la vegetazione completamente bruciata attorno a loro, sembrava essere divampato un incendio non molto tempo fa. Damon e Caroline si guardarono intorno senza sosta, Kai cercava la casa. Lucy semplicemente guardava attorno a sé.
“Allora come ci muoviamo precisamente? Fino a poco fa era ancora teoria, ora deve essere pratica.” affermò Caroline.
Kai guardò la strega come a cercare ausilio dalle sue parole, ma lei non ricambiò lo sguardo.
“Non dirmi che hai fatto il saputello senza però sapere esattamente come muoverci!” sbottò Damon socchiudendo gli occhi e stringendo le labbra.
Kai guardò Damon “No, no lo so.” prese tempo cercando una qualche ispirazione, ma poi parlò “Tu e Caroline farete da diversivo, io andrò a prendere Bonnie, tu, Lucy… ehm, aspettaci qui.”
“Oh, geniale questo piano!” esclamò Lucy “E se aveste bisogno di me?”
“Ce la caveremo.” rispose sbrigativamente Caroline.
Lucy imprecò a bassa voce dimenticandosi per un momento che tutti potevano sentirla senza tanti sforzi, ma nessuno la ammonì né le lanciò occhiatacce.
“Lucy, puoi venire un momento con me, per favore.” disse Kai tirando in disparte la parente di Bonnie “Ricordati, porta Bonnie con te a New Orleans.”
“Kai, è adulta e sarà lei a decidere.”
“E’ per il suo bene e lo sai anche tu.”
“Chi può dirlo cos’è! Anni fa avrei pensato che tu non lo eri affatto, ma oggi… lo sei, o meglio una gran parte di te lo è.” disse Lucy stirando le labbra in un sorriso, Kai ricambiò appena, troppo nervoso per poterci realmente riuscire.
“Nessuno è completamente buono o giusto.”
“Già.” convenì la strega “Ah, senti riguardo al fermarti il cuore…. io non lo so se con te funziona. Ricordati che comunque tu sei un vampiro, mi è ancora ignoto che tipo di vampiro sei… di certo però non sei un vampiro come Damon e Caroline.”
Kai annuì “Tienila lontana da me quando sarà... il momento.” fece una pausa “Riguardo al fermare il cuore…. lasciamo perdere. Dobbiamo inventarci qualcos’altro.”
Lucy osservò Kai “A me è venuta in mente un’idea, nel Grimorio che ho conservato a casa, c’è un’antica magia bianca che permette di rallentare il tempo, è una magia molto potente e, a quanto sembra, efficace.”
“La conoscevi già questa magia?”
“No.” scosse la testa “Ma so di potercela fare e in casi come questo, la sicurezza è un’arma vincente.”
Kai annuì stirando appena le labbra “Vorrei poter essere sicuro quanto te.”
Lucy toccò il braccio di Kai per la prima volta “Lo sei già, solo che la sicurezza in certi casi – soprattutto quando sono coinvolte le persone che amiamo – non basta.”
“Ma a te di Bonnie non importa niente? Insomma è una tua lontana cugina e dovresti volerle bene, ma… sembra che non te ne importi nulla.”
La mano di Lucy strinse più forte il braccio di Kai “Quando cominci a diventare più forte, a sentirti più forte, acquisti come un maggiore autocontrollo e le emozioni diventano gestibili, non ci si lascia più dominare da esse.” Kai la guardò con sguardo vacuo “Devi solo imparare a farlo, ma tutti possono.”
Kai scosse lentamente la testa “Ogni volta che credo che le cose per me possano migliorare, che possa fare qualche cosa di buono e che possa farmi stare bene…” fece una smorfia con le labbra come per trattenersi dall’imprecare.
“Kai, Bonnie apprezzerà quello che stai facendo per lei e apprezzerà anche ciò che desideri per lei per dopo.”
Kai si ritrovò solo ad annuire, dopo alcuni secondi disse “Ora ci serve un incantesimo di localizzazione.” disse Kai “Non sappiamo dove ci troviamo esattamente.”
“Ok.” disse Lucy “Kai dammi una mano.”


La casa era a quasi un miglio da lì, quindi Kai, Caroline e Damon s’incamminarono, mentre Lucy restò lì. Non parlarono quasi, ma l’ansia e l’inquietudine serpeggiavano. Caroline e Damon volevano salvare la loro amica, Kai la ragazza che amava.
 
Intorno a loro miglia e miglia di terreno bruciato, i tre si guardarono attorno con aria interrogativa, Kai non riusciva a capire… “La casa è qui!”
Damon allora spezzò uno dei tanti rami che si trovavano lì intorno ed esclamò “Vediamo se funziona questo!” quindi con violenza lo scagliò, per magia la casa apparve.
Kai fischiò leggermente “Come facevi a sapere che si faceva così?” chiese.
“Intuito?” rispose Damon senza guardarlo. 
“Sì, come no!” esclamò in tono seccato Kai.
“Allora, come facciamo?” chiese Caroline.
 
 
Kai si nascose dietro ad un grosso e folto rovo, Caroline e Damon invece avevano portato da Mystic Falls alcuni “distrattori”, li fecero esplodere e poi attesero alcuni secondi, il piano funzionò, gli scagnozzi di Sebastian uscirono e inseguirono –come previsto- Damon e Caroline che scapparono facendoli allontanare, Kai allora entrò. C’era una diffusa penombra in casa che in qualche modo suscitava ancora più inquietudine del buio, procedette lentamente temendo di poter essere attaccato da un momento all’altro, ad un tratto in una stanza vide qualcosa che lo turbò e inquietò molto: un tavolo sul quale vi erano alcuni attrezzi di cui Kai ignorava l’uso, ma a giudicare dal sangue…. temeva che fossero stati usati e su di lei… “Bonnie…” sussurrò.
Ad un certo punto fu aggredito alle spalle, qualcuno gli saltò addosso mettendogli le mani al collo da dietro, Kai cercò di toglierlo di dosso con la magia, ma questa sembrava non funzionare perciò dovette ricorrere ad un altro modo: andò all’indietro andando a sbattere contro il muro, lo fece più e più volte sperando di farlo cedere, ma nulla allora si lasciò cadere per terra e dopo ancora un paio di tentativi riuscì a liberarsi. Respirando affannosamente si mise a pancia in su, l’uomo si mise in piedi e si avventò di nuovo su Kai, questi lo colpì con i piedi facendolo arretrare più e più volte, poi l’uomo si avventò letteralmente sul giovane che reagì facendogli fare una capriola e finendo quindi oltre la testa di Kai. Quindi il giovane riuscì a mettersi in piedi, lo stesso fece l’altro uomo che si scaraventò verso Kai nuovamente, il vampiro allora prese un attrezzo dal tavolo e lo colpì conficcandogli quella sorta di martello che aveva in mano nella tempia.
L’uomo quindi si accasciò e morì. Kai restò lì per mezzo minuto scosso poi si ridestò e riprese a cercare Bonnie.
 
Damon e Caroline corsero per circa un paio di miglia, corsero verso Lucy – come previsto – i quattro scagnozzi li seguirono e usata la magia – che lì funzionava – i quattro furono neutralizzati e successivamente uccisi dai due vampiri.
 
Kai decise di scendere, sapeva che Sebastian l’avrebbe tenuta lì nello scantinato, là dove aveva precedentemente tenuto prigioniero lui. Sentì un odore pungente, odore che sembrava essere…. sangue. Accelerò il passo e vide Bonnie in piedi e incatenata mani e piedi e grondante di sangue, si precipitò verso di lei e presa una sbarra di ferro prese a forzare la serratura che tenevano bloccati i polsi della giovane.
Quando ebbe liberato un polso, Kai sentì una voce alle sue spalle: “KAI, STA LONTANO DA LUI!” si voltò e Bonnie era sbucata dal nulla, con un fianco fasciato e gli abiti logori e macchiati. “MOTUS!” urlò appena in tempo: Sebastian riprese le sue naturali sembianze liberandosi dalle catene, Kai fu tirato dalla magia verso Bonnie.
“Ma com’è possibile che qui la magia funzioni?” chiese.
“Questa è l’ultima domanda che merita risposta.” rispose secca. “INCARCERAMO.” delle catene apparvero dal nulla imprigionando l’aguzzino.
“Andiamo!” disse Bonnie, quindi i due presero a scappare e uscirono di casa, corsero e quando pensarono di essere abbastanza lontani, si fermarono per prendere fiato e poi dopo un lungo sguardo, i due si precipitarono l’uno tra le braccia dell’altro scambiandosi un intenso bacio.
 
“Per un momento ho temuto che non saresti mai tornato!” disse Bonnie.
“Sai che non lo avrei mai fatto, in un modo o nell’altro ti trovo sempre.” le sorrise.
“Ora come usciamo?” chiese la ragazza.
“Ci troviamo con Lucy, Damon e Caroline poco più avanti.”
“Hai coinvolto Damon e Caroline?” chiese sorpresa.
“Dovevano fare da diversivo.”
“Okay.”
“Piuttosto, io non so ancora come possiamo sbarazzarci di Sebastian.” disse Kai.
“Ragioniamo, Sebastian mi è apparso in sogno per la prima volta e mi ha trascinata in questo posto che dobbiamo vedere come una dimensione onirica reale. Quindi credo che se riusciamo a creare il collegamento magico tra me e te in un sogno, riusciamo a liberarcene.”
Kai si guardò intorno “Ipotizziamo che io e te ci addormentiamo, con cosa lo uccidiamo? Non possiamo mica solo desiderare di vederlo morto, no?”
“No, questo no. Dovremmo usare un pugnale magico che… io ho sottratto a Sebastian.” disse Bonnie sfilando l’arma da dietro la schiena.
“Tu sei un genio.” disse Kai.
“Qualche volta!” convenì divertita Bonnie.
“Per farlo però in tutta sicurezza, dobbiamo tornare dagli altri perché l’idea di addormentarmi qui così… non mi rilassa per niente.”
“Sarà un sogno indotto.” disse Bonnie.
“Sarà sempre un sogno però!”
“No, è diverso. Se Lucy ci manda in un sogno ambientato in questo posto, costringiamo Sebastian a raggiungerci per sbarazzarsi di noi e in questo modo potremo ucciderlo.”
Kai assunse un’espressione confusa, quindi disse: “D’accordo, andiamo dagli altri.”
“Va bene, allora muoviamoci.” disse Kai prendendo la mano di Bonnie.
 
Camminarono ancora per mezzo miglio quando videro poco lontano da loro i loro compagni, ma… non erano soli! Videro Damon e Caroline in ginocchio e con le mani nascoste dietro la schiena, dietro di loro c’erano due degli scagnozzi di Sebastian che guardavano verso di loro con aria minacciosa. Lucy invece era stata legata ad un albero.
Kai, porta subito via Bonnie.” Kai sentì questo mormorio nella sua testa, si fermò di colpo e fece fermare anche Bonnie. Lei lo guardò interrogativa non capendo quel brusco arresto. Kai scosse piano la testa e così andarono altrove.
I due presero a camminare velocemente, Kai guardava sempre indietro temendo di essere seguito da Sebastian o di essere stato visto da uno di quelli che tenevano prigionieri gli altri.
Quando furono sicuri di essere abbastanza lontani, Kai si voltò verso la ragazza.
“E adesso che cosa facciamo?” chiese Bonnie con il terrore negli occhi.
Kai si guardò in giro “Temo che dovremmo affrontare tutto da soli.” Bonnie lo guardò senza dire una parola “Pronta?”
Lei gli strinse forte le mani “Pronta.” rispose in tono determinato.
Entrambi si inginocchiarono e cominciarono a invocare con un incantesimo un sogno, ora dovevano solo aspettare che il pesce abboccasse….
 
I due aprirono gli occhi e si guardarono intorno “Siamo nel sogno?” chiese Kai vedendo tutto intorno a lui in bianco e nero. Bonnie annuì senza guardarlo, troppo presa dal guardarsi intorno in cerca di Sebastian.
“Come lo attiriamo qui?” chiese Bonnie.
“Potremmo ritornare nei pressi della casa e provocarlo, indurlo ad uscire!” rispose Bonnie.
Kai la guardò e aggiunse: “Tu sai che ti amo, vero?”
“Sì.” rispose “Ma… perché me lo dici?”
“Ricorda, qualunque cosa accada io ti amerò sempre.”
“Non mi piace quando parli così perché sembra tu ti stia preparando a fare qualcosa di estremo.”
Kai si morse appena il labbro e distolse lo sguardo da lei.
“Non vuoi fare niente che possa compromettere la tua vita, vero?” chiese titubante “Ricorda che sei sì un vampiro, ma sei vulnerabile.” aggiunse.
Kai annuì.
“Guardami negli occhi” Kai lo fece a malincuore “tu non stai pensando di ucciderti con lui, vero?”
Kai abbassò lo sguardo colpevole, lo avevo pensato per un momento.
Bonnie scosse il capo “N – no. No, tu non puoi.” si morse il labbro “Ho perso già troppe persone nella mia vita, non voglio perdere anche te.”
“Sì, ma io….” in quel momento qualcuno spezzò il collo di Kai che cadde a terra.
Bonnie indietreggiò terrorizzata, dietro Kai apparve Sebastian.
Bonnie gemette per la paura.
“Quanto tempo!” sorrise guardando negli occhi Bonnie.
 
“Forse dovrei scusarmi per aver spiato la vostra conversazione, ma sai non ho resistito! Quando amate, siete patetici! Perdete voi stessi, perdete la… com’è che si dice? La spina dorsale, credo. Sì. Proprio quello.” guardò Kai e lo calciò appena per vedere se poteva reagire oppure no “Bene, il nostro amico qui è momentaneamente fuori gioco quindi” sorrise “posso divertirmi un po’ con te.”
Bonnie deglutì, gli occhi spalancati per il terrore di ritrovarsi di nuovo da sola con lui.
“Oh, andiamo! Non fare quella faccia! Presto Kai tornerà tra noi e potremo completare ciò che abbiamo iniziato quel giorno sulla neve. Te lo ricordi quel giorno?”
“Come dimenticarlo!” esclamò Bonnie.
“Bene, adesso ti dirò cosa devi fare. Questo è un Ascendente che risale al 1800 circa” disse tirando fuori dalla testa quel piccolo aggeggio con cui Bonnie aveva avuto a che fare tante e tante volte “e ora, Kai appena si degnerà di unirsi a noi dovrà dare un po’ di sangue… oh, che sbadato!” esclamò “Posso farlo anche senza il suo consenso.” prese dalla tasca un coltellino a serramanico e tagliò appena la manica del maglione del giovane ancora a terra e fece pressione sul polso, Bonnie assistette alla scena senza sapere che cosa fare esattamente.
“Bene.” disse Sebastian mostrando a Bonnie il coltellino pieno di sangue “Abbiamo quello che ci serve!” esclamò con aria soddisfatta e sorridendo. “Ora, dammi le mani!” ordinò.
Quel suo scherzare le faceva venire i brividi, guardò Kai ancora disteso per terra con un taglio netto sul polso, il sangue si stava cominciando a seccare mentre per terra si era formata una sorta di piccola pozza che fece venire una fortissima nausea a Bonnie che fu costretta a distogliere lo sguardo da lui.
Bonnie non vedeva altra via d’uscita se non far come diceva lui, posò titubante le mani sulle sue, odiava il sarcasmo di Sebastian… “Dai, non essere così impaurita! Le mie mani sono quelle di Kai, dai! Pensala così!” le strizzò l’occhio.
 “Ora” Sebastian fece scattare la lama, Bonnie sobbalzò “è il momento: il tuo e il suo sangue saranno la mia via per la libertà!” proprio in quel momento Sebastian si fermò, gli occhi sgranati e la bocca a formare una o perfetta, Bonnie si allontanò e allora lo vide: una lama che trafiggeva il corpo di Sebastian e Kai con il braccio teso verso di lui. Sebastian si accasciò sulle ginocchia, mentre Kai si rimetteva in piedi e raggiungeva Bonnie.
Bonnie abbracciò velocemente Kai, era così sollevata nel vederlo salvo e al suo fianco!
“Bonnie, ora dobbiamo andare!”
Mentre Bonnie stava per annuire, Kai vide Sebastian alzarsi in piedi con il coltello in mano che avanzava verso la schiena della ragazza. Kai fece voltare rapidamente Bonnie e proprio in quel momento Sebastian lo colpì alla schiena ed esclamò agonizzante: “La tua maledizione sarà quella di non poterla più amare…” poi tutto fu un tripudio di luci, rumori come se qualcosa vicino a loro stesse esplodendo, Kai chiuse gli occhi privo di conoscenza, Bonnie si coprì gli occhi accecata da quella luce….
 
 
La prima cosa che Kai vide quando si riprese fu un terreno incolto sul quale si trovava, aprì e chiuse svariate volte gli occhi prima di riuscire a mettere a fuoco il resto che lo circondava: Bonnie, Lucy, Caroline, Damon erano poco più in là ancora privi di sensi.
“La tua maledizione sarà quella di non poterla più amare…” ricordò “Non la potrai mai più toccare o lei subirà atroci dolori!” così gli aveva detto mentre quel mondo – prigione stava implodendo. Prese a fissare la terra davanti ai suoi occhi, cosa avrebbe fatto?
Posò i palmi delle mani a terra e strinse il terreno tra le mani, appena si sarebbero sentiti tutti meglio incluso lui, avrebbe fatto ciò che aveva chiesto precedentemente a Lucy… poi vide Bonnie e si mise carponi per raggiungerla, si trascinò quasi vicino a lei, voleva prenderla tra le braccia, accarezzarle il viso e spostarle i capelli, ma poi arrivato a pochi centimetri da lei e con la mano tesa verso il suo viso… si rese conto che non poteva farlo. Si limitò a guardarla e basta con sguardo quasi adorante, l’avrebbe guardata e seguita a distanza proprio come faceva all’inizio nel mondo – prigione, nel 1994. L’avrebbe seguita ed amata anche se lei non l’avrebbe mai visto… non più.
Si guardò intorno e si rese conto di essere tornato nel mondo reale, a Mystic Falls, accanto a lui i pezzi distrutti dell’Ascendente che aveva visto tra le mani di Sebastian e il coltello che aveva usato completamente annerito. Quella prigione creata per Sebastian era distrutta e presumibilmente anche lui, ma non era questo quello che in quel momento tormentava l’animo del ragazzo.
Kai infatti si chiedeva primo se ciò che Sebastian avesse detto fosse vero e secondo quanto male avrebbe provato Bonnie se lui l’avesse abbracciata.
Si stese per terra e rimase così fin quando non sentì Caroline, Damon e Lucy svegliarsi, si voltò quindi verso di loro; incrociò subito lo sguardo di Lucy che gli si avvicinò e. posate le mani sulle sue spalle. gli chiese come si sentisse, Kai si limitò a guardarla e probabilmente lei capì che avrebbero parlato dopo più dettagliatamente di quanto era successo. Il ragazzo allora si mise seduto mentre gli altri si alzavano, toccò anche a Kai farlo e osservò Bonnie ancora svenuta.
“Perché non la porti tu nella sua stanza?” chiese Caroline, tutti la guardarono “Sono sicura che ne sarebbe felice.” Kai non si mosse abbassò solo lo sguardo.
“Ci penso io.” si offrì Damon avvicinandosi a Bonnie e prendendola tra le braccia.
“Ma…” cominciò Caroline, ma lo sguardo duro di Lucy la fece desistere dal farle dire altro.
Kai vide Damon allontanarsi con Bonnie e allora pensò a ciò che avrebbe dovuto fare.
Chiuse gli occhi e pensò che quella sarebbe stata una delle scelte più dure che potesse mai prendere, si sentì stringere la mano e allora aprì gli occhi, Lucy lo guardò con una strana luce negli occhi, annuì come per dire ‘lo so cosa stai provando’, chissà se era veramente così…
 
Trascorsero un paio d’ore e i quattro erano rientrati a casa di Lucy, Caroline riposava sul divano, Damon fissava il tremolio delle fiamme nel camino, lui – Kai – era fuori dalla porta di Bonnie, attraverso la porta socchiuso la vide dormire: Lucy le aveva dato un sonnifero.
“Cosa pensi di fare ora?” qualcuno chiese alle sue spalle, lui si voltò e vide Lucy appena illuminata dalla luce che proveniva dalla stanza in cui si trovava Bonnie.
“Non le dirò come stanno le cose.”
“Ma…” cominciò Lucy.
“Ti prego, non ti ci mettere anche tu!” esclamò in tono sofferente. Voltò il viso appena verso Lucy e riprese “Farai così: quando lei si sveglierà io sarò lontano, tu allora la porterai con te a New Orleans e ti prenderai cura di lei. La seguirai e quando lei si sentirà sola la consolerai, la abbraccerai. La guiderai quando per lei tutto sembrerà troppo, farai tutto questo al posto mio.” tacque “Lo farai, vero?” si voltò verso la donna e la guardò dritto negli occhi.
La vide deglutire e poi annuire “Sai” cominciò “non mi sono mai presa veramente cura di qualcuno a parte me stessa, provarci sarà… stimolante e forse anche bello.”
“E’ bellissimo, solo che io l’ho capito troppo tardi.”
“E se lei mi chiede di te? Non posso dirgli semplicemente che sei sparito, farebbe un incantesimo di localizzazione e ti troverebbe. Anche se forse è quello che speri.”
“Purtroppo non posso più vivere di speranze, quello che mi ha fatto Sebastian… forse è permanente, forse no… ma è comunque una certezza e io non posso far finta di nulla, ecco perché devo andare via e Bonnie deve venire con te.”
Lucy sospirò “Lo farò. Quando si sentirà meglio…”
“Abbi cura di te.”
Kai annuì dopodiché si voltò verso la stanza e rimase così forse per un’ora o forse per due, quando cominciò a vedere i primi movimenti di Bonnie scappò fuori dalla casa per non essere visto.
Per alcuni questo poteva sembrare un atteggiamento infantile e da vigliacchi, forse altri lo avrebbero visto come un grande sacrificio per amore. Kai in quel momento non riusciva a identificarsi né pienamente nella prima categoria né nella seconda. Si sedette sulle scale del piccolo portico della casa e rimase così, poi un movimento alle sue spalle, Damon.
“Ho sentito che…”
Kai annuì per poi dire “Hai sentito bene. Ancora per poco e poi andrò via, da solo.”
“Sei sicuro?”
Scosse la testa “No” rispose “ma non ho altra scelta, non posso impedire a Bonnie di vivere come una giovane della sua età, immagino che cosa desidererebbe fare, ma io… non posso più farlo.” si guardò le mani “Non posso condannarla all’infelicità o a dovermi stare a mezzo metro di distanza per sempre. Questo non lo chiederei mai a nessuno.” Kai si alzò e fece due passi avanti verso il cancelletto della villa.
“Sai, Parker, se la tua famiglia ti avesse sentito parlare prima così, forse saresti stato realmente un buon capo della Congrega Gemini.”
Kai sorrise amaramente “Non ho avuto una seconda occasione quindi… sono qui, da solo.” Damon restò in silenzio “Damon, un favore… non tanto per me quanto per Bonnie… stalle vicino e… aiutala a dimenticarmi, tu sai come fare.”
Damon restò con la bocca semi aperta, vide quindi Kai raggiungere il cancelletto e uscire per poi allontanarsi lentamente dalla casa, da loro, da Bonnie.
 
Damon entrò nella stanza di Bonnie, lei era sveglia, forse solo un po’ stordita.
“Ehi.” la salutò il vampiro.
Lei piegò appena le labbra all’insù e ricambiò il saluto.
“Come ti senti?” le chiese.
“Stordita e molto dolorante, ma a parte questo sono ancora qui.”
Sorrise “Lo vedo, e mi fa piacere. Ne hai passate così tante in questi ultimi anni che ti posso quasi definire un’eroina.”
Lei sorrise “Non dire sciocchezze, sono sopravvissuta e basta, ma non sono un’eroina.”
Le accarezzò una mano “Comunque sia, hai avuto un gran coraggio laggiù.”
Lei si limitò a guardarlo senza aggiungere altro.
Dopo qualche istante lei si guardò intorno e chiese: “Hai visto Kai?” Damon s’irrigidì appena, ma troppo poco perché lei potesse notarlo.
“Ascolta, Bonnie, in questo momento devi pensare a te stessa e a ciò che è meglio per te.”
“Ma Kai è qui, vero? Voglio dire… è tornato da laggiù, non è rimasto prigioniero di Sebastian, vero?” chiese allarmata.
“Bonnie, Kai sta bene. Ne è uscito come sei uscita tu.”
Parve appena tranquillizzata, ma permase l’espressione preoccupata sul suo volto.
“Credimi, è vivo e sta bene.”
“Se è così perché non è qui? Lui non mi avrebbe lasciato da sola.”
“Facciamo così, tu adesso ti riposi e recuperi le forze e… più tardi ti faremo una sorpresa.”
Damon sperò vivamente di averla convinta anche se l’espressione preoccupata non lo tranquillizzò.
Chiuse quindi la porta alle sue spalle e nella stanza accanto c’erano Caroline e Lucy sedute ed entrambe avevano l’aria molto seria e preoccupata.
“Kai è proprio uno stro….”
Lucy la fulminò con lo sguardo.
“Non si fa così.” riprese Caroline “Quel tipo non mi ha mai convinto e lo sapevo che avrebbe fatto soffrire Bonnie! Se solo avessi sentito tutto con le mie orecchie gli avrei torto il collo! E’ un grande egoista!”
“Invece no.” intervenne Lucy “Il suo è stato un gesto di grande amore e sacrificio, ma cosa credi che lasciare Bonnie sia stato per lui un piacere o che gli faccia piacere dover stare lontano da lei per il resto dei suoi giorni? Io ammiro tutta la forza che ha avuto nell’uscire da questa casa e assicurarsi che lei stia bene!”
“Come potrebbe stare bene dopo che saprà che Kai se n’è andato per sempre e non si rivedranno mai più?!” esclamò Caroline.
In quel momento un singhiozzo interruppe qualsiasi altra possibile parola, i tre si voltarono e Bonnie era lì appoggiata allo stipite della porta in lacrime, guardava con aria stravolta tutti e tre, ma in particolare Damon.
“Mi hai mentito.” disse tra i singhiozzi “Perché? E’ per questo che mi hai detto che sono un’eroina? Perché ti faccio pena?”
“No, non…”
Bonnie esclamò: “Non dire niente!” si voltò “Una cosa però la voglio sapere” guardò di nuovo in faccia tutti e tre “perché Kai è dovuto andare via?”
I tre presero a guardarsi tra loro “Se non volete dirmelo” riprese Bonnie “lo troverò da sola, statene certi!” quindi fece per tornare nella sua stanza, ma cadde e Damon le si parò davanti, Bonnie lo guardò con gli occhi pieni di lacrime e allora, Damon fece ciò che aveva promesso a Kai…

 

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Capitolo 20
*** Epilogo ***


Il mio mondo - prigione

Epilogo

Ho lasciato Mystic Falls, ho lasciato il college, ho lasciato Caroline, Damon, Matt… tutti.
Ora sono con Lucy e sto bene.
Siamo insieme in una scuola di streghe a New Orleans, Lucy è una persona molto seria, alle volte sembra dura, ma è solo un atteggiamento. Insegna a delle giovani inconsapevoli del loro dono e io le aiuto, a volte sono loro ad aiutare me e spesso lo fa anche Lucy.
Io sto imparando ancora… perché non si finisce mai d’imparare.
Sto bene.
L’ho già detto… continuo a ripetermelo, forse per cercare di convincermi che è realmente così.
Studio, conosco nuova gente, sorrido, vivo.
Dovrei stare veramente bene, ma una parte di me non lo è: è come se mi mancasse sempre qualcosa.
Questa mattina non abbiamo avuto lezioni e così ho esplorato un po’ questa nuova città, New Orleans, e mentre stavo rientrando, ho visto qualcuno, un ragazzo, il suo volto mi sembra di averlo già visto, anche se non mi ricordo dove, forse nei miei sogni.
Era bello, ma aveva un’aria malinconica.
Mi fissava.
L’ho fissato anch’io per alcuni secondi, ma poi la buona educazione mi ha imposto di abbassare lo sguardo e quando l’ho rialzato non c’era più. Ho fatto zigzagare lo sguardo da parte a parte della strada, ma di lui non c’era più traccia.
Non so bene come spiegarlo, ma per quella frazione di secondo è come se mi fossi sentita di nuovo bene, completa, felice, ma ora avverto di nuovo la sensazione di vuoto, di angoscia che mi attanaglia ormai da quasi due mesi.
Non riesco a capire cos’è, né a ricordare che cosa mi faccia sentire così, forse non lo saprò mai.
Forse devo solo imparare a conviverci.

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